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INFERRED
LA
CIVILTA CATTOLICA
Beatus populus cuius Dominus Deus eius..
Ps. 143, 15.
ANNO 55° -1904
VOL. I.
ROMA
DIEEZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via di Eipetta 246
1904
PROPRIETA LETTERARIA
Bo ma, Tip. A. Befani, Via Oelsa 6.
DELL'AZIONE POPOLARE GRISTIANA
MOTD PROPRIO DI S. S. PIO X
Fin dalla prima Nostra Enciclica air Episcopate dell'Orbe,
facendo eco a quanto i Nostri gloriosi Predecessor! ebbero
stabilito intorno airazione cattolica del Laicato, dichiarammo
lodevolissima questa impresa, ed aricor necessaria nelle pre-
senti condizioni della Chiesa e della civile societa. E Noi non
possiamo non encomiare altamente lo zelo di tanti illustri
personaggi, che da lungo tempo si diedero a questo nobile
compito, e 1'ardore di tanta eletta gioventu, che alacre e
corsa a prestare in cio 1'opera sua. II XIX Congresso Cat-
tolico, tenuto teste a Bologna, e da Noi promosso e ineo-
raggiato, ha sufficientemente mostrato a tutti la vigoria delle
forze cattoliche, e quello che possa ottenersi di utile e salu-
tare in mezzo alle popolazioni credenti, ove questa azione
sia ben retta e disciplinata, e regni unione di pensieri, di
affetti e di opere in quanti vi concorrono.
Ci reca pero non lieve rammarico che qualche disparere,
sorto in mezzo ad essi, abbia suscitato delle polemiche pur
troppo vive, le quali, se non represse opportunamente, po-
trebbero scindere le medesime forze e renderle meno efficaci.
Noi, che raccomandammo sopra tutto T unione e la concordia
degli animi prima del Gongresso, perche si potesse stabilire
di comune accordo quanto si attiene alle norme pratiehe
dell' azione cattolica, non possiamo ora tacere. E poiche le
divergenze di vedute nel campo pratico mettono capo assai
facilmente in quello teoretico, ed anzi in questo necessaria-
mente devono tenere illoro fulcro, e d'uoporassodare iprin-
cipii, onde tutta dev'essere informata Tazione cattolica.
Leone XIII di s. m., Nostro insigne Predecessore, traccio
luminosamente le norme dell' azione popolare cristiana nelle
4 DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA
preclare Encicliche Quod Apostolici muneris del 28 Dicem-
bre 1878, Rerum novarum del 15 Maggio 1891, e Graves de
communi del 18 Gennaio 1901 ; e ancora in particolare Istru-
zione emanata per mezzo della Sacra Congregazione degli
Affari Ecclesiastic! Straordinari, il 27 Gennaio 1902.
E Noi, che non meno del Nostro Antecessore vediamo il
grande bisogno che sia rettamente moderata e condotta
1'azione popolare cristiana, vogliamo che quelle prudentis-
sime norme siano esattamente osservate ; e che nessuno quindi
ardisca allontanarsene menomamente. — E pero, a tenerle
piu facilmente vive e presenti, abbiamo divisato di racco-
glierle come in compendio nei seguenti articoli, quale Ordi-
namento fondamentale dell'azione popolare cristiana, ripor-
tandole da quegli stessi Atti. Queste dovranno essere per
tutti i cattolici la regola costante di loro condotta.
ORD1NAMENTO FONDAMENTALE
DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA
i.
La Societa umana, quale Dio 1' ha stabilita, e composta di ele-
menti ineguali, come ineguali sono i inembri del corpo umano :
renderli tutti eguali e impossibile, e ne verrebbe la distruzione della
medesima Societa (Encycl. Quod Apostolici muneris).
IL
La eguaglianza dei vari membri sociali e solo in cid che tutti
gli uomini traggono origine da Dio Creatore ; sono stati redenti da
Gesii Cristo, e devono alia norina esatta dei loro meriti e dementi
essere da Dio giudicati, e premiati o puniti (Encycl. Quod aposto-
liei muneris).
III.
Di qui viene che, nella umana Societa, e secondo la ordinazione
di Dio che vi siano principi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e
« MOTU PROPRIO » DI S. S. PIO X 5
poveri, dotti e ignorant!, nobili e plebei, i quali, uniti tutti in vin-
colo di amore, si aiutino a vicenda a conseguire il loro ultimo fine
in Cielo; e qui, sulla terra, il loro benessere materiale e morale
(Encycl. Quod apostolici muneris).
IV.
L'uomo ha sui beni della terra non solo il semplice uso, come
i bruti ; ma si ancora il diritto di proprieta stabile : ne soltanto pro-
prieta di quelle cose, che si consuuiano usandole ; ma eziandio di
quelle cui 1'uso non consuma (Encycl. Rerum novarum).
V.
E diritto ineccepibile di natura la proprieta privata, frutto di
lavoro o d' industria, ovvero di altrui cessione o donazione ; e cia-
scuno pud ragionevolmente disporne come a lui pare (Eucycl. ^Re-
rum novarum).
VI.
Per comporre il dissidio fra i ricchi ed i proletari fa mestieri
distinguere la giustizia dalla carita. Non si ha diritto a rivendica-
zione, se non quando si sia lesa la giustizia (Encycl. Rerum no-
varum).
VII.
Obblighi di giustizia, quanto al proletario ed alPoperaio, sono
questi : prestare interamente e fedelmente Fopera che liberamente
e secondo equita fu pattuita ; non recar danno alia roba, ne offesa
alia persona dei padroni; nella difesa stessa dei propri diritti aste-
uersi da atti violent!, ne mai trasformarla in ammutinamenti (Encycl.
Rerum novarum).
YIII.
Obblighi di giustizia, quanto ai capitalist! ed ai padroni, sono
questi : rendere la giusta mercede agli operai ; non danneggiare i
loro giusti risparmi, ne con violenze, ne con frodi, no con usuro
manifesto o palliate ; dar loro liberta per compiere i doveri religiosi;
non esporli a seduzioni corrompitrici ed a pericoli di scandali; non
alienarli dallo spirito di famiglia e dali'amor del risparmio ; non
imporre loro lavori sproporzionati alle forze, o mal confacenti col-
1'eta o col sesso (Encycl. Rerum novarum).
IX.
Obbligo di carita de' ricchi e de' possidenti, e quello di so v ve-
nire ai poveri ed agl' indigent!, secondo il precetto Evangelico. II
6 DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA
qual precetto obbliga si gravemente, che nel di del giudizio del-
radempimento di questo in modo speciale si chiedera conto, secondo
disse Cristo medesimo (Matth. XXV) (Encycl. Eerum novarum).
X.
I poveri poi non devono arrossire della loro indigenza, ne sde-
gnare la carita dei ricchi, sopra tutto avendo in vista Gesu Keden-
tore, che, potendo nascere fra le ricchezze, si fece povero per no-
bilitare la indigenza ed arricchirla di meriti incomparabili pel Cielo
(Rerum no var um) .
XI.
Allo scioglimento della quistione operaia possono contribuir
molto i capitalist! e gli operai medesimi con istituzioni, ordinate
a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi, e ad avvicinare ed
unire le due classi fra loro. Tali sono le societa di mutuo soc-
corso; le molteplici assicurazioni private; i patronati per i fan-
ciulli, e sopra tutto le corporazioni di arti e mestieri (Encycl. Re-
rum novarum).
XII.
A tal fine va diretta specialmente 1'Azione Popolare Cristiana
o Democratica Cristiana colle sue molte e svariate opere. Questa
Democrazia Cristiana poi dev' essere intesa nel senso gia autore-
volmente dichiarato, il quale, lontanissimo da quello della Demo-
crania Sociale, ha per base i principii della fede e della morale
cattolica, quello sopra tutto di non ledere in veruna guisa il di-
ritto inviolabile della privata proprieta (Encycl. Graves de com-
'muni).
XIII.
Inoltre la Deinocrazia Cristiana non deve mai immischiarsi COD
la politica, ne dovra rnai servire a partiti ed a fini politici; non
e questo il suo campo : ma essa dev' essere un' azione benefica a
favore del popolo, fondata sul diritto di natura e sui precetti del
Yangelo (Encycl. Graves de communi] (Istruz. della S. C. degli
AA. EE. SS.).
I Democratic! cristiani in Italia dovranno del tutto astenersi
dal partecipare a qualsivoglia azione politica che nelle presenti cir-
costanze, per ragioni di ordine altissimo, e interdetta ad ogni cat-
tolico (Istruz. cit.).
« MOTU PROPRIO » DI S. S. PIO X 7
XIV.
In compiere le sue parti, la Democrazia cristiana ha obbligo
^strettissimo di dipendere dall'Autorita Ecclesiastica, prestando ai
Yescovi ed a chi li rappresenta plena soggezione e obbedienza.
Non e zelo meritorio, ne pieta sincera Pintraprendere anche cose
belle e buone in se, quando aon siano approvate dal proprio Pa-
store (Encycl. Graves de community.
XV.
Perche tale azione democratico-cristiana abbia unita d' indirizzo,
in Italia, dovra essere diretta dall'Opera de' Congressi e de' Comi-
tati Cattolici; la quale Opera in tanti anni di lodevoli fatiche ha
si ben meritato della S. Chiesa, ed alia quale Pio IX e Leone XIII
di s. m. affidarono 1'incarico di dirigere il generate movimento cat-
tolico, serapre sotto gli auspicii e la gaida dei Yescovi (Eacycl. Gra-
ves de Communi).
XVI.
Gli scrittori cattolici, per tutto che cid tocca gP interessi reli-
giosi e Pazione della Chiesa nella Sooieta, devono sottostare piena-
mente, d'intelletto e di volonta, come tutti gli altri fedeli, ai loro
Vescovi, ed al Romano Pontefice. Devono guardarsi sopra tutto di
prevenire, intorno a qualunque grave argomento, i giudizi della
Sede Apostolica (Istruz. della S. C. degli AA. EE. SS.).
XVII.
Gli scrittori democratici-cristiani, come tutti gli scrittori catto-
lici devono sottomettere alia prevent! va censura dell'Ordinario tutti
gli scritti, che riguardano la religione, la morale cristiana e Petica
naturale, in forza della Costituzione Offlciorum et munerum (art. 41).
<jli ecclesiastic! poi, a forma della medesima Costituzione (art. 42),
anche pubblicando scritti di carattere meramente tecnico, debbono
previamente ottenere il consenso dell'Ordinario (Istmz. della S. C.
'degli AA. EE. SS.).
XVIII.
Debbono fare inoltre ogni sforzo ed ogni sacrifizio per che re-
gnino fra loro carita e concordia, evitando qualsivoglia ingiuria o
rimprpvero. Quando sorgono motivi di dissapori, anziche pubblicare
cosa alcuna sui giornali, dovranno rivolgersi alPAutorita Ecclesia-
stica, la quale provvedera secondo giustizia. Ripresi poi dalla me-
desima, obbediscano prontamente, senza tergiversazioni e senza me-
narne pubbliche lagnanze; salvo, nei debiti modi ed ove sia richiesto
dal caso, il ricorso alPAutorita superiore (Istruz. della S. C. degii
. EE. SS.).
8 DELL'AZIONE POPOLAKE ORISTIANA
XIX.
Finalmente gii scaittori cattolici, nel patrodnare la causa dei
proletari e dei poveri, si guardino dall'adoperare un linguaggio che
possa ispirare nel popolo avversione alle class! superior! della so-
cieta. Non parlino di rivendicazioni e di giustizia, allorche trattasi
di mera carita, come innanzi fu spiegato. Ricordino che Gesu Cri-
sto voile unire tatti gli uomini col vincolo del reciproco amore.
che e perfezione dtlla giustizia, e che porta 1'obbligo di adoperarsi
al bene reciproco (Istruz. della S. C. degli A A. EE. SS.).
Le predette nor me fondamentali, Noi, di rnoto proprio e
di certa scienza, colla Nostra Apostolica Autorita le rinno-
viamo in ogni loro parte, ed ordiniamo che vengano tra-
smesse a tutti i Comitati, Circoli ed Union! Cattoliche di
qualsivogiia natura e forma. Tali societa dovrannb tenerle
affisse nelle loro sedi, e rileggerle spesso nelle loro adu-
uanze. Ordiniamo inoltre che i giornali. cattolici le pub'bli-
chino integralmente e dichiarino di osservarle ; e le osser-
vino infatti religiosamente : altrimenti siano gravemente am-
moniti, e se ammoniti non si emendassero, verranno dal-
1'Autorita Ecclesiastica interdetti.
Siccome poi a nulla valgono parole e vigoria d'azioner
se non siano precedute, accompagnate e seguite costante-
mente dair esempio ; la necessaria caratteristica, che deve
rifulgere in tutti i membri di qualunque Opera cattolica, e
quella di manifestare apertamente la fede colla santita della
vita, colla illibatezza del costume e colla scrupolosa osser-
vanza delle leggi di Dio e della Chiesa. E questo perche e
il dovere di ogni cristiano, e poi anche perch6 chi ci sta
di contrOj abbia rossore, non avendo nulla, onde dir male
di not (Tit. II, 8).
Di queste Nostre sollecitudini pel bene comune delFazione
cattolica, specialmente in Italia, speriamo, colla divina be-
nedizione, copiosi e felici frutti.
Dato in Roma presso S. Pietro il 18 Decembre 1903, anno
primo del Nostro Pontificate.
PIVS PP. X.
DI CHI E IL VATICANO?
NOT*: MTORICHE E GIVRIDICHE
Due avveniinenti che in altri tempi ed in altre circo-
stanze, sarebbero passati pressoch6 inosservati, hanno fornito
di recente abbondante materia alia stampa liberate di Roma
e d' Italia, non solo per denigrare fatti e persone, ma eziandio
per asserire un preteso diritto di proprieta da parte dello Stato
sul Vaticano stesso. Gli avvenimenti, a' quali alludiamo, sono
il piccolo e fortuito incendio, avvenuto la sera del 1° novem-
bre 1903, in una soffitta del palazzo apostolico, e la tempo-
ranea destinazione deirappartamento Borgia ad uso deU'Emo
Cardinale Segretario di Stato.
La Tribuna di Roma fu la prima a dare il grido d'al-
1'erta pel gran pericolo corso da quel palazzo, ch'essa, sul-
Tautorita del prof. Ruffini, afferma essere indubitatamentepro-
prleta dello Stato, proprieta nazionale, di cui al Pontefice
spetta il solo godimento. Quindi nel suo articolo, intitolato
Vigilate e firmato da un tal Saraceno 19 essa ammonisce co-
loro che stanno nella « gran mole chiusa » colla minaccia
di un dilemma : « Vigilate voi o vigileremo noi » . La mede-
sima tesi e stata poscia a piu riprese sostenuta a proposito
deirappartamento Borgia, la cui presente temporanea desti-
nazione I'anzidetto giornale e giunto persino a tacciare di
violazione e limitazione del pubblico dominio 2.
Alia Tribuna hanno fatto eco gli altri giornali settarii
d' Italia, si che appare manifesto il proposito di travisare la
vera condizione giuridica del palazzo apostolico del Vaticano,
1 Nel num. del 3 nov. 1903.
8 Nel num. del 1 dec. 1903.
10 DI CHI E IL VATICANO ?
e preparare la pubblica opinione ad accettare, quando che-
sia, nuove « annessioni », che sarebbero in realta nuovi la-
dronecci.
Le false e temerarie asserzioni di siffatta stampa, non
meriterebbero certo d' esser prese in serio esame, se non
fossero sostenute da parecchi professori, nelle R. Univer-
sita di Napoli, di Pavia, di Torino, quali sono lo Scaduto,
lo Schiappoli, lo Zanichelli, il Castellan, il Conforti L., il
gia nominato Ruffini ed altri. Noi certamente non ci faremo
lecito di negare il merito di questi egregi signori ; ma
sappiamo pero, generalmente parlando, non esservi perizia
giuridica che valga a far trionfare presso gli assennati e
gl' imparziali una causa cattiva ed una falsa tesi.
E noi agli assennati appunto ed agli imparziali inten-
diamo di rivolgerci con questo scritto, nel quale entriamo
posatamente ad esaminare e risolvere il quesito che ci siama
proposto ; quesito che, come vedremo nella seconda parte
del presente lavoro, il Parlamento italiano non pot6 e non,
voile risolvere.
I.
Che il palazzo apostolico del Vaticano con gli annessi
giardini, con la biblioteca e con i suoi musei, prima del
20 settembre 1870, appartenesse in qualche modo a' Papi, e-
iri nessun modo ad altri, non fu mai recato in dubbio da
chicchessia. II dubbio sorse nella mente di alcuni, soltanto
dopo i fatti che quella data ricorda e segnatamente dopo il
Decreto del 9 ottobre di quello stesso anno, col quale, « visto
il risultamento del plebiscito del precedente giorno 2 ottobre
e la proposta del Consiglio de' ministri, S. M. il Re decretava
che Roma e le province romane erano aggregate al Regno-
d' Italia e ne facevano parte integrante *. »
' Cf. SARKDO, Codice del Diritto pubUico ecclesiastico del Regno
d' Italia. Torino 1891, Parte IV, pag. 25. Questo decreto fu convertito-
in legge, debitamente promulgata il 31 decembre del 1870. (Ibid., pag. 26).
DI CHI E IL VATICANO? 11
Fatta tale « aggregazione », sembro ad alcuni potersi ri-
tenere che lo Stato italiano, com'era succeduto nella sovra-
nita territoriale di Roma alia sovranit& pontificia, cosl fosse
succeduto altresl nel possesso di tutti i diritti e di tutti i
beni di cui, prima dell' « aggregazione », godevano i Papi in
Koma. Se non che i Papi erano a quel tempo, non solo so-
vrani temporali di Roma, ma eziandio suoi vescovi, ed erano
inoltre, per la Sede che occupavano e rappresentavano, so-
vrani spirit uali, come della Citta di Roma, cosi di tutto il
mondo cattolico. Quando dunque si parla de' diritti e de' beni,
<le' quali godevano i Papi in Roma prima del 1870, bisogna
accuratamente distinguere tra i diritti ed i beni demaniali,
€he loro spettavano come a sovrani temporali di Roma, e
quelli patrimoniali della Santa Sede, che loro appartenevano
come a vescovi di Roma e sovrani spirituali urbis et orbis.
Ora se, in forza dell'anzidetta « aggregazione », puo ammet-
tersi ne' primi una qualche successione da parte dello Stato
italiano, ne' secondi questa successione e del tutto inam-
missibile.
La soluzione pertanto del quesito che forma 1'oggetto del
presente studio, dipende dalla condizione giuridica in cui
trovavasi il palazzo apostolico del Vaticano prima del 1870.
Apparteneva esso al Pontefice in quanto questi era semplice
sovrano temporale di Roma, ovvero gli apparteneva in quanto
era altresi vescovo di Roma, sovrano spirituale e capo su-
premo di tutta la Chiesa cattolica? In altri termini, il pa-
lazzo apostolico del Vaticano, prima della famosa « aggre-
rgazione », era esso di pertinenza del demanio dello Stato
pontificio, di cui il Papa era il legittimo Sovrano, ovvero
costituiva una parte integrante del patrimonio della Santa
Sede, di cui il medesimo Papa era ed e il solo giuridico rap-
presentante ?
12 DI CHI E 1L VAT1CANO?
II.
A dar luce e precisione allo stato della presente controver-
sia giovera notare due cose. La prima riguarda la personalita
giuridica della Santa Sede, e quindi la sua capacita e diritto
di possedere beni temporal! anche stabili, e fra quest! gli
edificii destinati all'abitazione speciale del Pontefice e de' suoi
ufficiali. Tale personalita non le fu tolta dagli avvenimenti
del 1870, ma rimase e rimane in tutto il suo vigore, tan to
ne' rapport! interni con 1'Italia, quanto in quell! internazio-
nali con gli altri Stati. Questi infatti riconoscono tuttora il
carattere diplomatico de' nunzi e dei legati della Santa Sede,
accreditati presso le loro Corti o Governi ; accreditano ancor
essi presso di lei ambascerie stabili e legazioni straordinarie ;
le rendono pubblicamente atti di ossequio e di riverenza;
mantengono infine con lei tutte le relazioni, derivanti dall'an-
tico diritto pubblico ecclesiastico, da consuetudini o da spe-
ciali concordati. Lo stesso Stato italiano ha formalmente e
solennemente riconosciuto questa personalita della Santa Sede,
e ne ha dato un argomento perentorio con la sua legge, detta
delle guarentige, del 13 maggio 1871.
Ma se la Santa Sede continua in Italia, anche dopo 1' « ag-
gregazione » del 1870, nel suo essere giuridico di una persona
morale, essa deve parimente continuare in Italia, nel paci-
fico possesso de' suoi beni. Quello dunque che, in Italia e a
Roma, era di sua proprieta prima del 20 settembre 1870,
non 6 cessato di esser tale dopo quel giorno.
La seconda cosa che voglianio qui notare e che il diritto
di proprieta, onde senza alcun dubbio gode la Santa Sede, e
veramente e propriamente un suo diritto naturale, come queMo
che nasce dal diritto ch'ella ha di esistere e di conservarsi.
E poich6 ogni ente (fisico o morale) secondo che ha o non
ha vero diritto di esistere e di conservarsi, ha o non ha
altresl vero diritto di possedere, cosi da quell' autoritk & in-
dipendente 1'uno dalla quale 6 indipendente 1'altro. Ora il
DI CHI E IL VATICANO ? 13
diritto che ha la Santa Sede d'essere e di conservarsi in nes-
sun modo dipende dall'autorita dello Stato italiano, dunque
neppur da essa dipende il suo diritto di proprieta.
Su questo punto abbiamo consenziente anche la Corte d'Ap-
pello di Roma. Ecco la massima ch'ella sand in una sua
importantissima sentenza del 16 giugno 1883 : « E fuori d'ogni
possibile contestazione come la Santa Sede, istituzione sui
generis, alia quale non havvi altra paragonabile nel mondo,
non trae la sua origine ne i suoi poteri dallo Stato, nel quale
tiene la sua stanza ; e come taley ne per Vindole sua, ne per
volere dello Stato medesimo ha dipendenza alcuna da que-
sto '. »
Lo Stato italiano dunque non pu6 arrogarsi alcun diritto
sulle cose che si dimostrano essere propriety della Santa Sede ;
molto meno poi puo esso privarnela o disporre in tutto o in
parte del patrimonio di lei, senza renders! reo, non solo di
un gravissimo oltraggio contro la persona del Sommo Pon-
tefice, che di quel patrimonio e custode e vindice, ma eziandio
di un ingiusto spoglio, che ha tutti gli element! o « estremi »,
come direbbero i giuristi, de' delitti di rapina e di usurpa-
zione 2.
III.
Dal fin qui detto ci si apre chiara e facile la via alia so-
luzione del proposto quesito. Trattandosi di una questione di
proprieta, bisogna anzitutto cercarne e ponderarne i titoli.
Diciamo anzitutto, poiche non sono da trascurare, le presun-
zioni, le quali, come sempre accade in question! di tal fatta,
hanno anch'esse la loro forza e giovano assai alia determi-
nazione del soggetto della proprieta. Ora presunzioni e titoli
cospirano egualmente nell'attribuire la proprieta del palazzo
1 II testo della sentenza e date dal periodico La Legge 1883, II,
413. Cf. SAREDO, op. cit., pag. 48.
2 Cf. PESSINA. II nuovo Codice penale italiano. Milano 1890, pp. 385
e 401.
14 DI CHI E IL VATICANO ?
del Vaticano alia Santa Sede, e nel ritenerlo come parte del
suo patrimonio ecclesiastico.
Delle presunzioni, a mo' di saggio, ricorderemo quella che,
fondata sopra un principio di diritto comune, e la piu ovvia
ed anche la piu valida. Essa e la seguente: Giustamente si
presume essere oggi proprietario di una casa chi per secoli
ne ha avuto il pacifico possesso ed ha esercitato in essa e
intorno ad essa tutti i diritti di vero padrone. Or a e un
fatto storico, che i Papi, quali vescovi di Roma e rappresen-
tanti giuridici della Santa Sede, hanno, dalla piu remota an-
tichita e sino al 1870, avuto il pacifico possesso del palazzo
del Vaticano, e si sono diportati in suo riguardo come veri
padroni. Dunque giustamente si presume che ne sieno oggi
i proprietarii.
La quale presunzione apparira ancor meglio fondata e piu
solida, se col prof. Castellari, giurista per nulla sospetto di
clericalismo, si ammette potersi egualmente presumere ehe il
palazzo apostolico del Vaticano sia stato edificato dagli stessi
Pontefici con proventi ecclesiastic!, essendo, com'egli scrive,
« ovvio il ritenere ch'essi abbiano destinato i proventi rica-
vati da loro come Capi della Chiesa per costituire tutto cio
che e specialmente destinato al culto o all'esercizio del loro
ministero... e quindi anche agli ufficii, ne' quali si esercita
la loro potesta ecclesiastica, compresi quelli destinati alia
loro particolare abitazione e dipendenze 4. »
Ma non occorre insistere piii oltre sulle presunzioni, seb-
bene, al dire dell'illustre giurista pur ora nominate, esse
siano « gravi, concordant! ed eloquent! 2 » . Quello stesso che
le presunzioni persuadono essere « verosimile », « ovvio »,
« ben fondato », i titoli dimostrano con ogni certezza essere
una verita inconcussa, una realt& storica.
1 Nella recentissima sua opera La Santa Sede. Condizione giuridica
attuale del Pontificate romano. Milano 1903, pag. 586.
2 Ibid.
DI CHI E IL VATIC ANO ? 15
IV.
Nessuno che non sia interamente digiuno della storia del
Pontificate romano, ignora che il palazzo del Vaticano fu edi-
ficato da' Papi e da loro piu volte ricostruito, restaurato,
ampliato, abbellito e condotto a mano a mano a quello stato
di grandiosita e di splendor e che lo ha reso uno de7 piu vene-
randi e preziosi monument! del mondo. E tutto cio i Papi
operarono, si noti bene, non soltanto, quando alia sovranita
loro spirituale, si aggiunse la temporale ; ma eziandio, quando
per confessione degli stessi avversarii, non esistendo il do-
minio temporale 4, non potevano i Papi operare, ne possedere
altrimenti, che come vescovi di Roma e capi di tutta la Chiesa
cattolica.
11 piii antico documento riguardante le prime origini del
palazzo apostolico del Vaticano risale alFanno 498, quando
Papa Simmaco, per ragione dello scisma capitanato dall'an-
tipapa Lorenzo, impedito dal risedere in Laterano, fisso
la sua diniora presso S. Pietro. Tutti gli storici, non escluso
lo stesso Gregorovius, sono concordi nel lodare la munifi-
1 II prof. SCHIAPPOLI di Pavia (Manuale del Diritto ecclesiastico, Vol. I,
pag. 204) non e alieno dalla sentenza di coloro che giudicano falsa 1'opi-
nione, chelo Stato pontificio possa dirsi fondato con Stefano II e con Pipino
(a. D. 754). Nella sentenza del CASTELLARI (La Santa Sede, Vol. I, pag. 26),
in sul principio del secolo IX si lavorava ancora per la costituzione di
un potere temporale, e durante quasi tutto il secolo nono e sino alia
caduta dell' impero carolingio, una relazione di reciproca dipendenza
resse i rapporti del Pontefice coll' auto rita imperiale. II GREGOROVIUS
(Storia della Citta di Roma nel medio evo, lib. IV, 'cap. 2, §. 5) opina
che il Papa conseguiva la signoria della Citta di Rorna neH'anno 755,
ma nega che ne avesse a quel tempo la Sovranita, servando la Citta
a s6 medesima i diritti del Senate e del Popolo. Secondo il BERTOLINI
(Nuova Antologia, Anno XXV, 1890, p. 51), se al nome di potere tem-
porale si applica il significato ch'esso ebbe nell'eta moderna, 1'origine
sua non risale al di la del pontificato di Giulio II, ch'e a dire, a' pri-
mordii del secolo XVI. Su questo argomento si vegga 1'opera del nostro
BRUNENGO, Le origini della sovranita temporale dei Papi (Prato 1889).
16 DI CHI £ IL VATIC ANO ?
cenza di questo Pontefice *. Egli abbelll la basilica di S. Pietro,
fe' lastricare di marmo il grande atrio, orno di musaici
il Cantharus e le pareti del portico, amplio le scalee del
primo cortile della basilica e ad essa aggiunse due edificii, de-
stinati all'abitazione del Papa: Symmacus Basilicam B. Petri
marmoribus ornavit... itemque EPISCOPIA in eodem loco
dextra levaque fecit. Cosi attesta il « Liber Pontificalis » 2.
E il chmo mons. Duchesne, che di questo libro e oggi il piu
autorevole commentatore, appone al testo qui citato la se-
guente nota: « Symmaque evince du palais de Latran, dut
se loger lui-meme et installer les services de son admini-
stration dans le voisinage de la basilique de Saint-Pierre.
Nous avons ici le premier exemple d'un Pape r6sidant au Va-
tican et le premier essai de 'palais pontifical en cet endroit 3. »
Dal quale fatto storicamente accertato, deriva il titolo,
per cosi dire, fondamentale del diritto di proprieta della Santa
Sede sul palazzo apostolico del Vaticano. Esso fu edificato
da un Papa; edificato espressamente perch6 servisse di resi-
denza a' vescovi di Roma; edificato, non gia co' proventi del-
Ferario pubblico dello Stato pontificio che allora non esisteva,
si bene con quelli della Santa Sede, ch'erano frutto delle ele-
mosine de' fedeli e delle vistose donazioni fatte a' successor!
di S. Pietro da diversi sovrani. Anche a quel tempo, e forse
a quel tempo piu che ne' posteriori, come attesta il Bonanni,
fuerunt ingentia donaria a regibus multis ad pedes summo-
rum Sacerdotum demissa 4. Donde apparisce chiaro e netto
il carattere giuridico del palazzo del Vaticano nella sua ori-
gine. Esso non fu proprieta demaniale, ma patrimoniale ; non
pertinenza dello Stato, ma del patrimonio della Santa Sede.
1 Storia della citta di Eoma net Medio Evo. Venezia 1872, Vol. I,
pag. 341. Si vegga altresi il GRISAR, Storia di Roma e dei Papi del Medio
Evo. Roma 1897, Vol. I, pag. 385.
2 Le Liber pontificalis. Texte, introduction et commentaire par I' Abbe
L. DUCHESNB. Parigi 1886, Vol. I, pag. 262.
3 Ibid., nota 26, pag. 267.
4 Nell'opera Numismata summorum Pontificum, Templi Vaticani
fabricam indicantia. Koma, 1692, pag. 217.
DI CHI E IL VATICANO ? 17
V.
Document! storici egualmente irrefragabili dimostrano,
che il diritto di proprieta acquistato ed affermato, in nome
della Santa Sede, da Papa Simmaco, fu ne' seguenti secoli
settimo e ottavo, conservato, esercitato e ribadito da' suoi
successor!. Quest! ritennero il pacifico possesso dell'episcopio
del Vaticano, e, pur non facendovi stabile dimora, vi abita-
rono sempre come in casa propria, non altrimenti che face-
vano al patriarchio del Laterano. II loro diritto poi acquisto
nuova forza ed un nuovo titolo dal fat to che 1'episcopio del
Vaticano, ad industria e spese di questi Pontefici, fu rno-
dificato ed accresciuto, in guisa che, non ostante le rovine
sofferte dalT invasione de' barbari, esso nel 774, sotto il pon-
tificato di Adriano I, e piu tardi sotto il pontificate di Leone III,
fu stimato degno di accogliervi ed ospitarvi Carlo Magno. II
fatto 6 accennato nel Liber Pontificalis 1 e si trova attestato
in un antico diploma scritto in caratteri longobardi, conser-
f ato nell'Archivio della Basilica 2. II Bonanni cosl ne scrisse:
Mirandum inter praecipites temporum conversiones Vati-
cana palatia regiam ad magnificentiam surrexisse, ut illo-
rum ambitu Reges et Caesares ad Petri limina properantes
exciperentur . Hinc regem Carolum Gallorum decus, so-
lemnia Christi resurgentis in augustissima Dim Petri Ba-
silica cum Hadriano celebraturum, primo excepere Vati-
cana palatia, nee multo post ipsum Hadrianum [sotto
Leone III] eodem magno hospite darner e 3. »
Non pu6 citarsi la data precisa, ma e certo che, se non
prima, certamente subito dopo la visita fatta a Roma nel-
1 Edit. DUCHBSNE, 1. c., pag. 497. Ivi si narra che il Re Carlo, dopo
di aver assistito al battesimo conferito dal Pontefice nel pomeriggio di
quel Sabbato Santo nella Basilica Lateranense, alia sera ritorno a
<S. Pietro: postmodum ad B. Petrum ipse benignissimus reppedavit rex.
2 Citato dal BONANNI, 1. c., pag. 217.
3 Ibid.
1904, vol. 1, fasc. 1285. 2 26 dicembre 1903.
18 DI CHI £ IL VATIC ANO ?
Tanno 800 da Carlo Magno, il Pontefice Leone III amplio 1'epi-
scopio del Vaticano, aggiungendovi una grande sala da pranzo,.
ristorandone le abitazioni ed arricchendolo di nuovi mosaic! .
Cosl afferma chiaramente il Liber Pontificalis : Sanctissimus
Pontifex iuxta ecclesiam B. Petri Apostoli in Acoli l fecit
triclinio maiore mire pulchritudinis decor ato et absida de
musibo ornata, alias et absidas duas dextra levaque super
marmores picture splendentes. Et in pavimento marmoreis
exemplis stratum et caeteris amplis aedificiis tarn in ascen-
sum scale quamque post ipsum triclinium compte fecit 2.
II medesimo Liber pontificalis ricorda altresi un nuova
edificio fatto aggiungere all'episcopio, pro quiete pontificis,
da Gregorio IV (827-844) 3 ed altri restauri, fattivi eseguire
piii tardi da altri Pontefici.
VI.
Da' quali document! si par manifesto che il possesso del
palazzo del Vaticano fu ripetutamente raffermato, rafforzato
e continuato per circa quattro secoli, quanti ne corsero da
Papa Simmaco a Papa Gregorio IV. Che questi Pontefici poi,
dall'anno 498 all'anno 844, ritenessero tale possesso del loro
episcopio, e ne esercitassero i diritti ad esso inerenti, come
vescovi di Roma e capi di tutta la Chiesa, deve concedersi
dagli stessi avversarii, i quali, secondo che fu gia accennato 4r
sostengono che a quel tempo la sovranita temporale de' Pon-
tefici in nessun modo esisteva, od era appena abbozzata.
Nel resto chi conosce le infelici condizioni economiche di
Roma durante quei quattro secoli, non puo neppur sospettare
che i Papi compissero quelle opere nel loro episcopio con de-
1 II DUCHESNE, nella nota (39) a questo testo, cosi scrive: « Ce mot
in Acoli designe Tin endroit determine aupres de la Basilique de Saint-
Pierre, evidemment du cote ou est maintenant le palais pontifical. »
* Op. cit., Vol. II, pag. 8.
3 Ibid., pag. 81.
4 Sopra alia pag. 11.
DI CHI E IL VATICANO? 19
nari forniti dalla citta. Essi non ne abbisognavano punto;
poich6 i beni che la Santa Sede aveva allora gia acquistati
dalle donazioni fattele da' fedeli erano molti ed amplissimi,
si che il Papa, secondo che afferma il Gregorovius, « se an-
cora non imperava da signore di Duchee, era tuttavia il piii
ricco proprietario di terre che fosse in Italia l. » E discor-
rendo di Papa Gregorio I, che resse la Chiesa in quei tempi
(590-604), lo stesso scrittore soggiunge : « La ricchezza del
tesoro della Chiesa era inesauribile... per tal guisa il Papa
provvedeva a spese che sembrava quasi impossibile di sop-
perire, avvegnach6 su di lui pesasse la conservazione delle
Chiese, la vettovaglia di Roma, il riscatto degli schiavi ecc. 2. »
E lungi dall'essere il Papa debitore a Roma per le magnifiche
opere da lui compiute, Roma, come confessa il medesimo sto-
rico protestante, andb debitrice, in quei secoli, a' tesori del
suo Vescovo se ottenne la liber azione da3 suoi nemici e se,
tratto tratto, ergevasi quasi a condizione di indipendenza di
riscontro a Ravenna 3. »
VII.
Sicuri pertanto del diritto acquistato da' loro antecessori,
i Papi continuarono ne' secoli seguenti a frequentare il loro
episcopio ed a soffermarvisi, quando loro tornava comodo e
massimamente quando, nelle maggiori solennita dell'anno
ecclesiastico, incombeva loro il dovere di far le vigilie ad
Aram Divi Petri e di celebrare nella basilica vaticana i
divini ufficii. Cosi sappiamo d'aver fatto piu volte il Papa
1 Storia della citta di Roma ml medio evo. Lib. Ill, c. 2, § 3. Ve-
nezia 1872, p. 68.
2 Ibid,, pag. 73.
3 Ibid. Anche il CASTBLLARI riconosce che « la potesta de' pontefici
trovava a quel tempo un potente ausilio negli immensi patrimonii della
Chiesa situati in Sicilia, in Sardegna, nella Campania, nell'Agro romano
ed altrove, unica fonte d'onde spesso il popolo traeva le necessarie der-
rate. » (La Santa Sede. Milano 1903, Vol. I, pag. 24).
20 DI CHI E IL VATICANO?
Innocenzo II (1130-1143), il Papa Celestino II (1143-1144)
ed altri l.
Parimente, sicuri del loro diritto, i Papi continuarono,
durante tutto il rimanente del medio evo, a prodigare le
loro cure all'episcopio vaticano. Volendo renderne la dimora
sempre piu grata e decor osa, Eugenio III (1145-1153) 1'am-
plio considerevolmente ; vi aggiunse anzi un nuovo palazzo 2,
la cui costruzione, da lui forse soltanto cominciata, fu piu
tardi proseguita da Celestino III (1191-1198) e certamente
accresciuta e compiuta da Innocenzo III (1198-1216). Quest!
fece costruire la cappella e le stanze pel cappellano (sacri-
sta), pel cancelliere, pel cameriere, per relemosiniere ; fece
anche costruire la panetteria, la cucina e la scuderia; fece
inoltre rafforzare la grande sala, ristorare la loggia, cir-
condare tutto il palazzo di baluardi e innalzare torri sopra
le porte ; provvide infine, entro i limiti dello stesso palazzo,
una conveniente abitazione pel medico 3.
Pochi anni appresso, tomato appena da Lione, Inno-
cenzo IV (1243-1254) fece eseguire nuovi lavori nel palazzo
vaticano 4. Nicolo III (1277-1280) ve li continuo e ne intra-
prese ancor altri, con una magnificenza che appena trova
1 Cf. BONANNI, op. xiit., pag. 217.
' II GREGOROVIUS (op. cit., 1. 8, c. 6, §. 5) da questo fatto come pro-
babile, ma 1'autorita del Card. Aragon. (pag. 439), da lui stesso citata
in nota, lo da per certo : Hie fecit unum palatium apud S. Petrum, et
Signiae alter um. Di questo Papa si hanno diplomi e bolle degli anni 1145,
1152 e 1153 con la data del Vaticano apud S. Petrum. (Bullarium di-
plomatum et privilegiorum SS. PP., Torino 1858, Vol. II, pp. 510, 577,
578, 588 ecc).
3 Cf. F. HURTER, Storia di Papa Innocenzo III, Milano 1858, vol. IV,
pag. 342. II medesimo fatto con le medesime parole e ricordato in una
vita manoscritta di questo Pontefice, conservata nell'Archivio vaticano
(num. 6091). Eccone il testo: Fecit fieri domos istas de novo; Cappella-
riam cameram et Cappellam, panettariam, Buccellariam, Coquinam et
Marescaltiam, Domos Cancellarii, Camerarii et Eleemosynarii, Aulam
autem confirmari praecepit, ac refici Logiam, totumque Palatium claudi
muris et supra portas erigi Turres et etiam domutn inter clausuram Pa-
latii, quam ad habitationem Medici deputavit.
4 GREGOROVIUS, op. cit., lib. X, cap. 7, §. 3.
DI CHI E IL VATIC A NO ? 21
riscontro ne' tempi posteriori e gli merito d'esser chiamato
dallo stesso Gregorovius. ,« il primo fondatore della residenza
vaticana nella sua figura storica 4 ». Egli, non solo riedific6
il palazzo, ma acquisto altresl nuovi terreni, e vi piant6 i
magnifici giardini vaticani, che cinse di mura e di torri 2.
Nel palazzo cosi riedificato ed abbellito, dimorarono piu
tardi i Pontefici Nicolo IV (1288-1292) e Bonifacio VIII
(1294-1303), i quali, come in residenza degna e propria del
Capo della Chiesa, vi esercitarono il loro ministero di so-
vrani spiritual!. II che e attestato da parecchie loro Lettere
apostoliche, date appunto dal Vaticano apud S. Petrum 3.
VIII.
A questa era di prosperity segul ben presto un breve
periodo di squallore e di decadenza. Per la disgraziata tras-
lazione del seggio papale da Roma ad Avignone, eseguita
nel 1305 da Clemente V, il palazzo del Vaticano perdette il
suo lustro ed ebbe naturalmente a soffrire non poco nella in-
tegrit& de' suoi edificii e nelle molteplici sue opere d' arte ;
per buona fortuna per6 non soffri tanto, che potesse dirsi
del tutto dimenticato e molto meno abbandonato da' suoi le-
gittimi padroni. Sappiamo infatti, che i Papi avignonesi ne
affldarono espressamente la cura e la custodia a' loro legati,
vicarii in Roma, e che due di quesfr Papi, Giovanni XXII
e Benedetto XII, fecero anche, con denari spediti da Avi-
gnone, eseguire notevoli restauri sia nel palazzo, sia negli
annessi giardini. Di Benedetto XII si legge che, nel decembre
1 Ibid.
2 Cf. RBUMONT, Geschichte der Stadt Rom. Berlino 1867, Vol. 2,
pag. 704. II fatto 6 attestato anche dalla seguente lapide, che rimonta
a quel tempo e conservasi nel Museo municipale di Roma : Anno Do-
mini MCCLXXIIX Sanctissimus Pater et Dominus Nicolaus Papa .I/I,
fieri fecit Palatia Maiora et Aulam, Cappellam et alias Domos amplifi-
cavit, Pontificatus sui Anno I, et Secundo Pontificatus sui fieri fecit cir-
cuitum Pomarii huius.
3 BONANNI, op. cit., pag. 218.
22 DI CHI ± IL VATICANO ?
del 1334, subito dopo la sua elezione, mandavit reparari
Ecclesiam romanam sancti Petri... et palatia ibidem deso-
lata et ad fabricam donavit quinquaginta millia /forenorum l.
Sappiamo inoltre che un altro Papa avignonese, Urbano V,
visitando Roma nel 1367, abito nel suo palazzo del Vatieano
e spese anch'egli considerevoli somme per ripararlo e resti-
tuirlo al suo primitivo stato: Qui Papa, die 16 octobris 1367,
JRomam intravit... Postquam vero in Ecclesia beati Petri
suam fecit orationem, ac in cathedra papali full 'more so-
lito collocatus, declinavit ad palatium suum dictae Eccle-
siae contiguum, quod prius vetustate ac inhabitatione quasi
consumptum et dirutum, saltim quoad tecta, opere mirabili
fecit renovari 2.
Gregorio XI, anch'egli di nazione francese, fu il settimo
ed ultimo Papa avignonese. Eletto il 30 decembre del 1370,
dopo molte incertezze e nonostante le vive istanze dei suoi
cortigiani, decise finalmente di lasciare Avignone e tornare
in Italia, restituendo a Roma la papale residenza. II che egli
felicemente compl il 17 gennaio del 1377, vigilia del giorno,
in cui Roma celebrava la principale sua gloria, quella della
Cattedra apostolica, stabilita entro le sue mura dal Vicario
di Cristo, Principe degli Apostoli 3. Gregorio fisso la sua di-
mora nel palazzo del Vatieano ed ivi mori il 27 marzo del
seguente anno 1378.
