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Full text of "La Civiltà cattolica"

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INFERRED 


LA 


CIVILTA  CATTOLICA 


Beatus  populus  cuius  Dominus  Deus  eius.. 
Ps.  143,  15. 


ANNO  55° -1904 


VOL.  I. 


ROMA 

DIEEZIONE  E  AMMINISTRAZIONE 

Via  di  Eipetta  246 

1904 


PROPRIETA  LETTERARIA 


Bo  ma,  Tip.  A.  Befani,  Via  Oelsa  6. 


DELL'AZIONE  POPOLARE  GRISTIANA 

MOTD  PROPRIO  DI  S.  S.  PIO  X 


Fin  dalla  prima  Nostra  Enciclica  air  Episcopate  dell'Orbe, 
facendo  eco  a  quanto  i  Nostri  gloriosi  Predecessor!  ebbero 
stabilito  intorno  airazione  cattolica  del  Laicato,  dichiarammo 
lodevolissima  questa  impresa,  ed  aricor  necessaria  nelle  pre- 
senti  condizioni  della  Chiesa  e  della  civile  societa.  E  Noi  non 
possiamo  non  encomiare  altamente  lo  zelo  di  tanti  illustri 
personaggi,  che  da  lungo  tempo  si  diedero  a  questo  nobile 
compito,  e  1'ardore  di  tanta  eletta  gioventu,  che  alacre  e 
corsa  a  prestare  in  cio  1'opera  sua.  II  XIX  Congresso  Cat- 
tolico,  tenuto  teste  a  Bologna,  e  da  Noi  promosso  e  ineo- 
raggiato,  ha  sufficientemente  mostrato  a  tutti  la  vigoria  delle 
forze  cattoliche,  e  quello  che  possa  ottenersi  di  utile  e  salu- 
tare  in  mezzo  alle  popolazioni  credenti,  ove  questa  azione 
sia  ben  retta  e  disciplinata,  e  regni  unione  di  pensieri,  di 
affetti  e  di  opere  in  quanti  vi  concorrono. 

Ci  reca  pero  non  lieve  rammarico  che  qualche  disparere, 
sorto  in  mezzo  ad  essi,  abbia  suscitato  delle  polemiche  pur 
troppo  vive,  le  quali,  se  non  represse  opportunamente,  po- 
trebbero  scindere  le  medesime  forze  e  renderle  meno  efficaci. 
Noi,  che  raccomandammo  sopra  tutto  T  unione  e  la  concordia 
degli  animi  prima  del  Gongresso,  perche  si  potesse  stabilire 
di  comune  accordo  quanto  si  attiene  alle  norme  pratiehe 
dell' azione  cattolica,  non  possiamo  ora  tacere.  E  poiche  le 
divergenze  di  vedute  nel  campo  pratico  mettono  capo  assai 
facilmente  in  quello  teoretico,  ed  anzi  in  questo  necessaria- 
mente  devono  tenere  illoro  fulcro,  e  d'uoporassodare  iprin- 
cipii,  onde  tutta  dev'essere  informata  Tazione  cattolica. 

Leone  XIII  di  s.  m.,  Nostro  insigne  Predecessore,  traccio 
luminosamente  le  norme  dell' azione  popolare  cristiana  nelle 


4  DELL'AZIONE  POPOLARE  CRISTIANA 

preclare  Encicliche  Quod  Apostolici  muneris  del  28  Dicem- 
bre  1878,  Rerum  novarum  del  15  Maggio  1891,  e  Graves  de 
communi  del  18  Gennaio  1901 ;  e  ancora  in  particolare  Istru- 
zione  emanata  per  mezzo  della  Sacra  Congregazione  degli 
Affari  Ecclesiastic!  Straordinari,  il  27  Gennaio  1902. 

E  Noi,  che  non  meno  del  Nostro  Antecessore  vediamo  il 
grande  bisogno  che  sia  rettamente  moderata  e  condotta 
1'azione  popolare  cristiana,  vogliamo  che  quelle  prudentis- 
sime  norme  siano  esattamente  osservate ;  e  che  nessuno  quindi 
ardisca  allontanarsene  menomamente.  —  E  pero,  a  tenerle 
piu  facilmente  vive  e  presenti,  abbiamo  divisato  di  racco- 
glierle  come  in  compendio  nei  seguenti  articoli,  quale  Ordi- 
namento  fondamentale  dell'azione  popolare  cristiana,  ripor- 
tandole  da  quegli  stessi  Atti.  Queste  dovranno  essere  per 
tutti  i  cattolici  la  regola  costante  di  loro  condotta. 


ORD1NAMENTO  FONDAMENTALE 

DELL'AZIONE  POPOLARE  CRISTIANA 


i. 

La  Societa  umana,  quale  Dio  1'  ha  stabilita,  e  composta  di  ele- 
menti  ineguali,  come  ineguali  sono  i  inembri  del  corpo  umano  : 
renderli  tutti  eguali  e  impossibile,  e  ne  verrebbe  la  distruzione  della 
medesima  Societa  (Encycl.  Quod  Apostolici  muneris). 

IL 

La  eguaglianza  dei  vari  membri  sociali  e  solo  in  cid  che  tutti 
gli  uomini  traggono  origine  da  Dio  Creatore ;  sono  stati  redenti  da 
Gesii  Cristo,  e  devono  alia  norina  esatta  dei  loro  meriti  e  dementi 
essere  da  Dio  giudicati,  e  premiati  o  puniti  (Encycl.  Quod  aposto- 
liei  muneris). 

III. 

Di  qui  viene  che,  nella  umana  Societa,  e  secondo  la  ordinazione 
di  Dio  che  vi  siano  principi  e  sudditi,  padroni  e  proletari,  ricchi  e 


«  MOTU  PROPRIO  »    DI  S.    S.   PIO  X  5 

poveri,  dotti  e  ignorant!,  nobili  e  plebei,  i  quali,  uniti  tutti  in  vin- 
colo  di  amore,  si  aiutino  a  vicenda  a  conseguire  il  loro  ultimo  fine 
in  Cielo;  e  qui,  sulla  terra,  il  loro  benessere  materiale  e  morale 
(Encycl.  Quod  apostolici  muneris). 

IV. 

L'uomo  ha  sui  beni  della  terra  non  solo  il  semplice  uso,  come 
i  bruti ;  ma  si  ancora  il  diritto  di  proprieta  stabile :  ne  soltanto  pro- 
prieta di  quelle  cose,  che  si  consuuiano  usandole ;  ma  eziandio  di 
quelle  cui  1'uso  non  consuma  (Encycl.  Rerum  novarum). 

V. 

E  diritto  ineccepibile  di  natura  la  proprieta  privata,  frutto  di 
lavoro  o  d'  industria,  ovvero  di  altrui  cessione  o  donazione ;  e  cia- 
scuno  pud  ragionevolmente  disporne  come  a  lui  pare  (Eucycl.  ^Re- 
rum  novarum). 

VI. 

Per  comporre  il  dissidio  fra  i  ricchi  ed  i  proletari  fa  mestieri 
distinguere  la  giustizia  dalla  carita.  Non  si  ha  diritto  a  rivendica- 
zione,  se  non  quando  si  sia  lesa  la  giustizia  (Encycl.  Rerum  no- 
varum). 

VII. 

Obblighi  di  giustizia,  quanto  al  proletario  ed  alPoperaio,  sono 
questi :  prestare  interamente  e  fedelmente  Fopera  che  liberamente 
e  secondo  equita  fu  pattuita ;  non  recar  danno  alia  roba,  ne  offesa 
alia  persona  dei  padroni;  nella  difesa  stessa  dei  propri  diritti  aste- 
uersi  da  atti  violent!,  ne  mai  trasformarla  in  ammutinamenti  (Encycl. 
Rerum  novarum). 

YIII. 

Obblighi  di  giustizia,  quanto  ai  capitalist!  ed  ai  padroni,  sono 
questi :  rendere  la  giusta  mercede  agli  operai ;  non  danneggiare  i 
loro  giusti  risparmi,  ne  con  violenze,  ne  con  frodi,  no  con  usuro 
manifesto  o  palliate ;  dar  loro  liberta  per  compiere  i  doveri  religiosi; 
non  esporli  a  seduzioni  corrompitrici  ed  a  pericoli  di  scandali;  non 
alienarli  dallo  spirito  di  famiglia  e  dali'amor  del  risparmio  ;  non 
imporre  loro  lavori  sproporzionati  alle  forze,  o  mal  confacenti  col- 
1'eta  o  col  sesso  (Encycl.  Rerum  novarum). 

IX. 

Obbligo  di  carita  de'  ricchi  e  de'  possidenti,  e  quello  di  so v ve- 
nire ai  poveri  ed  agl' indigent!,  secondo  il  precetto  Evangelico.  II 


6  DELL'AZIONE  POPOLARE  CRISTIANA 

qual  precetto  obbliga  si  gravemente,  che  nel  di  del  giudizio  del- 
radempimento  di  questo  in  modo  speciale  si  chiedera  conto,  secondo 
disse  Cristo  medesimo  (Matth.  XXV)  (Encycl.  Eerum  novarum). 

X. 

I  poveri  poi  non  devono  arrossire  della  loro  indigenza,  ne  sde- 
gnare  la  carita  dei  ricchi,  sopra  tutto  avendo  in  vista  Gesu  Keden- 
tore,  che,  potendo  nascere  fra  le  ricchezze,  si  fece  povero  per  no- 
bilitare  la  indigenza  ed  arricchirla  di  meriti  incomparabili  pel  Cielo 
(Rerum  no  var  um) . 

XI. 

Allo  scioglimento  della  quistione  operaia  possono  contribuir 
molto  i  capitalist!  e  gli  operai  medesimi  con  istituzioni,  ordinate 
a  porgere  opportuni  soccorsi  ai  bisognosi,  e  ad  avvicinare  ed 
unire  le  due  classi  fra  loro.  Tali  sono  le  societa  di  mutuo  soc- 
corso;  le  molteplici  assicurazioni  private;  i  patronati  per  i  fan- 
ciulli,  e  sopra  tutto  le  corporazioni  di  arti  e  mestieri  (Encycl.  Re- 
rum  novarum). 

XII. 

A  tal  fine  va  diretta  specialmente  1'Azione  Popolare  Cristiana 
o  Democratica  Cristiana  colle  sue  molte  e  svariate  opere.  Questa 
Democrazia  Cristiana  poi  dev'  essere  intesa  nel  senso  gia  autore- 
volmente  dichiarato,  il  quale,  lontanissimo  da  quello  della  Demo- 
crania  Sociale,  ha  per  base  i  principii  della  fede  e  della  morale 
cattolica,  quello  sopra  tutto  di  non  ledere  in  veruna  guisa  il  di- 
ritto  inviolabile  della  privata  proprieta  (Encycl.  Graves  de  com- 
'muni). 

XIII. 

Inoltre  la  Deinocrazia  Cristiana  non  deve  mai  immischiarsi  COD 
la  politica,  ne  dovra  rnai  servire  a  partiti  ed  a  fini  politici;  non 
e  questo  il  suo  campo :  ma  essa  dev'  essere  un'  azione  benefica  a 
favore  del  popolo,  fondata  sul  diritto  di  natura  e  sui  precetti  del 
Yangelo  (Encycl.  Graves  de  communi]  (Istruz.  della  S.  C.  degli 
AA.  EE.  SS.). 

I  Democratic!  cristiani  in  Italia  dovranno  del  tutto  astenersi 
dal  partecipare  a  qualsivoglia  azione  politica  che  nelle  presenti  cir- 
costanze,  per  ragioni  di  ordine  altissimo,  e  interdetta  ad  ogni  cat- 
tolico  (Istruz.  cit.). 


«  MOTU   PROPRIO  »    DI   S.    S.    PIO   X  7 

XIV. 

In  compiere  le  sue  parti,  la  Democrazia  cristiana  ha  obbligo 
^strettissimo  di  dipendere  dall'Autorita  Ecclesiastica,  prestando  ai 
Yescovi  ed  a  chi  li  rappresenta  plena  soggezione  e  obbedienza. 
Non  e  zelo  meritorio,  ne  pieta  sincera  Pintraprendere  anche  cose 
belle  e  buone  in  se,  quando  aon  siano  approvate  dal  proprio  Pa- 
store  (Encycl.  Graves  de  community. 

XV. 

Perche  tale  azione  democratico-cristiana  abbia  unita  d'  indirizzo, 
in  Italia,  dovra  essere  diretta  dall'Opera  de'  Congressi  e  de'  Comi- 
tati  Cattolici;  la  quale  Opera  in  tanti  anni  di  lodevoli  fatiche  ha 
si  ben  meritato  della  S.  Chiesa,  ed  alia  quale  Pio  IX  e  Leone  XIII 
di  s.  m.  affidarono  1'incarico  di  dirigere  il  generate  movimento  cat- 
tolico,  serapre  sotto  gli  auspicii  e  la  gaida  dei  Yescovi  (Eacycl.  Gra- 
ves de  Communi). 

XVI. 

Gli  scrittori  cattolici,  per  tutto  che  cid  tocca  gP  interessi  reli- 
giosi  e  Pazione  della  Chiesa  nella  Sooieta,  devono  sottostare  piena- 
mente,  d'intelletto  e  di  volonta,  come  tutti  gli  altri  fedeli,  ai  loro 
Vescovi,  ed  al  Romano  Pontefice.  Devono  guardarsi  sopra  tutto  di 
prevenire,  intorno  a  qualunque  grave  argomento,  i  giudizi  della 
Sede  Apostolica  (Istruz.  della  S.  C.  degli  AA.  EE.  SS.). 

XVII. 

Gli  scrittori  democratici-cristiani,  come  tutti  gli  scrittori  catto- 
lici devono  sottomettere  alia  prevent! va  censura  dell'Ordinario  tutti 
gli  scritti,  che  riguardano  la  religione,  la  morale  cristiana  e  Petica 
naturale,  in  forza  della  Costituzione  Offlciorum  et  munerum  (art.  41). 
<jli  ecclesiastic!  poi,  a  forma  della  medesima  Costituzione  (art.  42), 
anche  pubblicando  scritti  di  carattere  meramente  tecnico,  debbono 
previamente  ottenere  il  consenso  dell'Ordinario  (Istmz.  della  S.  C. 
'degli  AA.  EE.  SS.). 

XVIII. 

Debbono  fare  inoltre  ogni  sforzo  ed  ogni  sacrifizio  per  che  re- 
gnino  fra  loro  carita  e  concordia,  evitando  qualsivoglia  ingiuria  o 
rimprpvero.  Quando  sorgono  motivi  di  dissapori,  anziche  pubblicare 
cosa  alcuna  sui  giornali,  dovranno  rivolgersi  alPAutorita  Ecclesia- 
stica, la  quale  provvedera  secondo  giustizia.  Ripresi  poi  dalla  me- 
desima, obbediscano  prontamente,  senza  tergiversazioni  e  senza  me- 
narne  pubbliche  lagnanze;  salvo,  nei  debiti  modi  ed  ove  sia  richiesto 
dal  caso,  il  ricorso  alPAutorita  superiore  (Istruz.  della  S.  C.  degii 

.  EE.  SS.). 


8  DELL'AZIONE  POPOLAKE  ORISTIANA 

XIX. 

Finalmente  gii  scaittori  cattolici,  nel  patrodnare  la  causa  dei 
proletari  e  dei  poveri,  si  guardino  dall'adoperare  un  linguaggio  che 
possa  ispirare  nel  popolo  avversione  alle  class!  superior!  della  so- 
cieta.  Non  parlino  di  rivendicazioni  e  di  giustizia,  allorche  trattasi 
di  mera  carita,  come  innanzi  fu  spiegato.  Ricordino  che  Gesu  Cri- 
sto  voile  unire  tatti  gli  uomini  col  vincolo  del  reciproco  amore. 
che  e  perfezione  dtlla  giustizia,  e  che  porta  1'obbligo  di  adoperarsi 
al  bene  reciproco  (Istruz.  della  S.  C.  degli  A  A.  EE.  SS.). 


Le  predette  nor  me  fondamentali,  Noi,  di  rnoto  proprio  e 
di  certa  scienza,  colla  Nostra  Apostolica  Autorita  le  rinno- 
viamo  in  ogni  loro  parte,  ed  ordiniamo  che  vengano  tra- 
smesse  a  tutti  i  Comitati,  Circoli  ed  Union!  Cattoliche  di 
qualsivogiia  natura  e  forma.  Tali  societa  dovrannb  tenerle 
affisse  nelle  loro  sedi,  e  rileggerle  spesso  nelle  loro  adu- 
uanze.  Ordiniamo  inoltre  che  i  giornali.  cattolici  le  pub'bli- 
chino  integralmente  e  dichiarino  di  osservarle  ;  e  le  osser- 
vino  infatti  religiosamente :  altrimenti  siano  gravemente  am- 
moniti,  e  se  ammoniti  non  si  emendassero,  verranno  dal- 
1'Autorita  Ecclesiastica  interdetti. 

Siccome  poi  a  nulla  valgono  parole  e  vigoria  d'azioner 
se  non  siano  precedute,  accompagnate  e  seguite  costante- 
mente  dair  esempio  ;  la  necessaria  caratteristica,  che  deve 
rifulgere  in  tutti  i  membri  di  qualunque  Opera  cattolica,  e 
quella  di  manifestare  apertamente  la  fede  colla  santita  della 
vita,  colla  illibatezza  del  costume  e  colla  scrupolosa  osser- 
vanza  delle  leggi  di  Dio  e  della  Chiesa.  E  questo  perche  e 
il  dovere  di  ogni  cristiano,  e  poi  anche  perch6  chi  ci  sta 
di  contrOj  abbia  rossore,  non  avendo  nulla,  onde  dir  male 
di  not  (Tit.  II,  8). 

Di  queste  Nostre  sollecitudini  pel  bene  comune  delFazione 
cattolica,  specialmente  in  Italia,  speriamo,  colla  divina  be- 
nedizione,  copiosi  e  felici  frutti. 

Dato  in  Roma  presso  S.  Pietro  il  18  Decembre  1903,  anno 
primo  del  Nostro  Pontificate. 

PIVS  PP.  X. 


DI  CHI  E  IL  VATICANO? 


NOT*:    MTORICHE  E   GIVRIDICHE 


Due  avveniinenti  che  in  altri  tempi  ed  in  altre  circo- 
stanze,  sarebbero  passati  pressoch6  inosservati,  hanno  fornito 
di  recente  abbondante  materia  alia  stampa  liberate  di  Roma 
e  d'  Italia,  non  solo  per  denigrare  fatti  e  persone,  ma  eziandio 
per  asserire  un  preteso  diritto  di  proprieta  da  parte  dello  Stato 
sul  Vaticano  stesso.  Gli  avvenimenti,  a'  quali  alludiamo,  sono 
il  piccolo  e  fortuito  incendio,  avvenuto  la  sera  del  1°  novem- 
bre  1903,  in  una  soffitta  del  palazzo  apostolico,  e  la  tempo- 
ranea  destinazione  deirappartamento  Borgia  ad  uso  deU'Emo 
Cardinale  Segretario  di  Stato. 

La  Tribuna  di  Roma  fu  la  prima  a  dare  il  grido  d'al- 
1'erta  pel  gran  pericolo  corso  da  quel  palazzo,  ch'essa,  sul- 
Tautorita  del  prof.  Ruffini,  afferma  essere  indubitatamentepro- 
prleta  dello  Stato,  proprieta  nazionale,  di  cui  al  Pontefice 
spetta  il  solo  godimento.  Quindi  nel  suo  articolo,  intitolato 
Vigilate  e  firmato  da  un  tal  Saraceno  19  essa  ammonisce  co- 
loro  che  stanno  nella  «  gran  mole  chiusa  »  colla  minaccia 
di  un  dilemma :  «  Vigilate  voi  o  vigileremo  noi  » .  La  mede- 
sima  tesi  e  stata  poscia  a  piu  riprese  sostenuta  a  proposito 
deirappartamento  Borgia,  la  cui  presente  temporanea  desti- 
nazione I'anzidetto  giornale  e  giunto  persino  a  tacciare  di 
violazione  e  limitazione  del  pubblico  dominio  2. 

Alia  Tribuna  hanno  fatto  eco  gli  altri  giornali  settarii 
d'  Italia,  si  che  appare  manifesto  il  proposito  di  travisare  la 
vera  condizione  giuridica  del  palazzo  apostolico  del  Vaticano, 

1  Nel  num.  del  3  nov.  1903. 
8  Nel  num.  del  1  dec.  1903. 


10  DI   CHI  E   IL   VATICANO  ? 

e  preparare  la  pubblica  opinione  ad  accettare,  quando  che- 
sia,  nuove  «  annessioni  »,  che  sarebbero  in  realta  nuovi  la- 
dronecci. 

Le  false  e  temerarie  asserzioni  di  siffatta  stampa,  non 
meriterebbero  certo  d'  esser  prese  in  serio  esame,  se  non 
fossero  sostenute  da  parecchi  professori,  nelle  R.  Univer- 
sita  di  Napoli,  di  Pavia,  di  Torino,  quali  sono  lo  Scaduto, 
lo  Schiappoli,  lo  Zanichelli,  il  Castellan,  il  Conforti  L.,  il 
gia  nominato  Ruffini  ed  altri.  Noi  certamente  non  ci  faremo 
lecito  di  negare  il  merito  di  questi  egregi  signori ;  ma 
sappiamo  pero,  generalmente  parlando,  non  esservi  perizia 
giuridica  che  valga  a  far  trionfare  presso  gli  assennati  e 
gl'  imparziali  una  causa  cattiva  ed  una  falsa  tesi. 

E  noi  agli  assennati  appunto  ed  agli  imparziali  inten- 
diamo  di  rivolgerci  con  questo  scritto,  nel  quale  entriamo 
posatamente  ad  esaminare  e  risolvere  il  quesito  che  ci  siama 
proposto  ;  quesito  che,  come  vedremo  nella  seconda  parte 
del  presente  lavoro,  il  Parlamento  italiano  non  pot6  e  non, 
voile  risolvere. 


I. 


Che  il  palazzo  apostolico  del  Vaticano  con  gli  annessi 
giardini,  con  la  biblioteca  e  con  i  suoi  musei,  prima  del 
20  settembre  1870,  appartenesse  in  qualche  modo  a' Papi,  e- 
iri  nessun  modo  ad  altri,  non  fu  mai  recato  in  dubbio  da 
chicchessia.  II  dubbio  sorse  nella  mente  di  alcuni,  soltanto 
dopo  i  fatti  che  quella  data  ricorda  e  segnatamente  dopo  il 
Decreto  del  9  ottobre  di  quello  stesso  anno,  col  quale,  «  visto 
il  risultamento  del  plebiscito  del  precedente  giorno  2  ottobre 
e  la  proposta  del  Consiglio  de'  ministri,  S.  M.  il  Re  decretava 
che  Roma  e  le  province  romane  erano  aggregate  al  Regno- 
d' Italia  e  ne  facevano  parte  integrante  *.  » 

'  Cf.  SARKDO,  Codice  del  Diritto  pubUico  ecclesiastico  del  Regno 
d'  Italia.  Torino  1891,  Parte  IV,  pag.  25.  Questo  decreto  fu  convertito- 
in  legge,  debitamente  promulgata  il  31  decembre  del  1870.  (Ibid., pag.  26). 


DI  CHI  E  IL  VATICANO?  11 

Fatta  tale  «  aggregazione  »,  sembro  ad  alcuni  potersi  ri- 
tenere  che  lo  Stato  italiano,  com'era  succeduto  nella  sovra- 
nita  territoriale  di  Roma  alia  sovranit&  pontificia,  cosl  fosse 
succeduto  altresl  nel  possesso  di  tutti  i  diritti  e  di  tutti  i 
beni  di  cui,  prima  dell' «  aggregazione  »,  godevano  i  Papi  in 
Koma.  Se  non  che  i  Papi  erano  a  quel  tempo,  non  solo  so- 
vrani  temporali  di  Roma,  ma  eziandio  suoi  vescovi,  ed  erano 
inoltre,  per  la  Sede  che  occupavano  e  rappresentavano,  so- 
vrani spirit uali,  come  della  Citta  di  Roma,  cosi  di  tutto  il 
mondo  cattolico.  Quando  dunque  si  parla  de'  diritti  e  de'  beni, 
<le'  quali  godevano  i  Papi  in  Roma  prima  del  1870,  bisogna 
accuratamente  distinguere  tra  i  diritti  ed  i  beni  demaniali, 
€he  loro  spettavano  come  a  sovrani  temporali  di  Roma,  e 
quelli  patrimoniali  della  Santa  Sede,  che  loro  appartenevano 
come  a  vescovi  di  Roma  e  sovrani  spirituali  urbis  et  orbis. 
Ora  se,  in  forza  dell'anzidetta  «  aggregazione  »,  puo  ammet- 
tersi  ne'  primi  una  qualche  successione  da  parte  dello  Stato 
italiano,  ne'  secondi  questa  successione  e  del  tutto  inam- 
missibile. 

La  soluzione  pertanto  del  quesito  che  forma  1'oggetto  del 
presente  studio,  dipende  dalla  condizione  giuridica  in  cui 
trovavasi  il  palazzo  apostolico  del  Vaticano  prima  del  1870. 
Apparteneva  esso  al  Pontefice  in  quanto  questi  era  semplice 
sovrano  temporale  di  Roma,  ovvero  gli  apparteneva  in  quanto 
era  altresi  vescovo  di  Roma,  sovrano  spirituale  e  capo  su- 
premo di  tutta  la  Chiesa  cattolica?  In  altri  termini,  il  pa- 
lazzo apostolico  del  Vaticano,  prima  della  famosa  «  aggre- 
rgazione  »,  era  esso  di  pertinenza  del  demanio  dello  Stato 
pontificio,  di  cui  il  Papa  era  il  legittimo  Sovrano,  ovvero 
costituiva  una  parte  integrante  del  patrimonio  della  Santa 
Sede,  di  cui  il  medesimo  Papa  era  ed  e  il  solo  giuridico  rap- 
presentante  ? 


12  DI   CHI  E   1L   VAT1CANO? 

II. 

A  dar  luce  e  precisione  allo  stato  della  presente  controver- 
sia  giovera  notare  due  cose.  La  prima  riguarda  la  personalita 
giuridica  della  Santa  Sede,  e  quindi  la  sua  capacita  e  diritto 
di  possedere  beni  temporal!  anche  stabili,  e  fra  quest!  gli 
edificii  destinati  all'abitazione  speciale  del  Pontefice  e  de'  suoi 
ufficiali.  Tale  personalita  non  le  fu  tolta  dagli  avvenimenti 
del  1870,  ma  rimase  e  rimane  in  tutto  il  suo  vigore,  tan  to 
ne' rapport!  interni  con  1'Italia,  quanto  in  quell!  internazio- 
nali  con  gli  altri  Stati.  Questi  infatti  riconoscono  tuttora  il 
carattere  diplomatico  de'  nunzi  e  dei  legati  della  Santa  Sede, 
accreditati  presso  le  loro  Corti  o  Governi ;  accreditano  ancor 
essi  presso  di  lei  ambascerie  stabili  e  legazioni  straordinarie ; 
le  rendono  pubblicamente  atti  di  ossequio  e  di  riverenza; 
mantengono  infine  con  lei  tutte  le  relazioni,  derivanti  dall'an- 
tico  diritto  pubblico  ecclesiastico,  da  consuetudini  o  da  spe- 
ciali  concordati.  Lo  stesso  Stato  italiano  ha  formalmente  e 
solennemente  riconosciuto  questa  personalita  della  Santa  Sede, 
e  ne  ha  dato  un  argomento  perentorio  con  la  sua  legge,  detta 
delle  guarentige,  del  13  maggio  1871. 

Ma  se  la  Santa  Sede  continua  in  Italia,  anche  dopo  1'  «  ag- 
gregazione  »  del  1870,  nel  suo  essere  giuridico  di  una  persona 
morale,  essa  deve  parimente  continuare  in  Italia,  nel  paci- 
fico  possesso  de'  suoi  beni.  Quello  dunque  che,  in  Italia  e  a 
Roma,  era  di  sua  proprieta  prima  del  20  settembre  1870, 
non  6  cessato  di  esser  tale  dopo  quel  giorno. 

La  seconda  cosa  che  voglianio  qui  notare  e  che  il  diritto 
di  proprieta,  onde  senza  alcun  dubbio  gode  la  Santa  Sede,  e 
veramente  e  propriamente  un  suo  diritto  naturale,  come  queMo 
che  nasce  dal  diritto  ch'ella  ha  di  esistere  e  di  conservarsi. 
E  poich6  ogni  ente  (fisico  o  morale)  secondo  che  ha  o  non 
ha  vero  diritto  di  esistere  e  di  conservarsi,  ha  o  non  ha 
altresl  vero  diritto  di  possedere,  cosi  da  quell' autoritk  &  in- 
dipendente  1'uno  dalla  quale  6  indipendente  1'altro.  Ora  il 


DI   CHI  E   IL  VATICANO  ?  13 

diritto  che  ha  la  Santa  Sede  d'essere  e  di  conservarsi  in  nes- 
sun  modo  dipende  dall'autorita  dello  Stato  italiano,  dunque 
neppur  da  essa  dipende  il  suo  diritto  di  proprieta. 

Su  questo  punto  abbiamo  consenziente  anche  la  Corte  d'Ap- 
pello  di  Roma.  Ecco  la  massima  ch'ella  sand  in  una  sua 
importantissima  sentenza  del  16  giugno  1883  :  «  E  fuori  d'ogni 
possibile  contestazione  come  la  Santa  Sede,  istituzione  sui 
generis,  alia  quale  non  havvi  altra  paragonabile  nel  mondo, 
non  trae  la  sua  origine  ne  i  suoi  poteri  dallo  Stato,  nel  quale 
tiene  la  sua  stanza ;  e  come  taley  ne  per  Vindole  sua,  ne  per 
volere  dello  Stato  medesimo  ha  dipendenza  alcuna  da  que- 
sto '.  » 

Lo  Stato  italiano  dunque  non  pu6  arrogarsi  alcun  diritto 
sulle  cose  che  si  dimostrano  essere  propriety  della  Santa  Sede ; 
molto  meno  poi  puo  esso  privarnela  o  disporre  in  tutto  o  in 
parte  del  patrimonio  di  lei,  senza  renders!  reo,  non  solo  di 
un  gravissimo  oltraggio  contro  la  persona  del  Sommo  Pon- 
tefice,  che  di  quel  patrimonio  e  custode  e  vindice,  ma  eziandio 
di  un  ingiusto  spoglio,  che  ha  tutti  gli  element!  o  «  estremi  », 
come  direbbero  i  giuristi,  de'  delitti  di  rapina  e  di  usurpa- 
zione  2. 

III. 

Dal  fin  qui  detto  ci  si  apre  chiara  e  facile  la  via  alia  so- 
luzione  del  proposto  quesito.  Trattandosi  di  una  questione  di 
proprieta,  bisogna  anzitutto  cercarne  e  ponderarne  i  titoli. 
Diciamo  anzitutto,  poiche  non  sono  da  trascurare,  le  presun- 
zioni,  le  quali,  come  sempre  accade  in  question!  di  tal  fatta, 
hanno  anch'esse  la  loro  forza  e  giovano  assai  alia  determi- 
nazione  del  soggetto  della  proprieta.  Ora  presunzioni  e  titoli 
cospirano  egualmente  nell'attribuire  la  proprieta  del  palazzo 

1  II   testo  della  sentenza  e  date  dal  periodico  La  Legge  1883,  II, 
413.  Cf.  SAREDO,  op.  cit.,  pag.  48. 

2  Cf.  PESSINA.  II  nuovo  Codice  penale  italiano.  Milano  1890,  pp.  385 
e  401. 


14  DI   CHI   E   IL   VATICANO  ? 

del  Vaticano  alia  Santa  Sede,  e  nel  ritenerlo  come  parte  del 
suo  patrimonio  ecclesiastico. 

Delle  presunzioni,  a  mo'  di  saggio,  ricorderemo  quella  che, 
fondata  sopra  un  principio  di  diritto  comune,  e  la  piu  ovvia 
ed  anche  la  piu  valida.  Essa  e  la  seguente:  Giustamente  si 
presume  essere  oggi  proprietario  di  una  casa  chi  per  secoli 
ne  ha  avuto  il  pacifico  possesso  ed  ha  esercitato  in  essa  e 
intorno  ad  essa  tutti  i  diritti  di  vero  padrone.  Or  a  e  un 
fatto  storico,  che  i  Papi,  quali  vescovi  di  Roma  e  rappresen- 
tanti  giuridici  della  Santa  Sede,  hanno,  dalla  piu  remota  an- 
tichita  e  sino  al  1870,  avuto  il  pacifico  possesso  del  palazzo 
del  Vaticano,  e  si  sono  diportati  in  suo  riguardo  come  veri 
padroni.  Dunque  giustamente  si  presume  che  ne  sieno  oggi 
i  proprietarii. 

La  quale  presunzione  apparira  ancor  meglio  fondata  e  piu 
solida,  se  col  prof.  Castellari,  giurista  per  nulla  sospetto  di 
clericalismo,  si  ammette  potersi  egualmente  presumere  ehe  il 
palazzo  apostolico  del  Vaticano  sia  stato  edificato  dagli  stessi 
Pontefici  con  proventi  ecclesiastic!,  essendo,  com'egli  scrive, 
«  ovvio  il  ritenere  ch'essi  abbiano  destinato  i  proventi  rica- 
vati  da  loro  come  Capi  della  Chiesa  per  costituire  tutto  cio 
che  e  specialmente  destinato  al  culto  o  all'esercizio  del  loro 
ministero...  e  quindi  anche  agli  ufficii,  ne'  quali  si  esercita 
la  loro  potesta  ecclesiastica,  compresi  quelli  destinati  alia 
loro  particolare  abitazione  e  dipendenze  4.  » 

Ma  non  occorre  insistere  piii  oltre  sulle  presunzioni,  seb- 
bene,  al  dire  dell'illustre  giurista  pur  ora  nominate,  esse 
siano  «  gravi,  concordant!  ed  eloquent! 2  » .  Quello  stesso  che 
le  presunzioni  persuadono  essere  «  verosimile  »,  «  ovvio  », 
«  ben  fondato  »,  i  titoli  dimostrano  con  ogni  certezza  essere 
una  verita  inconcussa,  una  realt&  storica. 


1  Nella  recentissima  sua  opera  La  Santa  Sede.  Condizione  giuridica 
attuale  del  Pontificate  romano.  Milano  1903,  pag.  586. 

2  Ibid. 


DI   CHI  E  IL  VATIC ANO  ?  15 

IV. 

Nessuno  che  non  sia  interamente  digiuno  della  storia  del 
Pontificate  romano,  ignora  che  il  palazzo  del  Vaticano  fu  edi- 
ficato  da'  Papi  e  da  loro  piu  volte  ricostruito,  restaurato, 
ampliato,  abbellito  e  condotto  a  mano  a  mano  a  quello  stato 
di  grandiosita  e  di  splendor  e  che  lo  ha  reso  uno  de7  piu  vene- 
randi  e  preziosi  monument!  del  mondo.  E  tutto  cio  i  Papi 
operarono,  si  noti  bene,  non  soltanto,  quando  alia  sovranita 
loro  spirituale,  si  aggiunse  la  temporale ;  ma  eziandio,  quando 
per  confessione  degli  stessi  avversarii,  non  esistendo  il  do- 
minio  temporale  4,  non  potevano  i  Papi  operare,  ne  possedere 
altrimenti,  che  come  vescovi  di  Roma  e  capi  di  tutta  la  Chiesa 
cattolica. 

11  piii  antico  documento  riguardante  le  prime  origini  del 
palazzo  apostolico  del  Vaticano  risale  alFanno  498,  quando 
Papa  Simmaco,  per  ragione  dello  scisma  capitanato  dall'an- 
tipapa  Lorenzo,  impedito  dal  risedere  in  Laterano,  fisso 
la  sua  diniora  presso  S.  Pietro.  Tutti  gli  storici,  non  escluso 
lo  stesso  Gregorovius,  sono  concordi  nel  lodare  la  munifi- 


1  II  prof.  SCHIAPPOLI  di  Pavia  (Manuale  del  Diritto  ecclesiastico,  Vol.  I, 
pag.  204)  non  e  alieno  dalla  sentenza  di  coloro  che  giudicano  falsa  1'opi- 
nione,  chelo  Stato  pontificio  possa  dirsi  fondato  con  Stefano  II  e  con  Pipino 
(a.  D.  754).  Nella  sentenza  del  CASTELLARI  (La  Santa  Sede,  Vol.  I,  pag.  26), 
in  sul  principio  del  secolo  IX  si  lavorava  ancora  per  la  costituzione  di 
un  potere  temporale,  e  durante  quasi  tutto  il  secolo  nono  e  sino  alia 
caduta  dell'  impero  carolingio,  una  relazione  di  reciproca  dipendenza 
resse  i  rapporti  del  Pontefice  coll' auto  rita  imperiale.  II  GREGOROVIUS 
(Storia  della  Citta  di  Roma  nel  medio  evo,  lib.  IV, 'cap.  2,  §.  5)  opina 
che  il  Papa  conseguiva  la  signoria  della  Citta  di  Rorna  neH'anno  755, 
ma  nega  che  ne  avesse  a  quel  tempo  la  Sovranita,  servando  la  Citta 
a  s6  medesima  i  diritti  del  Senate  e  del  Popolo.  Secondo  il  BERTOLINI 
(Nuova  Antologia,  Anno  XXV,  1890,  p.  51),  se  al  nome  di  potere  tem- 
porale si  applica  il  significato  ch'esso  ebbe  nell'eta  moderna,  1'origine 
sua  non  risale  al  di  la  del  pontificato  di  Giulio  II,  ch'e  a  dire,  a'  pri- 
mordii  del  secolo  XVI.  Su  questo  argomento  si  vegga  1'opera  del  nostro 
BRUNENGO,  Le  origini  della  sovranita  temporale  dei  Papi  (Prato  1889). 


16  DI   CHI  £   IL   VATIC ANO  ? 

cenza  di  questo  Pontefice  *.  Egli  abbelll  la  basilica  di  S.  Pietro, 
fe'  lastricare  di  marmo  il  grande  atrio,  orno  di  musaici 
il  Cantharus  e  le  pareti  del  portico,  amplio  le  scalee  del 
primo  cortile  della  basilica  e  ad  essa  aggiunse  due  edificii,  de- 
stinati  all'abitazione  del  Papa:  Symmacus  Basilicam  B.  Petri 
marmoribus  ornavit...  itemque  EPISCOPIA  in  eodem  loco 
dextra  levaque  fecit.  Cosi  attesta  il  «  Liber  Pontificalis  »  2. 
E  il  chmo  mons.  Duchesne,  che  di  questo  libro  e  oggi  il  piu 
autorevole  commentatore,  appone  al  testo  qui  citato  la  se- 
guente  nota:  «  Symmaque  evince  du  palais  de  Latran,  dut 
se  loger  lui-meme  et  installer  les  services  de  son  admini- 
stration dans  le  voisinage  de  la  basilique  de  Saint-Pierre. 
Nous  avons  ici  le  premier  exemple  d'un  Pape  r6sidant  au  Va- 
tican et  le  premier  essai  de  'palais  pontifical  en  cet  endroit 3.  » 
Dal  quale  fatto  storicamente  accertato,  deriva  il  titolo, 
per  cosi  dire,  fondamentale  del  diritto  di  proprieta  della  Santa 
Sede  sul  palazzo  apostolico  del  Vaticano.  Esso  fu  edificato 
da  un  Papa;  edificato  espressamente  perch6  servisse  di  resi- 
denza  a'  vescovi  di  Roma;  edificato,  non  gia  co'  proventi  del- 
Ferario  pubblico  dello  Stato  pontificio  che  allora  non  esisteva, 
si  bene  con  quelli  della  Santa  Sede,  ch'erano  frutto  delle  ele- 
mosine  de'  fedeli  e  delle  vistose  donazioni  fatte  a'  successor! 
di  S.  Pietro  da  diversi  sovrani.  Anche  a  quel  tempo,  e  forse 
a  quel  tempo  piu  che  ne'  posteriori,  come  attesta  il  Bonanni, 
fuerunt  ingentia  donaria  a  regibus  multis  ad  pedes  summo- 
rum  Sacerdotum  demissa  4.  Donde  apparisce  chiaro  e  netto 
il  carattere  giuridico  del  palazzo  del  Vaticano  nella  sua  ori- 
gine.  Esso  non  fu  proprieta  demaniale,  ma  patrimoniale ;  non 
pertinenza  dello  Stato,  ma  del  patrimonio  della  Santa  Sede. 

1  Storia  della  citta  di  Eoma  net  Medio  Evo.  Venezia  1872,  Vol.  I, 
pag.  341.  Si  vegga  altresi  il  GRISAR,  Storia  di  Roma  e  dei  Papi  del  Medio 
Evo.  Roma  1897,  Vol.  I,  pag.  385. 

2  Le  Liber  pontificalis.  Texte,  introduction  et  commentaire  par  I' Abbe 
L.  DUCHESNB.  Parigi  1886,  Vol.  I,  pag.  262. 

3  Ibid.,  nota  26,  pag.  267. 

4  Nell'opera  Numismata  summorum  Pontificum,   Templi    Vaticani 
fabricam  indicantia.  Koma,  1692,  pag.  217. 


DI   CHI   E   IL   VATICANO  ?  17 


V. 


Document!  storici  egualmente  irrefragabili  dimostrano, 
che  il  diritto  di  proprieta  acquistato  ed  affermato,  in  nome 
della  Santa  Sede,  da  Papa  Simmaco,  fu  ne'  seguenti  secoli 
settimo  e  ottavo,  conservato,  esercitato  e  ribadito  da'  suoi 
successor!.  Quest!  ritennero  il  pacifico  possesso  dell'episcopio 
del  Vaticano,  e,  pur  non  facendovi  stabile  dimora,  vi  abita- 
rono  sempre  come  in  casa  propria,  non  altrimenti  che  face- 
vano  al  patriarchio  del  Laterano.  II  loro  diritto  poi  acquisto 
nuova  forza  ed  un  nuovo  titolo  dal  fat  to  che  1'episcopio  del 
Vaticano,  ad  industria  e  spese  di  questi  Pontefici,  fu  rno- 
dificato  ed  accresciuto,  in  guisa  che,  non  ostante  le  rovine 
sofferte  dalT  invasione  de'  barbari,  esso  nel  774,  sotto  il  pon- 
tificato  di  Adriano  I,  e  piu  tardi  sotto  il  pontificate  di  Leone  III, 
fu  stimato  degno  di  accogliervi  ed  ospitarvi  Carlo  Magno.  II 
fatto  6  accennato  nel  Liber  Pontificalis  1  e  si  trova  attestato 
in  un  antico  diploma  scritto  in  caratteri  longobardi,  conser- 
f  ato  nell'Archivio  della  Basilica  2.  II  Bonanni  cosl  ne  scrisse: 
Mirandum  inter  praecipites  temporum  conversiones  Vati- 
cana  palatia  regiam  ad  magnificentiam  surrexisse,  ut  illo- 
rum  ambitu  Reges  et  Caesares  ad  Petri  limina  properantes 
exciperentur .  Hinc  regem  Carolum  Gallorum  decus,  so- 
lemnia  Christi  resurgentis  in  augustissima  Dim  Petri  Ba- 
silica cum  Hadriano  celebraturum,  primo  excepere  Vati- 
cana  palatia,  nee  multo  post  ipsum  Hadrianum  [sotto 
Leone  III]  eodem  magno  hospite  darner  e  3.  » 

Non  pu6  citarsi  la  data  precisa,  ma  e  certo  che,  se  non 
prima,  certamente  subito  dopo  la  visita  fatta  a  Roma  nel- 


1  Edit.  DUCHBSNE,  1.  c.,  pag.  497.  Ivi  si  narra  che  il  Re  Carlo,  dopo 
di  aver  assistito  al  battesimo  conferito  dal  Pontefice  nel  pomeriggio  di 
quel  Sabbato  Santo  nella    Basilica   Lateranense,    alia    sera    ritorno    a 
<S.  Pietro:  postmodum  ad  B.  Petrum  ipse  benignissimus  reppedavit  rex. 

2  Citato  dal  BONANNI,  1.  c.,  pag.  217. 

3  Ibid. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  2  26  dicembre  1903. 


18  DI  CHI  £  IL  VATIC ANO  ? 

Tanno  800  da  Carlo  Magno,  il  Pontefice  Leone  III  amplio  1'epi- 
scopio  del  Vaticano,  aggiungendovi  una  grande  sala  da  pranzo,. 
ristorandone  le  abitazioni  ed  arricchendolo  di  nuovi  mosaic! . 
Cosl  afferma  chiaramente  il  Liber  Pontificalis :  Sanctissimus 
Pontifex  iuxta  ecclesiam  B.  Petri  Apostoli  in  Acoli  l  fecit 
triclinio  maiore  mire  pulchritudinis  decor ato  et  absida  de 
musibo  ornata,  alias  et  absidas  duas  dextra  levaque  super 
marmores  picture  splendentes.  Et  in  pavimento  marmoreis 
exemplis  stratum  et  caeteris  amplis  aedificiis  tarn  in  ascen- 
sum  scale  quamque  post  ipsum  triclinium  compte  fecit  2. 
II  medesimo  Liber  pontificalis  ricorda  altresi  un  nuova 
edificio  fatto  aggiungere  all'episcopio,  pro  quiete  pontificis, 
da  Gregorio  IV  (827-844)  3  ed  altri  restauri,  fattivi  eseguire 
piii  tardi  da  altri  Pontefici. 

VI. 

Da'  quali  document!  si  par  manifesto  che  il  possesso  del 
palazzo  del  Vaticano  fu  ripetutamente  raffermato,  rafforzato 
e  continuato  per  circa  quattro  secoli,  quanti  ne  corsero  da 
Papa  Simmaco  a  Papa  Gregorio  IV.  Che  questi  Pontefici  poi, 
dall'anno  498  all'anno  844,  ritenessero  tale  possesso  del  loro 
episcopio,  e  ne  esercitassero  i  diritti  ad  esso  inerenti,  come 
vescovi  di  Roma  e  capi  di  tutta  la  Chiesa,  deve  concedersi 
dagli  stessi  avversarii,  i  quali,  secondo  che  fu  gia  accennato  4r 
sostengono  che  a  quel  tempo  la  sovranita  temporale  de'  Pon- 
tefici in  nessun  modo  esisteva,  od  era  appena  abbozzata. 

Nel  resto  chi  conosce  le  infelici  condizioni  economiche  di 
Roma  durante  quei  quattro  secoli,  non  puo  neppur  sospettare 
che  i  Papi  compissero  quelle  opere  nel  loro  episcopio  con  de- 


1  II  DUCHESNE,  nella  nota  (39)  a  questo  testo,  cosi  scrive:  «  Ce  mot 
in  Acoli  designe  Tin  endroit  determine  aupres  de  la  Basilique  de  Saint- 
Pierre,  evidemment  du  cote  ou  est  maintenant  le  palais  pontifical.  » 

*  Op.  cit.,  Vol.  II,  pag.  8. 

3  Ibid.,  pag.  81. 

4  Sopra  alia  pag.  11. 


DI  CHI  E  IL  VATICANO?  19 

nari  forniti  dalla  citta.  Essi  non  ne  abbisognavano  punto; 
poich6  i  beni  che  la  Santa  Sede  aveva  allora  gia  acquistati 
dalle  donazioni  fattele  da'  fedeli  erano  molti  ed  amplissimi, 
si  che  il  Papa,  secondo  che  afferma  il  Gregorovius,  «  se  an- 
cora  non  imperava  da  signore  di  Duchee,  era  tuttavia  il  piii 
ricco  proprietario  di  terre  che  fosse  in  Italia  l.  »  E  discor- 
rendo  di  Papa  Gregorio  I,  che  resse  la  Chiesa  in  quei  tempi 
(590-604),  lo  stesso  scrittore  soggiunge  :  «  La  ricchezza  del 
tesoro  della  Chiesa  era  inesauribile...  per  tal  guisa  il  Papa 
provvedeva  a  spese  che  sembrava  quasi  impossibile  di  sop- 
perire,  avvegnach6  su  di  lui  pesasse  la  conservazione  delle 
Chiese,  la  vettovaglia  di  Roma,  il  riscatto  degli  schiavi  ecc. 2.  » 
E  lungi  dall'essere  il  Papa  debitore  a  Roma  per  le  magnifiche 
opere  da  lui  compiute,  Roma,  come  confessa  il  medesimo  sto- 
rico  protestante,  andb  debitrice,  in  quei  secoli,  a'  tesori  del 
suo  Vescovo  se  ottenne  la  liber azione  da3  suoi  nemici  e  se, 
tratto  tratto,  ergevasi  quasi  a  condizione  di  indipendenza  di 
riscontro  a  Ravenna  3.  » 

VII. 

Sicuri  pertanto  del  diritto  acquistato  da'  loro  antecessori, 
i  Papi  continuarono  ne'  secoli  seguenti  a  frequentare  il  loro 
episcopio  ed  a  soffermarvisi,  quando  loro  tornava  comodo  e 
massimamente  quando,  nelle  maggiori  solennita  dell'anno 
ecclesiastico,  incombeva  loro  il  dovere  di  far  le  vigilie  ad 
Aram  Divi  Petri  e  di  celebrare  nella  basilica  vaticana  i 
divini  ufficii.  Cosi  sappiamo  d'aver  fatto  piu  volte  il  Papa 


1  Storia  della  citta  di  Roma  ml  medio  evo.  Lib.  Ill,  c.  2,  §    3.  Ve- 
nezia  1872,  p.  68. 

2  Ibid,,  pag.  73. 

3  Ibid.  Anche  il  CASTBLLARI  riconosce  che  «  la  potesta  de'  pontefici 
trovava  a  quel  tempo  un  potente  ausilio  negli  immensi  patrimonii  della 
Chiesa  situati  in  Sicilia,  in  Sardegna,  nella  Campania,  nell'Agro  romano 
ed  altrove,   unica  fonte  d'onde  spesso  il  popolo  traeva  le  necessarie  der- 
rate.  »  (La  Santa  Sede.  Milano  1903,  Vol.  I,  pag.  24). 


20  DI   CHI  E   IL   VATICANO? 

Innocenzo  II  (1130-1143),  il  Papa  Celestino  II  (1143-1144) 
ed  altri  l. 

Parimente,  sicuri  del  loro  diritto,  i  Papi  continuarono, 
durante  tutto  il  rimanente  del  medio  evo,  a  prodigare  le 
loro  cure  all'episcopio  vaticano.  Volendo  renderne  la  dimora 
sempre  piu  grata  e  decor osa,  Eugenio  III  (1145-1153)  1'am- 
plio  considerevolmente ;  vi  aggiunse  anzi  un  nuovo  palazzo  2, 
la  cui  costruzione,  da  lui  forse  soltanto  cominciata,  fu  piu 
tardi  proseguita  da  Celestino  III  (1191-1198)  e  certamente 
accresciuta  e  compiuta  da  Innocenzo  III  (1198-1216).  Quest! 
fece  costruire  la  cappella  e  le  stanze  pel  cappellano  (sacri- 
sta),  pel  cancelliere,  pel  cameriere,  per  relemosiniere ;  fece 
anche  costruire  la  panetteria,  la  cucina  e  la  scuderia;  fece 
inoltre  rafforzare  la  grande  sala,  ristorare  la  loggia,  cir- 
condare  tutto  il  palazzo  di  baluardi  e  innalzare  torri  sopra 
le  porte ;  provvide  infine,  entro  i  limiti  dello  stesso  palazzo, 
una  conveniente  abitazione  pel  medico  3. 

Pochi  anni  appresso,  tomato  appena  da  Lione,  Inno- 
cenzo IV  (1243-1254)  fece  eseguire  nuovi  lavori  nel  palazzo 
vaticano  4.  Nicolo  III  (1277-1280)  ve  li  continuo  e  ne  intra- 
prese  ancor  altri,  con  una  magnificenza  che  appena  trova 

1  Cf.  BONANNI,  op.  xiit.,  pag.  217. 

'  II  GREGOROVIUS  (op.  cit.,  1.  8,  c.  6,  §.  5)  da  questo  fatto  come  pro- 
babile,  ma  1'autorita  del  Card.  Aragon.  (pag.  439),  da  lui  stesso  citata 
in  nota,  lo  da  per  certo :  Hie  fecit  unum  palatium  apud  S.  Petrum,  et 
Signiae  alter um.  Di  questo  Papa  si  hanno  diplomi  e  bolle  degli  anni  1145, 
1152  e  1153  con  la  data  del  Vaticano  apud  S.  Petrum.  (Bullarium  di- 
plomatum  et  privilegiorum  SS.  PP.,  Torino  1858,  Vol.  II,  pp.  510,  577, 
578,  588  ecc). 

3  Cf.  F.  HURTER,  Storia  di  Papa  Innocenzo  III,  Milano  1858,  vol.  IV, 
pag.  342.  II  medesimo  fatto  con  le  medesime  parole  e  ricordato  in  una 
vita  manoscritta  di  questo  Pontefice,  conservata  nell'Archivio  vaticano 
(num.  6091).  Eccone  il  testo:  Fecit  fieri  domos  istas  de  novo;  Cappella- 
riam  cameram  et  Cappellam,  panettariam,  Buccellariam,    Coquinam    et 
Marescaltiam,  Domos    Cancellarii,    Camerarii  et   Eleemosynarii,    Aulam 
autem  confirmari  praecepit,  ac  refici  Logiam,  totumque  Palatium  claudi 
muris  et  supra  portas  erigi  Turres  et  etiam  domutn  inter  clausuram  Pa- 
latii,  quam  ad  habitationem  Medici  deputavit. 

4  GREGOROVIUS,  op.  cit.,  lib.  X,  cap.  7,  §.  3. 


DI   CHI   E   IL   VATIC  A  NO  ?  21 

riscontro  ne'  tempi  posteriori  e  gli  merito  d'esser  chiamato 
dallo  stesso  Gregorovius.  ,«  il  primo  fondatore  della  residenza 
vaticana  nella  sua  figura  storica  4  ».  Egli,  non  solo  riedific6 
il  palazzo,  ma  acquisto  altresl  nuovi  terreni,  e  vi  piant6  i 
magnifici  giardini  vaticani,  che  cinse  di  mura  e  di  torri  2. 
Nel  palazzo  cosi  riedificato  ed  abbellito,  dimorarono  piu 
tardi  i  Pontefici  Nicolo  IV  (1288-1292)  e  Bonifacio  VIII 
(1294-1303),  i  quali,  come  in  residenza  degna  e  propria  del 
Capo  della  Chiesa,  vi  esercitarono  il  loro  ministero  di  so- 
vrani  spiritual!.  II  che  e  attestato  da  parecchie  loro  Lettere 
apostoliche,  date  appunto  dal  Vaticano  apud  S.  Petrum  3. 

VIII. 

A  questa  era  di  prosperity  segul  ben  presto  un  breve 
periodo  di  squallore  e  di  decadenza.  Per  la  disgraziata  tras- 
lazione  del  seggio  papale  da  Roma  ad  Avignone,  eseguita 
nel  1305  da  Clemente  V,  il  palazzo  del  Vaticano  perdette  il 
suo  lustro  ed  ebbe  naturalmente  a  soffrire  non  poco  nella  in- 
tegrit&  de'  suoi  edificii  e  nelle  molteplici  sue  opere  d'  arte ; 
per  buona  fortuna  per6  non  soffri  tanto,  che  potesse  dirsi 
del  tutto  dimenticato  e  molto  meno  abbandonato  da'  suoi  le- 
gittimi  padroni.  Sappiamo  infatti,  che  i  Papi  avignonesi  ne 
affldarono  espressamente  la  cura  e  la  custodia  a'  loro  legati, 
vicarii  in  Roma,  e  che  due  di  quesfr  Papi,  Giovanni  XXII 
e  Benedetto  XII,  fecero  anche,  con  denari  spediti  da  Avi- 
gnone,  eseguire  notevoli  restauri  sia  nel  palazzo,  sia  negli 
annessi  giardini.  Di  Benedetto  XII  si  legge  che,  nel  decembre 

1  Ibid. 

2  Cf.  RBUMONT,    Geschichte  der  Stadt   Rom.  Berlino    1867,    Vol.    2, 
pag.  704.  II  fatto  6  attestato  anche  dalla  seguente  lapide,  che  rimonta 
a  quel  tempo  e  conservasi  nel  Museo  municipale  di  Roma :    Anno   Do- 
mini MCCLXXIIX  Sanctissimus  Pater  et  Dominus   Nicolaus  Papa  .I/I, 
fieri  fecit  Palatia  Maiora  et  Aulam,  Cappellam  et  alias  Domos  amplifi- 
cavit,  Pontificatus  sui  Anno  I,  et  Secundo  Pontificatus  sui  fieri  fecit  cir- 
cuitum  Pomarii  huius. 

3  BONANNI,  op.  cit.,  pag.  218. 


22  DI  CHI  ±  IL   VATICANO  ? 

del  1334,  subito  dopo  la  sua  elezione,  mandavit  reparari 
Ecclesiam  romanam  sancti  Petri...  et  palatia  ibidem  deso- 
lata  et  ad  fabricam  donavit  quinquaginta  millia  /forenorum l. 

Sappiamo  inoltre  che  un  altro  Papa  avignonese,  Urbano  V, 
visitando  Roma  nel  1367,  abito  nel  suo  palazzo  del  Vatieano 
e  spese  anch'egli  considerevoli  somme  per  ripararlo  e  resti- 
tuirlo  al  suo  primitivo  stato:  Qui  Papa,  die  16  octobris  1367, 
JRomam  intravit...  Postquam  vero  in  Ecclesia  beati  Petri 
suam  fecit  orationem,  ac  in  cathedra  papali  full  'more  so- 
lito  collocatus,  declinavit  ad  palatium  suum  dictae  Eccle- 
siae  contiguum,  quod  prius  vetustate  ac  inhabitatione  quasi 
consumptum  et  dirutum,  saltim  quoad  tecta,  opere  mirabili 
fecit  renovari  2. 

Gregorio  XI,  anch'egli  di  nazione  francese,  fu  il  settimo 
ed  ultimo  Papa  avignonese.  Eletto  il  30  decembre  del  1370, 
dopo  molte  incertezze  e  nonostante  le  vive  istanze  dei  suoi 
cortigiani,  decise  finalmente  di  lasciare  Avignone  e  tornare 
in  Italia,  restituendo  a  Roma  la  papale  residenza.  II  che  egli 
felicemente  compl  il  17  gennaio  del  1377,  vigilia  del  giorno, 
in  cui  Roma  celebrava  la  principale  sua  gloria,  quella  della 
Cattedra  apostolica,  stabilita  entro  le  sue  mura  dal  Vicario 
di  Cristo,  Principe  degli  Apostoli 3.  Gregorio  fisso  la  sua  di- 
mora  nel  palazzo  del  Vatieano  ed  ivi  mori  il  27  marzo  del 
seguente  anno  1378. 

Nel  medesimo  palazzo  fu  allora  tenuto  il  memorabile  Con  - 
clave,  che,  dopo  una  brevissima  Sede  vacante  di  soli  dodici 
giorni,  diede  al  francese  Gregorio  un  successore  italiano  nella 
persona  di  Urbano  VI.  Anche  questo  Pontefice  (1378-1389) 
abito  frequentemente  al  Vatieano,  ove  s'intrattenne  piu  volte 
con  S.  Caterina  da  Siena  4,  ed  anch'egli  studiossi  finche  visse 

1  Cosi  si  legge  nelle  Vitae  Paparum  avenionensium,  edite  dal  BA- 
LUZIO,  Parigi,  1693,  torn.  I,  col.  219. 

2  Ibid.,  Prima   Vita  Urbani  F,  col.  380.  Si  vegga  altresi  il  PASTOR, 
Storia  dei  Papi  dalla  fine  *del  Medio  evo,  Trento,  1890,   vol.  I,  pag.  79. 

8  Cf.  PASTOR,  op.  cit.,  pag.  89. 

4  Cf.  B.  RAIMONDO  DA  CAPUA,  Vita  di  S.  Caterina  da  Siena,  ediz. 
italiana,  Roma  1866,  pag.  216. 


DI   CHI  E   IL   VATIC ANO  ?  2£ 

di  ridonare  al  suo  palazzo  1'antico  splendore.  Nel  quale  studio, 
egli  fu  seguito  ed  anche  superato  da  Bonifacio  IX  (1389-1404), 
sotto  il  cui  pontificate,  il  palazzo  del  Vaticano  prese  il  posto 
del  patriarchio  del  Laterano  e  divenne  la  residenza  stabile 
ed  ufficiale  del  Vescovo  di  Roma  l. 

Non  altrimenti  operarono  gli  altri  suoi  successor!,  Inno- 
cenzo  VII,  Gregorio  XII,  Martino  V  ed  Eugenio  IV,  i  quali 
occuparono  la  Sede  di  Pietro  nella  prima  meta  del  secolo  de- 
cimoquinto,  che  segna  la  fine  propriarnente  del  medio  evo_ 
Delle  grandi  opere,  compiute  da  questi  Pontefici  per  la  con- 
servazione,  per  T  ingrandimento,  pel  decoro  e  per  la  sicu- 
rezza  del  loro  palazzo  del  Vaticano,  discorrono  a  lungo  gli 
scrittori  che  abbiamo  gia  piu  volte  citato,  e  particolarmente 
il  De  Novaes  2  e  il  Reumont 3  nelle  loro  Storie  de'  Sommi 
Pontefici  e  della  citta  di  Roma. 

IX. 

Prima  di  andar  oltre,  e  bene  sciogliere  una  difficolta  grave 
in  apparenza,  la  quale  sorge  dal  fatto,  che  i  Pontefici  pur 
ora  nominati  ne'  due  paragrafi  precedent!,  erano  effettiva- 
mente,  di  diritto  e  di  fatto,  sovrani  temporal!  di  Roma  e 
dello  Stato  pontificio.  Essi  infatti  vissero  tutti  dal  1130  al 
1450,  quando,  secondo  la  sentenza  comtmemente  ricevuta 
da'  dotti,  il  loro  Principato  civile  era  pienamente  costituito, 
Sembrerebbe  quindi  potersi  ragionevolmente,  se  non  affer- 
mare,  per  lo  meno  dubitare  che  il  diritto  di  proprieta  ch'essi 
esercitarono  sul  palazzo  del  Vaticano  durante  T ultima  parte 
del  medio  evo,  loro  spettasse  come  a  Sovrani  temporal!.  E 
tanto  piu  ragionevolmente  si  potrebbe  di  ci6  dubitare,  quanto 
piu  difficile  apparisce  il  determinare  con  sicurezza,  se  le  opere 
di  ricostruzione  e  di  riparazione  del  palazzo,  da  loro  compiute 


1  GREGOROVIUS,  op.  cit.,  lib    XII,  cap    7,  §.  3 

2  Elementi  della  Storia  de'  Sommi  Pontefici,  Siena,  1803,  Vol.  V. 
»  Geschichte  der  Stadt  Rom.  Vol.  II,  lib.  5,  cap.  4.  Berlino  1867. 


24  DI   CHI   E   IL   VATICANO  ? 

e  sopra  descritte,  fossero    eseguite  con  proventi   dell' erario 
pubblico,  piuttosto  che  con  proventi  ecclesiastic!. 

La  difficolta,  in  tutte  e  due  le  sue  parti,  manca  di  solido 
fondamento.  Quanto  alia  prima,  si  osservi  che  1'essere  stati 
quei  Papi  sovrani  temporali  non  tocca  punto  il  lltolo  giuri- 
dico,  per  cui  essi  ereditarono  da'  loro  antecessori  e  ritennero 
per  se  il  diritto  di  proprieta  sul  palazzo  del  Vaticano.  Tale 
titolo  fu  quello  di  legittimi  rappresentanti  della  Santa  Sede: 
titolo  da  loro  posseduto,  come  fu  gia  da'  loro  antecessori  ed 
e  oggi  da'  loro  successor!,  indipendentemente  da  qualsiasi 
civile  principato  e  sol  perche  furono  vescovi  di  Roma  e  so- 
vrani spirituali  del  mondo  cattolico. 

Qual  che  si  fosse  la  natura  e  la  forza  della  sovranita  tern  - 
porale  goduta,  in  quell' ultimo  scorcio  del  medio  evo,  da' Papi, 
e  fuor  d'ogni  dubbio  che  la  sovranita  temporale,  quando  tu 
costituita,  si  congiunse  bensi  nel  Pontefice  alia  preesistente 
sua  sovranita  spirituale,  ma  non  la  sostitui,  ne  1'aboll.  II 
Papa,  col  divenir  sovrano  temporale  di  Roma,  non  cesso 
d'esserne  vescovo  e  d'essere  capo  di  tutta  la  Chiesa.  In  altri 
termini,  quando  il  Papa  divenne  Re  temporale,  non  fuvvi 
successions  di  una  sovranita  ad  un'altra,  ma  soltanto  addi- 
zione  e  unione  delle  due  nella  medesima  persona. 

Donde  segue  che  il  Papa,  divenuto  Re  temporale,  pote,  come 
tale,  acquistare  nuovi  titoli  e  nuovi  diritti,  ma  non  pote  per- 
dere  ne  perdette  alcuno  di  quelli  che  possedeva  dianzi,  e 
che  eran  suoi  titoli  e  suoi  diritti  come  vescovo  di  Roma  e 
supremo  reggitore  del  mondo  cattolico. 

X. 

A  convincersi  poi  che  il  dubbio,  espresso  nella  seconda 
parte  della  proposta  difficelta,  sia  del  tutto  vano,  bastera  ri- 
cordare  che,  nel  medio  evo,  non  esisteva  un  erario  propria- 
mente  detto  dello  Stato  pontificio,  diverso  dall'erario  della 
Santa  Sede.  Ne  poteva  tal  erario  giuridicamente  costituirsi ; 
poiche,  nel  concetto  medioevale,  lo  Stato  pontificio  era  uno 


DI  CHI  E   IL  VATICANO  ?  25 

Stato  patrimoniale,  uno  Stato  cio6  che  faceva  parte  del  pa- 
trimonio  della  Santa  Sede.  I  suoi  proventi  dunque,  molti  o 
pochi,  grand!  o  piccoli  che  fossero,  erano  giuridicamente 
frutti  di  quel  medesimo  patrimonio.  Cosl  attestano  anche  i 
giuristi  della  moderna  scuola  liberate  e  particolarmente  il 
prof.  Schiappoli  di  Pavia,  il  quale  inoltre  rettamente  osserva, 
che  quel  patrimonio  «  venne  sempre  considerate  ed  ammi- 
nistrato  da  un  punto  di  vista  di  privata  proprieta  de'  Pon- 
tefici,  e  gli  fu  conservato  il  carattere  sacro,  per  cui  coloro 
che  lo  minacciavano  o  1'invadevano  eran  scomunicati,  quali 
occupatores  bonorum  Ecclesiae1 ». 

Del  resto,  se  prestiamo  fede  a  Pipino  di  Bologna,  il  quale 
scrisse  la  sua  Cronaca  verso  il  1320,  il  dubbio  che  qui  esa- 
miniamo  apparisce,  non  solo  fondato  sul  falso  presupposto 
dell'esistenza,  a  quel  tempo,  di  un  erario  dello  Stato  ponti- 
ficio,  ma  eziandio  contraddetto  apertamente  da;  fatti.  Stando 
a  quest'antico  scrittore,  il  palazzo  del  Vaticano,  «  nella  sua 
presente  figura  storica  »  e  co'  suoi  vasti  giardini,  fu  riedifi- 
cato  da  Nicolo  III,  appunto  nella  seconda  meta  del  medio 
evo,  con  proventi  che  in  nessun  modo  o  senso  potevano  dirsi 
dello  Stato,  ma  erano  schiettamente  e  strettamente  ecclesia- 
stici :  Hie  Pontifex,  scriv'egli,  summis  sumptibus  conslruxit 
Palatia  et  Pomerium  quae  sunt  circa  Sanctum  Petrum  ex 
pecunia  collecta  de  decima  proventuum  universarum  eccle- 


Ancor  piii  splendida  e,  pel  nostro  proposito  ancor  piu 
eloquente,  6  la  storia  del  palazzo  apostolico  del  Vaticano  du- 
rante  il  Rinascimento  e  nell'eta  a  noi  piu  vicina.  Ma  degli 
argomenti  che  questa  storia  ci  fornisce,  come  anche  della  con- 
dizione  giuridica  del  medesimo  palazzo  dopo  il  1870,  e  in  ri- 
guardo  alia  legge  detta  delie  guarentige,  discorreremo  a  mi- 
glior  agio  in  un  prossimo  quaderno. 

1  Manuale  del  diritto  ecclesiastico.  Torino  1902,  Vol.  I,   pag.  203. 

2  Chronicon  F.  Francisci  Pipini,  lib.  IV,  cap.  XX.  Edito  dal  MIWA- 
TORI,  Rerum  italicarum  Scriptores.  Milano  1726,  torn.  IX,  col.  724. 


DI  ALCUNI  CRITERII  1NCERTI 

NELLA  PALETNOLOGIA,  ARCHEOLOGIA  E  STORIA  ANTIGA 


LE  SCOPERTE  DI  GRETA  E  IL  CRITERIO  CRONOLOGICO. 


La  scoperta  del  Palazzo  di  Phaestos  fu  seguita  felicemente 
-da  un'altra  piu  importante  della  prima,  se  si  fa  ragione  della 
dovizia  e  del  pregio  de'  trovamenti  d'ogni  genere  e  partico- 
larmente  di  tavolette  con  segni  di  scrittura  prefenicia  e  preel- 
lenica,  e  d'alcuni  vasi  in  steatite  nera  con  rappresentazioni 
in  bassorilievo,  celebrati  dall'Halbherr  e  dal  Savignoni,  per 
maravigliosa  bellezza.  II  luogo  del  nuovo  edificio,  nel  quale  si 
raccolsero  tanti  preziosi  monument!  dell' eta  micenea,  srchiama 
oggi  Haghia  Triada  (cAyca  TpiaSa)  e  fu  gia  il  casale  di  Santa 
Trinita  dal  nome  d'una  chiesa  che  vi  sorgeva  al  tempo  della 
signoria  veneta  neir  isola  di  Greta.  Esso  occupava  la  estre- 
mita  occidentale  della  catena  festia  e  nel  suo  perimetro  sopra 
due  scaglioni  d'altezza  ineguale,  vi  sono  la  chiesa  di  S.  Giorgio, 
detto  il  Galatas  ("Ayiog  Tewpyco?  6  FaXaia^)  e  quella  di  Haghia 
Triada.  Fra  la  prima  e  la  seconda  acropoli  in  un  luogo  basso 
e  verso  il  mezzo  della  citta  piii  antica,  si  vede  il  monastero 
veneziano  di  Falandra  *. 

Gl'  indizii  che  condussero  la  Scuola  italiana  a  ten  tar  qui 
degli  scavi,  non  potevano  essere  piii  seducenti.  Infatti  a  Fa- 
landra e  ad  Haghia  Triada  «  i  fianchi  del  colle  erano  coperti 
di  cocci  micenei,  di  frammenti  tettonici  e  decorativi  di  gesso 
alabastrine,  d'  intonaco  dipinto :  la  rampa  che  sostiene  il  pic- 
colo ripiano  al  disotto  della  chiesa,  mostrava  per  entro  le 
erosioni  prodotte  dalle  intemperie,  uno  strato  di  detriti  ar- 

1  Cfr.  HALBHERR,  Rapporto  sulle  ricerche  del  1902  «  Resti  dell'et£ 
inicenea  scoperti  ad  Haghia  Triada  presso  Phaestos  »  ne'  Mon.  Ant. 
delVAccad.  d.  Lineei,  Vol.  XIII°-1903. 


DI  ALCUNI  CRITERII  INCERTI  NELLA  PALETNOLOGIA          27 

cheologici  di  circa  due  metri  di  spessore. »  Cosi  F  Halbherr  (1.  c.). 
Gli  scavi  pertanto  sapientemente  deliberati,  furono  cominciati 
con  Fapertura  di  circa  ottanta  pozzi  e  due  grandi  trincee,  fra 
la  meta  di  maggio  e  la  meta  di  giugno  1902,  e  con  essi  si 
fece  chiaro  che  nella  parte  occidentale  della  catena  festia 
v'era  gi&  dall'et&  micenea  un  palazzo  meno  grande  e  mae- 
stoso di  quello  di  Phaestos,  o  piuttosto  una  villa  principesca, 
con  la  veduta  del  mare,  del  flume  che  Faggira,  della  pianura 
di  Dibaki  e  delle  montagne  dell;  Ida.  L'  Halbherr  che  noi  se- 
guiamo  fedelmente  in  questa  narrazione  e  descrizione,  chiama 
gli  avanzi  di  questa  costruzione  Villa  Micenea  di  Haghia 
Triada. 

DelFarchitettura  della  costruzione  e  delle  singole  parti 
che  la  compongono,  nulla  si  puo  ancor  dire  di  certo  perch6 
gli  scavi  sono  appena  iniziati,  e  F  Halbherr  non  ne  avrebbe 
parlato  se  non  dopoch6  la  collina  fosse  stata  interamente  sca- 
vata.  Ma  la  suppellettile  venuta  in  luce  in  cosi  breve  tempo, 
6  di  tanta  importanza  per  gli  studii  della  primitiva  civilta 
egea,  ch'egli  deliberava  di  farla  tosto  conoscere  agli  archeo- 
logi,  dandone  una  rassegna  descrittiva  e  figurata,  e  nelFor- 
dine  di  tempo  in  cui  fu  rinvenuta. 

A  quel  che  pare,  la  costruzione  6  a  sostruzioni  o  terrazze 
come  a  Knossos  e  a  Phaestos,  ma  non  si  riscontrano  qui  i 
grandi  cortili  e  i  piazzali  di  quei  due  Palazzi.  A  giudizio 
delF  Halbherr  e  stando  a7  ricordi  omerici  della  villa  di  Laerte 
e  del  palazzo  di  Alcinoo,  i  lati  nord  ed  owest  delFedificio  do- 
ve vano  dare  sugli  orti  o  giardini  dacche  il  declivio  da  quella 
parte  e  piu  lieve  e  raggiunge  i  canali  derivati  dal  fiume. 
Anche  ne'  muri  finora  scoperti,  si  nota  la  stessa  materia  ed 
arte  che  fu  descritta  trattando  dei  Palazzi  di  Knossos  e  di 
Phaestos,  cio6  grandi  massi  parallelepiped!  di  calcare  disposti 
a  fllari  orizzontali  nelle  fondamenta  e  dove  sostengono  il  peso 
de'  piani  superior! ;  gli  altri  muri  sono  formati  con  materiale 
minuto  e  cemento  di  malta  cretacea. 

Lasciamo  di  parlare  della  disposizione  delle  parti  e  della 
loro  destinazione,  perciocche  gli  scavi  tuttora  continuano  e 


28          DI   ALCUNI   CR1TERII   INCERTI  NELLA   PALETNOLOGIA 

il  riscontro  con  gli  altri  palazzi  micenei  cretesi,  non  sembra 
qui  corrispondere,  come  a  cagion  d'esempio/  quello  de'  ma- 
gazzini  e  delle  dispense  non  allineate  ma  raccolte,  secondo 


Fig.  1  a  e  &.  VASO  IN  STEATITE  NERA. 

T  Halbherr,  nell'angolo  sud-owest  dell'edificio.  II  megaron 
scoperto  a  25  metri  circa,  dall'angolo  nord-owest  della  chiesa 
6  piccolo,  ma  le  pareti  son  rivestite  di  grandi  lastroni  dj 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA   ANTICA  29 

gesso,  come  di  gesso  e  pure  il  sedile  che  va  loro  in  giro. 
All7  ingresso  della  parete  di  nord  si  trovarono  accanto  agli 
stipiti  due  candelabri  di  pietra,  e  un  altro  presso  I'estremita 
del  sedile.  Questi  candelabri  sono  simili  a  quelli  delle  tombe 
di  Micene  e  ad  altri  di  Knossos  e  di  Phaestos.  La  loro  forma 
e  di  colonnette  a  fusto  cilindrico  rastremato  in  alto  e  in  basso, 
con  base  a  cono  tronco  e  da  capitello  fa  la  lucerna,  un  vaso 
cioe  poco  incavato  e  il  cui  labbro  ha  due  larghi  solchi  per 
i  lucignoli.  Degno  d'essere  ricordato  fra  gli  altri  trovamenti 
di  Haghia  Triada  e  un  bacino  (lekane)  di  pietra  calcare  scura 
che  THalbherr  giudica  essere  «  il  piu  grande  e  il  piu  bello 
de'  vasi  in  pietra  d'uso  comune  rinvenuti  nei  saggi  di  Haghia 
Triada  ».  II  suo  diametro  e  di  m.  0,63,  la  spessezza  varia 
fra  m.  0,02  e  m.  0,03,  e  la  profondita  di  m.  0,23. 

Un  altro  oggetto  trovato  ad  Haghia  Triada,  e  il  vaso  in 
steatite  nera(fig.  1  a  e  &)delquale  abbiamo  fatto  menzione  come 
del  piu  prezioso  cimelio  che  sia  venuto  in  luce  «  nell'esplora- 
zione  degli  strati  micenei  nell'isola  e  fuori ».  L'Halbherr  infatti 
cosl  si  esprime :  «  II  particolare  carattere  e  la  complessivita 
della  composizione,  la  finezza  e  la  perfezione  del  lavoro  danno 
a  questo  piccolo  cimelio  un'  importanza  forse  maggiore  di 
quella  che  non  abbiano  le  coppe  d'oro  di  Vaphio  ed  i  fram- 
menti  d'argento  colla  scena  dell'assedio  trovati  nella  quarta 
tomba  di  Micene.  »  Prima  di  descriverlo  facciamo  notare  che 
ilBosanquet  non  manifesta  la  stessa  ammirazione  dell'Halbherr 
per  questo  vaso,  ma  lo  descrive  brevemente  e  solo  riconosce 
che  la  scena  vi  e  rappresentata  al  vivo  come  nella  pittura 
murale  del  gatto  che  da  la  caccia  a  un  uccello,  o  1'altra  d'una 
lepre  che  attraversa  rapidamente  un  prato,  e  i  boschi  e  le  rupi 
dipinte  in  maniera  naturalissima.  Anche  per  Tinterpretazione 
del  soggetto  non  convengono  i  due  archeologi,  dappoiche 
THalbherr  vi  vede  il  ritorno  da  una  fortunata  scorreria  e 
nelTuomo  portato  sulle  spalle,  un  prigioniero  ;  doveche  per 
il  Bosanquet,  atteso  il  vestito  leggiero  del  gruppo,  si  sarebbe 
piuttosto  tentati  di  riconoscervi  un  festino  della  mietitura, 
e  nelle  forcine  a  tridenti  che  essi  portano,  i  Opfraxes  o  forcine 


30          DI  ALCUNI   CRITERII  INCERTI   NELLA   PALETNOLOGIA 

da  ventilare,  le  quali  sono  tuttora  chiamate  a  Greta  Otpvaxia  *fc 
Nel  rimanente,  T  Halbherr  ci  avvisa  che  il  suo  collega,  il 
prof.  Savignoni,  nella  Memoria  illustrativa  sul  vaso  di  Haghia 
Triada,  esporra  altri  confront!  co'  tridenti  o  lance  a  quattro 
o  cinque  punte,  sopra  un'area  ben  piu  viciria  dell'  indicata 
da  lui,  cioe  deir  «  Arcipelago  della  Nuova  Bretagna  e  d'altre 
isole  della  Polinesia,  i  cui  indigeni  non  sono  ancora  usciti 
dall'et&  della  pietra  ».  Daremo  ora  la  descrizione  del  vaso 
prendendola  dall'Halbherr  e  quasi  sempre  con  le  sue  stesse 
parole,  e  poscia  diremo  della  interpretazione  del  Savignonu 
II  vaso  dunque  consta  di  tre  parti,  T  ultima  delle  quali 
manca:  il  collo  e  la  parte  superiore  del  corpo  combaciano 
ad  incastro  e  misurano  m.  0,10  di  altezza;  col  diametro  di 
m.  0,115.  La  composizione  figurata  comprende  ventisette  fi- 
gure di  uomini  disposti  a  gruppi  e  che,  secondo  1'  Halbherr  r 
«  sembrano  ritornare  da  una  battaglia  ».  II  capitano  o  l'ava£ 
a  capo  scoperto  e  con  lunga  chioma  precede :  ha  il  petto  co- 
'razzato  e  stringe  in  mano  un  lungo  bastone  o  scettro  a  ma- 
nico  ricurvo  poggiato  sopra  la  spalla.  Gli  vengono  dietro  a 
due  a  due  i  guerrieri  in  marciata,  armati  di  lunghe  aste  a 
tre  punte,  e  al  posto  della  immanicatura  di  queste  con  quelle 
e  fissata  un'ascia  acuminata  e  alquanto  ricurva  ad  uncino. 
Cotesti  guerrieri  dell'  Halbherr,  mietitori  del  Bosanquet,  hanno 
un  costume  semplice:  un  berretto  in  capo  d'una  forma  si- 
mile a  quello  di  combattenti  asiatici  negli  affreschi  tebani 
della  XIX  dinastia,  dove  G.  Max  Miiller  vede  de'  Beduini  del 
deserto,  e  la  copertura  del  capo  fatta  con  fazzoletti  avvolti 
a  modo  di  turbanti,  i  quali  sono  tuttora  in  uso  a  Greta  (aa- 
pcxia) ;  cio  che  T  Halbherr  non  ammette.  Petto  e  braccia  nudi, 
e  solo  han  coperta  la  natura  con  uno  o  due  giri  di  cintura, 
a  guisa  di  borsa  nella  parte  anteriore,  e  libera  e  svolazzante 
di  dietro.  I  femori  sembrano  protetti  da  cosciali  di  cuoio  ov- 
vero  di  lamina.  Dopo  queste  prime  quattro  coppie  seguono 


A  BOSANQUET,  Archaeology  in  Greece,  1901-1902,  nel  Journ.  of  HelL 
Studies,  Vol.  XXI. 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTIC  A  31 

tre  figure  col  capo  ricciuto  e  bocche  spalancate,  gridando  o 
cantando  e  che  1'Halbherr  non  sa  dire  se  sieno  schiavi  o 
prigionieri,  mentre  va  loro  innanzi  la  figura  d'un  altro  e 
nello  stesso  atteggiamento  agitando  un  sistro.  Succede  quindi 
un  drappello  di  sei  coppie  col  suo  capitano,  e  fra  le  prime 
quattro  e  le  due  si  scorge  un  soldato  caduto  o  prigioniero, 
alzare  la  testa  in  atto  di  supplichevole,  mentre  un  guerriero 
della  quarta  coppia^  &  rivolto  indietro  verso  i  compagni  per 
incitarli  a  marciare. 

Da  questa  descrizione  si  resta  incerti  se  qui  abbiamo  una 
scena  di  vera  gente  d'armi  che  ritorna  da  una  razzia,  ov- 
vero  una  rappresentazione  che  la  imiti  a  tutt'altro  scopo, 
come  opina  il  Bosanquet,  il  quale,  come  dicemmo,  stima  trat- 
tarsi  d'un  festino  della  mietitura.  Noi  saremmo  inclinati  a 
ritener  piii  probabile  la  costui  spiegazione  che  non  la  prima 
perciocch6  i  guerrieri  dell'  Halbherr  mezzi  nudi  con  gli  oc- 
chi  bassi  e  che  si  direbbero  chiusi,  e  gli  schiamazzatori  e 
le  forcine  a  tridenti  e  il  gran  sistro,  ci  sembrano  dare  in- 
nanzi 1'aria  di  una  festa  campestre  di  agricoltori,  che  un  al- 
legro ritorno  di  guerrieri  da  una  scorreria.  Anche  quell'ava? 
o  capitano  a  capo  scoperto,  non  mi  torna,  mentre  i  suoi 
guerrieri  lo  portano  difeso  dal  berretto. 

Per  il  prof.  Savignoni  *  le  armi  de'  guerrieri  sono  vere 
armi.  Le  figure  degli  urlanti  sono  di  donne  libiche  perch6 
nella  Libia,  secondo  Erodoto,  v'erano  donne  che  sapevano 
1'arte  dell'ululato.  Noi  ammirando  1'erudizione  del  ch.  au- 
tore,  non  intendiamo  le  sue  interpretazioni.  Nell'ava^  e  ne'  suoi 
uomini  v'  6  poco  di  guerriero,  le  armi  loro  sono  ambigue.  Non 
e  necessario  di  fare  intervenire  donne  libiche  per  avere  degli 
schiamazzatori:  n6  in  queste  stesse  donne  v'e  un  menomo 
indizio  del  sesso  comech6  si  affermi  che  le  donne  libiche 
portavano  abiti  di  cuoio.  La  corazza  che  schematicamente 
sembra  a  squame,  puo  ben  esser  una  pelliccia  di  pastore. 

1  Cfr.  SAVIGNONI,  II  vaso  di  Eaghia  Triada,  ne'  Mon.  Ant.  del  It. 
Lincei,  Vol.  XIII-1903.  p.  78  segg. 


32          DI  ALCUNl   CRITERII   INCERTI  NELLA  PALETNOLOGIA 

Mentre  scriviamo  (aprile  1903)  giungono  lettere  dell'Halb- 
herr  da  Haghia  Triada  con  lieti  annunzii  d'altre  e  piii  me- 
ravigliose  scoperte,  di  un  deposito  di  verghe  o  pani  di  bronzo 
d'un  frammento  di  vaso  della  stessa  tecnica  del  test&  descritto 
ma  con  diverse  rappresentazioni  di  guerrieri  coperti  da  scudi 
e  con  elmi  e  d'altri  preziosi  trovamenti,  de'  quali  si  potra 
tener  conto  quando  se  ne  sara  pubblicata  la  relazione  uffi- 
ciale.  Di  che  segue  pertanto  che  la  nostra  descrizione  delle 
scoperte  cretesi  debbasi  necessariamente  considerare  come 
provvisoria  e  che,  d'altra  parte,  anche  come  tale,  rende  ai 
lettori  1'utile  conoscenza  e  il  piacere  che  ne  deriva,  de'suc- 
cessivi  ragguagli  intorno  gli  scavi  e  le  scoperte  della  scuola 
italiana  a  Greta. 

Gi  resta  a  dire  con  brevita,  delle  iscrizioni  o  delle  tavo- 
lette  iscritte  rettangolari  e  delle  targhette  discoidali  o  rotel- 
line  di  argilla  cotte  al  fuoco  e  iscritte  con  una  punta  prima 
della  cottura  (fig.  2).  Se  ne  rinvennero  un  po'  pertutto.  Alia 
profondita  d'un  metro  circa,  dal  livello  del  campo  apparvero 
due  tavolette  ben  conservate,  un'altra  in  due  pezzi  e  danneg- 
giata,  due  frammenti  piccoli  e  cinque  targhette  circolari.  Altre 
iscrizioni  si  ebbero  nella  stanza  cosiddetta  de;  Sigilli.  Si  6  no- 
tato  che  la  maggior  parte  de;  segni  appartengono  alia  scrittura 
lineare  tanto  a  Phaestos  e  ad  Haghia  Triada,  quanto  a 
Knossos,  a  Zakro  e  a  Palekastro  di  Sitia,  il  che  vuol  dire  che 
la  scrittura  lineare  si  estese  a  tutta  la  parte  orientale  del- 
1'isola.  Uno  studio  comparative  de'  segni  lineari  che  presen- 
tano  le  iscrizioni  de'  Palazzi  festii  e  di  Haghia  Triada  con 
quelli  di  Knossos,  non  tutti  finora  pubblicati,  sark  senza 
dubbio,  necessario  a  fin  di  accertare  I'uniformita  o  identita 
fra  loro,  ovvero  se  vi  sia  stata  sin  dal  principio  diversita  e 
varieta  nei  segni  della  regione  orientale.  E  similmente  fa  me- 
stieri  esplorare  la  parte  occidentale  dell'  isola,  se  vi  sia  stata 
la  scrittura  medesima  e  cosi  conchiudere  che  la  scrittura  mi 
cenea  prefenicia  e  preellenica  fu  comune  a'  Gretesi,  e  con 
la  scrittura  altresi  1'  idioma,  salvo  le  differenze  dialettali. 

A  Knossos  come  a  Phaestos  ed  ad  Haghia  Triada,  non  e 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  "        33 

raro  che  fra'  segni  linear!  delle  iscrizioni  vi  si  scorgano  anche 
de7  pittogrammi  cio6  dire  de;  geroglifici  o  disegni  ideografici. 
L'Evans  ravvisa  parimente  nelle  iscrizioni  di  Knossos  qualche 


Fig.  2.  ISCRIZIONE  CRETESE. 

afflnita  fra  certi  loro  segni  e  quelli  del  sillabario  cipriotto, 
e  di  Phylakopi.  II  simile  si  osserva  a  Phaestos  e  ad  Haghia 
Triada.  Pare  nondimeno  che  il  modo  di  rappresentare  i  nu- 
meri  sia  lo  stesso  qui  come  in  Egitto. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  3  26  dicembre  1903. 


34         f>l   ALGUNI   CRITERII   INCERTI   NELLA   PALETNOLOGIA 

Nella  stanza  cosiddetta  de'  Sigilli,  si  son  ricuperati  col 
vaglio  della  terra,  piii  di  450  sigilli  o  cretule,  con  Timpres- 
sione  di  un  anello,  d'una  gemma  o  d'una  galopetra,  contra- 
segnate  quasi  sempre  con  una  lettera  o  un  nesso  di  scrittura 
lineare,  inciso  con  punta  prima  della  cottura.  Esse  sono  cosi 
descritte  dall'Halbherr :  «  Sono  piccoli  nuclei  d'argilla  molto 
fina  impastata  colle  dita  a  forma  di  rozza  piramiduccia  trian- 
golare  o  di  cono  tronco  o  di  mandorla  o  ghianda  missile; 
bucati  da  una  parte  in  modo  da  dar  passaggio  ad  uno  spago 
o  ad  un  fascetto  di  fibre  vegetali,  forse  papiracee,  di  cui  si 
servivano  ad  assicurare  il  nodo  o  le  estremita  raggomitolate, 
precisamente  come  fanno  le  bolle  di  cera  nei  nostri  vecchi 
documenti  o  le  moderne  impiombature  delle  merci.  » 

Anche  nel  Palazzo  di  Knossos  e  negli  scavi  di  Gurnia  nel- 
r  istmo  di  Hierapytna,  fatti  da  Miss  Boyd,  furono  trovati  si- 
mili  sigilli,  ma  il  deposito  piii  ricco  fu  quello  scoperto  dal- 
1'Hogarth  a  Zakro  l.  Senonch6  in  questi  sigilli  di  Zakro  tanto 
per  la  forma  delle  cretule  quanto  per  alcune  rappresentazioni 
decorative,  le  analogic  sono  grand!  co'  sigilli  di  Haghia  Triada. 
A  che  fine  servissero  cotesti  sigilli  che  si  son  trovati  in  gran 
numero  e  in  massa  riuniti  a  Knossos,  a  Phaestos,  ad  Haghia 
Triada  come  a  Zakro,  non  si  sa  bene,  e  pero  non  si  possono 
fare  che  conge tture  ed  ipotesi.  L'Halbherr  opina  che  fossero 
post!  in  iscrigni  con  oggetti  a'  quali  si  riferisce  la  scritta. 

Veniamo  ora  agli  affreschi  scoperti  a  nord-est  della  stanza 
de'  Sigilli  e  poco  lontano  dal  corridoio  del  megaron.  L'im- 
presa  di  ricuperarli,  di  metterne  insieme  i  frammenti,  di  li- 
berarli  per  quanto  era  possibile  dalle  tracce  dell7  incendio  e 
dell'umidita  e  applicarvi  1'  ingessatura  che  serviva  a  levarli, 
si  deve  alia  perizia  grande  del  formatore  del  Museo  di  Candia, 
Giovanni  Zografaki. 

I  soggetti  delle  pitture  che  decor avano  le  sale  apparten- 
gono  quasi  tutti  al  paesaggio,  e  alle  scene  di  cacce  e  di  ani- 


1  HOGARTH,    The   Zakro   Sealings,  nel    Journ.    of  hell.   Stud.    Vol. 
XXII,  1902. 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  35 

mail,  a  piante  erratiche  e  a  fiori.  Lo  stile  che  nel  Palazzo 
di  Knossos  e  simile  all'egizio  o  riproduce  scene  e  piante 
egizie,  ad  Haghia  Triada,  al  contrario,  tutto  vi  e  locale  ed 
indigeno,  particolarmente  nella  rappresentazione  di  certe 
scene,  le  quali  tuttoche  abbiano  riscontro  nella  pittura  egizia, 
sono  nondimeno  trattate  con  altra  intonazione  e  vivacita  di 
stile.  Considerata  pertanto  in  se  stessa  T opera  del  decoratore 
cretese  di  Haghia  Triada,  merita  certamente  lode,  sebbene 
non  puo  dirsi  priva  di  molti  difetti  per  Tignoranza  della  pro  - 
spettiva  e  il  fare  schematico  nel  dipingere  rocce  e  piante 
erratiche  come  p.  e.  1'edera.  Ma  finora  non  abbiamo  fra  le 
pitture  di  Haghia  Triada  se  non  1'affresco  d'una  sola  flgura 
umana  ed  ancor  questa  mal  conservata  e  guasta  dal  fuoco 
e  quasi  del  tutto  annerita.  Se  ne  puo  leggere  la  descrizione 
accurata  presso  THalbherr  che  la  giudica  la  piu  ragguardevole 
rappresentariza  della  dea  seduta,  nota  sulle  gemme  e  gli  anelli 
di  Micene  e  di  Greta,  ma  qui  di  grandezza  naturale  (m.  1,46 
per  m.  1,25)  e  percio  se  ne  puo  studiare  con  certezza  il  co- 
stume, la  foggia  delle  vesti  e  il  di  verso  colore  delle  parti. 
Un  altro  capo  di  suppellettile  che  merita  d'essere  cono- 
sciuto,  e  quello  de'vasi  in  pietra,  la  cui  collezione  e  dive- 
nuta  cospicua  per  i  trovamenti  di  Haghios  Onuphrios,  di 
Knossos  e  del  Palazzo  della  terza  acropoli  di  Phaestos.  Di- 
cemmo  gia  delle  lucerne  in  pietra  e  del  vaso  a  rilievi,  ed 
ora  indicheremo  quello  in  calcare  rossastro  con  venature  az- 
zurrognole.  Esso  ha  forma  di  cono  faccettato,  rigonfio  verso 
il  mezzo  e  bucato  in  fondo.  Vasi  come  questo  ma  di  pro- 
porzioni  minori  diede  Knossos.  La  bocca  era  unita  per  il 
labbro  ed  il  ventre  del  vaso  all'ansa  metallica  e  vi  se  ne  veg- 
gono  ancora  i  buchi  delle  bullette.  Un  bicchiere  grande  a 
forma  di  calice  in  calcare  bianco  con  macchie  e  venature 
azzurrognole  somiglianti  a'  bicchieri  di  alabastro  e  anche  di 
mar  mo  della  XII  dinastia.  Di  pari,  il  vaso  piriforme  di  ala- 
bastro con  bocca  stretta  e  labbro  in  aggetto,  ha  riscontro 
con  un  vaso  di  alabastro  della  ricordata  dinastia.  Due  vasi 
globulari,  uno  di  marmo  ed  e  il  piu  grande,  manca  di  anse, 


36          DI   ALCUNI   CRITERII  INCERTI   NELLA   PALETNOLOGIA 

Taltro  in  serpcntino  invece  d'anse  presenta  due  sporgenze. 
Anche  queste  forme  son  comuni  in  Greta  e  si  conoscono  in 
Egitto  dalla  IV  alia  VI  dinastia.  Un  mortaio  in  serpentine  d 
forma  comune  a  Greta  e  in  Egitto,  ed  uno  piccolissimo  ed 


Fig.  3.  STATUETTE  CRETESI. 

elegante  della  stessa  pietra  forse  utile  a  contenere  qualche 
cosmetico  del  mondo  muliebre. 

Di  vasi  in  terra  cotta  raccolti  ad  Haghia  Triada  in  fram- 
menti,  nulla  v'e  di  particolarmente  notevole,  salvo  il  pithos. 
Ma  della  ceramiea  di  Phaestos  si  aspetta  la  relazione  del 
dott.  Pernier. 

I  bronzi  cli  Haghia  Triada  sono,  in  generale,  utensili  d'uso 
comune.  Ora  poi  sono  state  scoperte  verghe  (lingots)  di  rame 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  37 

contrassegnate  e  identiche  per  la  forma  a  quelle  di  Cipro  e 
della  Sardegna.  Si  hanno  seghe,  asce  e  scalpelli  di  questo 
metallo. 

Dobbiamo  far  un  cenno  particolare  della  numerosa  sup- 
pellettile  di  due  sacelli  che  furono  scoperti,  1'uno  all'estre- 
mita  del  piccolo  Palazzo  d'Haghia  Triada,  quello  di  nord-est, 
probabilmente  fuori  e  Taltro  interno.  Non  se  ne  conosce  an- 
cora  la  forma  perch6  lo  scavo  non  e  terminate .  La  suppel 
lettile  del  sacello  interno  sembra  piu  antica,  quella  dell'altro, 
piu  recente.  V'e  grande  somiglianza  fra  la  stipe  del  primo 
e  quella  che  1'Evans  scopri  nel  santuario  del  Palazzo  di 
Knossos  (fig.  3).  Si  tratta  di  una  quantita  di  idoli  in  terracotta 
rappresentanti  figure  muliebri  come  tanti  altri  trovati  altrove 
nella  stessa  isola  e  somigiianti  per  la  loro  rozzezza  a  quelli 
delle  isole,  di  Micene  e  de'  deposit!  di  Prinia  e  di  Gurnia.  L'al- 
tezza  loro  va  da  m.  0,07  a  m.  0,10.  Uno  fra  questi  idoletti  sem 
brerebbe  essere  il  principale  e  rappresentava  la  divinita  tu- 
telare  del  santuario,  in  quanto  che  sia  per  la  forma  e  sia 
per  le  proporzioni  si  distingue  dalla  turba  degli  altri.  La  fi- 
gura  e  la  stessa  della  dea  seduta.  L'animale  sacro  ad  essa 
e  la  colomba  e  in  questo  come  nel  sacello  esterno  si  son 
trovate  delle  colombe  in  terracotta.  Fra  tutti  gli  oggetti  di 
questo  deposito  sono  notevoli  una  testina  e  due  piccoli  torsi 
con  tipo  non  cretese,  ma  libico,  secondo  THalbherr. 


IL  CARBONARISMO 

ED  1  CIISTITUTI  Dl  SILVIO  PELIICO  E  Dl  PIETRO  MAROXCELLt 


I. 


Le  sette  che  pullularono  in  Italia  nel  decorso  degli  anni 
1821-1831,  e  per  cio  che  riguarda  ii  loro  numero  e  per  cio 
che  si  riferisce  alia  loro  influenza  sugli  storici  avvenimenti  di 
que'  tempi,  hanno  una  tale  importanza,  che  senza  lo  studio 
di  esse  non  si  puo  scrivere  nonche  comprendere  la  storia 
di  quel  periodo  dell'evo  contemporaneo.  Esse  comporigono 
strettamente  il  substratum  e  fui  per  dire  T  ossatura  dei 
grandi  rivolgimenti,  che  hanno  preceduto  e  cagionato  lo  stato 
presente  politico  e  nazionale,  e  si  puo  aggiungere  progres- 
sive, dell'Italia  unita  in  regno  costituzionale,  di  cui  ora  go- 
diamo  il  regime,  o  in  quelle  forme  governative  che  Tav ve- 
nire le  riserva. 

Uno  studio  dunque  prettamente  storico  sulle  operazioni 
delle  societa  secrete,  loro  genesi,  nomi,  numero,  diramazioni, 
centri,  e  massimamente  sullo  scopo,  verso  la  cui  assecuzione 
que'  cospiratori  rivolgevano  i  desiderii  ed  aguzzavano  i  pu- 
gnali,  uno  studio  cosiffatto  riuscirebbe  della  massima  utilita. 
Ma  incontra  una  difficolta  di  esecuzione  del  tutto  straordi- 
naria,  e  forse  insuperabile  almeno  da  una  persona  sola,  per 
piu  ragioni. 

Per  la  prima  cosa  la  maggior  parte  degli  idoli  effigiati 
nelle  gallerie  a  stampa  de'  pantheon  e  de'  martirologi,  per 
uno  studio  di  quella  fatta  perderebbero  Taureola,  il  colore,  e 
forse  la  pasta  stessa  del  loro  metallo.  Da  un  tale  motivo  deriv6> 
la  cura  speciale  di  tener  nascosti,  ne'  regii  archivii  di  Stato,. 


IL   CARBQNARISMO   ED   I   COST1TUTI   DI   SILVIO   PELLICO       39 

i  document!  numerosi,  lasciativi  dai  govern!  caduti,  in  numero 
grande  ed  estremamente  important!.  Sono  tali  i  regolamenti 
onde  viene  regolata  quella  parte  burocratica  degli  archivii  di 
Stato,  che  la  consultazione  delle  carte  ivi  rinserrate  diventa 
una  impresa  erculca  addirittura.  Ci  vuole  la  facolta  del  mi- 
nistro  delFInterno,  perch6  si  tratta  di  atti  riservati,  confi- 
•denziali,  riservatissimi  sin  dalVorigine:  e  questa  facolta 
ministeriale  si  concede,  o  non  si  concede,  naturalrnente,  se- 
condo  Tindicazione  del  colore  che  il  chieditore  porta  scritto 
sulla  fronte.  Se  irivocate  il  doppio  titolo  di  diritto  comime 
<dell'apertura  degli  archivii  al  pubblico,  e  della  facolta  di 
consultare  gli  atti  di  avvenimenti  lontani  da  noi  lo  spazio 
di  70  anni :  vi  si  risponde  cio  essere  vero,  ma  per  gli  arti- 
ooli,  71,  74  del  regolamento,  e  per  la  legge  del  27  maggio  1875, 
numero  tale  e  tale...,  quella  facolta  trovarsi  vincolata.  IL  che 
vuol  dire,  che  il  colore  della  vostra  fronte  e  nero.  Infatti 
nel  medesiino  tempo  si  veggono  altri  privilegiati  ammessi  a 
godere  di  quella  grazia  a  voi  negata,  i  quali  poi  nello  spac 
ciare  i  frutti  delle  loro  ricerche,  ricantano  in  altro  tono  le 
medesime  storie,  ritessono  le  passate  leggende,  e  nel  regolare 
1'andamento  della  pubblica  opinione  la  fanno  da  maestri  di 
€appella.  E  cosl  la  liberta,  il  progresso  degli  studii,  lo  studio 
delle  verita  storiche  d'importanza  massima,  divenuti  monopo- 
lio,  non  hanno  spaccio  se  non  con  il  marchio  speciale  della 
privativa  e  della  gabella.  E  siamo  in  tempi  di  liberta,  e  di 
governi  dalle  istituzioni  liberali !  La  storia  dira,  che  le  isti- 
tuzioni  assolute  erano  piii  liberali,  perche  almeno  erano 
schiette,  e  perch6  sotto  il  loro  regime  Tarbitrio  ed  il  mono- 
polio  non  erano  vestiti  d'ipocrisia  *. 


1  ALBSSANDRO  Luzio  cosi  esordisce  nella  prefazione  del  suo  libro 
llprocesso  Pellico-Maroncelli,  secondo  gli  atti  officiali  segreti  (Milano.  1903): 
«  Gli  atti  processuali  del  '21  possono  rassomigliarsi  a  una  selva  selvag-- 
gia,  rirnasta  inesplorata  (pel  sacro  terrore  che  ispira)  anche  dopo  ces- 
sato  il  divieto  di  legge  che.  la  rendeva  inaccessible.  Parecchi  privile- 
giati poterono  penetrarvi  gia  prima  che  spirasse  il  termine  di  70  anni .... 
•(p.  7).  »  Queste  parole  ci  hanno  1'aria  di  una  vera  canzonatura.  Sona 


40      IL   CARBONARISMO  ED   1   COSTITUTI   DI   SILVIO   PELLICO 

Una  seconda  difficolta  di  trattazione  riguarda  la  natura 
stessa  delle  sette.  Erano  varie,  e  designate  con  varii  nomi ; 
non  erano  tutte  concordi,  almeno  per  qualche  tempo ;  il 
provincialismo  vigeva  in  alcune,  in  altre  volevasi  il  nazio- 
nalismo,  ma  non  si  conveniva  intorno  alle  forme  costituzio- 
nali ;  alcune  erano  sanguinarie,  empie,  ferocissime ;  altre 
invece  piu  moderate,  piu  ragionevoli. 

Ora  il  lavorio  intestino  settario,  incessante  ma  di  verso- 
per  intendimento  di  fine  e  di  mezzi,  si  agito  per  entro  le 
tenebrose  latebre  delle  congreghe  de'  carbonari  e  de'  guelfi 
e  degli  adelfi  per  tutto  lo  spazio  degli  anni  1816-1820:  nel 
1821  si  trovarono  tutte  consenzienti  nella  tendenza  e  nel- 
1'aspirazione  ad  uno  scopo  comune. 

Napoli  fu  la  prima  culla  del  carbonarismo.  I  soldati  di 
Gioacchino  Murat,  e  massimamente  gli  ufficiali  ne  sparsero 
i  primi  semi  nelle  Marche  negli  anni  1813-1814.  Dalle  Mar- 
che  la  fuliggine  carbonica  si  propago  nelle  Legazioni  e- nella 
Romagna,  nelle  quali  region  i  gia  trovavasi  la  semente  de- 
positata  dai  comuni  propagatori,  ossia  dai  soldati  di  Murat. 

I  primi  proseliti  della  tremenda  setta  furono  gli  antichi 
militari  napoleonici  o  muratiani,  e  gli  antichi  impiegati, 
ne'  quali  per  una  doppia  ragione  il  carbonarismo  trovo 
acconci  suppositi.  Ossia  erano  tutti  antichi  massoni,  e  tutti 


sei  anni,  che  chi  scrive  queste  pagine,  senza  sperimentare .  alcun sacro 
orrore  per  quella  selva  selvaggia,  chiese  sei  volte  la  facolta  di  potervr 
penetrare,  e  non  ottonne  quella  non  so  se  grazia  o  giustizia.  E  d'altra 
parte  il  titoio  di  questo  libro  ci  era  cagione  a  sperare,  che  il  nuovo  pri- 
vilegiato  Alessandro  Luzio  ci  desse  qualche  cosa  di  nuovo,  ma  siamo 
rimasti  delusi.  Questo  volume  di  pp.  569  in  8°  grande  ha  di  nuovo  \\ 
primo,  e  solo,  costituto  di  Pietro  Maroncelli,  pubblicato  con  1' intendi- 
mento esplicito  della  « rivendicazione »  di  quello  svelatore  di  Silvio 
Pellico.  II  rimanente  versa  intorno  a  cose  conosciute,  o  scucite  dai  sog- 
getto  indicate  dai  titoio  del  libro,  o  si  compone  di  relazioni  del  Salvotti, 
le  quali  ne  forrnano  il  nerbo  principale.  Diciamo  schietto  checioeuna 
disillusions,  siamo  stufi  di  tanto  Salvottismo !  Senza,  i  costituti  del  Ma- 
roncelli e  del  P(  llico.  con  tutte  le  relazioni  del  Salvotti,  il  libro  del  Luzio 
e  un  gran  quadro  con  grande  cornice,  ma  senz.a.pittura ! 


E   Dl   P1ETRO   MAKONCELLI  41 

senza  impiego  :  ecco  1'origine  vera  e  principale  della  setta 
carbonica,  della  sua  estensione,  e  de'suoi  fervori  l. 

II  suo  scopo,  almeno  siccome  termine  di  partenza,  fu 
comune  a  tutte  le  sette  ed  a  tutte  le  province  :  ed  era  Tab- 
battimento  del  govern!  assoluti,  detti  della  ristaurazione  *. 

L'intendimento  finale  ossia  la  nuova  foggia  di  governo  da 
sostituirsi  all'antico,  ed  i  mezzi  per  conseguirlo,  variarono 
secondo  le  indoli  de'  caporioni,  delle  province,  e  de'  tempi. 
Nelle  sette  degli  Stati  pontificii  la  foggia  di^governo,  a  cui 
aspiravasi  dopo  la  distruzione  della  monarchia  papale,  non 
ebbe  forme  distinte  e  definite.  Queste  non  furono  discusse 
ed  ammesse  se  non  dopo  che  i  varii  capi  carbonari,  adu- 
nati  in  Bologna  nel  1816,  divisero  la  carboneria  in  due  parti. 
La  prima,  composta  de'  maggiorenti  carbonari,  continue  ad 
avere  il  nome  di  Guelfia,  o  cavalieri  guelfi,  e  la  sua  costi- 
fcuzione  fu  nota  col  nome  di  latinismo,  per  il  che  i  corifei 
della  setta  presero  i  nomi  latini  di  Spartaco,  Catone,  Bruto, 
eccetera.  L'altra  parte  fu  composta  dalla  plebe  carbonaresca, 
<i  cui  fu  dato  il  nome  di  turbo,,  la  quale  abbracciava  varie 


1  «  Erano  i  malcontent!,  i  declasses :  ex  impiegati,  ex  magistrati,  ex 
tsoldati  del  governo  napoleonico,  professionisti,  letterati,  fornitori  avidi, 
preti  e  frati  libertini,  gente  che  nei  restaurati  govern!  si  trovavano  piu 
o  meno  a  disagio,  mentre  nel  regime  caduto  vedevano  la  Joro  posizione 
e  la  loro  fortuna  ;  condotti  a  rimpiangere  in  esso,  oltre  all'  ambiente 
piu  libero  e  certamente  piu  moderno,  le  cariche,  gli  onori,  i  subiti  gua- 
dagni,  i  lauti  stipendi  perduti,  non  che  la  possibilita  di  ottenerli,  e 
portati  quindi  a  cospirare,  la  piu  parte,  non  come  i  patriotti  del  tempi 
posteriori,  per  un  ideale  ingenuo  ed  entusiasta,  ma  sopratutto  per  la  pro 
spettiva  del  loro  personale  tornaconto.  »  D.r  SPADONI,  Alle  origini  del 
risorgimento,  (Macerata,  1901),  p.  6. 

1  Nel  principio  della  requisitoria,  e  conclusione  giudiziale  sul  conte 
Orselli  di  Forli  e  3  a-ltri  correi,  il  Salvotti,  dopo  1'escussione  di  piu  di 
cinquanta  iniziati,  scriveva  (maggio  1823)  :  «  Lo  scopo  della  carbone  • 
ria,  risultante  dagli  scritti  che  su  questa  societa  possediamo,  era  quello 
d'un  feroce  repubblicanismo.  La  distruzione  dei  monarchi  ricoperti  sotto 
1'odioso  sembiante  di  tiranni  e  di  despoti,  era  inculcata  come  dovere. 
Sotto  questo  punto  di  vista  potea  quella  setta  riguardarsi  diretta  al  sov- 
vertimento  di  tutti  i  troni  del  mondo. »  A.  Luzio,  II  processo  Pellico- 
Maroncelli,  p.  503. 


42      IL   CARBONARISMO   ED   I   COSTITUTI   DI   SILVIO   PELLICO 

eompagriie  di  noine  vario ;  cosl  in  Forll  eravi  la  compagnia, 
della  Speranza,  e  quella  della  Siberia,  GO'  capi  squadra,  reg- 
genti,  president!,  eccetera,  e  rifornivasi  di  uomini  maneschiv 
facinorosi,  e  tutti  del  basso  popolo. 

La  guelfia  si  sparse  subito  nelle  Romagne,  nelle  Mar- 
che,  e  nelle  Legazioni,  per  guisa  che,  quando  nel  decem- 
bre  del  1816  il  famoso  Michele  Mallio  di  S.  Elpidio,  maestro 
oratore  della  Vendita  di  Fermo,  fu  incaricato  di  mettere  in 
comunicazione  la  marea  di  Fermo  con  Bologna,  non  trovo- 
in  questa  citta.  YAlta  Vendita  del  Carbonari,  ma  v'  incon- 
tr6  il  Supremo  consiglio  guelfo,  il  quale  gli  commise  ap- 
punto  Tincarico  di  spargere  il  guelfismo  nelle  Marche,  come 
poi  egli  fece  fondando  Consigli  guelfi  nelle  citta  di  Pesaro,. 
Sinigallia,  Ancona,  Loreto,  Fermo. 

In  breve  ora  il  guelfismo  si  propago  in  tutta  1'Italia  cen- 
trale,  tenendo  il  suo  Supremo  consiglio  in  Bologna,  del  quale* 
i  capi  erano  il  principe  Hercolani  ed  il  conte  Agucehi  an- 
tico  prefetto  di  Bologna,  e  massone  di  antica  acqua.  Da  quel 
consiglio  dipendeva  si  pu6  dire  tutta  la  carboneria  degli 
Stati  pontificii,  come  quella  di  Ravenna,  di  Ferrara,  e  del 
Polesine  ;  esso  si  mise  tosto  in  commnnicazione  con  Parma 
e  Modena,  con  Milano,  e  con  Torino.  In  questa  citta.  aveva 
sua  sede  principale  V Adelfia,  con  chiese,  diaconi,  sublimi 
eletti...  Era  una  variata  parvenza  della  carboneria,  comer 
nuesta  non  era  altro  che  un  mazzo  di  sorcoli  germogliati 
dalla  ceppaia  della  gia.  vecchia  massoneria,  la  quale  coll' aver 
partorito  il  giacobinismo  era  divenuta  effoeta. 

Allora  si  penso  seriamente  a  due  cose:  all'erezione  del- 
V Italia  in  nazione  una  ed  indipendente,  e  alia  foggia  costi- 
tuzionale  del  suo  futuro  governo.  Si  puo  dire  in  una  parola,, 
che  il  grande  pensiero  animatore  della  guelfia  o  carbone- 
ria,  verso  i  principii  dell' an  no  1817,  dalle  Alpi  a  Fano  e  a 
Terracina  (Napoli  faceva  da  se,  e  da  qualche  disegno  di  co- 
stituzione  era  esclusa  dal  grande  movimento  cospiratorio),. 
il  grande  pensiero  fu  Vindipendenza  della  nazione  Italica. 

La  forma   governativa   della   nuova    Italia  fu  oggetto  di 


E   DI   PIETRO   MARONCELL1  43 

vario  studio  :  tutti  volevano  la  Costituzione,  ossia  la  domi- 
nazione  popolare  per  il  mezzo  di  rappresentanti  eletti  dal 
popolo.  Altri,  e  quest!  furono  i  piu  ed  i  migliori,  si  dichia- 
rarono  per  una  Italia,  costituita  in  una  federazione  di 
Stati,  con  uniformita  di  leggi,  di  magistratura,  di  railizia, 
di  misure,  alia  stregua  degli  Stati  federati  della  Svizz^ra  e 
•dell' America  del  Nord,  conservandone  per6  in  piedi  tutti  i 
sovran!. 


II. 

Tralasciando  i  disegni  dei  costituzionali,  perche  non  bene 
•definiti,  o  perche  giudicati  fantastic!  dallo  stesso  Supremo 
•consiglio,  e  bene  dare  un  cenno  del  piano  federative,  che 
fu  composto  dair  avvocato  Solera,  suddito  austriaco,  e  che 
incontr6  1'approvazione  dei  piu,  alia  riserva  dei  fanatici  e 
feroci  settari  dells  Romagne  *,  al  cui  numero  appartiene  Pietro 
Maroncelli,  del  quale  lo  sproloquio  intorno  a  questo  argomento, 
spifferato  in  un  suo  costituto  in  Venezia,  non  merita  alcuna 
•considerazione. 

Nel  suo  costituto  de'  27  agosto  1820  il  Solera,  dopo  244 
interrogator!!  gia  subiti,  fu  dall'inquirente  I.  R.  commissario 
Salvotti 

245.  Interrogate  :  Egli  si  sovverra  di  aver  parlalo  di  un  piano 
di  Italica  confederazione  da  lui  disteso,  onde  a  suo  dire  circoscri- 

1  «  Piii  caldi  e  piu  fanatici  erano  i  Romagnoli...  »  Cosi  il  Solera  nel 
•suo  costituto  de'  24  gennaio  1820.  Antonio  Solera,  antico  impiegato  na 
poleonico  e  quindi  massone,  principe  Rosa  Croce  col  grado  n°  18,  pretore 
•di  Lovere  nel  Bergamasco,  iniziato  alia  carboneria,  in  lega  col  pretore 
di  Crespino,  Felice  Foresti,  fu  arrestato  net  gennaio  1820,  condannato 
a  morte,  cambiatag'li  in  20  anni  di  carcere  duro.  Graziato  nel  1828  fu 
accusato  dall'Andryane  nelle  sue  fantastiche  memorie,  e  dal  Foresti,  le 
cui  memorie  aatografe  sono  in  nostra  mano,  sebbene  non  compiute :  gia 
dicemmo  altra  volta,  che  quelle  pubblicate  da  Atto  Vannucci  putivano 
•di  qualche  cosa  (RINIERI,  Della  vita  e  delle  opere  di  Silvio  Pellico,  II,  20). 
Si  difese  il  Solera  alia  meglio  con  lettera  stampata  nel  1848:  la  sua  con- 
•dotta  nel  processo,  secondo  i  suoi  costituti,  e  migliore  di  quella  dell'An- 
•dryane  e  del  Foresti  e  di  Pietro  Maroncelli. 


44      IL   CARBONARISMO  ED   I   COSTITUTI  DI  SILVIO   PELLICO 

vere  V indeterminate  Ispirito   di  Nazionalita,  e  rivolgerlo   ad  una 
forma  conciliatrice  di  questo   spirito   stesso   colla   coesistenza   dei 
varj  governi  d' Italia? 
R.  Si  signore. 

246.  Int.  Se  a  seconda  di  quel  suo  piano  I'attuale  Regno  Loin- 
bardo   Veneto  sussisteva  nella  sua  integrita  sotto  I'lmperatore  del- 
V  Austria? 

R.  lo  in  quel  mio  piano  lasciavo,  conie  ho  gia  detto,  sussistere, 
per  quanto  alrneno  mi  ricordo,  dopo  tanto  tempo,  il  Regno  Lom- 
bardo  Yeneto  nell'attuale  sua  forma,  e  mi  ricordo  anzi  di  avere 
espresso  1'  idea,  che  la  Lombardia  era  stata  sempre  felice  sotto  il 
Governo  dell' Austria. 

247.  Int.  Viene  ectitato  almeglio  riftettere  su  questa  circostanza? 
imperocche  consta?  tutto*  il  contrario  a  questo  consesso. 

Lo  spirito  nazionale  portava  gia  con  se  necessariamente  I'esclu- 
sione  degli  stranieri.  L' Italia,  finche  questa  sua  parte,  e  per  vero 
dire  la  piu  ragguardevole,  rimaneva  soggetta  ad  uii'estera  Po- 
ten%a,  non  poteva  giammai  lusingare  quel  sentimento  patriottico, 
che  la  societa  coltivava.  Ed  im  piano,  die  avesse  sancito  questa 
denominazione  straniera}  distruggendo  la  sostanza  e  lo  scopo  della 
societa,  non  poteva  essere  dalla  medesima  accolta. 

Queste  riflessioni  generali  sono  poi  di  presents  confermate  dai 
processuali  rilievi,  i  quali  dimostrano  aver  egli  dato  un'idea  del 
tutto  fallace  del  riferito  suo  piano. 

R.  Le  fatte  riflessioni  mi  persuadono,  che  in  quel  mio  piano  il 
Regno  Lombardo  Veneto  doveva  essere  indipendente  dalla  monar- 
chia  austriaca  J.  Non  potrei  perd  risovvenirmi  con  precisione,  se  yi 
lasciassi  regnare  I'attuale  Imperatore  nel  modo  che  esisteva  il  Regno 
Italiano  sotto  Napoleone,  o  veramente  se  lo  supponessi  governato 
da  un  Principe  austriaco  indipendente.  II  Consesso  potrebbe  avere 
ottenuta  una  copia  di  quel  mio  piano,  e  se  mi  venisse  presentato 
saprei  riconoscerlo. 

251.  Int.  Se  perd  si  ricordi,  che  secondo  quel  piano  il  terri- 
torio  del  regno  di  Plemonte  doveva  essere  aumentato? 


1  Ap.  31  il  Luzio  scrive:  II  piano  di  confederazione  del  Solera  «  di- 
retto  ad  escludere  dalla  penisola  (benche  egli  lo  negasse)  1'Austria  e  il 
governo  del  Papa.  »  Invece  qui  non  nega  1'esclnsione  dell'Austria.  E 
nel  costituto  de' 20  gennaio,  interrogatorio  2,  risponde :  «  ....  II  mio 
piano...  lasciava  sussistere  il  regno  di  Napoli,  il  governo  pontificio...  » 


E    DI    PIETRO    MARONCELLI  45 

R.  Mi  pare  anzi,  che,  secondo  quel  mio  piano  il  regno  del  Pie- 
monte  dovesse  perdere  Gfenova,  la  quale,  se  non  erro,  sarebbe  stata 
governata  come  una  repubblica. 

252.  Int.  Se  per 6  non  si  avesse  al  Re  del  Piemonte  aceordato 
un  maggior  territorio  nella  Lombardia? 

R.  Non  mi  pare,  e  ritengo  anzi  il  contrario,  fermo  come  sono 
nella  idea  di  aver  indicate  come  i  Lombardi  furon  sempre  felici 
sotto  1'austriaco  dominio. 

253.  int.  Se  pero  si  ricordi,  che  secondo   quel   suo  piano  do- 
vesse  Venezia  divenir  Capitale? 

R.  Mi  pare  di  aver  pronunziata  la  massima,  che  il  Regno  Lom- 
bardo  Veneto  dovesse  esser  retto  da  due  Governi  diversi  e  indipen- 
denti;  ma  nemmeno  cid  mi  ricorre  alia  mente  con  precisione. 

254.  Tnt.  A  chi  pero  gli  paresse  di  aver  aceordato  il  Governo 
Veneto  nel  suo  piano? 

R.  Non  so  piu  bene  ricordarmi,  se  o  lo  lasciassi  sotto  1'impero 
austriaco,  o  lo  volessi  restituito  a  quella  forma  di  repubblica  come 
nel  1796. 

Come  si  vede  di  leggieri,  la  teoria  espressa  dal  Solera 
nel  suo  disegno  di  confederazione  degli  Stati  italiani,  pre- 
senta  un  problema  di  non  piccolo  interesse  per  la  filosofia 
della  storia.  Dico  «  teoria  »,  la  quale,  se  avesse  prevalso, 
avrebbesi  naturalmente  accattato  il  consentimento  di  tutti  gli 
Stati,  principi,  e  popoli  italiani ;  e  ci  avrebbe  dato  una  unita 
nazionale  e  politica  con  tutti  i  vantaggi  che  avrebbe  appor- 
tato  seco,  senza  tanto  spargimento  di  sangue  cittadino,  senza 
le  ingiustizie  e  i  delitti  commessi,  senza  lo  spogliamento  della 
Chiesa,  senza  quella  eredita  di  discordie  profonde  che  covano 
sempre  nelle  condizioni  di  un  assetto  di  cose,  in  cui  convi- 
vono  e  si  trovano  sempre  di  fronte  il  diritto  e  la  forza,  i 
vinti  e  i  vincitori. 

Ma  il  mettere  in  pratica  quella  teoria  incontrava  una  dif- 
ficolta  formidabile,  cio  era  la  potenza  austriaca  accampata 
nella  pingue  Lombardia  e  signoreggiante  sopra  lo  scheletro 
dell'antica  Venezia.  Per  tanto,  e  notisi  bene,  uno  scopo  ne- 
cessario  della  carboneria  guelfa,  e  quindi  di  tutte  le  sette, 
massimamente  a  cominciare  dallo  scoppio  delle  rivoluzioni 


46      IL  CARBONARISMO  ED   I   COSTITUT1   Dl   SILVIO   PELLICO 

napoletana  e  piemontese,  fu  la  guerra  all'Austria,  la  guerra 
senza  quartiere  a  qualsivoglia  dominazione  straniera  che  si 
affacciasse  sul  bel  paese. 

Osservando  serenamente  le  cose,  si  scorge  che  lo  scopo 
della  carboneria  era  questo,  scopo  almeno  apparente,  accer- 
tato  per6  storicamente  dalle  deposizioni  autentiche  di  molti 
e  molti  prigionieri  di  Stato,  esaminati  in  giudizio  nei  pro- 
cessi  austriaci.  Ma  la  carboneria  offriva  un  altro  lato,  la  car- 
boneria massimamente  delle  Marche,  e  delle  Komagne  :  la 
quale  era  un  covo  di  veri  briganti,  di  grassatori,  di  assas- 
sini.  II  loro  odio  al  Papa  non  era  legittimo,  e  rivestiva  alcun 
che  di  selvaggio :  per  essi  il  gran  fine  era  la  morte  e  la  de- 
struzione  e  il  rubare,  e  chiimque  dei  pacifici  cittadini  non 
sentisse  con  loro  o  non  li  favorisse  era  denominate  col  vocabolo 
di  «  brigante  »,  e  per  ragioni  da  nulla,  per  semplici  sospetti 
veniva  indicate  al  ferro  di  que'  nuovi  sgherri  de'  vecchi  della 
montagna  o  meglio  delle  alte  luci  delle  vendite  carbonaresche. 
Quindi  meditarono  un  attacco  al  governo  con  tale  intendi- 
mento  in  Macerata  nel  giugno  del  1817  ;  nel  1821  per  due 
volte  tesero  insidie  al  cardinal  Sanseverino  Legato  in  Forli 
a  fine  di  assassinarlo  e  di  esporne  il  cadavere  a  pubblico 
ludibrio;  e  nel  1825-26  e  col  ferro  e  col  piombo  e  col  veleno 
attentarono  alia  vita  del  cardinal  Rivarola,  Legato  pontificio 
spedito  straordinariamente  nelle  Legazioni  per  metter  pace 
ne'  partiti  e  sradicarne  la  mala  erba  settaria. 

L'Austria  senti  benissimo,  in  breve  tempo,  quanto  arri- 
schiata  fosse  la  sua  posizione  in  Italia,  e  come  tra  lei  e  tutto 
un  mondo  sotterraneo  italiano  agitavasi  una  guerra  a  col- 
tello.  Per  consiglio  de'  suoi  militari,  non  veramente  per  ele- 
zione  dell'Imperatore,  essa  aveva  smembrato  una  parte  del 
patrimonio  degli  Stati  della  Chiesa,  occupando  a  forza  e  col 
solo  diritto  della  guerra  la  parte  sinistra  del  Po,  tutto  il  Po- 
lesine,  delle  Legazioni  di  Ferrara  e  di  Ravenna.  Or  bene, 
permettendolo  Iddio,  il  Polesine  fu  il  primo  campo,  nel  quale 
la  carboneria  piant6  le  tende  e  prepar6  le  armi  per  combat- 
tere  e  distruggere  Taustriaco  dominio  in  Italia! 


E   DI   PIETRO   MARONCELLI  47 

Furono  suoi  impiegati,  furono  suoi  novelli  sudditi,  quei 
primi  congiuratori  che  si  presero  1'  incarico  di  piantarle  in 
que'  suoi  nuovi  dominii  un  nido  di  carboneria  :  1'avvocato 
Solera,  il  pretore  Foresti,  1'avvocato  Villa,  il  conte  Oroboni, 
il  prete  Fortini...  Quindi  accaddero  i  primi  arresti,  i  primi 
processi,  le  prime  condanne,  e  le  prime  carovane  d'  Italiani 
legati  con  catene  alia  volta  de'  fortilizii  o  castelli  moravi 
cambiati  in  ostelli  di  condannati  per  il  delitto  di  offesa 
dominazione  straniera. 


III. 


Ed  ora  mi  si  para  innanzi  la  figura  di  un  italiano,  nato 
sulle  rive  de'  paesi  del  Brennero,  il  quale,  ne'  processi  e  nelle 
condanne  di  quelli  che  con  lui  parlavano  la  stessa  lingua,  di- 
verra  esecutore  severo,  diligentissimo,  industrioso  a  scovarne 
disegni  palesi  ed  a  scrutarne  gl' intendimenti  nascosti  in 
fondo  airanima,  mostrandosi  implacabile  esecutore  delle  vo- 
lonta  austriache,  ed  interessato  aspettatore  di  premio  a  corona 
del  suo  merito  inquisitorio.  Fu  questi  1'assessore  I.  R.  com- 
missario  inquirente  Antonio  Salvotti,  il  cui  nome  fu  trasfor- 
mato  dalla  leggenda  degli  scrittori  de'  pantheon  in  sinonimo 
di  belva  crudele  e  d'  ingiusto  condannatore  di  colpe  e  di  colpe- 
voli  italiani.  La  storia  serena  ha  corretto  e  va  correggendo 
quegli  eccessi  di  male  inteso  amore  di  patria;  ma  nessun'opera 
di  storia  riuscira  mai  a  reintegrare  la  memoria  di  un  inquisi- 
tore,  che  servi  1'Austria  con  zelo  addirittura  soverchio,  che 
spinse  le  sue  Industrie  fino  al  punto  che  nessuna  legislazione 
puo  acconsentire,  al  punto  cioe  di  gittare  1'occhiodellagiustizia 
nel  santuario  della  coscienza,  ed  a  forza  di  minacce,  di  pro- 
messe,  di  pertinaci  suggestion!,  strapparne  que'  pensieri,  la 
cui  conoscenza  non  servendo  all'  istruzioue  della  causa,  non 
aveva  per  fine  se  non  1'umiliazione  delle  persone  la  cui  sorte 
dipendeva  da  lui,  e  1'  intendimento  di  acquistarsi  merito  presso 


48      IL  CARBONARISMO   ED   I   COSTITUTI   DI   SILVIO  PELLICO 

Farbitro  supremo  delle  fortune  degli  inquisiti  e  degli  inqui- 
sitor! *. 

Accanto  ad  un  tale  uomo  noi  vedremo  or  ora  sorgere  coi 
propri  ingenui  lineamenti  le  figure  di  un  Pietro  Maroncelli  e 
di  Silvio  Pellico. 

(Continua) 


1  Tale  crediamo  essere  il  vero  giudizio,  che  la  storia  serena  profe- 
risce  intorno  a  queH'uomo  :  non  fu  ne  crudele,  ne  ingiusto  giuridica- 
meute.  L'ambizione  lo  stimolo  forse  soverchio,  ma  non  gli  fece  trapas- 
sare  mai  iiessuna  legge.  Vedi  Civilta  Cattolica  4,  18  ottobre,  1  novem- 
bre  1903,  p.  274  segg.  La  leggenda  delle  ferocie  salvottiane  ha  una  doppia 
origine.  La  prima  fu  il  libro  stoltissimo  del  Misley,  L'  Italie  sous  la 
domination  autrichienne  (1833)  :  venne  distrutta  con  la  formidabile  ri- 
sposta  di  Paride  Zaiotti,  La  semplice  writa  (1834),  le  cui  conclusioni  non 
ammettono  replica,  ed  alia  quale,  anche  per  cio  che  riguarda  il  Salvotti, 
non  s'  ha  nulla  ad  aggiungere  se  non  qualche  ragguaglio  particolare, 
od  il  ritratto  della  persona  dell' I.  A.  inquisitore. 

L'altra  riguardava  un  atto  personale  dello  stesso  Salvotti,  in  rela- 
zione  con  una  qualita  spiacevole  del  suo  figliuolo.  In  una  tavola,  o  let- 
tera  massonica,  diretta  dalla  «  Valle  di  Torino,  1  febbraio  1861  E  .-.  V  .-. 
(era  vecchia)  al  V.*.  F  .*.  Neri  Fortini  Venerabile  della  Loggia  Concordia 
all'O/.  di  Fireuze,  il  Salvotti  e  denominate  « maledetto  sicario  del- 
1' Austria...  tinegato  (sic)  padre... »  con  altre  espressioni  scelleratissime. 

Siccome  la  setta  massonica,  che  considerava  il  Salvotti  come  un 
rinnegato,  era  ed  e  padrona  della  opinione  pubblica,  percio  in  questa 
la  leggenda  delle  sue  ferocie  si  sparse,  e  si  mantiene  tuttavia.  I  libri 
di  Atto  Vannucci  ne  furono  i  conduttori  massiini. 


IL  CAPORALE  TRASTEVERINO 


LXXXII. 
Vendetta. 

-  Camillone,  come  stanno  le  nostre  donne  ?  —  Gosi  il  ca- 
pitano  Marinelli  nella  sera  del  4  aprile  1799,  interrogando 
il  suo  fido   guardiano  sulla  soglia  della  casa  della  sua  fidan- 
zata,  in  via  dell'Arenella, 

-  Sempre  meglio,  sor  Caporale,  e  da  qui  a  tin  poco  meglio 
ancora.  Se  le  poteste  salutare ! 

—  No,  siamo  di  partenza  con  questo   amico ;  pigliamo  la 
volta  per  il  Lazio ;  dirai  cio  a  mia  madre  e  alia  Camilla.  E 
le  cose  tue  e  i  tuoi  numeri  vanno  bene? 

-  Ora  due,  ora  uno,  ora  niente,  sor   Caporale. 

-  Bravo,  Camillone. 

—  Sempre  vostro  sino  alia  morte,  per  anni  due !  sor  Ca- 
porale. 

Gia  il  MarinelU  e  il  tenente  Tartaglioni  erano  saltati  nella 
barca,  che  li  attendeva  alia  riva ;  la  quale  vogando  a  remi 
sordi  li  deponeva  in  pochi  minuti  al  di  la  di  ponte  Sisto, 
sulla  ripa  a  destra ;  d'onde  salendo  per  Tantico  quartiere  dei 
Rossi,  in  pochi  momenti  furono  in  via  delle  Salesiane,  ed 
entrarono  in  una  casa  modesta,  ivi  situata. . . 

-  Oh !  capitano  Marinelli !  tenente  Tartaglioni !    esclam6 
il  generale  Gandini,  stringendosi  al  petto  quei  due  prodi  uf- 
ficiali.  Donde  venite  ?  Come  la  e  andata  a  Civitavecchia? 
Dove  contate  di  correre?  Per  carita!  Non  vorrei... 

-II  sangue  dei  Trasteverini  6  vendicato... 

—  Le  lagrime  di  Roma  si  compensano  a  ondate  di  sangue 
giacobino... 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  4  26  dicembre  1903. 


50  •  IL    CAPORALE    TRASTEVER1NO 

II  Gandini  stringeva  loro  le  mani,  provando  una  intima 
commozione,  che  non  comunicavasi  se  non  col  crescere  della 
forza  stringente  della  dita.  Li  fece  sedere,  e  poi  riposata- 
mente : 

—  Civitavecchia  e  venuta  nelle  loro  mani;  ma... 

-  Per  patto,  e  non  piii  che  due  giorni  dopo  una  batosta. 
delle   piii   sonore,  osservo   il  Marinelli.  Che  strage,    signor 
Generale  !  Che  strage ! 

-  Conosco  tutti  i  precedent!,  e  so  1'impegno  enorme  che 
mettevano  alia  presa  di  quella  citta :  come  quella,  che  offre 
I'ultimo  scampo  alia  fuga  di  quei  ladroni!  Championnet  fece 
loro  dire,  che  ad  ogui  costo  pigliassero   la  citta,  magari  la. 
incenerissero. 

-  Se  gl'inglesi  per  mare   ci   avessero   soccorso,    non   la 
pigliavano  ;  e  tutti  i  giacobini  di  Gamier,  di  Merlin,  di  Val~ 
terre,  e    tutti  i  gallinacci    dei    Santacroce,   dei  Vivaldi,  dei 
Borgia...  dovevano  cadere  alia  schiaccia... 

—  Gl'inglesi  hanno  vedute  different!  dalle  nostre:  essi  fauna 
guerra  dichiarata,  e  di  strategla,    badando  a   far  prigioni  i 
galli  ed  a  ricacciarli  nelle  galliche  tane.  Per  noi  invece  la 
guerra  e  ammazzare,  ammazzare,    ammazzare... 

—  «  S.  Leo!  ammazza!  »  grid6  quasi  fremendo  il  Tarta- 
glioni. 

—  Quando  avete  preso  quel  motto? 

—  Nella  sera  degli  11  febbraio  1798,  in  casa   Marinelli,. 
all'Arco  de'Tolomei.  Cola  giurammo  vendetta,  ci  demmo  pa- 
rola  di  ritrovarci  per  Pasqua  a  Civitavecchia,  e,  fino  a  quel 
tempo  di  non  appigliarci  ad  altro  partito,  airinfuori  di  am- 
mazzare... 

-  E  il  Montani  ? 

-  Si  trova  nella  Marca  di  Ancona,  riprese  il  Marinelli. 
Cola  combatte  col  generale  Lahoz,  il  quale  lascio  giacobini, 
cisalpini  e  polacchi,  e  messosi  alia  testa  degl'insorgenti  delle 
Marche,  bandisce  la  guerra   nazionale,    col  grido :    «  Italia  I 
fuori  i  barbari.  » 

—  E  Pino?  interrogo  con  voce  commossa  il  Gandini? 


LXXXII.    VENDETTA  51 

-  Pino  6  un  traditore,  rispose  il  Tartaglioni.  fe  passato 
per  paura  ai  francesi  di  Monnier,  che  si  sostiene  in  Ancona  : 
ma  tra  lui  e  Lahoz  e  inimicizia  dichiarata  a  sangue... 

II  Gandini  si  fece  pensoso,  quindi:  --  Vedremo !  disse.  Ma 
ora  veniarao  a  noi :  com'e  andata  la  faccenda  a  Civitavecchia? 

-  II  piu  bel  fatto,  il  giorno  piti  bello,  il  giorno  dilettoso 
della  vendetta  e  stato  quello  di  lunedl,  4  marzo.  In  quel  giorno 
le  artiglierie  giacobine  erano  in  gioco  in  maniera  strepitosa ; 
le  trincee  avanzate  si  mostravano  irte  di  canne  di   fucili  e 
di  cannoni;  dietro,    e  sotto,    e   tutto   intorno   scorgevansi  a 
stormi  le  schiere  giacobine  e  galliche  comandate  dal  generale 
Merlin,  e  le  compagnie  dei  patriotti  romani   capitanate  dal 
conte  Marescotti,  dal  Borgia,  e  non  so  se  trovavasi  ivi  pure 
quel  pazzo  rampollo  di  madre  pazza,  voglio  dire  quello  sbal- 
lone  di  Santacroce. 

I  Civitavecchiesi  rispondevano  alia  meglio  dalla  fortezza, 
dagli  spaldi,  e  dai  ballatoi  delle  mura :  vi  dico,  Generale,  che 
un  pugno  di  uomini  in  gran  parte  marinari  e  cacciatori  o  lavo- 
ratori  della  Tolfa,  i  quali  difendevano  la  loro  citta  e  i  loro  al- 
tari  dall'orda  giacobina  devastatrice,  si  mostrarono  prodi  cosl, 
come  appena  me  lo  sarei  aspettato  dai  nostri  Trasteverini. 
Impavidi  dinanzi  alia  morte,  che  dalle  bocche  nemiche  scro- 
sciava  loro  intorno  furiosamente,  non  balenarono  mai,  ne 
mai  ho  visto  un  uomo  a  fuggire.  Tiravano  poi  con  una  tale 
sicurezza  di  polso  e  di  petto,  che  ad  ogni  sparo  non  falliva 
il  capitombolo  di  un  giacobino. 

-  Oh !  esclamava  il  Gandini  a  quando  a  quando,  tiran- 
dosi   i   mustacchi,   e   buttando   un   monosillabo   ad   ogni   ti- 
ratura... 

—  Ad  un  tratto  i  fuochi  dei  nostri  artiglieri  cominciano 
a  diminuire  gradatamente,  scemando  di  numero  e  di  brio, 
poi  a  poco  a  poco  cessano  si  puo  dire  del  tutto.  Invece  i 
colpi  nemici  si  moltiplicano  in  proporzione  inversa,  .cre- 
scendo mano  mano  di  numero  e  di  ardimento.  Intanto  si 
scorgono  in  varie  piazze  ed  in  varie  strade  della  citt£ 
le  prime  fiamme  che  s'inalzano  all' aria,  poi  si  odono  voci 


52  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

nelle  vicinanze  interne  delle  mura,  che  gridano :  —  «  II  fuoco 
e  nella  citta!  La  citta  brucia!...  »  A  quei  grido  francesi  e 
patriotti  escono  dalle  gallerie,  ed  in  gran  numero  accorrono 
alia  sbandata  con  iscale  ed  altri  ordigni,  e  mandando  voci 
di  vittoria  si  apprestano  alia  scalata  delle  mura,  persuasi 
veramente  che  le  loro  bombe  avessero  appiccato  T  incendio 
alle  case ! 

In  quella  una  scarica  repentina  di  tutte  le  nostre  bocche 
da  fuoco  vomita  su  quelle  masse  giacobine  una  vera  gran- 
dine  di  mitraglia;  s'inalzano  clamori  da  tutte  le  parti;  si 
apre  una  parte,  e  risuona  il  grido:  «  S.  Leo  ammazza.  »  Oh! 
i  bei  colpi,  signor  Generate !  Bisognava  vedere  quei  giaco- 
bini  e  quei  patriotti,  come  fuggivano,  gittando  armi  e  baga- 
gli  e  sangue  a  canali!  Oh!  i  bei  colpi!  Piii  di  cinque  uffi- 
ciali  caddero  sulla  polvere  per  altrettanti  colpi,  assestati  loro 
nella  terga  da  questa  mano  e  da  questa  pistola  e  da  questa 
spada...  Interrogate  il  nostro  Tartaglioni... 

-  Schiettamente,  soggiunse  questi,  ho  menato  tanti  colpi, 
e  mi  son  visto  cadere  a  terra  tanti  cadaveri  intorno  intorno, 
che  non  credo  che'  si  possano  contare... 

—  E  poi,  soggiunse  il  Generate? 

—  I  giacobini  e  i  patriotti  parte  si  rintanarono  nelle  loro 
trincee,  e  questi  salvarono  la  pelle ;   parte  invece  fuggirono 
verso  la  Tolfa,  e   trovarono  la   morte   dalle  bande   armate 
degli  insorgenti  di  quella  regione,  che  stavano  in  sull'aspet- 
tativa ;  parte  infine  si  gittarono  alia  disperata  sulla  via  Au- 
relia  e  sulla  marina,  ed  a  questi  diedero   la  caccia  alcune 
barche  cannoniere,  che  vogando  spiaggia  spiaggia  li  fulmi- 
narono  spietatamente,  finche  videro  un  giacobino  fuggiasco 
che  fosse  a  tiro. 

—  Che  perdita  avranno  fatto? 

—  Furono  contati  13  ufficiali  di  stato  maggiore,  che  morsero 
la  polvere ;  piii  di  1000  cadaveri,  ed  un  numer©  grande  di  feritL 

—  Che  vidi  trasportare  io  stesso  a  Roma  su  carri  pieni... 
— •  Per  condurli  a  S.  Spirito,  interruppe  il  Tartaglioni,  e 

smaltirvi  il  pranzo  di  Civitavecchia. 


LXXXII.    VENDETTA  53 

-  Che  cosa  volete  dire?  osservo  il  Gandini. 

-  II  generale  Merlin,  rispose  subito  il  tenente,  aveva  in- 
vitato,  nel  giovedl  21  febbraio,   «  tutti   i  patriotti  romani  a 
portarsi  nella  domenica  prossima  in  Givitavecehia  al  pranzo 
sontuoso,  ch'esso  vi  avrebbe  fatto  entro  quella  citta.  » 

-  Sono  le  solite  sballonate  dei  galli  giacobini  e  dei  pa- 
triotti ingalluzziti. 

—  Per  poco  pero,  soggiunse  il  Marinelli,  il  signer  Merlin 
non  fece  la  fine  di  un  merlo :  lo  tenni  d'occhio  per  un  pezzo, 
ma...  renda  pure  grazie  al  veloce  cavallo  che  lo  ricondusse 
di  camera  a  Roma. 

-  Bravi,  miei  cari,  soggiunse  il  Gandini  alzandosi.  Ed  ora? 

-  Ora,  rispose  il  Marinelli,  pigliamo  la  via  del  Lazio  o 
della  Sabiria:  il  tempo  e  giunto,  i  galli  piglieranno  il  volo 
verso  il  paese  che  li  ha  visti  nascere,  ma  prima  dobbiamo 
loro  tarpare  le  ali,  e  se  fosse   possibile   spennacchiarli  sino 
al  vivo  della  pelle. 

-  Questo  e  proprio  il  tempo,  soggiunse  il  Gandini.  Gia 
gli  eserciti  russo  e  austriaco  sono  in  Italia,  le  navi   inglesi 
occupano  il  Mediterrano,  e  il  naviglio  russo  e  turco  e  padrone 
deH'Adriatico  e  dell'  lonio.  II  cardinal  Ruffo  e  riuscito  nell'in- 
credibile   impresa :  e  giunto   da  Monteleone  sino  a  Melfi,  a 
poche  giornate  da  Napoli.  Macdonald  lascera  Napoli,  e  ten- 
tera  di  congiungersi  con  1'armata  della  Lombardia,  se  pure 
non  iscontera  prima   nei   campi  e  nei  fiumi   del  Piacentino 
tutte  le  bricconate  commesse  da  lui  e  dalle  sue  orde  in  Roma 
ed  in  Napoli... 

-  San  Leo  ammazza !  gridarono  i  due  ufficiali,  brandendo 
le  spade  ! 

-  Gia  Arezzo  ha  dato  il  segnale  della  riscossa ;  e  con  fanti 
e  cavalli  ordinati  alia  lesta  su  pi&  di  guerra,  gli  Aretini  stanno 
liberando  la  Toscana,  e  contano  di  occupare  tra  breve  con 
ardito  colpo  di  mano  Perugia  e  rUmbria.  So,  che  il  generale 
Rodio,  aiutato  da  Roccoromana  e  dal  nostro   Clary  sta  per 
giungere  nel  Lazio,  con  Tavanguardia  napoletana,  di  cui  il 
cardinal  Ruffo  gli  ha  dato  la  capitananza.  A  Ferentino  il  prete 


54  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

De  Angelis  ha  pronto  un  bel  corpo  di  uomini  armati :  ad 
Anagni,  a  Frosinone,  a  Terracina,  sono  gi&  accaduti  fatti 
d'armi  important!... 

—  Domani  stringeremo  le  maui  a  quei  valorosi. 

-  lo  sto  lavorando  da  varie  settimane,  a  concertare  una 
mossa  di  armi  per  un  giorno  determinate,  in  eui  Roma  e  Tra- 
stevere  sollevatisi  a  furore   distruggano  i  galli   e  i  patriotti 
che  sono  in  citta,  nel  tempo  che  i  capi  delle  citt&  del  Lazio 
si  scaglino  contro  gli  usurpatori  dei  loro  paesi,  e  cosl  facciasi 
sterminio  di  quella  razza  maledetta. 

—  S.  Leo  ammazza  !  ammazza ! 

—  Tenete  a  mente  quanto  vi  ho  detto,   ed  ora   ascoltate 
un  consiglio:    ammazzare,  va  benissimo,  n6  ci  vuole    altra 
parola  di  guerra !  Ma  voi  imprima,  e  poi  lo  direte  al  generale 
Rodlo,  dovete  evitare  sempremai  qualsiasi  battaglia  campale, 
anche  di  piccoli  corpi.  Questo  preme,  quanto  la  riuscita :  ten- 
dere  insidie,  preparare  imboscate,  fuggire  per  rincorrefe  su- 
bito,  non  dar  tregua  ne  riposo... 

—  Ed  «  ammazza !  S.  Leo !  » 

—  Ottimamente !  —  Si  strinsero  le  mani  e  presero  com- 
miato. 

Armati  di  tutto  punto,  e  montando  due  superbi  cavalli, 
i  due  ufficiali  si  trovavano  gia  nella  via  Appia,  accanto  alia 
torre  o  tomba  di  Cecilia  Metella,  quando  la  notte,  valicato 
il  colmo,  allontanavasi  grado  grado  dall'orizzonte. 

—  Che  cosa  voleva  significare  il  tuo  Camillone,  con  quel 
a  due,  tre,  o  mente  »,  che  ti  disse  sulla  soglia,  interrogo  il 
Tartaglioni? 

-  Una  cosa  molto  semplice.  Per   quell' uomo   il   numero 
<(  due  e  tre  »  6  un  numero  sacro.  Egli  ogni  sera  o  quasi  sul- 
Tabbrunire  trova  modo  di  far  venire  alia  finestra  ora  la  Ca- 
milla, ora  TAssunta,  quando  ha  scorto  nella  via  due  giaco- 
bini  galli,  od  anche  tre.  Poi  gli  accoglie  in  questa  maniera : 
torce  il  collo  all'uno  e  all'altro  separatamente,  come  se  fos- 
sero  veri  galli,  e  vestiti  e  calzati  li  precipita    nella    fogna, 
o  li  butta  nel  Tevere  a  notte  alzata. 


LXXX1I.    VENDETTA  55 

—  Di  questo  modo,  se  contiamo  i  giorni,  deve  aver  sacri- 
ficato  a  Esculapio  un  buon  nurnero  di  galli... 

—  Anch'egli  ha  la  parola  d'ordine  «  S.  Leo  ammazza!  » 


LXXXIII. 
«  Siamo  alii  frutti.  » 

Unitisi  alle  bande  di  Fra  Diavolo,  del  generale  Rodio,  e 
del  duca  di  Roccaromana,  pigliarono  parte  a  tutti  i  fatti 
d'arme,  in  cui  quei  capibanda  fecero  un  danno  grandissimo 
ai  giacobini,  ed  a  tutto  il  patriotttismo,  die  si  era  annidato 
nel  Lazio. 

Nella  sera  de'  9  agosto  erano  stanchi,  ma  lieti :  in  quel 
giorno  avevano  inflitto  all'esercito  giacobino  una  memora- 
bile  sconfltta. 

-  Oh !  viva  Fra  Diavolo,  esclamo  il  Tartaglioni ! 

-  Hai  visto  che  razza  di  rosario  porta  intorno  al  corpo? 
Gli  fa  il  giro  due  volte  !  Quanti  grani,  altrettanti  giacobini 
ammazzati ! 

-  Oggi  anche    noi    potremmo   intrecciare  un  rosario  di 
altrettanti  grani. 

-  San  Leo  ammazza  ! 

E  si  addormentarono,  stanchi  le  membra  e  piena  1'anima 
di  gloria  ! 

Passarono  la  seguente  settimana  in  una  escursione,  che 
fecero  ne'  circostanti  paesi  di  Anagui,  Ferentino,  Piperno, 
Velletri,  spingendo  que'  popoli  a  guerra  sterrninatrice  dei 
giacobini,  ed  a  distruzione  di  tutto  cio  che  puzzasse  di  gia- 
cobinismo  :  alberi,  coccarde,  bandiere  tricolor!...  tutto  ora- 
mai  buttavasi  nel  fuoco,  le  autorita  patriottiche  erano  sfrat- 
tate  a  furia  di  popolo  accorrente  in  armi  da  tutte  le  parti, 
e  sitibondo  di  sangue  giacobino,  le  cui  chiazze  oramai  spor- 
cavano  quasi  ogni  zolla  ne'  campi,  nelle  colline,  e  ne'  monti 
che  dalle  gole  del  Garigliano  si  protendono  sino  a  ponte 
Milvio. 


56  1L   CAPORALE   TRASTEVERINO 

Erano  gia  ritornati  colle  bande  di  Fra  Diavolo,  le  quali 
nel  giorno  20  di  agosto  avevano  preso  stanza  in  Albano,  e 
si  riposavano  lungo  il  ciglio  del  colle  che  prospetta  il  lago 
da  una  parte,  e  dall'altra  si  protende  a  cavaliere  della  pic- 
cola  citta,  congiungendo  Albano  con  Frascati.  Non  erano 
cola  giunti  se  non  dopo  poche  ore,  ed  appena  si  erano  rin- 
francati  con  un  po'  di  riposo  e  di  cibo,  quando  udirono  rim- 
provviso  accorrere  e  gridare  di  soldati  e  di  cavalli,  che  fug- 
givano  all'irnpazzata,  gittando  armi  e  bagagli,  e  mandando 
il  grido  fatale  :  si  salvi  chi  puo  ! 

Subito  si  da  nelle  trombe  e  ne'  pifferi !  Fra  Diavolo,  Ma- 
rinelli,  e  Tartagiioni  sono  in  armi,  accorrono,  e  ferniano 
quella  scompigliata  moltitudine.  Erano  tra  i  fuggenti  i  ge- 
nerali  Roccaromana  e  Rodio,  i  quali  rimasero  come  inter- 
detti  alia  vista  di  quegli  ufficiali,  di  cui  non  avevano  giorni 
prima  ascoltato  gli  avvisi,  e  delle  bande  di  Fra  Diavolo, 
le  quali  gia  riposate  ed  in  ordine  di  battaglia  offrivano  loro 
scampo,  ed  erano  pronte  ad  una  improvvisa  riscossa. 

Si  stringono  a  consiglio  i  due  general!  fuggiaschi,  col  ca- 
pitano  Marinelli  e  con  Fra  Diavolo,  mentre  il  Tartagiioni 
con  alcuni  soldati  e  con  uomini  del  paese  piglia  la  via  verso 
Marino  per  informazioni  dello  stato  e  delle  posizioni  nemiche. 
I  giacobini  erano  rimasti  sotto  Frascati,  e  si  trattenevano 
tuttavia  a  predare  il  campo  napoletano,  insieme  coi  Mari- 
nesi ;  il  Gamier  e  il  Santacroce  col  grosso  delle  schiere,  che 
passavano  i  mille,  erano  ritornati  a  Roma  con  alcuni  can- 
noni,  con  due  bandiere,  e  con  una  ventina  di  prigionieri,  a 
fine  di  celebrare  un'entrata  trionfale  in  Roma,  facendo  pompa 
di  quelle  spoglie.  Avevano  lasciato  pochi  uomini  in  Marino, 
incaricandoli  di  fare  altre  prede  e  di  raccogliere  altri  pri- 
gioni,  e  di  ritornare  con  essi  il  giorno  seguente  in  Roma. 

Udito  cio,  fu  deciso  di  occupare  le  altezze  e  la  via  sino 
a  Velletri,  presentando  il  fianco  a  Frascati,  e  di  mantenere 
vari  fuochi  per  tutta  la  notte  nell'alto  dei  colli  di  Albano, 
di  Ariccia,  e  di  Genzano.  Pensarono  quindi  alia  riscossa,  che 
decisero  di  far  subito  in  maniera  memoranda.  Seppero,  che 


LXXXIII.    «  SIAMO   ALLI   FRUTT1  »  57 

la  sconfitta  di  quel  giorno  era  accaduta  per  Teffetto  di  un'im- 
boscata,  della  quale  i  patriotti  di  Marino  ebbero  tutto  il  me- 
rito,  per  avere  condotto  i  gallo-romani  e  nascostili  nelle  loro 
vigne,  e  dato  loro  avviso  del  momento  in  cui  1'esercito  na- 
poletano,  deposte  le  armi  e  i  bagagli,  si  riposava  e  maugiava 
tranquillamente.  Fu  dato  1'incarico  della  vendetta  alle  bande 
di  Fra  Diavolo. 

Displace va  al  Marinelli  lo  spargimento  del  sangue  italiano ; 
ma  il  paese  di  Marino  aveva  due  infami  tradimenti  da  scon- 
tare.  II  primo  fu  commesso  a'  26  di  febbraio  dell'anno  ante- 
cedente,  quando  i  Marinesi  avvisarono  Murat  delle  posizioni 
dei  popoli  di  Albano,  di  Castel  Gandolfo,  di  Ariccia,  e  di 
Genzano,  i  quali  avevano  preso  le  armi  ed  accorrevano  a 
continuare  la  rivoluzione  dei  Trasteverini...  ed  invece  furono 
sgominati  dai  giacobini  di  Murat  nel  campo  delle  Frattocchie. 
II  secondo  era  stato  commesso  in  quel  medesimo  giorno! 

Gia  verso  il  primo  albeggiare  del  ventesimo  secondo 
giorno  di  agosto,  i  fuochi  accesi  si  andavano  smorzando  a 
cominciare  dai  colli  di  Albano  e  si  spegnevano  grado  grado 
verso  la  via  di  Velletri,  quando  Fra  Diavolo  spinse  le  sue 
bande  verso  Marino  alia  chetichella ;  e  gia  il  piccolo  paese 
dormiva  il  sonno  cheto  delle  ultime  ore  della  notte,  quando 
lo  sparo  di  un  piccolo  cannone  diede  il  segnale  dell'assalto, 
della  strage,  e  del  saccheggiamento :  ai  pochi  giacobini  e  ro- 
mani  fu  data  orribile  morte,  quanti  Marinesi  non  fuggirono 
furono  ammazzati,  e  le  loro  masserizie  andarono  a  ruba  ed 
a  sacco. 

Ma  in  Roma,  in  quel  giorno  22  di  agosto,  7  fruttifero, 
tutto  il  patriottismo  era  in  gran  movimento,  e  si  gavazzava  in 
istrepitose  baldorie  passeggiando  per  le  strade  e  per  le  piazze, 
palleggiando  le  bandiere  e  le  armi  tolte  al  nemico,  e  cele- 
brando  a  furia  di  fanfare  il  recente  trionfo.  II  generale  Gar- 
nier  mostrava  a  tutti  il  bottino  preso  al  Rodio,  che  consisteva 
«  in  tre  astucci  di  posate  d'argento,  in  molti  tondini  d'ar- 
gento,  ed  in  un  pacchetto  di  doppie  » .  II  Monitors  nazionale 
aveva  descritto  con  tutti  i  colori  della  grandiloquenza  pa- 


58  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

triottica  il  memorando  fatto  del  giorno  innanzi,  prodigando 
a,  fusone  le  ingiurie  al  re  di  Napoli,  al  Ruffo,  al  Roccaro- 
mana,  ed  alle  orde  del  briganti  del  Rodio,  dottore  in  utro- 
que!  In  oltre,  essendosi  sparsa  la  voce  che  nel  pomeriggio 
dovevano  entrare  in  Roma  le  tor  me  degl'  Insurgent!  cattivi, 
Roma  patriottica  era  in  aspettativa  del  glorioso  avvenimento. 

LXXXIV. 
«  C  e    s  e  m  o  !  » 

L'eco  della  sconfitta,  data  per  tradimento  dei  Marinesi  alle 
bande  del  generale  Rodio,  si  era  sparsa  in  tutta  Roma  sulle  ali 
della  patriottica  fama,  e  la  gloriosa  risonanza  si  era  ripercossa 
perfino  sulle  rive  Trasteverine,  invitando  il  popolo  allo  spetta- 
colo  di  un  trionfo,  di  cui  Roma  aveva  perduto  la  memoria  da 
molti  secoli  a  quella  parte.  Laonde  la  signora  Benedetta,  la 
Camilla,  1'Assunta  e  la  signora  Taddeo  pensarono  d'  inviarei 
Camillone,  tanto  per  dare  una  volta  un  po'  di  svago  a  quel  fido 
custode  della  casa,  che  non  abbandonava  mai,  come  anche  se 
gli  vciiisse  fatto  di  rintracciar  qualche  notizia  del  loro  Capo- 
rale,  di  cui  stavano  gia  da  tre  mesi  in  penoso  pensiero.  Ca- 
millone veramente  non  di  buon  grado  acconsenti  a  lasciarle 
sole,  anche  per  poche  ore  solamente,  ed  al  desiderio  espres- 
sogli  rispose  al  solito  un  secco  :  —  SI,  sora  Benedetta ! 

Recatosi  nel  gran  piazzale  di  S.  Giovanni,  e  vistovi  un 
gruppo  di  persone  che  conosceva,  si  accosto  a  loro  a  fine  di 
udire  i  loro  discorsi,  e  cavarne  le  notizie  che  premevano  tanto 
alle  sue  padrone  di  via  Renella.  Vi  conobbe  il  Cancellieri,  il 
Sala,  che  vestivano  da  secolari  per  un  decreto  del  Consolato 
che  proibl  Tabito  sacerdotale,  il  cavaliere  d'Agincourt,  gli 
avvocati  Valentini  e  Galimberti,  ed  un  cittadino  alquanto 
camuffato  nel  quale  ravviso  la  persona  del  generale  Gandini. 

—  Vedremo,  diceva  questi,  questo  nuovo  trionfo. 

—  Chi  sa,  osservava  il  Galimberti,  che  cosa  ci  riserbano 
questi  istrioni.  Mi  viene  a  mente  la  storia  di  certi  pifferi... 


LXXXIV.    «  CE   SEMO  !   »  59 

Non  ebbe  finite  quelle  parole,  che  gia  si  udi  un  mormorio 
di  voci,  provenienti  da  fuori  porta  S.  Giovanni,  le  quali 
comunicate  alia  gente  di  qua  andavano  crescendo,  e  finirono 
in  clamori,  in  urla,  in  fischiate  cosi  sonore,  che  1'aria  ne 
sembro  assordata ! 

«  In  luogo  dei  cinquecento  Insurgent!,  che  dovevano  esser 
a  condotti  prigioni  con  niolti  carri  di  bottino,  si  vidde  giun- 
«  gere  una  quantita  di  uomini,  donne,  e  fanciulli  marinesi 
«  fuggiti  da  Marino,  chi  in  camicia,  chi  senza  scarpe,  giacch6 
«  gli  Insurgent!  erano  nella  rnattina  improvvisamente  entrati 
u  in  quel  paese,  e  lo  avevano  orrendamente  saccheggiato, 
«  stante  il  tradimento  fattogli  dal  cittadino  Bona  gia  gene- 
«  rale  della  Guardia  sedentaria,  e  da  un  altro  marinese,  co- 
«  nascondere  i  francesi  nelle  loro  vigne,  e  dar  loro  il  passo 
«  per  le  medesime,  onde  sorprendere  Frascati,  siccorne  era 
«  accaduto.  » 

-  Buffoni !  esclamo  Camillone  con  voce  sonora  e  stridente 
di  rabbia;  e  senza  piii  riprese  la  via  di  Trastevere. 

Tutto  quel  popolo  era  in  visibilio,  le  risate  ed  i  moccoli 
contro  i  patriotti  non  avevano  ne  modo  ne  fine !  Quando  fu 
udita  una  voce  patriot tica,  che  grido :  —  A  piazza  del  popolo  I 
A  piazza  del  popolo !  —  Che  c'  e  ?  —  Si  fa  la  giustizia  al  prete 
di  Ferentino,  traditore  e  brigante... 

Al  suono  di  quell' annunzio,  tutto  il  patriottismo  gallo-ro- 
mano  si  riverso  per  le  vie,  ed  accorse  verso  porta  Flaminia, 
dove  gia  trovavasi  schierata  gran  forza  giacobina  in  apparato 
pomposo  di  guerra.  Allora  allora  era  stato  ivi  condotto  da 
castel  S.  Angelo  il  parroco  D.  Fedele  de  Angelis,  e  collocato 
dirimpetto  alia  fontana  che  tocca  il  muro  di  cerchia  verso 
i  prati,  per  essere  ivi  fucilato  siccome  un  malfattore. 

Era  pallido,  ma  non  mostrava  paura.  Quando  si  vide 
spianati  i  fucili  disposti  in  mezzo  cerchio  contro  il  suo  petto, 
T  imperterrito  prete  alzo  la  voce :  -  -  Non  io  sono  traditore  ! 
ma  voi  che  contro  tutte  le  leggi  divine  ed  uma... 

-  Fuoco !  grido  la  voce  imperiosa  di  un  patrizio  romano. 
—  Cadde  il  generoso  prete,   tingendo  del  suo  sangue  le 


60  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

pietre.  I  giacobini  accorsero  sul  suo  cadavere,  e  vi  fecero  i 
supremi  oltraggi ! 

La  folia  si  dileguava  lungo  le  tre  vie,  che  da  quella  piazza 
si  diramano  nel  corpo  della  citta,  quando  la  gente  che  riti- 
ravasi  lungo  il  Corso,  vide  un  accorrere  di  cavalieri  giaco- 
bini, entrati  allora  per  via  Flaminia,  i  quali  conducevano 
prigioniero  un  «  dragone  aretino  leggermente  ferito.  I  pa- 
«  triotti,  che  stavano,  secondo  il  solito,  nella  via  attorno  al 
«  palazzo  Ruspoli,  residenza  del  generale  Gamier,  appena 
«  ebbero  visto  il  dragone  aretino,  lo  presero  a  urli  ed  a  fischi. 
«  Esso  senza  smarrirsi  disse  loro :  —  Godete  pure  ;  ma  an- 
«  date  al  campo,  e  vedrete  cola  300  francesi  morti,  ed  an- 
«  cor  a  non  e  notte!  •> 

Quella  risposta  fece  il  giro  di  tutta  Roma  ;  ed  il  Cancellieri 
e  il  d'Agincourt  la  trovarono  tanto  sublime,  da  paragonarla 
e  preferirla  al  detto  dei  trecenti  delle  Termopoli! 

Quasi  nel  medesimo  tempo  entrarono  «  per  porta  del  Po- 
«  polo  circa  300  uomini  impolverati  e  scalmati,  di  truppa 
«  parte  francese  e  parte  romana,  avanzo  delli  800  uomini 
«  gia  spediti  contro  Bracciano ;  i  quali  erano  feriti,  ed  erano 
«  stati  inseguiti  sino  a  Monterosi  dagli  Austro-Aretini.  Segui- 
«  vano  12  carri  di  feriti  e  d'infermi.  » 

Indi  a  poco  altra  gente  attruppavasi  a  porta  Pia,  attira- 
tavi  dal  rumore  di  «  due  dragoni  francesi,  che  fuggivano  con 
«  la  carabina  ingrillata !  E  dietro  loro  giunsero  altri,  gridando : 
«  —  Chiudete  la  porta,  che  il  nemico  e  vicino  »  ! 

D' altra  parte  si  era  sparsa  la  voce,  «  che  il  capo  degl'  In- 
sorgenti,  denominate  Fra  Diavolo,  era  disceso  con  la  sua  gente 
ai  piani  sotto  Castel  Gandolfo ;  e  fu  subito  fatta  chiudere  la 
porta  S.  Sebastiano.  » 

A  quei  rumori,  a  quella  vista,  a  quelle  giustizie,  Roma 
era  tutta  in  trambusto.  Le  strade  si  riempivano  di  gente  fug- 
gitiva  e  di  carri  pieni  delle  ultime  spoglie.  Consoli  e  pretori 
e  questori  ed  edili  pigliavano  alia  loro  volta  la  via  della  fuga, 
ed  il  popolo  li  accompagnava  con  urli  e  con  fischi  e  con  le 
piu  cordiali  maledizioni.  Quando  la  principessa  Santacroce, 


LXXX1V.    «  CE   SEMO  !   »  61 

grande  patrocinatrice  del  giacobinl,  fu  vista  partire,  venne 
accompagnata  da  un  coro  di  fischiate  cosl  strepitose,  che  da 
piazza  Branca  salirono  al  Campidoglio ! 

In  quella  Camillone  er&  gi&  di  ritorno  in  Trastevere,  con 
I'animo  pieno  di  maltalento  verso  i  giacobini ;  ed  andava  ru- 
minando  tra  s&  e  s6  il  numero  due,  quando  mise  il  piede  in 
via  Renella,  e  coll'occhio  ebbe  contemplato  quel  teatro  della 
vendetta  trasteverina,  compita  1'anno  innanzi  da  lui  e  dal 
sor  Caporale  maravigliosamente. 

Ma  quando  fu  giunto  sotto  le  finestre  della  casa,  gli  parve 
di  udire  come  un  contrasto  di  voci,  che  risonavano  di  sopra, 
e  distinse  le  parole  della  signora  Benedetta  e  della  Camilla, 
che  sembravano  dire:  —  Lasciateci  stare... 

All'udir  quelle  voei,  un  brivido  gli  fermo  il  sangue  nelle 
vene. 

Corre  subito  alia  porta,  e  la  trova  chiusa !  Un  lampo  si- 
nistro  gli  brilla  nell'anima,  e  prova  una  stretta  che  gli  d& 
al  cuore  un  tremendo  rivoltolone !  Con  un  pugno  sganghera  le 
imposte,  ed  in  tre  salti  era  di  gi&  sulla  soglia  della  stanza  della 
Camilla,  dove  impauriti  al  suono  della  porta  sgangherata  si 
vede  dinarizi  due  uornini,  in  piedi,  e  con  le  armi.  Ma  non 
diede  loro  il  tempo  di  impugnarle :  con  due  pugni  lanciati 
loro  sul  capo  con  tutto  T  impeto  della  rabbia  che  gli  fremeva 
nel  petto,  li  ebbe  precipitati  ruzzoloni  per  la  scala.  Accorsero 
al  rumore  dalla  stanza  vicina  1'Assunta  e  la  signora  Taddeo, 
e  gi&  si  trovavano  sulla  soglia  la  Camilla  e  la  signora  Bene- 
detta :  queste  erano  pallide,  e  quelle  piangenti,  e  tutte  si 
strinsero  in  tor  no  a  Camillone.  II  quale,  in  atteggiamento  di 
un  mastino  che  ha  azzannato  la  belva,  le  guardava  lieto  ma 
taciturno,  e  vistole  tutte  sane  e  salve  si  rivolse  alia  scala 
per  dare  ai  due  assassini  il  colpo  di  grazia,  ma  erano  scom- 
parsi,  lasciando  pero  alcune  tracce  di  sangue. 

-  Come  mai,  disse  quindi  rivolto  alia  signora  Benedetta, 
come  mai  avete  aperto  la  porta? 

-  Era  lo  zio  della  Camilla,  il  gioielliere,  che  venne  accom- 
pagnato  con  uno,  cui  diceva  essere  un  ambasciatore. 


62  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

—  Come  chiamavasi  cotesto  ambasciatore? 

—  Non  mi  ricordo  piu...  quel  nome  finiva  in...  olio. 

—  Bertolio?  disse  Camillone,  pronunziando  quel  nome  con 
orrore  appena  dissimulate. 

—  Per   1'appunto,    rispose   la   Camilla.   Aveva   fatto   alia 
mamma  grandi  proferte,  perche  mi  accompagnasse  al  palazzo 
Rondinini...  Ed  io  risposi,  che  ci  lasciassero  stare. 

Respiro  Camillone  a  quelle  ingenue  parole,  e  soggiunse 
che  forse  egli  li  aveva  giudicati  e  trattati  male;  fece  pero 
da  s6  un  gesto,  che  tutte  sapevano  essere  segno  in  lui  di 
grande  soddisfazione,  e  gli  sentirono  brontolare  tra  labbro  e 
lingua,  smozzicando  le  parole :  non  due  ma  due  mezzi ! 

Le  donne  si  misero  a  ridere,  1'Assunta  e  la  Camilla  gli 
si  strinsero  attorno  chiedendo  notizie  del  gran  trionfo;  e  quando 
clai  monosillabi  e  parole  tronche  di  lui  ne  ebbero  udito  1'esito 
buffo,  vi  fecero  sopra  le  piu  matte  risate,  mandando  accidenti 
a  tutti  li  Giacobini.  Quindi  Camillone  guardando  1'Assunta, 
il  che  era  per  lui  la  piu  grande  carezza  che  potesse  fare  a 
quella  desolata  fanciulla,  le  mostro  il  rosario:  quelle  capi- 
rono,  e  tutte  si  misero  a  pregare,  inginocchiatesi  attorno  al- 
rimrnagine  della  Madre  di  Dio. 

Mentre  esse  pregavano,  Camillone  non  diceva  n6  Ave- 
Maria,  ne  Paternostri ;  ma  tenendo  in  mano  il  rosario  rega- 
latogli  dall'Assunta,  contemplava  quei  volti  IB  cui  fattezze  gli 
richiamavano  le  immagini  degli  Angeli.  Egli  provava  una 
letizia  tutta  sua  nell'udire  le  parole  della  preghiera  modu- 
lata  e  ripetuta  da  quelle  voci,  che  gli  giungevano  all'anima 
come  un' arcana  memoria  piena  di  soave  mestizia  e  di  Can- 
dida religione.  Stava  sempre  in  piedi,  ed  a  quando  a  quando- 
accostavasi  alia  finestra,  dando  una  guardata  di  fuori,  e  ten- 
dendo  T udito  come  per  cogliere  ogni  piu  piccolo  rumore,  che 
sussurrasse  per  Taria,  e  quindi  si  rifaceva  a  bearsi  allo  spet- 
tacolo  di  quel  suo  piccolo  paradiso. 

Gia  Torizzonte  cominciava  a  velarsi  colle  mezze  tinte  della 
prima  notte,  mentre  nell'aere  sereno  di  Trastevere  risuona- 
vano  gli  ultimi  rintocchi  delle  campane,  e  si  accoglieva  come 


LXXXIV.    «  CE   SEMO  !   »  63 

una  risonanza  confusa  del  grand!  clamori  onde  rumoreggiava 


la  cittc^i  lontana.  Nel  tempo  che  quelle  innocent!  modulavano 
in  comune  la  preghiera,  Camillone  con  I'orecchio  teso  ai  ru- 
mori  della  citta  e  con  Tanimo  commosso  per  gli  avvenimenti 
della  giornata,  era  impensierito  sopramaniera  :  del  sor  Capo- 
rale  nessuna  notizia,  la  citt&  sconvolta,  il  governo  in  agonia, 
quel  gioielliere,  e  quel  Bertolio  se  per  avventura  mandassero 
gli  sgherri  giacobini  a  vendicare  1'oltraggio  ricevuto,  e  quelle 
trovarsi  sole,  esposte...  A  questo  pensiero  sentissi  correre  il 
;freddo  per  le  ossa,  e  tenevasi  come  inchiodato  alia  flnestra... 
In  quella  ode  il  confuso  strepito  lontano,  come  dei  giglioni 
che  percuotono  il  franco  di  una  barca  vogante  a  remi  bat- 
tenti  ;  sporge  la  testa,  affissa  I'orecchio,  guarda  verso  il  flume; 
le  sue  oranti  mormoravano  le  ultime  parole  della  preghiera  .. 
Ode  un  coro  di  voci  virili,  che  si  sciolgono  air  aura  notturna 
in  cadenza  colle  battute  dei  remi  :  gia  distingue  e  riconosce 
il  coro  marinaresco: 

Del  padre  Tevere  sull'onda  bionda 
La  barca  scivola  tra  sponda  e  sponda. 

-E  lui!  e  lui!  esclama  subito  la  Camilla,  correndo  alia 
finestra  ! 

Le  altre  donne  la  seguono,  fanno  silenzio,  ritengono  il 
respiro,  ed  in  mezzo  ad  una  trepidazione  improvvisa,  che  alia 
Camilla  faceva  battere  il  cuore  nel  petto  con  ansia  mortale, 
odono  distintamente  : 

Allarga  la  lena,  distendi  lo  remo, 

Ce  semo,  ce  semo,  ce  semo,  ce  semo  !... 

—  Ce  semo  davvero  !  disse  Camillone  mandando   un  re- 
•spiro  lungo  e  forte,  che   sembro   una  vera  folata  di  vento. 

—  11  lume,  il  lume,  disse  la  Camilla... 

G1&  il  Marinelli  era  saltato  sulla  ripa,  ed  in  pochi  passi 
valicava  la  porta,  di  cui,  per  la  premura  che  lo  frugava, 
non  osserv6  le  imposte  sgangherate,  e  precipitates!  nella  stanza 
si  trovo  tra  le  braccia  della  signora  Benedetta  e  della  si- 


64  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

gnora  Taddeo,  che  piangevano  a  calde  lagrime,  e  stringeva 
le  mani  della  sua  Camilla  e  dell'Assunta... 

-  Son  finite  le  lagrime  !  esclam6.  Chiamate  mia  madre. 

Camillone  guardava  in  silenzio,  quasi  immobile,  mentre 
nella  sua  anima  sentiva  come  riflessa  la  gioia  di  tutte  e 
quattro  quelle  creature.  Una  stretta  di  mano  del  Marinelli 
gli  fece  intendere,  che  il  sor  Caporale  era  contento  di  lui : 
e  cio  gli  bastava! 

li  capitano  Marinelli  dopo  il  colpo  dato  ai  Marinesi,  aveva 
per  informazioni  e  per  propria  vista  capito  che  la  repub- 
blica  romana  era  spacciata,  e  che  il  regno  di  Roma  nuova 
tirava  le  calzette.  Lasciato  quindi  il  Tartaglioni  a  Castel 
Gandolfo  con  Fra  Diavolo,  penso  di  accostarsi  a  Roma,  e  di 
rimanervi  a  consolazione  e  sicurezza  delle  persone  care,  il 
cui  pensiero  lo  teneva  sommamente  agitato.  L'accaduto  nel 
giorno  in  Roma,  e  il  tradimento  del  gioielliere,  gli  fecero 
ringraziare  il  Cielo  della  presa  determinazione,  e  gli  die- 
dero  a  scorgere  viemaggiormente  quanto  era  necessaria  la 
sua  presenza  in  via  della  Renella. 

Del  rimanente  non  v'  era  piu  luogo  a  paura  :  la  paura 
passo  tutta  nel  campo  dei  patriotti  !  Indi  a  un  mese  Roma 
fu  occupata  dalle  schiere  napoletane  ;  il  generale  Gamier 
coi  suoi  pochi  giacobini  prese  la  via  della  Francia,  dopo  un 
patto  conchiuso  coi  napoletani  e  cogl'inglesi ;  i  consoli  fug- 
girono  tutti  insieme  col  fiore  del  patriottismo.  Le  rappresa- 
glie  usate  dal  nuovo  governo  *,  furono  di  poco  conto  :  gli  ex 


1  L'aneddoto  seguente,  preso  tra  cento,  ci  da  il  colorito  di  quel 
primo  tempo  di  restaurazione.  A'  9  di  ottobre  fu  affisso  1'editto  del  Boii- 
card,  comandante  dell'  esercito  napoletano,  col  quale  si  tisava  indul- 
genza  alia  persona  degli  impiegati  repubblicani,  ma  veniva  loro  tolto 
1'irnpiego  :  « il  popolo  1'acclamo  !  » 

«  Un  sacerdote  stava  leggendo  il  sud.°  editto  affisso  a  piazza  Co- 
lonna  :  un  patriotta  gli  dette  uno  spintone,  gli  passo  innanzi,  e  col  suo 
grandissimo  cappello  gl'  impediva  di  leggere.  II  sacerdote  con  buona 
rnaniera  lo  prego  a  levarsi  il  cappello  da  testa;  ed  il  patriotta  gli  ri- 
spose,  che  voleva  stare  come  piu  gli  pareva.  Si  avvide  della  soverchie- 
ria  un  dragone  napoletano.  Si  avvicino  al  patriotta,  gli  getto  il  cap- 


LXXXIV.    «  CE   SEMO!   »  65 

consoli  Zaccaleoni  e  de  Matteis  furono  condotti  alia  berlina 
pel  Corso  a  cavallo  ad  asini ;  il  principe  cadetto  Santacroce 
fu  carcerato  in  castel  S.  Angeio  e  poscia  inviato  a  Civita- 
vecchia come  vero  fellone  e  malfattore.  II  duca  Bonelli  fu 
condannato  a  morte  in  contumacia,  perche  fuggito,  il  Vi- 
sconti  e  il  Vivaldi  air  esilio,  e  Tex  console  Angelucci  di- 
venne  la  spia  del  Consalvi ! 

E  la  citta  di  Roma,  maledicendo  al  patriottismo  che 
1'aveva  affamata  e  spogliata  e  dissanguata  si  no  al  midollo 
delle  ossa  per  lo  spazio  di  diciotto  mesi,  aspettava  con  ansia 
il  suo  vero  sovrano,  il  Papa  ! 

LXXXV. 
Tre  anni  dopo. 

In  una  di  quelle  splendenti  giornate  di  ottobre,  onde  sotto 
il  tepente  cielo  autunnale  di  una  volta  beavasi  la  citta  di 
Roma,  il  cardinale  Ercole  Consalvi  trovavasi  nel  grande  ospizio 
di  S.  Michele  a  Riva;  lo  accompagnava  monsignor  Caleppi, 
suo  vero  ed  antico  amico. 

II  Consalvi  nelle  tragiche  peripezie  degli  ultimi  tempi  po- 
teva  narrare  i  casi  di  una  vera  odissea :  imprigionato  in  castel 
S.  Angeio,  dopo  la  minaccia  del  console  Angelucci  di  esporlo 
alia  berlina  sopra  un  asino  nel  pubblico  Corso,  era  stato  con- 
dotto  a  Civitavecchia  come  un  galeotto ;  richiamato  a  Roma, 
ebbe  la  sentenza  dell' esilio  dagli  Stati  romani,  e  del  sequestr© 
su  tutti  i  suoi  beni.  Navigo  a  Napoli,  corse  a  Firenze,  vi  ve- 
nero  il  prigioniero  Pio  VI,  ed  espulso  dalla  Toscana  rifuggl 
in  Venezia.  Creato  secretario  del  Conclave,  che  ivi  si  aduno 
nel  novembre  del  1799,  e  poi  secretario  di  Stato  e  cardinale 
da  Pio  VII  nell'agosto  del  1800,  ora  erasi  recato  a  S.  Michele 

pello  in  terra.  II  patriotta  volea  fuggire,  ma  csso  1'obbligo  a  terminare 
la  lettura  dell'  editto,  e  poscia  gii  sputo  sul  cappello,  glielo  getto  con 
un  calcio  lungi,  e  Tammonl  che  non  era  piu  tempo  di  strapazzare  i  sa- 
cerdoti.  »  GALIMBERTI,  Diario. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  5  28  dicembre  1903. 


66  IL   CAPORALE    TRASTEVERINO 

siccome  visitatore  apostolico  di  quel  grande  ospizio,  per  man- 
dato  dello  stesso  Pontefice. 

Monsignor  Caleppi  dopo  le  rovine  ed  il  sacco  di  Roma  e 
di  Napoli  era  fuggito  in  Palermo,  d'onde  dopo  incredibili 
stenti  di  ogni  genere  era  ritornato  in  Roma  quasi  nello  stesso 
tempo  che  il  Papa,  dal  quale  era  stato  creato  internunzio  nella 
Toscana,  per  poi  passare  a  Lisbona  siccome  nunzio  pontiftcio. 

-  Come  trova  il  suo  antico  ospizio,  Eminenza?,  disse  il 
Caleppi. 

—  E  una  vera  spelonca !  Non  ci  hanno  lasciato  se  non  le 
nude  pareti !  Tutte  le  masserizie,  le  stoviglie,  la  biancheria, 
i  ferri  vecchi  e  nuovi,  le  macchine  e  gli  ordigni  da  me  un 
tempo  procurati  con  tanta  spesa  e  con  tanto  amore./.  tutto 
e  scomparso  !    I  vecchi  ricoverati  sono  morti  quasi  tutti  di 
fame  ;    i  fanciulli  sono  stati  rovinati  da  quel  furfante  di  ex 
frate  Forestieri,  il  quale  insegnava  loro  tutti  li  vizi,  ne  mai 
li  ha  fatti  confessare  una  volta;    le  antiche  ricoverate  sono 
divenute  altrettante  bestie...    La   madre  Bolognetti  ha  tanto 
sofferto,  che  le  sono  imbiancati  i  capelli... 

—  Che  bei  frutti  ci  ha  lasciati  in  Roma  il  giacobinismo : 
tutti  i  pubblici  edifizii,    e    quasi  tutte  le  chiese  sono  ridotti 
allo  stato  di  altrettanti  scheletri! 

—  II  Vaticano  e  un  deserto ! 

-  II  Quirinale  una  stalla ! 

-  Che  delirio  !   quale  pazzia  !    che    spirito   infernale   ha 
invaso  ed  occupato  le  menti  di  uomini,    che    si    dicono  ra- 
gionevoli ! 

-  II  peggio  si  e,  che  quel  male  non  e  spento !  La  scin- 
tilla cova  sotto  la  cenere... 

—  Piu  assai  di  quello  che  c'  immaginiamo ! 

-Che  n'e  del  patriottismo  italiano?  ossia  dei  nostri  pa- 
triotti? 

-  Emergono  come  pezzi  naufraghi  galleggianti  sovr'esso 
le  onde  del  vasto  mare !  Gli  uni  avviliti  e  pieni  di  fame,  gli 
altri  frementi  colle  gole  aperte  aspettando  un  ingoffo,  ed  al- 
cuni  meditano  tuttavia  consigli  assassini. 


LXXXV.    TRE    ANN1   DOPO  67 

—  Come  sarebbe  a  dire  ? 

—  Alle  spicce,  eccole  il  netto  :  Eanio  Visconti,  il  cui  nome 
sara  sempre  infame  per  Roma,  ha  trovato  impiego  nel  museo 
di  Parigi,  ma  ci  travaglia  tuttavia   per   mezzo   di   quel  go- 
verno, e  vuole  ventiquattromila  scudi,  coi  quali  dice  di  aver 
comprato  il  convento  e  i  beni  fondi  di  Santa  Sabina  dei  Do- 
menicani  in  Frascati... 

-  Vile  antiquario,  e  piu  vile  traditore  del  suo  benefattore 
Pio  VI!  Egii  non  ha  speso  un  baiocco  per  la  compera  di 
quella  vasta  tenuta !  II  convento  di  S.  Sabina,  soppresso  dalla 
Roma  nuova,  faceva  parte  dei  beni  nazionali :  egli  ha  fatto 
dunque  la  finzione  di  dare  al  governo  di  Roma  nuova  il 
valore  di  quei  scudi  in  cedole  scadute  del  settantacinque  per 
cento,.. 

-  P<*rillier,  Duverrier,  Girard,  Cavagnari...  pretendono 
almeno  cinque  milioni  di  scudi,  per  la  cessione  dei  beni  di 
Chiesa,  da  essi  comprati  al  governo  di  Roma  nuova... 

—  Sono  cinque  milioni  di  bugie... 

-  Cacault,  die  arrivera  in  Roma,    vuole  le   due   statue 
del  Nilo  e  del  Tevere,  che  non  furono  asportate... 

-  Sono  due  bocconi  di  Tolentino,    che  piacciono  ancora 
a  quella  franca  canaglia... 

—  Angelucci  muore  di  fame,  e  si  offre  a  svelarci  i  pro- 
getti  dei  patriotti ! 

-  E  il  suo  figliuolo,  di  anni  17,  e  niorto  poco  fa  di  male 
venereo ! 

—  La  principessa  Santacroce  ci  tempesta  da  Parigi,  per 
il  mezzo  potente  del  Talleyrand,  affinche  il  suo  cadetto  Fran- 
cesco, gia  ex-principe  e  poi  riprincipe  Santacroce,  sia  libe- 
rate dalla  carcere  di  castel  S.  Angelo. 

-  Quando  i  veri  meriti  di  costui  lo  vorrebbero  tra  i  ga- 
leotti  di  Civitavecchia ! 

-  I  Vivaldi  padre  e   figlio  sono   in   lite   colla    Giacinta, 
moglie  e  madre,  per  i  pochi  beni  non  ancora   scialacquati. 
Vivaldi  figlio  mi  ha  scritto  una  lettera,  nel  tono  del  figliuol 
prodigo,  e  termina  col  motto:  Viva  Maria! 


68  IL   CAPORALE   TRASTEVERINO 

-  Sta  a  vedere,  che  costui,  in  maniera  diversa  del  dia- 
volo,  si  fara  cappuccino  prima  d'invecchiare:  ma  ho  paura, 
che  ritorni  al  vomito ! 

-  Bonelli  e  Ceracchi  sono  a  Parigi,  dove  stanno  minac- 
ciando  il  nuovo  Console,  perche  ha  compresso  e  soffocato  lo 
slancio  del  patriottismo  nazionale... 

—  Questa  volta  son  capitati  bene !  Se  incappano  in  qual- 
che  pazzia,  saranno  fueilati  come  cani !  ne  yarranno  piu  le 
infami  intercessioni  di  un  Cacault  a  liberare  dalle  galere  e 
dalla  forca  quegli  insultatori  di  Pio  VI. 

—  I  due  Borghese,  non  tenendo   conto   alcuno   delle  be- 
nemerenze  passate,  sono  andati  in  processione  con  le  torcie 
alia  mano... 

—  C'era  pure  il  duca  Cesarini !  non  aveva  pero  la  figiia 
dello  speziale  Conti  al  suo  fianco ! 

—  N6  il  Borghese  aveva  al  suo  fianco  la  famosa  Garofalo, 
n6  il  cadetto  di  quel  nome  la  famosa  Ceva... 

—  Oh !  la  Ceva,  che  portava  i  brillanti  datile  dal  gover- 
natore  Naselli,  insieme  con  gli  altri  vezzi,  tolti  alle  nostre 
Madonne,  e  regalatile   dai   ladroni   ufficiali   francesi...   E  la 
Garofalo,  che  6  in  carcere... 

—  Uff!  che  brutture !  Cotesta  bianca  aristocrazia  s'e  an- 
nerita  per  bene ! 

—  E  il  patriotta  dell'indipendenza,  il  generate  Lahoz  ? 

-  A  quanto  mi  hanno  riferito  il  Marinelli  e  il  generate 
Gandini,  6  morto  all'assedio  di  Ancona,  colpito  da  una  palla: 
chi  lo  fini,  dicono  che  6  stato  il  generale  Pino ! 

-E  costoro  volevano  liberare  1' Italia! 

-  II  Lahoz  aveva  un  nobile  pensiero :  cosi  1'avesse  potuto 
mandare  ad  esecuzione! 

-  E  Austria  e  Napoli? 

-Quanta  roba,  Monsignore  mio !  A  dirle  run  cento  di 
cio  che  riguarda  queste  due  nazioni,  mi  ci  vorrebbe  un 
volume. 

-  E  vero  il  detto  in  Roma,  ossia  il  proverbio  divulgato 
sul  conto  dei  Napoletani... 


LXXXV.    TRE   ANNI   DOPO  69 

—  Quod  non  fecerunt  lacobini,  fecerunt  Napoletani?  E 
verissimo !  Avevano   occupato   Roma   e  parte  degli  Stati,  e 
cominciarono  a  praticare  il  famoso  «  manebimus   optime  ». 

—  Ma  facevano  i  conti  senza  r  Austria,  che  voleva  le  pro- 
vince pontificie  occupate,  non  e  vero? 

-  Verissimo !  E  cosi  Acton  e  Carolina,  per  far  bizza  di 
contrasto  a  Vienna,  hanno  ceduto  Roma,  ed  hanno  obbligato 
I' Austria  a  cedere  essa  pure  le  province  occupate. 

-  Quei  successor!  di  Giuseppe  II,  quei  rampolli  di  Maria 
Teresa,  non  vogliono  capire... 

—  Che  Roma  e  fatale ! 

—  Lo  abbiamo  visto  nuovamente  nella  giornata  maravi- 
gliosa  di  Marengo... 

-  E  se  sapesse,  «aro  Monsignore,  Tavviso   che  precede 
quella  catastrofe !  II  ministro  austriaco,  marchese  Ghislieri, 
diceva  chiaro  al   nuovo   Pontefice,  che  T  imperatore  voleva 
conservare  le  province  pontificie,  siccome  acquistate  dalle  sue 
armi.  E  Pio  VII  gli  rispose   queste   precise  parole:  —  Dite 
all'  Imperatore,  che   i  beni   di   S.  Pietro  sono  una  taiia,  la 
quale  rode  il  mantello  di  chi  le  occupa.,.  e  distrugge  ezian- 
dio  le  altre  province  legittimamente  occupate ! 

-  Ecco  la  storia  di  Marengo !  Ecco  la  morale,  in   cui  si 
debbono  imbattere  cotesti  usurpatori :  tosto  o  tardi... 

—  Roma  e  fatale ! 

Fu  bussato  alia  porta,  e  quasi  senz'aspettare  avviso,  en- 
trano  due  ufflciali  in  tutta  divisa  papalina. 

—  Oh !  capitano  Marinelli !  Tenente  Montani !  esclarno  il 
Oonsalvi,  e  correndo  loro  innanzi  li   abbraccio   con  espres- 
sione  viva  di  cordialita.  Ed  altrettanto   fece  Monsignor  Ca- 
leppi. 

-  Si  ricorda,  Eminenza,  prese  a  dire  il  Marinelli  dopo  i 
dovuti  convenevoli,  si  ricorda  di  quanto  accadde  qui,  fanno 
ora  tre  anni!  e  di  quanto  discorrevano  insieme  1'.  Eminenza 
vostra  e  il  nostro  Monsignor  Caleppi... 

-  Sono  tre  anni  passati,  e  mi  sembrano  tre  secoli ! 

-  E  come  va  questo  braccio,  caro  il  mio  Capitano?  disse 


70  IL   CAPORALE   TRASTEVEKINO 

Monsignor  Caleppi;  scuotendo  al  Marinelli  graziosamente  il 
braccio  destro,  e  stringendolo  col  proprio  braccio  con  atto 
amichevole. 

-  Eh !  Monsignore,  questo  braccio   ha  fatto  de7  be7  tiri ! 
Ne    e   meraviglia,  fu    benedetto  dalla   madre  Bolognetti,  si 
ricorda? 

II  Consalvi  intanto  diceva  parole  carezzevoli  al  tenente 
Montani,  ed  avendo  udito  le  parole  del  Marinelli  diede  una 
tirata  al  cordone  che  gli  pendeva  accanto. 

—  Se  mi  ricordo !  Quante  volte  mi  accade  di  passare  di- 
nanzi  a  porta  Settimiana,  altrettante  mi  faccio  il  segno  della 
croce,  e  dico  un  «  Gloria  Patri  »  in   memoria  di  quella  be- 
nedizione... 

In  quella  si  presenta  la  madre  Botognetti,  la  quale  me- 
nava  seco  una  giovane  signora,  dalle  movenze  timide,  dal 
volto  fiorente  di  una  bellezza  tutta  trasteverina ;  ed  insieme 
accoinpagnava  una  fanciulla  vestita  a  bruno,  ma  fulgida  di 
altrettanta  leggiadra  formosita  :  dietro  loro  seguiva  un  omac- 
cione  dalle  spalle  quadrate,  dal  contegno  taciturno,  che  sem- 
brava  una  torre ! 

-  Eminenza,  disse  la  madre  Bolognetti,  ha  chiamato  me 
sola,  ma  io  mi  sono  presa  1'ardire  di  presentarle  la  signora 
Marinelli... 

—  L'antica  fidanzata  ed  ora  sposa  del  nostro  antico  Ca- 
porale,  disse  il  Consalvi  inchinando  gentilmente  la  Camilla, 
la  quale  con  un  contegno  peritoso  ma  gentilissimo  accostan- 
dosi  al  Cardinale,  e  presentandogli  I'Assunta : 

-  Ma  io,  disse,  io  ho  una  grazia  da   chiedere  al   primo 
ministro  di  Nostro  Signore. 

-  Alia  sposa  del  capitano  Marinelli,  Sua  Santita  non  ri- 
c  user  a  nulla... 

—  Chieggo,  che  TAssunta  non  mi  abbandoni,  continuo  la 
Camilla  tirando  innanzi  1'  arnica,  la  quale  si  credeva  di  essere 
sulla  brace.  Deve  sapere  Vostra  Eminenza,  che  se  ne  vuole 
andare  tra  le  Paolotte...  -  -  E  non  pot6   finire,    avendolo   il 
pianto  soffocato  la  parola... 


LXXXV.    TEE    ANN  I   DOPO  71 

Ma  TAssunta  senza  paura  e  con  una  squisita  grazia :  — 
Giurai  amore  a  lui  solo,  disse.  Me  lo  hanno  fucilato  insieme 
con  mio  padre  sot  to  i  miei  occhi  in  piazza  santa  Maria !  Ed 
ora  lui  solo...  nel  Cielo ! 

Le  parole,  1'atto,  il  volto  di  quella  fanciulla  fecero  correre 
un  brivido  per  le  ossa  di  tutti.  La  Camilla  e  madre  Bolognetti 
piangevano,  il  Montani  e  il  Marinelli  impugnavano  con  moto 
d'istinto  Telsa  delle  loro  spade,  e  Camillone  muto  come  una 
statua  serrava  i  pugni. 

Quella  evocazione  di  una  delle  piii  tragiche  memorie,  onde 
il  giacobinismo  insanguino  il  Trastevere,  commosse  al  sommo 
il  cardinale  Consalvi.  II  quale,  presa  per  mano  quella  eroica 
fanciulla,  e  rivoltosi  alia  Camilla,  disse  con  calma  solenne 
e  dignitosa : 

-  Figliuole  mie,  il  consacrare  a  Dio  la  vita  ed  a  lui  of- 
frire  la  propria  mano,  non  e  cosa  che  si  poss-a  comandare  n& 
impedire  da  nessun  uomo  di  questa  terra :  una  cosa  sola  io 
posso,  e  la  otterro  certamente  dal  S.  Padre.  A  cominciare  da 
quest'oggi,  disse,  guardando  1'Assunta,  tu  goderai  dallo  Stato 
la  retribuzione  di  venticinque   scudi  al  mese,  ed  altrettanti 
lie  ricevera  la  tua  madre. 

II  Marinelli  e  il  Montani  batterono  le  mani. 

-  E  questo,  riprese  il  Cardinale,  rivolto  alia  Camilla,  e 
1'aggiimta  che  il  Segretario   di  Stato  ha  fatto  al  regalo   di 
nozze  della  signora  Marinelli... 

Con  queste  parole  rinacque  Tallegria  in  tutti.  II  Caleppi 
e  la  madre  Bolognetti  felicitavano  la  Camilla,  e  PAssunta ; 
mentre  il  Marinelli,  dopo  un  cenno  fatto  al  Cardinale,  gli 
presento  Camillone. 

-  Che  cosa  puo  fare   il   Papa  per  Camillone  di   Traste- 
vere ?  disse  il  Cardinale,  sollevando  la  sua  mano,  e  toccan- 
dogli  carezzevolmente  la  spalla. 

-  Una  cosa  sola,  sor  Cardinale,  rispose  Camillone,  but- 
tandosi  in  ginocchio,  e  con  istento  frenando  la  commozione. 

—  Vuoi  che  ti  facciamo  brigadiere  dei  nuovi  dragoni  pon- 
tificii? 


72  IL    CAPORALE   TRASTEVERINO 

—  No  !  Promisi  alia  Madonna  di   S.    Onofrio,    che   sarei 
tomato  da  lei,  se  vivo,  dopo  due  anni.  Ma  quei  reverendissimi 
Padri  non   mi  vogliono,  perche  ho  sparso   troppo   sangue... 
Ma  era  sangue  giacobino,  Eminenza,  ed  io   credeva  invece 
di  guadagnare  le  indulgenze  ad  ogni  coppia  che  ne  ammaz- 
zavo  -  -  e  che  buttavo  nel  Tevere ! 

—  Ne  hai  dunque  ammazzati  molti  di  giacobini? 

—  Tra  giacobini  e  patriotti,  almeno  due  per  settimana... 
Ma  c'e  altro,  sor  Cardinale !  Io  concorsi  al  danno  del  S:  Padre 
Pio  VI,  ed  e  questa    una   spiua    che    sempre    mi   punge   il 
cuore... 

—  Va,  Camillone,  va  pure  a  S.  Onofrio.  Domani  ti  rag- 
giungera  in  quel  convento  un   doppio    rescritto,    ossia    una 
doppia  assoluzione  pontificia,  ed  insieme  un  vitalizio  per  te... 

—  Grazie,    sor  Cardinale !    rispose   alzandosi,    e   facendo 
atto  con  la  mano  di  baciargli  la  porpora. 

Dopo  queste  parole  si  fece  una  vera  festa  da  tutti  a  Ca- 
millone.  E  piu  di  tutti  ne  prese  contentezza  I'Assunta,  alia 
quale  T  idea  di  saper  quell7 uomo  nella  via  scelta  da  lei  irre- 
vocabilmente  piaceva  oltremodo,  quasi  che  il  sagriflzio  di 
queirantico  peccatore  agevolasse  a  lei  quello  dell'innocenza ! 

La  madre  Bolognetti  accompagno  le  donne,  che  uscirono 
con  Camillone.  II  Cardinale,  rivolto  al  Marinelli:  —  Capitano, 
gli  disse,  a  cominciar  da  quest'oggi  voi  sarete  il  comandante 
del  piccolo  esercito  pontificio,  che  andiamo  restaurando. 
Montani  e  Tartaglioni  piglieranno  il  vostro  grado... 

II  Marinelli  e  il  Montani  salutarono  militarmente  in  segno 
di  ringraziamento. 

-  Solo,  prosegui  rivolto  al  Marinelli,  un'alta  ragione  di 
Stato  esige,  che  cambiate  il  nome... 

—  II  nome  non  muta  il  valore,  —  osservo  Monsignor  Caleppi, 
stringendo  la  mano  al  Marinelli.  II  quale  facendosi  innanzi: 

-  Grazie !  Eminenza,  rispose  con  franca  voce.  Mi  piace 
di  stare  alle  sue  disposizioni,  quali  che  sieno.  Ma  piu  ancora 
mi  piace  il  dichiarare,  che  con  il  nome  mutato  io  avr6  sempre 
sino  alia  morte  per  il  Papa  e  per  Roma  il  cuore  ed  il  braccio 
del  Caporale  Trasteverino. 


KIVISTA   BELLA  STAMPA 


CONCETTI  GATTOLICI  E  RAZIONALISTIGI 
SULL'  ORIGINE    DEL    Nuovo    TESTAMENTO. 


Dopoche  il  razionalismo  si  assunse  il  cdmpito.  di  ridurre  il  Cri- 
stianesimo  dentro  la  cornice  de'  fatti  semplicemente  uraani  coll'esclu- 
sione  d'ogni  relazione  col  soprannaturale,  naturalmente  avvenne  t}he 
anche  sull'origine  del  Nuovo  Testamento,  il  quale  ottenne  pari  di- 
gnita  con  la  Sacra  Scrittura  dell'Antico  Testamento,  si  diffondessero 
nel  mondo  scientifico  razionalistico  concetti  e  giudizii  tutti  different! 
da  quelli  che  fino  allora  erano  corsi  nel  mondo  scientifico  cattolico. 
II  Nuovo  Testamento  e  il  primo  tra  i  document!  storici  e  anche 
dogmatici  della  Religione  cristiana.  Quindi  1'avere  sulla  sua  origine 
un  concetto  piuttosto  che  un  altro,  il  razionalistico  piuttosto  che  il 
cattolico,  genera  un  diverso  atteggiamento  negli  uomini :  atteggia- 
mento  da  increduli  ne<3  primi,  atteggiamento  da  credenti  ne'  secondi. 

Ora  e  un  fatto  doloroso  che  certi  concetti  razionalistici  sul  Nuovo 
Testamento  si  sono  a  poco  a  poco  insinuati  anche  nel  mondo  scien- 
tifico cattolico;  ed  alcuni  scrittori  cattolici  sembrano  atteggiarsi  a 
razionalisti,  come  si  vedra  dal  seguito  della  discussione.  Diciamo 
appositamente  sembrano,  perche  non  deve  esser  questa  la  loro  in- 
lenzione;  benche  le  parole  obbiettivamente  prese  mandino  forte  odore 
di  razionalismo.  E  appunto  da  questo  stato  di  cose  deriva  1'impor- 
tanza  di  questo  breve  studio  che  intraprendiamo  sui  concetti  catto- 
lici e  razionalistici  circa  I 'origine  del  Nuovo  Testamento.  In  fatti, 
un  periodico  che  si  professa  cattolico  ha  pubblicato  un  articolo  del 
capo  de' razionalisti,  ossia  degP  increduli  scientific!,  A.  Harnack,  in- 
titolato:  Osservazioni  storiclie  sull'origine  del  Nuovo  Testamento; 
articolo  pieno  di  presupposti  razionalistici,  ma  accolto  a  festa  dalla 
direzione  del  periodico  l.  Quanto  a  noi,  nessuno  si  meravigli  che, 
attenendoci  al  linguaggio  dei  padri  della  Fede,  chiamiamo  1'Harnack 
coll'epiteto  d'  «  incredulo  » ,  piuttosto  che  con  quello  d'  «  insigne  scrit- 
tore  »  e  di  «  uomo  grande  e  cortese  » ,  come  fa  quel  periodico.  Che 

1  Studi  Religiosi,  Rivista  critica  e  storica,  promotrice  della  coltura 
religiosa  in  Italia.  Maggio-Giugno  1903.  Firenze. 


74  RIVISTA 

yolete?  La  Fede  cristiana,  piu  che  un'arida  verita  scientifica  e  sto- 
rica,  come  sarebbero  i  teoremi  di  Euclide  e  di  Archimede  e  le  vit- 
torie  di  Cesare  nelle  G-allie,  6  per  noi  uu  bene  del  cuore,  perche 
soddisfa  allo  intime  e  sublimi  brame  della  nostra  natura.  Quindi, 
a  chi  ci  viene  innanzi  a  rapirci  questo  bene,  sia  pure  con  le  par- 
venze  della  scienza  e  dell'erudizione,  non  siarno  punto  disposti  a 
que'  compliment!.  Tutto  ii  nostro  essere  di  cristiaui  e  di  pubblicisti 
cristiani  si  rivolta. 

Cio  posto,  veniamo  al  punto. 


L'origine  degli  Evangeli,  e  del  Nuovo  Testamento  in  gonerale, 
ha  doppia  importanza :  storica  e  dogmatica. 

L'importanza  storica  e  semplicemente  1' importanza  della  verita  ; 
come  sarebbe  il  dire  che  della  «  Gerusalemme  liberata  »  6  autore 
Torquato  Tasso  e  non  altri,  e  che  scopritore  dell' America  e  Cristo  - 
foro  Colombo,  non  altri.  Tale  verita  storica,  come  6  chiaro,  e  im- 
portante  per  molteplici  fini:  per  la  cosa  in  so  stessa  e  per  gli  ef- 
fetti  che  ne  derivano.  II  dire  quindi  che  autori  degli  Evangeli  sono 
tali  e  tali  scrittori,  S.  Matteo,  S.  Marco,  S.  Luca  e  S.  Giovanni,  e 
innanzi  tutto  importantissimo  per  la  verita  delle  cose;  poiche  es- 
sendo  due  di  essi  testimoni  oculari  de'  fatti  e  de'  detti  di  Gesu  Cristo 
e  due  altri  essendo  discepoli  de1  testimoni  oculari,  e  una  verita 
che  non  pud  non  esserci  carissima  per  conoscere  le  origin!  del  Cri- 
stianesimo.  Aitro  e  se  del  Eondatore  del  Cristianesimo  veniamo 
informati  da  uno  scrittore  del  secondo  secolo,  altro  se  da  uno  del 
primo;  altro  se  da  un  Apostolo,  altro  se  da  un  estraneo.  E  vero 
che,  senza  tali  scritti,  avremrno  il  Cristianesimo  vissuto  o  pratico 
delle  prime  generazioni  cristiane,  da  cui  sufficientemente  potremmo 
conoscere  il  pensiero  del  Legato  di  Dio,  Gresu  Cristo;  ma,  giacche 
la  Provvidenza  dispose  che  certi  detti  e  certe  meinorie  del  divin 
Eondatore  del  Cristianesimo  si  fissassero  in  carta  dagF  immediati 
discepoli  di  Lui,  e  questa  una  cosa  consolantissima  e  importantis- 
sima,  a  cui  niuno  puo  rinunziare  seaza  ledere  i  diritti  della  verita 
storica. 

La  seconda  importanza  e  dogmatica. 

Cioe,  la  sosieta  religiosa,  fondata  da  G-esu  Cristo,  alia  quale  Egli 
diede  autenticamente  l'officio  di  trasmettere  la  sua  dottrina,  ha  so- 
lennemente  insegnato  che  quegii  Evangeli  e  il  Nuovo  Testamento 
in  generale,  hanno,  oltre  Torigine  umana,  anche  yn'origine  divina; 


BELLA   STAMP  A  75 

vale  a  dire  che  sono  libri  ispirati  e  fanno  parte  della  Sacra  Scrit- 
tura.  E  questo  insegnamento  6  un  dogma  di  Fede,  come  e  quello 
dell'Eacaristia  e  della  SS.  Trinita,  negate  il  quale,  si  cessa  per  cio 
stesso  di  esser  cristiani  cattolici,  ossia  cristiani  veri.  Ecco  lo  parole 
testuali  del  Concilio  di  Trento :  «  Se  qualcheduno  poi  non  ammet- 
tera  per  sacri  e  canonic!  (ispirati)  quest!  stessi  libri  (ckll' Antico 
e  del  Nuovo  Testamento)  con  tutte  le  loro  parti,  come  sono  stati 
soliti  a  leggersi  nella  Chiesa  cattolica  e  si  contengono  nell'antica 
edizione  volgata  latina,  e,  sapendolo  e  volendolo,  disprezzera  tali 
tradizioni,  sia  anatema  »  (Cone.  Trid.  Sess.  IV). 

Dopo  cio,  non  si  puo  non  disapprovare  il  linguaggio  di  certi 
scrittori  cattolici,  i  quali  sall'origine  del  Nuovo  Testamento  sem- 
brano  ammettere  i  presupposti  de'  razionalisti,  i  quali,  si  sa,  negano 
1'origine  divina  del  Nuovo  Testamento. 

Queste  due  affermazioni,  cioe  prima  che  i  razionalisti,  e  nel 
case-  1'Harnack,  negano  arbitrariamente  1'origine  divina  del  Nuovo 
Testamento,  e  seconda,  che  cert!  scrittori  cattolici  sembrano  andar 
d'accordo  con  loro,  il  lettore  pud  verificarle  co'  proprii  occhi,  se 
tiene  dietro  a  quel  che  ora  direnio.  Cominciamo  dalla  seconda  affer- 
mazione. 


II  periodico  fiorentino  sopra  citato,  accogliendo  nelle  sue  pa- 
gine  i'articolo  razionalistico  dell'  Harnack,  cosi  ne  parla  :  «  I  let- 
tori,  vedranno  (in  quell' articolo)  un  esempio  del  come  i  piu  com- 
plessi  tern!  possano  esser  trattati  con  obbiettivita  e  competenza;  e 
di  piu,  come  un  vero  scienziato  riesca  in  poche  pagine  a  conden- 
saro  il  pensiero  d'un  lungo  lavoro  £.  »  Aggiunge  inoltre:  «  E  non 
consola  oggi  il  sentire  un  teologo  protestante  (an%i,  razionalista) 
discutere  proprio  le  origin!  del  Nuovo  Testamento  in  una  Bivfsta 
cattolica  ?  Non  vogliamo  sapere  per  quale  evoluzione  storico-religiosa 
il  Luteranismo  sia  passato  dalle  affermazioni  del  secolo  XYI  alia 
dimostrazione  dell'  Harnack.  Ma  il  nostro  cuore  e  pieno  di  letizia 
a  vedere  un  professore  dell'Universita  di  Berlino  capitale  del  Lute- 
ranismo, trovarsi  in  tale  discussione  storica  d'accordo  con  no!  (sic); 
perche  delle  due  parti  nessuna  parlerebbe  o  lascerebbe  parlare  contro 
la  propria  coscienza  »  (p.  225,  226).  II  periodico  quindi  accenna 
a  tie  punti,  in  cui  dice  di  convenire  col  razionalista,  tra  i  quali 
il  secondo  e  suH'origine  del  Nuovo  Testamento  nel  secondo  secolo ; 
1  Studi  religiosi,  sopra  cit.,  p.  225. 


76  RIVISTA 

e  si  esprime  cosi :  «  Yerso  il  principle  del  II  secolo,  il  Nuovo  Testa- 
mento  gia  si  formava  nel  suo  insieme,  e  verso  la  fine  dello  stesso 
secolo  era  fissato  nelle  grandi  linee...  Quattro  secoli  di  polemiche 
teologiche  e  storiche  ci  son  voluti  prima  che  uno  scienziato  pro- 
testante  riconoscesse  la  verita  »  del  secondo  punto,  cioe  la  forma- 
zione  del  Nuovo  Testaraento  nel  II  secolo  (p.  226).  Per  questa 
«  formazione  del  Nuovo  Testamento  al  principio  del  secondo  secolo  » 
crediamo  che  s'intenda  il  Canone,  ossia  la  collezwne  de' libri  del 
N.  T.y  non  gia  la  composizione  de'  singoli  libri;  nel  qual  ultimo 
caso  il  periodico  fiorentino,  oltre  ad  accettare  gli  errori  dogmatici 
contenuti  nell'articolo  harnackiano,  ne  direbbe  uno  grandissimo  per 
conto  suo.  Poiche  chi  afferma  che  qualche  scritto  del  N.  T.  sia  stato 
coniposto  dopo  la  morte  di  tutti  gli  Apostoli,  implicitamente  nega 
la  rivelazione  divina  sull'ispirazione  di  quello  scritto ;  perche  con 
gli  Apostoli  la  rivelazione  cattolica  si  chiuse.  Ad  ogni  modo  1'ambi- 
guita  dell'espressione  nel  periodico  non  e  certo  degna  di  lode, 

Non  voglianio  ora  errtrare  in  polemiche  secondarie  sulT  ultima 
asserzione,  ove  si  suppone  che  i  primi  Protestanti  del  secolo  -XYI 
non  riconoscessero  1'origine  storica  e  divina  del  N.  Testamento, 
quale  e  asserita  da  noi  cattolici.  Essi  la  riconoscevano  come  noi;, 
ed  e  stata  negata  solamente  dai  razionalisti  moderni,  non  piu  pro- 
testanti  alia  maniera  di  Lutero.  Al  detto  periodico  pare  una  gran 
cosa  che  i  razionalisti  facciano  risalire  ora  la  formazione  del  N.  Te- 
stamento al  secondo  secolo  e  non  al  terzo  od  al  quarto,  e  che  si 
sieno  allontanati  dal  sistema  dello  Strauss  e  di  altri  che  rilegavano 
il  N.  Testamento  tra  le  leggende.  E  qualche  cosa,  d  vero;  ma  a 
puerile  cedere  i  diritti  della  verita  e  della  Fede,  perche  uno  dica 
uno  errore  meno  madornale  d'un  altro.  Pur  troppo,  1'essere  il  mo- 
derno  razionalismo  tomato  alquanto  indietro  (negando  per 5  sempre 
la  verita  qual  e)  ha  fatto  sdilinquire  certi  cattolici,  fino  a  far  mer- 
cato  della  verita  stessa  e  a  farli  gridare  :  «  L'eta  moderna,  nella 
quale  abbiamo  la  fortuna  di  vivere,  quante  barriere  vede  sparire, 
ad  una  ad  una,  che  da  secoli  separavano  dal  cristiano  il  cristiano !  » 
(p.  225). 

Ah !  egregi  scrittori,  pur  troppo  e  accaduto  il  contrario,  se  dalle 
apparenze  si  passa  alia  sostanza.  II  moderno  razionalismo,  appunto 
perche  larvato  di  erudizione,  ha  aperto  tra  so  e  il  vero  cristiane- 
sirno  barriere  molto  piu  profonde  che  non  fece  il  vecchio  ed  ingenuo 
Protestantismo  del  secolo  XYI.  Questo  escluse  solo  1'autorita  chie- 
sastica  nella  societa  religiosa  fondata  da  Cristo,  ritenendo  la  rive- 
azione  e  la  Bibbia;  quello,  all'incontro,  ha  fatto  man  bassa  su  tutto 


DELLA   STAMPA  77 

e  a' tempi  nostri  1'Harnack  appunto  e  il  primo  rappresentante  di 
tale  razionalismo.  E,  ciononostante,  voi  credete  che  le  barriere  sieno 
tolte  ?  Credete  voi  che  sia  bastato  a  questo  il  fatto  (come  voi  dite  con 
compiacenza)  che  all'ultimo  congresso  storico  di  Koma  la  sera  del 
6  aprile  1903  nell'antico  Collegio  romano  de' Gesuiti,  ove  insegna- 
rono  un  Suarez  e  un  Bellarmino,  1'Harnack  abbia  tenuto  un  di- 
scorso  sulle  Origini  del  N.  Testamento  (p.  309)  ?  Ah !  disingan- 
natevi.  Per  1'onore  di  Roma  e  della  verita  questo  ncn  basta.  Ha 
potuto,  si,  il  professore  berlinese  calpestare  il  suolo  calcato  dal 
Suarez  e  dal  Bellarmino ;  ma  tra  il  pensiero  di  loro  e  di  lui  v?  e 
il  cielo  immenso. 


E  che  ha  detto  poi  1'  Harnack  in  quel  discorso,  di  cui  il  sunto, 
scritto  espressamente  dallo  stesso  pel  periodico  fiorentino,  fu  da 
questo  pubblicato  con  soinme  lodi?  Eccone  UQ  breve,  ma  esatto 
compendio,  passando  noi  cosl  all'altra  cosa  propostaci. 

LTerudito  professore  di  Berlino  tentd  sciogliere  tre  quesiti  sto- 
rici  sull'origine  del  Nuovo  Testamento.  II  primo  e  questo:  «  Perche 
nel  Nuovo  Testamento  si  hanno  quattro  Vangeli  e  non  uno  solo?  » 
(p.  234). 

II  quesito,  a  dir  vero,  sembra  ingenuo,  se  non  fosse  maligno. 
Poiche  egli  sarebbe  come  chiedere  perche  cinque  sono  le  parti  del 
mondo,  e  perche  Parigi  e  in  Francia,  o  perche  una  sola  e  la  di- 
vina  Commedia.  Son  fatti  codesti,  le  cui  cause  sfuggono  del  tutto, 
o  quasi  del  tutto,  alia  liberta  umana,  ed  e  superfluo  dimandarne  un 
perche.  Questo  si  dimanda  solo  di  que'  fatti,  che  1'uomo  a  bello  stu- 
dio s'ingegna  di  mettere  in  effetto.  Per6,  giacche  pure  se  ne  vuole 
sapere  la  causa,  eoco  la  risposta,  che  secondo  la  storia  e  secondo 
il  dogma  pud  darsi,  conforme  alia  duplice  origine  del  Nuovo  Te- 
stamento sopra  dimostrata  —  Primo,  i  Yangeli  son  quattro  e  non 
uno,  perche  quattro  e  non  uno  scrissero  con  guarentigia  di  verita 
le  parole  e  i  fatti  di  Gesu  Cristo,  cioe  Matteo,  Marco,  Luca  e  Gio- 
vanni; de'  quali,  due  furono  discepoli  di  Gesu  e  due  discepoli  de'di- 
scepoli.  Scrissero,  diciamo,  con  guarentigia  di  verita.  Poiche  gli  altri 
che  scrissero  non  del  tutto  conformemente  a  verita,  come  sono  gli 
scrittori  de'  Yangeli  apocrifi,  non  possono  entrare  nel  novero  de'  Yan- 
gelisti  autentici.  Secondo }  i  Yangeli  son  quattro  e  non  uno,  perche 
solo  gli  scrittori  di  tali  quattro  Evangeli  furono  da  Dio  ispirati,  e 
non  altri,  almeno  per  quanta  a  noi  consta. 


78  RIVISTA 

Ecco  la  risposta  giusta,  conforme  alia  storia  e  alia   Fede. 

Or  quaP  e  la  risposta  dell' Harnack  ?  —  La  risposta  dell'Har- 
Hack  e  conforme  al  pregiudizio  latente  nella  stessa  dimanda,  pre- 
giudizio distruttore  della  storia  e  della  Fede.  Cioe,  gli  Evangeli  son 
quattro  e  non  uno,  perche  le  Chiese  che  pur  desideravano  assai  di 
ridurre  ad  uno  solo  tutti  gli  Evangeli,  per  ragioni  pratiche  (spe- 
cialmente  per  opporsi  allo  Gnosticismo)  scelsero  di  «  non  variare 
pid  oltre  i  loro  documenti  scritti  cd  anzi  di  conservarli  nella  Icro 
piu  precisa  autenticita  »  (p.  236).  «  Per  siffatta  guisa  di  fronto  allo 
Gnosticismo,  la  letter  a  de'  quattro  Vangeli  fu  dichiarata  santa  e 
percio  conservata  »  (ivi).  Quindi,  secondo  1'  Harnack,  se  la  Chiesa 
avesse  voluto  non  dichiarar  santa  la  lettera  de'  quattro  Vangeli,  ma 
quella  di  piu  Vangeli,  avrebbe  potuto.  In  fatti,  alia  dimanda  che  egli 
soggiuuge  «  perche  poi  circa  gli  anni  120-180,  che  appunto  di  que- 
sto  tempo  si  tratta,  proprio  questi  quattro  Vangeli  e  non  tre,  ne'cin- 
que,  ne  altri  piu  o  meno  sieno  siati  messi  insieme  nelPAsia  mi- 
nore  »  (ivi),  risponde  che  tal  cosa  «  sfugge  interamente  alia  nostra 
conoscenza »  (ivi).  Senza  dubbio,  per  chi  nega  Torigine  storica  e 
dogmatica  de'  quattro  Vangeli,  e  riduce  la  scelta  di  essi  Marbitrio 
della  Chiesa,  resta  inesplicabile  perche  mai  questa  ne  scegliesse 
quattro,  ne  piu,  ne  meno. 

Una  cosa  sola  6  chiara  da  questa  risposta  del  razionalista,  ed  6 
la  negazione  della  storia  e  del  dogma.  —  Quanto  al  dogma,  la  cosa 
e  manifesta  di  per  se  stessa;  e  noi  qui  discorriamo  da  cattolici, 
nella  supposizione,  che  e  la  vera,  cioe  che  i  27  scritti  del  Nuovo 
Testamento  sieno  scritture  canoniche  ed  ispirate.  Quanto  alia  storia, 
la  supponiamo  anch'essa,  non  essendo  qui  ii  luogo  di  trattarne  di 
proposito.  Supponiamo,  cioe,  che  i  quattro  uostri  Vangeli  storica- 
mente  abbiano  preceduti  i  Vangeli  apocrifi  e  che  questi  sieno  sorti 
dopo,  come  contraffazioni ;  sia  cj[uali  abbellimenti  della  pieta  in- 
genua  o  sia  quali  trasformazioni  ed  adattamenti  ad  errori  ereti- 
cali.  Tali  contraffazioni  di  Vangeli,  presero  dapprima  per  lo  piu  il 
nome  de'luoghi  ove  erano  in  uso;  cosi  p.  es.  il  Vangelo  sec-undum 
HebraeoSy  il  piu  antico  degli  apocrifi,  quello  secundum  Aegyptios 
e  simili.  L'erudizione  storica  cattolica  dimostra  assai  bene  che  i 
nostri  quattro  Vangeli  sono  anterior!  a  tutti  gli  apocrifi,  e  non  es- 
sendo naturalmente  potuti  esser  conosciuti  in  un  lampo  in  tutte  le 
Chiese,  a  poco  a  poco  pero  penetrarono  da  per  tutto  per  la  forza 
inerente  alia  verita  e  quindi  per  la  ragione  stessa  si  misero  in 
dimenticanza  gli  apocrifi;  non  gia,  come  inventa  1'Harnack,  che  il 
Vangelo  tetramorfo  (la  collezione  de' nostri  quattro  Evangeli)  nato 


DELLA   STAMPA  79 

in  Asia  sia  stato  imposto  alia  Chiesa  tra  il  140-175  con  una  specie 
di  comproinesso  tra  i  difensori  de'  sinottici  o  quelli  del  quarto  Yan- 
gelo,  e  die  quindi  con  tale  specie  di  astuzia  il  tetramorfo  abbia 
trionfato  a  danno  degli  altri  Yangeli  nella  grande  crisi  gnostica.  E 
inutile  dire  che  son  tutto  erudite  i m magi nazioni  per  ridurre  i  Yan- 
geli  alia  stregua  delle  cose  uniane1.  II  periodico  fiorentino  perd  e 
«  pieno  di  letizia  »  per  tali  dottrine  anticattoliche,  che  pubblica  ad 
edificazione  de'  lettori. 


II  secondo  quesito,  a  cui  il  professore  berlinese  si  propose  di 
dare  una  risposta,  6  questo :  «  Come  mai  le  Lettere  apostoliche, 
quelle  in  particolare  di  8.  Paolo,  poterono  ottenere  pari  dignita 
e  con  pari  autorita  essere  collocate  a  lato  degli  Evangeli?  »  (p.  236). 

Per  noi  cattolici  la  risposta  6  chiara.  Considerata  la  cosa  sto- 
ricamente,  le  lettere  degli  Apostoli  sono  lettere  di  testimoni  oculari 
della  vita  di  Gesd,  sono  lettere  di  coloro  che  udirono  la  parola  di 
lui.  Quindi  che  meraviglia,  se  esso  furono  messe  a  lato  dei  quattro 
scrittori  della  sua  vita?  Quanto  a  Paolo  poi,  si  sa  dagli  Atti,  che 
egli  fu  scelto  miracolosaraente  da  Dio  a  nunzio  straordinario  del 
Yangelo  che  gli  fu  rivolato  per  via  nou  ordinaria;  quindi  eragiusto 
che  fosse  equiparato  agli  altri  apostoli.  Considerata  poi  la  cosa 
dogmaticamente,  si  sa  dalla  testimonianza  della  Chiesa  che  auche 
le  Lettere  apostoliche  e  quelle  di  Paolo  furono  ispirate  da  Dio,  come 
i  quattro  Yangeli;  e  ne  parla  anche  S.  Pietro  nella  sua  lettera 
(II  Potr.  Ill,  16).  E3co  dunque  la  risposta  al  secondo  punto  har- 
nackiano.  Essa  sembra  catechistica,  ma  non  per  questo  e  men  vora. 

Per  1'incredulo  psrd  la  risposta  6  difficilissima.  Comincia  con 
dire  che  «  questo  fatto...  e  forse,  a  ben  pensarn,  il  piu  strano  che 
appwisca  in  tutta  quella  raccolta  di  scritti:  il  vedere  cioo  delle 
lettere,  il  cui  contenuto  in  parte  6  affatto  individual,  elevate  a 
godere  una  pari  autorita  accacto  a  lie  parole  del  Signore !  »  (p.  236). 
A  spiegare  tale  enigma,  il  professore  dapprima  si  accosta  UQ  poco 
alia  nostra  risposta,  dicendo  «  che  sino  dai  prirni  tempi  si  cercd  di 
raccogliere  le  lettere  degli  Apostoli,  come  anche  d'altri  possessor* 
dello  SpirUo,  le  quali  venivano  pur  lette  nelle  Chiese  durante  gli 

i  Yeggasi  a  tal  proposito  il  be!  lavoro  contro  1'Harnack  del  P.  ROSE 
nella  Revue  biblique,  a.  1898,  p.  491-510:  L' Eg  Use  primitive  a-t  die  lu 
plus  de  quatre  Evangiles?  —  Veggasi  anche  BISLSER,  Einleitung  in  d. 
N.  T.  Herder,  1901  ;  Apolcryphen,  pp.  760  segg. 


80  RIVISTA 

ufficii  divini  »  (p.  237).  Ma  tale  risposta,  che  egli  pur  dice  di  non 
poca  importanza,  e  che  sarebbe  stata  la  vera,  e  da  lui  rifiutata. 
In  fatti,  se  Favesse  ammessa  sarebbe  crollato  tutto  il  sistenia  ra- 
zionalistico.  La  risposta,  a  cui  si  appiglia,  e  anche  questa  volta 
1'arbitrio  o  1'esigenze  pratiche  della  Chiesa.  Cioe,  dice  egli,  Mar- 
cione  e  gli  Gnostici  avevano  messo  le  lettere  di  S.  Paolo  e  degli 
Apostoli  a  lato  dei  quattro  Vangeli ;  or  «  la  grande  Chiesa  (la  ro- 
mand)  non  poteva  tener  S.  Paolo  in  minor  conto  che  facessero 
Marcione  e  gli  Gnostici;  perche,  ci6  facendo,  essa  lo  avrebbe  ab- 
bandonato  al  loro  potere.  Cosi  a  poco  a  poco  le  lettere  di  S.  Paolo 
dovettero  acquistare,  certo,  nella  grande  Chiesa  lo  stesso  valore  che 
avevano  presso  le  eretiche;  e  senza  neppure  avvedersene  si  pote 
compiere  cosi  la  loro  elevazione  fino  alia  parij  degli  Evangeli  » 
(p.  237,  238). 

Anche  in  questa  teoria  e  evidente  1'arte  inventiva  e  con  essa 
la  distruzione  del  dogma  cattolico ;  e  lo  scrittore  del  periodico  fio- 
rentino  e  «  pieno  di  letizia  a  vedere  un  professore  di  Berlino  capi- 
tale  del  Luteranismo,  trovarsi  in  tale  discussione  storica  d'accordo  » 
eon  esso  !  Questo  si  che  e  un  enigma  indecifrabile. 


II  terzo  quesito  e  il  seguente  :  «  Come  mai  le  Chiese  hanno 
ricevuto  tutte  un  Nuovo  Testamento  unico  ?  »  —  Prima  di  udire 
la  risposta  degl'  increduli,  udiamo  quella  de'  cristiani.  Le  Chiese 
hanno  ricevuto  un  Nuovo  Testamento  unico,  e  non  un  doppio  od 
un  triplice,  per  la  buona  ragione  che  quell'unico,  ne  piu,  ne  meno, 
fu  tramandato  loro  dagli  Apostoli :  o,  se  si  vuole,  perche  quell' u- 
nica  collezione  di  libri,  scritti  quasi  tutti  da  Apostoli  (e  approvata 
da  essi  in  quella  minima  parte  non  scritta  da  loro),  quell'  unica 
collezione,  diciamo,  contiene  la  storia  vera  e  genuina  del  Signore 
e  degli  Apostoli ;  e  perche  tutti  e  soli  quegli  otto  serittori  scris- 
sero  sotto  1'impulso  dello  Spirito  Santo.  Ecco  il  perche  tutte  le 
Chiese  accettarono  quell'  unico  e  Nuovo  Testamento.  Egli  e  come 
dimandare  perche  tutti  i  figli  d'un  padre  abbiano  accettato  un  unico 
testamento  del  loro  genitore.  A  dimanda  apparentemente  ingenua, 
ingenua  risposta  :  perche  il  genitore  lascio  quell'  unico  testamento 
e  non  altro. 

Ecco  la  risposta  de'  cristiani. 

Quella  de'  razionalisti,  i  quali  negano  in  gran  parte  che  i  27 
scritti  del  Nuovo  Testamento  siano  stati  composti  dagli  Apostoli,  e 


DELL  A   STAMPA  81 

negano  del  tutto  che  quegli  scrittori  furono  guidati  dallo  Spirito 
nella  composizione,  naturalmente,  e  tutt'  altra.  Cioe",  la  causa  del- 
1'accettaziono  di  quell'iinico  Nuovo  Testamento  per  parte  di  tutte  le 
Chiese  fa,  senz'altro,  1'imposizione  Legale  fatta  loro  dalla  grande 
Chiesa ;  imposizione  fatta  non  gia  in  nome  della  teologia  e  del 
dogma,  si  bene  in  nome  della  necessita  sociale  di  determinare  il 
Cristianesimo,  quasi  con  dire  :  Questo  e  non  altro  e  il  Cristiane- 
simo.  Dinanzi  a  tal  precotto  categorico,  dinanzi  a  questo  Sic  volo, 
sic  jubeo  della  grande  Chiesa,  tutte  dovettero  chinar  la  testa.  Que- 
sta  collezione  di  scritti,  dice  1'Harnack,  formata  verisimilmente  in 
Koma  «  con  la  cooperazione  di  alcuni  vescovi  dell'  Asia  minore  » 
-e  imposta  per  legge  alle  Chiese,  «  corrisponde  pure  al  carattere 
della  Chiesa  romana,  di  costituire  siffatti  ordinamenti  e  leggi  for- 
mali ;  poiche  il  carisma  di  questa  Chiesa  e  sempre  e  fu  pure  nel- 
1'antichita,  non  precisamente  la  Teologia,  ma  in  particolar  modo  la 
Disciplina  e  la  Legge  (noti  il  lettore  quests  parole}.  In  lotta  con- 
tro  lo  Gnosticismo,  Bom  a  ha  definite  i  limiti  e  gli  ordinamenti  del 
Cristianesimo,  e  fuori  da  Roma,  circa  gli  anni  190  250,  tali  costi- 
tuzioni  sono  pervenute  fra  le  altre  Chiese  e  da  loro  sono  state  adot- 
tate  »  (p.  239,  240). 

Come  si  vede,  il  razionalismo  in  tutte  queste  spiegazioni  d  lo- 
gico  a  se  stesso  e  ai  suoi  principii :  —  Gesu  Cristo  e  pei  razio- 
nalisti  un  uomo  qualsiasi,  entusiasta  si  di  alcune  idee  morali,  ma 
ne  Figlio  naturale  di  Dio,  ne  suo  Legato;  i  miracoli  narrati  di  lui 
sono  esagerazioni  de'  discepoli ;  gli  scritti  del  Nuovo  Testamento 
f urono  in  gran  parte  fabbricati  al  secondo  secolo ;  quegli  poi  scritti 
nel  primo  secolo,  son  veri  solo  quando  non  narrano  miracoli ;  la, 
ove  essi  parlano  di  missione  a  tutte  le  creature  o  profetizzano 
il  primato  a  Pietro,  si  devono  scorgervi  addizioni  del  secondo 
secolo ;  la  venuta  dello  Spirito  Santo  '  e  un'  esaltazione  morbosa 
de'  discepoli ;  Koma  assunse  solo  per  la  sua  grandezza  politica  la 
direzione  della  societa  cristiana ;  questa  ne  ebbe  origine  da  Dio,  ne 
tende  alia  vita  eterna,  die  non  esiste.  —  Le  conclusion!  di  questi 
falsi  principii,  che  sono  il  fondamento  scientifico  della  incredulita 
elevata  a  sistema,  devono  essere  circa  le  origini  del  Nuovo  Testa- 
mento appunto  quelle  che  insegno  1'Harnack  a  Koma  il  6  aprile  1903 ; 
conclusioni,  che  il  periodico  fiorentino  accolse  nelle  sue  pagine, 
senza  forse  pensare  che  esse  sono,  per  la  loro  parte,  la  distru- 
zione  di  quel  Gristianesimo,  di  cui  nelle  sue  pagine,  molto  lode- 
volmente,  intende  propagare  la  coltura. 


1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  6  28  dicembre  1903. 


BIBLIOGRAFIA  ' 


ANTINORLGNOLI  MARIA.  —  Intime.  Rom*,  Feierico  Pustet,  1903, 
8°  di  p.  68. 
Capitateci  alle    mani   queste 


In 

time,  volevamo  prenderne  saggio, 
percorrendone  alcune,  ma  poi  1'una 
dopo  1'altra  ce  10  s'amo  dolcemente 
sorbite  tutte.  E  veramente  cose  in- 
terne sono,  cio6  poesie  inesse  in  carta 
senza  pensiero  di  farle  passar  poi 
sotto  i  torchi,  ma  a  solo  sfogo  d'ani- 
mo  squisitamente  sensibile.  Che  can- 
dore  vi  e  diffuse  da  un  capo  all'altro! 
Che  olezzo  spira  da  quelle  pagine,  in 
cui  tutto  si  versa  il  cuore,  un  cuore 
buono,  ingeuuo,  amoroso,  aperto  a 
sensi  di  mitezza  e  dipace!  Special- 
mente  quando  si  espande  col  suo  par- 


goletto  celle  candide  gioie  della  ma- 
ternita,  6  un  piacere  1'udirlo  in  quelle 
effnsioni  intime  e  senza  scspetto  di 
testimonii.  Qui  ti  sovvengono  proprio 
quei  versi : 

.o  mi  sjn  uu  che  qnaido 
Am  jre  spira,  not .  ;  ed  a  quel  modo 
Ch'eL  delta  deatn,  vo  significance. 

Turg.  24. 

L'edizione  poi,  per  nobilta  ed  ele- 
ganza,  e  un  vero  gioiello,  quale  po- 
teva  aspettarsi  dalle  amoroso  e  in- 
telligent! cure  del  Marcliese  marito, 
rappresentante  in  Roma  delia  celebre 


casa  Pustet. 

CADENS  FELT  :E,  mons. —  Diarium  Curiae  Roininae  a  die  3  jilii, 
in  quo  Lso  PP.  XIII  lethaliter  decubuit  ad  dipiii  9  augusti  in  quo 
SS4uius  D.nus  N,  pms  pp^  x  fuit  solemniter  in  Basilica  Yaticana 
coronatus.  (Estr.  Ana'ectaEcclesiastica).  Romae,  apud  «  Analectori.m 

L.  2. 

questi  tre  momenti  stcrici,  la  quan- 
tita  dei  ragguagli    clie   di   ciascuno 
son  dati,  e  1'autorita  delle  fonti  onde 
sono    cavati,   confdriscono  a    questo 
libro  un  pregio  al  tutto  particolare. 
tre  problem!  classic!  degli  autichi  in 
relazione  ai  reeenti  risultati  della  scienza.    Studio  storico  critico, 
Problema  secondo  -  La  duplicatura  del  cubo.  Pavia,  Fusi,  1903,  8.° 
Dopo    il    bel    lavoro    riassuntivo       tura  del  circolo,  il  cb.  p.  Carrara  ci 
sull'antica    questione  della    quadra-       presenta  uno    studio    storico-critico 


Eccles.  >  Eiitorem,  8°,  142  p 
Questo  diario  e  divlso  in  tre 
parti :  La  inalattia  e  la  morte  di 
Leone  XIII  —  La  Sede  vacante.  - 
Dalla  elezione  alia  coronazione  di 
Pio  X.  L'importanza  gravissima  di 
CARRARA  BELLING  S.  I.  —  I 


1  Notti.  1  libri  e  gli  opuscoli,  anauaziati  nella  Biblio gratia,  (o  nelle  Rivi&te 
della  Stampa)  della  «  Civilta  Cattoliea  »,  non  puo  I'Amialnistrazlone  assumere  in  nessuna 
maniera  1'incarico  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  libri  non  sieno  Indicati  come  vendibil 
presso  la  stesga  Amministraxioiie.  Cid  vale  anche  per  gli  annanzi  delle  opere  perveuute  alia 
Direzione  e  di  qaelle  iadicatj  sulla  Copertina.  del  periodico. 

L'AMMINISTRAZIONE. 


BIBLIOGRAFIA 


83 


sopra  un  altro  problems.,  il  quale  non 
rneno  del  prirno  affatico  la  mente 
degli  anticbi  e  modern!  matematici. 
E  il  noto  problema  della  duplicazione 
del  cubo,  la  cui  storia  favolosa  si 
vorrebbe  far  risalire  a  quattro  secoli 
e  mezzo  prima  dell1  era  volgare ; 
quando  cioe  Apollo  irritato  coiitro 
gli  abitanti  di  Delo,  piccola  isola  nel 
mare  Egeo,  per  mezzo  dell'oracolo 
di  Delfo  face  sapere  adessi,  che  per 
calmare  la  sua  collera,  era  neces- 
sario  raddoppiare  Taltare  a  lui  sacro 
nell' isola  stessa.  L'altare  era  di  for- 
ma cubica. 

Checche    si  voglia    dire    intorno 
aU'origine  di  questo  problema,  sem- 

CATTANEO  P.  Carlo  Ambrogio  d. 
lano,   libreria   editrice   Oliva   e 
Rivedono  novamente   la    luce  le 
opera  predicabili    ed    asceticbe    del 
geniale    predlcatore    P.    Carlo    Am- 
brogio Cattaneo.   Ease  sono  una  vera 
miniera  di  materie  predicabili.  Esau- 
rite  le  anticbe    edizioni,    la  libreria 
Oliva  di  Milano  ne  ha  intrapresa  )a 
ristampa,  cbe  e  riuscita  a  perfezione. 


plicissimo  nell'apparenza,  in  realta 
irto  di  difftcolta  gravissime,  e  cosa 
certa,  cbe  il  medesimo  fa  studiato 
con  ardore  fin  dall'  infanzia  della 
geometrla.  Tutte  le  persone  colte, 
che  amano  studiare  lo  sviluppo  del 
pensiero  umano,  e  conoscere  la  storia 
degli  sforzi  fatti  dai  geometri  intorno 
a  quest' arduo  problema,  sapranno 
grado  al  p.  Carrara  di  questo  bello 
studio  storico  critico,  scritto  con  stile 
chiaro,  e  con  quella  esattezza  scien- 
tifica  voluta  dalla  materia,  e  gia  lo- 
data  in  altri  lavori  di  matematica 
pura  ed  applicata  del  medesimo 
Autore. 


C.  d.  GL  —  Opere  preiicabili.  Mi' 
C.°,  1903,  quattro  voiumi  in  8.° 
Ecco  la  materia  de'  singoli  voiumi  : 
Volume  I,  Lezioni  sacre  (di  pag.  715) ; 
Volume  11,  Esercizio  della  buona  mor- 
^(dipag.  t08);  Volume  III,  Discorsi 
vari,  Considerazioni,  selva  di  pen- 
sieri  ecc.  (di  pag.  528);  Volume  IV, 
Esercizi  spirituali  e  Massime  eterne 
(di  pag.  324). 


COLLEZIONE  di  letture  ainene 
Concezione  in  Modena. 
Queste  care  letture  col  nuovo  aano 
sono  entrate  nel  47mo  anno  di  vita. 
L'associa-zione  edi  lire  cinque  all'anno, 
e  ciascun  socio  riceve  sei  voiumi  di 
racconti  illustrati,  di  circa  300  pa- 
gine  1'uno,  piu  24  librettini  educa- 
tivi  di  32  pagine  1'imo,  e  piu  ancora 
la  strenna  Pierpaolo.  In  questi  46 


ed  oneste.  —  Tipografia  dell'Imm. 

anni  di  vita  la  Collezione  ha  diffaso 
in  Italia  piu  di  centomila  copie  dei 
suddetti  racccnti  e  qualche  milione 
dei  piccoli  librini,  compresi  anche 
quelli  venduti  fuori  d'associazione. 
Chi  puo  calcolare  il  bene  prodotto  da 
tanto  seme  diffuse  ?  E  chi  non  vorra 
cooperare  a  si  salutar  diffusione? 


CROSTA  CLINO,  can.  dott.  —  L'Assunta  nell'odierna  Teologia  cat- 
tolica.  Studio  pubblicato  sul  periodico  «  La  Scuoia  Cattolica  »  or- 
gano  delia  Facolta  Teologioa  Pontificia  di  Milano.  Monza,  tip. 
Arfcigianelli,  1903,  8°,  290  p.  L.  2. 

Con  piacere  troviamo  qui  raccoiti  1'ottima  nostra  consore.Ua  «  La  scuola 
i  dotti  articoli  che  con  vivo  interesse  Cattolica  ».  In  questo  studio  dunque 
avevamo  gia  letti  nelle  pagine  del-  il  cb.  professore  esamina  il  pensiero 


84 


BIBLIOGRAFIA 


plice  fedele,  allo  stato  odierno  della 
uottrina,  pu6  o  non  puo  discutere, 
deve  o  non  e  ancora  tenuto  a  con- 
feseare  e  credere  (p.  5).  Tutta  la  trat- 
tasione  e  condotta  con  tanta  dottrina 
e  saviezza,  che  noi  riteniamo  sia  per 
guadagnarsi  1'assenso  del  piii,  e  degli 
altri  pochi  almeno  il  rispetto.  Chi 
voglia  scrivere  su  tal  materia  non 
potra  oggimai  far  a  meno  di  questo 
libro,  e  il  ch.  professore  avra  il  me- 
rito  d'aver  grandemente  contribuito 
a  quella  definizione  che  sperasi  non 
lontana ;  la  quale,  fara  si  che,  come 
Pio  IX  fu  detto  il  Pontefice  della  Im- 
macolata,  cosl  Pio  X  venga  salutato  il 
Pontefice  delTAssunta. 

GALLERANI  P.  ALESSANDRO,  d.  C.  d.  GL  —  Diomira,  ossia  la  donna 
religiosa.  Hodelli,  consigli,  utilissimi  anche  agli  uomini.  2a  Edi- 
zione.  Modena,  tip.  deH'Immacolata  Concezione,  1904,  '  16°  di 
p.  508.  L.  2,25. 


della  fede  divina  e,  dove  non  ancora 
cattolica,  sempre  pero  dei  cattolici, 
intorno  1'assunzione  corporea  della 
SS.  Vergine  al  cielo :  e  tutto  ci6  che 
si  riferisce  a  questo  glorioso  mistero 
egli  dilucida  e  mette  alia  portata  al- 
tresl  dei  semplici  fedeli,  per  ottenere 
quello  che  S.  Paolo  chiama  ragione- 
vole  ossequio  della  nostra  fede.  Quanto 
al  metodo,  ei  manda  innanzi  le  que- 
stioni  general!  a  cui  si  legano  le 
questioni  di  fatto  o particolari  intorno 
a  ci6  che  con  piu  semplice  titolo 
siamo  soliti  di  chiamare  assunzione 
di  Maria  :  poi  viene  a  trattare,  quasi 
teologia  applicata,  dicio  che,  nei  rap- 
porti  del  mistero,  L'intelletto  del  sem- 


Mentre  Stan  correndo  1' Italia  le 
ultime  copie  della  6a  edizione  del 
Contravveleno  religioso,  ecco  uscire 
dalla  medesima  feconda  penna  un 
nuovo  libro,  ma  questo  principal - 
mente  per  le  signore.  E  diviso  in  due 
parti.  La  la,  intitolata  Modelli,  pre- 
senta  alle  donne  i  piu  bei  tipi  che 
ci  offrono  a  gara  la  sacra  Bibbia  e 
la  storia  ecclesiastica.  Ed  ecco  quindi 
sfilarcisi  innanzi  la  graziosa  Ruth  e 
la  fortissima  Madre  de'  Maccabei.  Poi 
viene  la  donna  e  il  Redentore,  la 
donna  e  gli  Apostoli,  la  donna  e  i 
Confessed  di  Cristo,  la  donna  e  gli 
Eretici.  Seguono  poscia  in  bella  or- 
dinanza  le  Paole,  le  Marcelle,  le  Me- 
lanie  ed  altre  illustri  matrone;  e  giu 
giu  le  Monache,  le  Lezinscke  ed  altre, 
flno  a  chiudere  la  nobile  schiera  con 
quella  angelica  creatura  che  fu  ai 
tempi  nostri  Cristina  di  Savoia  re- 
gina  di  Napoli.  —  La  2a  parte,  inti- 
tolata Consigli,  e  un  vero  regalo  che 
fa  1'Autore  alle  signore  italiane;  per- 


che  si  compone  di  Lettere  spirituali 
deH'incomparabile  S.  Francesco  di 
Sales,  delie  quali  non  diciamo  gia 
che  1'Italia  sentisse  penuria,  ma  le 
aveva  in  edizioni  vecchie,  sfiorite, 
sgradevoli,  piu  acconce  forse  a  re- 
spingere  che  ad  attirare  mani  deli- 
cate e  gentili.  Egli  dunque  ne  ha 
scelto  le  principal},  le  ha  tradotte 
direttamente  sulla  edizione  monu- 
mentale  di  tutte  le  opere  del  Santo, 
che  si  sta  da  piu  anni  pubblicando 
ad  Annecy,  le  ha  fornite  di  noterelle 
opportune,  ed  ora  le  offre  al  pubblico 
in  una  si  elegante  edizione,  che  non 
pud  ricusarsi  dalla  piu  schiva  si- 
gnora.  —  Si  chiude  poi  il  volume  con 
un'ampia  Conclusione,  in  cui  si  de- 
scrive  la  vita  della  vera  donna  re- 
ligiosa, e  se  ne  raccoglie  che  e  una 
vita  accettevole  a  Dio,  amabile  agli 
uomini,  gradevole  a  lei  medesima.  — 
Qual  migliore  strenna  natalizia  al 
gentil  sesso  e  alia  gioventu  special- 
mente  ? 


BIBLIOGRAFIA  85 

GEISPITZ  C.,  abbe.  —  L' attente  de  Jesus,  ou  mois  preparatoire  a  la 
premiere  Communion.  Paris,  Douniol,  1092,  16,  YI-2S8  p.  Fr.  1,50. 
Per  trenta  giorni  si  offre  qui  una      capitoli  6  anche  rallegrato  dal  rac- 
sostanziosa  lettura  spirituals  su  tutte      conto  d'esempi  storici  e  di  fatti  evan- 
le  grand!  verita  che  riguardano  Gesu      gelici  molto  attraenti. 
Sacramentato.  E  ognuno  di  questi  bei 

GIEHRL  EMMY.  —  Passiflora.  Pie  ed  affettuose  letture  a  sollievo 
e  conforto  degl'infermi  e  di  ogni  anima  tribolata.  Tradotto  dal  te- 
desco  da  R.  HERMANN.  Napoli,  Festa,  1903,  24°.  464  p.  L.  1,50. 
la  queste  pagine  sono  trasfusi  i  simi  che  sceudono  al  cuore  e  lo  sol- 

sentimenti  di  una  colta  e  pia  scrit-      levano.  Li  raccomandiamo  non  solo 

trice,   inferma   da  molti  anni.   Sono      agl'mfermi,  ma  a  tutti  i  soffrenti. 

pensieri  eletti  e  ricordi  opportunis- 

GILARDI  AMBROGIO,  prof.  —  Grammatica  italiana  ad  uso  special- 

mente  delle  scuole  ginnasiali.  Milano,   Cogliati,   1903,   8°,  YIII- 
192  p.  L.  1,60. 

II  prof.  Gilardi  non  6  alle  sue  pri-  Schultz   per   la  grammatica  latina ; 

me  armi,  e  per6  gli  studiosi  riceve-  per  la  compilazione  poi  si  giova  del 

ranno  ben  volentieri  dalle  sue  mani  Paria  e  del  Corticelli,  per  1'uso  an- 

questa  nuova   Grammatica  italiana.  tico,  del  Fornaciari,  dello  Zambaldi, 

Alia  esposizione   delle   regole   egli,  del  Bani  e  d'altri  per  1'uso  moderno. 

per  rendere    il  suo  lavoro  piu   ra-  E  cosi   mentre   insegna   a   scrivere 

zionale,   ha   voluto  aggiungerne   la  secondo  1'uso  moderno,  aiuta  ad  in- 

ragione.  NeH'ordinamento  della  ma-  tendere    ed    apprezzare    gli    antichi 

teria    segue    quello    che    segui     lo  scrittori. 

HEBERT  J.  0.  P.  —  Premieres  Yerites.  Conferences  pr§chees  a  Saint- 

Honore  D'Eylan.  Avente  1901.  Paris,  Bonne  Presse  XII- 180  p. 
Fr.  2,60. 

Sono  le  prime  conferenze  predi-  verita  di   fede  —  Dio  —  II   fatto  e 

cate  dal  P.  Hebert  a   Sant'Onorato  il   momento   della    creazione   —   II 

d'Eylan,    dove   ebbero    un  grande  e  processo  della  creazione   —  La  ne- 

meritato  successo.  Ecco  i  temi.  L'uf-  cessita  della  Provvidenza  —  La  na- 

ficio  della  storia   nello   studio  della  tura  umana  e  il  suo  destino. 

HEMERKEN  THOMA  A  KEMPIS,  can.  reg.  —  Orationes  et  Medita- 

tiones  de  Yita  Christi  epilegomenis  et  apparatu  critico  instructae 

ad  Codicu m  manuscriptorum  editionumque  vetustarum   fidem  re- 

cognoscebat  emendabatque  MICHAEL  los.  POHL,  philos,  doct.  cum 

THOMAE  effigie.  Friburgi  Br.,  Herder,  1902,  12°,  X-464  p.  Fr.  3,75. 

A  chi  non  6  noto,  e  insieme  caro      puo  dirsi  d'altri  suoi  libri,i  qualipero, 

e  venerando,  il  nome  del  Kempis  ?  E      se  non  raggiungono  tutti  i  pregi  del 

questo  perchS  il  suo  nome  6  legato      primo,  gareggiano    certamente   con 

ai  famoso  e  familiare  libretto  De  Imi-      esso  nel  sapore  spirituale.  Tali  sono 

tatione  Christi.   Ma   non  altrettanto      i  Trattati  qui  contenuti:  De  vita  et 


86  BIBLIOORAFIA 

leneficiis  Salvatoris   lesu:    De   pas-  ehi  voglia  trovar  pascolo  alia  pieta. 

sione  Christi  secundum  scripta  qua-  Pei  dilettanti  poi  di  codici  manoscritti 

tuorevangelistarum:  Deresurrectione  e  di  edizioni  antiche  v'&  in  fine  un 

Christi   et   apparitionibus    eius :    De  copioso   apparato   critico,   nel  quale 

ascensione,  pentecoste  et  aliis  quibus-  potranno  soddisfare  a  sazieta  le  loro 

dam.  In  questo  volume  pu6  dunque  voglie  erudite. 

HOG-AN  J,  —  Pensees  pour  chaque  Jour  a  1'usage  des  Pretres.  Tra- 
duit  de  1' anglais  par  un  Pretre  de  Saint- Sulpice.  Paris,  Lethiel- 
leux,  1902,  24°,  XYI-354  p.  Fr.  2. 
Grazioso  librino,  utilissimo  ai  sa-       brevi  da  non  potersi  al   certo  rifiu- 

cerdoti,  ai  quali  propone  meditazioni      tare  da  chicchessia  pel  consueto  pre- 

o  letture  per  ciascun  giorno,  molto      testo  della  mancanza  di  tempo. 

pie,   molto  sode,   ma  soprattutto  si 

HOHLER  M.  —  Fiir  und  Wider  in  Sachen  der  Katholischen  Reform- 
bewegung  der  Neuzeit.  Freiburg  i.  Br.,  Herder,  1903,  8°,  132  p. 
Fr.  1,50. 

In  tono  di  conversazione,  esposta  nel  campo  scientifico.  L'autore  fa 
con  dialogo  familiare,  due  interlocu-  trionfare  la  verita,  mettendo  in  bocca 
tori  disputano  su  certe  tendenze  esa-  al  principals  de'  due  interlocutor!  la 
gerate  circa  una  riforma  della  Chiesa  nota  giusta  ed  ortodossa. 

HURTER  H.  S.  J.  —  Nomenclator  literarius  Theologiae  Catholicae 
theologos  exliibens  aetate,  ratione,  disciplinis  distinctos.  Editio 
tertia  emendata  et  aucta.  Oeniponte,  libr.  acad.  Wagneriana,  1903, 
8°,  XVI-11CO;  LXX.  M.  12.  Vendibile  presso  la  libreria  Pustet, 
Piazza  Fontana  di  Trevi,  Roma. 
Di  queata  opera  insigne  e  di  zioni.  A  questa  terza  edizione  si 

grande  utilita  discorremmo  nei   se-       convengono  le  medesime  ampie  lodi, 

guenti  volumi:  Ser.  XV,  I,  600:  VI,       tantopiu  che    e    stata    emendata  ed 

345.  Ser.  XVI,  II.  346,  allorch&    fu-       accresciuta. 

rono  pubblicate    le    prime  due    edi- 

IL  SANTO  SACRAMENTO.  Discorsi  inediti  di  varii  Autori.  Napoli, 

Festa,  1902,  8°,  414  p.  —  L.  4. 

Per  chi  debba  predicare  sul  pin  niere,  sotto  diversi  aspetti,  e  con  di- 
augusto  dei  Sacramenti,  non  pu6  ne-  verso  stile;  e  sebbene  non  ttitti  i  di- 
garsi  che  questa  raccolta  di  discorsi  scorsi  siano  ugualmente  pregevoli, 
possatornareutile,perche  qui  trovera  da  tutti  pero  qualche  vantaggio  po- 
queH'argcniento  svolto  in  diverse  ma-  tra  ritrarsi. 

J.  T.  L.  Dialogo  critico  e  satirico.  Bo.hia,  1902,  in  16.° 

In  questo  libro,  nel    quale  sotto  GP  interlocutor!  sono  diversi,  di 

le  iniziali  J.  T.  L.  si  cela  un  cbiaro  vario  pensare,  anzi,    per  lo  piu,    di 

Autore,  vengono  esposti  e  smasche-  opinioni  afFatto  opposte.    Lo  stile    e 

rati  i  principali  errori  moderni  con-  pieno  di  brio,  e  ncn  manca  qua  e  la 

tro    la  Chiesa,    il    retto    pensare    e  la  nota  allegra  e  la    punta  satirica. 

1'onesto  vivere.  Cong^ratulazioni  al  cbiaro  Autore. 


BIBLIOGRAFIA  87 

LAGARDE  I.  B.,  pretre  de  la  Mission.  —  Le  tresor  evangelique  du 

Dimanche.   Paris,  •  Lethiellenx,  due  voll.  in  16°  cli  pp.  YI1I-40G  ; 
41G.  —  Fr.  8,00. 

Ecco  il  disegno  di  queste  omelie  se  ne  cavano  le  principal!  conclusion! 
domenicali.  Recitato  il  vangelo  cor-  pratiche.  E  questo  dunque  un  lavoro 
rente,  in  un  primo  articolo  si  spiega  esegetico  morale,  pieno  di  soda  dot- 
il  testo:  in  un  secondo  si  mettono  trina,  ed  esposto  con  metodo,  ch la- 
in luce  e  in  rilievo,  disponendole  con  rezza  e  precisione,  che  sono  le  prin- 
beirordine,  le  idee  che  formano  la  cipali  doti  richieste  in  lavori  di  que- 
sostanza  d'ogni  vang-elo :  in  un  terzo  sto  genere. 

LAPLACE  L.  can.  —  La   Madre    Maria    di  Gesu    Maria  Deluil -Mar- 
tiny    fondatrioe    della    Congregazione    delle    Figlie    del    Cuor    di 
Gesu.  Trad,  dal  francese.    Torino,  libr.  del    S.  Cuore,  1903,  16% 
XXVI  368  p. 
Parecchi    tra    Porporati    e    Ve-       bellissimi  elogi.-A  noi  dunque  altro 

scovi  di  Francia,  ai  quali  si  e  unito       non  resta  che  raccomandarne  la  dif- 

in  Italia  il  Cardinale  Arcivescovo  di       fusione. 

Torino,  hanno  fatto  di  questo    libro 

LEJEUNE  P.,  chan.  —  Avant  et  apres  la  Communion.  Paris,  Lethiel- 

leux,  16°,  XII-39G  p.  —  Fr.  3,00. 

Questo  non  e  semplicernente  un       fra  Tuna  e  Taltra  cosa,  riunendo  as- 
libro  di  divozione,  ma,  se   non   puo       sai  bene,  intorco  al  mistero  eucari- 
chiamarsi    un    libro    di    teologia,    &       stico,  la  p::eta  e  la  scienza. 
certo  che  tiene  un   luogo  di  mezzo 

LUCA  (P.)  DI  S.  GIUSEPPE,  pass.  —  Gesu  e  Dio?  Contro  gli  in- 
creduli  si  dimostra  la  Divinita  di  Gesu  Cristo,  per  confermare  il 
popolo  nella  Sana  cradenza.  Firenze,  libr.  Sales'ana,  1903,  16°, 
360  p.  L.  1,50. 

L'insistere  in  questo  dogma  ai  si  rivolge.  Solamente  ad  alcuno  po- 
giorni  nostri  apparisce  sempre  piu  tra  apparire  non  troppo  felice  la  for- 
necessario;  e  quindi  opportunissima  iLa  del  titolo:  G-esu  &  Diof  come 
giunge  questa  trattazione  del  ch.  se  si  trattasse  di  cosa  discutibile,  di 
Autore,  la  quale  e  condotta  con  mclta  problema  da  seiogliere:  ma  1'ombra 
sodezza  ed  altrettanta  lucidezza  e  che  potrebbe  suscitare  il  primo  ti- 
popolarita,  come  appunto  e  richiesto  tolo,  6  poi  subito  dileguata  dal  se- 
dalla  qualita  dei  lettori  a  cui  egli  condo 

MARUCCHI  ORAZIO.  --  Le  ineinoria  degli  Apostoli   Pietro  e  Paolo 

in  Roma.  Ceani  storici  ed  archeologici.  2a  ed.  riveduta   e  messa 

al  col-rente  dei  piu  receiiti  studi.  Roma,  Pustet,  1903,  .16°,  200  p. 

II     chiaro     archeologo    roaiano,       utilissimo,  che    il    dotto   Autore  ha 

prof.  Marucchi,  ha  rimessa  a  nuovo       estratto  dalle  altre  sue  opere  di  ca- 

la  prima    edizione  di  queste  Memo-       rattere  scientifico  e  tecnico.  la  que- 

rie  di  S.  Pietro    e    S.  Paolo    in  Ro-       sta  nuova    edizione    egli   ha  accen- 

ina.  E  un    libro    d'  indole   popolare,      nato,  benche  brevemente,  ma  senza 


88 


BIBLIOGRAFIA 


polemiche,  all'opinione  che  la  sede 
primitiva  dell'  Apostolato  di  S.  Pie- 
tro  debba  mettersi  al  cimitero  di 
Priscilla  in  via  Salaria  iiuova  e  non 
in  quello  di  via  Nomentana  nelle 
cataeombe  di  S.  Agnese,  come  con- 
getturo  il  De  Rossi.  Di  questa  mo- 
derna  controversia  tra  gli  archeo- 
logi  romani  parlammo  gia  ex  pro- 
fesso  nel  quad,  del  7  novembre  1903 


(p.  337  segg.).  Ivi  noi  inclinammo 
all'  opmione  di  chi  stava  per  il  ci- 
mitero di  S.  Ag-nese  ;  benchfc  il  prof. 
Marucchi  stia  per  quello  di  via  Sa- 
laria nuova.  Cio  non  toglie  nulla  al 
merito  dell'egregio  archeologo,  il 
quale,  anzi,  proponendo  pel  primo 
quella  nuova  spiegazione,  ha  aperta 
la  via  a  nuove  ricerche  ed  a  nuovi 
studii  sull'importante  questione. 


MORANDO  LUIGI,  Stimatino.  —  Chi  e  il  Papa  ?  Conferenze  tenute 
al  popolo  in  S.  Maria  del  Miracoli  a  Roma  nell'agosto  1903.  Pia- 
cenza,  1903,  16°,  di  p.  98.  L.  0,50  a  beneficio  dell'oratorio  festive 
S.  Tarcisio  in  Piacenza. 
Siccome  ai  giorni  nostri,  e    con 

discorsi   e    con    libri  e  giornali,    si 

cerca  purtroppo  d' offuscare  nel  po- 
polo Tidea   del   Papa,   cosi,   appena 

esaltato    alia   cattedra    di  S.  Pietro 

il  novello  Pontefice  Pio  X,  il  dotto 

e  zelante  P.  Morando  afferro  1'occa- 


sione  per  esporre  al  popolo  ed  illu- 
strare  il  vero  concetto  del  Papa,  con 
]e  annunziate  conferenze,  che  furono 
udite  con  molta  attenzione  ed  inte- 


resse.  Ed  ora  per  dilatarne  e  ren- 
derne  piu  copioso  il  frutto,  savia- 
mente  le  ha  rese  di  pubblica  ragione. 
Non  sono  qui  a  cercarsi  fiori  e  foglie 
o  pellegrini  pensieri ;  ma  il  lettore 
vi  trovera  intorno  alia  dignita'  del 
Pontefice  le  piu  vere  e  sode  dottrine, 
esposte  in  una  forma  semplice  e  lu- 
cidissima,  e  perci6  stesso  la  piu  utile 
al  popolo. 


PETTENATI  MARIO.  —  Lembi  azzurri  con  prefazione  del  professor 
cav.  PIETRO  DOTTI.  Busseto,  Fava,  190S,  16°,  132  p. 


E  veramente  son  Lembi  azzurri. 
Ora  lembi  di  cielo,  ora  di  terra,  ma 
sempre  azzurri;  cioe  sereni,  placidi, 
spiranti  soavita  e  candore ;  e  pero 
ricreano  1'occbio  ed  il  cuore  contri- 


stati  alia  vista  di  tanta  melma  co- 
perta  di  fiori  poetici.  Qui  abbiamo  in- 
vece  la  forma  eletta,  che  veste  ele- 
vati  concetti. 


EASSEQNA  OIURIDICA  ECCLESIASTIC  A.  —  Periodico  mensile 
di  Diritto    e    Giurisprudenza.  Direttore :    Sac.  Dott.  S.   Coniglio. 
Redattori:    Dott.    Sac.  P.  Di  Cecco  --  Avr.  Sac.  A.  Da  Yita  - 
Avv.  M.  La  Monica  —  Avv.  G.  Tedeschi.  Direzione :  Via  S.  Ni- 
cola da  Tolentino.  N.  4.  Prezzo  per  1' Italia,  per  un  anno  L.  10. 
—  per  1'Estero  L.  12.  —  Un  numero  separate  L.  1.25. 
Non  ultimo,  n&  meno  importante      Eccleslastico,  sotto  la  quale  denomi- 
fra  i  voti  consacrati   nel  Congresso      nazione  e  comunemente  inteso  tutto 
cattolico  di  Taranto,  fu  di  seriamente       quanto  si  attiene  alia  vigente  legi- 
curare    e    diffondere,  in   ispecie  nel      slaztone.  Una  lungae  dura  esperien- 
Clero,  la  conoscenza  del  Diritto  Ca-      za,  adunque,  valse  a  far  riconoscere 
nonico  puro    ed  insieme  del  Diritto      non  essere  piu  un  aforismo  il  detto, 


BIBLIOGRAFIA 


89 


che  al  Clero  italiano  avea  nociuto, 
piu  delle  leggi  eversive  vigenti,  la 
remissivita  incosciente  nel  subirne, 
senza  lotta,  una  odiosa  e  fiscale  ap- 
plicazione,  in  conseguecza  della  poca 
dimestichezza  con  esse  e  —  perche 
non  dirlo  ?  —  anche  col  Diritto  Ca- 
nonico  puro,  che  ne  e  fondamento  ed 
essenza. 

II  male  fa  ed  e  grave,  in  parte 
irreparabile;  ma  ilrimedionongiunge 
tardo  ed  inefficace,  perche  a  conse- 
guirlo,  questa  Rassegna  si  propone 
lo  studio  parallelo  dell'uno  e  1'altro 
Diritto  ;  con  che  si  differenzia  pro- 
fondamente  dalle  non  poche  riviste 
oggi  esistenti,  le  quali  ne  trattano 
separatamente,  quasiche  non  fossero 
ambidue  rami  di  uno  stesso  albero. 


In  esecuzione  di  siffatto  pro- 
gramma  la  Eassegna  pubblichera 
articoli  di  distinti  giuristi  non  sol- 
tanto  nostrani,  ma  esteri,  con  la  re- 
lativa  traduzione  per  quelli  scritti 
in  lingue  men  note;  pubblichera  la 
giurisprudenza  civile,  sia  contenziosa 
che  amministrativa, e  la  canonica  delle 
SS.  Congregazioni;  nonehe  le  leggi 
e  provvedimenti  del  potere  laico  e 
gli  atti  della  S.  Sede. 

La  Rassegna  sara  edita  in  fasci- 
coli  mensili  non  minori  di  pag.  64; 
ed  ha  annesso  un  ufficio  legale  per 
la  trattazione  di  affari  e  cause  presso 
tutte  le  Magistrature  ed  uffici  civili 
e  pontificii,  e  per  la  risoluzione  dei 
pareri. 


SAYIO  FEDELE,  prof.  —  Breve  storia  della  Chiesa  ad  uso  delle  Scuole 
di  Religione.  II  Medio  Evo.  476-1492.  Torino,  Berruti,  1903,  16°, 
YIII-224  p.  L.  1,50. 


Nel  quaderno  1265  del  7marzo  1S03 
parlammo  gia  con  i  dovuti  encomii 
del  primo  volumetto  della  storia  della 
Chiesa  del  Savio.  Altrettanto  ripe- 
tiamo  di  questo  secondo.  La  valentia 
dell'A.  in  cose  storiche  ci  e  caparra 
sicura  della  bonta  del  libro,  Questo 


narra  la  storia  ecclesiastica  del  medio 
evo  dell'a.  476-1492,  raccontando  in 
distinti  capi  e  paragrafi  tutti  i  prin- 
cipal! avvenimenti.  Seguono  tre  ap- 
pendici :  su  Papa  Vigilio,  sulla  falsa 
donazione  di  Costantino,  e  sulle  false 
decretali. 


S1CUT  ROSA...  Calendario  domenicano   per  1'anno   1904.   Firenze, 
tip.  e  libr.  domenicana,  1903,  p.  112. 


Facciamo  di  buon  grado  un'ec- 
cezione  a  favore  di  questo  calendario, 
tra  tanti  che  ci  s'accalcano  di  questi 
giorni  sul  tavolino,  perche  a  lui  apre 
la  via  nella  folia  una  squisita  opera 
d'arte  posta  sul  frontispizio.  Basta 
rammentarla,  pel  soggetto  :  L'lncoro- 
nazione  della  Vergine  dell'Angelico 
da  Fiesole,  il  gioiello  del  Louvre, 


riportata  qui  in  tricrornia  con  si  fe- 
dele  e  festoso  splendore  di  tinte,  che 
e  un  vero  onore  delPofficina  tipogra- 
fica  domenicana  di  Via  Ricasoli.  II 
grazioso  dipinto  inizia  cosl  degna- 
mente  la  serie  delle  altre  stampe  e 
delle  memorie  artistiche,  religiose, 
storiche,  che  s'alternano  nel  copioso 
e  variato  volumetto. 


CRONACA  CONTEMPORANEA 


Roma,  11  -  24  dicembre  1903. 

I. 
COSE  ROMANE 

1.  L'anno  giubilare  della  definizione  dell'Immacolata  Concezione.  Indulg-euze 
ccncesse  dal  Santo  Padre.  —  2.  Le  prime  comunioni  di  adulti,  DeH'anno 
giubilare.  —  3.  La  Soeieta  della  Gioventu  cattolica  ai  piedi  di  Pio  X. 

—  4.  II  Coinitato  pel  monumento  internazionale  operaio  a  Leone  XIII. 

—  5.  Pellegrinag'g'io  Toscano.  —  6.  Pel  lavori  della  Commissione    bi- 
blica.  —  7.  Libri  proibiti. 

1.  La  festa  dell'8  dicembre  scorso  apriva  1' anno  giubilare  delia 
defi.nizione  dogmatica  dell' Lminacolato  Concepimento  di  Maria  :'ede 
spettacolo  di  consolazione  insieine  e  di  ainmirazione  il  vedere  qual 
movim.en.to  di  divoto  entusiasmo  vada  propagandoai  a  tal  proposito  in 
tutf.o  il  mondo  cattolieo.  A  Roma,  centre  naturale  di  questo  movi- 
mento,  la  festa  fu^soJennemente  celebrata  nelle  basiliche,  enelle  chiese, 
dicui  non  ricorderemo1  che  S.  Antonio  de'  Portoghesi  dove  intervenne 
I'ambasciata  presso  la  Santa  Seder,  e  quella  di  Monserrato  dove  puie 
1'ambasciatore  di  Spagna  distribui  le  cedole  dotali  alle  zitelle  oriunde 
spagnuole:  ma  sopratutto  in  Santa  Maria  Maggiore,  dove  a  nurnerd- 
sissimi  fedeli  distribui  la  coinanione  generate  il  card.  Ferrata  e  pon- 
tifico  la  messa  all'altare  papale  il  card.  Y.  Vannutelli  arciprete  della 
stessa  basilica,  che  alia  sera  dopo  un  caldo  ed  eloquente  discorso  del 
p.  Zocchi,  impart!  la  solenne  benedizione,  essendo  present!  i  rappre- 
sentanti  delle  Soeieta  cattoliche  con  torcie.  In  occasione  di  tale  festa, 
il  Santo  Padre  Pio  X  emano  ua  Breve  apostolico  colla  stessa  data 
dell;8  dicembre  1903,  nel  quale  come  segno  di  sua  tenera  divozione 
alia  Yergine  e  di  sua  singolare  affezione  al  maggior  tempio  in  Boma 
a  Lei  dedicate,  attribuisce  in.  perpetuo  al  Capitolo  liberiano  la  mo- 
numentale  cappella  detta  Sistina  o  del  SSmo  Sacramento,  esistente 
nella  basilica,  con  tutti  i  diritti  annessi.  Quella  cappella  per  dispo- 
sizione  di  Pio  IX  apparteneva  gia  ai  Palazzi  apostolici. 

Nello  stesso  giorno  1'Eino  card.  Yannutelli  volendo  anch'egli  se- 
gnalare  la  fausta  circostanza  con  un  atto  di  pieta  verso  la  Yergine, 
recavale  in  doao  una  magnifica  pianeta  in  tessuto  arazzo  Gobelin  di 


CRONACA   CONTEMPORANEA  91 

oro  e  seta  variegata,  riproducente  secondo  1'arte  squisita  di  Gaspare 
Poncet  gli  ainmirabili  disegni  dell'arts  italiana  del  quattrocento.  La 
pianeta,  per  volere  del  donatoie,  dovra  essere  adoperata  per  la  messa 
che  1'8  di  ciascun  rnese  in  quest'anno  giubilare  si  celebrera  nella  ba- 
silica stesia  da  un  Emo  cardinale,  ad  onore  della  \rergine  Immacolata. 

Doni  ed  omaggi  non  mancheranno  certo  alia  Vergine  in  questi 
suoi  rinnovati  giorni  di  gloria.  Gria  per  ccneorso  di  tutti  i  Santuarii, 
i  sodalizi,  i  periodic!  mariani  del  mondo  si  prepara  una  corona  di 
dodici  stelle  in  brillanti,  che  dal  Sommo  Pontefice  Pio  X  nel  solenne 
anniversario  dell'8  dicembre  1904  verra  posta  sul  capo  dtlla  Imma- 
oolata,  nell'  imagine  che  sta  nel  gran  mosaico  della  Cappella  del  Core 
in  San  Pietro.  Una  biblioteca  mariana  di  tutte  le  opere  pubblicate 
in  tutte  le  nazioni  ai  onore  di  Maria  e  ad  illustrazione  del  domma 
del  suo  Iminacolato  Concepimento,  dovra  restare  perenne  tribute  della 
mente  umana  a  Colei  che  e  Sede  della  divina  Sapienza.  I  congressi 
delle  Figlie  di  Maria  nelle  diverse  diocesi,  quasi  preamboli  alia  riu- 
nione  generale  di  Roma,  le  accademie  scientifiche  e  letterarie,  i  mo- 
numenti  d'arte,  le  opere  di  carita  e  mille  evariatissime  manifestazioni 
che  si  vanno  preparando  dappertutto  con  gara  figliale,  formeranno  come 
un  omaggio  trionfale  alia  Yergine  senza  macchia,  e  una  protesta  di 
fede  contro  la  corruzione  salanica  del  moderno  materialismo.  Ci  sa- 
rebbe  impossibile  tener  qui  un  conto  anche  sommario  di  tutte  queste 
manifestazioni,  il  cui  programma  riempie  le  colonne  del  periodico 
pubblicato  a  tal  fine  dal  Circolo  dell' Immacolata,  ma  ci  riserbiamo  di 
riferirne  al  solito  quelle  di  maggior  interesse  pubblioo. 

II  Santo  Padre  intanto,  con  suo  venerato  Breve,  ha  concesso  varie 
indulgenze  per  le  funzioni  stabilite  nel  giorno  8  di  ogni  mese  e  pei 
pellegrinaggi  che  si  faranno  a  Roma  durante  questo  50°  anniversario 
della  definizione  del  Dogma  dell' Immacolata . 

I  fedeli  che  assisteranno  abitualmente  alle  dette  funzioni  nell'anno 
giubilare,  potranno  lucrare  7  anni  d'  indulgenza  ed  altrettante  qua- 
rantene.  Inoltre  agli  stessi  fedeli  che  almeno  tre  volte,  nel  corso  del- 
1'anno,  abbiano  assistito  alle  dette  fun/.ioni,  e  confessati  e  comunicati 
innalzino  devote  preghiere  a  Dio  per  la  concordia  dei  principi  cri- 
stiani,  per  1'estirpazione  delle  eresie,  per  la  conversione  de'  peceatori 
e  per  1'esaltazione  della  Chiesa,  il  Santo  Padre  concede  1'indulgenza 
plenaria  da  lucrarsi  una  volta  soltanto  da  ognuno  di  essi. 

L'  indulgenza  plenaria  e  la  remissione  di  tutti  i  peccati  e  pure 
concessa  a  coloro  che  dentro  il  1904  o  in  comitiva,  o  isolatamente, 
si  recheranno  in  pellegrinaggio  a  Roma,  e  quivi  con  spirito  di  vera 
penitenza  confessati  e  comunicati  visiteranno  devotamente  le  Basiliche 
Vaticana  e  Liberiana.  Dette  indulgenze  sono  applicabili  anche  ai 
defunti. 


92  CRONACA 

2.  Fra  le  pratiche  proposte  ad  onorare  la  Vergine  Immacolata  nel- 
I'o3casione  del  presente  giubileo,  ci  parve  molto  opportuna  quella  ispi- 
rata  dalla  Commissione  centrale,  che  «  le  prime   comunioni  abbiano 
a  farsi  con  miglior  preparazione  e  inaggiore  solennita  » .  E  da  augu- 
rarsi  che  quest'anno  giubilare  veda  diffondersi  stabilinente  in  Roma 
1'uso  tanto  raccomandato  delle  prime  comunioni  parrocchiali,  dove  il 
clero  col  provato  suo  zelo  possa  adempiere  questa  cosi  sublime  parte 
del  ministero,  disponendo  i   fanciulli   e  le  fanciulle   al  grande  atto, 
nell'eta  conveniente.  Ma  un  altro  pensiero  e  sorto  in  tale  ciroostanza, 
nan  sanza  tristezza.  Noi  abbiamo  avuto  gia  occasione  di  deplorare  in 
queste  pagine  come  purtroppo,  dopo   1'  invasione  del   1870,   non   es- 
sendosi  ancora  presa  la  consuetudine  delle  prime  comunioni  nelle  ri- 
spettive  parrocchie,  e  non  bastando  assolutamente  le  case  di  ritiro  a 
tal  ufflcio  con  una  popolazione  cresciuta  del   doppio,  piu  della  meta 
specialmente  dei  giovanetti  crescessero  negli  anni  e  restassero  privi 
del  Pane  di  vita.  Abbiamo  detto  come  in  questo  trentennio  a  migliaia 
si  contino  questi  poveri  abbandonati  senza  sacramenti  e  senza  istru  • 
zione  religiosa,  la  quale,  coma  tutti  sanno,  se  non  viene  ricevuta  nel- 
1'occasione  appunto  della  loro  prima  comunione,  per  i  giovani  sopra- 
tutto  non  viene  piu  ricevuta  in  alcun  modo.  E  pero   con  plauso  di 
tutti  i  buoni  si  e  visto  por  mano  all'opera  speciale  ed  esclusiva  di 
radunare  nella  Pia  Casa  di  Ponterotto  quei  giovani  che  hanno  oltre- 
passato  gia  i  sedici   anni   senza   accostarsi  alia  sacra  mensa,   perche 
nella  felice  ricorrenza  del  giubileo  mariano  possano   con   opportune 
ritiro  disporvisi   degnamente.  Le   somme  gia  offer te  per  tal  fine   da 
parecchi  benefattori  e  le  piu  numerose  che  si  vanno  raccogliendo  al 
Yicariato,  rnostrano  il  favore  e  1'approvazione  incontrata  da  tale  opera 
alia  quale  il  Santo  Padre  voile   concorrere  per  cento  giovani  a  sue 
spese.  Possa  1'augusto  esempio  suscitare  molti  nobili  imitatori  !  Che 
se  a  tutti  non  e  ugualmente  facile  concorrere  col  danaro,  a  nessuno 
e  tolto  di  concorrervi  colla   carita  e  collo  zelo,  invitando  e  persua- 
dendo  i  giovani  e  gli  adulti  che  conoscessero  ancora  non  comunicati 
per  indurli  a  valersi  di  si  propizia  occasione,  e  compiere  un   tanto 
dovere  del  cristiano,  sicuri  di  attirare  cosi  sopra  di  se  le  benedizkmi 
di  Dio  e  la  protezione  della  Yergine  Immacolata. 

3.  Nel  giorno  sacro  all'  Immacolata  Concezione   di  Maria  Santis- 
sima,  patrona  della  Societa  della  Gioventu  cattolica  italiana,  il  Santo 
Padre  ricevette  in  solenne  udienza  nella  sala  del  trono,  il  Consiglio 
superiore,    la   cui    presidenza   e    composta    dell'avv.    Paolo    Pericoli 
presidente,  Mgr.  Pompili  assistente  ecclesiastico,  cav.   G.  Crostarosa 
e  principe  D.  Luigi  Barberini  vice  presidenti,  prof.  Italo  Rosa  segre- 
tario  generale,  dei  segretarii  prof.  GK  Fornari*e  aw.  GL  Amici-Serra, 
del  tesoriere  cav.  P.  Croci.  Erano  presenti  pure  i  presidenti  emeriti, 


CONTEMPORANEA  93 

commendatori  Tolli,  Persichetti  ed  Alliata,  i  consiglieri  resident!  ed 
altri  rappresentanti  i  Circoli  sparsi  per  tutta  Italia  da  quello  di  Yi- 
cenza  a  quello  di  Cagliari.  Assisosi  il  Papa,  il  presidente  lesse  un 
eloquente  indirizzo  nel  quale  ricordo  il  programme  della  Societa,  che 
e"  quello  «  di  educare  la  gioventu,  insidiata  da  tanti  nemici,  alia  vita 
cristiana :  addestrarla  alia  pratica  costante,  coraggiosa,  feconda  delle 
massime  e  ielle  virtu  del  Yangelo :  guidarla  a  combattere  animosa- 
mente  per  la  causa  di  Dio  e  della  Ghiesa :  per  formare  in  tal  modo 
un  quasi  perenne  vivaio  di  aniine  profondamenta  cattoliche,  di  carat- 
teri  forti,  di  uoinini  integri  che  sappiano  difendere  contro  la  nequizia 
delle  sette  i  diritti  dalla  Sede  Apostolica,  le  immacolate  gloriose  tra- 
dizioni  dell' Italia  cristiana,  e  secondare  (disse)  con  1'assidua  attivita, 
coi  vergini  entusia^mi  la  generosa  opera  vostra,  o  Padre  Santo,  per 
la  restaurazione  della  societa  in  Cristo.  »  Per  ottenere  le  grazie  ne- 
cessarie  ad  attuare  si  nobile  impresa,  seguendo  concordemente  <  1'indi- 
rizzo,  le  norme,  i  metodi,  i  suggerimenti  del  II  Gruppo  dell'  Opera 
dei  Congressi  »  1'oratore  implorava  la  paterna  benedizione  del  Ponte- 
fice  che  li  confortasse  a  combattere,  con  rinnovato  ardore  a  pro  della 
Chiesa  e  della  patria  nostra,  tenendo  alto  Piinmacolato  vessillo  su  cui 
brillano  le  fatidiche  parole  che  sono  stupenda  sintesi  del  nostro  an- 
tico,  immutato  programma :  Preghiera,  azione,  sacrifizio. 

II  Santo  Padre  rispose  a  tale  indirizzo  con  un  importante  discorso 
che  qui  riportiamo  testualmente. 

c  Sempre  cari  gli  omaggi  e  le  congratulazioni  dei  fedeli  di  qua- 
lunque  condizione  e  da  qualunque  parte  essi  vengano,  ma  innanzi  a 
voi,  o  dilettissimi,  proviamo  tutta  la  consolazione  di  un  padre  tra  i 
suoi  figli,  e  quindi  potete  ben  credere  quanto  Ci  sia  dolce  esprimere 
la  viva  soddisfazione  e  la  sincera  riconoscenza  pei  sentimenti  di  de- 
vozioae,  che  ella,  signer  avvocato,  Ci  ha  espressi  in  nome  proprio 
e  degli  ottimi  suoi  compagni  del  Consiglio  superiore  della  Gioventu 
Cattolica.  Oh !  sia  benedetta  la  Societa  della  Gioventu  Cattolica,  che, 
sorta  in  momenti  di  aspre  lotte  ebbe  il  merito  di  raccogliere  sotto  il 
suo  vessillo  quei  giovani,  dei  quali  i  nemici  del  nome  cristiano, 
profittando  della  loro  inesperienza,  lusingandone  le  passioni  e  abu- 
sando  delle  loro  doti,  cercavano  di  innacchire  gli  animi,  corrompere 
i  costumi,  e  piantare  i  loro  germi  funesti  della  incredulita  e  della 
indifferenzi!  Sia  benedetta  la  Societa  della  Gioventu  Cattolica,  che 
vincendo  gli  umani  rispetti  ha  difeso  imperterrita  i  diritti  conculcati 
della  Chiesa,  assalita  da  ogni  parte  e  abbandonata  da  quelli  stessi, 
che  fino  allora  le  si  erano  mostrati  ipocritamente  fedeli ;  ha  consolato 
nelle  loro  angustie  i  due  gloriosi  Pontefici  Pio  IX  e  Leone  XIII.  Li 
ha  aiutati  nei  loro  bisogni,  ed  ha  reso  popolare  e  venerato  non  solo 
in  Italia,  mi  in  tutto  il  mondo  il  Romano  Pontificate.  Questa  So- 


S4  CRONACA 

cieta,  che  manifesto  la  sua  azioae  in  tante  opere  religiose  e  civili, 
applicando  il  solenne  precetto  della  carita  verso  Dio  e  gli  uomini : 
questa  Societa,  che  ban  a  ragione  puo  dirsi  madre  di  tutte  die  ven- 
nero  in  appresso,  dei  Congressi  Cattolici,  e  di  tante  altre  che  e  im- 
possible enumerare,  nella  sua  azione  perseverante  si  manifesto  eosi 
benemerita,  da  riscuotere  non  solo  1'applauso  e  la  gratitudine  dei 
buoni,  ma  anche  il  rispetto  e  1'ammirazione  degli  avversari. 

«  Noi  li  ricordiamo  con  vera-compiacenza  quei  geaerosi  campioni 
iniziatori  di  questa  vostra  Opera,  ormai  provetti,  e  Ci  e  dolce  di  man- 
dare  a  tutti,  anche  ai  lontani,  con  ammirazione  e  gratitudine  il  piu 
aifettuoso  saluto.  Era  vivo  in  loro  lo  spirito  di  fede,  e  quindi  invitto 
il  coraggio,  che  rinnovavano  nelle  lotte,  accostandosi  alia  Mensa  Euca- 
ristica;  era  perfetta  1'unione  nella  obbadienza  riverente  a  chi  li  di- 
rigeva,  tranquille  le  adunarize,  perche  senzi  dissidii,  ognuno  si  ri- 
guardava  come  semplice  gregario  nell'esercifco,  che  per  quella  aino- 
revole  concordia  fu  sempre  vittorioso.  Successor!  di  quei  valenti,pro- 
curate  di  inflaire  coll'opera  vostra  e  coi  vostri  consigli,  perche  i  present! 
non  sieno  figli  degeneri,  ma  perse verino  con  zelo  in  quelle  opere 
niolteplici  per  le  quali  sono  degni  di  lode,  e  colla  concordia,  colla 
obbedienza  e  coli'unione  perfetta  continuino  ad  essere  di  reciproca  e 
santa  emulazione.  In  tutti  i  tempi  i  vecchi  soltanto  furono  i  capi  ed 
i  direttori  dei  popoli,  i  giovani  le  braccia  e  gli  esecutori  fedeli.  L'eta 
presente  perd  vorrebbe  invertito  quest'ordine.  Ma  come  e  possibile 
che  riporti  vittoria  un  esercito  la  cui  direzione  sia  in  mano  di  coloro, 
sieno  pur  generosi,  che  non  hanno  senno  maturo  e  profonda  espe- 
rienza?  La  storia  saora  ci  ricorda  il  fatto  di  Roboanio,  che  abbandono 
il  consiglio  datogli  dai  vecchi,  e  segui  quello  dei  giovani,  che  erano 
stati  allevati  con  lui,  e  vide  immantinente  diviso  il  suo  regno,  e  ob- 
bligate  da  Dio  stesso  alPinazione  le  sue  milizie. 

«  Procurate  pertanto,  o  dilettissimi,  di  raccomandare  caldamente 
ai  giovani  di  ogni  Circolo  colle  parole  dell'Apostolo  di  non  voler  con- 
formarsi  allo  spirito  del  secolo,  ma  bi  piuttosto  di  riformare  il  secolo 
colla  santita  della  vita.  Che  non  pretendano  .di  essere  indipendenti, 
ne  di  sostituire  la  loro  presunzione  a  quella  saggezza,  che  solo  pud 
esser  data  dai  superiori,  dai  probi  consiglieri  e  dai  veri  amici.  Allora 
a  vostro  grande  conforto  prospereraono  tutte  le  buone  opere,  alle  quali 
i  Circoli  si  saranno  dedicati  ed  a  ciascuno  dei  giovani  si  potra  attri- 
buire  1'elogio  dello  Spirito  Santo  al  figljo  della  trib'i  di  Neftali,  che, 
essendo  di  tutti  il  piu  giovane,  niente  fece  di  puerile  nelle  sue  azioni, 
ed  allontanandosi  da  quelli  della  sua  eta,  che  portavano  incenso  agli 
idoli,  ei  si  recava  fedelmente  al  ternpio  per  adorare  il  Signore,  per 
offrirgli  i  frutti  e  le  primizie  della  sua  vita.  E  perche  questo  voto 
pel  vostro  e  comun  bene  sia  soddisfatto,  vi  imploriamo  dai  Cielo  tutti 


CONTEMPORANEA  95 

i  favori,  del  quali,  come  del  Nosfro  speciale  affetto  vi  sia  pegno  1'Apo- 
stolica  Benedizione,  che  di  gran  cuore  impartiaino  a  Voi,  o  dilettis- 
siini,  alle  vostre  famiglie  e  a  tutti  che  furono  e  che  sono  membri  deila 
Gioventu  Cattolica  Italiana.» 

4.  A  suo  tempo  fu  da  noi  parlato  del  monumento  operaio  in  oinaggio 
a  Leone  XIII,  di  cui  si  pose  la  prima  pietra  nel  giugno  scorso.  II  Co- 
mitato  internazionale  costituitosi  a  tale  scopo  ebbs  1'onore  di  e&sere 
ricevuto  da  Sua  Santita  Pio  X,  il  mercoledi  16  dicenibre.  II  card.  Fer- 
rata,  protettore  dell'Opera,  presentandone  i  membri  al  Santo  Padre, 
ricordo  con  brevi  parole  la  storia  del  monumento  destinato  a  sorgere 
all'ombra  del  tempio  lateranese  «  quale  testimonianza  di  ossequio,  di 
affetto,  e  di  riconoscenza  delle  classi  lavoratrici  >  verso  1'  immortale 
Pontefice  da  cui  furon  dettate  le  encicliche  suila  questione  sociale. 
Sua  Santita  rispose  lodando  il  Comitato  e  1'opera:  coli'onorare  il  Papa 
si  onora  la  Chiesa  e  Gesu  Cristo  biio  divino  Fondatore.  Le  enoicliche 
di  Leone  XIII,  soggiunse  egli,  insegnano  la  vera  strada  alia  soluzione 
della  questioae  sociale  col  ritorno  ai  Vangelo.  Purtroppo  mentre 
ora  si  parla  molto  di  giustizia,  si  parla  poco  di  carita;  invece  di  do- 
niandare,  si  affacciano  diritti  e  si  arriva  anche  a  menomare  e  a  disco- 
noscere  la  proprieta  che  Dio  stesso  ha  dato.  —  Fini  invocando  le  bene- 
dizioni  di  Dio  sopra  tutti  i  present!  e  tmtte  le  societa  operaie  rappre- 
sentate.  Ad  istanza  del  principe  Colonna  presidente  generale  del 
Ccniitato,  il  Santo  Padre  approvd  che  Pinaugurazione  del  monumento 
sia  fatta  la  prossima  festa  di  S.  Giuseppe,  giorno  onomastico  di  Sua  San- 
tita ;  e  promise  di  ricevere  il  giorno  appresso  il  pellegrinaggio  operaio 
internazionale  che  in  tale  circostanza  da  ogni  paese  accorrera  nume- 
roso  a  Koma.  Passando  poi  nella  loggia,  dove  stavano  esposte  le  tavole 
delle  tre  encicliche  e  la  dedicatoria  gia  fuse  in  bronzo,  col  bozzetto 
del  monumento  in  gesso,  di  cui  denimo  altrove  la  descrizione,  il  Pon- 
tefice espresss  ripetutamente  la  sua  soddisfazione  intorno  al  disegno, 
ed  alia  parte  gia  eseguita,  ammiro  le  pergamene  inviate  dalle  Societa 
aderenti  presentategli  dal  Segretario  generale,  ed  infine  benedisse  tutti 
nuoramente,  lasciando  ognuno  ainmirato  della  sua  paterna  benevolenza. 

Erano  presenti  oltre  il  cardinal  Ferrata  e  il  principe  Colonna, 
Mons.  Stonor,  quale  rappresentante  ancha  del  duca  di  Norfolk,  il 
marchese  Giulio  Sacchetti,  presidente  del  Comitato  d'onore,  iMcnsi- 
gnori  Sebastiani,  presidente  del  Comitato  esecutiyo,  6  Pezzani,  segre 
tario  generale,  il  conte  Cesare  Caterini,  quale  rappresentante  anche 
del  conte  Grosoli,  del  birone  Kaiser,  del  duca  di  Sotomayor,  del 
marchese  de  Comillas,  del  marchese  de  Peizoto,  di  Mons.  Panzavec- 
chia  di  Malta  e  di  Mons.  Meszeczynski  di  Poloa'a,  il  comm.  Cesare 
Aureli,  il  barone  Von  Bilguer,  quale  rappresentante  anche  di  Mon- 
signor  Widmann,  il  principe  Tommaso  Antici  Mattel,  conte  Vincenzo 


96  CRONACA 

Micchi,  comm.  Luigi  Belli,  conte  Agostino  Caterini,  comm.  Luigi 
Lang,  marchese  Giuseppe  Marini  Clarelli,  conte  Pio  Miccinelli, 
comin.  Filippo  Pacelli,  marchese  Carlo  Pagani,  conte  Camillo  Pecci, 
comtn.  Carlo  Pelagallo,  comm.  Augusto  Persichetti,  il  principe  Don 
Drago  Pignatelli,  conte  Edoardo  Soderini,  cav.  Pio  Folchi,  anche 
come  rappresentante  di  Mons.  Radini-Tedeschi,  cav.  Giuseppe  Cro- 
starosa,  cav.  Basilio  Bonanni,  i  signori  Cesare  Bautemps,  Luigi  Co- 
vicchio,  Raffaele  Dafer,  prof.  Alfonso  Mencacci,  prof.  Attilio  Pro- 
fumo,  cav.  Ing.  Luigi  Rosi,  dottor  Giuseppe  Sauve,  cav.  Edoardo 
Tabanelli,  cav.  Francesco  Seganti,  ing.  Raimondo  Marchesi  e  signor 
Angelo  Mazzoni. 

5.  Anche  la  Toscana  non  voile  esser  da  meno  delle  altre  provincie 
italiane  nell'amore  alia  Sede  di  Pietro  e  nella  venerazione  del  suo  Yi- 
cario.  Piu  di  un  migliaio  di  pellegrini  condotti  da  Mgr.  Mistrangelo 
arcivescovo  di  Firenze  ed  accompagnati  dai  Yescovi  di  Chiusi,  Modi- 
gliana,  San  Sepolcro,  Arezzo  e  Cortona,  vennero  ricevuti  da  Sua  San- 
tita  nel  pomeriggio  del  giorno  19  dicembre  nelle  gallerie  del  Museo 
lapidario.  Insieme  coll'obolo  dell'archidiocesi  essi  offerivano  un  dono 
ben  rispondente  alia  solennita  del  presente  anno  giubilare,  cioe  una 
superba  cartella  con  quattro  grandi  fotografie  al  platino   ritraenti  la 
facciata  e  le  tre  porte  del  duomo :   nella  maggiore  di  queste,  com'e 
noto,  si  trova  figurata  la  proclamazione  del  domma  dell' Immacolata 
Concezione.  Le  fotografie  erano  accompagnate   dall'  illustrazione   del 
P.  Ferretti :  Le  nuove  porte  di  bronxo  di  Santa  Maria  del  Fiore. 

Sua  Santita,  dopo  di  aver  ammesso  tutti  i  pellegrini  al  bacio  della 
mano  e  impartita  1'apostolica  benedizione,  s'intrattenne  paternamente 
colle  principali  persone  del  pellegrinaggio  che  gli  venivano  presentate 
da  Monsignor  Arcivescovo.  —  Al  ricevimento  assisteva  1'emo  card.  San- 
mmiatelli  -Zabarella. 

6.  In  una  delle  udienze  del  passato  novembre  Mgr.  Bourne,  novello 
arcivescovo  di  Westminster  presentava   al  Santo  Padre  lord  Braye, 
gia  alunno  del  collegio  di  Eton  e  convertitosi  al  cattolicismo  a  dician- 
nove  anni.  II  nobile  inglese,  persuaso  che  1'  intelligenza  della  Sacra 
Scrittura,  specialmente  per  quella  parte  che  entra  nella  sacra  liturgia, 
pud  essere  validissimo  aiuto   alia  vita   cristiana,   stimo   degna  opera 
1'adoperare  ogni  suo  mezzo    per  divulgarla  tra  il  popolo,  stimolando 
anche  percio  il  clero  a  spiegarne   la  lettera  e  svilupparne  i  divini 
insegnamenti.  A  tal  fine  voile  istituire  un  premio  che  eccitasse  i  con- 
correnti  ecclesiastic!  e  offrisse  loro  agio  di  darsi  allo  studio  profondo 
delle  Sante  Scritture  e  massime  della  Yolgata.  Consigliato  da  alcuni 
amici  il  nobile  lord  si  rivolse  alia  Commissione  biblica,  istituita  da 
Leone  XIII,  e  mise  a  sua  disposizione  cento  sterline  annue  come  ri- 
compensa  al  rnigliore  svolgimento  del  tema  che  la  detta  Commissione 


CONTEMPORANEA  97 

proporra  al  principle  d'ogni  anno,  secondo  lo  scopo  prefisso  dall'obla- 
tore.  Le  modalita  del  concorso  saranno  pubblicate  nel  prossimo  gen- 
naio.  La  proposta  fa  approvata  pienamente  dal  Santo  Padre  che  bene- 
dicendo  il  donatore  ne  lodo  1'  intelligente  generosita  per  cosi  utile 
divisamento. 

7.  La  Congregazione  dell'  Indice  ha  pubblicato  il  seguente  Decreto : 
Feria  VI  die  4  Decembris  1903. 

Sacra  CongregatioEminentissimorum  ac  Reverendissimorum  Sanctae 
Romanae  Ecclesiae  Cardinalium  a  Sanctissimo  Donaino  Nostro  Pio 
Papa  X  Sanetaque  Sede  Apostolica  Indici  librorum  pravae  doctrinae, 
eorumdemque  proscription!,  expurgation!  ac  permission!  in  universa 
Christiana  republica  pruepositorum  et  delegatorum,  habita  in  Palatio 
Apostolico  Vaticano  die  4  Decembris  1903,  damnavit  et  damnat, 
proscripsit  proscribitque,  atque  in  Indicem  librorum  prohibitorum  re- 
ferri  m-m  davit  et  mandat  quae  sequuntur  opera  : 

Charles  Denis,  Un  caiecne  apologetique  sur  les  dogrnes  fondainen- 
taux.  Paris,  1902. 

Charles  Denis,  L'eglise  et  1'etat;  les  Ie9ons  de  1' heure  piesente. 
Paris,  1902. 

L'abbe  Georgel,  La  matiere  :  sa  deification ;  sa  rehabilitation  an 
point  de  vue  intellectuel  et  aimant ;  ses  destinees  ultimes.  Oran 
1902-1903. 

Joseph  Olive,  Lettre  aux  membres  de  la  pieuse  et  devote  asso- 
ciation du  Coeur  de  Jesus  et  de  N.  D.  des  sept  douleurs.  Cette, 
1886-1903. 

P.  Sifflel,  Decreto  S.  Cocgregationis,  edito  die  5  Martii  1903,  quo 
liber  ab  eo  conscriptus,  notatus  et  in  Indicem  librorum  prohibitorum 
insertus  est,  laudabiliter  se  subiecit. 

Itaque  nemo  cuiuscumque  gradus  et  conditionis  praedicta  opera 
damnata  atque  proscripta,  quocumque  loco  et  quocumque  idiomate, 
aut  in  posterum  edere,  aut  edita  legere  vel  retinere  audeat,  sub  poenis 
in  Indice  librorum  vetitorum  indictis. 

Quibus  Sanctissimo  Domino  Nostro  Pio  Papae  X  per  me  infra- 
scriptum  Secretarium  relatis,  Sanctitas  Sua  Dacretum  probavit,  et 
promulgari  praecepit.  In  quorum  fidem  etc. 

Datum  Romae  die  4  Decembris  1903. 

ANDREAS  CARD.  STEINHUBER,  Praefectus 
Loco  ^  Sigilli. 

Fr.  THOMAS  ESSER,  Ord.  Praed. 
a  Secretis. 

Die  7  Dacembris  1903  ego  infrascriptus  Mag.  Cursorum  tester  su- 
pradictum  Decretum  afflx'im  et  publicatum  fuisse  in  Urbe. 

HENRICUS  BENAGLIA,  Mag.  Curs. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  1  28  dicembre  1903. 


98  CRONACA 

Colla  stessa  formola,  in  altro  decreto  dato  il  23  dicembre  1903 
la  S.  C.  dell'Indice  condanno  le  seguenti  op  ere  : 

Albert  Iloulin.  La  question  biblique  chez  les  catholiques  de  France 
au  XIX  sieele. 

Albert  Houtin.  Mes  difficulty's  avec  mon  eveque. 

Alfred  Loisy.  La  religion  d'lsreel.-Decr.  S.  Off.  fer.  IV 16  dec.  1903. 

Alfred  Loisy.  L'Evangile  et  1'Eglise.  eod. 

Alfred  Loisy.  Etudes  Evangeliques.  eod. 

Alfred  Loisy.  Autour  d'un  petit  livre.  cod. 

Alfred  Loisy.  Le  quatrieme  Evaugile.  eod. 

II  decreto  relative  alia  coudanna  degli  scritti  deli'ab.  Loisy  e  stato 
comunicato  all'Emo  Cardinale  Arcivescovo  di  Parigi  con  la  seguente 
lettera  deU'Erno  Cardinale  Segretario  di  Stato  di  S.  S. 

Sig.  Card.  Francesco  B.  Richard,  Arcivescovo  di  Parigi. 
Eiiw  e  Ri7iO  Sig.  Mio  Ossmo. 

Per  ordine  del  Santo  Padre  devo  far  conoscere  all'Eminenza  vostra 
le  misure  che  sua  Santita  ha  deciso  di  prendere  rispetto  alle-  opere 
del  Rev.  abate  Alfredo  Loisy.  Gli  errori  gravissimi  che  rigurgitano 
in  quei  volumi  riguardano  principalmente :  La  Rivelazione  primitiva 
—  1'Autenticita  dei  fatti  e  degli  insegnamenti  evangelici  —  La  Divi- 
nita  e  la  Scienza  di  Cristo  • —  la  Kisurrezione  —  la  Divina  Istituzlone 
della  Chiesa  —  I  Sacramenti.  II  Santo  Padre  profondamente  addolo- 
rato  e  tristemente  preoccupato  degli  effetti  disastrosi  che  producono, 
e  possono  produrre  ancora,  degli  scritti  di  tale  natura,  ha  voluto  sot- 
tome  tterli  all'esame  del  Supremo  Tribunale  del  S.  Uffizio.  Questo 
tribunale,  dopo  matura  riflessione  e  uno  studio  prolungato,  ha  for- 
mal mente  condannato  le  opere  dell 'a  bate  Loisy,  con  un  decreto  del 
16  corr.,  decreto  che  il  S.  Padre  ha  pienamente  approvato  nell'udienza 
del  giorno  seguente  17  corrente.  —  Sono  incaricato  di  trasmettere 
alPEtninenza  Yostra  la  copia  autentica  di  questo  documento  di  cui 
non  sfuggira  all'Eminenza  Yostra  la  grave  iinportanza. 

Baeiaadole  uinilissimamente  le  mani,  mi  onoro    raffermarmi  con 
sensi  di  profonda  venerazkine, 

Di  Yostra  Eminenza 
Roma,  19  Dicembre  1903. 

Utno  devmo  servitor  vero 
R.    Card.  MERRY   BEL   YAL. 


CONTEMPORANEA  99 

II. 

COSE  ITALIANS 

1.  Chiusura  della  Camera  per  le  vacanze.  Suoi  lavori.  —  2.  Esposizione 
flaanziaria  del  Ministro  Luzzatti.  —  3.  Le  dimissioni  di  E.  Nathan  da 
Gran  Maestro  della  Massoneria. 

1.  Dopo  diciannove  giorni  di  lavoro  la  Camera  ha  sentito  bisogno  di 
riposo  e  profittando  delle  feste  natalizie  si  e  aggioruata  al  28  di  gennaio. 
Nelle  tre  scarse  settimane  passate  i  pochi  onorevoli  di  buona  volonta 
che  intervennero  alle  sedute  passarono  in  rassegna  i  bilanci  delle 
poste  e  telegrafi,  dei  lavori  pubblici,  dell'interno,  della  pubblica  istru- 
zione,  un  gruppetto  di  leggi  approvate  di  gran  carriera  ed  una  mol- 
titudine  di  interrogazioni,  di  raccomandazioni  e  voti  d'ogni  genere 
a  cui  gli  onorevoli  Ministri  risposero  con  promesse  tanto  piu  facili 
quanto  si  sa  che  piu  difficilmente  si  possono  tutte  mantenere.  II  bi- 
lancio  della  Istruzione,  alia  cui  discussione  si  erano  scritti  trenta  ora- 
tori,  fu  quello  intorno  al  quale  si  vspesero  piu  parole,  pero  senza  grande 
costrutto.  Torno  in  campo  nuovamente  la  revisione  dei  programmi,  col- 
Tinevitabile  proposta  dell'abolizione  del  greco  per  sostituirvi  il  tedesco 
o  altra  lingua  viva.  Per  le  lingue  vive  si  vorrebbe  anche  creata  una 
vera  e  propria  sezione  alineno  nelle  principali  Universita.  L'on.  Arna- 
boldi,  lamentando  con  ragione  1'insufficienza  dell'insegnamento  obbli- 
gatorio,  deploro  che  troppo  spesso  ne'  giovanetti  si  riveli  I'assoluta 
mancanza  di  senso  morale  e  civile  e  credette  porvi  rimedio  col  rac- 
comandare  1'istituzione  di  un  insegnamento  speeiale  educative  che  si 
dovrebbe  impartire  nei  giorni  di  vacanze  (!).  L'on.  Credaro,  relatore, 
invitd  il  Governo  a  darsi  pensiero  dell' insegnamento  sub-elementare, 
rendendo  obligatoria  1'  istruzione  pei  sordomuti  e  avocando  a  se  la 
vigilanza  sui  Giardini  d'infaozia.  Quanto  ai  maestri  delle  scuole  meiie 
a  suo  parere  piu  che  di  vantage;!  materiali  essi  hanno  bisogno  dello 
stato  civile  con  una  legge  che  guarentisca  loro  la  nomina,  la  promo 
zione  e  il  collocameato  a  riposo  :  se  i  maestri  italiani  hanno  minori  sti- 
pendii,  hanno  anche  minor  lavoro  in  confronto  delle  27  e  30  ore  di 
scupla  settimanale  della  Germania  e  dell'Austria.  —  Per  la  maggior 
parte  invece  degli  oratori  il  migliorameato  economico  degli  insegnanti 
fu  la  nota  dominant  e  delle  proposte  :  ed  a  comune  soddisfazione  il  mi- 
nistro  Orlando  dichiaro  esplicitamente  di  aver  gia  pronto  -il  disegno 
di  legge  per  gli  stipendii  dei  maestri  elementari,  da  potersi  discutere 
subito  dopo  i  bilanci.  Quanto  agli  insegnanti  delle  scuole  eecondarie, 
dichiaro  il  miglioramento  delle  loro  condizioni  costituire  uno  dei  capi- 
saldi  della  sua  permanenza  al  Ministero  :  essere  anche  il  Governo  con- 


100  CRONACA 

vinto  della  necessita  di  far  presto,  tenendo   conto   in   quanto  si  puo 
delle  discussioni  svoltesi  al  congresso  di  Cremona. 

Chi  non  usci  contento  della  discussione  intorno  al  bilancio  della 
Pubblica  Istruzione  fu  Ton.  Nasi  accusato  «  d'  incostituzionalita » 
in  parecchi  atti  del  suo  ministero:  fra  gli  altri  di  aver  oltrepassato 
arbitrariamente  di  oltre  due  milioni  le  spese  fissate  nel  bilancio  pre- 
eedente:  ed  anche  nel  presente  le  eccedenze  ascendono  gia  ad  una 
somma  corrispondente,  ed  altre  se  ne  prevedono.  L'on.  Ciccotti  sopra- 
tutto,  armato  di  un  fascio  di  document!,  invest!  1'ex  ministro  incol- 
pandolo  di  abusi  per  nomine  di  favore,  di  creazione  di  posti  non 
giustificati,  di  pubblicazioni  di  provvedimenti  fatte  nel  bollettino  della 
Pubblica  Istruzione  un  anno  dopo,  in  modo  da  non  potersi  control- 
lare :  ed  invito  il  ministro  Orlando  a  pubblicare  subito  tutti  gli  atti 
del  suo  predecessore,  perche  si  faccia  la  luce.  La  luce  non  la  fece 
certo  1'on.  Nasi,  il  quale  riconobbs  il  ritardo  del  bollettino,  1'ecce- 
denza  delle  spese,  ma  li  disse  inconvenienti  inevitabili ;  e  protesto 
contro  i  sospetti.  La  discussione  rimase  sospesa:  e  partita  rimessa, 
ma  non  finita. 

2.  II  punto  centrale,  a  cui  si  rivolse  1'attenzione  comune  dentro 
e  fuori  la  Camera,  fa  la  <  Esposizione  finanziaria  »  del  ministro  del 
Tesoro  neila  seduta  pomeridiana  del  9  dicembre,  la  quale  ebbe  per 
comune  consenso  il  merito  non  comune  in  tali  discorsi  della  chiarezza, 
perdendo  forse  dell'apparenza  smagliante,  ma  profittando  nella  since- 
rita.  Da  essa  si  ricava  che  il  consuntivo  1902-1903  si  e  chiuso  con 
un  avanzo  finale  di  lire  69,713,000  dovuto  specialmente  alia  tassa  sugli 
affari,  a  quella  sui  comuni,  ai  proventi  ferroviari,  a  quelli  delle  poste 
e  telegrafi  e  in  modo  speciale  alia  straordinaria  importazione  di  grano, 
cagionata  dallo  scarso  raccolto  interno,  che  diede  un  profitto  per 
dazio  di  94  milioni  circa,  cice  40  milioni  piu  che  1'ordinario.  Sot- 
tratti  da  quell'avanzo  22  milioni  di  residui  passivi,  il  beneficio  del 
tesoro  (non  contando  suH'aumento  certo  non  desiderabile  del  dazio 
sul  grano),  si  ridurrebbe  a  sette  milioni  e  mezzo.  A  sei  e  sette  mi- 
lioni pure  si  restringe  1'avanzo  previsto  dall'on.  Luzzatti  per  il  bi- 
lancio corrente  del  1903-1904  e  il  preventive  del  1904-1905,  dedotte 
tutte  le  spese  necessarie  per  1'attuazione  dei  disegni  di  legge  gia  pro- 
posti  dal  precedente  ministero  ed  accettati  dal  presente,  e  di  altri  da 
sottoporre  alle  deliberazioni  del  Parlamento,  gia  accennati  nel  pro- 
gramma  ministeriale.  Per  il  quale  aumento  di  spese  si  fa  assegnamento, 
e  sulle  entrate  sempre  maggiori  e  sim  benefizi  offerti  dalla  conversione 
del  4,50  in  3,50  e  sopra  una  riforma  della  tassa  sugli  affari  di  Borsa  e 
un'altra  sugli  automobili  ora  esenti  «  e  minacciosi  alia  incolumita  dei 
cittadini  »  (Ilarita}.  «  Una  tassa  accolta  con  ilarita  e  gia  approvata»  (Si 
ride).  «  E  pero  assolutamente  necessario,  aggiunse  il  Luzzatti  fra  i  com- 


CONTEMPORANEA  101 

menti  della  Camera,  far  sosta  Belle  spese  non  indispensabili  e  sospen- 
dere  i  piccoli  sgravii  inavvertiti  dai  contribuenti,  per  armare  il  bi- 
lancio  alle  maggiori  cose  e  alle  conversion!  attese  dal  popolo  italiano.  » 
E  siccome  in  quasi  tutti  gli  esercizii  si  verificano  eccedenze  di  spese 
non  autorizzate  dal  Paiiamento,  a  sopprimere  tali  inconvenient!  il  Mi- 
nistro  annuncia  uno  speciale  disegno  di  legge  per  istituire  una  piii 
stretta  vigilanza  sulle  pubbliche  amministrazioni,  in  modo  che  ogni 
atto  eccedente  i  fondi  disponibili  sia  deferito  al  giudizio  della  Corte 
dei  conti. 

Nella  seconda  parte  dell'esposizione  1'on.  Luzzatti  enumero  e  di- 
lucido  una  lunga  eerie  di  provvedimenti  economici  e  bancarii,  sul 
debito  ipotecario,  sulla  riduzione  della  circolazione  bancaria  di  Stato, 
sulle  conversion!  dei  debit!  consolidati  del  4,50  in  3,50  piii  facile 
perche  interna  al  Regno,  e  del  5  per  cento  di  carattere  internazio- 
nale  e  per  la  quale  spera  1'aiuto  della  Q-erraania  e  della  Francia.  Delle 
condizioni,  della  importanza  e  dei  vantaggi  di  tali  conversion!  e  prov- 
vedimenti ragiond  colla  solita  competenza  e  con  molto  rosee  previsioni, 
augurandosi  di  ricavarne  i  mezzi  per  una  riforma  tributaria  piii  ra- 
zionale,  piu  equa  e  democratica;  ponendo  mano  agli  sgravii  sui  dazi 
di  consumo,  sullo  zucchero,  sul  caffe,  sul  sale,  sui  grani,  sulle  tariffe 
delle  poste  e  dei  telegrafi,  come  ora  si  propone  di  fare  gia  per  il  pe- 
trolio.  Dei  trattati  di  commercio  tocco  con  prudenza,  essendo  aperte 
le  trattati ve  coll' Austria  Ungheria  per  un  accordo  provvisorio,  e  colla 
Germania  e  colla  Svizzera  per  convenzioni  definitive.  II  Qoverno  mira 
alia  pace  economica  colle  nazioni  alleate  ed  amiche :  1'Italia  e  disposta 
a  concedere  compensazioni  in  giusta  misura,  nell'intento  di  tutelare 
la  proprie  esportazioni.  Speciali  provvedimenti  poi,  preparati  a  favore 
delle  provincie  del  Mezzcgiorno,  saranno  proposti  allo  studio  del  Par 
lamento.  «  L'ideale  di  questa  nuova  e  rigenerata  Italia  economica, 
concluse  egli,  che  tutti  noi  vagheggiamo,  deve  epilogarsi  nella  crea- 
zione  di  un  denso  e  felice  popolo  di  piccoli  e  nedii  proprietari  rurali, 
nerbo  delia  ricchezza,  potente  ausilio  di  pace  e  di  ordine  sociale :  la 
sola  diga  poderosa  che  con  le  istituzioni  e  non  con  la  forza,  possiamo 
opporre  alia  marea  crescente  del  collettivismo  socialista. s>  Belle  parole : 
ma...  aspetta  cavallo  che  1'erba  cresca! 

3.  II  Gran  Maestro  della  Massoneria,  E.  Nathan,  ha  rassegnato  le  sue 
dimissioni  per  conservare,  dicono,  la  sua  salute  e  occuparsi  a  pub- 
blicare  1'edizione  completa  delle  opere  di  G.  Mazzini.  La  cosa  non 
merita  per  se  1'attenzione  dei  nostri  lettori :  ma  inolto  invece  la  meri- 
tano  i  fatti  che  precedettero  quelle  dimissioni  e  sembrano  aver  per- 
suaso  ai  messeri  del  «  Grande  Oriente  >  quel  prudente  tramonto. 
Sarebbe  una  delle  poche  volte  che  vengono  alia  luce  gli  occulti  raggiri 
adoperati  dalla  camorra  settaria  per  favorire  i  suoi  adepti  anche 
quando  ess!  non  sono  altro  che  volgari  malfattori. 


102  CRONACA 

Sono  oinai  quattordici  niesi  ehe  Bologna  e  piena  di  orrore  per 
1'atroce  assassinio  dell'infelice  conte  Bonmartini,  tradito  dalla  moglie- 
Linda  Murri,  ucciso  proditoriamente  dal  t'ratello  di  lei,  Tullio  Murri, 
col  favore  di  altri  complici  iegati  ai  primi  colpevoli  con  tresche  ver- 
gognose  di  cui  e  nieglio  tacere.  Notissimi  i  Murri  e  i  loro  vincoli 
eolla  setta,  ed  i  sentimenti  antireligiosi  che  professavano  pubblica- 
mente.  Noi  non  riferiremo  le  strane  peripezie  che  seguirono  il  de- 
litto  e  quanto  si  lavorasse  per  deviare  il  corso  della  giustizia,  infa- 
mando  1'onesta  vittiina  e  salvando  gli  assassini.  Prima  pero  che  il 
Tullio  Murri  sd  decidesse  il  29  settembre  a  confessarsi  reo  dell'uc- 
cisione  (rigettandone  la  colpa  sopra  una  pretesa  provocazione  ingiu- 
riosa  del  cognato),  egli  colla  connivenza  del  padre  e  dello  zio  aveva 
tentata  la  fuga,  el  a  quella  fuga  ii  Gran  Maestro  della  Massoneria, 
secondo  i  document!  registrati  nel  processo,  aveva  dato  suggerimenti 
e  fornito  recapiti  sicuri  di  favore.  Due  lettere  sequestro  la  gmstizia: 
in  una  lo  zio  Riceardo  scriveva  al  padre  degli  imputati  il  9  sett.,  nel 
gergo  delle  loggie.  «  Da  Riccione  (E.  Nathan)  ci  ha  dato  buon  indi- 
rizzo  del  prof.  D'Amasehinas  cha  ha  eonsultato  teco  poco  fa.  Egli  e 
il  capo  del  fondaco  magazzeno  (venerabile  della  loggia)  in  Atene  :  e 
consiglia  un  po'  migliore  qualita  della  merce  di  Atene  reputando  ava- 
riata  ed  ammuifita,  conie  solito,  quella  di  Costantinopoli. — II  clima 
della  America  del  Sud  non  sarebbe  buonissimo  per  la  salute  di  Ma- 
rioletto?  cosi  sentii  a  Riccione:  anzi  unico  buon  clima.  »  E  piu  chia- 
ramente  il  giorno  dopo :  «  II  Nathan  non  crede  sicura  1'Europa,  ma 
solo  utile  queli'indirizzo  per  quel  professore  di  Atene.  Anche  TAlto- 
belli  non  conosee  asilo  fidato  in  Europa...  Riccardo  Murri.  > 

Ora  e  divertente  ed  istruttivo  vedere  nei  documenti  pubblicati 
intutti  i  giornali,  come  il  Gran  Maestro  (igaoracdo  certamente  il  seque- 
stro  delle  lettere  precedent!),  interrogate  dal  giudice  istruttore  a  Roma 
il  28  novembre  1902  affermava  con  massonica  franchezza:  <  Rammento 
cha  nei  primi  del  settembre  ultimo  fui  a  Riccione  ed  escludo  assolu- 
tanwnte  che  qualcuno  mi  abbia  ivi  o  altrove  interpellate  circa  un  asilo 
sicuro  per  qualcuno  degli  impiitati  dell'assassinio  del  conte  Bommar- 
titti,  e  che  io  abbia  suggerito  Atene  presso  il  professore  D*  Amaschinas.  > 
Ma  non  persuaso  il  giudice  di  Bologna  da  tale  assoluta  esclusione, 
quattro  giorni  dopo  niandava  rogatoria  al  giudice  di  Roma  perche 
ricaiamassa  il  Nathan  e  se  pcrsistesse  nella  reticenza  lo  diffidasse  a 
termine  di  legge :  ed  allora  ii  Gran  Maestro,  riflettendo  meglio,  ricor- 
dava  perfettamente  alcune  circostanze  che  pero  secondo  lui  «  non 
hanno  alcuua  importanza  »  cioe  che  dopo  I'assassinio  del  conte  Bom- 
inartini  gli  era  stato  veramente  domandato  se  aveva  conoscenza  a  Bel- 
grado  «  nell'interesse  del  nipote  dell'avv.  Riccardo  Murri...  perche  a 
Belgrado  non  vi  era  la  estradizione  »  ed  egli  invece  di  Belgrade  aveva 


CONTEMPORANEA  103 

verainente  suggerito  «  che  vi  era  Atene  ove  il  prof.  D'Amaschinas  e 
molto  amico  degli  italiani,  oppure  Corfu  o  Lugano  ».  credendo  che 
il  Mtirri  fus:gisse  per  «  gravi  imbarazzi  finanziarii  > :  ma  affacciatasi 
poi  Vipotesi,  il  sospeito,  il  dubbio  che  colui  fosse  invece  compromesso 
nell'assassinio,  dichiaro  che  «  di  fronte  al  dubbio  nulla  voleva  aver 
a  che  fare  in  tale  faccenda.  >  Questo  dinaazi  al  giudice  htruttore. 

Intanto  pel  pubblico  profano  si  continuarono  le  studiate  nega- 
zioni  come  questa  fatta  stampare  dal  Nathan  nella  Sera,  del  2  otto- 
bre  1903,  «  L'avvocato  Riccardo  Murri  non  si  e  mai  sognato  di  rivol- 
gersi  a  me  per  confidarmi  direttameate  o  indirettamente  il  delitto  del 
suo  nipote :  io  non  feoi  arrivare  alia  famiglia  Murri  od  a  chicchessia 
raccomandazioni  o  commend ^tizie  sotto  qualsiasi  forma  per  il  Tullio 
Murri,  ne  consigli  per  sottrarlo  alia  giustizia,  e  non  sono  mai  andato 
dal  giudice  istruttore  di  Bologna.  Tutto  questo  risultera  limpidamente 
dal  processo.  »  Speriarnolo  per  1'onore  del  Grande  Oriente  che  certo 
non  e  riuscito  troppo  «  limpido  »  da  tatto  questo  viluppo  di  reticenze, 
di  confessioni  forzate,  di  smentite  contradittorie  ed  auguriamo  che  la 
salute  e  le  occupazioni  del  sig.  E.  Nathan  non  gli  impediscano  di 
dissipare  le  ombre  di  questo  massonico  imbroglio. 

III. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  General!).  1.  FRAIYCIA.  Nuova  legge  contro  le  Congregazicnf.  — 
2.  GERMANIA.  La  salute  di  Guglielmo  II .  —  3.  SPAGNA.  II  ritorno  di 
Alfonso  XIII.  —  4  SERBIA.  Partenza  dei  diplomatic!  da  Belg-raio.  — 
5.  RussiA-GiAPPONE.  Minacce  di  guerre  e  trattative  di  pace.  —  6.  MA- 
CEDONIA. Miserla  dei  rifugiati. 

1.  (FRANCIA).  II  Ministero  ha  distribuito  un  nuovo  disegno  di  legge 
per  la  revoca  generale  di  tutte  le  «  autorizzazioni  >  alie  Congregazioni 
di  uomini  o  di  donne,  per  1'  insegnamento  di  qualunque  grado,  abc- 
lendo  percio  tutti  i  decreti  e  le  leggi  emanate  per  tali    concessions 
Tutte  le  scuole  delle  Congregazioni  saranno  chiuse  dentro  il  termine 
massimo  di  sette  anni,  con  disposizioni  parti colari  che  sarcnno  comu- 
nicate  successivamente  a  ciascun  Istituto.  Sono  incluse  nella  soppres- 
sione  non  solo  le  Congregazioni  insegnanti,   ma  anche  le  miste,  per 
la  parte  d'  in^egnameiito  eccetto  le  scuole  interne  pei  fanciulli  rico- 
verati  negli  ospizi.    II   numero  delle  scuole  soppresse  in  virtu  delia 
nuova  legge  e  di  3.494  deile  quali  1.299  pei  maschi  e  2.195  per  le 
feuimine. 

2.  (GERMANIA).  La  salute  dell'Imperatore  pare  migliore  :  la  piaga 
della    laringe    e    cicatrizzata :    ed   egli    ha    ripreso   le    sue   occupa- 


104  CRONACA 

zicni  e  la  febbrile  sua  attivita.  Pero  le  preoccupazioni  delle  persons 
che  lo  circondano  non  fanno  che  diventare  piu  serie.  Secondo  infor- 
mazioni  recenti,  la  sorella  dell' impera tore,  principessa  Carlotta  sposata 
al  principe  Bernardo  di  Sassonia-Meiningen  che  da  qualche  tempo  an- 
dava  deperendo,  fu  trovata  affetta  di  cancro.  Una  tale  diagnosi  ha 
gettata  la  costernazione  tra  la  Corte.  Essendosi  accorto  Timperatore 
che  gli  si  celava  la  cosa  falsando  i  bollettini  intorno  allo  stato  della 
sorella,  si  dice  che  se  ne  alterasse  fortemente. 

II  re  di  Danimarca  e  passato  a  Berlino  ospite  di  G-uglielmo.  Si 
parla  del  fidanzamento  del  principe  ereiitario  prussiano  colla  seconda 
figlia  del  duca  di  Cumberland. 

3.  (SPAGNA).  II  re  Alfonso  XIII  dopo  un  soggiorno  di  pochi  giorni 
a  Lisbona  in  mezzo  alle  feste   e  alle   manifestazioni   piu   cordiali  di 
cui  fu  circondato  dal  popolo  e  dalia  Corte  portoghese  rientro  a  Madrid 
il  14  dicembre.  Quanto  a  nuovi  viaggi  all'estero  di  cui  si  era  parlato, 
nulla  v'  e  ancora  di  certo,  sono  anche  false  le  notizie  messe  in  giro 
di  prossimo  fidanzamento  del  re. 

4.  (SERBIA).  I  rappresentanti   delle  potenze  hanno  ordine   di  la- 
sciare  Belgrade  per  non  trovarsi  presenti   ai  ricevimenti  ufficia'li  in 
occasione  del  nuovo  anno,  in  segno  di  protesta  contro  lo  stato  delle 
cose  presenti.  II  re  Pietro  fa  riconosciuto   dai  Governi   per   non  la- 
sciare  la  Serbia  nell'anarchia,  ma  colla  condizione  che  gli  assassini 
del  10  giugno  non  restassero  impuniti :  per  contrario    essi  hanno  le 
redini  del  potere  ed  orjcupano  le  cariche  di  Corte.  L'allontanamento 
dei  diplomatic!  e  un  indiretto  ammonimento  al  governo  serbo  per  la 
condanna  dei  regicidi,  tra  i  quali  regaa  viva  inquietudine. 

5.  (  RUSSIA- GIAPPONE).  Le  notizie  dell'Estremo  Oriente  sono  sempre 
ondeggianti  tra  le  minacce  di  guerra  e  le  speranze  di  un  accomoda- 
mento  tra  le  due  Potenze.  La  Russia  si  dice  disposta  a  riconoscere  il 
protettorato  Giapponese  sopra  la  Corea,  ma  esige  che  ii  Giappone  pure 
riconosca  il  possesso   dei  posti  militari  fortificati   di  Manampo  e  di 
Molpho  sulla  costa  coreana,  e  la  liberta  assoluta  di  commercio  colla 
penisola :  al  che  esso  si  rifiuta  essendo  quei  forti  una  minaccia  contro 
la  sua  indipendenza.  Dalle  due  parti  intanto  si  prosegue  senza  posa 
nelle  disposizioni  preventive  in  caso  di  guerra.  E  notevole  il  fatto  che 
le  Compagnie  assicurano  gia  le  navi  inviate  aU'Estremo  Oriente  contro 
i  rischi  di  guerra  :  e  le  quote  di  assicurazione  hanno  avuto  improv- 
viso  rialzo.  Ma  e  probabile  che  le  trattative  diplomatiche  trovino  un 
accomodamento,  essendo  lo  Czar  ed  il  Mikado  inclinati  alia  pace.  — 
La  Camera  Giapponese,   che   aveva  fatto  opposizione  al  Ministero  e 
spingeva  alia  guerra  e  stata  sciolta  e  le  nuove  elezioni  saranno  fatte 
nel  prossimo  marzo. 

6.  (MACEDONIA).  Mentre  si  aspetta  1'applicasione  delle  riforme  im- 


CONTEMPORANEA  105 

poste  dalPaecordo  austro-russo,  e  promesse  clalla  Tarchia,  il  rigore 
della  stagione  ha  ridotto  il  paese  a  uno  stato  di  quiete  forzata.  Le 
bande  armate  si  sono  disperse :  invece  della  guerra  domina  la  miseria 
piu  straziante.  Moltissimi  fuggenti  alle  stragi  turche  hanno  passato 
le  frontiere  e  si  sono  ricoverati  in  Bulgaria.  Dal  solo  vilayet  di  Adria- 
nopoli,  quindicimila  profughi  hanno  abbandonato  cgni  cosa  per  sal- 
vare  la  vita.  Sono  turbe  di  vecchi,  donne  e  fanciulli  che  cercano  un 
tetto  e  un  pezzo  di  pane.  Da  tutte  le  parti  i  Oomitati  implorano  1'aiuto 
della  carita  in  soccorso  di  quelle  estreme  privazioni. 

FRANCIA  (Nostra  Corrispondenza).  La  riapertura  del  parlamento.  —  Con- 
dizicme  presents  dell'opinione  parlamentare.  -  -  II  governo  palesa  11 
suo  programma  def  lavori  parlamentari.  —  Votazioce  del  bllancio.  — 
II  concordato  e  Tambasaiata  presso  la  Santa  Sede  conservati  almeno 
pel  1904.  —  La  lotta  intorno  alia  legge  delPinsegna-nanto.  —  Abroga- 
zione  della  legge  Falloux.  —  Nupvi  spedienti  di  persecuzione  religiosa. 
—  Gome  i  cattolici  si  difendono.  —  L'accademia  francese  e  le  religiose. 

Dopo  le  lunghe  ferie  di  tre  mesi,  il  parlamento  si  riapri  il  20 
ottobre,  due  giorni  dopo  la  partenza  dei  sovrani  d'ltalia.  Non  verro 
a  particolari  intorno  a  questa  visita  regale,  perche  cadrei  in  ripeti- 
zioni  e  il  tema  fa  gia  considerate  e  commentate  pressoche  in  tutte  le 
maniere  dai  piu  autorevoli  diarii  della  sfcampa  francese  e  straniera. 
Debbo  soltanto  riconoscere,  qual  testimonio  oculare  dei  festeggiamenti 
e  delle  manifestazioni  si  officiali  come  spontanee  del  pubblico  pari- 
gino,  che  le  accoglienze  fatte  ai  reali  d'ltalia  furono  sinceramente 
amichevoli  e  diro  anche  molto  leali.  La  stagione  peraltro  fece  spesso 
mal  viso,  e  parecchie  volte  guasto  addirittura  la  pompa  delle  mani- 
festazioni popolari.  Le  nostre  frontiere  sono  spalancate  e  il  popolo 
francese  e  presto  sempre  a  ben  accogliere  tutti  i  sovrani  e  capi  di 
stato  che  con  amichevoli  sentimenti  vengono  a  visitare  la  nostra  me- 
tropoli ;  ma  queste  visite,  giova  ripeterlo,  non  hanno  recato  variazioni 
notevoli  nella  nostra  politica  estera.  Se  da  due  anni  siamo  in  ottime 
relazioni  di  vicinato  coll'  Inghilterra  e  coll'  Italia,  sussiste  tuttavia 
la  triplice  alleanza  e  persiste  1'alleanza  franco- russa.  II  viaggio  a  Pa- 
rigi  del  signer  de  Lamsdorff,  ministro  degli  affari  esteri  dello  czar 
Nicolo  II,  alquanti  giorni  dopo  la  partenza  dei  sovrani  d'ltalia,  ha 
messo  in  calma  1'esaltata  fantasia  dei  novellisti,  i  quali  anzitempo  da- 
vano  1'annunzio,  che  novelle  relazioni  piu  strette  coll'Italia  avevano 
gia  forse  rallentate  e  fors'anche  denunziate  le  antiche  relazioni  col- 
1'amica  ed  alleata  Russia. 

Dal  giorno  della  riapertura  del  parlamento  riprese  tostamente  il 
predominio  la  realta  grave,  perfino  pericolosa,  e  ad  ogni  modo  poi 
turbatissima,  della  situazione  politica  al  di  dentro.  II  presidente  del 


106  CRONACA 

Consiglio,  nel  suo  clhcorso-programma,  dimando  alia  maggioranza,  che- 
spinge  lui  p:u  ch'egli  non  la  guidi,  di  attendere  sollecitainente  e  as- 
feiduaniento  a  deliberare  il  bilancio  pel  1904,  allo  scope  di  sgoaaberare 
ii  campo  parl  amenta  re,  e  tenere  in  serbo  Fordinaria  sessione  del  1904 
per  le  rilevanti  rifornie  ch'egli  ha  di  mira.  La  Camera  comincio  dun- 
que  i  fiiioi  lavori  con  la  discussione  del  bilancio,  il  quale  in  com- 
plesso  e  oggimai  pressoche  deliberate,  perche  da  alquanti  giorin  la 
Camera  dei  deputati  tiene  adunanza  la  mattina  e  la  sera.  Perche  mai 
questo  zelo,  benche  molto  fittizio,  son  si  impiega  a  lavorare  in  pro 
del  bene  pubblico?  I  dissgni  del  ministero  non  hanno  recato  mera- 
viglia  ne  agli  amici  ne  agli  oppositori  di  lui:  i  molti  discorsi  pro- 
feriti  dal  presidente  del  Consiglio  o  da'  suoi  collaborator!  durante  le 
ferie  parlamentari  ce  ne  avevano  ragguagliati  abbastanza.  La  lotta 
furibonda  contro  ie  congregazioni  religiose  e  molto  inoltrata,  e  pud 
prevedersi  ii  tempo  assai  vicino,  in  cui  al  difuori  e  in  apparenza, 
vo' dire  legalinente,  avra  fiae.  Ma  il  mostro  rivoluzionario  e-anticri- 
stiano  non  e  sazio  o  riniane  insaziabile  ancora.  Dopo  1'olocausto  delle 
congregazioni  d'uomini  o  di  donne,  non  sutorizzate  in  precedenza,  e 
dopo  la  chiusura  di  10000  scuole  dirette  da  quelle,  la  frammasso- 
peria  esige  tre  nuovi  olooausti:  1°  la  soppressione  ancora  delle 'con- 
gregazioni autorizzate,  almeno  per  qtiel  che  concerne  1'iasegDamento; 
2°  la  deauncia  del  Concordato,  e  per  conseguenza  la  soppressione  del- 
1'ambasciata  francese  presso  la  Santa  Sede  e  Tabolizione  del  bilancio 
dei  culti;  3°  I'assoluta  proibizione  dell'msegaamento  in  tutti  i  gradi 
(superiora,  secondario,  elementare)  a  tutti  i  membri  delle  congrega- 
zioni. Alcuni  energumeni  si  sono  spinti  anche  piu  oltre,  ed  hanno 
proposto  la  proibizione  dell'insegnamento  ai  membri  del  clero  catto- 
lico  secolare.  Qaesti,  ove  pure  si  tenesse  fermo  il  Concordato,  do- 
vrebba  restringersi  esclusivamente  ad  impartire  1'insegnamento  reli- 
^ioso  nelle  chiese  ed  aU'esercizio  del  culto,  oggimai  pressoche  vietato 
nelle  sue  manifestazioni  esterne,  vale  a  dire  processioni,  pellegrinaggi, 
accompagnamenti  fanebri. 