Nel medesimo palazzo fu allora tenuto il memorabile Con -
clave, che, dopo una brevissima Sede vacante di soli dodici
giorni, diede al francese Gregorio un successore italiano nella
persona di Urbano VI. Anche questo Pontefice (1378-1389)
abito frequentemente al Vatieano, ove s'intrattenne piu volte
con S. Caterina da Siena 4, ed anch'egli studiossi finche visse
1 Cosi si legge nelle Vitae Paparum avenionensium, edite dal BA-
LUZIO, Parigi, 1693, torn. I, col. 219.
2 Ibid., Prima Vita Urbani F, col. 380. Si vegga altresi il PASTOR,
Storia dei Papi dalla fine *del Medio evo, Trento, 1890, vol. I, pag. 79.
8 Cf. PASTOR, op. cit., pag. 89.
4 Cf. B. RAIMONDO DA CAPUA, Vita di S. Caterina da Siena, ediz.
italiana, Roma 1866, pag. 216.
DI CHI E IL VATIC ANO ? 2£
di ridonare al suo palazzo 1'antico splendore. Nel quale studio,
egli fu seguito ed anche superato da Bonifacio IX (1389-1404),
sotto il cui pontificate, il palazzo del Vaticano prese il posto
del patriarchio del Laterano e divenne la residenza stabile
ed ufficiale del Vescovo di Roma l.
Non altrimenti operarono gli altri suoi successor!, Inno-
cenzo VII, Gregorio XII, Martino V ed Eugenio IV, i quali
occuparono la Sede di Pietro nella prima meta del secolo de-
cimoquinto, che segna la fine propriarnente del medio evo_
Delle grandi opere, compiute da questi Pontefici per la con-
servazione, per T ingrandimento, pel decoro e per la sicu-
rezza del loro palazzo del Vaticano, discorrono a lungo gli
scrittori che abbiamo gia piu volte citato, e particolarmente
il De Novaes 2 e il Reumont 3 nelle loro Storie de' Sommi
Pontefici e della citta di Roma.
IX.
Prima di andar oltre, e bene sciogliere una difficolta grave
in apparenza, la quale sorge dal fatto, che i Pontefici pur
ora nominati ne' due paragrafi precedent!, erano effettiva-
mente, di diritto e di fatto, sovrani temporal! di Roma e
dello Stato pontificio. Essi infatti vissero tutti dal 1130 al
1450, quando, secondo la sentenza comtmemente ricevuta
da' dotti, il loro Principato civile era pienamente costituito,
Sembrerebbe quindi potersi ragionevolmente, se non affer-
mare, per lo meno dubitare che il diritto di proprieta ch'essi
esercitarono sul palazzo del Vaticano durante T ultima parte
del medio evo, loro spettasse come a Sovrani temporal!. E
tanto piu ragionevolmente si potrebbe di ci6 dubitare, quanto
piu difficile apparisce il determinare con sicurezza, se le opere
di ricostruzione e di riparazione del palazzo, da loro compiute
1 GREGOROVIUS, op. cit., lib XII, cap 7, §. 3
2 Elementi della Storia de' Sommi Pontefici, Siena, 1803, Vol. V.
» Geschichte der Stadt Rom. Vol. II, lib. 5, cap. 4. Berlino 1867.
24 DI CHI E IL VATICANO ?
e sopra descritte, fossero eseguite con proventi dell' erario
pubblico, piuttosto che con proventi ecclesiastic!.
La difficolta, in tutte e due le sue parti, manca di solido
fondamento. Quanto alia prima, si osservi che 1'essere stati
quei Papi sovrani temporali non tocca punto il lltolo giuri-
dico, per cui essi ereditarono da' loro antecessori e ritennero
per se il diritto di proprieta sul palazzo del Vaticano. Tale
titolo fu quello di legittimi rappresentanti della Santa Sede:
titolo da loro posseduto, come fu gia da' loro antecessori ed
e oggi da' loro successor!, indipendentemente da qualsiasi
civile principato e sol perche furono vescovi di Roma e so-
vrani spirituali del mondo cattolico.
Qual che si fosse la natura e la forza della sovranita tern -
porale goduta, in quell' ultimo scorcio del medio evo, da' Papi,
e fuor d'ogni dubbio che la sovranita temporale, quando tu
costituita, si congiunse bensi nel Pontefice alia preesistente
sua sovranita spirituale, ma non la sostitui, ne 1'aboll. II
Papa, col divenir sovrano temporale di Roma, non cesso
d'esserne vescovo e d'essere capo di tutta la Chiesa. In altri
termini, quando il Papa divenne Re temporale, non fuvvi
successions di una sovranita ad un'altra, ma soltanto addi-
zione e unione delle due nella medesima persona.
Donde segue che il Papa, divenuto Re temporale, pote, come
tale, acquistare nuovi titoli e nuovi diritti, ma non pote per-
dere ne perdette alcuno di quelli che possedeva dianzi, e
che eran suoi titoli e suoi diritti come vescovo di Roma e
supremo reggitore del mondo cattolico.
X.
A convincersi poi che il dubbio, espresso nella seconda
parte della proposta difficelta, sia del tutto vano, bastera ri-
cordare che, nel medio evo, non esisteva un erario propria-
mente detto dello Stato pontificio, diverso dall'erario della
Santa Sede. Ne poteva tal erario giuridicamente costituirsi ;
poiche, nel concetto medioevale, lo Stato pontificio era uno
DI CHI E IL VATICANO ? 25
Stato patrimoniale, uno Stato cio6 che faceva parte del pa-
trimonio della Santa Sede. I suoi proventi dunque, molti o
pochi, grand! o piccoli che fossero, erano giuridicamente
frutti di quel medesimo patrimonio. Cosl attestano anche i
giuristi della moderna scuola liberate e particolarmente il
prof. Schiappoli di Pavia, il quale inoltre rettamente osserva,
che quel patrimonio « venne sempre considerate ed ammi-
nistrato da un punto di vista di privata proprieta de' Pon-
tefici, e gli fu conservato il carattere sacro, per cui coloro
che lo minacciavano o 1'invadevano eran scomunicati, quali
occupatores bonorum Ecclesiae1 ».
Del resto, se prestiamo fede a Pipino di Bologna, il quale
scrisse la sua Cronaca verso il 1320, il dubbio che qui esa-
miniamo apparisce, non solo fondato sul falso presupposto
dell'esistenza, a quel tempo, di un erario dello Stato ponti-
ficio, ma eziandio contraddetto apertamente da; fatti. Stando
a quest'antico scrittore, il palazzo del Vaticano, « nella sua
presente figura storica » e co' suoi vasti giardini, fu riedifi-
cato da Nicolo III, appunto nella seconda meta del medio
evo, con proventi che in nessun modo o senso potevano dirsi
dello Stato, ma erano schiettamente e strettamente ecclesia-
stici : Hie Pontifex, scriv'egli, summis sumptibus conslruxit
Palatia et Pomerium quae sunt circa Sanctum Petrum ex
pecunia collecta de decima proventuum universarum eccle-
Ancor piii splendida e, pel nostro proposito ancor piu
eloquente, 6 la storia del palazzo apostolico del Vaticano du-
rante il Rinascimento e nell'eta a noi piu vicina. Ma degli
argomenti che questa storia ci fornisce, come anche della con-
dizione giuridica del medesimo palazzo dopo il 1870, e in ri-
guardo alia legge detta delie guarentige, discorreremo a mi-
glior agio in un prossimo quaderno.
1 Manuale del diritto ecclesiastico. Torino 1902, Vol. I, pag. 203.
2 Chronicon F. Francisci Pipini, lib. IV, cap. XX. Edito dal MIWA-
TORI, Rerum italicarum Scriptores. Milano 1726, torn. IX, col. 724.
DI ALCUNI CRITERII 1NCERTI
NELLA PALETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIGA
LE SCOPERTE DI GRETA E IL CRITERIO CRONOLOGICO.
La scoperta del Palazzo di Phaestos fu seguita felicemente
-da un'altra piu importante della prima, se si fa ragione della
dovizia e del pregio de' trovamenti d'ogni genere e partico-
larmente di tavolette con segni di scrittura prefenicia e preel-
lenica, e d'alcuni vasi in steatite nera con rappresentazioni
in bassorilievo, celebrati dall'Halbherr e dal Savignoni, per
maravigliosa bellezza. II luogo del nuovo edificio, nel quale si
raccolsero tanti preziosi monument! dell' eta micenea, srchiama
oggi Haghia Triada (cAyca TpiaSa) e fu gia il casale di Santa
Trinita dal nome d'una chiesa che vi sorgeva al tempo della
signoria veneta neir isola di Greta. Esso occupava la estre-
mita occidentale della catena festia e nel suo perimetro sopra
due scaglioni d'altezza ineguale, vi sono la chiesa di S. Giorgio,
detto il Galatas ("Ayiog Tewpyco? 6 FaXaia^) e quella di Haghia
Triada. Fra la prima e la seconda acropoli in un luogo basso
e verso il mezzo della citta piii antica, si vede il monastero
veneziano di Falandra *.
Gl' indizii che condussero la Scuola italiana a ten tar qui
degli scavi, non potevano essere piii seducenti. Infatti a Fa-
landra e ad Haghia Triada « i fianchi del colle erano coperti
di cocci micenei, di frammenti tettonici e decorativi di gesso
alabastrine, d' intonaco dipinto : la rampa che sostiene il pic-
colo ripiano al disotto della chiesa, mostrava per entro le
erosioni prodotte dalle intemperie, uno strato di detriti ar-
1 Cfr. HALBHERR, Rapporto sulle ricerche del 1902 « Resti dell'et£
inicenea scoperti ad Haghia Triada presso Phaestos » ne' Mon. Ant.
delVAccad. d. Lineei, Vol. XIII°-1903.
DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA 27
cheologici di circa due metri di spessore. » Cosi F Halbherr (1. c.).
Gli scavi pertanto sapientemente deliberati, furono cominciati
con Fapertura di circa ottanta pozzi e due grandi trincee, fra
la meta di maggio e la meta di giugno 1902, e con essi si
fece chiaro che nella parte occidentale della catena festia
v'era gi& dall'et& micenea un palazzo meno grande e mae-
stoso di quello di Phaestos, o piuttosto una villa principesca,
con la veduta del mare, del flume che Faggira, della pianura
di Dibaki e delle montagne dell; Ida. L' Halbherr che noi se-
guiamo fedelmente in questa narrazione e descrizione, chiama
gli avanzi di questa costruzione Villa Micenea di Haghia
Triada.
DelFarchitettura della costruzione e delle singole parti
che la compongono, nulla si puo ancor dire di certo perch6
gli scavi sono appena iniziati, e F Halbherr non ne avrebbe
parlato se non dopoch6 la collina fosse stata interamente sca-
vata. Ma la suppellettile venuta in luce in cosi breve tempo,
6 di tanta importanza per gli studii della primitiva civilta
egea, ch'egli deliberava di farla tosto conoscere agli archeo-
logi, dandone una rassegna descrittiva e figurata, e nelFor-
dine di tempo in cui fu rinvenuta.
A quel che pare, la costruzione 6 a sostruzioni o terrazze
come a Knossos e a Phaestos, ma non si riscontrano qui i
grandi cortili e i piazzali di quei due Palazzi. A giudizio
delF Halbherr e stando a7 ricordi omerici della villa di Laerte
e del palazzo di Alcinoo, i lati nord ed owest delFedificio do-
ve vano dare sugli orti o giardini dacche il declivio da quella
parte e piu lieve e raggiunge i canali derivati dal fiume.
Anche ne' muri finora scoperti, si nota la stessa materia ed
arte che fu descritta trattando dei Palazzi di Knossos e di
Phaestos, cio6 grandi massi parallelepiped! di calcare disposti
a fllari orizzontali nelle fondamenta e dove sostengono il peso
de' piani superior! ; gli altri muri sono formati con materiale
minuto e cemento di malta cretacea.
Lasciamo di parlare della disposizione delle parti e della
loro destinazione, perciocche gli scavi tuttora continuano e
28 DI ALCUNI CR1TERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
il riscontro con gli altri palazzi micenei cretesi, non sembra
qui corrispondere, come a cagion d'esempio/ quello de' ma-
gazzini e delle dispense non allineate ma raccolte, secondo
Fig. 1 a e &. VASO IN STEATITE NERA.
T Halbherr, nell'angolo sud-owest dell'edificio. II megaron
scoperto a 25 metri circa, dall'angolo nord-owest della chiesa
6 piccolo, ma le pareti son rivestite di grandi lastroni dj
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 29
gesso, come di gesso e pure il sedile che va loro in giro.
All7 ingresso della parete di nord si trovarono accanto agli
stipiti due candelabri di pietra, e un altro presso I'estremita
del sedile. Questi candelabri sono simili a quelli delle tombe
di Micene e ad altri di Knossos e di Phaestos. La loro forma
e di colonnette a fusto cilindrico rastremato in alto e in basso,
con base a cono tronco e da capitello fa la lucerna, un vaso
cioe poco incavato e il cui labbro ha due larghi solchi per
i lucignoli. Degno d'essere ricordato fra gli altri trovamenti
di Haghia Triada e un bacino (lekane) di pietra calcare scura
che THalbherr giudica essere « il piu grande e il piu bello
de' vasi in pietra d'uso comune rinvenuti nei saggi di Haghia
Triada ». II suo diametro e di m. 0,63, la spessezza varia
fra m. 0,02 e m. 0,03, e la profondita di m. 0,23.
Un altro oggetto trovato ad Haghia Triada, e il vaso in
steatite nera(fig. 1 a e &)delquale abbiamo fatto menzione come
del piu prezioso cimelio che sia venuto in luce « nell'esplora-
zione degli strati micenei nell'isola e fuori ». L'Halbherr infatti
cosl si esprime : « II particolare carattere e la complessivita
della composizione, la finezza e la perfezione del lavoro danno
a questo piccolo cimelio un' importanza forse maggiore di
quella che non abbiano le coppe d'oro di Vaphio ed i fram-
menti d'argento colla scena dell'assedio trovati nella quarta
tomba di Micene. » Prima di descriverlo facciamo notare che
ilBosanquet non manifesta la stessa ammirazione dell'Halbherr
per questo vaso, ma lo descrive brevemente e solo riconosce
che la scena vi e rappresentata al vivo come nella pittura
murale del gatto che da la caccia a un uccello, o 1'altra d'una
lepre che attraversa rapidamente un prato, e i boschi e le rupi
dipinte in maniera naturalissima. Anche per Tinterpretazione
del soggetto non convengono i due archeologi, dappoiche
THalbherr vi vede il ritorno da una fortunata scorreria e
nelTuomo portato sulle spalle, un prigioniero ; doveche per
il Bosanquet, atteso il vestito leggiero del gruppo, si sarebbe
piuttosto tentati di riconoscervi un festino della mietitura,
e nelle forcine a tridenti che essi portano, i Opfraxes o forcine
30 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
da ventilare, le quali sono tuttora chiamate a Greta Otpvaxia *fc
Nel rimanente, T Halbherr ci avvisa che il suo collega, il
prof. Savignoni, nella Memoria illustrativa sul vaso di Haghia
Triada, esporra altri confront! co' tridenti o lance a quattro
o cinque punte, sopra un'area ben piu viciria dell' indicata
da lui, cioe deir « Arcipelago della Nuova Bretagna e d'altre
isole della Polinesia, i cui indigeni non sono ancora usciti
dall'et& della pietra ». Daremo ora la descrizione del vaso
prendendola dall'Halbherr e quasi sempre con le sue stesse
parole, e poscia diremo della interpretazione del Savignonu
II vaso dunque consta di tre parti, T ultima delle quali
manca: il collo e la parte superiore del corpo combaciano
ad incastro e misurano m. 0,10 di altezza; col diametro di
m. 0,115. La composizione figurata comprende ventisette fi-
gure di uomini disposti a gruppi e che, secondo 1' Halbherr r
« sembrano ritornare da una battaglia ». II capitano o l'ava£
a capo scoperto e con lunga chioma precede : ha il petto co-
'razzato e stringe in mano un lungo bastone o scettro a ma-
nico ricurvo poggiato sopra la spalla. Gli vengono dietro a
due a due i guerrieri in marciata, armati di lunghe aste a
tre punte, e al posto della immanicatura di queste con quelle
e fissata un'ascia acuminata e alquanto ricurva ad uncino.
Cotesti guerrieri dell' Halbherr, mietitori del Bosanquet, hanno
un costume semplice: un berretto in capo d'una forma si-
mile a quello di combattenti asiatici negli affreschi tebani
della XIX dinastia, dove G. Max Miiller vede de' Beduini del
deserto, e la copertura del capo fatta con fazzoletti avvolti
a modo di turbanti, i quali sono tuttora in uso a Greta (aa-
pcxia) ; cio che T Halbherr non ammette. Petto e braccia nudi,
e solo han coperta la natura con uno o due giri di cintura,
a guisa di borsa nella parte anteriore, e libera e svolazzante
di dietro. I femori sembrano protetti da cosciali di cuoio ov-
vero di lamina. Dopo queste prime quattro coppie seguono
A BOSANQUET, Archaeology in Greece, 1901-1902, nel Journ. of HelL
Studies, Vol. XXI.
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIC A 31
tre figure col capo ricciuto e bocche spalancate, gridando o
cantando e che 1'Halbherr non sa dire se sieno schiavi o
prigionieri, mentre va loro innanzi la figura d'un altro e
nello stesso atteggiamento agitando un sistro. Succede quindi
un drappello di sei coppie col suo capitano, e fra le prime
quattro e le due si scorge un soldato caduto o prigioniero,
alzare la testa in atto di supplichevole, mentre un guerriero
della quarta coppia^ & rivolto indietro verso i compagni per
incitarli a marciare.
Da questa descrizione si resta incerti se qui abbiamo una
scena di vera gente d'armi che ritorna da una razzia, ov-
vero una rappresentazione che la imiti a tutt'altro scopo,
come opina il Bosanquet, il quale, come dicemmo, stima trat-
tarsi d'un festino della mietitura. Noi saremmo inclinati a
ritener piii probabile la costui spiegazione che non la prima
perciocch6 i guerrieri dell' Halbherr mezzi nudi con gli oc-
chi bassi e che si direbbero chiusi, e gli schiamazzatori e
le forcine a tridenti e il gran sistro, ci sembrano dare in-
nanzi 1'aria di una festa campestre di agricoltori, che un al-
legro ritorno di guerrieri da una scorreria. Anche quell'ava?
o capitano a capo scoperto, non mi torna, mentre i suoi
guerrieri lo portano difeso dal berretto.
Per il prof. Savignoni * le armi de' guerrieri sono vere
armi. Le figure degli urlanti sono di donne libiche perch6
nella Libia, secondo Erodoto, v'erano donne che sapevano
1'arte dell'ululato. Noi ammirando 1'erudizione del ch. au-
tore, non intendiamo le sue interpretazioni. Nell'ava^ e ne' suoi
uomini v' 6 poco di guerriero, le armi loro sono ambigue. Non
e necessario di fare intervenire donne libiche per avere degli
schiamazzatori: n6 in queste stesse donne v'e un menomo
indizio del sesso comech6 si affermi che le donne libiche
portavano abiti di cuoio. La corazza che schematicamente
sembra a squame, puo ben esser una pelliccia di pastore.
1 Cfr. SAVIGNONI, II vaso di Eaghia Triada, ne' Mon. Ant. del It.
Lincei, Vol. XIII-1903. p. 78 segg.
32 DI ALCUNl CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
Mentre scriviamo (aprile 1903) giungono lettere dell'Halb-
herr da Haghia Triada con lieti annunzii d'altre e piii me-
ravigliose scoperte, di un deposito di verghe o pani di bronzo
d'un frammento di vaso della stessa tecnica del test& descritto
ma con diverse rappresentazioni di guerrieri coperti da scudi
e con elmi e d'altri preziosi trovamenti, de' quali si potra
tener conto quando se ne sara pubblicata la relazione uffi-
ciale. Di che segue pertanto che la nostra descrizione delle
scoperte cretesi debbasi necessariamente considerare come
provvisoria e che, d'altra parte, anche come tale, rende ai
lettori 1'utile conoscenza e il piacere che ne deriva, de'suc-
cessivi ragguagli intorno gli scavi e le scoperte della scuola
italiana a Greta.
Gi resta a dire con brevita, delle iscrizioni o delle tavo-
lette iscritte rettangolari e delle targhette discoidali o rotel-
line di argilla cotte al fuoco e iscritte con una punta prima
della cottura (fig. 2). Se ne rinvennero un po' pertutto. Alia
profondita d'un metro circa, dal livello del campo apparvero
due tavolette ben conservate, un'altra in due pezzi e danneg-
giata, due frammenti piccoli e cinque targhette circolari. Altre
iscrizioni si ebbero nella stanza cosiddetta de; Sigilli. Si 6 no-
tato che la maggior parte de; segni appartengono alia scrittura
lineare tanto a Phaestos e ad Haghia Triada, quanto a
Knossos, a Zakro e a Palekastro di Sitia, il che vuol dire che
la scrittura lineare si estese a tutta la parte orientale del-
1'isola. Uno studio comparative de' segni lineari che presen-
tano le iscrizioni de' Palazzi festii e di Haghia Triada con
quelli di Knossos, non tutti finora pubblicati, sark senza
dubbio, necessario a fin di accertare I'uniformita o identita
fra loro, ovvero se vi sia stata sin dal principio diversita e
varieta nei segni della regione orientale. E similmente fa me-
stieri esplorare la parte occidentale dell' isola, se vi sia stata
la scrittura medesima e cosi conchiudere che la scrittura mi
cenea prefenicia e preellenica fu comune a' Gretesi, e con
la scrittura altresi 1' idioma, salvo le differenze dialettali.
A Knossos come a Phaestos ed ad Haghia Triada, non e
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA " 33
raro che fra' segni linear! delle iscrizioni vi si scorgano anche
de7 pittogrammi cio6 dire de; geroglifici o disegni ideografici.
L'Evans ravvisa parimente nelle iscrizioni di Knossos qualche
Fig. 2. ISCRIZIONE CRETESE.
afflnita fra certi loro segni e quelli del sillabario cipriotto,
e di Phylakopi. II simile si osserva a Phaestos e ad Haghia
Triada. Pare nondimeno che il modo di rappresentare i nu-
meri sia lo stesso qui come in Egitto.
1904, vol. 1, fasc. 1285. 3 26 dicembre 1903.
34 f>l ALGUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
Nella stanza cosiddetta de' Sigilli, si son ricuperati col
vaglio della terra, piii di 450 sigilli o cretule, con Timpres-
sione di un anello, d'una gemma o d'una galopetra, contra-
segnate quasi sempre con una lettera o un nesso di scrittura
lineare, inciso con punta prima della cottura. Esse sono cosi
descritte dall'Halbherr : « Sono piccoli nuclei d'argilla molto
fina impastata colle dita a forma di rozza piramiduccia trian-
golare o di cono tronco o di mandorla o ghianda missile;
bucati da una parte in modo da dar passaggio ad uno spago
o ad un fascetto di fibre vegetali, forse papiracee, di cui si
servivano ad assicurare il nodo o le estremita raggomitolate,
precisamente come fanno le bolle di cera nei nostri vecchi
documenti o le moderne impiombature delle merci. »
Anche nel Palazzo di Knossos e negli scavi di Gurnia nel-
r istmo di Hierapytna, fatti da Miss Boyd, furono trovati si-
mili sigilli, ma il deposito piii ricco fu quello scoperto dal-
1'Hogarth a Zakro l. Senonch6 in questi sigilli di Zakro tanto
per la forma delle cretule quanto per alcune rappresentazioni
decorative, le analogic sono grand! co' sigilli di Haghia Triada.
A che fine servissero cotesti sigilli che si son trovati in gran
numero e in massa riuniti a Knossos, a Phaestos, ad Haghia
Triada come a Zakro, non si sa bene, e pero non si possono
fare che conge tture ed ipotesi. L'Halbherr opina che fossero
post! in iscrigni con oggetti a' quali si riferisce la scritta.
Veniamo ora agli affreschi scoperti a nord-est della stanza
de' Sigilli e poco lontano dal corridoio del megaron. L'im-
presa di ricuperarli, di metterne insieme i frammenti, di li-
berarli per quanto era possibile dalle tracce dell7 incendio e
dell'umidita e applicarvi 1' ingessatura che serviva a levarli,
si deve alia perizia grande del formatore del Museo di Candia,
Giovanni Zografaki.
I soggetti delle pitture che decor avano le sale apparten-
gono quasi tutti al paesaggio, e alle scene di cacce e di ani-
1 HOGARTH, The Zakro Sealings, nel Journ. of hell. Stud. Vol.
XXII, 1902.
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 35
mail, a piante erratiche e a fiori. Lo stile che nel Palazzo
di Knossos e simile all'egizio o riproduce scene e piante
egizie, ad Haghia Triada, al contrario, tutto vi e locale ed
indigeno, particolarmente nella rappresentazione di certe
scene, le quali tuttoche abbiano riscontro nella pittura egizia,
sono nondimeno trattate con altra intonazione e vivacita di
stile. Considerata pertanto in se stessa T opera del decoratore
cretese di Haghia Triada, merita certamente lode, sebbene
non puo dirsi priva di molti difetti per Tignoranza della pro -
spettiva e il fare schematico nel dipingere rocce e piante
erratiche come p. e. 1'edera. Ma finora non abbiamo fra le
pitture di Haghia Triada se non 1'affresco d'una sola flgura
umana ed ancor questa mal conservata e guasta dal fuoco
e quasi del tutto annerita. Se ne puo leggere la descrizione
accurata presso THalbherr che la giudica la piu ragguardevole
rappresentariza della dea seduta, nota sulle gemme e gli anelli
di Micene e di Greta, ma qui di grandezza naturale (m. 1,46
per m. 1,25) e percio se ne puo studiare con certezza il co-
stume, la foggia delle vesti e il di verso colore delle parti.
Un altro capo di suppellettile che merita d'essere cono-
sciuto, e quello de'vasi in pietra, la cui collezione e dive-
nuta cospicua per i trovamenti di Haghios Onuphrios, di
Knossos e del Palazzo della terza acropoli di Phaestos. Di-
cemmo gia delle lucerne in pietra e del vaso a rilievi, ed
ora indicheremo quello in calcare rossastro con venature az-
zurrognole. Esso ha forma di cono faccettato, rigonfio verso
il mezzo e bucato in fondo. Vasi come questo ma di pro-
porzioni minori diede Knossos. La bocca era unita per il
labbro ed il ventre del vaso all'ansa metallica e vi se ne veg-
gono ancora i buchi delle bullette. Un bicchiere grande a
forma di calice in calcare bianco con macchie e venature
azzurrognole somiglianti a' bicchieri di alabastro e anche di
mar mo della XII dinastia. Di pari, il vaso piriforme di ala-
bastro con bocca stretta e labbro in aggetto, ha riscontro
con un vaso di alabastro della ricordata dinastia. Due vasi
globulari, uno di marmo ed e il piu grande, manca di anse,
36 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
Taltro in serpcntino invece d'anse presenta due sporgenze.
Anche queste forme son comuni in Greta e si conoscono in
Egitto dalla IV alia VI dinastia. Un mortaio in serpentine d
forma comune a Greta e in Egitto, ed uno piccolissimo ed
Fig. 3. STATUETTE CRETESI.
elegante della stessa pietra forse utile a contenere qualche
cosmetico del mondo muliebre.
Di vasi in terra cotta raccolti ad Haghia Triada in fram-
menti, nulla v'e di particolarmente notevole, salvo il pithos.
Ma della ceramiea di Phaestos si aspetta la relazione del
dott. Pernier.
I bronzi cli Haghia Triada sono, in generale, utensili d'uso
comune. Ora poi sono state scoperte verghe (lingots) di rame
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 37
contrassegnate e identiche per la forma a quelle di Cipro e
della Sardegna. Si hanno seghe, asce e scalpelli di questo
metallo.
Dobbiamo far un cenno particolare della numerosa sup-
pellettile di due sacelli che furono scoperti, 1'uno all'estre-
mita del piccolo Palazzo d'Haghia Triada, quello di nord-est,
probabilmente fuori e Taltro interno. Non se ne conosce an-
cora la forma perch6 lo scavo non e terminate . La suppel
lettile del sacello interno sembra piu antica, quella dell'altro,
piu recente. V'e grande somiglianza fra la stipe del primo
e quella che 1'Evans scopri nel santuario del Palazzo di
Knossos (fig. 3). Si tratta di una quantita di idoli in terracotta
rappresentanti figure muliebri come tanti altri trovati altrove
nella stessa isola e somigiianti per la loro rozzezza a quelli
delle isole, di Micene e de' deposit! di Prinia e di Gurnia. L'al-
tezza loro va da m. 0,07 a m. 0,10. Uno fra questi idoletti sem
brerebbe essere il principale e rappresentava la divinita tu-
telare del santuario, in quanto che sia per la forma e sia
per le proporzioni si distingue dalla turba degli altri. La fi-
gura e la stessa della dea seduta. L'animale sacro ad essa
e la colomba e in questo come nel sacello esterno si son
trovate delle colombe in terracotta. Fra tutti gli oggetti di
questo deposito sono notevoli una testina e due piccoli torsi
con tipo non cretese, ma libico, secondo THalbherr.
IL CARBONARISMO
ED 1 CIISTITUTI Dl SILVIO PELIICO E Dl PIETRO MAROXCELLt
I.
Le sette che pullularono in Italia nel decorso degli anni
1821-1831, e per cio che riguarda ii loro numero e per cio
che si riferisce alia loro influenza sugli storici avvenimenti di
que' tempi, hanno una tale importanza, che senza lo studio
di esse non si puo scrivere nonche comprendere la storia
di quel periodo dell'evo contemporaneo. Esse comporigono
strettamente il substratum e fui per dire T ossatura dei
grandi rivolgimenti, che hanno preceduto e cagionato lo stato
presente politico e nazionale, e si puo aggiungere progres-
sive, dell'Italia unita in regno costituzionale, di cui ora go-
diamo il regime, o in quelle forme governative che Tav ve-
nire le riserva.
Uno studio dunque prettamente storico sulle operazioni
delle societa secrete, loro genesi, nomi, numero, diramazioni,
centri, e massimamente sullo scopo, verso la cui assecuzione
que' cospiratori rivolgevano i desiderii ed aguzzavano i pu-
gnali, uno studio cosiffatto riuscirebbe della massima utilita.
Ma incontra una difficolta di esecuzione del tutto straordi-
naria, e forse insuperabile almeno da una persona sola, per
piu ragioni.
Per la prima cosa la maggior parte degli idoli effigiati
nelle gallerie a stampa de' pantheon e de' martirologi, per
uno studio di quella fatta perderebbero Taureola, il colore, e
forse la pasta stessa del loro metallo. Da un tale motivo deriv6>
la cura speciale di tener nascosti, ne' regii archivii di Stato,.
IL CARBQNARISMO ED I COST1TUTI DI SILVIO PELLICO 39
i document! numerosi, lasciativi dai govern! caduti, in numero
grande ed estremamente important!. Sono tali i regolamenti
onde viene regolata quella parte burocratica degli archivii di
Stato, che la consultazione delle carte ivi rinserrate diventa
una impresa erculca addirittura. Ci vuole la facolta del mi-
nistro delFInterno, perch6 si tratta di atti riservati, confi-
•denziali, riservatissimi sin dalVorigine: e questa facolta
ministeriale si concede, o non si concede, naturalrnente, se-
condo Tindicazione del colore che il chieditore porta scritto
sulla fronte. Se irivocate il doppio titolo di diritto comime
<dell'apertura degli archivii al pubblico, e della facolta di
consultare gli atti di avvenimenti lontani da noi lo spazio
di 70 anni : vi si risponde cio essere vero, ma per gli arti-
ooli, 71, 74 del regolamento, e per la legge del 27 maggio 1875,
numero tale e tale..., quella facolta trovarsi vincolata. IL che
vuol dire, che il colore della vostra fronte e nero. Infatti
nel medesiino tempo si veggono altri privilegiati ammessi a
godere di quella grazia a voi negata, i quali poi nello spac
ciare i frutti delle loro ricerche, ricantano in altro tono le
medesime storie, ritessono le passate leggende, e nel regolare
1'andamento della pubblica opinione la fanno da maestri di
€appella. E cosl la liberta, il progresso degli studii, lo studio
delle verita storiche d'importanza massima, divenuti monopo-
lio, non hanno spaccio se non con il marchio speciale della
privativa e della gabella. E siamo in tempi di liberta, e di
governi dalle istituzioni liberali ! La storia dira, che le isti-
tuzioni assolute erano piii liberali, perche almeno erano
schiette, e perch6 sotto il loro regime Tarbitrio ed il mono-
polio non erano vestiti d'ipocrisia *.
1 ALBSSANDRO Luzio cosi esordisce nella prefazione del suo libro
llprocesso Pellico-Maroncelli, secondo gli atti officiali segreti (Milano. 1903):
« Gli atti processuali del '21 possono rassomigliarsi a una selva selvag--
gia, rirnasta inesplorata (pel sacro terrore che ispira) anche dopo ces-
sato il divieto di legge che. la rendeva inaccessible. Parecchi privile-
giati poterono penetrarvi gia prima che spirasse il termine di 70 anni ....
•(p. 7). » Queste parole ci hanno 1'aria di una vera canzonatura. Sona
40 IL CARBONARISMO ED 1 COSTITUTI DI SILVIO PELLICO
Una seconda difficolta di trattazione riguarda la natura
stessa delle sette. Erano varie, e designate con varii nomi ;
non erano tutte concordi, almeno per qualche tempo ; il
provincialismo vigeva in alcune, in altre volevasi il nazio-
nalismo, ma non si conveniva intorno alle forme costituzio-
nali ; alcune erano sanguinarie, empie, ferocissime ; altre
invece piu moderate, piu ragionevoli.
Ora il lavorio intestino settario, incessante ma di verso-
per intendimento di fine e di mezzi, si agito per entro le
tenebrose latebre delle congreghe de' carbonari e de' guelfi
e degli adelfi per tutto lo spazio degli anni 1816-1820: nel
1821 si trovarono tutte consenzienti nella tendenza e nel-
1'aspirazione ad uno scopo comune.
Napoli fu la prima culla del carbonarismo. I soldati di
Gioacchino Murat, e massimamente gli ufficiali ne sparsero
i primi semi nelle Marche negli anni 1813-1814. Dalle Mar-
che la fuliggine carbonica si propago nelle Legazioni e- nella
Romagna, nelle quali region i gia trovavasi la semente de-
positata dai comuni propagatori, ossia dai soldati di Murat.
I primi proseliti della tremenda setta furono gli antichi
militari napoleonici o muratiani, e gli antichi impiegati,
ne' quali per una doppia ragione il carbonarismo trovo
acconci suppositi. Ossia erano tutti antichi massoni, e tutti
sei anni, che chi scrive queste pagine, senza sperimentare . alcun sacro
orrore per quella selva selvaggia, chiese sei volte la facolta di potervr
penetrare, e non ottonne quella non so se grazia o giustizia. E d'altra
parte il titoio di questo libro ci era cagione a sperare, che il nuovo pri-
vilegiato Alessandro Luzio ci desse qualche cosa di nuovo, ma siamo
rimasti delusi. Questo volume di pp. 569 in 8° grande ha di nuovo \\
primo, e solo, costituto di Pietro Maroncelli, pubblicato con 1' intendi-
mento esplicito della « rivendicazione » di quello svelatore di Silvio
Pellico. II rimanente versa intorno a cose conosciute, o scucite dai sog-
getto indicate dai titoio del libro, o si compone di relazioni del Salvotti,
le quali ne forrnano il nerbo principale. Diciamo schietto checioeuna
disillusions, siamo stufi di tanto Salvottismo ! Senza, i costituti del Ma-
roncelli e del P( llico. con tutte le relazioni del Salvotti, il libro del Luzio
e un gran quadro con grande cornice, ma senz.a.pittura !
E Dl P1ETRO MAKONCELLI 41
senza impiego : ecco 1'origine vera e principale della setta
carbonica, della sua estensione, e de'suoi fervori l.
II suo scopo, almeno siccome termine di partenza, fu
comune a tutte le sette ed a tutte le province : ed era Tab-
battimento del govern! assoluti, detti della ristaurazione *.
L'intendimento finale ossia la nuova foggia di governo da
sostituirsi all'antico, ed i mezzi per conseguirlo, variarono
secondo le indoli de' caporioni, delle province, e de' tempi.
Nelle sette degli Stati pontificii la foggia di^governo, a cui
aspiravasi dopo la distruzione della monarchia papale, non
ebbe forme distinte e definite. Queste non furono discusse
ed ammesse se non dopo che i varii capi carbonari, adu-
nati in Bologna nel 1816, divisero la carboneria in due parti.
La prima, composta de' maggiorenti carbonari, continue ad
avere il nome di Guelfia, o cavalieri guelfi, e la sua costi-
fcuzione fu nota col nome di latinismo, per il che i corifei
della setta presero i nomi latini di Spartaco, Catone, Bruto,
eccetera. L'altra parte fu composta dalla plebe carbonaresca,
<i cui fu dato il nome di turbo,, la quale abbracciava varie
1 « Erano i malcontent!, i declasses : ex impiegati, ex magistrati, ex
tsoldati del governo napoleonico, professionisti, letterati, fornitori avidi,
preti e frati libertini, gente che nei restaurati govern! si trovavano piu
o meno a disagio, mentre nel regime caduto vedevano la Joro posizione
e la loro fortuna ; condotti a rimpiangere in esso, oltre all' ambiente
piu libero e certamente piu moderno, le cariche, gli onori, i subiti gua-
dagni, i lauti stipendi perduti, non che la possibilita di ottenerli, e
portati quindi a cospirare, la piu parte, non come i patriotti del tempi
posteriori, per un ideale ingenuo ed entusiasta, ma sopratutto per la pro
spettiva del loro personale tornaconto. » D.r SPADONI, Alle origini del
risorgimento, (Macerata, 1901), p. 6.
1 Nel principio della requisitoria, e conclusione giudiziale sul conte
Orselli di Forli e 3 a-ltri correi, il Salvotti, dopo 1'escussione di piu di
cinquanta iniziati, scriveva (maggio 1823) : « Lo scopo della carbone •
ria, risultante dagli scritti che su questa societa possediamo, era quello
d'un feroce repubblicanismo. La distruzione dei monarchi ricoperti sotto
1'odioso sembiante di tiranni e di despoti, era inculcata come dovere.
Sotto questo punto di vista potea quella setta riguardarsi diretta al sov-
vertimento di tutti i troni del mondo. » A. Luzio, II processo Pellico-
Maroncelli, p. 503.
42 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO
eompagriie di noine vario ; cosl in Forll eravi la compagnia,
della Speranza, e quella della Siberia, GO' capi squadra, reg-
genti, president!, eccetera, e rifornivasi di uomini maneschiv
facinorosi, e tutti del basso popolo.
La guelfia si sparse subito nelle Romagne, nelle Mar-
che, e nelle Legazioni, per guisa che, quando nel decem-
bre del 1816 il famoso Michele Mallio di S. Elpidio, maestro
oratore della Vendita di Fermo, fu incaricato di mettere in
comunicazione la marea di Fermo con Bologna, non trovo-
in questa citta. YAlta Vendita del Carbonari, ma v' incon-
tr6 il Supremo consiglio guelfo, il quale gli commise ap-
punto Tincarico di spargere il guelfismo nelle Marche, come
poi egli fece fondando Consigli guelfi nelle citta di Pesaro,.
Sinigallia, Ancona, Loreto, Fermo.
In breve ora il guelfismo si propago in tutta 1'Italia cen-
trale, tenendo il suo Supremo consiglio in Bologna, del quale*
i capi erano il principe Hercolani ed il conte Agucehi an-
tico prefetto di Bologna, e massone di antica acqua. Da quel
consiglio dipendeva si pu6 dire tutta la carboneria degli
Stati pontificii, come quella di Ravenna, di Ferrara, e del
Polesine ; esso si mise tosto in commnnicazione con Parma
e Modena, con Milano, e con Torino. In questa citta. aveva
sua sede principale V Adelfia, con chiese, diaconi, sublimi
eletti... Era una variata parvenza della carboneria, comer
nuesta non era altro che un mazzo di sorcoli germogliati
dalla ceppaia della gia. vecchia massoneria, la quale coll' aver
partorito il giacobinismo era divenuta effoeta.
Allora si penso seriamente a due cose: all'erezione del-
V Italia in nazione una ed indipendente, e alia foggia costi-
tuzionale del suo futuro governo. Si puo dire in una parola,,
che il grande pensiero animatore della guelfia o carbone-
ria, verso i principii dell' an no 1817, dalle Alpi a Fano e a
Terracina (Napoli faceva da se, e da qualche disegno di co-
stituzione era esclusa dal grande movimento cospiratorio),.
il grande pensiero fu Vindipendenza della nazione Italica.
La forma governativa della nuova Italia fu oggetto di
E DI PIETRO MARONCELL1 43
vario studio : tutti volevano la Costituzione, ossia la domi-
nazione popolare per il mezzo di rappresentanti eletti dal
popolo. Altri, e quest! furono i piu ed i migliori, si dichia-
rarono per una Italia, costituita in una federazione di
Stati, con uniformita di leggi, di magistratura, di railizia,
di misure, alia stregua degli Stati federati della Svizz^ra e
•dell' America del Nord, conservandone per6 in piedi tutti i
sovran!.
II.
Tralasciando i disegni dei costituzionali, perche non bene
•definiti, o perche giudicati fantastic! dallo stesso Supremo
•consiglio, e bene dare un cenno del piano federative, che
fu composto dair avvocato Solera, suddito austriaco, e che
incontr6 1'approvazione dei piu, alia riserva dei fanatici e
feroci settari dells Romagne *, al cui numero appartiene Pietro
Maroncelli, del quale lo sproloquio intorno a questo argomento,
spifferato in un suo costituto in Venezia, non merita alcuna
•considerazione.
Nel suo costituto de' 27 agosto 1820 il Solera, dopo 244
interrogator!! gia subiti, fu dall'inquirente I. R. commissario
Salvotti
245. Interrogate : Egli si sovverra di aver parlalo di un piano
di Italica confederazione da lui disteso, onde a suo dire circoscri-
1 « Piii caldi e piu fanatici erano i Romagnoli... » Cosi il Solera nel
•suo costituto de' 24 gennaio 1820. Antonio Solera, antico impiegato na
poleonico e quindi massone, principe Rosa Croce col grado n° 18, pretore
•di Lovere nel Bergamasco, iniziato alia carboneria, in lega col pretore
di Crespino, Felice Foresti, fu arrestato net gennaio 1820, condannato
a morte, cambiatag'li in 20 anni di carcere duro. Graziato nel 1828 fu
accusato dall'Andryane nelle sue fantastiche memorie, e dal Foresti, le
cui memorie aatografe sono in nostra mano, sebbene non compiute : gia
dicemmo altra volta, che quelle pubblicate da Atto Vannucci putivano
•di qualche cosa (RINIERI, Della vita e delle opere di Silvio Pellico, II, 20).
Si difese il Solera alia meglio con lettera stampata nel 1848: la sua con-
•dotta nel processo, secondo i suoi costituti, e migliore di quella dell'An-
•dryane e del Foresti e di Pietro Maroncelli.
44 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO
vere V indeterminate Ispirito di Nazionalita, e rivolgerlo ad una
forma conciliatrice di questo spirito stesso colla coesistenza dei
varj governi d' Italia?
R. Si signore.
246. Int. Se a seconda di quel suo piano I'attuale Regno Loin-
bardo Veneto sussisteva nella sua integrita sotto I'lmperatore del-
V Austria?