Non  insistero  di  vantaggio  sulla  ingiustizia  e  il  despotismo  di 
questi  disegni  libarticidi ;  nia,  coi  deputati  e  senatori  che  abbiarno 
adesso,  tutto  e  a  temersi.  Come  chiaramente  fa  vedere  1'anonicno 
autore  di  un  arcicolo  riieyantissimo,  venuto  a  luce  nella  Revue  des 
deux  Mondes  del  1°  novembre,  adesso  il  tirnone  della  Francia  non  e 
governato  dai  dodici  ministri  component!  il  gabinetto  formato  il  7  giu- 
gno  1902,  nia  bensi  da  quella  potenza  occulta  e  irresponsabile  che 
impone  il  suo  volere  a  codesti  ininistri,  vo'  dire  la  frammassoneria. 
E  fuor  di  dui>bio  che,  i  rninistri  manegglano  gli  affari,  arringano,  fir- 
inano  i  decreti,  presiedono  a  banchetti,  ma  non  governano.  II  mini- 
stero governa  cosi  poco,  che  parecchie  gazzette,  amiche  od  alnieno- 


CONTEMPORANEA  107 

"benevolo  a  lui,  come  ad  esempio  Le  Sieck,  lo  rimproverano  fortemente 
perehe  segue  gl'  impulsi  e  le  intimazioni  della  maggioranza  parlamen- 
tare,  anziche  dirigerla  egli.  Basta  leggere  le  deliberazioni  e  i  voti  del 
Convento  massonico,  che  ebbe  luogo  qui  a  Parigi  nel  settembre  del  1902, 
e  i  disegni  di  legge  apprestati  di  gabinetto,  o  gia  recati  ad  effetto,  per 
farsi  persuasi  della  docile  obbedienza  di  questo  governo  ai  voleri  delle 
logge  massoniche.  Ricordo  solo  a  memoria  :  il  servizio  militare  senza 
alcuna  dispensa  ridotto  da  tre  a  due  anni;  la  soppressione  del  Con- 
sigli  di  guerra  in  tempo  di  pace,  od  almeno  la  loro  intima  riforma; 
P  intera  abrogazione  della  legge  Falloux  del  1850  e  la  istituzkme,  ca- 
muffata,  del  monopolio  dell'  insegnamento  da  parte  dello  Stato  ;  la 
soppressione  del  Concordato,  del  bilancio  dei  culti ;  e  le  logge  v'ag- 
giungouo  1'  interdizione  del  diritto  di  voto  ai  ministri  del  culto 
cattolico...  ecc.,  ecc.  L'  11  ottobre,  in  un  discorso  proferito  a 
Clermont,  presenti  piu  migliaia  di  cittadini,  il  presidente  del  Con- 
siglio  confesso  implicitamente  ch'egli  era  pronto  a  seguire  la  maggio- 
ranza parlamentare,  che  lo  sorregge  co3  suoi  voti,  e  non  gia  a  diri- 
gerla. «  II  sic  iubeo,  sic  rob,  non  e  piu  de'  tempi  nostri  (egli  disse); 
poco  mi  cale,  signori,  di  sapere  se  il  Ministero  &  lui  che  guida,  od 
•e  guidato.  >  Intanto,  a  dispetto  degli  smodati  ardori  della  fazione  so* 
cialista  della  Camera  e  del  Senato,  il  governo,  per  bocca  dello  stesso 
sig.  Combes,  ministro  dei  culti,  e  del  sig.  Delcasse,  ministro  degli 
affari  esteri,  ha  domandato  per  1'esercizio  amministrativo  del  1904  la 
conservazione  del  bilancio  del  culto  cattolico  (circa  31  milioni  di  fran- 
chi);  la  conservazione  del  Concordato  e  dell'ambasciata  presso  la  Santa 
Sede,  e  da  ultimo  gli  assegni  per  le  varie  opere  delle  Missioni  fran- 
cesi  nelPimpero  ottomano  (circa  600,000  franchi).  II  celebre  blocco 
parlamentare  ha  facilmente  consentite  queste  facolta,  perche  gli  ei 
prometteva,  in  un  futuro  molto  prossimo,  la  soppressione  dell'amba- 
sciata  presso  la  S.  Sede,  la  denunzia  del  concordato,  la  separazione 
della  Chiesa  dallo  Stato,  e  perche  gli  si  concedeva  senza  alcim  in- 
dugio  la  soppressione  di  quel  che  rimaneva  tuttavia  della  celebre  legge 
Falloux.  Oggimai  legalmente  P  insegnamento  secondario  e  in  fatti  proi- 
bito  a  tutte  le  congregazioni  insegnanti ;  ed  una  commissione  parla 
mentare  di  33  membri  e  stata  istituita  per  avvisare  agli  spedienti  ae- 
conci  per  abolire  ii  Concordato,  conchiuso  e  stipulate  nel  180 L  fra  la 
S.  Sede  e. la  Francia.  Sa  questa  Commissione  s'ispirasse  alle  ragioni 
efficacissirne,  recate  in  lace  poc'anzi  dal  deputato  repubblicano  signor 
Dulau  (delle  Landes),  ricuserebbe  una  volta  di  piu  di  cercare  le  vie  e 
gli  spedienti  per  denunziare  il  Concordato.  «  Toccare  il  Concordato 
nelle  presenti  congiunture  (diceva  quel  deputato)  sarebbe  la  stessa 
cosa,  si  voglia  o  no,  che  dare  un  colpo  tremendo  alle  varie  religioni 
si  spartiscxmo  fra  loro  le  coscienze,  e  soprattutto  alia  religione 


108  CRONACA 

cattolica  che  e  la  piu  generalmente  diffusa  nel  nostro  paese...  Quel 
giorno  che  la  repubblica  denunziasse  il  Concordato,  sarebbe  costretta 
a  affrancare  i  varii  culti  da  qualsiasi  soggezione,  e  dar  loro,  per 
amore  o  per  forza,  una  liberta  della  quale  1'odierno  regime  che  vin- 
cola  ambedue  le  parti  stabilisce  un  limite  prezioso,  di  cui  s'intenderebbe 
tutto  il  valore  quel  di  che  esso  piu  non  guarentisse  la  societa  civile.  » 
E  a  temere  grandemente  che  1'odierna  maggioranza  sdegni  questi  savii 
ammonimenti  e  deliberi  nell'anno  venture  il  principio  della  separa- 
zione  totale  della  Chiesa  dallo  Stato. 

L 'opera  nefasta  de'  laicizzamenti  ad  oltranza  continua  sempre,  e, 
non  ha  guari,  il  ministro  della  marina  si  e  fatto  notare  per  un  atto 
di  odioso  arbitrio,  che  ha  suscitato  molte  proteste :  egli  ha  sottoposto 
alia  firma  del  presidente  della  repubblica  (che  certamente  suo  mal- 
grado  ha  firmato  questo  decreto,   come    tanti  altri),  il  licenziamentc 
delle  religiose  che  da  110  anni  ministravano  gli  ospedali  marittimi  dei 
cinque  grandi  porti    di    Tolone,    Kochefort,   Lorient,  Brest,  e   Cher- 
bourg ;  circa  dugento  religiose  hanno  dovuto  abbandonare  il  posto,  per 
dar  luogo  ad  infermiere  od  infermieri  laici.  Durante  gli  ultimi  due  mesi 
le  espulsioni  etiam  manu  militari  dei  religiosi,  cui  la  legge  del  18  marzo 
>nego  1'autorizzazione,  si  sono  continuate  a  Parigi  e  nelle  province,  di 
mezzo  a'  popoli  rattristati,  ed  indignati,  ma  impotent!  a  contrapporre 
efficace  resistenza  a  questi  atti  di  villana  persecuzione.  Gli  autori  e 
laudatori  di  codeste  violenze   non  vanno  pero  esenti  da  timori  per 
rispetto  alle  conseguenze  possibili,  anzi  probabili,  di  queste  sommarie 
esecuzioni  e  di  quelle    gia    annunziate  contro    congregazioni  tuttora 
esistenti  perchS  gia  furono  autorizzate  da'  varii  governi  che  da  quasi 
un  secolo  si  sono  andati  succedendo.  Una  delle  gazzette  piu  perflde 
e  piu  rabbiose  contro  il    cattolicismo,   cioe    Le   Siecle,  teme    che  la 
Camera  proceda    troppo  in   fretta.  Esso  fa    notare  che    non  ci  vorra 
meno  di  20  milioni  di  franchi,  da  aggiungersi   al  bilancio   dell'istru- 
zione   pubblica,  per  lo  stipeudio  del  corpo  insegnante  che  sostituira 
rinsegnamento  congreganista  tuttora  esistente  e  che  impartiscel'istru- 
zione  a  400  o  500  mila  fanciulli ;  e  dice  che  non  occorrera  meno  di 
60  milioni  per    fabbricare    nuove    scuole,  o  prendere  in   affitto    case- 
adatte  all'uopo,  in  attesa  che  queste  scuole  sieno  costrutte.  Egli  poi 
teme  soprattutto    che  molti   municipii,  gia  oppressi  da    gravosi  bal- 
zelli,  si  disamorino  del  reggimento  repubblicano ;  si  correrebbe  grave 
rischio  a  tentare  la  ventura,  quando  appena  cinque  mesi  ci  separano 
dall'intera  rinnovazione  de'  36000  consigli  municipal!  di  Francia,  che 
avra  luogo  nel  mese  di  maggio    1904.  Per  queste    ed  altre   ragioni, 
esso  raccomanda  la  prudenza  ed  una  certa  temperatezza... 

L'altra  grave  disputa,  accesa  fra  la  S.  Sede  ed  il  nostro  governo 
per  rispetto  alia   formola  della  nomina  dei    vescovi,  rimane  tuttavia 


CONTEMPORANEA  109 

in  sospeso  e  potra  andare  per  le  lunghe  fors'  anche  fino  alia  denunzia 
del  Concordato.  Una  decina  di  diocesi  sono  senza  vescovo,  e  durante 
il  inese  teste  finite,  due  vescovi  zelantissimi  e  molto  venerati,  quelli 
cioe  di  Nevers  e  di  Yannes,  sono  morti,  laseiando  dietro  se  largo 
rimpianto. 

Non  ostante  le  molteplici  cagioni  di  sconforto,  che  potrebbero  af- 
fievolire  lo  zelo  e  1'energia  dei  cattolici  francesi,  la  tenzone  per  la 
liberta  religiosa  e  la  difesa  delle  opere  cattoliche  si  ravviva  e  si  ma- 
nifesta  sotto  forme  novelle.  Durante  1'ultima  settimana  di  ottobre  e 
la  prima  di  novenibre  si  sono  convocati  e  condotti  di  gran  lena  quattro 
congressi ,  meno  politici  che  religiosi  e  sociali.  A  Nancy,  presiedendo 
mons.  Turinaz,  i  giureconsulti  cattolici  hanno  tenuto  le  loro  sedute 
aniiuali  per  concertare  la  lotta  giuridica  contro  gli  abusi  e  le  an- 
gherie  delle  leggi  antireligiose  e  liberticide.  A  Parigi  mons.  vescovo 
di  Verdun  ha  chiuso  il  congresso  dei  patronati  e  delle  opere  per  la 
gioventu,  e  mons.  vescovo  di  Chalons  ha  preso  parte  attiva  al  con- 
gresso  internazionale,  senza  distinzione  di  culti,  convocato  per  com- 
battere  1'alcoolismo.  Un  congresso  internazionale  dei  «  giardini  operai  » 
convocato  dall'ab.  Lemire  deputato  di  Hazebrouck,  ha  ottenuto  le 
piii  b3nevole  adesioni  ed  i  piu  oalorosi  incoraggiamenti.  Solo  in 
Francia  1'opera  dei  giardini  per  gli  operai  ha  creato  6176  giarclinetti, 
ove  43000  persone,  operai  e  loro  farniglie,  trovano  il  soccorso  piu 
moralizzatore  d'ogni  altro,  il  soccorso  cioe  per  via  del  lavoro  della 
terra.  Da  ultimo,  il  sig.  Feron  Vrau,  direttore  della  Croix  di  Parigi, 
ha  radunato  dal  23  al  25  ottobre  nelle  sale  del 'a  «  Maison  de  la 
bonne  presse  »  duecento  fra  sacerdoti  e  laici,  direttori  o  redattori  di 
giornali  cattolici  di  Parigi  e  delle  province,  all'intento  di  coordinare 
e  migliorare -gli  sforzi  che  si  stanno  facendo  per  combattere  la  stampa 
empia  e  corruttrice.  Non  pud  dunque  darsi  la  taccia  d'ineizia  e  dap- 
pocaggine  ai  nostri  compatrioti  cattolici,  che,  grazie  a  Dio,  sono  tut- 
tora  in  numero  ragguardevole.  Fatene  ragione  da  questo  particolare : 
a  confessione  del  sig.  Chaumie  ministro  della  pubblica  istruzione,  se 
durante  1'anno  scolastico  1902  1903  furono  chiuse  per  via  legislativa 
10049  scuole  private  congreganiste,  ne  sono  state  riaperte  5939,  cioe 
piu  delia  meta,  o  per  cura  dei  religiosi  secolarizzati,  o  di  maestri  o 
maestre  cattolici,  forniti  della  richiesta  patente...  Quanto  ai  collegi 
liberi,  gia  diretti  dai  religiosi,  a  far  molto  dieci  o  dodici  hanno  chiuso 
del  tutto  i  loro  corsi  :  gli  altri,  tra  60  ed  80,  li  hanno  riaperti  con 
direttori  laici.  Ma  purtroppo  sono  minacciati  da  nuovi  pericoli ! 

Per  chiudera  questa  rassegna  della  situazione  odierna,  tanto  do- 
orosa  ma  pure  non  disperata,  vi  diro  due  parole  delle  comunita  di- 
sperse o  disciolte.  La  massima  parte  dei  religiosi,  preti  o  no,  co 
stretti  ad  esulare  dalle  loro  dimore,  sono  rimasti  in  Francia,  e  vi  si- 


1  10  CRONACA 

occupano  ufcilineate,  aspettando  giorni  migliori.  Circa,  2000,  a  far 
-molto,  sonosi  recati  ali'estero,  e  inteado  dire  i}i  Inghilterra,  nel  Belgio, 
negli  Stati  (Jniti  d'America  ;  pochissimi  nelle  altra  contrade  vicine 
o  lontane  dell'Europa.  La  gelosa  ed  ostile  sorveglianza  di  quei  governi, 
cattolici  o  protestanti,  non  consente  un  esodo  in  folia  del  religiosi, 
che  d'altro  canto  non  potrebbsro  lavorare  utilmente  in  paese  straniero 
e  neppure  trovare  onde  campar  la  vita. 

Mentre  il  Governo  inette  sottosopra  il  paese  colla  sua  gtierra  contro 
.le  Congregazioni,  1'Accadeniia  franeese  nella  distribuzione  dei  «  Premi 
di  virtu*  fatta  il  26  nov.,  fra  le  97  ricompense  concesse,  assegi.  6 
la  prima  appunto  a  una  religiosa !  Questo  fatto  e  le  nobili  parole  con 
cui  il  presidente  Thureau-Dangin  lo  espcse,  prendono  nn'importanza 
ed  'in  significato  particolare  delle  presenti  circostanze :  e  per  questo 
crediamo  interessante  citarne  qualche  passo,  pin  ad  onore  delPAcca- 
demia  stessa  che  delle  religiose  premiate. 

«  Sui  lidi  africani,  disse  il  Thn  re  an -Dan  gin,  sotto  1'equatore  noi 
abbiamo  trovato  la  titolare  degna  della  nostra  principale  ricom- 
pensa.  Sofia  Villeneuve,  in  religione  suoj*a  Saint  Charles,  appar- 
tiene  a  una  di  quelle  vecchie  famiglie  delle  montagne  dell'A.veyron 
cosi  tenaci  del  suolo  natale,  eppur  cosi  feconde  di  apostoli  delle  re- 
gioni  lontane;  due  nipoti  della  suora  sono  oggi  stesso  missioaarii 
nella  Cina.  Ancor  giovanetta  essa  risolvette  di  dedicarsi  al  servizio  dei 
negri  d' Africa  entrando  percio  tra  le  Suore  dell' Immacolata  Conce- 
zione  di  Castres.  Finite  il  noviziato  nel  1859,  con  una  salute  mal  si- 
cura  ma  con  animo  iatrepido,  s'imbarco  per  la  missione  del  Gabon  Le 
fatiche  dell'ospeiale  europeo  al  quale  fa  aidetta  parecchi  anni,  per 
quanto  penose  in  quel  clima,  non  bastarono  alia  sua  generosa  am- 
bizione  di  missionaria,  Ella  seppe  trovare  mezzo  di  ""presto  consa- 
crarsi  al  servizio  de'  negri,  ai  piu  abbandonati  e  ai  piu  miseri 
fra  loro,  specialmente  alle  donne  vecchie,  malate,  impotenti,  delle 
quali,  secondo  le  parole  di  un  testimonio,  cessuno  voleva  piu  sa- 
pere.  Benche  priva  di  mezzi  personal]',  pur  trovo  modo  d'  inipiaa" 
tare  per  quelle  povere  vecchie  una  specie  d'ospedale :  ad  esso  ag- 
giuase  poi  una  farmacia  gratuita,  rifugio  del  paese:  poi  un  ospizio 
pei  lebbrosi,  riservando  a  se  sola,  per  cagione  del  contagio,  la  cura 
delle  piaghe  e  la  lavatura  dei  pannilini.  E  cid  non  basta  ancora : 
I'ospedale  occupa  la  mattiriata  di  suor  Saint-Charles ;  ma  nel  pome- 
riggio  le  resta  qualcha  ora  libera,  ed  essa  1'impiega  a  scorrere  i  din- 
torni  alia  ricerca  deglt  infelici.  G  a  ha  saputo  imparare  correntemeate 
la  lingua  degli  indigeni:  nulla  la  ritiene:  ne  il  sole  di  fuoco,  ne  le 
bestie  feroci,  ne  i  selvaggi  piu  feroci  ancora;  la  suora  va  serena  e 
indefessa,  senza  altra  atma  che  il  suo  rosario,  la  dove  gli  europei  stessi 
non  osano  d'arrischiarsi.  II  signor  Brazza  racconta  qual  fu  il  suo 


CONTEMPORANE  A  111 

s tup-ire  quando,  sbarcato  cola  nel  1873  giovane  ufficiale  di  marina 
e  gia  acceso  della  fiamina  dell'esplorazione,  avventuratosi  un  giorno 
lungi  dalla  costa,  d'uii  tratto,  allo  svolto  d'un  sentiero,  vide  dinanzi 
a  se  una  religiosa  che  tranquillameate  s'avanzava  conducendo  due 
piccole  negre:  era  suora  Saint-Charles.  » 

E  1'on.  presidente  continua  narrando  alcune  dalle  pericolose  avven- 
ture  e  degli  incontri  difficili  toccati  alia  coraggiosa  donna  nel  suo  eroico 
apostolato,  che  gli  attira  I'ammiraaio^e  di  quei  barbari  stessi  i  quali 
non  la  chiamano  piu  che  col  nom3  di  «  madre  »  e  la  circondano  di 
rispetto  e  di  leggendaria  venerazione.  La  buona  religiosa  ha  omai  ses- 
santotto  arnii  e  ne  ha  passati  quarantatre  al  Gabon,  ch'essa  lascio 
una  sola  volta  nel  I860  per  pochi  mesi,  onie  ristorare  la  sanita  affranta 
da  quel  clima  micidiale,  e  dove  si  anretto  di  tornare  risoluta  di 
continuare  fino  alia  morte  le  opere  della  sua  carita. 

«  Ora,  riprese  il  .Thureau-Daiigin,  quando  il  signor  Brazza,  giu- 
dice  coinpetente  in  fatto  di  eroismo,  insieme  coU'Amuiinistra/sione  co- 
loniale,  coi  medici,  i  consoli,  gli  agenti,  test  i  moni  di  tal  vita  ci  hanno 
con  insistenza  domaiidato  di  assegnarla  una  delle  nostre  ricompense, 
pote?amo  noi  esitare?  —  No:  e  1'Accademia  ha  decretato  alia  Suora 
Saint-Charles  un  premio  di  3000  franchi.  Cerro  le  nostre  corone  sono 
ben  poea  cosa  per  tante  virtu  !  L'umiie  e  semplice  religiosa  non  ha, 
davvero  niai  pensato  al  preinio  Mjutyon,  e  sarebbe  forse  lusingarci 
assai  stima-;do  che  essa  conosca  1'esistenza  dell'Accademia  francese... 
ma  certo  sapra  trovare  senza  esitazione  come  impiegar  bene  il  danaro 
che  noi  le  invieremo.  —  Dovro  io  aggiucgere  che  quest'anno,  a&traendo 
dai  rneriti  eminenti  di  Suor  Saint- Charles,  la  proposta  di  coloro  che 
ce  la  raccoinandavano  BI  caldameate  presentava  una  opportunita  tutta 
speciale?  Potevamo  noi  dimenticare  che  lo  stesso  corriere  il  quale  do- 
ve va  portarle'la  partecipazione  del  premio  da  noi  assegna'tole,  le  avrebbe 
re^ato  iasieme  il  triste  racconto  delle  pene  sopportate  in  terra  di  Francia 
dalle  sue  sorelle  di  religione?  Turbata,  trafitta,  da  quelle  totizie 
essa  si  sara  doinandato  angosciosamente  perche  mai  la  vita  di  sacri- 
fizio  alia  quale  colle  sue  compagne  si  e  conaacrata  possa  attirare  loro 
tanto  olio !  Speriamo  che  in  quei  momenti  essa  abbia  trovato  qualche 
conforto  nel  vedere  che  altri  uomini,  i  quali  credono  di  avere  qualche 
piu  fondato  diritto  a  parlare  in  nonie  del  sentimeato  francese  che  non 
i  proscrittori  di  un  giprno,  s'accordano  per  contrario,  seoza  distinzione 
di  opiniohi*  e  di  credenze,  a  renderle  pubblico  omaggio  di  riconoscenza 
e  di  aoamirazione.  » 

N5  nieno  important!  soao  le  parole  con  cui  1'onorevole  aecademico 
ohiuse  la  sua  eloquente  esposizione.  Dopo  di  aver  notato  il  fatto  che 
delle  97  persone  stimate  degne  di  preinio,  22  sole  sono  conjugate  e  le 
altre  75  sono  celibi  (il  che  dovrebbe  far  riflettere  coloro  che  preten- 


112  CRONACA 

dono  trovare  nel  voto  di  castita  una  causa  legale  d'  incapacita)  passo 
ad  esaminare  i  motivi  che  le  determinarono  a  compiere  i  loro  atti 
virtuosi.  Ricordo  a  tal  proposito  coine,  tre  anni  prima,  Jules  Lemaitre, 
spirito  certamente  non  sospetto  di  pregiudizii,  avendo  studiato  lo  stesso 
quesito,  era  stato  coadotto  a  dover  aminettere  che  la  massima  parte 
delle  premiate  s'  incontra  fra  le  persone  che  hanno  fede  religiosa  e 
operano  il  bene  colla  speranza  del  paradiso.  «  Alia  stessa  conclusione 
ho  dovuto  venire  anch'io,  soggiunse  il  Thureau-Dangin  ;  tutte  le 
volte,  ed  e"  il  caso  ordiuario,  che  ho  potuto  distinguere  un  motivo 
morale  nelle  azioni,  esso  era  un  motivo  di  religione  e  non  mai  altri- 
menti.  Eppure  non  si  pud  dire  che  1'Accadeinia  sia  andata  a  cercare 
la  virtu  da  ricompensare  all'ombra  delle  chiese  piuttosto  che  altrove. 
II  suo  invito  s'  e  rivolto  a  tutti :  ed  a  conviucere  ognuno  che  qui  non 
vi  &  alcuna  influenza  clericale  basti  sapere  che  la  maggior  parte  delle 
candidature  ci  sono  proposte  per  I'  intermezzo  dei  prefetti  e  col  loro 
giudizio  favorevole.  Non  credo  recar  loro  verun  danno  con  tale  rive- 
lazione :  del  resto  non  faccio  nome  di  alcuuo.  —  Da,  cio,  si  noti 
bene,  non  pretendo  ricavare  che  noa  ci  possa  essere  abnegazione  e 
earita  eroica  se  non  sotto  1' ispirazione  delle  credenze  religiose.  No; 
voi  ed  io  conosciamo  tutti  degli  es^mpi  contrari :  ma  io  ne  conclude 
she  nel  piu  degli  uomini,  sopratutto  nel  mondo  degli  umili  e  dei 
semplici  tra  i  quali  sono  scelti  i  candidati  del  premio  Montyon,  nel 
popolo  delle  campagne  e  delle  cltta,  la  fede  e  la  sorgente  ordinaria 
e  quasi  unica  delle  grandi  virtu  e  degli  straordinarii  sacrifizi.  Non 
discuto  una  tesi  filosofica,  accerto  un  fatto.  Or  bene,  far  la  guerra 
eome  avviene  oggi  in  Francia  apertamente,  stava  per  dire  ufficial- 
mente,  per  distruggere  ogni  senso  di  religione  nel  popolo,  non  e 
mettersi  a  repeataglio  d'inaridire  la  sorgente  stessa  di  quegli  atti? 
Con  che  cosa  si  pensa  supplirvi?  0  si  crede  forse  che  la  societa  possa 
fare  a  meno  di  quelle  virtu,  senza  trovarsi  allo  sfcesso  momento  deca- 
duta,  avvilita,  scoronata?  Sono  onorevoli  per  una  nazione  le  ricchezze, 
la  scienza,  le  lettere,  le  arti,  la  raffinatezza  generale;  ma  non  bastano. 
A  correggere  una  civilizzazione  troppo  avida  di  godimenti  e  di 
prosperita  materiale  ie  e  necessario  un  certo  fermento  di  morale  di- 
gnita,  di  virtu  eroica  e,  per  dir  la  vera  parola,  di  santita.  I  sacrifizi 
di  questi  um'.li  e  poveri  che  noi  coroniamo  quest'oggi  sono  poca  cosa 
a  rispetto  di  tanti  vizi  e  di  tanti  delitti  non  solo,  ma  di  tante  vite 
mediocri,  volgari,  egoiste...  eppur  questo  poco  e  molto,  joichesalva 
alineno  1'onore  delPumanita,  espia  1'altrui  vilta,  e  la  protesta  del- 
1'  ideale  contro  tutto  quello  che  cerea  abbassare  la  vita :  sono  i  dieci 
giusti,  la  cui  present  avrebbe  bastato,  perche  Dio  perdonasse  a  So- 
doma  ed  a  Gomorra.  » 


CONTEMPORANEA  113 

INDIA  (Nostra  Correspondents,).  1.  L'India  e  il  nuovo  Ministero  inglese. 
—  2  La  spedizione  militare  contro  il  Tibet.  —  3.  Prodotti  mineral! 
dell'India  nell'ultimo  deceanio.  —  4.  Le  vittime  dei  serpenti  e  delle 
bestie  fdroci.  —  5.  II  Delegate  apostolico  Mgr.  Zaleski  in  visita  negli 
Stati  di  Travancore  e  di  Cochin.  —  6.  Notizie  varie. 

1.  L'Inghiltorra  ha  un  nuovo  Ministero ;  perch&,  quantunque  ri- 
manga  al  suo  posto  il  primo  Ministro,  pure  il  rimpasto  e  stato  quasi 
totale.  Delia  scomparsa  di  Lord  Hamilton  dal  suo  posto  di  Segretario 
per  1'India,  noi  siamo  contentissimi,  perehe,  a  vero  dire,  tutti,  qui 
in  India,  ne  erano  piu  che  stanchi;  ma  non  siamo  ugualmente  con- 
tenti  del  sigaor  Brodrick  a  suo  successore.  lofatti,  non  si  capisce  come 
mai  ii  signor  Balfour  abbia  pensato  di  fare  del  Brolrick  il  segretario 
dell'India !  E  non  e  il  passato  ministro  della  guerra  un  uomo  scre- 
ditato  davanti  tutto  il  paese  ?  E  quali  doti  ha  egli  mai  mostrato  che 
lo  rendano  atto  a  governare  in  compagnia  di  Lord  Curzon  quest'im- 
menso  impero?  E  vero,  ne  pud  negarsi,  che  un  cattivo  ministro  della 
guerra  potrebbe  diventare  un  ministro  buono  anzi  ottimo  per  1'India; 
ma  i  suoi  precedenti,  le  sue  tendenze,  le  sue  pratiche  ci  permettoao  di 
dubitarne.  Si  aggiunga  a  tutto  questo  che  il  Brodrick,  pochi  mesi  fa, 
proponeva  di  gefctare  sulle  spalle  dell'India  la  spesa  dei  soldati  acquar- 
tierati  nel  Transvaal,  come  si  disse  gia  in  altra  corrispondenza. 
Per  allora  il  Brodrick  fu  sconfitto ;  ma  il  tentative  serve  a  mostrare 
quanto  quel  signore  abbia  a  cuore  i  veri  interessi  di  questi  poveri 
indiani.  Ed  era  esso  1'uomo  piu  atto  a  diventare  segretario  per  1'India  ? 

II  signor  Chamberlain  si  e  ritirato  dal  Ministero  al  fine  palese  di 
cominoiare  una  campagna  in  favore  del  protezionismo.  Questa  qui-1 
stione  interessa  vivamente  a  ache  1'India,  alia  quale  un  po'  di  tariffe 
preferenziali  farebbe  assai  bene.  II  libero  commercio,  spinto  all'  ec- 
cesso,  ha  cagipnato  non  pochi  danni  a  questo  povero  paese.  Cent'anni 
fa,  un'immensa  area  delle  migliori  terre  dell'India  era  verde  verde  per 
infinite  canne  da  zuccaro,  il  quale  formava  una  delle  piu  profittevoli 
esportazioni  dell'India  in  Europa.  Lo  zucchero  di  barbabietole,  fabbri- 
<jato  in  gran  copia  in  Franoia,  Germania,  Austria  e  Belgio,  e  importato 
liberamente  in  questo  paese,  ha  uccisa  I'industria  indiana,  ei  ora 
lo  zucchero  di  canna  si  fabbrica  in  poca  quantita  e  quasi  tutto  per 
consume  interno.  Le  cose,  due  anni  fa,  giunsero  a  tale,  che  Lord 
Curzon  sanci  alcune  tariffe  speciali  contro  gli  zuccheri  esteri,  e  gia 
la  coltivazione  della  canna  ritorna  a  fiorire.  Si  dica  lo  stesso,  benche 
in  miaore  proporzione,  di  certi  prodotti  maaufatti  dell'India  ed  anche 
di  prodotti  graggi,  coma  della  juta,  dell'indaeo,  del  caffe,  del  te,  del 
cotone,  di  altre  fibre  vegetali,  e  di  una  quantita  di  medicinali  e  di 
altre  materie  gregge,  le  quali,  trent'anni  fa,  entravano  liberamente 

1904,  vol.  1,  fasc.  1285.  8  28  dicembre  1903. 


114  CRONACA 

e  senza  dogana  alcana  nella  Germania,  nell'Austria,  nel  Belgio,  in 
Italia  e  negli  Stati  Uniti ;  laddove  ora,  grazie  ai  prodotti  chimici  ar- 
tificial! germanici  e  alle  tariffe  che  quasi  tutte  le  nazioni  hanno  adot- 
tato,  vengono  smerciate  con  maggiore  difacolta  e  minor  profitto,  o 
trovano  uno  sbocco  affatto  libero  nella  sola  Inghilterra.  D'altra  parte, 
non  puo  negarsi  che  1'adozione  da  parte  deH'Inghilterra  di  tariffe 
prefsreaziali  potrebbe,  in  certe  cose,  danneggiare  questo  paese,  od 
esporlo  a  subire  nei  porti  ancora  liberi  la  pana  del  taglione  che  non 
si  mimchera  di  applicare  all'Inghilterra. 

A  fine  di  studiare  il  difficile  e  complicate  problema,  il  Governo 
imperiale  mandd,  mesi  fa,  Sir  Edoardo  Law  in  India.  Oggetto  spe- 
ciale  della  sua  visita  era  di  vedere  quali  conseguenze  avrebbe  per 
Tlndia  il  sistema  fiscale  ideato  dal  sigaor  Chamberlain.  Dalle  sue  ri- 
!;3  e  da  queiie  del  Minicjtro  delle  finanze  risulta  che  1'lndia,  al 
presente,  a  cagione  delle  tariffa  prefarenziati,  soffre  assai  poeo  nelle 
sue  esportazioni  di  niaterie  gregge,  le  quali,  essendo  affatto  necessarie 
ail'Europa,  troveraano  sempre,  se  non  la  porta  del  tutto  aperta,  nean- 
ehe  del  tutto  ehiusa;  ma  per  converse,  ci  rimette  assai  nelle  sue 
esportazioni  di  cotone,  di  riso?  di  caffe  e  di  te.  L'India,  durante  1'anao 
scorso,  esporto  all'estero  riso  pel  valore  di  187 ,,800, 000  rupie,  (la  rupia 
vale  lire  italiane  1,65);  te  pel  valoredi  73,000,000  rupie.  La  nazione 
le  cui  tariffa  danneggiano  maggiormente  le  esportazioni  indiane  e  la 
Eussia  che  tassa  il  cotone  greggio  indiano  per  10  rupie  al  quintale; 
1'indaco  per  15  rupie  al  quintale ;  la  juta  greggia  3  al  quintale  e  il 
te  lira  italiane  1(50  per  libra,  Dopo  la  Russia  viene  la  Germania  eae 
tassa  fortemente  i  cereaii  e  gli  olii  indiani^  la  Fraacia  e  1' Austria 
che  hanno  colpito  di  alte  tariffe  ii  caffe  dell'lndia,  e  F I  tali  a  che  ha 
impo^to  al  frumento  ind:ano  una  dogaua  di  45  rupie  la  tonnellata. 
Intaato  psrd,  fra  Lord  Curzon  e  il  Governo  imperiale  e  passato  1'ac- 
corio  che  nessun  siste  ua  fiscale  verra  adottato  e  stabilito  deSnitiva- 
niente  senza  prima  avverfcirne  il  Governo  indiano,  il  qtiale  potra  op- 
porre  sue  obbiezioni  o  suggerire  quegL  emendamenti  che  credera  piu 
opportuui. 

2.  In  poohi  rnesi,  fra  poche  settimane  forse,  la  conquista  del  Tibet 
o  almeno  la  stabilimento  di  una  specie  di  protettorato  da  parte  degli 
Inglesi,  su  qnei  p^-Q^Q,  sara  un  fatto  compiuto.  L'laghilterra  mi 
la  ago  tempo  al  Tibet,  e  Lord  Curzon,  in  ispecie,  ha  risoluto,  qual 
parte  intagraate  del  suo  progra.'iima  di  Governo,  di  sottomettere  quella 
regione  misterioja  a'la  poteate  Inghilterra,  o  per  lo  meno,  di  sforzarla 
a  ricevere  col  protefctorato  uno  o  piu  uffieiali  politici  alia  Corte  del 
Gran  Lama.  Ecco  came  stanco  le  ragioni  e  i  fatti. 

11  Tibet  e  un' imoieasa  terra  di  circa    463.000    miglia    quadrate, 
situata  al  di  la  delle  prime  catene  delle    montagne    flimalaie.    Suoi 


CONTEMPORANEA  115 

principal!  caratteri  sono  parecchi  monti  giganteschi,  al  cm  paragone 
il  monte  Bianco  e  i  suoi  fratelli  delle  Alpi  si  riducono  a  piccole  col- 
line.  Era  quelle  montagne  si  trovano  alcune  poehe  valli  assai  pro- 
fonde,  ed  enormi  altipiani,  la  cui  altezza  meravigliosa  sul  livello  del 
inare,  ha  fatto  dare  a  tutto  il  paese  il  nome  caratteristico  di  tetto  del 
mondo.  La  regione  abbonda  di  laghi  salati  e  d'acqua  dolce,  di  vasti 
tratti  sabbiosi,  o  altrimenti  aridi,  e  di  pascoli  feraoissimi.  Qii  abitanti, 
3.500.000  circa,  sono  in  maggioranza  dedicati  alia  pastorkia  e  a  quelle 
poche  arti  che  sono  assolutamente  necessarie  a  una  semici villa,  qual 
£  quella  di  cui  essi  godono.  Strettamente  parlando,  il  Tibet  forma 
parte  deirirapero  cinese,  ed  e  governaio  da  inandarini  civili  e  mili- 
tari ;  in  real^a  pero  e  indipendente,  e,  salvo  qualche  tributo  ehe  il 
Gran  Lama  di  tanto  in  tanto  manda  a  Pekino,  nel  resto  si  regge  da 
se  e  dispone  con  assoluta  indipendenza  dei  proprii  destini. 

L' India  per  centinaia  di  miglia  corre  contigua  al  Tibet,  o  imme- 
diatamente  per  mezzo  di  Darjeeling  e  dell' Assam,  ovvero  mediata- 
nieute  attra verso  gli  Stati  feudatarii  o  protetti  del  Bhutan,  del  Nepaul 
e  del  Sikkim.  Non  e  meraviglia  dunque  che  il  frequente  contatto  coi 
iibetaui  abbia  occasionato  in  quest!  ultimi  cinquant'  anni  non  poche 
difference  fra  1'  India  e  il  Tibet.  Alcune  di  esse  sono  di  natura  poli- 
tica,  le  piu  d'  indole  commerciale.  Nel  1890  e  di  nuovo  nel  1893  fu 
sottcscritto  a  Calcutta  un  trattato  anglotibetano  nel  quale  le  princi- 
pal! differenze  erano  regolate.  Da  parte  dei  Tibetani  sottcscrisse  un 
JEviato  cinese,  da  parte  degi'Inglesi  il  Yicere.  Ma  la  convenzione, 
risguardante  per  lo  piu  la  determinazione  delle  risnettive  frontiere, 
la  repressione  di  tribu  tibetane  moleste  ai  loro  vicini  indiani,  e  la 
stipulazione  di  trattati  commercial!,  fu  bensi  osservata  dagP  Inglesi, 
ma  in  niun  rnodo  dai  Governo  tibetano,  presso  il  quale,  come  gia 
dissi,  Pautorita  imperiale  di  Pekino  ha  poco  o  niun  peso.  Si  aggiun- 
gano  a  tutto  questo  gl'intrighi  russi  a  Lhassa  capitale  del  Tibet,  in- 
trighi  condotti  innanzi  per  mezzo  di  lama  buddisti  della  Mongolia 
russa;  la  necessita  di  guardare  1'  India  da  parte  del  Tibet,  dal  quale, 
ov'esso  venisse  in  mano  alia  Russia  o  a  lei  obbedisse,  sarebbe  facile 
discendere  nell1  India  ;  la  quantita  eterminata  di  giacimenti  auriferi 
che  si  trovano  per  tutto  il  paese  e  finalmente  il  desiderio  degl'  In- 
glesi  di  prendersi  qualche  cosa  appartenente,  almeno  nominalmente, 
alia  Cina,  per  ricoinpensarsi  della  Manciuria,  annessa  ormai  defini- 
tivamente  alP  Impero  russo,  e  si  comprendera  di  leggeri.la  ragione 
e  il  fine  della  spedizione  militare  ehe  sto  descrivendo. 

Or  dunque,  sui  primi  di  giugno  del  eorrente  anno,  il  Yicere  Lord 
Curzon  invio  nel  Tibet  il  colonnello  Younghusband  accompagnato  da 
parecchi  agenti  politici  e  scortato  da  300  soldati  Sikki  e  due  caimoni 
max'm  per  domandare  ragione  ai  Tibetani  dei  trattati  non  osservati 


116  CRONACA 

e  chiedere  eke  si  aprisse  agl'indiani,  com'era  loro  dovere,  la  via  del 
Tibet  al  commercio. 

II  colonnello  Younghusband  arrivd  a  Khamba  Jong  in  luglio,  e 
chiusosi  in  un  campo  fortificato,  mando  corrieri  alia  corte  del  Dalai 
Lama,  avvisandolo  della  missione  avuta  dal  proprio  Governo.  Da  Lhassa 
si  rispose  che  gli  ufficiali  tibetani  e  oinesi  non  tratterebbero  colle 
autorita  inglesi  se  non  quando  esse,  ritornando  sui  proprii  passi, 
avessero  ripassate  le  frontiers  indiane.  II  colonnello  rifiuto  di  obbe- 
dire  agli  ordini  di  Lhassa  e  fini  di  fortificare  il  proprio  campo  di 
Khamba  Jong.  Comincid  allora  una  serie  di  piccole  persecuzioni  e 
vessazioni,  colle  quali  gli  ufficiali  tibetani  e  cinesi  e  la  popolazione 
di  Khamba  Jong  tentarono  di  stancare  la  pazienza  degl'  Inglesi  e  di 
sforzarli  al  ritorno.  Ma  gl' Inglesi  tennero  duro.  Anzi  il  colonnello, 
a  fine  di  occupare  utilmente  il  tempo,  fini  di  stabilire  il  telegrafo 
lungo  tutta  la  strada  da  lui  percorsa,  quasi  100  miglia  a  nord  di 
Darjeeling,  e  fece  capire  ai  tibetani  che,  se  avessero  Tardire  di  offen- 
dere  quei  pali  misteriosi,  male  ne  sarebbe  loro  incorso.  E  i  pali  ri- 
mangono  ancora,  a  meraviglia  e  a  terrore  della  gente  del  paese,  la 
quale  non  sa  bene,  se  essi  siano  cosa  del  tutto  terrena  o  strani  sim- 
boli  della  divinita  adorata  dalle  pallide  facce  dei  padroni  dell'India. 

Finalmente,  negli  ultimi  giorni  di  agosto  un  inviato  del  Gran  Lama 
visito  il  campo  di  Khamba  Jong.  La  discussione  fu  lunga  da  ambe 
le  parti,  ma  nulla  si  conchiuse,  e  il  colonnello,  nel  congedare  il  mes- 
saggero  di  Lhassa,  lo  prego  a  voler  ringraziare  il  Gran  Lama  della 
cortesia  da  lui  usata  a  due  inglesi  che  lo  avevano  visitato.  E  meravi- 
gliandosi  1'inviato  di  cio,  perch&  mai,  a  memoria  di  uomo,  alcun  fore- 
stiero  inglese  aveva  visitato  il  Gran  Lama,  il  colonnello  gli  rispose 
che  verainente  130  anni  prima  due  inglesi  avevano  fatto  visita  al  Gran 
Lama,  e  come  questi  mai  non  muore,  doveva  di  certo  ricordarsi  di 
avere,  in  una  delle  sue  precedent!  esistenze,  ricevuto  quei  due  signori 
inglesi  e  con  loro  trattato. 

Intanto  pero  il  Governo  tibetano,  incoraggiato  segretamente,  come 
sembra  certo,  dai  Russi,  si  va  preparando  alia  guerra,  ormai  inevi- 
tabile.  A  Lhassa  la  popolazione  e  stata  armata,  di  lancie  ed  archi  i 
piii,  non  pochi  pero  anche  di  fucili  di  provenienza  cinese  e  russa. 
Sono  stati  arrolati  soldati  d'ogni  specie,  persino  cinesi  e  bhutani 
al  di  la  dei  confini,  ed  anche  non  pochi  lama  o  monaci  buddisti  del 
Tibet  hanno  lasciato  la  cocolla  e  la  preghiera  per  1'arco,  le  saette  o 
la  lancia.  I  sacerdoti  inoltre,  insieme  colla  santa  crociata  contro  gl'in- 
fedeli,  vanno  predicando  da  per  tutto  che  il  presente  e  un  anno  pro- 
pizio  per  la  guerra  e  che  essa,  cosi  profetizzano  i  fati,  sara  fortunata. 

II  Yicere  Lord  Curzon,  fino  a  quattro  settimane  fa,  spero  possibile 
una  soluzione  pacifica  della  vertenza  anglotibetana ;  ma  vedendo  che 


CONTEMPORANEA  117 

ne  ragioni  ne  minaccie  bastavano  a  rompere  1'ostinazione  del  Governo 
tibetano,  chiamo  a  Simla,  dimora  estiva  del  Vicere  delF  India,  il  co- 
lonnello  Younghusband,  e  con  lui  tratt6  dell'  impreea.  Si  risolvette 
nel  Consilio  del  Yicere  di  ordinare  al  colonnello  Macdonald,  di  stanza 
a  Darjeeling,  di  entrare  con  una  buona  mano  di  soldati  nel  Tibet  per 
ivi  congiungersi  colla  scorta  armata  del  colonnello  Younghusband. 
Intanto,  si  stabilirebbe  col  generale  in  capo  Lord  Kitchener  un  piano 
di  campagna.  Questo,  almeno  nelle  sue  linee  generali,  e  gia  noto.  II 
piccolo  esercito  indiano  varchera  la  frontiera  tibetana  sopra  Darjeeling, 
s'  impadronira  della  valle  Chumbi,  lunga  un  quaranta  e  larga  un 
venti  miglia,  collocata  fra  il  Sikkim  e  il  Bhutan;  e  poi  si  volgera 
verso  la  citta  di  G-yangtse  Jong,  ricca  di  conventi  buddistici  e  di 
manifatture,  e  centre  di  grande  imporfcanza  per  la  capitale  one  dista 
di  la  solo  150  miglia.  Avuta  in  mano  la  valle  Chumbi  che  e  la  chiave 
del  Tibet,  e  la  citta  di  Qyangtse  Jong  che  ne  e  il  cuore,  1'  intero 
paese  giacerebbe  prostrate  ai  piedi  dell'  Inghilterra. 

Dei  popoli  confinanti  col  Tibet  1'  India  e  sicura  di  avere  alleati 
il  Sikkim  e  il  Nepaul ;  il  Bhutan  e  incerto,  e  forse  seguira  la  fortuna 
dei  tibetani.  Fin  qui,  dunque,  tutto  arride  all'Inghilterra,  la  quale, 
impegnata  com'e  in  guerra  lunga,  difficile  e  costosa  nel  Somaliland, 
non  teme  punto  d'impegnarsi  in  un'altra  al  nord  dell'India.  Ma  chi 
pud  scandagliare  il  futuro?  Lasciera  la  Russia  che  la  sua  rivale  s'im- 
padronisca  del  Tibet?  E  che  cosa  dira  la  Cina,  padrona  nominale  di 
quella  terra  misteriosa?  Inoltre,  Lord  Curzon  trovera  alcune  altre 
difficolta  che  faranno  quietare  alquanto  il  suo  ardore  bellicoso.  Andiamo 
incontro  all'inverno,  e  lassu,  su  quel  tetto  del  mondo,  a  15.000  e  anche 
20.000  piedi  di  altezza  sul  livello  del  mare,  il  freddo  &  rigidissimo. 
A  ci6  Lord  Curzon  ha  provveduto,  ordinando  di  subito  impadronirsi 
della  Valle  Chumbi,  dove  il  clima  e  relativamente  mite,  per  ivi,  quando 
occorresse,  passar  1'inverno.  Ma  piu  d'una  valle  e  stata  fatale  all'esercito 
inglese!  Non  lo  dimentichi  il  nostro  Yicere!  Quanto  ad  altre  compli- 
cazioni  colla  Cina,  colla  Russia  o  anche  colle  tribu  semibarbare  dei 
confiai  tibetani,  speriamo  nel  senno  politico  del  Vicerd,  nella  forza 
del  braccio  di  Lord  Kitchener  e  nella  prudenza  del  Gabinetto  impe- 
riale.  Ad  ogni  modo,  1'estremo  nord  dell'Impero  indiano  ci  promette 
avvenimenti  ed  episodii  inaspettati  e  interessanti,  ed  io  non  manchero 
di  tenerne  informati  i  lettori  della  Civiltd  Cattolica. 

3.  Sono  apparse,  poco  tempo  fa,  le  statistiche  che  riguardano  il 
progresso  delie  produzioni  minerarie  dell'India  nelP ultimo  decennio 
che  va  dal  1893  al  1902. 

Considerando  prima  i  metalli  preziosi,  si  nota  che  la  produzione  del- 
1'oro  e  cresciuta  da  107,273  oncie  nel  1890  a  517,639  oncie  nel  1902, 
il  quale  oro  viene  quasi  tutto  dalle  ricche  miniere  Kolar  nel  regno 


118  CRONACA 

del  Mysore,  fatta  eccezione  per  2,179  oncie  che  provengono  dalle  mi- 
niere  aurifere  della  Birmania.  Ma  nell'India  non  e  11  solo  Mysore  che 
possegga  il  prezioso  metailo.  Esso  si  trova  sparso  un  po'  per  tutto  il 
paese  e  le  nuove  miniere  di  Hyderabad,  quelle  di  Dharwar  e  di  Sangli 
nella  provincia  di  Bombay  promettono  di  eguagliare  quelle  del  Kolar. 

Quanto  al  carbon  fossile,  la  sua  produzione  negli  ultimi  dieci  anni 
e  piu  che  triplicata.  Nel  1902  se  ne  estrassero  da  varie  parti  dell'India 
quasi  sette  milioni  e  mezzo  di  tonnellate,  il  piu  provenendo  dal  Ben- 
gala,  (quasi  sei  milioni  e  an  quarto  di  tonnellate)  e  il  resto  dal  re- 
gno  di  Hyderabad,  e  dalP Assam.  In  questi  ultimi  mesi  si  e  costituito 
a  Bombay  un  potente  Sindacato  fra  i  cui  membri  si  novera  il  milio- 
nario  parsi  signer  Tata,  il  quale  ha  per  oggetto  di  lavorare  gl'im- 
mensi  campi  di  carbon  fossile  di  cui  sono  ricche  le  province  centrali. 
Un  esame  accurato  dell'area  carbonifera,  benche  non  ancora  perfetto, 
ha  dimostrato  che  nelle  province  centrali  vi  sono  non  meno  di  due 
cento  milioni  di  tonnellate  di  carbon  fossile,  e  cid  che  piti  monta,  a 
non  molta  profondita.  L'India  dunque,  anzi  il  mondo  intero,  non  deve 
darsi  pensiero  di  una  possibile  mancanza  di  carbone  nei  tempi  pros- 
simi  a  venire. 

Ferro  se  ne  trova  un  po'  per  tutta  1'India,  in  alcune  parti  perd, 
trcppo  lontano  dal  carbon  fossile  per  poter  essere  lavorato  con  frutto. 
Nel  Ranigacj,  distretto  del  Bengala,  ferro  e  carbon  fossile  si  trovano 
appaiati  insieme,  e  la  lavorazione,  per  conseguenza,  precede  a  mera- 
viglia  bene.  II  ferro  delle  Province  centrali,  del  distretto  di  Salem 
nella  presidenza  di  Madras  e  i  grandi  depositi  del  Deccan,  aspettano 
di  essere  estratti  dalle  viscere  della  terra  quando  il  carbon  fossile  li 
aiutera  a  vedere  la  luce  del  sole. 

La  Birmania  e  I'Assam  producono  una  grande  quantita  di  petrolic 
che  va  crescendo  ogni  di  pm.  Nella  sola  Birmania  se  ne  estrassero 
Dei  1900  37  milioni  di  galloni,  49  milioni  e  mezzo  nel  1901  e  55  mi- 
lioni nel  1902.  L' Assam  poi  ne  produsse  nel  1902  un  milione  e  tre 
quarti  di  galloni,  cice  il  doppio  di  quanto  aveva  prodotto  nel  1901. 
Se  le  cose  continuano  cosi  prosperarnente,  fra  non  inolto  i  petrolii 
russi  e  nordamericani  saranno  cacciati  dall'India,  con  non  poco  be- 
nefizio  di  questo  paese. 

La  produzione  del  sale  in  India,  varia  assai  poco  da  anno  in  anno, 
il  piu  di  esso  essendo  sale  artificiale,  ottenuto  per  evaporazione  del- 
1'acqua  marina  sulle  coste  dell'India.  Nel  1902  la  Presidenza  di  Bom- 
bay ne  fece  381,611  tonnellate,  la  Presidenza  di  Madras  358,450  ton- 
nellate, il  lago  Sambhar  nell'India  settentrionale  ne  diede  469,177 
tonnellate,  e  un  altro  poco  fu  estratto  dagli  iminensi  depositi  di  sale 
di  roccia,  contenuti  in  nna  certa  catena  di  montagne  nel  Punjab,  co- 
nosciuta  sotto  il  nome  di  Punjab  Salt  Range  boulder-led.  Per  cause 


CONTEMPORANEA  119 

pero  di  natura  tecnica  ed  economica,  dovranno  forse  passare  molti  anni 
prima  cho  1'uoino  possa  sfruttare  a  suo  bell'agio  quei  portentcsi  e 
ricchissimi  deposit!  salini. 

Un  altro  prodotto  minerale  che  frutta  assai  all'India  £  il  manga- 
nese del  quale  sono  assai  ricche  le  Province  centrali,  la  Presidenza 
di  Madras  e  il  Bengala.  Nelle  Province  centrali  se  ne  estrassero  35,356 
tonne! late  nel  1900,  le  quali  crebbero  a  89 , 609  tonnellate  i?el  1902. 
Nella Presidenza  di  Madras  per  converse  discesero  da  92,458  nel  1900 
a  68,171  tonnellate  nel  1902.  Al  presente  1 'India  e  terza  fra  i  paesi 
che  producono  manganese, 

Altri  minerali  che  si  estraggono  in  certa  abbondanza  nell'Indiar 
sono  la  mica,  la  grafite,  la  saffirlna  e  parecchie  pietre  dure,  le  quali  esi- 
stono  in  gran  copia  in  tutta  1'India.  Ma  questi  prodotti,  ad  eccezione 
della  mica,  che  nel  1902  frutto  all'India  un  milione  e  500  miia  lire 
italiane,  sono  di  poco  valore  economico  per  1'intera  nazione. 

4.  E  uscito  lo  specchietto  col  conto  finale  delle  vittime  dei  ser- 
pent! e  degli  animal!  feroci  nell'Jndia  durante  1'anno  1902.  Dalla  sta- 
tistica  risulta  che  i  serpent!  hanno  sulla  coscienza  la  rnorte  di  ben 
23  166  persone  ;  e  altre  2836  vennero  nccise  dalle  bestie  feroci,  il  che- 
fa  un  totale  di  26,002  morti,  dovute  a  cause  accidental!,  non  esistenti 
nei  paesi  civil!  di  Europa.  Delle  2836  morti,  cagionate  dalle  belver 
1016  si  devono  attribuire  alle  sole  tigri,  il  resto  a  iene,  volpi,  leo- 
pardi  ed  orsi. 

Le  tigri  uccisero  nel  Ben  gala  544  persone,  e  in  Palama,  piccola 
terra  di  quella  Presidenza,  una  di  quelle  teriibili  bestie  ne  mangia 
essa  sola  da  trentasette  a  quarantatre.  II  numero  di  animali  domestic! 
uccisi  dalle  belve  sail  nel  1902  a  80,797,  laddove  nel  1901  fu  di 
78,896  ;  e  i  cap!  di  bestiame  uccisi  da!  serpent!  furono  9019,  mentre 
nel  1901  salirono  a  9123.  Le  tigri  da  se  sole  ne  uccisero  30,555,  i 
leopard!  33,211,  le  volpi  4719,  e  le  iene  2387.  II  numero  delle  tigri, 
leopardi,  orsi,  volpi  e  iene  uccise  dai  caeciatori  fu  rispettivamente  di 
1331;  4313;  1858;  2373  e  706.  Si  uccisero  anche  72,595  serpent!, 
contro  70,284  uccisi  nel  1901.  Si  pagarono  dnl  Governo  100,987  rupie 
in  premii  conferiti  ai  caeeiatori  ed  uccisori  di  bestie  feroci,  e  3529 
rupie  per  la  distruzione  dei  serpent; . 

Fra  tufete  le  province  dell' India,  il  Bengala  e  quella  dove  la  mor- 
talita  di  uomini  da  parte  dei  serpent!  o  di  animal!  feroci  e  piu  alta, 
avendo  uccise  le  tigri,  come  dicemmo,  in  quella  provincia,  544  per- 
sone sopra  un  totale  di  1046,  cioe  una  buona  meta  ;  e  i  serpent1  to- 
gliendo  la  vita  nella  stessa  Provincia  a  11,150  persone  contro  un  to- 
tale per  tutta  1' India  di  23,166.  Tutto  sommato,  le  statistiche  per 
1'anno  1902  rnostrano  una  legglera  diminuzione  Eelle  morti  cagionate 
da  animali  feroci,  sopra  quelle  del  1901  ;  perche  laddove  in  quell'anno 


120  CRONACA 

furono,  come  si  disse,  26,002  ;  nel  1901  salirono  a  26,461,  Ad  ogni 
modo  pero  il  numero  e  ancora  assai  alto,  troppo  alto,  e  sarebbe  tempo 
che  il  Governo  vedesse  di  prendere  la  cosa  a  euore  e  di  inettervi  ri- 
paro.  L'impresa  e  in  verifca  un  po'  difficile,  come  spiegammo  altra 
volta  :  ma  con  tutto  cio,  uno  sforzo  e  assolutamente  necessario  per 
impedire  alle  fiere  del  bosco  di  riscuotere  da  questa  povera  gente  un 
cosi  largo  tribute  di  sangue. 

5.  Giace  il  regno  di  Travancore  adoccidente  dell'  India,  sull'oceano 
indiano  e  si  stende  lungo  la  costa  per  oltre  400  miglia  inglesi  fino 
al  Capo  Comorin  che  e  la  estrema  punta  dell'  India.  II  regno  e  se- 
mindipendente,  tributario  degl'  Inglesi  e  lo  governa  un  Maharajah 
indigeno,  di  religione  pagana  e  dell'antica  casta  militare.  Presso  il 
sovrano  esercita  ora  le  funzioni  di  residente  o  ambasciatore  britannico  il 
signer  Mackenzie,  bravo  e  buon  cattolico  inglese,  il  quale  colla  voce, 
cogli  scritti  e  colle  opere  onora  grandemente  la  Chiesa  della  quale  e 
divotissimo  membro.  I  cattolici  del  regno  di  Travancore  hanno  per 
Missionarii  i  reverendi  Padri  Carmelitani  scalzi  che  da  molti  anni 
reggono  quella  ed  altre  Chiese  vicine  dell'  India. 

Or  volendo  quei  Padri  erigere  a  Trevandrum,  capitale  del  regno 
di  Travancore,  sopra  una  collina  vicina  alia  citta,  una  Chiesa  e  un 
monastero,  pregarono  sua  Eccellenza  Monsignor  Zaleschi  ad  onorarli 
della  sua  presenza  e  a  mettere  la  prima  pietra  degli  edifici.  II  Dele- 
gato  apostolico  aceettd  volentieri  il  cortese  invito  e  il  25  ottobre  sbar- 
cava  a  Quilon. 

Non  e  cosi  facile  dire  le  feste  che  furono  fatte  al  rappresentante 
di  Sua  Santita  Papa  Pio  X.  Dal  molo  alia  chiesa  Sua  Eccellenza  passo 
sotto  archi  di  trionfo  e  fra  due  fila  di  buoni  cattolici,  inginocchiati  a 
ricevere  divotamente  1'apostolica  benedizione.  E  non  furono  i  soli  cat- 
tolici a  fargli  onore.  Signori  protestanti,  avvocati  pagani  e  numerosi 
ufficiali  del  Governo  si  unirono  alle  migliaia  di  cattolici  neil'onorarlo 
colle  mostre  piu  belle  di  affetto  e  cortesia.  Naturalmente,  i  primi  a 
fargli  grata  accoglienza  furono  il  clero  con  alia  testa  Mgr.  Ferdinandus 
vescovo  di  Quilon,  Mgr.  Benziger  Yescovo  coadiutore,  Padre  Dome- 
nico  e  molti  altri  religiosi  e  sacerdoti.  II  giorno  dopo,  il  Delegate  ce- 
lebro  nella  Cappella  episcopale  di  Quilon,  ricevette  le  visite  ufficiali 
dei  maggiorenti  cattolici  e  pagani,  diede  la  sera  in  grande  solennita 
la  benedizione  al  popolo  nella  cattedrale  a  Tangacherry  e  poi  il  giorno 
seguente,  per  tempo,  parti  per  la  capitale.  Alia  sera  Sua  Eccellenza 
arrivo  a  Trevandrum. 

Quivi  si  rinnovarono,  ma  in  forma  molto  piu  solenne,  gli  onori  e 
le  cortesie  che  il  Delegate  aveva  ricevuto  a  Quilon.  II  signer  Mackenzie 
lo  voile  suo  ospite  per  tutti  i  giorni  che  si  sarebbe  fermato  nella  ca- 
pitale. II  Maharajah  gli  concesse  un'udienza,  durante  la  quale  s'in- 


CONTEMPORANEA  121 

trattenne  con  lui  affabilinente.  Dopo  il  principe,  visito  anche  il  suo 
prirao  ministro  o  Dewan.  Durante  la  sua  dimora  a  Trevandrum  non 
mancarono  procession!  solenni,  feste  religiose,  archi  di  trionfo  per  le 
vie,  letture  d'indirizzi  ia  inglese,  latino  e  nelle  lingue  del  paese,  nei 
quali  si  celebravano  i  stioi  meriti,  visite  alle  chiese,  alle  scuole,  al- 
1'orfanotrofio,  ai  lebbrosi,  e  finalmente  il  28,  essendosi  schiarito  un 
po'  il  tempo,  pose  sul  colle  Carmelo  la  prima  pietra  della  futura  chiesa 
e  del  convento  carnaelitano  che  saranno  fabbricati  su  quella  cima.  II 
signer  Mackeczie  colla  sua  figliuola,  insieme  a  una  grande  moltitudine, 
erano  presenti  alia  cerimonia.  II  Delegate,  dopo  la  funzione,  predico 
agli  astanti.  Fece  1'elogio  dei  Padri  carmelitani,  ricordo  ai  cattolici 
il  gran  bene  ch'essi  ricevevano  dalla  Missione  e  poi  s'intrattenne  a 
lungo  sulla  digoita  e  sui  vantaggi  della  vita  monastica,  esortando  i 
cattolici  indigeni  allo  spirito  e  alia  vita  religiosa.  Ringraziando  infine 
Sua  Altezza  reale  il  Maharajah  per  la  bonta  sempre  da  lui  mostrata 
verso  i  suoi  sudditi  cattolici,  si  fini  la  festa  col  chiudere  entro  la 
pietra  benedetta  una  pergamena  recante  i  nomi  del  presente  Papa, 
del  Re  Imperatore  Edoardo,  del  Maharajah  di  Travancore,  del  Ye- 
scovo  di  Trevandrum  e  dei  sacerdoti  del  luogo,  ad  eternare  la  memo- 
ria  di  quella  fondazione. 

Dal  Travancore,  Sua  Eccellenza  Monsig.  Zaleski  passo  a  visitare 
il  vicino  regno  di  Cochin,  esso  pure,  come  il  Travancore,  governato 
da  un  Rajah  indigeno,  di  religione  pagana  e  della  casta  militare.  II 
giorno  9  arrive  alia  capitale,  dove  fu  ricevuto  dai  cattolici,  dal  Clero 
e  dal  Yescovo  cogli  onori  dovuti  al  suo  grado  di  rappresentante  del 
Sommo  Pontefice.  II  delegate  apostolico  nella  sua  visita  al  Malabar 
si  propone  anche  di  quietare  le  division!  che  esistono  sciaguratamente 
fra  i  cattolici  Siro-Caldei,  governati  dai  tre  Yicarii  apostolici  indi- 
geni di  Changanacchery,  Ernaculam  e  Trichur.  Fino  al  1897  questi 
cattolici  di  rito  siro-caldeo,  che  pel  lore  numero  formano  il  grosso  della 
popolazione  cattolica  del  Malabar,  erano  governati  da  Yescovi  europei 
e  di  rito  latino.  In  quell'anno,  il  Sommo  Pontefice  Leone  XIII  di  s.  m. 
annuendo  ai  loro  desiderii,  li  affido  a  tre  Yicarii  apostolici  della  loro 
stirpe,  e  del  loro  rito,  nelle  persone  dei  Monsignori  Matteo  Makil  per  la 
diocesi  di  Changanacchery,  di  Mons.  Luigi  Pareparambil  per  la  diocesi 
di  Ernaculam  e  di  Mons.  Q-iacomo  Menachiry  per  la  diocesi  di  Trichur. 
I  cristiani  di  rito  siro-caldeo,  in  numero  di  circa  265.000,  sono  cono- 
sciuti  nell'  India  meridionale  sotto  il  nome  di  cristiani  di  S.  Tornmaso, 
a  cagione  dell'antichissima  tradizione  che  da  1'apostolo  S.  Tommaso  per 
loro  Apostolo  e  Padre.  Questi  cristiani  sono  sventuratamente  divisi  in 
due  caste,  le  quali  troppo  spesso  degenerano  in  fazioni ;  i  nordisti  ed  i 
sudisti.  I  primi  sarebbero  i  discendenti  dei  nobili  bramini,  convertiti  da 
S.  Tommaso;  i  secoadi  i  discendenti  dei  servi  dei  Bramini,  ovvero  i 


122  CRONACA 

discendenti  di  quelli  fra  i  Bramini  che  confcrassero  matrimonio  con 
doane  di  bassa  casta.  Fra  i  nordisti  ed  i  sudisti  vi  e  una  quasi  totale  sepa- 
razione  civile,  e  anche  in  fatto  di  religione  evitano  di  venire  a  troppo 
frequenti  contatti,  il  che  e  cagione  fra  loro  di  liti  frequenti  e  pericolo 
continue  di  scismi.  Nella  diocesi  di  Changanacchery  il  Yicario  apostolico 
Monsignor  Makii  appartiene  per  stirpe  ai  sudisti,  ed  i  nordisti  quasi  quasi 
hanno  fatto  soisma  da  lui.  Ora,  in  questa  visita  del  Delegate  apostolico,  i 
sacerdoti  cattolici  nordisti  della  diocesi  di  Mgr.  Makil  lessero  a  Mgr.  Za~ 
leski  una  pefcizione,  colla  quale  lo  pregavano  ad  interporsi  presso  la 
Santa  Sede,  perche,  lasciato  Mgr.  Makil  a  Vescovo  dei  sudisti,  si  pas- 
sasse  ad  eleggere  un  Yescovo  dei  nordisti  nella  persona  di  un  sacerdote 
della  loro  stirpe  e  casta.  Aggiunsero  che  i  sudisti  ben  potevano  fare 
una  diocesi  da  se,  essendo  essi  non  meno  di  5000U.  E  cio  che  e  piu 
strano.  gli  stessi  Puthenkur  cristiani  siro-caldei  scismatici  si  unirono 
ai  cattolici  nordisti  della  diocesi  di  Changanacchery  per  domandare  la 
elezicne  di  un  Vescovo  nordista.  Lo  stato  presents  delle  cose  a  Chan- 
ganacchery non  e  senza  gravita,  perche  i  cattolici  nordisti  minacciano, 
ove  non  siano  esauditi  nelle  loro  domande,  di  passare  allo  scisma  gia- 
cobita.  Questa  minaccia  non  e  fatta  all'  aperto  e  senza  velo,  ma  si 
lascia  intravedere.  D'altra  parte,  il  dividere  la  diocesi  in  due  campi, 
ognuno  dei  due  soggetto  a  un  capo  speciale,  scinderebbe  la  Diocesi, 
rinnoverebbe  il  tanto  tenmto  male  della  doppia  giurisdizione  e  farebbe 
credere  ai  pagani  che  la  Chiesa  fa  differenza  fra  nobili  e  plebei,  fra 
ricchi  e  poveri.  Contro  a  cio,  si  metta  nell'altro  piatto  della  bilancia  il 
pericolo  di  scisma,  1' impossibilita  nella  quale  si  trova  Mgr.  Makil  di 
governare  la  diocesi,  e  si  dovra  concludere  che  la  questione  e  ardua  e 
spinosa  e  di  non  facile  soluzione.  II  Delegato  apostolico  ha  dunque 
materia  abbondante  per  esercitare  la  sua  prudenza  ed  il  suo  zelo,  e  noi 
gli  auguriarno  che  il  Signore  benedica  i  suoi  santi  sforzi. 

6.  Lord  Curzon,  da  qui  a  pochi  mesi  fara  ritorno  in  Inghilterra 
per  riposarsi  alquanto  dalle  non  piccole  fatiche  da  lui  sostenute  nei 
cinque  anni  del  suo  governo.  Pare  che  durante  la  sua  assenza  fun- 
gera  da  Vieere  Lord  Ampthill,  Governatore  di  Madras. 

Lord  Kitchener,  generale  in  capo  delle  truppe  imperiali  nell'India, 
il  15  novembre,  incontro  una  grave  disgrazia.  Mentre  ritornava  a  Simla, 
citta  di  sua  residenza  estiva,  il  suo  cavallo,  impauritosi  subitamente 
nel  passare  un  traforo  piuttosto  oscuro,  si  getto  violentemente  da  una 
parte  contro  le  pareti  di  quello.  Per  caso,  proprio  in  quel  punto 
sporgeva  in  fuori  il  capo  di  una  trave.  Questa  colse  una  gamba  del 
generale  sopra  il  collo  del  piede  e  gliela  spezzo  netta  netta.  Si  spera 
che  Lord  Kitchener,  curato  a  tempo  e  bene,  si  potra  in  breve  rimet- 
tere  interauiente. 

II  Yicere  Lord  Curzon  e  parti  to  pel  Golfo  Persico,  accompagnato 


CONTEMPORANEA 

da  pareochie  navi  da  guerra,  da:  suoi  segretarii  di  Stato  e  da  alcuni 
agenti  politic].  Durante  il  viaggio  visitera  e  premiera  i  principi  e  i 
capi  delle  tribu  amiche  dell'Inghilterra,  comporra  certe  vertenze  esi- 
stenti  fra  di  loro  e  col  Governo  inglese  e  incutera  rispetto  e  timore 
ai  nemici  dell'  Inghilterra. 

La  Begum  o  regina  di  Bhopal  fece  vela  per  la  Mecca  il  30  ottobre. 
Da  buona  mussulmana,  la  regina  si  reca  cola  per  sua  devozione. 

LT  ultima  settimana  di  ottobre,  i  morti  di  peste  salirono  in  tutta 
1'Indiaa  18177.  Come  sempre,  incominciando  la  stagione  secca  e  fresca, 
anche  la  peste  va  crescendo  rapidamente.  I  morti  aumentarono  in 
modo  speciale  nella  Presidenza  di  Bombay  e  nelle  Province  centrali. 

Sulla  fine  di  settembre  approdarono  a  Pondicherry  dalla  Francia 
quattro  maestrine  patentata  laiche  le  quali  sostituiranno  le  religiose 
espulse  nell'educazione  della  gioventu  femminile.  Due  resteranno  a 
Pondicherry,  una  andra  a  Karikal  e  1'alfcra  a  Mahe.  L'Arcivescovo 
di  Pondicherry,  Mgr.  Gandy,  accompagnato  dal  Rev.  Padre  de  Qui- 
nelays,  essendo  da  gran  tempo  malandato  di  salute,  e  partito  per  la 
Francia  dove  restera  fino  a  perfetto  ristabilimento. 

II  dieci  novembre  si  e  aperto  ad  Allahabad  il  Congresso  generale 
dei  terziarii  francescani.  Erano  present!  34  sacerdoti  e  132  secolari 
e  tutto  passo  colla  massirna  cordialita  e  col  piu  bell'ordine.  Ma  di 
questo  Congresso  scrivero  piu  distesamente  la  prossima  volta. 

IV. 
COSE  VARIE 

1.  Una   nuova   bandiera   nazionale.  —  2.  La  durata   della  vita  umana.  — 
3.  La  produzione  libraia  annua  in  Germania. 

1.  Una  nuova  bandiera  nazionale.  In  mezzo  al  ghiaccio  dell'ateismo 
legale  ed  ufficiale  onde  piu  o  meno  son  presi  generalmente  gli  Stati 
d'  Buropa,  fa  bene  al  cuore  e  lo  allarga  il  vedere  laggiu  nella  lontana 
America  una  nazione,  che  trattando  di  formarsi  la  sua  propria  ban- 
diera, sta  adoperandosi  per  farvi  campeggiare  nel  mezzo  il  piu  augusto 
simbolo  della  religione,  cioe  1'imagine  del  S.  Cuor  di  Gesu. 

Sul  principio  dell'anno  teste  tramontato,  un  certo  nuinero  di  cit- 
tadini  di  Quebec  si  unirono  insieme  nel  patriottico  pensiero  di  for- 
mare  un  disegno  di  bandiera,  che  servisse  di  enable rna  per  r^nnodare 
tutta  la  stirpe  canadese-francese,  sparsa  in  tutto  il  Continente  del- 
1' America  del  Nord,  e  che  potesse  distinguerla  da  quelle  altre  stirpi 
che  alzano  lo  stendardo  britannico  o  lo  stellato.  Converfnero  dunque 
nello  scegliere  la  bandiera  di  Carillon  (iuogo  ove  i  francesi  riporta- 
rono  sugl'inglesi  una  memoranda  vittoria)  cioe  i  quattro  gigli  bian- 
chi,  su  campo  azzurro,  sostituendo  alle  armi  della  casa  di  Francia 


124  CRONACA 

una  gran  oroce  bianca,  portante  nel  centre  I'emblema  del  S.  Cuore. 
La  proposta  fu  accolta  da  per  tutto  con  entusiasmo,  come  quella  che 
interpretava  si  bene  il  sentimento  patriottico  e  il  religiose  dei  cana- 
desi.  Molti  giornali  del  Canada  e  di  fuori  applaudirono  alia  risolu- 
zione  di  Quebec  ;  e  poco  dopo,  perfino  un  tremila  chilometri  lungi 
da  Quebec,  cioe"  nel  Collegio  di  S.  Bonifacio,  quegli  applausi  trova- 
rono  eco  in  una  accademia  scientifica  e  letteraria,  tenuta  ad  onore 
dell'  Arcivescovo  Mr  Langevin.  Non  appena  il  giovane  Enrico  Man- 
seau  comparve  sul  palco  impugnando  con  nobile  altenezza  1'asta  del 
suo  glorioso  stendardo,  gli  evviva  scoppiarono  universal! :  e  preso 
ch'egli  ebbe  a  cantare  con  molta  espressione  un  inno  su  quel  sog- 
getto,  al  termine  di  ciascuna  strofa  si  rinnovarono  piu  fragorosi ;  ma 
la  finale  che  diceva  : 

Sur  mon  drapeau,  qui  marche  a  ta  lumiere, 
0   Christ,  o  Roi,  je  veux  ton  divin  Coeur  ! 

questa  finale  fu  salutata  da  un'ovazione  entusiastica. 

Da  quel  momento  different!  comitati  formaronsi  in  different!  citta 
per  prornovere  la  bella  idea,  e  in  piu  luoghi  si  comincio  a  metterla 
in  pratica.  Sul  Collegio  di  Monreale  gia  si  veie  sventolare  il  nuovo 
labaro.  La  Casa  Cadieux  e  Derome  1'ha  inalberato  anch'essa  e  si  of- 
fre  ad  eseguire  le  ordinazioni  che  sara  per  ricevere.  Lo  stesso  dicasi 
d'altre  case  commercial!.  II  popolo  1'acclama  con  vivo  ardore  tanto 
agli  Stati  Uniti,  quanto  al  Canada  :  gia  in  molte  feste  ha  avuto  il 
posto  d 'onore,  e  tutto  fa  prevedere  che  presto  diventera  veramente 
nazionale. 

Or  questo  rnagnifico  movimento,  nel  quale  al  sentimento  di  pa- 
tria  si  unisce  si  spiccatamente  quello  di  religione,  non  e  egli  una 
onorevole  ammenda  che  il  Canada  francese  fa  delle  colpe  e  dei  sacri- 
leghi  scandali  di  che  sta  macchiandosi  in  Buropa  la  madre  patria  ? 

Anche  a  questo  titolo  dunque  si  abbiano  quei  generosi  anche  da 
Koma  una  parola  di  lode  e  d'  incoraggiamento.  E  pero  noi  facciarno 
nostri  ben  volentieri  que'  versi,  coi  quali  un  francese-canadese  inco- 
mincia  una  sua  poesia  indirizzata  ai  canadesi-francesi  : 

Notre  France  n'est  plus  1'antique  et  noble  terre... 
Sur  ses  champs  de>astes  souffle  un  vent  de  courroux. 
Elle  a  chasse  le  Christ:  sa  race  de'genere... 
Pour  retrouver  la  France  il  faut  aller  chez  vous. 

2.  La  dtirata  delta  vita  umana.  Suo  aumenlo  sorprendente.  II  si- 
gnor  Davide  Paulin,  amministratore  della  compagnia  scozzese  di  assi- 
curazione  sulla  vita,  ha  communicato  alia  Actuarial  Society  di  Glasgow, 
un  articolo  interessantissimo  intitolato :  «  Un  Controsto,  1801-1901  » 


CONTEMPORANEA  125 

che  meriterebbe  d'essere  -citato  per  intero ;  pero,  siccome  la  ristret- 
tezza  dello  spazio  non  ce  lo  perinette,  ne  citeremo  soltanto  pochi  brani. 
Pare  che  in  Xnghilterra  nell'anno  1801,  la  durata  media  della  vita 
umana  fosse  di  soli  40  anni,  mentre  oggi  giunge  quasi  a  51  anno. 
L'aumento  poi  della  vita  umana  negli  altri  paesi  del  mondo  sarebbe 
il  seguente : 

In  Inghilterra  la  vita  si  e  allungata  di  11  anni  107  giorni 
»    Scozia  »  »  »  »     10     »      275       » 

»    Ungheria      »  »  »  »    13    »      273        » 

»    Svizzera        »  »  »  »    14    »      136        » 

»    Francia         >  »  »  »      9     »        91        > 

»   Olanda          »  »  »  »     10     »      215       » 

»    Norvegia      »  »  »  »      6     »      254       » 

»    Prussia         >  »  »  »     11     »       155       » 

»    Italia  »  »  »  »     10     »      234       » 

Questo  auiflento  nella  durata  media  della  vita  umana  e  dovuto  a 
piu  cause,  fra  le  quali  sono  tenute  per  principali  1'  igiene  migliore,  il 
vitto  piu  sano  e  in  maggior  copia,  il  progresso  della  medicina  e  spe- 
cialmente  della  chirurgia,  che  da  sola  salva  un  gran  numero  di  vite 
umane,  1'accrescimento  della  ricchezza  pubblica  che  rende  possibili 
alle  classi  povere  certi  comodi,  loro  sconosciuti  100  anni  fa,  la  mag- 
giore  facilita  di  cambiar  aria  e  di  usare  i  bagni  a  buon  mercato,  1'uso 
che  diviene  sempre  piu  comune  di  contrarre  matrimonio  ad  eta  pii\ 
provetta,  e  parecchie  altre  cause  analogue  a  queste. 

II  Paulin  avverte  anche  che  la  media  comparativa  da  lui  ottenuta 
ha  un  valore  veridico  relative,  non  assoluto,  perche  le  statistiche  dei 
primi  anni  del  secolo  passato  sono  poche  e  poco  sicure ;  aggiunge  di 
piu  che  dalle  statistiche  recate  piu  sopra  appare  che  1'aumento  non 
e  uguale  per  ogni  nazione,  la  quale  cosa  dipende  da  ragioni  speciali 
ad  ognuna  di  esse,  ovvero  anche  dalla  maggiore  o  minore  mortalita 
che  in  esse  da  prima  dominava,  come  e  il  caso  dell'  Ungheria,  dove 
un  secolo  fa  la  mortalita  era  spaventosa. 

3.  La  produzione  libraria  annua  in  Germania.  Le  statistiche  del 
commercio  librario  in  Germania,  regolato  cola  con  sistema  ordinatis- 
simo  e  senza  riscontro  in  alcun'altra  nazione,  dimostrano  che  la  pro- 
duzione  dei  libri  in  questi  ultimi  anni  ha  preso  un  incremento,  che 
a'  tedeschi  stessi  riesce  spaventoso. 

L'anno  1899  aveva  prodotti  23,719  libri  nuovi ;  nel  1900  questi 
erano  divenuti  24,792  e  nel  1901  gia  erano  saliti  a  25,331.  'NelPanno 
scorso  1902  la  cifra  s'accrebbe  ancora  e  tocc6  i  26,903.  La  domanda 
che  erompe  spontanea  dinanzi  a  tanta  fecondita,  e  questa  :  chi  leg 
gera  tutti  questi  libri?  La  popolazione  discente  potra  tener  dietro 
nella  foga  alia  popolazione  docente  e  stampante? 


126  CRONACA   CONTEMPORANEA 

In  questo  accresoimento  hanno  parte  quasi  tutte  le  discipline.  Per 
altro,  come  e  facile  a  immaginare,  quella  che  prevale  e  la  cosidetta 
belia  letteratura  (teatro  e  racoonti  popolari),  che  mentre  nel  1901 
aveva  dato  il  contingente  di  3406  opere  nuove,  nel  1902  ne  diede  3808. 

Quindi  seguono  gli  scritti  suU'educazione  e  suH'insegnamento,  com- 
presi  quelli  per  la  gioventu. 

L'aumento  importa  qui  252  opere  piu  che  nell'anno  avanti.  La 
pedagogia  e  anzi  tra  tutti  i  generi  letterarii,  o  librarii  che  ei  voglia 
chiamarli,  il  piu  fecondo.  Essa  sola  fornisce  alia  produzione  delPanno 
1902  piu  della  sesta  parte,  cioe  405'0  opere  nuove.  Se  bastasse  il  nu- 
mero,  converrebbe  riconoscere  che  all'educazione  del  popolo  tedesco 
&  ben  provveduto. 

Oltre  alia  due  predette  discipline,  compariscono  con  degno  contri- 
bute la  teologia  che  novera  2446  nuove  pubblicazioni,  e  le  scienze 
giuridiche  e  politiche  con  2189. 

Seguono  la  rnedicina  con  1833,  la  filologia  e  la  scierza  delle  let- 
tere  con  1757,  commercio  e  industria  con  1727,  geografia  1447,  scienze 
naturali  e  maternatiche  1301,  storia  1044. 

Tra  queste  le  scienze  giuridiche  e  politiche  sooo  in  leggera  di- 
minuzione  in  rispetto  all 'anno  precedente  (  —  57);  le  sciecze  naturali  e 
matematiche  ( — 31);  la  seienza  delle  biblioteche,  bibliografia,  enci- 
clopedia,  universita  ecc.  per  —  3,  e  libri  varii  non  classificati 
per  —  41. 

OPERE  PERVENUTE  ALL  A  DIRE  ZI  ONE  £ 


Annuario  ecclesiastico  pel  1904.  Roma,  S.   Silvestro  in  Capite,  8° 
1044  p.   L.  5. 

Bosio  da  Trobaso  P.  A.  Storia  universale  della  Chiesa  Cattolica  da 
Gesii  Cristo  a  Pio  X  ad  uso  dei  Seminarii  e  del  giovane  Clero.  II.  No- 
vara,  Salesiana,  1903,  8",  488  p.  L.  5. 

Bollettino  di  Numismatica  e  di  arfe  della  Medaglia  —  period,  mens. 
anno  I,  1903,  Dirett.  Dr.  SERAFINO  RICCI.  Milano,  Cogiiati,  8°,  L.  3,50. 

Buffa  G.  B.  L'educatore  nell'esercito.  Melfi,  Liccione,  1903,  8°,  216  p, 
L.  2,50. 

Catulli  A.  M.  0.  P.  Definitiones  logicae  et  metaphysicae  generalis 
excerptae  ex  Summa  Philosophica  Emi  Fr.  Th.  card.  Zigliara  in  com- 
modum  tyronum  pro  examine  subeundo.  Romae,  Besclee,  1904,  8°,  98  p. 
L.  1,25. 

D'Eyragues  B.  Les  Psaumes  traduits  de  I'hebreux.  Parfe,  Lecoffre, 
1904,  16°,  LXIV-428  p.  Fr.  4. 

1  Non  essendo  posslbile  dar  conto  delle  molte  opere,  che  ci  vengono  Inviate,  con  quelli: 
soilecitadine  che  si  vorrebbe  dagli  egregi  Auiori  e  da  aoi,  ne  diamo  iatanto  un  annunxic 
sommario  che  non  importa  alcnn  giadizio,  rlserbandoci  di  tornarvi  sopora  a  second*  dell'op- 
por^uiiita  e  dello  spazio  conoesso  nel  periodioo. 


OPERE  PERVENUTE   ALL  A   DIREZIONE  127 

Dissertazioni  dell  a  Pontificia  Accademia  Roinana  di  Archeologia. 
Ser.  II.  8°,  Roma,  Vatic  an  a,  1903,  4*,  XVI-536  p. 

Drertip  E.  Homer  (Weltgesch.  in  Karakterbilden.  I.  Altertum).  Miin- 
chen,  Kirchheim,  1902,  8°,  146  p.  M.  4. 

Franz  A.  Die  Messe  im  deutschen  Mittelalter.  Beitrage  zur  Geschi- 
chte  der  Liturgie  und  des  religiosen.  Freiburg  i.  Br.,  Herder,  1902,  8°, 
XXII-770  p. 

Galea  S.  P.  sac.  De  constitutions  Apostolicae  Sedis  commentarius  ex 
operibus  gravissimorum  doctorum  excerptus.  Roma,  Filiziani,  1903,  16°, 
288  p 

Gentile  L.  sac.  Un  serto  di  lodi  a  Maria,  o  brevi  riflessioni  sulle  Li- 
tanie  Lauretane.  Asti,  Michelerio,  1903,  24°,  224  p. 

Gietmann  G.  S.  I.  Sorensen  J.  S.  I.  KunstleJire  in  filnf  Teilen 
Fiinfter  Theil.  Aesthetik  der  Baukunst.  Freiburg  i.  Br.,  Herder,  1903, 
8°,  X-390  p.  M.  6. 

Iniprimerie  (L')  Catholique  de  Beyrouth  et  son  ceuvre  en  Orient 
(1853  1903).  Bruxelles,  Polleunis,  1903,  8°,  144  p. 

Msrucchi  O.  Le  memorie  degli  Apostolt  Pietro  e  Paolo  in  Boma. 
Cenni  storici  ed  archeologici.  2a  ed.  riveduta.  Roma,  Pustet,  1903,  16°, 
200  p. 

Mueller  A.  S.  I.  Elementi  di  astronomia  ad  uso  delle  scuole  e  per 
istruzione  privata.  Astrometria  —  Astromecoanica.  Roma,  Desclee,  1904, 
8°,  XVI-604  p.  L.  10. 

Olivi  L.  Primavera  in  Oriente.  Firenze,  libreria  editrice  iiorentina, 
1903,  8°,  VL274  p. 

Pastor  L.  Geschichte  der  Pdpste  seit  dem  Ausgang  des  Mittelalter 'S . 
Zweiter  Band.  Pius  II  —  Sixtus  IV.  Dritte  und  vierte  Auflage.  Frei- 
burg i.  Br.,  Herder,  1904,  8°,  LX-816.  M.  11. 

Pozzan  P.  sac.  Manualetto  catechistico  educative  per  organizzare  con 
metodo  rationale  i  Catechismi  parrocchiali.  Chieri,  Pia  Opera  Catechi- 
stica,  1903,  24-,  64  p.  Cent.  20. 

Salinas  A.  Breve  guida  del  Museo  nazionale  di  Palermo.  Palermo, 
Vena,  16°.  104  p.  con  illustrazioni. 

Scotti  G.  Lezioni  di  propedeutica  biblica.  Question!  dogmatiche  e 
critico-letterarie.  Napoli,  D'Auria,  1904,  8°,  276  p.  L.  3.  Rivolgersi  al- 
TAutore,  Seminario  d'lschia. 

Segerstedt  Torgny  K.  Till  fragan  om  polyteismem  uppkomst.  Aka- 
demisk  Afhandling.  Stockholm,  1903,  16°,  128  p. 

Sortais  G.  Excursions  artistiques  et  litteraires.  Premiere  serie.  Pa- 
ris, Lethielleux,  XVI-260  p.  Fr.  2,50. 

Spadoni  D.  L'arte  dei  Mercatanti  nel  comune  di  Macerata  con  cenno 
storico  sulle  altre  arti.  Macerata,  tip.  sociale,  1903,  8°,  56  p. 

Tend!  L.  Batta,  aw.  Trattato  teorico-pratico  delle  tasse  di  registro. 
Firenze,  libreria  ed.  fiorentina,  1904,  8°,  XXXIV-576  p.  L.  6,60. 

Uberti  C.  Praelectiones  Sacrae  Liturgiae  juxta  reformats  decreta  di- 
gestae.  Editio  altera.  Ravennae,  Artigianelli,  1903,  16°,  208  p.  L.  2. 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varieta.  —  BUSTELLI  A.M.  11  concetto  e  la 
misura  delta  massa  nelle  istituzioni  di  meccanica  razionale.  Roma,  Balbi,  1903,  8°, 
52  p.  —  FALCONE  F.  Idee  sparse  e  note  di  taccuino  Vasto,  Anelli,  1903,  8% 
64  p.  —  LANZONI  F.  can.  Sopra  un  manoscritto  antico  intorno  alia  vita  del 


128  OPERE  PERVENUTE   ALL  A   DIREZIONE 

B.  Nevolone  faentino  Nota  critica  Faenza.  "Novell!,  1903,  8°,  22  p.  —  PASINI- 
FRASSONI  F.  Adalherto  He  d' If  alia.  (Estr.  Rivista  del  Collegia  Araldico  I,  10-11), 
Roma,  Unione  Cooperatlva,  1903,  8°,  16  p.  —  RICCI  SERAF1NO  Dr.  Delia 
nereyfiita  di  una  bibliografia  sistematica  italiana  per  tutte  le  discipline  archeologiclie. 
Prato,  Giaclietti,  1903.  8e,  9  p.  due  col. 

Atti  Episcopali.  —  FIANDACA  F.  vescovo  di  Nicosia.  11  nostro  programma. 
Lettera  Pastorale.  Caltanissetta.  Arnone,  1903,  8°,  30  p.  —  NOVELLI  MASS. 
episc.  Collensis.  Epistola  Pastotalis.  Florentiae,  Ricci,  1903,  8°,  24  p. 

Eloquenza  sacra.  —  CIPOLLA  G.  Panegirico  della  Madonna  del  Vessillo  die 
si  venera  nella  cattedrale  di  Piazza  Armerina.  Roma,  Cooperativa  Poligrafica, 
1903,  8°,  26  p.  --  FERRANTE  G.  L' « Ecce  ffomo».  Discorso.  (Estr.  Po- 
liantea  Oratorio).  Palermo,  «  Boccone  del  Povero  »,  1903,  8°,  14  p.  —  Detto. 
Maria  Regina  del  Paradiso.  Panegirico.  (Id.).  Come  sopra,  1903,  8°,  14  p.  —  FOR- 
BES J.  L'Eylise  Catholique  au  dix-neuvieme  siecle  (1800-1900'.  Paris,  Lethielleux, 
8°,  292  p.  —  GENNARI  C.  card.  JL'  Immacolato  Concepimento  di  Maria  in 
relazione  con  la  sua  vita.  Conversazioni  pratiche  per  un  Mese  Mariano  ad 
occasione  dell' Anno  Cinquantesimo  dalla  denmzione  del  Dogma.  Roma,  Tata 
Giovanni,  16°,  V/ 11-242  p.  L.  2.  —  MORANDO  L.  stim.  Chi  e  il  Papa?  Con- 
ferenze  tenute  al  popolo  in  S.  Maria  dei  miracoli  a  Roma.  Piacenza,  Bertola. 
1903,  24°,  98  p.  Cent.  50.  —  Detto.  Cinque  corsi  di  conferenze  spirituali  tenute  ai 
ven.  Chierici  del  Pont  Seminario  romano  con  un'appendice  di  ritiri  mensili 
per  i  sacerdoti,  2a  ed.  corretta  ed  accresciuta.  Roma,  Desclee,  1903,  due  voll. 
in  8°,  740;  132  p.  L.  5.  Cfr.  Civ.  Catt.  18,  2  (1901)  213  —  PALM1ERI  A.  O.  S.  A. 
Panegirico  di  S.  Agostino  vescovo  d'Ippona  e  dottore  massimo  della  Chiesa.  .Roma, 
Cuggiani,  1903,  16",  48  p.  —  URBANO  F.,  sac.  Panegirici.  Giarre,  Macherione. 
1903,  16°,  340  p.  L.  3.  Vendibile  presso  1'Autore  in  Trinitapoli. 

Agiografia  e  biografia.  —  PIC  COL  A  RACCOLTA  di  vite  di  santi.  Anno 
XXVI.  Pubblicazione  meiisHe.  Asti,  Miclielerio,  3i°  ciascun  opuscolo  di  pp.  32. 
Prezzo  amiuo  di  associazione  L.  1,50.  —  RODOLFI  F.  sac.  Mons.  Pietro  Maffl 
arcivescovo  di  Pisa.  Ceimi  biografici.  Pisa.  Salesiana,  1903,  16°,  32  p.  —  VITA 
della  i'erva  di  Dio  Teresa  Camilla  di  Soyecourt  carmel.  2a  ed.  tradotta  dal  fran- 
cese.  (Coll.  di  Vite  di  Santi  316-317).  Monza,  de'  Pastini,  1903,  16°,  436  p. 

Jlemorie.  —  JOSEPHO  CALLEGARI  ep.  pat.  in  Cardinalium  Collegium 
nunc  adlecto  typograpliiae  et  bibliothecae  seminarii  Pat.  moderatores.  Pa- 
tavii,  8°,  18  p.  —  DE  LUCIA  V.  can.  Elogio  funebre  a  Leone  XIII.  Acerra, 
Fiore,  1903,  8°,  28  p.  —  FRANCESCHETTI  F.  Oli  antenati  del  Sommo  Pontefice 
Pio  X.  Memorie  storico-genealogiche.  Roma.  8°,  22  p.  4  tav.  —  JANSSENS  L. 
Leon  XIII  et  Pie  X.  (Extr.  Revue  Benedictine).  Maredsous  (Belgique),  8°,  16  p. 
—  LA  ROSA  S.  sac.  Brevi  cenni  biografici  di  mons.  Giovanni  Previtera  vescovo 
di  Patti.  Acireale,  Donzuso.  1903,  8°,  16  p.  —  LEON  XIII  et  la  Presse  d'apres 
ses  lettreset  actes publics.  Paris,  Bonne  Presse,  1903,  16°,  40  p.  —  POLETTO  G. 
Nella  creazione  a  card,  di  S.  R.  C.  di  tS.  E.  Revma  Giuseppe  Callegari.  Maro- 
stica,  Benozzo,  1903,  8°,  14  p.  —  SABATLNT  F.  Alia  sacra  memoria  del  glorioso 
Pontefice  Leone  XIII.  Note  biografiche.  Roma,  Ciotola,  1903,  16  ,  32  p.  —  ZA- 
XJOL  A.  mons.  Discorso  in  onore  del  card.  Gr.  Sarto  pel  suo  decimo  anniversario 
delVingresso  al  Patriarcato.  Yenezia,  Sorteni,  8°,  32  p. 

Ascetica.  —  GUERRA  E.  Novena  del  S.  Natale.  Pescia,  Nucci,  1903,  24», 
46  p.  —  Detta.  II  fanto  Natale  nelle  famiglie,  nelle  scuole  e  nei  convitti.  Operetta 
dedicata  ai  fanciulli.  2a  ed.  Pescia,  Ivi,  1903,  16°,  72  p.  —  IMITAZIONE  di 
Gesu  Cristo  di  Tommaso  da  Kempis,  trad,  dal  card.  ENKICO  ENRIQUEZ  coll'ag- 
giivnta  della  S.  M-essa  ed  altri  pii  esercizii.  Napoli,  Festa,  1903,  16°,  384  p. 
-  PAOLONI  D.  sac.  Nuovo  mese  di  gennaio  sacro  al  SS.  Nome  di  Gesu.  2a  ed. 
Napoli,  D'Auria,  24°,  160  p.  Cent,  50.  Vendibile  via  Foria  172  Napoli.  —  Detto. 
II  piccolo  mese  del  Nome  di  Gesu.  Cent.  15.  Idem.  —  VALLUY  B.  S.  J.  Norma 
vitae  sacerdotalis  privatim  et  publice  agendae.  Tridenti,  typ.  fil.  Mariae  Imm...  1903, 
24°,  200  p. 


LETTERA  E  MOTV  PROPRIO 

DI  S.  S.  PIQ  X 

SULLA  MUSICA  SACRA 


i. 


LETTEKA 

AL   SIGNOR   CARDINALE   RESPIGHI 

VICARIO   GENERALE   DI   ROMA 
SULLA   RESTAURAZIONE   DELLA   MUSICA    SACRA 


Signor  Cardinale, 

II  desiderio  di  veder  rifiorire  in  ogni  luogo  il  decoro  e  la 
dignita  e  santita  delle  fimzioni  liturgiche  Ci  ha  determinato 
di  far  conoscere  con  un  Nostro  particolare  Chirografo  quale 
sia  la  volonta  Nostra  rispetto  alia  musica  sacra,  che  si  lar- 
gamente  si  adopera  a  servigio  del  culto.  Nutriamo  fiducia 
che  tutti  Ci  asseconderanno  in  questa  desiderata  restaura- 
zione,  ne  gia  solamente  con  quella  cieca  somrnessione,  pur 
sempre  lodevole  anch'essa,  onde  si  accettano  per  puro  spi- 
rito  di  obbedienza  i  comandi  onerosi  e  contrari  al  proprio 
modo  di  pensare  e  sentire,  si  bene  con  quella  prontezza  di 
volonta,  che  nasce  dall'  intima  persuasione  di  dover  cosi  fare 
per  ragioni  debitamente  apprese,  chiare,  evidenti,  irrepu- 
gnabili. 

Per  poco  infatti  che  si  rifletta  al  fine  santissimo,  per  cui 
Tarte  e  ammessa  a  servigio  del  culto,  e  alia  somma  conve- 
nienza  di  non  offrire  al  Signore,  se  non  cose  per  se  buone, 
e  dove  torni  possibile,  eccellenti,  si  riconoscera  subito,  che 
le  prescrizioni  della  Chiesa  a  riguardo  della  musica  sacra 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  9  7  gennaio  1904. 


130  LETTERA   E   MOTV    PROPRIO   DI   S.    S.    P1O   X 

non  sono  die  T  immediata  applicazione  di  quei  due  principii 
fondamentali.  Quando  il  clero  ed  i  maestri  di  cappella  ne 
siano  penetrati,  la  buona  musica  sacra  rifiorisce  spontanea- 
mente,  come  si  e  osservato  e  di  continue  si  osserva  in  gran 
numero  di  luoghi;  quando  invece  quei  principii  si  trascu- 
rano,  non  bastano  n6  preghiere,  n6  ammonizioni,  n6  ordini 
severi  e  ripetuti,  116  minacce  di  pene  canoniche  a  far  si,  che 
nulla  si  cangi :  tanto  la  passione,  e  se  non  questo,  una  ver- 
gognosa  ed  inescusabile  ignoranza  trova  modo  di  eludere  la 
volonta  della  Chiesa  e  di  continuare  per  anni  ed  anni  nel 
medesirno  biasimevole  stato  di  cose. 

Tale  prontezza  di  volonta  Ci  promettiamo  in  modo  par- 
ticolarissimo  dal  clero  e  dai  fedeli  di  questa  Nostra  diletta 
Citta  di  Roma,  centre  del  cristianesimo  e  sede  della  suprema 

Autorit&  della  Chiesa.  Sembra  invero   che    niuno    dovrebbe 

/ 

sentir  meglio  T  influsso  della  Nostra  parola,  quanto  coloro 
che  direttamente  1'ascoltano  dalla  bocca  Nostra,  e  clie  1'e- 
sempio  di  amorosa  e  filiale  sommessione  ai  Nostri  inviti  pa- 
terni  da  niun  altro  dovrebbe  esser  dato  con  maggiore  solle- 
citudirie,  quanto  dalla  prima  e  piu  nobile  porzione  del  gregge 
di  Cristo,  che  e  la  Chiesa  di  Roma,  specialmente  cornmessa 
alia  Nostra  cura  pastorale  di  Vescovo.  S'aggiunga  che  tale 
esempio  dev'essere  dato  al  cospetto  del  mondo  tutto.  Da  ogni 
parte  qua  vengono  continuamente  e  vescovi  e  fedeli  per  ri- 
verire  il  Vicario  di  Cristo  e  per  ritempr.are  lo  spirito,  visi- 
tando  le  nostre  venerande  basiliche  e  le  tombe  dei  Martiri 
ed  assistendo  con  raddoppiato  fervore  alle  solennita,  che  con 
ogni  pompa  e  splendore  qui  si  celebrano  in  ogni  tempo  del- 
Tanno.  «  Optamus,  ne  moribus  nostris  offensi  recedant  », 
diceva  fin  dai  suoi  tempi  Benedetto  XIV,  Nostro  Predeces- 
sore,  nella  sua  Lettera  enciclica  m'Annus  qui  »,  parlando  ap- 
punto  della  musica  sacra :  bramiamo  che  non  ritornino  alle 
patrie  loro  seandolezzati  dalle  nostre  consuetudini.  E  toc- 
cando  piu  innanzi  deir abuse  degli  strumenti,  allora  invalso, 
il  medesimo  Pontefice  diceva :  «  Qual  concetto  si  former  a  di 
noi,  eld  venendo  da  paesi,  dove  gli  strumenti  non  si  ado- 


SULLA   MUSICA   SACRA  131 

perano  in  chiesa,  gli  udira  nelle  chiese  nostre,  ne  piu  ne 
meno  di  quel  die  si  soglia  fare  nei  teatri  e  negli  altri  luoghi 
pro  fan  t?  V err  anno  pure  da  luoglii  e  paesi,  dove  nelle  chiese 
si  canta  e  suona,  come  si  fa  ora,  nelle  chiese  nostre.  Ma  se 
sono  uomini  di  buon  senno,  si  dorranno  di  non  trovare 
nella  nostra  musica  quel  rimedio  al  male  delle  chiese  loro, 
die  erano  qua  venuti  cercando.  »  In  altri  tempi  nelle  mu- 
siche,  solite  eseguirsi  in  chiesa,  si  avvertiva  forse  assai  meno 
la  loro  difformita  dalle  leggi  e  dalle  prescrizioni  ecclesiastiche, 
e  lo  scandalo  per  avventura  era  piu  ristretto,  appunto  perehe 
T  inconveniente  era  piu  diffuse  e  piii  generale.  Ma  ora,  poiche 
tanto  studio  si  e  messo  da  uomini  egregi  nell'  illustrare  le 
ragioni  della  liturgia  e  quelle  dell'arte  a  servigio  del  culto, 
poiche  in  tante  chiese  del  mondo  si  sono  ottenuti  nella  re- 
staurazione  della  musica  sacra  cosi  consolanti  e  non  di  rado 
cosi  splendidi  risultati,  non  ostante  le  difficolt&  gravissime 
che  si  opponevano  e  che  furono  felicemente  superate,  poiche 
infine  la  necessita  di  un  pieno  mutamento  di  cose  e  entrata 
universalmente  negli  animi,  ogni  abuso  in  questa  parte  di- 
viene  intollerabile  e  dev'essere  rimosso. 

Ella  pertanto,  Sig.  Cardinale,  neiralto  suo  officio  di  No- 
stro  Vicario  in  Roma  per  le  cose  spiritual!,  con  la  soavita 
che  le  e  propria,  ma  con  non  minore  fermezza;  si  adoprera, 
ne  siamo  certi,  perch6  le  musiche  che  si  eseguiscono  nelle 
chiese  e  cappelle  si  del  clero  secolare  che  regolare  di  questa 
Citta  rispondano  pienamente  alle  Nostre  Istruzioni.  Molte  cose 
si  dovranno  o  rimuovere  o  correggere  nei  canti  delle  messe, 
delle  litanie  lauretane,  dell' inno  eucaristico  ;  ma  cio  che  ab- 
bisogna  di  un  compiuto  rinnovamento  6  il  canto  dei  Vesperi 
nelle  feste  che  si  celebrano  nelle  varie  chiese  e  basiliche.  Le 
prescrizioni  liturgiche  del  Caeremoniale  Episcoporum  e  le 
belle  tradizioni  musicali  della  classica  Scuola  romana  non  vi 
si  riscontrano  piu.  Alia  devota  salmodia  del  clero,  alia  quale 
partecipava  anche  il  popolo,  si  sono  sostituite  interminabili 
composizioni  musicali  sulle  parole  dei  salmi,  tutte  foggiate 
alia  maniera  delle  vecchie  opere  teatrali  e  per  lo  piu  di  si 


132  LETTER  A   E   MOTV   PROPRIO   DI   S.    S.    PIO   X 

meschino  valore  d'arte,  che  non  si  tollererebbero  affatto  nep- 
pure  nei  concert!  profani  di  minor  conto.  La  devozione  e  la 
pieta  cristiana  non  ne  vanno  certo  proraosse ;  si  pasce  la  cu- 
riosita  di  alcuni  meno  intelligent!,  ma  i  piii  ne  ricevono  dis- 
gusto  e  scandalo  e  si  meravigliano  che  un  tanto  abuso  per- 
duri  ancora.  Noi  dunque  vogliamo  ch'  esso  sia  inter amente 
tolto  di  mezzo  e  che  la  solennita  dei  Vesperi  sia  per  tutto 
celebrata  secondo  le  norme  liturgiche  da  Noi  indicate.  Pre- 
cederanno  nell'esempio  le  basiliche  patriarcali  per  la  cur  a 
sollecita  e  lo  zelo  illuminate  dei  Signori  Cardinal!  alle  me- 
desime  preposti,  e  con  quelle  gareggeranno  anzitutto  le  ba- 
siliche minor  i,  le  chiese  collegiate  e  parrocchiali,  come  pure 
le  chiese  e  cappelle  degli  Ordini  religiosi.  Ed  Ella,  Sig.  Car- 
dinale,  non  adoperi  indulgenza,  non  conceda  dilazioni.  Col 
differire,  la  difficolta  non  isminuisce,  anzi  aumenta,  e  poich6 
il  taglio  6  da  fare,  si  faccia  immediatamente,  risolutamente. 
Abbiano  tutti  fiducia  in  Noi  e  nella  Nostra  parola,  con  la 
quale  va  congiunta  la  grazia  e  la  benedizione  celeste.  Sulle 
prime  la  novita  produrra  in  alcuni  qualche  meraviglia  ;  si 
trovera  forse  alquanto  impreparato  qualcuno  tra'  maestri  di 
cappella  e  tra'  direttori  del  coro ;  ma  a  poco  a  poco  la  cosa 
riprendera  da  se  medesima,  e  nella  perfetta  rispondenza  della 
musica  alle  norme  liturgiche  ed  alia  natura  della  salmodia 
tutti  ravviseranno  una  bellezza  e  bonta,  forse  non  niai  dap- 
prima  avvertite.  Invero  la  solennita  dei  Vesperi  sara  cosi 
notabilmente  raccorciata.  Ma  se  i  rettori  delle  chiese  vor- 
ranno  in  qualche  circostanza  prolungare  alquanto  le  fun- 
zioni,  affine  di  trattenere  il  popolo,  che  cosl  lodevolmente 
suol  renders!  nelle  ore  vespertine  alia  chiesa  dove  celebrasi 
la  festa,  nulla  vieta,  anzi  sara  tanto  di  guadagnato  per  la 
pieta  ed  edificazione  dei  fedeli,  se  al  Vespero  succeda  un 
acconcio  sermone  e  si  chiuda  poi  con  una  solenne  benedi- 
zione del  SSmo  Sacramento. 

Desideriamo  infine  che  la  musica  sacra  sia  coltivata  con 
cura  speciale  e  nei  debit!  termini  in  tutti  i  seminar!  e  col- 
legi  ecclesiastici  di  Roma,  dove  una  si  numeresa  e  tanto 


SULLA   MUSICA   SACRA  Io3 

eletta  schiera  di  giovani  chierici  di  ogni  parts  del  mondo 
si  vengono  educando  alle  scienze  sacre  ed  al  vero  spirito 
ecclesiastico.  Sappiamo,  e  questo  grandemente  Ci  conforta, 
che  in  parecchi  istituti  la  musica  sacra  6  in  fiore  cosi  die 
essi  possono  servire  altrui  di  modello.  Ma  alcimi  seminar! 
ed  alcuni  collegi,  sia  per  la  noncuranza  dei  superior!,  sia 
per  la  poca  capacita  e  pel  gusto  non  buono  delle  persone, 
alle  quali  1'istruzione  del  canto  e  la  direzione  della  rausica 
sacra  sono  affidate,  lasciano  molto  da  desiderare.  Ella,  Si- 
gner Cardinale,  vorra  provvedere  con  sollecitudine  anche  a 
questo,  insistendo  soprattutto  perch6  il  canto  gregoriano, 
secondo  le  prescrizioni  del  Cbncilio  tridentino  e  d'  innume- 
revoli  altri  Concili  provinciali  e  diocesani  di  ogni  parte  del 
mondo,  sia  studiato  con  diligenza  speciale  e  per  solito  pre- 
ferito  nelle  funzioni  pubbliche  e  private  dell'istituto.  In  altri 
tempi,  a  dir  vero,  il  canto  gregoriano  dai  piu  non  si  cono- 
sceva,  se  non  sui  libri  scorretti,  alterati,  raccorciati.  Ma  lo 
studio  accurato  e  diuturno,  postovi  intorno  da  uomini  insigni 
e  grandemente  benemeriti  dell'arte  sacra,  ha  cambiato  faccia 
alle  cose.  II  canto  gregoriano  restituito  in  modo  tanto  sod- 
disfacente  alia  sua  primiera  purezza,  quale  ci  fu  tramandato 
dai  padri  e  si  trova  nei  codici  delle  varie  Chiese,  appare 
dolce,  soave,  facilissimo  ad  apprendere  e  di  una  bellezza  si 
nuova  ed  inaspettata,  che  dov'esso  fu  iritrodotto,  non  tardo 
ad  eccitare  vero  entusiasmo  nei  giovani  cantori.  Or  quando 
neiradempimento  del  dovere  entra  il  diletto,  tutto  si  opera 
con  maggiore  alacrita  e  con  frutto  piu  duraturo.  Vogliamo 
adunque  che  in  tutti  i  collegi  e  seminar!  di  quest 'alma  Citta 
s'introduca  di  nuovo  1'antichissimo  canto  romano,  che  gia 
risonava  nelle  nostre  chiese  e  basiliche  e  form.6  le  delizie 
delle  passate  generazioni  nei  piu  bei  tempi  della  pieta  cri- 
stiana.  E  come  altra  volta  dalla  Chiesa  di  Roma  quel  canto 
si  era  sparso  nelle  altre  Chiese  d'Occidente,  cosi  bramiamo 
che  i  giovani  chierici,  istruiti  sotto  i  Nostri  occhi,  lo  rechino 
e  lo  diffondano  di  nuovo  nelle  diocesi  loro,  quando  vi  ritor- 
neranno  sacerdoti  ad  operare  per  la  gloria  di  Dio.  Ci  gode 


134  LETTERA  E   MOTV   PROPRIO   DI   S.    S.    PIO   X 

1'animo  di  dare  queste  disposizioni  mentre  stiamo  per  cele- 
brare  il  XIII  centenario  dalla  morte  del  giorioso  e  incom- 
parabile  Pontefice  San  Gregorio  Magno,  al  quale  una  tradi- 
zione  ecclesiastica  di  molti  secoli  ha  attribuito  la  compos-izione 
di  queste  sante  melodie  e  donde  alle  medesime  6  derivato  il 
name.  Si  esercitino  diligentemente  in  quelle  i  Nostri  caris- 
simi  giovani ;  che  Ci  sara  caro  udirli,  se  come  ci  viene  ri- 
ferito,  essi  si  raccoglieranno  insieme  nelle  prossime  feste 
centenarie  presso  la  tomba  del  Santo  Pontefice  nella  Basilica 
Vaticana,  a  fine  di  eseguire  le  melodie  gregoriane  duraute 
la  sacra  Liturgia,  che  a  Dio  piacendo,  sara  da  Noi  in  tale 
fausta  occasione  celebrata. 

Intanto  a  pegno  della  Nostra  particolare  benevolenza  ri- 
ceva,  Signor  Cardinale,  1'Apostolica  Benedizione,  che  dal- 
rintimo  del  cuore  impartiamo  a  Lei,  al  clero  ed  a  tutto  il. 
Nostro  dilettisslmo  popolo. 

Dal  Vaticano  nella  festa  della  Immacolata  del  1903. 

PIVS  PP.  X 


II. 

MOTV  PROPEIO 

SULLA    MUSICA    SACRA 

PIO  PP.  X 

Tra  le  sollecitudini  dell'  officio  pastorale,  non  solamente 
di  questa  Suprema  Cattedra,  che  per  inscrutabile  disposi- 
zione  della  Provvidenza  sebbene  indegni  occupiamo,  ma  di 
ogni  Chiesa  particolare,  senza  dubbio  e  precipua  quella  di 
mantenere  e  promuovere  il  decoro  della  Casa  di  Dio,  dove 
gli  augusti  misteri  della  religione  si  celebrano  e  dove  il  po- 


SULLA  MUStCA  SACRA  135 

polo  cristiano  si  raduna,  onde  ricevere  la  grazia  del  Sacra- 
menti,  assistere  al  santo  Sacrificio  dell'Altare,  adorare  1'au- 
gustissimo  Sacramento  del  Corpo  del  Signore  ed  unirsi  alia 
preghiera  comune  della  Chiesa  nella  pubblica  e  solenne  offi- 
datura  liturgies.  Nulla  adunque  deve  occorrere  nel  tempio 
che  turbi  od  anche  solo  diminuisca  la  pieta  e  la  devozione 
del  fedeli,  nulla  che  dia  ragionevole  motivo  di  disgusto  o  di 
scandalo,  nulla  soprattutto  che  direttamente  offenda  il  de- 
coro  e  la  santita  delle  sacre  funzioni  e  pero  sia  indegno 
della  Casa  di  Orazione  e  della  maesta  di  Dio. 

Non  tocchiamo  partitamente  degli  abusi  che  in  questa 
parte  possono  occorrere.  Oggi  I'attenzione  Nostra  si  rivolge 
ad  uno  dei  piu  comuni,  dei  piu  difficili  a  sradicare  e  che 
talvolta  si  deve  deplorare  anche  la,  dove  ogni  altra  cosa  e 
degria  del  massimo  encomio  per  la  bellezza  e  sontuosit&  del 
tempio,  per  lo  splendore  e  per  1'ordine  accurato  delle  cere- 
monie,  per  la  frequenza  del  clero,  per  la  gravita  e.  per  la 
pieta  dei  ministri  ehe  celebrano.  Tale  e  1'abuso  nelle  cose 
del  canto  e  della  musica  sacra.  Ed  invero,  sia  per  la  na- 
tura  di  q-uest'  arte  per  se  medesima  fluttuante  e  variabile, 
sia  per  la  successiva  alterazione  del  gusto  e  delle  abitudini 
lungo  il  correr  dei  tempi,  sia  pel  funesto  influsso  che  sul- 
Farte  sacra  esercita  T  arte  profana  e  teatrale,  sia  pel  pia- 
cere  che  la  musica  direttamente  produce  e  che  non  sempre 
torna  facile  contenere  nei  giusti  termini,  sia  infine  per  i 
molti  pregiudiz!  che  in  tale  materia  di  leggeri  s'  insinuano 
e  si  mantengono  poi  tenacemente  anche  presso  persone  au- 
torevoli  e  pie,  v'ha  una  continua  tendenza  a  deviare  dalla 
retta  norma,  stabilita  dal  fine,  per  cui  Tarte  £  ammessa  a 
servigio  del  culto,  ed  espressa  assai  chiaramente  nei  canoni 
ecclesiastici,  nelle  ordinazioni  dei  Concili  general!  e  provin- 
cial!, nelle  prescrizioni  a  piu  riprese  emanate  dalle  Sacre 
Congregazioni  romane  e  dai  Sommi  Pontefici  Nostri  Prede- 
cessor!. 

Con  vera  soddisfazione  dell'  anirno  Nostro  ci  e  grato  ri- 
-conoscere  il  molto  bene  che  in  tal  parte  si  6  fatto  negli 


136  LETTER  A  E   MOTV   PROPRIO   DI   S.    S.    PIO   X 

ultimi  decenni  anche  in  questa  Nostra  alma  Citta  di  Roma 
ed  in  molte  Chiese  della  patria  Nostra,  ma  in  modo  piu  par- 
ticolare  presso  alcune  nazioni,  dove  uomini  egregi  e  zelanti 
del  culto  di  Dio,  con  1;  approvazione  di  questa  Santa  Sede 
e  sotto  la  direzione  dei  Vescovi,  si  unirono  in  fiorenti  So- 
cieta  e  rimisero  in  pienissimo  onore  la  musica  sacra  pres- 
sed^ in  ogni  loro  chiesa  e  cappella.  Codesto  bene  tuttavia 
e  ancora  assai  lontano  dall'essere  comune  a  tutti,  e  se  con- 
sultiamo  Fesperienza  Nostra  personale  e  teniamo  conto  delle 
moltissime  lagnanze  clie  da  ogni  parte  Ci  giunsero  in  que- 
sto  poco  tempo,  dacche  piacque  al  Signore  di  elevare  I'umile 
Nostra  Persona  al  supremo  apice  del  Pontificato  romano, 
senza  diiferire  piu  a  lungo,  crediamo  Nostro  primo  dovere 
di  alzare  subito  la  voce  a  riprovazione  e  condanna  di  tutto 
cio  che  nelle  funzioni  del  culto  e  nell'  officiatura  ecclesia- 
stica  si  riconosce  difforme  dalla  retta  norma  indicata.  Es- 
sendo  infatti  Nostro  vivissimo  desiderio  che  il  vero  spirito 
cristiano  rifiorisca  per  ogni  modo  e  si  manteriga  nei  fedeli 
tutti,  6  necessario  provvedere  prima  di  ogni  altra  cosa  alia 
santita  e  dignita  del  tempio,  dove  appunto  i  fedeli  si  radu- 
nano  per  attingere  tale  spirito  dalla  sua  prima  ed  indispen- 
sabile  fonte,  che  6  la  partecipazione  attiva  ai  sacrosanti  mi- 
steri  e  alia  preghiera  pubblica  e  solenne  della  Chiesa.  Ed  e 
vano  sperare  che  a  tal  fine  su  noi  discenda  copiosa  la  bene- 
dizione  del  Cielo,  quando  il  nostro  ossequio  all'  Altissimo, 
anziche  ascendere  in  odor'e  di  soavita,  rimette  invece  nella 
mano  del  Signore  i  flagelli,  onde  altra  volta  il  Divin  Re- 
dentore  caccio  dal  tempio  gli  indegni  profanatori. 

Per  la  qual  cosa,  affinche  niuno  possa  d'ora  innanzi  re- 
care  a  scusa  di  non  conoscere  chiaramente  il  dover  suo  e 
sia  tolta  ogni  indeterminatezza  neirinterpretazione  di  alcune 
cose  gia  comandate,  abbiamo  stimato  espediente  additare 
con  brevita  quei  principi  che  regolano  la  musica  sacra  nelle 
funzioni  del  culto  e  raccogiiere  insieme  in  un  quadro  gene- 
rale  le  principal!  prescrizioni  della  Chiesa  contro  gli  abusi 
piu  comuui  in  tale  materia.  E  pero  di  moto  proprio  e  certa 


SULLA  MUSICA   SACRA  137 

scienza  pubblichiamo  la  presente  Nostra  Istruzione,  alia 
quale,  quasi  a  codice  giuridico  della  musica  sacra,  vogliamo 
dalla  pienezza  della  Nostra  Autorita  Apostolica  sia  data  forza 
di  legge,  imponendone  a  tutti  col  presente  Nostro  Chirografo 
la  piii  scrupolosa  osservanza. 


ISTRUZIONE  SULLA  MUSICA  SACRA 

I. 

PKINCIP1   GBNBRALI. 

1  La  musica  sacra,  come  parte  integrante  della  solenne  liturgia, 
ne  partecipa  il  fine  generate,  che  e  la  gloria  di  Dio  e  la  santificazione 
ed  edificazione  dei  fedeli.  Essa  concorre  ad  accrescere  il  decoro  e  lo 
splendore  delle  ceremonie  ecclesiastiche,  e  siccome  suo  officio  principale 
e  di  rivestire  con  acconcia  melodia  il  testo  liturgico  che  viene  proposto 
all'intelligenza  dei  fedeli,  cosi  il  suo  proprio  fine  e  di  aggiungere  mag- 
giore  efncacia  al  testo  medesimo,  affinche  i  fedeli  con  tale  mezzo  siano 
piu  facilmente  eccitati  alia  devozione  e  meglio  si  dispongano  ad  acco- 
gliere  in  se  i  frutti  della  grazia,  che  sono  propri  della  celebrazione  dei 
sacrosanti  misteri. 

2.  La  musica  sacra  deve  per  conseguenza  possedere  nel  grado  mi- 
gliore  le  qualita  che  sono  proprie  della  liturgia,  e  precisamente  la  san- 
iita  e  la  bonta  delle  forme,  onde  sorge  spontaneo  1'altro  suo  carattere, 
che  e  V  universalita. 

Deve  essere  santa,  e  quindi  escludere  ogni  profanita,  non  solo  in 
se  medesima,  ma  anche  nel  modo  onde  viene  proposta  per  parte  degli 
esecutori. 

Deve  essere  arte  vera,  non  essendo  possibile  che  altrimenti  abbia 
sull'animo  di  chi  1'ascolta  queU'efficacia,  che  la  Chiesa  intende  ottenere 
accogliendo  nella  sua  liturgia  1'arte  dei  suoni. 

Ma  dovra  insieme  essere  universale  in  questo  senso,  che  pur  con- 
cedendosi  ad  ogni  nazione  di  ammettere  nelle  composizioni  chiesastiche 
quelle  forme  particolari  che  costituiscono  in  certo  modo  il  carattere  spe- 


138  LETTER  A   E  MOTV   PROPRIO   DI   S.    S.    PIO   X 

cilico  della  musica  loro  propria,  queste  pero  devono  essere  in  tal  ma- 
niera  subordinate  ai  caratteri  general!  della  musica  sacra,  che  nessuno 
di  altra  nazione  ail'udirle  debba  provarne  impressione  non  buona. 

II. 

GENERI  DI  MUSICA  SACRA. 

8.  Queste  qualita  si  riscontrano  in  grado  sommo  nel  canto  grego- 
riano,  che  e  per  conseguenza  il  canto  proprio  della  Chiesa  Romana,  il 
solo  canto  ch'essa  ha  ereditato  dagli  antichi  padri,  che  ha  custodito 
gelosamente  lungo  i  secoli  nei  suoi  codici  liturgici,  che  come  suo  diret- 
tamente  propone  ai  fedeli,  che  in  alcune  parti  della  liturgia  esclusiva- 
mente  prescrive  e  che  gli  studi  piu  recent!  hanno  si  felicemente  resti- 
tuito  alia  sua  integrita  e  purezza. 

Per  tali  motivi  il  canto  gregoriano  fu  sempre  considerate  come  il 
supremo  modello  della  musica  sacra,  potendos!  stabilire  con  ogni  ra- 
gione  la  seguente  legge  generale:  tanto  una  cbmposfsfione  per  chiesa  & 
piu  sacra  e  liturgica,  quanta  })iu  neir  andamento ,  nell' ispirazione  e  nel 
sapore  si  accosta  alia  melodia  gregoriana,  e  tanto  e  rtieno  degna  del  tem- 
pio,  quanta  piu  da  quel  supremo  modello  si  riconosce  difforme. 

L'antico  canto  gregoriano  tradizionale  dovra  dunque  restituirsi  lar- 
garnente  nolle  funzioni  del  culto,  tenendosi  da  tutti  per  fermo,  che  una 
funzione  ecclesiastica  nulla  perde  della  sua  solennita,  quando  pure  non 
venga  accompagnata  da  altra  musica  che  da  questa  soltanto. 

In  particolare  si  procnri  di  restituire  il  canto  gregoriano  nell'uso- 
del  popolo,  affinche  i  fedeli  prendano  di  nuovo  parte  piii  attiva  all'offi- 
ciatura  ecclesiastica,  come  anticamente  solevasi. 

4.  Le  anzidette  qualita  sono  pure  possedute  in  ottimo  grado  dalla 
classica  polifonia,  specialrnente  della  Scuola  Romana,  la  quale  nel  se- 
colo  XVI  ottenne  il  massimo  della  sua  perfezione  per  opera  di  Pierluigi 
da  Palestriria  e  continue  poi  a  produrre  anche  in  seguito  composizioni 
di  eccellente  bouta  liturg-ica  e  musicale  La  classica  polifonia  assai  bene 
si  accosta  al  supremo  modello  di  ogni  musica  sacra  che  e  il  canto  gre- 
goriano, e  per  questa  ragione  merito  di  essere  accolta  insieme  col  canto 
gregoriano,  nelle  funzioni  piu  solenni  della  Chiesa,  quali  sono  quelle 
do-lla  Cappella  fontificia.  Dovra  dunque  anch'essa  restituirsi  largamente 
nelle  funzioni  ecclesiastiche,  specialmente  nelle  piu  insigni  basiliche,. 


SULLA  MUSICA   SACRA  139 

nelle  chicse  cattedrali,  in  quelle  dei  seminar!  e  degli  altri  istituti  eccle- 
siastici,  dove  i  mezzi  necessarl  non  sogliono  fare  difetto. 

5.  La  Chiesa  ha  serapre    riconoscinto  e    favorite  il  progresso   delle 
arti,  ammettendo  a  servizio  del  culto  tutto  cio  che  il  genio   ha  saputo 
trovare  di  buono  e  di  bello  nel  corso  dei  secoli,  salve    pero  sempre  le 
leggi  liturgiche.  Per  conseguenza  la  musica  piu  moderna   e    pure  am- 
messa  in  chiesa,  offrendo  anch'essa  composizioni  di  tale  bonta,  serieta 
e  gravita,  che  non  sono  per  nulla  indegne  delle  funzioni  liturgiche. 

Nondimeno,  siccome  la  musica  moderna  e  sorta  precipuamente  a 
servigio  profano,  si  dovra  attendere  con  maggior  cura,  perche  le  com- 
posizioni musicali  di  stile  moderno,  che  si  ammettono  in  chiesa,  nulla 
contengano  di  profano,  non  abbiano  reminiscenze  di  motivi  adoperati 
in  teatro,  e  non  siano  foggiate  neppure  nelle  loro  forme  esterne  sull'an- 
damento  dei  pezzi  profani. 

6.  Fra  i  vari  generi  dell  a  musica  moderna,  quello  che  appare  meno 
acconcio  ad  accompagnare  le  funzioni  del  culto  e  lo  stile  teatrale,  che 
durante  il  secolo  scorso  fu  in  massima  voga,  specie  in  Italia.  Esso  per 
sua  natura  presenta  la  massima  opposizione  al  canto  gregoriano  ed  alia 
classica  polifonia  e  pero  alia  legge  piu  importante  di  ogni  buona  musica 
sacra.  Inoltre  1'intima  struttura,  il  ritmo  e  il  cosiddetto  convenzionalismo 
di  tale  stile  non  si  piegano,  se  non  malamente,  alle  esigenze  della  vera 
musica  liturgica. 

III. 

TESTO   LITURGICO. 

7.  La  lingua  propria   clella   Chiesa   Eomana  e  la  latina.    E   quindi 
proibito  nelle  solenni  funzioni  liturgiche    di  cantare  in  volgare  qualsi- 
voglia  cosa;   molto   piu   poi   di  cantare  in  volgare  le  parti  variabili   o 
comuni  della  messa  e  dell'officio. 

8.  Essendo  per  ogni  funzione  liturgica  determinati  i  testi  che  pos- 
sono  proporsi  in  musica  e  1'ordine  con  cui  devono  proporsi,  non  e  lecito 
ne  di  confondere  quest'ordine,  ne  di  cambiare  i  testi  prescritti  in  altri 
di  propria  scelta,  ne  di  ometterli  per  intero  od  anche  solo  in  parte,  se 
pure  le  rubriche  liturgiche  non  consentano  di  supplire  con  1'organo  al- 
cuni  versetti  del  testo,  mentre  questi  vengono  semplicemente  recitati  in 
coro.  Soltanto  e  perrnesso,  giusta  la  consnetudine  della  Chiesa  Romana, 


140  LETTER  A  E   MOTVr   PROPR1O   DI   S.    S.    PIO   X 

di  cantare  tin  mottetto  al  SS.  Sacramento  dopo  il  Benedict  us  della  messa 
solenne.  Si  permette  pure  che  dopo  cantato  il  prescritto  offertorio  della 
niessa,  si  possa  eseguire  nel  tempo  che  rimane  un  breve  mottetto  sopra 
parole  approvate  dalla  Chiesa. 

9.  II  testo  liturgieo  deve   essere  cantato   come   sta   nei  libri,  senza 
alterations  o  posposizione    di  parole,   senza    indebite  ripetizioni,  senza 
spezzarne  le  sillabe,  e  sempre  in  modo  intelligibile  ai  fedeli  che  ascoltano. 

IV. 

FORMA   ESTEfcNA   DELLE    SACRE    COMPOSIZIONI. 

10.  Le  singole  parti  della  messa  e  dell'officiatura  devono  conservare 
anche  rnusicalinente  quel  concetto  e  quella  forma,  che  la  tradizione  ec- 
clesiastica  ha  loro  dato  e  che  trovasi  assai  bene  espressa  nel  canto  gre- 
goriano.  Diverse  dunque  e  il  modo  di  comporre  un  introito,  un  graduate, 
un'antifona,  un  salmo,  un  in.no,  un  Gloria  in  excelsis  ecc. 

11.  In  particolare  si  osservino  le  norme  seguenti: 

a)  II  Kyrie,  Gloria,  Credo  ecc.  della  messa  devono  mantenere  1'unita 
di  composizione,  propria  del  loro  testo.  Non  e  dunque  lecito  di  comporli 
a  pezzi  separati,  cosi  che  ciascuno  di  tali  pezzi  formi  una  composizione 
musicale  compiuta  e  tale  che  possa  staccarsi  dal  rimanente  e  sostituirtsi 
con  altra. 

b)  Nell'  officiatura   dei   Yesperi   si   deve  ordinariamente  seguire  la 
norma  del  Caeremoniale  Episcoporum,  che  prescri\e  il  canto  gregoriano 
per  la  salmodia   e   permette   la   musica  figurata  pe'  versetti  del   Gloria 
Patri  e  per  1' Inno. 

Sara  nondimeno  lecito  nelle  maggiori  solennita  di  alternare  il  canto 
gregoriano  del  coro  coi  cosiddetti  falsibordoni  o  con  versi  in  simile  modo 
convenientemente  composti. 

Si  potra  eziandio  concedere  qualche  volta  che  i  singoli  salmi  si  pro- 
pong  ano  per  intero  in  musica,  purche  in  tali  composizioni  sia  conser- 
vata  la  forma  propria  della  salmodia;  cioe  purche  i  cantori  sembrino 
salmeggiare  tra  loro,  o  con  nuovi  motivi,  o  con  quelli  presi  dal  canto 
gregoriano,  0  secondo  questo  imitati. 

Kestano  dunque  per  sempre  esclusi  e  proibiti  i  salmi  cosiddetti  di 
concerto. 


SULLA  MUSICA  SACRA  141 

c)  Negli  inni  della  Chiesa  si  conscrvi  la  forma  tradizionalc  dell'inno. 
Non  e  quindi   lecito  di  comporre  p.  e.  il   Tantnm  ergo  per  modo  che  la 
prima  strofa  present!  una  romanza,  una  cavatina,  un  adagio,  e  il  Ge~ 
nit  or  i  un  allegro 

d)  Le  antifone  dei  Vesperi  devono  essere  proposte  d'ordinario  con 
la  melodia  gregoriana  loro  propria.  Se  pero  in  qualcho  caso  particolare 
si  cantassero  in  musica,  non  dovranno  mai  avere  ne   la  forma  di   una 
melodia  di  concerto  ne  1'ampiezza  di  un  mottetto  o  di  una  cantata. 

V. 

CANTORI. 

12.  Trannc  le  mclodie  proprie  del  celebrante  all'altare  e  dei  mini- 
stri,  le  quali  devono  essere  sempre  in  solo  canto  gregoriano  senza  alcun 
accompagnamento  d'organo,  tutto  il  resto  del  canto  liturgico,  e  proprio 
del  coro  dei  leviti,  e   pero  i  cantori  di   chiesa  anche   se  sono    secolari, 
fanno  propriamente  le  veci  del  coro   ecclesiastico.  Per   conseguenza   le 
musiche  die  propongono  devono,  almeno  nella  loro  massima  parte,  con- 
servare  il  carattere  di  musica  da  coro 

Con  cio  non  s'intende  del  tutto  esclusa  la  voce  sola.  Ma  questa  noil 
deve  mai  predominarc  nella  funzione,  cosi  che  la  piu  gran  parte  del 
testo  liturgico  sia  in  tale  modo  esegtiita ;  piuttosto  deve  avere  il  carat- 
tere di  semplice  accenno  o  spunto  melodico  ed  essere  strettamente  le- 
gata  al  resto  della  composizione  a  forma  di  coro. 

13.  Dal  medesimo  principio  segue  che  i  cantori  hanno  in  chiesa  vero 
officio   liturgico,  e  che  pero   le  donne,  essendo   incapaci  di  tale  officio, 
non  possono  essere  ammesse  a  far  parte  del  coro  o  della  cappella  rnu- 
sicale.  Se  dunque  si  vogliono  adoperare  le  voci  acute  dei  soprani  e  con- 
tralti,  queste  dovranno  essere  sostenute  dai  fanciulli,  secondo  1'uso  an- 
tichissimo  della  Chiesa. 

14.  Per  ultimo  non  si  ainmettono  a  far  parte  della  cappella  di  chiesa 
se  non  uomini    di  conosciuta  pieta    e  probita  di  vita,  i  quali  col    loro 
modesto  e  devoto    contegno  durante  le   funzioni  liturgiche  si    mostrino 
degni  del  santo  officio  che  esercitano.  Sara  pure  conveniente'che  i  can- 
tori,  mantre  cantano  in  chiesa,  vestano  1'abito  ecclesiastico  e  la  cotta, 
e  se  trovansi  in  cantorie  troppo  esposte  agli    occhi  del   pubblico,  siano 
difesi  da  grate. 


142  LETTER  A  E   MOTV  PROPRIO   DI   S.    S.    PIO   X 

VI. 

ORGANO    ED    ISTRUMENTT. 

15.  Sebbene  la  musica   propria  della  Chiesa    sia  la    musica    pura- 
mente  vocale,  nondimeno  e  permessa  eziandio  la  musica  con  accompa- 
gnamento  d'organo.  In   qualche  caso   particolare,  nei  debiti  termini   e 
coi  convenient!  riguardi,  potranno  anche  ammettersi  altri  struraenti,  ma 
non  mai  senza  licenza  speciale  dell'Ordinario,  giusta  la  prescrizione  del 
Caeremoniale  Episcoporum. 

16.  Siccome  il  canto  deve  sempre  primeggiare,  cosi  1'organo  o   gli 
strumenti  devono  semplicemente  sostenerlo  e  non  mai  opprimerlo. 

17.  Non  e  permesso  di  premettere  al  canto  lunghi  preludi  o  d'inter- 
romperlo  con  pezzi  d' intermezzo. 

18.  II  suono  dell'organo  negli  accompagnamenti  del  canto,  nei  pre- 
ludi, interludi  e  simili,  non  solo  deve  essere  condotto  second  o  la  propria 
natura  di  tale  strumento,  ma  deve  partecipare  di  tutte  le  qualita  che  ha 
la  vera  musica  sacra  e  che  si  sono  precedentemente  annoverate. 

19.  E  proibito  in  chiesa  1'uso  del  pianoforte,  come  pure  quello  de- 
gli  strumenti  fragorosi  o  leggeri,  qtiali  sono  il  tamburo,  la  grancassa, 
i  piatti,  i  campanelli  e  simili. 

20.  fi  rigorosamente  proibito  alle  cosidette  bande  musicali  di   suo- 
nare  in  chiesa ;  e  solo  in  qualche  caso  speciale,  posto  il   consenso  del- 
1'Ordinario,  sara  permesso  di  ammettere  una  scelta  limitata,  giudiziosa 
e  proporzionata  aH'ambiente,  di  strumenti  a  fiato,  purche  la   composi- 
zione  e  1'accompagnamento  da  eseguirsi  sia  scritto  in  istile  grave,  con- 
veniente  e  simile  in  tutto  a  quello  proprio  dell'organo. 

21.  Nelle  processioni  fuori  di  chiesa  puo  essere  permessa  dall'Ordi- 
nario  la  ban  da  musicale,  purche  non  si  eseguiscano  in  nessun  inodo 
pezzi  profani.  Sarebbe  desiderabile  in  tali  occasioni  che  il  concerto  mu- 
sicale si  restringesse  ad  accompagnare  qualche  cantico  spirituale  in  la- 
tino o  volgare,  proposto  dai  cantori  o  dalle  pie  congregazioni  che  pren- 
dono  parte  alia  processione. 

VII. 

AMPIfiZZA   BELLA   MUSICA   LITURGICA. 

22.  Non  e  lecito  per  ragione  del  canto  o  del  suono  fare    attendere 
il  sacerdote  all'altare  piu  di  quello  che  comporti  la  ceremonia  liturgica. 


SULLA  MUSICA  SACRA  143 

Giusta  le  prescrizioni  ecclesiastiche,  il  Sanclus  della  mcssa  deve  essere 
compiuto  prima  dell'elevazione,  e  pero  anche  il  celebrante  deve  in  que 
sto  punto  avere  riguardo  ai  cantori.  II  Gloria  ed  il  Credo,  giusta  la 
tradizione  gregoriana,  devono  essere  relativamente  brevi. 

23.  In  generale  e  da  condannare  come  abuso  gravissimo,  che  nelle 
liuizioni  ecclesiastiche  la  liturgia  apparisca  secondaria  e  quasi  a  servizio 
della  musica,  mentre  la  musica  e  semplicemente  parte  della  liturgia  e 
sua  umile  ancella. 

VIII. 

MEZZI   PRECIPUI. 

24.  Per  1'esatta  esecuzione  di  quanto  viene  qui  stabilito,  i  Vescovi, 
se  non  1'hanno  gia  fatto,  istituiscano  nelle  loro  diocesi  una  commissione 
speciale  di  persone  veramente  competent!  in  cose  di  musica  sacra,  alia 
quale,  nel  modo  che  giudicheranno  piii  opportune,  sia  amdato  1'incarico 
d'invigilare  sulle  musiche  che  si  vanno  eseguendo  nelle  loro  chiese.  Ne 
badino  soltanto  che  le  musiche  siano  per  se  buone,  ma  che  rispondano 
altresi  alle  forze  dei  cantori  e  vengano  sempre  bene  eseguite. 

25.  Nei  seminar!  dei  chierici  e  negli  istituti  ecclesiastic!,   giusta  le 
prescrizioni  tridentine,  si  coltivi  da  tutti  con  diligenza  ed  amore  il  pre- 
lodato  canto  gregoriano  tradizionale,  ed  i  superior!  siano  in  questa  parte 
larghi   d'incoraggiamento   e  di  encomio  coi  loro  giovani   sudditi.   Allo 
stesso  modo,  dove  torni  possibile,  si  promuova  tra  i  chierici  la  fonda- 
zione  di  una  Schola  Cantorum  per  1'esecuzione  della  sacra  polifonia   e 
della  buona  musica  liturgica. 

26.  Nelle  ordinarie  lezioni  di  liturgia,  di  morale,  di  gius   canonico 
che  si   danno   agli  studenti  di  teologia  non  si  tralasci  di  toccare  quei 
punt!  che  piu  particolarmenteriguardano  i  principi  e  le  leggi  della  mu- 
sica sacra,  e  si  cerchi  di  compierne  la  dottrina  con  qualche  particolare 
istruzione  circa  1'estetica  dell'arte  sacra,  affinche  i  chierici  non  escano 
dal  seminario  digiuni  di  tutte  queste  nozioni,  pur  necessarie  alia  piena 
cultura  ecclesiastica. 

27.  Si  abbia  cura  di  restituire,  almeno  presso  le  chiese  'principal!, 
le  antiche  Scholae  Cantorum,  come  si  e  gia  praticato  con  ottimo  frutto 
in  buon  numero  di  luoghi.  Non  e  difficile  al  clero  zelante  d'istituire  tali 
Scholae  perfino  nelle  chiese  minori  e  di  campagna,  anzi  trova  in  esse  un 


144  LETTER  A  E  MOTV   PROPRIO   DI   S.    S.    PIO  X 

mezzo  assai  facile  d'adunare  intorno  a  se  i  fanciulli   e  gli   adulti,  con 
profitto  loro  proprio  ed  edificazione  del  popolo. 

28.  Si  procuri  di  sostenere  e  promuovere  in  ogni   miglior   modo  le 
Scuole  superior!  di  musica  sacra  dove  gia  sussistono  e  di  concorrere  a 
fondarle   dove  non   si  possedono  ancora.  Troppo  e  importante   che   la 
Chiesa  stessa  provveda  all'istruzione  del  suoi  maestri,  organist!  e  can- 
tori,  secondo  i  veri  principi  dell'arte  sacra. 

IX. 

CONCLUSIONE. 

29.  Per  ultimo  si  raccomanda  ai  maestri  di  cappella,  ai  canton,  alle 
persone  del  clero,  ai  superior!  dei  seminar!,  degli  istituti  ecclesiastici  e 
delle  comunita  religiose,  ai  parroci  e  rettori  di  chiese,  ai  canonici  delle 
collegiate  e  delle  cattedrali,  e  sopratutto  agli  Ordinari  diocesan!  di  fa- 
vorire  con  tutto  lo  xelo  queste  sagge  riforme,  da  molto  tempo   deside- 
rate e  da  tutti  concordemente  invocate,  affinche  non  cada  in  dispregio 
la  stessa  autorita  della  Chiesa,  che  ripetutamente  le  propose  ed  ora  d1 
nuovo  le  inculca. 

Dato  dal  Nostro  Palazzo  Apostolico  al  Vaticauo,  il  giorno 
della  Vergine  e  Martire  S.  Cecilia,  22  Novembre  1903,  del 
Nostro  Pontificate  I1  anno  primo. 

PIVS  PP.  X 


DI  CHI  E  IL  VATICANO? 


XOTE   STORICHE  E   GIURIDICHE  l 


XL 

La  seconda  meta  del  secolo  XV  aperse  un'  era  novella 
alia  storia  del  papato  ed  a  quella  della  civilta.  Un  elemento 
nuovo,  il  genio  del  mondo  antico  che  rinasceva  dalle  sue 
ceneri,  aveva  invaso  le  menti,  dapprima  le  piu  elette,  indi 
quelle  delle  class!  superior!  ed  anche  de'  membri  dell' alto 
clero  e  degli  ordini  religiosi.  Ma  col  signoreggiare  le  art!  e 
le  scienze,  non  tardo  ad  insinuarsi  ne7  costumi,  ed  a  fare  gia 
pericolare  la  fede.  Se  non  che  Dio  vegliava  sulla  sua  Chiesa, 
ed  appunto  in  questo  tempo  le  diede  un  Pontefice  coltissimo, 
il  quale,  fidente  nella  potenza  delle  idee  cristiane,  si  mise  a 
capo  del  rinascimento,  disciplinandolo  e  dominandolo  in  guisa 
che  riuscisse  a  maggior  incremento  della  fede,  ad  onore  ed 
a  gloria  della  Sede  apostolica. 

Questo  Pontefice  fu  1'umanista  Tommaso  Parentucelli,  ar- 
civescovo  di  Bologna,  che,  eletto  il  6  marzo  del  1447  alia 
piu  eccelsa  dignita  della  Chiesa,  prese  il  nome  di  Nicolo  V. 

Della  operosita  da  lui  spiegata  nel  far  si,  che  Roma,  centro 
della  cristianita,  fosse  pure  il  centro  del  rinascimento  cri- 
stiano  nelle  lettere,  nelle  scienze  e  nelle  arti,  e  divenisse 
sotto  ogni  rispetto  degna,  sicura  e  splendida  sede  del  Papato, 
discorrono  a  lungo  i  suoi  biografi,  tutti  d'accordo  nel  magni- 
ficarne  il  geriio  e  nel  proclamarlo  «  il  grande  ristoratore  della 
citta  »  2. 

1  Continuazione.  Vedi  il  quaderno  precedente  (1285)  pp.  9-26. 

1  Cf.  PASTOR  (Storia  de1  Papi  dalla  fine  del  medio  evo,  Trento  1890, 
Vol.  I,  lib.  3,  §.  5).  II  GREGOROVIUS  afferma  che  «  due  sole  passion!  ebbe 
Nicolo  V:  raccogliere  libri  e  edificare.  Se  nel  primo  proposito  lo  si  pa- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  10  7  gennaio  1904. 


146  DI   CHI  E   IL   VATICANO? 

Al  nostro  proposito  basterk  qui  ricordare  semplicemente 
quel  ch'egli  fece,  negli  otto  anni  del  suo  Pontificate  (1447- 
1455),  pel  palazzo  apostolico  del  Vaticano,  gia  da  lunga 
pezza  clivenuto  1'ordinaria  residenza  de'  Papi.  Egli  pertanto, 
sotto  la  direzione  di  un  proprio  «  ingegnere  di  palazzo  »,  fece 
restaurare  ed  abbellire  i  local!  gia  costruiti  da'  suoi  anteces- 
sori ;  inizio  quindi  la  fabbrica  di  un  nuovo  palazzo,  che,  nel 
suo  disegno,  doveva  essere  «  il  piu  magnifico  palazzo  che  mai 
dar  si  potesse  »  *. 

Secondo  i  registri  de'conti,  i  lavori  procedettero  con  feb- 
brile  attivita  e  mirabile  prestezza.  Sorse  allora.il  maestoso 
editicio  che  si  scorge  ancor  oggi  a  sinistra  di  chi,  montando 
il  moderno  grande  scalone  di  Pio  IX,  entra  nel  cortile  di 
S.  Damaso.  Di  questo  edificio,  il  primo  piano  fu  eompiuto 
e,  come  vedremo,  notevolmente  riforrnato  piu  tardi  da  Ales- 
sandro  VI;  il  secondo  piano  pero  rimane  oggi  sostanzialmente 
quello  che  fu  a'  giorni  di  Nicolo  V.  Esso  contiene  le  famose 
stanze  che  furono  poi  dipinte  da  Raffaele  Sanzio,  coi  local! 
attigui  e  con  la  cosi  detta  cappella  di  S.  Lorenzo.  Nicolo  V 
edifico  altresl  la  sala  de;  palafrenieri,  una  parte  del  Belve- 
dere ed  un'aitra  cappella  dedicata  al  suo  Santo  patrono.  Egli 
dispose  inoltre  che  si  erigessero  attorno  al  palazzo  pontificio 
alte  muraglie  munite  di  torri,  delle  quali  una  rimane  tut 
tavia,  detta  «  torrione  »,  che  riguarda  i  prati  di  Castello. 

Enea  Silvio  Piccoloinini,  che  fu  poscia  Papa  Pio  II,  cosi 
serisse  del  palazzo  ed  in  generale  delle  fabbriche  di  Nicolo  V : 
«  A  quella  guisa  che  Castel  Sant'Angelo  sopravvanza  le  anti- 
che  costruzioni  degl1  imperatori,  cosi  le  fabbriche  di  Nicolo  V 
superano  quanto  ha  saputo  presentare  Tepoca  moderna;  che 
se  1'opere  sue  avessero  potuto  terminarsi,  ben  sosterrebbero 
il  confronto  con  qualsiasi  altra  degli  antichi  imperatori 2.  »• 

ragono  a  Tolomco,  per  il  secondo  rispetto  lo  si  puo  ben  comparare  ad 
Agrippa  ovvero  ad  Adriano.  »  (Storia  della  Citta  di  Roma,  Veneziay 
1875,  Vol.  7,  pag.  744}. 

1  GREGOIIOVIUS,  Ibid.,  pag-.  747. 

2  Cf.  VOJUT,  Die  l}riederbelebung  des  classischen  Altertums.  Bcrlino. 
1881,  II,  64-65. 


DI   CHI  E   IL   VATICANO?  147 


XII. 


II  piu  prezioso  ornamento  e  la  parte  principale  del  nuovo 
palazzo  del  Vaticano  doveva  essere  e  fa,  nel  disegno  di  Ni- 
colo  V,  ima  grandiosa  e  ricchissima  biblioteca,  la  quale,  non 
altrimenti  che  1'antica  biblioteca  pontificia,  lt  a  cui  dava  nuova 
vita,  fosse  a  lui  ed  a' suoi  successor!  un  necessario  sussidio 
nell'esercizio  del  sacro  ministero,  e,  per  la  difesa  della  fede 
e  degli  ordinamenti  ecclesiastic!,  tramandasse  alia  posterita 
intatti  e  sicuri  i  monument!  dell'antica  sapienza.  Bibliothe- 
cam,  cosl  scrive  il  suo  biografo,  opportune  quo  dam  palatii 
sui  loco  condere  etc  const-mere  deer  ever  at  ad  communem 
cunctorum  Romanae  Ecclesiae  Praelatorum  utilitatem  et  ad 
perpetuum  quoque  el  aeternum  sacri  palatii  ornamentum  2. 

Ristoratore  pertanto  de'  danni  che  la  biblioteca  pontificia 
aveva  patiti  nelle  vicende  di  Avignone  e  dello  scisma,  Ni- 
colo  V  pose  la  sua  autorita  e  le  sue  ricchezze  a  servigio 
degPinteressi  della  religione  e  della  scienza.  Egli  non  si  tenne 
pago  di  far  raccogliere  e  rnoltiplicare  i  manoscritti  esistenti 
in  Italia;  ma  spedi  agent!  pressoch6  in  tutti  gli  altri  paesi 


1  Fin  dalla  piu  remota  antichita  i  Papi,  quali  vescovi  di  Roma  e 
Capi  di  tutta  la  Chiesa,  ebbero  la  loro  propria  biblioteca,  designata 
riegli  innumerevoli  document!  che  la  riguardano,  coi  nomi  di  sacrum 
archwium,  scrinium,  chartarium,  bibliotheca  Ecclesiae,  bibliotheca  Eccle- 
siae romanae,  bibliotheca  Sedis  apostolicae.  —  G.  B.  DE  Rossi  (De  ori- 
gine,  historia,  indicibus,  Scrinii  et  Bibliot/iecae  Sedis  apostolicae,  Roma 
1886),  tessendo  la  storia  della  biblioteca  pontificia.  la  divide  in  tre  parti, 
rispondenti  a  tre  eta  successive.  La  prima  eta  si  estende  dalle  origin! 
iino  allo  scorcio  del  secolo  XIII,  ossia  all'anno  1295;  la  seconda,  dal 
1295,  anno  primo  del  pontificate  di  Bonifacio  VIII,  fino  al  1447  ultim'anno 
del  pontificato  di  Eugenio  IV;  la  terza  comincia  col  pontificato  di  Ni- 
colo  V,  e  giunge  fino  a'  tempi  nostri.  Sul  medesiino  argomento  si  vegga 
altresi  Tegregia  opera  di  F.  EHRLE,  Historia  bibliothecae  romanorum 
pontificum  turn  Bonifatianae,  turn  Avenionensis,  Tom.  I,  Roma  1890. 

*  Cosl  il  MANETTI,  Vita  Nicolai  V.  Presso  MURATORI,  Eerum  Hal. 
Script.  Torn.  Ill,  pars  II,  Milano  1734,  col.  926. 


148  DI   CHI  E   IL   VATICANO? 

per  rintracciare,  comperare  e  trascrivere  nascosti  tesori  let- 
terarii.  «  L'influenza  della  Santa  Sede,  scrive  il  Pastor,  pe- 
netrava  la  cristianita,  e  Nicolo  V  se  ne  serviva  non  per 
ritrarne  material!  vantaggi,  ma  libri  l.  »  I  suoi  agenti  si 
trovavano  un  po7  da  per  tutto :  in  Francia,  in  Prussia,  in 
Inghilterra,  in  Danimarca,  in  Norvegia  e  persino  in  Grecia 
e  in  Turchia.  II  prezzo  non  doveva  spaventare  nella  com- 
pera  nessuno  di  questi  agenti;  quanto  piu  ricco  bottino  essi 
riportavano,  tan  to  piu  soddisfatto  ne  rimaneva  il  Pontefice. 

I  manoscritti  poi  di  nuovo   acquisto   erano   per   suo  ordine 
incontanente  moltiplicati  e  corretti   da  schiere  di  copisti  e 
scrittori. 

Mediante  queste  cure  incessant!,  venne  fatto  al  Pontefice 
di  raccogliere  in  un  tempo  relativamente  assai  breve  una 
biblioteca  nel  suo  genere  unica,  giudicata  dai  dotti  di  quel 
tempo  omnium  quae  faerant  praestantissima  2.  A  Prefetto 
della  medesima  Nicolo  V  nomino  un  tal  Giovanni  Tortello, 
uomo  versato  non  meno  in  teologia  che  nella  classica  lettera- 
tura,  il  quale  compilo  tosto  un  catalogo  de' volumi  a  lui  affidati. 

II  Manetti,  che  fu  segretario  e  famigliare  di  Nicolo  V,  afferma 
con  sicurezza  che  il  catalogo  numerava  alia  morte  del  Papa 
piu  di  cinque  mila  volumi:    Tantam  graecorum   et  latino- 
rum  librorum  copiam  ab  eo  congregatam   fuisse  novimus, 
ut  supra  quinque  millia  codicum  volumina  recenserentur -8. 
Vespasiano  da  Bisticci,  anch'egli  famigliare  del  Papa,  ripete 
la  medesima  cosa :   «  Congrego  grandissima  quantity  di  libri 
in  ogni  faculta,  cosi  greci  come  latini,  in  numero  di  volumi 
cinque  mila  4.  »  Sull'autorita  degli  Assemani,  il  Pastor  5  atte- 
sta  essersi  calcolato  che  Nicolo  V  abbia  speso  in  tutto  per  la 
sua  biblioteca  circa  quaranta  mila  scudi. 

1  Op.  tit.,  pag.  405. 

2  G.  B.  DE  Rossi,  op.  cit,  pag.  CVIII. 

3  Vita  Nicolai  V;  MURATORI,  op.  cit.,  col.  925. 

4  Vita  di  Nicolo  V  Papa,  n  25;  MAI,  Spicilegium  romanum  Tom.  I. 
Roma  1839,  pag.  48.  Per  Tesattezza   storica  notiamo  che  il  numero   di 
cinque  mila  6  ritermto  oggi  da1  dotti  critici  come  esagerato. 

r>  Op.  cit.,  pag.  407. 


Dl   CHI   E   IL   VATICANOV  149 


XIII. 


Dal  letto  di  morte  nel  suo  palazzo  del  Vaticano  Nicolo  V 
rivolse  a'  Cardinal!  ivi  present!  un'allocuzione,  nella  quale 
dichiaro  loro  lo  scopo  e  lo  spirito  da  cui  era  stato  mosso  nel 
compiere  le  magnifiche  opere  sopra  accennate.  Da  questa  di- 
chiarazione  apparisce  chiaro  aver  egli  sempre  ed  anzitutto 
operato,  sia  nell'edificare  il  nuovo  palazzo,  sia  nel  ristorarne 
la  biblioteca,  come  vescovo  di  Roma  e  supremo  gerarca  di 
tutta  la  Chiesa  cattolica,  ribadendo  cosl  con  un  nuovo  splen- 
dido  fatto  il  preesistente  titolo  di  proprieta  sul  palazzo  del 
Vaticano,  ch'egli  aveva  ereditato  da'  suoi  antecessori. 

Ecco  le  sue  parole:  Ad  christianorum  populorum  erga 
romanam  Ecclesiam  ac  Sedem  apostolicam  devotionem  fo- 
vendam...  multa  et  quidem  singularia  hie  in  Urbe  opera 
perfecimus...  quam  [Urbem]  summorum  Pontificum  Sedem^ 
atque  aeternum  Pontificiae  sanctitatis  habitaculum  ab  omni- 
potente  Deo  constitutam  fuisse  non  ignoramus...  Proinde 
hoc  palatium,  in  quo  nunc  sumus,  IDONEUM  SUMMORUM  PON- 
TJFJCUM  DOMiciLiUM,  et  hoc  scicrosanctum  Petri  apostolorum 
principis  templum,  huic  nostrae  domui  contiguum,  pro  di- 
gna  quadam  et  secura  cum  capitis,  turn  omnium  membro- 
rum,  et  totius  Curiae  halritatione,  iampridem  aedificare  ac 
re  for  mare  inchoavimus  i. 

Inoltre  ch'egli,  sebbene  Papa-re,  abbia  compiute  le  an- 
zidette  opere  in  quanto  Papa  e  non  gia  in  quanto  Re,  si  di- 
mostra  da  un  altro  fatto,  attestato  da  storici  antichi  e  mo- 
derni,  amici  e  nemici  del  pa'pato.  II  fatto  riguarda  i  provenfci, 
onde  si  servi  Nicolo  V  per  eseguire  i  suoi  disegni.  Ora  6 
fuor  d'ogni  dubbio,  che  tali  proventi  non  furono  quelli  del- 
Terario  pubblico,  la  cui  amministrazione  a  lui  spettava  conic 


1  II  tfesto  dell'allocuzione  latina  e  pubblicato  dal  MURATORI,  Berum 
Hal.  script.,  Tom.  Ill,  col.  950. 


150  DI   CHI  E   IL  VATICANO? 

a  sovrano  temporale  dello  Stato  pontificio,  si  bene  quelli  del 
tesoro  ecclesiastico  propriamente  detto,  di  cui  egli  disponeva 
come  sovrano  spirit uale  della  Chiesa  cattolica.  Egli  infatti 
inipiego  per  questo  scopo  le  ingenti  somme  raccolte,  durante 
il  giubileo  dell'anno  santo  1450;  somme  ch'erano  il  frutto 
delle  offerte  od  elemosine  che  i  fedeli  di  tutto  il  mondo  cat- 
tolico  deposero  a'  suoi  piedi,  riconoscendo  e  venerando  in 
lui,  non  gi&  il  sovrano  temporale  di  un  piccolo  Stato,  ma 
il  Vicario  di  Gesu  Cristo,  il  successore  di  S.  Pietro,  il  su- 
premo Padre  e  maestro  delle  loro  anime. 

II  Gregorovius  ricorda,  e  vero,  Fingiusta  censura  di  co- 
loro  i  quali  accusarono  Nicolo  V  «  d'aver  sprecato  milioni 
in  libri  e  in  mattoni  »,  ma  attesta  altresi  il  fatto  che  quei 
milioni  non  furono  tolti  al  pubblico  erario.  Questo  grande 
Pontefice,  scriv'egli,  volendo  fare  costruzioni  degne  di  lui, 
«  comincio  la  sua  impresa  a  poco  a  poeo,  finche  I'entrate 
raccolte  col  Giubileo  gli  diedero  agio  di  far  lavorare  in  di- 
mensioni  colossali 1.  »  Ancor  piu  autorevole  e  la  testimonianza 
del  gi&  citato  segretario  Manetti.  Discorrendo  de'  lavori  in- 
trapresi  dal  Pontefice7  egli  fa  espressa  menzione  del  palazzo 
e  della  biblioteca,  e  dopo  d'aver  ricordate  le  ricche  offerte  in 
danaro  che  per  mezzo  del  giubileo  erano  venute  alia  Chiesa 
di  Roma,  soggiunge :  Ex  nova  et  inopinata  praedictarum 
pecuniarum  acquisitione,  [Pontifex]  non  modo  ad  coeptorum 
operum  prosecutionem  sed  amplificationem  etiam  et  aliorum 
huiusmodi  innovationem  mirum  in  modum  animum  appli- 
cult  2.  Vespasiano  da  Bisticci,  Taltro  biografo  di  Nicolo  V, 
cosi  attesta :  «  Venne  dal  giubileo  alia  Sede  apostolica  gran- 
dissimo  numero  di  danari,  e  per  questo  comincio  il  Papa  ad 
ediflcare  e  mandare  per  libri  e'  greci  e  latini  in  ogni  luogo 
donde  ne  pote  avere,  non  guardando  a  prezzo  ignuno  3.  » 


1  Op.  cit.,  ediz.  di  Venezia,  Vol.  7,  pagg.  745  e  751. 

2  Cf.  MURATORI,  1.  c.,  col.  925. 

3  Vita  di  Nicolo  V,  nciin,  25.  Cf.  MAI,  Spicilegium  romanum,  torn.  I, 
pag.  48. 


DI   CHI    E   IL   VATICANO?  151 


XIV. 


Da  tutto  cio  si  par  manifesto  qual  fosse  al  tempo  di  Ni- 
colo  V  la  condizione  giuridica,  non  solo  del  palazzo  del 
Vaticano,  ma  eziandio  della  sua  biblioteca,  sia  che  questa 
si  consider!  come  semplice  restaurazione  e  continuazione  del- 
1'antica  biblioteca  pontificia,  sia  che  si  riguardi  come  una 
fondazione  del  tutto  nuova. 

Sotto  il  primo  rispetto,  che  noi  riteniamo  essere  il  solo 
vero,  essa  faceva  parte  del  Tesoro  della  Sede  apostolica  ed 
era  per  conseguenza  sua  proprieta.  II  Tesoro  infatti  com- 
prendeva,  non  solo  tutta  la  suppellettile  e  gli  oggetti  pre- 
ziosi  appartenenti  a'  Pontefici,  ma  eziandio  la  biblioteca  e 
T  archivio.  Cosi  quando  Bonifacio  VIII,  nel  1295,  ordino 
che  si  facesse  Ylnventarhuii  de  omnibus  rebus  inventis  in 
thesauro  Sedis  apostolicae,  in  questo  inventario  si  veggono, 
in  mezzo  ad  altri  oggetti,  registrati  una  dovizia  di  mano- 
scritti,  di  messali,  di  pontifical!,  di  codici  di  diritto  civile  ed 
ecclesiastico,  di  opere  teologiche  ed  anche  medicinal!,  di  com- 
mentari  greci  di  Aristotele,  ecc.  Lo  stesso  dicasi  degli  inven- 
tarii  del  Tesoro,  compilati  negli  anni  1304,  1311,  1327,  1329  '. 
Marcello  II,  tuttora  cardinale,  in  una  lettera  da  lui  diretta 
il  16  settembre  del  1554  al  cardinale  Farnese,  gli  raccomanda 
vivamente  di  far  preporre  alia  biblioteca  vaticana  persone 
degne  e  capaci,  poiche,  scriv'egli :  «  La  libreria  e  il  maggior 
thesoro  ch'abbia  la  Sede  Apostolica,  perche  in  essa  si  con- 
serva  la  fede  dall'heresie,  come  V.  S.  Illma  sa  »  2. 


1  II  testo  dell1 Inventario  di  Bonifacio  VIII  si  conserva  nell'Archivio 
vatieano  (arm.  LVI,  vol.  45).  Di  questo  documento  e  del  Tesoro  della 
Santa  Sede  discorru  dottamente  I'EHRLE  nell'opera  sopra  citata,  (Part.  I, 
cap.  II,  pp.  5  sg.),  ed  anche  uelV Archiv  fur  Litter atur-und  Kirchenge- 
schichte  des  Mittelalters.  Erster  Band,  Berlin  1885,  pp.  1-48,  228  364. 

a  Melanges  d' Archeologie  et  d'Hisioire,  Vol.  12.  (1892),  pag.  oil. 


152  DI  CHI  E   IL   VATICANO? 

Che  se  la  biblioteca  vaticana  si  vuol  riguardare  sotto  il  se- 
condo  rispetto,  cioe  come  una  nuova  fondazione  di  Nicolo  V, 
essa  si  dimostra  parimente  proprieta  della  Santa  Sede.  Poiche 
fu  fondata  da  un  Papa  in  quanto  Papa  ad  perpetuum  sacri 
palatii  ornamentum ;  fu  fondata  ed  arricchita  di  preziosi 
codici  e  sceltissimi  libri  per  servire  anzitutto  a7  Papi  nel 
governo  della  Chiesa  ad  communem  cunctorum  Romanae 
Ecclesiae  Praelatorum  utilitatern;  fu  fondata  in  fine  ed  arric- 
chita coi  denari  della  Chiesa  romana  ex  pecuniarum  acqui- 
sitione  tempore  lubilaeij  e  percio  coi  denari  proprii  de'  Papi, 
quali  vescovi  di  Roma  e  rappresentanti  giuridici  della  Sede 
apostolica. 


XV. 


La  biblioteca  cosi  ridonata  a  nuova  vita  da  Nicolo  V, 
and6  poi,  a  mano  a  mano,  sotto  i  Papi  seguenti,  amplian- 
dosi  fino  a  quel  sommo  di  magnificenza  ch'  ora  vediamo. 

Dov'  6  da  notar  bene,  ch'essa  non  ebbe  mai  il  carattere 
di  biblioteca  pubblica  dello  Stato  pontificio,  ma  sempre  con- 
servo  quello  di  biblioteca  privata  della  Sede  apostolica  e  della 
Santa  romana  Chiesa,  e  come  tale  fu  costantemente  ritenuta 
e  governata  da'  Papi  durante  i  415  anni  che  scorsero  dal- 
Fanno  1455,  data  della  morte  di  Nicolo  V,  sino  air  anno  1870, 
data  dell'  «  aggregazione  »  di  Roma  al  Regno  d'ltalia. 

I  documenti  storici  che  lo  dimostrano  sono  pressoche  innu- 
merevoli  e  tutti  perentorii.  II  lettore  li  trover^  in  gran  parte 
raccolti  nell' opera  del  De  Rossi  gia  sopra  citata,  eel  anche  in 
quelle  degli  Assemani1,  del  Miintz-Fabre  2,  del  Batiffol 3,  e  di 
altri.  Ricorderemo  qui  per  saggio  la  Bolla  del  15  giugno  1477, 


1  Bibliothecae  apostolicae  vaticanae  catalogus,  torn.  I. 

*  La  bibliotheque  du  Vatican  au  XV  siecle  d'apres  des  document* 
inedits,  Parigi,  1887  ;  MUNTZ,  La  bibliotheque  du  Vatican  au  XVI  sie  - 
cle,  notes  et  documents,  Parigi,  1886. 

3  La  Vaticane  de  Paul  III  a  Paul  V.  Parigi,  1890. 


DI  CHI   E   1L   VATICANO?  153 

pubblicata  da  Sisto  IV  in  occasione  delle  nuove  sale  da  lui 
fatte  costruire  per  la  biblioteca  apostolica,  affinch6?  dic'egli, 
librorum  volumina  romanorum  Pontificum  et  NOSTRA  in 
unum  certum  determinatum  et  commodum  locum,  omni 
cultu  ornata,  ad  ordinem  decentem  essent  disposita  }. 

Parimente  Giulio  IT,  nel  suo  Breve  del  17  lugiio  1510, 
parla  della  biblioteca  vaticana  come  di  cosa  propria,  verso 
la  quale  i  romani  Pontefici  debbono  avere  singolare  solleci- 
tudine,  appunto  per  i  grandi  servigi  ch'essa  rende  alia  Chiesa 
romana,  quae  aliarum  omnium  reginay  litteratorum  prae- 
sertim  virorum  ductu  et  auxilio  erecta,  propagata  etin  sua, 
qua  nunc  est  maiestate,  collocata  fuit 2. 

Lo  stesso  identico  linguaggio  fa  tenuto  da  Sisto  V  nel 
dedicare  ch'egli  fece  nel  1587  lo  splendido  nuovo  edificio  da 
lui  assegnato  alia  biblioteca  apostolica,  quae  a  sanctissimis 
prioribus  Pontificibus  in  ipsis  adhuc  surgentis  Ecclesiae 
primordiis  incJioata,  pace  Ecclesiae  reddita,  Laterani  insti- 
tuta,  a  posterioribus  deinde  in  Vaticanum,  ut  AD  usus  PON- 
TIFICIOS  paratior  esset  translata,  ibique  a  Nicolao  V  aucta 
et  a  Sixto  IV  insigniter  exculta  fuit 3. 

Piu  tardi  Urbano  VIII  (1626)  apertamente  dichiaro:  Quod 
si  ulla  eiusdem  palatii  (vaticani)  pars  providentiam  pontifi- 
ciam  praecipuam  promeretur,  bibliotheca  NOSTRA  vaticana 
ill  am  merito  postulare  dignoscitur  4. 

Della  quale  singolare  provvidenza,  troviamo  una  prova 
eloquente  negli  atti  e  negli  scritti  di  Clemente  XII.  Egli 
aggiunse  nuove  stanze  alia  biblioteca  vaticana  erigendovi 
il  braccio  destro,  che  destino  alia  conservazione  de;  codici 
orientali  da  lui  acquistati  e  de'  libri  alia  medesima  donati 
dal  Cardinale  Quirini.  Confermo  inoltre,  con  una  Bolla  del 

1  BARONIO,  Annales  ecclesiastici,  Lucae  1753,  torn.  X,  pag.  595. 

2  ASSEMANI,    Bibliothecae   apostolicae   vaticanae   catalogue,    torn.    I, 
pag\  61. 

3  Cosi  leggesi  nella  lapide  posta  a  quel  tempo,  e  che  tuttora  esiste, 
a  destra  della  porta  della  grande  sala  della  biblioteca. 

4  ASSEMANI,  079.  c^.,  pag.  65. 


154  DI   CHI   E   IL   VATICANO? 

24  agosto  1739,  le  leggi  che  per  la  biblioteca  erano  state 
stabilite  da  Sisto  V  ed  altre  ne  sancl  assai  opportune.  In 
questa  Bolla,  egli  descrive  per  sommi  capi  la  storia  della  bi- 
blioteca vaticana  a  romanis  pontificibus  non  sine  -mag  nix 
sumptibus  et  labor ibus  instructa;  loda  lo  zelo  e  lo  studio 
indefesso  de'  suoi  antecessori  in  Us  praesertim  undique  con- 
quirendis  libris  et  codicibus,  qui  ad  catholicae  religionis 
decus,  praesidium  et  incrementum  ducerent ;  ricorda  in- 
fine  le  nuove  costruzioni,  le  riparazioni  e  le  notevoli  aggiimte 
fattevi,  dopo  il  pontificato  di  Sisto  V,  da  Paolo  V  (1605-1621), 
daGregorio  XV  (1621-1623),  da  Urbano  VIII  (1623-1644),  da 
Alessandro  VIII  (1689  1691),  e  da  Clemente  XI  (1700-1721) 1. 
Con  quali  proventi  i  Pontefici  pur  ora  norainati  abbiano 
provveduto  alia  conservazione  e  al  progresso  della  biblioteca, 
puo  argomentarsi  dalla  Bolla  pur  ora  citata  di  Clemente  XII. 

Egli  assegna  alia  biblioteca  1'annua  somma  di  ottanta  scudi 

*" 
romani  per  la  compra  della  carta,  deHa  pergamena  e  di  altre 

simiii  cose,  ab  apostolico  palatio  nostro  persolvenda  ;  asse- 
gna inoltre  esclusivamente  per  la  compra  di  libri  e  di  codici 
le  rendite  provenienti  da  beni  ecclesiastici,  cioe  ex  abbatia 
eidem  bibliotJtecae  addicta;  dispone  infine  che  tutte  le  altre 
spese  necessarie  in  aedibus  sive  reparandis  sive  de  novo 
faciendis,  siano  sostenute  ab  eodem  apostolico  palatio.  Lo 
stesso  pu6  anche  argomentarsi  dalla  seguente  nota,  lasciataci 
dallo  Schelstrate,  custode  della  Vaticana  sotto  il  Pontificato 
di  Alessandro  VIII :  «  La  Santita  di  Nostro  Signore  Alessan- 
dro VIII,  havendo  con  il  proprio  denaro  co«iperata  la  libre- 
ria  della  Regina  di  Scozia,  ha  donato  alia  libreria  vaticana 
gli  codici  manoscritti,  eccettuati  settanduoi,  che  sono  dati 
airArchivio  apostolico  ecc.  2.  » 


1  Bullar.,  Edit.  Taurinensis  1872,  torn.  XXIV,  pag.  571. 

?  La  nota  si  legge  in  un  Inventario  delia  Vaticana  (Vat.  lat.  7138) 
Cf.  BATIFFOL.,  op.  cit.,  pag.  60.  II  medesimo  Autore  (ibid.)  da  due  altre 
notizie,  degne  d'esser  qui  ricordate  a  conferraa  della  nostra  tesi.  Sotto 
il  Pontificato  di  Sisto  V,  la  Vaticana  acquisto  parecchi  manoscritti  greci 


DI   CHI  E   IL   VAT1CANO?  155 


XVI. 


Memori  clie  «  la  biblioteca  e  il  maggior  tesoro  ch'abbia 
la  Sede  apostolica  »,  i  successor!  di  Clemente  XII  non  sono 
stati  meno  solleciti  nell'asserire  il  proprio  diritto  sulla  bi- 
blioteca vaticana  e  nel  promuoverne  il  lustro  e  Tincremento 
per  i  grandi  vantaggi  che  da  essa  si  ripromettevano  in  fa- 
vore  della  Chiesa. 

Benedetto  XIV,  dovendo  nel  1755  nominare  un  succes- 
sore  al  bibliotecario  Cardinale  Quirini,  cosi  scrisse  al  Car- 
dinale  Passionei :  Tibi  committimus  officium  S.  R.  E.  biblio- 
thecarii,  seu  protectoris  bibliothecae  NOSTRAE  vaticanae  i. 

La  medesima  formola,  usata  gia  fin  dal  tempo  di  Giulio  III 
(1550),  fu  pure  usata  in  tutte  le  seguenti  nomine  del  Card.  Al- 
bani  (1761)  da  Clemente  XIII ;  del  Card,  de  Zelada  (1780)  da 
Pio  VI;  del  Card.  Gonzaga  (1802)  da  Pio  VII;  del  Card,  della 
Somaglia  (1826)  da  Leone  XII;  del  Card.  Albani  (1830)  da 
Pio  VIII;  del  Card.  Lambruschini  (1833)  da  GregorioXVI; 
del  Card.  Mai  (1853),  del  Card.  Tosti  (1859)  e  del  Card.  Pitra 
(1869)  da  Pio  IX. 

Sulle  benemerenze  de'  Pontefici  verso  la  loro  biblioteca, 
durante  la  prima  meta  del  secolo  XIX,  il  lettore  trovera  im- 
portantissimi  ragguagli  nel  Moroni 2.  Pio  VII  Tarricchi  di 
una  libreria,  fornita  di  sei  mila  e  piu  volumi,  ch'egli  aveva 
acquistata  dall'eredita  del  Cardinale  de  Zelada ;  Leone  XII 


donati  al  Pontefice  da  un  tal  Francesco  Accidas  ex  mera  in  Romanam 
Sedem  devotione.  Parimentc,  sotto  il  Pontificate  di  Urbano  VIII, .«  li  Illirii 
Cardinal!  bibliotccarii  pro  tempore  fecero  visitare  librarie  de  religiosi  e 
loch!  pii,  e  da  quell c  presi  libri,  li  misero  nella  Vaticana  per  servitio  della 
&ede  Apostolica.  » 

1  ASSEMANI,  1.  c.,  pag.  67. 

2  Dizionario  di  erudizione  ecc.  Vol.  V.  Venezia  1840,  pag.  222. 


156  DI   CHI   E   IL   ATATICANO? 

vi  aggiunse  i  libri  d'antichita  e  d'arte  del  Conte  Cicognara ; 
Gregorio  XVI  v'  istitui  un  appartamento  speciale  per  i  libri 
stampati,  e  le  di6  in  dono  diversi  rarissimi  codici  oriental!  e 
non  pochi  greci  e  latin!  di  sua  personale  proprieta. 

Pio  IX,  negii  anni  del  suo  pontificato  che  precedettero  il 
1870,  non  fu  inferiors  a'  suoi  antecessori  nella  protezione 
prestata  alia  sua  biblioteca,  la  cui  gran  sala  egli  fece  splen- 
didamente  restaurare,  ed  arricchi  coi  doni  ricevuti  dalla  de- 
vozione  e  dall'ossequio  de'  Principi,  che  nella  sua  persona, 
veneravano  il  supremo  Gerarca  della  Chiesa  cattolica. 


XVII. 


Sicch6  il  pensiero  che  animo  quest!  Pontefici  nel  conser- 
vare  e  promuovere  gl' increment!  della  biblioteca  vaticana, 
fu  quello  stesso  che  avea  mosso  i  loro  antecessori  a  fondarla, 
ricostruirla  ed  arricchirla:  il  pensiero  cio6  di  provvedere  ad 
un  vero  bisogno  della  Chiesa.  Per  tutti  i  Papi,  come  la  fonda- 
zione,  cosi  la  conservazione  della  biblioteca,  fu  e  sara  sempre 
un  atto  richiesto  da'  doveri  del  loro  apostolico  ministero. 

A  conferma,  diamo  qui  un  estratto  del  Motu  proprio,  fi- 
nora  inedito,  di  Leone  XIII,  datato  il  21  ottobre  1902 :  «  Lo 
incremento  del  patrimonio  scientifico  letterario  indispensa- 
~bile  all' esercizio  del  Nostro  Supremo  Magistero  Apostolico 
come  fu  cura  costante  ed  assidua  dei  Nostri  Predecessor! 
cosi  fu  puranco  del  Nostro  Pontificato.  .  .  .  Ordiniamo  altresl 
che  questa  Biblioteca,  nonche  1'altra  acquistata  unitamentc 
all'archivio  della  famiglia  Borghese,  pure  con  denaro  della 
Santa  Sede,  sieno  rese  accessibili  agli  studiosi  nella  Biblio- 
teca Vaticana,  sotto  Tosservanza  di  quelle  norme  che  Ci 
piacer^i  stabilire;  intendendo  e  volendo  che  si  Tuna  che 
1'altra,  insieme  a  tutti  gli  altri  libri  e  manoscritti  finora 
acquistati  e  che  potranno  essere  acquistati  in  appresso,  mentre 


Dl   CHI   E   IL   VATIC ANO?  157 

sono  e  debbono  restare  in  propriety  libera  della  Santa  Sede 
e  del  Sommi  Pontefici  Nostri  successor!  come  mezzo  indispen- 
sabile  airesercizio  del  loro  alto  Ufflcio,  servano  altresl  con 
le  debite  cautele  e  compatibilmente  col  fine  primario  ora  ri- 
petuto  air  incremento  della  coltura  scientifica,  letteraria  ed 
artistica.  » 

Con  aprir  pertanto  la  loro  biblioteca  a'dotti  ed  agli  eruditi, 
affinche  se  ne  valessero  per  i  loro  studii  e  per  T  incremento 
delle  lettere  e  delle  scienze,  i  Papi  hanno  dato  bensi  mani- 
festa  prova  della  loro  liberalita,  non  ne  hanno  pero  cambiata 
punto  la  primitiva  destinazione,  ne  alterato  comecchessia  il 
carattere  giuridico.  I  dotti  che  V  hanno  frequentata,  prima 
e  dopo  del  1870,  hanno  cio  fatto  per  sola  graziosa  conces- 
sione  de'  Pontefici  e  subordinatamente  alle  condizioni  e  re- 
strizioni  da  loro  apposte. 

Cosi  stando  le  cose,  si  par  manifesto,  che  la  biblioteca 
vaticana,  al  tempo  della  nota  «  aggregazione  »  di  Roma  al 
Regno  d' Italia,  era  di  diritto  e  di  fatto  la  biblioteca  della  Santa 
Romana  Chiesa.  Come  tale,  essa  era  allora,  ed  6  oggi,  pro- 
prieta  della  Sede  apostolica  e  percio  de'  Papi,  quali  vescovi 
di  Roma  e  sovrani  spiritual!  del  mondo  cattolico. 


(Continua) 


HERBERT  SPENCER 

LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPERE 


Una  faccia  ampia,  serena,  scolpita  ed  affaticata,  una  fronte 
alta  e  leggermente  rugosa,  due  occhi  piccoli,  ma  pieni  di 
luce  e  di  pensiero,  il  naso  maschio  ed  aquilino,  la  bocca 
larga,  il  mento  e  le  gote  rasi,  il  sommo  del  capo,  in  questi 
ultimi  anni,  affatto  calvo,  una  capigliatura  abbondante  sulle 
tempia,  la  quale  continuandosi  colle  basette,  circondava  tutto 
il  viso  di  un'aureola  quasi  Candida;  ecco  Taspetto  esteriore 
deiruomo  che  il  giorno  8  dicembre,  a  Brighton,  in  Inghil- 
terra,  nella  tarda  eta  di  83  anni,  spariva  dalla  scena  di  questo 
mondo. 

Herbert  Spencer  e  morto. 

In  questo  momento,  quando  le  carni  del  filosofo  ingiese 
fermentano  ancora  nelFinesorabile  crogiuolo  della  morte,  e 
difficile  prevedere  che  cosa  dira  del  sistema  filosofico  di  lui, 
fra  cento  o  duecento  anni,  la  storia  della  fllosofia.  Tuttavia, 
qualunque  sia  per  essere  il  suo  giudizio,  non  potra  certa- 
inente  negare  1'alto  ingegno  del  pensatore  di  Derby,  la  va- 
stita  delle  sue  cognizioni,  la  forza  sintetica  della  sua  mente, 
lo  sguardo  suo  acutissimo  nei  recessi  misteriosi  dove  si  ce- 
lano  le  origini  delle  cose,  la  sua  costanza  nello  studio,  il  suo 
a  more  ardente  e  disinteressato  per  la  verita,  il  disprezzo  di 
ogni  onore  e  terrena  ricchezza,  la  sua  vita  quasi  povera, 
sempre  immacolata,  travagliata  da  molte  e  spesse  malattie, 
combattuta  da  critici  non  sempre  giusti  e  generosi,  parca, 
sdegnosa,  quasi  solitaria  e  consunta  nello  scandagiiare  le 
profondita  misteriose  del  cosmo. 


HERBERT   SPENCER  159 


* 

•K-     ••;.• 


Herbert  Spencer  nacque  a  Derby  il  27  aprile  1820.  Fino 
all'eta  di  17  anni  egli  non  ebbe  altri  educator!  che  suo  padre, 
un  maestro  di  scuola,  e  suo  zio,  il  re verendo  Tommaso  Spencer, 
ministro  della  chiesa  metodista.  Questi  voleva  mandare  il 
nipote  a  Cambridge  per  ivi  cominciare  a  sue  spese  il  corso 
universitario,  ma  il  giovane,  quanto  studioso  e  intelligente, 
altrettanto  indipendente  nel  metodo  e  nella  materia  de'  suoi 
studii,  rifiuto  1'offerta  e  si  allogo  per  ingegnere  in  una  strada 
ferrata,  senza  tuttavia  lasciare  i  diletti  suoi  studii  che  si  esten- 
devano  a  quasi  tutto  il  campo  dello  scibile  umano. 

Egli  pubblico  il  suo  primo  libro  nel  1842,  a  22  anni  di 
eta,  e  sopra  un  soggetto  che  doveva  piu  volte,  nella  lunga 
sua  vita,  tornargli  sotto  la  penna,  cio6,  «  Dei  doveri  proprii 
di  un  Governo  ».  Lasciata  nel  1847  la  sua  arte  d'ingegnere, 
egli  si  stabili  a  Londra  e  si  guadagno  la  vita  scf  ivendo  per 
varii  periodici,  allora,  assai  in  voga,  come  la  Westminster 
Review,  The  Economist  e  il  Leader.  Dal  1848  al  1853  egli 
ebbe  ufficio  di  sottoeditore  dell' Economist.  Nel  1850  pubblico 
la  prima  sua  grand'opera,  Social  Statics,  e  i  Principles  of 
Psychology  nel  1855.  Nel  1860  pose  a  rumore  il  mondo  filo- 
sofico  colla  pubblicazione  dello  schema  della  sua  Synthetic 
Philosophy  che  doveva  comprendere  dieci  volumi,  e  che 
difatti  fu  terminata  da  lui  nel  1896  col  terzo  volume  de'  suoi 
Principles  of  Sociology.  Fra  queste  grandi  opere,  scrisse 
dal  1842  in  poi  una  stragrande  quantita  di  opuscoli  sopra 
ogni  ramo  dello  scibile  umano,  coordinandoli  alle  idee  diret- 
tive  della  sua  filosofia.  Cosi  nel  1852  egli  stampo  un  breve 
opuscolo  che  aveva  per  titolo  The  Development  Hypothesis, 
dove  lo  Spencer,  a  confessione  del  Darwin  e  dei  darwinisti, 
propone  e  difende  le  teoriche  evoluzioniste,  da  questi  ultimi, 
alcuni  anni  piu  tardi,  meglio  spiegate  e  piu  largamente  ap- 
plicate. 


160  HERBERT   SPENCER 

Da  questo  breve  cenno  s'intendera  di  leggeri  quanto  fosse 
grande  Tattivita  letteraria  dello  Spencer.  Per  sessant'anni 
continui  egli  lavoro,  quasi  senza  interruzione,  a  costruire 
una  filosofia  sintetica  che  nel  vasto  suo  ambito  abbracciasse 
tutte  le  scienze  moderne.  Sociologia,  politica,  etica,  evoluzione, 
psicologia,  educazione  intellettuale,  morale  e  fisica,  classifi- 
cazione  delle  scienze,  primi  principii,  doveri  del  Govern!, 
statica  soeiale,  giustizia,  T  individuo  contro  lo  State,  mo  da 
e  costumi,  analisi  del  grazioso,  fisiologia  del  riso,  so  no  alcuni 
del  titoli  del  libri  od  opuscoli  nei  quali  il  filosofo  di  Derby 
profuse  il  ricchissimo  corredo  di  una  memoria  tenacissima, 
di  un  vasto  intelletto,  di  una  potenza  non  comune  di  osser- 
vazione  e  di  una  fantasia  pari  air  ingegno. 


Come  Aristotile,  come  Platone,  come  il  Kant,  1'  Hegel 
ed  altri  molti  della  eta  antica  e  della  recente,  lo  Spencer 
ebbe  I'ambizione-  di  fondare  un  nuovo  sistema  di  filosofia,  la 
filosofia  della  scienza  moderna.  DaH'Hamilton  e  dal  Mansel, 
e  quindi,  in  origine,  dal  Kant,  egli  derive  i  suoi  principii, 
cio6  Tessere  ogni  cognizione  relativa  e  che  V ultimo,  cosi  in 
filosofia,  come  in  religione,  e  ignoto  ed  inconoscibile.  Dal  Comte 
accetto  il  positivismo  del  quale  fece  uso  nella  sua  defiuizione 
del  fine  della  scienza  ed  in  generale  nel  suo  disegno  di  coor- 
dinazione  delle  scienze.  Finalmente,  dall'anatomista  Wolff, 
dall'embriologista  Von  Baer  e  dal  geologo  Lyell,  tolse  il  prin- 
ciple di  evoluzione,  fondamento  di  ogni  biologia  moderna. 

Nei  «  Primi  principii  »  egli  insegna  che,  «  ne  le  idee 
scientifiche,  n6  le  credenze  religiose  esprimono  1'intima  natura 
dell'ente  reale;  che  le  piu  alte  idee  scientifiche,  quali  sono 
Tidea  dello  spazio,  del  tempo,  della  materia  sono  piene  di 
antinomie  e  che  la  nostra  idea  deirinfiuito  e  irAadeguata.  Cio 
anche  si  avvera  rispetto  a  Dio.  Credere  dunque  che  Dio  sia 
in  s6  veramente,  tale  quale  noi  pensiamo  ch'egli  sia,  6  una  be- 
stemmia.  »  In  conclusione,  egli  sostieue  che  «  V ultimo  in  ogni 


LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPE  RE  161 

cosa  6  inconoscibile.  Se  dimque  6  possibile  uua  certa  ricon- 
ciliazione  fra  la  fede  e  la  scienza,  dovra  effettuarsi  nel  piu 
profondo,  nel  piu  ampio  e  nel  piii  certo  del  fatti,  che,  cioe,  la 
forza  arcana  che  F universe  ci  spiega  davanti  agli  occni  e 
del  tutto  inscrutabile.  »  Altrove  pero  lo  stesso  filosofo  inse- 
gna  che  «  TUltimo  o  FAssoluto  si  rivela  a  noi  nelle  forme  e 
nelle  leggi  sotto  le  quali  si  compiono  i  fenomeni  cosmici  »; 
e  con  cio  abbandona  il  campo  dell7  agnosticismo  e  viene  a 
riconoscere  con  Aristotile  e  San  Tommaso  e  in  generale 
coi  dottori  cattolici  che  FAssoluto  non  e  affatto  inconoscibile, 
ma  parzialmente  e  per  analogia  si  rivela  alle  intelligenze 
umane  per  mezzo  delle  creature. 

I  postulati  della  sua  filosofia  sono  tre:  «  1'esistenza  nel 
cosmo  di  generi  e  di  differenze;  la  distinzione  dell'io  dal  non 
io;  le  prime  iiozioni  di  spazio,  tempo,  materia,  moto  »,  i 
quali,  secondo  lo  Spencer,  non  sono  altro  che  «  forme  gene- 
rali  che  i'lnconoscibile  assume  nelle  sue  manifestazioni  at- 
traverso  1' universe  ». 

Quando  poi  il  filosofo  cerca  la  formola  universale  che 
comprenda  tutte  le  singole  formole  della  scienza  e  della  fi- 
losofia, la  scopre  nel  «  continuo  giro  e  nella  coritinua  distri- 
buzione  della  materia  e  del  moto  »;  il  che  involve  un  doppio 
processor  «  un  primo  processo  di  evoluzione,  consistente  nella 
integrazioae  della  materia  e  nel  dissiparnento  del  moto;  un 
secondo  processo  di  dissoluzione  che  importa  la  disaggrega- 
zione  della  materia  e  Fassorbimento  del  moto  ».  E  in  quest! 
due  process!  egli  fa  consistere  «  la  legge  della  sintesi  uni- 
versale »  che  pone  a  fondamento  della  sua  filosofia. 

Passando  alia  biologia,  lo  Spencer  definisce  la  vita  come 
«  un  per  pet  uo  aggiustamento  dello  stato  inter  no  del  vivente 
all'ambiente  esterno  ».  Egli  non  nega  la  creazione,  ma  vi 
passa  sopra.  II  suo  sisterna  tuttavia  lo  conduce  ad  accettare 
in  tutta  la  sua  ampiezza  la  teoria  delFevoluzione  che  egli  si 
sforza  di  provare,  prendendo  argomento  dalla  biologia,  dalla 
embriologia,  dalla  morfologia  e  dalla  distribuzione  della  vita 
sulla  terra. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1S86.  11  8  gennaio  1904. 


162  HERBERT   SPENCER 

La  psicologia,  per  lo  Spencer,  e  in  realta  un  ramo  della 
biologia,  non  essendovi  per  lui  fra  le  varie  operazioni  men- 
tali  nessuna  differenza  organica.  Egli  considera  «  le  azioni 
riflesse,  il  sentimento,  1'istinto,  la  volonta,  I'intelligenza  come 
tanti  gradi  nel  corso  dell'evoluzione  del  vivente,  dal  semplice 
al  complesso,  dairindeterminato  al  determinate,  dall'omogeneo 
all'eterogeneo.  »  Quanto  alia  sostmza  della  mente,  «  essa  e, 
secondo  lui,  inconoscibile  » ;  e  spiega  i  varii  atti  deirintel- 
letto  per  mezzo  dei  varii  stati  della  coscienza.  Non  e  tuttavia 
un  fenomenalista.  «  L'esistenza,  egli  dice,  non  e  che  persi- 
stenza,  e  quindi  quel  non  so  che,  il  quale,  nella  mente,  ri- 
mane  immutato,  a  dispetto  di  tutte  le  mutazioni,  e  mantiene 
1'unita  dell'io  intellettuale,  non  ostante  tutti  gli  sforzi  per 
dividerlo,  quel  non  so  che  di  persistente,  noi  diciamo  sostanza 
della  mente,  a  fine  di  distinguerlo  dalle  varie  forme  ch'esso 
assume.  » 

Rispetto  alle  origini  delle  idee,  egli  tiene  una  via  media 
fra  1'empirico  che  attribuisce  ogni  elemento  della  cognizione 
alia  esperienza  dell'individuo  ;  e  al  transcendentalista  che 
considera  gli  elementi  necessarii  ed  universal!  del  pensiero 
come  forme  intuite.  Egli  rigetta  percio  T  empirismo  del 
Locke  e  delFHume,  e  1'assoluto  apriorismo  del  Leibnitz  e 
del  Kant.  Egli  sostiene  che  «  il  pensiero  e  Teffetto  di  asset - 
tamenti  organici  o  semi  organici,  i  quali,  trovandosi  inge- 
niti  nei  nervi  cerebrali  del  fanciullo,  compendiano  1'espe 
rienza  di  tutti  i  suoi  antenati.  »  Da  queste  disposizioni  ere- 
ditate  dai  nostri  maggiori  egli  deriva  la  impossibility  nella 
quale  ci  troviamo  di  contraddire  certi  principii  primi  e  certe 
verita  di  fatto.  «  Questa  naturale  impotenza  a  concepire  il 
contrario  di  certi  principii  e  di  certe  verita  el' ultimo  cri- 
terio  della  verita  stessa  e  di  tutte  le  credenze  religiose.  In 
conseguenza,  secondo  il  filosofo  inglese,  quella  cognizione  ha 
per  noi  il  massimo  grado  di  certezza,  che  noi  siamo  obbli- 
gati  ad  accettare,  perche  non  possiamo  concepire  il  con- 
trario. » 

Nei  varii  suoi  trattati  di  sociologia^  lo  Spencer   concepi- 


LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPERE  163 

see  la  society  come  un  organismo  individuale,  con  questa 
differenza  tuttavia,  che,  laddove  neir organismo  individuale 
le  parti  esistono  pel  tutto;  nella  societa  invece  il  tutto  esi- 
ste  per  la  parte.  In  conseguenza,  lo  Spencer  crede  piu  per- 
fetta  quella  societa  dove  meno  predomina  il  militarismo  e 
1'ufficialismo,  dove  il  Governo  meno  inceppa  le  libere  atti- 
vita  dei  cittadini  e  dove  Pindustrialismo  6  piu  in  onore.  Da 
questo  solo,  se  altronde  non  fosse  noto,  si  potrebbe  dedurre 
facilmente  che  1'autore  dei  «  Principles  of  Sociology  »  ap- 
partiene  alia  nazione  inglese  dove  Tindustrialismo  fu  sempre 
stimato  assai,  e  forma  anche  oggi  il  nerbo  del  paese. 

Finalmente,  lo  Spencer  fond6  il  suo  sistema  di  etica  na- 
turale,  sostituendo  la  morale  delFutile  razionale  a  quella  del- 
Futile  empirico  della  scuola  del  Bentham.  «  Anche  le  forze 
morali,  egli  dice,  si  sviluppano  in  noi  in  maniera  analogs 
alle  forze  meramente  fisiche,  e  tendono  ad  una  savia  com- 
binazione  dell'egoismo  coH'altruismo.  Colui  nel  quale  questa 
combinazione  6  perfetta  puo  dirsi  I'uomo  ideale  nello  stato 
ideale.  » 


* 
* 


Da  questa  sommaria  esposizione  del  sistema  filosofico  dello 
Spencer,  ognuno  potra  di  leggeri  vedere  da  se  quali  siano  i 
punti  vulnerabili  di  questo  Achille  della  filosofia.  Un  gran 
filosofo  egli  fu  certamente,  ma  la  fama  che  god6  e  I7  influsso 
intellettuale  ch'esercito  sulla  generazione  che  sta  per  passare, 
piu  che  alia  solidita  del  suo  sistema  filosofico,  fu  dovuta  alle 
circostanze  nelle  quali  esso  vide  la  luce.  Quando  lo  Spencer 
cominciava  a  scrivere,  si  apriva  riel  mondo   moderno  Tera 
quelle  mirabili  scoperte  che  tramanderanno  ai  posteri  il 
;colo  XIX  come  il  secolo  delle  invenzioni.  Lo  Spencer  tenne 
lietro  passo  passo  alle  nuove  scoperte,  e  mentre  lo  scienziato 
jtabiliva  empiricamente  il  fatto,  egli  si  sforzava  di  trovarne 
le  leggi  eterne  nel  cosmo,  e  ne  mostrava  le  molteplici  rela- 
;ioni  col  mondo  dei  fenomeni  e  della  realta.  Gli  scienziati  si 


164  HERBERT   SPENCER 

sentirono  da  lui  sostenuti,  difesi,  spiegati,  e  gli  procacciarono 
fama,  dandogli  il  titolo  di  filosofo  dell'evoluzione.  E  non  e 
Tevoluzione  la  teoria  che  per  tutto  il  secolo  XIX,  nello  studio 
del  dotti,  nei  gabinetti  degli  scienziati,  nei  laboratoni  del 
chimici  ha  presieduto  alia  genesi  delle  piii  belle  scoperte  ? 
II  vizio  fondamentale  della  fllosofia  dello  Spencer  consiste 
in  cio  che  egli,  al  pari  di  tanti  altri  filosofi,  ha  voluto  rac 
chiudere  il  cosmo  in  una  formola  e  spiegare  I7 universe  con 
una  idea.  Ora,  Tuniverso  e  Dio  sono  troppo  grandi  per  la- 
sciarsi  chiudere  giammai  in  un  ambito  cosi  stretto !  La  for- 
mola del  filosofo  di  Derby  era  il  perpetuo  giro  della  materia 
e  del  moto ;  la  sua  idea,  la  legge  dell'evoluzione,  la  quale, 
a  sentir  lui,  governa  tutto  il  creato,  le  nebulose  ed  i  mondi 
roteanti  negli  spazi  infiniti,  come  le  cellule,  le  vite,  le  anime 
e  le  societa  operand  sulla  terra.  E  cio  non  e  del  tutto  vero. 
Che  la  somma  totale  delle  energie  cosmiche  non  varii  mai, 
e  un  ipotesi  che  spiega  molti  fenomeni  e  molti  fatti  del  mondo 
fisico,  ma  e  lontana  dall'essere  un  assioma  indiscutibile.  Anche 
nella  teoria  dell'evoluzione  vi  e  molto  di  vero,  ma  la  scienza, 
che  non  sia  un  partito,  non  1'accetta  se  non  limitatamente 
ed  in  un  certo  senso.  II  darwinismo  propriamente  detto  non 

<>VvCr}A> 

e  scienza ;  e  una  ipotesi  gratuita,  contraria  ai  fatti  biologic!, 
assurda.  Lo  Spencer  dunque,  ponendo  a  fondamento  della 
sua  filosofia  due  teorie  non  solo  non  per  se  evident!,  ma  la 
<3ui  falsita,  almeno  in  parte,  e  certa,  guasto  tutto  il  suo  si- 
stema,  glj  inoculo  il  veleno  dell'errore,  e  lo  condanno  a  certa 
morte. 

In  verita,  gli  errori  fondamentali  della  filosofia  spence- 
riana  dipendono  in  gran  parte  dal  carattere  speciale  del  suo 
intelletto.  Lo  Spencer  non  ando  mai  a  scuola  da  nessuno.  Egli 
fu  uno  di  quelli  che  gl7  Ingles!  dicono  self  taught  men.  Si  era 
formato  colle  letture,  collo  studio  private,  colla  riflessione  e 
colFosservazione ;  non  aveva  sentito  la  viva  voce  dei  profes- 
sori,  non  aveva  mai  riflettuto  che  uno  stesso  fenomeno  puo 
spiegarsi  in  varii  modi,  e  che  varii  sono  i  sentieri  della  verita. 
Quindi  e  che  il  filosofo  inglese  nella  solitudine  e  nei  silenzio 


LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPE  RE  165 

Ide6  un  sistema  che  ben  pu6  dirsi  studiato  e  sognato  insieme. 
Studiato,  per  la  mjrabile  unita  del  tutto  e  Tarmonia  delle 
parti;  sognato,  perche  il  cosmo  da  lui  imaginato  non  e  quello 
•che  esiste  in  realta,  ma  quale  veniva  da  lui  concepito  e  si 
rifletteva  nelle  imagini  della  sua  fantasia. 

Inoltre,  e  cio  non  deve  dimenticarsi,  egli  comincio  la 
sua  vita  facendo  T  ingegnere  e  tutti  i  suoi  scritti  si  risen- 
tono  del  metodo  e  della  tendenza  matematica  presi  ne'  prinii 
•suoi  anni.  Per  lo  Spencer,  niente  e  oscuro,  dubbio  o  indeter- 
minato.  Egli  divide,  enumera,  classifica,  spiega,  asserisce 
•colla  massima  tranquillita,  risolutezza  e  certezza.  I  suoi 
«  Primi  principii  »  sono  chiari  ed  ordinati  come  un  libro  di 
geometria.  Tutto  il  suo  sistema  si  puo  a  buon  dritto  compa- 
rare  ad  una  fabbrica  ordinatissima,  di  cui  tutte  le  parti  sono 
state  studiate  e  disegnate  nella  quiete  dello  studio  e  con  in 
mano  la  riga,  il  metro  ed  il  compasso.  E  in  cio  non  a  torto 
•egli  fu  comparato  allo  Stagirita. 


* 
*     * 


La  filosofia  dello  Spencer  e  un  bell'edificio,  ma  resistera 
-esso  alia  sorda  lima  del  tempo  ed  alia  smania  distruggitrice 
degli  uomini,  tutti  intenti  ad  abbattere  il  passato  per  fabbri- 
care  sulle  sue  rovine  Pavvenire?  E  lecito  dubitarne.  II  suo 
sistema  non  era  ancora  del  tutto  compiuto  che  gia  una  folia 
di  altri  filosofi  nella  stessa  Inghilterra,  negli  Stati  Uniti,  in 
'Germania,  in  Francia  ed  in  Italia  si  accinsero  a  confutarlo, 
a  spiegarlo,  a  modificarlo.  Gli  stessi  suoi  ammiratori  gli 
nocquero  ;  perche,  volendo  applicare  troppo  strettamente  i 
principii  di  lui  alle  scienze  ognora  progredenti,  fecero  palese 
la  loro  debolezza  e  1'  impossibility  di  tutto  spiegare  merce 
una  formola,  un  certo  numero  di  principii  o  un  sistema.  La 
storia  della  filosofia,  da  qui  a  cinquanta  o  cento  'anni,  dira 
probabilmente  del  sistema  di  lui  quello  che  dice  di  parecchi 
-altri,  che,  cioe,  fu  un  sole  che  illumind  per  breve  ora  molte 
menti  e  scaldo  molti  cuori,  e  poi,  tramontato  all'occaso,  giace 


166  HERBERT   SPENCER 

freddo  ed  oscuro,  frammento  di  un  raondo  passato,  reliquia 
archeologica  di  una  remota  et;'i. 

Dello  Spencer,  forse,  sopravvivera  una  cosa,  la  teoria, 
cioe,  ch'egli  ebbe  cornune  col  Newman  e  con  molti  altri  pen- 
satori  sulla  limitazione  della  conoscensa.  Egli  vide  che,  es- 
sendo  V  oggetto  del  pensiero  infinite,  gli  atti  invece,  per 
mezzo  dei  quali  T  intelletto  si  unisce  al  suo  oggetto,  sono 
finiti,  limitati  ed  imperfetti,  doncle  conchiuse  a  buon  diritto 
che  Tuomo  non  puo  tutto  sapere,  ma  in  molte,  anzi  nel  piu 
delle  cose,  deve  conten tarsi  di  una  cognizione  analoga,  di 
una  tal  quale  notizia,  ovvero  anche  rassegnarsi  al  dubbio  o 
alTignoranza.  Ma  questa  teoria,  in  se  verissima,  condusse 

10  Spencer,  in  fatto  di  religione,  ad  una  forma  di  sconfortante 
agnosticisnio  e  alia  nozione  dell'Assoluto  inconoscibile,  mentre 

11  Newman,  altro  gran  filosofo  inglese,  adoro  il  velo  misterioso 
che  copre  1'Autore  infinite  delia  natura  e  attraverso  it  sim- 
boli  delle  cose  periture  contemplo  ed  amo  1'Assoluto,  Timmu- 
tabile  ed  eterno  amore.  Lo  Spencer  chiuse  i  suoi  giorni  nel 
tramonto  melanconico  di  ogni  sua  opinione,  certezza  e  spe- 
ranza;  il  Newman,  vicino  a  lasciare  la  terra,  ripeteva  sotto 
voce  i  dolci  versi  del  Sogno  di  Geronzio,    nel  quale,    vivo 
ancora,  aveva  intraveduti  i  misteri  del  rnondo  invisibile.  Oh 
quanto  feconde  d'  insegnamenti  sono  le  vite  di  quei  due  file- 
son"  inglesi,  entrambi  contemporanei,  ambedue  grandi,  e  guide 
di  molte  anime  nel  difficile  ca  mini  no  della  verita ! 


* 
*     * 


Abbiamo  detto  che  la  filosofia  dello  Spencer  non  resistera 
lunghi  anni  al  dente  edace  del  tempo.  Egli  stesso,  prima  di 
morire,  lo  ha  presentito.  Nel  1902  pubblico  un  libro  «  Facts 
and  Comments  »  che  puo  dirsi  contenga  il  suo  ultimo  te- 
stamento.  Ed  6  una  campana  ben  lugubre  quella  che  suoria 
per  entro  alie  205  pagirie  di  quel  libro !  «  Per  anni  ed  anna, 
egli  dice,  quando  veggo  neJla  primavera  i  teneri  gerinogli 
verdeggiare  all'aria  tiepida  e  al  bel  sole  di  maggio,  mi  soglio 


LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPERE  167 

domandare :  Vedro  io  ancora  una  volta  queste  gemrae  aprirsi 
e  svilupparsi  in  fronde  e  fiori?  Saro  ancora  svegliato  alFalba 
dal  cinguettio  di  cento  uccelli  canori?  Sembra  cosi  strano 
che  quando  in  morte  cessa  la  coscienza  che  uno  ha  di  se 
debba  anche  cessare  ogni  ricordo  di  aver  esistito !...  Che  cosa 
avviene  della  coscienza  quando  ella  finisce  di  esercitarsi  nel 
corpo?  Questo  solo  possiamo  dire  ch'essa  e  una  forma  spe- 
ciale  e  personale  di  quella  infinita  ed  eterna  Energia  che 
trascende  non  meno  la  nostra  intelligenza  che  la  nostra 
imaginazione,  e  che,  dopo  morte,  gli  elementi  della  nostra 
coscienza  precipitano  nel  seno  di  quella  stessa  infinita  ed 
eterna  Energia  donde  un  giorno  uscirono.  »  Non  pare  da 
queste  parole  sentir  11  filosofo  proclamare  ad  alta  voce  la 
vanita  delle  umane  cose,  e  soffocare  in  un  gelido  agnosticismo 
e  panteismo  tutte  le  teorie  e  le  speranze  della  sua  lunga 
carriera  ? 

Non  gia  ch'egli  smentisca  o  contraddica  direttamente  in 
quel  suo  libro  i  principii  e  le  conclusioni  della  propria  filo- 
sofia.  No ;  egli  mantiene  e  confer  ma  anzi  le  sue  idee ;  ma 
non  si  mostra  cosi  convinto  del  suo  sistema  come  per  Piu- 
nanzi.  II  mistero  dell' uni verso  gli  balena  davanti  agli  occhi 
e  lo  abbarbaglia  e  lo  acceca.  Non'  ha  piu  coraggio  di  affer- 
mare  colla  stessa  risoluzione  di  prima  le  proprie  conclusioni 
filosofiche ;  comincia  a  dubitare  ed  a  capire,  secondo  la  stessa 
sua  frase,  che  I'uomo  non  pud  tutto  capire.  Felice  lo  Spencer, 
se  quella  sua  esitanza  nella  soluzione  del  mistero  dell' uni- 
verse, che  mostro  sul  fine  de'  suoi  giorni,  avesse  guidata  e 
frenata  la  sua  penna  in  vita!  Avremmo  avuto  da  lui  meno 
libri  e  meno  asserzioni,  ma  piu  larga  copia  di  verita.  E  non 
valgono  meglio  un  dubbio  sincere  ed  una  onesta  confessione 
della  propria  ignoranza,  che  non  mille  sventate  e  gratuite 
affermazioni  ? 

La  questione  sociale,.in  modo  particolare,  agito,  in  quel  - 
1' ultimo  scorcio  di  sua  vita,  Fanima  sensibilissima  del  pen- 
satore  inglese.  Nel  libro  precitato  egli  osserva  con  pro- 
fondo  dolore  che  Fumanita,  invece  di  approfittare  de'  suoi 


168  HERBERT   .<PEXCER 

avvertimenti,  ritorna  rapidamente  alia  barbarie  ed  alia 
schiavitii.  Per  lui  la  felicit^  umana  consists  nel  pieno 
sviluppo  ed  esercizio  di  tutte  le  facolta  intellettuali,  morali 
e  fisiche,  il  che  e  impossibile  ad  ottenersi  nella  societa  mo 
derna,  e  sara  sempre  piii  impossibile  nella  futura.  La  mol- 
tiplicazione  delle  leggi,  degl'  impiegati,  dei  soldati,  il  socia- 
lismo  di  Stato,  ecco  il  nemico!  pel  vecchio  filosofo  di  Derby. 
Lo  Spencer  previde  la  democrazia  socialistica,  annunzio  che 
essa  era  un  ritorno  alia  barbarie,  e  mori  deplorando  che  il 
mondo  non  lo  avesse  ascoltato. 


E  qui  prima  di  terminare  ci  viene  in  mente  una  domanda 
che  non  vogliamo  nascondere  ai  nostri  lettori.  L'apparizione 
di  Herbert  Spencer  nel  campo  della  filosofia  e  stata  un  bene 
o  un  male  ?  Le  ha  fatto  egli  dare  un  passo  avanti  o  1'ha  ti- 
rata  indietro? 

Una  risposta  precisa  a  questa  interrogazione  puo  darsi 
difficilmente.  Pero,  se  e  yero  che  il  puro  errore,  come  il 
puro  male,  non  esiste  in  questo  mondo,  Fapparizione  del 
filosofo  inglese  nel  campo  della  filosofia  fu  un  bene.  L'uma- 
nita  impara  non  meno  dagli  error!  che  dalle  buone  qua- 
lita  de'  suoi  figliuoli  piu  eccelsi.  Non  tutto  nello  Spencer 
6  cattivo,  non  tutto  6  erroneo.  Vi  sono  tenebre  qua  e  cola, 
tenebre  di  notte  profonda ;  ma  non  mancano  i  bagliori  me- 
ridiani,  le  aurore  sfavillanti  della  visione  del  vero.  Per  lo 
Spencer  migliaia  e  migliaia  d'  intelletti  hanno  camminato 
faticosamente  dietro  la  verit£ ;  per  lo  Spencer  migliaia  e 
migliaia  di  cuori  si  sono  infiammati  per  la  verita.  I  fonda- 
menti  dell'  edificio  spenceriano  non  sono  certamente  solidi^ 
ma  molte  delle  sue  parti  sono  belle,  sono  forti,  sono  in  ar- 
monia  con  altre  ugualmente  belle  e  forti.  Ed  e  state  mai 
filosofo,  da  Talete  a  noi,  che  abbia  elevate  un  edificio  filo- 
sofico  in  tutto  perfetto?  E  come  sarebbe  possibile,  se  cio 


LA  SUA  VITA  E  LE  SUE  OPE  RE  169 

fosse,  il  progresso,  il  quale,  del  pari  che  ad  ogni  altra 
scienza,  compete  ugualmente  alia  filosofia  ?  E  sarebbevi  in 
quel  caso  la  storia  della  filosofia?  Chi  non  sa  esser  dessa  il 
racconto  deiralterno  progresso  e  regresso  delle  dottrine  filo- 
sofiche,  1'esposizione  di  aspre  battaglie  intellettuali,  la  nar- 
razione  di  tentativi  andati  a  vuoto,  di  speranze  fallite,  di 
passi  lenti,  amari,  affaticati  nel  duro  canimiuo  della  verita? 
L'uomo  getta  nel  solco  della  vita  ogni  fatta  di  semi  intel- 
lettuali, semi  buoni  e  semi  cattivi,  semi  di  errori,  e  semi  di 
verita,  e  poi  sparisce  dalla  superficie  della  terra.  Passano 
intanto  ad  una  ad  una  le  generazioni  umaiie  e  mietono 
quello  che  altri  hanno  seminato.  La  mietitura,  tuttavia,  mae- 
stra  la  divina  Provvidenza  che  regge  il  mondo,  non  si  fa 
senza  una  certa  scelta.  Non  sempre  il  loglio,  insieme  col 
buon  grano,  viene  mietuto  e  depositato  nel  granaio  deH'uma- 
nita.  La  storia  del  pensiero  umano  ci  attesta  che  centinala 
di  errori,  un  di  comuni  su  tutta  la  faccia  della  terra,  sono 
ora  spariti  affatto,  ovvero  rilegati  a  far  vita  solitaria  in 
qualche  angolo  del  mondo.  Ma  non  bisogna  aver  fretta.  La 
messe  delle  idee  si  compie  non  ad  anni,  ma  a  secoli.  D'al- 
tra  parte,  Tumanita  ha  una  vita  lunga.  Ed  evvi  mai  alcuno 
che  abbia  gia  sentito  le  prime  note  delle  trombe  squillanti 
nelPeternita  la  chiamata  delle  genti  al  giudizio  universale? 


MARONGELLI  E  SILVIO  PELLICO  IN  CARGERE 

3D  I 


III. 

Era  il  Maroncelli  i  un  cospiratore  carbonaro,  del  tutto  vol- 
g*are;  ma  Popera  sua  riusci  oltremodo  funesta  all'Italia.  Egli, 
per  pochezza  d'animo,  che  si  chiama  vilta,  fu  causa  ed  oc- 
casione  della  rovina  di  Silvio  Pellico,  dell'arresto  di  Laderchi, 
di  Romagnosi,  di  Ressi,  di  Arrivatoene,  deirestremo  pericolo 
corso  dal  conte  Porro  e  da  un  tal  Bonelli  mercante  piemon- 
tese:  e  segno  I'inizio  delle  grand!  scoperte  e  delle  successive 
condanne,  terribili  e  dolorosissime,  di  congiure  e  di  congiu- 
ratori  lombardi. 

Giudicato  gia  in  Roma  carbonaro  confesso  e  reo  oltrag- 
giatore  del  Papa  e  della  fede,  era  stato  condannato  a  domi- 
cilio  coatto  in  Forll  per  cinque  anni.  Ma  indi  a  poco  se  ne 
fuggi. 

Venuto  in  Milano  nella  state  del  1819,  a  fine  di  cercare 
nella  Paneropoli  lombarda  e  pane  e  fortuna,  penso  a  farvi 
propaganda  di  carbonarismo  2.  L'arte  del  teatro  ed  i  comuni 
amori  lo  misero  in  relazione  con  Silvio  Pellico  :  quest!  si 
lascio  per  eccesso  di  vero  patriottismo  cogliere  sconsigliata- 
mente  nel'a  rete  settaria,  come  vedremo,  e  si  fece  subito  ad 
opera  re  a  pro  della  setta. 

1  Vedi  quaderno  precedents. 

2  Nella  lettera,  accennata  piu  innanzi  scritta  al  suo  fratello,  senza 
paura  come  senza  vergogna  egli   dice   chiaro   di   aver   legato    «  stretta 
amicizia  col  conte  Porro.  del  quale  ho  non  poche  buone  ragioni  di  cre- 
dere che  da  lui  o  per  lui  rni  trarro  ad  ogrii  modo  un  buon  pane  » .  Vedi 
EINIERI,  II,  123.  Invano  egli  poi  nel  suo  costituto  in  Milano,  ed  i  riven- 
dicatori  della  sua   «  generosa  abnegazione  » ,    hanno   compicciato  scuse 
ed  interpretazioni  intorno  a  questo  buon  pane:  quelle  parole  scritte  nel - 
1'  intimita  privata  sono  superiori  ad  ogni  sforzo  di  ermeneutica  ! 


MARONCSLLI   E   SILVIO   PELLICO   IN    CARCERE  171 

Per  una  lettera  scritta  al  fratello  in  Bologna  con  velame 
carbonaresco,  e  sequestrata  dalla  jxlizia  al  portatore,  tal 
sarto  Pirotti,  Pietro  Maroncelli  fu  ar  restate  nella  sera  del 
6  di  ottobre  1820;  e  per  le  prime  confession!  fatte  da  lui, 
fu  pure  arrestato  Silvio  Pellico  indi  a  sette  giorni. 

Molto  si  6  scritto  e  da  altri  e  da  noi  intorno  a  questo 
argomento.  La  nuova  pubblicazione  del  Luzio  ci  costringe  a 
tornarvi  sopra,  e  lo  facciamo,  protestandoci  chiaramente  di 
non  avere  nulla  affatto  in  mira  se  non  che  la  verita  sia  detta 
a  chi  la  vuole  riconoscere.  Cominciamo  col  dare  un  sunto 
delle  qualita  di  cotesto  prirno  an  tore  d'infiniti  guai! 

Pietro  Maroncelli,  massone  e  carbonaro  di  Forll,  si  com- 
porto  da  vile,  in  tutta  la  forza  di  questa  parola,  per  le  se 
guenti  ragioni  irrefragabili,  cavate  tutte  dalle  parole  di  lui, 
costituito  dinanzi  ai  giudici  austriaci,   od  altri : 

1°)  Fu  beneficato  dai  preti,  da  cardinal!,  e  dalla  S.  Sede; 
e  di  tutti  maledisse  orrendamente. 

Eccone  le  prove : 

«  (In  Napoli)  per  il  lasso  di  cinque  anni  si  trattenne  maii- 
tenuto  in  un  collegio  dell'Istituto  di  carita  di  Forll  (1810  1815), 
che  passava  a  tal  effetto  al  di  lui  padre  un'annua  sovven- 
zione  in  danaro.  »  (Processo  Maroncelli,  in  Roma,  dalle  sue 
confession!,  cit.  dal  Rinieri,  II,  p.  87)  *.  -  -  «  Con  pensione 
(della  Congregazione  del  Pio  Istituto  di  Forll)  io  mi  man- 
teneva  in  Napoli...  Era  padrone  di  dividere  con  (rnio  fra- 
tello) la  pensione  che  il  Pio  Istituto  della  nostra  citta  pas- 
savagli  ad  oggetto  di  terminar  i  suoi  studii.  »  (Processo  Ma- 
roncelli in  Milano,  sue  parole,  nel  Luzio,  p.  352  58).  —  Reo 
confesso  del  delitto  di  carbonaro,  e  di  ingiuriatore  del  Papa,  cui 
denomino  «  gran  nemico  »  in  una  poesia  di  gergo  carbonaresco, 


1  «  Per  fare  i  suoi  studii  in  Napoli,  e  quindi  in  Bologna  (1815-1817), 
venue  sovvenuto  dall'Istituto  di  carita  di  Forll,  mediante  un  assegna- 
mento  di  scudi  centodieci  all'anno.  »  Dal  processo  in  Roma,  f.  63  e  64. 
—  Dunque  in  sette  anni  cotesto  mantenuto  massone  mangio  alia  Chiesa 
750  scudi,  o  piu  di  lire  nostre  3850;  ed  altrettanto  fa  fatto  per  il  fra- 
tello di  lui.  massone  pure  e  carbonaro. 


172  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN    CARCERE 

chiese  perdono  in  quest!  termini:  —  Sostengo  die  fed  vera- 
mente  male  a  scrivere  tali  cose ;  che  ne  sono  pentito  tanto* 
per  quello  che  hanno  di  male  in  se,  quanta  per  quello  a 
cui  conducono  o  possono  condurre,  siccome  ancora  per  lo 
scandalo  che  ne  e,  e  che  ne  potrebbe  essere  venuto  agli  altri> 
e  di  tutto  questo  io  mi  ritratto,  e  ne  ho  sommo  dolore,  ne~ 
penso  piu  cos\y  come  spero  di  perseverare,  se  cosi  place  at 
Signore  Iddio,  net  di  cui  santo  aiuto  ho  tutta  la  fede,  & 
me  le  raccomando.  —  Per  intercessione  del  cardinale  Spina, 
Legato  di  Forli,  e  per  preghiere  di  suo  padre  fu  restituito 
in  patria,  a  spese  della  S.  Sede  ;  per  supplica  di  lui  al  go- 
vernatore  di  Roma,  gli  furono  condonate  le  spese  del  pro- 
eesso,  del  mantenimento,  dello  svago,  del  viaggio....  (Rinieri,. 
II,  100-102). 

Ora  a  questi  atti  di  beneficenza  ecco  come  rispose : 
a) Non  mantenne  la  promessa  data:  un  anno  dopo  ritesseva 
le  opere  settarie  in  Milano.  Arrestato  in  questa  citta,  egli  men- 
tiva  dicendo  :  «  Venni  tradotto  nelle  carceri  di  Roma  a  di- 
sposizione  del  lodato  S.  Ufficio,  quale  dopo  aver  mi  fatto 
soffrire  una  dctenzione  di  un  annot  ordinb  la  mia  liberta 
senza  intimarmi  il  decreto  definitivo,  per  cui  ne  ignoro  la 
sostanza  »:  tutto  il  corsivo  6  un  tessuto  di  bugie!  —  Mentiva 
dicendo :  «  N6  in  Roma,  ne  altrove,  ho  mai  palesato  di  esser 
tale  (carbonaro)...  I  quali  preti,  quantunque  non  abbiano  mai 
potuto  provarlo,  n6  a  Forli,  ne  a  Roma,  mi  ritengono  tuttavia 
massone  e  carbonaro.  »  Ed  invece  il  processo  in  Roma  diceva : 
«  Aver  egli  fatto  parte  in  Napoli  della  setta  de'  carbonari, 
alia  quale  venne  ascritto  bench6  senza  formality  di  stile,  poco 
pri:na  che  ne  partisse;  e  di  avere  ivi  appresi  i  segnali,  ossia 
il  catechismo  massonico  per  gli  apprendisti,  come  confessa 
al  direttore  di  Forli,  e  rilevasi  dal  dispaccio  del  Legato  (f.  47). 
Non  impugno  il  Maroncelli  di  aver  detto  al  direttore  (di  po- 
lizid)  d'esser  egli  carbonaro...,  ma  sostener  voile  di  non  esser 
stato  carbonaro  in  quanto  al  fatto...  (f.  154  e  segg.,  nel  Ri- 
nieri,  II,  94-95).  Ora  per  Tedilto  de' 14  agosto  1814,  il  Ma- 
roncelli, per  essere  carbonaro  e  fondatore  di  una  societa  /?- 


I   POLLI   DI   RENZO  173 

ledonica,  massonica,  empia...,  veniva  convinto  del  delitto  di 
Stato.  Eppure  il  Governo  del  preti  lo  mand6  libero,  pagan - 
dogli  il  vitto  e  il  viaggio !  - 

b)  Appena  libero  egli  tramo  in  Romagna,  e  sostenne  di- 
nanzi  alia  polizia  di  Milino,  ed  alia  Commissione  speciale 
di  Venezia,  che  la  sua  carboneria  non  aveva  altro  scopo  al- 
Tinfuori  di  dare  all' Austria  la  Romagna  e  le  Legazioni  e  lo 
Stato  pontificio,  e  di  distruggere  il  Governo  del  Papa,  come 
quello  che  era  Yoggetto  di  universale  abborrimento !  !  Per 
questa  ragione  egli  chiedeva  a  Bologna  gli  arredi  carbona- 
reschi  per  Milano,  pensando  «  di  porre  in  attivit&  quel  pensiero 
deH'unione  dello  Stato  pontificio  a  queilo  deir Austria  (Co- 
stituto,  7  ottobre  1820)  ». 

II.  Fu  vile,  perch 6  non  manifesto  mai,  dinanzi  ai  giudici 
austriaci,    un  sentimento  di    nazionalit&   italiana,    mai    una 
espressione  di  patria   fierezza.  N6  pretendo   di  rinvenire  in 
lui  pure    una   particella  di  quella   resistenza  pertinace,  che 
al  Salvotti  oppose  un  Silvio  Moretti,  sebbene  si  potesse  desi- 
derare  da  un  massone  maestro  carbonaro,  il  quale  si  accin- 
geva  a  carbonizzare  tutta  1' Italia  settentrionale,  per  darla 
airAustria.  Ma  in  lui  non  si  scorge  neppure  quel  non  so  che 
di  mestamente  nobile,  che  faceva  dire  ad  un  Solera  e  ad  un 
Pellico:  Confesso  essere  stato  mio  scopo  di  liberare  1' Italia 
dal  dominio  straniero ! 

Egli  invece  scriveva,  proprio  nei  tempo  delle  sue  confes- 
sion! «  estesissime  »,  che  vedremo  tra  breve,  tanto  spontanee 
quanto  stupide  lettere  adulatorie  air  inquirente  Salvotti,  al 
quale  si  inchinaoa,  «  baciandogli  con  ogni  riverenza  le 
mani  »  !  (Luzio,  396). 

III.  Fu  vile,  perche  non  fece  nessuno  sforzo  per  non  isve- 
lare  Silvio  Pellico,  il  biglietto  che  arrecheremo  tra  breve  non 
tendendo  evidentemente  se  non  a  salvare  se  stesso.  E  se  di- 

1  In  un  suo  scarabocchio,  citato  dal  Salvotti  nella  requisitoria  ii- 
lale,  Maroncelli  scriveva:  «  Dur.que  che  far  del  Papa?  che  de'suoi  rar- 
dinali,  de  suoi  Prelati?  Vanno  acchiappati  tulti,  stretti  per  la  strozz'i  0 
mpiccati  tostamente  per  la  gola.  »  (Luzio,  p.  429). 


174  MARONCELLI  E   SILVIO   PELLICO   IN   CARCERE 

chiaro  di  essersi  conteso  a  salvare  Laderchi  e  Canova,  per 
ragioni  come  ebbe  a  dire  facili  a  capire,  nel  medesimo  tempo 
si  protesto  e  piu  chiaramente  ancora  fece  capire  di  aver  ci6 
fatto,  per  essere  egli  intimamente  convinto  che  quella  sua 
reticeuza  non  giovava  alia  causa  ne  al  governo! 

IV.  Fu  vile,  perch6  confesso   tanti  e   tanti   nomi  di  car- 
bonari, e  cagiono  dispiaceri  e   rovine   non  lontane  in  molte 
famiglie ;  confesso,  dico,  non  per  esservi  costretto  da  neces- 
sita  stringente,  ma  perch6  minacciato  dell'applicazione  della 
giustizia  suprema:  per  paura  della  quale,  egli  imploro  per 
se  ed  il  suo   sangue  la  cleraenza  dell' austriaco  imperatore. 

V.  Fu  vile,  perche,  dopo  una  tale  condotta  tenuta  ne'  quasi 
due  anni  del  suo  processo,  dopo  la  grazia  di  undici  anni  di 
carcere  duro,  dopo  ricevuto  dair  imperatore  favori,  gamba  di 
legno,  e  denari...  propalo  poi  un  cumolo  di  cose   non  vere 
contro  la  giustizia  dei  giudici  austriaci  ed  i  mali  trattamenti 
dell'  imperatore.  E  cosl  fu  cagione  della  terribile  risposta  che 
da  Paride  Zaiotti  fu  fatta  al  Misley:  nella  quale  risposta  fu- 
rono  svelate  per  la  prima  volta  le  grandi  vilta  di  Pietro  Ma- 
roncelli  e  le  debolezze  degli   altri  primi  martiri  dell'italico 
risorgimento.  Ed  al  libro  dello  Zaiotti  n6  si  e  fatto  ne  si  potra 
mai  fare  risposta ! 

Tanto  basti  in  compendio  di  ci6  che  riguarda  i  titoli  di 
quest' uomo  per  una  rivendicazione.  Ora  li  esamineremo  da 
vicino.  E  se  forse  ne  verra  nausea  al  lettore,  come  scrisse 
di  s6  Paride  Zaiotti,  non  ci  potra  essere  attribuito  a  colpa; 
avremmo  amato  meglio  di  non  sollevare  quel  velo  pietoso 
dell'obblio  che  fin  qui  li  copriva,  ma  che  altri  incautamente 
ha  voluto  rimuovere. 

IV. 

Nel  suo  primo  costituto  de'  7  ottobre,  Pietro  Maroncelli 
confessb  in  sostanza  le  sue  relazioni  carbonaresche  col  suo 
fratello  in  Bologna.  Le  quali,  espresse  col  nome  di  specula- 
zioni  commerciali,  egli  aveva  accennato  sotto  il  velo  di  quei 


I   POLL1   DI   RENZO  175 

vocaboli,  nella  lettera  che  fu  sequestrata  al  sarto  Pirotti. 
Confessb  lo  stesso  per  le  medesime  espressioni  usate  da  Silvio 
Pellico  in  una  lettera  a  lui  confidata  per  il  suo  fratello  Luigi 
Pellico  in  Geneva;  lettera  che  gli  fu  sequestrata  dalla  po- 
lizia.  Confessb  di  appartenere  alia  setta,  tanto  lui  come  il 
fratello  Francesco,  e  il  cognato  Masotti.  Confessb,  che  lo 
scopo  della  sua  carboneria  era  quello  di  distruggere  il  go- 
verno  pontificio,  e  di  dare  gli  Stati  romani  e  il  regno  sardo 
all' Austria.  Confessb  di  avere  tenuto  tali  discorsi  politici  con 
Silvio  Pellico,  il  quale,  secondo  lui,  aveva  acconsentito  a 
codeste  sue  idee.  Confesso,  che  per  dare  esecuzione  a  codeste 
idee,  di  cedere  cioe  gli  Stati  romani  e  il  Piemonte  all'Au- 
stria,  egli  aveva  divisato  di  fondare  in  Milano  la  carboneria. 

Tutte  queste  confessioni  1  sono  riferite  con  le  stesse  parole 
del  Maroncelli  nel  suo  costituto,  lungo  e  noioso,  pubblicato 
da  Alessandro  Luzio  nel  suo  recente  volume :  «  II  processo 
Pellico-Maroncelli  »  a  p.  350. 

L'arguto  scrittore  Luzio  pensa  di  trovare  in  queste  con- 
fessioni un  «  documento,  a  suo  credere,  fondamentale  per  la 
rivendicazione  »  del  Maroncelli  :  perci6  lo  ha  pescato  nel- 
Tarchivio  di  Milano  (e  perch6  non  pubblicare  gli  altri  ?)  e 
fattolo  di  ragione  pubblica.  L'intendimento  del  Luzio  e  lo- 
devole,  ma  il  metodo  non  e  storico  :  egli  non  doveva  fare 
T apologia  di  Maroncelli,  si  bene  pubblicare  i  documentij  dare 
le  spiegazioni  necessarie,  somministrare  le  fila  al  lettore  per 
potere  unire  insieme  le  cose,  e  lasciare  il  giudizio  al  pubblico. 

Ma  almeno  e  egli  riuscito  in  questa  sua  impresa  di  «  ri- 
vendicazione »?  E  riuscito  a  persuadere  il  contrario,  e  a  di- 
mostrare  che  quasi  tutti  i  documenti,  da  lui  arrecati  in  ap- 
pendice,  contradicono  a  quanto  si  sforza  di  dare  ad  intendere 
nel  testo  del  libro !  Egli  e  pure  un  fenomeno  raro,  quello  di 
arrecare  le  prove  che  fanno  contro  la  propria  tesi !  Eppure 
basta  leggere  quel  costituto,  per  concepire  subito  una  sinistra 
idea  del  suo  protagonista.  Le  confessioni  accennate  sono  vere: 

1  Vedi  intorno  a  questo  punto  un  articolo  ben  fatto  della  Rivista 
d'  Italia,  novembre  1903,  p.  747  segg. 


i76  MARONCELLI   E    SILVIO   PELLICO   IN    CARCERE 

die  dire  poi  di  quel  disegno  carbonaresco  di  dare  T  Italia 
all'Austria  ? 

Questo  contegno  di  Maroncelli  fu  disapproval  da  tutti : 
dal  Salvotti,  dal  proprio  fratello  Francesco  Maroncelli,  da 
Camillo  Laderchi,  da  Silvio  Pellico  ;  come  anche  la  condotta 
di  lui  posteriore  allo  Spielberg  fu  biasimata  da  Giuseppe  Maz- 
zini,  dal  Confalonieri,  dal  principe  della  Cisterna  :  di  que- 
st'ultimo  abbiamo  le  lettere. 

Basti  qui  citare  la  testimonianza  del  Laderchi,  e  di  Fran- 
cesco Maroncelli,  e  quella  di  Silvio  Pellico  : 

Nel  suo  costituto  de1  23  giugno  1821,  Camillo  Laderchi  fu  (la 
42a  volta) 

«  Interrogate  —  se  la  riconosca  (la  lettera  sequestrata  al  Pirotti), 
e  se  I'abbia  letta  tutta,  allorche  Maroncelli  gliela  mostro  pria  di 
darla  al  Pirotti? 

«  Eispose:  — Ho  gia  risposto  in  proposito  ne'  miei  costituti  po- 
litici  a  Milano,  dove  questa  lettera  mi  venne  esibita  1.  Kisuka  dalle 
date  risposte  come  esistesse,  in  quella  lettera  2,  di  mio  pugno  la  prima 
e  la  seconda  linea.  Maroncelli  non  fini  quella  lettera  al  caffe,  aven- 
dolo  io  sconsigliato  dallo  serivere  in  quel  luogo  cid,  che  nel  prin- 
cipio  di  quella  lettera  accennava,  ed  egli  percio  la  termicd  a  casa. 
lu  posso  aver  letto  fin  la  dove  si  richiiama  alia  lettera  mandatagli 
col  mezzo  di  Canova  ",  e  sicuramente  le  due  prime  pagine,  il  resto 


'  Arrestato  subito  per  le  manifestation!  maroncelliane,  il  Laderchi 
diede  in  Milano  le  spiegazioni  che  qui  accenna.  Fu  liberate  a'  6  di  gen- 
naio  del  1821,  poi  richiarnato  a  Venezia  nel  giugno  per  altre  rivela- 
zioni  piu  gravi  dello  stesso  Maroncelli. 

*  E  la  lettera  data  dal  Maroncelli  al  sarto  Pirotti,  con  la  quale  chie- 
dcva  al  fratello  gli  arredi  carbonareschi.  Vedi  RINIBRI,  II,  122  segg.  Cio 
che  qui  depone  il  Laderchi  e  nuovo  ed  assai  interessante. 

3  A  questo  comico  della  Compagnia  Marchionni  il  Maroncelli  avea 
consegnato  altra  lettera  per  il  fratello,  29  agosto  1820,  ed  altra  per  un 
tal  Zuboli,  gran  carbonaro. 

II  Luzio  ignora  I'esistenza  di  questa  lettera  negli  atti  officiali  secreti 
di  Milano,  alia  quale  egli  conserva  la  data  de'  29;  e  quindi,  per  essere 
1*  pubblicazione  dell'editto  contro  i  carbonari  successa  in  Milano  a'  31  di 
agosto,  dichicfrra  che  il  Canova  non  lo  conobbe,  essendo  egli  partito  da 
Milano  a'  29  (p.  59).  Invece  il  Canova  parti  da  Milano,  a'  26  di  agosto; 
ed  infine  la  lettera  citata  aveva  la  data  dei  24  e  non  de'  29.  Cosi  irifatti 


I   POLLl   DI   RENZO  177 

non  rai  fece  egli  leggere.  Fu  un  mero  caso,  che  mi  fece  quella 
sera  unire  al  Maroncelli  nel  caffe,  dove  stava  scrivendo. 

«  lo  vi  era  capitato,  reduce.-dal  passeggio  col  professore  Ressi  e 
sua  moglie,  a  pigliare  un  gelato.  Yisto  il  Maroncelli  che  scriveva, 
me  gli  avvicinai :  e  mi  confidd  di  scrivere  una  lettera  a  suo  fra- 
tello,  oella  quale  oltre  acceonargli  i  denari,  di  cui  era  creditore 
verso  il  Penna  1,  e  la  proposizione  che  gli  era  stata  fatta...  gli  vo- 
leva  pure  scrivere  relativamente  alle  carte  carboniche,  che  aveva 
ricercate  altra  volta  col  mezzo  di  Canova.  Maroncelli  dopo  avermi 
letto,  come  dissi,  le  due  prime  pagine  e  qualche  linea  della  terza, 
tralasci6  di  scrivere  il  resto  in  quel  luogo,  sul  mio  consiglio,  ed 
io  riunitomi  al  professor  Ressi,  lo  accompagnai  a  casa.  Seppi  ap- 
presso,  che  avea  consegnata  quella  lettera  al  sarto  Pirotti. 

«  59.  Int.  Egli  fu,  come  disse,  in  Bologna  nell'occasione,  che 
dopo  la  sua  scarcerazione  si  dirigeva  a  Faenza.  Se  abbia  cola 
vedulo  Francesco  Maroncelli,  e  gli  abbia  parlato  delle  cose  suc- 
cesse  a  Milano? 

«  R.  In  quella  occasione  nol  viddi,  ne  gli  parlai ;  essendo  perd 
stato  (in  Bologna)  in  sul  principio  di  maggio  teste  scorso  per  vedervi 
1'opera  e  per  ottenervi  ii  permesso  di  riportarvi  nel  prossimo  novem- 
bre  la  laurea,  andai  allora  a  ritrovar  Francesco  Maroncelli,  il  quale 
era  tuttora  in  carcere,  quantunque  posto,  come  si  suol  dire,  alia 
larga,  essendogli  quindi  permesso  di  parlare  liberamente  con  chic- 
chessia.  Io  gli  raccontai  in  succinto  le  cose  di  Milano. 

«  Ed  egli  parlandomi  di  suo  fratello,  mi  diceva,  che  si  era  con- 
tenuto  imprmlentemente  avendolo  compromesso,  ed  introducendo 
faJsamentti,  che  erano  stati  jatti  carbonari  a  Napoli.  Egli  mi  di- 
ceva, che  questa  sola  circostanza  stava  a  di  lui  carico  nel  processo 
che  gli  si  fece,  e  si  lagnava  perche  ne  lo  si  giudicava,  ne  se  lo 
metteva  in  liberta,  venendogli  risposto  che  il  suo  arresto  non  era 
stato  ordinato  dal  governo  pontificio,  avendogli  ci6  detto  lo  stesso 
cardinale  Spina.  Egli  poi  mi  diceva  di  non  aver  ricevuto  la  lettera 
di  suo  fratello.  » 


il  Canova   nel   siio  costituto  degli  11  aprile  1821,  che  riferiremo  a  suo 
ki«go,  alTinterrogazione  51  rispondeva: 

«  Preset,  di  nuovo  ispezwne  di  quella  lettera,  osservo  ch'ella  fu  scritta 
di  24,  confondendosi  facilmente  il  4  col  9.  Difatti  sapendo  io  con  iuita 
"tezza  di  essere  partito  il  dl  26,  quella  lettera  non  poteva  essere  datata 
dl  V9.  » 
1  Libraio  in  Bologna. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  12  8  gennaio  1904. 


178  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN   CAROERE 

V. 

Per  contrario  Alessandro  Luzlo  &  tutto  nello  scolpare  il 
Maroncelli,  e  si  scaraventa  contro  queili  che  accusano  costui 
di  aver  dentmziato  il  proprio  fratello.  Ed  esclama:  «  Ma  io 
domando :  con  quella  lettera  confiscata  al  Pirotti,  era  pos- 
sibile  negare  la  luce  del  sole?  (p.  69-70)  ».  Negare  la  luce 
del  sole  non  e  ne  era  possibile:  ma  Pietro  Maroncelli  non 
seppe  negare  la  luce  di  una  lucciola,  con  la  qual  luce  il 
Luzio  confonde  quella  del  sole ! 

E  infatti,  che  cosa  era  quella  lettera?  Era  una  lettera 
scritta  in  gergo  carbonaresco,  con  rintendimento  che  venuta 
in  mano  a'  profani  si  desse  ad  intendere  una  cosa  per  un'altra: 
speculazioni  commerciali,  testi  di  libri,  stocchi  di  canape. 
Era  dunque  obbligo  elementare  per  un  carbonaro  massone 
maestro  lo  interpretare  quelle  parole  nel  loro  senso  ovvio, 
inteso  e  voluto  da'  fondatori  della  setta.  Cio  e  dire,  doveva 
Maroncelli  sostenere,  secondo  quel  senso,  che  egli  trattava 
col  fratello  negozii  familiari,  di  commercio,  di  arte :  che  cosa 
piu  elementare,  piu  facile,  piu  semplice?  Doveva,  dico,  cosi 
interpretare  tutto,  tutto  suggerendogli  un  tal  partito :  i  nomi 
mentovati,  le  espressioni  chiare,  la  sua  condizione  di  povero 
in  canna,  di  artista  che  cercava  il  pane.  Questa  e  luce  di 
sole,  quella  attestata  dal  signor  Luzio  e  nebbia  che  ingombra 
le  cose  chiare,  e  le  oscura  *. 

Che  razza  di  carbonaro  era  mai  quel  Maroncelli,  che  non 
sapeva  servirsi  neppure  della  prima  luce  crepuscolare,  onde 
s'illummavano  tutte  le  baracche  della  sua  Romagna ! 

1  E  tanto  spallata  cotesta  causa  presa  a  sostenere  dal  Luzio  con 
tutto  il  suo  apparato  salvottiano,  che  di  tutti  i  carcerati,la  maggior  parte 
fece  si  alcune  rivelazioni,  ma  che  ne  abbia  fatte  nel  suo  primo  esame, 
delle  paragonabili  a  quelle  di  Maroncelli,  non  c'e  nessuno.  Non  La- 
derchi,  che  era  un  ragazzo  di  venti  anni;  non  ii  commediante  Canova, 
il  quale  si  porto  bene  ne'  suoi  costituti,  sebbene  il  Luzio  lo  tratti  inde- 
gnamente;  non  il  Romagnosi,  non  il  Ressi,  non  il  Solera,  non  il  Villa, 
non  il  Foresti,  non  1'Armari,  non  1'Oroboni,  non  lo  stesso  prete  Fortini... 
non  davvero  Silvio  Pellico! 


1   POLLI    DI   RENZO  179 

Ma  vediamo,  iu  quella  vece,  che  cosa  agli  stessi  quesiti 
sulle  speculasioni  rispondesse  Silvio  Pellico ;  qui  si  davvero 
che  troveremo  la  luce  del  sole,  sebbene  il  sor  Alessandro  vi 
sbatta  delle  tenebre  parecchie  malamente  e  inutilmente. 

Interrogato  alia  sua  volta  Silvio  Pellico  di  quali  specula  - 
zioni  trattasse  la  sua  lettera  per  il  fratello  Luigi,  rispose : 
-  Di  negozii  di  commercio.  —  Ma  che  negozii  aveva  Marori- 
celli  «  povero  in  canna  »?  —  Interrogate  lui,  egli  se  la  vegga, 
ci6  non  mi  riguarda !  —  De'  discorsi  politici  che  Maroncelli 
dice  aver  tenuti  con  lei,  e  che  tendevano  a  dare  T  Italia  al- 
Timperatore  austriaco,  che  cosa  dice?  —  Dico,  che  io  non 
ho  mai  tenuto  simili  discorsi  con  Maroncelli !  Se  Maroncelli 
asserisce  cio,  dice  una  menzogna! 

Questa  e  vera  luce,  e  non  ha  bisogno  di  raccoglitori 
tardivi ! 

Come  «si  vede,  tra  Pietro  Maroncelli  e  Silvio  Pellico  nelle 
carceri  di  Milauo  si  dava  il  caso  dei  polli  di  Renzo,  con  la 
differenza  per6  che  i  due  prigionieri  non  s'  in  tendevano  perch6 
non  potevano  n&  vedersi  ne  abboccarsi  insieme. 

Che  cosa  fece  allora  il  Maroncelli?  Ten  to  di  scrivere  un 
biglietto  a  Silvio  Pellico,  a  fine  di  indurlo  a  disdirsi,  ed  a 
rispondere  nel  senso  di  lui! 

Contestategli  le  risposte  date  dal  Pellico,  soprariferite,  il 
Maroncelli  nel  suo  costituto  de'  15  ottobre  non  seppe  ne  ne- 
garle  n6  approvarle.  Sostenne  che  1'amico  avea  tenuti  que'  di- 
scorsi politici,  e  confesso  troppo  tardi  che  la  lettera  di  Silvio 
trattava  di  commercio.  Notisi  bene  lo  stato  psichico  di  quel 
Tuomo :  sconfessa  una  cosa  che  era  vera,  e  ne  sostiene  una 
che  era  falsa !  Cos!  tentennando  giunse,  quando  capit6  nelle 
mani  al  Salvotti,  a  perdere  affatto  I'equilibrio,  ed  a  lasciarsi 
maneggiare  siccome  un  cencio.  «  Ecco  come  (sono  sue  parole), 
essendo  falsa  la  deposizione  del  Pellico  riguardo  alia  nega- 
tiva  de'  discorsi  politici,  che  io  ho  fatto  con  lui,  rimane  poi 
vera  *  rispetto  alia  credenza  del  Pellico,  che  io  mi  volessi  in- 

1  II  corsivo  e  di  Alessandro  Luzio. 


180  MARONCELLI  E   SILVIO  PELLICO   IN  CARCERE 

traprendere  una  speculazione  commerciale  ».  Come  si  vede,. 
c'e  una  beccata  al  polio,  e  Taltra  al  pollaio. 

Fatta  cosi  una  concessione  al  Pellico,  egli  desiderava  che 
quest!  ne  facesse  una  a  lui,  ossia  che  confessasse  la  verita  del 
contenuto  de'loro  discorsi  politic!,  i  quali  avevano  per  oggetto 
il  favore  dell'Austria.  Egli  s'immaginava,  fanciullo  insensato^ 
che  seguendo  cotesta  norma  di  condotta,  non  solo  r  Austria  non 
1'avrebbe  condannato,  ma  forse  chi  sa,  lo  avrebba  fatto  mu- 
sico  maggiore  nella  corte  di  Francesco  I.  La  quale  norma, 
non  aveva  pero  se  non  un  difetto,  ed  era  di  supporre  che 
Francesco  I  ed  il  principe  di  Metternich  fossero  di  acqua 
dolce  come  lui ! 

Egli  dunque  scrive  allora,  e  trova  modo  di  far  giuiigere 
a  Silvio  Pellico,  il  seguente  bigiietto,  composto  evidentemente 
in  modo,  che,  anche  sorpreso,  non  potesse  se  non  favor  ire 
la  sua  causa,  essendone  il  tenore  conforme  alle  sue  risposte, 
Ed  in  ci6  diede  prova  di  una  certa  scaltrezza,  che  va  no- 
tata.  II  bigiietto  diceva : 

«  Ho  palesato  il  vero.  Dare  all' Austria  gli  Stati  Sardo  e  Pou- 
«  tificio  per  fame  col  Lombardo-Veneto  un  solo  e  la  mia  accusa 
«  che  t' ho  fatto.  E  perche  la  taci?  Questo  Governo  non  ti  sacri- 
«  fichera  mai  al  tuo.  Forse  ti  ritieni  per  motivo  della  tua  amicizia 
«  per  me?  Ma  le  mie  carte  nan  detto  cid  assai  prima  della  rnia 
«  bocca.  Or  se  il  Governo  sa  anche  i  mezzi  (che  tu  non  hai  -n/at 
«  saputo)  *,  tu  perche  non  dici  in  esame  tutto  cio  che  io  ti  ho  co- 
«  municato  saH'argomento  ?  » 

Dopo  la  citazione  di  questo  documento,  il  Luzio  spara  il 
seguente  petardo:   «  Questo  documento  mi  par  decisivo  (sic) 
per  la  riven dicazione   di   Maroncelli  »  (p.  78).    E  lo  accom 
pagna  con  una  chiosa  tutta  sua,  che  va  citata  co'  propri  ter- 
mini : 

«  II  bigiietto...  veniva  in  sostanza  a  dire  chiaramente :  --  caro 
«  Pellico,  le  carte  sequestratemi  mi  hanno  posto  nella  necessita  di 
«  architettare  nel  tuo  interesse  un  piano  di  difesa  in  cui  ti  prego 
«  di  secondarmi.  Negar  tutto  e  impossibile :  1'importante  e  clio  tu 

1  La  parentesi  e  il  corsivo  sono  un'aggiunta  di  Alessandro  Luzio. 


I   POLLI   DI   RENZO  181 

«  taccia  di  esser  Carbonaro ;  che  tu  dica  di  ignorare  i  mezzi  (cioe 
«  1'istituzione  d'una  Yendita  carbonaresca),  di  cui  io  mi  sarei  valso 
«  per  quel  preteso  fine  di  dare  all'Austria  le  Legazioni  e  il  Pie- 
«  monte.  Questa  scappatoia  non  offre  per  te  nessun  pericolo,  perche 
«  si  riduce  a  confessare  aspirazioni  politiche  di  cui  1'Austria  non 
«  pu6  farti  una  colpa.  Potrebbe  bensi  F  Austria  nuocerti  comuni- 
«  cando  la  tua  deposizione  al  governo  piemontese,  di  cui  sei  sud- 
«  dito :  ma  1'Austria  non  lo  fara.  II  solo  dunque  ad  averne  daniio 
«  saro  io :  ma  per  me  hanno  gia  troppo  parlato  i  documenti  che 
«  ho  avuto  la  dabbenaggine  di  farmi  sequestrare  »  (p.  78-79). 

Non  c'e  che  dire !  il  signer  Alessandro  Luzio  fa  con  Pietro 
Maroncelli  il  bucato  in  famiglia;  disgraziatamerite  pero  lo 
scritto  non  si  mette  in  bucato. 

Ma  esaminiamo  la  biancheria  tale  e  quale  ci  e  presentata, 
e  sopratutto  non  ci  mettiamo  rattoppature.  E  falso  che  Ma- 
roncelli dica  di  avere  architettato  un  piano  di  difesa  nel- 
Yinteresse  del  Pelllco ;  cotesto  architetto  6  Alessandro  Luzio. 
Quel  piano  di  difesa  il  Maroncelli  lo  aveva  fatto  per  inte- 
resse  suo ;  lo  aveva  fatto  sette  giorni  prima  che  il  Pellico  fosse 
arrestato.  E  quando  il  Pellico,  senza  conoscere  nulla  di  quelle 
linee  architettoniche  tirate  sul  falso,  fece  crollare  I'edifizio 
maroncelliano,  il  Maroncelli  le  sostenne  tuttavia!  Ed  affinch6 
il  Pellico  lo  aiutasse  a  mantenerlo  in  piedi,  per  questo  motivo . 
solamente,  gli  rivolge  il  citato  biglietto.  Ci6  e  evidente,  ed 
evidente  tanto,  che  1'alzata  di  quell' edifizio,  cioe  le  confes- 
sion! di  Maroncelli,  non  che  riuscire  in  difesa  del  Pellico, 
furono  causa  del  suo  arresto.  II  perch6  pregheremmo  il  si- 
gnore  Alessandro  Luzio  a  farla  da  storico,  e  non  da  archi- 
tetto. 

«  L'importante,  soggiunge  il  Luzio,  e  che  tu  dica  di  igno- 
rare  i  mezzi,  doe  I'istituzione  d'una  Vendita  carbonare- 
sca. »  Ma  dove  mai  si  trovano  coteste  parole  nel  biglietto 
Maroncelliano  soprariferito  ?  Esse  sono  una  vera  invenzione! 
Maroncelli  dice  chiaro,  che  «  il  Governo  sa  anche  i  mezzi  », 
ossia  :  -  -  io  ho  confessato  di  aver  chiesto,  nella  lettera  se- 
questratami,  gli  strumenti  per  fondare  in  Milano  una  ven- 
dita  di  carbonari,  come  mezzo  a  procacciare  il  nostro  fine, 


182  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN    CAKCERE 

die  ho  detto  essere  di  dare  all' Austria  gli  Stati  sardo  e 
ponlificio,  (e  non  le  sole  Legazioni,  come  inventa  il  Luzio). 

«  L'Austria,  cosi  il  Luzio  chiosando,  non  lo  fara  (di  nuo- 
certi  presso  il  governo  sardo).  II  solo  dunque  ad  averne 
danno  sard  io  ».  Qaesta  conclusione  e  tale  una  enormita,  che 
mi  maraviglio  come  possa  essere  stata  scritta  da  un  uomo  sen- 
sato !  II  Maroncelli  scongiura  invece  Tamico  a  dire  «  in  esame 
tutto  cio  che  io  ti  ho  comunicato  sull'argomento  »,  cio  vale  a 
dire  a  confermare  il  suo  disegno  di  dare  all' Austria  1'Italia 
sarda  e  pontificia ;  e  cio  per  I'interesse  suo  di  Maroncelli  e 
della  propria  difesa,  e  niente  affatto  per  interesse  di  Silvio 
Pellico. 

Dopo  cio  il  signor  Luzio  ha  la  forza  intelletttiale  di  dire : 
«  queste  linee...  attestano  oggi  allo  storico  la  generosa  abne- 
gazione  del  preteso  delators  ».  Invece  di  «  storico  »  metta 
«  architetto  »,  e  la  cosa  cammina. 

Ora  dobbiamo  dichiarare,  che  nello  scrivere  quel  bi- 
glietto  il  povero  Maroncelli,  lodevole  nella  sua  audacia,  prese 
un  forte  abbaglio  intorno  al  carattere  dell'autore  della  Fran- 
cesca  da  Rimini.  Infatti  egli  non  pare,  che  conoscesse  ab- 
bastanza  Tindole  di  Silvio  Pellico,  e  forse  la  giudicava  alia 
stregua  della  sua.  Condurre  il  Pellico  a  dichiarare,  ch'egli 
avesse  mai  pensato,  non  che  detto,  di  «  dare  air  Austria  gli 
Stati  Sardo  e  Pontiff  cio  per  fame  col  Lombardo-Veneto  un 
solo  »,  era  tale  una  proposizione  che  al  fiero  scrittore  del 
Conciliatore  1  riempiva  1'anima  di  sdegno ! 

Che  cosa  fece  egli  allora?  Col  suo  sangue  vergo  un  bi- 
glietto,  il  quale  dovrebbe  con  ogni  merito  di  giusto  splendore 
patrio  figurare,  scritto  a  colore  di  sangue,  in  tutti  i  musei 
d'ltalia,  se  Tltalia  fosse  rimuneratrice  del  vero  merito,  come 
ne  sono  estimatori  i  degni  suoi  figli.  Eccolo : 

1  A  p.  51  il  Luzio  cosi  scrive  di  Maroncelli:  «  Giunto  tardi  a  Mi- 
laiio  per  prender  parte  alia  redazione  del  Conciliatore,  Pietro  Maron- 
celli... »  Questa  insinuazione  pro  Maroncellio,  e  di  un  gusto  storico 
squisitissimo !  Non  trova  pero  nessun  fondamento  se  non  nella  imma- 
ginazione  di  Alessandro  Luzio. 


I   POLLI   DI   RENZO  183 

<(  Se  tale  era  tuo  progetto  (di  dare  V Italia  all' Austria), 
potevi  si  palesarlo,  ma  perch6  voler  far  credere  me  consa- 
pevole?  Se  t'6  sfuggita  una  falsa  confessione  a  mio  riguardo, 
ritrattala.  Te  Timpongo  in  nome  della  verita.  lo  credei  real- 
mente,  che  a  Geneva  tu  avessi  degli  affari  commerciali. 
Non  mi  avevi  tu  parlato  di  qualche  tuo  capitaluccio  ?  » 

Questo  e  uno  scrivere  in  italiano! 

Se  non  che  il  biglietto  invece  di  andare  nelle  mani  del 
Maroncelli,  giunse  in  quelle  dei  giudici.  E  tuttavia  mio  fermo 
convincimento,  che  se  il  debole  Piero  lo  avesse  ricevuto, 
egli  avrebbe  forse  rabberciato  la  sua  tela  male  ordita,  ed 
avrebbe  forse  salvato  se  ed  il  Pellico  e  gli  altri  venturi  tor- 
mentandi.  Egli  aveva  sconfessate  alcune  sue  affermazioni : 
come  non  avrebbe  potuto  negare  eziandio  di  aver  tenuto  quei 
colloquii  politic!  con  Silvio  Pellico? 

II  Pellico  almeno  cosi  la  pensava,  ed  e  da  dargli  una 
qualche  competenza  nell'argomento,  superiore  ci  sembra  a 
quella  di  qualcho  tardivo  raddirizzatore  di  ossi  torti.  Gosi 
infatti  il  Pellico  scriveva  con  ammo  riposato  nelle  sue  Pri- 
gioni  al  principio  del  capo  quinto: 

«  Se  Tirola  (il  secondino  che  lo  assisteva)...  fosse  stata 
fisionomia  piu  nobile,  io  avrei  ceduto  alia  tentazione  di  farlo 
mio  ambasciatore,  e  forse  un  mio  viglietto  giunto  a  tempo 
aH'amico  gli  avrebbe  dato  la  forza  di  riparare  qualche  sba- 
glio,  —  e  forse  cio  salvava,  non  lui,  poveretto,  che  gia  troppo 
era  scoperto,  ma  parecchi  altri  e  me  *.  » 

1  II  Luzio,  che  si  picca  di  esatto,  confonde  questo  biglietto  che  Sil- 
vio avrebbe  desiderato  di  mandare  al  Maroncelli,  con  quest'altro  scritto 
col  suo  sangue,  e  che  invio  di  fatto.  A  ogni  modo  egli  e  di  parere  con- 
trario  a  quello  di  Silvio  Pellico!  e  scrive :  «  Se  anche  questo  biglietto 
fosse  giunto  al  Maroncelli,  non  so,  a  dir  vero,  quaiito  avrebbe  potuto 
giovargH,  -poiche  non  era  facile  ritrattare  tutti  i  particolari  versati  nei 
suoi  primi  costituti  sui  discorsi  politici  tenuti  col  Pellico  (p.  80).  »  E  un 
parere  pero,  che  non  concorda  con  la  ritrattazione  gia  fa'tta  e  abba- 
stanza  facilmente  dal  Maroncelli.  Ma  di  cotesti  cenni  di  piccola  arte, 
conduceriti  alia  «  rivendicazione  »  del  carbonaro  rivelatore  di  tutta  la 
carboneria,  ed  insieme  ad  una  tal  quale  diminuzione  del  Pellico,  e  pieno 
cotesto  libro  del  Luzio. 


184  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN   CARCERE 

Caduto  in  mano  ai  giudici  esaminatori,  quel  biglietto  venne 
subito  rinfacciato  al  Pellico,  e  gli  furono  richieste  spiegazioni, 
e  proposti  eccitamenti  a  confessare  il  vero.  E  fu  quindi  in- 
terrogate : 

«  Se  (cosi  dinanzi  al  consesso  esaminatore,  il  19  ottobre)  egli  ha 
deposto  la  verita....,  perche  tentd  con  tale  indiretto  mezzo  di  far  dire 
al  Maroncelli  che  gli  avesse  parlato  di  capital'^  e  che  non  si  usano 
da  quelli  che  tentano  di  inorpellare  la  Polizia...  per  do  non  pud 
essere  che  riprovevole  ed  aggravante...  tale  di  lui  contegno,  mas- 
sime  che  il  Maroneclli,  escusso  jeri,  su  tali  circostanze,  confermo 
pienamente  le  fatte  sue  deposizioni,  e  protestd  di  non  avere  mai 
mostrato  a  lui  esaminalo,  che  la  sua  famiglia  avesse  del  negozj, 
e  che  egli  aveva  capitali  da  disporre...  si  determini  una  volta  di 
palesare  la  verita,  » 

Da  queste  parole  si  scorge  come  il  Maroncelli,  a  detta  del 
suo  storico  riven dicatore,  presenta  allo  storico  le  prove  di 
generosa  abnegazione,  e  quelle  di  un  piano  di  difesa .  a,rchi- 
tettato  per  interesse  deH'amico,  per  sua  pochezza  di  anima 
incarcerate ! 

Silvio  Pellico  rispose,  e  rispose  in  maniera  veramente 
degna  di  un  italiano  del  Conciliatore^  e  non  della  carboneria 
maroncelliana,  di  cui  era  tinto  da  soli  quarantacinque  giorni; 
la  quale,  posta  in  confronto  con  la  solita  maniera  di  Pietro 
Maroncelli,  che  pure  era  maestro  massone  e  maestro  carbo- 
naro,  ci  presenta  Toro  puro  al  dirimpetto  della  poltiglia. 

«  Non  fa,  rispose  Silvio  Pe-lico,  per  tirare  in  viste  mie  il  Ma- 
«  roncelli  che  gli  diressi  il  bigliettino,  ma  bensi  per  intimargli  di 
«  dire  la  verita,  e  farlo  accorgere  che  s'egli  mai  credesse  di  gio- 
«  varmi  per  farmi  uscire  piu  presto  di  qua  col  dire  che  io  abbia 
«  avuto  delle  intenzioni  politiche,  favorevoli  all'Austria,  io  rigetto, 
«  qualuoque  ne  sia  1'esito,  questa  menzogna.  Non  voglio  liberarmi 
c  con  finzioni,  perche  non  ho  bisogno  di  questo.  Per  quante  ricer- 
«  che,  ioformazioni,  etc.,  la  Polizia  faccia  sul  mio  conto,  ella  non  ri- 
«  levera  mai  altro  se  non  che,  circa  le  opinioni  politiche  delle  quali 
«  pochissimo  mi  occupo,  io  sono  liberale  nel  vero  senso,  cioe  desi- 
«  deroso  del  bene  degli  uomini... 

«  Ignoro  i  motivi  che  dettano  a  Maroncelli  cose  a  mio  riguardo, 
«  che  non  son  vere.  Non  accolgo  la  supposizione,  che  egli  cid  faccia 


I   POLLI   DI  RENZO  185 

«  per  accumunare  il  suo  destine  al  mio,  onde  avere  una  specie  di 
«  appoggio  nelle  persone  distinte,  con  oui  sono  in  rapporto;  ma 
«  sono  disposto  a  credere  one  per  falso  calcolo,  ma  con  sentimento 
«  generoso,  egli  pensi  di  giovarmi  nello  spirto  del  Groverno,  appo- 
«  nendomi  intenzioni  a  lui  favorevoli... 

«  Finalmente  conchiudo,  cho  non  posso  immaginarmi  il  rnotivo 
«  perche  Maroncelli  mi  ha  aggravate  nelle  sue  deposizioni  l.  » 

Qui  le  cose  parlano  da  se,  ne  si  hanno  a  fare  commenti. 
Vedremo  in  ua  prossimo  capitolo  altre  cose,  che  pure  da  se 
parleranno  contro  la  «  rivendicazione  »  di  un  carbonaro  de- 
latore  tentata  imprudentemente  da  Alessandro  Luzio. 

V. 

Nelle  loro  risposte  dinanzi  alia  polizia  ed  al  tribunale  cri- 
minale  di  Milano,  il  Maroncelli  ed  il  Pellico  avevano  rappresen- 
tato,  come  avvisammo  piu  sopra,  la  figura  dei  polli  di  Renzo. 
II  Maroncelli,  dopo  le  lamentabili  rivelazioni  fatte  nel  suo 
primo  esame  de'  7  ottobre,  si  era  andato  sempre  piu  im- 
brogliando.  Egli  si  Iasci6  cullare  in  un  tal  movimento  di 
altalena,  il  quale  ora  spingevalo  a  spiegazioni  ulteriori,  ed 
ora  lo  respingeva  a  ritroso  :  sempre  pero  si  mantenue  nella 
stessa  linea  di  difesa  fondamentale,  di  non  avere  cioe  la  sua 
carboneria  avuto  altro  scopo,  che  quello  di  dare  air  Austria 
«  gli  Stati  pontiflcio  e  Sardo  ». 

Come  mai  un  tale  comportamento  gli  meritasse  la  carat- 
teristica  di  uomo  «  di  sommo  ingegno  »  2  dall'  inquirente 
Salvotti ;  e  come  nel  medesimo  tempo  «  alcune  spiegazioni 
ingarbugliate »  di  lui  abbiano  indotto  il  suo  «  rivendicatore  » 
a  >  dichiararle  cosl  poco  ingegnose  da  «  far  sorridere  il  giu- 
dice  »  3,  non  tocca  a  noi  a  spiegare.  Una  cosa  e  certa,  ed 
e  che  il  Salvotti  nel  suo  «  Refer  to  »  al  supremo  senato  ed  al- 
rimperatore  si  occupa  in  gran  parte  a  far  campeggiare  il  suo 

1  Dal  Luzio  cit.,  p.  384-85. 

2  Luzio,  op.  cit.  428. 

3  Pag,  85. 


186  MARONCELLI  E   SILVIO   PELLICO   IN   CARCERE 

talento  inquisitorio,  a  fine  di  meritarsi  dalla  bocca  del  sovrano 
austriaco  quella  testimonianza  di  lode,  che  non  gli  era  mancata 
negli  ultimi  process! ! .  Per  conseguente  doveva  il  Salvotti 
nella  sua  esposizione  dimostrare  la  grande  difficolta  che  in- 
contro  nel  superare  le  ritrosie  negative  di  quel  «  sommo 
ingegno  »,  che  era  Pietro  Maroncelli :  pogniamo  pure  che 
sottacesse  qualmente  e  le  lettere  umilissime  scrittegli  da 
quel  «  grafomane...  dal  cervello  squilibrato  »  2,  ed  alcuni 
scarabocchi  di  esso,  a  lui  dedicati,  e  il  sapere  di  certo  che 
il  Maroncelli  era  un  povero  musico  di  nessuna  o  scarsa  let- 
teratura...  gli  avessero  chiaramente  indicato  ch'egli  aveva  a 
fare  con  un  carbonaro  dalle  facolta  mentali  veramente  non 
sane  3,  e  dal  carattere  privo  affatto  di  energia. 

1  La  preziosa    notizia  e  stata    trovata    dal  Luzio  tra   le  earte*,Sal- 
vottiane  a  lui  dagli    eredi    affidate.  II  suocero    stesso    del  Salvotti  cosi 
gii  annunziava    quel    tribute  di  lode,  imperiale    da  Venezia,  27    dicem- 
brft  1821  :   «  Sua  Maesta  con  Veneratissima  Sovrana  Risoluzione   29  ot- 
«  tobre  1821  si  e  graziosissirnamente  degnata.  di  attestare  in  modo  par- 
«  ticolare  alV  Inquirente  e  Relatore  nel  processo  contro  la  setta  dei  Car- 
«  bonari...  Salvotti,  la  sua  speciale  soddixfaziojie  pel  di  lui  zelo  di  servigio, 
«  e  pel  dirnostrato  sentimento  del  proprio  dovere...».  (Op.  cit.,  p.  44-45). 

2  Sono  espressioni  di  Alessandro  Luzio. 

3  Cio  e  verissimo,  e  ci  desta  compassione;  ma  1'intelletto  non  puo 
non  scorgere  la  verita  delle  cose,  e  venire  al  consiglio  di  scriverle  pub- 
blicamente,  quando  altri,  quale  che  ne  sia  I'intenzioiie,  si  sforza  di  tra- 
visarle. 

II  povero  Maroncelli  dopo  la  sua  uscita  dal  carcere  duro  (1830), 
esulo  in  Parigi,  dove  non  tenne  un  contegno  lodevole.  Sposatosi  ivi 
con  un'artista,  prese  la  volta  deH'America  (1836)  a  fine  di  cercarvi  for- 
tuna.  Indi  a  dieci  anni  divenne  cieco,  ed  impazzi  del  tutto,  e  fini  la 
vita  nel  1846.  Silvio  Pellico  ci  da  quest!  ragguagli  preziosi  in  una  sua 
alia  sorella  Giuseppina  (23  settembre  1846)  :  «  La  pauvre  veuve  de  Ma- 
roncelli m'a  ecrit.  J'avais  deja  su  par  les  gazettes  qu'il  etait  mort. 
ElJe  m'a  donne  dans  sa  lettre  le  triste  detail  de  la  longue  maladie  a 
laquelle  il  a  succombe.  II  etait  d'abord  devenu  tout-a-fait,  aveugle,  en- 
suite  mille  souffrances  1'attaquerent,  il  devint  fou,  et  un  etat  de  lan- 
gueur  generale  preceda  sa  fin.  II- avait  des  intervalles  de  raison  et  alors 
il  priait  et  se  conformait  &,  la  volonte  du  Pere  Celeste.  J'espere  que 
Dieu,  apres  Tavoir  tant  eprouve,  1'aura  accueilli  parmi  ses  elus.  Le 
jour  de  sa  mort  (chose  etrange  !)  fut  le  ler  aout  qui  etait  lo  jour  de 
sa  sortie  de  Spielberg,  et  le  jour  de  son  mariage':  prions  pour  lui.  — 
Sa  veuve,  a  ce  qu'il  parait,  continue  a  rester  en  Anierique.  Elle  est 


I   POLLI   DI   RENZO  187 

E  questo  appunto  ci  attesta  il  Salvotti,  non  guari  cori- 
sono  a  se  medesimo,  quando  scriveva  nella  sua  requisito- 
ria :  «  I  due  primi  costituti  di  Maroncelli  fecero  manifesto 
che  desso  mai  saprebbe  resistere  ad  energiehe  contestazioni 
(Luzio,  p.  431)  ».  Quindi  sara  merito  dell'inquirente  il  non 
tralasciare  difarle.  Macotesto  merito  dovendo  necessariamente 
supporre  una  diffieolta  nella  materia  da  superare,  il  Sal- 
votti aggiunge  :  «  I  molti  costituti,  a  cui  venne  assoggettato 
a  Milano,  pareano  lasciare  alia  commissione  ben  poca  spe- 
ranza  di  condurre  questo  inquisito  a  phi  estese  rivelazioni » . 
(Ibid.,  p.  233-34).  Se  non  che,  dopo  aver  narrato  le  rivela- 
zioni «  estesissime  »  che  poi  gli  furono  fatte  per  la  massima 
parte  «  spontaneamente  »  dal  Maroncelli,  delle  quali  vedremo 
piii  che  un  saggio,  dichiara  nuovamente  che  «  F  energia  di 
carattere  e  di  sentiment!  (mostrati  dal  Pellico)  mancava 
affatto  a  Maroncelli  »  \  (Ibid.  p.  460). 

Ma  prima  di  vederlo  alle  strette  coirinquisitore  trentino, 
il  che  accadde  a;  20  di  gennaio,  quando  il  Maroncelli  fu 
trasportato  a  Venezia,  e  degno  di  essere  riferito  un  certo 
paragrafo  di  Alessandro  Luzio,  il  quale  ci  da  un  confronto, 
compendioso,  del  contegno  tenuto  in  Milano  tra  i  due  costi- 
tuiti  Pellico  e  Maroncelli : 

maitresse  de  niusique  ;  elle  a  eu  de  lui  une  fille  qui  a  maintenant  onze 
ans  » .  Epistolario  francese  di  8  Pellico,  p.  442. 

1  Questo  giudizio  del  Salvotti,  che  per  il  Luzio  e  autorita  « inec- 
cepibile  » ,  riesee  increscioso  oltremodo  al  rivendicatore  di  Pietro  Ma- 
roncelli. Eppure  piu  ferocemente  ancora  il  Salvotti  lo  ribadisce,  quando 
dimostra  non  esser  possibile  che  il  Maroncelli  non  abbia  pienamente 
votato  tutto  il  sacco.  «  Questa  supposizione,  afferma  1'Inquisitore,  d'al- 
tronde  irragionevole,  potrebbe  aminettersi  soltanto  allora  che  Maroncelli 
ueesae  spiegato  una  energia  di  carattere,  che  pero  non  ha  mai  pale- 
sato».  (Luzio,  p.  482). 

E  un  vero  colpo  di  clava  da  stritolare  un  uomo  !  II  Luzio  pero  ha 
Vabilita  di  trovare  un  sollievo  nelle  altre  parole  del  Salvotti,  dove  dice 
che  il  Maroncelli  «  nelJa  sua  detenzione  a  Roma  aveva  dato  un  saggio 
della  sua  costanza  »  (p.  483).  E  soggiunge  timidamente  in  nota  :  «  Sal- 
votti contraddice  qui  in  parte  quanto  aveva  detto  prima  sulP  assoluta 
mancanza  di  energia  in  Maroncelli*.  II  male  e  che  qui  si  tratta  di  co- 
stanza net  servire  gVinteressi  della  setta,  e  non  di  resistere  con  energia 
ad  interrogatorii  minacciosi.  Dei  resto  il  Maroncelli  confesso  in  Roma 
quanto  gli  fu  chiesto  :  fu  reo  confesso,  umiliato,  e  pentito! 


188  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN  CARCERE 

«  Coloro  che,  per  demolire  Maroncelli,  asseriscono  aver  egli  su- 
bito  in  sede  di  polizia  l  vuotato  il  sacco  per  salvare  la  pelle,  sa- 
crificando  gli  amici,  ricevono  dunque  dai  document!  la  piu  clamo 
rosa  smentita.  II  vero  e  precisamente  1'opposto :  Maroncelli  a  Milano 
iramol6  interamente  se  stesso  ;  per  riparare  le  conseguenze  fatal! 
della  sua  grafomania  spiego  non  solo  maggior  disinteresse,  ma  anche 
acume  d'ingegao  e  felicita  di  risorse,  superiori  al  Pellico,  che,  troppo 
preoccupato  della  sua  difesa  personale,  non  capi  come  egli  —  ar- 
restato  dopo  il  Maroncelli  —  doveva  tener  conto  della  situazione  di 
fatto.  creata  dalle  imprudenze  deH'amico,  e  secondarne  la  linea  di 
difesa,  che  pur  conosceva  perfettamente,  e  per  le  contestazioni  dei 
giudici  e  pel  biglietto  consegnatogli  »  (Ibid.,  p.  87). 

Siamo  equi.  In  sede  di  polizia,  cioe  da'  7  ottobre  1820  al 
gennaio  1821,  Pietro  Maroncelli  fece  le  confession!  chiare,  che 
si  trovano  nel  suo  costituto :  svelo  se  carbonaro,  e  carbonari 
appal  eso  essere  ii  fratello  e  il  cognato ;  svelo  assai  cose  sulla 
carboneria  ;  svelo  la  significazione  settaria  delle  parole  di 
gergo  carbonaresco ;  svelo  aver  tenuti  discorsi  politici,  con 
Silvio  Pellico,  tendenti  a  dare  air  Austria  Stati  italiani,  e 
questo  essere  lo  scopo  degli  arredi  carbonareschi  ricliiesti 
in  Milano j  i  quali  dovevano  servire  di  mezzo  ad  ottenere 
quello  scopo.  Coteste  confession!  sono  precise,  sono  fatti  in- 
negabili  a  chi  abbia  occhi  in  fronte.  Com'e  pure  innegabile 
che,  in  conseguenza  di  quelle  rivelazioni,  Silvio  Pellico  era 
stato  arrestato,  e  gli  altri  compromessi  maledettamente ! 

II  costituto  intiero  del  Maroncelli,  ed  i  frammenti  di  co- 
stituti,  arrecati  dal  Luzio,  non  danno  a  questi  fatti  nessuna 
«  smentita  »  non  solo  clamorosa,  ma  ne  pure  sonora,  ne  pure 
esistente:  anzi  la  danno  allo  scrittore  di  quelle  parole.  In 
quanto  poi  al  «  sacco  vuotato  »  subito  in  sede  di  polizia ; 
Tequita  esige  una  distinzione  semplicissima :  il  sacco  non  lo 
vuoto...  intieramente  in  quella  sede;  ne  lascio  un  fondo  e 
sette  sporte  da  vuotarsi  in  Venezia. 

Ma  il  disinteresse  2,  I'acume  d'ingegno  e  felicita  di  ri- 
sorse, come  I'immolazione  di  se  stesso,  attribuiti  al  Maron- 

1  II  corsivo  e  del  Luzio. 

2  Relativamente  al  piano  di  difesa  eretto  dal  Maroncelli  per  interesse 
di  Silvio  Pellico,  vedi  piu  addietro. 


I   POLLI   DI   RENZO  189 

-celli  in  grado  «  superiore  al  Pellico  »,  ci  sembrano  altrettante 
espressioni  di  una  intollerabile  audacia.  Mettiamo  la  questione 
nel  suo  vero  punto. 

II  «  piano  di  difesa  »  del  Maroncelli  consisteva  nel  soste- 
nere,  e  farsi  bello,  che  il  fondar  baracca  carbon ica  in  Milano 
aveva  per  iscopo  il  dare  all'Austria  Roma  e  Sardegna.  Che 
poi  con  quel  «  piano  »  il  «  grafomane  »  carbonaro  intendesse 
«  immolar  se  stesso  »  dando  a'  prodi  cugini  la  suprema  prova 
•deireroismo,  credat  iudaeus  Apella!  Ogni  uomo  di  senso  co- 
rn une  scorgerk  in  quel  vile  tentative  il  «  piano  »  di  salvare 
appunto  la  propria  pelle :  del  che  pero  non  gli  facciamo  ag- 
gravamento,  anche  datane  T  intenzione  manifesta. 

Ma  Silvio  Pellico,  sebbene  arrestato  dopo  (e  per  1'archi- 
•tettura  di  quel  «  piano  »),  al  solo  sentirsi  proferire  dall'attuario 
poliziotto  austriaco,  aver  egli  ne'  suoi  discorsi  con  Maroncelli 
preso  parte  e  acconsentito  al  vile  disegno,  Silvio  Pellico  si 
senti  ardere  il  sangue  nelle  vene  per  vergogna,  e  nego  tutto 
sdegnosamente.  Maroncelli  rincalzava,  e  scongiuravalo  con 
quel  suo  biglietto,  scritto  con  animo  infinto,  a  secondarlo  in 
quel  «  piano  di  difesa  »;  ma  il  Pellico  vi  ripugno  quasi  con 
furore,  andassene  pure  la  propria  pelle. 

Chi  mostro  in  quel  cimento  piu  disinteresse,  piu  ingegno, 
piu  valore  di  sagrifizio,  e  testimonianza  di  patriottismo  ?  Bi- 
sognerebbe  esser  pazzi  o  ciechi  come  un  Maroncelli,  per  esi- 
tare  un  momento  a  dare  la  risposta,  chi  abbia  sangue  ita- 
liano  nelle  vene,  e  senso  comune  nella  testa. 

Osservisi  di  passata.  Egli  e  certo  da  ana  parte,  che  il 
Maroncelli  non  tenne  veramente  que'  discorsi  politic!  con  Silvio 
Pellico.  Dall'altra  parte  e  pur  cosa  certa,  che  il  collocare 
Tancora  della  propria  salvezza  in  quel  «  piano  »,  vale  a  dire 
nell'assegnare  come  fine  al  carbonarismo  maroncelliano  la 
cessione  dell' Italia  all' Austria,  era  una  puerilita  tale  da  far 
ridere  le  telline  nonche  i  giudici  austriaci. 

L' Austria  fatta  accorta  dai  processi  del  Polesine  sapeva 
benissimo,  per  piu  di  quaranta  deposizioni  giuridiche  di  car- 
bonari, che  scopo  della  carboneria  era  la  guerra  al  dominio 
-austriaco  in  Italia,  e  Titalica  indipendenza. 


190  MARONCELLI   E   SILVIO   PELLICO   IN   CARCERE 

Tutto  cio  Silvio  Pellico  intui  subito  a  prim'occhio.  Doveva 
egli  dunque  secondare  un  tal  disegno,  il  quale  conduceva  tutti 
alia  rovina  ad  un  modo?  doveva  egli  dichiarare,  doveva  con- 
fessare  aver  egli,  Silvio  Pellico,  parlato  di  dare  1;  Italia 
air  Austria?  e  per  soprassello,  in  dichiarando  quella  enormita,. 
doveva  dire  una  bugia?  Ma  nonche  dar  prova  di  ingegnoso 
o  di  disinteressato,  s'egli  avesse  seguito  un  tal  consiglio,. 
avrebbe  dato  segno  di  pazzo ! 

L'essere  poi  stato  arrestato  dopo  non  cambia  la  natura 
delle  condizioni :  se  Maroncelli  si  era  buttato  in  una  via  ro- 
vinosa,  doveva  sbrigarsene  da  se  medesimo,  e  non  conten- 
der si  ad  involgere  altri  nella  stessa  via  della  rovina.  II  se- 
condarlo  che  Silvio  Pellico  avesse  fatto  non  salvava  di  certo 
Maroncelli,  di  piii  perdeva  lui  stesso. 

Intanto  pero  riusci  Silvio  Pellico  a  tendere  una  insidia  ai 
suoi  giudici.  Con  uno  spillo  invece  di  penna  scrisse  in  uno- 
scaccolo  di  carta,  con  puntini  a  traforo,  un  biglietto  al  conte 
Porro,  con  Pintento  -manifesto  che  capitasse  in  mano  agli 
esaminatori,  come  di  fatto  accadde.  In  esso  si  dichiarava 
innocente,  e  trattenuto  in  carcere  siccome  sospetto  in  poli- 
tica  per  aver  raccomandato  a  suo  fratello  in  Genova  il  Ma- 
roncelli «  che  dicono  carbonaro  ».  E  chiedeva  cauzione  ed 
aiuto,  ed  invocava  I7  intercedimento  della  Marchesa  Trivulzio, 
che  sapeva  arnica  di  casa  Bubna. 

L'  inganno  riusci ;  i  buoui  giudici  credettero  alia  buona 
fede,  con  cui  il  Pellico  scrivendo  di  soppiatto  agli  amici  era 
reputato  scrivere  il  vero.  E  per  poco  non  riusci  egli  a  rivedere 
le  stelle,  in  conseguenza  della  energia  del  suo  carattere  nel 
mantenersi  fermo  in  negare  le  cose  oppostegli  dai  giudici,  e 
merc6  la  fecondita  del  suo  ingegno  in  trovare  scaltri  partiti  di 
liberazione:  quando  invece  il  Maroncelli,  super  lore  a  lui  in 
acume  e  felicita  d'ingegno,  trovavasi  sentenziato  a  compa- 
rire  dinanzi  alia  commissione  speciale  destinata  a  giudicare 
i  rei  di  alto  tradimento,  per  quella  mancanza  di  carattere 
e  sterilita  d'intelletto,  per  cui  ondeggiando  tra  il  si  ed  il 
no  nelle  sue  risposte,  aveva  fatto  concepire  di  se  sinistra 
concetto.  (Continua) 


RUSSIA  ED  1NGHILTERM  NEL  TIBET 


II  telegrafo  ci  ha  portata  la  notizia  che  il  colonnello  in- 
glese  Macdonald,  alia  testa  di  un  tremila  uomini,  sta  per 
varcare  le  frontiere  del  Tibet  ed  entrare  nel  paese  miste- 
rioso  del  Lamas.  II  Corrispondente  indiano  della  Civilta 
Cattolica  ci  ha  descritta  nel  fascicolo  precedente  1'amba- 
sceria  del  colonnello  Younghusband,  la  sua  marcia  verso  la 
citta  di  Khamba  Jong,  i  suoi  inutili  sforzi  per  condurre  a 
ragione  i  Tibetani,  e  la  sua  dimora  cola,  chiuso  in  un  campo 
fortificato,  difeso  da  due  cannoni  e  da  trecento  fucili  per 
aspettare,  o  che  Lhassa,  capitale  del  Tibet,  apra  le  sue  porte 
misteriose,  o  che  un  esercito  venuto  dall'India  ne  sforzi  vio- 
lentemente  Tentrata. 

Le  mire  apparent!  deiringhilterra  non  sono  punto  belli- 
cose. Essa  non  vuole  conquistare  il  Tibet,  ma  solo  costrin- 
gere  i  suoi  reggitori  all'osservanza  dei  trattati  commercial!, 
stipulati  nel  1890  e  nel  1893.  Ma  non  6  difficile  vedere  in 
questa  sua  spedizione  armata  una  segreta  mossa  contro  la 
Russia,  sua  eterna  rivale  nell'Asia. 

L'Inghilterra  guarda  con  occhio  inquieto  raccrescimento 
della  potenza  russa  nell'Asia  media  ed  orientale,  e  teme  che, 
crescendo  Tinfluenza  di  lei  nel  Tibet,  I'lndia  stessa  non  abbia 
presto  a  risentirsi  della  vicinanza  de'  suoi  cannoni,  de'  suoi 
rubli  e  de'  suoi  sacerdoti.  Ad  opporsi  per  quanto  puo  alia 
potenza  della  rivale,  ella  strinse,  un  anno  fa,  alleanza  difen- 
siva  col  piccolo  Giappone,  protesto  piii  volte  diplomaticamente 
contro  1'annessione,  orm.ai  definitiva,  della  Manciuria  alia 
Russia;  sostenne  in  parecchie  occasion!  il  credito  finanziario 
dei  Giapponesi ;  li  aiuta  sottomano  ad  allargare  e  a  confer  - 
mare  il  loro  influsso  in  Corea;  ha  comprato  tutto  d'un  tratto 
le  due  navi  da  guerra,  gia  ordinate  dal  Cile  alia  casa 


192  RUSSIA   ED   INGHILTERKA 

Armstrongs,  e  cio  a  fine  d'impedire  che  non  cadessero  in  mano 
delLa  Russia,  e  per  averle  pronte  ad  aiutare  il  Giappone 
in  caso  d'aperto  conflitto ;  manda  il  Vicere  Lord  Curzon, 
con  una  potente  flotta,  a  visitare  i  principi  amici  del  Golf'o 
Persico,  dove  I'influenza  belga  e  russa  sono  in  questo  mo- 
merito  predominant!,  e  finalmente,  in  Europa,  colle  visite 
di  Re  Edoardo  ai  sovrani  d'ltalia,  di  Austria,  di  Portogallo, 
al  Presidente  della  Repubblica  francese,  e  colle  prossiine  visite 
airirnperatore  Guglielmo  e  al  Re  di  Spagna,  fa  di  tutto  per 
isolare  la  Russia  e  vincere  le  antipatie  degli  Stati  continental! 
contro  di  se.  Perche  mai  tutto  cio  ?  Perche  gli  uomini  di  Stato 
inglesi  temono  che  presto  o  tardi  i  due  colossi  russo  e  bri- 
tannico  non  siano  per  venire  a  tremenda  lotta  fra  loro,  nel 
qual  caso,  quegli  dei  due  vincera  che  si  sara  meglio  e  piu 
per  tempo  apparecchiato  alia  lotta. 


La  Russia,  sotto  Alessandro  III  e  Nicolo  II,  ha  continuato, 
nelFAsia  centrale  ed  orientale,  in  quella  politica  di  espan- 
sione  che  fu  gia  inaugurata  nel  secolo  XVII  colla  conquista 
della  Siberia  e  nel  XIX  colla  conquista  della  riva  destra 
deirAmur  e  la  presa  di  Tashkend.  Alcune  settimane  dopo 
la  sua  incoronazione,  Alessandro  III  incorporo  forrnalmente 
al  suo  impero  ii  territorio  dei  Turcomanni  Tekke,  conquistato 
dal  generale  Skobelef;  nel  1884  Toasi  di  Merv  fu  alia  sua 
volta  acquistata  pacificamente ;  nel  1885  gli  avamposti  mi- 
litari  russi  furono  spinti  fino  alle  frontiere  dell'Afganistan, 
il  che  fu  cagione,  a  Penjdeh,  di  un  combattimento  fra  russi 
ed  afgani,  e  turbo  profondamente  le  relazioni  diplomatiche 
fra  i  gabinetti  di  Londra  e  di  Pietroburgo.  L'Inghilterra,  te- 
mendo  per  T India,  intervenne  energicamente  e  si  preparo 
alia  guerra.  Ma  questa  non  ebbe  luogo.  Dopo  due  anni  di 
negoziati,  nel  1887,  fu  sottoscritto  frale  due  Potenze  un  trat- 
tato  a  Pietroburgo,  col  quale  si  obbligavano  a  rispettare  Tin- 


NEL   TIBET  193 

dipendenza  delFAfganistan,  e   a  definire  di  buon    accordo   i 
rispettivi  confini  nelFAsia  centrale. 

Chiuso  alia  Russia  il  passo  delFAfganistan  verso  le  calde 
e  ricche  vallate  dell'  India,  essa  si  volto  ad  oriente,  spie- 
gando  una  incessante  azione  militare  e  diplomatica  nella 
regione  dei  Pamirs  Kirghisi,  continuando  e  conducendo  a 
termine  la  ferrovia  siberiana  attraverso  1'Asia,  e  prepa- 
rando  a  poco  a  poco  Fannessione  della  Manciuria  che  si  e 
realmente  effettuata  in  qmsti  giorni.  Che  fino  dal  1895  la 
Russia  mirasse  alia  Manciuria  come  a  cosa  sua,  lo  dimostr6 
col  fatto  che,  terminata  in  quell'  anno  la  guerra  cino-giap- 
ponese,  essa  impedl  ai  giapponesi  vincitori  di  annettersi 
anche  un  solo  dito  di  terra  nella  Manciuria,  li  obbligo  a  ri- 
nunciare  al  possesso  della  penisola  di  Liaotung,  e  al  porto 
Arthur  che  gia  tenevano  per  forza  d'armi,  e  fece  modificare 
in  altri  "punti  in  suo  favore  il  trattato  di  Shimonoseki.  Piu 
tardi  ottenne  elia  stessa  dalla  Cina  il  porto  Arthur  e  la  pe- 
nisola Liaotung,  si  fece  dare  il  permesso  di  condurre  la  fer- 
rovia transiberiana  a  Vladivostok  passando  per  Stretensk, 
territorio  cinese  della  Manciuria,  concessione  che,  mentre 
faceva  evitare  alia  ferrovia  russa  una  lunga  curva,  le  dava 
piede  fermo  in  quella  provincia  ;  e  finalmente,  con  un  pre- 
stito  francese  al  4  per  cento  da  lei  garantito,  strinse  sem- 
pre  piii  il  freno  alia  Cina  e  confermo  maggiormente  la  sua 
potenza  nelFAsia  orientale.  Secondo  provati  autori,  gli  ac- 
quisti  russi  nel  continente  asiatico,  a  levante  e  nel  centror 
fatti  durante  il  regno  di  Alessandro  III  sommano  a  429,895 
kilometri  quadrati,  ed  i  recentissirni  nella  Manciuria  a  kilo- 
metri  582,950. 


*    * 


La  politica  russa  in  quella  parte  del  mondo  asiatico  ha 
sempre  avuto  un  fine  costante  e  ben  definito,  Facquisto 
cioe  di  un  porto  che  tutto  Fanno  fosse  libero  dai  ghiacci,  e 
le  servisse  di  sbocco  alle  sue  possession!  della  Siberia.  Que- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  13  9  gennaio  1904. 


194  RUSSIA   ED   INGHILTERRA 

sto  porto  ha  dessa  ora  ottenuto,  facendo  suo  il  porto  Arthur 
nello  stretto  del  Pechili,  comandante  a  un  tempo  il  golfo  di 
Liaotung  e  la  penisola  Coreana. 

E  con  cio  si  potrebbe  credere  che  la  Russia  dovesse  star- 
sene  contenta  e  godersi  in  pace  le  sue  enormi  possession!  asia- 
tiche.  E  tuttavia  non  6  punto  cosi.  Una  forza  arcana  la  spinge 
verso  I'lndia,  I'lndia  fertile,  popolata,  ricca  di  metalli  pre- 
ziosi,  con  ogni  varieta  di  climi,  di  prodotti  vegetall  ed  ani- 
inali,  ed  una  popolazione  densa,  varia,  sterminata.  La  Rus- 
sia mira  all'India,  tende  alle  acque  sempre  libere  dell' ocean  o 
indiano  e  invidia  il  piii  bel  gioiello  orientale  della  corona 
inglese.  Inoltre,  vi  e  in  Russia  un  certo  numero  di  ardenti 
patriotti  i  quali  parlano  dell'  India  come  di  un  paese  che 
entro  un  certo  numero  di  anui  deve  cadere  in  loro  potere, 
e,  sicuri  del  favore  del  cielo,  fanno  di  tutto,  colle  arti  di- 
plomatiche,  col  denaro,  e  colle  operazioni  militari  per  affret- 
tarne  il  desiderate  compimento. 

Lasciando  le  vie  di  mare,  alle  quali  la  Russia  per  ora 
non  pensa,  perch6  troppo  debole  sul  liquido  elemento  di 
fronte  all'Inghilterra,  tre  sono  i  passi  pei  quali  essa  potrebbe 
entrare  nell'  India,  cio6  la  valle  del  fiume  Cabul,  i  deserti 
della  frontiera  persiana  per  via  di  Herat,  Seistan,  Kanda- 
har e  Quetta,  e  la  valle  Chumbi  che  dal  Tibet  pel  passo  di 
Jelap  La  sbocca  nell'India.  Ma  la  citta  di  Cabul  chiude  er- 
meticamente  il  primo  passo,  e  la  fortezza  di  Quetta,  in  mano 
agli  Inglesi,  comanda  il  secondo  verso  la  frontiera  persiana. 
Per  tutto  altrove,  lungo  cio6  i  confini  del  nordovest,  per 
quasi  900  miglia  inglesi,  una  barriera  inespugnabile  di  monti 
si  eleva  ad  altezze  paurose  a  contendere  il  passo  air  inva- 
sore.  Finchfe  dunque  1'Amiro  dell'  Afganistan,  padrone  di 
Cabul,  e  le  tribu  semiselvagge  della  frontiera  afgana  e  be- 
lucistana  si  mantengono  amici  degl'  Inglesi,  i  Russi  non 
potranno  mai  valicare  quella  barriera  di  monti  che  la  natura 
alzo  a  difesa  dell'agognato  possesso  dell' India. 


NEL   TIBET  195 


* 
* 


Resta  il  Tibet,  al  quale,  un  trent'anni  fa,  e  Russia  e  In- 
ghilterra  ugualmente  non  pensavano  affatto,  come  quello  che 
per  la  sua  posizione  geografica  era  fuori  delle  cosi  dette  sfere 
della  loro  influenza.  Ma  dal  momento  che  la  Russia,  per  1'azione 
diplomatics  dell'Inghilterra,  si  vide  chiuso  il  passo  verso  1'Af- 
ganistan  ed  il  Belucistan,  volendo  pur  muoversi  ed  espan- 
dersi  in  cerca  di  un  porto  sempre  aperto  ed  in  acque  vive, 
si  volse  verso  oriente  alia  conquista  della  Manciuria,  e  nel- 
1'Asia  centrale  mise  tutto  in  opra  per  penetrare  nel  Tibet. 

A  cio  le  giovo  assai  Tamicizia  di  Toranath,  Gran  Lama 
delle  tribii  mongoliche  soggette  alia  Russia,  e  che  da  Lhassa, 
capitale  del  Tibet,  riceve  la  sua  giurisdizione  spirituale 
sopra  i  numerosi  buddisti  dei  paesi  ubbidienti  allo  Zar. 
Toranath  Lama  servl  per  piu  anni  da  intermediario  for- 
tunato  fra  il  Governo  di  Pietroburgo  e  il  Dalai  Lama  di 
Lhassa.  Nel  1889  un  agente  russo,  di  stirpe  mongolica,  visito 
il  Dalai  Lama,  o  gran  pontefice  di  Lhassa,  e  Tanno  dopo 
un'  ambasceria  tibetana,  guidata  e  presieduta  da  Tsanite 
Kamba,  grande  ufficiale  del  Dalai  Lama,  fu  mandata  in 
Russia  e  ricevuta  con  molto  onore  dallo  Zar  a  Livania.  Nel 
1901  una  seconda  ambasceria  parti  dal  Tibet  per  la  Russia, 
e  si  ebbe  parimenti  gli  stessi  cordiali  ricevimenti  dallo  Zar 
a  Peter hoff.  Questa  ambasceria  ritorno  al  Tibet  sotto  una 
scorta  russa  di  onore,  della  quale  facevano  parte  alcuni  uf- 
ficiali,  incaricati  dal  loro  Governo  di  visitare  partitamente 
la  Kashgaria  ed  il  Tibet  e  suggerire  i  mezzi  migliori  per 
stendere  e  assodare  I'influsso  russo  in  quei  paesi.  Infine, 
nei  circoli  diplomatic!  di  Londra  si  crede,  non  senza  fon- 
damento,  che  a  Lhassa  si  trovi  di  gia  un  inviato  russo, 
il  quale,  d'accordo  colla  Cina,  prepari  a  poco  a  poco  e  si- 
lenziosamente  il  passaggio  del  Tibet  dalla  sovranita  nominale 
della  Cina  a  quella  ben  piu  reale  ed  efficace  della  Russia. 

Quando  cio  accadesse,  i  battaglioni  russi  batterebbero  coi 
calci  del  loro  fucili  le  porte  dell'India. 


19o  RUSSIA   ED   INGH1LTERRA 


La  politica  che  gl'Inglesi,  domata  nel  1858  la  grande  ri- 
volta  del  Sepoys,  si  prefissero  nell'  India,  rispetto  a  conquiste 
esterne,  fu  di  non  oltrepassare  i  confini  natural!  che  la  na- 
tura  ha  posto  airimmensa  regione  da  loro  governata.  E  ben 
a  ragione,  perche,  sebbene  1'India  appaia  sulle  carte  geo- 
grafiche,  come  un'appendice  del  grande  sistema  orografico 
dell'Asia  interna,  pure  in  realta  e  sotto  molti  rispetti,  forma 
quasi  un  mondo  chiuso  in  se  stesso,  separate  da  mari  scon- 
finati  e  da  colossali  montagne  dal  resto  del  continente  asiatico. 

I  monti  Himalaia,  letteralmente  «  Talbergo  della  neve,  » 
ehiudono  Tlndia  al  settentrione  con  un  doppio  muro  di  mon- 
tagne, in  forma  di  scimitarra,  per  la  lunghezza  di  1500  miglia 
inglesi.  Ai  due  lati  esterni,  1'occidentale  e  1'orientale,  gli 
Himalaia  aprono  per  cosi  dire  le  braccia  verso  mezzogiorno 
e  ehiudono  nel  loro  seno,  merce  due  gigantesche  ramifica- 
zioni  montuose,  la  grande  valle  del  Gange  e  del  Brahmapootra 
fino  all'oceano  che  bagna  e  difende  colle  sue  acque  tutto  il 
resto  dell'India.  Questa  regione  dunque  e  un  inondo  chiuso 
in  se  stesso,  e  savia  era,  per  principio,  la  politica  degi'In- 
glesi  di  non  oltrepassare  quei  natural!  confini  che  la  natura 
ha  collocati  a  custodia  dell'India. 

Ma  non  sempre  si  puo  cio  che  si  vuole,  ovvero  si  vuole 
quello  che  e  giusto,  savio  ed  utile.  Gli  ultimi  vicere  del- 
T  India,  mossi  in  parte  dal  desiderio  di  maggiori  conquiste, 
in  parte  anche  dalle  turbolenze  delle  tribu  confinanti,  valica- 
rono  armata  mano,  ad  occidente,  i  monti  Hala,  Sulaiman  e 
Sufed  Kod ;  ad  oriente  i  monti  Naga,  Patkoi  e  Yomas,  e  stabi- 
lirono,  a  ponente,  una  provincia  di  confine,  dai  contorni  irre- 
golari,  lungo  tutto  Tlndo,  e  il  protettorato  del  Belucistan; 
a  levante  poi  ridussero  sotto  Tlnghilterra  Tanticoe  barbaro 
regno  Birmano.  E  cosi,  tolte  le  naturali  barriere,  si  trova 
ora  Tlnghilterra  ad  imrnediato  contatto  col  Belucistan  in- 
dipendente,  la  Persia,  TAfganistan,  il  Siam,  T  Indo-Cina  fran- 
cese  e  la  Cina,  Restavano  i  confini  settentrionali,  i  quali,  rite- 


NEL   TIBET  197 

nuti  per  insormontabili,  si  credevauo  destinati  a  rimanere  im- 
mutati ;  ma  la  presente  mossa  del  Vicere  Lord  Curzon  sembra 
per  contrario  indicare  che  le  doppie  barriere  degli  Himalaia, 
piu  non  bastando  a  proteggere  T  India  contro  le  invasion! 
straniere,  siano  messe  in  non  cale  e  i  confini  dell' India  si 
vogliano  trasportare  alle  sorgenti  del  Brahamapootra,  nella 
terra  misteriosa  dei  Lama. 


*     * 

Si  e  sempre  fin  qui  creduto  comunemente  che  i  monti  Hi- 
malaia siano  impenetrabili  ad  armate  moderne,  onde  Flndia 
da  quel  lato  nulla  avesse  a  temere;  ma  questa  credenza  e 
forse  un  poj  esagerata,  e  par  che  si  voglia,  col  fatto,  provarla 
falsa.  Infatti,  dalla  parte  inter  na  e  continentale,  ossia  verso 
il  Tibet,  il  pendio  degli  Himalaia  e  dolce;  onde  da  quella 
parte,  superati  i  passi,  una  calata  nell'  India  non  e  impresa 
impossible.  Erta  invece  e  la  pendenza  delle  alpi  indiane 
dalla  parte  di  mezzogiorno,  verso  1'India.  Da  questo  lato,  le 
pendici  meridional!  si  elevano  rapidamente  all'altezza  di  1000 
a  1500  na.  sul  livello  del  bassopiano  irrigate  dal  Gange.  Dietro 
queste  alte  montagne,  si  alzano  varie  catene  principal!,  di- 
versamente  disposte  fra  loro,  le  quali,  qua  e  cola  rizzano  il 
capo  sempre  biancheggiante  di  neve  fino  ad  8840  m.  come 
il  monte  Everest,  ad  8582  come  il  Tachirak,  a  7808  come 
il  Nandadevi,  o  a  7298  come  il  Tchamalari. 

Fra  queste  altezze  paurose  pochi  sono  i  passi  veramente 
facili  e  praticabili,  il  che  si  deve  in  gran  parte  alia  struttiira 
orografica  degli  Himalaia.  II  ripido  pendio  del  versante  me- 
ridionale  scava  nel  fianco  dei  monti  valli  cosi  profonde  che 
il  risalirle  e  quasi  irnpossibile.  Per  tratti,  lunghi  parecchie 
iniglia,  non  vi  e  traccia  in  quelle  valli  di  fondo  praticabile  ; 
i  corsi  d'acqua  rumoreggiano  in  mezzo  a  pareti  rocciose, 
alte  mille  e  piii  metri  e  quasi  verticali,  e  tra  queste  e  le 
acque  non  vi  e  spazio  neppure  per  un  sentiero.  In  tali  con- 
dizioni  orografiche  dell'Himalaia,  non  possono  formarsi  la- 


198  RUSSIA  ED   INGHILTERRA 

ghi  di  grande  estensione  ;  le  valli  ample  sono  rare,  ed  il 
Kashmir  e  il  Kulu  sono  due  casi  che  non  hanno  altri 
esempi.  Inoltre,  i  pochi  passi  che  pure  esistono  sono  ele- 
vatissimi.  Nessuno  dei  piu  alti  valichi  alpini  della  nostra 
Europa  raggiunge  1'altezza  del  piu  basso  di  quelli,  apren- 
dosi  essi  a  3000,  a  4000  e  persino  a  5000  metri  sul  li- 
vello  del  mare.  Con  tutto  cio  alcuni  di  questi  passi,  bench6 
difficili,  non  sono  tuttavia  pericolosi,  e  nella  buona  stagione 
sono  costantemente  praticati  dai  commercianti  che  dall'India 
passano  nel  Turkestan  orientale  e  nel  Tibet,  il  che  fu  anche 
sperimentato  da  Sir  Davide  Ochterlony  quando  nel  1816 
marcio  dai  piani  del  Bengala  a  Khatmandu,  citta  capitale 
del  Nepaul,  non  incontrando  ne  troppa  resistenza  nei  nemici, 
ne  seria  difficoltk  nei  passi.  Si  aggiunga  a  tutto  cio  che  al- 
cuni di  questi  possono  venire  ad  arte  migliorati  e  resi  capaci 
di  dare  facile  adito  anche  ad  un  esercito.  I  valichi  alpini 
dell'Himalaia  piu  conosciuti  e  praticati  sono  il  Muztagh,  il 
Karakoram,  il  Ghangchenmo,  e  il  Tipta ;  e  i  passi  Jelap-La, 
Chola  e  Kangra-Lama  che  dai  Sikkim  mettono  direttamente 
nel  Tibet. 

La  via  che  tengono  ora  gl'Inglesi  per  entrare  nel  Tibet 
e  quella  del  Sikkim.  II  passo  Jelap-La  all'altezza  di  4383  nu 
essendo  fino  a  tutto  dicembre  piii  o  meno  sgombro  dalle  nevi, 
sar&  valicato  dalle  truppe  inglesi  che  movendo  da  Darjee- 
ling  e  da  Gnatong,  territorio  inglese,  entreranno  nella  Valle 
Chumbi,  faranno  sosta  al  villaggio  Chumbi,  a  venti  miglia 
da  Gnatong  e  quindi  continueranno  la  marcia  verso  la  citt& 
di  Khamba  Jong,  dove  risiede  nel  suo  campo  fortificato  Tani- 
basceria  britannica.  Da  Khamba  Jong  riprenderanno  il  cam- 
mino  per  la  citta  di  Gyantse  Jong,  distante  da  Chumbi 
110  miglia,  e  termine  della  strada  che  fiancheggiando  il  corso 
del  flume  Mo  risale  fino  alia  sua  sorgente  al  piede  del  passo 
Tang-La.  Questo  valico,  quantunque  a  4783  in.  di  altezza, 
e  assai  facile  e  non  puo  creare  grandi  difficolta.  Gyantse  Jong 
poi  6  una  ricca  e  bella  citta,  con  un  prospero  commercio,  un 
monastero  di  600  monaci  e  una  fortezza  tenuta  da  250  soldati 


NEL   TIBET  199 

tibetani  e  cinesi.  Arrivati  gl'inglesi  a  Gyantse  Jong,  vi  pas- 
seranno  1'inverno,  e  la  prossima  primavera,  moveranno  alia 
volta  di  Lhassa,  capitale  del  Tibet,  distante  120  ruiglia  da 
quella  citta.  Tale  e  il  disegno  di  guerra  appro vato  dal  Vicere 
Lord  Curzon,  ed  esso,  almeno  nelle  sue  linee  generali,  verra 
certamente  posto  ad  effetto.  Ma  del  risultato  finale,  come  non 
e  ora  possibile  prevederlo,  cosl  e  inutile  parlarne.  Forse  la 
Russia,  gelosa  degli  avanzamenti  britannici,  inter  verra  di- 
plomaticamente  per  arrestarne  le  mosse.  Forse  lo  stesso  Tibet 
cedera  ai  buoni  consigli  del  Nepaul,  e  dara  al  Governo  iin- 
periale  dell'India  le  richieste  soddisfazioni.  Forse  il  freddo 
rigidissimo  che  fa,  durante  rinverno,  in  quelle  desolate  re- 
gioni,  impedira  agli  inglesi  ogni  progresso  e  forse  anche  li 
costringera  al  ritorno,  oppure  potra  accadere  qualche  altro 
avvenimento,  tanto  piu  temuto  quanto  piu  imprevvisto,  che 
tagli  corto  all'Inghilterra  ogni  desiderio  di  conquista. 

Ad  ogni  modo  pero,  comunque  sia  per  finire  Tattuale 
spedizione  militare,  gl'inglesi  sono  risoluti  d'impossessarsi 
della  valle  Chumbi,  ch'essi  chiamano,  e  con  ragione,  la  chiave 
del  Tibet.  Se  per  tutto  altrove  un  esercito  europeo  potrebbe  ma- 
lagevolraente  passare,  non  6  cosi  tuttavia  del  Jelap-La  e  della 
valle  Chumbi,  lunga  quaranta  e  larga  ben  venti  miglia.  Chi 
ne  6  padrone,  6  padrone  del  Tibet  da  una  parte,  e  minaccia 
o  protegge  Tlndia  dall'altra,  perche  qualunque  grande  eser- 
cito puo  aver  libero  il  varco  per  una  valle  cosl  larga  e  per 
un  passo  facile  come  il  Jelap-La  e  sgombro  il  piii  deH'anno, 
come  si  6  detto,  dalle  nevi.  Gl'inglesi  dunque  fanno  atto 
prudente  nell'impossessarsi  di  quella  valle,  prima  che  i  Russi, 
ottenendo  il  protettorato  sul  Tibet,  se  ne  impadroniseano,  e 
;uarnendo  di  fortezze  le  alture  circostanti  alia  valle,  mettano 
in  pericolo.  la  sovranita  inglese  nell' India. 


Quanto  ai  diritti  che  1'Inghilterra  e  la  Russia  accampano 
sul  Tibet  v'e  assai  poco  che  dire.  Finora,  i  giornali  russi,  per 


200  RUSSIA   ED   INGHILTEKRA 

stabilire  i  proprii  diritti  sul  Tibet  non  sanno  dir  altro  se 
lion  che  il  primo  esploratore  che  entrasse  nei  Tibet  fu  im 
suddito  russo,  il  che  viene  negato  dagl'Inglesi;  e,  se  anche 
fosse  vero,  non  costituirebbe  pei  Russi  un  diritto  ad  invadere 
un  paese  aitrui.  Gl'Inglesi  hanno  ragioni,  in  apparenza  al- 
meno,  assai  migliori.  Mettono  essi  innanzi  la  piccola  cam- 
pagna  combattuta  contro  il  Tibet  nel  1888,  i  trattati  stretti 
con  esso  lui,  il  1890  e  1893,  e  sopra  tutto  la  loro  costante 
violazione  da  parte  di  quel  regno.  Se  tutto  questo  non  basta, 
arrecheranno  in  loro  favore  Tanarchia  ognor  piu  crescente 
in  che  si  trova  quel  paese,  I'hnpotenza  della  Cina  a  gover- 
narlo,  le  scorrerie  e  ruberie  delle  tribu  tibetane  dei  confini 
indiani,  la  necessity  di  opporsi  ai  tentativi  russi  nella  stessa 
regione,  e  il  diritto,  posto  il  cosi  detto  equilibrio  europeo, 
di  prendere  alia  Cina  qualche  cosa  che  serva  come  com- 
penso  alia  Manciuria,  strappata  dai  Russi  al  Governo  di  Pe- 
chino. 

Che  se  occorre  qualche  altra  ragione,  non  si  manchera 
di  osservare  che  e  legge  naturale  per  le  nazioni  sane  e  vi- 
gorose  di  espandersi,  di  allargare  i  proprii  confini,  com'e 
naturale  a  un  uomo  sano  di  sentir  fame  e  di  assimilarsi 
una  buona  quantita  di  cibo.  La  fame  della  terra  e  una  pre- 
rogativa  speciale  degli  Imperi  giovani  e  forti.  Quando  cessa 
questo  tremendo  appetito  di  divorare  gli  altri  -Stati  a  s6  li- 
mitrofi  o  colonie  lontane,  e  segno  non  dubbio  che  1'Impero 
volge  a  decadenza  e  comincia  la  discesa  verso  la  morte. 
Questa  6  la  storia  degl'Imperi  antichi  dei  Medi,  dei  Per- 
siani,  degli  Egizii,  dei  Greci,  dei  Romani.  Questa  storia  si 
ripete  300  anni  fa  pei  grandi  imperi  spagnuolo  e  portoghese, 
i  quali,  conquistato  in  pochi  anni  un  immenso  territorio  in 
Europa  e  alFestero,  toccarono  il  sommo  della  gloria  e  della 
potenza  e  in  breve  tempo  volsero  a  decadenza.  Ora,  sotto 
i  nostri  occhi  si  svolgono  le  giovani  forze  dell'impero  russor 
tedesco,  inglese  e  francese,  i  quali  imperi  si  espandono  e  con- 
quistano  la  terra.  Questa  espansione  si  fa  a  danno  special- 
meiite  di  nazioni  pagane,  incivilite  a  mezzo  e  per  lo  piu  in 


NEL   TIBET  201 

istato  di  degradazione  politica,  religiosa  e  sociale.  E  chi  puo 
negare  die  I'invasione  dell'Europa  cristiana,  civile  e  colta 
nel  continente  asiatico  ed  africano  non  si  compia  senza  un 
disegno  speciale  della  divina  provvidenza? 


Invero,  piu  di  un  filosofo  ha  notato  recentemente  il  me- 
raviglioso  accrescimento,  in  questi  ultimi  tre  secoli,  del- 
rinflusso  cristiano  ed  europeo  sopra  il  resto  del  mondo  pa- 
gano.  Tre  secoli  fa  3.480.900  miglia  quadrate  del  mondo 
abitato  erano  sotto  il  governo  di  nazioni  cristiane,  e  45.619.000 
sotto  il  governo  di  nazioni  non  cristiane.  Ora  invece  1'area 
del  mondo  governato  da  nazioni  cristiane,  ammonta  a 
40.317.200  miglia  quadrate,  laddove  quella  ancora  sotto  lo 
scettro  di  nazioni  non  cristiane  e  ridotta  ad  8.782.000  mi- 
glia quadrate.  Da  queste  cifre  si  deduce  che  le  nazioni  cri- 
stiane sono  padrone  di  82  per  cento  dell'area  abitabile  del 
mondo,  e  per  ogni  miglio  quadrato,  posseduto  da  popoli  non 
cristiani,  esse  ne  posseggono  da  quattro  a  cinque  miglia.  Di 
piu,  nel  1500  solo  100.000.000  di  persone  erano  sotto  il  di- 
retto  governo  di  nazioni  cristiace;  ora,  invece,  quei  cento 
milioni  sono  cresciuti  a  ben  novecento ! 

Affinche  I'innusso  delle  nazioni  cristiane  sulle  non  cri- 
stiane spicchi  vieppiu  maggiormente,  ci  piace  aggiungere 
qui  lo  specchietto  del  Luogotenente  Colonnello  V.  Murari 
Bra,  gia  professore  di  Geografia  nella  scuola  di  Guerra  di 
Torino,  dove  si  danno  1'area  e  la  popolazione  delle  principali 
nazioni  cristiane  di  Europa  ed  America  insieme  colle  colo- 
nie,  regni  od  imperi  non  cristiani  da  loro  governati.  Per  la 
Russia,  il  Belgio  ed  il  Portogallo  lo  specchietto  del1  Murari 
Bra  6  stato  compilato  sulle  statistiche  recate  da  altri  autori. 


202 


RUSSIA  ED    INGHILTERRA 


Madre  patria 

Colonie 

Nazioni  cristiane 

AREA 

POPOLAZIONE 

AREA 

POPOLAZIONE 

Gran  Brettagna 

314.950 

41.220.000 

27.861.000 

348.496.000 

| 

Germania  .... 

540.658  j     56.000.000 

2.605.100  |       9.230.000 

33.000 

5.200.000 

2.045.700 

35.500.000 

Danimarca   .  .  . 

38.830 

2.175.000 

194.580 

130.000 

Stati  Uniti  .  .  . 

9.450.000 

78.500.000 

443.060 

9.636.000 

Francia 

536.408 

38.800.000 

8.812.710 

50.310.000 

Italia  

286.648 

32.000.000 

477.300 

600.000 

Spa^na   .  .      .  . 

497.244 

18.100.000 

709.450 

340.000 

Portogallo.  .  .  . 

92.575 

5.428.659 

2.146.049 

9.160.444 

B  lo-io 

29.456 

6.693-810 

2.252,780 

14.100.000 

Russia  l  

22.430.000 

135.000.000 

892.950 

12.500.000 

34.127,738 

406.995.000 

43.458.900 

457.272.000 

N6  qui  e  tutto.  L'influsso,  graduate  si,  ma  ognor  piu  cre- 
scente  del  mondo  cristiano  sul  non  cristiano,  apparira  ancor 
piii  manifesto  ove  si  ponga  mente  al  seguente  specchietto, 
compilato  suite  statistiche  piu  recenti  recate  dalle  Mission! 
cattoliche,  dal  Werner  e  dal  Boyd  Carpenter. 

Queste  statistiche,  benche'solo  probabili  ed  approssima- 
tive,  danno  una  qualche  idea  della  graduate  propagazione 
del  cristianesimo  nel  mondo,  e  della  proporzione  de'  suoi  se- 
guaci  agli  abitanti  della  terra. 


1  Tra  le  colonie  russe  si  mettono  solo  i  recenti  acquisti  nell'estremo 
oriente,  perche  in  realta,  nel  caso  della  Russia,  la  madre  patria  com- 
prende  uon  solo  la  Russia  europea,  ma  gran  p.-irte  dell'asiatica,  da  gran 
tempo  incorporata  all'impero  e  russificata. 


NEL   TIBET 


203 


ANNI 
Dl  CftJSTO 

Popolazione  <M  mondo 

Popolaz  one  cristiana, 
cattolica  ed  acattolica 

100 

200 
300 

Numero  ignoto 

71                             5) 

500.000 
2.000.000 
5  000  OGO 

400 

10  000  000 

500 

15  000  000 

600 

20  000  000 

700 

25  000  000 

800 

30  000  000 

900 

40.000  000 

1000 

50.000.000 

1100 

70.000.000 

1200 

80.000.000 

1300 

85.000.000 

1400 

92.000.000 

1500 

100.000.000 

1600 

125.000.000 

1700 

155.000.000 

1800 
1875 
1880 

1.000.000.000 
1.396.842.000 

200.000.000 
394.000.000 
410.000.000 

1890 

493.000.000 

1896 

1.500.000.000 

500.000.000 

Se,  dunque,  nella  espansione  dell'Europa  cristiana  in  Asia 
<ed  in  Africa  si  tien  conto  dell'ognor  piti.  crescente  influsso 
del  cristianesimo  sulle  nazioni  ancora  non  cristiane,  non 
-abbiamo  che  a  godere  che  la  Russia  abbia  stese  le  sue  ali 
vincitrici  da  un  capo  all'altro  dell'Asia  settentrionale  e  cen- 
trale,  e  ringhilterra  e  la  Francia  si  stendano  ognora  piu  nel- 
TAsia  meridionale.  I  destini  delle  nazioni  sono  nelle  mani  di 
Dio.  Nei  secoli  terzo,  quarto  e  quinto  dopo  Gresu  Cristo,  i  bar- 


204  RUSSIA   ED   INGH1LTERRA   NEL   TIBET 

bari  venuti  dal  Nord  dell'Europa  e  dal  centre  dell'Asia  inva- 
sero  Timpero  romano  in  oriente  ed  occidente,  impero  in  gran 
parte  cristiano.  Essi  venivano  a  cercare  tesori  d'oro  e  d'argento 
e  li  trovarono  veraraente  nelle  ricche  citta  soggette  a  Roma 
ed  a  Bisanzio ;  ma  oltre  ai  beni  terreni,  trovarono  anche  un 
tesoro  celeste,  la  dottrina  del  Cristo,  che  li  ammanso,  li  reed 
a  civilta,  li  fece  prima  uomini  e  poi  cristiani. 

Ai  nostri  giorni  accade  il  processo  inverso.  Non  gia  i 
barbari  pagani  invadono  1'Europa  cristiana,  si  bene  T  Eu- 
ropa  cristiana  sulle  ali  del  vapore,  sulle  correnti  del  telegrafo, 
forte  di  giovinezza,  di  attivita,  di  sapere  e  cupida  oltremodo 
di  terrene  ricchezze,  valica  i  mari,  doma  gli  oceani,  con- 
quista  a  poco  a  poco  pacificamente  o  per  forza  d'armi  i  regni 
e  gTimperi,  e  dapertutto  fa  sventolare  il  proprio  stendardo. 
Quella  bandiera  e  cristiana,  ed  6  precorritrice  del  cristiane- 
simo.  Non  sempre  e  il  cristianesimo  integro  e  perfetto  della 
chiesa  cattolica;  non  sempre  i  mezzi  coi  quali  1'Europa  ag- 
gioga  al  suo  carro  trionfante  le  nazioni  non  cristiane  sono 
giusti  ed  onesti.  Tal  fiata,  ahim6  troppo  spesso  !  insieme  colla 
civilta  occidentale  porta  nel  cuore  dell'Asia  e  dell'Africa  i 
germi  del  vizio,  T  infedelta  e  gli  orrori.  di  una  civilta  deca- 
dente.  Ma  non  bisogna  dimenticare  che  val  sempre  meglio 
uno  scismatico  o  un  protestante  credente  che  non  un  pagano7 
e  che  dietro  gli  eserciti,  i  navigli,  i  fucili  ed  i  cannoni  eu- 
ropei,  marciano  schiere  di  missionarii  cattolici  e  di  vergini 
consacrate  a  Cristo,  tutti  intenti,  gli  uni  e  le  altre  a  con- 
trappore  Tesempio  delle  proprie  eroiche  virtu  agli  scandali 
dei  vizii  europei,  e  a  propagare  colla  voce,  cogli  scritti,  col 
buon  esempio,  colle  fatiche,  e,  ove  occorra,  anche  col  sangue, 
la  divina  religione  di  Gesu  Cristo. 

Ben  vada,  dunque,  la  potente  Inghilterra  nel  Tibet!  Apra 
al  commercio  quelle  inospite  regioni,  pianti  nella  cittadella 
misteriosa  del  buddismo  la  croce  di  Cristo,  renda  libera  e 
possibile  la  propagazione  del  Vangelo  in  quel  paese,  chiuso 
fino  al  presente  ad  ogni  soffio  di  dottrina  cristiana,  ed  avra 
ben  meritato  della  civilta,  della  cultura  e  della  vera  religione ! 


KIVISTA   BELLA   STAMPA 


i. 

LA  FRANCIA  ALL'  ESTERO  l. 


Eccoci  al  sesto  ed  ultimo  volume  di  questa  monumentale  e  splen- 
dida  opera,  della  quale  abbiamo  gia  piu  volte  parlato,  cioe  a  mano 
a  mano  che  uscivano  alia  luce  i  precedent!  volumi. 

II  presente  riguarda  1' America,  e  noi  crediamo  di  far  cosa  grata 
ai  lettori  coll'estrarne  uno  specchio  del  progress!  fatti  dal  cattoli- 
cismo  nei  soli  Stati  Uniti  nel  corso  del  secolo  teste  tramontato. 

Allorche  nel  1791  Consignor  Giovanni  Carroll,  primo  vescovo- 
di  Baltimora,  tenne  il  suo  primo  sinodo,  la  sua  diocesi  abbracciava 
tutta  la  superficie  dei  tredici  nuovl  Stati  Uniti  d' America.  Assistet- 
tero  al  sinodo  tutti  i  sacerdoti,  che  erano  non  piu  di  22.  I  Catto- 
lici  salivano  appena  a  24,500,  de'  quali  16,000  al  Maryland,  7,000 
in  Pennsilvania,  e  1,500  sparsi  nel  resto  degli  Stati.  Eccettuato  un 
Convento  di  donne,  quello  delle  Carmelitane,  non  eravi  alcuna  comu- 
nita  religiosa  o  ecclesiastica,  nessun  seminario.  II  solo  collegio,  allora 
esistente  per  Feducazione  della  gioventu  era  quello  di  Georgetown, 
che  tuttora  continua  sotto  la  direzione  de'  Padri  della  Compagnia 
di  Gesu.  Le  chiese  erano  poche,  e  spesso  non  erano  altro  che  povere 
capanne  di  legno,  quando  pure  il  divino  uffizio  non  celebravasi  in 
case  particolari. 

Or  si  vegga  quanto  cammino  si  e  fatto  nello  spazio  di  cento  anni. 

Alia  fine  del  secolo  teste  spirato,  v'erano  negli  Stati  Uniti  14 
Province  ecclesiastiche :  cioe  quelle  di  Baltimora,  Boston,  Chicago, 
Cincinnati,  Dubuque,  Milwaukee,  Nuova  Orleans,  New -York,  Ore- 
gon-City, Filadelfia,  San  Luigi,  San  Paolo,  San  Francisco,  Santa 
Fe.  Y'erano  70  Diocesi,  3  Yicariati  apostolici  e  una  Prefettura. 
C'era  un  Dalegato  apostolico,  Monsignor  Sebastiano  Martinelli  (oggi 
Cardinale)  residente  a  Washington ;  un  Cardinale,  il  Gibbons,  Ar- 
civescovo  di  Baltimora;  16  Arcivescovi,  77  Yescovi,  2  Arciabbati, 

1  PIOLET  J.  B.  S.  J.  Les  Missions  catholique  francaises  au  XX*  sitcle. 
VI  Missions  d'Amerique.  Paris,  Colin,  8°,  520  p.  —  Fr.  12. 


206  RIVISTA 

13  Abbati  mitrati,  1  Prefetto  apostolico,  2976  Religiosi  sacerdoti, 
8660  Preti  secolari,  6409  chiese  con  residenza  di  sacerdote,  molti 
convent!  d'uomini  e  di  donne,  parecchi  collegi,  scuole  per  maschi 
e  per  femmine,  orfanotrofi,  asili,  istituti  di  carita  d'ogni  genere,  e 
una  popolazione  cattolica  di  10,129,677  anime. 

E  godono  tutti  la  massima  liberta.  Lo  Stato,  dal  canto  suo,  se 
non  favorisce  particolarmente  niuu  culto,  neppure  ne  irapastoia 
nessuno. 

Or  tutta  questa  grand'opera  d'espansione  della  fede  cattolica  e 
rnerito  dei  missionarii,  de'  quali  parecchi  furono  francesi,  che  nella 
piu  lunga  parte  del  secolo  furono  agli  avamposti  e  anche  oggi  ten- 
gono  un  posto  onorevole  tra  quelli  d'altre  nazioni. 

Ne  solo  negli  Stati  Uniti,  ma  anche  negli  altri  paesi  d'America. 
Nel  Canada,  per  esempio,  si  nota  una  fioritura  rigogliosa  di  Reli- 
giosi, scelti  da  quasi  tutte  le  Congregazioni  regolari  di  cui  la  Francia 
e  si  ferace.  Molti  di  loro  si  erano  rifngiati  al  Canada  dopo  1'esecuzione 
dei  decreti  del  1880.  e  hanno  poi  ricevuto  in  seguito  un  aiuto  pre- 
zioso  per  le  loro  opere,  nelle  Congregazioni  francesi  femminili.  Queste 
ancora  hanno  abbandonato  in  gran  numero  il  loro  paese  inospitale, 
e  sono  andate  in  America  a  spendervi  una  vita  di  sacrifizio,  d'ar- 
dore,  d'eroismo,  di  cui  la  loro  patria  non  vuol  piu  sapere.  In  tutta 
1'estensione  del  Canada,  hanno  fondato  scuole.  ospitali,  case  di  ri- 
fugio,  sale  d'asilo,  orfanotrofii,  tutte  le  istituzioni  della  carita  piu 
materna.  Noi  ne  abbiamo  contato  fino  a  quindici  di  queste  diverse 
Congregazioni  di  Suore,  che  tutte  sul  suolo  canadese  hanno  case,  e 
vi  lavorano,  e  vi  patiscono,  e  vi  menano  la  loro  vita  d'annegazione 
operosa.  E  si  trovano  altresi  nei  paesi  delle  Missioni  indiane,  dove 
concorrono  con  un  coraggio  piu  che  virile  alia  grande  impresa  della 
evangelizzazione  cristiana. 

La  quale  impresa  con  egual  zelo  e  stata  condotta  nella  Colombia 
britannica,  in  Cuba,  in  Haiti,  nella  Guiana  francese,  nel  Bra^ile,  e 
negli  altri  paesi  d'America,  de'  quali  tutti  in  questo  volume  si  narra 
la  storia  dell'ultimo  secolo,  in  ordine  alia  propagazione  della  fede, 
con  tanta  accuratezza  e  con  tanti  sussidii  dell'arte,  che  1'  illustre 
Bruneticre  di  questo  e  dei  precedenti  volumi  ha  potuto  affermare 
nei  Debats.  «  I  sei  volumi  che  compongono  quest'opera  monumen- 
tale,  eseguita  sotto  la  direzione  del  R.  P.  Piolet  dalla  Libreria  Ar- 
mand  Colin,  non  la  cedono  per  Testensione  dell'  informazione,  per 
1' interesse  del  testo,  pel  valore  documentario  deH'illustrazione,  e 
per  la  belta  tipografica,  a  nessun'altra  pubblicazione  di  questo  ge- 
nere. » 


DELLA   STAMPA  207 

L'opera  tutta  si  chiudo  con  una  Conclusions  dettata  dallo  stesso 
Brunetiere  e  degna  di  lui.  Noi  qui  ne  daremo  1'ultimo  tratto. 

*  Chi  son  costoro  che  volano  come  le  nubi?...  Popoli,  che  li 
vedeste  venire,  qual  fu  da  prima  la  vostra  sorpresa  e  chi  pu6  de- 
scriverla?  Domini  che  a  voi  ne  vengono  senza  esservi  attirati  da 
alcun  motive  no  di  coinmercio,  no  di  ambizione,  ne  di  curiosita; 
uomini  che  senz'avervi  mai  veduto,  senza  nemmeno  sapere  dove 
siete,  vi  amano  teneramente,  lasciano  tutto  per  voi  e  vi  cercano  a 
tra verso  di  tutti  i  mari,  con  tante  fatiche  e  pericoli,  per  farvi  par- 
tecipi,  della  vita  eterna  ch'essi  hanno  scoperta.  Nazioni  sepolte  nel- 
1'ombra  del  mare,  qual  luce  e  questa  che  brilla  sulle  vostre  teste !  » 
«  Si  sono  gia  riconosciute  (dice  il  Brunetiere)  le  parole  di  Fenelon, 
nel  suo  bel  ser.mone,  si  commovente  e  si  poetico,  sopra  La  voca- 
%ione  dei  Gentili.  Or  questa  luce  non  si  estinguera.  S\  comunichera 
senza  esaurirsi;  si  spandera  senza  nulla  perdere  del  suo  splendore 
e  de'  suoi  raggi.  E  di  qui  a  secoli  molti,  sia  che  il  viaggiatore  sulle 
rive  della  Senna  debba  cercare  il  luogo  dove  fu  Parigi,  sia  che  ella 
seguiti  ancora  a  illuminare  1'universo,  e  a  scaldarlo  del  suo  calore 
nell'atto  stesso  di  rischiararlo  co'  suoi  raggi;  non  sara  mai  inglorioso 
alia  Erancia,  no  sara  il  minore  suo  titolo  alia  riconoscenza  del  genere 
umano,  1'aver  tanto  fatto,  sopportato  tante  prove  e  yersato  tanto 
sangue,  sangue  francese  e  sangue  cristiano,  perche  quella  luce 
brillasse.  » 


II. 

DALLE  SFINGI  D'EGITTO  AI  PAESAGGI  DEL  SEGANTINI. 
UNA  NUOVA  STORIA  DELL'ARTE. 

Non  e  un  breve  viaggio  quello  a  cui  c'invita  il  valente  Dr.  Adolfo 
Fan  ],  offrendoci  per  guida  il  suo  splendido  volume  sulla  storia  del- 
1'arte.  E  rinchiuderla  in  800  pagine,  cut  danno  vita  ma  rubano 
spazio  quasi  un  migliaio  di  stampe,  non  era  impresa  cui  si  potesse 
accingere  chi  non  fosse  piu  che  esperto  neH'omai  sterminato  canipo 
da  percorrere.  Prendiamo  le  mosse  dagli  obelischi,  dalle  piramidi 
dalle  sfingi;  tra  i  grevi  colonnati  dei  templi  passiamo  dinanzi 

1  Geschichte  der  bildenden  Kunste  von  Dr.  Adolph  Fah  Stiftsbiblio- 
lekar  in  St.  Gallen.  2a  ediz.  migliorata   e  ampliata,  con   37  tavole,  e 
10  fig-,  nel  testo  — Friburgo  i.  Br.,  Herder,  1903,  8°  gr.  p.  XX- 785.  M.  20,50; 
legato  artist.  M.  25. 


208  RIVJSTA 

alle  angolose  pitturo  e  alle  ieratiche  statue  di  basalto,  ai  codici 
funerarii  del  misterioso  Egitto ;  di  la  all'immenso  palazzo  di  Khor- 
sabad,  tra  i  leoni  e  i  tori  alati  delPAssiria  e  di  Babilonia,  indi  in 
Persia,  in  Siria,  in  Fenicia,  nell'India,  per  trattenerci  piu  a  lungo 
nelle  origini  e  nelle  raffinatezze  dell'arte  delle  arti,  delParte  greca. 
Oi  aspetta  dappoi  la  civilta  itaiica,  la  potenza  romana  ch'empie  il 
mondo  di  acquedotti,  di  terme,  d'anfiteatri ;  1'arte  delle  catacombe, 
delle  basiliche  venerande.  delle  cupole  bizantine  scintillanti  di  mu- 
saici,  delle  miniature  e  del  breve  rinascimento  carolingico ;  indi  la 
lenta,  solida,  massiccia  preparazione  che  lo  stile  roinanico  manda 
innanzi  al  pieno  svolgimento  dell'edifizio  cristiano  per  eccellenza, 
cioe  la  chiesa  gotica,  grandiosa  e  divota  negli  eccelsi  pilastri,  ne'  fine- 
stroni  dipinti  e  nelle  volte  ogivali. 

Ma  terminate  il  ciclo,  il  movimento  non  s'arresta ;  anzi  ripiglia 
con  novello  vigore,  e  vedremo  da  capo  il  piu  potente  impero,  di 
cui  narri  la  storia,  Timpero  rcniano,  possedere  sempre  tanta  forza, 
anche  solo  in  rimembranza,  da  risospingere  il  moudo  civile  sull'or- 
bita  della  sua  artistica  carriera.  Cosi  coll'umanismo  e  col  Rinasci- 
mento s'apre  1'era  moderna,  che  accelera  le  sue  fasi,  come  s'accelera 
ogni  cosa  nella  vita  umana;  ed  attraverso  a  questa  lussureggiante 
fecondita,  dell'  Italia  principalmente,  e  poi  di  mano  in  mano  del- 
1'altre  nazioni,  tra  le  onde  di  brevi  risorgimenti  e  di  decadenze,  di 
barocco  e  di  accademico,  giungiamo  al  secolo  XIX  e  fino  ai  giorni 
presenti. 

Una  primavera  nell' Alpi  del  compianto  Segantini  (f  1899)  e 
il  solo  dipiato  che  rappresenti  PItalia  tra  le  opere  moderne  qui 
riprodotte  in  fine  al  volume.  Quivi  figurano  i  francesi  Ingres,  Robert, 
Millet,  Yernet,  Duran,  Corot,  Rosa  Bonheur,  Puvis  de  Chavanncs, 
Merson;  i  tedeschi  Cornelius,  Oerbeck,  Yeit,  Schadow,  Schnorr, 
Ftirich,  Steinle,  Kaulbach,  Hess,  Schraudolf,  Ittenbach,  Piloty,  nella 
grande  pittura  storica  e  religiosa,  dove  la  scuola  benedettina  di 
B_>uron,  seria  e  divota,  appare  di  una  ingenuita  trcppo  ricercata. 
E  nel  paesaggio  figurano  fra  gli  altri  il  Rjttmann  colia  famosa  ve- 
duta  di  Maratona,  il  Schirmer  che  nel  suo  romantico  mattiuo  torna 
a  rasentare  il  fare  bilanciato  e  alquanto  convenzionale  del  Poussin. 
Principiare  coll'antico  Egitto  e  terminare  col  bel  quadro  di  Adolfo 
Menzel,  il  concerto  di  Federico  il  grande  che  suona  il  flauto  tra 
le  parrucche  incipriate;  partire  dai  Faraoni  e  arrivare  al  Laone  XIII 
del  Lenbach,  e  un  bel  cammino,  immenso,  svariato,  tanto  da  con- 
fondercisi.  Eppure  I'ardimentoso  ed  erudito  Dr.  Fah  non  si  sgomenta, 
e  n'esce  veramente  con  onore.  A  ragione  osserva  egli  nella  prefa- 


DELLA   STAMPA  209 

zione,  che  per  adempiere  utilmente  il  sno  intento,  di  dare  alle  persone 
colte  una  giusta  idea  della  storia  dell'arte  in  generale,  non  con- 
veniva  accamulare  nomi  e  date,  ne  passare  minutamente  in  rivista 
tutte  le  opere  d'un  autore  o  d'una  scuola;  ma  piuttosto  delineare 
nettamente  il  carattere  di  ciascun'epoca  e  le  sue  tendenze  artistiche. 
E  con  lui  consentira  pienamente  chiuaque  lo  segue  nella  bella  des- 
crizione  ch'egli  fa  del  discobulo  di  Mirone,  o  di  Marsia  che  raccatta 
da  terra  il  flauto  di  Atena ;  e  ancora  quando,  dopo  avere  analizzato 
il  carattere  dell'estetica  corporea  di  Policleto,  passa  alle  inairivate 
cime  di  Fidia,  e  tra  Atene  ed  Olirnpia  ci  trattiene  in  pagine  deliziose, 
faeendoci  sfilar  dinanzi  agli  occhi  i  corteggi  sacri  scolpiti  sul  fregio 
del  Partenone,  per  accompagnarci  poscia  a  mirare  quanto  splendore 
rifulga  sempre  anche  fra  le  tendenze  realistiche  di  Skopas,  di  Pras- 
sitele  e  di  Lisippo. 

Questo  metodo  e  il  piu  adatto  all'ufficio  eminentemente  educative 
che  si  propone  lo  studio  dell'arte  e  della  sua  storia,  ed  e  insieme  il  piu 
istruttivo  e  il  piu  dilettevole,  anco  per  le  persone  che  non  debbono 
maneggiare  pennello,  no  scarpello,  ne  squadra,  ne  piotnbino.  Tale 
criterio,  a  molo  di  filo  direttore,  guida  costantemente  per  tutto  il 
presente  volume,  ed  appare  qua  e  la  piu  scoperto,  per  es.  nelle  in- 
testazioni  dei  capitoli,  che  portano  in  fronte  o  capitelli  greci,  o  1'arco 
etrusco  di  Perugia  e  quello  della  cloaca  massima  di  Eoma,  ovvero 
un  particolare  del  sarcofago  di  Giunio  Basso  o  somiglianti  accenni 
di  monumenti,  che  bastano  a  richiamare  tutta  un'epoca. 

Non  neghiamo  perO  che  talora  il  filo  non  si  smarrisca,  e  rirnanga 
alquanto  meno  aperto  alia  vista;  e  non  fa  meraviglia,  dovendo  aggi- 
rarsi  per  si  lungo  e  intricate  labirinto.  Cosi  non  era  male,  trattando 
delParchitettura  romana,  mettere  in  piu  spiccato  rilievo  il  lato  tecnico 
della  struttura  delle  volte,  del  savio  partito  tratto  dalla  necessita  di 
opporre  alle  spinte  i  contrafforti,  faceudoli  servire  insieme  alia  sta- 
bilita  e  alia  ripartizione  delle  stanze  interne.  Col  che  non  solo  era 
toccato  un  punto  essenziale  all'arte  di  quel  popolo  pratico  e  orga- 
nizzatore,  ma  era  aperta  la  via  a  far  notare  forse  piu  chiaramente 
pure  il  modo  di  equilibrio  della  costruzione  buantina  a  cupola,  cioe 
quel  suo  carattere  sostanziale,  comune  colla  romana,  d'avere  i  suoi 
organi  di  resistenza  all'  interno,  mentre  la  costruzione  gotica  li  dis- 
tribuisce  ai  fianchi  esterni  delle  navate.  Non  perciO  vogliamo  fare 
un  appunto  di  parzialita  al  valente  storico,  e  negare  a  lui,  nato  e 
nutrito  delle  bellezze  deh'arte  medievale,  il  diritto  di  compiacersene 
largamente,  riserbando  a  ques:e  anziche  all'arte  bizantina  le  sue  sim- 
patie.  Che  anz'.  egli  sa  mantenere  anche  verso  gli  altri  periodi  pre- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  14  9  gennaio  1904. 


210  RIVISTA 

cedenti  e  successivi  un  giudizio  perfettaniente  equilibrate,  seriza  pas- 
sione,  appoggiato  sempre  a  dottrina  sicura,  alle  conclusioni  delle 
ricerche  letterarie  piu  recenti. 

Una  parola  intorno  alia  parte  illustrativa,  che  in  questo  genere- 
non  e  un  pregio  accessorio  ma  di  prima  importanza.  L'autore  col 
piu  retto  criterio  vi  dimostra  una  vasta  e  svariatissima  cognizione- 
de'  nionunienti  e  di  tutte  le  collezioni  antiche  e  moderne.  L'editore 
v'ha  aggiunto  del  suo  quella  larghezza  anzi  quella  munificenza,  che 
d'un  lavoro  sulla  storia  dell'arte  fa  una  vera  opera  d'arte.  Dalle  piu 
antiche  meniorie  egiziane  al  modernissimo  stile  floreale,  che  svolge  i 
morbidi  steli  sul  cuoio  delPelegantissima  legatura,  si  compie  un  ciclo 
e  si  ritorna  quasi  a  quelle  palmetto  stilizzate  proprie  dello  stile  assiro, 
che  risplendono  entro  il  magnifico  volume:  una  vera  sintesi  pen- 
sata,  studiata,  lavorata  con  intelligenza  e  con  amore. 


III. 

IL   DlRlTTO    DELLB   SORGENTI. 


Le  nuove  applicazioni  dell'acque  correnti  ad  uso  di  forza  motrice 
vanno  di  giorno  in  giorno  crescendo  a  maggiori  proporzioni,  e  come 
una  ricchezza,  riposta  in  casa  e  nuovamente  scoperta,  destano  le  piu 
liete  speranze  per  1'avvenire  economico  dell'  industrie  italiane.  Ma  i 
tesori  latenti  tra  i  gioghi  dell'Alpi  e  delPApennino,  dei  quali  demmo 
un  rapido  cenno  in  altra  occasione  \  non  sono  un  frutto  cosi  age- 
vole  a  raccogliere  che  basti  stendere  la  mano.  Spesso  le  opere  pre- 
liminari  occorrenti  ad  allacciare  le  vene,  a  conservare  la  pressione, 
a  condurre  le  acque  attra  verso  a  fondi  privati  o  pubblici,  sono  di 
tale  difficolta  e  irnportano  tali  dispendii,  oltre  al  costo  proprio  degli 
impianti  meccanici  od  elettrici,  che  molti  proprietari  dovranno  ri- 
nunziare  a  prevalersi  di  quell'acque,  che  pure  sgorgano  sul  proprio 
podere,  e  dovranno  contentarsi  di  lasciarle  perdersi  a  vuoto,  ovvero 
cedere  ad  altri  i  proprii  diritti.  Siccome  pero  i  diritti  d'irrigazione 
nolle  pianure  sono  stati  sempre  e  sono  tuttora  argomento  d' infinite 
questioni  in  tribunale,  cosl  si  capisce  che  nuove  e  non  poche  dif- 
ficolta possano  sorgere  in  questo  nuovo  aspetto  e  nuovo  valore,  che 


1  V.  il  nostro  quaderno  del  3  ottobre  1903,   Le  ricchezze  industrial  i 
delVAlpi. 


BELLA   STAMP  A  211 

prendono  le  sorgenti  de'  nostri  monti ;  ed  6  naturale  che  si  pensi 
altresi  alle  occorrenti  disposizioni  legislative. 

Se  non  che  in  provvedimenti  di  tal  fatta,  ove  sono  impigliati 
interessi  pubblici  e  privati  insieme,  mentre  il  legislatore  deve  avere 
la  mira  al  bene  cornvme,  importa  sommamente  che  non  venga  re- 
<:ata  offesa,  ai  principii  suprerai  del  diritto  e  della  proprieta  privata, 
i  quali  per  essere  partecipati  da  molti,  ridondano  in  sostanza  in  vero 
benefizio  della  societa. 

Orbene  una  recente  relazione,  fatta  al  ministro.  dei  lavori  pub- 
blici in  Italia  dalla  Commissione  per  lo  studio  delle  riforme  alia 
legge  del  20  marzo  1865  (n.  2248,  alleg.  Fy  Parte  prima,  Deriva- 
zioni  ed  usi  di  acque  pubbliche),  lascia  trasparire  assai  chiara  una 
tendenza,  che  si  vorrebbe  dissimulare,  ma  che  andrebbe  senza  dubbio 
a  terminare  in  un'ingiuria  al  diritto  di  proprieta. 

Infatti  «  mentre  col  primo  articolo  dello  schema  proposto  si  de- 
roga  senz'altro  al  Codice  Civile,  si  e  cercato  per  contrario  di  non 
darne  le  viste  e  di  farlo  passare  quasi  sotto  banco,  senz' avere 
3a  franchezza  di  confessarlo  apertamente,  peggio  che  non  hanno 
fatto  i  francesi,  cambiando  gli  articoli  del  Codice.  »  (Legge  del 
18  aprile  1898)  '. 

Questo  motivo  ha  indotto  un  bravo  e  giovane  avvocato  romano, 
Oistoforo  Astorri,  fornito  di  un  buon  corredo  di  studii  e  di  un  retto 
criterio  giuridico,  a  trattare  a  fondo  la  questione,  ripigliandola  nei 
suoi  principii  stessi,  e  considerandola  nel  diritto  greco,  nel  diritto 
romano,  nel  comune  e  nel  nostro  diritto  civile  vigente. 

Particolarmente  importante  e  1'esame  ch'egli  fa  della  legge  fran- 
cese,  testd  citata,  conchiudendo  che  sarebbe  inopportune  imitarne 
in  Italia  le  innovazioni.  A  ragione  osserva  1'Astorri  (p.  145)  «  che 
la  grandissima  quantita  delle  acque  crea  presso  di  noi  una  condi- 
zione  di  cose  ben  diversa  da  quella  che  ritrovasi  in  Francia.  Che 
•se  pure  in  qualche  regione,  come  ad  esempio  in  Lombardia,  la 
utilizzazione  di  questo  elemento  assume  deile  proporzioni  important, 
d  anche  da  notare  che  ivi  1'esperienza  dei  secoli  dimostra  che  la 
legislazione  attuale  e  piu  che  sufficiente  alia  sua  tutela.  »  E  sog- 
giunge  che  a  volere  introdurre  in  Italia  una  legge  somigliante  «  sa- 
rebbe  necessario  un  rimaneggiamento  di  gran  parte  del  Codice,  e 
1'abolizione  di  uno  dei  piu  bei  vanti  della  nostra  legislazione,  vala 
-a  dire  deli'acquedotto  forzoso.  Anzi  quest'  istituto,  creato  appunto 


1  Aw.  CRISTOFORO  ASTORRT,  II  Diritto  delle  sorgenti.  Studii  di  ld- 
g'islazione  antica  e  moderna.  Roma,  tip.  de'  Lincei,  1903,  8°,  p.  220. 


212  RI  VISTA 

laddove  si  e  formata  questa  parte  del  nostro  diritto,  6  T  indice  piu 
evidente  del  diverso  indirizzo  che  i  nostri  antichi  tenevano  in  tutto 
cio  e  della  lata  libarta  che  essi  volevano  conferire  alia  operosita  di 
proprietarii  intraprendenti.  » 

II  cardiae,  su  cui  s'aggira  tutta  la  questiono,  e  sapere  a  chi 
appartenga  una  sorgente  che  nas:e  in  ua  fondo  private,  ma  poi 
scorre,  pud  crescsre  e  diveaire  un  rascello,  un  fiime.  Allora,  corn'e 
manifesto,  la  cosa  acquista  maggiore  importanza,  sembraudo  difficile 
il  limitare,  e  grave  e  pericoloso  il  riconoscere  senza  limitazione  il 
diritto  di  proprieta  d'una  sorgente,  donde  dipendono  nel  seguito  tanti 
altri  interessi.  Ora  dopo  un  esame  erudito,  accurate,  giudizioso  del 
diritto  antico,  romano  e  feudale,  e  del  moderno,  delle  opinioni  dei 
giurisperiti,  sulla  natara  giuridica  delle  sorgenti,  TAstorri  riepilo- 
gando  ritiene  «  che  le  sorgenti  appartengano  sempre  in  assoluto 
ed  esclusivo  dominio  al  proprietario  del  fondo  in  cui  sorgono  serza  li- 
mitazioni,  all'infuori  di  quelle  che  il  Codice  riconosce.  Cid  non  esclude 
che  alcune  di  esse  possano  dirsi  pubbliche  pel  rapporto  in  cui  si 
trovano  con  corsi  di  acqua  demaniali.  Tale  qualifica  puo  avere  delle 
conseguenze,  come  ad  esempio  la  loro  espropriazione  per  pubblica 
utilita,  con  il  seguente  passaggio  al  demanio  dello  Stato,  ed  il  di- 
niego  della  dichiarazione  di  pubblica  utilita  delle  opere  che  teades- 
sero  a'la  loro  diversione...  la  quale  opinione  concorda  con  quella 
accettata  dal  diritto  comune  e  vigente  quasi  dappertutto  prima  del- 
1'attuale  legislazione,  e  quella  cbe  piu  facilmente  di  tutte  ad  esse 
si  adatta  ed  e  percid  la  piu  comune  nella  dottrina  e  Tunica  se- 
guita  nella  giurisprudenza  »  (p.  135  s.) 

Contro  1'opportunita  d'introdurre  nella  nostra  legislazione  prov- 
vedimenti  simili  alia  legge  francese  che  intacca  la  proprieta  privata, 
oltre  1'opinione  sola  ammessa  nel  diritto  comune,  stanno  gli  esempi 
delle  legislazioni  moderne,  1'austriaca  e  la  germanica,  molto  com- 
mendevoli  per  questo  rispetto.  E  con  ragione  accennava  1'Astorri 
al  pericolo  di  vedere  soppresso  cosi  alia  leggera  la  disposizione  del- 
1'acquedotto  forzoso,  che  e  una  bella  prova  della  tutela  legale  del 
diritto  di  proprieta.  Questa  norma  «  tutta  propria  della  giurispru- 
denza milanese  e  subalpina  sulle  acque  private...  fu  sancita  in  prin- 
cipio  negli  statuti  del  dues  to  di  Milano  ed  in  quelli  di  Yerona  del 
1455.  Indi  passd  nel  1547  in  quelli  della  Provenza.  Poco  dopo 
Emanuele  Filiberto  (a.  1584)  1'accoglieva,  come  norma  di  diritto 
comune,  nella  riforma  legislativa  da  lui  fatta  ne'  suoi  stati.  La  for- 
mula che  egli  allora  dette  a  questo  principio  si  mantenne,  con  lievi 
mutazioni,  fino  alia  codificazione,  ed  e  stata  accettata  quasi  nella 


BELLA   STAMP  A  213 

stessa  forma  dal  nostro  codice.  Emanuele  Filiberto,  infatti,  aveva 
stabilito  che  colui  il  quale  avesse  bisogno  di  condurre  sui  proprii 
fondi  dell'acqua  che  gli  apparteneva,  potesse  costringere  il  vicino 
a  concedergli  il  passaggio,  pagandogli  il  prezzo  del  terreno  occu- 
pato  aumentato  di  A/s  e  risarcendolo  di  tutti  i  danni,  che  in  occa- 
sione  di  tale  passaggio  gli  fossero  recati...  le  differenze  che  si  ri- 
trovano  nella  sua  applicazione  nel  Milanese  e  nel  Piemonte  sono 
affatto  secondarie,  riguardando  solo  rammontare  dell'  iudennita  da 
pagarsi  ai  proprietarii  dei  terreni  attraversati  »  (p.  93  s.) 

Senza  estenderci  oltre,  lo  studio  dell'Astorri  deve  convincere  che 
questo  e  argomento  degno  di  molta  ponderazione;  e  che,  o  la  legisla- 
zione  presente  sia  sufficiente  neila  sostanza,  o  debba  essere  modi- 
ficata  conforaie  alle  nuove  esigenze,  certo  queste  Don  sono  inno- 
yazioni  da  farsi  cosi  alia  leggera  e,  per  modo  di  dire,  per  straforo, 
come  fa  tentato  di  fare  ne'  cunicoli  parlamentari.  E  noi  di  buon 
grado  abbiamo  voluto  dare  questa  succinta  notizia,  e  per  1'interesse 
che  molti  ci  possono  avere,  e  pel  merito  dell'  opera,  ove  1'aridita 
della  erudizione  e  della  critica  giuridica  non  si  fanno  sentire  per 
nien-te,  anzi  sono  trasformate  nella  scorrevolezza  d'  una  piacevole 
lettura. 


BIBLIOGRAFIA  J 


ATTANASIO  E.  can.  —  IL  Papato.  Ragionamenti.   Napoli,    Artigia- 

nelli,  1903,  8°,  VIII  168  p.  L.  2. 
I  non  pochi  che  ammirarono  questi 
discorsi  mentre  uscivano  dal  dotto 
labbro  del  compianto  canonico  Atta- 
nasio,  saranno  ben  lieti  d'averli  ora 
sott'occhio  su  queste  pagine;  e  quelli 
che  non  li  udirono,  gusteranno  di 
conoscerli  ora  per  la  prima  volta; 
tanta  e  la  maestria  con  cui  si  ve- 
dranno  svolgere  innanzi  1'eccellenza 
B.  G.  M.  —  II  Popolo  Istruito.  Due  ore  di  conversazione  fra  un  ope 

raio  ed  un  impiegato  governativo.   Torino,  16°,  C2  p.  Cent.  30. 


del  Papato,  i  suoi  diritti,  le  sue  be- 
nemerenze  colla  societa,  colla  civilta 
moderna  segnatamente,  e  in  partico- 
lare  colla  Italia.  Avvertiamo  che  il 
profltto  dell'edizione  andra  a  van- 
taggio  della  Causa  di  Beatificazione 
del  Servo  di  Dio  P.  Ludovico  da  Ca- 
soria. 


Ecco  un  piccol  libro  che  abbiamo 
letto  con  gusto  e  con  vera  soddisfa- 
zione.  Esso  da  una  idea  chiara  delle 
dolenti  condizioni  attuali  del  Papa. 
Dimostra  la  necessita  del  potere  tem- 
porale  non  che  la  ragionevolezza  del 
Non  eocpedit,  e  risponde  trionfalmente 
ai  sofismi  che  si  mettono  innanzi  per 
far  credere  al  popolo  che  e  meglio 
pel  Papa  che  sia  liberato  dalle  cure 
temporali  perche  possa  meglio  occu- 


pero  ne  raccomandiamo  la  lettura  a 
tutti  quelli  particolarmente  che  aves- 
sero  qualche  pregiudizio  contro  il 
Papa.  L'autore  per  modestia  ha  ta- 
ciuto  il  suo  nome ;  ma  egli  ha  scritto 
altri  libri  di  merito,  di  cui  abbiamo 
reso  conto  nei  nostri  quaderni.  Noi 
dunque  lo  incoraggiamo  a  scriverne 
altri  ancora,  che  come  questo  val- 
gano  a  cavare  dalle  menti  del  popolo 
tanti  altri  pregiudizi. 


parsi  della  salute  delle  anime.    Ep- 

BAINVEL  J.  Y.  professeur  de  Theologie  a  1'Istitut  Cathol.  de  Pa- 
ris. —  Nature  et  surnaturel.  Elevation,  deoheance,  etat  present 
del  1'Humanite.  Paris,  Beauchesne,  1903,  16°,  394  p.  Fr.  3,50. 

in  un 


E  un  trattato  compiuto  sopra  il 
tema:  Natura  e  Soprannaturale.  Al- 
ia compiutezza  per  la  quale  il  tema 
e  svolto  in  tutte  le  sue  parti,  e  unito 
un  grande  ordine  e  chiarezza ;  tal- 
che  la  mente  investigatrice  de'teo- 
logi  resta  pienamente  soddisfatta. 
Aggiunge  pregio  al  libro  un'Appen- 


dice,  in  cui  Tautore  d^  in  un  sunto 
tutti  i  capitoli  del  libro,  cui  egli  in- 
titola  Cancvas  des  lecons,  che  e  un 
compendio  utilissimo  di  tutto  il  det- 
to.  La  dottrina  e  sanissima  e  la  so- 
luzione  delle  difficolta  inerenti  al 
soprannaturale  e  veramente  soddi- 
sfacente. 


1  Mota.  I  iibri  e  gli  opuscoll,  anaunziati  nella  Bibliogratla.  (o  nelle  Riviate 
della,  Stampa)  della  «  Civilta  Cattolica  »,  non  pud  TAmministrazione  assnmere  in  nessuna 
maniera  1'incarico  di  prowederli,  salvo  ehe  I  detti  libri  non  sieno  indicati  come  vendibili 
presso  la  stessa  Amministrazione.  Cid  vale  anche  per  gli  annanzi  delle  opere  pervenate  alia 
Direzione  e  di  qnelle  indicate  snlla  Copertina.  del  periodico. 

L'AMMINISTRAZIONE. 


B1BLIOGRAFIA 


215 


vera  civilth  diflfusa  nel  mondo  dalla 
Chiesa  cattolica...  Le  attesto  since- 
ramente  che  1'evldenza  e  Tefficacia 
di  quanto  scrive  intorno  a  Roma  mi 
hanno  illuminate  1'intelletto  e  com- 
mosso  profondamente  il  cuore.  I  sen- 
timenti  del  suo  cuore  nella  deside- 
rata visita  di  Roma,  sono  espressi 
con  tale  vivezza  d'affetto  e  di  pen- 
siero,  che  veramente  dimostraco  in 
lei  un  discepolo  del  serafico  S.  Fran- 
cesco... » 


BERNARDINO  da  Monticchio  M.  C.  —  L'eterna  citta.  Impressioni  e 
riflessioni  su  Roma.  Lettera   aperta    al    chiariss.  filosofo  Augusto 
prof.  comm.  Conti.    Modena,    Immacolata  Concezione,    1903,    8% 
64  p.  L.  1. 
Le  infamie  scritte  su    Roma  dai 

due  romanzieri    Zola    e    Hall-Caine, 

hanno   eccitato   nobile    sdegno    nel 

ch.  Autore,    il  quale  non  ha  potuto 

frenarsi  dal  versare  anch'egli    sulla 

carta  le  impressioni,  ma  ben  diverse, 

da  lui  provate  nell'eterna  citta.  Come 

abbialo  fatto,  bene  esprime  il  vene- 

rando  vegliardo  cui  e  diretta  questa 

Lettera,  della  quale  egli  dice  «  che 

in  modo  cobilissimo  espone  le  glorie 

di  Roma  pagana  e  cristiana,  la  gran- 

dezza  del  pontificate   romano,    e    la 

CATALANO  MODESTO,  sac.,  Professore  di  archeologia  cristiana  nel 
liceo  arcivescovile  di  Napoli.  —  Corso  fondamentale  di  Archeologia 
Cristiana  compilato  su  i  piu  recenti  autori  ad  uso  delle  scuole 
teologiche  d' Italia.  Yol.  I.  La  Gatacomba  Cristiana,  Napoli,  tip. 
e  Libreria  cattolica  editrice  M.  D'Auria,  Tribunali  386,  1904,  8.° 
Cio  che  promette  il  titolo  del  la  maggiore  comprensione  possibile 

presente  volume,  cio  che  il  ch.  au- 

tore    dichiara    nel    preambolo    «  al 

posto  d'una   prefazione  »  (che  meri- 

terebbe  d'essere    qui  inserito    tutto 

intero)   viene    egregiamente    svolto 

nelle  180  pagine    che  seguono   sino 

al    fine    piene    e    ponderose.    Vi   si 

scorge  da  per  tutto  il  maestro  dalle 

giuste  elarghe  vedute,  il  quale  pos- 

siede  non  solo  una  vasta  erudizione, 

m*a  sa  coordinarla  allo  scopo  che  si 


e  prefisso,  e  nel  modo  che  non  sa- 
premmo  indicar  meglio  di  quello  che 
egli  fa  in  due  tratti  della  sua  pre- 
fazione. 

«  Non  era  dunque  questione  (egli 
dice  a  pag.  12),  di  scrivere  o  piu  o 
meglio  di  quanto  sia  stato  scritto 
finora.  Era  piuttosto  sentito  un  altro 
bisogno,  quello  di  gettare  tutto  il 
materiaie  nel  crogiuolo  di  una  trat- 
tazione  di  indole  generica  per  la 
ragione  del  metodo  eeolastico,  con 


seaza  nuocere  alia  chiarezza  e  crean- 
do  1'unita  di  concetto  nelle  quistioni 
che  via  via  si  presentaao  alia  sbarra 
della  escussione.  Ne  risulta  un  «  Cor- 
so fondamentale  »,  che  dal  modo 
stesso  onde  vien  concepito,  porta 
seco  i  necessarii  caratteri  di  un  libro 
di  testo.  » 

E  a  pag.  13:  «  Colgo  subito  1'occa- 
sione  di  affermare  che  il  mio  e  sem- 
plicemente  un  modesto  lavoro,  come 
dicesi,  di  compilazione  e  dal  titolo 
stesso  1'ho  dato  a  divedere.  Non  gia 
che  la  compilazione  sia  volgare  e  pe- 
dissequa  senza  presentare  alcuna  trac- 
cia  di  subbiettivo.  Che  anzi  ho  fermo 
il  convincimento  d'aver  tentato  —  spe- 
ro  non  troppo  temerariamente  —  una 
esperienza  nuova,  vuoi  per  il  metodo 
e  per  la  generale  disposizione  della 
materia,  vuoi  per  il  coordinamento 
di  esso  agli  studi  teologici  e  biblici. 
Ma  questo  lungi  dal  nuocere,  con- 


216 


BIBLIOGRAFIA 


ferisce  piuttosto,  secondo  a  me  pare, 
all'Incremento  ed  alia  diffusione  di 
questi  studii  tra  la  gioventu  educata 
all'ombra  del  Santuario.  » 

Fin  qui  egli :  e  noi  ben  merita- 
mento  soggiungiamo  una  calda  rac- 
comandazione  a  quanti  amano  colti- 
vare  gli  studii  delle  antichita  cri- 
stiane,  s?a  che  comincino,  sia  che 
gik  si  trovino  in  essi  avvantaggiati, 
di  dare  un  posto  d'onore  nella  loro 
biblioteca  archeologica  a  questo  bel 
volume  e  a  quelli  che  lo  seguiranno: 
percb.6  siamo  certi  che  ne  trarranno 
grande  utilita  ed  anche  Don  piccolo 
diletto. 

Non  entriamo  a  fame  una  recen- 
sione  che  rimettiamo  ad  altro  tempo, 
e  molto  rneDo  a  discutere  alcuna 
particolarita,  in  cui  forse  non  ci  tro- 
viamo  pienamente  d1  accordo  (e  in 


tali  materie  non  pu6  quasi  essere 
altrimenti)  con  il  chiarissimo  autore; 
ma  concludiamo  rallegrandoci  cor- 
dialmente  coa  lui  e  con  tutti  i  cul- 
tori  della  Oistiana  Archeologia:  e 
molto  piu  ci  rallegreremmo,  se  il 
testo  fosse  accompagnato  in  alcune 
parti  con  figure  illustrative.  Cosi 
vediamo  aver  fatto  con  molta  lode  e 
grande  vantaggio  di  tali  studii  1'illu- 
stre  archeologo  romano  Comm.  0.  Ma- 
rucchi  nei  suoi  pregevolissimi  lavorl, 
come  ad  es.  nei  tre  volumi  «  Ele- 
ments d'Archgologie  clire'tienne  »  e  in 
quello  «  Le  Catacombe  Romane  »,  ecc. 
Ben  s'intende  che  per  libri  di  corso 
non  si  possono  fare  edizioni  costose, 
quali  riescono  quelle  che  vanno  or- 
nate di  tavole  e  di  figurate  illustra- 
zioni;  ad  ogni  modo  abbiam  voluto 
esprimere  un  desiderio. 


CHANDLERY  P.  J.  S.  I.  —  Pilgrim- Walks  in  Rome.  A  guide  to 
its  holy  places.  New  York  «  The  Messenger  »  1903,  8°.  XII-468  p. 
Vendita  presso  il  libraio  Pustet  Piazza  Font  ana  di  Trevi,  Roma. 


Un  felice  pensiero  ha  trovato  fe- 
licissima  esecuzione  in  questo  vo  - 
lume:  e  noi  siamo  persuasi  che  esso 
incontrerfc  pieno  favore  presso  tutti 
i  pellegrini  di  lingua  inglese  che  de- 
siderano  conoscere  le  memorie  sacre 
di  cui  Roma  possiede  inestimabile 
tesoro.  La  «  guida  »  ordinariamente 
prodiga  di  erudizione  profana  a  buon 
mercato,  ignora  del  tutto  o  traseura 
quello  che  invece  6  caro  alia  pieta 
religiosa,  che  ricorda  la  storia  della 
Chiesa  ed  illustra  i  monumenti  della 
fede.  L'opera  del  p.  Chandlery  ripara 
opportunatnente  a  tale  difetto.  II 
ch.  Autore,  gia  noto  per  i  suoi  lavori 


The  Saints  in  Rome  e  Rooms  of  the 
Saints  in  Rome,  ha  saputo  riunire 
in  questo  volume  con  preziosa  dili- 
genza  e  sicura  dottrina  quanto  puo 
interessare  il  devoto  pellegrino  che 
visita  la  capitale  del  mondo  cristiano. 
Le  splendide  illustrazioni  che  accom- 
pagnano  le  notizie  storiche,  rendono 
il  libro  utile  e  dilettevole  anche  per 
chi  non  potendo  compiere  il  pelle- 
grinaggio  romano  desiderasse  avere 
quasi  sotto  gli  occhi  la  viva  imagine 
di  quei  santi  luoghi.  La  sola  pianta 
di  Roma  ci  parve  riuscita  men  bella 
di  tutto  il  resto  e  alquanto  confusa 
per  le  piccolo  sue  dimension}. 


DE  LORENZO  ANTONIO,  mons.  arciv.  titolare  di  Seleucia  Isaurica.  - 
I  ricordi  reggini  del  culto  di  S.  Giorgio  Martire  e  lo  steinma  del 
Genuine.  Napoli,  Lanciano,  1903,  8°,  64  p.  L.  1. 
Questa  e  una  delle  tante  mono-       mente  lodate  per  copia  di  document! 
grafie  del  dotto  e  compianto  Autore      per   accuratezza   nei    disaminarli    e 
da  noi  sempre  annunziate  e  merita-       sagacitk  di  giudizio  nei  farli  servire 


BIBLIOGRAFIA  217 

alia  stor.'a.    Oramai    bastera  indicar       ch.   Autore,    acciocch^   il  lettore    li 
il  titolo  di  siffatti  lavori  e  il  nome  del       legga  con  profltto  e  piacere. 
DEODATI  GIOVANNI,  sac.  —  Manuale  pratico   di  Sacre  Ceriinonie 

per  uso  del  Seminarist].   Catania,  tip.    Pastore,    1903,  8°,  248   p. 

L.  2,  presso  1' Autore. 

Trattandosi  in  questo  libro  di  tazione  delle  singoie  materie  esatto,, 
cose  positive,  1'Autore  non  pretende  concise,  complete.  Gli  ecclesiastic*, 
d'aver  messo  fuori  cose  nuove;  si  e  e  principalmente  i  chieric',  ne  fa- 
pero  studiato  di  riuscire  nella  trat-  ranno  certamente  lor  pro. 

FERRERI  G.   -  -  Le  istitnzioni  americane  per  1'educazione   dei   sor- 
domuti.   Palermo,  Reber,  1903,  8°,  VIII  384  p.  L.  4. 
Ai  tanti  altri  suoi  libri  sui  Sor        pedagogia  di  questa  classe  di  sven- 
domuti,  il  ch.  prof.  Ferreri  aergiunge       turati  avranno  qui  campo  di  fare  tra 
ora  il  presente,  frutto  d'un  suo  viag-       le  istituzioni  americane  e  le  nostre 
gio    in  America.  Gli    studiosi    della       utili  e  interessanti  confront!. 

MARINI  C.,  aw.  —  Cenni  biografici  della  dodicenne  Maria  Groretti 

barbaramente  trafitta  a  inorte  nella  difesa  della  sua  castita.  Roma, 

Filiz:arii,  1904,  16°,  56  p. 

Maria  Goretti,  una    buona  villa-      Ora  per  pubblica  sottoscrizione  della 
nella  di  dodici  anni,  di  Nettuno,   fu       Vera  Roma  si  e  per  en'gere  in  Net- 
assalita  con  brutali   propositi  da  un       tuno  un  monumento  a  questa  eroina 
tale  Alessandro    Sereaelli,  che,  non       della  castita,  monumento  affidato  allo 
potendo   vincerne    la  resistenza,    la      scultore   Zaccagnini.    In  questo    li- 
crivel!6  di  ferite,  alle    quali  la    po-      bretto  artisticamente  legato  si  sono 
veretta    dovette    soccombere.    Essa      raccolte  tutte  le  memorie  della  buona 
nel  delirJo  della  morte  ripeteva  :  che      fanciulla  con  numerose  zincotipie. 
fai  Alessandro?  Tu  vai  all'inferno. 
MELILLO  ENRICO.  —  La  poste  italianenel  Medio  Evo.  Al*a  e  media 

Italia  (a.  476-1600).  Roma,  Desclea,  1904,  8°,   190  p.  L.  2. 

Quantunque  il   soggetto  presosi       quasi  a  mo'  di  rcmanzo,  con  questo 
qui  a  trattare  apparisca  arido,  pure      pero  che  vi  s'  impara  assai  di  storia 
sotto  la  penna  del  ch.  Autore  diventa      e  di  geografia. 
subito  ameno,  interessante  e  attraente 

MICHELINI  GIUSEPPE,  sac.  —  II  Vangelo    delle  Domeniche  esposto 
al  popolo  specialmente  delle  citta.  Operetta  premiata  al  concorso 
telBollettinodeiparroci.  Milano,  Bacchini,  1904,  8°,  200  p.  L.  1,60. 
II  presente  corso  d'omelie,  dicono      si  suppone  quello  delle  citta,  e  fra 
gli  editori,  se  non  e  un  capolavoro,       gli  altri  pregi  ha  quello   della  bre- 
ituttavia  Undo,  chiaro,  naturale,  tale      vita.    Sappiamo    che   e   lavoro    d'un 
in  somma  che  puo  tornar  utile  a  chi      giovine:  sara  egli  disdetto  dall'alba 
deve  esporre  il  santo  vangelo  ad  un      congetturare  il  sole? 
publico    discretamente    colto,    quale 

MULLER  ADOLFO,  d.  C.  d.  G.  prof.  d'Astronomia  neH'Universita 
Gregoriana.  --  Element!  di  Astronomia  ad  uso  delle  scuole  e  per 


218 


BIBLIOGRAFIA 


istruzione  privata,  con    circa   300   incision!  e   due   carte   stellari. 
Roma,  Desclee  Lefebvre  e  0.,  1904,  8°,  XV- 602  p.  L.   10. 


Comporre  un  corso  d'astronomia 
non  e  cosa  facile.  Lasciando  stare  lo 
studio  di  renders*  chiari  e  scientifi- 
camente  esatti,  1'ambito  stesso  del- 
1'argomento  da  svolgere  e  il  modo 
da  tenere  sono  in  pratica  question! 
piene  di  difficolta.  Chi  professa  di- 
nanzi  a  un  uditorio  speciale,  ben  nu- 
trito  di  studii  matematici,  va  innanzi 
sicuro  fraMgl'mterminabili  formularii 
dell'astronomia  sferica,  e  tra  le  equa- 
zioni  della  meccanica  celeste;  ma 
deve  rinunziareallapopolarita.  I  suoi 
scritti  saranno  riserbati  at  pochi  dati 
per  ufflcio  e  di  proposito  allo  studio 
e  alia  pratica  di  queeta  scienza. 

Chi  per  contrario  s'attiene  alia 
pura  descrizione  dei  cieli  e  della 
scorza,  diciamo  cosi,  della  scienza, 
riuscira,  se  trova  un  editors  ardito,  a 
comporre  un  bel  volume  fregiato  di 
splendide  figure,  una  di  quelle  astro- 
nomic popolari,  che  Don  sono  certa- 
mente  inutili,  ma  non  valgono  ad 
iniziare  praticamente  ne  a  calcoli  ne, 
per  lo  piu,  ad  osservazioni.  Eppure 
v'ha  un  bel  numero  di  persone,  an- 
che  colte,  anche  date  alle  scienze, 
anche  matematici  ed  ingegneri,  che 
avrebbero  bisogno  di  qualcosa  d'in- 
termedio,  parte  per  compimento  di 
istruzicne,  parte  altresi  per  pratico 
esercizio  che  puo  loro  occorrere. 

Questo  e  il  compito  d'un' opera 
come  quella  del  P.  A.  Miiller  che 
qui  annunziamo.  II  calcolo  superiore 
n'e  bandito,  e  questo  agl'intendenti 
e  indizio  dei  limiti  proposti  a  se  stesso 
dalPautore.  Ma  quanto  non  si  pu6 
apprendere  in  questo  campo  anche 
colla  sola  geometria  elementare  e 
colla  trigonometria!  II  primo  libro, 
dei  due  contenuti  in  questo  volume, 
tratta  della  sfera  celeste,  de'  varii 


sistemi  di  coordinate  e  delle  loro  tras- 
formazioni,  di  diversi  modi  di  pro- 
iezione  ;  indi  della  misura  del  tempo, 
degli  orologi  a  ruota  e  dei  solari ; 
poi  degli  strumenti  antichi  e  de'mo- 
derni,  nonii,  micrometri,  cerchi  gra- 
duati,  sestante,  telescopii,  ecc.  Una 
sezione  Intera  e  data  alia  trigono- 
metria sferica;  un'altra  agli  effetti 
della  rifrazione,  alia  parallasse,  e  a 
quell'altre  alterazioni  delle  inisure 
astronomiche  dovute  alia  posizione 
dell'osservatore  sulla  terra  sferoi- 
dale. 

II  secondo  libro  e  un'  accurata 
esposizione  dei  moti  planetarii,  cio& 
dei  pianeti,  della  terra,  della  luna, 
delle  comete.  I  diversi  sistemi  degli 
antichi  per  spiegare  le  apparenze,  il 
loro  valore  cinematico,  il  loro  va- 
lore  fisico,  i  paesi  fatti  successiva- 
mente  dalla  scienza  moderna  finoai 
giorni  nostri,  formano  nell' esposi- 
zione del  P.  Miiller  un  intreccio  di 
notizie  storiche,  di  critica  scientifica, 
e  di  conclnsioni  matematiche  alta- 
mente  interessante  ed  istruttivo.  No- 
tiamo  come  pregio  singolare  del  libro 
il  ricco  corredo  delle  note  storiche, 
sicure,  esatte,  talora  delle  figure 
stesse  riprodotte  dalle  opere  classi- 
che  dei  secoli  andati,  che  formarono 
come  le  pietre  miliarie,  nel  cammino 
ascendente  di  questa  sovrana  tra  le 
scienze  d'osservazione.  E  frattanto 
aspettiamo  con  desiderio  il  secondo 
volume,  destinato  allo  studio  della 
natura  fisica  de'  corpi  eelesti,  il  qua- 
le  coll'indice  generale  alfabetico  delle 
innumerevoli  notizie  sparse  a  luogo 
loro  pei  due  volumi,  costituira  un 
vero  dizionario  astronomico,  utilis- 
simo  a  qualunque  biblioteca,  ed  a 
qualunque  persona  istruita. 


BIBLIOGRAFIA 


219 


OLIVI  LUIGI.  —  Primavera  in  Oriente.  Firenze,  libreria  ed.  fioren- 
tina,  1903,  8°,  YI-274  p. 


Non  e  questa  una  semplice  de- 
scrizione  dei  Luoghi  Sauti,delle  quali 
abbiamo  abbondanza  in  molti  li- 
bri,  e  alcune  abbiaino  noi  stesse  an- 
nunziate  negli  ultimi  quaderni.  In 
questa  parte  il  ch.  Autore  e  piuttosto 
sobrio;  e  attende  invece  ad  esporre 
le  sue  riflessioni  come  gli  sorsero 
spontaneamente  nell'  animo,  senza 
cercare  ci6  clie  sia  stato  detto  da 


di  Palestina  ei  si  rec6  a  Costanti- 
nopoli,  nella  Siria  e  nell'Egitto,  cos* 
si  trovano  in  queste  pagine  anche 
notizie  cbe  riguardano  1'intero  Orien- 
te, soprattutto  per  cio  che  concerne 
le  sue  present!  condizioni  sociali. 
Dalle  quali  cose  apparisce  di  quanta 
istruzione  e  allettamento  debba  tor- 
nare  questo  libro  ancbe  per  chi  ne 
ha  letto  altri  di  questo  genere. 


altri.  Inoltre,  poiche  nel  suo  viaggio 

P.  M.  C.  —  Evangile  de  Saint  Jean.  Commentaires.  I.  Yie   publique 

de  Jesus.  Kongkong,  Missions   Etrangeres,  1902,  16°,   XL  692  p. 

E  un  bellissimo  ed  utilissimo  com-  in  latino  e  in  francese ;  quindi  ver- 
mentario  del  Vangelo  di  S.  Giovanni, 
del  quale  e  uscito  gia  questo  primo 
volume,  che  comprende  1' esegesi 
de'  primi  dodici  capi.  L'opera  intera 
sara.  compresa  in  due  volumi.  L'au- 
tore,  quale  ape  industriosa,  ha  rac- 


setto  per  versetto,  in  distinti  para- 
grafi,  segue  la  spiegazione,  che  e 
sempre  accurata  e  piena.  —  Nei  pre- 
liminari  si  discorre  molto  bene  del- 
1'autenticita,  dellMntegrita  e  di  tutto 
quel  che  riguarda  1'autore  del  detto 
Vangelo,  S.  Giovanni  Evangelista. 
La  stampa  e  in  nitidissimi  elzeviri. 


colto  il  miele  de'  migliori  commen- 
tator! cattolici  antichi  e  moderni.  A 
principio  d'ogni  capo  espone  il  testo 

RIZZI  A.  —  L'amico  del  giovane  ufficiale  e  sott'ufficiale,  ossia  ma- 
nuale  religiose  morale  dell'aspirante  ai  gradi  superiori  nel  R.  Eser- 
cito.  2a  ed.  riveduta.  Milano,  S.  Giuseppe,  1904,  24°,  320  p.  — 
Cent.  60. 

II  libretto  che  e  un  manuale  di  esercizii  di  devozione  che  ivi  si  con- 
pieta,  tutto  acconcio  ai  varii  bisogni  tengono,  ma  altresi  per  una  serie  di 
spiritual!  e  alia  condizione  militare,  lezioni  morali  conformi  alia  vita  e 
e  conimendevole  non  solo  per  i  varii  allo  stato  di  ufficiale. 

ROMANO  MARIA.  —  Lettere  inedite  e  sparse  di  Costanza  Monti  Per- 
ticari.  JRocca  S.   Casciano,  Cappelli,  1903,  16°,  YIII-344,  p.  L.  3. 
—  Costanza  Monti  Perticari.  —  Studio   su  document!   inediti.  Idem. 
16°,  244  p.  L.  2,50. 

lezza,  di  modi  amabilissimi  furono 
alia  meta  del  suo  corso  gravemente 
oscurate  da  una  voce,  che  prima  sop- 
piattamente,  poi  in  alto  suono  la 


L'egregia  signora  in  questi  due  li- 
bri  si  mostraassai  colta  nella moderna 
letteratura,  scrittrice  assennata  al 
tempo  stesso  e  vivace,  ma  soprattutto 
appassionata  cultrice  della  memoria 
di  Costanza  figlia  del  Monti  e  moglie 
del  Perticari.  E  noto  che  le  sue 
splendide  qualitk  d'ingegno,  di  bel- 


disse  colpevole  d'  aver  trascurato  i 
suoi  doveri  di  moglie,  procurando- 
al  marito  tali  dispiaceri,  che  gli 
avrebbero  cagionato  la  morte.  Or  la 


220 


BIBLIOGRAFIA 


valente  signora,  indignata  a  que- 
st'accusa  che  feriva  nel  vivo  e  mo- 
ralmente  uccideva  la  sua  Costanza, 
tanto  rovisto  negli  archivii  che  le 
venne  fatto  assodare,  quell'  accusa 
non  esser  altro  che  una  infame  ca- 
lunnia  tessuta  ai  danni  dell'inteme- 
rata  donna  dal  Cassi,  dal  Ferri  e  da 
Gordiano  Perticarl.  E  ella  trionfante 
la  difesa  ?  Non  e  difficile  che  in  qual  • 
che  lettore  si  avveri  quel  detto  del 
"Voltaire  :  Calunniate,  calunniate, 
ciualche  cosa  ci  resta  sempre.  A  noi 
sembra  pero  che  gl'  indizii  della  colpa 
sieno  spiegati  e  dissipati  abbastanza 
bene,  cosi  che  ogni  giudice  equo  debba 
sentirsi  disposto  ali'assoluzione  anzi 


restera  sempre  alia  degna  stgnora 
il  merito  d'avere  almeno  in  gran 
parte  ristorato  la  fama  di  una  donna 
di  lettere,  che  fece  tanto  parlar  di 
ge,  e  d'averci  fornito  uno  Studio  steso 
con  tanto  sentimento,  con  tanto  in- 
telletto  d'amore,  che  alia  sodezza 
storica  proveniente  dai  documenti 
unisce  tanta  attrattiva  di  stile  da 
farsi  leggere  come  un  romanzo.  E 
chi  questo  libro  avra  letto,  si  sen- 
tira  tosto  attirato  adar  mano  all'al- 
tro  delle  Lettere,  che  ne  e  come  il 
compimento,  e  provera  nuovo  diletto 
nel  seguir  passo  passo  tutte  le  fasi 
di  quell'anima  veramente  interes- 
sante,  raccontate  da  lei  medesima. 


che  alia  condanna.  Ad  ogni  modo 

RUFFONI  ACHILLE,  inons.  —  Panegirici.  Mifano,  Bacchini,  1903, 

8°,  272  p.  L.  2,50. 

Eravamo  usati  da  un  pezzo  a  leg- 
gere nella  benemerita  Scuola  Catto- 
lica  ed  ammirare  i  limpidi  e  strin- 
genti  articoli  del  ch.  Mons.  Ruffoni; 
ed  ecco  che  egli  ci  si  presenta  di- 
nanzi  anche  in  veste  di  panegirista, 
e  si  guadagna  ben  presto  anciie  in 


questa  novella  forma  il  nostro  favore. 
E  ad  assicurarglielo  basterebbero 
quasi  le  varie  riflessioni  ch'ei  fa  sulle 
diverse  difficoltk  che  circondano  que- 
sto genere  speciale  di  sacra  eloquen- 
za,  riflessioni  che  mostrano  in  chi  ha 
criterio  per  veder  cosl  bene  quelle 


superarle.  Nessuno  qui  cerchi  frasche 
rettoriche,  che  ne  andrebbe  deluso; 
ma  se  invece  egli  brama  e  si  aspetta 
una  quasi  fotografia  del  carattere  del 
eanto,  un  ragionamento  chiaro  e  con- 
vincente,  riflessioni  sode  e  feconde, 
applicazioni  pratiche  opportune,  e 
tutto  cio  non  disgiunto  da  una  forma 
sobriamente  ornata,  la  sua  aspetta- 
zione  si  trovera  soddisfatta  in  ma- 
niera,  che  egli  si  sentira  mosso  ad 
affrettare  col  desiderio  3a  pubblica- 
zione  del  secondo  gik  promesso  vo- 
lume. 


difficolta,  anche  lena  gagliarda  per 

SCALONI  F.,  pretre  de  Don  Bosco.  Capital  et  travail.  Manuel  popu- 
laire  d'eoonouiie  sociale.  2^me  ed.  Liege,  E:ole  professionnelle, 
1903,  16°,  XII-154  p.  Fr.  1. 

t-utti  quelli,  che  per  mancanza  di 
piu  elevata  cultura  mal  saprebbero 
ricavar  profitto  dai  dotti  corsi  di 
economia  politica  e  sociale. 

II  chiaro  A.  poi  merita  una  lode 


11  chiaro  Abbate  Scaloni  ha  re- 
galato  al  pubblico  un  libro  che  in 
piccola  mole  contiene  veramente  un 
riassunto  deU'economia  sociale.  E 
un  libro  buono,  scritto  bene,  chiaro 
e  limpido  e  utilissimo  specialmente 
a  coloro  pei  quali  fu  scritto,  cioe, 
pei  figli  del  popolo,  le  classi  medie,  e 


speciale  per  avere,  in  poche  pagine, 
ma  con  molta  chiarezza,  sfatato  1'an- 
tico  e  inveterato  pregiudizio,  merce 


BIBLIOGRAFIA 


221 


il  quale  da  molti  si  crede  condan- 
nata  al  pauperisrao  quella  nazioae 
nella  quale  le  importazioni  superano 
le  esportazioni.  II  nostro  A.  mostra 
chia- a-nente  che  la  ricchezza  pub- 
blica  dipende  da  molte  e  varie  cause, 


n&  I'ecsedenza  delle  importazioni 
sulle  esportazioni  6  di  per  s6  segno 
di  decadenza  commerciale,  ch&  anzi, 
spesse  volte  e  segno  di  grande  ric- 
chezza, come  avviene  nel  caso  del- 
1'Inghilterra  e  del  Belgio. 


SJOTTI  GIOVANNI  prof,  di  teolo^ia  nel  Seminario  d'Ischia,  —  Le- 
zioni  di  propedeutica  biblica.  Question!  dogmitiche  e   critico  let- 
terarie.  Napoli,  D'Auria,  1904,  8°,  37G  p.  —  L.  3    Rivolgersi  al- 
1'Autore. 
Abbiamo  letto  cou  vera  soddisfa- 

zione  ques^e  Lezioni.  Esse   formano 

un  Corso  compiuto  di  ci6  che  essen- 

zialmente  e  necessario   alia  cultura 

d'un  ecclesiastico    circa   la    B.bbia. 

L'autore,  come   ape   industriosa,  ha 

raccolto  il  piu  e  il  meglto  di  quanto 

si  e  scritto  su  tal  materia  anche  in 

tempi  a  noi  vicini,  e  ha  fatto  un'egra- 

gia  opera  di  volgarizzamento,  chiara 

e  metodica  di  tutto  quel  che  si  chia- 

ma  «  Introduzione  biblica  generale  ». 


e  si  legato  ad  un  sistema  che  non 
esponga  il  lato  buono  anche  degli 
altri  sistemi.  II  volume  e  quindi  per 
noi  un  eccellente  manuale,  a  cui  non 
fa  difetto  n6  la  materia  che  6  am- 
plissima,  ne  Tordine  e  la  chiarezza 
che  apparisce  anche  ad  una  prima 
occhiata  da  un  capo  aH'altro  del  vo- 
lume. Solo  vorremmo  dal  bravo  au- 
tore  che  in  un'altra  edizione  fossero 
piu  accuratamente  citati  i  testi  e  le 
opere  da  cui  attinge  le  prove,  affinche 
il  lettore  all'uopo  possa  servirsene. 


E    quando    le    sentenze    ed  i  pareri 
de'  cattolici  sono  different]',  egli  non 

SCOTTON  ANDREA,  mons.  —  II  socialismo.  Piccolo  quaresimale  pre- 
dicate nelle  offieine  e  tra  i  campi.  Breganze,  tip.  della  «  Riscossa  > 
1903,  8°,  220  p.  L.  1,50. 

un' opera  piu  popolare,  piu  amena, 
piu  persuasiva  di  questa,  che  ora  ci 
offre  r  illustre  Mons.  Andrea  Scotton. 


>  **  j 

Caro  davvero  questo  piccolo  qua- 
resimale! Sono  trattenimenti  faini- 
gliari,  nei  quali  si  svolgono  le  piu 
vitali  questioni  del  giorno,  ma  si 
svolgono  in  modo  che  sara  difficile 
il  trovare,  intorno  al  Socialismo, 


II  prezzo  poi  puo  dirsi  mite,  atteso 
la  densita  dei  caratteri,  altronde  ni- 
tidissimi. 


SHAPCOTE  EMILY  MARY.  —  Mary:   The  Perfect  Woman;  with  a 
preface    by    the    Cardinal   Archbishop    of   Westminster.  Manresa 
Press,  1903,  8%  XXXII-240  p. 
Non     tutti     fjrse    approveranno 

1'idea    della  chiara  Autrice  di    see- 

gliere  per  queste  sue  poetiche  laudi 

una  sola  rima ;  il   che   da  alle   sue 

poesie  uca  certa  tinta  di  monotonia 


vraano  rendere  testimonianza  al- 
1'amore  che  la  buona  signora  nutre 
per  la  sua  celeste  Madre,  alia  co- 
noscenza  non  comune  .ch'ella  ha 
della  lingua  e  dello  stile  inglese,  e 
alia  sua  poetica  abilita. 


che   poco  piace;  ma   tutti    pero  do 

YIQO  ILARIO  MAUR1ZIO,  teol.  coll.  —  L'anno  di  Maria.  Storia  dei 
santuari  e  delle  imtnagini  celebri  della  S3.  Yergine,  sparsi  in  tutto 


222 


BIBLIOGRAFIA 


il  mondo,  distribuiti  per  ciascun  giorno  delUanno.  Torino,  tip.  d. 

Artigianelli  1904.  Vol.  I.  16°  di  p.  320,  piu  p.  100  d'Indice  ge- 

nerale.  Prezzo  L.  1,25. 

E  uscito  il  primo  volume    GEN-      cavate  da  quelle  che  si  venerano  sul 
NAIO,  contenente  98  santuarii  e  ses-       posto.  Per  associarsi  a  tutta  1'opera.. 
santacinque  immagini.  L'opera  con-       dodici  mesi,  rivolgersi  al  compilatore, 
terra  12  volumi  di  circa  300  pagine      Prezzi  speciali. 
ciascuno,  con  oltre  a   GO  immagini, 

TOUBNIER  F.,  abbe.  —  Tie  de  M.me  d'Herculais  nee  Marie  de  Va- 
lernod  1619-1654.  Paris,  Lecoffre,  16°,  XVI-272  p. 
Di  questa  Serva   di  Dio  si   hanno      re  gli  esempiideiSanti.Toraera  molto 


fino  alia  seconda  meta  del  secolo  de- 
cimosettimo  due  biografie,  sebbene, 
a  dir  vero,  molto  incompiute,  Tuna 
del  P.  Morin,  1'altra  del  P.  Bertal 
d.  C.  d.  G.  Ora  Pabate  Tournier,  va- 
leadosi  di  quelle  biografie,  al  certo 
molto  autorevoli  per  l'antichita,e  gio- 
vandosi  di  molte  altre  fonti,  ci  offre 
questa  Vita,  che  assai  meglio  appa- 


interessante  e  istruttivanon  solamen- 
te  per  le  persone  couiugate  ;  si  ancora 
per  le  celibi  e  le  claustrali  ;  ma  i  let- 
tori  faranno  assai  bene  a  non  trascu- 
rare  (come  da  molti  si  praticaj  la  pre- 
fazione,  la  quale  e  scritta  con  molta- 
assennatezza  e  perizia  delle  cose  spi- 
rituali,  e  getta  assai  luce  su  tutta  la 
Vita,  invogliando  alia  lettura  di  essa. 


ghera  le  brame  di  chi  cerca  con  amo- 

ZANI  P.  TIMOTEO,  capp.  —  Al  Para  Maranhaco  e  Ceara  (Brasile 
del  Nord).  Note  di  viaggio.  Milano,  Lanzani,  1903,  8°  398  p.  — 
Eivolgersi  all' Au tore,  viale  Monforte  2.  Milano. 


Forse  per  compenso  negativo  alia 
noia  che  recano  tanti  libri  dalle  pre- 
fazioni  mterminabili,  questo  non  ne 
ha  neppure  una  sillaba,  che  te  ne 
dica  Porigine,  1'indole,  lo  scopo.  Leg- 
gendolo  pero  si  capisce  presto  che 
si  tratta  di  un  viaggio  fatto  dall'Au- 
tore,  in  nome  del  suo  Reviho  P.  Ge- 
nerale,  e  in  qualita  di  Visitatore  delle 
Mission!  che  hanno  nel  Brasile  del 
Nord  i  RR  PP.  Cappuccini.  Egli  ha 
voluto  tenere  lo  stile  del  diario,  il 
quale  se  tratto  tratto  lo  conduce  a 
troppe  minutezze,  gli  da  agio  pero 
di  stendere  tutta  la  sua  narrazione 


con  un  fare  si  naturale,  si  spigliato,. 
si  vivo  che  ti  tiene  sempre  incate- 
nato  al  libro.  Molto  piu  poi  quando 
si  offrono  fatti,  aneddoti,  descrizioni, 
scene  di  vario  genere,  riflessioni  or 
morali  ora  religiose.  E  dobbiamo  ag- 
giungere  che  ii  ch.  Autore  e  stato 
anche  molto  ben  servito  dall'editore, 
il  quale  non  ha  risparmiato  ne  bei 
caratteri,  ne  buona  carta,  ne  ben- 
fatte  incisioni,  fino  a  un  centinaio: 
cosicche  n'e  risultato  un  volume  non 
men  gradevole  all'  occhio,  che  pia- 
cevole  ed  istruttivo  allo  spirito. 


CRONACA  CONTEMPORANEA 


Roma,  25  dicembre  1903  -  8  gennaio  1904 . 

I. 
COSE  ROM  AN E 

I.  Ricevimento  del  Sacro  Collegio  per  gli  augurii  al  Santo  Padre.  Suo  di- 
scorso.  —  2.  Ricevimento  del  Corpo  Diplomatic^.  —  3.  Pubblicazione 
dei  decreti  sul  martirio  dei  Venerabili  Crisino,  Pongracz  e  Grodecz,  e 
sulle  virtu  eroiche  della  Ven.  Giovanna  d'Arco.  —  4.  Accenni  Btorici 
intorno  agli  stessi  Venerabili.  —  5.  I  milioni  al  Vaticano. 

1.  L'antivigilia  del  Santo  Natale,  secondo  1'uso,  il  Sacro  Collegio 
•del  Cardinal!  si  reco  in  Yaticano  per  presentare  a  Sua  Santita  gli  au- 
gurii e  le  felicitazioni  per  le  feste  natalizie  e  pel  nuovo  anno.  II 
eard.  Oreglia  di  Santo  Stefano,  come  decano,  lesse  il  seguente  indi- 
rizzo  : 

Beatissimo  Padre, 

«  II  Sacro  Collegio,  grato  al  Signore  che  lo  ha  guidato  nella  ele- 
-zione  della  Yostra  Augusta  Persona,  al  supremo  governo  della  Chiesa, 
offre  a  Yostra  Santita  per  lafausta  ricorrenza  del  Santo  Natale  il  tri- 
buto  de'  suoi  omaggi  e  de'  suoi  augurii.  E  poiche  Yoi,  o  Padre  Santo, 
avete  palesato  gia  al  niondo  cattolico  1'intento  principale  a  cui  volete 
dedicare  1'opera  Yostra,  cioe  la  restaurazione  di  ogni  cosa  in  Cristo, 
&  ben  naturale  che  i  nostri  voti  siano  in  special  modo  indirizzati  al 
conseguimento  di  ccsi  nobile  e  santo  scopo.  Ne  falliranno  le  speranze 
nostre  ;  poichd,  sebbene  vediamo  che  il  nemico  di  Cristo  e  della  sua 
Chiesa  aumenta  senipre  piu  i  mezzi  violenti  e  le  arti  subdole  per  sor- 
prenderci  e  danneggiarci,  sianio  tuttavia  sicuri  che  non  prevarra  giam- 
mai.  Tanto  piu  poi  cresce  la  confilenza  nostra,  perche  affidiamo  i  no- 
stri voti  alia  valida  protezione  di  Colei  che,  propensa  sempre  ad  aiutarci 
e  soccorrerci,  vorra  certamente  in  quest'  anno,  tutto  conse'crato  a  ce- 
lebrare  la  cinquantenaria  ricorrenza  della  dogmatica  definizione  del- 
I'nnmacolatosuo  concepimento,  tutelarci  in  ogni  pericolo,  e  dimostrare 
che  e  sempre  la  Regina  delle  vittorie.  Con  questi  sentimenti  il  S.  Col- 
legio implora  da  Yostra  Santita  1'Apostolica  Benedizione.  » 


224  CRONACA 

A  tale  indirizzo  il  Santo  Paire  rispose  col  seguente  discorso  : 

«  Con  lieto  animo  accettiamo,  Signor  Cardinale,  gli  augurii,  che 
anche  a  nome  del  Sacro  Collegio  ci  ha  presentati,  e  con  gratitudine 
i  sensi  di  devozione  e  di  atnore,  del  quali  per  tutti  Ella  si  e  fatto 
interprete,  col  voto  che  la  restaurazione  di  Gesu  Cristo,  per  la  inter- 
cessione  dell'Immacolata,  sia  il  presagio  di  tempi  per  la  Chiesa  meno 
fortunosi.  Godiamo  poi  assai,  che  Ella  abbia  accennato  a  questo  ar- 
gomento,  perche  il  mistero  di  Betlemme,  che  siamo  per  commemorare, 
offre  le  prove  piu  indiscutibili  del  vero  Salvatore;  Salvatore  oggi  come 
diciannove  secoli  addietro,  Salvatore  qui  come  a  Betlernme,  Salvatore 
unico,  eterno,  universale,  che  ha  rinnovata  la  faccia  della  terra,  ed 
ha  ricomposto  con  Dio  e  fra  gli  uomini  ogni  relazione  individuale  e 
sociale. 

«  La  capanna  di  Betlemme  infatti  ci  presenta  1'uomo  perfetto,  che 
unendo  in  una  sola  persona  la  divina  e  1'uniana  natura,  restituisee 
a  questa  la  parte  migliore  de'  suoi  privilegi  perduti  per  la  colpa  e 
la  conseguente  pienezza  de' suoi  vantaggi,  onde  non  abbiamo  altro 
mezzo  per  essere  uomini,  come  nell'ordine  spirituale  cosi  nel  sociale, 
che  andare  incontro  all'uomo  perfetto,  alia  piena  misura  della  vita  di 
Cristo  :  donee  occurramus  in  virum  perfectum,  in  mensuram  actatis  pie- 
nitudinis  Christi.  E  quindi  tutta  la  vita  cristiana  e  sociale  non  deve 
essere  che  uno  studio  continue  per  raggiungere  la  bellezza  di  Cristo, 
per  ricuperare  cosi  la  nostra  digniia  e  riportare  nel  mondo  con  le 
doti  originali,  Parmonia,  la  concordia  e  la  pace  delFEden.  Percio  la 
capanna  di  Betlemme  e  una  scuola,  d'onde  il  Redentore  divino  comincia 
il  suo  magistero,  non  colle  parole,  ma  con  le  opere,  insegnando,  che 
1'unico  mezzo  alia  riabilitazione  e  il  sacrificio  nella  poverta  e  nel  do- 
lore.  —  A  nulla  valgono  le  pompose  teorie,  i  clamorosi  comizii,  la 
discussione  di  ardenti  question].  Per  restaurare  ogni  cosa  in  Cristo, 
senza  che  se  ne  occupi  la  scienza,  senza  che  la  ricchezza  vi  presti 
aiuto,  e  senza  che  intervenga  la  politica,  basta  questa  lezione  ;  e  la 
societa  camminando  per  questa  via  sarebbe  felice  nella  contentezza  e 
tranquillita  universale. 

«  La  capanna  di  Betlemme  e  una  scuola,  dove  se  vediamo  un  Cesare 
pagano  divenire  strumento  inconscio  della  divina  Provvidenza  e  con- 
correre  mirabilmente  alia  fondazione  della  Chiesa,  nessuno  pud  dubi- 
tare  che  Iddio  non  la  aiuti  per  difenderla  e  conservarla.  —  Certo  i 
inali  che  Taffliggono  al  presente  sono  molti  e  gravissimi,  i  suoi  ne- 
mici  (mascherati  o  palesi)  numerosi  o  potenti ;  i  mezzi  che  hanno  per 
nuocere,  formidabili;  ma  non  dobbiamo  disanimarci,  perche  nelle  di- 
vine prornesse  abbiamo  la  certezza,  che  Iddio  raggiungera  sempre  il 
fine  prefisso,  servendosi  dello  stesso  male,  come  dice  Agostino,  pro- 
dotto  dalla  nostra  libera  volonta  al  trionfo  del  bene. 


CONTEMPORANEA  225 

«  La  capauna  di  Betlemme  e  una  scuola,  nella  quale  si  insegna  che 
per  restaurare  ogni  cosa  in  Cristo  non  dobbiarno  stabilire  alia  Divina 
Sapienza  ne  il  tempo,  ne  il  modo  di  venire  in  nostro  soccorso.  Da 
quaranta  secoli  aspettava  Israello  radempimento  della  promessa  fatta 
nell'Eden,  e  quindi  noi  dobbiarno  imitare  non  solo  la  fede  degli  an- 
tichi  Patriarchi,  ma  e  specialinente  quella  di  Maria  e  di  Giuseppe,  i 
quali,  pur  sapendo  che  il  figlio  di  Dio  stava  per  nasoere  alia  vita, 
che  Betlemme,  donde  erano  tanto  lontani,  doveva  essere  la  sua  culla, 
senza  ansie  e  timori  aspettano  tranquilli  le  disposizioni  del  Cielo.  — 
Certamente  che  ci  addolora  il  vedere  la  Chiesa  di  Gesu  Cristo  per- 
seguitata  e  fieramente  combattuta  nella  sua  autorita,  nelle  sue  dot- 
trine,  nella  sua  provvidenziale  missione  nel  mondo,  e  quindi  la  ci- 
vile societa  travagliata  da  intestine  discordie;  ma  quando  pensiamo 
di  trovarci  nella  valie  del  pianto,  di  essere  in  un  tempo  di  prova, 
che  la  Chiesa  quaggiu  e  militante  e  che  le  tribolazioni  le  manda  o 
le  permette  Iddio  stesso,  ci  deve  riuscire  facile  1'imitare  Maria  e  Giu- 
seppe, che  dopo  ]a  tranquilla  aspettazione,  sicuri  di  compiere  la  di- 
vina  volonta,  abbandonarono  la  loro  casetta,  intraprendono  con  disagi 
indicibili  un  lungo  viaggio,  e  tollerano  rassegnati  il  rifiuto  dei  Bet- 
lemiti,  ehe  negarono  loro  un  ospitale  ricovero. 

«  La  capanna  di  Betlemme,  e  una  scuola.  Quanto  sarebbe  stata  for- 
tunata  quella  famiglia,  che  avesse  ricoverati  in  quella  notte  i  poveri 
sposi!  quante  benedizioni  sarebbero  discese  sopra  di  essa  !  Ma  non 
v' era  luogo  per  loro:  Non  erat  eis  locus  in  diversorio;  e  Gesu  venne 
nella  sua  citta  e  i  suoi  non  lo  ricevettero ;  in  propria  venit  et  sui  eum 
non  receperunt.  —  Poveri  popoli  e  povere  nazioni,  che  non  solo  non 
accolgono  Gesu  e  la  sua  Chiesa,  ma  peggiori  assai  dei  Betlemiti  la 
inceppano  nella  sua  azione,  la  perseguitano,  la  calunniano,  e  con  ce- 
cita  imperdonabile,  perche  veggono  a  loro  riserbata  la  sorte  della  mi- 
sera  Betlemme. 

«  La  capanna  di  Betlemme,  finalmente,  e  una  scuola,  nella  quale 
se  il  compimento  delle  divine  promesse  non  e  rivelato  ai  saggi  e  pru- 
denti  del  secolo,  ma  solamente  ai  parvoli,  cioe  ai  semplici  pastori, 
non  e  perche  Gesu  volesse  preferire  una  condizione  ad  un'  altra.  La 
societa  degli  uomini  e  opera  di  Dio;  Dio  stesso  ha  voluto  la  diver- 
sita  delle  condizioni  e  Gesu  non  e  venuto  a  cambiare  quest'ordine 
chiamando  soltanto  i  poveri,  ma  e  nato  per  tutti.  Tant'  e  vero  che 
a  dimostrare  questo  carattere  di  universalita  voile  nascere  in.  un  luogo 
pubblico,  il  cui  accesso  non  poteva  essere  impedito  ad  alcuno,  voile 
discendere  da  sangue  regale,  perche  non  lo  disdegnassero  i  principi, 
voile  nascere  povero,  perche  ognuno,  senza  riguardo,  potesse  andare 
a  lui,  e  per  farsi  tutto  a  tutti,  e  nessuno  avesse  paura  di  awicinarlo, 
comparve  bambino.  L'Angelo  non  ha  manifestato  ai  cittadini  di  Bet- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  15  9  gennaio  1904. 


226  CRONACA 

lemme  la  lieta  novella,  non  solo  perche  se  ne  erano  resi  indegni  col 
rifiuto  di  ospitare  Maria  e  Giuseppe,  ma  perche  lungi  dall'andare  alia 
grotta,  non  ne  avrebbero  curato  1'annunzio,  come  fecero  piu  tardi 
quei  di  Gerusalemme  all'arrivo  dei  Magi.  —  Ed  e  quello  che  succede 
anche  al  presente  quando  parlano  gli  Angeli  della  Chiesa,  e  non  pochi 
fra  i  battezzati  per  la  corruzione  del  cuore  che  fa  velo  alia  mente, 
non  solo  li  deridono  e  li  scherniscono,  ma  negano  i  fatti  piu  evi- 
denti,  le  verita  piu  manifesto,  i  diritti  piii  sacri,  menando  vanto  di  non 
creder  nulla.  —  Come  adesso,  anche  allora  v'erano  degli  uomini  su- 
perbi  di  mente  e  corrotti  di  cuore,  che  quantunque  depositari  delle 
divine  piomesse,  viventi  vicino  al  tempio  si  vantassero  di  far  parte 
del  popolo  eletto,  non  avrebbero  oreduto  all'annunzio  dell'Angelo. 
Tanto  e  vero  che  non  si  arresero  alia  verita  neiameno  allora  che 
Gesu  ridonava  la  vista  ai  cieshi,  la  favella  ai  muti  e  risuscitava  i 
morti;  ma  dopo  di  essere  stati  in  mille  guise  beneficati.  lo  hanno 
crocifisso;  storia  di  dolore,  che  tante  volte  si  rinnova. 

«  Se  molti  pertanto,  pur  celebrando,  come  si  usa,  anche  dai  inon- 
dani,  con  straordinaria  letizia  e  con  ricambio  di  augurii  questa  ri- 
correnza,  non  approfittassero  delle  lezioni,  che  ci  offre  il  mistero  di 
Betlemme  per  restaurare  ogni  cosa  in  Cristo,  deponiamo  tutti  insieme, 
Yenerabili  Fratelli,  alia  culla  .del  celeste  Bambino,  le  nostre  pre- 
ghiere,  perche  egli  intervenga  colla  sua  grazia  e  tutti  se  ne  giovino 
a  salute.  —  In  quanto  a  Noi,  fidenti  in  Dio,  sicuri  dell'efficace  ed 
amorevole  concorso  del  Sacro  Coilegio,  confortati  dalle  preghiere  di 
tutto  il  inondo,  non  dimandiamo  che  la  grazia  di  adorare  tranquilla- 
mente  in  tutto  ie  disposizioni  della  Provvidenza;  ed  esprimendo  al 
Sacro  Colleglo  col  cuore  aperto  i  voti  sinceri  per  la  sua  prosperita, 
in  pegno  del  nostro  particolarissimo  affetto  impartiamo  a  loro,  Si- 
gaori  Cardinal!,  e  a  tutti  gli  altri  qui  presenti  1'Apostolica  Bene- 
dizione.  » 

2.  In  occasione  del  nuovo  anno  sono  pervenuti  telegrammi  d'au- 
gurio  e  di  felicitazioni  al-Sommo  Pontefice  dai  Sovrani  e  Capi  di  Stato, 
secondo  1'uso.  II  Santo  Padre  ricevette  poi  in  particolari  udienze  negli 
ultimi  giorni  del  dicembre  i  rappresentanti  dei  Governi  presso  la  Santa 
Sede:  il  sig.  Martins  d'Autas,  ambasciatore  di  Portogallo  ;  il  conte 
Szecsen  de  Temerin,  ambasciatore  d' Austria- Ungheria ;  il  conte  de 
Wagner,  ministro  del  Principato  di  Monaco  ;  il  sig.  Nisard,  ambascia- 
tore di  Francia  ;  il  sig.  de  Cette,  ministro  di  Baviera  ;  il  barone  d'Brp, 
ministro  del  Belgio;  il  sig.  Sanfuentes,  ministro  del  Cile  ;  il  sig.  Gou- 
baste  w,  ministro  di  Russia ;  il  sig.  Sanfuentes  de  Aguera,  ambasciatore 
di  Spagna;  il  barone  de  Rothenan,  ministro  di  Prussia;  col  personale  di 
ciascuna  rappresentanza.  — Negli  stessi  giorni  ammise  pure  alia  sua  pre- 
senza  il  Gran  Maestro  dell'Ordine  di  Malta  col  Consiglio,  i  Cornandanti 


CONTEMPORANEA  227 

del  Corpi  militari  e  i  loro  ufficiali;  il  Corpo  delle  Guardie  Nobili ;  una 
rappresentanza  degli  Ufficiali  del  disciolto  esercito  pontificio  col  generate 
Pianciani;  il  collegio  del  Penitenzieri  della  Basilica  vaticana;  il  P.  D.  II- 
debrando  de  Hemptinne  abate  primate  dell'  Ordine  benedettino  con  pa- 
recchi  abati  dello  stesso  Ordine;  il  collegio  Pio-latino-americano  e 

10  spagnuolo  ;  il  principe  di  Lichtenstein,  il  principe  e  la  principessa 
Barberini,  la  principessa   Q-hika,  il  principe  e  la  principessa  Orsini, 

11  duca  di  Montalbo  latore  di  una  lettera  di  omaggio  di  S.  A.  R.  il 
conte  di  Caserta,  la  contessa  Ledochowska  fondatrice  del  Sodalizio  di 
S.  Pietro  Claver,  ehe  offer!  a  Sua  Santita  una  raccolta  di  libri  in  lingue 
indigene  africane  e  presento  le  prime  novizie   dell'  Istituto   recente ; 
e  numerosissime  altre  persone  italiane  e  forestiere. 

3.  Mercoledi  6  gennaio,  festa  dell'Epifania  di  Nostro  Signore,  nel- 
1'aula  concistoriale  del  Palazzo  Yaticano,  furono  letti  e  pubblicati  alia 
presenza  del  Santo  Padre  due  decreti,  il  primo  sopra  il  martirio,  la 
causa  del  martirio  e  i  segni  o  miracoli  che  illustrarono  lo  stesso  mar- 
tirio dei  venerabili  Marco  Crisino,  canonico  di  Strigonia,  Stefano 
Pongracz  e  Melchiorre  Grodecz,  sacerdoti  della  Compagnia  di  Gesu  : 
1'altro  sopra  le  virtu  eroiche  della  venerabile  Giovanna  d'Arco,  ver- 
gine,  detta  la  Pulzella  d'Orleans.  Circondavano  il  trono  papale  i 
cardinal!  Steinhuber,  Ponente  della  prima  Causa,  e  Ferrata,  Ponente 
della  seconda  ;  (il  card.  Cretoni  prefetto  della  S.  C.  de'  Riti  era  im- 
pedito  da  infermita)  il  card.  Mathieu,  Mgr.  Touchet  vescovo  di  Or- 
leans, Mgr.  Kohl,  vescovo  ausiliare  di  Strigonia  (Gran,  in  Ungheria),. 
parecchi  prelati  francesi,  il  p.  Cazenave,  procuratore  generale  della 
Societa  delle  Missioni  estere  di  Parigi,  il  p.  Martin,  preposito  gene- 
rale  della  Compagnia  dl  Gesu  con  una  rappresentanza  del  collegio 
germanico-ungarico  di  cui  fu  alunno  il  ven.  Marco  Crisino.  Erano 
pure  presenti  gli  ambasciatori  di  Austria-Ungheria  e  di  Francia  pressa 
la  Santa  Sede,  i  signori  Guillaume,  Patenotre,  il  conte  Yitali  e  molti 
ecclesiastic! :  piu  di  trecento  persone. 

Dopo  la  lettura  dei  decreti,  Mgr.  Kohl  in  latino,  e  Mgr.  Touchet  in 
francese  con  eloquenti  parole,  a  some  pure  degli  Istituti,  delle  diocesi 
e  delle  nazioni  onorati  nei  predetti  martiri  e  nella  gloriosa  vergine 
d'Arco,  resero  successivamente  vivissime  azioni  di  grazie  al  Sommo 
Pontefice,  augurando  che  presto  i  nuovi  intercessor!  presso  Dio  ot- 
tengano  il  trionfo  della  Chiesa,  la  pace  ai  popoli  nell'unione  della 
fede.  Sua  Santita,  rispondendo  a  quei  nobili  sentimenti,  si  rallegrava 
paternamente  con  coloro  che  erano  legati  da  special!  vincoli  coi  Vene- 
rabili a  cui  onore  si  erano  lette  le  sentenze  che  aprono  la  Tia  a  regolare 
procedimento  per  la  solenne  beatificazione  e  canonizzazione  :  propo- 
nendo  i  loro  esempi  a  conforto  ed  eccitamento  di  generosa  emula- 
zione.  E  dopo  di  aver  ammessi  i  vescovi,  i  postulatori  e  altri  per- 


"228  CRONACA 

sonaggi  present!  al  bacio  del   piede,   a   tutti  imparti  1'apostolica  be- 
nedizione. 

4.  I  tre  venerabili  confessor!  della  fede,  de'  quali  il  primo  decreto 
riconosce  autenticamente  il  martirio,  furono  uccisi  nel  settembre  del 
1618  dagli  eretici  luterani  a  Cassovia  (Kaschau)  dove  il  ven.  Crisino 
si  era  unito  ai  due  sacerdoti  della  Compagnia  di  Gesu  cola  mandati 
in  aiuto  dei  cattolici  durante  la  guerra  che  allora  si  acuese  in  tutta 
la  Germania  e  doveva  devastarla   per   trent'anni.    Occupata   la   citta 
dai  soldati   eretici,   la  vigilia   della  Nativita   di   Maria  fu  invasa   la 
casa  dove  erano  i  confessori  di  Cristo  e  primo  il  p.  Stefano  etramaz- 
zato  al  suolo  con  una  mazza  di  ferro,  legato,  bruciato  con  faci  fino  a 
scoprirne  le  viscere,  smembrato,   calpestato,  strettogli   il  capo  si  da 
fargli  schizzare  quasi  gli  occhi  dall'orbita.  ;  ferito  con  due  colpi  sulla 
testa   e  trascinato   come   morto,  fu  gettato   in   una   cloaca  dove   per 
venti  ore  agonizzo  ancora,  costantemente  invocando  Dio  e  confortando 
a  star  saldo  nella  fede  chi  s'imbatte  a  scoprirlo  in  quello  stato.  Allo 
stesso  modo  furono  trattati  i  suoi  due  compagni,  bruciati,  troncate  loro 
le  membra,  eontusi,  gettati  nella  cloaca  e  finiti  pero  col  taglio  della 
testa.  La  fama  del  martirio,  i  prodigi   moltiplicati   sul  sepolcro   dei 
servi  di  Dio  diedero  origine  ai  process!  canonic!  ai  quali  oggi  la  pon- 
tificia  autorita  da  legittimo  compimento. 

La  venerabile  Griovanna  d'Arco,  di  cui  il  secondo  decreto  autentica 
le  virtu,  appartiene  ad  un  periodo  di  storia  troppo  conosciuta  perche  qui 
la  dobbiamo  accennare.  Mgr.  Touchet,  ringraziando  il  Santo  Padre 
di  aver  sul  principio  del  suo  pontificate  pensato  a  glorificare  'la  cpul- 
zella  d'0rleans»,  ricordo  come  tra  le  ottocento  petizioni  presentate 
alia  Santa  Sede  per  la  beatificazione  di  Giovanna  d'Arco  da  parte  di 
person aggi  d'ogni  grado,  vescovi,  arcivescovi,  patriarch!,  cardinal!, 
si  trovasse  pur  quella  del  cardinal  Sarto  patriarca  di  Yenezia:  e  fece 
voti  perche  ai  piedi  degli  altari  di  questa  vergine  eroina  possa  presto 
inchinarsi  pacificata  la  figlia  primogenita  della  Chiesa. 

5.  Chi  voiesse  avere  un  qualche  saggio  dell'audacia  inventiva  del 
giornalismo  liberale,  non  avrebbo  che  leggere  le  fiafoe   vendute  con 
tanto  sussiego  nel  mese  ora  scorso  in  certi  articoli   dei   grand!  gior- 
nali  giudaico  massonici,  sempre  in  cerca  di  nuove  forme  da  masche- 
rare  1'  insulto  alia  Chiesa  e  al  suo  Capo.  Poco  fa  era  una  pieta  sen- 
tirli  intenerirsi  di  compassione  sulle  strettezze  a  che  eran  ridotte  le 
finanze  vaticane,  condotte  fatalmente  sull'orlo  del  fallimento.  Poi  ad 
un  tratto  ecco  mutarsi  la  scena  e  il  tono  della  musica.  Si  parla  di  «  ri- 
velazioni  sensazionali »  intorno  alia  scoperta  di  un  tesoro,  al  ritrova- 
mento  di  fond!  che   si  credevano  perduti.    Si  tratta  nientemeno   che 
della  bellezza  di  quarantanove  niiiioni  e  venticinque  mila  lire  in  cifre 
esatte.  Chi,  come  il  Messagyero,   pratico   di   queste   cose,   con  disin- 


CONTEMPORANEA  229 

li  disse  trovati  in  fondo  alia  cassa  di  un  «  monsignore  »  che 
aveva  sperato  vi  fossero  dimenticati :  chi,  come  la  Tribuna  meglio  in- 
formata,  li  seppe  confidati  a  un  Enio  cardinale  dallo  stesso  Pontefice 
defunto,  colla  condizione  di  non  consegnarli  se  non  un  quattro  mesi 
dopo,  al  suo  successore.  I  milioni  sbucarono  allora  dappertutto  in  Ya- 
ticano  e  le  descrizioni  drammatiche  e  le  vignette  colorate  riprodus- 
sero  con  evidenza  il  ritrovamento  de'  biglietti  di  banca  e  de'  sacchetti 
pieni  d'oro,  nascosti  e  dimenticati  fin  dietro  gli  scaffali  dell  a  biblio- 
teca  privata  di  Leone  XIII.  Ne  manco  chi,  come  il  Capitan  Fra- 
•eassa,  con  giudaico  sarcasmo,  credendo  di  trattar  co'suoi  pari  si  com- 
piacque  di  imaginare  quel  Pontefice  di  venerata  memoria  quasi 
<  adunco  vecchietto  >  occupato  a  «  raccogliere  le  belle  monete  d'oro 
•e  d'argento  e  a  riempirne  piccoli  sacchi  ove  forse  -affondava  le  mani 
la  notte  tra  una  preghiera  e  un  distico.  »  —  La  cretineria  di  tali 
pappolate  era  cosi  manifesta  che  se  ne  accorse  anche  il  Giornale 
•d' Italia  il  quale  ebbe  buon  gioco  a  mostrarne  I'assurdita.  Ci  fu  chi  si 
divert!  nel  calcolare  i  qumtali  d'oro  che  avrebbero  pesato  i  milioni 
<?osi  piacevolmente  chiusi  nei  sacchetti  dei  romanzieri  della  Tribuna: 
€  per  piu  giorni  ci  fu  dato  di  assistere  a  un  ndicolo  duello  combat- 
tutosi  sulle  colonne  di  quei  giornali  per  le  fantastiche  ombre  dei  mi- 
lioni del  Yaticano. 

Ne  la  cosa  e  nuova  ;  e  neppure  varrebbe  la  pena  di  fame  motto 
se  non  si  vedesse  in  fondo  ai  volgari  artifizi  e  aile  romanzesche  di- 
Tagazioni  di  questi  falsari  impudenti  uno  scopo  che  gli  autori  stessi 
del  resto  non  si  curano  di  celare.  E  ben  lo  notava  colla  sua  auto- 
re  vole  gravita  YOsservatore  romano  di  cui  amiamo  meglio  qui  tra- 
scrivere  le  parole  :  «  In  quei  brani  di  prosa  intonati  allo  stesso  mo- 
tivo,  fra  una  zotica  offesa  lanciata  alia  santa  memoria  di  un  Ponte- 
fice venerato,  e  una  nota  di  cronaca  menzognera,  fra  le  irreverent! 
allusioni  ad  un  Pontefice  morto,  e  le  insinuazioni  maligne  sul  conto 
•dei  vivi,  si  fa  strada  e  si  riconosce  facilmente  1'idea  dominante  che 
tutto  informa,  cosi  le  polemiche  ed  i  commenti,  come  le  notizie  e  le 
informazioni  di  certa  stampa  sulla  Santa  Sede  e  sul  Papa.  Sotto  Pim- 
pero  di  questa  idea,  piena  di  fiele  e  di  veleno  verso  la  Sede  Apo- 
stolica  ed  il  Romano  Pontefice  di  cui  si  irride  perfino  all'  augusta 
poverta,  i  milioni  del  Yaticano,  cireondati  da  un'  atmosfera  che  sa 
di  leggenda,  si  fanno  comparire  e  scomparire  a  piacere,  secondo  i 
bisogni  e  le  circostanze,  in  una  specie  di  ridda  convulsa  e  continue. 
Ma  in  questa  incessante  vicenda  di  apparizioni  e  scomparse  intermit- 
tenti,  a  cui  pure  certi  consacrano  cosi  di  frequente  le  loro  colonne, 
lo  scopo,  il  segreto  e  sempre  lo  stesso,  quello  cioe  di  rendere,  se 
fosse  possibile,  ancora  piu  difficili  e  piu  penose  le  condizioni  gia  per 
•se  stesse  cosi  tristi  della  Sede  Apostolica*  Se  infatti  i  milioni  si  fanna 


230  CRONACA 

scomparire  di  un  tratto,  accompfignandone  la  scomparsa  con  una  spe- 
cie di  meraviglia  pieaa  di  sospetto  e  di  diffidenza,  si  e  per  dire  al 
mondo  cattolico  che  e  inutile  che  esso  niandi  al  Vicario  di  Gesu  Cri- 
sto  1'obolo  dell'amore  figliale,  quando  questo  deva  poi  andar  sperpe- 
rato  o  trovarsi  esposto  a  mille  insidie  ed  a  mille  pericoli  ;  se  i  mi- 
lioni  tornano  in  scena,  o  ve  li  fanno  niagari  tornare  gli  stessi  gior- 
nali  con  un  colpo  della  loro  magica  bacchetta,  e  vi  tornano  con  gran 
pom oa,  accoinpagnati  dal  suono  squillante  dell'  oro  cadente  a  getto 
continue,  e  soltanto  per  additarlo  allo  stesso  mondo  cattolico,  sus- 
surrandogli  all'orecchio  :  —  Vedi  dunque  qual'e  la  poverta  del  Vi- 
cario di  Gesu  Cristo,  «  la  paglia  »  della  sua  prigione  ;  tieni  pure  il 
tuo  denaro,  che  il  Papa  non  ne  ha  bisogno. 

«  Questa  e  la'  morale  vera  di  certe  notizie  di  vario  genere  5  mo- 
rale che  e  sempre  facile  d'  indovinare,  rna  che  talvolta  di  tanto  in 
tanto,  viene  alia  luce  spontaneamente,  come  sulle  colonne  della  Tri- 
buna  di  ieri  sera,  come  su  quelle  del  Fracassa  di  questa  mattina* 
E  insomnia  una  nuova  insidia  rivolta  contro  la  Santa  Sede,  un  nuovo 
mezzo  adoperato  per  rendere,  se  fosse  possibile,  piu  difficile  e  insop- 
portabile  la  sua  condizione.  > 


II. 
COSE  ITALIANS 

1.  La  morte  di  Giuseppe  Zanardelli.  —  2.  Una  convenzione  d'arbitrato  tra 
1'Italia  e  la  Francia.  —  3.  II  IV  Congresso  cattolico  della  Sicilia. 

1.  Giuseppe  Zanardelli  si  e  spento  il  27  dicembre  nella  sua  villa  di 
Maderno :  ma  la  sua  scomparsa  non  lascia  nessun  vuoto.  Politica- 
mente  era  gia  fuori  di  scena,  e  la  sua  camera  era  finita,  coine  (gia 
dicemmo  altrove)  piu  che  per  1'incidente  della  mancata  visita  della 
czar,  per  I'esaurimento^dei  suo  liberalismo  dottrinario  che  non  si 
adattava  piu  ne  agli  uomini,  ne  ai  tempi.  Uomo  di  col  to  ingegno^ 
di  parola  studiata  che  si  risentiva  degli  studii  classici,  valente  giu- 
re<"onsulto  il  cui  nome  restera  legato  alia  riforma  del  codice,  nella 
quale  pero  molto  si  valse  delPoj'era  altrui,  egli  fti  lontano  dal  va- 
lore  politico  degli  statist!  della  rivoluzione,  degii  eroi  del  «  glorioso 
risorgimento  >  di  cui  era  superstite  rappresentante.  Giuseppe  Zanar- 
delli non  parve  alto  che  in  mezzo  a  una  generazione  di  pigmei, 
opo  che  disparvero  Cavour,  Rattazzi,  Minghetti,  Sella,  Depretis, 
Ci'ispi  ;  bast5  1'astuzia  del  deputato  di  Dronero  per  mettere  in  iscacea 
,i  veechio  bresciano  che  rimasto  legato  alle  formole  di  liberalismo  im- 
l -urute  alia  scuola  del  1830  non  riconobbe  1'importanza  dell'evotuzione 


CONTEMPORANEA  231 

sociale  e  delle  nuove  lotte  co'  partiti  democratici.  Ben  lo  ritrasse  chi 
disse  di  lui  che  era  stato  un  precursore  avanti  la  costituzione  d'ltalia, 
fu  un  ideologo  nei  primi  decennii  ed  ora  era  un  ritardatario :  il  suo 
governo  non  dirigeva  piii,  ma  era  trascinato.  Infatti  egli  muore  senza 
lasciare  uu.  partito :  lascia  invece  molti  amici  che  egli  guadagoava  e 
legava  a  se  con  una  bonta  d'animo  che  gli  riconoscono  anche  gli  av- 
versarii.  Quella  bonta  lo  rese  spesso  personalmente  favorevole  a  cose 
e  persone  ecclesiastiche,  mentre  le  sue  dottrine  politiche  e  le  influenze 
settarie  lo  spinsero  ad  osteggiare  la  Chiesa  vedendo  in  essa  la  rivale 
dello  Stato.  Giacobino  in  teoria,  in  pratica  era  anticlericale.  —  Lui 
fortunato  se  veramente,  come  dicono  i  giornali,  ricordando  1'antica 
educazione  ricevuta  dalla  pia  madre  che  egli  aveva  teneramente  amata, 
ebbe  un  pensiero  di  fede  e  seppe  profittare  della  visita  fattagli  da 
Mgr.  Bonomelli,  e  di  quelle  del  parroco  di  Maderno,  per  ravvicinarsi 
a  Dio  almeno  nella  morte.  I  giornali  massonici  sinentiscono  «  qua- 
lunque  atto  di  conversione  »  del  patriota.  Ma  sappiamo  che  e  loro 
interesse  di  negare  quello  che,  onorando  1'uomo  e  il  cristiano,  scon- 
fesserebbe  gli  errori  del  settario.  E  settario  si  affretto  di  vantarlo  la 
Massoneria,  inviando  ai  funerali  una  corona  colla  scritta  :  Al  Fratello. 

Comunque  sia,  certo  e  che  con  permesso  dell' An  tor  ita  ecclesia- 
stica  fu  celebrata  la  messa  nella  cappella  ardente  a  Maderno  :  la  salma 
fu  benedetta  dal  parroco  prima  che  fosse  portata  dalla  villa  al  treno 
funebre  col  quale  fu  accompagnato  a  Brescia  dove  1'aspettavano  i 
supremi  onori.  Quivi  al  corteo,  che  dalla  stazione  ando  al  cimitero, 
presero  parte  ventiquattro  sacerdoti  che  precedevano  il  feretro  colla 
croce.  Dietro  al  feretro  stesso  venivano  il  conte  di  Torino  quale  rap - 
presentante  del  re,  il  presidente  del  Consiglio  coi  ministri,  Je  pre- 
sidenze  del  Senate  e  della  Camera  con  gran  numero  di  senatori  e 
deputati  e  persone  d'ogni  ceto,  con  piu  di  duecento  bandiere  :  ma 
tra  esse  nessun  vessillo  massonico ;  e  dalle  corone  fu  esclusa  queDa 
della  massoneria.  Al  cimitero  nella  cappella  mortuaria  furono  reci- 
tate  le  preci  dell'assoluzione  sui  cadavere:  e  il  corteo  si  sciolse  serza 
altro,  vietando  1'etichetta  che  si  pronuncino  discorsi  quando  e  pre 
sente  un  principe  reale. 

Era  nato  a  Brescia  il  29  ott.  1826.  Entrato  alia  Camera  colle 
elezioni  del  1860  ne  fu  piu  volte  presidente.  Quando  la  Sinistra  venne 
al  potere  nel  1876  fu  ministro  prima  dei  lavori  pubblici,  poi  dell'in- 
terno  per  pochi  mesi,  e  ministro  guardasigilli  a  tre  ri^rese,  final- 
mente  presidente  del  Consiglio  dal  15  febb.  1901  al  29  ott.  1903. 
Era  decorato  del  collare  della  SS.  Annunziata. 

2.  Colla  data  del  25  dicembre  (ci  auguriaino  che  essa  vi  sia  stata 
inessa  per  un  pensiero  cristiano  e  non  per  una  fortuita  coincidenza) 
venne  firmata  una  convenzione  arbitrale  tra  il  regno  d'ltalia  e  la  re- 


232  CRONACA 

pubblica  francese  per  certi  casi  di  contestazione  internazionale,  pari 
in  tutto  a  quelli  gia  convenuti  in  un  atto  simile  firmato  tra  la  Fran- 
cia  e  1'Inghilterra  nell'Ottobre  scorso.  La  vantano  come  conseguenza 
del  riavvicinamento  fra  le  due  nazioni  dopo  il  viaggio  dei  sovrani 
italiani  a  Parigi  :  e  sia  pure.  La  guerra  e  si  tremendo  flagello  pel 
popoli,  specialmente  ai  nostri  giorni,  che  ci  sembra  dover  accogliere 
con  rispetto  tutto  cio  che  tende  a  diminuirne  i  pericoli  anche  quando 
questo  forse  si  risolve  in  un  veto  platonico  di  poco  pratica  utilita. 
Ecco  gli  articoli  del  trattato  : 

«  II  Governo  della  Eepubblica  francese  e  quello  di  Sua  Maesta  il 
Re  d'ltalia,  ehe  hanno  accettata  la  Convenzione  per  il  eomponimento 
pacifico  de'  conflitti  internazionali  conclusa  all'Aia  il  29  luglio  1899, 
considerando  che  per  1'  articolo  19  di  quella  Convenzione,  le  Alti 
Parti  contraenti  si  sono  riservata  la  facolta  di  conchiudere  partico- 
lari  accordi  allo  scopo  di  ricorrere  all'  arbitrate  per  tutti  i  casi  che 
Esse  giudicheranno  potervi  essere  sottoposti,  hanno  dato  autorita  ai 
sottoscritti  di  stabilire  le  seguenti  disposizioni : 

Articolo  prime.  —  Le  dissensioni  di  ordine  giuridico  o  relative 
all'  interpretazione  dei  trattati  esistenti  tra  le  due  Parti  contraenti, 
che  sorgessero  tra  loro  e  non  avessero  potuto  risolversi  per  via  di- 
plomatica,  saranno  sottomessi  alia  Corte  permanente  d'arbitrato  costi- 
tuita  dalla  Convenzione  del  29  luglio  1899  all'  Aia,  alia  condizione 
pero  che  quelle  dissensioni  non  mettano  in  causa  ne  gli  interessi 
vitali,  ne  Tindipendenza  o  1'onore  dei  due  Stati  contraenti  e  che  non 
tocchino  gli  interessi  di  uiia  terza  Potenza. 

Articolo  secondo.  —  In  ciascun  caso  particolare,  le  Alte  Parti 
contraenti,  prima  di  rivolgersi  alia  Corte  permanente  d'arbitrato,  fir- 
meranno  un  comproinesso  speciale  che  definira  chiaramente  1'oggetto 
del  litigio,  1'estensione  delle  facolta  degli  arbitri,  e  il  tempo  da  con- 
cedere,  per  cio  che  spetta  la  costituzione  del  tribunale  arbitrale  e  la 
procedura. 

Articolo  terzo.  —  II  presente  accordo  e  conchiuso  per  la  durata 
di  cinque  anni,  cominciando  dal  giorno  della  segnatura. 

Fatto  a  Parigi,  in  doppia  copia,  il  25  dicembre  1903. 

DELCASSE  -  0.  TORNIELLI. 

Una  simile  Convenzione  e  stata  conclusa  in  questi  primi  giorni 
del  1904  tra  1' Italia  e  1'Inghilterra. 

3.  A  mezzo  dicembre  si  tenne  in  Noto  il  IV  congresso  regionale  dei 
cattolici  siciliani,  onorato  della  presenza  del  card.  Nava,  arcivescova 
di  Catania,  di  Mgr.  Blandini,  vescovo  di  Noto,  di  Mgr.  Mario  Sturzo, 
vescovo  di  Piazza  Armerina,  Mgr.  Zuccaro,  vescovo  di  Caltanisetta  e 
Mgr.  De  Bono,  vescovo  di  Caltagirone;  v'intervenne  pure  il  conte  Gro- 


CONTEMPORANEA  233 

soli  presidente  dell' Opera  del  Congress!,  che  visita  la  regione  con 
Don  R.  Mum.  Furono  premessi  quattro  giorni  di  spirituale  ritiro  nel 
Seminario  di  Noto  a  Palazzolo  A_3ireale,  dove  convennero  una  qua- 
rantina  di  congressisti  :  ed  il  luneii  14,  nella  chiesa  deli'Imoaaco- 
lata  opportunamente  trasformata  al  bisogno,  si  inaugurarono  le  sedute 
con  un  eloquente  discorso  del  card.  Nava,  il  quale  dimostro  la  neces- 
sita  di  una  pienezza  di  vita  cristiana  individuale  e  sociale,  animata 
dal  soffio  purificatore  della  carita. 

Fu  ammesso  il  pubblico  alle  sedute  mattutine,  nelle  quali  si  ri- 
feriva  intorno  ai  temi  proposti,  dandone  larghi  schiarimenti :  le  discus- 
sioni  si  riserbarono  alle  sedute  pomeridiane  alle  quali  invece  non 
intervenivano  che  i  rappresentanti  delle  Societa  cattoliche  ed  opere 
economiche  siciliane.  Erano  circa  duecento,  delegati  da  un  migliaio 
di  associazioni  ;  tra  essi  parecehie  ^signore.  La  presidenza  effettiva 
^ra  tenuta  dall'ing,  Martinez  circondato  dai  piu  noti  cooperatori  del 
movimento  cattolico  nell'isola.  —  Molti  giornali  cattolici  ed  alcuni 
liberali  come  la  Tribuna,  il  H<ittino,  VOra,  avevano  maodato  loro 
oorrispondenti. 

Furono  trattati  i  principal!  soggetti  che  toccano  1'azione  catto- 
lica  ai  nostri  giorni  :  organizzazione  femminile,  azione  elettorale, 
unioni  professional!,  credito  agrario,  banca  regionale,  scioperi,  coo- 
perative per  le  case  operaie,  casse  di  prestito,  affitti  collettivi,  latte- 
rie  sociali,  ordinamento  degli  operai  delle  cave  di  zolfo,  arte  cri- 
stiana. —  Nel  tema  dell'  azione  elettorale  il  sac.  Sturzo  che  ne 
-era  il  relatore  insiste  per  1'  aclesione  all'  associazione  dei  Comuni 
itaiiani,  e  in  una  delle  conclusion!  approvate  si  fa  obbligo  ai  consi- 
glieri  comunali  di  proporre  tale  adesione  dei  rispettivi  municipii.  — 
Nel  tema  della  Stampa  il  congresso  diede  mandate  ai  IV  Gruppo 
regionale  di  studiare  la  fondazione  di  un  giornale  quotidiano,  sotto- 
ponendoue  il  disegno  concrete  al  referendum  delle  Societa  cattoliche 
dell'  isola,  delle  quali  dovrebbe  essere  1'organo  .pubblico.  —  Intorno 
agli  scioperi  furon  prese  le  soguenti  deliberazioni :  «  II  IV  congresso 
regionale  siculo  fa  voti  che  le  organizzaz.ioni  professional!  di  lavora- 
tori  che  si  vedessero  costrette  allo  sciopero,  venissero  ad  esso  dopo 
di  aver  tentato  ove  fosse  possibile  per  le  circostanze  di  tempo,  di 
luogo  e  di  persone  la  mediazione  preveativa  :  —  che  in  ogni  caso 
prima  di  lasciare  il  lavoro  presentino  dei  desiderati,  ponendo  un 
equo  termine  per  la  risposta,  a  meno  che  tale  pratica  non  venga  a 
fnistrare  gli  effetti  dello  sciopero  :  —  che  coloro  che  asSumono  la 
direzione  e  la  responsabilita  di  uno  sciorero  non  manchino  di  usare 
tutti  quei  mezzi  che  valgono  ad  evitare  disordini  e  daf  neggiamenti : 
-  che  anco  nei  casi  di  sciopero  non  proclamato  da  lavonifori  catto- 
lici organizzati,  intervengano  le  istituzioni  cattoliche  per  la  pacifica- 
zione  e  soldisfacente  composizione.  » 


234  CRONACA 

Nella  seduta  mattutina  del  16',  tra  vivissimi  applausi  venne  letto 
il  seguente  tolegramma  :  «  Monsignor  Yescovo  di  Noto.  —  Santo  Padre 
apprevse  con  piacere  inaugurazione  Congresso  cattolico  regionale  siculo: 
ringrazia  per  omaggio  a  Lui  rivolto  e  rilevando  dal  telegramma  di 
Yossignoria  proposito  congressisti  di  informarsi  agli  insegnainenti  della 
Santa  Sede,  benedice  di  cuore  solenne  assemblea,  augurando  che  pa- 
cifiche  discussion!  valgano  a  propugnare  azione  cattolica  e  renderla 
feconda  di  frutti  salutari.  —  Card.  MERRY  DEL  YAL.  » 

Nella  stessa  seduta  fu  approvato  unanimemente  dal  Congresso  il 
seguente  indirizzo :  «  Beatissimo  Padre,  —  La  benedizione  che  nella 
inesausta  Yostra  benevolenza  vi  stete  degnato  di  concedere  al  nostro 
regionale  eongresso,  ha  gia  prodotto  i  suoi  benefici  effetti.  La  retti- 
tudin?  delle  intenzioni  di  tutti  e  la  carita  veramente  cristiana  e  fra- 
terna  che  ban  no  diretto  le  nostre  discussioni  alia  presenza  di  un 
Erho  Principe  di  Santa  Romana  Chiesa  e  di  quattro  eccellentissimi 
Yescovi,  col  consenso  di  tutto  1'  Episcopato  siciliano,  ci  ha  condotti 
a  prendere  quelle  deliberazioni  che  abbiamo  reputato  giovevoli  al  bene 
religiose,  morale,  civile,  sociale  ed  economico  della  patria  nostra.  E 
memori  del  clovere  grande  di  ogni  cattolico  vero  di  essere  sempre  con 
Pietro  in  difesa  del  Cristo  e  della  sua  Chiesa,  cominciammo  i  nostri 
lavori  dal  riaffermare  il  primo  ufficio  dell'  Opera  dei  Congressi,  di 
difendere  1'assoluta  liberta  ed  indipendenza  del  Pontefice  di  Roma 
da  ogni  autorita  umana.  Poiche  pero  senza  1'aiuto  del  Signore  ogni 
provvedimento  umano  a  nulla  giova,  imploriamo  con  figliale  fiducia 
la  benedizione  divina,  qaella  della  Madre  immacolata  di  Dio  sotto  i 
cui  auspicii  il  congresso  si  e  svolto,  e  quella  della  Santita  Yostra, 
Yjcario  di  Dio  in  terra,  perche  la  grazia  fecondi  Popera  nostra.  - 
Permettete  intanto,  o  Padre  Santo,  che  prostrati  al  bacio  del  sacro 
piede,  ci  riaffermiatno  —  Yostri  figli  affettuosi  e  devoti  —  G.  Card.  Nava, 
arciv.  di  Catania  —  Giovanni  vescovo  di  Noto  —  Ignazio  vescovo  di 
Caltanisetta  —  Damaso  Pio  vescovo  di  Caltagirone  —  Mario  vescovo 
di  Piazza  Aunerina  —  Ing.  Amilcare  Martinez,  presidente  del  con- 
gresso —  Conte  Gio.  Grosoli,  presidente  generale  dell'Opera  dei  Con- 
gressi —  Gius.  Giglio  Tramonte,  presidente  del  comitato  regionale  e 
vice  presidente  del  Comitato  generale  dell'  Opera  dei  Congressi  - 
Salvatore  Tasca  vicepresidente  del  congresso.  » 

Per  la  chiusura  il  17  vi  fu  una  comunione  generale  numerosis- 
sima  ed  un  solenne  pontificale  con  processione,  come  inizio  delle  feste 
cinquantenarie  in  onore  di  Maria  Immacolata.  Dopo  il  canto  del  Te  Deum 
venne  servito  un  pranzo  a  cencinquanta  poveri ;  e  con  questo  atto 
di  carita  si  compie  il  congresso,  lasciando  ottiina  impressione  e  liete 
speranze  di  frutto  copioso  per  1'azione  cattolica  in  Sicilia. 


CONTEMPORANEA  235 

III. 

COSE  STRANIERE 


(Notitie  Generali).  1.  FRANCIA.  Morte  della  principessa  Matilde  Bonaparte. 
-  2.  PORTOGALLO.  Apertura  delle  Cortes. —  3.  STATI  UNITI.  Terribile 
jncendio  di  un  teatro  a  Cicag-o.  —  4.  GIAPPONE.  Stato   dell'esercito  e 
della  flotta  giapponese. 

1.  (FRANCIA).  Munita  del  conforti  religiosi  moii  a  Par  gi  il  2  del 
corrente  gennaio  la  principessa  Matilde  uipo  e  di  Napoleone  I.  Nata  dal 
matrimonio  di  Ghrolamo  Bonaparte,  PuMmo  dei  fratelli  delPImpera- 
tore,  con  Ca  erina  di  Wurtemberg,  era  sorella  del  principe  Napoleouo, 
defunto  marito  della  principessa  Oloiilde,  la  quale  ia  questo  ultimo 
periodo  di  malattia  fu  seinpre  al  capezzale  di  lei  e   riceveite   il   ssuo 
es'.remo  sospiro.  Aveva  83  anni.  Nel  1840   aveva    sposato   a  Fire;.ze 
il  principe  russo  Anaiolio  Demidoff  di  San  Donato  da  cui  pero  aveva 
dovuto  separarsi    cinque   anni    dopo.  II  principe  mori  nel  1870.   La 
principessa  era    donna  colta,  passionata    per  le  arti  :  amava    circon- 
darsi  di  artisti,  di  letterati  e  di  dotti.  Le    sue    squisi'e   tnaniere   la 
facevano  amare  da  tutii  e  duraate    1'iuipero  aveva  eserci'ato  grande 
influenza  anche  sulPanimo  del  cugino  imperiale.  Perd  la  miglior  in- 
fluenza era  la  sua  liberalita  in  soccorrere  i  disgraziati.  —  Fu  sepolta 
al  castello  di  S.  Gratien. 

2.  (PORTOGALLO).  Furono  aperfce  le  Cortes  il   secondo   giorno   del- 
1'anno.  II  re  nel  discorso  della  Corona  dopo  aver  espresso  il  ramma- 
rico  per  la  morte  di  Leone  XIII,  si   rallegro    delie    buone    relazioni 
del  regno  colle  Potenze  specialaieaie  colla  Spagna  e  coll'Inghilterra 
alia  quale  e  stretto  da  ferma  alleanza  :  raccomando  ai  deputati  il  mi- 
gliorainento    delio    stato    delle   finanze  e  pubblico  ia   determinazione 
presa    d'  accordo  col  Governo  ioglese  di  affldare  all'  arbitrate  del  re 
d'ltalia  la  questione  iniorco  alia  delimitazione  dei  confini  tra  il  ter- 
ritorio  di  Angola  e  le  possessioni  britanniche   del  Barotse. 

3.  (STATI  UNITI).  Una  catastrofe  delle  piu  spaventose  che  si  ricor- 
dino  in  tal  genere,  getto  nella  desolazione  la  citta  di  Cicago,   dove, 
nel  pomeri'ggio  del  30  dicembre,  il  fuoco  distrusse  il  Teatro  irochese 
seppellendovi  seicento  vittime,  in  gran  parte  fanciulii  e  fanciulle  dai 
dieci  ai  quindici  anni,  aceorsi  allo  spettacolo  di  un'operetta.  L'incendio, 
come  pare,  sarebbe  stato  appiccato  dallo  scoppio  di  un  generatoredi 
acetilene  sul  palco  stesso  del  teatro.    Quando  le  fiamme  invasero  la 
scena  fu  dato  ordine  di  calare  il  sipario  di  sicurezza,  nia  esso  rimase 


236  CRONACA 

incagliato  a  mezz'aria,  producendo  una  corrente  piii  rapida  che  dilat6> 
le  fiamme.  Allora  scoppiarono  gli  altri  serbatoi  del  gaz  mandando  ia 
aria  il  tetto  che  ricadde  sui  fuggenti.  Molte  delle  vittime  morirono 
asfissiate  dai  gaz  e  dalla  vampa  del  fuoco  :  ma  la  maggior  parte  trovo 
la  morte  sulle  scale  e  alle  porte  dove  il  terror  panico,  inevitabile  fra 
tanti  fanciulli,  spinse  con  impeto  irresistibile  quella  folia  accumulan- 
dosi  gli  uni  sugli  altri,  calpestandosi  orrendamente  fino  a  restare  una. 
massa  di  cadaveri  informi.  Si  dice  che  il  teatro  fiaito  solamente  da 
pochi  mesi  avesse  fiao  a  quaranta  uscite  :  ma  parecchie  erano  sbar- 
rate  di  ferro  :  molti  dei  fuggenti  si  gettarono  dalle  finestre  dei  cor- 
ridoi.  Certo  e  che  il  teatro  non  aveva  pronti  soccorsi  adattati,  e  i 
pompieri  della  citta  per  quanto  s'affrettassero  e  s'adoperassero  corag- 
giosamente  poterono  giungere  a  diminuire  il  male  ma  non  ad  impe- 
dire  il  disastro. 

In  mezzo  agli  episodi  strazianti  di  quella  dolorosa  giornata  i  fugli 
pubblici  narrano  1'eroico  coraggio  di  Mgr.  Muldoon  vescovo  ausiliare 
cattolico,  che  passandb  per  caso  quando  1'  inceudio  scoppio  entrato 
risolutamente  nelle  gallerie  del  teatro,  senza  curarsi  delle  fiamnie  e 
del  calore  scffocante,  si  sforzo  quanto  pote  con  mirabile  sangue  freddo 
di  dirigere  1'opera  di  salvamento.  II  Santo  Padre  mando  un  telegramma 
di  congratulazione  per  si  nobile  atto  di  carita  e  di  condoglianze  per 
il  disastro  di  cui  speriamo  dare  nella  nostra  corrispondenza  americana 
piu  completi  ed  autentici  particolari. 

4.  (G-IAPPONE).  Nelle  ultima  settimane  nulla  e  venuto  a  mutare  la 
stato  delle  cose.  Le  torbide  previsioni  che  inquietano  1'Europa  in- 
torno  al  conflitto  dell'estremo  Oriente  danno  una  speciale  importanza 
alle  informazioni  pubblicate  con  recenti  document!  intorno  alle  forze 
di  terra  e  di  mare  dell'impero  giapponese.  II  servizio  militare  vi  e 
obbligatorio :  si  comincia  a  20  anni  coila  ferina  di  tre  .anni  nelPeser- 
cito  permanente,  poi  si  passa  nella  riserva  per  quattro  anni  e  mezzo, 
e  quindi  per  altri  cinque  nella  milizia  territoriale.  L'esercito  perma- 
nente &  diviso  in  52  reggimenti  di  fanteria,  55  squadroni  di  caval- 
leria,  19  reggimenti  di  artiglieria  da  campo,  e  20  battaglioiii  di  ar- 
tiglieria  da  fortezza,  13  battaglioni  del  geriio,  13  altri  battaglioni  del 
treno,  e  uno  di  ferrovieri.  Questi  corpi  danno  un  complesso  di  7500 
uffioiali  e  190,000  soldati,  con  piu  di  mille  cannoni.  La  riserva  conta 
altri  35,000  uomini,  con  piii  di  cento  cannoni:  e  1'esercito  territoriale 
altri  200,000  soldati  di  tutte  le  armi,  con  oltre  300  cannoni.  Cosi 
1'eseroito  giapponese  di  prima  e  seconda  linea  e  composto  di  piu  che 
430,000  uomini,  con  90,000  cavalli  e  1200  pern  d'artiglieria.  —  In 
caso  di  guerra  poi  tutti  i  giapponesi  validi  dai  17  ai  40  anni,  che  non 
sono  gia  arruolati  nei  corpi  permanent!,  nelle  riserve  o  nella  milizia 
territoriale,  fanno  parte  dell'esercito  nazionale.  —  II  fucile  e  la  cara« 


CONTEMPORANEA  237 

bina  Midji  per  la  fanteria  e  la  cavalleria,  ed  il  cannone  Arisaka  sono 
modelli  in  tutto  paragonabili  aH'armamento  europeo.  La  disciplina 
del  soldato,  la  sua  resistenza  e  il  suo  coraggio  sono  stati  oggetto  di 
ammirazione  nella  ultima  guerra  contro  la  Cina. 

La  flotta  di  guerra  comprende  161  navi  di  cui  9  corazzate  di  prima 
classe  da  13  a  16  mi  la  tounellate :  6  incrociatori  corazzati  e  14  in- 
crociatori  parzialmente  corazzati  oltre  20  destroyers  e  una  flottiglia  di 
torpediniere:  in  tutto  350  mila  tonnellate.  Quella  di  trasporto  conta 
910  navi  a  vapore  per  580  mila  tonnellate  e  170  navi  a  vela.  L'ar- 
tiglieria  delle  corazzate  e  degli  incrociatori  corazzati  e  tutta  di  can- 
noni  Armstrong.  —  L'  impero  ha  poi  comprato  questi  stessi  giorni 
due  incrociatori  corazzati  della  repubblica  argentina.  Anche  le  di- 
verse Potenze  europee  mandano  navi  all'  Estremo  Oriente  per  prote- 
zione  del  loro  connazionali. 


INGHILTERRA  (Nostra  Corrispondenza) .  1.  II  nuovo  Arcivescovo  di 
Westminster.  Sua  presa  di  possesso.  —  2.  Politica  interna.  —  3.  Russia 
e  Giappone.  —  4.  Vertenza  fra  il  Canada  e  gli  S^ati  Uniti.  —  5.  Spe- 
dizione  contro  il  Tibet.  —  (5.  11  lavoro  giallo  nel  Tiansvaal.  — '  7.  L'ar- 
bitrato  fra  1'  Inghilterra  e  la  Franoia.  —  8.  La  posta  elettrica  dell'ita- 
liano  Piscicelli.  —  9.  I  reali  d' Italia  in  Inghilterra. 

1.  Un  evento  assai  importante  per  la  Chiesa  cattolica  in  Inghii- 
terra  e  stata  1'elezioie  del  nuovo  Arcivescovo  di  Westminster  e  suc- 
cessore  del  compianto  Cardinale  Yaughan.  La  sede  di  Westminster 
e  stata  illusirata  grandemente  dai  suoi  tre  ultimi  titolari,  dopo  il 
ristabiliinento  della  gerarchia  in  Inghilterra  sotto  Pio  IX  piu  di  mezzo 
secolo  fa,  e  allo  stesso  tempo  la  sua  dignita,  come  Chiesa  metropo- 
litana  d'  Inghilterra,  cresce  di  pari  passo  col  crescere  dei  cattolici 
nel  paese.  Alia  morte  del  Cardinale  Yanghan,  il  capitolo  della  catte- 
drale  di  Westminster  scelse  una  terna  nella  quale  entravano  il  vene- 
rando  e  dotto  Yescovo  di  Newport,  Mgr.  Hedley,  il  notissimo  scrittoie 
benedettino  Don  Aidan  Gasquet  e  Mgr.  Merry  del  Yal,  ora  Cardinale 
Segretario  di  Stato  di  Sua  Saiitita.  I  Yescovi  d'  Inghilterra,  ai  quali 
fu  presentata  la  terna,  1'approvarono  cordialmente,  ma  vi  voilero  ag- 
giungere  un  quarto  nella  persona  di  Mgr.  Francesco  Bourne,  il  gio- 
vane  vescovo  della  vicina  diocesi  di  Southwark.  L'atto  dei  Yescovi 
rimase  un  profondo  segreto,  e  pero  grande  fu  la  meraviglia  quando 
il  telegrafu  annuncid  che  la  Santa  Sede  aveva  scelto  Mgr.  Bourne. 
Egli  ha  soli  42  anni  di  eta,  ed  e  percio  il  piu  giovane  dei  vescovi 
inglesi ;  era  assai  poco  conosciuto  fuori  della  propria  diocesi  ;  non  e 
nemmeuo  del  tutto  inglese,  perche  la  madre  di  lui  e  irlandese;  ton 


238  CRONACA 

e  di  famiglia  nobile  come  il  suo  grande  predecessore,  poiche  i  suoi 
parent!  appartengono  alia  classe  media.  E  con  tutto  cid,  oggi,  due 
mesi  appena,  dacchS  Mgr.  Bourne  e  Arcivescovo  di  Westminster, 
tutti  riconoscono  che  la  scelta  della  Santa  Sede  e  stata  sotto  tutti.i 
rispetti  ammirabile. 

Mgr.  Bourne  fu  educate  nel  seminario  di  S.  Sulpizio  a  Parigi  ed 
alia  Universita  di  Lovanio.  Quando  setfce  anni  fa,  fu  dato  coadiutore, 
con  diritto  di  successione  a  Mgr.  Butt,  Yescovo  di  Southwark,  dive- 
nendone  titolare  un  anno  dopo,  egli  mise  ogni  sforzo  a  crearsi  un 
seminario  degno  di  questo  nome  e  vi  riusci  mirabilmente.  Allo  stesso 
tempo  applied  tutta  la  sua  energia  a  ristorare  le  ncanze  delle  diffe- 
rent! mission!  della  sua  diocesi,  ed  anche  qui  i  suoi  sforzi  furono  co- 
ronati  da  felice  succeseo.  Di  piu  mostro  il  suo  zelo  a  ristorare  la  di- 
sciplina  fra  gli  ecclesiastic!  e  la  pieta  nei  fedeli,  e  in  breve,  si  mostro 
pieno  di  tufcte  quelle  qualita  che  sono  il  necessario  corredo  di  un  buon 
Yescovo.  II  suo  aspetto  esterno  e  piuttosto  sottile,  ma  energico;  gen- 
tile e  semplice  nelle  maniere,  e  un  lavoratore  infaticabile.  Egli  esprime 
le  sue  idee  in  modo  chiaro  ed  incisive,  e  contuttocio  si  e  mostrato 
un  vero  diplomatico,  specie  nei  negoziati  da  lui  intrapresi  e  condotti 
a  buon  termine  col  Governo  inglese  a  proposito  dei  cappellani  catto- 
lici  della  marina  e  dell'esercito. 

II  giorno  della  festa  di  S.  Tomaso  di  Canterbury,  29  dicembre, 
Mgr.  Bourne  prese  possesso  della  sua  Chiesa  cattedrale.  Furono  present! 
alia  cerimonia  molte  celebrita  laiche  ed  ecclesiastiche,  e  la  cattedrale 
che  e  ora  la  chiesa  piu  grande  dell'Inghilterra  cattolica,  era  piena  dal 
sommo  all'imo.  All'ora  stabilita  per  dar  principio  alia  funzione,  il  pre- 
vosto  ed  i  canonic!  della  metropolitana  si  schierarono  intorno  alia  porta 
d'ingresso  per  aspettare  1'Arcivescovo.  Dalla  porta  la  processione  si 
avvio  verso  la  cappella  del  Santissimo  Sacramento,  a  due  a  due  ed  in 
bell'ordine,  nella  quale  il  cappellaco  dell'arcivescovo  camminava  da- 
vanti  al  Prelato  portando  chiuso  in  una  cassetta  d'argento,  coperta  di 
un  bianco  velo  il  sacro  Pallio;  la  quale  cerimonia  si  usava  per  la 
prima  volta  dopo  la  riforma  protestante.  II  Pallio  fu  collocate  sull'al- 
tare  mentre  1'Arcivescovo,  inginocchiato,  prego;  dopo  di  che  vesti 
gli  abiti  pontifical!,  e  per  la  prima  volta  assunse  i  simboli  della 
sua  autorita  arci vesco vile.  Quindi  il  prevosto  del  Capitolo  condusse 
Mgr.  Bourne  allo  stupendo  trono  bizantino  e  cola  lesse  ad  alta  voce 
la  formola  della  presa  di  possesso,  dopo  di  che  tutto  il  Clero  fece 
omaggio  al  nuovo  Pastore.  Dopo  1'atto  di  ossequio,  comincio  la  Messa 
pontificale,  ceiebrata  dal  nuovo  Arcivescovo.  Durante  la  Messa,  Mon- 
signor  Bourne  lesse  la  prima  sua  lettera  pastorale.  Annunciava  in  essa 
che  una  delle  sue  prime  cure  sarebba  di  fondare  un  seminario  per 


CONTEMPOKANEA  239 

1'educazione  del  Clero,  promettendo  allo  stesso  tempo  di  nulla  tra- 
scurare  per  promuovere  gli  studi  superiori  dello  stesso  clero.  Avrebbe 
anche  pensato  alia  educazione  della  gioventu  laica  della  sua  diocesi. 
Egli  esortd  i  cattolici  a  stare  uniti  e  a  tener  d'occhio  la  recente  legge 
sull'educazione  perche  essa  fosse  posta  in  atto  in  quel  senso  nel  quale 
fu  votata  alia  camera :  poiche,  soggiunse,  vi  e  un  forte  partito  in  questo 
paese  ehe  e  risoluto  a  togliere  ai  cattolici  i  vantaggi  che  loro  si  deb- 
bono  in  forza  di  questo  grande  provvedimento.  Dichiaro  anche  che 
metterebbe  in  opera  ogni  suo  sforzo  per  redimere  il  popolo  dal  vizio 
dell'ubbriachezza,  il  quale,  piu  di  tutti,  si  oppone  al  progresso  della 
chiesa  cattulica  in  Inghilterra,  e  conchiuse  colla  seguenti  parole  : 

«  Alcuni  mesi  fa  il  Santo  Padre  ci  diede  1'intonazione  del  suo 
pontificate :  instaurare  omnia  in  Christo.  Noi  non  abbiamo  altra  mira 
se  non  di  adempire,  nella  nostra  piccola  misura,  nell'arcidiocesi  di 
Westminster  il  dovere  che  il  Yicario  di  Cristo  si  e  imposto  rispetto 
alia  chiesa  universale.  Noi  intraprendiamo  questo  nostro  dovere  con 
una  speciale  benedizione  del  Santo  Padre,  avendo  ricevuto  da  lui  il 
Sacro  Pallio,  1'emblema  della  nostra  autorita  archiepiscopale  e  della 
nostra  inviolabile  unione  colla  Sede  Apostoiica.  » 

Primo  fra  i  rnolti  illustri  laiei  presenti  alia  cerimonia  va  notato 
il  duca  di  Norfolk,  il  cui  prossimo  matrimonio  ha  fornito  cagione  ad 
infiniti  commenti  alcune  settimane  fa.  Non  solo  egli  e  a  capo  della 
nobilta  cattolica  in  Inghilterra,  ma  viene  immediatamente  dopo  i  prin- 
cipi  del  sangue  e  figura  in  modo  specialissimo  in  tutte  quelle  funzioni, 
alle  quali  interviene  il  Re.  II  duca  e  vedovo  da  molti  anni,  e  solo 
due  anni  fa  gli  mori  1'unico  suo  figliuolo.  Col  suo  matrimonio  due 
grandi  famiglie  cattoliche  contrarranno  alleanza  :  gli  Howards  ed  i 
Maxwells. 

2.  Poche  volte  lo  stato  della  politica  esterna  nel  nostro  paese  si 
e  mostrato  piu  incerto.  I  liberali  sono  ormai  usciti  nella  difesa  del 
libero  commercio;  i  conservator!  ortodotsi,  sotto  la  guida  del  sig.  Balfour, 
professano  bensi  fede  nei  principii  del  libero  commercio,  ma  aggiungono 
che  tenuto  conto  dei  danni  cagionati  all'  industria  e  commercio  inglesi 
dalle  tariife  straniere,  il  tempo  e  giunto  che  1' Inghilterra  debba  proteg- 
gere  se  stessa  colla  politica  del  taglione,  stabilendo  tariife  alte  contro 
le  nazioni  a v verse,  e  tariffe  favorevoli  alle  amiche.  II  sig.  Chamberlain 
e  i  suoi  seguaci  invece,  apertamente  e  fortemente  proclamano  la  ne- 
cessita  di  ritornare  alia  politica  del  piu  assoluto  protezionismo.  La 
prossima  battaglia  si  combattera  fra  il  libero  commercio  da  una 
parte  ed  il  protezionismo  dalP  altra,  sotto  la  guida  indisputata  del 
sig.  Chamberlain.  Egli  ha  raccolta  una  commissione  speciale  per 
tracciare  uno  schema  di  tariffe  che  gli  serviranno  di  programma  alle 
prossirae  elezioni  generali,  ed  intanto  va  dispiegando  un'energia  in- 


240  CRONACA 

domita  percorrendo  tutto  il  paese,  e  coi  suoi  discorsi  addottrinando 
il  popolo  Tre  elezioni  parlamentari  souo  gia  state  combattute  sul  tema 
della  questione  fiscale,  e  tutte  e  tre  sono  state  vinte  dai  seguaci  del 
signer  Chamberlain.  Questi  success!,  tuttavia,  non  sono  decisivi  perche 
gli  antichi  depntati  dei  tre  distretti  erano  conservator!  ed  i  seguaci 
d-4  Chamberlain  hanno  vinto  solo  per  una  piccola  maggioranza.  Si 
creie  generalmente  che  1'attitudine  del  partito  irlandese  innnira  molto, 
nel'e  prossime  elezioni,  sulla  bilancia,  ma  fin  qui  non  si  pud  ancora 
scoprire  da  qual  lato  i  deputati  irlandesi  siano  per  inclinare. 

3.  Si  crede  generalmente  m  Inghilterra  che  la  guerra  sara  inevi- 
tabile  nel  lontano  Oriente,  il  prossimo  inverno  quando    tutti   i  porti 
russi,  al  eccezione  del   Porto   Arthur,  saranno   chiusi    dal  geK  Un 
segno  certo  sta  in  cid  che  le  assicurazioni  commerciali  di  navi  appar- 
tenenti  alia  Cina,  alia  Russia  ed  al  Griappone  sono   salite  in    pregio 
quasi  del  cinquanta  per  cento.  L'Inghilterra,  dopo  la  triste  esperienza 
dell' Africa  del  Sud,  non  ha  certo  voglia   di    prender  parte  alia  lite, 
ma  non  &  affatto  improbabile  che  il  suo  trattato  col  Griappone  la  ob- 
blighi  alia  guerra.  Se  la  Cina  si  s^hiera  col  Giappone  contro  la  Russia, 
allora  la  Francia  sara  costretta  dal  suo  trattato  di  Alleanza   ad  aiu- 
tare  Palleato,  e,  allora  verificandosi  la  condizione  posta,  anche  Pln- 
ghilterra  dovra  discendere  nella  lizza  a  difesa  del  Giappone.    Intanto 
la  Francia,  non  meno  dell'  Inghilterra  fanno  del  loro  meglio  per  al- 
lontanare   il   pericolo   della   guerra.    Poco   fa   Pammiragliato    inglese 
compro  due  navi  da  guerra  appartenenti  al  Cile  solo  a  fine   d'impe- 
dire  ch'esse  non  andassero  nelle  mani  della  Russia. 

4.  Intanto  noi  ci  siamo  impegnati  in  una  disgustosa  questione  col 
Canada,  una  delle  nostre  principali  oolonie  al  di  la  dei  mari.  Da  un 
certo  numero  di   anni   si   disputava  fra   il   Canada  e  gli  Stati  Uniti 
intorno  ad  un  tratto  di  paese   ricoo    d' oro,  che  dagli  Stati  Uniti  si 
diceva  appartenere  al  loro  territorio    di    Alaska,   laddove    il   Canada 
contendeva  fosse  suo  proprio.  Finalmente  le  parti  litiganti  convennero 
di  sottomettere  la  questione  all'arbitrato,  quantunque  i  giornali  ame- 
rioani   protestassero   che   non   avrebbero   accettata  una  sentenza   che 
sostanzialmente  non   fosse   in   loro   favore.    Fu   dunque  costituito  un 
tribunale  composto  di  americani,  d'  inglesi  e  di  canadesi.  Esamicata 
la  sentenza,  la  lite  fu  giudicata  in  favore  degli  Stati  Uniti  e  contro  il 
Canada.  La  notizia  fu  ricevuta  in  questa  colonia  con  grande  indegna- 
zione,  e  soli  pochi  giorni  fa,  il  primo  ministro  del  Canada,  Sir  Wilfrid 
Laurier   dichiaro   apertamente   che   P  Inghilterra  dovra  ormai  cedere 
alia  Colonia  il  diritto    di    fare   trattati    con   potenze    straniere,    per- 
che non  si  ripeta  di  bel    nuovo  il  caso   disgustoso   dei    confini   del- 
PAlaska. 


CONTEMPORANEA  241 

5.  L'ultimo  scoroio  dell'anno  19U3  trova  1'  Inghilterra  in  pace  con 
tutto  il  mondo,  e^cetto    colla    Somalia  e  col  Tibet,  e  si   pud  a  boon 
diritto  profetizzare  che  i'anno  1904  non  cadra  al  tramonto  prima  di 
vedere  quest' ultima  regione  incorporata  all'  impero  inglese.  Abbiamo 
cominciato  col  niandare  uel  Tibet  una  piccola  Missione  comandata  dal 
colonnello  Younghusba  a  doinandar   ragione   ai   tibetani   dei   trattati 
nou  osservati.    Ora   poi   una    forte   colonca   di   soldati  si   avanza  nel 
paese  a  proteggere  la  Missione  contro   gli   attacchi    dei  neinici.  Alia 
fine  si  trovera  che  il  Tibet  e  necessario  all'  Inghilterra,  perche  I'lndia 
possa  piii  tranquillamente  dormire  i  suoi   sonni  in  terra   nostra.   Ma 
gl'  inglesi  in  Inghilterra  si  sono  cosi  abituati  a  queste  piccole  spedi- 
zioni  militari,  che  nou  ci  trovaoo  piu  interesse  alcuno,  ed  i  giornali 
si  degnano  di  fame  appena  inenzione. 

6.  Non  cosi  per  contrario  si  diporta  il  pubblico   inglese  verso   il 
Transvaal,  le  eui  questioni  non  falliscono  mai  di  attirare  la  sua  atten- 
zione.  II  punto  Oscuro  ora  in  quella  colonia  e  1'  importazione  dei  ci- 
nesi   o   del    lav'oro  giallo   per   lavorare  le  rnimere.  Una  commissione 
incaricata  di  studiare  la  questione  del  lavoro  ha  pubblicato  or  ora  la 
sua  relazione.  Yien  detto  in  essa  che  al  presente  la  domanda  di  operai 
non  bianchi  eccede  di  almeao   250   mila   la  provvista  e  che  la  defi- 
cienza  crescera  sempre  piu,  di  mano  in  mano   che   si  andranno  svi- 
luppando  cola  le  ferrovie,  le  miniere  e  1'agricoltura.    A  fine   di   por 
riniedio  a  questo  stato  di  cose  i  capitalist*,  i   proprietarii   delle   mi- 
niere ed  altn  interessati  vorrebbero  chiamare  nel  paese  operai  cinesi. 
Ma  la  maggioranza  della  popolazione  bianca,  quella  specialmente   di 
origin©    olandese,    vi    si    oppone    energicamente,  e  gia    sono  comin- 
ciate    riunioni   per   protestare    contro   1'  introduzione   dei   cinesi  nel 
Transvaal. 

7.  Che  1'  idea  dell'ai-bitrato  fra  le  nazioni  progredisca  nel  mondo, 
ha  avuto  una  prova  receute  nel  fatto  che  1'  Inghilterra  e  la  Francia 
haiirio  sottoscritto  fra   loro   un  trattato,  vale  vole   per   cinque  anni  a 
fine  di  sottoinettere  all'arbitrato  le  loro  diffarenze.  Ecco  i  due  prin- 
cipali  articoli : 

I.°  Questioni  di  ordine  giuridico,  tali  cioe  che  si  riferiscono  all'in- 
terpretazione  dei  trattati  esistenti  fra  le  parti  contraenti  e  che  non 
e  possibile  comporre  colla  diplomazia,  saranno  sottomesse  alia  Corte 
permanente  .d' Arbitrate  stabilita  all'Aja,  secondo  la  convenzione  del 
29  luglio  1899,  colia  condizione  tuttavia  che  le  dette  differenze  siano 
di  tale  natura  da  non  compromettere  gl' interessi  vitali  o  T'onore  dei 
due  Stati  contraenti  o  gl' interessi  di  una  terza  Potenza. 

II.  In  ogai  caso  particolare,  le  parti  contraenti  prima  di  rivol- 
g^rsi  al  tribunaie  delFAia,  sottoscriveranno  un  protooollo  speciale 
1904,  vol.  1,  fasc.  1286.  16  9  gennaio  1904. 


242  CRONACA 

di  arbitrate  nel  quale  esporranno  chiaramente  il  soggetto  della  di- 
sputa,  il  potere  degli  arbitri,  e  i  parti colari  da  osservarsi  nella  pro- 
cedura  del  Tribimale.  Come  appare,  si  devono  verificare  parecchie 
condizioni  prima  che  i  due  Stati  sottomettano  attualmente  le  loro 
vertenze  al  tribunale  dell'Aia;  ma  almeno  e  stato  ammesso  il  prin- 
cipio  dell'arbitrato  e  cio  e  un  gran  guadagno. 

Un  trattato  simile  fu  proposto  alcuni  anni  or  sono^fra  1'Inghilterra 
e  gli  Stati  Uniti ;  ma  1'opposizione  popolare  fu  tale  che  niente  si  pote 
concludere.  Un  altro  suggerimento  fu  proposto,  poco  tempo  dopo,  ma 
anch'esso  ando  a  monte  per  1'opposizione  di  Washington.  Recente- 
mente  ancora  il  Neiv  York  Herald  suggeri  di  combinare  certi  eser- 
cizii  navali  delie  due  flotte  inglese  ed  americane,  e  cio  a  finedipro- 
muovere  1'amista  fra  le  due  nazioni,  ed  anche  in  questo  caso  furono 
parole  e  nulla  piu.  Da  tutto  cio  si  fa  chiaro  che  negli  Stati  Uniti 
prevale  ancora  uca  forte  corrente  contraria  all'Inghilterra. 

8.  Si  sta  per  sottoporre,  qui  da  noi,  ad   un    pratico  esperimento 
la  posta  elettrica   dell'italiano  signer   Piscicelli,  colla  qnale,  se  egli 
dice  il  vero,  si  trasmetterebbero  le  lettere  colla  velocita  di  250  mi- 
giia   all'ora.  A   questo   fine  e  stata   formata   una  compagnia  con    un 
capitale  di  150.000  sterline,  due  terzi  delle  quali  si  stanno'  ora  pro- 
curando  in  Italia  ed  in  Francia,  il  resto  in  Inghilterra.  Fra  i  diret- 
tori  della  Compagnia  vi  saranno  rappresentanti  dell'Inghilterra,  del- 
1'Italia,  della  Francia  e  della  Spagna,  ed  i  pro  motor  i  della  Compagnia 
sperano  che  1 'esperimento  provera  la   praticita   della  posta   Piscicelli 
e  rinnovera  il  sistema  postale  di  tutto  il  mondo. 

Anche  i'altra  invenzione  italiana  del  telegrafo  senza  filo  continua 
bene.  E  usato  comunemente  fra  le  navi  e  la  costa,  e  vi  e  ricordo 
certo  che  almeno  una  volta  un  gran  vapore  inglese  si  pote  tenere  in 
costante  comunicazione  colla  terra  per  tutto  il  viaggio  da  New  York 
a  Queenstown.  D'altra  parte  perd  i  telegrammi  Marconi  non  si  pos- 
sono  ancora  applicare  al  commercio,  ed  anche  il  Times  avendoli  adot- 
tati,  li  dovette  subito  smettere  perche  inservibili. 

9.  La  visita  del  Re  e  della  Regina  d'ltalia  a  Londra,  nella  meta 
di  novercbre,  fu    la  seconda  visita   restituita  al   nostro  Re,  dopo  il 
suo  viaggio  sul  continente.  La  visita  dei  Reali  d'ltalia  clurd  parecchi 
giorni,  spesi   specialmente  nella   caccia,  nel   banchettare,  nel  fare   o 
udire  discorsi.  L'entusiasmo  del  popolo   non  fu  molto  grande,  e  quel 
poco  che  vi  fu,  se  lo  ebbe  in  modo  particolare  la  Regina  Elena. 


CONTEMPORANEA  243 


STATI  TJNITI  (Nostra  Corrispondenza) .  1.  La  questione  dell'istmo  di  Pa- 
nama. —  2.  Frodi  commercial!  negli  Stati  Uniti.  —  3.  Gli  opera!  cat- 
tolici  contro  il  socialismo.  —  4.  Suicidio  della  stirpe.  —  5.  Sua  Emi- 
uenza  il  Cardinale  Gibbons  contro  il  divorzio.  —  6.  Agitazione  cattolica 
in  favore  delle  scuole  confessionali.  —  7.  Supplica  del  negri  degli 
Statl  Uniti  a  Papa  Pio  X.  —  8.  Amicizia  degli  episcopalian}  pel  cat- 
tolici. 

1.  L'avvenimento  piii  importante  di  quest!  ultimi  mesi  e  stato  1'ardito 
tentative  fatto  dal  nostro  Governo  per  impossessarsi  dell' i stmo  di  Pa- 
nama, riconoscendo  immediatamente  Panama  come  nuova  repubbliea 
affatto  indipendente  dalla  Colombia.  II  partito  repubblicano,  ora  al  po- 
tere,  non  dice  gran  che  per  difendere  la  sua  condotta,  ma  va  seinpre 
avanti,  consolidandosi  ognora  piu  e  sormontando  tutti  gli  ostacoli  perche 
gli  Stati  Uniti  possano  negoziare  colla  piccola  repubblica  e  cosi  giungere 
al  taglio  del  canale  che  gioverebbe  e  si  confarebbe  al  nostro  paese. 
I  giornali  democratici  condannano  fortemente  questa  politica.  II  passo 
seguente  servira  a  mostrare  quali  siano  le  lore  idee  su  questo  punto. 
Alcuni  di  loro  accusano  apertamente  il  Governo  degli  Stati  Uniti  di 
avere  esso  provocata  la  ribellione  del  Panama,  facendo  provvedimenti 
che  non  avevano  altro  scopo  se  non  I'annessione  di  questa  provincia. 
Ecco  le  loro  parole : 

«  II  Signer  Mac  Kinley  disse  che  una  delle  clausole  richieste  dalla 
legge  pubblica,  come  condizione  di  riconoscimento  dell' indipendenza 
d'uno  Stato  neutro,  e  che  «  lo  Stato  ribelle  si  costituisca  di  fatto  un 
corpo  politico,  avente  un  Governo  in  sostanza,  non  meno  che  in  nome, 
che  possegga  element!  di  stabilita  e  che  possa  formare  de  facto,  se  e 
abbandonato  a  se  medesimo,  uno  Stato  fra  le  altre  nazioni,  ragione- 
volmente  capace  di  adempiere  e  compiere  i  doveri  di  uno  Stato.  2  II 
Sig.  Mac  Kinley  aggiunse  che,  oltre  a  questa  prova,  il  Governo  degli 
Stati  Uniti  «  si  e  imposto  per  propria  legge,  quando  avesse  da  trat- 
tare  simili  affari,  la  condizione  seguente,  ancora  piu  importante,  cioe 
che  il  <  riconoscimento  dell' indipendenza  di  uno  Stato  non  si  effettui 
eino  a  che  il  pericolo  di  essere  nuovamente  sog^iogato  dalla  madre 
patria  non  sia  interamente  svanito.  »  Ora  chi  ardira  dire  che  il  peri- 
colo pel  Panama  d' essere  nuovamente  soggiogato  dalla  madre  patria 
«£  interamente  scomparso*? 

Walter  Wellman,  corrispondente  del  giornale  Record  Herald  di  Chi- 
cago, dice  che  ogni  pericolo  di  questo  genere  e  oramai  svanito,  ma 
che  la  sua  sparizione  non  e  dovuta,  ne  alle  forze  del  Panama  ne  alia 
impotenza  della  Colombia.  Rispetto  alia  notizia  che  le  milizie  colom- 


244  CRONACA 

biane  marciavano  su  Panama  il  Sig.  Wellman  dice :  «  Se  mai  questo 
tentative  e  stato  fatto,  non  provochera  la  guerra  per  la  semplice  ra- 
gione  che  gli  Stati  Uniti  non  permetteranno  mai  nessun  combattimento. 
Nel  caso  poi  che  le  milizie  colombiane  s'  imbarchino  dirette  all'istmo, 
il  comaudante  in  capo  della  nostra  marina  ne  sara  awisato  a  fine  di 
intercettare  il  passaggio  delle  navi  che  le  porteranno  e  notifichera  agli 
ufflciaii  colombiani  di  tornare  a  bell'agio  a  casa  loro,  poiche  non  sara 
loro  permesso  di  sbarcare.  E  naturalmente  possibile  che  la  Colombia 
faccia  sforzi  per  spedire  milizie,  poiche  sa  gia  che  gli  Stati  Uniti  non 
lascieranno  al  suo  esercito  liberta  d'azione,  ma  essa  spera  con  quest! 
mezzi  di  costringere  il  Presidente  a  mostrare  i  denti  e  poter  cosi  dire 
ch'essa  avrobbe  potuto  sopprirnere  la  rivoluzione  e  ricuperare  1'istmo, 
se  non  ci  fosse  stato  1'  intervento  della  marina  americana.  Tuttavia  il 
Presidente  Roosevelt  ha  risoluto  d'impedire  qualsiasi  combattimento 
sull' istmo  e  nessuno  dubita  ch'egli  non  abbia  il  coraggio  di  condurre 
a  fine  la  sua  politica  e  di  tollerare  qualunque  critica  gli  possa  ca- 
gionare  questa  sua  risoluzione.  Eddentemente  il  Sig.  Roosevelt  in- 
teude  seguire  la  legge  fatta  dal  Sig.  Mac  Kinley,  facendo  in  modo 
che  il  pericolo  che  correva  il  Panama  d'essere  soggiogato  nuov&mente 
dalla  madre  patria  presto  scompaia.  » 

2.  Un'altra  frode  gigantesea  6"  stata  svelata  ulfrmamente  da  tutta 
la  stampa  americana,  il  modo  cio£  col  quale  i  capital!  del  gran  sin- 
dacato  dell'acciaio  venivano  annacquati,  la  qual  frode  ha  avuto  per 
conseguenza  la  perdita  del  credito  del  sindacato  e  la  rovina  di  molti 
speculator!  qu'i  ed  iu  Europa.  Non  posso  far  meglio,  per  dare  un'idea 
giusta  e  vera  ai  vcstri  lettori,  che  copiare  la  relazione  fatta  dal  Creel- 
man,  il  ben  noto  corrispondente  di  giornali.  Scrivendo  riel  suo  New  York 
World  il  Sig.  Creelman  dice:  «  II  Sig.  Carnegie  offri  di  liquidare  ]>er 
cento  milioni  di  dollari  il  proprio  sindacato,  un  anno  prima  che  il  sin- 
dacato dell'acciaio  degli  Stati  Uniti  fosse  organizzato.  Quand'esso  prese 
possesso  d-?i  beiii  del  Carnegie,  quest'ultimo  ricevett§  piu  di  300.000.0',  0 
di  dollari  in  obbligazioni  d'oro  che  sono  ora  s^periori  alia  pari.  Ora, 
si  prendano  100.000.000  di  dollari  come  valore  reale  delle  fabbriche 
del  Sig.  Carnegie,  aggiungete  un  cento  altri  milioni  di  dollari  per  le 
compagnie  ausiliari  e  per  1'acquisto  dei  terreni  minerali.  cecto  mi- 
lioni di  doilari  per  un  soprapiu  e  50.000.000  di  deposito  in  ca&sa  ed 
avrete  un  totale  di  350.000.000  di  dollari  come  prezzo  netto  di  tutto 
cid  che  possiede  o  controlla  la  societa  degli  acciai  degli  Stati  Uniti. 
Su  questo  capitale  furono  emesse  obbligazioni  pel  valore  di  1.322. 583. 2CO 
dollari.  Secondo  il  listino  della  borsa  di  ieri  il  prez/.o  di  vendita  di 
tutte  queste  garanzie  si  era  abbassato  a  660.904.244  dollari.  Sot,raete 
350.000.000  da  quella  scmma,  e  vedrete  che  cid  che  rimane  dei  ca- 
pital! dell'acciaio  e  delle  sue  obbligazicni  non  arriva  che  a  310.904.244 


CONTEMPORANEA  245 

dollar!.  Quest!  sono,  sino  ad  un  certo  punto,  numeri  approssimativi, 
ma  rappresentano  la  condizione  attuale  delle  speculazioni  sui  capital! 
della  grande  industria  dell'acciaio.  Dobbiamo  ora  meravigliarci  forse 
se  i  «  capitani  dell'  industria  »  possono  contribuire  generosamente  a 
provvedere  di  fondi  la  campagna  repubblicana?  > 

Molte  persons  sono  rimaste  un  po'sgomentate  a  cagione  del  notevole 
^bbassamento  nel  prezzo  delle  garanzie  del  tmst  dell'acciaio.  Questo  ab- 
bassamento  e  ormai  giunto  all'enorme  somma  di  671,698,956  dollari  e 
secoado  le  prevision!  del  signer  Creelman  il  prezzo  di  queste  guaran- 
tige  dovra  abbassarsi  ancora  di  321,678,956  doJlari,  prima  ch'esse 
giungano  ad  una  base  naturale  ed  onesta. 

Le  ricchezze  favolose  de'  capitalist!  si  devono,  per  lo  piu,  a  questo 
«  inaffiamento  del  capitale  >.  I  sindacati  che  vanno  aumentando  ogai 
giorno  ed  assorbono  sempre  piu  le  industrie  minori  sono  i  mezzi  piu 
celeri  e  piu  comodi  per  effettuare  queste  frodi,  e  poi,  siccome  si  p«6 
difficilmente  coucepire  come  un  dollaro  possa  entrare  nella  tasca  d'un 
uomo  se  non  rubandolo  dalla  tasca  d'un  altro,  gli  opera!  sono  trasci- 
nati  al  socialismo  per  vendicarsi  dei  torti  loro  fatti,  e  cadono  cosi 
dalla  padella  nelle  brace  ! 

3.  Si  deve  dar  lode  al  buon  senso  degli  operai  americani,  e  spe- 
cialmente  ai  sani  principii  dei  loro  capi,  parecchi  dei  quali  sono  buoni 
cattolici,  se  le  «  Societa  operate »  resistono  cosi  fermamente  alia 
propagazione  attiva  del  socialismo  ia  questo  paese. 

Cosi,  negli  scorsi  giorni,  la  Federazione  operaia  americana,  riunita 
a  congresso  a  Boston,  rifioto  di  ratificare  la  proposta  d'impegnarsi  a 
sostenere  il  socialismo  con  11,282  voti  contro  il  socialismo  e  2,185  in  suo 
favore.  II  Presidente  Gompers  parlo  a  lungo  e  sviluppo  apertamente 
le  sue  ragioni  di  opposizione  al  socialismo  ed  ai  suoi  principii.  «  Gli 
scioperi  del  Colorado  e  di  Chicago,  disse  egli,  servono  a  rammentarci 
che  i  fastidii  e  le  noie  di  noi  operai  non  sono  ancora  alia  loro  fine. 
E  vero  che  abbiamo  visto,  entro  questi  due  ultimi  anni,  parecohie 
nostre  liti  operaie,  pacificate  in  un  modo  piu  o  meno  soddisfacente 
per  mezzo  dell'arbitrato,  di  un  comprcmesso  amichevole,  ovvero  col 
vedere  una  delle  due  parti  cedere  all'altra  ;  pero  si  pud  osservare 
ora  che  questi  accomodamenti  non  erano  altro  che  espedienti  i  quali, 
mentre  mitigavano  le  fasi  acute  di  uu  disordine  economico,  non  sra- 
dicavano  il  .disordine  in  se  stesso.  > 

La  questione  delle  ore  e  del  salario,  benche  sia  in  se  importante, 
ion  e  1'mtera  questione,  e  se  fosse  stabilita    oggi,  i   diaoiMini   rico- 
tincerebbero  domani  da  un'altra  parte.  Questo  stato  di  cose  e  niolto 
>mplesso  e,  se  non  andiamo  errati,  crediamo  che  sia  il  risultato  di 
mdizioni  special!  economiche,  religiose  e  di  educazione.  11  contrasto 
esiste  fra  le  ricchezze   colossal!  di  alcuni,  spesso  accumulate  in 


246  CRONACA 

un  breve  spazio  di  tempo,  e  1'umile  destine  dell'operaio  in  generale, 
sono  una  sorgente  continua  di  agitazione  ed  irritazione.  Gl'  inferior! 
si  credono  tanto  buoni  quanto  i  superior!  e  vogliono  che  questo  fatto 
sia  rieonosciuto.  Nei  tempi  di  fede,  la  religione  forniva  ad  ogni  uorno 
gli  stessi  elevati  e  santi  ideali ;  tutti  gli  uomini  erano  uguali  innanzi 
a  Dio;  per  il  ricco  come  per  il  povero  vi  era  lo  stesso  altare,  gli 
stessi  sacramenti,  lo  stesso  Padre  celeste  e  la  stessa  eredita  eterna. 
L'uomo  era  cristiano  e  fratello  del  suo  compagno  ;  tutto  il  resto 
era  accidentale  e  transitorio.  Ora  la  nostra  civilta  moderna  insegna 
all'uomo  ch'egli  non  e  altro  che  un  animale,  i  destini  piu  nobili  ed 
elevati  del  quale  non  sono  che  bere  e  mangiare,  far  quattrini  ed  es- 
sere  contato  fra  uno  dei  «  quattrocento  »  ricchi  e  potenti.  Sianio  con- 
vinti  che  tanto  i  proprietarii  quanto  i  lavoranti  devono  imparare  e 
disimparare  molto  prima  che  i  loro  interessi  rivali  si  assettino  in  un 
accomodamento  permanente.  Egli  e  certo  che  in  questo  momento,  sia  mo 
ben  lungi  da  si  nobil  meta.  L'irritazione  poi  delle  classi  inferior!  e 
ancora  aumentata  da  fatti  come  il  seguente  :  nei  mesi  scorsi  le  pa- 
gine  della  stampa  pubblica  furono  piene  di  notizie  risguardanti  quei 
loschi  affari  che  ora  vanno  sotto  il  nome  di  «  scandali  dell'ufficio  po- 
stale.  »  L'immensa  terra  rubata  all'est,  e  che  ha  sottratto'al  nostro 
Governo  milioni  di  acri  di  terreno  prezioso  e  stata  il  soggetto  d'infiniti 
commenti.  Le  ruberie  di  alcuni  impiegati  di  fiducia  dei  nostri  posse- 
dimenti  coloniali,  che  misero  a  sacco  i  fondi  pubblici  e  lo  scopri- 
mento  del  sistema  graft  come  viene  operate  in  -diverse  delle  nostre 
grandi  citta,  ha  servito  a  far  nascere  sospetti  nelle  menti  di  rnolti,  ri- 
spetto  all'onesta  degli  impiegati  official!  di  tutte  le  classi. 

4.  Dacche  il  Presidente  Roosevelt  1'anno  scorso,  pronunzio  un  di- 
scorso  al  popolo  di  questo  paese  contro  quei  vizii  che  diminuiscono 
il  numero  delle  nascite  dei  bambini,  dando  loro  il  nome  ben  appro 
priato  di  Suicidio  della  stirpe,  questo  fatto  fu  grandemente  discusso 
nella  stampa  pubblica.  In  generaJe,  1'ammonimento  del  Presidente 
Roosevelt  fu  ripetuto  per  lo  piu  con  approvazione ;  ma  alcune  voci 
s'  innalzarono  in  difesa  della  pratica  abbominevole.  E  la  ragione  e 
chiara.  Quando  si  tratta  di  una  questione  di  lucro  temporale  o  di 
piacere  licenzioso,  vi  e  sempre  una  moltitudine  di  persone  che  igno- 
rano  i  diritti  di  Dio  e  degli  uomini. 

Ultimamente  in  una  conferenza  su  questo  soggetto,  il  reverendo 
M.  P.  Dowling  S.  I.  noto  fra  gli  altri  i  fatti  seguenti  per  mostrare 
1'estensione  che  ha  preso  questo  male  fra  classi  ricche  ed  eleganti  della 
popolazione.  c  Non  e  molto  tempo  dacehe'  un  giornale  di  Nuova  York 
cagiond  profonda  impressione  dando  uno  specchietto  del  numero  dei 
bambini  sotto  ai  dieci  anni,  e  di  quelli  nati  entro  un  anno  in  300  fa- 
miglie  dimoranti  alia  5th  Avenue,  la  parte  piu  alia  moda  ed  elegante 


CONTEMPORANEA  247 

della  citta,  comparando  quelle  statistiche  con  altre  analoghe  di  300  fa- 
miglie  di  Cherry  H;ll,  quartiere  ben  noto  per  il  miscuglio  di  tutte  le 
classi  e  di  tutte  le  condizioni  della  citta.  II  numero  to  tale  dei  bam- 
bini sotto  ai  dieei  anni  nelle  300  famiglie  della  5th  Avenue  si  trovo 
essere  di  91  contro  660  a  Cherry  Hill.  II  numero  totale  delle  nascite  alia 
5 th  Avenue  durante  1'anno  scorso  in  trecento  famiglie  fu  di  6  bambini, 
contro  111  a  Cherry  Hill.  II  giornale  dava  pure  nome  e  cognoine  e 
residenza  delle  famiglie*.  II  conferenziere  aggiunse  che  le  famiglie 
senza  prole  sono  specialmente  americane,  le  altre  irlandesi  o  tedesche. 
Tutti  gli  scrittori,  qui,  eccettuano  generalmente  i  Cattolici  da  quel- 
1'onta;  1'indigeno  americano  protestante  e  1'agnostico  e  il  piu  colpe- 
vole ;  e  la  sua  punizione  anche  in  questo  mondo  e  evidente  nella  spa- 
rizione  della  sua  stirpe. 

5.  Di  recente  nella  stampa  secolare  si  e  data  grande  importanza 
ad  un  discorso  molto  energico  pronunziato  dal  cardinale  Gibbons  per 
condannare  il  divorzio.  Eoco  in  parte  cio  che  diceva  uno  di  questi 
giornali :  «  L'attenzione  del  Cardinale  fu  attirata  dall'annuncio  che 
il  presidente  Roosevelt  raccomandera  al  Congresso  di  fare  ricercl^e  esau- 
rienti  sulla  questione  del  divorzio  in  questo  paese  e  cio  a  fine  di  fare 
una  legge  nazionale  sul  divorzio.  Fu  chiesta  al  cardinale  Gibbons  la 
sua  opinione  in  questa  materia.  Egli  rispose  che  qualunque  legisla- 
zione  che  abbia  per  scopo  di  diminuire  1'aumento  di  questo  male  so- 
ciale  dev'  essere  salutata  con  soddisfazione.  Quanto  a  se,  egli  e  op- 
posto  ad  ogni  legge  accordante  il  divorzio  e  favorisce  una  severa  ap- 
plicazione  delPinsegnamento  evangelico.  »  II  cardinale  aggiunse  :  «  II 
inormonismo  consiste  in  una  poligamia  simultanea,  mentre  la  legge 
del  divorzio  conduce  ad  una  poligamia  successiva.  Ogni  Stato  ha  nei 
suoi  codici  e  nei  libri  del  suo  Statute  una  lista  di  casi,  o  piuttosto 
di  pretesti,  che  sono  riconosciuti  come  ragioni  sufficient!  per  scindere  il 
vincolo  matrimoniale.  Prove  vanno  accumulandosi  ogni  giorno  che  il 
cancro  del  divorzio  si  estende  sempre  piu  nei  nostro  paese  ed  avvelena 
la  sorgente  della  vita  della  nazioce.  Se  questo  male  non  viene  combat- 
tuto  con  rimedii  energici,  1'esistenza  della  nostra  vita  di  famiglia  corre 
serio  pericolo. 

«  Come  possiamo  noi  chiamarci  un  popolo  cristiano  se  violiamo 
una  legge  fondameutale  del  cristianesimo?  e  se  la  santita  e  Tindis- 
solubilita  del  matrirnonio  non  costituiscono  uno  dei  principii  cardinal! 
della  religione  cristiana,  non  sapremo  dire  in  che  essi  consistano. 
Questa  piaga  sociale  richiede  una  cura  radicale,  ed  il  riinedio  pud 
trovarsi  soltanto  nell'abolizione  della  nostra  funesta  legge  sul  divorzio 
e  nei  ritorno  all'onesta  applicazione  del  Vangelo.  Se  le  persone  che 
si  maritano  pensassero  e  riflettessero  che  una  volta  uniti  e  loro  assolu- 
tamente  proibito  di  contrarre  un  secondo  matrimonio,  sarebbero  un 


248  CRONACA 

po'  piu  prudenti,  prima  di  maritarsr,  nella  scelta  della  persona  che 
deve  essere  la  loro  compagna,  ed  in  seguito  sarebbero  piu  pazienti  per 
sopportare  il  giogo  e  tollerare  le  debolezze  dell'uno  dell'altro.  » 

6.  Varie  societa  e  scrittori  cattolici  hanno  ultimamente  espresso 
la  loro  convinzione  che  era  venuto  il  tempo  di  cominciare  ad  agitarsi 
per  mezzo  della  stampa  a  fine  di  ottenere  dal  Q-overno  I'educazione 
religiosa  nelle  pubbliche  scuole  per  quei  fanciulli,  i  cui  genitori  la 
desiderano.  Come  un  primo  passo  in  questa  faccenda  ci  viene  riferito 
dai  giornali  di  Newark,  che  il  5  ottobre  nella  nona  riunione  annuale 
della  Federazione  di  New  Jersey  della  sociefca  cattolica  tedesca,  che 
ebbe  luogo  nella  sala  di  S.  Baneletto,  fu  presa  la  risoluzioae  di  chie- 
dere  allo  Stato  ua  qualche  aiuto  per  maatenere  le  scuole  parrocchiali. 

Questa  richiesta,  che  fu  adottata  all'unanimita  sara  presentata  alia 
prossima  sessione  della  Legislatura.  Yenne  dichiarato  dal  congresso 
stesso  che  siccome  i  membri  di  fede  cattolica  a  Jersey  pagano  una 
porzione  di  tasse  uguale  ai  non  cattolici,  non  era  che  troppo  ragio- 
nevole  che  una  parte  delle  spese  di  educazione  pei  loro  bambini  fos- 
sero  pagate  dallo  Stato.  Si  e  fatio  osservare  ai  congressisti  che  una 
clausola  nella  costituzione  dello  Stato  proibisce  di  fare  servire  il 
denaro  dello  Stato  a  scopi  settarii.  Per  sormontare  questa  proibi- 
zione  si  propose  di  mettere  le  scuole  parrocchiali  sotto  la  sorveglianza 
del  soprainteniente  delle  scuole  dello  Stato,  col  patto  tuttavia  che 
il  maestro  parrocchiale  rimanga  in  carica  e  si  conceda  mezz'ora  d'istru- 
zione  religiosa  dopo  le  ore  di  scuola. 

Questa  proposizione  e  stata  fiu'ora  inutilmente  agitata  a  New  Jersey. 
Anehe  da  parte  dei  protestanti  si  elevano  voci  eloquenti  a  mostrare 
la  necessita  che  I'educazione  sia  religiosa. 

Ultimamente  il  New  York  Sun  apriva  le  sue  colonne  a  quelli  che 
desideravano  disoutere  e  scrivere  di  questo  importante  soggetto  ed  ha 
pubblicato  bellissime  lettere  in  favore  di  questa  nuova  proposta.  Forse 
le  piu  important!  di  tutte  sono  le  due  lettere  di  un  ministro  epi- 
scopaliano  Rev,  W.  M.  Geer  che  dice  fra  le  altre  cose: 

«  Noi  stiamo  allevando  per  tutto  questo  immense  paese  una  stirpe 
licenziosa  di  giovani  pagani,  i  quali  presto  o  tardi,  essi  od  i  loro  fi- 
gliuoli,  distruggeranno  le  nostre  istituzioni.  Favoreggiatori  della  legge 
Lyach,  operai  demagoghi  e  violatori  delle  leggi,  ecco  le  guide  della 
futura  umanita,  le  quali  con  braccia,  mani  e  dita  grandemente  protesi 
additano  la  rovina  che  si  prepara  alia  societa  se  noi  perseveriamo  nella 
strada  in  che  ora  siamo.  Ci  vantiamo  della  nostra  fortunata  separazione 
della  Chiesa  dallo  Stato;  ma  questo  tentative  e  stato  il  peggiore  degli 
sbagli.  Tali  separazioni  non  sono  possibili  sin  tanto  che  lo  Stato  ha 
quasi  un  monopolio  nell'educazione  dei  fanciulli.  La  verita  e  che  ab- 
biamo  una  religione  stabilita  e  che  il  popolo  e  fortemente  tassato  per 


CONTEMPORANEA  249 

sostenerla.  La  nostra  ricca  e  ben  dotata  religione  stabilita  (per  ch;a- 
marla  cosi)  £  quella  dell'agnosticismo,  che  va  correndo  verso  1'ateismo. 
Ecco  il  momento  per  i  Protestant!  di  ogni  setta  di  gridare  ben  forte: 
«  Quelio  che  voi  domandate  servira  a  nieraviglia  pel  cattolici  romani. 
E  cio  ch'essi  pure  hanno  chiesto  e  pel  quale  lavorano  da  tanti  anni !  > 
Sono  d'accordo  con  voi.  Ma  se  le  mie  parole  sono  di  lode  ai  cattolici 
romani,  non  fate  voi  piuttosto  il  loro  giuoco  col  permettere  loro  d'avere 
il  monopolio  sostanziale  dell'intero  campo  dell'educazione  cristiana 
e  di  godere  tutte  le  ben'edizioni  che  derivano  dai  nobili  sacrifizii  d'abne- 
gazione  ch'essi  fanno,  piuttosto  che  esporre  pazzamente  i  loro  figliuoli 
all'  invasione  dell'  incredulita? 

«  Mentre  nessun  cristiano  nega  che  non  vi  sia  urgente  bisogno  di 
educazione  religiosa,  alcuni  dei  piu  valenti  capi  dell'opinione  catto- 
lica  pensano  che  i  tempi  non  sono  ancora  maturi  in  questo  paese  per 
tale  agitazione.  Se  si  tentasse  ora  di  farla  in  grande,  come  i  promo- 
tori  lo  desiderano,  quasi  1'intero  paese  si  solleverebbe  contro  di  noi  ! 
Dobbiamo  aspettare  finche  i  protestanti  facciano  loro  proprio  questo 
movimento  e  allora  aiutarli  con  tutte  le  nostre  forze.  Questa  ultima 
opinione  e  la  piu  savia,  la  piu  prudente  e  molto  probabilmente  essa 
prevarra.  » 

7.  La  supplica  seguente  potra  anch'essa  interessare  i  vostri  lettori. 
Tempo  fa  la  Federazione  delle  societa  cattoliche  fecero  una  solenne 
protesta  contro  la  uccisione  sommaria  dei  negri.  L'associazione  occi- 
dentale  degli  editori  negri,  riuaiti  nel  mese  d'agosto,  a  Denver,  invid 
la  supplica  seguente  a  Papa  Pio  X. 

«  Abbiamo  risoluto  d'esprimere  il  nostro  profondo  dispiacere  per 
la  morte  del  Papa  Leone  XIII,  che  era  amico  dell'umanita  e  che 
espresse  sentimenti  energici  contro  la  uccisione  dei  negri  in  America, 
ed  anche  a  fine  di  congratularci  coi  cattolici  per  1'elezione  del  papa 
Pio  X  a  suo  successore.  Tanto  piu  che  Egli  e  un  uomo  che  dalla 
vita  piu  modesta  e  umile  £  stato  elevato  ad  occupare  la  posizione  piii 
alta  nel  mondo  religiose. 

«  Essendovi  tanti  cattolici  fra  i  negri  degli  Stati  Uniti,  i  quali 
assieme  ad  altri  della  loro  stirpe  sono  sottomessi  ad  incomparabili 
oltraggi  per  la  menoma  cagione,  mettendo  spesso  insieme  1'innocente 
col  colpevole,  noi  sollecitiamo  Sua  Santita  a  servirsi  della  sua  autorita 
fra  i  cattolici  di  questo  paese  a  fine  di  stabilire  relazioni  d'amicizia 
fra  la  nostra  e  la  loro  stirpe,  e  di  togliere  quello  spirito  di  parzialita 
che  prevale  nelle  societa  operaie,  composte  in  gran  parte  di  cattolici, 
il  quale  spirito  troppo  spesso  toglie  al  negro  Popportunita  di  guada- 
gnare  onestamente  da  vivere  per  la  sua  famiglia. 

«  Siccome  la  chiesa  protestante  d' America,  eccettuati  pochi  casi 
individual!,  e  sorda  ai  nostri  appelli,  e  sembra  disposta  a  rimanere 


250  CRONACA 

silenziosa,  se  anche  non  approva  i  terribili  oltraggi  cbe  ci  sono  fatti, 
abbiamo  chiesto  al  Senatore  Burton  del  Kansas  di  presentare  questa 
nostra  lettera  al  rappresentante  del  Papa  a  Washington  a  fine  di  farla 
trasmettere  a  Sua  Santita  in  Yaticano.  > 

8.  In  mezzo  a  tutti  gli  orrori  della  persecuzione  francese  contro 
i  religiosi  e  contro  la  chiesa  medesima,  che  sono  pubblicati  giorno 
per  giorno  dalla  stampa  americana  e  spesso  esposti  in  tal  modo  da 
nascondere  la  loro  ingiustizia,  avviene  raramente  che  una  voce  si 
alzi  per  protestare  o  condannare  quegli  eccessi ;  ben  inteso,  eccettuati 
sempre  i  giornali  cattolici. 

I  giornali  secolari  sono  indifferent!  per  la  maggior  parte,  e  quelli 
religiosi  stampati  da  protestanti  sono  contenti  delle  nostre  afflizioni. 
Tuttavia  alcuni  ministri  episcopaliani  simpatizzano  realmente  con 
noi  e  i  loro  occhi  si  aprono  finalmente  alia  verita.  Per  esempio  1'Edi- 
tore  (ielVAngelus,  periodico  anglicano  di  Chicago,  scrive  cio  che  se- 
gue nel  suo  numero  di  novembre  1903 :  «  Le  Chiese  cattoliche  sono 
piene  dapertutto,  ed  e  troppo  vero  che  il  Protestantesimo  ha  perduto 
il  suo  potere  spirituale.  Le  perdite  dei  cattolici  non  formano  il  gua- 
dagno  dei  protestanti.  In  Europa,  non  meno  che  qui  da  npi,  non  e 
ne  il  Protestantesimo  ne  il  Cattolicismo  che  e  perseguitato,  bensi  il 
Cristianesimo.  Q-li  uomini  che  sono  nemici  della  chiesa  Cattolica  in 
Europa,  sono  i  nemici  di  Gesu  Cristo  e  del  suo  Vangelo.  Chi  nega 
quest' asserzione  studi  lo  stato  della  religione  in  Francia  col  desiderio 
di  trovar  la  verita,  e  vedra  se  dico  il  vero !  » 

Un  simile  sentimento  di  simpatia  ci  fu  espresso  dal  Congre&so 
Panamericano  di  Episcopaliani  che  si  riuEi  P  ottobre  scorso  a  Wa- 
shington. Circa  cinquanta  vescovi  erano  cola  riuniti.  Essa  fu  la  piu 
numerosa  riunione  di  dignitari  che  si  fosse  mai  veduta  nell'Episco- 
palismo  di  questo  continente.  Qaei  vescovi  pubblicarono  un  manifesto 
nel  quale  stendevano  la  mano  dell'amicizia  ai  Cattolici,  e  biasima- 
rono  tutto  cio  che  potesse  recar  discordia  fra  le  due  chiese.  La  vera 
ragione  di  questo  spirito  d'amicizia  sembra  essere  1'effetto  dello  svi- 
luppo  che  prendono  il  ritualismo  e  le  dottrine  dell'alta  chiesa  Ira 
il  clero  anglicano  ed  i  laici.  Essi  adottano  le  pratiche  cattoliche  in 
un  numero  immense  di  Chiese  e  difendono  la  fede  nella  presenza 
reale,  accettano  la  venerazione  dei  Santi,  specialmente  della  Madonna, 
e  persino  s'inginocchiano  a  pregare  per  le  anime  del  Purgatorio. 


CONTEMPORANEA  251 


CINA  (Nostra,  Correspondents).  1.  Doni  modestamente  ricuaati. —  2.  Le  pre- 
sent! difficolta  eel  Koang-si  e  nella  Manciuria.  —  3.  Trattato  cino-ame- 
ricano.  —  4.  Persecuzioni  de'  cristiani  nel  Chen-si  e  nel  Tche-Kiang. 
—  5.  Onorificenza  ad  uu  prefetto  apostolico.  —  6.  Scuole  francesi  nel 
Kiang-si  e  in  altri  luoghi.  —  7.  Relazioni  russo-giapponesi. 

Zi-ka    Wei,  14  novembre  1903. 

1.  E   costumanza   che  in  certi  lieti  anniversarii  si  offeriscano  al- 
1'  imperatore   ed    alia  imperatrice  dei  regali,  procacciati   con  denaro 
preso   dagli    onorarii    degP  impiegati  principal!.    Nell' anno  vegneiite 
la    Cina    festeggiera  il  settantesimo    anniversario    della   nascita    del- 
1'  imperatrice   vedova,   ed  i  principi  con   gii  alti  official!  della  Corte 
hanno   fatto    istanza    air  imperatore   acciocche   voglia   ordinare    quel 
che  dovrebbe  farsi  in   ragione   della   detta  costumanza.  II  giorno  21 
dello  scorso  settembre  1'imperatrice  reggente  ha  dato  fuori  un  decreto 
che  vieta  di  occuparsi  della  cosa;  le  cagioni  di  questo  sono    le  pre- 
senti  difficolta  e  la  penuria  dei  mezzi  economici.  «  Anche   noi  (dice 
il  decreto)  nelle   stanze  del  nostro   palazzo,  occupandoci    dei  negozii 
dello  Stato,  abbiamo  sempre  di  mira  il  risparmio  nelle  nostre  spese, 
per  amore  del  popolo ;  i  nostri  official!  debbono  dal  canto  loro  darci 
prova  della  loro  affezione  coH'adempiere  i  doveri  del  proprio  ufficio; 
la  qual  cosa,  mentre  giovera  al  bene  del  nostro  popolo,  rechera  coa- 
forto  al  nostro  cuore  rattristato.  »  Ben  detto  certamente;  ma  spesso 
le  gazzette  fanno  notare  che  la  pratica  e  discordante  dalle  parole ;  ed 
hanno  parlato  di  regali   apparecchiati   da  eecelsi  mandarini,  e  delle 
miove  delizie  introdotte  nella  reggia. 

2.  L' imperatrice  nel  suo  decreto  fa  menzione  delle  presenti  diffi- 
colta. E  di  vero  sono  gravi  assai :  nel  Kong-si  c'e  la   ribellione  che 
continua  e  pare  anzi  si  allarghi,  non  ostante  le  novelle  milizie  man- 
date in  soccorso  al  vicere  di  Canton,  che  ha  il  dovere  di  reprimerla; 
e  nella  Manciuria  i  procedimenti   deila   Russia  si  fanno   sempre  piu 
aggressivi.  Sullo  scorcio  di  ottobre  i  russi  hanno  ripreso   Moukden, 
dopo  averne  discacciate    le   milizie  cinesi  e  catturato  Tsen-ki,  gene- 
rale  tartaro,  governatore  della  provincia.  Quest'ultimo  colpo  ha  gra- 
veinente  ofiFeso  i  sentimenti  della  corte  e  suscitato  voglie  bellicose  nei 
principal!   mandarini.  Ma  tutto  questo  avra  poca  conseguenza  o  non 
ne  avra  nessuua.  Non  entro  in  maggiori  particolarita  su  questo  tema, 
perche  torna   difficile  risapere   quel   che  vi    sia  di  vero  nelle  molte- 
plici  novelle  divulgate|ogni  giorno  dalle  gazzette  di  Chang-hai,  quasi 
tutte  inglesi,  eppero  nemiche  della  Russia. 


252  CRONACA 

3.  Si  dice  che  la  ripresa  di  Moukden  da   parte   dei   russi  e   una 
protesta  del  governo  moscovit*  contro  1'articolo  12  del  trattato  com- 
merc  ale    cino-americano,  sottoscritto    agli  8  di  ottobre,  nel  quale  e 
pattuito    che    la  Cina    aprirebbe    Moukden    al    commercio   straniero. 
Questo  trattato,  che    consta    di   sedici    articoli,  per   parecchi   capi  e 
uguale  a  quello  che  fu  stipulate  nel  settembre  dell'  anno    scorso  fra 
la  Oina  e  1'Inghilterra.  Nell'articolo  7  la  Cina  promette  di  allargare 
la  coltivazione  delle  sue  ricchezze  minerarie.  L'articolo  10  riconosce 
il  diritto  di  proprieta  sui  marchii  di  commercio,  e  proibisce  ai  cinesi 
di  contraffarli.  II  diritto  degli  inventori  e  assicurato  per  dieci  anni, 
in  virtu  dello  stesso  articolo  10.  L'articolo  11  concerne  la  proprieta 
letteraria  pei  libri  americani  e  per  le  loro  traduzioni  in  cinese.  Nel- 
l'articolo 12  la  Cina  tratta  dell'apertura  dei  corsi  d'acque  alia  navi- 
gazione,  e  promette  di  aprire,   dopo   lo    scambio    delle    ratifiche    del 
tractate,  Moukden  e  Ngan-tong  al  commercio    internazionale.    La  li- 
berla  religiosa  ai  cattolici  ed  ai  protestanti  e  sancita  nell'articolo  14. 
II  diritto  di  possedere    terreni    nello  Stato,  concesso  alle  mission!,  e 
piu  largo  di  quello  concesso  nel  trattato  precedente.  La  Cina  correg- 
gera  (quando  ?)  il  suo  sistema  giudiziario  ;  questo  e  Pargomento  del- 
1'articolo  15.  Da  ultimo  Tarticolo  16  e  interamejite    ad    onore   degli 
Stati  Uniti.  Essi    prendono    impegno  di  non  fornire  piu  per  la  Cina 
ne  morfina  ne  strumenti  da   iniettarla,  se  non   in   quanto    sieno   ri- 
chiesti  ad  usi  medicinaii.  Dal  canto  suo  la  Cina  fa  eguale  promessa 
in  pro  dei  cinesi ;  noto    che    parecchi   di  costoro    invece   di   fumare 
1'opio  si  fanno  iniezioni  di  morfina,  la  qual    cosa,  a  quanto  pare,    e 
anche  piu  nocevole  dell'uso  dell'oppio.  —  Al  trattato  fanno  seguire 
tre  aggiunte  ;  ecco  il  testo  della  prima  :   «Siccome  e  gia  proibito  da 
trattati  ai  cittadini  degli  Stati  Uniti  di  tram" care  oppio  e  di  manipo- 
larlo  (to  deal  in  or  hanile  opium),  non    si    e  fatta    menzione,   negli 
articoli  di  questo   trattato,   dei   dazii    sull'  oppio.  >  Oh  !  se   tutte  le 
nazioni,  che  hanno  trattati  con  la  Cina,  volessero  introdurvi  un  ar- 
ticolo consimile  !  Oh,  se  la  Cina   anch'  essa  si  obbligasse  a  vietare 
a'  suoi  sudditi  la  coltivazione  del  papavero  ! 

4.  Negli  scorsi  mesi  di  giugno  e  di  ottobre  il  telegrafo  ci  diede  con- 
tezza  di  atti  di  persacuzione  commessi  contro  i  cristiani  cinesi.  Eccovi 
alcuni  particolari.  Nel  mese  di  giugno  nel  Chen-si  meridionale,  evan- 
gelizzato  da  preti  italiani  del  Seminario  de'Santi  Pietro  e  Paolojdi  Roma, 
alquanti  membri  di  una  societa  segreta  piombarono  addosso  ad  alcune 
famiglie  cateoumene  di  P'ing-li-hien,  ed  uccisero  undici  persone,  fra 
le  quali  il  loro  catechista,  venerando  per  1'eta,  la  pieta  e  lo  zelo  apo- 
stolico.    I   rivoltosi  incendiarono   altresi  parecchie  case    dopo  averle 
messe  a  ruba.  Per  domarli  e  stato  mestieri  valersi  delle  milizie,  che, 
in  varii  piccoli  scontri  ne  catturarono  una  quarantina.   Dopo  la  loro 


CONTEMPORANEA  253 

dispersione,  si  e  resa  giustizia  ai  cristiani  ;  cioe  le  autorita  hanno 
preso  impegno  di  fabbricare  a  proprie  spese  una  chiesa  europea  ei 
a  sborsare  10  000  tads  per  risarcire  le  famiglie  delle  vittime.  —  II 
secondo  misfatto  fu  commesso  addi  29  settembre  nel  Tche-kiang.  Un 
assassino,  la  testa  del  quale  e  messa  a  prezzo,  fuggito  o  liberate  dal 
carcere,  voile  vendicarsi  de'  pretesi  torti  avuti  dalla  missione  catto- 
lica.  Aduno  pertanto  in  un  dato  giorno  i  suoi  parteggiatori ;  dopo 
aver  sacoheggiato  luago  la  via  una  cappella,  entrarono  nella  citta  di 
Ning  hai,  incendiarono  la  chiesa,  afferrarono  il  sacerdote  cinese  don  An- 
drea Tchou,  lo  tormentarono  ed  uccisero,  di  giorno  fatto,  sotto  gli 
occhi  delle  autorita  civili  e  militari.  Poscia  i  masnadieri  abbandona- 
rono  tranquillamente  la  citta,  e  prima  di  separarsi  sfogarono  ancora 
la  loro  crudelta  contro  alcuni  altri  cristiani.  Una  nave  da  guerra 
francese  e  comparsa  davanti  a  Nmg-p6,  e  incontanente  le  autorita 
cinesi  si  sono  accinte  a  rimediare  la  faccenda.  II  reo  principale  non 
e  stato  preso  ancora.  —  In  occasione  di  questo  misfatto  alcuni  pro- 
testanti  hanno  diffamato  i  cattolici,  dicendo  che  la  violenza  da  essi 
patita  era  una  rappressaglia  dei  pagani  per  le  angherie  che  i  catto- 
lioi,  coll'appoggio  de'  missionarii,  avean  loro  fatto  soffrire  in  questi 
uitimi  anni ! 

5.  Nel  mentre  che  queste  cose  accaievano  nel  Tche-kiang,  a 
Peehino  si  deliberava  intorno  a  ricompense  da  concedere  ad  un  ve- 
scovo  e  ad  un  missionario  del  Kong-si.  L'anno  scorso  in  codesta  provin- 
cia v'ebbe  grande  carestia;  mons.  Lavert,  provieario  apostolico,  ed  il 
p.  Hoang  si  aecinsero  all'opera  di  raccogliere  sussidii  da  distribuire 
ai  poveri  affamati.  Inoltre,  neirassestamento  dei  negozii  religiosi, 
mons.  provicario  si  mostro  molto  conciliante.  II  governatore  della 
provincia  ha  per  cid  redatto  un  memoriale,  ed  ha  proposto  all'impe- 
ratore  di  ricompensare  mons.  Lavert  col  globulo  del  secondo  grado,  e 
con  quello  del  quarto  il  p.  Hoang.  Qui  di  corto  il  ministro  di  Francia 
-a  Peehino  ha  ricevuto  1'offniale  comunicazione  di  un  decreto  impe- 
riale  che  fa  ragione  alia  proposta  del  detto  governatore,  e  il  ministro 
non  ha  frapposto  indugio  a  darne  partecipazione  agl'interessati. 

6.  Nel  Kiang-si  i  tre  vicarii  apostolici  hanno  aperto  di  conserva 
nella  citta  di  Nan-tch'ang,  capoluogo  di  quella  provincia,  una  scuola 
francese  per  i  cristiani  e  i  non-cristiani  affidaadola  ai  «  piccoli  fra- 
telli  di  Maria  » .  In  questo  fatto  e  a  notarsi  una  particolarita,  ed  e 
che  le  spese  occorse  per  la  compera  del  suolo,  per  la  costruzione  della 
scuola  e  pel  sostentamento  dei  maestri,  sono  state  fatte  col  denaro 
sborsato  alle  missioni  per  risarcimento  dei  danni  ad  esse  arrecati  nel 
1900.  I  «  piccoli  fratelli  di  Maria  »  tengono  aperte  scuole  consimili 
-a  Peehino,  a  Tien-tsin,  a  Chang-hai,  ai  Han-Keou,  a  Soci-tcheou 


254  CRONACA   CONTEMPORANEA 

(Se-tch'oeu),  a  Tchong-King,  a  Canton,  a  Nan-ning,  e  fors'anche  in 
altri  luoghi. 

7.  Prima  di  per  fine  a  questa  lettera  vorrei  pur  dirvi  alcunch& 
sulle  relazioni  russo  giapponesi ;  ma  veggo  che,  per  difetto  di  rag- 
guagli  degni  di  fede,  la  cosa  non  mi  toraa  guari  agevole.  Le  trat- 
tative  fra  i  rappresentanti  della  Russia  e  del  Giappone  continuano 
tuttavia  a  Tokio,  per  disperazione  del  partito  della  guerra.  Quanto 
piu  tempo  passa,  il  Giappone  sara  meno  in  grado  di  uscire  vittorioso 
dalla  lotta :  anzitutto  il  bollore  patriottico  si  sara  discretamente  ratte- 
pidito;  e  poi,  le  forze  militari  della  Russia  saranno  aumentate  in 
modo  considerevole.  Le  gazzette  inglesi  di  qui  magnificano  la  paca- 
tezza  del  Giappone  di  fronte  alle  ingiustificabili  aggressioni  della 
Russia  in  Manciuria  ed  in  Corea,  e  mettono  in  rilievo  le  buone  spe- 
ranze  che  esso  avrebbe  di  vincere,  se  la  guerra  fosse  intimata  senz'al- 
cuno  indugio.  A  tal  uopo  raffrontano  le  navi  da  battaglia  dei  due 
imperi,  che  si  equilibrano  per  rispetto  al  numero  ed  alia  qualita,  e 
gli  eserciti  del  Giappone,  quattro  volte  maggiori  di  quelli  che  la  Russia 
tiene  adesso  nelFestremo  oriente,  e  via  dicendo.  Per  dare  eccitainento 
al  patriottismo  dei  giapponesi,  ripetono  a  sszieta  che  la  MaiLciuria  che 
essi  tolsero  alia  Cina,  fu  loro  rapita,  sotto  colore  di  restituirla  alia 
Cina,  perche  divenisse  preda  della  Russia;  che  la  Corea  sara  fra  breve 
incorporata  dalla  Russia  medesima,  e  sottratta  alia  mezza  sovranita 
del  Giappone  guarentita  da  recenti  trattati,  eccetera.  Ecco  la  wostanza 
di  parecchi  articoli  pubblicati  in  questi  ultimi  tempi.  —  L'opinione 
degli  europei  non  inglesi  sembrami  compendiata  assai  bene  in  queste 
poche  righe  che  conchiudono  un  articolo  delVEcho  de  Chine  di  ieri : 
<  Noi  persistiamo  nei  nostri  giudizi  che  continuano  finora  ad  esser 
veri :  la  Russia  occupa  la  Manciuria,  non  ne  uscira.  Tutte  le  potenze 
lo  sanno,  e  non  havvene  pur  una,  tranne  il  Giappone,  che  abbia  il 
minimo  pensiero  di  por  mano  alle  armi  per  restituire  la  Manciuria 
alia  Cina.  II  Giappone  offlciale  riconosce  1'assoluta  inutilita  di  una 
guerra  per  ottenere  la  liberazione  della  Manciuria.  D'altro  canto  e- 
interamente  persuaso  che  una  gaerra  vuol  dire  1'  imprestito  di  pa- 
recshie  centinaia  di  milioni;  e  chi  fara  I'imprestito?  »  In  queste  eon- 
dizioni,  ^  da  augurare  che  la  pace  si  consacri.  Dio  lo  voglia ! 


OPERE  PERVENUTE  ALL  A  DIREZIONE 


Annuaire.  Almanack  de  I' action  populaire.  Guide  social  1904.  Paris, 
Lecoffre,  1903,  8°,  384-XXXII,  p.  Fr.  1,50. 

Apeddu  A.  can.  L'azione  sociale  di  Leone  XIII.  Discorso.  Bosa,  tip. 
vescovile  1903,  16°,  36  p.  —  Detto.  Saggi  critico  accademici.  Ivi,  16°,  128  p. 

Bernard  H.  La  ligue  de  Venseignement.  Histoire  d'une  conspiration 
maconnique  a  Monreal.  Notre-Dame  des  Neiges- Quest,  1903,  16°,  XII- 
112  p. 

Besse  0.  S.  B.  Donde  vengono  i  Monad?  Studio  storico.  Trad,  ita- 
liana  sulla  2a  ed.  francese  (Scienza  e  Eeligione).  Roma,  Desclee,  1904, 
16°,  64  p.  Cent.  60. 

Birkle  S.  0.  S.  B.  Katechismus  des  Choralgesanges.  Mit  Erlaubnis  der 
Ordensobern  u.  Bruckgenehmigung  des  F.  B.  Ordinariats  Seckau.  Graz, 
Styria,  1903,  IS"7,  XII-1T2  p. 

De  Cupis  C.  Saggio  bibliografico  degli  scritti  e  delle  leggi  sulVAgro 
romano.  Roma,  Bertero,  1903,  8°,  176  p. 

De  Lima  Vidal  J.  Synopse  da  Theologia  moral.  Coimbra,  Amado, 
1903,  2  voll.  in  16°,  308;  292  p. 

Durante  O.  II  divoto  dell'Immacolata.  Lecce,  Cooperativa,  1903,  16°, 
80  p.  Cent.  50.  Rivolgersi  all'Autore  in  Melendugno  (Lecce). 

Fischer  J.  Die  chronologischen  Fragen  in  den  Buchern  Esra-Nehemia 
(Bibl.  Stud.  VIII.  3)  Freiburg  i.  Br.,  Herder,  1903,  8°,  X-98  p.  M.  2,40. 

Guerrieri  L.  Bozzetti  orientali.  Siria  e  Palestina:  con  illustrazioni. 
Siena,  S.  Bernardino,  1904,  16°,  240  p.  L.  2. 

Joly  E.  Psicologia  del  Santi.  (I  Santi).  Traduzione  italiana  della  8* 
ediz.  francese.  Roma,  Desclee,  1904,  16°,  168  p.  L.  2. 

Mariani  V.  sac.  Per  risolvere  una  questione.  Roma,  Desclee,  8°, 
100  p.  L.  1. 

Pantanelli.  D.  Andamento  delle  acque  sotterranee  net  dintorni  di  Mo- 
dena (Estr.  Mem.  R.  Accad.  di  Scienze  in  Modena.  III.  5).  Modena,  So- 
liani,  1903,  98  p. 

Sancti  Hieronymi  presb.  Tractatus  sive  Homiliae  in  Psalmos  quat- 
tuordecim.  Detexit,  adiectisque  commentariis  criticis  primus  edidit  D. 
GERM  ANUS  MORIN  0.  S.  B.  Accedunt  e.  S.  HIERONYMI  in  Esaiam  tra- 
ctatus  duo  et  graeca  in  Psalmos  fragmenta;  item  ARNOBII  lun.  exposl- 
tiunculae  in  Evang-elium.  (Anecdota  Maredsolana} .  Maredsoli,  apud  Edi- 
torem,  1903,  8°,  XXIV-202  p. 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varieta.  —  BUSIRI  VICI  A.  Devoto  e  fedele 
tributo  e  cjrato  ricordo  del  gaudio  universale  del  nuovo  anno  1904.  Roma,  Civelli, 
4°,  4  p.  —  CHIOCC1OLA  A.  Prosodia  e  metrica  latina.  Appunti  per  le  scuole 
secondarie.  Napoli,  Di  Gennaro,  1903,  16°,  66  p.  L.  1,  25.  —  DAL  GAL  N.  O. 

1  Non  essendo  possibile  dar  conto  delle  molte  opere,  che  ci  vengono  inviate,  con  quells 
sollecitudine  che  si  vcrrebbe  dagli  egregi  Autori  e  da  noi,  ne  diamo  intanto  an  annunsio 
•ommario  che  non  importa  alcun  giudizio,  riserbandoci  di  tornarvi  sopra  a  seoonda  dell'op- 
portanit&  e  dello  spazio  oonoesso  ^i«l  periodico. 


256  OPERE   PERVENUTE   ALLA   DIREZIONE 

F.  M.  D'un'antica  lauda  inedita  «  Si  quaeris  »  antoniano.  Quaracchi,  S.  Bona- 
ventura,  1904,  8°,  12  p.  —  FALOCI  PULIGWANT  M.  sac.  Notizie  sull'arte  ti- 
pografica  in  Foligno  durante  il  XVI  secolo.  Firenze,  Olschki,  1903,  8°  gr.,  42  p, 
-  FERRERES  J.  B.  S.  J.  El  impedimenta  de  clandestinidad.  Boletin  canonico* 
de  la  Revista  «  Razon  y  Fe  ».  Madrid,  Rivadeiieyra,  1908,  8°,  72  p.  —  FIDE- 
L1S.  Noensbroech  kontra  Dasbach.  Untersi^hung  des  Hoensbroech'schen  Klage. 
—  Materials.  Klagenfurt,  St.  Josef-Vereines,  1904,  8°,  46  p.  —  FOSSATI  L. 
1  «  Doveri  dell'  Uomo  »  di  G.  Mazzini.  Postille.  Brescia,  Ven.  Luzzago,  1908, 
8°,  88  p.  —  LORETO  G.  can.  Per  la  prima  Messa  solenne  del  neo-sacerdote 
D.  Raffaele  Giugliano.  Discorso,  Napoli,  Contessa,  1903,  16°,  88  p.  —  Cent.  60. 
Kivolgersi  all'Autore  in  Afragola.  —  MAGRI  E.  S.  J.  X  -hsejjef  misseriijietna. 
Malta,  Muscat,  1903,  16°,  66  p.  —  MORABITO  G.  vescovo  di  Mileto.  Prolit- 
sione  alia  solenne  accademia  in  onore  dell'  Immacolata  Concezione,  tenuta  in  Reggio 
Calabria.  Reggio  Calabria,  Morello,  1903, 16°,  16  p.  —  SCHIAPPOLI  D.  L'as- 
soggettamento  legale  del  Papa.  (Estr.  Rivista  Critica  di  Diritto  I.  7).  NapoK, 
Priore,  8°,  16  p. 

Atti  Episcopal!.  —  DI  MILIA  B.  Vescovo  di  Larino.  Letter e  Pastorali,  No- 
tificazioni  ed  altri  scritti.  II.  Larino,  Morrone,  8°,  252  p.  —  LETTER  A  dell'Epi- 
scopato  Lombardo  sugli  studii  del  Clero.  Decembre  1903.  Milano,  S.  Giuseppe, 
8°,  24  p.  —  MAFFI  P.  arciv.  di  Pisa.  Lettera  Pastorale  al  Clero  e  al  Popolo. 
Ravenna,  Artigianelli,  8°,  12  e  20  p.  —  TACCONE  GALLUCCI  D.  Vescovo  di 
Nicotera  e  Tropea.  Pel  cinquantenario  dalla  definizione  dogmatica  della  Concezione 
Immacolata  della  B.  V.  Maria.  Lettera  Pastorale.  Reggio  di  Calabria,  Morello, 
1904,  8°,  48  p. 

Eloquenza  sacra.  —  FLORILEGIO  della  «Poliantea  Oratoria  »  ossia:  Rac- 

colta  dei  principali  lavori  pnbblicati  nel  3°  e  4°  anno    del   Period ico    con  iii- 

troduzioiie  di  mons.  M.  MINEO  JANNY  II.  Palermo,  Mesi,  1903,  8°,  608  p.  —  L.  5. 

Lettnre  religiose.  —  BELTRAMI  A.  sac.  L'amante  di  Maria,  ossia  S.  Sta- 

nislao  Kostka.  (Lett.   Catt.  die.).  Torino,  24°,  160  p.  —  Cent.  25. 

Letture  riereative.  —  BALELLI  G.  sac.  Emma  e  Corinna.  Dramma  in  5 
atti.  Roma,  Filiziani,  16°,  88  p.  Cent.  75.  —  Detto.  Adelina.  Dramma  in  5  atti. 
Auditore,  Sartori.  16°,  128  p.  L  1.  —  Detto.  Un  avviso  economics.  Far.c'- 
Idem,  16°,  28  p.  Cent.  25.  —  COLLANA  DI  LETTURE  DRAMMATIC7^, 
nov.  dec.  1908.  (Supplement©.  Dono  agli  associati  pel  1904.  114  p.)  —  MARUCOHI 
F.  F.  II  coltello.  Massone.  Gian  Lorenzo  Bernini.  Scene  in  un  atto.  Roma,  li- 
breria  salesiana,  16°,  84  p.  —  FRANCIOSI  G.  Quando  la  notte  e  piti  buia  I' alba  epiu 
vicina.  I.  (Bibl.  romantica  ill.}  Roma,  Pustet,  1903,  24°,  194  p.  —  FEATESCHI  F. 
In  hoc  vinces.  Romanzo  storico  del  secolo  IV  dell'  Era  volgare.  Pisa,  tip.  B. 
Giordano,  1903,  8°,  306  p.  —  GIEHRL  E.  Passiflora.  Pie  ed  affettuose  letturoffa 
sollievo  e  conforto  degi'  infermi  e  di  ogni  anima  tribolata.  Trad,  di  R.  HER- 
MANN. Napoli,  Festa,  1903,  16°,  464  p.  L.  1,50.  —  ROVAGO  G.  Vita  di  com- 
~battime,nio.  (Lett.  Catt.  di  Torino,  novembre  1903).  Torino,  24°,  132  p.  Cent.  20. 

Poesie.  —  VERGHETTI  B.  can.  Inno  latino  con  la  versione  italiana  in  onore 
di  S.  Giovanni  Crisostomo.  Foligno,  Artigianelli,  1903,  16°,  8  p. 

Almanacchi  e  Strenne.  —  ALMANAQUE  del  los  amigos  del  Papa  publi- 
cado  por  la  Revista  Popular  de  Barcelona.  Barcelona,  8*,  80  p.  —  IL  GA  LAN- 
TUOMO.  Almanacco  per  1'anno  1904.  Strenna  offerta  agli  Associati  alle  Let- 
ture Cattoliche  di  Torino.  24°,  120  p.  —  Cent.  20.  —  LA  FENICE.  Strenna 
mirandolese  per  1'anno  1904.  Anno  XXXIII.  Mirandola,  Cagarelli,  16°,  118  p^ 
Cent.  50.  —  P1ERPAOLO.  Anno  XLIV.  Strenna  per  1'anno  1904.  Modena, 
tip.  Immacolata  Concezione,  16°,  118  p.  —  Cent.  20.  Strenna  napolitana.  1904. 
Anno  XL  A  beneficio  delle  cucine  gratuite.  Napoli,  Veraldi,  1904,  8°,  52  p. 


I  NUOVI  DOCUMENT]  PONTIFIC1I 

SULLA  RBSTAURAZIONE  DELLA  MUS1CA  SACRA 


L 


Non  puo  sfuggire  a  nessuno  la  gravita  straordinaria  e 
T  importanza  somma,  che  nella  storia  del  Pontificate  romano 
ed  in  quella  dell'arte  hanno  i  nuovi  document!  pontificii  sulla 
restaurazione  della  rausica  sacra:  il  Motu  Proprio  22  no- 
vembre  1903  di  Sua  Santita  Pio  X,  la  Letter  a  8  decembre 
della  medesima  Santita  Sua  all' E  mo  Card.  Vicario  di  Roma 
ed  il  Decreto  «  Urbis  et  Orbis  »  della  S.  Congregazione  dei 
Riti,  spedito  per  orcline  diretto  del  S.  Padre  1'S  gennaio  1904. 
I  due  primi  furono  da  noi  pubblicati  nel  precedente  quaderno, 
quest'  ultimo  ristampiamo  qui  nel  suo  testo  originale  latino 
con  in  fronte  una  nostra  versione  italiana. 

DECRETUM 

URBIS    ET    ORBIS 

SacctUsimus  Dominus  Noster  Pius  II  Santissimo  Signer  Nostro  Pio 
Papa  X  Motu  Proprio  diei  22  Novem-  Papa  X  col  Motu  Proprio  del  22  no- 
bris  1903  sub  forma  Instructionis  de  vembre  ISOSsotto  forma  A'lstruzione 
musica  sacra  venerabilem  Cantuin  sulla  musica  sacra  rest:tui  felice- 
Gregorianum  iuxta  codicum  fiiem  mente  al  primiero  uso  delle  Chiese 
ad  pristiDum  Ecclesiarum  usum  fe-  il  venerabile  Canto  Grpgoriano  se- 
liciter  restituit,  simulque  praecipuas  condo  Tautorita  dei  codici,  e  nello 
praescriptiones,  ad  sacrorum  concen-  stesso  tempo  ]e  principali  prescri- 
tuum  sanctitatem  et  dignitatem  in  zioni,  destinate  od  a  promuovere  od 
templis  vel  promovendam  vel  resti-  a  ristabilire  nei  templi  la  santita  e 
tuendam,  in  unum  corpus  collegia  la  dignita  dei  sacri  concenti,  raccolee 
cui  tamquam  Codici  iuridico  musicae  in  un  corpo,  al  quale,  come  a  Codice 
sacrae  ex  plenitudine  Apcstolicae  giuridico  della  musica  sacra,  dalJa 
Suae  Potestatis  vim  legis  pro  uni-  pienezza  della  Sua  Apostolica  Ante- 
versa  Ecclesia  habere  voluit.  Quare  rita  voile  dare  forza  di  legge  per  la 
idem  Sanctissimus  Dominus  Noster  Chiesa  universa.  Per  la  qual  cosa  ii 
per  bane  Sacrorum  Rituum  Congre-  medesimo  Santissimo  Signor  Nostro 

1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  17  27  gennaio  1904. 


258 


I   NUOVI   DOCUMENT!   PONT1FICII 


gationem  mandat  et  prarcipit,  ut 
Instructio  praedicta  ab  omnibus  ac- 
cipiatur  Ecclesiis  sanctissimeque  ser- 
vetur,  non  obstantibus  privilegiis 
atque  exemptionibus  quibuscumque, 
etiam  special!  nomine  dignis,  ut  sunt 
privilegia  et  exemptiones  ab  Aposto- 
lica  Sede  maioribus  Urbis  Basilicis, 
praesertim  vero  Sacrosanctae  Eccle- 
siae  Lateranensi  concessa.  Revocatis 
pariter  sive  privilegiis  sive  commen- 
dationibus,  quibus  aliae  quaecumque 
eantus  liturgici  recentiores  formae 
pro  rerum  ac  temporii-n  circumstan- 
tiis  ab  Apostolica  Sede  et  ab  hac 
Sacra  Congregatione  inducebantur, 
eadem  Sanctitas  Sua  benigne  conce- 
de re  dignata  est,  ut  praedictae  caatus 
liturgici  receotiores  formae,  in  iis 
Ecclesiis  ubi  iam  invectae  sunt,  li- 
cite  retineri  et  cantari  quean t,  donee 
quamprimum  fieri  poterit  v-enerabilis 
Cantus  Gregorianus  iuxta  codicuni 
fidem  in  eorum  locum  sufficiatur. 
Contrariis  non  obstantibus  quibus- 
cumque. 


De  hisce  omnibus  Sanctissimus 
Dominus  Noster  Pius  Papa  X  huic 
SacrorumRituum  Congregationi  prae  - 
sens  Decretum  expediri  iusait  Die 
8  lanuari  1904. 


per  mezzo  di  questa  Congregazione 
dei  Sacri  Riti  eomanda  ed  ordina, 
che  la  predetta  Istruzione  sia  rice- 
vuta  da  tutte  le  Chiese  e  col  mas- 
simo  scrupolo  osservata,  non  ostante 
i  privilegi  e  le  esenzioni  di  qualsi- 
voglia  sorta,  ancorche  degni  di  spe- 
ciale  menzione,  quali  sono  i  privilegi 
e  le  esenzioni  concessi  dall'Aposto- 
lica  Sede  alle  Basiliche  maggioridi 
Roma,  particolarmente  poi  alia  Sacro- 
eanta  Chiesa  Lateranense.  Parimente, 
rivoeati,  sia  i  privilegi,  sia  le  racco- 
mandazioni,  con  le  quali  dall'Aposto- 
lica  Sede  e  da  questa  Sacra  Congre- 
gazione, avuto  riguardo  alle  circo- 
stanze  delle  cose  e  dei  tempi,  si 
andsrono  intrcducendo  altre  form« 
quali  si  vogliano  piu  recenti  di  canto 
liturgico,  la  medesima  Santita  Sua 
si  e  degoata  di  benignamente  con- 
cedere,  «he  le  predette  forme  piu  re- 
centi di  canto  liturgico  si  possano 
lecitamente  ritenere  e  cantare,  fincbe 
quanto  piu  presto  torni  possibile  sia 
sostituito  in  loro  luogo  il  venerabile 
Canto  Gregoriano  secondo  1'autorita 
dei  eodici.  Nonostante  qualsivoglia 
cosa  coctraria. 

latorno  a  tutte  queste  cose  il  San- 
tissimo  Signer  Nostro  Pio  Papa  X 
ha  ordicato  a  questa  Congregazione 
dei  Sacri  Riti  di  spedire  il  presente 
Decreto.  II  di  8  gennaio  1904. 


L. 


S. 


SEKAPHINUS  Card.  CKETONI 
S.  R.  C.  Praefectus. 

f  DIOMEDES  PANICI,  Archiep.  Laodicen. 
S.  R.  C.  Secretariue. 


S'erano  in  vero  concepite  le  piu  consolanti  speranze  per 
un  lieto  avvenire  delle  melodie  gregoriane  ed  in  genere 
della  musica  sacra,  allorche  sulia  cattedra  di  S.  Pietro 
ascese  I'augusto  Pio  X.  Fin  da  quando  egli  reggeva  la  dio- 


SULLA   RESTAURAZIONE  DELLA  MUSICA   SACRA  259 

cesi  di  Mantova  ed  il  Patriarcato  di  Venezia,  era  larga- 
raente  conosciuto  quale  esimio  ed  intelligente  cultore  della 
musica  sacra  :  quale  consolatore  soave  e  fermo  sostenitore 
di  quanti  lavoravano  in  quel  campo,  pur  non  altro  mieteiido 
nei  primi  tempi  se  non  triboli  e  spine  ;  quale  mecenate 
largo  e  munifico  dell'arte  e  degii  artisti,  come  quando,  sco- 
perte  con  acuto  sguardo  le  rare  doti  d'  ingegno  di  un  gio- 
vane  chierico  del  seminario  d'Imola,  di  la  lo  trasse,  lo  voile 
al  suo  iianco  ospite  e  commensale  nel  soo  s-tesso  palazzo 
patriarcale  di  Venezia,  e  dalle  tribune  dorate  di  S.  Marco 
lo  fece  conoscere  al  mondo  maestro  consumato  ijeH'arte  del 
suoni,  aprendogli  quella  via  dove  don  Lorenzo  Perosi  do- 
veva  cogliere  tanti  allori.  Particolarmente  la  Lettwa  pasto- 
rale sulla  musica  sacra,  pubblicata  daU'Emo  Sarto  il  1°  mag- 
gio  1895,  fu  accolta  subito  in  Italia  e  fuori  con  plauso 
straordinario  e  tennta  per  uno  dei  piu  autorevoli  document! 
delFepiscopato  su  tale  materia.  Nei  mesi  scorsi  essa  venne 
di  nuovo  rimessa  in  luce  e  tradotta  in  quasi  tutte  le  lin- 
gue,  appunto  quale  argomento  sicuro  di  quel  che  poteva 
promettersi  dal  Pontefice  Romano,  se  tanto  aveva  saputo 
fare  il  Vescovo  ed  il  Patriarca  *. 

Vi  ebbe  perfino  chi  divino  gia  racchiusa  nella  mede- 
sima  Lettem  pastorale  la  nota  caratteristica  attribuita  dalla 
conosciuta  profezia  al  successore  di  Leone  XIII.  «  Se  in  una 
vita,  scriveva  ii  sig.  C.  Bordes  lo  scorso  agosto  2,  tutta 
dolcezza,  tutta  popolarit&  ben  meritata,  tutta  dedita  alia 
direzione  pastorale  delle  anime,  i  politici  stentano  a  rav- 
visare  V  ignis  ardem  delle  profezie,  quantunque  Pio  X  sia 
detto  capaee  di  energie  non  sospettate,  noi  possiamo  assicu- 

1  La  Leitera  pastorale  venne  ristampata  in  Koma  (Desclee,  Lefebvre 
e  C.)  sui  primi  di  decembre,  quale  prodrome  del  Motu  proprio.  Infatti 
essa  ne  e  il  migliorc  e  piu  autorevole  comrnento,  poiche  i  due  primi 
capi  del  Moiu  propt^io  (Principii  generali  e  Genem  della  musica  sacra) 
non  sono  che  un  compeiidio  delle  dottrine  esposte  nella  Lettera.  Le  pin 
important!  prescrizioni  sono  date  a  verbo  a  verbo  si  nell'uno  che  nel- 
1' altro  documento. 

*  Nella  Tribune  de  Saint-Gervais  di  Parigi,  agosto  1903,  p.  267. 


260  I  NUOVI    DOCUMENTI  PONTIFICII 

rare  clie  alia  lettura  della  sua  Lettera  pastorale  sulla  mu- 
sica  sacra  e  delle  sue  ordinazioni,  egli  ci  appare  il  fuoco 
ardente  annunciato  da  Malachia,  quando  minaccia  di  appli- 
care  le  pene  canoniche  a  tutti  coloro  che  non  si  uniformas- 
sero  alle  prescrizioni  da  lui  imposte  in  virtu  di  santa  obbe- 
dienza.  Piu  innanzi,  non  dubita  di  paragonare  ai  sacerdoti 
cattivi  del  Genesi  coloro  che  eseguiscono  in  Chiesa  canti 
indegni  della  medesima.  Offesa  e  questa,  egli  scrive,  «  per 
la  quale  potremmo  provocare  lo  stesso  castigo,  onde  furono 
colpiti  i  figli  di  Aronne,  Nadab  ed  Abiud,  che  usando  fuoco 
profano  pel  sacrificio,  furono  da  un  fuoco  celeste  consumati: 
Egressusque  ignis  a  Domino  devoravit  eos,  et  mortui  sunt 
cor  am  Domino  »  (Levit.  X,  2). 

Ma  per  quanto  le  congetture  si  giudicassero  ben  fondate 
e  le  speranze  crescessero  ogni  giorno  piu  vive,  per  le  parole 
benevole  che  intorno  la  restaurazione  della  musica  sacra  il 
Santo  Padre  degnavasi  pronunciare  a  seconda  delle  circo- 
stanze  nelle  private  e  pubbliche  udienze,  niuno  davvero 
avrebbe  mai  immaginato  che  Tazione  pontificia  sarebbe  stata, 
ne  si  presta  quanto  al  tempo,  ne  si  straordinariamente  so- 
lenne  quanto  alia  forma  dei  document*,  ne  si  profonda  e 
radicale  quanto  alia  sostanza,  n6  si  compiuta  sotto  ogni  ri- 
spetto  quanto  al  provvedere  ai  bisogni  che  si  giudicavano 
piu  manifesti. 

II. 

Nessun  Papa  ha  mai  parlato  cosi.  Altri  pontefici  si  con- 
tentarono  di  manifestare  la  loro  volonta  in  questa  parte  o 
per  mezzo  della  S.  Visita  Apostolica,  o  dei  Cardinali  Vica- 
rii  di  Roma,  o  come  avvenne  negli  ultimi  tempi  per  mezzo 
della  S.  Congregazione  dei  Rlti.  Alessandro  VII  pubblic6  il 
23  aprile  1657  la  Costituzione  Piae  sollicitudinis  ;  ma  accen- 
nato  in  genere  ad  alcuni  abusi  piii  gravi  delle  chiese  di  Roma, 
si  restrinse  a  poche  ordinazioni  T.  Benedetto  XIV,  in  occa- 

1  II  principio  della  Costituzione  risponde  mirabilmente  ai  fondainen- 
tali  concetti  degli  odccrni  documenti :  «  Piae  sollicitudinis  studio  duci- 


SULLA.  RESTAURAZIONE   BELLA  MUSICA   SACRA  261 

sione  del  grande  giubileo,  spedi  ai  Vescovi  dello  Stato  pon- 
tificio  la  Lettera  enciclica  Annus  qui  del  19  febbraio  1749, 
rimasta  celebre  e  spesso  citata  nei  document!  ecclesiastic!, 
forse  non  tanto  per  le  sue  prescrizioni  positive,  le  quali,  a 
dir  vero,  non  appaiono  nettamente  determinate,  si  bene  per 
lo  zelo  ardente  dell'onore  di  Dio,  che  muove  il  Papa  a  dare 
ottimi  suggerimenti  e  ad  illustrarli  con  la  consueta  sua  eru- 
dizione.  Per  riscontrare  nella  storia  diplomatica  alcuna  cosa 
simile  agli  odierni  document!  pontificii,  conviene  rimontar 
su  fino  a  Giovanni  XXII  (1316-1334)  e  rileggere  la  celeber- 
rima  sua  Costituzione  Docta  Sanctorum  Patrum,  accolta 
nel  Corpus  iuris.  Quivi  il  Pontefice,  brevemente  si,  ma  con 
forma  molto  solenne,  dichiara  doversi  custodire  illibata  la 
tradizione  del  canto  gregoriano,  quale  fu  ricevuta  dai  padri ; 
doversi  condannare  come  abuso  intollerabile  il  tentative  dei 
musicisti  di  sostituire  al  medesimo  canto  le  frivole  loro  com- 
posizioni ;  potersi  pero  ad  ogni  modo  adoperare  sul  fonda- 
mento  del  canto  ecclesiastico  alcune  ben  condotte  conso- 
nanze  e  cio  nelle  feste  piu  solenni,  a  titolo  di  varieta  e  per 
attrarre  piu  efficacemente  il  popolo  alia  pieta  e  devozione  l. 
Sono  da  quel  tempo  trascorsi  ben  sei  secoli,  ed  ecco  che 
un  altro  Pontefice  restituisce  la  tradizione  medesima,  inculca 
i  medesimi  principii  direttivi,  ma  con  applicazioni  tanto  piu 
ampie,  quanto  si  e  reso  piu  vasto  e  piii  fecondo  il  campo 
dell'arte  messa  a  servigio  del  culto,  Giovanni  XXII  giudi- 

mur  ut  ecclesiarum  divinis  laudibus  et  oration!  destinatarum  ac  orato- 
riorum  almae  Urbis  nostrae,  ex  qua  in  omnes  orbis  partes  bonorum 
operum  exempla  promanant,  decori  et  reverentiae  consulere  satagentes, 
quaecumque  vana  et  praesertim  musicos  concentus  et  symphonias,  quibus 
quid  indecorum,  sive  a  ritu  ecclesiastico  alienum,  non  sine  divinae  maie- 
statis  offensa  et  christifidelium  scandalo  ac  devotionis  et  cordium  ad 
superna  elevationis  impedimento,  adniiscetur,  ab  Ecclesiis  procul  ar- 
ceamus  » .  Le  prescrizioni  riguardano  specialmente  il  testo  liturgico.  Da 
notare  e  il  giuramento  imposto  a  tutti  i  maestri  di  musica  di-osservare 
la  Costituzione,  con  sanzione  di  gravi  pene  ai  trasgressori,  anche  quella 
d'essere  rimossi  dall'officio  absque  spe  reintegrationis. 

1  Si  veda  1'ampio  commento  di  questa  Coslituzione,  che  ho  pubbli- 
cato  anni  sono  nella  Civ.  Catt.  (XV,  vol.  1,  20  febbr.  1892;  p.  417  ss.). 


262  I  NUOVI   DOCUMENTI   PONTIFICII 

car  a  le  poverc  Licomposte  diafonie  di  un'arte  bambina,  che 

ancora   vagiva   nella   sua  prima  culla.  Oggi  ci   sta  innanzi 

T  intera  storia  dell'arte  musicale,  non  solo  adulta,  ma  ora- 

mai  perfetta  nei  varii  sistemi  e  nelle  varie  forme  che  and6 

di  mano  in  mano  vestendo  e  pur  sempre  anelante  di   spin- 

gersi  piu  avanti  ancora  alia  scoperta,  se  torni  possibile,   di 

nuove  forme,  di  nuovi  sistemi.  Pio  X  domina  con  lo  sguardo 

codesto  glorioso  passato,  e  teneiido  couto  dell'altissimo   fine 

che  1'arte   deve   proporsi  a  servigio  del  culto   e   per6   delle 

qualita  che  deve  assolutaniente  rivestire  allorch6  entra  nel 

tempio,  con  tratto  sicuro  definisce  quali  tra  le  varie  forme 

dell'arte  -meglio  rispondano  a  tal   fine.   Raccogliendo   poscia 

le  prescrizioni  precipue  che  lungo  il  corso  di  tanti  secoli  la 

Chiesa  venne  dettando  contro  gli  abusi  della  musica  sacra, 

ne  forma  un  complesso  organico,  mirabilmente  composto,  e 

col  titolo  di  Codice  giuridico  della  musica  sacra  con  la  pie- 

nezza  della  sua  Autorita  apostolica  gli  d&  forza  di  Iegg6  per 

la  Chiesa  universa.  Or  questo  e  un  fatto  assolutaniente  nuovo 

nella   storia   della  legislazione  ecclesiastica  per   quanto   ri- 

guarda  1'arte  sacra,  ed  il  Motu  proprio  non  ha  nessun  ri- 

scontro   ne7  document!  fin  qui  pubblicati  dalla  S.    Sede.   Ma 

esso  insieme  6  di  tale  importanza  e  si  fecondo  di  sicuro  bene, 

che  basterebbe  anche  da  solo  a  rendere  per  sempre  memo- 

^randa  nella  storia  del  Pontificato  romano  e  della  civilta  cri- 

stiana  rorma,    che  imprime  negli  inizii  del  suo  governo   il 

nuovo   Papa  Pio  X.  E  se  le  «  energie  non  sospettate  »    gi^ 

erompono  in  fiamma  si  viva,  che  non  dobbiamo   attenderci 

da  questo  glorioso  Pontefice  della  Provvidenza  in  bene  della 

pieta  cristiana,  della  riforma  dei  costumi,  del  riordinamenta 

del  governo  ecclesiastico,  della  pace  sociale? 

III. 

Invero  il  Motu  proprio  non  6  che  un  primo  atto,  una 
prima  applicazione  pratica  di  quel  santo  proposito  concepito 
dal  Papa,  quale  programma  precipuo  della  sua  missione  pon- 


SULLA  RESTAURAZIONE    BELLA  MUSIC  A   SACRA 

tificia :  instaur&re  omnia  in  Christo.  Vuole  egli  die  «  il  vero 
spirito  cristiano  rifiorisca  per  ogni  moclo  e  si  mantenga  nei 
fedeli  tutti  » ;  e  perocche  tale  spirito  dev;  essere  attinto  •<  dalla 
sua  prima  ed  indispensabile  fonte  che  e  la  partecipazione 
attiva  ai  sacrosanti  misteri  e  alia  preghiera  pubblica  e  so- 
lentie  della  Chiesa  »,  deduce  con  logica  iuesorabile  doversi 
«  riprovare  e  condannare  »  tutto  cio  che  nelle  cose  del  culto, 
iion  solo  e  difforme  dalla  retta  norma  segnata  dalle  leggi 
della  Chiesa,  ma  e  abuso  evidente,  ma  produce  scandalo,  e 
percio  stesso  inaridisee  la  sorgente  della  grazia  divina,  pro- 
pria  della  celebrazione  dei  santi  misteri.  Siccome  poi  1'abuso 
e  lo  scandalo  si  manifestano  piu  partieolarmente  nelle  cose 
del  canto  e  della  musica  sacra,  cosi  il  cominciare  da  queste 
la  restaurazione  in  Cristo  stima  il  Pontefice  suo  prime  ed 
indispensabile  dovere.  A  love  principium. 

Nulla,  affatto  nulla  di  nuovo  egli  ordina  che  non  sia  stato 
gia  ripetutamente  ed  in  mille  guise  comandato  nelle  prece- 
dent! prescrizioni  ecclesiastiche ;  i  medesimi  abusi,  i  rnede- 
sinii  scandali  furono  gia  riprovati  e  condannati,  perfino  con 
descrizioni  piu  minute  e  con  parole  piu  forti  di  quelle  che 
oggi  troviamo  nei  document!  di  Pio  X.  Tuttavia  fin  che  si 
rimaneva  sulle  generali  e  si  lasciava  al  trasgressore  la  briga 
di  applicare  la  legge  al  caso  suo,  questi  non  se  ne  sentiva 
colpito  e  mille  ragioni  trovava  per  continuare  imperterrito 
nei  suo  peccato.  Ora  Pio  X  va  innanzi  piu  risoluto ;  vuole 
«  sia  tolta  ogni  indeterminatezza  nell'  interpretazione  di  al- 
cune  cose  gia,  comandate  »  e  per  la  prima  volta  mette  il  dito 
proprio  la  dove  e  la  piaga.  E  la  piaga  gli  si  palesa  si  grave, 
che  a  suo  giudizio  non  bastano  i  palliativi,  ci  vogliono  i  ferri 
e  subito.  «  Col  differire  la  difficolta  non  isminuisce,  anzi  au- 
menta,  e  poiche  il  taglio  e  da  fare,  si  faccia  immediatamente, 
risolutamente.  »  II  Papa  sembra  tutto  compreso  da  questo  pen- 
siero  giustissimo,  che  dove  appare  lo  scandalo,  questo  non 
debba  essere  tollerato  neppure  un  istante,  ma  subito  con- 
dan  nato  e  rimosso. 

II  suo  cuore,  soavemente  paterno,  sente  pero  la,  difficolta 


264  I   NUOVI   DOCUMENTI   PONTIFICII 

della  cosa,  sente  quali  idoii,  a  molti  carissimi,  viene  egli  a 
strappare  di  un  colpo  solo.  Ma  per  cio  non  s'arresta.  Sono 
impreparati  i  maestri  e  i  direttori  del  coro?  Si  prepareranno 
ed  «  a  poco  a  poco  la  cosa  riprender&  da  se  medesima  ». 
Produrra  qualche  meraviglia  la  cosa  nuova?  Non  importa ; 
eessera  la  meraviglia  e  «  nella  perfetta  rispondenza  della 
musica  aile  norme  liturgiche  ed  alia  natura  della  salmodia 
tutti  ravviseranno  una  bellezza  e  bont£,  forse  non  mai  dap- 
prima  avvertite  ».  Si  vuole  obbedienza,  ma  non  materiale  e 
cieca,.  si  bene  spontanea,  alacre,  illuminata,  per  quei  me- 
desimi  altissimi  fini,  onde  il  S.  Padre  la  impone;  per  I'esempio 
santo,  che  soprattutto  qui  in  Roma,  deve  darsi  al  mondo  in- 
tero  cattolico ;  per  le  ragioni  «  debitamente  apprese,  chiare, 
evidenti,  irrefutabili  »,  che  ad  ogni  uomo  sensato  ne  dimo- 
strano  la  convenienza  e  la  giustezza.  Singolarmente  commo- 
venti  sono  le  parole  con  le  quali  il  Papa,  quale  padre  spi- 
rituale  delle  anime,  si  ripromette  dai  suoi  figliuoli  una  tale 
obbedienza  perfetta :  «  Abbiano  tutti  fiducia  in  Noi  e  nella 
Nostra  parola,  con  la  quale  va  congiunta  la  grazia  e  la  be- 
nedizione  celeste  ». 

IV. 

Ne  il  Papa  indica  soltanto  questo  o  quell'abuso  particolare, 
questa  o  quella  funzione  liturgica,  «  che  abbisogna  di  un 
compiuto  rinnovamento  »,  ma  si  estende  a  deftnire  con  molta 
determinatezza  e  con  linguaggio  tecnico  irreprensibile  i  ge- 
neri  e  le  forme  dell'arte,  che  sono  da  ammettere  o  da  ri- 
provare. 

Niun  altro  documento  ecclesiastico  si  6  mai  espresso  cosi 
per  lo  innanzi,  e  la  parola  del  Papa  viene  a  sciogliere  d'un 
tratto  le  molte  e  talvolta  acri  question!  che  si  agitavano 
nel  mondo,  esagerando  gli  uni  per  severita  soverchia,  gii 
altri  per  riprenstbile  rilassatezza.  Non  il  solo  canto  gregjo- 
riano  e  permesso  in  chiesa,  116  insierne  col  canto  gregoria no 
e  permessa  la  sola  polifonia  della  Scuola  classica,  special- 


SULLA   RESTAURAZIONE   BELLA   MUSICA   SACRA  265 

mente  romana,  ma  anche  la  musica  moderna.  A  dir  vero, 
si  aveva  gia  questa  licenza;  ma  essa  deducevasi  piuttosto 
da  cio,  che  condannando  la  Chiesa  certe  forme  particolari 
clella  musica  moderna,  come  non  acconce  al  culto,  si  veniva 
indirettamente  a  permettere  che  tale  musica,  cosi  castigata, 
potesse  accogliersi.  Ora  per  la  prima  volta  il  Sommo  Pon- 
teflce  direttamente  consacra,  a  mo'  di  dire,  la  musica  rno- 
derna,  e  riconosce  come  anch'essa  offra  «  composizioni  di  tale 
bonta,  serieta  e  gravita,  che  non  sono  per  nulla  indegne  delle 
funzioni  liturgiche  ».  E  per  tutta  ragione  adduce  un  prin- 
cipio  generate,  grandemente  fecondo  per  le  svariate  sue  ap- 
plicazioni,  e  quanti  amano  la  civilta  vera  godranno  di  ve- 
derlo  scolpito  a  caratteri  indelebili  in  un  documento  pontificio 
di  tan' ta  importanza :  «  La  Chiesa  ha  sempre  riconosciuto  e 
favorito  il  progresso  delle  arti,  ammettendo  a  servizio  del 
culto  tutto  cio  che  il  genio  ha  saputo  trovare  di  buono  e  di 
bello  nel  corso  dei  secoli,  salve  pero  sempre  le  leggi  litur- 
giche «. 

II  Motii  Proprlo  adunque  non  opprime  per  nulla  il  mu- 
sicista,  non  soffoca  il  suo  genio,  non  taglia  le  ali  ai  suoi 
voli  per  i  liberi  campi  dell'arte;  viva  egli  pure  della  vita 
odierna  dei  suoni,  non  sia  costretto  a  parlare  il  solo  lin- 
guaggio  dei  secoli  tramontati,  non  si  riduca  servile  imitatore 
del  genio  altrui,  ma  sia  egli  stesso  creatore  delle  nuove  forme 
che  adopera.  Solo  ricordi  che  Parte  non  si  fa  mai  per  1'arte, 
che  deve  pero  costantemente  tenere  innanzi  gli  occhi  il  fine 
a  cui  serve  il  lavoro  suo,  divenendo  cotal  fine  anche  per 
lui  il  necessario  ma  ragionevole  freno,  che  lo  contiene  entro 
i  termini  doverosi  ed  imprime  alia  sua  cornposizione  quel 
carattere  e  quel  colore  che  nel  suo  genere  la  rendono  perfetta. 
La  musica  quando  entra  nel  tempio  dev'essere  impregnata 
della  sua  santita;  umile  ancella  della  liturgia,  deve  acco- 
glierne  le  leggi.  II  musicista,  ben  compreso  di  queste  duo 
massime,  non  trova  inceppamento  nel  motto  dantesco :  Non 
mi  lascia  pih  ir  lo  fren  d$ll'arte,  ma  ispirazione  e  guida 
sicura. 


266  I  NUOVI   DOCUMENTI   PONTIFICI1 


V. 


Ma  Pio  X  non  indica  soltanto  i  generi  di  musica  am- 
messi  nel  tempio ;  ne  deter mina  inoltre  la  relazione  loro  re- 
ciproca  e  quindi  la  maggiore  o  minore  attitudine  che  hanno 
per  se  niedesimi  a  servizio  del  culto.  II  canto  gregoriano  «  per 
la  santltd  della  sua  origine  e  delle  sue  forme  e  il  solo  che  la 
Chiesa  propone  come  veramente  suo,  e  quindi  il  solo  che  acco- 
glie  e  prescrive  nei  suoi  libri  liturgici  »;  esso  «  come  cosa 
d'arte  ha  formato  sempre  e  forma  tuttavia  Fammirazione  pro- 
fonda  di  tutti  i  dotti  cultori  delle  discipline  musical! ,  ed  e  cosi 
superiore  ad  ogni  privato  gusto  riazionale,  che  tutto  il  mondo  lo 
accolse  e  lo  accoglie  tuttavia  come  musica  veramente  uni- 
vei'sale  »  l.  II  canto  gregoriano  e  adunque  la  musica  specifi- 
catamente  propria  della  Chiesa,  perche  essa  sola  presenta  in 
grado  perfetto  le  tre  qualita  sostanziali  della  musica  sacra, 
si  nettamente  e  si  felicemente  indicate  nel  Matu  proprio: 
la  santita,  I'arte  vera  e  I'universaUtd.  Per  tal  ragione  il 
canto  gregoriano  ha  diritto  intrinseco  ad  essere  proposto  quale 
«  supremo  modello  della  musica  sacra,  »  ed  il  S.  Padre  non 
solo  ne  fa  esplicita  dichiarazione,  ma  stabilisce  per  la  prima 
volta  in  un  documento  ecclesiastico  la  legge  direttiva  impor- 
tantissima  che  ne  discende  spontanea :  Tanto  una  compo- 
siziane  per  chiesa  e  pin  sacra  e  liturgica,  'quanta  pin  nel- 
randamento,  nelV  ispirazione  e  nel  sapore  si  accosta  alia 
mclodia  gregoriana,  e  tanto  £  meno  degna  del  tempio,  quanta 
piu  da  quel  supremo  modello  si  riconosce  difforme. 

('on  tale  criterio  e  dato  subito  riconoscere  «  1'eccellente 
bonta,  liturgica  e  musicale  »  della  classica  polifonia,  specie 
della  Scuola  romana,  e  quanto  anch'essa  sia  degna  d; essere 
presentata  insieme  col  canto  gregoriano  quale  ottimo  modello 
di  musica  sacra.  Rispetto  poi  alle  svariatissime  forme  che 

1  Cosi  la  £ettera  pastorale  del  1895. 


SULLA  RESTAURAZIONE   DELLA  MUSICA   SACRA  267 

puo  rivestire  la  musica  moderna,  col  medesimo  principio  di- 
rettivo  oramai  non  tornera  piii  tanto  difficile  lo  stabilire  quali 
siano  le  forme  meglio  acconce  al  culto  e  soprattutto  quali 
dal  culto  debbano  essere  perpetuamente  bandite.  Intanto  il 
Pontefice  scende  ad  un'applicazione  della  sua  regola  di  si 
grave  importanza,  che  la  storia  futura  non  avra  raai  parole 
sufficient!  per  celebrarne  la  saggezza  e  Topportunita.  Le  forme 
della  musica  moderna,  egli  dice,  che  nel  secolo  scorso  ebbero 
tanta  voga  in  teatro,  specie  in  Italia,  sono  le  meno  acconce 
ad  accompagnare  le  funzioni  del  culto,  perch.6  per  la  loro  na- 
tura  presentano  « la  massima  opposizione  al  canto  gregoriano 
ed  alia  classica  polifonia  e  pero  alia  legge  piu  importante  di 
ogni  buona  musica  sacra.  » 

Quanto  mai  viva  e  la  descrizione  che  di  questo  stile 
musicale  troviamo  nella  Letter  a  pastorale  del  1895.  Niun 
altro  miglior  commento  potrebbe  darsi  al  paragrafo  6°  del 
Motu  proprio,  e  conseguentemente  nulla  di  meglio  efficace 
si  potrebbe  recare  a  pienissirna  giustificazione  dei  precetti 
particolari,  contenuti  nella  Lettera  aU'Emo  Cardinal  Vicario. 

Quello  stile,  scriveva  il  Patriarca  di  Venezia,  «  non  pre- 
senta  affatto  nulla  che  ricordi  il  canto  gregoriano  e  le  forme 
piu  severe  della  polifonia;  il  suo  carattere  intrinseco  e  la 
leggerezza  senza  riserva ;  la  sua  forma  melodica,  sebbene 
sommamente  gradita  all'orecchio,  e  sdolcinata  all'eccesso;  il 
suo  ritmo  e  quello  della  poesia  italiana  nelle  forme  piu  sal- 
tanti ;  il  suo  fine  e  il  piacere  del  senso,  e  quindi  non  mira 
ad  altro  che  all'effetto  musicale,  il  quale  torna  tanto  piii 
gradito  aH'orecchio  del  volgo,  quanto  piu  e  manierato  nei 
pezzi  di  concerto  e  pni  clamoroso  nei  cori;  il  suo  andamento 
e  il  massimo  del  cosiddetto  convenzionalismo,  che  si  scorge 
sia  nella  composizione  e  tessitura  dei  singoli  pezzi,  sia  nel 
complesso  di  uno  spartito:  1'aria  del  basso,  la  romanza  del 
tenore,  il  duetto,  la  cavatina,  la  cabaletta  e  il  coro  finale, 
tutti  pezzi  di  convenzione,  che  non  mancano  mai.  E  non  si 
aggiunge,  che  tante  volte  si  presero  le  stesse  melodie  tea-' 
trali  acconciandole  malamente  sul  testo  sacro ;  piii  spesso  se 


268  I   NUOVI   DOCUMENTI   PONTIFICII 

ne  composero  delle  nuove,  ma  sempre  sulla  foggia  del  tea- 
tro,  o  con  reminiscenze  di  quei  motivi,  riducendo  le  fun- 
zioni  piii  auguste  della  Religione  a  rappresentazioni  profane, 
cambiando  la  chiesa  in  teatro,  profanando  i  misteri  della 
nostra  fede  a  tal  punto  da  meritare  il  rimprovero  di  Cristo 
cii  profanatori  del  tempio  di  Gerusalemme :  Vos  autem  fe- 
ds tis  illam  spehmcam  latronum. 

VI. 

Con  la  sua  augusta  parola  Pio  X  ha  dunque  messo  ter- 
mine  ad  un  disordine  universalmente  riconosciuto  e  lamentato, 
rigettando  dal  tempio  senza  misericordia  queste  musiche,  non 
solo  indegne,  ma  «  per  lo  piii  di  si  meschino  valore  d'arte, 
che  non  si  tollererebbero  affatto,  neppure  ne'  concert!  di  minor 
con  to  ».  Nulla  si  perde.  Se  ne  lagneranuo  forse  alcuni  p'ochi, 
«  meno  intelligent!  »,  come  li  chiama  Pio  X;  ma  quanti  al 
mondo  sono  cultori  dell'arte  vera,  quanti  sentono  la  gran- 
dezza  e  santita  del  tempio  e  la  profanita  e  meschinita  delle 
forme  che  si  vollero  far  passare  per  tanto  tempo  come  al 
medesimo  convenient!,  o  per  lo  meno  non  disdicevoli,  da- 
ranno  plauso  al  Pontefice  sapiente  e  coraggioso.  Mentre  pero 
con  un  taglio  si  risoluto  egli  chiude  un  periodo  di  vergo- 
gnosa  decade nza  nella  storia  della  nostra  musica  sacra,  ne 
apre  un  altro  indubitatamente  fecondo  di  ottimo  bene. 

Quanto  ricca  sorgente  d'ispirazione  viene  aperta  al  com- 
positore  di  chiesa  da  quei  semplicissimi  accenni,  ma  pregni 
di  alto  significato  l,  dove  la  musica  e  brevemente  descritta 
nelle  intime  sue  relazioni  con  la  liturgia  della  Chiesa !  La 
musica  6  solo  parte  integrante  della  liturgia;  essa  dunque 
deve  concorrere  a  formare  un  tutto  omogeneo  con  questa. 
II  valore  estetico,  e  quei  che  piu  monta  1'efficacia  spirituale 

1  Un  dotto  scrittore  inglese,  il  rev.  M.  Moloney,  parlando  del  para- 
grafo  1°  del  Motu  proprio,  cosi  scriveva  nel  Tablet  del  9  gennaio,  p.  48: 
«  It  is  difficult  to  know  which  words  to  emphasize  in  this  passage,  in 
which  every  word  is  pregnant  with  significance.  » 


SULLA   RESTAURAZIONE   BELLA   MUSICA   SACRA  269 

della  funzione   liturgica   dipendono,  non  gia,  dal  predominio 
e  dallo  sviluppo  indebito  dell'una  o  dell'altra   parte   che  la 
compongono,  si  bene  dalla  stretta  unita,  conveniente  rispon- 
denza  e  giusfca  proporzione  delle  singole  parti  tra  loro  e  col 
tutto.  La  musica  pero  tra  le  arti  varie  a  servizio  del  culto 
6  la  piii  importante,  avendo  in   chiesa  1'officio,    quale   fine 
suo  specialissimo,   «  di  aggiungere  maggiore  efficacia  al  testo 
liturgico  »,  perch6  «  i  fedeli  con  tale  mezzo  siano  piufacil- 
mente  eccitati  alia  devozione  e  meglio  si  dispongano  ad  acco- 
gliere  in  s6  i  frutti  della  grazia  »  proprii  della  funzione  li- 
turgica. Or  questa  e  missione  sublime  assai,  viva,  parlante; 
tanto  piu  nobile  quanto  piu   direttamente  1'arte  6  chiaraata 
a  concorrere  al  conseguimento  del  fine  stesso  della  liturgia. 
Ma  tal  missione  non  potra  mai  essere  ben  compiuta,  se  la 
musica  non  isgorga,  per  cosl  dire,  dal  carattere  intimo  della 
ceremonia  liturgica  che  accompagna  e  dairintimo  senso  delle 
parole  che  riveste  di  note,  ridando  runo  e  1'altro  nel  miglior 
modo  possibile.  Quali  nuovi  segreti  le  si  rivelano  an  che  solo 
per  questo  cosi  sapiente  ammonimento !  Composiziorii  nuove 
per  fattura  e  per  concetto  bellissime  sorgeranno,  ad  esempio, 
per  la  solennita.  del  vesperi,  dove,  'come  insegna  il  Pontefice, 
il  proprio  carattere  della  salmodia  liturgica,   che  e  di  ver- 
setti  alternati  tra  due  cori,   deve  conservarsi  ed  esprimersi 
nella  fattura  del  salmo,  anche  quand'  esso  6  tutto  per  intero 
composto  in  musica. 

Parimente  vi  sarebbe  che  dire  assai  di  quel  felice  au- 
torevole  richiamo  dell'arte  a  riteraprare  i  suoi  concetti  nelle 
pure  sorgenti  della  classica  polifonia  e  massimamente  del 
canto  gregoriano.  Quanta  ispirazione,  quanta  vita  feconda, 
quanta  novita  di  forme,  quanto  improvvisa  e  non  sospettata 
sicurezza  di  effotto  si  scorge  nei  lavori  di  quei  piu  accorti 
maestri,  che  gia,  a  quelle  fonti  fresche,  limpide,  salutari  si 
abbeverarono  !  Certo  il  genio  personale  vi  ha  parte  gran- 
dissima ;  esso  pero  6  dono  di  Dio.  Ma  anche  la,  dove  il  dono 
6  concesso  in  piu  scarsa  misura,  se  ne  ritrarra  sempre  si- 
euro  vantaggio,  se  con  istudio  costante,  con  raddoppiata  dili- 


270  I   NUOVI   DOCUMENT!   PONT1FICII 

genza  si  ricorra  a  quei  supremi  modelli.  Torniamo  all'an- 
tico,  diceva  il  Verdi,  additando  il  Palestrina;  al  piu  antico 
ancora,  aggiuBge  Pio  X,  restituendo  alia  Chiesa  ed  al  mondo 
le  melodie  gregoriane, 

VII. 

II  fatfco  a  cui  aceenniamo  e  veramente  grandioso  e  ri- 
marra  piii  che  mai  memorando  nella  storia  del  Pontificate 
rornano.  La  S.  Coiigregazione  del  Riti  lo  annuncia  con  parole 
che  hanno  del  solenne  e  che  ricordano  in  certo  modo  ie  brevi 
ma  eloquenti  diciture  del  Liber  Pontifical-is,  dove  gli  atti  piu 
celebri  degii  antichi  Pontefici  sono  tramandati  alia  memoria 
del  posteri :  Sanctissimus  Dominus  Noster  Pius  Papa  X 
venerabilem  can  turn  gregoriamim  iuxta  codicum  fidem  m 
pristinum  Ecclesiarum  usum  feliciter  restituit. 

Feliciter  restituit!  C'  e  veramente  onde  congratularsene 
la  Chiesa  e  il  mondo. 

Le  melodie  liturgiche  si  perdono,  quanto  air  or^igine, 
ne'  primi  secoli  cristiani,  e  nelle  loro  forme  piu  semplici 
contengono  senza  dubbio  un'eco  di  que'  primissimi  canti  che 
risonarono  nelle  catacombe.  Svoltesi  piii  tardi  con  mag- 
giore  ricchezza  e  composte  in  un  corpo,  furono  tramandate 
dai  padri  con  pieta  singolare  e  venerazione  profonda,  come 
cosa  santa,  ispirata  direttamente  dal  cielo  al  Pontefice  S.  Gre- 
gorio  Magno.  Roma  ne  era  depositaria  e  custode  gelosa;  i 
codici  che  le  contenevano  da  Roma  erano  inviati  alle  varie 
Chiese  d'occidente  e  si  ricevevano  come  dono  prezioso  e  si 
tenevano  da  tutti  in  conto  di  una  specie  di  bibbia  musicale, 
dove  a  niuno  era  lecito  di  nulla  toccare  od  alterare:  tradi- 
zione  tenace,  che  per  molti  secoli  manterine  per  tutto  Tinte- 
grita  e  1'unita  materials  del  canto  liturgico,  salvo?  ben  s'in- 
tende,  i  guasti  provenienti  dalle  innumerabili  trascrizioni  dei 
codici,  necessarie  a  farsi  nel  corso  dei  tempi  per  1'uso  quoti- 
diano  di  tante  chiese,  guasti  pero  non  mai  si  gravi,  che  non 
si  potessero  serapre  correggere,  ricorrendo  agii  esemplari  piu 
antichi  e  piu  puri. 


SULLA  RESTAURAZIONE  BELLA   MUSICA  SACRA  271 

Senonch6  lo  straordinario  rigoglio,  a  cui  giunsero  nel  se- 
colo  XV  le  nuove  forme  della  polifonia,  soffoco,  non  gia  la 
tradizione  die  rimase  nei  libri,  ma  Pintelligenza  delle  me- 
lodie  gregoriane  e  ne  restrinse  Puso;  cosi  che  nel  secolo  se- 
guente  erano  esse  cadute  in  si  gran  dimenticanza  e  disere- 
dito,  che  non  se  ne  aveva  piii  senso  alcuno,  fino  a  trovare 
«  barbarism!  e  inali  suoai  »,  alterazioni  di  accento  ed  incom- 
poste  serie  di  note,  proprio  la,  dove  oggi  riconosciamo  pregi 
e  bellezze  recondite  di  prirn'ordine.  II  tentativo  del  Palestrina 
di  rimaneggiare  a  mo  do  suo  le  melodie  della  Chiesa  falll, 
perch6  Gregorio  XIII,  che  ad  una  loro  revision©  aveva  dato 
il  permesso,  lo  ritiro,  appena  si  avvide  qua!  gaasto  se  ne 
sarebbe  fatto  sotto  il  titolo  di  correzione.  Interessati  specu- 
lator! ripresero  piii  tardi  I'  infelice  diseguo-,  e  sotto  Paolo  V 
lo  condussero  a  termine.  Ma  la  Provvidenza  iieppure  allora 
permise  che  quel  Papa  approvasse  Pedizione,  sebbene  dal 
medesimo,  ad  istanza  del  musici,  fosse  stata  dapprima  pro- 
mossa.  Egli  abbandon6  P  impresa,  perche  assai  male  riuscita, 
e  la  cosiddetta  edizione  medicea,  fu  messa  quindi  in  luce  nel 
1614  qua!  privato  lavoro,  senza  fortona,  senza  fama,  ben 
presto  sepolta  nell'oblio,  dove  rimase  tre  secoli  inter! .  La 
tradizione  gregoriana,  perdu ta  universalmente  nel  metodo  di 
esecuzione  ed  in  gran  parte  nelPuso,  rimase  intatta,  almeno 
in  questo  senso  negative,  che  Pautorita  della  Chiesa  non  la 
distrusse  mai,  proponendo  con  definitiva  sentenza  altre  forme 
di  melodia  come  forme  sue  proprie.  Qtiindi  si  confeinuo  ancora 
a  parlare  di  canto  gregoriano,  a  lodarne  la  bonta  e  bsllezza, 
a  raccomandarne  lo  studio  e  la  pratica,  senza  che  si  sa- 
pesse  determinatamente  qual  fosse  la  sua  forma  genuina,  quali 
i  suoi  essenziali  caratteri,  quale  il  suo  vera  metodo  di  ese- 
cuzione. I  padri  anticfri,  gli  scrittori  del  medio  evo  Pavevano 
lodato  come  bello,  dolce,  soave,  attraente  gli  animi  a  Dio, 
e  tanto  era  bastante  a  continuare  con  le  medesime  lodi. 

La  gloria  di  far  risorgere  in  tutto  il  loro  splendore  le 
melodie  della  Chiesa  era  riservata  ai  tempi  a  noi  piii  vicini. 
L'occasione  fu  porta  dal  ritorno  che  fecero  alia  liturgia  ro- 


272  I  NUOVl   DOCUMENTI  PONTIFICII 

mana  le  Chiese  di  Francia.  Lo  stretto  vincolo,  che  lega  il 
canto  alia  liturgia,  rivolse  allora  gli  animi  alia  restituzione 
eziandio  del  canto  gregoriano,  e  Pio  IX,  che  di  quel  ritorno 
era  I'anima,  benedisse  ed  ampiamente  incoraggio  quei  primi 
studii,  specie  quando  gli  venne  offerta  una  prima  ediztone  del 
canto  tradizionale,  quella  di  Reims  e  Cambrai,  sebbene  ancora 
assai  imperfetta,  soprattutto  nella  disposizione  dei  gruppi  e 
per6  nella  divisione  ritmica  delle  melodie,  come  i  suoi  me- 
desimi  editori  riconoscevano  e  ne  davano  avviso  al  Papa  *.  In- 
tanto  i  Bsnedettini  di  Solesmes,  ossequenti  all'  invitodiPio  IX, 
continuarono  pacificamente  gli  studii  e  giunsero  a  quel  raira- 
bile  risultamento  che  oggi  tutti  ammiriamo.  Essi  hanno  il 
yanto  di  avere  riallacciata  la  tradizione  gregoriana  a  quella 
non  mai  iaterrotta  del  medio  evo  e  dei  secoli  antecedent! 
fino  a  S.  Gregorio  ed  ai  primi  tempi  cristiani. 

Leone  XIII  fa  largo  di  encomio  ai  benemeriti  raonaci, 
non  solo  per  r opera  piena  di  difficoM  e  frutto  di  pazienti 
studii,  ma  specialmente  per  la.loro  devozione  verso  la  Chiesa 
romana  «  che.  sempre  giudico  doversi  avere  in  sommo  onore 
quel  genere  di  melodie  che  vanno  sotto  il  nome  di  S.  Gre- 
gorio Magno  »  2,  e  ripete  poscia  in  piu  occasioni  le  medesime 
lodi,  finche  nel  maggio  1901,  stimo  giunto  il  tempo  di  rico- 
noscere  piii  pienamente  la  bonta  dei  loro  lavori  e  di  esortare 
tutti  i  cultori  del  canto  ecclesiastico  a  mettersi  per  la  me- 
desima  via,  sollerter  et  liber  e,  nello  studio  teoretico  e  nel- 
Vuso  pratico  delle  chiese  3. 

1  Si  veggano  i  Brevi  di  Pio  IX  del  1°  maggio  1852  al    p.  Lainbil- 
lotte;  del  23  agosto  1854  al  Vescovo  di  Arras  e  all'editore  Lecoffre  di 
Parigi,  ed  il  Breve  del  24  novembre  1856  al  medesimo  Vescovo  d' Arras. 
Sono  pubblicati  dal  BONHOMME  (Principes  d'une  veritable  restauration  du 
ehant  gregorien,  Paris  1857)    insieme  con   la  lettera  del  Vescovo,    riella 
quale  suppiica  Pio  IX  di  non  approvare  ancora    Tedizione  presentata, 
ma  solo  d'  incoraggiaro  gli  studii,  perche  si  giuuga  a  frutti  piu  maturi 
c  perfetti,  cio  die  Pio  IX  fece  ampiamente. 

2  Breve  del  3  marzo  1884  all'illustre  benedettino  di  Solesmes,  D.  GIU- 
SEPPE POTHIER,  ora  abbate  di  Saint  Wandrille. 

3  Breve  del  17  maggio  1901  all'abbate  di  Solesmes,  D.  PAOLO  DE- 
LATTE. 


SULLA  RESTAURAZIONE   DELLA   MUSICA   SACRA  273 

VIII. 

Da  questo  al  riconoscere  formalmente  la  tradizione  gre- 
.goriana  e  al  restituirla  in  tutte  le  Chiese  del  mondo  non  ri- 
maneva  che  un  passo.  Pio  X  1'ha  fatto :  Cantum  gregorianum 
iuxta  codicum  fidem  in  pristinum  Ecclesiarum  usum  feli- 
citer  restituit!  Ne  vi  ha  dubbio  intorno  1'oggetto  designate 
da  queste  parole,  poiche  il  Pontefice  intende  veramente  «  il 
canto  proprio  della  Chiesa  romana,  il  solo  canto  ch'essa  ha 
ereditato  dagli  antichi  padri,  che  ha  custodito  gelosanaente 
lungo  i  secoli  nei  suoi  codici  liturgici,  che  come  suo  diret- 
tamente  propone  ai  fedeli,  che  in  alcune  parti  della  liturgia 
•esclusivamente  prescribe  e  che  gli  studii  piii  recenti  hanno 
si  felicemente  restituito  alia  sua  integrita  e  purezza  ».  Lo 
chiama,  per  la  prima  volta  in  un  pubblico  documento,  «  canto 
tradiziouale  »,  «  antico  canto  gregoriano  »,  «  antichissimo 
canto  romano  »,  e  vuole  sia  diligentemente  studiato  nei  se- 
minarii  di  tutto  il  inondo,  e  restituito  «  largamente  nelle 
funzioni  del  culto  ».  Dispone  inoltre  ch'esso  venga  introdotto 
immediatamente  in  tutti  i  seniinarii,  collegi  ed  istituti  eccle- 
siastici  di  Roma,  ed  ai  giovani  chierici,  che  quivi  sotto  i  suoi 
ocelli  s'istruiscono,  affida  la  nobile  missione  di  recarlo  un 
giorno  nelle  loro  diocesi,  «  come  gia  altra  volta  quel  canto 
dalla  Chiesa  di  Roma  si  era  sparso  nelle  altre  Chiese  d'Oc- 
cidente  »,  e  subito  si  ripromette  un  saggio  della  diligenza  e 
dello  studio  dei  «  carissimi  giovani  »  durante  la  Messa  Pa- 
pale  da  celebrarsi  in  S.  Pietro  nelle  prossime  feste  gregoriane. 

Si  opponeva  pero  una  difficolt£i  gravissima  a  tale  solenne 
ristabilimento  in  tutta  la  Chiesa  della  tradizione  gregoriana. 
Dopo  le  ultime  lodi  di  Pio  IX  all'edizione  imperfetta  di  Reims 
e  Cambrai,  mentre  le  cose  erano  messe  in  tacere  e  gli  studii 
continuavano  nel  segreto  di  un  chiostro,  di  fuori  cominci6  ad 
agitarsi  tra'  dotti  la  questione,  se  veramente  fosse  possibile 
un  vero  e  al  tutto  soddisfacente  ritorno  alia  tradizione  grego- 
riana; molti  negavano,  e  s'accendevano  polemiche  e  nella 

1904,  vol.  I,  fasc.  1287.  18  27  gennaio  1904. 


274  I  NUOVI   DOCUMENTI   PONTIFICII 

coscienza  del  piu  si  andava  insinuando  la  persuasione  che 
T  impresa  sarebbe  fallita,  o  per  lo  meno  che  non^sarebbesi 
potuta  compiere  se  non  dopo  tempo  limghissimo.  Un  potente 
editore  strauiero,  approfittando  senza  dubbio  delle  accennate 
inccrtezze,  chiese  nel  1868  ed  ottenne  di  ris  tamp  are  la  povera 
ed  infelice  edizione  medicea  del  1614;  la  quale  a  poeo  a  poco 
da  alcuni  musicologi  di  Germania  venue  circondata  di  una 
aureola  fuor  d'ogni  credere  raggiante,  quasi  contenesse  il 
vero  canto  romano,  e  fosse  stata  promossa  nientedirneno  che 
dal  Goncilio  di  Trento,  rived uta  dal  Palestrina  per  ordine  di 
Gregorio  XIII,  coinpiuta  poi  per  volere  di  Paolo  V  e  da  questo 
approvata  con  Bolle  pontificie  ed  introdotta  nell'uso  delle 
Chiese,  come  edizione  autentica  ed  officiate.  Non  tardd  quindi. 
ad  ottenere  quei  privilegi  e  quelle  raccomandazioni  che  tutti 
sanno. 

Ma  quando  nel  1880  apparve  il  libro  rivelatore  di  D.- Giu- 
seppe Pothier  Les  melodies  grfyoriennes  d'apres  la  -tradi- 
tion e  poco  stan te  nel  1883  il  Liber  Gradualis  iuxta  co- 
dicum  fidemf  quando  la  Paleographie  musicale  di  Solesmes 
comincio  a  pubblicare  in  fototipia  gli  stessi  codici  gregoriani 
piu  celebrati  e  ad  illustrarli  con  istudii  larghi  e  profondi, 
le  povere  melodie  della  medicea  ebbero  un  riscontro  critico- 
e  scientifico  irrefutabile ;  non  ressero  piu  al  paragone  ed  ap- 
parvero,  quali  Pio  X  le  definisce :  «  scorrette,  alterate,  rac- 
corciate  »7  e  tutto  cosi  nialamente,  che  non  possono  dare  una 
giusta  idea  del  vero  e  legittimo  canto  gregoriano.  Quanda 
poi  su  document!  inediti  della  piu  alta  importanza  fu  messa 
in  luce  tutta  la  vera  storia  della  Medicea,  cadde  come  per  in- 
canto  il  castello  leggendario,  che  fino  allora  Taveva  sostenuta, 
e  si  riconobbero  del  tutto  infondate  le  ragioni,  per  le  quali 
tanti  privilegi  e  tante  raccomandazioni  s'erano  richieste.  Per 
altra  parte  i  favori  non  avevano  mai  esclusa,  n6  potevano  in 
niun  modo  escludere,  la  possibilita  di  un  pieno  ritorno  alia 
tradizione,  come  non  avevano  mai  esclusa  la  tradizione  stessa  ; 
si  lasciava  largo  campo  agli  studii,  nulla  imponendo,  ma  solo 
raccomandando,  e  questo  pure  per  riguardo  alle  circostanze 


SULLA  RESTAURAZIONE   BELLA  MUSICA   SACRA  275 

delle  cose  e  dei  tempi,  pro  rerum  ac  temporum  circum- 
stantiis,  come  dichiara  apertamente  il  nuovo  Decreto  Sanc- 
tissimus  Dom.innx. 

Fu  un  beue  fecondo  quest'attitudine  dell'autorita  eccle- 
•siastica,  perche  promosse  efficacemerite  la  pratica  del  canto 
liturgico,  come  meglio  si  poteva  negli  scorsi  decennii,  ed  in- 
sieme  accrebbe  stimolo  e  fervore  ai  dotti  cultori  del  vero  canto 
gregoriano  a  fine  di  compiere  il  piu  presto  ed  il  piu  perfet- 
tamente  possibile  i  loro  studii. 

II  Sommo  Pontefice  stimo  di  dover  toglier  di  mezzo  anche 
questa  difficolta,  e  con  atto  di  autorita  veramente  sovrana, 
per  mezzo  deiraccennato  Decreto,  rivoco  tutti  i  privilegi 
e  tutte  le  raccomandazioni,  onde  s'erano  andate  introdu- 
cendo  in  passato  altre  forme  di  canto  liturgico  piu  recenti, 
e  solo  benignamente  permise,  che  queste  potessero  ancora 
ritenersi  la  dove  sono  introdotte,  finche,  quanto  prima  si 
possa  fare,  sia  sostituito  in  loro  luogo  il  venerando  canto 
tradizionale  4. 

Alcuni  in  vero  avrebbero  voluto  che  al  canto  tradizionale 
si  desse  si  libero  corso,  ma  nulla  si  togliesse  od  alterasse  di 
quanto  era  stato  disposto  circa  le  forme  piu  recenti  del  canto 
e  cio  per  riguardo  all'uso  loro,  sparso  oramai  in  moltiluoghi. 
Pero  se  ben  si  considerano  le  disposizioni  del  nuovo  codice 
giuridico  della  musica  sacra,  come  le  intese  il  Papa  e  come 
le  voile  insieme  congiunte  in  un  corpo  compatto  di  principii 
e  di  applicazioni  pratiche,  quella  revoca  diveniva  una  ne- 

1  II  S.  Padre  non  designa  nessuna  edizione  particolare  di  canto  gre- 
goriano tradizionale,  ed  alcuni  hanno  da  cio  dedotto^,  che  prima  d'intro- 
durlo  bisogna  dunquo  attendere  che  sia  fatta  un  edizione  nuova,  official  e 
e  da  approvarsi  dalla  Suprema  autorita,  Crediamo  di  poter  affermaro 
che  ad  un.a  .tale  edizione  non  si  pensa  punto,  almeno  per  ora,  e  che 
forse  forso  non  ci  si  pensera  mai.  Abbiamo  intanto  1'edizione  benedet- 
tina,  gia  lodata  ed  approvata  da  Leone  XIII  nel  Breve  Nbs  quidem, 
ed  essa  risponde  assai  bene  alle  inteiizioni  del  Motu  proprio.  Se  altri 
in  seguito  sapranno  fornire  edi/ioni  di  eguale  bonta  o  migliori,  queste 
saranno  pure  le  benvenute.  Nel  resto  Sua  Santita  non  avrebbe  imposto 
immediatameJite  ai  collegi  e  seminarii  di  Roma  il  canto  tradizionale,  se 
non  avesse  saputo  clie  gia  si  avevano  alia  mano  ottimi  libri  che  lo 
contengono. 


276  I   NUOVI   DOCUMENT!   PONT1FICII 

cessita  logica  imprescindibile.  Gli  studii  recent!  «  hanno  si 
felicemente  restituito  alia  sua  integrity  e  purezza  »  il  canto 
proprio  della  Chiesa  Romana.  Di  cio  nessun  dubbio.  Per 
conseguenza  pote  questo  canto  essere  proposto  autorevol- 
mente  dal  Papa;  qual  «  supremo  modello  della  musica  sacra  », 
e  conseguentemente  qual  termine  di  paragone,  secondo  il 
quale  giudicare  della  bonta  di  ogni  altro  genere  musicale 
ammesso  in  chiesa.  Ora  un  supremo  modello  d'arte  non  puo 
additarsi  in  esemplari  contro  ogni  ragione  d'arte  «  scorretti, 
alterati,  raccorciati  ».  Questi  dunque  dovevano  necessaria- 
mente  essere  rimossi  e  andar  privi  di  quella  qualsivoglia 
autorita,  che  avevano  goduto  per  qualche  tempo.  Senza  dubbio 
convien  riconoscere,  che  rimprovviso  cambiamento  di  cose 
a  molti  altramente  abituati,  a  quelli  soprattutto  che  vi  ave- 
vano interessi,  debba  parer  duro.  Ma  innanzi  alFonore  che 
il  Pontificato  romano  fa  al  progresso  degli  studii  dei  do'tti  ed 
alle  conquiste  dell'investigazione  critica,  e  soprattutto  poi 
innanzi  al  fatto  veramente  grandiose  e  mondiale  del  solenne 
riconoscimento  di  una  tradizione  ecclesiastica,  che  tutti  i  tempi 
cristiani  insieme  congiunge,  devono  sparire  i  particolari  in- 
teressi e  le  private  inclinazioni. 

I  nuovi  documenti  poatificii  sulla  restaurazione  della  mu- 
sica sacra  segnano  nella  storia  una  prima  indelebile  gloria 
pel  Pontificato  di  Pio  X,  e  Pio  X  sotto  il  suo  Codice  giuridico 
della  musica  sacra  puo  scrivere  fin  dal  quarto  mese  del  suo 
governo :  Exegi  monument  um  aere  perennius. 

Resta  che  i  voti  dell'augusto  Pontefice  siano  pienamente 
compiuti,  e  che  il  ridonato  splendore  della  musica  sacra  in 
tutte  le  chiese  del  mondo  tragga  dal  cuore  di  quanti  assi- 
stono  alle  sacre  funzioni  le  belle  parole,  onde  il  Patriarca 
di  Venezia  chiudeva  la  sua  Letter  a  pastorale :  «  Oh  quanto 
cari,  o  Signore;  sono  i  tuoi  tabernacoli !  La  mia  anima  vi 
sospira  e  vien  meno  p3r  dolcezza  nei  tuoi  atrii  santissimi. 
Quam  dilecta  tabernacula  tua,  Domine,  virtutum !  Concu- 
piscit  et  deficit  anima  mea  in  atria  Domini  (Ps.  LXXXIII,  1).  »• 


IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

E  I  FONDAMENTI  BELLA  FEDE 


I. 

PER  LO   STATO   BELLA   QUESTIONS. 

II  nome  di  Alfredo  Loisy  richiama  alia  mente  quel  che  v'  ha 
di  piu  nuovo  e  di  piu  ardito  ne'  concetti  stessi  fondamentali  del 
Cristianesimo.  Ah!  il  Cristianesimo  e  pur  sempre  quel  che  piii 
appassiona  le  anime  ;  la  buona  novella,  recata  da  Gesu  Cristo 
al  mondo,  agito  ed  agitera  sempre  lo  spirito  umano  il  quale, 
non  appagato,  anzi  giustamente  stance  delle  apparenze  feno- 
meniche  del  mondo  sensibile,  vuol  sapere  quel  che"  si  cela 
attraverso  la  cortina  de7  sensi.  E  torna  quindi,  sempre  con 
nuovo  ardore,  sia  col  nome  di  gnosi,  come  ai  primi  tempi 
cristiani,  sia  col  nome  di  teologia,  come  ai  tempi  de'  Padri 
e  della  scuola,  sia  col  nome  di  critica,  come  ai  tempi  nostri, 
torna  sempre,  dieiamo,  a  studiare  e  ruminare  la  parola  di 
Cristo  consegnata  alle  carte  del  breve  volume  degli  Evangeli; 
poich6  tutti  credono  che  ivi  sia  contenuta  T  unica  parola 
di  conforto,  Tunico  raggio  di  speranza  che  brilli  pe'  mortali. 
II  che  sarebbe  davvero  consolante,  se  quello  studio  si  facesse  a 
dovere.  Ma  qui  e  la  difficolta ;  poiche,  ritenuti  i  concetti  del 
Loisy,  si  puo  veramente  dubitare  se  con  essi  si  e  ancora  cri- 
stiani.  II  Loisy,  dopo  THarnack,  anch'esso  si  6  accinto  ad 
una  quasi  revisione  to  tale  de'  fondamenti  del  Cristianesimo. 
Ma  Tha  fatto  egli  a  dovere  ?  Ecco  la  dimanda  che  giustamente 
si  fa  da  tutti,  e  che  vogliamo  fare  ancor  noi,  come  scrit- 
tori  cattolici.  L'  Harnack  concluse  che  il  Cattolicismo  era 
una  giunta  arbitraria  alFEvangelo,  il  Loisy  lo  dice  solo  un 
scguito  necessario;  1'Harnack  trovo  la  quintessenza  del  Cri- 
stianesimo nella  paternity,  di  Dio,  il  Loisy  sembra  trovarla 


278  1L  VANGELO  DI  ALFREDO 

nel  regno  messianico  futuro,  dopo  la  risurrezione.  Che  cosa 
sono  quest!  ed  altri  enigmi? 

I  libri  del  Loisy  sono  stati  condannati  da  Roma  ;  ma  la 
condanna  suppone   F  errore.  Fa   d'  uopo    additarlo  a  chi  la 
debolezza  della  vista  intellettuale  impedisse  il  vederlo ;    af- 
fluent non  si  verifichi  il  malefico  augurio  che  faceva,  poco 
dopo  la  condanna,  un  seguace   della   scuola  del   Loisy :   «  II 
pensiero  che  egli  ha  seminato  cosl  largamente  nei  solchi  della 
gioventu  ecclesiastica  contemporanea  maturera  in  seguito  l.  » 
II  far  conoscere  Ferrore  e  impedire  che  germogli. 

Dunque  esaminiamo.  E,  sopratutto,  cerchiamo  prima  di 
intender  bene  la  mente  delFautore  e  lo  stato  della  questione. 

IL 

II  Loisy,  innanzi  tutto,  si  dice  storico,  e  ripetutamente 
afferma'volersi  occupare  solo  di  storia  o  esegesi  storica.  — 
Ma  no ;  come  tutte  le  anime  non  volgari,  egli  e,  al  contrario, 
appassionato  per  il  sistema  che  si  sprigiona  dalla  storia,  il 
quale  nel  caso  nostro  e  la  teologia.  Anzi,  una  specie  d'istinto 
lo  tira  alia  specolazione  filosofica,  e  i  suoi  due  ultimi  libri 
toccano  indubitatamente  quel  che  v'ha  di  pi  ft  fondamentale  e 
teologico   nella   Religione  cristiana.   «  Basta  aver  letto   due 
linee  del  Loisy,  dice  egregiamente  il  p.   Lagrange,  per  ve- 
dere  il  fascino  invincibile  che  Fattira  verso  i -problem!  teo- 
logici 2.  »  Basta  legger  la  prefazione  alF  ultimo  suo  libro  :?, 
per  iscorgervi  come  la  sua  mente  e  travagliata  non  per  setn- 
plici  fatti  storici,  che  non  abbiano  nulla  a  fare  coi  problem  i 
teologici  (com7 egli  talora  affetta  di  dire),  ma  proprio  per  questi 
problemi  stessi,  p.  es.  dello  svolgimento  de'  dogmi,  della  di- 
vinita  di  Gesu   Cristo,    della  redenzione,  della  certezza   dei 
fatti  evangelic!,  delF  istituzione  della  Chiesa(p.  XXIII,  XXIV). 
La  storia,  di  fatto,  non  6  per  lui  se  non  un  antecedente  per 

1  Giornale  d< Italia,  27  dec.  1903. 

2  LAGRANGE,  Revue  biblique,  1°  apr.  1903,  p.  92. 

3  A.  LOISY,  Autour  d'un  petit  livre,  Paris,  Picard,  1903. 


E   I  FONDAMENTI    DELLA   FEDE  279 

arrivare  alia  conseguenza  teologica.  E  ben  vero  che  egli  parla 
spesso  di  pura  storia,  di  volere  stare  sul  campo  storico,  di 
impensierirsi  solo  della  storia  e  punto  della  teologia  e  ripete 
che  «  come  il  naturalista  non  nega  Dio,  raccontandociil  mondo, 
cosi  lo  storico  non  distrugge  la  divinita  di  Gesu...  raccontando 
il  suo  ministero  nolle  umili  condizioni  della sua  realta »  (p.  11). 
Ma  elleno  son  parole,  poiche  spesso  la  teologia  e  la  storia  si 
confondono  in  una  sola  cosa  reale,  restando  solo  la  distinzione 
de'  concetti ;  altre  volte  poi  e  cosi  breve  il  pafsso  che  la  mente 
lo  trascorre  quasi  per  istinto,  per  legge  di  logica  inerente 
all'  intelletto.  In  fatti,  se  voi  dite  che  Gesu  di  Nazareth  se- 
rondo  la  storia  e  un  'semplice  uomo  (p.  111-114),  la  mente 
conclude  subito :  dunque  non  e  Dio ;  con  tuttoch6  voi  vi  af- 
fanniate  poi  a  dire  che  e  Dio  secondo  la  fede  e  che  la  divi- 
nita di  Gesu  Cristo  «  non  e  un  dato  della  storia,  ma  un  dato 
della  fede  »  (p.  162).  Se  voi  asserite  che  «  la  risurrezione  del 
Salvatore  non  e  propriarnente  un  fatto  d'ordine  storico...  e 
che  essa  non  e  dimostrabile,  ne  dimostrata  per  la  sola  testi- 
monianza  storica  »  (p.  169),  la  gente,  non  avvezza  alle  sot- 
tigliezze,  conchiudera.  tosto  col  suo  buon  senso :  dunque  Gesu 
Cristo  non  e  risuscitato;  e  avete  poi  un  bel  grjdare  che  pero 
tal  fatto  si  deve  credere  per  la  fede,  e  che  voi  parlate  solo  da 
storico,  ne  intendete  affatto  toccar  la  teologia.  Ma  chi  vorra 
mai  una  fede  e  una  teologia  che  e  priva  di  fondamento  storico  ? 
Questo  sarebbe  un  mero  Kantismo,  in  cui  1' intelligibile  esepa- 
rato  dal  sensibile  con  una  barriera  insormontabile.  Se  voi  dite 
che  la  Chiesa,  storicamente  considerata,  «  e  stata  fondata  dalla 
fede  a  Cristo  »  (p.  172)  e  che  «  per  lo  storico  la  Chiesa  fa 
seguito  al  Vangelo  di  Gesu,  ma  non  e  formalmente  nel  Van- 
gelo  )>  (p.  XXVI),  rnolti  concluderanno  subito :  dunque  la 
Chiesa  nan  fu  fondata  da  Gesu  Cristo  stesso.  Se  voi  dite  che 
Gesii  s'  inganno,  predicando  imminente  il  regno  escatologico 
(p.  68),  tutti  concluderanno :  dunque  per  il  Loisy  e  finita  la 
scienza  divina  di  Gesu  e  la  divinita.  stessa  di  lui ;  ne  vi  suf- 
fraghera-  il  dire  che  voi  parlate  da  storico. 


280  IL   VANGELO    DI   ALFttEDO  LOISY 

III. 

Quindi  Taffermazione  ripetuta  tante  volte  dall'esegeta  fran 
cese,  lo  mi  occupo  solo  di  storia,  puo  essere  uno  scherzo 
di  cattivo  genere.  E  fu  un  vero  scherzo,  anzi  scherno,  quando, 
per  tutta  sottomissione  alia  condanna  del  suo  primo  libro 
fatta  dal  Gardinale  di  Parigi,  egli  scrisse  :  «  Quello  che  non 
v'era  nel  mio  libro  non  poteva  essere  ritrattato.  lo  pero  con- 
danno  ben  volentieri  tutti  gii  errori  che  altri  avevano  de 
dotto  dal  mio  libro,  ponendosi,  nell'interpretarlo,  in  una  vi- 
suale  differente  da  quella  in  cui  mi  era  posto  io  nel  com- 
porlo  »  (VII).  Ah!  egli  condanna  volentieri  gli  errori  degli 
altri,  non  i  suoi !  Come?  Tu  dtai  coll'accetta  al  tronco  del- 
Talbero,  e  a  chi  muove  lamenti  del  susseguente  disseccarsi 
delle  foglie,  rispondi :  Che  colpa  ne  ho  io,  se  neppure  ho  toc- 
cato  le  foglie?  Tu  levi  la  base  marmorea  ad  una  statua,  e  a 
chi  muove  lagnanze  della  caduta  di  questa,  rispondi :  Io  mi 
occupo  solo  di  trasportare  marmi,  non  di  tener  in  piedi  le 
statue?  Tutto  ci6  non  6  serio.  Fuori  di  metafora :  le  basi  del 
Cristianesimo  sono  alcuni  fatti  storici ;  base  della  divinita  di 
Gesu  Cristo  e  il  fatto  storico  che  egli  s'6  annunziato  Figlio 
di  Dio  comprovandolo  co'  miracoli ;  base  della  fondazione  di- 
vina  della  Chiesa  6  il  fatto  storico  contenuto  nei  detti  e  nelle 
opere  di  Gesu  narrati  dai  Vangelisti  riguardo  a  tal  fonda- 
zione ;  base  della  fede  nella  risurrezione  di  Cristo  e  il  fatto 
storico  pur  narrato  dagli  stessi  Vangelisti.  Togliere  quindi 
quelle  basi  6  tcgliere  per  conseguenza  direttissima  la  cre- 
denza  cristiana  a  que'  dogmi,  e  non  v'e  scusa  che  valga. 

Questa  risposta  dunque,  con  cui  egli  si  affenna  irrespon- 
sabile  delle  conseguenze  delle  sue  asserzioni  storiche,  non 
regge,  n6  giustifica  il  Loisy ;  e  se  egli  Tha  data  in  qualche 
pagina  del  suo  ultimo  libro,  pare  che  sia  quasi  soltanto  per  farsi 
beffa  de7  teologi  e  metterli  un  poco  in  impaccio,  come  chi  si 
diverte  nella  scherma.  Seppure  non  voglia  dirsi  che  egli  pro- 
fessi,  come  accennammo,  il  piu  aperto  Kantismo,  in  cui  Tin- 


E   I   FONDAMENTI   DELLA  FEDE  281 

telligibile  non  ha  aicun  legame  col  sensibile,  e  in  cui  la  fede 
e  separata  dall'oggetto  vero  e  reale.  II  che  ci  darebbe  una 
filosofia  ed  una  religione  incredibili. 

Quindi,  una  sola  risposta  giustificherebbe  il  processo  lo- 
gico  deU'erudito  esegeta,  e  sarebbe  questa  :  — E  vero,  le  mie 
ricerche  storiche  sui  fondamenti  del  Cristianesimo  riescono 
a  tali  risultati,  donde  apertamente  con  segue  la  falsita  di 
que' supposti  dogmi.  Ma  che  colpa  ne  ho  io?  Non  posso  io 
cambiare  i  fatti  e  far  si  che  non  sieno  tali.  Che  colpa  ne 
ho  io7  se  Gesii  non  sapeva  di  esser  Figlio  di  Dio?  Se  s'illuse 
sulla  prossima  venuta  del  suo  regno  finale?  Se  non  penso 
a  fondare  la  Chiesa?  Se  i  Vangelisti  in  molti  punti  non  ri- 
trassero  il  pensiero  di  Gesu  e  in  sua  vece  introdussero  le 
idee  della  Chiesa  nascente  ?  Se  le  prove  della  risurrezione  non 
sono  convincenti  ?  -  -  Un  simile  discorso  in  tal  caso,  non 
avrebbe,  certo,  la  nota  di  ridicolo;  anzi  sarebbe  grave  e  gravis  • 
simo.  Ma  allora  il  Loisy  prenderebbe  I'atteggiamento  solenne 
di  richiamare  il  Cristianesimo  ad  un  severissirno  esame,  ed  i 
suoi  scritti,  come  altri  disse,  sarebbero  una  grande  sfida.  E, 
pur  troppo,  questo  e  veramente  il  significato  latente  e  talora 
anche  esplicito  degli  ultimi  due  suoi  libri  nominati  di  sopra* 
Questo  si  legge  tra  tutte  le  linee  delle  234  pagine  dell' Evan- 
gile  et  I'Eglise  e  delle  290  pagine  dell'altro,  Autour  d'un 
petit  livre. 

Posto  cosi  Io  stato  della  questione,  com'e  veramente,  si 
puo  dimandare:.  Ma  quel  che  il  Loisy  chiama  storia,  6  ve- 
ramente tale?  E  egli  storicamente  vero  che  Gesu  non  si  disse 
Figlio  naturale  di  Dio  ?  che  i  Vangelisti  non  ritrassero  fe- 
delmente  i  pensieri  e  i  fatti  di  Gesu?  che  questi  s'  in- 
ganno  sulla  venuta  del  suo  regno  finale?  che  sorpreso  dalla 
morte,  non  pote  neppure  pensare  a  stabilire  una  Chiesa  e  i 
sacramenti?  che  le  prove  della  sua  risurrezione  non  sono- 
concludenti  storicamente?  E  egli  vero  tutto  questo?  Ecco 
r  umca  questione  che  da  valore  serio  a  chi  legge  il  libro  del 
Loisy;  questione  pero,  la  cui  soluzione,  lungi  dal  formare  la 
sua  difesa,  formera  la  sua  condanna.  Egli  e  come  chi  dicesse 


282  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

che,  essendo  caduto  il  sole,  il  inondo  si  e  oscurato.  Non  ab- 
biamo  nulla  a  ridire  contrc  il  processo  logico  del  discorso ; 
ma  abbiam  diritto  di  sapere,  se  Tasserzione  dell'antecedente 
e  vera.  —  Ora,  tornando  al  Loisy,  rispondiamo  che  tali  as- 
serzioni  del  Loisy  sono  altrettante  falsita  storiche.  N6  temiamo 
smentite,  avendo  dietro  a  noi  diciannove  secoli  di  studii.  Che 
se  il  piglio  de'  razionalisti  e  de'  semirazionalisti  e  nuovo,  la 
sostanza  e  vecchia  quanto  il  Cristianesimo.  Si  rinfranchino 
dunque  i  semplici,  che  non  v'6  nulla  a  temere. 

Messo  in  sodo  lo  stato  della  questione,  che  e  una  revisions 
totale  del  Cristianesimo,  entriamo  dentro  alle  secrete  cose : 
1°)  ricostruendo  fedelmente  il  Vangelo  dell'esegeta  francese ; 
2°)  confrontandolo   col  Vangelo  di  Gesu  Cristo,  ove   si   con 
tengono  i  fondamenti  della  Fede. 

IV. 

IL  VANGELO   DELL'ABATE   LOISY. 

1.  II  Regno  de'  deli.  --  II  punto  di  partenza  della  nuova 
i nter pretazione  del  Vangelo  e  il  modo  d'  intendere  il  Regno 
de'  deli  o  Regno  di  Dio. 

II  concetto  del  Regno  de' deli,  secondo  il  Loisy,  e  tutto 
escatologico ;  ossia,  e  quell'  impero  di  Dio  sugli  uomini  che 
comincera  colla  gloriosa  venuta  del  Figlio  deH'uomo  ossia  di 
Cristo  sulla  terra,  quando,  distribuiti  a  tutti  il  premio  e  il 
castigo,  Dio  regnera  co7.  suoi  Santi.  E  tutta  la  predicazione 
di  Gesu  Cristo,  a  detta  di  lui,  si  riduce  a  questa:  «  Fate 
penitenza  che  il  regno  de'  dell  e  vidno  »  (Matt.  IV,  17). 
<(  Quando  il  Sulvatore,  dice  il  Loisy,  manda  i  suoi  apostoli 
a  predicare,  gli  evangelist!  intendorio  la  penitenza;  e  il  mes- 
saggio  loro  affidato  da  Gesu  non  contiene  altra  formola  che 
questa,  II  Regno  de'  deli  e  vidno,  formola  che  sembra  con- 
tenere  tutta  T  essenza  del  Vangelo  T.  »  E  altrove:  «  L'  idea 
del  regno  celeste  non  e  altro  che  una  grande  speranza,  e 

1  L'EvangiU  et  VEglise,  Paris,  Picard,  1903,  p.  5. 


E   I   FONDAMENTI   BELLA   FEDE  283 

appimto  in  questa  spcranza  lo  storico  deve  mettere  1'essenza 
del  Vangelo,  a  costo  di  sbandire  dal  Vangelo  ogni  cosa  so- 
stanziale;  poiche  nessim'altra  idea  prende  tanto  posto  e  un 
posto  tanto  alto  nell' insegnamento  di  Gesu  »  (p.  7)  l. 

—  Ma,  si  dira,  il  Regno  di  Dio  o  Regno  de7  cieli,  predi- 
cate da  Gesu  Cristo,  non  comprende  forse  due  stadii,  come 
finora  si  era  detto?  cioe,  uno  iniziale  qui  in  terra,  e  uno  fi- 
nale od  escatologico  oltre  il  giudizio  ?  —  No,  risponde  il  Loisy; 
il  Regno  de'  cieli  e  esclusivamente  escatologico.  «  Si  puo  par- 
lare,  dic'egli,  della  venuta  del  regno,  conic  d'  un  fatto  che 
corona  la  storia,  e  che  non  si  confonde  in  niuna  maniera  colla 
conversione  di  coloro  che  vi  sono  chiamati  »  (p.  8).  L'idea 
del  regno  de'  cieli  «  riguarda  e  non  puo  riguardare  se  non 
1'avvenire,  come  conviene  alia  sua  natura  di  speranza ;  e 
questo  avvenire  non  e  aftatto  la  condizione  prossima  dell'uomo 
in  questo  mondo,  ma  il  rinnovamento  del  mondo,  il  rinno- 
vamento  dell'uman  genere  nella  giustizia  e  nella  felicitk 
eterna  »  (p.  8). 

Alia  difficolta  che  si  pu6  fare  (e  non  6  solo  difficolta,  ma 
verita  certa,  come  poi  vedremo)  che  il  regno  de'  cieli  for- 
malmente  preso,  anche  nel  concetto  di  Gesu,  ha  due  stadii, 
uno  in  terra,  Vimpero  spirituals  di  Dio  sulle  anime,  3'altro 
escatologico,  finale,  rimpero  di  Dio  giudicante  e  sanzionante, 
il  Loisy  risponde  negando  che  questo  stadio  terreno  sia  pro- 
priamente  il  regno  de'  cieli  o  il  regno  di  Dio,  quello  annun- 
ziato  da  Gesfr  Cristo,  ma  esso  e  solamente  una  «  speranza  »? 
«  una  preparazione  immediata  e  diretta  airarrivo  del  regno  » ; 
il  regno  propriamente  detto,  die'  egli,  «  non  si  confonde  af- 
fatto  con  la  conversione  di  coloro  che  vi  sono  chiamati  »  (p.  8); 
«  Cristo  non  confonde  mai  il  regno  con  la  remissione  de'  pec- 
cati,  ch6  e  solamente  la  condizione  per  esservi  ammesso  » 
(p.  14);  «  il  regno  e  propriamente  la  felicita  eterna  »  (p.  11); 
«  il  regno  e  un  fatto  che  corona  la  storia  »  (p.  8);  esso  e  quel 
regno  che  intendevano  i  profeti  e  il  popolo  a  cui  parlava,  e 
Gesu  «  non  si  e  punto  presentato  qual  rivelatore  d'un  prin- 
1  Le  pag-inc  si  riferiscono  sempre  all'ultimo  libro  citato. 


284  1L  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

cipio  nuovo  »  (p.  12,  13);  «  da  per  tutto,  il  Vangelo  e  subor- 
dinate al  regno  propriamente  detto  »  (p.  76).  Dunque,  secondo 
il  Loisy,  il  Regno  de'  deli  del  Vangelo  e  un  regno  che  co- 
mincia  dopo  la  fine  del  mondo;  questo,  e  non  altro,  insegno 
e  predic6  Gesti  Cristo ;  questo  fu,  come  a  dire,  anche  la  pa- 
rola  d'  or  dine  data  ai  suoi  apostoli. 

V. 

2.  Gesu  Cristo  e  la  venuta  del  regno  de'  cielL  —  Dopo  il 
detto,  il  Loisy  passa  ad  un  secondo  punto,  che  egli,  natu- 
ralmente,  chiama  storico;  ed  e  questo,  che  (res  a  Cristo  cre- 
deva  esser  prossima  ed  immediata  la  venuta  di  questo  regno, 
doe  prima  della  sua  morte,  ma  che  fu  sorpreso  inopinata- 
mente  da  essa;  e  allora,  perduta  ogni  speranza,  si  persuase 
che  il  detto  regno  verrebbe  dopo  la  sua  morte.  — Abbiamo 
sottolineato  questa  tesi  complessa,  che  e  secondo  lui;  un 
altro  pezzo  di  storia  evangelica,  che  egli  trova  bell'  e  tatta, 
e  di  cui,  poveretto,  non  ha  colpa  alcuna,  come  vogliono  il 
Card.  Arcivescovo  di  Parigi  ed  altri  Vescovi  di  Francia,  i 
quali  tirando  delle  conseguenze,  condannarono  il  libro.  Quanto 
a  s6,  egli  scrive  che  «  aveva  analizzato  1'  insegnamento  di 
Gesu  riguardo  al  Regno  de'  cieli  e  la  sua  prossima  venuta, 
e  non  tirava  nessuna  conclusione  rispetto  alia  questione  teo- 
logica  sulla  scienza  di  Cristo  *.  »  Dunque  la  coipa  non  e  sua 
se  Cristo  con  quell'  inganno  fa  la  figura  di  un  profeta  da  stra- 
pazzo  e  se  i  teologi  si  veggono  rovinare  la  loro  teoria  sulla 
scienza  di  Gesu. 

Or  come  prova  il  dotto  esegeta  la  sua  tesi?  —  Crede  di 
provarla  dalle  parole  di  Gesu  Cristo :  «  il  Regno  del  cieli  6 
vicino  »;  dalla  sentenza  di  Lui  onde  assicuro  i  suoi  discepoli 
«  che  molti  di  essi  saranno  ancora  in  vita,  quando  arrivera 
il  regno  »  (p.  5)  2;  dal  non  avere  Gesii  prescritto  niuna  norma 
disciplinare,  appunto  in  vista  della  prossima  fine  del  mondo 

1  Autour  (Tun  petit  livre,  p.  VIII. 

2  L'Evangile  et  V  Eg  Use. 


E   I   FONDAMENTI   BELLA   FEDE  285 

(p.  24) ;  dalla  predicazione  di  Lui  di  lasciar  tutto  in  effetto, 
non  solo  in  affetto,  come  immaginarono  poi,  egli  dice,  gli 
asceti  cristiani  (p.  25).  Gesu  era  in  somma  tutto  preso  dal- 
Tidea  della  prossima  venuta  del  regno  di  Dio,  donde  derivo 
la  sua  «  suprema  indifferenza  per  tutti  gl'interessi  umani, 
che  6  il  fondo  stesso  del  Vangelo.  Perche  mai  impensierirsi 
d'un  diritto  quando  si  6  cosi  vicini  alia  giustizia  eterna?  » 
(p.  31)  -  -  Ma  si  dimanda :  Come !  E  la  sublime  morale  del 
Vangelo?  E  la  conoscenza  di  Dio  fornitaci  da  Gesu?  E  la 
scienza  e  la  civilta  provenienti  dal  Vangelo,  come  s'accor- 
dano  con  tali  dottrine?  --  Ah!  risponde  1'esegeta  francese, 
«  quanto  differisce  la  verita  della  storia  dalla  teoria  che  si 
escogita  con  tanto  ardore  e  convinzione!  »  (p.  34)...;  «  la  ri- 
voluzione  morale  ciie  Cristo  avrebbe  voluto  operar  nel  mon- 
do...  egli  non  1'ha  concepita  fuori  dell'idea  della  prossima 
venuta  del  regno...,  n6  egli  1' ha  presentata  come  un'opera 
di  un  lento  progresso  »  (p.  35,  36;.  «  II  messaggio  di  Gesu 
si  racchiude  tutto  nell'annunzio  del  prossimo  regno  e  nel- 
1'esortazione  alia  penitenza,  per  aver  parte  al  regno.  Tutto 
il  resto,  di  cui  s'impensieriscono  gli  uomini,  e  come  se  non 
esistesse  »  (p.  36,  37).  Cosi  1'esegeta. 

Ecco,  secondo  lui,  il  vero  stato  delle  cose.  «  Lo  storico, 
dice,  deve  resistere  alia  tentazione  di  modernizzare  1'idea 
del  regno  de'  cieli  (modernizzare  sarebbe  fare  del  Regno 
di  Dio  due  stadii,  uno  in  terra  e  uno  in  cielo).  Se  i]  teo- 
logo  crede  dovere  interpretarlo  in  modo  da  adattarlo  alle 
condizioni  del  tempo  presente,  padrone ;  purche  non  confonda 
il  suo  commento  col  senso  primitivo  de'  testi  evangelic!  » 
(p.  22).  Cosi,  se,  secondo  1'  Harnack  (contro  cui  scrisse  1'au- 
tore)  1'essenza  del  Cristianesimo  6  la  paternita  di  Dio;  se- 
condo il  Loisy,  e  I'annunzio  del  regno  prossimo  escatologico, 
annunzio  che  per  giunta  fu  sbagliato,  poich&  quel  regno  an- 
cora  non  6  venuto.  E  metteva  conto  scrivere  un  libro  con- 
tro 1' Harnack?  Affe  che  1'essenza  del  Cristianesimo  proposta 
dal  razionalista  supera  di  molto  quella  proposta  dal  sacer- 
dote  che  dicesi  cattolico ! 


286  IL   VANGELO   DI   ALFREDO  LOISY 

Freniamo  ancora  per  poco  lo  sdegno  die  eccitano  tali 
inaudite  dottrine,  le  quali  si  spacciano  per  istoria,  e  vediamo 
ora  che  cosa  insegni  Terudito  esegeta  sulla  persona  di  Gesu 
Cristo;  pereh6  finora  noi  non  facciamo  propriamente  una 
confutazione,  ma  esponiamo  solo  il  Vangelo  del  Loisy.  Che 
se  gia  I'esposizione  arieggia  a  confutazione,  6  la  natura  delle 
cose  che  parla  da  se. 

VI. 

3.  Gesu  Cristo  Messia.  —  Nessuno  finora  ha  dubitato  che 
Gesu  Cristo  fosse  il  Messia  e  che  egli  si  fosse  creduto  tale, 
Ma  non  6  cosi  nella  radicale  revisione  del  Cristianesimo  fatta 
dair abate  Loisy.  Gesu,  al  dir  di  lui,  non  era  Messia  in  atto, 
ma  solo  in  isperanza.  «  Nulla  ci  vieta  il  dire,  egli  afferma,  che 
Gesti.  stesso,  quando  comincid  a  predicare  il  Vangelo,  non  si  te- 
nesse  solo  per  messaggero  e  profeta  del  regno,  ma  di  esserne 
altresi  il  principale  agente  e  il  capo  predestinato  »  (p.  52,  53); 
cioe  il  Loisy  accetta  per  grazia  che  Gesu  potesse  solamente 
dirsi  un  profeta,  un  precursore  al  regno  messianico ;  ma  nega 
che  potesse  dirsi  proprio  Messia.  Poiche,  egli  dice,  «  il  mini- 
stero  di  Gesu  era  tutto  cosa  preliminare  al  regno  de'  cieli  e 
al  compito  proprio  di  Messia  »  (p.  53).  Quindi  spiega  meglio 
la  sua  idea :   a  In  un  senso  Gesu  era  il  Messia  e  in  un  senso 
non  era  ancora.  Egli  era  Messia  in  quanto  che  aveva  la  vo- 
cazione  personale   a  reggere   la   nuova   Gerusalemme  (puta 
caso  un  pretendente  che,  non  essendo   ancora  re,  sard  re 
piu  tardi).  Ma  non  era  ancora  Messia,  perch6  la  nuova  Geru- 
salemme non  esisteva  ancora   e   non   v'  era  luogo  all'  eser- 
cizio  del  potere   messianico.  Gesti  aveva   dunque   dinanzi  a 
se  la  prospettiva  della  sua  messianita  »  (p.  53).  E  a  chi  oppo- 
nesse  alFerudito  esegeta  la  risposta  di  S.  Pietro,  in  cui  questi 
lo  dichiaro  Messia  e  Gesti  Tapprov6,  egli  risponde   franca- 
mente  che  Gesu  non  voile  gia,  dire  che  egli  fosse  Messia  in 
atto  e  «  nell'esercizio  del  suo  officio  messianico,  ma  solo  che 
egli  era  la  persona  designata  a  quelPofficio  »  (p.  54).  Ma,  si  dira: 


E   I   FONDAMENTI   DELLA   FEDE  287 

E  Gesu  non  fu  gia  condannato  per  essersi  dichiarato  Messia 
dinanzi  alia  Sinagoga? —  Ah!  risponde  1'esegeta :  Non  per 
questo ;  ma  perch6  «  solamente  die'  a  vedere  ove  tendeva  la 
sua  predicazione  e  qua!  posto  egli  rivendicava  a  se  nel  regno 
annunziato  (futuro)  »  (p.  52).  Altrove  ripete  la  stessa  dottrina, 
dicendo  die  Gesii  Cristo  non  poteva  dichiararsi  Messia,  perche 
non  era  tale,  e  perche  «  la  sua  predicazione  non  era  affatto 
officio  messianico,  il  quale  officio,  come  tale,  non  doveva 
esercitarsi  se  non  piu  tardi,  al  momento  fissato  dalla  Prov- 
videnza  »  (p.  55).  «  Di  qui  s;  intende,  ragiona  egli,  come  la 
Chiesa  apostolica  abbia  insegnato  che  Gesu  e  diventato  Messia 
(Cristo)  e  Signore  per  la  risurrezione,  cio6  per  il  suo  ingresso 
alia  gloria  celeste  e  che  la  Chiesa  stessa  abbia  aspettato  pari- 
mente  non  gia  il  suo  ritbrno  in  terra,  ma  la  sua  venuta  come 
Messia ;  poich6  il  suo  ministero  terrestre  non  era  ancora  con- 
siderato  come  officio  messianico  »  (p.  55).  Veramente,  piii  sopra 
1'autore  aveva  detto  che  il  regno  messianico  comincerebbe 
dopo  il  giudizio  universale,  essendo  quel  regno  la  corona 
delta  storia;  ora  dice  che  comincio  dopo  la  risurrezione  di 
Cristo.  Pero,  maiora  premunt,  e  tiriamo  innanzi  neila  rico- 
struzione  del  nuovo  Cristianesimo. 

Assodato  dal  nuovo  revisore  del  Vangelo  che  Gresu  Cristo 
non  era  qui  in  terra  un  vero  Messia,  per  la  semplice  ragione 
che  qui  in  terra  non  esisteva  nessun  regno  messianico,  e  che 
egli  era  un  Messia  solamente  futuro  o  un  pretendente  al  regno 
avvenire,  Tesegeta  dimanda  quando  nacque  in  Gesii  la  co- 
scieiiza  di  esser  Messia  futuro.  Chiediamo  venia  ai  teologi 
di  pur  trascrivere  simili  dimande;  ma  essi  sanno  bene  che 
il  Loisy  nella  sua  strada  non  s'occupa  ne  di  teologi,  116  di 
teologia,  anzi  afferma  di  non  voler  cedere  alia  tentazione 
d'interpretare  i  testi  «  modernizzandoli  »,  ossia  spiegandoli 
come  i  teologi.  Ora,  alia  dimanda  ecco  che  cosa  risponde:  «La 
tradizione  piii  antica  sembra  avere  spiegata  o  figurata  (Ja  for- 
mazione  della  coscienza  messianica  di  Gesu)  per  mezzo  d'una 
rivelazione  che  sarebbe  avvenuta  aH'occasione  del  battesimo 
l^i  nel  Giordano  »  (p.  55).  Al  momento  del  battesimo  dunque^ 


288  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

probabilmente,  sccondo  lui,  Gesu  seppe  la  prima  volta  che 
egli  nel  regno  messianico  sarebbe  per  essere  il  Messia.  E  se 

10  seppe  allora,  ne  segue  che  prima  Tignorava.  Che  se  altri 
deduce  da  cio  che  quindi,  secondo  tale  esegesi,  Gesu  Cristo 
non  era  onnisciente  e  che  non  era  Dio,  il  Loisy  protesta  contro 
tali  conseguenze   che   gli   si  vorrebbero   attribuire   e  contro 
coloro  che  «  prendono  per  sistema  teologico  cio  che  e  sem- 
plicemente  un  modesto  saggio  di  costruzione  storica  »  (p. VIE) l. 
E  bene  intanto  far  noto  ai  lettori  quest'altro  pezzo  di  storia, 

VII. 

4.  (resit  Cristo,  Figlio  di  Dio.  -  -  Vediamo  ora  che  cosa 
rimane  a  Gesu  Cristo  della  sua  figiiuolanza  da  Dio  e  della 
sua  divinita,  nel  Vangelo  del  Loisy.  Egli  dedica  un  capitolo 
a  parte  a  tal  questione,  anch'essa  fondamentale. 

Pur  troppo  la  figiiuolanza  di  Gesu  da  Dio  non  ha  avuta 
miglior  sorte  della  sua  messianita.  Innanzi  tutto  comincia  a 
dire  che  nel  Vangelo  il  titolo  di  Figlio  di  Dio  era,  per  i  Giudei, 
per  i  discepoli  e  per  Gesu  stesso,  eguale  a  Messia.  «  Si  tro- 
verebbe  nel  Vangelo  piu  d'un  passo,  donde  vien  fuori  che  il 
titolo  di  Figlio  di  Dio  era  per  i  Giudei,  per  i  discepoli  e  per 

11  Salvatore  stesso  I'equivalente  di  Messia  »  (p.  42).   Quindi 
cita  varii  passi  ove  al  titolo  di  Messia  s'aggiunge  subito  quello 
di  Figlio  di  Dio,  il  qua!  titolo  sarebbe,  al  dir  dell'autore,  un 
titolo  dichiarativo.  Aggiunge  inoltre  che,  come  gia  disse  della 
coscienza  di  Messia,  cosi  anche  la  coscienza  della  figiiazione 
da  Dio  in  Gesii  fu  frutto  d'un  lavoro  interne:   «  Quale  che  sia 
stato  il  lavoro  in  tern  o  che  ha  prodotto  questa  coscienza  della 
figiiazione  da  Dio,  £  certo  che  tutti  coloro   che    ascoltarono 
Gesu,  amici  o  nemici,  hanrio  identificata    quella    figiiazione 
alia  coscienza,  ossia  alia  pretensione  messianica.  Ed  6  molto 
temerario  sostenere  oggi  che  il  significato  essenziale  del  ti- 
tolo Figlio  di  Dio  fosse  stato  per  Gesu  stesso  altra  cosa  dalla 
suddetta  »  (p.  43).  L'autore  quindi  segue  a  scandagiiare  quale 

1  Autour  d'un  petit  livre. 


E   I   FONDAMENTI   BELLA   FEDE  289 

delle  due  in  Gesu  sia  stata  prima  o  la  coscienza  della  figlia- 
zione  da  Dio  o  quella  della  messianita  (ossia,  dignita  di  vicario 
del  regno  di  Dio)  ;  e  risponde  cosi :  «  II  critico  puo  congettu- 
rare  che  il  sentimento  flliale  (comune)  e  preceduto  ed  ha  pre- 
parata  la  coscienza  messianica.  Essendosi  Tanima  di  Gesu 
elevata  per  mezzo  della  preghiera,  della  confidenza  e  del- 
1'amore  al  piu  alto  grado  d'unione  con  Dio,  ne  sorse,  come 
corona  di  questo  interno  lavoro,  T  idea  della  vocazione  mes- 
sianica. Ma  il  titolo  di  Figlio  di  Dio  (specials)  appartenendo 
esclusivamente  al  Salvatore,  equivale  a  quello  di  Messia  e  si 
confonde  con  le  qualitA  di  Messia;  cioe,  appartiene  a  lui,  non 
per  ragione  delle  sue  disposizioni  interne  e  delle  sue  espe- 
rienze  religiose,  ma  per  ragione  del  suo  compito  provviden- 
ziale  e  come  all'unico  agente  del  regno  celeste...  Gesu  si  dice 
unico  Figlio  di  Dio  in  quel  grado  che  si  dice  Messia.  Lo  sto 
rico  concludera  da  cio,  ipoteticamente,  che  egli  si  credeva 
Figlio  di  Dio  (speciale)  dopo  che  si  cred&  Messia.  L'  idea  della 
figliazione  divina  era  legata  a  quella  del  regno ;  ella  non  ha 
significazione  propria  rispetto  a  Gesu,  se  non  per  riguardo  al 
regno  che  doveva  fondare.  Cosi,  anche  quelli  che  credono  al 
Vangelo,  la  qualita  di  Figlio  di  Dio  non  e  senza  riguardo  alia 
speranza  del  regno  che  il  Padre  ha  loro  destinato ;  molto  piu 
quando  si  tratta  dell' unico  ordinatore  del  regno  »  (p.  57). 

Ecco  due  primi  passi  nello  studio  o  vogliamo  dire  rico- 
struzione  storica  evangelica  della  persona  di  Gesu  Cristo, 
secondo  il  Loisy:  a)  Figlio  di  Dio  e  uguale  a  Messia;  b)\& 
consapevolezza  d'esser  Messia  sorse  in  Gesu  per  un  interno 
lavorio. 

Questi  due  punti  e  quel  ripetersi  dal  Loisy  con  tanta  in- 
sistenza  che  Gesu  Cristo  era  Figlio  di  Dio  solo  in  quanto  era 
Messia,  fara  crollare  il  capo  a  piii  d'un  teologo,  che  diman- 
dera :  In  somma,  Gesu  Cristo  era  o  non  era  Figlio  di  Dio 
naturale,  secondo  il  nostro  esegeta? 

La  risposta  di  lui  non  e  categorica,  ma  neppure  e  diffi- 
cile a  capirla.  Comincia  con  dire  :  Oh  !  e  inutile  far  certe 
question! ;  «  non  si  tratta  di  metterci  qui  a  fare  una  profes- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  19  29  gennaio  1904. 


290  IL   VANGELO   DI    ALFREDO  LOISY 

sione  dottrinale  riguardo  alia  persona  di  Gesu  e  al  suo  officio. 
Gesu,  del  resto-,  no  a  ha  mai  enunziata  uiia  formula  dogrna- 
tica,  ue  sul  regno  e  molto  rneno  sulla  sua  persona.  Chi  erede 
al  suo  messaggio,  crede  aache  alia  sua  legazione,  e  la  sua 
grandezza  gli  deve  esser  manifesta  dalla  grandezza  del  regno 
promesso.  Era  inutile  di  fare  pompa  d'uiia  defmizione  teore- 
tica  »  (p.  60),  Inoltre,  rispondendo  airHarnaek  il  quale  mette 
la  figliuolanz-a  divina  di  Gesu  Cristo  solo  in  cio  che  Gesii  co- 
no-bbe  meglio  di  tutti  Dio  e  lo  rivelo  agii  uomini,  scrive:  No, 
non  6  in  questo  la  figliualamiza  divina  di  Gesu,  ma  in  eio  che 
egli  6  il  vicario  di  Dio  n-el  suo  re-gno ;  «  Colui  6  il  Figlio  per 
eccellenza,  non  gi&  perche  ha  eonoseiuto  la  bonta  del  Padre 
e  r  ha  rivelaita,  si  bane  perehe  6  Funieo  vicario  di  Dio  per 
il  regno  de'  cieli  »•  (p.  57). 

Dunque,  ae,  gius.fea  1'  esegeta  francese,  Gesu  6  Figlio  di 
Dio  solo  per  ragione  deH'ufncio  naessianico,  sembrano  venirne 
due  conseguenze ;  prima,  che  Gesiii  6  an  fig-Mo  adottivo,  sia 
pure  mi  figlio  adottivo  per  eccellenza  cosi  detto  per  ragione 
d?un  alto  ufficio  ;  s-econda,  che  que&ta  figliuolanza  eomincer^b 
alia  venuta  del  regnor  come  alia  venuta  del  regno  eomincia 
la  messianita. 

—  A  sfuggire  queste  consegueuze,  che  procedono  imme- 
diatamente  dalle  asserzioni  del  Loisy,  questi  avrebbe  un  unico 
effugio,  e  sarebbe  il  dire,  che  la  messianita  futura  di  Gesu  & 
solo  il  iiiotwo  per  cui  alia  sua  uatctra.  umana  si  fosse  unita 
la  persona  del  Figlio  di  Dio,  non  gia  che  la  messianita  fu- 
tura di  Gesu  sia  la  causa  for  male  della  sua  figiiuolanza 
di  Dio. 

Or  ehe  dice  r  esegeta?  Non  ispiega  per  nulla  il  suo  pen- 
siero ;  quindi  la  sua  teoria  rimane  molto  sospetta.  Gi&  prima 
aveva  detto  che  Gesii  s'  era  ingannato  sulla  venuta  del  re- 
gno, avendolo  creduto  prossimo ;  ora  aggiunge  (e  lo  ripete 
con  moita  insistenza)  che  la  sua  figliuolanza  di  Dio  6  un  ti- 
tolo  dipendente  dalT ufficio  di  Messia  e  che  Messia  non  fu, 
se  non  dopo  la  sua  morte.  Ma  queste  due  cose  stonano  e 
stridono  immensamente  in  uu  Gesu,  in  cui  la  natura  umana 


E    I   FONDAMENTI   DELL'A   FEDE  291 

fosse  unit  a  alia  persona  del  Figlio  di  Dio.  Quindi,  a  dir  poco, 
nella  ricostruzione  storica  evangelica  del  Loisy  e  cosa  molto 
sospetta  e  dubbia  se  Gesu  Cristo  sia  Figlio  naturale  di  Dio. 

VIII. 

Pero?  v?&  un  altro  modo  per  conoscere  e  sorprendere  ii 
pensiero  del  Loisy  sul  valor  e  delia  figliuolanza  divina  che 
egli  atfcribuisce  a  Gesii  Cristo.;  cioe,  il  vedere  se  egli  am- 
mette  che,  secondo  il  Vangelo,  Gesii  abbia  la  natura  divina 
e  quindi  sia  Dio.  Poiche,  chi  dice  Figlio  naturale  di  Dio  e 
natura  divina,  dice  una  cosa  identlca.  —  Or7  che  risponde  egli 
a  tal  questione?  Nuovamente  con  dubbii  e  distinzioni.  Am- 
mette  si  che  i  cristiani  credono  che  Gesu  Cristo  e  Dio ;  anzi 
di  piu  ammettec&e  Gesu  si  deve  creder  Dio  per  fede:  «  Cri- 
sto e  Dio  per  la  fede  »  (p.  155);  «  la  divinita  di  Cristo  e  un 
dogma  che  e  cresciuto  nella  coscienza  cristiana  »  (p.  117) ; 
ma  nega  che  nel  Vangelo  Gesu  Cristo  sia  dato  per  Dio ;  cioe 
nega  che  il  Gesu  storico  sia  Dio,  Ecco  le  sue  parole :  «  La 
divinita  di  Gesu  non  e  un  fatto  della  storia  evangelica,  di 
cui  si  possa  verificare  criticamente  la  realta  ;  ma...  una  cre- 
denza,  intorno  a  cui  lo  storico  non  pu^>  far  altro  che  verifi- 
care rorigine  e  lo  sviluppo.  Questa  credenza  apparterrebfee 
airinsegnamento  di  Gesu,  e  anche  lo  storico  dovrebbe  rico- 
noscerla,  se  il  quarto  Vangelo  fosse  un'eco  diretta  della  pre- 
dicazione  del  Salvatore...  Ma  il  quarto  Vangelo  e  un  libro 
di  teologia  mistica,  ove  si  ode  la  voce  della  coscienza  cri- 
stiana, non  il  Cristo  storico  L.  »  Dal  che  si  vede  ancora  che, 
secotido  il  nostro  esegeta,  i  Sinottici  non  ci  danno  Gesu  Cri- 
sto per  Dio  e  clie  il  Vangelo  di  S.  Giovanni  non  6  storico : 
due  errori  palmari,,  special meate  ii  primo;  errori,  non  solo 
teologici,  ma  storici,  che  ax3eenaiamo  solamente  e  tiriamo  in- 
nanzi  2.  Altro ve  insegaa  che  «  Cristo  e  Dio  per  la  fede  » 

1  Autour  d'un  petit  livre,  p.  130. 

2  Vedi  E.  POLIDORI  S.  I.,  L'autore  del  quarto  Evangelo  rivtndicato, 
Roma,   «  Civil ta  Cattolica  » ,  1903. 


292  1L   VANCE LO   DI   ALFREDO  LOISY 

(p.  155),  e  che  egli  «  6  vissuto  sulla  terra  nella  coscienza  della 
sua  umanita,  ed  ha  parlato  secondo  questa  coscienza...  I  suoi 
discorsi,  la  sua  condotta,  1'attitudine  del  suoi  discepoli  e  quella 
de'suoi  nemici,  tutto  mostra  che  Gesu  Cristo  era  uomo  tra 
gli  uomini,  in  tutto  simile  ad  essi,  eccelto  il  peccato  »  (p.  116, 
117).  Ma  si  dimanda:  Fu  uomo,  eccetto  anche  la  divinita?  — 
Precisamente,  ripiglia  il  Loisy,  egli  fu  uomo  «  eccetto  ancora, 
si  deve  aggiungere,  il  mistero  intimo  e  indefinibile  del  suo 
rapporto  con  Dio  »  (p.  117).  Questo  mistero  della  divinita, 
dunque,  sembra  alieno  da  Gesu,  come  il  peccato,  secondo  il 
Loisy.  «  La  divinita  di  Cristo,  poi  soggiunge,  e  un  dogma  che 
e  cresciuto  dopo  nella  coscienza  cristiana  »  (p.  787)  «  Gesu  6 
entrato  nella  storia  degii  uomini  come  uomo,  non  come  Dio  » 
(p.  11). 

Ma  si  chiedera :  Come  mai  un  Gesu,  il  quale  essendo  vivo 
qui  in  terra  non  fu  Dio,  divenne  poi  Dio  dopo  morte?  Dovra 
forse  dirsi  che,  morto  Gesu,  la  sua  natura  umana  si  unl  al- 
lora  colla  persona  del  Figlio  di  Dio  e  percio  divenne  Dio  ? 
Non  crediamo  che  cosi  Pintenda  il  nostro  esegeta;  perch6 
questa  non  sarebbe  davvero  storia,  e  sappiamo  ch'egli  per  la 
storia  sacrificherebbe  la  vita,  nonclie  ogni  altra  cosa.  Ma 
allora,  come  pote  quel  Gesu,  semplice  uomo,  esser  creduto 
Dio  dopo  morte,  se  niuna  sfcoria  ci  narra  che  dopo  morto 
quella  natura  umana  sia  stata  unita  ad  una  persona  divina? 
Mistero...! 

IX. 

Pero  il  Loisy  ci  crede,  e  ne  racconta  anche  la  genesi; 
poiche  ogtii  mistero  alia  fin  fine  6  un  fatto,  soprannatu- 
rale,  si,  ma  un  fatto,  del  quale  pu6  narrarsi  la  storia  della 
sjia  manifestazione.  Eccola,  secondo  il  nostro  esegeta:  «  Pro- 
gressivamente,  ma  assai  presto,  per  lo  sforzo  spontaneo 
della  fede,  cioe  per  presentarsi  al  pubblico  con  una  de- 
finizione  di  s6  stessa  e  per  T  esigenze  natural!  della  pre- 
dicazione,  spunto  T  interpretazione  greca  del  messianismo 


E   I   FONDAMENT1   BELLA   FEDE  293 

cristiano ;  e  Cristo,  Figlio  di  Dio  (leggi:  Messia)  e  Figlio  del- 
1'uomo,  Salvatore  predestinate,  divenne  Verbo  fatto  came  J.  ^> 
Ma  ripetiamo :  Come  accadde  che  Gesu  uomo  divenne  Verbo, 
ossia  Figlio  naturale  di  Dio?  Divenne  forse  incamandosi  dopo 
morte?  —  Oib6,  dice  il  Critico  ;  ecco  come:  I  Greci,  non  inten- 
dendo  nulla  d'un  Messia,  interpretarono  questo  nome  e  que- 
st'officio,  imaginandosi  che  egli  fosse  un  Dio  o  semidio  elle- 
nico,  e  gli  affibbiarono  il  titolo  di  Verbo  di  Dio.  «  La  divinita 
di  Cristo,  1'  incarnazione  del  Verbo  fu  Tunica  maniera  con- 
veniente  per  tradurre  all' intelligenza  grecal'idea  del  Messia  » 
(p.  140). 

Or  questo  6  il  piu  intollerabile  razionalismo  dell'Harnack 
e  di  tutti  i  razionalisti  del  mondo.  Talch6  il  Loisy  che  non 
vuol  credere  alia  storia  di  S.Giovanni,  Etverbum  caro  factum 
est,  crede  poi  alia  favola  razionalistica,  che  Gesii  divenne  il 
Verbo  di  Dio  dopo  morte,  e  quel  che  &  peggio,  Verbo  di  Dio 
di  nome ;  e  nega  che  durante  la  vita  fosse  il  Verbo  di  Dio. 
Tanto  6  vero  che  egli  scrive :  «  Dimandare  al  piu  credente 
de'  critic!  se  Gesu  nel  corso  della  sua  vita  mortale  avesse 
coscienza  di  essere  il  Verbo  eterno,  consustanziale  al  Padre, 
e  porgli  una  dimanda  inutile...  Percio  rispondera  che  Gesu 
non  ha  dato  quest' insegnamento  sulla  sua  persona2.  »  Or, 
non  avendo  Gesii  Cristo  n6  a  parole  n6  a  fatti  dato,  se- 
condo  il  Loisy,  rinsegnamento  se  esser  Dio,  ne  segue  che, 
secondo  il  detto  Loisy,  Gesu  Cristo  non  e  Dio.  Che  se  fu  detto 
tale  dopo  morte,  cio  fu  solo,  come  insegna  il  Critico,  per  far 
capire  ai  Greci  che  cosa  fosse  mai  il  Messia:  ma  s'intende 
che  quella  maniera  di  spiegare  la  messianita  non  muto  nulla 
in  Gesu  ;  poiche  le  definizioni  non  costituiscono  i  fatti,  ma 
li  rendono  intelligibili.  Non  s'  impermalisca  il  Critico  di  questa 
conseguenza  ;  perche  la  logica  non  e  nostra  invenzione,  es- 
sendo  anch'essa  un  fatto  storico  psicologico,  che  noi  non  pos- 
siamo  cambiare. 

1  L'Evangile  et  VEglise,  p.  139. 
9  Autour  d'un  petit  livre,  p.  137. 


294  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

Altrove  pero  il  Loisy  insegna  die  il  dogma  della  divinity 
di  Gesu  Cristo  fu  rivelato  dallo  «  Spirito  »  (sic)  dopo  la  morte 
di  Gesu  (p.  118);  e  percio  dice  anche  che  «  Gesu  Cristo  e- 
Dio  per  la  fede  »  (p.  155).  Ma,  una  delle  due  :  0  lo  Spirito 
Santo  rivelo  una  cosa  vera,  e  allora  segue  che  Gesu  Crista 
e  Dio  e  che  Tesegesi  del  Loisy  e  una  vera  confusione  ;  o 
rivelo  una  cosa  falsa,  e  allora  si  ritorna  al  detto  fin  qui,  cioe 
che,  secorido  il  Loisy,  Gesu  Cristo  non  e  Dio.  Lo  stesso  di- 
lemma si  puo  ripetere  per  Tespressione  «  Gesu  Cristo  e  Dio  per 
la  fede  »:  0  a  questa  fede  risponde  la  realta  storica,  e  allora 
perch 6  egli  insegna  altro  essere  il  Gesu  storico,  altro  il  Gesu 
della  fede?  o  non  risponde  alia  realta  storica,  e  allora  il 
Critico  nega  la  divinita  di  Gesu  Cristo.  A  lui  la  scelta. 

II  Critico  sceglie  il  secondo  corno  del  dilemma  come  consta 
dalle  sue  parole  finora  riferite.  Dira  e  ripetera  per  la  mille- 
sima  volta  che  non  ha  colpa  se  egli  insegna  quel  che  insegna 
il  Vangelo.  Dir&  che  i  fatti  sono  fatti...,  e  che  «  una  monta- 
gna  di  sillogismi  non  puo  nulla  contro  un  granello  naturale 
di  sabbia  »  (p.  114).  A  cui  rispondiamo  :  A  noi  per  ora  basta 
di  conoscere  il  Vangelo  del  Loisy ;  vedremo  piu  sotto  quel  che 
insegna  il  Vangelo  di  Gesu  Cristo,  e  se  egli  ha  colpa  o  no 
neir  interpretarlo  a  suo  modo.  Anche  i  colori  non  sono  crea- 
zione  del  pittore  ;  ma  la  diversa  disposizione  loro  data  fa  si 
che  rappresentino  cose  ben  diverse.  E  gli  scrittori  non  pos- 
sono  far  1'istesso  co'  fatti  storici?  E  che  eos'altro  fanuo  tutti 
i  razionalisti  del  mondo,  quando  scrivono  di  Cristianesimo  ? 

(Continua) 


DI  CHI  E  IL  VATICANO? 


NOTE   STOKICHE   E   GIURIDICHE 


XVIII. 

La  storia  del  palazzo  apostolico  del  Vatieano  ricorda  con 
onore  il  nome  di  Sisto  IV,  eletto  Pontefice  entro  le  sue  mura, 
la  mattina  del  9  agosto  1471.  Durante  i  tredici  armi  del  suo 
pontificate,  egli  miro  sempre  ad  emulare  Tattivita  e  la  ma~ 
gnificenza  di  Nicolo  V,  proseguendone  e  perfezionandone  le 
opere,  segnatamente  quelle  dirette  all'  incremento  della  bi- 
blioteca  della  Santa  Sede  e  al  decoro  della  residenza  de'  ro- 
mani  Pontefici.  Delle  sue  cure  per  la  biblioteca  si  e  gi£  dato 
un  cenno  nei  paragrafi  precedent!  2 ;  quelle  poi  per  la  re 
sidenza  pontificia  potranno  argomentarsi  dal  fatto  che,  fin  dai 
primi  mesi  del  suo  governo,  egli  ordino  che  si  rinnovasse 
e  restaurasse  il  palazzo  in  ogni  sua  parte ;  vi  aggiunse  poscia 
nuovi  portici  e  vastissimi  corridoi ;  amplio  le  stanze  che  vi 
erano  state  erette  dal  suo  immediato  antecessore  Paolo  II 
(1464-1471)  ed  altre,  ancor  piu  nobili,  ne  costrui  per  la  stabile 
dimora  de'  ministri  palatini ;  ed  in  fine  edifico  la  Cappella  del 
Vaticano  che  doveva  perpetuare  il  nome  di  lui  ed  e  senza 
dubbio  la  piu  splendida  delle  sue  opere. 

Intrapresa  nelFanno  1473;  la  Cappella  Sistina  nobilmente 
semplice^  fu  compiuta  quanto  alia  fabbrica   nel    1481,    sotto 
la   direzione  deirarchitetto  fiorentino   Giovannino  de'  Dolci 
Essa  misura  40  m.  in  lunghezza  e  13  1/2  in.  in  larghezza.  Una 

1  Continuazione.  Vecli  i  quaderni  1285  e  1286,  pp.  9  e  145. 

2  Nel  citato  quad.,  pag.  153.  Delle  benemerenze  di  Sisto  IV  per  la 
biblioteca  discorre  ampliamente  il  PASTOR  nella  sua  Storia  del  Papi  dalla 
fine  del  Media  Evo.  Vol.  II,  Trent o  1891,  pp.  547  e  seg. 


296  DI   CHI   E   IL   VATIC ANO? 

balaustra  di  mar  mo  bianco,  ornata  di  delicate  sculture, 
separa  i  posti  de'  laici  dallo  spazio  davanti,  destinato  al  Papa 
ed  ai  cardinal! .  A  decorarne  le  pareti,  Sisto  IV  ehiamo  a 
Roma  i  piu  iainosi  pittori,  fra  i  quali  furono  Domenico  Ghir- 
landaio,  Sandro  Botticelli,  Pietro  Perugino,  Luca  Signorelli 
e  il  Pinturicchio,  che  vi  lavorarono  in  nobile  gara  per  tre 
anni  inter! .  La  prima  funzione  solenne  in  essa  celebrata  fu 
quella  del  25  agosto  1483,  giorno  anniversario  della  corona- 
zione  di  Sisto  IV  *.  Da  quel  tempo  essa  servl  costantemente 
e  degnamente  a'  Papi  nella  celebrazione  de'  divini  ufficii  e 
se-rvl  pure  qual  sala  di  scrutinio  in  tutti  i  Conclavi,  tenuti 
in  Vaticano,  dair  anno  1484  a'  giorni  nostri. 

Chi  dalla  sala  regia  entra  nella  Cappella  Sistina  scorge 
a  destra,  dal  lato  deli'epistola,  un  ma^nifico  quadro  del  Pe- 
rugino,  -rappresentante  Cristo  che  da  le  chiavi  a  S.  Pietro. 
Nel  mezzo  del  prospetto  di  questo  quadro,  si  vede  in  lonta- 
nanza  un  tempietto  con  due  archi  trionfali,  sopra  i  quali, 
aceennandosi  al  tempio  di  Salomone,  si  leggono  i  seguenti 
versi : 

Immensum  Salomon  templum:  Tu  hoc,  Quarte,  sacrasti, 

Sixte,  opibus  dispar,  relligione  prior  2. 

Trattandosi  di  cosa  per  s£  ovvia,  non  accade  richiamare 
qui  1'attenzione  del  lettore  sul  carattere  strettamente  eccle- 
siastico  e  pontificio  della  Cappella  Sistina.  Essa,  non  altri- 
menti  che  la  biblioteca,  costitui  sempre  una  parte  integrants 
del  palazzo  apostolico,  e  percio  noa  appartenne  mai,  ne  pote 
mai  appartenere  se  non  a'  Pontefici,  padroni  dello  stesso  pa- 
lazzo. Essa  inoltre,  non  altrimenti  che  la  biblioteca,  di  na- 
tura  sua  e  per  positive  volere  del  suo  fondatore,  fu  destinata 
espressamente  ad  usus  ppnttfidos,  a  servire  cio6  a'  Pontefici 
romani  nella  celebrazione  delle  solenni  e  sacre  loro  funzioni, 

*  Per  questi  ed  altri  important!  particolari  si  vegga  il  medesimo 
Autore,  ibid.,  pp.  569-573,  e  1 'opera  monument  ale  dello  STEJNMANN,  Die 
Sixtinische  Kapelle,  Miinchen  1901. 

9  Cf.  TAIA,  Descrissione  del  palazzo  apostolico  vaticano.  Roma,  1750, 
pag.  44. 


DI   CHI  E  IL  VAT1CANO?  297 

come  gia  la  cappella  di  S.  Lorenzo  (oggi  Sancta  Sanctorum, 
in  capo  alia  Scala  Santa]  nell'  antica  residenza  pontificia 
del  Laterario,  funzioni  che  manifestamente  essi  compirono  e 
compiono,  non  gia  come  sovrani  temporal!  di  Roma,  si  bene 
come  suoi  vescovi  e  capi  supremi  di  tutta  la  Chiesa. 

Lo  stesso  prof.  Castellari  della  R.  Universita  di  Torino, 
sebbene  erroneamente  opini  essere  i  musei  vaticani  proprieta 
nazionale,  pure  discorrendo  della  Cappella  Sistina,  «  che  il 
genio  meraviglioso  di  Michelangelo  ha  trasformato  in  vero 
monumento  artistico  »,  ammette  che,  «  per  quanto  sotto  un 
certo  aspetto  la  Sistina  abbia  carattere  di  museo  artistico, 
data  la  sua  destinazione  al  ctilto,  questo  secondo  carattere 
deve  prevalere  e  la  proprieta  considerarsi  come  riraasta  al- 
1'ente  giuridico  Santa  Sede  *.  » 

XIX. 

Gli  ultimi  due  Papi  del  secolo  decimoquinto,  Innocenzo  VIII 
(1484-1492)  ed  Alessandro  VI  (1492-1503),  s'illustrarono  an- 
ch'essi  per  le  cure  nel  conservare  ed  ampliare  il  palazzo, 
ereditato  da'  loro  antecessori.  Innocenzo  VIII  ne  prosegul  i 
lavori  di  restauro  che,  per  la  morte  di  Sisto  IV,  erano  rimasti 
sospesi ;  costrul  inoltre,  ne'  suoi  giardini,  sul  pendlo  del  colle 
Vaticano  verso  Monte  Mario,  il  palazzetto,  che  per  la  bella 
vista  ch'offre  di  Roma  e  de'  dintorni  del  Soratte  fino  a'  monti 
Albani,  ebbe  il  nome  di  Belvedere.  Per  questa  fabbrica,  ma- 
gniflcamente  decorata  con  dipinti  dai  Pinturicchio  e  dal  Man- 
tegna,  il  Papa  spese  60,000  ducati  2. 

Ad  Alessandro  VI  poi  il  palazzo  del  Vaticano  va  debitore 
del  famoso  appartamento  conosciuto  sotto  il  nome  di  «  appar- 


1  La  Santa  Sede,  Milano  1903,  vol.  II,  pag.  588. 

2  In  oleario,  secus  palatium  papae,  fecit  unum  palatiuth  quod  voca- 
tum  est  eius  visu  Belvedere;  in  cuius  constructionem  LXmillia  ducatorum 
expendisse  constat,  ut  videri  potest.  Cosi  attesta  1'  INFESSURA,  coetaneo 
del  Papa,  nel  suo  Diario  della  Citta  di  Roma  (Fontiper  la  Storia  d'  Italia, 
pubblicati  dall'Istituto  storico  italiano.  Koma  1890,  pag.  279). 


298  DI   CHI   E   IL  VATICANO? 

tamento  Borgia  »:  quello  stesso,  che,  occupato  oggi  pei  rice- 
vimenti  daU'Emo  Cardinale  Segretario  di  Stato  di  S.  S.  Pio  X, 
la  stampa  liberale,  con  a  capo  la  Tribuna  di  Roma,  pretese 
e  proclamo  essere  di  pubblico  dominio. 

L'appartamento  Borgia  ando  formaudosi  fin  da'  primi  mesi 
del  pontificcito  di  Alessandro  VI.  Esso  fa  parte  del  pa- 
lazzo  eretto  da  Nicolo  III,  ed  arapliato  poi  da  Nicolo  V  l  fra 
il  cortile  del  Belvedere  ed  il  piccolo  cortile  del  Pappagallo. 
Sono  in  tutto  sei  stanze.  S'entra  dapprima  in  una  grande 
sala,  detta  la  sala  papale,  alia  quale  sono  attigue  tre  stanze 
qnasi  rettangolari,  appartenenti  ancora  all'antica  fabbrica. 
A  queste  e  aggiimta  la  nuova  costruzione  di  Alessandro  VI, 
una  torre  quadrangolare,  compita  nell'anno  1494,  la  quale 
nella  parte  superiore  conteneva  la  Cappella  privata  de'  Borgia 
e  neirinferiore  altre  due  stanze,  Tuna  probabilmente  da  studio, 
Faltra  da  letto.  IL  Pinturicchio  fu  incaricato  de'  lavori  di  de-' 
corazione  e  di  abbellimento  del  nuovo  appartamento  papale, 
e  li  esegui  con  notevole  successo  e  celerita,  coadiuvato  da 
esperti  e  noti  artisti  2. 

Dove  e  da  notare,  che  1'anzidetto  appartamento  fu  ordi- 
nato,  dipinto  e  decorate  espressamente  perche  servisse  di 
appartamento  pricato  pontificio.  Le  sue  splendide  stanze 
erano  veramente  e  propriamente  camere,  destiuate  ad  essere 
occupate  ed  abitate,  come  le  camere  di  qualsiasi  altro  pa- 
lazzo  od  appartamento  di  privata  proprieta  3. 

E  cosi,  da  veri  padroni,  i  Roman!  Pontefici  disposero 
sempre  deirappartamento  Borgia.  Rimasto  per  le  vicende 
de?  tempi  non  poco  gua'sto,  i  Papi  se  ne  servirono  dapprima 
per  costruirvi  celle  per  i  Cardinali  ne'  conclavi ;  quindi  vi 
stabilirono  una  pinacoteca  e  ultimaniente  un  deposito  delle 
opere  a  stampa  della  biblioteca  vaticana. 


1  Nc  parlammo  nel  paragrafo  XI. 

2  Cf.  VOLPINI.  L' appartamento  Borgia  nel  Vaticano,  Roma  1887. 

3  Su  questo  argomento  si  vegga  il  bcllissimo    articolo   del   P.  GHI- 
GNONI  nQWAteneo  del  20  novembre  1903. 


Dl  CHI  E  IL   VxVTlCANO?  299 

Leone  XIII  di  b.  m.,  nell'anno  1889,  ne  ordino  il  re- 
stauro,  nulla  risparmiando  o  tralasciando,  affinche  esso  riu- 
scisse  degno  della  Santa  Sede.  Vi  si  lavoro  intorno  per 
circa  otto  anni  ',  spendendovisi  ingenti  somme,  sia  nel  ri- 
mettere  nelTantico  stato  le  finestre  e  nel  rafforzare  i  muri ; 
sia  nel  fissare  le  pitture  e  gli  stucchi  che  si  sgretolavano ; 
sia  nello  scoprire  i  dipinti  onde  erano  primieramente  ornate 
le  pareti ;  sia  infine  nel  rifare  i  pavimenti  com' erano  al  tempo 
di  Alessandro  VI,  imitandosi  persino  le  mattonelle  di  maiolica, 
che  allora  li  decoravano. 

Con  quali  proven ti  Leone  XIII  chiamd  a  nuova  vita  1'ap- 
partamento  Borgia,  e  risaputo  benissimo  da'  nostri  lettori,  e 
non  e  punto  ignorato  da'  liberal!,  paladini  del  «  pubblico  do- 
minio  ».  N6  Terario  dello  Stato  pontificio  che  di  fatto  piu  non 
esiste,  ne  molto  meno  quello  del  Regno  d' Italia  contribuirono 
un  soldo  a  quei  lavori.  Questi  furono  iniziati  e  felicemente 
compiuti  col  solo  Obolo  di  S.  Pietro,  ch'e  quanto  dire  con 
quei  medesimi  proventi  della  Santa  Sede,  coi  quali  il  palazzo 
stesso  e  1'appartamento,  che  n'e  parte,  erano  dapprima  stati 
edificati  ed  abbelliti. 

XX. 

Ad  Alessandro  VI,  morto  il  18  agosto  del  1503,  dopo  il 
breve  pontificate  di  Pio  III  2,  successe  il  1  novembre  dello 
stesso  anno,  il  cardinale  Giuliano  della  Rovere,  che  prese  il 
nome  di  Giulio  II.  Sotto  di  lui  vennero  iniziate  e  in  parte 
compiute  alcune  splendide  opere  d'arte,  che  resero  e  rendono 
il  presente  palazzo  del  Vaticano  senza  uguale  al  mondo  3. 

1  Se  ne  fece  I'inangurazione  dallo  stesso  S.  P.  Leone  XIII  il  giorno 
8  marzo  1897.  La  lapide  allora  eretta  dice:  Leo  XIII P.  M.  —  Has  haedes 
—  Camerarum  picturis  insignes  —  Excultis  ornatu  vario  parietibus  —  In 
dignitatem  pristinam  —  Restituit  et  dedicavit  —  An.  Pont.  XX. 

2  Eletto  il  22  settembre  del  1503,  mori  il  18   del   seguente  mese  di 
•ottobre  del  medesimo  anno. 

3  Intorno  ai  dati  storici  su  questo  punto,  senza  perderci  in  minuta 
bibliografia,  riinettiamo  il  lettore  al  PASTOR,  op.  cit.,  Vol.  Ill,  pp.  637 
•e  seg.  Vedi  anche  il  GREGOROVIUS,  Storia  della  Oittd  di  Roma,  Ed.  di 
Venezia  1876,  Vol.  8,  pp.  135  e  seg. 


300  DI   CHI   E   IL   VATICANO? 

Egli  non  solo  ordino  e  comincid  la  grandiosa  fabbrica 
dellamuova  basilica  di  S.  Pietro  1,  con  immenso  accrescimento- 
di  lustro  all'annesso  palazzo,  ma  del  palazzo  stesso  diviso 
una  quasi  totale  trasformazione.  Servendosi  dell'opera  del 
Bramante  egii  intraprese  la  costruzione  del  celebre  Cortile 
di  Damaso,  che  in  tre  ordini  di  logge  sopra  le  robuste  arcate 
del  pian  terreno  unisce  la  sobria  eleganza  colla  grandiosita  2. 
Servendosi  parimente  dell' opera  del  medesimo  architetto,  egli 
niise  mano  al  congiungimento  deirantico  palazzo  del  Vaticano 
col  nuovo  palazzetto  del  Belvedere,  edificato,  come  sopra 
dicernmo,  da  Innocenzo  VIII.  Nel  suo  disegno,  due  gallerie 
o  logge  rettilinee  congiungono  i  due  edificii.  II  vasto  spazio 
compreso  fu  ridotto  in  forma  di  teatro  rettangolo,  ricavato 
in  un  immenso  cortile,  lungo  circa  300  metri  e  largo  70. 
A'  lavori  intrapresi  a  questo  scopo  spetta  altresi  ramplia- 
mento  del  Belvedere  che  dalla  parte  di  mezzodi  fu  rivestito 
di  una  facciata  nuova  a  due  piani,  il  cui  mezzo  e  forinato 
da  una  immensa  nicchia,  a  forma  di  tribuna.  Alia  morte  di 
Giulio  II  (1513),  delle  due  disegnate  gallerie,  una  soltanto 
era  cornpiuta,  quella  cio6  orientale  che  guarda  verso  la  citta, 
ed  accoglie  oggi  la  ricca  raccolta  pontificia  di  iscrizioni  an- 
tiche  e  cristiaue. 

Nel  marzo  del  1508,  Giulio  II  richiamo  a  Roma  Miche- 
langelo, ordinandogli  di  dipingere  a  fresco  la  volta  della  cap- 
pella  Sistina ;  lavoro  sotto  ogni  rispetto  stupendo  che  fu  dal 
gran  maestro  compiuto  in  ventidue  mesi,  dal  novembre  del 
1508  all'agosto  del  1510  3.  Al  medesimo  tempo  (1508),  Giu- 
lio II  commise  a  Raffaello  che  ornasse  di  pitture  le  stanze 
deirappartamento  da  Nicolo  V  gia  edificato  in  Vaticano,  e 
ch'egli  allora  abitava.  L'Urbinate  vi  lavoro  per  dodici  anni, 

1  Ne  fu  posta  la   prima  pietra  da  Giulio  II,  la  domenica  in  Albis, 
13  aprile  1506. 

2  II  cortile  fu  compiuto  da   Raffaello,   ed   in  parte  anche  piu  tardi 
sotto  il  pontificate  di  Leone  X  (1513-1521). 

3  Se  ne  vegga  il  giudizio  dato  dal  VASARI  nella  sua  Vita  di  Miche- 
langelo. Soltanto  dopo  lunghi  anni,  col   «  Giudizio  finale  »  Michelangelo 
pose  fine  a'  suoi  lavori  nella  Sistina. 


DI   CHI   E   IL   VATIC ANO?  301 

lasciando,  quando  morl  nel  1520,  che  1' ultimo  suo  quadro  nella 
u  Sala  di  Costantino  »  fosse  compiuto  da'  suoi  discepoli. 

Lo  Springer  *,  per  nulla  sospetto  di  soverchio  amore  alia 
Chiesa,  discorrendo  de'  lavori  che  Giulio  II  fece  eseguire  nel 
Vaticano  dal  Bramante,  da  Michelangelo  e  da  Raffaello,  non 
solo  li  chiama  «  monumenti  immortali  della  sua  epoca  »,  ma 
ci  da  altresi  chiaramente  ad  intendere,  che  di  essi  il  mondo 
civile  va  debitore  a  Papa  Giulio,  precisamente  perch6  Papa 
e  in  quanto  Capo  della  Chiesa  cattolica;  poiche,  soggiunge 
egli :  «  Tutti  quest!  monumenti  sono  dedicati  alia  glorifica- 
zione  della  Chiesa  e  della  dottrina  cristiana,  e  rendono  omaggio 
alia  grandezza  del  papato.  » 

XXL 

II  Belvedere  restaurato,  ed  ampliato  da  Giulio  II,  fu  da 
lui  destinato  a  raccogliere  le  piu  belle  ed  antiche  opere  di 
scultura  che  il  mondo  allora  possedesse.  «  Giulio  II,  scrive  il 
Gregorovius,  fu  il  primo  a  dare  ospitalita  in  Vaticano  a'  ca- 
pilavori  della  plastica  antica,  onde  fu  il  fondatore  del  museo 
che  ivi  si  trova,  di  quel  grandiosissimo  Pantheon  di  sculture 
antiche,  nel  quale  assumono  espressione  monumentale  il 
lavoro  associato  di  lunghi  secoli,  T  infanzia,  la  perfezione  e 
il  decadimento  del  genio  umano,  e  i  piu  intimi  concetti  delle 
religion!  e  delle  opere  antiche  2.  » 

L'Apollo  e  il  Laocoonte,  i  due  grand!  prodigi  dell'arte 
greca,  furono  come  i  corifei  del  Museo  vaticano.  II  primo 
era  di  proprieta  di  Giulio  ancor  Cardinale  ed  ornava  il  giar- 
dino  presso  S.  Pietro  in  Vincoli,  sua  chiesa  titolare;  1'altro 
fu  da  lui  comprato  quando  gia  era  Pontefice.  A  queste  ag- 
giunse  egli  piu  tardi  la  classica  statua,  che  per  errore  fu 
creduta  Cleopatra ;  quindi  il  famoso  Torso,  quindi  altre  an- 
cora  non  meno  preziose. 

1  Raffael  und  Michelangelo.    2a   ed.,   Lipsia  1878,  Vol.  I,  pag.  143. 

2  Storla  della  citta  di  Roma  nel  Media  evo.  Ed.  ital.  Venezia  1876, 
Vol.  8,  pag  162.  V.  anche  il  PASTOR  nelF  opera  sopra  citata  (pp.  658  e  seg.). 


302  DI   CHI   E   IL   VATICANO? 

L'opera  di  Giulio  fu  prosegarta  da'  s-uoi  successor!,  mas- 
simamente  da  Leone  X,  da  Clemente  VII,  da  Paolo  III,  e 
ne'  tempi  a  noi  piu  vicini,  da  Clemente  XIV,  da  Pio  VI,  da 
Pio  VII,  da  Gregorio  XVI,  e  da  Pio  IX. 

Dal  che  s'  incomineia  a  intravvedere  la  condizione  giuri- 
dica  del  Museo  o  megiio  der  Musei  del  Vaticano  *,  cio6  che 
de'  tesori  In  essi  raechiusi,  parecehi  furono  raccolti  da'  Papi, 
spesso  come  person  e  private  &  colle  loro  proprie  ricchezze, 
non  gia  per  se  o  per  le  loro  famiglie,  si  bene  sempre  per  la 
Santa  Ssde,  di  cui  sapevano  e  sentivano  d'essere  innanzi 
tutto  e  sopra  tutto  i  rappresentanti. 

Parecehi  altri  di  quei  tesori  sono  monument!  insigni  che 
i  Pontefici  tolsero  dalle  basiliche,  dalle  chiese,  da'  monasteri, 
e  collocarono  nel  Vaticano,  perche  potessero  megiio  conser- 
varsi  ed  anche  vedersi  e  studiarsi  senza  scapito  della  rive- 
renza  dovuta  ar  luoghi  saeri,  o  alia  disciplina  monastica.  Tali 
sono,  e.  g.,  i  sarcofagi  di  S.  Costanza  e  di  S.  Elena,  i'  ma- 
gnifici  candelabri  di  S.  Agnese  ed  altri  monument!  apparte- 
nenti  alle  cMese  di  S.  Marco  e  di  S.  Cosimato,  a'  monasteri 
delle  Barberine,  de'  Paolotti  ecc.  Ora  di  tali  monumenti  sacri 
e  di  proprieta  strettamente  ecelesiastica,  i  Papi  non  aveva-no 
la  Mbera  disposizione  SB  non  soltanto  in  quanto  Papi,  e  in 
nessun  modo  in  quanto  sovrani  temporali. 

Quei  tesori  in  fine  sono  in  gran  parte  doni  che  furon  fatti 
a'  Papi,  da  Re,  da  Imperatori,  da  Cardinal!,  da  uomini  di 
ogni  grado  e  di  ogni  condizione ;  doni  fatti  a'  Papi,  anche 
quando  essi  erano  stati  spogliati  del  Potere  tenaporale.  Chi 
potrebbe  sostenere  seriamente  che  i  donatori  intendessero  di 
trasferire  la  proprieta  di  tali  tesori  al  padrone  di  Koma  pro 
tempore,  anzich6  a'  Pontefici  romani,  de'  quali  volevano  ono- 
rare  la  dignita  e  la  Sede  2  ? 

1  Ne  daremo  un  cenno  nel  seguente  paragrafo. 

2  Da  quest!  fatti  appare  chiaro  il  nessun  valore  giuridico  della  pie- 
sunzione,  su  cui  unicamente  si  fonda  il  gia  citato  prof.  Castellari  nel- 
1'attribtiire   alio    Stato    la  proprieta   de' musei   vaticani.    «  Si   presume, 
scriv'egli,  che  quei  musei,   avendo   uno   scopo   profano   (sic)   od  anche 


DI  CHI  E   1L   A  ATICANO?  303 

L'aver  i  Papi  destinata  una  parte  del  loro  palazzo  al  ri- 
covero  dell'arte  cristiana  e  pagana,  raccogliendo,  ordinando, 
illustrando  le  reliquie  d'una  et&  ehe  passo,  e  .una  delle  loro 
glorie  piui  insigni.  E  Taver  permesso  che  quests  reliquie 
fossero  obbietto  ed  alimento  della  scientifica  e  letteraria  at  • 
tivita  cle'  dotti  di  tutti  i  paesi?  e  altresi  un  &ol«nne  €d  im- 
perituro  mon-umento  de'  magnanimi  propositi  e  delle  tradi- 
zioni  veramente  liberal!  e  gloriose  'd<el  sommo  pontifieato  l. 


XXII. 

Fu  detto  con  verita  clie  nessun  Papa  chiimse  il  suo  Pon- 
tifieato senza  ayer  .accresciuto  od  arriccliito  in  qualche  modo 
il  suo  palazzo  del  Vatican o.  De'  Piipi  cine  r-egnarsoaio  da  Sisto  V 
a  Pio  IX  la  cosa  e  manifesta  e  comnnemeiite  risaputa..  Ba- 
steranno  dunque  pochi  e  torevi  eenmi. 

Sisto  V  riedifico  la  biblioteea  del  pnia2azo,  sciu'pando 
piu^troppo  il  magnifico  cortile  del  Bramante;  congiunse  gili 
appartamenti  pontifical  alia  basilica  per  mezzo  di  mia  nobiile 
scala,  che  partendo  dalla  sacristia  della  cappella  Sistina,  sbocca 
nella  cappella  del  SS.  Sacramento  ;  fe'  rialzare  la  grande  torre 
del  Belvedere  ed  infcraprese  la  fab;brica  del  imovo  braeeio  del 
palazzo  Vaticano  che  guarda  sulla  eitfc&,,  occiupato  da  ailora 
in  poi  da'  Pontefici 2.. 

La  storia  che  attesta  questi  fatti,  attesta  pure  che  i  pre- 
vent!, di  cui  si  servi  il  Pontefice,  furono  quelli  de*  oosl  detti 
Monti  e  VacabilL  Ora  tali  prevent!  erano  iia  ^ran  parte  il 
frutto  di  beneficii  e  di  ufficii  ecelesiastici,  -de77  qusili  il  Papa 


soltanto  prevalentemente  artistico  sieno  stati  costituiti  ed  eretti  coi  pro- 
venti  dell'erario  [dello  Stato]  poiitificio  » !  (Op.  ctt.  pp.  586-587). 