R. lo in quel mio piano lasciavo, conie ho gia detto, sussistere,
per quanto alrneno mi ricordo, dopo tanto tempo, il Regno Lom-
bardo Yeneto nell'attuale sua forma, e mi ricordo anzi di avere
espresso 1' idea, che la Lombardia era stata sempre felice sotto il
Governo dell' Austria.
247. Int. Viene ectitato almeglio riftettere su questa circostanza?
imperocche consta? tutto* il contrario a questo consesso.
Lo spirito nazionale portava gia con se necessariamente I'esclu-
sione degli stranieri. L' Italia, finche questa sua parte, e per vero
dire la piu ragguardevole, rimaneva soggetta ad uii'estera Po-
ten%a, non poteva giammai lusingare quel sentimento patriottico,
che la societa coltivava. Ed im piano, die avesse sancito questa
denominazione straniera} distruggendo la sostanza e lo scopo della
societa, non poteva essere dalla medesima accolta.
Queste riflessioni generali sono poi di presents confermate dai
processuali rilievi, i quali dimostrano aver egli dato un'idea del
tutto fallace del riferito suo piano.
R. Le fatte riflessioni mi persuadono, che in quel mio piano il
Regno Lombardo Veneto doveva essere indipendente dalla monar-
chia austriaca J. Non potrei perd risovvenirmi con precisione, se yi
lasciassi regnare I'attuale Imperatore nel modo che esisteva il Regno
Italiano sotto Napoleone, o veramente se lo supponessi governato
da un Principe austriaco indipendente. II Consesso potrebbe avere
ottenuta una copia di quel mio piano, e se mi venisse presentato
saprei riconoscerlo.
251. Int. Se perd si ricordi, che secondo quel piano il terri-
torio del regno di Plemonte doveva essere aumentato?
1 Ap. 31 il Luzio scrive: II piano di confederazione del Solera « di-
retto ad escludere dalla penisola (benche egli lo negasse) 1'Austria e il
governo del Papa. » Invece qui non nega 1'esclnsione dell'Austria. E
nel costituto de' 20 gennaio, interrogatorio 2, risponde : « .... II mio
piano... lasciava sussistere il regno di Napoli, il governo pontificio... »
E DI PIETRO MARONCELLI 45
R. Mi pare anzi, che, secondo quel mio piano il regno del Pie-
monte dovesse perdere Gfenova, la quale, se non erro, sarebbe stata
governata come una repubblica.
252. Int. Se per 6 non si avesse al Re del Piemonte aceordato
un maggior territorio nella Lombardia?
R. Non mi pare, e ritengo anzi il contrario, fermo come sono
nella idea di aver indicate come i Lombardi furon sempre felici
sotto 1'austriaco dominio.
253. int. Se pero si ricordi, che secondo quel suo piano do-
vesse Venezia divenir Capitale?
R. Mi pare di aver pronunziata la massima, che il Regno Lom-
bardo Veneto dovesse esser retto da due Governi diversi e indipen-
denti; ma nemmeno cid mi ricorre alia mente con precisione.
254. Tnt. A chi pero gli paresse di aver aceordato il Governo
Veneto nel suo piano?
R. Non so piu bene ricordarmi, se o lo lasciassi sotto 1'impero
austriaco, o lo volessi restituito a quella forma di repubblica come
nel 1796.
Come si vede di leggieri, la teoria espressa dal Solera
nel suo disegno di confederazione degli Stati italiani, pre-
senta un problema di non piccolo interesse per la filosofia
della storia. Dico « teoria », la quale, se avesse prevalso,
avrebbesi naturalmente accattato il consentimento di tutti gli
Stati, principi, e popoli italiani ; e ci avrebbe dato una unita
nazionale e politica con tutti i vantaggi che avrebbe appor-
tato seco, senza tanto spargimento di sangue cittadino, senza
le ingiustizie e i delitti commessi, senza lo spogliamento della
Chiesa, senza quella eredita di discordie profonde che covano
sempre nelle condizioni di un assetto di cose, in cui convi-
vono e si trovano sempre di fronte il diritto e la forza, i
vinti e i vincitori.
Ma il mettere in pratica quella teoria incontrava una dif-
ficolta formidabile, cio era la potenza austriaca accampata
nella pingue Lombardia e signoreggiante sopra lo scheletro
dell'antica Venezia. Per tanto, e notisi bene, uno scopo ne-
cessario della carboneria guelfa, e quindi di tutte le sette,
massimamente a cominciare dallo scoppio delle rivoluzioni
46 IL CARBONARISMO ED I COSTITUT1 Dl SILVIO PELLICO
napoletana e piemontese, fu la guerra all'Austria, la guerra
senza quartiere a qualsivoglia dominazione straniera che si
affacciasse sul bel paese.
Osservando serenamente le cose, si scorge che lo scopo
della carboneria era questo, scopo almeno apparente, accer-
tato per6 storicamente dalle deposizioni autentiche di molti
e molti prigionieri di Stato, esaminati in giudizio nei pro-
cessi austriaci. Ma la carboneria offriva un altro lato, la car-
boneria massimamente delle Marche, e delle Komagne : la
quale era un covo di veri briganti, di grassatori, di assas-
sini. II loro odio al Papa non era legittimo, e rivestiva alcun
che di selvaggio : per essi il gran fine era la morte e la de-
struzione e il rubare, e chiimque dei pacifici cittadini non
sentisse con loro o non li favorisse era denominate col vocabolo
di « brigante », e per ragioni da nulla, per semplici sospetti
veniva indicate al ferro di que' nuovi sgherri de' vecchi della
montagna o meglio delle alte luci delle vendite carbonaresche.
Quindi meditarono un attacco al governo con tale intendi-
mento in Macerata nel giugno del 1817 ; nel 1821 per due
volte tesero insidie al cardinal Sanseverino Legato in Forli
a fine di assassinarlo e di esporne il cadavere a pubblico
ludibrio; e nel 1825-26 e col ferro e col piombo e col veleno
attentarono alia vita del cardinal Rivarola, Legato pontificio
spedito straordinariamente nelle Legazioni per metter pace
ne' partiti e sradicarne la mala erba settaria.
L'Austria senti benissimo, in breve tempo, quanto arri-
schiata fosse la sua posizione in Italia, e come tra lei e tutto
un mondo sotterraneo italiano agitavasi una guerra a col-
tello. Per consiglio de' suoi militari, non veramente per ele-
zione dell'Imperatore, essa aveva smembrato una parte del
patrimonio degli Stati della Chiesa, occupando a forza e col
solo diritto della guerra la parte sinistra del Po, tutto il Po-
lesine, delle Legazioni di Ferrara e di Ravenna. Or bene,
permettendolo Iddio, il Polesine fu il primo campo, nel quale
la carboneria piant6 le tende e prepar6 le armi per combat-
tere e distruggere Taustriaco dominio in Italia!
E DI PIETRO MARONCELLI 47
Furono suoi impiegati, furono suoi novelli sudditi, quei
primi congiuratori che si presero 1' incarico di piantarle in
que' suoi nuovi dominii un nido di carboneria : 1'avvocato
Solera, il pretore Foresti, 1'avvocato Villa, il conte Oroboni,
il prete Fortini... Quindi accaddero i primi arresti, i primi
processi, le prime condanne, e le prime carovane d' Italiani
legati con catene alia volta de' fortilizii o castelli moravi
cambiati in ostelli di condannati per il delitto di offesa
dominazione straniera.
III.
Ed ora mi si para innanzi la figura di un italiano, nato
sulle rive de' paesi del Brennero, il quale, ne' processi e nelle
condanne di quelli che con lui parlavano la stessa lingua, di-
verra esecutore severo, diligentissimo, industrioso a scovarne
disegni palesi ed a scrutarne gl' intendimenti nascosti in
fondo airanima, mostrandosi implacabile esecutore delle vo-
lonta austriache, ed interessato aspettatore di premio a corona
del suo merito inquisitorio. Fu questi 1'assessore I. R. com-
missario inquirente Antonio Salvotti, il cui nome fu trasfor-
mato dalla leggenda degli scrittori de' pantheon in sinonimo
di belva crudele e d' ingiusto condannatore di colpe e di colpe-
voli italiani. La storia serena ha corretto e va correggendo
quegli eccessi di male inteso amore di patria; ma nessun'opera
di storia riuscira mai a reintegrare la memoria di un inquisi-
tore, che servi 1'Austria con zelo addirittura soverchio, che
spinse le sue Industrie fino al punto che nessuna legislazione
puo acconsentire, al punto cioe di gittare 1'occhiodellagiustizia
nel santuario della coscienza, ed a forza di minacce, di pro-
messe, di pertinaci suggestion!, strapparne que' pensieri, la
cui conoscenza non servendo all' istruzioue della causa, non
aveva per fine se non 1'umiliazione delle persone la cui sorte
dipendeva da lui, e 1' intendimento di acquistarsi merito presso
48 IL CARBONARISMO ED I COSTITUTI DI SILVIO PELLICO
Farbitro supremo delle fortune degli inquisiti e degli inqui-
sitor! *.
Accanto ad un tale uomo noi vedremo or ora sorgere coi
propri ingenui lineamenti le figure di un Pietro Maroncelli e
di Silvio Pellico.
(Continua)
1 Tale crediamo essere il vero giudizio, che la storia serena profe-
risce intorno a queH'uomo : non fu ne crudele, ne ingiusto giuridica-
meute. L'ambizione lo stimolo forse soverchio, ma non gli fece trapas-
sare mai iiessuna legge. Vedi Civilta Cattolica 4, 18 ottobre, 1 novem-
bre 1903, p. 274 segg. La leggenda delle ferocie salvottiane ha una doppia
origine. La prima fu il libro stoltissimo del Misley, L' Italie sous la
domination autrichienne (1833) : venne distrutta con la formidabile ri-
sposta di Paride Zaiotti, La semplice writa (1834), le cui conclusioni non
ammettono replica, ed alia quale, anche per cio che riguarda il Salvotti,
non s' ha nulla ad aggiungere se non qualche ragguaglio particolare,
od il ritratto della persona dell' I. A. inquisitore.
L'altra riguardava un atto personale dello stesso Salvotti, in rela-
zione con una qualita spiacevole del suo figliuolo. In una tavola, o let-
tera massonica, diretta dalla « Valle di Torino, 1 febbraio 1861 E .-. V .-.
(era vecchia) al V.*. F .*. Neri Fortini Venerabile della Loggia Concordia
all'O/. di Fireuze, il Salvotti e denominate « maledetto sicario del-
1' Austria... tinegato (sic) padre... » con altre espressioni scelleratissime.
Siccome la setta massonica, che considerava il Salvotti come un
rinnegato, era ed e padrona della opinione pubblica, percio in questa
la leggenda delle sue ferocie si sparse, e si mantiene tuttavia. I libri
di Atto Vannucci ne furono i conduttori massiini.
IL CAPORALE TRASTEVERINO
LXXXII.
Vendetta.
- Camillone, come stanno le nostre donne ? — Gosi il ca-
pitano Marinelli nella sera del 4 aprile 1799, interrogando
il suo fido guardiano sulla soglia della casa della sua fidan-
zata, in via dell'Arenella,
- Sempre meglio, sor Caporale, e da qui a tin poco meglio
ancora. Se le poteste salutare !
— No, siamo di partenza con questo amico ; pigliamo la
volta per il Lazio ; dirai cio a mia madre e alia Camilla. E
le cose tue e i tuoi numeri vanno bene?
- Ora due, ora uno, ora niente, sor Caporale.
- Bravo, Camillone.
— Sempre vostro sino alia morte, per anni due ! sor Ca-
porale.
Gia il MarinelU e il tenente Tartaglioni erano saltati nella
barca, che li attendeva alia riva ; la quale vogando a remi
sordi li deponeva in pochi minuti al di la di ponte Sisto,
sulla ripa a destra ; d'onde salendo per Tantico quartiere dei
Rossi, in pochi momenti furono in via delle Salesiane, ed
entrarono in una casa modesta, ivi situata. . .
- Oh ! capitano Marinelli ! tenente Tartaglioni ! esclam6
il generale Gandini, stringendosi al petto quei due prodi uf-
ficiali. Donde venite ? Come la e andata a Civitavecchia?
Dove contate di correre? Per carita! Non vorrei...
-II sangue dei Trasteverini 6 vendicato...
— Le lagrime di Roma si compensano a ondate di sangue
giacobino...
1904, vol. 1, fasc. 1285. 4 26 dicembre 1903.
50 • IL CAPORALE TRASTEVER1NO
II Gandini stringeva loro le mani, provando una intima
commozione, che non comunicavasi se non col crescere della
forza stringente della dita. Li fece sedere, e poi riposata-
mente :
— Civitavecchia e venuta nelle loro mani; ma...
- Per patto, e non piii che due giorni dopo una batosta.
delle piii sonore, osservo il Marinelli. Che strage, signor
Generale ! Che strage !
- Conosco tutti i precedent!, e so 1'impegno enorme che
mettevano alia presa di quella citta : come quella, che offre
I'ultimo scampo alia fuga di quei ladroni! Championnet fece
loro dire, che ad ogui costo pigliassero la citta, magari la.
incenerissero.
- Se gl'inglesi per mare ci avessero soccorso, non la
pigliavano ; e tutti i giacobini di Gamier, di Merlin, di Val~
terre, e tutti i gallinacci dei Santacroce, dei Vivaldi, dei
Borgia... dovevano cadere alia schiaccia...
— Gl'inglesi hanno vedute different! dalle nostre: essi fauna
guerra dichiarata, e di strategla, badando a far prigioni i
galli ed a ricacciarli nelle galliche tane. Per noi invece la
guerra e ammazzare, ammazzare, ammazzare...
— « S. Leo! ammazza! » grid6 quasi fremendo il Tarta-
glioni.
— Quando avete preso quel motto?
— Nella sera degli 11 febbraio 1798, in casa Marinelli,.
all'Arco de'Tolomei. Cola giurammo vendetta, ci demmo pa-
rola di ritrovarci per Pasqua a Civitavecchia, e, fino a quel
tempo di non appigliarci ad altro partito, airinfuori di am-
mazzare...
- E il Montani ?
- Si trova nella Marca di Ancona, riprese il Marinelli.
Cola combatte col generale Lahoz, il quale lascio giacobini,
cisalpini e polacchi, e messosi alia testa degl'insorgenti delle
Marche, bandisce la guerra nazionale, col grido : « Italia I
fuori i barbari. »
— E Pino? interrogo con voce commossa il Gandini?
LXXXII. VENDETTA 51
- Pino 6 un traditore, rispose il Tartaglioni. fe passato
per paura ai francesi di Monnier, che si sostiene in Ancona :
ma tra lui e Lahoz e inimicizia dichiarata a sangue...
II Gandini si fece pensoso, quindi: -- Vedremo ! disse. Ma
ora veniarao a noi : com'e andata la faccenda a Civitavecchia?
- II piu bel fatto, il giorno piti bello, il giorno dilettoso
della vendetta e stato quello di lunedl, 4 marzo. In quel giorno
le artiglierie giacobine erano in gioco in maniera strepitosa ;
le trincee avanzate si mostravano irte di canne di fucili e
di cannoni; dietro, e sotto, e tutto intorno scorgevansi a
stormi le schiere giacobine e galliche comandate dal generale
Merlin, e le compagnie dei patriotti romani capitanate dal
conte Marescotti, dal Borgia, e non so se trovavasi ivi pure
quel pazzo rampollo di madre pazza, voglio dire quello sbal-
lone di Santacroce.
I Civitavecchiesi rispondevano alia meglio dalla fortezza,
dagli spaldi, e dai ballatoi delle mura : vi dico, Generale, che
un pugno di uomini in gran parte marinari e cacciatori o lavo-
ratori della Tolfa, i quali difendevano la loro citta e i loro al-
tari dall'orda giacobina devastatrice, si mostrarono prodi cosl,
come appena me lo sarei aspettato dai nostri Trasteverini.
Impavidi dinanzi alia morte, che dalle bocche nemiche scro-
sciava loro intorno furiosamente, non balenarono mai, ne
mai ho visto un uomo a fuggire. Tiravano poi con una tale
sicurezza di polso e di petto, che ad ogni sparo non falliva
il capitombolo di un giacobino.
- Oh ! esclamava il Gandini a quando a quando, tiran-
dosi i mustacchi, e buttando un monosillabo ad ogni ti-
ratura...
— Ad un tratto i fuochi dei nostri artiglieri cominciano
a diminuire gradatamente, scemando di numero e di brio,
poi a poco a poco cessano si puo dire del tutto. Invece i
colpi nemici si moltiplicano in proporzione inversa, .cre-
scendo mano mano di numero e di ardimento. Intanto si
scorgono in varie piazze ed in varie strade della citt£
le prime fiamme che s'inalzano all' aria, poi si odono voci
52 IL CAPORALE TRASTEVERINO
nelle vicinanze interne delle mura, che gridano : — « II fuoco
e nella citta! La citta brucia!... » A quei grido francesi e
patriotti escono dalle gallerie, ed in gran numero accorrono
alia sbandata con iscale ed altri ordigni, e mandando voci
di vittoria si apprestano alia scalata delle mura, persuasi
veramente che le loro bombe avessero appiccato T incendio
alle case !
In quella una scarica repentina di tutte le nostre bocche
da fuoco vomita su quelle masse giacobine una vera gran-
dine di mitraglia; s'inalzano clamori da tutte le parti; si
apre una parte, e risuona il grido: « S. Leo ammazza. » Oh!
i bei colpi, signor Generate ! Bisognava vedere quei giaco-
bini e quei patriotti, come fuggivano, gittando armi e baga-
gli e sangue a canali! Oh! i bei colpi! Piii di cinque uffi-
ciali caddero sulla polvere per altrettanti colpi, assestati loro
nella terga da questa mano e da questa pistola e da questa
spada... Interrogate il nostro Tartaglioni...
- Schiettamente, soggiunse questi, ho menato tanti colpi,
e mi son visto cadere a terra tanti cadaveri intorno intorno,
che non credo che' si possano contare...
— E poi, soggiunse il Generate?
— I giacobini e i patriotti parte si rintanarono nelle loro
trincee, e questi salvarono la pelle ; parte invece fuggirono
verso la Tolfa, e trovarono la morte dalle bande armate
degli insorgenti di quella regione, che stavano in sull'aspet-
tativa ; parte infine si gittarono alia disperata sulla via Au-
relia e sulla marina, ed a questi diedero la caccia alcune
barche cannoniere, che vogando spiaggia spiaggia li fulmi-
narono spietatamente, finche videro un giacobino fuggiasco
che fosse a tiro.
— Che perdita avranno fatto?
— Furono contati 13 ufficiali di stato maggiore, che morsero
la polvere ; piii di 1000 cadaveri, ed un numer© grande di feritL
— Che vidi trasportare io stesso a Roma su carri pieni...
— • Per condurli a S. Spirito, interruppe il Tartaglioni, e
smaltirvi il pranzo di Civitavecchia.
LXXXII. VENDETTA 53
- Che cosa volete dire? osservo il Gandini.
- II generale Merlin, rispose subito il tenente, aveva in-
vitato, nel giovedl 21 febbraio, « tutti i patriotti romani a
portarsi nella domenica prossima in Givitavecehia al pranzo
sontuoso, ch'esso vi avrebbe fatto entro quella citta. »
- Sono le solite sballonate dei galli giacobini e dei pa-
triotti ingalluzziti.
— Per poco pero, soggiunse il Marinelli, il signer Merlin
non fece la fine di un merlo : lo tenni d'occhio per un pezzo,
ma... renda pure grazie al veloce cavallo che lo ricondusse
di camera a Roma.
- Bravi, miei cari, soggiunse il Gandini alzandosi. Ed ora?
- Ora, rispose il Marinelli, pigliamo la via del Lazio o
della Sabiria: il tempo e giunto, i galli piglieranno il volo
verso il paese che li ha visti nascere, ma prima dobbiamo
loro tarpare le ali, e se fosse possibile spennacchiarli sino
al vivo della pelle.
- Questo e proprio il tempo, soggiunse il Gandini. Gia
gli eserciti russo e austriaco sono in Italia, le navi inglesi
occupano il Mediterrano, e il naviglio russo e turco e padrone
deH'Adriatico e dell' lonio. II cardinal Ruffo e riuscito nell'in-
credibile impresa : e giunto da Monteleone sino a Melfi, a
poche giornate da Napoli. Macdonald lascera Napoli, e ten-
tera di congiungersi con 1'armata della Lombardia, se pure
non iscontera prima nei campi e nei fiumi del Piacentino
tutte le bricconate commesse da lui e dalle sue orde in Roma
ed in Napoli...
- San Leo ammazza ! gridarono i due ufficiali, brandendo
le spade !
- Gia Arezzo ha dato il segnale della riscossa ; e con fanti
e cavalli ordinati alia lesta su pi& di guerra, gli Aretini stanno
liberando la Toscana, e contano di occupare tra breve con
ardito colpo di mano Perugia e rUmbria. So, che il generale
Rodio, aiutato da Roccoromana e dal nostro Clary sta per
giungere nel Lazio, con Tavanguardia napoletana, di cui il
cardinal Ruffo gli ha dato la capitananza. A Ferentino il prete
54 IL CAPORALE TRASTEVERINO
De Angelis ha pronto un bel corpo di uomini armati : ad
Anagni, a Frosinone, a Terracina, sono gi& accaduti fatti
d'armi important!...
— Domani stringeremo le maui a quei valorosi.
- lo sto lavorando da varie settimane, a concertare una
mossa di armi per un giorno determinate, in eui Roma e Tra-
stevere sollevatisi a furore distruggano i galli e i patriotti
che sono in citta, nel tempo che i capi delle citt& del Lazio
si scaglino contro gli usurpatori dei loro paesi, e cosl facciasi
sterminio di quella razza maledetta.
— S. Leo ammazza ! ammazza !
— Tenete a mente quanto vi ho detto, ed ora ascoltate
un consiglio: ammazzare, va benissimo, n6 ci vuole altra
parola di guerra ! Ma voi imprima, e poi lo direte al generale
Rodlo, dovete evitare sempremai qualsiasi battaglia campale,
anche di piccoli corpi. Questo preme, quanto la riuscita : ten-
dere insidie, preparare imboscate, fuggire per rincorrefe su-
bito, non dar tregua ne riposo...
— Ed « ammazza ! S. Leo ! »
— Ottimamente ! — Si strinsero le mani e presero com-
miato.
Armati di tutto punto, e montando due superbi cavalli,
i due ufficiali si trovavano gia nella via Appia, accanto alia
torre o tomba di Cecilia Metella, quando la notte, valicato
il colmo, allontanavasi grado grado dall'orizzonte.
— Che cosa voleva significare il tuo Camillone, con quel
a due, tre, o mente », che ti disse sulla soglia, interrogo il
Tartaglioni?
- Una cosa molto semplice. Per quell' uomo il numero
<( due e tre » 6 un numero sacro. Egli ogni sera o quasi sul-
Tabbrunire trova modo di far venire alia finestra ora la Ca-
milla, ora TAssunta, quando ha scorto nella via due giaco-
bini galli, od anche tre. Poi gli accoglie in questa maniera :
torce il collo all'uno e all'altro separatamente, come se fos-
sero veri galli, e vestiti e calzati li precipita nella fogna,
o li butta nel Tevere a notte alzata.
LXXX1I. VENDETTA 55
— Di questo modo, se contiamo i giorni, deve aver sacri-
ficato a Esculapio un buon nurnero di galli...
— Anch'egli ha la parola d'ordine « S. Leo ammazza! »
LXXXIII.
« Siamo alii frutti. »
Unitisi alle bande di Fra Diavolo, del generale Rodio, e
del duca di Roccaromana, pigliarono parte a tutti i fatti
d'arme, in cui quei capibanda fecero un danno grandissimo
ai giacobini, ed a tutto il patriotttismo, die si era annidato
nel Lazio.
Nella sera de' 9 agosto erano stanchi, ma lieti : in quel
giorno avevano inflitto all'esercito giacobino una memora-
bile sconfltta.
- Oh ! viva Fra Diavolo, esclamo il Tartaglioni !
- Hai visto che razza di rosario porta intorno al corpo?
Gli fa il giro due volte ! Quanti grani, altrettanti giacobini
ammazzati !
- Oggi anche noi potremmo intrecciare un rosario di
altrettanti grani.
- San Leo ammazza !
E si addormentarono, stanchi le membra e piena 1'anima
di gloria !
Passarono la seguente settimana in una escursione, che
fecero ne' circostanti paesi di Anagui, Ferentino, Piperno,
Velletri, spingendo que' popoli a guerra sterrninatrice dei
giacobini, ed a distruzione di tutto cio che puzzasse di gia-
cobinismo : alberi, coccarde, bandiere tricolor!... tutto ora-
mai buttavasi nel fuoco, le autorita patriottiche erano sfrat-
tate a furia di popolo accorrente in armi da tutte le parti,
e sitibondo di sangue giacobino, le cui chiazze oramai spor-
cavano quasi ogni zolla ne' campi, nelle colline, e ne' monti
che dalle gole del Garigliano si protendono sino a ponte
Milvio.
56 1L CAPORALE TRASTEVERINO
Erano gia ritornati colle bande di Fra Diavolo, le quali
nel giorno 20 di agosto avevano preso stanza in Albano, e
si riposavano lungo il ciglio del colle che prospetta il lago
da una parte, e dall'altra si protende a cavaliere della pic-
cola citta, congiungendo Albano con Frascati. Non erano
cola giunti se non dopo poche ore, ed appena si erano rin-
francati con un po' di riposo e di cibo, quando udirono rim-
provviso accorrere e gridare di soldati e di cavalli, che fug-
givano all'irnpazzata, gittando armi e bagagli, e mandando
il grido fatale : si salvi chi puo !
Subito si da nelle trombe e ne' pifferi ! Fra Diavolo, Ma-
rinelli, e Tartagiioni sono in armi, accorrono, e ferniano
quella scompigliata moltitudine. Erano tra i fuggenti i ge-
nerali Roccaromana e Rodio, i quali rimasero come inter-
detti alia vista di quegli ufficiali, di cui non avevano giorni
prima ascoltato gli avvisi, e delle bande di Fra Diavolo,
le quali gia riposate ed in ordine di battaglia offrivano loro
scampo, ed erano pronte ad una improvvisa riscossa.
Si stringono a consiglio i due general! fuggiaschi, col ca-
pitano Marinelli e con Fra Diavolo, mentre il Tartagiioni
con alcuni soldati e con uomini del paese piglia la via verso
Marino per informazioni dello stato e delle posizioni nemiche.
I giacobini erano rimasti sotto Frascati, e si trattenevano
tuttavia a predare il campo napoletano, insieme coi Mari-
nesi ; il Gamier e il Santacroce col grosso delle schiere, che
passavano i mille, erano ritornati a Roma con alcuni can-
noni, con due bandiere, e con una ventina di prigionieri, a
fine di celebrare un'entrata trionfale in Roma, facendo pompa
di quelle spoglie. Avevano lasciato pochi uomini in Marino,
incaricandoli di fare altre prede e di raccogliere altri pri-
gioni, e di ritornare con essi il giorno seguente in Roma.
Udito cio, fu deciso di occupare le altezze e la via sino
a Velletri, presentando il fianco a Frascati, e di mantenere
vari fuochi per tutta la notte nell'alto dei colli di Albano,
di Ariccia, e di Genzano. Pensarono quindi alia riscossa, che
decisero di far subito in maniera memoranda. Seppero, che
LXXXIII. « SIAMO ALLI FRUTT1 » 57
la sconfitta di quel giorno era accaduta per Teffetto di un'im-
boscata, della quale i patriotti di Marino ebbero tutto il me-
rito, per avere condotto i gallo-romani e nascostili nelle loro
vigne, e dato loro avviso del momento in cui 1'esercito na-
poletano, deposte le armi e i bagagli, si riposava e maugiava
tranquillamente. Fu dato 1'incarico della vendetta alle bande
di Fra Diavolo.
Displace va al Marinelli lo spargimento del sangue italiano ;
ma il paese di Marino aveva due infami tradimenti da scon-
tare. II primo fu commesso a' 26 di febbraio dell'anno ante-
cedente, quando i Marinesi avvisarono Murat delle posizioni
dei popoli di Albano, di Castel Gandolfo, di Ariccia, e di
Genzano, i quali avevano preso le armi ed accorrevano a
continuare la rivoluzione dei Trasteverini... ed invece furono
sgominati dai giacobini di Murat nel campo delle Frattocchie.
II secondo era stato commesso in quel medesimo giorno!
Gia verso il primo albeggiare del ventesimo secondo
giorno di agosto, i fuochi accesi si andavano smorzando a
cominciare dai colli di Albano e si spegnevano grado grado
verso la via di Velletri, quando Fra Diavolo spinse le sue
bande verso Marino alia chetichella ; e gia il piccolo paese
dormiva il sonno cheto delle ultime ore della notte, quando
lo sparo di un piccolo cannone diede il segnale dell'assalto,
della strage, e del saccheggiamento : ai pochi giacobini e ro-
mani fu data orribile morte, quanti Marinesi non fuggirono
furono ammazzati, e le loro masserizie andarono a ruba ed
a sacco.
Ma in Roma, in quel giorno 22 di agosto, 7 fruttifero,
tutto il patriottismo era in gran movimento, e si gavazzava in
istrepitose baldorie passeggiando per le strade e per le piazze,
palleggiando le bandiere e le armi tolte al nemico, e cele-
brando a furia di fanfare il recente trionfo. II generale Gar-
nier mostrava a tutti il bottino preso al Rodio, che consisteva
« in tre astucci di posate d'argento, in molti tondini d'ar-
gento, ed in un pacchetto di doppie » . II Monitors nazionale
aveva descritto con tutti i colori della grandiloquenza pa-
58 IL CAPORALE TRASTEVERINO
triottica il memorando fatto del giorno innanzi, prodigando
a, fusone le ingiurie al re di Napoli, al Ruffo, al Roccaro-
mana, ed alle orde del briganti del Rodio, dottore in utro-
que! In oltre, essendosi sparsa la voce che nel pomeriggio
dovevano entrare in Roma le tor me degl' Insurgent! cattivi,
Roma patriottica era in aspettativa del glorioso avvenimento.
LXXXIV.
« C e s e m o ! »
L'eco della sconfitta, data per tradimento dei Marinesi alle
bande del generale Rodio, si era sparsa in tutta Roma sulle ali
della patriottica fama, e la gloriosa risonanza si era ripercossa
perfino sulle rive Trasteverine, invitando il popolo allo spetta-
colo di un trionfo, di cui Roma aveva perduto la memoria da
molti secoli a quella parte. Laonde la signora Benedetta, la
Camilla, 1'Assunta e la signora Taddeo pensarono d' inviarei
Camillone, tanto per dare una volta un po' di svago a quel fido
custode della casa, che non abbandonava mai, come anche se
gli vciiisse fatto di rintracciar qualche notizia del loro Capo-
rale, di cui stavano gia da tre mesi in penoso pensiero. Ca-
millone veramente non di buon grado acconsenti a lasciarle
sole, anche per poche ore solamente, ed al desiderio espres-
sogli rispose al solito un secco : — SI, sora Benedetta !
Recatosi nel gran piazzale di S. Giovanni, e vistovi un
gruppo di persone che conosceva, si accosto a loro a fine di
udire i loro discorsi, e cavarne le notizie che premevano tanto
alle sue padrone di via Renella. Vi conobbe il Cancellieri, il
Sala, che vestivano da secolari per un decreto del Consolato
che proibl Tabito sacerdotale, il cavaliere d'Agincourt, gli
avvocati Valentini e Galimberti, ed un cittadino alquanto
camuffato nel quale ravviso la persona del generale Gandini.
— Vedremo, diceva questi, questo nuovo trionfo.
— Chi sa, osservava il Galimberti, che cosa ci riserbano
questi istrioni. Mi viene a mente la storia di certi pifferi...
LXXXIV. « CE SEMO ! » 59
Non ebbe finite quelle parole, che gia si udi un mormorio
di voci, provenienti da fuori porta S. Giovanni, le quali
comunicate alia gente di qua andavano crescendo, e finirono
in clamori, in urla, in fischiate cosi sonore, che 1'aria ne
sembro assordata !
« In luogo dei cinquecento Insurgent!, che dovevano esser
a condotti prigioni con niolti carri di bottino, si vidde giun-
« gere una quantita di uomini, donne, e fanciulli marinesi
« fuggiti da Marino, chi in camicia, chi senza scarpe, giacch6
« gli Insurgent! erano nella rnattina improvvisamente entrati
u in quel paese, e lo avevano orrendamente saccheggiato,
« stante il tradimento fattogli dal cittadino Bona gia gene-
« rale della Guardia sedentaria, e da un altro marinese, co-
« nascondere i francesi nelle loro vigne, e dar loro il passo
« per le medesime, onde sorprendere Frascati, siccorne era
« accaduto. »
- Buffoni ! esclamo Camillone con voce sonora e stridente
di rabbia; e senza piii riprese la via di Trastevere.
Tutto quel popolo era in visibilio, le risate ed i moccoli
contro i patriotti non avevano ne modo ne fine ! Quando fu
udita una voce patriot tica, che grido : — A piazza del popolo I
A piazza del popolo ! — Che c' e ? — Si fa la giustizia al prete
di Ferentino, traditore e brigante...
Al suono di quell' annunzio, tutto il patriottismo gallo-ro-
mano si riverso per le vie, ed accorse verso porta Flaminia,
dove gia trovavasi schierata gran forza giacobina in apparato
pomposo di guerra. Allora allora era stato ivi condotto da
castel S. Angelo il parroco D. Fedele de Angelis, e collocato
dirimpetto alia fontana che tocca il muro di cerchia verso
i prati, per essere ivi fucilato siccome un malfattore.
Era pallido, ma non mostrava paura. Quando si vide
spianati i fucili disposti in mezzo cerchio contro il suo petto,
T imperterrito prete alzo la voce : - - Non io sono traditore !
ma voi che contro tutte le leggi divine ed uma...
- Fuoco ! grido la voce imperiosa di un patrizio romano.
— Cadde il generoso prete, tingendo del suo sangue le
60 IL CAPORALE TRASTEVERINO
pietre. I giacobini accorsero sul suo cadavere, e vi fecero i
supremi oltraggi !
La folia si dileguava lungo le tre vie, che da quella piazza
si diramano nel corpo della citta, quando la gente che riti-
ravasi lungo il Corso, vide un accorrere di cavalieri giaco-
bini, entrati allora per via Flaminia, i quali conducevano
prigioniero un « dragone aretino leggermente ferito. I pa-
« triotti, che stavano, secondo il solito, nella via attorno al
« palazzo Ruspoli, residenza del generale Gamier, appena
« ebbero visto il dragone aretino, lo presero a urli ed a fischi.
« Esso senza smarrirsi disse loro : — Godete pure ; ma an-
« date al campo, e vedrete cola 300 francesi morti, ed an-
« cor a non e notte! •>
Quella risposta fece il giro di tutta Roma ; ed il Cancellieri
e il d'Agincourt la trovarono tanto sublime, da paragonarla
e preferirla al detto dei trecenti delle Termopoli!
Quasi nel medesimo tempo entrarono « per porta del Po-
« polo circa 300 uomini impolverati e scalmati, di truppa
« parte francese e parte romana, avanzo delli 800 uomini
« gia spediti contro Bracciano ; i quali erano feriti, ed erano
« stati inseguiti sino a Monterosi dagli Austro-Aretini. Segui-
« vano 12 carri di feriti e d'infermi. »
Indi a poco altra gente attruppavasi a porta Pia, attira-
tavi dal rumore di « due dragoni francesi, che fuggivano con
« la carabina ingrillata ! E dietro loro giunsero altri, gridando :
« — Chiudete la porta, che il nemico e vicino » !
D' altra parte si era sparsa la voce, « che il capo degl' In-
sorgenti, denominate Fra Diavolo, era disceso con la sua gente
ai piani sotto Castel Gandolfo ; e fu subito fatta chiudere la
porta S. Sebastiano. »
A quei rumori, a quella vista, a quelle giustizie, Roma
era tutta in trambusto. Le strade si riempivano di gente fug-
gitiva e di carri pieni delle ultime spoglie. Consoli e pretori
e questori ed edili pigliavano alia loro volta la via della fuga,
ed il popolo li accompagnava con urli e con fischi e con le
piu cordiali maledizioni. Quando la principessa Santacroce,
LXXX1V. « CE SEMO ! » 61
grande patrocinatrice del giacobinl, fu vista partire, venne
accompagnata da un coro di fischiate cosl strepitose, che da
piazza Branca salirono al Campidoglio !
In quella Camillone er& gi& di ritorno in Trastevere, con
I'animo pieno di maltalento verso i giacobini ; ed andava ru-
minando tra s& e s6 il numero due, quando mise il piede in
via Renella, e coll'occhio ebbe contemplato quel teatro della
vendetta trasteverina, compita 1'anno innanzi da lui e dal
sor Caporale maravigliosamente.
Ma quando fu giunto sotto le finestre della casa, gli parve
di udire come un contrasto di voci, che risonavano di sopra,
e distinse le parole della signora Benedetta e della Camilla,
che sembravano dire: — Lasciateci stare...
All'udir quelle voei, un brivido gli fermo il sangue nelle
vene.
Corre subito alia porta, e la trova chiusa ! Un lampo si-
nistro gli brilla nell'anima, e prova una stretta che gli d&
al cuore un tremendo rivoltolone ! Con un pugno sganghera le
imposte, ed in tre salti era di gi& sulla soglia della stanza della
Camilla, dove impauriti al suono della porta sgangherata si
vede dinarizi due uornini, in piedi, e con le armi. Ma non
diede loro il tempo di impugnarle : con due pugni lanciati
loro sul capo con tutto T impeto della rabbia che gli fremeva
nel petto, li ebbe precipitati ruzzoloni per la scala. Accorsero
al rumore dalla stanza vicina 1'Assunta e la signora Taddeo,
e gi& si trovavano sulla soglia la Camilla e la signora Bene-
detta : queste erano pallide, e quelle piangenti, e tutte si
strinsero in tor no a Camillone. II quale, in atteggiamento di
un mastino che ha azzannato la belva, le guardava lieto ma
taciturno, e vistole tutte sane e salve si rivolse alia scala
per dare ai due assassini il colpo di grazia, ma erano scom-
parsi, lasciando pero alcune tracce di sangue.
- Come mai, disse quindi rivolto alia signora Benedetta,
come mai avete aperto la porta?
- Era lo zio della Camilla, il gioielliere, che venne accom-
pagnato con uno, cui diceva essere un ambasciatore.
62 IL CAPORALE TRASTEVERINO
— Come chiamavasi cotesto ambasciatore?
— Non mi ricordo piu... quel nome finiva in... olio.
— Bertolio? disse Camillone, pronunziando quel nome con
orrore appena dissimulate.
— Per 1'appunto, rispose la Camilla. Aveva fatto alia
mamma grandi proferte, perche mi accompagnasse al palazzo
Rondinini... Ed io risposi, che ci lasciassero stare.
Respiro Camillone a quelle ingenue parole, e soggiunse
che forse egli li aveva giudicati e trattati male; fece pero
da s6 un gesto, che tutte sapevano essere segno in lui di
grande soddisfazione, e gli sentirono brontolare tra labbro e
lingua, smozzicando le parole : non due ma due mezzi !
Le donne si misero a ridere, 1'Assunta e la Camilla gli
si strinsero attorno chiedendo notizie del gran trionfo; e quando
clai monosillabi e parole tronche di lui ne ebbero udito 1'esito
buffo, vi fecero sopra le piu matte risate, mandando accidenti
a tutti li Giacobini. Quindi Camillone guardando 1'Assunta,
il che era per lui la piu grande carezza che potesse fare a
quella desolata fanciulla, le mostro il rosario: quelle capi-
rono, e tutte si misero a pregare, inginocchiatesi attorno al-
rimrnagine della Madre di Dio.
Mentre esse pregavano, Camillone non diceva n6 Ave-
Maria, ne Paternostri ; ma tenendo in mano il rosario rega-
latogli dall'Assunta, contemplava quei volti IB cui fattezze gli
richiamavano le immagini degli Angeli. Egli provava una
letizia tutta sua nell'udire le parole della preghiera modu-
lata e ripetuta da quelle voci, che gli giungevano all'anima
come un' arcana memoria piena di soave mestizia e di Can-
dida religione. Stava sempre in piedi, ed a quando a quando-
accostavasi alia finestra, dando una guardata di fuori, e ten-
dendo T udito come per cogliere ogni piu piccolo rumore, che
sussurrasse per Taria, e quindi si rifaceva a bearsi allo spet-
tacolo di quel suo piccolo paradiso.
Gia Torizzonte cominciava a velarsi colle mezze tinte della
prima notte, mentre nell'aere sereno di Trastevere risuona-
vano gli ultimi rintocchi delle campane, e si accoglieva come
LXXXIV. « CE SEMO ! » 63
una risonanza confusa del grand! clamori onde rumoreggiava
la cittc^i lontana. Nel tempo che quelle innocent! modulavano
in comune la preghiera, Camillone con I'orecchio teso ai ru-
mori della citta e con Tanimo commosso per gli avvenimenti
della giornata, era impensierito sopramaniera : del sor Capo-
rale nessuna notizia, la citt& sconvolta, il governo in agonia,
quel gioielliere, e quel Bertolio se per avventura mandassero
gli sgherri giacobini a vendicare 1'oltraggio ricevuto, e quelle
trovarsi sole, esposte... A questo pensiero sentissi correre il
;freddo per le ossa, e tenevasi come inchiodato alia flnestra...
In quella ode il confuso strepito lontano, come dei giglioni
che percuotono il franco di una barca vogante a remi bat-
tenti ; sporge la testa, affissa I'orecchio, guarda verso il flume;
le sue oranti mormoravano le ultime parole della preghiera ..
Ode un coro di voci virili, che si sciolgono air aura notturna
in cadenza colle battute dei remi : gia distingue e riconosce
il coro marinaresco:
Del padre Tevere sull'onda bionda
La barca scivola tra sponda e sponda.
-E lui! e lui! esclama subito la Camilla, correndo alia
finestra !
Le altre donne la seguono, fanno silenzio, ritengono il
respiro, ed in mezzo ad una trepidazione improvvisa, che alia
Camilla faceva battere il cuore nel petto con ansia mortale,
odono distintamente :
Allarga la lena, distendi lo remo,
Ce semo, ce semo, ce semo, ce semo !...
— Ce semo davvero ! disse Camillone mandando un re-
•spiro lungo e forte, che sembro una vera folata di vento.
— 11 lume, il lume, disse la Camilla...
G1& il Marinelli era saltato sulla ripa, ed in pochi passi
valicava la porta, di cui, per la premura che lo frugava,
non osserv6 le imposte sgangherate, e precipitates! nella stanza
si trovo tra le braccia della signora Benedetta e della si-
64 IL CAPORALE TRASTEVERINO
gnora Taddeo, che piangevano a calde lagrime, e stringeva
le mani della sua Camilla e dell'Assunta...
- Son finite le lagrime ! esclam6. Chiamate mia madre.
Camillone guardava in silenzio, quasi immobile, mentre
nella sua anima sentiva come riflessa la gioia di tutte e
quattro quelle creature. Una stretta di mano del Marinelli
gli fece intendere, che il sor Caporale era contento di lui :
e cio gli bastava!
li capitano Marinelli dopo il colpo dato ai Marinesi, aveva
per informazioni e per propria vista capito che la repub-
blica romana era spacciata, e che il regno di Roma nuova
tirava le calzette. Lasciato quindi il Tartaglioni a Castel
Gandolfo con Fra Diavolo, penso di accostarsi a Roma, e di
rimanervi a consolazione e sicurezza delle persone care, il
cui pensiero lo teneva sommamente agitato. L'accaduto nel
giorno in Roma, e il tradimento del gioielliere, gli fecero
ringraziare il Cielo della presa determinazione, e gli die-
dero a scorgere viemaggiormente quanto era necessaria la
sua presenza in via della Renella.