1  Su  questo  argomento  si  *v»g3g'a  la  moaografia  del  NAUDI,  UMuseo 
vaticano,  opera  e  proprieih  del  Pontesfici.  Eoma  1871 ,  ed  ancii-e  quella  del 
DE  Rossi,  1  GaUn^Hidiscienzenaturali.aHied'archeDlogia  annessi  alia 
Biblioteca  Vaticana.  Borna  1884. 

2  Cf.  HUEBNER.  Sisto  Quinto.  Trad.  ital.  Roma  1887,  Vol.  I,  pp.  470-471. 


304  DI   CHI  E   IL   VATICANO? 

clisponeva  soltanto  come  Vescovo  di  Roma  e  Capo  della 
Chiesa  1. 

Gregorio  XIV  (1590  1591)  abbelll  con  stucchi  dorati  e  pit- 
ture  le  camere  de'  paramenti  e  amplio  1'appartamento  Borgia. 
Clemente  VIII  (1592-1605)  prosegul  e  compl  il  palazzo  di 
Sisto  V;  eresse  la  regia  sala  Clementina  che  orno  di  marmi 
preziosi  e  di  pitture.  Paolo  V  (1605-1621)  edifico  un  nuovo 
palazzetto  sull'area  di  quello  d'  Innocenzo  VIII  in  gran  parte 
diroccato;  restauro  le  sale  di  Paolo  III ;  fece  dipingere  la  sala 
del  Coneistoro,  quella  dell'Archivio  segreto  ed  altre ;  amplio 
ed  abbelll  la  biblioteca.  Urbario  VIII  (1623-1644)  orno  in  parte 
il  loggione  del  2°  piano;  aggiunse  airappartamento  di  S.  Pio  V 
una  nuova  cappella;  rimise  a  nuovo  la  volta  e  il  gran  cor- 
ridore  detto  di  Cleopatra.  Alessandro  VII  (1655-1667)  gitto, 
coir  opera  ingegnosa  del  Bernini,  la  maestosa  scala  regia, 
adornd  e  fuse  insieme  le  sale  ducali ;  accrebbe  la  biblioteca 
pontiflcia  con  quella  del  duca  d'Urbino. 

De'  Papi  del  secolo  XVIII,  da  Clemente  XI  (1700-1721) 
sino  a  Pio  VI  (1775-1799)  abbiamo  tutta  una  serie  non  in- 
terrotta  di  nuovi  lavori  diretti  sia  alia  conservazione,  sia 
all' incremento  ed  a  maggior  lustro  del  palazzo.  Tali  sono 
quelli  compiuti  da  Clemente  XII  per  la  biblioteca  pontificia ; 
di  Benedetto  XIV  pel  museo  sacro  da  lui  formato  ;  di  Cle- 
mente XIV  per  la  fondazione  di  un  nuovo  museo  in  Vati- 
cano,  che  proseguito  poi  da  Pio  VI,  ebbe  il  nome  di  museo 
Pio- Clementina  2. 

Lo  stesso  deve  dirsi  de'  Papi  del  secolo  XIX.  Pio  VII 
(1800-1823),  appena  ritornato  dall'esilio,  riparo  in  gran  parte 
i  danni  fatti  al  suo  palazzo  dai  francesi  durante  i  cinque  anni 
(1809-1814)  della  sua  assenza.  Intraprese  inoltre  e  compl  il 
braccio  tra verso  posto  tra  la  biblioteca  e  la  grande  nicchia  del 
Belvedere,  e  v'istitui  il  museo,  detto  dal  suo  cognome  Chia- 

1  Ibid.  pp.  263  e  seg.  Si  vegga  anche  DE  NOVAES,   Elementi  della 
storia  de'  Sommi  Pontefici.  Tom.  VIII,  Siena  1805,  pp.  165  e  seg. 

2  Cf.   BONANNI,    Numismatd   Summorum    Pontificum,   Roma   1692, 
pp.  219  e  seg.;  BARBIER  DE  MONTAULT,  Oeuvres  completes,  Vol.  II,  Le 
Vatican.  Poitiers  1889. 


Dl   CHI   E   IL   VATICANO?  305 

ramonti.  Leone  XII  (1823-1829)  e  Pio  VIII  (1829-1830)  pro- 
seguirono  con  alacrita  i  restauri  del  palazzo.  Gregorio  XVI 
(1831-1846)  acquisto  pel  Vaticano  la  collezione  di  quadri  del 
tedesco  Venceslao  Peter  e  ne  decoro  1'antica  sala  del  Con- 
cistoro.  Intraprese  inoltre  il  restauro  delle  logge  che  fu  poi 
compiuto  da  Pio  IX ;  fondd  i  ricchi  musei  Gregoriano  etrusco 
e  Gregoriano  egizio ;  fece  eseguire  nuovi  lavori  nelle  cap- 
pelle  Sistina  e  Paolina  1  ristoro  con  nuovi  eleganti  soffitti  1'ap- 
partamento  papale ;  si  studio  infine  con  tutti  i  mezzi  a  lui 
possibili  di  conservare  ed  accrescere  lo  splendore  della  re- 
sidenza  de'  Papi.  Nel  quale  studio,  se  non  fu  superato,  fu 
certamente  agguagliato  dal  suo  successore  Pio  IX,  regnante 
al  tempo  dell'  «  aggregazione  »  di  Roma  al  Regno  d'  Italia. 
Le  innumerevoli  opere  da  lui  compiute  furono  da  noi  debi- 
tamente  ricordate  a  suo  tempo  nella  cronistoria  della  Civilta 
Cattolica  2. 

XXIII. 

E  qui  cade  in  acconcio  un'  osservazione  d'  indole  tutta 
giuridica,  la  quale  conferma  ed  illustra  quanto  abbiamo  toc- 
cato  in  quest'  articolo,  e  riguarda  le  opere  di  aggiunte,  di 
restauri,  di  abbellimenti,  che  i  successor!  di  Nicolo  V,  da 
Sisto  IV  a  Pio  IX,  eseguirono  nel  loro  palazzo  del  Vaticano. 

II  diritto  di  proprieta  sopra  una  cosa  non  cambia  punto, 
n6  si  perde  per  Taggiunta  ch'altri  vi  faccia  di  altra  cosa; 
si  ribadisce  anzi  estendendosi  alia  stessa  cosa  aggiunta :  Ac- 
cessorium  sequitur  principale.  Cosi  afferma  il  noto  principio 
giuridico,  dal  quale  nasce  il  titolo  di  possesso  detto  di  acces- 
sione,  titolo  che  ha  il  suo  fondamento  nel  diritto  naturale  ed 
e  sancito  nel  diritto  positive  di  tutte  le  genti  civili 3.  Quindi 


1  Cosi  chiamata,  perche  edificata  da  Paolo  III  (1534-1549), 

2  Si  veggano  negli  Indici  delle  Serie  I- VII  gli  articoli  sotto  il  titolo 
li  Pio  IX,  Munificenze  e  Fasti. 

3  Institutions  Justiniani  de  iust.  et  iur.   §.    29,   de  rerum  div.    Cf. 
'ERRARIS,  Bibliotheca  canon.,  iurid.  etc.,   Roma  1885,  Vol.   I,   pag.   79; 

ISBLMI,  Istituzioni  di  diritto  romano.  Torino   1857,  pp.  69  e  seg.    Nel 
1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  20  29  gennaio  1904. 


306  DI   CHI   E  IL  VATICANO? 

come,  generalmente  parlando,  Tedificio  spetta  sempre  al  pro- 
prietario  del  suolo,  su  cui  vien  ere t to;  cosl,  in  particolare, 
1'aggiimta  fatta  all'edincio  preesistente  spetta  al  padrone  del 
medesirao  edificio. 

Cio  posto,  essendo  dimostrato  che  il  diritto  di  proprieta 
sul  palazzo  del  Vaticano,  dalla  sua  fondazione  nel  498  sotto 
Papa  Simmaco  sine  alia  sua  restaurazione  nel  1455  sotto 
Papa  Nicole  V,  apparteane  sempre  a'  Pontefici  romani,  come 
a'  rappresentanti  della  Santa  Sede;  essendo  inoltre  manifesto 
che  quei  Papi,  come  tali,  ne  ritennero  il  pacifico  e  continuato 
possesso  per  ben  died  secoii,  importa  poco,  anzi  nulla  alia 
soluzioao  del  proposto  quesito,  il  ricercare  sottilmente  se  i 
loro  successor!  ed  eredi,  nell'ampliare  quel  medesimo  pa- 
lazzo, nel  decorarlo,  nel  restaurarlo,  neH'arricchirlo  di  cap- 
pelle,  di  biblioteca,  di  musei  ecc.,  eio  faces&ero  sempre  come 
rappresentanti  della  Santa  Sede,  piuttosto  che  come  rappre- 
sentanti  dello  Stato  pontificio.  Tale  ricerca,  ripetiamo,  non 
e  punto  necessaria;  poiche,  nell'ima  e  nell'altra  ipotesi,  si 
tratterebfoe  egualoiente  di  u  aggiunte  »,  di  «  abbellimenti  », 
di  «  riparazioni  »,  che  non  cambiano,  ne  possono  cambiare 
(quanto  al  diritto  di  propriety  e  al  suo  soggetto)  la  condi- 
zione  giuridica  dello  stabile  a  cui  si  riferiscono  e  di  cui  sono 
parti  ed  increnienti. 

Si  osservi  inoltre  che,  come  i  Papi  quanclo  divennero  Re 
di  Roma  non  cessarono  d'esserne  vescovi,  cosi  il  palazzo  del 
Vaticano  quando  oomincio  ad  essere  la  Reggia  de'  Papi, 
non  cesso  d'  essere  al  tempo  stesso  il  loro  episcopio.  Qual 
raeraviglia  pertanto,  se  i  Papi-Re  prodigarono,  anelie  in 
qaanto  Re,  le  loro  cure  all7  episcopio,  il  quale,  edificato, 
conservato  ed  arricchito  dalla  Santa  Sede,  offriva  loro  cosi 
degna  e  splendida  dimora?  Dato  dunque  e  non  concesso, 
che  si  diniostri  es&ere  stata  questa  o  quella  aggiunta  in  par- 
ticolare  eseguita  da  un  Papa  espressaniente  in  quanto  Re, 


Codice  Civile  pel  Regno   d' Italia   si   tratta    ^\V Accessions  iiegli  artieoli 
444-475. 


Dl   CHI  E   IL   VATICANO?  307 

coi  proventi  del  suo  Stato,  potrebbe,  dovrebbe  anzi,  rite- 
nersi  ch'egli  cio  facendo  abbia  voluto  compiere  un  atto  do- 
veroso,  se  non  di  stretta  giustizia,  certain ente  di  equita. 
Questa  infatti  per  ID  meno  richiedeva  die  lo  Stato  in  qualche 
modo  concorresse  con  la  Santa  Sede  alia  conservazione  e  al 
decoro  del  palazzo-  che,  pur  essendo  e  rimamendo  la  proprieta 
e  la  residenza  del  Vescovo  di  Roinar  serviva  altresi  di  regale 
stanza  al  suo  Sovrano. 

Nel  resto  anche  il  prof.  Scaduto,  sebbene  in  questo  argo- 
mento  sia  nostro  avversario,  eo-nfessa  che,  «  quand'  anche 
coi  bilanci  del  nostro  secolo  si  potesse  provaore  che  i  palazzi 
apostolici  e  loro  annessi  nel  secolo  XIX  siano  s-tati  mante- 
nuti  ed  accreseiuti  a  spese  diella  cassa  laicar  non  si  sarebbe 
ancora  provato  cbe  la  apesa  sia  stata  davvero  dello  Stato 
pontificio  e  non  della  cristianita  ;  giacche  bisognerebbe,  per 
venire  a  tale  risultato,  dimoairare  eziandio,  che  rl  Papa  non 
impiegasse  i  fondl  ecclesiastic!,  provenienti  da  fuori  del  suo 
territorio'  temporale,  in  spese  dello  stesso  Stato  »  i. 


XXIV. 

II  senato-re  Mamiani,  pochi  mesi  dopo  T  «  aggregazione  » 
di  Koma  al  Regno  d'  Italia,  discorrendo  appunto  della  co.n<- 
dizione  giuridica  in  cui  per  tal  fatto  trovavasi  allcvra  il  pa- 
lazzo del  Vaticano,  riconebbe  appartenere  essa  coi  suoi 
aDnessi  muaei  a'  Pontefici  romanL  NeRsL.Relazione  dell'  Uffi- 
cio  centrale,  da  lui  presentata  al  Senato  del  Regno  nel- 
raprile  del  1871,  egli  ammette  bensi  che  alcuni  Papi  si  siano 
serviti  del  pubblico  eraria  «  per  T  incremento  del  loro  pa- 
lazzo e  per  mettere  insieme  tante  e  si  mirabili  ricchezze  e 
magnificenze  di  arte  »  ;  soggiunge  pero  «  essere  indubitato 
ihe  molti  vi  hanno  speso  del  proprio  e  vi  hanno  adoperato 
rmme  egregie  e  continue  e  non  provementi  da  tribufci  e 

i  Guarentigie  Pontifive,  Torino  1884,  pag.  194. 


308  DI   CHI  E   IL   VATICANO  ? 

balzelli,  116  da  beni  camerali,  ma  derivate  da  fonte  molto 
dlversa  1.  II  fatto  e  che  Focchio  girando  per  le  marmoree 
sale  di  quel  palazzo  e  di  quei  musei  riscontra  ad  ogni  tratto 
il  nome  di  qualche  Pontefice  fondatore  e  i  segni  e  i  testi- 
mrni  della  loro  munificenza  ».  Conchiude  quindi,  e  con  lui 
conchiudiamo  ancor  noi :  «  Stando  cos}  le  cose,  come  mai 
potra  dirsi  senz'altro  a'  Papi  die  il  palazzo  che  abitano 
e  che  gli  oggetli  in  esso  situati  sono  d'  altro  padrone,  e 
quasi  sono  loro  dati  in  prestanza  2?  » 

Alia  medesima  conclusione  era  gia  venuto  fin  dal  16  no- 
vembre  del  1870,  il  Ministro  italiano  degliaffari  esteri,  Ton.  Vi- 
sconti-Venosta.  In  una  circolare  da  lui  diretta  quel  giorno 
a'  rappresentanti  di  S.  M.  all'estero,  per  giustificare  in  qual- 
che modo,  presso  le  Potenze  cattoliche  e  non  cattoliche,  1'ar- 
bitraria  ed  ingiusta  presa  di  possesso  del  palazzo  apostolico 
del  Quirinale,  egli  distingue  i  palazzi  pontificii  che,  al  tempo 
dell'  «  aggregazione  »,  erano  destinati  al  servizio  deirAmmi- 
strazione  dello  State,  da  quelli  che  erano  allora  specialmente 
destinati  all'esercizio  dell'autorita  spirituale  del  Santo  Padre 
e  facevano  parte  della  dotazione  ecclesiastica  della  Santa 
Sede.  Ora,  sebbene  tra  i  primi  egli  erroneamente  ponga  il 
palazzo  del  Quirinale,  pure  tra  i  second!  nomina  espressa- 
mente  il  palazzo  del  Vaticano.  Ecco  le  sue  parole:  «  Due 
palazzi  a  Roma  sono  piu  specialmente  destinati  all'esercizio 
dell'autorita  spirituale  del  Santo  Padre:  il  palazzo  del  Late- 
rano  ed  il  palazzo  del  Vaticano.  II  primo  di  questi  due  pa- 
lazzi, al  quale  si  riattaccano  le  tradizioni  piu  antiche  e  piu 


'  Allude  alle  offerte  ed  a'  doni  fatti  alia  Santa  Sede  da'  fedeli  del- 
1'orbe  cattolico.  Questo  concetto  era  stato  gia  messo  avanti  dalla  Spa- 
gna  e  dall'Austria,  nelle  loro  note  del  21  e  28  maggio  1861  al  ministro 
francese  Thouvenel,  proponendo,  per  conseguenza,  un'azione  collettiva 
colla  Francia  per  tutelare  la  sicnrezza  e  la  proprieta  del  Papa.  II  conte- 
nuto  di  queste  note  fu  pubblicato  dal  BIANCHI,  Storia  diplomatica  della 
questione  romana,  nella  Nuova  Antologia  vol.  XVt,  fasc.  del  febbraio  1871, 
pp.  347-348. 

2  Atti  ufficiali  del  Parlamento  italiano,  Senato  del  Regno:  sotto  il 
giorno  22  aprile  1871,  pp.  487-492. 


DI   CHI   E   IL   VATICANO?  309 

venerate  del  papato,  e  stato  edificato  e  riedifieato  a  piu  ri- 
prese...  Esso  6  realmente  il  palazzo  del  Vescovado,  o  per 
meglio  dire  del  patriarcato  di  Roma...  Essendo  pero  divenuto 
meno  comodo  ad  abitarsi,  la  Sede  del  Pontefice  romano  fu 
trasferita  in  Vaticano,  e  nel  tempo  stesso  le  funzioni  episco- 
pal! del  Santo  Padre  furono  trasferite  alia  Chiesa  di  S.  Pietro... 
Le  due  residence  principali  del  Laterano  e  del  Vaticano 
hanno  il  carattere  $treitamefote  ecclesiastico  di  sedi  de'  ve- 
scovi  di  Roma  '-.  » 

Ma  se  il  palazzo  del  Vaticano,  secondo  1'assicurazione 
datane  alle  Potenze  dallo  stesso  Governo  italiano,  pel  fatto 
dell'  a  aggregazione  »  di  Roma  nel  1870  al  Regno  d'  Italia, 
non  perdette  il  suo  carattere  strettamente  ecclesiastico  di 
sede  del  Vescovo  di  Roma;  se  esso,  nonostante  quel  iatto, 
rimase  giuridicamente  quel  ch' era  stato  fin  dalla  sua  prima 
fondazione,  parte  cioe  della  dotazione  ecclesiastica  della 
Santa  Sede,  bisogna  pur  conchiudere,  ch'esso  rimase  pro- 
prieta  dei  Papi,  che  della  Santa  Sede  sono  i  soli  legittimi 
rappresentanti. 

Ci  resta  ora  ad  esaminare  un  altro  punto,  forse  il  piu 
importante  per  i  cultori  del  «  nuovo  diritto  »  italiano,  se  cioe 
Tanzidetta  condizione  giuridica  del  palazzo  apostolico  del  Va- 
ticano pote  mutarsi,  o  fu  di  fatto  mutata  dalla  legge  detta 
delle  guarentige,  sancita  dal  Parlamento  italiano  ed  appro- 
vata  dal  Re  il  13  maggio  del  1871.  II  che  faremo  in  un  pros- 
simo  ed  ultimo  articolo. 

1  La  Circolare  con  1'annesso  Memorials  fu  pubblicata  dal  SAREDO, 
Codice  del  Diritto  pubblico  ecclesiastico  del  liegno  d' Italia.  Parte  quarta, 
Torino  1891,  pp.  27  e  seg.  Vedi  anche  gli  Atti  ufficiali  del  Parlamento 
italiano,  Camera  dei  deputati.  Tornata  del  19  decembre  1870,  pag.  125. 


INUTILT  APOLOGIE 
MOSTRUOSE  RIVELAZIONI  DI  PIETRO  MARONCELLI 


VI. 


In  Venezia,  dinarizi  alia  Commissione  incaricata  de'  rei 
di  Stato,  o  carbonari,  eke  era  la  stessa  cosa,  si  sviluppo  e 
si  sciolse  il  lamentabile  dramma,  che  doveva  diminuire  di 
dieci  anni  la  vita  di  uno  de'  migliori  e  piu  chiari  letterati 
d'ltalia. 

E  qui  la  storia  di  Pietro  Maroncelli  diventa  veramente 
brutta.  Non  valgono  i  commentarii  di  un  Alessandro  Luzio, 
ne  le  sue  irose  invettive,  ne  le  chiacehiere  di  vieta  rettorica, 
a  forbire  quel  carbonaro  dalle  macchie  contratte  di  pauroso 
abietto  rivelatore  d'  infiniti  complici. 

Ma  per  essere  questo  argomento  odioso  di  natura  sua,  e 
per  averlo  le  passioni  di  parte  inasprito  indebitamente,  io 
mi  propongo  di  presentare  persone  e  cose  nel  loro  stato  og- 
gettivo.  Potro  dire  qualche  parola  in  propria  difesa,  potro 
aggiungerne  qualche  altra  in  difesa  del  vero,  il  che  monta 
piu  assai :  ma  intorno  al  punto  dell'essere  stato  o  no  un  de- 
latore  Pietro  Maroncelli,  Iascer6  al  lettore  il  proferire  la 
non  ardua  sentenza. 

Fino  dal  1834,  Paride  Zaiotti  spinto  dalle  «  calunnie  »  da 
Pietro  Maroncelli  « *somministrate  »  al  Misley,  e  da  costui 
pubblicate  nel  citato  opuscolo,  intorno  all'ingiustizia  del  pro- 
cesso,  col  quale  il  Maroncelli  era  stato  condannato,  cosl  ri- 
spondeva,  dopo  immense  studio  sugli  atti  segreti  di  esso 
processo  : 

«  Egli  (Maroncelli)  accusava,  accusava,  accusava,  e  le  sue  ri- 
sposte  erano  sempre  piu  ample,  piu  gravi  delle  domande.  Libero, 
egli  aveva  voluto  forruarsi  ad  ogni  costo  la  sua  fortuna ;  prigioniero, 


INUTILI   APOLOGIE  311 

egli  voile  ad  ogni  costo  meritar  la  sua  grazia.  Per  essere  piii  si- 
euro  del  fatto  suo,  ei  cercd  dapprincipio  di  far  credere,  che  la  car- 
bon eria  mirasse  ad  unire  tutti  i  piccoli  Stati  d'ltalia  sotto  lo  scet- 
tro  deli' Austria :  ma  la  menzogna  era  troppo  grossolana,  e  ben  pre- 
sto tutti  i  suoi  sforzi  si  concentrarono  ad  offrire  altre  persone,  che 
potessero  pagare  an  che  per  lui.  Fu  una  gragnuola  di  fatti  e  di  nomi. 
La  carbon  eria  fu  svelata  in  tutta  la  schifosa  sua  nudita:  tutte  le 
trame  gia  compiute  per  la  Komagna,  appena  incorninciate  per  la 
Lombardia  si  fecer  palesi.  Rezia,  Pellieo,  Porro  furono  i  primi  da 
lui  donuneiati :  era  ben  giusto  che  incominciasse  da'  suoi  amici, 
da'  suoi  benefattori :  gli  altri  vennero  in  seguito.  Non  piu,  bisogna 
tinirla,  perehe  il  cuore  ne  soffre  4.  » 

Francesco  Cusani,  storico  di  buona  lega,  rimase  maravi- 
giiato  nel  leggere  questi  aggravamenti  dello  Zaiotti  sul  conto 
di  Pietro  Maroncelli:  non  ci  potendo  credere,  ricorse  an- 
ch'egli  alle  fonti  degli  Alti  offlciali  secretly  non  piu  secret! 
dopo  il  1870.  Ma  allora  si  ricredette!  e  dopo  due  mesi  di  as- 
siduo  lavoro  scriveva:  «  Cio  feci  quanto  all'accusa  di  dela- 
tore  data  al  Maroncelli ;  ne  1'avrei  aocettata  se  da  altri  do- 
cumenti,  come  dissi,  non  mi  fosse  emersa  VERITIERA  »  2. 

Ad  Alessandro  Luzio  coteste  asserzioni  e  conferme  di  uo- 
mini.  e  per  valore  1'uno  e  per  patriottismo  1'altro  inappun- 
tabili,  riescono  tuttavia  di  acre  sapore.  Laonde  scrive : 

«  Certo  chi  guardasse  superficialmente  le  cose  e  tenesse  conto 
del  solo  fatto  materiale  del  la  confessione  dovrebbe  concludere  che 
aveva  ragione  Zaiotti,  allorchc...  metteva  nella  luce  piu  sinistra  il 
contegno  del  buon  Piero.nel  suo  processor  «  fu  una  gragnuola  di 
fatti  e  di  nomi  »  etc...;  e  queste  parole  sono  state  spesso  di  poi 
ripetute  a  gara  da  gesuiti  che  nel  Maronqajli  perseguono  1'anticle- 
ricale,  da  acciabattatori  di  «  rivelazioni  storiche  »  3,  desiderosi  di 

1  Semplice  v&ritd,  p.  16-17. 

2  Storia  di  Milano.  (1873),  VII,  363. 

3  Le  virg-olette  sono  di  Alessandro  Luzio.  A  capire   1'alluyione   in- 
tesa  con  tali  parole  da  cotesto  pseudo  erudito,  bisogna  pensare  al  libro 
di  EMILIO   DEL  CBRRO,   avente   per  titolo:  Cospirazioni  romane   (1817- 
1867)  RIVELAZIONI   STORICHE   (Roma  1899).   Nel  quale,  a  cagione  delle 
«  confession!  di  Pietro  Maroncelli  »,  1'Autore   considerava   giustarnente 
«  come,  ahime,  certi  martiri  sono  poco  o  punto  degni  di  queH'atireola 


312  INUTILI   APOLOGIE 

cercare  in  gesta  da  Erostrato  1  quella  fama,  a  cui  non  possono  aspi- 
rare  per  serieta  di  studi  e  abilita  di  scrittori  »  (p.  98-100). 

II  petardo  6  scoppiato  in  mano  airimprudente  artigliere, 
il  quale  .ne  vede  gli  stoppacci  uscire  dalla  culatta ! 

Vuol  far  credere  il  signer  Luzio:  1)  che  Pietro  Maroncelli 
ha  alcun  che  di  venerabile,  alia  pari  della  Magna  Diana  efe- 
sina ;  2)  che  i  gesuiti,  da  acciabatlatori  di  «  rivelazioni  sto- 
riche  »,  3)  la  fanno  da  Erostrati,  4)  sciupando  quel  sacrario 
efesino,  5)  «  perseguendo  »•  ragioni  di  antic! .ericalismo,  6)  im- 
potenti  a  meglio,  7)  per  poca  serieta,  di  loro  studii,  8)  e  poca 
abilita  di  scrittori :  9)  in  conseguenza,  Pietro  Maroncelli  6 
rivendicato  ! 

Otto  sonore  bugie7  a  parte  rei;  ed  un  paralogismo  da 
fanciullone,  a  parte  subiecli! 

Ed  ecco  un  saggio,  nel  quale  ogni  uomo  onesto  potra  ri- 
scontrare  la  serieta  degli  studii  e  1'abilita  di  scrivere  del 
regio  archivista  de'  regii  archivii  di  Mantova,  e  dello  scrit- 
tore  di  articolesse  nel  Carrier  e  della  Sera  di  Milano. 

Lasciamo  dall'uno  de'  lati  il  considerare  quale  motive 
abbia  potuto  indurre  un  uomo,  il  quale  dalla  sua  scranna  di 
giornalista  si  erige  a  giudice  di  cose  che  non  sa,  a  sostenere 
la  «  rivendicazione  »  di  un  «  indubbiamente  riprovevole  », 

(p.  85)  ».  E  noi  giudicammo  quelle  cspressioni  «vere;  e  appunto  perche 
sorio  vere,  gitrnali  e  riviste  settarie  gli  hanno  (al  Del  Cerro)  gridato 
mille  croci  addosso  »  (Cicilta  Cattolica,  Serie  XVII,  vol.  VII.  (16  settern- 
bre  1899)  p.  719).  —  Dunqtie  il  riferire  da  uno  scrittore,  che  e  certa- 
in ente  un  magistrate  colto  e  da'  sentimenti  italiani  non  sospettabili,  la 
confessione  di  una  verita  vera,  e,  secondo  Alessandro  Luzio,  farla  da 
«  acciabatfcatori »  !  L'espressione,  lepida  e  inurbana  anzi  che  no,  e  scu- 
sabile  in  un  uomo  che  scrive  in  un  giornale  lombardo,  al  quale  il  volgo 
ha  dato,  immeritamente,  il  nomignolo  di  giornale  delle  ciabatte!  Ma  il 
fatto  non  e  scusabile,  perche  il  P.  Rinieri,  nel  suo  II  vol.  Delia  vita  e 
delle  opere  di  Silvio  Pellico,  aveva  gia  prima  pubblicato  quelle  cose  vere 
su  Pietro  Maroncelli:  e  per  tanto  non  ha  ne  pure^>o^^o  avere  il  merito 
di  un  tanto  misfatto  ! 

1  E  tanto  asserisce  chi  con  arte  male  dissimulata  si  argomenta  di 
togliere  dalla  fronte  di  Silvio  Pellico,  od  almeno  di  oscurare  1'aureola, 
onde  il  popolo  italiano  e  1'  Europa  tutta  sempre  mai  circondo  1'autoro. 
delle  «  Mie  prigioni  » ! 


MOSTEUOSE  RIVELAZIONI  DI  PIETRO  MARONCELLI          313 

e  ritentare  F  apoteosi  di  un  tormentatore  delle  coscienze 
de'  primi  patriotti  Italian!  (del  quale  ardisce  di  presentare 
all7  Italia  la  faccia  in  due  ritratti !):  che  cosa  egli  «  persegue  » 
in  cotesta  nobile  bisogna,  io  116  so  ne  mi  euro  di  voler  sapere. 

Una  cosa  affermo,  ed  e  che  Alessandro  Luzio  non  6  buon 
loico :  la  scienza  di  questa  parte  della  filosofia  non  sembra 
essere  entrata  nella  serieta  de'  suoi  studii ! 

Le  parole  dello  Zaiotti,  ch'egli  ci  rimprovera  amaramente 
di  arver  riferito  a  gar  a,  sono  vere  o  sono  false?  —  Ecco  il 
punto  a  cui  egli  doveva  rispondere  categoricaniente,  del  che 
si  e  guardato  con  «  plumbea  disinvoltura  »  *.  In  quella  vece 
lanciando  una  saetta  contro  i  gesuiti,  alia  guisa  poco  nobile 
dell'antico  Par  to  fuggente,  si  ricovera  in  un  campo,  nel  quale 
naturalmente  non  gli  mancano  le  simpatie.  E  di  la  ci  fa  sa- 
pere ch'egli  giudica  si  veramente  il  buon  Maroncelli  «  indub- 
bianiente  riprovevole  »:  ma  insomnia  scusabile  qualora  si 
consider!  la  gragnuola  delle  sue  rivelazioni  non  super flcial- 
mente,  e  si  tenga  d'occhio  «  il  movente  generoso  »  che  lo 
iudusse  «  a  quelle  sciagurate  confession!  »:  pertanto  egli  si 
propone  di  giudicarlo  «  con  animo  scevro  da  ogni  precon- 
cetto  ». 

Sia  pure :  accettiamo  cotesta  uscita  per  il  rotto  della  cuffia. 
Ma  compie  poi  egli  quel  canone  di  giusta  critica?  Lo  giudiehi 
il  lettore  dal  triplice  confronto,  nel  quale  gli  presentiamo, 
delle  DEPOSIZIONI  di  Pietro  Maroncelli  1°)  la  narrazione  ret- 
torica  di  Alessandro  Luzio;  2°)  la  relazione  giuridica  del- 
Tinquirente  giudice  assessore  Antonio  Salvotti ;  3°)  le  parole 
autentiche  dettate  dallo  stesso  Maroncelli  ne'  suoi  autentici 
costituti. 

VII. 

Narrazione  rettorica  di  Alessandro  Luzio: 

«  Maroncelli  sosteneva  che,  dopo  la  sua  aggregazione  avvenuta 
a  Xapoli,  non  si  era  piu  occupato  di  carboneria,  reputandola  una 

1  L'espressione  e  di  Alessandro  Luzio,  il  quale  usa  pure  altri  strani 
paroloni,  coine  altruismo,  didascalie,  iperestesia  morale,  escamoter,  ma- 
xfodontici  volumi  etc.  etc. 


314  1NUTILI   APOLOGIE 

societa  inefficace,  e  eke  solo  la  rivoluzione  del  '20  aveva  in  lui 
risvegliato  Fantica  fianima... 

«  Salvotti  gli  domanda  allora  a  bruciapelo :  come  mai,  voi,  ri- 
inasto  estraneo  alle  sette  romagnole,  vi  credevate  in  diritto  di 
rilasciare  quel  certificate  a  CamilJo  Manzini?  ]  Evidentemente  era 
una  credenziale  che  doveva  valere  al  Manzini  d'introduzione  presso 
i  buoni  cugini  romagnoli  ed  emiliani;  e  non  e  supponibile  che  voi 
aveste  firmato  quel  passaporto  carbonico  senza  1'autorita  di  farlo 
e  senza  la  certezza  dell'efficacia  della  vostra  parola. 

«  Quel  certificate  2  e  la  prova  piu  certa  che  voi  siete  addentro 
in  tutto  il  trameriio  delle  sette:  la  vostra  patria,  Forli,  e  uno  dei 
covi  piu  sovversivi  di  Bomagna ;  non  solo  vostro  frateilo,  ma  anche 
vostro  cognato,  1'avv.  Masotti  (lo  sappiamo  da  Confortinati)  3  e  un 
carbonaro  attivissimo;  al  Masotti  si  fa  risalire  la  pubblicazione  di 
un  foglio  clandestine  —  Quadragesimale  italiano  4  —  in  cui  ven- 
gono  propugnate  massime  incendiarie  contro  tutti  i  governi;  a  questo 
Quadragesimale  avete  di  sicuro  collaborate  anche  voi,  poiche  tra 
le  vostre  carte  si  e  trovata  la  minuta  di  quel  tale  articolo  'con  cui 
proponete  di  tirare  il  collo  a  tutti  gli  inquilini  del  Yaticano  5 ;  a 

1  A  costui  aveva  il  Maroncelli,  stando    carcerato    in   Eoma,  conse- 
gnato  un  diploma  di  carbonarismo,  la  cui  minuta  gli  era  stata  seque- 
strata. 

2  &  sempre  il  Salvotti  che  parla  con  la  bocca  di  Alessandro  Luzio. 
II  quale  Alessandro,    alcune    righe  piu   addietro,    aveva   pure   scritto : 
«  Salvotti   comincio   le    sue   contestazioni,  secche   e  anzi  che  no  sarca- 
stiche,  le  quail  come  (ante  punture  di  spillo  facevan  svaporare  le  bolle 
di  sapone    delF  immaginoso  e  facondo    roinagnolo  »   (p.  100).  In   quella 
vece  lo  sciloma  qui  riferito  non  e  ne  secco,  ne  anzi  che  no  sarcastico, 
ne  avente  somiglianza  colle  punture  di  spillo:  e  tutto  farina  del  sacco 
del  Luzio! 

3  Questa .  parentesi  dev'essere  unapuntura  di  spillo:  ci  voleva  proprio. 
fra  tanti  carbonari  cospicui,  1'autorita  del  Confortinati,  il  «  ciarlatano », 
come  lo  dichiara  il  Luzio. 

*  Cio  il  Salvotti,  cioe  Alessandro  Luzio  dice  per  figura  di  anticipa- 
zione.  Che  il  Masotti  fosse  autore  di  quel  fog-lio  clandestino,  il  Maron- 
celli lo  dichiaro  solo  nel  suo  costituto  de'  7  aprile!  rispondendo  alia 
seguente  interrogazione  218a:  che  cosa  sia  il  quadragesimale  italiano, 
e  quale,  sia  Vorigine  e  lo  scopo  di  questo  scritto? 

5  La  lepidezza  di  queste  parole,  attribuite  al  Salvotti,  nell'atto  di 
stimolare  il  Maroncelli  a  cantare,  e  qualche  cosa  di  ineffabile :  Salvotti 
non  fece  intorno  al  Quadragesimale  se  11011  la  detta  piceola  interroga- 
zione, nel  detto  costituto  7  aprile,  quando  cioe  il  Maroncelli  aveva  gia 
cantato  in  quasi  tutti,  e  lungo  la  scala  di  tutti  li  toni  ! 


MOSTRUOSE  RIVELAZIONI   DI  PIETRO   MARONCELLI         315 

che  dunque  negar  1'evidenza?  Siete  carbonari)  non  solo;  ma  cono- 
scete  a  fondo  tutte  le  ree  mene  del  buoni  cugini.  Le  simpatie 
austriache  sono  una  lustra  e  la  Comrnissione  non  o  tale  da  bever 
grosso  e  da  accettare  per  buona  moneta  le  storielle  che  le  andate 
spacciando.  » 

Tale  si  e  la  spampanata  da  povero  retore,  che  il  Luzio 
ci  ha  squadernato  conae  cosa  sottosopra  detta  «  in  rnauiera 
secca  e  anzi  che  no  sarcastica  »  dal  tagliente  inquisitore. 
E  soggiunge  com' era  da  aspettarsi :  «  —  Maroncelli  non  era 
uomo  da  resistere  a  questa  grandine  di  colpi :  e  sbalordito 
dalla  dialettica  del  Salvotti  (ossia  del  Luzio)  penso  non  tanto 
alia  sua  sorte  gia  disperata,  quanto  a  quella  della  sua  fami- 
glia,  che  egli  vedeva  travolta  nella  sua  rovina  »..,  (p.  100-101), 
Cosl  egli  guardando  le  cose  maroncelliane  non  super  ficial- 
mente  e  non  tenendo  conto  del  solo  fatto  materiale  delle  con- 
fessioni  sciagurate  del  buon  Piero. 

E  allora  che  cosa  fece  il  Maroncelli?  —  «  Nella  sua  in- 
genuit&  penso  di  raggiungere  lo  scopo,  fornendo  ai  giudici  di 
Venezia  piu  estesi  particolari  delle  simpatie  dei  Carbonari  ro- 
magnoli  per  V Austria  (Ibid.).  »  --  Fin  qui  il  Luzio  con  doppia 
figura  di  tapinosi  e  di  antifrasi! 

Ma  vediamo  ora  la  narrazione  del  Salvotti,  la  quale  a 
quella  di  Alessandro  Luzio  aggiunge  certamente  qualche  co- 
serella,  dal  rivendicatore  del  «  buon  Piero  »  ommessa  per... 
clistrazione. 

Relaxione  giuridica  di  Antonio  Salvotti. 

«  Dopoche  nei  precedent!  due  costituti  (677,  678)  si  ha  potuto 
cogliere  in  qualche  leggiera  co-ntraddizione  lo  inquisito  per  rispetto 
al  contatto  in  che  venne  a  Roma  col  toscano  Valtangoli,  e  sul  mo- 
tivo  per  cui  .la  proposta  aggregazione  del  Manzini  sarebbe  mancatar 
si  incomincio  nel  terzo  a  piu  direttamente  combatterlo.  Gli  si  fece 
conoscere  che  egli  non  poteva  fornire  il  Manzini  di  un  suo  attestato, 
onde  se  ne  valesse  presso  le  Yendite  della  Romagna,  se  a  queste 
egli  stesso  era  straniero  ].  Si  insiste  su  questa  considerazione,  e 

1  Questa  contestazione  del  Salvotti  veramente  non  ha  forza.  L'at- 
testato  fornito  da  un  carbonaro  valeva  presso  tutte  le  Vendite  del  mondo, 


316  INUTILI  APOLOG1E 

siccome  se  ne  scorgeva  I' impressions  che  dessa  faceva  suWanimo 
dello  inquisito  cosi  lo  si  am  mom  con  energica  perorazione  alia 
verita  !.  «  L'  inquisito,  osserva  il  protocollo,  (costituto  696)  si  ino- 
«  str6  commosso  a  questa  contestazione.  II  Consesso  coltivando 
«  questa  sua  morale  disposizione  lo  eccito  ad  una  sincera  esposi- 
«zione»;  e  questo  fa  veramente  il  momento,  dal  quale  ebbe  la 
sua  origine  quel  maggiore  sviluppo  che  si  pote  procurare  alle  no- 
stre  investigazioni.  Maroncelii  nella  sua  commozione  e  nella  spe- 
ranza  che  il  suo  pentimento  e  le  importanti  rivelazioni  che  era  per 
fare  otterrebbero  a  lui  e  a  suoi  congiunti  (della  cui  sorte  pareva 
che  gli  calesse  piu  che  della  sua  propria)  2  la  sovrana  clemente 
considerazione  senza  pero  ricercarla  a  condixione  del  suo  racconto  3 

nonche  presso  quelle  della  Romagna.  Veggasi  con  cio  a  che  debolissimo 
argoinento  cede  il  Maroncelii!  Quell'attestato  provava  una  cosa:  essere 
il  Maroncelii  carbonaro,  e  nulla  di  piu !  La  qual  cosa  era  gia  stata  con- 
fessata  da  esso  Maroncelii.  Ma  il  Salvotti  doveva  pur  motivare  la  sua 
superbiam  quaesitam  meritis  ;  se  no,  come  avrebbe  potuto  ambire  « il 
tributo  di  lode  »  imperatoria,  dato  poi  al  suo  zelo  iuquisitorio  V  Nella 
esposizione  delle  sue  inquisitorie  ricerche,  il  Salvotti  lascia  sempre  scor- 
gere  la  ricerca  di  se  stesso !  E  questa  come  una  nota  dominante,  la  quale 
ricorre  a  ogni  poco  nelle  sue  relazioni. 

1  II  corsivo  e  di  Alessandro  Luzio.  Noti  il  lettore,   che   non   quella 
consider azione,  ma  qualche  altra  cosa  piu  forte,  cio&  la  minaccia   della 
pena  capitale  fece  impressione  nel  Maroncelii :  vedila   piu   innanzi.  Da 
qui  si  scorge  come  il  Salvotti  nelle  sue  relazioni  all'  imperatore  perori 
seinpre  pro  domo  sua,  cioe  per  far  spiccare  la  propria  valentia. 

2  II  corsivo  e  del  Luzio ;  suppongo  che  la  parentesi  sia  del  Salvotti 
Si  osservino    pero    due  cose  certe :  1°)  II  Salvotti  nasconde  di    ragionc 
veduta  il  patto  implicito,  col  quale  il  Maroncelii  veramente  negozio  le 
sue  rivelazioni  al  prezzo  della  sua  liberazione  dalla  pena  capitale,  come 
vedrassi  dalle  sue  stesse  parole.  Se  il  Salvotti  avesse  riferito  le  parole 
stesse  di  Pietro  Maroncelii,  egli  avrebbe   sottratto,  dinanzi    all'  impera- 
tore, qualche  particella  al  suo  merito  inquisitorio,  ed  alia  lode  a  lui  do- 
vuta.  —  2°j  Non  saprei  intendere  la  portata  dell'interesse  per  la  sua  fa- 
miglia,  che,  a  dire  del  Salvotti  e  del  Luzio,  Pietro   Maroncelii  sembra 
far  prevalere.  Che  cosa  poteva  fare  1' Austria  per  la  famiglia  del  Maron- 
celii,  ammettendosi   come  spacciata  la  salvezza  di  lui?   Salvare  il  fra- 
tello,  ch'era  in  carcere  a  Bologna?  Ma  essendo  quello  nelle  mani  ai  giu- 
dici  pontificii,  1'Austria  potra  si  chiederne  i  costituti,  come  fece,  ma  11011 
gia,  la  persona.   Agli  altri  membri  della  famiglia  doveva  1'Austria  dare 
qualche  pensione? 

8  II  corsivo  e  del  Luzio.  Ma  qui  la  narrazione  Salvottiana  e  falsa  c 
manchevole,  se  si  confront!  con  le  parole  dette  dal  Maroncelii:  e  noto 
cio  come  cosa  gravissima.  Perche  1'espressione  del  Salvotti  sia  esatta, 


MOSTRUOSE   R1VELAZIONI   DI   PIETRO   MARONCELLI         317 

appago  non  Y'  ha  dubbio  in  gran  parte,  i  desiderj  della  Commis- 
sione,  ma  anche  allora  un  resto  di  vergogua  e  di  pieta  lo  trattenne 
dal  tutto  narrare  le  sue  operazioui  carboniche  in  questo  regno,  che 
perd  in  seguito  ha  rivelato  1. 

«  I  tre  esarai  che  allora  di  seguito  si  assunsero  (696,  697, 
698)  2  svilupparono  pressoche  tutto  la  immensa  diffusione  che  la 
setta  carbonica  ebbe  negli  Stati  del  Papa  »  (Luzio,  p.  434). 

Qui  si  presenta  necessaria  la  soluzione  di  un  quesito  im- 
portante.  II  Maroncelli  svelo,  svelo  immensamente  persone  e 
cose  e  secreti  della  carboneria,  cio  e  fuori  di  dubbio,  come 
di  presente  daremo  a  vedere.  Ma  percio  si  merita  egli  il 
vocabolo  di  delatore?  Schiettamente  ci  sembra  cotesta  una 
questione  di  parole :  il  fatto  e  evidente,  come  vedrassi,  la  pa- 
rola  poco  monta. 

Ma  sve!6  egli  col  patto  od  almeno  con  Tintendimento,  o 
con  la  «  speranza  »,  come  si  esprime  il  Salvotti,  di  ottenere 
salva  la  vita  a  prezzo  delle  rivelazioni  che  farebbe  r  Un  patto 
esplicito  con  le  parole  «  do  ut  des,  do  ut  facias  »  non  vi  fa, 
n6  vi  poteva  essere  dinanzi  al  consesso :  che  vi  fosse  stato 
secretamente,  n6  lo  affermo  ne  lo  nego.  Ma  stando  ai  costi- 
tuti,  ossia  alle  parole  dette  dal  Salvotti  ed  alle  parole  ri- 
sposte  dal  Maroncelli,  ci  fu  da  una  parte  eccitamento  a 
svelare  ogni  cosa  solto  pena  d'incorrere  la  giustizia  capi- 

secondo  la  lettera  dei  costituti  del  Maroncelli,  bisogna  intendere  al  piu, 
che  la  condizione  vi  fu,  ma  non  per  patto  convenuto  espressamente  tra 
le  due  parti! 

1  Dai  costituti  di  Maroncelli  vedrerno,  che  allora  eg'li  tacque  le  cose 
rivelate  poi  sul  Pellico,  Porro,  Laderchi  e  Canova,  si  per  vergogna   e 
per  pieta,  ma  sopratutto    perche  non  reputava  cotali  rivelazioni  neces- 
sarie  alia  causa  ne  al  governo! 

2  Citando  questi  numeri  in  una  lunga  nota,  intesa  ad  assegiiare  ad 
essi  le  date  corrispondenti,  il  Luzio  scrive :   «  forse  il  10  (cioe  19?)  20, 
21   febbraio  »    (p.    433).    Quei    numeri    invece   corrispondono   a'  17,   18, 
19  febbraio  1821.  Da  cio,  come  da  altri  indizii,  si  vede  che  il  Luzio  non 
ha  letto  i  costituti  del  Maroncelli!  E  perche  allora  nella  sua  prefazione, 
nel  titolo  del    libro,  ed  altrove,  parlare   con  tanta    sicumera  ?  Come  si 
puo  intitolare  un  libro,  nell'anno    di    grazia  1903   « il  processo  Pellico- 
Maroncelli » ,  senza  avere  almeno  studiato  i  costituti  di  Maroncelli  e  di 
Pellico? 


318  INUTILl   APOIX)GIE 

/file,  furore  di  godere  della  clem  en  z  a  dell'imperatore;  e 
dall'altra  ci  fu.  promessa  espli-cita  di  svelare  ogni  cosa  con 
r  affldamento  alia  impcriale  clemenza.  A  questo  fatto  cer- 
tissimo,  il  lettore  dia  quel  nome  che  credera  piu  conveniente : 

10  storico  si  cura  poco  del  nome. 

Con  cio  6  sciolta  da  se  1'altra  questione :  il  Maroncelli  non 
essere  stnto  delatore  con  Vintendimento  di  aver  salva  la  vita, 
per  che  non  ne  etibe  il  premio,  non  gode  della  facoltd  degl'im- 
punitarii,  fu  condannato  al  carcere  duro.  —  In  questa  parte 

11  Maroneelli  segui  la  sorte  di  tutti  i  condannati  del  Polesine 
e  di  Milano,  i  quali  fec^ero  si  delle  rivelazioni  estese  ed  im- 
portanti;  m^i  1°)  non  le  fecero  se  non  gia  arrestati,  2°)  a  forza 
d'interrogatorii,  3°)  quando  gia  la  loro  colpa    era  gia  cono- 
sciuta  dal  governo,  4°)  ed   essi  non  erano  «  mossi  dal  pen- 
timento  »,  ma  daH'obbligo  -di  obbedire  all'art.  289  «  del  co- 
dice  dei  delitti  »;  che  comanda  al  reo  di  dire  la  verita.  Le 
quali  cose  o  tutte   o   in   parte   coneorsero   nel   Maroneelli  a 
privarlo  del  preinio  &v\l'impunizione,  promesso  nel  paragrafo 
56  della  prirna  parte  del  -oodiee   penale  agli  impunitarii  ivi 
descritta  J, 

Ed  or,a  faDeiamoci  ad  ascoltare  le  stesse  parole  del  Ma- 
roncelli ne'  suoi  costituti, 

VIII. 

Parole   autentiche   di   Plelro    Maroncelli 
ne'  suoi  costituti. 

Quanto  segac  trovasi  scritto  a  verbo  e  verbo  nel  proto- 
collo  dei  costituti  di  Pietro  Maroncelli ;  nel  quate  si  registra- 

-1  «  Chi  si  '6  aggregvato  a  segrete  eonabrkcole  tendenti  all'alto  tra~ 
dimento,  ma  poscia  mosso  dal  pentimoento  ne  scopre  alia  magistratura 
i  membri,  gli  Htatuti,  le  mire,  gli  attenta-ti,  mentre  sono  ancora  occLiltir 
e  se  ne  puo  impedire  il  dainio,  e  assicurato  della  plena  sua  impunita, 
e  del  segneto  della  fatta  dennncia  » .  Evide-ntemente  intende  quelli  che 
si  trovano  ancora  sul  piede  di  liberta:  poich£  fu  arrneeato  questo  arti- 
colo  nello  stesso  decreto  de'  29  agosto  1890,  il  quale  era  destinato  a 
promunire  ogni  aggTeg-azione,  e  ad  eccitare  ogni  aggregate  a  dcnuii- 
ziarla,  se  voleva  cansare  la  sanzione  della  legge. 


MOSTRUOSE   RIVELAZ1ONI   DI   PIETRO   MARONCELLI          319 

vano  le  interrogazioni  dell'  mquirente  I.  R.  assessore  di  ap- 
pello,  Antonio  Salvotti,  e  le  risposte  dell'  inquisito. 

La  composizione  scenica  di  quel  tribunale  ci  e  stata  de- 
scritta  da  un  illustre  condannato,  marchese  Canonici,  che  vi 
subi  la  sorte  comune.  Stavano,  scrive  egli,  «  dietro  vasto 
tavolo  tre  persone  di  fronte,  ed  una  quarta  al  lato  destro  » . 
II  costituito  tenevasi  «  al  lato  manco  alia  loro  sinistra  ». 

Nel  nostro  caso  il  Maroncelli  aveva  di  fronte  F  inquisitore 
Salvotti,  la  cui  prosopografia  ci  e  cosl  descritta  dallo  stesso 
marchese  Canonici :  «  uomo  alto  di  taglia,  di  struttura  sottile, 
di  spalle  tirate,  di  viso  oblungo  e  scolorito,  di  crine  nero, 
spesso,  e  ricciuto,  occhi  morati,  vivaci  ed  irrequieti,  con  sor- 
riso  forzato  sopra  le  labbra,  e  voce  maschile  e  sonora  A  ' . 

Nel  suo  primo  costituto  di  Venezia,  30  gennaio  1821,  il 
Maroncelli  interrogate  nelle  generali  rispose : 

«  lo  sono  Pietro  Maroncelli  del  fa  Antonio,  e  della  vivente  Maria 
Iraldi  Bonet  2,  d'anni  25,  nubile,  nativo  di  Forli,  ed  ultimamente 
abitante  in  Milano.  » 

Tutto  il  costituto,  che  duro  dalle  11  della  mattina  fino  alle 
7  pomeridiane,  9  ore  non  interrotte,  si  aggiro  intorno  ad  un 
tale  Valtangoli  toscano,  spia  segreta  del  governo  del  gran- 
duca,  il  quale  dette  a  bere  grosso  a  Maroncelli  ed  agli  altri 
carbonari  della  Romagna.  Si  e  voluto  vedere  in  quelFarnese 
un  agente  del  Fossombroni,  incaricato  di  preparare  le  popo- 
lazioni  della  Romagna  a  di  venire  soggette  della  Toscana :  non 
e  cosa  provata,  tanto  piu  che  di  sua  natura  6  del  tutto  im- 
probabile  3.  Non  franca  quindi  la  spesa  di  occuparsene  per 

1  Delia  mia  vita.  Eelazione  apologetica  di  Giambattisla  Canonici.  (Bo- 
logna, 1848),  p.  29.  Come  si  vede,   1'immag-ine  del  Salvotti  non  e  quell  a 
di  un  Adonide,  comunque  il  Luzio  si  sia  argomentato  di  presentarcene 
la  pulcram  speciemf 

2  .Nel  costituto  citato  dal  Luzio  a  p.  353,  il  Maroncelli  si  dice  figlio 
della   «  vivente  Maria  Traldiboni  »  . 

3  Vedi  nella  Rivista  d' Italia  un  articolo  sul  Valtaucoli,  che  e  forse 
1'unico  che  ci  dia  qualche  cosa  di  nuovo    e   di  sicuro   intorno  a   quella 
spia  toscana  (febbraio   1902,  p.  346).  Dai  document!  ivi  citati  sappiamo 
gia,  che  il  Valtancoli  aveva   «  alterato   il  vero  state  delle  cosc»,  ossia 
non  aveva  ricevuto  dal  governo  toscano  altra  missione  che  di  esplorare 


320  INUTILI   APOLOGIE 

ora,  sebbene  al  Salvotti,  che  aveva  la  fisima  di  credersi  sal- 
vatore  della  monarchia  austriaca,  premesse  assai  11  darne 
raggmgli  all'  imperatore  piu  che  potesse  estesi  ! 

II  secondo  consesso  fn  teauto  nel  giorno  seguente.  Verso 
intorno  allo  stesso  argomento,  e  duro  dalle  10  e  mezzo  della 
mattina  sino  alle  4  e  mezzo  del  pomeriggio,  ossia  altre  sette 
ore  continue  *. 

i  disegni  delle  sette,  e  non  di  spacciarsi  come  iiicaricato  di  guadagnar 
nuovi  popoli  alia  Toscana.  Cio  e  confermato  da  una  relaz'one  dcllo 
stesso  agente  pubblicata  da  G.  Livi  nella  Eivista  del  risorgimento,  I, 
560.  II  Livi  nella  Illustrazione  italiana  (9  novembre  1894,  p.  34  <)  cosi 
ci  descrive  la  missione  di  quella  spia,  cavandola  da  atti  officiali  :  «  II 
Valtancoli  ebbe  dunque  il  grave  quanto  geloso  incarico  di  far  delle 
escursioni  pei  maggiori  Stati  confinanti,  e  oceorrendo  anche  altrove, 
per  raccogliervi  le  maggiori  notizie  sulle  mene  dei  liberali,  e  particolar- 
mente  suWazione  delle  varie  Societa  seyrete.  »  Di  altro  incarico  di  con- 
quiste  non  occorre  mai  una  sillaba  ! 

Ma  a  noi  arreca  grande  maraviglia  il  vedere  1'  inquisitore  Salvotti 
a  lanciare  la  sua  nave  inquisitoria  a  piene  vele  e  con  gran  fog  A  n'el  mare 
della  politica,  e  far  tanto  assegnamento  sulle  notizie  intorno  a  quel- 
1'agente  da  spendere  ore  ed  ore  a  far  cicala  re  Pietro  Maroncelli,  e  poi 
nella  sua  relazione  ufficiale  trattare  a  fondo  la  questione  politica  dei 
tentativi  della  Toscana  per  mangiarsi  le  Romagne!  Sempre  vediamo 
dominare  la  nota  Salvottiana:  il  con  to  del  proprio  merito  !  A  suo  tempo 
spero  di  far  la  luce  anche  intorno  a  questo  punto  abbuiato  dal  Gualtiero. 

1  II  Luzio,  che  trincia  in  ogni  cosa,  scrive  a  p.  11  essere  «  inevita- 
bile  che  un  interrogator™  prendesse  in  media  dalle  5  alle  6  ore,  per  lo 
meno  »  .  Con  questo  «  per  lo  meiio  »  si  dice  assai  !  II  fatto  e,  che  la 
maggior  parte  de'  costituti  durarono  dalle  7  alle  9  ore.  E  la  misura  della 
loro  hmghezza  non  dipendeva  da  necessita  scritturali,  ma  dalla  mag- 
giore  o  minore  importanza  di  quello  che  voleva  sapersi  dall'inquisitore  ; 
quindi  alcune  sedute  durarono  9  ore,  altre  4,  ed  altre  due;  ed  alcune 
si  protrassero  fino  a  mezzo,  notte,  meno  un  quarto  !  Caratteristiche  sono 
le  sedute  di  Silvio  Pellico,  e  per  il  tempo  e  per  la  durata. 

Si  puo  giudicare  dal  cenno  seguente  : 

PIETRO  MARONCELLI: 


30  gennaio  1821  —  11 

mattina  —    7      sera 

31        »            »      —  10  V 

2                             -       4'/2       » 

17  febbraio     »      —  10 

—     7 

18                      »      —  11 

»         -    51/2     » 

GlAMBATTISTA   CANONICI  : 

21  agosto  1820      -  10        mattina  —     7        sera 
21        »          »       —    9        sera         —  11  */2  notte 


MOSTRUOSE   RIVELAZIONI   DI   PIETRO   MARONCELLI          321 

I  costituti  de' 17,  18,  19  febbraio  sono  quelli,  ne' quali  il 
Maroncelli  cliede  la  stura  alle  manifestazioni  sine  numero  in- 
torno  persone  e  cose  e  disegni  e  secretumi  di  tutta  la  car- 
boneria  e  massoneria  romagnole :  fu  in  tutta  verita  una 
«  gragnuola  *  battente,  che  duro  tre  giorni  e  lo  spazio  di 
21  ore! 

Li  riproduremo  tutti  e  tre,  per  la  massima  parte,  in  ap- 
pendice ;  qui  non  possiamo  se  non  metterne  sotto  gli  occhi 
del  lettore  la  parte  letterale,  che  dia  una  mentita  oggettiva 
alle  chiacchiere  stftdiate  di  tutti  i  rivendicatori  delle  vilta 
carbonaresche.  Quel  tanto  che  riportiamo  e  bastante  a  di- 
struggere  tutto  il  libro  di  Alessandro  Luzio ! 

COSTITUTO  DI  PIETRO  MARONCELLI  DE'  17  FEBBRAIO  1821 : 

Kegno  Lombardo  Yeneto. 

Nell'ex  convento  di  S.  Michele  di  Murano  destinato  alia  cu- 
stodia  di  alcuni  del  detenuti  nell'inquisizione  contro  la  setta  dei 
Carbonari.  — In  giorno  di  sabbato  17  febbraio  1821  alle  ore  10 
di  mattina. 


22  agosto  1820 

9 

V 

-    11  3/4 

notte 

23 

9 

mattina 

~      41/2 

sera 

24        »           » 

Q  1' 
y    1-2 

» 

-    4»/2 

» 

25 

—  10 

» 

—    5 

» 

26 

-  10  1  A 

»              ^ 

-  i'JS 

» 

FELICE  FORESTI  : 

20  marzo    1820 

Q 

mattina 

-     6 

sera 

21       » 