Del rimanente non v' era piu luogo a paura : la paura
passo tutta nel campo dei patriotti ! Indi a un mese Roma
fu occupata dalle schiere napoletane ; il generale Gamier
coi suoi pochi giacobini prese la via della Francia, dopo un
patto conchiuso coi napoletani e cogl'inglesi ; i consoli fug-
girono tutti insieme col fiore del patriottismo. Le rappresa-
glie usate dal nuovo governo *, furono di poco conto : gli ex
1 L'aneddoto seguente, preso tra cento, ci da il colorito di quel
primo tempo di restaurazione. A' 9 di ottobre fu affisso 1'editto del Boii-
card, comandante dell' esercito napoletano, col quale si tisava indul-
genza alia persona degli impiegati repubblicani, ma veniva loro tolto
1'irnpiego : « il popolo 1'acclamo ! »
« Un sacerdote stava leggendo il sud.° editto affisso a piazza Co-
lonna : un patriotta gli dette uno spintone, gli passo innanzi, e col suo
grandissimo cappello gl' impediva di leggere. II sacerdote con buona
rnaniera lo prego a levarsi il cappello da testa; ed il patriotta gli ri-
spose, che voleva stare come piu gli pareva. Si avvide della soverchie-
ria un dragone napoletano. Si avvicino al patriotta, gli getto il cap-
LXXXIV. « CE SEMO! » 65
consoli Zaccaleoni e de Matteis furono condotti alia berlina
pel Corso a cavallo ad asini ; il principe cadetto Santacroce
fu carcerato in castel S. Angeio e poscia inviato a Civita-
vecchia come vero fellone e malfattore. II duca Bonelli fu
condannato a morte in contumacia, perche fuggito, il Vi-
sconti e il Vivaldi air esilio, e Tex console Angelucci di-
venne la spia del Consalvi !
E la citta di Roma, maledicendo al patriottismo che
1'aveva affamata e spogliata e dissanguata si no al midollo
delle ossa per lo spazio di diciotto mesi, aspettava con ansia
il suo vero sovrano, il Papa !
LXXXV.
Tre anni dopo.
In una di quelle splendenti giornate di ottobre, onde sotto
il tepente cielo autunnale di una volta beavasi la citta di
Roma, il cardinale Ercole Consalvi trovavasi nel grande ospizio
di S. Michele a Riva; lo accompagnava monsignor Caleppi,
suo vero ed antico amico.
II Consalvi nelle tragiche peripezie degli ultimi tempi po-
teva narrare i casi di una vera odissea : imprigionato in castel
S. Angeio, dopo la minaccia del console Angelucci di esporlo
alia berlina sopra un asino nel pubblico Corso, era stato con-
dotto a Civitavecchia come un galeotto ; richiamato a Roma,
ebbe la sentenza dell' esilio dagli Stati romani, e del sequestr©
su tutti i suoi beni. Navigo a Napoli, corse a Firenze, vi ve-
nero il prigioniero Pio VI, ed espulso dalla Toscana rifuggl
in Venezia. Creato secretario del Conclave, che ivi si aduno
nel novembre del 1799, e poi secretario di Stato e cardinale
da Pio VII nell'agosto del 1800, ora erasi recato a S. Michele
pello in terra. II patriotta volea fuggire, ma csso 1'obbligo a terminare
la lettura dell' editto, e poscia gii sputo sul cappello, glielo getto con
un calcio lungi, e Tammonl che non era piu tempo di strapazzare i sa-
cerdoti. » GALIMBERTI, Diario.
1904, vol. 1, fasc. 1285. 5 28 dicembre 1903.
66 IL CAPORALE TRASTEVERINO
siccome visitatore apostolico di quel grande ospizio, per man-
dato dello stesso Pontefice.
Monsignor Caleppi dopo le rovine ed il sacco di Roma e
di Napoli era fuggito in Palermo, d'onde dopo incredibili
stenti di ogni genere era ritornato in Roma quasi nello stesso
tempo che il Papa, dal quale era stato creato internunzio nella
Toscana, per poi passare a Lisbona siccome nunzio pontiftcio.
- Come trova il suo antico ospizio, Eminenza?, disse il
Caleppi.
— E una vera spelonca ! Non ci hanno lasciato se non le
nude pareti ! Tutte le masserizie, le stoviglie, la biancheria,
i ferri vecchi e nuovi, le macchine e gli ordigni da me un
tempo procurati con tanta spesa e con tanto amore./. tutto
e scomparso ! I vecchi ricoverati sono morti quasi tutti di
fame ; i fanciulli sono stati rovinati da quel furfante di ex
frate Forestieri, il quale insegnava loro tutti li vizi, ne mai
li ha fatti confessare una volta; le antiche ricoverate sono
divenute altrettante bestie... La madre Bolognetti ha tanto
sofferto, che le sono imbiancati i capelli...
— Che bei frutti ci ha lasciati in Roma il giacobinismo :
tutti i pubblici edifizii, e quasi tutte le chiese sono ridotti
allo stato di altrettanti scheletri!
— II Vaticano e un deserto !
- II Quirinale una stalla !
- Che delirio ! quale pazzia ! che spirito infernale ha
invaso ed occupato le menti di uomini, che si dicono ra-
gionevoli !
- II peggio si e, che quel male non e spento ! La scin-
tilla cova sotto la cenere...
— Piu assai di quello che c' immaginiamo !
-Che n'e del patriottismo italiano? ossia dei nostri pa-
triotti?
- Emergono come pezzi naufraghi galleggianti sovr'esso
le onde del vasto mare ! Gli uni avviliti e pieni di fame, gli
altri frementi colle gole aperte aspettando un ingoffo, ed al-
cuni meditano tuttavia consigli assassini.
LXXXV. TRE ANN1 DOPO 67
— Come sarebbe a dire ?
— Alle spicce, eccole il netto : Eanio Visconti, il cui nome
sara sempre infame per Roma, ha trovato impiego nel museo
di Parigi, ma ci travaglia tuttavia per mezzo di quel go-
verno, e vuole ventiquattromila scudi, coi quali dice di aver
comprato il convento e i beni fondi di Santa Sabina dei Do-
menicani in Frascati...
- Vile antiquario, e piu vile traditore del suo benefattore
Pio VI! Egii non ha speso un baiocco per la compera di
quella vasta tenuta ! II convento di S. Sabina, soppresso dalla
Roma nuova, faceva parte dei beni nazionali : egli ha fatto
dunque la finzione di dare al governo di Roma nuova il
valore di quei scudi in cedole scadute del settantacinque per
cento,..
- P<*rillier, Duverrier, Girard, Cavagnari... pretendono
almeno cinque milioni di scudi, per la cessione dei beni di
Chiesa, da essi comprati al governo di Roma nuova...
— Sono cinque milioni di bugie...
- Cacault, die arrivera in Roma, vuole le due statue
del Nilo e del Tevere, che non furono asportate...
- Sono due bocconi di Tolentino, che piacciono ancora
a quella franca canaglia...
— Angelucci muore di fame, e si offre a svelarci i pro-
getti dei patriotti !
- E il suo figliuolo, di anni 17, e niorto poco fa di male
venereo !
— La principessa Santacroce ci tempesta da Parigi, per
il mezzo potente del Talleyrand, affinche il suo cadetto Fran-
cesco, gia ex-principe e poi riprincipe Santacroce, sia libe-
rate dalla carcere di castel S. Angelo.
- Quando i veri meriti di costui lo vorrebbero tra i ga-
leotti di Civitavecchia !
- I Vivaldi padre e figlio sono in lite colla Giacinta,
moglie e madre, per i pochi beni non ancora scialacquati.
Vivaldi figlio mi ha scritto una lettera, nel tono del figliuol
prodigo, e termina col motto: Viva Maria!
68 IL CAPORALE TRASTEVERINO
- Sta a vedere, che costui, in maniera diversa del dia-
volo, si fara cappuccino prima d'invecchiare: ma ho paura,
che ritorni al vomito !
- Bonelli e Ceracchi sono a Parigi, dove stanno minac-
ciando il nuovo Console, perche ha compresso e soffocato lo
slancio del patriottismo nazionale...
— Questa volta son capitati bene ! Se incappano in qual-
che pazzia, saranno fueilati come cani ! ne yarranno piu le
infami intercessioni di un Cacault a liberare dalle galere e
dalla forca quegli insultatori di Pio VI.
— I due Borghese, non tenendo conto alcuno delle be-
nemerenze passate, sono andati in processione con le torcie
alia mano...
— C'era pure il duca Cesarini ! non aveva pero la figiia
dello speziale Conti al suo fianco !
— N6 il Borghese aveva al suo fianco la famosa Garofalo,
n6 il cadetto di quel nome la famosa Ceva...
— Oh ! la Ceva, che portava i brillanti datile dal gover-
natore Naselli, insieme con gli altri vezzi, tolti alle nostre
Madonne, e regalatile dai ladroni ufficiali francesi... E la
Garofalo, che 6 in carcere...
— Uff! che brutture ! Cotesta bianca aristocrazia s'e an-
nerita per bene !
— E il patriotta dell'indipendenza, il generate Lahoz ?
- A quanto mi hanno riferito il Marinelli e il generate
Gandini, 6 morto all'assedio di Ancona, colpito da una palla:
chi lo fini, dicono che 6 stato il generale Pino !
-E costoro volevano liberare 1' Italia!
- II Lahoz aveva un nobile pensiero : cosi 1'avesse potuto
mandare ad esecuzione!
- E Austria e Napoli?
-Quanta roba, Monsignore mio ! A dirle run cento di
cio che riguarda queste due nazioni, mi ci vorrebbe un
volume.
- E vero il detto in Roma, ossia il proverbio divulgato
sul conto dei Napoletani...
LXXXV. TRE ANNI DOPO 69
— Quod non fecerunt lacobini, fecerunt Napoletani? E
verissimo ! Avevano occupato Roma e parte degli Stati, e
cominciarono a praticare il famoso « manebimus optime ».
— Ma facevano i conti senza r Austria, che voleva le pro-
vince pontificie occupate, non e vero?
- Verissimo ! E cosi Acton e Carolina, per far bizza di
contrasto a Vienna, hanno ceduto Roma, ed hanno obbligato
I' Austria a cedere essa pure le province occupate.
- Quei successor! di Giuseppe II, quei rampolli di Maria
Teresa, non vogliono capire...
— Che Roma e fatale !
— Lo abbiamo visto nuovamente nella giornata maravi-
gliosa di Marengo...
- E se sapesse, «aro Monsignore, Tavviso che precede
quella catastrofe ! II ministro austriaco, marchese Ghislieri,
diceva chiaro al nuovo Pontefice, che T imperatore voleva
conservare le province pontificie, siccome acquistate dalle sue
armi. E Pio VII gli rispose queste precise parole: — Dite
all' Imperatore, che i beni di S. Pietro sono una taiia, la
quale rode il mantello di chi le occupa.,. e distrugge ezian-
dio le altre province legittimamente occupate !
- Ecco la storia di Marengo ! Ecco la morale, in cui si
debbono imbattere cotesti usurpatori : tosto o tardi...
— Roma e fatale !
Fu bussato alia porta, e quasi senz'aspettare avviso, en-
trano due ufflciali in tutta divisa papalina.
— Oh ! capitano Marinelli ! Tenente Montani ! esclarno il
Oonsalvi, e correndo loro innanzi li abbraccio con espres-
sione viva di cordialita. Ed altrettanto fece Monsignor Ca-
leppi.
- Si ricorda, Eminenza, prese a dire il Marinelli dopo i
dovuti convenevoli, si ricorda di quanto accadde qui, fanno
ora tre anni! e di quanto discorrevano insieme 1'. Eminenza
vostra e il nostro Monsignor Caleppi...
- Sono tre anni passati, e mi sembrano tre secoli !
- E come va questo braccio, caro il mio Capitano? disse
70 IL CAPORALE TRASTEVEKINO
Monsignor Caleppi; scuotendo al Marinelli graziosamente il
braccio destro, e stringendolo col proprio braccio con atto
amichevole.
- Eh ! Monsignore, questo braccio ha fatto de7 be7 tiri !
Ne e meraviglia, fu benedetto dalla madre Bolognetti, si
ricorda?
II Consalvi intanto diceva parole carezzevoli al tenente
Montani, ed avendo udito le parole del Marinelli diede una
tirata al cordone che gli pendeva accanto.
— Se mi ricordo ! Quante volte mi accade di passare di-
nanzi a porta Settimiana, altrettante mi faccio il segno della
croce, e dico un « Gloria Patri » in memoria di quella be-
nedizione...
In quella si presenta la madre Botognetti, la quale me-
nava seco una giovane signora, dalle movenze timide, dal
volto fiorente di una bellezza tutta trasteverina ; ed insieme
accoinpagnava una fanciulla vestita a bruno, ma fulgida di
altrettanta leggiadra formosita : dietro loro seguiva un omac-
cione dalle spalle quadrate, dal contegno taciturno, che sem-
brava una torre !
- Eminenza, disse la madre Bolognetti, ha chiamato me
sola, ma io mi sono presa 1'ardire di presentarle la signora
Marinelli...
— L'antica fidanzata ed ora sposa del nostro antico Ca-
porale, disse il Consalvi inchinando gentilmente la Camilla,
la quale con un contegno peritoso ma gentilissimo accostan-
dosi al Cardinale, e presentandogli I'Assunta :
- Ma io, disse, io ho una grazia da chiedere al primo
ministro di Nostro Signore.
- Alia sposa del capitano Marinelli, Sua Santita non ri-
c user a nulla...
— Chieggo, che TAssunta non mi abbandoni, continuo la
Camilla tirando innanzi 1' arnica, la quale si credeva di essere
sulla brace. Deve sapere Vostra Eminenza, che se ne vuole
andare tra le Paolotte... - - E non pot6 finire, avendolo il
pianto soffocato la parola...
LXXXV. TEE ANN I DOPO 71
Ma TAssunta senza paura e con una squisita grazia : —
Giurai amore a lui solo, disse. Me lo hanno fucilato insieme
con mio padre sot to i miei occhi in piazza santa Maria ! Ed
ora lui solo... nel Cielo !
Le parole, 1'atto, il volto di quella fanciulla fecero correre
un brivido per le ossa di tutti. La Camilla e madre Bolognetti
piangevano, il Montani e il Marinelli impugnavano con moto
d'istinto Telsa delle loro spade, e Camillone muto come una
statua serrava i pugni.
Quella evocazione di una delle piii tragiche memorie, onde
il giacobinismo insanguino il Trastevere, commosse al sommo
il cardinale Consalvi. II quale, presa per mano quella eroica
fanciulla, e rivoltosi alia Camilla, disse con calma solenne
e dignitosa :
- Figliuole mie, il consacrare a Dio la vita ed a lui of-
frire la propria mano, non e cosa che si poss-a comandare n&
impedire da nessun uomo di questa terra : una cosa sola io
posso, e la otterro certamente dal S. Padre. A cominciare da
quest'oggi, disse, guardando 1'Assunta, tu goderai dallo Stato
la retribuzione di venticinque scudi al mese, ed altrettanti
lie ricevera la tua madre.
II Marinelli e il Montani batterono le mani.
- E questo, riprese il Cardinale, rivolto alia Camilla, e
1'aggiimta che il Segretario di Stato ha fatto al regalo di
nozze della signora Marinelli...
Con queste parole rinacque Tallegria in tutti. II Caleppi
e la madre Bolognetti felicitavano la Camilla, e PAssunta ;
mentre il Marinelli, dopo un cenno fatto al Cardinale, gli
presento Camillone.
- Che cosa puo fare il Papa per Camillone di Traste-
vere ? disse il Cardinale, sollevando la sua mano, e toccan-
dogli carezzevolmente la spalla.
- Una cosa sola, sor Cardinale, rispose Camillone, but-
tandosi in ginocchio, e con istento frenando la commozione.
— Vuoi che ti facciamo brigadiere dei nuovi dragoni pon-
tificii?
72 IL CAPORALE TRASTEVERINO
— No ! Promisi alia Madonna di S. Onofrio, che sarei
tomato da lei, se vivo, dopo due anni. Ma quei reverendissimi
Padri non mi vogliono, perche ho sparso troppo sangue...
Ma era sangue giacobino, Eminenza, ed io credeva invece
di guadagnare le indulgenze ad ogni coppia che ne ammaz-
zavo - - e che buttavo nel Tevere !
— Ne hai dunque ammazzati molti di giacobini?
— Tra giacobini e patriotti, almeno due per settimana...
Ma c'e altro, sor Cardinale ! Io concorsi al danno del S: Padre
Pio VI, ed e questa una spiua che sempre mi punge il
cuore...
— Va, Camillone, va pure a S. Onofrio. Domani ti rag-
giungera in quel convento un doppio rescritto, ossia una
doppia assoluzione pontificia, ed insieme un vitalizio per te...
— Grazie, sor Cardinale ! rispose alzandosi, e facendo
atto con la mano di baciargli la porpora.
Dopo queste parole si fece una vera festa da tutti a Ca-
millone. E piu di tutti ne prese contentezza I'Assunta, alia
quale T idea di saper quell7 uomo nella via scelta da lei irre-
vocabilmente piaceva oltremodo, quasi che il sagriflzio di
queirantico peccatore agevolasse a lei quello dell'innocenza !
La madre Bolognetti accompagno le donne, che uscirono
con Camillone. II Cardinale, rivolto al Marinelli: — Capitano,
gli disse, a cominciar da quest'oggi voi sarete il comandante
del piccolo esercito pontificio, che andiamo restaurando.
Montani e Tartaglioni piglieranno il vostro grado...
II Marinelli e il Montani salutarono militarmente in segno
di ringraziamento.
- Solo, prosegui rivolto al Marinelli, un'alta ragione di
Stato esige, che cambiate il nome...
— II nome non muta il valore, — osservo Monsignor Caleppi,
stringendo la mano al Marinelli. II quale facendosi innanzi:
- Grazie ! Eminenza, rispose con franca voce. Mi piace
di stare alle sue disposizioni, quali che sieno. Ma piu ancora
mi piace il dichiarare, che con il nome mutato io avr6 sempre
sino alia morte per il Papa e per Roma il cuore ed il braccio
del Caporale Trasteverino.
KIVISTA BELLA STAMPA
CONCETTI GATTOLICI E RAZIONALISTIGI
SULL' ORIGINE DEL Nuovo TESTAMENTO.
Dopoche il razionalismo si assunse il cdmpito. di ridurre il Cri-
stianesimo dentro la cornice de' fatti semplicemente uraani coll'esclu-
sione d'ogni relazione col soprannaturale, naturalmente avvenne t}he
anche sull'origine del Nuovo Testamento, il quale ottenne pari di-
gnita con la Sacra Scrittura dell'Antico Testamento, si diffondessero
nel mondo scientifico razionalistico concetti e giudizii tutti different!
da quelli che fino allora erano corsi nel mondo scientifico cattolico.
II Nuovo Testamento e il primo tra i document! storici e anche
dogmatici della Religione cristiana. Quindi 1'avere sulla sua origine
un concetto piuttosto che un altro, il razionalistico piuttosto che il
cattolico, genera un diverso atteggiamento negli uomini : atteggia-
mento da increduli ne<3 primi, atteggiamento da credenti ne' secondi.
Ora e un fatto doloroso che certi concetti razionalistici sul Nuovo
Testamento si sono a poco a poco insinuati anche nel mondo scien-
tifico cattolico; ed alcuni scrittori cattolici sembrano atteggiarsi a
razionalisti, come si vedra dal seguito della discussione. Diciamo
appositamente sembrano, perche non deve esser questa la loro in-
lenzione; benche le parole obbiettivamente prese mandino forte odore
di razionalismo. E appunto da questo stato di cose deriva 1'impor-
tanza di questo breve studio che intraprendiamo sui concetti catto-
lici e razionalistici circa I 'origine del Nuovo Testamento. In fatti,
un periodico che si professa cattolico ha pubblicato un articolo del
capo de' razionalisti, ossia degP increduli scientific!, A. Harnack, in-
titolato: Osservazioni storiclie sull'origine del Nuovo Testamento;
articolo pieno di presupposti razionalistici, ma accolto a festa dalla
direzione del periodico l. Quanto a noi, nessuno si meravigli che,
attenendoci al linguaggio dei padri della Fede, chiamiamo 1'Harnack
coll'epiteto d' « incredulo » , piuttosto che con quello d' « insigne scrit-
tore » e di « uomo grande e cortese » , come fa quel periodico. Che
1 Studi Religiosi, Rivista critica e storica, promotrice della coltura
religiosa in Italia. Maggio-Giugno 1903. Firenze.
74 RIVISTA
yolete? La Fede cristiana, piu che un'arida verita scientifica e sto-
rica, come sarebbero i teoremi di Euclide e di Archimede e le vit-
torie di Cesare nelle G-allie, 6 per noi uu bene del cuore, perche
soddisfa allo intime e sublimi brame della nostra natura. Quindi,
a chi ci viene innanzi a rapirci questo bene, sia pure con le par-
venze della scienza e dell'erudizione, non siarno punto disposti a
que' compliment!. Tutto ii nostro essere di cristiaui e di pubblicisti
cristiani si rivolta.
Cio posto, veniamo al punto.
L'origine degli Evangeli, e del Nuovo Testamento in gonerale,
ha doppia importanza : storica e dogmatica.
L'importanza storica e semplicemente 1' importanza della verita ;
come sarebbe il dire che della « Gerusalemme liberata » 6 autore
Torquato Tasso e non altri, e che scopritore dell' America e Cristo -
foro Colombo, non altri. Tale verita storica, come 6 chiaro, e im-
portante per molteplici fini: per la cosa in so stessa e per gli ef-
fetti che ne derivano. II dire quindi che autori degli Evangeli sono
tali e tali scrittori, S. Matteo, S. Marco, S. Luca e S. Giovanni, e
innanzi tutto importantissimo per la verita delle cose; poiche es-
sendo due di essi testimoni oculari de' fatti e de' detti di Gesu Cristo
e due altri essendo discepoli de1 testimoni oculari, e una verita
che non pud non esserci carissima per conoscere le origin! del Cri-
stianesimo. Aitro e se del Eondatore del Cristianesimo veniamo
informati da uno scrittore del secondo secolo, altro se da uno del
primo; altro se da un Apostolo, altro se da un estraneo. E vero
che, senza tali scritti, avremrno il Cristianesimo vissuto o pratico
delle prime generazioni cristiane, da cui sufficientemente potremmo
conoscere il pensiero del Legato di Dio, Gresu Cristo; ma, giacche
la Provvidenza dispose che certi detti e certe meinorie del divin
Eondatore del Cristianesimo si fissassero in carta dagF immediati
discepoli di Lui, e questa una cosa consolantissima e importantis-
sima, a cui niuno puo rinunziare seaza ledere i diritti della verita
storica.
La seconda importanza e dogmatica.
Cioe, la sosieta religiosa, fondata da G-esu Cristo, alia quale Egli
diede autenticamente l'officio di trasmettere la sua dottrina, ha so-
lennemente insegnato che quegii Evangeli e il Nuovo Testamento
in generale, hanno, oltre Torigine umana, anche yn'origine divina;
BELLA STAMP A 75
vale a dire che sono libri ispirati e fanno parte della Sacra Scrit-
tura. E questo insegnamento 6 un dogma di Fede, come e quello
dell'Eacaristia e della SS. Trinita, negate il quale, si cessa per cio
stesso di esser cristiani cattolici, ossia cristiani veri. Ecco lo parole
testuali del Concilio di Trento : « Se qualcheduno poi non ammet-
tera per sacri e canonic! (ispirati) quest! stessi libri (ckll' Antico
e del Nuovo Testamento) con tutte le loro parti, come sono stati
soliti a leggersi nella Chiesa cattolica e si contengono nell'antica
edizione volgata latina, e, sapendolo e volendolo, disprezzera tali
tradizioni, sia anatema » (Cone. Trid. Sess. IV).
Dopo cio, non si puo non disapprovare il linguaggio di certi
scrittori cattolici, i quali sall'origine del Nuovo Testamento sem-
brano ammettere i presupposti de' razionalisti, i quali, si sa, negano
1'origine divina del Nuovo Testamento.
Queste due affermazioni, cioe prima che i razionalisti, e nel
case- 1'Harnack, negano arbitrariamente 1'origine divina del Nuovo
Testamento, e seconda, che cert! scrittori cattolici sembrano andar
d'accordo con loro, il lettore pud verificarle co' proprii occhi, se
tiene dietro a quel che ora direnio. Cominciamo dalla seconda affer-
mazione.
II periodico fiorentino sopra citato, accogliendo nelle sue pa-
gine i'articolo razionalistico dell' Harnack, cosi ne parla : « I let-
tori, vedranno (in quell' articolo) un esempio del come i piu com-
plessi tern! possano esser trattati con obbiettivita e competenza; e
di piu, come un vero scienziato riesca in poche pagine a conden-
saro il pensiero d'un lungo lavoro £. » Aggiunge inoltre: « E non
consola oggi il sentire un teologo protestante (an%i, razionalista)
discutere proprio le origin! del Nuovo Testamento in una Bivfsta
cattolica ? Non vogliamo sapere per quale evoluzione storico-religiosa
il Luteranismo sia passato dalle affermazioni del secolo XYI alia
dimostrazione dell' Harnack. Ma il nostro cuore e pieno di letizia
a vedere un professore dell'Universita di Berlino capitale del Lute-
ranismo, trovarsi in tale discussione storica d'accordo con no! (sic);
perche delle due parti nessuna parlerebbe o lascerebbe parlare contro
la propria coscienza » (p. 225, 226). II periodico quindi accenna
a tie punti, in cui dice di convenire col razionalista, tra i quali
il secondo e suH'origine del Nuovo Testamento nel secondo secolo ;
1 Studi religiosi, sopra cit., p. 225.
76 RIVISTA
e si esprime cosi : « Yerso il principle del II secolo, il Nuovo Testa-
mento gia si formava nel suo insieme, e verso la fine dello stesso
secolo era fissato nelle grandi linee... Quattro secoli di polemiche
teologiche e storiche ci son voluti prima che uno scienziato pro-
testante riconoscesse la verita » del secondo punto, cioe la forma-
zione del Nuovo Testaraento nel II secolo (p. 226). Per questa
« formazione del Nuovo Testamento al principio del secondo secolo »
crediamo che s'intenda il Canone, ossia la collezwne de' libri del
N. T.y non gia la composizione de' singoli libri; nel qual ultimo
caso il periodico fiorentino, oltre ad accettare gli errori dogmatici
contenuti nell'articolo harnackiano, ne direbbe uno grandissimo per
conto suo. Poiche chi afferma che qualche scritto del N. T. sia stato
coniposto dopo la morte di tutti gli Apostoli, implicitamente nega
la rivelazione divina sull'ispirazione di quello scritto ; perche con
gli Apostoli la rivelazione cattolica si chiuse. Ad ogni modo 1'ambi-
guita dell'espressione nel periodico non e certo degna di lode,
Non voglianio ora errtrare in polemiche secondarie sulT ultima
asserzione, ove si suppone che i primi Protestanti del secolo -XYI
non riconoscessero 1'origine storica e divina del N. Testamento,
quale e asserita da noi cattolici. Essi la riconoscevano come noi;,
ed e stata negata solamente dai razionalisti moderni, non piu pro-
testanti alia maniera di Lutero. Al detto periodico pare una gran
cosa che i razionalisti facciano risalire ora la formazione del N. Te-
stamento al secondo secolo e non al terzo od al quarto, e che si
sieno allontanati dal sistema dello Strauss e di altri che rilegavano
il N. Testamento tra le leggende. E qualche cosa, d vero; ma a
puerile cedere i diritti della verita e della Fede, perche uno dica
uno errore meno madornale d'un altro. Pur troppo, 1'essere il mo-
derno razionalismo tomato alquanto indietro (negando per 5 sempre
la verita qual e) ha fatto sdilinquire certi cattolici, fino a far mer-
cato della verita stessa e a farli gridare : « L'eta moderna, nella
quale abbiamo la fortuna di vivere, quante barriere vede sparire,
ad una ad una, che da secoli separavano dal cristiano il cristiano ! »
(p. 225).
Ah ! egregi scrittori, pur troppo e accaduto il contrario, se dalle
apparenze si passa alia sostanza. II moderno razionalismo, appunto
perche larvato di erudizione, ha aperto tra so e il vero cristiane-
sirno barriere molto piu profonde che non fece il vecchio ed ingenuo
Protestantismo del secolo XYI. Questo escluse solo 1'autorita chie-
sastica nella societa religiosa fondata da Cristo, ritenendo la rive-
azione e la Bibbia; quello, all'incontro, ha fatto man bassa su tutto
DELLA STAMPA 77
e a' tempi nostri 1'Harnack appunto e il primo rappresentante di
tale razionalismo. E, ciononostante, voi credete che le barriere sieno
tolte ? Credete voi che sia bastato a questo il fatto (come voi dite con
compiacenza) che all'ultimo congresso storico di Koma la sera del
6 aprile 1903 nell'antico Collegio romano de' Gesuiti, ove insegna-
rono un Suarez e un Bellarmino, 1'Harnack abbia tenuto un di-
scorso sulle Origini del N. Testamento (p. 309) ? Ah ! disingan-
natevi. Per 1'onore di Roma e della verita questo ncn basta. Ha
potuto, si, il professore berlinese calpestare il suolo calcato dal
Suarez e dal Bellarmino ; ma tra il pensiero di loro e di lui v? e
il cielo immenso.
E che ha detto poi 1' Harnack in quel discorso, di cui il sunto,
scritto espressamente dallo stesso pel periodico fiorentino, fu da
questo pubblicato con soinme lodi? Eccone UQ breve, ma esatto
compendio, passando noi cosl all'altra cosa propostaci.
LTerudito professore di Berlino tentd sciogliere tre quesiti sto-
rici sull'origine del Nuovo Testamento. II primo e questo: « Perche
nel Nuovo Testamento si hanno quattro Vangeli e non uno solo? »
(p. 234).
II quesito, a dir vero, sembra ingenuo, se non fosse maligno.
Poiche egli sarebbe come chiedere perche cinque sono le parti del
mondo, e perche Parigi e in Francia, o perche una sola e la di-
vina Commedia. Son fatti codesti, le cui cause sfuggono del tutto,
o quasi del tutto, alia liberta umana, ed e superfluo dimandarne un
perche. Questo si dimanda solo di que' fatti, che 1'uomo a bello stu-
dio s'ingegna di mettere in effetto. Per6, giacche pure se ne vuole
sapere la causa, eoco la risposta, che secondo la storia e secondo
il dogma pud darsi, conforme alia duplice origine del Nuovo Te-
stamento sopra dimostrata — Primo, i Yangeli son quattro e non
uno, perche quattro e non uno scrissero con guarentigia di verita
le parole e i fatti di Gesu Cristo, cioe Matteo, Marco, Luca e Gio-
vanni; de' quali, due furono discepoli di Gesu e due discepoli de'di-
scepoli. Scrissero, diciamo, con guarentigia di verita. Poiche gli altri
che scrissero non del tutto conformemente a verita, come sono gli
scrittori de' Yangeli apocrifi, non possono entrare nel novero de' Yan-
gelisti autentici. Secondo } i Yangeli son quattro e non uno, perche
solo gli scrittori di tali quattro Evangeli furono da Dio ispirati, e
non altri, almeno per quanta a noi consta.
78 RIVISTA
Ecco la risposta giusta, conforme alia storia e alia Fede.
Or quaP e la risposta dell' Harnack ? — La risposta dell'Har-
Hack e conforme al pregiudizio latente nella stessa dimanda, pre-
giudizio distruttore della storia e della Fede. Cioe, gli Evangeli son
quattro e non uno, perche le Chiese che pur desideravano assai di
ridurre ad uno solo tutti gli Evangeli, per ragioni pratiche (spe-
cialmente per opporsi allo Gnosticismo) scelsero di « non variare
pid oltre i loro documenti scritti cd anzi di conservarli nella Icro
piu precisa autenticita » (p. 236). « Per siffatta guisa di fronto allo
Gnosticismo, la letter a de' quattro Vangeli fu dichiarata santa e
percio conservata » (ivi). Quindi, secondo 1' Harnack, se la Chiesa
avesse voluto non dichiarar santa la lettera de' quattro Vangeli, ma
quella di piu Vangeli, avrebbe potuto. In fatti, alia dimanda che egli
soggiuuge « perche poi circa gli anni 120-180, che appunto di que-
sto tempo si tratta, proprio questi quattro Vangeli e non tre, ne'cin-
que, ne altri piu o meno sieno siati messi insieme nelPAsia mi-
nore » (ivi), risponde che tal cosa « sfugge interamente alia nostra
conoscenza » (ivi). Senza dubbio, per chi nega Torigine storica e
dogmatica de' quattro Vangeli, e riduce la scelta di essi Marbitrio
della Chiesa, resta inesplicabile perche mai questa ne scegliesse
quattro, ne piu, ne meno.
Una cosa sola 6 chiara da questa risposta del razionalista, ed 6
la negazione della storia e del dogma. — Quanto al dogma, la cosa
e manifesta di per se stessa; e noi qui discorriamo da cattolici,
nella supposizione, che e la vera, cioe che i 27 scritti del Nuovo
Testamento sieno scritture canoniche ed ispirate. Quanto alia storia,
la supponiamo anch'essa, non essendo qui ii luogo di trattarne di
proposito. Supponiamo, cioe, che i quattro uostri Vangeli storica-
mente abbiano preceduti i Vangeli apocrifi e che questi sieno sorti
dopo, come contraffazioni ; sia cj[uali abbellimenti della pieta in-
genua o sia quali trasformazioni ed adattamenti ad errori ereti-
cali. Tali contraffazioni di Vangeli, presero dapprima per lo piu il
nome de'luoghi ove erano in uso; cosi p. es. il Vangelo sec-undum
HebraeoSy il piu antico degli apocrifi, quello secundum Aegyptios
e simili. L'erudizione storica cattolica dimostra assai bene che i
nostri quattro Vangeli sono anterior! a tutti gli apocrifi, e non es-
sendo naturalmente potuti esser conosciuti in un lampo in tutte le
Chiese, a poco a poco pero penetrarono da per tutto per la forza
inerente alia verita e quindi per la ragione stessa si misero in
dimenticanza gli apocrifi; non gia, come inventa 1'Harnack, che il
Vangelo tetramorfo (la collezione de' nostri quattro Evangeli) nato
DELLA STAMPA 79
in Asia sia stato imposto alia Chiesa tra il 140-175 con una specie
di comproinesso tra i difensori de' sinottici o quelli del quarto Yan-
gelo, e die quindi con tale specie di astuzia il tetramorfo abbia
trionfato a danno degli altri Yangeli nella grande crisi gnostica. E
inutile dire che son tutto erudite i m magi nazioni per ridurre i Yan-
geli alia stregua delle cose uniane1. II periodico fiorentino perd e
« pieno di letizia » per tali dottrine anticattoliche, che pubblica ad
edificazione de' lettori.
II secondo quesito, a cui il professore berlinese si propose di
dare una risposta, 6 questo : « Come mai le Lettere apostoliche,
quelle in particolare di 8. Paolo, poterono ottenere pari dignita
e con pari autorita essere collocate a lato degli Evangeli? » (p. 236).
Per noi cattolici la risposta 6 chiara. Considerata la cosa sto-
ricamente, le lettere degli Apostoli sono lettere di testimoni oculari
della vita di Gesd, sono lettere di coloro che udirono la parola di
lui. Quindi che meraviglia, se esso furono messe a lato dei quattro
scrittori della sua vita? Quanto a Paolo poi, si sa dagli Atti, che
egli fu scelto miracolosaraente da Dio a nunzio straordinario del
Yangelo che gli fu rivolato per via nou ordinaria; quindi eragiusto
che fosse equiparato agli altri apostoli. Considerata poi la cosa
dogmaticamente, si sa dalla testimonianza della Chiesa che auche
le Lettere apostoliche e quelle di Paolo furono ispirate da Dio, come
i quattro Yangeli; e ne parla anche S. Pietro nella sua lettera
(II Potr. Ill, 16). E3co dunque la risposta al secondo punto har-
nackiano. Essa sembra catechistica, ma non per questo e men vora.
Per 1'incredulo psrd la risposta 6 difficilissima. Comincia con
dire che « questo fatto... e forse, a ben pensarn, il piu strano che
appwisca in tutta quella raccolta di scritti: il vedere cioo delle
lettere, il cui contenuto in parte 6 affatto individual, elevate a
godere una pari autorita accacto a lie parole del Signore ! » (p. 236).
A spiegare tale enigma, il professore dapprima si accosta UQ poco
alia nostra risposta, dicendo « che sino dai prirni tempi si cercd di
raccogliere le lettere degli Apostoli, come anche d'altri possessor*
dello SpirUo, le quali venivano pur lette nelle Chiese durante gli
i Yeggasi a tal proposito il be! lavoro contro 1'Harnack del P. ROSE
nella Revue biblique, a. 1898, p. 491-510: L' Eg Use primitive a-t die lu
plus de quatre Evangiles? — Veggasi anche BISLSER, Einleitung in d.
N. T. Herder, 1901 ; Apolcryphen, pp. 760 segg.
80 RIVISTA
ufficii divini » (p. 237). Ma tale risposta, che egli pur dice di non
poca importanza, e che sarebbe stata la vera, e da lui rifiutata.
In fatti, se Favesse ammessa sarebbe crollato tutto il sistenia ra-
zionalistico. La risposta, a cui si appiglia, e anche questa volta
1'arbitrio o 1'esigenze pratiche della Chiesa. Cioe, dice egli, Mar-
cione e gli Gnostici avevano messo le lettere di S. Paolo e degli
Apostoli a lato dei quattro Vangeli ; or « la grande Chiesa (la ro-
mand) non poteva tener S. Paolo in minor conto che facessero
Marcione e gli Gnostici; perche, ci6 facendo, essa lo avrebbe ab-
bandonato al loro potere. Cosi a poco a poco le lettere di S. Paolo
dovettero acquistare, certo, nella grande Chiesa lo stesso valore che
avevano presso le eretiche; e senza neppure avvedersene si pote
compiere cosi la loro elevazione fino alia parij degli Evangeli »
(p. 237, 238).
Anche in questa teoria e evidente 1'arte inventiva e con essa
la distruzione del dogma cattolico ; e lo scrittore del periodico fio-
rentino e « pieno di letizia a vedere un professore di Berlino capi-
tale del Luteranismo, trovarsi in tale discussione storica d'accordo »
eon esso ! Questo si che e un enigma indecifrabile.
II terzo quesito e il seguente : « Come mai le Chiese hanno
ricevuto tutte un Nuovo Testamento unico ? » — Prima di udire
la risposta degl' increduli, udiamo quella de' cristiani. Le Chiese
hanno ricevuto un Nuovo Testamento unico, e non un doppio od
un triplice, per la buona ragione che quell'unico, ne piu, ne meno,
fu tramandato loro dagli Apostoli : o, se si vuole, perche quell' u-
nica collezione di libri, scritti quasi tutti da Apostoli (e approvata
da essi in quella minima parte non scritta da loro), quell' unica
collezione, diciamo, contiene la storia vera e genuina del Signore
e degli Apostoli ; e perche tutti e soli quegli otto serittori scris-
sero sotto 1'impulso dello Spirito Santo. Ecco il perche tutte le
Chiese accettarono quell' unico e Nuovo Testamento. Egli e come
dimandare perche tutti i figli d'un padre abbiano accettato un unico
testamento del loro genitore. A dimanda apparentemente ingenua,
ingenua risposta : perche il genitore lascio quell' unico testamento
e non altro.
Ecco la risposta de' cristiani.
Quella de' razionalisti, i quali negano in gran parte che i 27
scritti del Nuovo Testamento siano stati composti dagli Apostoli, e
DELL A STAMPA 81
negano del tutto che quegli scrittori furono guidati dallo Spirito
nella composizione, naturalmente, e tutt' altra. Cioe", la causa del-
1'accettaziono di quell'iinico Nuovo Testamento per parte di tutte le
Chiese fa, senz'altro, 1'imposizione Legale fatta loro dalla grande
Chiesa ; imposizione fatta non gia in nome della teologia e del
dogma, si bene in nome della necessita sociale di determinare il
Cristianesimo, quasi con dire : Questo e non altro e il Cristiane-
simo. Dinanzi a tal precotto categorico, dinanzi a questo Sic volo,
sic jubeo della grande Chiesa, tutte dovettero chinar la testa. Que-
sta collezione di scritti, dice 1'Harnack, formata verisimilmente in
Koma « con la cooperazione di alcuni vescovi dell' Asia minore »
-e imposta per legge alle Chiese, « corrisponde pure al carattere
della Chiesa romana, di costituire siffatti ordinamenti e leggi for-
mali ; poiche il carisma di questa Chiesa e sempre e fu pure nel-
1'antichita, non precisamente la Teologia, ma in particolar modo la
Disciplina e la Legge (noti il lettore quests parole}. In lotta con-
tro lo Gnosticismo, Bom a ha definite i limiti e gli ordinamenti del
Cristianesimo, e fuori da Roma, circa gli anni 190 250, tali costi-
tuzioni sono pervenute fra le altre Chiese e da loro sono state adot-
tate » (p. 239, 240).
Come si vede, il razionalismo in tutte queste spiegazioni d lo-
gico a se stesso e ai suoi principii : — Gesu Cristo e pei razio-
nalisti un uomo qualsiasi, entusiasta si di alcune idee morali, ma
ne Figlio naturale di Dio, ne suo Legato; i miracoli narrati di lui
sono esagerazioni de' discepoli ; gli scritti del Nuovo Testamento
f urono in gran parte fabbricati al secondo secolo ; quegli poi scritti
nel primo secolo, son veri solo quando non narrano miracoli ; la,
ove essi parlano di missione a tutte le creature o profetizzano
il primato a Pietro, si devono scorgervi addizioni del secondo
secolo ; la venuta dello Spirito Santo ' e un' esaltazione morbosa
de' discepoli ; Koma assunse solo per la sua grandezza politica la
direzione della societa cristiana ; questa ne ebbe origine da Dio, ne
tende alia vita eterna, die non esiste. — Le conclusion! di questi
falsi principii, che sono il fondamento scientifico della incredulita
elevata a sistema, devono essere circa le origini del Nuovo Testa-
mento appunto quelle che insegno 1'Harnack a Koma il 6 aprile 1903 ;
conclusioni, che il periodico fiorentino accolse nelle sue pagine,
senza forse pensare che esse sono, per la loro parte, la distru-
zione di quel Gristianesimo, di cui nelle sue pagine, molto lode-
volmente, intende propagare la coltura.
1904, vol. 1, fasc. 1286. 6 28 dicembre 1903.
BIBLIOGRAFIA '
ANTINORLGNOLI MARIA. — Intime. Rom*, Feierico Pustet, 1903,
8° di p. 68.
Capitateci alle mani queste
In
time, volevamo prenderne saggio,
percorrendone alcune, ma poi 1'una
dopo 1'altra ce 10 s'amo dolcemente
sorbite tutte. E veramente cose in-
terne sono, cio6 poesie inesse in carta
senza pensiero di farle passar poi
sotto i torchi, ma a solo sfogo d'ani-
mo squisitamente sensibile. Che can-
dore vi e diffuse da un capo all'altro!
Che olezzo spira da quelle pagine, in
cui tutto si versa il cuore, un cuore
buono, ingeuuo, amoroso, aperto a
sensi di mitezza e dipace! Special-
mente quando si espande col suo par-
goletto celle candide gioie della ma-
ternita, 6 un piacere 1'udirlo in quelle
effnsioni intime e senza scspetto di
testimonii. Qui ti sovvengono proprio
quei versi :
.o mi sjn uu che qnaido
Am jre spira, not . ; ed a quel modo
Ch'eL delta deatn, vo significance.
Turg. 24.
L'edizione poi, per nobilta ed ele-
ganza, e un vero gioiello, quale po-
teva aspettarsi dalle amoroso e in-
telligent! cure del Marcliese marito,
rappresentante in Roma delia celebre
casa Pustet.
CADENS FELT :E, mons. — Diarium Curiae Roininae a die 3 jilii,
in quo Lso PP. XIII lethaliter decubuit ad dipiii 9 augusti in quo
SS4uius D.nus N, pms pp^ x fuit solemniter in Basilica Yaticana
coronatus. (Estr. Ana'ectaEcclesiastica). Romae, apud « Analectori.m
L. 2.
questi tre momenti stcrici, la quan-
tita dei ragguagli clie di ciascuno
son dati, e 1'autorita delle fonti onde
sono cavati, confdriscono a questo
libro un pregio al tutto particolare.
tre problem! classic! degli autichi in
relazione ai reeenti risultati della scienza. Studio storico critico,
Problema secondo - La duplicatura del cubo. Pavia, Fusi, 1903, 8.°
Dopo il bel lavoro riassuntivo tura del circolo, il cb. p. Carrara ci
sull'antica questione della quadra- presenta uno studio storico-critico
Eccles. > Eiitorem, 8°, 142 p
Questo diario e divlso in tre
parti : La inalattia e la morte di
Leone XIII — La Sede vacante. -
Dalla elezione alia coronazione di
Pio X. L'importanza gravissima di
CARRARA BELLING S. I. — I
1 Notti. 1 libri e gli opuscoli, anauaziati nella Biblio gratia, (o nelle Rivi&te
della Stampa) della « Civilta Cattoliea », non puo I'Amialnistrazlone assumere in nessuna
maniera 1'incarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno Indicati come vendibil
presso la stesga Amministraxioiie. Cid vale anche per gli annanzi delle opere perveuute alia
Direzione e di qaelle iadicatj sulla Copertina. del periodico.
L'AMMINISTRAZIONE.
BIBLIOGRAFIA
83
sopra un altro problems., il quale non
rneno del prirno affatico la mente
degli anticbi e modern! matematici.
E il noto problema della duplicazione
del cubo, la cui storia favolosa si
vorrebbe far risalire a quattro secoli
e mezzo prima dell1 era volgare ;
quando cioe Apollo irritato coiitro
gli abitanti di Delo, piccola isola nel
mare Egeo, per mezzo dell'oracolo
di Delfo face sapere adessi, che per
calmare la sua collera, era neces-
sario raddoppiare Taltare a lui sacro
nell' isola stessa. L'altare era di for-
ma cubica.
Checche si voglia dire intorno
aU'origine di questo problema, sem-
CATTANEO P. Carlo Ambrogio d.
lano, libreria editrice Oliva e
Rivedono novamente la luce le
opera predicabili ed asceticbe del
geniale predlcatore P. Carlo Am-
brogio Cattaneo. Ease sono una vera
miniera di materie predicabili. Esau-
rite le anticbe edizioni, la libreria
Oliva di Milano ne ha intrapresa )a
ristampa, cbe e riuscita a perfezione.
plicissimo nell'apparenza, in realta
irto di difftcolta gravissime, e cosa
certa, cbe il medesimo fa studiato
con ardore fin dall' infanzia della
geometrla. Tutte le persone colte,
che amano studiare lo sviluppo del
pensiero umano, e conoscere la storia
degli sforzi fatti dai geometri intorno
a quest' arduo problema, sapranno
grado al p. Carrara di questo bello
studio storico critico, scritto con stile
chiaro, e con quella esattezza scien-
tifica voluta dalla materia, e gia lo-
data in altri lavori di matematica
pura ed applicata del medesimo
Autore.
C. d. GL — Opere preiicabili. Mi'
C.°, 1903, quattro voiumi in 8.°
Ecco la materia de' singoli voiumi :
Volume I, Lezioni sacre (di pag. 715) ;
Volume 11, Esercizio della buona mor-
^(dipag. t08); Volume III, Discorsi
vari, Considerazioni, selva di pen-
sieri ecc. (di pag. 528); Volume IV,
Esercizi spirituali e Massime eterne
(di pag. 324).
COLLEZIONE di letture ainene
Concezione in Modena.
Queste care letture col nuovo aano
sono entrate nel 47mo anno di vita.
L'associa-zione edi lire cinque all'anno,
e ciascun socio riceve sei voiumi di
racconti illustrati, di circa 300 pa-
gine 1'uno, piu 24 librettini educa-
tivi di 32 pagine 1'imo, e piu ancora
la strenna Pierpaolo. In questi 46
ed oneste. — Tipografia dell'Imm.
anni di vita la Collezione ha diffaso
in Italia piu di centomila copie dei
suddetti racccnti e qualche milione
dei piccoli librini, compresi anche
quelli venduti fuori d'associazione.
Chi puo calcolare il bene prodotto da
tanto seme diffuse ? E chi non vorra
cooperare a si salutar diffusione?
CROSTA CLINO, can. dott. — L'Assunta nell'odierna Teologia cat-
tolica. Studio pubblicato sul periodico « La Scuoia Cattolica » or-
gano delia Facolta Teologioa Pontificia di Milano. Monza, tip.
Arfcigianelli, 1903, 8°, 290 p. L. 2.
Con piacere troviamo qui raccoiti 1'ottima nostra consore.Ua « La scuola
i dotti articoli che con vivo interesse Cattolica ». In questo studio dunque
avevamo gia letti nelle pagine del- il cb. professore esamina il pensiero
84
BIBLIOGRAFIA
plice fedele, allo stato odierno della
uottrina, pu6 o non puo discutere,
deve o non e ancora tenuto a con-
feseare e credere (p. 5). Tutta la trat-
tasione e condotta con tanta dottrina
e saviezza, che noi riteniamo sia per
guadagnarsi 1'assenso del piii, e degli
altri pochi almeno il rispetto. Chi
voglia scrivere su tal materia non
potra oggimai far a meno di questo
libro, e il ch. professore avra il me-
rito d'aver grandemente contribuito
a quella definizione che sperasi non
lontana ; la quale, fara si che, come
Pio IX fu detto il Pontefice della Im-
macolata, cosl Pio X venga salutato il
Pontefice delTAssunta.
GALLERANI P. ALESSANDRO, d. C. d. GL — Diomira, ossia la donna
religiosa. Hodelli, consigli, utilissimi anche agli uomini. 2a Edi-
zione. Modena, tip. deH'Immacolata Concezione, 1904, ' 16° di
p. 508. L. 2,25.
della fede divina e, dove non ancora
cattolica, sempre pero dei cattolici,
intorno 1'assunzione corporea della
SS. Vergine al cielo : e tutto ci6 che
si riferisce a questo glorioso mistero
egli dilucida e mette alia portata al-
tresl dei semplici fedeli, per ottenere
quello che S. Paolo chiama ragione-
vole ossequio della nostra fede. Quanto
al metodo, ei manda innanzi le que-
stioni general! a cui si legano le
questioni di fatto o particolari intorno
a ci6 che con piu semplice titolo
siamo soliti di chiamare assunzione
di Maria : poi viene a trattare, quasi
teologia applicata, dicio che, nei rap-
porti del mistero, L'intelletto del sem-
Mentre Stan correndo 1' Italia le
ultime copie della 6a edizione del
Contravveleno religioso, ecco uscire
dalla medesima feconda penna un
nuovo libro, ma questo principal -
mente per le signore. E diviso in due
parti. La la, intitolata Modelli, pre-
senta alle donne i piu bei tipi che
ci offrono a gara la sacra Bibbia e
la storia ecclesiastica. Ed ecco quindi
sfilarcisi innanzi la graziosa Ruth e
la fortissima Madre de' Maccabei. Poi
viene la donna e il Redentore, la
donna e gli Apostoli, la donna e i
Confessed di Cristo, la donna e gli
Eretici. Seguono poscia in bella or-
dinanza le Paole, le Marcelle, le Me-
lanie ed altre illustri matrone; e giu
giu le Monache, le Lezinscke ed altre,
flno a chiudere la nobile schiera con
quella angelica creatura che fu ai
tempi nostri Cristina di Savoia re-
gina di Napoli. — La 2a parte, inti-
tolata Consigli, e un vero regalo che
fa 1'Autore alle signore italiane; per-
che si compone di Lettere spirituali
deH'incomparabile S. Francesco di
Sales, delie quali non diciamo gia
che 1'Italia sentisse penuria, ma le
aveva in edizioni vecchie, sfiorite,
sgradevoli, piu acconce forse a re-
spingere che ad attirare mani deli-
cate e gentili. Egli dunque ne ha
scelto le principal}, le ha tradotte
direttamente sulla edizione monu-
mentale di tutte le opere del Santo,
che si sta da piu anni pubblicando
ad Annecy, le ha fornite di noterelle
opportune, ed ora le offre al pubblico
in una si elegante edizione, che non
pud ricusarsi dalla piu schiva si-
gnora. — Si chiude poi il volume con
un'ampia Conclusione, in cui si de-
scrive la vita della vera donna re-
ligiosa, e se ne raccoglie che e una
vita accettevole a Dio, amabile agli
uomini, gradevole a lei medesima. —
Qual migliore strenna natalizia al
gentil sesso e alia gioventu special-
mente ?
BIBLIOGRAFIA 85
GEISPITZ C., abbe. — L' attente de Jesus, ou mois preparatoire a la
premiere Communion. Paris, Douniol, 1092, 16, YI-2S8 p. Fr. 1,50.
Per trenta giorni si offre qui una capitoli 6 anche rallegrato dal rac-
sostanziosa lettura spirituals su tutte conto d'esempi storici e di fatti evan-
le grand! verita che riguardano Gesu gelici molto attraenti.
Sacramentato. E ognuno di questi bei
GIEHRL EMMY. — Passiflora. Pie ed affettuose letture a sollievo
e conforto degl'infermi e di ogni anima tribolata. Tradotto dal te-
desco da R. HERMANN. Napoli, Festa, 1903, 24°. 464 p. L. 1,50.
la queste pagine sono trasfusi i simi che sceudono al cuore e lo sol-
sentimenti di una colta e pia scrit- levano. Li raccomandiamo non solo
trice, inferma da molti anni. Sono agl'mfermi, ma a tutti i soffrenti.
pensieri eletti e ricordi opportunis-
GILARDI AMBROGIO, prof. — Grammatica italiana ad uso special-
mente delle scuole ginnasiali. Milano, Cogliati, 1903, 8°, YIII-
192 p. L. 1,60.
II prof. Gilardi non 6 alle sue pri- Schultz per la grammatica latina ;
me armi, e per6 gli studiosi riceve- per la compilazione poi si giova del
ranno ben volentieri dalle sue mani Paria e del Corticelli, per 1'uso an-
questa nuova Grammatica italiana. tico, del Fornaciari, dello Zambaldi,
Alia esposizione delle regole egli, del Bani e d'altri per 1'uso moderno.
per rendere il suo lavoro piu ra- E cosi mentre insegna a scrivere
zionale, ha voluto aggiungerne la secondo 1'uso moderno, aiuta ad in-
ragione. NeH'ordinamento della ma- tendere ed apprezzare gli antichi
teria segue quello che segui lo scrittori.
HEBERT J. 0. P. — Premieres Yerites. Conferences pr§chees a Saint-
Honore D'Eylan. Avente 1901. Paris, Bonne Presse XII- 180 p.
Fr. 2,60.
Sono le prime conferenze predi- verita di fede — Dio — II fatto e
cate dal P. Hebert a Sant'Onorato il momento della creazione — II
d'Eylan, dove ebbero un grande e processo della creazione — La ne-
meritato successo. Ecco i temi. L'uf- cessita della Provvidenza — La na-
ficio della storia nello studio della tura umana e il suo destino.
HEMERKEN THOMA A KEMPIS, can. reg. — Orationes et Medita-
tiones de Yita Christi epilegomenis et apparatu critico instructae
ad Codicu m manuscriptorum editionumque vetustarum fidem re-
cognoscebat emendabatque MICHAEL los. POHL, philos, doct. cum
THOMAE effigie. Friburgi Br., Herder, 1902, 12°, X-464 p. Fr. 3,75.
A chi non 6 noto, e insieme caro puo dirsi d'altri suoi libri,i qualipero,
e venerando, il nome del Kempis ? E se non raggiungono tutti i pregi del
questo perchS il suo nome 6 legato primo, gareggiano certamente con
ai famoso e familiare libretto De Imi- esso nel sapore spirituale. Tali sono
tatione Christi. Ma non altrettanto i Trattati qui contenuti: De vita et
86 BIBLIOORAFIA
leneficiis Salvatoris lesu: De pas- ehi voglia trovar pascolo alia pieta.
sione Christi secundum scripta qua- Pei dilettanti poi di codici manoscritti
tuorevangelistarum: Deresurrectione e di edizioni antiche v'& in fine un
Christi et apparitionibus eius : De copioso apparato critico, nel quale
ascensione, pentecoste et aliis quibus- potranno soddisfare a sazieta le loro
dam. In questo volume pu6 dunque voglie erudite.
HOG-AN J, — Pensees pour chaque Jour a 1'usage des Pretres. Tra-
duit de 1' anglais par un Pretre de Saint- Sulpice. Paris, Lethiel-
leux, 1902, 24°, XYI-354 p. Fr. 2.
Grazioso librino, utilissimo ai sa- brevi da non potersi al certo rifiu-
cerdoti, ai quali propone meditazioni tare da chicchessia pel consueto pre-
o letture per ciascun giorno, molto testo della mancanza di tempo.
pie, molto sode, ma soprattutto si
HOHLER M. — Fiir und Wider in Sachen der Katholischen Reform-
bewegung der Neuzeit. Freiburg i. Br., Herder, 1903, 8°, 132 p.
Fr. 1,50.
In tono di conversazione, esposta nel campo scientifico. L'autore fa
con dialogo familiare, due interlocu- trionfare la verita, mettendo in bocca
tori disputano su certe tendenze esa- al principals de' due interlocutor! la
gerate circa una riforma della Chiesa nota giusta ed ortodossa.
HURTER H. S. J. — Nomenclator literarius Theologiae Catholicae
theologos exliibens aetate, ratione, disciplinis distinctos. Editio
tertia emendata et aucta. Oeniponte, libr. acad. Wagneriana, 1903,
8°, XVI-11CO; LXX. M. 12. Vendibile presso la libreria Pustet,
Piazza Fontana di Trevi, Roma.
Di queata opera insigne e di zioni. A questa terza edizione si
grande utilita discorremmo nei se- convengono le medesime ampie lodi,
guenti volumi: Ser. XV, I, 600: VI, tantopiu che e stata emendata ed
345. Ser. XVI, II. 346, allorch& fu- accresciuta.
rono pubblicate le prime due edi-
IL SANTO SACRAMENTO. Discorsi inediti di varii Autori. Napoli,
Festa, 1902, 8°, 414 p. — L. 4.
Per chi debba predicare sul pin niere, sotto diversi aspetti, e con di-
augusto dei Sacramenti, non pu6 ne- verso stile; e sebbene non ttitti i di-
garsi che questa raccolta di discorsi scorsi siano ugualmente pregevoli,
possatornareutile,perche qui trovera da tutti pero qualche vantaggio po-
queH'argcniento svolto in diverse ma- tra ritrarsi.
J. T. L. Dialogo critico e satirico. Bo.hia, 1902, in 16.°
In questo libro, nel quale sotto GP interlocutor! sono diversi, di
le iniziali J. T. L. si cela un cbiaro vario pensare, anzi, per lo piu, di
Autore, vengono esposti e smasche- opinioni afFatto opposte. Lo stile e
rati i principali errori moderni con- pieno di brio, e ncn manca qua e la
tro la Chiesa, il retto pensare e la nota allegra e la punta satirica.
1'onesto vivere. Cong^ratulazioni al cbiaro Autore.
BIBLIOGRAFIA 87
LAGARDE I. B., pretre de la Mission. — Le tresor evangelique du
Dimanche. Paris, • Lethiellenx, due voll. in 16° cli pp. YI1I-40G ;
41G. — Fr. 8,00.
Ecco il disegno di queste omelie se ne cavano le principal! conclusion!
domenicali. Recitato il vangelo cor- pratiche. E questo dunque un lavoro
rente, in un primo articolo si spiega esegetico morale, pieno di soda dot-
il testo: in un secondo si mettono trina, ed esposto con metodo, ch la-
in luce e in rilievo, disponendole con rezza e precisione, che sono le prin-
beirordine, le idee che formano la cipali doti richieste in lavori di que-
sostanza d'ogni vang-elo : in un terzo sto genere.
LAPLACE L. can. — La Madre Maria di Gesu Maria Deluil -Mar-
tiny fondatrioe della Congregazione delle Figlie del Cuor di
Gesu. Trad, dal francese. Torino, libr. del S. Cuore, 1903, 16%
XXVI 368 p.
Parecchi tra Porporati e Ve- bellissimi elogi.-A noi dunque altro
scovi di Francia, ai quali si e unito non resta che raccomandarne la dif-
in Italia il Cardinale Arcivescovo di fusione.
Torino, hanno fatto di questo libro
LEJEUNE P., chan. — Avant et apres la Communion. Paris, Lethiel-
leux, 16°, XII-39G p. — Fr. 3,00.
Questo non e semplicernente un fra Tuna e Taltra cosa, riunendo as-
libro di divozione, ma, se non puo sai bene, intorco al mistero eucari-
chiamarsi un libro di teologia, & stico, la p::eta e la scienza.
certo che tiene un luogo di mezzo
LUCA (P.) DI S. GIUSEPPE, pass. — Gesu e Dio? Contro gli in-
creduli si dimostra la Divinita di Gesu Cristo, per confermare il
popolo nella Sana cradenza. Firenze, libr. Sales'ana, 1903, 16°,
360 p. L. 1,50.
L'insistere in questo dogma ai si rivolge. Solamente ad alcuno po-
giorni nostri apparisce sempre piu tra apparire non troppo felice la for-
necessario; e quindi opportunissima iLa del titolo: G-esu & Diof come
giunge questa trattazione del ch. se si trattasse di cosa discutibile, di
Autore, la quale e condotta con mclta problema da seiogliere: ma 1'ombra
sodezza ed altrettanta lucidezza e che potrebbe suscitare il primo ti-
popolarita, come appunto e richiesto tolo, 6 poi subito dileguata dal se-
dalla qualita dei lettori a cui egli condo
MARUCCHI ORAZIO. -- Le ineinoria degli Apostoli Pietro e Paolo
in Roma. Ceani storici ed archeologici. 2a ed. riveduta e messa
al col-rente dei piu receiiti studi. Roma, Pustet, 1903, .16°, 200 p.
II chiaro archeologo roaiano, utilissimo, che il dotto Autore ha
prof. Marucchi, ha rimessa a nuovo estratto dalle altre sue opere di ca-
la prima edizione di queste Memo- rattere scientifico e tecnico. la que-
rie di S. Pietro e S. Paolo in Ro- sta nuova edizione egli ha accen-
ina. E un libro d' indole popolare, nato, benche brevemente, ma senza
88
BIBLIOGRAFIA
polemiche, all'opinione che la sede
primitiva dell' Apostolato di S. Pie-
tro debba mettersi al cimitero di
Priscilla in via Salaria iiuova e non
in quello di via Nomentana nelle
cataeombe di S. Agnese, come con-
getturo il De Rossi. Di questa mo-
derna controversia tra gli archeo-
logi romani parlammo gia ex pro-
fesso nel quad, del 7 novembre 1903
(p. 337 segg.). Ivi noi inclinammo
all' opmione di chi stava per il ci-
mitero di S. Ag-nese ; benchfc il prof.
Marucchi stia per quello di via Sa-
laria nuova. Cio non toglie nulla al
merito dell'egregio archeologo, il
quale, anzi, proponendo pel primo
quella nuova spiegazione, ha aperta
la via a nuove ricerche ed a nuovi
studii sull'importante questione.
MORANDO LUIGI, Stimatino. — Chi e il Papa ? Conferenze tenute
al popolo in S. Maria del Miracoli a Roma nell'agosto 1903. Pia-
cenza, 1903, 16°, di p. 98. L. 0,50 a beneficio dell'oratorio festive
S. Tarcisio in Piacenza.
Siccome ai giorni nostri, e con
discorsi e con libri e giornali, si
cerca purtroppo d' offuscare nel po-
polo Tidea del Papa, cosi, appena
esaltato alia cattedra di S. Pietro
il novello Pontefice Pio X, il dotto
e zelante P. Morando afferro 1'occa-
sione per esporre al popolo ed illu-
strare il vero concetto del Papa, con
]e annunziate conferenze, che furono
udite con molta attenzione ed inte-
resse. Ed ora per dilatarne e ren-
derne piu copioso il frutto, savia-
mente le ha rese di pubblica ragione.
Non sono qui a cercarsi fiori e foglie
o pellegrini pensieri ; ma il lettore
vi trovera intorno alia dignita' del
Pontefice le piu vere e sode dottrine,
esposte in una forma semplice e lu-
cidissima, e perci6 stesso la piu utile
al popolo.
PETTENATI MARIO. — Lembi azzurri con prefazione del professor
cav. PIETRO DOTTI. Busseto, Fava, 190S, 16°, 132 p.
E veramente son Lembi azzurri.
Ora lembi di cielo, ora di terra, ma
sempre azzurri; cioe sereni, placidi,
spiranti soavita e candore ; e pero
ricreano 1'occbio ed il cuore contri-
stati alia vista di tanta melma co-
perta di fiori poetici. Qui abbiamo in-
vece la forma eletta, che veste ele-
vati concetti.
EASSEQNA OIURIDICA ECCLESIASTIC A. — Periodico mensile
di Diritto e Giurisprudenza. Direttore : Sac. Dott. S. Coniglio.
Redattori: Dott. Sac. P. Di Cecco -- Avr. Sac. A. Da Yita -
Avv. M. La Monica — Avv. G. Tedeschi. Direzione : Via S. Ni-
cola da Tolentino. N. 4. Prezzo per 1' Italia, per un anno L. 10.
— per 1'Estero L. 12. — Un numero separate L. 1.25.
Non ultimo, n& meno importante Eccleslastico, sotto la quale denomi-
fra i voti consacrati nel Congresso nazione e comunemente inteso tutto
cattolico di Taranto, fu di seriamente quanto si attiene alia vigente legi-
curare e diffondere, in ispecie nel slaztone. Una lungae dura esperien-
Clero, la conoscenza del Diritto Ca- za, adunque, valse a far riconoscere
nonico puro ed insieme del Diritto non essere piu un aforismo il detto,
BIBLIOGRAFIA
89
che al Clero italiano avea nociuto,
piu delle leggi eversive vigenti, la
remissivita incosciente nel subirne,
senza lotta, una odiosa e fiscale ap-
plicazione, in conseguecza della poca
dimestichezza con esse e — perche
non dirlo ? — anche col Diritto Ca-
nonico puro, che ne e fondamento ed
essenza.
II male fa ed e grave, in parte
irreparabile; ma ilrimedionongiunge
tardo ed inefficace, perche a conse-
guirlo, questa Rassegna si propone
lo studio parallelo dell'uno e 1'altro
Diritto ; con che si differenzia pro-
fondamente dalle non poche riviste
oggi esistenti, le quali ne trattano
separatamente, quasiche non fossero
ambidue rami di uno stesso albero.
In esecuzione di siffatto pro-
gramma la Eassegna pubblichera
articoli di distinti giuristi non sol-
tanto nostrani, ma esteri, con la re-
lativa traduzione per quelli scritti
in lingue men note; pubblichera la
giurisprudenza civile, sia contenziosa
che amministrativa, e la canonica delle
SS. Congregazioni; nonehe le leggi
e provvedimenti del potere laico e
gli atti della S. Sede.
La Rassegna sara edita in fasci-
coli mensili non minori di pag. 64;
ed ha annesso un ufficio legale per
la trattazione di affari e cause presso
tutte le Magistrature ed uffici civili
e pontificii, e per la risoluzione dei
pareri.
SAYIO FEDELE, prof. — Breve storia della Chiesa ad uso delle Scuole
di Religione. II Medio Evo. 476-1492. Torino, Berruti, 1903, 16°,
YIII-224 p. L. 1,50.
Nel quaderno 1265 del 7marzo 1S03
parlammo gia con i dovuti encomii
del primo volumetto della storia della
Chiesa del Savio. Altrettanto ripe-
tiamo di questo secondo. La valentia
dell'A. in cose storiche ci e caparra
sicura della bonta del libro, Questo
narra la storia ecclesiastica del medio
evo dell'a. 476-1492, raccontando in
distinti capi e paragrafi tutti i prin-
cipal! avvenimenti. Seguono tre ap-
pendici : su Papa Vigilio, sulla falsa
donazione di Costantino, e sulle false
decretali.
S1CUT ROSA... Calendario domenicano per 1'anno 1904. Firenze,
tip. e libr. domenicana, 1903, p. 112.
Facciamo di buon grado un'ec-
cezione a favore di questo calendario,
tra tanti che ci s'accalcano di questi
giorni sul tavolino, perche a lui apre
la via nella folia una squisita opera
d'arte posta sul frontispizio. Basta
rammentarla, pel soggetto : L'lncoro-
nazione della Vergine dell'Angelico
da Fiesole, il gioiello del Louvre,
riportata qui in tricrornia con si fe-
dele e festoso splendore di tinte, che
e un vero onore delPofficina tipogra-
fica domenicana di Via Ricasoli. II
grazioso dipinto inizia cosl degna-
mente la serie delle altre stampe e
delle memorie artistiche, religiose,
storiche, che s'alternano nel copioso
e variato volumetto.
CRONACA CONTEMPORANEA
Roma, 11 - 24 dicembre 1903.
I.
COSE ROMANE
1. L'anno giubilare della definizione dell'Immacolata Concezione. Indulg-euze
ccncesse dal Santo Padre. — 2. Le prime comunioni di adulti, DeH'anno
giubilare. — 3. La Soeieta della Gioventu cattolica ai piedi di Pio X.
— 4. II Coinitato pel monumento internazionale operaio a Leone XIII.
— 5. Pellegrinag'g'io Toscano. — 6. Pel lavori della Commissione bi-
blica. — 7. Libri proibiti.
1. La festa dell'8 dicembre scorso apriva 1' anno giubilare delia
defi.nizione dogmatica dell' Lminacolato Concepimento di Maria :'ede
spettacolo di consolazione insieine e di ainmirazione il vedere qual
movim.en.to di divoto entusiasmo vada propagandoai a tal proposito in
tutf.o il mondo cattolieo. A Roma, centre naturale di questo movi-
mento, la festa fu^soJennemente celebrata nelle basiliche, enelle chiese,
dicui non ricorderemo1 che S. Antonio de' Portoghesi dove intervenne
I'ambasciata presso la Santa Seder, e quella di Monserrato dove puie
1'ambasciatore di Spagna distribui le cedole dotali alle zitelle oriunde
spagnuole: ma sopratutto in Santa Maria Maggiore, dove a nurnerd-
sissimi fedeli distribui la coinanione generate il card. Ferrata e pon-
tifico la messa all'altare papale il card. Y. Vannutelli arciprete della
stessa basilica, che alia sera dopo un caldo ed eloquente discorso del
p. Zocchi, impart! la solenne benedizione, essendo present! i rappre-
sentanti delle Soeieta cattoliche con torcie. In occasione di tale festa,
il Santo Padre Pio X emano ua Breve apostolico colla stessa data
dell;8 dicembre 1903, nel quale come segno di sua tenera divozione
alia Yergine e di sua singolare affezione al maggior tempio in Boma
a Lei dedicate, attribuisce in. perpetuo al Capitolo liberiano la mo-
numentale cappella detta Sistina o del SSmo Sacramento, esistente
nella basilica, con tutti i diritti annessi. Quella cappella per dispo-
sizione di Pio IX apparteneva gia ai Palazzi apostolici.
Nello stesso giorno 1'Eino card. Yannutelli volendo anch'egli se-
gnalare la fausta circostanza con un atto di pieta verso la Yergine,
recavale in doao una magnifica pianeta in tessuto arazzo Gobelin di
CRONACA CONTEMPORANEA 91
oro e seta variegata, riproducente secondo 1'arte squisita di Gaspare
Poncet gli ainmirabili disegni dell'arts italiana del quattrocento. La
pianeta, per volere del donatoie, dovra essere adoperata per la messa
che 1'8 di ciascun rnese in quest'anno giubilare si celebrera nella ba-
silica stesia da un Emo cardinale, ad onore della \rergine Immacolata.
Doni ed omaggi non mancheranno certo alia Vergine in questi
suoi rinnovati giorni di gloria. Gria per ccneorso di tutti i Santuarii,
i sodalizi, i periodic! mariani del mondo si prepara una corona di
dodici stelle in brillanti, che dal Sommo Pontefice Pio X nel solenne
anniversario dell'8 dicembre 1904 verra posta sul capo dtlla Imma-
oolata, nell' imagine che sta nel gran mosaico della Cappella del Core
in San Pietro. Una biblioteca mariana di tutte le opere pubblicate
in tutte le nazioni ai onore di Maria e ad illustrazione del domma
del suo Iminacolato Concepimento, dovra restare perenne tribute della
mente umana a Colei che e Sede della divina Sapienza. I congressi
delle Figlie di Maria nelle diverse diocesi, quasi preamboli alia riu-
nione generale di Roma, le accademie scientifiche e letterarie, i mo-
numenti d'arte, le opere di carita e mille evariatissime manifestazioni
che si vanno preparando dappertutto con gara figliale, formeranno come
un omaggio trionfale alia Yergine senza macchia, e una protesta di
fede contro la corruzione salanica del moderno materialismo. Ci sa-
rebbe impossibile tener qui un conto anche sommario di tutte queste
manifestazioni, il cui programma riempie le colonne del periodico
pubblicato a tal fine dal Circolo dell' Immacolata, ma ci riserbiamo di
riferirne al solito quelle di maggior interesse pubblioo.
II Santo Padre intanto, con suo venerato Breve, ha concesso varie
indulgenze per le funzioni stabilite nel giorno 8 di ogni mese e pei
pellegrinaggi che si faranno a Roma durante questo 50° anniversario
della definizione del Dogma dell' Immacolata .
I fedeli che assisteranno abitualmente alle dette funzioni nell'anno
giubilare, potranno lucrare 7 anni d' indulgenza ed altrettante qua-
rantene. Inoltre agli stessi fedeli che almeno tre volte, nel corso del-
1'anno, abbiano assistito alle dette fun/.ioni, e confessati e comunicati
innalzino devote preghiere a Dio per la concordia dei principi cri-
stiani, per 1'estirpazione delle eresie, per la conversione de' peceatori
e per 1'esaltazione della Chiesa, il Santo Padre concede 1'indulgenza
plenaria da lucrarsi una volta soltanto da ognuno di essi.
L' indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati e pure
concessa a coloro che dentro il 1904 o in comitiva, o isolatamente,
si recheranno in pellegrinaggio a Roma, e quivi con spirito di vera
penitenza confessati e comunicati visiteranno devotamente le Basiliche
Vaticana e Liberiana. Dette indulgenze sono applicabili anche ai
defunti.
92 CRONACA
2. Fra le pratiche proposte ad onorare la Vergine Immacolata nel-
I'o3casione del presente giubileo, ci parve molto opportuna quella ispi-
rata dalla Commissione centrale, che « le prime comunioni abbiano
a farsi con miglior preparazione e inaggiore solennita » . E da augu-
rarsi che quest'anno giubilare veda diffondersi stabilinente in Roma
1'uso tanto raccomandato delle prime comunioni parrocchiali, dove il
clero col provato suo zelo possa adempiere questa cosi sublime parte
del ministero, disponendo i fanciulli e le fanciulle al grande atto,
nell'eta conveniente. Ma un altro pensiero e sorto in tale ciroostanza,
nan sanza tristezza. Noi abbiamo avuto gia occasione di deplorare in
queste pagine come purtroppo, dopo 1' invasione del 1870, non es-
sendosi ancora presa la consuetudine delle prime comunioni nelle ri-
spettive parrocchie, e non bastando assolutamente le case di ritiro a
tal ufflcio con una popolazione cresciuta del doppio, piu della meta
specialmente dei giovanetti crescessero negli anni e restassero privi
del Pane di vita. Abbiamo detto come in questo trentennio a migliaia
si contino questi poveri abbandonati senza sacramenti e senza istru •
zione religiosa, la quale, coma tutti sanno, se non viene ricevuta nel-
1'occasione appunto della loro prima comunione, per i giovani sopra-
tutto non viene piu ricevuta in alcun modo. E pero con plauso di
tutti i buoni si e visto por mano all'opera speciale ed esclusiva di
radunare nella Pia Casa di Ponterotto quei giovani che hanno oltre-
passato gia i sedici anni senza accostarsi alia sacra mensa, perche
nella felice ricorrenza del giubileo mariano possano con opportune
ritiro disporvisi degnamente. Le somme gia offer te per tal fine da
parecchi benefattori e le piu numerose che si vanno raccogliendo al
Yicariato, rnostrano il favore e 1'approvazione incontrata da tale opera
alia quale il Santo Padre voile concorrere per cento giovani a sue
spese. Possa 1'augusto esempio suscitare molti nobili imitatori ! Che
se a tutti non e ugualmente facile concorrere col danaro, a nessuno
e tolto di concorrervi colla carita e collo zelo, invitando e persua-
dendo i giovani e gli adulti che conoscessero ancora non comunicati
per indurli a valersi di si propizia occasione, e compiere un tanto
dovere del cristiano, sicuri di attirare cosi sopra di se le benedizkmi
di Dio e la protezione della Yergine Immacolata.
3. Nel giorno sacro all' Immacolata Concezione di Maria Santis-
sima, patrona della Societa della Gioventu cattolica italiana, il Santo
Padre ricevette in solenne udienza nella sala del trono, il Consiglio
superiore, la cui presidenza e composta dell'avv. Paolo Pericoli
presidente, Mgr. Pompili assistente ecclesiastico, cav. G. Crostarosa
e principe D. Luigi Barberini vice presidenti, prof. Italo Rosa segre-
tario generale, dei segretarii prof. GK Fornari*e aw. GL Amici-Serra,
del tesoriere cav. P. Croci. Erano presenti pure i presidenti emeriti,
CONTEMPORANEA 93
commendatori Tolli, Persichetti ed Alliata, i consiglieri resident! ed
altri rappresentanti i Circoli sparsi per tutta Italia da quello di Yi-
cenza a quello di Cagliari. Assisosi il Papa, il presidente lesse un
eloquente indirizzo nel quale ricordo il programme della Societa, che
e" quello « di educare la gioventu, insidiata da tanti nemici, alia vita
cristiana : addestrarla alia pratica costante, coraggiosa, feconda delle
massime e ielle virtu del Yangelo : guidarla a combattere animosa-
mente per la causa di Dio e della Ghiesa : per formare in tal modo
un quasi perenne vivaio di aniine profondamenta cattoliche, di carat-
teri forti, di uoinini integri che sappiano difendere contro la nequizia
delle sette i diritti dalla Sede Apostolica, le immacolate gloriose tra-
dizioni dell' Italia cristiana, e secondare (disse) con 1'assidua attivita,
coi vergini entusia^mi la generosa opera vostra, o Padre Santo, per
la restaurazione della societa in Cristo. » Per ottenere le grazie ne-
cessarie ad attuare si nobile impresa, seguendo concordemente < 1'indi-
rizzo, le norme, i metodi, i suggerimenti del II Gruppo dell' Opera
dei Congressi » 1'oratore implorava la paterna benedizione del Ponte-
fice che li confortasse a combattere, con rinnovato ardore a pro della
Chiesa e della patria nostra, tenendo alto Piinmacolato vessillo su cui
brillano le fatidiche parole che sono stupenda sintesi del nostro an-
tico, immutato programma : Preghiera, azione, sacrifizio.
II Santo Padre rispose a tale indirizzo con un importante discorso
che qui riportiamo testualmente.
c Sempre cari gli omaggi e le congratulazioni dei fedeli di qua-
lunque condizione e da qualunque parte essi vengano, ma innanzi a
voi, o dilettissimi, proviamo tutta la consolazione di un padre tra i
suoi figli, e quindi potete ben credere quanto Ci sia dolce esprimere
la viva soddisfazione e la sincera riconoscenza pei sentimenti di de-
vozioae, che ella, signer avvocato, Ci ha espressi in nome proprio
e degli ottimi suoi compagni del Consiglio superiore della Gioventu
Cattolica. Oh ! sia benedetta la Societa della Gioventu Cattolica, che,
sorta in momenti di aspre lotte ebbe il merito di raccogliere sotto il
suo vessillo quei giovani, dei quali i nemici del nome cristiano,
profittando della loro inesperienza, lusingandone le passioni e abu-
sando delle loro doti, cercavano di innacchire gli animi, corrompere
i costumi, e piantare i loro germi funesti della incredulita e della
indifferenzi! Sia benedetta la Societa della Gioventu Cattolica, che
vincendo gli umani rispetti ha difeso imperterrita i diritti conculcati
della Chiesa, assalita da ogni parte e abbandonata da quelli stessi,
che fino allora le si erano mostrati ipocritamente fedeli ; ha consolato
nelle loro angustie i due gloriosi Pontefici Pio IX e Leone XIII. Li
ha aiutati nei loro bisogni, ed ha reso popolare e venerato non solo
in Italia, mi in tutto il mondo il Romano Pontificate. Questa So-
S4 CRONACA
cieta, che manifesto la sua azioae in tante opere religiose e civili,
applicando il solenne precetto della carita verso Dio e gli uomini :
questa Societa, che ban a ragione puo dirsi madre di tutte die ven-
nero in appresso, dei Congressi Cattolici, e di tante altre che e im-
possible enumerare, nella sua azione perseverante si manifesto eosi
benemerita, da riscuotere non solo 1'applauso e la gratitudine dei
buoni, ma anche il rispetto e 1'ammirazione degli avversari.
« Noi li ricordiamo con vera-compiacenza quei geaerosi campioni
iniziatori di questa vostra Opera, ormai provetti, e Ci e dolce di man-
dare a tutti, anche ai lontani, con ammirazione e gratitudine il piu
aifettuoso saluto. Era vivo in loro lo spirito di fede, e quindi invitto
il coraggio, che rinnovavano nelle lotte, accostandosi alia Mensa Euca-
ristica; era perfetta 1'unione nella obbadienza riverente a chi li di-
rigeva, tranquille le adunarize, perche senzi dissidii, ognuno si ri-
guardava come semplice gregario nell'esercifco, che per quella aino-
revole concordia fu sempre vittorioso. Successor! di quei valenti,pro-
curate di inflaire coll'opera vostra e coi vostri consigli, perche i present!
non sieno figli degeneri, ma perse verino con zelo in quelle opere
niolteplici per le quali sono degni di lode, e colla concordia, colla
obbedienza e coli'unione perfetta continuino ad essere di reciproca e
santa emulazione. In tutti i tempi i vecchi soltanto furono i capi ed
i direttori dei popoli, i giovani le braccia e gli esecutori fedeli. L'eta
presente perd vorrebbe invertito quest'ordine. Ma come e possibile
che riporti vittoria un esercito la cui direzione sia in mano di coloro,
sieno pur generosi, che non hanno senno maturo e profonda espe-
rienza? La storia saora ci ricorda il fatto di Roboanio, che abbandono
il consiglio datogli dai vecchi, e segui quello dei giovani, che erano
stati allevati con lui, e vide immantinente diviso il suo regno, e ob-
bligate da Dio stesso alPinazione le sue milizie.
« Procurate pertanto, o dilettissimi, di raccomandare caldamente
ai giovani di ogni Circolo colle parole dell'Apostolo di non voler con-
formarsi allo spirito del secolo, ma bi piuttosto di riformare il secolo
colla santita della vita. Che non pretendano .di essere indipendenti,
ne di sostituire la loro presunzione a quella saggezza, che solo pud
esser data dai superiori, dai probi consiglieri e dai veri amici. Allora
a vostro grande conforto prospereraono tutte le buone opere, alle quali
i Circoli si saranno dedicati ed a ciascuno dei giovani si potra attri-
buire 1'elogio dello Spirito Santo al figljo della trib'i di Neftali, che,
essendo di tutti il piu giovane, niente fece di puerile nelle sue azioni,
ed allontanandosi da quelli della sua eta, che portavano incenso agli
idoli, ei si recava fedelmente al ternpio per adorare il Signore, per
offrirgli i frutti e le primizie della sua vita. E perche questo voto
pel vostro e comun bene sia soddisfatto, vi imploriamo dai Cielo tutti
CONTEMPORANEA 95
i favori, del quali, come del Nosfro speciale affetto vi sia pegno 1'Apo-
stolica Benedizione, che di gran cuore impartiaino a Voi, o dilettis-
siini, alle vostre famiglie e a tutti che furono e che sono membri deila
Gioventu Cattolica Italiana.»
4. A suo tempo fu da noi parlato del monumento operaio in oinaggio
a Leone XIII, di cui si pose la prima pietra nel giugno scorso. II Co-
mitato internazionale costituitosi a tale scopo ebbs 1'onore di e&sere
ricevuto da Sua Santita Pio X, il mercoledi 16 dicenibre. II card. Fer-
rata, protettore dell'Opera, presentandone i membri al Santo Padre,
ricordo con brevi parole la storia del monumento destinato a sorgere
all'ombra del tempio lateranese « quale testimonianza di ossequio, di
affetto, e di riconoscenza delle classi lavoratrici > verso 1' immortale
Pontefice da cui furon dettate le encicliche suila questione sociale.
Sua Santita rispose lodando il Comitato e 1'opera: coli'onorare il Papa
si onora la Chiesa e Gesu Cristo biio divino Fondatore. Le enoicliche
di Leone XIII, soggiunse egli, insegnano la vera strada alia soluzione
della questioae sociale col ritorno ai Vangelo. Purtroppo mentre
ora si parla molto di giustizia, si parla poco di carita; invece di do-
niandare, si affacciano diritti e si arriva anche a menomare e a disco-
noscere la proprieta che Dio stesso ha dato. — Fini invocando le bene-
dizioni di Dio sopra tutti i present! e tmtte le societa operaie rappre-
sentate. Ad istanza del principe Colonna presidente generale del
Ccniitato, il Santo Padre approvd che Pinaugurazione del monumento
sia fatta la prossima festa di S. Giuseppe, giorno onomastico di Sua San-
tita ; e promise di ricevere il giorno appresso il pellegrinaggio operaio
internazionale che in tale circostanza da ogni paese accorrera nume-
roso a Koma. Passando poi nella loggia, dove stavano esposte le tavole
delle tre encicliche e la dedicatoria gia fuse in bronzo, col bozzetto
del monumento in gesso, di cui denimo altrove la descrizione, il Pon-
tefice espresss ripetutamente la sua soddisfazione intorno al disegno,
ed alia parte gia eseguita, ammiro le pergamene inviate dalle Societa
aderenti presentategli dal Segretario generale, ed infine benedisse tutti
nuoramente, lasciando ognuno ainmirato della sua paterna benevolenza.
Erano presenti oltre il cardinal Ferrata e il principe Colonna,
Mons. Stonor, quale rappresentante ancha del duca di Norfolk, il
marchese Giulio Sacchetti, presidente del Comitato d'onore, iMcnsi-
gnori Sebastiani, presidente del Comitato esecutiyo, 6 Pezzani, segre
tario generale, il conte Cesare Caterini, quale rappresentante anche
del conte Grosoli, del birone Kaiser, del duca di Sotomayor, del
marchese de Comillas, del marchese de Peizoto, di Mons. Panzavec-
chia di Malta e di Mons. Meszeczynski di Poloa'a, il comm. Cesare
Aureli, il barone Von Bilguer, quale rappresentante anche di Mon-
signor Widmann, il principe Tommaso Antici Mattel, conte Vincenzo
96 CRONACA
Micchi, comm. Luigi Belli, conte Agostino Caterini, comm. Luigi
Lang, marchese Giuseppe Marini Clarelli, conte Pio Miccinelli,
comin. Filippo Pacelli, marchese Carlo Pagani, conte Camillo Pecci,
comtn. Carlo Pelagallo, comm. Augusto Persichetti, il principe Don
Drago Pignatelli, conte Edoardo Soderini, cav. Pio Folchi, anche
come rappresentante di Mons. Radini-Tedeschi, cav. Giuseppe Cro-
starosa, cav. Basilio Bonanni, i signori Cesare Bautemps, Luigi Co-
vicchio, Raffaele Dafer, prof. Alfonso Mencacci, prof. Attilio Pro-
fumo, cav. Ing. Luigi Rosi, dottor Giuseppe Sauve, cav. Edoardo
Tabanelli, cav. Francesco Seganti, ing. Raimondo Marchesi e signor
Angelo Mazzoni.