—    9 

» 

~~~"       ^     /2 

, 

22      » 

—  10 

» 

—     5 

» 

23      »              » 

—    9  ]; 

;2        » 

—     s> 

» 

30      » 

~      8V: 

2                  ^ 

—    5  8/i 

» 

ANTONIO  SOLERA  : 

20  gennaio  1820 

2 

sera 

—     7 

sera 

22 

—  10 

mattina 

—     6 

» 

24      '  »' 

—  10 

mattina 

—     6 

» 

...  10  aprile          » 

—    9 

» 

—     6 

» 

SILVIO  PELLICO  : 

20  febbraio  1821 

-  10  i 

/2  mattina 

—     2 

pomeridiane 

17  aprile          » 

2 

pom. 

D     /j 

,  sera 

27      »               » 

g 

sera 

—    91/. 

,  notte 

1904,  vol.  1,  fasc.  1287. 


21 


30  gennaio  1904. 


322  1NUT1LI   APOLOGIE 

Avanti  il  ronsesso  (come  sopra).  Present!...  I  S.ri  D.1  Antonio 
Salvotti,  assessore  d'appello,  Consigliere  inquirente  —  Giuseppe  de 
Tosetti,  Stefano  Grabmayer  Consiglieri  —  D.1'  Rosmini  Attuario. 

Onde  proseguire  il  Costituto  deli'arrestato  Pietro  Maroncelli, 
il  Consesso  inquirente  si  e  recato  in  S.  Michele,  e  fattosi  presen- 
tare  dal  Custode  il  nominato  Maroncelli,  previa  rainmoni/ione  alia 
verita  a  sense  del  K°  289  del  codice  dei  delitti,  fu 

117.  Interrogate.  Dettogli,  che  se  egli  non  fosse  stato  gia  ri- 
conosciuto  qual  Carbonaro,  dal  corpo  morale  a  cm  Manzini  volea 
esser  unito,  il  certificato  che  avesse  prodotto  non  gli  poteva  cer- 
tamente  giovare. 

Prima  infatti  che  si  conosca  il  presentatore  del  certificate), 
vogliono  gli  statuti,  e  vuole  il  buon  senso,  che  sia  riconosciuta  la 
qualita  dell' attestante.  Le  mere  supposizioni  non  giovano,  mas- 
sime  dove  si  tratta  di  societa  contro  le  quali  il  governo  precede 
con  tuito  il  rigore. 

Voglia  finalmente  conoscere  meglio  la  sua  situazione.  Com- 
prenda  una  volta,  che  dopo  aver  confetsato  i  tentativi  che  fece 
d'introdurre  la  Carboneria  in  Milano,  vale  a  dire  una  societa 
diretta  all' alto  tradimento,  la  sua  sorte  e  gia  decisa  da  quella 
legge,  che  appunto  per  togliere  ogni  pretesto  di  diverse  inten%ioni, 
ha  irrevocabilmente  stabilito,  che  si  rende  ribelle  contro  il  Go- 
verno, chmnque  coltiva  una  tale  societa. 

Nel  suo  stato  adunque  null'altro  mezzo  gli  resta,  che  d'invo- 
care  la  clemen&a  sovrana,  e  di  ineritarsela  con  un'amplissima 
rivelazione. 

Comprenda,  che  egli  e  la  vittima  di  quelle  persone,  che  lo  lan- 
ciarono  in  questo  itortice. 

Comprenda,  ch'egli  va  a  formare  I'irreparabile  sciagura  an- 
che  di  suo  fratello ;  e  voglia  per  conseguenza  risolversi  una  volta 
ad  abbandonare  un  silenzio,  che  ad  altro  non  tende,  che  a  nuo- 
cere  a  quel  Governo,  di  cui  egli  dee  impetrar  la  pieta,  ed  a  salvar 
quelle  persone,  che  ben  tutt' altro  dovrebbero  di  presente  ispirargli, 
che  gratitudine  e  riguardi  1. 

1  Confesso  schiettamente,  che  queste  parole  dell'inquisitore  Salvotti 
non  gli  fanno  onore.  Gli  si  puo  menar  buona  la  minaccia,  con  la  quale 
sospende  sul  capo  al  reo  la  pena  suprema  che  lo  attende,  se  non  si 
risolvo  a  svrelare  la  sua  colpa.  Ma  quell 'incitamento  a  svelare  i  com- 
plici,  perche  quest!  sono  indegni  di  gratitudine  e  di  riguardi,  quando 
appunto  il  Maroncelli  era  stato  egli  la  causa  della  loro  rovina,  come 
maestro  aggregatore  e  come  svelatore  primo,  mi  sembra  una  cosa  in- 
degna  d'un  giusto  inquirente. 


MOSTRUOSE   RIVELAZIONI   DI   PIETRO   MARONCELLI         323 

Nota  bene.  L'inquisito  si  mostro  commosso  a  questa 
contestazione. 

II  Consesso  coltivando  questa  sua  morale  disposizione, 

10  eccito  ad  una  sincera  esposizione ;  e  Tinquisito  rispose 
nel  modo  che  segue : 

Dettando.  Nelle  esposizioni  fatte  finora  io  uon  posso  ne- 
gare,  che  vi  sono  molte  cose  taciute,  ed  altre  dette  in 
modo  di verso  dal  vero. 

Io  dunque  sono  disposto  a  dichiarare  ogni  cosa  se- 
condo  veramente  che  e,  sperando  che  nelle  cose  che  saro 
per  dire  si  degnera  il  Clementissimo  Governo  di  consi- 
derare  la  mia  situazione,  e  quella  particolarmente  del 
mio  sangue,  e  di  concedere  a  me  ed  al  mio  fratello  quei 
riguardi,  di  cui  I'uomo  pentito  del  suo  traviamento  si 
puo  lusingare,  e  dei  quali  mi  renderanno  meritevole  le 
rivelazioni  che  saro  per  fare  *. 

Aggregate  alia  Carboneria  nel  modo  che  ho  raccontato  (negli 
atti  politici  subiti  alia  polizia  di  Milano,  i  quali  vennero  comu- 

1  Dinanzi  a  queste  dichiarazioni  di  Maroncelli,  nette  e  formal!,  prego 

11  lettore  di  collocare  in  confronto  le  parole,  scritte  dall'  inquisitors  Sal- 
votti,  nella  conclusione  finale,  in  cui  allegava  le  attenuanti,  che  potes- 
sero  scusare  il  Maroncelli  dall'avere  incorsa   la   pena  capitale.  Sono  le 
seguenti : 

«  Non  la  minaccia  della  pena,  non  il  rigore  lo  mosse  a  dischiudere 
il  labbro  al  Consesso,  ma  il  ragionamento,  e  la  mitezza  del  suo  tratta- 
mento.  »  --  Le  minacce  proferite  dal  Salvotti  in  questo  costituto,  da 
una  parte ;  e  dall'altra  la  implorazione  della  imperiale  clemenza,  espressa 
dal  Maroncelli,  in  merito  delte  rivelazioni  che  sard  per  fare...  sono  evi- 
denti,  ne  si  possono  cancellare:  esse  attestaiio,  che  nello  scrivere  quelle 
parole  il  Salvotti  non  ha  detto  il  vero.  E  qui  il  Salvotti  e  sorpreso  in 
flagranti ! 

Dinanzi  a  quelle  dichiarazioni,  giudichi  parimente  il  lettore  di  questa 
altra  dichiarazione  salvottiana  :  «  Maroncelli  avrebbe  potuto  chiedere  la 
impunita  come  condizione  di  tutte  quelle  notizie  importantissime  che 
somministro  ;  ma  lo  inquisito  disdegnando  questo  premio,  si  affido  inte- 
ramente  alia  Clemenza  sovrana,  pregando  che  come  fu  uguale  la  colpa 
di  tutti,  voglia  essere  uguale  anche  la  pena. »  (Luzio,  p.  486).  Questo  scrit- 
tore,  che  coglie  tutte  le  briciole  che  cadono  dalle  carte  del  Salvotti, 
avrebbe  dovuto  dirci  in  quale  costituto  il  Maroncelli  disdegnasse  la 
impunita,  e  quale  articolo  del  codice  austriaco  glie  la  concedeva,  dopo 
il  suo  arresto  e  dopo  le  prime  rivelazioni  insufficient!  che  fece!  come 
anche  con  qual  criterio  di  verita  dovesse  il  Maroncelli  essere  uguale 
nella  colpa  con  gli  altri,  da  lui  alia  colpa  trascinati ! 


324  1NUTILI   APOLOGIE 

nicati  al  Governo  pontificio  da  S.  E.  il  signor  Co'nte  Strassoldo) 
in  Napoli,  rni  recai  a  Forli,  dove  mi  restrinsi  con  mio  cognato 
1'avvocato  Masotti,  ed  appresi  da  lui,  che  la  Carboneria  cominciava 
allora  allora  ad  essere  introdotta  anche  in  Komagna;  e  che  esso 
era  stato  aggregate  alia  medesima  alia  venuta  di  Gioacchino,  dal 
qual  tempo  deve  veramente  cominciarsi  a  contarne  1'esistenza  in 
Bomagna. 

lo  mi  rendetti  dopo  a  Bologna,  dove  stetti  interpolataraente  due 
anni.  In  sul  finire  del  secondo,  per  mezzo  di  mio  cognate  stesso 
fui  presentato  ai  Carbonari  di  Forli,  che  mi  riconobbero  senza  altra 
formalita;  ed  io  intervenni  anzi  ad  un  mercato  o  adunanza,  che 
si  tenne  in  carnpagna  al  casino  del  conte  Saffi l 

128.  Int.  Che  dica  per  verita  se  il  vocabolario  di.  convenzione, 
die  si  trovo  fra  le  sue  carte,  sia  opera  sua? 

E.  Si,  Signore.  Io  composi  quel  dizionario  a  Forli,  e  la  copia 
•che  vedesi  nella  carta  rigata  fa  fatta  da  Domenico  Belzoppi  di  San- 
marino.  Qael  dizionario,  come  si  vede,  non  e  ancora  complete,  ed 
io  non  me  ne  era  peranche  servito. 

129.  lot.  11  consesso  attende  or  a  da  lui  la  indicazione  precisa 
di  ttttti  i    Carbonari  di  Forli   colla   rispettiva   qualita,   che  essi 
aveano  nella  vendita, 

R.  Ho  conosciuto  come  carbonari  di  Forli  i  seguenti: 

1.  L'avvocato  Petrucci. 

2.  L'avvocato  Croci. 

3.  II  mio  cognato  Masotti. 

4.  Pietro  conte  Saffi. 

5.  Alessandro  Francia  negozianto. 

6.  Certo  Gurioli  negoziante. 

7.  II  conte  Francesco  Petrignani. 

8.  Certo  Rossi  artigiano. 

9.  Giovanni  Manzini. 

10.  Paolo  Zoli  benestante. 

11.  Carlo  Finina. 

12.  Certo  Balassi  locandiere. 

13.  II  cavaiiere  Lanfranchi  ex  ufficiale. 

14.  li  dottor  Pasquali. 

15.  Baldassare  Regnoli,  impiegato  presso  il  conte  Antonio  Gaddi. 

16.  Certo  Speziale,  del  quale  non  mi  ricordo  ora  il  nome,  ma 

1  Narra  per  longo  I'accadutogli  col  Valtangoli :  cio  riserbiamo  al- 
1'appendice. 


MOSTRUOSE  R1VELAZIONI   DI   PIETRO   MARONCELLI         325 

so  essere  lo  speziale  dello  spedale,  anzi  mi  ricordo  ora  essere  Zam- 
berliccTii. 

17.  Girolanio  Amaducci  sacerdote. 

18.  II  marchese  Pietro  Merlini. 

19.  Angelo  Caletti  avvocato. 

20.  Monsignor  Cesare  Caletti. 

21.  Francesco  Zoli  impiegato,  credo  al  Tribunale. 

22.  Certo  Balboni,  e  che  credo  abbia  nome  Alessandro. 

23.  Luigi  Poletti,  carceriere  del  criminale. 

24.  II  Cancelliere  Yescovile,  mi  pare   di  nome   Francesco  Ci- 
coynani. 

25.  Angelo  Pasini  impiegato. 

26.  Scipione  Casali,  stampatore. 

27.  Nicola  Regnoli,  segretario  comunale. 

28.  Certo  sacerdote   Vittore,  del  quale  non  so  il  cognome,  ma 
che  era  irate  cappuccino. 

29.  Certo  Carlo  Cerotti,  ora  negoziante  ex  impiegato. 

30.  Giacomo  Ravajoli,  ex  ufficiale. 

Yi  si  debbe  pure  aggiungere  la  cosi  detta  turba,  sulla  quale 
passo  a  parlare. 

Carlo  Armuzzi  di  Forli  ora  defunto  aveva  concepita  1'idea  di 
affratellarsi  colla  gente  del  volgo,  onde  ispirare  alia  stessa  de'  prin- 
cipii  liberali  conform!  alia  setta  massonica,  che  solo  allora  esisteva. 
In  questo  modo  Forli  presenta  una  massa  di  gente  numerosa  im- 
bevuta  di  idee  liberali,  e  la  plebaglia  che  nelle  altre  citta  della 
Komagna  non  e  che  un  complesso  di  briganti  J,  e  in  Forli  animata 
di  veri  principii,  senza  tendere  al  saccheggio  o  al  brigantaggio. 
Questa  cosi  detta  turba.  veniva  dunque  accetta  anche  alia  Carbo- 
neria,  alia  quale  apparteneva  per  via  de'  suoi  capi,  i  quali  sono  il 
Zoli)  il  Finina,  e  il  Rossi  sopradescritti. 

lo  ho  conosciuto  le  persone,  delle  quali  sopra  ho  parlato,  come 
addette  alia  societa  carbonica,  per  essere  intervenuto  con  loro  ad 
una  adunauza,  che  si  tenne  nel  casino  del  conte  Saffi  nella  state 
del  1817,  e  alia  quale  pure  intervennero  gli  ufficiali  della  truppa 
stazionata  a  Forli,  senza  che  per  altro  questi  fossero  del  paese,  e 
che  mi  ricordo  essere  stati,  il  maggiore 

31.  Landi,  e  gli  ufficiali 

1  Brigante,  nel  linguaggio  carbonaresco,  era  siuonimo  di  profano: 
e  dcsignava  ogni  persona,  che  non  appartenesse  alia  turba  dei  buoni 
cugini! 


326  INUT1LI  APOLOGUE 

32.  Perotti,  e 

33.  CristinL 

In  quell'adunanza  figurava  da  Reggente  il  mio  cognato  Masotti, 
la  di  cui  reggenza  appunto  allora  finiva,  e  si  passo  a  scegliere  gli 
altri,  che  dovevano  entrare  in  carica. 

Fu  quindi  nominate  Reggente  1'avvocato  Petrucci.  Era  segre- 
tario  Nicola  Regnoli,  e  credo  che  vi  rirnanesse,  o  che  altrimenti 
gli  venisse  sostituito  Carlo  Cerotti. 

II  primo  sorvegliante  era  Angelo  Pasini,  e  1'altro  era  France- 
sco Cicognani,  e  rai  pare  che  restassero  in  carica. 

Era  oratore  1'avvocato   Croci,  e  vi  subentrfc  Don  Amaducci. 

Era  maestro  delle  ceriinonie  il  Balboni,  faceva  da  esperto 
Franco  Zoli. 

Facevano  da  copritori  il  Rossi,  e  il  Finina. 

Faceva  da  terribile  il  cavaliere  Lanfranchi. 

Faceva  da  archivista  certo 

34.  Zambianchi  possidente,  del  quale  anzi    mi    era   prima  di- 
inenticato. 

L'oggetto  di  quella  adunauza  fu  la  nomina  dei  nuovi  uffiziali. 

Capitarono  e  vennero  accolti  quai  Yisitatori  il  fratello  del  Fat- 
tibuoni,  ingegnere  di  Cesena,  e  un  suo  compagno  che  era  venuto 
a  stabilirsi  a  Forli  dalle  Marche,  ma  di  cui  io  non  so  il  cognome. 

Avverto  che  1'avvocato  Crocl  non  pote  comparire  a  quell'adu- 
nanza, e  che  in  sua  vece  vi  tenne  un  breve  discorso  il  conte  Pii- 
tiv  Saffi,  il  quale  era  in  sostanza  morale  (sic),  essendoche  in  quella 
adunanza  vi  erano  anche  gli  Apprendenti.  Nessuno  era  vestito  colle 
decorazioni  prescribe  dall'Ordine. 

Avverto  ancora,  che  la  il  mio  cognato  fece  la  proposizione  che 
fu  anche  adottata,  di  non  tener  piu  adunanze,  ma  di  dividers!  in 
sezioni,  nel  inodo  che  ho  gia  raccontato. 

130,  Int.  Se  e  qnali  Carbonari  abbia  eyli  conosciuti  in  Bo- 
logna ? 

R.  In  Bologna  non  ho  conosciuto  che  1'avvocato 

35.  Sartoni  e  lo 

36.  Zubvli,  che  entrambi    furono    reggenti  della  Yendita   cola 
istituita.  Conobbi  1'avvocato  Sartoni   qual  Carbonaro,  dopo  il  mio 
ritorno  da  Roma  in  sul  finire    della    state    1818,  essendogli    stato 
raccomandato  dal  conte  Ginnasi  di  Faenza  ;  perd  non  sono  inter - 
venuto  nd  alcuna  adunauza  in  Bologna. 

Passo  a  questo  proposito  a  raccontare  1'oggetto  della  mia  mis- 
sione  a  Bologna...  (la  daremo  in  appendice). 


MOSTRUOSE   RIA^ELAZIONI   DI   PIETRO   MARONCELLI          327 

Stance  naturalmente  di  tanto  profluvio,  che  duro  fino  alle 
otto  ore  di  notte,  il  Maroncelli  non  parlo  piu  nel  giorno 
17  febbraio.  Ma  ne'  seguenti  due  giorni  riprese  il  racconto, 
e  fece  altre  profuse  dichiarazioni  sulla  setta  e  su  i  settari. 
Disse  del  partito  preso  da' carbonari  roniagnoli  di  darsi  alia 
Toscana,  e  magari  air  Austria  per  «  sottrarsi  a  preti  ».  Ma 
1'Austria  non  avendo  corrisposto  a'  loro  desiderii,  «  non  si 
opero  null  a  ». 

Si  attese  allora  «  alia  apertura  dei  templi  massonici  », 
ordinata  in  una  baracca  di  Bologna;  e  qui  nuovi  torment! 
e  nuovi  tormentati: 

«  L'opera  di  Amaducci  e  dell'  Orselli  in  Forli,  quella  del  Gal- 
Una  e  Eoncaldier  in  Ravenna,  e  quella  del  Oinnasi  e  del  Ladercki 
in  Faenza,  e  quella  dello  Zuboli  con  altri  nominati  di  sopra,  cioe 
gli  Agucchi  fratelli,  il  conte  Bianchetti,  1'avvocato  Gambari,  e  il 
Sartoni  in  Bologna,  fu  quella  che  effettud  1'apertura  de'  templi,  e 
1'accettazione  della  maggior  parte  de'  carbonari  ne'  medesimi » 

Interrogate  svelO  quindi  tutti  i  fratelli...  component!  le  logge 
novelle  di  Forli,  di  Faenza,  di  Bologna,  Eavenna,  e  di  «  altre 
adunanze  che  si  tenevano  in  vari  luoghi  »;  poi  di  Rimini,  Cesena, 
Lugo,  Bagnacavallo,  Imola,  Ferrara,  dove  «  vi  erano  delle  ven- 
dite  carboniche  dette  madri.  Le  figliali  poi  sono  :  Forlimpopoli , 
Meldola,  Santa  Sofia,  e  Galeata  sotto  Forli ;  Cervia,  ed  altri  luoghi 
ch'  io  non  so  bene  indicare  come  si  chiamino,  sotto  Ravenna ;  Ci- 
vitella,  Brisighella,  sotto  Faenza,  con  altri  luoghi  ch'  io  non  so  piu 
indicare. 

«  Non  so  quali  siano  i  luoghi,  dove  sono  le  Yendite  figliali  di 
Cesena. 

«  So,  che  quella  di  Rimini  ha  le  Yendite  figliali  in  S.  Arcan- 
yelo  e  Savignano,  gli  altri  luoghi  mi  sono  ignoti. 

«  Non  so  in  quai  luoghi  le  Yendite  di  Lugo  e  Bagnacavallo 
abbiano  le  loro  figliali- 

«  Imola  mi  pare  le  abbia  ai  due  Castelli  Bolognese  e  S.  Pietro. 

«  Non  so  rendere  conto  delle  \endite  figliali  di  Bologna,  e 
Ferrara...  » 


328  INUTILI   APOLOGIE 

Non  aveva  egli  ragione  Paride  Zaiotti,  quando,  dopo  avere 
enumerate  in  blocco  le  persone  e  le  citt&  e  le  sette  svelate 
da  Pietro  Maroncelli,  esclam6 :  «  Basta,  basta !  ch6  il  cuore 
ne  soffre  ?  » 

Ed  inoltre  noi  troviamo  di  tanto  in  tanto  in  queste  nar- 
razioni  maroncelliane,  espressioni  come  le  seguenti:  «  Do- 
«  menico  Casamurata  (che  ieri  dimenticai  di  dire,  che  era 
«  pur  carbonaro),  era  pur  Rosa  Croce  —  Baldini,  del  quale 
«  mi  ero  finora  scordato...  »:  i  quali,  aggiunti  ai  nomi  sopra 
riferiti,  componevano  la  somma  di  TRENTOTTO  vittime,  asse- 
gnate  all'ira  vindice  della  giustizia,  dair  insensata  inescu- 
sabile  vilta  di  un  loro  fratello  maestro  in  carboneria  ! 

Ed  ora  chieggo  io :  ci  puo  essere  un  «  motivo  generoso  », 
il  quale  scusi  non  che  legittimi  tanta  pochezza  di  animo  ?  II 
lettore,  che  dalle  parole  minacciose  del  Salvotti  e  dalla  pronta 
risposta  del  Maroncelli  ha  visto  quale  fosse  il  vero  motivo, 
che  indusse  questo  carbonaro  a  «  cantare  »,  il  lettore  dia  egli 
la  sentenza:  noi  non  facciamo  commenti. 


KIVISTA   BELLA  STAMPA 


i. 

LE  FIXTURE 
DELLE  OATAOOMBE  ROMANE 

PUBBLIGATB    DA   G.    WlLPERT  l. 

Nella  sua  opera  monumentale  sulle  pittare  delle  catacombe  ro- 
mane  Hons.  Giuseppe  Wilpert  ci  presenta  il  frutto  di  quindici  anni 
di  lavoro,  maturate  nello  scorcio  del  secolo  XIX,  condotto  a  per- 
fezione  e  raccolto  in  sull'inizio  del  XX.  Una  congiuntura  propizia 
lo  fa  comparire  in  pubblico  proprio  alTalba  del  novello  pontificato 
e  trarre  i  migliori  auspicii  dal  nome  augusto  che  porta  in  fronte 
«  Pio  X  PONTIFICI  MAXIMO  »  quasi  che,  mentre  la  musica  sacra  viene 
felicemente  richiamata  aH'aurea  schiettezza  delle  tradizioni  antiche, 
dal  canto  suo  1'arte  delle  catacombe,  tratta  fuori  dagli  oscuri  sot- 
terranei  e  fatta  agevole  ad  ognuno  merce  fedelissime  riproduzioni 
in  colore,  s'accinga  a  rimettere  sul  buon  sentiero  e  a  ribattezzare 
1'arte  del  secolo  nostro,  la  quale  si  va  torturando  in  vani  sforzi  e 
non  trova  la  via  di  tornar  cristiana. 

II  merito  di  questa  pubblicazione  si  potra  apprezzare  degna- 
mente,  quando  si  ponga  mente  da  una  parte  aH'importanza  suprema, 
dogmatica  e  artistica,  di  quelle  antichissime  manifestazioni  del  pen- 
siero  cristiano,  e  dall'altra  si  consideri  lo  stato  a  cui  sono  ridotte 
quelle  pitture  e  al  peggio  che  loro  aspetta  in  processo  di  tempo 
inevitabilmente. 


Principiando  da  questa  seconda  considerazione,  premettiamo  che 
quei  dipinti  sono  eseguiti  a  fresco  cioe  sull'intonaco  fresco  «  udo 
tectorio  » .  Questo  e  un  fatto  stabilito  dal  Wilpert  con  certezza. 

1  Roma  Sotterranea.  Le  pitture  delle  Catacombe  fiomane;  illustrate 
da  GIUSEPPE  WILPERT,  con  54  incision!  nel  testo  (XIX-549  p.)  e  267  ta- 
vole.  Roma,  Desclee  Lefebvre,  1903.  —  Due  grossi  volumi  in  folio,  leg. 
in  tela  L.  375.  L' opera  fu  pubblicata  contemporaneamente  in  italiano 
(che  e  1'edizione  da  noi  citata)  ed  in  tedesco  presso  1' Herder  di  Friburgo. 
Le  tavole  sono  identiche;  entrambe  le  edizioni  stampate  in  Roma. 


330  LE   PITTURE 

Tutte  le  affermazioni  contrarie  maucavano  semplicemente  della  base, 
doe  dell'osservazione  diretta,  E  quanto  all'uso  dell' encaustica,  esso 
non  si  pud  supporre  se  non  da  ohi  ne  ignora  del  tutto  la  tecnica, 
la  quale  Plinio  assicura  che  non  veniva  usata  nella  pittura  murale; 
o  la  chiama  «  alienum  parietibus  (picturae)  genus  » . 

In  secondo  luogo  essendo  le  gallerie  sotterranee  scavate  nel  tufo, 
roccia  di  poca  consistenza,  1'intonaco  che  doveva  ricevere  la  pittura, 
lungi  dal  conformarsi  alia  pratica  classica,  ricordata  da  Plinio  e  da 
Vitruvio,  e  comporsi  di  sei  strati,  fu  ridotto  comunemente  a  due 
soli,  fino  al  secolo  III  bene  inoltrato,  piu  tardi  anco  ad  uno :  nella 
quale  pratica  si  osserva  tanta  costanza,  che  la  presenza  d'un  solo 
strato  costituisce  un  prezioso  criterio  cronologico  a  determinare  1'eta 
delle  pitture. 

Cid  posto,  si  capisce  che  tutto  questo  fosse  lavorio  molto  fragile, 
spesso  eseguito  affrettatamente,  soggetto  per  giunta  alle  infiltrazioni 
dei  terreni  soprastanti,  all'umidita  ed  all'esalaziom  interne,  a  muffa, 
ad  incrostazioni  di  nitro  e  di   calcare,   ecc.    Oltre   le   quali   cause 
naturali  s'aggiunsero  le  devastazioni  positive  degli  uomini,  n.on  dei 
lloti  soltanto  e  dei   Longobardi,  che  si  puo  «  ammettere  a  priori  •» 
lasciassero  le  loro  tracce,  ma  piu  e  peggio  dalle  genti  civili,  dopo 
che  le  catacombe  furono  riscoperte  nel  secolo  XYI.  II  Bosio  narra 
d'un  ipogeo  sulla  via  Latina  che   «  sotto  i  suoi   occhi  fu   distrutto 
dagli  scavatori  di  pozzolana  » .  Material!  poi  senza  fine,  mattoni,  marmi, 
travertin!  ne  furono  estratti  dai   proprietarii  dei   terreni,  che  nelle 
gallerie  cimiteriali  si  rallegrarono  d'avere  delle  cave  belle  e  pronte. 
Altri  si  mossero  per  piu  nobili  ragioni,  come  distaccare  le  pitture 
dalle  pareti   per  portarsele  in   casa  e   conservarle.    Cosi   fece    «  il 
canonico  Boldetti  che  per  45  anni  lavoro   come  custode   nelle  ca- 
tacombe »   dando  il  piu  fatale  esempio  in  tal  genere  di  operazioni. 
Ma   non   sernpre  gli  riuscivano.  Eacconta  egli   stesso   d'un  meda- 
glione  colla  testa  di  Cristo  da  lui  fcrovato  in  Santa  Domitilla,  di  si 
bella  espressione,  ch'egli  ne   restd  preso,   e   nel  distaccarlo  gli  si 
sfascio  tra  le  mani.    II  D'Agincourt  cita   egli  pure  senza  scrupolo 
dei  frammenti  di  pitture  tratti  dalle  catacombe  e  facenti  parts  della 
sua  raccolta.  Ed  in  tempo  non  molto  lontano  ancora  un  tal  «  Va- 
lentino Masci  morto  da  parecchi  anni,  e  gia  capo  dei  fossori,  che 
diresse  a  lungo  gli  scavi  sotto  il  Ludovici  (un  custode  delle  reliquie, 
senza  cultura   scientifica),  raccontava  al  De  Rossi  di  avere  una  volta 
trasportato  in  citta  un  carro  intiero  di  pitture  tolte  dalla  catacomba 
sotto  la  vigna  Massimo.  Giunto  a  casa...  s'erano  ridotte  ad  una  massa 
informe  di  sfasciume!  »  (p.  158). 


DELLE   CATACOMBE   ROMANE  331 

Altre  perdite  irreparabili  sono  da  imputare  alle  fondazioni  delle 
fabbriche  erette  nei  nuovi  quartieri  di  Roma,  altre  a  ladri  e  mal- 
fattori,  conie  avvenne  poco  priina  del  6  marzo  1901  d'una  pittura 
di  rara  freschezza,  scoperta  dal  Wilpert  stesso  nel  ciinitero  di  Pre- 
testato,  la  quale  avanti  ch'egli  avesse  tempo  di  fotografarla,  fu  ru- 
bata  da  mano  ignota,  ma  noa  inesperta  (ib.). 


Qaelle  pittare  adunque,  affidate  a  friabiii  intonachi  periranno 
senza  dubbio  e  seguiranno  la  sorte  di  tante  altre,  viste  ancora  dal 
Bosio,  dal  de  Eossi  e  da  altri  a  memoria  nostra.  Importava  pertanto 
di  salvarle  almeno  in  immagine.  Qaesta  fu  1'impresa  del  Wilpert. 
Tra  i  duecento  e  piu  documenti  da  lui  riprodotti  un  terzo  erano 
inediti,  ed  ora  sono  per  sempre  acquistati  alia  scienza.  Ma  di  quelli 
stessi  che  gia  erano  pubblicati,  una  gran  parte  abbisognavano  asso- 
lutamente  di  essere  novamente  copiati,  tanta  era  1'incertezza,  non 
di  rado  1'  infedelta  o  il  travisamento  patito  per  mano  degli  antichi 
copisti. 

Infatti  lasciando  da  parte  le  infelici  copie  dei  cinque  disegnatori 
adoperati  dal  Ciacconio  e  per  fortuna  non  pubblicate,  quelle  assai 
niigliori  disegnate  dai  fiammingo  Filippo  de  Winghe  andarono  di- 
menticate  e  perdute,  e  solo  le  conosciamo  di  seconda  mano  dalle 
riproduzioni  del  Bosio.  Questo  «  Colombo  delle  -catacombs  »,  abi- 
lissimo  disegnatore  egli  stesso,  da  principio  lavorava  di  sua  mano, 
poi  mancandogli  il  tempo  dovette  rimettersi  ad  altri:  ma  bisogna 
dire  che  fu  mal  servito.  Tre  furono  i  disegnatori  di  cui  si  valse: 
il  Toccafondo  romano,  il  senese  Avanzini,  e  Francesco  Fulcaro 
incisore  dei  rami  della  Roma  sotterranea. 

II  primo  non  era  ne  abile  disegnatore,  ne  fedele  copista,  ma 
dotato  di  sconfinato  capriccio  «  a  piacimento  adottd  barbe,  accorcio 
od  allungft  abiti,  attribui  vestiti  a  figure  nude  e  ne  spoglid  quelle 
che  ne  avevano,...  muto  la  successione  delle  scene,  tralascid  interi 
gruppi...  e  ne  introdusse  di  nuove  »  ecc.  Per  dime  una  facile  it 
riscontrare  oggi  stesso,  una  rappresentazione  dell'  Epifania  ancora 
ben  conservata,  fu  da  lui  trasformata  in  una  scena  di  martirio  ! 
—  Percid  e  per  altri  sospetti  non  infondati  il  Bosio  lo  licenzio  e 
lo  sostitui  coll' Avanzini. 

Questi  era  molto  piu  abile  e  piu  coscienzioso.  Di  rado  altero 
di  prqposito  le  scene  da  rappresentare.  Talora  perd  non  seppe  trat 
tenersi,  come  fece  in  una  scena  dell'  Epifania,  ove  ai  due  magi 


332  LE  PITTURE 

deH'originale  (v.  tav.  101)  egli  di  suo  ne  aggiunse  un  terzo.  I  suoi 
error!  assai  numerosi  provengono  o  dalla  confusione  degli  original!, 
velati  di  macchie  e  difficili  a  discernere,  o  dall'  influenza  inconscia 
di  altre  copie  preesistenti,  o  di  composizioni  somiglianti  vedute  sui 
sarcofaghi  e  tolte  a  guida  nella  sua  incertezza.  Cosi  gli  avvenne  di 
trasformare  un  Cristo  fra  i  due  simboli  eucaristici  nel  sacrificio  di 
Abramo,  un  Giobbe  nella  moltiplicazione  dei  pani,  ecc. 

Tali  sono  le  copie  delle  pitture  riportate  nella  Roma  sotterranea 
del  Bosio,  le  quali '  riprodotte  poi  interamente  dal  Bottari  e  piu 
tardi  dal  Garrucci,  passarono  in  quasi  tutte  le  opere  archeologiche 
maggiori,  anche  le  piu  recenti.  Perd  nonostante  quella  «  grandissima 
infedelta...  un1  intiera  schiera  di  archeologi  (per  lo  piu  principianti) 
specialmente  in  Germania,  non  seppe  trattenersi  dal  fame  grandis- 
simo  uso...  introducendo  cosi  inconsciamente  degli  errori,  fra  i  quali 
anche  dei  grossolani,  in  monografie,  che  del  resto  sono  diligenti... 
tali  errori  sono  in  opposizione  comica  col  tono  autoritario  e  cattedra- 
tico  di  alcuni  di  questi  scritti,  che,  suscitando  1'  ilarita  negli  esperti, 
inganna  il  critico  di  mestiere  »  (p.  164  nota). 

Dal  Bosio  fino  al  de  Eossi  non  s'ebbero  altre  copie  degne  di 
considerazione.  II  de  Eossi  che  sollevd  1'archeologia  cristiana  all'al- 
tezza  presente,  al  grado  di  scienza,  nei  tre  volumi  del  suo  capola- 
voro,  la  Roma  sotterranea,  fornl  delle  copie  atte  a  dare  un'  idea 
degli  original!  e  ad  iniziare  sul  serio  lo  studio  della  pittura  cri- 
stiana antica  del  II,  III,  IY  secolo  e  oltre.  Se  non  che  le  sue 
copie,  eseguite  da  diversi  artist!,  hanno  pure  diverse  valore  e  fe- 
delta.  Le  migliori  sono  quelle  di  Gregorio  Marian!,  le  copie  del 
quale  emergono  «  per  grande  scrupolosita  :  alcune,  pel  tempo  nel 
quale  vennero  eseguite,  possono  stimarsi  veri  capolavori  di  ripro- 
duzione  »  (p.  166). 

Sopravvenne  intanto  la  fotografia,  la  quale  com'  e  naturale  si 
lascia  addietro  di  lunghissimo  intervallo  qualunque  piu  abile  dise- 
gnatore.  II  primo  che  se  ne  valesse  a  questo  intento  nelle  catacombe 
fu  1'inglese  Parker.  Le  sue  fotografie,  mediocri  d'esecuzione  e  non 
esenti  da  ritocchi,  munite  di  brevi  ed  inesatte  indication!,  furono 
messe  in  coramercio ;  ma  presto  diventarono  vere  rarita,  perche  le 
negative,  comprate  da  un  antiquario,  andarono  distrutte  in  un  incendio 
del  palazzo  Caffarelli  in  Via  Condotti.  Per  fortuna,  qualunque  sia 
il  valore  non  ispregevole  delle  predette  fotografie,  il  Eoller  ne  aveva 
accolte  un  buon  numero  nella  sua  opera  Les  catacombes  de  Rome, 
e  cosi  ci  furono  conservate  tra  le  altre  le  immagini  di  due  pitture 
mutilate  dappoi  o  perdute. 


DELLE   CATACOMBS   ROMANE  333 

Eeco  a  che  punto  stavano  le  copie  delle  pitture  cimiteriali  fino 
a  questi  nostri  giorni.  Mons.  Wilpert,  discepolo  degno  e  riconoscecte 
al  compianto  G.  B.  de  Rossi,  animate  vigorosamente  dal  maestro, 
prese  sopra  di  se  il  grave  carico  di  adunare,  finche  s'  6  in  tempo 
«  tutto  il  tesoro  laseiatoci  in  tal  materia  dalla  Chiesa  primitiva  nelle 
necropoli  sotterranee,  elaborandolo  in  modo  critico  ed  esauriente  » 
(prefaz.) ;  lavoro  immenso,  il  quale  su  proposta  della  Commissione 
pontiftcia  degli  scavi  comparisce  come  continuazione  ai  volumi  della 
Roma  sotterranea  del  de  Rossi.  Sono  due  volumi  superbamente 
stampati.  Quello  delle  tavole  e  naturalmente  il  piu  importante;  ma 
il  testo  pure  fa  vedere  quante  nuove  conclusion],  quante  rettifica- 
zioni  consentono  le  immagini  fedeli  di  quei  dipinti. 

Dovunque  era  possibile  servirsi  della  fotografia,  essa  fu  messa 
largamente  a  profitto  ;  nel  che  il  nostro  Autore  si  loda  grandemente 
della  ditta  Danesi,  che  assunse  Pesecuzione  delle  fotoincisioni,  e 
pose  a  disposizione  di  lui  il  suo  piu  abile  fotografo,  Pompeo  San- 
saini,  appropriate  quanto  mai  a  tale  effetto,  oltreche  per  la  capa- 
cita  nell'arte,  anche  per  la  piccolezza  della  statura;  la  quale  gli 
consentiva  di  entrare  in  ogni  buco  e  ficcarsi  anche  ne'piu  angusti 
arcosolii,  e  quivi  disporre  il  suo  apparecchio,  stando  egli  ginoc- 
chioni  a  terra  o  supino  o  comechessia,  tentando  e  ritentando  le 
prove,  fincho  riuscissero  a  soddisfarlo  pienamente. 

Sovente  pero  la  fotografia  era  impraticabile  del  tutto.  Prima  per 
I'oscurita  completa  dei  sotterranei,  onde  si  rendeva  necessario  ri- 
correre  alia  luce  artificiale,  o  elettrica  o  di  magnesio.  La  prima  era 
esclusa  per  la  forte  spesa:  poiche,  chi  poteva  pensare  a  derivare  la 
conduttura  della  citta  per  tutta  la  campagna  e  per  tutti  quei  Ubirinti 
sotterra?  E  gli  accumulator!,  oltre  al  costo  che  importano  essi  pure, 
colle  emanazioni  degli  acidi  potevano  facilmente  recare  offesa  ai  co- 
lori.  Restava  il  magnesio,  il  quale  da  una  bella  luce  bianca,  ma  lascia 
uno  strascico  di  fumo  cosi  denso,  che  non  si  possono  eseguire  di 
seguito  buone  fotografie,  se  non  in  quegli  ambienti  ove  il  fumo  si 
dissipa  rapidamente:  il  che  non  avviene  nel  caso  presente  se  non 
assai  di  rado.  Oltraccid,  talvolta  i  colori  sono  troppo  sbiaditi;  tal 
altra  1'ang.ustia  dello  spazio,  per  es.  gallerie  molto  strette,  volte  molto 
basse,  o  sono  incompatibili  colle  misure  focali  dell'obbiettivo,  ovvero 
ancho  ricorrendo  ai  grand'angolari  darebbero  immagini'  sformate  e 
inservibili.  Di  modo  che  1'apparecchio  fotografico  da  solo  non  basta 
nel  piu  dei  casi;  occorre  1'aiuto  d'un  valente  copista. 

II  quale  e  necessario  anche  allorquando  la  fotografia  pud  riuscire 
e  dare  il  primo  fondamento  al  lavoro,  che  la  fotoincisione  poi  deve 


334  LE   FIXTURE 

riprodurre  o  in  nero,  per  le  pitture  meno  important!,  o  in  trico- 
mia  per  Taltre.  A  tale  scopo  —  dice  il  Wilpert  —  egli  faceva  ri- 
portare  la  fotografia  su  carta  salata  e  poi  dipingere  nella  catacomba 
dinanzi  alia  pittura  originale,  sotto  la  sua  sorveglianza.  E  per  questo 
lavoro  si  servi  sempre  di  un  solo  pittore,  Carlo  Tabanelli,  che  gia 
sotto  il  de  Rossi  in  alcuni  lavori  minori  aveva  dimostrato  straordi- 
naria  attitudine  al  copiare.  Indi  nei  lunghi  anni  passati  col  Wilpert 
si  perfeziond  talmente,  che  le  copie  di  lui  nulla  lasciano  a  desiderare 
quanto  a  fedelta.  Sopra  questi  acquarelli  furono  eseguite  le  tricro- 
mie,  che  essendo  ottenute  con  mezzi  meccanici,  ridanno  1'acquarello 
tale  e  quale.  E  anzi  da  tener  conto  d'una  propizia  circostanza  che 
nel  caso  presente  rendeva  molto  acconcio  questo  recente  progresso 
dell'arti  fotomeccaniche :  cioe  che  la  scala  dei  colori  nelle  pitture 
delle  catacombe  non  fu  mai  molto  ricca.  I  piu  usuali  sono :  rosso , 
bruno,  gialloy  bianco,  e  verde,  cioe  quelli  per  1'appunto  che  meglio 
convengono  al  processo  del  la  tricromia. 

La  perizia  del  Wilpert  nel  ripulire  le  pitture,  lavarle  o  con  una 
spugna  intrisa  nell'acqua  limpida  semplicemente  o,  quando  occor- 
resse,  pure  colle  soluzioni  acide,  per  liberarle  dalle  incrostazioni 
calcaree  o  dal  nitro;  poi  la  singolare  educazione  dell'occhio  fatto 
pel  lungo  esercizio  familiar  e  e  penetrante  a  scorgere  i  piu  lievi  in- 
dizi,  impercettibili  ai  meno  esercitati;  sono  tutte  circostanze  che  con- 
corrono  a  dare  autorita  a  quest'opera  inonumentale,  e  a  riguardarla 
non  come  un  semplice  per  quanto  prezioso  acquisto  di  material], 
ma  come  un  progresso  capitale  nell'archeologia  cristiana. 


Passando  ora  a  dare  un'idea  del  contenuto  ne'  dipinti  cimite- 
riali,  chiunque  scorre  attentamente  per  le  267  tavole  (meta  delle  quali 
sono  colorate)  non  pud  sfuggire  a  un  senso  di  meraviglia  vedendo 
in  quei  vetusti  monumenti  della  pittura  cristiana  1'enorme  prepon- 
deranza  del  pensiero  su  tutti  gli  accorgimenti  tecnici.  Tanto  che 
uno  spirito  superficiale,  avvezzo  alia  formazione  accademica  o  ai 
criterii  storico-realistici  correnti,  andrebbe  a  rischio  di  non  capirne 
nulla.  Eppure  in  molti  di  que'  dipinti,  e  piu  ne'  piu  antichi,  tras- 
pare  il  tocco  dell'arte  classica  romana  con  una  sicurezza,  con  si  no- 
bile  sobrieta,  che  non  siamo  soliti  vedere  ne'  piu  celebrati  artisti 
dei  nostri  giorni.  Quivi  il  pensiero  si  va  condensando,  si  contrae, 
sfrondando  da  se  tutto  il  superfluo,  tutti  gli  accessorii,  inesorabil- 
mente,  fino  a  rinchiudersi  nella  profondita  arcana  del  simbolismo. 


DELLE   CATACOMBE   ROMANE  335 

La  pittura  storica  quale  oggi  1'intendiamo,  cioe  quelle  compo- 
sizioni  che  tentano  di  rappresentare  dal  vero  gli  avvenimenti  quali 
si  svolsero  nella  realta,  riprendendo  con  suprema  diligenza  insino 
le  foggie  degli  abiti,  la  decorazione  degli  edifizi,  la  prospettiva  del 
paesaggio  e  ogni  circostanza ;  tutto  questo  non  era  richiesto  al  pit- 
tore  che  ornava  i  sepolcri  nelle  catacombe,  anzi  ne  era  positiva- 
mente  escluso.  Chi  vuole  intendere  qualcosa  in  quelle  composizioni 
deve  premettere  come  principio  supremo  che  esse  erano  pitture  fu- 
nerarie,  destinate  a  ornare  sepolcri,  epperd  a  richiamare  Fidea  della 
vita  eterna.  Percid  gli  stessi  fatti  tolti  alia  storia  biblica  delPantico 
e  del  nuovo  testamento  non  erano  rappresentati  per  se  stessi,  ma 
soltanto  per  la  loro  relazione  col  defunto.  Questo  era  il  motivo, 
questo  il  centro  da  cui  tutto  partiva,  a  cui  tutto  si  riferiva.  Quindi 
la  scelta  dei  soggetti  piu  frequenti  perche  piu  atti  a  ricordare  la 
vita  d'oltre  tomba,  la  fede  nella  risurrezione,  la  potenza  della  mano 
liberatrice  di  Dio,  la  divinita  di  Cristo  risorto  egli  stesso  e  causa 
della  risurrezione  dei  morti.  Ecco  allora  Noe  nell'arca,  Daniele  fra 
i  leoni,  i  tre  fanciulli  nella  fornace  di  Babilonia,  Susanna  liberata 
da  Daniele,  il  miracolo  di  Giona,  Mose  che  percuote  la  rape,  la 
risurrezione  di  Lazaro,  la  guarigione  del  paralitico,  la  moltiplica- 
zione  dei  pani,  ecc. 

Orbene,  siccome  gli  artisti  non  movevano  da  idee  storiche  ma 
da  idee  simboliche,  ed  il  simbolo  per  natura  sua  dev'essere  scevro 
d'ogni  elemento  che  turbi  la  corrispondenza  col  concetto  da  espri- 
mere,  o  distragga  lo  spirito  dell'osservatore;  quindi  6  che  «  per  in- 
trinseca  necessita  il  carattere  piu  deciso  della  composizione  cristiana 
antica  e  appunto  la  grande  concisione  e  semplicita :  I' axiom,  o  meglio, 
il  momento  piu  essenziale  delVazione,  fit  tolto  dal  racconto  biblico, 
e  le  figure  principali....  furono  collocate  in  atteggiamenti  corrispon- 
denti  a  quell'azione  »  (p.  37).  L'intento  simbolico  affrancava  cosl 
1'artista  dall'obbligo  di  attenersi  servilmente  al  testo  della  Sacra 
Scrittura,  e  gli  agevolava  1'impresa. 

«  Queste  considerazioni,  che  non  saranno  mai  raccomandate  ab- 
bastanza,  sono  importantissiine,  perche  ci  offrono  il  giusto  punto  di 
vista,  dai  quale  noi  dobbiamo  osservare  e  giudicare  le  produzioni 
sacre  delParte  cimiteriale.  Le  accuse  sollevate  contro  la  poverta  delle 
composizioni  cristiane  antiche  e  contro  le  offese  fatte  .dagli  artisti 
alia  narrazione  biblica,  cadono  da  se  avanti  alia  condizione  di  cose 
indicata,  e  mostrano  che  coloro,  i  quali  fermulano  simili  accuse, 
non  sono  abbastanza  penetrati  nella  natura  dell'arte  cristiana  an- 
tica »  (ibid.) 


336  LE   PITTURE 

Che  stupendo  soggetto  per  un  pittore  il  miracolo  di  Mose,  che 
con  un  tocco  della  verga  fa  scaturire  1'acqua  dal  sasso;  le  turbe 
assetato  che  s'avventano  e  s'incurvano  ai  rivi,  i  giumenti,  i  cani- 
melli,  le  donne  colle  idrie...  quanto  non  seppero  iramaginare  i  fer- 
vidi  ingegni  del  secoli  XYI  e  XYII!  Tutto  giusto,  tutto  vero  o 
almeno  verosimile,  tutto  degno  d'un  gran  pennello :  ma  tutto  inutile 
allo  scopo  simbolico,  anzi  nocivo.  Quindi  il  pittore  delle  catacombe, 
lasciato  da  parte  ogni  accessorio,  rappresenta  della  scena  il  punto 
culminante  :  il  solo  protagonista  Mose  in  atto  di  battere  la  rupe, 
e  la  polla  copiosa  che  ne  sgorga.  L'acqua  della  fonte  simboleggia 
il  battesimo,  essa  bastava:  tutto  il  rimanente  ne  aviebbe  offascato 
il  mistico  significato,  epperd  ne  fu  reciso. 

Cosi  in  Noe,  in  Daniele  e  nei  tre  fanciulli  di  Babilonia  meri- 
tamente  veniva  raffigurata  la  potenza  di  Dio,  che  li  scampd  da  raorte 
certa,  eppero  scampera  pure  il  defunto  dalla  morte  eterna.  Di  queste 
tre  composizioni,  la  prima  viene  ridotta  ai  minimi  termini:  Noe, 
1'arca  e  la  colomba.  La  seconda  al  solo  Daniele  dipinto  fra  due 
leoni ;  ne  importava  dargliene  sette,  com'erano  secondo  la  Scrittura. 
Ed  i  tre  fanciulli  sono  dipinti  ritti  e  vestiti  tra  le  fiamme,  colle-mani 
alzate,  pregando,  nel  momento  dalla  Scrittura  ricordato  ove  dice 
che  «  lodavano  come  con  una  sola  bocca  il  Sigaore  e  lo  glorifica- 
vano  e  lo  benedicevan  nella  fornace  » . 

Ssmplicissima  del  pari  e  la  storia  di  Griona,  e  al  sommo  ridotta 
a  tre  scene :  quando  Griona  e  buttato  in  mare  ed  il  pesce  1'aspetta 
colle  fauci  spalancate  ;  poi  quando  lo  rigetta  sul  lido ;  e  da  ultimo 
quando  egli  sta  sotto  la  pergola.  La  risurrezione  di  Lazzaro  e  com- 
posta  di  due  persone:  Cristo  colla  verga  della  sua  virtu,  e  Lazzaro, 
che  fasciato  come  una  rnummia  si  presenta  sulla  porta  del  sepolcro. 


*  * 


Tanta  semplicita  non  e  perd  incorapatibile  col  vero  merito  ar- 
tistico.  Sarebbe  ingiustizia  il  negarlo,  come  sarebbe  esagerazione 
pretendere  quivi  il  valore  della  grande  arte,  di  che  faceva  pompa 
la  Roma  imperiale  all'apogeo  della  sua  potenza,  o  quale  si  svolse 
nei  grandi  affreschi  italiani  dal  secolo  XIY  al  XYI. 

Osserva  qui  molto  opportunamente  il  Wilperfc  che  «  per  apprez- 
zare  convenientemente  tutti  i  pregi  (di  quei  dipinti)  dobbiamo  ram- 
mentarci  che  i  pittori  non  impiegarono  nelle  loro  creazioni  maggior 
diligenza  e  tempo  di  quello  impiegato  dai  grandi  maestri  nei  loro 
schizzi  e  primi  abbozzi,  e  tuttavia  le  figure  sono  eseguite  sulla 
parete  con  una  meravigliosa  sicurezza  »  (p.  129). 


DELLE   CATACOMBE   ROMANE  337 

Bisogna  notare  infatti  che  alia  fretta  sospingevano  1'artista,  oltre 
1'esigenza  della  pittura  a  fresco,  molteplici  difficolta:  il  luogo  in- 
salubro  e  mefitico  per  1'esalazioni  dei  cadaveri,  le  posizioni  disa- 
giate  necessarie  a  lavorare  in  angusti  cubicoli,  nelle  volticine  degli 
arcosolii,  e  simili  strettezze.  S'aggiunga  lo  svantaggio  della  luce 
meschina  di  lampade  e  di  ceri  fumosi,  che  rischiaravano  un  piccolo 
campo,  ft  alteravano  il  valore  e  il  rapporto  dei  colori:  e  si  dovra 
ammirare  come  tra  tutti  questi  impicci  potesse  aver  luogo  tanta 
facilita  di  mano,  tanta  sicurezza  dell'occhio  nell'armonizzare  colori, 
nel  bilanciare  gli  spazii  e  distribuire  i  compartimenti  delle  volte. 

Si  veda  per  es.  la  leggerissima  eleganza  nella  volta  riprodotta 
dal  cimitero  di  Pretestato,  a  tav.  17 ;  e  quivi  stesso  le  quattro  sta- 
gioni  dipinte  nella  cappella  di  S.  Gennaro,  la  messe,  la  vendernmia, 
la  raccolta  delle  ulive,  i  graziosi  putti  al  lavoro,  il  tutto  rallegrato 
di  fiori  e  d'uccelli  d'una  finitezza,  d'una  grazia,  d'una  varieta  degna 
dei  migliori  tempi.  Difatti  esso  e  opera  del  II  secolo.  Altro  rno- 
dello  di  buon  gusto,  contemporaneo  al  precedente,  e  la  volta  della 
famosa  cappella  dei  Sacramenti  in  S.  Callisto;  e  un  altro  ancora 
ce  1'offre  il  cimitero  della  Nunziatella  sulla  via  Ardeatina,  in  un 
cubicolo  della  seconda  meta  del  sec.  Ill  (tav.  75),  ove  nel  Cristo 
giudice,  nelle  figure  de'  Santi  e  nelle  oranti  tra  le  pecore  e  sempre 
la  calma  serena,  la  dignita,  la  larghezza  classica  del  disegno,  rav- 
vivata  ne'  compartimenti  degli  angoli  estremi  da  uccelli  svolazzanti. 

Questa  calma  benefica,  nota  a  ragione  il  Wilpert,  questa  seve- 
rita  solenne,  mitigata  dagli  elementi  decorativi,  non  turbata  mai  da 
eccitamenti  profondi  di  passione,  ne  da  scoppii  d'  ira,  cui  avrebbero 
pure  dato  occasione  le  penose  condizioni  di  gente  perseguitata ;  questo 
schivare  assolutamente  le  rappresentazioni  di  stragi  e  di  sangue, 
delle  quali  si  compiacquero  i  secoli  posteriori  «  sono  prova  evidente 
che  gli  artisti  cristiani  concepivano  ancora  classicamente  » .  Abbiamo 
nel  cimitero  di  Pretestato  una  coronazione  di  spine,  Tunica  e  percio 
preziosissima  pittura  di  questo  tenero  episodio  della  passione  di  N.  S. 
(tav.  18).  Cristo  indossa  il  pallio  romano :  due  soldati  collocati  per 
rispetto  a  certa  di  stanza  si  riconoscono  alia  clamide  ed  alia  tunica 
molto  succinta.  L'uno  alza  colla  destra  un  bastone,  Taltro  con  una 
canna  distesa  tocca  il  capo  di  Gesu  coronato  di  spine;  e  questi  sta 
in  atto  tranquillo,  paziente,  dignitoso,  «  et  percutiebant  caput  eius 
arundine  »  (Marc.  15,  19).  Quivi  tutto  e  classico,  concetto,  stile,  ma- 
niera ;  alieno  affatto  dal  realismo  moderno.  Eppure  quanto  e  soave, 
quanto  eloquente  quella  semplicita ! 

1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  22  30  gennaio  1904. 


338  LE   PITTURE 

*  *  * 

Se  i  nostri  giovani  che  s'affaticano,  e  pur  troppo  spesso  si  cor- 
rompono  nelle  scuole  di  belle  arti,  prendessero  conoscenza  anco  di 
queste  primitive  e  candide  espressioni  del  pensiero  cristiano ! 
quanti  di  loro  (che  v'  ha  pur  tra  essi  dell'anime  belle  e  de'  begli 
ingegni)  vi  troverebbero  una  favilla  di  potente  ispirazione,  un 
raggio  da  guicJarsi  nel  caos  di  confusi  concetti,  che  loro  s'avvolgono 
in  mente,  e  fors'anco  ne  sentirebbero  uno  stimolo  dolce  e  gagliardo 
a  virtu.  Per  molti  di  loro  la  vista  e  lo  studio  di  siffatte  pitture 
riuscirebbe  una  vera  rivelazione.  Iniziati  al  maneggio  della  matita 
e  del  pennello,  essi,  meglio  d'un  profano,  saprebbero  prescindere 
daH'imperfezioni  inerenti  ad  un'opera  necessariamente  affrettata, 
come  poc'anzi  s'e  ricordato;  saprebbero  supplire  piu  facilmente  ai 
guasti  del  tempo,  e  ravvisare  sotto  le  poche  ma  franche  pennellate 
della  scena  della  coronazione,  per  es.,  una  mano  e  un'idea,  onde 
piu  d'uno  si  terrebbe  onorato ;  un  modo  di  comporre,  un  linguaggio 
artistico  supremamente  concettoso.  Yedrebbero  come  gli  oscuri  pit- 
tori  delle  catacombe  sapessero  effigiare  non  «  tipi  inanimati  »  ma 
«  figure  palpitanti  di  vita  » ,  ed  alle  figure  oranti  in  particolare  im- 
primere  «  un  sentimento,  una  devozione  che  incanta  lo  spettatore  » . 
Difatto  la  Susanna  del  cimitero  di  Priscilla  (riprodotta  nel  Wilpert 
alia  tav.  14),  lavoro  che  rimonta  al  principio  del  II  secolo,  e  la 
vergine  consecrata  (tav.  80)  lavoro  del  III,  entrambe  raffigurate  come 
orcwiti,  nell'atteggiamento,  nel  volto,  nello  sguardo,  faano  trasparire* 
lo  spirito,  1'affetto,  la  preghiera  che  sgorga  loro  dal  cuore. 

Niuno  si  spingera  tant'oltre  da  pretender  e  che  la  pittura  cri- 
stiana  abbia  a  ritornare  a  quell'estrema  semplicita;  sebbene  si  pos- 
sano  dare  dei  casi  in  cui  essa  farebbe  anch'oggi  ottima  prova.  Ma 
nemmeno  s'hanno  a  privare  i  nostri  giovani  artisti  dei  preziosi  am- 
maestramenti  ne  de'  nuovi  orizzonti,  che  loro  si  dischiuderebbero  di- 
nanzi,  spezzando  le  servili  catene  dell'odierno  realismo.  Quali  attrat- 
tive  di  poesia  divina  e  di  casti  affetti  non  eserciterebbe  sugli  animi 
giovanili  la  cara  immagine  del  Buon  Pastore,  quell' idillio  soavis- 
simo  di  Gesu  giovinetto  tra  le  sue  pecorelle,  che  fu  uno  dei  piu 
frequenti  oggetti  onde  si  compiacquero  le  turbe  cristiane  dei  secoli 
antichi !  E  quella  veneranda  e  vetustissima  fra  quante  si  conoscono 
immagini  di  Maria  in  Santa  Priscilla!  Sono  milleottocento  anni 
incirca  che  da  quei  fragili  intonachi  spira  la  fede  nella  divina 
maternita  della  Vergine,  beata  del  Bambino  ch'ella  si  regge  in 
grembo  e  che,  nato  per  la  salute  degli  uomini,  agli  uomini  rivolge 


DELLE   CATACOMBE   ROMANE  339 

lo  sguardo.  Non  saranno  gia  le  sguaiate  donnette  napoletane,  da 
un  troppo  vantato  artista  volute  dare  per  madonne,  quelle  dinanzi 
a  cui  si  pieghera  il  ginocchio  del  fedeli  o  si  lev  era  lo  sfogo  degli 
afflitti . 

Percid  le  stupende  tavole  del  Wilpert  non  dovrebbero  mancare 
in  alcuna  scuola  o  accademia  di  pittura,  ne  dovrebbero  quivi  essere 
serrate  negli  armadii  e  sottratte  all'uso  comune,  ma  lasciate  vedere, 
studiare,  scorrere  a  bell'agio,  sicche  divenissero  familiari  alle  novelle 
generazioni.  L'accesso  alle  catacombe  non  e  facile  sempre,  nemmeno 
agli  archeologi,  ne  a  coloro  che  risiedono  in  Roma :  sono  lontane, 
sono  buie,  d'ordinario  sono  chiuse,  ne  per  quei  labirinti  e  agevole 
ritrovare  ogni  particolare  anco  ai  piu  esperti  scavatori.  Quindi  si 
capira  1'  inestiinabile  servizio  reso  dal  Wilpert  radunando  si  copiosi 
materiali,  riproducendoli  con  tanta  esattezza,  e  mettendoli  cosi  a 
portata  di  quanti  hanno  interesse  di  studiarle  o  pel  rispetto  delPar- 
cheologia,  o  dell'arte,  o  della  teologia. 

La  storia  dell'arte  particolarmente  ne  avra  tratto  argomento  si- 
curo  da  stabilire  per  sempre,  dissipandone  ogni  dubbio,  due  punti 
assai  rilevanti  tra  gli  altri. 

II  primo,  e  un  pregiudizio  procedente  per  lo  piu  da  ignoranza, 
che  i  primi  cristiani  fossero  ostili  all'arte,  o  perche  provenienti  dal 
seno  del  giudaisrno,  o  perche  incapaci  di  creare  un'  arte  nuova. 
Quanto  all'ostilita  giudaica,  essa  rimase  ne'  Giudei,  e  basta;  1'opi- 
nione  gia  confutata  dal  Kraus  (Oesch.  d,  christl.  Kunst,  I.  p.  61  ss.) 
e  vieta  omai,  e  non  merita  attenzione.  Quanto  all'  incapacita,  e  da 
notare,  ad  essere  ragionevoli,  che  «  come  non  era  nella  missione  del 
cristianesimo  ne  nella  sua  forza  trovare  una  nuova  lingua,  cosl  gli 
era  pure  assolutamente  impossibile  creare  di  un  tratto  un'arte  del 
tutto  nuova:  nulla  ostava  invece  che  esso  si  servisse,  insieme  all'an- 
tica  lingua,  dell'arte  antica  fino  a  che  non  contravvenisse  alia  sua 
dottrina  ed  alia  sua  prassi  »  (p.  15).  Quindi  niuna  meraviglia  e  niun 
inconveniente  se  o  pittori  pagani,  o  cristiani  formati  alia  scuola  pa- 
gan a,  decor  assero  alia  loro  maniera  i  primi  sepolcri.  Ma  tan  to  il 
cristianesimo  non  era  ne  avverso  ne  incapace  di  opere  speciftca- 
mente  sue,  che  le  scene  bibliche  mai  rappresentate  per  1'  innanzi 
le  dovette  creare  di  sana  pianta,  come  sopra  ampiamente  s'  e  ra- 
gionato. 

L'altro  punto  riguarda  la  questione  vivamente  discussa,  e  forse 
piu  del  dovere  imbrogliata  dalle  controversie,  quali  relazioni  di  prio- 
rita  e  di  paternita,  diciam  cosi,  corressero  tra  1'arte  di  Roma  e 
quella  di  Bisanzio  o  dell'Oriente  piu  generalmente :  a  dir  breve,  la 


340  LE  PITTURE 

questione  bizantina.  Basti  su  tal  proposito  riportare  la  grave  e  fon- 
data  induzione  del  Wilpert,  quasi  per  conclusione  della  profonda 
analisi  delle  pitture  si  lunghi  anni  studiate.  «  Delle  produzioni  cri- 
stiane  antiche  alcune,  come  vedemmo,  risalgono  fino  al  I  secolo; 
altre  datano  dal  II,  altre  dal  III  e  IT  secolo.  Tutte  furono  ideate 
pei  sepolcri  delle  catacombe  romane  ed  eseguite  sui  sepolcri  da  ar- 
tisti,  che  vivevano  in  Roma,  in  Roma  lavoravano  ed  erano  senza 
dubbio  in  maggioranza  romani:  esse  pure  pertanto  sono  romane  nel 
senso  piu  largo  della  parola.  Date  sirnili  circostanze,  si  capisce  facil- 
mente  come  non  mi  sia  stato  possibile  prendere  sul  serio  i  tentativi 
fatti  da  F.  S.  Kraus  e  da  altri  dotti  per  ricercare  in  Oriente  1'ori- 
gine  di  alcune  rappresentazioni  cristiane  antiche,  per  esempio  del 
Buon  Pastore  e  deiriXOTS.  II  fatto  che  i  fogli-modello  clegli  ar- 
tisti  romani  trovarono  diffusione  anche  altrove,  prova  che  a  Roma 
spetta  la  parte  di  quella  che  da  e  non  di  quella  che  riceve  »  (p.  463). 


Abbiamo  voluto  insistere  alquanto  sul  valore  pratico  delle  pit- 
ture cimiteriali  cristiane,  tra  pel  loro  merito  reale  e  perche  ogni 
ricerca  scientifica  se  vuol  essere  ragionevole,  alia  fine  deve  pure 
terminare  in  qualche  utilita  pratica;  e  da  ultimo  perche,  qualunque 
si  fosse  il  loro  merito,  quelle  avrebbero  sernpre  un  valore  storico 
di  speciale  importanza  nella  storia  universale  delle  arti.  Esse  infatti 
«  entrano  in  campo  quando  cessano  le  pitture  murali  di  Ercolano  e 
Pompei,  e  in  successione  ininterrotta  segnano  per  quattro  secoli  e 
piu  il  progresso  o  piuttosto  il  tramonto  della  pittura  romana  »  (p.  127). 
Che  anzi  mentre  la  pittura  romano-pagana  a  ragione  viene  consi- 
derata  soprattutto  come  pittura  decorativa,  in  quella  cristiana  in- 
vece  tutto  e  subordinato  9^  idea  che  si  trattava  di  esprimere,  cioe 
1'idee  religiose  di  quei  primi  cristiani  intorno  la  vita  futtira,  la 
loro  fede,  le  loro  speranze.  «  Questo  —  soggiunge  il  Wilpert  —  ce 
le  rende  care  in  particolar  modo;  qui  sta  appunto  il  fascino  che 
esse,  anche  le  piu  imperfette  dal  lato  della  forma,  esercitano  in  ogni 
persona  colta  »  (ib.). 

E  questo  le  rende  o  le  dovrebbe  rendere  preziose  massimamente 
al  teologo  ;  che  in  esse  ha  «  le  rnanifestazioni  piu  antiche  della  dot- 
trina  e  delParte  cristiana  rimaste  completamente  immutate*  (p.  161); 
testimonianze  autentiche  delle  credenze  di  quei  primi  secoli,  para- 
gonabili  ai  document!  scritti,  anzi  coll'  incomparable  pregio  onde 
un  autografo  s'avvantaggia  sulle  trascrizipni. 

Naturalmente  questi  document!  rimangono  inutili  dove  non  si 
impari  anzi  tutto  a  leggerne  la  lingua;  ne  si  pud  negare  che  questa  non 


DELLE   CATACOMBE   ROMANE  341 

abbia  le  sue  difficolta,  cosi  intrinseche,  cioe  d'  interpretazione  pro- 
priamente,  come  estrinseche,  cioe  1'accesso  sul  luogo,  la  conserva- 
zione  difettosa  di  molti  dipinti,  sciupati  dal  tempo,  scalcinati,  velati 
dalla  polvere,  dal  salnitro,  e  non  di  rado  sciupati  dal  vandalismo 
uinano.  Tutte  circostanze  attenuanti,  le  quali  almeno  in  qualche  mi- 
sura  valgono  a  scusare  il  fatto,  che  i  monumenti  dipinti,  e  quelli 
scolpiti  o  scritti  in  pietra,  non  abbiano  finora  trovata  nelle  scuole 
accoglienza  proporzionata  al  loro  peso  e  all'alto  valore,  che  v'e 
riposto. 

Eppure  il  dogma  fondamentale  della  divinita  di  Cristo  e  spesso 
rammentato  esplicitamente  negli  antichi  epitafi;  e  non  meno  espres- 
samente  nelle  pitture  cimiteriali.  «  Fin  dal  primo  secolo  (1'arte  cri- 
stiana)  fa  rivolgere  1'occhio  dello  spettatore  sul  Figlio  di  Dio,  e 
nell'ulteriore  suo  svolgimento,  Cristo  rimane  I'oggetto  principale  delle 
sue  creazioni.  Noi  lo  vediamo  bambino  in  grembo  alia  madre,  per 
lo  piu  nell'adorazione  dei  magi,  e  tre  volte  in  rappresentazioni  di 
profezie;  come  adulto,  egli  apparisce  una  volta  nella  scena  della 
coronazione  di  spine,  quattro  con  la  Samaritana  al  pozzo  di  Gia- 
cobbe,  spesso  come  giudice  e  maestro,  frequentissimamente  poi  come 
operatore  di  miracoli  e  sotto  la  figura  del  Buon  Pastore ;  finalmente 
dal  IT  secolo  in  poi  compaiono  anche  busti  ed  altre  isolate  rap- 
presentazioni »  (p.  172). 

Singolare  importanza,  per  toccare  ancora  di  qualche  altro  esempio 
tra  tanti,  ha  un  alfresco  che  risale  alia  seconda  meta  del  II  secolo, 
e  fu  rinvenuto  dal  Wilpert  nella  catacomba  ad  duas  lauros.  «  Esso 
rappresenta  S.  Pietro  seduto  su  bassa  cattedra,  che  legge  in  un 
rotolo.  In  questa  scena  abbiamo  la  prima  immagine  in  cui  il  prin- 
cipe  degli  Apostoli  apparisce  non  come  parte  di  un  gruppo,  ma  da 
solo  come  figura  indipendente...  come  speciale  mediatore  della  LEX 
CHRISTI,  come  il  legislators  della  nuova  alleanza  »  (p.  231). 

Ricordiamo  ancora  come  oltre  alle  scene  in  qualche  modo  al- 
legoriche,  ove  intervengono  apostoli,  discepoli,  oranti,  ovvero  quelle 
poche  desunte  alia  vita  reale,  come  1'erbivendola,  i  bottai,  il  bar- 
caiuolo,  lo  scarico  del  grano,  i  fossori,  e  simili,  che  per  lo  piu  si 
riferiscono  alia  condizione  o  al  mestiere  del  defunto;  lasciando  an- 
cora da  parte  le  figure  puramente  simboliche,  come  Orfeo  e  le  sta- 
gioni;  e  le  decorative,  come  fiori,  uccelli,  ecc. :  nel  rimahente  tutte 
le  scene  storiche,  che  ricorrono  nelle  pitture  delle  catacombe  pei 
primi  quattro  secoli,  sono  esclusivamente  tolte  alle  Scritture,  del- 
Tantico  e  del  nuovo  testamento  senza  differenza.  Nel  che  a  ragione 
vediamo  la  pm  grave  e  piu  antica  testimonianza  del  concetto  in 
cui  erano  tenuti  quei  libri  nella  Chiesa  primitiva;  e  in  secondo 


342  LE  PITTURE   DELLE   CATACOMBE   ROMANE 

luogo  come  la  storia  evangelica,  e  tutti  quattro  gli  evangel!  per 
1'appunto,  fosse  d'un  tratto  eguagliata  in  dignita  ai  libri  che  la  tra- 
dizione  giudaica  aveva  trasmessi  alia  Chiesa  come  parola  divina. 

Da  ultimo,  per  non  dilungarci  fuor  di  misura,  basti  accennare 
alle  diverse  rappresentazioni  eucaristiche,  e  a  quelle  del  battesimo, 
le  quali  vanno  associate,  come  associati  erano  i  due  sacrament!  fin 
nell'antico  uso  della  Chiesa.  II  battesimo  e  effigiato  svelatamente ; 
Feucaristia,  che  apparisce  fin  d'allora  il  centre  e  1'amore  e  il  gran 
pensiero  di  tutto  il  culto  cristiano,  e  ancora  velata  d'arcano,  cioe 
rappresentata  sotto  il  velo  simbolico  del  tre  miracoli :  della  moltipli- 
cazione  del  pani  e  del  pesci,  del  convito  del  sette  discepoli  al  mare 
di  Tiberiade,  e  delle  nozze  di  Cana. 

Kimandiamo  il  lettore,  che  per  ragioni  teologiche  meritamente 
bramasse  addentrarsi  piu  a  fondo  in  cosi  grave  argomento,  alle  belle 
introduzioni  comparative  premesse  dal  nostro  Autore  ai  singoli  ca- 
pitoli  del  libro  II :  ed  in  particolare  ai  capitoli  del  libro  I  sul  ve  - 
stiario,  sui  criterii  cronologici,  sui  principii  per  1'interpretazione  delle 
pitture  sacre  delle  catacombe.  Che  se  per  tali  letture  egli  si  sentisse 
trasportato  in  un  mondo  nuovo,  ed  in  sulle  prime  restasse  sconcer- 
tato  e  non  sapesse  orientarsi,  per  essere  forse  fin  qui  stato  avvezzo 
solo  alia  speculazione  metafisica  e  alia  dialettica,  nel  Wilpert  tro- 
vera.una  guida  fidata  e  cosi  esperta  che  non  potrebbe  meglio  in- 
contrare.  Certo  i  due  volumi  non  sono  un'opera  per  tutte  le  borse. 
Ma  come  in  niuna  scuola  d'arte  dovrebbe  mancare,  cosi  in  nessuna 
biblioteca  teologica  o  storica  di  qualche  importanza.  Quivi  si  sogliono 
avere  le  collezioni  dei  Padri,  deposito  e  testimonio  dell'antiche  tra- 
dizioni:  perche  non  s'avranno  da  accogliere  pure  quest'altre  testi- 
monianze  cosi  chiare  e  cosi  autentiche  dell'immutata  e  immutabile 
fede  cristiana? 

II. 

A   PROPOSITO    DI   UN    NOSTRO   ARTIGOLO 
INTORNO    AD    HERBERT    SPENCER. 

L'egregia  Unita  Cattolica  del  19  gennaio  credo  bene  di  accet- 
tare  una  critica  del  Sig.  X  Y  intorno  ad  un  nostro  articolo  su 
Herbert  Spencer,  apparso  nel  fascicolo  dell'istesso  mese. 

Lo  scrittore  dell'articolo  rnando  una  breve  risposta  al  critico 
anonimo  dell'  Unita  Cattolica  che  venne  gentilmente  stampata  nello 
stesso  giornale  del  22  gennaio.  Essa  fu  del  seguente  tenore: 

«  Lo  scrittore  della  C.  C.  non  e  un  ammiratore,  ne  molto  meno 
un  discepolo  dello  Spencer.  Egli  anzi  ne  ha  sempre  rigettato  e  ne 
rigetta  oggi  il  sistema  filosofico,  perche  manifestamente  falso  e  sba- 


A   PROPOSITO   DI   UN  NOSTRO   ARTICOLO  343 

gliato  negli  stessi  primi  principii,  come  dichiaro  piu  volte  ed  espli- 
citamente  nell'articolo  biasimato.  Tuttavia,  avendo  lo  scrittore,  per 
ragione  del  suo  ufficio  di  professore,  avuta  1'opportunita  di  leggere 
e  studiare  le  voluminose  opere  dello  Spencer  in  fonte,  vi  ha  bensl 
riscontrato  molti  e  gravissimi  errori,  ma  vi  ha  trovato  altresi  pa- 
recchie  bellissime  pagine,  nelle  quali  certe  verita  di  ordine  teore- 
tico  e  pratico  rifulgono  nel  loro  splendore  e  sono  dal  filosofo  in- 
glese  sosteDiite  con  forza  e  convincimento. 

«  Nel  dare  pertanto  ai  lettori  della  Civilta  Cattolica  un  cenno 
delle  opere  dello  Spencer,  egli  non  voile,  e,  da  onesto  critico,  non 
pote  biasimarle  tatte  in  globo,  quasi  che  in  esse  nulla  si  trovasse 
di  buono  e  di  vero.  Voile  dare  invece  unicmqne  suum,  cioe  il  bia- 
simo  e  la  lode  secoudo  il  merito  oggettivo ;  e  in  eld  ha  la  coscienza 
d'aver  fatto  opera  d'uomo  onesto  e  di  cristiano.  Chi,  senza  passione 
o  preconcetto  odio  teologico  legge  1'articolo,  non  durera  fatica  a 
convincersene. 

«  Non  danno  certo  prova  di  lealta  quei  critici,  i  quali,  mettendo 
insienie  la  poche  parole  di  lode  dette  dalla  C.  C.  a  proposito  dello 
Spencer  e  lasciando  da  parte  i  molti  biasimi  che  in  quel  medesimo 
articolo  lo  riguardano,  fanno  apparire  lo  scrittore  quasi  fosse  il  pa- 
negirista  del  filosofo  inglese  e  ne  approvasse  tutte  le  teorie,  anche 
gli  errori  piu  marchiani  e  notorii. 

«  Lo  scopo  speciale  dell'autore  dell'articolo  non  fu  gia  quello 
d'istituire  un  esame  delle  dottrine  del  filosofo  inglese,  ma  solo  di 
dare  ai  lettori  un  concetto  generico  delle  opere  di  lui,  all'occasione 
della  sua  morte.  Dal  non  avere  avvertito  a  ci6,  potra  quindi  spie- 
garsi  in  alcuni  critici  lo  scandalo  da  loro  preso;  in  altri  poi  po- 
trebbe  spiegarsi  col  fatto,  che  essi  forse  non  hanno  conosciuto  e  non 
conoscono  lo  Spencer  se  non  dai  pochi  estratti,  recati  a  fine  di  con- 
futarli,  in  alcuni  inanuali  di  filosofia.  »  Fin  qui  la  risposta  che  lo 
scrittore  stesso  dell'articolo  mando  al  critico  dell'ETm'tfa  Cattolica. 

La  risposta,  come  si  vede,  era  di  ordine  generale,  e  rispon- 
deva  ad  una  sola  delle  obbiezioni  mosse  dal  critico  dell'  Unita  Cat- 
tolica, perche,  cioe,  noi  avevamo  tributato,  benche  in  scarsa  misura, 
alcune  lodi  al  filosofo  inglese.  Ci  piace  ora;  per  comodo  dei  nostri 
lettori,  aggiungere  qualche  altra  cosa  a  fine  di  togliere  a  chicchessia 
ogni  pretesto  a  scandalizzarsi  o  a  malignare. 

II  critico  delP  Unita  Cattolica  si  meraviglia  che  «  lo  Spencer 
con  tutto  il  suo  ardente  amore  per  la  verita  non  sia  riuscito  a  sa- 
pere  che  c'  e  Idcfto  » .  II  critico  dovrebbe  intendere,  e  1'  avrebbe 
potuto  raccogliere  dal  nostro  articolo,  che  lo  Spencer  non  ha  mai 
negate  1'esistenza  di  Dio.  Egli  sapeva  che  c'e  Iddio,  ma  protestava 


344        A  PROPOSITO  DI  UN  NOSTRO  ARTICOLO 

di  non  sapere  che  cosa  fosse  e  rigettava  come  affatto  inadeguati  i 
concetti  analoghi  che  la  filosofia  cristiana  di  tutti  i  tempi,  ben  a 
ragione,  ha  predicate  di  Dio.  E  in  cid  egli  ha  errato.  Che  lo  Spencer 
ammettesse  1'esistenza  di  Dio  si  raccoglie  da  mille  luoghi  delle 
sue  opere;  anzi  1'esistenza  di  Dio  e  per  lui  un  postulate*  necessa- 
rio  della  nostra  coscienza  «  Quantunque  1'Assoluto,  dice  egli,  non 
possa  per  nessuna  maniera  o  grado  essere  conosciuto,  secondo  una 
conoscenza  strettamente  delta,  pure  e  certo  che  la  posiiiva  esistenza 
di  lui  e  un  postulato  necessario  della  nostra  coscienza,  e  fin  che 
questa  dura,  ci  torna  impossible,  anche  per  un  solo  istante,  disfarci 
di  questo  postulato  l.  »  L'Assoluto  per  lo  Spencer  e  Dio.  Se  il 
nostro  critico  avesse  letto  con  maggior  attenzione  quello  che  abbiamo 
scritto  dello  Spencer  a  pagine  160  e  161  del  nostro  articolo,  non 
avrebbe  mossa  la  presente  difficolta, 

A  pagina  163,  lo  scrittore  della  Civiltd  non  par  la  affatto  di 
Platone,  di  Aristotele  e  dell' Hegel.  Ne  scrive  bensi  a  pag.  160. 
asserendo  il  fatto  storico  certissimo  e  a  tutti  noto  che  «  lo  Spen- 
cer, come  Aristotile,  come  Platone,  come  il  Kant,  1'Hegel  ed  altri 
molti  della  eta  antica  e  della  recente,  ebbe  1'ambizione  di  fondare 
un  nuovo  sistema  di  filosofia,,  la  filosofia  della  scienza  modeina.  » 
Se  il  critico  dell'  Unita  Cattolica  lo  nega,  neghera  una  verita  storica 
manifestissima,  e  sara  solo  nella  sua  opinione.  Con  tutto  ci6,  non 
abbiamo  in  nessuna  maniera  messo  a  pari  net  merito  filosofico  lo 
Spencer  con  Platone  ed  Aristotile. 

II  critico  aggiunge  a  modo  di  domanda :  «  Quando  uno  si  da  per 
filosofo  e  sa  dir  molte  cose,  non  importa  nulla  che  dica  il  vero  o 
ilfalso,  che  ragioni  o  che  deliri?  »  Rispondiamo:  importa  assaissirno, 
ma  lo  sfidiamo  a  cavare  dal  nostro  articolo  un  simile  concetto. 
Una  sola  cosa  pud  il  critico  dedurre  dall'articolo,  cioe,  che  in  mezzo 
a  molti  errori  lo  Spencer  ha  detto  anche  alcune  verita,  e  noi  biasi- 
maudolo  di  quelli,  1'abbiamo  di  queste  lodato.  E  ci  darebbe  il  nostro 
critico  il  norne  di  un  solo  filosofo,  morto  o  vivo,  che  abbia  detta 
serupre  e  tutta  intera  la  verita  ?  E  sottoscriverebbe  egli  a  tutte  le 
sentenze  di  Aristotile  e  di  Platone  e  di  tanti  altri  filosofi? 

Quanto  alia  psicologia  spenceriana,  credevamo  che  sarebbe  ba- 
stato,  per  confutarla,  1'asserire,  come  facemmo,  che  «  la  psicologia 
per  lo  Spencer  6  in  realta  un  raino  della  biologia  »  (p.  161).  Certo, 

1  « Though  the  Absolute  cannot  in  any  manner  or  degree  be  known 
in  the  strict  sense  of  knowing,  yet  we  find  that  its  positive  existence 
is  a  necessary  datum  of  consciousness,  and  that  so  long  as  consciousness 
continues,  we  cannot  for  an  instant  get  rid  of  this  datum. »  HERBERT 
SPENCER'S,  First  Principles,  p.  26. 


INTORNO   AD   HERBERT   SPENCER  345 

se  il  filosofo  inglese  fosse  stato  del  tutto  coerente  ai  proprii  prin- 
cipii,  avrebbe  forse  dovuto  essere  ua  pretto  materialista :  ma  in 
cid  egli  mancd  alia  logica  e  si  tenne  in  una  certa  mezzanita,  come 
appare  chiaro  da  suoi  Principles  of  Psycology  §.  63.  Abbiarno 
detto  forse,  perche  non  manca,  anche  tra'  cattolici,  chi  difenda 
lo  Spencer  dalla  taccia  di  materialismo  e  d'  incoerenza.  II  critico  del- 
VUnita  consult!  il  Collins  nel  suo  Epitome  of  the  Synthetic  Phi- 
losophy e  il  professore  cattolico  e  sacerdote  W.  Turner  nel  suo 
libro  History  of  Philosophy  a  pagina  624. 

E  basti  fin  qui.  Del  recjto,  dopo  avere  noi.  nell'articolo,  esposto 
sommariamente  il  sistema  dello  Spencer,  rimettemmo  il  giudizio  al 
lettore  dicendo :  «  Da  questa  sommaria  esposizione  del  sistema  filo- 
sofico  dello  Spencer,  ognuno  potra  di  leggeri  vedere  da  se  quali 
sieno  i  punti  vulnerabili  di  questo  Achille  »  (p.  163).  E  a  pag.  164 
non  risparmiammo  le  critiche :  «  Lo  Spencer  dunque,  ponendo  a 
fondamento  della  sua  filosofia  due  teorie,  non  solo  non  per  se  evident], 
ma  la  cui  falsita,  almeno  in  parte,  e  certa,  guasto  tutto  il  sistema, 
gl'inoculd  il  veleno  dell'errore  e  lo  condannc)  a  certa  morte.  »  E 
piu  giu :  «  Gli  errori  fondamentali  della  filosofia  spenceriana  dipen- 
dono  in  gran  parte  dal  carattere  speciale  del  suo  intelletto  »  ecce- 
tera.  E  a  pag.  165  :  «  La  storia  della  filosofia  (la  storia,  diciam 
cosi,  laica ;  poiche  la  cattolica  ha  giudicato  gia  lo  Spencer)  da 
qui  a  cinquant'anni  o  cento,  dira  probabilmente  del  sistema  di  lui 
quello  che  dice  di  parecehi  altri,  che,  cioe,  fu  un  sole  che  illumin6 
per  breve  ora  molte  menti  e  scaldd  molti  cuori,  e  poi,  tramontato 
all'occaso,  giace  freddo  ed  oscuro  frammento  d'ua  mondo  passato, 
reliquia  archeologica  d'una  remota  eta.  » 

Con  cid  ci  parve  di  esserci  sdebitati  abbastanza  dell'obbligo  di 
dir  la  verita  e  di  controbilanciare  la  lode  col  biasimo.  Ma,  pur  troppo, 
la  bilancia  sta  in  mano  ad  uomini,  non  ad  angeli;  e  certe  espres- 
sioni  di  lode,  prese  separata  mente,  certo,  poterono  serabrare  esage- 
rate,  le  quali  considerate  nel  contesto  non  hanno  quella  gravita 
che  altri  vi  ha  veduta.  Anche  la  Ciudad  de  Dios  scriveva  nel  gen- 
naio  scorso :  «  la  influencia  del  filosofo  ingles  en  el  ambiente  in- 
telectual  y  moral  moderno  es  incuestionable  j  su  autoritad  extraor- 
dinaria  » .  Nel  nostro  articolo  abbiamo  condannato  il  sistema  di 
lui,  lodando  tuttavia  il  suo  ingegno,  la  sua  studiosita  e  quel  niolto 
o  poco  che  ha  scritto  di  vero  e  di  buono.  Qualcheduno  avrebbe 
voluto  che  ne  avessimo  detto  solo  male.  Ci  trovi  costui  un  libro 
dello  Spencer  che  non  contenga  altro  che  errori  e  saremo  pronti 
a  compiacerlo. 


BIBLIOGRAFI A  ' 


BATTANDIER  ALBERT,    mons.  —  Annuaire  pontifical  catholique. 
YII  annee,  1904.  Paris,  Bonne  Presse,  16°,  640  p. 


tistica  delle  loro  Case;  del  Dignitarii 
e  Prelati  della  Corte  Pontificia;  delle 
Congregazioni  romane  e  delle  loro 
attribuzioni.  Di  piu  ha  alcune  notizie 
teologiche,  archeologiche  e  di  cose 
varie,  non  che  le  necrologie  di  pre- 
lati  illastri  morti  dal  1898  al  1902. 


Contiene  :  Calendarii  di  varii  Riti 
e  di  diverse  eta ;  la  cronologia  del 
Papi  e  quanto  riguarda  la  S.  Sede 
e  1'organizzazione  pontificia ;  la  nota 
dei  Cardinal!  e  delle  disposizioni  ri- 
guardanti  la  dignita  cardinalizia  ; 
dell'Epigcopato  e  delle  sue  preroga- 
tive; deg-li  Ordini  Religiosi  e  sta- 
BEANI  GAETANO,  mons.  can.  —  La  Cattedrale  pistojese.  L'  al- 

tare  di  S.  Jaoopo  e  la  sacrestia  de'  belli   arredi.  Appunti   storici 

doc  amen tati,  con  due  piante  delia  Cattedrale  etess.a  e  alcune  in- 

cisioni.   Pistoia,  Casa   tipo-iit.  ed.  Sinibuldiana,  1903.  Un  Vol.  di 

pagg.  184.  Prezzo  L.  3. 

A  confutare  la  leggenda  che 
gl'italiani  non  sono  capaci  di  lavori 
pazienti  di  erudizione  e  che  debbo- 
no  in  questa  parte  necessariamente 
mendicare  dagli  stranieri,  concorro- 
no  con  vera  efficacia,  degnissiina  di 
encomio,  i  lavori  che  Mons.  Gaeta- 
no  Beani,  Prelato  domestico  di  S.  S., 
va  da  tanti  anni  pubblicando,  mas- 
sime  riguardo  alia  storia  religiosa 
pistoiese. 

II  compianto  P.  Mauro  Ricci, 
scrivendo  al  Beani,  notava  appunto 
a  particolar  merito  di  questo  tale 
rivendicazione  del  genio  italiano,  cui 


non  manca,  ove  occorra,  nemmeno 
la  pazienza  delle  minute  indagini 
d'archivio  e  di  biblioteca.  E  per  fer 
mo  in  questo  volume,  come  nel  re- 
Bto  in  parecchi  altri  del  ch.  A.,  e 


tanta  copia  di  documenti  inediti 
tratti  dagli  archivi  comunale  e  ca- 
pitolare  di  Pistoia,  nonche  da  altre 
fonti  storiche  paesane,  quanta  puo 
desiderarsi  a  soddisfare  qualunque 
.piu  difficile  criterio  nostrano  e  fo- 
rastiero. 

Lo  splendido  Tempio  pistoiese, 
che  Pio  II  noverava  tra  gl'  insigni 
e  vetusti  dell'  eta  sua,  ha  trovato 
nel  Beani  un  illustratore  accurato 
e  insieme  colto,  il  quale  nulla  tra  - 
scura,  descrivendo  ogni  cosa  con 
amore  e  con  purgato  stile  e  sapen- 
do  intorno  ad  ogni  particolare  de- 
star  naturalmente  e  senza  sforzo 
P  interesse  dell'  arte,  della  storia, 
della  poesia,  della  religione  e  del 
patriottismo.  Specie  innanzi  all'  al- 
tare  di  S.  Jacopo  col  dossale  ed  il 


.  I  Jibri  e  gli  opnscoli,  anannziati  nella  Bibliografia.  (o  nelle  Riviste 
della.  Stamp  a)  della  «  Civilta  Cattolioa  »,  non  pnd  rAmministrazione  assumere  In  nessuna 
maniera  1'Incarico  di  prorvederli,  salvo  che  1  detti  libri  non  sieno  indlcati  come  vendiblli 
preaso  la  stessa  Ammlnistrazioae.  016  vale  anohe  per  gli  annnnzi  delle  opere  pervennte  alia 
Direzione  e  di  g nelle  indicate  sulla  Ccpertina  del  periodico. 

L '  AMMINISTR  AZIONE  . 


BIBLIOGRAFIA  347 

paliotto  d'argento,  ove,  oltre  alle  im-  suscit6  tanto  commovimento  d'orro- 

magini  dei  dodici  Apostoli,  sono  scol-  re,  dovecb.6  adesso  lascerebbe   forse 

pite  storie    dell'  antico   e  nuovo  Te-  moltissimi     indifferent!.    Su    questo 

stamento  (un  museo  di  finissimi  ci-  fatto  soffermasi  1'A.  indagando.    Ma 

melii,  degno   della    stessa  Roma),  il  inutilmente,    perche    certe    oscurita 

ch.    Beani    c'  intrattiene    ravvivando  aspettano   tuttavia  la  pubblicazione 

le   memorie  dei  secoli  XIII   e    XIV  di  qualche  documento   che  le  dissi- 

fulgidi    di   fede   ispiratrice    di   bel-  pi.  Intanto  quel  che  MODS.  Beani  ha 

lezze  artistiche  non  piu    uguagliate  bellamente    chiarito  ed  illustrate   e 

dappoi.  E  fa  risonare  il  grido  iroso  tanto  da  assicurargli  la  gratitudine 

di  Dante    contro    il    sacrilege   furto  di  tutti    gli    studiosi   di  storia  e  in 

di  Vanni  Fucci,  che   in   quei  tempi  particolare  de'  suoi  concittadini. 

COURDA VAULT  (abbe).  —  L'Hebreu  appris  facilement  sans  maitre. 

Lille,  Deselee  de  Brouwer,  1903  in  16.° 

Quest'opuscolo  ha  per  iscopo  d'a-  clinare,  a  coniugare,  ed  anche  a  cer- 
gevolare  ai  principianti  lo  studio  della  care  in  un  dizionario  le  parole  e  le 
lingua  ebraica.  II  Calmet  diceva  che  radici  ebraiche.  II  nostro  autore  assi- 
una  mente  chiara,  netta,  precisa,  cura  qualche  cosa  di  somigHante. 
metodica  in  meno  di  un  mese  puo  Noi  invitiamo  i  lettori  a  fame  1'espe- 
riuscire  a  leggere,  a  scrivere,  a  de-  rimento. 

DAMIANI  OK  B.,  prof.  --  Memorie  di  uno  studente.    Castellammare 

di  Stabia,  16°,  176  p. 

&  qui  ritratta  con  molto  candore  giovine  che  ha  sempre  sul  labbro  : 

e  insieme  con  molta  vivezza  la  vita  «  II  mio  signer  me  stesso  » ;  ma  se 

di  giovine  studente  e  di  militare,  intraprendono  questa  lettura,  la  tro- 

menata  dall'autore.  Forse  ad  alcuni  veranno  forse  si  attraente,  da  non 

non  sara  troppo  gradito  il  sentire  un  ismetterla  piu  sino  al  termine. 

DE  MANDATO  PIO.  —  L'intolleranza  protestante.  Appunti  storici. 

(Apologia  cattolica  popolare  n.°  11)  Roma,  Propaganda,  1904,  16°, 

180  p.  Cent.  50. 

E  uno  scritto  d'indole  polemica,  atroci  della  inquisizione  protestan- 
cioe  1'A.  all'accuse  reiterate  de'pro-  tica.  Circa  trentacinque  zincotipie, 
testanti  e  di  altri  contro  la  cosi  detta  rappresentanti  varii  supplizii  inflitti 
intolleranza  cattolica  (che  non  e  tale  ai  cattolici,  illustrano  e  rendono  gra- 
ma semplice  costanza  nel  vero)  op-  ditissimo  il  libretto,  perche  parlano 
pone  la  vera  intolleranza  protestan-  anche  agli  occhi  del  lettore. 
tica,  raccontando  fatti  ed  esempii 

FERRARI  GIUSEPPE,  can.  —  I  doveri  degli  Operai  e  dei   Padroni 
secondo  le  dottrine  di  Leone  XIII.  Discorso.  Lucca,  Baroni,  1904, 
16°,  40  p. 
Da  queste  belle   pagine  appren-      mente  antichi  e  prudentemente  mo 

deranno    i  lettori  come,  nella   tanto       derni,attenendosistrettamenteagl'in- 

agitata  controversia  dei  padroni  e  de-      segnamenti  del  Papa  »  (p.  5). 

gli  operai  «  si  possa  essere  sapiente- 


348 


BIBLIOGRAFIA 


F10RI  e  frutti   di  apostolato.   Dopo  venticinque  anni.  Firenze,  tip. 
S.  Giuseppe,  16°,  G2  p. 


E  un  grazioso  librino  scritto, 
direm  coal,  coll'anima  sulla  penna ; 
tutto  garbo  di  letteratura  insieme 
e  di  sentimenti  di  cristiana  pieta 
provati  e  sentiti  dall'A.  Ne  la  veste 
estrinseca  dell'edizione  la  cede  al 
contenuto.  Esso  racconta  la  fonda- 
zione  e  le  vicende  della  Scuola  apo- 
FEATESCHI  F.  —  In  hoc  vinces. 

1'Era  volgare.  Pisa,  tip.  B.  Giordano,  1903, 
'  Pregevole  e   questo    lavoro    per      per  calore    di    sentimento,  oltre 
leggiadria    di   stile,   per    elevatezza      essere  utile  ed  istruttivo. 
d'imaglni,  per  vivacita  di  descrizioni, 
FROLA  DOMEN1CO,  can.  --La  Lettera  di   San   Paolo   ai   Romani. 

Analisi,  parafrasi  e  comaienti.  Ivrea,  tip.    Unione   coop.    Canave- 

sana,  1904,  16°,  YIII  204  p.  Lire  due. 

L'egregio  Autore  non  ha   inteso       a  farvi  intorno  giudiziosi  comment!, 
di  far  qui  uno  di  quei  lavori  biblicij       e  soprattutto  a  dedarne  corollari  dog- 


stolica  di  Monaco  ne1  primi  venti- 
cinque  anni  di  vita;  scuola  formata 
da  un'eletta  di  giovinetti  i  quali  in 
quell'amena  spiaggia  si  preparano 
all' apostolato.  Varie  fototipie  illu- 
strano  questo  caro  ricordo  di  fami- 
glia,  che  e  molto  acconcio  a  far 
conoscere  1'opera. 

Romanzo  storico  del  secolo  IV  del- 
306  p.  L.  1,50. 
ad 


che  sono  al  presente  assai  in  voga, 
gli  scrittori  de'  quali  si  fermano  di- 
ciam  cosi,  sul  vestibolo  di  qualche 
libro  canonico,  p.  e.  il  pentateuco  o 
il  vangelo  di  S.  Giovanni,  disputando 
sull'autore  di  esso,  sul  tempo  in  cui 
fu  scritto,  sulla  inspirazione  divina 
ond'e  informato,  sui  diversi  codici, 
ed  altre  tali  inaterie,  certamente  gra- 
vissime,  in  cui  fan  largo  sfoggio  d'eru- 
dizione  antica  e  moderna,  e  dopo  os- 
servata  ben  bene  la  facciata  dell'edi- 
fizio,  se  ne  vanno,  senza  neppur 
mettere  il  piede  nell'interno  del  tem- 
pio,  II  Frola  invece  ad  esaminar  la 
facciata  e  1'esterna  costruzione  del- 
Tedifizio  si  trattiene  solamente  quan- 
to  e  necessario  al  suo  scopo,  e  tosto 
conduce  il  lettore  nel  tempio  a  medi- 
tare  e  pregare  con  esso  lui.  Vogliamo 
dire  che,  date  le  necessarie  nozioni 
preliminari  intorno  S.  Paolo  e  il  suo 
apostolato  e  il  motivo  e  lo  scopo  di 
questa  lettera,  entra  subito  a  fame 
1'analisi  parte  a  parte,  ad  illustrarla 
ove  occorracon  opportuna  pa*afrasi, 


matici  e  lezioni  morali.  Si  vede  chiaro 
che  lo  scopo  prefissosi  dal  degno 
Autore  e  stato  eminentemeate  morale, 
cioe  quello  di  far  conoscere  Gesu 
Cristo  e  i  suoi  intimi  rap^porti  col 
cristiano,  secondo  gl'insegnamenti  di 
S.  Paolo :  la  qual  cosa  apparisce  prin- 
cipalmente  dal  commento  al  capo  VIII 
e  dalle  considerazioni  che  lo  seguono, 
non  che  da  quelle  che  vengono  dopo 
il  capo  XI.  Ma  non  si  creda  pero  que- 
sto un  lavoro  di  stampo  antico  e  vieto : 
anzi  la  guida  principale  dell'Aiitore 
sembra  essere  stata  il  dotto  e  vivente 
P.  Cornely,  i  commenti  del  quale  ci 
presenta  in  questo  libro  volgarizzati 
in  servizio  della  predicazione.  E  per 
conchiudere,  noi  siamo  di  parere  che 
Tegregio  professore  con  questo  la- 
voro abbia  fatto  cosa  utilissiina  non 
solo  al  giovine  clero,  ch'egli  sembra 
avere  particolarmente  preso  di  mira, 
ma  anche  a  quei  provetti  sacerdoti, 
che  nello  studio  dei  libri  santi,  che 
gia  sappiamo  divinamente  inspirati, 
anziche  una  pomposa  erudizione,  cer- 


BIBLIOGRAFIA 


349 


cario  la  retta  intelligenza  della    pa-       praticarla.    Ce  ne  dia  altri  di   somi- 

rola  di  Dio  e  1'unzione  che  move  a      glianti  lavori. 

GERARCHIA  (La)   CATTOLICA,  la  famiglia  e  la  cappella  pontificia 

con  appendice.  Elizione   ufficiale   pubblicata  il  15  gennaio  1904. 

Roma,  Yaticana,  16°,  G02  p.  L.  5. 

Comprende  la  Cronotassi  dei  Som-       gnore ;  la  Cappella  pontificia :  le  am- 
mi    Pontefici    Romani   molto  oppor- 
tuQamente    d'ora  in  avanti   desunta 
dal  Liber  Pontificalis   di  mons.  Du- 
chesne :    la    Gerarchia   Cattolica  di- 


spoala  secondo  le  diverse  parti  del 
mondo:  gli  Ordini  religiosi:  la  fa- 
m'glia  della  Santitk  di  Nostro  Si- 


ministrazioni  palatine:  le  Sacre  Con- 
gregazioni,  le  Nunziature :  il  Corpo 
Diplomatico  presso  la  S.  Sede:  gl'Isti- 
tuti,  Accademie,  e  Collegi  ecclesia- 
stici  ed  il  Vicariato  di  Roma.  Un 
copioso  Indice  in  fine  rende  facile 
la  ricerca  dei  Nomi. 


GRAZIOLI  E.,  arciv.  —  Dono  per  nozze,  ovvero  manuale  pratico  pel 
genitori.  Roma,  Scuola  tip.  salesiana,  1904,  16°  di  pp.  438. 


Qaesto  libro  comparve  la  prima 
volta  trent'anni  sono,  e  incontro  tanto 
favore  che'ne  furono  fatte  in  poco 
tempo  quattro  edizioni,  e  la  nostra 
«  Civilta  Cattolica  »  ne  scrisse  fra 
1'altre  queste  parole  nel  quaderno  531: 
«  Vorremmo  vedere  questo  libro  iielle 
mani  di  tutti  i  nuovi  sposi,  specie  del 
popolo,  pel  quale  fu  peculiarmente 
seritto :  oh  quanto  bene  farebbe !  » 
Or  queste  parole  medesime,  che  scri- 
vemmo  allora,  ci  gode  Panimo  di  ri- 
petere  oggi,  solo  omettendo  quelle 
che  qui  abbiamo  trascritte  in  corsivo. 
Ease  in  realta  non  hanno  piu  luogo, 
percb.6  1'Arcivescovo,  nel  ripigliare 
in  mano  il  lavoro  del  parroco,  lo  ha 
rifuso  e  modificato  in  maniera  che 


riesca  adatto  sd  ogni  classe  di  per- 
sone.  Egli  piglia  le  mosse  dalla  na- 
scita  del  fanciullo,  la  quale  chiama 
1'eta  del  Battesimo,  e  su  su  prose- 
guendo  per  1'etk  della  Confessione  e 
per  quella  della  Comunione,  conduce 
come  per  mano  i  genitori  fino  all'eta 
del  Matrimonio  de' lor  figliuoli,  sug- 
gerendo  loro  i  doveri  da  compiere  e 
gli  scogli  da  evitare  in  ciascuno  di 
quegli  stadii,  se  vogliono  educare 
proprio  cristianamente  la  loro  prole. 
Tutto  poi  il  lavoro  e  condotto  con 
dottrine  sicure,  con  istile  chiaro  e 
brioso,  e  con  racconti  acconcissimi  a 
mescolare  all'utile  il  dilettevole.  Che 
il  Signore  gli  conservi  a  lungo  in 
mano  la  penna. 


MILLUNZI  GAETANO,  can.  —  Ricordo  funebre  di  mons.  Y.  Di  Gio- 
vanni arciv.  di  Peninonte.  Palermo,  «  Boccone  del  povero  »,  1903, 
8°7  44  p. 


Annunziamo  semplicemente  que- 
sto  Ricordo  funelre  di  un  letterato 
siciliano,  seritto  da  un  altro  lette- 
rato pur  siciliano.  Non  ne  faremo 
un  epilogo.  Diremo  soltanto  che  il 
Card.  Celesia,  venerando  Arcive- 
scovo  di  Palermo,  in  una  sua  let- 
tera  pastorale,  con  modo  insolito, 
fece  Telogio  del  Di  Giovanni,  addi- 


tandolo  come  precipuo  ornamento  e 
decoro  del  clero  siciliano.  Degli 
scritti  suoi  non  diciamo  assoluta- 
mente  nulla,  perche  sono  la  bellezza 
di  156.  Chi  voglla  averne  contezza; 
legga  questo  bellissimo  Ricordo  fu- 
nebre, e  imparerk  a  conoscere  pie- 
namente  1'uomo  e  la  sua  opera. 


350  BIBLIOGRAFIA 

MONSABRE  I.  M.  L.  0.  P.  —  Domeniche  e  feste  delPAvvento  pre- 
dicate a  Roma  nel  1890-91  nella  chiesa  di  S.  Andrea  della  Valle. 
Conferenze  tradotte  dal  P.  GITJSEPEE  BENELLI  del  medesimo  Ordine. 
Parigi,  Lethielleux,  16°,  YIII-274  p.  —  L.  2,50. 
Nel  Monsabre  tutti   ammirano  il      che  si  contenga  tutto  il  suo  migliore 

vero  e  grande  orator  sacro:  in  quest!       elogio. 

due  epiteti  vero  e  grande  a  noi  pare 

MONTI  GIOVANNI,  sac.  —  I  giorni    della    salvezza,    ossia    metodo 
teorico-pratico  per  far  bene  il  giorno  di    ritiro.    Milano,  Agnelli,, 
1903,  16°,  468  p.,  L.  1,50. 
E  un  libro  da  chiesa ,  con  molte  e  varie  divozioni,  specialmente   utile- 

ai  divoti  del  Rosario. 

MORENI  GIUSEPPE,  aw.  —  Scritti  vari  e  cenni  biografici.  Fvrenxe, 
tip.  e  libr.  domenicana,  1903,  16°,  Voll.  due  di  complessive  pa- 
gine  824. 
Chi  fosse  1'Avv.  Moreni  e  qui  fatto 

chiaro  dalla  bella  e  fedele  biografia 

che  ne  ha  dettato  1'  illustre  Monsi- 

gnor  Del  Corona,  il  quale  ce  lo  pre- 

senta  come  modello  di  studente,  come 

perla   di   fratello  e   di  figlio,   come 

esemplare    di    sposo,   poi    lo   studia 

come  avvocato  e  cittadino,  come  ascrit- 

to  alia  Societa  di  S.  Vincenzo  di  Paoli, 

come  Operaio  di  monasteri;  e  ne  scri  ve, 

fra  le  altre,  queste  belle  parole :  «  La 

verita  e  la  carita  parlavano  in  lui  e 

tutto  uno  splendore   di   giustizia  fu 

la  sua  vita.  I  giusti  non  si  affratel- 

lano  agli  empii,  ma  non  gli  oltrag- 

giano  ne  gli  odiano.  Guardano  nel- 

1'uomo  quel  che  di  Dio  vi  risplende; 

e    Ik   corrono   amando  >   (p.   24).  E 

degno  veramente  del  nome  di  giusto 


era  il  Moreni,  come  apparisce  da  tutte 
le  pagine  de'  suoi  Ricordi,  del  suo 
Epistolario,  ed  acche  dalle  Epigrafi 
da  lui  dettate.  Ben  fu  ispirata  la  sua 
degna  consorte  signora  Sofia  a  farle 
di  pubblica  ragione.  $,  una  lettura 
che  edifica  e  corrobora  a  salute.  Dal 
principle  alia  fine  vi  si  sente  un'ani- 
ma  profondamente  cristiana  e  della 
evangelica  sapienza  tutta  imbevuta. 


Ed  e  una  vera  consolazione,  in  questi 
tempi  in  cui  trionfa  il  culto  della 
materia,  e  si  vorrebbe  bandire  tutto 
cio  che  s'innalza  sopra  di  essa,  1'in- 
contrarsi  in  un'anima  di  gentiluomo 
si  pio,  che  ad  ogni  occasione  mani- 
festa  aspirazioni  soprannaturali.  Ci 
piace  riferir  1'iscrizione  che  fu  stam- 
pata  sotto  il  suo  ritratto: 

GIUSEPPE   MORENI 

NAGQUE   IL    DI    XI   LUGLIO    MDCCCXXXVII 
MORI   IL   XXVII   APRILE    MGMI 

FU  PERLA  DI  GENTILUOMO  E  DI  GATTOLIGO 

EBBE  FEDE  FIORENTE 

IN  OPERE  D'AMORE 

s'llYDISSE   LEGGE    DI   ELETTA  PARSIMOXIA 
NEI   SOLLAZZI   ANCO   INNOGEIVTI 

PER   TESOREGGIARE 

AI   POVERI   E    ALLE    SPOSE    DI   CRJSTO 
SALUTO    CON   SERENITA   DI   SANTO 

LA   MORTE 

E   L' ULTIMO   GIORNO 

CHIAMO    IL   PIU   BELLO   DELLA    SUA   VITA 

SPIRITO    MAGNO 
DALLA    PAGE   IN   CHE    VIVI 
SORRIDI   ALLA   TUA   POVERA 

SOFIA 
COSI   SOLA    NEL    SUO   DOLORE 


BIBLIOGRAFIA 


351 


PACATI  PIETRO,  sac.  prof.  —  Explicatio  Casuum  in  Dioecesi  Ber- 

garuensi  Reservatorum.  Ber garni,  typ.  Secomandi,  1902,  16°,  138  p. 

L.  1,50. 

II  clero  di  Bergamo  e  stato  sem- 
pre  in  onore,  come  per  Pesemplarita 
dei  costumi,  cosi  per  la  bonta  degli 
studii  sacerdotali.  E  che  ora  non  ab- 
bia  demeritato  il  buon  nome  procac- 
ciatogli  dai  mag-gum,  mostrano  i 
libri  che  abbiamo  veduto  recente- 
mente  uscirne  alia  luce,  tra  i  quali 
questo  del  degnissimo  professore  di 
teologia  morale  in  quel  venerabile 
seminario.  E  diviso  in  due  parti,  1'una 
generate  e  1'altra  particolare.  Nella 
prima  1'Autore  espone  con  brevita 
insieme  e  pienezza  tutta  la  dottrina 
dei  casi  riser  vati  in  generale,  e  cosi 
viene  appianando  la  via  alia  spiega- 
zione  dei  singoli  casi  particolari,  ri- 
movendo  auticipatamente  gli  ostacoli 
che  nelle  applicazioni  particolari  po- 
trebbero  presentarsi.  La  seconda 
parte  esamina  o  spiega  accurata- 
mente  ad  un  per  uno  i  casi  riservati 
nella  diocesi  di  Bergamo.  In  fine  poi 
del  lavoro,  a  mo'  di  appendice,  il 
PINCHETTI-SANMARCHI  O.  M.  mons.  —  Guida  Diplomatica  Eccle- 

siastica.  Attuale  posizione  giuridica  internazionale  della  Santa  Sede, 

con  un' Appendice  sulla  questione  romana.  Roma,  Desclee,  Lefebvre 

e  C.  Editori  Pontif.  1903.  8°  di  pagg.  604. 

Prendendo  a  scrivere  un  com-  tesi,  rispondendo  vittoriosamente  alle 
piuto  trattato  di  diplomazia  eccle-  soflstiche  deduzioni  opposte  da  giu- 
siastica  per  utilita  dei  Prelati  che 
dalla  S.  Sede  s'inviano  quali  proprii 
rappresentanti  presso  le  Corti  ed  i 
Governicivili,  molto  rettamente  penso 
1'egregio  A.  che  bisognava  dapprima, 


dotto  professore  ha  voluto  spiegare 
con  diligenza  la  composizione  da 
farsi  dai  compratori  dei  beni  eccle- 
siastici,  sia  perche  il  caso  in  pratica 
e  tutt'altro  che  raro,  sia  per  cagione 
delle  nuove  disposizioni  della  S.  R. 
Congregazione  in  questa  materia. 
Tutta  la  trattazione  e  condotta  con 
sodezza  di  dottrina,  rettitudine  di 
giudizio,  perspicuita  d'esposizione  e 
conoscenza  dei  trattatisti  anche  mo- 
derni,  come  il  D'Annibale,  il  Balle- 
rini,  il  Berardi,  il  Bucceroni.  Solo 
una  cosa  vorremmo  consigliare  al 
ch.  Autore  per  una  seconda  edizio- 
ne,  cioe  che  gli  piacesse  modificare 
il  titolo  della  sua  bella  operetta.  Cosi 
com'e,  sembra  indicare  un  libro  di 
utilita  molto  ristretta,  cioe  pel  solo 
clero  bergamasco  :  laddove  in  realta 
tutta  la  prima  parte,  1' appendice,  e 
in  gran  parte  anche  la  seconda  parte 
posson  tornare  utilissime  a  tutti  in 
generale  i  confessori. 


poste  le  condizioni  anormalidei  tempi 
nostri,  stabilire  in  modo  solido  e 
chiaro  che  al  Vicario  di  Cristo  spetta 
e  spettera  fra  i  Potentati  della  terra 
il  posto  di  Sovrano.  Non  solo  con 
molta  efficacia  di  argomentazione, 
ma  altresi  con  erudizione  copiosa, 
Monsignor  Pinchetti  dimostra  questa 


risti  statolatri  d'  Italia  e  di  fuori,  e 
dandosi  a  divedere  pienamente  in- 
fo rmato  di  scritti,  fatti,  giudizii,  con- 
tese  e  risoluzioni  diplomatiche  rela- 
tive a  si  rilevante  e  complessa  ma- 
teria. Cosi,  per  queste  dotte  e  meditate 
pagine,  vien  posta  in  piena  luce  la 
proposizione  negata  quasi  universal- 
mente  (e  si  capisce  perche)  dalla 
scuola  massimamente  dei  pubblicieti 
italiani,  che  il  Romano  Pontefice  usa 
perfacoltapropria,jluente  dot  dalla 
sua  stessa  potesta,  del  diritto  di  le- 


352 


BIBLIOGRAFIA 


gazione  attivo  e  passive,  il  quale  an- 
che  dopo  il  1870  e  rimasto  integro  e 
completo,  sia  quanta  all'origine  da  cut 
deriva,  sia  quanta  alia  rappresen- 
tanza  propria  e  sptciale  del  Ponte- 
fice,  spirituale,  doe,  temporale  e  'po- 
litico,. E  ad  illustrazione  e  conferma 
di  cio,  assai  a  proposito  1'A.  espone 
e  con  validissimi  argomenti,  tolti  dal 
diritto  internazionale  vigente,  riba 
disce  la  sentenza,  a  nostro  avviso 
inoppugnabile,  che  il  Papa  in  Vati- 
cano,  nonostante  tutti  i  plebisciti,  e 
ancora  sovrano  vero  territoriale  ed 


effettivo  con  tutti  i  diritti  inerenti 
alia  vera  e  territoriale  ed  effettiva 
sovranita. 

Segue  un'Appendice  sulla  Que- 
stione  Romana,  che  da  se  sola  po- 
trebbe  costituire  un  trattato  a  parte, 
con  veduce  ampie  sul  non  eocpedit  e 
sull'azione  dei  cattolici  italiani,  e  giu- 
dizii  sempre  conform*  agli  insegna- 
menti  della  S.  Sede,  e  si  conchiude 
con  pagine  riboccanti  di  giusta  am- 
mirazione  pel  nuovo  Poatefice  Pio  X. 
Aspettiamo  dal  ch.  A.  il  prosegui- 
mento  dell' opera  cosi  bene  iniziata. 


SCHOLA  CLERICORUM  et  Cura  animarum.  Periodico  ecclesiastico. 
fondato  fra  il  Clero  lucchese  nel  1900.  I.  (1900-903).  Lucca,  Ba- 
roai,  8°,  61G  p.  Prezzo  annuo  di  assooiazione  L  1,50. 


Abbiamo  sott'occhio,  legato  alia 
bodoniana  in  un  bel  volume,  il  primo 
triennio  di  questo  utilissimo  perio- 
dico,  che  avrebbe  anche  potuto  in- 
titolarsi  Scuola  e  Parrocchia,  ovvero 
Teoria  e  pratica  del  ministero  sacer- 
dotale.  In  ogni  numero  e  data  la  so- 
luzione  d'alcuni  Casi  di  coscienza 
proposti  nel  calendario  diocesano  e 
gia  stati  sciolti  nell'anno  antece- 
dente.  Inoltre  sono  qui  riprodotti 
non  solo  i  documenti  papali,  ma  an- 
che tutte  le  decisioni  piu  important! 
delle  Congregazioni  Rotnane,  o  per 
esteso  o  in  compendio.  Queste  due 
materie  non  mancano  mai,  anzi  for- 
mano  la  parte  piu  importante  del 
periodico.  Similmente  e  in  esso  in- 
serito  ogni  avviso,  o  proposta,  o  do- 
cumento  che  sia  comunicato  dall'au- 
torita  ecclesiasticadiocesana.  Di  tutte 
le  altre  materie  poiche  servono  a  fare 
del  chierico  un  ottimo  prete  (Schola 
clericorum)  e  del  prete  un  degno  mi- 


nistro  di  Dio  (Cura  animarum)  viene 
data  or  questa  or  quella,  in  maggiore 
o  minor  copia,  secoiido  le  circqstanze. 
II  saggio  che  ne  abbiamo  preso,  per- 
correndone  alcuni  Numeri,  ci  ha  per- 
suasi  che  questo  periodico  e  molto 
giudiziosamente  compilato,  ne  altro 
potevamo  aspettarci  dalla  dottrina  e 
dalla  esperienza  del  Revmo  Canonico 
Fanucchi,  professor  di  Morale,  che  lo 
dirige,  e  degli  altri  suoi  valenti 
collaborator!.  Noi  dunque  crediamo 
che  nessnn  sacerdote  dell'archidio- 
cesi  lucchese  possa  onestamente  esi- 
mersi  dall'associarvisi,  ove  pongasi 
mente  dall'una  parte  alia  grande 
utilita  del  periodico,  dall'altra  alia 
straordinaria  mitezza  del  prezzo,  che 
e  di  soli  10  centesimi  al  Nuraero 
(composto  di  20  pagine)  e  pero,  es- 
sendo  mensile  il  periodico,  di  L.  1,20 
all'anno.  Chi  potra  ricusarsi  senza 
vergogna? 


CRONACA  GONTEMPORANEA 


Roma,  9-27  gennaio  1904. 

I. 
COSE  ROMANS 

1.  Motu  proprio  intorno  all'elezione  de'Vescovi.  —  2.  La  federazione  Piana 
ai  piedi  di  Pio  X.  —  3.  II  circolo  di  S.  Pietro  alia  messa  papale.   - 
4.  La  Commissione  archeologica  al  Vaticano.  —  5.  Fondazione  di  una 
Societk  medico-cattolica.  —  6.  La  questione  del  Nobis  nominaverit. 

MOTV-PROPRIO 


DE    ELECTIONS    EPISCOPORVM 

AD  SYPREMAM  S.  CONGREGATIONEM  S.  OFFICII  AYOCANDA 
PIVS  PP.  X. 

Romanis  Pontificib^s  maximae  semper  curae  fuit,  ut  sigulis  in 
orbe  terrarum  Ecclesiis  tales  praeficerentur  Pastores  qui  probe  scirent 
strenueque  valerent  tantum  sustinere  onus  vel  ipsis  angelicis  humeris 
formidandum.  Ex  quo  factum  est  ut  ab  antiquis  temporibus  plura 
iidem  ediderint,  quibus  vel  novae  pro  Episcoporum  felici  delectu  tra- 
derentur  normae  vel  iam  traditarum  observantia  urgeretur. 

Haec  inter  speciali  quidern  recordatione  digna  censemus  quae,  ante 
Sacrosanctum  Tridentinum  Concilium,  Supremus  Pontifex  Leo  X  4, 
post  illud  vero  Xistus  Y  2,  Gregorius  XIY  3  atque  Orbanus  YIII  4 
de  qualitatibus  proinovendoium  deque  forma  in  eorum  promotione 
servanda  sapientissime  constitueiunt ;  Nobis  tamen  in  primis  memo- 
rare  libet  quae  a  piae  memoriae  Decessoribus  Nostris  Benedicto  XIY  5 
et  Leone  XIII  G  decreta  sunt.  Quorum  alter  methodum  hac  in  re  gra- 

1  Bulla  « Supernae  dispositionis »  edita  3  Nonas  Maii  1514. 

*  Bulla  « Immensa  »  edita  11  Kal.  Febr.  1857. 

3  Bulla  «  Onus  »  edita  Idibus  Maii  1591. 

k  Instructio  circa  modum  servandi  praescriptiones  Cone.  Trid.  et 
Const.  «  Onus  »  Greg'.  XIV  in  processibus  de  eligendis  Episcopis,  edita 
an.  1627.  —  In  Cone  Trid,  hac  de  re  agitur  sess.  VII,  cap.  I;  sess.  XXIV, 
eap  2.  sep.  XX.  cap.  I. 

5  Bulla  «  Ad  Apostolicae »  edita  16  Kal.  Nov.  1740,  et  «  Gravissimum  » 
edita  die  19  Ian.  1757. 

6  Bulla  « Immortalis  memoriae  »  edita  11  Kal.  Oct.  1878. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  23  30  gennaio  1904. 


354  CRONACA 

vissima  a  priore  invectam  ab  usu  paulatim  recessisse  dolens,  earn 
instaurare  cogitans,  inde  a  primo  sui  Pontificatus  anno,  Constitutione 
«  Immorlalis  memoriae  »  peculiarem  S.  R.  E.  Cardinalium  Congre- 
gationeni  instituit,  cuius  esset,  salva  manente  in  omnibus  forma  et 
ratione  in  electione  et  confirmatione  Episcoporum  exterarum  regionum 
eousque  a  Sancta  hac  Sede  servata,  operam  suatn  ad  proniotionem 
praeficiendorum  Italiae  dioecesibus  sedulo  praestare. 

Providentissimi  hirius  instituti  salutaribus  effectibus  experientia 
comprobatis,  vix  dum,  licet  inviti,  universalis  Ecclesiae  gubernacula, 
Deo  disponente,  tractanda  snscepimus  ad  illud  perficiendum  prove- 
hendumque  animum  intendimus.  Quern  in  fineni  praefatain  de  eli- 
gendis  Italiae  Episcopis  a  Leone  XIII  fundatam  CoDgregationem,  Su- 
premae  Sacrae  Congregation!  S.  Officii,  cui  Ipsimet  immediate  prae- 
sidemus,  coagmentantes,  decernimus  ac  statuimus  ut,  servatis  ex 
integro  rationibus  et  formis  quae  in  electione  Episcoporum  pro  locis 
Sacris  Congregationibus  de  Propaganda  Fide  et  Negotiorum  Ecclesia- 
sticorum  Extraordinariorum  subiectis  vel  ubi  peculiaribus  Constitu- 
tionibus  aut  Concordatis  res  moderatur,  in  praesens  adhibentur,  ce- 
terorum  omnium  Episcoporum  delectus  ac  promotio  eidem  Supremae 
S.  Officii  Congregationi,  veluti  materia  ipsius  propria,  defefatur. 

Et  quoniam  huius  Congregationis  id  proprium  est,  quod  eius 
membra  et  officiates  ad  suum  munus  fideliter  obeundum  inviolatumque 
in  omnibus  et  cum  omnibus  secretum  servandum  sub  poena  teneantur 
excommunicationis  maioris  latae  sententiae,  ipso  facto  et  absque  alia 
declaratione  incurrendae,  a  qua  nonnisi  a  Nobis  atque  a  Nostris  pro 
tempore  Successoribus  Romanis  Pontificibus,  privative  etiam  quoad 
S.  Poenitentiariain  ipsumque  D.  Cardinalem  Poenitentiarium,  prae- 
terqitam  in  articulo  mortis,  absolvi  queant ;  eadem  prorsus  obligatione 
sub  iisdem  omnino  poenis  et  sanctionibus  teneri  in  posterum  volumus 
atque  expresse  declaramus  onmes  et  singulos,  cuiuscumque  dignitatis 
ac  praeeminentiae  sint,  quos  in  negocio  de  eligendis  per  supradictam 
Supremam  S.  Officii  CoEgregationem  Episcopis,  quovis  modo,  ratione 
vel  titulo  partem  habere  contingat. 

Ut  autem  eidem  Supremae  Congregationi  in  gravissimo  hoc  expe- 
diendo  negocio  certa  et  constans  norma  presto  foret;  methodum  ea 
in  re  sequendam,  opportuna  Instructione,  singillatim  describi  cura- 
vimus;  qua,  praeter  ea  quae  de  accuratissima  circa  promovendorum 
fidem,  vitam,  mores  prudentiamque  inquisitione  peragenda  statuimusT 
in  plenum  vigorem  revocavimus  periculum  de  doctrina  quod  ab  ipsis 
promo vendis,  habita  ratione  praescriptionum  S.  Caroli  Borromaei  in 
Cone.  Prov.  Mediolan.  I,  p.  2,  omnino  faciendum  praecipimus.  Quae 
quidem  omnia  ut  per  ipsammet  Supreinam  Congregationis  S.  Officii 
plane  adimpleri  valeant,  mandamus  denique,  ad  quos  spectat,  utSediuni 


CONTEMPORANEA  355 

Episoopalium,  nt  supra  non  exoeptaruin,  vaoatio  eidem  in  posterum, 
litteris  al  ipsiu*  Cardinaletn  Secretarium  datis,  quamprimum  ac  recto 
tramite  notifioetur.  Haso  eiicimu?,  declaramug,  saacimus,  contrariis 
quibuscumque  non  obstantibus. 

Datum  Romae  apud  S.  Petrum  die  XVII  Decembris  MCMIII,  Pon- 
tificatus  Nostri  anno  prime 

PIVS  PP.  X. 

2.  Omaggio  solenne  di  fede  e  cara  dimostrazione  di  affetto  fn  quella 
data  dalla  Federazione  Piana  nella  pubblica  udienza  che  ebbe  dal  Santo 
Padre  domenica  10  gennaio,  nella  sala  del  troao.  Erano  ivi  radunati 
la  p residenza  della  Federazione,  e  del  Comitato  diocesano,  e  quelle  del 
45  Comitati  parroechiali  insieme  coi  rappresentanti  delle  ventuna  so- 
cieta  federate,  in  cni  sono  distribuite  tutte  le  opere  cattoliche  di  Roma, 
le  qnali  sono  formate  o  da  adulti  di  nobile  e  media  condizione  come 
la  Primaria  romana  per  gli  inter  essi  eattolici,  la  Promotrice  delle  buone 
opere,  le  Pie  unioni  delle  donne  cattoliche  e  delle  Dame  protellriei  delle 
giovani  di  servizio,  e  le  Societd  di  S.  Carlo  e  di  S.  Paolo  per  la  dif- 
fasione  della  buona  stampa ;  o  di  condizione  operaia,  come  la  Primaria 
associazione  arlistica  cd  operaia,  le  Societd  Tiberina  e  di  S.  Gioacckino, 
e  le  Associazwni  di  carila  reciproca  fra  le  donne  cattoliche  ;  oppure  da 
giovani,  come  i  Circoli  di  S.  Pietro,  dell'Imwacolata,  Torquato  Tasso, 
ed  Universilario,  e  la  Congregazione  del  S.  Citore;  od  hanno  carattere 
piii  speeiale,  come  V Associations  della  fedella,  le  pubblicke  assistenze 
della  Romanina  e  di  S.  Pascasia,  i  Circoli  Lconino  e  di  S.  Michek  e 
le  Societd  fra  gli  insegnanti  delle  scuole  cattojiche. 

II  card.  Yicario,  che  e  patrono  della  Federazione  Piana  e  del  Co- 
mitato diocesano,  presentd  al  Santo  Padre  i  membri  delle  Presidenze; 
ed  il  comm.  Persichetti,  presidente  general©,  lesee  a  nome  comune  un 
indirizzo  ispirato  ai  piii  elevati  e  nobili  sentimenti  di  devozione  alia 
Chiesa  e  al  suo  Pontefice.  «  E  dunque  Roma  cattolica  e  militante,  o 
Beatissimo  Padre,  —  cosi  egli  diese  fra  1'altro  —  die  nei  president! 
dei  varii  sodalizi  oggi  s'  inginocehia  ai  vostri  piedi ;  quella  Roma  la 
cui  fede  fin  dal  tempo  di  S.  Paolo  si  annunciaya  E  ell  'imi  verso  mondo, 
e  che  e  sempre  orgogliosa  di  veder  sorgere  nel  suo  seno  Ja  infallibile 
Cattedra  di  verita,  alia  quale  si  sente  ognora  piu  avvinta  da  legami 
indissolubili  di  gratitudine  e  di  amore.  Essa,  niemore  del  glorioso 
Leone  XIII,  ringrazia  vivamente  la  Provvidenza  di  avergli  dato  un 
cosi  degno  sucsessore,  che  rinaovando  fra  noi  il  aome  am-atissimo  di 
Pio,  ha  gia  vinto  i  nostri  cuori  con  la  dolce  bonta  paterna,  col  mira- 
bile  apostolico  zelo  e  con  lo  splendore  delle  pin  elette  virtu.  A  pie 
pertanto  del  venerato  trono  di  Pio  X,  noi  romani  confermiamo  in 
questo  ben  auspicate  giorno  le  proteste  d' inalterato  attaceamento  alia 


356  CRONACA 

Santa  Sede  e  di  filiale  devozione  al  Pontefice  Sommo,  vanto  incom- 
parabile  dell'eterna  citta.  Che  Iddio  e  la  Yergine  Immacolata  di  cui 
ci  accingiamo  a  celebrare  i  rinnovati  trionfi  ci  confortino  in  questi 
nobili  sentimenti  che  dalla  benedizione  Yostra,  o  beatissimo  Padre, 
riceveranno  nuovo  impulse  e  vigore.  » 

II  Santo  Padre  espresse  la  sua  consolazione  nel  veder  intorno  a 
se  i  rappresentanti  dell'azione  cattolica  :  si  rallegrd  di  sapere  come 
le  associazioni  da  oltre  trenta  anni  abbiano  raoltiplicato  i  loro  sforzi 
in  bene  del  popolo  in  questa  Roma  dei  papi,  lavorando  alia  santa  mis- 
sione  di  ristaurare  la  societa  in  Cristo:  e  in  pegno  della  sua  grati- 
tudine,  dopo  di  avere  ammesso  ciascuno  al  bacio  della  mano  intrat- 
tenendosi  con  parole  di  paterna  bonta,  diede  a  tutti  1'apostolica  be- 
nedizione. 

3.  All'onore  dell'udienza  pubblica  per  la  federazione  Piana,  il 
Santo  Padre  voile  ag^iungere  un  favore  speciale  al  Circolo  di  S.  Pietro 
in  attestato  di  benemarenza  per  il  concorso  prezioso  da  esso  prestato 
da  tanti  anni  in  pro  delle  opere  cattoliche  :  e  fu  quello  di  ammettere 
tutti  i  raembri  di  esso  alia  Messa  celebrata  da  Sua  Santita  nell'aiila 
concistoriale  la  mattina  del  18  gennaio  festa  della  Cattedra  di  S.  Pie- 
tro. Dopo  la  Messa  di  ringraziamento  letta  da  Mgr.  Bressan  'il  Pon- 
tefice passo  nella  Sala  Clementina  dove  dal  presiclente  del  Circolo, 
cav.  Camillo  Serafini,  venne  letto  un  indirizzo  di  ossequio  e  devo- 
zione :  de'  quali  sentimenti  il  Santo  Padre  lodando  e  ringraziando 
tutti  i  membri  presenti,  prese  ad  esortarli  che  perseverassero  nel- 
1'opera  gia  per  trentacinque  anni  cosi  validamente  sostenuta :  non 
nascose  come  molti  nemici  si  agitano  contro  la  propaganda  delle  opere 
cattoliche,  e  come  sia  necessaria  fermezza  e  costanza  a  riportare  vit- 
toria  sui  nemici  della  fede,  vincendo  prima  se  stessi  e  le  proprie 
passioni  per  presentarsi  puri  al  combattimento  nelle  diverse  forme 
in  cui  ciascuno  si  trova  esposto  nella  vita  pubblica.  Cid  esser  vero 
si  pei  vecchi  che  devono  dar  esempio  ai  giovani  e  si  pei  giovani  che 
devono  seguire  gli  ammonimenti  de'  vecchi.  II  Santo  Padre  cono- 
scendo  ed  apprezzando  tutto  il  bene  fatto  dai  membri  del  Circolo  in 
ogni  opera  buona,  benedisse  e  conforto  tutti  a  continuare  coraggio- 
samente  ispirandosi  alle  memorie  e  ai  sublimi  esempi  di  fede  dei 
primi  cristiani  e  dei  martiri  che  per  la  fede  in  Roma  hanno  com- 
battuto  e  hanno  trionfato. 

II  giorno  precedente  era  stata  ricevuta  nella  terza  loggia  la  So- 
cieta femminile  dell'Opera  di  S.  Dorotea  che  si  occupa  della  educa 
zione  delle  giovani  povere  nelle  parrocchie  di  Roma.  Le  signoru  che 
compongono  1'Associazione  erano  presentate  da  Mgr.  Sogaro  presi- 
dente  dell'Opera  ed  accompagnate  dalla  Superiora  Generale  delle  Suore 
di  S.  Dorotsa  con  varie  Religiose  dello  stesso  Istituto :  le  quali  tutte 


CONTEMPORANEA  357 

si  ebbero  da  Sua  Santita  coll'apostolica  benedizione  le  piu  benevolo 
parole  d'incoraggiamento  a  proseguire  nella  loro  missione  cosi  santa 
e  cosi  necessaria  in  mezzo  ai  pencoli  sempre  crescenti  ohe  insidiano 
la  gioventu  ineauta  per  allontanarla  dalla  pieta  cristiana  e  precipi- 
tarla  nel  vizio. 

4.  La  sera  del  sabato  16  gennaio  la  Commissione  di  Archeologia 
sacra  fu  presentata  dal  suo  presidente  1'eminentissimo  card.  Re- 
spighi  al  Sommo  Pontefice,  il  quale  ne  invitd  i  membri  a  passare  nella 
biblioteca  privata.  Quivi  il  barone  Kanzler  segretario  della  stessa 
Coinmissione  lessa  una  particolareggiata  relazione  del  lavori  in  corso, 
sia  nel  cimitero  di  PrisciJla  sulla  via  Salaria,  sia  in  quello  di  Com- 
rnodilla  sulla  via  Ostiense.  Con  vivo  piacere  sopratutto  Sua  Santita 
udi  narrarai  partitamente  la  scoperta  della  cripta  storica  dei  SS.  Fe- 
lice ed  Adaucto  fatta  questi  ultimi  giorni,  nel  secondo  di  quei  cimi- 
leri,  sulla  via  delle  sette  chiese  seguita  gia  dai  pellegrini  nelle  loi'O 
visite  alle  basiliche  rornane.  Di  quella  cripta  e  fatta  menzione  nel 
Liber  pontificalis  dove  si  ricordano  i  ristauri  fattivi  nel  525  dal  pon- 
tefice  Giovanni  I.  Veanero  difatti  nuovamente  in  luce  belle  pittura 
di  queU'epoca,  una  di.  esse  dissotterrata  alia  presenza  dello  stesso 
segretario  il  giorno  precedente  1'udienza  pontificia,  nella  quale  sono 
raffigurati  quasi  in  grandezza  naturale  i  detti  Santi  ai  lati  della  Ver- 
gine  seduta  col  divino  Infante.  Mgr.  Wilpert  presentando  alcune  grand! 
fotografie  dei  primi  affreschi  rinvenuti  in  quell'ipogeo  ne  espose  1'im- 
portanza  specialmente  colla  interpretazione  da  lui  data  di  una  scena 
raffigarante  S.  Pietro  che  riceve  le  chiavi  dal  Salvatore  sedente  sul 
mondo.  Sarebbe  la  prima  riproduzione  a  colori  finora  scoperta  di  quel 
simbolo  di  cui  si  hanno  piu  antiche  imagini  scolpite  in  pielra. 

Alcune  fotografie  stereoscopiche  delle  varie  fasi  dello  sterro,  prese 
dal  bar.  Kanzler,  interessarono  vivamente  il  Santo  Padre  che  si  congra- 
tulo  del  fortunate  ritrovamento  accaduto  molto  opportunainente  que- 
st'anno  in  cui  ricorrono  le  centenarie  memorie  di  detti  Santi.  Ricordato 
poi  con  meritato  elogio  il  proprietario  del  fondo  dove  furono  fatti  gli 
scavi,  sig.  Giuseppe  Serafini,  il  quale  agevo!6  in  ogni  modo  i  lavori, 
Sua  Santita  incaricd  il  segretario  di  partecipargli  il  suo  sovrano  gra- 
dirnento :  e  dopo  essersi  cosi  intrattenuto  per  oltre  un'ora  coi  rnembri 
della  dotta  Commissione,  benedicendoli  paternamente  li  acconiiatd. 

In  altre  udienze  il  Santo  Padre  con  instancabile  bonta  accolse  la 
Commissione  storica  e  la  liturgica,  condotte  dai  loro  presidenti  Mgr.  Du- 
chesne  e  p.  Baravelli :  ricevette  pure  i  professori  di  S.  Apollinare,  i 
giovani  della  Congregazione  detta  del  «  Ristretto  »,  1'Associazione 
delle  Madri  cristiane  colla  principessa  Aldobrandini  presidente  :  alcuni 
membri  dell'Accademia  di  Cracovia :  la  contessa  di  Trani,  il  principe 
e  la  principessa  Ouroussoff ;  le  principesse  Ruspoli,  Giustiniani-Ban- 
dini  e  molte  altre  famiglie  italiane  e  straniere. 


358  CRONACA 

5.  Tatti  lamentiamo  profondamente  che  le  sciense  mediche  siano- 
dominate  o  da  un  desolante  scetdcismo  o  dal  materialismo  piu  degra- 
dan«&,  1'uno  e  1'altro  effetto  del  rinnegare  i  principii  scientific!  supe- 
riori,  i  quali  possano  illumiriare  le  gravi  question!  che  legato  quelle 
discipline  aila  morale  ed  alia  fede.  Co.-i  sotto  nome  di  pretesa  scienza  si 
j:roni07ono  teoric  ed  esperienze  contrarie  all'una  e  all'al'.ra,  e  col  pre~ 
testo  di  esagerato  positivismo  si  e  infiltrata  anche  nella  seieu^a  la  |x>r- 
nografia   che   diffonde   abominevoli   pubblicanioni.   Quindi  -e  che  con 
plan-so  sincero  ed  universale  fu  ndita    levarsi    la    voce   di   seienziati 
oaesti  el  iiidipeadenti  i  quali  haon-o  in  que^ti  giorni  costitoita  ana 
Soeieta-medico-cattoliea,  che  ha  raccolto   in  brevissimo  tempo  1'ade- 
aiooe  di  par^cckie  centiiiaia  <Ii  distinti  inedici   e   cultori   di   scienze 
afnni  alia  medica.  Tale  Socieia,  mentre  giovera  ad  nnire  in  amicae- 
v-ole  eonsorzio  [>ersone  cki3  sooo  assorte  nel   laborioso   esercizio  della 
piu    delieata   tra   le  profession!,    f  arra    anche    a    raifermare    in   ioro 
quella  fede  religiosa  che  deve  for  mare   il   conforto  della   Ioro   stessa 
vita  e  della  quale  stimano  Ioro  graude  davere  cooperare  a  ritiizare  il 
fc-entimento  presso  i  client! ,  sapecdo  per   esperienza   quanta   potenza 
abbia  a  sollievo  degli  infermi.  E  pure  s?opo  della  societa  dedicare  le 
•ornate  alia  discussione  di  argomenti  s?ientifici   concernenti  •  la   Ioro 
ppofessione,  in  particolar  modo  le  question!  che  collegaiio  la  inedicina 
colla  fede  e  oolla  morale.  Nella  elezione  delL'ufficio  di  presidenza  fa 
nominafco  presidente  il  dott.  Leopoldo  Taussig  —  vice  presides te  il 
dott  O,  Petacei  —  consiglieri  :   dott.    Umb.  .Staiapa,    dott.   Andrea 
Amici,  dott.  Lud.  Lang.,  dott,  O.  Tuceimei,  dott.  P..  Yirili,  dott.  Bald. 
Lamberto,  dott.  O.  Lapponi ;  —  segretario  dott.  Adr.  Ponce  de  Leon 
—  vice  segretark)  dott.  Fr    Gagliani  ;  assistente  ecclesiastico  P.  Fer- 
rini  parroco  di  S.  Vinoenzo  ed  Anastasio. 

L'ufficio  di  presidenia  appeaa  eletto  mandd  un  telegramraa  di 
omaggio  al  Saato  Padre :  che  per  mezzo  del  card.  Segretario  di  Stato 
rispose  plaiidealo  alia  nobile  impresa,  opera  sana  di  restaurazione 
morale  la  quale  avra  un'-effioacia  emineatemente  sociale  e  civile. 

Per  affinita  d'argomento  aggiun-giamo  qui  1'aitra  notizia  del  pros- 
simo  coagresso  medico  cattolico  gia  indetto  in  Eoma  durante  que- 
st'anno  giubikre  della  definizione  dommatica  dellj  Immacolato  conce- 
piniento  della  B.  Y.  Maria  :  e  ne  daremo  contezza  a  suo  tempo. 

6.  Riportiamo  testualmente  la  Nota  pubblieate  nel  n.   16  deli'O^- 
servatore  Romano  colla  quale  fei  mette  fine  ad  una  question©  che  da 
piu  di  un  anno  tenne  preoc2iipata  la  pubbliea  opinione. 

<  La  vertenza  relativa  alia  redazione  delle  Bolle  episcopal! ,  solle- 
vata  dal  G-o \rerno  franeese,  della  quale  la  stampa,  sia  italiana,  sia 
estera,  si  e  occupata  beae  spesso  con  poca  precisione,  ha  avuto  una 
favorevole  soluzione. 


CONTEMPORANEA  ,-550 

<Ne!le  Bolle  episcopal!  per  la  Francia  leggesi,  da  tempo  imme- 
morabile,  la  frase  seguente : 

«  Cum  vigore  Coneordatortim  inter  Apostolicain  Selem  et  Q-allia* 
rum  Gubernhmi  jamprideaimitorum,  nominatio  personae  idoneae  ipai 
vacant!  Bcclesiae  N...  in.  episcopum  praeficiendae,  Romano  Pontiftei 
pro  tempore  extstenli  facienda,  ad  dilectum  Nobis  in  Christo  ftiium 
N...  hodiernuin  Gallieae  Repubblieae  Praesidem  modo  pertineat  et 
ipse  clilectus  filius  Noster  N...  Praeses  Nobis  ad  hoc  per  suas  patenles 
litter  as  nominaverit  te  etc.  »  II  Groverno  france»e  domand6  che  ve- 
niase  soppresso  1' ultimo  Nobis,  e  tale  e  la  vertenza  coai  detta  del 
Nobis  nominaverit. 

«  La  Santa  Sede,  diinostrata  la  legLttimita  del  Nobis,  il  quale  in- 
dioa  che  la  nomina  presidenziale  roa  e  creazione  di  Vescovo,  ma 
semplice  designazione  di  persona  al  Romano  Pontefice,  aggiunse  fin 
dal  principio  che,  non  facenilo  essa  -questione  di  parole,  EOB  escln- 
deva  1'esame  di  una  soluzione  che  lascias.se  intatta  1'accennata  dot- 
trina  canonica  e  dommatica  sulla  natura  della  nomina  presidenziale. 

«  Dopo  luago  scambio  di  idee,  il  Q-overno  franceso  ha  accettato 
una  soluzione  che  di  sua  iniz;ativa  propose  la  Santa  Sede,  e  che, 
senza  ledere  in  veruna  guisa  il  privilegio  di  nomina  concesso  al  Go- 
verno  in  virtu  di  Concordato,  censerva  intatta  ed  assieura  in  avve- 
nire  1'espressione  della  dottrina  canonica  e  dommatica  sopra  indicata.  » 

II. 
COSE  ITALIANS 

1.  La  riunione  politica  di  Torino.  —  2.  II  regolarnento  della  istruzione  ele- 
mentare  ed  il  catechismo.  —  3.  11  novantesimo  compleaunno  deU'Emo 
card.  Celesia. 

1.  Se  il  vecchio  liberalisino  costituzionale  nutriva  ancora  qualche 
iliuaione  intorno  alia  sua  influenza  nella  vita  politica  italiana,  la  riu- 
nione  eke  in  s.uo  nome  fu  bandit  a  pel  24  gennaio  in  Torino  dovrebbe 
averle  tutte  interamente  dissipate.  Secondo  i  suoi  iniziatori,  «  coneetto 
principale  di  queato  convegno  e  stato  quello  di  preparare  una  vera  e 
seria  organizzazione  del  gra^  partito  liberale  e  di  stabiiire  i  punti  prin- 
cipali  di  un  programma,  sui  quali  tutti  gli  uo-mini  politici,  o-ehe  di  poli- 
tica si  occupano,  possono  essere  concordi.  »  II  <  gran  partito  »  dopo  cin-» 
quant'anni  che  spadroneggia  1'Italia  sentiva  il  bisogno  di  rinsaldarsi,  di 
scuotera  la  «  atonia  »  croaica  in  cui  va  deperendo  e  sfasciandosi  tra 
la  confusione  delle  tendenze  e  la  <  propaganda  di  vecchie  e  nuove  fa- 
zioni  che  insidiosamente  cjospirano  contro  1'unita  e  la  liberta  delia  pa- 
tria...  e  sotto  le  apparenze  simpatiche  di  una  lotta  contro  1'immoralita 


360  CRONACA 

e  la  miseria,  attentano  alia  saldezza  degli  istituti  che  sono  le  garanzie 
piu  preziose  della  nostra  liberta».  Nelle  quali  parole  dell'on.  Villa, 
che  era  il  centre  e  dettava  il  programma  di  quel  congresso,  si  sentono  le 
preoccupazioni  della  campagna  antimilitarista  e  del  processo  Bettolo;  la 
riunione  di  Torino  avrebbe  dovuto  nelle  speranze  de'  monarchic!  costi- 
tuzionali  far  argine  alle  invasioni  socialiste  colla  bandiera  delle  «  istitu- 
zioni  > .  collo  Statuto  «  vecchio  libretto  del  1848  »  come  lo  chiamo  il 
Tempo.  Non  era  un  convegno  governativo,  non  era  un  partito  di  opposi- 
zione:  doveva  essere  un  omnibus  politico  di  tutti  i  liberali  monarchic! 
concordi  e  solidali  «  nel  determinare  i  piu  grandi  problemi  che  agitano 
1'anima  nazionale  nel  campo  intellettuale,  morale  ed  economico  e  nel 
proclamare  1'urgenza  della  loro  soluzione  legislativa  * ,  proponendosi 
per  eonipito  «  di  accelerare  1'opera  dei  governi,  di  prornovere  gli  studi 
e  gli  sfom  dei  legislator!,  di  affratellare,  dissipando  rnalintesi  e  ca- 
lunnie,  gli  uomini  di  buona  volonta  di  tutte  le  parti  d'ltalia  in  un'opera 
e  in  un  sentimento  comune,  di  concorrere  insomma  a  formare  e  di- 
rigere  quella  forza  invincibile  e  sprezzatrice  di  ogni  ostacolo  nel  mondo 
moderno  che  e  la  pubblica  opinione.  »  In  verita  tutto  questo  inviluppo 
rettorico  fa  un  effetto  singolare  quando  si  ricorda  la  desolante  svo- 
gliatezza  che  ordinariamente  presiede  alle  sedute  di  trenta  o  quaranta 
sonnaochiosi  onorevoli  nell'aula  di  Montecitorio ! 

Ne  miglior  fortuna  ebbe  la  riunione  di  Torino  !  Diciannove  sena- 
tori ;  trentatre  deputati,  compreso  1'on.  Yilla,  eletto  presidente  ;  tra 
essi  nessun  meridionale :  due  soli  dell'  Italia  centrale,  1'on.  Cottafav 
(di  Correggio)  e  1'on.  Santini  (di  Koma) :  poco  numerosi  anche  i  rap- 
presentanti  delle  Societa  :  in  tutto  trecento  persone  present!  formavano 
la  falange  del  liberalisnio  costituzionale,  soprannominata  «  il  parla- 
mentlno  »,  la  «  accademia  politica  »,  la  «  ripetizione  generale  »  delle 
Caraere.  Le  discussioni  toccarono  i  temi  dell'organizzazione  di  partito, 
della  questione  meridionale,  del  decentramento  amministrativo,  e  della 
autonoinia  comunaie,  della  riforma  amministrativa,  dell'istruzione, della 
legislazione  del  lavoro.  II  tutto  fa  spedito  in  quattro  sedute,  e  poteva 
esserlo  anche  in  meno.  Pure  ci  fu  un  tal  sen.  Cantoni  il  quale  trovo 
ancora  il  tempo  di  finire  compiacendosi  che  «  il  liberalismo  manife- 
statosi  vivo  e  vegeto  in  questo  convegno,  dara  ancora  del  filo  da  tor- 
cere  ai  suoi  avversari,  clericali  e  socialist!!  »  Furbo  il  senatore ! 

2.  Ci  fu  chi  nell'adunanza  di  Torino  subodoro  un  tentative  di 
formazione  d'un  nuovo  partito  piu  saldo  nelle  orme  liberali  costitu- 
zioi>ali  che  non  sia  il  Giolitti  coi  suoi  sdruccioloni  radicali.  La  morte 
di  Zanardelli  che  era,  come  dicemmo,  il  rappresentante  di  quel  li- 
beralismo dottrinario,  ha  rallentate  ancor  piu  ie  file  de'  partiti  gia 
confusi  dal  «  trasformismo  »  e  ha  messo  molti  degli  onorevoli  alia 
ricerca  di  un  capo  politico  che  li  guidi.  Per  questo  forse  il  congresso 


CONTEMPORANEA  361 

torinese  fu  piu  o  meno  apertainente  osteggiato  dai  fogli  ministerial!, 
come  era  combattuto  dai  sonniniani,  e  disprezzato  dai  socialist!.  Ma 
quel  tentative,  se  tentative  ci  fu,  fatto  con  criterii  cosi  general!  ed 
incerti,  in  mezzo  ad  interessi  cosi  varii  e  spesso  opposti,  era  con- 
dannato  gia  in  origine  all'aborto.  Pin  serio  purtroppo  e  percid  piu 
nefasto  crediamo  ii  disegno  di  un  gruppo  massonico  di  cui  si  e  piu 
volte  parlato  quest!  giorni,  benche  rabbiosamente  negato  dai  giornali 
della  setta,  come  il  Fracassa  e  la  Patriot.  Di  quel  gruppo  sarebbe 
capo  il  Nasi,  il  cui  nome  vien  posto  innanzi  anche  per  la  nomina  a 
successore  del  Gran-Maestro  Nathan. 

Delia  massonica  influenza  di  questo  nefasto  ex-ministro  perdurano 
disgraziatamente  gli  effetti  al  ministero  della  Pubblica  istruzione.  II 
regolamento  generale  per  1'istruzione  elementare  da  Itii  rinianeggiato 
con  quella  insipiente  mania  che  gli  fece  rimaneggiare  ogni  cosa  pur 
di  mostrarsi  autocrate,  e  poter  favorire  i  compari,  con  un  tratto  di 
penna  cancella  rinsegnamento  del  catechismo  in  quelle  scuole,  dove 
in  forza  della  legge  Casati  del  13  novembre  1859  era  sempre  stato 
impartito.  II  regolamento,  passato  ora  all'esame  della  Corte  dei  Conti, 
avrebbe  potuto  certamente  essere  modificato  dall'on.  Orlando:  rna 
quest!  se  ne  astenne,  dicono,  per  deferenza  alia  commissione  che  lo 
aveva  compilato  e  per  delicatezza  verso  il  suo  predecessore.  Strana 
deferenza  e  delicatezza  invero,  la  quale  non  si  perita  di  conculcarei 
diritti  piu  sacri  dei  padri  e  delle  madri  di  famiglia,  il  cui  voto  nella 
maggioranza,  per  esempio,  del  98  per  100  come  a  Milano,  richiecle  quella 
istruzione  pei  loro  figli.  Noi  abbiamo  gia  accennato  nella  nostra  cronaca, 
come  la  giurisprudenza  del  Consiglio  di  Stato,  prima  sempre  favore- 
vole  all'obbligo  di  quella  legge  pei  Comuni,  mutasse  parere  contrad- 
dicendo  a  ee  stessa:  sicche  pur  troppo  non  resta  altra  speranza  contro 
le  audacie  settarie  che  nella  agitazione  e  nella  protesta  sollevatasi 
da  un  capo  all'altro  d' Italia  contro  questo  nuovo  passo  nello  scri- 
stianeggiamento  della  nazione. 

3.  Un  giorno  di  festa  riuni  gli  animi  dei  buoni  palermitani  nei  sen- 
timenti  di  venerazione  e  di  affetto  verso  il  loro  arcivescovo,  cardi- 
nale  Celes'a,  che  il  13  gencaio  compieva  il  novautesimo  anno  di  vita. 
Da  tutta  la  Sicilia,  anzi  dalle  varie  parti  del  inondo  cattolico  furono 
mandati  ornaggi  e  felicitazioni  al  venerando  prelato,  che  nato  nel  1814 
si  tro^a  essere  il  pift  anziano  per  eta  fra  i  Principi  della  Chiesa  e 
nommato  prima  vescovo  di  Patti  ii  23  marzo  1860,  promosso  poi  il 
28  ottobre  1871  all'arcivescovato  di  Palermo,  create  finalmente  car- 
din  ale  il  19  nov.  1884  non  e  oltrepassato  nella  data  deli'elezione  che 
dai  decano  del  Sacro  Collegio.  La  stima  profonda  e  la  sincera  sim- 
patia  meritatasi  nel  lungo  corso  del  suo  apostolato  diedero  carattere 


362  CRONACA 

commovente  e    uelicat/o    alia  cordiale   spontaneita    de'  festeggiamenti 
ehe  circondarono  in  questa  occasione  I'eminentissiino  Pcrporato. 
11  Santo  Pa  ire  stesso  voile  inandare  il  seguente  autografo: 

E>liO  Si g nor  Cardinale, 

Fra  pochi  giorai  1'  Eminenza  Yostra  celebrera  il  Novantesimo  suo 
compleiuno,  e  meatre  questa  ricorrenza  mi  proeura  la  somtna  coin- 
piaeeaza  di  pre3eatarle  i  iniei  rallegramenti,  perche  anche  la  lun- 
ghezza  deila  vita  e  contrassegno  di  una  speciale  benedizione  del  Si- 
gnore,  godo  augurarle  inoiti  anui  ancora  di  prospera  salute  e  di  ogai 
inigliore  conforto.  E  il  migliore  conforLo,  faccio  voti  possa  averlo  dalla 
eorrispondenza  di  affetto  di  tutti  gli  spirituali  suoi  figli,  e  dalla  ccr- 
tez-za,  che  totti  fanno  tesoro  di  quelle  istruzioni,  che  al  vivere  cri- 
stiano  per  tanti  anni  1'  Eoainenza  Yostra  ha  loro  santainente  inculcate. 

E  in  questo  voto  irapartisco  a  Lei,  Sigaor  Cariinale  e  a  tutti  i 
diiefeti  figli  deh'Archidiocesi  di  Palermo  coa  particoiare  affetto  1'A.po- 
stolica  Benelizione. 

Dal  Yaticano,  il  9  gennaio    1904. 

P1YS  PP.  .X. 

Tufcto  1'episcopato  siculo  fece  eco  alia  vooe  del  Pontefice  con  molti 
Yescovi  e  Cardinal!  italiani  el  esteri.  Erano  pr^senti  alle  feste  Par- 
civescovo  di  Moareale,  i  vescovi  di  Mazzara  e  di  Caltanisetta,  ed  il 
vescovo  titolare  di  Samaria  Mgr.  Bova,  coi  rappresantanti  di  parecchi 
altri  ed  il  P.  Amelli,  .priore  di  Montecassino,  delegate  dell' Abate  ge- 
nerale  della  Congregazione  benedettiaa  a  cui  appartiene  Sua  Eini- 
nenza.  Alia  soleniie  ceriinonia  nella  Cattedrale  intervenne  pure  il 
pro-sindaco  Bonanno  colla  Griuata  municipale,  il  rettore  delia  regia 
Universita  prof.  Saiinias,  i  rappresentanti  delle  Soeieta  Cattoliche, 
1'aristocrazia,  il  popolo  tutto  che  riempieado  la  piazza  acclamo  entu- 
siasticamente  il  suo  amato  Pastore  il  quale  rientrato  in  palazzo,  fu 
obbligato  di  affac^iarsi  al  balcone  per  benedire  la  folia.  Nella  Catte- 
draie  un  gentile  pensiero  aveva  fatto  ornare  di  fiori  e  di  lumi  la 
cappella  del  fonte  battesimale  parata  a  testa,  dove  novant'anni  priina 
il  iigiio  di  Lanciliotfro  Celesia  de'  Marohesi  di  S.  Antonino  e  di  donna 
Grius.  Caruso  era  stato  rigenerato  a  Cristo.  —  I  poveri  ebbero  larga 
parte  nelle  feste  al  venerato  arci?esco?o,  il  cui  nome  fu  acclamato 
dalla  gente  che  assisteva  al  pranzo  di  90  poveri  da  esso  beneficati  : 
mille  por/sioni  furaao  fatte  distribute  da  I  Capitolo  della  Cattedrale, 
e  le  Soeieta  e  i  Comitati  parrocdiiali  nioltiplicarono  i  loro  socco:si 
alle  fatniglie  povere  ed  agli  altri  bisognosi,  perche  tutti  potessero  pir- 
tecipare  alia  gioia  comuae  ei  agli  augurii  che  Palermo  innalzava  al 
Cielo  per  la  coaservazioae  del  suo  Padre  e  Pastore. 


CONTEMPORANEA  363 

III. 

COSE  STRANIERE 

JNotizie  Generali).  1.  SPAGNA.  Mgr.  Nozaleda  nominato  arcivescavo  di  Va- 
lenza.  —  2.  GERMANIA,  La  rivolta  degli  Herreros.  —  3.  SVEZIA  NOR- 
^EGIA.  Incendio  di  Aalsund.  —  4.  RUSSIA  GIAPPONE.  Tenderize  pacifi- 
che.  —  5.  INGHILTERRA.  Spedizione  nel  Tibet.  Elezioni  a  Malta. 

1.  (SPAGNA).  Mgr.  Nozaleda  gia  vescovo  di  Manila  e  stato  nomi- 
nato snccessore  al    deftmto  card.   Herrero  neH'arcivescovato  di  Ya- 
lenza.  La  propaganda  settaria  ne  ha  preso  occasione  per  sotteYare  le 
pass^oni  antireligiose  e  aizzare  la  feceia  popolare  contra  il  venerasdu 
prelate   calunmandQ    la   sna   eondotta   a  proposito  delia  guerra   alle 
Filippine.  Ne  seguirono  disordini  a  Yalenza,  a   SivigJia,    a  Grjon  :  a 
Madrid  la  polizia  chiuse  i  teatri   ne'  qrtali  si  faceyano  cantare  delie 
strofe  ingiuriose  al  Prelato.  Nelle  Cortes  si  ^  proposta  un'interpellanza 
eontro  di  lui  re^pinta  da  128  voti  eontro  69.  E  stato  pure  sequestrate 
nn  dramrna  «  I  vampirl  >  fatto  in  dileggio  del  clero. 

In  varie  citta  gli  scioperi  e  i  tnmulti  per  i  dazi  si  seguitano  senza 
posa,  tenendo  in  perpetuo  stato  di  agitazione  la  penisola  per  opera  della 
setta.  Finora  perd  1'opera  savia  del  Ministero  Maura  sa  sostenersi  con 
energia  insieme  e  prudenza. 

2.  (GERMA.NIA).  La  tribii  degli  Herrero3,  nelle  pos^easioni  africane 
della  Q-ermania  si  e  ribellata  :   essa  ha   clistnitta  }a   via  ferrata,  ha 
ucoiso  molti.  dei  colon!  emropei,  assediata  la  capitale   e  sacobeggiata 
ogni  cosa.  I  ribelli  in  numero  di  10  o  15  mila,  sono  beae  armati  e 
protetti  specialmente  dalla  eattiva  stagione   ehe  si  avvicina,  durante 
la  quale  il  clima  e  malsano  agli  europei.  II  14  e  salpata  da  Kiel  una 
flotta  per  recare  tmppe  di  rinforzo,  che  perd  non  potranno  gmngere 
sul  posto  che  in  principle  di  niarzo,  troppo  tardi  al  bisogao. 

II  re  del  Belgio  e  giunto  il  27  gennaio  a  Berlino  per  prender  parte 
alle  feste  del  45°  anniversario  della  nascita  di  G-uglielmo  II.  II  viaggio 
di  Leopoldo  e  segno  di  pacificazione  fra  i  due  sovrani  discordi,  e  ser- 
vira  a  preparare  ua  trattato  coloniale  per  le  possessions  africace. 

3.  (SvEziA-NoRVEGiA).  Ancora  un  altro  incendio  de'  piu  spaventosi 
il  23  gennaio  distrusse  la  citta  di  Aalsand  piccolo  porto  de;l  distretto 
di  Romsdal  in  Norvegia,  sulla  sponda  deii'Atlantico.  II  fuoco  appic- 
catosi  dopo  mezzanotte  in  un  magazzino  della  citta,  colla    forza   del 
vento  trovo  facile  esca   nelle   case   fabbricate  di   legno   come   quasi 
tutte  le  citta  della  regione:  in  due  ore  tntto  uon  era  che  «n   vaato 
braciere.  Poche  vittime  fortunatamente  si  hanno   da  lamentare:  ma 


364  CRONACA 

tutta  la  popolazione  di  dodicimila  abitaati  e  senza  tetto  e  senza  mezzi 
per  vivere.  Gli  uffici  pubblici,  due  chiese,  la  casa  della  Missione, 
la  banca,  perfiao  alcuni  battelli  nel  porto,  un  ponte,  due  ospadali 
tutto  fu  distrutto  :  i  malati  a  stento  furono  portati  nella  cainpa^na 
esposti  alia  furia  di  uca  bufera  e  di  un  freddo  intense.  11  re  e  la 
regioa  di  Svezia  e  Novegia  mandarono  soccorsi  e  da  tutte  le  parti 
furono  specliti  battelli  carichi  e  di  viveri  e  di  vesti  e  di  tende  per 
aeeampare. 

4.  (RUSSIA- GIAPPONE).  Le  notizie  sia  di  fonte  russa,  sia  di  fonte 
giapp onese  inanifestano  la  tendenza  a  un  componimento  pacifico.  La 
Novoie  Vremia  pubblica  un  articolo  nel  quale  si  dice  che  la  Russia 
ha  grande  interesse  ad  aprire  le  porte  della  Manciuria  'al  commercio 
del  mondo,  poiche  cid  profitterebbe  immensamente  allo  sviiuppare 
della  ferrovia  transiberiana  con  molto  vantaggio  delle  finanze  russe. 
Un  tal  licguaggio  e  1'indizio  che  la  Russia  prepara  I'opinione  a  una 
convenzione  col  Giappone  nello  stesso  senso.  Anche  1'Inghilterra  ha 
consigliato  il  Governo  Giapponese  alle  vie  conciliative  nonostante 
1'ardore  popolare  per  la  guerra. 

Presso  la  ferrovia  manciurese  avvenne  uno  scontro  fra  soldati 
russi  e  ribelli  cinesi.  La  citta  di  Karbin  e  diventata  sede  del  quartier 
generale  deU'esercito  russo:  lo  stato  maggiore  vi  ha  preso  stonza  e 
dispone  nella  provincia  di  80.000  soldati. 

5  (INGHILTERKA).  Si  dice  che  la  spedizione  del  Thibet  sia  favorita 
dalla  Cina  per  contrapporla  agli  intrighi  della  Russia.  La  spedizione 
psro  del  colonnello  Younghusband  ha  incontrato  ostilita  al  campo 
di  Guru  :  circa  qiiatlromila  tibetani  sono  radunati  a  quaranta  rniglia 
da  Phari :  si  prevede  un  combattimento.  Gli  inglesi  sono  fortemente 
trincerati  a  Tanu. 

A  Malta  per  la  quarta  volta  vennero  rieletti  gli  stessi  rappresentanti 
al  Consiglio  ininicipale  in  pro  testa  delle  note  innovazioni  iinposte 
dal  governo  iuglese  ;  e  subito  dopo  1'elezione  tutti  concordemente 
diedero  nuovamente  le  loro  dimissioni. 

AUSTRIA-TJNGHERIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  situazione  politica 
monarchica  al  principio  del  nuovo  anno.  —2.  Ungheria:  il  nuovo  mi- 
nistro  Tisza;  continua  1'ostruzioDe  parlamentare  e  lo  stato  eslege.  — 
3.  Austria:  Tultima  eessione  del  parlamento  Viennese;  si  governa  col 
§  14.  —  4.  Attivita  delle  Diete  provincial],  specie  del  Tirolo  e  della 
Dalmazia;  la  questione  dell'universitk  italiana.  —  5.  Apertura  dalle  De- 
legazioni;  discorso  del  ministro  degli  esteri;  nuovi  bilanci,  e  nuovi 
aumenti  di  spesa.  —  G.  Notizie  del  movimento  cattolico  in  Austria, 
specie  in  Tirolo  e  nella  Boemia. 

1.  Sotto  ben  tristi  auspici  spunto  1'anno  novello  per  la  monarchia 
austro-ungarica,  se  nel  suo  corso  avreino  a  raccogliere  quello  che  fu 


CONTEMPORANEA  365 

seminato  nell'anno  teste"  compiuto.  Di  fatto  per  tutto  il  1903  domind 
sovrana  1'ostruzione  parlamentare  di  qua  e  di  la  del  Leitha,  attra- 
versando  in  Austria  ogni  serio  lavoro  della  rappresentanza  costitu- 
zionale,  e  sospingendo  in  Ungheria  il  carro  dello  Stato  medesimo  fuor 
dell'orbita  della  Costituzione,  all'orlo  d'un  precipizio;  tantoche,  mentre 
a  Budapest  si  chiuse  1'anno  passato,  senza  aver  nemmeno  votato  il 
bilancio  provrisorio  per  qualche  mese  del  seguente,  a  Vienna  il  Go- 
verno  dovette  mettere  mano  al  famoso  §.  14  della  Costituzione,  per 
assicurare  in  qualche  modo  alia  Cisleitania  Pesercizio  provvisorio  di 
un  semestre,  ed  aU'amininistrazione  comune  della  mor.archia  un  altro 
provvisorio  di  due  mesi.  Per  soprassello  in  Ungheria  essendo  stata 
iinpedita  1'approvazione  del  contingente  militare  per  il  nuovo  anno 
in  corso,  anche  il  palladio  dell'esercito  ha  risentito  una  scossa  assai 
forte  sul  suo  p'ecV'stallo  JGinora  cotanto  saldo,  e  cio  nel  memento  in 
cui  il  vicino  Oriente  potrebbe  chiamare  la  forza  armata  dell'Austria 
al  confine,  ed  anche  fuor  di  confine. 

Se  non  che  1'eredita  piu  pericolosa  trasmessaci  dal  1903,  e  senza 
dubbio  la  questione  gravissima  sollevata  da  gli  Ungaresi  contro  la 
stessa  legge  fondamentale  del  1867,  sulla  qtiale  pcggia  tutto  il  sistema 
dualistieo  dell'Austria  Ungheria.  Ormai  la  breccia  e  aperta,  pur  troppo 
non  senza  colpa  dell'autorita  militare,  la  quale  colle  sue  pretese  di 
sempre  nuovi  sacrifici  di  sangue  e  di  daaaro,  piu  oltre  non  soste- 
nibili  dalle  stanche  popolazioni,  porse  buon  destro  agli  attacchi  contro 
la  Costituz  one.  La  breccia  aperta,  e  non  e  a  dubitare,  che  il  Kcssutb, 
spalleggiato  da  tutti  gli  element!  ultramagiari,  sapra  allargarla  sempre 
piu,  facendo  valere,  sia  pur  con  apparente  moderaz'one,  il  potere 
dittatoriale,  conferitogli  dalle  capitolazioni  dello  Szell,  del  Khuen- 
Hederwary,  e  dello  stesso  Tisza,  costretto  a  scendere  a  patti  con  esso, 
per  potersi  presentare  sul  banco  presidenziale,  e  non  seguire  tosto 
nel  capitombolo  i  due  suoi  antecessori.  Fra  1'altro  il  nuovo  anno  ha 
trovato  ancora  insolute  le  arruffate  questioni  dell'accordo  dcganale 
fra  1'Austria  e  1'Ungheria,  base  necessaria  per  negoziare  i  nuovi  trat- 
tati  di  commercio  coll'estero :  accorlo,  non  voluto  dagli  ultra  magiari 
fautori  delJa  separaz  oae  doganale  dall' Austria,  e  reso  per  poco  impos- 
sibile  dalle  esagerate  pretensioni  ungaresi  a  danno  degii  austriaci,  e 
dalla  crescente  naturale  avversione  di  questi  contro  quelli.  Ad  aggra- 
vare  le  difficolta  della  rinnovazione  de'  trattati  commercial  i  coll'estero 
si  aggiungono  le  esigenze  d'un  protezionismo  in  qualche  punto  esa- 
gerato,  imposto  dalle  peggiorata  condizioni  interne  dell'agr'ooltura, 
del  commarcio,  e  dell'industria.  Di  che  possono  far  prova  gli  sforzi 
finora  riusciti  vani  di  rinnovare  il  trattato  commerciale  fra  1'Austria- 
Ungheria  e  1' Italia,  e  la  poca  speranza  di  buona  riuscita  delle  trat- 
tative  ulterior!.  E  dire,  che  con  tut'to  questo  po'  di  roba  sulla  brecsia, 


366  CRONACA 

il  nostro  ininistro  degli  esteri  si  e  dato  lo  spasso  di  ingerirsi  nel  Con- 
clave con  un  atto,  che  gli  procure  il  biasimo  generate  degli  austriaci 
cattolici,  costretti  a  vergognarsi  per  lui  in  cospetto  del  niondo  cat- 
tolico  e  civile.  Ma  di  cid  a  suo  luogo. 

2.  Ritornando  era  al  pun  to,  cui  era  arrivata  la  eronaca  nelJ'ultima 
corrispondenza,  ci  sbrighereino  colla  maggior  possibile  brevita  della 
storia  del  nuovo  gabinetto  T.sza,  salito  al  potere  a'  primi  di  novembre. 
e  della  lunga  e  fiera  lotta,  ingaggiatasi  fin  dalle  prime  fra  esso  ed 
i  partiti  dell'opposizione  massimamente  intorno  alia  legge  militare. 
Tutte  le  concession!,  che  il  Tjsza,  era  riuscito  a  strappare  a  Vienna 
di  mano  al  Re,  in  punto  alle  insegne  dell'esercito,  alle  scritte  sulie 
caserine,  alia  lingua  nella  corrispondenza  d'ufficio  e  negli  istituti  di 
educazione  militare  eoc.,  sebbene  importassero  un  primo  colpo  abba- 
stanza  forte  contro  1'unita  dell'esercito  comune,  non  valsero  a  com- 
pensare  gli  ungaresi  della  negata  lingua  di  comando,  ne  a  disarmare 
1'opposizione  parlarneutare,  neile  cui  file  accanto  ai  conservativi  del 
partito  popolare  schieransi  i  radicali  di  tutte  le  gradazioni,  sempre 
piii  incaponiti  nella  loro  tattica  di  ostiuzione,  disapprovata  non  solo 
dal  conte  Zichy  capo  de'  coEservatori,  ma  anche  dallo  stesso  Kossuth. 
Tatti  gli  sforzi,  fatti  per  debellare  gli  ostruzionisti  dal  Tisza  e  dalJa 
sua  fiacca  maggioranza  liberale  (assottigliata  da  ultimo  per  la  diser- 
zione  dell'Appony  e  de'  suoi)  non  approdarono  ad  altro,  che  a  susci- 
tare  nella  Camera  nuo?i  scaiidali  e  tumulti  indescriribili.  No-evole 
il  duello  oratorio  fra  il  Tisza  a  Budapest  e  il  Koerber  a  Vienna,  sulle 
prerogative  della  Corona  e  i  diritti  del  governo  atistriaco  nelle  cose 
dell'esercito  comune,  nel  quale  rispecchiavasi  la  profondita  del  dissidio 
ormai  difficilmente  rimediabile  fra  !e  due  parti  della  monarchia.  Ci 
voile  1'  intervanto  del  pazientissimo  vecchio  Imperatore,  per  metter 
fine  allo  spettacolo  poco  edificante  de1  due  capi  di  governo  dello  SLato, 
che  si  palleggiavano  le  piu  aspre  botte  e  risposte  fra  Vienna  e  Bu- 
dapest. 

A'  primi  di  dicernbre  par  re,  che  nella  Camera  ungarese  la  tem- 
pesta  avesse  a  cessare,  grazie  all'  alto  ccnsenso  del  Kossuth,  almeno 
per  poter  accordare  ii  congedo  ai  poveri  soldati,  che  col  termine  del- 
1'anno  avrebbero  cornpito  il  triennale  servizio  militare;  ma  le  furono 
mere  apparenze,  poiche  gli  ostruzionisti,  sebbene  ridotti  ad  una  ven- 
tina,  continuarono  ad  imperver^are  non  meno  di  priina,  schizzando 
nuovo  veleno  contro  il  Koerber,  il  quale  aveva  indotto  la  Camera  alta 
austriacu  ad  affermare  con  voto  solenne  Tunita  intan^ibile  dell'eser- 
cito austro -ungarese,  le  prerogative  militari  della  Corona,  e  la  indi- 
spensabile  lingua  teiesca  di  comando.  L'auno  si  chiuse  per  1'Ungheria 
senzi  legge  militare;  sicche,  rimandata  alle  calende  greche  la  nuova 
leva,  per  congelare  i  vecchi  soldati  si  dovette  chiamare  a  surrogarli 


CONTEMPORANEA  367 

per  decreto  sovrano  i  soldati  di  riserva  del  1002,  colla  sequela  di  am- 
mutinamenti  e  rivolte  nelle  caserme,  e  di  forte  malcontento  nella  pc- 
polazione.  In  mezzo  a  tutta  questa  confusione  si  pote  fare  tuttavia 
1'elezione  dei  membri  delle  Delegazioni,  le  quali  aperte  in  Vienna  il 
15  dioembre  dovranno  pitobabilmente  prorogare  la  chiusa  dei  loro  la- 
vori.  fin  dentro  il  p.  v.  febbraio,  per  attendere  la  necesearia  appro- 
vazione  delle  leggi  militari  in  Ungheria. 

3.  Ne  molto  meglio  procedettero  le  cose  nella   Camera  austriaca, 
riconvocata  al  18  del  novembre  p.  p.  Le  nuove  dichiarazioni  del  Koerber 
e  de'  suoi  colleghi,  dirette  a  scougiurare  il  malanno  delFostruzione, 
ed  a  ravviare  il  lavoro  parlamentare,  vennero  accolte  con  fredda  i.n- 
differenza,  e  non  servirono  ad  altro  che  a  fornire  Eiiova  stoffa  di  di- 
scussione  alia  parlantina  di  108  era  tori  di  tutti  i  partiti,  che  ne  dis- 
sero  di  cotte  e  di  crude  contro  il  Governo.  contro  1'Ungheria  ecc.  non 
ris^armiando  neppure  il  potere  soyrano.    In  poehe  parole  la  Camera 
austnaca  si  chiuse  a  Natale,  senza  aver  fatto  nulla  in  tutto  il  corso 
dell'anno,  ed  in  tale  stato  di  marasmo,  da  far  temere  assai,  che  1'esor- 
tazione  fatta  in  articulo  mortis  dal  grande  «  possesso  no  bile  >  boemo  al 
Koerber  di  mettero  mano  ai  mezzi  estremi  per  ripristinare  u.ca  nor- 
male  attivita/  nei  parlamento  austriaco,  neppure  nel  nuovo  anno  tro- 
ver a  la  via  di  uscire  dal  limbo  dei  pii  desideri.  Frattanto  il  Koerber, 
per  tenersi  saldo  al  suo   posto  trova  piu  comodo  e  spiccio  di  gover- 
nare  coH'amminnicolo  del  §.  14,   che  gli  reca  tutti  i  vantaggi  dell'as 
solutisino,  ed  insieme  quelli  della  Costituzione,  eenza  la  seccatura  del 
parlamento. 

4.  La  sessione  autunnale  delle  Diete  provincial!  passo  abbastanza 
liscia,  chi  voglia  prescindere  dalla  malattia  ormai  cronica  dell'ostru- 
zione,  la  quale  impedi  ogni  serio  lavoro  nelle  Diete  della  Boemia   e 
della  Corniola,  mentre  essa  cessava  affatto  nella  Dietadel  Tirolo,  come 
fa  accennato  nell' ultima  ccrrispondenza.  Ma  a  quanto  si  puo  apguire 
dalle  notizie  piu  recenti  de'  giornalidi  quella  provincia,  codesta  trefiia 
improvisata  fra  tedeschi  ed  italiani  del  Tirolo  assai  difficilmente  potia 
sostenersi  nella  sessioce  dietale  di  quest'anno,  quando  il  Governo  non 
pigli  a  tempo  1'iniziativa  per  un  equo  scioglimento  della  vecchia  que- 
stione  dell' autonomia  trentina,  e  non  lo  faccia  accettare  ai  tedeschi 
della  provincia. 

L'abhandono  dell'ostruzione  da  parte  dei  deputati  italiani  che  si 
erano  obbligati  a  farla  incondizionatamente  nel  loro  programma  elet- 
torale,  quantunque  difeso  con  argomenti  non  ispregevoli  d'  interesse 
materiale,  non  incontro  in  generale  1'appro vazione  degli  elettori,  ag- 

Igiungendo  esca  a  nuove  discordie  e  lotte  fra  i  diversi  partiti.  A  Trento, 
centre  della  parte  italiana  del  Tirolo,  il  giovane  partito  liberale  radi- 
cale,  dichiaratamente  a  parole  ed  a  fatti  anticattolico,  aizzato  dal  par- 


368  CRONACA 

tito  socialista,  assali  furiosatnente  i  liberal!  moderati,  che  insieme  coi 
conservator!  cattolici  avevano  sospeso  1'ostruzlone,  e  fini  per  portare 
al  colmo  la  confusione  collo  scioglirnento  del  consiglio  municipale,  e 
coll'  imposizione  d'un  commissario  governativo.  Sarebbe  tempo  vera- 
mente  (e  rammettono  oramai  anche  i  capi  piii  assennati  de'  diversi 
partiti  tecleschi  del  Tirolo)  che  il  Ooverno  togliesse  di  mezzo  questa 
pietra  dello  scandalo  fra  i  due  popoli  costretti  a  convivere  nella  stessa 
provincia,  accordando  agli  Italian!  quell'autonomia  amministrativa  che 
basti  per  restituire  la  pace  fra  le  due  nazioni  di  pari  civilta,  che  rap- 
pacificate  nella  giustizia,  potrebbero  lavorare  di  buon  accordo  a  van- 
taggio  dell'interesse  particolare  delle  province  e  generale  dello  Stato. 
Anche  sarebbe  desiderabile,  che  il  Governo  si  risolvesse  a  mantenere 
la  sua  promessa  di  portar  via  da  Innsbruck  le  cattedre  universitarie 
italiane  non  volute  dai  tedeschi,  e  di  piantare  altrove  in  luogo  piu 
adatto  queli'universita  italiana,  che  compete  agli  italiani  sudchti  del- 
1'Austria,  a  tenore  delle  stesse  leggi  fondamentali  dell'impero.  Cos! 
si  porrebbe  fine  ad  una  pericolosa  agitazione  che  dura  da  troppo  tempo, 
e  si  eviterebbero  almeno  per  1'avvenire  i  disordini  gravissimi,  di  cui 
fu  teatro  la  capitale  del  Tirolo,  a  cagione  della  cosiddetta  universita 
libera  italiana,  che  cola  volevasi  inaugurare  con  una  lezione'del  pro- 
fessor de  Q-ubernatis.  Amo  meglio  passare  sotto  silenzio  le  scene  sel- 
vagge  pantedesche  di  Innsbruck,  le  quali  fecero  parlare  anche  trcppo 
di  se,  e  nelle  dimostrazioni  studentesche  di  Vienna,  e  nel  parlamenlo 
austriaco,  e  nel  regno  d'  Italia,  dove  ebbero  uno  strascico  deplorevole 
troncato  a  tempo  con  vigore  inusato  da  quel  governo,  che  evidente- 
mente  non  voleva  guastarsi  coi  potenti  alleati  del  settentrione.  Del 
resto  in  mezzo  a  tutto  questo  tramestio  clamoroso  di  fanatismo  irre- 
dentistico  italiano  dail'una  parte  e  di  pazzo  furore  pangermanico  dal- 
1'altra,  i  giornali  cattolici  di  Vienna  e  del  Tirolo  furono  i  soli  (con 
poch*  eccezioni)  che  non  perdessero  la  bussola,  e  serbassero  c^lma  e 
giustizia  nelPapprezzamento  dei  fatti.  Fra  gli  altri  il  Vaterland  Vien- 
nese ebba  parole  severe  per  il  Governo,  che  troppo  condiscendente  ai 
tedeschi  e  pauroso  della  loro  superba  intransigenza  nazionale,  venne 
rnsno  al  suo  dovere  di  proteggere  gli  italiani  da  esso  forzatamente 
trattenuti  ad  Innsbruck,  contro  le  feroci  intemperanze  pantedesche, 
offandendo  non  solo  la  legge,  ma  anche  il  diritto  internaziunale,  e  le 
regole  dell'ospitalita  civile. 

A  compiere  questa  succinta  rassegna  delle  session!  dietali  resta 
ancora  da  aggiungere  cha  oltre  la  Dieta  tirolese,  anche  quella  di 
Briian  in  Moravia  si  distinse  fra  le  altre  per  serieta  di  lavoro,  non 
disturbato  dalle  solite  beghe  nazionali  fra  tedeschi  e  czechi  di  quelle 
provincia.  Notevole  nella  D.'eta  dalmata  un  primo  passo  di  riconci- 
liazione  f*tto  all'  ultima  ora  dai  Croati  cogli  Italiani  di  quella  pro- 


CONTEMPORANEA  369 

vincia,  si  lungamente  (quasi  da  mezzo  secolo)  dilaniate  dalle  lotte 
nazionali,  spinte  fino  a  sopprimere  quasi  del  tutto  nella  vita  pub- 
blica  1'elemento  italiano,  superiore  bensi  per  antica  civilta,  ma  infe- 
riore  di  gran  Innga  per  numero.  Non  ostante  il  complete  trionfo 
della  maggioranza  croata  nella  scuola  e  nella  pubblica  amministra- 
ztone,  restava  tuttavia  in  vigore  fino  a  pochi  anni  fa  la  lingua  ita- 
liana  come  lingua  d'ufficio  e  di  corrispondenza  colle  autorita  cen- 
trali.  Ma  quest'anno  salto  il  ticchio  al  Governo  di  voler  imporre  la 
lingua  tedesca  acche  ai  Daimati,  che  di  tedesco  non  hanno  nulla  e 
non  vogliono  saperne  affatto.  Era  il  colino  della  sopraffazione,  sug- 
.gerita  all'egemonia  tedesca  dall'orgoglio  nazionale,  tanto  cieco  da  non 
accorgersi,  che  di  tali  egemonie  gli  altri  popoli  austriaci,  pareggiati 
.ai  tedeschi  dalla  Costituzione,  sono  ristucche  da  un  pezzo.  Allora 
Slavi  e  Italiani  della  Dalmazia,  minacciati  del  pari  ne' diritti  e  negli 
interessi  comuni  sentivano  il  bisogno  di  riavvicicsrsi  e  di  porgersi 
la  mano  per  la  comune  difesa.  I  prinii  atti  di  riconciliazione  avven- 
nero  gia  nella  Dieta  e  nella  stampa  dalmatina  ;  vedremo  poi,  se  ne 
seguira  quella  pace  duratura,  che  ognuno  deve  augurare  alia  po- 
vera  Dalmazia,  finora  troppo  trascurata  dal  Governo  nelle  miserevoli 
condizioni,  fra  le  quali  va  dibattendosi,  senza  speranza  di  poterne 
uscire. 

5.  Rimettendo  ad  altra  corrispondenza  le  notizie  delle  Delegazioni, 
le  quali,  aperte  fino  dal  15  dicembre,  non  potranno  chiudere  i  loro 
lavori  prima  che  la  legge  militare  non  sia  approvata  anche  dalle 
Camere  ungheresi,  per  ora  bastera  accennare  1'affettuosa  commenio- 
razione  della  morte  di  Leone  XIII,  fatta  da  S.  M.  1'imperatore  nel 
discorso  di  apertura,  nonche  Pacerba  rampcgna  mossa  dal  medesimo 
in  quell'occasione  ai  delegati  czechi  per  la  loro  ostruzione  parlamen- 
tare,  e  cosi  pure  la  giustificazione  del  famoso  Veto,  tentato  dal  mi* 
nistro  Goluchowscki  nella  sua  relazione  sulla  politica  estera.  A  code- 
sta  infelice  apologia  ha  gia  risposto  fino  ad  un  certo  punto  1'organo 
ufficiale  della  S.  Sede,  1'  argomento  citato  anche  dai  giornali  vien- 
nesi,  fra  i  quali  uno  de'  piu  accrelitafci  rimbecco  per  bene  il  signer 
coate  mmistro,  osservandogli  che  «  il  tentative  postumo  di  ridurre 
il  valore  del  suo  Veto  all'  espressione  di  un  semplice  desiderio  e  di 
un  rispettoso  consiglio,  puo  fssere  benissimo  a  fatti  compiuti  un  atto 
di  cortesia,  ma  fa  a  pugni  colla  storia».  Per  contrario  tutt'altro  che 
cortese  dovette  suonare  all' orecchio  di  chi  n' era  1'oggetto,  1' argo- 
mentazione  c  pro  doino  suo  »  colla  quale  il  sig.  ministro  s'  ingegnd 
di  giustificare  il  preteso  diritto  di  veto  dicendo,  che  se  non  si  trat- 
tasse  di  un  vero  diritto,  non  sarebbe  stato  possibile  trovarne  un  com- 
petente  interprete  nello  stesso  Conclave.  II  quale  argomento  spremu- 
tone  il  veleno  della  beffarda  allusione  personale,  ha  su  per  giu  il 
1904,  vol.  1,  fasc.  1287.  24  30  gennaio  1904. 


370  CRONACA 

valore  di  quell'altro,  fondato  snl  caratlere  di  potenza  cattolica.  attri- 
buito  ad  uno  Stato,  che  ha  stracciato  unilateralmente  il  Concordato, 
ed  ha  fatto  quella  bella  JBgura  che  tutti  sanno  nei  bei  giorni  della 
eonsegna  del  «  Los  von  Roin  » ,  e  deile  diaboliche  gazzarre  pantede- 
sche  contro  S.  Alfonso  nella  stampa  e  nel  parlamento. 

I  ntiovi  bilanci,  presentati  alle  Delegazioni  per  1'  anno  in  corso 
dal  ministro  degli  esteri  e  da  quello  della  guerra,  richiedono  un 
nuovo  sacrificio  di  nailioni  e  milioni.  Le  spese  comuni  di  ambe  le 
pard  della  monarchia  ascendono  in  cifra  rotonda  a  3G8  milioni  di 
corone,  coll'  aumento  di  quasi  due  milioni  in  confrcnto  dell'  anno 
scorso  per  1'esercito  di  terra  :  oltre  la  solita  spesa  di  manterJmento 
ordinario.,  domandasi  un  credito  straordinario  di  15  milioni  per  i  nuovi 
cannoni  di  montagna  e  da  campo  a  tiro  rapido,  de'  quali  ultimi  se 
ne  fabbricheranno  (rum  si  sa  ancora  di  qual  rnetallo)  almeno  300  nel 
corso  dei  prossimi  quattro  anni.  Per  1'arinata  di  mare  (compreso  ii 
porto  militare  di  Pola,  nel  quale  si  piofusero  e  si  profondono  tesori 
per  assicurarsi  il  dominio  deil'  Adriatico)  sono  richiesti  13  milioni 
necessari  alia  costruzione  di  quattro  nuove  ccrazzate  ;  le  spese  del 
mantenimento  ordinario  importano  nientemeno  che  256  milioni  di 
corone.  Altri  sette  milioni  e  mezzo  eono  da  aggiungersi  per  1'occu  • 
pazione  militare  della  Bosnia  Erzegovina,  i  quali  sommati  colle  nuove 
spese  richieste  dall'  aumento  de'  consolati  all'esteio,  e  necessarie  a 
preparare  la  promessa  riduzione  del  serv^zio  militare  da  tre  a  due 
anni,  finivano  per  mettere  a  dura  prova  la  pazieuza  de' contribuenti. 
Non  v'  ha  dubbio  del  resto,  che  le  Delegazioni,  malgrado  le  solite 
proteste  platoniche,  finiranno  per  conto  loro  coll'approvare  quanto  il 
Govemo  ha  dimandato  allo  scopo  di  mantenere  la  monarchia  alPal- 
tezza  di  graride  potenza. 

G.  L'attivita  cattolica,  nel  eorso  delPanno  teste  tramontato,  non 
pud  vantare  grandi  progress!  ;  ma  sarebbe  icgiusto  non  riconoscerle 
il  merito  d'una  serie  di  quei  piccoli  fatti  positivi,  che  sogiiono  spia- 
nare  la  via  a  maggiori  s?»ccessi.  A  cagion  d' esempio  e  gia  qualohe 
cosa,  che  il  conte  Sylva  Tarouca,  commissario  dell'opera  de'  congressi 
cattolici  delP Austria,  a"bbia  potnto  aiinunziare  nel  congresso  provin- 
ciale  dell' Austria  inferiore,  che  per  il  1904  havvi  fondata  speranza  di 
raccogliere  insieme  un  nuovo  congresso  gererale  de'  cattolici  austriaci, 
dopo  una  lunga  pausa  di  otto  anni,  imposta  dai  conflitti  nazionali  e 
dalle  discordie  politiche,  II  nuovo  organamento  de'  cattolici  czechi,. 
inaugurate  Panno  scorso,  giovo  non  poco  a  rinsaldare  la  coscienza 
della  solidarieta  cattolica  fra  le  diverse  stirpi  della  monarchia.  E  piu 
e  meglio  ancora  s'avvantaggerebbe  la  vita  cattolica  dell'Austria,  sa 
venissero  condotte  a  buon  termine  le  pratiche  di  riconcilkzione,  aperte 
in  Tirolo  nell'autunno  passato,  per  iniziafciva  dei  Yescovi  di  quella. 


CONTEMPORANEA  371 

provincia,  fra  il  partito  dei  vecchi  conservator!  e  quello  del  cristiani" 
social!  del  Tirolo  tedeseo,  i  quali  da  cinque  anni  vanno  facendosi  vi- 
ce ndevolmen  te  una  guerra  scandalosa,  con  immenso  danno  religiose  e 
morale  di  quel  cattolico  paese,  gia  anche  troppo  minacciato  dal  pan- 
germanisino  protestantico.  Se  non  che  dopo  quattro  mesi  di  conferenze 
secrete  fra  i  cap!  de'  due  avversi  partiti,  ancorche  siasi  sparsa  la  voce 
che  un  accordo  era  stato  raggiunto  sulla  base  d'  un  programma  ini- 
nimo  e  d'un'azione  elettorale  comune,  pur  troppo  fino  ad  oggi  non 
abbiamo  sicure  notizie  d'una  pace  definitive.  Anzi  nuovi  sintomi  di 
malomore  e  nuove  cagioni  di  attrito  fra  le  due  parti  contendenti  pare 
siano  sopravvenuti  in  quest!  ultimi  giorni ;  fra  1'altre  cose  venne  impe- 
dito  ad  un  deputato  eristiano-sociale  di  tenere  lira  conferenza  in  un 
comune  di  parte  conservativa,  ed  i  vecchi  conservator!  sono  accusati  da! 
loro  avversari  seguaci  del  dott.  Schoepfer  di  aver  tradito  il  secreto 
promesso  sulle  deliberazioni  delle  conferenze. 

Nel  campo  politico-ecclesiastico  vuol  essere  notata  1'agitaaione  ma- 
nifestatasi  in  Boemia  negli  ultimi  due  mesi  dell 'anno  passato,  di- 
retta  ad  ottenere  una  nuova  circoscrizione  delle  diocesi  miste,  com- 
poste  di  tedeschi  e  di  czechi.  Q-ia  ai«  primi  di  novembre  una  rap- 
presentanza  di  tutti  i  deputati  czechi  della  Dieta  boema  presentava 
al  Cardinale  Sckrbensld  arcivescovo  di  Praga  un  memoriale  su  que- 
sto  spinoso  argomento.  II  Cardinale  rispose,  che  fino  ailora  nessuna 
apertura  era  stata  fatta  in  proposi to  dalla  S.  Sede  ne  con  lui  ne  col- 
Tepiscopato  boemo,  e  si  richiamo  ad  una  sua  recente  pastorale  di- 
re tta  al  clero,  nella  quale  aveva  detto,  che  ia  siffatte  question!  presso 
la  S.  Sede  sono  deeisivi  soltanto  gl'interessi  spiritual!  delle  anime, 
senza  distinzione  di  Bazionalita.  Tenne  dietro  una  pastorale  dell'epi- 
scopato  provinciale  boemo,  la  quale  richiamava  1'attenzione  del  clero 
sul  movimento  tedesco  del  «  Los  von  Rom  » ,  il  quale  dopo  le  interne 
discordie  dei  promotori  pantedeschi  si  ritrasse  dalla  pubblica  propa- 
ganda rumorosa  al  un.a  forma  di  attivita  privata  e  quasi  clandestina. 
Se  non  che  il  clero  tedesco  della  Boemia  alieno  da  partiti  politic!  non 
si  fa  alcuna  illusione,  sipendo  benissimo  che  nelle  parti  tedesche 
della  provincia  e  grande  il  pericolo  di  nuove  perdite  per  la  Chiesa 
cattolica,  e  che  quindi  e  necessario  di  far  buona  guardia,  come  ap- 
panto  venne  proclamato  nelle  riuiiioni  ecclesiaatiche  di  Hainspach, 
di  Egerj  del  Bohmerevald,  di  Reichenberg  ecc.  In  un  paese  cotanto 
travagliato  dalla  lotta  estrema  fra  due  nazioni  politicamente  irrecon- 
ciliabili,  il  ministero  pastorale  incontra  nel  suo  eseicizio'ostacoli  per 
poco  insormontabili,  non  ultimo  quello  deila  soverchia  estensione,  e 
della  composizione  nazionalmente  eterogenea  delle  diocesi.  Del  resto, 
salva  sempre  1'autorita  suprema  della  S.  Sede,  lo  stesso  Cardinale  di 
Praga  rispondeva  alia  rappresentanza  piu  sopra  mentovata,  che  seb- 


372  CRONACA 

bene  la  gravissima  questione  non  fosse  allora  del  tutto  matura,  egli 
non  aveva  difficolta  di  ammettere,  che  un  ragionevole  aumento  del 
numero  delle  diocesi  poteva  tornare  di  vantaggio  all'amrninistrazione 
ecclesiastica. 

Stimo  mn  opportune  ora  toccare  nemmeno  di  passata  la  questione 
dell'arcivescovo  di  Olmutz,  D.r  Kohn,  come  quella  che  pende  gia  per 
una  prossima  decisione  presso  la  S.  Sede. 

A  Vienna  e  ne'  due  arciducati  d' Austria,  mentre  il  partito  de- 
mocratico  socialista  va  sempre  piu  decadendo,  i  cristiani  sociali  del 
D.r  Lueger,  potentemente  sostenuti  dall'apostolato  religiose  del  celebre 
p.  Abel  d.  C.  d.  Or.  e  di  altri  zelanti  campioni  del  movimento  cat- 
tolico,  hanno  compiuto  nel  corso  dell'anno  passato  1'organamento  del 
loro  partito  a  tal  segno,  da  assicurarsi  ancora  per  lungo  tempo  la  di- 
rezione  de'  pubblici  affari  nel  municipio  e  nella  provincia. 

G-ERMANIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  malattia  dell' Imperatore  e  le 
alleanze  di  famig-lia.  —  2.  La  politiea  arbitrate;  la  politica  europea  in 
Asia.  —  3.  II  Reichstag,  cose  militarf,  la  politica  del  Centro,  la  que- 
stione finanziaria,  il  gruppo  polacco,  il  congresso  degli  operai  conser- 
vator*. —  4.  Cose  protestanti.  —  5.  II  libro  intorno  a  Lutero  del  P.  Denifle. 

1.  Nei  primi  giorni  di  novembre,  la  Grermauia  fu  all' improvviso 
dolorosamente  turbata  per  la  notizia  officiate  che  1'Imperatore  aveva 
subito  la  estrazione  di  un  polipo  dal'e  corde  vocali  della  gola.  Mentre 
fino  a  quel  momento  nou  era  trapelato  alcun  indizio  di  una  malattia 
qualsiasi  dell'Imperatore  medesimo,  si  argomento  subito  che  essendo 
stata  tenuta  celata  per  tanto  tempo  quella  malattia,  certamente  ora 
non  si  diceva  tutta  intiera  la  verita.  Tuttavia  e  chiaro  che  le  previ- 
sioni  dei  medici  si  sono  verificate,  essendosi  Sua  Maesta  rimesso  in 
salute  entro  un  periodo  di  tempo  non  piu  lungo  di  quindici  giorni; 
ma  si  e  anche  osservato  che  le  affezioni  di  tai  natura  coatengono 
spesso  un  germe  cancrenoso,  e  si  riproducono  sempre  con  sintomi  piu 
gravi.  Di  fatto  non  e  un  mistero  per  alcuno,  come  suo  padre,  Fede- 
rico  II,  e  sua  madre,  1'imperatrice  Federico,  sono  ambedue  morti  per 
affezioni  cancreaose.  La  conclusione  e  facile  e,  per  cosi  dire,  inevi- 
tabile,  quantunque  il  cancro,  per  se  stesso,  n-->n  possa  dirsi.  a  rigore 
di  termini,  una  malattia  ereditaria.  Per  molto  tempo  1'Imperatoie  ha 
sofferto  un  male  all'orecchio,  una  specie  di  trasudamento  interno, 
che  ha  tenuto  molto  iu  apprensione  i  sudditi,  tanto  piu  che  di  tal 
malattia  non  si  e  mai  avuta  alcuna  dichiarazione  officiale.  In  questi 
ultimi  anni  poi,  Guglielmo  II  si  e  fatto  molto  grosso  e  grave  nella 
persona,  pero  macilente  in  volto,  il  cui  colorito,  perdendo  ogni  fie- 
schezza,  'e  divenuto  pallido;  cio  non  dimostra  certo  uno  stato  di  sa- 
lute bviono.  Sul  momento  il  popolo  si  e  tranqnillizzato,  nonostante  sia 


CONTEMPORANEA  373 

creduta  possibile  una  ricaduta;  poiche  pensa  che  1'Imperatore  vivra 
iadubitatamente  degli  anni  ancora,  non  essendo  il  suo  stato  cosi  pe- 
ucoloso  come  certuni  vorrebbero  far  credere. 

L'  interessamento  snscitato  in  tutta  1'  Europa  da  questa  malattia 
e  la  prova  piu  manifesta  di  quanto  grande  importanza  sia  il  posto 
occupato  nel  mondo  dall'Imperatore.  Egli  e  una  personality  conside- 
revole  che  spicca  sopra  tutti ;  e  tenuto  in  molto  conto  nell'opinione 
pubblica  di  tutta  i'Europa,  ispirando  senza  dubbio  generale  Mucia, 
sia  agli  amici,  come  agli  avversani,  a  causa  della  sua  lealta.  Gli 
stessi  suoi  awersarii,  tanto  in  Germania  come  altrove,  amano  assai 
la  sua  conservazione ;  pero  tali  avversarii  non  sono  ne  molti  ne  po- 
teati,  rispondendo  alle  aspirazioni  della  innumerevole  maggioranza 
la  politica  pacifica,  conciliatrice  e  prudente  Hi  Guglielmo  II. 

La  malattia  dell'  Imperatore  ha  richiamata  1'atteazione  sopra  il 
suo  figlio  maggiore,  il  principe  Guglielmo,  erede  presuntivo  del  trono, 
finora  tenuto  fuori  della  vita  pubblica  per  la  quale  lo  si  va  prepa- 
rando  con.  ogni  cura.  II  Principe  ereditario  ha  circa  ventidue  anni  ; 
e  alto  di  statura,  bello,  molto  istruito  ed  affabilissimo ;  ama  la  vita 
intellettuale  e  le  belle  arti,  e  studia  al  tempo  medesimo  le  scienze 
positive  e  quelle  attinenti  alia  vita  pubblica.  Nel  suo  servizio  militare 
presto  cambiera  residenza,  poiche  tutti  i  nostri  Principi  debbono  essere 
prima  di  ogni  altra  cosa  ottimi  soldati ;  ed  egli  certo  sara  tale,  pur 
conservando  il  proprio  carattere  pacifico,  senza  mostrarsi  ardito  e  in- 
traprendentQ  fino  a  che  le  circostanze  e  gli  avvenimenti  non  gli 
impongano  una  politica  diversa. 

II  matrimonio  del  Principe  Guglielmo  e  destinato  a  rendere  so- 
lida  le  condizioni  interne  del  Paese.  Per  quanto  si  pud  supporre  sem- 
bra  sia  stata  assegnata  a  Lui  la  principessa  Olga  figlia  del  Duca  di 
Cumberland,  figlio  del  Re  Giorgio  I  di  Hannover,  gia  detronizzato. 
Uniformandosi  alia  volonta  del  Padre,  il  Duca  di  Cumberland  si  e 
sernpre  rifiutato  di  riconciliarsi  con  la  Prussia  e  di  rinunciare,  fosse 
pure  tacitamente,  ai  proprii  diritti  sull'  Hannover ;  ma  al  presente  si 
vocifera  che  abbia  dato  assenso  al  figlio  maggiore  di  accettare  il  Du- 
cato  del  Brunswick,  sul  quale  la  Casa  di  Hannover  ha  diritto  di  suc- 
cessione.  La  Principessa  Olga  (nata  nel  1884)  per  conseguenza  sara 
la  futura  imperatrice  della  Germania,  dacche  il  principe  Guglielmo 
avendola  veiuta  piu  volte  ha  dato  prova  di  gradimento;  e  a  quanto 
pare  i  due  giovani,  vicendevolmente  piaciutisi,  si  sono  dimostrati 
disposti  volentieri  ad  unirsi  fra  di  loro.  II  Re  di  Danimarca,  padre 
della  Duchessa  di  Cumberland,  ha  fatto  visita  alia  Corte  di  Berlino, 
prima  di  andare  a  Gmunden  (Austria)  presso  il  Duca  di  Cumberland, 
adoperandosi  con  zelo,  secondo  si  va  dicendo  con  fondamento,  alia 
riuscita  di  tal  matrimonio  di  conciliazione,  molto  desiderate  a  Berlino 


374  CRONACA 

ed  anctie  dal  partito  Guelfo,  vale  a  dire  da  coloro  che  sono  rimasti 
fedeli  al  Duca  di  Cumberland.  Poco  prima  del  Natale  1'Imperatore  e 
andato  ai  Hannover,  passandovi  in  rivista  il  reggimento  annoveriano, 
al  quale  ricordd  il  loro  passato  glorioso  e  fedele  durante  la  guerra  di 
affrancamento  dal  giogo  di  Napoleone  I.  Nei  quindiei  anni  nei  quali 
1' Hannover  fu  ocoupato  da  Napoleone  I  e  dai  suoi  alleati,  1'esercito 
annoveriano,  sostenuto  dall'  Inghilterra,  riceve  sempre  dal  proprio 
paese  nuove  milizie  per  eombattere  serza  tregua  contro  i  Francesi, 
spscialmente  nella  Spagna,  ritrovandosi  poi  a  fianco  dei  Prussiani  a 
Waterloo.  Senza  dubbio  il  tempo  ha  compiuta  1'opera  sua.  La  Q-er 
mania,  dopoch£  ha  riconquistata  la  propria  unita,  ha  cominciata  una 
nuova  -vita,  in  virtu  anche  del  progresso  intellettuale  e  soprattntto 
economico  reso  possibile  appunto  dopo  ta^e  unione  preceduta  da  molti 
secoli  di  avvilimento  e  di  miseria.  La  Grermania  si  e  fatta  una  Po- 
tenza  mondiale,  la  quale  nei  suo  nuovo  campo  di  azione  batte  pure 
una  via  nuova,  poiche  la  poiitica  di  campanile,  dei  piccoli  principati, 
noa  e  piu  possibile,  ne  d'altronde  pud  piu  appagare  le  brame  della 
popolazione  o  rispondere  alle  esigenza  del  tempo.  I  piccoli  Stati  se- 
parati  gli  uni  dagli  altri  erauo  un  ostacolo  al  progresso  naturale  della 
Nazione,  la  quale,  con  un  aumento  annuale  che  varia  tra  gli  825,000 
e  gli  850,000  individui,  con  i  suoi  60  milioni  di  abitanti  nei  1904, 
che  diverranno  80  nei  1925  o  1930,  ha  bisogno  di  valersi  di  tutti  i 
mezzi  offerti  dal  proprio  territorio. 

Bisogna  pure  ricordare  che  il  matrimonio  di  Guglielmo  II  ricon- 
cilio  gia  un'altra  famiglia  principesca  con  gli  Hohenzollern.  L'lmpe- 
ratrice  e  figlia  del  duea  Federico  di  Holstein-Sonderburg,  esclnso  dal 
trono  di  Daiiimarca  col  protocollo  di  Londra  del  1852  in  favore  del 
ramo  Holstein-Gliickburg,  presentemente  regnante.  Lo  Schleswig- 
Holstein,  incoraggiato  dalla  Grermania,  sostenne  la  legittimita  dei  di  - 
ritti  del  ramo  Holstein  Sonderburg :  pero  la  guerra  seguitane  stacco  lo 
Schleswig-Holstein  dalla  Danimarca,  incorpcrandolo  alia  Prussia.  II 
matdmonio  della  figlia  maggiore  del  duca  Federico  con  1'Imperatore 
presente  riconcilio  la  famiglia  di  Jui  con  gli  Hohenzollern  e  col 
nuovo  ordine  di  cose.  Adesso  si  parla  anche  di  una  prossima  visita  di 
Edoardo  Y1I  a  Berlino.  Egli  vedra  egualmeate  di  buon  occhio  il  proposto 
matrimonio  della  Principessa  Olga  sua  nipote.  La  Regina  d' Inghil- 
terra, I'lmperatrice  vedova  della  Russia  e  la  Duchessa  di  Cumberland 
sono  sorelle,  figlie  del  Re  di  Danimarcar  CristianoIX;  ed  il  principe 
di  Galles  (figlio  di  Edoardo  VII)  e  lo  Czar  Nicolo  II  si  rassomigliano 
come  fratelli.  L1  unione  delle  dinastie  tedesche  va  di  pari  passo  con 
1' unione  del  popolo  e  sicuramente  giovera  anche  questo  a  serbargli 
un  posto  importante. 


CONTEMPORANEA  375 

2.  I  trattati  arbitral!  conchiusi  tra  la  Francia,  1'  Inghilterra  e 
1'Italia  sono  un  eacellente  esempio  per  le  altre  nazioni  e  rispondono 
alle  disposizioni  e  alle  tendenze  pacifiche  del  popoli. 

L'effetto  morale  prodotto  da  tali  trattati  e  molto  grande  e  potra 
contribuire  a  renderli  stabili,  e  far  decidere  i  contraenti  a  sottomet- 
tere  le  loro  question!  alia  Corte  arbitrate  dell'Aia  ed  anehe  a  far  di 
meno  di  promuovere  litigi.  Non  di  rado  lasciando  sbollire  una  que- 
stione,  indugiando  nel  prendere  ad  esame  una  discordia,  si  da  luogo 
alia  rifiessione  e  se  ne  facilita  il  risolvimento.  La  Gerniania,  avendo 
costantemente  dimostrato  amore  alia  pace,  e  nella  sua  politica  este- 
riore  tenuto  per  fondamento  la  conciliazione,  applaudira  ben  volen- 
tieri  ai  trattati  suddetti  ;  peio  EOH  ha  stretto  alcun  patto  di  tal  ge- 
nere  pel  timore  di  vedersi  posta  innanzi  la  questione  dell'Alsazia- 
Lorena. 

Soprattutto  e  desiderabile  che  abbiano  una  soluzione  pacifica  le 
discordie  sorte  presentemente  in  Ofiente  e  nell'  Asia.  Nono^tante  le 
premure  dell' Austria  e  della  Russia,  appoggiate  dalle  altre  nazioni, 
la  Turchia  non  si  sa  decidere  a  porre  termine  alia  questione  mace- 
done,  concedendo  le  giuste  ri forme  chiesto  e  riconosciute  urgenti  da 
tutto  il  inondo  civile.  I  Turchi  imitano  ua  poco  la  Russia,  la  quale 
non  si  da  pensiero  di  render  giustizia  agli  Armeni,  ai  Georgian!,  ai 
PQlaccLi  ed  agli  altri  popoli  sottoposti  al  suo  dominio.  Un  tentative 
di  sciopero  fatto  dagli  operai  della  ferrovia  transcaucasiana,  vicino 
a  Tiflis,  fu  soffocato  col  massimo  rigore,  sicche  trerituno  operai  ineimi 
rimasero  morti  al  primo  sparo  dei  fucili  russi. 

La  Russia,  tranquilla  per  parte  dell'Europa,  progredisce  nelle  sue 
conquiste  asiatiche,  coll'annessioae  della  Manciuria  e  apparecchian- 
dosi  per  appropriarsi  eziandio  la  Corea,  e  cosi  rendere  inevitabile  una 
guerra  col  Giappone,  sostenuto  dall'Inghilterra.  Questa  pero  dall'al- 
tra  parte  va  organizzando  una  epedizione  con  1'  intento  d'  iuipadro- 
nirsi  del  Tibet,  affinche  la  Russia  non  lo  invada,  essendo  un  paese 
oltremodo  importante  sotto  1'aspetto  politico  e  strategico.  Alia  R>us- 
S'a  non  e  mai  passato  per  la  mente  di  sottoporre  al  giudiz:o  di  un 
arbitrate  qualsivoglia  le  sue  question!  ;  ma  si  e  impossessata  delle 
grandi  regioni  senza  fare  alcun  rumore,  e  quasi  all'insaputa  dell'Eu- 
ropa. Adesso  ella  avversa  la  costruzione  di  una  ferrovia  da  Bagdad  che 
stabilirebbe  una  via  commerciale  fra  la  Turchia  asiatica,  la  Persia  e 
1'Europa,  perche  tai  fatto  sarebbe  di  ostacolo  a  metterla  in  possesso  di 
questi  paesi.  Ugualmente  1'lnghilterra  lavora  a  tntt'tiomo'  per  impedire 
la  costruzione  di  una  ferrovia  che  dovrebbe  diminuire  la  distanza  fra 
TEuropa  e  1'India.  Di  qui  si  vede  come  ancora  sussistano  element! 
di  discordie,  minacoe  di  guerra  all'mfuori  dei  trattati  arbitral! . 


376  CRONACA 

3.  II  3  decembre  e  stato  aperto  il  Reichstag  con  un  discorso  del 
Trono  letto  dal  cancelliere  von  Billow,  nel  quale  fu  annunziata  la 
riforma  delle  finanze  dell'  Impero  e  il  proseguimento  delle  riforme 
soc'ali.  Non  vi  si  fa  menzione  di  aumenti  per  le  spese  dell'esercito, 
poiche,  per  confessions  dei  ministeriali,  1'opinione  pubblica  e  troppo 
cominossa  dai  cattivi  trattamenti  usati  verso  i  soldati  e  venuti  alia 
luce  in  seguito  a  varii  deplorevoli  processi.  Le  gravi  punizioni  in- 
flitte  dai  consigli  di  guerra  a  molti  bassi  ufficiali  e  ad  ufficiali  dimo- 
strano  almeno  che  1'autorita  militare  si  adopera  con  serieta  a  togliere 
tali  abusi.  L'estero  sa  che  la  Germania  e  una  nazione  civile  ;  pero 
ignora  che  sia  la  parte  meno  inoivilita  quella  che  governa,  per  cosi 
dire,  I'lmpero  e  comanda  in  special  inodo  1'esercito.  La  regioae  al  di 
la  dell'Elba  (Ostelbien)  la  quale  comprende  le  province  prussiane 
della  Sassonia,  del  Brandeburgo,  della  Prussia  occidentale  e  orien- 
tale,  fu  eristianizzata  soltanto  dopo  il  secolo  decimo  ed  undecinio,  ed 
e  quasi  interamente  dedita  all'  agricoltura.  La  sua  popolazione,  mi- 
sta  a  molto  elemento  slavo,  e  signoreggiata  da  varie  famiglie  di  cain- 
pagnoli,  dalle  quali,  sotto  i  Re  di  Prussia,  sono  sempre  stati  scelti 
gli  officiali  che  anche  oggi  occupano  quasi  tutti  i  gradi  superiori 
dell'  esercito.  Questi  sono  eccellenti  officiali,  ma  hanno  conservato 
tutta  la  ruvidezza  di  UQ'  eta  passata  ;  nei  loro  paesi  tali  famiglie 
anche  oggi  maltrattano  e  percuotono  gli  operai  agricoltori,  rnan,te- 
nendo  cosi  vive  le  tradizioni  del  rigore  eccessivo  usato  in  altri  tempi. 
Tale  e  lu  origine  dei  lamentati  disordini,  ora  pero  non  piii  tanto  fre- 
quenti  come  si  dice  j.  poiche  in  diversi  reggimenti  passano  molti  e 
molti  anni  prima  si  verifichi  qualche  caso  di  sevizie  da  essere  pu- 
nito.  Un'  altra  questione  seria,  come  fu  altra  volta  accennato,  e  il 
lusso  so7erchio  che  va  continuamente  aumentando  fra  gli  officiali  : 
ne  1'autorita  militare  vi  pone  un  freno,  anzi  sembra  spicgere  oostoro 
sulla  via  di  simile  precipizio.  L'uniforme  e  troppo  fastosa,  carica  di 
guarnizioni  superflue  e  di  prezzo,  ed  inoltre  sottoposta  a  prove,  a 
mutamenti  cosi  frequenti  e  rapidi  da  cagionare  danni  pecuniarii  per- 
fino  ai  fornitori.  Non  di  rado  hanno  questi  appena  provveduto  le  stoffe 
e  le  guarnizioni,  e  gia  e  ordinato  un  nuovo  cambiamento  che  rende 
inservibili  tali  stoffe  e  gli  accessorii  ed  obbliga  i  fabbricanti  e  i  for- 
nitori a  rivenderle  ad  un  vil  prezzo. 

D'altra  parte  il  luogotennete  Bilse  ha  pubblicato  un.  piccolo  ro- 
manzo,  nel  quale  ritrae  gli  officiali  di  un  battaglione  del  Treno  di 
equipaggio,  residente  a  Forbach,  sotto  un  aspetto  il  piu  sfavorevole. 
Fatta  qualche  eccezione,  questi  officiali  sono  tutti  uomini  corrotti,  in- 
delicati  ed  ingordi.  II  libro  e  andato  a  ruba,  e  se  ne  sono  vendute 
molte  centinaia  di  migliaia  di  copie ;  ma  ha  fruttato  all'uutore  la  con- 
danna  alia  prigione;  al  tempo  istesso  pero  molti  officiali  sono  stati  co- 


CONTEMPORANEA  377 

stretti  a  confessare  dinanzi  ai  loro  giudici  di  riconoscere  se  stessi  nei 
personag^i  del  romanzo. 

II  Centre  si  e  dato  premura,  sul  principio  della  Sessione  parlamen- 
tare,  di  far  nuova  istanza  per  1'abolizione  della  legge  contro  i  Gesuiti. 
e  di  tutte  le  leggi  e  decreti  che  nei  varii  Stati  tedeschi  limitario  o 
tolgono  la  liberta  religiosa  ai  Cattolici.  Nei  giorni  decorsi  abbiamo 
avuta  una  nuova  ed  evidente  pruova  della  intolleranza  degli  Stati 
protestanti.  II  Curato  di  Detfurth  (Prussia),  chiamato  a  Bodenburg 
(Brunswick)  per  assistere  un  moribondo,  battezzo  al  tempo  medesimo 
un  fanciullo  di  una  famiglia  cattolica ;  ma  il  governo  del  BrunsAvick 
lo  condanno  alia  multa  di  30  marchi  in  via  amministrativa,  in  con- 
form'ta  della  legge  del  1902,  la  quale  pretende  accordare  la  liberta 
ai  Cattolici.  II  pastore  locale,  sig.  Peters,  denunzio  ii  delitto  alle 
autorita  chiedendone  la  punizione.  La  celebrazione  della  S.  Messa 
compiuta  da  tin  sacerdote  senza  1'  autorizzazione  del  Governo  e  sog- 
getta  alia  stessa  multa ;  come  pure  sono  puniti  quei  fanciulli  che  non 
assistono  agli  uffiei  e  al  catechismo  dei  protestanti.  Nemmeno  i  libe- 
ral! questa  volta  hanno  osato  di  prendere  le  difese  del  Governo;  mentre 
anzi  alcuni  di  essi  ebbero  il  coraggio  di  censurarlo  pubblicamente. 

Generalmente,  al  presente  noi  siaino  testimoni  di  una  guerra  bene 
organizzata  contro  la  Chiesa,  fatta  bersaglio  agli  atfcacchi  ed  alle  ca- 
lunnie  delle  associazioni  e  delle  riunioni  protestanti,  non  che  alle  ire 
del  popolo  aizzato.  La  raaggioranza  protestante  e  molto  apatica  e  percio 
non  ascolta  gli  agitator!:  ma  le  autorita,  gli  cfficiali  pubblici,  quasi 
tutti  liberali  e  protestanti,  fanno  causa  comune  con  i  sobillatori,  in- 
coraggisti  da!  superior! ,  i  quali  danno  il  segnale.  II  Sinodo  generale 
della  Chiesa  protestante  di  Prussia,  nella  sua  adunanza  del  5  novembre, 
si  e  dichiarato  contrario  al  decreto  di  tolleranza  chiesto  dal  Centro  ed 
ha,  per  cosi  dire,  obbligato  il  Governo  ad  opporvisi ;  come  1'  ha  co- 
stretto  a  respingere  1'abolizione  della  legge  contro  i  Gesuiti.  La  pro- 
posta  del  Centro  in  favore  della  tolleranza  comprende  non  solo  il  li- 
bero  eserci/.io  del  culto  e  dell' insegnamento  cattolico  in  tutti  gli  Stati 
tedeschi,  ma  eziandio  1'abolizione  della  legge  che  costringe  i  cattolici, 
in  certe  date  circostanze,  a  dare  ai  proprii  figli  una  educazkme  pro- 
testantica.  E  tale  legislazione  intollerante  e  difesa  dal  Sinodo  generale, 
composto  di  luminari  della  teologia  protestante,  di  delegati  sinodali  e 
di  sopraintendenti  delle  province  (poiche  nei  protestantesimo  i  Yescovi 
figurano  fra  i  pubblici  officiali),  da!  delegati  delle  facolta  protestanti 
e  da  altri  personaggi  illustri;  legislazione  contraria  ai  principii  prc- 
clamati  dalle  costituzioni  dei  varii  Stati  e  consacrati  per  di  piu  dai 
trattati  che  posero  fine  all'Impero  antico  (nei  1806)  e  stabilirono  la 
confederazione  germanica  nei  1815.  Gli  Stati  cattolici  si  uniformarono 
subito  alle  disposizioni  suddette;  ma  gli  Stati  protestanti  anche  oggi 


378  CKONACA 

vi  si  oppongono.  In  Prussia  la  costituzione  del  1852  assicuro  la  liberta 
religiosa  ;  e  nel  1903  il  Sinoio  generale,  vale  a  dire  la  piu  eccelsa 
rappresentanza  corporativa  della  Chiesa  protestante  della  nazione,  si 
achiera  in  favore  della  leggi  eccezionali  che  colpiscono  i  Cattolici. 
Questa  opposizione  tuttavia  andrebbe  a  vuoto,  qualora  il  Governo  pren 
desse  una  decisions  energica  ;  ma  il  Governo  prtissiano,  al  pari  dei 
Governi  degli  altri  Stati,  si  vale  dei  nemici  della  nostra  Chiesa  per 
negare  ai  Cattolici  i  diritti  ad  essi  accordati  dalla  costituz:one.  Firo 
a  tanto  che  il  Governo  bavarese  si  estiva  a  perseguitare  ingiustamente 
la  maggioranza  cattolica  del  paese  i  Governi  degli  Stati  protestanti 
possono  impunemente  ostegg'are  i  Cattolici :  pero  un  po'  di  tregua  si 
e  ottenuta  dopoche  il  Governo  dell' lun pero  ha  bisognodel  Centre,  per 
la  sua  maggioranza.  II  sig.  abate  Schaedler,  in  come  del  Centre  ha 
pronnnziato  un  importante  discorso,  nel  quale  con  molto  seiiiiO  ha  cen- 
surato  1'amministrazione  delle  finanze,  spingendosi  fino  a  dire  che  si 
era  sprecato  il  denaro.  PiMna  d'ogni  altra  cosa  egli  ha  fatto  capire 
che  il  Centro  non  potia  appoggiare  il  disegno  di  legge  per  la  riforma 
fiaanziaria,  presentato  dal  sig.  de  Stengel,  nuovo  Segretario  di  Stato 
per  le  finanze  dell'  Impero,  trattandcsi  di  una  questione  di  principio. 
II  disegno  suddetto  rende  1'  amministrazione  finanziaria  dell'  Impero 
indipendente  dagli  Stati  assicuiandogli  pingui  renditt^  a  loro  carico ; 
ed  al  tempo  istesso  tali  Stati  vedrebbero  diminuita  la  propria  auto- 
rita,  mentre  il  Centro  ha  avuto  sempre  di  mira  il  mantenimento  del 
carattere  federal  e  nella  Germania.  II  Centro  non  vuole  acorescere  i 
diritti  e  le  attribuzioni  del  Governo  imperiale,  ii  quale  tende  di  con- 
tinuo  ad  assoggettare  ed  annientare  gli  Stati ;  ma  costoro  farebbero  tutto 
il  proprio  vantaggio  abolendo  le  leggi  antiche  di  oppressione  contro  i 
Cattolici  senza  attendere  1'intervento  dell'Impero,  po'chs  opponen- 
dovisi  piu  a  luago  contr.buirebbero  a  darla  vinta  alia  Prussia  ed  agli 
unitarii  rafforzati.  Senza  il  Centro  1'  Impero  distruggerebbe  presto  1'au- 
tonomia  degli  Stati :  e  chi  d'altronde  pud  avere  desiderio  di  conser- 
vare  i  diritti  particolari  di  costoro  qnaDdo  tali  diritti  si  ritorcono 
contro  gli  stessi  difensori  ? 

In  tutti  i  tempi  fra  il  Centro  e  il  gruppo  polacco  sono  esistite  ot- 
time  relazioin,  rese  ancora  piu  strette  durante  il  Kulturkampf.  II 
Centro  non  ha  mai  lasciato  di  difendere  gli  interessi  e  i  diritti  delle 
popolazioni  polacche,  e  soprattutto,  si  e  opposto  in  ogni  oircostanza 
alia  gennanizsazione  violenta,  e  all'  esolusione  della  lingua  polacca 
dall'  insegriamento.  Tuttavia  gli  agitatori  polacchi  aizzaao  il  popolo 
contro  il  Centro.  A  Berlino,  e  gpecialmente  nelle  localita  industnali 
e  minerarie  delle  province  renane,  gli  operai  polaechi,  quivi  molto 
nurtierosi,  sono  stati  spinti  a  votare  contro  i  candidati  del  Centro,  il 
quale  in  seguito  a  tali  sobillazioni  ha  perduto  due  seggi.  Nell'  alta 


CONTEMPORANEA  379 

Silesia,  a  causa  di  una  agitazione  imponente,  ferminata  in  lotta  san- 
guinosa,  e  grazie  a  calunnie  sparse  controil  Clero  si  riusci  a  togliere 
un  seggio  al  Centre  facendovisi  eleggere  an  radicale,  che,  appena 
eletto,  entro  a  far  parte  del  gruppo  polaceo.  Bisogna  poi  riotare  che 
1'alta  Silesia  e  separata  dalla  Polonia  da  cinque  secoli  e  vi  resto  unita 
solo  per  due  secoli.  La  popolazione  non  vi  ha  conservato  alcun  ve- 
stigio,  ne  alcuna  tradizione  della  Polonia,  e  solo  con  una  perficla  agi- 
tazione sono  riusciti  ad  adescarla  e  a  rivolgerla  contro  la  propria  i atria 
e  contro  la  Chiesa.  Al  Reichstag  il  gruppo  polaceo  ha  inasprito  la 
sua  ostilita  ingiustificata  contro  il  Centro  rifiutandosi  di  votare  pel 
sig.  von  Ballestrem,  presidente  da  sei  anni  del  Reichstag  medesimo, 
ben  accetto  ed  appoggiato  da  tutti  i  partiti,  benemerito  senza  dubbio 
della  Chiesa  e  dei  Cattolici,  tenuto  in  grande  stima  el  onore  dall'il- 
lustre  Pontefice  Leone  XIII,  gloria  dei  nostri  tempi.  Si  vede  adesso 
che  la  Polonia  e  stata  rovinata  dalle  lotte  partigiane  e  dalle  discordie 
interne.  II  Centro  Ron  si  commuove  per  tale  ostilita  calcolata  ed  in- 
giusta  ;  ma  oontinua  nella  sua  via  di  equita  verso  tutti  i  partiti,  senza 
preoccuparsi  di  essere  .corrisposto  :  e  qiiesta  condotta  serbera  altresi 
con  i  polacchi. 

4.  II  primo  di  decembre  si  riunirono  a  congresso  in  Francoforte 
i  delegati  delle  associazioni  operaie  conserva'rici  e  cristiace,  rappre- 
sentahti  oltie  600,000  socii,  coDtrappoaendo  si  solenne  manifestazione 
aU'arroganza  ed  alle  minacce  dei  socialisti.  II  congresso  ha  fatto  voti 
per  ottenere  il  diritto  di  stringersi  in  lega  stabile  e  riccnosciuta  ; 
leggi  liberali  intorno  al  diritto  di  associazione  e  di  riunioiie ;  perso- 
nalita  giuridica  per  le  associazioni  profession ali,  e  la  fondazione  di 
camere  di  lavoro.  Nell'udienza  aceordata  dal  canoelliere  von  Billow 
ai  delegati  del  Congresso,  quegli  assicurd  che  il  Qoverno  vedeva  di 
buon  occhio  gli  sforzi  degli  operai  conservator!  e  monarchic! :  che  le 
leggi  sociali  ed  economiche  domaadate  sarebbero  esaminate  con  dili- 
genza  e  faranno  seguito  a  quelle  di  previdenza  e  di  protezione,  nonche 
ad  altre  di  organizzazione  studiate  a  favore  della  classe  operaia.  II 
Cancelliere  si  e  rnostrato  della  stessa  opinion©  del  Congresso  :  la  ccn- 
ciliazione  degli  interessi  delle  varie  classi  non  e  possibile,  ne  pud  es- 
sere stabilita  su  basi  durature  e  proficue,  senza  appoggiarla  alia  sc- 
cieta  ed  all'ordine  politico  presente. 

La  riunione  del  Cocgresso  suddetto  ha  fatto  rnolta  impressione  in 
tutta  la  (iermania,  poiche  il  pubblico  si  e  accorto  che  a  fianco  dei 
socialisti,  favoriti  dalla  cattiva  politica  del  Govorno,  esiste  una  fe- 
darazione  di  societa  e  di  opere  popolari  a  difesa  dei  principii  conser- 
vator!, cristiani  e  moderati,  che  tiene  in  scacco  il  terrorismo  dei  so- 
cialisti. 


380  CRONACA 

II  Sig.  Barkhausen,  morto  da  poco  tempo,  e  stato  so:-t  tuito  nella 
presidenza  &Q\V  Oberkirchenrat  (consiglio  superiore  della  Chiesa  pro- 
testante  prussiana)  dal  sig.  Yoigts,  che  fu.  finora  presidente  dell'am- 
ministrazione  della  Chiesa  nazionale  di  Hannover.  Ora  questa  Chiesa 
e  strettamente  luterana  ed  esclude  formal mente  la  comunione  sacra- 
mentale  con  i  calvinisti  puri;  pero  e  la  base  della  Chiesa  unionista, 
doe,  cal vino- luterana.  II  Sig.  Yoigts  e  costretto  di  fatto  a  inodificare  i 
proprii  principii  religiosi,  la  propria  fede,  i  suoi  dogmi  per  prender 
possesso  del  nuovo  ufficio.  Lasciamo  a  lui  1'  incarico  di  regolare  da 
se  la  propria  coscienza  su  tale  riguardo :  solo  vogliamo  ricordare  che 
i  giornali  protestanti  assicurano  essere  stato  conferito  al  Sig.  Yoigts, 
burocratico  per  eccellenza,  un  posto  tanto  importante  a  causa  della 
sua  abilita  amministrativa,  congiunta  a  forte  energia,  per  richiamare 
a  dovere  i  ribelli. 

II  Sinodo  del  circondario  di  Wiesbaden  sta  occupandosi  di  una 
questione  sollevata  cioe  se  gli  uomini  non  battezzati  possano  far  parte 
della  Chiesa.  II  sopraintendente  generale  e  il  presidente  del  con- 
cistoro  provinciale  hanno  risposto  essere  preferibile  di  evitare  una 
decisione  di  massima  circa  i  non  battezzati  e  di  riserbare  1'esame  e 
il  giudizio  caso  per  caso,  a  seconda  delle  circostanze  particolari ;  poi- 
che  escludendo  i  non  battezzati  dalla  comunita  cristiana  si  aggrave- 
rebbero  le  condizioni  interne  con  grave  danno  della  Chiesa.  Sarebbe 
necessario  invitare  i  pastori  affinche  persuadessero  tali  individui  a 
ricevere  il  battesimo:  per  non  imprimere  su  essi  il  marchio  d' infe- 
deli...  Questi  Signori,  a  dire  il  vero,  temono  per  la  loro  Chiesa  e 
preferiscono  la  rinunzia  al  Battesimo  per  non  essere  costretti  ai  esclu- 
dere  una  pecorella,  che  non  e  tale  ma  che  pero  fa  numero.  II  Sinodo 
ha  sottoposto  1'esame  della  questione  ad  una  commissione. 

In  qualunque  tempo  1'  istruzione  religiosa  nelle  scuoie  ha  avuto 
un  carattere  oltremodo  ostile  e  aggressivo  coritro  la  Chiesa  cattolica; 
ed  invece  di  insegnare  la  dottrina  e  il  Yangelo  ai  fanciulli  si  inet- 
teva  ogni  studio  per  inculcare  loro  cattive  prevenzioni,  pregiudizii, 
odio  contro  il  Cattolicismo.  Pare  che  su  tal  proposito  finora  non  si 
facesse  mai  troppo.  Nella  riunione  annuals  dei  professori  di  Religione 
delle  scuoie  medie  della  provincia  di  Sassonia  fu  decisa  la  questione 
circa  il  modo  di  sgguerrire  gli  allievi  perche  possano  combattere  1'ul 
tramontanismo  :  e  il  Sig.  Genest  disse  esser  necessario  far  loro  cono- 
soere  il  carattere  e  le  tendenze  deirultramontanisrao,  dimostrando  che 
questo  e  anticristiano  ;  ed  all'infuori  dell'istruzione  religiosa  propria- 
mente  detta,  servirsi  soprattutto  anche  della  storia  e  della  letteratara 
per  screditarlo.  Si  vuole  introdurre  nella  scuola  la  polernica,  la  lotta 
religiosa ;  si  vuole  spingere  i  protestanti  a  provocare  e  a  perseguitare 
i  proprii  concittadini  cattolici. 


CONTEMPORANEA  38 1 

5.  L'opera  del  P.  Denifle  £,  dotto  doinenicano,  su  Lutero,  della 
quale  e  uscito  il  priino  volume,  ha  destato  molto  rumore,  sia  fra  i 
protestanti,  come  fra  i  cattolici.  II  P.  Denifle  risale  alle  origin!, 
scuopre,  mette  a  nudo  i  principal!  motivi  dai  quali  fa  guidato  1'ere- 
siarca.  Lutero,  ancor  giovine  professore,  era  dominate  da  un  orgoglio 
strordinario  e  senza  limiti.  Fino  dal  1515  egli  stabili  per  principio 
che  la  concupiscenza  e  invincibile,  basaadosi  sulla  propria  esperienza; 
ed  invece  d'implorare  la  grazia  di  sottomettersi,  con  fermo  proposito, 
alia  legge,  egli,  molto  piu  comodamente,  sottomise  la  leggealla  concupi- 
scenza, lasciaadosi  guidare  dalle  proprie  passion!  in  lucgo  di  combat- 
terle.  Lutero  ebba  una  istruzione  teologica  monca;  ne  la  complete 
con  assiduo  lavoro,  beasi  si  abbandono  alia  sua  fantasia;  non  appli- 
candosi  inai  allo  studio  di  S.  Tommaso !  Quest!  piccoli  cenni  spiegano 
gia  molte  cose. 

1  DENIFLE.   Luther  und  Luthertum,  Mainz,  Kirchheim. 


OPERE  PERVENUTE  ALL  A  DIRE  ZI  ONE 


Bardenhewer  O.  Patrologia.  Version  e  italiana  sulla  seconda  ed. 
tedesca  con  aggiunte  bibliografiche  per  il  prof.  D.r  sac.  ANGELO  MBR- 
CATI.  Vol.  III.  Dalla  meta  del  secolo  V  alia  fine  dell'  Evo  patristico. 
Roma,  Desclee,  1903,  8°,  XX  204  p. 

Battandier  A.,  mons.  Annuaire pontifical  catholique.  VII  annee,  1904, 
Paris,  Bonne  Presse,  16°,  640  p. 

Bonomelli  G.,  vescovo  di  Cremona.  Questioni  religiose,  morali  e  so- 
ciali  del  giorno.  Roma,  Desclee,  1903,  8°,  VIII-360;  486  p.  L.  6. 

Ceretti  F.,  sac.  Biografie  mirandolesi,  3.  P-R.  (Mem.  storiche  del  Du- 
cato  della  Mirandola  XV).  Mirandola,  Grilli,  1904,  8°,  264.  p.  L.  4. 

Courdavault,  abbe.  L'hebreu  appris  facilement  sans  maifcre.  Lille, 
Desclee,  1903,  16°,  32  p 

Ferrandina  A.  Herbet  Spencer.  La  vita,  le  opere,  il  testamento.  Na- 
poli,  libr.  La  Croce,  1904,  16°,  88  p.  Cent,  75. 

Fremont  G.,  abbe  Lettres  a  1'abbe  Loisy  sur  quolques  points  de 
1'Ecriture-Sainte.  Paris,  Bloud,  1904,  16°,  166  p. 

Joly  E.  Psicologia  del  Sanii.  Trad,  italiana  della  8a  ediz.  fraricese. 
Rome,  Desclee,  1904,  16°,  168  p.  L.  2.  Cfr.  Civ.  Catt.  16,  IL  (1847)  599, 

1  Non  essendo  possibile  dar  conto  delle  molte  opere,  che  ci  vengono  invlate,  con  qnella 
gollecitudine  che  si  vorrebbe  dagli  egregi  Autori  e  da  noi,  ne  dlamo  intanto  un  annum!  a 
8  >mmario  che  non  importa  alcun  giadizio,  riserbandoci  di  tornarvi  sopra  a  seconda  dell'op- 
porcuoita  e  dello  spazio  conoesso  nel  periodioo. 


382  OPERE 

Lasplasas.  La  moral  es  ley  'moral.  San  Salvador,  «  La  Luz  »  16% 
130  p. 

Lehmktthl  A.,  S.  J.  Casus  conscientiae.  Ed.  altera.  Friburgi  Br.? 
Herder,  1903,  8°,  X-568;  592  p.  Fr.  16. 

Majorca  Moriillaro  L.  M.  La  cappella  Sperlinga  nel  pantheon  di 
S.  Domenico  in  Palermo.  Palermo,  Reber,  8°,  148  p. 

Marchesan  A.  Gaia  da  Camino  nei  docutnenti  frevisani  in  Dante: 
e  nei  Commentatori  della  Divina  Commedia.  Studio.  Treviso,  Turazza, 
1904,  8°,  256  p  L.  4. 

Maria  Antonio  (P.)  capp.  11  Clero  e  il  Popolo.  Modena,  Pontificia, 
1904,  16%  XVIII-162  p.  L.  1,50. 

Martina  M.  Antologia  italiana  ad  uso  delle  scuole  ginnasiali,  tecni- 
che,  normal!  S.  Pier  d' Arena,  Scuola  tip.  salesiana,  1904,  8°,  812  p. 
L.  3,50. 

Martinez  Zuviria  G.  A.  La  Creadon  ante  la  pseudo-Ciencia,  con  1111 
prologo  del  dr.  Jos£  OLIVA,  prof,  do  Filosofia  en  la  Univ.  de  Santa-Fe. 
Buenos  Aires,  Llarnbias,  1903,  16°,  XXX-132,  p.  —  Detto.  El  natura- 
lismo  y  Zola.  Su  influencia  social  y  literaria.  Santa-Fe,  Benapees,  16°, 
110  p.  —  Detto.  Fantasias  y  leyendas.  Cordoba,  1903,  16°,  VIII- 96  p.  — 
Dctto.  «  Los  dos  Grumetes  » .  Ivi.  16C,  72  p. 

Mattdewicz  G.  B.  Doctrina  JKussorum  de  statu,  Justitiae  origina- 
lis.  Cracoviae,  Anczyc,  1903,  8°,  236,  p.  M.  4,50. 

Moreni  G.  Scritti  varii  e  cenni  biografici.  Firenze,  tip.  Domenicana,. 
1903,  16°,  2  voll.  di  pp.  416;  416. 

Pelle  P.  Le  Tribunal  de  la  Penitence  devant  la  TMologie  et  I'histoire. 
Paris,  Oudin,  1903,  16°,  LIV  540  p.  Fr.  3,75. 

Pesch  Chr.,  S.  J.  Praelectiones  dogmaticae.  I.  Institutiones  propae- 
deuticae  ad  Sacram  Theologiam,  Ed.  III.  Friburg.  i.  Br,,  Herder,  1903, 
8°,  XXIII-416  p.  Fr.  7,25.  Cfr.  Civ.  Catt.  16,  1  (1895)  345. 

Piccolomini  P.  La  vita  e  I' opera  di  Sigismondo  Tizio  (1458-1528), 
Roma,  Loescher,  1903,  8°,  216  p. 

Podesta  F.,-can,  li  Preziosissimo  Sangue  di  N.  S.  Genii  Cristo  in 
Sarzana.  Genova,  Sordomuti,  16°,  189  p. — Detto.  Monumento  robbiano 
in  Sarzana.  Sarzana,  tip.  lunense,  1903,  16°,  56  p. 

Prola  D.,  can.  La  Lettera  di  San  Paolo  ai  Romani.  Analisi,  para- 
frasi  e  commeiiti.  Ivrea,  coop,  canavesana,  1903,  16°,  VIII-204  p. 

Schola  Clericorum  et  cura  animarum.  Periodico  ecclesiastico  ini- 
ziato  fra  il  Clero  lucchese  nel  1900.1.  (1900-1903).  Lucca,  Baroni,  1903, 
8°,  616  p.  Prezzo  annuo  di  associazione  L.  1,50. 

Vaccaro  G.  Pagine  sparse.  Sciacca,  Guadagna,  1903,  16°,  172  p. 
Lira  1. 

Spiegazione  piti  diffasa  della  Dottrina  cristiana.  Napoli,  Errico, 
1903,  16°,  VIII-136  p.  L.  1.  Rivolgersi,  via  Saverio  Baldacchino  257, 
Napoli. 

Walter  Me  Donald.  The  principles  of  moral  science.  Dublin.  Browne, 
1903,  8°,  XII-230  p. 


PERVENUTE   ALLA   D1REZIONE  383 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varieta.  —  ( \UIRER1  F.  /'//•/<>/,••, 
f.  U  fawtfn  ill  YinjiHo.  .DissertazioiKi.  (Kslr.  .-1";  «  Memoric  R.  Accail. 
di  Man  f  ova).  Mantova,  Monclovi,  1903,  8°,  68  p.  -DE  CASAMAJOR  M.  La 
vraie  science  n'est  pas  en  faillite?  Paris,  Bailliere,  16%  58  p.  Cent.  60.  —  Detto. 
Erreurs  de  I'optimisme  scientifique.  Ivi.  16°,  IV-64  p.  Cent.  75.  —  DELAMA1RE, 
i''\V'[ue  de  Pcrigueux  et  Sarlat.  Le  Frane-macon  voila  I'ennemi  !  Paris,  Bonne 
Presse,  16°,  62  p.  Copie  10  L.  1,25.  —  FERRARI  G.,  can.  I  doveri  degli  Operai 
e  del  Padroni  secondo  le  doitrine  di  Leone  XIII.  Discor^o.  Lucca,  Baroni,  1904, 
16°,  40  p.  —  GASTALDIS  A.  La  Chie.m  e  il  Gins  civile.  Venezia,  Pellizzato, 
1903,  8J,  24  p.  —  G-HINI  G.  Breve  risposta  ad  alcune  obbiezioni  di  attualita.  Let- 
tera  ad  un  Sacerdote.  Cesena,  Bettini,  1904,  32  p.  —  LACEY  Q.  Harnack  ami 
Lois?/.  With  an  introductory  letter  by  the  right  hon.  Viscount  Halifax.  London, 
Longmans,  1904,  8J,  18  p.  —  LAPAG-LIA  SYEG-LIA  C.  Fede,  scienza,  azione, 
ossia  il  programma  dei  circoli  cattolici  di  studii  sociali.  Discorao,  Caltani- 
setta,  1903,  8°,  22  p.  —  MARRIOTT  BANNISTER  H.  Un  tropaire-prosier  de 
Moissae.  (Extr.  Revue  d' hist,  et  de  Litt.  relic).}  1903,  8°  40  p.  —  MASSAROL1  F. 
I  Conti  Marescotti  di  Bologna.  Memoria  genealogica.  (Estr.  Giornale  Araldico). 
Bari,  Direzione  del  Giornale,  1908,  8%  18  p.  —  MINI  G.  2  nobili  romagnoli 
nella  Divina  Commedia.  Studio  storico-araldico.  Forli,  Montanari,  1904,  16° ,  56 
p.  Cent.  75.  —  MONACI  S.  Lettere  e  recensioni  relative  alia  storia  del  R.  Istituto 
nazionale  pei  sordomuti  in  Genova.  Geneva,  Sordomuti,  1903,  8°,  80  p.  —  MUSS1 
L.,  sac.  Cenni  storici  di  alcune  citta}  paesi  ed  uomini  illustri  della  Lunigiana. 
Castellammare,  Di  Martino,  1903,  16°,  59  p.  L.  0,50.  —  PALM1ERI  A.  La 
Chiesa  Bulgara  contemporanea  (Estr.  dal  Bessarione,  fasc.  73-74)  8°7  24  p.  — 
Detto.  Le  versioni  georcjianc  della  Bibbia.  (Estr.  id.)  Ronia,  Salviucci,  19C3,  8° 
18  p.  —  PATRIZI  M.  L.  Un  istrumento  (ergostetografo)  per  misurare  net- 
I'uomo  la  fatica  dei  muscoli  respiralori.  (Estr.  Mem.  R.  Accad.  di  scienze  in 
Modena,  III,  5).  Modeiiar  Soliani,  1.903,  4%  12  p.  —  PATRIZI  M.  L.  BEL- 
LENT  ANI  G.  II  riflusxo  deU'ammaccamento  e  le  fan  della  pidsazione.  (Estr.  Mem. 
R.  Accad.  di  scienze  in  Modena.  Ill,  5).  Modena,  Soliani,  1903,  4°,  16  p.  —  PO- 
LETTO  G.,  mons.  Noterella  Dantesca.  (Estr.  Scuola  Cattolica).  Monza,  Artigia- 
nelli,  1904,  8°,  20  p.  —  RELAZ10NE  ufficiale  del  comitato  per  il  solenne  omaggio 
della  Colonia  italiana  di  New  York  a  Leane  XIII  e  a  Pio  X.  New  York, 
tip.  delP«  Araldo  italiano  »,  8°,  24' p.  —  YELISCIG  D.  Del  proto  apostolato  dj, 
San  Marco  Evanyelista  in  Aquileia.  Udine,  Patronato,  1903,  8°,  42  p.  Cent.  60. 
—  YLIEBERGH  E.  Le  credit  fonder  rural  an  Boerenbond.  (Revue  sociale  ca- 
tholique,  1  jaiiv.  1904).  Louvain,  1904,  8°,  16  p. 

Atti  Episcopali. —  MAFFI  P.,  arciv.  di  Pisa.  Onietia  letta  nel  suo  primo 
ingresso  alia  Primaziale  di  Pisa.  Pisa,  Orsolini-Prosperi,  1904,  8°,  16  p.  — 
MOiiTEO  G.,  vescovo  di  Massa'e  Populonia.  Lettere  Pastorali.  Arezzo,  Sinatti, 

1903,  8°,  XXXU-430  p.  —  TERRON1  K,  vescovo  di  Borgo  S.  Donnino.   Let- 
tera  Pastorale.  Calasanziana,  1903,  16°,  22  p. 

Eloquenza  saera.  —  CARLO  (S.)  BORROMEO.  Discard,  ovvero,  ammae- 
.stramenti  alle  persone  religiose.  Terza  ed.  Roma,  Desclee,  8°,  326  p.  L.  2  — 
ZOCCHI  G.,  S.  J.  L'Immacolata.  Discorso  recitato  nella  Patriarcale  Basilica 
di  S.  Maria  Maggiore  in  Roma  nel  decembre  1903.  Roma,  Poliglotta,  1904, 
8°,  36  p. 

Agiografia  e  biografta.  —  FERRETTON  F.  Vita  del  Beato  Benedetto  XL 
Treviso,  Martinelli,  1904,  16",  120  p.  --  Detto.  Compendio  delle  medesime. 
16°.  48  p.  —  FRANZINI  M.,  mons.  Pietro  Rota  arcivescovo  titolar*  di  Tele.  Me- 
mo'rie.  2a  ed.  Roma,  Seminario  Yaticano,  1903,  8°,  500  p.  Cfr.  Civ.  Catt.  10,  6 
(1893)  76.  —  /  SANTI  MAGI.  Conferenze  teimte  pel  trasporto  delle  Sante  Re- 
liquie  nella  Basilica  di  S.  Eustorgio  1'Epifania •  dell'anno  1904.  Milano,  Palma, 

1904,  16°,  72  p.  Cent,  60.  -  LE  T.  R.    PERE  MARIE-  THEODORE  RATI- 


384  OPERE  PERVENUTE   ALLA   DIREZIONE 

SBONN.E  fondateur  de  la  Societe  des  Pretres  et  de  la  Congregation  des  Re- 
Hgieuses  do  ISTotre-Dame  de  Sion,  d'apres  sa  correspondance  et  les  documents 
contemporains.  Paris,  Poussielgue,  1904,  8°,  XVI-624;  744  p.  —  VITA  di  Panta 
Paola  vedova  matrona  romana*  fondatrice  delPOrdine  Gerolamino.  (Collana  di 
vite  di  Santi.  318).  Monza,  de'  Paolini,  1903,  16°,  150  p. 

Ascetica.  —  DI  BUSSIERRE.  Anime  mistiche.  Trad,  dal  francese.  Roma, 
Desclee,  1903,  16°,  300  p.  L.  2.  —  FERRANDINA  A.  Ricordo  della  Missione. 
Raccolta  di  consigli  e  di  preghiere.  Napoli,  «  La  Croce  »,  32°,  40  p.  Cent.  5.  - 
Detto.  La  preghiera  del  cristiano.  Ivi,  34°,  40  p.  Cent.  5.  —  FFRRAR1O  F. 
11  Rosario.  Meditazioni,  preghiere  pel  mese  di  ottobre.  Note  storiche  e  topo- 
graiiche  di  Terra  Santa.  Milano,  Palma,  16  ,  VIII-344  p.  L.  1,50.  —  VANXI 
P.,  sac.  Esercizio  della  presenza  di  Dio.  Milano,  Pontificia,  1904,  24°,  XIJ-B10  p. 
Cent.  50.  —  VITA  (La)  spirituale  e  I'orazione  secondo  la  sacra  scrittura  e  la  tra- 
dizione  monastica.  Yersione  dal  francese.  Nuova  edizione.  Roma.  Desclee.  1903, 
16°,  404  p.  L.  3. 

Memorie.  —  OMAGGIO  a  S.  E.  Rev.ma  Mons.  Pietro  Main  nel  giorno 
faustissimo  del  suo  ingresso  alia  Sede  Arcivescovile  di  Pisa,  10  gemiaio  1904, 
49,  12  p.  —  ALLA  CAR  A  MEMORlAdi  Mariadelaide  Belhizzi  i  genitori  Amelia 
e  Giuseppe.  Bologna,  Garagnani,  8°,  80  p.  —  ANDREOLI  A.  M.,  vescovo  di 
Montefeltro.  Elogio  funebre  di  mons.  Alessandro  Angeloni,  arcivescovo  di  Ur- 
bino.  Urbino,  Ardivini,  1903,  8°,  54  p.  —  MILLUNZf  G.,  can.  Ricordo  ftmebre 
di  mons.  Vincenzo  Di  Giovanni  arcivescovo  di  Penimonte.  Palermo,  Boccone  del 
povero,  1903,  8°,  46  p. 

Lettnre  ricreative.  —  CALIARl  P.  Angiolina.  Racconto  Veronese  del  se~ 
colo  XVI,  5a  ed.  Verona,  Amichini,  1904,  16°,  402  p.  —  CHERON  DE  LA  BRU- 
YERE.  L'Epi  et  I'Alcyon.  Paris,  Bonne  Presse,  8°,  284  p.  Fr.  2,40.  —  Detta. 
La  Fille  de  Frontal,  Paris,  232  p.  Fr.  2,50.  —  CLEMENTI  G.Dai  ricordi  di  un 
Prete  caporale.  Una  Pasqua  fra  i  galeotti.  Tra  gli  emigranti.  Roma,  Desclee, 
1904,  8°,  184  p.  L.  2.  —  DESCHAMPS  P.  Jean  Christophe.  Nouvelle  ed.  Paris, 
Bonne  Presse,  rue  Bayard  5,  16°,  522  p.  Fr.  3,10.  —  GIULIO  DA  CARL'E- 
NETO.  O.  F.  M.  Frate  e  soldato.  Lettere  di  un  giovane  frate  ad  un  ufficiale  dei 
Bersaglieri.  S.  Benigno  Canavese,  Salesiana,  1903,  16°,  160  p.  L.  1.  —  PERA  F. 
Morale  narrativa.  Racconti  e  bozzetti.  Roma,  Desclee,  1903.  8°,  340-IV  p.  L.  2.  — 
PIEREE  L'  ERMITE.  L'Emprise,  illustrations  de  H.  ROUSSEAU.  Paris,  Bonne 
Presse,  8°,  YIH-448  p.  Fr.  5. 

PofSie.  —  ALESSO  M.  La  ladata  o  lamintanza.  Canto  popolare.  Caltanis- 
setta,  Petrantoni,  1903,  8°,  28  p.  Cent.  25.  —  MAGRO  S.,  parr.  Rime  devote. 
Messina,  Trinchera,  16',  80  p.  L.  1,50.  —  PEROSA  L.,  sac.  A  S.  8.  Pio  X. 
Venezia,  Sorteni,  1903,  16°,  16  p. 

Mnsica.  —  BOUDEMANGE  (De)  GK  Les  sept  paroles  du  Christ  pour  Soli. 
Choeurs  et  Orgue  Lyon,  Jaiiin,  8°,  46  p.  L.  6.  —  MAGRl  P.  Per  ricordare 
la  elezione  e  la  7a  Encidica  di  Pio  X.  Mottetto.  Bari,  Firrao,  8.°  —  MELOD1E 
RELIGIOSE  POPOLARI  per  il  Tempio  e  per  il  popolo.  Messa  7.a  Anno  I. 
Fasc.  I.  Roma,  Societa  italiana  per  la  musica  religiosa  popolare,  Via  della 
Sapienza  32.  16°,  22  p.  Prezzo  annuo  d'abbonamento  per  una  copia  (canto  e 
accompagnamento)  L.  \  ,80.  Ogni  copia  separata  Cent.  40:  con  solo  canto  Cent.  10. 


LA  PROPRIETA  DEL  VATICANO 

SECONDO  LA  LF.GGE  DELLE  GUARENTIGE 


NOTE    STORICHE   E   GIURIDICIIE 


I. 

L'espressa  dichiarazione  del  6  novembre  1870,  fatta  alle 
Potenze  dal  Governo  italiano,  cioe  che  il  palazzo  apostolico  del 
Vaticano,  anche  dopo  1'  «  aggregazione  »  di  Roma  al  Regno 
d' Italia ,  riteneva  il  suo  carattere  strettamente  ecclesiastico  di 
Sede  de'  vescovi  di  Roma  e  rimaneva  percio  parte  della  dota- 
zione  ecclesiastica  della  Santa  Sede  2,  apertamente  dimostra 
aver  lo  stesso  Governo  italiano  riconosciuto  che,  pel  fatto  di 
quell'  «  aggregazione  »  non  erasi  punto  mutata  la  condizione 
giuridica  di  detto  palazzo. 

Resta  ora  che  sciogliamo  la  promessa,  con  la  quale  chiu- 
clemmo  il  precedente  nostro  articolo,  e  brevemente  esami- 
niamo  se  la  condizione  giuridica  del  palazzo  apostolico  de 
Vaticano  pot6  mutarsi  o  fu  di  fatto  mutata  con  la  legge 
sancita  il  13  maggio  1871. 

A  questo  scopo  importa  assal  il  ricordare  innanzi  tutto,  che 
questa  legge  fu  voluta  e  sancita  dal  Governo  d'ltalia,  perche 
costrettovi  da  una  necessita  politica.  Dall'ima  parte,  Tltalia 
non  poteva  espellere  il  Pontefice  dal  suo  territorio,  poich6 
trovava  ostacolo  e  nella  coscienza  del  suo  popolo  ed  in  quella 
delle  altre  nazioni  che  non  concepiscono  il  Papa  se  non  a 
Roma;  dall'altra  parte  era  pur  necessario  provvedere  alle 
relazioni  esistenti  tra  gli  altri  Stati  e  lo  Stato  italiano,  ove 
risiede  il  Capo  supremo  della  Chiesa  cattolica,  la  quale  ha 

1  Vedi  i  quaderni  1285,  1286,  1287,  pp.  9,  145,   295. 

2  Ne  citammo  il  testo  nel  quad,  precedente,  pag.  308. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  25  10  febbraio  1904. 


386  LA   PROPRIETA   DEL   VATICANO 

seguaci  in  tutto  il  rnondo,  vincoli  d'accordi  e  continue  ricam- 
bio  d'ufficii  con  tutti  quasi  i  Governi  civili.  Cosi  affermarono, 
fra  gli  altri  scrittori  liberali,  il  Brunialti ],  lo  Scaduto  2,  lo 
Schiappoli8,  i  quali  veggono  nell'anzidetta  legge  la  salvaguar- 
dia  dell' Italia  rispetto  al  Papa.  Lo  stesso  attesto  Ton.  Bonghi 4, 
che  di  essa  legge  fu  relatore,  e  lo  confessarono  in  piena  Camera 
quasi  tutti  i  deputati,  anche  coloro  che  piu  la  combatterono  5. 

L 'Italia,  nell'opinione  di  tutti  gli  assennati,  avrebbe  avuto 
grandi  noie  e  corso  gravi  pericoli,  quando  in  faccia  alle 
nazioni  non  avesse  potuto,  con  qualche  parvenza  di  serieta, 
affermare  che  al  Papa,  spogliato  del  dominio  temporale,  si 
provvedeva  in  guisa,  che  egli  conservasse  sulle  sponde  del 
Tevere  ima  Sede  gloriosa  e  indipendente  da  ogni  umana 
sovranild  6. 

Ad  affidare  per  tan  to  il  mondo  cattolico  fu  ideata  e  pro- 
posta  la  legge,  detta  delle  guarentige,  perche  intesa  a  gua- 
rentire  con  mezzi  efficaci  e  stabili  la  so  vranita  della  Santa  Sede, 
1'inviolabilita  personale  del  Sommo  Pontefice,  la  sua  piena 
liberta  nell'esercizio  del  sacro  ministero  e  Pintegrit&  del  pa- 
trimonio  a  lui  spettante  come  a  Capo  della  Chiesa  roinana. 
Nel  proporla  quindi  al  Re  e  nel  comunicarne  lo  schema  alle 
Potenze,  il  Governo  italiano  cred£  suo  stretto  dovere  dichia- 
rare  esplicitamente  ed  autorevolmente  quali  fossero  i  capi- 
saldi  della  sua  politica  ecclesiastica  ed  i  principii,  sui  quali 
la  promessa  legge  doveva  fondarsi.  Tale  dichiarazione  porta 
la  data  del  2  novembre  1870  e  fa  parte  della  Relazione, 
presentata  al  Re  dall'on.  Ricasoli,  Presidente  del  Consiglio 

1  Lo  Stato  e  la  Chiesa  in  Italia.  Torino  1892,  p.  148. 

2  Guarentige  pontificie.  Torino  1884,  pag.  117. 

3  Manuale  del  Diritto  ecclesiastico.  Torino  1902,  pp.  223-224. 

4  Nella  Nuova  Antologia,  1891,  V,  pag.  722,  e  passim  alia  Camera. 
6  Cf.  gli    Atti    ufficiali,    Camera   dei    deputati.   Tornata    del  9   feb- 

braio  1871. 

6  Cosi  S.  M.  Vittorio  Emmanuele  II  nclla  sua  lettera  dell'8  settem- 
bre  1870  a  S.  S.  Pio  IX,  pubblicata  dal  SAREDO,  Codice  del  diritto  pub- 
blico  ecclesiastico.  Torino  1887,  Parte  la,  pag.  2.  La  lettera  comincia 
con  le  memorabili  parole  :  «  Con  affetto  di  figlio,  con  fede  di  cattolico, 
con  lealta  di  Ke,  m'  indirizzo  al  cuore  di  Vostra  Santita.  » 


SECONDO   LA   LEGGE  DELLE   GUARENTIGE  38  T. 

de'Ministri,   «  sullo  scioglimento  della  Camera  del  deputati, 
causa  la  ricongiunzione  di  Roma  ». 

L'importante  dichiarazione  essendo  poco  conosciuta,  me- 
rita  d'essere  qui  ricordata.  Eccone  il  testo: 

Ad  allontanare  ogni  sospetto  che  1'Italia  voglia  in  alcun  modo  in- 
tromettersi  nelle  faccende  delle  Chiese  straniere,  il  Governo  di  S.  M., 
fedele  alle  fatte  promesse,  crede  necessario  riconoscere  [con  la  proposta 
legge]  la  Sede  pontificia  come  un'istituzione  sovrana,  riguardare  come 
inviolabile  la  Sacra  persona  del  Sommo  Pontefice,  e  attribuire  le  immu- 
nita  consentite  agli  ufficii  d'una  ambasceria  estera  anche  agli  ufficii  che 
sono  al  Pontefice  necessarii  per  compiere  il  suo  ministero  religiose. 

Un  altro  sospetto  conviene  prevenire  [con  la  proposta  legge] :  il 
sospetto  che  codesto  grande  fat  to  della  liberazione  di  Roma  non  sia  altro 
che  una  ripresa  del  fisco.  II  patrimonio  dunque  della  Chiesa  romana 
rimarrd  intero  alia  Chiesa,  fermapero,  s'intende,  1'applicazione  de'nostri 
principii  giuridici  intorno  alia  personalita  delle  associazioni  religiose, 
e  salve  le  necessita  economiche  che  non  consentono  la  continuazione 
della  mauomorta,  e  1'inalienabilita  dei  predii  e  piu  specialmente  dei  predii 
lustici  l. 

II. 

Cio  posto,  ognuno  intende  quanto  ingloriosa  e  dipendente 
sarebbe  la  Sede  del  Papa  in  Roma,  s'egli  fosse  spogliato  delia 
propriety  del  suo  episcopio;  e  ridotto  ad  abitarvi  come  in  casa 
altrui,  ospite  ed  inquilino  ad  nutum  del  Governo  italiano. 
Ognuno  parimente  intende  e  quasi  tocca  con  mano  quanto 
effimera  sarebbe,  in  queste  circostanze,  la  sovranita  del  Papa, 
e  quanto  indegna  del  Sommo  Pontefice  sarebbe  la  condizione 
fattagli  nella  capitale  stessa  del  mondo  cattolico.  La  legge 
dunque  del  13  maggio  1871,  senza  contraddire  apertamente 
allo  scopo,  cui  doveva  rispondere,  di  conservare  cio6  al  Papa 
una  sede  gloriosa  e  indipendente,  come  non  pote  rendere  ii 
Papa  suddito  del  Governo  italiano,  cosi  non  pote  renderlo 
suo  inquilino,  togliendogli  la  proprieta  sul  palazzo  pontificio 
da  lui  abitato. 

Inoltre  e  manifesto,  ch'essa  legge  non  avrebbe  potuto  ci6 
fare  ed  esser  quel  che  pur  doveva  essere:  tale  cio6  che  esclu- 

1  Pubblicata  dal  SAREDO,  op.  cit.,  pp.  8-15. 


388  LA  PROPRIETA   DEL   VATICANO 

desse  persino  «  il  sospetto  di  una  ripresa  del  fisco  ».  Essa, 
nonch6  guarentire  al  Papa  «  tutto  intero  il  patrimonio  della 
Chiesa  romana  »,  gliene  avrebbe  anzi  confiscata  una  parte 
principalissima  e  nobilissima,  quella  appunto,  del  cui  «  ca- 
rattere  strettamente  ecclesiastico  »  erano  state  formalmente 
assicurate  le  Potenze  dal  ministro  italiano  degli  aifari  esteri. 

Ma,  prescindendo  anche  dal  suo  scopo,  sarebbe  mancata 
a  quella  legge  ogni  ragione  di  diritto  per  spogliare,  o  dichia- 
rare  spogliato,  il  Papa  della  proprieta  sul  palazzo  Vatican  o. 
Questa  ragione  infatti  non  poteva  essere  se  non  quella,  che 
Fanzidetto  palazzo,  prima  dell'  «  aggregazione  »  di  Roma, 
fosse  indubitatamente  proprieta  demaniale,  appartenente  al 
Papa  come  a  Sovrano  temporale  di  Roma.  In  questo  caso,  lo 
Stato  italiano,  com'era  succeduto  di  fatto  nella  sovranita  ter- 
ritoriale  alia  sovranita  pontificia,  cosi  sarebbe  succeduto 
altresi  nel  possesso  de'  beni  spettanti  a  quella  medesima  so- 
vranita. Ora  che  il  palazzo  del  Vaticano  non  fosse  proprieta 
demaniale,  ma  precisamente  1'opposto,  cioe  proprieta  patrl- 
moniale  della  Santa  Sede,  fu  sopra  da  noi  dimostrato  e,  giova 
ripeterlo,  riconosciuto  e  confessato  dallo  stesso  Governo  ita- 
liano. Che  se  la  condizione  giuridica  del  palazzo  Vaticano, 
al  tempo  dell'  «  aggregazione  »,  volesse  supporsi  dubbia,  allora 
non  solo  sarebbe  mancata  a  quella  legge  ogni  ragione  di  di- 
ritto che  valesse  a  giustificarla,  ma  le  sarebbe  mancato 
eziandio  ogni  valore  intrinseco,  perche  fatta  da  un'autorita 
non  competente.  Infatti,  nelle  questioni  dubbie  o  disputate 
di  proprieta,  secondo  il  diritto  comune  di  tutte  le  genti  civili, 
1'aggiudicazione  spetta,  non  gia  al  Potere  legislative,  si  bene 
al  Potere  giudiziario. 

Sotto  questo  riguardo  dunque  e  ragionando  a  priori,  deve 
ritenersi  che,  con  la  legge  delle  guarentige,  lo  Stato  italiano 
non  pote  decidere  in  proprio  favore,  ne  comechessia  pregiu- 
dicare  la  questione  del  diritto  di  proprieta  sul  palazzo  del 
Vaticano  recando  offesa  a'  diritti  preesistenti  della  Santa  Sede. 

Cosl  dovrebbe  essere,  e  cosi  sarebbe  in  tutte  le  questioni 
riguardanti  i  diritti  della  Sede  apostolica,  se  lo  Stato  italiano, 


SECONDO   LA  LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  389 

nella  loro  soluzione,  seguisse  sempre  un  criterio  strettamente 
giuridico,  piuttosto  che  un  piu  largo  criterio  di  ragione  poli- 
tica.  Quest'e  essenzialmente  elastica  ed  opportunista  e,  quando 
non  preferisce  di  perdersi  in  vaghe  e  vane  parole,  neppur 
rifugge  dairafferniare  ed  approvare  oggi  quello  stesso  che 
ieri  nego  e  condanno.  «  Le  violenze  legali,  diceva  il  mi- 
nistro  Crispi,  legittimate  dalla  ragion  di  Stato,  violano  tal- 
volta  ranimo  di  un  semidio,  gii  tolgono  ogni  prestigio,  attu- 
tiscono  ogni  sentimento  di  venerazione  1.  »  Quindi  non  e  raro 
il  caso  in  cui,  in  argomento  di  legislazione,  a  posteriori  si 
dimostri  fatto  quel  che  a  priori  la  ragione  giuridica  dimostra 
non  potersi  fare. 

Tale  pero  non  e  il  caso  della  legge  delle  guarentige 
nella  parte  che  riguarda  la  proprieta  del  Vaticano.  Seb- 
bene  tale  legge  nel  suo  complesso  sia  biasimevole,  perche 
«  la  condizione  d'indipendenza,  che  afferma  d'aver  guarentita 
al  Papa,  non  6  quella  che  gli  6  dovuta  e  gli  bisogna  2  », 
tuttavia,  nella  parte  accennata,  non  e  cosi  cattiva  come 
comunemente  si  crede. 


III. 


Nel  disegno  di  legge  sulle  guarentige  pontificie,  proposto 
sotto  forma  di  capitolato  definitive  dal  Conte  di  Cavour  3,  senza 
alcuna  reticenza,  si  lasciava  al  Papa  la  proprieta  del  palazzo 
del  Vaticano  asserendovisi  espressamente  ch'esso  apparter- 
rebbe  al  Sommo  Pontefice  4.  Nel  disegno  poi  presentato  dal 
Ministero  air  appro  vazione  del  Parlamento,  si  uso  un'esprqs- 

1  Nel  suo  discorso  del  20  settembre  1895. 

2  Lettera  di  S.  S.  Leone  XI11  dell' 8  ottobre  1895  alVEmo  Card.  Se- 
gretario  di  Stato.  Negli  Acta  Leonis  XIII  P.  M.  Vol.  XV,  pag.  369.  Si 
vegga  pure. la  protesta  di   Pio   IX  negli   Acta  Pii  IX  P.   M.   Vol.  V, 
pp.  20H,  306  e  352. 

3  Pubblicato  dal  BIANCHI,  Storia  diplomatica  della  questione  romana. 
(Nuova  Antologia,  febbraio  1871,  pp.  368-370). 

*  «  Art.  2.°  —  Apparterranno  al  Sommo  Pontefice  il  Vaticano  ed 
alcuni  altri  palazzi :  qaesti  luoghi  saranno  considerati  come  non  soggetti 
alia  giurisdizione  dello  Stato  »  (Ibid.,  pag.  368). 


390  LA  PROPRIETA   DEL   VATICANO 

sione  ambigua,  la  quale,  senza  attribuire  o  negare  la  pro- 
prieta  di  quel  palazzo  al  Papa,  diceva  soltanto  ch'egli  avrebbe 
continuato  a  goderne  liberamente  l.  II  medesimo  concetto  fu 
espresso  ne'  disegni  esaminati  e  modificati  dalla  Giunta  della 
Camera  e  dell7  Ufficio  centrale  del  Senato,  e  fu  finalmente 
ritenuto  nel  testo  della  legge  ora  vigente,  sancita  dal  Par- 
lamento  ed  appro vata  dal  Re  con  la  data  del  13  maggio  1871  2, 

L'on.  Bonghi,  che  di  questa  legge  fu  relatore  alia  Camera 
del  deputati,  ne  spiego  e  deter mino  il  significato  con  le  se- 
guenti  parole :  «  Se  il  sommo  pontificato  fosse  stato  conside- 
rate come  un  beneficio  ecclesiastico,  si  sarebbe  potuto  dichia- 
rare  senz'  altro  che  tali  e  tali  altri  palazzi  avrebbero  fatto 
parte  delle  temporality  di  questo.  Ma  rimanendo  dubbia  ed 
incerta  la  natura  giuridica.  del  papato  (sic),  la  legge  si  6 
dovuto  servire  d'una  espressione  che  non  ascrive  la  pro- 
prieta  loro  a  nessuna  persona  morale  o  fisica,  e  si  contenta 
di  lasciarne  il  godimento  continuativo  libero  al  Pontefice, 
esente  da  ogni  sorta  di  tassa,  e  sicuro  da  ogni  pericolo  od 
interrompimento  per  ragione  di  espropriazione  per  utilita 
pubblica  3.  » 

Non  meno  esplicito  fu  il  senatore  Mamiani,  relatore  della 
medesima  legge  al  Senato.  Ancor  egli,  a  nome  de'  suoi  col- 
leghi  dell' Ufficio  centrale,  opino  che  la  questione  della  pro- 
prieta  non  potesse  allora  definirsi  e  dovessero  invece  lasciarsi 
le  cose  com'erano ;  poiche,  mentre  mancavano  gli  elementi 
sufficienti  per  venire  ad  una  determinazione  qualsiasi  in  fa- 

1  «  Art.  4.°  —  II  Sommo  Pontefice  continua  a  godere  liberamente 
e  con  esenzione  da  ogni  tassa  o  carico  pubblico  dei  palazzi  pontificii 
del  Vaticano  e  di  S.  Maria  Maggiore  (sic)  con  tutti  gli  edificii,  i  giardini 
e  terreni  annessi  e  dipendenti,  come  pure  della  villa  di  Castel  Gandolfo 
con  tutte  le  sue  dipendenze. »  Atii  ufficiali  del  Parlamznto  italiano.  Ca- 
mera dei  DzputatL  Tornata  del  10  dec.  1870,  pp.  42-44. 

2 II  testo  dell'articolo  e  sostanzialmente  identico  al  precedente.  L'unica 
modificazione  riguarda  il  palazzo  di  S.  Maria  Maggiore,  al  quale  e  so- 
stituito  quello  del  Laterano.  Atti  ufficiali:  Camera,  Tornata  del  9  febb.  1871; 
Senato,  Tornata  del  26  aprile  1871. 

3  Atti  Ufliciali  del  Parlamento  italiano.  Camera  dei  deputati.  Tor- 
nata del  21  genn.  1871,  pag.  343. 


SECONDO   LA   LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  391 

vore  dello  Stato,  le.  ragioni  che  militavano  in  favore  della 
Santa  Sede  erano  indubitatamente  tali  da  impedire  che  si 
potesse  sens'altro  dire  a'  Papi,  che  il  palazzo  da  loro  abitato 
e  che  gli  oggetti  situati  in  esso  fossero  d'altro  padrone  e  quasi 
dati  loro  in  prestanza1. 

Stando  dunque  alle  autorevoli  dichiarazioni  fatte  alia  Ca- 
mera e  al  Senate,  la  legge  delle  guarentige,  se  non  attribul 
espressamente  alia  Santa  Sede,  come  pur  avrebbe  dovuto,  la 
proprieta  del  ¥aticano  2,  neppur  oso  spogliarnela,  attribuen- 
dola  allo  Stato.  II  legislatore,  divincolandosi  tra  la  ragione 
giuridica  e  la  ragione  politica,  prefer!  lasciare  la  questione 
affatto  impregiudicata. 

In  questo  senso,  la  legge  fu  approvata  a  grandissima 
maggioranza  di  voti  da'  deputati  e  da'  senatori,  ed  in  questo 
medesimo  senso,  e  essa  oggi  spiegata  e  proposta  comunemente 
da'  cultori  del  «  Diritto  nuovo  »;  dai  moderato  prof.  Castel- 
lari  della  R.  University  di  Torino  3  fino  al  radicale  prof.  Sea- 
duto  della  R.  Universita  di  Napoli  4. 


IV. 

Nella  discussione  della  legge  ch'ebbe  luogo  alia  Camera 
de'  deputati,  quando  si  venne  alia  parte  che  riguarda  la  bi- 
blioteca  pontificia  ed  i  musei  vaticani,  sorse  di  bel  nuovo, 
e  questa  volta  molto  piu  vivace  ed  insistente,  la  questione 
della  proprieta,  non  gia.  de'  palazzi  apostolici,  essendosi  con- 
venuto,  come  fu  sopra  accennato,  che  questa  si  lasciasse  im  - 
pregiudicata,  si  bene  de'  grand!  tesori  che  la  muniflcenza  e 

1  Ibid.,  Senate  del  Regno.  Tornata  del  22  aprile  1871.  Ne  riferimmo 
1'intero  testo  nel  paragrafo  XXIV,  pag.  308. 

8  Diciamo  di  non  aver  cio  fatto  espressamente;  poiche,  nella  sen- 
tenza  delPon.  Crispi,  la  legge  avrebbe  cio  fatto  implicit amente :  «  Con 
1'art.  5°,  cosi  egli,  e  lasciata  al  Papato  la  piena  proprieta .  del  palazzi 
apostolici  con  tutto  quello  che  in  essi  si  trova,  pero  col  vincolo  die  non 
possono  essere  alien ati.  »  Atti  ufficiali,  Camera  dei  deputati.  Toraata 
dell' 8  maggio  1871,  pag.  1312. 

8  La  Santa  Sede.  Milano   1903,  Vol.  II,  pp.  583-585. 

*  Le  Guarentiyie  pontificie.  Torino  1884,  pp.  197-198. 


392  LA   PROPRIETA   DEL   VATICANO 

la  provvidenza  de'  Pontefici  romani  avevano  raccolti  e  con- 
servati  in  quella  biblioteca  e  in  quei  musei. 

L' ultimo  capo  verso  dell'articolo  4°,  in  cui  si  stabiliva,  die 
la  dotazione  della  Santa  Sede  non  sarebbe  diminuita  «  neanche 
nel  caso  che  il  Governo  italiano  risolvesse  posteriormente  di 
assumere  a  suo  carico  la  spesa  concernente  i  musei  e  la  bi- 
blioteca »,  fornl  ad  un  piccolo  gruppo  di  deputati,  capitanati 
dall'on.  Ruspoli,  il  pretesto  d'  agitare  nella  Camera  1'  anzi- 
detta  questione.  Essi  pretesero  che  con  quell^parole  si  fosse 
gia  definita  la  questione  nel  senso  che  la  proprieta  de'  musei 
e  della  biblioteca  dovesse  ritenersi  qual  proprieta  nazionale. 
Vedendo  pero  che  la  loro  interpretazione  era  fortemente  con- 
trastata  da  parecchi  altri  deputati,  essi  proposero  un  emen- 
damento  4  e,  contro  1' espresso  parere  del  Ministero  e  della 
Commissione  della  Camera,  ottennero  che  si  sopprimesse  in- 
teramente  quel  capoverso  dell'articolo  4°,  e  si  aggiungesse 
invece  all'articolo  5°  il  seguente  paragrafo  :  Sono  di  pro- 
prieta nazionale  i  musei,  la  biblioteca  e  tutli  gli  oggetti 
d'arte  esistenti  negli  edifizii  vaticani. 

Se  non  che,  portata  la  legge  dinanzi  al  Senato,  questo, 
uniform andosi  alle  idee  del  Ministero,  ricuso  di  emendare 
1'articolo  4°  e  categoricamente  rigettb  Faggiunta  fatta  all'ar- 
ticolo 5°  2.  Lo  stesso  fece  la  Camera  de' deputati  nella  vota- 
zione  finale  della  medesima  legge  3.  In  tal  guisa,  1'emenda- 
mento  Ruspoli,  che  dichiarava  proprieta  nazionale  i  musei, 
la  biblioteca  e  tutti  gli  oggetti  d'arte  del  Vaticano,  cadde 
vergognosamente,  riprovato  da  tutti  e  due  i  rami  del  Par- 
lamento  italiano,  dal  Senato  cio6  e  dalla  Camera. 

L'importanza  di  questo  fatto,  comunque  dicasi  determi- 
nate dalla  ragione  giuridica  o  da  quella  politica,  non  puo 
sfuggire  a  nessuno.  Quand'anche  mancasse  ogni  altro  argo- 

1  II  prof.  SCADUTO  (Guarentige  poniificie,  pag.  195)  ammette  che  il 
partito  che  cio  domandava  non  era  numeroso.  L'emendarnento  era  sotto- 
scritto  dal  Ruspoli  e  da  dodici  altri  deputati. 

2  Atti  ufficiali,  Senato.  Tornata  del  28  aprile  1871,  pag.  522. 

3  Ibid.,  Camera.  Tornata  dell '8  maggio  1871,  pag.  1314. 


SECONDO   LA   LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  393 

mento,  esso  solo  basterebbe  a  far  palese  T  ignoranza  e  la 
leggerezza  di  coloro,  i  quali,  come  un  «  Saraceno  »  qualsivo- 
glia  della  Tribuna  {,  sentenziano  essere  indubitato,  che  la 
biblioteca  pontificia  ed  i  musei  del  Vaticano  sono  stati  dalla 
legge  delle  guarentige  ritenuti  e  dichiarati  proprieta  nazio- 
nale. 

Una  conferma  del  deliberate  proposito  de'  legislator!  del 
1871  di  escludere  positivamente  dall'  anzidetta  legge  non 
solo  ogni  esplicita  dichiarazione  del  diritto  di  proprieta  da 
parte  dello  Stato  sulla  biblioteca  e  sui  musei  del  Vaticano, 
ma  eziandio  qualsiasi  affermazione,  da  cui  potesse  indiretta- 
mente  dedursi  tale  diritto,  ci  6  fornita  dal  seguente  fattj, 
anch'esso  importantissimo.  La  Giunta  della  Camera  aveva 
proposto  che  nell'articolo  5°  si  affermasse  I'obbligo,  imposto 
alia  Santa  Sede,  di  tenere  aperti  al  pubblico  i  musei  e  la 
biblioteca  2,  e  il  gia  nominato  on.  Ruspoli  voleva  che  quel- 
1'articolo  affermasse  inoltre  il  diritto  dello  Stato  di  regolare 
I'accesso  del  pubblico  alia  biblioteca  ed  ai  musei  con  norme 
da  stabilirsi  dal  ministero  competente  3.  Ora  tutte  e  due 
queste  proposte  furono  respinte,  e  la  Camera  d'accordo  col 
Senato  le  escluse  egualmente  dal  testo  definitive  della  legge  4. 


V. 

Dell'esame  pertanto  degli  atti  e  delle  discussioni  par- 
lamentari,  risulta  in  modo  evidente  che,  con  la  legge  del 

1  Nel  num.  del  3  novembre  1903.  Cosi  pure  asserisce  il  prof.  RUF- 
FINI  nelle  sue  note  al  Diritto  eccles.  catt.  ed  evang.  del  dott.  FRIEDBERG. 
Torino  1893,  pag.  255.  II  prof   SCHIAPPOLI  (Manuale  di  Diritto  ecclesia- 
stico,  Vol.  I.  p.  216)  ripete  le  parole  del  Ruffini,  omette  pero  V indubitato. 

2  Cf.  SCADUTO,  op.  cit.  Appendice,  Documento  7°,  pag.  468. 
?  Atti  u/ficiali    Camera,  Tornata  del  10  febb.  1871,  p.  694. 

4  Da  questa  formale  esclusione  1'avv.  G.  GIUSTINIANI  jettamente 
conclude,  che  «  a  rigore  della  legge  sulle  guarentigie,  non  sarebbe 
impedito  al  Pontefice  di  ordinare  la  chiusura  dei  musei  »  e,  che  «  po- 
tendo  egli  il  piu,  cioe  la  chiusura,  non  potrebbe  negarglisi  il  meno,  di 
continuare  cioe  a  tenerli  aperti  sottoponendoli  ad  un  diritto  di  entrata.  » 
(Rivista  di  Diritto  ecclesiastico,  Anno  I  (1891),  pag.  439). 


394  LA  PROPRIETA  DEL  VATICANO 

13  maggio  1871,  come  non  si  voile  pregiudicare  la  questione  di 
propriety  de'  palazzi  apostolici,  cosi  non  si  voile  definire  e 
non  si  defuu  la  questione  di  proprieta  della  biblioteca  pon- 
tificia  e  de'  musei  vaticani.  Stando  cosi  le  cose,  e  manifesto 
che,  quando  pure  il  Governo  si  risolvesse  un  giorno  di  «  as- 
sumere  a  suo  carico  la  spesa  concernente  i  musei  e  la  bi- 
blioteca »,  non  sarebbe  punto  mutata  la  condizione  giuridica 
di  questa  e  di  quelli,  ne  percio  risoluta  la  controversia.  II 
Governo,  ossia  il  Potere  esecutivo,  non  puo  risolvere  di  pro- 
prio  arbitrio  una  questione  di  giustizia  commutativa,  com'e 
quella  della  proprieta,  che  la  stessa  potest&  legislativa  non 
pote  e  non  voile  decidere. 

Nel  caso  pur  ora  accennato,  che  il  Governo  si  risolvesse 
di  assumere  a  suo  carico  quella  spesa,  esso  dovrebbe  anzi- 
tutto  determinare  quanta  e  quale  parte  del  palazzo  aposto- 
lico  del  Vaticano  presenti  il  carattere  di  museo,  galleria,  bi- 
blioteca e  simili.  Determinazione,  come  confessa  lo  stesso 
prof.  Scaduto  *,  difficilissima  a  farsi,  se  non  del  tutto  impos- 
sibile.  Le  logge  del  Vaticano  sono  o  non  sono  musei?  La 
cappella  Sistina  e  o  non  e  un  museo?  L'appartamento  Borgia, 
occupato  oggi  dall'  Emo  Segretario  di  Stato  e  che  potrebbe 
domani  essere  occupato  da  S.  S.  Pio  X,  e  o  non  e  un  museo? 
Le  stanze  di  Raffaello,  ossia  1'appartamento  privato  gia  oc- 
cupato da  Nicolo  V,  da  Giulio  II  e  da  altri  Papi,  sono  o 
non  sono  parte  de' musei?  La  maestosa  scala  regia,  opera 
ingegnosa  del  Bernini,  e  o  non  e  uno  splendido  monumento 
d'arte?  E  poiche  in  quasi  tutte  le  sale  e  stanze  del  Vaticano 
sono  magnifici  e  preziosi  arazzi,  dipinti  artistici,  sculture  pre- 
gevolissime,  saranno  esse  tutte  comprese  sotto  quel  titolo  di 
musei  ? 

Nel  resto,  pur  supponendo  che  siffatta  deter  minazione  po- 
tetse  compiersi,  il  Governo,  quando  si  avvisasse  di  sobbar- 
carsi  alia  spesa  necessaria  alia  manutenzione  e  custodia  di 
tutti  questi  tesori,  non  potrebbe  praticamente  e  legalmente 
far  altro  che  inscrivere  la  somma  richiesta,  insieme  con  quella 

1  Op.  cit.,  pp.  196-197. 


SECONDO   LA  LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  395 

€he  forma  la  dotazione  della  Santa  Sede,  nel  Gran  Libro  del 
Debito  pubblico,  con  la  certezza  di  non  pagarne  mai  un  cente- 
simo.  La  Santa  Sede  che  ha  ricusato  e  ricusa  di  accettare 
dal  Governo  italiano  la  dotazione  assegnata  pel  « trattamento 
del  Sommo  Pontefice,  per  i  bisogni  ecclesiastic!,  per  la  ma- 
nutenzione  de'  palazzi  apostolici  ecc.  »,  ricusera  parimente 
di  accettare  quella  qualsiasi  addizione,  che  il  Governo  farebbe 
alia  detta  dotazione  a  fine  di  provvedere  alle  spese  della  biblio- 
teca  e  de'  musei.  II  Governo  poi,  come  non  avrebbe  modo  di 
costringere  la  Santa  Sede  ad  accettare  quella  somma,  cosl  non 
troverebbe  la  via  legale  di  rendere  quel  suo  provvedimento 
efficace  con  la  forza.  Ci6  gli  e,  in  ogni  caso,  interdetto  dalla 
medesima  legge  delle  guarentige,  la  quale  nell'articolo  7°  san- 
cisce,  che  «  Nessun  uffiziale  della  pubblica  autorita  od  agente 
della  forza  pubblica  puo,  per  esercitare  atti  del  proprio  uf- 
ficio,  introdursi  nei  palazzi  e  luoghi  di  abituale  residenza  o 
temporaria  dimora  del  SommePontefice...  se  non  autorizzato 
dal  Sommo  Pontefice.  » 


VI. 


Fra  le  mutazioni  introdotte  dal  Senato  nella  legge  delle 
guarentige,  notevolissima  fu  quella  che  riguarda  appunto 
Tarticolo  5°,  uscito  dalla  Camera  con  i  due  emendamenti 
sopra  riferiti  dell' on.  Ruspoli.  Soppressa  per  la  biblioteca  ed 
i  musei  la  dichiarazione  di  propriety  nazionale,  escluso  1'ob- 
bligo  di  tenerli  aperti  al  pubblico,  messa  da  bando  ogni  in- 
gerenza  del  ministro  nel  regolarne  T  accesso,  il  Senato  ri- 
tenne  la  prima  e  cancelld  d'un  sol  tratto  tutta  la  seconda 
parte  del.  detto  articolo,  sostituendovi  il  paragrafo  che  qui 
trascriviamo  in  corsivo. 

Art.  5.  II  Sommo  Pontefice,  oltre  la  dotazione  stabilita  nell'articolo 
precedente,  continua  a  godere  del  palazzi  apostolici  Yaticano  e  Late- 
ranense,  con  tutti  gli  edifizii,  i  giardini  e  terreni  annessi  e  dipendenti, 

1  Op.  cit.  Appendice,  Documento  9°,  pag.  475. 


396  LA   PROPRIETA   DEL   VATICANO 

nonch6  della  villa   di  Castel   Gandolfo   con  tutte  le   attinenze  e  dipen- 
de-nze. 

I  detti  palazzi,  villa  ed  annessi,   come  pure  i  musei,  la  biblioteca  e 
le  collezioni  d'arte  e  d' archeologia  ivi  esistenti,    sono  inaliendbili,   esenti 
da  ogni  tassa  o  peso  e  da  espropriazione  per  causa  di  utilita  pubblica. 

II  Senato  cio6  estese  la  dichiarazione  d'inalienabilitd,  gia 
espressa  nel  precedente  disegno  di  legge  per  i  palazzi,  villa 
ed  annessi,  anche  ai  musei,  alia  biblioteca  ed  alle  raccolte 
d'arte  e  d'archeologia.  Cosi  modificato  ed  approvato  dal  Se- 
nato, 1'articolo  5°  fu  poscia,  come  sopra  dicemmo,  accettato 
anche  dalla  Camera  e  fa  ora  parte  della  vigente  legge. 

Che  con  questa  dichiarazione  d'inalienabilitd,,  si  sia  in 
qualche  moclo  offeso  il  diritto  della  Santa  Sede  sui  palazzi 
apostolici,  sui  musei,  sulla  biblioteca  ecc.  puo  di  leggeri  con- 
cedersi  e  deve  certamente  deplorarsi,  sebbene  poi  al  tirar 
de'conti  siffatta  dichiarazione  in  pratica  debba  dirsi,  con 
Ton.  Crispi  *,  una  dichiarazione  aerea  e  arcadica :  «  Voi, 
diss'egli,  avete  messo  il  Papa  fuori  del  diritto  comune,  ne 
avete  fatto  un  sovrano  inviolabile,  non  soggetto  alia  vostra 
giurisdizione,  e  poi  stabilite  air  art.  5°  della  legge  il  concetto 
giuridico  della  inalienabilita  dei  beni ;  inalienability  che  voi 
stessi  non  potete  far  rispettare  [dal  Papa],  perche  ve  ne  manca 
la  forza  2  ». 

Errano  pero  gravemente  coloro,  i  quali  da  questa  dichia- 
razione d;  inalienabilita  deducono  un  argomento  contro  la 
propriety  pontificia  de'  palazzi  apostolici,  della  biblioteca, 
de'  musei  ecc. 

Su  questo  punto  non  cade  dubbio  di  sorta  alcuna.  Tanto 
il  Ministro  di  Grazia  e  Giustizia,  quanto  quello  dell'  In- 
terno,  avvertito  Tequivoco  di  alcuni  deputati,  che  ritenevano 
avere  il  Senato  col  suo  emendamento  ribadita  1'idea  della 
proprieta  nazionale  de' palazzi  apostolici,  musei  ecc.,  si  af- 
frettarorio  a  dissiparlo  ed,  immediatamente  prima  che  si  pro- 


1  Attiuffciali,  Camera.  Tornata  dell'8  maggio  1871,  pag.  1312. 
*  Ibid. 


SECONDO   LA  LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  39T 

cedesse  alia  votazione,  precisarono  Tesatto  valore  e  signi- 
ficato  della  proposta  legge.  Ecco  le  parole  dell'on.  Lanza, 
Ministro  dell'lnterno  e  Presidente  del  Consiglio :  «  Non  so 
comprendere  come  mai,  quando  Temendamento  del  Senato 
consiste  unicamente  nel  dichiarare  inalienabili  quest!  palazzi 
e  quest!  musei,  si  voglia  inferire  die  con  esso  si  e  ribadita 
1'idea  della  proprieta  nazionale  di  questi  musei.  Non  credo 
die  sia  necessario  di  essere  legali  per  comprendere  L'ASSUR- 
DITA  di  questa  induzione  l ». 


VII. 


E  che  sia  veramente  assurda  tale  induzione,  appare  mani- 
festo dal  concetto  giuridico  della  inalienability  opportuna- 
mente  ricordato  a  quei  deputati  dal  Ministro  di  Grazia  e 
Giustizia.  Infatti  e  canone  oramai  indiscusso  in  dottrina  e 
giurisprudenza  che,  quando  una  cosa  e  dalla  legge  dichiarata 
inalienabile,  questa  dichiarazione  importa  bensi  che  Taliena- 
zione  di  quella  cosa  e  legalmente  nulla  per  rispetto  a  chi  la 
compra  e  a  chi  la  vende,  ma  non  significa  punto  ch'  essa 
e  ugualmente  nulla  nel  senso,  che  quel  vincolo  legale  spogli 
chi  la  vende  del  diritto  di  proprieta  che  prima  possedeva. 
An  che  i  beni  de'  minori  e  quelli  dotali  sono  dichiarati  dalla 
legge  inalienabili ;  cessano  essi  per  questo  d'essere  beni 
patrimonial!,  diventando  proprieta  nazionale? 

II  che  vale  a  piu  forte  ragione,  quando  quegli,  la  cui  pro- 
prieta 6  dichiarata  dalla  legge  inalienabile,  non  e  soggetto  a 
quella  legge,  essendo  fuori  delia  giurisdizione  politica  dello 
Stato  che  tale  legge  sanci:  leges  ab  imperante  latae  solos 
obligant  subiectos,  non  exteros.  Ora  tale  appunto,  in  forza 
della  stessa  legge  delle  guarentige  2,  6  la  Santa  Sede,  o  meglio 
il  Papa,  suo  giuridico  rappresentante.  Ecco  la  verissima  mas- 


1  Ibid.,  pag.  1314. 

*  Vedi  gli  articoli  1°  e  3.° 


398  LA  PROPRIETA  DEL  VAT1CANO 

sima  proclamata  clalla  Corte  d'appello  di  Roma:  «  E  fuori 
d'ogni  possibile  contestazione  come  la  Santa  Sede,  istituzione 
sui  generis,  alia  quale  non  havvi  altra  paragonabile  riel 
mondo,  non  trae  la  sua  origine  n6  i  suoi  poteri  dallo  Stato 
net  quale  tiene  la  sua  stanza;  e  come  tale,  n6  per  1'indole 
sua,  n&  per  volere  dello  Stato  medesimo  ha  dipendenza  al- 
cana da  questo...  Per  lo  stesso  nostro  diritto  pubblico  in- 
terno,  la  Santa  Sede,  che  e  quanto  dire  il  Papa,  nella  sua 
qualita  di  Vicario  di  Cristo,  capo,  vescovo  e  supremo  rego- 
latore  della  Chiesa  cristiana  apostolica  universale,  sebbene 
fisicamente  si  trovi  in  Italia,  e  qui,  come  in  tutto  il  mondo, 
eserciti  la  sua  giurisdizione  spirituale,  pure  in  questa  sua 
qualita  e  fuori  del  Regno  d'  Italia  ].  » 

Dalle  quali  considerazioni,  tratte  dalla  natura  tutta  spe- 
ciale  della  Santa  Sede  e  da'  principii  general!  del  diritto,  si 
raccoglie  altresi  quanto  futile  argomento  sia  quello  del  pro- 
fessor Scaduto,  il  quale,  confondendo  il  suddito  col  non  sud- 
dito,  T  interesse  dello  Stato  con  T  interesse  altrui,  la  Santa 
Sede  con  una  qualunquo  istituzione  nazionale,  pretende  che 
lo  Stato  italiano  abbia  «  un  alto  diritto  sovrano  sui  palazzi 
apostolici  e  loro  annessi  2  ».  Questo  «  alto  diritto  sovrano  », 
e  vero,  non  nega ;  aiferma  anzi  e  presuppone  la  proprieta 
privata.  Concedendosi  quindi  allo  Stato  italiano,  si  ribadirebbe 
piuttosto  la  nostra  tesi  in  favore  della  Santa  Sede.  Se  non 
ehe  T  «  alto  diritto  sovrano  »  non  esiste,  ne  puo  esercitarsi 
dallo  Stato,  se  non  sopra  la  proprieta  privata  de'  suoi  sudditi 
e  dentro  i  limiti  della  sua  giurisdizione  politica,  esso  dunque 
non  esiste  ne  puo  esercitarsi  sulla  proprieta  privata  di  una 
istituzione  internasionale,  qual  e  la  Santa  Sede,  «  non  sog- 
getta  alia  giurisdizione  politica  dello  Stato  italiano  e  giuri- 
dicamente  posta  fuori  del  Regno  d;  Italia  ». 


1  Sentenza  del  16  giugno  1883.  Cf.  CASTBLLARI.    op.  cit.,  pag.  572. 
*  Le  guarentige  pontificie,  pag.  198.  Anche  il  TIBPOLO  (Leggi  eccle- 
siastiche,  pag.  36j  propugno  la  medesima  sentenza. 


SECONDO   LA   LEGGE   DELLE   GUARENTIGE  399 


VIII. 


Nell7  introduzione  a  questo  nostro  studio,  dichiarammo 
di  rivolgerci  con  esso  agli  assennati  ed  imparziali.  A'  mede- 
simi,  conchiudendolo,  ci  appelliamo  ora  perche  giudichino  da 
qual  parte  sia  la  giustizia  e  la  verita.  II  loro  verdetto  non 
puo  esser  dubbio.  Se  la  condizione  giuridica  del  palazzo  apo- 
stolico  del  Vaticano  cogli  annessi  giardini,  con  la  biblio- 
teca  pontificia  e  coi  musei,  non  e  stata  affatto  pregiudicata 
dalla  legge  delle  guarentige,  come  fu  dimostrato  poc'anzi, 
essa  rimane  oggi  quel  ch'era,  il  20  settembre  1870,  prima 
dell'  «  aggregazione  »  di  Roma  al  Regno  d'  Italia. 

Qual  ella  fosse  a  quel  tempo,  e  manifesto  dalle  note  pubbli- 
cate  ne'  tre  precedent!  articoli.  Le  presunzioni  gravi,  concor- 
dant! ed  eloquent!,  s volte  nel  paragrafo  III;  i  titoli  che  ci  forni 
la  storia  piu  volte  secolare  di  quel  palazzo,  dairanno  498  al- 
1'anno  1870,  e  di  cui  trattammo  ne'  paragrafi  IV-XXII ;  le  di- 
chiarazioni  autorevoli  fatte  dalle  Potenze  cattoliche  e  persino 
dal  Governo  italiano,  ricordate  nel  paragrafo  XXIV,  dimo- 
strano  con  ogni  certezza,  che  il  palazzo  del  Vaticano,  con 
tutti  i  suoi  annessi,  non  fu  mai  proprieta  demaniale,  ma  pa- 
trimoniale ;  non  pertinenza  dello  Stato,  ma  del  patrimonio 
della  Santa  Sede ;  non  destinato  all'  esercizio  dell'  ammini- 
strazione  dello  Stato,  si  bene  a  quello  deH'autorita  spiri- 
tuale  del  Sommo  Pontefice,  come  vescovo  di  Roma  e  Capo  di 
tutta  la  Chiesa  cattolica.  A  lui  dunque,  ed  a  lui  soltanto, 
perche  solo  giuridico  rappresentante  della  Santa  Sede,  esso 
appartenne  ne'  secoli  scorsi ;  a  lui  apparteneva  il  20  set- 
tembre 1870,  e  a  lui,  per  cio  stesso,  esso  appartiene  e  deve 
appartenere  oggi  nell'anno  di  grazia  1904. 

II  fatto  indegno  purtroppo  e  palese,  che  regii  profes- 
sori  e  scrittori  liberali,  nelle  loro  pubbliche  lezioni,  ne'loro 
libri  e  giornali,  sotto  gli  occhi  stessi  del  Governo,  contra- 
stano  oggi  in  Roma  al  Papa  persino  il  possesso  del  palazzo 


400  LA   PROPRJETA   DEL   VATICANO 

da  lui  abitato  e  da  lui  legittimamente  ereditato  da7  suoi  ante- 
cessori,  basterebbe  da  s6  solo  a  far  comprendere  quanto 
indecorosa,  intollerabile  e  precaria  sia  oggi  la  condizione  del 
Papa  nella  capitale  del  mondo  cattolico.  Diciamo  precaria, 
perch6  non  deve  dimenticarsi  che  la  legge  delle  guarentige, 
sebbene  si  consider!  da  parecchi  giuristi  italiani  quale  legge 
organica  e  fondamentale  dello  Stato  l,  pure  non  e  tale  che 
aon  possa  da  un  giorno  all'altro  mutarsi  o  emendarsi  da 
quel  medesimo  Parlamento  che  1'  ha  sancita.  Sotto  questo 
rispetto,  essa,  come  argutamente  avverti  il  liberale  Olli- 
vier,  non  rassicura  nessuno  2.  Qualora  poi  ci6  accadesse,  si 
ayrebbe  una  novella  conferma  di  quel  che  fu  gia  detto  da 
Pio  IX  e  da  noi  piu  volte  ripetuto,  ch'  essa  cio6  «  rappre- 
senta  quello  straccio  di  porpora,  onde  i  pretoriani  avvolsero 
a  ludibrio  la  sacra  persona  di  Gesu  Cristo  ». 


1  Parere  del  Consiglio  di  Stato  del  2  marzo  1878.  Cf.  CARLETTI,  Co 
dice  ecclesiastico.  Firenze  1893,  pag.  19. 

2  U Eglise  et  V Etat  au  Concile  du  Vatican,  II,  pag.  478. 


I  DIRITTI  DEGLI  ANIMALI 


I.  Stato  e  opportunitd  della  questione. 

Puo  affermarsi  che  all'uomo  corra  qualche  obbligo  morale 
di  proteggere  gli  animali?  E  posto  che  si,  deve  anche  dirsi 
che  a  tale  protezione  i  bruti  abbiano  qualche  diritto?  Ecco 
question!  che  a  nostro  tempo  frullano  vivaci  nelle  conver- 
sazioni, e  vengono  ventilate  e  risolute  in  varii  e  contrarii 
modi.  Mi  provero  a  recarvi  qualche  luce,  chiedendone  prima 
venia  ai  lettori  serii  e  sensati,  i  quali  talvolta  credono  che 
a  certi  argomenti  di  discussioni,  ora  vive  nella  societa  civile, 
basterebbe  una  soluzione  composta  d'una  scossa  di  capo  e 
d'una  spallucciata. 

E  d'uopo  di  tenere  conto  dei  filosofemi  di  moda.  I  vecchi 
scienziati,  i  quali  si  godevano  il  patrimonio  delle  grandi  verita 
della  filosofia,  e  sapevano  difenderlo  con .  una  razionale  me- 
tafisica  e  con  una  logica  severa,  avrebbero  risposto  con  un 
sorriso  di  compatimento  a  chi  loro  avesse  parlato  di  diritti 
animaleschi.  Ma  dappoich6  alcuni  filosofi  hanno  devastate  il 
campo  commune,  con  negazioni  e  con  dubbii  sistematici  circa 
tutto  lo  scibile,  non  vi  e  piu  paradosso  tanto  stravagante  che 
non  si  possa  presentare  al  pubblico,  con  qualche  speranza 
di  diventare  almeno  una  opinione  da  discutersi,  una  que- 
stione. E  questo  cenno  valga  a  scusarmi  presso  i  savii  esti- 
mator! del  tempo  nostro,  in  cui  vediamo  uomini  d'ingegno 
raro,  come  r Hegel,  il  Kant,  Augusto  Comte,  e  il  teste  de- 
funto  Erberto  Spencer,  rinnegare  come  logoro  ciarpame  le 
tesi  dei  piu  potenti  pensatori  del  genere  umano,  Socrate, 
Platone,  Aristotele,  S.  Tommaso,  Dante  Allighieri,  Galileo, 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  26  10  febbraio  1904. 


402  I   D1R1TTI 

Newton  ed  altrettali ;  e  vediamo  alcuni  del  piii  fieri  pa- 
ladini  del  pensiero  modernb,  non  degnare  d'altro  ossequio 
gli  antichi,  fuorch6  di  confessarsi  scettici  riguardo  alle  verita 
da  quelli  professate.  E  questo  Yagnoismo  molto  ia  voga  a 
giorni  nostri,  con  cui,  non  osandosi  negare  assolutamente 
certi  veri  troppo  smaglianti,  si  onorano  con  un  saluto :  Non 
vi  conosco.  Lo  Spencer  va  debitore  a  questa  vile  tattica  del 
non  essere  stato  dai  suoi  concittadini  di  Derby  dichiarato  ateo. 
In  questo  tempo  e  daopo  trattare  seriamente  anche  que- 
stioni  che  serie  non  sembrano  a  tutti.  Ed  ecco  un  cenno  delle 
risposte  che  credo  dover  dare  alle  dimande  fatte,  sperando 
di  confortarle  di  buone  ragioni.  Che  I'animale  ragionevole 
debba  mostrarsi  tale  anche  nel  trattare  i  bruti,  6  fuori  di 
dubbio.  Niun  atto  volontario  puo  compiersi  lecitamente  contro 
i  dettami  della  ragione.  Ma  di  qui  alia  protezione  degii  ani- 
mali,  riguardandola  come  un  dovere  di  coscienza,  rispon- 
dente  a  un  diritto  di  cui  essi  sarebbero  in  possesso,  corre 
un  gran  tratto.  L'atteggiarsi  poi  a  campione  titolato  delle 
bestie,  formare  delle  associazioni  a  loro  vantaggio,  scrivere 
e  battere  la  gran  cassa  per  attirarvi  la  buona  gente,  seb- 
bene  sia  opera  buona?  e,  se  bene  intesa,  anche  civile  e  cri- 
stiana,  essa  e  tuttavia  esposta  non  di  rado  ad  esagerazioni 
ed  anche  ad  errori.no idvi;  massime  se,  per  bramosia  di  dare 
fondamento  alia  doverosa  moderazione  inverso  ai  bruti,  si 
fa  appello  alia  pieta  biblica,  o  alia  carita  universale,  o  come 
dicono  per  laicizzare  la  carita,  all'altruismo  civile. 


II.   Che  ranimale  e  incapace  d'alcun  diritto. 

E  quasi  superfluo  notare  che  d'innumerabili  animali  6 
al  tutto  vano  ogni  discorso :  perch6  1'aria,  il  mare,  o  la  lon- 
tananza  o  la  loro  piccolezza,  li  sottraggono  a  qualsiasi  nostro 
contatto  e  perfino  ai  nostri  sguardi.  E  pero  tutta  la  questione 
si  riduce  naturalmente  a  quei  pochissimi  che  la  naturale 
loro  domesticita  e  Tarte  umana  pongono  in  nostro  potere. 


DEGLI  ANIMALI  403 

Ora  per  quest!  almeno  sara  lecito  invocare  qualche  vero 
•e  proprio  diritto?  Signori,  no.  Le  idee  di  animate  e  di  diritto 
fanno  a'  cozzi.  Diritto  e  libera  facolta  di  fare  o  non  fare  un 
atto,  o  di  esigere  o  vietar  un  atto  altrui,  per  esempio  Tatuto 
o  la  protezione,  senza  che  niuno  possa  lecitamente  contra  - 
starci.  Ora  nulla  di  ci6  compete  aR'animale,  perche  non  e 
libero.  Esso  6  una  macchina  montata  dalla  creazione  divina 
con  proprii  e  determinati  movimenti ;  differisce  solo  dalle  altre 
macchine  material!  in  questo,  che  essa  conosce  1'oggetto  del 
suo  moto,  e  vi  tende  per  virtu  intrinseca.  E  qualche  cosa  come 
una  bussola,  che  vedesse  il  polo,  e  per  giunta  fosse  dotata  di 
appetito  che  al  polo  la  volge  con  sensazione  piacevole,  e  con 
ispiacevole  la  all  on  tana.  In  altre  parole,  6  sensitiva  e  capace 
di  dolore.  Di  cio  bisogna  tener  conto,  che  6  un  punto  serio 
della  questione.  Una  siffatta  macchina  non  6  fattibile  dalla 
raeccanica  umana.  Ma  il  Greatore  la  produce  indefinitamente 
.negli  animali;  dotandoli  di  appetiti  varii,  la  cui  azione  ri- 
•guarda  specialmente  la  conservazione  deirindividuo  e  della 
specie.  Dal  complesso  di  tali  appetiti  o  tendenze  risulta  quello 
che  chiamiamo  istinto. 

L'  istinto  riesce  talvolta  cosl  disciplinato  e  ordinato,  che 
allo  investigatore  da  sembianze  di  sagace  e  provvido  indirizzo, 
•e  tale  che  I'uomo,  sebbene  intelligente,  non  saprebbe  far  me- 
glio  ad  ottenere  lo  scopo  giovevole  airanirnale.  Vorrei  ve- 
dere  quale  industre  ricamatrice  saprebbe  con  un  filo  d;  un 
ragno  tessere  una  reticella  tonda,  raccomandata  a  flli  pur 
di  ragno,  raggianti  da  un  centro,  intorno  a  cui  si  accerchiano 
altri  filolini  concentric! :  lavoro  cosl  tenue  ed  aereo  che  un 
soffio  lo  sfonda,  e  pure  si  saldo,  che  un  ragno  ben  grossetto  e 
pesante  sopra  essa  scorre  velocissimo,  ivi  duella  colla  mosca 
o  altro  insetto  impigliatosi  nella  rete,  e  se  ne  porta  il  vinto 
nemico  alia  sua  buea,  ove  a  grande  agio  lo  divora.  No,  non 
puo  arte  umana  raggiungererarted'impovero  ragno,  I'Epeiru 
diadema,  che  ne  attappezza  ogni  cantuccio  delle  nostre  case. 
Quale  professore  di  chimica,  nel  suo  fornito  laboratorio  sa- 
prebbe comporre  una  vera  perla,  di  cui  pure  tutti  conoscono 


404  I   DIRITTI 

i  semplici  component!  ?  E  impossibile :  e  invece  un  pic- 
colo mollusco,  (la  Meleagrina  margaritifera ;  come  milioni 
di  sue  sorelle)  ne  foggia  una  o  pid  perle  ogni  anno,  senza 
stromenti,  in  fondo  al  mare,  al  buio :  tanto  pu6  1' istinto  piu 
che  1'arte  umana. 

N6  e  da  maravigliarsene  :  1'  istinto  e  potenza  organica  si, 
ma  guidata  da  un  motore  sovranamente  sapiente,  la  Natura, 
cio6  TAutore  della  natura.  Ma  quasi  a  compenso  della  mi- 
rabile  arte  infusa  airanimale,  e  1'assoluta  immobilita  di  tale 
arte,  che  si  trova  determinata  a  un  dato  numero  di  prucessi, 
fuori  dei  quali  nulla  conosce,  •  nulla  in venta,  nulla  puo  ope- 
rare.  Le  nostre  rondini  appiccicano  il  nido  ai  cornicioni  delle 
case,  come  al  tempo  di  Tobia ;  i  gatti  della  citta  di  Om  nel 
primitivo  Egitto  (la  Eliopoli  poi  dell'  epoca  Tolemaica)  dei 
quali  gatti  abbiamo  ne'  musei  le  mummie  quattro  o  cinque 
volte  millenarie,  avevano  lo  stesso  miagolio,  gli  stessi  co- 
stumi  dei  gatti  del  1904.  Perch&  nel  bruto  tale  mancanza 
di  progresso,  tale  immobilita  di  abitudini  ?  L' ultima  ra- 
gione  e  che  il  Creatore  non  accordo  alPanimale  intelligenza  del 
bene  universale,  e  libera  volonta  per  aspirarvi  in  varii  modi, 
ma  solamente  T  istinto  determinate  a  tali  e  tali  atti  e  non 
piu.  L'animale  non  e  libero:  e  una  macchina,  e  un  oggetto 
passibile  di  altrui  diritto,  come  ogni  altra  cosa,  sia  mine- 
rale,  sia  vegetale.  Cio  posto,  diventa  chiaro  che  all'animale 
non  pu6  competere  la  libera  scelta  di  fare  o  non  fare,  di 
esigere  o  non  esigere  alcun  atto  degli  uomini,  cio6  in  altri 
termini,  non  gli  compete  verun  vero  e  proprio  diritto. 

Prima  di  discorrere  di  simili  diritti  d'una  macchina,  per 
quanto  perfezionata  dal  senso  e  dalla  conoscenza  sensitiva, 
converrebbe  accettare  la  opinione  dell'  Edison  (o  almeno  at- 
tribuitagli  da  giornali  spiritisti)  'che  gli  atomi  conoscono  e 
vogliono  certe  combinazioni  chimiche ;  e  quindi  potreb- 
bero  conoscere  e  volere  molto  piu  gli  animali,  volere  cio6 
ed  esigere  protezione  dagli  uomini.  Ovvero  sarebbe  da  pro- 
vare  1'opinione  di  quel  laureando,  ricordato  da  Monsignor  Du- 
panloup,  il  quale  sostenne,  non  essere  dimostrato  che  la  loco- 


DEGLI  ANIMALI  405 

motiva  non  sia  conscia  dell'ufficio  che  esercita.  Se  tanta  intel- 
ligenza  puo  albergare  in  un  cassone  di  ferraglie  che  ha  per 
cervello  una  caldaia  bollente,  quanto  piu  ribollira.  di  genio  il 
voluminoso  cervello  delFasino  e  del  bue  nel  suo  lavoro,  e  ri- 
vendichera  i  suoi  diritti  alia  protezione.  Ma  chi  gabeller&  vo- 
lentieri  la  intelligenza  d'una  locomotiva?  Forse  un  valoroso 
professore  (se  pure  vuole  far  fare  un  passo  innanzi  alia  sua 
filosofia  semibuddistica),  il  quale  in  una  pubblica  prolusione  in- 
segnava,  avere  la  scienza  provato  essere  una  stessa  specifica- 
mente  la  facolta,  intellettiva  delle  bestie  e  dei  cristiani,  solo 
che  nelle  bestie  s'incontrava  meno  perfetta  che  neiruomo.  Per 
lui  adunque  la  scuola  non  era  altro  che  una  stalla  di  bestiuoli 
progredienti,  e  s&  stesso  doveva  riguardare  come  una  bestia 
perfetta.  Questo  professore  probabilmente  continua  anche  og- 
gidi  a  illustrare  T university  di  Bologna,  ed  il  chiaro  suo  nome 
leggemmo  nella  prolusione  da  lui  divulgata  colla  stampa. 
Tali  cattedratici  accordino  pure  diritti  agli  animali.  Gia.  si 
sa:  ab  absurdo  nascitur  absurdum.  Ma  chi  ragiona  sul  serio, 
li  lascera.  soli  a  rialzare  i  bruti  al  livello  deiruomo,  con  ri- 
schio  di  pareggiare  s6  medesimi  alle  bestie  l. 

Non  parlero  adunque  di  diritti  aninialeschi.  E  invece  si 
potra,  trattare  dell'obbligo  che  corre  airuomo  di  servirsi  del- 
1'animale,  come  di  ogni  altra  creatura,  secondo  T  intento  e 
i  modi  preordinati  dalCreatore,  nel  destinarlo  all'umano  ser- 
vizio.  Quest' obbligo  non  lega  puntoTuomo  airanimale  come 
un  dovere  rispondente  a  relativo  diritto  che  ne  abbia  il  bruto, 
ma  si  lo  lega  a  Colui  che  e  sovrano  Signore  di  entrambe  le 
creature,  e  d'ogni  cosa  dispone  con  infinito  diritto. 


1  Prima  di  mandare  al  compositore  queste  linee  mi  airiva,  per  via 
dei  giornali,  1'annunzio  che  il  Professore  Luigi  Barbera  e  passato  al- 
1' altra  vita,  spero  con  migliori  sentimenti,  che  i  professati  nella  deplo- 
rabile  prolusione. 


406  I   DIRITTI 


III.   Che  le  creature  irrazionali 
sono  per  servigio  dell'uomo. 

Egli  e  punto  capitale  per  determinare  gli  obblighi  del- 
ruomo  verso  i  bruti,  stabilire  il  vero  scopo  prefisso  dal 
Creatore  al  regno  animale.  E  prima  di  tutto  un  brevis- 
simo  cenno  dell7  animale  ragionevole,  VHomo  sapiens,  che 
Linneo  pone  come  capo  e  re  degli  animali.  Per  noi  credent! 
non  si  puo  filosofare  con  piu  elevate  speculazioni  che  colle 
parole  del  catechismo  :  cento  pagine  del  divino  Platone  non 
valgono  quella  breve  formola  che  s'  insegna  ai  fanciulli : 
«  Sono  creato  per  conoscere;  amare  e  servire  Iddio  in  que- 
sta  vita  e  goderlo  poi  eternamente  nell'  altra  » .  Air  uomo 
destinato,  non  pure  a  un  fine  convenevole  alia  sua  .natura, 
ma  innalzato  da  Dio  oltre  natura,  e  a  condividere  con  lui 
la  divina  felicita,  tutto  il  creato  serve  mirabilmente,  e  que- 
sto  servizio  forma  lo  scopo  dell'  universo  regno  minerale, 
vegetale,  animale. 

La  verita  di  tale  scopo  ce  la  rivela  1'esperienza  che  ab- 
biamo  dell'  attitudine  e  dall'  opera  delle  creature  a  servirci 
in  mille  modi.  L'  universo  cosmo  per  verita  puo  divenire 
obbietto  di  ammirazione  e  fonte  di  amore  divino  anche  agli 
angeli,  ed  anche  a  numerose  e  varie  intelligenze  che  forse 
popolano  gli  astri  ] :  ma  cio  non  toglie  che  a  noi  terricoli 
sparsi  su  questo  piccolo  pianeta  girante  intorno  al  Sole,  ser- 
vano,  in  diversi  modi,  le  creature,  e  servano  tutte.  Quelle 
stesse  che  sembrano  per  la  loro  piccolezza  sottrarsi  all'  oc- 


1  Diviene  sempre  piu  gradita  I'opinione  degli  astri  abitati,  la  tenne 
e  la  stampo  anche  il  celebre  conoscitore  del  cielo,  padre  SECCHI,  nel 
suo  Le  Soleil,  pag\  417,  e  piu  ampiamente  nel  suo  Le  Stelle.  La  espone 
con  tutti  i  colori  piu  attrattivi  il  FRANCO,  IM  Contessa  inter nazionale, 
Capi  XLV  e  XLVI.  La  guasta  il  FLAMMARION,  il  quale  d'  una  bella 
ipotesi  fa  una  tesi  falsa  ed  avvelenata  di  gravi  errori  contro  la  re- 
ligione. 


DEGLI   ANIMALI  407 

chio  nostro,  quali  magnificenze  non  ci  parano  dinanzi,  se 
noi  le  scrutiamo  con  un  potente  microscopic !  Quelle  che  ci 
paiono  rifugiate  negli  abissi  del  firmamento,  interrogate  col 
telescopic,  colla  fotografia,  con  la  spettroscopia,  ci  presen- 
tano  un  museo  indefinitamente  ricco  e  mirabilmente  ordi- 
nato  dell'  infinita  sapienza  di  Dio,  dell'  infinita  sua  onnipo- 
tenza  e  bonta.  La  descrizione  fotografica  del  cielo,  che 
ora  si  prepara  in  varii  osservatorii  di  tutto  il  mondo,  ci 
dara  contezza  di  forse  quaranta  milioni  di  astri,  di  cui  cia- 
scuno  e  un  Sole,  ciascuno  raggiante  tra  il  probabile  cor- 
teggio  de'  suoi  pianeti.  E  dire  che  1'occhio  umano  fino  a  Ga- 
lileo non  iscorgeva  piu  di  seimila  stelle.  E  pensare  che  i 
quaranta  milioni  di  Soli  sono  probabilmente  una  piccola  fra- 
zione  degli  astri  innumerevoli  danzanti  nelP  etere  immenso 
dietro  a  quelli  che  ora  possiamo  contare  !  E  si  dira  che  que- 
ste  creature  non  servono  all'  uomo,  mentre  gli  parlano  si 
eloquentemente  del  suo  Creatore  ?  E  servigio  continue,  e 
beneflcio  supremo.  Chi  a  tale  predicazione  non  si  commove 
ad  onorarlo,  6  inescusabile. 

La  scienza  moderna,  bench6  spesso  ingrata  e  ricalci- 
trante  e  blasfema,  pure  ci  rivela  sempre  nuove  creature 
benefiche,  o  nuovi  loro  servigi  ignorati  per  lo  addietro.  II 
dagherrotipo  da  cui  venne  la  fotografia  volgare  1'abbiam 
veduto  nascere  noi,  il  moto  a  vapore,  Tilluminazione  e  tra- 
zione  elettrica,  il  grafofono,  tutta  la  razza  dei  telegrafi,  il 
telefono,  i  raggi  Rontgen,  i  raggi  onde  il  Marconi  si  serve 
pel  telegrafo  senza  fili,  i  raggi  dell'  Uranio,  del  Polonio  e 
sopra  tutto  del  Radium,  che  promette  miracoli  sbalorditoi, 
e  tante  altre  creature  che  con  mille  servigi  continui  equi- 
valgono  ad  un  esercito  di  novelli  servitori  dell'uomo.  E  noi 
non  li  dobbiamo  riconoscere  dagli  studii  dei  laboratorii  scien- 
tifici,  che  li  scopersero,  in  guisa  che  veniamo  a  disconoscere 
la  mano  creatrice  che  li  preparo  e  tenne  in  serbo'per  1'eta 
nostra. 


408  I   DIR1TTI 

IV.  Specials  servitu 
imposta  dalla  Natura  agli  animali. 

Tutte  le  predette  creature  possono  riguardarsi  come  ser- 
vitori  di  rispetto,  come  i  gentiluomini  e  i  ciambellani  nelle 
corti.  Vi  e  poi  la  servitu  de'  bassi  servigi,  e  sono  i  ve- 
getali  e  gli  animali.  Dei  vegetali  non  e  qui  luogo  da  par- 
larne  :  ma  degli  animali,  ben  si  puo  dire  die  la  divina  Prov- 
videnza  gli  ha  naturati  per  modo  che  essi  ci  si  porgono 
volonterosi  ad  innumerabili  nostri  bisogni.  L'elefante  addi- 
mesticato  diviene  un  servitore  del  pubblico  e  delle  private 
famiglie  ;  il  cammello  e,  a  detta  degli  Arabi,  la  nave  del 
deserto  ;  il  cavallo  ed  i  suoi  affini  c'imprestano  la  loro  cele- 
rita  di  locomozione  ;  il  cane  e  il  gatto  ci  sbrigario  molte 
piccole  ma  importanti  faccenduole  casalinghe ;  pei  paesi  tor- 
ridi  e  serpentosi  vi  6  il  serpentario  (Serpentarius  reptili- 
vorus).  Ha  il  piglio  d'un  grosso  gallinaccio,  e  s'incarica  di 
purgare  le  masserie  dai  serpenti,  che  esso  fieramente  divora, 
anche  se  velenosi.  Vi  e  poi  tutta  la  varia  genia  di  quelli 
cui  la  Natura  ha  incaricato  di  fornirci  vestirnenta  colla  pro- 
pria  pelle,  colla  lana,  colla  seta  ;  la  numerosa  famiglia  piu 
servigevole  ancora,  la  quale  quietamente  ci  imbandisce  la 
mensa  col  latte,  colle  ova,  colle  sue  carni  salubri,  che  ogni 
animale  elabora  nel  prato,  o  tra  i  flutti  del  mare,  o  nel- 
T  aria  piu  pura.  Anche  i  piii  restii  non  possono  sottrarsi 
interamente  al  compito  proposto  per  legge  universale.  Le 
conchiglie  ci  lavorano  gioielli  tra  le  rocce  marine  ;  i  leorii 
e  le  tigri  con  tutta  la  razza  felina  ci  forniscono  pellicce  e 
superbi  tappeti  per  le  sale  signorili ;  inflne  i  liberissimi 
cittadini  dell' aria  ci  apprestano  belle  piume  di  che  si  ador- 
nano  le  signore,  i  generali,  i  caciqui  selvaggi  e  i  re  di  corona 
e  i  bravi  bersaglieri.  Ogni  giorno  gli  scienziati  di  storia 
naturale  scoprono  nuovi  servigi  prestati  da  animali  reputati 
del  tutto  nocivi.  Gli  schifosi  rospi  si  vendono  su  certi  rner- 
cati,  come  vigili  poliziotti  contro  gl'msetti  devastator!  degli 


DEGLI   ANIMALI  409 

ortaggi ;  i  rapaci  avoltoi  nell'  Africa  sono  i  beccamorti  pa- 
tentati  d'  innumerabili  carogne,  che  T  incuria  degl'  indigeni 
lascia  ad  appestare  il  paese  ;  i  dispregiatissimi  lombrichi, 
secondo  uno  studio  agronomico  recente,  sono  indefessi  lavo- 
ratori  dei  terreni  coltivi ;  perfino  gli  odiosi  serpenti,  secondo 
che  mi  aftermava  un  oculato  conoscitore  dell'  India,  sono 
benemeriti  delle  messi,  perche  senza  di  loro  perirebbero 
inesorabilmente  distrutte  dai  topi  campestri. 

N6  questa  servitii  o  schiavitu  del  bruto  sotto  il  dominio 
del  re  della  natura  pu6  tacciarsi  di  usurpazione.  E  senso 
coniune  del  genere  umano,  il  quale  e  persuasissimo  di  eserci- 
tare  un  suo  diritto  incontrastabile.  E  se  nell'India  o  nell'Egitto 
si  trovarono  dei  legislator!  o  dei  filosofl  che  il  negarono,  e 
una  semplice  eccezione  alia  pratica  universale,  eccezione 
che  rende  ridicole  le  stesse  teoriche  di  opposizione.  In  fatti 
appena  si  puo  immaginare  una  famiglia,  non  che  una  na- 
zione,  che  volontariamente  si  privi  dei  servigi  degli  animali, 
o  delle  vivande  a  loro  spese  apprestate. 

No,  il  dominio  assoluto  deiruomo  sul  regno  animale  non 
e  ingiusta  tirannia  ;  ma  un'eco  fedele  della  sovrana  dispo- 
sizione  del  Creatore  e  Signore  della  natura.  S'ignorava  spesso 
il  verbo  divino,  ma  si  ubbidiva  alia  tradizione  di  esso.  Cosi 
parlo  il  Signore  :  «  Iddio  che  creasti  ogni  cosa  colla  tua  pa- 
rola...  per  la  tua  sapienza  costituisti  Tuomo  a  dominatore 
della  creatura  fatta  da  te  (SAP.  IX,  12).  »  —  E  altrove:  «  Tu 
costituisti  lui  (I'uomo)  sopra  le  opere  delle  tue  mani.  E  tutte 
cose  sottomettesti  a'  piedi  suoi,  pecore  e  buoi,  e  per  giunta 
le  bestie  del  campo,  gli  uccelli  dell'aria  e  i  pesci  del  mare, 
che  nuotano  per  le  vie  del  mare  (Ps.  VIII,  7-9).  »  Gria  fin 
dall'Eden,  Iddio  assegnava  ad  Adamo,  le  erbe  ed  i  frutti,  in 
pasto  all'uomo  e  agli  animali  (Gen.  I,  29-30),  sebbene  non 
sappiamo  se  destinasse  al  cibo  degli  uomini  anche  gli  ani- 
mali. Piu  ampiamente  dopo  il  diluvio,  disse  a  Noe  ed  ai  suoi 
discendenti :  «  Terrore  e  timore  di  voi  abbiano  tutti  gli  ani- 
mali della  terra,  e  tutti  gli  uccelli  delFaria;  con  tutto  ci6 
che  si  muove  sopra  la  terra;  e  tutti  i  pesci  del  mare  sono 


410  I   DIRITTl 

dati  nelle  vostre  mani.  E  quanto  si  muove  e  vive,  vi  servira 
di  cibo,  come  erbaggi  viventi  ve  li  consegno  (Gen.  IX,  2-3).  » 

Da  questo  primo  diritto  accordato  airuomo  dalla  Natura 
e  dall'Autore  e  Signore  della  natura,  diritto  di  vita  e  di  morte 
sugli  animali,  in  quanto  puo  giovare  all'uomo,  nasce  un  se- 
condo  diritto,  quello  cioe  della  difesa  dell'uomo  contro  ogni 
animale,  che  per  T  indole  sua  minaccia  la  vita  nostra,  o  ci 
taglia  i  viveri,  distruggendo  gli  animali  o  i  vegetali  utili  al 
consueto  bisogno  della  persona  e  societa  umana.  II  perch.6 
vanno  lodate  le  pubbliche  leggi  (le  anglo-indiane,  per  esem- 
pio)  che  premiano  Tuccisore  delle  tigri  e  dei  serpenti ;  e 
sarebbero  piii  lodevoli  ancora,  se  proibissero  le  sterminate 
coltivazioni  dell'oppio,  piii  dannose  che  le  tigri  ed  i  serpenti. 

Conchiudiamo :  umanamente  e  divinamente  6  principio 
certo  che  gli  animali  sono  legittimamente  dagli  uomini  ado- 
perati  al  sostentamento  e  agli  altri  usi  della  vita.  Rimane 
che  per  chiarire  cio  che  vi  6  di  retto  nella  libera  domi- 
nazione  sugli  animali  e  cio  che  vi  puo  essere  di  malinteso, 
applichiamo  il  principio. 

V.   Uso  ed  abuso  dei  servigi  animaleschi. 

II  retto  uso  del  dominio  sopra  gli  animali,  e  cosi  il  pos- 
sibile  abuso  si  puo  riassumere  in  poche  parole,  e  potrebbe 
ridursi  a  questa  o  somigiiante  formola.  E  lecito  valersi  di 
essi,  giusta  la  loro  attitudine  naturale  alle  necessita  e  com- 
modita  umane,  ma  6  abuso  il  distruggerli  o  farli  soffrire 
per  vano  capriccio. 

Perch6  non  6  lecito  dilettarsi  del  torturare  gli  animali? 
Perch6  sarebbe  atto  crudele,  risponderanno  tutti  gli  uomini 
sensati,  e  meglio  ancora  le  donne  naturalmente  piu  gentili 
e  piu  sensibili.  Per  renderne  rigorosa  ragione  si  osservi  che 
crudelta  6  vizio  opposto  alia  mitezza,  e  per  s&  consiste  nel- 
rinfierire  ingiustamente  contro  i  nostri  simili.  II  tormentare 
poi  o  uccidere  gli  animali  senza  ragione,  ha  qualcosa  di 
-analogo  alia  crudelta  contro  Tuomo,  in  quanto  fa  sofferire 


DEGLI   ANIMALI  411 

delle  creature  semoventi  e  sensitive  come  1'uomo,  creature 
date  dairunico  Padre  e  Signore  del  mondo  ad  onesto  ser- 
vigio;  e  pero  il  distruggerle  per  diletto  e  farle  patire,  evi- 
dentemente  disordina  contro  1'intento  della  Natura  e  contro 
il  disegno  dell'Autore  della  natura. 

Maggiormente  poi  se  si  considera  che  1'atto  deH'inferocire 
contro  1' animate,  e  molto  piu  I'abitudine,  inclinano  1'animo 
ad  inferocire  contro  il  nostro  prossimo,  specie  nei  momenti 
di  ira.  Quel  tacghero  d'asinaio  che  spesso  zomba  furio- 
samente  il  ciuco,  cadente  sotto  il  lavoro,  diviene  piii  corrivo 
a  maltrattare  la  moglie  ed  i  figliuoli  per  ogni  po'  po'  di  mo- 
tivo  o  di  pretesto.  Quel  monello  che  prende  gusto  a  spiumare 
la  tortorella ;  a  strappare  i  baffi  al  micio  di  casa ;  a  spellare 
col  temperino  un  povero  sorcio  preso  alia  trappola ;  domani 
piu  facilmente  tirera  i  riccioli  alia  sorellina,  e  fara  magari 
colle  forbici  uuo  sberleffo  alia  governante. 

Percio  e  lode  vole  Tarticolo  di  certi  regolamenti  munici- 
pal!, che  multa  i  carradori  e  cocchieri,  spietati  contro  le 
loro  bestie,  e  non  e  da  biasimare  il  buon  cuore  popolano, 
che  gode  visibilmente  al  vedere  qualcuno  di  questi  rabbiosi 
tormentatori  degli  animali,  colto  in  flagranti  e  punito.  I  fan- 
ciulli  poi  dovrebbero  dai  loro  famigliari  venire  distolti  effi- 
cacemente  dal  loro  vezzo  crudele. 

Si,  e  certamente  ufficio  doveroso  di  ogni  savio  educatore 
di  correggere  certi  piccoli  tiranni  delle  bestiuole  domestiche. 
Per  questa  ragione  pure  vanno  onorate  come  istituzioni  be- 
nefiche  le  societa  di  protezione  degli  animali,  come  quelle 
che  contribuiscono  a  togliere  di  mezzo  un  incentive  alle  cru- 
delta,  e  favoriscono  un  sentimentc  umanitario  e  cristiano. 
E  la  lode  che  loro  attribui  T  Eminentissimo  Cardinal  Ram- 
polla,  in  una  lettera  a  nome  di  Leone  XIII.  La  cita  il  P.  Ghi- 
gnoni  in  una  Conferenza  traboccante  di  elogi  per  tali  istituti, 
ch'egli  riguarda  come  una  splendida  fioritura  di  progresso 
civile  '. 


1  GHIGNONI,  La  protezione  degli  animali,  Conferenza  tenuta  in  Roma 
il  31  marzo  1903,  pag.  27. 


412  I   DIR1TTI 

Sebbene  io  non  sento  una  uguale  ammirazione  per  le  so- 
cieta. protettrici  degli  animali,  pure  oso  loro  proporre  un 
compito  generoso :  quello  di  combattere  a  spada  tratta  i  ne- 
mici  giurati  di  certe  umili  bestie,  che  ebbero  gia  in  Egitto 
Tapogeo  della  loro  gloria.  I  gatti  furono  adorati  in  Om, 
come  fu  notato  poc'  anzi.  Ora  sono  caduti  in  bassa  fortuna, 
e  in  cosi  mala  fama,  che  una  societa  tedesca,  il  cui  nome 
e  lungo  una  riga  e  mezzo,  fa  solenne  professioiie  di  stermi- 
nare  gatti,  gatte,  gattini.  Io  Taddito  agli  sdegni  delle  signore 
e  signorine  protettrici  dei  gatti,  come  d'ogni  altra  bestiuola 
innocua.  Pensare  gli  agguati,  i  lacci,  gli  affogamenti,  i  veleni 
micidiali  messi  in  opera !  E  qualcosa  come  la  Santa  Vehme 
rediviva  e  peggiorata :  perche  quella  congiurava  ne7  sotter- 
ranei  de7  castelli  diroccati,  e  questa  invece  a  luce  di  sole 
recita  dotte  dissertazioni  contro  la  razza  felina,  e  su  pei 
giornali  rende  conto  delle  centinaia  e  migliaia  di  vittime 
sacrificate.  Non  dovrebbe  tale  sfacciata  barbarie  arroventare 

10  zelo  delle  society  protettrici  degli  animali?  E  vero  che  i 
gatti  hanno  talvolta  dei  momenti  di  debolezza  in  cui  diven- 
tano  un  po'  ladri,  un  po'  traditori:  ma  e  vero  altresi  che  si 
porgono  per  Io  piu  buoni  amici  delle  vecchie  massaie,  e  ser- 
vono  di  giocondo   giocattolo   ai   bambini.    Perche  dichiarare 
loro  una  guerra  senza  quartiere? 

Fuori  di  celia.  Mi  sembra  che  a  questa  strana  societa  an- 
tigattesca,  io  preferirei  una  societa  zooflla,  quale  che  si 
fosse,  anche  se  poetizzata  da  qualche  capestreria  inglese  o 
nordamericana. 

E  qui  mi  cade  in  mente  il  ridicolo  a  che  si  espongono  certe 
esagerazioni  di  affezione:  il  deplorare,  per  esempio,  seria- 
mente  le  sventure  de'  cavalli  caduti  in  bassa  fortuna,  dal 
cocchio  di  lusso  al  carrettone,  dalla  biada  abbondante  delle 
stalle  signorili  al  fieno  scarso  de'  carrettieri  di  campagna; 

11  compatire    le   mandre    bovine,   in  certe  regioni   d; Italia, 
tenute  a   brado,  cioe  al   campo,    senza   stalla  ne  tettoia.  Se 
avessero  senno  le  bestie  brade,  dovrebbe  gradire  piu  la  li- 
bera  pastura,  che  le  commode  carceri    ove   sono  custodite 


DEGLI   ANIMALI  413 

alia  fatica  e  al  macello.  E  piu  comune  il  lamento  sulle  be- 
stiuole  riserbate  ai  laboratorii  fisiologici.  Poveri  cagnuoli, 
conigii,  porcellini  d'  India,  trinciati  vivi,  notomizzati,  avve- 
lenati,  per  esperienze  scientifiche !  II  filosofo  invece,  anche 
di  buon  cuore,  si  fa  una  ragione  e  dice :  —  Questo  e  il  destine 
delle  bestie,  che  colla  loro  morte  servano  alia  vita  del  re  delle 
creature,  I'uomo.  Gia  servono  anche  piu  spesso,  alle  altre 
bestie.  A  che  giova  dare  di  co/zo  coutro  i  decreti  inesorabili 
di  madre  Natura,  che  in  fondo  sono  decreti  della  Sapienza 
infinita?  II  regno  animale  e  costituito  per  via  di  mangia- 
mento  presso  che  universale  degli  uui  a  danno  degli  altri. 
I  pesci  grossi  mangiano  i  piccoli,  gli  animali  piu  forti  man- 
giano  i  piu  deboli,  perflno  gli  uccelli  musici  e  di  piii  grazioso 
pennaggio,  usignuoli,  cardellini,  canarii,  fagiani,  uccelli  di 
paradise  campano  di  grani  e  d'insetti,  e  ve  n'  ha  tale,  1'averla 
(Lanius  collurio),  che  impicca  alle  spine  la  preda  da  man- 
giare  domani.  Solo  la  cicala  (questo  nei  tempi  antichi  di  Ana- 
creonte),  non  dava  noia  a  nessuno,  contentandosi  di  poche 
stille  di  rugiada.  Ma  gli  entomologi  moderni  invidiosi  T  hanno 
poi  scoperta,  come  una  pretesa  digiunatrice,  che  di  soppiatto 
s'  impinzava  della  manna  del  frassino  orno,  e  glielo  rinfac- 
ciano  col  nome  impostole  di  Cicada  orni. 

La  pretesa  di  salvare  una  specie  dal  dente  d'una  diversa, 
equivarrebbe  a  dar  morte  alia  specie  disfavorita ;  e  in  ge- 
nerale  a  due  terzi  degli  animali  per  far  vivere  Taltro  terzo. 
Se  esistesse  un  giure  bestiale,  sarebbe  una  ingiustizia  ed  una 
crudelta.  II  proteggere  i  gatti  sarebbe  rovina  dei  topi,  par- 
teggiare  pei  topi  sarebbe  un  affamare  i  gatti,  e  cosl  in  cento 
casi  simiglianti.  Un  protezionista  adunque  discrete  lascia  il 
mondo  animalesco  andare  per  la  sua  via,  e  senza  svenevo- 
lezze  ridicole,  lascia  la  rondine  beccare  la  zanzara,  il  falco 
beccare  le  rondine,  e  ad  occhi  asciutti  udira  che  il  leone  ha 
maciullato  il  macacco  del  bosco  e  la  bella  signorina  del  de- 
serto  che  e  la  giraffa.  Egli  limitera  il  suo  c6mpito  ragione - 
vole  e  cristiano  per  lo  piu  alle  bestie  domestiche,  vietando 
a  se,  e  quant'e  possibile,  agli  altri  d'incrudelire  contro  le 


414  I   DIRITTI   DEGL1   ANIMALI 

bestie  della  stalla  e  di  casa.  Cio  non  I'impedira  d;  imban- 
dire  la  tavola  con  quanto  di  saporito  gli  appresteranno  le 
belle  e  buone  arti  della  pesca,  della  caccia,  della  pastorizia. 
E  buon  pro  gli  faccia. 

Ridotto  a  tali  termini,  lo  zelo  zoofilo  trover^  un'eco  di 
approvazione  anche  nelle  divine  Scritture.  II  Legislatore  di- 
vino  condiscendendo  al  bisogno  degl'  Israeliti,  popolo  di  dura 
cervice,  imbarbarito  per  giunta da  quattrocent'anni  di  schiavitii 
in  Egitto  e  da  quarant'anni  di  solitudine  nel  deserto,  non 
solo  imponeva  verit&  dogmatiche  e  precetti  di  morale,  ma, 
v'  inseriva  insegnamenti  politici,  e  avvisi  di  igiene,  di  net- 
tezza  e  notantemente  di  mitezza  in  verso  gli  animali.  E  celebre 
la  proibizione  di  mettere  la  mordacchia  al  bove  che  sta  treb- 
biando  sull'aia  (Deut.  XXV,  4) ;  e  nel  giorno  festivo,  vuole- 
che  non  solo  riposi  il  padrone,  ma  anche  il  bue  e  1'asino 
(Exod.  XXIII,  10) ;  e  altrove  fa  osservare  che  «  il  giusto  tien 
conto  del  suoi  giumenti,  Fempio  per  contrario  e  crudele  di 
cuore  (Prov.  XII,  10).  »  E  cio  che  parrebbe  incredibile,  non 
si  perito  Iddio  di  operare  un  miracolo  facendo  parlare  una 
bestia  e  riprendere  il  profeta  Balaam  ],  il  quale  furiosamente 
la  percoteva :  «  IL  Signore  aperse  la  bocca  deH'asina  ed  essa 
parlo :  che  male  ho  fatto  perche  mi  percuoti  ?  Ecco  la  terza 
volta.  (Num.  XXII,  28).  » 

Tant'e  vero  che  il  giusto  Legislatore  divino,  nulla  ritrat- 
tando  deiramplissimo  uso  concesso  all'uomo  di  valersi  degli 
animali  come  di  erbaggi  viventi,  pure  non  e  spettatore  indif- 
ferente  delFabuso  che  Tuomo  ne  faccia,  sciupando  cio6  a 
maltrattando  senza  necessita  le  creature  senzienti. 

Delle  stravaganze  poi  piu  biasimevoli  in  fatto  di  protezione 
degli  animali,  diro  in  un  secondo  ed  ultimo  articolo. 

1  Chiamo  profeta  Balaam,  che  alcuni  chiamano  falso  profeta  o  stre- 
gone:  perche  tutto  il  contesto  sacro  lo  mostra  veramente  ispirato  da 
Dio  nella  sublime  sua  profezia,  ancora  che  malvagio  in  altri  fatti,  e 
come  tale  pimito  poi  dagli  Israeliti,  com'  e  narrate  ivi,  cap.  XXII,  8.. 


PAPA  INNOCENZO  XI 

E  L'  UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI 

1676-1689 


Quando  il  1886  fu  celebrata  solennemente  la  seconda  cen- 
tenaria  ricorrenza  della  liberazione  di  Buda  dal  giogo  del 
Turchi,  tra  i  molti  scritti  dati  alia  luce  tenne  cospicuo  luogo 
la  monografia  dell'  illustre  mons.  Guglielmo  Fraknoi,  Papa 
Innocenzo  XI  e  VUngheria  liberata  dai  Turchi1.  Tutto  al- 
trimenti  da  quanto  non  di  rado  succede  in  simili  occasion^ 
1'opera  del  Fraknoi,  frutto  mature  di  lunga  preparazione, 
apparve  fornita  di  tutta  la  sodezza  di  un  lavoro  scientifico 
destinato  a  passare  ai  posteri,  monumento  perenne  di  devota 
riconoscenza  alia  memoria  gloriosa  di  un  grande  Pontefice. 
Se  non  che  il  libro  dettato,  come  esso  era,  nella  lingua  ma- 
terna  dell'Autore,  rimase  presso  ch©  chiuso  ed  impenetrabile 
fuori  dei  natural!  confini  dell'  Ungheria  e  solo  al  cadere  dello 
scorso  anno  entro  in  dominio  di  un  pubblico  assai  piii  vasto, 
merc6  la  buona  versione  che  ce  ne  diede  in  tedesco  il  dottor 
Pietro  Jekel.  La  lettura  che  ne  facemmo  in  questa  sua  nuova 
veste  ci  parve  tanto  istruttiva  ed  attraente  che  giudicammo 
il  libro  ben  degno  per  molteplici  rispetti  di  essere  fatto  cono- 
scere  alquanto  dappresso  ai  nostri  lettori. 

L' opera  del  Fraknoi  6  veramente  nuova  ;    ecco  il  primo 
giudizio  che  forma  chi  abbia  attentamente  percorso  tutto  il 


1  Papst  Innocenz  XL  (Benedikt  Odescalchi)  und  Ungarns  Befreiurig 
von  der  Tiirkenherrschaft.  Auf  Grund  der  diplomatischen  Schriften  des 
Papstl.  Geheim-Archivs  VON  WILHELM  FRAKNOI,  Titular -Bischof,  Ge- 
neral-Inspektor  der  Bibliotheken  und  Museen  in  Ungarn.  Aus  dem  Un- 
g-arischen  iibersetzt  von  Dr.  PETER  JEKEL.  Freiburg  im  B.,  Herder,  1902, 
8°,  VII-288  p. 


416  PAPA   INNOCENZO   XI 

volume  e  non  iguori  d'altra  parte  qual  fosse,  avanti  al  1886, 
lo  stato  degli  studii  storici  circa  le  vicende  che  precedettero 
e  accompagnarono  la  sospirata  liberazione  dell'  Ungheria. 
Certo,  esse  erano  tutt'altro  che  ignote.  Gli  scrittori  piu  anti- 
chi  di  questo  periodo  e  maggiormente  i  recenti,  fino  al  Klopp, 
tolsero  di  preferenza  a  narrare  le  geste  luminose  dei  valo- 
rosi  duci  di  varie  nazioni,  quali  il  Sobieski,  11  duca  Carlo 
di  Lorena,  1'elettore  Massimiliano  di  Baviera,  Eugenio  di  Sa- 
voia  e  via  dicendo,  segnalatisi  tutti  col  senno  e  col  valore 
in  quella  lunga  serie  d' interminabili  campagne  che  riusci- 
rono  a  salvare  1'Europa  dalla  invadente  barbarie  ottomana, 
Anche  gli  intrighi  della  diplomazia  di  Luigi  XIV,  1'igrio- 
miniosa  alleanza  stretta  dall'eretico  ribelle  Tekeli  accanito 
avversario  della  Casa  di  Asburgo,  le  brutte  alternative  della 
disunione  serpeggiante  tra  le  potenze  confederates!  a  danno 
della  Mezzaluna,  tutto  cio,  piu  o  meao,  fu  illustrate  innanzi 
al  Fraknoi  con  pubblicazioni  di  document! ,  con  ispeciali  mo- 
nografie  ed  anche  divulgato  ad  istruzione  del  grande  pub- 
blico  nei  buoni  manual!  di  storia  della  seconda  meta  del 
secolo  XVII.  Nondimeno  e  fuori  di  controversia  che  i  due 
principalissimi  personaggi  di  questa  maravigliosa  epopea, 
Innoceuzo  XI  e  il  cardinal  Francesco  Buonvisi,  se  non  rima- 
sero  in  oscura  penombra  giu  nel  fondo  del  quadro,  non  ven- 
nero  n6  anche  lumeggiati.  come  si  conveniva  al  merito  loro, 
Eppure  6  cosa  accertatissima  da  lunga  pezza  che  il  Pontefice 
in  Roma  e  il  suo  operosissimo  nunzio  in  Vienna  tennero  il 
primo  luogo  tra  i  veri  benefattori  dell' Ungheria.  Mostrare 
dunque  passo  passo,  coi  document!  alia  mano,  quale  e  quanto 
fosse  1'adoperarsi  del  Pontefice  e  del  suo  celebre  Nunzio  per 
riuscire  nel  magnanimo  divisamento  di  liberare  tutta  un'il- 
lustre  nazione  dal  diuturno  servaggio  impostole  dai  nemici 
della  croce,  fu  lo  scopo  inteso  dal  Fraknoi  e  cio  che  in  realta 
costituisce,  come  accennavamo,  il  lato  nuovo  della  opera  sua, 
In  un  lavoro  siffatto  la  fonte  precipua  cui  attingere,  a  volere 
riuscire  veramente  obbiettivi,  non  poteva  essere  altra  che  il 
carteggio  segreto  del  Nunzio  con  la  corte  di  Roma  e  di  questa 


E   L'UNGHERIA   LIBERATA   DAI   TURCHI  417 

con  lui.  E  di  esso  appunto  fece  1'Autore  larghissimo  uso  !, 
senza  tuttavia  trascurare  altre  fonti  dello  stesso  genere,  quali 
sono  le  corrispondenze  di  Luigi  XIV  con  il  marchese  Bethune, 
quelle  degli  ambasciatori  veneti  in  Vienna  e  via  discorrendo. 
In  tutto  questo  paziente  lavoro  di  sintesi,  condotto  con  fine 
critica,  porto  il  Fraknoi  uu  raro  e  squisito  senso  di  parsi- 
monia,  che?  non  di  rado  purtroppo,  manca  in  parecchi  libri 
de'  nostri  giorni,  eccellenti  bensi  come  raccolte  di  document!, 
ma  troppo  imperfetti  in  quanto  opera  storica.  La  rassegna 
che  entriamo  a  fare  della  monografia,  studiata  nei  due  suoi 
personaggi  principal!,  il  Pontefice  Innocenzo  XI  e  il  cardi- 
nale  Buonvisi,  ci  sembra  sara  suflSciente  a  mostrare  la  giu- 
stezza  di  questi  giudizii. 


La  storia  mirabile  della  Chiesa,  esaminata  senza  precon- 
cette  opinion!,  porta  come  scolpita  nella  grande  varieta  di  vi- 
cende  onde  tutta  s'intreccia  una  legge  arcana  di  Provvidenza. 
In  mezzo  ai  bisogni  che  la  societal  cristiana  risente  nel  corso 
dei  secoli  ecco  un  Pontefice  che  sembra  inviato  espressa- 
mente  al  loro  riparo.  Innocenzo  XI  non  certo  il  solo,  ma  piii 
perseverante  ed  anche  piu  felice  di  molti  suoi  antecessori, 
pare  designate  da  Dio  ad  ascendere  al  sogiio  di  Pietro  per 
infrangere  la  tirannica  potenza  degli  Ottoman!  in  Europa.  La 
sua  vita  aiiteriore  al  pontificate  fu  non  a  torto  giudicata  quasi 
opportuna  preparazione  al  conseguimento  di  quel  nobilissime 
fine  che  omai,  dopo  il  lungo  attendere  di  tanti  e  tanti  anni, 
aveva  piu  la  parvenza  di  un  sogno  dorato  che  di  attuabile 
idea.  Narrano  che  nel  primo  fiore  di  gioventu,  in  un  secolo 
desolato  da  diuturne  guerre,  il  delicatamente  nutrito  Bene- 
detto Odescalchi  corresse  a  militare  contro  i  Turchi  sotto  le 
insegne  del  Re  di  Polonia.  Vero  o  no  che  sia  questo  parti- 

1  La  corrispondenza  del  Buonvisi  con  la  corte  di  Roma  nel  1686 
venne  data  in  luce  dal  FRAKNOI  quel  medesimo  anno  1886  nel  tomo  II, 
Sez.  II  dei  Monumenta  Vaticana  historiam  regni  Hungarian  illustrantia* 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  27  11  febbraio  1904. 


418  PAPA   INNOCENZO   XI 

colare  J,  6  ad  ogni  modo  certo  che  a  soli  venticinque  anni  d'eta 
recossi  a  Roma  per  offrire  la  sua  spada  ai  servigi  della  Santa 
Sede.  Nell'eterna  citta,  cambia  idea ;  piii  della  milizia  terrena 
gli  arride  la  spirituale,  diviene  ecclesiastico  e  percorre  ra- 
pidamente  vari  onorifici  gradi,  finch6  il  1645,  a  non  piu  che 
trentaquattr'anni,  6  creato  cardinale;  e  di  li  a  non  molto  pro- 
tettore  della  Polonia.  In  questo  uffizio  va  sempre  piu  matu- 
rando  i  magnanimi  suoi  disegni  contro  dei  Turchi.  Con  larghi 
donativi  sostiene  i  Polacchi  esposti  a  continue  guerre  per 
infreriare  la  fiumana  irrompente  degli  Ottoman!,  di  guisa  che, 
quando  il  21  settembre  1676  il  voto  unanime  dei  colleghi  lo 
chiama  al  pontificate,  contrastatogli  sette  anni  innanzi  da  un 
prepotente  veto  di  Luigi  XIV  2,  il  nuovo  Papa,  natura  ener- 
gica  e  moderata  ad  un  tempo,  rispetto  alia  questione  otto- 


1  La  notizia  non  e  tuttavia  sicura  ne  il  Fraknoi  1'ignora.  Cf.  p.  21, 
.nota  1.  Pur  troppo  manca  ancora  una  compiuta  biografia  cpitica  di 
questo  grande  Pontefice,  dove  questo  e  parecchi  altri  punti  contro versi 
vengano  discuss!  e  al  possibile  accertati.  Asserisce  il  Fraknoi  p.  20  che 
Gregorio  XIII  spedl  in  Polonia  il  gesuita  Bernardo  Odescalchi.  Per  ve- 
rita  non  Bernardo,  ma  Luigi  ebbe  nome  1'  Odescalchi  inviato  da  quel 
Pontefice  a  Stefano  Bathori  e  poscia  in  Transilvania.  Sotto  il  nome  di 
Luigi  lo  ricorda  anche  il  Possevino  nella  sua  opera  inedita  La  Tran- 
silvania 1.  4,  c.  5:  *  Et  a  punto  in  quel  tempo  (cioe  del  principe  Cri- 
stoforo),  come  piu  opportune,  serbo  la  divina  Provvidenza  1'entrata  dei 
nostri  a  pigliare  il  possesso  del  munistero  dentro  la  citta  et  ad  aprire 
per  all'  hora  quattro  pubbliche  scuole  et  a  proporre  in  istampa  conclu- 
sioni  le  quali  Luigi  Odescalchi,  huom  dotto  della  Compagnia  nostra, 
liaveva  coniposto.  Queste  erano  tutte  pertinenti  a  quel  di  che  tanto  si 
fanno  falsamente  cavalieri  gli  heretici  per  colorare  la  loro  falsita,  cioe 
della  pura  et  espressa  parola  di  Dio.  Ma  poiche  furono  pubblicate  nis- 
suno  heretico  oso  comparire,  cheche  havessero  inanti  mostrato  niuna 
cosa  desiderar  piu  di  questa  » .  Anche  il  MORONI,  Dizionario  48,  263  cadde 
nel  medesimo  errore  di  fare  gesuita  Bernardo  Odescalchi  e  di  spedirlo 
in  Transilvania,  Bernardo  invece  concorse  con  la  donazione  di  una  sua 
casa  a  fondare  in  Como  un  collegio  alia  giovane  Compagnia  di  Gesu 
(1560-61).  Cf.  SACCHINI,  Historiae  Soc.  lesu.  pars  2,  1.  5,  n.  95. 

8  Nel  lungo  conclave  seguito  alia  morte  di  Clemente  IX  (dec.  1669- 
apr.  1670)  aveva  1' Odescalchi  gia  quasi  raccolto  la  pluralita  dei  suffragi 
quando  per  i  maneggi  del  card.  Emanuele  Teodosio  di  Buglione  soprag- 
giunse  il  veto  del  Re  di  Francia.  Tanto  almeno  consta  dalle  testimonialize 
dei  cardinali  Imperial!  e  Fabroni  citate  dal  MORONI,  36,  24. 


E   L'UNGITERIA   L1BERATA   DAI   TURCHI  419 

mana  aveva  gi;\  tracciato  il  cammino  da  percorrere  nel  future 
suo  regno. 

Col  fermo  intuito  e  risolutezza  di  un  suo  antecessore  del 
secolo  XVI,  il  grande  ponteflce  Sisto  V,  diresse  le  prime  cure 
a  rimpinguare  1'erario  smunto  dai  parassiti ;  senza  di  che 
troppo  bene  sentiva  non  potere  efficacemente  concorrere  alia 
guerra  contro  i  Turchi.  Quindi,  intuendo  chiaramente  che  la 
potenza  della  Mezzaluna  erasi  venuta  ingigantendo  in  Europa 
per  la  gelosia  principalmente  e  la  discordia  delle  nazioni  cri- 
stiane,  si  rivolse  sino  dai  primi  di  del  pontificate  a  ridurre  in 
pace  i  due  maggiori  sovrani  dell' eta  sua,  F  imperatore  Leo- 
poldo  I  e  il  gran  re  di  Francia  Luigi  XIV;  finche,  a  capo 
di  pm  di  due  anni  di  lunghi  negoziati,  diretti  da  lui  mede- 
simo,  gli  venne  fatto  di  raccogliere  nel  trattato  di  Nimega 
(5  febb.  1679)  il  frutto  desideratissimo  della  sua  sapiente  mo- 
derazione  J. 

Quest' importante   avvenimento  puo   forse  a  prima  vista 
sembrare  non  abbia  stretta  relazione  con  r opera  gigantesca 
concepita  da  Innocenzo  XI.  Nondimeno  fu  in  realta  il  primo 
indispensabile  passo,  anzi  la  solida  base,  che  rese  possibile 
un'azione  vigorosa  e  decisiva  contro  la  barbarie   ottomana. 
Impegnato  che  fosse  1'  Imperatore  in  guerra  col  suo  potente 
rivale,  vanissimo  tornava  il  pensiero  di  riconquiste  sopra  le 
usurpazioni  della  Mezzaluna.  Conchiusa  invece  la  pace,  Tim- 
presa  diveniva  attuabile,  quando  specialmente  Leopoldo,  si- 
euro  alle  spalle,  si  unisse  in  forte  lega  e  fosse  risolutamente 
entrato  in  campagna,    prendendo  egli  stesso   ad  assalire   il 
Sultano  nelle  terre  rapite  ai  cristiani.  Persuadere  la  neces- 
sita  di  una  guerra  offensiva  e  di  riconquista,  indurre  Tlm- 
peratore  ad  imprenderla,  non  gia  da  solo,  ma  sostenuto  da 
forti  alleati,  e  proseguirla  fino  a  vedere  annientato  Toltraco- 
tanza  degli  Osmani  e  ripiantata  la  croce  in  Santa  Sofia:  ecco 
il  grande  programma  alia  cui  sollecita  attuazione  sino  dai 
1679  troviamo  inteso  il  grande  Pontefice  con  una  perseve- 
ranza  che  ha  solo  termine  colla  morte.  Ma  nell'eseguire  questo 
1  FRAKNOI,  20-40. 


420  PAPA  1NNOCENZO   XT 

finissimo  lavoro  cliplomatico  al  quale,  giustamente  osserva 
il  Fraknoi,  si  dove  Its  la  liber  azione  dell'Ungheria,  non  meno 
che  al  valore  ed  al  sangue  dei  valorosi  caduti  sotto  le  mura 
di  Buda,  ebbe  mestieri  Innocenzo  di  un  espertissimo  coope- 
ratore,  d'un  uomo  che  fosse  come  lui  invaghito  e  penetrato 
della  nobile  idea,  e  con  finissimo  tatto  e  perseveranza  sapesse 
lavorare  pazientemente  per  recarlo  in  effetto.  Ed  un  tal  uomo 
Febbe  egli  appunto  trovato  nel  nobile  lucchese  Francesco 
Buonvisi,  eletta  figura  di  nunzio  e  di  cardinale,  che  per  ben 
tre  lustri  interviene  attivamente  a  rilevare  le  sorti  della  tra- 
Yagliata  cristianita  e  della  Ungheria  in  modo  particolare. 


* 

* 


Quando  Benedetto  Odescalchi  .cingeva  la  tiara,  il  Buonvisi 
era  gia  preparato  a  sostenere  con  valore  1'altissimo  carico 
che  fra  breve  gli  avrebbe  commesso  il  nuovo  Papa.  Iniziato 
all'arte  scabrosa  de'  pubblici  maneggi  fino  dal  1662,  allorch6 
insieme  col  cardinale  Fabio  Chigi  recossi  a  Versailles,  ch'era 
allora  come  il  centro  della  storia  mondiale,  ed  occupato  dipoi 
per  circa  sette  anni  in  rilevanti  ufficii  negli  stati  della 
Chiesa,  seguita  appena  nella  primavera  del  1670  1'elezione 
di  Clemente  X,  fu  consecrato  arcivescovo  di  Tessalonica  e 
spedito  nunzio  in  Colonia.  I  fatti  seguiti  nella  Lorena,  poco 
prima  occupata  da  Luigi  XIV,  mettevano  il  Nunzio  di  Co- 
lonia in  ben  altra  condizione  da  quella  dei  suoi  predecessor! 
che  di  via  ordinaria  avevano  solo  alle  mani  negozii  pura- 
mente  ecclesiastici.  Or  qui  appunto  comincia  il  Buonvisi  a 
dare  chiaro  saggio  dei  suoi  rari  talenti  in  diplomazia.  L'escla- 
mazione  che  leggiamo  in  un  suo  dispaccio  dei  26  otto- 
bre  1672  ci  rivela  che  gia  sin  d' allora  penetrava  la  gravita 
della  questione  ottomana  e  accarezzava  Tidea  di  spingere 
le  nazioni  cristiane  alia  guerra  contro  i  musulmani,  piuttosto 
che  vederle  estenuate  in  lotte  fraterne,  come  di  quei  giorni 
stava  avvenendo  in  Olanda,  in  grazia  della  sfrenata  ambi- 
zione  di  Luigi  XIV.  «  Con  le  sole  forze,  scriveva,  che  stanno 


E   L'UNGHERIA   L1BERATA   DAI   TURCI1I  421 

ad  oste  sui  campi  renani,  potrernmo  avanzarci  sino  a  Co- 
stantinopoli  *.  » 

Mentre  il  Buonvisi  nutriva  in  Colonia  quest!  saggi  pen- 
sieri,  Clemen te  X  lo  destinava  nunzio  straordinario  a  Var- 
savia, presso  il  campo  delle  lotte  secolari  tra  il  cristianesimo 
e  rislamismo.  L'istruzione,  ricevuta  in  questa  sua  andata 
alia  corte  di  re  Michele,  non  taceva  le  gravi  difficolta  della 
niissione  affldatagli  e  proponevagli  un  solo  principalissimo 
scopo  da  raggiungere  proteggere  la  religione  cattolica  ed  impe- 
dire  I'accrescimento  della  potenza  del  Turchi ;  scopo  si  nobile 
ed  elevato  che  torna  in  altissimo  vanto  della  diplomazia  ponti- 
ficia  e  la  rende  benemerita  come  quella  che,  posposta  ogni 
altra  cura,  volgeva  solo  la  mira  alia  difesa  della  civilta  cri- 
stiana  2.  In  Varsavia  giunse  il  Buonvisi  nel  febbraio  1673.  Da 
li  appena  tre  mesi  erasi  reso  intero  conto  dello  stato  delle 
cose  e  non  senza  intimo  dolore  deiranima  leggendo  con  sicuro 
sguardo  nel  non  lontano  futuro  preannunziava  la  caduta  della 
Polonia,  o  sotto  il  giogo  del  Turco  o  nelle  mani  dei  potent! 
vicini 3. 

Gli  inopinati  avvenimenti  che  tennero  dietro  al  suo  tra- 
sferimento  a  Varsavia  lo  mi&ero  subito  in  grado  di  rendere 
rilevanti  servigii  alia  causa  della  cristianita  non  me  no  che 
della  Polonia.  Dapprima  gli  riuscl  d'estinguere  la  discordia 
ehe  gia  stava  per  iscoppiare  in  un  terribile  incendio  di  guerra 
civile;  poi  mancato  sulla  fine  di  quel  medesimo  anno  1673 
il  re  Michele  Wisniowieczki  ebbe  il  destro  di  spiegare  la 

1  Presso  il  FBAKNOI,  p.  i2. 

2  Ivi  1.  c. 

3  ...  .«  V.  E.  creda  che  presto  o  tardi  il  regno  e  perduto  e  sara  sog- 
giogato  dai  Turchi  o  si  dividera  fra  i  confinanti.  Gia  la  Svezia  da  gran 
gelosie  d'invadere  il  restante   della    Livonia.  II  Moscovito  con  1'ultima 
missione  si.e  protestato  di  non  potersi  fidare  di  ioro  doppo  tanti  man- 
camenti  di  fede,  e  per 6  dice  che  non  si  unira  mai  con  Ioro  per  non  esser 
abbandonato,  ma  ben  si  lo  fara  con  altri  principi  christiani  s"e  vorranno 
intraprendere  la  Ioro  difesa,  e  si  dichiara  che  se  non  si   defenderanno 
dai    Turchi   cerchera  egli    di    occupare  la  Veraina  accio    non   vada  in 
mano    del  Turco...  Varsavia  17  maggio  1673.  »  Dali'originale  neH'Arch. 
Vat.  Nunz.  di  Polonia,  89.  dispaccio  citato. 


422  PAPA   1NNOCENZO   XI 

sua  fine  perizia  negli  scabrosissimi  negoziati  per  Telezione- 
del  successore.  Di  pieno  accordo  col  suo  sovrano  in  Roma 
seppe  guardarsi  da  preferenze  verso  i  varii  competitor!,  ap- 
puntando  invece  solo  la  mira  nella  scelta  di  un  principe  cat- 
tolico  capace  di  fare  il  servizio  di  Dio  e  della  nazione  1 . 

In  mezzo  a  queste  gravissime  cure  il  Buonvisi  non  per- 
deva  d'occhio  la  questione  che  giudicava  di  vitale  importanza 
per  la  prosperita  della  Polonia,  vale  a  dire  il  proseguimento 
della  guerra  contro  dei  Turchi.  Mentre  gli  ambasciatori  delle 
due  corti  rivali  Vienna  e  Parigi,  facevano  della  dieta  un 
basso  mercato  d'intrighi  a  pro  dei  loro  candidati,  egli,  fe- 
dele  alia  sua  missione,  insisteva  soltanto  presso  degli  elet- 
tori  perch6  dessero  alia  patria  loro  un  re  cattolico,  saggio 
e  risoluto  di  affrancare  il  paese  dal  pericolo  sempre  immi- 
nente  dai  seguaci  di  Maornetto.  E  in  questa  medesima  poli- 
tica,  che  incontrava  naturalmente  la  disapprovazione  di  en- 
trambi  i  rivali,  persevero  senza  tentennare,  dopo  che  i  voti 
degli  elettori  si  riunirono  nel  Sobieski.  II  prode  castellano 
di  Cracovia  aveva  saputo  conquistare  la  stima  del  Nunzio 
fin  dalle  prime  volte  che  si  era  in  lui  incontrato  ai  giorni 
del  re  Michele  2.  Elevato  al  trono  rispose  ai  calzanti  incita- 
menti  del  Buonvisi,  non  pure  assicurando  Clemente  X  che 

1  II  Segretario  di  Stato  cosi  lodava  il  Buonvisi  per  il  contegno  che 
andava  tenendo  nel   delicatissimo   affare  della    successione :    «  Copiose 
lodi  si  conferiscono  alia  sua  prudente  condotta   nella  indifferenza    che 
professa,  preservandosi  da  qualunque  impegno  per  insistere  con  efficacia 
nella  sola  elezione  di  un  principe  cattolico  e  capace  di  fare  il  servizio 
di  Dio  e   della   nazione.  »    Dispaccio   del    14  aprile  1674,  riportato  dal 
FRANKOI,  15.  Sopra  i  trattati  per  la  successione  e  sul   coiitegno  in  essi 
del  Bonvisi  e  da  leggere  un  raro  opuscoletto  di  sei  pagine  venutomi  alle 
mani  in  questi  ultimi  giorni,  col  titolo:  RAGGUAGLIO  |  Dell'Elettione  del 
Serenissimo  Re  di  Polonia  |  GIOVANNI  III.  |  seguita  nella  Persona  del- 
J'lllustris.  Sig.  |  SOBIESKI  Gran  Maresciale,  e  Gran  Generale  |  del  Regno. 
Li  21.  Maggio  1674.  j  Con  una  distinta  Re-latione  di  quanta  &  successo  in 
detta  Dieta.  |  Al  nome  immortale  i  deH'Eminentiss.mo  e  Reverendiss.100 
Sig.  |  CARD.  VIRGINIO  ORSINO  |  Protettore  della  Corona   di   Polonia.   IN 
ROMA,  per  Michel' Ercole.  MDCLXXIV.  Con  Licenza  de'  Superiori. 

2  Nel  dispaccio  del  18  febbraio  1673  il  Buonvisi  chiamava  senz'altro- 
il  Sobieski  un,  grand'uomo.  Cf.  FRANKOI^  13. 


E   L'UNGHERIA   L1BERATA   DAI   TURCHI 

avrebbe  speso  le  forze  e  la  vita  per  infra ngere  la  potenza 
ottomana,  ma  scendendo  incontanente  in  campo  a  misurarsi 
coi  Turchi  e  riportandone  parecchie  parziali  vittorie. 


* 
*     * 


Ai  21  sett.  1676  Benedetto  Odesealchi,  non  piu  contra- 
statogli  questa  volta  il  pontificato  da  Luigi  XIV,  cominciava 
il  sue  regno  che,  per  varieta  ed  importanza  di  casi  e  in  parte 
ancora  per  la  durata,  doveva  riuscire  uno  dei  piu  celebri 
tra  quelli  dei  Papi.  II  Buonvisi  non  era  piu  a  Varsavia  : 
quasi  un  intero  anno  innanzi  Clemente  X  avevalo  inviato 
suo  rappresentante  a  Vienna  presso  Leopoldo  I  imperatore. 
Felicissima  era  stata  la  scelta ;  che  ad  ottenere  la  rivincita 
sulla  Mezzaluna,  non  mai  perduta  di  vista  dalla  Santa  Sede 
ed  ora  voluta  con  tutto  Tardore  dal  nuovo  Pontefice,  non 
pure  si  richiedeva  in  Austria  un  abilissimo  negoziatore,  quale 
s'era  mostrato  il  Buonvisi,  ma  faceva  mestieri  un  nunzio 
che  conoscesse  a  fondo  lo  stato  della  Polonia  non  meno  nel 
suo  interne  che  nelle  relazioni  politiche  con  Vienna  e  Parigi. 

Toccammo  piu  avanti  come  Innocenzo  XI  coacliuvato  dal 
Buonvisi  riuscisse  alia  per  fine  a  far  posare  le  ostilita  fra 
Luigi  XIV  e  1'  imperatore  Leopoldo.  La  pace  di  Nimega, 
passo  rilevantissimo  per  secondare  rintento  finale  del  Pon- 
tefice,  non  era  nondimeno  piu  che  la  prima  pietra  del  fon- 
damento,  sopra  cui  fabbricare  in  mezzo  alle  piu  sfavorevoli 
€ircostanze  che  mai  possiamo  rappresentarci.  In  Roma,  dopo 
piii  che  un  secolo,  inantenevasi  ancor  la  memoria  di  quanto 
si  era  operato  per  finirla  coi  Turchi  ai  tempi  di  san  Pio  V. 
Solo  un'azione  comune  delle  potenze  confederate  aveva  po- 
tuto  riuscire  alia  giornata  memoranda  di  Lepanto.  Non  altri- 
menti  sot'to  Innocenzo  XI  ogni  saggio  intendeva  che  solo  una 
forte  lega  tra  i  grandi  stati  cristiani  avrebbe  potuto-infrenare 
le  invasion!  degli  Osmani  neirOriente  d'Europa  e  permesso 
inoltre  di  passare  avanti  alia  riconquista  delle  terre  rapite. 
Indurre  appunto  1'Austria  ad  unirsi  con  la  Polonia,  strin- 


424  PAPA   INNOCENZO   XI 

gendo  alleanza  offensiva  e  difensiva  contro  la  Porta,  fu  il 
compito  affidato  dal  Papa  al  Buonvisi  in  Vienna,  e  ad  Opizio 
Pallavicini,  suo  collega,  in  Varsavia.  A  rendersi  minuto  conto 
di  quante  scabrose  difficolta  fosse  irto  il  maneggio  di  questi 
trattati,  basta  percorrere  i  capi  II  e  III  della  monografia  del 
Fraknoi.  Le  riluttanze  tenaci  trovate  in  Vienna  presso  i  mi- 
nistri  dell'Imperatore,  inesauribili  in  escogitare  pretest!  per 
esimersi  dai  pressanti  inviti  del  Pontefice  ad  allearsi  con  i 
Polacchi ;  quelle,  meno  ostinate  bensl,  ma  pur  sempre  gravi 
degli  Stati  della  Polonia  disposti  ad  ammettere  una  lega  di- 
fensiva, ma  non  offensiva,  la  sfiducia  nutrita  in  Vienna  sul 
couto  del  Sobieski,  le  coperte  e  le  subdole  arti  di  Luigi  XIV 
che,  a  stornare  r alleanza,  appoggiava  Peretieo  e  ribelle  Tekeli 
unitosi  coi  Turchi  ai  danni  della  cattolica  casa  di  Asburgo, 
tutto  questo  mirabile  intricatissimo  intreccio  di  casi  e  vicende, 
che  si  venne  svolgendo  per  un  periodo  di  intorno  a  tre  anni, 
e  lumeggiato  dal  nostro  Autore  con  acuto  discernimento  cri- 
tico  sotto  la  ferma  luce  che  gettano  sull'ampia  tela  le  corri- 
spondenze  diplomatiche  delle  corti  di  Roma,  di  Vienna,  di 
Varsavia  e  di  Versailles. 

Quando  il  2  maggio  1683  Leopoldo  accordo  alia  perfine 
rirnperiale  sanzione  della  Lega  gia  appro vata  dalla  Polonia 
con  il  Papa  a  capo  qual  protettore  4,  il  Buonvisi  dovette  tri- 
pudiare  in  cuor  suo  come  un  duce  supremo  alia  sera  di  una 
giornata  campale  riuscitagli  felicemente  dopo  aver  guada- 
gnato  a  palmo  a  palmo  il  terreno  con  supremo  conato.  I  grandi 
servizii  resi  dal  Nunzio  alia  causa  della  cristianita  venivano 
rieonosciuti  come  si  meritavano  da  Innocenzo  XI.  Senza  atten- 
dere  r  ultima  conclusione  dei  trattati  d'alleanza,  il  generoso 
Pontefice,  osservata  la  piega  rassicurante  che  andavan  pren- 
dendo  sotto  la  mano  maestra  del  suo  ministro  sempre  inteso 
a  pacificare  I'Ungheria,  lacerata  da  interne  fazioni  e  dalla 
divisione  in  materia  di  fede,  gli  invio  la  berretta  cardina- 
lizia,  mentre  ancora  trovavasi  con  PImperatore  alia  celebre 

1  FRAKNOI  71-73.  La  dieta  della  Polonia  aveva  sancito  la  le^a  il 
31  di  marzo. 


E   L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI   TURCHI  425 

dieta  di  Sopron  *.  Segul  il  giuramento  prestato  nelle  mani 
del  Papa  dai  cardinali  Carlo  Pio  di  Savoia  e  Francesco  Bar- 
berini  in  nome  dell'imperatore  Leopoldo  I  e  del  re  Giovanni  III 
ai  16  agosto.  Al  compiersi  della  cerimonia  Innocenzo  con  la 
maesta,  di  che  circondavalo  il  suo  carattere  di  vicario  di 
Gesu  Cristo  e  la  solennita  del  momento :  «  Noi  desideriamo 
di  gran  cuore,  esclamo,  che  tutto  quanto  gli  augusti  sovrani 
hanno  tra  loro  convenuto  venga  coscienziosamente  eseguito. 
Quindi  in  nome  della  santa  apostolica  Sede  promettiamo  di 
dare  opera  con  affetto  paterno  affinch6  entrambe  le  parti 
puntualmente  ed  inviolabimente  osservino  il  trattato  ed  ogni 
suo  capitolo  2.  » 


Mentre  il  16  agosto  1686  il  Romano  Pontefice  faceva  questa 
sacra  promessa  da  lui  mantenuta  con  mirabile  fedelta,  gli  av- 
venimenti  nell'oriente  d'  Europa  giustificavano  la  politica  di 
Roma,  incessantemente  intesa  a  procurare  Talleanza  testfe 
conchiusa.  Strana  corrispondenza  di  fatti.  Proprio  in  quel 

T  FRAKNOI,  63. 

1  Ivi  73.  I  capitoli  della  lega  erano  sostanzialmente  questi.  L'lmpe- 
ratore  e  il  re  di  Polonia,  anche  in  nome  dei  loro  successor!,  stringevano 
alleanza  offensiva  e  difensiva.  Quest'ultima  non  avrebbe  definite  limite 
di  tempo,  1'altra  cesserebbe  quando  entrambi  i  sovrani  potessero  con- 
chiudere  col  comune  nemico  durevole  pace  e  gloriosa.  II  Papa  veniva 
pregato  di  voler  essere  il  protettore  della  lega  per  assicurarne  la  con- 
servazione  e  1'osservanza  e  di  ricevere  inoltre  nelle  sue  mani  il  giura- 
mento dai  cardinali  a  cio  deputati.  L'  Imperatore  metterebbe  in  pie' di 
guerra  60,000  uomini,  40,000  la  Polonia.  Gli  alleati  coi  loro  eserciti  opere- 
rebbero  ciascuno  per  proprio  conto,  da  un  lato  per  liberare  TUngheria, 
dall'altro  per  riconquistare  le  province  polacche  occupate  dai  Turchi.  Se 
il  nemico  assediasse  Vienna  o  Cracovia  1'un  alleato  fosse  obbligato  di 
accorrere  in  aiuto  dell'altro  con  tutte  le  forze  militari.  L'lmperatorecon- 
donava  al  Re  di  Polonia  gli  antichi  debiti;  prometteva  inviare  subito 
per  i  preparativi  di  guerra  200,000  tailed  e  di  dare  opera  presso  il  Re  di 
Spagna  che  venissero  pagate  le  decime  concesse  dai  Papa  sopra  i  beni 
del  clero  di  quel  regno.  In  ultimo  si  invitassero  tutti  i  governanti  cri- 
stiani  a  far  parte  della  lega,  ma  in  modo  speciale  gli  Czar  della  Russia. 
Cf.  FRAKNOI,  72-73. 


426  PAPA   INNOCENZO   XI 

medesimo  giorno  1  di  aprile,  in  die  la  dieta  della  Polonia 
sanciva  la  lega  coll' Austria,  un  esercito  turco  di  250,000 
uomini  guidato  dal  granvisire  Kara  Mustafa  moveva  da 
Adrianopoli  ali'espugnazione  di  Vienna,  indarno  assediata 
un  secolo  e  mezzo  innanzi  dal  terribile  Solimano.  Quello 
che  si  dicessero  in  cuor  loro  i  ministri  cesarei  cosi  avversi 
alia  lega  eon  la  Polonia  e  sempre  in  azione  per  mettere 
inciampi  al  Buonvisi,  non  lo  registra  la  storia;  essa  invece 
ci  inostra  quanto  bene  meritasse  della  vera  civilta,  I'uomo 
-  posto  dalla  Provvidenza  a  reggere  la  grande  famiglia  cri- 
stiana  mentre  si  combatteva  un'angosciosa  titanica  lotta  tra 
i  seguaci  della  Croce  e  della  Mezzaluna. 

In  mezzo  all'indifferenza  onde  le  potenze  delToccidente, 
le  quali  pure  hanno  comune  con  r Austria  la  stessa  fede,  si 
rimangono  spettatrici  di  una  pugna  che  poteva  riuscire  de- 
cisiva,  anzi  mentre  Luigi  XIV  non  nega  i  suoi  favori  -all'ere- 
tico  Tekeli  alleato  dei  Turchi  ai  danni  degli  Asburgo,  In.no- 
cenzo  XI  si  manifesta,  quale  Iddio  T  ha  posto  sul  seggio  di 
Pietro,  padre  di  tutti  i  fedeli.  Ei  sente  la  stretta  e  le  an- 
gosce  di  quei  trepidi  giorni  non  meno  che  dovette  provarle 
un  lontano  suo  predecessore  Leone  IV,  quando  i  Saraceni 
furibondi  scorrazzavano  alle  porte  di  Roma.  I  risparmi  del 
pontificio  erario  eroga  generosamente  in  soccorso  degli  asse- 
diati ;  400,000  fiorini  a  Vienna,  mezzo  milione  al  Sobieski, 
300,000  al  duca  di  Baviera  furon  le  somme,  allora  ingenti. 
per  ogni  stato,  da  lui  elargite  per  i  grandi  bisogni  della  di- 
fesa.  II  suo  esempio  e  bellamente  imitato  dai  principi  della 
Chiesa  e  da  altri  grandi  prelati,  specie  dai  cardinal!  Flavio 
Chigi  e  Nicolo  Albergati  Ludovisi  che  danno  a  fondere  gli 
splendid!  servizii  d'argento  delle  loro  corti  per  coniarne  mo- 
neta,  non  che  dal  Primate  d'Ungheria  Giorgio  Szelepchenys, 

11  quale  da  se  solo  contribuisce  400,000  fiorini  1. 

Cosi  sostenuti  gli  alleati  arrivano  al   memorabile   giorno 

12  di  settembre,  allorch6  il  Sobieski  alia  testa  di  26,000  uo- 
mini congiuntosi  col  Duca  di  Lorena   e   con  i  priucipi  del- 

1  FKAKNOI,  75-77. 


E   I/UNGHERIA   LIBERATA   DAI   TURCHI  427 

rimpero  venne  a  campale  battaglia  sotto  le  mura  di  Vienna 
difesa  eroicamente  dal  Conte  di  Stahremberg.  II  detto  altero 
di  Cesare,  aggiustato  dal  Sobieski  all'umile  sentire  di  un  duce 
cristiano,  Venimus,  vidimus,  Deus  vicit,  riepilogava  a  me- 
ravigiia  le  glorie  militari  di  quella  giornata.  Per6  1'eroe  vin- 
citore  non  avrebbe  mai  potato  scrivere  al  Vicario  di  Cristo 
quelle  memorabili  parole  *,  se  questi  non  avesse  ideata  e 
condotta  a  termine  la  lega,  cui  solo  si  dovette  se  vana  non 
riuscl  la  lunga  resistenza  del  prode  conte  di  Stahremberg  2. 
L'  illustre  e  strepitoso  successo  ottenuto  dai  confederati 
con  la  sconfitta  del  granvisire  Mustafa,  come  osserva  a  ra- 
gione  il  Fraknoi,  non  era  piii  che  un  passo  verso  la  libera- 
zione  dell'  Ungheria  tanto  vagheggiata  da  Innocenzo  XI.  Con- 
veniva  ora  procedere  alacremente  nel  dischiuso  cammino 
afflnche  non  si  avesse  a  ripetere  giustamente  dei  vincitori 
del  Turco  quello  che  fu  gia  detto  del  grande  cartaginese  im- 
placabile  nemico  di  Roma,  essere  stato  egregio  nell'arte  di 
vineere,  men  che  mediocre  nel  bene  usare  della  vittoria. 
E  nondimeno  gli  alleati  non  mostravano  altra  sollecitudine 
che  di  posare  le  armi.  Come  ai  tempi  di  Pio  V,  disfatta  la 
potenza  navale  del  Turco  nell'acque  di  Lepanto,  quando  tor- 
nava  assai  facile  dargli  r ultimo  crollo  e  muovere  all'assalto 
della  sua  stessa  metropoli,  si  comincio  dapprima  a  tempo- 
reggiare  e  poscia  si  riusci  a  quella  pace  obbrobriosa  che 
tanto  dolore  e  dignitoso  sdegno  cagiono  a  Gregorio  XIII 3, 

1  Le  adopero  nella  lettera  ad  Innocenzo  XI    con  la  quale  il  14  di 
settembre,    due  giorni  dopo    la  liberazione    di  Vienna,   gii  partecipo  il 
lietissimo  avvenimento.  Cf.  FRAKNOI  78. 

2  E  ben  noto  che  le  fortificazioni  di  Vienna,  mnnite   di  12,000  uo- 
mini  sotto  il  comando  dello  Stahremberg-,  senza  il   sopraggiungere  del 
Sobieski,  avrebbero  potuto  appena  resistere  ancor  quattro  giorni  agli  im- 
petuosi  assalti  dei  TJurchi. 

3  I  nobilissimi  termini,  con  i  quali  Gregorio  XIII  dette  sfogo  al  le- 
gittimo  suo  cordoglio  per  la  pace  stretta  dai  Veneziani  con.il  Turco  k 
condizioni  assai  dure,  ci  furono  conservati  da  un   autorevole  testimonio 
d'udita  il  cardinale  di  Santa  Severina,  GIULIO  ANTONIO  SANTORI  nel  suo 
Diario  concistoriale.  Cf.  il  testo  di  questa  pregevole  ibnte  negli  Studi  e 
documenti  di  Storia  e  di  Diritto  24  (1903)  126-127,  dove   la  viene  dando 
alia  luce  il  p.  TACCHI  VENTURI. 


428  PAPA   INNOCENZO   XI 

cosl  ora,  salvata  Vienna  e  rimosso  per  il  momento  il  peri- 
colo  di  una  nuova  invasione,  imperial!  e  polacchi  diffident! 
1'uno  dell' alt  ro  a  tutto  pensavano  fuorche  a  proseguire  la 
guerra.  Contribuiva  non  poco  a  questa  deplorevole  disposi- 
zione  degli  animi  1'antica  ruggine  tra  F  Austria  e  la  Polonia. 
La  gelosia  e  la  pedantesca  tenacita  nelle  tradizionali  ceri- 
monie  deir  Imperatore  e  dei  suoi  ministri  generali,  la  sua 
attitudine  di  fronte  al  Tekeli,  la  vanita  e  i  puiitigli  di  So- 
bieski  creavano  ad  ogni  pie  sospinto  molestissimi  malintesi 
ed  intoppi,  che  in  luogo  di  concordia  facevano  presagire  im- 
min eiite  rottura.  II  Buonvisi  in  Vienna  era  tutto  occhi  ed 
in  continue  moto  per  impedire  gli  attriti  e  addolcire  la  ri- 
percussione  dell'urto  die  la  sua  finezza  di  diplomatico  non 
era  riuscita  di  pre venire. 


Da  Roma  frattanto  non  intermetteva  Innocenzo  di  insi- 
stere  per  il  sollecito  proseguimento  della  guerra.  Ravvalo- 
rato  nell'  inconcussa  fede  che  Dio  T  avesse  voluto  suo  vi- 
cario  in  terra  per  fargli  raggiungere  lo  scopo  sospirato 
per  piii  di  due  secoli  da  tanti  suoi  antecessori,  non  deponeva 
affatto  il  pensiero  della  lega;  unico  mezzo  per  annientare  la 
potenza  deir  Islamismo  in  Europa.  Per  cio  dichiaravasi 
pronto  ad  ogni  sacrificio  e;  in  questo  senso  e  secondo  que- 
st' ordine  d'  idee,  trattava  del  continuo  con  gli  ambasciatori 
resident!  in  Roma  ed  inviava  istruzioni  ai  nunzi  perche  nella 
medesima  forma  si  contenessero  con  i  sovrani  alle  cui  corti 
erano  accreditati. 

Se  non  che,  ne  i  paterni  calzantissimi  inviti  del  Vicario- 
di  Cristo,  ne  la  prudente  ed  efficace  cooperazione  del  Buon- 
visi sarebbero  riusciti  a  nulla  di  veramente  pratico  se  il 
Granvisire,  avido  di  rivincita  ed  accecato  d'orgoglio,  non 
avesse  disdegnosamente  respinto  le  pacifiche  proposte  di 
Vienna  \  II  desiderio  di  posare  le  armi  credevasi  giustificato 

1  L'esercito  turco  aveva  appena  abbandonato  1'assedio  di  ViennaT 
quando  fu  participate  al  Granvisire,  sotto  il  piu  stretto  segreto,  che  la 


E   L'UNGHERIA   L1BERATA   DAI   TUBCHI  429 

dairimperatore  e,  certamente  non  senza  ragione,  stante  il  pe- 
ricolo  che  minacciavalo  da  parte  del  potente  Luigi  XIV  che 
a  troppi  chiari  segni  dava  a  vedere  la  sua  persistenza  nel 
pristine  divisamento  di  umiliare  e  ridurre  a  nulla  la  casa 
d'Asburgo  e  1'impero.  Negli  stessi  trepidi  giorni  dell'assedio 
di  Vienna  non  aveva  avuto  rossore  d'invadere  il  Belgio.  La 
Spagna  invocava  1'aiuto  delle  potenze  amiche  e  il  Borgo- 
mainero,  ambasciatore  spagnuolo  in  corte  di  Leopoldo,  acca- 
loravasi  senza  posa  per  ottenere  che,  se  non  tutto  1'eser- 
cito,  una  parte  almeno  venisse  in  aiuto  di  Carlo  II  per  ope- 
rare  unitamente  contro  la  Francia. 

II  Papa  venuto  a  sapere  dal  cardinale  Pio  di  Savoia  quali 
consigli  andasse  rivolgendo  Leopoldo  ne  fu  profondamente 
trafitto  e  dichiaro  che,  ove  mai  si  desse  principle  alia  guerra 
contro  i  Frances!,  avrebbe  issofatto  tralasciato  di  contri- 
buire,  come  aveva  promesso  ed  in  parte  gia  mantenuto, 
alle  spese  grandissime  degli  armament!.  Nel  suo  carattere 
di  padre  comune  della  cristianita  non  potere  tollerare  che 
i  suoi  sussidii,  apprestati  a  costo  d'immensi  sacrifizii,  andas- 
sero  ad  aliment  are  una  guerra  tra  popoli  cristiani !.  L'ener- 
gica  risolutezza  d'lnnocenzo,  sostenuta  a  gran  ventura  dallo 
sdegnoso  rifiuto  del  Granvisire,  fu  tutt'insieme  la  salvezza 
della  lega  e  per  conseguenza  il  principio  della  ormai  pros- 
sima  liberazione  delFUngheria. 

Svanita  in  questa  guisa  la  possibilita  di  concludere  un 
qualsiasi  trattato  di  pace,  che  non  avrebbe  potuto  essere  se 
non  dannoso  alia  causa  cristiana,  la  corte  di  Vienna,  vi- 
desi  stretta  dalla  necessita  di  proseguire  la  guerra.  A  ren- 
der ne  1'esito  piu  sicuro  i  ministri  imperial!  ebbero  la  feli- 

corte  era  disposta  a  fare  la  pace.  La  proposta  rimase  occultissima-  ai 
Buonvisi  non  meno  che  ad  ogni  altro  degli  ambasciatori  esteri  resident! 
nella  capitale  dell'Impero.  Essa  fu  solo  conosciuta  a  tempi  nojstri,  quando 
il  KLOPP  nella  sua  opera  Das  Kriegsjahr  1683,  dette  alia  luce  la  lettera 
che  il  residente  imperiale  Kunicz,  per  commissione  della  corte  il  24  set- 
tembre  1683,  scrisse  nel  predetto  senso  al  Maurocordato  interprete  del 
Granvisire.  Cf.  FRAKNOI,  88. 
i  FRAKNOI,  88. 


430  PAPA   1NNOCENZO   XI 

cissima  idea  di  rafforzare  T  alleanza  facendovi  entrare  la 
repubblica  di  Venezia,  tuttora  forte,  per  quaato  scaduta 
dalla  potenza  gocluta  in  eta  piu  lontane.  Accettata  la  pro- 
posta  dei  Veneziani,  ai  28  gennaio  1684  comparve  in  Vienna 
alia  presenza  di  Leopoldo  T  ambasciatore  Contarini  e  assi- 
curo  clie  la  Signoria  mernore  della  perdita  di  Greta,  fidata 
in  Dio,  e  nello  zelo  instancabile  del  Papa  si  dichiarava  pronta 
di  accedere  alia  lega  nella  cui  efficacia  per  debellare  il  co- 
mune  nemico  confidavasi  soprammodo.  Stabilita  in  principio 
la  partecipazione  del  nuovo  alleato,  fu  compito  della  diplo- 
mazia  pontificia  il  venirne  tracciando  le  condizioni  ne'  suoi 
piu  minuti  particolari. 

I  laboriosi   negoziati  a  questo  fine   condotti  dai  plenipo- 
tenziari  di  Austria,  Polonia  e  Venezia  si  trattavano  sotto  la 
presidenza  del  cardinale  Buonvisi  nella  sua    stessa    dimora 
di  Linz,  dove  nei    primi    mesi  del  1684   erasi    trasferita  la 
corte.  I  patti  di  questa  triplice  alleanza,  cui  Innocenzo  XI 
voile  si  dicesse  la  santa  lega,  rimasero  sostanzialmente  quei 
medesimi  accettati  gia  dalla  duplice  fra  T Austria  e  la   Po- 
lonia. Per6  fu  non  piccola    avvedutezza  del  Nunzio  ii  farvi 
inserire  un  capitolo    suggerito    dair  esperienza  del   pericolo 
corso  dopo  la   vittoria   sotto  le  inura   di   Vienna.   Non  solo 
dichiaravasi  in   esso   che  veniva   esclusivamente  conchiusa 
contro  dei  Turchi,  ma  aggiungevasi  che  non  mai,  in  nessun 
caso,  i  confederati   potessero    rivolgere  le  loro  forze  contro 
una  potenza  cristiana.  % 

A  ravvalorare  la  lega  gli  alleati  scelsero  a  protettore  il 
regnante  Romano  Pontefice  e  dopo  lui  i  suoi  successor!, 
protestando  con  ampli  termini  di  venerazione  che  ognuna 
delle  parti  sarebbesi  al  possibile  industriata  di  corrispon- 
dere  con  filiale  obbedienza  alle  paterne  sollecitudini  del  Vi- 
cario  di  Cristo  £. 

II  merito  avuto  dal  Buonvisi  nella  felice  conchiusione  del 
trattato  fu  riconosciuto  da  Innocenzo  XI  che,  rallegrandosene 

1  FRAKNOI,  91. 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA   DAI   TURCHI  431 

con  Timperatore  Leopoldo,  non   omise   di  darne  al  Nunzio 
la  debita  lode  l. 


* 
#     * 


Fermata  1'alleanza  tra  le  tre  potenze,  succede  un  nuovo 
periodo  nel  quale  le  difficolt&  frapponentesi  all'intento  finale 
piuttosto  che  diminuire  si  accrescono  di  giorno  in  giorno. 
II  Fraknoi  seguendo  i  dispacci  diplomatici  dei  confederati 
descrive  e  mette  quasi  sott'occhio  tutto  il  lavorio  della 
corte  di  Roma  che  doveva  riuscire  alia  liberazione  di  Buda. 
E  una  vasta  tela  di  fatti  e  di  negoziati  travagliosi  tanto 
che  piii  d'una  volta  fanno  vacillare  la  costanza  del  Nunzio, 
desideroso  di  partirsi  da  Vienna  e  indarno  supplicante  pel 
suo  richiamo.  Pare  all'ordine  del  Papa,  che  mai  non  gli 
nega  la  sua  piena  fiducia  e  gli  manda  significando  di  non 
avere  chi  meglio  di  lui  possa  sosteriere  Fimpresa,  rimane 
fedele  al  suo  posto  e  non  cessa  di  caldeggiarla  cosi  a'  di 
del  piu  vivo  entusiasmo,  come  quando  gli  sembra  illan- 
guidita  e  piu  che  smorta  ogni  ridente  speranza.  La  sua  azione 
prende  peculiar  men  te  di  mira  il  liberator  e  di  Vienna,  il  So- 
bieski,  singolare  tempera  di  duce  e  sovrano.  S'industria  di 
renderlo  meno  sensibile  ai  puntigli  e  sordo  alle  lusinghiere 
parole  che  gli  vengono  da  Versailles  per  istaccarlo  dall'al- 
leanza  e  renderlo,  non  fosse  altro,  inoperoso  alleato ;  poi  volgesi 
a  ridurre  in  quiete  1'Ungheria  sempre  agitata  dal  capo  ribelle 
Tekeli ;  suggerisce  provvedimenti  che  infrenino  lo  sperpero 
e  la  cattiva  amministrazione  del  pubblico  erario,  cagione 
della  mancanza  dei  mezzi  necessarii  alia  guerra;  cerca  di 
ravvicinare  Luigi  XIV  e  Leopoldo;  breve,  niuna  trascura 
delle  altre  gravi  question!  collegate  con  la  felice  attuazione 
del  concepito  disegno. 

i  ingenti  cum  animi  iiostri  gaudio  cog%novimus,  sancito  pridem 

inter  te  carissimumque  in  Christo  filiiim  nostrum  loannem  Poloniae  re  - 
gem  adversus  communern  hostem  sacro  foederi,  inclytam  rempublicam 
Venetam  et  quidem  opera  praecipue  dilecti  filii  nostri  Francisci  cardi- 
nalis  Boiivisii  accessisse.  Cf.  il  Breve  innocenziano  a  Leopoldo,  dei 
27  maggio  1684  nel  Theiner,  Monuments  historiques,  270. 


432  PAPA  INNOCENZO   XI 

I  confini  proposticiin  questarassegna  dell'operadel  Fraknoi 
non  ci  consentono  di.  venire  enucleando  partitamente  la  serie 
di  quest!   fatti  come  fa  il  chiaro  Autore  nei   capi   quinto  e 
sesto  del  suo  lavoro.  Dobbiamo  invece  affrettarci  verso  1'av- 
venimento   di  fama   immortale,    quale   fu  la   riconquista   di 
Buda.  Conchiusa  la  santa  lega  nella  primavera  del  1684,  il 
restante  di  quell' anno  non  passo  agli  alleati  del  tutto  inutil- 
mente.  Ma  pur  troppo  ai  lieti  auspici  e  alle  vittorie  di  Vi- 
segrad,  di  Vacs  ed  altre  minori,  con  le  quali  il  duca  Carlo 
di  Lorena  nel  giugno  o  ai  primi  di  luglio  inizio  la  campagna, 
non  corrispose  guari  la  fine,  tristamente  memoranda  per  la 
confusa  ritirata  delFesercito  imperiale  da  Buda  dopo  piu  di 
tre  mesi  e  mezzo  d'assedio  infruttuoso. 

II  Buonvisi  aveva  sconsigliato,  e  bene  a  ragione,  di  andare 
per  quell'anno  ad  oste  sotto  le  mura  di  Buda.  «  Persisto  nel 
parere,  scriveva  ai  4  di  giugno,  che  diedi  in  iscritto  che  fosse 
stato  meglio  applicarsi  a  Neuheusel,  che  era  colpo  sicuro  »  1 ; 
e  quando,  non  ascoltato,  vide  intrapreso  1'assedio  e  la  sta- 
gione  troppo  inoltrata,  non   cesso   d'insistere  perch6  le  ope- 
razioni  fossero  condotte  con   massima   sollecitudine :   «  Rap- 
presentai  che  tutto   consisteva  nella  prestezza  e  che  sotto 
Buda  si  haveva  di  decidere  la  sorte  della  guerra,   onde  bi- 
sognava   trascurare  tutte   le  altre  considerazioni,    ancorche 
i<mportantissime,  per  condurre  a  fine  questa  impresa  2.  » 

Sventuratamente  predico  al  deserto.  L'insufficienza  d'in- 
gegneri,  di  artiglieria  e  degli  altri  mezzi  necessarii  ad  espu- 
gnare  un  munitissimo  luogo,  difeso  da  circa  12,000  uomini, 
Tindisciplina  delle  milizie  imperiali  congiunta  con  la  disu- 
nione  e  vita  licenziosa  dei  capi,  I'incertezza  infine  e  i  cam- 
biamenti  nei  vari  piani  d'assedio  finirono  purtroppo  coll'av- 
verare  i  suoi  funesti  presentiment!.  Al  cadere  di  ottobre 
1'esercito  con  perdita  di  20,000  uomini  lasciava  il  campo,  ri- 
tirandosi  tanto  disfatto  dai  patimenti  e  dalle  malattie  che  nel 
solo  tragitto  sino  a  Komorn  perirono  da  2000  soldati. 

1  FRAKNOI,  109. 

2  FJIAKNOI,  111. 


E   L/UNGHERIA   LIBERATA   DAI   TURCHI  433 

II  grande  Sobieski  non  corrispose  affatto  alFaspettazione, 
se  n'ando  tutto  in  ideare  vasti  disegni  adeguati  al  suo  ardi- 
mento  senza  nondimeno  venire  a  capo  di  nulla.  L'escursione  in 
Podolia  e  Fassedio  di  Choczym  non  riuscirono,  come  pure  falli 
il  tentative  di  tragittare  il  Dniester,  avendogliene  conteso  il 
passo  Fesercito  turco.  Miglior  fortuna  per  verity  ebber.o  i 
Yeneziani  die  tornarono  padroni  delFisola  di  S.  Maura  e  Pre- 
vesa  ed  altri  luoghi  minori  nelF Albania. 

In  queste  luttuose  vicende,  non  inferior!  ai  danni  di  qua- 
lunque  non  mediocre  sconfitta,  brillo  la  carit&  del  Vicario  di 
-Cristo.  Le  ambulanze  di  campo,  come  oggi  sogliamo  chia- 
marle,  fino  al  volgere  del  secolo  XVII  erano  sconosciute  non 
meno  rispetto  al  termine  che  alia  cosa  significata,  I  govern!, 
i  duci  supremi  degli  eserciti  si  prendevano  ben  poco  pen- 
•siero  dei  soldati  feriti.  I  poveretti  di  via  ordinaria,  ma  senza 
ordinato  sistema  di  cura,  trovavano  alia  meglio  asilo  ed  as- 
sistenza  nei  chiostri.  Ora  il  provvido  e  caritatevole  Pontefice 
concepi  ed  attuo  il  primo  Fidea  di  venire  in  soccorso  degli 
infelici  con  apposito  ospedale  volante,  com'egli  stesso  lo  no- 
mino.  ]  Ed  infatti  a  sue  proprie  spese  fu  impiantato  un  laz- 
zaretto  dove  moltissimi  furono  salvati  da  morte  e  parecchi 
dei  protestanti  rinunziarono  agli  errori  in  che  erano  nati  e 
cresciuti.  Mercecche,  secondo  il  testimonio  del  Buonvisi,  i  sol- 
dati acattolici  curati  in  quelF ospedale,  tocchi  dalla  carita  del 
Papa,  che  i  fanatici  loro  predicanti  non  si  saziavano  di  chia- 
mare  FAntieristo,  cominciarono  a  risguardarlo  con  altri  oc- 
chi  e  quasi  senza  eccezione  tornarono  alia  vera  fede  2. 

(Continuo) 

1  L'ambasciatore  Contarini   ragguagliava  di   avere  inteso   dal  car- 
din  ale  Buonvisi  che  Innocenzo  «  andava  pensando  anco  soccorrere  i  sol- 
dati feriti  alemanni  i  quali  privi  di  necessarii  rimedii  perivano  misera- 
mente...  La  S.^  S.  andava  escogitando  i  mezzi  di  mantenere  nell'eser- 
cito  un  Hospital  volante  de  chirurgi  e  medici  salariati  con  il  solo'  oggetto 
di  curare  gl'mfermi;  con  che,  consolato  il  soldato  e  sicuro  d'haver  suf- 
freggio  (sic)  negl'accidenti  che  nelle  attioni  accadono,  sia  per  azardarsi 
con  piu  franchezza  di  cuore  ne'piu  azzardosi  cimenti.  »    Riportato  in 
nota  dal  FRAKNOI,  1^2. 

2  Dal  dispaccio  del  Buonvisi,  8  ottobre  1684.  Cf.  FRAKNOI,  113. 


1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  28  11  febbraio  1904. 


DI  ALCUNI  CRITERII  INCERTI 

NELLA  PALETNOLOGIA,  ARCHEOLOGIA  E  STORIA  ANTIGA 


LE  SCOPERTE  DI  GRETA  E  IL  CRITERIO  CRONOLOGICO. 


Date  le  necessarie  informazioni  de'  Palazzi  di  Knossos, 
di  Phaestos  e  di  Haghia  Triada,  per  quel  che  riguarda  Tar- 
chitettura,  la  scrittura,  i  metalli,  la  ceramica,  la  pittura  e 
quant'altro  contribuisce  a  costituire  una  civilta  cretese  della 
stessa  natura  dell'asiatica  e  delle  isole,  dobbiamo  ora,  come 
fin  da!  principle  ci  eravamo  proposti,  svolgere  le  question! 
phi  important!  di  cronologia  e  di  etnografia.  Questa  infatti 
si  connette  con  la  doppia  scrittura  geroglifica  e  lineare  pre- 
fenicia  e  preistorica,  contrariamente  airopinione  di  talunor 
il  quale  distingue  fra  Tuna  e  1'altra,  assegnando  la  prima 
agli  Eteocretesi,  e  la  seconda  credendola  introdotta  o  cosi  mo- 
dificata  da'  Greci.  Senonche  la  questione  della  distruzione- 
de'  Palazzi  per  incendio;  e  la  fine  della  civilta  cosiddetta 
micenea  nell'  isola  di  Greta,  ha  fatto  sorgere  1'altra  del  quando 
cotesta  civilta  vi  fiori  e  quanto  duro;  che  in  altri  termini,. 
si  suole  proporre  domandando  a  che  secolo  risalga  la  cera- 
mica  geometrica  del  Dipylon,  perciocch6  col  cominciar  di 
questa  si  stabilisce  il  tramontar  della  micenea.  Ora  conviene 
osservare  che  le  sentenze  in  questa  materia  t>on  varie,  atte- 
soche  la  ceramica  geometrica  del  Dipylon,  da  qualcuno  e 
posta  in  tempi  remotissimi,  e  da  tal  altro  e  fatta  discendere 
all' VIII  secolo  a.  G.  C.;  e  mentre  alcuni  la  stimano  prove- 
nire  dair  invasione  dorica,  ed  altri  che  questa  invasione  non 
ammettono,  ne  danno  una  spiegazione  diversa.  Noi,  per  con- 
verso,  siamo  di  parere  che  in  questa  questione  della  durata 
del  miceneo  male  s'  invochi,  come  diremo,  1'argomento  o  il 
criterio  del  geometrico  del  Dipylon. 


DI   ALCUNI   CRITERII  INCERTI  NELLA  PALETNOLOGIA       435 

II  prof.  De  Sanctis  nella  Rivista  di  Filologia  e  d'lsfrtr.- 
zione  classica  anno  XXX  -  Fascicolo  I.  La  Ciriltu  Micr.nea 
e  le  idtime  scopei'te  in  Greta,  svolse  le  question!  da  noi  qui 
accennate  della  doppia  scrittura  e  della  cronologia,  con  idee 
proprie  e  partieolari.  II  prof.  Taramelli  pertanto  riella  sua 
Memoria:  Sui  principali  risultati  della  esplorazione  archeo- 
logica  italiana  in  Creta  1899-1901,  nell'  Atene  e  Roma, 
giugno  e  settembre  1902,  non  giudica  probabili  le  ipotesi  del 
De  Sanctis  tanto  per  la  scrittura  quanto  per  la  cronologia. 
Per  la  scrittura  cosl  egli  si  esprime.  Secondo  «  Pidea  avan- 
zata,  ma  con  molta  prudenza,  dal  De  Sanctis,  che  il  sistema 
geroglifico  sia  quello  usato  dagli  abitanti  primitivi  delPisola, 
gli  Eteocretesi,  mentre  quello  lineare  sarebbe  proprio  di  que- 
gli  invasori  Greci,  a  cui  si  dovrebbe  lo  splendore  della  ci- 
vilta di  Knosso,  e  che  avrebbero  sviluppato  il  sistema  loro 
lineare  o  fonetico  a  contatto  del  sistema  o  dei  sistemi  gero- 
glifici  pittorici  in  uso  nell'isola,  questa  ipotesi  parrebbe  ur- 
tare  col  fatto  che  scarse  o  quasi  nulle  sono  le  tracce  date 
dal  suolo  ellenico  di  questo  sistema  dei  Greci;  inoltre  che  i 
due  sistemi  si  sono  trovati  entrambi  in  uso  nel  palazzo  Knos- 
siaco,  e  percid  si  dovrebbe  ammettere  o  la  momentanea  su- 
premazia  delle  famiglie  indigene  eteocretesi  sopra  i  domina- 
tori  esteri,  oppure  rapporti  tanto  stretti  da  rendere  neces- 
sario  Puso  dei  due  modi  di  scrittura  proprii  alle  due  schiatte, 
dato  pero  che  si  abbia  realmente  da  fare  con  due  schiatte 
diverse.  » 

Ha  ragione  il  prof.  Taramelli  di  non  accettare  P  ipotesi 
del  De  Sanctis  perch6  contraria  al  fatto  d'una  scrittura  lineare 
usata  da' Greci  invasori,  ma  dev'essere  altresl  messa  dalPun 
de'  lati  perch6  suppone  contro  la  cronologia  ammessa  da  tutti, 
che  la  civilta  di  Knossos  e  di  Phaestos,  sia  stata  Popera 
de' Greci,  dovechk  essa  e  piu  antica  della  civilta  greca,  come 
di  pari  anteriore  alia  greca  in  Creta  e  la  lingua  parlata  nella 
parte  orientale  delPisola,  e  dalla  greca  diversa  come  si  sa 
dalle  iscrizioni  di  Praesos.  Ma  della  scrittura  lineare  diremo 
piu  innanzi.  In  quanto  alia  cronologia  che  riguarda  la  fine 


436       DI   ALCUNI   CRITERII   INCERTI  NELLA   PALETNOLOGIA 

della  civilta  raicenea  dopo  la  distruzione  de'due  Palazzi,  giu- 