5. Anche la Toscana non voile esser da meno delle altre provincie
italiane nell'amore alia Sede di Pietro e nella venerazione del suo Yi-
cario. Piu di un migliaio di pellegrini condotti da Mgr. Mistrangelo
arcivescovo di Firenze ed accompagnati dai Yescovi di Chiusi, Modi-
gliana, San Sepolcro, Arezzo e Cortona, vennero ricevuti da Sua San-
tita nel pomeriggio del giorno 19 dicembre nelle gallerie del Museo
lapidario. Insieme coll'obolo dell'archidiocesi essi offerivano un dono
ben rispondente alia solennita del presente anno giubilare, cioe una
superba cartella con quattro grandi fotografie al platino ritraenti la
facciata e le tre porte del duomo : nella maggiore di queste, com'e
noto, si trova figurata la proclamazione del domma dell' Immacolata
Concezione. Le fotografie erano accompagnate dall' illustrazione del
P. Ferretti : Le nuove porte di bronxo di Santa Maria del Fiore.
Sua Santita, dopo di aver ammesso tutti i pellegrini al bacio della
mano e impartita 1'apostolica benedizione, s'intrattenne paternamente
colle principali persone del pellegrinaggio che gli venivano presentate
da Monsignor Arcivescovo. — Al ricevimento assisteva 1'emo card. San-
mmiatelli -Zabarella.
6. In una delle udienze del passato novembre Mgr. Bourne, novello
arcivescovo di Westminster presentava al Santo Padre lord Braye,
gia alunno del collegio di Eton e convertitosi al cattolicismo a dician-
nove anni. II nobile inglese, persuaso che 1' intelligenza della Sacra
Scrittura, specialmente per quella parte che entra nella sacra liturgia,
pud essere validissimo aiuto alia vita cristiana, stimo degna opera
1'adoperare ogni suo mezzo per divulgarla tra il popolo, stimolando
anche percio il clero a spiegarne la lettera e svilupparne i divini
insegnamenti. A tal fine voile istituire un premio che eccitasse i con-
correnti ecclesiastic! e offrisse loro agio di darsi allo studio profondo
delle Sante Scritture e massime della Yolgata. Consigliato da alcuni
amici il nobile lord si rivolse alia Commissione biblica, istituita da
Leone XIII, e mise a sua disposizione cento sterline annue come ri-
compensa al rnigliore svolgimento del tema che la detta Commissione
CONTEMPORANEA 97
proporra al principle d'ogni anno, secondo lo scopo prefisso dall'obla-
tore. Le modalita del concorso saranno pubblicate nel prossimo gen-
naio. La proposta fa approvata pienamente dal Santo Padre che bene-
dicendo il donatore ne lodo 1' intelligente generosita per cosi utile
divisamento.
7. La Congregazione dell' Indice ha pubblicato il seguente Decreto :
Feria VI die 4 Decembris 1903.
Sacra CongregatioEminentissimorum ac Reverendissimorum Sanctae
Romanae Ecclesiae Cardinalium a Sanctissimo Donaino Nostro Pio
Papa X Sanetaque Sede Apostolica Indici librorum pravae doctrinae,
eorumdemque proscription!, expurgation! ac permission! in universa
Christiana republica pruepositorum et delegatorum, habita in Palatio
Apostolico Vaticano die 4 Decembris 1903, damnavit et damnat,
proscripsit proscribitque, atque in Indicem librorum prohibitorum re-
ferri m-m davit et mandat quae sequuntur opera :
Charles Denis, Un caiecne apologetique sur les dogrnes fondainen-
taux. Paris, 1902.
Charles Denis, L'eglise et 1'etat; les Ie9ons de 1' heure piesente.
Paris, 1902.
L'abbe Georgel, La matiere : sa deification ; sa rehabilitation an
point de vue intellectuel et aimant ; ses destinees ultimes. Oran
1902-1903.
Joseph Olive, Lettre aux membres de la pieuse et devote asso-
ciation du Coeur de Jesus et de N. D. des sept douleurs. Cette,
1886-1903.
P. Sifflel, Decreto S. Cocgregationis, edito die 5 Martii 1903, quo
liber ab eo conscriptus, notatus et in Indicem librorum prohibitorum
insertus est, laudabiliter se subiecit.
Itaque nemo cuiuscumque gradus et conditionis praedicta opera
damnata atque proscripta, quocumque loco et quocumque idiomate,
aut in posterum edere, aut edita legere vel retinere audeat, sub poenis
in Indice librorum vetitorum indictis.
Quibus Sanctissimo Domino Nostro Pio Papae X per me infra-
scriptum Secretarium relatis, Sanctitas Sua Dacretum probavit, et
promulgari praecepit. In quorum fidem etc.
Datum Romae die 4 Decembris 1903.
ANDREAS CARD. STEINHUBER, Praefectus
Loco ^ Sigilli.
Fr. THOMAS ESSER, Ord. Praed.
a Secretis.
Die 7 Dacembris 1903 ego infrascriptus Mag. Cursorum tester su-
pradictum Decretum afflx'im et publicatum fuisse in Urbe.
HENRICUS BENAGLIA, Mag. Curs.
1904, vol. 1, fasc. 1285. 1 28 dicembre 1903.
98 CRONACA
Colla stessa formola, in altro decreto dato il 23 dicembre 1903
la S. C. dell'Indice condanno le seguenti op ere :
Albert Iloulin. La question biblique chez les catholiques de France
au XIX sieele.
Albert Houtin. Mes difficulty's avec mon eveque.
Alfred Loisy. La religion d'lsreel.-Decr. S. Off. fer. IV 16 dec. 1903.
Alfred Loisy. L'Evangile et 1'Eglise. eod.
Alfred Loisy. Etudes Evangeliques. eod.
Alfred Loisy. Autour d'un petit livre. cod.
Alfred Loisy. Le quatrieme Evaugile. eod.
II decreto relative alia coudanna degli scritti deli'ab. Loisy e stato
comunicato all'Emo Cardinale Arcivescovo di Parigi con la seguente
lettera deU'Erno Cardinale Segretario di Stato di S. S.
Sig. Card. Francesco B. Richard, Arcivescovo di Parigi.
Eiiw e Ri7iO Sig. Mio Ossmo.
Per ordine del Santo Padre devo far conoscere all'Eminenza vostra
le misure che sua Santita ha deciso di prendere rispetto alle- opere
del Rev. abate Alfredo Loisy. Gli errori gravissimi che rigurgitano
in quei volumi riguardano principalmente : La Rivelazione primitiva
— 1'Autenticita dei fatti e degli insegnamenti evangelici — La Divi-
nita e la Scienza di Cristo • — la Kisurrezione — la Divina Istituzlone
della Chiesa — I Sacramenti. II Santo Padre profondamente addolo-
rato e tristemente preoccupato degli effetti disastrosi che producono,
e possono produrre ancora, degli scritti di tale natura, ha voluto sot-
tome tterli all'esame del Supremo Tribunale del S. Uffizio. Questo
tribunale, dopo matura riflessione e uno studio prolungato, ha for-
mal mente condannato le opere dell 'a bate Loisy, con un decreto del
16 corr., decreto che il S. Padre ha pienamente approvato nell'udienza
del giorno seguente 17 corrente. — Sono incaricato di trasmettere
alPEtninenza Yostra la copia autentica di questo documento di cui
non sfuggira all'Eminenza Yostra la grave iinportanza.
Baeiaadole uinilissimamente le mani, mi onoro raffermarmi con
sensi di profonda venerazkine,
Di Yostra Eminenza
Roma, 19 Dicembre 1903.
Utno devmo servitor vero
R. Card. MERRY BEL YAL.
CONTEMPORANEA 99
II.
COSE ITALIANS
1. Chiusura della Camera per le vacanze. Suoi lavori. — 2. Esposizione
flaanziaria del Ministro Luzzatti. — 3. Le dimissioni di E. Nathan da
Gran Maestro della Massoneria.
1. Dopo diciannove giorni di lavoro la Camera ha sentito bisogno di
riposo e profittando delle feste natalizie si e aggioruata al 28 di gennaio.
Nelle tre scarse settimane passate i pochi onorevoli di buona volonta
che intervennero alle sedute passarono in rassegna i bilanci delle
poste e telegrafi, dei lavori pubblici, dell'interno, della pubblica istru-
zione, un gruppetto di leggi approvate di gran carriera ed una mol-
titudine di interrogazioni, di raccomandazioni e voti d'ogni genere
a cui gli onorevoli Ministri risposero con promesse tanto piu facili
quanto si sa che piu difficilmente si possono tutte mantenere. II bi-
lancio della Istruzione, alia cui discussione si erano scritti trenta ora-
tori, fu quello intorno al quale si vspesero piu parole, pero senza grande
costrutto. Torno in campo nuovamente la revisione dei programmi, col-
Tinevitabile proposta dell'abolizione del greco per sostituirvi il tedesco
o altra lingua viva. Per le lingue vive si vorrebbe anche creata una
vera e propria sezione alineno nelle principali Universita. L'on. Arna-
boldi, lamentando con ragione 1'insufficienza dell'insegnamento obbli-
gatorio, deploro che troppo spesso ne' giovanetti si riveli I'assoluta
mancanza di senso morale e civile e credette porvi rimedio col rac-
comandare 1'istituzione di un insegnamento speeiale educative che si
dovrebbe impartire nei giorni di vacanze (!). L'on. Credaro, relatore,
invitd il Governo a darsi pensiero dell' insegnamento sub-elementare,
rendendo obligatoria 1' istruzione pei sordomuti e avocando a se la
vigilanza sui Giardini d'infaozia. Quanto ai maestri delle scuole meiie
a suo parere piu che di vantage;! materiali essi hanno bisogno dello
stato civile con una legge che guarentisca loro la nomina, la promo
zione e il collocameato a riposo : se i maestri italiani hanno minori sti-
pendii, hanno anche minor lavoro in confronto delle 27 e 30 ore di
scupla settimanale della Germania e dell'Austria. — Per la maggior
parte invece degli oratori il migliorameato economico degli insegnanti
fu la nota dominant e delle proposte : ed a comune soddisfazione il mi-
nistro Orlando dichiaro esplicitamente di aver gia pronto -il disegno
di legge per gli stipendii dei maestri elementari, da potersi discutere
subito dopo i bilanci. Quanto agli insegnanti delle scuole eecondarie,
dichiaro il miglioramento delle loro condizioni costituire uno dei capi-
saldi della sua permanenza al Ministero : essere anche il Governo con-
100 CRONACA
vinto della necessita di far presto, tenendo conto in quanto si puo
delle discussioni svoltesi al congresso di Cremona.
Chi non usci contento della discussione intorno al bilancio della
Pubblica Istruzione fu Ton. Nasi accusato « d' incostituzionalita »
in parecchi atti del suo ministero: fra gli altri di aver oltrepassato
arbitrariamente di oltre due milioni le spese fissate nel bilancio pre-
eedente: ed anche nel presente le eccedenze ascendono gia ad una
somma corrispondente, ed altre se ne prevedono. L'on. Ciccotti sopra-
tutto, armato di un fascio di document!, invest! 1'ex ministro incol-
pandolo di abusi per nomine di favore, di creazione di posti non
giustificati, di pubblicazioni di provvedimenti fatte nel bollettino della
Pubblica Istruzione un anno dopo, in modo da non potersi control-
lare : ed invito il ministro Orlando a pubblicare subito tutti gli atti
del suo predecessore, perche si faccia la luce. La luce non la fece
certo 1'on. Nasi, il quale riconobbs il ritardo del bollettino, 1'ecce-
denza delle spese, ma li disse inconvenienti inevitabili ; e protesto
contro i sospetti. La discussione rimase sospesa: e partita rimessa,
ma non finita.
2. II punto centrale, a cui si rivolse 1'attenzione comune dentro
e fuori la Camera, fa la < Esposizione finanziaria » del ministro del
Tesoro neila seduta pomeridiana del 9 dicembre, la quale ebbe per
comune consenso il merito non comune in tali discorsi della chiarezza,
perdendo forse dell'apparenza smagliante, ma profittando nella since-
rita. Da essa si ricava che il consuntivo 1902-1903 si e chiuso con
un avanzo finale di lire 69,713,000 dovuto specialmente alia tassa sugli
affari, a quella sui comuni, ai proventi ferroviari, a quelli delle poste
e telegrafi e in modo speciale alia straordinaria importazione di grano,
cagionata dallo scarso raccolto interno, che diede un profitto per
dazio di 94 milioni circa, cice 40 milioni piu che 1'ordinario. Sot-
tratti da quell'avanzo 22 milioni di residui passivi, il beneficio del
tesoro (non contando suH'aumento certo non desiderabile del dazio
sul grano), si ridurrebbe a sette milioni e mezzo. A sei e sette mi-
lioni pure si restringe 1'avanzo previsto dall'on. Luzzatti per il bi-
lancio corrente del 1903-1904 e il preventive del 1904-1905, dedotte
tutte le spese necessarie per 1'attuazione dei disegni di legge gia pro-
posti dal precedente ministero ed accettati dal presente, e di altri da
sottoporre alle deliberazioni del Parlamento, gia accennati nel pro-
gramma ministeriale. Per il quale aumento di spese si fa assegnamento,
e sulle entrate sempre maggiori e sim benefizi offerti dalla conversione
del 4,50 in 3,50 e sopra una riforma della tassa sugli affari di Borsa e
un'altra sugli automobili ora esenti « e minacciosi alia incolumita dei
cittadini » (Ilarita}. « Una tassa accolta con ilarita e gia approvata» (Si
ride). « E pero assolutamente necessario, aggiunse il Luzzatti fra i com-
CONTEMPORANEA 101
menti della Camera, far sosta Belle spese non indispensabili e sospen-
dere i piccoli sgravii inavvertiti dai contribuenti, per armare il bi-
lancio alle maggiori cose e alle conversion! attese dal popolo italiano. »
E siccome in quasi tutti gli esercizii si verificano eccedenze di spese
non autorizzate dal Paiiamento, a sopprimere tali inconvenient! il Mi-
nistro annuncia uno speciale disegno di legge per istituire una piii
stretta vigilanza sulle pubbliche amministrazioni, in modo che ogni
atto eccedente i fondi disponibili sia deferito al giudizio della Corte
dei conti.
Nella seconda parte dell'esposizione 1'on. Luzzatti enumero e di-
lucido una lunga eerie di provvedimenti economici e bancarii, sul
debito ipotecario, sulla riduzione della circolazione bancaria di Stato,
sulle conversion! dei debit! consolidati del 4,50 in 3,50 piii facile
perche interna al Regno, e del 5 per cento di carattere internazio-
nale e per la quale spera 1'aiuto della Q-erraania e della Francia. Delle
condizioni, della importanza e dei vantaggi di tali conversion! e prov-
vedimenti ragiond colla solita competenza e con molto rosee previsioni,
augurandosi di ricavarne i mezzi per una riforma tributaria piii ra-
zionale, piu equa e democratica; ponendo mano agli sgravii sui dazi
di consumo, sullo zucchero, sul caffe, sul sale, sui grani, sulle tariffe
delle poste e dei telegrafi, come ora si propone di fare gia per il pe-
trolio. Dei trattati di commercio tocco con prudenza, essendo aperte
le trattati ve coll' Austria Ungheria per un accordo provvisorio, e colla
Germania e colla Svizzera per convenzioni definitive. II Qoverno mira
alia pace economica colle nazioni alleate ed amiche : 1'Italia e disposta
a concedere compensazioni in giusta misura, nell'intento di tutelare
la proprie esportazioni. Speciali provvedimenti poi, preparati a favore
delle provincie del Mezzcgiorno, saranno proposti allo studio del Par
lamento. « L'ideale di questa nuova e rigenerata Italia economica,
concluse egli, che tutti noi vagheggiamo, deve epilogarsi nella crea-
zione di un denso e felice popolo di piccoli e nedii proprietari rurali,
nerbo delia ricchezza, potente ausilio di pace e di ordine sociale : la
sola diga poderosa che con le istituzioni e non con la forza, possiamo
opporre alia marea crescente del collettivismo socialista. s> Belle parole :
ma... aspetta cavallo che 1'erba cresca!
3. II Gran Maestro della Massoneria, E. Nathan, ha rassegnato le sue
dimissioni per conservare, dicono, la sua salute e occuparsi a pub-
blicare 1'edizione completa delle opere di G. Mazzini. La cosa non
merita per se 1'attenzione dei nostri lettori : ma inolto invece la meri-
tano i fatti che precedettero quelle dimissioni e sembrano aver per-
suaso ai messeri del « Grande Oriente > quel prudente tramonto.
Sarebbe una delle poche volte che vengono alia luce gli occulti raggiri
adoperati dalla camorra settaria per favorire i suoi adepti anche
quando ess! non sono altro che volgari malfattori.
102 CRONACA
Sono oinai quattordici niesi ehe Bologna e piena di orrore per
1'atroce assassinio dell'infelice conte Bonmartini, tradito dalla moglie-
Linda Murri, ucciso proditoriamente dal t'ratello di lei, Tullio Murri,
col favore di altri complici iegati ai primi colpevoli con tresche ver-
gognose di cui e nieglio tacere. Notissimi i Murri e i loro vincoli
eolla setta, ed i sentimenti antireligiosi che professavano pubblica-
mente. Noi non riferiremo le strane peripezie che seguirono il de-
litto e quanto si lavorasse per deviare il corso della giustizia, infa-
mando 1'onesta vittiina e salvando gli assassini. Prima pero che il
Tullio Murri sd decidesse il 29 settembre a confessarsi reo dell'uc-
cisione (rigettandone la colpa sopra una pretesa provocazione ingiu-
riosa del cognato), egli colla connivenza del padre e dello zio aveva
tentata la fuga, el a quella fuga ii Gran Maestro della Massoneria,
secondo i document! registrati nel processo, aveva dato suggerimenti
e fornito recapiti sicuri di favore. Due lettere sequestro la gmstizia:
in una lo zio Riceardo scriveva al padre degli imputati il 9 sett., nel
gergo delle loggie. « Da Riccione (E. Nathan) ci ha dato buon indi-
rizzo del prof. D'Amasehinas cha ha eonsultato teco poco fa. Egli e
il capo del fondaco magazzeno (venerabile della loggia) in Atene : e
consiglia un po' migliore qualita della merce di Atene reputando ava-
riata ed ammuifita, conie solito, quella di Costantinopoli. — II clima
della America del Sud non sarebbe buonissimo per la salute di Ma-
rioletto? cosi sentii a Riccione: anzi unico buon clima. » E piu chia-
ramente il giorno dopo : « II Nathan non crede sicura 1'Europa, ma
solo utile queli'indirizzo per quel professore di Atene. Anche TAlto-
belli non conosee asilo fidato in Europa... Riccardo Murri. >
Ora e divertente ed istruttivo vedere nei documenti pubblicati
intutti i giornali, come il Gran Maestro (igaoracdo certamente il seque-
stro delle lettere precedent!), interrogate dal giudice istruttore a Roma
il 28 novembre 1902 affermava con massonica franchezza: < Rammento
cha nei primi del settembre ultimo fui a Riccione ed escludo assolu-
tanwnte che qualcuno mi abbia ivi o altrove interpellate circa un asilo
sicuro per qualcuno degli impiitati dell'assassinio del conte Bommar-
titti, e che io abbia suggerito Atene presso il professore D* Amaschinas. >
Ma non persuaso il giudice di Bologna da tale assoluta esclusione,
quattro giorni dopo niandava rogatoria al giudice di Roma perche
ricaiamassa il Nathan e se pcrsistesse nella reticenza lo diffidasse a
termine di legge : ed allora ii Gran Maestro, riflettendo meglio, ricor-
dava perfettamente alcune circostanze che pero secondo lui « non
hanno alcuua importanza » cioe che dopo I'assassinio del conte Bom-
inartini gli era stato veramente domandato se aveva conoscenza a Bel-
grado « nell'interesse del nipote dell'avv. Riccardo Murri... perche a
Belgrado non vi era la estradizione » ed egli invece di Belgrade aveva
CONTEMPORANEA 103
verainente suggerito « che vi era Atene ove il prof. D'Amaschinas e
molto amico degli italiani, oppure Corfu o Lugano ». credendo che
il Mtirri fus:gisse per « gravi imbarazzi finanziarii > : ma affacciatasi
poi Vipotesi, il sospeito, il dubbio che colui fosse invece compromesso
nell'assassinio, dichiaro che « di fronte al dubbio nulla voleva aver
a che fare in tale faccenda. > Questo dinaazi al giudice htruttore.
Intanto pel pubblico profano si continuarono le studiate nega-
zioni come questa fatta stampare dal Nathan nella Sera, del 2 otto-
bre 1903, « L'avvocato Riccardo Murri non si e mai sognato di rivol-
gersi a me per confidarmi direttameate o indirettamente il delitto del
suo nipote : io non feoi arrivare alia famiglia Murri od a chicchessia
raccomandazioni o commend ^tizie sotto qualsiasi forma per il Tullio
Murri, ne consigli per sottrarlo alia giustizia, e non sono mai andato
dal giudice istruttore di Bologna. Tutto questo risultera limpidamente
dal processo. » Speriarnolo per 1'onore del Grande Oriente che certo
non e riuscito troppo « limpido » da tatto questo viluppo di reticenze,
di confessioni forzate, di smentite contradittorie ed auguriamo che la
salute e le occupazioni del sig. E. Nathan non gli impediscano di
dissipare le ombre di questo massonico imbroglio.
III.
COSE STRANIERE
(Notizie General!). 1. FRAIYCIA. Nuova legge contro le Congregazicnf. —
2. GERMANIA. La salute di Guglielmo II . — 3. SPAGNA. II ritorno di
Alfonso XIII. — 4 SERBIA. Partenza dei diplomatic! da Belg-raio. —
5. RussiA-GiAPPONE. Minacce di guerre e trattative di pace. — 6. MA-
CEDONIA. Miserla dei rifugiati.
1. (FRANCIA). II Ministero ha distribuito un nuovo disegno di legge
per la revoca generale di tutte le « autorizzazioni > alie Congregazioni
di uomini o di donne, per 1' insegnamento di qualunque grado, abc-
lendo percio tutti i decreti e le leggi emanate per tali concessions
Tutte le scuole delle Congregazioni saranno chiuse dentro il termine
massimo di sette anni, con disposizioni parti colari che sarcnno comu-
nicate successivamente a ciascun Istituto. Sono incluse nella soppres-
sione non solo le Congregazioni insegnanti, ma anche le miste, per
la parte d' in^egnameiito eccetto le scuole interne pei fanciulli rico-
verati negli ospizi. II numero delle scuole soppresse in virtu delia
nuova legge e di 3.494 deile quali 1.299 pei maschi e 2.195 per le
feuimine.
2. (GERMANIA). La salute dell'Imperatore pare migliore : la piaga
della laringe e cicatrizzata : ed egli ha ripreso le sue occupa-
104 CRONACA
zicni e la febbrile sua attivita. Pero le preoccupazioni delle persons
che lo circondano non fanno che diventare piu serie. Secondo infor-
mazioni recenti, la sorella dell' impera tore, principessa Carlotta sposata
al principe Bernardo di Sassonia-Meiningen che da qualche tempo an-
dava deperendo, fu trovata affetta di cancro. Una tale diagnosi ha
gettata la costernazione tra la Corte. Essendosi accorto Timperatore
che gli si celava la cosa falsando i bollettini intorno allo stato della
sorella, si dice che se ne alterasse fortemente.
II re di Danimarca e passato a Berlino ospite di G-uglielmo. Si
parla del fidanzamento del principe ereiitario prussiano colla seconda
figlia del duca di Cumberland.
3. (SPAGNA). II re Alfonso XIII dopo un soggiorno di pochi giorni
a Lisbona in mezzo alle feste e alle manifestazioni piu cordiali di
cui fu circondato dal popolo e dalia Corte portoghese rientro a Madrid
il 14 dicembre. Quanto a nuovi viaggi all'estero di cui si era parlato,
nulla v' e ancora di certo, sono anche false le notizie messe in giro
di prossimo fidanzamento del re.
4. (SERBIA). I rappresentanti delle potenze hanno ordine di la-
sciare Belgrade per non trovarsi presenti ai ricevimenti ufficia'li in
occasione del nuovo anno, in segno di protesta contro lo stato delle
cose presenti. II re Pietro fa riconosciuto dai Governi per non la-
sciare la Serbia nell'anarchia, ma colla condizione che gli assassini
del 10 giugno non restassero impuniti : per contrario essi hanno le
redini del potere ed orjcupano le cariche di Corte. L'allontanamento
dei diplomatic! e un indiretto ammonimento al governo serbo per la
condanna dei regicidi, tra i quali regaa viva inquietudine.
5. ( RUSSIA- GIAPPONE). Le notizie dell'Estremo Oriente sono sempre
ondeggianti tra le minacce di guerra e le speranze di un accomoda-
mento tra le due Potenze. La Russia si dice disposta a riconoscere il
protettorato Giapponese sopra la Corea, ma esige che ii Giappone pure
riconosca il possesso dei posti militari fortificati di Manampo e di
Molpho sulla costa coreana, e la liberta assoluta di commercio colla
penisola : al che esso si rifiuta essendo quei forti una minaccia contro
la sua indipendenza. Dalle due parti intanto si prosegue senza posa
nelle disposizioni preventive in caso di guerra. E notevole il fatto che
le Compagnie assicurano gia le navi inviate aU'Estremo Oriente contro
i rischi di guerra : e le quote di assicurazione hanno avuto improv-
viso rialzo. Ma e probabile che le trattative diplomatiche trovino un
accomodamento, essendo lo Czar ed il Mikado inclinati alia pace. —
La Camera Giapponese, che aveva fatto opposizione al Ministero e
spingeva alia guerra e stata sciolta e le nuove elezioni saranno fatte
nel prossimo marzo.
6. (MACEDONIA). Mentre si aspetta 1'applicasione delle riforme im-
CONTEMPORANEA 105
poste dalPaecordo austro-russo, e promesse clalla Tarchia, il rigore
della stagione ha ridotto il paese a uno stato di quiete forzata. Le
bande armate si sono disperse : invece della guerra domina la miseria
piu straziante. Moltissimi fuggenti alle stragi turche hanno passato
le frontiere e si sono ricoverati in Bulgaria. Dal solo vilayet di Adria-
nopoli, quindicimila profughi hanno abbandonato cgni cosa per sal-
vare la vita. Sono turbe di vecchi, donne e fanciulli che cercano un
tetto e un pezzo di pane. Da tutte le parti i Oomitati implorano 1'aiuto
della carita in soccorso di quelle estreme privazioni.
FRANCIA (Nostra Corrispondenza). La riapertura del parlamento. — Con-
dizicme presents dell'opinione parlamentare. - - II governo palesa 11
suo programma def lavori parlamentari. — Votazioce del bllancio. —
II concordato e Tambasaiata presso la Santa Sede conservati almeno
pel 1904. — La lotta intorno alia legge delPinsegna-nanto. — Abroga-
zione della legge Falloux. — Nupvi spedienti di persecuzione religiosa.
— Gome i cattolici si difendono. — L'accademia francese e le religiose.
Dopo le lunghe ferie di tre mesi, il parlamento si riapri il 20
ottobre, due giorni dopo la partenza dei sovrani d'ltalia. Non verro
a particolari intorno a questa visita regale, perche cadrei in ripeti-
zioni e il tema fa gia considerate e commentate pressoche in tutte le
maniere dai piu autorevoli diarii della sfcampa francese e straniera.
Debbo soltanto riconoscere, qual testimonio oculare dei festeggiamenti
e delle manifestazioni si officiali come spontanee del pubblico pari-
gino, che le accoglienze fatte ai reali d'ltalia furono sinceramente
amichevoli e diro anche molto leali. La stagione peraltro fece spesso
mal viso, e parecchie volte guasto addirittura la pompa delle mani-
festazioni popolari. Le nostre frontiere sono spalancate e il popolo
francese e presto sempre a ben accogliere tutti i sovrani e capi di
stato che con amichevoli sentimenti vengono a visitare la nostra me-
tropoli ; ma queste visite, giova ripeterlo, non hanno recato variazioni
notevoli nella nostra politica estera. Se da due anni siamo in ottime
relazioni di vicinato coll' Inghilterra e coll' Italia, sussiste tuttavia
la triplice alleanza e persiste 1'alleanza franco- russa. II viaggio a Pa-
rigi del signer de Lamsdorff, ministro degli affari esteri dello czar
Nicolo II, alquanti giorni dopo la partenza dei sovrani d'ltalia, ha
messo in calma 1'esaltata fantasia dei novellisti, i quali anzitempo da-
vano 1'annunzio, che novelle relazioni piu strette coll'Italia avevano
gia forse rallentate e fors'anche denunziate le antiche relazioni col-
1'amica ed alleata Russia.
Dal giorno della riapertura del parlamento riprese tostamente il
predominio la realta grave, perfino pericolosa, e ad ogni modo poi
turbatissima, della situazione politica al di dentro. II presidente del
106 CRONACA
Consiglio, nel suo clhcorso-programma, dimando alia maggioranza, che-
spinge lui p:u ch'egli non la guidi, di attendere sollecitainente e as-
feiduaniento a deliberare il bilancio pel 1904, allo scope di sgoaaberare
ii campo parl amenta re, e tenere in serbo Fordinaria sessione del 1904
per le rilevanti rifornie ch'egli ha di mira. La Camera comincio dun-
que i fiiioi lavori con la discussione del bilancio, il quale in com-
plesso e oggimai pressoche deliberate, perche da alquanti giorin la
Camera dei deputati tiene adunanza la mattina e la sera. Perche mai
questo zelo, benche molto fittizio, son si impiega a lavorare in pro
del bene pubblico? I dissgni del ministero non hanno recato mera-
viglia ne agli amici ne agli oppositori di lui: i molti discorsi pro-
feriti dal presidente del Consiglio o da' suoi collaborator! durante le
ferie parlamentari ce ne avevano ragguagliati abbastanza. La lotta
furibonda contro ie congregazioni religiose e molto inoltrata, e pud
prevedersi ii tempo assai vicino, in cui al difuori e in apparenza,
vo' dire legalinente, avra fiae. Ma il mostro rivoluzionario e-anticri-
stiano non e sazio o riniane insaziabile ancora. Dopo 1'olocausto delle
congregazioni d'uomini o di donne, non sutorizzate in precedenza, e
dopo la chiusura di 10000 scuole dirette da quelle, la frammasso-
peria esige tre nuovi olooausti: 1° la soppressione ancora delle 'con-
gregazioni autorizzate, almeno per qtiel che concerne 1'iasegDamento;
2° la deauncia del Concordato, e per conseguenza la soppressione del-
1'ambasciata francese presso la Santa Sede e Tabolizione del bilancio
dei culti; 3° I'assoluta proibizione dell'msegaamento in tutti i gradi
(superiora, secondario, elementare) a tutti i membri delle congrega-
zioni. Alcuni energumeni si sono spinti anche piu oltre, ed hanno
proposto la proibizione dell'insegnamento ai membri del clero catto-
lico secolare. Qaesti, ove pure si tenesse fermo il Concordato, do-
vrebba restringersi esclusivamente ad impartire 1'insegnamento reli-
^ioso nelle chiese ed aU'esercizio del culto, oggimai pressoche vietato
nelle sue manifestazioni esterne, vale a dire processioni, pellegrinaggi,
accompagnamenti fanebri.
Non insistero di vantaggio sulla ingiustizia e il despotismo di
questi disegni libarticidi ; nia, coi deputati e senatori che abbiarno
adesso, tutto e a temersi. Come chiaramente fa vedere 1'anonicno
autore di un arcicolo riieyantissimo, venuto a luce nella Revue des
deux Mondes del 1° novembre, adesso il tirnone della Francia non e
governato dai dodici ministri component! il gabinetto formato il 7 giu-
gno 1902, nia bensi da quella potenza occulta e irresponsabile che
impone il suo volere a codesti ininistri, vo' dire la frammassoneria.
E fuor di dui>bio che, i rninistri manegglano gli affari, arringano, fir-
inano i decreti, presiedono a banchetti, ma non governano. II mini-
stero governa cosi poco, che parecchie gazzette, amiche od alnieno-
CONTEMPORANEA 107
"benevolo a lui, come ad esempio Le Sieck, lo rimproverano fortemente
perehe segue gl' impulsi e le intimazioni della maggioranza parlamen-
tare, anziche dirigerla egli. Basta leggere le deliberazioni e i voti del
Convento massonico, che ebbe luogo qui a Parigi nel settembre del 1902,
e i disegni di legge apprestati di gabinetto, o gia recati ad effetto, per
farsi persuasi della docile obbedienza di questo governo ai voleri delle
logge massoniche. Ricordo solo a memoria : il servizio militare senza
alcuna dispensa ridotto da tre a due anni; la soppressione del Con-
sigli di guerra in tempo di pace, od almeno la loro intima riforma;
P intera abrogazione della legge Falloux del 1850 e la istituzkme, ca-
muffata, del monopolio dell' insegnamento da parte dello Stato ; la
soppressione del Concordato, del bilancio dei culti ; e le logge v'ag-
giungouo 1' interdizione del diritto di voto ai ministri del culto
cattolico... ecc., ecc. L' 11 ottobre, in un discorso proferito a
Clermont, presenti piu migliaia di cittadini, il presidente del Con-
siglio confesso implicitamente ch'egli era pronto a seguire la maggio-
ranza parlamentare, che lo sorregge co3 suoi voti, e non gia a diri-
gerla. « II sic iubeo, sic rob, non e piu de' tempi nostri (egli disse);
poco mi cale, signori, di sapere se il Ministero & lui che guida, od
•e guidato. > Intanto, a dispetto degli smodati ardori della fazione so*
cialista della Camera e del Senato, il governo, per bocca dello stesso
sig. Combes, ministro dei culti, e del sig. Delcasse, ministro degli
affari esteri, ha domandato per 1'esercizio amministrativo del 1904 la
conservazione del bilancio del culto cattolico (circa 31 milioni di fran-
chi); la conservazione del Concordato e dell'ambasciata presso la Santa
Sede, e da ultimo gli assegni per le varie opere delle Missioni fran-
cesi nelPimpero ottomano (circa 600,000 franchi). II celebre blocco
parlamentare ha facilmente consentite queste facolta, perche gli ei
prometteva, in un futuro molto prossimo, la soppressione dell'amba-
sciata presso la S. Sede, la denunzia del concordato, la separazione
della Chiesa dallo Stato, e perche gli si concedeva senza alcim in-
dugio la soppressione di quel che rimaneva tuttavia della celebre legge
Falloux. Oggimai legalmente P insegnamento secondario e in fatti proi-
bito a tutte le congregazioni insegnanti ; ed una commissione parla
mentare di 33 membri e stata istituita per avvisare agli spedienti ae-
conci per abolire ii Concordato, conchiuso e stipulate nel 180 L fra la
S. Sede e. la Francia. Sa questa Commissione s'ispirasse alle ragioni
efficacissirne, recate in lace poc'anzi dal deputato repubblicano signor
Dulau (delle Landes), ricuserebbe una volta di piu di cercare le vie e
gli spedienti per denunziare il Concordato. « Toccare il Concordato
nelle presenti congiunture (diceva quel deputato) sarebbe la stessa
cosa, si voglia o no, che dare un colpo tremendo alle varie religioni
si spartiscxmo fra loro le coscienze, e soprattutto alia religione
108 CRONACA
cattolica che e la piu generalmente diffusa nel nostro paese... Quel
giorno che la repubblica denunziasse il Concordato, sarebbe costretta
a affrancare i varii culti da qualsiasi soggezione, e dar loro, per
amore o per forza, una liberta della quale 1'odierno regime che vin-
cola ambedue le parti stabilisce un limite prezioso, di cui s'intenderebbe
tutto il valore quel di che esso piu non guarentisse la societa civile. »
E a temere grandemente che 1'odierna maggioranza sdegni questi savii
ammonimenti e deliberi nell'anno venture il principio della separa-
zione totale della Chiesa dallo Stato.
L 'opera nefasta de' laicizzamenti ad oltranza continua sempre, e,
non ha guari, il ministro della marina si e fatto notare per un atto
di odioso arbitrio, che ha suscitato molte proteste : egli ha sottoposto
alia firma del presidente della repubblica (che certamente suo mal-
grado ha firmato questo decreto, come tanti altri), il licenziamentc
delle religiose che da 110 anni ministravano gli ospedali marittimi dei
cinque grandi porti di Tolone, Kochefort, Lorient, Brest, e Cher-
bourg ; circa dugento religiose hanno dovuto abbandonare il posto, per
dar luogo ad infermiere od infermieri laici. Durante gli ultimi due mesi
le espulsioni etiam manu militari dei religiosi, cui la legge del 18 marzo
>nego 1'autorizzazione, si sono continuate a Parigi e nelle province, di
mezzo a' popoli rattristati, ed indignati, ma impotent! a contrapporre
efficace resistenza a questi atti di villana persecuzione. Gli autori e
laudatori di codeste violenze non vanno pero esenti da timori per
rispetto alle conseguenze possibili, anzi probabili, di queste sommarie
esecuzioni e di quelle gia annunziate contro congregazioni tuttora
esistenti perchS gia furono autorizzate da' varii governi che da quasi
un secolo si sono andati succedendo. Una delle gazzette piu perflde
e piu rabbiose contro il cattolicismo, cioe Le Siecle, teme che la
Camera proceda troppo in fretta. Esso fa notare che non ci vorra
meno di 20 milioni di franchi, da aggiungersi al bilancio dell'istru-
zione pubblica, per lo stipeudio del corpo insegnante che sostituira
rinsegnamento congreganista tuttora esistente e che impartiscel'istru-
zione a 400 o 500 mila fanciulli ; e dice che non occorrera meno di
60 milioni per fabbricare nuove scuole, o prendere in affitto case-
adatte all'uopo, in attesa che queste scuole sieno costrutte. Egli poi
teme soprattutto che molti municipii, gia oppressi da gravosi bal-
zelli, si disamorino del reggimento repubblicano ; si correrebbe grave
rischio a tentare la ventura, quando appena cinque mesi ci separano
dall'intera rinnovazione de' 36000 consigli municipal! di Francia, che
avra luogo nel mese di maggio 1904. Per queste ed altre ragioni,
esso raccomanda la prudenza ed una certa temperatezza...
L'altra grave disputa, accesa fra la S. Sede ed il nostro governo
per rispetto alia formola della nomina dei vescovi, rimane tuttavia
CONTEMPORANEA 109
in sospeso e potra andare per le lunghe fors' anche fino alia denunzia
del Concordato. Una decina di diocesi sono senza vescovo, e durante
il inese teste finite, due vescovi zelantissimi e molto venerati, quelli
cioe di Nevers e di Yannes, sono morti, laseiando dietro se largo
rimpianto.
Non ostante le molteplici cagioni di sconforto, che potrebbero af-
fievolire lo zelo e 1'energia dei cattolici francesi, la tenzone per la
liberta religiosa e la difesa delle opere cattoliche si ravviva e si ma-
nifesta sotto forme novelle. Durante 1'ultima settimana di ottobre e
la prima di novenibre si sono convocati e condotti di gran lena quattro
congressi , meno politici che religiosi e sociali. A Nancy, presiedendo
mons. Turinaz, i giureconsulti cattolici hanno tenuto le loro sedute
aniiuali per concertare la lotta giuridica contro gli abusi e le an-
gherie delle leggi antireligiose e liberticide. A Parigi mons. vescovo
di Verdun ha chiuso il congresso dei patronati e delle opere per la
gioventu, e mons. vescovo di Chalons ha preso parte attiva al con-
gresso internazionale, senza distinzione di culti, convocato per com-
battere 1'alcoolismo. Un congresso internazionale dei « giardini operai »
convocato dall'ab. Lemire deputato di Hazebrouck, ha ottenuto le
piii b3nevole adesioni ed i piu oalorosi incoraggiamenti. Solo in
Francia 1'opera dei giardini per gli operai ha creato 6176 giarclinetti,
ove 43000 persone, operai e loro farniglie, trovano il soccorso piu
moralizzatore d'ogni altro, il soccorso cioe per via del lavoro della
terra. Da ultimo, il sig. Feron Vrau, direttore della Croix di Parigi,
ha radunato dal 23 al 25 ottobre nelle sale del 'a « Maison de la
bonne presse » duecento fra sacerdoti e laici, direttori o redattori di
giornali cattolici di Parigi e delle province, all'intento di coordinare
e migliorare -gli sforzi che si stanno facendo per combattere la stampa
empia e corruttrice. Non pud dunque darsi la taccia d'ineizia e dap-
pocaggine ai nostri compatrioti cattolici, che, grazie a Dio, sono tut-
tora in numero ragguardevole. Fatene ragione da questo particolare :
a confessione del sig. Chaumie ministro della pubblica istruzione, se
durante 1'anno scolastico 1902 1903 furono chiuse per via legislativa
10049 scuole private congreganiste, ne sono state riaperte 5939, cioe
piu delia meta, o per cura dei religiosi secolarizzati, o di maestri o
maestre cattolici, forniti della richiesta patente... Quanto ai collegi
liberi, gia diretti dai religiosi, a far molto dieci o dodici hanno chiuso
del tutto i loro corsi : gli altri, tra 60 ed 80, li hanno riaperti con
direttori laici. Ma purtroppo sono minacciati da nuovi pericoli !
Per chiudera questa rassegna della situazione odierna, tanto do-
orosa ma pure non disperata, vi diro due parole delle comunita di-
sperse o disciolte. La massima parte dei religiosi, preti o no, co
stretti ad esulare dalle loro dimore, sono rimasti in Francia, e vi si-
1 10 CRONACA
occupano ufcilineate, aspettando giorni migliori. Circa, 2000, a far
-molto, sonosi recati ali'estero, e inteado dire i}i Inghilterra, nel Belgio,
negli Stati (Jniti d'America ; pochissimi nelle altra contrade vicine
o lontane dell'Europa. La gelosa ed ostile sorveglianza di quei governi,
cattolici o protestanti, non consente un esodo in folia del religiosi,
che d'altro canto non potrebbsro lavorare utilmente in paese straniero
e neppure trovare onde campar la vita.
Mentre il Governo inette sottosopra il paese colla sua gtierra contro
.le Congregazioni, 1'Accadeniia franeese nella distribuzione dei « Premi
di virtu* fatta il 26 nov., fra le 97 ricompense concesse, assegi. 6
la prima appunto a una religiosa ! Questo fatto e le nobili parole con
cui il presidente Thureau-Dangin lo espcse, prendono nn'importanza
ed 'in significato particolare delle presenti circostanze : e per questo
crediamo interessante citarne qualche passo, pin ad onore delPAcca-
demia stessa che delle religiose premiate.
« Sui lidi africani, disse il Thn re an -Dan gin, sotto 1'equatore noi
abbiamo trovato la titolare degna della nostra principale ricom-
pensa. Sofia Villeneuve, in religione suoj*a Saint Charles, appar-
tiene a una di quelle vecchie famiglie delle montagne dell'A.veyron
cosi tenaci del suolo natale, eppur cosi feconde di apostoli delle re-
gioni lontane; due nipoti della suora sono oggi stesso missioaarii
nella Cina. Ancor giovanetta essa risolvette di dedicarsi al servizio dei
negri d' Africa entrando percio tra le Suore dell' Immacolata Conce-
zione di Castres. Finite il noviziato nel 1859, con una salute mal si-
cura ma con animo iatrepido, s'imbarco per la missione del Gabon Le
fatiche dell'ospeiale europeo al quale fa aidetta parecchi anni, per
quanto penose in quel clima, non bastarono alia sua generosa am-
bizione di missionaria, Ella seppe trovare mezzo di ""presto consa-
crarsi al servizio de' negri, ai piu abbandonati e ai piu miseri
fra loro, specialmente alle donne vecchie, malate, impotenti, delle
quali, secondo le parole di un testimonio, cessuno voleva piu sa-
pere. Benche priva di mezzi personal]', pur trovo modo d' inipiaa"
tare per quelle povere vecchie una specie d'ospedale : ad esso ag-
giuase poi una farmacia gratuita, rifugio del paese: poi un ospizio
pei lebbrosi, riservando a se sola, per cagione del contagio, la cura
delle piaghe e la lavatura dei pannilini. E cid non basta ancora :
I'ospedale occupa la mattiriata di suor Saint-Charles ; ma nel pome-
riggio le resta qualcha ora libera, ed essa 1'impiega a scorrere i din-
torni alia ricerca deglt infelici. G a ha saputo imparare correntemeate
la lingua degli indigeni: nulla la ritiene: ne il sole di fuoco, ne le
bestie feroci, ne i selvaggi piu feroci ancora; la suora va serena e
indefessa, senza altra atma che il suo rosario, la dove gli europei stessi
non osano d'arrischiarsi. II signor Brazza racconta qual fu il suo
CONTEMPORANE A 111
s tup-ire quando, sbarcato cola nel 1873 giovane ufficiale di marina
e gia acceso della fiamina dell'esplorazione, avventuratosi un giorno
lungi dalla costa, d'uii tratto, allo svolto d'un sentiero, vide dinanzi
a se una religiosa che tranquillameate s'avanzava conducendo due
piccole negre: era suora Saint-Charles. »
E 1'on. presidente continua narrando alcune dalle pericolose avven-
ture e degli incontri difficili toccati alia coraggiosa donna nel suo eroico
apostolato, che gli attira I'ammiraaio^e di quei barbari stessi i quali
non la chiamano piu che col nom3 di « madre » e la circondano di
rispetto e di leggendaria venerazione. La buona religiosa ha omai ses-
santotto arnii e ne ha passati quarantatre al Gabon, ch'essa lascio
una sola volta nel I860 per pochi mesi, onie ristorare la sanita affranta
da quel clima micidiale, e dove si anretto di tornare risoluta di
continuare fino alia morte le opere della sua carita.
« Ora, riprese il .Thureau-Daiigin, quando il signor Brazza, giu-
dice coinpetente in fatto di eroismo, insieme coU'Amuiinistra/sione co-
loniale, coi medici, i consoli, gli agenti, test i moni di tal vita ci hanno
con insistenza domaiidato di assegnarla una delle nostre ricompense,
pote?amo noi esitare? — No: e 1'Accademia ha decretato alia Suora
Saint-Charles un premio di 3000 franchi. Cerro le nostre corone sono
ben poea cosa per tante virtu ! L'umiie e semplice religiosa non ha,
davvero niai pensato al preinio Mjutyon, e sarebbe forse lusingarci
assai stima-;do che essa conosca 1'esistenza dell'Accademia francese...
ma certo sapra trovare senza esitazione come impiegar bene il danaro
che noi le invieremo. — Dovro io aggiucgere che quest'anno, a&traendo
dai rneriti eminenti di Suor Saint- Charles, la proposta di coloro che
ce la raccoinandavano BI caldameate presentava una opportunita tutta
speciale? Potevamo noi dimenticare che lo stesso corriere il quale do-
ve va portarle'la partecipazione del premio da noi assegna'tole, le avrebbe
re^ato iasieme il triste racconto delle pene sopportate in terra di Francia
dalle sue sorelle di religione? Turbata, trafitta, da quelle totizie
essa si sara doinandato angosciosamente perche mai la vita di sacri-
fizio alia quale colle sue compagne si e conaacrata possa attirare loro
tanto olio ! Speriamo che in quei momenti essa abbia trovato qualche
conforto nel vedere che altri uomini, i quali credono di avere qualche
piu fondato diritto a parlare in nonie del sentimeato francese che non
i proscrittori di un giprno, s'accordano per contrario, seoza distinzione
di opiniohi* e di credenze, a renderle pubblico omaggio di riconoscenza
e di aoamirazione. »
N5 nieno important! soao le parole con cui 1'onorevole aecademico
ohiuse la sua eloquente esposizione. Dopo di aver notato il fatto che
delle 97 persone stimate degne di preinio, 22 sole sono conjugate e le
altre 75 sono celibi (il che dovrebbe far riflettere coloro che preten-
112 CRONACA
dono trovare nel voto di castita una causa legale d' incapacita) passo
ad esaminare i motivi che le determinarono a compiere i loro atti
virtuosi. Ricordo a tal proposito coine, tre anni prima, Jules Lemaitre,
spirito certamente non sospetto di pregiudizii, avendo studiato lo stesso
quesito, era stato coadotto a dover aminettere che la massima parte
delle premiate s' incontra fra le persone che hanno fede religiosa e
operano il bene colla speranza del paradiso. « Alia stessa conclusione
ho dovuto venire anch'io, soggiunse il Thureau-Dangin ; tutte le
volte, ed e" il caso ordiuario, che ho potuto distinguere un motivo
morale nelle azioni, esso era un motivo di religione e non mai altri-
menti. Eppure non si pud dire che 1'Accadeinia sia andata a cercare
la virtu da ricompensare all'ombra delle chiese piuttosto che altrove.
II suo invito s' e rivolto a tutti : ed a conviucere ognuno che qui non
vi & alcuna influenza clericale basti sapere che la maggior parte delle
candidature ci sono proposte per I' intermezzo dei prefetti e col loro
giudizio favorevole. Non credo recar loro verun danno con tale rive-
lazione : del resto non faccio nome di alcuuo. — Da, cio, si noti
bene, non pretendo ricavare che noa ci possa essere abnegazione e
earita eroica se non sotto 1' ispirazione delle credenze religiose. No;
voi ed io conosciamo tutti degli es^mpi contrari : ma io ne conclude
she nel piu degli uomini, sopratutto nel mondo degli umili e dei
semplici tra i quali sono scelti i candidati del premio Montyon, nel
popolo delle campagne e delle cltta, la fede e la sorgente ordinaria
e quasi unica delle grandi virtu e degli straordinarii sacrifizi. Non
discuto una tesi filosofica, accerto un fatto. Or bene, far la guerra
eome avviene oggi in Francia apertamente, stava per dire ufficial-
mente, per distruggere ogni senso di religione nel popolo, non e
mettersi a repeataglio d'inaridire la sorgente stessa di quegli atti?
Con che cosa si pensa supplirvi? 0 si crede forse che la societa possa
fare a meno di quelle virtu, senza trovarsi allo sfcesso momento deca-
duta, avvilita, scoronata? Sono onorevoli per una nazione le ricchezze,
la scienza, le lettere, le arti, la raffinatezza generale; ma non bastano.
A correggere una civilizzazione troppo avida di godimenti e di
prosperita materiale ie e necessario un certo fermento di morale di-
gnita, di virtu eroica e, per dir la vera parola, di santita. I sacrifizi
di questi um'.li e poveri che noi coroniamo quest'oggi sono poca cosa
a rispetto di tanti vizi e di tanti delitti non solo, ma di tante vite
mediocri, volgari, egoiste... eppur questo poco e molto, joichesalva
alineno 1'onore delPumanita, espia 1'altrui vilta, e la protesta del-
1' ideale contro tutto quello che cerea abbassare la vita : sono i dieci
giusti, la cui present avrebbe bastato, perche Dio perdonasse a So-
doma ed a Gomorra. »
CONTEMPORANEA 113
INDIA (Nostra Correspondents,). 1. L'India e il nuovo Ministero inglese.
— 2 La spedizione militare contro il Tibet. — 3. Prodotti mineral!
dell'India nell'ultimo deceanio. — 4. Le vittime dei serpenti e delle
bestie fdroci. — 5. II Delegate apostolico Mgr. Zaleski in visita negli
Stati di Travancore e di Cochin. — 6. Notizie varie.
1. L'Inghiltorra ha un nuovo Ministero ; perch&, quantunque ri-
manga al suo posto il primo Ministro, pure il rimpasto e stato quasi
totale. Delia scomparsa di Lord Hamilton dal suo posto di Segretario
per 1'India, noi siamo contentissimi, perehe, a vero dire, tutti, qui
in India, ne erano piu che stanchi; ma non siamo ugualmente con-
tenti del sigaor Brodrick a suo successore. lofatti, non si capisce come
mai ii signor Balfour abbia pensato di fare del Brolrick il segretario
dell'India ! E non e il passato ministro della guerra un uomo scre-
ditato davanti tutto il paese ? E quali doti ha egli mai mostrato che
lo rendano atto a governare in compagnia di Lord Curzon quest'im-
menso impero? E vero, ne pud negarsi, che un cattivo ministro della
guerra potrebbe diventare un ministro buono anzi ottimo per 1'India;
ma i suoi precedenti, le sue tendenze, le sue pratiche ci permettoao di
dubitarne. Si aggiunga a tutto questo che il Brodrick, pochi mesi fa,
proponeva di gefctare sulle spalle dell'India la spesa dei soldati acquar-
tierati nel Transvaal, come si disse gia in altra corrispondenza.
Per allora il Brodrick fu sconfitto ; ma il tentative serve a mostrare
quanto quel signore abbia a cuore i veri interessi di questi poveri
indiani. Ed era esso 1'uomo piu atto a diventare segretario per 1'India ?
II signor Chamberlain si e ritirato dal Ministero al fine palese di
cominoiare una campagna in favore del protezionismo. Questa qui-1
stione interessa vivamente a ache 1'India, alia quale un po' di tariffe
preferenziali farebbe assai bene. II libero commercio, spinto all' ec-
cesso, ha cagipnato non pochi danni a questo povero paese. Cent'anni
fa, un'immensa area delle migliori terre dell'India era verde verde per
infinite canne da zuccaro, il quale formava una delle piu profittevoli
esportazioni dell'India in Europa. Lo zucchero di barbabietole, fabbri-
<jato in gran copia in Franoia, Germania, Austria e Belgio, e importato
liberamente in questo paese, ha uccisa I'industria indiana, ei ora
lo zucchero di canna si fabbrica in poca quantita e quasi tutto per
consume interno. Le cose, due anni fa, giunsero a tale, che Lord
Curzon sanci alcune tariffe speciali contro gli zuccheri esteri, e gia
la coltivazione della canna ritorna a fiorire. Si dica lo stesso, benche
in miaore proporzione, di certi prodotti maaufatti dell'India ed anche
di prodotti graggi, coma della juta, dell'indaeo, del caffe, del te, del
cotone, di altre fibre vegetali, e di una quantita di medicinali e di
altre materie gregge, le quali, trent'anni fa, entravano liberamente
1904, vol. 1, fasc. 1285. 8 28 dicembre 1903.
114 CRONACA
e senza dogana alcana nella Germania, nell'Austria, nel Belgio, in
Italia e negli Stati Uniti ; laddove ora, grazie ai prodotti chimici ar-
tificial! germanici e alle tariffe che quasi tutte le nazioni hanno adot-
tato, vengono smerciate con maggiore difacolta e minor profitto, o
trovano uno sbocco affatto libero nella sola Inghilterra. D'altra parte,
non puo negarsi che 1'adozione da parte deH'Inghilterra di tariffe
prefsreaziali potrebbe, in certe cose, danneggiare questo paese, od
esporlo a subire nei porti ancora liberi la pana del taglione che non
si mimchera di applicare all'Inghilterra.
A fine di studiare il difficile e complicate problema, il Governo
imperiale mandd, mesi fa, Sir Edoardo Law in India. Oggetto spe-
ciale della sua visita era di vedere quali conseguenze avrebbe per
Tlndia il sistema fiscale ideato dal sigaor Chamberlain. Dalle sue ri-
!;3 e da queiie del Minicjtro delle finanze risulta che 1'lndia, al
presente, a cagione delle tariffa prefarenziati, soffre assai poeo nelle
sue esportazioni di niaterie gregge, le quali, essendo affatto necessarie
ail'Europa, troveraano sempre, se non la porta del tutto aperta, nean-
ehe del tutto ehiusa; ma per converse, ci rimette assai nelle sue
esportazioni di cotone, di riso? di caffe e di te. L'India, durante 1'anao
scorso, esporto all'estero riso pel valore di 187 ,,800, 000 rupie, (la rupia
vale lire italiane 1,65); te pel valoredi 73,000,000 rupie. La nazione
le cui tariffa danneggiano maggiormente le esportazioni indiane e la
Eussia che tassa il cotone greggio indiano per 10 rupie al quintale;
1'indaco per 15 rupie al quintale ; la juta greggia 3 al quintale e il
te lira italiane 1(50 per libra, Dopo la Russia viene la Germania eae
tassa fortemente i cereaii e gli olii indiani^ la Fraacia e 1' Austria
che hanno colpito di alte tariffe ii caffe dell'lndia, e F I tali a che ha
impo^to al frumento ind:ano una dogaua di 45 rupie la tonnellata.
Intaato psrd, fra Lord Curzon e il Governo imperiale e passato 1'ac-
corio che nessun siste ua fiscale verra adottato e stabilito deSnitiva-
niente senza prima avverfcirne il Governo indiano, il qtiale potra op-
porre sue obbiezioni o suggerire quegL emendamenti che credera piu
opportuui.
2. In poohi rnesi, fra poche settimane forse, la conquista del Tibet
o almeno la stabilimento di una specie di protettorato da parte degli
Inglesi, su qnei p^-Q^Q, sara un fatto compiuto. L'laghilterra mi
la ago tempo al Tibet, e Lord Curzon, in ispecie, ha risoluto, qual
parte intagraate del suo progra.'iima di Governo, di sottomettere quella
regione misterioja a'la poteate Inghilterra, o per lo meno, di sforzarla
a ricevere col protefctorato uno o piu uffieiali politici alia Corte del
Gran Lama. Ecco came stanco le ragioni e i fatti.
11 Tibet e un' imoieasa terra di circa 463.000 miglia quadrate,
situata al di la delle prime catene delle montagne flimalaie. Suoi
CONTEMPORANEA 115
principal! caratteri sono parecchi monti giganteschi, al cm paragone
il monte Bianco e i suoi fratelli delle Alpi si riducono a piccole col-
line. Era quelle montagne si trovano alcune poehe valli assai pro-
fonde, ed enormi altipiani, la cui altezza meravigliosa sul livello del
inare, ha fatto dare a tutto il paese il nome caratteristico di tetto del
mondo. La regione abbonda di laghi salati e d'acqua dolce, di vasti
tratti sabbiosi, o altrimenti aridi, e di pascoli feraoissimi. Qii abitanti,
3.500.000 circa, sono in maggioranza dedicati alia pastorkia e a quelle
poche arti che sono assolutamente necessarie a una semici villa, qual
£ quella di cui essi godono. Strettamente parlando, il Tibet forma
parte deirirapero cinese, ed e governaio da inandarini civili e mili-
tari ; in real^a pero e indipendente, e, salvo qualche tributo ehe il
Gran Lama di tanto in tanto manda a Pekino, nel resto si regge da
se e dispone con assoluta indipendenza dei proprii destini.
L' India per centinaia di miglia corre contigua al Tibet, o imme-
diatamente per mezzo di Darjeeling e dell' Assam, ovvero mediata-
nieute attra verso gli Stati feudatarii o protetti del Bhutan, del Nepaul
e del Sikkim. Non e meraviglia dunque che il frequente contatto coi
iibetaui abbia occasionato in quest! ultimi cinquant' anni non poche
difference fra 1' India e il Tibet. Alcune di esse sono di natura poli-
tica, le piu d' indole commerciale. Nel 1890 e di nuovo nel 1893 fu
sottcscritto a Calcutta un trattato anglotibetano nel quale le princi-
pal! differenze erano regolate. Da parte dei Tibetani sottcscrisse un
JEviato cinese, da parte degi'Inglesi il Yicere. Ma la convenzione,
risguardante per lo piu la determinazione delle risnettive frontiere,
la repressione di tribu tibetane moleste ai loro vicini indiani, e la
stipulazione di trattati commercial!, fu bensi osservata dagP Inglesi,
ma in niun rnodo dai Governo tibetano, presso il quale, come gia
dissi, Pautorita imperiale di Pekino ha poco o niun peso. Si aggiun-
gano a tutto questo gl'intrighi russi a Lhassa capitale del Tibet, in-
trighi condotti innanzi per mezzo di lama buddisti della Mongolia
russa; la necessita di guardare 1' India da parte del Tibet, dal quale,
ov'esso venisse in mano alia Russia o a lei obbedisse, sarebbe facile
discendere nell1 India ; la quantita eterminata di giacimenti auriferi
che si trovano per tutto il paese e finalmente il desiderio degl' In-
glesi di prendersi qualche cosa appartenente, almeno nominalmente,
alia Cina, per ricoinpensarsi della Manciuria, annessa ormai defini-
tivamente alP Impero russo, e si comprendera di leggeri.la ragione
e il fine della spedizione militare ehe sto descrivendo.
Or dunque, sui primi di giugno del eorrente anno, il Yicere Lord
Curzon invio nel Tibet il colonnello Younghusband accompagnato da
parecchi agenti politici e scortato da 300 soldati Sikki e due caimoni
max'm per domandare ragione ai Tibetani dei trattati non osservati
116 CRONACA
e chiedere eke si aprisse agl'indiani, com'era loro dovere, la via del
Tibet al commercio.
II colonnello Younghusband arrivd a Khamba Jong in luglio, e
chiusosi in un campo fortificato, mando corrieri alia corte del Dalai
Lama, avvisandolo della missione avuta dal proprio Governo. Da Lhassa
si rispose che gli ufficiali tibetani e oinesi non tratterebbero colle
autorita inglesi se non quando esse, ritornando sui proprii passi,
avessero ripassate le frontiers indiane. II colonnello rifiuto di obbe-
dire agli ordini di Lhassa e fini di fortificare il proprio campo di
Khamba Jong. Comincid allora una serie di piccole persecuzioni e
vessazioni, colle quali gli ufficiali tibetani e cinesi e la popolazione
di Khamba Jong tentarono di stancare la pazienza degl' Inglesi e di
sforzarli al ritorno. Ma gl' Inglesi tennero duro. Anzi il colonnello,
a fine di occupare utilmente il tempo, fini di stabilire il telegrafo
lungo tutta la strada da lui percorsa, quasi 100 miglia a nord di
Darjeeling, e fece capire ai tibetani che, se avessero Tardire di offen-
dere quei pali misteriosi, male ne sarebbe loro incorso. E i pali ri-
mangono ancora, a meraviglia e a terrore della gente del paese, la
quale non sa bene, se essi siano cosa del tutto terrena o strani sim-
boli della divinita adorata dalle pallide facce dei padroni dell'India.
Finalmente, negli ultimi giorni di agosto un inviato del Gran Lama
visito il campo di Khamba Jong. La discussione fu lunga da ambe
le parti, ma nulla si conchiuse, e il colonnello, nel congedare il mes-
saggero di Lhassa, lo prego a voler ringraziare il Gran Lama della
cortesia da lui usata a due inglesi che lo avevano visitato. E meravi-
gliandosi 1'inviato di cio, perch& mai, a memoria di uomo, alcun fore-
stiero inglese aveva visitato il Gran Lama, il colonnello gli rispose
che verainente 130 anni prima due inglesi avevano fatto visita al Gran
Lama, e come questi mai non muore, doveva di certo ricordarsi di
avere, in una delle sue precedent! esistenze, ricevuto quei due signori
inglesi e con loro trattato.
Intanto pero il Governo tibetano, incoraggiato segretamente, come
sembra certo, dai Russi, si va preparando alia guerra, ormai inevi-
tabile. A Lhassa la popolazione e stata armata, di lancie ed archi i
piii, non pochi pero anche di fucili di provenienza cinese e russa.
Sono stati arrolati soldati d'ogni specie, persino cinesi e bhutani
al di la dei confini, ed anche non pochi lama o monaci buddisti del
Tibet hanno lasciato la cocolla e la preghiera per 1'arco, le saette o
la lancia. I sacerdoti inoltre, insieme colla santa crociata contro gl'in-
fedeli, vanno predicando da per tutto che il presente e un anno pro-
pizio per la guerra e che essa, cosi profetizzano i fati, sara fortunata.
II Yicere Lord Curzon, fino a quattro settimane fa, spero possibile
una soluzione pacifica della vertenza anglotibetana ; ma vedendo che
CONTEMPORANEA 117
ne ragioni ne minaccie bastavano a rompere 1'ostinazione del Governo
tibetano, chiamo a Simla, dimora estiva del Vicere delF India, il co-
lonnello Younghusband, e con lui tratt6 dell' impreea. Si risolvette
nel Consilio del Yicere di ordinare al colonnello Macdonald, di stanza
a Darjeeling, di entrare con una buona mano di soldati nel Tibet per
ivi congiungersi colla scorta armata del colonnello Younghusband.
Intanto, si stabilirebbe col generale in capo Lord Kitchener un piano
di campagna. Questo, almeno nelle sue linee generali, e gia noto. II
piccolo esercito indiano varchera la frontiera tibetana sopra Darjeeling,
s' impadronira della valle Chumbi, lunga un quaranta e larga un
venti miglia, collocata fra il Sikkim e il Bhutan; e poi si volgera
verso la citta di G-yangtse Jong, ricca di conventi buddistici e di
manifatture, e centre di grande imporfcanza per la capitale one dista
di la solo 150 miglia. Avuta in mano la valle Chumbi che e la chiave
del Tibet, e la citta di Qyangtse Jong che ne e il cuore, 1' intero
paese giacerebbe prostrate ai piedi dell' Inghilterra.
Dei popoli confinanti col Tibet 1' India e sicura di avere alleati
il Sikkim e il Nepaul ; il Bhutan e incerto, e forse seguira la fortuna
dei tibetani. Fin qui, dunque, tutto arride all'Inghilterra, la quale,
impegnata com'e in guerra lunga, difficile e costosa nel Somaliland,
non teme punto d'impegnarsi in un'altra al nord dell'India. Ma chi
pud scandagliare il futuro? Lasciera la Russia che la sua rivale s'im-
padronisca del Tibet? E che cosa dira la Cina, padrona nominale di
quella terra misteriosa? Inoltre, Lord Curzon trovera alcune altre
difficolta che faranno quietare alquanto il suo ardore bellicoso. Andiamo
incontro all'inverno, e lassu, su quel tetto del mondo, a 15.000 e anche
20.000 piedi di altezza sul livello del mare, il freddo & rigidissimo.
A ci6 Lord Curzon ha provveduto, ordinando di subito impadronirsi
della Valle Chumbi, dove il clima e relativamente mite, per ivi, quando
occorresse, passar 1'inverno. Ma piu d'una valle e stata fatale all'esercito
inglese! Non lo dimentichi il nostro Yicere! Quanto ad altre compli-
cazioni colla Cina, colla Russia o anche colle tribu semibarbare dei
confiai tibetani, speriamo nel senno politico del Vicerd, nella forza
del braccio di Lord Kitchener e nella prudenza del Gabinetto impe-
riale. Ad ogni modo, 1'estremo nord dell'Impero indiano ci promette
avvenimenti ed episodii inaspettati e interessanti, ed io non manchero
di tenerne informati i lettori della Civiltd Cattolica.
3. Sono apparse, poco tempo fa, le statistiche che riguardano il
progresso delie produzioni minerarie dell'India nelP ultimo decennio
che va dal 1893 al 1902.
Considerando prima i metalli preziosi, si nota che la produzione del-
1'oro e cresciuta da 107,273 oncie nel 1890 a 517,639 oncie nel 1902,
il quale oro viene quasi tutto dalle ricche miniere Kolar nel regno
118 CRONACA
del Mysore, fatta eccezione per 2,179 oncie che provengono dalle mi-
niere aurifere della Birmania. Ma nell'India non e 11 solo Mysore che
possegga il prezioso metailo. Esso si trova sparso un po' per tutto il
paese e le nuove miniere di Hyderabad, quelle di Dharwar e di Sangli
nella provincia di Bombay promettono di eguagliare quelle del Kolar.
Quanto al carbon fossile, la sua produzione negli ultimi dieci anni
e piu che triplicata. Nel 1902 se ne estrassero da varie parti dell'India
quasi sette milioni e mezzo di tonnellate, il piu provenendo dal Ben-
gala, (quasi sei milioni e an quarto di tonnellate) e il resto dal re-
gno di Hyderabad, e dalP Assam. In questi ultimi mesi si e costituito
a Bombay un potente Sindacato fra i cui membri si novera il milio-
nario parsi signer Tata, il quale ha per oggetto di lavorare gl'im-
mensi campi di carbon fossile di cui sono ricche le province centrali.
Un esame accurato dell'area carbonifera, benche non ancora perfetto,
ha dimostrato che nelle province centrali vi sono non meno di due
cento milioni di tonnellate di carbon fossile, e cid che piti monta, a
non molta profondita. L'India dunque, anzi il mondo intero, non deve
darsi pensiero di una possibile mancanza di carbone nei tempi pros-
simi a venire.
Ferro se ne trova un po' per tutta 1'India, in alcune parti perd,
trcppo lontano dal carbon fossile per poter essere lavorato con frutto.
Nel Ranigacj, distretto del Bengala, ferro e carbon fossile si trovano
appaiati insieme, e la lavorazione, per conseguenza, precede a mera-
viglia bene. II ferro delle Province centrali, del distretto di Salem
nella presidenza di Madras e i grandi depositi del Deccan, aspettano
di essere estratti dalle viscere della terra quando il carbon fossile li
aiutera a vedere la luce del sole.
La Birmania e I'Assam producono una grande quantita di petrolic
che va crescendo ogni di pm. Nella sola Birmania se ne estrassero
Dei 1900 37 milioni di galloni, 49 milioni e mezzo nel 1901 e 55 mi-
lioni nel 1902. L' Assam poi ne produsse nel 1902 un milione e tre
quarti di galloni, cice il doppio di quanto aveva prodotto nel 1901.
Se le cose continuano cosi prosperarnente, fra non inolto i petrolii
russi e nordamericani saranno cacciati dall'India, con non poco be-
nefizio di questo paese.
La produzione del sale in India, varia assai poco da anno in anno,
il piu di esso essendo sale artificiale, ottenuto per evaporazione del-
1'acqua marina sulle coste dell'India. Nel 1902 la Presidenza di Bom-
bay ne fece 381,611 tonnellate, la Presidenza di Madras 358,450 ton-
nellate, il lago Sambhar nell'India settentrionale ne diede 469,177
tonnellate, e un altro poco fu estratto dagli iminensi depositi di sale
di roccia, contenuti in nna certa catena di montagne nel Punjab, co-
nosciuta sotto il nome di Punjab Salt Range boulder-led. Per cause
CONTEMPORANEA 119
pero di natura tecnica ed economica, dovranno forse passare molti anni
prima cho 1'uoino possa sfruttare a suo bell'agio quei portentcsi e
ricchissimi deposit! salini.
Un altro prodotto minerale che frutta assai all'India £ il manga-
nese del quale sono assai ricche le Province centrali, la Presidenza
di Madras e il Bengala. Nelle Province centrali se ne estrassero 35,356
tonne! late nel 1900, le quali crebbero a 89 , 609 tonnellate i?el 1902.
Nella Presidenza di Madras per converse discesero da 92,458 nel 1900
a 68,171 tonnellate nel 1902. Al presente 1 'India e terza fra i paesi
che producono manganese,
Altri minerali che si estraggono in certa abbondanza nell'Indiar
sono la mica, la grafite, la saffirlna e parecchie pietre dure, le quali esi-
stono in gran copia in tutta 1'India. Ma questi prodotti, ad eccezione
della mica, che nel 1902 frutto all'India un milione e 500 miia lire
italiane, sono di poco valore economico per 1'intera nazione.
4. E uscito lo specchietto col conto finale delle vittime dei ser-
pent! e degli animal! feroci nell'Jndia durante 1'anno 1902. Dalla sta-
tistica risulta che i serpent! hanno sulla coscienza la rnorte di ben
23 166 persone ; e altre 2836 vennero nccise dalle bestie feroci, il che-
fa un totale di 26,002 morti, dovute a cause accidental!, non esistenti
nei paesi civil! di Europa. Delle 2836 morti, cagionate dalle belver
1016 si devono attribuire alle sole tigri, il resto a iene, volpi, leo-
pardi ed orsi.
Le tigri uccisero nel Ben gala 544 persone, e in Palama, piccola
terra di quella Presidenza, una di quelle teriibili bestie ne mangia
essa sola da trentasette a quarantatre. II numero di animali domestic!
uccisi dalle belve sail nel 1902 a 80,797, laddove nel 1901 fu di
78,896 ; e i cap! di bestiame uccisi da! serpent! furono 9019, mentre
nel 1901 salirono a 9123. Le tigri da se sole ne uccisero 30,555, i
leopard! 33,211, le volpi 4719, e le iene 2387. II numero delle tigri,
leopardi, orsi, volpi e iene uccise dai caeciatori fu rispettivamente di
1331; 4313; 1858; 2373 e 706. Si uccisero anche 72,595 serpent!,
contro 70,284 uccisi nel 1901. Si pagarono dnl Governo 100,987 rupie
in premii conferiti ai caeeiatori ed uccisori di bestie feroci, e 3529
rupie per la distruzione dei serpent; .
Fra tufete le province dell' India, il Bengala e quella dove la mor-
talita di uomini da parte dei serpent! o di animal! feroci e piu alta,
avendo uccise le tigri, come dicemmo, in quella provincia, 544 per-
sone sopra un totale di 1046, cioe una buona meta ; e i serpent1 to-
gliendo la vita nella stessa Provincia a 11,150 persone contro un to-
tale per tutta 1' India di 23,166. Tutto sommato, le statistiche per
1'anno 1902 rnostrano una legglera diminuzione Eelle morti cagionate
da animali feroci, sopra quelle del 1901 ; perche laddove in quell'anno
120 CRONACA
furono, come si disse, 26,002 ; nel 1901 salirono a 26,461, Ad ogni
modo pero il numero e ancora assai alto, troppo alto, e sarebbe tempo
che il Governo vedesse di prendere la cosa a euore e di inettervi ri-
paro. L'impresa e in verifca un po' difficile, come spiegammo altra
volta : ma con tutto cio, uno sforzo e assolutamente necessario per
impedire alle fiere del bosco di riscuotere da questa povera gente un
cosi largo tribute di sangue.
5. Giace il regno di Travancore adoccidente dell' India, sull'oceano
indiano e si stende lungo la costa per oltre 400 miglia inglesi fino
al Capo Comorin che e la estrema punta dell' India. II regno e se-
mindipendente, tributario degl' Inglesi e lo governa un Maharajah
indigeno, di religione pagana e dell'antica casta militare. Presso il
sovrano esercita ora le funzioni di residente o ambasciatore britannico il
signer Mackenzie, bravo e buon cattolico inglese, il quale colla voce,
cogli scritti e colle opere onora grandemente la Chiesa della quale e
divotissimo membro. I cattolici del regno di Travancore hanno per
Missionarii i reverendi Padri Carmelitani scalzi che da molti anni
reggono quella ed altre Chiese vicine dell' India.
Or volendo quei Padri erigere a Trevandrum, capitale del regno
di Travancore, sopra una collina vicina alia citta, una Chiesa e un
monastero, pregarono sua Eccellenza Monsignor Zaleschi ad onorarli
della sua presenza e a mettere la prima pietra degli edifici. II Dele-
gato apostolico aceettd volentieri il cortese invito e il 25 ottobre sbar-
cava a Quilon.
Non e cosi facile dire le feste che furono fatte al rappresentante
di Sua Santita Papa Pio X. Dal molo alia chiesa Sua Eccellenza passo
sotto archi di trionfo e fra due fila di buoni cattolici, inginocchiati a
ricevere divotamente 1'apostolica benedizione. E non furono i soli cat-
tolici a fargli onore. Signori protestanti, avvocati pagani e numerosi
ufficiali del Governo si unirono alle migliaia di cattolici neil'onorarlo
colle mostre piu belle di affetto e cortesia. Naturalmente, i primi a
fargli grata accoglienza furono il clero con alia testa Mgr. Ferdinandus
vescovo di Quilon, Mgr. Benziger Yescovo coadiutore, Padre Dome-
nico e molti altri religiosi e sacerdoti. II giorno dopo, il Delegate ce-
lebro nella Cappella episcopale di Quilon, ricevette le visite ufficiali
dei maggiorenti cattolici e pagani, diede la sera in grande solennita
la benedizione al popolo nella cattedrale a Tangacherry e poi il giorno
seguente, per tempo, parti per la capitale. Alia sera Sua Eccellenza
arrivo a Trevandrum.
Quivi si rinnovarono, ma in forma molto piu solenne, gli onori e
le cortesie che il Delegate aveva ricevuto a Quilon. II signer Mackenzie
lo voile suo ospite per tutti i giorni che si sarebbe fermato nella ca-
pitale. II Maharajah gli concesse un'udienza, durante la quale s'in-
CONTEMPORANEA 121
trattenne con lui affabilinente. Dopo il principe, visito anche il suo
prirao ministro o Dewan. Durante la sua dimora a Trevandrum non
mancarono procession! solenni, feste religiose, archi di trionfo per le
vie, letture d'indirizzi ia inglese, latino e nelle lingue del paese, nei
quali si celebravano i stioi meriti, visite alle chiese, alle scuole, al-
1'orfanotrofio, ai lebbrosi, e finalmente il 28, essendosi schiarito un
po' il tempo, pose sul colle Carmelo la prima pietra della futura chiesa
e del convento carnaelitano che saranno fabbricati su quella cima. II
signer Mackeczie colla sua figliuola, insieme a una grande moltitudine,
erano presenti alia cerimonia. II Delegate, dopo la funzione, predico
agli astanti. Fece 1'elogio dei Padri carmelitani, ricordo ai cattolici
il gran bene ch'essi ricevevano dalla Missione e poi s'intrattenne a
lungo sulla digoita e sui vantaggi della vita monastica, esortando i
cattolici indigeni allo spirito e alia vita religiosa. Ringraziando infine
Sua Altezza reale il Maharajah per la bonta sempre da lui mostrata
verso i suoi sudditi cattolici, si fini la festa col chiudere entro la
pietra benedetta una pergamena recante i nomi del presente Papa,
del Re Imperatore Edoardo, del Maharajah di Travancore, del Ye-
scovo di Trevandrum e dei sacerdoti del luogo, ad eternare la memo-
ria di quella fondazione.
Dal Travancore, Sua Eccellenza Monsig. Zaleski passo a visitare
il vicino regno di Cochin, esso pure, come il Travancore, governato
da un Rajah indigeno, di religione pagana e della casta militare. II
giorno 9 arrive alia capitale, dove fu ricevuto dai cattolici, dal Clero
e dal Yescovo cogli onori dovuti al suo grado di rappresentante del
Sommo Pontefice. II delegate apostolico nella sua visita al Malabar
si propone anche di quietare le division! che esistono sciaguratamente
fra i cattolici Siro-Caldei, governati dai tre Yicarii apostolici indi-
geni di Changanacchery, Ernaculam e Trichur. Fino al 1897 questi
cattolici di rito siro-caldeo, che pel lore numero formano il grosso della
popolazione cattolica del Malabar, erano governati da Yescovi europei
e di rito latino. In quell'anno, il Sommo Pontefice Leone XIII di s. m.
annuendo ai loro desiderii, li affido a tre Yicarii apostolici della loro
stirpe, e del loro rito, nelle persone dei Monsignori Matteo Makil per la
diocesi di Changanacchery, di Mons. Luigi Pareparambil per la diocesi
di Ernaculam e di Mons. Q-iacomo Menachiry per la diocesi di Trichur.
I cristiani di rito siro-caldeo, in numero di circa 265.000, sono cono-
sciuti nell' India meridionale sotto il nome di cristiani di S. Tornmaso,
a cagione dell'antichissima tradizione che da 1'apostolo S. Tommaso per
loro Apostolo e Padre. Questi cristiani sono sventuratamente divisi in
due caste, le quali troppo spesso degenerano in fazioni ; i nordisti ed i
sudisti. I primi sarebbero i discendenti dei nobili bramini, convertiti da
S. Tommaso; i secoadi i discendenti dei servi dei Bramini, ovvero i
122 CRONACA
discendenti di quelli fra i Bramini che confcrassero matrimonio con
doane di bassa casta. Fra i nordisti ed i sudisti vi e una quasi totale sepa-
razione civile, e anche in fatto di religione evitano di venire a troppo
frequenti contatti, il che e cagione fra loro di liti frequenti e pericolo
continue di scismi. Nella diocesi di Changanacchery il Yicario apostolico
Monsignor Makii appartiene per stirpe ai sudisti, ed i nordisti quasi quasi
hanno fatto soisma da lui. Ora, in questa visita del Delegate apostolico, i
sacerdoti cattolici nordisti della diocesi di Mgr. Makil lessero a Mgr. Za~
leski una pefcizione, colla quale lo pregavano ad interporsi presso la
Santa Sede, perche, lasciato Mgr. Makil a Vescovo dei sudisti, si pas-
sasse ad eleggere un Yescovo dei nordisti nella persona di un sacerdote
della loro stirpe e casta. Aggiunsero che i sudisti ben potevano fare
una diocesi da se, essendo essi non meno di 5000U. E cio che e piu
strano. gli stessi Puthenkur cristiani siro-caldei scismatici si unirono
ai cattolici nordisti della diocesi di Changanacchery per domandare la
elezicne di un Vescovo nordista. Lo stato presents delle cose a Chan-
ganacchery non e senza gravita, perche i cattolici nordisti minacciano,
ove non siano esauditi nelle loro domande, di passare allo scisma gia-
cobita. Questa minaccia non e fatta all' aperto e senza velo, ma si
lascia intravedere. D'altra parte, il dividere la diocesi in due campi,
ognuno dei due soggetto a un capo speciale, scinderebbe la Diocesi,
rinnoverebbe il tanto tenmto male della doppia giurisdizione e farebbe
credere ai pagani che la Chiesa fa differenza fra nobili e plebei, fra
ricchi e poveri. Contro a cio, si metta nell'altro piatto della bilancia il
pericolo di scisma, 1' impossibilita nella quale si trova Mgr. Makil di
governare la diocesi, e si dovra concludere che la questione e ardua e
spinosa e di non facile soluzione. II Delegato apostolico ha dunque
materia abbondante per esercitare la sua prudenza ed il suo zelo, e noi
gli auguriarno che il Signore benedica i suoi santi sforzi.
6. Lord Curzon, da qui a pochi mesi fara ritorno in Inghilterra
per riposarsi alquanto dalle non piccole fatiche da lui sostenute nei
cinque anni del suo governo. Pare che durante la sua assenza fun-
gera da Vieere Lord Ampthill, Governatore di Madras.
Lord Kitchener, generale in capo delle truppe imperiali nell'India,
il 15 novembre, incontro una grave disgrazia. Mentre ritornava a Simla,
citta di sua residenza estiva, il suo cavallo, impauritosi subitamente
nel passare un traforo piuttosto oscuro, si getto violentemente da una
parte contro le pareti di quello. Per caso, proprio in quel punto
sporgeva in fuori il capo di una trave. Questa colse una gamba del
generale sopra il collo del piede e gliela spezzo netta netta. Si spera
che Lord Kitchener, curato a tempo e bene, si potra in breve rimet-
tere interauiente.
II Yicere Lord Curzon e parti to pel Golfo Persico, accompagnato
CONTEMPORANEA
da pareochie navi da guerra, da: suoi segretarii di Stato e da alcuni
agenti politic]. Durante il viaggio visitera e premiera i principi e i
capi delle tribu amiche dell'Inghilterra, comporra certe vertenze esi-
stenti fra di loro e col Governo inglese e incutera rispetto e timore
ai nemici dell' Inghilterra.
La Begum o regina di Bhopal fece vela per la Mecca il 30 ottobre.
Da buona mussulmana, la regina si reca cola per sua devozione.
LT ultima settimana di ottobre, i morti di peste salirono in tutta
1'Indiaa 18177. Come sempre, incominciando la stagione secca e fresca,
anche la peste va crescendo rapidamente. I morti aumentarono in
modo speciale nella Presidenza di Bombay e nelle Province centrali.
Sulla fine di settembre approdarono a Pondicherry dalla Francia
quattro maestrine patentata laiche le quali sostituiranno le religiose
espulse nell'educazione della gioventu femminile. Due resteranno a
Pondicherry, una andra a Karikal e 1'alfcra a Mahe. L'Arcivescovo
di Pondicherry, Mgr. Gandy, accompagnato dal Rev. Padre de Qui-
nelays, essendo da gran tempo malandato di salute, e partito per la
Francia dove restera fino a perfetto ristabilimento.
II dieci novembre si e aperto ad Allahabad il Congresso generale
dei terziarii francescani. Erano present! 34 sacerdoti e 132 secolari
e tutto passo colla massirna cordialita e col piu bell'ordine. Ma di
questo Congresso scrivero piu distesamente la prossima volta.
IV.
COSE VARIE
1. Una nuova bandiera nazionale. — 2. La durata della vita umana. —
3. La produzione libraia annua in Germania.
1. Una nuova bandiera nazionale. In mezzo al ghiaccio dell'ateismo
legale ed ufficiale onde piu o meno son presi generalmente gli Stati
d' Buropa, fa bene al cuore e lo allarga il vedere laggiu nella lontana
America una nazione, che trattando di formarsi la sua propria ban-
diera, sta adoperandosi per farvi campeggiare nel mezzo il piu augusto
simbolo della religione, cioe 1'imagine del S. Cuor di Gesu.
Sul principio dell'anno teste tramontato, un certo nuinero di cit-
tadini di Quebec si unirono insieme nel patriottico pensiero di for-
mare un disegno di bandiera, che servisse di enable rna per r^nnodare
tutta la stirpe canadese-francese, sparsa in tutto il Continente del-
1' America del Nord, e che potesse distinguerla da quelle altre stirpi
che alzano lo stendardo britannico o lo stellato. Converfnero dunque
nello scegliere la bandiera di Carillon (iuogo ove i francesi riporta-
rono sugl'inglesi una memoranda vittoria) cioe i quattro gigli bian-
chi, su campo azzurro, sostituendo alle armi della casa di Francia
124 CRONACA
una gran oroce bianca, portante nel centre I'emblema del S. Cuore.
La proposta fu accolta da per tutto con entusiasmo, come quella che
interpretava si bene il sentimento patriottico e il religiose dei cana-
desi. Molti giornali del Canada e di fuori applaudirono alia risolu-
zione di Quebec ; e poco dopo, perfino un tremila chilometri lungi
da Quebec, cioe" nel Collegio di S. Bonifacio, quegli applausi trova-
rono eco in una accademia scientifica e letteraria, tenuta ad onore
dell' Arcivescovo Mr Langevin. Non appena il giovane Enrico Man-
seau comparve sul palco impugnando con nobile altenezza 1'asta del
suo glorioso stendardo, gli evviva scoppiarono universal! : e preso
ch'egli ebbe a cantare con molta espressione un inno su quel sog-
getto, al termine di ciascuna strofa si rinnovarono piu fragorosi ; ma
la finale che diceva :
Sur mon drapeau, qui marche a ta lumiere,
0 Christ, o Roi, je veux ton divin Coeur !
questa finale fu salutata da un'ovazione entusiastica.