stamente  il  prof.  Taramelli  non  puo  ammettere  Topinione  del 
De  Sanctis,  il  quale  sostiene  che  «  la  fine  della  civilt&  mi- 
cenea  precede  o  coincide  coll'apparire  del  ferro,  in  Grecia 
diffuse  intorno  al  IX  secolo,  come  anche  coincide  col  preva- 
lere  o  col  ritorno  di  uno  stile  geometrico,  in  tutta  la  regione 
greca;  per  cui  anche  in  base  ai  recenti  scavi  nella  necro- 
poli  di  Eleusi  e  gli  studi  di  quella  del  Dipylon,  il  von  Bis- 
sing  e  il  Wide  sarebbero  condotti  a  riferire  al  principio  del 
secolo  VIII  i  piu  antichi  vasi  geometric!  del  Dipylon,  alia 
meta  ed  alia  fine  il  grande  sviluppo  di  questo  stile,  carat  - 
terizzato  dalle  grandi  anfore  di  quella  necropoli,  ed  al  prin- 
cipio del  VII  secolo,  quei  tipi  di  vasi  che  mostrano  la  tran- 
sazione  tra  lo  stile  del  Dipylon  e  lo  stile  protoattico:  al  di 
1&  di  questo  periodo,  e  senza  hiatus  precede  la  fase  di  ci- 
vilta micenea.  Senonche  tutte  queste  date  sembrano  ecces- 
sivamente  recenti,  almeno  per  quanto  riguarda  lo  sviluppo 
del  periodo  del  Dipylon  ed  in  genere  del  periodo  delFarte  geo- 
metrici,  che  gli  storici  tendono  a  circoscrivere  in  una  cer- 
chia  troppo  ristretta,  ammettendo  una  celerita  di  sviluppo 
che  non  6  naturale.  » 

Queste  ed  altre  osservazioni  del  Taramelli  sulle  cause  del 
tramonto  della  civilta  micenea  a  Greta,  cio6  «  il  naturale  de- 
clino  di  ordinamenti  tirannici,  1'interruzione  di  rapporti  con 
region!  oriental!  o  direttamente  intrattenuti,  o  col  tramite  di 
paesi  interposti  come  la  Cirenaica  »,  sono  degne  di  cqnside- 
razione,  rna  suppongono  implicitamente  che  il  criterio  tolto 
dalla  ceramica  geometrica  possa  e  debba  spiegare  la  crono- 
logia  della  civilta  micenea  cretese  de'  due  palazzi  e  la  sua 
cessazione.  Ora  questo  criterio,  per  noi,  non  ha  ragion  d'essere 
ed  e  del  tutto  inefficace  ed  inetto  a  sciogliere  la  questione 
del  quando  cessa  la  splendida  civilta  che  il  Tamarelli  chiama 
acconciamente,  aristocratica. 

E  prima  di  tutto  si  noti  col  prof.  Patroni  che  «  bisogna 
guardarsi  dall'abuso  della  denominazione  di  ceramica  geo- 
metrica, che  non  significa  nulla,  potendo  esservi  diversi  stili 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA   ANTIC  A  437 

geometric!  di  gusto  ed  origine  differente.  II  geometrico  egeo, 
come  rappulo,  che  derivano  in  massima  dalla  stilizzazione 
di  forme  naturalistiche  e  si  rannodano  all'Asia  ed  all* Africa, 
non  ha  niente  da  fare  col  geometrico  del  Dipylon,  che  si  ran- 
noda  all'Europa  '."  »  Ma  Timpossibilita  di  nulla  conchiudere 
con  I'argomento  della  ceramica  geometrica  alia  cessazione 
della  civilta  micenea  in  Greta,  e  in  ci6  che  lo  stile  miceneo 
e  lo  stile  geometrico  sono  contemporanei,  e  pero  1'illazione: 
comincia  ovvero  ritorna  il  geometrico,  dunque  il  miceneo  e 
quanto  1'ha  preceduto  ed  ora  non  esiste  piu,  e  una  illazione 
che  non  ha  senso  perciocche  il  fatto  le  sta  contro.  Proviamo 
la  verita  di  questo  fatto. 

Si  sapeva  gia  che  la  ceramica  di  Kamares  a  Greta  pre- 
sentava  negli  elementi  decorativi  1'uno  e  Taltro  stile  geome- 
trico e  miceneo ;  ma  nella  stessa  Grecia  si  hanno  oggetti  che 
certificano  la  contemporanea  esistenza  di  questi  due  stili  2. 
«  Si  la  ceramique  mycenienne,  dice  il  Perrot,  et  celle  qui 
lui  succede  out  ainsi  vecu  cote  a  cote  pendant  un  certain 
temps,  rune  terminant  sa  carriere  pendant  que  I'autre  de- 
veloppait  ses  melhodes,  on  ne  saurait  s' Manner  de  decouvrir 
des  vases  qui,  par  leurs  formes  et  par  le  goiit  de  leur  decoy*, 
tiennent  a  la  fois  de  Vun  et  de  I'autre  style  3.  »  Senonche 
la  prova  piii  chiara  e  piu  convincente  ne  fu  data  dagli  scavi 
di  Klicevac  a  Jablanica  in  Serbia,  (Penisola  Balcanica)  dove 
nel  1881  fu  trovata  la  statuetta  che  T  Hoernes  pone  nel- 
Tanno  2000  a.  G.  C.  Delle  esplorazioni  e  degii  studii  par- 
ticolari  intorno  le  sei  urne  ivi  scoperte,  il  Dr.  Tassits  ci  ha 
fornito  una  dottaMemoria  che  si  legge  tradotta  da  S.  Reinach, 

1  PATRONI,  Mon.  Ant.  d.  Lincei,  Vol.  VI,   Vasi  arcaici  dalle  Puglie 
ml  Museo  Nazionale  di  Napoli,  p.  402,  n.  1.    Cfr.  THOVEZ,  II  Medioevo 
dorico  e  lo  stile  del  Dipylon,  E.  Ace.    del   Lincei,  anno   CCXCIX   1902. 
Dotta  ed  utile  Memoria  ma  che,  secondo   noi,  non  viene  a  conclusion! 
stringenti. 

2  Cfr.  PERROT,  Hist,  de  I' Art.  dans  I'Antiq.,  t.  VII,  p.  207;  FURT- 
AVAENGLER,  Antike  Gemmen,  p.  59.  II  DUEMMLER  a  proposito  di  Cipro, 
crede  i  due  stili  contemporanei  almeno  in  certe  parti  della  Grecia.  (Atheti 
Mitth.,  t.  XIII,  p.  288-294). 

PERROT,  o.  c.  p.  207-208. 


438       DI   ALCUNI   CR1TERII   INCERTI   NELL  A   PALETNOLOGIA 

nella  Rev.  ArcMoL,  Trois.  Ser.  t  XL,  1902,  p.  172  segg. 
Ecco  le  osservazioni  dell'autore  intorno  alia  decorazione 
de'  vasi  trovati.  Essa  ha  tendenze  ornamental!  different!,  mer- 
cecch6  negli  uni  predomina  la  decorazione  rettilinea,  negli 
altri  la  linea  retta  e  quanto  piu  si  pu6,  evitata.  II  primo 
sistema  e  il  geometrico,  il  secondo  miceneo.  A  questo  appar- 
tengono  i  cerchi  concentric!,  i  quali  peraltro  si  riscontrano 
frequentissimi  su  vasi  geometrici  ed  oggetti  di  Grecia  ;  la 
spirale  micenea  che  si  considera  dal  Furtwaengler  uno  de'  piu 
antichi  ornati  usato  da;  popoli  europei  *,  ma  che  manca  del 
tutto  allo  stile  del  Dipylon ;  la  treccia,  1'  aggruppamento 
de'  cerchi  concentric!  in  rosone,  il  rombo.  Per  il  sistema 
geometrico  la  decorazione  delle  urne  presenta  il  triangolo, 
il  quale  6  raro  nella  cer arnica  dipinta  di  Micene,  frequente 
nella  ceramica  del  Dipylon.  Vero  e  che  il  triangolo  inciso 
esiste  in  Grecia  e  nelle  stazioni  europee  dell'eta  del  bronzo. 
Ma  esso  compare  gia  nella  ceramica  neolitica,  dalla  quale 
potrebbe  dirsi  trasmesso  a  quella  del  Dipylon.  II  simile  deve 
dirsi  del  meandro  d'uno  de'  vasi  di  Klicevac,  che  1'Hoernes  2 
crede  una  creazione  originale  del  genio  greco,  e  che  altri 
ne  cerca  Torigine  nell'Europa  settentrionale  3.  L'autore  opina 
che  questo  meandro  come  il  triangolo  de'  vasi  del  Dipylon, 
deriva  da'  vasi  monocromi  a  decorazione  incisa.  E  infatti  i 
piu  antichi  meandri  dipinti  sono  intagliati,  come  su'  pitkos 
di  Atene. 

Si  deve  inoltre  osservare  con  1'autore  che  la  statuetta  in 
terracotta,  di  Klicevac  presenta  caratteri  comimi  cosl  con 
le  imagini  femminili  dell'arte  micenea,  come  con  quelle  della 
ceramica  del  Dipylon.  D'altra  parte,  la  stazione  di  Jablanica 
e  di  et&  puramente  neolitica,  riscontrata  dall'autore  con  quelle 
di  Troia,  di  Bos-ojuk  e  di  Amorgos  all'est,  e  di  Butmir  al- 
1'owest.  Jablanica  pertanto  in  rispetto  di  Klicevac,  e  come 
la  civilt&  premicenea,  caria  o  egea,  alia  civilt&  micenea.  Cio 

1  FURTWAENGLER,  Ant.  Gemmen,  t.  III.  p.  25  segg. 

2  HOERNES,   Urgesch.  der  Kunst,  p.  548,  562,  589. 

8  PERROT,  Hist,  dell' Art  dans  VAntiq.  t.  VII,  p.  196. 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  439 

posto,  si  vedra  manifestamente  1'  importanza  delle  conse- 
guenze  di  questo  studio  sulle  stazioni  di  Klieevac  e  di  Ja- 
blanica  poste  tutte  e  due  a  nord  della  penisola  de'  Balcani 
dalla  cronologia.  Ed  invero,  la  statuetta  di  Klieevac  sarebbe 
per  1'Hoernes  [  del  2000  circa  a.  G.  C.  tuttoche,  secondo  il 
il  Tassits,  sia  forse  piii  antica  come  il  rimanente  di  ci6  che 
fu  trovato  a  Klieevac.  La  civilta  micenea,  stando  al  Furt- 


STATUETTA  DI  KLICEVAC 

waengier  2,  comincerebbe  fra  il  2500  e  il  2000 ;  e  sarebbe 
durata  fin  oltre  il  1400;  anche  il  Montelius  porge  le  stesse 
date  3.  Donde  apparisce  T  inverisimiglianza  deH'opinione  di 
coloro  che  fanno  cessare  la  civilta  micenea,  al  cominciare 
della  ceramica  del  Dipylon,  cio&  secondo  loro,  all' VIII  secolo. 
Le  conclusion!  del  Dr.  Tessits,  che  noi  accettiamo,  sono 
fondate  sul  fatto  degli  scavi  e  sul  metodo  comparative .  Nella 
stazione  di  Klieevac  furono  trovati  oggetti  strettamente  so- 
miglianti  per  lo  stile,  al  miceneo  e  al  geometrico  svolto.  Di 

'  HOERNES,  o.  c.  p.  222. 

2  FURTWAENGLEB,  Ant.  Gemmen,  I,  III,  p.  25  segg. 

3  MONTELIUS,  Chronol.  der  attest.  Bronzezeit.  p.  174  segg. 


440       DI  ALCUNI   CRITERII   INCERTI  NELLA   PALETNOLOGIA 

che,  sia  che  si  ammetta  o  no  la  realta  storica  deirinvasione 
dorica,  la  scoperta  fatta  al  nord  della  penisola  balcanica, 
u  prouve  que  le  style  mycenien  et  le  style  geometrique  out 
vecu  cote  a  cote  dans  le  nord  de  la  pdninsule,  d'oii  Us  out 
pu  etre  importes  en  Grece  soit  par  le  commerce,  soit  par 
I'effet  d'une  invasion  !.  »  Gertamente  gli  ornati  decorativi 
piii  svolti  che  vediamo  al  nord  de'  Balcani,  sono  molto  piu 
antichi,  eppure  nello  stile  del  Dipylon  ricompaiono  senza  mu- 
tamento.  La  spiegazione  naturale  di  questo  fatto  si  ha  nella 
introduzione  della  decorazione  gia  progredita,  dal  nord  in 
Grecia,  ed  uno  degli  elementi,  il  meandro,  comparisce  sui 
yasi  micenei  del  4°  stile,  contemporanei  dello  stile  geome- 
trico  e  da  esso  influenzato.  Fu  infatti  notato  che  questo  stile 
geometrico  non  ha  nulla  di  originale  e  di  primitive) 2,  e  man- 
cano  i  material!  qualora  se  ne  voglia  seguire  in  Grecia  lo 
svolgimento  3. 

L'autore  stima  non  potersi  ammettere  dopo  queste  sco- 
perte,  una  qualsivoglia  influenza  meridionale,  stantech6  non 
si  e  finora  segnalata  una  sola  statuetta  analoga  a  quella  di 
Klicevac  nel  sud  della  penisola  balcanica  ;  e  il  meandro  e 
piu  comune  nell'Europa  centrale  che  nel  sud  e  nel  sud  -est, 
e  parimente  il  rombo  frequente  a  Klicevac,  non  si  trova  se 
non  ne'  prodotti  gia  in  progresso  dell'  industria  micenea.  Egli 
e  altresi  d'opinione  che  uno  stesso  popolo  abitava  il  setten- 
trione  e  il  mezzodi  della  penisola  de'  Balcani,  attesa  la  so- 
miglianza  della  civilta  di  Klicevac  con  la  civilta  micenea. 
Ricorda  inoltre  che  il  Furtwaengler  dallo  studio  di  un  anello 
sul  quale  riconobbe  Afrodite  e  Ares,  giunse  alia  conclusione 
che  i  Traci,  apportatori  del  culto  di  Ares  ed  erano  stabiliti 
in  Tessaglia  e  nella  Beozia,  erano  fin  d'allora  in  possesso 
della  civilta  micenea.  Ora  cotesti  Traci  della  Tessaglia,  se- 
condo  lo  stesso  archeologo,  erano  strettamente  legati  co'  Cre- 


1  TASSITS,  o.  c.  p.  190. 

2  EIEGL,  WIDE,  Atlien.  MittheiL,  t.  XXI,  p.  M7. 
8  Cfr.  Jahrb.  des  Instit.,  t.  XV,  p.  56. 


ARCHEOLOGIA  E   STOR1A  ANTICA  441 

tesi '.  Aggiungi,  che  la  ragione  di  questa  lega  o  stretta  unione 
di  Tessali  e  di  Traci  co'  Cretesi,  non  6  altra,  a  parer  nostro, 
se  non  la  comune  loro  origine  pelasgica. 

Non  minor!  oscurita  ed  incertezze  s'  incontrano  da  coloro 
i  quali  ricercano  r origine  e  1'eta  della  doppia  scrittura  pre- 
fenicia  o  preellenica  trovata  a  Greta  nelle  tavolette  fittili  di 
Knossos,  di  Phaestos  e  di  Haghia  Triada.  Anche  qui  si  6  vo- 
luto  ricorrere  all'  Egitto  e  prendere  im  criterio  cronologico 
da'  segni  o  caratteri  die  si  son  riscontrati  su'  vasi  piu  an- 
tichi  d' Abido,  di  Kahun,  di  Gurob,  di  Kata'anah  e  d'El-Amrah, 
co'  quali  furono  confrontati  i  segni  della  scrittura  cretese.  Si 
penso  dalP  Evans  e  dal  Flinders  Petrie  che  ad  una  remota 
eta  dello  svolgimento  della  civilta  egizia  fosse  in  uso  un  me- 
desimo  sistema  di  scrittura  in  Egitto  e  nel  mondo  egeo-cre- 
tese.  II  dotto  Inglese  nel  1895  confronto  in  una  Memoria  1  i 
segni  trovati  dal  Petrie  sulla  ceramica  egizia  di  Kahun  e  di 
Gurob,  con  segni  detti  da  lui  lineari  che  si  erano  veduti  in 
diversi  paesi  e  particolarmente  a  Greta.  E  avvegnach6  i  segni 
di  Kahun  e  di  Gurob  figurino  gia  sulla  ceramica  arcaica  delle 
prime  dinastie  menfite,  come  apparisce  dalle  scoperte  del- 
I'Amelineau  ad  Abido  e  dal  de  Morgan  a  Negadah,  1' Evans 
nel  1896  confermava  i  suoi  primi  riscontri.  Nel  1900  il  Petrie 
riconosce  ed  afferma  le  idee  dell'  Evans  e  i  suoi  quadri  o  ta- 
vole  di  concordanza,  asserendo  che  si  da  identita  de'  segni 
perch6  uno  stesso  sistema  di  scrittura  fu  in  uso  «  in  tutto  il 
Mediterraneo,  per  molte  migliaia  d'anni.  »  L'anno  appresso 
(1901),  da  una  certa  categoria  di  ceramiche  trovate  nelle 
tombe  reali  di  Abido,  ch'egli  crede  ceramiche  egee,  conchiude 
che  al  tempo  dell'  Egitto  arcaico  la  fabbrica  di  vasi  decorati 
era  gia  cominciata  nelle  regioni  egee. 

L'Evans,  come  nota  il  Weill,  ammise  da  prima  non  esservi 
differenza  essenziale  fra'  due  tipi  di  segni  geroglifico  e  lineare 
dacche  essi  non  sono  che  due  forme  d'un  sistema  unico;  il 

1    FURTWAENGLER,    O.    C.    p.    36. 

1  Cf.  R.  WEILL,  La  question  de  Vecriture  lineaire  dans  la  Mediter- 
rante  primitive,  nella  Rev.  Arch'oL,  Quatr.  Ser.,  t.  I,  1903,  p.  213 


442       DI  ALCUNI  CRITERII  INCERTI  NELLA  PALETNOLOGIA 

lineare  6  la  semplificazione  d'  un  certo  numero  di  caratteri 
pittografici  cio6  dire  geroglifici.  Poscia  quest!  due  sistemi  son 
da  lui  dichiarati  del  tutto  Turi  dall'altro  indipendenti  e  ap- 
partenenti  a  due  diverse  schiatte  deirisola  di  Greta.  Fin 
dal  1895  la  distinzione  fra  il  geroglifico  e  il  lineare  6  stabi- 
lita  dair  Evans  come  certa  e  inconcussa,  ma  la  prova  ce  la 
'  da  con  riscontri  fatti  con  soli  segni  cretesi  lineari  e  certe  fa- 
miglie  di  segni  molto  semplici,  anch'essi  lineari  e  che  hanno 
co'  primi  una  certa  analogia  esterna.  Vero  e  che  nel  quadro 

0  tabella  principale  dove  sono  raccolti  i  segni    creto-egei,  i 
segni  «  cretesi  trovati  in  Egitto  >»,  i  caratteri  cipriotti,  e  nel 
piccolo  quadro  comparative  de'  segni  egei  e  di  quelli  di  Lakish 
(Tell  el-Hesy),  non  si  fa  veruna  menzione  del  pittograflco  cre- 
tese.  Di  che  il  Weill  cosl  conchiude :  Se  dunque  i  quadri  di 
cui  si  tratta,  provano  qualche  cosa,  provano  solamente  che 

1  segni  cipriotti,  di  Lakish,  di  Kahun  e  di  Gurob,  derivano 
da'  segni  lineari  cretesi,  anch'essi  derivati  dal  sistema  pit- 
tografico.  II  perche  T  Evans  6  obbligato  ad  ammettere   che 
la  civilta  egea  deve  rimontare  ad  un'epoca  antichissima,  per- 
ciocch&  compara  certi  vasi  premicenei  con  oggetti  analoghi 
del  periodo  egizio-arcaico  e  stabilire   cosi  una  relazione  fra 
loro  di  sincronismo. 

Ma  il  Petrie  nel  1901  1  fatta  conoscere  in  due  tombe  reali 
di  Abido,  la  presenza  di  vasi  di  una  decorazione  particolare 
analoga  a  certe  ceramiche  egee  del  piu  antico  periodo,  af- 
ferma  che :  «  La  sola  conclusione  possibile,  fintantoche  una 
prova  uguale  e  contraria  non  venga  a  manifestarsi,  6  di  ac- 
cettare  per  la  data  del  principio  della  ceramica  decorata, 
nelle  region!  egee,  quella  del  4700  a.  G.  C.  »  Ora  in  questo 
armeggio  cronologico  non  altro  si  pretende  dal  Petrie  e  dal- 
T  Evans,  se  non  provare  una  civilta  antichissima  in  tutto  il 
Mediterraneo :  e  i  mezzi  per  giungervi  sono  il  riscontro  delle 
ceramiche  dell'  Egitto  arcaico  con  le  egeo-cretesi,  e  quello 
de'  segni  della  scrittura  lineare  egeo-cretese  con  quella  che 

1  F.  PETRIE,  The  royal  Tombs  of  the  earliest  dynasties,  part.  II. 
p.  46-47. 


ARCTIEOLOGIA  E   STORIA  ANTIC  A  443 

appare  su'  vasi  dell'  Egitto  dell'eta  de'  primi  re  menfiti.  Noi 

stimiamo  col  Weill,    che  la  prima  questione  che  e  delle  ce- 

ramiche  confrontate  fra  loro,  non  e  stata  ancora  pienamente 

risoluta,  e  se  si  vtiol  credere  risoluta,  la   soluzione   non    ci 

sembra  favorevole  alle  teoriche   de'  due    dotti   Inglesi.    Cio 

ch'essi  suppongono  esser  proprio  e  particolare    delle   tombe 

arcaiche  d'Abido,  sembra  per  converso,   essere  stato  diffuso 

in  Egitto  in  tutte  le  eta.  La  decorazione  lineare  infatti,  trova 

somiglianze  per  tutto,  in  Oriente  e  in  Occidente  e  nel  Nuovo 

Mondo,    su'  vasi    peruviani,    messicani,   kabili  e  della  Poli- 

nesia,    come  su'  vasi  della  Grecia,  dell' Asia  Minore  e  nelle 

isole  dell'  Egeo.  La  ragione  e  manifesta  e  il  Pottier  1'esprime 

con  una  frase  curiosa  ma  vera :  «  C'est  que  tons  Us  ont  pass£ 

par  line  certaine  phase  ridcessaire,  qui  resulte  en  quelque 

sorte  de  la  structure  du  cerveau  humain  1.  »  Quando  dunque 

1'Hall  2  non  vuole  ammettere  la  cronologia  del  Petrie  e  del- 

T  Evans,  i  quali  riconoscono  analogic  fra'  vasi  premicenei  e 

vasi  egizii  del  periodo  arcaico,  perciocch6  non  pensa  che  vi 

sia  stata  differenza  ma  somiglianza  nello  stato  di  civilta,  fra 

gli  Egizii  del  periodo  arcaico,  e  i  Greci  primitivi  di  2000  anni 

piii  tardi,  dovrebbe  essere  piu  fedele  alia  logica.  Imperocch6 

per  ritenere  come  esotiche  le  ceramiche  egizie  decorate,  non 

basta  concedere  che  i  vasi  egei  rimontino  alia  dinastia  XII 

o  XIII,  ma  non  piu  su,  conviene  altresl  provare  che  il  pre- 

miceneo  de'  vasi  egei  sia  ristretto  a  queste  dinastie  e  a'  vasi 

di  Kahun  e  di  Kata'anah,  il  cui  deposito  e  certamente  con- 

temporaneo  di  esse  e  del  periodo  premiceneo.  Ma  il  Petrie  in 

questo  deposito  trovo  ceramiche  premicenee  dello  stesso  stile 

delle  ceramiche  del  periodo  arcaico  dell' Egitto,  e  forza  percid 

conchiudere  che  se  il  premiceneo  de'  vasi  egei  e  della  XII  o 

XIII  dinastia  e  quindi  contemporaneo  del  premiceneo  de'  vasi 

di  Kata-anah,   esso  6  pariniente  contemporaneo  de'  vasi  di 

Kata-anah  del  periodo  arcaico  dell' Egitto.  Senonche  1'Hal], 

1  POTTIER,  Cat.  des  vases  antiques  de  terre  cuite  du  Louvre, 
p.  18. 

2  HALL,  The  oldest  civilization  of  the  Greece,  p.  73,  67-7f>. 


444       DI   ALCUNI   CRITERII  INCERTI   NELL  A   PALETNOLOGIA 

come  osservava  il  Weill,  «  id  recule,  comme  naguere  avait 
recule  M.  Ecans  devant  le  synchronisme  tir£  des  signes  J.  » 
Ne  solamente  si  tira  indietro,  ma  ricorre  ad  una  supposizione 
senza  prove,  anzi  con  prove  contrarie,  stantech6  non  si  pos- 
sono  dire  cotesti  frammenti  introdotti  posteriormente  per  caso 
in  queste  tombe,  mentre  il  Petrie  da  particolari  esatti  die  i 
vasi  di  cui  si  tratta,  furono  posti  nella  tomba  fin  daU'origine. 
Negare  ovvero  mettere  in  dubbio  un  fatto  perche  contrario  ad 
una  teoria,  non  e  procedimento  ragionevole  contro  il  fatto, 
ma  e  un  indizio  certo  che  la  teoria  non  si  regge. 

Veuendo  ora  al  valore  de'  segni  delle  tavolette  fittili  di 
Knossos,  di  Phaestos  e  di  Haghia  Triada,  posti  a  riscontro 
co'  segni  delle  ceramiche  egizie  del  periodo  arcaico  e  con 
altri  rinvenuti  sparsamente  in  Grecia  e  nelle  isole  del- 
T  Egeo,  si  pu6  dubitare  della  verita  e  dell'  esattezza  onde 
sono  stati  formati  i  quadri  o  le  tabelle  come  rappresentanti 
d'un' originate  scrittura  antica  coniune  a'  popoli  del  giro  del 
Mediterraneo.  Ammesso  infatti  che  fra  scritture  egizie  pri- 
mitive come  quelle  che  compaiono  su'  vasi  di  Abido,  e  le 
scritture  cretesi,  vi  siano  somiglianze  ne'  segni  lineari  trac- 
ciati  su  quelli  e  su  questi  rapidamente  con  una  punta,  nes- 
suno  nega  che  1'  uno  e  1'  altro  mo  do  di  scrittura  provenga 
in  Egitto  ed  a  Greta  da  due  sistemi  di  scrittura  geroglifica 
semplificata  e  ridotta,  non  sempre  pero  di  maniera  che  si 
possa  scorgere  nelle  poche  linee  la  forma  priiniera  del  ge- 
roglifico.  II  che  posto,  farebbe  mestieri  dimostrare  che  i  due 
sistemi  geroglifici  in  un  dato  tempo  siano  stati  identici,  e  da 
questa  identity  sarebbe  seguita  ridentita.de'  segni  lineari. 
Lo  stesso  studio  poi  si  dovrebbe  fare  per  le  scritture  hethee 
confrontate  con  le  cretesi  e  le  egizie,  e  quand'  anco  le  so- 
miglianze esistessero,  almeno  nella  maggior  parte  de7  casi, 
la  questione  sussisterebbe  ancora,  perocche  ignoriamo  la 
parte  fonetica  corrispondente  a'  segni  grafici  sieno  gerogli- 
fici, sieno  lineari.  Fintantoche  queste  scritture  non  si  leg- 
gano,  i  riscontri  sono  di  poco  o  nessun  valore  e  le  illusion! 
son  quanto  si  possa  dir  di  piu  certo. 

1  WEILL,  o.  c.  p.  226. 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  445 

Finora  le  scritture  di  cui  parliamo,  non  si  son  lette,  n6 
le  geroglifiche  n&  le  linear!  venute  in  luce  dagli  scavi  di 
Greta,  comeche  il  numero  delle  tavolette  sia  numerosissimo 
specialmente  a  Knossos.  Soltanto  nella  Cappadocia  sotto  ca- 
ratteri  cuneiform!  si  ebbero  saggi  fonetici  di  lingua  hethea, 
daceh6  la  lettura  delle  iscrizioni  ivi  scoperte  dallo  Chantre 
e  lette  dal  P.  Scheil,  sono  in  idioma  n6  semitieo  n6  indo- 
europeo  e  tutto  prova  che  esso  sia  hetheo.  Anche  le  24  iscri- 
zioni raccolte  dal  Golenischeff  negli  stessi  luoghi,  confer- 
mano  la  presenza  della  lingua  hethea  sotto  scrittura  cunei- 
forme.  In  questo  caso  avremmo  Telemento  fonetico  ma  non 
rideografico  o  geroglifico  116  il  lineare  e  pero  non  vi  e  luogo 
a  riscontri  tra  le  iscrizioni  hethee  in  caratteri  hethei  e  i 
segni  delle  tavolette  cretesi.  Quando  sara  trovata  la  costoro 
letteratura,  allora  soltanto  si  potranno  comparare  Telemento 
di  questo  con  T  elemento  fonetico  delle  scritture  hethee  e 
accertarne  1'identita  o  la  somiglianza  1. 

II  prof.  De  Sanctis,  come  fu  accennato,  propose  su  que- 
ste  questioni  qualche  congettura  che  egli  da  se  stesso  chiama 
«  attraente  forse,  ma  troppo  ardita»  (p.  13).  Pensa  egli  che 
la  scrittura  geroglifica  fu  quella  usata  dagli  Eteocretesi,  la 
lineare  quella  introdotta  dagl'invasori  Greci.  Ma  questa  con- 
gettura non  e  soltanto  troppo  ardita,  e  certamente  in  con- 
traddizione  col  fatto  e  con  la  cronologia.  Non  si  puo  inten- 
dere  come  al  XV  secolo  a.  G.  C.,  nel  quale  sono  in  uso  le 
due  scritture  di  Knossos,  si  facciano  intervenire  Greci,  con 
una  non  loro  scrittura  lineare.  Meravigliosa  poi  ci  sembra 
1'altra  congettura  dello  stesso  autore  quando  scrive  (ibid.)  : 
«  Non  6  pero  troppo  ardita  la  conclusione  che  la  interpre- 
tazione  delle  tavolette  in  terracotta  s'  avra  da  tentare  con 
le  lingue  orientali  soltanto  quando  i  reagenti  ellenici  si  sieno 
palesati  su  di  esse  inefficaci  ».  Le  iscrizioni  di  Praesos  del 
IV  secolo,  sono  in  caratteri  greci,  ma  la  lingua  non  essendo 

1  Cfr,  DE  CARA,  Civ.  Catt.,  Rivista  dell' Opera  dello  CHANTRE,  Ri- 
eerche  archeologiche  mil' Asia  Occidentals,  Ser.  XVIT,  Vol.  IV,  nov.  1898, 
p.  325  segg. 


446       DI   ALCUNl   CRITERII   INCERT1  NELLA   PALETNOLOGIA 

greca,  si    bene   eteocretese,   rende    inutile    il    consiglio    del 
prof.  De  Sanctis,  di  ricorrere  a'  reagenli  ellenlci. 

Da  quanto  abbiamo  scritto  sulle  scoperte  cretesi  si  6  po- 
tuto  far  ragione  della  loro  importanza  per  rispetto  all'etno- 


STATUETTA  D'AVORIO  DI  KNOSSOS. 

grafia,  all'  archeologia  e  alle  relazioni  fra'  popoli  dell'  Egeo 
e  dell7 Asia  Occidentale.  I  nostri  lavori  sull'isola  di  Greta  1 
pubblicati  tanti  anni  addietro  nella  Civ.  Gait.,  e  in  volume 
a  parte  nel  1902,  ricevettero  da  queste  nuove  scoperte  la 
i  Cfr.  DE  CARA,  Gli  Hethei-Pelasgi,  Vol.  II,  Cap.  VII,  p.  132-211.. 


ARCHEOLOGIA  E   STORIA  ANTICA  447 

migiiore  conferma  che  da  noi  si  potesse  desiderare.  Quando 
cominciammo  a  scrivere  degli  Hethei  nel  1890,  il  solo  nome 
degli  Hethei  faceva  quasi  paura  a  certi  dotti  uomini  poco 
familiari  con  gli  studii  della  storia  antica  dell'Oriente,  tutto- 
ch6  versatissimi  nella  classica  di  Grecia.  Oggi  leggiamo  con 
qualche  soddisfazione,  al  certo  legittima,  parole  e  giudizii 
molto  diversi.  L'  Halbherr,  senza  peraltro,  manifestar  nes- 
suna  opinione  intorno  agli  Hethei  in  risguardo  dell'  etno- 
grafia  cretese,  cio  che  noi  facemmo  ex-professo,;  si  mera- 
viglia  in  una  nota  del  suo  Rapporto  sulle  ricerche  del  1902, 
della  somiglianza  de'  simboli  hethei  con  quelli  d'  un  sigillo 
cretese  (fig.  6)  :  «  Note  vole  e  la  somiglianza  dei  simboli  del 
nostro  sigillo  con  caratteri  hethei  dell'  iscrizione  di  Jerabis 
(Hierapolis),  Weight,  The  Empire,  ecc.  PL  ;  Perrot  et  Chi- 
piez,  Hist,  de  I' Art.,  IV,  p.  497.  Anche  in  alcuni  sigilli 
della  Greta  orientale  (Evans,  Cretan  Piclographs,  passim) 
si  ripetono  segni  analoghi.  »  Perch6  ? 

Felix  qui  potuit  rerum  cognoscere  causas. 

II  dotto  e  fortunate  esploratore  di  Greta,  il  prof.  Halbherr 
sfugge,  crediamo  noi,  deliberatamente,  le  questioni  etno- 
grafiche  e  le  cronologiche  ma  ci  da  in  ricambio  palazzi, 
iscrizioni,  monument!  insigni  e  della  piii  alta  importanza, 
lasciando  ad  altri  le  questioni  etnografiche  e  cronologiche, 
le  quali  si  possono  meglio  studiare  nel  silenzio  della  pro- 
pria  stanza,  lungi  dalla  malaria  e  dalle  intemperie  degli 
scavi  cretesi,  dove  1'illustre  archeologo  ha  posto  tante  volte 
a  pericolo  la  vita  nel  fior  dell'  eta  e  nel  piu  lieto  sorriso 
della  gloria. 

E  qui  facciamo  fine  alle  nostre  discussioni  sugli  scavi  e 
le  scoperte  cretesi  riservandoci  di  ritornarvi  sopra  quando 
si  avra  piena  contezza  dell'altre  contrade  dell'isola  di  Greta 
finora  non  esplorate  al  pari  di  Knossos  e  di  Phaestos. 


RIVISTA   DELLA  STAMPA 


i. 

CONSULTAZIONI    CANONICHE-LITURGICHE  l. 


Al  primo  volume  di  questa  dotta  opera,  da  noi  lodato  a  suo  tempo 
(ser.  XVIII,  vol.  6,  p.  20)  succede  ora  questo  secondo  ed  ultimo, 
comprendente  le  consultazioni  canoniche  e  le  liturgiche.  Porta  in 
fronte  2.a  edizione;  ma  si  noti  che,  mentre  Delia  prima  edizione  le 
consultazioni  canoniche  sommavano  a  42,  ora  sono  portate  a  10Sr 
e  nella  massima  parte  sono  dubbii  sorti  fra  le  difficolta  dell'odierno 
esercizio  dei  minister!  e  degli  officii  ecclesiastici,  della  cui  soluzione 
1'Eminentissimo  Cardinal  Gennari  fu  richiesto  da  niolte  curie  vesco- 
vili,  da  capitoli,  da  parroci,  da  sacerdoti  delPuno  e  dell'altro  clero, 

Quanto  poi  alle  consultazioni  liturgiche,  e  da  sapersi  che  le  gia 
edite  si  sono  dovute  in  gran  parte  modificare  o  riformare,  secondo 
che  la  disciplina  liturgica  in  questi  ultimi  anni  e  venuta  subendo 
mutazioni,  il  colmo  delle  quali  si  ebbe  colla  nuova  edizione  della 
Eaccolta  autentica  de'  Decreti  della  S.  Congregazione  de'  Riti,  che 
molti  antichi  ne  variava,  ed  altri  a  dirittura  ne  sopprimeva. 

Non  ripeteremo  quello  che  in  lode  di  quest' opera  insigne  ab- 
biamo  detto  altra  volta ;  ma  piuttosto,  per  invogliarne.  i  lettori,  rife- 
riremo  qui  in  compendio  una  delle  Consultazioni  canouiche,  e  sia. 
quella  importantissima  che  riguarda  il  codioe  penale  e  i  cosiddetta 
abusi  del  clero  (p.  70). 

Molto  si  e  discusso  su  questi  articoli,  e  quando  entrarono  la 
prima  volta  in  vigore  (1890),  molti  del  clero  ne  impensierirono 
come  d'una  nuova  persecuzione.  Per6  il  nostro  Eminentissimo,  dopo 
esaminatili  tranquillamente,  non  trova  che  il  diavolo  sia  cosi  brutto 
come  si  era  dipinto.  Ed  ecco  com'egli  lo  prova. 

1  Consultazioni  morali-canoniche-lituryiche  su  casi  e  materie  svariate, 
che  specialmente  riguardano  i  tempi  nostri,  per  CASIMIRO  CARD.  GISNNARI. 
Ediz.  2a  ritoccata  e  considerevolmente  accresciuta.  Vol.  II.  Consultazioni 
canoniche  e  liturgiche.  Roma,  presso  la  Direzione  del  Monitore  Eccle- 
siastico,  1904. 


CONSULTAZIONI  CANONICHE-L1TURGICHE  449 

II  Titolo  Degli  abusi  dei  ministri  de}  culti  nell' esercizio  delle 
proprie  funzioni  comprende  tre  articoli  (182,  183,  184)  minacciosi. 
II  prirao  condaana  quel  ministro  di  un  culto,  che  nell'esercizio  del 
suo  ministero,  pubblicamente  biasima  o  vilipende  le  istituzioni,  le 
leggi  dello  Stato,  e  gli  atti  dell'Autorita.  Ma,  osserva  qui  giusta- 
mente  I'Emo  Cardinale,  non  crediamo  che  un  ministro  della  Chiesa 
possa  mai  essere,  per  debito  di  coscienza,  obbligato  a  questo.  Egli 
pu6  benissimo  promulgare  nel  sacro  tempio  la  legge  divina  ed  ec- 
clesiastica,  senza  che  per  questo  sia  obbligato  a  biasimare  o  vili- 
pendere  le  istituzioni,  le  leggi  e  gli  atti  dell'Autorita  civile. 

Molto  meno  puo  far  paura  1'art.  184,  il  quale  aggrava  la  pena 
di  un  ecclesiastico  colpevole  d'altri  delitti,  diversi  dai  preveduti  in 
questi  articoli.  Quei  delitti  cornuni  non  si  commettono  da  un  buon 
sacerdote. 

Quello  che  veramente  e  a  temersi  e  1'art.  183,  cosl  concepito: 

II  ministro  di  un  culto  che,  prevalendosi  della  sua  qualita, 
eccita  al  dispregio  delle  istituzioni,  delle  leggi,  o  delle  disposizioni 
dett'Autorita  o  dei  doveri  inerenti  ad  un  pubblico  ufficio,  epunito 
con  la  detenzione  da  tre  mesi  a  due  anni,  con  la  multa  da  cin- 
quecento  lire  a  tremila,  e  con  I'  interdizione  perpetua  o  temporanea 
del  benefizio  ecclesiastico.  Se  il  fatto  sia  commesso  pubblicamente, 
la  detenzione  pud  estendersi  sino  a  tre  anni. 

Alle  stesse  pene  soggiace  il  ministro  di  un  culto  che,  prevalen- 
dosi  della  sua  qualita,  cosfringe  o  induce  alcuno  ad  atti  o  dichia- 
razioni  contrarie  alle  leggi,  o  in  pregiudizio  dei  diritti,  in  virtu 
di  esse  acquistati. 

Esaminiamo  1'articolo.  Secondo  esso 

a)  Pud  essere  reato  non  solamente  quando  il  ministro  di  un 
culto  abusa  del  suo  ministero  ;    ma  anche  quando  lecitamente  ne 
usa  secondo  coscienza  e  giusta  le  leggi  della  Chiesa. 

b)  Non  e  punibile  solo  quando  eccita  al  disprezzo  delle  leggi 
e  disposizioni  deH'Autorita ;    ma  si  ancora  quando  eccita  alia  loro 
sempiice  inosservanza. 

c)  Non  sara  condannato  solamente  quando  cid  faccia  in  pub- 
blico o  verso  molte  persone ;  ma  anche  quando  cid  commetta  in  pri- 
vato  e  verso  una  sola  persona.  Perd  nel  prinio  caso  la  pena  sara 
piu  grave. 

d)  Sara  puriito  non  solamente  quando  costringe,    ma    anche 
quando  induce  alcuno  a  fare  atti  o  dichiarazioni  contrarie  alle  leggi, 
od  anche  solo  che  possano  comechessia  pregiudicare  i  diritti  acqui- 
stati in  virtu  delle  leggi  medesime. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  29  13  febbraio  1904. 


450  CONSULTAZIONI  CANONICHE  LITURGICHE 

e)  Le  pene  non  sono  leggere  ma  gravi,  se  si  consider!  non 
solo  la  detenzione  e  la  multa,  ma  la  interdizione  dal  benefizio  ec- 
clesiastico,  la  quale  puo  essere  anche  perpetaa. 

Questo  e  il  lato  oscuro  della  medaglia.  Yediamo  ora  se  ve  ne 
sia  anche  uno  chiaro  :  vediamo  cioe  se  vi  sia  una  qualche  scappa- 
toia  da  questi  lacci  insidiosi. 

Primieramente  si  osservi  che,  per  incorrere  nelle  dette  pene, 
bisogna  che  il  ministro  del  culto  si  prevalga  della  sua  qualita. 
Or  che  vuol  dir  cid?  Yuol  dire  che  quei  reati  debbon  commettersi 
nelPesercizio  dei  minister!  sacri,  o  almeno  ad  occasione  e  con  pre- 
testo  di  essi.  Difatti  il  Titolo  di  questi  articoli  e  cosi  espresso  : 
Degli  abusi  dei  mimstri  del  culto  nell'eserdxw  dette  proprie  fun- 


In  secondo  luogo,  il  confessore  ha  piena  liberta  di  manifestare 
al  penitente,  nell'atto  della  confessione,  cid  che  prescrive  la  legge 
divina  o  ecclesiastica.  Ivi  non  e  il  confessore  che  eccita,  ma  il  pe- 
nitente che  chiede  consiglio  da  lui.  Nel  caso  peggiore  (cioe  in  quello 
d'una  denunzia)  non  vi  sono  prove  che  dimostrino  il  reato. 

Inoltre  il  diniego  dei  sacramenti  agl'  indisposti  o  agl'  indegni, 
non  e  contemplato  ne  in  quello  ne  in  altro  articolo  del  codice.  II 
parroco  p.  e.  che  rifiuta  la  sepoltura  ecclesiastica  a  cui  va  inter- 
detta,  non  eccita  al  disprezzo  o  alia  disobbedienza  delle  leggi;  solo 
nega  cid  che  la  Chiesa  vieta  in  certi  casi.  II  parroco  che  ricusa  i 
sacramenti  a  chi  dalla  Chiesa  e  interdetto,  lascia  perd  libero  ognuno 
d'osservare  o  le  leggi  civili  o  le  ecclesiastiche.  (Si  noti  che  con  questa 
legge  del  1889  fu  abrogata  quella  del  1859,  che  puniva  V  indebito  ri- 
fiuto  dei  Sacramenti). 

Ma  come  si  fa  a  sfuggire  la  pena  quando  si  tratti  d'esortare  i 
parrocchiani  a  non  accorrere  alle  urne  politiche,  giusta  il  divieto 
della  S.  Sede?  Non  si  offende  qui  il  2°  capoverso  delPart.  183? 

Ecco.  Non  ostante  il  detto  capoverso,  la  legge  della  Chiesa  si  pud 
sempre  ricordare  ai  fedeli,  quando  cid  si  faccia  senza  gli  eccitamenti 
vietati.  E  questi  stessi  eccitamenti  non  sarebbero  neppure  punibili,  se 
fossero  fatti  non  colla  qualita  di  ministro  del  culto,  ma  di  semplice 
cittadino  cattolico. 

Ma  esaminiamo  meglio  1'articolo.  Questo  punisce  chi  induce  al- 
cuno  ad  atti  o  dichiarazioni...  in  pregiudizio  dei  diritti  in  virtu 
delle  leggi  acquistati. 

Or  quando  io  dico  ad  un  tale  :  Non  andate  alle  urne,  non  lo 
induco  a  nessun  atto  o  dichiarazione,  ma  solo  ad  una  astensione. 
E  questa  astensione  non  porta  pregiudizio  a  nessun  diritto  da  lui 


CONSULTAZIONI  CANONICHE-L1TURGICHE  451 

acquistato  in  virtu  della  legge.  Perche  qui  la  legge  gli  conferisce  il 
diritto  di  votare,  ma  non  glie  ne  fa  mica  un  dovere;  ossia  nelPatto 
che  conferisce  il  diritto  di  votare,  gli  conferisce  (o  almeno  riconosce) 
anche  1'altro  di  non  votare.  lo  dunque  colPindurre  altri  all'asten- 
sione,  non  fo  pregiudizio  a  nessuno  de'  suoi  diritti,  solo  lo  induco 
ad  esercitare  il  secondo  invece  del  primo.  Che  male  fo? 

Fin  qui  a  noi  sembra  che  tutto  il  ragionamento  del  degnissimo 
Porporato  corra  limpidissimo  e  non  ammetta  replica. 

Forse  perd  qualche  ombra  di  dubbio  potra  suscitare  il  paragrafo 
con  cui  egli  chiude  la  grave  trattazione.  Sempre  nell'  intento  di  far 
coraggio  ai  sacerdoti,  ed  animarli  a  non  temere  soverchiamente  1'ar. 
ticolo  che  stiamo  discutendo,  egli  ricorre  ad  un  altro  Titolo  del  Co- 
dice,  al  Titolo  IV  che  park  della  imputabilita  e  delle  cause  che 
I'escludono  o  la  diminuiscono,  ed  osserva  che  fra  le  cause  intera- 
mente  scusanti  ivi  all'art.  49  e  notata  quella  d'avere  commesso  il 
fatto  per  disposizione  della  legge,  o  per  ordine  che  era  obbligato 
ad  eseguire,  dell' Autorita  compelenle.  In  questo  caso  la  pena  e  in- 
vece applicata  a  quel  pubblico  ufficiale  che  ha  dato  1'ordine. 

Orbene,  ripiglia  1'egregio  giurista,  siccome.  qui  si  tratta  di  legge 
e  d'autorita  in  generale,  si  deve  intendere  anche  la  legge  ecclesia- 
stica  e  i  superiori  ecclesiastici ;  tanto  piu  che  il  primo  articolo  dello 
Statuto  proclama  la  religione  cattolica  religion  e  dello  Stato.  Allorche 
dunque  un  ecclesiastico  trasgredisse  qualche  disposizione  del  Codice 
civile  per  adempire  la  legge  della  Chiesa,  o  gli  ordini  de'  suoi  su- 
periori ecclesiastici,  non  dovrebbe  esser  punito.  In  questo  caso  la 
pena  dovrebbe  infliggersi  al  suo  Superiore,  cioe  al  Papa,  da  cui 
promana  ogni  autorita  nella  Chiesa. 

Cosl  egli  ragiona:  ma  ci  sentiranno  da  quest'orecchio  gli  uomini 
del  governo  e  i  magistrati?  Non  e  piu  probabile  che  essi  per  legge 
scusante,  e  per  autorita  competent  e  vogliano  intendere  solo  legge 
civile  e  civile  autorita?  &  lecito  il  dubitarne. 

E  il  dubbio  si  presenta  di  nuovo  all'occasione  d'un  altro  effugio 
escogitato  dal  ch.  Autore. 

Nel  citato  art.  49  e  riguardato  come  non  punibile  anche  chi 
avesse  commesso  un  reato  per  esservi  stato  costretto  dalla  necessita 
di  salvare  se  od  altri  da  un  pericolo  grave  e  imminente  alia 
persona. 

Anche  qui,  egli  riflette,  non  si  distingue :  il  pericolo  pud  essere 
di  qualche  male  fisico  ed  anche  di  qualche  male  morale.  Ora  qua! 
male  piu  grave  di  un  peccato?  Chi  dunque  trasgredisce  la  legge 
umana  per  evitare  un  grave  peccato,  la  trasgredisce  perche  costret- 


452  CONSULTAZIONI  CANONICHE-LITURGICHE 

torn  da  necessita  di  salvar  se  da  un  pericolo  grave  ed  imminente; 

dunque  non  deve  esser  punito. 

Altresi  questo  discorso,  non  puo  negarsi,  fila  diritto  agli  occhi 
d'uu  cristiano  reggentesi  a  norma  del  principii  cristiani.  Ma  i  giu- 
dici  1'ammetteraQno  ?  Certo  e  almeno  che  lo  dovrebbero  ammettere, 
qualunque  sia  il  lor  modo  di  pensare  in  fatto  di  religione. 

E  in  verita  da  tutto  il  tenore  del  Titolo  annunziato  si  ricava 
che  la  legge  non  vuol  punire  se  non  chi  abbia  commesso  il  reato 
con  piena  malizia.  Difatti  nell'art.  45  si  dice :  «  Nessuno  pud  esser 
punito  per  un  deiitto,  se  non  abbia  voluto  il  fatto  che  lo  costituisce  ». 
Percid  nell'art.  46  e  scusato  chi  abbia  commesso  il  fatto  in  tale 
stato  d'  infermita  di  mente,  da  togliergli  la  coscienza  o  la  liberta 
dei  proprii  atti.  Percid  nell'art.  48  si  toglie  del  tutto  o  si  dimi- 
nuisce  la  pena  a  chi  commette  un  fatto  nell'ubbriachezza  grave  o 
leggera.  Da  tutto  questo  apparisce  come  la  legge  dichiari  non  me- 
ritevole  di  pena  chi  non  per  malizia  propria  pone  un'azione  vietata, 
ma  o  per  manco  di  avvertenza,  o  per  manco  di  liberta.  Sara  dun- 
que solo  punibile  un  ecclesiastico,  il  quale,  per  evitare  il  male  del 
peccato,  che  per  lui  sarebbe  il  gravissimo  dei  mali,  commette  un 
fatto  vietato  dalla  legge  civile? 

Queste  riflessioni  a  noi  sembrano  convincenti  per  determinare 
in  senso  i'avorevole  il  giudizio  cattedratico ;  se  poi  siano  anche  ba- 
stevolmente  efficaci  per  non  render  temibile  il  giudizio  forense  nei 
tribunal!  della  moderna  Italia,  rimettiamo  il  deciderlo  a  giurecon- 
sulti  piu  sperimentati  di  noi. 

Intanto  il  saggio  che  abbiamo  dato  di  queste  Consultazioni  ci 
sembra  sufficiente  a  mostrare  la  singolare  competenza  dell'  illustre 
Autore,  1'alto  pregio  dell'opera  sua,  e  la  quasi  necessita  in  cui  si 
trovano  moltissimi  ecclesiastic!  di  ricorrere  ad  essa  nei  casi  spinosi 
e  purtroppo  non  infrequent!  che  offre  1'esercizio  del  loro  ministero. 


MONOGRAFIE   D'ARTE  E   D'ARTISTI  453 

II. 

MONOGRAFIE  D'ARTE  E  D'ARTISTI. 

1.  GUTHMANN  :  II  paesaggio  da  Giotto  a  Raffaello  in  Umbria  e  in 
Toscana.  —  2.  WOERMANN  :  II  paesaggio  nella  pittura  antica.  — 
3.  HAUSHOFER:  Sviluppo  ed  element!  del  paesaggio.  —  4.  WEBER: 
Alberto  Diirer.  —  5.  Una  recente  riprocluzione  del  suo  capolavoro. 

L'eta  presente  si  pu6  veramente  chiaraare,  per  conto  degli 
studii,  1'eta  (ielle  monografie.  Hanno  le  loro  i  grand!  ariisti,  Leo- 
nardo, Kaffaello,  Michelangelo,  il  Botticelli,  ii  Brunelleschi,  1' Hol- 
bein, il  Eembrandt,  ecc.  ecc.  e  delle  nuove  vengono  alia  luce  senza 
posa ;  monografie  original!,  complete,  doctimentate,  e  monografie 
popolari,  ma  esatte,  a  uso  d'istruzione  generale.  Poi  monografie  di 
Kihiese,  d'abazie,  di  castelli  e  d'altri  monument!;  monogratie  d'una 
scuola  o  d'un  genere  di  pittura,  del  ritratto,  del  paesaggio,  della 
prospettiva,  e  an  date  discorrendo.  Per  poco  non  siamo  affogati.  Ogni 
di  si  fa  sentire  piu  vivo  il  bisogno  della  sintesi,  che  discerne,  scarta, 
riunisce,  paragona,  incorpora  i  lavori  parziali  in  un  tutto,  dove  ogni 
<?osa  prende  le  proporzioni  e  la  luce  che  le  compete.  Non  per6 
questi  lavori  parti colari  diventeranno  inutili,  anzi  resteranno  a  guisa 
di  fonti  storiche  elaborate  e  preziosi  sussidii  agli  studii  speciali, 
mentre  i  lavori  sintetici  faranno,  tra  1'altre  parti,  quella  d'indici  si- 
stematici  e  ragionati. 

1.  Questa  sorte  e  quest'onore  sono  riserbati  ad  uno  studio  che  ho 
sott'occhio,  d'un  giovane  storico  e  critico  tedesco,  il  Dr.  Giovanni 
Guthinann,  il  quale  scelse  appunto  corne  oggetto  speciale  delle  sue 
ricerche  lo  svolgimento  della  pittura  di  paesaggio  nella  scuola  umbra 
e  nella  toscana  da  Giotto  fino  a  Raffaello  *.  Nessuno  finora  aveva 
esaminato  questo  terna  con  tanta  diligenza  e  tanta  minuzia :  ne  si  pu6 
dire  che  la  storia  della  nostra  pittura  non  meritasse  anche  questo 
riguardo.  Da  tutti  i  maestri  di  queste  due  principal!  scuole  italiane 
il  paesaggio  non  fu  mai  trattato  se  non  come  un  accessorio,  o  come 
sfondo,  o  come  acconcia  riempitura,  e  di  mano  in  mano  che  1'arte 
progrediva,  anche  come  elemento  della  composizione,  non  perd  mai 
come  oggetto  degno  d'essere  rappresentato  per  se  stesso.  E  tuttavia 
per  quali  gradazioni  dovette  passare  avanti  di  toccare  la  maesta  e 
gentilezza  degli  sfondi  dati  da  Raffaello  alle  Madonne  degli  Uffizi,  del 
Louvre,  di  Yienna,  ai  cartoni  per  gli  arazzi,  alia  Trasfigurazione ! 

1  JOHANNES  GUTHMANN.  Die  Landschaftsmalerei  der  toskanischen  und 
•umbrischen  Kunst  von  Giotto  bis  Rafael.  Leipzig,  Karl  W.  Hiersemann, 
1902,  8°,  VIII  -  456  p.  -  M.  22. 


454  MONOGRAFIE   D'ARTE   E   D'ARTISTI 

Yediamo  Giotto,  sollecito  dell'azione  drammatica  e  del  punto  cul- 
minante  prescelto  alle  sue  composizioni,  evitare  tutto  cid  che  potrebbe 
distrarre  1'attenzione,  accogliere  il  puro  occorrente  a  significare  la 
scena  dell'avvenimento.  Partito  savio  per  un  verso  e  molto  comodo 
per  un  altro,  anzi  necessario  quando,  come  osserva  il  Guthmann, 
il  pennello  non  e  proporzionato  ancora  a  dominare  gli  elementi  onde 
risulta  1'attrattiva  del  paesaggio.  Eccolo  quindi  con  ingenua  maniera 
e  puerile  ten  tare  di  ritrarre  la  foglia  anziche  V habitus  delle  poche 
specie  d'alberi,  introdotte  ne'  suoi  dipinti :  e  cosi  ad  uno  di  quei 
suoi  batuffoletti  verdi,  che  vogliono  dire  alberi,  dare  la  foglia  di 
quercia  e  il  portamento  delPolrno;  anzi  dipingere  non  una  natura 
concreta,  ma  generica,  astraendo  dalla  realta. 

Concediamo  pure  che  de'  suoi  sfondi  architettonici  1'idea,  la 
forma,  le  dimensioni,  capaci  talora  appena  de'  personaggi  che  vi  si 
rigirano,  gli  fossero  suggerite  dalle  scene  "  delle  rappresentazioni 
sacre  tanto  care  al  popolo  fiorentino  di  quel  tempo.  Concediamo  al- 
tresi  che  un  artista  della  tempra  di  Giotto,  benche  inceppato  ancora 
nel  trattare  la  natura  aperta  de'  campi  e  dei  monti,  avesse  occhio  ab- 
bastanza  da  saper  disporre  armonicamente  i  profili  dei  monti  dietro 
i  gruppi  e  ciascuna  delle  persone,  come  fece  in  Assisi  nella  scena 
di  S.  Francesco  che  da  il  suo  mantello.  Non  crediamo  perd  che  di 
cid  sia  da  fare  tanto  caso.  Difatti,  non  Yediamo  altrettanto  nell'af- 
fresco  di  Simone  Martini  a  Siena,  ov'  e  il  condottiere  Guidoriccio  a 
cavallo,  di  profile,  collocate  in  rnodo  che  si  stacchi  sul  cielo  nell'av- 
vallamento  tra  i  due  castelli  ?  Sono  accorgimenti  giusti,  ma  elernen- 
tari,  simili  a  non  pochi  altri,  che  nella  sua  minutissima  analisi  il 
nostro  A.  va  scoprendo  con  instancabile  pazienza  cosi  in  Giotto  come 
in  Duccio  di  Buoninsegna,  nel  Martini  predetto,  nei  due  Lorenzetti, 
poi  in  Gentile  da  Fabriano,  beniamino  non  meno  della  fortuna  che  del 
Guthmann,  e  in  tutti  gli  altri  del  quattrocento  fino  a  Kaffaello. 

A  nessuno  nega  udienza  il  giovane  storico;  e  gliene  sapranno 
grado  cosi  gli  studiosi,  che  vorranno  informazioni  su  questo  argo- 
mento,  come  gli  artisti  medesimi  chiamati  ad  esarne.  Dei  quali  forse 
piu  d'uno  non  sapeva  d'aver  messo  nell'opera  sua  tutto  quello  che 
1'acuto  critico  vi  scopre :  tanto  egli  s'addentra,  fruga,  cerca  e  ricerca 
ogni  pagliuzza  nel  suo  soggetto. 

Ma  quando  ei  dovesse  ritornare  sull'opera  sua,  sorta  come  tesi  di 
laurea,  ampliata  dappoi  con  lungo  studio  e  con  grande  amore,  sapra 
temperare  1'esuberanza  giovanile  e  restringerla  in  molto  piu  moderati 
confini.  Ne  risulteranno  piu  chiari  i  caratteri  e  il  merito  di  ciascune 
de'  suoi  campioni:  del  Brunelleschi  e  di  LeonBatt.  Alberti  nel  ritrovare 


MONOGRAF1E   D'ARTE   E   D'ARTISTI  455 

e  formulare  le  leggi  fundamental!  della  prospettiva;  del  potente  Ma- 
saccio  che  sgombra  lo  spazio,  e  ricava  stile  dalla  luce,  dai  vuoti,  dal  ri- 
lievo;  delFAngelico,  non  tanto  felice  paesista  quanto  abile  ad  ottenere 
1'effetto  d'ampiezza  colla  semplice  prospettiva  del  gran  coro  celeste 
intorno  all1  incoronazione  di  Maria ;  degli  alunni  del  Baldovinetti,  i 
Pollaioli,  il  Verrocchio,  il  Ghirlandaio,  amanti  tutti  delle  ampie  ve- 
date,  ispirate  alia  valle  dell'Arno,  colla  sua  varia  coltura,  minuta- 
mente  dipinta,  anzi  cesellata,  quasi  alia  maniera  dell'orafo,  ch'era 
1'arte  di  casa.  Avranno  senza  contestazione  la  parte  loro  Fiorenzo  di 
Lorenzo,  benemerito  e  quasi  padre  del  paesaggio  umbro  ;  il  Peru- 
gino,  il  cui  paesaggio  nella  Pieta  meritd  1'attenzione  del  Yasari,  e  che 
ando  sernpre  piu  diradando  i  suoi  colli  e  gli  alberelli  delicati  colla 
tenue  fronda,  ove  traspare  il  cielo;  a  differenza  del  Pinturicchio,  che 
invecchiando  tendeva  ad  accumulare  roba  sopra  roba.  Era  Filippo 
Lippi  otterra  i  begli  effetti  di  luce  nel  folto  della  selva,  ove  la  sua 
faniosa  Madonna  e  rapita  in  adorazione  del  Bambino,  ma  sara  su- 
perato  da  Filippino  nella  naturalezza  e  fedelta  di  quella  sua  mera- 
vigliosa  visione  di  S.  Bernardo,  con  rocce  a  strati,  e  poggerelli  e  prati 
e  alberi  trattati  liberamente,  che  rinserrano  la  composizione  senza 
soffocare  la  scena.  II  Botticelli  semplifica,  e  vero,  il  paesaggio  e  si 
libera  dalla  smania  d'introdurre  troppi  gingilli  come  in  un  prese- 
pio;  mail  carattere  dell'arte  sua  non  pare  abbia  che  vedere  colla 
strofetta  di  Lorenzo  de'  Medici  citata  dal  G-uthmann.  Da  ultimo  col 
potente  Leonardo,  genio  universale,  che  rompe  col  passato,  esamina, 
studia,  rinnova  ogni  cosa,  vedesi  entrare  nuova  vita,  e  profondo 
studio  del  movimento  e  del  chiaroscuro.  Ne  e  prova  un  disegno  di 
sua  mano,  conservato  a  Windsor  e  rappresentante  una  campagna 
su  cui  infierisce  un  uragano :  tema  nuovo  nell'arte  italiana  e  quasi 
un  dramma  tra  le  infuriate  forze  della  natura.  Altra  curiosa  osser- 
vazione  e  questa,  che  il  piu  antico  disegno  di  lui,  firmato,  colla 
data  del  1473,  e  custodito  agli  Uffizi,  e  del  pari  un  paesaggio.  Leo- 
nardo fu  il  vero  precursore  dello  spirito  moderno,  che  nulla  dis- 
degna  della  natura  creata. 

Spirito  che  trasparira  tosto  franco  e  vigoroso  in  un  altro  grande 
pittore  posto  egli  pure  all'apogeo  dell'arte  italiana :  Fra  Bartolomeo. 
La  proporzione  delle  masse,  la  successione  dei  piani,  la  maniera 
libera,  soffice  e  grandiosa  di  trattare  la  frasca,  di  coglierne  le  sagome 
in  luce  e  quelle  in  ombra,  dinotano  in  lui  la  stofPa  d'un  vero  paesista 
nel  senso  moderno.  Cid  non  ostante  ne  egli,  no  1' incomparabile 
Raffaello,  anche  in  questo  campo  sovrano  signore  deH'armonia,  che 
si  perde  nelle  dolci  lontananze  sfumate,  scelsero  mai  il  paesaggio 


456  MONOGRAFIE   D'ARTE   E    D'ARTISTI 

come  tema  principale  delle  loro  composizioni.  E  perd  una  bella  sod- 
disfazione  dell'arte  moderna  trovarsi  in  cosi  perfetto  accordo  con 
questi  genii  supreini  della  pittura  italiana,  Leonardo,  Era  Bartolomeo- 
e  Raffaello,  uei  criterii  e  nell'interpretazione  della  natura. 

L'opera  del  Cruthrnann  —  il  lettore  lo  vede  abbastanza  dal  fin 
qui  detto  —  contiene  una  copia  di  preziose  osservazioni,  molta  eru- 
dizione,  molta  bibliografia,  molte  idee  personali,  e  anche  un  poco 
d'entusiasmo :  difetto  che  si  perdona  tanto  piu  voleotieri  in  quanto 
ch'esso  e  necessario  a  sostenere  una  serie  cosi  lunga  e  minuta  di 
ricerche.  L'illustrazione,  specialuiente  le  tavole  fuori  testo,  e  buona. 
II  nostro  voto  sarebbe  che  il  testo  si  riducesse  a  meta,  e  moltipli- 
casse  in  proporzione  la  copia  delle  figure,  aggiungendo  indici  alfa- 
betici,  numeri  e  altri  aiuti;  poiche  un  lavoro  cosi  accurate  merita 
di  poter  essere  letto  con  piu  prestezza,  e  consultato  con  ogni  facilita. 

2.  La  pittura  di  paesaggio,  intesa  non  come  accessorio  o  come 
ornamento,  ma  quale  espressione  potente  della  natura,  e  merita 
incontestato  del  secolo  XIX.  Dalle  forme  puerili,  inceppate,  insuffi- 
cienti  a  seguire  le  prime  norme  della  prospettiva,  passando  al  lec- 
cato  convenzionalismo  del  paesaggio  arcadico,  1'arte  aveva  bensi 
mostrato  d'avvedersi  che  le  stavano  intorno  terra,  e  monti,  e  selver 
e  il  mare ;  ma  pochi  ingegni  ne  avevano  compreso  il  profondo  lin- 
guaggio.  Non  parliamo  della  parte  scarsissima  data  dagli  antichi 
Egiziani  e  dagli  Assiri  alia  rappresentazione  dello  sfondo  delle  pit- 
ture.  DelPopera  dei  Greci,  che  and6  tutta  perduta,  sappiarno  per 
buona  congettura,  ch'essi  dovettero  contenersi  in  un'estrema  sobrieta. 
L'arte  romana  fu  alquanto  piu  larga;  ma  per  quanto  fosse  accurata, 
gli  affreschi  conservati  a  Roma  ed  a  Pompei  principalmente,  non 
escono  dal  carattere  di  dipinti  semplicemente  decorativi. 

Tali  sono  su  quest'argornento  le  conclusioni  dell'archeologia  clas- 
sica  rappresentata  qui  specialrnente  dal  Woermann,  che  ne  raccolse 
con  suprema  diligenza  tutti  i  documenti  positivi,  diretti  o  indiretti, 
riunendoli  in  un'opera  intitolata  appunto :  11  paesaggio  nell'arte  dei 
popoli  antichi.  Chi  desiderasse  averne  notizia  piu  facilrnente  acces- 
sibile,  la  trovera  in  un'ampia  e  chiara  relazione  fatta,  con  qualche 
propria  aggiunta,  da  E.  Michel  nella  Revue  des  deux  Mondes  *. 
Quanto  alia  pittura  cristiana  delle  catacombe,  ne'  pochissimi  pae- 
saggi,  che  ci  restano,  essa  non  si  differenzia  dall'arte  pagana.  N5 
lo  scopo  dei  soggetti  da  rappresentare  richiedeva  di  piu. 

1  KARL  WOERMANN,  Die  Landschaft  in  der  Kunst  der  alien  Volker 
Miinchen,  1876,  8.  —  EMILE  MICHEL,  Le  paysage  dans  les  arts  de  Van- 
tiquite,  « Revue  des  deux  Mondes  »  15  giugno  1884. 


MONOGRAFIE   D'ARTE   E   D'ARTISTI  457 

L'arte  del  mosaico  poi  grazie  a'  suoi  fondi  azzurri  o  rlorati,  ma 
andanti,  rest6  dispensata  generalrnente  dal  pensiero  di  ritrarre  fe- 
delmente  la  natura;  quivi  i  pochi  alberi  e  i  monti,  cho  talora  ricor- 
rono,  come  p.  e.  in  S.  Vitale  di  Ravenna,  non  accampano  pretese 
superior!  a  quelle  d'uno  schema.  E  se  il  medio  evo  nelle  sue  mi- 
niature e  nell'opere  maggiori  di  pennello  s'arrischia  a  qualche 
tentative  piu  libero,  non  esce  perd  di  puerizia.  Cosi  Giotto  pargo- 
leggia  co'  suoi  alberelli  che  paiono  ritagliati  colle  forbici,  co'  suoi 
monti  di  cartapesta ;  ma  poco  stante  il  fiammingo  Uberto  Yan  Eyck 
{1366-1426)  col  suo  fratello  Giovanni  (1380- 1440)  nel  t'amoso  altare 
di  Gand,  sanno  disporre  Yadoraziom  dell' aynello  in  un'ampia  fronzuta 
campagna,  vero  paradiso  di  delizie.  Quivi  si  preludeva  ai  futuri  trionfi 
•  delFarte  fiamminga  nel  sentire  e  ritrarre  le  bellezze  naturali,  glorie 
oollegate  ai  nomi  di  Brueghel,  Rubens,  Ruysdael,  Rembrandt,  ecc. 

3.  Un  rapido  schizzo  di  questo  sviluppo,  ma  giusto  e  accompa- 
gnato  da  una  copiosa  scelta  di  riproduzioni,  e  tratteggiato  dal  Prof.  Max 
Haushofer  nel  secondo  capitolo  d'un  volumetto  tutto  destinato  al 
paesaggio  *,  che  e  un  fiore  d'eleganza.  I  piu  bei  saggi  forniti  in 
questo  genere  dai  pittori  antichi  e  moderni  d'ogni  nazione  e  d'ogni 
scuola,  o  dalla  natura  stessa  merco  la  tbtografia,  fanno  di  questo 
volume  cio  che  si  potrebbe  chiamare  una  bella  galleria  del  pitto- 
resco  in  natura.  Essa  perd  fu  radunata  non  tanto  all'effetto  di  dare 
una  storia  di  questo  ramo  dell'arte,  quanto  d'iniziare  artisti  ed  amaEti 
delle  beJlezze  naturali  a  discernerle  e  ad  apprezzarne  il  valore  anche 
sotto  il  rispetto  fisico  e  scientifico.  II  bello  e  il  pittoresco  nel  mondo 
delle  rocce,  dei  monti  scoscesi,  dei  piani  e  delle  valli;  le  aeque 
de1  fiumi  e  de'  ruscelli,  dei  laghi  e  del  mare;  acque  correnti,  e  acque 
stagnant!;  cascate  spumeggianti  tra  i  sassi  dirupati  e  acque  pigre 
nei  canal!  molli;  acque  rapprese  nel  candore  delle  nevi  o  indurite 
ne'  superbi  ghiacciai,  che  risplendono  ai  confini  del  cielo  azzurro, 
sollevandosi  sulle  falde  verdeggianti  di  larici  e  d'abeti.  II  giorno  e 
la  notte,  1'aurora,  il  meriggio,  il  tramonto;  nuvolo  e  sereno,  vento, 
pioggia,  e  tempesta,  sono  tutte  voci  poderose  della  natura,  che  parla 
con  diversi  accenti,  seinpre  vera  e  sempre  bella. 

II  pittore  paesista  moderno,  dice  1'  Haushofer,  sa  quali  strumenti 
sono  piu  adatti  a  registrare  codeste  voci  cosi  diverse ;  quali  differenze 

1  Die  Landschaft  von  Prof.  Dr.  MAX  HAUSHOFER,  mit  108  Abbil- 
dungen  und  6  KunstbeiJagen.  Bielefeld  und  Leipzig,  Verlag  von  Vel- 
hagen  &  Klasing,  1903,  8°  p.  135.  —  Leg.  M.  3. 

£  uno  dei  volumi  della  Raccolta  di  monografie  illustrate,  edite  sotto 
la  direzione  di  Hanns  von  Zobeltitz  dalla  casa  predetta. 


458  MONOGRAF1E   D'ARTE  E   D'ARTISTI 

nella  fattura  gl'irnpone  la  qualita  della  materia  e  lo  strumento. 
Altro  gli  da  la  matita,  altro  la  penna,  il  bulino,  o  il  pennello.  La 
pittura  a  olio  otterra  talora  piu  e  tal  altra  meno  che  1'acquarello. 
Diversamente  si  conduce  un  medesimo  soggetto,  secondo  che  ri- 
sponde  a  un  vivo  affetto  dell'animo,  ovvero  e  destinato  a  semplice 
decorazione.  La  stessa  fotografia,  in  rnano  di  chi  ha  sentimento 
d'arte,  puo  assorgere  a  vera  espressione  estetica.  Lo  vediamo  nelle 
frequenti  esposizioni  moderne,  ove  1'opera  di  semplici  ma  bravi  di- 
lettanti, per  lo  piu  vince  di  buon  gusto  le  fatture  dei  fotografi  di 
professione.  E  lo  vedemrno  del  pari  in  quel  superbo  volume  VEsthe- 
tique  de  la  Photographic,  edito  dal  Photo-club  di  Parigi  (1900), 
che  ci  dette  gia  occasione  e  materia  ad  alcune  pagine  su  questo 
interessante  argomento  l. 

Un  crepuscolo,  un  effetto  di  luna,  di  neve,  di  nebbia,  una  sco- 
gliera  percossa  dalla  burrasca,  ne  anco  veniva  in  mente  agli  anti- 
chi  ne  agli  artisti  dei  secoli  XV  e  XVI  che  potessero  per  se  stessi 
fermare  la  loro  attenzione :  appunto  come  a  quell'  altra  confrater- 
nita  d'artisti,  i  poeti,  era  sfuggita  interamente  la  poesia  delle  sublimi 
regioni  alpine.  I  lessici  poetici  non  registrano  altri  epiteti'dati  dai 
latini  alle  Alpi  se  non  quelli  di  ventosae,  gelidae,  devexae,  fron- 
dosae,  hibernae,  nubiferae,  celsae,  canae,  horridae,  jugcsae,  saxosae, 
e  simili  termini,  che  non  sono  complimenti.  Benvenuto  Cellini,  che 
dovette  valicare  parecchie  volte  quei  gioghi  andando  e  tornando  di 
Francia,  non  ha  pure  una  parola  sulle  bellezze  naturali  dei  nostri 
monti,  ne  dell'Italia,  ne  della  Svizzera,  ne  della  Francia.  Era  un 
mondo  incompreso.  Ora  1'averlo  saputo  comprendere  e  un  vero  pro- 
gresso  che  1'arte  moderna  pu6  mettere  innanzi  con  ragione,  quando 
si  sente  declamare  troppo  universalmente  contro  la  sua  decadenza. 

Percid  non  a  torto  il  secolo  XIX  riguarda  il  paesaggio  come 
sua  conquista,  per  poco  non  diremmo  creazione,  se  questo  concetto 
non  paresse  da  evitare  mentre  appunto  stiamo  ragionando  di  opere, 
che  ne  mostrano  i  gradi  successivi  e  la  lenta  preparazione. 

4.  Non  comparira  qui  fuor  di  luogo,  sebbene  considerate  sotto 
altro  rispetto,  un  artista  che  fu  uno  dei  precursor!  del  paesaggio 
moderno.  Alberto  Dtirer  di  Norimberga  (1471-1528)  il  piu  grande  pit- 
tore  tedesco,  incisore  in  legno  e  in  rame,  disegnatore  potente,  scrittore 
d'arte  e  di  fortificazioni,  uomo  dal  multiforme  ingegno,  ch'ebbe  piu 
d'un  tratto  comune  col  nostro  grande  Leonardo,  segna,  come  dice 
appropriatamente  il  Fah,  lo  zenit  dell'arte  germanica ;  la  quale  dopo 
di  lui  principle),  sospinta  dalla  riforma  protestante,  la  sua  precipitosa 

1  V.  1'art.  L' estetica  della  fotografia,   «  Civ.  Catt.  »,  17  agosto  1901. 


MONOGRAFIE   D'ARTE   E   D'ARTISTI  459 

rovina.  Nelle  composizioni  di  lui,  si  rivela  uno  spirito  poderoso, 
originale,  insofferente  di  qualsiasi  influenza,  salvochd  dello  studio 
diretto  del  mondo  sensibile.  Questo  conferisce,  e  vero,  alle  sue  fi- 
gure, un  cotal  naturalismo  gagliardo,  che  alle  volte  riesce  duretto 
e  ridonda  a  scapito  del  sentimento  ideale  della  bellezza.  Ma  per 
compenso  fa  ne'  suoi  ritratti  palpitare  Tanima,  la  vita,  1'indole  dei 
suoi  person aggi.  E  ne'  soggetti  sacri,  se  i  suoi  tipi,  ripresi  dal  vero, 
sanno  un  po'  di  straniero  all'occhio  nostro  italiano,  anzi  risentono 
il  realismo  per  gli  stessi  alemanni,  non  si  pu6  negare  che  1'espres- 
sione  religiosa  non  vi  si  celi  intima,  vera,  profonda. 

Chi  non  ricorda  quella  perla  dell' Adora%ione  dei  Magi  accolta 
ad  onore  tra  i  dipinti  delPUrbinate  e  del  Correggio  nella  Tribuna 
degli  Uffizi?  e  il  corteggio  di  tutti  i  santi  alia  SSina  Trinita,  il 
suo  capolavoro,  conservato  nel  museo  imperial  e  di  Yienna?  Esso  e 
reputato  il  piu  splendido  quadro  religioso  che  mai  sia  stato  dipinto 
di  la  dalPAlpi;  ne  si  pud  confrontare  degnamente  se  non  colla 
Disputa  di  Raffaello,  o  colla  Scuola  d'Atene  o  con  simili  meraviglie. 

Orbene  in  questa  pittura,  ch'era  stata  commessa  al  Diirer  da  un 
suo  pio  concittadino,  Matteo  Landhauer,  per  la  sua  propria  cap- 
pella,  alcuni  storici  recenti  vollero  trovare  nuovi  accenni,  a  favore 
d'un'affermazione,  non  appoggiata  pure  ad  una  sola  prova  positiva, 
cioe  che  il  Diirer  si  sia  voluto  separare  dalla  Chiesa  cattolica  allo 
scoppiare  della  riforma  protestante.  Non  si  crederebbe  come  storici  e 
critici  del  valore  dello  Springer,  per  es.,  solito  reggersi  con  un  giu- 
dizio  cosi  giusto  ed  equilibrato,  possano  sul  serio  sforzarsi  di  trovare 
nel  quadro  di  Tutti  i  Santi  i  germi  di  un'evoluzione,  non  artistica 
soltanto,  ma  religiosa,  come  un  uscir  dalle  concezioni  medievali  e 
cattoliche.  «  Donde  ha  egli  attinto  —  domanda  sollecitamente  lo 
Springer  -  -  il  soggetto  di  questo  quadro  ?  Mun  testo  di  Scrittura 
si  pu6  assegnare,  niun  racconto  biblico,  niuna  leggenda  dove  il 
pittore  si  fondi.  »  E  seguitando :  «  E  curioso  a  vedere  coma  ne  la 
Madonna  si  stacchi  notevolmente  dall'altre  sante  donne,  ne  gli  Apo- 
stoli  tengano  i  primi  posti.  »  Alle  quali  osservazioni  che  danno  tanto 
pensiero  allo  Springer,  il  Dott.  Carlo  Domanig,  il  geniale  e  valente 
conservatore  del  museo  imperiale  di  Yienna,  risponde  domandan- 
dogli :  chi  voglia  essere  quella  donna  in  capo  allo  stuolp  dell'altre 
vergini,  che  tutte  sopravanza  di  grandezza  e  per  splendore  di  co- 
lorito,  che  sola  e  corouata  d'oro  e  di  gemme;  chi  potrebbe  essere 
costei,  se  non  la  regina  del  cielo,  la  regina  delle  vergini?  E  nella 
schiera  inferiore  perche  avrebbe  il  pittore,  tra  re  e  imperatori  e  altri 
personaggi,  collocati  due  poDtefici  col  triregno  in  capo,  ne'  superbi 


460  MONOGRAFiE   D'ARTE   E   D'ARTTSTI 

paludamenti  maestosarnente  panneggiati,  tanto  che  1'uno  comparison 
la  piu  grande  fra  tutte  le  figure,  perche,  dico,  avrebbe  data  tal  pre- 
minenza  al  successore  di  Pietro,  s'egli  avesse  o  fatto  poco  concetto 
degli  apostoli  generalmente  o  partecipato  dell'avversione  luterana  al 
pontefice  romano? 

Quanto  alle  fonti  dell'  ispirazione,  se  lo  Springer  non  sa  trovarle- 
nella  Scrittura,  ne  in  alcuna  leggenda,  e  se  non  gli  basta  1'imnia- 
ginazione  dell'artista,  consenta  che  gli  domandiamo  a  nostra  voltar 
se  almeno  frate  Angelico  per  inventare  le  sue  visioni  del  paradisa 
e  delP  incoronazione  di  Maria,  e  disporvi  ordinatamente  i  suoi  santi, 
abbia  avuto  dinanzi  o  un  racconto  biblico  o  una  leggenda  concreta 
da  tradurre  in  di  segno  ? 

Somiglianti  conclusion!  con  logica  somigliante  traggono  allegra- 
ruente  altri  scrittori  o  teologi  protestanti,  da  altre  composizioni  di 
Alberto  Diirer,  per  es.  dai  famosi  due  quadri  dove  egli  sotto  figura 
degli  apostoli  Giovanni  e  Pietro,  Paolo  e  Marco,  rappresentd  alle- 
goricamente  i  quattro  temperamenti ;  oppure  dalF  incisione  della 
sacra  famiglia  in  Egitto,  una  delle  illastrazioni  della  vita  di  Maria. 
Quivi  la  roadre  di  Gesu  e  S.  Giuseppe  sono  occupati  nel  lavoro,  il 
Bambino  giace  nella  cuna,  inentre  angioli  grandi  e  piccoli  ravvivano 
la  scena  graziosa,  e  dietro  lo  sfondo  di  pittoresche  mine,  dall'alto 
de'  cieli  Dio  Padre  manda  la  simbolica  colomba  «  Spiritus  Sanctus 
superveniet  in  te.  »  Da  tutto  cio  e  veramente  lepido  concludere  col 
Thausing  cbe  «  il  pittore  voile  predicare  fin  d'allora  la  nuova  morale, 
che  piu  tardi  Lutero  promulghera  lietamente  al  popolo,  cioe  che  la 
stato  coniugale  e  il  piu  eccellente  sulla  terra,  e  che  non  v'e  piu 
dolce,  piu  amabile,  piu  beata  cornpagnia  che  un  buon  matrimonio. » 
II  Thaosing  forse  ignorava,  che  il  caro  e  austero  frate  Martino  non 
si  era  legato  per  niente  alle  dottrine  contenute  nella  predica  dipinta 
del  Dtirer  suo  precursore,  perche  nella  sua  predica  pronunciata  nel 
1522  dispensd  marito  e  moglie  dall'obbligo  di  reciproca  fedelta,  anzi 
permise  senz'altro  la  poligamia. 

Fu  detto  gia  con  quell'asseveranza  sicura,  che  se  non  e  mali- 
ziosa,  e  frutto  di  un  pregiudizio  non  turbato  pure  dal  sospetto  della 
verita  contraria,  fu  detto  e  ripetuto  da  alcuni  storici  protestanti, 
che  ai  cattolici  per  quanto  sieno  dotti  non  compete  scrivere  storia,, 
mancando  necessariamente  del  primo  requisite  occorrente,  cioe  del- 
1'imparzialita.  «  II  cattolico  non  potra  mai  essere  obbiettivo:  ep- 
per6  smetta  di  scrivere  storia,  e  se  vuole  studiarla,  venga  da  noi.  » 
Orbene  il  pochino  teste  riferito  basta  a  convincere  piuttosto  del  con- 
trario.  Fintantoche  non  e  di  mezzo  controversia  o  questione  reli- 


MONOGRAFIE   D'ARTE  E   D'ARTISTI  461 

giosa,  il  protestante  potra  cosi  bene  giudicare  di  storia  come  di 
botanica  o  d'astronomia.  Ma  quando  intervengono  direttamente  o 
indirettainente  gl'interessi  della  verita  cattolica,  6  incredibile  la 
perturbazione  che  si  manifesta  generalmente  in  quelle  menti.  Allora 
vien  meno  la  critica,  sottentra  una  confusione,  un  disorientamento, 
—  talvolta,  sia  pure,  in  buona  fede  —  simile  in  tutto  alle  agitazioni 
d'una  bussola  delicata  quando  le  s'accosta  un  oggetto  di  ferro.  L'ago 
non  segna  piu,  diventa  un  arnese  inutile.  E  perduta  la  bussola  ! 

Ma  questo  non  e  luogo  da  poJemiche  di  questa  fatta,  ne  per6 
mi  ci  voglio  addentrare  allontanandomi  dal  Dtirer.  Grodo  tattavia  che 
il  grande  pittore  alemanno  m'abbia  dato  occasion  e  di  toccare  un 
punto,  sul  quale  e  necessario  che  sieno  messe  le  cose  a  posto.  Chi 
volesse  piu  ampie  informazioni  sulla  fede  religiosa  del  Dtirer  le 
trovera  raccolte  e  serenamente  esposte  dal  Dr.  GK  Antonio  Weber  j 
in  una  monografia  sobria,  densa,  precisa  intorno  la  vita,  le  opere 
e  la  fede  di  lui.  Quivi  e  la  risposta  definitiva  su  tale  controversia, 
la  quale  non  sarebbe  nata  neppure  se,  come  pareva,  avesse  do- 
vuto  dettare  il  buon  senso,  e  le  prove  fossero  state  cercate  nel 
campo  storico.  Ma  quivi  non  si  trovarono,  perche  non  c'erano,  ne 
1'avere  il  Diirer  con  tanti  altri  cattolici  di  sincera  intenzione,  alle 
prime  mosse  di  Lutero  sperato  con  viva  espettazione  una  riforma 
nelle  cose  ecclesiastiche,  dimostra  che  1'abbia  poi  seguito  nell'apo- 
stasia.  Chiunque  tien  dietro  con  occhio  imparziale  a  tutta  la  con- 
troversia,  trattata  a  fondo  ed  esaurita  dal  Weber,  resta  convinto 
che  Alberto  Dtirer  visse  e  mori  nel  seno  della  religione  cattolica, 
la  quale  gli  aveva  ispirato  la  mente,  guidato  il  pennello  e  il  bulino. 
Di  quest!  due  generi  di  lavori  e  un  saggio  copioso  nel  presente 
volume.  Naturalmente  nel  rimpicciolire  le  incisioni  il  tratto  ne  torna 
condensato,  epperft  alquanto  alterato  il  rapporto  delle  luci  e  dell'ombre, 
del  bianco  e  delnero;  con  tutto  cio  e  facile  immaginare  1'effetto  che 
dovevano  produrre  sparse  pel  popolo  quelle  stampe,  ove  anelano  cavalli 
e  cavalieri  dell'Apocalisse,  ove  gli  angeli  buoni  ^ibrano  lance  e  spade 
contro  i  dragoni  d'inferno ;  ove  si  scorge  il  figliuol  prodigo  di  mezzo  al 
lezzo  di  animali  neri  assorgente  a  preghiera,  il  bel  S.  Eustachio  nella 
selva,  le  scenette  della  vita  di  Gresu  e  di  Maria,  le  tragedie  della  Pas- 
sione,  la  famosa  figura  della  Malinconia,  ecc. 


*  Albrecht  Diirer.  Sein  Leben,  Schaffen  und  Glauben  g'eschildert  von 
Dr.  G.  ANTON  WEBER,  o.  Professor  am  kgl.  Lyzeum  Regensburg,  mit 
vielen  Abbildungen.  Dritte,  vermehrte  und  verbesserte  Auflage.  Regens- 
burg, Pustet,  1903,  8»,  XII  -  236  p.  -  M.  2,40. 


462  MONOGRAFIE   D'ARTE   E   D'ARTISTI 

E  poiche  in  dieci  anni  lo  studio  del  "Weber  andd  ampliandosi  in 
tre  successive  edizioni,  ci  auguriamo  di  vederne  presto  una  quarta 
sempre  migliorata;  nella  quale  la  figura  di  Luca  Paumgartner  dipinta 
sopra  uno  sportello  d'altare  (qui  a  p.  26,  fig.  7)  ci  sia  ridata  nella 
sua  forma  genuina,  a  cui  fu  recentemente  restituita  dall'Hauser,  le- 
vatene  le  superfetazioni  del  secolo  XYII,  che  v'avea  intruso  niente- 
meno  che  tutto  un  cavallo.  Questa  edizione  frattanto  riporta  una 
novita,  ciod  un  S.  Girolamo  autentico  del  Diirer,  scoperto  dall'Autore 
nel  Museo  di  Lisbona,  e  ben  identificato  '.  Chese  1'editore  vorra  com- 
piere  1'opera  e,  com'e  giusto,  fregiare  il  frontespizio  del  famoso  autori- 
tratto  del  Diirer.  foggiato  alia  nazarena,  non  cavera  fuori  un'antiquata 
stampa  in  legno,  ma  una  bella  fotoincisione  come  quella  posta  dal  Fan 
in  capo  alia  sua  storia  dell'arte  2,  o  almeno  una  tricromia  come  ha 
fatto  1'Herder  nel  suo  nuovo  Konversations-lexikon.  E  del  pari  ri- 
correra  alle  arti  fotomeccaniche  per  fornire  un'immagine  adequata 
del  summentovato  capolavoro,  il  quadro  della  88.  Trinita.  Ne  tornera 
rialzato  un  tantino  il  prezzo  veramente  tenue  del  grazioso  volume, 
ma  ne  crescera  il  pregio  insieoie  e  la  diffusione,  come  meritano 
egualmente  il  grande  artista  ed  il  suo  scrittore. 

5.  Non  vogliamo  congedarci  dal  Dtirer  senza  far  conoscere  ai 
lettori  la  splendida  riproduzione  del  quadro  della  S8ma  Trinita 
per  1'appunto  teste  eseguita  a  Berlino  dalla  Societa  per  la  diffu- 
sions dell'arte  elassica  (Oesellschaft  %ur  Verbreitung  Klassischer 
Runst,  Berlin  W.  Elssholz-Strasse  15).  L'eccellente  stato  in  cui  s'e 
conservato  1'originale  permette  alia  fotografia  una  squisita  fedelta 
nel  riprendere  ogni  piccolezza,  ogni  sfumatura.  II  processo  della 
fotoincisione  su  rame  da  una  morbidezza  delicata,  che  non  si  rag- 
giunge  per  alcun'altra  via.  Mai  non  era  toccata  a  questo  capolavoro 
sorte  uguale.  II  foglio  misura  90  X  120  cm.,  la  stampa  netta  oltre 
il  margine,  64X70,  che  e  quanto  dire  quasi  meta  del  vero;  e 
costa  appena  marchi  20  (=  lire  25),  ovvero  30  per  1'edizione  di 
lusso.  In  tanto  dilagare  di  mediocri  anzi  di  brutte  produzioni  d'arte, 
sacra  e  profana,  chi  non  si  rallegrera  di  potere  gustare  a  suo  agio 
questa  meraviglia,  di  adornarne  la  casa,  la  cappella,  la  scuola  che 
dovrebb'essere  pure  il  tempio  del  buon  gusto? 

Altri  capilavori  dell'arte  nostra  conservati  a  Yienna,  a  Berlino, 
a  Dresda,  cioe  di  Kaffaello,  di  Tiziano,  Lippi,  ecc.  sono  pure  ripro- 
dotti  in  eguale  o  meta  grandezza  e  squisitamente. 

1  Cf.  A.  WEBER,  der  heilige  Hieronymus  (mit  6  Taf.),  Miinchen  1901. 
2V.  Civ.  Catt.  1904,  I,  p.  207. 


ARCHEOLOGIA 


I  MONUMENTI  DEL  PARADISO 

NELL'ANTICA    BASILICA   VATICANA. 

Continuazione  *. 

//  sepolcro  dell'imperatore  Ottone  II  ml  paradiso 

dell'antica  basilica  Vaticana. 

(168) 

Chi  nelle  cosidette  Grotte  Vaticane  sotto  la  chiesa  di  S.  Pietro, 
nella  silenzicsa  necropoli  dell'antica  basilica,  fra  le  altre  tombe  ce- 
lebri  e  monumental!  voJge  oggi  lo  sguardo  alia  tomba  colossale  ma 
semplicissima  dell'imperatore  Ottone  II,  non  puo  non  ricordare  com- 
mosso  i  sentimenti  magnanimi  e  le  azioni  cavalleresche  di  questo 
giovane  sovrano,  che  nel  981  rimise  a  viva  forza  sul  suo  seggio  in 
Eoma  a  dispetto  dei  suoi  avversarii  il  pontefice  Benedetto  YII,  e 
1'anno  seguente  guerreggio  fra  indicibili  difScolta  in  Puglia  e  in  Ca- 
labria contro  i  potenti  nemici  di  Roma  e  d'ltalia,  i  Saraceni  ed  i 
Greci. 

Le  sue  valorose  schiere  riportarono  il  13  luglio  982  una  splendida 
vittoria  sulla  potenza  dei  Saraceni  al  Capo  delle  Colonne,  a  sud-ovest 
di  Cotrone  ;  ma  poi  segui  la  fatale  scon&tta  dei  Tedeschi  a  furia  ir- 
rompenti,  sopraffatti  dai  fuggiaschi  raccoltisi  nelle  montagne.  Lo  stesso 
imperatore  scampo  come  per  miracolo  all'infortunio.  Sempre  vago  d'in- 
traprese  era  ancora  piu  tardi  a  Yerona  a  presiedere  quella  splendida 
dieta,  che  prepare  una  nuova  spedizione  guerresca  per  la  libera- 
zione  dell' Italia  meridionale.  Ma  venuto  poi  nella  citta  eterna  a  sa- 
lutare  il  pontefice,  dovea  la  vedersi  troncati  i  suoi  giorni.  Dopo  una 
breve  malattia  che  i  medici,  a  quanto  sembra,  curarono  a  rovescio,  il 
7  decembre  983  spird  nel  palazzo  imperiale  presso  san  Pietro  in  Va- 
ticano  in  mezzo  ai  suoi  grandi. 

Egli  s'era  confessato  dal  Papa  ed  era  stato  assistito  dai  vescovi  pre- 
senti  e  da  numeroso  clero  recitando  essi  le  preci  e  confortandolo.  Nel. 
suo  testamento  fece  del  suo  danaro  quattro  parti  e  ne  destino  una 
alle  chiese,  un'altra  ai  poveri,  la  terza  alia  pia  sorella  Matilde,  ba- 
dessa  a  Quedlinburg,  la  quarta  ai  suoi  fedeli  servi  e  guerrieri. 

1  V.  Cw.  Gait.  1903,  quad.  21  nov.  p.  460  ss. 


464  I   MONUMENTI   DEL   PARADISO 

Sulla  tomba  che  ebbe  in  S.  Pietro  furono  scritti  i  seguenti  versi 
tramandatici  da  Gerberto  (Duchesne,  Hist.  Franc,  script,  t.  2,  1636, 
p.  807): 

Cujus  ad  imperium  tremuere  duces,  tulit  hostis ; 
Quern  dominum  populique  suum  novere  parentem 
Otto  decus  divum,  Caesar,  charissime  nobis 
Immeritis  rapuit  te  lux  septena  decembris. 

Sotto  quest'iscrizione  era  indicate  in  un'altra  riga,  come  siamo 
indotti  a  credere  dall'analogia  d'  altre  iscrizioni,  1'anno  della  morte 
e  la  data  della  sepoltura  del  secondo  Ottone. 

Oltre  al  cantaro  nel  mezzo  del  vestibolo  (paradise)  delPantica 
chiesa  di  S.  Pietro,  di  cui  abbiamo  sopra  ampiamente  discorso,  de- 
stava  1'attenzione  di  chi  entrava  nel  paradiso  sopratutto  questa  tomba 
imperiale  di  straordinarie  dimension!  ove  ebbe  sepoltura  1'unico  im- 
peratore  romano  tedesco  ch'avea  trovato  in  Roma  la  sua  tomba.  Que- 
sta  tomba  colpiva  tanto  maggiormente  lo  sguardo  in  quanto,  eccet- 
tuata  la  cosidetta  tomba  del  prefetto,  era  anche  Tunica  nello  stesso 
€  paradiso  >  ossia  nel  piano  dell'atrio ;  perche  le  altre  e  specialmente 
quelle  dei  papi  eraao  sotto  il  portico  eretto  avanti  alle  entrate  della 
basilica  o  sotto  gli  altri  portiei  del  paradiso. 

La  tomba  d'Ottone  II  sorgeva  subito  a  manca  quando  s'entrava 
nel  paradiso  (Y.  la  pianta  dell'Alfarano  sopra  al  num.  165,  lett.  F).  Qui 
si  vedeva  innanzi  tutto  Pornata  parete  deU'Oratorio  di  S.  Maria  in  turri 
(n.  149),  poi  una  cappella  il  cui  proprio  notne  non  ci  fu  trainandato 
(aedicula  anonima  n.  119)  e  quasi  attigua  ad  essa  la  tomba  marmorea 
dell'imperatore  (n.  120).  II  Baronio  che  ancora  la  vide  cosi  ne  parla 
nei  suoi  annali  an.  983  n.  14 :  Cernitur  adhuc  labrum  porphyreticum 
in  quo  requiescit  corpus  Ottonis.  E  aggiunge  1'importante  notizia  che 
i  fedeli,  entrati  nell'atrio  di  S.  Pietro,  vicino  alia  tomba  solevano, 
volti  ad  oriente,  venerare  in  ginocchio  un'immagine  di  Cristo  che  la 
si  trovava.  Su  questo  antichissimo  culto  che  potrebbe  risalire  al  tempo 
di  Leone  magno  ritorneremo  fra  poco.  Qui  bastera  rilevare  che  1'im- 
magine  in  tal  guisa  venerata  e  Ancora  esistente  non  aveva  secondo 
noi  nessuna  stretta  relazione  colla  tomba  dell'imperatore.  Solo  per 
essere  a  questa  vicina  la  troviamo  ricordata  dal  Baronio. 

Egual  menzione  pero  trovasi  gia  nel  cronista  Thietmar  di  Merse- 
burgo  contemporaneo  dell'imperatore  Ottone  che  ricorda  un'immagine 
di  Cristo  venerata  vicino  alia  tomba  da  coloro  che  entravano  :  «  Terra  e 
commendatur  (Ottone  II),  ubi  introitus  orientalis  paradisi  domus  san- 
cti  Petri  cunctis  patet  fidelibus  et  imago  dominica  honorabi liter  for- 
mata  venientes  quoque  stans  benedicit  £.  »  fi  chiaro  che  Pimago  domi- 

Edit.  Lappenberg,  Mon.  Germ,  hist.,  Scriptores  t.  3  p.  767. 


NELL 'ANTIC  A  BASILICA  VATIC  AN  A  465 

nica  creduta  dal  Thietmar  bella  e  pregevole  esisteva  gia  in  quel  luogo 
quando  fu  sepolto  1'  imperatore;  11  Thietmar  non  intende  parlare 
d'un'iminagine  che  fosse  stata  fatta  fin  da  principio  come  accessorio 
od  ornainento  della  tomba. 

Quest'osservazione  e  di  qualche  importanza  per  la  critica  del  disegno 
di  ricostruzione  della  tomba  pubblicato  da  Carlo  Maria  Kaufmann 
nella  sua  monografia  «  Das  Kaisergrab  in  den  vatikanischen  Grotten  » 
(vedi  sopra  n.  166  nota),  del  quale  avremo  qui  occasione  di  parlare 
piu  volte.  Da  questo  scritto  di  Kaufmann  togliamo  varie  utili  notizie 
nel  corso  di  questo  studio  l. 

La  tomba  d'Ottone  II  e  ricordata  da  alcuni  scrittori  medioevali 
che  pero  non  ne  fanno  una  minuta  descrizione.  Leone  d'Ostia  dice 
verso  1'anno  1075  nella  sua  cronaca  di  Montecassino  che  1' imperatore 
era  sepolto  «  in  labro  porphyretico  in  atrio  ecclesiae  beati  Petri  apo- 
stoli,  introeuntibus  in  ecclesiae  ipsius  paradisum  ad  laevam  2.  » 

Una  copia  del  registro  di  Gregorio  I  fatta  scrivere  dall'arcivescovo 
Ekbert  di  Treviri  (977-993)  conserva  in  lettere  d'oro  su  porpora  una 
poesia  in  lode  d'Ottone  II  che  contiene  anche  questi  versi  3  : 

Sceptiger  imperium  qui  postquam  strenue  rexit, 
Decessit  Romae,  tua  ad  atria,  Petre,  sepultus( 
Vivat  ut  aetherei  susceptus  in  atria  regni. 

Pietro  Mallio  invece  che  sotto  Alessandro  III  (1159-1181)  lascio 
una  breve  descrizione  di  S.  P/etro  4,  Romano  che  ne  fu  il  continuatore 
e  gli  altri  autori,  che  citano  il  paradiso,  non  fanno  piu  menzione  della 
celebre  tomba.  Cio  ptio  essere  avvenuto  per  caso ;  ma  e  anche  ammis- 
sibile  che  per  la  devastazione  cui  ando  soggetto  1'atrio  al  tempo  del- 
1'  imperatore  Barbarossa,  come  sotto  diremo,  quella  tomba  sia  stata 
in  parte  rovinata  e  che  percio",  privata  forse  dell'iscrizione,  sia  rimasta 
ignota  a  quegli  scrittori. 

II  primo  one  di  nuovo  ne  parla  e  il  dotto  Oaofrio  Panvinio  verso 
la  fine  del  secolo  decimosesto.  Egli  ci  da  intorno  ad  essa  alcune  no- 
tizie storiche  non  pero  sicure.  Nel  suo  trattato  «  De  memorabilibus 
Ecclesiae  sancti  Petri  »  scrive :  «  Ibidem  in  paradiso  ante  basilicam 
sancti  Petri,  introeuntibus  ad  partem  laevam,  marmoreo  sepulcro  con- 
ditus  est  (Otto  II),  quod  adhuc  extat;  cujus  operculum  porphyreti- 
cum  impositurn  fuerat  sepulcro  Hadriani  imperatoris  intra  ejus  mau- 

1  Si  veda  la  recensione  che   abbiamo   scritto   sul   Kaufmann  nella 
Zeitschrift  fur  kathol.  Theologie  t.  28  (1904)  p.  130  ss. 

2  Edit.  Wattenbach,  Mon.  Germ,  hist.,  Scriptores  t.  7  p.  574  ss;  1.  2  c.  9. 
8  Wattenbach  in  Neues  Archiv  1876  p.  437. 

4  Nei  Bollandisti  al  29  giugno. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  30  ^3  febbraio  1904. 


466  I   MONUMENTI   DEL   PARADISO 

soleum,  quod  postea  erutum,  Innocentio  II  loco  tumuli  Laterani  fuit, 

nunc  dirutum  ad  portam  lateris  septemtrionalis  jacet  .»  *. 

Se  il  monumento  d'  Inuocenzo  II  stava  la  distrutto  (dirutuui) 
presso  il  Laterano,  non  e  da  maravigliarsi  poi  tanto  che  anche  la 
tomba  di  Ottone  II  abbia  molto  sofferto  per  le  tristi  vicende  di  Roma. 
Nel  disegno  del  Tasselli  del  principio  del  1600  rappresentante  il  pa- 
radiso  di  S.  Pietro  si  vede  a  sinistra  una  grande  tomba  rovesciata  che 
non  si  saprebbe  quale  altra  tomba  possa  essere  stata  2.  Giacomo  Gri- 
maldi  poi  nella  sua  relazione  del  1610  parlando  del  sepolcro  impe- 
riale  lo  dice  anche  «  hodie  injuria  tempcrum  et  hominum  ignorantia 
fractum  ».  A  cid  non  si  oppone  il  fatto  che  PAlfarano  nella  sua  pianta 
di  S.  Pietro  del  1590  ci  da  il  disegno  regolarissimo  della  tomba  di 
Ottone  (n.  120). 

I  danni  delle  rovine  nella  Roma  medioevale  non  hanno  risparmiato 
neppure  i  piu  ragguardevoli  monumenti ;  e  in  quei  tempi  era  cola  ne- 
cessario  pensare  a  tutt'altro  che  al  decoro  dei  monumenti,  cioe  alia 
conservazione  della  propria  esistenza. 

Apertura  e  traslazione  della  iomba   imperiale. 

II  coper chio  di  porfido. 

(169) 

Per  avere  una  conoscenza  piu  particolareggiata  della  tomba  di  Ot- 
tone II  e  necessario  esaminare  la  descrizione  che  ne  fu  fatta  quando 
si  trasportarono  i  resti  dell'  imperatore  nel  sotterraneo  dell'odierno 
S.  Pietro  (Grotte  Yaticane). 

Quando  infatti  Paolo  V  comincio  a  costruire  il  portico  attuale,  si 
dovette  purtroppo  rimuovere  il  paradiso  coi  suoi  monumenti.  Le  spo 
glie  di  coloro  che  vi  erano  sepolti,  parte  furono  portate  coi  loro  sar- 
cofaghi  nelle  Grotte  Yaticane,  parte  onorevolmente  deposte  in  un  po- 
liandro  quivi  costruito. 

Ottone  II  ebbe  nel  sotterraneo  una  nuova  tomba.  Lo  stato  di 
queH'antica  al  tempo  deil'apertura,  avvenuta  nell'ottobre  1610  alia 
presenza  del  notaio  Giacomo  Grimaldi,  fu  da  questo  minutainente  re- 
cato  in  atti ;  e  la  preziosa  relazione  ch'egli  ne  fece  e  giunta  fino  a  noi 
nel  suo  volume  «  Instrumenta  authentica  translationum  etc.  conserva- 
toci  dalla  biblioteca  barberina  (Cod.  XXXIY,  50)  ed  oggi  passato  alia 
vaticana.  Abbiamo  inoltre  dello  stesso  Grimaldi  una  nota  del  1618 
che  si  trova  nel  Cod.  Yat.  lat.  2961  fol.  22.- 

1  Presso  MAI,  Spicilegium  Rom.  t.  9  p.  341 ;  1.  6.  c.  9. 

2  GRISAR,  Analecta  Romano,  t.  1  tav.  XI-XII.  Per  1'illustrazione  dei 
particolari  della  tomba  ivi  effigiata  serva  ora  il  presente  testo. 


NELL'ANTICA   BASILICA  VATICANA  467 

Nella  sua  relazione  autentica  (fol.  237v.  in  Kaufmann  p.  17  s.) 
si  dice :  «  Aperitio  sepulcri  porphyretici  Ottonis  secundi  Imperatoris, 

die  mercurii octobris  MDCX  hora  noctis  (cioe  dopo  1'  Avemaria) 

tertia  cum  dimidia.  Fuit  amotum  sepulchrum  Ottonis  secundi  impe- 
ratoris  augusti,  in  modum  arcae,  magnifice  factionis,  laminis  quadris 
e  viridi  lapide  ornatum,  cum  nobilissimo  tegmine  porphyretico,  quod 
olim  Hadriani  imperatoris  monumento  inservisse  Onuphrius  Panvinius 
scribit,  hodie  iujuria  temporum  et  hominum  ignorantia  fractum  cer- 
nitur,  situm  in  area  in  terris  Yatieanae  basilicae  laeva  statim  ingre- 
diendo.  Quo  (sublato)  imediate  sub  eo  [apparuit?]  nobilis  area  mar- 
morea  humi  collata,  ex  [et]  hac  aperta,  recepta  sunt  inde  ossa  cor- 
poris  imperatoris  Ottonis  se(cundi);  caput  fractum  [parvum?]  (vedi 
sotto)  erat,  dentes  habebat  firmos  et  palidos.  Quae  quidem  ossa  ho- 
norifice  in  pilo  marnioreo  (sepul)ta  sunt  sub  fornice  novi  pavimenti 

memoratae  basilicae translate  ac  supraposito  tegmine  porphyretico, 

praeter ponderum  quondam  Petri  Raymundi  Zacca(riae) magni 

magistri*  (etc.  seguono  le  formule  con  i  testimoni). 

II  Grimaldi  in  questo  luogo  (fol.  241)  ci  da  anche  un  di segno  del 
prospetto  della  nuova  tomba  eretta  sub  fornice  basilicae,  vale  a  dire 
nelle  Grotte,  e  un  disegno  altresi,  cid  che  per  noi  e  piu  importante, 
di  quella  nobilis  area  marmorea,  ricordata  nel  suo  testo,  che  nell'  in- 
terno  della  gran  tomba  celava  gli  avanzi  dell'  imperatore :  exemplum 
arcae  in  qua  quiescebat  corpus  ejus.  La  riproduzione  dell'  exemplum 
arcae  si  trova  nel  Kaufmann  Tav.  II,  unitamente  alia  riproduzione 
delia  suddetta  facciata  della  nuova  tomba  secondo  1'  exemplum  del 
Grimaldi. 

La  seconda  nota  del  Grimaldi  trovasi  come  dicemmo  nel  Cod.  Yat. 
lat.  2961  contenente  la  cronaca  cassinese  di  Leone  ostiense,  e  consiste 
in  un  foglio  sul  quale  e  abbozzata  di  sua  mano  (al  solito  di  volo)  una 
figura  rappresentante  il  grande  monumento  originario  e  sono  scritte 
alcune  spiegazioni. 

II  disegno  fa  pubblicato  dal  Kaufmann  nella  forma  corretta  che 
qui  sotto  ricopiamo.  (Abbiamo  in  essa  indicato  1'  iscrizione  e  com- 
pletata  I'ultima  lastra  verde). 

Sul  medesimo  foglio  il  Grimaldi  nota  :  Anno  1609  (in  luogo  di 
1610)  *  in  demolitione  atrii  veteris  basilicae  S,  Petri  in  Yaticano  ob 
novam  et  augustissimam  templi  frontem  a  SS.  D.  N.  Paulo  Y  a  fun- 
damentis  aedificatam  amotum  fuit  Ottonis  secundi  imperatoris  se- 
pulcrum,  et  corpus  ejus  repertum  fuit  in  quadam  area  marmorea 
humi  sepulta,  quae  tegebatur  suo  labro  porphyretico  ad  hanc  simili- 
tudinem.  » 

La  parete  laterale  sinistra  e  notata  nella  sua  figura  albi  coloris ;  le 
cinque  lastre  marmoree  della  parete  longitudinale  anteriore  da  sinistra 


468  I  MONUMENTI   DEL  PARADISO 

a  destra  «  viridis,  albi,  viridis,  albi,  albi  coloris».  «  Area  marmorea 
—  continua  egli  —  ubi  jacebat  corpus,  servit  hodie  ad  usum  fontis  in 
primo  atrio  subtus  coquinas  palatii  Quirinalis.  Corpus  Ottonis,  in  ossa 
redactum,  erat  parvae  staturae,  dentes  firmos,  caput  parvum.  Fuit  se- 
pultam  cum  dicto  labro  sub  fornice  novi  pavimenti  basilicae,  ibique 
hodie  cernitur.  1618,  23  Aprilis.  Ita  notavi  ego  Jacobus  Griinaldus, 
qui  omnia  vidi  et  ossa  sepulturae  tradidi.  » 

Possiamo  cosi   farci   un'  idea  piu  precisa  della   tomba   di   cui  ra- 
gioniamo. 


RlCOSTRUZIONB    DELLA    TOMBA    ORIGINARIA   D'OTTONE    II 

SECONDO  IL  GRIMALDI  E  IL  KAUFMANN. 

Yeramente  un  elemento  sostanziale  e  andato  perduto,  vale  a  dire 
la  nobilis  area  marmorea.  L'uso  profano  che  secondo  una  riprovevole 
usanza  di  quel  tempo  se  ne  fece,  e  preoisamente  nel  palazzo  del  Qui- 
rinale,  e  attestato  anche  dalla  notizia  scritta  dal  Grimaldi  di  proprio 
pugno  accanto  al  disegno  di  quella.  «  Nunc  dicta  area  est  ad  usum 
fontis  in  palatio  apostolico  Quirinali  in  primo  inferiori  atrio  sub  fe- 
nestris  palatii  juxta  introitum  portae  ducentis  ad  viam  Maronitarum.  > 
L'arca  non  ostante  le  faticose  e  zelanti  ricercbe  che,  dopo  altri,  ne 
fece  anche  ii  Kaufmann,  non  fu  potuta  ritrovare. 

Invece  il  grande  coperchio  di  porfido  e  ancora  conservato.  Essa 
fino  dal  1694  trovasi  nel  Battistero  di  S.  Pietro,  ossia  nella  prima 
cappella  laterale  della  Basilica  vaticana  a  sinistra  di  chi  entra,  ove, 
dopo  che  fu  levato  dalla  nuova  tomba  d'Ottone  e  portato  via  dalle 
Grotte,  serve  capovolto  a  ricevere  1'acqua  battesimale.  Ha  pero  subito 
da  parte  degli  artisti  che  qui  lo  tramutarono  alcune  modificazioni. 

L'elemento  migliore  per  la  ricostruzione  dell'  antica  tomba  del 
paradiso  e  tuttavia  la  tomba  d'Ottone  ancora  esistente  nelle  Grotte, 
il  cui  antico  coperchio  di  porfido  e  oggi  sostituito  da  una  leggera 
volta  murata.  Questa  seconda  tomba  fu  infatti  eostruita  colle  precise 
misure  della  prima  ;  alle  quali  bisognava  pur  tenersi  volendo  met- 
tersi  in  esse  la  grande  conca  di  porfido  come  era  stata  posta  eul- 
1'  antica. 


NELL'ANTICA   BASILICA  VATICANA  469 

La  tomba  imperiale  del  paradise  aveva  una  lunghezza  di  m.  3,58 
ed  una  larghezza  di  m.  1,85.  II  davanti  di  essa  e  probabilmente  anche 
il  capo  dell'estinto  era  volto  verso  la  Confessione  di  S.  Pietro,  vale 
a  dire  verso  occidente.  Oltre  il  poderoso  porfido  formavano  da  ogni 
lato  rornamento  della  costruzione  oblunga  quadrangolare  belle  ta- 
vole  marmoree.  Sulla  fronte,  dove  il  Grimaldi  non  mette  che  una  la- 
stra  bianca,  dev'essere  stata  1'iscrizione  di  4  o  5  righe  (vedi  sopra 
n.  168).  Ai  lati  si  alternavano  delle  lastre  verdi,  ossia  di  serpentino, 
con  altre  bianche,  in  modo  che  ve  n'erano  tre  verdi  e  due  bianche 
(dacche  Yaibi  albi  coloris  che  si  legge  nel  Grimaldi  non  pu6  signifi- 
care  che  una  depravazione  del  monumento ;  anteriormente  1'ordine 
qui  deve  essere  stato  albi,  viridis). 


PROSPETTO  DBLL'ODIERNA  TOMBA  DI  OTTONB  II 

NELLE    GROTTE    DI    S.      PlETRO     SECONDO    IL    KAUFMANN. 

L'  interna  nobilis  area  marmorea  stava  interamente  nascosta.  Se- 
condo  il  disegno  del  Grimaldi  era  essa  un  sarcofago  romano  d'un  buon 
periodo  classico,  avente  sui  fianchi  del  davanti  i  ritratti  scolpiti  del 
cooiugi  che  vi  furono  un  tempo  sepolti.  La  figura  del  distinto  citta- 
dino  di  Roma  a  destra  dell»  osservatore  teneva  in  mano  la  consueta 
pergamena  della  nomina  al  suo  ufflcio.  La  rimanente  superficie  an- 
teriore  era  a  semplici  strie  e  mostrava  soltanto  in  alto  nel  mezzo  la 
figura  d'un  genietto.  II  sarcofago  non  conteneva  alcuna  iscrizione. 

La  nuova  tomba  imperiale  situata  neile  Grotte  (v.  sopra  figura  ul- 
tima) consta  parimenti  di  quattro  muri  che  sostengono  la  grande  coper- 
tura  a  volta.  Anche  qui  le  ossa  dell'  imperatore  sono  composte  in  un 
sarcofago  di  marmo  che  tuttavia  e  piu  semplice  di  quello  primitive  e 
per  ornamento  non  presenta  sulla  superficie  anteriore  che  delle  strie 
circondanti  lo  scudo  rotondo  posto  nel  mezzo.  Lo  scudo  porta  la  scritta: 
Otto  secundus  imperator  Augustus.  Quest'arca  marmorea  infatti  a  dif- 


470  I   MONUMENTI   DEL   PARADISO 

ferenza  di  quella  antica  e  posta  nel  monumento  in  modo  che  mostra 
al  di  fuori  la  superficie  anteriore.  Conseguentemente  la  volta  attuale 
dalla  parte  posteriore  e  (come  1'antico  coperchio  di  porfido)  sporgente 
d'un  buon  tratto  fuori  dell'arca  ;  sconvenienza  questa  che  fu  appunto 
voluta  piuttosto  che  variare  le  misure  della  tomba  tanto  earatteristica 
per  le  sue  dimension!. 

11  coperehio  di  porfido  della  tomba  d'Ottone  II 

oggi  lavacro  battesimale  di  S.  Pietro. 

(170) 

Consideriamo  ora  in  particolare  il  coperchio  di  porfido  giovandoci 
della  forma,  alterata  alquanto,  che  ha  oggi  nel  battistero  di  S.  Pietro. 


LAVACRO  BATTESIMALE  DI  S.  PIETRO 

(COPERCHIO  DI  PORFIDO  DELLA  TOMBA  D'OTTONE  II). 

Scala  di  mm.  29  per  metro. 


NELL 'ANTIC  A  BASILICA  VATIC  AN  A  471 

Secondo  la  figura  dell'antica  tomba  quale  noi  1'abbiamo  riprodotta 
di  sopra  (n.  169)  coi  ritocchi  fattivi  dal  Grrimaldi  e  dal  Kaufmann,  era 
il  coperchio  alia  base  un  vero  quadrangolo,  in  alto  una  volta,  e  non 
avea  ornament!  ne  iscrizione.  Era  lungo,  a  giudicare  dalla  lunghezza 
della  tomba  nella  cripta,  m.  3,58,  largo  1,85.  Misura  di  grossezza 
0,60.  Lo  Scotto  nel  suo  Itinerario  lo  chiama  il  piu  pesante  monohto 
di  porfido  ch'egli  abbia  incontrato  in  Italia. 

Ora  non  neghiamo  che  questo  monolito  quanto  alia  forma  possa 
essere  stato  il  coperchio  d'un  sarcofago,  perd  non  ci  pare  probabile. 
E  da  ritenere  piuttosto  che  si  a  servito  di  vasca  per  qualcuna  delle 
fontane  che  i  Romani  solevano  acconciare  con  quel  lusso  che  tutti 
conoscono.  La  lucghezza  sembra  infatti  troppo  sproporzionata  per  un 
sarcofago.  All'  incontro  abbiamo  ancora  altre  conche  o  bacini  di  fon- 
tane del  tempo  classico  (labra)  paragonabili  ad  esso.  Si  pensi,  ad  es. 
al  poderoso  lavacrum  posto  dietro  la  Basilica  vaticana  ad  ornamento 
della  spianata  avanti  S.  Stefano  dei  Mori,  al  labrum  di  una  delle 
odierne  fontane  avanti  al  pa]azzo  Farnese  proveniente  dalle  terme  di 
Caracalla,  ai  pomposi  lavori  di  Tarii  musei. 

II  Baronio  ed  altri  hanno  la  giusta  espressione  di  labrum  pel  co- 
perchio di  porfido  della  tomba  d'Ottone.  Anche  il  Grimaldi  scrive 
accortamente  nella  figura  del  coperchio  di  questa  tomba  (Kaufmann 
p.  20)  « labrum  sive  operculum  porphyreticum  » ,  e  nella  nota  del  1618 
ha  di  nuovo  semplicemente  labrum,  mentre  ancora  nell'atto  riguar- 
dante  1'apertura  della  tomba  ch'e  del  1610,  certo  non  riferendosi  che 
ad  autorita  altrui,  aveva  detto  :  «  teginen  porphyreticum,  quod  olim 
Hadriani  imperatoris  monumento  inservisse  Onuphrius  Panvinius  scri- 
bit  »  (Kaufmann  p.  18,  dove  a  questo  proposito  cita  lo  Spidlegium 
del  Mai  e  Andr.  Palladius,  Antiquit.  urbis  Romae  1618). 

II  Kaufmann  vorrebbe  veramente  dar  ragione  al  Panvinio,  d'aver 
ritenuto  che  il  porfido  sia  stato  il  coperchio  d'un  sarcofago  e  che  pro- 
venga  dal  sarcofago  di  Adriano.  Invece  il  Panvinio  non  prova  ne  1'una 
cosa  ne  1'altra.  La  questione  non  e  stata  esaminata  ne  dal  Panvinio, 
ne  dal  Palladio,  ne  dagli  altri  antiquarii  che  scrissero  di  cose  romane. 

La  provenienza  dalla  tomba  d'Adriano  e  esclusa  dal  fatto  che  que- 
sto irnperatore  nel  suo  famoso  mausoleo,  1'odierno  Castel  S.  Angelo, 
non  ebbe  per  ultima  dimora  un  sarcofago,  ma  un  cinerario,  (conf.  LAN- 
CIANI,  Ruins  and  escavations  of  Rome,  London  1897,  p.  555). 

Su  che  dunque  si  fonda  la  presente  provenienza  del  porfido  dalla 
tomba  d'Adriano?  , 

La  Descriptio  plenaria  urbis  Romae  presso  Urlichs  p.  106  o  meglio 
il  testo  dei  Mirabilia  (presso  lordan  t.  2  p.  627  s.)  parla  della  tomba 
d'Innocenzo  II  al  Laterano  (non  di  quella  d'Ottone  II)  quando  dice  che 
il  sarcofago  di  porfido  del  Papa  proviene  dal  Mausoleo  d'Adriano  e  pre- 


472  I  MONUMENTI   DEL  PARADISO 

cisamente  dal  giro  centrale  di  esso  ;  ma  non  identifica  quel  sarcofago 
coll'urna  contenente  i  resti  d'Adriano,  il  quale  fu  piuttosto  sepolto  nella 
piu  interna  delle  celle.  II  testo  dice  insieme  che  il  coperchio  del  me 
desimo  sarcofago  del  mausoleo  era  stato  posto  «  sulla  tomba  del  pre- 
fetto  >  nel  paradise  di  S.  Pietro.  Ambedue  le  affermazioni  possono  avere 
un  sostrato  di  verita.  II  testo  che  abbiamo  per  le  mani  parlando  del 
mausoleo  d'Adriano,  cui  da  il  nome  di  tempio,  si  esprime  letreralmente 
cosi :  «  In  quatuor  partes  templi  fuere  quatuor  caballi  aerei  deau- 
rati,  in  unaquaque  fronte  portae  aereae,  in  medio  giro  sepulchrum 
Adriani  porfireticum,  quod  nunc  est  Lateranis  ante  folloniam  sepul- 
chrum papae  Innocentii ;  coopertorium  est  in  paradiso  sancti  Petri 
super  sepulchrum  praefecti  ;  inferius  autem  portae  aereae  nunc  ap- 
parent »  1. 

Alia  stessa  fonte  si  riducono  le  seguenti  notizie  dateci  dagli 
scrittori. 

Primo  fra  questi  Pietro  Mallio  tira  fuori  erroneamente  il  sarco- 
fago  d'Adriano,  allorche  non  si  limita  a  dire  che  la  tomba  d'  Inno- 
cenzo  IE  proviene  dal  medius  girus ;  ma  la  identifica  col  supposto 
sarcofago  dello  stesso  Adriano.  Egli  dice  (n.  131)  riferendosi  alia 
toinba  d'Adriano  :  «  quod  nunc...  est  Lateranis,  in  quo  sepultus  est 
Innocentius  II,  papa  cujus  copertorium  est  in  paradiso  beati  Petri 
super  sepulcrum  Praefecti  >. 

Similmeote  la  Graphia  aurea  urbis  Romae  (Urlichs  p.  119)  la  quale 
dice  del  sarcofago  d'Adriano  ;  «  cujus  coopertorium  in  paradiso  b  Petri 
super  sepulcrum  praefecti  ». 

II  Baronio  (ad  a.  1143  n.  10)  vuole  anch'  esso,  a  dire  il  vero  sul 
fondamento  d'un  codice  del  Laterano  certo  non  molto  antico,  che  il 
papa  Innocenzo  II  sia  stato  sepolto  nel  sarcofago  d'Adriano. 

Si  scorge  frattanto  che  tutti  i  passi  qui  addotti,  non  ci  autoriz- 
zano  a  parlare  con  verita  dell'  esistenza  d'  un  sarcofago  d'Adriano  e 
dell'uso  che  ne  sia  stato  fatto  per  Innocenzo  II 

Cio  non  ostante  il  Panvinio,  per  altro  cosi  dotto,  al  luogo  sopraci- 
tato  vier.  fuori  anch'egli  col  «  sepulcrum  Hadriani  imperatoris  »  e  in 
verita  persino  coll'intenzione  d'identificare  il  coperchio  del  sarcofago 
d'Adriano  con  quello  della  tomba  d'Ottone  II,  il  sarcofago  stesso  poi 
con  quello  d'Innocenzo  II.  E  in  quest'errore,  quanto  alia  tomba  d'Ot- 
tone,  gli  e  stato  dato  tanto  ragione  che  s'  e  creduto,  che  le  parole 
«  super  sepulcrum  Praefecti  »  del  Mallio  e  della  Graphia  aurea  fos- 
sero  uno  sbaglio,  e  dovesse  leggersi  Ottonis  invece  di  Praefecti.  La 

1  Mirdbilia  Romae  edit.  lordan,  Topographie  der  Stadt  Rom  im  Al- 
terthum  8  (1871)  p.  627  s.  —  Mirabilia  Romae  sotto  il  nome  Descriptio 
plenaria  etc.  nell'Urlichs,  Codex  urbis  Romae  topographicus  (1871)  p.  106. 


NELL'ANTICA  BASILICA  VATICANA  473 

gravita  di  questa  correzione  dovrebb'  essere  di  per  se  sufficiente  a 
far  sorgere  un  fortissimo  dubbio  ;  invece  si  legge  finance  in  Kauf- 
mann  p.  23  dopo  la  citazione  del  passo  del  Mallio  col  «  super  sepul- 
crum  praefecti  »:  c  Wozu  Dionysii  (Cryptae  Yatic.  p.  114)  mit  Recht 
bemerkt,  iste  auctor...  Ottonis  loco  Praefectum  male  posuit». 

Noi  conchiudiamo  piuttosto  da  quanto  s'  e  detto  che  la  prove- 
nienza  del  poderoso  coperchio  di  porfido,  antico  labrum,  della  tomba 
d'Ottone  non  si  conosce  affatto  ;  mentre  il  coperchio  della  tomba  del 
prefetto  e  il  sarcofago  d'  Innocenzo  II  che  -le  appartenne  possono 
essere  stati  d'una  delle  varie  tombe  ragguardevoli  del  mausoleo 
d'Adriano. 

Quando  il  porfido  della  tomba  d'  Ottone  sulle  Grrotte  Yaticane 
dovea  nel  1694  essere  adoperato  pel  nuovo  fonte  battesimale  di  S.  Pie- 
tro,  vi  si  riscontrarono  dieci  rotture.  Un'  altra  ne  sopravvenne  nel 
trasportarlo. 

Se  si  domanda  quando  siano  avvenute  le  dieci  rotture,  non  si  deve 
gia  col  Kaufmann  pensare  al  tempo  della  traslazione  del  1610  ;  e  da 
ritenere  piuttosto  che  qualche  catastrofe  piombata  nel  medio  evo  sul 
paradiso  di  S.  Pietro  abbia  ridotto  quell'  opera  d'arte  in  uno  stato 
cosi  miserevole,  dacche  tutta  quanta  la  tomba  alia  fine  del  medio  evo, 
come  abbiamo  veduto  (p.  466)  fosse  rovinata. 

La  eonversione  del  porfido  in  fonte  battesimale  della  Basilica  Ya- 
ticana,  eseguita  sotto  il  celebre  architetto  Fontana,  e  descritta  da  Fi- 
lippo  M.  Mignanti  nella  sua  Historia  della  Basilica  Vaticana  t.  2 
(1867)  p.  118  s.  Secondo  lui  i  marmisti  Marcello  Piger  e  Giovanni 
Antonio  Tedeschi  riuscirono  cosi  bene  a  riunire  i  frammenti  del  ba- 
cino  che  non  se  ne  vedevano  quasi  piu  le  fenditure.  Per6  invece 
della  forma  quadrangolare  il  labrum  rovesciato  n'  ebbe  una  ovale, 
prolungandosi  il  bacino  di  14  cm.  coll'aggiunta  di  qualche  pezzo  di 
porfido.  La  larghezza  della  pietra  preziosa  e  oggi  di  m.  1,85  in  luogo 
di  quella  di  m.  1,80  che  la  conca  aveva  nella  Cripta  ;  1'altezza  nel 
frontispizio  e  di  m.  0,56  a  paragone  di  quella  della  conca  nella  cripta 
di  m.  0,60.  Sicche  le  misure  nel  Battistero  della  Basilica  Yaticana 
non  sono  state  sostanzialmente  variate.  L'  intera  circonferenza  del 
bacino  e  oggi  di  m.  9,15.  II  piede  su  cui  oggi  poggia  la  vasca  di 
porfido  misura  0,72.  II  sa3ro  fonte  ha  un  coperchio  di  bronzo  in- 
gegnosamente  lavorato  alto  m.  1,95.  Queste  misure  le  dobbiamo  alia 
diligenza  di  Carlo  Maria  Kaufmann. 


CRONACA  CONTEMPORANEA 


Roma,  28  gennaio  -  11  febbraio  1904. 

I. 
COSE  ROMANS 

1.  Motu  proprio  del  Santo  Padre  per  la  riunione  delle  Congregazioni  de'Riti 
e  delle  Indulgenze.  —  2.  Conferenza  in  Vaticano  pel  IX  centenario  del- 
TAbazia  di  Grottaferrata.  —  3.  Ricevimento  dato  da  Sua  Santita  alia 
Societa  degli  Interessi  cattolici.  —  4.  Movimento  diplomatico  pontificio. 
—  5.  Prescrizioni  pel  Giubileo  contenute  nell'Enciclica  del  Santo  Padre 
per  il  50°  anniversario  deH'Imm.  Concezione. 

1.  In  data  del  28  gennaio,  il  Sommo  Pontefice  Pio  X  pubblico  il 
seguente  Motu  proprio  col  quale  stabilisce  che  la  Sacra  Congregazione 
dei  Riti  e  quella  delle  Indulgenze  e  SS.  Reliquie,  per  la  stretta  at- 
tinenza  del  loro  scopo  siano  d'ora  in  avanti  perpetuamente  conghmte  : 
e  ad  entrarnbe  cosi  riunite  prepone  S.  E.  il  card.  Tripepi. 

SACRA   CONGREGATIO    INDVLGENTIIS    ET    SS.    RELIQVIIS 
PRAEPOSITA  CVM  S.  RITVVM  CONGREGATIONS  PERPETVO  CONIVNGITVR 

PIVS    PP.    X 

MOTV  PROPRIO 

Quae  in  Ecclesiae  bonum  integre  provehendum  spectant  et  ad  ani- 
marum  salutem  valde  conferre  noscuntur,  ea  cuncta,  pro  Apostolici 
muneris  sollicitudine,  Pontificum  decessorum  vestigiis,  ut  par  est, 
religiose  inhaerentes,  Nos  etiam  omni  opera  providere  et  ad  exitum 
perducere  contendimus.  —  Hinc  fit,  ut  ad  sacrum  quoque  Consilium, 
cuius  est  de  Indulgentiis  Sanctorumque  Reliquiis  cognoscere  speciatim 
cogitationem  convertamus,  eique,  ad  diuturnam  stabilemque  formam 
fructuosius  perficiendam,  sedulum  curarum  Nostrarum  oificium  opte- 
mus  impertiri.  Hoc  sane  permulta  suadent,  sed  ipsa,  imprimis,  sacri 
eiusdem  Concilii  dignitas,  iure  veluti  suo,  maxime  requirit.  Yix  enim 
attinet  dicere,  quanti  semper  momenti  res  sit  habita,  indulgentiarum 
thesaurum  naviter  inviolateque  custodire,  de  Sanctorum  Reliquiis  ea- 
rumque  veneratione  recte  peragere,  gravissima  alia  in  id  genus  munia 
pie  adimplere,  deque  normis  iam  statutis,  ad  temporum  rerumque 
usum  et  necessitatem,  iiira  declarare.  Has  profecto  ob  causas  Romani 
Pontifices  facere  non  potuerunt,  quin,  reputando  experiendoque,  quanto 


CRONACA  CONTEMPORANEA  475 

maiore  valerent  accuratione,  huius  rei  prosperitati  indesinenter  con- 
sulerent.  Narn,  ut  praetereamus  quae  Innocentius  III  *  et  Pius  IY  2 
caeterique  plures,  praesertim  post  Synodi  Tridentinae  decreta  3,  sa- 
pienter  caverunt,  neminem  plane  latet  quas  tulerint  leges  Clemens  YIII 
et  Clemens  IX,  qui  de  peculiar!  delectorum  quorundam  S.  R.  E.  Car- 
dinalium  Congregatione  instituenda  peropportunum  oppido  consilium 
inierunt ;  quasque  deinceps  regulas  Clemens  XIII,  Benedictus  XIY, 
Leo  XII,  Pius  IX  et  Leo  XIII,  datis  in  id  baud  semel  Litteris,  con- 
ficiendas  curaverint.  Scilicet,  rei  gravitate  permoti,  ut  maior  in  hoc 
Apostolica  evigilaret  diligentia,  conspiciebant  apprime  Antecessores 
Nostri  de  facto  quidem  agi,  quod,  in  Christian!  nominis  decus,  per- 
magni  interesset,  et  ad  uberem  Christifidelium  utilitatem  pertineret 
potissimum.  Quapropter  eadem  Nos  impellit  causa,  ut  partem  provi- 
dentiae  Nostrae  non  postremam  idem  sibi  opus  vindicet.  —  Quo  autem 
plurimum  auxilii,  pro  sanctis  Ecclesiae  institutis,  possit  accedere, 
illud  Nobis  praecipue  desiderandum  animo  obversatur,  ut,  nempe, 
quae  arctissima  quadam  obiecti,  spiritus,  officiorum,  methodique  ge- 
rendae,  vel  identitate,  vel  saltern  affinitate  et  similitudine  inter  se 
adiunguntur,  ea  simul  in  unum  etiam  corpus  coalescere  et  coagmen- 
tari  spectentur  ;  prouti  ratio  et  naturalis  ordo  expostulat,  eventa  quo- 
tidie  comprobant,  atque  experientia  perspicuae  ease  opportunitatis 
omnino  confirmat.  Virtus,  enim,  ut  S.  Thomas  4  docet,  quanta  est 
magis  unila,  tanto  est  fortior,  et  per  separationem  minuitur.  Ac  pro-* 
pterea,  nihil  finis  obtinendi  efficacitatem  alacrius  promovere  digno- 
scitur,  quam  conspirantium  virium  cumulata  possessio ;  nihil  optima 
incolumitatis  adiumenta  in  bonum  melius  devincit,  quam  reflorens 
voluntatum  communio  ;  nihil  copiam  ad  fructus  efferendos  salutares 
potiorem  haurit,  quam  facultatum  in  societatem  adiunctio.  —  Porro 
non  est  cur  pluribus  osteadamus,  huiusmodi  similitudinem  et  affini- 
tatem  vel  maxime  vigere  inter  S.  Congregationem  Indulgentiis  ac 
SS.  Reliquiis  praepositam  et  S.  Rituum  Congregationem,  cuius  id 
proprium  est,  ut  de  Dei  et  Sanctorum  cultu,  praecipuo  sibi  munere 
expediendo,  pertractet,  atque  iis,  quae  in  hanc  rem  obveniunt,  as- 
sidue  sollerterque  prospiciat.  Quae  cum  sic  se  habeant,  ut  quod  e 
re  penitus  esse  censemus,  id  tandem  a  Nobis  absolvatur,  et  spes  uti- 
litatum  exploratarum,  quas  Komana  instituta  gignere  nemo  non  videt, 
plenius  in  dies  augeatur,  omniaque  ex  votis  salubrius  cedant,  Nos, 
motu  proprio,  certa  scientia,  causaque  mature  perpensa,  decernimus 
et  statuimus,  ut  Congregatio  Indulgentiis  et  S6.  Reliquiis  praeposita 

1  Cap.  Cum  ex  eo;  De  Reliq.  et  vener.  Sanctorum. 

2  Bull.  Decet.  Roman.  Pontif.  die  7  Nov.  1562. 

3  Cone.  Trid.  Sess.  21;  Deer.  De  Indulg. 

4  2e  2ae  Quaest.  XXXYII,  a  2,  ad  3.™ 


476  CRONACA 

cum  S.  Rituum  Congregatione  in  posternm  tempus  perpetuo  coniun- 
gatur;  salvis  ex  integro  manentibus  sui  muneris,  officialium  et  fa- 
cultatum  ratione  et  forma  hucusque  servatis.  Hunc  praeterea  in  finem, 
dilecto  Filio  Nostro  S.  R.  E.  Cardinal!  Aloisio  Tripepi,  ipsius  Congre- 
gationis  Indulgent,  et  SS.  Reliq.  Praefecto,  munus  etiam  Pro-Prae- 
fecti  S.  Rituum  Congregationis  conferimus  et  demandamus.  —  Con- 
siliis  hisce  curisque  Nostris  exitum,  hoc  praesertim  temporum  cursu, 
perutilem  non  defore  summopere  confidimus,  benignitate  annuente 
Dei  providentissimi.  —  Praesens  autem  decretum,  ratnm  et  firmum 
deinceps  consistere,  et  auctoritatis  Nostrae  Apostolicae  robore  muniri 
volumus,  edicimus  et  deolaramus,  contrariis  quibuslibet  minime  ob- 
stantibus. 

Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  die  XXVIII  lanuarii  MCMIY, 
Pontificatus  Nostri  anno  primo. 

PIVS  PP.  X. 

2.  I  nostri  lettori  non  avranno  dimenticato  quanto  riferimmo  nel 
quaderno  1269  a  proposito  del  IX  centenario  della  badia  greca  di 
Orottaferrata  da  celebrarsi  nel  settembre  prossimo.  L'  importanza  di 
tale  avvenimento  svoita  gia  in  una  serie  di  dotte  conferenze  prepara- 
torie  tenute  in  diverse  lingue  nel  palazzo  della  Cancelleria  lo  scorso 
anno,  ottenne  nuova  e  solenne  illustrazione  da  quella  che  lo  stesso 
Rnio  Abate  Don  Arsenio  Pellegrini  ebbe  1'onorejdi  leggere  alia  pre- 
senza  di  Sua  Santita  Pio  X,  il  quale  degnd  cosi  confermare  con 
nuovo  favore  I'  incoraggiamento  dato  a  tale  opera  dal  venerato  suo 
Predecessore.  La  conferenza  fu  tenuta  nell'aula  concistoriale  la  mat- 
tina  del  28  gennaio.  Circondavano  il  Santo  Padre  i  cardinali  Merry 
del  Val,  Ferrata,  Rampolla,  Respighi,  Satolli,  Segna,  Steinhuber, 
Yives  y  Tuto,  Yannutelli  Yincenzo  e  Yannutelli  Serafino  presidente 
del  Comitato  per  le  feste  centenarie,  cogli  altri  membri  del  Comitato. 
Yi  assistevano  gli  ambasciatori  di  Francia,  di  Austria,  di  Portogallo, 
i  ministri  di  Prussia,  del  Brasile,  del  Belgio.  Yi  erano  pure  present! 
Mgr.  Simon,  arcivescovo  titolare  di  Domokos:  Mgr.  Dochi,  abate  dei 
Miriditi :  Mgr.  Mladenoff,  vescovo  titolare  greco-bulgaro  di  Satala  : 
Mgr.  Ceppetelli,  patriarca  di  Costantinopoli ;  i  rettori  dei  collegi  ru- 
teno,  greco,  armeno,  maronita,  di  Propaganda,  ed  altri  prelati  e  supe- 
riori  d'Ordini  religiosi  oltre  i  monaci  e  gli  alunni  della  badia;  ed  una 
numerosissima  adunanza  di  signori  e  di  signore  dell7  aristocrazia  ro- 
mana  e  straniera,  specialmente  ortodossa. 

Tema  della  conferenza  fu  1'  importanza  della  badia  di  Grottaferrata 
quale  testimonio  storico  dell'  antica  unita  di  fede  tra  gli  orientali  e 
gli  occidental!,  e  quale  mezzo  di  azione  per  la  riunione  tanto  deside- 
rata della  Ghiesa  greca  alia  Ohiesa  Romana  madre  e  maestra  della 


CONTEMPORANEA  477 

Chiesa  universale.  Ci  duole  che  lo  spazio  non  ci  permetta  se  non  un 
rapido  cenuo  intorno  alle  interessantissime  osservazioni  colle  quali  il 
Reverendissimo  Abate  Pellegrini  venne  studiando  il  segreto  disegno 
della  divina  Provvidenza  che  voile  conservato  per  nove  secoli,  a  tra- 
verse tante  mine,  questo  unico  avanzo  dell'Ordine  di  S.  Basilic  in 
Italia. 

Sorta  la  celebre  badia  per  opera  di  S.  Nilo  di  Rossano  (la  cui  vita 
ci  proponiamo  iliustrare  fra  non  molto  con  nuovi  documenti)  sul  prin  • 
cipio  del  secolo  XI  prima  che  si  consumasse  lo  scisma,  essa  apparve 
destinata  da  un  lato  a  rappresentare  in  mezzo  alia  Chiesa  latina,  anzi 
alle  porte  di  Roma,  il  rito,  la  lingua,  le  tradizioni  dell'Oriente  greco; 
e  dall'altro  a  restare,  secondo  il  voto  profetico  dello  stesso  santo  fon- 
datore,  centro  ed  asilo  ai  fratelli  un  giorno  dispersi,  ricordando  loro 
colla  sua  esistenza  il  tempo  in  cui  anch'  essi  avevano  la  stessa  cre- 
denza,  professata  nella  stessa  liturgia  sempre  dai  loro  fratelli  di  Qrot- 
taferrata  religiosamente  mautenuta.  Intorno  a  che,  notevolissima  e  la 
riprova  che  dai  monumenti  della  badia  dedusse  1'esimio  conferenziere. 
Sulle  mura  della  chiesa  che  San  Bartolomeo,  suceesso  a  S.  Nilo,  fece 
costrurre  nel  1025,  prima  quindi  della  saparazione,  si  vede  ancora 
un'antiea  pittura  di  stile  bizantino,  rappresentante  1'augusto  mistero 
della  SS.  Trinita.  II  Padre,  V Antiquus  dierum,  siede  in  trono  e  tiene 
sul  suo  seno  il  Figlio  in  volto  di  giovane  ma  con  Candida  barba,  a 
indicare  che  Esso  e  al  Padre  coeterno  :  in  seno  al  Figlio  e  il  divin 
Paracleto  sotto  figura  di  una  colomba,  dalla  quale  scendono  raggi  ad 
illuminare  il  coro  degli  Apostoli,  e  sopra  di  essa  il  Padre  e  il  Figlio 
posano  entrambi  la  mano,  per  insegnare  manifestamente  che  lo  Spi- 
rito  Santo,  nella  credenza  dei  Greci  contemporanei,  dall'uno  e  dall'altro 
precede.  —  Per  le  specie  eucaristiche,  i  monaci  che,  secondo  il  rito, 
prima  usavano  il  fermentato,  avevano  adottato  gli  azimi  dopo  il  con- 
cilio  di  Firenze,  e  ripresero  poi  per  disposizione  della  Santa  Sede 
1'uso  primitivo,  conservato  fino  ai  nostri  giorni,  nei  quali  la  Santa 
Eucaristia  e  venerata  nella  chiesa  del  monastero  in  due  distinti  altari, 
sotto  il  fermentato  pel  rito  greco,  e  sotto  gli  azimi  per  i  fedeli  latini 
a  cui  la  badia  serve  di  parrocchia.  —  A  prova  della  fede  comune  nella 
supremazia  romana,  il  Rmo  Abate  ricordo  ancora  come,  prima  dello 
scisma,  Benedetto  IX  sottraendo  la  badia  ad  ogni  altra  giuiisdizione 
la  dichiarasse  soggetta  immediatamente  alia  Santa  Sede;  il  che  fu 
riguardato  da  quei  monaci  ad  oaore.  D'onore  e  di  vantaggio  fu  sempre 
del  resto  la  protezione  accordata  al  monastero  dai  Romani  Pontefici 
che  ne  fecero  oggetto  della  loro  paterna  cura  anche  in  mezzo  alle 
gravi  sollecitudini  del  governo  universale.  Gia  fin  dall'  origine  sua, 
Benedetto  VIII  e  Pasquale  II  ne  guarentirono  la  dotazione  ;  Gio- 
vanni XIX  ne  consacro  la  chiesa  abbaziale  :  Benedetto  IX,  deposta 


478  CRONACA 

la  tiara,  lo  scelse  per  suo  asilo,  e  fattosi  monaco  vi  fini  santamente 
la  vita  :  Callisto  III  ed  Eugenic  III  riservarono  al  Pontefice  romano 
la  benedizione  dell' Abate  e  fecero  di  Grottaferrata  un'abbazia  Nullius: 
Innocenzo  III,  Gregorio  IX,  Gregorio  XI  si  compiacevano  di  soggior- 
narvi :  e  troppo  lungo  sarebbe  numerare  tutte  le  testimonialize  di  be- 
nevolenza  sopra  di  lei,  fino  all'  ultimo  Pontefice  Leone  XIII  che  ne 
innalzo  la  chiesa  alia  dignita  basilicale.  «  E  voi  stesso,  esclamava  qui 
1'oratore  rivolgendosi  al  Santo  Padre,  non  ci  avete  Yoi  confermato  nel 
pensiero  di  una  secreta  predilezione  della  Provvidenza,  prendendo 
sotto  la  vostra  protezione  la  nostra  badia,  con  un  rescritto  di  vostro 
pugno,  ventisei  giorni  appena  dacche  Dio  Yi  aveva  costituito  suo  Yi- 
cario  sulla  terra  ?  > 

Cosi  conservata,  cosi  favorita  la  badia  attesta  al  mondo  orientale 
con  quale  amore  la  Chiesa  madre  di  tutte  le  Chiese  abbraccia  e  riu- 
nisce  tutti  i  riti  che  sono  il  ricco  ammanto  di  cui  si  abbella  :  ed  i 
suoi  monaci  sembrano  a  preferenza  d'  ogni  altro  destinati  a  salvezza 
de'  fratelli  traviati  dallo  scisma  greco.  Ne  1'oratore  cercava  dissimu- 
lare  le  difficolta  di  tale  apostolato,  caduto  a  vuoto  altre  volte  per  i 
radicati  pregiudizi  di  quei  popoli,  quasi  si  volesse  loro  imporre  colla 
unione  della  fede,  1'unita  di  rito,  di  disciplina,  o  le  leggi  canoniche, 
e  le  forme  della  pieta  latina,  a  cui  ripugna  1'orgoglio  naziooale,  ge- 
losi  come  sono  contro  ogni  influenza  occidentale.  Ma  da  questo  ap- 
punto  emerge  maggiormente  1'  importanza  della  badia  di  Grottaferrata, 
e  1' opportunita  delPopera  sua :  che  come  sorella  nella  liturgia,  nella 
lingua,  nelle  tradizioni,  pud  senza  suscitare  ombra  di  difSdenza  o  di 
gelosia  invitare  col  suo  esempio  quegli  infelici  dispersi  a  rientrare 
nella  casa  paterna  cosi  male  abbandonata  !  Possa  il  voto  di  S.  Nilo 
non  tardare  a  verificarsi.  Allora,  come  disse  finendo  il  Rmo  Abate, 
sui  bastioni  di  Giulio  II  che  cingono  la  badia,  triste  ricordo  di  lotte 
civili,  sventolera  lo  stendardo  dell'  Unione,  e  il  sole  levandosi  sulle 
colline  del  Lazio  illuminera  de'  suoi  raggi  le  divine  parole  :  Unum 
ovile  et  unus  pastor. 

La  conferenza,  detta  con  caldo  accento  ed  ascoltata  col  piu  pro- 
fondo  interesse,  duro  circa  un'ora :  la  campana  del  mezzogiorno  dava  in 
quel  punto  i  rintocchi  dell' Angelus,  e  il  Santo  Padre  inginocchiatosi  ne 
comincio  ad  alta  voce  le  preghiere,  rispondendosi  da  tutta  1'assemblea 
divotamente:  porta  quindi  la  mano  a  baciare  all'oratore,  eon  lui  si  con- 
gratulo,  benedicendolo  paternamente. 

3.  Uno  splendido  ricevimento  che  rimarra  memorando  nei  ricordi 
della  Societd  primaria  romana  per  gli  interessi  cattolici  fu  quello  con- 
cesso  domenica,  31  gennaio,  dal  Sommo  Pontefice  ai  membri  di  essa, 
alle  loro  famiglie  ed  ai  rappresentanti  delle  svariate  Opere  che  da  essa 
dipendono.  Essi  riempivana  la  prima  loggia  ed  il  Museo  lapidario : 


CONTEMPORANEA  479 

primi  venivano  i  bambini  di  Trastevere  dell'asilo  Leone  XIII,  con- 
dotti  dalle  benemerite  Suore  della  carita,  colla  Commissione  presie- 
duta  dal  cav.  Bertoni,  vicepresidente  della  Societa.  Seguivano  i  fan- 
ciulli  delle  otto  scuole  elementari  urbane  e  delle  due  suburbane,  colla 
loro  Commissione  presieduta  dal  cav.  Simonetti,  altro  vicepresidente 
che  da  piu  anni  con  costante  zelo  si  occupa  di  quell'importante  opera 
dell'  insegnamento.  A  lato  delle  scuole  era  pure  una  rappresentanza 
in  divisa  e  col  proprio  vessillo  dei  giovani  appartenenti  al  Giardino 
parrocchiale  di  Trastevere.  Nel  vicino  Museo  lapidario,  aggruppati  in- 
to rno  ai  vessilli  dei  quindici  rioni  della  Citta,  lungo  tutta  la  galleria 
erano  disposti  i  socii  colle  loro  famiglie  negli  spazii  indicati  da  ap- 
posite tabelle;  dopo  di  loro  venivano  i  membri  dell' Opera  pia  contro 
la  profanazione  delle  feste  col  traffico  e  col  lavoro,  presieduta  dal  conte 
Adolfo  Pianciani,  insieme  colla  deputazione  delle  Signore  che  sotto 
la  presidenza  della  march.  Clot.  Yitelleschi,  si  adoperano  allo  stesso 
scopo:  quindi  la  Commissione  del  Patronato  dei  giovani,  presieduta 
dal  conte  Yal.  Canale:  poi  la  Sezione  Artisti  e  commercianti  presie- 
duta dal  cav.  Cost.  Sneider :  indi  la  Commissione  del  giornale  La  voce 
della  veritd  presieduta  dal  principe  D.  Filippo  Lancellotti  colla  reda- 
zione,  amministrazione  ed  una  rappresentanza  dei  tipografi:  da  ultimo 
il  Consiglio  direttivo  dell '  Opera  antischiavista  presieduto  dal  commen- 
dator  Tolli,  col  Comitato  romano,  la  Sezione  giovani,  e  la  Lega  delle 
Signore  della  stessa  Opera  :  finalmente  presso  il  trono  papale  eretto 
nel  mezzo  della  galleria  dalla  parte  di  Belvedere,  stava  il  Consiglio 
direttivo  della  Societa. 

Yerso  le  ore  sedici  il  Pontefice,  accompagnato  dalla  sua  Nobile 
Corte,  discese  nella  loggia.  E  facile  imaginare  la  gioia  e  le  acclama- 
zioni  di  quelle  migliaia  di  fanciulli  all'apparire  del  Santo  Padre  che 
procedendo  leutamente  in  mezzo  a  loro,  soffermandosi  a  quando  a 
quando  per  lasciar  loro  baciare  la  mano,  dirigeva  parole  di  paterna  bonta 
specialmente  ai  maestri  ed  alle  religiose  dell'Asilo.  Entrato  poscia  nel 
Museo  lapidario  tra  gli  applausi  de'  presenti  e  sedutosi  in  trono, 
ascolto  un  indirizzo  let  to  dal  principe  Rospigliosi,  presidente  della 
Societa,  nel  quale  passando  in  rassegna  le  singole  Opere  e  sezioni 
della  Societa  stessa,  a  nome  di  tutte  si  esprimevano  i  sensi  della  piu 
profonda  devozione  e  s'invocava  sopra  di  ciascuna  la  benedizione  apo- 
stolica. 

Allora  Sua  Santita,  levandosi :  «  Ringrazio  vivamente,  disse,  Lei 
nobilissimo  Signor  Principe,  che  insieme  alia  Presidenza,  mi  procura 
il  piacere  di  vedere  quanti  sono  affigliati  all' Opera  ammirabile  degli 
interessi  cattolici  della  nosira  Roma.  E  ringrazio  in  modo  speciale 
perche  la  loro  opera  si  estende  veramente  a  tutti  i  bisogni  che  sente 
il  povero  popolo  per  adempiere  fedelmente  ai  doveri  cristiani  verso 


480  CRONACA 

Dio  e  verso  i  fratelli.  Le  benedizioni  del  Signore,  che  EUa  ha  invo- 
cato  sulle  fainiglie  di  quanti  vi  appartengono,  discendano  copicse 
cos!  che  abbiano  ad  avere  i  piu  soavi  conforti  e  le  piu  complete  con- 
solazioni. »  Indi  ricordata  la  parabola  del  Yangelo  ricorrente  in  quella 
domenica,  degli  operai  chiamati  al  lavoro  a  diverse  ore  della  giornata 
e  retribuiti  colla  stessa  mercede,  la  venne  applicando  ai  numerosi 
raembri  della  Societa,  diversi  fra  loro  di  eta,  ma  tutti  operosi  nel  la- 
vorare  chi  alia  sahtificazione  della  festa,  chi  al  bene  degli  adulti,  od 
a  quello  dei  giovanetti,  chi  alia  buona  stampa  «  per  far  tacere  le 
bocche  infernal!  che  minacciano  con  ardire  da  stolti  perfino  il  trono 
di  Dio  »  :  e  tutti  li  conforlo  a  perseverare  coraggiosi  per  ottener.e  la 
mercede  promessa  dal  Signore  non  solo  su  questa  terra,  ma  piu  an- 
cora  nell'eternita.  —  Dopo  la  solenne  benedizione  del  Santo  Padre, 
un  coro  di  alunni  delle  scuole  intonava  un  inno  in  canto  gregoriano, 
sotto  la  direzione  del  barone  Kanzler  e  del  rev.  D.  Miiller  maestro 
della  scuola  gregoriana  all'Anima :  dopo  il  quale  le  acclamazioni  e 
gli  applausi  interminabili  di  quella  folia  di  piu  migliaia  di  persone 
accompagnarono  il  Pontefice  fino  al  suo  uscire  dalle  loggie. 

4.  Riportiamo  qui  riunite  le  nuove  disposizioni  del  movimento  di- 
plomatico  fra  i  rappresentanti  della  Santa  Sede,  prese  con  particolari 
rescritti  del  Santo  Padre  in  queste  ultime  settimane. 

A  Vienna,  in  luogo  di  Mgr.  Taliani  promosso  al  cardinalato,  fu 
sostituito  qual  nunzio  apostolico  Mgr.  Gennaro  Granito  Pignatelli  di 
Belmonte.  Nato  nel  1851  a  Napoli,  creato  nel  1889  arcivescovo  di 
Edessa,  era  nunzio  alia  corte  del  re  del  Belgio  dal  1899. 

A  Brusselle,  invece  di  Mgr.  Granito  di  Belmonte  succede  Mgr. 
Antonio  Vico.  Nacque  in  Agugliano,diocesi  di  Ancona,  nel  1847.  Eletto- 
arcivescovo  titolare  di  Filippi  nel  1897,  venne  allora  nominate  de- 
legate apostolico  ed  inviato  straordinario  nella  Colombia,  donde  pa&sa 
alia  nunziatura  belga. 

In  Olanda  e  mandate  quale  accreditato  presso  la  corte  della  re- 
gina  Guglielmina,  Mgr.  Achille  Locatelli.  Era  addetto  alia  segreteria 
di  Stato. 

A  Monaco  di  Baviera  in  luogo  di  Mgr.  Macchi  sottentra  Mgr. 
Carlo  Caputo  nato  in  Napoli  nel  1843.  Preconizzato  vcs^ovo  di  Mo- 
nopoli  nel  1883,  quindi  trasferito  ad  A  versa  nel  1886,  fu  promosso 
nel  1897  all'arcivescovato  titolare  di  Nicomedia,  e  dalla  amministra- 
zione  diocesana  passa  alia  diplomazia. 

A  Lisbona  Mgr.  Macchi,  prima  nunzio  in  Baviera,  prende  la  sue- 
cessione  di  Mgr.  Aiuti,  ornato  della  porpora  nel  concistoro  dello 
scorso  giugno.  Nato  in  Palestrina  nel  1845,  fu  preconizzato  vescovo 
titolare  di  Gadara  nel  1880  e  deputato  ausiliare  di  Palestrina  stessa. 
Nel  1889,  promosso  all'arcivescovato  titolare  di  Amasea,  fn  mandato 


CONTEMPORANEA  481 

delegate  apostolico  neU'Equatore,  Bolivia  e  Peru,  succedendo  a  Mgr. 
Cavicchioni,  oggi  cardinale.  Nella  guerra  civile  che  desolo  il  Peru, 
dopo  otto  mesi  di  stragi  fu  la  sua  interpcsizione  che  ottenne  1'ar- 
mistizio,  non  senza  pericolo  della  sua  vita. 

Al  Messico  le  relazioni  colla  Santa  Sede  erano  state  interrotte 
sino  dalla  tragica  oiorte  deH'infelice  re  Ma-similiano.  La  repubblica, 
colla  recisa  separazione  della  Chiesa  dallo  Stato,  aveva  reso  sempre 
piu  difficile  un  ravvicinamento.  Negli  ultimi  tempi  di  Leone  XIII  si 
erano  avviate  pratiche  per  un  componimento  tra  la  Santa  Sede  ed  il 
presidente  Porfirio  Dias  :  ad  esse  ebbero  lieta  conclusione  sottoPio  X, 
per  cui  autorita  viene  cola  mandate  qual  suo  rappresentante  Mgr.  Dome- 
nico  Serafini,  romano,  arcivescovo  di  Spoleto,  benedettino  della  Con- 
gregazione  cassinese.  Nato  eel  1852,  era  stato  abate  del  monastero 
di  Santa  Scolastica  prirna  di  essere  elevato  nel  1900  alia  Sede  spo- 
letana. 

5.  Nel  giorno  11  corr.  saero  al  ricordo  delle  apparizioni  di  Maria 
Immacolata  nella  grotta  di  Lourdes,  il  Santo  Padre  pubblico  una 
Lettera  enciclica  per  commemorare  il  cmquantesimo  anniversario 
della  definizione  dommatica  dell'  Immacolata  Concezione  di  Mariar 
concedendo  in  tale  occasione  un'indulgenza  straordinaria  in  forma  di 
giubileo.  —  Trovandoci  obbligati,  per  ragione  del  tempo,  di  riman- 
dare  al  prossimo  quaderno  la  pubblicazione  dell'intero  testo,  ne  ripor- 
tiamo  qui,  per  comodo  de'  lettori,  la  parte  che  riguarda  le  disposi- 
zioni  prescritte  pel  tempo  del  giubileo  che  sta  per  aprirsi  fra  pochi 
giorni. 

«  Ed  affinchs  le  grazie  celesti,  piu  abbondanternente  del  solito  ci 
aiutiiio  a  congiungere  I'imilazione  della  Vergine  Santissima  con  gli 
onori,  che  in  tutto  quest'  anno  piu  ampli  le  renderemo,  e  cobi  piu 
facilmente  raggiurgiamo  lo  scopo  di  ristorare  ogni  cosa  in  Cristo  : 
seguendo  1'esempio  datoci  dai  Nostri  predecessor!  sul  cerninciare  del 
loro  pontificate,  abbiamo  determinato  di  concedere  al  mcndo  catto- 
lico  un'  indulgenza  straordinaria  in  forma  di  giubileo.  Per  la  qual 
cosa  eonfidati  nella  misericordia  di  Dio  onnipotente  e  nella  autorita 
del  beati  apostoli  Pietro  e  Paolo,  per  quella  potesta  di  legare  e  di 
sciogliere  che  a  Noi,  bsnche  indegni,  il  Signore  ha  concesso  ;  a  tutti 
e  singoli  i  fedeli  di  ambo  i  sessi  dimoranti  in  quest'  alma  Nostra 
citta  o  che.  in  essa  verranno,  i  quali  dalla  prima  Domenica  di  qua- 
resima,  cioe  dal  21  febbraio,  fino  al  giorno  2  di  giugno  inclusiva- 
mente,  solennita  del  Santissimo  Corpo  di  Cristo,  a\ranno  tre  volte 
visitato  una  delle  quattro  basiliche  patriarcali  ;  ed  ivi  per  qualche 
spazio  di  tempo  avranno  pregato  Dio  per  la  liberla  e  1'esaltazione 
della  Chiesa  Cattolica  e  di  questa  Sede  Apostolica,  per  I'estirpazione 
delle  eresie  e  la  conversione  di  tutti  gli  erranti,  per  la  concordia  dei 
1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  31  13  febbraio  1904. 


482  CRONACA 

Principi  cristiani  e  per  la  pace  ed  unita  di  tutto  il  popolo  fedele,  e 
secondo  la  Nostra  intenzione  ;  e,  dentro  il  tempo  gia  detto,  avranno 
digiunato  una  sola  volta  facendo  uso  unicamente  di  cibi  di  magro, 
eccettuati  i  giorni  non  compresi  nell'Indulto  quaresimale  ;  ed,  avendo 
confessato  i  loro  peccati.  riceveranno  il  Santissimo  Sacramento  del- 
1'Eucaristia  :  agli  altri  poi,  dovunque  essi  sieno,  dimoranti  fuori  della 
detta  citta  i  quali,  nel  tempo  sopra  assegnato  o  per  tre  mesi  anche 
non  continui  da  designarsi  determinatamente  dall'arbitrio  degli  Ordi- 
nari  e  conforme  alia  comodita  dei  fedeli,  prima  pero  del  giorno  8  di- 
cembre,  avranno  visitato  tre  yolte  la  Chiesa  Cattedrale,  se  ivi  si  trovi, 
o  la  parrocchiale,  o,  in  mancanza  di  questa,  la  principale ;  ed  avranno 
adempiute  devotamente  le  altre  opere  mentovate :  concediamo  ed  im- 
partiamo  pienissima  indulgenza  di  tutti  i  loro  peccati  ;  permettendo 
insieme  che  siffatta  indulgenza,  da  lucrarsi  una  sola  volta,  pussa  es- 
sere  applicata  a  modo  di  suffragio  alle  anime  che  passarono  da  que- 
sta vita  congiunta  a  Dio  con  carita.  Concediamo  inoltre  che  i  viag- 
gianti  per  mare  o  per  terra  possano  conseguire  la  stessa  indti)genza 
non  appena  sieno  tornati  alle  loro  case,  purohe  compiano  le  opere 
sopra  notate.  Ai  coofessori  poi,  di  fatto  approvati  dai  propri  Ordi- 
nari, diamo  facolta  che  possano  commutare  le  predette  opere  da  Noi 
ingiunte  in  altre  opere  di  pieta,  e  cid  tanto  per  i  regolari  di  ambo  i 
sessi  quanto  per  qualsivoglfa  altro  che  non  possa  adempierle,  con 
potesta  altresi  di  dispensare  dalla  Comunione  i  fanciulli  che  ancora 
non  vi  fossero  stati  ammessi. 

« Inoltre  a  tutti  e  singoli  i  fedeli  si  laici  che  ecclesiastici  tanto  del 
clero  secolare  che  regolare  di  qualsiasi  ordine  ed  istituto,  anche  da 
nominarsi  specialmente,  concediamo  licenza  e  facolta  che,  per  questo 
solo  effetto,  possano  scegliersi  qualunque  sacerdote  tanto  regolare  che 
secolare,  tra  gli  approvati  di  fatto  (della  quale  facolta  possano  anche 
giovarsi  le  monache,  le  novizie  e  le  altre  donne  dimoranti  in  clausura, 
purche  il  confessore  sia  appro va to  per  le  monaohe),  dal  quale,  nello 
spazio  di  tempo  gia  designate,  essi  ed  esse,  confessandosi  da  lui,  con 
animo  di  guadagnare  il  presente  giubileo  e  di  compiere  tutte  le  altre 
opere  necessarie  a  lucrarlo,  per  questa  sola  volta  e  solamente  nel 
foro  della  coscienza,  possano  essere  assoluti  da  ogni  scomunica,  so- 
spensione  e  qualunque  altra  sentenza  e  censura  ecclesiastica  pronun- 
ziata  o  inflitta  per  qualsiasi  causa  dalla  legge  o  dal  giudice,  ancorche 
riservate  agli  Ordinari  ed  a  Noi  o  alia  Seie  Apostolica,  pure  nei  casi 
riservati  in  modo  speciale  a  chicchessia  e  al  Sunmo  Pontefice  e  alia 
Sede  Apostolica;  e  possano  essere  eziandio  assoluti  da  ogni  peccato 
ed  eccesso  ancorche  riser  va  to  agli  stessi  Ordinari  ed  a  Noi  ed  alia 
Sede  Apostolica,  ingiuota  pero  prima  una  salutare  penitenza  e  quanto 
altro  e  da  ingiungersi  di  diritto,  e,  se  trattasi  di  eresia,  abiurati  prima- 


CONTEMPORANEA  483 

e  ritrattati  gli  errori,  com 3  di  legge:  e  possano  inoltre  i  detti  sacer- 
doti  comma  tare  in  altre  pie  opere  e  salutari  quahmque  voto  anche 
giurato  e  riservato  alia  Sede  Apostolica  (eccettuati  quelli  di  castita, 
di  religione  e  di  obbligazione  che  fosse  stata  accettata  dai  terzi) ;  e 
con  gli  stessi  penitenti,  ancorche  regolari,  costituiti  nei  sacri  ordini, 
dispensare  da  ogni  occulta  irregolarita  contratta  unicamente  per  vio- 
lazione  di  censure,  a  riguardo  dell'etercizio  degli  stessi  ordini  e  del 
conseguimento  degli  ulteriori. 

«  Non  intendiamo  poi  con  le  presenti  Letters  dispensare  da  qual- 
sivoglia  irregolarita  o  da  delitto  o  da  difetto  o  pubblica  o  occulta, 
contratta  in  qualunque  modo  per  infamia  od  altra  incapacita  ed  ina- 
bilita;  ne  vogliamo  ancora  derogare  alia  Costituzione  con  le  an,nesse 
dichiarazioni  pubblicata  dalla  f.  m.  di  Benedetto  XIY  che  comincia : 
Sacramentum  poenitentiae;  ne  da  ultimo  e  Nostra  intenzione  che  queste 
stesse  presenti  Lettere  possano  e  debbano  comechessia  suffragare  a 
coloro  che  da  Noi  e  dall'Apostolica  Sede  o  da  qualche  Prelato  o  Giu- 
dice  ecclesiastico  siano  stati  nominatamente  scomunicati,  sospesi,  in- 
terdetti  o  dichiarati  incorsi  in  altre  sentenze  e  censure,  o  pubblica- 
mente  denunziati  a  meno  che,  dentro  il  tempo  predetto,  non  abbiano 
soddisfatto  e,  ove  sia  necessario,  concordato  con  le  parti. 

«  Le  quali  cose  tutte  non  ostante,  Ci  piace  altresi  di  concedere  che, 
anche  in  quest'anno  rimanga  intero  a  chicchessia  il  privilegio  di  lu- 
crare  qualunque  altra  indulgenza,  fosse  pure  plenaria,  concessa  da 
Noi  o  dai  Nostri  Anteeessori.  » 

II. 
COSE  ITALIANS 

1.  Riapertura  delle  Camere.  Agitazione  settaria  contro  le  congregazioni  re- 
ligiose. —  2.  La  proposta  Berenini  sul  divorzio.  —  3.  La  schiavitu  net 
Benadir.  —  4.  Incendio  della  biblioteca  nazionale  a  Torino. 

1.  Tra  la  solita  indifferenza  e  collo  stesso  scarso  numero  di  ono- 
revoli  la  Camera  riprese  le  sedute  al  giorno  stabilito.  Per  cacciar  la 
noia  e  rianimare  <  1'ambiente  >  coi  suoi  lazzi  anticlericali,  Ton.  Socci 
nella  tornata  del  5  febbraio  interrogava  il  Governo,  se  intendeva  ap- 
plicare  «  almeno  »  le  disposizioni  delle  leggi  vigenti  per  impedire  la 
«  invasione  dei  congregazionisti »  perseguitati  dalla  Francia,  i  quali,  bi- 
sogna  pur  confessarlo,  turbano  i  sonni  del  povero  onorevole  e  gli 
fanno  paura  come  il  bau  bau  ai  bambini.  —  E  una  debolezza  come 
un'altra. 

Al  Socci  rispose  il  sottosegretario  Di  S.  Onofrio  tranquillandone 
i  timori  ed  assicurando  che  il  Governo  continuera  ad  applicare  im- 


484  CRONACA 

parzialmente  la  legge.  Al  provvedimento  di  espulsione  dal  territorio 
dello  Stato  non  potersi  venire  che  nel  caso  in  cui  i  congregazionisti  stra- 
nieri  commettessero  atti  in  opposizione  alle  leggi  nazionali.  c  D'altra 
parte  in  paese  retto  come  il  nostro  a  regime  libero  non  sarebbe  lecito 
adottare  determinazioni  in  offesa  a  quel  principio  di  liberta,  dei  cui 
beneficii,  come  di  quelli  del  sole,  ban  diritto  di  godere  tutti  indi- 
stintamente  e  cittadini  e  stranieri.  Misure  di  violenza  non  farebbero 
che  creare  dei  martiri,  il  che  non  sarebbe  opportune  (!)  e  contraste- 
rebbe  cogli  stessi  interessi  della  civilta.  >  Era  il  meno  che  si  poteva 
dire  volendo  avere  qualche  riguardo  a  verita  e  giustizia.  Ma  il  valen- 
tuomo  che  queste  cose  tiene  in  un  calcetto  quando  si  iratta  di 
«  congregazionisti  »  non  si  tenne  soddisfatto  della  risposta  Di  S.  Onofrio, 
r,e  di  quella  che  a  nome  del  Guardas'gilli  gli  diede  1'on.  Facta,  colla 
promessa  della  piu  attiva  sorveglianza  da  paite  dell'autorita  per 
impedire  ai  nuovi  ospiti  di  fare  propaganda  contro  le  leggi  dello  Stato. 
II  Socci  disapprov6  1'  «  ottimismo  »  dei  due  sottosegretari.  «  Ammetto 
anch'io,  disse  per  bonta  sua,  che  la  liberta  sia  un  sole  del  quale  deb- 
bano  poter  godere  tutti  liberamente.  ma  se  taluno  pensasse  di  innal- 
zare  una  tettoia  per  impedire  che  il  sole  coi  suoi  benefici  raggi  fe- 
condasse  tutta  egualmente  la  terra,  che  cosa  occorrerebbe  fare?  Abbatter 
la  tettoia.  Ebbene  la  tettoia  sono  i  congregazionisti  francesi  !  » 

E  per  colmo  d'orrore,  il  ridioolo  denunciatore  rivelo  alia  Camera  che 
gia  in  via  XX  Settembre  «dove,  trentatre  anni  sono,  comparvero  le  prime 
bandiere  dell'  Italia  vittoriosa,  si  sono  annidate  parecchie  monache...  » 
e  quindi  «  alia  lieta  fanfara  dei  nostri  bersaglieri  liberator!  succede- 
ranno  le  nenie  e  le  salmodie  che  accompagnavano  un  di  le  vittime 
della  sacra  inquisizione  !  »  Cose,  come  si  vede,  da  far  drizzare  i  ca- 
pelli  in  capo,...  e  strappar  1'ammirazione  e  i  <  bravo  !»  dei  suoi 
degni  colleghi.  Dalle  quali  appnmzioni  incoraggiato  1'oratore  rac- 
comando  di  stare  all'erta  :  e  sapendo  che  i  compagni  dell'Estrema  si- 
nistra  si  faranno  iniziatori  di  un'agitazione  contro  i  congregazionisti, 
egli  si  risolse  di  convertire  la  sua  interrogazione  in  formale  inter- 


Che  i  «  compagni  »  intendano  dimenarsi  e  spingere  il  Governo  alia 
violenza  a  danno  di  pacifici  ed  onorati  cittadini  o  stranieri,  e  cosa 
nota.  Q-ia  fino  dal  5  geonaio  Fr.  Ciccotti,  irnpensierito  «  delle  funeste 
schiere  »  dei  c  corvi  e  delle  co^nacchie  »  venute  ad  accamparsi  nel 
bel  suolo  d'  Italia  «  cosi  inesauribile  di  risorse  per  tutta  la  preton- 
zoleria  contorsionista  »,  pubblicava  suli'  Avanti  un  programma  di  lotta 
contro  i  «  coagregazionisti  >  da  sottoporsi  al  prossimo  congresso  socia- 
lista,  per  «  lanciara  il  partito  in  una  pronta  agitaztone  contro  ii  peri- 
colo  nero  >.  Ed  il  28  geun.  sullo  stesso  giornale  si  le^ava  piu  audace 
la  minaccia  che,  se  le  competenti  autorita  non  sapessero  o  non  voles- 


CONTEMPORANEA  485 

sero  applieare  «  le  leggi  esistenti  >,  i  compagni  avrebbero  saputo  per- 
severare  nell'agitazione  «  faoendola  anche  sconfinare  dal  campo  ora- 
torio in  quello  delle  dimostrazioni  energiche  cou  ogni  mezzo  atto  a 
rendere  praticamente  impossibile  alle  congregazioni  la  residenza  sul 
suolo  italiano.  lacorreremo  (cosi  dicono)  in  qualche  violazione  della 
legge,  ma  I'esempio  ce  lo  avra  dato  il  governo,  non  applicando  le 
leggi  esistenti  contro  le  nefaste  attivita  delle  fraterie.  E  bene  che  il 
governo  ci  sappia...  preparati  a  tutto,  disposti  ad  ogni  mezzo  di  lotta 
per  raggiungere  il  nostro  scopo».  Ed  e  uno  stomaco  a  udire  questi 
sfrontati  vantatori  d'ogni  liberta,  questi  paladini  di  ogni  giustizia, 
eccitarsi  vicendevolinente  a  porre  il  piede  sul  colio  ai  «  fakiri  con- 
torsionisti  d'ambo  i  sessi  »,  ai  «  famigerati  allevatori  di  una  genera - 
zione  di  sagrestani  e  di  beghine  »  ai  «  ciarlatani  »  ai  «  bonzi  »  ed 
altrettali  gentilezze  di  stile  socialigta.  Anche  una  donna  non  ha  vo- 
luto  esser  da  meno  nell'insultare  «  il  clerical ume  alto  e  basso  »  d'ltalia 
e  «  la  pretaplia  francese».  Davvero  che  ce  ne  sarebbe  assai  per  farci 
odiare  la  liberta  se  essa  deve  diventare  il  regno  della  prepotenza  d'ogni 
farabutto  e  d'ogni  furfante ! 

Ma  per  1'onore  del  nostro  paese,  speriamo  che  il  diritto  e  1'onesta 
non  siano  cosi  presto  sopraffatti  dalla  tirannia :  e  che  1'agitaziune  di 
quei  signori  trovi  lo  stesso  sucoesso  nella  questione  de'  e  congrega- 
zionisti  >  che  ebbe  questi  ultimi  giorni  1'altra  in  favore  del  loro  tanto 
caro  divorzio. 

2.  Nella  seduta  del  10  corr.  la  cricca  settaria,  sempre  ostinata  nella 
disonesta  proposta,  fece  correv  la  voce  per  tentare  un  colpo  audace, 
e,  profittando  dell'assenza  di  molti  deputati  antidivorzlsti,  1'on.  Be- 
renini chiese  che  si  stabilisse  nell'ordine  del  giorno  pel  martedi 
8  marzo  la  discussione  dei  due  disegni  di  legge  intorno  al  di- 
vorzio, ritenendo  «  indispensabile  e  doveroso  che  la  Camera  risolva 
finalmente  questo  importantissimo  problema*.  Nella  Camera  ci  fu 
subito  un  movimento  straordinario ;  circa  duecento  deputati  si  erano 
radunati,  attendendo  le  dichiarazioni  del  Governo.  L'on.  Qiolitti  af- 
fermo  di  essere  anch'  egli  favorevole  al  principio  del  divorzio  e  al 
disegno  di  legge  governativo  che  difatti  era  stato  rnantenuto  ;  pero 
aggiunse  che  involgendo  questo  una  questione  giuridica  e  non  poli-. 
tica,  non  intendeva  su  di  esso  impegnare  il  voto  del  governo. 

La  Sinistra  voile  Pappello  nominale  :  al  che  piu  d'uno  si  allon- 
tano  dall'aula.  L'appello  diede  82  voti  favorevoli  e  102  •  contrarii  : 
quindi  il  presidente  dichiaro  ciie  ]a  Camera  non  era  in  nuinero.  Ma 
al  Berenini  basto  la  prova,  e  disse  che  par  allora  ritirava  la  sua 
proposta,  riserbandosi  di  presentarla  nuovamente  fra  breve.  — Vogliamo 
qui  registrare,  non  certo  per  onore,  i  nomi  dei  deputati  presenti  che 
votarono  in  favore  della  proposta  Berenini. 


486  CRONACA 

Arnabaldi,  Baccelli  Guido,  Barzilai,  Basetti,  Berenini,  Bianchi,: 
Binelli,  Bissolati,  Bonoris,  Borciani,  Cabrini,  Cantarano,  Cao-Pinna, 
Caratti,  Carcano,  Casciani,  Cavagnari,  Celli,  Cesaroni,  Chiarugi, 
Chiesa,  Ciappi,  Ciccotti,  Cocco  Ortu,  Costa,  Credaro,  Curioni,  Da- 
neo,  De  Andreis,  De  Bellis,  De  Felice  Giuffrida,  Del  Balzo  Carlo, 
Di  Stefano,  Ferri,  Fortunate,  Francica-Nava,  Garavetti,  Gatti,  Gat- 
torno,  Ghigi,  Giolitti,  Girardini,  Giuliani,  Gorio,  latta,  Lacava,  Li- 
bertini,  Majno,  Mangiagalli,  Mantica,  Marzocchini,  Massa,  Mazza, 
Mirabelli,  Nasi,  Orlando,  Pala,  Palatini,  Pantano,  Pavia,  Pessano, 
Pinchia,  Pipitone,  Pistoia,  Podesta,  Rava,  Rocca  Ferrno,  Ronchetti, 
Ruspoli,  Sanarelli,  Sili,  Socci,  Spada,  Talamo,  Tecchio,  Yalle,  Yal- 
loni,  Yarazzani,  Yendramini,  Yigna. 

3.  Una  nuova  Prefettura  apostolica  e  stata  creata  per  la  intera 
regione  della  Somalia  italiana,  compresovi  il  Benadir  che  percio  viene 
staccato  dal  Yicariato  apostolico  di  Zanzibar,  spettante  alia  Congrega- 
zione  francese  dello  Spirito  Santo.  La  nuova  prefettura  venne  dalla 
Congregazione  di  Propaganda  affidata  all'  inclito  Ordine  dei  Trinitarii 
per  la  redenzione  degli  schiavi,  il  quale  esercitera  il  suo  apostolato 
su  quella  parte  del  continente  nero  che  va  dal  capo  Guardafui  fino 
alia  foce  del  Giuba,  con  una  distesa  verso  1'interno,  equivalente  a 
cinque  volte  la  superficie  d' Italia.  Cosi  1'  Ordine  di  S.  Giovanni  de 
Matha,  che  conta  gia  tante  glorie  sopra  il  suolo  africano,  riprende 
ora  dopo  lunghi  anni  la  sua  eroica  missione  in  terra  divenuta  italiana. 

E  pur  troppo  non  mancano  su  quelle  spiaggie  schiavi  da  redimersi. 
Tutti  ancora  ricordano  la  dolorosa  impressione  prodotta  dalla  rivela- 
zione  portata  1'anno  scorso  fino  alia  tribuna  della  Camera,  che  sotto 
la  protezione  della  bandiera  italiana  si  facesse  mercato  di  carne  umana. 
Ardenti  furono  le  polemiche  combattute  sui  giornali  e  parecchie  le 
inchieste  ordinate.  Scrupolosa  e  completa  sopra  ogni  altra  fu  quella 
che,  per  incarico  della  benemerita  Societd  aniischiavista  d' Italia,  intra- 
prese  1'  ing.  Robecchi-Bricchetti,  il  quale  pubblico  questi  giorni  una 
relazione  documentata,  in  cui  pur  troppo  sono  accertati  i  fatti  che 
avevano  sollevata  cosi  giusta  indignazione,  Nel  Benadir  esiste  la  schia- 
vitu,  si  continua  anche  sotto  il  protettorato  italiano  il  commercio  degli 
schiavi,  le  autorita  lo  sanzionano  legalizzando  le  vendite  e  da  quel 
commercio  la  Societa  concessionaria  ricava  un'  imposta.  Gli  schiavi 
vengmo  per  via  di  terra  e  sono  tutti  di  razza  Galla,  specialmente 
Boran.  I  prezzi  correnti  sono  all'incirca  80  franchi  per  bambino  o 
bambina;  200  per  giovane  uomo;  280  per  giovane  donna.  Nella  ca- 
pitale  del  Benadir,  Mogadiscio,  che  ha  una  popolazione  di  8000  abi- 
tanti,  si  contano  2000  schiavi.  E  questo  commercio,  dice  la  relazione 
del  Robecchi-Brichetti,  e  fatto  «  in  piena  luce,  sotto  gli  occhi  delle 
medesime  autorita  e  col  loro  assentimento  » .  Essendo  riusciti  una 


CONTEMPORANEA  487 

volta  sette  od  otto  schiavi  a  prender  il  inare  in  una  piroga,  il  capo 
del  porto  Abdi  Jassim,  per  ordine  del  governatore  italiano,  si  getto 
colla  canoa  sventolante  bandiera  italiana  per  arrestare  i  fuggitivi,  i 
quali  credettero  salvarsi  dall' inseguimento  coll'  inoltrarsi  in  alto  mare 
dove  perirono  affogati.  Altri  invece  ripresi  furono  tosto  riconsegnati 
ai  loro  padroni  che  li  bastonarono  di  santa  ragione  e  posero  loro  i  ferri 
ai  piedi. 

II  dott.  Mucciarelli,  stato  tre  anni  nel  Benadir,  racconta  che,  un 
giorno  del  marzo  1903,  venne  a  lui  uno  schiavo  con  grande  piaga  al 
piede  e  alia  gamba  sinistra,  prodotta  da  un  largo  anello  di  ferro  che 
aveva  fatto  un  solco  profondo :  e  il  piede  era  deformato.  II  povero 
infelice  aveva  tutto  il  corpo  pieno  di  grandi  cicatrici  causate  da  ba- 
stonate  con  tizzoni  ardenti  :  e  si  raccomandava  per  non  tornare  mai 
piu  dal  padrone.  II  dottore  ne  scrisse  a  chi  di  dovere :  ma  lo  schiavo 
fu  restituito. 

Nell'archivio  della  residenza  del  governatore  sono  conservati  i  re- 
gistri  holla ti  delle  compre  e  vendite,  baratti,  donazioni,  ipoteche  di 
schiavi.  Eccone  uno  (N.  450).  Ricorrendo  il  giorno  di  domenica  4 
Giumad  etnin  1320  (1  sett.  1902)  il  nominato  sceick  Ahmed  Ah  bin 
Mohaned  acquistd  da  All  bin  Mohamed  i  detti  All  Abi  bin  Mohamed; 
Fatima  bin  sceik  Abubeker,  Mohamed  Abubeker  bin  hagi  Ali  el 
Ahtnudi,  specie  merce  n.  tre  per  far  fronte  ai  debiti  di  sceik  Mo- 
hamed Ali,  al  prezzo  di  talleri  211  pagati  nelle  vendite  ora  citate. 
Dal  canto  suo  il  compratore  prese  possesso  della  merce  vendutagli 
per  acquisto  vero  e  valido  con  tutte  le  formalita  e  norme  della  legge. 
Testi :  Iman  Mahmud  Sul?an  Benassie  —  Omar  ben  Sultan  Mahad  — 
Sultan  Mahomed  —  Sultan  sceg  Ahmed  bin  Mohellen.  —  Iddio  e  il 
miglior  testimonio.  Tesiimonio  e  rogante,  firmato  :  Cadi  Moheddin  bin 
Mocaram.  —  Per  il  governo  talleri  3. 

Di  tali  infami  connivenze,  contrarie  anche  all'atto  della  Conferenza 
di  Brusselle,  i  signori  resident!  si  scagionano  sopra  il  governatore 
Dulio:  questi  rimanda  al  console  generale  italiano  di  Zanzibar,  il 
quale  ne  da  colpa  alia  Societa,  che  a  sua  volta  la  rigetta  sul  Governo, 
Tutto  cif)  in  sostanza  fa  toccar  con  mano  quanto  poco  valga  la  pre- 
tesa  civilta  quando  essa  non  sia  animata  dallo  spirito  del  Cristiane- 
simo.  A  lavare  Tonta  di  tali  fatti  ben  venga  1'opera  dei  missionarii 
col  cui  zelo  e  prudenza  quegli  infelici  possan  risorgere  alia  vera  li- 
berta  delPanima  e  del  corpo. 

4.  Un  rovinoso  incendio  nella  notfee  del  26  al  27  gennaio  distrusse  in 
poche  ore  gran  parte  della  biblioteca  nazionale  di  Torino.  Verso  un'ora 
del  mattino  alcuui  passanti  avvertirono  il  fumo  e  le  fiamme  uscenti 
dalle  finestre  delle  sale  superiori  del  fabbricato ;  dove  il  fuoco,  a  quel 
che  pare,  si  era  eccitato  per  effetto  di  un  corto  circuito  della  cor- 


488  CRONACA 

rente  elettriea,  i  cui  fill  conduttori  non  erano  debitamente  isolati;  e 
presto  divampo  con  quella  furia  che  ognuno  puo  immaginare,  tra  la 
facile  preda  del  libri.  Pur  troppo  tra  quei  libri  erano  molti  del  piu 
preziosi  cimelli  d'arte,  molti  del  piu  stimati  manoscritti,  delle  stampe 
piu  rare  che  da  due  secoli  si  erano  venuti  raccogliendo,  e  per  una 
strana  quanto  dolorosa  iroriia  della  sorte,  fra  le  trentasei  sale  in  cui 
era  partita  la  biblioteca,  il  faoco  danneggio  quelle  appunto  in  cui  erano 
i  tesori  di  maggior  valore,  per  la  cui  perdita  la  sciagura  torinese, 
come  giustamente  si  espresse  il  ch.  prof.  Cipolla,  diventa  una  scia- 
gura europea.  In  quelle  sale  erano  raccolti  i  manoscritti  dell'antica 
libreria  di  Casa  Savoia,  quelli  della  celebre  abazia  di  Bobbio,  un  nu- 
mero  considerevole  di  manoscritti  orientali,  ebraici,  arabi,  persiani, 
copti,  turehi,  alcuni  fogli  di  palma  scritti  in  lingua  malabarica  o  ta- 
umlica,  altri  scritti  in  caratteri  dei  Battas  dell' isola  di  Sumatra,  molti 
greci,  fra  i  quali  un  commentario  di  Teodoreto  sui  profert  minori, 
con  meravigliose  miniature  bizantine  del  IX  secolo :  milleduecento 
latini,  fra  cui  dei  palinsesti  di  Cicerone  e  Cassiodoro :  il  codice  teo- 
dosiano  del  secolo  Y  o  YI,  e  due  superbi  volumi  della  Historia  na- 
turalis  di  Plinio  ornati  essi  pure  di  miniature.  Di  tante  ricchezze  la 
massima  parte  ando  perduta,  e  di  quello  che  si  e  potato  sottrarre  alia 
distruzione  molto  e  guasto  o  dal  faoco  o  dali'acqua,  e  ci  vorranno 
anni  di  pazienza  e  di  lavoro,  con  tutte  le  industrie  della  chimica  per 
ristorarne  in  qualche  modo  le  reliquie.  Si  calcola  che  sopra  piu  di 
quattromila  codici  di  raro  pregio,  neppur  un  migliaio  sia  salvato,  tra 
quelli  fortunatamente  pero  e  la  maggior  parke  della  collezione  di  Bobbio. 
Limentata  sopra  rgni  altra  e  la  rovina  del  celebre  codice  del  duca 
di  Berry,  noto  sotto  il  nome  Les  heures  de  Turin,  ricco  di  preziosis- 
sime  miniature  del  fiammingo  Yan  Byck,  e  stimato  da  solo  un  mi- 
lione.  Di  lui  non  fu  trovato  altro  nelle  macerie  che  due  frammenti 
stranamente  accartocciati  dal  fuoco,  in  uno  de'  quali  pero  si  rico- 
nosce,  a  quanto  dicesi,  la  miniatura  della  crocifissione. 

Sei  delle  sale  o  stanze  della  biblioieca  andarono  devastate  dalle 
fiamme,  che  penetrate  anche  nel  piano  superiore  abitato  dagli  inser- 
vieati  addetti  al  servizio  della  biblioteca  stessa  o  dell'attigtia  Univer- 
sita,  distrussero  fino  ii  tetto  per  gran  tratto  deU'edifizio.  La  maggior 
parte  dei  libri  perduti  appartenevano  alia  storia  letteraria,  alia  filo- 
logia,  alia  filosofia,  alia  bibliografia  :  pifi  di  trentamila  volumi.  Da 
riparare  tanto  danno  in  quanto  almeno  e  riparabile,  da  tutte  le  parti 
e  sorta  una  nobile  emulazione  :  e  gia  da  parecchi  editor!  furono  of- 
ferte  collezioni  delle  opere  da  loro  pubblicate,  dalle  biblioteche  i  doppi 
esemplari  delle  loro  raccolte,  e  anche  da  privati  il  dono  di  nuovi  vo- 
lumi per  ricostruire  quel  patrimonio  pubblico  e  rimettere  la  biblio- 
teca di  Torino  al  posto  ohe  occupava  tra  le  prime  d'  Italia. 


CONTEMPORANEA  489 

Non  ci  daramo  la  briga  di  riferire  le  recriminazioni  e  le  grida  di 
biasimo  levatesi  da  ogai  parte  contro  1*  incuria  governativa  che  la- 
sciava,  per  esempio,  la  biblioteca  senza  vigili  notturni,  od  avvisatori 
automatic!  d'  incendio,  e,  riconosciuto  inal  sicuro  lo  stesso  impianto 
per  la  luce  elettrica,  negava,  dicesi,  la  somma  non  grande  necessaria 
a  rimed  arvi.  —  Vorremmo  solarnente  che  la  s^vera  lezione  data  dalle 
fumantj  rovine  di  via  Po  profitfeasse  a  quei  certi  barbassori,  i  quali 
or  non  ha  molte  settimane,  per  poche  carte  inutili  bruciate  in  una 
soffitta  del  Vaticano  levarono  alto  il  loro  famoso  :  «  Vigilate  !  ».  0 
dawero  benvenuti  cotesti  maestri  che  iusegnano  la  vigilanza  in  casa 
altrui  !  Non  parrebbe  piu  conveniente  che  imparassero  a  vigilare  un 
po' meglio  in  casa  propria? 

III. 
COSE  STRANIERE 

(Notizie  Generali).  1.  INGHILTERRA.  Apertura  della  sessione  legislativa. 
Discorso  del  trono.  —  2.  RUSSIA-GIAPPONE.  Rottura  delle  relazioni  di- 
plomatiche.  Priucipio  delle  ostilita.  —  3.  STATI  DNITI.  Grave  incendio 
a  Baltimora. 

(INGHILTERRA).  11  2  febbraio  si  tenne  1'apertura  del  Parlamento  per 
la  sessione  legislativa.  Le  gravi  preoccupazioni  all 'interne  e  all'estero 
davano  una  speciale  importanza  al  discorso  della  Corona:  ed  eccone 
le  parti  principals  Dopo  di  avere  accennato  alle  buone  relazioni  colle 
Potenze,  ed  alle  convenzioni  di  arbitrate  colla  Francia,  coll' Italia, 
coll'Olanda  e  col  Portogallo,  il  re,  passando  a  parlare  delle  guerre  e 
dei  timori  di  guerra,  disse :  c  Le  operazioni  nel  Somaliland  sono  spinte 
con  tutta  la  rapidita  che  permettono  le  difflcolla  dei  trasporti  ed  il 
clima.  Le  vittorie  riportate  recentemente  dalle  truppe  del  generale 
Egerton  contribuiranuo  largamente  ad  abbattere  la  potenza  del  Mad 
Mullah  ed  a  ricondurre  la  pace  nel  paese.  Ho  cola  avuto  la  cordiale 
cooperazione  del  Governo  italiano  e  del  Negus  Menelik,  il  quale  ha 
organizzato  un  corpo  che,  avanzando  dall'ovest,  aiutera  grandemente 
le  attuali  operazioni  militari. 

«Ho  seguito  con  inquietudinel'andamento  dei  negoziati  fra  la  Russia 
ed  il  Giappone  riguardo  ai  loro  interessi  in  Cina  e  nella  Corea.  La 
interruzione  della  pace  in  quelle  regioni  non  potrebbe  aver.e  che  de- 
plorevoli  conseguenze.  II  mio  Governo  prestera  con  piacere  ogni  con- 
corso  utile  che  sia  in  suo  potere  per  giungere  ad  una  soluzione  pacifica. 

€  Le  proposte  presentate  dall'Austria-Ungheria  e  dalla  Russia  per 
1'applicazione  delle  riforme  in  Macedonia  ed  approvate  dagli  altri  Stati 
firmatarii  del  trattato  di  Berlino  sono  state  migliorate  ed  accresciute 


490  CRONACA 

in  parecchi  punti  important!  col  gradimento  delle  Potenze  ed  accettate 
dalla  Porta  dopo  un  ritardo  deplorevole.  L'inverno  fece  cessareidi- 
sordini  che  regnavano  nella  Macedonia.  E  da  sperare  che  si  approfitti 
di  questa  tregua  per  applicare  misure  cosi  necessarie  per  il  benessere 
di  quelle  regioni.  Noto  con  soddisfazione  la  nomina  fatta  dal  Sultano 
di  un  distinto  generale  italiano  (il  gen.  De  Giorgis)  per  riorganizzare 
la  gendarmeria  in  Macedonia  col  concorso  degli  ufficiali  delle  altre 
Potenze,  fra  i  quali  si  trovano  ufficiali  inglesi.  » 

II  re  parlo  quindi  della  missione  politica  inviata  nel  Tibet  col 
gradimento  del  Governo  cinese.  —  Annunzio  la  proposta  di  un  disegno 
di  legge  per  evitare  le  conseguenze  dannose  dell'immigrazione  di  stra- 
nieri  pregiudicati  ed  indigenti.  —  Parlcj  pure  del  bilancio  che  im- 
pone  un  grave  onere  ai  contribuenti  per  la  difesa  navale  e  terrestre. 

2.  (RrrssiA-GiAppoNE).  Le  cose  dell' Estremo  Oriente  precipitarono 
in  modo  inatteso,  ed  e  il  Giappone  che  prese  le  mosse.  L'ultima  sua 
nota  diplomatica  era  stata  consegnata  al  ministro  russo  in  Tokio  il 
13  gennaio  insistendo  per  una  pronta  risposta.  La  Russia  alle  ripe- 
tute  pressioni  replied  che  avrebbe  risposto  il  piu  presto  possibile,  ma 
non  poterne  precisare  il  tempo.  «  II  governo  giapponese,  (cost  dice  la 
nota  ufficiale  man  data  alle  Potenze)  avendo  pertanto  atteso  invano 
la  risposta  russa  per  oltre  tre  settimane  ed  essendo  stato  d'altra 
parte  informato  che  la  Russia  faceva  attivi  preparativi  di  guerra,  con- 
centrando  truppe  e  forze  navali  in  Corea,  si  vide  nella  necessity  di 
rompere  i  suoi  negoziati  e  riprendere  la  sua  liberta  d'azione  » .  II 
Gh'appone  richiamo  il  suo  rappresentante  dalla  Corte  di  Russia. 

A  Pietroburgo,  in  data  del  6  febbraio,  il  Messaggero  del  Governo 
pubblico  la  seguente  circolare  telegrafica  del  Ministero  degli  affari 
esteri  ai  rappreseatanti  russi  presso  le  Corti  straniere:  «  Per  ordine 
avuto  dal  suo  Governo,  il  Ministero  giapponese  presso  la  Corte  im- 
periale  ha  informato  1'  imperiale  Governo  della  decisione  del  Giappone 
di  soprassedere  ai  ogni  ulteriore  negoziato  e  di  richiamare  da  Pie- 
troburgo il  Ministro  e  tutto  il  personale  della  legazione.  In  seguito 
a  cio  e  piaciuto  a  S.  M.  1'  Imperatore  di  ordinare  che  il  Ministro 
russo  a  Tokio,  con  Tintero  personale  dell' imperiale  Missione  lasci  im- 
mediatamente  la  capitale  giapponese.  Siffatto  modo  di  procedere 
del  Governo  di  Tokio  che  non  ha  neppure  aspettato  1'arrivo  della  ri- 
sposta del  Governo  imperiale  inviata  in  questi  giorni,  fa  ricadere  sul 
Giappone  tutta  la  responsabilita  degli  avvenimenti  che  possano  veri- 
fiaArsi  in  seguito  alia  rottura  delle  relazioni  diplomatiche  fra  i  due 
iuaperi.  » 

Alle  parole  non  tardarono  a  seguire  i  fatti.  Molto  avvedutamente, 
semtendo  i  Giapponesi  che,  giacche  il  dado  era  tratto,  loro  guadagno 
era  di  operare  con  energia  e  rapidita  soprattutto  per  assicurarsi  il  do- 


CONTEMPORANEA  491 

ininio  del  mare  e  la  via  libera  alle  comunicazioni  col  continents,  la 
notte  dall'  8  al  9  (senza  che  si  sappia  di  formale  dichiarazione  di  guerra) 
con  ardito  colpo  di  mano  assalirono  con  torpediniere  alcune  navi  russe 
ancorate  nella  rada  esteriore  di  Porto  Arthur,  e  le  danneggiarono.  La 
mattina  seguente  la  squadra  giapponese  potente  di  15  navi  si  pre- 
sento  ad  attaccare  le  corazzate  russe,  che  us  cite  dal  porto  si  tennero 
pero  sotto  la  protezione  dei  forti  e  insieme  cannoneggiarono  le  navi 
giapponesi,  che  dopo  due  ore  di  combattimento  si  ritirarono  senza 
grave  danno.  Pare  che  due  corazzate  e  un  incrociatore  russo  restas- 
sero  disalberati :  e  bench£  sia  ora  difficile  sapere  il  netto  delle  per- 
dite,  certo  e  che  il  vantaggio  materiale  e  morale  riinase  ai  giappo- 
nesi, il  cui  tiro  fu  assai  piu  misurato  che  quello  degli  avversari. 

3.  (STATI  UNTEI).  La  serie  degli  incendii  s'  ingrossa.  Un  altro,  e 
anche  esso  di  spaventose  proporzioni,  scoppio  il  9  febbraio  a  Balti- 
mora.  Manifestatosi  dapprima  in  certi  deposit!  di  merci,  alimentato 
dal  vento,  il  fuoco  guadagno  la  parte  sud-est  della  citta,  il  quartiere 
ricco  e  comnierciante,  distruggendo  immensi  isolati  di  case  in  cui 
1'uso  del  legno  per  coperta  del  tetto  e  dell'interno  delle  stanze,  pre- 
stava  facile  materia.  Si  parla  di  un  centinaio  di  feriti  di  cui  molti 
gravemente:  gran  numero  di  case  crollate :  migliaia  di  persone  senza 
tetto.  Si  giudica  che  i  danni  ascendano  a  piu  di  cinquecento  milioni 
di  dollari.  La  truppa  e  gli  agenti  di  polizia  proteggono  le  case  contro 
i  saccheggiatori  che  profittano  della  confusione  e  della  desolazioae 
ge*nerale. 

"BELGIO  (Nostra  Corrispondenza).  1.  Come  i  liberali  belgi  intendono  la 
liberta.  —  2.  Aspettando  le  prossime  elezioni  politiche  e  provincial*.  — 
3.  Lo  stato  dei  partiti.  —  4.  L'Associazione  conservatrice.  —  5.  Un 
battesimo  in  Corte.  —  6.  Le  donazioni  di  Re  Leopoldo.  —  7.  Nel 
Congo. 

1.11 19  diceinbre  u.  p.  1'Unione  cattolica  degli  studenti  di  Liegi,  in 
occasione  del  30°  anniversario  della  sua  fondazione,  riceveva  la  visita 
di  alcune  delle  rappresentanze  cattoliche  delle  universita  tanto  belghe 
quanto  estere.  Tedeschi,  francesi,  lussemburghesi  venivano  ad  asso- 
ciarsi  ai  loro  condiscepoli  liegesi  per  celebrare  1'esistenza  gia  lunga  di 
una  associazione  creata  non  ostante  1'  intolleranza  idiota  della  parte  an- 
ticlericale  universitaria.  Alia  stazione  ferroviaria  dei  «  Guillemins  » 
il  gruppo  pacifico  dell'Unione  fu  accolto  da  studenti,  cosi  -detti  libe- 
rali, ivi  riuniti,  con  le  grida  piu  oltraggiose  e  con  sacchettini  conte- 
nenti  amido  bleu.  Non  solo  gli  studenti  cattolici,  ma  anche  piu  di  un 
testimonio  della  scena  villana,  piu  di  un  agente  della  Polizia  si 
videro  colpiti  e  insudiciati  da  quel  nuovo  genere  di  proiettile.  Ma  il 
furore  di  questi  giovani  amici  della  liberta  si  accrebbe/  sopratutto 


492  CRONACA 

quando,  dopo  1'arrivo  di  tutti  gli  invitati,  la  banda  musicale  degli 
student!  di  Lovanio  intono  il  nostro  inno  Dazionale,  la  «  Brabanconne  » . 
Allora  fu  un  vero  pandemonio.  Agli  accent!  si  patriottici  del  ncstro  inno, 
la  ragazzaglia  del  partito  liberale  ebbe  il  coraggio  di  opporre  il  canto 
della  strauiera  marsigliese.  Non  mi  fermero  a  narrare  le  scene  indecent! 
che  successero  lungo  il  percorso  del  corteo  attraverso  la  citta,  non 
parlero  dei  prodigi  di  valore  che  dovettero  fare  gli  agenti  della  Po- 
lizia  per  proteggere  gli  student!  cattolici,  i  quali  osservarono  in  cgoi 
momento  il  piu  perfetto  ordine  e  1'attitudine  piu.  corretta.  A  me  basta 
di  fare  toccare  con  mano  ai  vostri  letter!  che  il  partito  liberale  belga 
e  contrario  alia  liberta  piu  elementare.  La  gioventu  liberale  non  puo 
del  resto  essere  diversa  da  quella  che  e,  post!  i  maestri  che  la  educano. 
Otto  giorni  prima,  in  un  banchetto  giubilare  del  professore  Kousseati 
dell'Universita  Libera  di  Brusselle,  un  altro  professore  Yanderkin- 
deren  pronunciava  queste  parole :  « Non  sono  piu  un  moderate. 
Forse  non  ho  piu  1'energia  necessaria  per  avere  della  moderazione.  Ogni 
giorno  veggo  meglio  che  il  dovere  di  ogni  cittadino  belga  e  di  fare  una 
guerra  senza  tregua  e  senza  misericordia  al  clericalismo.  II  clerica- 
lismo  ci  stringe,  ci  soffoca ;  esso  vorrebbe  abbattere  1'  universita  di 
Brusselle.  Yi  scongiuro  di  unire  i  vostri  sforzi  per  resistere  alia  sua 
nefasta  influenza.  »  Fra  le  altre  cose,  egli  aggiunse  che  il  Belgio  do- 
veva  far  sua  la  dottrina  del  ministro  francese  Combes.  Ed  ecco  come 
i  professor!  della  libera  universita  della  capitale  esortano  i  giovani 
a  loro  affidati  all' intolleranza  che  condannano  negli  altri.  v 

2.  Eccoci  alia  vigilia  della  lotta  elettorale  si  politica  come  ammini- 
strativa.  II  22  maggio  p.  v.  le  province  del  Brabante,  d'Anversa,  del 
Lussemburgo,  di  Namur  e  della  Fiandra  occidentale  avranno  da  eleg- 
gere  i  loro  senatori  e  le  proviDce  della  Fiandra  orientale,  dell'Hai- 
naut,  di  Liegi  e  di  Limburgo,  i  loro  deputati. 

Non  sara  forse  fuori  di  luogo  il  conoscere  come  la  pensano  cert! 
nostri  uomini  politic!  intorno  al  sistema,  ora  vigente  nelle  elezioni 
legislative  della  rappresentanza  proporzionale.  II  giornale  La  Croix 
ce  lo  insegna.  Detto  giornale  d!  Parigi  ha  avuto  1'eccellente  idea 
di  fare  verso  la  fine  del  1903  una  inchiesta  sul  nostro  reggimento 
elettorale.  Ci  limiteremo  a  riassumere  nel  pm  breve  spazio  possibile 
alcune  delle  opinion!  piu  notevoli.  Yi  e  per  esempio  quelJa  del 
Sig.  Woeste,  Ministro  di  Stato,  deputato  per  Alost,  uno  dei  piu 
valenti  capi  del  partito  cattolico.  Egli  fu  contrario  ul  sisterna  e  pre- 
feri  la  divisione  dei  grandi  circondarii  che  col  sistema  unmominale 
era  anche  sottoposto  all'apprezzainento  del  paese.  L'esperieuza,  dice 
egli,  potra  sola  fargli  cambiare  di  opinione  in  una  cosa  che  non  im- 
pegca  la  coscienza.  Ma  essa  non  e  ancora  completa.  La  rappresen- 
tanza proporzionale  £  in  attivita  fin  dal  1899.  Due  elezioni  hanno  avuto 


CONTEMPORANEA  493 

luogo  da  allora  in  poi ;  esse  hanno  conservato  la  maggioranza  alia 
destra  cattolica.  Ma  il  suo  principale  rimprovero  contro  il  sistema, 
il  quale  consisteva  nel  tiinore  di  vedersi  sbriciolare  detta  maggio- 
ranza in  gruppi  distinti  in  modo  da  renderle  il  governo,  se  non 
iinpossibile  almeno  assai  difficile,  non  e  del  tutto  infondato. 

Non  ostante  il  vincolo  religioso  tanto  potente  fra  i  cattolici  belgi,  tale 
timore  si  e  parzialmente  verificato.  In  piu  circondarii  si  sono  formati 
gruppi  rappresentanti  interessi  od  opinion!  discordi  intorno  a  question! 
diverse  :  certi  candidati  anzi  per  ottenere  le  simpatie  di  una  minoranza, 
suffieiente  ad  assicurare  la  loro  elezione,  non  esitarono  a  fare  pro- 
messe  ed  a  prendere  impegni  per  conciliarsela.  Da  cio  risultarono 
per  la  destra  non  poche  difficolta  i  cui  inconvenienti  si  sono  rivelati 
neH'ultinia  sessione.  Del  resto  la  formola  della  rappresentanza  pro- 
porzionale  che  ha  prevaluto  nel  Belgio,  benche  abbia  ottenuto  i  voti 
di  cinque  radical!,  vien  vivamente  respinta  dai  liberali  e  per  cio  non 
ha  la  sorte  ben  sicura.  E  per  conseguenza,  e  piu  savio,  opina  il 
Sig.  Woeste,  di  aspettare  priina  di  pronunciarsi  definitivamente  su 
tale  argomento.  —  II  Sig.  Emilio  Yandervelde,  il  noto  capo  socialista, 
deputato  per  Brusselle,  si  e  anche  degnato  di  fare  le  sue  dichiara- 
zioni.  Egli  attribuisce  una  grande  importanza  a  due  vantaggi  del 
sistema  oggi  usato.  Prima  della  sua  accettazione,  ha  dichiarato  egli, 
le  minoranze  liberali  e  socialiste  nella  parte  fiamminga  del  paese,  e 
quella  cattolica  nella  parte  francese  non  erano  rappresentate  nella 
Camera,  rnentre  che  dopo  avvenne  il  contrario.  La  rappiesentanza  pro- 
porzionale  cffre  poi  questo  altro  vantaggio :  ella  sopprime  quasi  in- 
ter&mente  le  alleanze  elettorali,  alle  quali  erano  spesso  costretti  i 
partiti  dalle  opinioni  piu  divergent!  se  volevano  schivare  una  disfatta. 
Ognuno  combatte  per  il  proprio  conto,  ognuno  difende  il  proprio  pro- 
gramma  nel  suo  complesso.  Questa  libena  e  taimente  preziosa  ai 
socialisti  che  per  goderne  molti  dei  medesimi  aderiscono  alia  rappre- 
sentanza proporzionale.  Ccncludendo,  il  Sig.  Yandervelde  pretende 
che  secondo  ogni  probabilifa  il  reggimento  elettorale  stabile  e  defi- 
nitive del  Belgio  sara  il  mantenimento  della  rappresentanza  pro- 
porzionale con  1'abolizione  del  voto  plurale  e  lo  stabilimento  di  cir- 
coscr.'zioni  provincial!.  —  II  deputato  cattolico  brussellese  Carton  de 
Wiart,  uno  dei  militanti  della  Rappreeentanza  proporzionale  e  pure 
del  parere  che  essa  ha  avuto  risultati  soddisfacentissimi  e  che  nesauno, 
e  forse  nessun  partito,  oserebbe  tornare  sopra  la  riforma  compiuta. 

Esiste  invece,  pretende  egli,  una  tendenza  apprezzabile  in  favore  di 
una  applicazione  pi  I  pieca  del  sislema  nel  governo  cioe  delle  ele- 
zioni  provinciali  e  comunali  in  cui  il  modo  di  ripartizione  dei  suffragi 
non  fa  ancora  adottato  o  non  lo  fa  che  parzialmente.  —  Alcuni  pre- 
tendono  che  colla  rappresentanza  proporzionale  i  partiti  si  immobi- 


494  CRONACA 

lizzano;  ma  per  c:'6  pretendere,  bisogna  avere  ben  cattiva  memoria. 
Sotto  il  reggimento  anteriore,  non  era  forse  lo  stesso  ?  Peggio  anzi, 
perche  allora  vi  erano  due  soli  partiti  in  presenza,  il  liberale  ed  il 
cattolico,  rnentie  adesso  vi  e  tin  partito  di  piu  che  corre  la  fortuna 
di  andare  ad  immobilizzarsi  ed  e  il  socialista.  Del  resto  1'  immobi- 
lizzazione  e  nell'uno  come  nell'altro  reggimento,  piu  apparente  che 
effettiva,  e  se  un  partito  conserva  molti  anni  la  sua  maggioranza,  egli 

10  deve,  non  al  sistema  di  elezione,  ma  bensi  al  valore  degli  uomini 
che  lo  rappresentano  al  Governo.  Tutti  sappiamo  qtii  che  un  ministero 
conserva  le  redini  del  potere  fino  a  che  egli,  tenendo  conto  dell'opi- 
nione  media  del  paese,  continua  ad  operare  moderatamente  ed  a  prc- 
gredire  saviamente  nelle  innovazioiti   sociali   giustificate   e  razionali. 
Laddove  se  i  minister!  si  allontanano   da   questa  regola   elementare, 

11  collegio  elettorale  sta  li  per  mandarli  via,  come  fece  nel  1884. 

II  5  giugno  avranno  anche  luogo  le  elezioni  provinciali  nella 
meta  dei  cantoni  di  tutte  le  provincie.  La  rappresentanza  propor- 
zionale  non  vien  ammessa  per  1'elezione  dei  consiglieri  provinciali : 
il  numero  di  questi  da  eleggere  e  troppo  ristretto  per  ogni  cantone 
e  prevale  per  cio  il  sistema  della  maggioranza  (majoritaire) : .  queste 
elezioni  del  resto  hanno  un  caratfcere  piuttosto  ammini  strati  vo  che 
politico. 

3.  Se  le  elezioni  comunali  di  ottobre  u.  p.  possono  servire  di 
guida,  si  pud  prevedere  che  le  elezioni  politiche  non  carnbieranno, 
almeno  in  un  modo  sensibile,  le  forze  rispettive  dei  partiti ;  esse  nou 
indeboliranno  la  forza  morale  del  ministero.  Certi  liberali  avrebbero 
desiderate  riunire  un  congresso  per  formulare  un  nuovo  programma 
di  partito  ;  ma  le  frazioni  moderate  vi  si  oppongono  perche  questo 
nuovo  programma  gioverebbe  piuttosto  ai  radical]'.  In  parecchi  cir- 
condarii  in  cui  avranno  una  lista  comune,  i  conservatori  ne  cave- 
ranno  gran  profitto:  i  vecchi  dottrinarii  preferiranno  sostenere  il  Ga- 
binetto  attuale.  II  discorso  del  Yanderkinderen  a  cui  abbiamo  ac- 
cennato  in  altra  parte  di  questa  corrispondenza  a  proposito  delle 
geste  della  scolaresca  liberale  di  Liegi  ed  in  cui  vantava  la  poli- 
tica  antireligiosa  francese,  fu  energicamente  combattuto  da  uomini 
non  meno  eruditi  del  proprio  partito.  Tali  idee  saranno  praticabili 
qualora  il  professore  Yanderkinderen  ed  i  suoi  amici  arriveranno  al 
potere.  Intanto  si  contentino  di  dire  con  la  volpe  del  buon  La  Fon- 
taine alia  vista  dell'uva  che  non  poteva  raggiungere :  <  Us  sont  trop 
verts,  et  bons  pour  des  goujats  ». 

In  quanto  al  partito  ministerial,  egli  tende  ad  unificarsi.  II  Papa 
Leone  XIII  predico  1'unione  fra  le  sue  diverse  frazioni  ed  il  Papa  Pio  X 
la  facilita  insistendo  sempre  piu  perche  i  vecchi  conservatori  cattolici 
porgano  la  mano  a  quelli  che  hanno  adottato  il  titolo  di  democratic! 


CONTEMPORANEA  495 

cristiani.  Le  alte  class!  cattoliche  hanno  del  resto  compreso  che  nel 
governare  debbono  ascoltare  la  voce  degli  umili  e  non  riservarsi  esclusi- 
vamente  i  mandati  legislativi.  II  Sig.  Arthur  Yerhaegen,  deputato  per 
Gand,  ha  ricevuto  (30  ottobre  1903)  dal  Cardinale  Merry  del  Yal  alcune 
istruzioni  che  fanno  conoscere  in  un  modo  precise  la  volonta  della  Santa 
Sede.  Ecco  come  si  esprimeva  in  nome  di  Pio  X  il  cardinale,  allora 
semplice  Monsignore,  pro  segietario  di  State:  «  II  Santo  Padre  si  inte- 
ressa  con  viva  affezione  paterna  alia  sorte  delle  classi  operaie  e  non 
pud  altro  se  non  rallegrarsi  delle  opere  che  i  cristiani  belgi  non 
cessano  di  intraprendere  per  il  rialzamento  morale  e  materiale  degli 
operai.  Sua  Santita  si  piace  di  riconoscere  che  questa  intrapresa  si 
eminentemente  cattolica  e  .1'oggetto  speciale  dei  vostri  sforzi  e  che 
sotto  1'alta  direzione  dell'episcopato  del  vostro  paese,  ed  in  unione 
con  tutti  quelli  che  dirigono  1'azione  cattolica  nel  Belgio,  voi  vi  dedi- 
cate senza  riposo  a  mantenere  migliaia  di  operai  nella  via  della  virtu  e 
del  dovere  ed  a  strapparli  dai  pericoli  che  li  circondano.  Per  con- 
servare  1'unione  che  sola  pud  darvi  la  forza  ed  assicurare  il  suc- 
cesso  delle  vostre  aspirazioni  legittime,  il  Santo  Padre  appro va  in- 
teramente  che  sul  terreno  politico,  pur  conservando  la  autonomia 
della  sua  sfera  di  azione,  la  lega  democratica  belga  abbia  cura  di 
subordinare  i  propri  interessi  particolari  all'interesae  generale  e  che, 
sopra  delle  liste  comuni  ed  in  perfetto  accordo  con  i  capi  autorizzati 
del  partito  cattolico  belga,  codes ta  associazione  possa  presentare  can- 
didati  ogni  qualvolta  le  circostanze  locali  lo  permettono.  Yalente  di- 
fensore  di  tutte  le  belle  e  grandi  cause  saprete  certamente  corri- 
spondere  ai  desiderii  di  Sua  Santita  che  vi  benedice  come  pure  tutti 
gli  operai  di  cui  gli  avete  portato  1'omaggio.  » 

4.  I  lettori  ricorderanno  le  difficolta  che  incontro  in  seno  dell' As- 
sociazione conservatrice  la  proposta  di  cambiare  questo  suo  titolo  contro 
quello  di  associazione  cattolica.  Questa  questione  &  stata  risoluta  in 
questo  ultimo  senso  dalla  detta  associazione.  In  una  radunanza  tenuta  la 
vigilia  di  Natale,  1'associazione  comunale  dei  cattolici  di  Brusselle 
ha  deciso  di  conform arsi  a  questa  risoluzione  e  di  sostituire  la  pa- 
rola  «  conservatrice  >  con  quella  di  «  cattolica  » .  Nelk>  stesso  tempo 
furono  adottate  altre  modificazioni  per  mettere  gli  statuti  della  can- 
tonale  brusselle  in  concordanza  con  gli  statuti  nuovi  dell'associa- 
zioae  del  circondario.  II  23  dello  stesso  mese  si  era  anche  riunita  in 
assemblea  generale  1'associazione  conservatrice  di  S.  Gilles.  Dopo  di 
aver  fatta  la  revisione  dei  suoi  statuti,  essa  deciaa  pure  di  modificare 
il  suo  titolo.  D'or  innanzi  sara  chiamata  «  associazione  cattolica  e 
costituzionale  ». 

5  II  sabato  26  dicembre  u.  p.  ha  avuto  luogo  nella  sala  delle  feste 
del  Palazzo  del  Principe  Alberto,  rue  de  la  Scicnc*,  il  battesimo  del 


496  CRONACA 

Principino  Charles-Theodore.  La  cerimonia  aveva  un  carattere  del 
tutto  intimo  e  non  furono  fatti  altri  inviti,  all'infuori  delle  persone 
di  Corte,  se  non  quelli  delle  personalita  politiche  la  cui  presenza  era 
per  cosi  dire  obbligatoria.  Erano  present! :  i  minis tri  in  carica,  i  mi- 
nistri  dello  Stato,  il  Presidente  della  Corte  di  Cassazione,  il  Procu- 
ratore  generale,  il  Governatore  del  Brabante,  il  Borgomastro  di  Brus- 
selle,  il  Comandante  del  Distretto  militare  ed  il  Segretario  generale 
del  Ministero  della  Giustizia.  II  Principe  e  la  Principessa  Albert  ri- 
cevevano  gli  invitati  nel  salone  bianco  del  priino  piano.  Erano  cir- 
condati  dal  Re,  in  alta  divisa  di  Generale,  dalla  Principessa  Cle- 
mentina, dal  Conte  e  dalla  Contessa  di  Fiandra,  dal  Duca  e  dalla 
Duchessa  Carlo  Teodoro  di  Baviera,  dal  Duca  e  dalla  Duchessa  di 
VendOme,  dal  Principe  e  dalla  Principessa  di  Hohenzollern.  La  fun- 
zione  religiosa  comincia  alle  ore  11  4/2.  Gli  invitati  seguono  la  Du- 
chessa di  YendOrne,  madrina  del  Principino,  la  quale  lo  porta  av- 
viluppato  in  un  lungo  velo  di  merletto  che  trasciaa  fino  a  terra.  Un 
altare  e"  stato  innalzato  nella  sala  in  cui  S.  E.  Revma  il  Signor  Car- 
dinal Goossens,  Arcivescovo  di  Malines,  assistito  dal  Rev.  Decano  di 
S.  Gudula,  aspetta  il  corteo.  A  pie  dell'altare  prende  posto  la  Fa- 
miglia  Reale,  ai  lati  si  schierano  gli  estranei,  a  destra  i  Signori  ed 
a  sinistra  le  Signore.  II  bambino  e  assai  bonino ;  egli  assiste  alia  fun- 
zioae  senza  farsi  sentire,  salvo  nel  momento  in  cui  sente  il  sale  in 
bocca. 

C.  Yenne  teste  pubblicato  il  decreto  reale  che  sancisce  la  legge 
con  la  quale  le  Cainere  hanno  accettato  le  donazioni  fatte  dal  nostro 
Re  al  Paese,  con  atto  del  9  aprile  1900.  Lo  Stato  belga  con  cio  di- 
venta  proprietario  :  1°  del  parco  reale  che  circonda  ii  castello  di 
Laeken,  il  quale  gia  appartiene  allo  Stato;  2°  di  quaranta  are  di 
terreni  situati  nel  parco  di  Tervneren  e  del  castello  di  Ravenstein  ; 
3°  del  castello  Duden  e  dei  parchi  che  lo  circondano  in  Forest ;  4°  del 
castello  reale  di  Ostenda ;  5°  dei  terreni  sui  quali  s'inalzavano  altra 
volta  le  fortificazioni  di  Ostenda;  6°  dei  dominii  delle  Ardenne  e  di 
Cierg&on,  ed  infine  7°  del  tratto  di  terreno  che  dalla  piazza  ton  da 
del  viale  PAvenue  Louise  va  agli  Stagni  d'  Ixelles. 

7.  Parecchi  giornali  esteri  hanno  veduto  nell'atto,  col  quale  il  nostro 
Sovrano  inviava  un  regio  commissario  nel  Congo  la  prova  che  fossero 
accertate  le  accuse  dell'Inghilterra.  Ora,  niente  di  piu  falso.  Taleprov- 
vedimento  deve  attribuirsi  alia  grande  lealta  del  nosfcro  Re,  il  quale  sta 
al  dissopra  delle  calunnie  messe  in  giro  da  qualche  invidioso  ne- 
mico  della  nostra  prosperita.  Re  Leopoldo  non  cerca  altra  cosa  che  di 
migliorare  sempre  piu  Pordinamento  e  Pamministrazione  della  bella 
sua  opera.  Questa  missione  venne  affidata  al  neo  vice-governatore,  il 
Sig.  Costermaas  il  cui  genio  di  organizzazione  e  ben  noto  nel  Belgio, 


CONTEMPORANEA  497 

ed  al  maggiore  Malfeyt,  il  commissario  regio  la  cui  nonvna  ha  dato 
luogo  alia  voce  a  cui  accenniamo  qui  sopra.  II  vice  governatore  Co- 
stermans  ha  per  missione  la  riforma  dell'esercito  Congolese  affinche 
non  lascino  piu  nulla  da  desiderare  il  sno  reclutamento  e  la  sua  or- 
ganizzazione.  II  Malfeyt  viene  incaricato  di  assicurare  le  imposte 
presso  gli  indigeni,  ed  il  rispetto  di  tutte  leggi  e  di  tutti  i  decreti 
che  furono  banditi  per  la  loro  protezione.  II  maggior  Malfeyt  ha  po- 
teri  illimitati  e  la  sua  azione  si  estende  a  tutta  P  Africa  indi- 
penlente;  egli  esaminera  personalmente  quanto  succede  nel  conti- 
nente  nero,  e  nessuno  sfuggira  alia  sua  vigilanza,  nemmeno  gli 
agenti  politici  stranieri.  Questa  doppia  nomina  lascia  vacanti  due 
posti  d'  ispettori  dello  Stato,  ed  anche  qui  sta  per  essere  introdotta 
un'altra  riforma.  Finora  1'  ispettore  dello  Stato  era  un  ufficiale  supe- 
riore  che  comandava  due  o  tre  distretti  di  una  medesima  regione  e 
di  cui  egli  doveva  occuparsi  in  un  modo  cosi  assorbente  che  restavagli 
veramente  poco  tempo  ^er  sopravvedere.  II  Re  vuole  ispettori  «  che 
sorveglino  e  che  veggano».  I  nuovi  ispettori,  in  grazia  alia  nomina 
del  regio  commissario,  avranno  piu  tempo  da  consacrare  alia  visita 
dei  loro  territorii.  Uno  degli  ispettori  e  belga,  il  maggior  di  arb'glie- 
ria  Lambert;  1'altro  sara  probabilmente  un  ufficiale  scandinavo  forse 
svedese,  il  che  dimostra  che  Re  Leopoldo  e  desideroso  di  mostrare 
che  egli  non  teme  la  luce  nel  suo  Stato  e  che  rfon  si  perita  di  as- 
sociare  gli  stranieri  alia  sua  grande  opera. 

GIN  A  (Nostra  Corrispondenza).  1.  Lagnauze  del  Giappone  contro  la  Russia. 
—  2.  Risposta  della  Russia.  —  3.  Politica  estera  della  Cina.  —  4.  Un  Vi- 
cere  progrressista. —  5.  La  qmeatione  del  Sou-pao  terminata.  —  6  Stu- 
dent! cinesi  all'estero.  —  7.  Ministero  del  commercio.  —  8.  I  protestanti 
in  Cina.  —  9.  Evangelizzazione  cattolica. 

Zi-kawei  14  gennaio  1904. 

1.  Nel  corso  dei  due  ultimi  mesi  e  stata  richiamata  1'attenzione 
generale  salla  questione  russo  giapponese.  Ascoltando  solo  una  parte 
tale  questione  apparisce  molto  chiara  e  di  facile  componimento.  Ri- 
portiamo  qui  la  nota  giapponese  come  e  divulgata  gioraalmente  dalla 
stampa  inglese.  II  Giappone  si  lagna  1°  perch^  la  Russia,  nonostante 
le  promesse  fatte,  non  si  ritira  dalla  Manciuria,  pur  conservando  la 
linea  ferroviaria :  lagnanze  tanto  piu  giuste,  inquantoche  il  Giappone 
dopo  la  sua  vittoria  sulla  Cina  fu  obbligato  di  laseiarne  il  frutto  alia 
Russia,  la  quale  se  lo  approprio :  2°  perche  1'occupazione  della  Man- 
ciuria, per  parte  della  Russia  e  un  danno  per  le  altre  nazioni  del 
mondo ;  poiche,  mentre  la  Oina  e  disposta  ad  aprire  le  sue  province 
orientali  al  commercio  di  tutti  i  popoli,  divenendone  padrona  la  Russia, 
questa  porra  ostacoli  per  la  porta  aperla,  a  scapito  di  ogni  altra  na- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1288.  32  13  febbraio  1904. 


498  CRONACA 

zione:  3°  perche  I'occupaaione  della  Manciuria  fatta  per  parte  della 
Russia  e  coine  la  spada  di  Damocle  minacciante  una  invasione  russa 
nella  Corea,  con  violazione  del  trattati  conchiusi  in  quest!  ultimi  anni 
fra  la  Russia  e  il  Giappone  :  4°  perche,  in  quanto  alia  forma,  la  Russia 
con  malizia  ha  posto  indugio  rispondendo  ai  richiami,  tanto  piu  che 
la  risposta  oltre  ad  essere  lasciata  lungamente  aspettare,  fu  poi  data 
in  termini  inconcludenti.  Lo  scioglimento  naturale  della  questione  si 
riduce  all'obbligo  per  la  Russia  di  osservare  alia  lettera  le  promess& 
fatte  alia  Cina,  di  ritirare  cioe,  le  proprie  milizie  gradatamente  dalla 
Manciuria. 

Ed  ora  sentiamo  1'altra  campana,  cioe  la  nota  inviata  dalla  Russia 
in  queste  region!:  1.°  L'occupazione  della  Manciuria  per  parte  della 
Russia  e  forse  una  questione  che  riguarda  solo  il  Giappone,  perche 
costui  si  arroghi  il  diritto  di  prender  la  parola  e  muovere  inoppor- 
tuni  richiami?  La  questione  della  Manciuria  e  questione  russo-cinese 
ed  al  medesimo  tempo  russo-internazionale ;  e  la  Russia  ai  ricorsi 
della  Cina  ha  dato  sodisfacenti  risposte ;  mentre  gli  altri  govern!  non 
si  lagnano  della  condotta  della  Russia  :  che  il  Giappone  segua  1'esempio 
degli  altri.  —  II  Giappone  pud,  e  vero,  aver  dispiacere  vedendo  prender 
posto  la  Russia  la  donde  fu  pregato  di  ritirarsi ;  ma  fa  d'  uopo  si 
ricordi  che  quando  dovette  restituire  alia  Cina  Leao-tong  non  fu  preso 
alcun  obbligo  per  ravvenire  di  questa  provincia.  Per6,  avendo  il  Giap- 
pone dovuto  restituire  Leao-tong  alia  Cina  in  seguito  alle  preghiere 
della  Germania,  della  Francia  e  della  Russia,  se  ora,  sebbene  sia  un 
poco  tardi,  crede  dover  presentare  ricorsi,  la  Francia  e  la  Germania 
sono  sempre  pronte  a  riceverli  e  a  rispondervi.  —  2.°  La  risposta  al 
secondo  quesito  e  molto  facile  :  le  nazioni  non  aderenti  alia  Cina  sono 
indifferent!  alia  chiusura  della  porta  in  Manciuria  per  parte  della 
Russia;  d'altra  parte  la  Cina  si  e  risoluta  di  aprire  al  commercio  la 
Manciuria  solo  quando  con  la  sua  condotta  lascio  la  Manciuria  a 
disposizione  della  Russia.  —  La  convenzione  della  Cina  con  gli  Stati 
Unit!  e  del  mese  di  ottobre  u.  s. ;  ma  i  trattati  russo-cinesi  rimon- 
tano  a  molti  anni  indietro.  Finalmente  la  Russia  e  disposta  a  dare 
il  permesso  a  tutte  le  Nazioni  di  far  commercio  nella  Manciuria,  ed 
inoltre  a  riconoscere,  fin  dove  le  sara  possibile,  le  convenzioni  della 
Cina  con  le  potenze  riguardanti  tale  provincia.  —  3.°  II  terzo  richiamo 
del  Giappone  contro  la  Russia  puo  essere  rivolto  contro  lui  stesso. 
La  politica  giapponese  in  Corea,  negli  ultimi  venti  anni,  fu  una  se- 
quela di  ingiustizie  commesse  a  danno  della  Corea  medesima,  della 
Cina  e  della  Russia.  Tuttavia,  finora,  il  trattato  russo-giapponese  ri- 
guardante  1'  indipendenza  della  Corea  non  &  stato  violate.  Si  e  pre- 
teso  esser  contravvenzione  1'avere  eseguiti  alcuni  lavori  sulla  riva, 
sinistra  del  Ya-lou  ;  ma  i  delegati  giapponesi,  recatisi  a  visitarli, 


CONTEMPORANEA  499 

hanno  dichiarata  non  provata  la  contravvenzione.  —  4°  Ali'ultima  la- 
gnanza  vi  e  solo  una  parola  di  risposta :  Se  il  Giappone  aveva  tanta 
fretta  per  la  replica  e  desiderava  averla  precisa,  bastava  lo  avesse 
accennato  nella  Nota  delle  sue  rimostranze.  In  fine  aggiungono,  gli 
amici  della  Russia,  che  i  Giapponesi  hanno  steso  i  loro  richiami 
molto  inconsideratamente  e  sono  stati  molto  temerari  con  le  loro  dc- 
mande  alia  Russia ;  che  vengano  a  miglior  consiglio  uell'apprezzare 
le  cose  ed  agiscano  in  conformita  :  ne  hanno  ancora  il  tempo  ed  i 
inezzi. 

3.  Trascnro  deliberatamente  cio  che  riguarda  la  politica  estera  della 
Cina,  poiche  le  notizie  riportate  dai  giornali  di    Changhai   sono   tal- 
mente  coatraddittorie  da  essere  impossible  desumerne  la  verita.  Forse 
la  Cina  non  ha  piii  una  politica  decisa :  questo  non  e  fuor  di  propc- 
sito.  Trovandosi  tanto  debole,  come  pud  alzare  la  voce  contro  la  Russia 
e  rimproverarle  il  suo  indugio  nel  ritirarsi  dalla  Manciuria,  e  la  sua 
rioccupazione  di  Mouckden?   Non   avendo   da   guadagnare   nnlla   per 
un'alleanza  col  Giappone,  a  qual  pro  struggersi  pel  desiderio  di  unirsi 
a  lui  e  porre  tin   freno   ai   disegni   ambiziosi  della  Russia?  Si  e  poi 
parlato  di  ordini  dati    dalla   Corte   di   Pechino   alle  autorita   provin- 
cial], affinche  provvedano  uomini  e  danaro  preparandosi  a  qualsivoglia 
e^ento;  ma  tali  ordini  se  si  possono  dare  con  inolta  facilita,  non  sono 
pero  eseguibili    altrettanto   facilmente.   Di  fatto   la   Cina  si  terra   in 
disparte,  contenta  se  vi  sara  lasciata  e  potra  uscire  incolume  dal  pre- 
sente  imbroglio.  Si  dice  che  la  Corte,  volendosi  mettere  al  sicuro,  ha 
date  le  necessarie  disposizioni  per  ritirarsi  in  Si-ngan-fou   (Chen- si). 

4.  II  Koang-si  sembra  finalmente  pacificato;  poiche  da  circa  due 
mesi  non  si  parla  piu  di  ribelli.  II  vicere  Ech'en  ha  fatto  ritorno   a 
Canton,  sua  ordinaria  residenza,  lasciando,  con  ordine  imperiale,  al 
Governatore  di  Koang-si  la  direzione  dei  provvedimenti  da  prendersi 
contro  i  briganti  rifugiati  sulle  montagne.  II  suddetto  vicere  da  tre 
anni  si  e  diniostrato  uno  dei  funzionarii  piu  propensi  per  la  civilta  euro- 
pea.  Nel  Chan- si,  ove  fu  governatore  per  due  anni,  e  nel  Sc-tch'oen 
ove  fu  vicere  per  qualche  mese  attuo  molti  provvedimenti  allo  scopo 
di  aprire  nel  paese  pubbliche  scuole,  sfruttare  le  miniere,  e  dare  in- 
cremento  all'agricoltura ;  mentre  i  missionarii  debbono  lodarsi  di  lui, 
avendo  messo  tutto  1'  impegno  nel  sistemare  gP  interessi  religiosi  del 
Chan-si  dopo  le  riballioni  del  1900.  Yolendo  dar   principio  ad  opere 
utili  alia  provincia  e  conformi  ai  sistemi  europei,  con  1'approvazione 
imperiale  ha  in  questo  ultimo  scorcio  di  tempo  contratto  un  prestito 
di  1,400,000  taels  con  case  europee.  II  vicere  ha  iniziata  1'effettua- 
zione  dei    suoi    disegni  istituendo    un  uiScio   per   la  istruzione;  una 
scuola  normale  ed  una  scuola  militare. 

5.  Anche  la  famosa  questione  dei   giornalisti  di  Sou-pao  e   final- 


500  CRONACA 

mente  terminata.  II  direttore  del  giorrale  e  ancora  fuggiasco  :  e  tre 
impiegati  sono  stati  messi  in  liberta.  Dae  giovani,  autori  degli  articoli 
rivoluzionarii,  si  sono  dichiarati  tali,  provando  pero  che  gli  scritti 
inedesimi  erano  stati  pubblicati  senza  la  loro  autorizzazione.  Nonostante 
la  difesa  sostenuta  assai  abilmente  da  due  avvocati  inglesi,  il  tribunale, 
composto  di  due  maudarini  di  Changhai  e  di  un  assessore  inglese,  ha 
condaanato  i  due  scrittori  al  carcere  perpetuo.  In  seguito  alle  trat- 
tative  fatte  con  P  Autorita  cinese  prima  dell'arresto  dei  colpevoli,  la 
pena  suddetta  sara  scontata  nelle  prigioni  delle  concession! .  Un  sesto 
accusato  doveva  rispondere  di  colpe  commesse  tre  anni  prima ;  ma 
dopo  alcuni  passi  fatti  dalla  Corte  presso  le  autorita  superior!  fa  ri- 
mandato  libero.  II  proeesso  suddetto  sara  una  eloquente  lezione  per 
molti  forsennati,  i  quali  credono  che  liberta  significhi  licenza  sfrenata. 

6.  II  movimento  rivoluzionario  fu  certamente  coadiuvato  dal  Sou-pao 
e  promosso    e    sostenuto   da   un  pugno   di    cinesi,  student!   al  Giap 
pone:  ora  il  governo   cinese,   per   impedire   il   progresso   di   tal  mo- 
virnento  b.a  imposto   agli   studenti   un   regolamento  severissimo :   ve- 
rtmo  studente  cinese  pud  studiare  al  Giappone  nei  collegi  sia  pub- 
blici,  sia   liberi,   senza   avere   otlenuta   1'autorizzazione  del   ministro 
cinese  e  dell'  ispettore  generale  degli  studenti  ;  nel  corso  degli  studi 
poi  gli  studenti  saranno  sempre  sotto  la  sorveglianza  del  personale  di 
amministrazione  delle  scuole,  del  ministro  e  dell'  ispettore  cinese.  E 
loro  proibito  di  scrivere  in  qualsivoglia  giornale  o  rivista;  ed  ove  si 
rendano  colpevoli  di  rnancanze  assai  gravi  dovranno  essere  rimpatriati. 
La  Legazione  vuple  persone  rispettabili,  garanti  della  buooa  condotta 
degli  studenti,  mentre  il  governo   giapponese  ha   consentito  di   dare 
il  proprio  appoggio  alle  autorita  pel  rispetto  del  regolamento  suddetto. 
Tchang  Tche-tong,  autore  di  questo  regolamento,  ha  ottenuto  dalPim- 
peratore  un  decreto  di  approvazione  pubblicato   il  10  ottobre  u.  s.  ; 
ed  in  questi  ultimi  giorci  il  Cancelliere  delPUniversita  ha  fatto  ap- 
provare  dall'  Imperatore  medesimo  un  memoriale  nel  quale  proponeva 
di  mandare  sedici  giovani  a  studiare  in  Europa  e  ventuno  nel  Giap- 
pone, ove  resteranno  sette  anni;  passati  i  quali,  ritornando  in  Cina, 
saranno  nominati  professori.  Per  il  loro  mantenJmento  sono  stati  messi 
a  disposizione  piu  di  200,000  taels. 

7.  II  nuovo  ministero  del  commercio  finora  ha  dato  poco  indizio  di 
vita,  essendosi  limitato  alia  compilazione  dei  regolamenti  per  la  scelta 
del  personale  e  la  deter mmazione    degli    affari    da   trattare.  II  Mini- 
stero e  diviso    in    quattro    sezioni    con   le   seguenti    attribuzioni  :  la 
prima  sezione  si  occupera  in  mudo  speciale  delle  Camere  di  commer- 
cio, -delle  scuole  commerciali,  della  concessione  delle  patenti,  dei  bre- 
vetti    d'  invenzione,  della   protezione  dei  diritti  di   autore,  ecc.  Sara 
pure  incaricata  della  scelta  d'ingegneri  e  di  nocchieri  esteri.  La  se- 


CONTEMPORANEA  501 

conda  sezione  avra  cura  di  quanto  riguarda  1'  agricoltura,  1'  alleva- 
mento  del  bachi  da  seta,  lo  sfruttamento  delle  ricchezze  forestall  e 
fluviali  e  1'  allevamento  del  bestiame.  La  terza,  avra  per  compito 
attendere  ail'industrie,  alle  manifatture,  alle  strade  ferrate,  ai  tele- 
gran,  e  alle  miniere,  con  1'obbligo  di  provvedere  specialist!  in  mine- 
rjlogia,  e  gli  operai  necessarii  pei  lavori  delle  miniere.  In  ultimo 
alia  quarta  sezione  e  affidato  1'  incarico  dei  diritti  di  dogana,  delle 
banche,  delle  esposizioni,  della  legislazione  commerciale  e  dei  pro- 
cessi  in  materia  commerciale.  Questa  sezione  esaminera  i  candidati 
delle  scuole  di  diritto  ;  sorvegliera  i  pesi  e  le  misure  e  la  contabi- 
lita  del  ministero.  Alle  quattro  sezioni  suddette  sara  aggiunto  un 
segretariato  per  la  corrispondenza  del  ministero  con  le  diverse  am- 
ministrazioni  della  capitale,  delle  province  ed  anche  dell'  estero.  II 
programma  e  vasto  e  ben  diviso,  il  tempo  ci  fara  conoscere  in  qual 
modo  sara  effettuato. 

A  proposito  delle  miniere,  sembra  che  alcuni  italiani  abbiano  con- 
chiuso  un  contralto  con  le  autorita  di  Tche  Kiang  per  la  lavorazione 
di  alcune  di  esse  ;  e  che  gli  studenti  delle  scuole  nuove  di  Hang- 
tcheou  siano  stati  incaricati  di  opporvisi,  pero  senza  alcun  resultato. 
Di  recente  un  censore  ha  denunziato  all'  Imperatore  un  signor  Kao, 
notabile  del  paese,  promotore  del  contratto  ;  ma  la  denunzia  sara 
messa  nel  cestino, 

8.  In  mancanza  di  altre  notizie  vi  do  alcune  cifre  riguardanti 
1'apostolato  protestante  in  Cina.  Secocdo  lo  ultime  statistiche  esi- 
stoBo  neirimpero  cinese  67  societa  protestanti  die  hanno  2950  mis- 
sionarii,  dei  quali  1233  sono  uomini  e  868  donne  maritate  e  849 
donne  nubili.  In  quanto  alia  nazionalita  dei  missionarii,  1483  sono 
inglesi,  1117  americani  e  350  europei ;  e  delle  societa,  25  sono  ame- 
ricane,  19  inglesi,  e  22  europee.  La  societa  The  inland  mission,  la 
piu  attiva  e  numerosa,  e  composta  di  missionarii  di  qualunque  na- 
zionalita, mantiene  622  operai  ed  ha  122  associati. 

La  Missione  presbiteriana  di  America  mantiene  227  missionarii  ; 
la  societa,  detta  The  Church  missionary  society,  ne  mantiene  219  e 
quella  intitolata  The  methodist  Episcopal  Church,  173.  II  numero  dei 
missionarii  delle  altre  societa  &  poco  importante  in  confronto  di  quello 
delle  societa  suddette.  Inoltre  esistono  anche  tre  societa  bibliche, 
una  inglese,  una  americana,  ed  una  scozzese  e  tre  societa  per  la 
diffusione  de'  tracts  (op.  relig.)  lavorano  in  Cina.  In  fine  quasi  tutte  le 
societa  protestanti  concorrono  alia  propagazione  delle  due  societa  chia- 
mate,  la  prima  The  society  for  the  diffusion  of  Christian  and  general 
knowledge  among  the  Chinese,  e  1'altra  The  Young  men's  Christian 
association.  Non  ho  a  mia  disposizione  i  documenti  relativi  alle  entrate 
delle  quali  dispongono  tutte  queste  societa.  In  quanto  ai  resultati 


502  CRONACA 

ottenuti,  le  mie  fonti  tolte  da  un  libro  protestante  venuto  in  luce 
nei  mesi  decorsi,  sono  alquanto  antiche.  Nel  1897  le  societa  americane 
avevano  40,027  aggregati :  le  societa  inglesi,  nel  1886,  29,644;  le 
societa  europee  nel  1892,  3,997.  Le  somme  con  gli  aderenti  della 
Inland  mission  possono  ascendere  a  un  totale  di  80,000  aggregati  pel 
1897.  Quando  io  potro  avere  a  mia  disposizione  documenti  piu  precisi 
e  piu  recenti  allora  me  li  appunterd  e  ve  li  faro  avere. 

9.  Passiamo  alle  missioni  cattoliche.  Dieci  societa  religiose  si  sono 
divisa  la  Cina  per  evangelizzarla  e  cioe:  i  Lazzaristi,  i  Domenicani, 
gli  Agostiniani,  i  Francescani,  i  Gesuiti,  le  Missioni  estere  a)  di  Pa- 
rigi,  b]  di  Milano,  c)  di  Roma,  d)  belghe  di  Scheut  ed  e)  tedesche  di 
Steyl.  In  tutte  esse  mantengono  1141  sacerdoti  europei  e  481  indi- 
geni,  cioe  1522  sacerdoti.  I  cattolici  ascendono  a  783,000.  In  quanto 
alPamministrazione  esistono  in  Cina  38  vicariati  e  due  prefetture  apo- 
stoliche.  Le  entrate  non  sono  incite,  considerando  specialmente  che  la 
maggior  parte  delle  opere  riguardanti  la  istruzione  e  la  carita  appar- 
tengono  ai  missionarii.  Limitandomi  a  parlare  della  missione  di  Kiang- 
nau  questa  ha  563  scuole  per  ragazzi  e  531  per  femmine  dirette  da 
€97  maestri  e  699  maestre,  con  13453  alunni  cristiani,  di  ambedue 
i  sessi,  e  8167  pagani:  in  tutto  21,620  alunni  sotto  la  guida  di 
1396  maestri  e  maestre:  cifre  abbastanza  eloquenti:  ai  lettori  tirarne 
le  conseguenze  che  ne  derivano. 

P.  S.  L'Imperatore  del  OHappone  ha  accordato  al  P.  Froc,  Diret- 
tore  dell'Osservatorio  locale,  la  croce  di  4°  rango  delPordine  del  tesoro 
sacro,  in  ricompensa  dei  servigi  resi  dall'Osservatorio  ai  sudditi  del 
euo  Impero. 

RUSSIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  Russia  ed  il  Giappoce,  la  guerra  e 
la  pace.  —  2.  II  Tzerkovnyi  Viestnik  a  proposito  di  una  nostra  corri- 
spondenza.  —  3.  Le  missioni  ortodosse  della  Russia  nel  Giappone,  nella 
Cina  e  negli  Stati  Uniti.  —  4.  Gii  atti  di  Pio  X  giudicati  in  Russia. 
—  5.  L'adozione  del  calendario  gregoriano.  —  6.  Le  polemiche  della 
stampa  a  proposito  dei  decreti  del  Santo  Sinodo  relativi  alia  conver- 
sione  degli  Ebrei. 

1.  L'orizzonte  politico  e  tuttora  fosco,  ma  non  si  e  perduta  la  spe- 
rauza  che  si  rischiari.  Si  vive  ansiosi  nell'attesa  di  una  guerra  col 
Giappone,  le  cui  conseguenze  anche  nel  caso  di  vittoria,  snerverebbero 
per  molti  anni  la  Russia.  L'opinione  pubblica  russa,  astraendo  dallo 
chauvinisme  del  partito  militarista  e  di  parecchi  organi  bellicosi,  e 
contraria  alia  guerra.  E  noto  poi  che  S.  M.  il  Tzar  aspira  personal- 
mente  alia  pace,  e  preferisce  di  molto  il  ramoscello  di  ulivo  agli  allori 
guerreschi.  La  Russia  tuttavia  vorrebbe  serbare  intatto  il  suo  decoro 
nazionale,  ed  i  suoi  interessi  vitali  nell'  Estremo  Oriente,  e  percio 


CONTEMPORANEA  •  503 

malgrado  le  aspirazioni  verso  la  pace,  si  prepara  alia  lotta.  Una  po- 
litica  timida  e  remissiva  accenderebbe  vieppiu  I'entusiasmo  bellicoso 
del  Giappone,  infondendogll  il  convincimento  della  superiorita  delle 
sue  armt,  e  della  possibilita  di  arrotondare  con  1'occupazione  della 
Corea  il  suo  dominio  territoriale.  Notevole  a  questo  proposito  e  un 
articolo  del  Viestnik  Evropy  (Messaggiero  di  Europa),  organo  riputa- 
tissirao  del  partito  liberale,  che  delinea  con  sufficiente  chiarezza  la 
situazione  della  Russia  a  riguardo  del  Giappone.  II  decoro  nazionale 
russo,  secondo  il  redattore  politico  del  Viestnik  Evropy,  non  esige 
1'annessione  definitive  della  Manciuria,  che  poste  certe  condizioni, 
potrebbe  anche  sgombrarsi  dalle  truppe  russe.  Gl'  interessi  vitali  della 
Russia  non  consigliano  al  governo  di  Pietroburgo  di  assumere  su  di 
se  1'onere  gravissirno  dell'occupazione  di  una  provincia  cinese,  abitata 
da  razze  di  coltura  asiatica,  perche  oltre  le  ingenti  spese  dell'occu- 
pazione, pel  mantenimento  dell'ordine  vi  si  dovrebbero  immobilizzare 
delle  forze  considerevoli,  lasciando  la  Russia  disarmata  di  fronte  all'Eu- 
ropa.  In  altri  termini  1'espansione  asiatica  comprometterebbe  la  si- 
tuazione invidiabile  che  la  Russia  gode  in  Europa,  perche  divenuta 
arbitra  della  pace  o  della  guerra.  Gl'interessi  della  Russia  nella  Man- 
ciuria sono  anzitutto  1'interessi  eoonomici.  Dal  possesso  o  dalla  tran- 
quillita  assicurata  di  questa  provincia  dipende  1'avvenire  e  la  stabilita 
della  colossale  ferrovia  che  la  Russia  coi  capitali  francesi  ha  lanciato 
attraverso  la  Siberia.  Due  tronchi  ferroviari  della  Transiberiana  attra- 
versano  la  Manciuria.  Per  costruirli  la  Russia  vi  profuse  mezzo  mi- 
liardo.  Uno  dei  medesimi  congiunge  la  Siberia  superiore  con  Vladi- 
vostok, e  la  Russia  non  pu6  in  veruna  guisa  rinunziare  al  suo  pos- 
sesso, o  tollerare  che  cada  in  altre  mani.  Si  chiuderebbe  di  per  se 
stessa  le  porte  dell'  Estremo  Oriente,  rompendo  le  comunicazioni  tra 
la  Siberia  ed  il  mare.  L'altro  tronco  ferroviario  conduce  a  Port  Arthur, 
e  la  Russia  potrebbe  a  suo  riguardo  scendere  a  qualche  eoncessione, 
perche  il  congiungimento  della  Siberia  con  1'Oceano  Pacifico  attra- 
verso il  territorio  cinese  e  un  sogno  dorato.  Dei  conflitti  perpetui 
insorgerebbero  tra  la  Cina  e  la  Russia,  e  la  Cina  ha  bisogno  di  pace 
per  iniziarsi  alia  civilta  europea.  Inoltre  ]a  guerra  col  Giappone, 
sostenuta  dalF  Inghilterra  e  dagli  Stati  Uniti,  sarebbe  per  la  Russia 
uno  sperpero  inutile  di  uomini  e  di  denari.  La  flotta  russa  potrebbe 
essere  distrutta  dalle  flotte  alleate  dell'  Inghilterra  e  del  Giappone. 
Anche  se  i  Giapponesi  fossero  soonfitti,  la  pace  non  sarebbe  stabile 
nell'  Estremo  Oriente,  perch£  il  Giappone  non  cederebbe  dopo  ripe- 
tute  disfatte,  e  si  lascerebbe  sempre  cullare  dal  sogno  della  rivincita. 
II  Giappone  diverrebbe  nell'  Estremo  Oriente  un  nemico  irreconcilia- 
bile,  continuamente  alia  vedetta  per  espellere  la  Russia  dalle  sue 
couquiste,  da  una  regione  dove  i  Russi  hanno  sperperato  150  mi- 


504  .  CRONACA 

lioni  di  rubli  senza  notevoli  vantaggi.  I  patrioti  russi  fuor  di  dubb:o 
si  sentono  punzecchiati  dal  linguaggio  violento  della  stampa  giappo- 
nese,  e  la  loro  indegnazione  e  legittima.  I  Giapponesi  sono  in  certa 
cotal  guisa  scusabili  perche  sospettano  aei  Russi  degli  avversarii, 
i  quali  preparano  gravi  attentati  contro  i  loro  piu  vitali  interessi. 
Queste  diffidenze  sono  fantastiche.  La  politica  della  Russia  nell'Estremo 
Oriente  mira  al  mantenimento  della  pace.  La  Russia  e  cosciente  delle 
sue  forze,  e  Loa  ambisce  nuovi  allori  sui  campi  di  battaglia  per  ri- 
velarle  ai  mondo  civile. 

Speriamo  che  i  partigiani  della  pace  abbiano  il  sopravvento. 
Checche  ne  sia  dell'awenire,  il  pericolo  di  una  guerra  6  da  aspet- 
tarselo  dalla  nervosita  del  Giappone  piii  che  dalla  calma  lenta  e 
calcolata  della  Russia.  Intanto,  mentre  la  diplomazia  russa  e  giap- 
ponese  lavoraao  a  scongiurare  lo  scoppio  delle  ostilita,  cresce  e  si 
accentua  il  malumore  dell'opinione  pubblica  russa  contro  1'Inghil- 
terra  e  gli  Stati  Uniti.  Si  suppone,  e  forse  non  a  torto,  che  queste 
due  potenze  gettino  olio  sul  fuoco  per  dare  un  impulso  piu  vivo 
alia  loro  preponderanza  politica  nell'Estremo  Oriente,  quando  la  Cina 
ed  il  G-iappone  saranno  stremati  di  forze  dopo  una  guerra  micidiale. 

2.  11  sig.  Yladimiro  Bogdanov,  psalomnik  (cantore)  della  bellis- 
sima  chiesa  russa  di  Firenze  ha  avuto  da  ridire  nel  numero  47  (1903) 
del  Txerlcovnyi  Viestnik  di  Pietroburgo  sulla  penultima  corrispon- 
denza  della  Civilta  Callolica,  nella  quale  parlavamo  piuttosto  bene- 
volmente  del  movimoato  scientifico  religioso  in  Russia.  II  Bogdanov 
non  e  soddisfatto  a  quel  che  pare  delle  nostre  considerazioni  sul  de- 
cadimento  del  pensiero  teologico  ortodosso.  Diamo  un  sunto  degli 
appunti  mossi  alia  nostra  corrispondenza.  Egli  ci  avverte  che  Firecze 
ricorda  il  famoso  concilio  nel  quale  i  Greci  per  venire  in  aiuto  del 
loro  impero  crollante,  ripudiarono  la  purezza  (sic)  della  loro  fede,  e 
riconobbero  il  vescovo  di  Roma  come  vicario  di  Gesu  Cristo  sulla 
terra.  L'erezione  dunque  di  una  chiesa  russa  in  questa  citta  e  un 
trionfo  per  1'ortodossia,  che  nel  suo  cuore  nasconde  delle  energie  piu 
vive  di  quelle  che  risultano  dalle  combinazioni  politiche  della  gerar- 
chia  cattolica.  Ma  la  fede  ortodossa  sinora  non  era  conosciuta  in  Italia, 
dove  il  clero  mostra  a  riguardo  degli  ortodossi  maggiore  intolleranza 
che  a  riguardo  dei  protestanti.  L'ignoranza  degPItaliani  sulla  chiesa 
russa  e  si  grarde,  che  attribuiscono  al  Czar  le  prerogative  di  un  papa 
(la  storia  russa  ci  offrirebbe  delle  prove  per  dimostrare  che  questa 
pretesa  ignoranxa  poggia  sulla  logica  dei  fatti).  Non  e  guari  tuttavia 
si  ^  destato  in  Italia  un  certo  interesse  per  lo  studio  della  Russia, 
e  ce  lo  attesta  una  corrispondenza  inserita  nella  Civilta  Cattolica  dove 
con  una  tal  quale  coadiscendenza  (sniskhoditelno)  si  asserisce  « che 
le  scienze  teologiche  non  sono  totalmente  neglette  in  Russia,  che  il 


CONTEMPORANEA  505 

clero  russo  lavora,  e  che  il  suo  lavoro  lo  indurra  ad  abbracciare 
quella  Chiesa,  la  quale  pud  solo  communieargli  1'attivita  dell'apo- 
stolato».  No!  Le  scienze  teologiche  non  furono  mai  messe  in  oblio 
dalla  chiesa  greco-orientale,  e  ce  lo  attestano  tanti  dottori  e  teologi 
i  cui  nomi  non  sono  del  tutto  ignorati  anche  in  Italia.  II  clero  or- 
todosso  vegho  sempre  alia  conser^azione  della  sua  fede,  e  le  iinma- 
gini  del  patriarca  Fozio  e  del  metropolita  Marco  di  Efeso,  espcste 
alia  venerazione  nella  nuova  chiesa  russa  di  Firenze,  lo  confermano 
luminosamente.  —  II  lirismo  del  Tzerkovnyi  Viestnik  e  del  tutto  inop- 
portuno,  e  faor  di  luogo.  Non  sappiamo  quali  relazioni  abbiano  con 
1'odierno  svolgimento  del  pensiero  teologico  russo  i  nomi  di  Fozio, 
buon  canonista,  valente  erudito,  e  meschinissimo  teologo,  e  di  Marco 
di  Efeso  che  nel  concilio  di  Firenze  lacerava  le  pagine  dei  codici 
patristici  greci,  i  quali  contenevano  la  condanna  esplicita  dei  saoi 
errori.  Due  teologi  greci,  1'uno  del  IX  secolo,  e  1'altro  del  XV  non 
provano  cerfcamente  che  nella  chiesa  ortodossa  le  scienze  teologiche 
non  siano  state  condannate  all'oblio  e  al  decadimento.  II  Bogdanov 
non  ignora  che  le  chiese  autocefali  dell'Oriente,  ed  in  peculiar  modo 
la  Chiesa  greca,  sono  nmaste,  e  lo  sono  tuttora,  estranee  al  movi- 
mento  teologico  dell'Chcidente,  e  non  poss:edono  nemmeto  un  ma- 
nuale  di  dommatica  pei  loro  alunni.  La  cbiesa  russa  nel  secolo  XIX 
novera  i  manuali  di  teclogia  del  Filarete,  del  Macario,  del  Silvestro, 
ed  il  recentissimo  del  protopope  Malinovsky,  i  quali  non  reggono  al 
confronto  dei  trattati  piu  elementari  di  dommatica  dei  nostri  seminarii. 
E  si  csservi  che  ia  queste  produzioni  teologiche  e  visibilissimo  1'in- 
flusso  della  teologia  occidentale,  ed  unche,  strano  a  dirsi,  della  teo- 
logia  scolasticu,  che  nel  secolo  XYI1I  ebbe  in  Russia  i  suoi  paladini. 
II  cort'ispondente  del  Tzerkovnyi  Viestnik,  invece  di  abbandonarsi  a 
sfoghi  intempestivi  avrebbe  dovuto  dimcstrare  che  le  nostre  informa- 
zioni  sono  eironee  ed  infondate,  ma  1'appello  ai  nomi  di  Fozio  e  di 
Marco  di  Efeso  per  sostenerci  che  la  teologia  non  e  mai  stata  ne- 
gletta  dal  clerj  russo  e  una  scappatoia  esilarante  che  vieppiu  con- 
ferma  la  veracita  del  nostro  asserto.  Intanto  il  Bogdanov  insiste  per 
1'erezione  in  Roma  di  una  chiesa  russa :  egli  spera  in  tal  guisa  di 
moslrare  airignorantissimo  clero  italiano  che  nella  gerarchia  russa 
le  sorgenti  deli'apostolato  non  sono  esauste! 

3.  Diamo  qualche  cenno  sulle  missioni  ortodosse  della  Russia  al- 
1'estero.  Tra  le  nazioni  ortodosse,  solamente  la  Russia  si  paga  il  lusso 
di  poche  missioni  in  terra  straniera,  ma  i  risultati  che  ne  ottiene  sono 
cosi  meschini,  che  non  varrebbe  la  pena  di  parlarne  se  non  ci  pre- 
messe  di  chiarire  coi  fatti  quanto  sia  deficiente  e  sterile  la  contri- 
buzione  dell'ortodossia  alia  diffusione  del  Yangelo.  La  Chiesa  russa 
ha  delle  missioni  nel  Giappone,  nella  Cina  e  neirAmerica  delNord. 


506  CRONACA 

II  primo  tempio  ortodosso  del  Giappone  fti  aperto  il  1858  nella  citta 
di  Khagodate.  II  prete   addetto  al  servizio   di  questa   chiesa,   Nicola 
Kasatkin,  riusci  nel  1870   a   convertire   al  cristianesimo  dodici  giap- 
ponesi.  Con  1'aiuto  di  uno  dei  suoi  neofiti  tradusse  in  giapponese  il 
Yangelo,  e  comincio  la  versione  di  altri  libri  della  Scrittura  Santa  e 
di  opere  liturgiche.  Nel  1870-71,  il  Sinodo  di  Pietroburgo  organizzo 
la  missione  fissandole  un  assegno  di  6000  rubli,  ed  affidandone  il  go- 
verno  ad  un  arch'mandrita,  coadiuvato  da  tre  missionarii,  i  quali  do- 
veano  sottostare  alia  giurisdizione  ecclesiastica  del  vescovo  del  Cam- 
ciatka  (Siberia).  Sui  primordi,  aleuni  neofiti  giapponesi  furono  scelti 
a  catechizzare  i  loro  concittadini  pagani,    ed  a  predicare  il   Yangelo 
in  varie  localita.  In  tal  guisa  si  accrebbe   ben  presto  il  numero  dei 
proseliti  che  nel  1874  sorpassavano  i  trecento  a  Khagodate,  e  gli  80  a 
Jeddo  (Tokio).  II  centre  della  missione  fu  stabilito  a  Tokio,  dove  sorse 
anche  la  prima  scuola  di  catechisti  e  di  traduttori.   Nel  1880,   1'ar- 
chimandrita  o  presidente  della  missione,    Nicola   Kasatkin   riceve  la 
consecrazione  episcopale,  e  nel  Giappone  comincio  a  sorgere  una  ge- 
rarchia  russa  indigena.  Nel  1890  gli  ortodossi  giapponesi  dipendenti 
dal  clero  russo  o  russificato  formavano  215  comunita  con  un  jmsieme 
di  17,614  anime,  24.membri  del  clero,  e  125  catechisti.  Un  seminario, 
alcune  scuole  apostoliche  e  una  scuola  femminile  erano  sorti  a  Tokio. 
Dall'ultimo  resoconto  della  sosieta  delle   missioni   ortodosse   (Ottchet 
pravoslavnago  missionerskago  obchtehestva)  desumiamo  i  seguenti  dati 
statistic!  sullo  stato  attuale  di  questa  missione.   Le  cristianita   o  co- 
munita ortodosse   del   Giappone   sono   259,    con   una  popolazione   di 
26,680  anime,  e  38  preti,  tra  i  quali  il  vescovo.  Dei   medesimi,  so- 
lamente  il  vescovo,  rigumeno,un  prete  e  un  diacono  sonorussi:  tutti 
gli  altri  sono  giapponesi  di  puro  sangue.  La  missione  novera  14  maestri 
di  canto,  e  149  catechisti.  Nel  1901  il  numero  dei  battesimi  ammonto 
a  983.  La  scuola  catechistica  di    Tokio   alberga  13   alunni,  il   semi- 
nario 52,  la  scuola  femminile  72  fanciulle.  La  missione  possiede  tre 
periodic!  redatti  in  giapponese,  il  Messaggero  ortodosso  (due  volte  la 
settimana),  organo  ufficiale  della  missione,  la  Modestia,  mensile,  de- 
dicato  specialmente  alie  donne,   e  la  Conferenza  ortodossa,   mensile, 
che  pubblica  i  discorsi  tenuti   dal  clero  e   dai  suoi   coadiutori   nelle 
chiese  e  nelle  adunanze  ecclesiastiche,  ed  anche  delle  traduzioni.  Nel 
1901  videro  la  luce  undici   libri   tradotti,   e  17   volunii   ed  opuscoli 
originali.  Tra  le  version!  citiamo  quelle  del  Nuovo   Testamento,  del 
Salterio,  della  formola  e  dei  riti  di  abiura  dei  prctestanti  e  dei  cat- 
tolici  che  dimandano  di  abbracciare  1'ortodossia,  e  1'opuscolo  di  Leone 
Tikhomirov  sui  problem!  cristiani  della  Russia  e  1'Estremo   Oriente. 
Le   opere   originali    svolgono    temi    liturgici   od    ascetici.   La   stam- 
peria  russo-ortodossa  di. Tokio  ha  dato  alia  luce  il  catalogo  delle  sue 


CONTEMPORANEA  507 

edizioni.  La  missione  russa  della  Cina  e  piu  antica  di  quella  del  Giap- 
pone,  quantunque  di  nessuna  importanza.  Risale  al  1715  durante  il 
regno  di  Pietro  il  Grande.  L'archimandrita  Ilarione  Lejaisky,  un  prete, 
un  diacono,  e  sette  coadiutori  aprirono  una  residenza  a  Pechino,  con 
le  somme  loro  largite  dal  governo  russo.  La  loro  sede  era  contigua 
a  quella  dell'ambasciata  russa.  Durante  il  secolo  XVIII  la  missione 
non  ebbe  sviluppo  alcuno,  inenando  una  grama  esistenza  accanto  alle 
floride  missioni  cattoliche.  Nel  1838  cinquecento  pagani  della  Man- 
ciuria  diniandarono  il  battesimo  ai  preti  russi.  Nel  1876  il  Sinodo  di 
Pietroburgo  organizzo  la  missioae  su  basi  novelle,  assegnandole  una 
somma  annua  di  16,000  rubli.  Nel  1883  i  missionari  russi  di  Pechino 
aveano  sotto  la  loro  giurisdizione  un  nucleo  di  413  ortodossi,  e  due 
scuole  con  52  alunni.  I  progress!  della  propaganda  furono  insensibili. 
Prima  dei  torbidi  che  provocarono  in  Cina  1'intervento  armato  del- 
1'Europa,  gli  ortodossi  di  Pechino  erano  500,  e  le  due  scuole  russe 
aveano  una  scolaresca  di  140  alunni.  All'ora  in  cui  scriviamo  le 
scuole  sono  chiuse,  e  la  missione  aspetta  giorni  migliori  per  riorga- 
nizzarsi. 

Le  missioni  russe  dell'America,  secondo  le  enfatiche  espressioni 
della  stampa  ecclesiastica  russa,  formano  un'immensa  diocesi  che 
dall'Oceano  Atlantico  si  estende  sino  al  Pacifico.  Dalla  Siberia  i  mis- 
sionari russi  passarono  a  Kadiak,  e  quindi  s'inoltrarono  nella  penisola 
dell' Alaska.  Nel  1870  il  Sinodo  riuni  tutti  gli  ortodossi  disseminati 
nell'America  del  nord  in  una  sola  eparchia,  fissando  San  Francisco  in 
California  come  residenza  del  vescovo,  che  ei  denomina  vescovo  delle 
isole  Aleute  e  dell'America  settentrionale.  La  penisola  dell'Alaska  no- 
vera  6  parrocchie  ortodosse,  11,453  anime,  16  chiese,  56  oratorii,  17 
preti,  e  43  scuole  frequentate  da  700  alunni.  L'eparchia  russa  del- 
l'America del  Nord  non  ha  una  popolazione  omogenea.  S'incontrano 
nelle  sue  file  Russi,  Slavi,  Greci,  Aleuziani,  Indiani,  Negri,  Spa- 
gnuoli,  American!,  che  formano  un  insieme  di  cinquantamila  anime. 
I  Ruteni  uniti  della  Galizia  e  dell'Ungheria,  emigrati  in  America, 
forniscono  disgraziatamente-un  buon  numero  di  reclute  alia  chiesa  orto- 
dossa  russa.  Alcuni  preti  apostati  dal  cattolicismo  lavorano  a  traviare 
i  loro  connazionali.  L'organo  ufficiale  della  Missione,  il  Messaggero 
ortodosso  americano  (Amerikanskii  pravoslavnyi  viestnik)  vede  la  luce 
a  New  York,  ed  ha  un  supplement©  mensile  in  inglese,  The  Russian 
Orthodox  American  Messenger. 

Tali  sono  i  mirabili  frutti  dell'apostolato  russo  ortodosso  fra  i  pa- 
gani !  La  chiesa  russa  e  aliena  da  quelle  combinazioni  politiche  della 
gerarchia  cattolica  che  prufonde  i  suoi  sudori  ed  il  suo  sangue  in  tutti 
i  punti  della  terra,  e  dilata  sempre  piu  le  frontiere  del  regno  di  Gesu 
Cristo.  Tra  parentesi  notiamo  che  la  stampa  religiosa  russa  uddebita 


508  CRONACA 

alia  Chiesa  cattolica  lo  scandalo  del  proselitismo.  Se  il  proselitismo  e 
lino  scandalo,  non  sappiamo  spiegarci  come  mai  la  chiesa  russa  giu- 
stifichi  ed  approvi  le  violenze  esercitate  sui  cattolici  sudditi  russi  per 
costringerli  all'apostasia,  e  le  astuzie  ed  i  raggiri  del  missiouari  russi 
dell'America  del  nord  per  attirare  nella  loro  orbita  i  Ruteni  uniti. 
In  un'  altra  corrispondenza  parleremo  di  proposito  delle  mission!  in- 
terne della  Russia  che  mirano  a  convertire  alia  chiesa  ufficiale  i 
vecchi  credenti  o  seisms tici,  gli  ebrei  ed  i  maomettani. 

4.  I  primi  document!  ufficiali  del  pontificate  di  Pio  X  sono  stati 
accolti  in  Russia  con  vivo  interesse.  I  Tzerkovnyia  Viedomosti,  organo 
ufficiale  del  Santo  Sinodo,  riassumono  il  motu  proprio  sulla  democrazia 
cristiana,  e  parlano  senza  chiose  della  condanna  dell'abbate  Loisy. 
II  Novoe  Vremia  giudica  important!  questi  due  documenti  (vajnymi 
rasporiajeniiami),  e  di  tal  natura  da  mettere  in  piena  luce  la  fisio- 
nomia  di  Pio  X  ed  autorizzare  le  congetture  sulle  linee  generali  della 
sua  futura  politica.  Gli  apprezzamenti  condimeno  della  Novoe  Vremia 
non  sono  conformi  alia  verita.  Nella  condanna  delle  opere  dell'abbate 
Loisy,  ella  scorge  i  germi  di  un'  inferiorita  morale  della  scienza  cat 
tolica  a  riguardo  della  protestante,  perche  il  decreto  del  Sant'Ufficio 
esclude  ogni  possibilita  di  progresso  nelle  ricerche  bibliche.  Aggiunge 
poi  che  il  motu  proprio  sulla  democrazia  cristiana  non  varra  a  ridare 
la  pace  alia  societa  ed  ai  fedeli  che  preoccupa  la  g*avita  delle  odierne 
question!  sociali.  I  timori  del  Novoe  Vremia  a  riguardo  della  scienza 
cattolica  sono  infondati.  La  condanna  degli  errori  del  Loisy  non  im- 
plica  che  1'esegesi  cattol'ica  resti  stazionaria,  nello  stesso  modo  che  il 
ripudiare  i  calcoli  sbagliati  di  un  matematico  non  trae  seco  come  co- 
rollario  il  regresso  delle  scienze  niatematiche.  La  chiesa  cattolica  tu- 
tela  contro  le  aberrazioni  del  razionalismo  luterano  1'  insegnamento 
rivelato,  ed  anche  la  chiesa  russa  sente  il  bisogno  di  opporsi  all'audacia 
crescente  degP  ipercritici  dei  libri  santi.  Non  e  guari  il  Txerkovnyi 
Viestnik  censurava  severamente  1'  Jinciclopedia  biblica  inglese,  tuttora 
in  corso  di  stampa,  facendo  osservare  che  il  Cristo  figurato  nella  me- 
desima,  spoglio  dei  suoi  miracoli  e  della 'sua  aureola  divina,  non  e 
piu  il  Cristo  dei  Yangeli.  Leggendo  le  stranissime  ipotesi  e  le  stirac- 
chiature  dei  nuovi  interpret!  dei  libri  santi,  il  credente  richiama  in- 
volontariarnente  alia  memoria  le  parole  della  Maddalena  :  Tulerunt  Do- 
minum  meum  et  nescio  ubi  posuerunt  eum.  Nel  medesimo  periodico  il 
protopope  Levitzky  esamina  le  odierne  tendenze  del  Papato,  la  crisi 
ftnanziaria  del  Yaticano,  le  relazioni  della  curia  romana  con  la  Fran- 
cia,  e  a  tal  proposito  inventa  amene  storielle  sul  conto  dei  Gesuiti. 
«  II  Papato  e  divenuto  schiavo  dei  Gesuiti,  perche  i  Gesuiti  pre=5ta- 
rono  malleveria  a  Leone  XIII  per  la  somma  annua  di  tre  milioni  e 
mezzo  da  versarsi  all'obolo  di  San  Pietro:  i  Gesuiti  sono  la  causa 


CONTEMPORANEA  509 

della  quasi  rottura  di  relazioni  tra  la  Francia  e  la  Santa  Sede  ecc.  » 
II  Levitzky  vive  a  Firenze  con  quella  liberta  che  per  un  prete  cat- 
tolico  sarebba  follia  sperare  in  Russia.  Non  e  dunque  a  corto  di  mezzi 
per  attingere  a  buona  fonte  delle  informazioni  meno  fantastiche,  e  le 
storielle  che  egli  ammannisce  ai  lettori  del  suo  giornale  compromet- 
tono  seriamente  la  sua  lealta  di  corrispondente,  ed  ii  suo  carattere 
di  archimandrita. 

(Continua) 

PER  L'OBOLO  DELLE  POVERE  MONACHE  D' ITALIA 


E  nostro  dovere  ringraziare  tutti  coloro,  i  quali,  nei  due  mesi  pas- 
sati,  con  le  loro  offerte,  sono  concorsi  a  formare  la  strenna  Natalizia, 
che  abbiamo  potuto  mandare  alle  piu  che  400  Comunita  di  Religiose, 
depauperate  dalle  leggi  spogliatrici,  che  noi,  da  ventisette  anni,  colla 
carita  pubblica,  per  tutta  Italia  ci  studiamo  di  eovvenire.  11  nngrazia- 
mento  che  facciamo  ci  e  comm^sso  da  loro,  le  quali  inoltre  tutte  vo- 
gliono  da  noi  assicurati  i  loro  benefattori  di  continue  orazioni  che 
offrono  a  Dio  per  essi,  i  quali  asciugano  tante  loro  lagrime  e  leni- 
scono  tanti  loro  dolori. 

Ci  ha  poi  consolato  molto  il  ricevere  lettere  con  pingui  offerte, 
che  si  dicevano  pegni  di  riconoscenza  debita  alle  povere  Monache,  alle 
cui  preghiere,  implorate  antecedentemente  per  mezzo  nostro,  vi  si 
ascrivevano  belle  grazie  da  Dio  ottenute.  Ma  non  meno  edificanti 
erano  altre  lettere  di  chi  ci  inviava  limosine  tenui  si,  fatte  pero  con 
un  ardore  di  pieta  che  inteneriva.  «  Siamo  poveri,  che  volentieri  aiu- 
tiamo  i  piu  poveri»,  leggevamo  in  un  bigli^tto  che  acaompagnava  una 
di  queste  limosine.  Da  una  Comunita  di  povere  Snore,  rnaestre  nelle 
scuole  femininili  di  un  grosso  Municipio  di  provincia,  la  Superiora,  in- 
dirizzindoci  una  minima  offerta,  l'accompagaava  pure  con  queste  pa- 
role:  «  Yede,  Padre,  questa  piccola  somma  che  ora  le  invio?  Essa  e 
frutto  d'una  colletta  fatta  fra  le  Sucre.  Quando  suor  Maria  E.  le  spe- 
disce  quelle  poche  lire  che  Y.  R.  riceve  a  Natale  e  a  Pasqua,  per  obolo 
delle  povere  Monache,  esse  sono  frut'o  della  sua  graziosa  indus-ria. 
Se  la  vedesss,  la  poverina,  gira  per  tutte  le  scuole,  le  quali  sono  15, 
in  cerca  della  carta  gittata  in  terra  dalle  bimbe,  ne  fa  dei  sacchi  e 
poi  la  manda  a  vendere.  Alle  volte  e  tutta  sudata  dalla  fatica  :  ma 
ella  e  contenta  di  poter  fare  un  poco  di  .bene  a  chi  e  piu  povero  di 
lei.  Se  poi  non  riesce  a  mettere  insieme  la  somma  rotondar  di  L.  5, 
non  ci  lascia  piu  quietare,  e  vuole  che  ancora  noi  ci  industriamo  ad 
aiutarla.  Eccole,  o  Padre,  la  storia  di  questi  manipoli  di  Ruth.  > 

Or  noi  ci  auguriamo  che  sorgano  molte,  anche  nelle  famiglie,  di 
queste  Marie,  a  comporre  manipoli  somiglianti. 


510         PER  L'OBOLO   DELLE  POVERE  MONACHE   D'lTALIA 

II  Santo  Padre  Pio  X,  inforinato  di  queste  carita  che  persone  di 
ogoi  ordiue,  in  Italia  e  faori,  fanno  alle  sante  spose  di  Gesu  Cristo, 
ridotte  in  miseria  per  la  causa  del  suo  Nome,  ci  ha  dato  1'onorevole 
incarico  di  avvisare  tutti  e  singoli  gli  oblatori,  che  Egli,  non  sola- 
mente  si  rallegra  con  essi,  ma  impartisce  a  ciascun  di  loro  e  alle  loro 
famiglie,  con  affetto  paterno,  1'Apostolica  Benedizione.  Saputo  poi  che 
ci  erano  mandati  in  dono  (oltre  la  gemmata  croce  vescovile,  che  an- 
nunziammo  nel  quaderno  1283  del  5  decembre  scorso  a  pag.  571-72) 
gioielli  di  valore,  per  convertirli  in  pane  da  sfamare  le  povere  vit- 
time  di  si  cradeli  spogliazioni,  si  e  degnato  offrirci  ancor  Egli  un  dono 
prezioso,  tratto  da'  suoi  tesori  del  Vaticano,  acciocche  serva  di  stimolo 
allo  zelo  di  chi,  essendo  piu  facoltoso  di  altri,  pud  eziandio  piu  larga- 
mente  di  altri  soccorrere  queste  vittime,  cosi  bisognose  e  cosi  venerande. 
Consiste  esso  in  una  finissima  miniatura  sopra  avorio,  di  forma 
ovale,  lavoro  di  mano  maestra,  rappresentante  la  SS.  Yergine  col 
Bambino,  di  una  bellezza  che  innamora  ;  chiusa  poi  in  una  ricca  cor- 
nice di  filigrana  d'argento,  a  fogliami  e  fiori  di  grazipso  artificio,  cosi 
che  riguardata,  insieme  COQ  la  pittura,  nel  nobile  astuccio  che  la  cu- 
stodisce,  riesce  all'occhio  una  vera  leggiadria. 

Noi  riserbiamo  questo  donative  del  Santo  Padre  a  chi  ci  avra 
trasmessa  1'offerta  piu  generosa,  in  occasione  dell'Ow  Pasquale,  che 
siaino  soliti  ogni  anno  raccogliere  e  mandare,  come  la  strenna  Nata- 
lizia,  ad  ognuno  del  40  J  e  piu  Monasteri,  ai  quali,  neile  feste  del- 
1: 'alleluia,  procuriamo  questo  conforto.  E  siccome  promettiamo  cosi.ter- 
remo  la  parola,  comparando,  nei  nostri  registri,  offerte  con  offerte, 
dal  giorno  delle  Ceneri,  sino  a  tutta  la  terza  settimana  dopo  la 
Pasqua. 

OPE  RE  PERVENUTE  ALL  A  DIRE  ZI  ONE  { 


Allard  P.  San  Basilio  (329-379).  Roma,  Desclee,  1904,  16°,  216  p. 
Cf.  Civ.  Catt.  17,  6  (1889)  576. 

Antologia  periodica  di  letteratura  e  di  arte,  diretta  da  A.  NANNELLI 
e  A.  GILARDI.  Firenze,  tip.  Domenicana,  1904,  16°,  28  p.  Prezzo  diAs- 
sociazione  L.  5  annue. 

Besnard  Th.  Le  Code  de  Bonheur  du  Maltre.  Paris,  Lethielleux  16«, 
XII-242  p.  Fr.  2,50. 

Bouquillon  Th.  J.  Theologia  moralis  fundamentalis .  Ed.  tertia  re- 
cognita  et  adaucta.  Brugis,  Beyaert,  1903,  8°,  VIII- 744  p. 

1  Non  essendo  possibile  dar  conto  delle  molte  opere,  che  ci  vengono  inviate,  con  quell* 
sollecitudine  che  si  vorrebbe  dagli  egregi  Autori  e  da  noi,  ne  diatno  intanto  un  annunzio 
aommario  che  nou  importa  aloun  giadizio,  riserbandoci  di  tornarvi  sopra  a  seoonda  dell'op- 
portunita  e  dello  spazio  concesao  nel  periodico. 


OPERE   PERVENUTE   ALL  A  DIREZIONE  511 

Braun  J.  S.  J.  200  modules  de  broderie  religieuse:  genre  moyen- Age 
f.°  Texte  explicatif.  8°,  22  p.  Freiburg  i.  Br.  Herder,  1904,  Fr.  22,50. 

Ephemerides.  Annuario  della  stampa  cattolica  italiana,  Anno  I.  1904. 
Roma,  via  Gioacchino  Belli  31,  8°,  96  p. 

De  San  L.  S.  J.  Tractatus  de  divina  Traditions  et  Scriptura  (Univ. 
Theologia  Scholastica)  Brugis,  Beyaert,  1903,  8°,  508  p.  Fr.  7. 

Di  Villemont  M.  Ilmovimento  femminista.  Le  sue  cause,  il  suo  av- 
venire.  Soluzione  cristiana.  (Scienza  e  Religione] .  Roma,  1904,16°,  64  p. 
L.  1,20. 

Janvier  E.  Exposition  de  la  Morale  catholique.  Le  fondenient  de  la 
morale.  La  Beatitude.  Conferences  et  retraite.  Careme  1903.  Paris,  Le- 
thielleux,  16°,  360  p.  Fr.  4. 

Justus  P.  Kultusminister  Dr.  Studt  und  die  Beschwerden  der  Katho- 
liken  Preussens.  Trier,  Paulinus,  1904.  16°,  72  p, 

Krie  C.  Wissenschaft  der  Seelenleitung .  Eine  Pastoraltheologie  in 
vier  Biicliern,  I.  Die  Wissenschaft  der  speziellen  Seelenfiihrung.  Freiburg" 
i.  Br.,  Herder,  1904.  8°  XVI-558,  M.  7,50. 

Leonis  XIII  P.  M.  acta.  vol.  XXII.  Romae,  Vaticana,  1903,  8°,  394  p. 

Mercier  D.  Le  origini  della  Psicologia  contemporanea.  Prima  trad. 
ital.  di  A.  MESSINA  e  E  COLLI.  Roma,  Desclee,  1904, 16°,  XXIV-358.  L.  5. 

Milano  sacro,  ossia  stato  del  Clero  della  citta  e  diocesi  di  Milano 
pel  1904,  (Anno  CXLIV)  Milano,  Agnelli,  16°,  XX- 384  p.  L.  1,50. 

Montanari  A.  Mons.  Annuario  dantesco.  Maggio.-Danfe  e  la  Vergine 
nella  Divina  Commedia.  Ravenna,  Artigianelli,  1904,  16°,  208  p.  L.  2. 
Ofr.  Civ.  Catt.  18,  11  (1903)468. 

Officia  novissima,  Breviario  romano  addenda.  Augustae  Taurinorum, 
Salesiana,  1903,  16°,  200  p. 

Psalmi  in  notis  pro  Vesperis  et  Officio  in  omnibus  Dominicis  et  festis 
duplicibus  juxta  Ritum  Romanum  simul  ac  Monasticum.  Cantus  Gre- 
gorianus.  Romae,  Ternaci,  Desclee,  1903,  16°,  166  p. 

Revue  des  questions  scientifiques  publiee  par  la  Societe  scientifique  de 
Bruxelles.  Table  analytique  des  cinquante  premiers  volumes.  1877-1901. 
Louvain,  1904,  8°,  XII-168  p. 

Robecchi  Bricchetti  Tu.  Dal  Benadir.  Lettere  illustrate  alia  Societa 
antisckiavista  d'ltalia.  Milano,  Soc.  poligr.  1904,  16°,  288  p.  L.  2,50. 

Sagmiiller  J.  B.  Lehrbuch  des  Katholischen  Kirchenrechts.  Freiburg 
i.  Br.,  Herder,  1904.  8°,  VIII-834  p.  M.  11,50. 

Saint -Clair  A.  State  cristiani,  con  prefazione  di  G.  TONIOLO.  Siena, 
S.  Bernardino,  1905,  16°,  XII-240  p.  L.  2. 

Sargenton-Galichon  A.  Sinai  Ma' an  Petra.  Sur  les  traces  d'Israel 
et  chez  les  Nabateens.  Avec  une  lettre-preface  du  Marquis  DE  VOGUE. 
Paris,  Lecoffre,  1904,  16°,  XVI-306  p. 

Schiffini  S.  S.  J.  Tractatus  de  virtutibus  infusis.  Friburgi  i.  Br., 
Herder,  1904,  8°,  XII  696  p. 

Silvagni  U.  Italia,  Francia  e  triplice.  Studio  storico-polifico.  Roma, 
Centenari,  1903,  16°,  260  p.  L.  2. 

Tegner  E.  La  saga  di  Frithiof.  Versione  in  prosa  dall'originale 
svedese  di  AMILCARE  MARTINES,  con  prefazione  di  ANDREA  Lo  FORTE 
RANDI.  Palermo,  Reber,  1904,  16°,  XXXII-228  p.  L.  4. 


512  OPERE  PERVENUTE  ALLA  DIREZIONE 

Terlinder  Ch.  Le  Pape  Clement  IX et  la  guerre  de  Candle  (1667-1669) 
d'apres  les  archives  secretes  du  Sainte-Siege.  (Recueil  de  Travaux  de 
VUniv.  de  Louvain).  Louvain,  Peeters,  1904,  8°,  XXXII-364  p.  Fr.  5. 

Vigouroux  F.  Dietionnaire  de  la  Bible.  Fasc.  XXIII.  L  LIT.  Paris, 
Letouzey,  1904,  8°  gr.  288  col. 

Vives  J.  C.  Card.  Homiliarius  Breviarii  Romani  in  usum  conciona- 
torum  et  scholarum  Sacrae  Eloquentiae.  I.  Romae,  typis  Artif.  a  S.  Jo- 
sepho,  1903,  8°,  VIII-1400  p. 

Weikert  Th.  Aq.  0.  S.  B.  La  Merope:  tragedia  F.  S.  Maffei  quam  ex 
italico  sermone  in  linguam  sacram  classicam  eonvertit  S.  AARON  ROMA 
NELLI  mine  primum  cum  praefatione  et  notis  in  lucem  edita  e  manu- 
scripto  autographo  translatoris  existente  in  Bibliotheca  privata  editoris 
D.ris  P.  THOMAS  AQ.  WEIKERT  0.  S.  B.  publ.  in  Collegio  S.  Anselmi  de 
Urbe  ling.  Orient,  prof.  etc.  Rornae,  Pustet,  1904,  8°  XVI-206  p.  L.  7. 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varbta.  —  ANNUARIO  per  la  Cappella 
musical  e  e  per  le  scuole  di  canto  e  d' organ  o  del  Pio  Istituto  della  S.  Casa 
di  Loreto.  Anno  I.  1902-1903.  Loreto,  Brancondi,  8°  24  p.  —  AVOLIO  G.  11 
riposo  festivo  e  la  salute.  Napoli,  Lega  per  la  moralita  pubblica,  1904,  24°,  16°  p. 
Cent,  10.  —  BATIFFOL  P.  lesus  et  I'Histoire.  Conference  donrie"  a  1'Institut 
cathol.  de  Toulouse.  2eme  ed.  Paris,  Lecoffre,  1904,  16",  38  p.  —  BUGHETTI 
A.  L'Addolorata  del  Dolci.  (Estr.  11  servo  di  Maria)  Imola,  Ungania,  1904, 
16°',  32  p.  Cent.  20.  —  FELDER  DA  LUCERNA,  capp.  La  canzone  d'amore  a 
Maria  di  lacopone  da  Todi.  Trad,  del  P.  LEONE  da  LAVERTEZZO  del  m.  O.  Mi- 
lano,  Lanzani,  1903,  8°,  36  p.  —FERRARI  G.  can.  1  doveri  degli  operai  e  dei  pa- 
droni secondo  le  dottrine  di  Leone  XIII.  Discorso.  Lucca,  Baroiii,  1904,  16°  40  p. 

—  GRANERT   H.  Dante  und  lioulton  Stewart  Chamberlain.  Zweite   vermehrte 
Aufl.  Freiburg    i.  B.,  Herder,  1904,  8°,  92  p.  M.  1,50.  —  II  P  cinquantesimo  del- 
I'Tmmacolata  nella  Chiesa  di  S.   Giorgio  in  Bergamo.  Bergamo,   Legreiizi,  1904. 
16°,  32  p.  Associazione  annua  L.  3.  —  MINI  G.  ab.  I  feudatarii  della  Romagna 
nel   canto  XX  VII  dell' Inferno.  Saggio  di  studi  storici  e   araldici.    Castrocaro. 
tip.   moderna,    1904,  8°,  36  p.  —  PAS1NI  FRASSONI  F.  Lucrezia  Borgia  du- 
chessa  di  Ferrara.  (Invenzione  del  suo  sepolcro)  (Estr.  Riv.  del  Collegio  Aral- 
dico  1,  1904)  Roma,  1904,'  8°.  16  p.  -  PERUGINI  E.  sac.  Brevi  note   di  storia 
ecclesiastica   cavate    dalle  opere  del  G-aume,  Bosco,  Deharbe.  ecc.   (Collana  di 
lett.  catt.  genn.  1904).  Torino,  24°,  112  p.  Cent.  20.  —  SEMERIA  G.  La  Chiesa 
greco-russa.  Lezione  inaugurale  del  settimo  anno  della  scuola  superiore  di  re- 
ligione.  Geneva,  Gioventu,  1904,  8°,   40  p.   —  ZATTONI   G.  II  diritto  stcrlco 
degli  Arcivescovi  ravennati  di  sedere  a/la  destra  del  Papa  (Secolo  XI)  e  la  Bolla  di 
Clemente  11.  Ravenna,  Artigianelli,  1904,  16°,  18  p. 

Atti  Episcopali.  —  ALDANESI  G.  M.  vescovo  di  Cagli  e  Pergola.  //  giogo 
di  Gesu  Cristo.  Lettera  Pastorale.  Cagli,  Balloni.  1904,  8°,  20  p.  —  CALLE- 
GAR1  G.  card.  Oinilia  detta  il  giorno  8  decembre  1903.  Padova,  1904,  8°,  44  p. 

—  D1AMARE  G.  M.  vescovo  di  Sessa.  Notificazione  per  la  Quaresirna  J904,  Na- 
poli,  Artigianelli,    8",  12  p.  —  FEK-RARI  A.  card.  Ritorno  a  Dio:  a   Dio  per 
Gesu  Cristo:  a  Gesu,  Cristo  per  la  Chiesa.  Lettera  Pastorale.   Milano,  1904,  8°, 
26  p.  —  MAGANI  F.  vescovo  di  Parma.  Moniti  al  Clero.  16°,  16  p. 

Eloqnenza  sacra.  —  SANGIORGI  E.  can.  Conferenze.  Geneva,  Gioventu, 
1904,  8°,  XXVI-520;  500.  L.  5. 

Ascetica.  —  CHAFF ANJ  ON,  abb.  11  Crocefisso  e  le  sue  lezioni.  Trad,  sulla 
16«  ed.  francese  da  T.  RICCI.  Milano,  Clerc,  1903,  24°,  202  p.  Cent.  75.  —  VANNI 
P.  sac.  Esercizio  della  perfezione  di  Dio.  Milano,  tip.  pontificia,  24°,  X-310  p. 
Cent.  50. 


SANCTISSIMI  DOMINI  NOSTRI 

DIVINA  PROVIDENTIA 

PII  PAPAE  X 

LITTERAE  ENCYCLICAE 

AD   PATRIARCHAS  PRIMATES  ARCH1EPISCOPOS   EPISCOPOS 

ALIOSQVE  LOCORVM  ORDINARIOS 
PACEM  ET   COMMVNIONEM   GVM  APOSTOLICA   SEDE  HABENTES 


VENERABILES  FRATRES 

SALVTEM  ET  APOSTOLICAM  BENED1CTIONEM 

Ad  diem  ilium  laetissimum,  brevi  mensium  intervallo,  aetas 
nos  referefc,  quo,  ante  deceni  quinquennia,  Pius  IX  decessor  No- 
ster,  sanctissimae  memoriae  pontifex,  amplissima  septus  purpura- 
torum  patrum  atque  antisfcitum  sacrorum  corona,  magisterii  iner- 
rantis  auctoritate,  edixit  ac  promulgavit  esse  a  Deo  revelatum 
beatissimam  virginem  Mariana,  in  primo  instanti  suae  Conceptio- 
nis,  ab  omni  originalis  culpae  labe  fuisse  iinmunem.  Promulga- 
tionem  illam  quo  animo  per  omnium  terrarum  orbeni  fideles,  qui- 
bus  iucunditatis  publicae  et  gratulationis  argunientis  exceperint 
nemo  est  qui  ignoret ;  ut  plane,  post  hominum  memoriam,  nulla 
voluntatis  significatio  data  sit  turn  in  augustam  Dei  Matrein  turn 
in  lesu  Christi  Vicarium,  quae  vel  pateret  latius,  vel  communiori 


Ad  intervallo  di  pochi  mesi,  ci  riportera  il  tempo  a  quel  giorno  lietis- 
simo,  quaado,  cinquant'anni  or  sono,  il  Nostro  antecessore  Pio  IX,  pontefice 
di  santa  ricordanza,  cinto  di  amplissima  corona  di  cardinal  i  e  di  vescovi, 
con  1'autorita  del  magistero  infallibile,  pronunzid  e  promulg6  essere  da  Dio 
rivelato  che  la  beatissima  vergine  Maria,  nel  primo  istante  di  s-ua  conce- 
zione,  andb  immune  da  ogni  macchia  di  colpa  di  orig-ine.  Con  quale  animo 
i  fedeli  delle  nazioni  tutte  della  terra,  con  quali  mostre  di  pubblica  com- 
piacenza  e  letizia,  accogliessero  siifatta  proclamazione,  niuno  6  che  lo  ignori; 
si  che  veramente,  a  memoria  di  uomo,  niuna  manifestaziene  di  volontk  siasi 
mai  data  o  verso  1'augusta  Madre  di  Dio  o  verso  il  Vicario  di  Gesu  Cristo, 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  33  24  febbraio  1904. 


514  SANCTISSIMI  D.  N.  D1VINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
eoncordia  exhiberetur.  —  lam  quid  spe  bona  nos  prohibet,  Ve- 
nerabiles  Fratres,  diuiidio  quamvis  saeculo  interiecto,  fore  ut, 
renovata  immaculatae  Virginis  recordatione,  laetitiae  illius  sanctae 
veluti  imago  vocis  in  animis  nostris  resultet,  et  fidei  atque  amo- 
ris  in  Dei  Matrein  augustam  praeclara  longinqui  temporis  specfca- 
cula  iterentuir?  Equidem  wt  hoc-  aweamus  ardenter  pietas  facifc, 
quam  Nos  in  Virginem  beatissiuiam,  summa  cum  beneficentiae 
eius  gratia,  per  ornne  tempus-  fovimus :  nt  vero  futurum  certo 
expectemus  facifc  cafcholicorum  omnium  studium,  promptum  illud 
semper  ac  paratissimum  ad  amoris  atque  honoris  testimonia  ite- 
rum  iterumque  magnae  D'ei  Matri  adhfbentfa.  Atfcamen  id  etiam 
non  diffi-tebinuur,  d;esidemTtn  hoc  Nostrum  inde  vel  maxime  com- 
moveri  quod,  arcano  quodam  instinctu,  praecipere  posse  Nobis 
videmur,  expectatione?  ilia?  magnas  brevi  esse  explendas,  in  quas 
et  Pius  decessor  et  universi  sacrorum  antistites,  ex  asserto  so- 
lemaiter  immaculate  Deiparae  Conceptn,  non  sane  temere,  fue- 
runt  adductL 

Qaas  enimvero  ad  hunc  diem  non  evasisse,  baud  pauci  sunt 
qui  querantur,  ae  leremiae  verba  aubinde  usurpent :  Ex'pedaui- 
mus  pacem,,  et  non  erat  bonum  :  tempus  wedelae,  et  ecce  formido  A. 


la  qualer  o  fossa  piii  universale  o  di  piii  comune  consentimento.  —  Ora,  o 
Yenerabili  Fratelli,  q;ual  motivo  abbiamo  noi  di  nan  sperare,  che,,  quaii- 
tunque  sia  ogg-imai  trascorso  un.  mezzo  secolo,  con  il  rinnoyarsi  la  rimem- 
branza  della  Verging  Immacolata,  non  debba  ripercuotersi  nel  nostro  animo 
quasii  un'eco  di  quella  santa  letizia  e  non  debbansi  ripetere  quei  magnifici 
spettacoli,  di  un  tempo  lontano,  di  fede  e  di  amore  verso  Paugusta  Madre 
di  Dio?  Di  tanto;  per  verita,  Ci  rende  ardentemente  bramosi  la  pieta,  che, 
unita  con  somma  gratitadine  per  le  rieevute  benefleenze,.  Noi  sempre  nu- 
trimmo  verso  la  Vergine  beatissima :  e  Ci  da  poi;  sicurezza  deH'adempi- 
mento  delle  Nostre  bra  me  il  fervore  di  tutti  i  cattolici,  pronto  ognora  e 
inclinatissimo  a  moltiplicare  le  testimonianze  di  affetto  e  di  ossequio  verso 
}a  gran  Madre  di  Dio.  Non  vogliamo  per6  tacere  cbe  questo  Nostro  desi- 
derio  viene  soprattutto  da  cio  stimolato  che,  per  un  tal  quale  arcano  islinto, 
Ci.  sembra  di  poter  presentire  non  lontano  1'adempimento  di  quelle  grand! 
iperanze,  alle  quail,  non  certamente  eon  temcrita,  per  la  solenne  prcmul- 
faziona  del  dommi.  dell'  immacolato  concepimento  di  Maria,  si  apriron  gli 
animi  e  di  Pio,  Nostro  predecessore,  e  di  tutti  i  \escovi  deirUniverso. 

Le  quail  speraELze,  molti,  a  dir  vero,  si  vanno  lamentando  che  fino  ad 
oggi  sieno  rimaste  deluse,  e  a  volta  a  volta-  Tan  ripetendo  Le:  parole  di  Ga- 
remia:  Aspettammo  la  pace  e  questo  bene  non  venne ;  il  tempo  di  g:uariQionet 

*  IER    VIII,  15. 


LITTERAE  ENCYCLICAE 

Ast  quis  eiusmodi  modicae  fidei  non  reprehendat,  qui  Dei  opera 
yel  introspicere  vel  expendere  ex  v>erifcafce  negligunfc  ?  Ecquis  enim 
occulta  gratiarum  munera  numerando  percenseat,  quae  Deus  Ec- 
clesiae,  conciliatrice  Virgins,  hoc  tofco  tempore  mapertiifc  ?  Qitae 
si  praeterire  quis  malit,  quid  de  vaticana  synodo  exisfciinandaini 
tanta  temporis  opportunitate  habifca;  quid  de  inerranti  poalfcificani 
magisterio  tam  apte  ad  mox  erupturos  mrores  adserto ;  quid  dg- 
nuim  de  novo  et  inaudito  piefcatis  aestu,  quo  ad  Christi  VicariuiHi, 
colendum  corain,  fideles  ex  omni  genere  omnique  parbe  iam  dru 
confluunt  ?  An  non  miranda  Numinis  providentia  m  uno  altero- 
que  Decessore  Nosfcro,  Pio  videlicet  ac  Leone,  qui,  turbulenfcis- 
sima  tempestate,  ea,  quae  nulli  confcigfifc,  pontiflcatus  usura,  MG- 
clesiam  sancfcissirae  adniinistrarunt;,?  Ad  haec,  vix  fer«  Pins  Mariana, 
ab  origine  labis  nesciam  fide  catholica 'Oredendam  indixerat,  quium 
in  oppido  Lourdes  mira  ab  ipsa  Virgine  osfcenta  fieri  coepta: 
esinde  molitione  ingenti  et  opere  magnifico)  Deiparae  Inimaeo- 
latae  excitatae  aedes ;  ad  quas,  quae  quotidie,  divina  exorai»te 
Matre,  patrantur  prodigia,  illuHferia  sant  ;arguinienta  ad  praesen- 
tium  hominura  incredibilifcatem  profligandam.  —  Tot  igitur  ;tafn- 
torumque  beneficiornm  testes,  'quae,  Virgine  benigne  imploranite, 


ed  ecco  terrori.  Ma  chi  sara  che  non  riprenda  costoro  siccome  uomini  di 
poca  fede,  i  quaii  non  si  d^nno  pensiero  o  di  conoscere  bene  addentro  le 
opere  di  Dio  o  di  valutarle  a  lume  di  verita?  Chi  e  difatto  one  possa  no- 
verare  i  doni  occulti  di  grazie  che,  ad  intercessicne  della  Verg-ine,  per  tutto 
questo  spazlo  di  tempo,  Iddio  ha  largito  aUa  sua  Chiesa?  I  quail  doni  sep- 
pure  si  vogliano  passare  inosservati,  qual  giudizio  dovra  farsi  del  sinodo 
vaticano  con  tanta  opportunita  di  tempo  convocato ;  o  deirinfalli'bilitapon- 
trflcia  proclamata  cos\  acconciamente  di  fronte  agli  error!  cTie  erano  per 
sorgere ;  o  finalmente  del  nuovo  e  non  mai  piu  veduto  fervore  di  pieta,  con  eh« 
i  fedeli  di  ogni  genere  e  di  ogni  nazione  affluiscono,  gia  da  tempo,  a  TB- 
nerar  di  presenza  il  Vicario  di  Cristo?  0  non  appare  forse  ammirabile  la 
provvidenza  di  Dio  nei  due  Nostri  Predecessor],  Pio  cice  e  Leone,  i  quali, 
in  tempi  turbolentissimi,  ressero  santissimamente  la  Chiesa  con  longevita 
di  pontiflcato  a  verun  altro,  prima  di  JOTO,  concessa?  Siaggmnga  che,  non 
appena  Pio  IX  ebbe  prochmato  quale  domma  della  fede  cattolica  1'esen- 
zione  di  Maria  dalla  macehia  dl  origine,  nella  terra  di  Lourdes  cominci6  la 
Vergine  stessa  qnelle  sue  manifestazioni  stupende,  dietro  le  quali,  con  m- 
traprese  grandiose  e  magnifiche  sorsero  quei  due  tempii  alia  Immacolata.; 
presso  dei  quali  i  prcdigi  che  tuttcdi  avveLgono,  ad  intercessione  della 
Mad  re  divina,  sono  splendidi  argomenti  contro  1'incredulita  dei  nostri 
giorni.  —  Testimoni  adunque  di  tanti  e  cos!  grandi  beneficl,  che,  in  ri- 
guardo  della  benigna  impetrazione  della  Yergine,  venne  Dio  concedend« 


516  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
contulifc  Dens  quinquagenis  aanis  mox  elabendis  ;  quidrii  spere- 
mus  propiorem  esse  salutem  nostram  quam  cum  credidimus  ?  eo 
vel  inagis,  quod  divinae  Providentiae  hoc  esse  experiendo  novi- 
mus  ut  extrema  malorum  a  liberatione  non  admodum  dissocien- 
tur.  Prope  est  ut  veniat  tern  pus  eius,  et  dies  eius  non  elongabun- 
tur.  Miser ebitur  enim  Dominus  lacob,  et  eliget  adhuc  de  Israel  l, 
ut  plane  spes  sit  nos  etiain  brevi  tempore  inclamaturos :  Contri- 
vit  Dominus  baculwn  impiorutn.  Conquievit  et  siluit  omnis  terra, 
gavisa  est  et  exultavit  2. 

Anniversaritis  tamen  dies,  quinquagesimus  ab  adserto  intami- 
nato  Deiparae  conceptu,  cur  singularera  in  christiano  populo  ar- 
dorem  animi  excitare  debeat,  ratio  Nobis  extat  potissimnm,  Vene- 
rabiles  Fratres,  in  eo,  quod  superioribus  Litteris  encyclicis  pro- 
posuimus,  instaurare  videlicet  omnia  in  Christo.  Nam  cui  explo- 
ratum  non  sit  nullurn,  praeterquam  per  Mariana,  esse  certius  et 
expeditius  iter  ad  universes  cum  Christo  iungendos,  perque  illuni 
perfectam  filiorum  adoptionem  assequendani  ut  simus  sancti  et 
itnmaculati  in  conspectu  Dei  ?  Profecto,  si  vere  Mariae  dictum  : 
Beata,  quae  credidisti,  quoniam  perficientur  ea,  quae  dicta  sunt 
tibi  a  Domino  3,  ut  nempe  Dei  Filium  conciperet  pareretque  ;  si 
idcirco  ilium  excepit  utero,  qui  Veritas  natura  est,  ut  novo  or- 


nei  cinquant'anni  che  OP  sono  per  compiersi,  perch^  mai  non  spereremo 
che  la  nostra  salvezza  sia  piu  dappresso  di  quel  che  finora  credemmo  ? 
Tanto  pin  che,  per  esperienza,  sappiamo  esser  costume  della  divina  Prov- 
videnza  che  gli  estremi  dei  mail  non  sieuo  gran  fatto  disgiunti  dalla  libe- 
razione.  Vicino  a  venire  egli  &  il  suo  tempo,  e  i  giorni  suoi  non  son  rtmoti. 
Imperocchd  il  Signore  avrd  misericordia,  di  Griacobbe,  e  scegliera  ancora 
d'lsrasle  una  mano ;  talch^  nutriamo  non  vana  flducia  che  noi  altresl  po- 
tremo,  a  breve  andare,  ripetere:  II  Signore  ha  spezzato  il  bastone  degli 
empi.  La  terra  tutta  e  in  silenzio  ed  in  pace,  e  gode  ed  esulta. 

Ma  la  ragione  principalissima,  o  Venerabili  Fratelli,  perch6  il  quinqua- 
gesimo  annivergario  della  proclamazione  del  domma  dell'Immacolata  debba 
nell'animo  dei  cristiani  eccitare  un  singolar  fervore,  sta  per  noi  in  quello, 
che  gia  proponemmo  nella  prima  noslra  Lettera  enciclica,  la  restaurazione 
ciofe  di  ogni  cosa  in  Cristo.  Imperocchfc  chi  e  che  non  veda  non  esservi 
cammico  piu  sicuro  e  spedito,  faor  di  Maria,  per  unlre  tutti  a  Cristo  ed 
ottenere  per  mezzo  di  Lui  la  perfetta  adozione  dei  fig-H,  el  che  siamo  santi 
ed  immacolati  al  cospetto  di  Dio?  Difatto,  se  a  Maria  fu  detto  converita: 
Beata  te,  che  hai  creduto,  perche  si  adempiranno  in  te  le  cose  dette  dal 
Signore,  che  cio&  coi.cepirebbe  e  partorirebbe  il  Figlio  Dio;  se  percio  as- 

1  ISAI.  XIV,  1.  —  2  ISAI.  XIV,  5  et  7.  —  3  Luc.  I,  45. 


L1TTERAE   ENCYCLIC AE  517 

dine,  nova  nativitate  generatus...  invisibilis  in  suis,  visibilis  fieret 
in  nos'ris  l  :  qutim  Dei  Filius,  factus  homo,  auctor  sit  et  con- 
summator  fidei  nostrae ;  opus  est  omnino  sanctissimam  eius  Ma- 
trem  mysteriorum  divinorum  participem  ac  veluti  custodem  agno- 
scere,  in  qua,  tamquara  in  fundamento  post  Christum  nobilissimo, 
fidei  saeculorum  omnium  extruitur  aedificatio. 

Quid  enim  ?  an  non  potuisset  Deus    restitutorern    human!    ge- 
neris ac  fidei  conditorem  alia,  quam  per  Virginem,  via  irnpertiri 
nobis  ?  Quia  tamen    aeterni    providentiae  Nuniiuis    visum   est   ut 
Deum-Hominem    per    Mariani    haberemus,    quae    ilium,    Spiritu 
Sancto,  foecunda,  suo    gestavit    utero  ;  nobis  nil   plane    superest, 
.  nisi  quod  de  Mariae    manibus  Christum    recipiamus.  Hinc    porro 
in  Scripturis    sanctis,  quotieseumque    de  futura    in    nobis    gratia 
prophetatur  ;  toties  fere  Servator  hominum  cum  sanctissima   eius 
Matre  coaiangitur.  Emittetur  agnus  dominator  terrae,  sed  de  pe- 
tra  deserti  :  flos  ascendefc,  attauien  de  radice  lesse.  Mariani    uti- 
£  que,  serpentis  caput  conterentem,  prospiciebat  Adam,  obortasque 
|  maledicto  lacrymas  ten  ait.  Earn  cogitavit  Noe,  area  sospifca  inclu- 
|.  sus ;  Abraham  nati  nece  prohibitus  ;  lacob  scalam  videns  perque 


colse  nel  suo  seno  Colui,  che  per  nattira  e  Verita,  affinche  generate  con 
nuovo  ordine  e  con  nuova  nativita,  invitibile  in  s£,  diventasse  visibile  nella 
nostra  earns:  efesendo  il  Figliuol  di  Dio,  fatto  uomo,  autore  e  consummatore 
(Leila  nostra  fede;  uopo  k  del  tutto  che  la  santissima  Madre  di  Lui  sia  ri- 
conosciuta  partecipe  e  quasi  custode  del  misteri  divini,  sopra  la  quale, 
come  su  fondamento,  il  piu  nobile  dopo  Cristo,  gorge  Pedificio  della  fede 
di  tutti  i  secoli. 

E  come  pensare  altrimenti?  0  non  avrelibe  potuto  Iddio  darci  in  altro 
modo,  che  per  mezzo  della  Vergine,  il  Salvatore  deirtiman  genere  e  riati- 
tutore  della  Fede  ?  Ora,  essendo  piaciuto  alia  Provvidenza  divina  che  noi 
avessimo  1'Uomo  Dio  per  Maria,  la  quale,  feconda  di  Spirito  Santo,  lo  porto 
nei  suo  seno;  a  noi  nulPaltro  resta,  se  non  di  ricevere  Cristo  dalle  mani 
di  Maria.  Di  qui  nelle  sante  Scritture,  quante  volte  si  parla  profeticamente 
della  grazia  che  tra  noi  sarebbe  apparsa;  tante  quasi  il  Salvatore  degli 
uomini  ci  si  presenta  unito  con  la  santissima  sua  Madre.  Si  mandera 
I'Agnello  dominatore  della  terra,  ma  dalla  pietra  del  deserto:  spuntera  il 
fiore,  ma  dalla  radice  di  Jesse.  A  Maria  che  stritolava  il  capo  del  serpente, 
riguardava  il  progenitore  Adamo,  e  rasciugava  le  lacrime,  che  la  maledi- 
zione  gli  aveva  chiamato  su  gli  occhi.  A  Lei  pensd  Noe,  rinchiuso  neH'arca 
salvatrice;  a  Lei  Abramo  rafctenuto  daH'uccisione  del  figlio;  a  Lei  Giacobbe 
nei  veder  la  scala  per  cui  salivano  e  discendevano  gli  arigeli;  a  Lei  MOSP, 

1  S.  LEO  M.  Serrn.  2,  de  Nativ.  Domini,  c.  2. 


518  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PROVIDENTIA  PI1  PAPAE  X 
illani  ascendentes  et  desceudenfces  angelos  ;  Moses  miratus  rubumr 
qui  ardebat  et  non  comburebatur ;  David  exsiliens  et  psallens 
dum  adduceret  arcam  Dei  ;  Elias  nubeculam  intuitus  ascenden- 
tem  de  mari.  Quid  multa  ?  Finem  legis,  imaginum  atque  oracu- 
lorum  veritatem  in  Maria  denique  post  Christum  repenmus. 

Per  Virginem  autem,  atque  adeo  per  illarn  maxirae,  aditum 
fieri  nobis  ad  Christi  notitiam  adipiscendam,  nemo  profecto  dubi- 
tabit  qui  etiam  reputet,  unam  earn  fuisse  ex  omnibus,  quacum 
lesus,  ut  filium  cum  matre  decet,  domestico  triginta  annorum  usu 
intimaque  consuetudine  coniunctus  fuit.  Ortus  miranda  mysteria, 
nee  non  Christi  pueritiae,  atque  illud  in  primis  assumption  is  hu- 
manae  naturae,  quod  fidei  initium  ac  fundamentum  est,  cuinam 
latins  patuere  quam  Matri?  Quae  quidem  non  ea  modo  conser- 
vabat  conferens  in  corde  suo  quae  Bethlehem  aeta,  quaeve  Hie- 
rosolymis  in  templo  Domini;  sed  Christi  consiliorum  particeps 
oocultarumque  voiuntatum,  vitam  ipsam  Filii  vixisse  dicenda  est. 
Nemo  itaque  penitus  ut  ilia  Christum  novit;  nemo  ilia  aptior  dux 
et  magister  ad  Christum  noscendum. 

Hinc  porro,  quod  iam  innuimus,  nullus  etiam  hac  Virgine 
efficacior  ad  homines  cum  Christo  iungendos.  Si  enim,  ex  Christi 
sententia,  haec  est  autem  vita  aeterna:  Ut  cognoscant  tey  solum 


stupito  del  roveto,  che  ardeva  e  non  consumavasi ;  a  Lei  Davidde  che  scor- 
tava  1'arca  di  Dio  tripudiando  e  cantando ;  a  Lei  Elia  nel  mirare  la  nuvo- 
letta  che  su  sorgeva  dal  mare.  A  dir  breve  il  fine  della  legge,  1'adempi- 
mento  delle  figure  e  degli  oracoli,  dopo  Cristo,  noi  lo  ritroviamo  in  Maria. 

Che  poi  per  la  Vergine,  e  per  lei  phi  che  per  verun  altro  mezzo,  ci  si 
porga  modo  di  giungere  alia  conoscenza  di  Gesii  Cristo,  niuno  potra  met- 
terlo  in  dubbio  ove  pensi  ancora  che  Essa  fu  la  sola  fra  tutti,  con  la  quale 
Gesu,  come  si  avviene  ad  un  figlio  con  la  madre,  fa  congiunto  con  tratto 
famigliare  e  con  1'intima  consuetudine  di  trenta  anni.  A  chi,  meglio  che 
alia  Madre,  furono  piu  apertamente  svelati  gli  ammirandi  misteri  della  na- 
gcita  e  della  fanciullezza  di  Cristo,  ed  il  mistero  soprattutto  della  divina 
Incarnazione,  che  e  principio  e  fondamento  della  fede  ?  E  Maria  non  pur 
conservava  e  ripassava  nel  suo  animo  gli  avvenimenti  di  Betlem  e  i  fatti 
occorsi  in  Gerusalemme  nel  Tempio  del  Signore  ;  ma  partecipe  dei  pensieri 
di  Cristo  e  delle  segrete  volontk  di  Lui,  visse,  pu6  dirsi,  la  vita  stessa  del 
Figlio.  Per  la  qual  cosa  niuno  al  par  di  Lei  conobbe  Cristo  cosl  profonda- 
mente,  niuno  e  guida  e  maestro  piu  aeconcio  per  la  conoscenza  di  Cristo. 

Da  cio,  come  gik  indicammo,  consegue  che  niuno  ancora,  piu  che  la 
Vergine,  torna  efficace  per  unire  gli  uomini  a  Cristo.  Imperocche,  se,  per 
sentenza  di  Cristo  medesimo,  Or  la  vita  eterna  si  i;  che  conoscano  te,  solo 
vero  Dio,  e  Gresu  Cristo  mandato  da  te;  ottenendo  noi  per  Maria  il  cono- 


LITTERAE   ENCYCLIC AE  519 

Deum  vernm,  et  quern  misisti  lesum  Christum?  !;  per  Mariam  vi- 
talem  Christ!  notitiam  adipiscentes,  per  Mariam  pariter  vitam  illam 
facilius  assequimur,  cuius  fons  et  initium  Christus. 

Quot  vero  quantisque  de  caussis  Mater  sanctissirna  haec  nobis 
praeclara  munera  largiri  studeat,  si  paullisper  spectemus;  quanta 
profecto  ad  spern  nostram  accessio  fiet ! 

An  non  Christi  mater  Maria?  nostra  igitur  et  mater  est.  — 
Nam  statuere  hoc  sibi  quisque  debet,  lesum,  qui  Verbum  est  caro 
factnm,  human i  etiam  generis  servatorem  esse.  lam,  qua  Deus- 
Homo,  concretum  Ille,  ut  ceteri  homines,  corpus  nactus  est:  qua 
vero  nostri  generis  restitutor,  spintale  quoddam  corpus  atque,  ut' 
aiunt,  mysticum,  quod  societas  eorum  est,  qni  Christo  credunt: 
Multi  unum  corpus  sumus  in  Christo  2.  Atqui  aeternum  Dei  Pi- 
lium  non  ideo  tantum  concepit  Virgo  ut  fierefc  homo,  humanam 
ex  ea  assumens  naturam ;  verum  etiam  ut,  per  naturam  ex  ea 
assumptam,  mortalium  fieret  sospitator.  Quamobrem  Angelus  pasto* 
ribus  dixit :  Natus  est  vobis  hodie  Salvator,  qui  est  Christus  Do- 
minus  3.  In  una  igitur  eademque  alvo  castissimae  Matris  et  car- 
nem  Christus  sibi  assumpsit  et  spiritale  simul  corpus  adiunxit,  ex 
iis  neinpe  coagmentatum  qui  credituri  erant  in  eum.  Ita  ut  Sal- 


«cimento  di  Cristo,  per  Maria  del  pari  conseguiamo  piu  ag-evolmente  quella 
vita,  di  cui  fonte  e  principio  6  Cristo. 

Che  se  ci  facciamo  alquanto  a  considerare  quante  sieno  e  quanto  po- 
ienti  le  cause,  per  le  quali  questa  Madfe  santiesima  e  tutto  imj.egno  per 
largirci  siffatti  preziosi  doni ;  oh  come  la  nostra  speranza  se  ne  trovera 
dilatata! 

E  non  &  forse  Maria  la  Madre  di  Cristo  ?  Adunque  Ella  6  altres\  Madre 
nostra.  —  Imperocche  ritener  ognun  deve  che  Gesu,  il  Verbo  fatto  carne, 
e  eziandio  il  Salvatore  deH'uman  genere.  Ora,  in  quanto  Uomo-Dio,  Egli 
ebbe  un  corpo  fisieo  al  part  di  ogui  altro  uomo :  in  quanto  poi  Salvatore 
dell'umana  famiglia,  ebbe  un  corpo  spirituale  e  mistico,  la  societk  cioe  di 
coloro  i  quali  credono  in  Cristo.  Siamo  molti  un  solo  corpo  in  Cristo.  Or- 
bene  la  Vergine  non  concepl  solamente  1'Eterno  Figlio  di  Dio  pereh&  si 
facesse  uomo,  pigliando  da  Lei  1'umana  natura;  ma  eziandio  affinche,  peT 
mezzo  della  natura  da  Lei  assunta,  fosse  il  Liberators  degli  uomini.  Per  la 
qual  cosa  1'Angelo  disse  ai  pastori:  IS  nato  a  voi  oggi  un  Salvatore,  che  £ 
il  Cristo  Signore.  Pertanto  nello  stesso  unico  seno  della  castissima  Madre, 
Cristo  prese  per  B&  la  carne  ed  unl  a  se  il  corpo  spirituale,  formato  da  co- 
loro, i  quali  erano  per  credere  in  Lui.  Talche  Maria,  portando  nel  seno  il 
Salvatore,  puo  dirsi  che  portasse  eziandio  coloro  tutti,  la  vita  dei  quali  era 

1  IOANN.  XVII.  3  -  2  Rom.  XII.  5.  -  3  Luc.  II,  11. 


520  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
vatorern  habens  Maria  in  utero,  illos  etiam  dici  queat  gessisse 
omnes,  quorum  vitani  continebat  vita  Salvatoris.  Universi  ergo, 
quotquot  cum  Christo  iungimur,  quique,  ut  ait  Apostolus,  membra 
sumus  corporis  eius,  de  came  eius  et  de  ossibus  eius  *,  de  Mariae 
utero  egressi  sumus,  tamqnam  corporis  instar  cohaerentis  cum 
capite.  Unde,  spiritali  quidem  ratione  ac  mystica.  et  Mariae  filii 
nos  dicirnur,  et  ipsa  nostrum  omnium  mater  est.  Mater  quidem 
spiritu...,  sed  plane  mater  membrorum  Christi,  quod  nos  sumus  2. 
Si  igitur  Virgo  beatissima  Dei  simul  atque  hominum  parens  est, 
acqais  dubitet  earn  omni  ope  adniti  ut  Christus,  caput  corporis 
ecclesiae  3,  in  nos  sua  membra,  quae  eius  sunt  munera  infundat, 
idque  cumprimis  ut  eum  noscamus  et  ut  vivamus  per  eum  ?  4. 

Ad  haec,  Deiparae  sanctissimae  non  hoc  tanturn  in  laude  po- 
nendum  est  quod  nascituro  ex  humanis  membris  Unigenito  Deo 
carnis  sitae  materiam  ministravit  5,  qua  nimirum  saluti  hominum 
compararetur  hostia;  verum  etiam  officium  eiusdem  hostiae  custo- 
diendae  nutriendaeque,  atque  adeo,  stato  tempore,  sistendae  ad 
aram.  Hinc  Matris  et  Pilii  nunquam  dissociata  consuetudo  vitae 
et  laborum,  ut  aeque  in  utrumque  caderent  Prophetae  verba:  De- 
ficit in  dolore  vita  mea,  et  anni  mei  in  gemitibus  6.  Quum  vero 


contenuta  nella  vita  del  Salvatore.  Per  la  qual  cosa  quanti  siamo  uniti  con 
Cristo  e,  come  dice  1'Apostolo,  siamo  membra  del  corpo  di  Lui,  della  came 
di  Lui  e  delle  ossa  di  Lui,  siamo  usciti  dal  seno  di  Maria,  a  guisa  di  corpo 
unito  col  capo.  Donde  e  che,  in  modo  bensl  spirituale  e  mistico,  siamo  noi 
chiamati  figliuoli  di  Maria,  ed  Essa  e  madre  a  noi  tutti.  Madre,  si  spiri- 
tu&lmente,  ma  veramente  Madre  delle  membra  di  Cristo,  eke.  siamo  noi. 

Sa  adunque  la  Vergine  beatissima  e  Madre  insieme  di  Dio  e  degli 
uomini,  chi  dubiterk  che  Ella  non  si  adoperi  con  ogni  studio  percbe  Cristo, 
Capo  del  corpo  della  CJiiesa,  trasfonda  in  noi  sue  membra  i  doni  suoi,  e 
quello  innanzi  tutto  di  conoscere  Lui  e  di  vtvere  per  Lui? 

Oltre  a  c:6  alia  Madre  santissirna  non  tocco  solo  il  vanto  di  aver  som- 
ministrato  la  materia  della  sua  carne  all'Unigenito  di  Dio  che  doveva  na- 
scere  con  umane  membra,  della  qual  materia  si  preparasse  la  vittima  per 
la  salute  degli  uomini;  ma  tocco  insieme  I'uflicio  di  custodire  e  nutrire  la 
stessa  vittima  e,  al  tempo  designato,  presentarla  per  il  sacrifioio.  Perci6 
quella  comunanza  non  mai  interrotta  di  vita  e  di  travagli  della  Madre  e 
del  Figlio,  talcbe  di  ambedue  si  dovesse  ripeiere  la  parola  del  Profeta :  La 
mia  vita  si  va  consumando  nel  dolore,  e  gli  anni  miei  nei  gemiti.  Quand© 

1  Ephes.  V,  30.  — 2  S.  AUG.,  L,  de  S.  Virginitate,  c.  6.  —  3  Coloss.  I, 
18.  —  *  I.  IOANN.,  IV,  9.  —  5  S.  BED.  VEN.,  L.  IV,  in  Luc.  XI.  —  6  Ps. 
XXX,  11. 


LITTERAE  ENCYCLIC AE  521 

extrenium  Filii  tern  pus  advenit,  stabat  iuxta  crucem  lesu  Mater 
eius,  non  in  immani  tantum  occupata  spectaculo,  sed  plane  gau- 
dens  quod  Unigenitus  suus  pro  salute  generis  Immani  offerretur, 
et  tantum  etiam  compassa  est,  ut,  si  fieri  pot uisset,  omma  tormetita 
quae  Fitius  pertulit,  ipsa  multo  libentius  sustineret  1.  —  Ex  hac 
autem  Mariam  inter  et  Christum  communione  dolorum  ac  volim- 
tatis,  promeruit  ilia  ut  reparatrix  perditi  orbis  dignissime  fieret  2, 
atque  ideo  universorutn  raunernm  dispensatrix  quae  nobis  lesu 
nece  et  sanguine  comparavit. 

Equidem  non  diffitemur  horum  erogationem  munerura  private 
proprioque  iure  esse  Christi ;  siquidem  et  ilia  eius  unius  morte 
nobis  sunt  parta,  et  Ipse  pro  potestate  mediator  Dei  atque  ko- 
minuni  est.  Attamen,  pro  ea,  quani  dixiinus,  dolorum  atque  ae- 
rumnarurn  Matris  cum  Filio  communione,  hoc  Virgin!  augustae 
datum  est,  ut  sit  totius  terrarum  orbis  potentissima  apud  unige- 
nitum  Filium  suum  mediatrix  et  conciliatrix  3.  Fons  igitur  Chri- 
stus  est,  et  de  plenitudine  eius  nos  omnes  accepimus*;  ex  quo 
totum  corpus  compactum,  et  connexum  per  omnem  iuncturam  sub- 
minisfrationis...  augmentum  corporis  facit  in  aedificationem  sui  in 
caritate  5.  Maria  vero,  ut  apte  Bernardus  notat,  aquaeductus  est  6 ; 


poi  giunse  Fora  suprema  del  Figlio,  stava  presso  la  croce  di  Gesu  la  Ma&re 
di  Lui,  non  occupata  semplicemente  nel  contemplare  il  crudele  spettacolo, 
ma  rallegrandosi  eke  I' Unigenito  suo  fosse  offerto  per  la  salute  dell' uman 
genere,  e  tanto  eziandio  partecipando  alia  sua  passione,  eke,  se  fosse  stato 
possibile,  avrebbe  essa  molto  piti  volentteri  sostenuto  i  tormenti  tutti  eke  so- 
stenne  il  Figlio.  —  Or  da  questa  comunione  di  dolori  e  di  volonta  tra  Cristo 
e  Maria,  merit o  Essa  di  divenire  degnissimamente  la  Riparatrice  del  mondo 
perduto,  e  quindi  la  Dispensatrice  di  tutti  i  doni  che  Gesu  ci  procacci6  con 
la  morte  e  col  sangue. 

Non  neghiamo  g-ia  che  la  distribuzione  di  siffatti  doni,  di  proprio  e 
privato  diritto,  appartenga  a  Cristo  ;  giacch6  sono  quelli  il  frutto  della  rcorte 
di  Lui,  ed  E^li  di  per  se  stesso  6  il  Mediatore  di  Dio  e  degli  uomini.  Pur 
nondimeno,  per  questa  partecipazione,  che  dicemmo,  di  dolori  e  di  affanni 
della  Maire  con  il  Figlio,  fu  concesso  alia  Vergine  augusta  di  essere presso 
VUnigenito  suo  Figliuolo  la  Mediatrice  e  Conciliatrice  potentissima  di  tutta 
la  terra.  E  dunque  Cristo  il  fonte,  e  della  pienezza  di  Lui  noi  tutti  ab- 
biamo  ricevuto  ;  da  cui  tutto  il  corpo  compaginato  e  commesso,  per  via  di 
tutte  le  giunture  di  comunicazione,  I'aumento  prende  proprio  del  torpo  per 
sua  perfezione  mediante  la  carita  ;  Maria  a  sua  volta,  come  nota  acconcia- 

1  S.  BONAV.  I.  Sent.  d.  48,  ad  Litt.  dub.  4.  —  2  Eadmeri  Mon.  De 
Excellentia  Virg.  Mariae,  c.  9.  —  3  Pius  IX  in  Bull.  «  Ineffabilis  » .  — 
4  IOANN.  I,  16.  —  5  Ephes.  IV,  16,  —  6  Serm.  de  temp.,  in  Nativ.  B.  V., 
de  Aequeductu,  n.  4. 


522  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PEOVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
aut  etiam  colluin,  per  quod  corpus  cum  capite  iungitur  itemque 
capufc  in  corpus  vim  et  virfcutem  exerit.  Nam  ipsa  est  colluin  Ca- 
pitis  nostri,  per  quod  omnia  spiritualia  dona  corpori  eius  mystico 
cotnmunicatur  i.  Patet  itaque  abesse  profecto  plurimum  ut  nos 
Deiparae  supernaturaiis  gratiae  efficiendae  vim  tribuamus,  quae 
Dei  unius  est.  Ea  tamen,  quoniam  uiiiversis  sanctitate  praesfcat 
coniunctioneque  cum  Christo,  atque  a  Christo  ascita  in  humanae 
salutis  opus,  de  congruo,  ut  aiunt,  promeret  nobis  quae  Christus 
de  condigno  promeruit,  estque  princeps  largiendarum  gratiarum 
uiinistra.  Sed  et  Ille  ad  dexteram  maiestatis  in  excelsis  2;  Maria 
vero  adstafc  regina  a  dextris  eius,  tutissimum  cunctorum  pericli- 
tantium  perfugium  et  fidissima  auxiliatrix,  ut  nihil  sit  timendum 
nihilque  desperandum  ipsa  duce,  ipsa  auspice,  ipsa  propitia?  ipsa 
protegente  3. 

His  positis,  ut  ad  proposition  redeamus,  cui  Nos  non  iure 
recteque  affirmasse  videbimur,  Mariam.  quae  a  Nazarefchana  domo 
ad  Calvariae  locum  assiduam  se  lesu  comitem  dedit,  eiusque  ar- 
cana cordis  ut  nemo  alius  novit,  ac  thesauros  promeritorum  eius 
materno  veluti  iure  administrat,  maximo  certissimoque  esse  adiu- 
mento  ad  Christi  notitiam  atque  amorem?  Nimium  scilicet  haec 


mente  8.  Bernardo,  &  I'acquedotto  ;  o  se  Tuolsi,  ^  il  collo,  per  cui  il  corpo 
aderisce  al  capo  ed  il  capo  trasmette  nel  corpo  la  forza  e  la  virtu.  Impe- 
roccht  JEssa  £  il  collo  del  nostro  Capo,  per  via  del  quale  ogni  dono  spiri- 
tuale  si  comuniaa  al  Corpo  mistico  di  Lui.  Dal  cbe  si  fa  manifesto  che  noi 
siamo  ben  lungi  daH'attribuire  alia  Vergine  la  virtu  di  produrre  la  grazia 
soprannaturale,  cio  che  appartiene  a  Dio  solo.  Ma  superando  Essa  ogni 
oreatura  nella  santita  e  nelFunione  con  Cristo,  ed  essendo  stata  da  Cristo 
presa  a  compagna  nell'opera  dell'umana  salute,  ci  merita,  come  dicono,  de 
congruo,  cio  cbe  Cristo  ci  merito  de  condigno,  ed  6  la  prima  Ministra  nella 
distribuzione  delle  grazie.  Siede  Cristo  alia  destra  della  Maesta  su  nei  Cieli  ; 
Maria  poi  sta  alia  destra  di  Lui  come  Regina,  sicurissimo  rifugio  e  fede- 
lissima  ausiliatrice  di  quanti  sono  in  periglio,  talche  non  sia  luogo  ne  a 
timore  ne  a  disperazione,  ove  essa  sia  guida  ed  auspice  e  propizia  e  di- 
fetulitrice. 

Poste  le  quali  cose,  per  tornare  al  nostro  proposito,  cbi  non  vede  aver 
Noi  con  ogni  ragione  affermato  cbe  Maria,  la  quale  dalla  casa  di  Nazaret 
fin  al  Calvario  fu  compagna  indivisa  a  Gesu  e  piu  cbe  verun  altro  conobbe 
1  segreti  del  cuore  di  Lui,  ed  amministra  con  quasi  materno  diritto  i  tesori 
dei  suoi  meriti,  sia  il  precipuo  e  piu  sicuro  appoggio  per  la  conoscenza  e 
1'amore  di  Cristo?  Troppo  cio  ci  conferma  la  condizione  deplorevole  di  coloro, 

1  S.  BERNARDIN.  SEN.,  Quadrag.  de  Evangelic  aeterno,  Serm.  Xr 
a.  3,  c.  3.  —  2  Hebr.  I,  3  —  3  Pius  IX  in  Bull.  « Ineffabilis  » . 


LITTERAE  ENCYCLIC  AE  523 

comprobantur  ex  dolenda  eorum  ratione,  qui,  aut  daemonis  astu 
aut  falsis  opinionibns,  adiutricem  Yirginem  praeterire  se  posse  au- 
tumant!  Miseri  atque  infelices,  praetexunt  se  Mariana  negligere, 
houorem  ut  Christo  habeant:  ignorant  tamen  non  inveniri  puerum 
nisi  cum  Maria  matre  eius. 

Quae  cnui  ita  sint,  hue  Nos,.  Yenerabiles  Fratres,  spectare  pri- 
mum  volumus,  quae  modo  ubique  apparantur  sollemnia  Mariae 
sanctae  ab  origine  immaculatae.  Nullus  equidem  honor  Mariae 
optabilior,  nullus  iucundior  quam  ut  noscamus  rite  et  amemus 
lesum.  Sint  igitur  fidelium  celebritates  in  templis,  sint  festi  ap- 
paratus, sint  laetitiae  civitatum;  quae  res  omnes  non  mediocres 
usus  afferunt  ad  pietatem  fovendam.  Verumtamen  nisi  his  voluntas 
animi  accedat,  formas  habebimus,  quae  speciem  tantuni  offerant 
relligionis.  Has  Virgo  quum  videat,  iusta  reprehensione  Christi 
verbis  in  nos  utetur :  Populus  kic  labiis  me  honorat :  cor  autem 
eorum  longe  est  a  me  i. 

Nam  ea  demum  eat  germana  adversus  Deiparentem  relligio, 
quae  profluat  animo ;  nihilque  actio  corporis  habet  aestimationis 
in  hac  re  atque  utilitatis,  si  sit  ab  actione  animi  seiugata.  Quae 
quidem  actio  eo  unice  pertineat  necesse  est,.  ut  divini  Mariae  Pilii 
mandatis  penitus  obtemperemus.  Nam  si  amor  verus  is  tantum 


i  quali,  o  per  inganno  diabolico  o  per  pregiudizio,  credono  di  poter  far  di 
meno  dell'aiuto  della  Vergine.  Miseri  ed  infelici,  trascurano  Maria  sotto 
pretesto  di  onorare  CrUto:  ma  non  sanno  che  non  si  trova  il  fanciullo  s$ 
non  con  Maria  Madre  di  Lui. 

Le  quali  cose  essendo  cosi,  o  Venerabili  Fratelli,.qua  Noi  vogliamo  che 
sieno  diretti  innanzi  tutto  quei  festeggiamenti,  che  ora  si  apparecohiano 
per  ogni  dove  ad  onore  della  Vergine  Immacolata.  Neasuno  ossequio  in- 
fatti  e  piu  desiderabile  o  piu  giocondo  a  Maria  quanto  il  conoscer  noi,  come 
si  avviene,  ed  amare  Gesu.  Accorrano  pertanto  numerosi  i  fedeli  nei  templi, 
si  faccia  pompa  di  ornamenti,  sia  pubblica  gioia  nelle  citta;  tuttocid  non 
•e  di  piccolo  giovamento  per  alimentare  la  pieta.  Pero,  se  a  siffatte  cose 
non  vada  congiunta  la  volonta,  avremo  delle  esteriorita,  che  solo  danno 
parvenza  di  religione.  E  la  Vergine  nel  vederle  potra  con  giusto  rimpro- 
vero  usar  con  noi  le  parole  di  Cristo :  Questo  popolo  mi  onora  con  le  labbra, 
ma,  il  loro  cuore  e  lungi  da  me. 

Imperocche  Bincera  devozione  alia  Vergine  quella  e  solamente,  che 
sgorga  daH'anlmo;  ne  in  cio  punto  vale  1'operare  esterno  del  corpo,  se  sia 
diviso  dall'operare  dell'animo.  Or  questo  operar  dell'animo  fa  mestieri  che 
miri  unicamente  a  far  si,  che  noi  obbediamo  in  tutto  i  comandi  del  Figlio 
<iivino  di  Maria.  Giacche  se  quello  solo  e  amor  vero,  il  quale  abbia  forza 

1  MATTH.  XV,  8. 


524  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PKOVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
esfc,  qui  valeat  ad  voluntates  iungendas;  nostram  plane  atque  Matris 
sanctissimae  parem  esse  voluntatem  oportet,  scilicet  Domino  Christo 
servire.  Quae  enim  Virgo  prudentissima,  ad  Canae  nuptias,  raini- 
stris  aiebat,  eadem  nobis  loquitur:  Quodcumque  dixerit  vobis  facile  l. 
Verbum  vero  Christi  est:  Si  autem  vis  ad  vitani  ingredi,  serva 
mandata  2.  —  Quapropter  hoc  quisque  persuasum  habeat:  si  pietas, 
quam  in  Virginem  beatissimam  quis  profitetur,  non  eum  a  peccando 
retinet,  vel  pravos  eraendandi  mores  consilium  non  indit;  fucatam 
esse  pietatem  ac  fallacem,  utpote  quae  proprio  nativoque  careat 
fructu. 

Quae  si  cui  forte  confirmatione  egere  videantur,  hauriri  ea 
commode  potest  ex  ipso  dogmate  immaculati  conceptns  Deiparae. 
—  Nam,  nt  catholicam  traditionem  praetermittamus,  quae,  aeque 
ac  Scripturae  sacrae.  fons  veritatis  est;  unde  persuasio  ilia  de  irn- 
macnlata  Mariae  Virginia  Conceptione  visa  est,  quovis  tempore, 
adeo  cum  christiano  sensu  congruere,  ut  fideliurn  animis  insita 
atque  innata  haberi  posset?  Horremus,  sic  rei  causam  egregie 
explicavit  Dionysius  Carthusianus,  horremus,  enim  mulierem,  quae 
cap-lit  serpentis  erat  contritura,  quandoqiw  ab  eo  contritam,  atque 
diaboli  aliam  fuisse  matrem  Domini  fateri  3.  Nequibat  scilicet  in 
ckristianae  plebis  intelligentiam  id  oadere,  quod  Christi  caro, 


di  congiungere  le  volonta;  la  volonta  nostra  e  quella  di  Maria  uopo  e  che 
sia  tma  sola,  servire  cioe  a  Cristo  Signore.  Imperocch^  quel  che  la  Vergine 
prudentissima  suggeri  a!  servi,  la  nelle  nozze  di  Cana,  lo  ripete  anche  a  noi : 
Fate  quello  che  Hi  vi  dira.  E  la  parola  di  Cristo  e  questa  che  :  Se  vuoi  entrar 
nella  vita,  osserva  i  comandamenti.  —  Ritenga  pertanto  ognuno  che  se  la 
pieta,  che  egli  profesga  Yerso  la  Vergine  heatissima,  non  lo  rattiene  dalla 
colpa,  ne  gl'ispira  11  proposito  di  emendare  i  perversi  costumi;  esea  e  pietk 
fucata  cd  ingannevole,  come  quella  che  manca  del  frutto  proprio  e  nativo. 
Le  quali  cose  tutte  se  a  taluao  sembrino  di  doversi  ancor  confermare, 
ne  porge  modo  acconcissimo  lo  stesao  domma  della  Concezione  Immacolata 
della  Vergine.  Imperocche,  per  lasciar  da  parte  la  tradizione  cattolica, 
la  quale,  alia  guisa  stessa  che  le  Scritture  sacre,  e  fonte  di  veritk;  onde 
ma!  la  persuasione  del  concepimento  immacolato  di  Maria  apparve,  d'ogni 
tempo,  cosl  conforme  al  senso  cristiano,  da  sembrare  insita  ed  innata  nel- 
1'animo  di  ogni  fedele  ?  Inorridiamo,  cosl  spiega  egregiamente  la  cosa  Dio- 
nisio  Cartusiano,  inorridiamo  dal  dover  dire  che  la  donna,  la  quale  era  per 
schiacciarc  il  capo  del  serpente,  fosse  stata  una  volta  da  lui  schiacciata  ; 
e  che  sia  state-  figlia  del  demonio  la  Madre  del  Signore.  Non  riusciva  cioe 
ii  popolo  cristiano  a  poter  ammettere  che  la  carne  santa,  incontaminata  ed 

1  IOANN.  II,  5.  —  2  MATTH.  XIX,  17.  —  »  3.  Sent.  d.  3,  q.  1. 


LITTERAE  ENCYCLICAE  525 

sancta,  irnpolluta  atque  innocens,  in  Virginis  utero,  de  carne  as- 
sumpta  esset,  cui,  vel  vestigio  temporis,  labes  fuisset  illata.  Cur 
ita  vero,  nisi  quod  peccafcum  et  Deus,  per  infinitam  opposifcionem 
separantur?  Hinc  sane  catholicae  ubique  gentes  persuasum  ha- 
buere,  Dei  Filium,  antequam,  natura  hominum  assumpta,  lavaret 
nos  a  peccatis  nostris  in  sanguine  suo,  debuisse,  in  primo  instanti 
suae  conceptions,  singulari  gratia,  ac  privilegio,  ab  omni  origi- 
nalis  culpae  labe  praeservare  immunem  Virginera  Mafcrem.  Quo- 
niara  igitur  peccatum  omne  usque  adeo  horrefc  Deus,  ufc  futurum 
Filii  sui  Matreni  non  cuiusvis  rnodo  maculae  voluerifc  expertem, 
quae  voluntate  suscipitur;  sed,  munere  singularissirao,  intuitu  me- 
ritorum  Christi,  illius  etiani,  qua  omnes  Adae  filii,  mala  veluti 
haereditate,  notamur:  ecquis  arnbigat,  primum  hoc  cuiqne  officiurn 
proponi,  qui  Mariam  obsequio  demereri  aveat,  ut  vitiosas  corrup- 
tasque  consuetudines  emendet,  et  quibus  in  vetituui  nititur,  domitas 
habeat  cupiditates? 

Quod  si  praeterea  quis  velit,  velle  autem  nullus  non  debet, 
ut  sua  in  Virginem  relligio  iusta  sit  omnique  ex  parte  absoluta; 
ulterius  profecto  opus  est  progredi,  atque  ad  imitationem  exempli 
eius  omni  ope  contendere.  —  Divina  lex  est  ut,  qui  aeternae  bea- 
titatis  potiri  cupiunt,  formam  patientiae  et  sanctitatis  Christi,  inii- 
tando,  in  se  exprimant.  Nam  quos  praescivit,  et  praedestinavit  con- 


ianocente  di  Cristo,  nel  seno  della  Vergine  fosse  stata  assunta  da  una  carne, 
che,  pur  per  un  istante,  fosse  stata  maculata.  E  perche  cio,  senon  perche 
Dio  ed  il  peccato  sono  disgiunti  per  una  contrarieta  infinita?  Di  qui  senza 
dubbio  il  cristianesimo  ritenne  dapertutto,  che  il  Figlio  di  Dio  prima  che,  con 
I'assumere  la  natura  umana,  ci  lavasse  dai  peccati  nostri  con  il  sangue  suo, 
dove,  con  singolare  grazia  e  privilegio,  serbare  immune  da  ogni  colpa  di 
origine,  fin  dal  primo  istante  del  suo  concepimento,  Colei,  nel  seno  della 
quale  doveva  farsi  uomo.  Abbominando  dunque  Dio  siffattamente  il  peccato, 
che  voile  la  futura  Madre  del  suo  Figliuolo,  non  solo  esente  da  ogni  mac- 
chia  volontaria,  ma  altresi,  per  dono  singolarissimo  e  ad  intuito  dei  meriti 
di  Cristo,  da  quella  che  tutti  i  figli  di  Adamo,  quasi  per  funesta  eredita, 
rechiamo  con  noi :  chi  potra  negare  che  il  primo  dovere,  di  chiunque  brami 
cattivarsi  la  Vergine  con  la  sua  devozione,  sia  emendar  le  viziose  e  corrotte 
abitudini,  di  domar  le  passioni  che  ci  trascinano  al  male? 

Che  se  inoltre  si  voglia,  e  tutti  dobbiam  volerlo,  che  la  devo-zione  nostra 
verso  Maria  sia  piena  e  d'ogni  parte  perfetta ;  fa  d'uopo  passar  piu  oltre,  e 
studiarci  con  ogni  impegno  d'imitar  gli  esempi  di  Lei.  E  regola  da  Dio 
stabilita  che  quanti  bramano  di  conseguire  Teterna  beatitudine,  ritraggono 
in  se  stessi,  con  1'imitazione,  la  forma  della  pazienza  e  della  santita  di 
Cristo.  Imperocchd  coloro,  che  egli  ha  preveduti,  gli  ha  anche  predestinati  ad 


523  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
formes  fieri  imaginis  Filii  sui,  ut  sit  ipse  primogenitus  in  muUis 
fralribus  i.  At  quoniam  ea  fere  est  infirmitas  nostra,  ut  tanti 
exemplaris  amplitudine  facile  deterreamur;  providentis  Dei  numine, 
aliud  nobis  est  exemplar  proposition,  quod,  quum  Christo  sit  pro- 
xraram,  quantum  humauae  licet  naturae,  turn  aptins  congruat  cum 
exiguitate  nostra.  Eiusmodi  autem  nullura  est  praeter  Deiparam. 
Tali's  enim  fuit  Maria,  ait  ad  rem  sanctus  Ambrosias,  ul  eius 
wm'ws  vita  omnium  sit  disciplina.  Ex  quo  recte  ab  eodem  con- 
fieitnr.  Sit  igitur  vobis  tamquam  in  imagine  descripta  virginitas, 
vtea  Mariae,  de  qua,  velut  specula,  refulget  species  castitatis  el 
forma  virtutis  2. 

QiTamvis  an  tern  deceat  filios  Matris  sanctissimae  nullam  prae- 
teifire  laudem  quin  imitentur,  illas  tamen  Eiusdem  virtutes  ipsos 
fideles  assequi  prae  ceteris  desideramn^,  quae  principes  sunt  ac 
yehiti  ner^i  atque  artua  chri^tianae  sapientiae :  fidem,  inquimus? 
spera  et  caritatem  in  Deum  atque  homines.  Quarum  quidem  vir- 
tutum  fulgore  etsi  nulla,  in  Virgine,  vitae  pars  caruit;  maxtnie 
tamen  eo  tempore  enituit,  quum  nato  emorienti  adstitit.  —  Agitur 
in  crncera  lesus,  eique  in  rnaledictis  obiicitur  quia  filiiim  Dei 
se-  -fecit  3.  Ast  ilia,  divinltatem  in  eo  constantissime  agnoscit  et 
colit.  Demortuum  sepulchre  infert,  nee  tamen  dubitat  revicturum 


esser  conformi  all'imagine  del  Figliuol  suo,  ond'egli  sia  il  privnogenito  tra 
molti  fratelli.  Ma  poich6  la  nostra  debolezza  &  tale  cbe  facilmente  restiamo 
sbigottiti  dalla  grendezza  di  tanto  esemplare;  la  Provvidecza  divina  un  altro 
esemplare  ci  ha  voluto  proporre  cbe,  es?endo  prossimo  a  Cristo  quanto  a 
natura  uma-na  e  possibile,  raeglio  ancor  si  confaccia  con  la  pochezza  nostra. 
E  questo  e  non  altri  e  se  non  la  Verg-ine.  Tale  fu  Maria,  cosi  riflette  al- 
1'nopo  S.  Ambrog-io,  che  la,  vita  di  Lti  sola  £  ammaestramento  di  tutti.  Dal 
eh$  giustamente  egli  conclude:  Sia  a  not  dinanzi  delineata  quasi  in  ima- 
gine la  verginita  e  la  vita  di  Maria  Santissima,  dalla  quale,  quasi  da  specchio 
si  rifietle  la  bellezza  della  castita  e  la  forma  della  virtu.  Bsncbe  poi  con- 
venga  ai  figliuoli  non  trascurare  lode  alcuna  della  Madre  Santissima  senza 
cercare  d'imitarla,  Noi  nondimeno  vogliamo  cbe  i  fedeli  si  adoprino  innanzt 
tutt'o  di  ricopiarne  quells  virtu,  eb.3  sono  le  prime  e  quasi  i  nervi  e  la 
ro-bustezza  della  cristiana  sapienza :  la  fede,  rogliamo  dire,  la  sp9rat)za  e 
la  carita  verso  Dio  e  verso  gli  uomini.  Del  fulgore  delle  qnali  virtu,  benche 
ninna  parte  della  vita  della  Vergine  non  risplendesse,  sommo  nondimeno 
6380  apparve,  quando  Ella  assisteva  al  Figliuolo  morente.  E  crocifisso 
Gesu,  e  a  Lui  bestemmiando  si  rimprovera,  perche  si  e  fatlo  Figliuolo  di  Dio. 
Eppura  Essa  ne  riconosce  e  ne  adora  eon  incrollabile  costanza  la  divinita. 

!  Rom.  VIII,  29.  —  "  D3  Virginib.,  1.  2,  c.  2.  —  3  IOANN.  XIX,  7. 


LITTERAE  ENCYCLICAE  527 

Caritas  porro,  qua  in  Deum  flagrat,  participera  passionitm  Chrigti 
sociamque  efficit;  cumque  eo,  sui  veluti  doloris  oblita,  veniam  in- 
terfectoribus  precafcur,  quamvis  hi  obfirmate  inclamant :  Sang.uh 
eius  super  nos,  et  super  filios  nostros  {. 

Sed  ne  immaculati  Virginia  <conceptiH,  qui  Nobis  eaTissa  scr'i- 
bendi  est,  eontemplatioiiem  deseruisse  videamur,  quam  is  magna 
afcque  propria  iinpo-rtat  adiumenta  ad  has  ipsas  retinendas  TNT- 
tutes  riteque  colendas!  —  Et  revera,  quaenara  osores  fidei  inifcra 
ponunt  tantos  quoquo versus  errores  spargendi,  quibus  apud  multos 
fides  ipsa  nutat?  Negant  niiniruin  hominem  peceafco  1-a'pmam  eao- 
que  de  gradu  aliquanclo  deiectiim.  Hinc  origrnalern  labem  COIM- 
menfcitiis  rebus  accensent,  quaeque  inde  evenerunt  da-rniaa :  co«r- 
ruptam  ridelicet  originem  humanae  :gentis,  unT^ersamqi-'io  «x 
eo  progeniem  hominum  vitiafcaTn  ;  afcqae  -adeo  rnortalibus  TH- 
vecturn  malum  impositamque  reparat-oris  neees-iifcudinem.  His 
autem  po>sitis,  pronuoi  est  intelligere  nullum  amplius  Christo 
esse  locum,  neque  ecclesiae,  neque  gratiae,  ^equ-e  ordini  cuipiam 
qui  naturam  praetergrediatur ;  uno  verbo,  tot  a  fidei  aedificaiti'O 
penitus  labefoctatur.  —  At  qui  credairt  gentes  ac  'profiteantiir  Ma- 
riam  Virginem,  primo  suae  conception  is  motnento,  omni  labe  fuisse 


Lo  depone  g-ia  morto  nel  s^polcro,  e  pure  non  chibfta  che 'Eg'Ti  sia 
sorgere.  La  carita  poi  di  cui  arde  verso  Dio,  la  fa  parteci'pe  e  <compagna 
della  passione  di  Cristo;  e  insieme  con  Lui,  quasi  dim'entica  del  proprio  do'loce* 
implora  perdono  agli  uccisori,  che  pure  ostinatamente  gridano:  11  sanytee 
di  Lvi  sopm  di  noi  e  sopra  dei  nos'tri  figliuoli. 

Ma  perch6  non  sembri  aver  TNoi  dimenticato  1'Immacolato  €oncepinietfl?o 
della  Vergine,  il  quale  6  causa  di  rivolg-ervi  la  presente  lettera,  quango 
grandi  ed  aoconcl  aiuti  esso  ci  presta,  a  canservare-e  conv^nientemente  eol- 
tivare  queste  stease  virtu!  E  difatti,  quali  sono  mai  i  princi:{,l  che  -pem- 
g-ono  i  nemici  della  fede  per  ispargere  da  per  tutto  quella  colluvie  di  erron*!, 
per  i  quali  la  fede  stessa  in  non  pochi  vacilla?  Neg-ano  essi  cbe  Tuomo  ;S'ta 
mai  incorao  nella  colpa,  e  che  sia  percio  caduto  dal  primitivo  suo  grado 
di  nobilta.  Di  qui,  si  rimanda  tra  le  favole  il  peccato  di  opiyme  e  i  danni 
che  ne  proven-nero;  la  corruzioue  cio6  delPorig-ine  stesea  dell'uman  genepe^ 
'e  la  ro-vrna  quindi  di  tutta  1'amaca  prog-enie,  e  1  mali  introdotti  tra  i  mortali 
e  lanecessita  impos^a  di  un  Riparatore.  E  cf6  ammesso,  ognuno  intends  conre 
non  eiavi  piu  luogo  per  Gesu  Cristo,  ne  pe-r  la  Chiesa,  ne  per  la  grazia, 
ne  per  TIQ  ordine  qualsrast  che  travalichi  la  natirra;  in  nna  farola,  tutto 
1'edificio  della  fade  e  abbattuto  dai  fondamenti.  Or  intece  credano  1  popoli 
-e  confessino  apertainente  che  la  Verging  Maria  nel  primo  istante  di  sua 

i  MATTH.  XXVII,  25. 


528    SANCTISS1MI  D.    N.    D1VINA  PROVIDENTIA  PII   PAPAE   X 

iminunem  ;  iam  etiam  originalein  noxam,  hominum  reparationem 
per  Christum,  evangelium,  ecclesiam,  ipsam  denique  perpetiendi 
legem  necesse  est:  quibus  omnibus,  rationalismi  et  materialismi 
admittant  quidquid  estradicitus  evellifcur  atque  excutitnr,  manetque 
christianae  sapientiae  laus  custodiendae  tuendaeque  veritatis.  —  Ad 
haec,  commune  hoc  fidei  hostibus  vitium  est,  nostra  praesertim 
aetate,  ad  fidem  eamdem  facilius  eradendam  animis,  ut  auctori- 
tatis  Ecclesiae,  quin  et  cuiusvis  in  hominibus  potestatis,  reveren- 
tiam  et  obedientiam  abiiciant  abiiciendamque  inclament.  Hinc 
anarchismi  exordia;  quo  nihil  rerum  ordini,  turn  qui  ex  natura 
est  turn  qui  supra  naturam,  infestius  ac  pestilentius.  lamvero 
hanc  quoque  pestem,  publicae  pariter  et  christianae  rei  funestis- 
simam,  immaculati  Deiparae  conceptus  delet  dogma;  quo  nempe 
cogimur  earn  Ecclesiae  tribuere  potestatem  cui  non  volnntatem 
animi  tantum,  sed  mentem  etiam  subiici  necesse  est:  siquidem  ex 
huiusmodi  subiectione  rationis  Christiana  plebs  Deiparam  concinit : 
Tota  pulchra  es,  Maria,  et  macula  originalis  non  est  in  te  *.  - 
Sic  porro  rursum  conficitur  Virgini  augustae  hoc  dari  merito  ab 
Ecclesia,  cunctas  haereses  solam  interemisse  in  universo  'mundo. 
Quod  si  fides,  ut  inquit  Apostolus,  nihil  est  aliud  nisi  spe- 


Concezione  fu  libera  da  ogni  maccliia;  con  ci6  stesso  fa  d'uopo  che  ammet- 
tano  il  peccato  di  origine,  e  la  redenzione  degli  uomini  per  mezzo  di  Cristo, 
e  1'Evangelo  e  la  Chiesa  e  perflno  la  legge  stessa  del  patire:  con  le  quali 
cose,  quanto  sa  di  razionalismo  e  di  materialism©  si  sbarbica  dalle  radici 
e  si  distrugge,  e  rimane  al  cristianesimo  il  vanto  di  custodire  e  difendere 
la  verita.  Non  basta;  a  tutti  gli  avversaii  della  fede  e  vizio  comune, 
soprattutto  nella  nostra  eta,  affine  di  svellere  piu  facilmente  dagli  animi 
la  stessa  fede,  ripudiare  e  proclamare  che  si  ripudii  ogni  soggezione  ed 
obbedienza  all'autorita  della  Chiesa,  anzi  a  qualsivoglia  autorita  anche 
umana.  Di  qui,  gl'inizi  dell'anarchismo,  di  cui  nulla  avvi  di  piu  contrario  e 
pestiferoperl'ordine  cos\  naturale  come  soprannaturale.  Orbene  questa  piaga 
ancora,  funestissima  egualmente  per  la  civile  e  per  la  cristiana  comunanza, 
trova  la  sua  medicina  nel  domma  dell'Immacolato  Concepimento  di  Maria; 
dal  quale  siamo  costretti  a  riconoscere  nella  Chiesa  una  potesta,  a  cui  fa 
mestieri  sottoporre,  non  solo  la  volonta,  ma  eziandio  1'intelletto;  giacche 
per  questa  soggezione  appunto  dell'  intelletto  il  popolo  cristiano  inneggia 
alia  Vergine:  Tutta  bella  sei,  o  Maria  e  maccliia  di  origine  non  &  in  te. 
E  cosl  di  bel  nuovo  si  conferma  come  giustamente  la  Chiesa  attribuisca 
alia  Vergine  augusta  I'aver  distrutto  essa  sola  tutte  le  eresie  nel  mondo 
universo. 

Che  se  la  fede,  come  dice  FApostolo,  altro  non  e,  se  non  \\fondamento 

1  Grad.  Miss,  in  festo  Imm.  Concept. 


LITTERAE   ENCYCLICAE  529 

randarum  substantia  rerum  *,  facile  quisque  dabit  irnmaculata 
Virginis  conceptione  confirmari  sitnul  fidem,  simul  ad  spern  nos 
erigi.  Eo  sane  vel  magis  quia  Virgo  ipsa  expers  primaevae  labis 
fuit  quod  Christi  mater  futura  erat;  Christ!  autem  mater  fuit,  ut 
nobis  aeternorum  bonoruin  spes  rediutegraretur. 

lam  ut  caritatem  in  Deum  tacitarn  nunc  relinquamus,  ecquis 
Iminaculatae  Virginis  contemplatione  non  excitetur  ad  praeceptum 
illud  sancte  custodiendum,  quod  lesus  per  antonomasiam  suum 
dixit,  scilicet  ut  diligamus  invicem  sicut  ipse  dilexitnos?  —  Si- 
gnum  magnum,  sic  apostolus  loannes  demissum  sibi  divinitus  visum 
enarrat,  signum  magnum  apparuit  in  coelo  :  Mulier  amicta  sole, 
et  lunci  sub  pedibus  eius,  et  in  capite  eius  corona  stellarum  duo- 
decirn  2.  Nullus  autem  ignorat,  mulierem  illam,  Virginein  Mariam 
significasse,  quae  caput  nostrum  integra  peperit.  Sequitur  porro 
Apostolus :  Et  in  utero  habens,  clamabat  parturiens,  et  cruciaba- 
tur  ut  pariat  3.  Vidit  igitur  loannes  sanctissimam  Dei  Matrem 
aeterna  iam  beatitate  fruentem,  et  tamen  ex  arcano  quodam  partu 
laborantem.  Quonam  autem  partu?  Nostrum  plane,  qui  exilio  adhuc 
detenti,  ad  perfectam  Dei  caritatem  sempiternamque  felicitatem 
gignendi  adhuc  sumus.  Parientis  vero  labor  studium  atque  amo- 


delle  cose  da  sperarsi;  ciascuno  facilmente  concedera  che  dalla  Concezione 
Immacolata  della  Vergine  si  conferma  insieme  la  fede  ed  insieme  siamo 
noi  sollevati  a  speranza.  Tanto  piu,  che  la  Vergine  stessa  and6  esente  dalla 
macchia  primiera  perche  doveva  esser  Madre  di  Gesu  Cristo;  e  fu  Madre 
di  Cristo,  perch&  fosse  in  noi  ravvivata  la  speranza  dei  beni  eterni. 

Per  lasciare  poi  da  banda  la  carita  verso  Dio,  chi  nel  contemplare  la 
Vergine  Immacolata  non  si  sentira  eccitato  ad  ademplere  fedelmente  quel 
precetto,  che  Gesu  chiam6  suo  per  antonomasia,  il  precetto  cio&  di  amarci 
vicendevolmente  come  Egli  stesso  ci  amo?  Un  gran  segno,  cosl  1'apo- 
stolo  San  Giovanni  descrive  una  visione  avuta  divinamente,  un  gran  segno 
apparve  nel  cielo;  una  donna  ammantata  di  sole,  e  la  luna  era  sotto  i  piedi 
di  Lei,  e  nel  capo  di  Lei  una  corona  di  dodici  stelle.  Niuno  ignora  che  quella 
donna  signified  la  Vergine  Maria,  che  incontaminata  partorl  il  nostro  Capo. 
Or  continua  1'Apostolo:  E  essendo  gravida,  gridava  pe'  dolor  i  del  parto, 
patendo  travaglio  nel  partorire.  Vide  dunque  Giovanni  la  Santissima  Madre 
di  Dio  gia  nell'eterna  felicita,  eppur  dolorante  in  un  parto  misterioso.  E 
qual  era  poi  quel  parto?  Di  noi  senza  dubbio,  che,  trattenuti  ancora  nel- 
1'esilio,  siamo  tuttora  da  generare  alia  perfetta  carita  di  Dio  e  alia  felicita 
sempiterna.  L'affanno  poi  del  parto  dimostra  la  brama  e  1'amore  con  cui 

i  Hebr.  XI,  1.  —  2  Apoc.  XII,  1.  —  3  Apoc.  XII,  2. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  34  24  febbraio  1904. 


530    SANCTISSIMI  D.    N.    D1VINA  PEOV1DENTIA   PII  PAPAE   X 
rein  indicat,  quo   Virgo,  in  caeJesti  serle,  vigilat  assiduaque  prece 
contendifc  ut  electorum  numerus  expleatur. 

Eamdem  hanc  caritatem  ut  omnes  nitantur  asseqni  quotquot 
ubique  christiano  nomine  censentur  vehementer  optamus,  oceasione 
hac  praesertim  arrepta  inimaculati  Deiparae  concepfcus  solemnius 
celebrandi.  Quam  modo  acriter  efferafceque  Chrisfcus  impetitur  atque 
ab  eo  condita  religio  sanctissima  !  quam  idcirco  praesens  multis 
pericnluni  iniicitur,  ne,  gliscentibus  erroribus  ducfci,  a  fide  desci- 
scant!  Itaque  qui  se  existimat  stare,  videat  ne  cadat  *.  Simul 
vero  prece  et  obsecratione  humili  utantur  omnes  ad  Deum,  con- 
ciliatrice  Deipara,  ut  qui  a  vero  aberraverint  resipiscant.  Ex- 
periendo  quippe  novimus  eiusmodi  precem,  quae  caritate  funditur 
et  Virginis  sanctae  imploratione  fulcitur,  irrifca.ni  fuisse  numquam. 
Equidem  oppugnari  Ecclesiam  neque  in  posterum  unquam  ces- 
sabitur:  Nam  oportet  et  haereses  esse,  ut  et  qui  probati  sunt,  ma~ 
mfesti  fiant  in  vobis  2.  Sed  nee  Virgo  ipsa  cessabifc  nostris  adesse 
rebus  ufc  difficilliinis,  pngnamque  prosequi  iam  jnde  a  conceptu 
pugnatam,  ut  quofcidie  iterare  liceat  illud:  Hodie  contritiim  est  ab 
ea  caput  serpentis  antiqui  3. 


la  Vergine,  lassii  dal  cielo,  veglia  e  con  instancabile  preghiera  cerca  che 
sia  compiuto  il  numero  degli  eletti. 

Questa  stessa  carita  Noi  desideriamo  ardentemente  che  tutti  si  ado- 
.perino  a  conseguire,  prendendone  specialmente  oceasione  dalle  straordinarie 
feste  in  onore  della  Conce;zione  Immacolata  della  Vergiue.  0  come  aere- 
mente  e  rabbiosamente  si  persegue  ora  Gesu  Cristo  e  la  Religione  santis- 
sima  da  Lui  fondata!  E  quanto  percio  e  grav-e  per  molti  il  pericolo,  che 
trascinati  dagli  errori  serpeggianti  non  abbandonino  la  fede !  Adunque  chi 
si  crede  di  stare  in  piedi,  ladi  di  non  cadere.  E  tutti  con  umile  preghiera 
ed  istanza  irnplorino  da  Dio,  per  intercessione  di  Maria,  che  quelli  che  abban- 
donarono  la  verita  si  ravvedano.  Sappiamo  infatti  per  esperienza  che  una 
tale  preghiera,  nata  da  carita  ed  appoggiata  dalla  Vergine,  non  fu  rnai 
vana.  Senza  dubbio,  anche  neH'avvenire,  mai  non  si  cessera  di  combatter« 
la  Chiega:  iinperocohd  fa  d'uopo  che  m  siano  anche  delle  eretie,  ajlncke 
coloro  eke  son  prouali,  si  palesino  in  mezzo  a  voi>  Ma  neppur  la  Vergine 
ceaserk  di  soccorrere  alle  uoatre  aogastie  tuttoche  gravissime,  e  di  pro- 
seguire  .il  combattimento  da  Lei  combattuto  fin  dalla  concezione,  talche 
ogni  giorno  noi  possiarno  ripetere:  Oggi  fu,  stritolato  da  Lei  il  .capo  d&l- 
I'antico  serpente. 

1  I.  Cor.  X,  12.  -  2  I.  Cor.  XI,  19.  —  3  Off.  Imm.  Cone,  in  II  Vesp. 
ad  Magnif. 


LITTERAE  ENCYCLICAE  531 

Utque  caelestium  gratiarum  munera,  solito  abundantius,  nos 
iuvent  ad  imitationem  beatissimae  Virginis  cum  honoribus  con- 
iungendam,  quos  illi  ampliores  hunc  totum  annum  tribuemus  ;  atque 
ita  propositum  facilius  assequamur  instaurandi  omnia  in  Christo: 
exemplo  Decessoram  usi  quuna  Pontificatum  inirent,  indulgentiam 
extra  ordinera,  instar  lubilaei,  orbi  eatholico  irapertiri  decrevimus. 

Quamobrem  de  omnipotent^  Dei  misericordia,  ac  beatorum 
apostolorum  Petri  et  Paiili  auctoritate  eonfisi,  ex  ilia  ligandi  atque 
solvendi  potestate,  qua  in  Nobis  Dominus,  licet  indignis,  contulit; 
universis  et  singulis  utriusque  sexus  cnristifidelibus  in  alma  Urbe 
Nost.ra  degentibus  vel  ad  eani  advenientibua,  qui  unam  e  quatuor 
Basilicis  patriarchalibus,  a  Dominica  prima  Quadragesimae,  nempe 
a  die  XXL  februarii,  usque  ad  diem  II  iunii  inclusive,  qui  erit 
solemnitas  sanctiss-imi  Corporis  Cbristi,  ter  visitaverint ;  ibique  per 
aliquod  temporis  apatium  pro  catholicae  Ecclesiae  atque  huius 
Apostolicae  Sedis  libertate  et  exaltatione,  pro  extirpatione  hae- 
resuni  omnium que  errantium  conversioney  pro  christianorum  Prin- 
cipum  concordia  ac  totius  fidelis  populi  pace  et  unitate,  iuxtaque 
mentem  Nostram  pias  ad  Deum  preces  effudeirint;  ac  semel,  intra 
praefatum  tern  pus,  esurialibus  tantnm  cibis  utentes  ieiunaverint, 
praeter  dies  in  quadragesimali.indulto  lion  comprehensos;  et,  pec- 


Ed  affinch6  le  grazie  celesti,  piii  abb3ndantemente  del  solito  ci  aiutino 
a  cong-iungere  1'imitazione  della  Vergine  Santissima  con  gli  onori,  che  in 
tutto  queat'anno  piu  ampli  le  renderemo;  e  cosl  piu  facilmsnte  rag-giun- 
giamo  lo  scopo  di  ristorare  og-ni  eosa  in  Cristo  :  spguendo  1'esempio  datoci 
dai  Nostri  Predecessori  sul  cominciare  del  loro  Pontificate,  abbiamo  deter- 
minato  di  concedere  al  mondo  eattolico  un'indulgenza  straordinaria  in  forma 
di  glubileo. 

Pe.r  la  qual  cosa  confidati  nella  misericordia  di  D!o  onnipotente  e  nella 
autorit^i  d«i  beati  apostoli  Pietro  e  Paolo,  per  quella  potest^  di  legare  e 
sciog'liere  che  a  Noi,  benche  indegni,  il  Signore  ha  concesso;  a  tutti  e  sin- 
goli  i  fedeli  di  ambo  i  sessi  dimoranti  in  qu'eab'alma  Nostra  citta  o  che  in 
essa  verranno,  i  quali  dalla  prlma  Domeoica  di  quaresima,  cio6  dal  21  feb- 
brain,  fino  al  giorno  2  di  giug-no  inclusivamente,  solennita  del  Santissimo 
Corpo  di  Cristo,  avranno  tre  volte  visitato  una  delle  quattro  basiliche  j>a- 
triarcali;  ed  ivi  par  qualche  spazio  di  tempo  avranno  pregato  Dio  per  la 
libarta  e  esaltazione  della  Chiesa  Cattolica  e  di  questa  Sede  Apostolica,  per 
1'efitirpazione  delle  eresie  e  la  conversione  di  tutti  g^i  erra-nti,  per  la  con- 
cordia dei  Principi  cristiani  e  per  la  pace  ed  unita  di  tutto  il  popolo  fedele? 
e  secondo  la  nostra  intenzione;  e,  deatro  il  tempo  g-ia  detto,  avranno  dig-iu- 
nato  una  sola  volta  facendo  uao  unicamente  di  ci.bi  di  magro,  eccettuati 
i  giorni  non  compresi  nell'Indulto  quaresimale;  ed,  avendo  confessato  i  loro 


532    SANCTISSIMI   D.    N.    DIVINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 

cata  sun  confessi,  sanctissimum  Eacharistiae  sacramenturn  susce- 
perint;  ceteris  vero  ubicumque,  extra  praedictam  Urbem  degen- 
tibus,  qni  ecclesiam  cathedralem,  si  sit  eo  loci,  vel  parochialem 
aut,  si  parochialis  desit,  principalem,  supra  dicto  tempore  vel  per 
tres  menses  etiam  non  continues,  Ordinariorum  arbitrio,  pro  fi- 
delium  commodo,  praecise  designandos,  ante  tamen  diem  vn  men- 
sis  decembris,  ter  visitaverint;  aliaque  recensita  opera  devote  pe- 
regerint:  plenissimam  omnium  peccatorum  suorurn  indulgentiam 
concedimus  et  impertimus;  annuerites  insuper  et  eiusmodi  indul- 
gentia,  semel  tantum  lucranda,  animabus.  quae  Deo  caritate  con- 
iunctae  ex  hac  vita  migraverint,  per  modum  suffragii  applicari 
possit  et  valeat. 

Concedimus  praeterea  ut  navigantes  atque  iter  agentes,  quum 
prininm  ad  sua  domicilia  se  receperint,  operibus  supra  notatis 
peractis,  eamdem  indulgentiam  possint  consequi. 

Confessariis  autem,  actu  approbatis  a  propriis  Ordinariis,  po- 
testatem  facimus  ut  praedicta  opera,  a  Nobis  iniuncta,  in  alia 
pietatis  opera  commutare  valeant  in  favorem  Regularium  utriusque 
sexus,  nee  non  aliorum  quorumcumque  qui  ea  praestare  nequiverint^ 
cum  facilitate  etiam  dispensandi  super  Communione  cum  pueris, 
qui  ad  eamdem  suscipiendarn  nondurn  fuerint  admissi. 

Insuper  omnibus  et  singulis    christifidelibus    tarn    laicis    quam 


peccati,  riceveranno  il  Santissimo  Sacramento  dell'Eucaristia:  agli  altri  poi 
dovuaque  essi  sieno,  dimoranti  fuori  della  detta  citta  i  quali,  nel  tempo 
sopra  assegnato  o  per  tre  mesi  anche  non  continui  da  designarsi  determi- 
natamente  dall'arbitrio  degli  Ordinari  e  conforme  alia  comodita  del  fedelij 
prima  pero  del  giorno  8  dicembre,  avranno  visitato  tre  volte  la  Chiesa  Cat- 
tedrale,  se  ivi  si  trovi,  o  la  parrocchiale,  o,  in  mancanza  di  questa,  la  prin- 
cipale;  ed  avranno  adempiute  devotamente  le  altre  opere  mentovate:  con- 
cediamo  ed  impartiamo  pienissima  indulgenza  di  tutti  i  loro  peccati;  per- 
mettendo  ingieme  che  siffatta  indulgenza,  da  lucrarsi  una  sola  volta,  possa 
essere  applicata  a  modo  di  suffragio  alle  anime  che  passarono  da  questa 
vita  congiunte  a  Dio  con  carita. 

Concediamo  inoltre  che  i  viaggianti  per  mare  e  per  terra  possano  con- 
seguire  la  stessa  indulgenza  non  appena  sieno  tornati  alle  loro  case,  pur- 
ch6  compiano  le  opere  sopra  notate. 

Ai  confessori  poi,  di  fatto  approvati  dai  propri  Ordinari,  diamo  facolta 
che  possano  commutare  le  predette  opere  da  Noi  ingiunte  in  aitre  opere  di 
pieta,  e  cio  tanto  per  i  regolari  di  ambo  i  sessi  quanto  per  qualsivoglia 
altro  che  non  possa  adempierle,  con  potesta  altresi  di  dispensare  dalla  Co- 
munione  i  fanciulli  che  ancora  non  vi  fossero  slati  ammessi. 

Inoltre  a  tutti  e  singoli  i  fedeli  si  laici  che  ecclesiastic!  tanto  del  clero 


L1TTERAE  ENCYCLICAE  533 

ecclesiasticis  sive  saecularibus  sive  regularibus  cuiusvis  ordinis  et 
instifcuti,  etiam  specialiter  nominandi,  licentiam  concediinus  et  fa- 
cultatern  nt  sibi,  ad  hunc  effectual,  eligere  possint  quemcumque 
presbyterum  tarn  regularem  quam  saecularem,  ex  actu  approbatis, 
(qua  facilitate  uti  possint  etiam  moniales,  novitiae  aliaeqne  niu- 
lieres  intra  claustra  degentes,  dummodo  confessarius  approbatus 
sit  pro  monialibus)  qui  eosdem  vel  easdern,  infra  dictum  temporis 
spatium,  ad  confessionem  apud  ipsum  peragendam  accedentes,  cum 
animo  praesens  iubilaeuin  assequendi,  nee  non  reliqua  opera  ad 
illud  lucrandnm  necessaria  adimplendi,  hac  vice  et  in  foro  con- 
scicntiae  dumtaxat,  ab  excommunicationis,  suspensions  aliisque 
ecclesiasticis  sententiis  et  censuris,  a  iure  vel  ab  homine  quavis 
de  causa  latis  sen  inflictis,  etiam  Ordinariis  locorum  et  Nobis  seu 
Sedi  Apostolicae,  etiam  in  casibus  cuicumque  ac  Summo  Pontifici 
et  Sedi  Apostolicae  speciali  licet  modo  reservatis,  nee  non  ab  omnibus 
peccatis  et  excessibus  etiam  iisdem  Ordinariis  ac  Nobis  et  Sedi 
Apostoiicae  reservatis,  iniuncta  prius  poenitentia  salutari  aliisque 
de  iure  iniungendis,  et,  si  de  haeresi  agatur,  abiuratis  antea  et 
retractatis  erroribus,  prout  de  iure,  absolvere;  nee  non  vota  quae- 
cumque  etiam  iurata  et  Sedi  Apostolica  reservata  (castitatis,  rel- 
ligionis,  et  obligationis,  quae  a  tertio  acceptata  fuerit,  exceptis) 


gecolare  che  regolare  di  qualsiasi  ordine  ed  istituto,  anche  da  nominarsi 
speeiaimente,  concediamo  licenza  e  facolta  che,  per  questo  solo  effetto,  pos- 
sano  scegliersi  qualunque  sacerdote  lanto  regolare  che  secolare,  tra  gli 
approvati  di  fatto,  (della  quale  facoltk  possaao  anche  giovarsi  le  monache, 
le  novizie  e  le  altre  donne  dimoranti  in  clausura,  purchd  il  confessore  sia 
approvato  per  le  monache)  dal  quale,  nello  spazio  di  tempo  gia  designate, 
essi  ed  ease,  confessandosi  da  lui,  con  animo  di  guadagnare  il  presente  giu- 
bileo  e  di  compiere  tutte  le  altre  opere  necessarie  a  lucrarlo,  per  questa  sola 
volta  e  solamente  nel  foro  della  coscienza,  possano  essere  assoluti  da  ogni 
sscmunica,  sospensione  e  qualunque  altra  sentenza  e  censura  ecclesiastica 
pronuaziata  o  inflitta  per  qualsiasi  causa  dalla  legge  o  dal  giudice,  ancorche 
riservate  agli  Ordinari  ed  a  Noi  o  alia  Sede  Apostolica,  pure  nei  casi  ri- 
servati  in.  modo  speciale  a  chicchessia  e  al  Sommo  Pontefice  e  cilia  Sede 
Apostolica;  e  possano  essere  eziandio  assoluti  da  ogni  peccato  ed  eccesso 
ancorch&  riservato  agli  stessi  Ordinari  ed  a  Noi  ed  alia  Sede  Apostolica, 
ingiunta  pero  prima  una  salutare  penitenza  e  quanto  altro  e  da  ingiungersi 
di  diritto,  e,  se  trattasi  di  eresia,  abiuri  prima  e  ritrattati  gli  errori,  come 
di  legge:  e  possano  inoltre  i  detti  sacerdoti  commutare  in  altre  pie  opere 
e  ealutari  qualunque  voto  anche  giurato  e  riservato  alia  Sede  Apostolica 
(eccettaati  quelli  di  castita,  di  religione  e  di  obbligazione  che  fosse  stata 


534  SANCTISSIMI  D.  N.  DIVINA  PROVIDENTIA  PII  PAPAE  X 
in  alia  pia  et  salutaria  opera  commutare  et  cum  poenitentibus 
eiusmodi  in  sacris  ordinibus  constitutis  etiani  regularibus,  super 
occulta  irregularitate  ad  exercitium  eorumdem  ordinum  et  ad  su- 
perioruni  assequutionem,  ob  censuraruui  violationem  dumtaxat, 
contracta,  dispensare  possifc  et  valeat.  —  Non  intendimus  autem 
per  praesentes  super  alia  quavis  irregularitate  sive  ex  delioto  sive 
ex  defectu,  vel  publica  vel  occulta  aut  nota  aliave  incapacitate 
aut  inhabilitate  quoquomodo  contracta  dispensare ;  neque  etiani 
derogare  Constitution!  cum  appositis  declarationibus  editae  a  fel. 
rec.  Benedicto  XIV,  quae  incipit  *  Sac-ramentum  poenitentiae  „; 
neque  demum  easdem  praesentes  iitteras  iis,  qui  a  Nobis  et  Apo- 
stolica  Sede,  vel  ab  aliqno  Praelato,  seu  ludice  ecclesiastico  no- 
minatim  excommunicati,  suspensi,  interdicti  seu  alias  in  sententias 
et  censuras  incidisse  declarati,  vel  publice  denuntiati  fuerint,  nisi 
intra  praedictum  tempus  satbfecerint,  et  cum  partibus,  ubi  opus 
fuerit,  concordaverint,  ullo  niodo  suffragari  posse  et  debere. 

Ad  haec  libet  adiicere,  velle  Nos  et  concedere,  integrum  cui- 
cumque,  hoc  etiam  lubilaei  temporo,  permanere  privilegium  lu- 
crandi  quasvis  indulgentias,  plenariis  non  exceptis,  quae  a  Nobis 
vel  a  Decessoribus  Nostris  concessae  fuerint. 

Finem  vero,  Venerabiles  Fratres,  scribendi  facimus,  spem  ma- 


accettata  dai  terzi) ;  e  ecu  g-li  stessi  penitenti,  ancorch^  reg'olari,  costituiti 
nei  sacri  ordini,  dispensare  da  og-ni  occulta  irreg-olarita  contratta  unica- 
mente  per  violazione  di  censure,  a  rig-uardo  delTesercizio  deg-li  stessi  or- 
dini  e  del  conseg-uimento  deg1!!  ulteriori. 

Non  intendiamo  poi  con  le  present!  Lettere  dispensare  da  qualsivoglia 
irreg-olarita  o  da  delitto  o  da  difetto  o  pubblica  o  occulta,  contratta  in  qua- 
lunque  modo  per  infamia  od  altra  incapacita  ed  inabilita;  ne  vog-liamo  an- 
cora  derog-are  alia  Costituzione  con  le  annesse  dichiarazioni  pubblicata  dalla 
f.  m.  di  Benedetto  XIV  che  comincia:  Sacramentum  poenitentiae;  ne  da 
ultimo  e  Nostra  intenzione  che  queste  stesse  present!  Lettere  possano  e 
debbano  comechessia  suffragare  a  coloro  che  da  Noi  e  dall'Apostolica  Sede 
o  da  qualche  Prelato  o  Giudice  ecclesiastico  siano  stati  nominatamente  sco- 
mun'cati,  sospesi,  interdetti  o  dlchiarati  incorsi  in  altre  sentenze  e  censure, 
o  pubblicamente  denunziati,  a  meno  che,  dentro  il  tempo  predetto,  non  ab- 
biano  soddisfatto  e,  ove  sia  necessario,  concordato  con  le  parti. 

Le  quali  cose  tutte  non  ostante,  ci  piace  altresi  di  concedere  che,  anche 
in  quest'  anno  rimanga  intero  a  chicchessia  il  privilegio  di  lucrare  qua- 
lunque  altra  indulgenza,  fosse  pure  plenaria,  concessa  da  Noi  o  dai  Nostri 
Antecessori. 

E  poniamo  fine,  o  Venerabili  Fratelli,  a  4ueste  nostre  Lettere,   mani- 


L1TTERAE   ENCYCLICAE  535 

gnarn  iterum  testantes,  qua  plane  ducimur,  fore  ut,  ex  hoc  lubilaei 
niunere  extraordinario,  auspice  Virgine  Immaculata  a  Nobis  con- 
cesso,  quamplurhni,  qui  misere  a  lesu  *Christo  seiuncti  sunt,  ad 
eum  reverfcantur,  atque  in  chriatiano  populo  virtutum  amor  pieta- 
tisque  ardor  refloreafc.  Quinquaginta  abhinc  annis,  quum  Pks  de- 
cessor  beatissimain  Christi  Matrem  ab  origins  labis  nesciarn  fide 
catholica  tenendam  edixit,  incredibilis,  ut  diximus,  caelestium  gra- 
tiarum  copia  effundi  in  hasce  terras  visa  est;  e.t,  aucta  in  Virgi- 
uem  Deiparam  spe,  ad  veterem  populorum  religionem  magna  ubique 
accessio  est  allata.  Quidnam  vero  ampliora  in  posteruni  expectare 
prokibet?  In  funesta  sane  incidirnus  tempera;  ut  prophetae  verbis 
conqneri  possimus  iure:  Non  est  enim  veritas,  et  non  est  miseri- 
cordia,  et  non  est  scientia  Dei  in  terra.  Maledictum,  et  menda- 
cium,  et  homicidium,  et  furtum,  et  adulterium  inundaverunt  l. 
Attamen,  in  hoc  quasi  malarum  diluvio,  iridis  instar  Virgo  cle- 
mentissima  versatur  ante  oculos,  faciendae  pacis  Deum  inter  et 
homines  quasi  arbitra.  Arcum  meum  ponam  in  nubibus  et  erit 
signum  foederis  inter  me  et  inter  terram  2.  Saeviat  licet  procella 
et  caelum  atra  nocte  occupetur;  nemo  animi  incertus  esto.  Mariae 
adspectu  placabitur  D.eus  et  parcet.  'Erityue  arcus  in  nubibus,  et 
videbo  ilium,  et  recordabor  foederis  sempiterni  3.  Et  non  erunt 


festando  di  nuovo  la  grande  speranza  che  veramente  nutriamo,  cbe,  per  il 
dono  straordinario  di  questo  Giubileo,  da  Noi  concesso  aotto  g-li  auspici 
della  Vergine  Immacolata,  moltissimi  tra  coloro,  i  quali  sono  miseramente 
separati  da  Gesu  Cristo,  ritornino  a  Lui,  e  che  1'amore  delle  virtu  ed  il 
fervore  della  pieta  rifiorisca  in  mezzo  al  popolo  cristiano.  Cinquant'anni  or 
sono  quando  Pio  IX  proclamo  essere  articolo  di  fede  la  Concezione  Imma- 
colata della  beatissima  Madre  di  Cristo,  parve,  come  gia  dicemmo,  che  una 
ricchezza  incredibile  di  grazie  celesti  si  riversasse  sopra  la  terra;  e  aumen- 
tata  in  tutti  la  fiducia  nella  Vergine  Madre  di  Dio,  1'antica  religione  dei 
popoli  ebbe  ovunque  un  grande  accrescimento.  Ci  vieta  forse  taluno  di  pro- 
metterci  per  1'avvenire  cosa  ancorapiu  ampia?  E  vero,  ci  troviamo  in  tempi 
ben  funesti,  da  poter  far  nostro  il  lamento  del  Profeta :  Non  &  verita  e  non 
t  misericordia  e  non  &  scienza  di  Dio  sulla  terra.  La  bestemmia,  e  la  men- 
zogna,  e  I'omicidio,  e  il  furto,  e  Vadulterio  I'hanno  inondala.  Par  nondi- 
meno,  in  mezzo  a  questo  quasi  diluvio  di  mali,  ci  si  presenta  dinanzi  agli 
occhi  a  guisa  di  iride  la  Vergine  clementissima ;  quasi  arbitra  di  pace  tra 
Dio  e  gli  uomini.  Porrd  il  mio  arco  nelle  nubi  e  sara  il  segno  del  patto  fra 
me  e  la  terra.  Imperversi  pure  la  procella  e  s'infoschi  il  cielo ;  niuno  per- 
cio  si  sgomenti.  Alia  vista  di  Maria  si  plachera  Iddio  e  perdonera.  E  I'arco 
sara  nelle  nubi,  ed  io  lo  vedro,  e  mi  ricorderb  del  patto  sempiterno.  E  non 

1  Os.  IV,  1-2.  —  2  Gen.  IX,  13.  —  «  Ib.  16. 


536   SANCTISSIMI   D.    N.    DIV1NA   PROV1DENTIA   PII  PAPAE   X 

ultra  aquae  diluvii  ad  delendum  universam  carnern  *.  Profecto  si 
Mariae,  ufc  par  est,  confidiinus,  praesertim  modo  quum  immacu- 
latum  eius  conceptum  alacriore  studio  celebrabimus ;  nunc  quoque 
illam  sentieraus  esse  Virginem  potentissimam,  quae  serpentis  caput 
viryineo  pede  contrivit  2. 

Horum  muneruin  auspicem,  Venerabiles  Fratres,  vobis  pepu- 
lisque  vestris  apostolicam  benedictionem  amantissime  in  Domino 
impertimus. 

Datum  Romae  apud  S.  Petrum,  die  II  Februarii  MCMIV,  Pon- 
tificatus  Nostri  anno  primo. 

PIVS  PP.  X. 


verranno  piit  le  acque  del  diluvto  a  sterminare  tutti  i  vivcnti.  0  si,  senza 
dubbio,  se  confidiamo,  come  si  conviene,  in  Maria,  specialmente  ora  che 
con  magg-iore  alacrita  di  fervore  celebreremo  il  suo  Immacolato  Concepi- 
mento,  anche  ora  noi  la  riconosceremo  per  quella  Vergine  potentissima,  die 
con  il  piede  verginale  stritolo  il  capo  del  serpente. 

Auspice,  o  Venerabili  Fratelli,  di  queate  grazie,  a  voi  ed  ai  vostri  po- 
poli  impartiamo  con  tutta  carita  nel  Signore  Tapostolica  benedizione. 

Dato  a  Roma,  presso  San  Pietro,  addl  2  Febbraio  1904,  anno  primo  del 
Nostro  Pontificate. 

PIO  PP.  X. 


1  Ib.  15.  —  •  Off.  Imm.  Cone.  B.  M.  V. 


IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

E  I  FONDAMENTI  BELLA  FEDE  * 


x. 

5.  Gem  Cristo  e  la  sua  risurrezione.  —  La  risurrezione 
di  Gesii  Cristo  e  un  fatto  decisive  nella  Religione  cristiana. 
E  il  massimo  de'  segni,  tanto  in  se  stesso,  quanto  nella  mente 
di  Gesu  Cristo,  per  dimostrare  che  la  dottrina  di  lui  e  da  Dio. 
E  S.  Paolo  stesso,  che  fu  molto  piu  di  noi  vicino  al  gran  fatto, 
scriveva:  Se  non  £  vero  che  Cristo  sia  risorto,  la  nostra  pre- 
dicazione  e  cosa  vana,  e  vana  e  la  nostra  Fede  (I  Cor.  XV,  14). 
Le  prime  prediche  degli  Apostoli  erano,  per  lo  piu,  I'annunzio 
e  la  testimonianza  che  Gesu  era  risuscitato.  Dal  che  ne  se- 
guiva  subito  nella  mente  degli  uditori  la  conseguenza :  —  Dun- 
que  la  sua  dottrina  e  da  Dio  ed  egli  e  un  Legato  di  Dio; 
dunque  quel  che  egli  afterma  del  suo  essere  e  vero ;  dunque 
se  istituisce  una  societa  come  sua  rappresentante,  si  deve 
ubbidire.  — 

Ora,  il  Loisy  stampa  e  ristampa  che  la  risurrezione  non 
si  prova,  ne  si  puo  provare  storicamente.  Questo  storicamente 
vale  una  gemma;  quasi  che  vi  fosse  un'altra  via  per  provarla, 
e  quindi  non  gli  si  deve  dare  la  croce  addosso,  se  egli  non 
ammette  la  prova  storica !  E  vero  che  egli  ripete  la  solita  can- 
zone che  quel  fatto  si  crede  per  la  fede. 

—  Egregiamente ;  ma  il  fatto  della  risurrezione  appar- 
tiene  a  quella  classe  di  fatti,  i  quali,  prima  di  essere  oggetto 
di  fede,  devono  essere  oggetto  di  storia  e  di  storia  accaduta 
tra  gli  uomini ;  poiche  contengono  in  se  stessi  la  ragione  di 
stgni  della  rivelazione  di  Dio.  Ora,  quando  un  simil  fatto  e 
per  noi  storicamente  indimostrabiie,  esso  per  noi  e  nullo ;  e 
come  non  puo  essere  oggetto  di  storia,  cosi  non  puo  essere 

1  V.  quad,  del  6  febbr.  1904. 


538  1L  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

oggetto  di  fede.  Quindi  fu  logico  S.  Paolo  nel  dire  che  se  Cristo 
non  risuscito,  la  nostra  fade  6  seiocca.  Questa  teoria,  in  cui  1'in- 
telligibile  non  ha  oggetto  corrispondente  reale,  sara  Kantismo, 
sara  immanentismo,  sara  quel  che  si  vorra;  ma  ad  ogni  modo, 
e  una  grande  sciocchezza.  E  questa  sciocchezza  fa  parte  del 
Vangelo  del  Loisy.  Ecco  le  sue  parole :  «  II  messaggio  di  Pa- 
squa,  ossia  la  scoperta  del  sepolcro  vuoto  e  le  apparizioni  di 
Gesu  ai  discepoli,  in  quanto  tali  fatti  si  danno  per  prova  fisica 
della  risurrezione,  non  costituiscono  un  argomento  indiscutibile 
e  tale  da  formare  per  uno  storico  una  intera  certezza  che  il  Si- 
gnore  6  risuscitato  corporalmente  l.  »  Quell 'espressione  «  per 
prova  fisica  »  e  strana,  quanto- mai  si  possa  pensare;  quasi  che 
si  trattasse  d'un  fatto  solamente  fisiologico,  come  p.  es.  vedere 
o  non  vedere,  laddove  si  tratta  d'un  fatto  fisiologico  s>,  ma 
circondato  da  tutli  gli  aggiunti  storici  e  morali,  aggiunti  che 
antecedono,  accompagnano  e  seguono  quel  fatto.  Questo  fatto, 
diciamo  noi  e  dicono  tutti,  rive&tito  di  quegii  aggiunti  e  posto 
dinanzi  alia  considerazione  dell'  intelletto,  non  puo  non  in- 
durre  in  esso  la  certezza  della.sua  realta  storica.  Ne  il  Loisy 
e  tanto  ingenuo  che  non  sappia  essere  questo  il  senso  nel 
quale  si  prende  e  si  deve  prendere  da  tutti  il  fatto  della  man- 
canza  del  corpo  nel  sepolcro  e  delle  apparizioni  di  Gesu.  Cio- 
nonostante,  egli  nega  quella  certezza;  quindi  a  noi  non  resta 
a  far  alfcro  per  ora,  se  non  a  scrivere  a  suo  conto  anche 
quest' altra  asserzione,  che  6  un  altro  pezzo  del  suo  Vangelo. 

XL 

6.  Gesu  Cristo  e  la  Chiesa.  —  Un  altro  p unto  principalis- 
simo  del  Vangelo  e  la  fondazione  della  Chiesa  fatta  da  Gesu 
Cristo ;  e  giacche  il  Loisy,  come  dicemmo,  istituisce  ne'  due 
suoi  libri  una  revisione.  generale  del  Cristianesimo,  si  propone 
anche  questa  cosa,  a  modo  di  dubbio:  Ha  Gesu  Cristo  fon- 
data  una  Chiesa,  che  faccia  le  sue  veci,  dopo  la  sua  scom- 
parsa  dalla  terra  ?  —  La  risposta  del  Loisy  e  negatiya ;  ri- 

1  L'Evang.  et  V EgL,  p.  74. 


E   I   FONDAMENTI   BELLA   FEDE  539 

sposta  tutta  conforme  all'inganno  in  cui  cadde  Gesu,  sempre 
secondo  lui,  sul  prossimo  regno  messianico  escatologico. 

«  E  certo,  scrive  egli,  che  Gesii  non  aveva  regolato  an- 
tecedentemente  la  costituzione  della  Chiesa,  come  quellad'un 
governo  stabilito  sulla  terra  per  una  lunga  serie  di  secoli... 
Gesu  annunziava  11  regno  (intendi,  quello  sopra  descritto, 
doe  r escatologico)  e  invece  e  venuta  la  Chiesa.  Essa  &  ve- 
nuta,  allargando  la  forma  del  Vangelo,  che  era  impossibile 
a  conservarsi  tal  quale,  dopoche  il  ministero  di  Gesu  fu  chiuso 
per  la  sua  morte  l.  »  Ecco  chiaro  rinsegnamento  delLoisy: 
La  Chiesa  non  e  stata  fondata  formalmente  da  Gesu,  ma  essa 
e  stata  un  adattarnento,  legittimo  quanto  si  vuole,  ma  un 
adattamento  dopo  la  disdetta  di  Gesu,  che  vide  allontanarsi 
sin  dopo  il  giudizio  il  regno  messianico.  Allora,  che  fare  in 
tanti  secoli  (oramai  sono  piu  di  diciannove)  che  si  frappon- 
gono  tra  Gesii  e  il  suo  regno  ?  Ecco,  risponde  il  Loisy,  si 
contirmera  la  predicazione  del  Vangelo  alia  meglio,  allargando 
un  poco  la  forma  primitiva  di  Gesu,  «  forma  impossibile  ad 
esser  mantenuta  tal  quale  ».  «  Questi  element!  della  pre- 
dicazione di  Gesu,  continua  egli  a  dire,  non  potevano  non 
subire  delle  trasformazioni ;  essi  pero  sono  sempre  ricono- 
scibili.  Ed  6  facile  il  vedere  ora  nella  Chiesa  cattolica  cio 
che  rappresenta  Tidea  del  regno  celeste,  Tidea  del  Messia 
o  Tagente  del  regno,  e  T  idea  dell'apostolato  ossia  della  pre- 
dicazione del  regno.  Questi  sono  i  tre  elementi  essenziali  del 
Vangelo  vivo,  elementi  trasformati  per  necessita,  affine  di 
potere  esistere.  La  tradizione  della  Chiesa  li  conserva,  inter- 
pretandoli  e  adattandoli  alle  condizioni  mutevoli  del  genere 
umano.  Sarebbe  assurdo  il  pretendere  che  Cristo  avesse  de- 
terminato  antecedentemente  queste  interpretazioni  e  questi 
adattamenti  che  i  tempi  dovevano  esigere;  poiche  essi  non 
avevano  ragion  d'essere  avanti  il  tempo  che  li  rendeva  ne- 
cessari.  Egli  non  era  ne  possibile,  ne  utile  che  1'avvenire  della 
Chiesa  fosse  rivelato  da  Gesu  ai  suoi  discepoli.  II  pensiero 
che  Gesu  loro  lascio  per  eredita  era  questo,  che  bisognava 

1  L'Evang.  et  VEglise,  p.  111. 


540  1L   VANGELO   DI   ALFREDO   LOISY 

continuare  (come  fece  lui)  a,  volere,  a  preparare,  ad  aspet- 
tare  ed  a  verificare  il  regno  di  Dio.  Ma  la  prospettiva  del 
regno  s'  6  allargata  e  modificata  e  la  sua  venuta  s'  e  allon- 
tanata  (per  V  ing anno  di  Gesu  che  credeva  esser  vicino)  ; 
quindi  lo  scopo  del  Vangelo  e  diventato  lo  scopo  della  Chiesa  » 
(p.  112-113).  Ossia,  ragiona  Fesegeta,  dovendosi  aspettare  an- 
cora  tanto  tempo  fino  alia  venuta  del  regno,  non  v'era  da 
far  altro  e  di  meglio  fino  a  quel  tempo  che  continuare  a  tener 
vivi  nel  mondo  i  tre  elementi  del  Vangelo  di  Gesu :  a)  1'idea 
del  regno  a  venire ;  b)  1;  idea  del  Messia  o  vicario  di  Dio  pel 
regno  ;  c)  T  idea  della  predicazione. 

Queste  tre  cose,  pensa  il  Loisy,  tenute  vive  tra  gii  uomini 
per  mezzo  di  una  gerarchia  monarchica,  sorta  per  la  necessita 
delle  cose,  non  per  volere  di  Gesu,  e  ora  la  Chiesa.  Quindi 
«  questa,  dice  egli,  riguarda  se  stessa  come  istituzione  prov- 
visoria,  come  un  organismo  di  transizione  »  (p.  113);  «  se  la 
fine  del  mondo  fosse  arrivata  negli  anni  che  seguirono  la 
pubblicazione  deirApocalisse,  lo  sviluppo  ecclesiastico  non 
sarebbe  avvenuto  e  la  Chiesa  non  sarebbe  esistita.  Ma  il 
mondo  non.  voile  finire  (che  disgrazia!)  e  la  Chiesa  ha  con- 
servata  e  conserva  ancora  la  sua  ragione  d'essere  »  (p.  117). 
La  qual  ragione  di  essere  6,  secondo  questa  dottrina,  non 
gia  la  volontd  di  Gesu,  si  bene  il  caso  impreveduto  della 
non  venuta  del  regno  e  la  necessita  conseguente  di  conser- 
vare  il  Vangelo.  Di  qui  la  gerarchia,  il  Papa,  i  Vescovi  e 
tutto  rordinamento  ecclesiastico.  In  una  parola,  egli  e  come 
chi,  stando  in  aspettativa  d'un  avvenimento  e  tardando  la 
venuta  di  esso,  s'acconcia  alia  meglio  per  la  necessaria  con- 
dizione  delle  cose  (pp.  118-126),  o  come  chi  sorpreso  dalla 
notte  in  una  selva,  si  forma  una  capanna,  per  la  dura  ne- 
cessita delFevento. 

Ci  pare  di  avere  bene  espresso  il  pensiero  del  Loisy.  Ma 
quanto  esso  sia  storicamente  strano,  non  e  chi  nol  vegga, 
facendosi  poggiare  tutto  Tedifizio  del  Cristianesimo  sopra  un 
equivoco  ed  un  abbaglio  preso  dallo  stesso  suo  fondatore  !  ! 


E   I   FONDAMENTI   BELLA   FEDE  541 


XII. 


7.  Gesu  Cristo  e  I  Sacramenti.  —  Nel  sistema  dell'abate 
Loisy,  I'adattamento  precario  della  Chiesa  si  estende  anche 
ai  mezzi  di  santiflcazione  che  sono  i  Sacrament! .  E  la  ra- 
gione  che  ne  da,  e  sempre  la  stessa,  essere  cio6  Gesu  stato 
sorpreso  dalla  morte  prima  della  venuta  del  regno  che  si 
credeva  prossimo,  e  non  avere  quindi  potato  regolar  nulla 
precedentemente.  Ecco  le  sue  parole:  «  Gesu  nel  corso  del 
suo  ministero  non  ha  prescritto  ai  suoi  Apostoli,  ne  ha  egli 
stesso  posto  in  pratica  regolamento  alcuno  sul  culto  esterno,  il 
quale  fosse  per  essere  un  distintivo  del  Vangelo,  come  Religione. 
Gesii  non  ha  affatto  regolato  il  culto  cristiano,  come  non  ha 
regolato  formalmente  la  costituzione  e  i  dogmi  della  Chiesa... 
Non  ha  potuto  pensare  a  cio,  se  non  in  quell' ultimo  momento, 
quando  s'accorse  essere  impossibile  la  verificazione  del  regno 
messiariico  in  Israele,  e  quando,  accaduta  la  morte  del  Mes- 
sia,  s'aperse  alia  vista,  quale  ultima  sperauza  del  regno  di 
Dio  sulla  terra,  un  avvenimento  nuovo  e  misterioso  [doe, 
un  regno  che  verra,  non  si  sabene  quando;  ma,  certo,  dopo 
la  sua  morte].  In  quel  momento,  la  cena  eucaristica  si  mo- 
stra  qual  simbolo  del  regno  che  dovra  venire  pel  sacriflzio 
di  Gesu.  Quindi  si  deve  dire  che  Teucaristia,  nel  giorno 
della  sua  prima  celebrazione,  significa  Tabrogazione  del 
culto  antico  e  la  prossima  venuta  del  regno,  piuttosto  che 
1' istituzione  d'un  nuovo  culto;  e  il  pensiero  di  Gesu  non  si 
dirigeva  punto  direttamente  ad  .una  nuova  Chiesa,  a  fon- 
dare  una  Chiesa,  ma  sempre  a  verificare  il  regno  de'cieli » 
(p,  181,  182).  —  Ma  questo  regno,  quando  e  come  verra? 
-  Invece  del  regno,  riprende  mesto  r abate  Loisy,  «  venne 
al  mondo  la  Chiesa ;  questa  si  rafforzo  sempre  piti  per  la 
necessita  delle  cose,  e,  scioltasi  dal  Giudaismo,  per  questo 
stesso  il  Cristianesimo  divenne  una  Keligione  distinta,  indi- 
pendente  e  compita.  Tal  Religione,  naturalmente,  ebbe  bi- 
sogno  d'un  culto,  e  Tebbe;  Tebbe,  si  sa,  quale  lo  permet- 


542  1L  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

tevano  e  quale  1'esigevano  le  origin!.  Questo  culto  fu  dap- 
prima  un'imitazione  del  Giudaismo,  non  solo  nelle  forme 
esterne  della  preghiera,  ma  altresi  in  certi  riti  important!, 
come  il  battesimo,  le  unzioni  dell'olio,  1' imposizione  delle 
mani  »  (p.  182). 

Dimque  non  Gesu  Cristo?  ma  la  Chiesa,  insegna  1'Autore, 
istitui  i  Sacramenti,  e  T  istitui  per  necessita.  Che  cosa  vo- 
lete?  Era  mai  possibile  far  proseliti  ad  una  Religione  senza 
riti  e  senza  culto  esteruo?  Era  impossible,  ei  risponde: 
«  T  impossibilita  di  far  proseliti  ad  una  Religione  senza  forme 
esteriie  e  senza  atti  santificanti  (sacramenti)  era  <evidente  ; 
bisogno  dunque  che  il  Cristianesimo  rivelasse  anch'esso  una 
Religione  con  culto  esterno,  sotto  pena  di  non  potere  esistere  » 
(p.  183).  In  fatti,  per  chi  aspetta  la  venuta  di  quaicuno,  se 
questi  tarda  e  sopravviene  la  pioggia,  e  del  tutto  necessario 
provvedersi  momentaneamente  d'un  ricovero.  Dunque,  come 
la  necessita,  secondo  il  Loisy,  creo  la  Chiesa,  cosi  la  neces- 
sita i  Sacramenti,  la  necessita  il  Papa  c  la  gerarchia,  non 
gia  la  volonta  del  Messia;  il  quale,  infelice !  credendo  vicino 
il  regno  messianico,  fu  sorpreso  dalla  morte  e  non  pot6  dav- 
vero  pensare  a  tali  istituzioni  e  per  tanti  secolil  Talche,  si 
potrebbe  chiedere  air  abate :  Se  e  vero  che  la  necessita  co- 
strinse  la  Chiesa  a  istituire  i  sacramenti,  ne  potrebbe  isti- 
tuir  anche  al.tr!?  —  Senza  dubbio,  egli  risponde;  «  il  punto  di 
partenza  (di  tali  istituzioni)  6  quello  gia  indicato,  cio6  il 
battesimo  di  Gesu  e  T ultima  cena.  II  termine  non  e  venuto 
ancora;  lo  sviluppo  de' sacramenti,  seguendo  le  medesime 
linee  generali,  non  puo  fi-nire  se  non  con  la  Chiesa  stessa  » 
(p.  203),  Dopo  cio,  T abate  se  la  prende  co'  teologi  anteriori  al 
Concilio  di  Trento  (e  perche  non  col  Concilio  di  Trento  stesso?) 
i  quali  hanno  fissato  a  sette  il  numero  de'  Sacramenti,  e  vi 
hanno  trovato  una  materia  e  una  forma,  anche  in  sacramenti 
disparati  come  il  battesimo  e  il  matrimonio,  ficcandovi  sem- 
pre  e  da  per  tutto  Aristotile  (ivi).  Ah !  esclama  il  Critico, 
sette  6  ben  poco,  «  il  termine  non  e  venuto  ancora  »  (p.  203); 
«  al  Cristianesimo  bisognavano  i  segni  sacramentali,  e  ne 
bisognavano  in  numero  molto  grande  »  (p.  205). 


E  I  FONDAMENTI  DELL  A  FEDE  543 

XIII. 

8.  Ciclo  storico  e  ciclo  ecclesiastico  del   Vangelo.  —  Dopo 
il  detto  ftn  qui,  come  se  fossimo  saliti  sopra.  un'altura,  siarao 
in  grado  di  fare  una  fotografia  generale  di  tutto  il  Cristia- 
nesimo  dell'abate  Loisy. 

Tutto  il  Cristianesimo  si  riduce  per  lui  ad  una  commedia 
di  cattivo  gusto ;  che  sarebbe  anche  divertente,  se  non  fosse 
blasfema;  ed  6  questa:  —  Morto  Gesii  coiramarezza  del  di- 
singanno  in  avere  atteso  indarno  la  venuta  del  regno  du- 
rante  la  sua  vita,  come  credeva  ed  aveva  insegnato  agli 
altri,  av venue  che,  tanto  a  lui,  quanto  ai  suoi  discepoli, 
Torizzonte  dello  sperato  regno  si  prolungo  nello  sfondo  in- 
certo  delL'avvenire.  Resto  pero  invitta  la  speranza;  ma  nel- 
Tattesa  ansiosa  di  quella  venuta  e  nell'incertezza  del  quanida^ 
dapprima  i  discepoli  di  Gesu  e  quindi  i  loro  successors  s'0-r- 
ganizzassero  alia  meglio  formando  la  Chiesar  per  continuare 
a  predicare  il  Vangelo^  a  tener  viva  Tidea  del  regno  e  quella 
del  suo  Messia  o  Vicario,  come  sopra  si  disse.  E  questo  era 
il  lato  pratico.  Ma  alia  stessa  morte  di  Gresu,  continua  co- 
micamentB  il  Loisy,  avvenne  anche  um  gran  mutamento 
neH'ordine  delle  idee,  cioe  :  al  Gesu  storico  auccesse  il  Gesu 
ecclesiastico;.  alia  realta  suecesse  la  fede ;  ai  fattif  la  cre- 
denza ;  ed  a  quella  data  precisa  fini  il  ciclo  evangelico  e 
comincio  il  ciclo  ecclesiastico,  ove  la  narrazione  storica  fu 
surrogata  da  teorie  metaflsiche  e  trascendentali  su  Cristo  e 
sulle  sue  dottrine,  Di  qui,  dic'egli,  1'origine  de'dogmi.  Questi, 
a  sua  detta,  sono  teorie  della  «  coscienza  cristiana  »;  vale 
a  dire  opinioni  sorte  nella  unente  de'  teologi  speculativi  nel 
considerare  questo  o  quel  punto  del  Vangelo  storico.  Queste 
speculazioni  metafisiche  son  quelle  che  formano  la  fede. 

XIV. 

9.  La  Fede  e  1'origine  de'  dogmi.  -  -  Or  quale  specie 
di  fede  6  questa  del  Loisy?  E  questa   una   fede  tutta   sog- 


544  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

gettiva,  che  s'aggira  nella  mente  senza  che  vi  sia  fuori  alcun 
oggetto  corrispondente.  E  una  fede  che  non  ha  nulla  a  che 
fare  con  la  realta ;  6  fede  e  basta ;  essa  non  pu6  avere  il 
sindacato  della  prova;  e  frutto  della  coscienza  cristiana. 
«  La  forza  della  testimonianza  della  fede,  egli  dice,  non  e 
stimabile  se  non  per  la  fede  stessa  ».  E  dire  che  tanti  pen- 
satori  cristiani  parlano  con  tanta  insistenza  sui  preamboli 
alia  fede,  sui  fondamenti  della  fede!  Ma  la  fede  del  Loisy 
&  ben  diversa.  E  una  fede,  non  solo  cieca  sull'oggetto  ma- 
teriale;  e  fede  assolutamente  pazza,  perch6  senza  oggetto, 
ne  materiale,  116  formale  e  senza  fondamento.  Questo  e  il  senso 
delle  espressioni  tante  volte  da  lui  ripetute,  p.  es.  che  «  Gesii 
Cristo  6  Dio  per  la  fede  »  (p.  155)  *,  e  che  «  la  sua  divinita  non 
6  un  fatto  della  storia  »  (p.  130);  che  «  I'istuzione  della  Chiesa 
e  un  oggetto  di  fede,  non  un  fatto  storicamente  dimostrabile  » 
(p.  161).  Tali  speculazioni,  dunque,  secondo  il  nostro  esegeta, 
formarono  i  dogmi  cristiani ;  e  quelle  cominciarono '  subito 
con  S.  Paolo,  con  S.  Giovanni  e  cogli  stessi  rozzi  sinottici, 
e  cosl  a  mano  a  mano  continuarono  coi  padri  e  coi  teologi 
scolastici  e  con  questi  sopratutto.  Per  essi,  Cristo  dopo  morte 
«  divenne  il  Signore  »  (p.  117);  per  essi,  ossia  nella  loro  mente, 
risuscito.  Ecco  gia  un  primo  dogma.  «  II  Cristo  di  S.  Gio 
vanni,  egli  scrive,  certo  non  e  un'astrazione  della  mente... 
perche  vive  nelPanima  dell'evangelista  (non  altrove?)\  ma 
questo  Cristo  della  fede,  tutto  spirituale  e  mistico,  e  il  Cristo 
immortale,  che  sfugge  alle  condizioni  del  tempo  e  dell'esi- 
stenza  terrestre  »  (p.  93).  Parimente,  S.  Paolo,  considerando 
la  morte  di  Gesu,  crede  che  la  morte  di  lui  fosse  stata 
una  espiazione  per  i  peccati  di  tutti.  E  cosi  S.  Paolo  invento 
il  dogma  della  Redenzione:  «  S.  Paolo  &  il  teologo  della  croce 
e  della  morte  redentrice;  la  cena  commemorativa  della  morte  e 
apertamente  interpretata  da  lui  secondo  la  suateologia  dell'e- 
spiazione  universale  »  (p.  237).  Cosi  il  dogma  dell'autorita  della 
Chiesa  6  per  il  Loisy  «  la  coscienza  collettiva  e  permanente 

1  Autour  d'un  petit  livre. 


E   I  FONDAMENTI   BELLA  FEDE  545 

del  Cristianesimo  vivente  »  (p.  59).  II  dogma  della  distinzione 
reale  dellepersone  divine,  detto  dal  Lois/  «  arduo  problema  », 
nacque,  secondo  lui,  dall'istesso  campo  fecondo  deH'opinione: 
cioe,  dubitandosi  se  le  persone  della  Trinita  fossero  o  no  di- 
stinte,  «  il  sentimento  religioso  tronco  la  questione,  deciden- 
dosi  per  I'affermativa  »  (p.  127).  L7  istesso  dicasi  di  tutti  i 
dogmi  cristiani. 

Ecco  Tatto  di  nascita  de7  dogmi  e  della  fede.  E  una  fede 
senza  oggetto  corrispondente.  Pero,  la  mancanza  di  oggetto, 
puta  caso,  «  delle  intenzioni  special!  inverificabili  e  per  lo  piii 
inverisimili  che  si  vorrebbero  nel  Cristo  evangelico,  sono 
supplite  con  vantaggio  dalla  volonta  indefettibile  del  Cristo 
vivente  nella  Chiesa  e  per  Tazione  permanente  dello  Spirito 
che  anima  la  fede  e  rende  reali  per  essa  tutto  quel  che  ella 
crede  »  l.  Ma  in  qual  modo  sono  reali,  se  Cristo  non  ebbe 
quelle  intenzioni  ?  Puo  forse  lo  Spirito  Santo  fare  che  sia  un 
fatto  quel  che  non  fu  ?  In  somma  tutta  la  fede  si  riduce  per 
il  Loisy,  ad  una  mera  creazione  umana,  ad  un  subbietti- 
visrno,  o  se  si  vuole,  ad  un  Hegelian ismo,  secondo  la  nota 
sua  formola:  «  Quel  che  e  razionale  e  reale  e  quel  che  e 
reale  e  razionale  ».  Eccolo  detto  a  chiare  note  dal  nostro 
esegeta :  «  I  concetti,  che  la  Chiesa  presenta  come  dogmi  ri- 
velati,  non  sono  gia  verita  cadute  dal  cielo  fossia  riv elate)...; 
lo  storico  vede  in  essi  T  interpretazione  di  fatti  religiosi  ri- 
sultante  da  un  laborioso  sforzo  del  pensiero  teologico  »  2. 
«  Cio  che  si  chiama  rivelazione  non  ha  potuto  esser  altro 
se  non  la  conoscenza  acquistata  dalFuomo  de7  suoi  rapporti 
con  Dio.  E  che  cosa  e  mai  la  rivelazione  cristiana,  nel  suo 
principio  e  punto  di  partenza,  se  non  la  percezione  neH'anima 
di  Cristo  della  relazione  che  univa  a  Dio  lo  stesso  Cristo,  e  la 
relazione  che  unisce  tutti  gli  uomini  al  loro  Padre  cele- 
ste »?  3  E  per  fare  intender  meglio  il  suo  pensiero,  I'illustre 
esegeta  gitta  il  ridicolo  su  coloro  che  pensano  ad  un  Dio  che 
insegni  e  si  renda  mallevadore  d'una  verita,  chiamando  tal 

1  Aut.   d'un  petit   livre,  p.  257.  —  2  L'Evang.    et  Vtgl.    p.    158.  - 
3  Autour  d'un  petit  livre,  p.  195. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  35  26  febbraio  1904. 


546  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

concetto  un'  «  idea  del  tutto  antropomorfica  e  pienamente  di- 
scordante  dalla  fllosofia  contemporanea  »  (pag.  192).  Di  qui 
segue,  secondo  1'autore,  1'evoluzione  e  la  mutabilita  de'  dogmi : 
«  1'evoluzione  incessante  della  dottrina  si  fa  per  il  lavoro 
de'  singoli,  secondoch6  la  loro  attivit&  riagisce  sull'  attivita 
generale,  i  quali,  pensando  con  la  Chiesa,  pensano  anche 
per  la  Chiesa  »  J.  Per  1'autore  6  certo  che  il  dogma  6  piu  o 
meno  condizionato  allo  sviluppo  della  scienza  profana  (p.  191). 
Conchiudiamo.  Secondo  questo  sistema:  1.°  la  Fede  non  ha 
oggetto  fuori  dell'atto  intellettuale;  —  2.°  la  Fede  e  creazione 
umana ;  —  3.°  la  Fede  e  mutabile. 

Ecco  la  Fede  per  Alfredo  Loisy;  o  meglio,  ecco  la  distru- 
zione  di  essa.  Questo  e  chiaro.  Una  sola  cosa  resta  per  noi 
un  enigma,  perche  mai  costoro  che  insegnano  tale  anticri- 
stianesimo,  insistono  e  perseverano  a  volere  essere  e  dirsi 
cristiani  e  magari  catto]ici.  Quasi  che  non  vi  fossero  altre 
Religioni  nel  mondo,  o  quasi  che  nel  vocabolario  fosse  pe- 
nuria  di  aggettivi  qualificativi !  0  buona  novella,  o  Cristia- 
nesimo,  deve  pur  celarsi  in  te  qualche  gran  tesoro,  poiche, 
anche  chi  cerca  distruggerti,  vuol  dirsi  cristiano  e  secreta- 
mente  ti  ama ! 

XV. 

Ora  siamo  in  grado  d'  intendere  un  gran  numero  di  espres- 
sioni  equivoche  che  sono  sparse  ne'  due  libri  del  Loisy.  L'Ami 
du  clergd  di  Langres  ne  ha  fatto  uno  spoglio,  che  non  sara 
inutile  accennare  2. 

L'espressioni  «  coscienza  cristiana  »,  «  senso  cristiano  » 
sono  per  Tesegeta  non  altro  se  non  un  certo  suffragio  universale 
de'  cristiani,  una  specie  di  opinione  comune  sopra  un  punto 
od  un  altro.  Ma,  notisi  bene,  non  6  gia  un' opinione  la  quale 
sia  rivelatrice  d'una  verita  insegnata  da  Dio,  od  un'eco  della 
trasmissione  o  tradizione  ecclesiastica,  che  e  senso  legittimo 

1  L'Evang.  et  I'Eglise,   p.  175. 

2  L'Ami  du  clergt,  26  nov.  1903,  p.  1087. 


E   I   FONDAMENTI   DELLA   FEDE  547 

e  giusto  ;  si  bene  un'opinione  sorta  dalla  speculazione  umana 
in  qualche  intelletto  e  poi  ammessa  dagli  altri,  come  sopra 
vedemmo,  parlando  deirorigine  de'  dogmi.  Per  esempio,  dice 
il  Loisy,  molti  specularono  sulle  parole  Padre,  Verbo  e  Spi- 
rito  ;  e,  sorto  il  dubbio  se  questi  concetti  esprimessero  distinte 
persone,  «  il  senso  cristiano  fini  col  troncar  la  questione  nel 
senso  affermativo  »  (p.  127)  1.  Cosi  T  unione  ipostatica  «  si 
ando  precisando  nella  coscienza  cristiana  »,  cosi  ancora  la 
Eucaristia  e  cosi  tutto  il  Cattolicismo ;  «  il  Cattolicismo  6  de- 
rivato  solo  dal  Vangelo  per  una  lunga  fatica  della  storia  e 
del  pensiero  cristiano  »  (p.  47).  «  La  testimonianza  della  co- 
scienza cristiana  nella  Chiesa  si  deve  ascoltare  come  quella 
del  Vangelo  cui  essa  contiene  e  interpreta,  senza  pero  con- 
fondersi  con  essa  »  (p.  53). 

II  revisore  del  Cristianesimo  parla  di  «  legittimita  della 
Chiesa  »  (p.  IX);  ma  per  lui  legittimita,  come  vedemmo,  non 
e  gia  Tespressione  d'un  comando  vero  e  proprio  di  Cristo  il 
quale  cosi  voile  e  stabili,  si  bene  un  adattamento  sorto  per 
la  necessity  delle  cose,  occasionato  dal  ritardo  della  venuta 
del  regno  messianico,  come  gia  sopra  dimostrammo.  — II  me- 
desimo  chiama  il  Cattolicismo  uno  sviluppo  «  non  istraniero 
al  Vangelo  »  (p.  8);  non  gia  nel  senso  del  Newman,  cio6  del- 
Talbero  il  quale  6  contenuto  nel  germe  ed  6  lo  sviluppo  di 
esso;  non  gia  nel  senso  d'uno  sviluppo  organico  in  un  fan- 
ciullo  che  diviene  adulto,  in  cui  si  conserva  Tidentita  del- 
T  individuo  ;  ma  nel  senso  di  una  semplice  successione.  Quindi 
egli  insegaa :  «  Per  lo  storico  la  Chiesa  fa  seguito  al  Vangelo 
di  Gesu,  essa  non  e  formalmente  nel  Vangelo...  La  Chiesa 
6  il  seguito  legittimo  del  Vangelo  »  (p.  XXVI,  XXVII).  II  che 
sarebbe  come  chi  dicesse  che  Talba  fa  s6guito  alia  notte, 
Testate  alia  primavera  —  «  Azione  dello  Spirito  »  nella  Chiesa 
(non  niai  Spirito  Santo).  Ecco  un'altra  espressione  equivoca 
del  Loisy,  ma  diffusissima  nelle  pagine  de'  suoi  due  libri  sul 
Cristianesimo.  1/azione  vera  dello  Spirito  Santo  riguardo  alia 
Chiesa,  dopo  morti  tutti  gli  Apostoli,  non  e  gik  rivelare  nuove 

1  Autour  d'un  petit  livre. 


548  IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY 

verit^.,  si  bene  aiutare  la  Chiesa  nell'  intendere  le  verita  ri- 
velate,  nel  predicarle,  nel  ricordarle  ;  ma  per  1'esegeta  fran- 
cese  non  e  cosl.  L'  «  azione  dello  Spirito  »  per  lui  e  con- 
fer mare  e  dare  certezza  alia  fede.  «L' azione  permanente 
dello  Spirito  anima  la  fede  e  realizza  per  essa  tutto  cio  che 
ella  crede  »  (p.  257).  Or,  siccome  tal  fede  non  ha  corrispon- 
denza  esteriore  a  chi  pensa,  questa  realizzazione  non  sara 
altro  che  1'atto  vitale  dell'  intelletto.  Talche  se  1'  intelletto 
pensa  una  falsita,  «  T azione  dello  Spirito  »  la  conferma  e  la 
realizza,  supplendo  cosl  la  mancanza  dell'  oggetto  creduto. 
Bell'ufficio  che  si  da  a  compiere  allo  Spirito  di  verit& ! ! 

XVI. 

9.  II  miracolo:  fatto  e  significato.  — II  dire  che  Dio  ha 
scelto  il  miracolo  per  autenticare  il  messaggio  di  Gesu  Cristo 
nel  mondo,  e  cosa  tanto  vera  che,  per  ripeterla,  quasi  e  di- 
venuta  volgare.  II  miracolo  e  la  lettera  credenziale  onde  Dio 
accredita  un  suo  Legato,  ed,  in  generale,  e  il  segno  dell'in- 
tervento  straordinario  di  Dio  nel  mondo. 

Ora,  il  Loisy,  come  tutti  i  razionalisti,  rimanda  il  mira- 
colo tra  le  cose  inutili  e  tra  i  ferravecchi. 

Eccone  le  prove  da  lui  forniteci.  Innanzi  tutto,  secondo 
il  suo  sistema,  la  rivelazione  «  non  contiene  gia  veritk  ca- 
dute  dal  cielo  »,  e  la  fede  e  «  la  conoscenza  acquistata  dal- 
1'uomo  della  sua  relazione  con  Dio  »,  come  vedemmo.  Dun- 
que  il  miracolo,  che  secondo  noi  dovrebbe  attestare  una  ve- 
rita rivelata  da  Dio  e  una  conoscenza  fornitaci  da  lui  o  da 
altri  mandati  da  lui,  e  del  tutto  inutile ;  anzi  il  pensare  che 
Dio  c'  insegni  una  verita  e  subito  somministri  la  prova  del- 
Tautenticita  del  suo  insegnamento,  «  e  un'  idea  del  tutto  an- 
tropomorfica  e  puerile  »,  insegna  1'esegeta.  Dunque  per  lui 
il  miracolo  col  significato  che  gli  si  vuole  attribuire  e  del 
tutto  inutile.  E  poi,  vedemmo  gia  che  al  miracolo  de'  mira- 
coli,  la  risurrezione  di  Cristo,  che  per  noi  e  la  colonna  della 
nostra  Fede,  egli  nega  ogni  certezza  storica.  Dunque  molto 


E   I  FONDAMENTI   BELLA  FEDE  549 

piu  la  neghera  ad  ogni  altro.  In  fine  1'asserisce  chiaramente 
e  senza  ambagi,  parlando  della  storia  israelitica:  «  L'istoria 
d'Israele  e  stata,  come  quella  d'ogn' altro  popolo,  un  conca- 
tenamento  di  fatti  svariatissimi,  ne'  quali  i  credent!,  sia 
contemporaneamente,  sia  piu  tardi,  hanno  riconosciuto  Tin- 
tervento  di  Dio ;  ma  vi  avrebbero  potuto  anche  non  ricono- 
scerlo,  se  non  fossero  stati  credenti  »  (p.  41).  Questa  e  dav- 
vero  T  ultima  novita  del  giorno!  Finora  il  buon  senso  ha 
insegnato  che  dalla  conoscenza  del  miracolo  si  giunge  alia  fede, 
come  dal  conoscere  il  sigillo  d'un  Sovrano  si  passa  a  cono- 
scere  Tauten  ticita  della  sua  letter  a ;  ora  non  piii :  prima  si 
mette  la  fede,  e  poi  il  miracolo.  E  un  vero  mondo  rove- 
sciato ! !  Ma  e  anche  un'atroce  vendetta  della  logica  contro 
glj  increduli !  «  II  critico  imparziale,  continua  a  dire  il  no- 
vello  esegeta,  trovera  che  la  storia  della  nazione  israelitica 
si  riduce  ad  una  serie  di  avvenimenti  volgari  nella  vita 
dej  popoli  »  (p.  43).  «  Se  si  va  al  fondo  delle  cose,  senza 
dubbio  in  un  miracolo  non  v'  ha  nulla  di  piii  che  nel  mi- 
nimo  de'  fatti  ordinarii ;  come  vice  versa,  nel  minimo  de'  fatti 
ordinarii  non  vi  ha  nulla  di  meno  che  in  un  miracolo  »  1. 
E  cosi,  come  ogni  buon  incredulo  razionalista,  il  pro- 
fessore  di  Parigi,  togliendo  di  mano  a  Cristo  le  lettere  cre- 
denziali  con  cui  egli  si  presenta  al  mondo,  qual  Legato  del 
Padre  celeste,  confina  Dio  nel  suo  regno  inaccessibile,  ne- 
gando  a  Lui  la  possibility  di  manifestarsi  e  aU'uorno  quella 
di  riconoscere  la  sua  presenza.  E  questo  significa  mettere 
d'accordo  la  Fede  con  la  scienza  moderna!  o,  come  direb- 
bero  nel  Casentino :  «  E  questo  gli  e  il  progresso  »  ! 

XVII. 

10.  Le  fonti  del  Cristianesimo .  —  Questo  punto  sulle  fonti 
del  Cristianesimo  compie  la  sintesi  che  siamo  venuti  facendo 
del  Vangelo  deir  abate  Loisy,  e  in  qualche  modo  6  la  chiave 
di  tutto  il  sistema;  poiche  le  fonti,  ammesse  o  no,  ampliate 

1  Revue  du  Clerge  frangais,  marzo  1900. 


550  IL  VANGELO   DI   ALFREDO   LO1SY 

0  diminuite,  possono  essere  sorgenti  d'uno  o  d'un  altro  Cri- 
stianesimo  tutto  differente. 

Ci  segua  il  lettore ;  dobbiamo  cominciar  dall'alto  —  Gesu 
Cristo  insegno  solamente  a  voce ;  e  116  sulla  sua  vita,  ne  sulla 
sua  dottrina  lascio  scritta  sillaba  alcuna.  II  tutto  affido  egli 
semplicemente  alle  orecchie  ed  alia  memoria  de7  suoi  disce- 
poli,  cui  poscia  incarico  di  predicare  il  suo  Vangelo  a  tutti 

1  popoli,  sino  alia    fine  del  mondo.   Talche,    anche  posta  la 
composizione  del  primo  Vangelo  tra  gli  anni  44-50  possiamo 
dire  che  durante  una  buona  diecina   d'anni  le  uniche   fonti 
del  Cristianesimo  erano  soltanto  queste  due :  la  predicazione 
apostolica  e  la  vita  pratica  de'  cristiani.  Dopo  il  detto  de- 
cennio,  sino  alia  fine  del   primo   secolo,  gli  Apostoli   e   due 
loro  discepoli,  misero  alcune  cose  in  carta,  ma  ben  poco,  e 
con  nessunissimo  intento  di  fare  un  codice  pieno  e  compiuto 
della  dottrina  di  Cristo ;  e  cosi  si  ebbero  i  Vangeli,  gli  Atti 
degli  Apostoli  ed  alcune  loro  lettere.  Talche  alia  fine  del  primo 
secolo  si  hanno  tre  fonti   del  Gristianesimo :  a)  la  predica- 
zione o  trasmissione  or  ale  (detta  anche  tradizione);  b)  il 
Nuovo   Testamento;  c]  la  vita  pratica  de'  cristiani.  Queste 
tre  fonti  potrebbero  definirsi  anche  cosi:  i)  Cristianesimo  pre- 
dicato;  2)  Cristianesimo  scritto ;   3)  Cristianesimo   vivente. 
E  da  notare  come  quella  parte,  nominata  trasmissione  orale 
o  tradizione,  non  rimase,  ne  poteva  rimaner  sempre  orale, 
atteso  la  natura  delle  cose  ;  e  ben  presto  anch'essa  fu  posta 
in  gran  parte  in  iscritto,  innanzi  tutto  dalle  prime  genera- 
zioni  cristiane  e  poi  a  mano  a  mano  da  molti  scrittori  fino 
a  noi.  Questa  parte  di  trasmissione  orale,  benche  messa  in 
carta  od  in  altri  documenti,  e  compresa  sotto  il  nome  comune 
di  Tradizione  per  distinguere  tali  scritti  da  quelli  del  Nuovo 
Testamento,  i  quali  hanno  un'importanza  speciale,  poich6  son 
libri  ispirati;  cosa  che  ora  non  importa  considerare.  Rimane 
dunque  fermo  che  tre  sono  le  fonti  del  Cristianesimo,  le  tre 
qui  accennate  *.  Chi  dunque  vuole  scrivere  di  Cristianesimo, 

1  Facemmo  tal  divisione  per  piu  chiarezza,  sapendo  bene  come,  per 
lo  piu,  sotto  il  nome  di  Tradizione  si  comprende  anche  la  vita  pratica 
de'  crist'ani. 


E  I  FONDAMENTI   BELLA  FEDE  551 

e  molto  piu  chi  vuole  istituire,  come  fa  il  Loisy,  una  so- 
lenne  revisione  di  esso,  commette  un  errore  fondaraentale 
nou  tenendo  conto  di  tutte  e  tre  queste  fonti.  Egli  sarebbe 
come  voler  comporre  in  musica  e  scartare  dalla  sua  gamma 
musicale  la  maggior  parte  delle  note. 

Ed  e  questo  appunto  r errore  in  cui  e  caduto  il  Loisy  e 
in  cui  sono  caduti  e  cadono  tutti  i  rationalist!  del  mondo. 
Costoro  parlano  di  Cristianesimo,  parlano  di  Vangelo;  ma 
dalle  tre  fonti  autentiche  e  genuine  eliminano  Tradizione  e 
vita  pratica  cristiana,  ristringendosi  ai  soli  scritti  del  Nuovo 
Testamento.  E  un  imperdonabile  errore;  perche  Fimagine 
che  poi  ricostruiscono  non  puo  non  riuscir  mostruosa.  Poi- 
che  un  arido  scritto,  uno  scritto  antico,  uno  scritto  incom- 
piuto  sulla  materia  da  studiare,  non  illuminato  e  non  vivi- 
ficato  dalla  luce  e  dal  calore  che  si  trasfonderebbe  ad  esso 
dalla  considerazione  delle  altre  due  fonti,  fonti  luminose  e 
quasi  vive  e  parlanti,  non  pu6  rappresentarci  appieno  la 
mente  di  colui  che  di6  vita  a  quel  gran  movimento  nel  mondo 
che  ha  nome  Cristianesimo.  E  vero  che  lo  scritto  ha  il  van- 
taggio  della  precisione,  ma  gli  mancano  i  muscoli  e  la  vita  ; 
e  un  arido  scheletro  non  puo  fare  intendere  mai  a  chi  nol 
vide  che  cosa  sia  un  vivente. 

XVIII. 

Ma,  quel  che  e  peggio,  Teliminazione  delle  fonti,  per  parte 
del  Loisy,  non  e  finita.  Dallo  stesso  Cristianesimo  scritto 
moltissime  parti  sono  arbitrariamente  tolte  ;  cioe,  le  Letters 
di  S.  Paolo  e  degli  Apostoli,  gli  Atti  e  il  quarto  Evangelo, 
come  scritti  che,  a  detta  dell'esegeta,  non  narrano  storica- 
mente  la  dottrina  di  Gesii,  ma  fanno  speculazioni  su  di  essa 
o  narrano  cose  posteriori.  Dicemmo  che  queste  parti  sono 
tolte  arbitrariamente  dalia  dignita  di  fonti ;  ne  ora  e  il  luogo 
di  dimostrarlo.  Quanto  al  quarto  Evangelo  fu  da  noi  gia 
parlato,  in  un' operetta  a  parte.  Talch6  tutta  la  fonte  scritta 
riducesi  ai  tre  primi  evangelist!. 


552  IL  VANGELO  Dl  ALFREDO  LOISY 

Ma,  ahime!  neppur  questa  fonte,  pure  tanto  assottigliata, 
e  guarentigia  sufficiente  di  verita  per  il  Loisy.  Ad  ogni  passo 
egli  vede  in  questo  pur  brevissimo  scritto  ora  un  versetto, 
ora  un  discorso,  ora  una  dottrina  che,  a  suo  giudizio,  non 
rappresenta  la  parola,  ne  la  mente  del  Vangelo  di  Gesii,  si  bene 
o  il  peiisiero  dello  scrittore  o  una  pratica  tardiva  del  Cri- 
stiaiiesimo  vivente,  inserita  cola  tra  un  discorso  e  un  altro 
di  Gesu,  o  un  ritocco  di  tempi  posteriori.  Per  la  qual  cosa, 
a  tbndamento  della  ricostruzione  del  Vangelo  e  del  Cristia- 
nesimo,  per  una  solenne  revisione  di  esso,  come  intese  fare 
il  Loisy,  che  cosa  si  ha?  Non  altro  che  qualche  detto  e  qualche 
fatto  di  Gesu  Cristo,  sparso  qua  e  la  ne'tre  primi  evange- 
listi.  Vorremmo  solo  sapere  da  chi  abbia  il  Loisy  preso  in 
prestito  il  metro  per  determinare  nello  scritto  de'  sinottici 
quella  che  e  genuina  parola  di  Gesii  e  quella  che  non  e  tale, 
quel  che  e  storico  da  quel  che  non  e ;  ma  di  cio  piu  sotto. 

Intanto  veggasi  come  il  Loisy  ad  ogni  momento  elimina 
arbitrariamente  dalla  dignita  di  fonte  storica  questo  o  quel 
passo  de?  sinottici.  Parlando  della  missione  degli  Apostoli  a 
predicare  in  tutto  il  mondo  (Matt.  XXVIII,  19)  il  Loisy  dice 
che  quelle  non  sono  punto  parole  di  Gesu ;  ma  esse  «  espri- 
mono,  per  lo  storico,  un~  sentimento  vivo  della  coscienza 
cristiaria  »  (p.  229) l.  Discorrendo  del  discorso  di  Gesii  a  Pietro, 
con  cui  lo  costituisce  capo  della  Chiesa  (Matt.  XVI,  18), 
dice  che  esso  ritrae  «  la  condizione  della  Chiesa  romana 
alia  fine  del  primo  secolo  »  (p.  174),  volendo  dire  con  cio 
che  Gesu  Cristo  non  disse  quelle  parole.  Parlando  dell'eucari- 
stia  sentenzia  cosi:  «  Tutta  I'istoria  deir  Eucaristia  e  una 
testimonianza  della  fede  crescente  »  (p.  237) ;  e  per  fede  gia 
sappiamo  che  cosa  egli  intenda,  un'  opinione  umana  forma- 
tasi  all' occasion  e  del  Vangelo.  Suile  parole  del  Signore,  re- 
lative al  potere  di  rimettere  i  peccati,  1'esegeta  ha  scoperto 
che  non  sono  punto  del  Signore ;  esse,  poste  Ik  in  bocca  a 
Gesu,  «  dimostrano  che  la  comunita  cristiana  fin  dall'ori- 

gine  s'attribul  quel  potere ;  quel   potere,    natural  mente, 

1  Autour  d'un  petit  livre. 


E   I  FONDAMENTI   DELLA  FEDE  553 

tendeva  a  concentrarsi  ne'  capi  de'  predicatori  del  Vangelo 
e  ne'  direttori  della  communita  »  (p.  249).  Quando  il  Loisy 
s'incontra  nel  passo  di  Matteo  (XVIII,  17)  «  Chi  non  ascolta 
la  Chiesa  sia  come  un  pagano  e  un  pubblicano  »,  egli  fa 
subito  uso  del  suo  provino  e,  da  buon  chimico  che  sa  di- 
scernere  il  vino  puro  dall'alterato,  decide  affermando  che 
quel  detto  non  6  di  Cristo,  e  che  «  corrisponde  ad  una  con- 
dizione  di  cose  ben  differente  da  quella  del  Vangelo  al  tempo 
di  Gesii  »  (p.  162).  E  in  generale  egli  afferma  de'  tre  primi 
evangelist!  (il  quarto  non  viene  neppure  in  questione)  che 
«  gli  evangelist!  raccontano  ben  poche  particolarita  storiche 
e  in  paragone  esprimono  in  molto  maggiori  proporzioni  i 
sentiment!  della  coscienza  cristiana  ne'  modi  che  a  loro 
sembrano  piii  conform!  al  fatto  cristiano  »  (p.  168) ;  intendi, 
al  fatto  sorto  dopo  la  morte  di  Gesu.  Cosl  1'esegeta  nel  primo 
de'  suoi  due  libri  spesso  parla  di  «  strati  secondarii  »  al  Van- 
gelo (p.  9)  4,  d'«  interessi  apologetici  o  didattici,  i  quali  hanno 
avuto  influsso  nella  compilazione  de'  discorsi  e  de'fatti  di 
Gesu  »  (p.  50). 

In  conclusione,  quell' unica  fonte  parziale  che  il  Loisy 
ammette  per  ricostruire  il  Vangelo,  6  una  fonte  molto  im- 
pura  e  bisognosa  di  esser  provata  al  lambicco  critico,  il  quale, 
naturalmente,  ognuno  pu6  fabbricarsi  a  suo  modo.  Ognuno 
intende  facilmente  come  con  tali  metodi,  i  quali,  mille  miglia 
da  lungi,  odorano  di  protestantismo  e  di  razionalismo,  e  i 
quali  percio  non  hanno  neppure  il  merito  della  novita,  si 
possono  costruire  tanti  Cristianesimi  quante  saranno  le  teste 
volonterose  di  fabbricarne  uno  a  proprio  talento. 

Anche  1'abate  Loisy  se  n'ha  costruito  uno  a  suo  modo. 
Ma  esso  6  gi&  andato  a  crescere  la  lista  de'  Cristianesimi 
falsi  per  sentenza  autorevole  di  chi  presiede  al  Cristianesimo 
vero  di  Gesu  Cristo. 

(Continua) 

1  L'Evang.  et  V  Egl. 


UN  PREGIUDIZIO  STORICO 

INTORNO  AI  Pit!  INSIGNI  NATURALISTI  l 


V'hanno  nella  vita  dello  studente  del  momenti  che  se- 
gnano,  per  dir  cosi,  i  confini  e  quasi  le  tappe  del  cammino 
pella  lunga  carriera  degli  studii.  Lasciando  da  parte  la  prima 
fanciullezza,  quando  rapplicazionedellamente  e  ancoratroppo 
materiale,  non  accompagnata  da  sufficiente  riflessione  e  le 
impressioni  sono  troppo  fugaci ;  il  primo  cambiamento  di 
scena  avviene  al  passaggio  dal  ginnasio  al  liceo. 

Ad  un  programma  di  studii,  che  nonostante  tutti  gli  acces- 
sorii  in  sostanza  s'appoggia  sempre  sopra  un'ampia  base 
grammaticale,  sottentra  allora  una  molto  maggior  varieta 
e  di  argomenti  e  di  metodo.  Alia  pur  a  traduzione  degli  autori 
classici  s'accompagna  la  descrizione  delPambiente  storico, 
come  suol  dirsi,  in  cui  nacquero  e  si  svolsero  eloquenza, 
canti  e  poemi :  cioe  la  storia  letteraria,  la  quale  non  e  puro 
affastellamento  d'erudizione,  ma  necessario  sussidio  a  degna- 
mente  apprezzare  i  frutti  deiringegno.  Le  scienze  matema- 
tiche,  fisiche,  e  naturali,  di  semplice  accessorio,  che  erano, 
salgono  di  grado,  e  seggono  d'ora  innanzi  alia  stessa  dignita 
ed  importanza  che  le  discipline  letterarie.  Di  pari  passo  con 
loro  vanno  storia  e  filosofia :  di  guisa  che  e  la  molteplicita 
delle  materie  e  quella  de'  professori  trasportano  11  ginnasiale 
novellamente  arrivato  in  un  mondo  nuovo.  Quivi  il  grande 
esercizio  della  memoria  da  luogo  all'uso  piu  largo  e  principale 

'  Riportiamo  In  questo  e  in  un  prossimo  articolo  una  conferenza  tenuta 
in  Roma,  il  23  gennaio  scorso,  ad  nn'adunanza  di  giovani  studenti  di 
corsi  universitarii  e  secondarii.  Questa  circostanza  valga  a  spiegare  al- 
cune  particolarita  di  concetto  e  di  linguaggio,  che  diversamente  non 
avpebbero  luogo. 


UN  PREGIUDIZIO   STORICO  555 

di  piu  alta  facolta,  dell'intelletto.  II  giovane  deve  quincinnanzi 
lavorar  di  testa,  rendere  conto  a  se  stesso  d'ogni  cosa,  riflet- 
tere,  ragionare,  comporre,  ordinare  1'enciclopedia  dello  scibile, 
di  cui  gli  vengono  accumulando  in  capo  i  material!  sette  od 
otto  maestri,  giorno  per  giorno,  alia  rinfusa. 

Piu  largo  e  inaspettato  orizzonte  ancora  6  quello  che  s'apre 
dinanzi  al  giovane  studente  quand'egli  s'affaccia  alPUniver- 
sita.  Tutto  e  nuovo  allora :  maggior  liberta,  minor  vigilanza, 
professori  che  stanno  a  distanza,  che  non  danno  confldenza, 
che  talora  per  proposito  deliberato,  o  involontariamente  per 
effetto  del  carattere,  della  fama  e  di  tante  circostanze,  ap- 
paiono  quasi  semidei  abitatori  delle  inaccessibili  pendici  del- 
TOlimpo.  Ma  queste  condizioni  sono  estrinseche  alia  sostanza 
stessa  deirinsegnamento.  II  vantaggio  del  quale  consiste  pro- 
priamente  —  parlo  naturalmente  del  professore  ideale  o  quasi 
—  nel  ricevere  avviamento  sicuro,  informato  alle  ultime  con- 
clusioni  della  scienza,  in  ciascun  ramo  di  essa,  dalla  bocca 
di  altrettanti  professori,  competent!  e  zelanti.  Gi6  risparmia 
allo  studioso  spreco  di  tempo  e  d'energia,  lo  leva  d'ambiguita, 
gli  stampa  idee  nette  sui  principii  fondamentali  della  scienza, 
e  con  cio  gli  segna  una  traccia  pel  labirinto  inestricabile 
degl'  infiniti  studii  special!,  libri,  monografie,  articoli,  ecc. 
ch'egli  non  sarebbe  in  grado  di  apprezzare  giustamente. 

In  una  parola  gli  studii  superior!  ben  condotti  dalla  parte 
dei  professori,  ben  seguiti  dal  canto  degli  student!,  riescono 
a  questo  intento  di  somma  importanza :  alia  formazione  del 
criterio  scientifico.  Breve  parola,  che  dice  molto. 

Orbene  vorrei  richiamare  la  vostra  attenzione  sopra  un 
effetto  morale  che  deriva  dalla  scienza  del  professore  con- 
giunta  a  quel  riserbo  o  quasi  etichetta  di  sovrani,  a  cui  la 
scienza  non  li  rende  insensibili.  E  incredibile  quanto  confe- 
risca  di  autorita  e  di  credito  al  professore,  quanta  potenza 
gli  dia  sull'animo  dello  studente  Topinione  della  competenza 
di  lui. 

Lungi  da  me  1'idea  di  scemare  questo  credito,  d'intac- 
care  la  stima,  d'intorbidare  la  fiducia  dei  giovani  verso  i  loro 


556  UN   PREGIUDIZIO   STORICO 

maestri.  Troppo  mi  sta  a  cuore  il  loro  profitto,  e  so  quanto 
sia  necessaria  la  fiducia  a  nutrire  Falacrita,  1'ardore,  i  no- 
bili  entusiasmi  della  gioventu.  D'altra  parte,  arrivato  a 
questo  punto,  il  giovane  studente  ha  gia  per  se  stesso  piu  che 
bastante  criterio  da  valutare  I'insufficienza  d'un  professore 
che  prendesse  la  scuola  alia  leggera,  salisse  in  cattedra  senza 
preparazione,  venisse  meno  al  suo  dovere.  II  pensare  che  di 
cotal  fatta  sieno  i  piu  sarebbe  ingiustizia ;  il  darsi  a  credere 
che  non  ce  ne  sia  alcuno,  sarebbe  illusione. 

Come  sarebbe  pascersi  d'illusione  il  pensare  che  nessuno 
metta  mai  il  piede  fuori  del  proprio  campo.  V  ha  un  panto 
in  particolare  sul  quale  tutti  si  credono  competent!,  quasi 
fosse  dominio  comune;  nel  quale  per  contro  anche  tra  per- 
sone  istruite,  anche  dotte  e  veramente  autorevoli  in  qualche 
speciale  disciplina,  non  e  raro  incontrare  la  piu  allegra  e 
piu  inconscia  ignoranza.  Voglio  dire  ignoranza  della  reli- 
gione  rivelata,  della  filosofia  cristiana,  anzi  della  stessa  filo- 
sofia  naturale. 

Che  se  T  incompetenza  consigliasse  a  ciascuno  almeno  il 
silenzio,  non  ci  sarebbe  che  ridire :  ma  pare  un  ticchio  assai 
comune,  e  maggiormente  tra  i  professori  di  certe  facolta,  di 
filosofia  cio&  e  piu  spesso  delle  scienze  naturali  e  di  medicina, 
quello  di  volere  cosi  di  quando  in  quando  stuzzicare  le  cre- 
denze  religiose,  spezzare  una  lancia  a  favore  del  libero  pen- 
siero,  dare  una  sferzatina  a  chi  rimane  ancora  fedele  alle 
dottrine  spiritualiste,  all'immortalita  deH'anima,  alPesistenza 
di  Dio,  alia  creazione  dal  nulla,  e  simili  conclusioni. 

L'argomento  delle  lezioni  spesso  non  lo  porterebbe:  tut- 
tavia  per  digression!  di  questa  fatta  non  si  bada  pel  sottile. 
Talora  poi,  ma  piu  raramente,  la  digressione,  Tallusione,  il 
frizzo  diventa  addirittura  una  requisitoria.  Ed  6  chiaro  che 
in  tutti  questi  casi  chi  volesse  sapere  quale  animo  muova 
la  lingua,  il  motivo  6  da  ricercare  fuori  delle  ragioni  scien- 
tifiche.  fe  un  abuso  della  buona  fede  giovanile,  del  credito 
conferito  al  professore  dal  suo  ufflcio ;  abuso  che  mira  a 
diffondere  e  stabilire  il  concetto  che  i  dettami  scientific!  sono 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI  NATURALISTI  557 

incompatibili  coi  principii  della  filosofia  spiritualista,  cogrin- 
segnamenti  del   cristianesimo. 

Orbene  importa  molto  sapere  che  tal  pronunziato  non 
solo  6  falso,  perche  stabilisce  contraddizione  tra  le  ve- 
rita  di  due  ordini  different!  si  ma  non  contrarii,  mentre 
la  verita,  di  sua  natura  universale,  non  contraddice  mai  se 
stessa ;  ma  importa  sapere  altresl  che  tale  incompatibility 
tra  la  scienza  e  i  principii  cristiani  non  fu  veduta,  anzi  fu 
negata  espressamente  dai  piu  insigni  per  Tappunto  tra  i  cul- 
tori  delie  scienze  natural!,  fisiche,  matematiche,  cio6  le  scienze 
positive  ed  esatte,  le  quali  avrebbero  diritto,  se  il  potessero, 
d'insorgere  e  di  protestare  fieramente  pell'onta  che  vien  loro 
inflitta. 

Tale  incompatibility  6  una  pura  invenzione,  n6  piu  ne 
meno ;  come  e  falso  senza  piu  che  i  grandi  ingegni  sieno 
stati  concordi  nel  professarsi  anticristiani  e  antireligiosi ;  le 
quali  falsita  non  avrebbero  acquistato  tanta  credenza  nel 
volgo,  se  il  regno  della  moda  si  restringesse  alia  forma  del 
cappello  o  al  taglio  del  vestito.  Ma  le  asserzioni  pronunciate 
con  franchezza  trovano  sempre  fede,  ancorch6  sieno  aperte 
menzogne,  e  non  lasciano  di  far  colpo,  e  maggiormente 
quando  vengono  dalla  bocca  di  persone  cospicue  per  grado, 
per  ricchezza,  per  dottrina. 

Pensate  adunque  in  questo  turbine  di  scoperte  che  s'in- 
calzano  e  mutano  la  faccia  del  mondo,  che  rovesciano  le 
condizioni  economiche  e  sociali  delle  nazioni ;  che  ci  rive- 
lano  la  profondita  de'  cieli,  che  dalle  limpide  acque  dei  tor- 
renti  alpini  traggono  elettricita  da  rischiarare  le  notti,  da 
trasportare  in  corse  vertiginose  i  treni,  da  valicare  in  onde 
misteriose  gli  oceani  senza  appoggio  di  fili ;  se  di  tutte  queste 
meraviglie,  per  cui  tanto  si  agevola  la  vita  umana,  si  po- 
tesse  dire  :  gl'ingegni,  che  le  idearono  e  le  tradussero  in 
atto,  rifiutarono  il  cristianesimo  come  disutile  arnese,  cre- 
dettero  poter  fare  senza  Dio ;  pensate,  dico,  quale  impressione 
sulle  moltitudini,  quale  scossa  agli  animi  incauti  e  mal  pronti 
alia  difesa! 


558  UN  PREGIUDIZIO   STORICO 

A  dire  il  vero,  1'argomento  in  se  stesso  ha  ben  poco  va- 
lore,  anzi  pesato  sulla  bilancia  rigorosa  della  logica  non 
conterebbe  proprio  nulla,  quand'anco  tutti  i  naturalist!  ad 
una  voce  si  protestassero  contro  Cristo  e  la  sua  Chiesa.  In 
primo  luogo,  perch6  si  potrebbe  replicare  che  nei  secoli  pas- 
sati  i  fondatori  della  scienza  moderna,  ai  quali  il  genere 
umano  avra  sempre  le  supreme  e  piu  profonde  obbligazioni, 
Copernico,  Galileo,  il  Kepler,  il  Newton,  il  Leibnitz,  1'Euler, 
il  Boyle,  il  Mariotte,  1'Haller  e  Linneo,  il  Lavoisier,  ecc.  non 
pensavano  per  niente  a  questa  maniera. 

In  secondo  luogo,  percM  n6  fisica,  n6  chimica,  n6  astro - 
nomia,  n6  botanica,  n6  le  altre  scienze  sorelle  danno  alcuna 
competenza  a  giudicare  di  teologia  e  di  religione.  «  lo  non 
credo  —  dice  Lord  Rayleigh  (successore  del  Maxwell  come 
professore  di  fisica  sperimentale  a  Cambridge)  che  il.natu- 
ralista  abbia  maggior  ragione  che  qualunque  altra  persona 
colta,  di  pretendere  la  parte  di  profeta.  In  cuor  suo  egli  sa 
benissimo,  che  al  fondo  delle  sue  teorie  si  celano  delle  con- 
traddizioni,  ch'egli  non  sa  sciogliere.  Chi  vuole  addentrarsi 
nei  misteri  delFessere,  per  quanto  airuomo  6  dato  pene- 
trarvi,  abbisogna  di  ben  altre  armi  che  del  calcolo  e  del- 
Tesperimento  ». 

Ho  pensato  adunque  che  a  giovani  avviati  agli  studii 
importasse  molto  su  questo  punto  sapere  il  netto,  attingendo 
a  fonti  storiche  puramente  l.  Di  guisa  che  possiate  pensare 
colla  propria  testa,  portare  nella  scuola  giudizii  chiari  e  ben 
formati,  ed  a  chi  cercasse  darvi  moneta  falsa  e  intrudervi 


1  II  P.  Carlo  Luigi  Kneller  S.  J.  con  felice  pensiero  e  con  grande 
diligenza  ha  raccolte  le  testimonialize  storiche  su  tale  soggetto  in  un 
volume  intitolato  Das  Christentum  und  die  Vertreter  der  neueren  Na- 
turwissemchaft,  Freiburg,  i.  B.  Herder,  1903;  col  che  ha  reso  un  prezioso 
servigio  alia  vera  cultura  e  alia  verita  storica.  Basti  citarlo  una  volta  per 
sempre,  giacche  quivi  ho  trovate  riunite  la  maggior  parte  delle  notizie 
che  servivano  al  mio  intento,  e  che  altrove  non  s'  incontrano  se  non 
sparse  in  innumerevoli  pubblicazioni  accademiche,  biografiche,  episto- 
lari,  elogi,  memorie,  ecc. 


INTORNO  AI  PIU  INSIGNI  NATURALISTI  559 

in  capo  pregiudizii  o  menzogne,  possiate  rispondere :  fermo  ! 
il  posto  e  occupato. 

Poniamo  pero  ben  chiaro  lo  stiito  della  questione.  lo  non 
intendo  questa  sera  di  adunare  testimonianze  di  dotti  cul- 
tori  delle  scienze  fisiche  e  natural!  a  favore  del  Cristiane- 
simo :  intendo  semplicemente  di  mostrare  che  quel  preteso 
universale  consenso  dei  naturalist!  contro  la  religione  e  la 
fede  in  Dio,  non  esiste  ;  esso  e  una  fiaba. 

E  mi  restringero  al  secolo  XIX  soltanto,  perch6  dei  grandi 
ingegni  de'  secoli  precedent!,  Copernico,  Galileo  e  gli  altri 
dianzi  rammentati,  non  ci  puo  esser  dubbio.  Erano  credenti 
in  Dio,  neiranima  immortale,  nella  vita  futura ;  erano  sen- 
z'altro  cristiani.  Similmente  lasceremo  da  parte  i  viventi, 
tra  perche  i  loro  sentiment!  possono  essere  conosciuti  per 
altra  via,  e  pereh6  non  conviene  ne  dare  ne  ricevere  noia 
da  alcuno. 

Un'  ultima  limitazione,  a  cui  ci  costringe  e  la  brevita 
del  tempo  e  la  necessita  di  dare  il  massimo  vigore  air  argo- 
mento.  Sceglieremo  tra  tanti  norni,  che  ci  si  parano  dinanzi,  al- 
cuni  dei  piu  insigni,  di  quegli  ingegni  supremi  a  cui  la  scienza 
deve  nuove  vie,  nuovi  impulsi,  le  piu  grandi  scoperte,  i  piu 
poderosi  avanzamenti.  Stelle  di  prima  grandezza  cio6,  ac- 
canto  alle  quali  possono  bene  abbassare  le  armi  le  lingue 
piu  audaci,  che  non  sempre  sono  a  servizio  degF  ingegni 
pi  ft  profondi. 


II  primo  che  inviteremo  stasera  a  questa  nostra  adu- 
nanza  sar&  un  bel  nome,  che  rifulge  come  splendida  stella 
sul  bel  cielo  dj Italia:  il  nome  di  Alessandro  Volta.  Egli  6 
troppo  conosciuto  a  ognuno  che  meriti  il  nome  d7  italiano  ; 
non  occorre  spendere  parole  a  dirvi  Tacume  del  suo  ingegno 
eminentemente  sperimentale,  la  portata  immensa  della  sua 
invenzione.  Ma  in  quei  dischetti  di  rame  e  di  zinco  accop- 
piati  egli  divino  la  tremenda  energia  che  ora  domina  il  mondo 
industriale,  i  traffici,  le  officine,  che  colla  derivazione  della 


560  UN  PREG1UDIZIO   STORICO 

forza  motrice,  contenuta  nelle  acque  cadenti  in  si  gran  copia 
dalle  nostre  Alpi  e  dal  nostro  Apennino,  sara  il  risorgimento 
economico  d' Italia. 

Sono  pochi  anni,  cioe  nel  1899,  furono  celebrate  in  Como 
sua  patria  solenni  onoranze  eentenarie  all'  inventore  della 
pila.  Ma  nelle  clamorose  feste  ufficiali,  nelle  adunanze  scien- 
tifiche,  ne'  discorsi  accademici,  nelle  monografie,  nelle  rela- 
zioni  de'  giornali,  se  tutto  il  mondo  si  accordo  in  dar  plauso 
al  genio  del  grande  flsico  italiano,  non  sempre  forse  cadeva 
a  proposito,  raramente  si  os6  o  si  voile  rammentare  1'uomo 
grande  al  cospetto  di  Dio,  fedele  alia  eoscienza  cristiana, 
cattolico  praticante,  fervente  e  zelante  del  bene  morale  del 
prossimo,  sollecito  della  religione. 

L'Arago  in  uno  di  quei  classici  elogi,  che  come  segretario 
perpetuo  deirAccademia  delle  scienze  in  Parigi  doveva  leg- 
gere  a  ricordo  degli  accademici  defunti,  ci  lascio  bene  deli- 
neato  con  tocco  d'artista  e  sicurezza  di  maestro  nella  scienza 
il  ritratto  di  Alessandro  Volta,  e  anche  il  cuore  di  lui  nel- 
rintimita  della  famiglia,  la  bonarieta  con  gli  amici,  la  sin- 
cerita  e  apertura  deiranimo,  che  rapi  di  meraviglia  e  sim- 
patia  i  dottori  di  Parigi  e  di  Londra,  quando  egli  cola  si 
condusse  ad  esporre  personalmente  le  sue  scoperte. 

A  Parigi  ricordavano  con  piacevolezza  d'averlo  veduto 
la  mattina  nel  bel  mezzo  della  citt£,  avendo  fame,  entrare 
da  un  fornaio,  comprarsi  qualche  soldo  di  pane  e  sboccon- 
cellarselo  in  pubblico,  camminando  e  meditando,  come  la  cosa 
piu  naturale  al  mondo.  Forse  nella  raffinatissima  societk  pa- 
rigina  quella  semplicita  non  desto  minor  meraviglia  che  la 
pila.  Certo  non  dispiacque.  Ma  tal  ritratto  non  e  compiuto. 
Alessandro  Volta  non  ebbe  soltanto  buon  cuore,  costumi  sem- 
plici  e  schietti,  non  soltanto  virtu  naturali:  ebbe  e  miro  co- 
scientemente  a  crescere  in  s6  le  virtu  e  le  pratiche  cristiane : 
earita,  fede,  preghiera,  messa,  sacramenti.  Egli  stesso,  stando 
in  Como,  scendeva  la  domenica  in  S.  Donnino,  sua  parrocchia, 
a  insegnare  ai  fanciulli  la  dottrina  cristiana. 

Alia  figura  del  Volta  mi  torna  opportunissimo  associare 


1NTORNO   AI   P1U  INSIGNI   NATURALISTI  561 

quella  dell' Ampere  (nato  a  Lione  il  22.  I.  1775,  morto  a  Mar- 
siglia  il  10.  VI.  1836,  ultimamente  professore  al  Collegio  di 
Francia  in  Parigi),  giacch6  i  loro  nomi,  gloriosi  entrambi 
nella  storia  deU'elettricita,  vanno  associati  nella  designazione 
degli  element!  numeric!  delle  misurazioni  elettriche.  Volt  e 
Ampere  sono  le  unita  di  forza  elettromotrice  e  d'  intensita 
di  quelle  correnti  che  portate  da  lung!  sui  gross!  fili  di  rame, 
entrano  per  le  aste  de'  tram,  per  le  strade,  per  le  piazze, 
per  le  case,  nei  sottilissimi  fili  delle  lampadine,  pei  telefoni, 
e  andate  discorrendo. 

II  valore  delle  sue  scoperte,  e  la  testimonianza  di  coloro 
che  lo  praticarono  da  vicino,  il  giudizio  comune  dei  fisici, 
ce  lo  danno  concordemente  come  un  ingegno  di  straordina- 
ria  perspicacia  ed  ampiezza  di  vedute.  Stando  egli  una  volta 
in  viaggio,  senti  della  scoperta  casuale  fatta  dall' Oersted, 
come  la  corrente  galvanica  fa  deviare  dalla  sua  orientazione 
Tago  magnetico ;  notizia  che  ora  voi  tutti  ritrovate  nei  vostri 
corsi  elementari  di  fisica.  Erano  trascorse  due  settimane 
appena  e  1'Ampere,  che  intanto  solo  tra  tutti  i  fisici  aveva 
ripetuto  da  s6  1'esperimento,  gi&  ne  aveva  data  la  spiega- 
zione,  e  tratte  le  piii  ampie  conseguenze  per  la  conoscenza 
de]  magnetismo  in  genere  e  del  magnetismo  terrestre,  anzi 
post!  i  principii  d'una  nuova  scienza,  creata  da  lui,  che  rese 
immortale  il  suo  nome,  Yelettrodinamica. 

Principiando  la  carriera  con  splendid!  lavori  matematici, 
egli  presto  fu  accolto  neirAccademia  delle  scienze  di  Parigi. 
Ingegno  vasto  e  versatile,  anche  nei  campo  della  chimica 
lascid  il  suo  nome  legato  a  scoperte  famose.  Ritrovo  da  se 
la  legge  fondamentale  trovata  gi&  dall'Avogadro  nei  1811,  e 
poi  dimenticata,  cio6  che  eguali  volumi  di  gas  different!,  con- 
tengono  egual  numero  di  particelle,  atomi  pei  gas  semplici, 
molecole  pei  composti.  Oltre  la  botanica  e  la  zoologia,  spe- 
ciale  interesse  ebbe  per  lui  la  filosofia,  alia  quale  dedic6  uno 
dei  suoi  ultimi  lavori,  un  saggio  di  classificazione  di  tutte  le 
scienze. 

Tutto  questo  valga  a  stimare  lo  scienziato.  L'uomo  mo- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  36  26  febbraio  1904. 


562  UN  PREGIUDIZIO   STOR1CO 

rale  ci  6  dipinto  dall'Ozanam,  intimo  amico  suo,  che  visse 
anzi  parecchio  tempo  nella  stessa  famiglia  di  lui.  Dopo  un 
periodo  d'indifferenza  e  di  dubbii,  che  lo  tormentarono  un 
pezzo,  quello  spirito  potente  non  tar  do  a  ritrovare  nella  re- 
ligione  la  dolcezza  della  pace.  E  gia  egli  era  divenuto  un 
pio  e  fervente  cristiano  quando  gli  tocc6  la  bella  sorte  della 
sua  piu  grande  scoperta  scientifica,  poc'anzi  ricordata.  Tant'6 
vero  che  i  preconcetti  religiosi  offuscano  il  genio  e  gli  tar- 
pano  T  ali  nelle  conquiste  scientifiche ! 

«  La  religione  —  scrive  1'Ozanam  —  era  quella  che  gui- 
dava  tutto  il  suo  lavoro  mentale,  e  spargeva  la  sua  luce 
sulle  meditazioni  di  lui.  Da  quell' eccelso  punto  di  vista  egli 
giudicava  ogni  cosa,  la  stessa  scienza...  Questo  capo  vene- 
rando,  coperto  di  scienza  e  d'onori,  s'inchinava  senza  ri- 
serva  dinanzi  ai  misteri  della  fede,  e  non  aveva  riguardo 
di  scendere  anche  al  disotto  della  linea  tracciata  dal  magis- 
tero  della  Chiesa.  Lo  vedevamo  inginocchiato  dinanzi  agli 
stessi  altari  che  gia  il  Descartes  e  il  Pascal,  accanto  allapovera 
vedova  e  al  tenero  fanciullino,  e  piii  umile  di  loro.  Niuno  era 
di  lui  piu  esatto  nell'osservanza  coscienziosa  dei  precetti  e 
delle  consuetudini  della  Chiesa,  si  dure  alia  natura  e  pur 
cosi  care...  Ma  bello  sovra  ogni  altra  cosa  era  scorgere  cio 
che  il  cristianesimo  aveva  operate  neirinterno  di  quell'anima 
grande :  quella  semplicita  ineravigliosa,  quella  modestia  di 
un  genio  potente,  che  conosceva  tutto,  tranne  la  sua  potenza; 
quella  rettitudine  eccelsa,  oggi  si  rara,  che  nella  scienza  non 
ricerca  altro  che  la  verita,  non  Tonore;  quella  cosi  amabile 
cortesia,  cosi  pronta  a  rendere  servigio,  senz'invidia;  da  ul- 
timo quella  benevolenza  preveniente,  verso  tutti,  massime 
verso  la  gioventu,  che  prendeva  talvolta  la  forma  di  condi- 
scendenza  e  sollecitudine  paterna.  Dico  davvero :  chi  non 
conobbe  se  non  Tintelligenza  di  quell' uomo,  non  ne  conobbe 
che  la  meta,  e  la  parte  meno  perfetta  di  lui.  S'egii  ebbe 
gran  mente,  egli  ebbe  cuore  anche  piu.  grande  ». 

Sovente  nelle  sue  conversazioni  coll'amico  poneva  fine  al 
discorso  serrandosi  1'ampia  fronte  tra  le  due  mani,  e  scla- 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI   NATURAL1STI  563 

mava :   «  Oh !  quanto  6  grande  Iddio,  Ozanam,    oh  !    quanto 
-e  grande ;  il  nostro  sapere  e  nulla !  » 


Noi  ci  aggiriamo  in  una  corte  di  si  alti  personaggi,  o  ca- 
rissimi  giovani,  che  quasi  non  sappiamo  a  chi  dare  i  primi 
onori,  a  cui  tributare  le  piu  grandi  benemerenze,  o  ascrivere 
1  trofei  piu  insigni  nelle  conquiste  della  scienza  moderna. 

Chi  non  ha  inteso  il  nome  di  Michele  Faraday?  Sulla  parte 
che  gli  tocca  nella  scienza  tutti  sono  concordi.  «  Tutto  som- 
mato  -  -  dice  il  Tyndall  —  bisogna  confessare  che  Michele 
Faraday  fu  il  piu  grande  sperimentatore  che  il  mondo  abbia 
veduto.  Altrettanto  ne  dice  il  Du  Bois-Reymond.  Ed  il  fa- 
moso  chimico  francese  Dumas  nella  commemorazione  che  ne 
fece  airAccademia  delle  scienze  il  18.  V.  1868  lo  nomin6  «  il 
piu  perfetto  scienziato,  che  I'Accademia  avesse  contato  tra  i 
suoi  membri  » .  Difatti  ei  poteva  enumerare  una  serie  di  sco- 
perte  ognuna  delle  quali  bastava  per  assicurare  il  suo  nome 
all'  immorality.  E  passarle  in  rassegna  tutte  gli  e  come  esporre 
tutto  un  trattato  suH'elettricita.  Induzione  ed  extracorrente, 
effetti  chimici  della  corrente  e  teoria  della  pila  voltaica,  ef- 
fetti  luminosi  del  magnetismo,  e  infine  il  diamagnetismo, 
sono  come  quattro  capitoli  della  sua  immensa  e  oltremodo 
feconda  opera  scientifica. 

Quest'uomo  straordinario  (22.  IX.  1791  —  25.  VIII.  1867), 
d'origine  irlandese,  aveva  cominciato  dal  nulla:  garzoncello 
di  13  anni,  in  una  bottega  di  legatore  di  libri,  gittava  sbir- 
ciate  curiose  ne'  volumi  che  gli  passavano  per  le  mani,  e  s'in- 
fiammo  d'amore  per  le  scienze  naturali.  Uri'avventore  della 
bottega  gli  procurd  il  modo  di  sentire  alcune  pubbliche  le- 
aioni  del  Davy,  stando  almeno  suila  galleria  della  'sala.  Egli 
senti  allora  la  favilla  della  scienza  in  cuore,  e  nella  sua  in- 
genuita  fanciullesca  scrisse  al  -presidente  dell'  Istituto  scien- 
tifico  di  Londra  esprimendogli  il  suo  desiderio.  Non  ebbe  ri- 
sposta.  Allora  penso  di  rivolgersi  al  Davy,  e  distesi  gli  appunti 


564  UN  PREGIUDIZIO   STORICO 

delle  sue  conferenze  glieli  mando,  facendogli  sapere  che  la  vita 
di  giovane  di  bottega  gli  sapeva  male  «  che  gli  era  una  fonte 
di  vizi  e  di  egoismo  —  che  voleva  darsi  alia  scienza  ».  II  Davy 
sorrise  alquanto,  ma  non  disprezzo  la  domanda  del  giova- 
netto  legatore  di  libri :  riconobbe  1'alto  ingegno  di  lui,  se  n'in- 
teresso,  gli  dette  nel  1813  un  primo  posticino  d'aiutante  nel 
laboratorio  fisico,  e  nell'ottobre  dello  stesso  anno  se  lo  con- 
dusse  seco  in  un  viaggio  in  Francia  ed  in  Italia.  Tomato  in 
patria  il  Faraday  si  perfeziono  nella  fisica  e  nella  chimica ; 
rimpeto  era  preso,  la  camera  slanciata  per  quella  via  glo- 
riosa,  che  doveva  terminare  ad  un'altezza  inarrivata  tra  i 
cultori  delle  scienze  sperimentali. 

Ora  quanto  alle  sue  idee  religiose,  egli  nato  e  cresciuto 
in  paese  protestante,  assorbito  negli  studii  di  gabinetto,  si  te- 
neva  lontano  da  polemiche  e  controversie,  e  non  entrava  a 
ragionare  di  temi  religiosi  se  non  quando  era  intefrogato. 
Tuttavia  non  lascio  di  esprimere  molto  apertamente  la  sua 
fede  in  Dio  creatore  e  nella  vita  futura. 

«  Quantunque  le  opere  di  Dio  nella  natura  non  possano 
in  nessun  caso  venire  a  contraddizione  colle  cose  superior!, 
che  riguardano  la  nostra  futura  esistenza ;  e  siccome  tutto 
cio  che  riguarda  Iddio  debba  in  ogni  caso  ridondare  a  glo- 
ria di  lui ;  tuttavia  io  non  reputo  necessario  riconciliare  tra 
loro  lo  studio  della  scienza  naturale  con  quello  della  reli- 
gione,  e  nel  trattare  co'  miei  simili  io  badai  sempre  a  la- 
sciare  tra  loro  distinti  il  campo  scientifico  e  quello  religioso. » 

Del  resto  in  molti  discorsi,  in  varii  passi  de'  suoi  scritti 
privati  traspare  1'  animo  di  lui  intimamente  penetrato  del 
pensiero  della  grandezza  e  potenza  di  Dio,  della  vita  eterna, 
della  vanita  delle  cose  terrene,  della  nostra  risurrezione. 

Volta,  Ampere,  Faraday  sono  tre  nomi,  tre  astri  che 
dominano  quale  splendida  costellazione  il  firmamento  cosi 
glorioso  della  fisica  moderna.  Quando  adunque,  o  carissimi 
giovani,  il  vostro  pensiero  s'arrestera  attonito  dinanzi  alle 
meraviglie  dell'elettricita,  —  voi,  ai  quali  forse  e  riserbata 
qualche  sorte  non  ingloriosa  neiravvenire  fecondo  di  tante 


INTORNO  Al  P1U  INS1GNI  NATURALISTI  565 

applicazioni  -  -  ricordate  bene  che  i  padri  di  questa  scienza, 
gli  autori  di  queste  scoperte,  non  furono  tanto  superbi  da 
negare  riconoscenza  a  Dio  autore  di  tutte  le  cose,  ma  lo 
riconobbero,  lo  adorarono,  lo  pregarono  umilmente,  e  la  loro 
fede,  la  loro  preghiera  non  inceppo  la  liberta  dell'indagine, 
anzi  dette  ali  vigorose  al  genio,  perche  conferl  loro  tran- 
quillita  allo  spirito,  integrita  alia  vita,  onesta  al  carattere 
di  cittadini  e  di  cristiani. 

Un  altro  bel  nome  da  accompagnare  coi  precedent!  e  quello 
pure  d'un  inglese,  degno  di  Michele  Faraday,  e  che  sta  nella 
scienza  matematica  deir  elettricita  ad  eguale  altezza  che  il 
Faraday  nella  sperimentale.  Voglio  dire  James  Clerk  Maxwell 
professore  di  fisica  a  Cambridge  (13.  VI.  1831  —  5.  XI.  1879). 
Tutta  la  sua  vita  si  professo  apertamente  cristiano.  Padre 
di  famiglia  presiedeva  ogni  sera  alia  preghiera  comune,  fre- 
quentava  regolarmente  la  chiesa,  la  comunione  mensile,  e 
largheggiava  in  ogni  opera  di  carita  nella  sua  parrocchia. 
In  question!  religiose  usava  riserbo,  ma  non  tralascio,  mas- 
sime  neir ultima  malattia,  di  manifestare  chiaramente  le  sue 
ferme  credenze  in  Dio,  neirincarnazione  di  Cristo,  nella  sua 
redenzione,  neH'operazioni  intime  dello  Spirito  Santo/ 

Spesso  avanti  la  sua  morte  amava  ripetere  un  ritornello 
di  Riccardo  Baxter  che  suona  cosl :  «  Signore,  di  vivere  o 
di  morire  io  non  mi  euro,  Amarti  e  servirti  6  il  dover  mio. 
Tanto  di  grazia  da  te  m'  aspetto,  o  Dio  ». 


Dair elettricita  volgiamoci  ad  altri  campi:  alia  mate- 
matica, airastronomia. 

Quivi  ci  si  fa  innanzi  Carlo  Federico  Gauss  (1777-1855) 
nelle  scienze  esatte  uno  tra  i  piu  poderosi  ingegni  matematici 
d'ogni  tempo.  Per  chi  6  iniziato  agli  studii  superior!  in  questo 
campo,  basta  nominarlo,  non  occorrono  altri  elogi.  Ma  i  piu  di 
voi,  a  quanto  io  veggo,  o  non  sono  tanto  avanzati,  o  non 


566  UN  PREG1UD1ZIO   STORICO 

avranno  forse  avuto  occasione  di  fame  la  conoscenza.  Troppo 
giusto  per6  mandare  innanzi  la  presentazione. 

Non  sempre  gl'ingegni  straordinariamente  precoci  rispon- 
dono  poi  aU'espettazione.  Non  e  raro  anzi  che  certi  prodigi 
di  bambini  o  fanciulletti  calcolatori,  crescendo  negli  anni,  si 
perdano  col  comune  degli  uomini,  quasi  che  dagli  sforzi 
de7  primi  anni  uscisse  smunta  ed  esaurita  la  mente.  Altre 
volte  pero  i  primi  segni  e  1'evento  combinano  tra  loro  per- 
fettamente.  Ha  deir  incredibile,  e  pure  e  provato  con  cer- 
tezza,  che  il  piccolo  Gauss  figlio  d'un  artigiano  di  Brunswich, 
bambinetto  di  tre  anni,  trovandosi  presente  quando  il  padre 
pagava  i  suoi  giovani  di  bottega,  se  per  caso  sbagliasse  il 
conto,  subito  se  n'avvedeva  e  1'avvisava.  Quando  fu  in  et& 
di  nove  anni,  sedendo  un  giorno  sui  banchi  della  scuola  ele- 
mentare,  il  maestro  aveva  assegnata  a  fare  una  lunga  sornma 
di  numeri,  ciascuno  dei  quali  pero  superava  il  precedente 
d'una  stessa  quantita,  come  chi  dicesse  per  es.  421  4-  433 
4-  445  -h  457  4-  469  -f-  481  -f-  ...  Sappiamo  tutti  per  prova 
che  la  prima  delle  quattro  operazioni,  e  la  piu  semplice, 
quando  cresce  il  numero  delle  poste,  e  un  vero  rompicapo, 
e  facilissima  a  sbagliare.  Ecco  difatto  tutti  que'  ragazzetti 
curvi  sui  loro  cartelli  fare,  rifare,  e  da  ultimo  con fron tare 
tra  loro  i  total! ,  che  non  tornavano.  Ma  il  Gauss  s'era  avve- 
duto  subito,  che  di  tutti  quei  numeri  il  primo  accoppiato  col- 
T ultimo  dava  la  stessa  somma  che  il  secondo  col  penultimo, 
il  terzo  col  terzultimo,  ecc.;  di  guisa  che  bastava  sommare 
il  primo  e  T ultimo  e  moltiplicar  la  somma  pel  numero  delle 
coppie:  operazione  d'un  minuto,  che  trasformava  la  penosa 
addizione  nel  giochetto  d'una  moltiplicazione.  Aveva  cio6 
scoperto  da  s6  la  progressione  aritmetica.  E  cosl,  fatto  il  suo 
compito,  se  ne  stava  tranquillo  a  guardare  i  compagni  tra- 
felati. 

Questo  tratto  ed  altri  somiglianti  aprirono  gii  occhi  al 
maestro  e  al  padre,  e  a  lui  la  via  degli  studii.  Uscito  da  poco 
dall'universita  di  Gottinga,  era  ammirato  gi&  pel  suo  capitale 
lavoro  delle  Disquisitiones  arithmeticae,  e  per  la  dimostra- 


INTORNO   AI   P1U   INSIGNI   NATURALISTI  567 

zione  del  teorerna  fondamentale  dell'equazioni  algebriche, 
quando  gli  si  presento  occasione  d'una  di  quelle  invenzioni 
che  fondano  per  sempre  la  fama  d'uno  scienziato.  II  pianeta 
Cerere,  primo  degli  asteroid!,  cioe  di  quella  pleiade  di  piane- 
tini  che  circolano  tra  Marte  e  Giove,  era  stato  scoperto  il  1  gen- 
naio  1801  dal  Piazzi  a  Palermo.  La  novita  e  1'importanza  di 
tal  fatto  avevano  levato  grandissimo  rumore  neirastronomia. 
Ma  a  breve  andare  il  nuovo  pianeta  s'era  accostato  tanto 
al  sole,  che  fu  perduto  di  vista.  Era  un  brutto  affare  a  rin- 
tracciarlo  pel  cielo :  non  piii  agevole  che  ritrovare  un  grano 
di  miglio  in  piazza  d'armi.  Sarebbe  bisognato  conoscere  qua! 
sentiero  esso  aveva  battuto  tra  le  stelle.  Ma  i  metodi  che 
s'avevano  allora  per  calcolare  un'orbita  ellittica  con  si  poche 
osservazioni  e  cosi  prossime  tra  loro,  come  quelle  fornite  dal 
Piazzi,  erano  insufficient!.  Sicche  1'astronomia  correva  rischio 
d'essersi  veduto  guizzar  di  mano  il  nuovo  acquisto,  avanti 
ancora  d'averne  preso  possesso.  In  quel  duro  frangente  ci6 
che  non  poteva  fornire  1'osservazione,  lo  fornl  1'ingegno  del 
Gauss  appena  ventiquattrenne,  con  un  nuovo  metodo  origi- 
nale  di  calcolare  gli  element!  dell'orbita.  E  il  7  dicembre  1801 
Cerere  fu  ritrovata  dallo  Zach  al  luogo  assegnato,  e  simil- 
mente  dall'Olbers  in  Brema  il  1  gennaio  seguente,  un  anno 
appunto  dopo  la  prima  scoperta. 

II  nuovo  metodo  servl  poco  stante  a  ritrovare  un  altro 
asteroide,  Pallade;  e  poi  elaborate  e  ampliato  divenne  la  clas- 
sica  Theoria  motus  corporum  coelestium  in  sectionibus  co- 
nicis  solem  ambientium  -1,  che  tuttora  6  d'uso  corrente  nel 
calcolo  delle  orbite  dei  pianeti  e  delle  comete.  Si  puo  dire 
anzi  che  con  ci6  il  Gauss  diede  valore  stabile  alia  scoperta 
degli  asteroid!,  quella  famiglia  che  conta  oggi  piii  di  500  mem- 
bri:  poich6  senza  quelPinsigne  progresso  di  calcolo  ognuno 
di  quei  corpicciuoli  correrebbe  rischio  di  sfuggire  e  dile- 
guarsi  per  sempre. 

Non  voglio  per  altro  trasformare  questa  semplice  confe- 
renza  in  una  lezione  d'astronomia  o  di  matematica,  eppero 

A  Hamburgi,  1809. 


568  UN  PREGIUDIZIO   STORICO 

mi  contento  d'accennare  tra  i  piu  insigni  trovati  del  Gauss 
•il  metodo  del  minimi  quadrati,  le  sue  ricerche  diottriche 
cio6  una  nuova  e  profonda  teoria  degli  strumenti  ottici,  i 
fondamenti  della  teoria  delle  superficie,  i  suoi  lavori  magne- 
tici,  geodetici,  ecc.  Dov'egli  pose  mano  ivi  lascio  impronta 
originate,  e  fece  fare  alia  scienza  passi  di  gigante, 

Ma  siccome  Iddio  distribuisce  variamente  i  suoi  doni,  il 
Gauss,  cosl  poderoso  e  acuto  nelle  ricerche  teoriche,  aveva 
poco  gusto  e  poca  attitudine  alle  osservazioni  pratiche  d'astro- 
nomia.  Questo  talento  invece,  ed  in  grado  eminente,  Febbe  Fe- 
derico  Guglielmo  Bessel  (22.  VII.  1784  —  17.  III.  1846)  senza 
dubbio  il  piu  grande  astronomo  del  secolo  XIX,  che  in  una  vita 
non  lunga,  ma  straordinaria  per  la  profondita,  la  squisitezza 
e  rimmensita  de'  suoi  lavori,  si  puo  ben  dire  che  trasformo 
I'astronomia  moderna.  La  teoria  e  la  pratica  degli  strumenti, 
la  critica,  diro  cosi,  deH'astronomia  d'osservazione,  non  ebbe 
mai  conoscitore  piu  sagace,  e  il  suo  nome  per  questo  ri- 
guardo  non  pu6  essere  paragonato  se  non  con  vantaggio  ac- 
canto  a  quelli  d'Ipparco,  di  Tycho  Brahe  e  del  Bradley. 

La  prima  via  abbracciata  dal  Bessel  giovanetto  non  pareva 
dovesse  metter  capo  all'astronomia.  Per  volere  del  padre  egli 
s'era  dovuto  acconciare  come  commesso  presso  una  casa 
commerciale  in  Brema.  Indole  seria,  ferma,  tenace,  si  appi- 
glio  a  fare  seriamente  cio  che  aveva  per  le  mani,  a  studiare 
inglese  e  spagnuolo,  geografia,  merceria,  nautica,  come  chi 
avra  sugli  oceani  i  suoi  interessi  avvenire.  La  nautica  lo 
condusse  all'astronomia,  Tastronomia  alia  matematica,  come 
anelli  d'una  catena.  II  futuro  astronomo,  che  tante  notti  do- 
veva  poi  vegliare  sotto  il  rigido  cielo  di  Konigsberg,  ebbe 
fin  d'allora  un  duro  ma  utile  tirocinio.  Poich6  alia  nautica, 
aH'astronomia  e  alia  matematica  doveva  dare  le  ore  rubate 
al  sonno,  dalle  8  J/2  della  sera  alle  2  dopo  la  mezzanotte,  per 
soprassello  d'una  giornata  passata  fedelmente  al  banco  dalle  8 
del  mattino  alle  8  della  sera,  esatto  ed  inesorabile  come  un 
tedesco. 

Ora  egli  e  bello  a  sentire  come  questi  uomini,  che  rin- 


INTORNO   AI  Pill  INSIGNI  NATURALISTI  569 

novarono  la  scienza  astronomica  nel  secolo  XIX,  nelle  loro 
lettere  agli  amici  dimostrano  un  caro  senso  cristiano  e  1'aspet- 
tazione  di  una  vita  avvenire  come  sollievo  dai  pesi  della  pre- 
sente.  Cosl  il  Gauss  al  Bolyai  il  9  gennaio  1799,  lamentando 
la  morte  della  signora  del  consigliere  Eschenburg  scrive  : 
«  su  questa  misera  terra  anche  la  gioia  piu  pura  vien  sepolta 
nell'abisso  del  tempo.  Che  saremmo  noi  senza  la  speranza 
d'un  migliore  avvenire?  »  --  E  il  28  aprile  1817  all'Olbers: 
«  Forse  in  un'altra  vita  acquisteremo  sulla  natura  dello  spazio 
delle  idee  che  ora  non  possiamo  afferrare.  »  —  Colmo  di  me- 
riti  e  di  onori,  verso  il  fine  della  sua  vita  il  Gauss  sentiva 
sempre  meglio  la  nullita  delle  cose  terrene,  la  speranza  di 
una  felicita  futura,  e  dava  libero  sfogo  a'  suoi  sensi  in  una 
risposta  al  Bolyai  predetto,  Tamico  della  sua  giovinezza, 
in  data  del  20  aprile  1848 :  «  Concedo  volentieri  che  i 
medesirni  destini,  i  quali  a  me  tornano  cosi  gravi  a  portare, 
ad  altri  sarebbero  assai  piu  leggeri,  non  ci  e  per6  consentito 
mutare  quella  disposizione  delPanimo  che  il  Creatore  ci  ha 
data  e  che  appartiene  al  proprio  nostro  io.  Ma  questa  co- 
scienza  della  nullita  della  vita,  cui  certamente  la  maggior 
parte  del  genere  umano  sente  ed  esprime  airavvicinarsi  del 
termine,  per  me  &  la  piu  salda  garanzia  d'una  piu  lieta  me- 
tamorfosi  che  ci  aspetta.  Consoliamoci,  amico  carissimo,  con 
questi  pensieri...  Fortem  facit  vicina  libertas  senem,  dice 
Seneca.  » 

E  TOlbers  al  Bessel  (16  febbr.  1818) :  «  Sia  ringraziato 
Iddio  che  codesta  vostra  ferita  non  ebbe  peggiori  conse- 
guenze  ».  E  il  maggio  1821:  «  Con  ogni  riconoscenza  debbo 
lodarmi  delle  squisite  cure  del  mio  buon  figliuolo...  Iddio  gli 
renda  merito  di  quanto  egli  fa  pel  suo  vecchio  padre  ». 
Aggravandosi  cogli  anni  la  vita,  il  5  luglio  1835,  scrivendo 
al  Bessel  esprime  chiaramente  la  sua  fede  nella  provvidenza 
di  Dio  e  nell'  immortalita  deH'anima  1. 


1  Corrispondenza  tra  W.  Olbers  e  F.  W.  Bessel,  pubblicata  dall'Er- 
man.  (Brief wechsel. . .  Leipzig  1852)  II,  76;  II,  140;  II,  427. 


570  UN  PREGIUDIZIO   Sf'ORICO 

Nel  1808,  nel  bel  mezzo  delle  guerresche  procelle  napo- 
leoniche,  il  Bessel  corse  rischio  di  dovere  scambiare  il  can- 
nocchiale  collo  schioppo  e  prestare  servizio  militare.  Venne 
in  suo  aiuto  1'  Olbers,  offrendosi,  quando  occorresse,  a  pagare 
egli  del  suo  gli  800  o  1000  talleri  necessarii  per  surrogare 
un  altro,  come  s'usava  allora;  e  il  Bessel  rispondendogli  in 
data  del  5  agosto:  «  lo  conosco  ogni  di  meglio,  che  i  benia- 
mini  della  fortuna,  sono  quegli  cui  il  Cielo  da  un  amico,  che 
intende  questo  nome  in  un  senso  ben  diverse  dall'ordinario  ». 
-  «  Piacesse  a  Dio,  mio  caro  Olbers,  che  voi  trovaste  nella 
scienza  un  sollievo  a'  vostri  dolori  ».  1  Tutte  maniere  di  par- 
lare  e  di  scrivere,  di  cui  sono  piene  le  lettere  dei  due  amici,  e 
che  sono  indizio  d'un  pensare  cristiano,  quali  un  materia- 
lista  e  incredulo  si  guarderebbe  bene  di  lasciarsi  uscir  dalla 
penna. 


* 

A 


Piii  fortunati  e  piii  espliciti  sensi  di  religione,  perche  pro- 
cedenti  da  profonda  pieta  cattolica,  sono  quelli  che  ornarono 
la  vita  di  Agostino  Gauchy,  il  piu  insigne  e  piu  fecondo  ma- 
tematico  francese  del  secolo  XIX  (1789  1857).  A  giudizio  del 
Bertrand,  che  ragiono  di  lui  nel  1897  airAccademia  di  Pa- 
rigi    «  la  parte  che  gli  e  dovuta   nel   progresso   moderno  di 
questa  scienza,  ogni  di  si  fa  piii  grander  ne  anco  i  suoi  am- 
miratori   piu    entusiasti    di    50   anni    fa   potevano    predirlo 
ne  prevederlo.  Egli  s'aggirava  per  region!  inesplorate,  e  ben 
si  sapeva  a  quali  altezze :  ma  niuno  poteva  allora  indovinarne 
1'estensione,  la  consistenza  e  1' inesauribile  fecondita.  »  Ora 
non   si  possono  riandare  senza  commozione  gli   esempii   di 
devozione,  di  frequenza  ai  sacramenti,    di   carita   cristiana, 
di   zelo,    di  generosita  verso  tutte  le  opere  buone,    ond'  era 
animate  quello  spirito  grande,  che  dal  suo  seggio  airAcca- 
demia faceva  stordire  i  dotti  coir  incessante  novita  de'  suoi 

1  Ibid.  I,  184;  11^  115  (3  aprile  1819). 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI   NATURALISTI  571 

trovati ;  e  le  copiose  entrate,  annesse  alle  alte  cariche  occu- 
pate  neir  insegnamento  superiore  e  ne'  consessi  scientific!, 
distribuiva  in  gran  parte  in  generose  limosine.  Ben  lo  sa- 
pevano  gli  esecutori  della  sue  opere  caritatevoli,  il  sin- 
daco  di  Sceaux  presso  Parigi,  dov'  egli  *spesso  dimorava 
in  una  sua  villa,  e  il  curato  del  luogo :  al  quale  egli  donava 
cosi  largamente  pei  poveretti  e  per  gl;  infelici  che  talvolta  il 
discrete  sacerdote  dovea  dire  :  «  basta,  basta,  signer  barone  » . 
II  quale  replicava :  «  Pigliate,  pigliate  senza  timore :  gia  e 
Timperatore  quei  che  paga  ».  Tanta  virtu  fu  coronata  d'una 
morte  santa,  invidiabile.  Avvisato  sul  letto  di  morte  che  gli 
era  portato  il  SSmo  Sacramento  per  viatico,  ordino  che  i  piu 
bei  fiori  del  giardino  si  dovessero  collocare  per  le  scale  al 
passaggio  del  suo  Signore. 

Appena  occorre  quindi  rammentare  che  il  Cauchy  co- 
gliesse  ogni  occasione  di  professare  apertamente,  non  atte- 
nuata  da  veli  rettorici,  la  sua  fede,  il  suo  amore  alia  reli- 
gione,  e  di  far  risonare  il  nome  di  Dio  nei  piii  famosi  san- 
tuarii  della  scienza  moderna  in  Parigi.  Cosi,  fra  tanti  altri 
esempii,  sulla  tomba  del  Binet,  presidente  dell'Accademia 
delle  scienze,  morto  il  12.  V.  1856,  egli  piuttosto  che  dei 
rari  meriti  scientific!  del  defunto  si  distese  a  ragionare  della 
profonda  pieta  religiosa  di  lui :  «  II  Binet  non  fu  soltanto 
un  eminente  matematico,  un'alta  intelligenza.  Come  gia  i  piii 
potenti  ingegni  dei  secoli  passati...  egli  si  seppe  sollevare 
dalla  verita  scientifica  alia  forite  eterna  d'ogni  verita...  La 
fede  viva  del  nostro  ronfratello,  il  suo  ardente  amore  di  Dio, 
la  sua  inesauribile  carita  pel,  prossimo,  ci  danno  legittima 
fiducia,  che  il  Binet  ora  piu  felice  e  piu  illuminato  di  noi 
attinga  lume  alia  fonte  della  luce,  a  cui  speriamo  noi  pure 
di  giungere,  se  batteremo  la  via  de;  suoi  esempii  ». 

Un  degno  successore  del  Cauchy  nella  cattedra  della  Sor- 
bona  fu  Vittorio  Alessandro  Puiseux  (1820-1883),  'suo  disce- 
polo,  vero  continuatore  dei  metodi  scientifici,  e  pari  a  lui 
nella  pietk  religiosa  e  nell'esercizio  dell' opere  di  carita.  Sono 
nomi  illustri  nelle  alte  sfere,  legati  per  sempre  al  progresso 


572  UN  PREG1UDIZIO   STORICO 

dell'analisi  matematica  e  della  meccanica  celeste.  «  Solo  tra 
tutti  noi  —  disse  di  lui  il  Bertrand  nell'elogio  funebre  alia 
Accademia  delle  scienze  —  forse  unico  tra  tutti  gli  accade- 

mici  di  questo  secolo  il  Puiseux   fu  eletto   ad  unanimity 

L'elezione  di  luf  era  dovuta  al  suo  merito,  I'unanimita  al 
suo  carattere  ».  Carattere  mite,  conciliative,  semplice,  alieno 
dagli  onori,  dal  fasto,  dall'orgoglio.  Se  tali  virtu  sono  piii 
facili  a  trovare,  perche  piii  connatural!,  nella  piccolezza  della 
condizione  popolare,  tra  la  quiete  e  la  semplicita  patriarcale 
dei  campi,  quanto  piii  non  sono  da  stimare  e  con  quale  ricono- 
scenza  verso  la  potenza  dell'Altissimo  die  puo  farle  fiorire 
pure  nel  mezzo  della  piu  colta  e  piii  ricercata  societa,  in  mezzo 
al  mondo  parigino,  al  moto,  al  vortice  degli  affari  e  delle 
passioni  piii  sfrenate? 

Non  sono  rari  del  resto  tra  i  rappresentanti  dell'alta  iri- 
telligenza,  n6  isolati  gli  esempii  di  questi  nobili  caratteri,  che 
in  Francia  propriamente  si  compiacciono  di  protestare  la 
propria  indipendenza  dalla  prepotenza  di  pochi,  ma  audaci 
propugnatori  del  materialismo  e  dell'ateismo.  Ed  hanno  bene 
diritto  di  protestare  altamente  tali  nobili  sentimenti  coloro 
appunto  a  cui  la  scienza  ha  ed  avra  per  sempre  le  maggiori 
obbligazioni. 

Niuno  tra  gli  astronomi  francesi  del  secolo  XIX  puo  mi- 
surarsi  con  Urbano  Leverrier,  che  fe  restare  attonito  il 
mondo  colla  scoperta  del  pianeta  Nettuno  (1846),  calcolato 
avanti,  e  poi  veduto  al  luogo  assegnato.  Niuno  degli  astro- 
nomi intraprese  piii  giganteschi  lavori.  Le  sue  laboriosissime 
ma  altrettanto  preziose  tavole  dei  pianeti,  sanno  i  periti  soli 
qual  fatica  richieggano  e  quale  necessita  ne  avesse  la  scienza. 
Orbene  quest' uomo  intrepido,  ammirato,  rispettato  maestro, 
ritenuto  qual  senatore  addirittura  clericale,  all'msediarsi  della 
repubblica  nel  1870  non  consentl  che  sulla  porta  della  sua 
specola  le  abusate  parole  di  liber tk,  eguaglianza,  fraternita 
fossero  sostituite  alia  pura  e  semplice  scritta  «  Osserva- 
torio  ».  Pregato  dal  presidente  Mac-Mahon  di  disporre  la  spe- 
cola per  ricevere  una  visita  dello  Scia  di  Persia,  rispose  fie 


INTORNO   AI   PIU  INSIGNI   NATURALISTI  573 

ramente:  Maresciallo,  la  scienza  non  illumina  i  selvaggi.  E 
il  5  giugno  1876  nell'atto  di  presentare  aH'Accademia  delle 
scienze  Tultimo  fascicolo  della  sua  grand'  opera,  cioe  le  ta- 
vole  di  Giove  e  di  Saturno,  alludendo  alle  parole  pronun- 
ciate  pochi  giorni  innanzi  dal  segretario  perpetuo,  il  celebre 
chimico  Dumas,  contro  il  materalismo,  soggiunse :  «  Nel  corso 
di  questa  lunga  impresa,  che  mi  cost6  trentacinque  anni  di 
lavoro,  io  ebbi  bisogno  d'essere  sostenuto  dallo  spettacolo 
d'una  delle  piu  grandi  opere  della  creazione,  e  dal  pensiero 
ch'esso  confermava  in  me  le  verita  imperiture  della  fllosofia 
spiritualista.  Non  kenza  commozione  adunque  nell' ultima  tor- 
nata  dell' Accademia  francese  sentii  il  nostro  illustre  segre- 
tario perpetuo  affermare  quei  grandi  principii  che  sono  la 
sorgente  stessa  della  scienza  piu  pura.  Quest'elevata  mani- 
festazione  restera  un  onore  e  una  forza  per  la  scienza  della 
nostra  nazione.  Io  mi  reputo  fortunato  che  mi  si  presenti 
ora  1'opportunita  di  richiamarla  pure  in  seno  alia  nostra  Ac- 
cademia  e  di  darle  una  cordiale  adesione  ».  l 

(Continua) 


1  Conviene  ricordare,  chi  non  Io  sapesse,  che  V  Accademia  Francese 
e  1' Accademia  delle  scienze  sono  due  cose  distinte.  l^'Istituto  di  Francia 
e  un  corpo  scientifico,  suddiviso  in  cinque:  1' Accademia  Francese,  V Ac- 
cademia delle  iscrizioni  e  belle  lettere,  Y Accademia  delle  scienze,  YAcca- 
demia  delle  belle  arti  e  1'  Accademia  delle  scienze  morali  e  poliliche. 

L1 Accademia  Francese,  che  pubblica  i  grandi  Dizionarii  della  lingua 
nazionale,  ebbe  sempre  ed  ha  tuttora  potente  influenza  sulla  letteratura, 
e  puo  accogliere  anche  i  membri  delle  altre  Accademie,  presupposto 
sempre  un  alto  merito  letterario  oltre  quello  speciale  scientifico.  Eppero 
1'appartenervi  6  considerate  come  il  supremo  onore  nel  mondo  intellet- 
taale.  Simile  qualita  di  letteratura  e  richiesta  altresl  nella  carica  di  se- 
gretario perpetuo  dell' Accademia  delle  scienze,  che  difatto  e  ufficio  ono- 
rifico  piu  ancora  che  il  carico  di  presidente.  Del  resto  associare  perfezione 
letteraria  al  valore  scientifico  e  tradizione  sempre  viva  presso  i  nostri 
vicini  d'oltremonti.  Non  si  puo  purtroppo  dire  altrettanto  degli  scien- 
ziati  italiani  in  genere,  ne  di  ieri,  ne  d'oggi,  ne  dei  secoli  passata. 


RIVISTA   DELLA  STAMPA 


LA   FlLOSOFIA   NELLE    SGUOLE    PUBBLICHE. 

Se  poniam  mente  ai  programmi  governativi  per  1'insegnamento 
secondario,  in  particolare  pe'  licai,  rimaniamo  sinistramente  im- 
pressionati  del  lieve  conto  in  che  vi  e  tenuta  la  filosofia,  la  quale 
negli  antichi  metodi  costituiva  invece  di  quell'insegnamento  la 
parte  precipua  e  fondamentale.  Cid  e  provenuto  dall' estensione 
eccessiva  voluta  dare  anche  nell'insegnamento  classico  alle  scienze 
positive,  le  quali,  poi  che  fu  separate  1'insegnamento  tecnico  dal 
classico,  avrebbero,  pare,  dovuto  trovare  piuttosto  in  quello  che 
in  questo  la  loro  piii  larga  coltura;  e  poi  dal  discredito,  a  bella 
posta  gittato  dal  materialismo  prevalente  sulla  metafisica  e  in  ge- 
nere  sulle  ricerche  che  concernono  lo  spirito ;  e  in  fine  dalla  distin- 
zione  tra  filosofia  elementare  e  superiore,  giusta  in  se,  ma  applicata 
con  criterii  soverchiamente  ristretti  nella  compilazione  dei  programmi. 

Su  quest'ultimo  punto  insisteva  forte  il  ministro  Coppino  nelle 
Istruzioni  e  Programmi  per  V  insegnamento  secondario,  classico 
e  tecnicOy  approvate  con  Regio  Decreto  del  10  ottobre  1867,  ri- 
ducendo  la  filosofia  elementare  a  studiare  i  fatti  piu  cospicui  e 
piu  accertati  dell'uonw  interiore,  le  facolta  principali  che  gene- 
rano  quei  fatti  e  le  principali  leggi  che  le  governano,  e  a  questo 
studio  limitando  tutto  1'insegnamento  filosofico  dei  licei,  riservato 
alle  speciali  cattedre  filosofiche  dell' University  i  fatti  di  malage- 
vole  osservazione  e  tutta  la  parte  che  egli  chiamava  problematica, 
cioe  a  dire,  in  sostanza,  tutto  quanto  non  e  proprio  evidente  e  di 
senso  comune.  Per  cid  parevagli  che  anche  in  un  anno  solo  di 
liceo  sarebbesi  benissimo  potuto  sbrigare  tutto  1'insegnamento  della 
filosofia;  ma  concedeva  due  anni  in  riguardo  agli  esercizii pratici, 
coi  quali  voleva  che  lo  studio  speculative  s'accompagnasse,  alia  so- 
luzione,  cioe,  da  parte  degli  scolari  di  alcun  quesito  ed  il  com- 
mento  di  qualche  luogo  filosofico  di  Cicerone  o  d'altro  autore  greco 
o  latino.  Nei  regolamenti,  emanati  in  seguito  da  altri  ministri,  la  filo- 
sofia venne  sempre  perdendo  piuttosto  che  acquistando,  e  per  dir  qual- 
checosa  di  preciso,  nelPorario  fissato  dal  Ministro  Baccelli,  colla 
Tabella  unita  al  Regio  Decreto  20  ottobre  1894,  alia  filosofia  sono, 
in  ciascuna  delle  tre  classi  liceali,  assegnate  2  ore  per  settimana, 


LA   FILOSOFIA   NELLE   SCUOLE  PUBBLICHE  575 

6  ore  settimanali  in  tutto,  laddove  il   greco  ne  ha  9,   la  matema- 
tica  9,  la  storia  naturale  e  la  fisica  ne  hanno  complessivameute  12. 

Chi  conosce  1'importanza  dello  studio  della  filosofia,  per  prepa- 
rare  i  giovani  liceisti  a  percorrere  con  sicurezza  e  con  vera  matu- 
rita  di  mente  le  discipline  universitarie,  qualunque  poi  sia  il  ramo 
da  essi  prescelto,  intende  agevolmente  che  quella  dose  omeopatica 
di  filosoSa  elementare,  loro  fornita,  e  del  tutto  insufficiente.  Ne  vale 
il  dire  che  nell1  Universita  vi  sono  le  Cattedre  di  filosofia  supe- 
riore  ;  perche  queste,  poniamo  pure  che  fossero  ottime,  profittano 
soltanto  agli  ascritti  nella  facolta  speciale  di  filosofia  e  lettere,  lad- 
dove  ne  avrebbero  bisogno  estremo  tutti  gli  studenti  universitarii 
•e  raassime  quelli  di  diritto  e  di  medicina.  CiO  che  da  tale  difetto  di 
solida  istituzione  filosofica  consegue  il  ravvisiamo  ogni  giorno  nella 
leggerezza,  colla  quale  solenni  dottori  in  utroque,  e  alunni  insigni 
di  Galeno  sragionano  e  spropositano  di  cose  importantissime,  pre- 
cisamente  perche  manca  loro  il  fondamento  di  una  buona  filosofia  e 
soprattutto  della  logica:  onde  ben  aveva  cento  e  mille  ragioni  il  ch.  pro- 
fessor Toniolo,  giudice  competentissimo  della  coltura  universitaria, 
d'esortare  calorosarnente,  nell'iiltimo  Congresso  bolognese,  gli  studenti 
dei  Circoli  cattolici  universitarii,  a  provvedersi  con  tutti  i  mezzi  pos- 
sibili  di  quel  corredo  filosofico,  che  il  liceo  loro  non  ha  saputo  fornire. 

II  che  pur  essendo  innegabile  e  verissimo,  siamo  tuttavia  co- 
stretti  a  non  deplorarlo  troppo.  Per  qual  cagione,  i  lettori  nostri 
hanno  gia  forse  indovinato.  Meno  male,  invero,  che  ai  giovani  dei 
licei  governativi  s*  insegni  poca  filosofia  o  punta,  anziche,  sotto 
specie  di  filosofia,  s'insinui  nelle  loro  anime  il  tossico  del  mate- 
rialismo  o  del  positivismo,  che  in  ultima  analisi  riesce  al  turpe  e 
desolante  scetticismo  ;  giacche,  in  questo  caso,  1'ignoranza  sarebbe 
preferibile  alia  scienza.  Sarebbe  proprio  il  caso  di  dire,  con  quel 
belPumore  del  dott.  Raiberti,  autore  del  Viaggio  d'un  ignorante, 
che  I'ignoranza  e  la  beata  verginita  della  mente ;  giacche  in  quelle 
menti  ancor  vergini,  per  mancanza  di  coltura  filosofica,  vale  a  diro 
nitide  e  pulite  come  un  quadernetto  nuovo,  sara  sempre  possibile 
ad  un  assennato  istitutore  cristiano,  scrivere  qualcosa  di  buono  ; 
ma  che  cosa  scrivervi  piu,  se  per  opera  di  professori  materialist! 
il  quaderno  e  gia  tutto  da  capo  a  fondo  scarabocchiato  di  strafal- 
cioni,  di  assurdi  e  di  empieta  d'ogni  specie  ? 


Cosl  abbiam  ragionato  noi  nello  svolger  quattro    volumetti  ap- 
punto  di  elementi  di  filosofia,  ad  uso  dei  Licei,  capitatici  fra  mano, 


576  LA   FJLOSOFIA 

e  che  sappiamo  essere  adoperati  come  testo  in  iscuole  pubbliche 
di  citta  molto  cattoliche  dell'  Italia.  Ne  6  autore  il  professor  Gio- 
vanni Marchesini,  o  piattosto  egli  ne  e  il  compilatore,  dichiarando 
egli  stesso  d'aver  intessuto  il  suo  lavoro  sulle  opere  degli  scien- 
xiati  moderni,  i  quali  scienziati  moderni  si  vede  poi  dalle  nume- 
rose  citazioni,  occorrenti  nell'opera,  essere  tutti  i  corifei  di  razio- 
nalismo,  positivismo  e  materialismo  delle  cinque  parti  del  rnondo, 
con  a  capo  I'illustre  ex  prete  professore  K.  Ardigd,  che  vi  fece  in 
arnpli  elogi  la  prefazione  l. 

Una  riflessione  ci  sovvenne  alia  mente  prirna  d'ogni  altra,  al 
considerare  questo  testo  scolastico  di  filosofta  elementare:  come  si 
concilia  esso  coi  programmi  governativi?  Perocche  abbiarno  udito 
il  Ministro  Coppino  determinare  autorevolmente  quel  tanto  e  non  piu 
che  ai  giovani  studenti  deve  insegnarsi  nei  licei,  sotto  nome  gene- 
rico  di  filosofia  elementare.  Non  indagini  sottili  e  difficili  di  fatti 
interiori,  non  discussioni  di  sistemi,  non  esposizioni  d'ipotesi  filo- 
sofiche:  tutto  questo  deve,  a  norma  dei  programmi,  essere  lasciato 
alia  filosofia  superiore  dell' Universita.  Nel  liceo,  diceva  Ton.  Cop- 
pino, il  professore  «  mostri  gli  assiomi  del  ragionarnento  ed  alcune 
verita  della  coscienza  dimostrabili  o  dimostrate  cosi  per  induzione 
come  per  deduzione,  in  modo  teorematico,  schivando  i  problemi.  » 
Or  qui  invece,  in  questi  quattro  volumi,  che  vogliono  essere  ele- 
menti  di  logica,  di  psicologia,  di  morale,  ad  uso  di  testo  per  i 
licei  del  Regno,  il  prof.  Marchesini,  come  appare  anche  a  prima 
giunta  da  una  rapida  occhiata,  si  trascina  dietro  poveri  giovani  di 
quattordici  e  quindici  anni  per  tutti  i  labirinti  inestricabili  delle 
concezioni  di  que'  scienziati  moderni,  delle  loro  svariatissime  e 
spesso  capricciosissime  ipotesi,  degli  oscuri  problemi  ed  intricatis- 
simi  di  positivismo,  criticismo,  sensismo  o  idealismo,  materialismo 
o  spiritualismo,  francese,  inglese,  alemanno  ed  americano,  fra  loro 
cozzanti  e  non  di  rado  anche  contraddittorii.  Come  ne  caveranno, 
chiediam  noi,  i  piedi  quei  disgraziati  giovanetti,  e  qual  succo  d'idee 
filosofiche  chiare  e  precise,  dopo  essersi  per  tre  anni  tormentato  il 
piccolo  cervello,  arriveranno  poi  a  mettersi  in  testa? 

Ma  vi  e  qualcosa  di  piu.  Rimanendo  sempre  nel  riguardo  speciale 
deila  conformita  di  questo  testo  del  Marchesini  coi  programmi  gover- 

1  GIOVANNI  MARCHESINI,  Elementi  di  logica  secondo  le  opere  di 
R.  Ardigo,  St.  Mill.,  A.  Bain,  ecc.  Firenze,  Sansoni,  1896.  —  Elementi 
di  Psicologia  ad  uso  dei  Licei,  2a  ed.  interamente  rifatta.  Firenze,  San- 
soni, 1904  —  Elementi  di  morale  ad  uso  anche  dei  Licei,  secondo  le 
opere  degli  scienziati  moderni.  Firenze,  Sansoni,  1897.  Due  volumi. 


NELLE   SCUOLE  PUBBLICHE  577 

nativi,  si  pud  domandargli ;  come  ve  la  fate  voi,  egregio  professore, 
coll'unita  d'  insegnamento  filosofico,  che,  secondo  le  istruzioni  ufficiali 
del  summentovato  Ministro,  pare  sia  nelP  intendimento  del  Gfoverno  di 
raggiungere  in  tutti  i  pubblici  licei  da  lui  dipendenti?  Tale  unita  vole- 
vasi  dal  Coppino  «  quanto  alle  testimonianze  piu  evidenti  ed  univer- 
sal! della  coscienza  umana,  rivelate  da  un  lato  entro  noi,- nolle  lingue 
di  tutti  gli  uomini  dall'altro,  element!  di  ogni  societa  civile,  segni 
perpetui  di  nostra  natura,  e  che  negati,  direbbe  il  Yico,  val  quanto 
uscire  d'umanita.  »  E  perci6  diceva  espressamente,  che  i  sistemi 
varii,  che  cadono  sui  problemi,  nei  licei  non  trovano  luogo.  Non 
sappiamo,  per  verita,  che  questa  ordinazione  sia  stata  mai  cancel- 
lata  da  decreti  successivi.  Or,  nel  testo  del  Marches! ni,  si  batte  per 
Tappunto  la  via  opposta  al  raggiungimento  di  quella  unita  d'  inse- 
gnamento filosofico;  di  guisa  che  meglio  e  piu  efficacemente  non 
avrebbe  potuto  egli  adoperarsi,  se  gli  fosse  stato  ingiunto  di  fare 
delle  cattedre  liceali  di  filosofia  una  babele,  dove  si  parlassero  tutte 
le  lingue,  e  uno  steccato  libero  a  tutti  i  pugilati.  Certo  che  il  fatto 
stesso  di  raettere  innanzi,  quasi  oracolo  supremo  della  filosofia,  il 
positivismo  dell'Ardigft,  citandone  ad  ogni  momento  lunghi  tratti  e 
colPautorita  di  lui  pretendendo  di  definire  tutte  le  question!,  e  una 
specie  di  sfida  lanciata  contro  gli  altri  sistemi  diversi  od  opposti  ed 
una  provocazione  ai  professor!  dei  licei,  che  non  se  la  sentono  di 
prender  per  testo  il  Marchesini,  a  sostenere  ed  insegnare  precisa- 
mente  il  contrario.  Non  e  dunque  pur  da  pensare,  che  con  quest© 
testo  si  possa  promuovere  1'unita  d'insegnamento  filosofico  nei  licei  go- 
vernativi.  Non  si  avra  neanche  quella  unita,  a  giudizio  dell'on.  Coppino 
nonpertanto  si  facile  e  naturale,  delle  verita  piu  certe,  piu  univer- 
salmente  ammesse,  e  dette  per  ci6  di  senso  comune.  Giacche  il 
Marchesini,  sulle  pedate  di  quei  che  egli  chiama  scienziati  moderni 
e  in  particolare  del  suo  maestro  e  suo  autore  prof.  R.  Ardigd,  fa 
yil  mercato  anche  del  senso  comune. 

«  Che  cosa  e  in  fondo,  scrive  egli,  il  senso  comune,  se  non  un 
fatto  di  mera  suggestione  ?  E  la  suggestione  (continua  poi  incal- 
zando),  si  noti  bene,  puo  avere  a  fondamento  il  falso...  Chi  nasce 
e  vive  in  una  data  epoca,  s'imbeve,  per  cosi  dire,  delle  idee  che 
in  essa  dominano  e  anche  se  false  le  subisce  suggestivamente  senza 
potersene  sottrarre,  come  non  si  pud  sottrarre  alia  lingua  che  gli 
viene  insegnata  e  che  sente  parlare....  E  come  si  for mano  per  sug- 
gestione, cosi  le  idee  possono  per  suggestione  abbandonarsi....  La 
societa  adunque  dalla  quale  1'  individuo  nasce  e  nella  quale  vive  e 
come  una  matrice,  alia  stessa  maniera  che  la  specie  e,  per  cosi 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  37  27  febbraio  1904. 


578  LA   FILOSOFIA 

esprimerci,  la  matrice  da  cui,  per  un'evoluzione  lenta  e  graduate, 
esce  un  organismo.  Questo  nascendo  porta  i  caratteri  della  specie ; 
cosl  1'individuo  porta  i  caratteri  della  societa,  che  egli  per  sugge- 
stione  si  appropria.  II  bambino  dell'  Europeo  vede  il  feticcio  di  legno 
al  pari  del  bambino  del  Negro :  ma  solo  in  quest' ultimo,  a  vederlo, 
nasce  la  persuasione  che  nell'  informe  ed  esanime  oggetto  risiedano 
virtu  soprannaturali.  La  mentalita  formatasi  tra  i  Negri  e  una  ma- 
trice  psichica  diversa  da  quella  formatasi  fra  gli  Europei,  e  cosi 
il  bambino  del  Negro  e  influenzato  diversamente  da  quello  del- 
1'  Europeo.  E  dicasi  lo  stesso  di  tutte  le  abitadini  mentali  umane. 
Si  spiega  cosi  perche  la  idee  della  civilta  occidentale  siano  diverse 
da  quelle  della  civilta  orientale ;  e  si  spiega  cosi  il  conservarsi  dei 
pregiudizi.  Questi  rimangono,  come  nelle  formazioni  naturali  delle 
specie  superiori  rimangono  gli  organi  atrofizzati  di  quelle  dalle 
quali  derivano.  Cosi  infine  si  spiega  perche  tali  credenze  si  dicano 
verita  di  senso  comune  J.  » 


Sicche  i  giovani  studenti  liceisti,  istituiti  sul  testo  del  Marchesini, 
impareranno  questa  bella  filosofia :  che  hanno  il  diritto  di  giudicar 
falsissimo  anche  quello  che  tutti  ritengono  per  verissimo  ed  indu- 
bitato ;  perche  il  senso  comune  non  e  spesso  che  una  conseguenza 
d' inferiorita  nello  sviluppo  della  specie  urnana.  Poco  irnporta  che 
tutti  abbiano  finora  sempre  creduto  e  detto  ad  un  modo,  ancor  i 
maggiori  e  piu  reputati  sapienti :  que'  giovanetti  si  ribellino  pure 
anche  alia  testimonianza  universale  e  la  rinneghino  pur  franca- 
mente,  se  cosi  detta  il  progresso  del  pensiero  nuovo,  senza  la  vana 
paura  che  quel  povero  uomo  del  Yico  aveva,  di  iistire,  per  tal  ne- 
gazione,  d'umanitd,  ossia  di  non  essere  piu  uomini.  Saranno  su- 
peruomini,  ossia  uomini  di  una  specie  superiore ;  e  questa  eccelsa 
elevazione  de'  figli  bastera  a  compensare  i  genitori  di  vedersi  ri- 
guardati  da  essi,  quando  ritornano  dalla  scuola,  presso  a  poco  con 
quel  disdegno  con  cui  noi  uomini  guardiamo  le  scimmie,  onde  per 
una  progress! va  trasformazione  siamo,  giusta  il  verbo  della  scienza 
nuova,  venuti  perdendo,  pero  fortunatamente  la  coda,  o  piuttosto 
ritenendone  solo  la  cicatrice  atrofizzata. 

Non  c' e  che  dire:  questa  e  filosofia  !  E  che  ha  mai  a  spar- 
tire  con  essa  la  volgarita  di  quegli  innumerevoli  grulli,  che  per 
tanti  secoli  si  sono  ostinati  dappertutto  ad  insegnare  con  Cicerone, 
come  un  aforisma  inconcusso,  che  il  consenso  dell'uman  genere  deve 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  logica,  ediz.  cit.  pagg.  20-22. 


NELLE   SCUOLE  PUBBLICHE  579 

in  ogni  cosa  ritenersi  per  criterio  di  verita,  in  omni  re  consensio 
generis  humani  pro  veritate  habenda  est?  Studiando  gli  element! 
del  Marchesini,  i  nostri  giovincelli  di  liceo  impareranno  ormai  a 
metter  da  banda,  come  un  vieto  pregiudizio,  anche  quell'aforisma.. 

Giova  avvertire  che  il  senso  comune,  cosi  maltrattato  dal  Mar- 
chesini, e  proprio  anche  il  consenso  certo,  universale,  unanime  e 
costante  dell'uman  genere ;  perocche  certi  esempi  da  lui  recati  che 
si  riferiscono  piuttosto  ad  opinioni  massime,  del  volgo,  potrebbero  fuor- 
viarci.  No,  propriamente  di  quella  testimonianza  dell'umanita  intiera 
egli  parla,  alia  quale  si  riferisce  Cicerone,  di  cui  reca  il  testo.  Ora 
questa  testimonianza  giustamente  si  e  sempre  ritenuta  nelle  scuole 
per  criterio  immutabile  di  verita;  perche  e  la  ragione  medesima  umana 
in  atto  di  cogliere  il  vero  con  tutto  il  vigore  innato  di  quella  logica, 
che  per  se  stessa  e  strumento  sicuro  di  verita.  Ma  come  potrebbe 
piii  cosi  ritenersi,  nella  filosofia  del  Marchesini,  se  egli,  dietro  1'Ardigo 
e  gli  altri  suoi  scienziati  moderni,  ha  addirittura  snaturate  e  scon- 
volte  le  idee  di  vero,  di  logica  e  della  ragione  stessa,  rappresen- 
tando  tutte  e  tre  queste  cose  ben  altrimenti  da  quello  che  sono  ? 

H  vero.  Pel  Marchesini  nulla  mai  pud  dirsi  vero,  in  modo  as- 
soluto,  essendo  il  vero  essenzialmente  relative.  «  Cio  che  si  ritiene 
vero  da  alcuni  o  in  una  data  epoca,  puo  essere  per  altri  o  per  al- 

tra  epoca  falso.  Un  grado  di  elevazione  dal  polo rovescia  la  giu- 

risprudenza ;  un  meridiano  decide  della  verita ;  verita  al  di  qua  dei 
Pirenei,  errore  al  di  la  \  »  A  tal  patto,  che,  val  piu,  o  buon  Marco 
Tullio,  la  tua  consensio  generis  humani  ?  —  Niente  :  e  troppo  chiaro. 

La  logica.  Ma  ancor  essa  e  relativa,  molto  relativa,  perchd  nella 
sentenza  dell'Ardigd,  e  quindi  anche  del  suo  fedelissimo  pedissequo 
prof.  Marchesini,  la  logica  non  e  la  causa  ma  I'effetto  delle  cogni- 
zioni possedute,  come  la  fermentazione  non  e  la  causa  ma  Veffetlo 
delle  miscele  fermentanti.  Come  perc)  potrebbe  essere  assoluta  la  lo- 
gica, se  nulla,  a  parere  di  cotestoro,  vi  ha  maggiormente  relative 
delle  cognizioni  ?  «  Le  cognizioni  che  noi  abbiamo  delle  cose  sono 
relative  ai  nostri  organi  di  senso,  aH'ambiente  nel  quale  viviamo, 
alle  nostre  abitudini  mentali.  Questo  carattere  di  relativita  spetta 
dunque  ancae  al  loro  disporsi  nella  mente,  al  modo  come  si  coor- 
dinano  fra  loro  e  si  subordinano  ai  principii,  e  insomma  relativa 
anche  la  nostra  logica  2.  »  E  andate  a  fidarvi  adesso  di  chi  ragiona 
a  fil  di  logica !  Fidatevi  ora  dei  sillogismi,  siano  pure  quanto  si  voglia 
in  barbara,  o  dei  dilemmi,  quanto  piu  piace  cornuti !  Ma  son  veri 

1  Ivi,  pag.  23. 
1  Ivi,  pag.  18. 


§80  LA   FILOSOFIA 

trabocchetti,  da  ingannare  noi  medesimi  ed  il  prossimo,  vendendo 
lucciole  per  lanterne !  E  infatti  1'Ardigd  avverte,  come  puo  vedersi 
in  una  nota,  nella  quale  il  Marchesini  lo  cita,  che  spesso  noi  accor- 
diamo  le  nostre  idee  e  quelli  che  chiamiamo  nostri  principii  con  un 
accordo  puramente  provvisorio  e  mutabile  ad  ogni  lieve  occasione  { . 
Di  che  bisognerebbe  conchiudere,  che  la  sola  filosofia  possibile  e  lo 
scetticismo,  cioe  che  1'  unico  modo  di  diventar  filosofo  davvero  e 
mettersi  a  dubitare  di  tutto.  II  Marchesini  dice  di  no,  che  ci6  con  e 
vero  e  che  la  conclusione  non  tiene.  «  La  relativita  del  vero,  cosi 
egli,  non  autorizza  pero  ad  elevare  il  dubbio  a  sistema,  e  ad  ab- 
bracciare  lo  scetticismo.  »  Ma  son  parole.  Perocche,  posto  che,  come 
egli  insegna,  non  vi  e  verita,  la  quale  domani  non  possa  divenire 
una  falsita,  e  che  il  mezzo  stesso,  datorni  dalla  natura  per  trovare 
il  vero,  mi  tradisce  persuadendomi  il  falso,  il  solo  partito  che  mi 
rimane  e  proprio  di  dubitare  di  tutto.  Sventurati  giovani,  che  nel 
testo  del  Marchesini  sono  obbligati  a  seguire  una  filosofia  si  scon- 
fortante  e  sopratutto  si  disastrosa  per  le  famiglie  e  per  la  societa ! 
La  ragione.  II  dotto  Professore  non  la  tratta  meglio  della  logica 
e  del  vero.  Per  lui  non  e  la  ragione  la  regina  delle  facolta  spiri- 
tual! dell'uomo,  perche  non  d  nemmeno  una  facolta ;  essa  e  un  fatto, 
cioe  il  riconoscimento  dei  rapporti  tra  i  dati  percettivi  o  mentali 
che  si  associano.  «  La  Ragione  (scrive  egli)  e  questo  stesso  ricono- 
scimento ne'  varii  aspetti  che  esso  assume  per  i  molteplici  rapporti 
possibili  fra  i  dati  mentali ;  e  poiche  riconoscere  vuol  dire  distin- 
guere  e  riferire  uno  o  piu  distinti  ad  altri  distinti  o  a  un  indistioto 
preesistente,  la  ragione  e  anche  distinzione.  L'origine  del  fatto  della 
ragione  non  pud  essere  diversa  dalPorigine  d'ogni  altro  fatto  psichico ; 
essa  consiste  pertanto  nella  sensazione,  per  T  immensa  potenzialita 
che  questa  possiede  rispettivamente  ai  complicati  processi  del  pen- 
siero  2.  »  —  Non  puO  veramente  dirsi  che  in  questo  linguaggio  tutto 
sia  rnolto  chiaro ;  una  cosa  perd  e  iatanto  chiarissima,  vale  a  dire 
la  parte  negativa.  Di  ragione  o  d'  intelletto  o  d'  intelligenza,  come  si 
&  sempre  inteso  in  tutte  le  scuole  cristiane,  come  abbiam  sempre 
creduto  noi  cristiani,  qual  facolta  propria  delPanirna  nostra,  creata 
da  Dio  spirituale  ed  immortale,  avente  realta  propria  distinta  dal 
corpo,  e  azione  sua  propria,  distinta  anch'essa  daH'organismo  mate- 
riale,  neppur  si  deve  far  motto ;  questa  non  e  che  una  fantasia  delle 
vecchie  scuole  metafisiche  e  spiritualistiche  e  un  pregiudizio  degli  igno- 
ranti  che  credono  ancora  al  catechismo.  Invece  tutta  la  consistenza 

4  Ivi  pag.  18  in  nota. 

2  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  psicologia.  Ed.  cit.  pag.  182. 


NELLE   SCUOLE   PUBBLICHE  581 

della  ragione  si  deve  ridurre  ad  un  fatto  psichico :  cioe  associazione  e 
distinzione  di  dati  percettivi  o  mentali.  Ma  che  cosa  sono  quest!  dati? 
L'espressione  e  oscura  e  soprattutto  molto  vaga;  ma  con  un  poco 
d'attenzione,  mettendo  insieme  le  esplicazioni  che  se  ne  danno  qui 
e  in  varii  altri  luoghi  del  testo  filosofico  del  Marches! ni,  si  capisce 
abbastanza  non  essere  altro  quei  dati,  in  fondo,  che  le  sensazioni;  e 
le  sensazioni  poi  sono  le  reazioni  prodotte  dagli  stimoli,  che  agiscono 
sopra  gli  organi  del  senso  e  in  conseguenza  sul  corrispondente  centro 
cerebrale  l.  Le  sensazioni,  moltiplicandosi,  rinnovandosi,  intreccian- 
dosi  e  combinandosi  indefinitamente  nell'  individuo  e  nella  societa, 
danno  luogo  a  quel  fatto  umano,  che  si  chiama  la  ragione,  e  alia 
conseguente  mentalita,  alle  idee  ed  ai  generali  concetti,  onde  1'uomo 
s'  innalza  al  di  sopra  degli  altri  organisrai  animali,  colla  scienza,  i 
progress!  e  le  invenzioni  del  genio,  e  acquista  la  sua  autonomia 
nell'universo.  Ma  siamo  sempre  nella  cerchia  della  storia  naturale 
o  della  fisiologia,  nella  cerchia  dell'organismo  materiale,  di  nervi 
che  si  agitano,  di  centri  cerebrali  che  si  eccitano  e  riinangono  im- 
pressionati :  1'anima  dominatrice  della  materia  non  c'e;  1'  intelligenza 
di  quell'anima,  la  sua  ragione,  lume  divino  per  cui  conquista  il  vero 
e  si  muove  liberamente  al  bene,  non  c'  e  3. 

Dopo  aver  detto,  nel  luogo  ora  citato,  che  Fazione  dello  stimolo 
esterno  si  ripercuote,  nella  sensazione,  dall'organo  del  senso  sul  cor- 
rispondente centro  cerebrale,  il  Marchesini  continua :  «  In  questo  si 
pud  ripetere  poi,  anche  senza  lo  stimolo  esterno,  Tanaloga  eccita- 
zione  fisiologica.  Allora  si  rinnova  il  medesimo  fatto  sensazionale 
sotto  forma  di  rappresentazione,  che  pertanto  e  la  sensazione  stessa 
rinnovata.  E  una  sensazione  producendosi  e  riproducendosi  diventa 
poi  essa  stessa  lo  stimolo  di  altre  sensazioni  o  idee,  le  quali  asso- 
ciandosi  danno  luogo  alia  varieta  infinita  delle  formazioni  mentali  B.  » 
Ecco  che  le  sensazioni  son  diventate  gia  una  cosa  stessa  colle  rap- 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale,  ed.  cit.  Vol.  I,  pag.  2.  —  Si  puo 
osservare  che  reazione  a  stimoli  e  anche  quella  dei  metalli  attaccati  dagli 
acidi :  e  dunque  anch'  essa  una  sensazione  ?  Sentono   dunque   anche  il 
ferro,  1'argento,  il  rame  ecc.?  E  sente  la  mimosa  che  raccoglie  al  con- 
tatto  delle  mie  dita  le  sue  foglioline? 

2  «A  fondamento  dei  concetti,  scrive  altro ve  1' A.,  stanno  le  sensa- 
zioni, e  ogni  sensazione  puo  entrare   come  elemento  costitutivo   di   un 
concetto  mentale.  »   E  ancora  :  «  Tutte  le  cognizioni  che  si  vanno  acqui- 
stando   si   associano   variamente  per  i  nuovi  impulsi   che   ricevono   col 
moltiplicarsi  degli  esperimenti,   o   in  ultima  analisi  delle  sensazioni.  » 
(G.  MARCHESINI,  Elementi  di  logica,  pag.  9  nel  testo  e  nella  nota  3a). 

3  Elementi  di  morale.  Ivi. 


582  LA  FILOSOFIA 

presentazioni  e  colle  idee,  ed  hanno  prodotto  i  concetti  della  mente, 
non  per  inter vento  di  alcuna  facolta  spirituale  e  superiore,  ma  pel 
solo  fatto  d'essersi  associate  fra  loro. 


* 
* 


Cognizioni  dunque  quali  che  si  siano,  idee,  sieno  pure  generali, 
concetti,  sieno  pure  universali,  tutto  proviene  dalle  sensazioni,  e  non 
solamente  in  quel  senso  verissimo  che  gli  scolastici  esprimevano 
colla  formola :  nihil  est  in  intellectu  quod  prius  non  fuerit  in  sensu, 
perche  1'  intelletto  li  astrae  dai  fantasmi ;  ma  in  questo  senso  pre- 
ciso  del  tutto  materialistico,  che  concetti,  idee,  cognizioni  sono  le 
sensazioni  stesse,  quali  possono  essere  in  ogni  animale  irragione- 
vole,  ma  meglio  lavorate  e  trasformate  e  recate  ad  una  perfezione 
superiore,  per  il  maggior  numero  e  la  maggiore  complicazione  e 
forza  degli  apparati  funzionali,  che  sono  neH'uomo  rispetto  agli 
animali  bruti ]. 

La  qual  dottrina,  se  qualcosa  intendiamo,  vien  bellamente  a 
conchiudere,  che  tra  noi  uomini  e  le  bestie  non  passa  altra  diffe- 
renza  che  di  gradazione  di  apparati,  ossia  che  noi  sianio  una  mac- 
china  piu  fine,  piu  artifiziosa,  piu  complicata  e  niente  piu.  E  1'egre- 
gio  professore  lo  dice  anche  aperto,  avvertendo  anzi,  non  essere 
quella  gradazione  per  salti  bruschi,  ma  per  difference  imensibili; 
cotalche,  per  esernpio,  1'attenzione,  pur  essendo  caratteristica  del- 
1'uomo,  si  trova  rudimentalmente  ancor  negli  animali  prossimi  2. 
E  tutto  concorre  a  confermarci  in  questa  cosl  vantaggiosa  estima- 
zione  della  nostra  specie,  anche  i  paragoni  dichiarativi  delle  ope- 
razioni  umane,  che  si  traggono  da  meccanismi  materiali,  come  il 
fonografo,  1'organo,  la  vaporiera,  ovvero  dai  costumi  dei  cani,  dei 
cavalli  e  in  particolare  dei  gatti  domestici  del  prof.  Ardigo.  Anche 

1  «  Nell'uomo,  dice  il  Marchesini,  cio  che  costituisce  la  sua  supe- 
riorita  nella  scala  zoologica  e  in  ultimo  1'idea...  L'idea  e  la  formazione 
naturale  la  piu  elevata,  perche  la  piu  complessa,  e  sta  in  naturale  rap- 
porto  con  la  complessita  di  struttura  e  di  funzione  propria  dell'  uomo. 
Un  apparato  unico  non  puo  prestarsi  che  ad  una  sola  operazione  de- 
terminata.  Se  gli  apparati  sono  molti  e  diversi  e  si  possono  far  agire 
insieme,  e  variando  gli  accoppiamenti  e  le  intensita  delle  forze  appli- 
cate  a  ciascuno,  e  evidente  che  le  operazioni  con  cio  risulteranno  e 
molte  e  indeterminate.  Nell'uomo  la  grande  varieta  delle  manifestazioni 
psichiche,  e  quindi  la  superiorita  insita  nell'z^ea,  dipende  piu  partico- 
larmente  dallo  stato  fisiologico  del  cervello,  dai  senso  interno  e  dalla  rea- 
zione  volontaria  deirattenzione.  »  (G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale 
ed.  cit.  Vol.  I,  pagg.  199,  200). 

*  Ivi,  pag.  202  in  nota. 


NELLE   SCUOLE  PUBBLICHE  583 

alle  bestie  si  attribuisce  il  giudizio  l  e  la  coscieuza;  anzi,  quanto  a 
quest'ultima,  non  si  vede  troppa  difficolta  ad  estenderla  pure  alle 
piante  2.  Ma  piu  che  tutto,  tale  degradazione  della  dignita  umana  si 
palesa  nel  modo,  onde  il  Marchesini  fa  concepire  la  vita  e  la  liberta. 


* 
*    * 


Dopo  quel  che  si  e"  visto  del  materialismo  dominante  in  questo 
testo  di  filosofia,  e  da  attendersi,  per  verita,  anche  un  concetto  della 
vita  e  del  libero  arbitrio  poco  conforme  ai  dettami  della  scienza  cri- 
stiana.  Ma  riesce  ad  ogni  modo  immensamente  doloroso  il  ricono- 
scere  piu  particolarmente,  che  1'Autore  non  mostra  punto  d'avve- 
dersi  dell'opera  triste  che  compie,  assalendo  neH'aninio  di  giovani, 
tuttora  per  1'acerbita  loro  incapaci  di  difendersi,  quelle  sante  con- 
vinzioni,  nelle  quali  crebbero,  pel  ministero  materno,  la  loro  infanzia 
e  la  loro  prima  adolescenza  e  che  costituiscono  tutta  la  loro  edu- 
cazione  religiosa  e  morale.  Che  impressione  desolante  deve  fare  a 
que' giovani,  entrando  nei  banchi  del  liceo,  1'udirsi  dal  professore, 
in  nome  della  filosofia,  cioe  di  quella  che  tra  le  scienze  naturali  e 
meritamente  considerata  come  la  regina,  in  nome  della  scienza  e 
degli  scienziati,  improvvisamente  stravolte  tutte  le  idee,  ehe  hanno, 
della  eccellenza  e  della  finalita  della  vita  e  della  propria  responsa- 
bilita  morale,  attinte  alia  Keligione,  nel  nome  santo  di  Dio !  E  come 
questa  impressione  deve  tornar  fatale  a  quelle  anime,  ingolfandole 
in  un  mare  di  dubbii,  strappando  loro  dal  cuore  ogni  fiducia  nella 
Eeligione  augusta,  che  hanno  finora  vista  circondata  di  tanto  ri- 
spetto  pubblico,  e  adesso  loro  piu  non  appare,  invece,  che  in  veste 
di  pubblico  inganno,  ogni  fiducia  nella  societa  e  nella  stessa  lor 
propria  famiglia,  che  dell'  inganno  sono  stati  cornplici,  poniamo  pure 
inconscienti,  e  come  in  quel  primo  risvegliarsi  delle  passioni,  de- 
vono  trovarsi  privi  d'ogni  valido  freno  morale,  in  procinto  di"  git- 
tarsi  attraverso  a  tutte  le  dissolutezze  perdendosi  cosi  per  sempre ! 

Hanno  senza  dubbio  i  genitori  cristiani  gravissimo  dovere  di  ri- 
flettere,  se  per  facilitare  ai  proprii  figliuoli  1'acquisto  d'un  diploma 
liceale,  convenga  loro  di  avventurare  tante  dovizie  di  natura  e  di 
grazia  e  tanti  tesori  di  tenerezza  in  una  scuola,  dove  s'impartisce 
insegnamento  cosi  funesto.  Essi  hanno  con  infinita  cura,  in  fino  dai 
primi  albori  della  ragione,  procurato  d'imprimere  in  quelle  anirae 
semplici  e  pure  le  massime  sublimi  della  nostra  Eede.  Hanno  in- 
culcato  loro,  senza  posa,  che  la  vita  e  un  dono  di  Dio,  prezioso  mas- 

1  Elementi  di  Psicologia,  Ed.  cit.  pag.  186,  nota  96. 
*  Ivi,  pag.  58. 


584  LA  FILOSOFIA 

simamente  per  1'anima,  la  quale  Dio  stesso  trae  di  sua  mano  dal 
nulla  e  fa  a  sua  imagine  e  somiglianza,  destinandola  alia  contem- 
plazione  ed  alPamore  eterno  di  Lui ;  che  quelFanima  e  stata  arric- 
chita  da  Dio  d'infiniti  beni  soprannaturali,  ricomperata  al  prezzo 
infinite  del  suo  sangue,  e  quindi  vale  infinitamente  piu  del  corpo 
e  di  tutti  i  godimenti  e  le  magnificenze  materiali;  che  perd  e  loro 
obbligo  strettissimo  e  insieme  supremo  interesse  di  volgere  la  vita 
presente  all'acquisto  dell'eterna,  resistendo  alle  passioni,  respingendo 
vigorosamente  tutti  gli  allettamenti  della  corrotta  natura,  fuggendo 
il  peccato  ed  esercitando  la  virtu;  e  finalmente  che  cio  possono 
serupre  che  il  vogliano,  colla  grazia  di  Dio,  la  quale  non  manca 
mai;  perche  sono  pienamente  liberi  e  padroni  di  se  e  dei  proprii 
atti,  e  in  questa  liberta  e  padronanza  sta  tutta  la  ragione  della  loro 
responsabilita,  del  nierito  e  del  demerito,  del  premio  e  del  castigo 
nella  presente  e  nella  vita  avvenire. 

Con  tali  sentimenti  in  cuore,  succhiati  a  cosi  dire  col  latte,  nel 
grembo  di  famiglie  cristiane,  e  avvalorati  dall'autorita  della  Chiesa, 
coltivati  e  accresciuti  colle  pratiche  della  Religione,  si  aff acciano  ora 
quei  giovani  alle  soglie  del  pubblico  Liceo.  Ed  ecco  che  e  .  posto 
loro  in  mano  il  testo  del  Marchesini,  ecco  che  il  professore  lo  com- 
menta  e  lo  svolge. 

-  Che  cosa  e  la  vita  ?  —  E  que'  giovani  sentono  rispondersi,  in 
sostanza,  che  la  vita  e  un  movimento  di  carico  e  di  scarico,  qual- 
cosa  come  il  fatto  di  una  mina  che  prima  si  riempie  di  polvere  e 
poi  si  fa  scoppiare  poniamo  per  mezzo  di  una  scintilla  elettrica. 
—  Anche  la  vita  dell'uomo  ?  —  Si ;  non  vi  e  differenza  sostanziale 
riguardo  a  ci6  tra  gli  organismi  piu  imperfetti,  o  unicellular!  e  quelli 
che  hanno  raggiunto  un  alto  grado  di  sviluppo.  «  La  vita  loro  con- 
siste  nel  potere  fondamentale  che  possiedono  di  reagire  ad  eccita- 
menti  *  » ;  perocche  «  la  vita  e  movimento,  e  reazione  a  eccitazioni 
esterne:  e  per  mezzo  di  queste  che  i'energia  esterna  si  trasforma 
im  energia  biologica,  come  e  per  mezzo  del  cerino  acceso  che  si  ac- 
cende  un  fascio  di  legna,  onde  si  produce  il  calore.  »  Prima  per 
quelle  eccitazioni  la  forza  esterna  della  natura  viene  immagazzinata 
neH'organismo,  e  poi  per  le  medesime  si  determina  la  esplosione 
della  forza  immagazzinata  e  la  direzione  della  sua  attivita. 

Ecco  la  vita:  non  altrimenti  in  una  locomotiva  a  vapore,  il 
calore  sviluppa  il  vapore  nella  caldaia,  alia  tensione  occorrente,  e  poi 
le  leve  mosse  dal  macchinista  fanno  entrare  il  vapore  nei  cilindri  e 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale,  ed.  cit.  Vol.  I,  pag.  1. 


NELLE   SCUOLE   PUBBLICHE  585 

scorrere  gli  stantufi,  onde  muovesi  la  macchina  dalla  parte  voluta  l. 
Ecco  la  vita,  tutta  la  vita,  anche  dell'uomo,  anima  e  corpo,  materia 
e  spirito.  Anzi  di  aniina  e  di  spirito  quasi  non  6  mai  menzione,  e 
tanto  meno  di  operazioni  spiritual!  ;  ma  soltanto  di  psiche  e  di  fatti 
psichici,  che  sono  una  evoluzione  maggiore  dell'organismo  materiale, 
e  niente  piu  2.  Quindi  sen  tire,  pensare,  volere  sono  fatti  psichici 
appartenenti  ad  una  medesima  categoria,  e  i  fatti  psichici,  alia  loro 
volta,  sono,  nonostante  1'innegabile  diversita  di  caratteri  e  di  leggi, 
perfettamente  connessi  cogli  altri  fatti  naturali  fisici  e  meccanici. 
Laonde,  conchiude  il  Marchesini,  «  in  generale  si  pu6  dire  che  la 
psiche  umana  e  un  prodotto  non  meno  naturale  che  il  rnovimento 
d'un  astro  o  la  secrezione  3.  » 


Cosi  stando  le  cose,  a  che  pro  parlare  della  spiritualita  dell'anima 
e  della  sua  immortalita  ?  E  cosa  gia  bell'e  giudicata,  senza  che  pur 
se  ne  tratti,  ed  e  evidente  che  il  giovane  liceista,  introdotto  in  questa 
filosofia  dal  testo  che  esaminiamo,  conchiudera  subito  da  se,  essere 
tutte  fiabe  e  favole  superstiziose,  sfatate  dalla  scienza,  quelle  dottrine 
che  in  famiglia  e  nella  chiesa  gli  sono  state  finora  con  tanto  calore 
inculcate  intorno  all'anima  ed  a1  suoi  eterni  destini.  E  conchiudera 
altresl,  che  e  ridicolo  pensare  ad  un'altra  vita  oltre  la  tomba  :  colla 
morte  tutto  finisce,  cessando  il  movimento  della  macchina  umana, 
per  qualche  rottura  dei  congegni  che  la  for  man  o;  ed  altro  piu  non 
rimane  che  disperderne  i  frantumi,  come  si  fa  di  un  ordigno  qual- 
siasi  quando  i  suoi  guasti  sieno  divenuti  irreparabili.  Proprio  cosi; 
e  non  ci  si  accusi  di  esagerazione.  Non  abbiam  visto  poc'anzi  asso- 
migliata  dal  Marchesini  la  vita  al  movimento  di  una  locomotiva  a 
vapore  ?  In  modo  analogo,  sull'autorita  dell'  Ardigo,  egli  spiega  i  fatti 
ancor  piu  eccelsi  della  psiche  umana,  e  pero  i  voli  del  pensiero  e 
le  conquiste  del  genio,  coll'artifizio  dell'organetto  che  suona.  «  II  la- 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di   morale,  ed.  cit.  Vol.  I,  pag.  82,  83. 
Vedi  anche  la  nota. 

2  Pereio  il  Marchesini  afferma,  che  «  anche  negli  esseri,  la  cui  strut- 
tura  appare  relativamente  semplice,  nei  microorganism*,  si  h.a  un  prin- 
cipio,  un  rudimento  delle  formazioni  psichiche  piu  evolute  »  ,  e  die   «  si 
riproduce  in  piu  vaste  proporzioni  nell'animale  superiore,  nell'uomo,  il 
fatto   psichico   iniziale  che  si  attribuisce,  non  senza  giusto   motivo,   ai 
piu  semplici  esseri  animali  »  •  ed  altresi  il  genio  non  e,  per  lui,  che  il 
prodotto  piu  alto  di  questa   evoluzione  psichica.    (G.   MARCHESINI,  Ele- 
menti di  psicologia,  ed.  cit.  pag.  18.  Vedi  tutto  questo  Capitolo  II). 

.    3  Ivi,  pag.  19. 


586  LA   F1LOSOFIA 

voro  cogitative  di  un  individuo  (sono  parole  sue)  si  pud  rassomi- 
gliare  alia  sonata  speciale  di  un  organetto,  le  cui  corde  siano  iden- 
tiche  a  quelle  di  un  altro,  ma  che  abbia  le  punte  del  tamburo,  che 
le  tocca  girando,  diversamente  fissate.  Queste  punte  sarebbero  le 
formazioni  stabili,  che^'determinano  il  corso  dei  pensieri  piuttosto 
in  un  modo  che  in  un  altro  \  »  Ora  e  evidente  che  il  giovane,  il 
quale  ci6  intende,  deye  necessariamente  conchiudere :  spezzate  le 
punte,  1'organetto  e  finite!  non  mi  restano  in  mano  che  cocci:  al 
modo  stesso,  dell'uomo,  fosse  pure  il  maggior  pensatore,  dopo  la 
morte  che  resta  ?  Dei  cocci :  povere  ossa  infrante  che  il  piede  cal- 
pesta;  un  pugno  di  polvere  che  il  vento  disperie! 

Si  faccia  quindi  ragione  che  cosa  diverranno,  in  una  testa  na- 
turalmente  debole  d'adolescente,  1'obbligazione  morale  e  le  credenze 
religiose,  di  cui  si  schiantano  si  violentemente  le  basi  fondamentali, 
con  tanto  apparato,  vano  bensi  e  futilissimo  in  se,  ma  pur  fosfo- 
rescente  di  nomenclatura  e  di  erudizione  scientifica,  colla  citazione 
di  tanti  nomi,  che  vanno  per  le  bocche  come  altrettante  sublimita 
inarrivabili,  anzi  come  oracoli  delPAreopago  moderno,  cui -non  sia 
lecito  opporsi  senza  scendere  nel  numero  degli  ignoranti  e  de'cre- 
tini,  Kant,  Darwin,  Spencer,  Haeckel,  Claudio  Bernard,  Ribot,  Stuart 
Mill,  Wundt,  Bain,  Taine,  Maudsiey,  Sergi  e  in  cima  a  tutti  un 
Ardigd,  create  gia  dal  Baccelli  professore  a  Padova  con  solennita 
insolita,  per  onorare  in  lui  1'italico  genio,  e  del  quale  ancne  teste, 
in  occasione  del  suo  76  genetliaco,  il  Oiornale  $  Italia,  tra  altri, 
celebrava  la  sintesi  filosofica  come  monumento  da  immortalare  la 
patria. 

Sarebbe  un  vero  miracolo  di  grazia,  che  il  giovane  studente 
reggesse  tuttavia  fermo  ne'  suoi  convincimenti,  continuando  a  cre- 
dere in  Dio  e  nella  sua  legge  ed  a  seguire  i  dettami  della  coscienza 
cristiana.  Tanto  piu  che  il  Marchesini,  non  pago  di  aver  stabilito 
quei  principii,  che  abbiam  visti,  distruggitori  per  se  medesimi  di 
ogni  fede  e  di  ogni  pratica  cristiana,  s'  intrattiene  altresl  nel  suo 
testo  ad  illustrarne  le  conseguenze.  E  fa  man  bassa  di  Dio  e  d'ogni 
religione,  affermando  senz'altro,  che  «  la  paura  fu  1'uovo  generatore 
della  religiosita  secondo  il  detto  di  Lucrezio :  primus  in  orbe  Deos 
fecit  timor :  la  paura  del  trascendente  e  neirevoluzione  religiosa  il 
sostrato  perpetuo  2.  »  Che  conto  far  di  un  Dio,  che  non  e  stato  ima- 
ginato  se  non  per  la  paura  e  che,  nonostante  i  progress!  dolla  ci- 
vilta  umana,  si  regge  ancora  soltanto  sulla  paura?  Anche  ai  di  nostri, 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  psicologia,  ed.  cit.  pag.  195. 

2  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale,  ed.  cit.  Vol.  I,  pagg.  75,  76. 


NELLE   SCUOLE  PUBBLICHE  587 

secondo  il  Marchesini,  «  e  perche  si  teme  che  la  coltura  dell'  in- 
telligenza  non  basti  a  dare  alPuomo  superiore  la  serenita  dell'animo, 
]a  coscienza  o  la  ferma  volonta  del  bene,  che  impauiisce  la  ne- 
gazione  di  Dio  e  di  ogni  religione  positiva  e  razionale.  »  fi  perd 
paura  vana  ;  perche,  soggiunge  subito  il  professore :  «  Qualunque  sia 
la  religione  che  un  individuo  professa,  e  anche  se  non  ne  professa 
alcuna,  non  si  dimentichi  ch6  egli  pud  essere  tuttavia  persona  mo- 
ralmente  superiore  1.  » 

E  cost  il  giovane  6  avvertito,  che  gli  basta  un  po'  di  coraggio 
per  isbrigarsi  delle  stolide  paure  messegli  in  cuore  dalla  mamma, 
col  ripetergli :  Bada  che  Dio  ti  vede !  Sii  buono  dunque,  sii  virtuoso, 
opera  bene  sempre  e  fuggi  ad  ogni  costo  il  peccato,  perche  il  pec- 
cato  e  offesa  di  Dio,  e  Dio  lo  castiga  nella  presente  o  nell'altra  vita. 
—  Sono  discorsi  da  ignoranti  questi  che  non  reggono  al  paragone 
della  scienza.  II  giovane  perO  se  ne  libera,  affin  di  elevarsi  alia 
coscienza  delPuomo  superiore,  sdegnoso  di  tutte  le  codarde  ed  in- 
sulse  paure  del  volgo.  Si  e  disfatto  del  santo  timore  di  Dio:  ma 
ora  chi  lo  sostiene  nelle  lotte  della  vita,  affinche  si  mantenga  per- 
sona  moralmente  superiore,  come  il  Marchesini  diceva? 


* 
*     * 


A  cio  la  filosofia  morale  di  costui  non  lo  aiutera  di  certo;  ma 
anzi  gli  dara  il  tracollo,  colla  dottrina  selvaggia  del  determinismo. 
Perocche  il  Marchesini  pone  uno  specialissimo  studio  a  persuadere 
il  determinismo,  cioe  quella  dottrina  assurda,  conseguente  logica- 
mente  dal  positivismo  materialistico  di  tutta  la  sua  filosofia,  onde 
togliesi  alFuomo  ogni  liberta  di  arbitrio,  e  quindi  ogni  responsabi- 
lita  delle  sue  azioni  e  final niente  ogni  coscienza  morale. 

La  possibilita  di  volere,  ossia  di  coordinare  coscientemente,  ra- 
zionalmente  i  mezzi  al  raggiungimento  di  un  fine  e  puramente 
astratta,  dice  il  Marchesini ;  in  concrete  non  esiste,  perche  «  i  no- 
stri  atti  sono  deter minati  dal  potere  impulsive  e  inibitorio  delle  rap- 
presentazioni  e  la  scelta  dipende  dalla  rappresentazione  che  ha 
impulsivita  maggiore.  »  La  liberta  d'indifferenza  pertanto  degli  sco- 
lastici  e  una  favola,  ed  e  una  illusione  il  credere  che  il  nostro 
volere  sia  la  causa  degli  atti  che  facciamo ;  giacche,  secondo  questa 
dottrina  del  determinismo,  nessun  fatto  si  produce  nel  mondo  che 
non  sia  effetto  necessario  di  fatti  antecedenti,  indipendentemente 
dalla  nostra  elezione  2. 


1  Ivi,  pag.  81. 

*  «  Nel  sentimento  del  volere  si  ha  prima  solo  la  sensazione  deter- 


588  LA  FILOSOFIA 

E  spiega  la  cosa  con  diverse  similitudini  che  tutte  collimano  al 
medesimo  punto,  di  togliere  alia  volonta  ogni  proprio  e  vero  potere 
di  deter minarsi  da  se  stessa  rispetto  all'azione,  ossia  di  volere  o 
non  volere,  di  voler 'questa  o  quest'altra  cosa  diversa  ovvero  anche  con- 
traria } ,  come  e  necessario  assolutamente  al  concetto  genuino  di  liberta. 

«  La  volonta  e  la  conseguenza  di  un  movirnento,  non  ne  e  la 
causa,  come  in  generale  si  crede2.»  Ecco  la  somma  di  tutta 
questa  teorica  del  determinismo :  quindi  in  sostanza  I'uomo  e  un 
automa,  in  balia  di  forze  fisiologiche  che  lo  girano  e  rigirano  a 
loro  ta lento.  II  che  posto,  si  ha  poi  un  bel  arrovellarsi  per 
salvare  la  superiorita  delPuomo  nella  scala  zoologica  e  la  sua 
autonoinia  al  paragone  degli  altri  esseri  che  lo  circondano ;  in 
realta  egli  non  e  padrone  di  se  stesso  piii  che  il  sia  il  suo  gatto,  il 
suo  cane,  il  suo  cavallo;  ne  altrimenti  da  questi  suoi  domestic! 
animali,  deve  dirsi  moralmeute  irresponsabile  ed  uopo  e  contenerlo 
dentro  la  logge  colla  forza  e  colla  violenza. 

II  Marches! ni  stesso,  nonostante  i  sofismi  sottili  che  accumula 
per  salvare  la  liberta  umana  e  quindi  Pordine  morale  e  civile  della 
societa,  messo  alle  strette,  deve  riconoscere  che  si  dibatte  in  un  cir- 
colo  vizioso.  Infatti,  giusta  il  suo  sistema,  la  volonta  segue  la  ragione, 
necessariamente,  in  guisa  che  ad  essa,  dopo  il  ragionamento,  non 
e  piu  possibile  di  non  volere  in  una  data  maniera ;  ma  la  ragione, 
alia  sua  volta,  sempre  secondo  lui,  segue  le  sensazioni :  come  dun- 
que  si  salva  la  liberta  deH'uomo,  sicche  egli  non  sia  al  pari  del 
bruto  trascinato  necessariamente  dietro  all'istinto  sensuale  ?  —  II 
Marchesini  pretende  sciogliersi  da  questo  nodo  soffocante,  ricorrendo 
alia  superiorita  delle  idee  sopra  le  sensazioni ;  ma  tale  superiorita, 
che  piu  sopra  abbiamo  gia  visto  a  che  cosa  si  riduca,  in  questa 
sui  filosofia  sensistica  e  materialistica,  si  puo  asserire  bensl,  non 
gia  capire. 

minata  dal  moto  fisiologico  particolare  dell'organo  cerebrale,  onde  con- 
seguono  per  ragione  fisiologica  le  attivita  organiche  che  si  dicono  ro- 
lute.  Ma  la  sensazione  inedesima  (analoga  alle  altre  sensazioni)  anziche 
essere  causa  del  moto  che  inizia  la  serie  degli  atti  che  si  dicono  voluti, 
e  effetto  del  moto  medesimo.  Se  la  si  ritiene  volgarmente  causa,  e  perche 
si  osscrva  che  e  seguita  dagli  atti  relativi;  ma  questa  efficienza  cau- 
sativa  le  viene  attribuita  per  una  pura  associazione  mentale  senza  che 
si  abbia  1'appoggio  del  fatto.  »  (G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale, 
ed.  cit.,  Vol.  I,  pag.  183.  Vedi  i  due  Capitoli  VIII  e  IX). 

1  Sono  i  varii  aspetti  del  libero  arbitrio,  che  sogliamo  distinguere 
coi  nomi  di  libertA  di  esercizio,  di  specificazione,  di  contraddizione. 

1  Ivi,  pag.  185. 


NELLE   SCUOLE   PUBBLICHE  589 

Non  si  pud  capire;  perche  non  deve  essere  una  superiorita 
meramente,  diciam  cosi,  d'onore,  ma  reale  ed  effettiva,  non  una 
superiorita  puramente  di  grado,  ma  d'entita  e  di  natura,  cotalche 
essa  ci  spieghi  come  mai  1'uomo  soltanto,  in  mezzo  alia  moltitu- 
dine  degli  esseri  bruti,  forniti  al  pari  di  lui  di  sensi  attivissimi 
e  spesso  pifr  squisiti  de'  suoi,  appaia  autonomo,  cosciente,  padrone 
di  quel  che  fa  e  di  quel  che  dice,  e  per  tale  padronanza  di  se, 
sia  altresi  vero  re  e  sovrano  della  natura  che  a  se  medesimo  sot- 
tomette.  Per  quella  superiorita  deH'uomo  deve  potersi  soprattutto 
spiegare  cone  mai  Pumanita  continuamente  progredisca,  laddove 
ogni  altra  specie  di  organismi  viventi  e  ancor  senzienti  rimane 
stazionaria;  come  mai  solo  1'uomo  ha  e  mostra  di  avere  la  cogni- 
zione  dell'universale  e  del  necessario,  solo  1'uomo  pub  assorgere 
alia  sintesi  ed  alPanalisi  magnifica  e  talvolta,  come  avviene  nei 
genii,  anche  sorprendente  della  scienza.  II  Marchesini  pone,  e  vero, 
tale  superiorita  nell'idea,  e  per  1'idea  nella  ragione,  onde  si  studia 
di  dedurre  1'autonomia  umana.  Ma  quando  quelPidea  stessa  voi 
fate  sorgere  dall'organismo,  per  mezzo  della  sensazione,  voi  dal- 
1'automa  pretendete  di  trarre  Pautonomo,  1'uomo,  cioe,  sovrano 
della  natura,  signore  della  scienza  e  della  civilta:  voi  pretendete 
1'impossibile,  perche  contraddittorio  ed  assurdo.  E  parimente  con- 
traddittoria  ed  assurda  deve  dirsi  ogni  filosofia,  che  per  qualunque 
via  si  argomenti  di  ridurre  la  conoscenza  umana  all'esperienza  dei 
sensi;  giacche  questa  e  deter minata,  particolare  e  contingente,  quella 
invece  svariatissima,  universale  e  necessaria.  Aggiungendo  espe- 
rienze  ad  esperienze  e  moltiplicandole  quanto  si  voglia,  col  Mill,  per 
1'associazione  collettiva  e  per  la  convivenza  sociale  e  Peredita,  collo 
Spencer,  ai  quali  aderisce  PArdigd  e  il  suo  commentatore  Marche- 
sini J,  si  arrivera  bensl  ad  avere  una  somma  maggiore  di  parti  - 
colari  e  di  contingenti,  ma  non  mai  la  universalita,  la  necessita  e 
la  varieta  infinita  del  pensiero  umano  e  massime  della  scienza. 
Dicasi  il  medesimo  della  ragione,  che  questa  filosofia  vuol  dedurre 
dalle  sensazioni,  dovecch&  la  ragiene  a  quelle  preesiste,  e  le  illu- 
mina  e  le  avvalora  2. 

Ragione  pertanto  e  idea,  intese  come  il  Marchesini  le  intende, 
non  bastano  a  cavarlo  dall'  imbarazzo,  e  indarno  ad  esse  si  appella 

1  Cio  appare  da  quel  che  abbiamo  detto  piii  addietro,  parlando  della 
ragione. 

2  Vedi  in  particolare  su  questo  punto  il  Sortais,  Traite  de  philoso- 
phie  conforme  aux  derniers  programmes.    Parigi,    Lethielleux,   Tom.  I, 
N.1  171-176. 


590  LA   FILOSOFIA   NELLE   SCUOLE   PUBBLICHE 

per  isciogliere  le  difficolta  gravissime  opposte  al  determinismo,   le 
quali  rimangono  intiere  ed  intatte. 

E  tutta  la  liberta  che  egli  lascia  all'uomo  e  quella,  tinalmente, 
secondoche  spiega  egli  stesso,  delle  ruote  di  un  carro  che  si  muo- 
vono  in  senso  ori%%ontaley  come  il  carro }  ma  nello  stesso  tempo 
girano  con  un  movimento  proprio}. 


* 
*     # 


Guai  a  noi  se  queste  dottrine  si  generalizzassero,  ed  uscendo 
dall'ambito  delle  scuole,  fossero  applicate  alia  pratica  della  vita! 
Intanto  per6  e  gravissimo  sconcio  che  ne  siano  informati  i  giovani  di 
liceo ;  stanteche"  il  minimo  danno  che  ne  pub  derivare  e  di  togliere 
ogni  vigore  ed  ogni  nerbo  alia  facolta  educativa  delle  famiglie  e 
della  scuola  stessa.  II  giovane  che  si  crede  mosso  ad  operare  da 
una  energia  sottratta  al  suo  dominio,  e  un  giovane  scoraggiato, 
disfatto,  perduto,  che,  una  volta  uscito  di  strada,  nessuna  morale 
influenza  potra  ridurre  giammai  sulla  retta  via. 

E  questo  sara  il  frutto  che  le  famiglie  ritrarranno  dal  man- 
dare  i  figli  loro  alia  scuola  del  Marchesini  o  di  altri  che  ne  par- 
tecipino  le  idee  e  ne  insegnino  la  filosofia.  Se  li  vedranno  tornare 
a  casa  collo  scetticismo  in  cuore,  col  sogghigno  beffardo  sulle 
labbra  per  ogni  piu  santa  convinzione  della  coscienza,  per  ogni 
piu  nobile  pratica  della  vita  cristiana  e  soprannaturale  sfiduciati 
di  se,  d'ogni  progresso  morale,  d'ogni  speranza  di  correggere  i  pro- 
prii  difetti,  di  vincere  le  ree  inclinazioni,  insomma  di  possedere 
se  stessi  per  farsi  uomini  utili  alia  famiglia,  alia  patria,  alia  societa. 
La  correzione  paterna  e  materna,  sia  pure  quanto  si  voglia  pru- 
dente,  costante,  calda  di  affetto,  commovente,  persuasiva,  andra 
ognora  ad  infrangersi  contro  questa  risposta:  non  posso  emen- 
darmi,  perche  non  sono  padrone  di  me,  ne  a  me  e  dato  impedire 
la  successione  inesorabile  dei  fatti !  —  Ed  il  mandato  educativo 
e  cosi  distrutto,  con  seguito  infinite  di  iatturo  domestiche  e  sociali 
davvero  raccapricciante.  Possa  questo  nostro  scritto,  ispirato  dal  puro 
desiderio  di  frastornarle,  tornare  di  pratico  ammonirnento  a  quanti 
hanno  il  dovere  di  provvedervi ! 

1  G.  MARCHESINI,  Elementi  di  morale,  ed.  cit.,  pag.  223. 


BIBLIOGRAFIA  ' 


BAS  G-IULIO.  —  Nozioni  di  canto 

32°,  35  p.  Cent.  60. 

Annunziamo  con  vero  piacere 
questo  libretto  del  ch.  M.  Giulio  Bas, 
tanto  favorevolmente  conosciuto  per 
le  sue  belle  armonizzazioni  delle  me- 
lodie  gregoriane.  Egli  espone  qui  in 
modo  chiaro  e  concise  qaelle  prime 
nozioni,  che  introducono  il  cantore 
nella  lettura  della  notazione  grego- 
riana  secondo  le  ultimo  edizioni  di 
Solesmes,  le  quali,  come  e  noto,  ai 
consueti  segni  ne  aggiungono  altri, 
a  fine  d'indicare  in  maniera  piu  de- 
terminata  ancora  le  morae  vocit,  i 
respiri,  i  ritardi,  e  le  suddivisioni 
ritmiche.  Ci  sembra  per6  necessario 
fare  alcune  riserve  sulla  teoria  del 
ritmo  quivi  esposta,  che  e  poi  quella 
dell'illustre  benedettino  D.  Mocque- 
reau.  Non  si  tiene  conto  della  sud- 
divisione  proporzionale  del  movi- 
mento,  che  pure  e  il  segreto  di  tutte 
le  infinite  varietk  ritmiche,  onde  e 
capace  ogni  melodia  antica  e  moderna. 
Cioe  il  movimento  preso  per  unita  di 
misura  puo  essere  suddiviso  in  due, 
tre,  quattro  ed  anche  piu  movimenti, 
in  quella  guisa  medesima  che  invece 
di  fare  un  passo  ne  posso  fare  due, 
tre,  quattro  e  piu  ancora  nella  stessa 
misura  di  spazio  e  di  tempo ;  sono 
piceoli  passi,  ognun  dei  quali  pero 


gregorianc.  Roma,  Desclee,  1904, 

ha  principio,  progresso  e  fine,  quanto 
doe  si  richiede  a  costituire  un  mo- 
vimento compiuto.  Non  e  dunque  da 
ricorrere  al  principio,  che  il  ch.  Bas 
ripete,  non  essere  possibile  nella  me- 
lodia due  attacchi  consecutivi.  I  due 
attacchi  in  apparenza  consecutivi, 
sono  in  realta  null'altro  che  una  sem- 
plicissima  e  comunissima  suddivisione 
del  moto,  e  come  tali  devono  trattarsi 
sia  nel  canto  sia  nell'armonizzazione. 
Parimente  niuno  al  mondo  ha  mai 
pensato  che  vi  possa  essere  una  dif- 
ferenza  di  ritmo,  ad  esempio,  tra  un 
verso  ottonario  piano  e  tronco.  II 
verso  del  Manzoni  Figlio  d'Eva,  eterno 
re  e  assolutamente  identico  quanto  al 
ritmo  a  quest'altro  Figlio  d'Eva,  eterno 
rege.  Quest'ultima  sillaba  e  debole; 
soprattutto  e  superflua  e  pu6  quindi 
essere  e  non  essere,  poiche  il  ritmo 
finisce  veramente  suH'ultimo accento. 
Migliaia  e  migliaia  di  versi  finiscono 
cosl;  migliaia  e  migliaia  di  melodie 
furono  cosi  composte,  senza  che  mai 
venisse  in  mente  a  nessuno  di  alte- 
rare  tutto  1'andamento  ritmico  pre- 
cedente  per  ragione  di  quella  povera 
ultima  sillaba  sopravvenuta.  Or  que- 
sto fa  la  nuova  teoria.  Se  il  verso  e 
tronco,  1'attacco  di  ogni  singolo  mo- 


1  Mot  a.  I  libri  e  gli  opuscoli,  anannziati  nella  Bibliografla.  (o  nelle  Riviste 
dell  &  Stamp  a.)  della  «  Civilta  Cattoliea  »,  non  pn6  1'Amministrazlone  assnmere  In  nessnna 
maniera  1'lnoarico  di  provvederli,  salvo  che  i  detti  libri  non  sieno  Indicati  come  vendibili 
presso  la  stessa  Amministrazione.  Cid  rale  anche  per  gli  annnnzi  delle  opere  pervennte  alia 
Direzione  e  di  qnelle  indicate  sulla  Coper  Una  del  periodico. 

L'AMMINISTRAZIONE. 


592 


BIBLIOGRAFIA 


vimento  cadra  regolarmente  sulle 
sillabe  accentate: 

|  F>glio  |  <T  E-va  e  |  ter-no  |  re 

Ed  in  ci6  siamo  tutti  d'accordo.  Ma 
il  medesimo  verso,  se  per  disgrazia  e 
piano,  dovrk  dividers!  in  quest'altra 
maniera: 

Fi-  |  glio  d'E-  |  va  e-ter-  |  no  re-  |  ge 

E  perche?  Rispondono:  '—  Perch& 
sono  impossibili  due  riposi  conse- 
cutivi  sulle  due  sillabe  della  pa- 
rola  rege.  II  principio  s'invoca  male 
anche  qui.  La  parola  rige  non  rap- 
presenta  per  nulla  due  riposi  conse- 
cutivi,  si  bene  il  semplice  riposo 
finale  sulla  prima  sillaba  accentata 
con  un  piccolo  strascico  o  smorzatura 
di  suono  sulla  sillaba  atona  che  segue. 
Tizio  non  puo  certo  mettersi  a  sedere 
due  volte,  senza  levarsi  dopo  la  prima 
seduta ;  ma  concepisco  benissimo  che 
Tizio  si  metta  a  sedere  e  poi  s'acco- 
modi  un  po'  sulla  sedia.  Per  rimuo- 


vere  qualche  altro  equivoco,  piii  cose 
sarebbero  infine  da  notare  sul  con- 
cetto del  movimento  ritmico,  sul 
ritmo  della  melcdia  in  relazione  alia 
battuta  musicale  e  sul  modo  onde  gli 
anticbi  polifonisti  concepivano  1'una 
e  1'altra;  ma  qui  ci  manca  lo  spazio. 
Per  fortuna,  se  si  tratta  di  solo 
canto,  le  differenze  sono  puramente 
teoretiche,  perch&  in  pratica  cantiamo 
tutti  egualmente.  Ma  se  si  va  piu  in 
la  e  si  precede  all'armonizzazione 
dellemelodiegregoriane,  questi  prin- 
cipii  porteranno  la  conseguenza  di 
far  sentire  un  ritmo  in  perpetuo  con- 
trasto  col  ritmo  vero  della  melodia, 
quale  naturalmente  e  ridato  da  can- 
tori  che  declamano  ed  accentano 
bene.  Tale  contrasto,  a  titolo  di  va- 
rieta,  potra  essere  concesso  qualche 
volta,  ma  adoperarlo  come  regola 
ordinaria  sarebbe  errato,  come  sono 
errati  i  principii  teoretici  dai  quali 
la  nuova  teoria  discende. 


CELIDONIO  GIUSEPPE  can.  penitenz.  —  Delle  antiche  deoime  Yal- 
vensi,  notizie  e  document!.  Sulmona,  tip.  Colaprete,  1903,  in  8.° 


Uno  del  meriti  piu  notevoli  del 
presente  libro,  dovuto  alia  penna  di 
quel  diligente  e  accurato  scrittore 
che  e  il  chmo  can.  Celidonio  di  Sul- 
mona, gli  viene  dall'essere  se  non 
il  primo,  certo  uno  del  primi,  in 
Italia,  che  abbia  messo  a  frutto  gli 
archivi  locali  per  trattare,  sotto  il 
rispetto  storico,  delle  decime.  La 
storia  delle  decime  ha  una  parte 
che  riguarda  di  preferenza  il  clero 
«d  appartiene  sotto  questo  rispetto 
alia  storia  ecclesiastica ;  ma  ha  pure 
un'importanza  di  prim'ordine  per  la 
storia  civile.  Poiche  le  decime  regie, 
ossia  i  proventi  dei  beni  ecclesiastic! 
che  la  S.  Sede  devolvette  a  beneficio 
dei  principi  e  dei  governi  furono  per 
molti  secoli,  ossia  dal  principio  delle 
Crociate  sino  alia  rivoluzione  fran- 


cese,  la  fonte  precipua  con  cui  si 
fecero  le  spese  degli  armament!  e 
delle  guerre  contro  i  Turchi  e  gl'in- 
fedeli.  Onde  puo  recar  maraviglia 
che  si  pochi  altrove  e  quasi  nessuno 
di  noi  abbia  discusso  di  si  importante 
argomento. 

Dopo  uno  sguardo  generale  alle 
vicende  delle  decime  nel  corso  dei 
secoli,  il  Celidonio  riporta  ed  illustra 
piu  di  cento  documenti,  tratti  dagli 
archivii  dell'antica  diocesi  di  Sul- 
mona e  Valva,  i  quali  riguardano  le 
decime  e  vanno  dal  1271  sino  alia 
fine  del  secolo  XVIII.  Sarebbe  vano 
1'insistere  nel  pregio  di  tale  raccolta 
per  il  vantaggio  della  storia  generale 
non  meno  che  per  la  storia  partico- 
lare  di  Sulmona  e  delle  sue  vici- 
nanze. 


BIBLIOGRAFIA 


593 


—  Delia  regola  del  Frati  Minor!  alia   luce   di  un  nuovo   documento. 
Sulmona,  tip.  Colaprete,  1903,  in  8.° 


II  P.  Luigi  Palomes,  minore  con- 
ventuale,  in  un  grosao  volume,  pub- 
blieato  nel  1897  a  Palermo,  col  titolo 
Dei  Frati  Minori  e  delle  loro  deno- 
mination!, narra  come  alcuni  anni 
dopo  la  morte  di  S.  Francesco,  i  Frati 
Minori  cominciarono  a  ricevere  dai 
fedeli  grosse  offerte  di  denaro  per 
spenderle  nel  loro  mantenimento :  il 
che  diede  luogo  a  gravi  controversie. 
La  piu  antica  di  tali  offerte,  citata 
dal  Palomes,  e  quella  di  un  Zinni, 
flglio  del  doge  di  Venezia,  nel  1253. 
II  chmo  Celidonio  riporta  qui  una 
carta  sulmonese,  con  cui  un  certo 


Gualtiero  di  Teodino  Juselli,  dodici 
anni  prima,  ossia  nel  1241,  lascia  ai 
Frati  di  Sulmona  trenta  once  d'oro 
ut  eas  expendant  pro  anima  ipsius 
G-ualterii.  Non  sappiamo  pero  se  il 
documento  sia  del  tutto  decisivo  per 
la  controversia  col  Palomes,  poiche 
la  clausola  pro  anima  ipsius  Gual- 
terii  parrebbe  indicare  che  i  Fran- 
cescani  non  erano  tanto  legatarii 
quanto  semplici  distributor!  della 
somma  suddetta  per  spenderla  in 
limosine  ed  altre  opere  buone,  onde 
ne  fosse  suffragata  1'anima  del  buon 
Juselli. 


CONTE  GABRIELS,  sac.  dott.  —  Praelectiones  ad  Theologiam,  Nea- 
poli,  OHannini,  1903,  8°,  160  p.  L.  2.  Vendibile  presso  1'Autore, 
piazza  Spirito  Santo,  palazzo  Avitabile. 


ed  utile  (pp.  22-101);  nella  seconda 
parte  s'insegna  la  teoria  sulle  note 
da  darsi  a  varie  proposizioni  teolo- 
giche  false,  come  di  eretica,  di  er- 
ronea,  di  temeraria  ecc.  (pp.  103-150). 


In  quest'unico  volume  di  Lezioni 
teologiche  si  contengono  due  parti ; 
nella  prima  si  discorre  in  genere 
della  Teologia,  come  si  divida,  qual 
ne  sia  1'origine,  quale  1'oggetto,  se  sia 
ecienza,  se  sia  sapienza,  se  sia  nobile 

DE  CUPIS  CESARE.  —  Saggio  bibliografico  degli  scritti  e  delle  leggi 
sull'agro  romano.  Roma,  tip.  nazionale  di  GL  Bertero  e  C.,  1903, 
4°,  176  p. 
L'egregio  e   solerte  scrittore  ci 

presenta  in  questo,    ch'  egli  chiama 

«  modesto  lavoro  »  di  «  saggio  biblio- 
grafico »,  quanto  siasi  scritto  ed  ope- 

rato  per  Yagro  romano,  «  sotto  1'a- 

spetto    storico,     topografico,    fisico, 

agrario  ed  economico  ».  A  comporre 

un  lavoro  di  questa  fatta  si  esigeva 

passione  e  studio,  passione  di  un  cit- 

tadino  romano,  e  studio  che  sia  ef- 

fetto  di  grande  conoscenza  della  cam  • 

pagna  romana  e  di  grande  amore  per 

ci6  che  si  riferisce  all'alma  citta  del 

pontefici  romani.  II  lavoro  ha  richie- 


sto  una  compilazione  negli  archivii 
e  nelle  librerie  di  Roma,  che  ha  co- 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289. 


stato  anni  ed  anni  di  fatiche  e  di 
studio.  Ma  vogliamo  sperare  che  il 
ch.  Autore  vegga  coronate  le  sue 
fatiche  con  rammirazione  di  tutti 
quelli,  che  hanno  per  gl'  interessi  di 
Roma  non  solo  parole  ma  vero  sen- 
timento.  Per  parte  nostra  siamo  ma- 
ravigliati  nel  vedere  Popera  del  So- 
vrani  di  Roma,  a  cominciare  dal 
secolo  XIII  sino  al  1870,  applicata 
indefessamente  a  pro  della  coltura  e 
della  prosperita  dell'agro  romano.  I 
document!  parlano,  e  il  diligente 
scrittore  che  li  ha  raccolti,  si  merita 
il  plauso  di  tutti. 

38  27  febbraio  1904. 


594 


BIBLIOGRAFIA 


FERRAIS  AEMILIUS,  sac.  doct.  —  Liturgia  Missae  iuxta  novissima 
S.  Sedis  decreta.   Veronae,  Cinquetti,  1903,  8°,  161  p.  L.  2. 


II  ch.  inons.  G.  B.  Pighi,  gia  pro- 
fessore  di  liturgia  nel  seminario  ve- 
scovile  di  Verona,  aveva  pubblicato 
anni  sono  la  tanto  stimata  operetta 
Liturgia  Sacramentorum  et  Sacra- 
mentalium.  II  suo  successore  nella 
medesima  cattedra  intraprende  ora, 
coi  medesimi  criterii  e  diremo  anche 
con  eguale  competenza,  la  continua- 
zione  dell'opera,  fornendo  intanto  la 
liturgia  della  Messa  e  preparando  per 
la  stampa  quella  deH'Officio  divino. 
Nulla  certo  vi  ha  di  nuovo  nel  con- 
tenuto  del  presente  libretto;  ma  la 


novitk  &  da  ricercare  nell'ottima  lo- 
gica  disposizione  della  materia,  nella 
brevitk  e  chiarezza  della  forma  e 
nella  plena  conoscenza  del  diritto 
vigente  secondo  gli  ultimi  decreti 
della  S.  Sede.  A  p.  83  sarebbe  stato 
meglio  non  citare  il  Regolamento  sulla 
musica  sacra  del  1883,  il  quale,  come 
e  noto,  fu  abolito  col  nuovo  Regola- 
mento del  1894.  Oggi  pero  conviene 
attenersi  in  cose  che  riguardano  il 
canto  e  la  musica  sacra  al  Motu 
Proprio  di  Papa  Pio  X,  dichiarato 
legge  universale  per  tutta  la  Chiesa. 


FRANCIOSI  GIANNINA.  —  A  notte  piu  buia  alba  piu  vicuna.  Rac- 

conto.   Roma,    Federico   Pustet   Editore,    1904,    8°  di    pag.   388. 

L.  3,50. 

Altra  volta  ci  venne  fatto  di  se- 
gnalare  la  felice  vena  di  questa  scrit- 
trice  educata  da  quell' anima  sovra- 
namente  idealistica  del  padre  suo  a 
sentir  alto  e  scriver  bene.  In  questo 
racconto  di  proporzioni  piu  vaste  la 
signorina  Franciosi  anche  piu  larga- 
mente  dispiega  le  nobili  parti  della 
sua  coltura  letteraria  mirando  soprat- 
tutto  al  fine  di  educare  le  giovinette, 
che  sembra  essere  la  sua  passione  do- 
minante.  Passione  davvero  laudabilis- 
sima,  massime  perch6  tutta  s'informa 
GKEINI  GHINO.  —  Breve  risposta  ad  aloune  obbiezioni  di  attualita. 

Lettera    ad   un    Sacerdote.    Cesena,    tip.    Fratelli    Bettini,    1.904, 

16°,  24  p. 

II  ch.  A.  dimostra  che  non  si  puo 
e  non  si  deve  seguire  il  fascino  scon- 
sigliato  per  le  novita  e  Tentusiasmo 
per  1'azione  piu  ammodernata  che 
cattolica,  onde  oggidi  non  pochi  sem 
brano  presi,  «  essendo  (scrive  egli)  e 


e  si  ravviva  allo  spirito  cristiano  Qui 
s'intende  particolarmente  d'insinuare 
nelle  giovanette  la  fiducia  serena  tra 
le  tribolazioni,  impersonata  in  Anna 
Loreni,  un  angiolo  di  signorina  edu- 
cata alia  scuola  del  dolore,  che  le 
guadagna  I'amore  di  un  giovane  ricco 
e  virtuoso.  II  giorno  delle  nozze  ella 
si  sente  felice,  e  ne  domanda  inge- 
nuamente  il  perch&  al  suo  sposo,  che 
le  risponde :  «  Perch^  hai  molto  sof- 
ferto,  mia  dolce  capinera,  ed  hai  sem- 
pre  sofferto  col  sorriso  nel  cuore  », 


questo  e  quella  contrari  agli  inse- 
gnamenti  della  S.  Sede  ».  Tutto  il 
nerbo  della  prova  sta  dunque  nella 
autorita  del  Supremo  iMagistero  della 
Chiesa,  e  nominatamente  nelle  Enci- 


cliche  di  Pio  IX,  Leone  XIII  e  Pio  X. 
nelle  quali  giustamente  il  ch.  A.  rav- 
visa  ia  regola  pratica  del  costro  ope- 
rare  ;  e  noi  conveniamo  pienamente 
con  lui,  che  quando  tal  regola  ve- 
nisse  piu  fedelmente  seguita,  si  evi- 
terebbsro  tra  i  cattolici  moltissime 
liti  inutili  e  sempre  daunose.  Non 
possiamo  poi  non  deplorare  alta- 
mente  con  lui  che  si  trattino  «de- 
licati  argomenti  che  versano  circa 


BIBLIOGRAFIA 


595 


verne  in  libri  ed  effemeridi  da  pub- 
blicarsi  dopo  che  tali  scritti  avessero 
avuto  le  debite  revision!  di  capaci  e 
sperimentati  e  pii  Teologi.  > 


cose  di  Fede,  o  aventi  stretta  attinenza 

colla  Fede,  in  pubblico  sui  giornali 

venderecci,  quando  il  semplice  buon 

senso  insegna  a  parlarne  in  ecclesia- 

stiche  adunanze  di  dotti,    o   a  scri- 

MARIA  ANTONIO  (P.)  Missionario  Cappuccino.  —  II  Clero  e  il  po- 
polo. Yersione  dai  francese  del  sac.  Antonio  Fini.    Modena,   tip. 
dell'Imm.  Concezione,  1904,  in  16.° 
Di  questo    utilissimo  libro   nes-      sersi  il  clero   troppo  laicizzato,  ec- 

suna  migliore  raccomandazione  pud 

farsi,  che  esporne  fedelmente  il  con- 

tenuto.    Che    1'influenza    del     clero 

sul  popolo  ai  giorni  nostri  sia  molto 

diminuita,  6  un  fatto  purtroppo  in- 

contrastabile.  Ora  qual  ne   e  la  ca- 

gione?  L'Autore  ne  assegnatre  prin- 
cipal!. 1.°  L'insegnamentoateo;  2.°  La 

corruzione  dei  costumi ;  3.°  L'oppres- 

sione  del  clero.  Poi  aggiunge   altre 

cause  indirette,  tra  le  quali  la  pre- 

dicazione  non  conforme  alia  sempli- 

cita  evangelica,  il  difetto  di  reazione 

contro  I'insegnamento  moderno,  1'es- 

MARTINA  MICHELE.  —  Antologia  italiana,  ad  uso  delle  scuole  gin- 
nasiali,  tecniche,  normali.  S.  Pier  d' Arena,  Scuola  tip.  salesiana, 
1903,  8°,  812  p.  L.  3,50. 

e  sdegnose,  come  la  bella  e  profon- 
damente  sentita  ode  dalla  riva  del 
mare  di  A.  Levame,un  giovane  poeta, 
che  osa  meritamente  insorgere  con- 
tro la  codarda  idolatria  prestata  alle 
bestemmie  del  Carducci  e  del  d'An- 


cetera.  Passa  quindi  a  studiare  i  ri- 
medii  e  ne  trova  quattro:  1.°  Acco- 
starsi  al  p  opolo ;  2.°  Pregar  molto ; 
3.°  Predicare  in  modo  evangelico; 
4.°  Provvedere  colla  carita  anche  ai 
bisogni  temporal!  del  popolo.  Ecco 
la  tela  del  libro,  il  quale  &  poi  con- 
dotto  con  sodezza  congiunta  a  po- 
polarita,  con  vivo  ardore  e  talvolta 
anche  oon  vera  eloquenza.  Noi  au- 
guriamo  a  questa  traduzione  lo  stesso 
favore  che  incontr6  1'origlnale  fran- 
cese, del  quale  in  pochi  mesi  furono 
spacciati  cinquemila  esemplari. 


Una  nuova  antologia?  —  Ce  ne 
sono  tante !  Sissignori,  tante  ;  e  ci  sara 
d'or  innanzi  anche  questa,  la  quale 
intende  di  tenere  onorevolmente  il 
suo  posto,  per  la  copia  grande,  per 
la  varieta  e  per  la  novita  dei  passi  e 
degli  autori  prescelti.  V'&  dell'antico 
e  del  moderno  e  forse  questo  pre- 
vale ;  ne  senza  buona  ragione.  Vi 
compariscono  acrittori  valenti,  con- 
temporanei,  che  per  solito  il  criterio 
dei  raccoglitori  esclude  a  priori,  non 
si  sa  perche,  se  non  forse,  perche 
nessuno  os6  fin  qui  rompere  1'an- 
dazzo:  ve  ne  compariscono  dei  va- 
lenti, ma  condannati  all'oscurita  per 
la  congiura  del  silenzio  contro  1'one- 
sta  degli  scritti  e  de'  principii.  Penne 
robuste  e  penne  delicate,  anzi  pen- 
nelli  gentili  da  miniatura.  Voci  soavi 


nunzio. 

Salve,  o  cielo  d'ltalia,  salve,  o  mare, 
monti  orgogliosi  che  vi  cinge  il  sole 
e  v'adornano  i  fiori,  e  piu  v'abbella 
la  Croce  Santa. 


Le  invereconde  delta  del  Foro 
pur  riluttanti  -  invano  -  dai  delubri. 
e  sepolte  dai  secoli,  gia  morte 
morranno  ancora. 

Vieni,  o    Croce,   a  regnar   sui  nostri 

[monti, 
e  sul  mare.  Te  invocano  plaudendo 


596 


BIBLIOGRAFIA 


i  fanciulli  d'ltalia,  Te    ogni  madre 
e  il  popolo  chiama. 

Spargiamo  i  buoni  libri  per  le 
scuole.  Ma  la  tipografia  editrice  non 
s'abbia  per  male,  che  ad  assicurare 
sempre  migliore  accoglienza  al  no- 
vello  volume,  le  suggeriamo  di  mi- 


gliorare  risolutamente  la  carta  e  la 
cucitura,  e  di  curare  un  tantino  piu 
la  correttezza  della  stampa,  supplendo 
alia  maggiore  spesa  col  sopprimere 
i  costosi  numeri  marginal!,  prodigati 
qui  senza  necessita. 


MARUCCHI  ORAZIO,    prof.   —  Le  catacombe  ed  il  protestantesimo 
(Sd&n%a  e,  Fede).  Roma,  Pustet,  1903,  16°,  89  p. 
Sono  auree  addirittura  queste  pa- 

gine   dell'illustre    Professore,    colle 

quali  svolge  un  tema    quanto    utile 

altrettanto  opportune.   II  protestan- 
tesimo si  destreggia  in  tutti  li  modi 

a  fine  di  dissimulare  la  sua  genesi, 

che  &  quella  del   ramo    divelto    dal 

tronco  native  della  madre  pianta.  I 

suoi  sforzi   quindi    nell'affibbiarsi  il 

culto  dei  primi  tempi  cristiani,  sono 

una  vera  goffaggine.  II  ch.  Marucchi, 

che  non  e  teologo,  pure  contenendosi 

nel  campo  deU'archeologia  sacra,  si 

argomenta   di    mostrare  ad   un  tal 

Roller,  ministro  autore  di  una  «  Roma 

sotterranea  »  di  fantasia  protestantica, 


che  nolle  catacombe  sono  attestate  le 
credenze  cattoliche,  negate  appunto 
goffamente  dai  seguaci  di  frate  Ln- 
tero.  Tali  sono  1'Eucaristia  con  la 
presenza  reale  di  Gesu,  simboleggiata 
nel  pesce ;  la  venerazione  alia  Ver- 
gine,  le  cui  immagini  brillano  negli 
affreschi  della  Roma  sotterranea,  fino 
dai  primordii  del  cristianeaimo;  e  la 
primazia  dei  Sommi  Pontefici,  che  si 
rannoda  a  quella  conferita  a  S.  Pietro, 
del  quale  le  catacombe  contengono 
tali  monumenti,  che  si  possono  dire 
un  vivo  repertorio  della  presenza  di 
Pietro  in  Roma,  del  suo  apostolato, 
della  sua  supremazia... 


MOLIN  PAOLO,  direttore  spirituale  del  Seminario  di  Verona.  Com- 
pendio  del  Direttorio  ascetico  del  P.  GK  B.  SCARAMELLI  d.  C.  d.  GK 
e   migliorata.    Verona,  Cinquetti,   1904,   8°,   dj 


2a  ediz.  corretta 

pp.  400.  L.  3. 

II  nome  dello  Scaramelli,  come 
maestro  di  spirito,  e  cosl  noto  e  sti- 
mato  presso  tutti  gli  ecclesiastici, 
che  certamente  non  ha  bisogno  delle 
nostre  raccomandazioni.  Neppure  il 
Compendia  che  qui  annunziamo  esi- 
gerebbe  altre  parole  da  noi,  perche 
gia  ne  parlammo  in  lode  abbastanza 
(ser.  IX,  vol.  VIII,  p.  328),  quando 
ne  venne  alia  luce  la  prima  edizione. 
Ora  pero  abbiamo  potuto  palesarne 
1' autore,  il  quale,  flnche  visse,  voile 
tener  celato  modestamente  il  suo 
nome:  nome  che  suona  venerato  e 
carissimo  a  tutto  il  Clero  Veronese, 
che  passo  quasi  tutto  per  le  sue  mani 


nei  trentadue  anni  ch'  ei  fu  Direttore 
spirituale  di  quel  Ven.  Seminario. 
Una  sola  cosa  aggiungeremo  al  detto 
altra  volta:  ed  e  che  il  Direttorio 
dello  Scaramelli  (e  dicasi  altrettanto 
di  questo  Compendia)  e  steso  con 
tanta  dottrina,  con  tanto  ordine,  con 
un  procedimento  si  solido  e  ragio- 
nato,  che  non  giova  soltanto  come 
direttorio  privato  o  per  se  o  per  al- 
tri,  ma  si  presta  ancora  ottimamente 
aH'uopo  dei  predicatori,  per  cavarne 
istruzioni,  esortazioni,predichette  alle 
different!  pie  congregazioni  deli'un 
sesso  e  dell'altro. 


BIBLIOGRAFIA 


597 


MORANDO  LUIGI,  stimatino.  —  Cinque  corsi  di  conferenze  spiri- 
tual! tenute  ai  ven.  Chierici  del  Seminario  Pontificio  Romano, 
con  un'appendice  di  ritiri  mensili  per  i  Sacerdoti.  2a  ediz.  cor- 
retta  ed  accresciuta.  Roma,  Desclee,  1903,  due  voll.  in  8°,  740, 
132  p.  L.  5. 
Parlammo  gi£  colla  debita  lode 

della  prima  edizione  di  queste  Con- 
ferenze   (eer.  XVIII,  vol.  2,  p.  213). 

In  questa  seconda  edizione  6  da  no- 
tarsi  che  &  corretta  in  miglior  forma, 

ed  6  accresciuta  di  ben  altre  diciotto 

Conferenze  per  chierici  e  sacerdoti, 

raccolte  in  un  secondo  volume,  che 

vendesi  anche  a  parte  al  prezzo  d'una 

lira.  Questa  edizione  e    dedicata  al 

Santo  Padre  Pio  X,  il  quale,  fin  da 

quando  era   Cardinale    Patriarca   di 

Venezia,    avendogli    1'autore    offerta 


degno  rispondergli  in  questa  forma: 
«  II  Card.  Giuseppe  Sarto,  Patriarca 
di  Venezia,  riconoscente  al  M.  R.  P. 
Luigi  Morando  pel  magnifico  regalo 
che  si  compiacque  di  fargli  della 
copia  delle  Conferenze  tenute  ai  chie- 
rici del  Sacro  Seminario  Romano, 
presenta  pel  bellissimo  lavoro  le  piu 
sincere  congratulazioni,  e  fa  voti  che 
il  Rev.mo  Clero  approfitti  delle  spi- 
rituali  direzioni,  che  in  esso  gli  ven- 
gono  in  bella  forma  e  con  tanta  un- 
zione  esibite.  » 


una  copia  della   prima   edizione,    si 

PICCOLOMINI  PAOLO.     -  La  Yita  e  1'Opera  di  Sigismondo   Tizio. 
(1458-1528).  Roma,  Loescher,  1903,  8°,  XXX-210  p. 


Sotto  1'abile  penna  del  giovane 
dottore  Paolo  Piccolomini  torna  a  ri- 
vivere  la  lontana  figura  dell'autore 
delle  inedite  Historiae  Senenses,  va- 
sta  narrazione  e  copiosa  sorgente  di 
notizie  per  le  vicende  di  Siena  e 
della  Chiesa  in  Italia,  nella  seconda 
metk  del  sec.  XV  e  nel  primo  quarto 
del  XVI.  II  Piccolomini,  prendendo 
a  scrivere  del  Tizio  e  della  sua  Opera 
come  degno  e  necessario  prolego- 
meno  alia  pubblicazione,  che  augu- 
riamo  di  vedere  presto  eseguita  della 
parte  piu  pregevole  delle  Historiae, 
ha  saputo  darci  una  monografia  com- 
mendevole  pel  metodo  delle  ricerche 
e  Fuso  delle  fonti,  ordinata,  e  lucida 
nella  forma,  solida  nelle  conclu- 
sion}, sobria  nell'inquadrare  gli  av- 
venimenti  del  tempo  con  quelli  del 
suo  primario  subbietto.  Breve,  tutto 
il  lavoro  6  nella  sua  sostanza  vera- 
mente  definitive,  e  se  il  «  dottore  e 
prete  senese  Sigismondo  »  come  lo 
storico  della  «  Cittk  della  Vergine  » 


amava  soscriversi,pens6  mai  ai  giorni 
suoi  di  avere  un  biografo,  non  potfc 
certo  augurarsene  uno  piu  diligente 
e  sincere  di  quello  che  dopo  il  lungo 
intervallo  di  quasi  quattro  secoli  gli 
e  ora  toccato  nel  Piccolomini.  Di- 
cevamo  testfc  che  le  molte  conclu- 
sion!, cui  discende  il  valente  autore 
in  modo  piu  o  meno  diretto,  sono 
solide  nella  loro  sostanza.  Questa 
restrizione  si  riferisce  specialmente 
ad  un  punto  del  cap.  IV  dove  de- 
scrive  le  relazioni  del  Tizio  con  i 
Piccolomini  ed  all'appendice  inti- 
tolata,  Sulla  moralita  del  cardi- 
nale  Francesco  Todeschini-Piccolo- 
mibi  (Pio  III).  II  ponderato  e  ripe- 
tuto  esame  cni  sottomettemmo  gli 
argomenti  da  lui  addotti  in  proposito 
non  ce  li  mostro  sufiicienti  a  distrug- 
gere  il  giudizio  tradizionale,  quale 
si  trova  riassunto  in  una  erudita  nota 
del  Pastor  (Storia  dei  Papi,  3,  474, 
ediz.  ital.).  II  Gregorovius  commise 
errore  indegno  al  tutto  di  uno  sto- 


598 


BIBLIOGRAFIA 


rico  grave,  quando  nella  sua  Lucre- 
tia  Borgia  1,  302  senza  la  menoma 
indicaziong  della  fonte  rappresentd 
Pio  III  «  padre  felice  di  non  meno 
di  dodici  figli  tra  maschi  e  feminine*, 
notizia  che  cosl  come  giace,  anche 
solo  indirettamente  ha  tutto  il  carat- 
tere  di  una  leggenda;  come  quella 
che  mal  si  concilia  con  la  fa  ma  di 
onesti  costumi  universalmente  go- 
duta  da  quel  principe  della  Chiesa. 
Le  interpretazioni  che  da  il  nostro 
Autore  ai  passi  delle  due  lettere 


del  Todeschini  ci  sembrano  bensi 
ammissibili  per  ano  scritto  di  un  por- 
porato  dei  giorni  nostri,  non  cosl  per 
quello  di  un  cardinale  del  rinasci- 
mento.  Per  conchiudere,  non  vor- 
remmo  che  il  timore,  lodevole  in  uno 
storico,  di  apparire  parziale  verso  la 
memoria  di  un  suo  illustre  antenato, 
abbia  fatto  piegare  1'egregio  Autore 
a  riconoscerenegli  indizi  messiavanti 
contro  il  cardinale  Piccolomini  un 
peso  ed  una  gravita  di  quasi  semi- 
prova,che  fortunatamente  non  hanno. 


KOCCHI  A.  —  In  Paracleticam  Deiparae  Sanctissimae  S.  Joanni  Da- 
masceno  vulgo  tributam  animadversiones.  Roma,  Salviucci,  1903, 
in  8.° 


Nella  pia  e  nobile  gara,  che  si 
e  accesa  nel  cuore  dei  fedeli  per 
onorare  il  prossimo  cinquantesimo 
della  definizione  delPimmacolato  con- 
cepimento  della  Vergine  SS.,  fa  bella 
mostra  questo  studio  del  ch.  p.  A. 
Rocchi,  nome  gia  chiaro  per  molti 
e  preziosi  contributi  recati  alia  sto- 
ria,  alia  filologia,  all'  archeologia. 
Esso  pu6  dividersi  in  tre  parti:  nella 
prima  cerca  il  vero  autore  della  Pa- 
racletica  volgarmente  attribuita  a 
S.  Giovanni  Damascene;  nella  secon- 
da  espone  1'utilita  che  da  questa  si 
puo  ritrarre  a  dimostrare  la  fede  e 
la  devozione  dei  Greci  per  la  Ver- 
gine immacolata;  nella  terza  in  due 
appendici  arricchisce  di  altri  tropa- 
rii,  tratti  da'  codici  di  Grottaferrata 
e  della  biblioteca  vaticana,  la  comu- 
ne  edizione  di  quella,  aggiungendo 
al  testo  greco  un'elegante  traduzione 
latina. 

Certo,  se  potevasi  dimostrare  che 
la  Paracletica  Mariana  6  tutta  opera 
di  S.  Giovanni  Damascene,  essa  e 
per  la  dottrina  e  per  la  pieta  singo- 
lare  del  santo  dottore  verso  la  B.  V., 
avrebbe  ricevuto  maggior  lustro.  Ma 
ii  desiderio  di  accrescere  di  questo 


estrineeco  pregio  la  Paracletica,  che 
avrebbe  potuto  deviare  le  ricerche 
dell'autore,  non  gli  ha  impedito  di 
esaminarne  scrupolosamente  le  fonti 
e  di  venire  alia  conclusione,  che  da 
quelle  giustamente  si  doveva  infe- 
rire.  II  p.  Rocchi,  che  da  tanti  anni 
si  serve  di  quella  raccolta  di  pie  in- 
vocazioni  e  lodi  per  onorare  quoti- 
dianamente  nel  divino  officio  la  Ver- 
gine, era  da  tempo  entrato  in  sospetto 
che  la  Paracletica,  almeno  in  gran 
parte,  non  fosse  opera  del  Santo.  Pa- 
revaglielo  dicessero  la  diversita  dello 
stile,  il  pregio  diverse  degl'inni,  la 
minore  o  maggior  correttezza  del 
ritmo.  Ma  questo  sospetto,  che  fu 
pure  comune  al  dott.  Leone  Allario 
e  al  Fabricio  (p.  27)  gli  si  mutd  in 
certezza,  quando,  esaminando  i  varii 
codici  di  quella,  pote  fare  uno  studio 
particolareggiato  dei  singolitroparii. 
E  dall'attento  e  minuto  confronto  di 
questi  (p.  14-24)  ha  dovuto  dedurre 
che  la  Paracletica,  quale  oggi  si  ha 
nelle  comuni  edizioni  dei  fratelli  Ma- 
racci  (1685),  del  camaldolese  P.  Cle- 
mente  (1743),  del  basiliano  Vital! 
(1736),  non  e  affatto  intera  e  che,  se 
non  tutta,  almeno  in  gran  parte,  non 


BIBLIOGRAFIA 


599 


e  di  S.  Giovanni  Damascene  (p.  13). 
E  in  queste  nuove  conclusion!  sta 
il  pregio  principale  dello  studio  del 
ch.  Rocchi,  che  ha  potuto  avvalorarle 
coll'autorevole  testimonianza  del  ch. 
P.  Karolidis  professore  di  storia  nel- 
1'Ateneo  di  Atene,  il  quale  attesta 
che  la  chiesa  Greca  orientale  non  at- 
tribuisce  nessuna  Paracletica  al  Da- 
mascene (pag.  29). 

Ad  una  piu  piena  dimostrazione 
ci  pare  tuttavia  che  sarehbe  stato 
bene  indicate  quale  sia  il  titolo  che 
il  codice  A.  y.  II  premette  alladetta 


Paracletica.  Esso  avrebbe  potuto  da- 
re maggior  luce  a  giudieare  quale 
fosse  nel  sec.  XIII  (che  e,  a  giudizio 
del  Rocchi,  1'eta  dei  tre  codici  da 
lui  esaminati)  1'opinione  piu  comune 
intorno  all'autore  di  quella:  Fopinione 
cioe  che  la  credeva  Holv)\i<x.  'Iwdvvoo 
Aa[juxpx7]voO  (titolo  del  codice  A.  y. 
XXXVI,  pag.  12)  o  1'altra,  che  sem- 
bra  1'attribuisse  almeno  a  due  au- 
tori,  cice  ad  un  'IcodvvYjs  o  ad  un 
'ItooaVjcp  come  pare  si  possa  ricavare 
dal  titolo,  abbastanza  guasto,  del  co- 
dice Messanese  (H  A'  -  109,  pag.  26). 


SANGIORGrI  EDOARDO,  can.  Conferenze.  Genova,  tip.  della  Gio- 
ventu,  1904,  due  voll.  in  8°,  XXVI  520  ;  500  p.  L.  5.  Presso  la 
Libreria  Fassicomo,  Piazza  S.  Matteo,  Geneva. 


Queste  conferanze,  se  si  riguar- 
dano  quanto  alia  materia,  trattano 
soggetti  sempre  antichi  e  sempre 
nuovi,  alcuni  poi  tutti  proprii  dei 
gicrni  nostri,  e  tutti  della  piu  alta 
importanza.  La  forma  ne  e  colta,  ma 
senza  ricercatezza;  popolare,  masen- 
za  trfvialita;  e  si  trammezza  «  fra 
lo  stil  de'moderni  e  il  sermon  prisco», 


che  chiamasi  modernismo.  E  per6  noi 
sottoscriviamo  di  buon  grado  al  giu- 
dizio del  Revisore  Ecclesiastico,  il 
quale  attesta  d'averle  trovate  «piene 
di  dottrina  e  di  pieta  »,  e  le  giudica 
«  di  grande  utilita,  non  solo  pei  pre- 
dicatori,  ma  assai  piu  per  1'  edifica- 
zione  dei  fedeli.  »  Bella  poi  1'edizione 
e  assai  moderata  nel  prezzo. 


tenendosi  sempre  lontana  da  quello 

SORTAIS  GASTON.  Excursions   artistiques   et   litteraires. 
fcerie.  Paris,  Lethielleux,  16°,  XVI-260  p.  —  L.  2,50. 


Premiere 


A  queste  escursioni,  o  bozzetti, 
o  comunque  si  vogliano  chiamare, 
danno  unita  Tispirazione  comune  e 
1'intento  dell'Autore,  che  impedito 
per  leggi  inique  d'insegnar  colla  vo- 
ce,  da  di  piglio  alia  penna  e  rivolge 
sempre  10  sue  fatiche  a  beneficio 
della  gioventu. 

II  bello  nel  concetto  di  S.  Ago- 
stino,  indi  le  ruine  d'Elatea,  Itaca  e 
TOdissea,  1'Acropoli  d'Atene,  il  Lao- 
coonte  del  Vaticano,  i  giuochi  seco- 
lari  d'Augusto  e  il  carmen  d'Orazio, 
sono  escursioni  nel  campo  classico, 
che  gli  porgono  occasione  di  esporre 
molti  insegnamenti,  utili  alia  coltura 
generale  e  nel  medesimo  tempo  sol- 


lievo  allo  spirito  oppresso  non  di 
rado  da  programmi  troppo  gravi  di 
arido  positivismo.  La  fractio  panis, 
scoperta  e  illustrata  dal  Wilpert 
nella  catacomba  di  S.  Priscilla,  tras- 
porta  il  lettore  ai  primordii  dell'arte 
cristiana ;  e  dopo  una  sosta  nella 
poesia  medievale  o  tra  le  navate  go- 
tiche  di  Notre -Da me,  il  duomo  d'Or- 
vieto  con  gli  splendori  de'  mosaici  e 
coi  vigorosi  dipinti  di  Luca  Signo- 
relli  chiude  il  volume,'  i  viaggi,  le 
escursioni. 

Qualche  inesattezza  ad  un  viag- 
giatore  affrettato  si  perdona  di  buon 
grado.  Le  statue  dei  dodici  Apostoli, 
che  erano  a  pie  delle  colonne  entro 


600 


BIBLIOGRAFIA 


il  duomo  d'Orvieto,  per  buona  ven- 
ture sono  rimosse  da  parecchi  anni 
e  ricoverate  nel  museo  dell'  Opera. 
E  quantof.lla  famosa  pietra  di  Cana, 
proveniente  da  Elatea,  il  famoso  graf- 
fito fu  un  puro  e  semplice  errore  o 
illusione,  riconosciuta  e  ritrattata  dal 
Diehl  con  lodevole  lealta  scientifica, 


mentre  il  pellegrino  di  Piacenza  non 
si  sa  per  niente  che  avesse  nome  An- 
tonino,  e  ad  ogni  modo  non  e  da  con- 
fondere  con  S.  Antoninomartire.  Dopo 
cio  che  ne  scrisse  il  Grisar  nel  nostro 
periodic©  (5  sett.  1903)  e  nella  Zeitschr. 
fur  Kath.  Theol  (1902)  la  questione 
pu6  dirsi  risoluta. 


SPALDING  I.  L.  arciv.  di  Chicago.  —  L'educazione.  Mezzi   e   fine. 

Versione  autorizzata  dall'Autore  per  ALFONSO  MARIA  Q-ALEA.  Siena, 

S.  Bernardino,  1903,  16°,  292  p.  L.  2. 

gno  di  considerazione  e  il  capitolo  V 
che  tratta  delVelemento  religioso  nel- 
I'educazione  e  mostramolto  efficace- 
mente  quanto  grossolano  errore  sia  il 
non  riservare  posto  alcuno  ovvero  il 
dame  soltanto  uno  secondario  alia 
religione  nella  formazione  degli  uo- 
mini,  laddove  come  dice  assai  bene 
1'esimio  Prelato,  la  religione  e  ele- 
mento  vitale  del  car  alter  e.  Avremmo 
desiderate  che  la  traduzione  italiana 
si  sciogliesse  dalla  rigidita  e  si  spo- 
gliasse  delle  scabrosita  spesso  per 
noi  spiacevoli  deH'originale.  Si  sa- 
rebbe  cosl  provveduto  meglio  anche 
alia  chiarezza  dei  concetti  che  ri- 
mangono  non  di  rado  inviluppati. 


Nella  collezione  senese,  avente 
per  iscopo  la  divulgazione  di  libri 
attinenti  alle  scienze  sociali  catto- 
liche  e  discipline  affini,  questo  libro 
trova  acconciamente  posto.  Dettato 
con  zelo  del  bene  e  dell'onore  del 
cattolicismo  dal  dotto  Arcivescovo  di 
Chicago,  risente  bensl  il  modo  tutto 
proprio  di  concepire  degli  americani, 
non  sempre  agevolmente  riducibile 
al  nostro;  ma  ci  offre  in  compenso 
1'utilita  non  piccola  di  poter  far  va- 
lere  1'autorita  di  quel  popolo  indi- 
pendente  contro  lo  spirito  gretto  e 
spesso  tirannico  delle  nostre  legisla- 
zioni,  in  ordine  alia  liberta  della  co- 
scienza  cattolica.  Particolarmente  de- 


SPEZIOLI  YINCENZO.  —  Alcune  Memorie  intorno  alia  vita  del  Conte 
Giacomo  di  Pier  Francesco  Leopardi.  Recanati,  Simboli,  1903,  4°, 
102  p. 

teste  apposta  al  sepolcro  di  lui  in 
S.  Leopardo.  Alle  Memorie  va  con- 
giunta  una  raccolta  di  alcune  let- 
tere  e  telegrammi  di  condoglianze 
che  la  desolata  famiglia  ebbe  a  ri- 
cevere  da  cospieui  personaggi  nel 
gennaio  e  febbraio  1903  insieme  con 
i  giudizii  comparsi  al  medesimo  tem- 
po in  varii  periodic!  e  giornali,  quale 
attestato  di  dovuto  omaggio  alia  me- 
moria  del  caro  estinto. 

TAMASS1A  ARRIGO,  prof,  dell'  Universita  di  Padova.  -  Contro  le 
sette  italiane.  Lettera  al  dott.  Cesare  Genovesi  direttore  del  Ri- 
sveglio  Liberate  di  Mantova.  Mantova,  Barbieri,  1902,  in  16.° 


Nella  ricorrenza  del  primo  anni- 
versario  della  morte  del  compianto 
Conte  Leopardi,  la  famiglia  dell'il- 
lustre  defuntohadatoin  luce  le  pre- 
senti  Memorie^  cavate  dalla  biografia 
che  ne  sta  scrivendo  il  prof.  Spe- 
zioli.  Queste  non  molte  pagine  fanno 
rivivere  in  tutta  la  sua  schiettezza 
natia  la  nobile  figura  del  Conte,  vir 
antiquae  fidei,  come  giustamente  lo 
dice  il  Cugnoni  nella  bella  iscrizione 


B1BLIOGRAFIA 


601 


Questa  lettera  «  contro  le  sette 
italiane  »,  oltre  esser  diretta  a  com- 
battere  la  massoneria,  e  scritta  an- 
cbe  contro  il  Cristianesimo,  cui  Tin- 
credulo  prof.  Tamassia  di  Padova 
accomuna  con  la  setta  anticristiana 
per  eccellenza.  « Ma  ti  pare,  dice 
egli  al  direttore  del  Risveglio  lile- 
rale,  che  uoraini,  che  hanno  demo- 
lito  frammento  per  frammento  tutto 
1'edificio  religiose,  che  la  pieta,  la 
tradizione,  la  poesia  avevano  eretto 
ne'loro  cuori,  posaano  poi  conscia- 
mente  prostrarsi  al  tarlato  masche- 
rone  del  Grande  Architetto  dell'uni- 
verso?  cingersi  di  bardature  simbo- 
liche,  biascicare  formole  grottesche?... 


gione,  tradizione  per  tradizione,  va- 
lesse  proprio  la  pena  di  rinunziare 
alia  vecchia  leggenda  de'nostri  pa- 
dri...  che  sorrise  ai  nostri  anni  gio- 
vanili,  per  tuffarci  in  un'altra  gaz- 
zarra?»  (p.  6). 

E  coal  pel  rinnegato  il  Cristiane- 
simo e  una  vecchia  leggenda,  e  al 
piu  una  poesia.  Ma  ha  egli  mai  sul 
serio  esaminati  i  fondamenti  della 
fede  ?  Ha  studiato  mai  un  corso  di 
Religione  od  una  cosl  detta  Teologia 
fondamentale?  Dubitiamo  forte  che 
il  professore  incredulo  stia  in  Reli- 
gione con  quella  conoscenza  che  ebbe 
a  dieci  anni,  quando  balbettava  il 
catechismo. 


Ma  ti  pare  che,  religione  per   reli- 

TENDI  GIO.  BATTISTA,  aw.  —  Trattato  teorico-pratico  delle  tasse 
di  registro.  Firenze,  libreria  ed.  fiorentina,  1904,  8°,  XXXIV- 
576  p.  L.  6,  60. 

studii  teorici  fatti  appresso.  Siccome 
la  legge  23  gennaio  1902  n.  25,  in 
molte  parti  ha  sostanzialmente  mo- 
dificati  i  principii  fondamentali  della 
legge  di  registro,  ognuno  vede  quan- 
to  quest'opbra  riesca  importante  ed 
opportuna ;  e  le  cresce  pregio  la  non 


Si  deplora  comunemente  la  man- 
canza  d'  insegnamenti  relativi  a  quelle 
che  si  soglion  chiamare  tasse  sugli 
affari,  ed  in  ispecie  alle  tasse  di  re- 
gistro. E  per6  il  ch.  Autore  si  e  in- 
dotto  a  pubblicare  queeto  trattato 
elementare,frutto  della  pratica  acqui- 
stata  nei  15  anni  che  ha  passati  nel- 


comune  competenza  deH'Autore. 


ramministrazione  demaniale,  e  degli 

UBERTI  C.  —  Praelectiones  Sacrae  Liturgiae  iuxta  reformata  decreta 

digestae.    Editio    altera.    Ravennae,    typ.  Artigianelli,    1903,    8°, 

207  p.  L.  2. 

II  valente  Autore,  gia  conosciuto 
per  altre  operette  di  giure  liturgico, 
si  e  veduto  costretto  di  rifare  per  in- 
tero  le  sue  prelezioni  di  Liturgia,  a 
cagione  delle  molte  novita  introdotte 


sacramentaria  :  «  II  ch.  Autore  pos- 
siede  la  bella  dote  di  saper  conden- 
sare  molta  materia  in  poche  pagine, 
e  tutto  senza  nuocere  mai  alia  chia- 
rezza.  »  Chi  nei  dubbii  piu  comuni 
ha  bisogno  di  essere  subito  messo  in 
chiaro  di  quel  che  possa  o  debba  farsi, 
prenda  in  mano  il  libretto  e  trovera 
la  risposta  soddisfacente.  . 


dai  piu  recenti  decreti  della  S.  Con- 
gregazione.  Ripeteremo  anche  di  que- 
sto  lavoro  quel  che  altra  volta  ab- 
biamo  detto  del  suo  trattato  De  re 
URBANO  FELICE,  can.  —  Panegirici.  Qiarre,  tip.  Macherione,  1903, 

8°,  3S6  p.  L.  5.  --  Rivolgersi  all'Autore,  Trinitapoli  (Foggia). 

L'egregio  A.  dichiara  di  pubbli-      a  gloria  di  Dio  ha  predicate  vivente 
care  questi  panegirici  perche,  come      con  la  parola,  cosl  vuol  continuare 


602 


BIBLIOGRAFIA 


a  predicar  con  la  stampa,  dopo  la 
morte.  Poi  candidamente  confessa 
d'essersi  molto  giovato  dapli  scritti 
dell'AHmonda,  dello  Scotti-Pagliara, 
del  Lacordaire,  del  Fe~lix,  del  Mon- 
sabre  e  d'altri.  «  Ho  messo  insieme 
(egli  dice)  i  loro  pensieri,  li  bo  ru- 
minati  nella  mia  mente,  e  li  bo  git  - 
tati  sulla  carta.  Tal  fiata,  non  po- 
tendo  far  di  meglio,  bo  copiato  an- 


cbe  degli  squarci,  per  non  guastare 
i  loro  concetti  sublimi.  Poi  medi- 
tando  su  temi  adatti  ai  tempi  pre- 
senti,  li  bo  svolti  con  istile  tutto 
proprio  »  (p.  II).  Questa  Candida  con- 
fessione  sembraa  noi  il  miglior  mezzo 
per  disarmare  anticipatamente  la  cri- 
tica,  e  per  disporre  i  lettori  ad  una 
indulgenza  benevola,  la  quale  nel 
corso  della  lettura  verra  crescendo 


VAN  NOORT  G.  S.  Theol.  in  Semin.  Warmundano  professor.  —  Tra- 

ctatus  de  Deo  Creatore.  Amstelodami,    Van  Langenbuysen,  1903, 

8°,  204  p.,  L.  3. 

L'attenta  lettura  di  questo  trat- 
tato  di  Teologia  De  Deo  creante  ci 
sforza  a  dire  essere  un  trattato  ve- 
ramente  sodo,  teologicamente  sodo. 
Non  gia  nel  senso  che  1'A.,  disprez- 
zati  i  recenti  progress!  degli  studii 
sull'origine  delle  cose  e  sulle  varie 
interpretazioni  della  narrazione  mo- 
saica,  vada  innanzi  imperterrito  per 
la  sua  via ;  ma  nel  senso,  cbe,  tutto 
esaminato,  da,  come  vero  sapiente, 
la  nota  giusta  tanto  teologicamente, 
quanto  scientificamente.  Anche  la 
scelta  degli  argomenti  per  provare 
tali  veritk  teologicbe  gia  note  sono 
molto  bene  vagliati,  n&  porge  al  let- 
VITA  (La)  spirituale  e  rOrazione  secondo  la  Sacra  Scrittura  e  la 

tradizione  monastica.  Yersione  dal  francese.  Nuova  edizione.  Roma, 

Desclee,  1903,  16°,  404  p.  L    3. 

vare  nelle  pagine  cbe  seguono  piu 
principii  che  sentiment! ;  verita  piut- 
tosto  destinate  a  favorire  Fazione  cbe 


tore  un  argomento,  di  cui  egli  stesso 
dubiti.  Magnifici  sono  i  capi,  ove 
svolge  la  Cosmogonia  mosaica,  se- 
condo le  varie  interpretazioni,  1'evo- 
luzionismo,  la  produzione  del  corpo 
umano,  il  peccato  d'origine,  eccetera. 
Nel  capo  sul  peccato  originale,  la 
parafrasi  messa  a  fronte  del  tesito 
paolino  (Rom.  V)  e  magnifica.  In  fine, 
da  per  tutto  con  la  perizia  teologica 
1'Autore  accoppia  la  soda  erudizione 
e  la  sicurezza  della  dottrina;  e  non 
mai  la  smania  di  combattere  opinion! 
domestiche  lo  fa  traviare  dal  difen- 
dere  il  dogma. 


Questo  libro  si  e  gia  pubblicato 
in  tedesco,  in  inglese  e  in  francese, 
prima  cbe  si  avesee  da  noi  in  Italia, 
e  fu  sempre  accompagnato  dal  suf- 
fragio  di  persone  eminent!,  come 
Monsignor  Haffner,  vescovo  di  Ma- 
gonza,  il  Cardinal  Manning,  vescovo 
di  Westminster,  eccetera.  Per  non  in- 
gancarsi  per6  sulla  natura  del  libro, 
sara  bene  aver  sott'occbio  le  parole 
con  cui  si  cbiude  la  prefazione.  «  Non 
deve  dunque  recar  meraviglia  il  tro- 


asoddisfarelospirito.»  L'autrice  (una 
religiosa  Benedettina)  non  ba  cercato 
di  dare  un  alimento  alia  curiosita, 
an  cbe  la  piu  legittima,  ma  di  far 
crescere  nelle  anime  il  desiderio 
d'unirsi  a  Dio  in  questo  mondo  stesso, 
per  la  gloria  del  Padre,  del  Figlio 
e  dello  Spirito  Santo,  cbe  esse  deb- 
bono  contemplare  eternamente. 


WATRIGANT  HENRI.  L'ecole  de  la  spiritualite  simplifiea  et  la  for- 
mule  «  laisser-fare  Dieu  >.  Lille,  H.  Morel,  1903,  16°  di  pp.  176. 


BIBLIOGRAFIA 


603 


Da  qualche  tempo  si  agita  in  Fran- 
cia  una  questione  ascetica  o  mistica 
intorno  ad  una  specie  di  semi-quie- 
tismo,  che  sembra  contare  ivi  non 
pochi  seguaci.  II  P.  Watrigant  S.  J. 
che  aveva  gia  scritto  su  questo  sog- 
getto  il  suo  bell'opuscolo  :  Deux  m6- 
thodes  de  tpiritualitt,  gia  da  noi  an- 
nunziato  con  lode,  ma  da  qualcuno 
in  Francia  impugnato,  col  presente 
libro  non  solo  si  difende  strenua- 
mente,  ma  torna  alia  carica  con  mag- 
gior  forza,  o  piuttosto  svolge  tutta 
la  questione  con  maggiore  ampiezza 
e  ne  fa  un  trattato  che  a  noi  sembra 
magistrate  e  decisive.  Ci6  ch'egli 
dice  intorno  alia  perfezione  da  dover 
misurarsi  sulle  virtu  piuttosto  che 
sull'orazione  mentale,  del  vero  modo 
in  cui  deve  intendersi  il  lasciarfare 
Dioy  delle  diverse  scuole  particolari 
di  spiritualita  cattolica,  a  noi  sem- 
bra ben  pensato  e  ben  detto,  e  per 


molto  interessante. 

Soggiungiamo  perd  con  piacere 
che  qui  nella  nostra  Italia  siffatte 
divergenze  tra  scuole  spiritual!  non 
esistono.  Nei  libri  ascetici,  che  ogni 
anno  passano  a  centinaia  per  le  no- 
stre  mani,  e  negl'Istituti  religiosi  che 
in  altro  tempo  abbiamo  intimamente 
conosciuti  nelle  diverse  parti  della 
penisola,  non  ci  e  mai  avvenuto  di 
trovare  una  differenza  un  po'  sostan- 
ziale  nel  modo  d'insegnare  o  di  cer- 
care  praticamente  la  perfezione  cri- 
stiana.  In  particolare  poi  non  abbia- 
mo mai  ne  letto  ne  udito  un  periodo 
di  poca  stima  per  la  scuola  spirituals 
di  S.  Ignazio,  o  di  tendenza  perico- 
loea  verso  il  quietismo.  Non  neghia- 
mo  con  questo  che  vi  abbiano  qua  e  la 
certe  aniine  illuse  ;  ma  scuole  di  spi- 
ritualita malintesa  noi  in  Italia,  fran- 
camente,  non  conosciamo.  Perci6  di 
tal  materia  non  ci  occupiamo  piu 
oltre. 


una  certa  classe    di   persone    anche 

ZATTONI  GIROLAMO  sac.  dott.,  archivista  arcivescovile.  —  La  Cro- 
notassi  del  Vescovi  di  Cervia  dall'origine  alia  fine  del  secolo  XIY 
compilata  sui  documenti.    Ravenna,    tip.   Artigianelli,    1903,    8°, 
L.  0,75. 
I  grandi  progress!,    avvenuti  in 

questi  due  o  tre  ultimi  secoli  nelle 

scienze  storiche,  rendono  oramai  ne- 

cessaria  una  revisione,  o  per  meglio 

dire  un  rifacimeri  to  della  grand'opera 

dell'Ugheili,  1' Italia  sacra.  Ma  poiche 

riesce  difficile  e  forse  impossibile  ad 

un  uomo  solo  raccogliere  tutto  il  ma- 

teriale,  sparso  in  un'  infinita  di  libri 

e  di  periodici,  senza  parlare  dei  co- 


dici  e  delle  carte  manoscritte,  sono 
assai  da  lodarsi  coloro  che  prendono 
a  studiare  la  storia  di  questa  o  di 
quella  dioccsi,  purche  ci6  facciano 
con  buoni  criterii  scientifici.  Coal 
fece  Pegregio  sac.  Zattoni  per  i  ve- 
scovi  di  Cervia  (1'antica  Ficocle),  ed 
ottimi  risultati  corrisposero  alle  sue 


diligenti  fatiche. 

Cominciando  da  S.  Geronzio,  che 
e  il  primo  vescovo  noto,  lo  Zattoni 
adduce  argomenti  assai  forti  per  de- 
durne  ch'egli  fu  assolutamente  il 
primo  di  tutta  la  serie,  la  quale  per 
conseguenza  avrebbe  avuto  principio 
sulla  fine  del  secolo  V.  Procedendo 
avanti  egli  pote  rinvenire  non  pochi 
vescovi  ignoti  all'  Ughelli,  come  un 
Severe  (571-599),  un  Sergio  (769),  un 
Giovanni  II  (1030  1053),  un  Angelo 
(1082)  che  consacro  1'antipapa  Gui- 
berto,  ed  altri.  Per  converse  espulse 
dalla  lista  alcuni,  che  erroneamente 
v'erano  stati  introdotti,  quale  un 
Adriano  (853),  che  non  fu  vescovo 
di  Cervia,  ma  di  Caere  presso  a  Roma 


604 


BIBLIOGRAFIA 


(ora  Cerveteri).  Ad  alcuni  ch'erano 
stati  collocati  fuor  di  luogo  assegna 
la  data  precisa,  per  es.  a  Lucido,  che 
visse  non  nel  1066-1069,  ma  negli 
anni  840-855. 

Quests  e  simili  mutazioni  e  ret- 
tiflcazioni  sono  fatte  dallo  Zattoni  in 


base  a  notizie  sicure  e  document! 
autentici,  di  cui  alcuni  egli  dissep- 
pelll  dagli  archivi  e  pubblica  qui 
integralmente  per  la  prima  volta, 
rendendo  cosi  sotto  ogni  rispetto 
pregevole  il  suo  lavoro. 


-  La  data  della  Passio  8.  Apollinaris  di  Ravenna  (Estratto  dagli  Atti 
della  R.  Accademia  delle  Science  di  Torino,  vol.  XXXIX).  Torino, 
Clausen,  1904,  8.° 
Pari   accuratezza   ed   erudizione 

troviamo  nelia  presente  dissertazione, 

con  cui  1'egregio  scrittore  cerca  di 

stabilire  il  tempo,  in  cui  fu  composta 

la  Passione  o  Leggenda  di  S.  Apolli- 

nare.  L'esame  letterario  della  mede- 

sima  lo  induce  a  fissare   come   ter- 

mine  estremo  anteriore   la    fine  del 

secolo  V.  Quanto  al  termine  estremo 

posteriore,  esso   gli  vien  fornito  da 

certe  lamine  d'argento,  su  cui  1'ar- 

civescovo    Mauro    fece    incidere    le 

geste  principal!'  del  protovescovo  ra- 

vennate  ,    traendole    evidentemente 

dalla  Passione,    e    ci6    fu    verso    la 

meta  del  secolo  VII.  Ridotta  la  Passio 

tra  questi  limiti,    lo    Zattoni    fa  un 

passo  piu  avanti  e  osservando  certe 

partieolaritadell'episcopato  di  Mauro, 

ne  deduce  ehe  costui  desse  opera  a 

far  comporre  la  Passione. 

Alle  prove  che  lo  Zattoni  arreca 

per  provare  che  la  Passio   gia   esi- 

steva  nel  secolo  VII,  si  pu6  aggiun- 

gere  quella  ohe  vien  data  dal  Mar- 

tirologio   romano  piccolo,  composto 

nei  primi  anni  del  secolo  VIII.  Sotto 

il  di  27  agosto  esso  annunzia  la  festa 

di  un  S.  Rufo  vescovo  di  Capua,  di- 


scepolo  di  S.  Apollinare :  Capuae, 
Rufi  martyris,  Apollinaris  discipuli. 
'Non  v'ha  dubbio  che  qui  si  tratta  di 
S.  Apollinare  di  Ravenna,  poichfe 
Adone,  il  quale  amplid  il  detto  mar- 
tirologio  piccolo,  da  al  medesimo  il 


titolo  di  Petri  apostoli  discipulus. 
Sui  principii  del  secolo  VIII  pertanto 
s'era  gia  sparsa  la  leggenda,  in  cui 
S.  Rufo  di  Capua  (forse  vescovo  di 
questa  citta)  era  identificato  con  un 
patrizio  Rufo  (Rufus  patriciae  digni- 
tatis,  come  dice  Adone),  di  cui  nella 
Passione  di  S.  Apollinare  si  dice  che 
fu  beneficato  e  convertito  dal  Santo. 
Quindi  bisogna  dire  che  gi&  era  nota 
la  Passione  di  S.  Apollinare. 

Quanto  all'  identificazione  del  due 
personaggi  di  nome  Rufo,  non  6  ora 
il  caso  di  trattarne,  ma  ci  sembrano 
vani  gli  sforzi,  fatti  dal  chmo  e  com- 
pianto  prof.  FarabuliniJF*te  ife  £.  A- 
pollinare,  Roma,  1874,  vol.  I,  p.  44) 
per  farla  rivivere,  dopo  che  il  Bac- 
chini  con  1'autorita  d'Agnello  1'ebbe 
atterrata.  Agnello  (verso  P840)  aflEer- 
mava  che  in  Ravenna  vedevasi  an- 
cora  al  suo  tempo  1'arca  sepolcrale 
di  un  Rufo  patrizio;  ne  v'e  motivo 
di  dubitare  di  tale  asserzione.  E  anzi 
credibile  che  il  leggendista  di  S.  Apol- 
linare prendesse  ansa  dall'iscrizione 
del  medesimo  Rufo  e  forse  dalla  sua 
collocazione  presso  la  tomba  di 
S.  Apollinare,  per  immaginare  quelle 
varie  relazioni  tra  Rufo  e  il  Santo, 
ch'egli  inserl  nella  Passione.  Che  se 
il  Rufo  patrizio  contemporaneo  o  al- 
meno  concittadino  di  S.  Apollinare 
stava  sepolto  a  Ravenna,  non  si  pud 
confonderlo  con  S.  Rufo  di  Capua. 


GRONAGA  GONTEMPORANEA 


Roma,  29  gennaio  -  25  febbraio  1904. 

I. 
COSE  ROMANE 

I.  Le  feste  centenarie  di  S.  Gregorio.  Congresso  storico-liturgico  e  d'arte 
sacra.  —  2.  La  musica  religiose.  Udienze  pontiflcie.  —  8.  Decreti  della 
Sacra  Congregazione  de'  Riti  pubblicati  in  Vaticano.  —  4.  Modificazioni 
alia  cronotassi  de'  Sommi  Ponteflci.  —  5.  Indulgenze. 

1.  II  Comitato  delle  feste  che,  come  dicemmo,  si  vanno  preparando 
per  celebrare  in  Roma  il  XIII  centenario  dalla  morte  di  S.  Gregorio 
Magno,  ha  disposto  molto  opportunamente  di  unire  alle  altre  dimo- 
strazioni  in  cui  saraoggetto  quella  solenne  commemorazione,  un  omaggio 
di  carattere  scientifico.  A  tal  fine  ha  diramato  uiia  circolare  invitando 
i  dotti  d'ogni  nazione,  i  cui  studii  abbiano  qualche  attinenza  col  sog- 
getto  delle  feste,  a  con  venire  nelPeterna  Citta  per  rmnirsi  in  con- 
gresso  nella  settimana  dopo  Pasqua,  tenervi  delle  conferenze  e  pre- 
sentarvi  o  ricevere  interessanti  comunicazioni  sopra  qualche  punto  del 
vasto  campo  che  pud  presentare  la  storia  del  gran  Pontefice  e  del 
suo  culto,  o  quella  della  sacra  liturgia  e  del  canto  ecclesiastico  nella 
Chiesa  latina,  od  anche  in  generale  1'archeologia  cristiana,  limitata 
natural mente  al  sesto  ed  al  settimo  secolo.  Le  adunanze  si  terranno 
i  giorni  7,  8,  9  aprile  nelFaula  massima  dell'Apollinare  e  1'invito 
alle  medesime  e  sottoscritto  dai  seguenti  illustri  scienziati :  L.  Du- 
chesne,  FT.  Ehrle  S.  J.,  L.  Janssens  0.  S.  B.,  L,  Pastor,  A.  De  Santi 
S.  J.,  G.  Mercati,  P.  Franchi  de'  Cavalieri.  Le  adesioni  de*  dotti, 
gia  numerose  ed  autorevoli,  ed  il  concorso  del  V  Gruppo  dell'  Opera 
de'  Congressi  «  Arte  cristiana  » ,  gia  annunziato  nella  radunanza  di 
Bologna,  promettono  che  la  riunione  riuscira  veramente  degna  della 
solenne  circostanza  e  ricca  di  frutti  per  la  erudizione  sacra  e  gli  studii 
eoclesiastici. 

Quanto  spetta  a  festeggiamenti  religiosi,  saranno  celebrate  speciali 
funzioni  nellechiese  diRoma,  dove  esistono  memorie  del  santoPapa:  cosi 
nella  chieaa  della  Yallicella  che  e  specialmente  dedicata  a  S.  Gregorio: 
a  Santa  Maria  Maggiore  dove  erano  dirette  le  celebri  processioni  espia- 
torie  iniziate  dal  Santo:  nella  chiesa  di  S.  Gregorio  al  monte  Celio 
che^conserva  moltissimi  ncordi  di  lui  :  nella  basilica  di  S.  Paolo, 


606  CRONACA 

dove  per  disposizione  del  Santo  arsero  e  ardono  le  lampade  votive : 
e  finalmente  nelle  catacombe  di  Santa  Domitilla  dove  S.  Gregorio 
pronuncio  la  celebre  omelia  in  onore  dei  santi  martiri  Nereo  ed 
Achilleo.  Yi  sara  pure  un  pranzo  a  300  poveri  ed  una  gita  collettiva  a 
Subiaco  a  visitarvi  le  memorie  benedettine  descritte  da  S.  Gregorio 
nei  Morali.  E  poi  gia  diffasa  la  notizia  che  punto  capitale  e  quasi 
culmine  delle  feste  religiose  in  cosi  gloriosa  ricorrenza  sara  la  Messa 
celebrata  pontificalmente  da  Sua  Santita  Pio  X  nella  basilica  Yaticana 
I'll  aprile,  col  canto  gregoriano  della  Messa  detta  «  degli  Angeli», 
eseguita  da  un  coro  grandiose,  composto  di  seminaristi  e  collegiali  di 
Koma.  Tale  esecuzione,  gia  caro  desiderio  del  Santo  Padre  assai  tempo 
prima  ch'Egli  venisse  assunto  al  Pontificate  ei  ora  per  disposizione 
provvidenziale  verificata,  sara  un  vero  avvenimento  di  carattere  arti- 
stico  e  storico  importantissimo,  e  quasi  epilogo  delle  disposizioni  pon- 
tificie  intorno  alia  «  musica  sacra  » . 

Per  le  messe  pontifical!  del  Papa  e  noto  one,  secondo  la  consue- 
tudine,  si  adopera  un  messale  proprio  che  abbia  la  sola  Messa  ricor- 
rente  in  quel  giorno.  In  tale  occasione  il  messale  sara  fornito  dalle  re- 
ligiose benedettine  di  S.  Cecilia  di  Solesmes,  ora  in  esiglio  all'isola 
di  Wight  in  Inghilterra,  le  quali  offriranno  al  Santo  Padre  un  esem- 
plare  ornato  di  finissime  miniature  e  col  canto  gregoriano  tradizionale. 

Durante  queste  centenarie  commemorazioni  verra  data  la  prima 
esecuzione  di  un  nuovo  oratorio  del  maestro  D.  Lorenzo  Perosi  inti- 
tolato  <  il  Giudizio  universale»  le  cui  parti  sono  prese,  come  nei 
precedent!,  dal  testo  sacro  degli  evangelii  o  dalla  sacra  liturgia.  Chi 
ne  ha  udito  qualche  cosa  assicura  esser  questa  nuova  pagina  degna 
in  tutto  dell'opera  musicale  che  merito  tanta  fama  all'illustre  Maestro 
della  Cappella  Sistina. 

2.  Le  feste  di  S.  Gregorio  ci  danno  argomento  a  ricordare  qui  il 
risveglio  che  da  ogni  parte  si  nota,  e  il  rinnovamento  di  studii  a 
proposito  della  riforma  per  la  musica  religiosa  cosi  sapientemeute 
promossa  dal  Santo  Padre.  Se  per  un  momento  le  dimcolta  insepa- 
rabili  da  qualunque  mutazione  poterono  dar  ombra  a  qualcuno,  il 
vantaggio  evidente  per  la  vera  arte,  per  il  buon  gusto,  e  sopratutto 
per  il  decoro  della  chiesa  e  del  rito  sacro,  vinse  1'assenso  e  strappo 
1'approvazione  universale,  ne  1'  impulso  omai  pud  soffrire  ostacolo  o 
ritardo.  Per  la  piena  esecuzione  delle  disposizioni  pontificie  nelle 
Chiese,  ne'  Seminarii,  negli  Istituti  di  Koma  una  lettera  di  S.  E.  il 
card.  Yicario  nominava  una  apposita  Commissione  composta  de'  se- 
guenti  membri:  D.  Lorenzo  Perosi,  direttore  della  Cappella  Sistina; 
maestro  Filippo  Capocci,  direttore  ed  organista  della  Cappella  della 
arcibasilica  Lateranense ;  il  E.  D.  Calcedonio  Mancini,  p.  d.  m.,  con- 
sultore  della  Sacra  congregazione  dei  Kiti  e  segretario  della  Commis- 


CONTEMPORANEA  607 

sione  liturgica ;  il  barone  Eodolfo  Kanzler,  professore  di  canto  grego- 
riano  nel  liceo  di  Santa  Cecilia  e  segretario  della  pontificia  commissione 
di  archeologia  sacra ;  il  cav.  Alessandro  Parisotti,  professore  di  armonia 
e  segretario  del  liceo  musicale  e  deH'Accadeinia  di  Santa  Cecilia;  il 
E.  D.  Antonio  Rella,  professore  di  canto  gregoriano  :  il  maestro  Fi- 
lippo  Mattoni,  can  to  re  della  cappella  Giulia  in  San  Pietro  :  ed  un 
rescritto  speciale  della  Sacra  Congregazione  dichiarava  applicate  le 
stesse  disposizioni  alle  basiliche  patriarcali,  dalle  quali  come  da  pifl 
alto  esempio  deve  diffondersi  e  conservarsi  questo  ritorno  alle  tradi- 
zioni  di  quel  canto  che  in  altri  tempi  trovo  in  esse  i  migliori  maestri. 

A  dar  un  saggio  del  felice  risveglio  e  del  rinnovamento  di  cui 
parliamo  ci  sia  permesso  di  notare  come  gia  in  parecchie  udienze 
concesse  dal  Santo  Padre  ad  Istituti  o  Comunita,  sia  piii  volte  ripe- 
tuta  1'accurata  esecuzione  di  qualche  canto  gregoriano  o  di  qualche 
classica  composizione.  Per  citare  la  piii  recente,  sabato  20  febbraio  il 
pontificio  seminario  vaticano,  ammesso  a  baciare  la  mano  di  Sua  San- 
tita in  una  delle  loggie  bramantesche,  insieme  con  altri  atti  di  ossequio, 
fece  eseguire  dal  coro  de'  suoi  giovani  cantori  Ylntroito,  il  Graduate 
e  il  Tratlo  della  Messa  gregoriana  per  1'incoronazione  del  SommoPon- 
tefice,  il  Kyrie  deila  Messa  sine  nomine  di  Palestrina,  YAve  Maria  del 
Morlacchi  a  4  voci,  oltre  un'  Oremus  pro  Pontifice  a  4  voci  del  M.°  Pe- 
rosi  ed  una  laude  a  Maria  Itumacolata  pure  a  4  voci  dello  stesso 
maestro;  il  tutto  eseguito  con  ottimo  metodo  ed  eccellente  effetto; 
meritandosi  giustamente  1'approvazione  del  Santo  Padre,  giudice,  come 
si  sa,  molto  delicato  in  tal  materia. 

II  19  febbraio  nella  sal  a  del  trono  erano  pur  ricevute  in  udienza 
le  Dame  del  Saero  Cuore  colle  loro  educande  di  S.  Rufina  e  della 
Trinita  de'  Monti :  e  mentre  le  religiose  offerivano  al  Santo  Padre 
un  ricchissimo  calice  d'oro,  che  Sua  Santita  prometteva  di  usare  in 
prossima  ricorrenza,  il  coro  delle  giovanette  canto  un  inno  di  canto 
gregoriano  in  onore  dello  stesso  Pontefice.  —  Non  molti  giorni  prima, 
le  religiose  del  SS.  Sacramento  colla  loro  superiora  madre  Stanislas 
avevano  lo  stesso  favore ;  ed  anche  allora  una  tra  le  giovanette  edu- 
cande, di  famiglia  veneta,  recito  alcuni  versi  in  dialetto  veneziano, 
ed  un  coro  nuineroso  canto  le  Laudes  Hincmarianae  a  piu  voci,  la 
cui  esecuzione  merito  le  lodi  del  Santo  Padre  alia  «  Schola  »  e  alia 
maestra  di  canto,  una  pronipote  del  defunto  Pontefice  Leone  XIII. 

Questi  ed  altri  esempi  gia  da  noi  citati  mostrano  come  in  ossequio 
alle  istruzioni  pontificie  questo  studio  vada  penetrando  a  poco  a  poco 
nelPeducazioue  del  clero  e  del  popolo,  modificandone  il  gusto,  e  pre- 
parando  giorni  migliori  per  1'arte. 

Tra  le  molte  altre  udienze  concesse  da  Sua  Santita  negli  scorsi 
giorni  notiamo  quella  della  Pia  Unione  delle  Donne  cattoliche  di  Roma 


608  CRONACA 

presieduta  dalla  marchesa  di  Baviera  che  il  Santo  Padre  decoro  della 
medaglia  Pro  Ecclesia  et  Pontifice:  quella  del  collegio  Canadese  e  della 
Procura  di  S.  Sulpizio  col  superiore  generale  de'  Sulpiziani :  quella  di 
una  rappresentanza  dei  Patrons  du  Nord  che  fu  ammessa  anche  la  steRsa 
mattina  alia  Messa  papale :  un'altra  al  sig.  Decurtins,  membro  del  Con- 
siglio  federale  svizzero  e  cosi  benemerito  del  movimento  cattolico;  a 
lui  il  Santo  Padre  voile  donare  una  sua  fotografia  coll'autografo  :  Dilecto 
ftlio  doctori  Gaspari  Decurtins,  rei  catholicae  maxime  addicto,  benevo- 
lentiae  nostrae  pignus,  apostolicam  benedictionem  impertimus.  3  febr. 
Ann.  1904.  Pius  PP.  X.  —  Ne  vogliamo  dimenticare  un  affettuosis- 
simo  Breve  inviato  dal  Pontefice  gli  scorsi  giorni  al  gen.  De  Courten 
antico  rgenerale  dell'esercito  pontificio,  nell'occasione  del  95°  anni- 
versario  della  sua  nascita,  pieno  di  espressioni  di  paterna  bonta  che 
onorano  ugualmente  il  Pontefice  e  il  nobile  vecchio  che  spese  il  meglio 
della  sua  vita  a  difesa  della  Santa  Sede. 

3.  La  prima  domenica  di  quaresima,  21  febbraio,  nella  sala  con- 
cistoriale  del  Yaticano,  alia  presenza  di  Sua  Santita  furono  promulgati 
due  decreti,  il  primo  de'  quali  sul  dubbio:  An  stante  approbatione  mar- 
tyrii  et  causae  martyrii  signis  ac  miraculis  a  Deo  illustrati  et  confirmati, 
tuto  procedi  possit  ad  solemnem  Venerabilium  servorum  Dei  b'eatifica- 
tionem,  Marco  Cristino,  canonico  di  Strigonia,  Stefano  Pongracz  e  Mel- 
chiorre  Grodecz,  sacerdoti  della  Compagnia  di  Gesu  di  cui  gia  par- 
lammo ;  e  1'altro  sull'approvazione  di  due  miracoli  operati  da  Dio  per 
intercessione  del  ven.  Gio  Batta  Yianney,  parroco  d'Ars,  proposti  per 
la  sua  beatificazione.  Oltre  la  Corte  pontificia,  e  gli  ufficiali  a  cui  spet- 
tava,  assistevano  alia  cerimonia  il  card.  Tripepi  pro-prefetto  della 
Congregazione  dei  Riti  in  rappresentanza  del  card.  Cretoni  prefetto 
della  stessa  e  del  card.  Steinhuber  ponente  della  prima  causa,  ed  il 
card.  Mathieu  ponente  della  seconda;  numerosi  rappresentanti  delle 
nazioni  e  delle  diocesi  a  cui  appartennero  i  venerabili  tra  i  quali 
Mgr.  Guillois  vescovo  del  Puy,  Mgr.  Lucon  vescovo  di  Beiley  ed 
altri  personaggi  ed  istituti  ecclesiastici.  Ai  ringraziamenti  offertigli 
dal  Yescovo  di  Beiley  e  dal  superiore  generale  della  Compagnia  di 
Gesu,  il  Santo  Padre  rispose  rallegrandosi  della  definitiva  sentenza 
per  la  beatificazione  dei  tre  martirj,  e  delle  liete  speranze,  proposte 
al  clero  specialmente  parrocchiale  del  quale  Egli  stesso  fece  parte 
piii  anni,  di  veder  presto  onorato  sugli  altari  il  ven.  parroco  d'Ars 
cosi  segnalato  nelle  opere  del  santo  ministero.  Dei  due  miracoli  appro- 
vati,  il  primo  avvenne  nella  persona  di  Claudio  Leone  Roussat  affetto 
da  fiera  epilessia,  con  paralisi  generale,  sicchS,  perduta  la  parola, 
neppure  poteva  traogugiar  la  saliva;  dopo  sperimentati  vani  tutti  i 
rimedi,  condotto  nel  1862  al  sepolcro  del  Yenerabile  vi  ottenne  la 
guarigione  instantanea  e  perfetta,  L'altro  fu  concesso  ad  Adelaide  Joly 


CONTEMPORANEA  609 

lionese,  sanata  lo  stes.so  anno  da  un  tumore  bianco  nel  braccio  sinistro, 
al  solo  contatto  della  correggia  di  un  calzare  del  servo  di  Dio. 

4.  Non  per  occuparci  dei  granchi  a  secoo  presi  da  certi  giornali 
sempre  ridicoli  quando  si  attentano  di  metier  bocca  nelle  cose  reli- 
giose, ma  per  servire  all'  erudizione  storica  dei  nostri  lettori  note- 
remo  che  la  Gerarchia  cattolica  del  1904  pubblicata  dalla  tipografia 
vaticana,  modificando  alquanto  la  cronotassi  dei  Pontefici  succedu- 
tisi  sulla  cattedra  di  S.  Pietro,  invece  di  264  quanti  ne  erano  am- 
messi  nelle  precedenti  serie,  non  conta  che  257  papi  fino  al  regnante 
Pio  X  che  oocupa  quindi  nell'ordine  della  successione  pontificate  il 
duecento  cinquantottesimo  posto.  Ne  v'e  persona  mediocremente  eru- 
dita  nella  storia  ecclesiastica  che  di  ci6  possa  offenders*,  sapendo  le 
difficolta  e  le  incertezze  inevitabili  de' documenti,  speeialmente  ne'se- 
coli  piu  oscuri  e  turbolenti  dell'eta  di  mezzo. 

La  cronotassi  seguita  finora  nella  Gerarchia  era  quella  apposta 
ai  medaglioni  dei  papi  esistenti  nell'antica  basilica  di  S.  Paolo  e  ri- 
prodotti  nella  nuova  secondo  i  disegni  che  se  ne  conservavano  ;  ma 
quei  dipinti  e  le  loro  iscrizioni  non  risalivano  che  fin  verso  il  sesto 
o  settimo  secolo.  Parve  dunque  da  preferirsi  la  cronotassi  molto  piu 
antica  ed  autorevole  dataci  dal  Liber  pontificals,  dalle  sue  continua- 
zioni  e  dalle  sue  foati,  specialmente  dopo  le  illustrazioni  apportatevi 
da  recenti  studii  storici.  Ed  e  appunto  in  conformita  delle  piu  pro- 
babili  conclnsioni  dedotte  da  quegli  studi  che  venne  modificata  la 
nuova  serie  della  Gerarchia  cattolica,  tenendo  pur  conto  dei  criterii 
teologici  e  canonici. 

I  nomi  esclusi  dalla  antica  aerie  sono  i  dieci  seguenti  :  1)  S.  Ana- 
cleto  che  era  segnato  tra  S.  Clemente  I  e  S.  Evaristo.  II  suo  nome 
si  trova  pure  nel  catalogo  detto  Liberiano  del  secolo  III :  ma  parve 
piu  grave  1'autorita  del  Liber  pontificalia,  che  non  lo  cita.  —  2)  S.  Fe- 
lice II,  che  era  segnato  tra  S.  Liberio  e  S.  Damaso.  —  3)  Cristo- 
foro,  segnato  tra  Leone  Y  e  Sergio  III.  —  4)  Dono  II,  segnato  tra 
Benedetto  YI  e  Benedetto  VII.  —  5)  Bonifacio  VII,  segnato  tra  Gio- 
vanni X1Y  e  Giovanni  XV.  —  6)  Giovanni  XVI,  segnato  tra  Gio- 
vanni XV  e  Gregorio  Y.  —  7)  Giovanni  XIX,  seguato  tra  Gio- 
vanni XVIII  e  Sergio  IV.  —  8)  Benedetto  X,  segnato  tra  Stefano  X 
e  Nicolo  II.  —  9)  e  10)  Alessandro  V  e  Giovanni  XXIII,  segriati 
tra  Gregorio  XII  e  Martino  V,  eletto  nel  concilio  di  Costanza  che 
pose  fine  allo  scisma. 

Furono  invece  introdotti  :  1)  Leone  VIII,  tra  Giovanni  XII  e  Be- 
nedetto V  col  numero  d'ordine  132:  e  questo  suppone  naturalmente 
che  la  deposizione  di  Giovanni  XII  nel  sinodo  del  963  sia  stata  legit- 
tima.  —  2)  Silvestro  III  tra  il  primo  ed  il  secondo  pontificate  di 
Benedetto  IX,  che  fu  tre  volte  eletto  e  tre  volte  rimosso.  Se  la  tri- 
1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  39  27  febbraio  1904. 


610  CRONACA 

plice  remozione  di  Benedetto  non  fu  legittima,  Silvestro  III,  Grego- 
rio  YI  e  Clemen te  II,  che  occupano  il  147,  149  e  150  posto,  benehe 
piu  degni  prelati,  furono  necessariamente  antipapi ;  il  che  alcuni  ri- 
tengono  per  Silvestro  che  pur  fu  introdotto  per  maggiore  probabi- 
lita.  Cio  basti  per  accennare  a  lie  difficolta  che  si  incontrano  in  tali 
ricerche,  che  interessano  certamente  la  storia  della  Chiesa,  ma  che 
evidentemente  nulla  mutano  dei  fondamenti  della  fede. 

5.  Ai  nostri  giorni,  quando  si  e  fatta  cosi  frequente  la  lieta  sorte 
di  pellegrinare  ai  piedi  del  Yicario  di  Cristo,  e  riceverne  1'aposto- 
lica  benedizione,  e  utile  sapere  quali  siano  le  indulgenze  annesse 
agli  oggetti  cosi  benedetti  dal  Santo  Padre,  e  quali  condizioni  si  ri- 
chiedano  per  lucrarle. 

II  Somino  Poatafice  PIo  X  a  tutti  coloro  che  portan  sulla  per- 
sona, o  conservano  nella  propria  staaza  o  in  altro  decente  lucgo 
dell'abitazione  un  rosario,  una  croce  o  un  crocefuso,  una  statuetta 

0  una  medaglia  benedetta  da  Sua  Santita  e  dinanzi  ad  essa  recitino 
devotamente   le    preci    prescritte,   concede   le   seguenti    indulgenze: 
Chiunque  una  volta  almeno  alia  settimana   reciti  la  corona  domeni- 
cana,  o  alcuna  delle  corone  della  B.  V.  od  il  rosario  di  Lei  o  la  sua 
terza  parte,  o  I'ufficio  divino,  od  ii  piccolo  ufficio  della  stessa  SS.ma 
Yergine,  o  quello   dei  defunti,  od   i  sette   salmi   penitenziali  o  gra- 
duali,  —  oppure  sia  solito  fare  il  catechismo,  o  visitare  i  carcerati,  o 

1  malati  degli  ospedali,  o   soccorrere  i  poveri,  od  ascoltare  la   santa 
messa,  o  celebrarla  se  sacerdote,  —  chiunque  avendo  cio  fatto  e  vera- 
mento  contrito  e  confesso   s'accostera  alia  santa  Comunione  in   uno 
dei   giorni    infrascritti,  cio    sono    il   Natale,  1'Epifania,    la    Pasqua, 
1'Ascensione,  la   Pentecoste,  la  SS.    Trinita,    il    Corpus    Domini,  la 
Purificazione,  1'Annunziazione,  1'Assunzione,  la  Nativita  e  la  Conce- 
zione  della  B.  Y.   Maria,  S.  Giuseppe  sposo  di  Lei,  i  santi  apostoli 
Pietro  e  Paolo,  e  gli  altri  apostoli,  e  rOgnissanti,  ed  in  quel  giorno 
preghera  per  1'estirpazione  delle  eresie  e  dello   scisma,  1'incremento 
della  fede  cattolica,  la  pace  fra  i  principi  cristiani,  e  gli  altri  bisogoi 
della  Santa  Chiesa,  in  ciascuno  de'  detti  giorni  lucrera  1'indulgenza 
plenaria. 

Chiunque  poi,  con  cuore  almeno  contrito,  abbia  cio  fatto  nelle 
altre  feste  di  N.  S.  e  della  B,  Y.  in  ciascuna  di  essa  acquistera  1'in- 
dulgenza  di  sette  anni  e  sette  quarantene;  in  qualunque  domenica 
oi  in  qualunque  altro  giorno  guadagneia  quella  di  cento  giorni. 
Inoltre,  chiunque  abbia  la  consuetudine  di  recitare  almeno  una  volta 
la  settimana,  alcuaa  delle  corone,  od  il  rosario,  1'ufficiolo  della  B.  Y. 
e  quello  d«'  defunti,  o  i  vespri  od'un  notturno  almeno  colle  lodi,  o 
i  sette  salmi  penitenziali  colle  litanie  e  le  preci  annesse,  per  cgni 
volta  e  concessa  1'indulgenza  di  cento  giorni.  Chiunque  in  punto  di 


CONTEMPORANEA  611 

morte  raccomandera  1'anima  sua  devotamente  a  Dio  e  giusta  le  istru 
zioni  di  Benedetto  XI Y  nella  Costit.  Pia  Mater,  5  aprile  1747,  sia 
preparato  di  accettare  la  morte  dalla  mano  di  Dio,  veramente  pen- 
tito,  confesso  e  comunicato,  o  se  non  puo,  almeno  contrito,  invoehera 
col  cuore  se  non  puo  colle  labbra  il  SS.  Nome  di  Gesu,  conseguira 
1'indulgenza  plenaria.  Cento  giorni  d'indulgenza  sono  pure  concessi 
alia  recita  fo\V  Angeius  Domini  o,  chi  non  sapesse  tal  preghiera, 
quella  di  un  Pater  ed  Ave:  all'esame  di  coscienza  con  tre  Pater  ed 
Ave  in  onore  della  SS.  Trinita,  o  cinque  in  onore  delle  Piaghe  di 
G.  C.  cinquanta  giorni  per  chi  preghi  o  reciti  un  Pater  ed  Ave  per 
i  moribondi;  e  per  chi  premetta  una  qualunque  preghiera  alia  pre- 
parazione  della  Messa  e  della  Santa  Comunione  o  alia  recitazione 
del  divino  ufficio  o  dell'ufficiolo  della  B.  V.  Tali  indulgenze  sono 
tutte  applicabili  alle  anime  del  Purgatorio,  e  s'intendono  concesse 
seaza  pregiudizio  di  qualunque  altra  indulgenza  applicata  alle  stesse 
opere  dai  Sommi  Pontefici  precedent!. 

H. 
COSE  ITALIANS 

1.  Lavori  parlamentari.  Accuse  contro  la  Societk  de'  telefoni.  —  2.  Processo 
Ferrl-Bsttolo:  condanna  dell'Avanti.  —  3.  Discordie  socialiste.  —  4.  Con- 
gresso  socialista  di  Brescia.  —  5.  Nuovo  Gran  Maestro  massonico  — 
6.  A  proposito  dell'incendio  alia  biblioteca  nazionale  di  Torino. 

1.  Mentre  il  Senato,  costituito  in  alta  Corte  di  giustizia  per  un 
privilegio  ben  curioso  in  tempi  di  tanta  democrazia,  assolveva  due 
suoi  membri  da  imputazioni  poco  rilevanti  per  la  storia,  la  Camera 
votava  distrattarnente  un  gruppo  di  leggi  di  interesse  secondario.  Tra 
esse  perd  una  merita  di  easere  notata,  intorno  al  rinnovamento  dei 
Consigli  comunaii  e  provincial,  indirizzata  ad  evitare  gli  inconvenient! 
del  presente  sistema  col  quale  la  meta  dei  detti  Consigli  e  rinnovata 
02rni  triennio,  e  spesso,  bilanciandosi  i  partiti  contrarii,  sono  ridotti 
all' impotenza  ei  obbligati  allo  scioglimento.  Noi  riportiamo  i  primi 
articoli  della  legge  in  cui  sono  le  nuove  disposizioni  della  riforma  : 

Art.  1.  —  I  congiglieri  comunaii  e  provinciali  durano  in  funzione 
sei  anni  e  si  rinnovano  per  un  terzo  ogni  biennio.  I  consiglieri  sca- 
duti  sono  sempre  rieleggibili.  Nei  primi  due  bienni  dopo  un'elezione 
generale  la  scadenza  e"  determinata  per  sorteggio,  e  succ'essivamente 
dall'anzianita.  II  terzo  dei  consiglieri  da  sorteggiare  nei  due  primi 
bienni  viene  diminuito  del  numero  corrispondente  ai  posti  vacanti  per 
qualsiasi  causa  in  Consiglio.  Quando  la  scadenza  e  determinata  dal- 
l'anzianita, il  terzo  da  rinnovarsi  viene  accresciuto  del  numero  cor- 
rispondente ai  posti  vacanti  per  qualsiasi  causa  nel  Consiglio.  In  questo 


612  CRONACA 

caso  gli  ultimi  eletti  surrogano  coloro  che  sono  usciti  dal  Consiglio 
prima  della  ordinaria  scadenza  e  per  quel  tempo  che  questi  sarebbero 
ancora  rimasti  in  ufficio.  Nei  comuni  dove  il  Consiglio  e  composto  di 
20,  40  od  80  membri,  nei  primi  due  bienni  di  ciascun  sessennio  ne 
saranno  surrogati  7,  14  e  27  rispettivamente.  Del  pari  nelle  provincie 
dove  il  Consiglio  e  composto  di  20,  40  e  50,  uei  primi  due  bienni  se 
ne  sorteggiano  rispettivamente  7,  14  e  17. 

Art.  2.  —  Quando  il  Consiglio  per  dimissioni  o  altra  causa  abbia 
perduto  i  due  terzi  dei  suoi  membri  dovra  essere  rinnovato  per  intern. 

Art.  3.  —  II  sindaco  e  il  presidente  della  Deputazione  provinciale 
durano  in  carica  quattro  anni.  La  Giunta  municipale  e  la  Deputazione 
provinciale  si  rinnovano  per  intero  ogni  quadriennio. 

Un'altro  provvedimento  di  indubitabile  importanza  per  1'infausta 
questione  del  Mezzogiorno  e  la  legge  proposta  in  favore  della  Basili- 
cata  a  cui  vantaggio  si  erogherebbero  cinquanta  milioni  per  esonero 
di  gravezze  ed  esecuzione  di  lavori  agricoli  ed  industriali  di  cui  abbi- 
sogna  la  regione ;  e  fu  approvata  a  grandissima  maggioranza. 

II  vento  spira  alle  inchieste :  la  marina,  la  pubblica  istrtizione,  la 
giustizia  hanno  avuto  il  loro  colpo  :  il  ministero  delle  poste  e  .telegrafi 
ebbe  1'ora  sua  nella  seduta  del  22  scorso :  nella  quale  1'on.  Santini 
accuso  la  Socjeta  telefonica,  gia  protetta  dal  precedente  ministero,  di 
abusi,  di  sfruttamento  degli  impiegati,  di  frodi  contro  il  Governo  stesso. 
Si  parlo  di  telefoniste  pagate  da  25  a  50  lire  mensili  con  un  lavoro 
fino  di  18  ore  col  turno  di  notte.  Si  accuso  la  Societa  di  essersi 
sottratta  indebitamente  alia  tassa  di  bollo  e  registro :  di  aver  rinca- 
rate  le  tariffe  d'abbonamento  illegittimamente ;  senza  parlare  del  ser- 
vizio  mal  fatto  e  d'altri  inconvenienti.  II  ministro  Stelluti  Scala,  con- 
sentendo  pienamente  coH'accusatore,  disse  di  aver  gia  denunziato 
all'autorita  giudiziaria  i  responsabili,  di  aver  punito  con  forti  ammende 
le  irregolarita,  ed  aver  revouato  con  decreto  ministeriale  la  linea  Ye- 
nezia-Mestre,  rnandandovi  un  commissario  regio.  Deplorando  le  negli- 
genze  e  le  interessate  eondiscendenze  del  passato,  venute  a  galla  nel- 
1'inchiesta,  assicuro  che  sarebbero  usate  misure  energiche  e  controllo 
efficace :  e  parve  non  lontano  dal  pensiero  di  avocare  allo  Stato  anche 
il  monopolio  di  questo  nuovo  servizio. 

2.  Finalmente  il  10  febbraio,  dopo  quarantanove  udienze  del  Tribu- 
nale  e  un  diluvio  di  chiacchiere  si  ebbe  la  sentenza  nella  causa  per 
diffamazione  intentata  dall'ammiraglio  Bettolo  gia  ministro  della  ma- 
rina e  dimessosi  appunto  (come  ricorderanno  i  lettori)  per  dar  querela, 
con  piena  facolta  di  prova  dinanzi  al  magistrate,  contro  Ton.  Ferri 
a  cagione  delle  accuse  da  costui  divulgate  nei  giornale  socialist*  Avanti! 
da  lui  diretto,  colle  quali  incolpava  1'ex  ministro  di  aver  tenuto  mano 
nella  sua  amministrazione  a  contratti  piu  o  meno  dannosi  al  pubblico 


CONTEMPORANEA  613 

erario  per  favorire  privati  interessi.  Noi  non  possiamo  qui  distenderci 
in  particolari  ne  delle  accuse  ne  delle  difese  quante  piu  di  145  testi- 
monii  e  diciassette  avvocati  vennero  a  deporne  in  questo  processo  che 
all'on.  Ferri  non  parve  vero  di  gonfiare  per  riempiere  la  piazza  del 
suo  nome  e  farsi  1'eroe  della  «  lotta  di  classe  »  contro  «  le  camorre 
parassitarie  >,  contro  il  «  militarismo  industriale  » ,  contro  i  «  sue- 
chioni  »  che  dissanguano  il  paese.  Non  vogliamo  discutere  se  le  azioni 
delle  Acciaierie  di  Terni  guadagnassero  di  valore  per  arte  del  ministro, 
o  per  speculazione  di  Borsa  :  se  il  cognato  dell'ammiraglio  profittasse 
della  parentela  per  fare  piu  o  meno  grassamente  i  suoi  affari.  La  con- 
clusione  del  processo  fu  che  il  Tribunale  di  Roma  giudico  la  prova 
non  raggiunta  e,  quindi  ritence  «  Enrico  Ferri  colpevole  di  diffaina- 
zione  continuata  a  danno  di  Giovanni  Bettolo  »:  e  dichiaro  «  Salustri 
Augusto,  gerente  responsabile  fall'Avanti,  colpevole  di  complicita  ne- 
cessaria  » :  e  li  condanno  entrambi  alia  pena  di  un  anno  e  due  mesi  di 
reclusione,  a  1516  lire  di  multa,  ai  danni  verso  la  parte  lesa  e  alle 
spese  giudiziarie;  oltre  la  pubblicazione  della  sentenza  nell* Avanti  e 
nella  Tribuna.  Questa  sentenza  non  prova  per  nulla,  e  utile  avvertirlo, 
che  non  si  abbiano  a  lamentare  abusi  nelle  pubbliche  amministrazioni : 
prova  solo  che  non  deve  esser  lecito  a  un  megalomane  qualuuque,  per 
darsi  della  importanza,  gittare  1'infaniia  di  tali  abusi  sopra  un  qua- 
lunque  cittadino,  senza  prove  evidenti  che  quell'  infamia  cade  sopra 
chi  1'ha  meritata. 

E  facile  immaginare  quanto  1'  esito  del  processo  tornasse  amaro 
zll'Avanti  e  al  suo  direttore  che  per  consolarsene  ricevette  telegrainmi 
e  lettere  di  solidarieta  dei  ccompagni  >  da  empirne  le  colonne  intere 
assai  piu  faciimente  che  delle  sottoscrizioni  di  offerte  per  pagare  le 
spese.  A  spiegare  la  «  sconfitta  giudiziaria  »  il  Ferri  stampo  che  si  erano 
messe  in  moto  contro  di  lui  «  tutte  le  forze  ed  influenze  »  e  secondo 
lui  persino  qualcuno  dei  grossi  «  33  »  della  massoneria  romana  si  era 
dovuto  affannare  al  «  salvataggio  »  del  Bettolo.  Ma  una  lettera  del 
nuovo  Gran  Maestro,  della  cui  elezione  parliamo  piu  innanzi,  nego 
categoricamente  che  il  Bettolo  abbia  mai  appartenuto  alia  Massoneria. 
E  noi  ce  ne  rallegnamo  con  lui. 

II  Ferri  e  il  Salustri  hanno  ricorso  in  appello. 

3.  Del  resto  non  pare  che  neppure  tra  i  «  compagni  »  1'applauso 
per  1'eroe  fosse  cosi  universale  come  nelVAvanti  si  fa  comparire.  Ed 
a  tal  proposito  vogliamo  riferire  qualche  particolarita.  che  giovi  a 
studio  di  costumi  socialisti.  —  Garzia  Cassola  gia  redattore  capo  del- 
VAvanti  e  percid  avvezzo  a  non  aver  peli  sulla  lingua,  intervistato 
della  Stampa  intorno  al  «  compagno  »  Ferri  e  al  processo  Bettolo,  ne 
qualified  il  metodo  di  poco  serio  e  poco  morale.  In  sostanza  quando 
il  Ferri  getto  il  guanto  di  sfida  tempestando  di  accuse  il  Bettolo  e 


614  CRONACA 

provocando  una  querela,  non  aveva  nulla  di  provato  in  mano  e  spe- 
rava  nello  scandalo.  «  Dai  allo  stregone !  addosso  al  Bettolo  qualunque 
sia  1'accusa,  quaiunque  sia  la  prova.  *  Ed  il  Cassola  spiega  tutto  il 
chiasso  sollevato,  dicendo  che  «  il  Ferri  voleva  distrarre  1'attenzione 
del  pubblico  socialista  dai  molti  dissidii  di  parte  dei  quali  e  magna 
pars:  voleva  epater  le  bourgeois  Q  piu  ancora  il  «  compagno  ^ :  afferro 
la  barca  del  proprio  «  io  »  e  la  gettd  nello  stagno  perche  i  raDOCchi, 
che  vi  morivano  dalla  noia,  gracidassero  per  contentezza.  »  La  que- 
stione  morale  non  era  morale  «  ma  una  maschera  di  stagione.  »  Ed  il 
Cassola  fini  col  protestare,  essere  omai  tempo  di  rompere  il  cerchio 
di  omerta  (cioe  di  camorra);  che  «  circoletti  e  giornalini  socialisti 
hanno  stretto  intorno  ad  Enrico  Ferri.  > 

La  cosa  era  troppo  cruda  perche  i  «  compagni  »  la  potessero  tran- 
gugiare  senza  smorfie.  Nel  congresso  regionale  socialista  radunatosi 
a  Brescia,  tra  i  primi  atti  della  prima  seduta  fu  proposto  un  plauso 
al  Ferri  e  un  voto  di  biasimo  contro  il  Gassola,  entrambi  assenti.  La 
societa  Unione  socialista  di  cui  il  Cassola  faceva  parte,  tenne  seduta 
e  con  uu  fulmineo  decreto  mise  al  bando  1'audace  ex-redattore  che 
forse  anche  un  po'  per  gelosia  di  mestiere,  aveva  osato  lev-are  il  piede 
contro  1'  idolo  del  giorno.  Egli  se  n'  e  vendicato,  svelenendosi  su  pei 
giornali,  opponendo  1'audacia  alia  prepotenza :  e  la  querela  minaccia  di 
dilatarsi,  rinfocolando  le  discordie  che  gia  serpeggiano  nel  campo  pro- 
letario. 

4.  E  la  discordia  e  profonda.  Essa  gia  si  era  manifestata,  benche 
reprassa,  nel  congresso  generale  tenuto  ad  Imola  e  poi  nel  luglio  scorso 
a  Milano,  in  un  tempo  in  cui  la  gravita  degli  avvenimenti  vaticani  non 
lascio  spazio  alia  cronaca  per  occuparsene.  L'altro  congresso  generale 
del  partito  avra  luogo  nel  prossimo  aprile,  a  quel  che  pare,  in  Bolo- 
gna :  ed  a  prevedere  qual  sara  il  probabile  indirizzo  che  da  esso  si 
svolgera,  contribuisce  mirabilmente  il  seguire  1'andamento  della  riu- 
nione  regionale  tenura  in  Brescia  il  14  e  15  febbraio  dalle  sezioni 
lombarde  che  in  sostaiiza  rappresentano  la  parte  predominante  della 
organizzazione. 

Ora,  se  si  puo  concludere  qualche  cosa  dalla  riunione  di  Brescia, 
cio  e  la  profonda  separazione  dei  socialisti  riformisti  che  vorrebbero 
unirsi  colla  classe  borghese  per  ottenere  progressive mente  le  modifi- 
cazioni  legali  che  devono  condurre  al  vantaggio  economico  e  politico 
del  proletariate,  dai  socialisti  rivoluzionarii  i  quali  vogliono  ottenere 
il  trionfo  del  proletariate  colla  lotta  di  classe  e  piu  o  meno  aperta- 
meate  colla  violenza.  Tale  scissione  si  mostrd  fin  dalla  prima  seduta 
trattaiidosi  della  sede  stessa  del  congresso :  ma,  dovendoci  restringere 
a  narrare  solo  i  punti  capitali  messi  in  discussione,  essi  furcno  due  : 
il  primo  e  piu  scottante  fu  quello  dell'm^V^o  del  partito  di  fronte 


CONTEMPORANEA  615 

•al  governo  e  alle  istituzioni  a  proposito  del  qtiale  il  Soldi,  il  Labr'ola 
Arturo,  il  Lazzari,  il  Mocchi  con  ardenti  dichiarazioni  propugnarono 
la  necessita  della  lotta  contro  la  monarchia,  perehe  le  riforme  piu  im- 
portanti  per  il  proletariato  contro  il  parassitismo  dei  inonopolii  e  dei 
privilegii  non  si  possono  conseguire  in  regime  monarchico.  II  Treves 
invece  e  specialmsnte  il  Turati  sostennero  non  doversi  confondere 
parassitismo  e  monarchia,  non  essendovi  paesi  tanto  inquinati  da  pa* 
rassitismo  industriale  quanto  le  repubbliche  francese  ed  americane. 
II  Turati  lamento  lungamente  la  mancanza  di  preparazione  del  pro- 
letariato alle  riforme,  le  astiosita  interne,  la  inettitudine  del  partito 
al  governo.  Ma  il  Lazzari  replied  che  ii  proletariate,  non  avendo  niente 
da  perdere,  deve  seguire  un'  azione  diversa  dalla  borghese  e  non  deve 
ammettere  opportunism*  che  paralizzano  1'azione  socialista.  Respinto 
dunque  1'ordine  del  giorno  riformista  Treves  D'Aragona,  vonne  votato 
il  seguente,  proposto  dal  La"briola-Mocehi. 

1.°  Riaffermando  il  carattere  permanentemente  ed  intransigentemente 
rivoluzionario  ed  antistatale  dell'azione  proletaria  il  Congresso  dichiara 
degenerazione  dello  spirito  socialista  la  trasformazione  dell'organizza- 
zione  politica  della  classe  proletaria  in  partito  prevalenteniente  parla- 
mentare  opportunista  costituzionale  e  possibilista  monarchico.  Respinge 
quindi  come  incoerente  con  il  principio  della  lotta  di  classe  e  con  la 
vera  essenza  della  eonquista  proletaria  dei  pubblici  poteri  1'alleanza  con 
la  borghesia  sia  mediante  la  partecipazione  a  qualunque  governo  monar- 
chico o  repubblicano  di  iscritti  al  partito,  sia  mediante  1'appjoggio  a 
qualunque  indirizzo  di  governo  alia  classe  borghese. 

2.°  Considerando  ancora,  che  qualunque  attivita  riformatrice  in  re- 
gime borghese,  anche  se  inossa  dalla  pressione  proletaria  ed  anche  se 
parzialmente  utile  ai  lavoratori,  e  sempre  imperfetta  e  non  intacca  mai 
il  meccanismo  fondamentale  della  produzione  capitalista,  il  Congresso 
afferma  che  1'attnazione  delle  riforme  deve  essere  lasciata  ai  governi 
borghesi,  senza  nessuna  collaborazione  e  nessun  compromesso  da  parte 
del  proletariato. 

3.°  Considerando  inoltre  che  i  principii  fondamentali  della  teorica 
socialista  se  stanno  in  diretta  antitesi  con  le  istituzioni  monarchiche  per 
il  dilagare  del  possibilisino  monarchico  per  opera  delle  tendenze  rifor- 
mistiche  determinano  nell'attuale  momento  la  necessita  di  nette  e  de- 
cise  affermazioni  in  senso  antimonarchico,  il  Congresso,  mentre  ricon- 
ferma  di  n.on  avere  alcuna  pregiudiziale,  e  d'avviso  che  i  propagandist! 
debbano  rivolgere  la  loro  azione  nel  senso  di  diffondere  e  generalizzare 
la  coscienza  anche  d'inconciliabilita  tra  il  proletario  e  la  monarchia. 

4.°  Considerando  infine  che  mentre  1'azione  parlamentare  del  par- 
tito culmina  nell'opera  di  agitazione  e  nella  abilitazione  del  proletariato 
alia  gestione  dei  pubblici  affari,  il  partito  stesso  ritiene  che  non  sara 
nei  Parlamenti  risoluta  non  pure  la  abolizione  della  proprieta  privata 
ma  neanche  tutte  quelle  anteriori  conquiste  politiche  ed  economiche  che 


616  CRONACA 

sono  all'  infuori  della  costituzione  italiana.  II  Congresso  riafferma  di  non 
rintmziare  ad  alcuno  del  mezzi  di  attacco  e  di  difesa  contro  lo  Stato 
ed  il  governo  e  di  riservarsi  anche  1'uso  della  violenza  per  i  casi  in  cui 
essa  fosse  necessaria. 

Questo  si  dice  parlar  ehiaro !  L'ordine  del  giorno  fu  approvato 
da  73  voti,  contro  68.  La  maggioranza  era  dunque  rivoluzionaria. 

Dopo  tale  dichiarazione  si  temeva  che  i  riformisti  lasciassero  1'as- 
semblea :  ma  non  fu  vero  e  nel  giorno  di  lunedi  si  passo  all'altro 
punto  intorno  all*  organizzazione  politico,  del  partito.  Anche  qui  i  ri- 
formisti si  separarono  dai  compagni,  sosteoendo  la  distinzione  dell'or- 
ganizzazione  operaia  e  proletaria  dall'organizzazione  socialista,  «  atti- 
rando  le  prime  nella  direttiva  dell'azione  e  delle  finalita  del  partito 
senza  pero  assorbirle,  e  conservandole  autononie  e  solidali.  >  Ma  la 
maggioranza  rivoluzionaria  ebbe  naturalmente  il  sopravvento  colla 
approvazione  del  seguente  ordine  del  giorno  : 

«  II  Congresso  riconosce  la  necessita  di  raggruppare  tutto  il  proleta- 
riate in  un  partito  che  difenda  sul  terreno  politico  gli  interessi  del 
lavoratori  contro  tutti  gli  altri  partiti  rappresentanti  delle  varie  fra- 
zioni  delle  classi  capitalistiche.  Afferma  che  la  diversita  di  tendenza 
e  di  opinion!  non  e  incompatible  coll'unita  del  Partito  ne  deve  por- 
tare  a  rompere  la  disciplina  nell'azione  congiunta  colla  liberta  piu 
completa  di  opinioni  e  di  critica  in  tutti  i  socialisti.  » 

La  quale  ingenua  affermazione  in  bocca  della  maggioranza  che 
impone  il  suo  giogo  non  sappiaino  quanto  persuadesse  gli  avversarii. 
Ma  omai  1'interesse  della  lotta  era  diminuito  dal  fatto  che  i  riformisti 
si  astennero  dal  votare :  ed  il  Congresso  che  gia  cominciava  a  divenire 
alquanto  turbolento  e  minacciava  di  inacerbire  le  question!  si  chiuse 
opporttinamente  la  sera  del  15.  II  Soldi,  augurando  che  nel  separarsi 
ciascuuo  dimenticassa  le  parole  aspre  che  foasero  state  pronunciate 
nel  caiore  della  discussione,  e  ringraziando  i  riformisti  che  seppero 
partecipare  alia  discussione  coa  serenita,  benche  in  minoranza,  si 
compiacque  che  la  riunione  di  Brescia  abbia  tracciato  le  linee  nette 
per  i  lavori  del  prossimo  Congresso  nazionale.  E  quel  che  vedremo. 

5.  La  Massoneria  ha  trovato  il  suo  «  Gran  Maestro  » .  —  Dopo  le 
dimissioni  del  Nathan  di  cui  parlainmo,  le  loggie  furono  invitate  a 
mandare  una  terna  dei  piu  destri  per  quei  mestiere :  e  con  1692  voti 
sopra  2059  votanti  fu  eletto  Ton.  Ettore  Ferrari,  scultore,  repubbli- 
cano  dilettante,  noto  sopratutto  per  il  monumento  equestre  di  Yit- 
torio  Emanuele  a  Yenezia  dove  sotto  ai  pied!  del  cavallo  aveva  figu- 
rato  la  tiara  che  poi  dovette,  benche  a  maiincuore,  sopprimere.  Non 
mancarono  le  solite  cerimonie  del  ricevirnento  sotto  la  «  volta  d'ac- 
ciaio  » :  non  manco  neppure  un  banchetto  di  300  invitati  per  festeg- 
giare  Pelezione,  coi  rispettivi  brindiei  e  discorsi.  II  Nathan  fu  salu- 


CONTEMPORANEA  617 

tato  Gran  Maestro  onorario,  come  Adriano  Lemmi.  A  c  Gran  Maestro 
aggiunto  »  venne  eletto  1'ingegnere  Adolfo  Enghel,  deputato  di  Tre- 
viglio. 

Dai  bene  informati  si  ritiene  eke  la  nomina  del  Ferrari  abbia 
corne  fine  principale  quello  di  rinsaldare  1'unita  della  famiglia  mas 
sonica  ristabilendo  la  supremazia  del  Grande  Oriente  del  Tevere  sopra 
le  loggie  dipendenti  e  in  particolare  quelle  di  Milano  che  se  ne  erano 
stacoate  quando  la  massoneria  sotto  Adriano  Lemmi  parve  infeudarsi 
alJa  monarchia.  Cosi  si  consoliderebbe  la  compagine  dei  parti  ti .  popo- 
lari,  disponendoli  ad  una  lotta  antireligiosa.  La  setta  infatti  si  pre- 
para  ad  un  programma  di  azione  assai  vasto  che  comprenderebbe  come 
punti  capitali  il  divorzio,  la  espulsione  delle  congregazioni  religiose, 
la  laicizzazione  compieta  della  seuola  primaria,  la  soppressione  totale 
della  liberta  d'insegnamento,  la  legge  per  la  revoca  del  placet  e  degli 
exequatur^  riduzione  delle  diocesi,  1'abolizione  delle  guarentigie  pon- 
tificie,  la  soppressione  del  fondo  pel  culto,  e  1'abolizione  del  prinio 
articolo  dello  Statute.  Scusate  se  e  poco  ! 

Tutto  questo  prova,  s'intende,  che  la  massoneria  e  una  societa  che 
non  si  occupa  di  politica,  ma  solo  di  beneficenza.  Eppure  anch'essa 
non  pare  che  dorma  su  un  letto  di  rose.  Di  alcune  noie,  a  proposito  del 
Nathan,  parlammo  or  non  ha  rnolto  :  di  altre  che  si  vanno  aecuinti- 
lando  sul  capo  dell 'on.  Nasi  dentro  e  fuori  la  Camera,  aspettiamo  che 
si  faccia  qualche  po'  di  luce  —  se  mai  si  fara  —  per  parlarne  in  un 
prossimo  numero. 

6.  Dopo  il  disastroso  incendio  alia  biblioteca  nazionale  di  Torino 
di  cui  narrammo  nel  precedente  quaderno,  le  autorita  universitarie, 
sollecite  di  riparare  per  quanto  era  possibile  il  guasto  che  il  fuoco  e 
1'acqua  avevano  cagionato  ai  codici  che  si  erano  potuti  sottrarre  alia 
distruzione,  si  rivolsero  per  consiglio  e  soccorso  al  prefetto  della  bi- 
blioteca vaticana,  uomo  competente  quant' altri  mai  nell'arte  diffici- 
lissima  del  ristaurare  i  codici,  alia  quale  per  1'ufficio  stesso  che  oc- 
cupa ha  un  personale  esperto  e  un  laboratorio  unico  in  Italia.  In  cio 
quei  signori  dell'Universita  fecero  atto  di  buon  senso  oon  che  di  animo 
serio,  sprezzatore  di  stupidi  preconcetti  e  unicamente  studioso  del  pub- 
blico  bene.  Ma  cosi  non  ne  parve  ai  soliti  campioni  della  setta,  ai  quali 
il  solo  nome  del  «  prefetto  della  biblioteca  vaticana  »  mise  il  diavolo 
in  corpo,  ed  avrebbero  amato  meglio  mandar  in  malora  quel  po'  di 
codici,  che  saperli  conservati  da  un...  gesuita!  La  Gazzetfa  del popolo 
si  stupi  che  un  «  gesuita  >  passeggiasse  libero  in  Italia.  «  Noi  com- 
prendiamo  che  per  una  sufflciente  interpretazione  della  legge  delle 
guarentigie,  il  padre  gesuita  Ehrle  possa  starsene  dentro  il  Yaticano; 
ma  quando  i  funzionarii  governativi  vengono  a  raccontarci  che  inve- 
stito  di  una  missione  ufficiale  od  uffieiosa  dal  ministero  dell'  istru- 


618  CRONACA 

zione  il  gesuita  Ehrle  se  ne  viene  a  Torino,  e  ricevuto  ufficialmente 
dal  rettore  magnifico  dell'  Universita,  dal  prefetto  della  biblioteca  na- 
zionale  e  intervene  ai  convegni  coll'  intendente  di  finanza  e  col  pre- 
fetto, noi  allora  crediamo  ben  lecita  la  curiosita  che  ci  muove  ad  in- 
terrogare  il  tunistro  Orlando :  Eccellenza,  e  lei  che  ha  provveduto  il 
gesuita  Ehrle  di  un  salvacondotto  regolare...?  »  II  Fracassa,  piu  spiccio, 
in  una  lunga  diatriba  piena  di  insolenze  plateali  ricordando  anch'esso 
che  «  secondo  la  nostra  legislazione  i  gesuiti  sono  allontanati,  espulsi, 
rigettati  peggio  che  gli  animali  carbonchiosi  »  ne  deduceva  che  «  si 
pigJiasse  per  il  collare  questo  Ehrle  e  lo  si  rimandasse  al  suo  paese 
per  misura  di  polizia  veterinaria...  »  Sono  fiori  di  gentilezze  verso  un 
uomo  venuto  a  rendere  un  prezioso  servigio  in  vantaggio  della  scion  za 
e  della  civilta.  —  L'ufficiosa  Tribuna,  impensierita,  teniendo  forse  una 
crisi  di  ministero,  si  affretto  a  sconfessare  pubblicamente  ogni  conni- 
venza  al  delitto  da  parte  del  Governo...  Fortunatamente  ad  onore  del 
vero,  ci  fu  chi  con  un  po'  piu  di  dignita  e  di  indipendenza  d'animo 
seppe  levar  la  voce  e  nella  Stampa  di  Torino  il  prof.  Pietro  Giacosa 
dopo  aver  detto  come  il  p.  Ehrle  prestasse  1'opera  sua  e  partecipasse 
ai  lavori  della  commissione  tecniea  nello  stesso  laboratorio  da  lui  di- 
retto,  prosegrte :  «  Sono  pronto  a  subire  i  rigori  della  legge  ed  a  con- 
fessare  la  mia  colpa.  Ma  non  sono  altrettanto  disposto  ad  accollarmi 
col  silenzio  un'altra  colpa,  quella  di  aver  inaneato  ad  altre  leggi  che 
non  sono  forse  scritte  in  nessun  codice,  ne  sanzionate  da  alcuna  mi- 
sura  coercitiva;  le  leggi  della  cortesia  e  della  riconoscenza.  lo  non  mi 
sento  capace  neppure  di  pensare  ad  usar  villania  a  chi  ci  diede  cosi 
pronto  e  iiberaie  aiuto.  Molte  parole,  molti  lai  salirono  al  cielo  in 
ocoasione  dell'  inceiidio  della  nostra  biblioteca,  ma  i  soccorsi  di  opere 
non  furono  altrettanti.  Speriarno  che  anch'essi  verranno ;  ma  eiamo 
ricono.scenti  a  chi  piu  fece  e  non  rispondiamo  al  suo  soccorso  colla 
minaccia  di  cacciarlo  alia  frontiera.  >  Ed  ancora :  «  II  credere  pci  che 
probabilmente  egli  sia  venuto  a  spese  del  ministero  della  pubblica 
istruzione,  mi  pare  un'  ingenuita  grande.  Se  veramente  si  fosse  giunti 
a  questo  che  un  ministro  italiano  potesse  inviare  in  missione  un  di- 
peudente  dal  Vaticano  come  farebbe  di  un  suo  funzionario,  sarebbe 
tale  vittoria  politica  da  potersi  pagare  qualche  cosa  di  piu  che  non 
sia  un  biglietto  d'andata  ritoruo,  magari  in  prima  classe,  da  Eoma  a 
Torino.  Ma  nessuno  e  meno  di  tutti  il  p.  Ehrle  ha  creduto  che  questo 
viaggio  si  dovesse  registrare  nella  storia  come  una  Canossa  a  rovescio. 
No :  la  fratellanza  di  cittadino  della  respublica  literarum  lo  ha  mosso 
ed  e  in  nome  di  questa  fratellanza  che  io  gli  porgo  qui  i  ringrazia- 
menti  di  tutti  gli  italiani  colti.  » 

La  Gazzetta  del  popolo,    il  Frasassa,    la   Tribuna,    sanno  con  chi 
so  no. 


CONTEMPORANEA  619 

m. 

COSE  STRANIERE 

(Notizie  Oenerali).  Notlzie  della  Guerra  nell' Estremo  Oriente.  Conseguenze 
della  battaglia  di  P»rt-Arthur.  Occupazione  giapponese  della  Corea. 
Concentrazion*  degli  eserciti  sulle  rive  del  Yalu. 

(ESTREMO  ORIENTE).  Alia  notizia  della  rottura  delle  relazioni  di- 
plomatiche  e  del  principle  delle  ostilita,  tenne  dietro  una  confusions 
di  telegrammi  spesso  contradittorii  da  cui  e  difficile  sceverare  qualche 
cosa  di  vero.  E  poi  da  ricordare  che  oltre  la  distanza  del  teatro  della 
guerra,  oltre  le  solite  passioni  partigiane  che  rendono  sospetta  ogni 
nctizia  di  fonte  inglese,  perche  favorevoii  al  Giappone  (e  in  mano  agli 
inglesi  sono  il  piti  delle  linee  telegrafiehe  transmarine),  e  quelle  di 
fonte  francese,  come  favorevoli  ai  russi ;  i  giapponesi  stessi,  come  tutti 
gli  orientali,  non  la  cedono  a  nessuno  nell'  arte  di  mentire  audace- 
mente,  trattandosi  specialmente  d'  interesse  e  di  orgoglio  nazionale 
dinanzi  ai  loro  fratelli  di  razza.  Cosi  pare  verificato  che  alia  battaglia 
di  Port-Arthur  da  noi  gia  accennata  nelle  prime  notizie  la  flotta  giap- 
ponese  la  quale  si  vantava  incolume  perdesse  invece  un  incrocia- 
tore  ed  una  torpediniera :  e  cio  spiegherebbe  perch&  cessasse  il  fuoco 
e  si  ritirasse  dopo  un'ora  sola  di  combattimento.  fi  certo  pero  ehe 
1'audacia  dell'assalto  ottenne  lo  scopo  di  tenere  libero  il  mare  dei 
russi  che,  stretti  a  Port-Arthur,  non  poterono  impedire  1'altro  colpo  di 
mano  contro  Chemulpo,  porto  coreano  collegato  alia  vicina  capitale 
Seoul  con  una  via  ferrata.  Dinanzi  a  quel  porto  le  due  navi  russe, 
la  Variag,  e  la  Koreetz,  circondate  da  forze  molto  superior! ,  furono 
affondate  dai  loro  comanianti  piuttosto  che  cederle  al  nemico  sover- 
chiante.  Chemulpo  divento  cosi  capo-linea  di  sbarco  e  punto  impor- 
tantissimo  per  le  comunicazioni,  le  vettovaglie,  le  munizioni  dell'eser- 
cito  giapponese.  La  posizione  centrale  di  quel  porto  lungo  la  costa 
coreana  presenta  il  vantaggio  di  accorciare  della  meta  la  marcia  delle 
truppe  verso  il  fiume  Yalu  che  e  la  frontiera  settentrionale,  dove  molto 
probabilmente  saranno  i  primi  scontri  dei  due  eserciti  sul  continente. 
Anche  Gensan,  porto  orientale,  e  Masampo  aU'estremita  meridionale 
sono  in  possesso  dei  giapponesi  i  quali  occuparono  con  20,000  uomini 
Seoul,  assicurando  1'  imperatore  coreano  della  loro  protezione.  II  Mi- 
kado coi  ministri  e  tutto  il  Governo  si  S  trasportato  da  Tckio  a  Kioto, 
Leila  parte  centrale,  per  esser  al  sicuro  dalla  flotta  russa.  I  porti 
di  guerra  sono  dichiarati  in  istato  di  assedio.  II  Giappone  negozia  cogli 
Stati  Uniti  per  un  prestito  di  cento  milioni. 

La  guerra  sta  nel  primo  periodo  di  mobilizzazione  e  di  concen- 
tramento  delle  forze  da  ambe  le  parti.  Si  dice  che  300,000  uomini 


620  CRONACA 

siano  pronti  a  passare  in  Corea  dai  porti  giapponesi.  La  Russia  rac- 
coglie  piu  lentamente  le  sue  truppe  e  il  suo  armamento,  inceppata 
come  e  dalla  cattiva  stagione  e  con  una  sola  linea  di  comunicazione 
non  troppo  solida  ne  molto  rapida,  impiegando  i  treni  del  transibe- 
riano  piu  di  tre  settimaoe  a  percorrere  i  seimila  chilometri  di  tra- 
versata.  La  sua  flotta,  oltre  le  perdite  di  guerra,  ebbe  gia  due  disgra- 
ziati  accident!:  la  Boyarin  ed  il  trasporto  Yenissei  urtarono  nelle  mine 
sottomarine  che  cingono  Port-Arthur  e  furono  colate  a  picco.  La  squadra 
di  incrociatori  di  Wladiwostok  assali  e  affondo  un  trasporto  giapponese 
carico  di  munizioni.  E  smentito  che  essa  abbia  bombardato  Hakodate, 
capoluogo  dell'isola  Yesso. 

II  generale  Kuropatkine,  ministro  della  guerra,  e  stato  nominate 
comandante  in  capo  dell'esercito  in  Manciuria  con  quartier  generale  a 
Mukden.  L'ammiraglio  vicere  Alexeieff  trasferira  invece  a  Karbin,  che 
doinina  il  biforcamento  della  ferrovia  per  Wladiwostok  e  Port-  Arthur, 
la  base  generale  di  operazione. 


(Nostra  Corrispondenza  1).  1.  La  guerra  col  Giappone  ed  il  manifesto 
dello  Czar.  —  2.  L'entusiasmo  patriottico  dei  Russi.  —  3.  L'adozione 
del  calendario  gregoriano.  —  4.  Le  polemiche  della  stampa  a  proposito 
dei  decreti  del  Santo  Sinodo  relativi  aila  couversione  degli  Ebrei. 

1.  Aveyp  gia  scritta  e  mandata  la  mia  ultima  corrispondenza,  quando 
come  un  fulmine  a  ciel  sereno  si  S  sparsa  la  notizia  dello  scoppio 
delle  ostilita  fra  la  .Russia  ed  il  Giappone.  La  nervosita  dei  Giappo- 
nesi ha  intorbidato  di  sangue  gli  orizzonti  sempre  foschi  della  poli- 
tica  europea.  I  Russi  fuor  di  dubbio  preparavansi  alia  guerra,  ma 
non  la  credevano  cosi  vicina.  Addi  29  dicembre  (vecchio  stile)  1903 
il  metropolita  di  Pietroburgo  Antonio,  alia  presenza  di  S.  M.  1'  Im- 
peratore  pronunziava  nel  palazzo  imperiale  Tzarsko  Selo  una  breve 
allocuzione  nella  quale  vi  era  un  rapido  accenno  al  pericolo  che  mi- 
nacciava  la  Russia.  Insorgendo  contro  un  articolo  del  Rozanov,  cbe 
nel  Novoe  Vremia  affermava  a  proposito  del  Natale  essere  un  mito 
la  pace  predicata  da  Gesu  Cristo,  il  prelate  russo  dichiarava  che  la 
guerra  non  e  bandita  dal  Cristo,  ma  dai  suoi  nemici. 

Txanne  pochi  guerrafondai,  la  Russia  aspirava  alia  pace  per  dare 
incremento  e  sviluppo  alle  sue  industrie  e  colonizzare  le  sue  vaste  e 
popolate  province,  sovratutto  la  Siberia  gia  sul  punto  di  trasformarsi 
in  un  centro  di  operosa  attivita.  ProduBse  quindi  enorma  impressione 

1  Rimanendo  neutrali,  lasciamo.  secondo  il  consueto,  ai  nostri  cor- 
rispondenti  esteri  piena  liberta  di  esprimere  sulla  guerra  russo-giappo- 
nese  i  giudizi  che  loro  appaiono  giusti.  N.  d.  R. 


CONTEMPORANEA  621 

la  notizia  della  rottura  delle  relazioni  diplomatiche  da  parte  del  Giap- 
pone,  ed  a  breve  intervallo,  i  telegrammi  che  annunziavano  Passalto 
della  flotta  giapponese  contro  le  navi  russe  cullantesi  spensieratamente 
nella  rada  di  Port  Arthur.  La  responsabilita  della  guerra  incombe  sul 
Giappone,  che,  travagliato  dalla  crisi  economica  e  voglioso  di  tentare 
la  sorte  delle  armi,  non  ha  piu  voluto  frapporre  indugi  alle  sue  mire 
bellicose.  Le  prime  notizie  delPapertura  dell'ostilita  hanno  provocato 
dapprima  un  sense-  di  dolorosa  sorpresa  e  poi  un  fremito  di  collera, 
un  grido  di  vendetta  in  tutta  la  Russia.  Sua  Maesta  il  Tzar  ha  ri- 
volto  al  suo  popolo  un  appello  che  traduce  letteralmente  dal  testo 
russo:  «  Manifestiamo  a  tutti  i  nostri  sudditi  fedeli,  che  nelle  no- 
stre  cure  per  la  conservazione  della  pace,  cara  al  costro  cuore,  noi 
abbiamo  impiegati  tutti  i  nostri  sforzi  per  consolidare  la  tranquillita 
nelP  Estremo  Oriente.  Con  queste  misure  pacifiche  noi  avevamo  espresso 
il  nostro  consenso  alia  revisione  proposta  dal  governo  giapponese  delle 
convenzioni  esistenti  fra  i  due  imperi  circa  gli  affari  della  Corea.  Le 
trattative  intraprese  a  questo  scopo  non  sono  state  tuttavia  condotte 
a  termine;  il  Giappone,  senza  aspettare  la  consegna  delle  proposte 
dell'ultima  risposta  del  nostro  governo,  ci  ha  annunziata  la  rottura 
delle  pratiche  gia  iniziate,  e  la  cessazione  delle  relazioni  diplomatiche 
con  la  Russia.  Senza  farci  conoscera  che  la  cessazione  di  tali  rela- 
zioni equivaleva  ad  un'  apertura  delle  ostilita,  il  governo  giapponese 
ha  intimato  alle  sue  torpediniere  di  attaccare  all'  improvviso  la  nostra 
squadra  ancorata  nella  rada  esteriore  della  fortezza  di  Port  Arthur. 
Dopo  aver  ricevuto  su  questa  aggressione  il  rapporto  del  nostro  luo- 
gotenente,  noi  abbiamo  immantinente  dato  1'ordine  di  rispondere  con 
le  armi  alia  provocazione  del  Giappone.  Facendo  conoscere  la  decisione 
da  noi  presa,  pieni  di  fiducia  incrollabile  nel  soccorso  dell'  Onnipo- 
tente,  e  convinti  deli'unanime  cooperazione  dei  nostri  fedeli  sudditi 
alia  difesa  della  patria,  noi  invochiamo  la  benedizione  di  Dio  sulle 
truppe  gloriose  del  nostro  esercito,  e  sulla  nostra  flotta.  Dato  a  Pie- 
troburgo  il  27  gennaio  nell'anno  1904  dalla  nascita  del  Cristo,  e  10 
del  nostro  regno.  > 

Al  proclama  dell'  Imperatore  teneva  dietro  Pindomani  la  circolare 
del  S.  Sinodo  invitante  i  fedeli  a  pubbliche  preghiere  nelle  chiese 
pel  trionfo  della  fele,  della  patria  e  del  Tzar  russo.  II  testo  paleo- 
slavo  di  queste  preghiere  da  aggiungersi  alia  liturgia  e  inserito  nel 
fascolo  Y  dei  Txerkonya  Viedomosti  del  corrente  anno. 

2.  La  guerra  dunque  e  scoppiata  :  due  popoli,  Puno  cristiano  e  Paltro 
pagano,  eacitati  da  lotte  economiche  e  da  ambizioni  territoriali,  sono 
lanciati  Puno  contro  Paltro  a  guisa  di  iene  assetate  di  sangue.  1  Russi 
non  ignorano  che  la  guerra  col  Giappone  sara  lunga,  e  sulle  prime 
i  Giapponesi  guadagneranno  dei  facili  allori.  I  Giapponesi  combattono 


622  CRONACA 

per  cosl  dire  nell'atrio  della  loro  casa  :  «  la  loro  flotta,  scrive  il  Novoe 
Vremia ,  non  e  dimezzata  come  la  nostra:  il  loro  esercito  combatte  nella 
sua  totalita  laddove  noi  non  abbiamo  per  affrontarli  che  una  parte 
delle  truppe:  essi  sono  padroni  del  mare,  noi  no:  il  campo  di  bat- 
taglia  e  alia  distanza  di  poche  ore  dai  loro  confini,  laddove  noi  dob- 
biamo  traversare  12,000  verste  per  giungervi  :  noi  siamo  soli,  laddove 
i  Giapponesi,  che  infiamma  il  fanatismo  di  razza,  sono  sostenuti 
se  non  apertamente,  almeno  nell'ombra,  da  varie  potenze  europee, 
ostili  alia  Russia.  Ma  ci6  non  deve  impensierirci.  L'amor  patrio  e  la 
grande  forza  del  popolo  russo  (velikaia  silo).  II  Russo  e  col  Tzar,  e 
il  Tzar  con  la  Russia  ».  E  siccome  il  denaro  &  il  nervo  della  guerra, 
secondo  il  detto  francese,  il  Novoe  Vremia  magn  fica  con  tinte  esa- 
gerate,  le  floride  condizioni  economiche  della  Russia.  L'oro  depositato 
nelle  banche  o  inesso  in  circolazione  ammonta  a  due  miliardi  di  rubli : 
il  bilancio  annuale  deila  Russia  e  di  due  milardi  di  rubli,  dei  quali 
solamente  290  milioni  sono  spesi  per  gl'interessi  del  debito  pubblico, 
laidove  la  Francia  su  tre  miliardi  di  entrate  consacra  1250  milioni  a 
pagare  i  coupons  dei  suoi  titoli  di  rendita,  e  1'Italia  su  un  bilancio 
di  1800  milioni,  speade  G80  milioni  pel  medesimo  scopo.  La  Russia 
e  in  grado  di  affrontare  le  spese  ingenti  di  una  guerra  in  si  lontane 
regioni.  Essa  ha  bisogno,  dicono  i  Mokoskiia  Viedomosti  di  consoli- 
dare  e  tutelare  la  sua  influenza  neiP  Estremo  Onente,  e  percio  la 
guerra,  quantunque  dolorosa,  non  la  spaventa. 

II  sangue  sparso  dai  Giapponesi  reclama  vendetta,  e  la  Russia  per 
conservare  il  suo  prestigio  'deve  aanientare  il  Giappoae,  cancellare  il 
suo  nome  dai  novero  delle  grandi  potenze.  I  Giapponesi,  secondo  una 
caricatura  del  Siever,  sono  una  banda  di  audaci  lillipuziani,  che  con 
lanca  microscopiche  stuzzicano  il  colosso  moscovita  il  quale  fuina 
beatamente  sdraiato  sulla  morbida  pelliccia  di  un  orso  gigantesco.  La 
stampa  russa  da  per  certo  il  trionfo  della  Russia  sul  Giappone,  e 
raccomanda  ai  suoi  lettori  di  non  accasciarai  alle  prime  disfatte,  e 
di  pazientare.  Verra  il  momento  in  cui  le  armi  russe  sbaraglieranno 
1'audace  e  sleale  avversario. 

Lo  scoppio  della  guerra  ha  prodotto  in  Russia  cid  che  il  Siever 
appella  1'unione  dei  cuori  (Sliianie  serdetz).  Le  divergenze,  le  lotte 
politiche  sono  cessate  per  incanto.  II  popolo  russo  si  e  fetretto  intorno 
al  Tzar,  simbolo  vivente  della  grandezza  della  patria,  eel  animate  dai- 
I'ideale  religioso  e  patriottico,  e  pronto  a  tutti  i  sacrifizii  per  serbare 
intatto  il  prestigio  della  Russia.  La  nostra  nazione,  scrive  con  visibile 
compiacenza  il  Grasdanin,  ha  mostrato  in  questi  giorni  uno  slancio 
unico,  ed  una  virtu  sublime  di  sacrifizio.  Gli  student!  di  Pietroburgo 
che  non  e  guari  insorgevano  contro  l'assolutismo  imperiale,  provo- 
canlo  turnulti  nelle  universita  russe,  si  sono  messi  alia  testa  delle 


CONTEMPORANEA  623 

dimostrazioni  patriottiche.  In  pochi  giorni  si  sono  raccolti  milioni  di 
rubli  pel  feriti  dell'Estremo  Oriente,  per  le  fainiglie  del  soldati  che 
si  recano  ad  affroatare  la  morte  nelle  steppe  della  Manciuria  od  in 
Corea,  e  per  1'offerta  di  navi  da  guerra  al  governo  russo.  I  ricchi 
ed  i  poveri  danno  generosamente  il  loro  obolo  :  gl'  impiegati  delle 
pubbliclie  anaministrazioni  rinunz'ano  ad  una  parte  dello  stipendio 
per  aumentare  le  risorse  destinate  alia  guerra.  II  generale  E.  Bogda- 
novitch  nel  Novoe  Vremia  invita  sovratuUo  i  moaasteri  a  largheggiare 
pd  bisogni  dell'esercito  che  lotta  con  eroico  valore  per  la  gloria  della 
Santa  Russia.  Le  signore  di  Pietroburgo,  sotto  la  presidenza  dell'Jm- 
pemtrice  che  da  1'esempio  del  lavoro  e  di  caritatevoli  iniz'ative,  con- 
sacrano  il  loro  tempo  a  preparare  vesti  e  biancherie  pei  soldati,  e 
fas3iature  pei  feriti.  La  Croce  Rossa  riceve  cospicue  offerte,  e  la  sua 
sede  in  Pietroburgo  e  talmente  affoliata,  scrive  il  Grasdanin,  che  alcuni 
non  sono  riusciti  a  penetrarvi  per  deporvi  il  loro  obolo.  Tutta  la  Russ;a, 
coins  un  uomo  solo  (kak  odin  tchelovlek)  e  insorta  coatro  le  orde  dei  pa- 
gani.  Strano  a  dirsi !  Anche  i  Polacchi,  gli  Ebrei,  gli  Armeni,  anche  gli 
abitanti  deila  Finlandia  che  non  hanno  certamente  a  lodarsi  della  te- 
nerezza  russa  a  loro  riguardo,  concorrono  con  dimostrazioni  di  fedelta 
e  numerose  offerte  ad  agevolare  al  governo  russo  il  compimento  della 
sua  missione.  La  guerra  contro  i  Giapponesi  e  considerata  non  solo 
come  una  difesa  dei  diritti  inviolabili  della  Russia,  ma  anche  come 
un  duello  tra  la  civilta  cristiana,  e  la  civilta  pagana.  La  Russia  deve 
essera  il  baluardo  dell'  Europa  cristiana  contro  il  larrato  incivilirnento 
delle  orde  asiatiche.  L'ideale  patriottico  e  1'ideale  religioso  animano 
ad  un  tempo  il  cuore  del  popolo  russo,  e  gl'  infoniono  una  tenacia  e 
delle  energie  cosi  poderose  che  il  Giappone  noa  tardera  a  trovarsi  a 
mil  partito.  La  stampa  russa  ricorda  i  fasti  gloriosissimi  dello  sfacelo 
degli  eserciti  napoleonici  in  Russia  e  dell'eroica  difesa  di  Sebastopoli, 
e  dichiara  che  il  popolo  russo  nella  sua  lotta  contro  la  barbarie  asia- 
tica  non  sara  degenere  dagli  avi,  e  trionfera  dei  Giapponesi  e  della 
segreta  coalizione  di  potenze  interessate.  Non  sono  in  grado  di  tirar 
1'oroscopo,  ma  prevedo  che  la  vittoria  finale  arridera  alia  costanza 
ed  alia  tenacia  del  grande  impero  slavo. 

3.  L'udozione  del  calendario  gregoriano  e  uno  dei  problemi  che 
B'irnpone  allo  studio  delle  classi  colte  in  Russia.  II  corrispondeate 
di  Yarsavia  del  Novoe  Vremia,  nella  ricorrenza  del  Natale  e  del  Capo 
d'Anno,  descriveva  la  spiacevole  impressione  prodotta  su  di  lui  dalle 
divergenze  di  calendario  tra  i  cattolici  e  gli  ortodossi.  'Varsavia  cat- 
tolica  era  in  festa  il  25  dicembre,  laddove  gli  ortodossi  attendevano  ai 
loro  affari,  e  non  parteciparano  alia  gioia  comune  :  tredici  giorni  dopo, 
gii  ortodossi  che  formauo  la  grande  ininorita  di  Yarsavia,  celebravauo 
timidamente  la  nascita  del  Cristo  tra  1'  indifferent  della  popolazione 


624  CRONACA 

cattolica.  II  corrispondente  del  Novoe  Vremia  §  di  parere  che  un 
tal  fatto  contribuisce  a  porre  degli  ostacoli  ad  un  sospirato  riavvici- 
namento  tra  i  Russi  da  una  parte  ed  i  Polacchi  ed  i  Finlandesi  dal- 
1'altra.  II  Governo  e  le  classi  colte  non  sarebbero  aliene  da  una  ri- 
forma,  che  le  crescenti  relazioni  della  Russia  con  1'Europa  rendono 
necessaria.  Alia  sua  attuazione  si  oppongono  sovratutto  dei  motivi  di 
ordine  religioso.  Quindici  milioni  di  ortodossi  in  seguito  alia  corre- 
zione  dei  libri  liturgici  slavi,  eorrezione  divenuta  indispensabile  pei 
molti  errori  che  li  deturpavano,  si  staccarono  dalla  Chiesa  ufflciale, 
dsndo  origine  allo  scisma  dei  vecchi  credenti.  Adottando  il  calendario 
gregoriano  si  correrebbe  il  rischio  di  suscitare  un'agitazione  religiasa 
nelle  classi  inferior!  della  societa,  tan  to  piu  che  le  medesime,  sono  as- 
suefatte  sovratutto  nelle  campagne  a  considerare  le  feste  dei  santi  come 
dei  dati  cronologici.  Nel  linguaggio  comune  diranno  per  esempio :  noi 
corninoeremo  la  rnietitura  1'indomani  della  festa  del  tal  santo  ecc.  Uno 
sbalzo  di  tredici  giorni  pel  loro  comprendonio  limitato  rappresente- 
rebbe,  oltre  che  un  attentato  contro  Iddio  e  contro  i  santi,  le  cui  feste, 
a  parer  loro  subirebbero  delle  mutazioni  arbitrage,  ma  anche  il  ri- 
pudio  dei  loro  computi  tradizionali  per  la  loro  vita  domestica  e  sc- 
ciale.  A  questa  difficolta,  che  non  e  da  disprezzarsi,  gli  avversari  della 
riforma  del  calendario  aggiungono  dei  motivi  d'inopportunila.  II  com- 
mercio  russo  con  lo  straniero  prospera  in  modo  mirabile  in  quelle 
region!  di  Oriente  le  quali  non  seguono  n$  il  calendario  gregoriano, 
ne  il  giuliano.  A  che  pro  dunque  esporsi  ai  rischi  di  un'  agitazione 
interna  per  introdurre  una  riforma,  che  pochi  e  problematici  vantaggi 
darebbe  alia  Russia  dal  lato  economico,  poich&  la  sua  espansione  com- 
merciale  tende  ad  allargarsi  sovratutto  nella  Turchia,  nella  Persia  e 
n.ella  Cina?...  Una  commissione  astronomica  avea  ricevuto  dal  Gorerno 
T  incarico  di  studiare  la  soluzione  del  problema :  i  suoi  membri  si 
pronunziarono  contro  1'adozione  del  calendario  gregoriano,  asserendo 
che  un  tal  cambiamento  di  cronologia  urtava  contro  diiBcolta  ine- 
stricabili.  I  giornali  anche  avversi  all'Occidente  giudicano  esagerato 
il  pessimismo  della  commissione  astronomica,  e  vorrebbero  veder  pub- 
biicati  i  suoi  studi  per  conoscere  quali  siano  le  difficoltd  inestncabili 
che  ritardano  una  riforma  utilissima. 

4.  I  documenti  del  Santo  Sinodo,  riportati  in  altra  corrispondenza 
della  Civilta,  documenti  che  miravano  con  misure  di  rigore  a  rendere 
piu  guardinga  la  chiesa  ortodossa  nelle  frequenti  e  poco  sincere 
conversioni  di  ebrei  al  cristianesimo  hanno  suscitato  vivi  comment! 
nella  stampa  russa.  II  Suvorin  del  Novoe  Vremia  non  ha  gradito  un 
provvedimento  che  a  suo  giudizio,  e  anche  in  antitesi  con  gl'interessi 
politici  della  Russia.  La  fede  ortodossa,  cosi  egli  si  esprime,  e,  non 
solamente  una  religione,  ma  anche  un  insegnamento  politico  russo 


CONTEMPORANEA  625 

(polititchesJcoe  russkoe  utchenie),  un  simbolo  russo  (in  altri  termini  il 
Suvorin  predica  la  teoria  del  Russkii  Bog,  1'identificazione  tra  il  po- 
tere  civile  e  I'ecclesiastico,  o  piuttosto  1'assorbimento  del  secondo  a 
favore  del  primo).  Chi  e  ortodosso,  e  russo  nello  stesso  tempo.  G-li 
ebrei  dunque  che  abbracciano  1'  ortodossia,  diventano  russi.  Che  la 
loro  conversione  sia  sincera  o  no,  spontanea  o  forzata,  cio  e  indiffe- 
rente  per  gli  scopi  che  si  propone  il  potere  politico.  S'egli  non  e  or- 
todosso  neiraiiima,  per  la  sua  conversione  apparente,  i  figli  saranno 
costretti  di  divenirlo,  e  di  fondersi  col  popolo  russo.  IL  decreto  del 
Santo  Sinodo  che  allontana  gli  ebrei  dalla  chiesa  ortodossa,  e  dunqne 
incomprensibile  perche  li  strappa  anche  alia  nazionalita  russa. 

Queste  brutali  teorie  che  fanno  della  Chiesa  per  fas  et  nefas  lo 
strumento  servile  dell'egoismo  di  atato,  sono  sventuratamente  appli- 
cate  non  di  rado  dal  governo  russo.  1  Petersbiirgskiia  Viedomosli,  po- 
lemizzando  col  Suvorin,  hanno  biasimato  la  crudezza  dei  suo  principii 
dichiarando  che  lo  Stato  non  e  uno  strumento  per  la  Chiesa,  n&  la 
Chiesa  per  lo  Stato.  Se  cio  fosse,  i  sacramenti  diverrebbero  anche 
degli  espedienti  politici.  II  ricevere  un  Sacramento  unicamente  con 
lo  scopo  di  conseguire  dei  diritti  sociali  sarebbe  un'  ipocrisia  sacri- 
lega.  I  giornali  del  clero  difendono  1'operato  del  Santo  Sincdo,  i  cui 
document!  eransi  resi  necessari  per  mettere  un  freno  agli  abusi  che 
gli  ebrei  commettevano  a  riguardo  del  battesimo  cristiano.  Raccontano 
per  es.  che  un  ebrco  chiuso  in  prigione  domandd  ed  ottenne  il  bat- 
tesimo. Avendogli  la  madrina  offerto  un  dono  che  non  rispondeva  alia 
sua  aspettativa,  se  ne  rnostrd  scontento,  dicendo  cinicamente  che  era 
etato  battezzato  per  ben  sei  volte  e  non  erasi  mai  imbattuto  in  una 
madrina  cosi  avara,  n£  avea  mai  ricevuto  un  dono  cosi  meschino.  Noi 
siamo  convinti  che  i  decreti  del  Santo  Sinodo  non  torranno  gli  abusi 
che  si  deplorano  dalla  stampa  religiosa.  Dei  popi,  per  ingraziarsi 
1'autorita  civile,  continueranno  ad  amministrare  il  battesimo  agli  ebrei, 
aggiungendo  sempre  nuovi  nomi  alle  liste  dei  loro  convertiti,  e  nuovi 
titoli  di  benemerenza  presso  il  governo.  L'autorita  civile  dal  canto 
suo  si  limitera  a  registrare  le  vittorie  delPortodossia,  punto  brigan- 
dosl  se  gli  ebrei  facciano  del  battesimo  una  speculazione  finanziaria. 

&REC1A  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  politica  presente:  nuovo  Ministero 
con  vecchio  programma.  —  2.  La  rispoata  delle  Chiese  autocefale  alle 
proposte  del  Fanar.  —  3.  Le  ragazzate  attorno  al  sig.  Silvestrelli  Mi- 
nistro  d' Italia  in  Atene.  —  4.  Le  agitazioni  degli  Universitadi  di  Atene. 
-  5.  La  risposta  delle  Chiese  dissideati  e  certi  teologi  greci. 

1.  Gli  uomini  politici  di  Grecia  avrebbero  certo  buone  ragioni  per 
chiedere  al  paese  un  po'  di  riposo  in  questo  nuovo  anno  di  grazia  1904, 
dacche  1'anno  ch'  e  tramontato  non  li  ha  per  nulla  lasciati  in  pace 

1904,  vol.  1,  fasc.  1289.  40  27  febbraio  1904. 


626  CRONACA 

nelle  loro  poltrcne.  In  un  anno  siamo  alia  quinta  muta  governativa, 
e  da  Zaimi  che  dopo  men  di  dieei  giorni  lasoia  il  patera  allo  zio 
Delijanni ;  dal  megaloinane  vegliardo  sbalzato  dall'aminutinamento  di 
satolliti  insoddisfatti,  al  fine  e  pieghevole  Corcirese;  dal  S.r  Teotochi, 
all'ardente  e  schietto  Ralli ;  da  questo  infine  di  nuovo  all' elegante 
Corfioto,  abbiam  avuto  su  per  giu  una  pleiade  di  trenta  minietri,  che 
appena  han'no  avuto  il  tempo  di  scorrere  i  loro  rispettivi  portafogli, 
e  1'agio  di  riscaldare  i  seggioloni  dei  loro  scrittoi.  Non  avrebbe  dunque 
ragione  chi  peasasse  che  la  Greoia  fa  poco  con  sumo  di  uomini  poli- 
tic!,  di  niinistri  e  di  ministerial!,  che  se  si  considera  che  in  Grecia, 
fcrse  un  tantino  piu  che  altrove,  ogni  caduta  di  Governo  trascina  seco 
la  caduta  o  almeno  lo  spostamento  della  maggior  parte  degli  alti  e  bassi 
impiegati,  si  avra  che  molti  di  loro  sono  sbalzati  dal  loro  posto  prima 
di  oocuparlo,  devono  cambiare  di  citta  pria  di  arrivarvi,  colti  ai  volo 
come  gli  uccelli,  dagli  ordini  ministeriali. 

Se  si  volesse  poi  indigare  quale  sistema  pud  dare  alia  Grecia  una 
tan  to  gran  copia  di  Ministri,  si  pcnga  mente  a  quanto  ne  scrive  il  Perio- 
dico  ateniese  «  Messager  d' Athfaies  »  nel  suo  N.  del  1G  Dicembre  pros- 
simo  passato  :  sotto  il  titolo  di  «  Ministeriali  »  esso  scrive  cosi.:  «  Sem- 
briamo  proprio  rivestirci  della  semplicita  del  S.rde  la  Palisse,  affennando 
che  Ministeriale  vuol  dire  un  tale  capace  d'esser  Ministro;  ciailonta- 
niamo  pero  dall'uomo  della  leggeada  proverbiale  nel  descrivere  e  pre- 
cisarele  quaiita  richieste  per  queH'officio.  Poiche  comunernente  par- 
lanlo  si  crede  che  il  pretendente  a  qualsivoglia  portafoglio  niinisteriale, 
sia  un  uomo  che  si  alza  al  disopra  det  suoi  simili  tanto  pel  suo  sapere  e  la 
sua  iotelligenza,  quaato  pel  maneggio  dei  publici  aifari,  e  un  ta.1  quale 
genio  d'  iniziativa,  o  almeao  per  conoscenze  superiori  in  rami  speciali 
della  vita  publica :  e  puo  darsi  in  verita  che  cosi  altrove  vadano  le 
cose,  quantunque  a  dirla  schietta,  gii  uomini  sono  dovunque  gli  stessi' 
appo  noi  peio  i  pretendenti  ai  Minister!  anzitutto  sono  quelli  che  in 
qualunque  maniera  han  servito  al...  partito  ;  i  servigi  prestati  alia 
nazione  vengono  sempre  in  seconda  linea.  Inoltre  presso  noi  un  tale 
puo  divenir  Ministro  e  pretendere  percio  d'esserlo,  allorquando  puo 
provare  d'essere  stato  fedele  al  partito  sotto  diversi  gabinetti,  sia  poi 
per  altro  degao  di  stare  alia  mangsatoia  e  pascersi  di  fieao  ;  gl'  in- 
gegni  elevati,  nel  vero  sanso  di  questa  parola,  non  vengono  che  in 
secondo  luogo.  Di  qua  nasce  quel  tanto  numero  di  ministeriali  o  pre- 
tsndeati  ai  minister!,  dei  quali  sovrabbonda  ogni  partito  politico,  e 
pero"  quelle  uggie  e  quei  dispettucci  che  si  manifestano  quando  un 
partito  qualunque  e  chiamato  al  potere.  >  Sin  qui  1'  accreditato  Pe- 
riodico  internazionale,  e  quantunque  noi  non  accettiamo  iutierar 
mente  i  suoi  apprezzamenti,  non  possiamo  cio  non  ostante  negare  che 
vi  e  un  gran  fondo  di  verita  nelle  sue  osservazioni. 


CONTEMPORANEA  627 

II  signer  Teotochi  ritorna  al  Governo  della  Grecia,  per  succedere 
all'uomo  originate,  pieno  di  energia  e  di  vita,  all'uomo  perspicace  e 
di  azione,  al  sig.  Ralli,  il  quale  dopo  di  aver  salvato  il  paese  per  ben 
due  volte  da  turbolenze  intestine  or  calmando  le  popolazioni  del  Pe- 
loponneso,  sollevate  contro  il  Governo  per  la  quistione  del  moEopolio 
delle  live,  or  reprimendo  i  bollori  della  gioventu  universitaria,  che 
per  la  traduzione  dell'Oreste,  pretendevano  il  monopolio  della  quiete 
cittadina,  ha  saputo  sagrificar  il  suo  portafoglio  al  bene  generale  del 
paeee,  rifiutandosi  di  sciogliere  la  Camera,  come  lo  pretendeva  il  Capo 
dell'opposizione  sig.  Delrjanni  che  pero  non  dubito  di  accusarlo  di  tra- 
dimento  politico.  Questa  successione  rende  al  sig.  Teotochi  malage- 
vole  assai  la  posizione  in  faccia  al  Parlamento  e  al  Paeee,  e  nonostante 
il  suo  saper  fare,  egli  trovera  la  Presidenza  molto  scabrosa. 

II  nuovo  Governo  si  preeenta  col  suo  vecchio  prcgramma,  modificato 
in  apparenza  per  acquetare  un  poco  i  giornalisti,  i  patriotti  della  Societa 
nazionale  1'  «Ellenismo  >  e  i  pecoroni  del  popolo.  Cos!  si  annunzia  che 
saran  soppressi  molti  impieghi  pubiict  superflui,  che  saran  diminuite 
in  via  provisoria  le  paghe  degl'impiegati.  e  per  contro  sara  ristorato 
e  rinnovato  il  materiale  di  guerra,  Questo  e  quanto  si  far  a  dopoTaper 
tura  della  Camera,  quello  poi  che  si  fa  oggi  e  piu  sicuro  e  jmf  certo : 
si  accrescono  i  balzelli,  con  un  dazio  maggiore  sui  fabbricati  e  con 
aumento  di  tassa  sulia  fabbrica  degli  spiriti  e  altri  simili,  cercando 
cosl  di  riparare  al  deficit  di  sei  milioni  di  dracme  lasciato  dall'eser- 
cizio  del  1902,  senza  aver  punto  bisogno  di  ricorrere  al  sopravanzo 
deU'iinprestito  di  170  milioni,  che  non  e  meno  di  20,000,000:  in 
questo  modo  non  sara  in  nulla  diminuito  il  credito  nazionale  all'estero. 
Not  auguriamo  al  Governo  presieduto  dal  sig.  Teotochi  un  esito  felice 
di  queste  sue  concezioni,  temiaino  pero  che  queste  rose  non  fiori- 
ranno  mai. 

2.  Gioacchino  III  Patriarea  greco  di  Costantinopoli,  uno  del  pift 
illuminati,  e  fuor  di  dubbio  dei  pift  coscienziosi  Prelati  che  in  quest! 
riltimi  tempi  hanno  succe^sivamente  occupato  quel  primissimo  seggio 
delle  Chiese  dissident!  di  Oriente,  dietro  le  replicate  ed  affettuose 
invitazioni  del  sapientissimo  Leone  XIII  all'unione  di  tutte  le  Chieee 
in  un  sol  ovile  e  sotto  un  sol  Pastore,  ebbe  la  lodevolissiwa  idea 
d'indirizzare  alle  Chiese  inclipeadenti,  una  lettera,  colla  quale  le  ri~ 
chiedeva  del  loro  parere  sopra  alcune  questioni  determicate  delle 
quali  il  punto  cardinale  avnto  in  mira  dal  savio  Gerarca  e  certamente 
1'unione  delle  Chiese.  Le  questioni  da  lui  proposte  all'esame  delle 
Chiese  furono  quattro :  1.°  Quali  doveano  essere  le  scambievoli  rela- 
zioni  tra  queste  Chiese  indipendenti.  2.°  Se  credessero  niai  giunto  il 
moniento  di  pensare,  sia  pur  da  lontano,  ad  un  accordo  tra  esse  e 
la  Chiesa  Cattolica  o  i  Protestaati.  3.°  Se  fosse  possibile  un  avvici- 


628  CRONACA 

namento  cogli  Aiiglicani  e  i  vecchi  cattolici  e  4°  finalmente  quali 
fossero  le  loro  idee  sulla  correzione  del  Calendario  Giuliano  tuttora 
vigente  presso  loro.  Sarebbe  certo  di  non  lieve  interesse  pel  lettori 
1'avere  sott'occhio  per  intiero  le  risposte  delle  singole  Chiese  e  ren- 
ders! conto  del  come  si  pensa  nelle  alte  sfere  dissident! ;  cio  pero 
essando  impossibile  farlo  in  una  corrispondenza,  si  contenteranno  per 
ora  di  averle  in  succinto.  Le  Chiese  che  sin  oggi  hanno  mandate  la 
loro  risposta  sono  quelle  di  Gerusalemme,  di  Russia,  di  Romania,  di 
Grecia,  di  Serbia  e  del  Montenegro.  Su  per  giu  con  parole  different! 
dicono  tutte  la  stessa  canzone. 

Quanto  alia  prima  quisttone  si  rallegrano  scambievolmente  del- 
1'unione  ch'esiste  tra  loro  e  si  augurano  a  vicenda  che  le  relazioni, 
le  quali  uniscono  le  Chiese  autocefale  divengano  sempre  piu  cordiali, 
nutrite  dalle  non  interrotte  comunicazioni  di  quanto  accader  possa 
ad  ognuna  di  loro,  sia  di  avverso,  sia  di  propizio.  Solo  la  Russia 
deplora  la  mancanza  d'unione  e  di  carita  tra  le  Chiese  autocefale. 
Per  la  seconda  quistione  la  loro  omofonia  e  perfetta,  non  si  deve 
cioe  pensare  a  nessuna  unione  colla  Chiesa  Cattolica.  E  perche? 
perche,  risponde  la  Sinodo  di  Gerusalemme,  perche  il  proselitismo, 
csercitato  dai  cattolici,  questo  orribile  scandalo  impiantatosi  nel  seno 
del  cristianesimo,  ha  reso  ai  nostri  giorni  difficile  assai  la  scambie- 
vole  carita  e  il  mutuo  rispetto  che  deve  esistere  tra  tutte  le  Chiese, 
e  cosi  reea  impossibile  1' unione,  per  la  quale  e"  mestieri  anzi  tutto, 
ch'esso  cessi.  Perche?  risponde  in  secondo  luogo  la  Curia  Metropolitana 
delle  Russ;e :  perche  tutt'altro  che  pensare  ad  avvicinamento  di  sorta 
coi  cattolici  e  coi  protestanti,  le  Chiese  d'Oriente  devoao  stare  all'erta 
per  difendere  i  figli  loro  dalle  continue  insidie  e  dalle  molteplici 
seduzioni  degli  uni  e  degli  altri :  dacche  i  latini  colle  belle  appa- 
renze  di  benevolenza  e  di  rispetto  verso  le  Chiese  d'Oriento,  si 
studiano  di  realizzare  1'  eterna  loro  brama,  e  il  sogno  che  carez- 
zano  gia  da  seeoli,  cioe"  di  assoggettare  a  loro  con  mille  strata- 
gemmi,  la  Chiesa  orientale;  i  protestanti  poi  discreditando  con  ogni 
miniere  di  accuse,  la  nostra  Chiesa,  spinti  da  un  zelo  troppo  male 
inteso,  non  risparmiano  mezzo  alcuno  per  ispargere  tra  i  figli  del- 
1'ortodossia  i  loro  errori,  indebolire  la  fede  ch'essi  professano  nell'au- 
torita  della  gerarchia  ortodossa,  e  nella  santita  della  tradizione  ec- 
clesiastica.  Laonde  al  giorno  d'oggi,  ne  cogli  uni,  ne  cogli  altri  e 
possibile  un  avvicinamento  qualunque. 

Piu  spiccia  ^  sii  di  cio  la  sentenza  della  Chiesa  di  Grecia,  la 
quale  dice  rotondo  che  ne  ora,  n£  in  appresso  si  dee  pecsare  all'unione 
delie  Chiese,  almeno  fin  a  che  non  si  tolgano  di  mezzo  le  cause  per 
le  quali  ogni  tentative  di  unire  e  riuscito  sempre  non  solamente  inu- 
tile, ma  eziandio  pernicioso. 


CONTEMPORANEA  629 

La  Romania  si  contenta  di  dire  ch'e  impossibile  trovare  un  punto 
di  avvicinamento'colla  Chiesa  Cattolica  e  protestante,  poich&  queste 
due  chiese  separatesi  dalla  vecchia  Chiesa  (intendi  la  greca)  gittarono 
altre  fondamenta,  e  sopra  di  queste  fabbricarono  una  dottrina  dom- 
matica,  un  governo  ecclesiastico  diametralmente  opposti  alia  Chiesa 
(ortodossa)  e  pero  fin  a  tanto  che  le  cose  restano  cosi,  e"  impossibile 
trovare  un  punto  qualunque  di  accordo  con  esse.  Che  se  poi  Catto- 
lici  e  Protestanti  desiderano  veramente  1'unione  non  hanno  che  a 
passare  da  noi  con  armi  e  bagaglio,  senza  imporci  di  fare  dei  sacrifizii, 
di  mettere  condizioni  o  pretendere  delle  concession!.  «  E  tutto  questo 
certo  per  pura  grazia  e  mera  carita  cristiana !  » 

La  Sinodo  serba  si  rallegra  del  desiderio  dei  vecohi  Cattolici  di 
unirsi  alia  Chiesa  orientale,  e  giudica  che  si  devono  ammettere  al- 
1'unione,  poiche  avendo  essi  rinunziato  a  tutto  cio  ch'e  stato  causa 
di  divisione  nella  Chiesa,  (cioe  aH'autorita  del  Papa,  e  a  quanto  dal 
Papa  s'insegna)  e  avendo  per  fermo  sol  quanto  e  stato  deciso  dai 
sette  Concilii  General!,  per  questo  solo  i  vecchi  cattolici  son  rientrati 
nel  diritto  sentiero,  e  si  deve  pero  a  loro  facilitare  1'unione  colla 
Chiesa  ortodossa  !  Per  somma  bonta  poi  la  Chiesa  serba  finisce  di- 
cendo  chs  le  stesse  regole  ch'essa  traccia  un  po'  a  lungo  per  ricevere 
i  vecchi  cattolici,  si  possono  applicare  a  tutte  le  Chiese  separate 
che  domandano  di  unirsi  alia  Chiesa  Greca.  fi  degno  di  nota  che 
questa  benevolenza  della  Chiesa  serba  verso  i  vecchi  cattolici,  e" 
tutta  sua  propria,  giacche  tutte  le  altre  sono  di  opinione  diame- 
tralmente  opposta ! 

II  Montenegro  lu  seguito  perfettamente  le  idee  della  Chiesa  Russa, 
e  non  vi  e  nulla  d'aggiungere  sul  proposito. 

Dal  poco  citato  ognuno  puo  rendersi  ragione  della  mancanza  totale 
in  quelle  risposte  d'una  parola  qualunque,  di  una  frase,  anche  di  pas- 
saggio,  che  indicasse  almen  da  lontano  un  desiderio  sincere  d'un  rav- 
vicinamento  qualunque.  Ed  a  provare  che  nei  membri  di  quelle  sinodi 
non  e  germogliato  ancora  il  desiderio  sincere  dell'unione,  si  noti  1'am- 
mirabile  loro  risposta  all'ultimo  quesito  qual  e  quello  di  ammettere  il 
Calendario  corretto  invece  del  Giuiiano  ch'essi  seguono  tuttora.  Ec- 
cetto  la  Grecia,  la  quale  giudicando  piu  age  vole  1'attuazione  del  de- 
siderato  a  questo  proposito,  lascia  alle  singole  chiese  d'intendersi  su 
di  cio  e  stabilire  quello  ch'e  piu  conforme  ai  progressi  delle  scienze 
astronomiche,  tutte  le  altre,  qualunque  siano  le  riflessioni  che  vi  fanno 
di  sopra,  conchiudono  sempre  col  dire  che  religiosamente'  parlando, 
non  conviene  affatto  lasciare  il  Calendario  Giuiiano,  e  la  ragione  sot- 
tintesa  quale  sarebbe  mai?  Quella  precisamente  ch'  esse  intendono, 
cio&  a  dire  il  timore  che  1'ammettere  il  Calendario  Gregoriano  sarebbe 
pel  popolo  un  passo  verso  1'unione. 


630  CRONACA 

Non  si  creda  pero  che  questa  avversione  a  preparare  le  vie  alia 
unione  manifestata  dalle  varie  autorita  ecclesiastiche  delle  chiese  dis- 
sidenti,  sia  comune  alia  classe  piu  colta  e  intelligente  dei  singoli  paesi, 
perche  tutt'altro  sono  le  idee  e  i  desiderii  di  questi  tali ;  che  se  ta- 
luno  di  loro  praticamente  la  sente  coi  teologi  ortodossi,  cio  e  uni- 
camente  per  tema  che  il  potere  civile  perda  tutta  la  sua  autorita  sul 
potere  ecclesiastico,  cui  tiene  inceppato  e  asservito  a  tutti  i  suoi  ca- 
pricci.  Tutti  generalmente  vedono  e  riconoscono  1'avvilimento  delle 
chiese  autocefale  sotto  il  potere  dispotico  dello  Stato  che  le  governa,  ma 
a  causa  della  secolare  abitudine  non  tutti  ne  sentono  la  vergogna  :  il 
giorno  in  cui  la  parte  piu  sana  della  classe  dirigente  tanto  eccle- 
siastica,  quanto  civile,  provera  tutta  1'umiliazione  di  questo  stato 
di  cose,  sara  il  giorno  che  segnera  il  primo  atto  sull'  unione  delle 
chiese. 

3.  Se  si  dovesse  giudicare  di  una  nazione  dallo  stile  dei  suoi  gior- 
nali,  o  dalle  grida  di  alcuni  tribuui  della  plebe  che  hanno  avuto  la 
disgrazia  di  aver  rotto  lo  sciiinguagnolo,  senza  dubbio  che  deila  Grecia 
e  degli  Elleni  si  porterebbe  oggi  un  assai  sfavorevole  giudizio.  Presso 
i  savii  pero  non  &  stato  e  non  sara  mai  questo  il  criterio.  dei  loro 
giudizii.  ft  aesai  noto  il  fatto  del  rappresentante  di  S.  M.  il  Re  d'ltalia 
in  Grecia.  II  Sr.  Silvestrelli  mandd  al  suo  Governo  una  relazione  sullo 
stato  presente  della  Grecia.  In  questo  documento  il  S.'  Ministro  se- 
guendo  certi  scrittori  che  trovo  conformi  alle  sue  idee,  credette  dire,  il 
pane,  pane  e  il  vino,  vino.  II  Ministro  degli  Esteri  d'ltalia  giudico  oppor- 
tuno,  il  perche  vattelo  a  pesca,  di  far  quel  documento  di  ragione  pub- 
blica  e  lo  diede  alle  stampe.  Tardi  si  ma  pur  fmalmente  venn?  in 
conoscenza  anche  dei  Greci.  Fu  una  levata  di  scudi  generale  e  tra 
poco  avremmo  forse  avuto  una  seconda  Lepanto  ;  tutti  i  giornali  d'un 
soldo  ebbero  articoli  gentilissimi  all'  mdirizzo  del  ragazzo  di  scuola 
che  avea  imparato  solo  a  riscaldare  le  panche,  al  maccarone  che  avea 
insultato  la  Grecia,  ai  fanfaroni,  ai  Caldbresi,  ai  Caserii  suoi  compa- 
triotti:  e  cosi  gli  davano  1'addio  con  un  calcio  sonoro:  xVfCO  16 
xaieu65co  jxe  pla  xXwiaca  aou  xavo),  per  mandarlo  dove?  Alia  capitale 
delle  maccaronate,  a  Roma,  %aiev68to  yea  TTJSV  Pwfxrj  —  T^?  Maxa- 
povca?  K6jJ,ir].  —  E  come  se  tanta  garbatezza  di  stile  e  gentilezza  di 
maciere  non  toccasse  1'apice  dell'urbanita,  si  arrivo  pei\sino  ad  invitare 
il  rappresentante  italiano  ad  andarsene  altrove.  Con  quanta  prudenza 
«  tatto  da  diplomatico  veramente  non  sapremmo  dire,  a  badare  ai  fatti 
suoi,  perch&  correa  pericolo  di  essere  lavato  nelle  strade  di  Atene  con 
quell'aequa,  di  cui  egli  neila  sua  relazione  dicea  di  mancare  le  citta 
greche!  Domanderebbe  csrto  un  po'  troppo  chi  domandasse  pruove  piu 
chiare,  piu  concludenti,  piu  perentorie  di  queste  per  dimostrare  che 
il  signer  Silvestrelli  si  e  ingannato,  nel  dar  alia  Grecia  per  vicina  1'Al- 


CONTEMPORANEA  631 

bania,  nel  dire  che  1'aria  delle  citta  e  malsana  per  mancanza  di  acqua 
potabile,  che  le  comunicazioni  interior!  son  assai  irregolari  ecc.  ecc.ecc., 
e  noi  siamo  piecamente  convinti  che  il  gia  Ministro  d'ltalia,  dietro  le 
lezioni  datagli  dai  giornali  d'Atene,  siasi  avveduto  del  grande  errore 
eommesso  nella  sua  relazio^e,  asserendo  che  i  Greci  di  oggi  non  har.no 
pifi  nulla  degli  antichi  Elleni,  e  sara  parti  to  colla  convinzione  pro- 
fonda,  ch'essi  sono  quelli  stessi  in  carne  ed  ossa.  Ma  il  Governo  di 
S.  M  il  Re  d'ltalia,  che  cosi  ieggermente  espone  il  suo  rappresen- 
tante  in  Atene  a  simili  villanie  ? 

Non  si  sa  proprio  quello  ch'esso  ha  fafcto  in  via  diplomatics ;  si 
contentera  probabilmente  della  rispoata  indiretta  data  alia  Grecia  no- 
minando  il  commendatore  Silvestrelli  suo  ambasciatore  in  Ispagna,  o 
aitrove,  e  facendosi  rappresentare  in  Atene  dal  suo  Ministro  presso  il 
Montenegro!  E  il  Governo  di  S.  M.  il  Re  Giorgio  di  Grecia?  Si  au- 
surra  tra  le  quinte  che  non  e  tanto  soddisfatto  di  aver  domandato  al 
Governo  italiano  il  cambiamento  del  Ministro  Silvestrelli  per  simili  fa- 
cezie ;  ma  c'e  chi  crede  che  il  suo  segreto  e  maggior  cordoglio  si  e"  quello 
di  aver  fatte  buone  le  ragazzate  della  studentesca,  la  quale  aizzata  dai 
giornali  patrioUici  che  fanno  la  corte  al  gig.  Cazazi,  rninacciava  di- 
sturb! e  offese  al  rappresentante  d'  Italia  ;  e  fu  per  avventura  onde 
evitare  questi  grossi  marosi,  che  si  decise  forse  a  malincuore  a  far 
cio  che  non  avrebbe  voluto  fare.  Quale  sara  la  verita  ? 

4.  Ne  si  creda  poi  che  i  timori  fossero  del  tutto  infondati,  poiche 
da  qualche  tempo  in  qua  gli  egregi  student)  dell'Universita  si  appro- 
priarono  il  diritto  del  veto;  ed  e  un  bel  vederli  occuparsi  di  tutti  e 
di  tutto,  fuorche  forse  df  gli  studii  pei  quali  vengono  dalle  Province. 
Cosi  li  abbiam  visti  insanguinare  le  strade  di  Atene  per  sciogliere  una 
quistione  biblica,  qual'era  la  traduzione  in  greco  volgare  del  sacro 
Testo.  Un  punto  importante  di  arte,  qual  era  la  scelta  d'un  locale  ar- 
tiatico  per  Terezione  di  un  monumento  al  generale  Colocotroni,  fu 
deciso  a  forza  di  dimostrazioni  universitarie.  Che  volete  di  piu?  Nel 
novembre  passato  anche  la  filologia  e  il  teatro  rischiarono  di  passare 
nel  dominio  delle  dimostrazioni  universitarie.  Figurarsi  !  L'  impresa 
del  Teatro  Reale  di  Atene  avea  commesso  a  man  ealva  il  sacrilegio 
di  tradurre  in  greco  volgare  e  di  mettere  nel  suo  repertorio  la  grande 
opera  di  Eschilo,  YOreste;  i  signori  dell'Universita  si  alzarono  a  vin- 
dici  delFoltraggiato  autore  ;  si  fece  un  baccano  da  forsennati,  inter- 
venne  la  polizia  e  1'esercito,  poiche  invano  si  vuol  fare  credere  al 
popolo  che  sotto  la  pelliccia  dell'idioma  popolare,  si  nasconde  1'orso 
bianco  dello  Slavismo,  e  non  mancarono  morti  e  feriti  :  e  tutto  cio 
per  la  lingua  di  Eschilo !  E  poi  viene  il  sig.  Silvestrelli,  e  al  chiaror 
di  questi  fatti^  ci  viene  a  can  tare  che  nelle.vene  dei  greci  di  oggi, 
non  corre  piu  il  sangue  degli  antichi  elleni !  Ecco  perche  secondo 


632  CRONACA 

alcuni  il  prudente  Ministro  degii  Esteri,  temendo  che  il  Rappresen- 
tante  d'una  grande  potenza  incorresse  la  sorte  del  sagrileghi  tradut- 
tori  deirOresto,  dimando  che  lo  si  richiamasse,  anche  a  costo  di  ve- 
derlo  ricompensuto  del  suo  sagrilegio. 

5.  Non  e  a  dire  di  qual  segreta  gioia  fosse  stato  inondato  il  cuore 
di  certi  teologi  greci  al  leggere  la  risposta  unanimemente  negativa 
delle  Chiese  dissidenti  BulPunione  colla  Chiesa  Cattolica  :  alcuni  si 
sforzarono  invano  di  tenerla  rinchiusa  nelPanimo  loro,  e  qualche  scin- 
tilla ne  usci  qua  e  la  nei  Periodici  greci.  Un  tale  teologo  ortodosso, 
canta  proprio  1'inno  del  trionfo,  e  nientedimeno  scelse  un  peiiodico 
internazionale,  il  «  Messager  d'Athenes  »  per  provare  che  quelle  Chiese 
ebbero  ragione  di  cosi  rispoadere,  per  provarlo,  dico  io.  con  una  esu- 
beranza  di  scrittura  sacra,  di  testi  di  santi  Padri,  di  asserti  della  tra 
dizione  proprio  da  trasecolare.  Affe,  dice  il  teologo  citando  un  tai 
passo  di  quelle  risposte,  1'unione  e  impossible,  perche  dopo  la  se- 
parazione  delle  Chiese  voi  avete  impastate  tante  dottrine  che  puz- 
zano  di  eresia,  che  sono  uno  sfregio  alia  coscienza,  un  ceppo  e  una 
pastoia  alia  liberta;  un  insulto  aH'anima  umana!  Yoi,  Cattolici,  avete 
soppresso  le  Chiese  nazionali,  per  alzare  sulle  loro  ruine  la  grandezza 
della  Chiesa  romana,  a  danno  della  liberta  dei  popoli.  Yoi  avete  dato 
a  questa  Chiesa  un  Capo  visibile,  mentre  che  noi  non  riconosciamo 
che  un  solo  Capo,  Q-esu  Cristo;  e  per  far  1'opera  perfetta  voi  avete 
dato  a  questo  Capo  1'  infallibilita,  la  quale  appartiene  solo  alia  Chiesa. 
E  come  se  tutto  cio  non  fosse  stato  bastevole,  per  alUrgare  ancora  piu 
il  baratro  che  separa  le  due  Chiese,  voi  avete  create  il  domma  del- 
1' Immacolato  Concepiinento  di  Maria,  gia  stato  condannato  niente  di 
meno  che  da  G-esu  Cristo,  la  dove  disse :  0  Donna  che  cosa  havvi  di 
comune  tra  noi  due  ?  (loan.  II,  4). 

E  di  tutte  quecjte  enormita  dove  sono  le  prove  che  le  dimo- 
strano  e  le  conferinano?  Restarono  tutte  nella  penna  dell'  erudito 
teologo  !  Basta  ch'egli  asserisca,  e  tutto  e  bello  e  ben  provato.  E 
cosi  si  risponde  agP  innumerevoli  e  sapientissimi  volumi  dettati  nel 
corso  di  tanti  secoli  da  somini  intelletti  teologici,  per  ischiarire,  per 
provare,  per  confermare  al  lume  della  Scrittura,  dei  Padri,  della  tra- 
dizione  e  della  ragione,  i  due  dommi  dell' Infallibilita  e  deH'Imma- 
colata  Concezione;  che  se  almeno  il  teologo  greco,  avesse  sospettata 
1'esistenza  di  queste  Opere !  Certo  a  questo  conto  si  fa  presto  ad  avere 
la  laurea  di  teologo.  Che  dire  poi  delle  altre  asserzioni  senza  prova  : 
c  La  Chiesa  greca  non  fu  mai  una  dipendenza  spirituale  della  Chiesa 
Cattolica  romana  »  —  «  La  Chiesa  greca  die  organismo  e  disciplina  al 
Cristianesimo ;  al  cristianesimo  ch'  e  opera  tutta  dei  pensatori  della 
Grecia  >  —  «  La  Chiesa  greca  doto  il  Cristianesimo  del  suo  glorioso 
simbolo,  il  quale  e  come  il  suo  Statute,  nel  Concilio  di  Nicea  ».  Che 


CONTEMPORANEA  633 

dovizia  di  asserzioni,  Signer  Teologo  !  le  Scuole  per 5  dicono  che  quod 
gratis  asseritur,  gratis  negatur.  E  per  6  alle  prove,  date  di  mano  alle 
Scritture,  ai  SS.  Padri,  ai  Concilii,  alia  tradizione,  alia  storia,  alia 
ragione,  provateci  quanto  avete  asserito,  e  ve  ne  saprem  grado. 

Da  questa  maniera  cosi  facile  di  tutto  asserire  senza  nulla  pro- 
vare,  si  scorge  chiaro  quale  gravissimo  inciampo  incontra  nelle  masse 
non  avvezze  a  dubitare  e  ad  esaminare  1'  idea  delPUnione.  Quindi  la 
necessita  d'  istruire  il  popolo  come  da  un  secolo  in  qua  si  e  fatto  in 
Inghilterra  con  tanto  felice  successo,  con  iscritture  semplici  e  peric- 
diche  sparse  a  larga  mano  e  sia  pure  gratuitamente,  le  quali  pur  illu- 
minando  o  confermando  i  cattolici  nelle  loro  credenze,  farebbero  co- 
noscere  la  verita  ai  fratelli  dissident!,  e  diradando  amichevoltnente 
le  tenebre  da  tanti  secoli  e  da  tanti  scritti  malevoli  addensate  attorno 
a  loro  preparerebbero  infallibilmente  la  via  alia  desiderata  unione, 
alia  quale  aspirano  tutte  le  anime  mosse  dal  vero  spirito  cristiano. 


6IAPPONE  (Nostra,  Corrispondema  straordinaria) .  Antiche  memorie  della 
Religions  cristiana  predicata  gia  in  Giappone  da  S.  Francesco  Saverio. 
—  Stato  presente  del  progress©  intellettuale  in  quell' impero.  —  La  ci- 
vilta  europea  accettata,  tranne  il  cristianesimo.  —  Condizioni  di  quella 
Chiesa  e  di  quelle  Missioni.  —  Grave  pericolo  per  1'avvenire  religiose 
del  Giappone  e  della  Cina. 

Kyoto,  3  Dicembre  1903. 

Oggi  e  la  festa  dell'Apostolo  del  Giappone,  e  il  mio  pensiero  vola 
costi  con  un  festoso  saluto  da  quella  citta,  che  fu  una  volta  visitata 
da  S  Francesco  Saverio,  per  ottenere  dall'imperatore  del  Giappone, 
il  Mikado,  che  favorisse  la  predicazioae  del  Yangelo.  Kyoto  4  e  la 
capitale  antica  del  Giappone,  il  centro  della  vita  religiosa  e  politica 
nel  secolo  XVI.  Quando  il  Santo  ci  venne  la  prima  volta  signoreggiava 
nella  citta  la  setta  dei  bonzi  coi  suoi  magnifici  e  ricchi  monasteri ;  e 
se  a  Francesco  non  riusci  d'ottenere  1'accesso  presso  il  Mikado,  tanto 
meno  egli  pote  vincere  1'opposizione  dei  bonzi,  quando  egli  principio 
a  predicare  per  le  strade  di  Kyoto.  Ma  dopo  dieci  anni  maturarono 
i  frutti  delle  apostoliche  fatiche,  e  qui  nella  cittadella  del  buddismo 
giapponese  la  Chiesa  celebro  il  suo  primo  solenne  trionfo,  quando  il 
P.  Yilela  seguendo  le  orme  del  Santo  incomincio  a  predicare  per  le 
medesime  strade  di  Kyoto  e  convert!  uno  dei  bonzi  pi.u  rinomati 
della  citta. 

1  AI  tempo  degli  antichi  Padri   gesuiti  era   chiamata    Miyako  :    la 
parola  Meaco  del  Breviario  significa  citta  capitale. 


634  CRONACA 

Queste  rimeinbranze  mi  tornavano  in  mente  meatre  io  nella  chiesa 
consacrata  al  gran  Saverio  celebrava  i  divini  misteri  alia  presenza 
del  discenclenti  di  qne^li  stessi  abitanti,  ai  quali  una  volta  parlava 
il  Saverio,  e  mentre  passeggiavo  col  parroco  di  Kyoto  per  quelle 
stesse  strade. 

Ma  purtroppo  corne  e  mutalo  il  suo  aspetto !  allora  era  una 
chiesa  fiorentissima  e  piena  di  speranze,  ora  e  una  missione  che  dura 
fatica  a  virere.  E  coloro,  ai  quali  il  OHappone  costo  tan  to  sangue, 
sono  ora  quasi  forestieri  nella  missione ;  si  forestieri,  benche  mi  sia 
duro  usar  quest'espressione,  perche  io  dappertutto,  sia  presso  1'Arci- 
vescovo  e  il  Yescovo,  sia  presso  i  Missionari,  sono  stato  trattato  sempre 
con  carita  cosi  cordiale  come  se  mi  trovassi  in  mezzo  ai  miei  stessi 
fratelli.  Io  ebbi  molto  a  consolarmi  quando  intesi  dai  Padri  delle 
Missions  fitrangeres,  che  ancora  oggi  si  coaser^ano  molte  memorie 
delle  apostoliche  fatiche  dei  primi  Missionarii  qui  nel  OHappone.  Un 
vecchio  missionario  mi  raccontava  che  e  veramente  da  stupire,  come 
si  sono  conservate  le  tracce  di  tali  fatiche  in  tutto  il  Giappone  del 
sud  e  dei  centro,  fioo  nei  luoghi  plu  remoti,  e  sono  rirnaste  nelle 
famiglie  come  ereiita  tramaadate  di  geaerazione  in  generazione.  Le 
famiglie  gia  da  lungo  tempo  sono  ridiventate  pagane,  ma  in  esse 
vengono  conservati  come  un  idolo  misterioso  gli  oggetti,  anche  co- 
muni,  appartenuti  gia  ai  Padri  antichi.  Cosi  p.  e.  una  famiglia  cu- 
stodiva  ancora  una  tazza  che  chiamava  Pateren-nabe  la  tazza  del  Pa- 
dre (da  Nab&  che  in  giapponese  sigaifica  tazza  e  Pateren,  Padre). 
Probabilmente  durante  la  persecuzione  il  Padre  la  lascio  in  quella 
famiglia,  che  allora  era  cristiana,  e  quando  fu  fatto  prigione,  rimase 
la  tazza  come  una  santa  reliquia  in  eredita  ai  discendenti.  Ora  quando 
in  questa  famiglia  oggi  diventata  pagana,  alcuno  si  ammala,  gli  si 
da  a  bere  coa  la  tazza  del  Padre. 

Nel  celebre  castello  di  Nagoya  (oggi  caserma)  si  trovano  due  sale 
interamente  piene  di  memorie  di  Shogun  Yeyasu,  che  ebbe  una  volta 
residenza  in  questo  castello.  Yeyasu  (il  Taifusama  del  Breviario)  era 
nel  primo  decennio  del  suo  regrio  beae  affetto  verso  i  Padri.  In  una 
di  queste  sale  si  trova  un  paravento  con  pitture  che  allora  apparte- 
neva  a  Yeyasu.  Le  pitture  rappresentano  un  science  omaggio  offerto 
dai  grandi  del  paese  al  potente  Yeyasu  in  una  festevole  ricorrenza. 
E  in  mezzo  a  q'lesti  grandi  si  vedono  due  Padri  che  apertamente  si 
riconoscono  dai  loro  abito  religioso  di  color  nero  e  dai  largo  cappello. 
Immenso  fu  il  lavoro  della  Compagnia  nel  Q-iappoae  fino  al  suo 
ultimo  respiro.  Basterebbe  solo  il  leggere  1'  ultima  opera  scritta  su 
cio :  «  The-  Christian  Daymyos ;  A  century  of  religious  and  political 
history  in  Japan  1549-1650,  Tokyo  1903  ».  (/  Prineipi  cristiani  del 
Giappone,  ecc.),  per  vedere  che  cosa  sarebbe  avvenuto  del  Q-iappoae 


CONTEMPORANEA  635 

89  non  erano  quelle  terribili  persecuzioni,  che  distrussero  interamente 
la  nostra  Religione.  In  un  secolo  solo  gia  contava  la  nostra  Religione 
non  meno  di  66  principi  cristiani,  e  non  pochi  erano  vero  modello 
di  cristiana  annegazione  quando  scoppio  la  procella. 

E  oggi  il  Giappone  s'avaaza  con  passi  giganteschi  nella  cultura 
del  popoli  occidental!,  e  la  vita  intellettnale  vi  fa  rapidi  progress!  in 
ogni  ramo  di  scienza.  Non  meno  di  20000  giovani  giapponesi  fre- 
quentano  le  scuole  superiors,  in  parte  private,  in  parte  dello  Stato. 
Ma  in  queste  scuole  s'  educa  una  generazione  senza  religione,  che 
forma  1'avvenire  del  Giappone,  una  generazione  che  ha  presa  tutta 
la  cultura  dei  popoli  cristiani  dell'Occidente,  eccetto  Gesu  Cristo,  e 
percio  va  avanti  senza  il  cristianesimo. 

Ora  di  fronte  a  questo  slancio  impetuoso  la  Chiesa  cattolica,  in 
Giappone  nelle  condizioni  in  cui  si  trova  presentemente  cola,  e  sfor- 
nita  di  persone  e  di  mezzi  sufficient!  alia  vastita  dell'  iinpresa.  Du- 
rante  il  mio  soggiorno  a  Tokyo  io  ebbi  molte  opportunity  di  vedere 
dei  Missionari  piu  insigni,  e  alcuni  convertiti  di  gran  rnerito,  che 
sono  professori  all'Universita ;  e  udire  il  loro  giudizio  sopra  lo  stato 
della  religione  cattolica  nel  Giappone.  Tutti  s'accordavano  in  tal  giu- 
dizio. Simile  e  anche  1'opinione  Concorde  di  altri  uomini  —  intendo 
principalmente  i  cattolici  convertiti  dell'Universita  di  Tokyo  —  che 
la  Chiesa  cattolica  avrebbe  qui  un  gsgantesco  problema  da  sciogliere, 
che  essa  potrebbe  e  dovrebbe  adempiere  una  missione  di  suprema 
importanza.  II  Giappone  e  fatto,  diro  cosi,  per  1'ufflcio  d'apostolo  : 
un  Giappone  cristiano  potrebb'  essere  I'apostolo  di  tutto  1'  estremo 
Oriente.  L'energia,  il  coraggio  che  si  spinge  sempre  avanti,  lo  spi- 
rito  di  sacrifizio,  ond'e  dotato  questo  popolo,  sono  quelle  qualiti  che 
gli  assicurano  una  potente  missione  civilizzatrice  nell' Oriente.  Gia 
ora  predomina  in  Cina  un  potentissimo  movimento  per  mettere  i  ci- 
nesi  a  parte  della  cultura  occidentale,  che  il  Giappone  in  breve  tempo 
s'e  appropriata. 

Ora  nella  poderosa  corrente  che  trae  si  energicamente  il  Giappone 
alia  cultura  europea,  si  possono  riscontrare  le  stesse  virtu,  che  gi& 
risplendettero  nel  sec.  XVI,  quando  per  la  prima  volta  il  Giappone  ve~ 
niva  in  contatto  colla  medesima,  cio&  1'istesso  entusiamo  e  annega- 
gazione,  1'istessa  risolutezza,  1'istessa  tenacita. 

Con  questa  differenza  perd,  che  mentre  queste  si  lodevoli  qualita 
allora  servivano  £.1  piu  alto  ideale,  ora  purtroppo  sono  a  servizio  d'un 
movimento  privo  di  religione  e  anticristiano.  Nel  che  appunto  ^  ri- 
posto  un  tremendo  pericolo,  non  solo  per  1'avvenire  della  Chiesa  del 
Giappone,  bensi  anche  per  1'avvenire  della  Chiesa  della  Cina.  Impe- 
rocche  il  cinese  se  1'  intendera  sempre  meglio  col  giapponese  che  col- 
1'europeo,  essendo  essi  entrambi  asiatici.  II  cinese  cerchera  piuttosto 


636  CRONACA 

nel  giapponese  che  nell'europeo  1'  intermediario  che  deve  comunicargli 
la  civilta  europea.  Un  Giappone  irreligioso  e  anticristiano,  quale  peda- 
gogo  della  Cina  e  trasmetthore  delle  invenzioni  del]' Occidente,  e  il 
piu  grave  pericolo  che  sovrasta  ai  gran  problema  religiose  del  lontano 
Oriente.  Epperd  e  questione  vitale  per  1'avvenire  della  Chiesa  dell'Asia 
orientale,  di  metter  mano  presto  e  risolutamente  a  ricondurre  il  Giap- 
pone a  Cristo. 

II  Giappone  vuole  appropriarsi  tutti  i  lavori  intellettuali  dell'Oc- 
cidente,  filosofia,  etica,  e  perfino  la  teologia.  Questo  movimento  e  en- 
trato  nella  stessa  classe  dei  bonzi  si  ricca  e  si  potente.  I  diversi  chiostri 
m-mdano  i  giovani  di  miglior  ingegno  all'Universita  di  Tokyo  ad  ap- 
prendervi  non  solo  1'inglese  e  il  tedesco,  ma  per  ascoltare  ancora  dai. 
professori  protestanti  nei  seminari  evangelici  di  Tokyo  la  dommatica, 
1'esegesi  e  1'etica  dei  protestanti.  Al  presente  1'evangelico  tedesco  pa- 
store  Oswald  nelle  sue  lezioni  sopra  1'  Epistola  ai  Romani  ha  di  nuovo 
parecchi  bonzi  tra  i  suoi  uditori.  Questi  bonzi  poi  tornano  nelle  loro  co- 
munita  per  diventare  professori  alia  loro  volta  ;  e  al  presente  nelle 
case  dei  bonzi  si  coltiva  non  solo  filosofia,  ma  anche  dommatica  ed 
esegesi.  In  uno  dei  piu  grandi  monasteri  dei  bonzi  in  Nagoya  si  fanno 
da  un  bonzo  lezioni  sopra  le  lettere  di  S.  Paolo,  a  un  dipresso  come 
nelle  nostre  Universita  si  spiega  qualche  scritto  della  religione  bud- 
dista.  Ma  lungi  dall'avvicinarsi  in  tal  guisa  il  Giappone  al  cristiane- 
simo,  esso  ne  viene  invece  piuttosto  allontanato.  Perche  gli  unici  dai 
quali  i  Giapponesi  apprendono  a  conoscere  la  dommatica  cristiana  e 
1'esegesi,  sono  appunto  i  predicanti  evangelici.  E  quegli  esercitano 
sul  Giappone  un  influsso  addirittura  anticristiano.  Poiche"  se  sono  in- 
glesi  e  americani,  non  hanno  affatto  alcuca  cultura;  se  poi  sono  evan- 
gelici tedeschi,  allora  sono  gente  che  non  crede  punto  alia  divinita 
di  Cristo  ecc.,  in  una  parola  gente  sul  tipo  Harnack. 

A  questa  corrente  anticristiana  che  predomina  la  parte  principale 
del  gran  risorgimento  intellettuale  del  Giappone  la  Chiesa  non  pud 
tener  fronte.  Le  mancano  le  forze  e  i  mezzi.  Solo  la  Santa  Sede  puo 
venire  in  aiuto.  Yolesse  il  cielo  che  fosse  mandate  un  uomo  di  molta 
vaglia  e  di  molta  influenza,  qui,  in  questo  lontanissimo  Oriente,  in 
Cina,  e  innanzi  tutto  in  Giappone,  per  studiarvi  a  fondo  le  condi- 
zioni  e  darne  esatto  conto  alia  S.  Sede. 

Frattanto  ho  pensato  che  1'  interesse  per  il  glorioso  periodo  del 
cristianesimo  nel  Giappone,  tuttora  vivo  fra  noi,  dovesse  procacciare 
un  postioino  anche  a  queste  poche  linee.  II  gran  problema  che  S.  Fran- 
cesco Saverio  collo  sguardo  g^niale  d'  un  apostolo  mondiale  e  d'  un 
santo  affrontd  nella  meta  del  sec.  XYI  e  che  poi  i  suoi  confratelli 
cosi  gloriosamente  sostennero,  entra  ora  al  principiar  del  secolo  XX 
in  una  nuova  fase  di  molto  maggior  rilievo  per  la  chiesa  di  Dio. 


CONTEMPORANEA  637 

Possano  anche  per  1'avvenire  del  Giappone  e  della  Cina  avere  effetto 
le  belle  parole  del  S.  Padre  instaurare  omnia  in  Christo !  Allora  sara 
con  verita  chiamato  Giappone,  vale  a  dire  Paese  del  sole  nascente,  che 
cosi  appunto  suona  il  suo  nome  nel  nostro  linguaggio. 

E  tempo  di  far  qualcosa,  avanti  che  sia  troppo  tardi :  e  il  troppo 
tardi  pno  essere  da  un  moniento  all'altro.  Intanto  &  certo  che  il  Giap- 
pone, nella  sua  tendenza  a  imitare  in  ogni  cosa  dietro  resempio  del- 
1'Europa,  gia  si  risente  del  nuovo  Kulturkampf  francese,  sotto  molti 
riguardi.  Qui  nell'Oriente,  cattolico  si  ha  come  sinonimo  di  francese;  i 
cattolici  tedeschi  sono  finora  si  ai  Giapponesi  che  ai  Cinesi  come  un  x 
incognita.  Tutto  quello  che  non  £  francese  per  loro  non  e  cattolico. 

E  interessante  sapere  quello  che  mi  disse  il  primo  membro  del- 
1'Archidiocesi  di  Tokyo,  1'arciprete,  che  si  trova  dall'anno  1867  nel 
Giappone  :  «  E  una  disgrazia,  mi  diceva,  per  la  Chiesa  Cattolica  del 
Giappone,  che  essa  si  trovi  solo  nelle  mani  del  francesi.  E  le  sole 
Missions  $(rangeres  (alle  quali  egli  stesso  appartiene)  sono  insufficient! 
al  bisogno.  Sarebbe  una  benedizione  per  il  Giappone  che  pure  la  Ger- 
mania  cattolica  potesse  pigliar  parte  all'opera  della  Missione  nel  Giap- 
pone >.  E  poi  P  istesso  Padre  aggiungeva  :  «  La  Germania  cattolica 
avrebbe  anche  per  questo  molta  imporfcanza,  perche  la  cultura  supe- 
riore  del  Giappone,  in  ispecie  la  sua  filosofia  e  1'etica,  si  trovano  in 
sostanza  sotto  PinfLusso  dell'Qniversita  tedesche*.  Ne  questo  Padre 
&  solo  in  tal  sentimento,  perche  parecchi  dei  Missionari  piu  stimati 
mi  parlarono  sull'istesso  tenore. 

Chiudo  la  mia  lettera  nella  speranza  che  Pattenzione  del  mondo, 
rivolta  in  questi  momenti  con  si  vivo  interesse  alle  condizioni  gene- 
rali  dell'  estremo  Oriente,  debba  fruttare  pure  al  bene  spirituale  di 
questa  intelligente  nazione. 

J.  D. 


OPE  RE  PERVENUTE  ALL  A  DIRE  ZI  ONE 


Annuaire  de  I'Universite  catholique  de  Louvain  1904.  Soixante-hui- 
tieme  annee.  Louvain,  Van  Linthout,  16°,  XXXIV  500  p. 

Antologia  periodica  di  Letteratura  e  d'Arte,  direttori  A.  NANNELLI 
c  A.  GILARDI.  Anno  I,  n.  2.  Firenze,  tip.  domenicaria,  1904.  8°,  p.  49-64. 
Prezzo  di  associazione  L.  5. 

1  Non  essendo  possibile  dar  oonto  delle  molte  opere,  che  ci  vengono  Inviate,  con  quell* 
soil  eel  Incline  che  si  vorrebbe  dagli  egregi  Antori  e  da  not,  ne  diamo  intanto  nn  annunzlo 
sommario  che  non  importa  alcnn  gladizio,  riserbandooi  di  tornarvi  sopra  a  second*  dell'op- 
portnnita  e  dello  spazio  conoesso  nel  periodloo. 


638  OPERE 

Atti  e  raemorie  della  Societa  storica,  letteraria  ed  artistica  della 
Mirandola  pubblicati  per  cura  del  dott.  FRANCESCO  MOLINARI,  presidente 
della  Societa  stessa.  Fase.  2.  Anni  accademici  1900-901;  1901-902.  Mi- 
randola, Cagarelli,  1903,  8°,  62  p. 

Balestri  I.  0.  S.  A.  Sacrorum  Bibliorum  fragmenta  copto-sdhidica. 
Musei  Borgiani.  III.  Novum  Testamentum.  Romae,  Polyglotta,  1904,  4°, 
L£VIII-512,  p.  L.  60.  Vendibile  presso  1'editore,  via  S.  Uffizio  1,  Roma. 

Bas  G.  Nozioni  di  canto  gregoriano.  Roma,  Desclee,  1904,  16°,  34  p. 

Baunard,  mgr.  L' Evangile  du  pauvre.  Troisieme  ed.  revue  et  augm. 
Paris,  Poussielgue,  1904,  16°,  XX-354  p.  Fr.  3,50. 

Bolo  H.,  abbe.  Introduction  a  la  vie  bienfaisante.  3^m»  ed.  Parisy 
Poussielg-ue,  1904,  16°,  366  p.  Fr.  3,50. 

Bremond  H.  Le  Bienheureux  Thomas  More.  (1478-1535)  (Les  Saints)- 
Paris,  Lecoffre,  1904,  16°,  VIII-196  p.  Fr.  2. 

Calmes  Th.  L'Evangile  selon  Saint  Jean.  Traduction  critique ;  in- 
troduction et  commentaire.  Paris,  Lecoffre,  1904,  8°,  XVI-488  p. 

Catechismo  liturgico  tratto  dal  Catechismo  delle  Ceremonie  della 
S.  Cln'esa  pubblicato  per  ordine  del  card.  Mermillod.  Roma,  Desclee, 
1904,  16°,  160  p.  Cent.  60 

Daraz  T.  Speranze,  timori,  proposte  sulla  Questione  romona.  Tre- 
viso,  Longo,  1904,  16°,  144  p  L.  1. 

De  Kerval  L.  Sancti  Antonii  de  Padua  vitas  duae  quarum  altera 
hucusque  inedita.  Edidit,  notis  et  commentario  ill.  L.  DE  KERVAL.  (Coll. 
d' 'etudes  et  de  documents  V).  Paris,  Fischbacher,  1904,  8°,  XVI,  316  p. 
Fr.  10. 

Fonsegrive  G.  Mariage  et  union  libre.  Paris,  Plon,  1904,  16°,  396  p. 
Fr.  3,50. 

Gibier,  ab.  Le  obbieziont  contemporanee  contro  la  Religione  (Con- 
ferenze  agli  uomini).  Serie  prima.  Conferenze  tenute  durante  il  1902 
alia  Messa  degii  uomini  in  Orleans.  Traduzione  di  ELISEO  BATTAGLIA. 
Parigi,  Lethielleux,  1904,  16°,  372  p.  L.  4. 

Howard  Walter  and  Langton  E.  G.  Brown.  The  hereford  Bre- 
viary,  edited  from  the  Rouen  edition  of  1505  with  collation  of  manu- 
scripts. I.  Psalterium,,  Commune,  Sanctorum,  Tejitporale  (Henry  Bradshan 
Society  XXVI)  St.  Martin's  Lane,  Harrison,  8°,  XXIV-480  p. 

Le  Bachelet  P.  X.  M.,  S.  J.  L' Immaculee  Conception.  (Science  et 
Religion}.  Paris,  Bloud,  1903,  16°,  66  ;  64  p. 

Lindblom  A.  Akter  rorande.  Arkebiskopsvalet  i  Uppsala  1432,  samt 
striden  darom  mellan  konung  erik  och  Svenska  Kyrkan.  Uppsala, 
Wretmans,  1903,  8°,  XIV-1&2  p. 

Lugano  P.  M.  Origine  e  primordi  dell' Ordine  di  Montoliveto.  Com- 
mentario storico.  (Spicil.  Montolivetense).  Apud  ed.  in  Abbatia  Septimnia- 
nensi  prope  Florentiam,  1903,  8°,  196  p. 

Lundstr6m  H.  KyrkohistorisU  Arsskrift.  (Skrifter  utgifna  af  Kyr- 
kohist.  Foreningen.  I:  4).  Stockolni,  Norstedt,  1903,  8°,  IV-476  p.  —  Detto. 
Svenska  Synodalakter.  Efter  1500  —  talets  ingang.  Upsala,  Wretmans, 
1903,  8°,  80  p. 

Maciiiai  L.  L'anima.  Apologetica.  Roma,  Desclee,  1904.  16°,  62  p. 
L.  0,60. 


PERVENUTE   ALLA   DIREZIONE  639 

Maffi  P.,  arciv.  di  Pisa.  Scritti  varii.  Siena,  Biblioteca  del  Clero, 
1904,  8°,  550  p.  L.  5. 

Razzi  S.,  O.  P.  La  sforia  di  Ragusa,  preceduta  dagli  appunti  bio- 
grafico  critici  del  P.  Lodovico  Ferretti  0.  P.,  con  introduzione,  note  e 
^appendice  cronologica  del  Prof.  G.  Gelcich.  Dubrovnik,  Pasarica  1903, 
16°,  411-310  p.  Corone  4. 

Rendiconti  e  memorie  della  JR.  Accademia  di  scienze,  lettere  e  arti 
degli  Zelanti.  Acireale.  Ser.  3.*  II.  1902-903.  Memorie  della  classe  di  let- 
tere e  arti.  Acireale,  tip.  orario  delle  ferrovie,  1903,  8°,  106  p.  L.  5. 

SS.  Bibliorum,  fragmenta  copto-sahidica.  Musei  Borgiani.  III.  Ta- 
bulae. Roma,  Danesi,  4°,  40  tav. 

Veuillot  L.S.te  Germaine  Cousin  (1579-1601)  completee  par  FRANCOIS 
VKUILLOT.  (Les  Saints}.  Paris,  Lecoffre,  1904,  16°,  IV-200  p.  Fr  2. 

Wickham  Legg  I.  The  Clerk's  Book,  of  1549.  (Henry  Bradshaw  So- 
ciety XXV).  London,  Harrison,  1903,  8°,  LXIV-138  p. 

Zanei  G.  II  Canopo  nella  villa.  «  Aelia  Hadriana  Tiburtina  »  in  re- 
lazione  al  culto  delle  divinita  alessandrine  nel  mondo  greco-romano. 
Rovereto,  Grandi,  1903,  8°,  56  p. 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varieta.  —  COISSAC  G.  M.  La  Eussie  et  leu 
Russes  (Bill,  des  conferences  11)  Paris,  Bonne  Presse,  16°,  46  p.  L.  0,30.  — 
DES  GERBES  L.  La  Divine  Enfance  de  Jesus.  (Bibl.  des  conferences  2).  Paris, 
Bonne  Presse,  16',  36  p.  L.  0,30.  —  DE  SAINT-ELLIER  L.  La  peste  antire- 
ligieuset  Reponse  a  «  La  peste  religieuse  »  de  Tallemand  Jean  Most.  (Apolog. 
contemp.).  Paris,  Bonne  Presse,  16°,  48  p.  L.  0,35.  —  DES  GERBES  L.  a  vie 
puUique  de  Jesus.  Conferences.  (Bibl.  d.  Conferences).  Paris,  Bonne  Presse,  16°, 
40  p.  Cent.  30.  —  GUALDO  F.  Ignis  ardens.  Ode.  Venezia,  Sorteni  e  Vidotti, 
1904,  8°,  28  p.  —  L'AME  HUMAINE  par  un  Missionnaire  diocesain  de  Paris. 
(Apolog.  contempor.).  Paris,  Bonne  Presse,  16°,  78  p.  L.  0,35.  —  L'lMMOE- 
TAL1TE  par  un  missionnaire  diocesain  de  Paris.  (Apolog.  contemp.).  Paris, 
Bonne  Presse,  16°,  80  p.  Cent.  35.  —  MARUCGHI  O.  II  valore  topografico  della 
Silloge  di  Verdun  e  del  Papiro  di  Monza.  (Estr.  N.  Boll,  di  Arch.  Cristiana 
IX.  4).  8°,  p.  321-368.  —  MENNA  A.  11  dovere  dei  cattolici  secondo  I'Enciclica 
di  S.  8.  Pio  X.  «  E  supremi  Apostolatus  cathedra  ».  Napoli,  D'Auria,  8°, 
22  p.  —  MINEO  JANN1  M.  L'Eucaristia  e  il  Papato.  Palermo,  Mesi,  1904, 
16°,  60  p.  —  MONCHAMP  G.  mgr.  Les  deux  derniers  problemes  paUographiques 
du  proces  original  de  Galilee.  A  propos  de  la  nouvelle  edition  des  oeuvres  de 
Galilee  par  A.  PAVARO.  (Extr.  Bull,  de  VAcad.  Eoyale  de  Belgique  dec :  1903). 
Liege,  Dessain,  1903,  8°,  p.  782-794.  —  PELLEGRINI  A.  abb.  La  badia  di 
G-rottaferrata  e  Vunione  delle  Chiese.  Conferenza  letta  in  Vaticano  alia  presenza 
di  Sua  Santita  Pio  X.  Roma,  Poliglotta,  1904,  8°,  24  p.  —  POLACCHI  G.  B. 
Un  po'  di  storia  cittadina.  Conferenza  tenuta  a  Penne.  Atri,  De  Arcangelis, 
1903,  8°,  38  p.  —  SOZZI  V.  sac.  La  questione  romana.  Ragusa  inf.,  Ciiscione, 
1903,  16',  44  p. 

Atti  Episcopali.  —  CAMILLI  D.  vescovo  di  Fiesole.  L'Immacolata  Conce- 
zione  di  Maria  SS.  Lettera  Pastorale.  Firenze,  Ricci,  1904,  8°,  44  p.  —  CARLI  G. 
vescovo  di  Luni,  Sarzana  e  Brugnato.  Tre  fondamenti  di  cristiana  educazione. 
Lettera  Pastorale.  Sarzana,  Costa,  1904,  8°,  28  p.  —  GENUARDI  G.  vescovo 
di  Acireale.  La  Quaresima  e  la  restaurazione  cristiana.  Lettera  Pastorale.  Aci- 
reale, Dorzuso,  1904,  8°,  10  p.  —  MAFFI  P.  arciv.  di  Pisa.  Lettera  Pastorale 
per  la  Quaresima  del  1904.  Pisa,  Orsolini-Prosperi,  1903,  8",  24  p.  —  MA- 
GANI  F.  vescovo  di  Parma.  7  vicendarii  parocchiali.  Parma,  Fiaccadori,  1904, 


640  OPERE  PERVENUTE  ALLA  DIREZIONE 

8°,  36  p.  —  MARONGIU  DELRIO  D.  arciv.  di  Sassari.  Spirito  di  cristiana 
fortezza.  Lettera  pastorale.  Sassari,  Dessi,  1904,  8°,  28  p.  —  EESSIA  G.  B. 
vescovo  di  Mondovi.  Instaurare  omnia  in  Christo.  Lettera  Pastorale.  Mondovi, 
tip.  vescovile,  1904,  8°,  24  p.  —  RICHELMY  A.  card,  arciv.  di  Torino.  Lettera 
pastorale  per  la  Quaresima  1904.  Torino,  Salesiana,  1904,  8°,  24  p. 

Ehiqaenza  sacra.  —  MORANDO  L.  stim.  Chi  e  il  Papa  ?  Conferenze  teriute 
al  popolo  in  S.  Maria  dei  miracoli  a  Roma.  Piacenza,  Bertola,  1908,24°,  98  p. 
Cent.  50.  —  Detto.  Cinque  corsi  di  conferenze  spirituali  tenute  ai  ven.  Chierici 
del  pontificio  Seminario  Romano,  con  un'appendice  di  ritiri  mensili  per  i  sa- 
cerdoti.  2*  edizione  corretta  ed  accresciuta,  Roma,  Desclee,  1903,  due  voll. 
in  8°,  740  ;  132  p.  L.  5.  Cfr.  Civ.  Catt.  18,  2  (1901)  213. 

Agiografla  e  Biosrafia.  —  BEANI  G-.  mons.  11  card.  G.  Battista  Tolomei. 
Cenno  biografico.  Pistoia,  Flori,  1904,  8',  16  p.  —  Detto  Mons.  Enrico  Bindi. 
Ricordo.  Pistoia,  id.  1903,  8°,  16  p.  —  CONTEMPORA1NS  (Les).  Vingt-troisieme 
serie,  Paris,  Bonne  Presse,  8",  Fr.  2.  Cfr.  Civ.  Catt,  18,  10  (1903)  82.  — FERRARI 
F.  Nicola  Gallucci  da  Guardiagrele.  Chieti,  Jecco,  1903,  8°,  60  p.  L.  5  presso  1'Au- 
tore  in  G-uardiagrele.  —  G-AETA  S.  sac.  8.  Nicola  di  Bari.  Napoli,  Chiurazzi. 
1904,  16°,  126  p.  L.  0,50.  —  LE  PAPE  PIE  X.  Edition  illustree  de  nombreuses 
photogravures.  Paris,  Desclee,  16°,  104  p.  L.  1.  —  MEMOEIE  di  Giampietro 
Tonini  alunno  dell'Istituto  dei  figli  di  Maria  Immacolata  in  Trento.  Trento, 
Artigianelli,  1904,  24°,  112  p. 

Memorie.  —  BORDONI  C.  can.  Leone  XIII.  Foligno,  Artigianelli,  1903, 
16°,  16  p.  —  RICORDO  del  Giubileo  abbaziale  del  Rev.  P.  D.  Vittore  M.  Cor- 
vaja  benedettino  cassinese  abbate  ordinario  di  Montevergine.  Avellino,  Maggi, 
1904,  4°,  76  p.  —  WEBER  A.  Leo  XIII.  Trauerrede.  Regensburg,  Habbel, 

1903,  1903,  16°,  16  p. 

Ascetica.  —  MENGHI  D'ARVILLE  M.  Annuario  di  Maria  o  il  vero  servo 
della  SS.  Vergine.  Trad,  dallo  spagnuolo  del  sac.  GUGLIELMO  DEL  TURCO  d.  P. 
S.  S.  S.  Benigno  Canavese,  Salesiana,  1903,  16°,  296  p.  —  OLMO  L.  sac.  La 
divozione  al  Cuore  SS.  di  Gesu.  Dalle  opere  del  P.  Giovanni  Giusto  Lanspergio. 
certosino.  Clusone,  Giudici,  1904,  24°,  34  p.  L.  0,25. 

Poesie.  —  LIGUORI  A.  M.  can.  Pel  solenne  battesimo  della  nuova  campana 
della  Chiesa  di  S.  Michele  in  Piano  di  /Sorrento.  Inno.  Napoli,  Artigianelli, 

1904,  24",  12  p. 

Lettnre  ricreative.  —  AXTONELLI  G.  Vexilla  Regis.  Bozzetti  e  novelle  ad 
uso  della  gioventu,  illustrati  da  artistiche  incisioni.  Roma,  Desclee,  1904,  8°. 
188  p.  L.  2.  —  MACCONO  F.  L'istituzione  puerile  di  Marc' Antonio  Muret  con 
la  traduzione  in  versi  italiani  e  francesi.  Tre  dialoghi  d'occasione  per  Collegi. 
Milano,  Salesiana,  1904,  16°,  64  p.  —  MIONI  IT.  I  died  Comandamenti.  Collana 
di  avventure.  II  f.  Alle  frontiere  del  Messico,  ossia  il  terzo  Comandamento.  (Lett. 
Catt.  di  Torino,  febbr.  1904).  Torino,  1904,  16°,  112  p.  Cent.  20.  —  SARTORI  G. 
L'apologia  del  cacciatore.  Scherzo.  Schio,  Marin,  1904,  16°,  14  p. 

Musica  sacra,  —  BAS  G.  Repertorio  di  Melodie  Gregoriane  trascritte  ed 
accompagnate  con  organo  od  armonium  S.  Joseph  Sponsi  B.  M.  V.  Serie  II 
n.°  1-2.  Roma,  Desclee,  4°,  20  p.  Associazione  ad  una  serie  di  fasc.  12  L.  5. 
per  1'estero  L.  6.  Un  numero  separate  L.  0,50. 


PAPA  INNOCENZO  XI 

E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI 

1676  1689 


Un  fosco  orizzonte,  sfavorevolissimo  alia  causa  della  cri 
stianita,  scorgeva  dinanzi  a  se  rilngheria  il  1685,  al  soprag- 
giungere  della  stagione  propizia  per  uscire  in  campo.  Verso 
la  meta  di  marzo  giungevano  in  Vienna  proposte  di  pace  da 
parte  dei  Turchi ;  Terario  era  esausto  e  il  Papa  di  fronte  alle 
iterate  domande  di  danaro  rispondeva  non  avere  ormai  piii 
che  dare  ne  potere  imporre  nuovi  sacriflci  ai  suoi  sudditi 
gia  tanto  smunti  e  gravati. 

In  mezzo  a  queste  difficilissime  circostanze  il  cardinale 
Buonvisi,  che  indarno  era  tomato  a  chiedere  di  partirsi 
da  Vienna,  ripreso  coraggio,  insisteva  perche  dentro  la  prima- 
vera  venisse  ricominciata  la  interrotta  campagna.  Ma  quei 
cumulo  di  cause  che  teste  accennavamo  e  una  sconsigliata 
lentezza  nei  movimenti  delFesercito  imperiale  fecero  si  che 
Carlo  di  Lorena  coi  suoi  40000  uomini  non  prima  del  luglio 
mettesse  campo  dinanzi  a  Neuhausel,  gia  un  venti  anni  ad- 
dietro  conquistato  dai  Turchi.  La  proposta  di  questo  assedio 
era  gia  stata  fatta  daireminentissimo  Nunzio,  i  cui  talenti  in 
materia  di  tattica  militare  non  appaiono  per  nulla  inferiori  a 
quelli  di  che  aveva  dato  splendido  saggio  in  diplomazia.  Neu- 
hausel era,  secondo  lui  e  non  a  torto,  la  chiave  di  Buda ;  di 
la  si  sarebbero  dovute  incominciare  le  operazioni  dell' anno 
innanzi.  Nelle  sue  lettere  rilevava  con  acuta  penetrazione  i 
difetti  che  si  stavano  commettendo  nel  modo  di  condurre 
T  assedio  e  non  celava  il  timore  avesse  a  ripetersi  davanti  a 
Neuhausel  quanto  era  seguito  sotto  le  inura  di  Buda.  Intanto, 
sostenuto  dalla  carita  inesauribile  di  Innocenzo,  che  face- 
vagli  inviare  da  Venezia  abondanti  provviste  di  medicine, 
*  V.  quad.  1288  (20  febb.  1904)  p.  415-433. 
1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  41  9  marzo  1904. 


642  PAPA   INNOCENZO   XI 

toglievasi  la  cur  a  di  prowedere  egli  stesso  a  migliorare  la 
recentissima  istituzione  delle  ambulanze  di  campo.  L'opera 
riuscl  si  bene  che,  alia  fine  di  settembre,  4000  soldati  in  pe- 
ricolo  di  vita  vi  erano  stati  curati  con  esito  assai  felice. 

La  doppia  vittoria  riportata  il  16  aprile  da  Carlo  di  Lo- 
rena  sopra  i  40000  giannizzeri  di  Ibraim  pascia  nelle  vici- 
nanze  di  Sattel-Neudorf  e  la  presa  di  Neuhausel  per  opera 
del  general  Caprara  assicurarono  le  sorti  della  campagna  di 
quell'anno  e  fecero  rinverdire  le  illanguidite  speranze  della 
vicina  liberazione  di  tutta  1'  Ungheria  dal  giogo  ottomano. 

Qui  ancora  dette  di  se  bella  mostra  la  prudenza  e  la  mo- 
derazione  del  vigile  rappresentante  di  Roma.  Mentre  i  mi- 
nistri  imperiali  si  lenti  per  Taddietro  ed  irresoluti,  affasci- 
nati  ora  dal  bagliore  delle  vittorie  e  spinti  dalle  insistenze 
dei  condottieri  supremi  vogliono  che  si  muova  incontanente 
aH'assedio  di  Buda,  il  Buonvisi  consiglia  con  la  maggiore 
efficacia  di  rimandare  1'  impresa  alTanno  seguente.  Egli  e  al 
tutto  convinto  che  il  porvi  subito  mano  all'approssimarsi  del 
verno  torni  il  medesimo  che  perdere  per  lo  meno  tutto  il  nerbo 
delle  milizie.  A  questo  fine  compose  un  memoriale,  riu- 
scito  un  vero  capolavoro  di  militare  sapienza,  e  sotto  il  dl 
23  di  agosto  mandollo  presentare  all' Imperatore.  Questo 
scritto  gli  di6  vinta  la  causa:  Leopoldo  si  dichiar6  dello 
stesso  suo  avviso,  benche  i  ministri  la  pensassero  tutto  al- 
tramente  *.. 

1  Cf.  il  sunto  del  memoriale  presso  il  Fralmoi,  147.  Questo  scritto,  letto 
in  fonte  nel  suo  originate,  e  nno  dei  tanti  document!  che  mettono  in  chiaris- 
sima  luce  la  fine  prudenza  del  Buonvisi.  Valgane  come  saggio  il  seguente 
passo:  «  Le  grandi  monarchie,  com'e  quella  del  Turco,  si  propagano  col 
tempo  e  non  si  distruggono  in  un  momento.  La  presa  di  Buda  sarebbe  al 
certo  un  gran  colpo,  ma  puole  egualmente  esser  fatale  ai  Turchi.  quanto 
a  V.  M.;  perehe  essendo  la  stagione  molto  avanzata,  con  il  tempo  sempre 
incostante  et  inclinato  alle  pioggie,  dovrebbe  1'esercito  di  V.  M.  combattere 
non  solo  con  i  nemici,  ma  con  la  scarsita  de'  viveri  e  dei  foraggi  e  molto 
piu  con  1'inclemenza  dell'aria,  che  1'anno  passato  distrussero  in  gran 
parte  1'esercito  di  V.  M.  e  1'obbligorno  a  tante  eceessive  spese  di  rimonte 
e  di  reclute  che  votorno  1'erario  cesareo,  e  sono  piene  1'istorie  d'Ungaria 
d'  infelici  success!  per  haver  attaccato  Buda  troppo  tardi.  Hor  se  si  puol 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA   DAI   TURCHI  643 


II  rimettere  a  piu  propizia  stagione  T  assedio  non  poteva 
naturalmente  sfuggire  al  solito  scoglio  dove  parecchie  volte 
si  era  stati  sul  punto  d' inf ranger e  per  il  passato.  Dato  gift 
1'entusiasmo  del  lieti  success!,  affacciavasi  novamente  la  ten- 
tazione  di  rinunziare  alia  dispendiosissima  impresa,  tan  to  piu 
che  il  pasci&  di  Buda  offeriva  i  suoi  buoni  ufficii  di  media- 
tore  con  la  Sublime  Porta  ed  in  Vienna  deliberavasi  se  con- 
venisse  prestare  orecchio  a  siffatte  proposte.  II  Nunzio,  al 
primo  essere  informato  di  quanto  stavasi  mulinando,  mosse 
cielo  e  terra  per  frastornare  il  trattato.  Egli  in  cuor  suo 
riputava  T  Imperatore  non  cosi  forte  da  resistere  ai  ministri 
inclinanti  alia  pace ;  il  perch6  tolse  a  dimostrare  con  eccel- 
lenti  argomenti  che  il  solo  mettere  a  partito  le  proposte  del 
Fascia  sarebbe  stato  gravissimo  errore.  I  Turchi  gia  vinti 
ne  avrebbero  preso  ardire,  gli  alleati  vincitori  abbattimento 
e  sconforto ;  quindi  tanto  riuscire  ora  sconsigliata  la  pace, 
quanto  necessaria  la  guerra.  Ma  ecco  sopraggiungere  di  Roma 

dare  tale  incaminamento  a  gl'affari  e  con  la  prudente  condotta  ridurli 
al  segno  del  quale  si  gloriava  Prospero  Colonna,  dicendo  (come  refe- 
risce  il  Guicciardino)  che  non  haveva  mai  combattuto  et  haveva  sempre 
vinto,  non  so  trovare  la  ragione  per  la  quale  si  deve  arrischiare  la  vit- 
toria,  che  e  certa,  con  un'  impresa  incerta  e  cimentarla  ad  un  gioco 
d'invito,  quando  possiamo  fare  il  gioco  delli  scacchi,  nel  quale  non  ha 
parte  la  fortuna  e  tutto  si  regola  col  movimento  dei  pezzi.  Buda  senza 
dubio  sarebbe  di  una  gran  conseguenza,  ma  vi  bisognera  molto  sangue 
per  espugnarla  con  la  forte  guarnigione  che  vi  metteranno;  e  percio,  con 
la  gagliarda  resistenza  che  faranno,  piglieremo  piu  tosto  una  montagna 
di  sassi  che  una  fortezza  defendibile  e,  non  bastando  il  tempo  gia  avan- 
zato  per  riparare  le  mura  che  si  abatteranno  e  le  case  che  si  abbru- 
gieranno,  sara  obligata  V.  M.  a  metterci  tutto  il  suo  esercito  di  pre- 
sidio, che  perira  poi  non  difeso  dall'mgiuria  dell' inverno  ;  e  guada- 
gnandosi  solo  paese  rovinato  e  circondato  dalle  fortezze  nemiche,  non 
haveranno  i  nostri  e  la  gente  de'  collegati  dove  ristorarsi'  con  i  quar- 
tieri,  e  servira  a  loro  d'  incitamento  per  partire  e  di  aversione  per  ri- 
tornare,  mentre  dall;  Ungaria  haveranno  solamente  cavato  pericoli  e 
patimenti  senz'alcun  ristoro...  »  Arch.  Vat.  Nuns,  di  Germania,  211, 
dispaccio  g.  c. 


644  PAPA   INNOCENZO   XI 

una  nuova  che  fu   ad  im  punto  di  mandare  a  vuoto  tutti  i 
suoi  negoziati. 

Appena  seguita  la  vittoria  di  N euhausel,  Leopoldo  con  deli- 
cato  pensiero  aveva  spedito  in  gran  fretta  al  Pontefice  il 
giovane  conte  Francesco  Andrea  di  Rosenberg,  per  presen- 
targli  un  suo  messaggio  di  partecipazione  deH7auspicatissimo 
avvenimento  1.  Fu  ricevuto  il  nobile  ambasciadore  da  Inno- 
cenzo  XI  il  di  medesimo  del  suo  arrive,  29  agosto.  II  car- 
dinale  Carlo  Pio  di  Savoia,  protettore  della  nazione  alemanna, 
intervenuto  alia  udienza  per  presentare  il  Rosenberg,  credette 
opportune  cogliere  il  destro  per  trattenere  il  Papa  sugli  af- 
fari  della  guerra.  Introdottosi  col  ricordare  che  Tlmpera- 
tore  ascriveva  la  vittoria  alle  preghiere  scprattutto  e  al- 
Fappoggio  di  Sua  Beatitudine,  di  che  professavale  gratitu- 
dine  eterna,  passo  con  bel  garbo  a  supplicarlo  non  si  volesse 
rimanere  dal  sovvenire  generosamente  alle  spese  ingenti  della 
campagna  per  il  restante  di  quell' anno  e  per  la  prim'avera 
del  1686.  La  Maesta  Cesarea  abbisognare  non  pure  d'aiuto 
pecuniario,  ma  sentire  forte  bisogno  che  il  Romano  Pontefice 
s'adoperasse  onde  il  Re  di  Francia,  ingelosito  dei  felici  suc- 
cessi  delle  armi  imperial!,  non  tornasse  alle  ostilita.  C16  po- 
trebbe  sicuramente  ottenersi  se  il  Papa  inducesse  Giacomo  II 
d'  Inghilterra  ad  intervenire  in  pro  delFAustria,  con  che  solo 
yerrebbe  a  ristabilirsi  Tequilibrio  tra  le  potenze  cristiane 
d'Europa  e  ad  assicurarsi  la  pace2.  Aggiunse  inoltre  che 

1  Cf.  la  lettera  credenziale  di  Leopoldo  nel  THEINER,  p.  296,  n.  CCXXI. 
In  essa  1'  Imperatore  alludendo  ai  negozi  che  il  Rosenberg  aveva  com- 
raissione  di  trattare,  supplicava  Sua  Santita,  ut  ad  ea,  quae  alias  nostro 
nomine  expositurus  est,  ita  se  declarare  digmtur,  quemadmodum  id  Ec- 
clesiae  saluti  et  concessae  a  Deo  opportunitati  victoriarum  cursum  pro- 
sequendi  convenire  iudicaverit. 

*  Fa  rilevare  giustamente  il  Fraknoi  come  dello  stesso  pensiero  che 
il  cardinale  Pio  fosse  anche  il  Buonvisi.  In  un  dispaccio  del  10  marzo  1685, 
parlando  egli  della  politica  che  avrebbe  clovuto  seguire  il  re  Giacomo, 
esponeva  i  seguenti  concetti  che  mostrano  con  quanta  somma  modera- 
zione  e  largo  spirito  di  tolleranza  giudicasse  delle  gravi  questioni  che 
agitavano  allora  1'  Inghilterra,  «  Se  il  Re,  cosi  eg'li  scrive,  se  unisse  col 
suo  Parlamento  che  desidera  1'equilibrio  e  se  usasse  una  pru^ente  mo- 


E   L'UNGHERIA   LIBERATA   DAI   TURCHI  645 

Talleata  Polonia  abbisognava  di  essere  scossa  dal  suo  le- 
targo.  In  questa  guisa  il  pontificate  d'Innocenzo  passerebbe 
alia  posterita  ripieno  di  gloria  e  la  fede  cattolica  ne  avrebbe 
incremento  di  propagazione  non  pure  in  Europa,  ma  ancor 
nell'Asia. 

* 
*    * 

Le  parole  del  Cardinale  protettore,  ascoltate  attentamente 
dal  Papa,  dettero  luogo  ad  una  discussione  della  piu  alta  im- 
portanza,  che  e  mestieri  tenere  presente  chi  voglia  cono- 
scere  Tordinata  successione  del  fatti. 

Innocenzo  rispose  innanzi  tutto  che  Giacomo  II  era  troppo 
occupato  in  sedare  i  moti  interni  del  suo  regno,  si  che  po- 
tesse  sperarsi  che  avesse  ad  applicarsi  ad  altre  imprese  fuori 
d'Inghilterra.  Replied  il  Cardinale  che  appunto  una  guerra 
contro  la  Francia  sarebbe  stato  il  mezzo  piu  acconcio  a  ri- 
tornare  in  quiete  la  Gran  Bretagna.  «  Nello  stesso  punto,  ag- 
giungeva,  in  che  re  Giacomo  manifestera  il  suo  proposito 
di  attaccare  la  Francia  si  guadagnera  tutti  gl'Inglesi  e  ri- 
terra  Luigi  XIV  dal  nulla  tentare  contro  dell' Austria  ».  Ma  il 
Papa  torn6  a  replicare  in  termini  generali  che  a  quella  guisa 
che  per  il  passato,  cosi  anche  in  futuro  avrebbe  sostenuto 
il  monarca  inglese  con  buoni  consigli  e  stimolato  il  Sobieski 
a  mantenere  i  patti  verso  degli  alleati.  Nuove  e  larghe  sov- 
venzioni  non  poterle  piu  concedere,  dopo  il  molto  gia  fatto  e 
lo  stato  a  che  era  venuto  il  pubblico  erario.  Non  ismarri 
a  questa  netta  dichiarazione  il  Cardinal  protettore.  Insiste 
rappresentando  che  le  spese  delle  guerre  sante  erano  sempre 

deratione  nelle  materie  della  religione,  come  la  ragione  lo  richiede,  po- 
trebbe  rendersi  arbitro  dell' Europa  et  mantenerla  in  pace.  Et  io  tensro 
per  certo  che  1'infinita  prudenza  di  Nostro  Signore  I'esorter^  a  prati- 
care  la  moderatione  et  a  resistere  al  zelo  indiscrete  de'  frati ;  perche  si 
Sua  Maesta  si  governera  in  questo  con  piacevolezza  e  stara  unito  al  suo 
popolo  1'ameranno  teneramente  et  poco  a  poco  giovera  col  suo  esempio 
piu  che  non  farebbe  con  1'ardore  in  promuovere  la  religione  cattolica.  » 
Cf.  FRAKNOI  150. 


646  PAPA  INNOCENZO   XI 

state  sostenute  con  i  beni  della  Chiesa  e  con  le  pie  largi- 
zioni  del  fedeli.  Come  ai  tempi  delle  crociate  per  la  libera- 
zione  del  s.  Sepolcro,  cosl  anche  ora  doversi  adoperare  gli 
stessi  mezzi  a  mandare  innanzi  una  guerra  diretta  allo  ster- 
minio  della  Mezzaluna.  Si  degnasse  dunque  Sua  Santita  di 
imporre  la  decima  al  clero  di  Spagna,  ne  si  curasse  della 
resistenza  che  per  certo  avrebbe  incontrato.  Ed  Innocenzo 
rispose  che  re  Carlo  II  aveva  dato  parola  al  suo  clero  di  non 
permettere  gli  si  imponessero  nuove  gravezze,  tanto  piu  che 
omai  una  parte  di  esso  era  al  tutto  impotente  a  nuove  contribu- 
zioni.  Ma  il  Cardinale  di  rimando  osservava  che  Sua  Santita 
non  poteva  essere  legata  dalle  promesse  del  Re  di  Spagna* 
Essa  certo  non  ignorava  che  mezza  Spagna  trovavasi  in  mano 
degli  ecclesiastici ;  essere  quindi  assai  equo  che  ad  essi  s'im- 
ponessero  sacrificii  per  la  causa  di  santa  Chiesa.  Benche 
Innocenzo  non  mettesse  in  dubbio  1'esistenza  del  fatto,  anzi 
mostrasse  di  concedere  che  il  clero  di  Spagna  avrebbe  potuto 
sostenere  da  se  solo  le  spese  della  guerra,  non  voile  pro- 
mettere  nulla  e  volse  ad  altro  argomento  il  discorso.  Se  non 
che  il  Cardinale  senza  seguirlo,  «  Padre  Santo,  soggiunse  con 
mirabile  ardire,  cio  non  mi  riguarda;  io  ho  solo  il  dovere 
di  supplicare  V.  S.  perche  il  suo  appoggio  renda  possibile 
iLproseguimento  della  campagna.  »  Cui  Innocenzo  seccamente 
rispose  che  era  pur  tempo  di  pensare  alia  pace.  E  il  Car- 
dinale all'inattesa  risposta,  che  forse  avrebbe  ridotto  ogni 
altro  al  silenzio  :  «  Per  conchiudere  una  pace  vantaggiosa, 
riprese  a  dire,  noi  dobbiamo  continuare  la  guerra.  Se 
V.  Santita  veramente  desidera  che  si  faccia  la  pace,  la  sup- 
plichiamo  ce  lo  significhi  apertamente ;  poiche  S.  Maesta  rim- 
peratore,  presso  il  quale  i  desiderii  di  V.  Beatitudine  ebbero 
sempre  autorita  decisiva,  e  bene  sappia  con  sicurezza  a  qual 
partito  appigliarsi.  »  Cosi  fu  posto  fine  all'udienza  l. 


1  FRAKNOI,  149-152. 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI  647 


Giunta  in  Vienna  la  relazione  di  questo  ricevimento,  e 
agevole  immaginare  I'impressione  che  dovette  produrvi,  stante 
la  brama  di  pace  da  lunga  pezza  nutrita  in  corte.  Le  parole 
del  Pontefice,  il  contegno  alquanto  riservato  da  lui  tenuto 
con  il  messo  imperiale  e  sopra  tutto  il  rifiuto  di  nuove  somme 
per  le  future  campagne  si  ebbe  per  chiarissimo  indizio  che 
egli,  abbandonati  gli  antichi  disegni,  propendesse  soltanto 
ai  consigli  di  pace.  Tutto  cio  fu  un  colpo  tremendo  pel  Buon- 
visi  applicato,  come  vedemmo,  in  Vienna  alia  continuazione 
energica  della  guerra.  Circondato  e  come  avvolto  da  questo 
cumulo  di  circostanze,  svantaggiose  tutte  alia  sua  politica 
di  guerra  al  fondo  e  favorevolissime  ai  partigiani  della  pace, 
innanzi  di  cedere  il  campo  tentd  uno  sforzo  supremo.  Soste- 
nuto  abilmente  dalTambasciatore  veneto  Federico  Cornaro, 
successore  del  Contarini,  venne  provando  che  la  mente  del 
Papa  non  era  stata  intesa  a  dovere.  Come  mai  Innocenzo 
propenderebbe  alia  pace,  se  a  lui  Nunzio  faceva  scrivere,  e 
ne  mostrava  le  lettere,  che  operasse  confortando  Tlmperatore 
a  non  lasciarsi  muovere  dalle  lusinghiere  proposte  fattegli  in 
questo  senso  e  proseguisse  la  guerra?  II  contegno  alquanto 
freddo  tenuto  dal  Pontefice  verso  Tambasciatore  doversi  at- 
tribuire  non  ad  animo  contrario  all'impresa,  avviata  con  si 
buoni  auspicii  e  molto  meno  all'Imperatore,  ma  soltanto  al- 
Fessere  il  Rosenberg  figliuolo  di  quel  regio  ministro  che  gli 
anni  addietro  aveva  eccitato  il  giusto  risentimento  del  Papa 
perJLa  cattiva  amministrazione  dell'erario  e  per  1'uso  fa-tto 
delle  cospicue  largizioni  di  Roma.  Infine  non  osava  egli  ne- 
gare  che  il  Santo  Padre  fosse  poco  sodisfatto  del  contegno 
della  corte  imperiale.  Pero  bastava  si  desse  mano  una  buona 
volta  a  togliere  di  mezzo  gli  abusi  e  subito  gli  sarebbe  tor- 
nata  in  grazia.  Queste  dichiarazioni  del  Nunzio  vennero  grado 
grado  lentamente  modiflcando  in  meglio  la  disposizione  degli 
animi  in  Vienna.  Un  di  che  Tlmperatore  trattenevasi  in  in- 


648  PAPA   INNOCENZO   XI 

timo  colloquio  col  Buonvisi,  tra  gli  altri  lament!  che  gli  usci- 
rono  di  bocca  sul  conto  del  Papa,  si  quere!6  che  la  tema  di 
spiacere  a  Luigi  XIV  lo  ritenesse  dal  concorrere  con  nuove 
somme  alia  guerra.  A  toglierlo  giu  da  questa  quanto  falsa 
altrettanto  ingiusta  opinione  il  Nunzio  trasse  fuori  senz'altro 
una  nota  ricevuta  recentemente  da  Roma  e  preg6  il  Monarca 
si  degnasse  di  leggerla.  In  quel  dispaccio  il  cardinale  Cibo, 
segretario  di  Stato,  impegnava  la  sua  parola  per  impetrare 
da  Sua  Santita  ulteriori  sussidii.  Leopoldo  ne  fu  scosso  e  co- 
rnincio  a  ricredersi.  II  Buonvisi,  frattanto,  proseguendo  a  trat- 
tare  con  destrezza,  venne  scancellando  di  giorno  in  giorno.  le 
penose  impressioni  dell'udienza  del  29  agosto,  si  che  1'Impera- 
tore  assicuravalo  alia  fine  di  settembre  che  era  omai  fermo  di 
respingere  ogni  trattato  di  pace  od  anche  solo  di  tregua.  N6 
qui  rimanendosi,  in  segno  di  singolare  non  attesa  fiducia, 
offerse  proprio  a  lui  di  stendere  la  minuta  della  risposta  che 
il  presidente  del  Consiglio  di  guerra  doveva  inviare  al  pa- 
scia  di  Buda.  Accetto  volentieri  il  Cardinale,  e  senza  indugio 
sottopose  al  sovrano  la  seguente  nota  che  ci  piace  riferire 
integralmente  prendendola  dalla  copia  dall'autore  medesimo 
spedita  a  Roma  il  21  di  ottobre.  E  un  dei  tanti  document! 
che  illustrano  mirabilmente  il  senno  dell'abile  diplomatico. 
«  Vuole  ogni  regola  di  prudenza  che  io  non  ardisca  di 
portare  al  mio  potentissimo  Imperatore  T  insinuazioni  che 
voi  mi  fate  per  la  pace,  conoscendo  che  e  giustamente  sde- 
gnato  contro  la  vostra  Porta,  per  non  haver  osservato  fedel- 
mente  gl'ultimi  patti,  fomentando  sempre  i  ribelli  d'Ungaria 
e  poi  rompendo  piii  manifestamente  la  tregua  prima  del  tempo 
et  amministrando  la  guerra  con  tanta  fierezza  e  con  incendii 
non  piu  praticati.  Nondimeno  conoscendo  io  Tanimo  di  S.  M, 
Cesarea  ripieno  di  clemenza  e  molto  alieno  dalio  spargimento 
di  sangue  humano,  mi  indurro  a  parlarli,  se  voi  d'  ordine 
della  vostra  Porta  mi  farete  tali  proposizioni  di  pace  ch'  io 
possa  stimarle  accettabili  dal  mio  clementissimo  Imperatore 
e  dai  principi  suoi  collegati,  ai  quali  subito  si  participeranno 
per  sentire  il  loro  parere  e  per  stabilire  con  il  loro  consenso, 


E   L'UNGHERIA  LIBERATA   DAI   TURCHI  649 

senza  il  quale  non  si  principieranno  i  trattati.  Voi  ben  sapete 
che  gl'  imperj  hanno  le  loro  vicende  e  che  havete  ingrandito 
il  vostro,  prevalendovi  delle  congiunture  et  invadendo  i  pren- 
cipi  christiani  separatamente  e  quando  erano  distratti  in  aitre 
guerre,  con  che  vi  sete  resi  padroni  d'una  gran  parte  del- 
rilngaria  e  di  molto  paese  che  possedevano  i  principi  col- 
legati,  permettendolo  Dio  in  pena  de'  nostri  peccati,  et  hora 
prevagliono  i  vostri  principalmente  per  haver  violata  la  pace, 
che  solennemente  havevate  giurata,  e  per6  Dio  ha  castigato 
voi  et  ha  benedetto  in  tanti  modi  le  nostre  armi  indivisibil- 
mente  confederate,  et  e  ragione  che  voi  propuoniate  quello 
che  volete  restituire  per  regolare  i  confini  in  maniera  che 
tra  1'  Imperatore  con  i  Principi  suoi  collegati  possa  conser- 
varsi  una  pace  perpetua  con  la  vostra  Porta,  senza  occasione 
di  nuovi  contrasti.  E  significandomi  voi  T  intenzione  del  vostro 
Imperatore,  la  riferir6  io  al  mio  e  si  concertera  con  gl'altri 
confederati  l.  » 


* 
* 


La  continuazione  della  guerra  entrava  ormai  nel  novero 
dei  fatti  compiuti.  Gli  avvenimenti  che  tenner o  dietro,  flno 
all' ultima  campagna  per  la  liberazione  di  Buda  nell'  anno 
seguente,  vennero  preparando  il  terreno  al  felice  esito  del- 
T  impresa,  non  senza  tuttavia  le  solite  alternative  di  speranze 
e  timori. 

Nell'Ungheria  i  ribelli,  parte  battuti,  parte  guadagnati 
dalla  mitezza  di  Leopoldo,  largo  in  accordare  amnistie  se- 
condo  i  consigli  del  Buonvisi,  tornavano  in  quiete  e  promet- 
tevano  mantenersi  uniti  e  fedeli  al  loro  sovrano  legittimo. 

1  II  documento  fu  dal  Buonvisi  cosi  intitolato :  A  dl  15  ottobre  1685. 
della  risposta  che  parrebbe  conveniente  di  darsi  dal  Sig.  Presidtnte 
guerra  al  Visir  di  Buda  perche,  havendo  egli  scritto  in  norne  proprio, 
fordim  della  Porta  e  potendo  cib  esser  fatto  per  scoprir  paese  senza 
\pe,gno  del  suo  sovrano,  pare,  opportuno  che  S.  M.  Cesarea  non  si  nwstri 
alcun  modo  informata.  Arch.  Vat.  Nunz.  di  Germania,  211,  come  al- 
igato  al  dispaccio  21  ott.  1685. 


650  PAPA   INNOCENZO   XI 

Nell'  istesso  tempo  il  capo  della  ribellione  Tekeli,  benche  tut- 
tora  alleato  dei  Turchi,  veniva  fatto  prigione  dal  pascia  di 
Buda:  avvenimento  cosl  segnalato  che  il  vecchio  Pontefice, 
non  prima  lo  ebbe  inteso  dal  cardinal  Pio,  ne  lagrimo  di  te- 
nerezza  e  inginocchiatosi  di  presente  a  benedire  il  Signore, 
ordino  che  nella  chiesa  deirAnima  si  rendessero  a  Dio  so- 
lenni  azioni  di  grazie  l. 

Incessante  frattanto  proseguiva  il  lavoro  della  diplomazia 
pontificia  tutta  intesa  a  migliorare  le  relazioni  tra  la  Francia 
e  I'lmpero.  Si  voleva  che  Leopoldo,  deposta  la  diffidenza  ispi- 
ratagli  da  Luigi  XIV,  potesse  riposare  tranquillo  rispetto  alia 
fedele  osservanza  deirarmistizio  di  Ratisbonaconchiuso  1'ago- 
sto  1684.  Solo  perduravano  sempre  le  difficolta,  veramente 
gravi,  dell'estrema  scarsezza  dei  mezzi  per  il  mantenimento 
d'un  agguerrito  e  grand' esereito,  quale  si  richiedeva  a  dare 
1' ultimo  colpo  alia  tirannica  dominazione  della  Mezzaluna 
neirUngheria.  Verso  la  fine  del  1685,  quando  era  gia  decisa 
la  guerra  e  i  generali  trattavano  di  fare  nuove  cerne  di  fanti 
e  cavalieri,  il  presidente  della  Camera,  secondo  1'espressione 
divenuta  a  lui  consueta,  dichiarava  non  avere  neppure  un 
grosso  da  erogare  a  questo  fine  2.  Si  ebbe  allora  la  prova 
palmare  ehe  il  Papa,  non  ostante  il  molto  gia  fatto  e  le  stret- 
tezze  a  che  era  ridotto  il  suo  erario,  non  chiudeva  il  cuore 
dinanzi  all'urgente  bisogno.  II  cardinale  Pio  di  Savoia,  spiato 
il  momento  propizio,  e  fu  quando  Innocenzo  era  come  fuori 
di  se  per  il  giubilo  della  cattura  del  ribelle  Tekeli,  torn6  a 
richiedere  T  imposizione  sul  clero  di  Spagna.  Fu  contentato, 
benche  in  parte,  essendosi  imposto  ai  prebendati  di  contri- 
buire  per  una  volta  sola  il  sedicesimo  delle  loro  rendite  an- 
nuali,  con  pieni  poteri  al  nunzio  di  Madrid  per  accordare 
dispense  agli  ecclesiastici  veramente  poveri. 

Neppure  ai  suoi  sudditi  risparmio  Innocenzo  nuove  con- 
tribuzioni ;  di  guisa  che  'nel  gennaio  del  1686  inviava  al 
Sobieski  100000  fiorini,  con  questo  intento  principalmente 

1  FRAKNOI,  156-158. 

2  FRAKNOI.  180. 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI  651 

<che  guardasse  all'  Ungheria  le  spalle  contro  una  probabile 
invasione  del  Tartar!.  Piu  pingui  rendite  dette  T  imposizione, 
da  lui  pure  concessa,  sugli  ordini  religiosi  nei  paesi  ereditarii 
della  Corona  d' Austria;  essi  furono  tenuti  di  sborzare  la 
terza  parte  del  valore  del  beni  acquistati  negli  ultimi  set- 
tant'anni.  Al  cadere  del  1685  il  Buonvisi  e  il  celebre  vescovo 
Leopoldo  Kollonich,  quali  commissarii  preposti  alia  riscos- 
sione,  si  trovarono  avere  radunato  la  ragguardevole  somma 
di  320000  fiorini  l. 

Tali  erano  per  somrai  capi  i  provvedimenti  di  Roma  quanto 
al  fornire  i  mezzi  peeuniarii  per  rimminente  campagna.  Da 
Vienna  roperosissimo  Nunzio,  mantenendo  frequente  corri- 
spondenza  col  suo  collega  di  Varsavia  Opizio  Pallavicini,  non 
si  dava  posa  ne  tregua  per  invigilare  i  moti  del  Sobieski, 
che  la  corte  imperiale  dipingeva  piu  rivolto  a  soddisfare  la 
cupidigia  d}  ingrandimento  de'  suoi  dominii  che  non  a  pro- 
muovere  il  bene  comune  della  Lega.  «  Se  le  dperazioni  di 
guerra  dell7  Imperatore  avessero  mai  ad  essere  disturbate 
dairirrompere  delle  orde  tartariche,  gli  mandava  dicendo  per 
mezzo  del  Pallavicini,  rifletta  il  Re  ch'egli  solo  ne  avra  tutta 
la  colpa.  E  allora  non  potra  maravigliarsi  se  il  Turco  di- 
spregiera  la  Polonia  per  la  sua  inerzia  ed  incostanza  di 
fronte  ai  suoi  stessi  alleati,  se  rifiutera  di  restituire  Kamienic 
e  mandera  offrendo  pace  a  sfavorevoli  condizioni.  La  nazione 
e  il  Re,  proseguiva,  sono  al  punto  di  giocarsi  il  loro  buon 
nome.  Sobieski  col  sollecito  aiuto  arrecato  a  Vienna  a  tempo 
deH'assedio  si  6  acquistato  il  titolo  di  liberatore  della  cristia- 
nit£,  seguiti  ad  avanzarsi  sulla  via  delle  magnanime  geste 
ed  assicurera  al  nome  suo  una  fama  immortale  contro  cui 
non  potranno  nulla  le  penne  di  tutti  i  malevoli  2.  » 

1  FRAKNor,  180-186  ;  Cf.  infra  p.  654. 

2  Le  ultime  parole   del  Buonvisi  si  riferivano    ai   libelli  che  corre- 
vano  in  Vienna  contro  il  buon  nome  del  Re  polacco.  II  Buonvisi  deplo- 

iva  il  fatto  e  dichiarava  che,  ove  1'autore  di  simili  scritti  fosse  stato 
Idito  dell'  Imperatore,  questi  non  avrebbe  lasciato  di  esemplarmente 
lirlo.  Pero,  poiche  tutte  le  indagini  per  iscoprirlo  eran  riuscite  vane, 

tclinava  a  ritenere  fondato  il  sospetto  che  lo  stesso  Sobieski  avesse  a 


652  PAPA  INNOCENZO  XI 

Queste  Industrie  del  Buonvisi  non  rimasero  sterili.  Pochi 
giorni  dopo,  da  che  ayeva  spedito  la  ricordata  lettera  al  Pal- 
lavicini,  riceveva  da  lui  avviso  che  il  Sobieski,  prese  le  ne- 
cessarie  misure  per  opporsi  al  temuto  assalto  del  Tartar!,  mo- 
stravasi  risoluto  di  avanzarsi  in  Moldavia.  La  buona  novella 
infuse  coraggio  al  Nunzio  che  concepl  nuovo  disegno  di  piu 
potente  alleanza.  Secondo  lui  i  Russi  dapprima  si  avevano 
da  tirare  nella  lega,  poi  la  Persia  e  flnalmente  TAbissinia  che 
dovrebbe  occupare  T  Egitto.  E  poich6  prevedeva  non  senza 
ragione  che  ove  la  proposta  venisse  fatta  da  lui  medesimo,  i 
ministri  di  Vienna,  poco  benevoli  a  suo  riguardo,  non  avreb- 
bero  lasciato  di  avversarla,  fecela  presentare  per  mezzo  del 
Re  di  Polonia.  Ma  non  fu  nulla  dell'accettarla ;  il  solo  Inno- 
cenzo  XI  le  fece  ottimo  viso,  1'approvo  e  giunse  fino  a  scri- 
vere  un  Breve  allo  *Scia  di  Persia,  nel  quale,  ricordate  le 
ultime  sconfltte  dei  Turchi,  1'esortava  calorosamente  a  non 
indugiare  di  muovere  alia  riconquista  delle  terre  gia  da  essi 
rapite  ai  suoi  maggiori  J. 

* 
*     * 

Sull'entrare  d'aprile  1686,  mentre  il  Buonvisi  piu  instava 
si  affrettasse  Tuscita  in  campo,  sorsero  nuovi  incagli  che  gli 
fece  desiderare  e  chiedere  calorosamente  ancora  una  volta  il 
suo  richiamo  dalla  corte  imperiale.  Per  commissione  venutagli 
da  Roma  dovette  compiere  il  non  grato  officio  di  partecipare 
a  Leopoldo  che  il  Papa,  a  suo  malincuore,  non  era  piu  in 

bella  posta  fatto  spargere  a  Vienna  i  suddetti  libelli  per  avere  un  pre- 
testo  di  separarsi  dalla  lega.  Cf.  FRAKNOI,  189. 

1  Nella  sua  brevita  lo  scritto  di  Innocenzo  XI  e  quanto  si  puo  im- 
maginare  di  piu  acconcio  per  indurre  lo  Scia  a  non  lasciarsi  sfuggire 
occasione  propizia  per  tentare  una  rivincita  sopra  i  barbari  musulmani. 
«  Et  quidem  scrivevagli  tra  le  altre  cose,  ad  id  agtre  te  praecipue  de- 
bet  tnadens  adhuc  innocuo  Persarum  sanguine  Babylonis  tellus,  justam 
a  te  tarn  opportune  tempore  de  immanissimo  hoste  ulHonem  expectans.  Con- 
cipe  itaque,  potentissime  rex,  sensus  magnitudine  tua  dignos,  strenuoque 
non  interiturae  gloriae  occupandae  aestu  exardescens,  ad  insignes  de  ini- 
quissimis  barbaris  victorias  reportandas  alacri  cursu  contende.  »  Presso 
il  THEINER,  307,  n.  CCXXXII. 


E   L'UNGHERIA  LIBER  ATA   DAI   TURCHI  653 

grado  d'inviare  altri  soccorsi  per  le  spese  di  guerra.  Nello 
stesso  tempo  non  pot6  esimersi  dairinformarlo    del    grand! 
apparecchi  del  Turchi ;  avere  essi  gia  allestito  di  tutto  punto 
un  formidabile  esercito  capitanato  dal  Granvisire  e  gia  essere 
in  procinto  di  mettersi  in  marcia  per  1'Ungheria.  All'intendere 
si  sconfortanti  novelle  T  Imperatore  esclamo  che  omai  pen- 
tivasi   di  non   avere   accettato   le  proposte  di  pace.    Questo 
solo  particolare  ci  fa  intendere   ad  esuberanza  quanto  diffi- 
cile addivenisse   la   posizione  del   Cardinale.   Alle   difficolta 
mosse  dai  ministri  per  la  mancanza  di  mezzi  aveva  sempre 
usato  rispondere  dando  salde  assicurazioni  di  aiuti  da  rica- 
varsi   da  varie  parti  della  cristianita.  Ora  queste   speranze 
svanivano  Tuna  appresso  doll'altra.  Riuscivano  infelicemente 
superior!  i  Turchi,  e  tutta  Fonta  della  disfatta  verrebbesi  a 
riversare  sopra  di  lui.  Accresceva  il  suo   malcontento  e  po- 
nevalo  in  somma  trepidazione  la  nianiera  tenuta  nel  guidare 
le  sorti  deiriraminente  campagna.  Nonostante  Timperiosa  ne- 
cessita  di  uscire  sollecitamente   in   campo   ad   affrontare  le 
orde  del  Granvisire  avanti  si  riversassero  nell'  Ungheria,  si 
era  gia  alia  fine  di  maggio  e  le  milizie  imperiali  da  quindici 
giorni  pronte  e  preste  alia  marcia  non  davano  un  passo  in- 
nanzi.  Aggiungasi  che  il  Buonvisi  disapprovava  altamente  i^ 
piano  di  guerra,  giusta  il  quale  si  aveva  a  dividere  Tesercito 
in  quattro  corpi  di  spedizione,  destinandone  due  all'offensiva 
e  i  rimanenti  alia  difensiva.  Era  dunque   da  aspettarsi  che 
il  Cardinale,  facile  pur  troppo  in   certi    momenti   a    vedere 
Torizzonte  piu  buio  che  in  realta  non  fosse  e  persuaso  di  es- 
sere omai  scaduto  dalla  pristina  grazia  dell'  Imperatore,  tor- 
nasse  non  pure  a  supplicare,  ma  a  scongiurare  per  allonta- 
narsi  da  Vienna. 

Innocenzo  nondimeno  fu  irremovibile.  La  presenza  di  lui, 
nunzio  in  Vienna,  facevagli  scrivere  dal  Cibo  segretario  di 
Stato,  essere  allora  piu  che  mai  necessaria.  In  Roma  appro- 
vavasi  la  sua  condotta ;  continuasse  nell'antica  attivita  e  non 
parlasse  piu  di  ritorno  l.  Al  Buonvisi  non  rimase  che  piegare 

1  FRAKNOI,  202-205. 


654  PAPA   INNOCENZO   XI 

il  capo ;  e  poich6  il  Pontefice  lodava  il  suo  operate  seguito  a 
governarsi  nella  stessa  maniera  anche  in  futuro.  In  ogni  di- 
spaccio  iterava  le  richieste  di  nuovi  fondi,  si  che  il  Papa,  ve- 
dendo  finalmente  ripresa  la  campagna  e  omai  convinto  che 
in  quell'anno  si  era  vicini  a  riportare  qualche  effetto  vera- 
mente  decisive,  non  lascio  di  sodisfarlo  nei  limiti  del  possi- 
bile.  Nell'agosto  gli  fece  tenere  100000  fiorini ;  altre  notevoli 
somme,  non  pero  quante  se  ne  aspettavano,  si  raccolsero  dalla 
bolla  d'indulgenze  pubblicata  per  consiglio  del  Cardinale.  La 
fonte  piii  copiosa  furono  nondimeno  i  beni  dei  religiosi  nelle 
terre  ereditarie  della  Corona,  tassati  nel  modo  che  gia  di- 
cemmo.  Da  essi  il  Buonvisi  e  il  Kollonich  riuscirono  in  tutto 
a  cavare  1600000  fiorini  }. 


Un'insperata  soddisfazione  otteneva  di  quei  giorni  in  Vienna 
T  infaticabile  Nunzio.  Le  sue  molte  ragioni,  gia  prima  non 
ascoltate,  finirono  di  persuadere  il  troppo  grave  rischio  cui 
andavasi  incontro  dividendo  Tesercito  in  varicorpi  d'armata. 
Pero  si  convenne  di  muovere  incontanente  all'espugnazione 
di  Buda  con  tutte  le  forze  unite.  Apparve  allora  quanto  vivo 
fosse  nei  duci  supremi  il  sentimento  della  fede  cristiana,  in 
cui  grazia  si  possono  dimenticare  e  perdonare  tante  altre  de- 
bolezze  e  miserie  manifestatesi  a  piu  riprese  in  mezzo  alia  lega. 
L'elettore  Massimiliano  di  Baviera  e  il  duca  Carlo  di  Lorena 
si  rivolsero  con  due  nobilissimi  Brevi  al  Vicario  di  Gesu  Cristo 
per  implorare  con  la  sua  paterna  benedizione  Taiuto  di  Dio. 
«  Prima  ch'io  esca  in  campo,  scriveva  ad  Innocenzo  il  Lo  - 
renese,  mi  rivolgo,  com'e  dovere,  a  V.  Santita,  supplicandola 
di  sua  paterna  benedizione.  La  passata  esperienza  mi  ha 

1  Parecchi  ministri  cesarei  volevano  dare  in  appalto  la  riscossione 
dell'imposta  per  soli  400000  fiorini.  II  Buonvisi  vi  si  oppose  energica- 
mente  e  la  sua  resistenza  frutto  al  pubblico  erario  1200000  fiorini.  Torno 
anche  in  sua  lode  lo  spirito  di  giustizia  e  di  equanimita  col  quale  si 
condusse  in  un  officio  abbastanza  in  se  ingrato.  Basti  dire  che  tra  le 
communita  tassate,  due  sole  credettero  aver  diritto  di  fare  richiamo. 
Cf.  FRAKNOI,  210. 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI  655 

insegnato  che  Tesito  della  guerra  e  interamente  nelle  mani 
del  Signore  degli  eserciti.  Pero  io  non  so  impugnare  le  armi 
se  innanzi  non  ricevo  da  V.  Santita  i  soccorsi  della  religione, 
del  quali  sento  grande  il  bisogno.  E  quanto  a  me,  me  le  rendo 
mallevadore  che  per  difesa  della  cristianita  e  per  il  compi- 
mento  delle  intenzioni  di  V.  Beatitudine  offriro  volentieri  i 
sudori  ed  il  sangue  '.  »  Tali  nobili  sensi  esprimeva  da  Vienna 
al  grande  Pontefice  il  futuro  vincitore  di  Buda  il  30  di  maggio. 
Da  11  a  pochi  giorni  presso  a  Parkany  dirimpetto  a  Strigonia 
si  trovavano  gia  convenuti  40000  combattenti.  I  due  gene- 
ralissimi,  Carlo  di  Lorena  e  Massimiliano  di  Baviera  erano 
circondati  da  uno  stato  maggiore  per  numero  e  sceltezza 
d'uomini  tanto  splendido  quanto  forse  non  aveva  mai  veduto 
1'eguale,  nelle  interminabili  guerre  che  lo  desolarono,  il  se- 
colo  XVII.  Erano  generali  di  chiarissima  farna,  rampolli  di 
principesco  lignaggio,  grandi  di  Spagna,  lordi  inglesi,  duchi 
francesi,  nobili  italiani,  che  in  mezzo  alia  decadenza  politica 
della  patria  mostravano  non  ispento  nei  figli  d'ltalia  Tantico 
senno  e  valore.  Purtroppo  mancava  nella  nobilissima  accolta 
la  dote  sopra  ogni  altra  richiesta,  cioe  Tunione  e  reciproca 
eoncordia,  specie  tra  i  due  duci  supremi.  II  Buonvisi  ebbe 
il  merito  di  avere  impedito,  merce  i  consigli  dati  in  proposito 
alFimperatore  Leopoldo,  che  si  yenisse  ad  aperta  rottura, 
ed  a  lui  pure  si  dovette  se  da  Vienna  partirono  stringent! 
ordini  di  por  mano  senz'altro  a  stringere  Buda. 

Un  presidio  di  15000  uomini  sotto  il  comando  di  Abdi  pa- 
scia  difendeva  la  fortezza.  Ai  18  di  giugno  gl'imperiali  furono 
ad  oste  davanti  alle  sue  mura  rinforzati  da  genti  ungheresi 
guidate  dai  generali  Palfi  Batty anyi  e  Bercsenyi.  II  24,  sacro 
al  Precursore  di  Gesu  Cristo,  fu  segnalato  da  un  fatto  d'arme 
che,  dopo  lotta  ostinata,  rese  Carlo  di  Lorena  padrone  della 
parte  inferiore  della  citta.  Rilevaronsi  allora  le  abbattute  spe- 
ranze ;  in  Vienna  ne  fu  letizia  indicibile,  da  Roma  si  profu- 
sero  lodi  al  Buonvisi  e  persino  i  ministri  cesarei  riconobbero 
allora  la  sapienza  del  Nunzio  pontificio  che  prima  avevano 

1  FRAKNOI,  212. 


656  PAPA   INNOCENZO   XI 

combattuto  perorando  in  favore  della  pace.  Tanto  sono  potent! 
i  lieti  success!  a  far  lodare  siccome  sagge  quelle  medesime 
imprese  che  avanti  la  riprova  dell'esito  venivano  giudicate 
poco  meno  che  stolte. 

II  Buonvisi  seppe  valersi  dell'auge  onde  circondavasi  la  sua 
persona,  per  applicarsi  ad  un'opera  egregia,  non  sai  se  piu 
utile  all'esercito  o  meglio  adatta  al  sacro  carattere  da  lui 
rivestito  di  arcivescovo  e  principe  della  Chiesa.  Si  tolse  per 
s6  la  sopraintendenza  delFospedale  di  campo.  A  capo  imme- 
diato  vi  propose  un  eroico  religioso  il  p.  Giovanni  Ruggiero 
della  Congregazione  dell' Oratorio,  n6  risparmid  spese  per 
provvedere  alia  cura  dei  feriti  e  dei  molti  soldati  caduti  in- 
fermi  per  grave  dissenteria.  Fe  venire  d'ltalia  larga  prov- 
vista  di  balsami  e  medicine,  e  raccoglieva  d'ogni  parte  li- 
mosine  destinate  particolarmente  a  questa  grand' opera  in 
aiuto  di  coloro  che  per  la  difesa  del  nome  cristiano  espone- 
vano  la  vita.  Notevole  e  tenero  fu  1'esempio  che  a  secondare 
lo  zelo  del  Nunzio  dettero  le  prime  dame  della  corte  di 
Vienna  con  a  capo  1'Imperatrice ;  esse  vollero  di  lor  proprie 
mani  preparare  e  bende  ed  abiti  per  i  poveri  feriti;  atto  di 
carita  si  gentile  che  merito  loro  le  piii  vive  felicitazioni  del 
Sommo  Pontefice  '.  A  seimila  si  fanno  ascendere  i  feriti  ed 
ammalati  che  tornarono  a  riacquistare  la  sanita  nell'ospedale 
e,  come  fu  visto  nel  primo  assedio  della  citta,  cosl  anco  in 
questo  del  1686  abbondarono  i  gregarii  protestanti  che,  avendo 
appreso  all'eloquente  linguaggio  della  carita  dove  fosse  la  vera 
fede,  entrarono  nella  Ghiesa  cattolica  2. 


Lentamente,  piu  che  forse  non  conveniva,  procedeva  1'as- 
sedio.  L'esercito  ingrossato  smo  a  contare  100000  uomini 
circondava  d'ogni  parte  la  munita  fortezza.  In  vario  ordine 
sorgevano  le  trincee  e  linee  d'approccio,  scavavansi  nume- 

1  FRAKNOI,  212-215. 
9  FRAKNOI,  209-215. 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI  657 

rose  mine,  e  sessanta  pezzi  d'artiglieria  da  campo  e  quaranta 
mortal  davano  ben  poca  tregua  alle  mura  della  citta. 

Ai  13  di  luglio  il  duca  Carlo  fe  sonare  all'assalto:  i  Turchi 
lo  sostennero  vigorosamente,  tanto  che  non  meno  di  1500 
cristiani  vi  trovarono  inutilmente  la  morte. 

Ai  22  dello  stesso  mese  una  bomba,  invenzione  di  un  in- 
gegnoso  artigliere  spagnuolo,  fece  saltare  in  aria  un  magaz- 
zino  di  polvere  della  fortezza  cagionando  terribili  guasti  al 
nemico.  Allora  il  Lo.renese  mando  intimando  la  resa.  Respinta 
con  disdegno  la  proposta  dai  difensori,  cinque  giorni  dipoi 
rinnovo  1'assalto  condotto  simultaneamente  in  tre  punti  di- 
stinti.  Anche  questa  volta  ressero  i  Turchi  con  gravissime  per- 
dite  dei  cristiani,  ma  alia  perflne  dovettero  ritirarsi  nell'  in- 
terior e  della  cittadella,  lasciando  in  mano  agli  assalitori  tutto 
1'esterno  muro  di  cinta.  D'ora  in  ora  cresceva  la  trepida 
aspettazione  della  resa,  quando  ad  infondere  nuovo  entusiasmo 
j  agli  assedianti  sopraggiunsero  al  campo  lietissime  nuove. 
L'ammiraglio  veneto  Francesco  Morosini,  congiuntosi  col  na- 
viglio  pontificio  aveva  inflitto  presso  Navarino  una  solenne 
sconfitta  ai  Musulmani  *.  Parve  questa  al  Buonvisi  buona 
occasione  da  valersene  per  trasfondere  piu  vivo  ardore  nel- 
1'esercito  imperiale  ed  incutere  abbattimento  e  sfiducia  nei 
tenaci  assediati.  II  perch6  a  suo  consiglio  la  vittoria  fu  festeg- 
giata  nel  campo  con  dimostrazioni  di  straordinaria  letizia. 

1  II  doge  di  Venezia  Marcantonio  Giustiniani,  nel  parteeipare  ad 
Innocenzo  XI  la  novella  di  quella  segnalata  vittoria,  ricordava  con  grato 
animo  e  lo  zelo  del  Papa  nel  promuovere  la  Lega  e  1'aiuto  ricevuto 
dalla  sua  armata :  «  Favorendo  la  bonta  d'Iddio  Signore  1'armi  della 
repubblica,  che  ad  imitatione  de  nostri  progenitori  tutto  contribuisce 
per  1'esaltatione  della  iiostra  santa  fede  e  beneficio  della  lega  promossa 
dal  santo  zelo  della  SantiU  Vostra,  s'e  compiacciuto  permettere  che  il 
capitan  general  da  mare  Morosini  assistito  dal  valido  corpo  delle  ga- 
lere  di  Vostra  Beatitudine,  in  pochi  giorni  habbia  fatto  acqi^isto  di  Na- 
varino il  vecchio  e  il  nuovo  di  assai  maggior  rilevanza,  havendo  anco 
dato  la  fuga  ad  Ismael  Seraschier  che  con  10000  combattenti  s'era  por- 
tato  poco  discosto  dal  campo  de'  nostri,  per  soccorrere  la  piazza,  come 
distintamente  sara  Vostra  Beatitudine  informata  dal  diletto  nobile  nostro 
Giovanni  Lando  che  s'attrova  a  suoi  piedi.  »  THEINER,  307,  n.°  CCXXXI. 

1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  42  9  marzo  1904. 


658  PAPA   INNNCENZO   XI 

Con  non  minore  ansieta  seguiva  nella  lontana  Roma  le  sorti 
della  guerra  il  Vicario  di  Cristo.  Impensierito  del  diuturno 
assedio  il  piissimo  Innocenzo,  insisteva  piu  che  mai  nell'ora- 
zione  ;  e  temendo  non  senza  fondamento  che  quel  tanto  andar 
per  le  lunghe  dovesse  ascriversi  alia  disunione  del  generally 
mandava  istruzioni  per  procurare  di  ridurli  ad  ogni  costo 
in  concordia  fra  loro  e  di  affrettare  1'esito  finale  della  cam- 
pagna.  I  saggi  incitamenti  del  Papa  giungevano  in  tempo 
assai  conveniente  al  bisogno.  Che  proprio  di  quei  di  il  Gran- 
visire  alia  testa  di  un  ragguardevole  esercito  avvicinavasi 
al  soccorso  di  Buda  ponendo  il  campo  non  molto  lontano 
dalla  fortezza  tra  Erd  e  Budaors.  Fu  quella  un'  ora  di  an- 
goscia  per  tutta  la  corte  in  Vienna,  per  i  generalissimi  e, 
forse  piu  che  per  ogni  altro,  pel  cardinale  Buonvisi. 

Varii,  come  suole  avvenire,  erano  i  pareri  intorno  al  da 
farsi.  Lo  stato  maggiore  e  la  corte  cesarea  propendevano  a 
dividere  1'esercito,  lasciandone  una  parte  ali'assedio  e  mo- 
vendo  con  1'altra  incontro  al  sopraggiunto  nemico.  II  Nun- 
zio  invece  era  di  opposto  avviso.  Sotto  il  titolo  :  «  Che  non 
si  deve  arrischiare  tutta  la  fortune  con  parte  delle  forze  » 
compose  uno  scritto  e  rispettosamente  1'offerse  a  Leopoldo.  Da 
queste  non  lunghe  pagine  degne  di  essere  studiate  in  fonte, 
traspare  mirabilmeute  I'acume  e  la  profonda  conoscenza  che 
1'eminente  diplomatico  possedeva  in  fatto  di  arte  militare.  La 
disegnata  divisione  dell' esercito  presentava,  secondo  lui,uguale 
probabilita  o  di  una  splendida  vittoria  o  di  un'irreparabile  scon- 
fitta ;  poi  prevedendo  la  difficolta  che  solo  potevasi  muovere 
contro  questa  sua  legittima  conclusione,  rispondeva:  «  So  bene 
che  mi  accuseranno  di  poca  fede  in  quel  Dio  che  ha  tanto 
prosperate  le  nostre  cose  finhora  e  ch'&  solito  di  concedere 
alia  pieta  austriaca  frequent!  miracoli,  e  particolarmente  al 
presente  piissimo  Imperatore ;  ed  io  volentieri  consentiro 
alia  mia  condanna,  se  mi  assicureranno  di  poter  cavar  da 
se  stessi  un  atto  cosi  perfetto  di  fede  con  il  quale  non  solo 
si  vincono  i  nemici,  ma  si  trasportano  i  monti  e  si  gettano 
nel  mare.  Ma  se  quest'  atto  6  soprannaturale  parmi  sano 


E  L'UNGHERIA  LIBERATA  DAI  TURCHI  659 

consiglio  Timitare  la  modestia  di  Acatz  ch'essendogli  offer  to 
da  Dio  che  chiedesse  un  segno  in  cielo  et  in  terra  e  nel- 
Tabisso  rispose:  Nonpetam,  etnon  tentabo  Dominum  Leum 
meum,  e  n'  ebbe  per  premio  che  li  fosse  revelato  1'imper- 
scrutabile  misterio  deirincarnazione.  Doviamo  dunque  rac- 
comandarci  a  Dio  con  tutto  lo  spirito  contrito  et  humiliato 
e  prometterli  fermamente  di  sacrificarli  sacrificium  iusti- 
tiae  e  poi  procurare  con  tutti  i  mezzi  humani  d'assicurarci 
quella  vittoria  dalla  quale  dipende  il  tutto  ».  E,  procedendo 
innanzi  con  altre  sagge  considerazioni,  veniva  a  ribadire 
.allora  solo  potersi  dare  la  battaglia  in  campo  aperto,  quando 
vi  concorresse  tutt'insieme  1'esercito.  Si  aspettasse  dunque 
1'arrivo  delle  milizie  dello  Seharffenberg,  e  con  esse  e  con 
le  altre  lasciate  all'assedio  di  Buda,  si  movesse  uuitamente 
contro  il  nemico  ;  poiche,  conchiudeva :  «  Possiamo  vincere 
<ion  sicurezza  senza  Buda,  ma  senza  esercito  perderebbemo 
tutto  Tacquistato  e  bisognerebbe  fare  una  pace  vergognosa 
e  dannosa  »  1. 

Non  crede  1'Imperatore  di  seguire  il  consiglio  e  dette 
ordine  al  Lorenese  di  provocare  il  Granvisire  a  battaglia 
campale.  Poi  penetrato  dalla  gravezza  del  passo,  pieno  di 
fede,  esorto  i  sudditi  a  ricorrere  air  orazione  e  al  digiuno 
per  implorare  1'aiuto  di  Dio  sopra  le  armi  cristiane,  ed 
€gli  il  primo  cominci6  a  praticare  con  Topera  cio  che  agli 
altri  inculcava  con  la  parola.  II  Granvisire  sfidato  da  Carlo 
a  misurarsi  seco  stesso  in  una  decisiva  giornata,  non  ardl 
-cimentare  la  sorte  dell'  armi,  ma  con  falsi  movimenti  si 
diede  a  deludere  la  sua  attenzione,  per  lanciare  di  soppiatto 
un  forte  nerbo  di  genti  alia  liberazione  di  Buda.  II  colpo  fu 
tentato  il  14  agosto ;  scoperto  in  tempo  dagl'lmperiali,  questi 
riuscirono  a  tagliare  ai  Turchi  il  cammino,  costringendoli  a 
ritirarsi  con  forti  perdite  d'intorno  a  2000  uomini. 

Per  questo  parziale  successo  gli  spiriti,  alquanto  prostrati 
^e  stanchi  dalla  lunga  vita  del  campo,  ripresero  lena  e  vi- 

1  Arch.  Vat.  Nunz.  Crermania,  212,  dispaccio  eitato. 


660  PAPA   INNOCENZO   XI 

gore.  Perdurava  sempre  il  pericolo  che  il  Buonvisi  appren- 
deva  assai  vivamente.  S'aspettava  che  fallito  il  primo  tenta- 
tive, il  Granvisire  ritornerebbe  alia  prova  con  miglior  for- 
tuna  o,  se  tanto  non  ardisse,  temeva  che  senza  neppure 
uscire  dal  campo  dove  erasi  trincerato,  riuscirebbe  a  stan- 
care  T  Elettore  Massimiliano  e  la  cavalieria  imperiale  co- 
stringesse  a  sbandarsi  per  manco  di  foraggi.  Pero,  quasi  ad 
ultima  ancora  di  salvezza,  confidava  nell'  arrivo  dei  nuovi 
rinforzi  di  tedeschi  ed  ungheresi,  i  quali  avrebbero  potuto 
per  forma  rinvigorire  Tesercito  da  arrischiare  senza  teme- 
rita  le  sorti  di  una  grande  pugna  campale.  Proseguiva  in- 
tanto  Tassedio.  II  22  agosto  si  venne  al  terzo  assalto.  Ancor 
questa  volta  i  difensori  tennero  saldo,  ma  il  duca  Carlo  riusci  a 
prendere  forte  posizione  nelle  mura  interne  dal  lato  di  tra- 
montaua,  mentre  Massimiliano,  che  aveva  diretto  1'attacco 
da  mezzogiorno,  rimase  signore  d'una  parte  della  cittadella. 
Sopraggiunsero  agli  ultimi  del  mese  i  tanto  attesi  rinforzi. 
Tenutosi  subito  un  gran  consiglio  dei  duci  supremi,  venne 
prefisso  il  2  di  settembre  per  un  assalto  vigoroso  da  ogni 
lato  deH'inespugnabile  piazza. 

Una  divisione  degli  imperiali  prese  posto  dinnanzi  al 
campo  del  Granvisire  pronta  a  dargli  battaglia  se  mai  accen- 
nasse  ad  uscire  dalle  trincee  per  accorrere  al  soccorso  degli 
assediati.  Ma  egli,  mostratosi  in  tutta  questa  spedizione 
di  tanto  poco  ardimento,  quanto  eroici  invece  apparvero  i  di- 
fensori di  Buda,  assist^  immobile  senza  colpo  ferire  alia  lotta 
disperata  della  guarnigione  che  stretta  da  un  cerchio  di  ferro 
e  di  fuoco  combatteva  disperatamente  senza  niun  pensiero 
di  resa.  La  lotta  fu  sanguinosissima  ed  allora  solo  ebbe  ter- 
mine  quando  la  maggior  parte  dei  soldati  musulmani  cadde 
spenta  sotto  la  spada  degli  assalitori. 


Alle  4  del  pomeriggio  le  trombe  avevano  squillato  all'as- 
salto  e  gia  sul  cadere  dei  primi  crepuscoli  di  quel  memora- 


E   L'UNGHERIA  LIBERATA   DAI   TURCHI  661 

bile  2  di  settembre  il  vessillo  imperiale  sventolava  sull'antica 
sede  del  prodi  Re  d'  Ungheria,  risorta  a  liberta  dopo  cento 
quarantacinque  anni  di  duro  servaggio  sotto  la  Mezzaluna. 

La  descrizione,  anche  compendiata,  del  tripudio  cui  a  tanto 
lieta  novella  s'abbandonarono  i  cristiani,  specialmente  nel- 
1'Austria,  neirUngheria  e  nella  eterna  citta,  richiederebbe 
da  s6  sola  ben  lunghe  pagine.  In  Roma  credettero  non  a 
torto  i  contemporanei  che  il  venerando  Pontefice,  come  gia 
il  predecessore  Pio  V  nella  giornata  di  Lepanto,  avesse  co- 
gnizione  superna  di  cio  che  stava  seguendo  sotto  le  mura  di 
Buda.  Lo  stesso  dl  della  presa,  mentre  nell'eterna  citta  vi- 
vevasi  in  somma  trepidazione,  aspettando  di  momento  in 
momento  le  notizie  della  guerra,  voile  tenere  un  solenne 
concistoro  che  npn  aveva  avuto  ne  ebbe  di  poi  riscontro 
negli  annali  delle  solenni  creazioni  dei  principi  di  Santa 
Chiesa.  In  una  sola  volta  creo  ventisette  cardinali  con  grande 
meraviglia  dei  romani  che  non  arrivavano  ad  intendere  come 
Innocenzo  potesse  celebrare  tanta  solennita  senza  attendere 
1'esito  dell'assedio,  ch'era  allora  la  grande  questione  del 
giorno.  Neiraccommiatare  i  nuovi  porporati  il  Papa  disse  loro 
in  tono  solenne  che  si  avevano  a  rallegrare  non  tanto  per  la 
promozione  quanto  per  Taccrescimento  della  gloria  della  cri- 
stianita.  Parole  che,  sopraggiunta  la  nuova  della  vittoria 
furono  interpretate  quasi  un  velato  annunzio  della  sorte  fe- 
lice  toccata  in  quel  giorno  dalle  armi  cristiane  e  a  lui  gia 
prima  supernamente  nota. 

Riconobbe  di  leggieri  TEuropa  quanta  ingente  parte  nel 
merito  della  vittoria  spettasse  ad  Innocenzo  XI ;  e  le  parole, 
proferite  da  Giacomo  II  re  d' Inghilterra  nelFudirne  Tan- 
nunzio  contengono  niente  piu  che  la  schietta  verita  quale 
ora  torna  a  rifulgere  in  piu  chiara  la  luce  per  la  bella  mo- 
nografia  del  Fraknoi.  «  Sua  Santita,  cosi  disse  iLSovrano,  li- 
bero  la  citt&  di  Vienna  ed  ha  assediato  quella  di  Buda  »  l. 


1  FRAKNOI,  222-223. 


662  PAPA   INNOCENZO  XI 

Gli  Ungheresi  memori  di  quanto  andavano  debitor!  a  Leo- 
poldo,  rinunziarono  Tanno  seguente  (1687)  nella  dieta  di 
Presburgo  al  loro  diritto  di  eleggere  il  Re  in  favore  dei  di- 
scendenti  maschili  della  casa  di  Asburgo.  Innocenzo,  rac- 
consolato  della  splendida  vittoria  e  stimolato  dal  Nunzio,  non 
fini  di  largheggiare  in  soccorsi  perche  si  proseguisse  la 
guerra,  ora  che  caduta  la  principale  fortezza  tornava  age- 
vole  impresa  ripurgare  tutto  il  paese  dalle  bar  bare  orde  dei 
musulmani  '.  Cio  appunto  intendeva  il  Buonvisi  quasi  corona 
dell'opera.  Facendo  suo  il  detto  degli  antichi  romani  instan- 
dum  victis,  egli  si  pose  con  tutto  il  calore  a  ritrarre  i  mag- 
giori  vantaggi  possibili  dalla  vittoria.  L'esercito  imperiale, 
tale  era  nelle  principal!  linee  il  suo  vasto  disegno,  doveva 
prendere  di  mira  Belgrade  fortificata  dai  Turchi.  Nello  stesso 
tempo  il  Sobieski,  traversata  la  Moldavia,  avrebbe  dovuto 
marciare  sopra  Adrianopoli,  mentre  Venezia  spedirebbe  Tar- 
mata  nel  Bosforo  a  Costantinopoli.  Preclaro  e  ardimentoso 
piano  e  di  esecuzione  non  impossibile,  se  non  avesse  incon- 
trato  un  ostacolo  insormontabile  nella  gelosia  del  potente 
Luigi  XIV  2.  Quindi,  com'  e  ben  noto,  solo  una  piccola  parte 
di  quanto  egli  aveva  ideato  fu  messa  in  effetto,  e  fu  Tespugna- 
zione  df  Belgrado  compiuta  dal  valoroso  Massimiliano  il  6  set- 
tembre  1688,  dopo  quattro  settimane  di  resistenza  accanita. 

Questi  successivi  avvenimenti,  tra  i  quali  va  ricordato 
il  valido  aiuto  spedito  dal  Papa  per  fortificare  Buda  contro  pro- 
babili  incursioni  dei  Turchi,  espone  il  Fraknoi  nei  due  ultimi 
capi  attingendo  alle  solite  fonti.  La  narrazione  si  arresta  alia 
morte  del  grande  Pontefice  (12  gennaio  1689)  che  pieno  d'anni 
e  di  meriti  chiude  il  burrascoso  suo  regno,  lieto  bensi  per 
la  scomparsa  della  Mezzaluna  dall'IIngheria,  ma  pieno  di 
cordoglio  per  Tambizione  smodata  del  Re  Cristianissimo  8. 

1  FRAKNOI,  225. 

2  Ivi  229-230. 

3  E  notissimo  che  Innocenzo  XI  godette  in  vita  e  dopo  morte  fama 
di  santita  tanto  illustre  che  nel  secolo  XVIII  fu  introdotta  la  causa  della 
sua  beatificazione  ed  ebbe  titolo  di  Venerabile. 


E  L'UNGHERIA  LIBER  AT  A  DAI  TURCHI  663 

Con  Innocenzo  XI  sparisce  anche  il  Buonvisi  non  gia  dalla 
scena  del  mondo,  ma  da  quella  non  meno  inflda  della  diplo- 
mazia.  Ritiratosi  nella  riposta  e  tranquil! a  Lucca  sua  patria, 
si  consacro  tutto  alle  cure  del  pastoral  ministero,  finck6  il 
25  agosto  1700,  in  mezzo  all'universale  rimpianto,  vi  chiuse 
santamente  i  suoi  giorni. 

E  rilngheria  non  inimemore  che  ad  un  Pontefice  di  Roma 
andava  debitrice  della  riconquistata  liberty  voile  eternare  la 
sua  gratitudine  verso  la  vetusta  famiglia  del  magnanimo  li- 
beratore.  Livio  Odescalchi,  nipote  d'  Innocenzo,  fu  prima  no- 
minato  duca  del  sacro  romano  imperio ;  poscia,  da  li  ad  al- 
cuni  anni,  ottenne  il  ducato  di  Sirmio,  costituito  con  una  parte 
di  quel  territorio,  tornato  libero  dalla  schiavitu  degli  Osmani 
per  opera  principalmente  deirirnmortale  suo  Zio  l. 


1  Questa  nostra  rassegna  era  gia  data  alle  stampe  quando  venimmo 
a  sapere  che  in  questi  ultimissiini  mesi  la  bell'opera  del  Fraknoi  e  com- 
parsa  alia  luce  anche  in  veste  italiana  presso  1'editore  Seeber  di  Fi- 
reiize.  La  traduzione  fu  eseguita  da  Leopoldo  Ovary  sull'originale  testo 
ungherese;  ed  ha  il  vantaggio,  certo  notevole,  di  riportare  i  varii  passi 
dei  dispacci  del  Bonvisi  tali  e  quali  uscirono  in  italiano  dalla  sua  abile 
penna.  Cosi  anche  quelli  tra  noi  che  non  posseggono  il  tedesco  avranno 
campo  da  ammirare  il  ben  riuscito  lavoro  dell'illustre  prelate,  che  seppe 
darci  un  libro  di  lettura  sodamente  istruttiva  e  ancor  dilettevole. 


UN  PREGIUD1ZIO  STORICO 

INTORNO  AI  PltJ  INSIGNI  NATURALISTI  l 


Mi  sarebbe  facile  moltiplicare  altri  esempii  degli  uomini 
per  1'appunto  che  avviarono  1'alta  analisi  matematica  o  la 
meccanica  razionale  per  nuovi  metodi,  a  concetti  piii  vasti, 
piu  precisi,  piu  universal!.  Luigi  Poinsot  (1777-1859)  il  rin- 
novatore  della  statica  e  del  problema  della  rotazione  dei  corpi, 
uno  dei  piu.  limpidi  ingegni  e  piii  profondi  ragionatori ;  Mi- 
chele  Chasles  (1793-1880)  il  cui  nome  ricorre  ad  ogni  passo 
nello  studio  della  moderna  geometria  proiettiva  o  di  posi- 
zione;  Carlo  Hermite  (24.  XII.  1822—  14.  I.  1901),  -il  piu 
grande  matematico  francese  nella  seconda  meta  del  secolo  XIX, 
a  cui  tanto  deve  la  teoria  dell'equazioni,  delle  funzioni  ellit- 
tiche,  delle  funzioni  Abeliane,  dei  numeri,  degl'  in  variant!  ecc. 
E  per  toccare  un  punto  .piii  alia  mano  anche  ai  meno  addentro 
nella  matematica  superiore,  F Hermite  fu  il  primo  che  dimo- 
strasse  la  trascendenza  del  famoso  numero  e,  la  base  dei 
logaritmi  naturali,  donde  fu  dedotta  la  conseguenza  che  anche 
7i  e  un  numero  irrazionale,  che  non  si  puo  esprimere  in  forma 
decimale  finita,  questione  connessa  col  non  meno  famoso  che 
vano  problema  della  quadrat ura  del  circolo.  A  qualche  titu- 
banza  nelle  pratiche  religiose  durante  gli  anni  giovanili,  suc^ 
cesse  nell' Her  mite  una  vita  francamente  cristiana  e  catto- 
lica  grazie  alia  carita  d'una  buona  suora  che  lo  assistette  in 
una  malattia  (1856)  e  grazie  pure  all'lnfluenza  del  grande 
Cauchy ;  n6  il  fervore  smise  piu  fino  alia  placida  sua  morte, 
che  «  allo  spiritualista  convinto,  come  lo  qualified  il  Painleve, 
aperse  I'anima  alia  compiuta  rivelazione  di  quelle  armonie 
matematiche  di  cui  Fintelligenza  umana  quaggiu  non  vede 
che  un  puro  riflesso.  » 

1  Continuazione.  V.  quad,  preced.  5  marzo  1904. 


UN  PREGIUDIZIO   STORICO  665 

Tra  i  merit!  dell'  Hermite  s'annovera  dai  matematici  la 
cosiddetta  trasformazione  di  Weierstrass  di  2°  grado.  Questo 
nome  forse  non  e  popolare,  perche  le  scoperte  che  ricorda  sono 
titoli  noti  solo  nella  piu  alta  aristocrazia  della  matematica  pura; 
ma  certamente  designa  il  piii  fecondo  e  piti  originale  rinnova- 
tore  della  teoria  delle  funzioni,  che  il  Weierstrass  a  differenza 
del  Riemann  fondo  in  concetti  analitici  unicamente,  esclusa 
ogni  immagine  geometrica,  e  tratt6  con  rigore  d'esattezza  fin 
allora  sconosciuto.  Quando  la  fama  e  la  novita  de'  suoi  lavori 
gli  aveva  assicurato  gia  un  insuperato  posto  d'onore  fra  tutti 
i  matematici  tedeschi  della  seconda  meta  del  secolo  XIX,  la 
citta  di  Berlino  senti  di  non  poter  lasciare  che  le  sue  scuole 
superior!  mancassero  di  tanto  lustro.  Ma  il  Weierstrass  era 
cattolico ;  e  agl'  illuminati  spiriti  protestanti  mai  non  and6 
a  genio  di  vedere  trattati  con  parita  i  loro  ed  i  cattolici,  fosse 
pure  negl'interessi  meramente  profani.  Per6  la  sua  nomiDa  a 
Berlino  non  ebbe  luogo  fin  tanto  che  1'illustre  deputato  del  cen- 
tro  Augusto  Reichensperger  in  pieno  parlamento,  ricordati  gli 
straordinarii  meriti  scientific!  del  Weierstrass  e  1'onore  della 
Germania,  non  interrog6  senz'ambagi  il  ministro  se  per  caso 
1'essere  cattolico  poteva  essere  un  impedimento. 

Certo  questa  qualita  non  impedi  che  le  sue  lezioni  fossero 
frequentate  da  student!  e  da  professor!,  i  quali  lasciate  per 
inter!  semestri  le  loro  cattedre,  accorrevano  con  desiderio  a 
raccogliere  le  nuove  idee,  le  preziose  dottrine  d'un  intelletto 
si  profondo  e  cosl  originale,  venuto  a  Berlino  dalla  cattolica 
Westfalia  e  rimasto  fedele  cattolico  fino  all' ultimo  respiro 
(13.  X.  1815  —  19.  II.  1897). 


Tra  le  question!  che  hanno  dato  maggior  pensiero,  anzi 
troppo  pensiero  agli  apologisti  del  secolo  XIX,  massime  nella 
prima  cinquantina,  fu  senza  dubbio  1'accordo  della  narra- 
zione  biblica  della  creazione  del  mondo  colle  scoperte  della 
geologia,  d'una  scienza  cioe  che  nasceva,  che  vagiva  in  culla, 


666  UN  PREGIUDIZIO   STORICO 

che  non  prendeva  consi^tenza  se  non  attraverso  incessant! 
trasformazioni.  Oggi  stesso  accanto  a  indubitate  conclusion!, 
quante  ambiguita,  quante  incertezze  non  regnano  ancora  in 
queirimmenso  territorio !  Perci6  meritamente  ci  rallegriamo 
di  vedere  da  un  canto  smessa  o  scemata  la  smania  di  natu- 
ralisti,  che  senz'avere  ancora  Tarma  in  pugrio,  gia  si  rode- 
yano  di  scagliarla  contro  la  verita  rivelata ;  e  da  altro  canto 
vedere  cessata  la  naturale,  ma  soverchia  e  immatura  solle- 
citudine  di  escogitare  nuovi  parallelism!,  nuovi  spedienti  di 
conciliare  o  concordare  enunciati,  che  intesi  colla  dovuta 
discrezione,  non  sono  per  niente  discordi. 

Tanto  piu  miguarder6d'entrare  in  siffatte  question!,  quanto 
che  al  proposito  di  questa  conferenza  mi  basta  rilevare  come 
quella  maligna  pretesa  d'avere  trovato  che  appuntare  ai  libri 
santi,  non  sorse  punto  in  cuore  ai  piu  insigni  e  piu  dotti  geo- 
logi  cio6  ai  fondatori  della  scienza.  Anch'essi  furono  cristiani 
convinti  e  spiritualist!. 

Ilgrande  Giorgio  Cuvier  (23.VIII.  1769  —  13. V.  1832),  vero 
fondatore  dell'anatomia  comparata,  della  quale  egli  pel  primo 
si  valse  a  penetrare  attraverso  i  regni  della  vita  scomparsa 
nelle  evoluzioni  terrestri;  questo  spirito  eminente,  scruta- 
tore  profondo,  mirabile  in  afferrare  le  analogic,  in  sistemare 
e  classificare,  che  riuniva  le  doti  del  maestro,  dell'oratore; 
benche  protestante  di  famiglia,  credette  sempre  in  Dio,  ebbe  in 
venerazione  le  sacre  scritture,  e  non  ne  fece  mistero:  « I  nostri 
libri  santi  fin  dal  principio  ci  rappresentano  il  Creaiiore  che 
fa  scorrere  T  opere  proprie  dinanzi  airuomo,  ordinandogli 
d'imporre  loro  i  nomi:  felice  allegoria  la  quale  c'insegna 
assai  chiaro  che  uno  de'  nostri  primi  doveri  e  di  persuaderci 
bene  della  bonta  e  della  sapienza  dell'autore  della  natura, 
collo  studio  assiduo  delle  opere  della  sua  potenza  »  *. 

Nella  geologia  propriamente  detta  tenne  il  campo  durante 
il  secolo  XIX  in  Francia  Elia  de  Beaumont  (23.  IX.  1798  - 
22.  IX.  1876j,  il  cui  capolavoro  fu   la  carta  geologica   della 
Francia,  condotta  in  collaborazione  col  Dufrenoy,  nel  corso 
1  CUVIER,  Rapport  sur  V&tat  de  Vhist.  nat.:  Eloges  III,  450. 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI  NATURALISTI  667 

di  diciott'anni  di  studii  e  di  viaggi.  Nobile  per  sangue  e  per 
carattere,  colmo  d'onori,  senatore,  segretario  perpetuo  del- 
rAccademia,  consultato  e  visitato  da  tutti  i  geologi  e  mine-', 
ralogi  d'Europa,  s'acquisto  non  solo  la  simpatia  universale, 
ma  (come  disse  di  lui  lo  Zittel,  1'  illustre  paleontologo  te- 
desco  teste  rapito  ai  vivi,  f  5.  I.  1904)  benemerenze  impe- 
riture  per  i  suoi  lavori  fondamentali  sull'et&  e  suH'origine 
delle  montagne.  Ed  il  Dumas,  succedutogli  nel  carico  alPAc- 
cademia  delle  scienze,  nel  tesserne  I'elogio,  enumerati  gli 
studii,  la  pazienza,  1'accuratezza,  la  poesia  e  Teleganza  ge- 
niale  onde  sapeva  rivestire  la  severita  scientifica,  accennando 
alia  morte  improvvisa  che  lo  colse,  soggiunge :  «  Ma  Elia 
de  Beaumont  comprendeva  tutti  i  suoi  doveri,  non  ne  tras- 
curava  alcuno :  egli  era  sempre  pronto,  e  se  Tangelo  della 
morte  lo  tocco  coll'ala  senza  avvertirlo,  non  lo  sorprese  per6. 
Giacch6  egli  era  di  quelli  i  cui  debiti  sono  sempre  pagati. 
La  sua  anima  pura  ed  immortale  dovette  abbandonare  senza 
rimorso  e  senza  paura  questa  terra...  e  salire  tranquilla  alle 
regioni  serene,  oggetto  costante  delle  aspirazioni  del  venerato 
nostro  confratello,  per  presentarsi  fiducioso  al  Giudice  sovrano 
nel  quale  aveva  sempre  riposto  la  sua  speranza  ela  sua  fede  »  *. 

Un  altro  collega  di  lui,  insigne  geologo  egli  stesso,  Carlo 
Sainte-Claire  Deville  (26.  II.  18T4  —  10.  X.  1876)  che  illustrola 
scienza  dei  vulcani  parti colarmente,  si  compiacque  sulla  tomba  I 
ancora  aperta  di  Elia  di  Beaumont  di  ricordarne  con  delicato 
affetto  le  opere  di  cristiana  beneficenza,  ma  con  breve  ac- 
cenno  soltanto,  volendo  rispettare  anche  in  quegli  ultimi  mo- 
menti  la  nobile  modestia  del  defunto,  che  secondo  il  precetto 
di  Cristo  nascondeva  la  mano  caritativa :  «  Non  saremmo  noi, 
del  resto,  che  potremmo  quaggiu  rendervi  il  merito  delle  opere 
vostre.  Esse  hanno  trovato  gia,  in  un  mondo  migliore,  la  loro 
degna  e  verace  ricompensa  in  seno  a  Colui  che  ve  Pinspir6, 
e  del  quale  voi  stesso  accoglievate  cosi  gl1  insegnamenti.  » 

Belle  testimonianze  queste  scaturite  dal  cuore  schietto  dei 
grandi  maestri  della  scienza.  Oh !  quanto  fu  abusato  di  questo 

1  Comptes  Rendus,  LXXIX,  714. 


668  UN   PREGIUD1ZIO   STORICO 

nome,  a  quale  strazio  non  fu  sottomesso,  con  quale  sfronta- 
tezza  opposto  ai  dettami  della  religione  e  della  filosofla 
cristiana.  E  noi  sentiamo  la  scienza  mettere  i  sentiment!  piu 
religiosi  in  cuore  e  sulle  labbra  del  Cuvier,  di  Elia  de  Beau- 
mont, del  Saiute-Claire  Deville,  e  cosi  potrei  soggiungere  di 
Gioacchino  Barrande  (f  1883)  altro  celebre  geologo  di  pro- 
fonda  dottrina  e  d'  inflessibile  integrity,  di  Gabriele  Augusto 
Daubree  (f  1896),  dell'americano  James  Dwight  Dana  (f  14. 
IV.  1895),  di  A.  de  Lapparent  tuttora  vivente,  e  di  tanti  altri,  I 
che  veramente  avrebbe  cagione  di  arrossire,  come  di  una 
aperta  falsit&  storica,  chi  oggi  s'arrischiasse  ancora  di  affer- 
mare  non  solo  che  i  rappresentanti  piu  insigni  della  geologia 
sono  concordi  a  giudicarla  incompatibile  coi  principii  del  cri- 
stianesimo,  ma  pure  ardisse  sostenere  che  i  piu  illustri  tra 
loro  furono  di  tale  sentimento.  Chi  ignora  la  storia  contempo- 
ranea  della  scienza  e  degli  scienziati,  abbia  almanco  il  ri- 
guardo  di  tacere :  troppo  ci  saprebbe  male  doverlo  convi'ncere 
di  menzogna. 

Carlo  Sainte  Claire  Deville,  geologo,  era  fratello  maggiore 
di  Enrico,  chimico  dei  piu  celebrati  nel  secolo  scorso  (11. 
III.  1818  —  1.  VII.  1881),  che  ebbe  parte  nei  piu  insigni 
progressi  di  tutti  i  rami  della  chimica,  che  scoperse  1'ani- 
dride  nitrica,  cre6  la  metallurgia  deiralluminio  e  presento 
i  primi  pani  di  questo  metallo  puro  all'Esposizione  di  Pa- 
rigi  nel  1855 ;  pel  primo  riuscl  col  Debray  a  fondere  grandi 
quantity  di  platino  alia  fiamma  ossidrica;  riuscl  del  pari  a 
fondare  1'industria  del  magnesio,  lascio  studii  preziosi  sul  boro, 
sul  silicio,  sulla  dissoluzione  dei  composti  chimici  alle  alte 
temperature,  ecc. 

Orbene  chi  non  vede  che  bella  aureola  spande  su  tutte 
queste  scoperte  il  pensiero  che  la  fede  cristiana  accompagno 
quella  vita,  e  ne  conforto  la  morte  coi  carismi  della  religione !  I 
«  I  fratelli  Sainte -Claire  Deville  appartenevano  per  se  e  per 
i  loro  parentadi  a  quelle  antiche  famigiie  francesi  e  cattoli- 
che...,  in  cui  le  piu  nobili  e  piu  alte  credenze  vanno  natu- 
ralmente  connesse  a  una  fiera  indipendenza  e  a  un  ardente 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI  NATURALISTI  669 

amore  del  lavoro  »  *.  Ed  ecco  die  il  lavoro  e  le  scoperte 
scientifiche  resteranno  nelle  memorie  di  famiglia  quasi  titolo 
di  nobilta,  non  meno  degni  che  le  antiche  imprese  guerre- 
sche  ed  i  servigi  politic! .  Quali  esempii  a  tanta  gioventu  delle 
nostre  antiche  famiglie  itnliane,  che  s'affaticano  i  giorni  e  gli 
anni  a  pensare  come  possano  cancellare  la  noia  dalla  vita 
oziosa,  e  non  trovano  altro  spediente  che  cavalli,  automo- 
bili;  e  biciclette,  alia  men  peggio! 


II  Dumas  poc'anzi  rammentato  era  il  famoso  chimico,  che 
insieme  col  Sainte-Claire  Deville  e  col  Chevreul  in  Francia, 
collo  svedese  Berzelius,  e  col  Liebig  in  Germania,  hanno,  si 
puo  dire,  creata  quasi  tutta  la  chimica  del  secolo  XIX.  Bella 
e  curiosa  combinazione,  nuovi  elementi  alia  nostra  induzione : 
come  gia  i  fondatori  della  scienza  dell'elettricita,  della  ma- 
tematica,  dell'astronomia,  della  geologia,  ora  anche  i  fondatori 
della  chimica  appartengono  alia  scuola  spiritualista,  alia 
schiera  della  scienza  cristiana ! 

Giacomo  Berzelius  (29.  VIII.  1779  —  7,  VIII.  1848)  uorno 
di  ampia  cultura,  e  di  amabile  carattere,  alia  cui  bilancia  ed 
alle  innumerabili  analisi  debbono  la  loro  certezza  sperimen- 
tale  le  leggi  delle  proporzioni  fisse  e  delle  proporzioni  mul- 
tiple, era  aperto  credente  in  Dio  e  alienissimo  dalla  filosofia 
ateistica.  Basti  riferire  questa  sua  testimonianza :  «  Nella 
natura  organica  ogni  cosa  manifesta  un  fine  sapiente  e  si 
dimostra  prodotto  di  un' intelligenza  superior  e.  E  1'uomo  pa- 
ragonando  i  suoi  calcoli,  diretti  ad  uno  scopo,  con  quelli 
ch'egli  riscontra  nei  composti  della  natura  organica,  e  stato 
condotto  a  considerare  la  sua  potenza  di  pensare  e  di  calcolare 
quasi  un'  immagine  di  quell'essere  al  quale  egli  deve  la  sua 
esistenza.  » 

Non  v'avviene  forse  d'uscire  una  volta  per  le  strade  della 
citta  che  Tocchio  vostro  non  cada  su  quelle  scatolette  ro- 
tonde,  sigillate,  incartate,  ammonticchiate  o  disposte  con  bella 

1  J.  GAY,  Henri  Sainte-Claire  Deville,  Paris  1886,  p.  21. 


670  UN  PREGIUDIZIO  STORICO 

simmetria  nelle  elegant!  vetrine  del  cosiddetti  generi  ali- 
mentari,  ove  leggete  scritta  in  facsimile  una  firma,  Liebig, 
estratto  di  carne.  Vi  siete  mai  pagata  la  curiosita  di  sapere 
chi  sia  stato,  che  abbia  fatto,  che  abbia  pensato  questo  Liebig 
cost  fortunate  che  il  suo  nome  si  spande  persino  nelle  cucine 
pm  modeste?  Un  po'  di  fortuna  giova  alia  fama  anche  per 
chi  fatica  tutta  la  vita  nelle  lotte  per  la  scienza.  Justus  von 
Liebig  adunque  fu  uno  dei  piu  grandi  chimici  del  secolo  pas- 
sato  (12.  V.  1803  —  18.  IV.  1873).  Principio  come  giovane 
apprendista  presso  uno  speziale  di  Heppenheim,  e  studiato  a 
Bonn,  indi  a  Parigi  presso  il  Gay-Lussac,  professo  dal  1826  la 
chimica  alPuniversita  di  Giessen,  finch6  nel  1852  passo  a 
quella  di  Monaco  in  Baviera.  Se  fu  alcuno  mai  che,  in  qualita 
di  direttore  di  laboratorio  o  di  professore,  esercitasse  in  Ger- 
mania  influenza  sulla  chimica  contemporanea,  certo  questi 
fu  il  Liebig.  II  suo  campo  di  ricerche  e  di  scoperte  furono 
la  chimica  propriamente,  la  fisiologia  e  Pagronomia;  Invento 
il  cloroformio,  ideo  e  semplific6  i  metodi  d'analisi  per  la  chi- 
mica organica,  a  cui  dette  forma  scientifica,  ove  scoperse 
una  moltitudine  di  nuovi  corpi  e  nuovi  gruppi,  in  particolare 
ottenne  pel  primo  basi  azotate,  per  via  artificiale.  Egli  intra- 
vide  Pimportanza  e  la  possibility  di  restituire  per  mezzo  dei 
concimi  chimici  le  parti  minerali  delle  piante:  scoperta  ca- 
pitale  per  Pagricoltura  moderna ;  e  similmente  per  la  nutri- 
zione  degli  animali  distinse  due  classi  di  sostanze,  le  albu- 
minoidi  occorrenti  alia  costituzione  del  sangue  e  quelle  scevre 
d'azoto  necessarie  alia  produzione  del  calore.  Questi  studii, 
tra  le  altre  conseguenze  pratiche,  dettero  la  chiave  a  preparare 
gli  estratti  di  carne  per  infermi  e  bambini,  facili  a  digerire 
ed  a  conservare,  che  passarono  presto  nelPuso  quotidiano. 

Orbene  quando  egli  stava  occupato  intorno  allo  studio  di 
concimi  minerali,  per  un  pezzo  resto  oppresso  daiPamaro 
disinganno  di  vedere  svanite  le  sue  previsioni. 

Egli  partiva  dal  presupposto  che  questi  sali  per  scampare 
alPazione  dissolvitrice  della  pioggia  dovessero  venire  pre- 
parati  sotto  forma  insolubile.  E  alPatto  pratico  le  piante  non 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI   NATURALISTI  671 

li  assorbivano.   «  lo  vedevo  —  dic'egli  —  che  i  singoli  costi- 
tutivi  de'  miei  concimi,  separatamente   operavano,  e  riuniti 
insieme  erano  inefficaci.  Finalmente  or  fanno  tre  anni...  ne- 
scopersi  il  perch6.  lo  m'ero  reso  colpevole  dinanzi  alia  sa- 
pienza  del  Creatore,  e  n'ero  stato  punito  a  dovere:  io  volevo 
correggere  1' opera  di  Lui,  e  nella  mia  cecit£  credevo  che  nella 
meravigliosa  catena  di  leggi,  a  cui  e  legata  la  vita  sulla  terra 
e  mantenuta  nel  suo  vigore,  fosse  stato  dimenticato  un  anello, 
che  io,  debole  vermicciuolo  impotente,  pretendevo  supplire... 
Gli  alcali,  secondo  me,  dovevano  essere  somministrati  inso- 
lubili,    perche   diversamente  la  pioggia   se  li  porta.  Io  non 
sapevo  ancora,  che  anzi  la  terra  li  trattiene,  e  che  cosi  la 
soluzione  viene  con  essa  a  contatto ;  e  la  legge  a  cui  pervenni 
suona  appunto  cosl:  — all'esterna'crosta  del  terreno  si  deve 
svolgere  sotto  I'innusso  del  sole  la  vita  organica —  e  pero  il 
grande  architetto  ha  conferito  al  suolo  il  potere  di  attrarre 
e  fissare  tutti   quegli   element!   che  servono   alia  nutrizione 
delle  piante  e  degli  animali,  come  il  magnete  attira  e  trat- 
tiene  la  limatura.  In  questa  legge  il  Creatore  ne  ha  inclusa 
una  seconda,  per  cui  il  terreno  che  regge  le  piante  diventa 
un'  immenso  apparato  purificatore  per  Tacqua,  sceverandone 
collo  stesso  potere  tutte  le  sostanze  nocive  alia  sanita  umana, 
tutti  i  prodotti  della  putrefazione  l.  »  Cosi  pensava  e  parlava 
del  Creatore  giusto  Liebig !  Se  altri  ha  meriti  uguali  da  ci- 
mentarsi  con  luir  si  faccia  avanti. 

Quanto  a  Gio.  Batt.  Andrea  Dumas  (15.  VII.  1800  —  11. 
IV.  1884)  THoffmann  e  il  Pasteur,  tra  gli  altri  non  esitano 
a  riguardarlo  come  uno  dei  piu  benemeriti  maestri  della 
chimica  moderna.  «  La  grandezza  delle  scoperte  —  disse 
di  lui  il  Pasteur  all'Accademia  francese  il  10  die.  1885  —  il 
dono  di  concepire  ampio,  generale,  originale,  il  senso  delle 
applicazioni  pratiche  della  scienza,  final mente  la  riunione 
di  tutte  le  qualita  che  fanno  un  maestro,  giustificail  giudizio 
che  colloca  il  nome  del  Dumas  a  canto  di  quello  del  Lavoisier. 

1  Die  Chemie  in  ihrer  Anwendung  auf  Agrikultur  u.  Physiologie, 
I  Th.  Einleit. 


672  UN  PREGIUDIZIO   STORICO 

Cosi  facevamo  noi  suoi  discepoli  sui  banchi  della  Sorbona: 
la  storia  confermera  il  nostro  giudizio.  » 

Tale  era  1'uomo  scienziato.  L'uomo  filosofo  e  morale  era 
senz'altro  un  cattolico  aperto  e  dichiarato,  che  parve  sce- 
gliere  le  piu  solenni  occasion!  per  far  risonare  le  glorie 
del  cristianesimo  nei  supremi  consessi  scientifici.  «  II  Guizot 
-  dic'egli  in  uno  de'  suoi  splendidi  discorsi,  quando  cio6  fu 
ricevuto  neirAccademia  Francese,  il  1  luglio  1876  —  difese 
gia  il  cristianesimo  contro  uno  scetticismo  spirituale  e  amante 
della  contraddizione :  ed  ha  commesso  ad  altri  tra  voi,  che 
certo  non  verrete  meno,  il  carico  di  difendere  la  personalita 
dell'anima  umana  contro  1'onde  crescenti  della  filosofla  della 
natura...  La  religione,  la  morale,  la  civilta  dell'Europa  ri- 
posano  su  questa  salda  base  del  diritto  di  tutti  gli  uomini  alia 
giustizia,  alia  simpatia,  alia  liberta,  opera  del  cristianesimo.., 
Oggi  la  scienza  umana,  piu  progredita,  sa  almeno  ch'  essa 
ignora  il  principio  delle  cose,  n6  sembra  fin  qui,  ch'essa  abbia 
ricevuto  missione  di  rivelare  degli  dei  o  di  pesare  1'anima 
umana  sulla  sua  grossa  bilancia,  ne  ch'essa  abbia  il  potere 
di  assicurare  ai  popoli  i  loro  diritti  alia  giustizia,  alia  sim- 
patia  e  alia  liberta.  » 

In  un  altro  de'  suoi  discorsi,  cio6  nella  commemorazione 
del  Berard,  il  Dumas  non  si  esprime  men  chiaro:  «  L'anima 
umana,  immortale,  libera,  non  materiale,  —  le  forze  non  pon- 
derabili,  ond'essa  dispone,  —  le  parti  materiali  organizzate, 
che  coll'alito  suo  essa  apparecchia  e  informa,  —  le  parti  mi- 
nerali,  ch'essa  assimila,  —  sono  i  quattro  grandi  soggetti  di 
meditazione,  i  quattro  problem  i  che  la  morte  ci  propone. 

«  La  Chiesa  ha  posto  e  risoluto  1' ultimo  di  essi  in  quella 
frase  terribile  e  sublime  che  ci  scrive  in  fronte  ogni  anno, 
allorch6  ci  segna  colla  cenere  simbolica  e  ripete  il  Memento 
quia  pulvis  es  et  in  pulverem  reverteris.  » 

Sembra  che  il  Dumas  prendesse  un  gusto  tutto  speciale 
a  inserire  qualche  elevato  pensiero  spirituale  ne'  suoi  discorsi. 
Notatelo  bene,  o  giovani  studiosi,  che  m'ascoltate  e  che  entrate 
stasera  a  conoscere  alquanto  anche  F  interiore  dei  grandi 


INTORNO  AI  P1U  INSIGNI  NATURALISTI  673 

fondatori  della  scienza.  Essi  non  solo  non  credevano  di  abbas- 
sarla  con  associarle  la  credenza  cristiana;  ma  col  fatto  rico- 
nobbero  che  in  questo  connubio,  delle  due.  parti  quella  che  ne 
torna  nobilitata  e  appunto  la  scieriza  deH'uomo.  La  verity  reli- 
giosa,  che  da  Dio  ha  la  sua  certezza,  comunica  e  spande  intorno 
a  s6  luce,  nobilta  e  splendore.  «  Iddio  —  dice  il  Dumas  nella 
commemorazione  del  Faraday  —  ha  fatto  ogni  cosa  in  numero, 
peso  e  misura.  Queste  parole  del  libro  della  Sapienza  sono 
antiche  di  due  mila  anni,  ed  i  chimici  vi  trovano  sempre 
Tespressione  fedele  deirarmonie  osservate  oggidi,  nel  numero 
delle  particelle  che  compongono  i  corpi,  nel  loro  volume  e 
nel  loro  peso  ». 

Insomnia  la  chimica,  che  pure  e  tutta  in  maneggiare  la 
materia  bruta,  non  vuol  saperne  d'essere  materialista.  Un 
altro  insigne  professore,  il  Wurtz,  sulla  tomba  del  Dumas, 
chiuse  il  suo  ultimo  saluto  con  queste  parole:  «  Spesso  voi 
vi  compiaceste  di  affermare  le  vostre  convinzioni  religiose. 
Ora  voi  contemplate  faccia  a  faccia  le  realta  che  con  tanta 
fermezza  avete  sperate.  » 

Tre  anni  dopo  il  Dumas,  cioe  nel  1889,  morl  a  Parigi 
r altro  grande  chimico  poco  sopra  rammentato,  Michele  Eu- 
genio  Chevreul,  in  eta  di  quasi  centotre  anni,  dei  quali  63 
era  stato  membro  deirAccademia  delle  scienze. 

II  Chevreul  fu  il  primo,  se  non  erro,  che  intraprendesse 
di  classificare  e  distinguere  con  metodo  scientifico  la  molti- 
tudine  dei  colori  che  si  riscontrano  nella  natura  e  si  adoprano 
nelle  arti.  Dotato  da  natura  di  attitudine  speciale,  fornito  di 
grande  scienza  e  di  indomita  perseveranza,  che  lo  tenne 
ottant'anni  occupato  in  questo  studio,  posto  per  giunta  alia 
direzione  della  tintoria  nella  grande  fabbrica  d'arazzi  detta 
de'  Gobelins,  il  Chevreul  si  trovava  nelle  condizioni  piu  ac- 
conce  ad  un  lavoro  di  tal  genere.  Egli  diede  definizioni  esatte, 
pose  le  basi  d'un  metodo  di  nomenclatura,  stabill  leggi  e  prin- 
cipii,  rapppresentd  in  effetto  un  gran  numero  di  tipi ;  a  dir 
breve,  fu  autore  di  un  verace  progresso,  e  consegn6  le  sue 
dottrine  in  un'opera  di  gran  merito  intitolata :  «  Legge  del 

1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  43  11  marzo  1904. 


674  US  PREGIUDIZIO  STORICO 

contrasto  simultaneo  del  color!  »;  e  in  molte  memorie  sparse 
nei  Rendiconti  dell'Accademia  delle  scienze  di  Parigi.  Forse 
piu  important!  ancora  sono  i  suoi  studii  sui  grass!  organic! 
d'origine  animale.  II  suo  collega  Dumas  nel  decretare  a  que- 
st' op  era  il  preinio  di  Argent  euil,  in  nome  della  Societa  d'inco- 
raggiamento,  dice  che  i  lavori  del  Chevreul  sui  grass!  d'origine 
animale  hanno  fatto  nascere  e  trasformato  un  grandissimo 
numero  d'industrie.  Da  quelli  ebbe  origine  la  fabbricazione 
delle  candele  steariche,  per  esempio,  1'uso  dell'acido  oleico 
nella  preparazione  delle  lane  da  tesssre,  che  oggidl  s'e  pro- 
pagato  per  tutto.  Al  Chevreul  si  deve  del  par!  la  scoperta 
di  quegli  acid!  volatili  contenuti  nelle  materie  grasse,  i  quali 
trasmutati  per  procedimenti  chimici  in  eteri  producono  spesso 
delle  essenze  odorifere  e  profumi  soavi,  che  imitano  mira- 
bilmente  e  talora  sono  identiche  all' essenze  e  agli  aromi  natu- 
rali  delle  piante.  L' opera  del  Chevreul  divenne,  diciam  cosl, 
il  manuale  pratico  del  saponaio ;  nell'economia  rurale  mi- 
glioro  e  rego!6  con  principii  razionali  le  manipolazioni  che 
forniscono  il  burro,  dando  indicazioni  cosl  esatte  che  le  stesse 
operazioni,  quali  il  Chevreul  eseguiva  su  pochl  grammi  nel 
suo  laboratorio,  applicate  in  grandissime  proporzioni  alle 
migliaia  dei  chilogrammi,  ridanno  non  senza  ammirazione 
del  fabbricante  le  cifre  assegnate  dall'autore.  A  dir  corto, 
a  quest'uomo  insigne  sono  dovute  molte  Industrie  nuove  di 
sana  pianta;  da  lui  altre  senza  numero  riconoscono  la  teoria 
scientifica  che  ora  le  guida ;  ovunque  egli  pose  mano  surrogo 
procedimenti  razionali  alia  cieca  pratica  materiale,  la  chia- 
rezza  dei  principii  alle  confuse  manipolazioni. 

Orbene  tanti  merit!  scientific!  e  tanti  onori  dati  al  Che- 
yreul  furono  coronati  da  una  morte  degna  di  una  vita  cri- 
stiana,  menata  per  oltre  un  secolo  con  la  pietk  tradizionale 
in  una  famiglia,  che  aveva  date  prove  non  ordinarie  del 
suo  amore  alia  fede  di  Cristo,  quando  al  tempo  del  Terror  e 
pose  s6  e  la  sua  fortuna  a  repentaglio  per  salvare  la  vita 
e  dare  asilo  ai  preti  perseguitati  dalla  furiosa  rivoluzione 
del  89.  Nell'  agosto  1886  quando  compl  il  centesimo  anno 


INTOKNO   AI  P1U  INSIGNI  NATURALISTI  675 

della  sua  eta,  gli  fu  coniata  una  grande  medaglia  com- 
memorativa ;  1'Accademia  delle  scienze  gli  tribute  onori  e 
congratulazioni,  ricordando  in  pubblica  seduta  le  sue  sco- 
perte,  e  da  tutte  le  parti  gli  vennero  segni  di  venerazione. 
Ma  siccome  non  maneo  a  cui  sapesse  agro  che  tanta  gloria 
ridondasse  pure  sul  capo  d'un  cristiano  che  non  arrossiva 
del  Vangelo,  e  furono  perci6  cercate  cagioni  polemiche  e 
question!  fuor  di  luogo,  il  venerando  vegliardo  pubblico  per 
le  stampe  una  lettera  dove  espressamente  protestava :  « tutti 
quelli  che  mi  conoscono  sanno  che  io,  nato  cattolico  e  da 
parenti  cristiani,  vivo  e  voglio  morire  da  buon  cattolico.  » 
Cosi  disse  e  cosi  fece. 


* 
* 


II  che  merita  d'essere  attentamente  considerato  da  voi, 
giovani  studenti  italiani,  e  quelli  specialmente  che  dovete 
frequentare  i  laboratorii  e  anfiteatri  chimici,  fisiologici  e 
somiglianti,  acciocch6  sappiate  mantenere  anche  la,  in  mezzo 
alle  arie  materialistiche  che  vi  spirano,  il  celeste  lume  della 
fede,  e  la  vera  liberta  del  pensiero. 

Quale  di  voi  non  si  stimerebbe  fortunato  d'avere  anche 
solo  la  decima  parte  dei  meriti  scientifici  d'un  Claudio  Ber- 
nard, d'un  Luigi  Pasteur?  Sono  i  nomi  onde  piu  si  gloria, 
e  degnamente,  la  fisiologia  moderna.  Ebbene  riprendete  animop 
e  rallegratevi,  quanti  avete  in  fondo  al  cuore  quella  fede  pre- 
ziosa  che  fu  gia  la  consolazione  de;  vostri  anni  piu  lieti ;  con- 
fortatevi,  ch6  le  memorande  scoperte  moderne  non  la  deb- 
bono  gia  cacciar  di  nido ;  e  quando  v'avvenisse  di  sentir  de- 
clamare  audacemente  daU'emiciclo  d'un  anfiteatro  fisiologico, 
che  la  scienza  ha  espugnato  il  dominio  della  fede,  che  questa 
ha  fatto  il  suo  tempo,  che  Tanima  6  un  mito,  che  oltre  la  ma- 
teria  bruta,  oltre  la  cellula,  isolata  o  associata  in  tessuti,  non 
occorre  altra  realta :  voi  abbiate  il  coraggio  e  la  liberta  santa 
di  pensare  colla  vostra  testa,  e  almeno  in  cuor  vostro  rispon- 
dere  all'audace  professorello  che  sconfina  dal  suo  campo  : 


676  UN   PREGIUDIZ10   STORICO 

«  poverino,  ti  compatisco.  Veggo  che  tu  non  fosti  capace  di 
afferrare  il  pensiero  del  veri  maestri,  de;  veri  genii  della 
scienza.  Non  ti  neghero  la  mia  compassione :  ma  seguiter6 
a  pensare  a  modo  mio  ». 

Claudio  Bernard  (12.  VII.  1813  —  10.  II.  1878),  che  mori 
cristianamente,  e  accolse  con  riconoscenza  i  conforti  del  sa- 
cerdote  cattolico,  dichiara  apertamente  che  non  compete  alia 
scienza  fisiologica  ne  alia  scienza  naturale  in  genere  «  di  salire 
alle  cause  supreme  ».  Cotali  ricerche  e  conclusioni  sono  do* 
niinio  di  altra  scienza,  epper6  il  fisiologo  e  lo  sperimentatore, 
in  questa  sua  qualita,  non  ha  alcuna  speciale  competenza  in 
tal  genere  di  question!.  «  Per  investigare  e  per  spiegare  il 
meccanismo  della  vita,  non  e  necessario  di  conoscere  la  forza, 
che  produce  la  materia  anin>ata>  piu  che  sia  necessario  ri- 
salire  al  principio  creative  della  materia  minerale  per  in- 
tenderne  le  proprieta  »  ]. 

L'insigne  fisiologo  francese  miro  giustamente  ad  affermare 
che  le  operazioni  della  natura  organica  niente  meno  che 
quelle  dell'inorganica,  secondo  la  loro  ultima  effettuazione 
concretamente  determinata  e  secondo  il  loro  processo  fisico- 
chimico,  sono  rette  e  governate  dalle  leggi  fisiche  e  chimiche ; 
che  pero  non  ne  e  impedita  per  nulla  la  liberta  dell'arbitrio,  il 
quale  e  il  primo  e  lontano  principio  d'un  processo  che  termina 
in  quelle  azioni  fisiche,  chimiche,  meccaniche.  «  Nei  corpi 
viventi  le  forze  direttrici  o  evolutive  dei  fenomeni  sono  mor- 
fologicamente  vitali,  mentre  le  loro  forze  executive  sono  le 
stesse  che  ne'  corpi  bruti.  II  chimico  puo  riprodurre  le  so- 
stanze,  onde  consta  un  osso ;  ma  egli  non  potra  mai  formare 
nn  osso  colla  sua  forma  specifica  e  colla  sua  struttura  ca- 
ratteristica  »  2. 

II  Bernard  era  tanto  alieno  dal  negare  il  principio  vitale 
e  un  ordine  di  verita,  che  trascendano  le  sperienze  di  bilan- 
cia  e  di  laboratorio,  che  anzi  la  sua  sollecitudine  mirava 
appunto  a  questo,  di  distinguere  bene  e  separare  i  cam  pi 
diversi.  Che  se  non  si  riflette  atteiitamente  a  questo  concetto 

1  De  la  physioloyty  g&nerale,  317. 

2  Ib.  320. 


1NTORNO   AI   PIU  INSIGNI   NATURALIST!  677 

fondarnentale ;  non  si  puo  negare;  il  suo  linguaggio  riesce  tal- 
volta  alquanto  oscuro  e  difficile.  «V'e  secondo  lui  un  sistema  di 
sublimi  verita  che  sfuggono  alia  fisiologia  sperimentale,  e  che 
a  lei  non  spetta  ne  di  negare,  ne  di  aff'ermare...  »  Alludendo 
all'altezza  delle  verit£  metafisiche  «  egli  le  chiama  arditamente 
iiell' ultimo  de'  suoi  scritti,  le  sublimUd  deWignoranza.  Ma 
queste  sublimita  illuminavano  talora  il  volto  di  colui  che 
fu  il  piii  grande  sperimentatore  del  nostro  tempo,  e  grira- 
primevano  quel  riflesso  delle  cose  divine  senza  cui  ogni  fisio- 
nomia  d'uomo  resta  povera  e  incompiuta  i.  » 

La  storia  della  medicina  ha  registrato  finora  poche,  forse 
nessuna  scoperta  che  1'abbia  piii  profondamente  arricchita 
e  rinnovata,  che  quelle  di  Luigi  Pasteur  (27.  XII.  1822  —  28. 
IX.  1895).  «  Partendo  da  studii  ristretti  e  speciali,  a  poco 
a  poco  s'  innalza  a  vedute  sempre  piii  generali,  per  affron- 
tare  i  problemi  piu  vasti  che  possano  interessare  la  schiatta 
umana...  Lo  studio  del  corpi  cristallizzati  lo  condusse  alia 
scoperta  della  dissimmetria  molecolare :  questa  lo  avvia  allo 
studio  delle  fermentazioni,  e  questo  da  principio  aU'eterno 
problema  della  generazione  spontanea,  cio6  dire  aU'origine 
della  vita...  Nel  corso  di  queste  ricerche,  egli  s'impegno  in 
una  famosa  discussione,  sollevata  dal  Pouchet,  nel  I860,  e 
resa  piu  ardente  a  cagione  delle  considerazioni  filosofiche  e 
religiose  che  vi  s'  intrecciarono.  II  Pasteur  vi  fece  risplen- 
defe  il  vigore  e  la  sottigliezza  del  suo  ingegno  e,  come  disse 
con  viva  immagine  P.  Bert,  non  ne  uscl  se  non  dopo  avere 
inchiodati  tutti  i  cannoni  del  suo  avversario.  » 

Queste  sono  parole  pronunciate  dal  Berthelot  alia  morte 
del  Pasteur  nel  1895.  Ei  si  guard6  bene  dal  soggiungere  che 
la  vittoria  del  Pasteur  nella  predetta  questione  fu  la  vittoria 
della  filosofia  spiritualista  e  della  fede.  Ma  Tillustre  chimico' 
che  trasformo  i'industria  razionale  delle  bevande  fermentate, 
la  vinificazione,  I'industria  dell'aceio,  che  insegno  a  curare  le 
malattie  del  vino,  del  baco  da  seta,  degli  animali  domestic! ; 
rimmortale  scopritore  dei  batterii,  dei  microbi,  de;  vibrioni; 

1  Cosi  il  CHAUFFARD,  nella  Revue  des  deux  Mond&s,  15  nov.  1878, 
p.  3 JO. 


678  UN  PREGIUDIZIO  STORICO 

scoperte  che  trasformarono  la  chirurgia,  1'ostetrica,  rigiener 
la  stessa  medicina ;  che  dettero  al  mondo  le  nuove  cure  del- 
rinoculazione  del  virus  contro  la  rabbia,  il  carbonchio,  la 
difterite,  ecc.  e  crearono  dai  fondamenti  una  nuova  scienza, 
la  batteriologia;  il  Pasteur,  dico,  non  aveva  fatto  mistero  mai 
delle  sue  credenze ;  che  anzi  amava  anch'egli  di  prevalersi 
deH'occasioni  piu  solenni  per  fame  pubblica  professione. 
«  Col  provare  che  fino  ad  oggi  la  vita  non  s'e  mai  mostrata 
come  un  prodotto  delle  forze  che  reggono  la  materia,  ho 
potuto  servire  la  dottrina  spiritualista,  abbandonata  da  mold 
altrove,  ma  sicura  di  ritrovare  in  mezzo  a  voi  un  glorioso 
rifugio.  » 

In  tali  termini  si  espresse  nel  discorso  d'entrata  all'Ac- 
cademia  di  Francia,  allorche  per  curiosa  combinazione  gli 
tocco  di  fare  1'elogio  del  Littre  suo  predecessore  *.  Non  gli 
pareva  vero  che  gli  si  porgesse  si  propizia  congiuntura  di 
far  giustizia  di  quelle  nuove  dottrine  che  pretendono  stornare 
1'uomo  dalle  eterne  verita  sotto  ilvano  pretesto,  che  non  si 
possono  conoscere.  « lo  mi  domando  in  nome  di  quale  nuova 
scoperta  filosofica  o  scientifica  si  possano  strappare  airanima 
umana  quest 'alte  sollecitudini.  A  me  sembrano  avere  un'es- 
senza  eterna,  perch6  il  mistero  che  awolge  1'universo  e  da 
cui  esse  procedono  e  esso  stesso  di  sua  natura  eterno.  » 

1  In  conferma  delle  citate  testimonianze  sono  lieto  di  recare  qui  un 
novissimo  documento,  venuto  a  mia  notizia  dopo  la  data  di  questa  con- 
ferenza,  cioe  una  letterina  del  Pasteur  trovata  fra  le  carte  d'un  amico 
suo  di  gioventu,  il  P.  Legouis,  gesuita,  morto  il  7  gennaio  1904.  Questi 
aveva  mandate  al  Pasteur  le  sue  congratulazioni  pel  discorso  tenuto 
all'Accademia,  e  ne  ricevette  in  risposta  queste  poche  righe: 

Paris,  ce  4  juillet  1882. 
Mon  cher  Legouis, 

Je  suis  bien  louche  de  votre  appreciation  au  sujet  de  ce  discours  qui  a  eu  un  re- 
tentissement  du,  en  grande  partie,  aux  circonstances  exterieures.  11  faut  dire  souvent 
ces  clioses  et  ga  ete  pour  moi  une  grande  satisfaction  de  marquer  tout  ce  qu'  il  y  a  de 
niaiserie  (scempiag^ine)  dans  le  positivisme,  ou  il  n'y  a  rien  que  ce  que  la  science  y  a 
mis.  Le  reste  ne  vaut  pas  la  peine  qu'il  en  soit  question. 

Recevez,  mon  cher  Legouis,  la  nouvelle  expression  de  ma  tres-affectueuse  estime. 

L.  PASTEUR. 

Qui  e  dipinto  tutto  il  Pasteur,  modesto  per  se,  tutto  per  la  verita, 
che  difende  a  fronte  levata.  (Etudes,  5  marzo  1904,  Une  letlre  inedite 
de  Pasteur), 


INTORNO   AI  PIU  INSIGNI  NATURALI8TI  679 

Quindi  riporta  il  motto  del  Faraday  :  «  La  nozione  e  il  rispetto 
di  Dio  giungono  alia  mia  mente  per  Tie  altrettanto  sicure 
che  quelle,  onde  arriviamo  alle  verita  d'ordine  fisico  »  e  sde- 
gnosamente  rigetta  il  positivismo  come  un  sistema  che  pre- 
senta  T  immensa  lacuna  «  di  trascurare,  nella  concezione  del 
mondo,  la  piu  importante  delle  cognizioni  positive,  quella 
dell'  Infinite.  » 

Ora  quest'  uomo,  che  fin  dal  1889  aveva  rinunziato  ad 
ogni  pubblico  incarico,  per  attendere  tutto,  nella  direzione 
dell'  «  Istituto  Pasteur  »,  alia  cura  delle  piu  terribili  miserie 
uniane;  quest'  uomo  che  morendo  lascio  veramente  orbato  il 
mondo  d'tma  delle  piu  splendide  sue  glorie,  era  cattolico  cre- 
dent e  e  figlio  devoto  della  Chiesa,  frequentatore  dei  sacra- 
menti,  e  fini  cristianamente  col  Credo  sulle  labbra,  nel  bacio 
del  Crocifisso  J. 


EL  tempo  stringe  e  mi  sforza  a  seorrere  rapidamente,  ad 
accennare  appena  di  volo  certi  nomi  gloriosi,  Rumford,  Davy, 
Mayer,  Joule,  Hirn,  Rankine,  Lord  Kelvin,  Galvani,  Coulomb, 
Ohm,  De  la  Rive,  Oersted,  Siemens,  ecc.  Indi  il  grande 
Fresnel  T  ingegnosissimo  autore  della  teoria  delle  ondulazioni 
luminose,  anima  bella,  mite,  rapita  troppo  presto  alia  terra. 
Poi  Fizeau  e  Foucault,  due  amici  e  sperimentatori  dei  piu 
abili  nei  delicati  fenomeni  ottici;  Fraunhofer  lo  scopritore 
delle  righe  dello  spettro  e  padre  di  questo  penetrante  stru- 
mento  di  ricerche;  Biot,  Becquerel,  Regnault  cioe  la  preci- 
sione  personificata  ;  Babinet,  Brewster,  Schonbein  ;  T  infati- 
cabile  e  dottissimo  e  pio  geografo  D'Abbadie,  il  Freycinet, 
i  mineralogi  Hauy,  Beudant,  Kobell,  il  botanico  A.  de  Jus- 
sieu,  il  Martius,  ecc.  tra  gli  zoologi  il  Baer,  FAgassiz,  1'Ehren- 
berg  ecc.  ecc. 

Non  ne  ho  citati  che  alcuni.  Direte  :  o  non  abbiamo  'qui 
il  piu  e  il  meglio  dei  nomi  che  sogliamo  ineontrare  ne'  nostri 
studii  ?  -  -  Cosl  e.  Ma  per  tornare  alia  questione  quale  1'  nb- 
biamopostafin  da  principiodi  questo  ragionamento,  se  nelle  te- 

1  COUBTTB  in  La  science  catholique,  Arras  1896,  182. 


680  UN  PREGIUDIZIO  STOR1CO 

stimonianze  allegate  avete  trovato  un  conforto  a  favore  della 
religione  che  apprendeste  ad  amare  da  bambini,  e  che  ora  gio- 
vinotti  pieni  di  vigore  e  di  brio  vi  tenete  cara  come  tesoro 
meglio  conosciuto,  come  fonte  di  pace  al  vostro  cuore  ;  se, 
dico,  ci  avete  trovato  conferma  e  conforto,  tanto  bene,  e  un 
frutto  raccolto  per  via,  un  soprappiu  riportato  dalla  vostra 
escursione  storica. 

Lo  scopo  mio  era  dimostrare  che  quella  pretesa  incom- 
patibilita  delle  idee  religiose  colla  scienza  e  colla  civilta  mo- 
derna  non  sussiste.  E  tanto  basti  airintento.  PoichS  quando 
pure  fosse  divulgata  e  accreditata  tale  falsa  opinione,  essa 
passera,  non  dubitate  e  alia  fine  la  verita  trionfera. 

Infatti  la  storia  c'insegna  che  i  concetti  piii  veri  e  piu 
elevati  intorno  alia  natura,  aU'origine,  al  destino  del  mondo, 
non  sempre  si  trovarono  la  dove  la  cultura  risplendeva  di 
pompa  piu  gloriosa.  Al  tempo  di  Cristo  N.  S.  la  scienza 
del  giudaismo  a  file  serrate  si  atteggio  fieramente  contro  la 
dottrina  da  lui  predicata.  II  nuovo  dottore  fu  spregiato, 
schernito,  perseguitato,  insultato,  messo  a  morte.  Ma  oggi 
sono  mutate  le  parti :  noi  di  quella  sapienza  talmudica  degli 
scribi  ci  ridiamo.  Cristo  aveva  ragione,  la  scienza  contem- 
poranea  aveva  torto. 

Altro  esempio.  Gli  antichi  Ebrei  avevano  la  conoscenza 
del  vero  Dio,  deH'origine  e  dei  destini  umani;  sebbene  non 
raggiunsero  mai  una  civilta  materiale  pari  allo  splendore  del- 
1'Egitto,  dell'Assiria,  tanto  meno  della  Grecia  o  di  Roma.  Al 
tempo  de'  Maccabei  non  pochi  Israeliti,  venuti  a  contatto  coi 
Greci,  si  sentirono  arretrati,  si  vergognarono  di  se,  della  reli- 
gione de'  loro  padri,  e  miseramente  apostatarono,  passando 
airidolatria.  Noi  che  siamo  fuori  di  causa  e  li  vediamo  ora  a 
piu  di  duemila  anni  d'  intervallo,  non  esitiamo  a  qualificarli 
pe-r  spiriti  deboli  e  accecati,  che  non  seppero  apprezzare  il  te- 
soro della  verita  fino  allora  posseduto  e  conservato,  la  credenza 
in  un  Dio  solo,  unico,  onnipotente,  creatore  delFuniverso. 

E  non  sapendolo  apprezzare,  ne  fecero  getto  per  abbrac- 
ciare  le  assurdita  della  mitologia  greca,  alia  quale  tra  i 
Greci  stessi  gli  spiriti  piu  eletti  non  prestavano  fede  in  cuor 


INTORNO   Al  PIU  INSIGNI  NATURALIST!  681 

loro,  ma  solo  ne  facevano  simulazione  dinanzi  alle  turbe. 
Lascio  dunque  giudicare  a  voi  quale  fosse  piii  innanzi  nella 
conoscenza  della  verita :  il  popolo  ellenico  tra  le  grazie  e 
le  raffinatezze  d'Atene,  ovvero  il  popolo  piu  semplice  e  piu 
rozzo  d'Israele. 

E  similmente  in  Roma  ne'  primi  secoli  del  Cristianesimo, 
dove  credete,  che  avesse  preso  stanza  la  verita:  nell'oscu- 
rita  delle  cataeombe,  o  tra  gli  splendori  del  palazzo  del  Cesari  ? 

Verra  giorno  adunque  che  anche  del  materialismo  pre- 
sente  sara  fatta  giustizia  ;  1'onore  e  il  merito  sara  ricono- 
sciuto  a  coloro  che  durante  la  tempesta  e  1'uragano  saranno 
stati  saldi  come  torre  che  non  crolla  giammai  la  cima  per 
soffiar  de'  venti.  N6  vale  opporre  che  le  antiche  cosmogonie, 
ed  i  sistemi  filosofici  dei  gentili,  che  contraddicevano  al  Cri- 
stianesimo, erano  in  sostanza  pure  immaginazioni,  e  che  pero 
non  e  meraviglia  che  dovessero  cedere  il  posto ;  nel  che  non 
s'ha  da  vedere  se  non  una  delle  infinite  vicende,  registrate 
nella  storia  della  filosofia.  Laddove  oggi  la  scienza  non  oppone 
teorie,  ma  fatti,  e  contro  i  fatti  non  c'e  argomento  che  tenga. 
Dico  che  tutte  queste  sono  belle  ciance,  e  sfido  chiunque  a 
recare  in  mezzo  pure  un  solo  fat  to  che  contraddica  ad  al- 
cuna  verita  insegnata  dalla  religione  cristiana.  Non  sono  i 
fatti  quelli  che  contraddicono  agli  insegnamenti  della  Chiesa, 
sono  le  teorie  che  si  pretende  di  fondare  su  di  quelli. 

I  fatti,  quando  sono  bene  accertati,  noi  li  accettiamo 
senza  paura  e  senza  riserva.  Le  teorie  abbiarno  tutto  il  di- 
ritto  di  esaininarle,  di  analizzarle,  di  accoglierle  se  vere, 
rifiutarle  se  false.  Abbiamo  ogni  diritto  di  smascherare  il 
sofisma,  e  di  proclamare  altamente  in  faccia  al  mondo  che 
la  liber ta  di  pensiero  la  intendiamo  in  questo  modo :  che  non 
siamo  disposti  per  niente  a  riconoscere  uguali  diritti  alia 
verita  e  air  error  e;  che  siamo  risoluti  di  ritenere  tutta  la 
verita  dimostrata  e  di  rifiutare  ogni  errore  riconosciuto ;  che 
pero.  non  intendiamo  pensare  colla  testa  altrui,  ma  colla  nos- 
tra,  ne  ci  sentiamo  inchinati  affatto  a  lasciarci  mettere  il 
pie  sul  collo,  ma  sapremo  bene  dif^ndere  le  prerogative  del 
vero  contro  le  usurpazioni  del  falso. 


I  DIR1TTI  DEGLI  ANIMALl 


VI.  Esagerazioni  morbose  nel  favorire  gli  animali. 


Sopra  tutto  non  troppo  zelo!  Era  1'avviso  prudenziale- 
dato  a  qualche  nainistro  da  un  celebre  imperatore,  cono- 
sciuto  dai  nostri  nouni.  Certi  eccessi  di  tenerume,  intern - 
pestivo,  aggressive  li  vediamo  volgersi  a  danno  degli  zelanti 
anzi  che  profittare  alle  povere  bestie.  Qui  in  Roma,  non  e 
molto  che  una  pietosa  soccorritrice  d'un  cavallo  maltrattato 
da  un  vetturino,  per  poco  non  ne  toccava  per  se  stessa  la 
parte  sua,  se  la  buona  gente  non  1'avesse  protetta  dal  fru- 
stino  del  rabbioso  vetturino.  Se  la  buona  signora  inglese 
fosse  anche  stata  disposta  al  martirio  per  le  bestie,  non  ci 
avrebbe  avuto  alcun  merito:  essa  non  aveva  ne  diritto,  ne 
quality  per  riprendere  pubblicamente  un  libero  cittadino; 
se  pure  non  avesse  saputo  farlo  con  tanta  grazia  da  non  offen- 
derlo.  Onorevoli  protettori  delle  bestie,  con  tali  scatti  di  zelo 
inopportune,  non  si  guadagna  altro  che  il  pubblico  compati- 
mento.  E  lo  notiamo  perche  non  e  un  caso  raro. 

Similmente  pur  qui  in  Roma,  il  popolino  si  divert!  assai 
d'un'av ventura  toccata  ad  un  altro  zelante  forastiero.  II 
brav'uomo  si  era  accomodato  in'un  primario  albergo.  Questo 
era  tenuto  a  specchio,  e  cosi  un  poggetto  annesso,  tutto  fiori 
e  frutti,  che  pareva  un  giardino  di  Armida.  L'Armida  pure 
non  vi  mancava,  sotto  la  forma  di  una  gatta  vezzosa,  che 
a  se  attirava  la  gattaglia  del  vicinato,  e  con  questo,  mia- 
golii  importuni,  grida  di  duellanti  notturni,  e  qui  e  la  segni 


I   DIRITTI  DEGLI  ANIMALI  683 

lasciati  da  quegli  screanzati.  II  padrone,  a  cessare  i  richiami 
communi  degli  albergati,  ordino  una  caccia  generale  delle 
bestiuole  invadenti.  Ma  che  ?  Nel  meglio  delTopera  si  spalanca 
una  finestra  sul  cortile,  e  un  valoroso  cavaliere  delle  bestie, 
indegnato  alia  vista  de'  gatti  inseguiti  a  furia  di  granate, 
strepita,  urla,  minaccia,  e  con  tale  insistenza  e  pubblicita,  che 
vi  dovette  accorrere  1'albergatore,  e  pazientare  asciugandosi 
una  furiosa  predica  contro  la  crudelta  romana  verso  le  povere 
bestie.  Invano  1'albergatore  espose  i  suoi  motivi;  il  forestiere 
non  capiva  nulla,  e  gravemente  pretendeva  d'intervenire 
nella  questione  de7  gatti,  minacciando  di  partire  dall'albergo, 
giacch6  non  poteva  sopportare  tali  scandali,  essendo  egli  Pre- 
sidente  d'una  societa  di  protezione  degli  animali.  A  cui  il 
romanesco,  che  ha  spesso  una  vena  di  canzonatura,  sberret- 
tandosi  sino  a  terra:  — Signor  Presidente,  spero  che  non 
fara  questo  torto  al  bel  quartiere  ove  sta  tanto  bene:  ma 
infine  ella  pu6  fare  come  le  aggrada,  io  debbo  tener  quieto 
e  netto  il  mio  albergo.  Qui  fini  la  lite,  il  Presidente  non  si 
niosse,  forse  per  la  ragione  che  chi  sta  bene,  non  si  muove  : 
ma  la  buona  gente  ne  rise  lungamente.  0  perch6  farsi  ri- 
dere?  Dunque:  sopra  tutto  non  troppo  zelo. 

E  zelo  soverchio  pur  troppo,  sebbene  per  diversa  ragione, 
&  quello  che  innalza  le  bestie  protette  ad  un  trattamento  eguale 
a  quello  della  persona  umana,  e  talvolta  le  favorisce  con  in- 
degna  preferenza.  E  un  disordine  multiforme  e  frequentissimo. 
II  Parini  lascio  inchiodata  alia  gogna  perpetua  la  dama,  la 
quale  cacciava  di  casa  il  domestico  reo  d'aver  bistrattata  la 
vergine  cuccia,  a  lei  diletta.  Porse  il  delitto  non  fu  mai  nella 
cerchia  della  bonacciosa  Milano,  e  fu  solo  nella  immagina- 
zione  del  fiero  poeta.  Ma  6  certo  e  noto  lo  sciagurato  testa- 
men  to  di  una  inglese  bestiofila,  devota  alia  razza  canina,  il 
quale  portava :  —  Considerando  che  in  vita  mia  ho  trovato 
riconoscenza  e  fedelta  solo  nei  cani,  lascio  a  loro  beneficio 
tutto  il  mio  avere.  —  Povera  matterulla !  Doveva  pure  essere 
una  disgrazlosa  margolfa,  se  libera  di  se,  e  agiata  di  censo, 
non  seppe  mai  destare  altra  simpatia  che  quella  dei  cani.  Un 


684  I   DIRITTI 

equo  magistrate  potrebbe,  e,  secondo  me,  dovrebbe  annullare 
simili  testamenti,  che  non  sono  1'espressione  dell'ultima  vo- 
lonta,  bensi  dell' ultima  pazzia.  Ma  certi  magistrati  progrediti, 
saraiino  corrivi  a  trovare  il  pelo  neiruovo  in  un  lascito  pei 
poveri  della  parrocchia  e  si  faraDno  coscienza  di  defraudare 
i  cani:  e  cosi  avviene  che  questi  scandali  non  sono  piu  rari. 
E  v'ha  chi  li  riguarda  come  opere  di  progresso  sociale,  e 
perfino  come  opere  pie.  81,  saranno  progresso  e  opere  pie 
nel  Buddismo  indiano,  nella  religione  cristiana,  no,  di  certo. 
E  poiche  ci  vien  nominata  Tlndia,  ricordiamo  che  la  si 
veggono  aggirarsi  sui  mercati  e  nei  bazar  certe  vacehe  vecchie 
e  piagose,  le  quali  nessun  Indii  oserebbe  discacciare,  finche 
non  cadraimo  da  se,  e  lasceranno  le  ossa  dove  che  sia.  E  ii 
povero  Iiidii  e  degno  di  compassione  in  questo  stravagante 
rispetto  per  le  vacche.  Per  la  sua  bestiale  superstizione,  la 
vacca  e  cosa  sacra,  compresovi  anche  il  suo  fimo.  Ma  chi 
vorra  difendere  quei  bravi  parigini,  i  quali  nell'  anno  di 
grazia  1903,  aprivano  un  cimitero  pei  cani,  pei  soli  cani, 
come  osserva  il  P.^Ghignoni  indegnato,  benche  zelante  pro- 
tettore  dei  protettori  delle  bestie  *.  E  quei  degni  cittadini  della 
Citta  Luce  vi  aggiunsero  un  giornale,  che  doveva  perpetuare 
le  imprese  dei  morti  illustri  di  quei  cimitero.  Non  esageriamo 
nulla.  Un  motto,  un  verso  per  ricordare  una  bestia  che  ha 
bene  servito  il  suo  padrone,  puo  passare.  E  nessuno  cen- 
sura  i  bellissimi  faleuci  di  Catullo,  in  morte  del  passero  d'una 
fanciulla  amata,  116  gli  spiritosi  versi  del  P.  Gagliuffl  sulle 
ossa  d'un  cane  del  San  Bernardo,  che  avea  salvata  la  vita 
a  numerosi  viaggiatori.  II  poeta  conchiudeva  dicendo :  Quanti 
medici  non  potrebbero  vantarsi  di  avere  fatto  altrettanto !  — 
Siffatte  onoranze  funebri,  leggiere  e  fugaci,  camminano  pei 
piedi  loro :  ma  un  collegio  di  giornalisti,  occupati  a  celebrare 
le  glorie  cagnesche,  e  una  celia  che  violenta  il  buon  senso, 
e  avvilisce  la  dignita  umana. 

.Mi  ricordero  sempre  della  profonda  impressione  di  schifo 

1  GIIIGNONI,  La  protezione  dcgli  animali,  Confer.;  pag".  27. 


DEGLI   ANIMALI  685 

die  mi  invase,  una  volta,  che  sopra  il  pubblico  passeggio 
(Tuna  grande  citta.,  yidi  arrestarsi  una  vettura  a  due  cavalli, 
guidata  da  due  servitori  in  livrea.  Quello  del  sederino  balzo 
a  term  e  spalanco  lo  sportello.  E  chi  ne  discese?  Due  ca- 
gnacci,  belli  in  verita,  ma  sempre  cani.  E  giudicai  anirno 
villano  quel  chi  che  si  fosse,  il  quale  impiegava  due  cavalli 
e  due  uomini  per  far  godere  della  lussuriante  scarrozzata  due 
cani,  che  troppo  facilmente  avrebbe  potuto  maridare  a  pren- 
dere  aria  con  un  semplice  guinzaglio. 

Ma  piu  sporca  (e  proprio  il  luogo  di  questa  parola)  la  fece 
un  cotale  o  una  cotale,  che  pubblicava  in  un  giornale  di  pro- 
tezione  animalesca,  questo  avviso :  «  Si  cerca,  per  adottarlo 
come  un  figlio,  un  bel  gatto  grosso,  nero  di  preferenza,  trat- 
tamento  garantito  eccellente,  society  piacevole,  aria  della 
campagna.  »  Cosi  si  leggeva  nel  Thierfreund  di  Vienna,  da  cui 

10  prende  il  Monde  di  Parigi,  6  giugno  1894.  Or  a  si  puo  essere 
thierfreund  (amico  delle  bestie)  quanto  si  vuole,  senza  cadere 
cosi  basso  da  yoler  dare  il  nome  di  figlio  ad  un  bruto.  Nel- 
1'antichita.  quella  belva  imperiale,  che  fu  Caligola,  tanto  amo 

11  suo   cavallo   Incitatm,  che   non   fu   contento   finchfe   non 
Tebbe  sollevato  aH'onore  di  Console  :  ma  non  si  sa  che  1'adot- 
tasse,  e  ambisse  il  titolo  di  padre  di  queiranimale.  Nella  ri~ 
chiesta   fatta  al  Thierfreund  e   un   pervertimento  di  afiFetti 
umani,  che,  per  onore  deirumanit^,  bramo  attribuire  ad  ir- 
riflessione.  Come  si  fa  a  supporre  che  un  uomo  o  una  donna 
non    senta   un   ribrezzo   invincibile   a    chiamare    un    gatto: 
Figlio  mio? 

Via  via,  spazziamo  siffatti  eccessi :  Non  ragioniam  di  lor, 
ma  guarda  e  passa.  E  male  il  fanatismo  per  le  cose  sante, 
ridicolo  per  le  cose  umane,  piu  che  bestiale  per  le  cose  bestiali. 
Se  la  protezione  degli  animali  e  lodevole  fin  che  si  tiene  nella 
sua  giusta  misura,  non  la  rendiamo  ridicola  con  gli  eccessi  im- 
portati  dal  settentrione.  Siano  persuasi  gli  stranieri  alia  stirpe 
latina,  che  in  Italia  ogni  loro  cimitero  per  animali,  e  cosi  pure 
ogni  spedale  di  gatti  rognosi,  di  cani  e  di  cavalli  azzoppati^ 
serviti  da  veterinarii  e  infermieri,  non  ha  verun  effetto  onore- 


686  I   DIKITTI 

vole  pel  paladini  delle  bestie  116  proficuo  alle  bestie.  Per  le 
bestie  inferme  abbiamo  uomini  di  professione  per  curarle,  e 
per  le  bestie  morte  c'  6  lo  scorticatoio,  il  carnaio,  il  letamaio  : 
Fospedale  e  un  fuor  d'opera:  e  chi  ce  ne  paiia  ci  lascia  Fim- 
pressione  d'un  uomo  patito  nel  plan  di  sopra. 

Maggiormente  poi  che  il  costume  in  Italia  e  mitissimo  colle 
bestie.  Nelle  buone  famiglie  si  fa  abbondare  il  cibo  alle  be- 
stiuole  domestiche,  e  niagari  le  delizie  al  canarino,  al  merlo, 
al  pappagallo,  se  ci  e.  Non  troverete  in  tutte  le  case  civili 
Italian  e  tre  signore  che  permettano  sieno  accecati  i  loro  uc- 
celletti  canon,  per  fame  dei  cantaiuoli  di  mestiere,  dedicati 
a  ripetere  eternamente  due  o  tre  ariette.  Nessun  portiere  e 
cosl  indiscrete  da  fare  perticare  i  nidi  delle  rondinelle,  che 
tornano  alle  solite  case,  ai  soliti  cornicioni.  Non  e  niente 
raro  che  si  dia  Faire  agli  uccelletti  caduti  in  mano  o  colti 
nelle  camere  domestiche.  Ed  e  notabile,  che  nelle  case  dove 
piu  alberga  la  pieta,  piii  trionfa  altresi  la  mitezza  verso  gli 
animali.  Gatti,  cani,  polli,  e  compagnia  stanno  per  lo  piu  a 
grande  agio  ne'  convent!,  e  nei  monasteri:  appunto  come 
osserva  la  divina  Scrittura,  che  il  giusto  tien  conto  de'suoi 
animali,  e  I'empio  invece  ha  il  cuor  duro  (Prov.  XII,  10). 

E  il  simile  dicasi  pure  delle  contadinanze  italiane.  Dovunque 
non  lo  impedisce  la  miseria,  gli  animali  sono  tenuti  benissimo. 
E  pei  bovini  specialmente,  la  buona  massaia  non  va  a  riposo 
la  sera,  se  non  gli  ha  sentiti  cominciare  la  ruminazione.  Chi 
non  ha  osservato,  come  me,  Faffettuosa  cura  che  il  contadino 
ha  delle  sue  bestie,  non  puo  immaginarsela.  Non  6  solo  Fin- 
teresse,  e  Faffetto  che  parla.  Bisognerebbe  udire  certi  loro 
colloquii  colle  vacche,  e  sopratutto  coi  loro  cavalli !  E  come 
le  madri  strillano,  e  gli  uomini  sensati  scappellottano  i  discoli 
che  in  primavera  vanno  a  bacchiare  i  nidi ! 

Ma  si  veggono  qua  e  la  lungo  le  redole  dei  campi  impa- 
lati  dei  rospi ;  si  trovano  dei  falchi  inchiodati  per  le  ali  alle 
porte.  Si,  e  vero,  e  non  e  una  bella  cosa.  Ma  non  6  disamore 
verso  le  bestiuole,  si  bene  ignoranza,  che  crede  di  vendicare 
cosl  le  immaginarie  malefatte  di  quegli  animali.  E  qualcosa 


DEGLI   ANIMALI  687 

come  la  vendetta   del   negri,  che   si  affollano  a  maledire  il 

leone   caduto   nella  fossa  apparecchiatagli,  e  opprimerlo  di 
ingiurie  e  di  puntate  prima  di  finirlo. 


VII.  Esagerazioni  di  certe  societa  e  di  certi  musei. 

Insomma  la  protezione  degli  animali  non  ha  in  Italia  quasi 
altro  vero  compito  che  quello  di  vegliare  sopra  alcuni  caval- 
lari  e  mulattieri,  i  quali,  come  il  profeta  Balaam,  si  mostrano 
spietati  contro  le  loro  bestie,  con  offesa  della  mitezza  umana. 
E  a  cotesto,  mi  duole  il  dirlo,  poco  o  nulla  eonferiscono  le 
societa  protettrici  degli  animali,  le  adunanze,  le  conferenze. 
Chi  viene  a  smammolarsi  di  tenerezza  in  cotali  ritrovi  sono 
buone  ragazze  o  signore,  le  quaM  non  hanno  a  fare  penitenza 
di  avere  bistrattati  i  loro  canarini,  o  gatti  soriani,  o  cagno- 
letti  dell'Avana,  che  esse  si  portano  ne}  loro  panierini.  CM 
avrebbe  da  convertirsi  sta  lontano  dalle  missioni  bestiofile. 
E  poiche  non  ne  abbiamo  verun  bisogno  urgente;  potremmo 
benissimo  lasciare  che  chi  ne  ha  bisogno,  se  ne  provvegga, 
ed  ancora  contentarci  che  chi  non  ne  ha  bisogno,  se  ne  passi. 

Ma,  mi  riprendo,  anche  chi  non  ne  ha  bisogno,  potra 
pagarsi  I'onore,  la  gloria,  il  bene  di  una  Societa  bestiofila: 
e  cio  pel  grande  e  fondamentale  diritto  di  pace  pubblica,  che 
ognun  pu6  fare  di  sua  pasta  gnocchi.  Ma  io  lo  supplicherei 
umilmente,  che  ci  risparmiasse  il  terrore  di  «  Una  grande 
esposizione  di  stromenti  di  tortura,  che  gli  agenti  della  So- 
cieta son  venuti  via  via  sequestrando  \  »  Diamo  luogo  a! 
freddo  e  tranquillo  ragionamento-.  Ammettiamo  che  esistano 
morsi  che  feriscono  malamente  le  mascelle  al  cavallo,  mas- 
sime  se  6  bocchiduro ;  ogni  cavallaro  che  se  ne  accorgera  cer- 
chera  di  migliorare  il  morso  sanguinoso ;  e  cosl  il  canattiere 
che  si  avvede  della  mordacchia,  dolorosa  al  cane ;  cosl  il 
boattiere  che  vede  il  bue  balzare  a  traverso  del  solco  quando 

1  GHIGNONI,  opuse.  cit.  p.  22. 


688  I   DIRITTI 

viene  stimolato  col  pungolo ;  cosi  e  molto  piu  il  cavaliere,  che 
scendendo  da  cavallo  si  avvede  che  gli  sproni  hanno  fatto 
sproniera,  cerchera  subito  di  rimediarvi.  Nessuno  ha  interesse 
a  nuocere  alia  sua  bestia,  ciascuno  ha  interesse  a  conservaria 
sana  e  forte.  Se  accade  qualche  offesa  all' animate,  e  anche 
vicino  il  difensore  e  certa  la  difesa.  Si  tratta  adunque  di  dis- 
ordini  che  rientrano  nell'ordine  da  per  se  stessi,  e  in  s6 
sono  tanto  piccini,  che  a  portarli  innanzi  come  tragediabili, 
si  riesce  ad  una  farsa  tutta  da  ridere.  Vi  sara  benissimo,  certo 
vi  pu6  essere,  una  buona  bambina,  che  bagni  di  tenere  la- 
crimette  quei  cosl  detti  strumenti  di  tortura.  Ma  la  gente 
seria  si  ricordera  che  non  occorre  tirare  alle  farfalle  collo 
schioppo  n6  ai  passeri  col  cannone. 

Del  resto  se  altri  s'incoccia  a  piantare  il  museo  delle  atro- 
eita  contro  gli  animali,  6  nel  suo  pieno  diritto.  Ora  usano 
eollezioni  di  tutto.  Si  potrebbe  trovare  im  collezionista  di 
tappi  di  bottiglia,  quanto  piu  di  strumenti  di  tortura  che  alia 
collezione  di  tappi  facesse  il  paio. 


VIII.   Una  esagerazione  empia. 

Lasciamo  qua  s  all 'ultimo  una  esagerazione  di  protezione 
bestiale  che  consiste  nel  disapprovals  e  rigettare  general- 
mente  ogni  uso  di  carni  belluine.  Or  come  una  tale  asten- 
sione  pu6  meritare  il  titolo  di  empia?  Facciamo  ad  inten- 
derci.  Se  alcuno  oggi  appunto,  che  corre  il  dl  delle  Ceneri, 
si  risolvesse  di  praticare  il  suo  digiuno  quaresimale  col  ri- 
g.ore  delPantica  xerofagia,  la  quale  restringeva  il  vitto  qua.- 
dragesimale  a  semplici  seccumi  (come  dice  il  nome)  senza 
carni,  n6  latticinii,  ne  olii,  non  potrebbe  incontrare  ripren- 
sione.  Siffatte  severita  furono  communissime  in  Oriente  tra  i 
naonaci,  e  in  Occidente  pure,  specie  nei  monasteri  inglesi, 
nei  quali  la  penitenza  fiori  quanto  nei  deserti  di  Egitto ;  e  si 
sa  dalla  storia,  che  tali  penitenti  campavano  anni  annorum. 
Ora  a  quest!  asceti  fervorosi  sono  succedute  qua  e  la  delle 


DEGLI  ANIMALI  689 

societal  di  temperanza,  le  quali  or  piu  or  meno  si  confor- 
mano  agli  antichi  digiunatori,  e  prendono  il  nome  di  Ve- 
getariani. 

Di  Vegetariani  esistono  piii  specie;  prima,  di  quelli  che  pro- 
fessano  astensione  dalla  came  per  semplice  amore  d'igiene. 
E  questi  se  la  veggano  coi  loro  medici,  non  inglesi  n6  an- 
glo-sassoni.  Costoro  difficilmente  sopporteranno  1'idea  di  sban- 
dire  dalla  dietetica  la  bistecca:  dalla  quale  alcuni  di  loro 
fanno  dipendere  non  solo  la  sanita,  ma  il  pensiero  stesso,  la 
filosofia,  la  politica,  la  religione. 

Vi  6  poi  il  Vegetariano  settario,  settario  spiritista.  La 
buona  gente  semplice,  ed  anche  quella  che  ha  studiato  alia 
universita,  senza  tuttavia  rinnegare  le  grandi  verita  del  ca- 
techismo,  non  pu6  agevolmente  formarsi  concetto  delForgia 
di  paradossi  in  fede  e  filosofia,  che  cova  e  fermenta  tra,  non 
dir6  scienziati,  ma  studiosi  moderni.  E  bene,  si,  abbiamo  dei 
professori  e  dei  discepoli  che  ammettono  la  perpetua  vicenda 
delle  creature  che  compongono  il  loro  Dio,  sempre  in  atto 
di  trasformarsi  da  una  piu  semplice  composizione  ad  una  piu 
complicata  e  perfetta,  e  cosl  si  avvicinano  sempre  meglio  alia 
perfezione  divina,  entro  cui  saranno  da  ultimo  assorbite.  E  puo 
la  divina  legge  di  trasformazione  anche  tornare  indietro,  in 
guisa  che  1'anima  umana,  dopo  vissuto  nel  corpo  di  tale  indivi- 
duo,  trapassi  dopo  morte  in  un  corpo  di  bruto,  e  Tanima  d'un 
dottore  entri  ad  informarne  un  ciuco,  un  ciacco,  un  serpente.  E 
vero  che  non  tutti  gli  spiritisti  accettano  questa  pazzeronata 
della  metempsicosi  umana  in  novella  vita,  bestiale ;  ma  di  co  • 
storo  ce  n'6  buon  numero,  in  generale  tutta  la  genla  karde- 
ciana,  a  Napoli,  a  Milano,  a  Vercelli,  e  specialmente  a  Teramo, 
ove  fiorisce  un'accademia  che  raccoglie  le  dottrine  del  Pa- 
gnoni  morto,  del  Falcomer  vivo,  del  Cavalli,  e  d'altri  ar- 
rabbiati  difensori  della  metempsicosi. 

Altri  riescono  allo  stesso  punto  non  gia  per  lo  spiritismo 
si  bene  pel  teosofismo.  Chi  se  lo  penserebbe?  Ebbene  abbiamo, 
in  piena  Roma  una  Loggia  teosoflca,  alia  quale  sono  invitati 
pubblicamente  piu  volte  il  mese,  con  biglietto  a  stampa,  i 

1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  44  11  marzo  1904. 


690  I   DIRITTI 

Romani,  a  udire  una  conferenza,  per  lo  piu  di  idee  buddiste- 
o  semibuddiste.  Potremmo  citarne  le  parole.  Ma  non  vogliamo 
entrare  in  questo  canneto,  almeno  per  ora.  Del  resto  tutti 
sanno  che  i  teosofisti  pencolano  nel  buddismo.  E  buddista  e 
Tidea  della  metempsicosi,  introdotta  nel  vecchio  bramanismo 
indiano,  che  non  la  conosceva.  Noi  sappiamo  di  valorosi  teo- 
sofisti e  buddisti  in  Italia,  che  riguardano  i  cavalli  corne  loro 
fratelli.  E  chiaro  che  tali  buddisti  italiani  si  asterranno  dalle 
carni  ne  piu  ne  meno  che  i  buddisti  indiani.  Chefarci?  La 
frenesla  puo  prendere  a  tutte  le  latitudini  e  longitudini  geo- 
grafiche,  massime  ove  manca  il  solido  senso  religioso ;  e  le 
scuole  moderne  in  Italia  sono  fatte  apposta  non  per  insinuare 
la  religione,  ma  per  ispegnerla:  e  cosi  puo  formarsi  un  bud- 
dista al  Corso  in  Roma,  come  a  Benares,  la  citt&  santa 
degli  Indu. 

IX.  Difficoltd  e  soluzioni. 

Mi  tarda  di  chiudere  questo  saggio  con  alcune  obbiezionir 
che  formano  talora  qualche  difficoltet  alle  buone  persone,  le 
quali  s'  immaginano  veramente  essere  grave  obbligo  di  ogni 
cittadino  il  favorire  la  protezione  delle  bestie.  E  non  sanno  ca- 
pire  come  alFobbligo  nostro  non  corrisponda  un  proporzionato 
diritto  negli  animali.  —  E  che  gran  male  sarebbe,  dicono  essi, 
se  noi  sentissimo  anche  pei  bruti  qualche  poco  di  quella  ca- 
rita,  che  i  Santi  mostrarono  tante  volte  per  questi,  e  che 
Iddio  stesso  sembra  inculcare  col  suo  esempio?  Si  sa  che 
Iddio  ama  tutto  il  creato,  e  non  odia,  per  se,  alcuna  opera 
sua  1 ;  egli  si  piace  di  ammantare  il  giglio,  piu  e  meglio  che 
il  re  Salomone  2 ;  egli  fece  il  piccolo  ed  il  grande  ed  egual- 
mente  a  tutti  provvede  3 ;  si  gloria  di  pascere  i  pulcini  del 
corvo,  e  le  fiere  della  foresta,  e  «  il  leoncello  che  ruggendo 


1  Sap.  XI,  2i. 
3  MATTH.  VI,  30. 
3  Sap.  VI,  8. 


DEGLI  ANIMALI  691 

chiede  il  pasto  a  Dio  l.  »  Or  che  cosa  guasterebbe  un  poco 
di  carit&  per  le  bestie,  che  il  loro  Creatore  espressamente 
^,ma  e  provvede? 

Ecco  ci6  che  si  sente  dire.  E  si  dice  per  ignoranza,  per- 
che  e  assurda  la  carit&  verso  i  bruti.  La  nobilissima  regina 
delle  virtu,  la  piu  divina,  per  cosi  esprimermi,  6  nella  be- 
nevolenza  tra  Dio  e  I'uomo,  benevolenza  che  si  fonda  e  si 
appoggia  alia  communicazione  del  bene2.  La  communicazione 
dei  beni,  e  nel  possesso  dell'  Ogni  bene  che  Dio  offre  alTuomo, 
•e  da  parte  deiruomo  la  pratica  della  legge  divina,  la  piii 
perfetta  possibile,  per  onorare  la  divinita.  E  la  carita  del 
prossimo  e  la  stessa  virtu  onde  si  ama  Iddio,  in  quanto  viene 
estesa  al  prossimo  amandolo  per  amore  di  Dio.  E  questo 
basta  per  dimostrare  che  carit&  non  puo  essere  verso  i  bruti  : 
ne  noi  verso  di  loro,  n6  essi  verso  di  noi  possiamo  concepire 
un  desiderio  d'alcun  vero  bene  superiore,  e  percio  non  pro- 
faniamo  il  nome  venerando  della  Carita,  mescolando  sacra 


Si  contentino  le  buone  signore  ascritte  alle  societal  zoofile, 
perche  gli  uomini  poco  se  ne  brigano,  di  chiamarsi  tra  loro 
col  bel  titolo  di  protettrici  degli  anirnali,  di  amiche  delle  bestie 
e  thierfreunds  a  tutto  spiano,  ma  schivino  di  chiamarsi  Suore 
di  carita  delle  bestie  (cosa  che  fa  nausea);  e  sappiano  (cio 
-che  punto  non  sospettano)  che  la  massoneria  6  devota  an- 
cella  delle  societa  protettrici  delle  bestie,  e  non  per  altro 
<she  per  confondere  e  cancellare  1'idea  della  vera  carit^  cri- 
stiana.  Dalla  massoneria  vengono  quelle  massime  reprobe 
che  la  carita  debilita,  che  la  limosina  avvilisce,  che  bisogna 
sostituirle  Valtruismo  armato  de'  suoi  diritti,  e  via  via.  In- 
somma  si  vorrebbe  scancellare  la  bella  parola  latina  charitas 
(amore)  la  bella  parola  greca  philanthropia  (amore  deiruomo), 
usate  dallo  Spirito  Santo  per  beiie  e  salute  dell'umanit^  sof- 
ferente,  e  fame  magari  un  cencio  a  servizio  delle  bestie.  Mi 

1  Psal.  C.  Ill,  21. 

*  «  Amor  super  hanc  communicationem  fundatus  est  charitas.  »  S.  TH. 
5.  2.  q.  23,  a.  1. 


692  I   DIR1TTI 

ricordo  di  avere  tanti  mai  anni  fa,  esaminato  uno  stampato, 
pubblicato  dalla  massoneria  di  Lisbona,  nel  quale  si  predi- 
cava  la  carita  verso  gli  alberi  e  verso  gli  animali.  Era  un 
piccolo  tentative  di  buddismo.  E  me  ne  duole  pel  bravo  Mi- 
nistro  degli  alberetti  e  del  campicello,  niente  buddista,  ma 
prevenuto  in  questo  dai  massoni  lisbonesi.  E  cosa  saputa,  che 
la  massoneria  detesta  il  fatto  ed  il  nome  della  carita  cristiana. 
E  questa  e  una  ragione  di  piu  per  conservarla  e  non  barat- 
tarle  il  nome,  trasportandolo  a  cio  che  non  e  e  non  pud  es- 
sere  carita. 

Le  parole  sopra  riferite,  colle  quali  il  Signore  mostra  la 
sua  affettuosa  provvidenza  che  si  stende  sopra  tutte  le  opere 
sue,  rivelano  la  costanza  e  durevolezza,  dell'atto  divino  nel 
conservarle  airarmonia  della  creazione.  Di  vera  carita  di- 
vina  per  le  creature  irrazionali  non  e  verbo  nella  divina 
Scrittura:  la  quale  poi  per  contrario,  riesce  sommamente 
efficace  e  sublime  nel  parlare  del  precetto  della  qarita  verso 
Dio  e  verso  il  prossimo.  Sono  cose  notissime,  e  me  ne  passo. 

Ma  i  Santi  non  mostrarono  vero  affetto  di  carita  per  certi 
animali?  L'abbiamo  poc' anzi  accennato  nel  proporre  le  dif- 
ficolta  bibliche.  E  gli  amatori  delle  bestie  rastrellarono  non 
pochi  fatti  dalle  memorie  di  chiari  amici  di  Dio,  a  fine  di 
glorificare  la  povera  protezione  degli  animali  cogli  splendor! 
dei  Santi.  lo  sono  lungi  dal  negare  o  dirninuire  tali  fatti,  di 
cui  si  potrebbe  comporre  un  giusto  volume.  So,  e  rammento 
e  predico  le  pernici  accarezzate  dal  grande  Apostolo  della 
carita,  S.  Giovanni;  le  fiere  del  bosco  medicate  da  S.  Biagio, 
secondo  una  leggenda,  che  o  vera  o  verisimile  rappresenta  il 
pensiero  antico.  So  pure  i  pesci  arringati  da  S.  Antonio  di 
Padova ;  la  compassione  di  S.  Francesco  di  Paola  per  le  be- 
stiuole  uccise,  i  complimenti  di  S.  Francesco  d'Assisi  a  frate 
Agnello  e  frate  Lupo ;  e  altri  fatti  simiglianti.  E  tanto  non 
dispregio  tali  fatti,  che  ne  voglio  aggiungere  uno  graziosis- 
simo  e  quasi  inedito.  II  Venerabile  Benedetto  Cottolengo,  di 
cui  si  tratta  in  Roma  la  causa  di  beatificazione,  era  innamo- 
rato  de'  suoi  canarini,  e  guarda  che  mai  loro  lasciasse  man- 


DEGLI   ANIMALI  693 

care,  oltre  al  solito  becchime,  anche  le  delizie  del  biscottini 
di  Novara,  e  la  zolletta  dello  zucchero.  Ma  queste  carezze 
erano  concedute  colla  espressa  condizione,  che  quei  canori 
uccelletti  cantassero  spesso  le  lodi  alia  Vergine  Maria,  di- 
nanzi  alia  cui  immagine  pendeva  la  loro  gabbia.  La  pia  fama 
ripete  che  la  condi/ione  era  benissimo  intesa  ed  osservata. 
In  ricordo  della  quale  gentile  poesia,  anche  al  presente  si 
mantengono  nelle  stanze  abitate  gia  dal  Venerabile  i  proni- 
poti  degli  antichi  canarini,  gi&  si  docili  al  sant'  uomo.  E  con 
grande  piacere  gli  ho  veduti. 

Potrebbero  i  signori  protezionisti  anche  osservare  che  i 
primitivi  cristiani  ebbero  in  gran  favore  parecchi  animali, 
come  attestano  le  catacombe  romane,  ornate  di  colombe,  di 
agnelli,  di  pavoni,  e  spessissimo  poi  di  pesci. 

Ora  quei  disegni  prediletti  dei  martiri  antichi,  e  gli  esempii 
tutti  dei  santi  e  dei  primitivi  fedeli  hanno  una  spiegazione 
vivente  in  tutti  i  secoli  e  nei  giorni  nostri,  spiegazione  che 
nulla  accenna  ad  affezione  speciale  per  gli  animali  e  molto 
meno  a  sentimenti  caritatevoli  inverse  ad  essi.  I  santi  e  i 
primitivi  fedeli  erano  anime  rette  e  dalla  divina  grazia  illu- 
strate ;  e  facilmente  dalle  creature  ascendeva.no  alia  specula- 
zione  del  Creatore,  giusta  Pinsegnamento  delPapostolo  S.  Paolo: 
concetto  tanto  nobile  e  razionale  ad  un  tempo,  che  Paveva 
pure  insegnato  Platone,  nel  celebre  Dialogo  delPAmore,  ove 
il  filosofo  pagano,  ragiona  della  Suprema  Bellezza  che  e  Dio, 
come  un  Santo  Padre  cristiano  :  e  cio  cinque  secoli  prima  di 
S.  Paolo.  Le  anime  pie  prendevano  dolcezza  scegliendo  tra 
le  creature  da  cui  assorgere  a  Dio,  appunto  quelle  che  piu 
spesso  nelle  divine  Scritture  furono  gia  da  Dio  assunte 
come  simboli :  la  colomba,  dello  Spirito  Santo,  Pagnello,  del 
Cristo  sacrificato ;  i  pavoni  usavano  come  simboli  delle  anime 
glorificate.  II  pesce  poi,  che  trionfa  nelle  catacombe,  pre- 
sentava  (come  ora  sanno  anche  i  pesciolini),  preseiitava  nel 
suo  nome  greco,  IXOIS,  Pacrostico  di  un  atto  di  fede  ca- 
rissimo  ai  cristiani: 


694  I   DIRITTI 

I.    lesous  Gesu 

X.  Christos  Cristo. 

0.  Theou  Di  Dio 

1.  Yios  Figlio 

S.  Soter  Salvatore. 

Niente  vieta  ai  protettori  e  alle  protettrici  degli  animali, 
di  farsi  scala  degli  animali  a  contemplare  Iddio,  e  di  valersi 
di  tutti  i  simboli  devoti  a  nutricare  la  propria  divozione,  coi 
simboli  gia  usitati  da  pietose  anime  antiche,  specie  dai  santi 
martiri.  Niente  vieta  ai  fedeli  romei  che  arrivano  in  Roma, 
per  lucrare  il  giubileo,  e  che  quando  sono  in  partenza  di  ri- 
torno,  fanno,  com'e  uso,  un  po'  d'incetta  di  divozioni  e  di 
gingilli,  onde  rallegrare  poi  la  famiglia  e  gli  amici,  niente 
vieta,  anzi  e  ottimo  consiglio  che  si  forniscano  di  gioielli  cri- 
stiani,  che  troveranno  presso  i  gioiellieri  romani,  Tagnello  di 
Dio,  il  monogramma  di  Gesii  Cristo,  il  Pesce  di  alto  significato, 
onde  si  ornavano  anche  le  antiche  matrone  cristiane.  E  sara 
un  vero  bene  una  tale  scelta  intelligente  e  cristiana,  anche 
per  ovviare  alia  sfacciata  invasione  di  gingilli  pagani  e  grot- 
teschi,  il  gobbetto  porta  fortuna,  le  bombe  Orsini  ],  e  sopra 
tutto  i  simboli  massonici  che  oramai,  coi  loro  triangoli  e  colle 
stelle  pentagone,  insudiciano  tutto,  i  berretti  dei  fanciulli, 
gli  ornamenti  delle  divise  militari,  le  monete,  le  pillole  dei 
ciarlatani,  le  pomate  e  i  belletti  dei  profumieri,  perfino  gli 
invogli  delle  caramelle. 


1  Le  bombe  Orsini,  a  tempo  loro  ebbero  grande  voga.  Mi  ricordo  di 
averne  trovato  per  ornamento  ad  un  cordiglio  che  doveva  sostenere  una 
tenda,  in  un  seminario,  dove  nessuno  pensava  all'  infame  senso  di  quei 
globetti  di  legno  colle  punte ;  e  forse  il  tappezziere  ci  aveva  pensato  meno 
di  ogni  altro.  La  vidi  pure  in  petto  ad  una  dama  piissima,  nel  momento 
che  essa  reduce  da  Parigi  veniva  a  vedere  una  sua  sorella,  non  meno 
pia  di  lei.  Inorridirono  entrambe,  quando  io,  avuto  in  mano  il  gioiello, 
ne  spiegai  loro  il  senso,  che  era  la  glorificazione  d'un  atroce  assassino. 
La  buona  gente  non  se  ne  avvede,  e  la  massoneria  mette  in  onore  i 
suoi  cenci  e  i  suoi  eroi. 


DEGLT   ANIMAL1  695 

Insomma,  per  finire,  il  proteggere  gli  animali  dalle  vessa- 
zioni  capricciose  e  crudeli  di  uomini  rozzi,  il  giovarsene  se 
si  vuole  a  pensieri  sublimi,  e  come  di  amminicoli  di  divo- 
zione  al  modo  dei  santi,  sono  opere  lecite,  ed  onorevoli.  Ma 
guardiamoci  dalle  esagerazioni,  che  d'un' opera  umanitaria 
e  cristiana,  come  la  disse  Leone  XIII,  farebbero  un7  opera 
ridicola  e  talvolta  colpevole. 

E  se  nelle  grandi  citta  puo  benissimo,  come  opera  di  civile 
progresso,  sussistere  onoratamente  una  societa  di  protezione 
delle  bestie,  per  chi  la  gradisse ;  non  6  tuttavia  da  fame  il 
per  no  e  il  colmo  della  civilta.  Abbiam  ben  altre  opere  piti. 
efficaci  e  piti.  urgenti  di  civilta :  la  propagazione  della  fede, 
la  santa  Infanzia,  le  scuole  d'Oriente,  Tassociazione  anti- 
schiavista,  la  societa  delle  missioni  italiane,  la  lega  contro 
la  tratta  delle  bianche,  la  preservazione  eontro  i  protestanti, 
la  societa  antipornografica,  le  banche  rurali  pel  povero  po- 
polo,  e  cento  altre,  tutte  degnissime  di  assorbire  i  nostri  ozii 
e  i  nostri  sussidii,  con  grande  vantaggio  della  religione  e 
della  patria. 


FINE. 


ATTRAVERSO  IL  HONDO 


CLARA  HOOD.  Storia  di  un'anima 


I. 


Era  un  giorno  d'autunno  dell'anno  1894.  II  sole  cadeva  al 
tramonto,  Taria  era  mite  e  pura,  e  il  roseo  crepuscolo  ve- 
spertino  prometteva  per  la  dimane  una  giornata  ugualmente 
mite  e  serena. 

Le  prime'  ombre  della  sera,  uscenti  dal  seno  della  terra, 
stringevano  a  poco  a  poco  nel  loro  cupo  abbraccio  la  citta 
di  Chicago,  dopo  New  York,  la  maggior  citta  degli  Stat'i  Uniti. 

Le  tenebre  salivano  rapidamente.  Nelle  botteghe  e  negli 
ufficii,  collocati  a  pian  terreno  sulle  vie,  era  gia  notte  oscura, 
mentre  ,gli  ultimi  sprazzi  di  luce  solare  illuminavano  ancora 
i  comignoli  dei  tetti  e  facevano  specchio  delle  vetrate  al  de- 
cimoquinto  o  ventesimo  piano  delle  case,  le  quali,  a  guisa 
d'immobili  giganti  di  ferro  e  di  mattoni,  levavano  alto  il 
capo  fino  a  60  o  70  metri  dal  suolo,  e  proiettavano  le  nere 
ombre  sul  fondo  della  strada. 

La  duodecimo,  via  ad  occidente  della  citta  era,  al  calar 
del  giorno,  piena  di  popolo,  vario,  animato,  affrettatissimo. 
Gli  operai,  compita  la  giornata  nelle  officine,  a  gruppi  densi 
e  silenziosi  facevan  ritorno  a  casa.  I  padroni  dei  fondachi, 
gl/iinpiegati  delle  fabbriche,  gli  scrivani  delle  banche,  gli 
ufficiali  del  Governo  uscivano  da  enormi  casoni  o  da  palazzi 
in  istile  della  rinascenza  o  italo-americano,  e  si  riversavano 
nella  strada  che  diventava  per  un  paio  d'ore  viva,  rumorosa, 
fremente.  Dal  tramorito  a  due  ore  di  notte  essa  era  corsa  da 
innurnerevoli  carrozze,  solcata  per  ogni  verso  da  tranvia 
elettrici,  da  omnibus,  da  biciclette,  da  automobili  e  battuta 


ATTRAVERSO   IL  HONDO  697 

da  pedoni  di  ogni  classe,  condizione  e  stirpe.  Era  un  flume 
umano  che  metteva  foce  per  mille  bocche  sulla  pubblica  via, 
per  poi  disperdersi  nei  clubs,  negli  alberghi,  nelle  trattorie, 
nei  teatri,  nelle  chiese  o  nelle  case,  dove  i  cittadini  di  Chi- 
cago, oltre  un  milione  e  seicento  mila  creature  umane,  com- 
battevano  le  dure  battaglie  della  vita. 

Fra  i  molti  che  in  quell' ora  vespertina  passavano  in 
carrozza  per  la  detta  strada  era  un  signore  sulla  trentina, 
di  carnagione  bianchissima,  di  capigliatura  rossa,  con  fat- 
tezze  assai  spiccate,  il  volto  magro,  il  naso  aquilino,  la 
fronte  ampia  e  pensosa,  e  un'aria  seria,  dignitosa  e  risoluta. 

Quando  la  vettura  arriv6  davanti  a  un  palazzone,  alto  una 
ventina  di  piani,  egli  fe;  cenno  al  vetturino  di  fermarsi,  lo 
pago  e  discese  rapidamente. 

Sulla  facciata  della  casa,  fra  le  molte  insegne,  vi  era 
anche  questa:  C.  Henry  Hood  Banker. 

II  giovine  entro  difilato  nei  portone  d'  iagresso,  accennd 
coH'occhio  a  un  ragazzo  in  uniforme,  pronunci6  il  nome  del 
banchiere  Hood,  e  senza  piu  ando  a  sedersi  entro  Tascensore. 
II  fanciullo  preme  un  bottone  elettrico  e  1'ascensore  comincio 
a  salire  con  una  rapidita  vertiginosa  verso  le  stelle.  Quando 
la  cameruccia  aerea  giunse  al  decimoquinto  piano,  si  fermo 
di  botto,  1'usoio  si  aperse  ed  il  giovane,  varcandone  la  soglia, 
si  trovo  sul  pianerottolo  davanti  la  direzione  della  banca  Hood. 

-  E  uscito  Mister  Hood  ?  chiese  a  un  fanciullo  in  uniforme, 
immobile  come  una  statua  davanti  alia  porta. 

—  Non  ancora. 

—  Va  bene.  Annunzia  la  mia  venuta. 

—  II  fanciullo  scomparve  e  lo  straniero  gli  ando  dietro. 
In  uno  studio  privato,  illuminato   a  luce  elettrica,  tutto 

pieno  di  libri  e  di  carte,  dietro  a  un'enorme  scrivania,  sedeva 
un  uomo  sulla  sessantina,  dalla  faccia  maschia,  dalla  tinta 
giallastra,  coi  capelli  quasi  grigi,  il  naso  ampio  e  un  po'  schiac- 
ciato,  la  bocca  larga,  e  Taspetto  severo  e  duro. 

-  Buona  sera,  Mister  Hood !  disse   il  giovane,  entrando 
nello  studio  e  dando  la  mano  al  banchiere. 


698  ATTRA VERSO   IL   HONDO 

—  Buona  sera,  Arturo,  rispose  1'altro,  senza  muovere  un 
solo  muscolo  del  volto.  Che  cosa  mi  recate  di  nuovo?  Come 
va  il  mio  affare?  —  A  queste  parole,  il  mio  a/fare  egli  diede 
un'enfasi  strana,  come  se  vi  premesse  sopra  con  tutto  il  peso 
della  sua  anima. 

—  II  vostro  affare  va  benone.  Non  poteva  riuscir  meglio. 

—  Dunque,  e  finalmente  schiacciatu  quello  scellerato  del 
Plunkett? 

—  Dirlo  schiacciato  e  poco.  E   annichilato,   annientato  ! 

—  Gran  pauico  alia  Borsa  ? 

—  Un  vero  terrore.    Chi   possiede    azioni   della    ferriera 
Plunkett  non  pensa  che  a  disfarsene.  Si  vende  allo  scoperto. 
In  due  o  tre  giorni  il  vostro  nemico  andra  fallito, 

—  Si  sa  di  certo  qual  sia  il  suo  attivo? 

—  Mezzo  milione  di  dollari. 

—  II  passive? 

—  Due  milioni. 

-  E  Jay  Gould  che  fa? 

—  Non  aiutera  il  Plunkett.  II  vostro  nemico  e  votato  alia 
morte  e  morra ! 

—  Ma,   i  Barings,    gli  Elwetts,   il  Rood  mantengono  la 
parola  data  di  non  comprare  le   azioni   screditate  del  Plun- 
kett? 

—  A  puntino.  Alia  Borsa  le  azioni  del  Plunkett  sono  ca- 
late  di  sette  punti  in  ventiquattro   ore.    I    miei  cagnotti  mi 
hanno  riferito  ehe  alia  strada  ventesima  e  un  tremendo  ac- 
correre  di  creditor!  verso  la  ferriera  Plunkett.  Quel  signore 
ha  il  laccio  al  collo. 

—  Quando  gli  daremo  P  ultima  stretta? 

-  Domani,  col  telegramma  che  gli  arrivera  da  Londra, 
il  telegramma  che  voi   avete   provocato.    Insomma,  tutto  e 
finito.  II  Plunkett  non  esiste  piu. 

II  banchiere  si  raccolse  un  istante,  form6  la  bocca  a  un 
lieve  sorriso  di  soddisfazione,  poi  si  levo  da  sedere. 

—  Va  bene,  disse.  Clara  sara  ora  contenta.    Vado  a  re- 
carle  il  lieto  annunzio. 


CLARA  HOOD.    STORIA  DI  UN'ANIMA  699 

—  Mi  permettete    di   venire    io    pure  ?    domando   Arturo 
Barrows. 

—  No,  no  !    Non  6  ancor  tempo.    Ve  T  ho  gia  detto    piii 
volte.  Clara  tollera  la  vostra  presenza,  ma  amarvi,  no  dav- 
vero !  E  pure  Tamore  verra,  non  ne  dubitate.  Lasciate  che 
io  prepari  la  via.    Fidatevi  di  me.    Mia  figlia  ha  una  cieca 
fiducia  nel  suo  papa,  e  per  contentarmi   si   getterebbe    nel 
fuoco.  Ah !  se  mi  fossi  opposto,  sette  anni  fa,  al  matrimonio 
di  lei  col  Plunkett !  Ma  a  quel  tempo  io  Io  credeva  un  ga- 
lantuomo.  Razza  di  cani  quei  Plunkett !   Scellerati !  Diavoli 
dell'  inferno ! 

—  Allora,  a  rivederci  domani,  disse  il  Barrows,  lasciando 
Io  studio  del  banchiere.  Vi  fa  bisogno  di  altro? 

—  Per  ora  no.  Quando  domani  venite  all'ufficio,  passate 
dal  cassiere.  Egli  vi  proporra  un  piccolo  affare  sulle  ferrovie 
delPOvest  che  vi  frutterk  il  cento  per  cento.  &  un  boccone 
delicato  che  volevo  tenere  per  la  mia   tavola.    Ma    dopo    il 
servigio  che  mi  avete  reso... 

II  giovane  sorrise,  inchino  in  segno  di  ringraziamento  il 
banchiere,  gli  strinse  la  mano  e  si  tolse  dalla  sua  presenza. 

Un  istante  dopo,  Tascensore  Io  deponeva  a  pian  terreno, 
quindi  una  vettura  Io  trascinava  rapidamente  a  perdersi  nel 
gran  vortice  dell'  immensa  citta. 


II. 


Partito  il  Barrows,  il  banchiere  Hood  Iasci6  anch'  egli 
Tufficio,  ed  impartiti  gli  ordini  opportuni  ai  proprii  irftpie- 
gati,  discese  al  pian  terreno.  Dinanzi  alia  porta  d'ingresso 
era  fer.mo  un  calesse  elegante.  Vi  mont6  su,  prese  in  mano 
le  redini,  e  accompagnato  da  un  servo  in  livrea  che  gli  se- 
deva  a  tergo  mise  il  cavallo  a  buon  passo  verso  la  sua  vil- 
letta  di  Lincoln  Park  ad  occidente  di  Chicago. 

A  Lincoln  Park,  fra  le  piante  e  i  fiori,  abitava  il  ban- 
chiere Enrico  Hood. 


700  ATTRA VERSO   IL   MONDO 

Quando  giovinetto  di  pochi  anni,  povero  e  sconosciuto 
entro  a  Chicago  in  una  casa  di  commercio,  aveva  fatto  il 
proposito  che,  ove  piu  tardi  fosse  riuscito  a  farsi  ricco,  egli 
si  sarebbe  fabbricato  un  villino  vicino  a  un  parco  fra  le 
piante  e  i  fiori  che  egli  amava  quanto  la  sua  vita.  La  for- 
tuna  gli  aveva  sorriso.  II  giovane  povero  e  sconosciuto  era 
diventato  un  ricco  commerciante,  quindi  un  ricchissimo  ban- 
chiere.  Non  stava  alia  pari,  no,  coi  grandi  magnati  della  ric- 
chezza  americana,  ma  gli  Astor,  i  Rockefeller ,  i  Jay  Gould, 
i  Vanderbilt,  i  Pierpont  Morgan,  i  Carnegie,  ed  altrettali 
re  della  finanza  e  del  commercio,  si  degnavano  riconoscere 
che  a  Chicago  viveva  e  fioriva  un  umile  loro  collega.  II  ban- 
chiere  Hood  andava  fiero  di  questo  loro  riconoscimento,  e 
lavorava  di  mano  e  di  piedi  per  rendersi  sempre  piu  degno 
della  loro  compagnia  e  per  salire  sempre  piu  alto  verso  le 
cime  quasi  inaccessibili  dove  essi  sedevano,  circondati  dal- 
1'aureola  della  gloria,  della  ricchezza  e  della  potenza.  Pel 
signor  Hood  unico  fine  sulla  terra  era  accumular  quattrini 
e  dominare  il  mercato  finanziario. 

Quando  il  cavallo  del  banchiere  si  arresto  davanti  alia 
cancellata  del  giardino,  apparve  al  soinmo  della  gradinata 
che  metteva  nella  villetta  la  figliuola  Clara,  la  quale,  secondo 
il  suo  uso,  veniva  incontro  al  padre. 

II  signor  Hood,  di  solito  serio  e  cupo,  vista  la  figlia,  tutto 
si  rassereno  e  parve  che  il  suo  volto  fosse  illuminato  da  un 
bel  raggio  di  sole. 

—  Buone  nuove !   Clara,    le  disse,    mentre,    presala   per 
mano,   entravano   insieme   nella    superba  palazzina.   Buone 
nuove ! 

—  Quali?  domando  la  giovane.  E  intanto  ella  fissava  in 
faccia  al  padre  due  occhi  chiari  e  scintillanti   e  moveva  la 
bocca  a  un  dolce  sorriso. 

—  Te  lo  diro  poi.  Te  lo  diro  a  tavola. 

—  Oh!  cattivo  papa.  Sempre  cosi  con  voi.    Stuzzicate  il 
mio  appetito  e  poi  mi  lasciate  a  denti  asciutti.  Cattivo  pap& ! 

A  questa  ingenua  e  quasi  fanciullesca  sgridata  della  fi- 


CLARA   HOOD.    STORIA   DI  UN'ANIMA  701 

gliuola,  1'Hood  sorrise.  Egli  si  sentiva  cosl  beato  quando  la 
figlia,  dimenticando  i  suoi  venticinque  anni,  lo  trattava  come 
sogliono  far  le  piccine.  E  non  ricordava  egli  allora  i  lunghi 
anni  di  felicita  da  lui  passati  con  una  moglie  adorata,  la  pace 
della  famiglia,  la  dolcezza  del  domestico  focolare,  i  cari  figli, 
rapiti  tutti,  ohime  !  eccetto  la  figliuola  Clara,  dalla  morte 
crudele  nel  fiore  della  vita?  Alia  dolce  ramanzina  di  Clara, 
il  signor  Hood  sorrise.  Un'onda  di  strana  dolcezza  gl'invase 
il  cuore,  gli  titillo  i  nervi,  e  la  voce  di  lei  gli  parve  una 
musica  celeste,  piii  dolce,  oh  quanto  !  del  suono  dell'oro  cosl 
famigliare  alle  sue  orecchie,  cosi  pregno  di  sensi,  cosl  affa- 
scinante  per  lui,  come  in  generale  per  la  povera  umanita ! 

-  No !  no !  papa,  ditemela    subito  la   buona  notizia !  La 
voglio  sentire  adesso !  insistette  la  figliuola. 

-  Mia  cara,  attacca  per  un  momento  la  voglia  al  chiodo. 
A  tavola  ti  dir6  .ogni  cosa.  E  un  affare  un  po'lunghetto.  A 
proposito :  avremo  commensal!  questa  sera  ? 

-  No,  papa.  Dovevano  venire  i  Richardson,  ma  un  paio 
d'ore  fa  mi  mandarono  un  biglietto  per  scusarsi.  Sembra  che 
la  signora  Adele  sia  un  po'amrnalata. 

-  Dunque  saremo  soli.  Meglio  cosi.  E  come  sta  la  piccina? 

—  E  quasi  guarita.  II    medico  mi  ha  detto   che   domani 
potra  lasciare  il  letto. 

—  Ottimamente.  Da  qui  a  un  quarto  d'ora  fa  mettere  in 
tavola. 

Con  una  mano  il  banchiere  allontand  da  se  gentilmente 
la  figliuola  che  gli  moveva  dietro  per  sapere  la  buona  no- 
tizia, e  si  ritir6  nel  proprio  appartamento  ad  aspettarvi  il 
momento  del  pranzo. 

Clara  Hood  rimase  ferma  in  piedi  sotto  il  lampadario  elet- 
trico  della  sala  d'ingresso,  e  accompagnc  con  uno  sguardo 
pieno  di  tenerezza  il  caro  suo  genitore  che  si  allontanava. 

La  luce  viva  e  tranquilla  che  pioveva  dall'alto  metteva 
in  rilievo  tutta  la  bella  persona  della  signora  Hood.  I  suoi 
capelli  biondi  scintillavano  come  Toro ;  il  suo  volto  ovale  era 
pieno  di  grazia,  la  fronte  alta  e  larga,  modellata  dal  pen- 


702  ATTRAVERSO   IL  HONDO 

siero,  gli  occhi  grand!  e  ombreggiati  da  due  folte  sopracciglia, 
il  naso  diritto,  le  labbra  sinuose  e  piene  di  sorrisi,  il  profilo 
dolce,  la  pelle  morbida  e  il  colorito  bianco  roseo.  La  si- 
gnora  Hood  andava  famosa  fra  gli  amici  e  i  conoscenti  per 
la  sua  venusta,  e  piu  volte,  nelle  gare  affatto  arnericane  della 
bellezza,  le  amiche  1'avevano  esortata,  benche  invano,  a 
comparir  nella  singolar  giostra  promettendole  sicura  vittoria. 

Ma  la  figliuola  del  banchiere  non  aveva  solo  il  facile  vanto 
della  bellezza.  Possedeva  inoltre  una  mente  colta,  una  vo- 
lonta  tenace,  un'anima  affettuosissima  e  passioni  forti  che 
spesso  mettevano  in  tempesta  il  suo  cuore,  e  stendevano  un 
velo  di  mestizia,  di  gioia  o  di  collera  sopra  le  sue  belle  sem- 
bianze. 

A  tavola,  padre  e  figliuola  furono  soli.  Quando  i  servi 
ebbero  servita  1' ultima  portata,  il  banchiere  ordino  loro  di 
andarsene  e  rimase  a  tu  per  tu  con  Clara. 

-  Figliuola  mia;  le  disse,  ora  vengo  alia  notizia.  Quello 
che  ti  voglio  dire  non  era  per  le  orecchie  dei  servi. 

—  Ebbene?  sclam6  Clara,  mostrando  negli  occhi  la  viva 
curiosita  che  tutta  la  divorava. 

-  Gustavo  Plunkett  e  rovinato.    Domani  o  dopo   dimani 
dovra  dichiararsi  fallito.  Per  lui  non  vi   e   rimedio    alcuno. 
E  un  uomo  finito,  morto  e  sepolto  ! 

Ci6  detto,  fisso  la  figlia  per  vedere  T  impressione  che  la 
notizia  produceva  sopra  di  lei. 

La  signora  Hood  per  un  istante  non  mosse  palpebra,  non 
muto  lineamenti,  non  cambio  colore.  Poi  un'  onda  vermiglia 
je  invase  le  guance,  le  si  dilato  il  seno,  e  gli  occhi  le  scin- 
tillarono  sotto  le  folte  sopracciglia. 

—  Ah !  finalmente  la  giustizia  di  Dio  ha  raggiunto  quello 
scellerato !   grido   —   Ci   ho  gusto !  Ci  ho  gusto !  Evviva   la 
giustizia  di  Dio !  Contatemi  papa  ;  come  and6  il   fatto  ? 

—  Non  6  solo  la  giustizia  di  Dio !  Vi  entra  anche  un  poco 
la  giustizia  umana;  e  propriamente  la  mia. 

—  Voi? 

—  Si,  io.  Non  ti  volli  mai  dir  nulla,  ma  io,  io  sono  stato 


CLARA  HOOD.    STORIA   DI   UN'ANIMA  703 

il  grande  giustiziere  di  Gustavo  Plunkett.  Ora  che  T  ha  pa- 
gata  sono  contento,  per  me,  e  per  te.  Quel  giorno  quando, 
non  ostante  le  mie  e  le  tue  preghiere  voile  abbandonarti,  io 
giurai  che  mi  sarei  preso  di  lui  ima  terribile  vendetta,  e 
in  due  anni  ci  sono  riuscito.  Cominciai  dal  ritirare  i  miei 
capitali  dalla  sua  ferriera.  Fu  un'impresa  delicata,  nella  quale 
mi  servii  di  molte  persone  a  me  devote,  e  vi  riuscii.  Di  poi 
sparsi  il  dubbio  sulla  solidita  de'  suoi  affari,  sulla  onesta 
de'  suoi  procedimentL  II  Plunkett  comincio  a  tentennare.  Ri- 
solvette  di  annaffiare  il  suo  capitale.  II  Barrows  per  com- 
missione  avuta  da  me,  corse  tutti  gli  Stati  Uniti  a  mettere 
in  guardia  capitalist!  e  industrial!  contro  la  speculazione  del 
Plunkett.  II  piano  di  costui  falll  miseramente.  Allora  il  mi- 
serabile,  sentendosi  nelle  mie  mani  e  perduto  per  sempre, 
venne  a  gettarsi  a  miei  piedi. 

—  Dio  mio !  sclamo  Clara. 

—  Si,  venne  a  gettarsi  a  miei  piedi,  a  scongiurarmi   di 
salvarlo,  pronto  a  far  divorzio   dalla   signora  Muirhead  e  a 
riprendersi  Clara  Hood. 

—  Miserabile !  gridd  con  vivo  accento  d'  indegnazione  la 
figlia  del  banchiere. 

-  Io  non  gli  risposi.  L'ascoltai  in  silenzio,  e  poi  gli  ac- 
cennai  di  uscire.  Quella  scena  muta  accadde   due   mesi  fa. 
Da  quel  giorno  non  Io  vidi  piu.  Mercoledi  scorso  il  tristo  si 
trov6  a  fondo  di  quattrini.  I  suoi  creditor!  strepitarono :  tutte 
le  banche  gli  chiusero  in  faccia  i  loro  sportelli,  e  le  azioni 
della  ferriera  Plunkett  comparirono  a  migliaia  sul  mercato. 
Era  giunto  il  momento  decisivo.  Io  accrebbi  il  panico,  e  Gu- 
stavo Plunkett  cadde  finalmente  nella  rete  con  tanto  studio 
da  me  preparata. 

—  Ha  .dichiarato  il  fallimento? 

—  Non  ancora.  Forse  domani.  Forse   fuggira,   o  si  fara 
saltar  il  cervello.  Non  me  ne  importa  un  corno.  Per  me,  il 
Plunkett  e  morto. 

-  Ma,  e  come  mai  non  me  ne  diceste  prima  d'ora  mm 
sola  parola? 


704  ATTRAVERSO   IL   HONDO 

—  Ricordati,  Clara,  della  mia  promessa.  Quel  giorno  che 
tu  cadesti  svenuta  nelle  mie  braccia,  quando  ti  riavesti,  mi 
facesti  promettere  di  non  ricordarti  mai  piu  queiruomo.  lo 
te  lo  promisi  e  non  venni  meno  alia  mia  parola. 

Padre  e  figlia  restarono  a  lungo  a  tavola,  discorrendo  del 
triste  fatto  e  assaporando  con  diabolica  volutta  il  piacere  della 
vendetta.  II  signor  Hood  era  contento  perch6  aveva  schiac- 
ciato  11  traditore  della  propria  figlia:  la  signora  Hood  poi 
nella  rovina  del  Plunkett  sfogava  il  suo  odio  intense  contro 
un  uomo  che  essa  aveva  amato  con  tutta  ranima,  e  dal  quale 
in  verita  aveva  ricevuto  la  piii  atroce  ingiuria  che  possa 
colpire  un  cuore  di  donna. 


III. 


Prima  di  ritirarsi  nella  propria  camera  pel  riposo  not- 
turno,  la  figlia  del  banchiere  si  reco  in  punta  di  piedi  nella 
cameruccia  dove  dormiva  la  sua  piccola  Maria,  una  birnba 
sui  tre  anni,  dalle  forme  svelte  ed  eleganti,  dai  capelli  d'oro 
e  dal  viso  simile  a  un  cherubino.  La  piccola  Maria  ritraeva 
in  tutto  la  madre.  Essa  dormiva  tranquilla,  sopra  il  suo  let- 
tino  di  bambina  innocente  e  ignorava  la  battaglia  terribile 
che  si  combatteva  in  quell'istante  nel  cuore  della  sua  mamma, 
battaglia  silenziosa,  ma  piena  di  ansie  come  Tagonia  della 
morte,  amara  piu  del  veleno,  straziante  sopra  le  torture  del- 
T  inferno. 

Dalla  camera  della  figliuola  la  signora  Hood  passo  alia 
propria,  mando  via  la  cameriera  che  le  profferiva  i  suoi  ser~ 
vigii,  si  chiuse  entro  a  chiave,  accese  tutte  le  lampade  elet- 
triche  e  diede  sfogo  alia  piena  degli  affetti  che  le  erompevano 
dal  cuore. 

Dalla  parete  principale  della  camera  pendeva  un  gran 
quadro,  coperto  da  un  velo.  Clara,  con  uno  strappo  nervoso 
tiro  a  se  il  drappo,  e  apparve  la  figura  di  un  uomo  nel  fiore 
deU'eta,  il  ritratto  al  naturale  di  Gustavo  Plunkett. 


CLARA   HOOD.    STORIA  DI  UN'ANIMA  705 

Era  un  bell'uomo  il  marito  divorziato  di  Clara  Hood.  Un 
beH'uomo  sui  trentacinque  anni,  sul  cui  volto  sembravano 
fiorire  tutti  i  sentiment!  piii  nobili  e  le  piu  belle  virtu.  Fronte 
alta,  naso  aquilino  e  regolare,  fattezze  maschie  e  piene  e 
un'aria  di  candore  che  predisponeva  chi  lo  mirava  in  suo 
fa  v  ore. 

La  figlia  del  banchiere  guardo  quel  ritratto  con  occhi 
biechi  e  scintillanti.  Esso  era  rimasto  coperto  per  ben  due 
anni,  e  non  era  mai  che  Clara  vi  passasse  davanti  senza 
mandargli  un  saluto  d'odio,  senza  lanciargli  un  dardo  di 
maledizione.  Ed  ora  essa  lo  contemplava  con  occhi  orribil- 
mente  giulivi,  ritta  in  piedi,  nel  cuor  della  notte,  nel  silenzio 
delle  cose  morte  e  delle  vive,  colla  faccia  accesa,  il  petto 
ansante,  e  tutta  la  persona  in  preda  ad  uno  spasimo  di  sod- 
disfazione  e  di  dolore.  Quella .  Nemesi  dalle  trecce  d'oro  e 
dalle  belle  sembianze,  non  parlava ;  no !  Era  muta  al  pari 
della  statua  della  dea  vendicatrice.  Ma,  mentre  nel  suo  odio 
crudele  divorava  cogli  occhi  colui  che  fu  gi£  suo  marito  e 
poi  suo  nemico,  essa  rifaceva  mentalmente  la  storia  del  suo 
primo  amore,  il  racconto  del  suo  matrimonio,  il  paradiso 
della  sua  gioia,  T  inferno  de'  suoi  dolori. 

Povera  Clara  Hood!  A  diciott'anni  ella  aveva  amato  ar- 
dentemerite,  appassionatamente  Gustavo  Plunkett,  ricco  in- 
dustriale  di  Chicago,  giovane  buono,  gentile,  colto.  I  genitori 
dei  due  giovani  benedissero  quel  loro  amore,  gli  amici  vi  fe- 
cero  plauso,  i  conoscenti  predisser  loro  una  felicit&  inter- 
minabile  e  Gustavo  Plunkett  dinanzi  all'altare  di  Dio  giur6 
eterna  fede  a  Clara  Hood. 

I  due  sposi  passarono  tre  anni  in  piena  armonia,  aman- 
dosi  Tun  altro,  felici  come  possono  essere  felici  due  creature 
umane  in  questa  valle  di  lagrime.  II  Signore  benedisse  la 
loro  uniane,  e  due  figliuoletti,  un  bimbo  e  una  figliuolina 
fecero  lieta  la  loro  terrena  esistenza. 

Ma  in  un  giorno  fatale,  sul  principio  del  quarto  anno  del 
matrimonio,  una  donna  spunt6  alrorizzonte  della  loro  vita 
coniugale,  e  divise  quei  due  cuori  amanti,  s'epar6  per  sempre 

1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  45  12  marzo  1904. 


706  ATTRA  VERSO  1L  MONDO 

cio  che  Dio  aveva  congiunto  in  eterno,  e  alzo  fra  loro  con  mano 
maledetta  un  triste  muro  di  separazione,  di  antipatia,  di  odio. 

Nella  primavera  del  1892  la  signora  Hood  fece  una  lunga 
e  pericolosa  malattia.  L'origine  era  semplice  e  nota :  la  na- 
scita  della  piccola  Maria.  Male  resto  una  debolezza  profonda, 
una  nevrastenia  prima  acuta,  poi  quasi  cronica,  con  forti 
dolori  di  testa,  capogiri,  insonnia,  dolori  dorsali,  palpitazioni 
di  cuore  ed  altri  sintomi  non  men  gravi,  che  piu  o  meno 
Fobbligarono  a  guardare  il  letto  o  la  camera  per  tutto  il  resto 
dell'anno. 

I  medici  poco  le  potevano  giovare.  Consigliavano  cura 
morale  piu  che  fisica,  aria  pura,  luce,  cibi  ricostituenti, 
bagni  e  sopratutto  conversazioni  gradite  e  piacevoli.  I  si- 
gnori  Plunkett  erano  assai  conosciuti  e  ben  visti  nel  vicinato 
di  casa  ioro;  e  pero  frequenti  erano  le  visite  delle  amiche 
e  conoscenti  airammalata,  e  quasi  quotidiane  le  conversa- 
zioni, specie  durante  la  lunga  convalescenza  nella  Camera 
di  lei.  Essa  poco  poteva  parlare ;  ma  si  dilettava  incredibil- 
mente  di  veder  facce  gioviali,  di  sentire  allegri  scroscii  di 
riso,  e  di  assistere  ad  animate  conversazioni. 

Fra  le  molte  signore  che  di  tanto  in  tanto  la  visitavano 
vi  era  an  che  la  signora  Muirhead,  colle  due  flgliuole,  la 
maggiore  di  ventotto,  la  minore  di  ventitre  anni.  Esse  appar- 
tenevano  ad  una  specchiatissima  famiglia  di  Chicago,  quan- 
tunque  non  molto  fornita  di  beni  di  fortuna,  e  abitavano  in 
un  villino  a  poca  distanza  da  quello  del  Plunkett. 

L'inferma  provava  infinite  diletto  della  compagnia  dolce 
e  vivace  delle  signore  Muirhead,  e  avrebbe  voluto  tenersele 
sempre  vicine.  E  queste,  un  po;per  inclinazione  naturale,  un 
po'  per  Tantica  amicizia  che  le  legava  ai  Plunkett  non  erano 
restie  a  compiacerla.  Ora  la  madre  sola,  ora  Tuna  o  1'altra 
delle  signorine  Muirhead,  od  ambedue  insieme  le  tenevano 
compagnia,  le  raccontavano  le  novelle  del  giorno,  leggevano 
brani  di  giornali  o  di  qualche  libro  ricreativo,  oppure  sedute 
al  piano  le  sonavano  i  pezzi  di  musica  che  sapevano  tornarle 
piu  a  grado. 


CLARA   HOOD.    STORIA  DI  UN'ANIMA  707 

A  lungo  andare  le  Muirhead  divennero  tanto  necessarie 
airinferma  che  questa  a  furia  di  preghiere  ottenne  che  Tuna 
o  Taltra  di  loro  passasse  con  esso  lei  settimane  intere.  Non 
la  servivano  propriainente  da  infermiere.  Pensava  a  cio  una 
trained  nurse,  o  infer miera  patentata,  certa  giovane  di  New 
York,  la  quale,  colla  sua  scuffia  bianca  all' ultima  moda, 
com'e  uso  nei  paesi  anglosassoni,  prestava  airinferma  con 
mano  delicata  e  con  passo  leggero,  tutti  quei  servigi  che  il 
bisogno  o  la  scienza  le  andava  suggerendo.  Le  Muirhead  si 
facevano  vedere  di  tanto  in  tanto  al  letto  deirammalata,  e 
poi  nel  resto  facevano  vita  comune  coi  signori  Plunkett, 
ospite  graditissime  in  casa  loro. 

La  maggiore  delle  sorelle  Muirhead,  Amalia,  era  di  ca- 
rattere  serio,  buono  e  tranquillo,  n6,  avendo  pure  una  certa 
cultura,  possedeva  grandi  doti  fisiche.  Non  cosi  la  minor 
sorella  Alice.  Costei  era  una  vera  sirena.  Quando  si  rnet- 
teva  in  capo  di  piacere  ad  alcuno,  il  che  accadeva  spessis- 
siino,  era  sicura  di  riuscirvi.  Bslla,  arguta,  colta,  piena  di 
brio,  affascinante,  era  sempre  circondata  nelle  conversazioni 
da  una  turba  di  giovinotti  che  la  corteggiavano  e  se  la 
disputavano  a  vicenda.  Essa  lasciava  che  si  scaldassero  per 
esso  lei ;  anzi  con  mille  astuzie  donnesche  accendeva  vieppiu 
Tesca  del  loro  amore.  Faceva  talvolta  le  viste  di  corrispon- 
dere  a  qualchs  vagheggino;  lo  teneva  nelle  proprie  grazie 
per  qualche  giorno,  per  due  o  tre  settimane ;  poi  subitamente 
lo  piantava,  lo  metteva  in  canzonella  presso  le  amiche  o 
sparge va  altrimenti  il  ridicolo  [sul  malcapitato.  E  cosi  av- 
venne  che,  a  ventitre  anni  e  in  mezzo  a  mille  occasion!, 
potesse  con  verita  vantarsi  di  avere  il  cuor  libero,  e  non 
tocco  ancora  dal  dardo  di  amore. 

La  signora  Muirhead,  donna  saggia  e  prudente,  insisteva 
colla  figliuola  Alice  di  farla  una  buona  volta  finita  con  quel 
suo  eterno  adescare  e  poi  rigettare  da  se  i  suoi  ammiratori. 
Ci6  non  convenirsi  a  fanciulla  per  bene ;  passare  intanto  gli 
anni,  e  le  occasion!  buone,  anche  negli  Stati  Uniti,  non  pre- 
sentarsi  tutti  i  giorni.  Che  avverrebbe  di  lei,  se,  come  la 


708  ATTRAVERSO   1L   HONDO 

sorella  Amalia,  fosse  lasciata  in  disparte,  condannata  a  pas- 
sare  il  resto  della  sua  vita  a  carico  dei  fratelli?  L' Alice  si 
stringeva  nelle  spalle,  e,  troppo  sicura  di  se,  rispondeva  che 
un  marito  1'avrebbe  sicuramente  trovato  ad  ogni  ora  che  il 
desiderasse;  volere  intanto  godersi  nella  liberta  i  migliori 
anni  della  sua  giovinezza. 

La  malattia  della  signora  Hood  prolungandosi  oltre  modo, 
T Alice  passava  delle  settimane  intere  al  letto  delPammalata 
che  essa  sapeva  divertire  e  distrarre  in  mille  modi.  E  con  cio 
ebbe  agio  d'incontrarsi  e  di  fare  amicizia  col  signor  Plunkett. 

Da  principio,  il  marito  di  Clara,  piuttosto  riservato  per 
natura,  si  tenne  alia  larga  dinanzi  all'avvenenza  e  alle  aifa- 
scinanti  maniere  della  Muirhead;  ma  poi,  la  stretta  convi- 
venza  degenerando  in  famigliarita,  ebbe  occhi  da  vedere  e 
orecchie  per  sentire  i  pregi  non  comuni  onde  Alice  andava 
adorna,  e  ne  fu  tutto  turbato.  La  moglie  giaceva  in  letto 
ammalata,  affetta  da  una  malattia  nervosa,  pallida  in'volto, 
macilente,  e  quasi  dimentica  della  sua  bellezza,  mentre  egli 
yedeva  dinanzi  a  s6  un'altra  giovane,  ricca  di  tutte  quelle 
qualita  di  corpo  e  di  spirito  che  possono  sedurre  un  uomo 
di  eta  matura,  non  che  un  giovane  come  lui,  buono  si  per 
aaturale  rettitudine,  ma  non  troppo  fondato  nei  severi  prin- 
cipii  della  virtu  cristiana,  e  non  bene  in  guardia  contro  le 
seduzioni  dei  sensi  e  della  carne. 

II  Plunkett  si  avvide  tuttavia  del  pericolo,  e  da  principio 
fece  qualche  sforzo  per  evitarlo.  Cerco  di  persuadere  la  mo- 
glie a  passarsi  della  compagnia  delle  Muirhead,  recando  in- 
nanzi  per  cio  mentiti  pretesti.  Ma  essa,  ignorando  il  motivo 
G-h'egii  aveva  in  farle  una  simile  richiesta,  nego  risolutamente 
di  compiacerlo.  --  Le  Muirhead  esserle  divenute  necessarie; 
non  poter  vivere  senza  di  loro.  Oh!  perch6  voler  mandar  via 
T Alice  che,  sola,  Paiutava  piu  a  guarire  che  non  tutti  i  me- 
dici  ele  medicine?  Esse  stavano  volontieri  al  suo  letto.  Averle 
interrogate  piu  volte  su  cio  essa  medesima.  Le  Muirhead  essere 
andate  in  collera  non  appena  ella  accenno  a  quel  sacrifizio 
di  carita,  quasi  tornasse  loro  troppo  grave.  Erano  cosi  buone ! 


CLARA   HOOD.   STORIA   DI   UN'ANIMA  709 

cosi  gentili !  cosi  caritatevoli !  Saprebbe  ben  ella,  una  volta 
die  fosse  guarita,  ricompensarle  meritamente  di  tanta  carita ! 
II  marito  tent6  di  replicare :  trovo  altre  scuse,  mendico  altri 
pretest! ;  ma  invano.  Clara  rimase  ferma  nella  sua  volonta, 
e  Alice  continue  a  rimanere  le  lunghe  settimane  in  casa  e 
al  letto  di  lei. 

II  Plunkett  allora  risolvette  di  passare  il  piu  del  suo  tempo 
alia  ferriera.  Ma  anche  in  ci6  la  moglie  venne  a  guastargli 
i  bei  disegni.  Amantissima  com'essa  era  di  lui,  non  poteva 
sopportare  che  le  stesse  lontano,  e  tanto  faceva,  diceva  e 
pregava  che  il  misero  marito,  debole  per  carattere  e  di  na- 
tura  affettuosa,  consentiva  a  starsene  lunghe  ore  in  casa,  in 
compagnia  delFammalata  e  della  Muirhead. 

E  cosi,  ad  insaputa  della  moglie  e  quasi  per  opera  incon- 
sciente  di  lei,  si  andava  ogni  di  piu  stringendo  quella  rete 
d'  inferno  che  la  scaltra  Alice,  prima  per  leggerezza  imper- 
donabile,  poi  per  selvaggia  passione,  aveva  tessuto  intorno 
al  povero  Plunkett. 

L'Alice  si  era  accorta  naturalmente  della  studiata  fred- 
dezza  che  il  signor  Plunkett,  i  primi  giorni,  ostentava  verso 
di  lei,  e  sulle  prime  ci  si  gabb6  interamente.  Ella  lo  credette 
in  verita  insensibile  a'  suoi  fascini  e  risolvette  di  conquistarlo. 
Non  solo  essa  correva  a  chiamarlo  perche  andasse  daH'am- 
malata  ogni  qualvolta  questa  lo  desiderava ;  ma  bene  spesso 
glie  lo  conduceva  in  camera,  anche  non  chiamato,  e  man- 
dando  T  infermiera  a  riposare,  i  due  rimanevano  soli  al  ca- 
pezzale  di  Clara.  E  quivi  avevano  agio  di  contemplarsi,  di 
parlarsi,  e  di  contarsi  sottovoce  un  mondo  di  cose.  Quando 
I'ammalata  chiudeva  gli  occhi  al  sonno,  la  giovane  si  met- 
teva  d'attorno  al  marifco  dell'  inferma,  e  lo  avvolgeva  sotto 
il  fascino  ammaliatore  che  usciva  a  torrenti  da'  suoi  occhi, 
dalla  sua  lingua,  e  da  tutta  la  sua  persona. 

II  Plunkett  provava  un  gran  piacere  a  stare  con  lei.  La 
ferriera,  il  suo  ufficio,  i  suoi  affari,  persino  la  stessa  sua 
moglie  passavano  in  seconda  linea,  quasi  scomparivano  da- 
vanti  a  quella  visione  seducente,  ammaliatrice. 


710  ATTRA VERSO   IL  HONDO 

Clara,  ingenua  per  natura  e  alienissima  dal  pensare  il 
male,  non  si  avvedeva  di  nulla.  La  sua  cara  Alice,  mentre 
ella  dormiva,  teneva  compagnia  al  marito.  Oh!  la  dolce 
creatura ! 

Questo  giuoco  pericoloso  continue,  dalla  parte  della 
Muirhead,  ben  quindici  giorni.  Ma  quando  essa,  da  segni 
piu  che  certi,  venne  in  chiaro  che  il  Plunkett  era  innamorato 
pazzo  di  lei,  fece  un'  altra  scoperta,  che  la  turbo  profonda- 
mente,  le  fece  salire  le  fiamme  al  viso,  e  le  suscito  una 
tempesta  neiranima.  Essa  stessa  era  caduta  nella  fossa  che 
aveva  scavata  pel  Plunkett.  Alice  amava  perdutamente  il 
marito  di  Clara  Hood. 

Passarono  altri  quattro  mesi.  L'estate,  che  quell'anno 
fu  calda  ed  afosa,  entrava  in  un  dolce  autunno,  rallegrato 
da  una  temperatura  fresca  e  piacevole,  quando  la  natura, 
prima  di  posare  il  capo  nel  sonno  tranquillo  dell'inverno, 
sembra  ripigliare  per  un  istante  !nuova  vita  nei  prati  ver- 
deggianti  e  nei  fioriti  giardini.  La  signora  Plunkett  ritornava 
a  poco  a  poco  alia  sanita  primiera.  E  colle  forze  novelle  riac- 
quistava  il  roseo  colorito,  le  belle  forme,  il  brio  e  1'antica 
bonta. 

A  casa  Plunkett  la  vita  continuava  come  il  solito.  Alice 
Muirhead  era  divenuta  quasi  di  famiglia  e  il  Plunkett  non 
faceva  troppi  misteri  della  sua  amicizia  per  lei.  I  servi  ne 
mormoravano.  I  genitori  di  Gustavo,  benche  da  bravi  ame- 
ricani,  non  badassero  troppo  pel  sottile  a  cotali  cose,  pure 
rammonirono  seriamente  a  guardarsi  dalla  seduzione  di 
Alice:  persino  una  parola  era  giunta  all'orecchio  del  signor 
Hood,  il  quale,  colla  moglie  ancora  viva,  benche  assai  mala- 
ticcia,  e  uno  dei  figliuoli  maschi,  viveva  a  Lincoln  Park.  Ma  la 
troppo  ingenua  Clara  non  si  era  ancora  accorta  della  tresca 
o  la  scambiava  per  un'  innocente  amicizia.  Quelli  poi  che 
vedevano  piii  addentro  nel  turpe  fatto,  per  non  affliggerla, 
per  non  ucciderla  di  dolore,  com'essi  dicevano,  glielo  teue- 
vano  celato. 

Ma  ogni  cosa  ha  fine.  La  tempesta  che  da  gran  tempo 


CLARA  HOOD.    STORIA   DI   UN'ANIMA  711 

si  addensava,  scoppio  fulminea  sulla  testa  della  povera  Clara. 
Una  mattina  suirultimo  scorcio  di  settembre,  Gustavo  Plunkett 
ed  Alice  Muirhead  uscirono  insieme  per  una  passeggiata  in 
carrozza.  Non  ritornarono  a  pranzo.  Giunse  la  sera,  e  i  due 
erano  ancora  fuori  di  casa.  Fu  telefonato  ai  villini  Hood  e 
Muirhead.  Nulla  si  conosceva  cola  dei  due  giovani.  Giunse 
la  notte,  oscura,  minacciosa,  gravida  di  tempeste  e  di  ful- 
mini,  e  i  due  infelici  la  passarono  fuori  di  casa,  dimentichi 
ambedue  del  proprio  onore  e  de'  proprii  doveri.  Passarono 
giorni,  settimane  e  nulla  si  seppe  dei  fuggitivi. 

Finalmente,  un  mese  dopo,  una  lettera  del  Plunkett  al 
signer  Hood  e  un'altra  della  Muirhead  alia  madre  confessava 
il  loro  colpevole  amore  e  il  proposito  nefando  di  convivere 
insieme  flno  alia  morte. 

Dire  che  cosa  patisse  Clara  Hood  durante  quei  terribili 
giorni  e  impossibile.  Per  una  settimana  e  piu  fu  guardata  a 
vista  perch6  si  credette  dovesse  impazzirne.  Gli  occhi  di  lei 
erano  asciutti,  ma  scintillavano  stranamente  nelle  livide 
occhiaie.  La  fronte  aveva  ardente,  le  guance  rosse,  le  fauci 
arse.  Non  poteva  mangiare,  rifiutava  il  bere,  e  passava  le 
lunghe  ore  chiamando  di  tratto  in  tratto  P  infedele  marito. 
Poi,  al  dolore  violento  del  primo  colpo  successe  una  certa 
tranquillita  che  mise  al  sicuro  le  sue  facolta  mentali.  La  po- 
verina  pot6  piangere,  pot6  empire  di  gemiti  e  di  lament!  la 
casa,  pot6  slanciarsi  nelle  braccia  del  padre  e  della  madre, 
stringere  al  seno  i  due  figliuoletti  e  fuggire  da  casa  Plunkett 
dove  aveva  amato  tanto  e  tanto  soiferto  per  rifugiarsi  nel 
villino  paterno  a  Lincoln  Park. 

Dello  scandalo  Plunkett  si  occuparono  per  parecchi  giorni 
i  giornali  di  Chicago,  e  tutti,  senza  eccezione  condannarono 
.1* infedele  marito  e  compatirono  la  povera  Clara  Hood.  Poi, 
il  torrerite  della  vita  portando  a  galla  altri  dolori,  altre  mi- 
serie,  i  giornali  trovarono  nuovo  pascolo  alia  curios! ta  umana, 
e  il  Plunkett,  la  Muirhead  e  la  Hood  ripiombarono  nelPan- 
tico  obllo. 

II  triste  fatto  ebbe  un  epilogo  ancor   piu  triste,  un  cuso 


712  ATTRA VERSO   IL  HONDO 

di  divorzio  davanti  ai  tribunal!.  La  povera  Clara  si  senti  la 
forza  di  vedere  un  momento  lo  sciagurato  marito  e  di  abboc- 
carsi  con  lui.  Colle  lagrime  agli  occhi  ella  le  protesto  il  suo 
amore,  si  disse  pronta  a  perdonargli;  scacciasse  solamente 
da  se  la  druda,  ritornasse  al  suo  affetto,  all'affetto  de'  figliuo- 
letti.  Pianse,  prego,  si  gett6  ginocchioni  davanti  a  lui,  lo  scon- 
giuro  per  le  vergini  teste  de'  suoi  piccini.  Tutto  fu  indarno.  II 
ribaldo,  stregato  da  quella  donna  a  lui  fatale,  rimase  fermo 
nel  volere  il  divorzio,  e  1'ottenne.  La  famiglia  Hood  persuase 
la  derelitta  a  ricorrere  ai  tribunal!,  e  questi  col  vigore  della 
legge  consacrarono  1'assassinio  morale  di  una  innocente,  die- 
dero  facolta  alia  parte  colpevole  di  godere  il  frutto  de'  suoi 
delitti,  e  resero  definitiva  la  rovina,  che  una  pazzia,  forse 
temporanea,  aveva  cagionata  in  una  famiglia. 

Colla  sentenza  il  tribunale  assegnava  il  figliuoletto  al  ma- 
rito, la  bimba  alia  moglie,  che  da  quel  momento,  smesso  il 
cognome  del  Plunkett,  torno  a  chiamarsi  Clara  Hood.  II  bam- 
bino venne  collocato  in  un  collegio  di  Chicago  con  permesso 
alia  madre  di  visitarlo  quante  volte  volesse :  la  piccola  Maria 
rimase  con  lei.  II  padre  per 6  poteva  vederla  e  parlarle,  in 
casa  altrui  e  alia  presenza  di  testimonii,  tre  volte  1'anno. 

Insieme  col  nome  dello  scellerato  marito  la  signora  Hood 
strappo  dal  proprio  cuore  1'amore  ardentissimo  che  prima 
sentiva  per  lui,  e  vi  pose  in  sua  vece  un  odio  terribile,  un 
rancore  profondo,  una  smania  incessante  di  vendetta. 

La  vendetta  era  giunta  due  anni  dopo,  merce  1'  opera 
tenebrosa  del  banchiere  Hood  e  di  Arturo  Barrows  che  aspi- 
rava  alia  mano  di  lei.  E  in  quel  momento,  dinanzi  al  ritratto 
del  Pluukett,  essa  tutta  1'  assaporava  quella  vendetta,  im- 
mersa  com'era  in  un'estasi  di  odio,  distratta  in  una  visione 
d'inferno,  rapita  da  un  vortice  di  diabolica  volutta. 

IV. 

La  notte  era  giunta  a  meta  del  suo  corso.  Le  fredde 
ombre  notturne  coprivano  la  terra.  Le  stelle  brillavano  di 


CLARA  HOOD.    STORIA   DI  UN 'ANIMA  713 

luce  tranquilla  e  serena  ne'  lontani  cieli.  Quietavano  nel- 
r  immensa  citta  gli  odii  e  gli  amori,  sepolti  in  un  sonno 
comune.  Ma  il  cuore  di  Clara  non  quietava,  no  !  Era  in  tem- 
pesta  violenta.  L'uragano  sibilava  attr averse  la  densa  fore- 
sta  de'  suoi  affetti  e  delle  sue  idee,  confuse,  tumult  uanti, 
ribelli.  Non  era  pace  in  quella  povera  anima,  ma  ricordi 
dolorosi,  echi  di  amore  sprezzato,  richiami  d'  odio,  palpiti 
d'ira,  sussulti  d'  indomato  furore.  Ah  !  il  Plunkett  1' aveva 
pagata,  ma  e  la  Muirhead?  Era  troppo  piccolo  il  calice  del 
complice  per  lei ;  per  lei  che  era  stata  la  cagion  prima 
de'  suoi  dolori,  1'architetto  principale  della  sua  infelicita.  E 
se  Dio  era  in  cielo,  perche  aveva  egli  permesso  che  quella 
donna  in  fame,  per  due  anni  interi,  vivesse  felice  accanto  a 
un  uomo  non  suo,  un  uomo  che  essa  aveva  rubato  all'al- 
trui  amore?  Ma  no  !  quell' uomo  or  a  e  suo  !  La  legge  glielo 
ha  donato  :  la  Chiesa  protestante  ha  consacrato  quel  dono. 
E  Dio  ?  In  quel  momento  terribile  essa  alzo  gli  occhi  in  alto 
e  una  parola  che  sapeva  di  ribellione  le  corse  sul  labbro 
contro  la  societa,  contro  la  Chiesa,  contro  Dio! 

Allora  un  tremito  1'assalse.  L'idea  di  Dio  apparve  grande, 
dignitosa,  divina  al  suo  sguardo.  Pens6  alia  preghiera  del 
Signore,  che  essa,  da  buona  protestante,  soleva  recitare  fe- 
delmente  mattina  e  sera :  «  perdona  a  noi  i  nostri  peccati, 
come  noi  perdoniamo  a  coloro  che  ci  hanno  offesi  » .  Ah  ! 
essa  odiava,  Dio  perdonava  !  Essa  odiava,  Dio  amava!  Essa 
era  stata  offesa,  mortalmente  si,  ma  una  sola  volta,  e  non 
sapeva  perdonare :  Dio  era  oifeso  di  continue  dagli  uomini, 
e  sempre  rimetteva  la  colpa  ai  pentiti.  E  come  avrebbe  po- 
tuto  essa  domandare  a  Dio  perdono  de'  suoi  peccati  col  cuore 
pieno  di  odio  inestinguibile  contro  i  suoi  due  offensori? 

In  preda  a  vivissima  agitazione,  sotto  la  sferza  di  que- 
sto  pensiero  cristiano  che  le  frugava  le  inti me. fibre  del- 
r anima,  si  vergogn6  di  se  stessa,  si  batte  il  petto,  pianse, 
grido  a  Dio  dal  profondo  del  cuore,  invoco  la  morte,  spense 
i  lumi,  e  spalancando  le  finestre  del  proprio  appartamento, 
fiss6  gli  occhi  nel  buio  della  notte,  affranta  dalla  lotta  cru- 


714  ATTRAVERSO   IL  HONDO 

dele,  assetata  di  pace,  invocante  ohime  indarno  !  la  tran- 
quillita  dello  spirito. 

L'aria  era  fredda  e  serena.  Dal  lago  spirava  un  venti- 
cello  lene  lene  che  faceva  stormire  dolcemente  le  frondi 
degli  alberi  del  giardino  intorno  alia  villa,  e  quelli  del  parco 
non  molto  lontano.  Di  tanto  in  tanto  il  fischio  delle  locomo- 
tive o  dei  vapori  che  arrivavano  o  partivano  rompeva  la 
quiete  solenne  della  notte,  ovvero  qualche  uccello  notturno 
dava  segno  col  mesto  canto  della  sua  presenza. 

Clara  rimase  a  lungo  davanti  alia  finestra,  e  il  freddo 
deH'aria  notturna  le  quieto  i  nervi.  Ritorno  in  s6,  sentl  la 
voglia  di  pianger  di  bel  nuovo,  e  alzando  gli  occhi  verso  le 
stelle,  domando  a  Dio  che  le  desse  la  forza  di  perdonare. 
Oh !  la  volutta  della  vendetta  era  un  piacere  amaro,  pieno 
di  angoscie  arcane,  col  mo  di  riniorsi  e  di  dolori !  E  Iddio 
rispose  subito  alia  sua  preghiera.  Lagrime  silenziose  e*  dolci 
sgorgarono  abbondanti  da'  suoi  occhi,  e  piangendo,  perdono 
allo  scellerato  che  aveva  troncata  la  felicita  della  sua  vita. 

Riavuta  alquanto  la  pace  delPanima,  and6  a  coricarsi. 
Ma  non  pot6  dor  mire  tuttavia.  Era  ancora  troppo  agitata 
per  trovar  quiete  in  un  sonno  ristoratore.  I  suoi  pensieri 
andavano  al  Plunkett,  a'  suoi  dolori,  ai  figli.  Vedeva  dinanzi 
a  se  tutta  ranima  propria  e  ne  analizzava  i  sentimenti  ad 
uno  ad  uno,  provandone  diletto  insieme  e  tormento.  In  questo 
travaglio  della  mente  passarono  piu  ore. 

Finalmente,  non  potendo  piu  oltre  rimaner  coricata,  si 
levo,  si  coperse  ben  bene,  riaperse  la  finestra  e  poggio  la 
persona  sul  davanzale.  L'aria  fredda  e  1ft  quiete  notturna  le 
faeevano  bene.  Era  quivi  da  circa  un  quarto  d'ora  quando 
sentl  nel  giardino,  ma  un  po'  lontano,  un  passo  d'uomo.  II 
giardino  era  abbastanza  vasto  e  circondava  il  villino  da  ogni 
lato :  si  stendeva  tuttavia  piii  a  tergo  della  casa,  dove  davano 
le  finestre  della  camera  di  Clara. 

La  signora  si  arresto  sorpresa  a  que'  passi  umani.  --  Chi 
poteva  essere  in  giardino  a  queH'ora?  Erano  da  poco  sonate 
le  quattro  dopo  mezzanotte.  I  servi  no ;  il  giardiniere,  nean- 


CLARA   HOOD.    STORIA   DI   UN'ANIMA  715 

che.  Non  era  credibile.  Era  troppo  presto  per  mettersi  al  la- 
voro  a  quell'ora.  Chi  poteva  essere  quell' intruso  ?  Essa  tese 
le  orecchie.  I  passi  si  avvicinavano  sempre  piu  e  battevano 
duramente  sulla  ghiaia.  Forse  era  un  ladro.  No !  no !  Un 
ladro  non  avrebbe  fatto  tanto  rumore.  Poi  chi  andava  pel 
giardino  lo  conosceva  gia:  camminava  troppo  sicuro,  nella 
profonda  oscurita  della  notte.  Ma  oh !  Dio !  Quella  persona 
.misteriosa  si  avvieinava  proprio  alia  sua  finestra. 

La  signora  Hood  fu  colta  da  uno  strano  terrore.  Lasci6 
la  finestra  aperta  e  senza  accendere  il  lume,  a  tastoni  fuggl 
dalla  camera.  In  una  stanza  vicina  dormiva  la  sua  came- 
riera.  La  sveglio  in  fretta,  le  racconto  in  due  parole  quanto 
accadeva,  e  tutte  due  insieme  volarono  a  dar  Tallarme  ai 
servi.  Ma  quando  stavano  per  bussare  alia  porta  di  uno  di 
essi,  un  colpo  secco  come  uno  scoppio  di  arme  da  fuoco  giunse 
distintamente  alle  loro  orecchie.  Le  due  donne  si  guardarono 
in  viso  e  impallidirono.  Che  voleva  dir  tutto  ci6? 

Cinque  minuti  dopo  i  quattro  servi  della  casa,  messi  s*l- 
Tavviso  e  bene  armati,  uscirono  in  giardino  per  vedere  di 
scoprire  il  presunto  ladro.  La  cameriera  accompagno  la  sua 
signora  in  camera. 

Ma  quando  Clara  entrava,  un  grido  di  orrore  si  levo  dai 
servi  che  erano  giunti  sotto  alia  stanza  di  lei.  Essa  vo!6  alia 
finestra,  e  giu,  a  pochi  metri  di  distanza,  steso  sulla  ghiaia, 
illuminato  dalla  lanterna  dei  servi  di  casa,  vide  il  cadavere 
di  Gustavo  Plunkett. 

Lo  sciagurato  marito  di  Clara  Hood  era  venuto  a  suiti- 
darsi  sotto  alle  finestre  di  lei ! 

(Continua) 


RIVISTA   BELLA  STAMPA 


IL  PROGESSO  DI  GESU. 


«  L'anno  di  Roma  783  un  cittadino  di  Nazareth  e  arrestato  a 
Gethsemani,  condotto  in  giudizio  a  Gerusalemme  e  messo  a  morte 
sul  Golgotha  come  reo  di  sedizione. 

«  Sacerdoti  avari  Than  denunziato,  falsi  testimonii  incolpato, 
giudici  di  mala  fede  condannato;  un  amico  1' ha  venduto,  nessuno 
1'  ha  difeso ;  1'  hanno  trascinato  con  ogui  maniera  di  scherni  e  di 
violenze  alia  croce  del  reo,  donde  ha  proferito  1'ultima  parola  della 
verita  e  della  fratellanza  tra  gli  uomini. 

«  E  stata  la  piu  grande  e  la  piu  memorabile  delle  ingiustizie.  » 

Con  queste  parole  Ton.  Deputato  al  Parlamento  italiano  ed  avvo- 
cato  Giovanni  Eosadi  principia  il  suo  elegante  volume  di  440  pa- 
gine,  stampato  teste  in  Eirenze  \  col  titolo  sopra  esposto,  ed  insieme 
annunzia  la  tesi  che  in  esso  ha  inteso  di  cornpiutamente  svolgere 
e-  dimostrare. 

Che  la  uccisione  di  Ges&  di  Nazareth  conseguente  il  processo 
fattogii  in  brevi  ore,  dal  Sinedrio  e  da  Pilato,  sia  stata  «  la  piu 
grande  e  la  piu  memorabile  delle  ingiustizie  »  e  verita  che,  in  chi 
ha  la  fede  cristiana,  non  ammette  dubbio  ne  discussione.  Solo  chi 
non  crede  Gesu  Uomo  e  Dio  pud  ritener  bisognosa  di  dimostrazione 
questa  tesi.  Troppo  e  per  se  manifesta  1'assoluta  impeccabilita  sua, 
al  cospetto  del  cielo  e  della  terra,  e  quindi  la  pari  impossibilita 
ch'  egli,  mentre  quaggiu  viveva  mortale,  fosse  mai  in  qualsiasi  modo 
giustamente  punibile  da  verun  tribunale  divino  od  umano.  Peraltro 
ai  tempi  nostri  questa  dimostrazione  e  divenuto  necessario  farla 
lampante,  per  dissipare  le  bestemmie  degli  odierni  razionalisti,  e  le 
viete  cavillazioni  degli  ebrei,  che  hanno  loro  fornito  il  bagaglio 
delle  bestemmie  e  dei  sofismi. 

Dae  memorarjde  fra  le  altre  se  ne  sono  fatte,  nel  decorrere  del 
seaolo  passato.  L'lina  ebbe  per  autore  1'illustre  giurisconsulto  fran- 
ceae  Dupin,  il  quale,  con  un  bello  e  sensato  suo  scritto,  confute 

1  GIOVANNI  EOSADI.  II  processo  di  Gesu.  Firenze  G.  C.  Sansoni  edi- 
tor«.  —  1904. 


IL  PROCESSO   DI   GESU  717 

1'ebreo  Salvador,  pretendente  di  legittimare  le  enormita  del  Sinedrio 
contro  Gesu  Cristo  *.  L'altra  fu  opera  del  due  celebri  fratelli  Le'mann, 
gia  israeliti,  divenuti  poi  fervidi  saeerdoti  della  Chiesa  cattolica,  con 
la  quale  hanno  superato  il  Dupin  e  gli  altri  scrittori  precedent!, 
si  per  la  parte  novissima  che  riguarda  le  persone  fornianti  il  Si- 
rjedrio,  e  si  per  la  minuta  disquisizione  delle  illegalita  ed  iniquita 
che  nel  giudizio  contro  Gesu  si  commisero;  e  vengono  indicate, 
1'una  dopo  1'altra,  con  una  perizia  della  legislazione  ebraica,  pint- 
tosto  unica  che  rara.  Le  quali  illegalita  ed  iniquita  appariscono  or- 
dinatamente  numerate  e  provate  nel  numero  di  ventisette,  tutte  e 
ciascuna  aventi  forza  di  annullarne  la  validita  2.  Di  questo  classico 
lavoro  noi  demmo  un  ragionato  conto  ai  nostri  lettori  quando  usci 
a  luce,  ne  vi  ritorneremo  sopra  3. 

Noteremo  soltanto  averci  data  gran  meraviglia  che  il  Rosadi,  il 
quale  dichiara  essersi  lui,  col  suo  libro,  proposto  di  «  rifare  il  pro- 
cesso  di  Gesvt  su  i  testi  e  le  tradizioni  della  legislazione  mosaica 
e  della  romana,  dalle  quali  fu  alternativamente  mosso  ed  ispirato  », 
abbia  mostrato  d'ignorare  il  lavoro  ammiratissimo  dei  Lemann;  ne 
1'abbia  mai  citato,  fra  i  tanti  degni  ed  indegni,  frivoli  e  gravi,  an- 
tichi  e  moderni,  che  nelle  sue  pagine  vi  cadono  sotto  gli  occhi. 

Ma  checche  sia  di  cio,  certo  e  che  tanto  i  Lemann  quanto  il  Ro- 
sadi, nelle  loro  scritture,  vengono  alia  medesima  conclusione,  espri- 
mente,  si  rispetto  al  Sinedrio  di  Caifa  e  si  rispetto  al  Pretorio  di 
Ponzio  Pilato,  1'archetipo  della  politica  piu  scellerata  che  fosse  mai ; 
ritratta  da  chi  lamentd  di  aver  veduto  nel  luogo  del  giudizio  I'em- 
pieta,  e  nel  luogo  della  giustizia  1'  iniquita  4.  Parimente  e  certo  che 
le  due  opere  si  compiono  a  vicenda,  1'una  illustrando  perfettamente 
1'infainia  del  processo  di  Gesu  al  lurne  del  giure  ebraico,  e  1'altra 
principalmente  ai  lume  del  giure  romano. 

Sotto  il  riguardo  di  questo  giure,  la  pienezza  della  luce  che  porta 
il  Rosadi  nel  maneggiare  il  suo  argomento,  nulla  sembra  che  lasci 
adesiderare;  ne  conosciamo  altro  simile  trattato  di  questo  soggetto, 
che  ne  superi  la  copia  dell'erudizione  e  1'autorita  delle  allegazioni, 
avvegnache  non  manchino  punti  discutibili  e  discussi,  tra  i  cultori 
di  storia  .del  diritto. 

1  Jesux  devant  Caiphe  et  Pilate,  Paris,  Garnot.  —  1840. 

2  Valeur  de  I' assemble  qui  prononga  la  peine  de  mort  contra  J6sus- 
Christ,  per  MM.  les  Abbes  LKMANN.  Paris,  Poussielgue.  —  1876. 

8  V.  Civilta  Cattolica  Serie  X.  Vol.  I.  pag.  641  seg.  1'articolo  inti  • 
tolato  Del  Sinedrio  deicida. 

4  Vidi  sub  sole  in  loco  iudicii  impietatem,  et  in  loco  iustUiae  iniqui- 
tatem.  Eccle.  Ill,  16. 


718  IL  PROCESSO  DI  GESti 

Quello  poi  che  merita  lode  nel  libro  del  Rosadi  5  la  dichiara- 
zione  esplicita  che  egli  fa,  di  non  considerare,  in  tutto  lo  svolgi- 
mento  critico  di  questo  processo,  se  non  la  parte  umana  delle  re- 
lazioni  del  Giudicabile  coi  suoi  giudicanti,  senza  mettere  in  dubbio, 
e  molto  meno  escludere,  che  il  Giudicabile  fosse  Dio. 

Dopo  accennati  gli  antichi  errori  di  chi  o  negava  in  Gesu  runita 
della  persona  divina,  o  le  due  nature  Fumana  e  la  divina  sussi- 
stenti  nell'unica  sua  persona,  soggiunge:  «  Oggi  si  conviene  da 
tutta  I'ortodossia  cattolica  e  protestante  che  Gesu  e  Uomo  e  Dio, 
quale  venne  definite  nel  secolo  IY  nel  Concilio  di  Nicea  (325)  e 
di  Costantinopoli  (381).  »  Ed  in  questa  professione  di  fede  egli,  che 
intende  restare  ortodosso,  si  tien  fermo,  non  mai  negando  o  sot- 
traendo  a  Gesu  quello  che  divinamente  gli  compete. 

Riconosciutagli  per  buona  nella  sostanza  questa,  diciamo  cosl, 
.patente  di  ortodossia  cattolica,  cui  non  recano  grave  pregiudizio  le 
impropriety  di  linguaggio,  scusabili  in  lui  non  teologo,  occorrerebbero 
non  poche  osservazioni  intorno  al  suo  modo  di  opinare  circa  la 
dottrina  di  Gesu  nel  tema  economico,  nel  tema  religioso,  nel  tema 
politico  ed  in  altri  capi  diversi,  che  egli  tocca  o  sviluppa  nel  suo 
libro.  Ma  questo  ci  condurrebbe  troppo  fuori  di  strada  e  per  le 
lunghe. 

Ci  restringeremo  invece  a  due  sole,  attinentisi  ai  recenti  scrittori 
razionalisti  ed  ai  miracoli. 

«  Nella  seconda  meta  dell'ultimo  secolo  sono  uscite  da  un  grande 
lavoro  di  critica  opere  magistrali » ;  afferma  egli,  e  cita  una  lunga 
fila  di  autori,  quasi  tutti  neganti  la  divinita  di  Gesu  e  1'ordine  so- 
prannaturale  della  sua  Fede,  rnanifestandone  tuttavia  un'alta  stima. 
Ma,  con  sua  buona  pace,  come  possono  meritare  lode  di  «  magi- 
strali »,  in  questa  materia,  opere  che  mancano  di  fondamento?  Quale 
critica  del  Cristianesimo  puo  essere  quella  che  parte  dalla  esclusione 
a  priori  di  Dio  rivelante?  Lo  stesso  Renan  scriveva  della  sua  Vita 
di  Gesu:  «  se  la  Fede  soprannaturale  e  vera,  il  nostro  metodo  d 
detestabile  l.  »  Or  chi  ammette  per  vera  questa  Fede  e  confessa  Gesu 
TJomo-Dio,  non  pu6  di  sicuro  logicamente  stimare  «  magistrali  »,  e 
frutti  di  «  grandi  lavori  di  critica  »  opere  che  si  fondano  nel  pre- 
supposto  della  falsita  di  tale  Fede  e  dell'essere  umano-divino  del 
suo  Rivelatore. 

Percio  non  reputiamo  serio  1'aggravio  che  il  Rosadi  fa  alia  Ci- 
vilta  Cattolica,  di  non  riverire  1'autorita  somma  del  Harnack  e 
di  censurarlo  come  autore  di  «  falsita  storiche  e  di  dialettica  pue- 

1  Pa£.  V. 


IL  PROCESSO   DI  GESU  719 

rile  » .  Pud  non  essere  accusato  di  falsita  storiche  chi  nega  tutte 
le  verita  cristiane,  eccetto  la  paternita  di  Dio?  L'autorita  di  un 
razionalista,  in  questo  argomento,  tanto  vale  quanto  i  raziocinii  suoi 
e  le  prove  che  egli  adduce.  Fuori  di  cio,  il  nome  suo  non  ha  peso, 
ne  personalmente  ha  diritto  di  essere  creduto  sull'ipse  clixit.  Ma 
quando  i  raziocinii  suoi  e  le  prove  sue  mancano  di  verita  e  di  dia- 
lettica,  1'asserirlo  con  franca  parola  non  e  temerita,  e  giustizia,  non 
e  scortesia,  e  lealta  l. 

Di  fatto  piu  avanti,  com'egli  entra  a  toccare  la  questione  dei 
miracoli  operati  da  Gesu,  e  suno  tanta  parte  della  sua  vita  pubblica, 
avverte  chiaramente  che  una  cosiffatta  questione,  in  quanto  «  s'  im- 
pernia  sulla  loro  verita  e  la  loro  spiegazione,  non  pud  essere  indif- 
ferente  dinanzi  alia  critica  teologica  e  razionalista  » :  e  nota  che 
«  una  tale  indifferenza,  affermata  dal  Harnach,  e  confutata  con  piena 
ragione  dalla  Civilta  Cattolica.  »  Daaque  egli  viene  a  darci  « piena 
ragione  »  quando  al  Harnach,  che  non  cura  o  rifiuta  il  fatto  del 
miracolo  e  ne  disprezza  il  valore,  rimproveriamo  di  falsare  la  verita 
storica  e  di  puerilmente  ragionare. 

Tutto  il  dissidio  tra  i  cattolici  ed  i  razionalisti,  in  punto  di  critica 
del  Cristianesimo,  fa  capo  qui.  «  80  il  miracolo  ha  qualche  reaita, 
scrisse  il  Kenan  nella  sua  Vita  di  Gesu,  il  mio  libro  6  un  tessuto 
di  errori 2.  »  E  giustamente :  perocche  il  miracolo  e  atto  del  solo 
Dio,  Autore  onnipotente  e  Signore  del  creato.  Ogni  opera  che  porti 
il  suggello  del  miracolo,  si  manifesta  apertamente  divina.  Ma  co- 
siffatta  e  cosi  autenticata  da  Dio  fu  la  missione  di  Gesu  nel  mondo. 
Egli  stesso  a  questo  divino  suggello  si  aprjellava,  quando  diceva  ai 
suoi  discepoli  ed  ai  suoi  nemici :  —  Se  non  credetejillejnie  parole, 

1  E^curiosa  1'associazione  che  fa  il  Rosadi  del  Gesu,  dipinto  dai  mo- 
derni  razionalisti  critici   del   Cristianesimo,  con  S.  Francesco  d'Assisi, 
ch'egli  dice  «  risorto  per  1'opera  storica  e  critica  di  Angusto  (Paolo)  Sa- 
batier. »   Eppure  non  vi  e  stato  mai  demolitore  piu  farisaico  ed  audaee 
delle  virtu  soprannaturali  e  della  santita  del  Poverello  di  Assisi,  di  questo 
incredulo  scrittore.  Intorno  a  cio  merita  di  essere  letto,  ed  esortiamo  il 
Rosadi  a  leggerlo  e  meditarlo,  un  ponderoso  e  poderoso  articolo  di  P. 
A.  Coletti,  intitolato:  II  «  Gesu  »  del  Penan  e  il  €  S.  Francesco »  del  Sa- 
batier  nel  Cattolico  Militante  per  la  restatirazione  cristiana   di  Geneva 
11  °  del  20  gennaio  1904,  che  termina  con  questa  provatissima  sentenza  : 
«  L'opera  del  Sabatier,  per  noi  cattolici,  e  un'opera  empia   e  detesta- 
hile   come  e  piit  di   quella  del   Renan».   Legittima  conseguenza  giu- 
stificante  la  condanna  fatta   dalla   Congregazione   dell'  Indice    del   suo 
libro,  che  tanti,  presi  dalle  artificiose  sdolcinature,  onde  le  sue  pagine 
sono  asp'erse,  assaporano  quasi  un  giulebbe  di  paradiso. 

2  L.  c. 


*T20  IL  PROCESSO  DI  GESU 

credete  alle  opere  che  fo,  le  quali  sono  opere  del  Padre  mio  che 
e  nei  Cieli.  II  volere  pertanto  escludere  da  ogni  discussione,  sul 
merito  della  divina  legazione  di  Gesu  nella  terra,  la  realta  ed  il 
valore  del  miracolo,  non  e  da  uomo  sensato,  e,  per  dire  il  meno, 
da  insipiente. 

II  Rosadi,  per  non  incorrere  in  questa  taccia,  avvisa,  che  la 
questione  dei  miracoli  di  Gesu,  e  pero  «  affatto  indifferente  rispetto 
alia  materia  delle  sue  pagine,  nelle  quali  ogni  atto  della  vita  di 
Gesu  e  osservato  od  omesso,  secondo  che  e  o  non  e  conferente  alia 
ragione  stataria  della  giustizia  penale  contemporanea.  Ora  i  mira- 
coli, attribuiti  a  Gesu,  in  tanto  suscitarono  la  gelosia  dei  suoi  ne- 
mici,  in  quanto  li  persuasero  del  favore  popolare  che  si  accre- 
sceva,  in  grazia  del  fascino  teurgico,  attorno  a  lui :  infatti  le  solle- 
citudini  scambiate  tra  gli  anziani  e  i  sacerdoti  adunati  per  la  prinia 
volta  a  consiglio  (contro  di  lui)  non  ebbero  altro  significato  :  ma  i 
miracoli  non  potevano  essere  e  non  furono  mai  di  per  se  stessi  un 
titolo  d'accusa  legale.  » 

E  bene  sta.  Quello  per  altro  che  egli  soggiunge  di  poi  del  « si- 
gnificato che  si  attribuisce  oggi  al  miracolo,  in  virtu  d'una  cono- 
scenza  piu  o  meno  chiara  che  si  presume  di  possedere  delle  leggi 
natural!  e  dei  limiti  loro  »;  con  tutte  le  altre  asserzioni  sue,  ri- 
guardanti  le  moderne  teorie  dell'ipnosi,  dell'autosuggestione,  delle 
suggestion!  collettive  e  simili ;  genera  una  confusione  di  idee  sin- 
golare,  la  quale  pu6  condurre  ad  errori  capital! . 

Lasciamo  stare  la  incongruenza  della  similitudine  che  egli  pone 
tra  il  caso  di  Gesu,  gridato  a  morte  dal  popolo  che  prima  lo  ince- 
kva,  con  quello  di  Era  Girolamo  Savonarola,  ascrivendo  tutti  e 
due  i  casi  ad  una  «  suggestione  collettiva  capace  di  spingere  una 
moltitudine  fiao  alia  intera  incoscienza  ed  irresponsabilita  » .  Ma  1'ac- 
creditare  Topinione  dello  Charcot,  capo  della  scuola  ipnotica,  che 
cioe  la  suggestione  possa  operare  guarigioni  organiche,  come  si 
operano  nei  santuarii,  per  esempio  in  quello  di  Lourdesrnon  e  un 
procedere  da  persona  avvisata  e  savia. 

Lo  Charcot,  stretto  fra  1'uscio  ed  il  muro  da  chi  gli  oppose  se 
non  altro  la  subitezza  fulminea  colla  quale  nei  santuari  si  dile- 
guano  le  piaghe,  si  rinnovano  occhi,  polmoni,  nervi  e  muscoli  con- 
sunti ;  che  diede  in  risposta? — E  vero,  la  nostra  scienza  non  pud 
renderne  la  ragione.  "Di  tali  effetti  la  causa  e  per  anco  «  inintel- 
ligibile  ».  Ma  col  progresso  degli  studi  questa  si  scoprira  i. 

1  Civ.  Catt.  Serie  XV,  vol.  XI,  pag.  129  segg.  A  questo  proposito 
e  da  vedere  il  LBROY,  Constellation  du  miracle  et  I' objection  positiviste. 
Paris  Bloud  1901. 


IL  PROCESSO   DI  GESU  721 

Conseguentemente  il  dottore  piu  magnificato  della  scienza  nega- 
trice  del  iniracolo,  fu  messo  al  puoto  di  dover  addurre  «  1'inin- 
telligibile  »  a  causa  scentifica  di  un  effetto  che  sosteneva  naturale. 

Che  dire  di  una  scienza  che  ha  per  ultima  sua  ragione  I'igno- 
ranza  ?  Ed  uscira  ella  mai  da  questa  ?  Potra  ella  mai  dimostrare 
scieutificamente  naturale  il  soprannaturale  ?  Lo  crede  possibile  il 
Rosadi  ? 

Senza  parlare  dell'  impossibility  che  naturalmente  si  rifacciano, 
e  molto  piu  si  rifacciano  in  un  subito,  organi  distrutti.  quali  sono 
gli  occhi  ed  i  polmoni,  conforme  si  vedono  talora  rifatti  verbigrazia 
in  Lourdes,  e  da  avvertire,  che  cosi  nel  regno  vegetale,  come  nel- 
1'animale  e  legge  fissa  e  costante  della  natura  1'operare  a  gradi,  tanto 
nella  formazione  primitiva  e  nello  sviluppo  degli  organismi,  quanto 
nella  restaurazione  loro,  se  patiti  e  curabili.  II  subito  e  1'istantaneo  e" 
contrario  a  questa  legge;  ne  pu6  accadere,  se  non  in  virtu  di  una 
potenza  alia  legge  superiore ;  quindi  ogni  guarigione  repentina,  da 
un  morbo  che  lede  un  organo,  non  fosse  se  non  per  la  sua  subi- 
tezza,  e  superiore  e  contraria  alle  leggi  della  natura.  Ne  mai  ac- 
cadra  che  niuna  scienza  giunga  a  scoprire  una  causa  naturale,  che 
passi  o  contrarii  quest'ordine ;  giacchS  per  cid  stesso  questa  causa 
sarebbe  soprannaturale.  Onde  la  speranza  dello  Charcot,  che  si 
possa  mai  scoprire  una  causa,  la  quale  renda  false  le  proprieta  delle 
cause  conosciute  e  certe,  non  era  speranza  dell'  ignoto,  era  spe- 
ranza dell'assurdo. 

Del  resto  queste  ei  altrettali  osservazioni,  che  si  possono  fare 
al  libro  dell'on.  Rosadi,  non  ne  menomano  il  merito  potissimo,  che, 
come  abbiamo  avvisato,  6  tutto  di  ragione  storica  e  giuridica.  II 
suo  minuto  esame  "critico  della  legislazione  mosaica  e  romana  ap- 
plicata  al  processo  di  Gesu,  comprende,  senza  trascurar  nulla,  tutta 
quella  tragedia  che  ebbe  princlpio  nel  consiglio  degli  anziani  e  dei 
sacerdoti,  adunati  in  Sinedrio  per  decretare  a  qualunque  costo  la 
morte  della  Vittima  designata,  ed  ebbe  il  suo  cornpimento  nel  Con- 
summatum  est  del  Calvario.  II  Rosadi  ne  tesse  la  narrazione  discu- 
tendone  tutte  le  circostanze  legali,  con  una  sicurezza  e  precisione 
da  maestro.  Se  noi  dovessimo  renderne  conto,  dovremmo  rifare  in 
queste  pagine  la  storia  dolorosa  della  Passione  del  Redentore.  A 
noi  basta  il  poter  dire  con  verita,  che  tutto  1'esame  stofico,  critico 
e  giuridico  delPAutore  dimostra  ad  evidenza  la  grande  verita,  da 
lui  afferinata  nell'esordire  il  suo  lavoro,  che  cioe  la  ingiustizia  com- 
messa  contro  Gesu  di  Nazareth,  per  ucciderlo,  «  e  stata  la  piu 
grande  e  la  piu  memorabile  delle  ingiustizie.  » 

1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  46  12  marzo  1904. 


722  IL   PROCESSO   DI 

II  libro  del  Rosadi,  pare  a  noi,  non  ha  solo  importanza  per  gli 
studios!  di  leggi  e  di  erudizione,  ma  Y  ha  eziandio  pel  cultori  delle 
scienze  sacre,  non  esclusi  quelli  che  trattaao  volentieri  1'oratoria 
evangelica  e  1'ascetica  cristiana.  II  vedere,  anzi  il  toccar  con  mano, 
che  non  vi  e  stata  violazione  di  diritto  naturale  e  positive,  religioso 
e  civile,  divino  ed  umano,  che  non  si  sia  usata  nel  processo  fatto 
a  Gesu,  per  vilipenderlo,  per  umiliarlo,  per  infamarlo,  per  tormen- 
tarlo,  ce  lo  viene  a  rappresentare  come  quel  Re  degli  oppressi,  che 
cpnforta  in  se  stesso  col  suo  esempio  chiunque  soffre  oppressions 
al  mondo. 

II  Rosadi  conchiude  il  suo  scritto  con  queste  parole :  «  Gesu, 
reclinato  il  capo,  spird.  Tutto  e  consumato  quanto  era  di  umano 
in  lui.  La  croce  del  suo  martirio  rimarra  piantata  per  sempre  sul 
vertice  delle  ingiustizie,  delle  cupidigie,  delle  menzogne  civili,  segno 
di  riprovazione  eterna  e  di  rigenerazione  infinita;  si  che  a  para- 
gone  del  legno  indistruttibile  della  croce  diventeranno  trastulli  il 
ferro  ed  il  fuoco.  » 

Noi  ancora  conchiuderemo  come  facemmo,  esponendo  gia;  le  ini- 
quita  del  Sinedrio  nel  processo  di  Gesu,  noverate  dai  fratelli  Leinann. 
Queste  continuano  sempre  a  riprodursi  in  aitri  Sinedrii  contro  Gesur 
redivivo  nel  suo  Yicario,  ne'  suoi  ministri  e  nel  corpo  mistico  dei 
suoi  fedeli.  Egli  lo  predisse  :  —  Se  hanno  perseguitato  me,  persegui- 
teranno  ancora  voi.  Ma  non  temete :  io  ho  vinto  il  mondo.  La  fede 
ci  rassicura  che  la  Chiesa  come  partecipa  alle  ingiurie  del  suo  Capo 
divino,  cosi  partecipa  sempre  ai  suoi  trionfi.  Quanto  durarono  i  trionfi 
del  Sinedrio  deicida  sopra  Gesu  ?  Durarono  appena  tre  giorni :  e 
poi  ?  lesus  resurrexit,  alleluia. 


SCIENZE  NATURALI 


II  radium.  —  Certezze  e  incertezze.  —  Costo  ed  estrazione.  —  Analogic 
e  differenze  del  raggi  Becquerel  colle  radiazioni  gia  conosciute. 


Dopo  i  raggi  X,  le  onde  Hertziane;  poi  il  telegrafo  Marconi;  oggi 
£  la  volta  del  radium:  tutte  scoperte  di  pochi  anni,  che  hanno  occu- 
pato  il  mondo  scientifico  non  meno  che  il  profano,  che  parvero  avere 
sconvolto  molte  idee,  rovesciati  sistemi,  dato  luogo  a  nuove  ipotesi, 
recata  luce  su  molti  punti,  ma  al  tempo  stesso  rivelate  ombre  non 
sospettate,  buttando  sul  tappeto  un  cumulo  di  problemi  impreveduti. 
II  detto  della  scrittura  c  mundum  tradidit  disputation!  eorum  »  non 
•6"  forse  mai  stato  meglio  avverato.  Eppure  ognuna  di  queste  novita 
solleva  un  lembo,  un  cantuccio  del  velo  che  ricopre  il  mistero  della 
natura.  II  fisico  se  ne  rallegra,  non  ostante  il  molto  che  sempre  ri- 
mane  inesplorato,  perche  inestimabile  S  il  valore  della  verita  in  se 
stessa,  anche  d'una  particella  conquistata  a  fatica.  Ma  il  filosofo  spe- 
culative, che  piu  facilmente  si  adagia  nella  coscienza  di  stringerla  in 
pugno  tutta,  certa,  indubitata,  almeno  in  germe,  dinanzi  allo  scon- 
certo  cagionato  tra  i  fisici  per  la  comparea  del  radium,  sogghigna  con 
una  cotale  compiacenza... :  «  Lo  dicevo  io,  che  non  bisogna  far  caso 
di  tanti  sistemi,  atomi,  vibrazioni,  ondulazioni,  etere...  tutte  ciance. 
Per  me  non  ho  voluto  mai  rcmpermi  il  capo  colle  onde  del  Fresnel, 
ne  coi  calcoli  del  Clausius  sui  movimenti  atomici  dei  gas,  ne  colla 
teoria  elettromagnetica  della  luce...  tutte  ciance.  Yedete  se  avevo  ra- 
gione.  Yiene  il  radium,  e  ne  pure  i  fisici  ci  capiscono  piu  nulla.  Si 
torna  al  sistema  dell'emissione.  Almeno  la  si  capiva  qualcosa,  un 
raggio  era  costituito  di  particelle  materiali,  vere,  quasi  palpabili : 
mentre  quelle  onde  benedette,  lunghe  o  corte,  sottoposte  alle  fasi 
oome  la  luna,  chi  le  ha  viste  mai?...  Torno  a  dirlo,  non  se  ne  sa 
nulla.  Stiamo  all'antico:  due  principii  e  bastaj  >  '• 

Un  pocolino  di  verita  c'e  sicuramente  in  tutto  questo.  Chi  ha  mai 
dubitato  che  da  molti  non  si  sappia  nulla  ne  di  onde,  n&  di  fasi,  no" 
di  vibrazioni,  n§  dei  fenomeni  che  possono  dare  un  po'  di  luce  sulla 
oostituzione  della  materia?  Ma  chi  ha  faticato  per  sapere  qualche  cosa, 
nella  scoperta  del  radio  e  degli  altri  corpi  chiamati  radioattivi,  come 
Vuranio  e  simili,  vedendosi  rivelare  nuove  forme  di  radiazioni  rette 

tftt£i4^^Hiv 

5IHE* 


724  SCIENZE  NATURALI 

da  nn  meccanismo  differente  da  quelle  degli  ordinarii  fenomeni  lumi- 
nosi,  calorific!,  attinici,  elettrici,  magnetic!,  egli  diia  lealmente:  sieno 
le  benvenute  anche  lore.  Studiereino  il  loro  passo,  il  loro  cammino 
attraverso  corpi  solid!  e  liquid!,  attraverso  a  quelli  che  chiamavamo 
opachi  per  gli  antichi  raggi  e  che  pei  nuovi  sono  trasparenti,  e  vice- 
versa  indagheremo  qual  sia  1'  intoppo  che  trovano  nel  vetro  una  parte 
di  loro,  mentre  un'altra  v'  ha  libero  il  passo. 

Non  percio  sara  bisogno  di  spingersi  all'estremo  opposto.  Come 
chi  vede  e  conta  gia  sulle  dita  i  milioni  di  elettroni  o  atom!  piu  mi- 
nuti  nei  quali  si  dovrebbero  scindere  gli  atom!  fin  qui  creduti  indi- 
visibili :  li  vede  correre,  precipitarsi,  danzare,  circolare  come  pianeti 
intorno  al  nucleo  centrale,  o  prendere  posizioni  stabili,  quasi  figure 
e  parate  di  gruppi  coreografici.  E  per  contro  v'  e  chi  si  turba  di  questo 
rifiorire  di  teoria  atomica  e  dei  connessi  caprice!  di  fantasia.  Ne  1'uno 
ne  1'altro  hanno  ragione  di  tanto  commuoversi.  Aspettate,  e  intanto 
studiate. 

Certo  ella  e  cosa  che  rnerita  tutta  I'attenzione  di  qualunque  spi- 
rito  serio,  un  nuovo  elemento,  un  metallo,  finora  neppure  conosciuto 
per  congettura,  i  compost!  del  quale  e  maggiormente  il  suo.  cloruro, 
sono  luininosi  di  per  se,  e  collo  spandere  luce  intorno  non  si  consu- 
mano.  Prendete  un  pezzettino  di  un  tale  composto,  riponetelo  diligen- 
temente  al  buio;  esso  irraggia  placidamente  intorno  i  suoi  bagliori, 
rischiarando  gli  oggetti  circostanti,  e  quel  ch'  e  piu  non  in  forma 
passeggera,  ma  comunicando  loro  una  parte  della  sua  attivita.  Cosa 
curiosissima :  si  dice  che  ne'  laboratori  ove  si  maneggia  il  radio,  tutti 
gli  oggetti  di  vetro  e  di  porcellana  alia  fine  si  tingono  stabilmente  di 
un  colore  leggero  e  diventano  luminosi  essi  stessi.  Forse  che  qualcosa 
emani  da  quel  minuzzolo  della  nuova  sostanza  e  aderisca  agli  altri 
oggetti,  ovvero  che  1'energia  stessa  si  comunichi  e  si  desfci  dentro  di 
loro?  E  un  quesito  riserbato  all'avvenire. 

II  Becquerel  n'aveva  incartato  un  frammento  e  se  lo  teneva  nel 
taschino  del  panciotto.  Tosto  s'avvide  a  spese  sue  che  cogli  scono- 
sciuti  non  s'  ha  a  fare  troppo  a  fidanza  :  poiche  si  senti  scottare  il 
fianco  ben  bene.  II  signer  Curie,  che  colla  sua  signora  ha  il  merito 
della  scoperta  e  dei  piu  important!  siudii  sul  radio,  voile  provare  sul 
braccio  1'effetto  di  cotali  scottature :  e  ne  fu  generosamente  compia- 
ciuto,  ch5  la  piaga  peno  parecchie  settimane  a  rimarginarsi.  L'ame- 
ricano  ing.  Hammer  buttando  un  pezzettino  di  cloruro  di  radio,  ser- 
rato  dentro  un  tubetto  di  vetro,  in  una  coppa  d'acqua  limpida  ove 
nuotavano  dei  pesciolini  rose!  di  di  versa  grandezza,  se  li  vide  morire 
tutti,  i  piu  piccoli  in  tre  o  quattr'ore,  un  altro  in  24,  e  il  piu  grosso 
che  misurava  6  cm.  in  tre  giorni. 

Questi  effetti  fisiologici,  com'e  naturale,  hanno  fatto  presagire  su- 


IL   RADIO  725 

bito  gli  usi  inedicali  del  naovi  composti :  diciamo  presagire,  cioe  rite- 
nerli  possibili,  anche  probabili  se  vegliamo.  Ma  tanto  non  bastava  ai 
giornali  quotidian! ;  essi  dettero  tosto  le  guarigioni  bell'e  fatte  e  per- 
fettamente  riuscite,  anzi  curato  il  cancro  per  1'  appunto.  Molte  spe- 
ranze,  qualche  tentative  e  nulla  piu. 

Come  volete  che  abbia  gia  trovate  ample,  sicure,  metodiche  appli- 
cazioni  nella  medicina  una  sostanza  di  cui  si  posseggono  pochi  grammi 
in  tutto  il  mondo?  II  prof.  Sella,  in  una  delle  conferenze  che  tenne  lo 
scorso  febbraio  e  in  questo  marzo  all'  Istituto  fisico  in  via  Panisperna, 
si  stimo  fortunate  di  lavorare  con  50  milli grammi  di  cloruro  di  radio, 
rinchiuso  in  un  tubettino  di  vetro.  Ed  i  coniugi  Curie  nel  1902  per  po- 
terne  preparare  un  grammo,  ebbero  un  sussidio  di  20  000  franchi  sul- 
1'entrate  della  cospicua  fondazione  Debrousse,  che  1'Istituto  di  Francia 
deve  assegnare  all'  incremento  di  un'opera  utile  alle  lettere,  alle  scienze 
e  alle  arfci.  Ora,  dietro  la  grave  e  magistrale  relazionedi  Maurice  Levy, 
lo  cinque  Accademie,  che  formano  1'Istituto  di  Francia,  a  sezioni  riunite 
non  giudiearono  che  fossero  mal  collocati  20  000  franchi  per  un  grammo 
d'una  sostanza,  che  sparge  intorno  a  se  dei  raggi  di  misteriosa  na- 
tura,  ma  destinati  a  chi  sa  quali  rivelazioni  sulla  costituzione  della 
materia  e  delle  sue  energie.  Si  trattava  d'un'impresa  d'interesse  fisico 
e  filosofioo  insieme,  di  suprema  importanza. 

Tra  i  diversi  corpi  capaci  di  questa  nuova  forma  d'attivita,  cioe 
Vwanio,  il  torio,  il  polonium,  il  radium  che  &  il  pill  erergico  s'in- 
contra  finora  cosi  scarso  in  natura,  che  per  ottenere  alcuni  decigrammi 
del  suo  cloruro  bisogna  sottomettere  parecchie  tonnellate,  cioe  dire 
parecchie  migliaia  di  chilogrammi,  di  certi  minerali  d'uranio,  gia 
inolto  rari  per  se  stessi,  ad  un  lungo  e  costoso  procedimento  di  pu- 
rificazione  e  di  concentrazione  :  impresa  che  trapassa  i  mezzi  ordinarii 
del  laboratorio  meglio  allestito.  Ecco  la  ragione  della  forte  spesa  oc- 
corrente  ai  signori  Curie  per  proseguire  le  loro  ricerche. 

Ora  la  Societe  centrale  des  produits  chimiques  di  Parigi  ha  fatto  sa- 
pere,  non  ha  guari,  ch'essa  non  tardera  a  porre  in  commercio  del 
radio  quasi  chimicamente  puro,  al  prezzo  volgare  di  30  000  franchi  il 
grammo.  Chi  ne  ha  bisogno  si  provvegga  avanti  che  sia  andato  a 
ruba.  Che  prezzi,  pensera  taltmo:  un  diamante  dell'acqua  piu  pura 
e  di  egual  peso  non  costerebbe  che  7000  franchi !  Frattanto  se  stiamo 
ad  una  recente  pubblicazione,  copiosa  di  notizie  ma  assai  disordinata, 
dei  signori  Hammer  ed  Hess  A  si  potrebbe  ritenere  che  al  presente 
esistano  3  grammi  di  radio  chimicamente  puro,  e  circa  2  chilogrammi 
di  radio  cominerciale  di  buona  qualita.  A  sua  volta  La  Nature  rife- 

4  II  radio,  sue  propriety  ed  applicazioni,  Torino,  Rosenberger  &  Sel- 
lier  1903. 


726  SCIENZE  NATURALI 

risce  che  parecchi  professor!  dell'universita  di  Princeton  ritengono 
che  il  radio  si  trovi  pure  in  America,  non  gia  nella  pechUenda,  donde 
si  cavava  finora,  ma  nella  carnolite,  minerale  assai  piu  comune,  anzi 
abbondante  nell'Utah,  e  contenente  degli  ossidi  di  uranio  e  di  vanadio. 
Sicche,  verificandosi  il  fatto,  presto  ribasserebbe  il  prezzo. 

II  costo  enorme  della  materia  con  cui  si  deve  sperimentare  in- 
tralcia  naturalmente  le  investigazioni ;  a  molti  gabinetti  scarsamente 
dotati  le  rende  addirittura  impossibili ;  impedisce  che  si  moltiplichino 
da  numerosi  osservatori  le  verificazioni,  i  saggi,  i  riscontri  e  le  misure. 
Ne  segue  che  per  un  bel  pezzo  ancora  sara  necessaria  una  grande 
cautela  nell'accogliere  le  nuove  notizie,  e  maggiore  anoora  nel  dedurne 
conseguenze.  Certo  e  frattanto  che  si  possono  ritenere  vani  ed  esagerati 
i  timori  d'un  rivolgimento  nelle  leggi  e  nei  principii  della  fisica  spe- 
rimentale.  Potranno  mutare  le  ipotesi  escogitate  a  dar  ragione  di  certi 
fatti  o  di  certe  classi  di  fenomeni :  ma  e  bene  ricordare  che  1 'ultimo 
pensiero  per  gli  spiriti  serii  e  sempre  stato  quello  di  fabbricare  ipo- 
tesi, avanti  d'avere  bene  stabilito  cid  che  e  di  fatto. 

Se  e  vero,  come  si  annunzia,  che  i  raggi  di  questa  nuova  sostanza 
non  vengono  riflessi,  ne  rifratti,  n&  polarizzati;  se  n' inferifa  ch'essi 
non  consistono  in  vibrazioni  ne*  si  propagano  per  via  meccanica  eguale 
a  quella  dell'osde  sonore,  luminose,  calorifiche,  elettriche;  le  quali 
tutte  debbono  appunto  al  meccanismo  comune,  che  e"  quasi  il  sub- 
stratum delle  loro  different!  forme  specifiche,  quella  somiglianza  nei 
predetti  e  indubitati  fenomeni.  La  teoria  delle  ondulazioni,  per  quella 
parte  che  rappresenta  le  misure  sperimentali,  non  ne  patisce  nulla; 
ne  acquista  nuova  probabilita  quella  dell'emissione.  GiacchS  anche 
dopo  la  scoperta  del  radium,  come  dopo  quella  dei  raggi  X,  ritnane 
certo  e  inconcusso,  per  es.  che  la  velocita  della  luce  nell'aria  e  mag- 
giore che  nell'acqua,  come  esige  la  propagazione  per  onde  e  come  con 
misura  diretta  fu  dimostrato  dal  Foucault,  mentre  1'ipotesi  dell'emis- 
sione,  importando  per  1'appunto  il  contrario,  fu  smentita  dall'espe- 
rienza  per  sempre. 

Le  immortali  sperienze  del  Fresnel  sulla  polarizzazione  e  sull'in- 
terferenza  della  luce;  la  forma  dell'onda  nei  cristalli  biassi,  la  rifra- 
zione  conica  interna  e  quella  esterna,  dedotte  a  priori  dall'  Hamilton 
collo  studio  geometrico  della  superficie  d'onda  del  Fresnel,  e  verificate 
dall'esperienza  sulle  lastrine  d'arragonite,  non  sono  conquiste  passeg- 
gere  che  abbiano  nulla  a  temere  dalla  comparsa  di  nuove  radiazioni 
negli  anfiteatri  della  fisica. 

Meglio  e"  adunque  riserbare  le  teorie  all'avvenire,  quando  s'avranno 
piu  larghe  informazioni. 

La  scoperta  di  questi  interessanti  fenomeni  e  dovuta  al  fisico  fraacese 
Enrico  Becquerel,  membro  dell'  Istituto  e  professore  al  Museo,  figlio 


1L   RADIO  727 

e  nipote  di  Edmondo  e  d' Antonio  Becquerel,  i  nomi   del  quali  sono 
g:a  registrati  con  onore  nella  storia  della  fisica. 

I  raggi  da  lui  scoperti  nel  1896  hanno  una  stretta  somiglianza  coi 
famosi  raggi  X,  detti  pure  raggi  Roentgen  :  con  questa  notevole  dif- 
ferenza  per 6,  che  mentre   quest!   ultimi  sono  prodotti  all'esterno  di 
quelle  ampolle  di  Crookes,  entro  le  quali,  estremamente  rarefatte,  si 
scagliano   gl'  impetuosi  raggi   catodici   eccitati   da  una   forte  batteria 
elettrica,  i  raggi  del  Becquerel  all'  incontro  emanano  spontaneamente 
da  alcuni  minerali,  come  una  loro  proprieta  permanente. 

II  Becquerel  si  stava  occupando  dei  noti  fenomeni  di  fluorescenza, 
per  cui  certe  sostanze  sotto  1'  influsso  dei  raggi  invisibili  ultravioletti 
diventano  temporaneamente  luminose;  e  similmente  della  fosforeseenza, 
vocabolo  onde  suol  designarsi  un  fenomeno  somigliante  al  precedente, 
che  perdura  dopo  1'eccitamento  momentaneo  della  luce  o  del  calore. 
Egli  sapeva  di  certi  sali  d'uranio  che  erano  forniti  di  tal  proprieta, 
e  sapeva  pure  che  i  raggi  residui  in  certi  corpi  fosforescenti  avevano 
la  qualita  singolare  di  agire  sopra   una   lastra   fotografica  anche  at- 
traverso  una  carta  nera,  del  tutto  opaca,  anche  attra verso  uno  schermo 
di  cartone  ;  che  insomnia  per  loro  non  esisteva  opacita. 

Ma  i  sali  d'uranio  su  cui  sperimentava  gli  dettero  piu  che  non 
cercava.  Essi  non  avevano  pure  bisogno  di  quello  stimolo  preventive 
di  luce  o  di  calore,  ne  anche  quelli  che  per  se  non  erano  fluorescent! 
ne  fosforescenti :  e  il  rischiararli  o  scaldarli  non  ne  aumentava  1'ef- 
ficacia  per  niente. 

Risaputa  questa  novita,  ecco  tutti  in  moto,  i  Ssici  e  i  chimici,  a 
cercare  se  anche  altre  sostanze  fossero  cosi  capaci  di  influire  attraverso 
i  corpi  opachi. 

II  Curie  e  la  sua  signora,  due  fisici  polacchi  stabiliti  a  Parigi, 
trovarono  che  un  minerale  nero  d'uranio  chiamato  pechblende  (blenda 
color  di  pece)  si  mostrava  piu  energico  ancora  dell'uranio  puro.  So- 
spettarono  che  vi  fosse  nascosto  qnalche  altro  corpo  sconosciuto;  pro- 
vando  e  riprovando  riescono  a  separare  dei  compost!  chimici  di  questo 
nuovo  corpo,  che  denominarono  polonium,  eon  legittimo  richiamo  alia 
patria  lontana,  dando  la  giusta  appellazione  di  radioattivitd  alia  cu- 
riosa  energia  che  ne  emanava.  Essi  stimarono  che  questa  nel  polonium 
fosse  circa  quattrocento  volte  maggiore  che  nell'uranio. 

Ne  si  arrestarono  qui  le  loro  ricerche  :  poiche  continuando  a  dis- 
cernere  minerale  da  minerale,  sale  da  sale,  e  seguitando  sagacemente 
le  tracce  delle  curiose  emanazioni,  pervennero  nel  1898  a  mettere  le 
man!  sulla  sostanza  le  cui  radiazioni  parvero  centomila  volte  piu 
intense  che  quelle  dell'uranio  ;  e  pero  a  designarla  come  radioattiva 
per  eccellenza  la  battezzarono  col  nome  stesso  di  radium. 

Avuta  in  mano  questa  fonte  di  novelle  energie,  eccola  sottoposta 


728  SCIENZE  NATURALI 

ad  esame.  Nel  che  la  fisica  moderna  non  precede  a  caso  ;  ma  fornita 
delle  sicure  conquiste  in  tanti  campi  different!,  la  mette  al  cimento 
delle  proprieta  gia  conosciute  di  altri  agenti  naturali :  proprieta  chi- 
miche,  elettriche,  niagnetiche,  ottiche,  ecc. 

Queste  proprieta  richiamarono  naturalmente  1'attenzione  sulla  so- 
miglianza  dei  nuovi  raggi  Becquerel  coi  raggi  X  gia  conosciuti  presso 
a  poco  dal  medesimo  tempo  cioe  dal  1896,  ma  meglio  studiati  a  ca- 
gione  della  maggior  facilita  di  produrli  con  piccolo  costo. 

I  raggi  X,  come  e  noto,  hanno  efficacia  sopra  una  lastra  fotogra- 
fica  ancorche  involta  in  una  carta  nera  perfettamente  opaca  alia  luce 
ordinaria.  I  medesimi  raggi  camminano  sernpre  in  linea  retta  senza 
deviare  ne  per  incontro  di  ostacoli,  ne  per  passaggio  in  un  nuovo 
mezzo  diversamente  rifrangente :  in  una  parola  non  si  riflettono  ne  si 
rifrangono.  Le  apparenti  tracce  di  riflessione,  che  si  credette  ricono- 
scervi  a  principio,  meglio  studiate,  si  palesarono  per  una  specie  di 
fluorescenza  eccitata  da  loro  nel  corpo  ia  cui  s'abbattono. 

Se  nelle  ombre  prodotte  dalla  luce  ordinaria  i  contorni  non  sono 
nettamente  definiti  per  effetto  del  fenomeno  detto  diffrazione,  invano 
si  cerco  qualcosa  di  somigliante  nelle  ombre  dei  raggi  X,  o  sia  perche 
essi  non  abbiano  alcun  carattere  vibratorio,  o  perche  in  ogni  caso  la 
lunghezza  d'onda  sia  troppo  piccola  e  insufficiente  a  produrre  frange 
di  diffrazione.  Similmente  non  furono  potuti  scoprire  segni  di  poia- 
rizzazione. 

All' incontro  1'azione  elettrica  dei  raggi  X  e  una  delle  loro  qualita 
piii  notevoli,  ma  al  tempo  stesso  e  quella  che  diede  luogo  alle  piu 
lunghe  e  dibattute  controversie.  Come  la  luce  o,  per  dir  meglio,  i  raggi 
ultra-violetti  facilitano  1'esplosione  della  scintilla  elettrica;  GOBI  del 
pari  i  conduttori  elettrizzati  si  scaricano  prontamente  quando  sono 
esposti  ai  raggi  X,  il  che  vuol  dire  che  i  raggi  X  rendono  1'aria  con- 
duttrice  deU'elettricita.  Anzi  non  solamente  1'aria  cessa  d'essere  iso- 
lante  nei  punti  attraversati  dai  raggi  X,  ma  per  tutta  la  lunghezza 
delle  linee  di  forza  elettrica  che  vengono  incrociate  dai  medesimi. 

Le  prime  proprieta  dianzi  rammentate,  stabiliscono  una  sostanziale 
differenza  tra  la  luce  e  le  nuove  radiazioni  X,  in  quanto  al  modo  della 
loro  propagazione  meccanica :  i  raggi  Roentgen  non  hanno  che  fare  col 
moto  ondulatorio.  Or  bene  le  qualita  finora  riscontrate  nei  raggi  Bec- 
querel, li  ravvicinano  strettamente  ai  raggi  X,  e  li  distinguono  forse 
con  altrettanta  differenza  dalla  natura  dei  raggi  luminosi. 

Cominciando  dall' ultima  proprieta,  anch'essi  rendono  1'aria  con- 
duttrice  dell'elettricita.  Infatti  in  un  circuito  ove  sia  inserito  un  elet- 
trometro,  e  una  batteria  elettrica,  e  sia  stabilita  un'interruzione  me- 
diante  due  piatti  conduttori  disgiunti  da  un  certo  intervallo ;  basta 
presentare  un  pezzettino  di  radio  al  detto  intervallo  perche  tosto  si 


IL  RADIO  729 

trovi  chiuso  il  circuito  e  I'elettrometro  accusi  la  scarica.  L'aria  in- 
terposta,  divenuta  conduttrice,  colma  la  lacuna. 

Quando  alle  altre  proprieta  del  raggi  in  presenza  di  ostacoli  contro 
cui  s'urtano,  pare  che  le  leggi  ordinarie  della  riflessione  e  della  ri- 
frazione  vengano  meno,  come  gia  nei  raggi  Roentgen.  Tuttavia  non 
e  dissipata  ogni  incertezza.  Forse  a  schiarire  i  fenomeni  giovera  in 
seguito  la  distinzione  di  tre  specie  di  radiazioni  emesse  dai  corpi  ra- 
dioattivi,  le  quali  sono  designate  e  un  pochino  accreditate  presso  il 
volgo  con  tre  belle  lettere  greche  a,  (3  e  y. 

I  raggi  a  sono  i  piu  numerosi,  poco  penetranti,  anzi  pochissimo, 
carichi  di  elettricita  positiva,  ed  avrebbero  una  velocita  uguale  a  4/10  di 
quella  della  luce.  A  deviarli  si  richiede  un  campo  magnetico  molto 
intense.  I  raggi  P  invece,  carichi  di  elettricita  negativa,  somigliano  in 
tutto  i  raggi  catodici  dei  tubi  Crookes,  hanno  efficacia  sulle  lastre 
fotografiche,  sono  deviati  da  un  magnete,  ma  per  verso  opposto  ai 
raggi  a.  La  lora  velocita  s'accosterebbe  a  quella  della  luce.  Final- 
rnente  i  raggi  Y  sono  restii  al  campo  magnetico,  sono  penetrantissimi, 
e  simili  per  1'appunto  ai  raggi  X,  con  una  velocita,  dicesi,  di  300  000 
chilometri  al  secondo,  come  la  luce  ordinaria. 

Ci6  posto  assegnando  a  ciascun  fascio  le  sue  attribuzioni,  si  spie- 
gherebbero  da  un  canto  le  analogie  coi  raggi  X,  e  da  un  altro  canto, 
se  la  preponderanza  spetta  ai  raggi  a,  poco  energici  chimicamente, 
s'  intenderebbe  come  le  fotografie  ottenute  col  radium  richieggano  posa 
molto  piu  lunga  che  non  coi  raggi  Roentgen,  e  riescano  pure  meno 
nitide  e  spiccate. 

Rimane  tuttavia  un  x,  una  vera  incognita  da  distrigare  di  mezzo 
ai  fenomeni  di  radioattivita.  Come  il  radio  lavora  e  non  consuma? 
II  Sig.  Browker  racconta,  che  trovandosi  a  tavola  tra  H.  Becquevel 
•  Lord  Kelvin,  questi  gli  avrebbe  detto  [e  la  metafora  e  di  gusto 
perfettamente  inglese]  che  la  scoperta  dei  nuovi  raggi  ha  segnato  il 
primo  punto  d'interrogazione  accanto  al  principio  della  conservazione 
dell'  energia,  dal  giorno  che  esso  principio  fu  enunciato.  Non  segue 
pero  che  la  risposta  all'  interrogazione  abbia  ad  essere  negativa ;  ne" 
»'  ha  da  pretendere  che  le  nostre  bilance  tra  quelle  estreme  sotti- 
gliezze  della  materia  valgano  qualcosa  di  piu  che  le  grosse  stadere 
da  mercato  in  un'analisi  chimica  di  precisione  ;  ne  abbiamo  a  dimen- 
ticare  che  il  peso  non  e  la  sola  forma  d' energia,  che  entra  in  giuoco 
nel  principio  delPequilibrio  e  della  conservazione. 

Si  parla  e  si  scrive  spesso  e  molto  di  altre  radiazioni,  'di  raggi  n 
che  traversano  1'alLuminio,  altri  di  luce  nera  (!),  ecc.  Avanti  di  par- 
larne  e  di  riferirne  con  sicurezza  sara  bene  aspettare  che  sieno  in- 
ventati  prismi  capaci  di  sceverare  tutta  questa  matassa,  di  dissociare 
e  di  accertare  i  connotati,  il  credito  e  il  debito  di  ciascuno. 


GRONAGA  GONTEMPORANEA 


Roma,  26  febbraio  - 10  marzo  1904. 

I. 
COSE  ROMANE 

1.  Lettere  apostoliche  pel  conferimento  dei  gradi  accademici  in  Sacra  Scrit- 
tura.  —  2.  Programma  del  Congresso  Mariano  e  della  Mostra  interna- 
zionale  per  il  Giubileo  dell'Immacolata  Concezione.  Missioni  Sacre  in 
Roma.  —  3.  Pellegrinaggio  Viennese,  belga,  francese.  La  legazione  co- 
lombiana.  —  4.  Dispensa  pontificia  pei  giorni  19  e  25  marzo. 

1.  Nell'  Osservatore  Romano  del  5  marzo  furono  pubblicate  le  Let- 
tere apostoliche  colle  quali  il  Santo  Padre  Pio  X  ad  incremento  sem- 
pre  maggiore  degli  studii  esegetici  istituisce  due  gradi  accademici 
da  conferirsi  dalla  Commissione  biblica  a  coloro  che,  gia  laureati  in 
sacra  teologia,  con  doppio  esame  saranno  giudicati  degni  della  licenza 
e  del  dottorato  in  Sacra  Scrittura.  Eccone  il  testo  : 

SANCTISSIMI  DOMINI  NOSTRI  Pn  PAPAE  X 

LITTERAE  APOSTOLIOAE 

DE  ACADEMICIS  IN  SACRA  ScRIPTVRA  GRADIBVS 

A  «  COMMISSIONE  »  BIBLICA  CONFERENDIS 

PITS  PP.  X 

AD  PERPETVAM  REI  MEMORIAM. 

Scripturae  sanctae  magis  magisque  in  Clero  promovere  studium, 
conscientia  Nos  Apcstolici  officii  in  primis  admonet  hoc  tempore,  quum 
eum  maxime  divinae  revelationis  fideique  foctem  videmus  ab  intem- 
perantia  humanae  rationis  passim  in  discrimen  adduci.  Id  ipsum  quum 
intelligent  Noster  fel.  rec.  decessor  Leo  XIII,  non  satis  habuit  de- 
disse  anno  MDCCCXCIII  proprias  de  re  biblica  Encyclicas  litteras  Pro- 
vldentissimus  Deus;  nam  paucis  ante  exitum  mensibus,  editis  Apo- 
stolicis  litteris  Vigilantiae,  peculiare  instituit  ex  aliquot  S.  R.  E. 
Carclinalibus  pluribusque  aliis  doctis  viris  urbanum  Consilium,  quod, 
praelucente  doctrina  et  traditione  Ecclesiae,  etiam  progredientis  eru- 
ditionis  praesidia  oonferret  ad  legitimam  exegesim  biblicam,  et  simul 
catholicis  praesto  esset,  turn  ad  adiuvanda  ac  dirigenda  eorum  in  hoc 
genere  studia,  turn  ad  controversias,  si  quae  inter  ipsos  extitissent, 
dirimendas. 


CRONACA   CONTEMPORANEA  731 

Nos  quidem,  ut  par  est,  praeclarum  istud  pontificalis  providentiae 
monumentuni  a  Decessore  relictum,  Nostris  quoque  curis  et  auctori- 
tate  complectimur.  Quin  etiam  iam  nunc,  eiusdem  Consilii  sen  Com- 
rtiissionis  navitate  confisi,  ipsius  operam  in  negotio,  quod  magrii  cen- 
seinus  esse  momenti  ad  Scripturarum  provehendum  cultum,  adhibere 
constituimus.  Siquidem  hoc  volumus,  certain  suppeditare  rationem, 
unde  bona  paretur  copia  magistrorum,  qui  gravitate  et  sinceritate 
do^trinae  commendati,  in  scholis  catholicis  divinos  interpretentur  Li- 
bros.  Huius  rei  gratia  percommodum  profecto  esset,  quod  etiam  in 
votis  Leonis  fuisse  novimus,  proprium  quoddam  in  Urbe  Roma  con- 
dere  Athenaeum,  altioribus  magisteriis  omnique  instrumento  erudi- 
tionis  biblicae  ornatum,  quo  delecti  undique  adolescentes  convenirent, 
scientia  divinorum  eloquiorum  singulares  evasuri.  At  quoniam  eius 
perficiendae  rei  deest  in  praesens  Nobis,  non  secus  ac  Decessori,  fa* 
cultas,  quae  quidem  fore  ut  aliquando  ex  catholicorum  liberalitate 
suppetat,  spem  bonam  certamque  habemus,  interea  quantum  ratio 
temporum  sinit,  id,  harum  tenore  litterarum,  exsequi  et  efficere  de- 
crevimus. 

Itaque,  quod  bonum  salutareque  sit,  reique  catholicae  benevertatr 
Apostolica  auctoritate  Nostra,  Academicos  Proly  tae  et  Doctoris  in  Sacrae 
Scripturae  disciplina  gradus  instituimus,  a  Commissione  Biblica  con- 
ferendos  ad  eas  leges,  quae  infra  scriptae  sunt. 

I.  Nemo  ad  Aceademicos  in   Sacra   Scriptura   gradus  assumatur, 
qui  non  sit  ex  alterutro  ordine  Cleri  sacerdos ;  ac  praeterea  nisi  Do- 
ctoratus  in  Sacra   Theologia  lauream,  eamque   in   aliqua   studiorum 
Universitate  aut  Athenaeo  a  Sede  Apostolica  adprobato,  sit  adeptus. 

II.  Candidati  ad  gradum  vel  prolytae  vel  doctoris  in  Sacra  Scri- 
ptura, periculum  doctrinae  turn  verbo  turn  scripto  subeant:   quibus 
autem  de  rebus  id  periculum  faciendum  fuerit,    Commissio  Biblica 
praestituet. 

III.  Commissionis  erit,  explorandae  candidatorum   scientiae   dare 
iudices:  qui  minimum  quinque  siat,  iique  ex  consultorum  numero. 
Licet  tamen    Commission!  id  indicium,   pro  prolytatu   tantummodo, 
aliis  idoneis  viris  aliquando  delegare. 

IV.  Qui  prolytatum  in  Sacra  Scriptura  petit,  admitti  ad  periculum 
faciendum,  statim  ab  accepta  sacrae  Theologiae  laurea,  poterit :   qui 
vero  doctoratum,  admitti  non  poterit,  nisi  elapso  post  habitum  pro- 
lytatum anno. 

Y.  De  doctrina  examinanda  candidati  ad  lauream  in  Sacra  Scriptura, 
hoc  nominatim  cautim  sit,  ut  candidatus  certam  thesim,  quam  ipse 
delegerit  et  Commissio  Biblica  probaverit,  scribendo  explicet,  eamque 
postea  in  legitimo  conventu  Bomae  habendo  recitatam  ab  impugnatio- 
tibus  censorum.  defendat. 


732  CRONACA 

Haec  volumus,  edicimus  et  statuimus,  contrariis  quibusvis  non 
obstantibus.  — -  Restat,  ut  Yenerabiles  Fratres  Episcopi  ceterique  sa- 
crorum  Antistites  in  suae  quisque  dioecesis  utilitatem  ex  hisce  sta- 
tutis  Nostris  eum  fructum  quaerant,  quern,  inde  Nobis  uberem  polli- 
cemur.  Ideo,  quos  in  suo  Clero  viderint  singularibus  Bibliorum  studiis 
natos  aptosque,  ad  promerenda  etiam  huius  disciplinae  insignia  hor- 
tentur  et  adiuvent:  insignitos  porro  habeant  potiores,  quibus  in  Sacro 
Seminario  Scripturarum  magisterium  committant. 

Datum  Romae  apud  S.  Petrum  sub  anulo  Piscatoris  die  XXIII  Fe- 
bruarii,  festo  S.  Petri  Damiani,  an.  MDCCCCIY,  Pontiftcatus  Nostri 

anno  primo. 

A.  CARD.  MACCHI. 

2.  Come  per  le  feste  centenarie  di  S.  Gregorio,  cosi  per  il  giu- 
bileo  dell'  Immacolata  Concezione  ferve  1'  opera  preparatoria  della 
Commissione  esecutiva  e  dei  Comitati  speciali  onde  ordinarne  la  so- 
lenne  celebrazione. 

Nel  periodico  L}  Immacolata  sono  stati  pubblicati  i  programmi  del 
Congresso  mariano  mondiale  e  della  Esposizione  internazionale  ma- 
riana  da  tenersi  in  Roma.  Al  Congresso  sono  specialmente  invitate 
quelle  persone  e  quelle  Istituzioni  che  per  loro  vocazione  sono  chia- 
mate  ad  esaltare  Maria  ;  Ordini  e  Congregazioni  religiose  :  Univer- 
sita  e  Facolta  cattoliche,  Seminarii,  Collegii  ed  Istituti  superior!  : 
Confraternite  :  Compagnie  ed  altre  pie  Associazioni  mariane  :  Rivi- 
ste  mariane :  scrittori,  oratori  ;  speciali  rappresentanti  di  tutte  le  Na- 
zioni  e  delle  Diocesi  di  tutto  il  mondo  per  concorrere  a  questo  nuovo 
tribute  di  onore  alia  Yergine  Immacolata.  Esso  avra  luogo  nei  primi 
giorni  di  dicembre  per  chiudersi  colla  solennissima  funzione  clie  si 
terra  in  S.  Pietro  il  giorno  ottavo  dello  stesso  mese.  La  materia  da 
trattarsi  nelld  riunioni  e  distinta  in  tre  temi  :  a)  il  culto  di  Maria 
Santissima,  specialmente  sotto  il  titolo  d'Immacolata,  si  nel  riguardo 
dottrinale  che  nello  storico,  e  mezzi  pratici  per  il  suo  maggior  in- 
cremento  :  —  b]  la  stampa  mariana,  periodica  e  non  periodica  :  - 
c)  gli  istituti  e  le  associazioni  mariane,  le  loro  tradizioni  e  il  loro 
apostolato  di  pieta  inverse  la  Yergine  : '  —  e  intorno  a  tali  temi  sono 
ammessi  lavori  e  proposte  da  svolgere  al  Congresso  o  da  pubblicare 
negli  Atti  dopo  conapetente  approvazione,  purche  siano  presentati,  in 
qualsivoglia  lingua,  prima  del  15  luglio  prossimo.  Spettera  alia  Com- 
missione preparatoria  e  alia  Presidenza  generale  del  Congresso  la 
scelta  dei  relatori  e  la  determinazione  delle  altre  disposizioni  spe- 
ciali che  saranno  pubblicate  piu  tardi. 

A  com  piemen  to  ed  illustrazione  del  Congresso,  il  Comitato  cen- 
trale  romano  dei  festeggiamenti  ha  pure  bandito  una  esposizione  in- 
ternazionale di  arte  mariana  quasi  ad  unire  coll'omaggio  della  pieta 


CONTEMPORANEA  733 

figliale,  quello  del  genio  cristiano  che  accumulo  tesori  attraverso  i 
secoli  attingendone  altissime  ispirazioni  dalla  phi  pura  e  bella  tra  le 
creature. 

Questa  esposizione  sara  aperta  dal  settembre  1904  alia  Pasqua  1905 
nel  palazzo  apostolico  lateranese  a  cio  concesso  dal  Santo  Padre  ;  ed 
il  suo  programma  si  modella  sul  programma  del  Congresso  a  cui  serve 
di  illustrazione,  ripartendosi  in  tre  division!  :  a)  culto  di  Maria  San- 
tissima  e  sue  manifestazioni  aella  iconografia  e  nella  numismatica. 
Alia  prima  appartengono  pitture,  sculture,  tan  to  lavori  original!  che 
riproduzioni,  incisioni,  mosaici,  ricami,  vessilli  con  immagini  della 
Yergine,  ecc.  Alia  seconda  le  medaglie,  i  sigilli,  le  monete,  ecc.  — 
b)  Stampa  mariana,  che  abbraccia  le  Opere  relative  alia  Yergine  e 
pregevoli  altresi  per  valore  artistico  ;  i  libri  corali  e  codici ;  i  perio- 
dici  e  numeri  unici  illustrati  artisticamente  che  trattino  della  B.  Y., 
del  suo  culto,  de'  suoi  Santuarii.  —  c)  Istituti  e  associazioni  ma- 
riane,  loro  storia,  agiografia,  statiatica,  relazioni  e  bibliografie  spe- 
ciali.  —  La  mostra  non  avra  scopo  industriale  e  percio  saranno  am- 
messi  solamente  quegli  cggetti  che  abbiano  pregio  artistico  o  storico, 
e  dovranno  essere  consegnati  non  piu  tardi  del  giorno  15  agosto. 

Per  la  Corona  di  stelle  che,  come  fu  detto,  dovra  ornare  1'imma- 
gine  della  Yergine  nella  cappella  del  coro  in  San  Pietro,  ricchissirni 
doni  vengono  offerti  ogni  giorno  da  tutte'  le  parti  del  mondo  cristiano: 
e  ci  basti  per  oggi  ricordare  ad  esempio  il  Santuario  di  Nostra  Si- 
gnora  delle  Yittorie  di  Parigi  che  ad  ingemmare  una  delle  dodici 
stelle  diede  la  bellezza  di  cencinquanta  diamenti,  de'  quali  ottanta- 
sette  lavorati  a  brillanti,  con  diecimila  lire  per  la  loro  legatura. 

Un'altra  corona,  e  di  pregio  ancor  piu  caro  alia  Yergine,  si  sta 
g:a  inte^sendo  in  essequio  di  lei  colle  sante  missioni  che  in  quindici 
parrocchie  di  Roma  vennero  cominciate  il  10  marzo  per  chiudersi 
il  19  festa  di  S.  Giuseppe.  Un  secondo  ed  un  terzo  periodo  di  mis- 
sioni sara  aperto  nel  giugno  e  nel  settembre  prossimo,  di  modo  che 
Roma  tutta  e  a  suo  esempio  il  mondo  intero  si  rinnovi  a  purezza  di 
vita  cristiana  onde  disporsi  a  celebrare  degnamente  le  feste  giubilari 
di  Colei  che  per  antonomasia  e  detta  1'Immacolata. 

3.  (Hi  ultimi  giorni  del  febbraio  videro  i  pellegrini  riprendere 
la  via  di  Roma  e  prostrarsi  ai  piedi  di  Pio  X,  di  cui  gia  conoscono 
la  squisita  boata  ed  il  paterno  sorriso.  Primo  giunse  un  gruppo  di 
viennesi,  circa  un  centinaio,  diretti  dal  dott.  Brauneiss  e  introdotti 
all'udienza  pontificia  il  26  febbraio  da  Mgr.  Lohninger,  rettore  del- 
I'Oapizio  teutonico  di  S.  Maria  dell'Anima.  —  Nel  pomeriggio  del  29 
invece  piu  di  tresento  pellegrini  della  diocesi  di  Arras  guidati  dal 
loro  Pastore  Mgr.  Williez  erano  ricevuti  in  una  delle  logge  vati- 
cane,  ed  il  Santo  Padre,  rispondendo  all'  indirizzo  di  ossequio  pre- 


734  CRONACA 

sentatogli,  raccomandava  loro  piu  che  mai  la  preghiera  e  la  fiducia 
nella  divina  provvidenza  in  mezzo  ai  mail  che  affliggono  la  Chiesa  di 
Francia ;  poi  accompagnato  dal  card.  Matthieu  e  dai  vescovi  di  Arras 
e  di  Bayeux  lentamente  traversava  le  file  dei  pellegrini,  benedicendo  le 
persons  e  gli  oggetti  da  quelle  presentati  e  soidisfacendo  alle  richieste 
di  tutti,  acclamato  quindi  coi  piu  vivi  applausi  di  riconoscenza  figliale. 
—  A  sua  volta,  la  domenica  6  marzo,  un  pellegrinaggio  belga  com- 
posto  di  oltre  cencinquanta  persone  radunatesi  nel  Museo  lapidario, 
venne  presentato  a  Sua  Santita  dal  conte  d'Ursel  il  quale  eapresse 
a  nome  comune  i  sentimenti  di  fede  e  di  rispettosa  affezione  dei  ca*t- 
tolici  belgi  per  la  Santa  Sede :  alle  quali  proteste  il  Pontefice  rispon- 
dera  colljassicurazione  della  paterna  sua  benevolenza  e  coll'apostolica 
benedizione.  —  Ed  il  giorno  appresso  colle  stesse  prove  di  cordiale 
bonta  furono  consolati  i  membri  del  primo  pellegrinaggio  nazionale 
francese  che  in  numero  di  ottocento  nella  stessa  Galleria  vennero  am- 
messi  a  baciar  la  mano  dal  Pontefice  e  ad  offerirgli  1'oraaggio  della 
loro  devozione. 

Ne  i  ricevimenti  de'  psllegrini  impedirono  quelli  de'  romani.  Piu 
di  un  migliaio  di  giovanetti  alunni  del  Pio  Istituto  delle  scuole  not- 
turne  di  religione  furono  ammessi  nello  stesso  Museo  lapidario  1'ultima 
domenica  di  febbraio,  a  baciar  la  mano  del  Papa  chez  accompagnato 
da  Mgr.  Misciatelli  presidente  dell'Opera,  da  Mgr.  Ugolini,  vice  presi- 
dente,  e  da  Mgr.  Ceschini  eoonomo,  si  trattenne  dapprima  encomiando 
i  direttori  e  maestri  delle  scuole  ed  incoraggiandoli  all'opera  di  tanto 
vantaggio  religioso  e  sociale  da  loro  compiuta;  poi  benedisse  tutti 
amorevolmente,  facendo  distribuire  a  ciasouno  per  ricordo  una  me- 
daglia.  —  Colla  stessa  benevolenza  Sua  Santita  aveva  accolto  pochi 
giorni  prima  1'arciconfraternita  della  Madonna  della  divina  Provvi- 
denzi,  Ausiliatrice  de'  Cristiani ;  le  terziarie  domenicane  che  offerser-o 
una  ricca  stola;  e  parecchi  altri  istituti. 

Sullo  scorcio  pure  di  febbraio  il  Santo  Padre  ricevette  in  parti- 
colare  udienza  Don  Jaime  di  Borbone  figiio  di  Don  Carlos,  che,  in 
alta  divisa  di  ufficiale  russo,  voile  ricevere  la  benedizione  del  Pon- 
tefice prima  di  lasciare  1'  Italia  per  raggiungere  il  suo  posto  nell'eser- 
cito  belligerante  sui  confiui  dell'  Estremo  Oriente.  —  Altra  udienza 
era  concessa  da  Sua  Santita  alle  LL.  AA.  II.  il  conte  Filippo  Gastone 
d'Eu  e  la  consorte  Isabella  di  Braganza  coi  figli  Pietro  d' Alcantara 
e  Luigi  Filippo  e  le  persone  del  loro  seguito. 

fi  poi  degno  a  risapersi  che  il  Governo  della  repubblica  di  Colombia 
ha  stabilito  di  ripristinare  la  legazione  permanente  presso  la  Santa 
Sede  che  era  rimasta  senza  titolare  per  1'assenza  del  generale  Gioac- 
chino  Yelez  gia  inviato  straordinario  e  ministro  plenipotenziario  di 
quella  repubblica.  A  tale  scopo  d  giuuto  in  Eoma  il  Signor  Nicola 


CONTEMPORANEA  735 

Casas  col  titolo  di  segretario  di  legazione  ed  insieme  incaricato  di 
affari  temporaneo,  sino  al  giungere  del  ministro  titolare  destinato  a 
tale  ufficio  dal  Governo  colombiano. 

4.  L'  Osservatore  Romano  nel  suo  num.  56  dell'8  marzo  corr.  pub- 
blicava  quanto  gegue :  «  Siamo  incaricati  di  annunziave,  con  preghiera 
ai  giornali  cattolici  di  riferire  1'anminzio,  che  la  Santita  di  Nostro 
Signore  Papa  Pio  X  si  d  benignamente  degnata  di  dispensare  i  fedeli 
di  tutta  Italia  dalla  legge  ecclesiastica  delPastinenza  nell'unica  co- 
mesiione  nei  giorni  di  sabato  19  e  venerdi  25  corrente,  in  cui  ricor- 
rono  rispettivamente  le  solenni  festivita  del  Patriarca  S.  Giuseppe  e 
della  Santissima  Annunziata.  » 


II. 
COSE  ITALIANS 

1.  Lavori  Parlamentari.  L'inchiesta  sulla  marina.  —  2.  Un  monicipio  socia- 
lista  disciolto.  —  3.  Ancora  del  P.  Ehrle.  —  4.  Le  avvocatesse.  —  5.  Una 
commedia  indecente.  —  6.  Le  elezioni  amministrative  in  Firenze. 

1.  Ricorderanno  i  nostri  lettori  come  per  i  sospetti,  che  da  lungo 
tempo  si  erano  venuti  accumulando  sull'amministrazione  della  Marina, 
nel  giugno  dello  scorso  anno  da  tre  deputati  di  partito  diverse  furono 
presentate  domande  d'  inchiesta.  II  favore  che  esse  incontrarono  fa  si 
largo  che  avrebbero  ottenuto  Papprovazione  del  Parlamento,  se  Pono- 
revole  Zanardelli,  presidente  del  Consiglio,  non  si  fosse  opposto  con 
un  abile  discorso.  I  sospetti  di  allora  crebbero  e,  specialmente  dopo 
il  noto  processo  Ferri-Bettolo,  si  allargarono  a  tal  punto  da  rendere 
impossibile  al  governo  un'assoluta  opposizione.  Percio  la  commissione 
parlainentare  d'accordo  col  governo  stesso  presento  un  disegno  di  legge, 
per  il  quale  si  creava  una  commissione  d'  inchiesta  composta  di  6  se- 
natori,  eletti  dal  Senato,  6  deputati,  eletti  dalla  Camera,  e  5  fun- 
zionari  governativi  da  nominarsi  dal  governo  con  decreto  reale.  Su 
tale  proposta  comincid  la  discussione  al  Parlamento  il  25  febbraio. 
Comune  era  la  persuasione  della  necessita  dell'  inchiesta ;  pero  da 
alcuni  si  osservd  che  sarebbe  stato  meglio  aver] a  fatta  quando  fu  do- 
mandata  P  anno  scorso ;  che  in  questo  memento  non  era  opportuna, 
non  essendo  le  condizioni  internazionali  sicure  da  pericoli  di  com- 
plicazioni  guerresche.  Ma  piu  viva  fu  la  discussione  per  un  emen- 
damento,  proposto  a  nome  delPEstrema  sinistra,  dall'on.  Sacchi, 
che  voleva  composta  la  commissione  soltanto  di  9  senatori  e  altret- 
tanti  deputati,  escludendo  i  rappresentanti  governativi,  la  cui  pre- 
senza  avrebbe  diminuito  la  fiducia  del  pubblico  su  i  risultati  del- 


736  CRONACA 

1'  inchiesta.  L'on.  Giolitti  alia  prima  difficolta  rispose  che  1'inchiesta 
non  avrebbe  potuto  annebbiare  la  fama  deH'amininistrazione  della  ma- 
rina e  percio  non  era  da  temersi ;  contro  1'emendamento  dell'on.  Sacclii 
si  oppose  recisamente,  mostrandosi  pronto  anche  a  provocare  un  voto 
di  fiducia.  La  legge  fu  approvata  nel  modo  voluto  dal  governo  con 
una  forte  inaggioranza  di  217  voti  contro  52. 

II  Senato  pero  finora  non  ha  fatto  buon  viso  all'  inchiesta,  se  si 
vuol  giudicare  dall'accoglienza  che  ha  incontrato  negli  uffici;  giacche 
dei  cinque  relatori  eletti  tre  la  giudicano  inopportuna  e  ne  propon- 
gono  la  sospensione.  Cio  non  ostante  si  crede  che  il  governo  la  fara 
passare,  avendo,  secondo  un  vecchio  sistema,  preparato  un'«  infornata  » 
di  28  nuovi  senator!  per  il  4  ma_rzo,  anniversario  dello  Statuto. 

2.  Fu  un  brutto  quarto  d'ora  quello  che  1'on.  Santini  fece  passare  ai 
socialisti  nella  seduta  del  23,  interrogando  il  ministro  dell'Interno  sopra 
certi  affari  del  municipio  di  Bracciano  nel  quale  i  c  compagni  >  spaclro- 
neggiavano  a  man  salva.  Quel  municipio  fu  sciolto  con  decreto  reale 
in  data  21  febbraio  e  nominato  commissario  regio  il  cav.  Carlo  Botturi. 
Le  cagioni  dello  scioglimento  sono  morali  e  politiche.  Tra  le  prime 
pare  che  siano  state  accertate  alcune  irregolarita  nell'amministrazione. 
Ora  ognuno  sa,  disse  argutamente  1'on.  Santini  in  un'  interrogazione 
al  Ministro  dell'  interno,  che  quando  si  «  adopera  questo  eufemismo 
vuol  dire  che  gli  amministratori  rubano  > .  Tra  le  altre  lo  stesso  ono- 
revole  ricorda  che  nelio  scorso  carnevale  i  socialisti  tolsero  dalla  sala. 
che  precede  1'aula  consiliare,  il  ritratto  del  re  Umberto  e  vi  sostitui- 
rono,  in  mezzo  a  trofei  di  bandiere   rosse,  quello  di  un  tale  Enrico, 
che  «  non  e  Enrico  IV  di  Francia,  ma  un  Enrico  I  (Ferri)   trionfa- 
tore  con  136  voti  nel  collegio  di  Ac^uav'va  delle  Fonti,   monumen- 
tato  ancora  vivo  precisamente  come  Paolo  Incioda  della  farsa.  >  (Si 
ride  lungamente  !  !) 

3.  Anche  la  gita  del  P.   Ehrle  a  Torino  ebbe  un  eco  nel  Parla- 
mento.  Dopo  le  cortesi  parole  del  Capitan  Fracassa,  riferite  nel  qua- 
derno  precedente,    sono  venute  le  proposte  dell'on.  Vigna,    deputato 
dell'Estrema  sinistra.  Questi  in  una  interrogazione  ai  Ministri  della 
Istruzione  Pubblica  e  dell'  Interno  si  maravigliava  che  non   ostante 
un  decreto  del  1848,  per  il  quale  la  Compagnia  di  Gesu    e   esclusa 
dallo  Stato  «  un  gesuita  straniero  si  e  recato  liberamente  a  Torino  ed 
ha  passeggiato  liberamente  per  Torino  !  »  Le  grida  di  forcaiuolo !  accol- 
sero  degnamente  le  parole  di  questo  fautora  di  liberta,    al   quale    il 
sottosegretario  al  Ministero  dell'Interno  fece  meritamente   osservare 
che  per  la  legge  delle  guarentige  ogni  straniero  investito  di  ufficio 
ecclesiastico  in  Roma  gode  la  stessa  liberta  dei  cittadini :  che  per 
1'abolizione  degli  ordini   religiosi  non  esistono   piu   Gesuiti   davanti 
allo  Stato  e  che  infine  la  espulsione  degli  stranieri  e  regolata   dalla 


CONTEMPORANEA  737 

nuuva   legge   di   pubblica   sictirezza.  Si  vede   che  le   cognizioni   del- 
1'on.  Yigna  su  questa  materia  si  erano  fermate  al  184.8. 

A  testimoniare  poi  la  singolare  stima  che  il  P.  Ehrle  gode  presso 
tutti  gli  uomini  dotti,  pin  che  le  asserzioni  dell'on.  Vigna  potrebbe 
bastare  la  lettera  che  due  illustri  professori  dell' Istituto  di  Studii 
Superiori,  Pratici  e  di  Perfezionainento  di  Firecze,  Tocco  e  R^jna, 
indirizzarono  al  Marxocco.  La  riproduciamo  qui  ad  onore  del  vero: 

Suscita  sdegno  il  modo  come  da  un  certo  tempo  in  qua  i  politicanti 
parlano  della  Vaticana  e  di  chi  la  regge. 

Comincio  taluno  a  fare  la  voce  grossa  a  proposito  del  piccolo  in- 
cendio  del  novembre.  L'incendio  non  piccolo,  ahime,  di  Torino  fu  ri- 
gposta  indicibilmente  amara  alle  balordaggini  dette  allora. 

Ma  ecco  che,  per  attenuare  i  danni  della  tremenda  sciagura,  il  Padre 
Ehrle,  invitato  da  non  so  chi,  consents  ad  andare  a  Torino  e  a  mettere 
al  servigio  di  un  interesse  che  e  nazionale  in  primo  luogo,  la  sua  grande 
perizia  nelle  question!  che  concernono  la  conservazione  e  il  restauro  dei 
manoscritti.  Era  da  batter  le  mani.  Invece  si  strepita,  si  pestano  i  piedi, 
si  minaccia. 

Sappiano  i  gridatori  che  nel  mondo  degli  studi  si  pensa  in  ben  altra 
maniera.  Li,  senza  distinzione  alcuna  di  crede.nze  religiose  e  di  nazio- 
nalita,  il  Padre  Ehrle  6  circondato  dalla  stima  universal  e,  sia  per  la 
dottrina,  sia  per  il  modo  ammirabile  come  adempie  il  suo  ufficio.  Che 
vesta  1'abito  della  Compagnia  di  Gesu,  e  cosa  a  cui  nessuno  bada,  una 
volta  che  da  lui,  per  venire  in  aiuto  ed  esser  cortese,  non  si  chiede  a 
chicchessia  una  professione  di  fede.  E  1'  Ehrle  e  cortese  e  servizievole 
coi  dotti  e  coi  novizi,  con  chi  conosce  da  tempo  e  con  chi  vede  per  la 
prima  volta. 

Vorrernmo  che  di  tutte  le  biblioteche  nostre  ci  fosse  da  dire  il  bene 
che,  per  amore  di  verita,  s'e  costretti  a  dire  della  Vaticana ;  che  tutte 
fossero  altrettanto  sicure;  e  che  taluna  almeno  potesse  gloriarsi  di  un 
incremento  che  fosse  paragonabile,  anche  solo  lontanamente,  a  quello 
che  la  Vaticana  ha  conseguito  dacche  il  Padre  Ehrle  ne  tiene  il 
governo. 

Pio  EAJNA. 
FELICE  Tocco. 

4.  Come  se  fossero  pochi  gli  avvocati  senza  elienti,  presto  verranao 
a  dividers  i  guadagni  della  professione  anche  le  avvocatesse. 

II  1°  del  corr.  infatti  la  Camera  discusse  e  approve  un  semplice 
articolo  col  quale  «  all'esercizio  della  professione  di  avvocato,  regolato 
dalla  legge  8  giugno  1874,  sono  ammesse  anche  le  donne».  Si  pro- 
pose di  ammetterle  anche  all'ufficio  di  procuratrici,  ma'  ai  piu  tale 
ufflcio  non  parve  convenire  alia  gentilezza  femminile,  e  inoltre  si 
riflette  che  la  donna  maritata,  nell'umcio  di  procuratrice,  andrebbe 
incontro  a  responsabilita  civili,  che  non  potrebbe  assumere,  secondo 
il  nostro  codice,  senza  il  consenso  del  marito;  percio  per  una  legge 
1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  47  12  marzo  1904. 


738  CRONACA 

incidentals  bisognerebbe  riformare  il  Codice  Civile  in  un  istituto  tanto 
importante  quanto  &  quello  della  famiglia.  Fu  respinta  anche  la  pro- 
posta  di  ammettere  le  donne  alia  magistratura;  benche  taluno  si  ma- 
ravigliasse  come  essendo  capaci  di  diventare  avvocatesse,  non  potes- 
sero  diventare  anche  magistratesse.  —  Si  termino  coll'accettare  la 
nuova  legge  come  «  un  primo  passo  alia  piena  uguaglianza  giuridica 
dei  due  sessi  ».  Yedremo  come  il  Senato  accogliera  questa  inno- 
yazione. 

5.  L'anticlericalismo  veneto  &  riuscito  in  questi  giorni  a  rappre- 
sentare  un'indecente  commedia,  che  potrebbe  intitolarsi  //  richiamo 
e  la  seconda  espulsione  dei  Fate  bene-fratelli  dal  manicomio  di  S.  Ser- 
vilio.  Ad  esporre  convenientemente  le  cagioni  e  le  circostanze,  on.de 
si  Bono  svolti  i  fatti,  non  basterebbe  un  volume.  Riferiamo  breve- 
mente  alcuni  punti  principali. 

Tutti  ricordano  1'indegna  campagna  che  fin  dalPanno  1901  si  co- 
mincid  a  combattere  contro  quei  benemeriti  religiosi  colle  armi  della 
calunnia  e  della  menzogna,  e  riferita  a  suo  tempo  dal  nostro  perio- 
dico. 

Per  decreto  della  prefettura,   si  tolse  allora  la  direzione  del  ma- 
uicornio  al  P.  Minoretti,  si  nomino  un  commissario  nella  persona  del 
cav.   Ferrara,  e  i   religiosi,   rimasti  alia   cura  degli  infermi,   furono 
dapprima  sospesi   da   qualunque    attribuzione  ed   assegoo,   ed   infine 
il  16  aprile  dello  SCOTSO  anno  si  sentirono  intimare  1'ordine  di  sloggiare 
dali'isola  entro  cinque  giorni.  I  Padri  pero,  forti  dei  loro  diritti  sanciti  da 
»a  regoiamento  approvato  con  decreto  reale,  benche  non  avessero  piii 
alcuna  ingerenza  nel  manicomio,  non  lo  vollero  abbandonare,  e  pro- 
testarono  che  avrebbero  ceduto  solo    alia  materiale  violenza.   A  que- 
sta non  si  crede  prudente  di  ricorrere  ;  ma  si  ten  to  con  uno  strata - 
gemma  di  guerra  d'indurre  i  frati  ad  arrendersi...  per  fame.  II  giorno 
dopo  che  fu  notificato    T  ordine  di  sloggiare,  il  Commissario  s'  impa- 
tlroni  della  cucina  dei  religiosi  e  la  distrusse ;  con  una  buona  serra- 
tura  inglese  impedi  ad  essi  di  penetrare  nell'orto  ;  proibi  agli  inser- 
yienti  e  perfino  alle  barche    dell'  Istituto    di    prestarsi   a  qualunque 
servigio  richiesto  dai  Padri ;  talche  in  caso  di  grave  tempesta,  i  reli- 
giosi, non  potendosi  provvedere  il  cibo  colle  barche  ordinarie  dei  pas- 
«eggieri,  avrebbero  dovuto  rinunziare  al  pranzo  e  alia  cena.  Pertanto 
»e  vollero  prendere  un  po'  di  cibo,  dovettero  acconciare  alia   meglio 
un  fornelletto  portatile  sul  davanzale  d'una  fenestra,  con  probability 
di  accattarsi  una  buona  bronchite  per  la  cortesia  del  CooLmissario.  A 
si  dure  condizioni  i   religiosi  abbandonarono   1'  isola  inospitale,  e  ri- 
masero  al  loro  posto  solamente  tre,  numero  sufficiente  per  tutelare  i 
propri  diritti. 

Mentre  i  religiosi  erano    bloccati  in  piena    regola,  per   1'  Istituto 


CONTEMPORANEA  739 

dovea  cominciare  un'  epoca  di  agiatezza  e  di  prosperita.  Ma,  ahime ! 
ben  presto  si  levarono  lament!  ed  accuse  specialmente  su  i  mezzi  di 
cura  che  si  usavano  coi  ricoverati,  sulle  condizioni  igieniche  dell'Isti- 
tuto,  che  si  trovarono  peggiorate,  con  aumento  di  mortalita,  e  sul- 
1'alimentazione  degli  infermi  diminuita.  Queste  accuse  furono  espo- 
ste  in  un  Memoriale  presentato  al  Ministero  dell'  interno  e  da  questo 
mandato  alia  Prefettura  di  Yenezia  per  le  necessarie  informazioni. 
Era  dovere  del  prefetto  fare  piena  luce  su  tali  fatti ;  invece  si  con- 
tento  di  radunare  il  Consiglio  sanitario  provinciale  il  29  febbraio,  udi 
una  relazione  del  dott.  Wolner,  medico  provinciale,  che  dichiarava 
infondato  ogni  sospetto,  e  lodd  1'opera  del  R.  Commissario.  Ora  giu- 
stamente  osserva  il  liberale  Giornale  di  Venezia  :  «  Sara  anche  me- 
ritato  questo  voto  di  plauso,  ma  e  anche  desiderabile  che  dopo  ac- 
cuse categoriche  note  al  pubblico  siano  resi  di  pubblico  dorninio  i  ri- 
sultati  dell'  inchiesta  del  dott.  Wolner.  Le  accuse  riguardano  1'tiso 
della  camicia  di  forza  come  mezzo  contentivo,  I'alirnentazione,  i  me- 
todi  curativi  e  la  morfealita  che  in  questi  ultimi  tempi  sarebbe 
enormemente  aumentata ;  a  tutto  cio  non  basta  rispondere  con  un  co- 
municato  in  cui  si  annuncia  che  il  Consiglio  sanitario  non  ha  trovato 
niente  a  ridire,  non  basta  la  semplice  inchiesta  di  un  dottore,  per 
quanto  rivestito  di  un  pubblico  ufficio,  ed  e  semplicemente  enorme 
il  dire  che  non  e  neppure  il  caso  di  nominare  uca  sottocommissionc 
per  una  visita.  L'opinione  pubblica  non  puo  ritenersi  paga  di  questo ; 
del  resto,  se  tutto  e  regolare,  se  tutto  e  degno  di  plauso,  si  faccia 
un  po'  piii  di  luce,  che  non  costera  niente  ». 

Erano  ormai  piu  di  dieci  mesi  che  durava  il  blocco,  quando  il 
giorno  19  dello  scorso  febbraio  fu  notificato  ai  Padri  una  delibera- 
zione  del  Regio  Commissario  in  data  del  10,  per  la  quale  erano  tutti 
richiamati  al  servizio  in  qualita  d'infermieri.  I  Padri  furono  ricevuti 
dal  nuovo  direttore  del  manicomio,  il  dott.  Colbacchini,  a  cui  nei 
rientrare  in  servizio  intimarono  per  mezzo  d'usciere  un  atto  di  piena 
riserva  di  qualuuque  diritto  loro  spettasse,  secondo  1'antico  Statuto 
e  regolamento  gia  in  vigore.  Questa  notificazione  era  resa  necessaria, 
anche  perche  le  parole  in  qualita  d'infermieri,  contenute  nella  deli- 
berazione  del  Commissario,  poteano  ricoprire  un  tranello.  Grandissima 
fu  I'impressione  e  gravi  i  commenti  che  in  Yenezia  e  in  tutta  1'Italia 
si  suscitarono  per  questo  richiamo.  Bastera  riferire  il  giudizio  del 
Giornale  d} Italia,  che  lo  disse  «  un  fiasco  enorme  del  prefetto  Cassis 
e  una  srnentita  solenne  alia  campagna  di  accuse  mosse  contro  i  frati 
1'anno  scorso  >.  L'  Adriatico,  giornale  della  Massoneria  veneta,  ne 
rimase  scombuiato  e  tento  di  provare  che  1'ordine  di  riammissione 
dei  religiosi  era  venuto  nientemeno  dalla  prefettura  !  Non  vi  riusci, 
sapendosi  da  tutti  che  era  venuto  da  Roma  il  17  del  mese,  quan- 


740  CRONACA 

tunque  il  Conamissario  lo  avesse  segnato  colla  data  del  10  ;  ma  non 
si  diede  vinto  per  cosi  piccola  cosa.  83  il  R.  Commissario  seppe 
obbedire  all'ordine  venuto  da  Roma  richiamando  i  religiosi,  col  suo 
ingegao  seppe  pure  trovare  subito  un  modo  per  rimetterli  alia  porta. 
Appena  i  religiosi  erano  tornati  al  loro  posto,  compile  subito  un  re- 
golamento  interno  pel  manicomio,  in  cui  intimo  ai  frati  di  deporre 
il  loro  abito  religiose,  indossare  il  camiciotto  o  c  blusa  »  degli  infer- 
mieri,  e  passare  la  notte  nell'ospelale,  ancorche  non  fossero  di  ser- 
vizio.  I  Padri  naturalmente  si  opposero  a  queste  ingiunzioni  nuove 
e  non  conform!  alle  regole  del  loro  Ordine  ;  ed  allora  il  Commissa- 
rio, con  una  nuova  deliberazione  li  revocava  da  qualunque  servizio 
ed  obbligava  ad  abbandonare  1'  isola  di  S.  Servilio  entro  tre  giorni. 
Yelremo  ora  se  i  carabinieri  andranno  a  dare  lo  sfratto,  giacche  an- 
che  questa  volta  non  intendono  cedere  se  non  alia  forza. 

Frattanto  notiamo  una  vittoria  riportata  in  tribunale  dal  P.  Mi- 
noretti  contro  VAdriatico,  il  quale  aveva  pubbiicato  una  lettera  del 
dott.  Pieraccini,  che  tacciava  il  P.  Minoretti  d'avere  in  un  memo- 
riale  di  difesa  citato  fraudolentemente  alcune  parole  d'un  suo  ma- 
nuale.  II  P.  Minoretti  porse  querela,  e  il  tribunale  con  sentenza  del 
2  marzo  ritenne  provata  1'ingiuria,  e  condanno  il  dott.  Pieraccini  e 
il  gerente  dell' Adriatico  a  L.  400  di  multa  per  ciascuno,  alle  spese 
del  processo  e  alle  spese  di  parte  civile  da  liquidarsi  in  separata 
sede.  I  nostri  rallegramanti  all'egregio  P.  Minoretti. 

6.  II  giorno  28  febbraio  ebbero  luogo  a  Firenze  le  elezioni  ammi- 
nistrative.  Tre  liste  si  contendevano  la  vittoria.  La  prima,  detta  del 
comitato  indipendente,  era  stata  concordata  tra  i  cattolici  e  i  moderati; 
la  seconda  era  sostenute,  dai  socialist! ,  e  la  terza  era  proposta  dalla 
unione  dei  democratic!  coi  moderati  anticlerical!.  I  48  deputati  della 
prima  lista  entrarono  tutti  nella  maggioranza  e  capolista  fu  il  signer 
Giovanni  del  Greco  che  ottenne  7241  voti  su  12333  votanti.  I  12  posti 
della  minoranza  furono  guadagnati  dai  socialisti,  di  cui  il  primo  che 
fu  il  deputato  Pescetti  ebbe  4085  voti.  Rimase  pienamente  sconfitta 
la  lista  dell'unione  democratica  anticlericaie  che  al  massimo  raggiunse 
circa  3000  voti.  La  lotta  fu  combattuta  con  grande  ardore.  Anche 
il  conte  di  Torino  col  suo  aiutante  di  campo  si  reed  alle  urne.  E  do- 
veroso  rallegrarsi  cogli  elettori  cattolici  che  colla  loro  compattezza  e 
discipliua  seppero  dare  ai  socialisti  e  agli  anticlerical!  fiorentiiii  una 
meritata  lezione.  Naturalmente  ne  ando  sulle  furie  il  Capitan  jf'racassa. 
Nemmeno  aspetto  1'esito  delle  elezioni  e  gia,  fin  dalla  vigilia,  ricorrendo 
al  suo  consaeto  frasario,  si  sfogava  contro  Tarcivejcovo  Mons.  Mi- 
strangelo,  il  quale  sebbeae  in  biona  salute  compisse  la  sacra  visita 
nella  sua  vasta  archidiocesi,  pure,  secondo  il  Fracassa,  «  malato  e 
chiuso  nell'  episcopio  »  mostrava  <  una  indomabile  invidia-energia  (sic!) 


CONTEMPORANEA  741 

nella  lotta  contro  ogoi  progresso  civile  e  contro  ogni  aspirazione  uni- 
taria  e  libarale  >.  Se  la  prese  contro  la  <  consorteria  fiorentina  ridotta 
ad  una  schiera  di  scodinzoloni  deli'arcivescovo  e  dei  gesuiti...  e  com- 
posta  di  incorreggibili  corteggiatori  delle  Perpetue  dei  curati.  »  E  con- 
tent] amoci  di  questo  saggio  di  «  gentil  parlare  ». 


III. 
COSE  STRANIERE 


(Notizie  Generali).  ESTREMO  ORIENTS.  Nuovi  combattimenti  a  Port-Arthur. 
—  Bombardamento  di  Vladivostock.  —  Dichiarazione  di  neutralita  delle 
Potenze.  —  Trattato  di  alleanza  tra  il  Giappone  e  la  Corea.  —  Due  Note 
del  Governo  russo  contro  il  Giappone.  —  Risposte  di  questo. 

(ESTREMO  ORIENTE).  Mentre,  come  abbiam  detto  neilo  scorso  qua- 
derno,  i  due  eserciti  si  concentrano  verso  la  frontiera  settentrionale 
della  Corea,  la  flotta  giapponese  rinnovd  1'assalto  contro  Port-Arthur 
tentando  colare  a  fondo  le  navi  russe  con  torpedini  o  renderle  im- 
mobili  col  chiudere  1'entrata  del  bacino  nel  quale  sono  ancorate.  A 
tal  effetto  nella  notte  del  24  febbraio  i  giapponesi  spinsero  verso  il 
canale  d' ingresso  cinque  vapori  carichi  di  materie  infiammabili,  ac- 
conipagnati  da  piu  torpediniere :  ma  questa  volta  i  russi  vegliavano 
attentamente  e  scorto  il  nemico  alia  luce  dei  riflettori  lo  cannoneg- 
giarono  dai  forti  e  specialmente  dai  fianchi  della  Revitsan  che  e  sem- 
pre  incagliata  nella  rada  per  i  danni  sofferti  nel  primo  combatti- 
mento  ;  i  vapori  presero  fuoco  e  si  sominersero,  ma  fuori  del  cauale, 
sicche  non  fu  raggiunto  lo  scopo  delFaudace  tentative.  II  giorno  ap- 
presso  ii  grosso  della  squadra  giapponese  comandata  dalPammiraglio 
Togo  parve  voler  verificare  1'esito  dell'assalto  notturno,  si  avvicino  a 
bonibardare  la  fortezza  per  tre  ore,  danneggiando  una  controtorpedi- 
niera  ;  ma  senza  altro  effetto  decisive.  Un  altro  attacco  di  minor  impor- 
tanza  ebbe  luogo  ne'  giorni  seguenti,  probabilniente  per  inaacherare  il 
trasporto  di  truppe  che  intanto  continua  sulle  coste  della  Corea.  Si 
era  parlatp  arche  di  uno  sbarco  nella  penisola  del  Liaotung,  sulla 
cui  estrema  punta  si  trova  Port- Arthur,  per  tagliarne  le  coinuniea- 
zioni;  ma  nulla  si  e  verificato  finora.  E  da  aspettarsi  ch'e  dalle  due 
parti  si  rinnovino  ostinatamente  gli  assalti  e  le  difese  intorno  a  quella 
fortezza  che  e  chiave  maestra  della  posizione  e  capo  linea  della  fer- 
rovia.  I  russi  sentendosi  inferior!  evitano  il  combattimento  e  aspet- 
tano  rinforzi :  i  giapponesi  invece  moltiplicano  i  tentativi  profittando 


742  CRONACA 

della  presente  loro  superiorita.  Anche  a  Yladivostock,  che  e  all'altra 
estremita  orientale,  sette  navi  giapponesi  il  6  marzo  bombardarono 
violentemente  i  forti  che  non  risposero,  essendo  le  navi  fuori  di  tiro, 
ma,  dicesi,  con  poco  danno:  si  dice  anche  che  una  colonna  di  parec- 
chie  migliaia  di  uomini  prendesse  terra  nella  vicina  baia  di  Fossiet, 
ma  fosse  poi  costretta  dalle  difficolta  del  paese  e  della  stagione  a  ri- 
tornare  sui  suoi  passi.  Uca  tempesta  violenta  di  mare  ed  una  bufera 
di  neve  desolo  per  parecchi  giorni  quelle  latitudini,  facendo  scendere 
il  termometro  a  12  gradi  sotto  zero. 

Tali  sono  le  principali  notizie  della  guerra  marittima.  Degli  eser- 
citi,  poche  scaramucce  d'avamposti,  qualche  scorreria  di  cosacchi 
spinte  in  ricognizione  fino  a  Phien  yang  dove  si  attestano  i  giappo- 
nesi. Si  e  asserito  piu  volte  che  la  ferrovia  manciuriana  fosse  stata 
guasta  in  varii  punti,  ma  paiono  piuttosto  informazioni  maliziose:  piu 
vera  forse  la  notizia  che  alcuni  ufficiali  giapponesi  gittatisi  nasco- 
stamente  attraverso  il  paese  per  far  saltare  il  ponte  della  ferrovia 
sopra  il  Sungari  furono  scoperti  dai  russi  e  impiccati. 

Piu  important!  sono  gli  atti  diplomatici  durante  questo  periodo. 
II  primo  e  la  dichiarazione  di  neutrality  dei  Governi  delle  varie  na- 
zioni  nel  presente  conflitto :  e  insieme  la  convenzione  proposta  dagli 
Stati  Uniti  ed  accettata  dalle  Potenze  di  proteggere  la  neutralita  del 
territorio  cinese,  fuori  della  Manciuria  che  e  il  campo  della  lotta. 
Un  altro  atto  di  grave  conseguenza  e  il  trattato  d'alleanza  imposto 
dal  Giappone  alia  Corea  col  protocollo  del  23  febbraio  1904  nel  quale 
il  Giappone  assicura  « la  tranquillita  e  la  salvezza  della  oasa  impe- 
riale  di  Corea  »  e  « 1'  indipendenza  e  integrita  territoriale  del  suo 
impero  » .  Ma  il  Governo  coreano  mettera  nel  Governo  giapponese 
«  una  fiducia  assoluta  e  adottera  i  consigli  di  quest'  ultimo  circa  il 
miglioramento  della  sua  amministrazione.  >  Nell'  art.  4  si  stabilisce 
che  in  caso  di  pericolo  «  il  Governo  del  Giappone  potra  immediata- 
mente  prendere  le  misure  necessarie  »  compresa  1'occupazione  mili- 
tare.  E  1'egemonia  giapponese  che  comincia  nell'Estremo  Oriente. 

La  nota  del  Governo  giapponese  a  giustificazione  delie  ostilita  aveva 
accusato  il  Governo  russo  di  aver  per  il  primo  interrotto  i  negoziati 
lasciando  senza  risposta  le  ultime  sue  proposizioni  di  accordo,  e  profit- 
tando  del  ritardo  per  meglio  avvantaggiarsi  ne'preparativi  di  guerra. 
Per  contradire  a  tali  informazioni  e  giustificare  la  sua  coadotta,  la 
Eussia  faceva  pubblicare  nel  giornale  di  Pietroburgo  il  Messaggero  del 
Ooverno  un  lungo  comunicato  ufficiale,  nel  quale  dopo  aver  citato  le 
date  delle  proposte  e  dell'esame  che  se  ne  era  fatto,  si  afferma  che: 
«  il  4  febbraio,  cioe  quarantotto  ore  prima  che  la  Russia  ricevesse  la 
notifica  della  rottura  dei  rapporti  diplomatici  col  Giappone,  il  ministro 
degli  esteri  Lamsdorff  informd  il  ministro  giapponese  Kurino  che  la  ri- 


CONTEMPORANEA  743 

sposta  della  Russia  all' ultima  Nota  ed  alle  rispettive  proposfce  era  stata 
trasmessa  al  ministro  russo  Rosen  a  Tokio.  II  vicere  Alexcieff  confermo 
il  5  che  Rosen  aveva  ricevuto  tale  risposta.  II  6  aile  ore  quattro  del 
pomeriggio  Kurino  consegno  inaspettatamente  a  Lamsdorff  due  note  di 
cui  una,  col  pretesto  che  la  Russia  evitava  di  rispondere  alle  proposte 
giapponesi,  annunziava  la  rottura  dei  negoziati,  e  1'altra  la  rottura 

delle   relazioni   diplomat! che Queste  note  erano   accompagnate  da 

lettere  private  in  cui  Kurino  esprimeva  a  Lamsdorff  la  speranza  che 
tale  rottura  si  limitasse  al  minor  tempo  possibile.  —  Quantunque  la 
sospensione  delle  relazioni  diplomatiche  non  significhi  affatto  apertura 
di  ostilita,  il  Go^erno  giapponese  commise  subito,  violando  il  diritto 
internazionale,  nella  notte  del  9  e  poi  nella  giornata  del  9  e  10  tutta 
:ina  serie  di  attacchi  indegni  contro  navi  da  guerra  e  mercantili  russe. 
L'ordinanza  del  Mikado  che  dichiarava  la  guerra  alia  Russia  fu  data 
solamente  il  giorno  11.  > 

II  Giappone  di  rimando  rispose  con  una  circolare  nella  quale  dopo 
di  aver  provato  che  la  Russia  non  voleva  la  pace  perche  rifiutava  le  pro- 
poste da  lui  fatte,  e  rinviava  s'enza  rnotivo  la  soluzione  della  questione, 
si  distende  ad  enumerare  i  preparativi  bellicosi  che  intanto  essa  an- 
dava  compiendo  coll'  invio  di  navi  da  guerra  nell'  Estremo  Oriente, 
coH'aumento  delle  forze  di  terra,  coi  rinforzi  delle  sue  posizioni  di 
Tladivostock,  di  Port- Arthur  e  di  altri  punti  strategic!.  La  rota  giap- 
pone&e  poi  per  render  ragione  che  non  fosse  necessaria  una  dichiara- 
zione  di  guerra,  ricorda  che  quando  il  ministro  giapponese  avverti  il 
Governo  russo  della  rottura  delle  trattative  aveva  ufficialmente  dichia- 
rato  che  ii  Giappone  prenderebbe  <  misure  indipendenti  » .  Colla  quale 
espressione,  secondo  la  circolare  giapponese,  si  intendevano  aperte  le 
ostilita. 

In  un'altra  Nota  diplomatica  del  20  febbraio  ai  suoi  rappresen- 
lanti  presso  le  nazioni  il  Governo  russo  si  richiamo  contro  la  viola- 
zione  commessa  dal  Giappone  dell'autonomia  e  dintegrita  della  Corea 
riconosciuta  da  tutte  le  Potenze  e  affermata  nel  trattato  di  Simonoseki 
del  1902  e  nella  convenzione  franco-russa  dello  stesso  anno:  e  della 
neutralita  del  suo  territorio,  dichiarata  con  risoluzione  imperiale  sul 
principio  del  1904  e  partecipataa  tutti  i  Governi.  A  dispetto  dei  trat- 
tati  e  dei  diritti  internazionali,  continua  la  Nota,  il  Giappone  coin- 
mise  i  seguenti  atti:  «  1)  Avanti  1'aperfcura  dell'ostilita  sbarcd  truppe 
sul  territorio  indipendente  della  Corea  che  si  era  dichiara'ta  neutrale. 
—  2)  Con  una  divisione  della  sua  flotta  assali  improwisamente  1'8  feb- 
braio, tre  giorni  prima  della  dichiarazione  di  guerra,  due  navi  russe 
che  si  trovavano  nel  porto  neutrale  di  Chemulpo,  i  cui  comandanti 
non  erano  stati  avvertiti  della  rottura  diplomatica  col  Giappone,  atte- 
80'jhe  i  giapponesi  avevano  con  perfidia  arrestato  la  trasmissione  dei 


744  CRONACA 

telegrammi  russi  e  corrotto  la  direzione  del  teiegrafi.  coreani.  — 
3)  Qualche  tempo  prima  dell'apertura  delle  ostilita,  si  impadroDi,  come 
preda  di  guerra,  di  alcune  navi  di  commercio  russe  che  si  trovavano 
nei  port!  neutri  della  Corea.  —  4)  Dichiaro  all'  imperatore  della  Corea 
per  mezzo  del  ministro  giappocese  a  Seul  che  la  Corea  sarebbe  sog- 
getta  aU'ammmistrazione  del  Giappone  e  in  caso  di  resistenza  le  truppe 
giapponesi  occuperebbero  il  palazzo  imperiale.  —  5)  Per  mezzo  del 
ministro  di  Francia  intimo  al  rappresentante  russo  presso  il  Governo 
della  Corea  di  lasciare  il  paese  col  personale  della  Legazione  e  del 
cocsoJato.  La  Russia  protesta  contro  tali  usurpazioni  e  tali  violazioni 
di  diritto,  dichiarando  nulli  tutti  gli  atti  del  Governo  coreano  in  tali 
circostanze.  » 

A  tale  Nota  il  Governo  giapponese  replied  negando  che  le  truppe 
fossero  sbarcate  prima  della  dichiarazione  di  guerra :  1'invio  di  quelle 
truppe  sul  territorio  minacciato  era  d'altronde  una  necessita:  ed  il 
governo  coreano  vi  aveva  dato  il  suo  consenso.  La  risposta  giapponese 
nega  pure  di  avere  intercettato  i  dispacci  russi.  Quanto  alia  questione 
della  neutralita,  la  Corea,  dopo  il  consenso  dato,  si  trovava  in  istato  di 
guerra  ed  ogni  neutralita  era  cessata.  II  Giappone  nega  ancora  di 
aver  imposto  la  sua  amministrazione  e  di  aver  minacciato  violenze  : 
dichiara  infine  che  il  ministro  russo  a  Seul  parti  di  suo  pieno  gra- 
dimento. 

Scelga  ognuno  di  credere  a  chi  piu  gli  piace  tra  le  accuse  e  le 
difese.  Noi,  fatfce  le  dovute  riserve  circa  gli  usi  giapponesi  nel  dichia- 
rare  la  guerra,  quanto  all'occupazione  della  Corea  stentiamo  a  cre- 
dere che  la  Russia  ne  avrebbe  rispettato  maggiormente  la  neutralifa 
se  avesse  potuto  giungere  la  prima  sul  campo.  Tale  pur  troppo  e  il 
ccsi  detto  «  diritto  >  del  piu  forte. 


Q-ERMANIA  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  guerra  ruseo-giapponese  e  le 
potenze  europee;  il  pericolo  giallo;  la  transiberiana.  —  2.  11  Landtag 
prussiano:  miove  misure  eccezionali  contro  i  polacchi.  —  3.  Le  finalize: 
condizioni  economiche.  —  4.  Ostilita  protestanti.  —  5.  Abrogazione  del 
divieto  contro  le  congregazioni  della  SS.  Vergine.  —  6.  Riforma  elet- 
torale  in  Baviera.  —  7.  Uno  sciopero  mal  riuscito.  —  8.  La  comunione 
sotto  le  due  specie  presso  i  calvinisti. 

1.  All'  improvviso,  mentre  si  credevano  appianate  tutte  le  difficolta, 
e  scoppiata  la  guerra  tra  la  Russia  e  il  Giappone.  Nei  ritrovi  delle 
persone  bene  informate,  comprese  quelle  dedite  ai  negozii,  vi  si  pen- 
aava  tan  to  poco  da  sollevare  nella  Borsa  tal  panico,  quale  mai  si 
era  avuto  dopo  il  1870.  Ha  recato  grande  sorpresa  vedere  una  potenza, 


CONTEMPORANEA  745 

la  cui  forza  militare  data  solo  da  ieri ;  una  potenza  asiatioa,  di  razza 
gialla,  scendere  in  campo  contro  la  Russia,  giudicata  dalla  maggior 
parte  degli  europei  piu  forte  di  ogni  altra  nazione :  sebbene  per  GO- 
loro  che  in  questo  ultimo  scorcio  di  tempo  hanno  seguito  lo  svolgi- 
mento  dei  fatti  non  fosse  inaspettata  qualche  sorpresa  nell'  Estrenio 
Oriente.  Fin  dal  1859  il  principe  Gortschakoff,  dopo  la  conquista  di 
alcune  regioni  dell'Amur,  terminava  una  sua  memoria  offlciale  dichia- 
rando  che  «  la  Manciuria  e  la  Mongolia  erano  terre  destinate  a  pas- 
sare  effettivamente  e  politicamente  sotto  il  dominio  della  Russia.  > 
E  cio  e  ben  chiaro.  La  Russia,  quantunque,  riguardo  alia  estensione 
del  suo  territorio  sia  T  Impero  piu  vasto  finora  esistito,  tuttavia  non 
possiede  coste;  ed  unicamente  per  via  indiretta  e  per  mezzo  di  molti 
strettt  ha  la  possibilita  di  sboccare  neH'Oceano.  Soltanto  nell' Asia, 
al  nord  della  Cina  puo  giungere  al  mare  ed  aprire  comunicazioni  con 
1'Asia  e  con  1'America  e  per  rimbalzo  anche  con  le  altre  parti  del 
rnondo;  percio  in  questi  ultimi  quarant'anni  la  Russia  si  e  impa- 
dronita  cola  dei  porti  di  Wladivostok,  di  Balni  e  di  Port-Arthur; 
ma  per  assicurarne  lo  sviluppo  avrebbe  bisogno  di  conquistare  tutta 
la  costa,  non  esclusa  la  Corea,  circondando  per  tal  modo  dalla  parte 
del  nord  la  Cina,  compreso  Pechino,  e  minacciando,  anzi  dominando 
anche  il  Giappone,  per  mezzo  delia  Corea  melesima,  il  cui  popolo 
essendo  della  medesima  razza  e  molto  amne  ai  giapponesi. 

Le  aspirazioni  della  Russia  e  quelle  del  Giappone  evidentemente 
sono  inconciliabili.  La  Russia  vuol  sottomettere  al  suo  dominio  tutta 
la  costa  con  numerosi  porti  di  guerra  e  di  commercio ;  e  dalla  Corea 
renderebbe  il  Giappone  schiavo  e  vincolato  nel  commercio.  D'altra 
parte  il  Giappone  per  tener  fronte  alia  Russia  ha  bisogno  della  Corea, 
ove  potrebbe  fortificarsi  e  difendersi  con  fasilita  essendo  la  Corea  di- 
visa  dal  continente  per  mezzo  di  una  catena  di  montagne  formidabili. 
II  Giappor.e  e  costretto  a  prender  possesso  di  questo  paese  prima  che 
la  Russia  si  sia  fermata  stabilmente  nella  Manciuria  e  nella  Mongolia; 
fatto  che  potra  verificarsi  solo  dopo  molti  anni.  La  linea  transiberiana 
e  aperfca  da  circa  diciotto  mesi,  ma  e  ancora  interrotta  a,  causa  del 
lago  immenso  di  Baikal,  per  assai  tempo  impraticabile  per  le  nevi  e 
pel  ghiaccio.  Oecorreranno  percio  molti  mesi  a  compire  il  trasporto 
di  truppe,  di  viveri  e  di  munizione  dall'interno  e  dalle  regioni  fer- 
tili  della  Russia  alle  coste  asiatiche;  e  con  tutfea  probabilita  la  guerra 
presente  sara  lunga  e  costera  molto  denaro,  in  special  modo  alia 
Russia.  Ne  il  Giappone  pud  star  sicuro  di  salvarsi  da  una'catastrofe. 
Si  parla  di  un  pericolo  giallo;  perche  i  giapponesi  vincitori  occupe- 
rebbero  la  Cina  per  trasformarla,  organizzarla  all7  Europea,  e  fame 
soprattutto  una  potenza  industriale  e  militare  da  scagliarsi  sopra  1'Oe- 
cidente.  Ma  prima  di  tutto  occorre  un  periodo  lungo  di  tempo,  forte 


746  CRONACA 

molti  secoli,  per  trasformare  i  cinesi ;  i  quali  poi  avrebbero  da  lot- 
tare  assai  in  Asia,  specialmente  contro  i  russi,  prima  di  riuscire  ad 
invadere  1'  Europa.  Mano  a  mano  che  i  cinesi  arriverebbero  amilioni, 
da  noi  sarebbero  sehiacciati,  poiche  gli  Europe!  di  fronte  ai  gialli 
conservano  sempre  uaa  spiccata  superiorita.  Potrebbe  anche  aecadere 
ad  essi  cio  che  accadde  ai  loro  aatecati.  Gli  unni,  i  mongoli,  i  tar- 
tari  irruppero  in  Europa;  gli  unni,  con  a  capo  Attila,  pervennero 
fiuo  alia  Gallia,  ove  furono  messi  in  rotta  e  dispersi  sicche  scompar- 
vero  dalla  storta :  i  mongoli  e  i  tartari  incontrarono  la  distruzione 
sui  confiai  della  Germania.  Questa,  come  la  Polonia  e  1'  Ungheria, 
si  era  creata  una  organizzazione  politica  piu  forte  che  ai  tempi  di 
Attila. 

Ai  cinesi  e  ai  giapponesi,  arrivando  in  Europa  gia  decimati,  po- 
trebbe  eziandio  toccare  la  medesima  sorte  dei  popoli  barbari,  del  ger- 
niani  e  degli  slavi  allorche  invasero  1'impero  romano :  di  essere  cioe 
assimilati  agli  occidental!  e  divenire  cristiani ;  d'essere  per  tal  modo 
rigenerati.  II  pericolo  giarllo  e  piuttosto  immaginario.  In  qual  modo 
i  cinesi,  cosi  affezionati  alia  loro  terra  natale,  si  indurrebbero  ad 
abbandonarla  proprio  allora  che,  grazie  ai  giapponesi  ed  agli  inevi- 
tabili  europei,  le  ricchezze  naturali  dei  proprio  paese  saranno  rad- 
doppiate,  decuplicate  per  mezzo  delle  nostre  arti,  delie  industrie  agri- 
cole?  I  ciuesi  conservatori  per  natura  non  rinunceranno  certamente 
ai  vantaggi  della  propria  civilta.  Le  -strade  ferrate,  la  navigazione  a 
vapore  sui  fiumi  e  la  canalizzazione  completa,  preservera  inoltre  la 
Cina  dalla  carestia. 

Gli  Stati  Uniti  e  1'Inghilterra  senza  dubbio  parteggiano  pel  Giap- 
pone  e  vi  e  la  possibility  che  essi  si  oppongano  alia  sua  invasione.  In 
Francia  i  partiti  si  moltiplicano  nel  far  dimostrazioni  russofile,  chie- 
dendo  di  portar  aoecorso  alia  .Russia  nella  sua  guerra  di  conquista  ; 
ma  se  la  Francia  desse  ascolto  a  tali  consigli,  gli  Stati  Uniti  e  1'In- 
ghilterra  si  schiererebbero  prontamente  dalla  parte  del  Giappone,  e 
cosi  la  marina  francese  potrebbe  andare  inoontro  a  guai  irreparabili, 
mentre  il  proprio  commercio  sarebbe  diminuito  a  tutto  vantaggio  dei 
suoi  rivali,  fra  i  quali  la  Germania.  La  classe  borghese  dirigentenon 
permettera  mai  di  intrapreudere  una  guerra  contro  I'lnghilterra,  che 
e  uno  dei  suoi  migliori  clienti :  ne  d'altronde  potrebbe  aspettarsi  di 
essere  aiutata  dalla  Russia,  che  trovasi  impegnata  neU'Estremo  Oriente. 
La  condizione  piu  favorevole  e  quella  della  Germania,  che  la  Euasia 
trovasi  costretta  a  rispettare,  non  essendole  possibile  di  opporsi  alia 
sua  politica  e  a  quella  dell' Austria  nei  Balcani,  in  Turchia,  in  Per- 
sia ecc.  Quanto  piu  va  in  lungo  la  guerra  e  tanto  piu  la  posizione 
della  Germania  diviene  forfce  ;  ed  al  momento  opportune,  allorche  si 
trattera  la  conclusione  della  pace,  avra  modo  di  adoperarsi  nel  con- 


CONTEMPORANEA  747 

-ciliare  gli  interessi  di  tutti.  E  uno  spettacolo  nuovo  il  presente  di 
vedere  1'Europa,  1'Asia  e  1'America  seguire  con  grande  attenzione  la 
guerra  nella  Manciuria,  la  quale,  che  Dio  ci  salvi,  potrebbe  essere 
il  prodrome  di  una  guerra  europea  o  universale  ;  fatto  unico  nella 
storia.  I  popoli  si  avvicinano  anche  per  mezzo  della  guerra,  che  scon- 
volge  tutti  i  paesi,  li  costringe  a  sacrificii  inauditi  terminando  con 
apportare  qualche  vantaggio  alia  civilta  in  generale,  la  cui  espres- 
sione  piu  sublime  S  il  Cristianesimo. 

Nel  Schaa-tung  i  cinesi  comiaciano  a  stimare  i  vantaggi  derivanti 
dalle  istituzioni  europee.  I  Tedeschi  hanno  costruito  una  via  ferrata 
dal  porto  di  Tsing  tau  (Kiau-Tchau)  nell'interno  della  provincia,  a 
Fusien  e  a  Tsinanton,  ove  sono  a  mezzogiorno  depositi  carboniferi  dai 
cinesi  non  saputi  sfruttare,  perche  essi  non  possedono  macchine  n& 
pompe  per  estrarre  1'acqua  dalle  miniere.  Adesso  le  miniere,  prov- 
viste  di  tutti  gli  attrezzi  occorrenti,  danno  molto  carbone  di  qualita 
eccellente,  e  che  d  trasportato,  per  mezzo  della  via  ferrata,  a  Tsing- 
tau  pel  nolo  dei  bastimenti.  I  cinesi,  essendo  privi  di  combustibili, 
comprano  ora  a  buon  prezzo  il  carbone ;  e  si  sono  stabiliti  in  grande 
numero  lungo  la  via  ferrata,  per  esercitare  con  piu  profitto  il  loro 
commercio.  La  via  ferrata  al  presente  &  lunga  380  chilometri ;  ma 
deve  in  seguito  penetrare  nell'interno  per  oltre  500  chilometri,  con 
una  deviazione  per  Pechino.  II  porto  e  la  citt&  di  Tsing-tau  s'ingran- 
discono  a  vista  d'occhio.  Nel  territorio  di  Kiau-tchau,  ceduto  in  af- 
fitto  alia  Gtermania,  questa  vi  ha  fatto  rimboscare  le  montagne,  e  il 
tao-tai  della  provincia,  vedendo  i  vantaggi  ridondanti  sul  paese,  ha 
incominciato  il  rimboschimento  della  catena  di  montagne  della  sua 
provincia  con  grande  profitto  dell'agricoltura  ed  insieme  della  silvi- 
cultura.  I  cinesi,  dotati  di  molto  senso  pratico,  capiscono  presto  1'uti- 
lita  della  civilta  europea,  se  ce  toccano  con  mano  i  vantaggi. 

2.  Avendo  1'imperatore  aperta  person almente,  il  16  gennaio,  la 
sessione  del  Landtag  prussiano,  tutti  hanno  avuto  agio  di  accertarsi 
della  salute  eccellente  di  Sua  Maesta;  tuttavia  si  parla  di  una  cro- 
ciera  nel  mediterraneo  per  rafforzarla.  Frattanto  egli  non  ha  tralasciato, 
ne  tralascia  di  sbrigare  i  negozii  dello  Stato.  II  discorso  del  trono 
mette  in  evidenza  la  floridezza  delle  finanze,  apportata  in  modo  spe- 
ciale  dal  nuovo  impulso  dato  all' industria  ed  all'agricoltura ;  dimodo- 
ch&  vi  e  la  possibilita  di  assegnare  somme  piti  grosse  all' istruzione 
pubblica,  alle  istituzioni  di  previdenza,  ai  canali,  alle  qondutture  di 
acqua  e  per  altre  spese  necessarie. 

Oltre  a  cid  il  ministro  accenna  anche  a  nuove  leggi  eccezionali 
contro  il  popolo  polacco;  una  di  queste  presentata  al  Landtag  sotto- 
pone  gli  affitti  e  la  lavorazione  della  terra  nelle  province  di  Posen  e 
della  Prussia  occidentale  al  capriccio  della  commissione  incaricata  di 


748  CRONACA 

stabilire  affittuarii  e  coloni  tedeschi  in  dette  province :  eicche  per  uni- 
formarsi  allo  spirito  di  detta  legge  la  commissione  impedira  a  tutti  i 
polacchi  di  acquistare  terre.  Un'altra  legge  proibira  1'uso  dell  a  lingua 
polacca  nelle  riunioni  pubbliche  ;  le  cooperative  e  le  altre  associazioni 
polacche,  gli  istituti  di  credito  dovranno  essere  sottoposti  a  restrizioni 
speciali.  Di  piu  da  molto  tempo  si  tenta  allontanare  i  polacchi  dalle 
imprese  di  lavori  pubblici  e  dalle  forniture.  Gl'  impiegati  del  governo 
sono  obbligati  a  non  fare  acquisti  da  polacchi ;  e  tuttocio  nonostante 
che  1' imperatore,  nella  occasione  della  visita  fatta  a  Posen,  avesse 
data  assicurazione  di  proteggere  e  far  rispettare  la  lingua,  le  tradi- 
zioni  e  i  costumi  dei  proprii  sudditi  d'origine  polacca. 

Tutti  i  provvedimenti  arbitrarii  presi  finora  contro  i  polacchi  sono 
andati  a  vuoto.  Dal  1886  in  poi  la  commissione  incaricata  di  fondare 
colonie  tedesche  nelle  province  di  Est  ha  speso  256  milioni  dei  350 
messi  a  sua  disposizione,  ed  ha  riscosso  per  la  rivendita  di  piccole 
proprieta  agricole  circa  54  milioni.  Sono  state  insediate  7539  famiglie 
con  48  o  50,00"J  membri,  spendendo  per  ciascun  colono  5000  marchi. 
Questi  coloni,  per  una  terza  parte  sono  nativi  delle  province  mede- 
sime  ove  sono  stati  stabiliti;  cosicche  le  due  province  suddette,  con- 
tenenti  due  milioni  di  polacchi  (e  un  milione  di  tedeschi)  hanno  acqui- 
stato  solo  34  o  35,000  abitanti  tedeschi.  Fra  le  1474  famiglie  incor- 
porate nel  1902,  ve  ne  aveva  solo  12  cattoliche.  La  commissione  delle 
colonizzazioni  ha  fatto  costruire  25  chiese,  17  oratori,  24  presbiterii 
con  terreni  da  affittare,  177  scuole  per  i  protestanti,  ma  niente  per 
i  cattolici.  Dal  1886  al  1902  la  commissione  ha  acquistato  132,840 
ettari  da  tedeschi  e  105,326,200  da  polacchi  per  la  somma  di 
M.  175,853.630.  Nel  1903  acquistd  42,052  ettari  per  42,344,114  marchi 
dei  quali  solo  3067  appartenevano  a  polacchi.  Aleuni  di  questi  offri- 
rono  88  grandi  proprieta  e  143  poderi,  in  tutto  35,238  ettari  :  i  te- 
deschi 421  proprieta  e  237  poderi,  cioe  circa  210,575  ettari  di  terreno. 
Per  gli  acquisti  fatti  dalla  commissione  il  prezzo  medio  dell'ettare  e 
salito  da  767  a  1007  marchi,  dando  inoltre  un  grande  incoraggiamento 
alia  speculazione.  Di  fatto  alcuni  polacchi  vendono  le  loro  proprieta 
a  prezzo  assai  elevato,  per  comprare  terre  altrove  ad  un  prezzo  piu 
mite,  mentre  altri  divengono  proprietarii  di  case  in  citta,  oppure  im- 
piegano  il  proprio  denaro  nel  commercio  e  nell'  industria  con  dispia- 
cere  dei  tedeschi  ai  quali  fanno  concorrenza.  In  generale  i  polacchi 
hanno  fatto  molto  progresso  nella  economia  sotto  il  governo  prussiano 
dal  quale  per  questa  parte  hanno  ricevuto  molto  impulse  ed  incorag- 
giamento; si  sono  fatti  lavoratori,  economi,  industriosi  e  intelligent!- 
ma  le  leggi  eccezionali  dalle  quali  sono  colpiti  li  fanno  diffidenti,  ostili 
al  governo  e  ai  tedeschi  in  generale,  i  cui  agenti  rinfocolano  gli  cdii 
ccntro  di  loro.  Alia  camera  il  ministro  Hammerstein  dichiaro  il  25  gen- 


CONTEMPORANEA  749 

naio  che  nelle  pubbliche  assemblee  deve  essere  tollerato  solo  il  tedesco. 
«  Noi  (i  tedeschi)  noi  dobbiamo  comandare ;  ai  polacchi  resta  solo  di 
obbedire;  poiche  i  loro  atti,  le  loro  dimostrazioni  ostili  ci  hanno  esa- 
cerbato  all'estremo,  hanno  esaurita  la  nostra  pazienza.  >  A  tenore  della 
dottrina  spiegata  dal  governo  tutto  il  torto  &  dalla  parte  del  polacchi; 
sebbene  sia  vero  che  negli  ultimi  cinque  anni  la  proprieta  dei  grandi 
possidenti  polacchi  sia  cresciuta  di  22,000  ettari  a  danno  dei  tedeschi. 

II  ministro  di  giustizia  sig.  Schoenstedt  ad  una  interpellanza  ri- 
guardante  le  espulsioni  di  sudditi  russi  rispose,  trattarsi  di  anarchici 
e  di  nichilisti  che  istigavano  all'alto  tradimento  ;  congiuravano,  tene- 
vano  relazioni  segrete  con  i  rivoluzionarii  della  Russia,  trasgredendo 
inoltre  le  leggi  tedesche.  Coloro  che  fecero  la  interpellanza  ed  i  so- 
cialisti  non  erano  in  grado  di  smentire  le  asserzioni  del  ministro  ne 
di  provare  i  fatti  esposti  in  difesa  degli  espulsi ;  percio  la  camera  fu 
costretta  ad  approvare  la  condotta  del  ministero  :  di  alcuni  fatti  perd 
non  si  sono  portate  prove  molto  sicure.  In  ogni  circostanza  il  governo 
prussiano  si  e  dimostrato  molto  compiacente  verso  la  Russia  ;  e  spesso 
le  ha  consegnato  individui  senza  avere  prove  suffloienti  intorno  la 
loro  reita.  Oggi,  in  forza  di  un  trattato  reciproco  di  estradizione,  sono 
restituiti  anche  i  disertori,  quasi  tutti  polaechi,  i  quali  a  migliaia 
cercano  asilo  presso  di  noi.  Essendo  buoni  lavoratori,  modesti  e  tran- 
quilli,  i  proprietarii  e  gli  industrial!  si  lagnano  vedendosi  privati  in 
tal  modo  di  buoni  operai.  In  contraccambio  la  Russia  e  obbligata  di 
consegnare  i  disertori  prussiani;  solamente  pero  non  si  e  mai  da  to  il 
caso  di  prussiani  e  nemmeno  di  polacchi  disertori,  rifugiati  in  Russia. 
In  seguito  alle  incessanti  proteste  della  camera,  il  trattato  di  estra- 
dizione non  fu  piu  rinnovato  dopo  il  1860 ;  avendo  lasciato  per  di  piu 
nel  popolo  la  ferma  credenza  che  la  Russia  ne  abusava,  facendosi  con- 
segnare persone  innocent  i  col  pretesto  di  congiure  anarchiche. 

3.  Dai  resoconti  presentati  alia  camera  si  rileva  che  il  bilancio 
del  1903  invece  di  avere  un  disavanzo  si  e  chiuso  con  un  avanzo  di 
70  milioni.  Le  entrate  delle  strade  ferrate  soprattutto  sono  auinentate, 
merce  il  continue  accrescimento  del  commercio  agricolo.  La  Germania 
ha  superato  1'Inghilterra  nella  produzioae  del  ferro,  avendone  dato 
nel  1903  8,700,000  tonnellate.  La  produzione  del  combustibile,  sia 
carbone  o  antracite,  di  colla,  e  di  mattoni,  e  stata  di  184.600,000 
tonnellate,  e  continua  a  crescere,  per  la  scoperta  fatta  di  nuove  mi- 
niere  di  carbone,  specialmente  in  Westfalia.  II  commercio  con  1'estero 
ha  raggiunto  la  somma  di  11  miliardi  e  400  milioni  di  marchi ;  somma 
finora  giamrnai  avutasi,  poiche  nel  1903  fu  di  10,600  e  nei  1901  di 
10,200  milioni.  Durante  i'ultimo  triennio  1' importazione  di  metalli 
preziosi  ascese  a  3  miliardi  e  741  milioni;  la  esportazione  a  un  mi- 
liardo  e  174  milioni.  La  bilancia  percid  si  piega  in  favore  della  Ger- 


750  CRONACA 

mania,  essendo  la  esuberante  importazione  di  metalli  preziosi  il  ter- 
mometro  dell'agiatezza  di  uua  nazione.  Anche  1'agricoltura  ha  pro- 
gredito,  non  essendo  accresciuta  1'  importazione,  sebbene  sia  aumentata 
la  popolazione  e  il  conseguente  consumo ;  e  cio  perche  1'agricoltura 
e  aiutata  molto  con  i  sali  a  base  di  potassa,  estratti  dalle  miniere  di 
Stassfurt,  Leopoldstall  ecc.,  e  che  formano  un  ingrasso  energico  in- 
»ieme  ai  dieci  milioni  di  tonnellate  di  fosfato  di  calce  ricavati  dalla 
defosforazione  del  minerali  lavorati  nelle  officine  del  ferro. 

Per  dare  incremento  all'agricoltura  ed  alPindustria  si  sono  mol- 
tiplicati  anche  in  questi  ultimi  tempi  sulle  montagne  gli  argini  per 
condurre  ed  utilizzare  le  acque  fluviali  e  impedire  le  inondazioni  e 
i  danni  da  queste  apportati.  L'argine  piu  importante  in  tutta  1'Eu- 
ropa  stessa  e  quello  di  Urft  (Prussia  renana),  il  bacino  del  quale  vi- 
cino  a  Gemunde  raccoglie  le  acque  fluviali  di  una  superficie  di  375 
ehilometri  quadrati.  Qaesto  serbatoio  potra  contensre  45  milioni  e 
mezzo  di  metri  cubi ;  dara  una  cascata  alta  110  metri,  cioe  cinque 
metri  piu  alta  che  quella  del  Niagara,  e  fornira  fino  a  22  milioni  di 
kilowatt  per  forza  motrice,  dei  quali  16  milioni  sono  gia  afflttati  per 
600,000  marchi  annui.  Piu  lungi  1'acqua  della  cascata  sara  utilizzata 
per  irrigare  i  prati  e  i  campi.  La  spesa  di  otto  milioni  e  mezzo  in- 
contrata  nella  costruzione  fruttera  dtinque  grossi  guadagni,  senza  con- 
tare  il  vantaggio  di  poter  stabilire  officine  e  fabbriche  nelle  campagne, 
lontano  cioe  dalle  citta  e  dalle  cave  di  carbone,  ove  gia  si  trovano 
agglomerate  molte  fabbriche ;  e  gli  operai  potranno  stabilirsi  in  cam- 
pagna,  liberi  e  disgregati.  Nonostante  che  la  Germania  sia  tanto  ricca 
di  carbone,  pure  non  tralascia  di  usufruire  delle  cascate  di  acqua 
quale  forza  motrice;  a  piu  forte  ragione  ci6  faranno  gli  altri  paesi, 
ove  non  esiste  carbone. 

4.  Da  alcuni  anni  va  crescendo  1'agitazione  e  la  guerra  mossa  dalle 
associazioni  protestanti  contro  la  Chiesa  Cattolica.  Non  passera  molto 
tempo  e  il  Kulturkampf,  la  persecuzione  contro  i  cattolici  seoppiera 
di  nuovo,  poich&  i  fanatici  non  hanno  riguardo  ne  all'ordine  pubblico, 
ne  al  benessere,  n&  alle  condizioni  esterne.  Eppure,  sebbene  le  con- 
dizioni  nelle  quali  trovasi  presentemente  la  Germania  di  fronte  al  mondo 
siano  ottime,  le  occorre  1'aiuto  di  tutti  i  suoi  cittadini,  di  tutte  le 
proprie  risorse  per  conservare  tale  stato  di  cose  ed  insieme  star  pre- 
parata  agli  eventi  che  da  un  momento  all'altro  possono  sorgere.  Con. 
tutto  questo  i  protestanti  sono  cosi  esaltati  da  preferire  di  mettere  la 
discordia  e  provocare  magari  la  guerra  civile  ;  e  ci  vanno  accusando 
di  antipatriottismo,  quantunque  su  tal  punto  non  ci  abbiano  mai 
potuto  cogliere  in  fallo.  Perfino  nelle  associazioni,  nelle  assemblee  rac- 
colte  per  trattare  le  question!  interne  riguardanti  il  protestantismo,  si 
dedicano  prima  di  tutto  a  combattere  la  Chiesa  Cattolica,  ad  aizzare 


CONTEMPORANEA  751 

le  autorita  politiche  perchd  la  trattino  duramente.  La  Kirchenausschuss, 
composta  di  delegati  delle  chiese  nazionali  della  Germania,  allo  scopo 
di  promuovere  1'unione  e  le  federazioni  di  tali  chiese,  convoco  la  sua 
prima  adunanza  il  18  e  19  febbraio  u.  s.  in  Dresda;  ed  in  dettaadu- 
nanza,  secondo  quanto  riferisce  il  Dresdener  Journal,  si  sono  occupati 
del  bene  spirituale  dei  protestanti  dispersi  nei  paesi  cattolici,  eppoi 
aH'unanimita  protestarono  per  1'  abolizione  dell'  art.  2  della  legge 
contro  i  Gesuiti  (che  proibisce  ai  Gesuiti  isolati  di  far  dimora  su 
territorio  dell'  Impero) ;  riprovando  in  pari  tempo  1'accoglienza  fatta 
dal  Keichstag  alia  mozione  del  Centre  in  favore  della  tolleranza.  I 
lettori  si  ricordano  gia  come  di  recente  un  prete  cattolico,  in  se- 
guito  alia  denunzia  di  un  pastore  fu  condannato  a  30  marchi  di 
multa  per.  aver  conferito  un  battesimo  nel  Ducato  di  Brunswick. 
Fatti  simili  accadono  pure  nel  Kegno  di  Sassonia  e  nel  Ducato  di  Me- 
cklenbourg.  La  Kirchenaussehuss  ha  dato  incarico  al  sig.  Voigts,  pre- 
sidente  del  consiglio  ecelesiastico  della  Prussia,  di  iniziare  le  pratiche 
necessarie  per  dar  corso  ad  ambedue  le  proteste  suddette;  e  questo 
fatto  prova  come  si  aveva  ragione  prevedendo  che  1'unione  delle  Chiese 
protestanti  di  Germania,  voluta  da  Guglielmo  II  per  amore  di  pace 
e  di  concordia,  si  sarebbe  risolta  in  un  nuovo  scoppio  di  odio  unanime 
contro  la  Chiesa  Cattolica. 

Nel  1872,  nell'inizio  del  Kulturkampf,  il  ministro  dei  culti,  M.  Falk, 
pubblico  un  d,ecreto  contro  le  congregazioni  della  SS.  Yergine,  fondate 
da  tempo  immernorabile  fra  gli  alunni  delle  scuole  superior! ;  il  giorno 
23  gennaio  1904  il  presente  ministro  dei  culti  e  della  pubblica  istru- 
zione,  sig.  Studt,  ha  annullato  il  decreto  del  suo  predecessore  :  perd 
ha  circondata  la  esistenza  delle  congregazioni  suddette  con  tante  re- 
strizioni  e  sottomissioni,  le  ha  sottoposte  ad  una  sorveglianza  tanto 
rigorosa  e  stucchevole  da  renderne  estremamente  difficile  la  conser- 
vazione. 

5.  La  camera  bavarese  discute  presentemente  la  riforma  elettorale 
diretta  allo  scopo  di  migliorare  il  regime  presente,  pel  quale  i  diritti 
elettorali  dei  cittadini  sono  resi  una  vera  commedia.  L'elezione  e  di 
due  gradazioni.  II  governo  forma  le  circoscrizioni  elettorali,  dividendole 
poi  in  piccoli  distretti,  ciascuno  dei  quali  elegge  il  numero  di  elettori 
di  secondo  grado  fissato  daH'ammmistrazione.  Questi  elettori  di  89- 
condo  grado  in  ciascuna  circoscrizione  eleggono  da  uno  a  quattro  de- 
putati  secondo  la  divisione  fatta  dal  ministero,  il  quale  forma  circoscri- 
zioni di  estensione  diversa,  in  modo  perd  da  ottenere  che  le  circoscrizioni 
medesime  e  i  diritti  elettorali  assicurino  da  per  tutto  la  maggioranza  ai 
protestanti,  ai  liberal!,  ed  ai  ministerial*.  Tale  divisione  e  fatta  con 
tanta  malizia  da  mettere  i  cattolici,  costituenti  quasi  i  tre  quarti  della 
popolazione,  nella  condizione  di  ottenere  nella  camera  solo  una  debo- 


752  CRONACA 

lissima  maggtoranza.  La  legge  nuova  fissa  una  divisione  piu  equa, 
mettendo  1'equilibrio  nelle  circoscrizioni ;  ma  quantunque  non  renda 
plena  giustizia  ai  cattolici,  i  liberal!  e  i  protestanti  gridano  come  os- 
sessi  coatro  la  persecuzione,  e  tentano  di  sollevare  la  plebaglia  contro 
il  disegno  di  legge  e  contro  gli  ultramontani.  Inoltre  caratterizza  molto 
bene  le  condizioni  della  Baviera  il  fatto  del  conte  de  Moy,  fratello 
del  gran  maresciallo  di  Corte,  ed  egli  stesso  benviso  al  principe  Reg- 
geute,  il  quale  alia  camera  propose  di  privare  i  sacerdoti  cattolici 
del  diritto  di  voto. 

7.  II  18  gennaio  8000  tessitori  di  Krimmitschan  (Sassonia)  hanno 
ripreso  il  lavoro  senza  alcun  patto,  dopo  uno  sciopero  durato  sei  mesi, 
nel  qual  tempo  hanno  esauriti  tutti  i  loro  risparmi  e  i  sussidi  rela- 
tivam-ente  considerevoli,    elargiti  dalle  societa   operaie.    Lo    sciopero 
aveva  per  scopo  di  ottenere  la  riduzione  della  giornata  a  dieci  ore ; 
ma  i  socialisti  volevano  rnostrare  la  propria  forza,  imponendo  condi- 
zioni ai  fabbricanti.  Questi  pero  compresero  subito  che  si  voleva  pri- 
varli  della  direzione  dei  proprii  stabilimenti,  e  metterli  nella  condi- 
zione  di  troncare  il  commercio.    II  vero  scopo  dei  nostri  socialisti  e 
quello  di  stabilire  fra  padroni  ed  operai  lo  stato  di  guerra  permanente; 
fallito  il  primo  tentativo,  i  capi  vi  penseranno  su  due  volte  prima  di 
ricominciare  e  gli  operai  non  si  afire  tter  anno  tanto  a  seguirli.  I  nostri 
uomini  di  governo,    immersi  troppo  nella  lotta   contro  i  polacchi  ed 
anche   contro  i  cattolici  in  generale,  non  capiscono   ancora,    non    si 
accorgono  quale  importanza  abbia  il  moviinento  socialista. 

8.  La  parrocchia  riformata  (calvinista)  di  San  Niccola  in  Amburgo 
ha  approvato  Puso  del  calice  personale.  Tale  questione  e  stata  discussa 
anche  a  Berlino  ed  in  altre  citta  protestanti,  essendo  giudicato  inci- 
vile  e  disgustoso  bere  tutti  in  un  medesimo  calice,  nel  commemorare 
la  Santa  Cena.  Si  teme  la  contaminazione ;    del  resto  e  molto  facile 
con  la  pratica  presente  della  comunione  protestante,  di  attaccarsi  vi- 
cendevolmente  le  malattie. 

COSTANT1NOPOL1  (Nostra  Corrispondenza).  1.  La  situazione  politica  in 
Macedonia.  —  2.  II  Generale  Etnilio  De  Giorgis  e  T  influenza  italiana 
in  Oriente.  —  3.  La  morte  di  un  metropolita  compromettente.  —  4  Le 
lettere  del  patriarca  greco  sull'unione  delle  Chiese  e  le  risposte  delle 
Chiese  autocefale.  —  5.  L'almanacco  delle  famiglie  cattoliche  di  Costan- 
tinopoli  e  la  Nuova  Biblioteca  di  autori  ecclesiastic!  greci. 

1.  La  stanapa  turca  non  pubblica  piu  i  bollettini  di  vittorie  delle 
truppe  imperial!  sui  malfattori  e  banditi  della  Macedonia.  L'inverno 
rigidissimo  sospende  le  ostilita,  ma  i  comitati  bulgari  preparano,  e 
forse  a  breve  intervallo,  nuove  sommosse.  La  diplomazia  si  e  studiata 
di  lenire  i  mali  che  travagliano  la  Macedonia  e  di  prevenirne  dei 


CONTEMPORANE  A  753 

nuovi.  La  Russia  e  1'Austria,  che  piu  delle  altre  nazioni  hanno  degl'in- 
teressi  vital!  nei  Balcani,  con  1'appoggio  delle  potenze  firmatarie  del 
trattato  di  Berlino,  presentarono  non  d  guari  alia  Sublime  Porta  pel 
tramite  dei  loro  rispettivi  ambasciatori  un  piano  di  riforme  da  attuarsi 
gradatamente  nella  Macedonia.  I  giornali  turchi  non  ne  hanno  parlato 
e  per  giuste  ragioni.  La  censura  turca  vieta  rigorosamente  la  diifu- 
sione  di  quelle  notizie,  che  potrebbero  malamente  impressionare  1'opi- 
nione  pubblica  musulmana.  Per  le  tante  disdette  subite  durante  il 
lungo  suo  regno,  Abiul-Hamid  II  e  inviso  ai  musulmani  di  vecchio 
stampo,  in  peculiar  inodo  ai  softa  o  studenti  di  teologia  coranica,  e 
per  giuata  cordialrnente  odiato  dalla  giovane  Turchia.  La  divulgazione 
di  un  trattato,  mediante  il  quale  due  potenze  cristiane  dettano  leggi 
alia  Sublime  Porta,  ed  alle  medesime  piu  non  aggiudicano  sulla  Ma- 
cedonia che  una  sovranita  nominate,  acuirebbe  presso  i  Turchi  gli 
antichi  rancori  contro  il  Padiscia  regnante.  I  sudditi  di  Abdul- Hamid  II 
devono  ignorare  il  decadimento  progressivo  del  loro  impero,  ed  afflne 
di  non  dissipare  le  tenebre  della  loro  ignoranza,  gli  annuari  ufficiali 
turchi  continuano  a  noverare  1' Algeria,  1'Egitto,  la  Tunisia,  e  la  Bul- 
garia tra  le  provineie  dell'  impero  ottomano. 

Nel  loro  memorandum  la  Russia  e  1'Austria  rivolgono  un  monito 
ai  governi  turco  e  bulgaro.  L'inSurrezione  macedone  non  avrebbe  assunto 
si  vaste  proporzioni,  se  i  comitati  bulgari  non  avessero  trovato  un 
tacito  appoggio  ed  una  larga  tolleranza  nel  governo  della  Bulgaria. 
Malgrado  le  sue  strettezze  finanziarie,  la  Bulgaria  spandeva  il  suo  oro 
nella  Macedonia,  e  vi  mandava  delle  legioni  di  maestri,  i  quali  si 
arruolavano  nelle  file  dei  comitati  ed  obbedivano  ciecamente  ai  loro 
ordini.  Per  combattere  T  influenza  greca  ed  elirninare  i  Serbi,  che 
rivendicano  dei  diritti  storici  sul  territorio  macedone,  la  propaganda 
bulgara  ebbe  non  di  rado  ricorso  a  violenze  molto  odiose.  Alcuni  villaggi 
cattolici,  quelli  di  Calinovo,  Novo  Selo,  Rosclovo,  Mijderek,  Q-avaganzi 
•ecc.  sotto  1'incubo  delle  minacce  dei  comitati,  abiurarono  la  loro  fede, 
e  ritornarono  allo  scisma.  II  delegate  apostolico  della  Macedonia,  il  ze- 
lantissimo  Mgr.  Epifanio  Scianov,  corse  rischio  della  vita.  Per  sostenere 
la  loro  causa  i  Bulgari  commisero  dei  truci  delitti,  barbaramente  ucci- 
dendo  dei  maestri  serbi  a  Salonicco,  a  Prilep,  a  Grhevgheli  ed  altrove.- 
Questi  fatti,  e  gli  ultimi  attentati  alia  dinamite  di  Salonicco  provo- 
carono  la  sanguinosa  repressione  della  Turchia,  1'mcendio  e  la  rovina 
di  molti  villaggi  cristiani  della  Macedonia,  e  1'esodo  doloroso  di  mi- 
gliaia  d'infelici  dai  patrii  lari.  Molte  vittime  innocenti  sono  cadute 
sotto  il  piombo  dei  basci-buzuk  o  truppe  irregolari  turche,  le  quali 
nel  loro  finatismo  contro  i  cristiani  non  hanno  nemmeno  risparmiati 
i  Greci,  com'e  avvenuto  a  Novoski,  ad  Armensko  ed  altrove. 

Nella  nota  trasmessa  alia  Sublime  Porta,  la  Russia  e  1'Austria 
1904,  vol.  1,  fasc.  1290.  48  12  marzo  1904. 


754  CRONACA 

riconosccno  alia  Turcliia  il  diritto  di  prevenire  i  disordini,  e  di  pu» 
nire  gli  autori,  a  condizione  pero  che  siano  eliminate  le  violenze  ed  i 
soprusi.  Le  due  potenze  esigono  inoltre  che  ispettori  russi  ed  austriaci 
siano  aggiunti  alia  persona  di  Hilmi  pascia,  cui  la  Sublime  Porta  ha 
affidato  F  incarico  di  pacificare  la  Macedonia.  Gl'  ispettori  dovranno 
seguire  dovunque  Hilmi  pascia,  studiare  le  condizioni  ed  i  bisogni 
della  popolazione  indigena,  vegliare  sulle  sue  sorti,  impedire  le  vio- 
lenze, chiedere  pel  compimento  del  loro  rnandato  1'aiuto  di  esperti 
dragomanni  (interpreti).  La  polizia  dovrebbe  essere  riorganizzata,  ed 
al  comando  supremo  della  medesima  chiamato  un  generale  stranieror 
coadiuvato  da  ufficiali  e  sott'  ufficiali  stranieri.  Per  dirimere  le  cause 
di  conflitto  e  mantener  1'ordine,  nei  centri  piu  important!  si  forme- 
rebbero  alcune  commissioni  miste  di  cristiani  e  di  musulmani,  sulle 
quali  i  consoli  russo  ed  austriaco  avrebbero  diritto  di  sorveglianza* 
II  governo  turco  dovrebbe  erogare  alcune  somme  per  restaurare  o  rie- 
dificare  i  villaggi  provati  o  distrutti  dall' incendio,  e  permattere  ai 
rifugiati  nella  Bulgaria  e  nel  Montenegro  di  reintegrare  il  loro  do- 
miciiio,  esentare  i  medesimi  dal  pagamento  delle  imposte  durante  un 
anno,  e  consegnare  alle  commissioni  miste  le  somme  da  distribuirsi 
ai  danneggiati. 

Tali  sono  in  succinto  i  disegni  di  riforma  proposti  dalla  Kussia  e 
dall'Austria.  La  Macedonia  non  pud  come  1'isola  di  Greta  aspirare 
all'autonomia  politica  sotto  la  sovranita  nominale  della  Turchia.  In 
Greta,  la  lotta  religiosa  e  poiitica  nello  stesso  tempo  combattevasi 
solamente  tra  Greci  e  Turchi,  gli  uni  e  gli  altri  legati  per  giunta 
da  identita  di  razza,  perche  i  musulmini  cretesi  sono  Greci  apo- 
stati  dal  cristianesimo.  La  Macedonia  al  contrario  e  un  vero  pande- 
monio  etnologico.  Turchi,  Albanesi,  Serbi,  Bulgari,  Greci,  Rumenir 
Montenegrini  vi  dimorano  guardandosi  in  cagnesco,  e  pronti  a  venire 
alle  mani  per  disputarsene  il  dominio  assoluto.  L'autonomia  politica. 
non  avendo  probabilita  di  riuscita  in  condizioni  cosi  sfavorevoli,  egli 
e  giuocoforza  tutelare  con  opportune  riforme  la  vita  e  gli  averi  dei 
suoi  abitanti  cristiani.  Ma  le  riforme  nei  paesi  sudditi  dell' Islam  sono 
una  fisima.  Bisognerebbe  abrogare  il  giure  fondamentale  dei  Musul- 
mani, che  ai  seguaci  del  Profeta  attribuisce  la  superiorita  religiosa 
e  politica  sulle  razze  crisfciane.  Inoltre,  per  quel  che  concerne  la 
Macedonia,  1'attuazione  delle  progettate  riforma,  susciterebbe  vivis- 
simo  rancore,  e  forse  sanguinose  rivolte  tra  gli  Albanesi  musulmani, 
che  Abdul  Harnid  lusiuga  ed  accarezza  per  tenerseli  amici.  Prevediamo- 
quindi  che  le  provvidenze  proposte  dalla  Russia  e  dall'Austria  non  sa- 
ranno  applicate.  La  diplomazia  turca  temporeggia,  come  Fabio  Cun- 
ctator,  e  1'  incalzarsi  di  nuovi  avvenimenti  nella  politica  europea  fara 
ben  presto  dimenticare  la  Macedonia,  ed  i  suoi  sciagurati  abitantu 


CONTEMPORANEA  755 

2.  La  Colonia  italiana  di  Costantinopoli  aspetta  per  festeggiarlo 
il  generate  Emilio  De  Giorgis,  scelto  a  comandante  supremo  della 
gendarmeria  nella  Macedonia.  Questa  carica  non  6  esente  da  peri- 
coli.  Gli  albanesi  sono  facinorosi,  e  potrebbero  giocare  al  gene- 
rale  italiano  il  brutto  tiro  che  gia  hanno  giocato  ai  due  consoli 
russi  di  Monastir  e  di  Mitrovitza.  La  Sublime  Porta  si  &  mostrata 
restia  sul  bel  principio  dallo  stipendiare  un  generale  italiano  per  ri- 
stabilire  1'ordine  nella  Macedonia.  Avrebbe  preferito  un  tedesco  o  un 
francese.  L'esereito  e  la  marina  turca  noverano  nelle  loro  file  degli 
ufficiali  superior!  di  queste  due  nazioni  grassamente  retribuiti.  Q-l'Ita- 
liani  sono  esclusi  dall'esercito  turco,  fuor  di  dubbio  perche  si  teme 
che  diffondano  fra  i  soldati  delle  idee  sovversive,  secondo  la  pedante- 
sca  circonlocuzione  della  censura  turca.  S'  ingannano  perd  di  molto 
coloro  i  quali  scorgono  nell'invio  in  Macedonia  del  generale  De  Gior- 
gis  un  trionfo  dell'influenza  italiana  nel  Levante.  L'ltalia  ha  molti 
dei  suoi  connazionali  nell'  impero  ottomano,  ma  il  suo  prestigio  e  ben 
deeaduto,  tanto  piu  se  questo  si  paragoni  con  la  supremazia  che  gli 
operosi  mercanti  di  Genova  e  di  Yenezia  esercitavano  su  tutti  gli 
scali  dell'Oriente.  La  lingua  italiana  e  totalmente  dimenticata  one- 
.gletta  dalle  odierne  generazioni :  pei  suoi  traffici  1'Italia  non  possiede 
in  Turchia  delle  banche  o  degl'istituti  di  creditor  nelle  grandi  am- 
ministrazioni  il  numero  degl'impiegati  superiori  italiani  e  limitatis- 
simo,  e  le  piu  grandi  prebende  sono  riservate  ai  tedeschi,  frartcesi, 
<ed  inglesi.  Noi  abbiamo  la  prevalenza  numerica  a  Costantinopoli 
{12,000  ai  15,000),  a  Smirne  (8000),  a  Salonicco  (5000)  ed  in  altri 
centri  imports nti  :  ma  la  nostra  emigrazione  risulta  in  massima  parte 
di  braccianti  ed  operai,  e  ben  sovente,  e  doloroso  il  dirlo,  di  ele- 
menti  che  gettaco  il  discredito  e  1'infamia  sul  nome  italiano.  Gli  ope- 
rai italiani  sono  sorvegliati  con  diffidenza  dalla  polizia  turca.  Spesso 
si  rifiuta  loro  il  teskere  (passaporto)  per  1'interno  della  Turchia.  Alle 
volte,  nelle  grandi  solennita,  o  durante  il  passaggio  di  sovrani  esteri 
per  Costantinopoli,  molti  di  questi  sc*"agurati  sono  rinchiusi  per  vari 
giorni  nelle  carceri  turche,  e  Pambasciata  italiana,  per  una  prudenza 
che  alle  volte  pu6  sembrare  eccessiva,  non  si  occupa  delle  loro 
sorti. 

Al  decadimento  del  nostro  prestigio  contribui  per  parecchi  anni 
Panticlericalismo  della  nuova  Italia.  Nell'  Oriente  dove  per  tutte  le 
razze  e  le  confessioni  religiose,  la  pubblica  istruzione  e  nn  mono- 
polio  quasi  esclusivo  del  clero,  il  governo  del  Crispi  voile  acclimare 
la  scuola  laica.  La  loggia  massonica  italiana  di  Costantinopoli,  P/te- 
lia  Risorta,  favori  questa  politica  ostile  al  sentimento  religiose  e 
al  decoro  nazionale.  A  scopo  di  beneficenza  si  organizzarono  ogni 
anno  dei  balli  massonici,  ai  quali  intervennero  coloro  che  passano 


756  CRONACA 

per  le  piii  spiccate  personalita  della  colonia,  ed  anche  degli  ufficiali 
di  marina  rivestiti  delle  iusegne  massoniche.  Dalla  sua  guerra  alia 
religione  ed  ai  missionari  Italian!  tanto  benemeriti  dell'  Oriente,  il 
governo  non  raccolse  che  il  danno  e  le  beffe.  Le  scuole  italiane  si 
spopolarono,  laddove  le  scuole  francesi,  dirette  da  zelanti  edncatori 
del  clero  regolare  fiorirono  mirabilmente.  Le  niigliori  famiglie  anche 
italiane,  mandarono  i  loro  figli  alle  scuole  francesi  giudicando,  e  non 
a  torto,  la  loro  tutela  morale,  superiore  a  quella  delle  scuole  laiche 
crispine,  che  a  Costantinopoli  su  12,000  italiani  giunsero  a  stento  a 
raggranellare  una  scolaresca  di  200  alunni.  Copriamo  poi  di  un  velo 
pietoso  certi  episodi  che  non  ridonderebbero  ad  onore  dei  maestri  scelti 
a  diffondere  nel  Levante  1'  influenza  e  la  lingua  italiana.  I  meschini 
politici  della  nuova  Italia  dimenticarono  la  frase  di  Garnbetta  che 
1'anticlericalismo  non  e  un  articolo  di  esportazione.  Sembra  che  se  ne 
siano  accorti  alPora  in  cui  scriviamo,  quantunque  un  po'  tardi.  Un 
nucleo  di  Salesiani  coi  sussidii  ed  a  nome  dell'Associazione  per  soc- 
correre  i  missionari  italiani  all'estero  si  e  stabilito  a  Smirne.  Di  botto 
il  nuinero  degli  alunni  da  novanta,  quanti  ne  contava  la  scuola  laica, 
si  e  innalzato  a  duecento.  Due  altri  padri  Salesiani  preparano  a  Co- 
stantinopoli una  novella  fondazione.  Ci  e  in  tal  guisa  da  sperare  che 
i  figli  dei  nostri  connazionali  ed  emigrant!  in  Turchia  non  saranno 
esposti  al  pericolo  di  ricevere  un'educazione  atea,  e  d'  imbeversi  di 
massime  perniciose  per  la  loro  vita  morale  e  sociale. 

3.  A  Scopia  (Uskub)  e  morto  all'eta  di  52  anni  il  metropolita 
serbo  Firnailiano.  Da  vari  anni  il  suo  nome  era  divenuto  un  vessillo 
di  guerra,  un  porno  di  discordia  nella  Macedonia.  La  Russia,  la  Tur- 
chia, la  Serbia,  la  Bulgaria,  il  patriarcato  greco  del  Fanar  non  sa- 
pevano  come  calmare  1'agitazione  e  risolvere  i  problemi  che  suscito  la 
sua  nomina  prima  a  vicario  e  poscia  a  metropolita  di  Scopia.  La 
morte  ha  sciolto  il  nodo  gordiano.  Mgr.  Firmiliano,  serbo  di  origine, 
avea  studiato  al  seminario  di  Belgrade,  ed  in  seguito  all'universita 
di  Praga  e  di  Atene.  Di  ritorno  in  patria  nel  1880,  ottenne  la  cat- 
tedra  di  teologia  nel  seminario  nel  quale  avea  trascorsi  gli  anni  della 
sua  infanzia.  Nel  1897,  il  Sinodo  della  Grande  Chiesa  di  Costantino- 
poli lo  chiamavaa  governare  col  titolo  di  vicario  Teparchia  di  Scopia. 

I  serbi  gongolarono  di  gioia.  SulPesempio  dei  Bulgari   speravano  di 
strappare  alia  Sublime  Porta  i  berat  necessari   per  la  fondazione  in 
Macedonia  di  diocesi  con  titolari  serbi.  Durante  il  patriarcato  di  Co- 
stantino  Y  (1897-1901)  i  loro  voti  erano  sul  punto  di  essere  appagati. 

II  Fanar  consentiva  alia  consecrazione  di  Firmiliano  a  metropolita  di 
Scopia.  Tutto  era  gia  pronto  per  la  solenne  cerimonia,  che  la  Serbia 
riguardava  come  un  trionfo  della  sua  influenza,  quando  la   Sublime 
Porta,  cedendo  alle  pressioni  della  Russia,  di&  ordine  che  si  differisse 


CONTEMPORANEA  757 

la  consecrazione  di  Firiniliano.  Temevasi  nn  sollevamento  del  Bulgari 
detti  patriarchisti,  perch&  sottomessi  tuttora  alia  giurisdizione  del  pa- 
triarcato  greco.  Ritornato  al  potere  dopo  un  esilio  di  quattordici  anni 
1'attuale  patriarca  Gioacchino  III,  la  Russia  fe'  delle  istanze  presso  il 
Fanar  onde  appagare  i  voti  dei  Serbi  senza  irritare  i  Bulgari.  A  questi 
si  concessero  i  Berat  per  le  nuove  diocesi  di  Melenic,  Kastoria,  Mo- 
gliena,  Doiran  ;  ai  Serbi  poi  si  die'  formale  promessa  che  Firmiliano 
sarebbe  stato  assunto  alia  dignita  di  metropolita.  Ed  infatti  il  15  giu- 
gno  1902,  nel  monastero  di  Scaloti  presso  Dedeagatch  egli  fu  consa- 
crato  dai  metropoliti  greci  di  Ohio,  e  di  Vodena  e  Lititza.  Non  per 
questo  cessarono  i  dissidii  ed  i  conflitti  di  razza  nell'eparchia  di 
Uskub.  II  clero  greco  ribellossi  al  neoeletto,  dichiarando  che  1'elle- 
nismo  non  doveva  sottostare  ad  un  vescovo  slavo  iinposto  dalla  Russia. 
I  Bnlgari  lo  considerarono  come  un  intruso  in  una  provincia  abitata 
da  60,000  Bulgari  e  300  serbi.  I  Serbi  alia  loro  volta  si  studiarono 
di  dimostrare  la  legittimita  dell'elezione  di  Firmiliano,  compilando 
delle  statistiche  secondo  le  quali  il  vilayet  di  Uskub  novera  60,000 
famiglie  serbe.  II  povero  Firmiliano,  levato  a  cielo  in  Belgrado,  come 
il  pioniere  dell'  influenza  serba  in  Macedonia,  non  ebbe  il  coraggio 
di  visitare  il  suo  gregge.  I  comitati  bulgari  aveanlo  minacciato  di 
sopprimerlo  e  le  loro  minacce  si  sarebbero  avverate.  L'insuccesso 
degl'  insorti  macedoni,  e  la  guerra  mossa  dalla  Turchia  all'elemento 
bulgaro,  lo  indussero  timidamente  a  recarsi  nella  sua  sede  metropo- 
litana,  dove  la  polizia  lo  teneva  d'occhio  per  tutelare  la  sua  persona. 
La  sua  morte  ha  prodotto  una  tregua  di  breve  durata.  La  nomina 
del  suo  successore  sara  laboriosissima  e  provochera  nuovi  conflitti. 
Con  1'andare  del  tempo,  le  singole  citta  della  Macedonia  diverranno 
la  sede  di  parecchie  metropoliti  greco,  bulgaro,  serbo,  rumeno,  e 
questo  miscuglio  eterogeneo  di  pastori,  i  quali  si  odieranno  cordial- 
mente,  e  si  diffameranno  e  si  combatteranno  a  vicenda,  sara  la  con- 
seguenza  logica  di  quel  manco  di  unita  che  travaglia  le  chiese  or- 
todosse.  Separate  dal  cattolicismo,  sono  divenute  chiese  nazionali 
che  immemori  degl'  interessi  religiosi  si  trasforraano  in  servile  stru- 
mento  del  potere  politico,  e  sperperano  le  loro  energie  in  una  lotta 
sterile  ed  infeconda. 

4.  Neil'aprile  del  1903  il  patriarca  greco  di  CostantiDopoli  Gioac- 
chino III  indirizzava  una  lettera  sinodale  alle  Chiese  antocefale.  Gioac- 
chino III  ed  i  dodici  metropoliti  del  Sinodo  del  Fanar  propone vano 
agli  altri  patriarcati  delPOriente  ed  alle  Chiese  antocefale  di  meditare 
la  soluzione  di  alcuni  gravi  problemi  di  vitale  interesse'  per  la  cri- 
stianita l.  Anzi  tutto,  scriveva  il  patriarca,  e  mestieri  studiare  la  pos- 

1  Di  questo  fatto  diede  gia  un  cenno  il  nostro  Corrispondente  della 
Grccia,  nel  precedente  quaderno  1290,  pag,  625.  N.  d.  D. 


758  CRONACA 

sibilita  di  un'unione  delle  Chiese  ortodosse  con  la  Chiesa  romana  e 
la  Riforma.  S'  innalzano  continuamente  preghiere  per  1'estinzione 
dello  scisma  che  travaglia  la  societa  cristiana :  le  Chiese  dell'Occi- 
dente  anelano  di  ricongiungersi  alle  Chiese  di  Oriente,  ma  le  pro- 
poste  di  unione  poggiano  su  condizioni  che  parvertono  le  tradizioni 
dommatiche  dell'ortodossia,  e  percid  sono  inaccettabili.  Dimandavano 
inoltre  il  loro  parere  sull'opportunita  dell'adozione  del  calendario  gre- 
goriano,  che  buon  numero  di  ortodossi  giudicano  piu  esatto,  e  di  mag- 
giore  utilita  che  il  calendario  giuliano  per  le  relazioni  continue  del- 
1'Oriente  coi  popoli  civili  dell'Occidente. 

Con  la  sua  lettera  OHoacchino  III  mirava  ad  innalzare  il  decaduto 
prestigio  del  patriarcato  greco,  ed  a  rivendicare  al  medesimo  il  di- 
ritto  ormai  caduto  in  disuso  di  arrogarsi  una  supremazia  dottrinale 
sulle  altre  Chiese  autocefale.  La  Verita  Ecclesiastica,  organo  ufficiale 
del  Fanar,  nel  numero  del  22  novembre  (vecchio  stile)  1903  inserisce 
le  risposte  delle  Chiese  autocefale  di  Q-erusalemme,  della  Russia,  della 
Grecia,  della  Rumania,  e  della  Serbia  al  documecto  patriarcale.  Spira 
dalle  medesime  un'aura  di  fanatismo  anticattolico  che  rivela  nei  loro 
autori  un  accecamento  intellettuale  anche  nelle  verita  piu  lampanti. 
II  patriarca  di  Gerusalemme  dichiara  che  1'unione  dell'ortodossia  con 
la  Riforma  ed  il  Vecchio  cattolicismo,  e  desiderabile,  &  possibile,  ed 
e  necessario  perche  1'  una  e  1'  altro  sono  pieni  di  deferenza  e  di  ri- 
spetto  a  rigaardo  delle  Chiese  delPOriente :  per  giungere  ad  un'  in- 
tesa,  si  dovrebbe  radunare  a  Costantinopoli  una  commissione  mista  di 
teologi  ortodossi,  protestanti  e  vecchi  cattolici,  e  togliere  di  mezzo  le 
divergenze  dommatiche  che  li  separano.  Un  accordo  col  cattolicismo 
non  e  da  tentarsi,  perche  la  Chiesa  romana  esercita  in  Oriente  a  danno 
dell'ortodossia  una  propaganda  che  e  cagione  di  scandalo  per  le  co- 
scienze  cristiane.  Riguardo  al  calendario  gregoriano  nulla  sotto  1'aspetto 
dommatico  e  di  ostacolo  alia  sua  adozione :  la  prudenza  tuttavia  con- 
siglia  che  si  aspetti  per  questa  riforma  il  momento  in  cui  sia  tolto 
lo  scandalo  del  proselitismo  eterodosso  nell' Oriente.  II  Sinodo  di  Pie- 
troburgo  e  di  parere  che  sarebbe  piu  utile  di  lasciare  da  banda  le 
proposte  di  unione  onde  consacrarsi  con  piu  zelo  a  tutelare  la  fede 
dei  fanciulli  ortodossi  contro  le  insidie  degli  educatori  protestanti  e 
latini.  Nondimeno  devesi  tener  conto  delle  vive  e  sincere  aspirazioni 
della  Chiesa  anglicana  verso  1'unione.  L'  intesa  coi  vecchi  cattolici, 
quantunque  non  scevra  di  gravi  difficolta,  e  prossima.  E  doloroso 
tuttavia  che  risentano  1'  influsso  del  protestantesimo  e  sdrucciolino  nei 
suoi  errori.  Nelle  sue  relazioni  col  vecchio  cattolicismo,  la  Chiesa  or- 
todossa  non  deve  lasciarsi  fuorviare  da  un  fanatismo  assurdo,  ne 
cedere  con  la  lusinga  di  procacciarsi  degli  alleati  di  valore  contro 
Roma. 


CONTEMPORANEA  759 

La  Russia  si  occupa  della  ri  forma  del  calendario.  Durante  il 
regno  di  Alessandro  III,  1'Accademia  delle  soienze  avea  studiata  la 
soluztone  del  probiema,  ma  i  suoi  lavori  furono  interrotti  anzi  tempo. 
II  calendario  giuliano  dovrebbe  mantenersi  in  vigore  nel  compute  ec- 
clesiastico,  riservando  il  calendario  gregoriano  al  compute  civile.  Le 
regole  concernenti  la  fissazione  della  Pasqua  e  delle  feste  di  pre- 
cetto  non  dovrebbero  subire  veruna  mutazione.  II  Sinodo  di  Atene 
giudica  che  le  attuali  circostanze  non  permettono  un  mature  esame 
e  la  soluzione  dei  problemi  relativi  all'unione  delle  Chiese.  I  tenta- 
tivi  quindi  per  attuarla  riuscirebbero  vani  presentemente  e  nel  tempo 
avvenire,  ed  acuirebbero  vieppiu  il  dissidio  religioso  tra  1'Oriente  e 
1'Occidente.  Tuttavia  1'accordo  col  vecchio  cattolicismo  non  offrirebbe 
serie  difficolta,  perche  i  teologi  vecchi  cattolici  venerano  1'insegna- 
mento  orfcodosso,  e  vivo  no  in  perfetta  armonia  con  le  chiese  orientali. 
Circa  1'adozione  del  calendario  gregoriano,  giova  ricordare  che  una 
riforma  di  tal  genere  implica  delle  mutazioni  e  dei  rivolgimenti  nel- 
1'ordiue  di  celebrazione  delle  feste  piu  solenni  dell'anno  liturgico. 
Dunque  prima  di  dare  un  passo  £  mestieri  che  le  chiese  autocefale 
dichiarino  di  comune  intesa  che  la  proposta  riforma  non  turbera  in 
veruna  guisa  le  coscienze  ortodosse.  Tralasciamo  le  risposte  della  Serb;aT 
della  Rumania  e  del  Montenegro  perche  di  minor  conto. 

Abbiamo  detto  che  1'odio  contro  il  cattolicismo  accieca  gli  autori 
di  questi  document!.  Infatti  a  pift  riprese  ei  in  piu  sinodi  (quelli  di 
Jassy  e  di  Gerusalemme  nel  secolo  XVII)  la  Chiesa  ortodossa  lancio 
1'anatema  contro  1'eresia  luterana.  I  teologi  dell'ortodossia  non  igno- 
rano  lo  scempio  che  fanno  i  protestanti  dei  sacramenti  piu  augusti 
della  Chiesa,  del  culto  della  Beatissima  Yergine  e  dei  Santi,  e  della 
tradizione  ecclesiastica.  Sanno  anche  che  il  vecchio  cattolicismo  pre- 
cipitando  sempre  piu  nel  caos  dottrinale  della  Riforma,  tende  a  di- 
venire  un  larvato  protestantesimo.  Come  dunque  e  possibile  1'unione 
coi  luterani  e  coi  vecchi  cattolici,  che  rinnegano  parecchi  dei  dommi 
fondamentali  della  chiesa  ortodossa,  e  perche  poi  e  impossibile  Tunione 
con  la  Chiesa  romana,  con  la  quale  1'ortodossia  non  ha  delle  diver- 
genze  important*,  alPinfuori  delPinfallibilita  pontificia?...  Gli  uomini 
di  senno  non  saprebbero  rispondere  a  tali  quesiti  se  non  confessando 
che  1'odio  ingenera  nelle  menti  le  piu  strane  contraddizioni,  e  che 
le  sette  cristiane,  anche  le  piu  diverse,  cercano  sempre,  ma  indarno, 
di  allearsi  contro  la  Chiesa  di  Gesu  Cristo,  che  poggiata  su  Pietro  & 
la  colonna  incrollabile  della  verita. 

5.  Segnaliamo  con  lode,  per  coloro  che  bramano  di  conoscere  il 
movimento  della  vita  e  delle  opere  cattoliche  in  Oriente,  I' Almanack 
des  families  catholiques  de  Constantinople.  E  apparso  il  quarto  volume 
di  questa  importante  pubblicazione,  sorta  per  iniziativa  di  Mgr.  Gio- 


760  CRONACA 

vanni  Borgomanero,  zelantissimo  vicario  generale  della  Delegazione 
Apostolica.  Cid  che  forma  il  pregio  principale  ed  il  valore  storico  di 
questo  almanacco,  oltre  la  spirituale  utilita  pel  fedeli  di  Costantino- 
poli,  e  1'abbondanza  di  dati  che  fornisce  sulle  origini  e  lo  sviluppo 
delle  opere  cattoliche  in  Oriente.  Yi  leggiamo  per  esempio  delle  pre- 
gevoli  memorie  su  Leone  XIII  e  Punificazione  del  calendario,  sul- 
1'arciconfraternita  di  Nostra  Signora  delt'Assunzione  per  1'unione  delle 
chiese,  sulla  casa  delle  Sucre  dell'  Immacolata  Concesdone  a  Cadikeuy 
(1'antica  Calcedonia),  sull'Associazione  artigiana  di  pieta  (asilo  cat- 
tolico  pei  vecchi,  fondato  nel  1838),  sulla  scuola  elleno  cattolica  de- 
nominata  Simpnoia,  sul  patriarcato  armeno  cattolico  delta  Cilicia  e 
quello  della  Caldea  ecc.  Interessante  e  la  statistica  degli  alunni  che 
frequentano  le  scuole  cattoliche  di  Costantinopoli.  II  loro  numero  si 
eleva  a  4648  (lo  giudichiamo  inferiore  alia  realta)  clei  quali  3200  sono 
cattolici,  e  1448  appartengono  ad  altre  religioni  (ortodossi,  protestanti, 
ebrei,  ed  anche  turchi).  Tra  le  congregazioni  religiose  piu  beneme- 
rite  dell' insegnamento  cattolico  citiamo  i  Lazzaristi  coi  due  collegi 
di  S.  Benedetto  e  di  S.  Pulcheria  (290  alunni),  i  Fratelli  delle  Scuole 
cristiane,  con  le  scuole  e  collegi  di  Cadikeuy,  del  Taxim,  di  Galata, 
di  Pancaldi,  di  Pera,  di  Ferikeuy  (1246  alunni),  gli  Assunzionisti  di 
Kumkapu  (187  alunni),  le  Suore  di  Sionne  col  pensionato  di  Pan- 
caldi (450  alunne),  e  le  Suore  di  Carita  con  le  scuole  di  G-alata,  di 
Ciukur-Bostan,  e  dell' Ospedale  della  Pace  (1364  alunne).  Queste 
cifre  sono  eloquentissime  e  dimostrano  1'estimazione  del  cattolicismo  in 
Oriente,  e  la  fiducia  che  gli  ortodossi  ripongono  nell'educazione  mo- 
rale ed  intellettuale  dei  missionari  latini.  Ci  auguriamo  che  il  sul- 
lodato  almanacco  continui  per  lunghi  anni  la  sua  pubblicazione  e  rac- 
colga  dei  dati  utilissimi  per  la  storia  avvenire  della  latinita  di 
Costantinopoli. 

II  patriarcato  greco  annunzia  la  pubblicazione  di  una  Nuova  Bi- 
blioteca  di  Autori  ecclesiastic!  (N£a  BipXioOrjy-Y]  'ExxXTjataatiTCfiw  Soy- 
Ypacplaw).  Sette  volumi  vedranno  la  luce  ogni  anno,  e  svolgeranno  dei 
temi  storici,  agiografici,  ma  sovratutto  di  diritto  canonico.  Prevediamo 
secza  tema  d'  ingannarci  che  si  stamperanno  delle  vecchie  produzioni 
ammuffite  di  scrittori  greci  del  secolo  XYII  e  XVIII.  La  Chiesa  greca 
e  giunta  all'ultimo  stadio  della  sua  decadenza  intellettuale.  Lo  scisma 
ha  non  solo  esaurite  in  essa  le  sorgenti  della  santita,  ma  anche  del 
pensiero  teologico.  Nell' impotenza  di  studiare  e  di  difendere  la  rive- 
lazione  divina,  il  clero  greco  si  diverte  con  un  diritto  canonico  sui 
generis,  le  cui  fonti  sono  i  codici  degP  imperatori  bizantini,  i  firmani 
della  Sublime  Porta,  e  le  lettere  sinodali  dei  Patriarchi.  Si  comprende 
di  leggieri  che  un  giure  canonico  sgorgante  da  fonti  si  diverse,  giu- 
stifichi  tutte  le  pretese,  e  sia  anche  strumento  di  mire  politiche.  Per 


CONTEMPORANEA  761 

eitare  un  esempio,  il  patriarcato  greco  si  appoggia  sulle  massime  del 
suo  giure  canonico  per  dichiarare  che  i  Bulgari  non  devono  affac- 
ciare  del  diritti  sulla  Macedonia.  E  cosi  si  avvera  seinpre  piu  che  lo 
staccarsi  dalla  chiesa  cattolica  o  produce  il  marasmo  intellettuale  nelle 
scienze  sacre,  ovvero  lascia  libero  il  varco  al  pift  sfrenato  raziona- 
lismo. 


OPERE  PERVENUTE  ALL  A  DIRE  ZI  ONE 


Alfani  A.  Ricreazioni.  Racconti  scelti  e  liberamente  tradotti  dal  fran- 
cese.  Firenze,  Alfani  e  Venturi,  1903,  16°,  304  p.  L.  1,50. 

Bittard  des  Fortes  R.  L 'expedition  francaise  de  Rome  sous  la  deu- 
xieme  Republique  d'apres  des  documents  inedits.  Avec  une  carte  des 
environs  de  Rome.  Paris,  Douniol,  1904,  16°,  X-432  p.  Fr.  5. 

Brandi  S.  S.  I.  Di  chi  e  il  Vaticano?  Note  storiche  e  giuridiche. 
Roma,  Befani,  1904,  8°,  72  p.  L.  1,50. 

Canto  liturgico  ambrosiano.  Ordo  ad  Funera  ducenda  aliaque 
officia  mortuis  praestanda,  cum  instnictionibus  et  decretis  quae  in  pro- 
vinc.  et  dioec.  synodis  hactenus  sancita  sunt.  Mediolani,  Palma,  8°, 
XXVI-170  p. 

-  GARBAGNATI    E.  can.  Gli  Jnni  del  Breviario  ambrosiano,  corre- 
dati  delle  melodie  liturgiche.  Milano,  id.   8°,  XVI -210  p. 

-  MBLODIE  LITURGICHE.  1-5.  Contengono  :  La  Santa  Messa.  Inni  in 
onore  del  SS.  Sacramento.  Inni  Domenicali  pel  Vespro  e  Compieta.  Inni 
del  Piccolo  Officio  di  M.  SS.  Inno  allo  Spirito  Santo  e  di  ringraziamento. 
Mila.no,  id.,  in  16.° 

—  «  DIRECTORIUM  CHORI  •»  per  il  Rito  ambrosiano  edito  dal  can.  EMI- 
LIO  GARBAGNATI.  2-6.  Milano.  Idem,  in  16.° 

Cappellazzi  A.  sac.  Sociologia  civile.  Siena,  S.  Bernardino,  1904, 
16°,  324  p.  L.  2,50. 

Composizioni  italiane  con  appendice  di  temi  per  le  scuole  secon- 
darie.  (Extr.  del  Gymnasium).  Roma,  tip.  Salesiana,  1904,  16°,  VIII- 
280  p.  L.  0,50. 

Debroas  L.  Le  drame  de  Pekin  en  1900.  Ouvrage  illustre  de  nom- 
b reuses  gravures.  Lille,  Desclee,  8°  gr.  300  p.  Fr.  5. 

Divus  Thomas.  Periodicum  philosophico-teologicum  scholasticam 
sectantibus  inserviens.  Piacenza.  Prezzo  annuo  di  associazione  L.  10 
per  r Italia;  Fr.  12  per  1' Estero. 


1  Non  essaudo  possiblle  dar  conto  delle  molte  opera,  che  ci  vengono  inviate,  oon  quelld 
sollecitudine  che  si  vorrebbe  dagli  egregi  Autori  a  da  noi,  ne  diamo  intanto  un  annnnzia 
s^mmario  oh«  u«n  import*  alcun  gludizio,  riaerbandoci  ds  tornarvi  sopra  a  seoonda  dell'op- 
portur.iu  e  dello  spazio  conoesso  nel  periodico. 


762  OPERE 

Fei  R.  0.  P.  Theologia  dogmatica  III.  De  Christo  restitutore  ordinis 
laesi.  De  mysteriis  Christi.  De  Maria  Matre  Christi.  Taurini-Romae, 
H.  Marietti,  1904,  8°,  X-208  p.  Cfr.  Civ.  Catt.  18,  10  (1903)  330. 

Gorla  P.  sac.  La  Samaritana  del  Vangelo.  Milano,  scuola  tip.  sa- 
lesiana,  1904,  16°,  382  p.  L.  3. 

Hilarii  Pictaviensis  de  Trinitate  (libri  XI-XII).  —  De  Synodis  sen 
de  Fide  Orientalium.  (Bibl.  SS.  Patrum,  VIZZINI  Ser.  V.  Script,  latini 
postnicaeni.  IV).  Romae,  via  dei  Cresoenzi  13-15,  1904,  8°,  p.  663-926. 
Cfr.  Civ.  Catt.  18,  4  (1901)  595:  9  (1903)  329. 

Horae  Diurnae.  Editio  II,  post  alteram  typicam.  Ratisbonae,  Romae, 
Pustet,  1903,  24.° 

La  Coree  par  un  Missionnaire.  Lille,  Desclee,  8°,  192  p.  Fr.  0,80. 

Le  Japon,  par  un  Missionnaire,  illustre  de  13  gravures.  Lille, 
Desclee,  8°,  192  p.  Fr.  0,80. 

Lepin  M.  Jesus  Messie  et  Fils  de  Dieu,  d'apres  les  Evangiles  sy- 
noptiques.  Paris,  Letouzey,  1904,  18",  XLVIII-284  p.  Fr.  3,50. 

Menghini  J.  B.  mons.  De  oratione  quadraginta  horarum  in  instru- 
ctionem  clementinam  commentaria.  Textus  exhibetur  authentice  italico 
idiomate  ac  in  latinum  versus.  Editio  altera.  Romae,  Desclee,  1904,  8°, 
160  p. 

Moriconi  F.  Fede  e  scienza.  Dialoghi.  Roma,  Tata  Giovanni,  1904, 
16°,  148  p.  L.  1,50.  Rivolgersi  al  Sig.  Giuseppe  Blasetti  in  Raiano  (Aquila). 

Muratori  L.  A.  Rerum  italicarum  scriptores.  Raccolta  degli  storici 
italiani  dal  cinquecento  al  millecinquecento.  Nuova  edizione  riveduta, 
ampliata  e  corretta,  con  la  direzione  di  GIOSUE  CARDUCCI  e  VITTORIO 
FIORINI.  Fasc.  22  23.  Citta  di  Castello,  Lapi,  1904,  in  4.°  Ciascun  fasci- 
colo  L.  10. 

Nervegna  J.  mons.  De  Institutes  votorum  simplicium  Religiosorum 
et  Monialium.  Romae,  Cooperativa  polygr.,  1904,  8°,  86  p.  L.  2,50.  Ven- 
dibile  in  Roma,  palazzo  della  Cancelleria. 

Padovan  A.  L'uomo  di  genio  come  poeta.  Sguardo  generate.  II poeta, 
pittore:  it  poeta  scultore:  it  poeta  musicista.  Conclusione.  Milano,  Hoepli, 
1904,  16%  VIII-376  p.  L.  4. 

Pighi  J.  B.  can.  Expositio  casuum  reservatorum  in  Dioecesi  vero- 
nensi.  Ed.  Ill  Veronae,  Cinquetti,  1904,  16°,  40  p.  L.  0,70 

Poletto  G.  mons.  Prolusione  alia  cattedra  dantesca  nell' Istituto 
Leoniano  di  alta  letteratura  in  Roma  per  1'anno  scolastico  1903-1904. 
Napoli,  D'Auria,  1904,  8°,  52  p. 

Ricci  G.  B.  sac.  La  via  ai  rapporti  melodici  della  musica  naturale. 
Indagine  critica.  Savona,  Ricci,  8",  184  p.  L.  3. 

Rinieri  I.  La  verita  storica  net  processo  Pettico-Maroncelli  secondo 
i  loro  costituti.  Roma,  Befani,  1904,  8°,  168  p.  L.  1,50. 

Rosadi  G.  11  processo  di  Gesu.  Firenze,  Sansoni,  1904,  XVI-444. 
L.  4.  Cfr.  presente  quad.  p.  716  sgg. 

Wernz  F.  X.  S   I.  Tus  Decretalium  ad  usum  praelectionum  in  scholia 
textus  cvnonici  sive  iuris  Decretalium.  IV.  lus  matrimoniale  Eccles.   Ca- 
tholicae.  Romae,  Polyglotta,  1904,  8°,  XVI-1136.  L.  15.  Vendibile  all'Uni- 
versita  Gregoriana,  via  del  Seminario  120,  Roma. 


PERVENUTE  ALL  A  DIREZIONE  763 

Altre  pubblicazioni  pervenute:  Varieta.  —  BONANNI  E.  monsig. 


patria  di  San  Tommaso.  Roma,  Yeratti,  1903,  8°,  42  p.  —  D'  AGOSTINO  A.  vc- 
scovo  di  Ariano.  Giolbe.  Parafrasi.  Ariano,  Appulo-Irpino,  1904,  16°,  24  p.  — 
EVOLA  F.  La  modernitd  e  la  Ohiesa  sotto  il  Pontificate  di  Leone  XIII,  con  pivfu- 
zione  di  F.  PARLATI.  Palermo,  «  Boccone  del  povero  »,  1903,  16°.  —  FRANCO  G. 
G-.  S.  J.  I  diritti  degli  animali.  (Estr.  Civ.  Catt.  1904,  1).  Roma,  Befani,  8°,  32  p. 
L.  0,50.  —  KLITSCHE  DE  LA  GRANGE  D.  Madame  de  Stael.  (Estr.  Giornale  Ar- 
cadico,  gen.  1904).  Roma,  tip.  Sallustiana,  1904,  8°,  16  p.  —  R1CG[  G.  B.  sac.  / 
rapporti  matematici  delta  melodia  gregoriana.  Appendice  dell'opuscolo  «  La  via  ai 
rapporti  melodici  della  musica  naturale  ».  Koma,  Forzani,  1904,  8°,  16  p.  — 
RONZONI  D.  la  scena  dcll'^azione  fittieia  della  Divina  Corn-media  secondo  Fran- 
cesco Flamini.  Note  ed  appunti.  Napoli,  D'Auria,  1903,  8°,  44  p.  L.  1,50.  —  ZA- 
NON  G.  A.  Sulla  supposta  causa  delle  cavitd  generate  dall'elica  nell'acqua.  (Estr. 
Atti  E.  Istituto  Veneto  di  scienze,  LX1II).  8°,  p.  239-264. 

Atti  Episcopal!.  —  BLANDINI  G.  vescovo  di  Noto.  Anno  giuUlare  della 
Immacolata  Concezione.  Lettera  Pastorale.  Noto,  Zammit,  1904,  8°,  68  p.  — 
BRIOSCHI  P.  arciv.  di  Cartagena.  Primera  palabra  de  Pio  X.  Obolo  de  •  fan 
Pedro.  Pastoral.  Cartagena,  Rodriguez,  1904,  16°,  66  p.  —  CAMILLI  D.  ve- 
scovo di  Fiesole.  Sull'azione  popolare  cristiana  e  notificazioni  per  la  musica  sacra 
e  canto  gregoriano  e  per  il  Giubileo.  Lettera  pastorale.  Firenze,  Ricci,  1904,  8% 
60  p.  —  FERRARI  A.  arciv.  di  Milano.  Notificazione  del  Giubileo  straordinario, 
concesso  dalla  S.  di  N.  S.  Pio  PP.  X.  Avvertenze  e  raccomandazioni.  Milano  r 
1904,  8°,  48  p.  —  GIANI  S.  vescovo  di  Livorno.  L'Immacolata.  Lettera  pasto- 
rale. Livorno,  Fabbreschi,  1904,  8°,  36  p. 

Eloqnenza  sacra.  —  DEGGIOVANNI  mons.  Gesd,  Eedentore  e  la  pace.  Con- 
ferenza.  Roma,  Tata  Giovanni,  1904,  8°,  16  p.  —  FERRANTE  G.  sac.  La  Croce. 
Panegirico.  (Estr.  Poliantea  Oratorio,  1904,  3,  4).  Palermo,  Mesi,  1904,  8°,  12  p. 

Ascetica.  —  FAUSTO  DEL  NOME  DI  MARIA,  pass.  Piccolo  tesoro,  ossia 
la  Passione  di  Gesu  Cristo.  Roma,  Tata  Giovanni,  1904,  24°,  64  p.  Copie  12 
L.  1.  Rivolgersi  alia  Sagrestia  di  S.  Celso.  Roma.  —  PREPARAZ10NE  e  rin- 
graziamento  alia  8.  Comunione  secondo  lo  spirito  di  Santo  Ignazio.  Roma,  Desclee, 
1903,  24°,  64  p.  Cent.  20.  —  RODRIGUEZ  A.  Esercizio  di  perfezione  riveduto  e 
compendiato  da  F.  T.  Roma,  Salesiana,  1904,  8°,  VIII-820  p.  L.  3. 

Memorie.  —  FASSIOLO  D.  arcip.  Nei  solenni  funerali  di  trigesima  del  reve- 
rendo  D.  Luigi  Caroggio  priore  di  Santa  Fede.  Elogio  funebre.  Geneva,  tip.  ar- 
civescovile,  1904,  8°,  16  p.  —  LORETO  G.  can.  Pel  giuMleo  pontificate  di 
Leone  XIII.  Napoli,  Pierro,  1903,  8°,  32  p.  L.  1.  Rivolgersi  all'  Autore  .in 
Afragola. 

Letture  religiose.  —  MUNERATI  D.  Nel  XIII  centenario  dalla  morte  di 
S,  Gregorio  Magno.  Cenni  storici  sulla  sua  vita  e  sulle  sue  opere.  Torino, 
«Letture  Cattoliche»,  1904,  24°,  120  p.  L.  0,20. 

Letture  ricreative.  —  FERRA  VILLA  E.  La  classe  degli  asini.  Farsa.  —  G.  F. 
Massinelli  in  vacanze.  Commedia  in  due  atti.  (Coll.  di  lett.  drammatiche,  gen. 
feb.  1904).  Roma,  Salesiana,  24°,  88  p.  L.  0,40. 

Poesie.  —  SANTINI  L.  can.  Le  odi  di  Q.  Orazio  Flacco  spiegate  e  com- 
mentate. I.  Spoleto,  tip,  deirUmbria,  1903,  16°,  208  p. 


ERRATA  CORRIGE 

p.  609,  lin.   28  sec.  III.  sec.  IV. 


INOICE  DELLE  MATERIE  CONTENUTE  NEL  VOL.  I 

19O4. 


Articoli. 

DELL'AZIONE    POPOLARE     CRISTIANA. 

«  MOTU  PROPRIO  »  DI  S.  S,  Pio  X. 

Pag.  3 

Di  CHI  E  IL  VATIC ANO?  Note  storiche 

e  giuridiche.  9,  145,  295 

LA  PROPRIETA  DEL  VATICANO  SECONDO 
LALEGGBDELLEGUARENTIGE.  Note 

storiche  e  giuridiche.  385 

Di  ALCUNI  CRITERII  1NCERTI  NELLA  ?A- 
LETNOLOGIA,  ARCHEOLOGIA  E  STORIA 

ANTICA.  Le  scoperte  di  Greta  e  il 
criteria  cronologico.  26,  434 

IL  CARBONARISMO  E  i  COST/TUTI  DI 
SILVIO  PELLICO  E  DI  PIETRO  MA- 
RONCBLLI.  34 

LETTER  A  E   MOTU  PROPRIO   DI   S.  S. 

PlO   X   SULLA    MUSICA   SACRA.      139 

HERBERT  SPENCER.  La  sua  vita  e  le 
sue  opere.  158 

MARONCKLLI  E  SILVIO  PELLICO  IN  CAR- 
CERE.  /  polli  di  Renzo.  170 

RUSSIA  EDlNGHILTERRA  NEL  TjBET.  191 
I  NUOVI   DGCUMENTI  PONT1FJCII  SULLA 
RESTAURAZIONE    BELLA    MUSICA    SA- 
CRA. 257 

IL  VANGELO  DI  ALFREDO  LOISY  ED  i 

FONDAMENTI   DELLA    FEDE.    277,  537 

INUTILI  APOLOGIE.  Mostruose  rivela- 
zioni  di  Pietro  Maroncelli.  310 

I   DIR1TTI   DEGLI   ANIMALI.          401,    682 

PAPA  INNOCENZO  XI   E  L' UNGHERIA 

LIBERATA    DAI    TURCHI    (1676  1689). 

415,  641 
SANCTISSIMI  DOMINI    NOSTRI   DIVINA 

PROVIDENTIA  PlI  PAPAE  X.  LlTTERAE 

ENCYCLIC AE.   Testo  latino  e  tradn- 
zione  italiana.  513 


UN  PREGIUDIZIO  STORICO  INTORNO  41  P1U 
INSIGNI  NATURALISTI.  Pag".  554,  664 

IL  CAPORALE  TRASTEVERINO.  (Rac- 
conto).  49 

ATTRAVERSO  IL  MONDO.  CLARA  HOOD. 
Storia  di  un'anima.  696 

Riviste. 

Concetti  cattolici  e  razionalistici  sul- 

1'origine   del    Nuovo    Testamento. 

Pa^.  73 

La  Francia  alPEstero  (/.  B.  Piolef). 

205 

Dalle  sfingi  d'Egitto  ai  paesaggi  del 

Segantini.    Una  nuova  storia  del- 

1'Arte  (A.  Fah).  207 

II  diritto  delle  sorgenti.  210 

Le  pitture  delle  catacombe   romane 

pubblicate  da  G,  Wilpert.         329 

A  proposito  di  un  nostro  articolo  in- 

torno  ad  Herbert  Spencer.        342 

Consultazioni    canoniche  -  liturgiche 

(Card.  G-ennari}.  448 

Monografie  d'arte  e  d'artisti  (G-uth- 

mann,  Raushofer,  Weber  ecc).  453 

La  filosofia  nelle  scuole  pubbliclie. 

574 

II   Procesao    di    Gesii    (G-.    Rosadi). 

716 

BIBLIOGRAFIA.  82,  214,  346,  591 

OPERE  PERVENUTE  ALL  A  DJREZIONE. 

126,  255,  381,  510,  637,  761 

Appendici. 

ARCHEOLOGIA.  /  monumenti  del  Pa- 
radiso  nelVantica  Basilica  Vati- 
cana.  Pag.  463 


INDICE 


765 


PER  L'OBOLO  DELLE  POVERE  MONACHE 
D' ITALIA.  Pag-.  509 

SCIENZE     NATURALI.     Il    «    radium   ». 

723 

Cronache  contemporanee. 

DalV  11  dicembre  1903 
al  10  marzo  1903. 

Cose  romane. 

i,  L'anno  giubilare  della  definizio- 
ne  dell'  Immacolata  Concezione. 
Indulgenze  concesse  dal  Santo  Pa- 
dre. 2.  Le  prime  comunioni  di  a- 
dulti,  nell'anno  giubilare.  3.  La 
Societk  della  Gioventu  cattolica 
ai  piedi  di  Pio  X.  4.  II  Cooaitato 
pel  monumento  internazionale  ope- 
raio  a  Leone  XIII.  5.  Pellegrinag- 
gio  Toscano.  6.  Pei  lavori  della 
Commissione  biblica.  7.  Libri  proi- 
biti.  Pag.  90 

$.  Ricevimento  del  Sacro  Collegio 
per  gli  augurii  al  Santo  Padre. 
Sao  discorso.  2.  Ricevimento  del 
Corpo  Diplomatico.  3.  Pubblica- 
zione  dei  decreti  sul  martirio  del 
VenerabiliCrisino,  Pongracz  e  Gro- 
decz,  e  sulle  virtu  eroiche  della 
Yen.  Giovanna  d'Arco.  4.  Accenni 
storici  intorno  agli  stessi  Venera- 
bili.  5.  I  milioni  al  Vaticano.  223 

3.  Motu  proprio  intorno  all'  elezio- 
ne  de'Vescovi.  2.    La  federazione 
Piana  ai  piedi  di  Pio  X.  3.  II  cir- 
colo  di  S.  Pietro   alia  messa  pa- 
pale.  4.   La  Commissione  archeo- 
logica  al  Vaticano.  5.  Fondazione 
di  una  Societa    medico-cattolica. 
6.  La  questions  del  Nobis  nomina- 
verit.  353 

4.  Motu  proprio  del  Santo  Padre  per 
la    riunione    delle    Congregazioni 
de'   Riti    e   delle    Indulgenze.    2. 
Conferenza    in    Vaticano    pel    IX 
centenario  dell'  Abazia  di  Grotta- 


ferrata.  3.  Ricevimento  dato  da 
Sua  Santitft  alia  Societa  degli  In- 
teressi  cattolici.  4.  Movimento  di- 
plomatico  pontificio.  5.  Prescri- 
zioni  pel  Giubileo  contenute  nel- 
1'Enciclica  del  Santo  Padre  per  il 
50°  anniversario  dell'Imm.  Conce 
ziona.  Pag.  474 

5.  Le  feste  centenari©  di  S.   Grego- 
rio.  Congresso  storico  liturgico    e 
d'  arte    sacra.  2.   La   musica  reli 
giosa.   Udienze   pontiflcie.  3.  De- 
creti   della    Sacra   Congregazione 
de'  Riti    pubblicati    in    Vaticano. 
4.    Modificazioni     alia     cronotassi 
de'Sommi  Ponteflci.  5.  Indulgenze. 

605 

6.  Lettere   apostoliche   oel  conferi- 
mento  dei  gradi  accademici  in  Sa- 
cra  Scrittura.  2.   Programma    del 
Congresso  Mariano  e  della  Mostra 
internazionale  per  il  Giubileo  del- 
P  Immacolata  Concezione.  Missioni 
Sacre  in  Roma.  3.  Pellegrinaggio 
Viennese,  belga,  francese.  La  lega- 
zione  colombiana.  4.  Dispensa  pon- 
tificiapei  giorni  19  e  25  marzo.  730 

Cose   italiane. 

1.  Chiusura    della    Camera   per    le 
vacanze.    Suoi    lavori.    2.    Espo- 
sizione     finanziaria    del    Ministro 
Luzzatti.    3.  Le   dimissioni    di   E. 
Nathan    da    Gran    Maestro    della 
Massoneria.  Pag.  99 

9.  La  morte  di  Giuseppe  Zanardeili. 
2.  Una  convenzione  d'arbitrato  tra 
1'Italia  e  la  Francia.  3.  II  IV  Con- 
gresso cattolico  della  Sicilia.  230 

2.  La  riunione    politica   di   Torino. 
2.  11  regolamento  della  istruzione 
elementare  ed  il  catechismo.  3.  II 
novantesimo  compleanno  dell'Emo 
card.  Celesia.  359 

4.  Riapertura  delle  Camere.  Agita- 
zione  settaria  contro  le  congrega- 
zioni  religiose.  2.  La  proposta  Be- 


766 


INDICE 


renini  sul  divorzio.  3.  La  schiavitu 
nel  Benadir.  4.  Incendio  della  biblio- 
teca  nazionale  a  Torino.  Pag.  483 
S.  Lavori  parlamentari.  Accuse  con- 
tro  la  Societ^  de'  telefoni.  2.  Pro- 
cesso  Ferri-Bettolo:  condanna  del- 
1'  Avanti.  3.  Discordie  socialiste. 

4.  Congresso  socialista  di  Brescia. 

5.  Nuovo  Gran  Maestro  massonico 

6.  A  proposito   dell'incendio    alia 
biblioteca  nazionale  di  Torino.  611 

€».  Lavori  Parlamentari.  L'inchiesta 
sulla  marina.  Un  municipio  socia- 
lista disciolto.  2.  Ancora  del  P.  Ehrle. 
8.  Le  avvocatesse.  4.  Una  com  media 
indecente.  5.  Le  elezioni  ammini- 
Btrative  in  Firenze.  735 

Cose  straniere. 
Notizie  general!. 

Francia.  Pag.  103,  235.  —  G-erma- 
nia.  103,  363,  —  Spagna.  104,  363. 

—  Serbia.    104.  —  Russia-Giap- 
pone.  104,  236,  364,  490,  619,  741. 

—  Macedonia.   104.  —  Portogallo. 

—  235.  —  Stati  Uniii.  235,  491.  — 
Svezia-Norvegia.    363.   --  Inghil- 
terra.  364,  489. 

Nostre  corrispondenze. 

FRANCIA. 

\.  La  riapertura  del  parlamento.  2. 
Condizione  presente  dell'opinione 
parlamentare.  3.  II  governo  palesa 
il  suo  programma  del  lavori  par- 
lamentari. 4.  Votazione  del  bilan- 
cio.  5.  II  concordato  e  1'ambasciata 
presso  la  Santa  Sede  conservati 
almeno  pel  1904.  6.  La  lotta  in- 
torno  alia  legge  deirinsegnamento. 
7.  Abrogazione  della  legge  Fal- 
loux.  8.  Nuovi  spedienti  di  perse- 
cuzione  religiosa.  9.  Come  i  cat- 
tolici  si  difendono.  10.  L'accademia 
francese  e  le  religiose.  Pag,  105 


INDIA. 

2.  L'India  e  il  nuovo   Minister©  in- 
glese.   2.    La   spedizione    militare 
contro  il  Tibet.  3.  Prodotti  mine- 
rali  dell'India  nell'ultimo  d/ecennio. 
4.  Le  vittime  dei  serpenti  e  delle 
bestie  feroci.  5.  II  Delegate    apo- 
stolico  Mgr.  Zaleski  in  visita  negli 
Stati  Travancore  e  di  Cochin.    6. 
Notizie  varie.  Pag.  113 

INGHILTERRA. 

3.  II  nuovo  Arcivescovo  di  Westmin- 
ster. Sua  presa  di  possesso.  2.  Po- 
litica  interna.  3.  Russia  e  Giappone. 
4.    Vertenza  fra  il   Canada   e   gli 
Stati  Uniti.   5.   Spedizione    contro 
il  Tibet.    6.    II   lavoro   giallo   nel 
Transvaal.  7.  L'arbitrato  fra  P  In- 
ghilterra  e  la  Francia.  8.   La  po- 
sta  elettrica  deH'italiano  Piscicelli. 
9.  I  reali   d'  Italia  in  Inghilterra. 

Pag    237 

STATI  UNITI. 

4  La  questione  dell' istmo  di  Pa- 
nama. 2.  Frodi  commerciali  negli 
Stati  Uniti.  3.  Gli  opera!  cattolici 
contro  il  socialismo.  4.  Suicidio 
della  stirpe.  5.  Sua  Eminenza  il 
Cardinale  Gibbons  contro  il  di- 
vorzio. 6.  Agitazione  cattolica  in 
favore  delle  scuole  confessional!. 
7.  Supplica  dei  negri  degli  Stati 
Uniti  a  Papa  Pio  X.  8.  Amicizia 
degli  episcopalian!  pei  cattolici. 
Pag.  243 

CINA. 

5.  Doni  modestamente  ricusati.  2. 
Le  present!  difflcolta  nel  Koang-si 
e  nella  Manciuria.  3.  Trattato  cino- 
americano.  4.  Persecuzioni  de'  cri- 
stiani  nel  Chen-si  e  nel  Tch6  Kiang. 
5  Onorificenza  ad  un  prefetto  apo- 
stolico.  6.  Scuole  francesinel  Kiang. 


1NDICE 


767 


si  e  fn  altri  luoghi  7.  Relazioni 
russo-giapponesi.  Pag-.  251 

.  Lagnanze  del  Giappone  contro  la 
Russia.  2.  R'sposta  della  Russia. 
3.  Politica  estera  della  Cina.  4.  Un 
Vicere  progressista.  5.  La  questione 
del  Sou-pao  termmata.  6  Student! 
cinesi  all'estero.  7.  Ministero  del 
commercio.  8.  I  protestanti  in  Ci- 
na. 9.  Evangelizzazione  cattolica. 

497 

A  USTRI  A-  UNGHERI  A  . 

.  La  situazione  politica  monarchica. 
al  principle  del  nuovo  anno.  2. 
Ungheria:  il  nuovo  ministro  Tisza; 
continua  1'ostruzione  parlamentare 
e  lo  stato  eslege.  3.  Austria:  1'ul- 
tima  sessione  del  par]amento  Vien- 
nese; si  governa  col  §.  14.  4.  Atti- 
vita  delle  Diete  provincial]',  specie 
del  Tirolo  e  della  Dalmazia ;  la 
questione  dell'universitk  itallana. 
5.  Apertura  delle  Delegazioni;  di- 
scorso  del  ministro  degli  esteri; 
nuovi  bilanci,  e  nuovi  aumenti  di 
gpesa.  6.  Notizie  del  movimento 
cattolico  in  Austria,  specie  in  Ti- 
rolo e  nella  Boemia.  Pag.  364 

GERMANIA. 

8.  La  malattia  dell'Imperatore  e  le 
alleanze  di  famiglia.  2.  La  politica 
arbitrate ;  la  politica  europea  in 
Asia.  3.  II  Reichstag,  cose  militari, 
la  politica  del  Centre,  la  questione 
finanziaria,  il  gruppo  polacco,  il 
congresso  degli  operai  conserva- 
tori.  4.  Cose  protestanti.  5.  II  libro 
intorno  a  Lutero  del  P.  Denifle. 
Pag.  372 

O.  La  guerra  russo-giapponese  e  le 
potenze  europee;  il  pericolo  giallo; 
la  transiberiana.  2.  II  Landtag  prug- 
siano:  nuove  misure  eccezionali 


contro  i  polaccbi.  3.  Le  finanze  : 
condizioni  economicbe.  4.  Ostilita 
protestanti.  5.  Abrogazione  del  di- 
vieto  contro  le  congregazioni  della 
SS.  Vergine.  6.  Riforma  elettorale 
in  Baviera.  7.  Uno  sciopero  mal  riu- 
scito.  8.  La  comunione  sotto  le  due 
specie  presso  i  calvinisti.  Pag.  744 

BELGIO. 

1O.  Come  i  liberali  belgi  intendono 
la  liberta.  2.  Aspettando  le  pros- 
sime  elezioni  politicbe  e  provin- 
cial!. 3.  Lo  stato  dei  partiti.  4. 
L'Aisociazione  conservatrice.  5.  Un 
battesimo  in  Corte.  6.  Le  donazioni 
di  Re  Leopoldo.  7.  Nel  Congo. 
Pag.  491 

RUSSIA. 

11.  La  Russia  ed  il  Giappone,  la 
guerra  e  la  pace.  2.  II  Tzerkovnyi 
Viestnik  a  proposito  di  una  nostra 
corrispondenza.  3.  Le  missioni  orto- 
dosse  della  Russia  nel  Giappone, 
nella  Cina  e  negli  Stati  Uniti.  4. 
Gli  atti  di  Pio  X  giudicati  in 
Russia.  Pag.  502 

1$.  La  guerra  col  Giappone  ed  il  ma- 
nifesto dello  Czar.  2.  L'entusiasmo 
patriottico  dei  Russi.  3.  L'adozione 
del  calendario  gregoriano.  4.  Le 
polemicbe  della  stampa  a  proposito 
dei  decreti  del  Santo  Sinodo  rela- 
tivi  alia  coiiversione  degli  Ebrei. 
Pag.  620 

GRECIA. 

13.  La  politica  presenter  nuovo  Mi- 
niatero  con  vecchio  programma. 
2.  La  risposta  delle  Cbiese  auto- 
cefale  alle  proposte  del  Fanar.  3, 
Le  ragazzate  attorno  al  sig.  Silve, 
strelli  Ministro  d'  Italia  in  Atene- 


768 


INDICE 


4.  Le  agitazioni  degli  Unirersitarii 

di  Atene.  5.  La  risposta  delle  Chiese 

dissident!   e   certi    teologi    greci. 

Pag.  625 

GIAPPONE. 

I  4.  Antiche  memorie  della  Religione 
cristiana  predicata  gia  in  Giappone 
da  S.  Francesco  Saverio.  Stato  pre- 
sente  del  progresso  intellettuale 
in  quell'impero.  La  civilta  europea 
accettata,  tranne  il  cristianesimo. 
Condizioni  di  quella  Chiesa  e  di 
quelle  Missioni.  Grave  pericolo  per 
1'avvenire  religioso  del  Giappone 
e  della  Cina.  Pag.  633 


Giorgis  e  1'  influenza  italiana  in 
Oriente.  3.  La  morte  di  un  metro- 
polita  compromettente.  4.  Le  let- 
tere  del  patriarca  greco  sull'unione 
delle  Chiese  e  le  risposte  delle 
Chiese  autocefale.  5.  L'  almanacco 
delle  famiglie  cattoliche  di  Costan- 
tinopoli  e  la  Nuova  Biblioteca  di 
autori  ecclesiastici  greci.  Pag.  752 

Cose  varie. 

1.   Una  nuova   bandiera  nazionale. 

2.  La  durata   della  vita   umana. 

3.  La  produzione  librariaannua  in 
Germania.  Pag.  12& 


COSTANTINOPOLI. 

15.  La  situazione  politica  in  Mace- 
donia.  2.  II  Generale    Emilio    De 


CON  APPROVAZIOKE  DELL'ATITORITA  ECCLESIASTICA 


s 


BX  804  .C58  SMC 

La  Civiltaa  cattolica 
AIP-2273  (awab) 


Does  Not  Circulate 


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