Da quel momento different! comitati formaronsi in different! citta
per prornovere la bella idea, e in piu luoghi si comincio a metterla
in pratica. Sul Collegio di Monreale gia si veie sventolare il nuovo
labaro. La Casa Cadieux e Derome 1'ha inalberato anch'essa e si of-
fre ad eseguire le ordinazioni che sara per ricevere. Lo stesso dicasi
d'altre case commercial!. II popolo 1'acclama con vivo ardore tanto
agli Stati Uniti, quanto al Canada : gia in molte feste ha avuto il
posto d 'onore, e tutto fa prevedere che presto diventera veramente
nazionale.
Or questo rnagnifico movimento, nel quale al sentimento di pa-
tria si unisce si spiccatamente quello di religione, non e egli una
onorevole ammenda che il Canada francese fa delle colpe e dei sacri-
leghi scandali di che sta macchiandosi in Buropa la madre patria ?
Anche a questo titolo dunque si abbiano quei generosi anche da
Koma una parola di lode e d' incoraggiamento. E pero noi facciarno
nostri ben volentieri que' versi, coi quali un francese-canadese inco-
mincia una sua poesia indirizzata ai canadesi-francesi :
Notre France n'est plus 1'antique et noble terre...
Sur ses champs de>astes souffle un vent de courroux.
Elle a chasse le Christ: sa race de'genere...
Pour retrouver la France il faut aller chez vous.
2. La dtirata delta vita umana. Suo aumenlo sorprendente. II si-
gnor Davide Paulin, amministratore della compagnia scozzese di assi-
curazione sulla vita, ha communicato alia Actuarial Society di Glasgow,
un articolo interessantissimo intitolato : « Un Controsto, 1801-1901 »
CONTEMPORANEA 125
che meriterebbe d'essere -citato per intero ; pero, siccome la ristret-
tezza dello spazio non ce lo perinette, ne citeremo soltanto pochi brani.
Pare che in Xnghilterra nell'anno 1801, la durata media della vita
umana fosse di soli 40 anni, mentre oggi giunge quasi a 51 anno.
L'aumento poi della vita umana negli altri paesi del mondo sarebbe
il seguente :
In Inghilterra la vita si e allungata di 11 anni 107 giorni
» Scozia » » » » 10 » 275 »
» Ungheria » » » » 13 » 273 »
» Svizzera » » » » 14 » 136 »
» Francia > » » » 9 » 91 >
» Olanda » » » » 10 » 215 »
» Norvegia » » » » 6 » 254 »
» Prussia > » » » 11 » 155 »
» Italia » » » » 10 » 234 »
Questo auiflento nella durata media della vita umana e dovuto a
piu cause, fra le quali sono tenute per principali 1' igiene migliore, il
vitto piu sano e in maggior copia, il progresso della medicina e spe-
cialmente della chirurgia, che da sola salva un gran numero di vite
umane, 1'accrescimento della ricchezza pubblica che rende possibili
alle classi povere certi comodi, loro sconosciuti 100 anni fa, la mag-
giore facilita di cambiar aria e di usare i bagni a buon mercato, 1'uso
che diviene sempre piu comune di contrarre matrimonio ad eta pii\
provetta, e parecchie altre cause analogue a queste.
II Paulin avverte anche che la media comparativa da lui ottenuta
ha un valore veridico relative, non assoluto, perche le statistiche dei
primi anni del secolo passato sono poche e poco sicure ; aggiunge di
piu che dalle statistiche recate piu sopra appare che 1'aumento non
e uguale per ogni nazione, la quale cosa dipende da ragioni speciali
ad ognuna di esse, ovvero anche dalla maggiore o minore mortalita
che in esse da prima dominava, come e il caso dell' Ungheria, dove
un secolo fa la mortalita era spaventosa.
3. La produzione libraria annua in Germania. Le statistiche del
commercio librario in Germania, regolato cola con sistema ordinatis-
simo e senza riscontro in alcun'altra nazione, dimostrano che la pro-
duzione dei libri in questi ultimi anni ha preso un incremento, che
a' tedeschi stessi riesce spaventoso.
L'anno 1899 aveva prodotti 23,719 libri nuovi ; nel 1900 questi
erano divenuti 24,792 e nel 1901 gia erano saliti a 25,331. 'NelPanno
scorso 1902 la cifra s'accrebbe ancora e tocc6 i 26,903. La domanda
che erompe spontanea dinanzi a tanta fecondita, e questa : chi leg
gera tutti questi libri? La popolazione discente potra tener dietro
nella foga alia popolazione docente e stampante?
126 CRONACA CONTEMPORANEA
In questo accresoimento hanno parte quasi tutte le discipline. Per
altro, come e facile a immaginare, quella che prevale e la cosidetta
belia letteratura (teatro e racoonti popolari), che mentre nel 1901
aveva dato il contingente di 3406 opere nuove, nel 1902 ne diede 3808.
Quindi seguono gli scritti suU'educazione e suH'insegnamento, com-
presi quelli per la gioventu.
L'aumento importa qui 252 opere piu che nell'anno avanti. La
pedagogia e anzi tra tutti i generi letterarii, o librarii che ei voglia
chiamarli, il piu fecondo. Essa sola fornisce alia produzione delPanno
1902 piu della sesta parte, cioe 405'0 opere nuove. Se bastasse il nu-
mero, converrebbe riconoscere che all'educazione del popolo tedesco
& ben provveduto.
Oltre alia due predette discipline, compariscono con degno contri-
bute la teologia che novera 2446 nuove pubblicazioni, e le scienze
giuridiche e politiche con 2189.
Seguono la rnedicina con 1833, la filologia e la scierza delle let-
tere con 1757, commercio e industria con 1727, geografia 1447, scienze
naturali e maternatiche 1301, storia 1044.
Tra queste le scienze giuridiche e politiche sooo in leggera di-
minuzione in rispetto all 'anno precedente ( — 57); le sciecze naturali e
matematiche ( — 31); la seienza delle biblioteche, bibliografia, enci-
clopedia, universita ecc. per — 3, e libri varii non classificati
per — 41.
OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE £
Annuario ecclesiastico pel 1904. Roma, S. Silvestro in Capite, 8°
1044 p. L. 5.
Bosio da Trobaso P. A. Storia universale della Chiesa Cattolica da
Gesii Cristo a Pio X ad uso dei Seminarii e del giovane Clero. II. No-
vara, Salesiana, 1903, 8", 488 p. L. 5.
Bollettino di Numismatica e di arfe della Medaglia — period, mens.
anno I, 1903, Dirett. Dr. SERAFINO RICCI. Milano, Cogiiati, 8°, L. 3,50.
Buffa G. B. L'educatore nell'esercito. Melfi, Liccione, 1903, 8°, 216 p,
L. 2,50.
Catulli A. M. 0. P. Definitiones logicae et metaphysicae generalis
excerptae ex Summa Philosophica Emi Fr. Th. card. Zigliara in com-
modum tyronum pro examine subeundo. Romae, Besclee, 1904, 8°, 98 p.
L. 1,25.
D'Eyragues B. Les Psaumes traduits de I'hebreux. Parfe, Lecoffre,
1904, 16°, LXIV-428 p. Fr. 4.
1 Non essendo posslbile dar conto delle molte opere, che ci vengono Inviate, con quelli:
soilecitadine che si vorrebbe dagli egregi Auiori e da aoi, ne diamo iatanto un annunxic
sommario che non importa alcnn giadizio, rlserbandoci di tornarvi sopora a second* dell'op-
por^uiiita e dello spazio conoesso nel periodioo.
OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE 127
Dissertazioni dell a Pontificia Accademia Roinana di Archeologia.
Ser. II. 8°, Roma, Vatic an a, 1903, 4*, XVI-536 p.
Drertip E. Homer (Weltgesch. in Karakterbilden. I. Altertum). Miin-
chen, Kirchheim, 1902, 8°, 146 p. M. 4.
Franz A. Die Messe im deutschen Mittelalter. Beitrage zur Geschi-
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Galea S. P. sac. De constitutions Apostolicae Sedis commentarius ex
operibus gravissimorum doctorum excerptus. Roma, Filiziani, 1903, 16°,
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1903, 8°, VL274 p.
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Firenze, libreria ed. fiorentina, 1904, 8°, XXXIV-576 p. L. 6,60.
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128 OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE
B. Nevolone faentino Nota critica Faenza. "Novell!, 1903, 8°, 22 p. — PASINI-
FRASSONI F. Adalherto He d' If alia. (Estr. Rivista del Collegia Araldico I, 10-11),
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si venera nella cattedrale di Piazza Armerina. Roma, Cooperativa Poligrafica,
1903, 8°, 26 p. -- FERRANTE G. L' « Ecce ffomo». Discorso. (Estr. Po-
liantea Oratorio). Palermo, « Boccone del Povero », 1903, 8°, 14 p. — Detto.
Maria Regina del Paradiso. Panegirico. (Id.). Come sopra, 1903, 8°, 14 p. — FOR-
BES J. L'Eylise Catholique au dix-neuvieme siecle (1800-1900'. Paris, Lethielleux,
8°, 292 p. — GENNARI C. card. JL' Immacolato Concepimento di Maria in
relazione con la sua vita. Conversazioni pratiche per un Mese Mariano ad
occasione dell' Anno Cinquantesimo dalla denmzione del Dogma. Roma, Tata
Giovanni, 16°, V/ 11-242 p. L. 2. — MORANDO L. stim. Chi e il Papa? Con-
ferenze tenute al popolo in S. Maria dei miracoli a Roma. Piacenza, Bertola.
1903, 24°, 98 p. Cent. 50. — Detto. Cinque corsi di conferenze spirituali tenute ai
ven. Chierici del Pont Seminario romano con un'appendice di ritiri mensili
per i sacerdoti, 2a ed. corretta ed accresciuta. Roma, Desclee, 1903, due voll.
in 8°, 740; 132 p. L. 5. Cfr. Civ. Catt. 18, 2 (1901) 213 — PALM1ERI A. O. S. A.
Panegirico di S. Agostino vescovo d'Ippona e dottore massimo della Chiesa. .Roma,
Cuggiani, 1903, 16", 48 p. — URBANO F., sac. Panegirici. Giarre, Macherione.
1903, 16°, 340 p. L. 3. Vendibile presso 1'Autore in Trinitapoli.
Agiografia e biografia. — PIC COL A RACCOLTA di vite di santi. Anno
XXVI. Pubblicazione meiisHe. Asti, Miclielerio, 3i° ciascun opuscolo di pp. 32.
Prezzo amiuo di associazione L. 1,50. — RODOLFI F. sac. Mons. Pietro Maffl
arcivescovo di Pisa. Ceimi biografici. Pisa. Salesiana, 1903, 16°, 32 p. — VITA
della i'erva di Dio Teresa Camilla di Soyecourt carmel. 2a ed. tradotta dal fran-
cese. (Coll. di Vite di Santi 316-317). Monza, de' Pastini, 1903, 16°, 436 p.
Jlemorie. — JOSEPHO CALLEGARI ep. pat. in Cardinalium Collegium
nunc adlecto typograpliiae et bibliothecae seminarii Pat. moderatores. Pa-
tavii, 8°, 18 p. — DE LUCIA V. can. Elogio funebre a Leone XIII. Acerra,
Fiore, 1903, 8°, 28 p. — FRANCESCHETTI F. Oli antenati del Sommo Pontefice
Pio X. Memorie storico-genealogiche. Roma. 8°, 22 p. 4 tav. — JANSSENS L.
Leon XIII et Pie X. (Extr. Revue Benedictine). Maredsous (Belgique), 8°, 16 p.
— LA ROSA S. sac. Brevi cenni biografici di mons. Giovanni Previtera vescovo
di Patti. Acireale, Donzuso. 1903, 8°, 16 p. — LEON XIII et la Presse d'apres
ses lettreset actes publics. Paris, Bonne Presse, 1903, 16°, 40 p. — POLETTO G.
Nella creazione a card, di S. R. C. di tS. E. Revma Giuseppe Callegari. Maro-
stica, Benozzo, 1903, 8°, 14 p. — SABATLNT F. Alia sacra memoria del glorioso
Pontefice Leone XIII. Note biografiche. Roma, Ciotola, 1903, 16 , 32 p. — ZA-
XJOL A. mons. Discorso in onore del card. Gr. Sarto pel suo decimo anniversario
delVingresso al Patriarcato. Yenezia, Sorteni, 8°, 32 p.
Ascetica. — GUERRA E. Novena del S. Natale. Pescia, Nucci, 1903, 24»,
46 p. — Detta. II fanto Natale nelle famiglie, nelle scuole e nei convitti. Operetta
dedicata ai fanciulli. 2a ed. Pescia, Ivi, 1903, 16°, 72 p. — IMITAZIONE di
Gesu Cristo di Tommaso da Kempis, trad, dal card. ENKICO ENRIQUEZ coll'ag-
giivnta della S. M-essa ed altri pii esercizii. Napoli, Festa, 1903, 16°, 384 p.
- PAOLONI D. sac. Nuovo mese di gennaio sacro al SS. Nome di Gesu. 2a ed.
Napoli, D'Auria, 24°, 160 p. Cent, 50. Vendibile via Foria 172 Napoli. — Detto.
II piccolo mese del Nome di Gesu. Cent. 15. Idem. — VALLUY B. S. J. Norma
vitae sacerdotalis privatim et publice agendae. Tridenti, typ. fil. Mariae Imm... 1903,
24°, 200 p.
LETTERA E MOTV PROPRIO
DI S. S. PIQ X
SULLA MUSICA SACRA
i.
LETTEKA
AL SIGNOR CARDINALE RESPIGHI
VICARIO GENERALE DI ROMA
SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA
Signor Cardinale,
II desiderio di veder rifiorire in ogni luogo il decoro e la
dignita e santita delle fimzioni liturgiche Ci ha determinato
di far conoscere con un Nostro particolare Chirografo quale
sia la volonta Nostra rispetto alia musica sacra, che si lar-
gamente si adopera a servigio del culto. Nutriamo fiducia
che tutti Ci asseconderanno in questa desiderata restaura-
zione, ne gia solamente con quella cieca somrnessione, pur
sempre lodevole anch'essa, onde si accettano per puro spi-
rito di obbedienza i comandi onerosi e contrari al proprio
modo di pensare e sentire, si bene con quella prontezza di
volonta, che nasce dall' intima persuasione di dover cosi fare
per ragioni debitamente apprese, chiare, evidenti, irrepu-
gnabili.
Per poco infatti che si rifletta al fine santissimo, per cui
Tarte e ammessa a servigio del culto, e alia somma conve-
nienza di non offrire al Signore, se non cose per se buone,
e dove torni possibile, eccellenti, si riconoscera subito, che
le prescrizioni della Chiesa a riguardo della musica sacra
1904, vol. 1, fasc. 1286. 9 7 gennaio 1904.
130 LETTERA E MOTV PROPRIO DI S. S. P1O X
non sono die T immediata applicazione di quei due principii
fondamentali. Quando il clero ed i maestri di cappella ne
siano penetrati, la buona musica sacra rifiorisce spontanea-
mente, come si e osservato e di continue si osserva in gran
numero di luoghi; quando invece quei principii si trascu-
rano, non bastano n6 preghiere, n6 ammonizioni, n6 ordini
severi e ripetuti, 116 minacce di pene canoniche a far si, che
nulla si cangi : tanto la passione, e se non questo, una ver-
gognosa ed inescusabile ignoranza trova modo di eludere la
volonta della Chiesa e di continuare per anni ed anni nel
medesirno biasimevole stato di cose.
Tale prontezza di volonta Ci promettiamo in modo par-
ticolarissimo dal clero e dai fedeli di questa Nostra diletta
Citta di Roma, centre del cristianesimo e sede della suprema
Autorit& della Chiesa. Sembra invero che niuno dovrebbe
/
sentir meglio T influsso della Nostra parola, quanto coloro
che direttamente 1'ascoltano dalla bocca Nostra, e clie 1'e-
sempio di amorosa e filiale sommessione ai Nostri inviti pa-
terni da niun altro dovrebbe esser dato con maggiore solle-
citudirie, quanto dalla prima e piu nobile porzione del gregge
di Cristo, che e la Chiesa di Roma, specialmente cornmessa
alia Nostra cura pastorale di Vescovo. S'aggiunga che tale
esempio dev'essere dato al cospetto del mondo tutto. Da ogni
parte qua vengono continuamente e vescovi e fedeli per ri-
verire il Vicario di Cristo e per ritempr.are lo spirito, visi-
tando le nostre venerande basiliche e le tombe dei Martiri
ed assistendo con raddoppiato fervore alle solennita, che con
ogni pompa e splendore qui si celebrano in ogni tempo del-
Tanno. « Optamus, ne moribus nostris offensi recedant »,
diceva fin dai suoi tempi Benedetto XIV, Nostro Predeces-
sore, nella sua Lettera enciclica m'Annus qui », parlando ap-
punto della musica sacra : bramiamo che non ritornino alle
patrie loro seandolezzati dalle nostre consuetudini. E toc-
cando piu innanzi deir abuse degli strumenti, allora invalso,
il medesimo Pontefice diceva : « Qual concetto si former a di
noi, eld venendo da paesi, dove gli strumenti non si ado-
SULLA MUSICA SACRA 131
perano in chiesa, gli udira nelle chiese nostre, ne piu ne
meno di quel die si soglia fare nei teatri e negli altri luoghi
pro fan t? V err anno pure da luoglii e paesi, dove nelle chiese
si canta e suona, come si fa ora, nelle chiese nostre. Ma se
sono uomini di buon senno, si dorranno di non trovare
nella nostra musica quel rimedio al male delle chiese loro,
die erano qua venuti cercando. » In altri tempi nelle mu-
siche, solite eseguirsi in chiesa, si avvertiva forse assai meno
la loro difformita dalle leggi e dalle prescrizioni ecclesiastiche,
e lo scandalo per avventura era piu ristretto, appunto perehe
T inconveniente era piu diffuse e piii generale. Ma ora, poiche
tanto studio si e messo da uomini egregi nell' illustrare le
ragioni della liturgia e quelle dell'arte a servigio del culto,
poiche in tante chiese del mondo si sono ottenuti nella re-
staurazione della musica sacra cosi consolanti e non di rado
cosi splendidi risultati, non ostante le difficolt& gravissime
che si opponevano e che furono felicemente superate, poiche
infine la necessita di un pieno mutamento di cose e entrata
universalmente negli animi, ogni abuso in questa parte di-
viene intollerabile e dev'essere rimosso.
Ella pertanto, Sig. Cardinale, neiralto suo officio di No-
stro Vicario in Roma per le cose spiritual!, con la soavita
che le e propria, ma con non minore fermezza; si adoprera,
ne siamo certi, perch6 le musiche che si eseguiscono nelle
chiese e cappelle si del clero secolare che regolare di questa
Citta rispondano pienamente alle Nostre Istruzioni. Molte cose
si dovranno o rimuovere o correggere nei canti delle messe,
delle litanie lauretane, dell' inno eucaristico ; ma cio che ab-
bisogna di un compiuto rinnovamento 6 il canto dei Vesperi
nelle feste che si celebrano nelle varie chiese e basiliche. Le
prescrizioni liturgiche del Caeremoniale Episcoporum e le
belle tradizioni musicali della classica Scuola romana non vi
si riscontrano piu. Alia devota salmodia del clero, alia quale
partecipava anche il popolo, si sono sostituite interminabili
composizioni musicali sulle parole dei salmi, tutte foggiate
alia maniera delle vecchie opere teatrali e per lo piu di si
132 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
meschino valore d'arte, che non si tollererebbero affatto nep-
pure nei concert! profani di minor conto. La devozione e la
pieta cristiana non ne vanno certo proraosse ; si pasce la cu-
riosita di alcuni meno intelligent!, ma i piii ne ricevono dis-
gusto e scandalo e si meravigliano che un tanto abuso per-
duri ancora. Noi dunque vogliamo ch' esso sia inter amente
tolto di mezzo e che la solennita dei Vesperi sia per tutto
celebrata secondo le norme liturgiche da Noi indicate. Pre-
cederanno nell'esempio le basiliche patriarcali per la cur a
sollecita e lo zelo illuminate dei Signori Cardinal! alle me-
desime preposti, e con quelle gareggeranno anzitutto le ba-
siliche minor i, le chiese collegiate e parrocchiali, come pure
le chiese e cappelle degli Ordini religiosi. Ed Ella, Sig. Car-
dinale, non adoperi indulgenza, non conceda dilazioni. Col
differire, la difficolta non isminuisce, anzi aumenta, e poich6
il taglio 6 da fare, si faccia immediatamente, risolutamente.
Abbiano tutti fiducia in Noi e nella Nostra parola, con la
quale va congiunta la grazia e la benedizione celeste. Sulle
prime la novita produrra in alcuni qualche meraviglia ; si
trovera forse alquanto impreparato qualcuno tra' maestri di
cappella e tra' direttori del coro ; ma a poco a poco la cosa
riprendera da se medesima, e nella perfetta rispondenza della
musica alle norme liturgiche ed alia natura della salmodia
tutti ravviseranno una bellezza e bonta, forse non niai dap-
prima avvertite. Invero la solennita dei Vesperi sara cosi
notabilmente raccorciata. Ma se i rettori delle chiese vor-
ranno in qualche circostanza prolungare alquanto le fun-
zioni, affine di trattenere il popolo, che cosl lodevolmente
suol renders! nelle ore vespertine alia chiesa dove celebrasi
la festa, nulla vieta, anzi sara tanto di guadagnato per la
pieta ed edificazione dei fedeli, se al Vespero succeda un
acconcio sermone e si chiuda poi con una solenne benedi-
zione del SSmo Sacramento.
Desideriamo infine che la musica sacra sia coltivata con
cura speciale e nei debit! termini in tutti i seminar! e col-
legi ecclesiastici di Roma, dove una si numeresa e tanto
SULLA MUSICA SACRA Io3
eletta schiera di giovani chierici di ogni parts del mondo
si vengono educando alle scienze sacre ed al vero spirito
ecclesiastico. Sappiamo, e questo grandemente Ci conforta,
che in parecchi istituti la musica sacra 6 in fiore cosi die
essi possono servire altrui di modello. Ma alcimi seminar!
ed alcuni collegi, sia per la noncuranza dei superior!, sia
per la poca capacita e pel gusto non buono delle persone,
alle quali 1'istruzione del canto e la direzione della rausica
sacra sono affidate, lasciano molto da desiderare. Ella, Si-
gner Cardinale, vorra provvedere con sollecitudine anche a
questo, insistendo soprattutto perch6 il canto gregoriano,
secondo le prescrizioni del Cbncilio tridentino e d' innume-
revoli altri Concili provinciali e diocesani di ogni parte del
mondo, sia studiato con diligenza speciale e per solito pre-
ferito nelle funzioni pubbliche e private dell'istituto. In altri
tempi, a dir vero, il canto gregoriano dai piu non si cono-
sceva, se non sui libri scorretti, alterati, raccorciati. Ma lo
studio accurato e diuturno, postovi intorno da uomini insigni
e grandemente benemeriti dell'arte sacra, ha cambiato faccia
alle cose. II canto gregoriano restituito in modo tanto sod-
disfacente alia sua primiera purezza, quale ci fu tramandato
dai padri e si trova nei codici delle varie Chiese, appare
dolce, soave, facilissimo ad apprendere e di una bellezza si
nuova ed inaspettata, che dov'esso fu iritrodotto, non tardo
ad eccitare vero entusiasmo nei giovani cantori. Or quando
neiradempimento del dovere entra il diletto, tutto si opera
con maggiore alacrita e con frutto piu duraturo. Vogliamo
adunque che in tutti i collegi e seminar! di quest 'alma Citta
s'introduca di nuovo 1'antichissimo canto romano, che gia
risonava nelle nostre chiese e basiliche e form.6 le delizie
delle passate generazioni nei piu bei tempi della pieta cri-
stiana. E come altra volta dalla Chiesa di Roma quel canto
si era sparso nelle altre Chiese d'Occidente, cosi bramiamo
che i giovani chierici, istruiti sotto i Nostri occhi, lo rechino
e lo diffondano di nuovo nelle diocesi loro, quando vi ritor-
neranno sacerdoti ad operare per la gloria di Dio. Ci gode
134 LETTERA E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
1'animo di dare queste disposizioni mentre stiamo per cele-
brare il XIII centenario dalla morte del giorioso e incom-
parabile Pontefice San Gregorio Magno, al quale una tradi-
zione ecclesiastica di molti secoli ha attribuito la compos-izione
di queste sante melodie e donde alle medesime 6 derivato il
name. Si esercitino diligentemente in quelle i Nostri caris-
simi giovani ; che Ci sara caro udirli, se come ci viene ri-
ferito, essi si raccoglieranno insieme nelle prossime feste
centenarie presso la tomba del Santo Pontefice nella Basilica
Vaticana, a fine di eseguire le melodie gregoriane duraute
la sacra Liturgia, che a Dio piacendo, sara da Noi in tale
fausta occasione celebrata.
Intanto a pegno della Nostra particolare benevolenza ri-
ceva, Signor Cardinale, 1'Apostolica Benedizione, che dal-
rintimo del cuore impartiamo a Lei, al clero ed a tutto il.
Nostro dilettisslmo popolo.
Dal Vaticano nella festa della Immacolata del 1903.
PIVS PP. X
II.
MOTV PROPEIO
SULLA MUSICA SACRA
PIO PP. X
Tra le sollecitudini dell' officio pastorale, non solamente
di questa Suprema Cattedra, che per inscrutabile disposi-
zione della Provvidenza sebbene indegni occupiamo, ma di
ogni Chiesa particolare, senza dubbio e precipua quella di
mantenere e promuovere il decoro della Casa di Dio, dove
gli augusti misteri della religione si celebrano e dove il po-
SULLA MUStCA SACRA 135
polo cristiano si raduna, onde ricevere la grazia del Sacra-
menti, assistere al santo Sacrificio dell'Altare, adorare 1'au-
gustissimo Sacramento del Corpo del Signore ed unirsi alia
preghiera comune della Chiesa nella pubblica e solenne offi-
datura liturgies. Nulla adunque deve occorrere nel tempio
che turbi od anche solo diminuisca la pieta e la devozione
del fedeli, nulla che dia ragionevole motivo di disgusto o di
scandalo, nulla soprattutto che direttamente offenda il de-
coro e la santita delle sacre funzioni e pero sia indegno
della Casa di Orazione e della maesta di Dio.
Non tocchiamo partitamente degli abusi che in questa
parte possono occorrere. Oggi I'attenzione Nostra si rivolge
ad uno dei piu comuni, dei piu difficili a sradicare e che
talvolta si deve deplorare anche la, dove ogni altra cosa e
degria del massimo encomio per la bellezza e sontuosit& del
tempio, per lo splendore e per 1'ordine accurato delle cere-
monie, per la frequenza del clero, per la gravita e. per la
pieta dei ministri ehe celebrano. Tale e 1'abuso nelle cose
del canto e della musica sacra. Ed invero, sia per la na-
tura di q-uest' arte per se medesima fluttuante e variabile,
sia per la successiva alterazione del gusto e delle abitudini
lungo il correr dei tempi, sia pel funesto influsso che sul-
Farte sacra esercita T arte profana e teatrale, sia pel pia-
cere che la musica direttamente produce e che non sempre
torna facile contenere nei giusti termini, sia infine per i
molti pregiudiz! che in tale materia di leggeri s' insinuano
e si mantengono poi tenacemente anche presso persone au-
torevoli e pie, v'ha una continua tendenza a deviare dalla
retta norma, stabilita dal fine, per cui Tarte £ ammessa a
servigio del culto, ed espressa assai chiaramente nei canoni
ecclesiastici, nelle ordinazioni dei Concili general! e provin-
cial!, nelle prescrizioni a piu riprese emanate dalle Sacre
Congregazioni romane e dai Sommi Pontefici Nostri Prede-
cessor!.
Con vera soddisfazione dell' anirno Nostro ci e grato ri-
-conoscere il molto bene che in tal parte si 6 fatto negli
136 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
ultimi decenni anche in questa Nostra alma Citta di Roma
ed in molte Chiese della patria Nostra, ma in modo piu par-
ticolare presso alcune nazioni, dove uomini egregi e zelanti
del culto di Dio, con 1; approvazione di questa Santa Sede
e sotto la direzione dei Vescovi, si unirono in fiorenti So-
cieta e rimisero in pienissimo onore la musica sacra pres-
sed^ in ogni loro chiesa e cappella. Codesto bene tuttavia
e ancora assai lontano dall'essere comune a tutti, e se con-
sultiamo Fesperienza Nostra personale e teniamo conto delle
moltissime lagnanze clie da ogni parte Ci giunsero in que-
sto poco tempo, dacche piacque al Signore di elevare I'umile
Nostra Persona al supremo apice del Pontificato romano,
senza diiferire piu a lungo, crediamo Nostro primo dovere
di alzare subito la voce a riprovazione e condanna di tutto
cio che nelle funzioni del culto e nell' officiatura ecclesia-
stica si riconosce difforme dalla retta norma indicata. Es-
sendo infatti Nostro vivissimo desiderio che il vero spirito
cristiano rifiorisca per ogni modo e si manteriga nei fedeli
tutti, 6 necessario provvedere prima di ogni altra cosa alia
santita e dignita del tempio, dove appunto i fedeli si radu-
nano per attingere tale spirito dalla sua prima ed indispen-
sabile fonte, che 6 la partecipazione attiva ai sacrosanti mi-
steri e alia preghiera pubblica e solenne della Chiesa. Ed e
vano sperare che a tal fine su noi discenda copiosa la bene-
dizione del Cielo, quando il nostro ossequio all' Altissimo,
anziche ascendere in odor'e di soavita, rimette invece nella
mano del Signore i flagelli, onde altra volta il Divin Re-
dentore caccio dal tempio gli indegni profanatori.
Per la qual cosa, affinche niuno possa d'ora innanzi re-
care a scusa di non conoscere chiaramente il dover suo e
sia tolta ogni indeterminatezza neirinterpretazione di alcune
cose gia comandate, abbiamo stimato espediente additare
con brevita quei principi che regolano la musica sacra nelle
funzioni del culto e raccogiiere insieme in un quadro gene-
rale le principal! prescrizioni della Chiesa contro gli abusi
piu comuui in tale materia. E pero di moto proprio e certa
SULLA MUSICA SACRA 137
scienza pubblichiamo la presente Nostra Istruzione, alia
quale, quasi a codice giuridico della musica sacra, vogliamo
dalla pienezza della Nostra Autorita Apostolica sia data forza
di legge, imponendone a tutti col presente Nostro Chirografo
la piii scrupolosa osservanza.
ISTRUZIONE SULLA MUSICA SACRA
I.
PKINCIP1 GBNBRALI.
1 La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia,
ne partecipa il fine generate, che e la gloria di Dio e la santificazione
ed edificazione dei fedeli. Essa concorre ad accrescere il decoro e lo
splendore delle ceremonie ecclesiastiche, e siccome suo officio principale
e di rivestire con acconcia melodia il testo liturgico che viene proposto
all'intelligenza dei fedeli, cosi il suo proprio fine e di aggiungere mag-
giore efncacia al testo medesimo, affinche i fedeli con tale mezzo siano
piu facilmente eccitati alia devozione e meglio si dispongano ad acco-
gliere in se i frutti della grazia, che sono propri della celebrazione dei
sacrosanti misteri.
2. La musica sacra deve per conseguenza possedere nel grado mi-
gliore le qualita che sono proprie della liturgia, e precisamente la san-
iita e la bonta delle forme, onde sorge spontaneo 1'altro suo carattere,
che e V universalita.
Deve essere santa, e quindi escludere ogni profanita, non solo in
se medesima, ma anche nel modo onde viene proposta per parte degli
esecutori.
Deve essere arte vera, non essendo possibile che altrimenti abbia
sull'animo di chi 1'ascolta queU'efficacia, che la Chiesa intende ottenere
accogliendo nella sua liturgia 1'arte dei suoni.
Ma dovra insieme essere universale in questo senso, che pur con-
cedendosi ad ogni nazione di ammettere nelle composizioni chiesastiche
quelle forme particolari che costituiscono in certo modo il carattere spe-
138 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
cilico della musica loro propria, queste pero devono essere in tal ma-
niera subordinate ai caratteri general! della musica sacra, che nessuno
di altra nazione ail'udirle debba provarne impressione non buona.
II.
GENERI DI MUSICA SACRA.
8. Queste qualita si riscontrano in grado sommo nel canto grego-
riano, che e per conseguenza il canto proprio della Chiesa Romana, il
solo canto ch'essa ha ereditato dagli antichi padri, che ha custodito
gelosamente lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo diret-
tamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia esclusiva-
mente prescrive e che gli studi piu recent! hanno si felicemente resti-
tuito alia sua integrita e purezza.
Per tali motivi il canto gregoriano fu sempre considerate come il
supremo modello della musica sacra, potendos! stabilire con ogni ra-
gione la seguente legge generale: tanto una cbmposfsfione per chiesa &
piu sacra e liturgica, quanta })iu neir andamento , nell' ispirazione e nel
sapore si accosta alia melodia gregoriana, e tanto e rtieno degna del tem-
pio, quanta piu da quel supremo modello si riconosce difforme.
L'antico canto gregoriano tradizionale dovra dunque restituirsi lar-
garnente nolle funzioni del culto, tenendosi da tutti per fermo, che una
funzione ecclesiastica nulla perde della sua solennita, quando pure non
venga accompagnata da altra musica che da questa soltanto.
In particolare si procnri di restituire il canto gregoriano nell'uso-
del popolo, affinche i fedeli prendano di nuovo parte piii attiva all'offi-
ciatura ecclesiastica, come anticamente solevasi.
4. Le anzidette qualita sono pure possedute in ottimo grado dalla
classica polifonia, specialrnente della Scuola Romana, la quale nel se-
colo XVI ottenne il massimo della sua perfezione per opera di Pierluigi
da Palestriria e continue poi a produrre anche in seguito composizioni
di eccellente bouta liturg-ica e musicale La classica polifonia assai bene
si accosta al supremo modello di ogni musica sacra che e il canto gre-
goriano, e per questa ragione merito di essere accolta insieme col canto
gregoriano, nelle funzioni piu solenni della Chiesa, quali sono quelle
do-lla Cappella fontificia. Dovra dunque anch'essa restituirsi largamente
nelle funzioni ecclesiastiche, specialmente nelle piu insigni basiliche,.
SULLA MUSICA SACRA 139
nelle chicse cattedrali, in quelle dei seminar! e degli altri istituti eccle-
siastici, dove i mezzi necessarl non sogliono fare difetto.
5. La Chiesa ha serapre riconoscinto e favorite il progresso delle
arti, ammettendo a servizio del culto tutto cio che il genio ha saputo
trovare di buono e di bello nel corso dei secoli, salve pero sempre le
leggi liturgiche. Per conseguenza la musica piu moderna e pure am-
messa in chiesa, offrendo anch'essa composizioni di tale bonta, serieta
e gravita, che non sono per nulla indegne delle funzioni liturgiche.
Nondimeno, siccome la musica moderna e sorta precipuamente a
servigio profano, si dovra attendere con maggior cura, perche le com-
posizioni musicali di stile moderno, che si ammettono in chiesa, nulla
contengano di profano, non abbiano reminiscenze di motivi adoperati
in teatro, e non siano foggiate neppure nelle loro forme esterne sull'an-
damento dei pezzi profani.
6. Fra i vari generi dell a musica moderna, quello che appare meno
acconcio ad accompagnare le funzioni del culto e lo stile teatrale, che
durante il secolo scorso fu in massima voga, specie in Italia. Esso per
sua natura presenta la massima opposizione al canto gregoriano ed alia
classica polifonia e pero alia legge piu importante di ogni buona musica
sacra. Inoltre 1'intima struttura, il ritmo e il cosiddetto convenzionalismo
di tale stile non si piegano, se non malamente, alle esigenze della vera
musica liturgica.
III.
TESTO LITURGICO.
7. La lingua propria clella Chiesa Eomana e la latina. E quindi
proibito nelle solenni funzioni liturgiche di cantare in volgare qualsi-
voglia cosa; molto piu poi di cantare in volgare le parti variabili o
comuni della messa e dell'officio.
8. Essendo per ogni funzione liturgica determinati i testi che pos-
sono proporsi in musica e 1'ordine con cui devono proporsi, non e lecito
ne di confondere quest'ordine, ne di cambiare i testi prescritti in altri
di propria scelta, ne di ometterli per intero od anche solo in parte, se
pure le rubriche liturgiche non consentano di supplire con 1'organo al-
cuni versetti del testo, mentre questi vengono semplicemente recitati in
coro. Soltanto e perrnesso, giusta la consnetudine della Chiesa Romana,
140 LETTER A E MOTVr PROPR1O DI S. S. PIO X
di cantare tin mottetto al SS. Sacramento dopo il Benedict us della messa
solenne. Si permette pure che dopo cantato il prescritto offertorio della
niessa, si possa eseguire nel tempo che rimane un breve mottetto sopra
parole approvate dalla Chiesa.
9. II testo liturgieo deve essere cantato come sta nei libri, senza
alterations o posposizione di parole, senza indebite ripetizioni, senza
spezzarne le sillabe, e sempre in modo intelligibile ai fedeli che ascoltano.
IV.
FORMA ESTEfcNA DELLE SACRE COMPOSIZIONI.
10. Le singole parti della messa e dell'officiatura devono conservare
anche rnusicalinente quel concetto e quella forma, che la tradizione ec-
clesiastica ha loro dato e che trovasi assai bene espressa nel canto gre-
goriano. Diverse dunque e il modo di comporre un introito, un graduate,
un'antifona, un salmo, un in.no, un Gloria in excelsis ecc.
11. In particolare si osservino le norme seguenti:
a) II Kyrie, Gloria, Credo ecc. della messa devono mantenere 1'unita
di composizione, propria del loro testo. Non e dunque lecito di comporli
a pezzi separati, cosi che ciascuno di tali pezzi formi una composizione
musicale compiuta e tale che possa staccarsi dal rimanente e sostituirtsi
con altra.
b) Nell' officiatura dei Yesperi si deve ordinariamente seguire la
norma del Caeremoniale Episcoporum, che prescri\e il canto gregoriano
per la salmodia e permette la musica figurata pe' versetti del Gloria
Patri e per 1' Inno.
Sara nondimeno lecito nelle maggiori solennita di alternare il canto
gregoriano del coro coi cosiddetti falsibordoni o con versi in simile modo
convenientemente composti.
Si potra eziandio concedere qualche volta che i singoli salmi si pro-
pong ano per intero in musica, purche in tali composizioni sia conser-
vata la forma propria della salmodia; cioe purche i cantori sembrino
salmeggiare tra loro, o con nuovi motivi, o con quelli presi dal canto
gregoriano, 0 secondo questo imitati.
Kestano dunque per sempre esclusi e proibiti i salmi cosiddetti di
concerto.
SULLA MUSICA SACRA 141
c) Negli inni della Chiesa si conscrvi la forma tradizionalc dell'inno.
Non e quindi lecito di comporre p. e. il Tantnm ergo per modo che la
prima strofa present! una romanza, una cavatina, un adagio, e il Ge~
nit or i un allegro
d) Le antifone dei Vesperi devono essere proposte d'ordinario con
la melodia gregoriana loro propria. Se pero in qualcho caso particolare
si cantassero in musica, non dovranno mai avere ne la forma di una
melodia di concerto ne 1'ampiezza di un mottetto o di una cantata.
V.
CANTORI.
12. Trannc le mclodie proprie del celebrante all'altare e dei mini-
stri, le quali devono essere sempre in solo canto gregoriano senza alcun
accompagnamento d'organo, tutto il resto del canto liturgico, e proprio
del coro dei leviti, e pero i cantori di chiesa anche se sono secolari,
fanno propriamente le veci del coro ecclesiastico. Per conseguenza le
musiche die propongono devono, almeno nella loro massima parte, con-
servare il carattere di musica da coro
Con cio non s'intende del tutto esclusa la voce sola. Ma questa noil
deve mai predominarc nella funzione, cosi che la piu gran parte del
testo liturgico sia in tale modo esegtiita ; piuttosto deve avere il carat-
tere di semplice accenno o spunto melodico ed essere strettamente le-
gata al resto della composizione a forma di coro.
13. Dal medesimo principio segue che i cantori hanno in chiesa vero
officio liturgico, e che pero le donne, essendo incapaci di tale officio,
non possono essere ammesse a far parte del coro o della cappella rnu-
sicale. Se dunque si vogliono adoperare le voci acute dei soprani e con-
tralti, queste dovranno essere sostenute dai fanciulli, secondo 1'uso an-
tichissimo della Chiesa.
14. Per ultimo non si ainmettono a far parte della cappella di chiesa
se non uomini di conosciuta pieta e probita di vita, i quali col loro
modesto e devoto contegno durante le funzioni liturgiche si mostrino
degni del santo officio che esercitano. Sara pure conveniente'che i can-
tori, mantre cantano in chiesa, vestano 1'abito ecclesiastico e la cotta,
e se trovansi in cantorie troppo esposte agli occhi del pubblico, siano
difesi da grate.
142 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
VI.
ORGANO ED ISTRUMENTT.
15. Sebbene la musica propria della Chiesa sia la musica pura-
mente vocale, nondimeno e permessa eziandio la musica con accompa-
gnamento d'organo. In qualche caso particolare, nei debiti termini e
coi convenient! riguardi, potranno anche ammettersi altri struraenti, ma
non mai senza licenza speciale dell'Ordinario, giusta la prescrizione del
Caeremoniale Episcoporum.
16. Siccome il canto deve sempre primeggiare, cosi 1'organo o gli
strumenti devono semplicemente sostenerlo e non mai opprimerlo.
17. Non e permesso di premettere al canto lunghi preludi o d'inter-
romperlo con pezzi d' intermezzo.
18. II suono dell'organo negli accompagnamenti del canto, nei pre-
ludi, interludi e simili, non solo deve essere condotto second o la propria
natura di tale strumento, ma deve partecipare di tutte le qualita che ha
la vera musica sacra e che si sono precedentemente annoverate.
19. E proibito in chiesa 1'uso del pianoforte, come pure quello de-
gli strumenti fragorosi o leggeri, qtiali sono il tamburo, la grancassa,
i piatti, i campanelli e simili.
20. fi rigorosamente proibito alle cosidette bande musicali di suo-
nare in chiesa ; e solo in qualche caso speciale, posto il consenso del-
1'Ordinario, sara permesso di ammettere una scelta limitata, giudiziosa
e proporzionata aH'ambiente, di strumenti a fiato, purche la composi-
zione e 1'accompagnamento da eseguirsi sia scritto in istile grave, con-
veniente e simile in tutto a quello proprio dell'organo.
21. Nelle processioni fuori di chiesa puo essere permessa dall'Ordi-
nario la ban da musicale, purche non si eseguiscano in nessun inodo
pezzi profani. Sarebbe desiderabile in tali occasioni che il concerto mu-
sicale si restringesse ad accompagnare qualche cantico spirituale in la-
tino o volgare, proposto dai cantori o dalle pie congregazioni che pren-
dono parte alia processione.
VII.
AMPIfiZZA BELLA MUSICA LITURGICA.
22. Non e lecito per ragione del canto o del suono fare attendere
il sacerdote all'altare piu di quello che comporti la ceremonia liturgica.
SULLA MUSICA SACRA 143
Giusta le prescrizioni ecclesiastiche, il Sanclus della mcssa deve essere
compiuto prima dell'elevazione, e pero anche il celebrante deve in que
sto punto avere riguardo ai cantori. II Gloria ed il Credo, giusta la
tradizione gregoriana, devono essere relativamente brevi.
23. In generale e da condannare come abuso gravissimo, che nelle
liuizioni ecclesiastiche la liturgia apparisca secondaria e quasi a servizio
della musica, mentre la musica e semplicemente parte della liturgia e
sua umile ancella.
VIII.
MEZZI PRECIPUI.
24. Per 1'esatta esecuzione di quanto viene qui stabilito, i Vescovi,
se non 1'hanno gia fatto, istituiscano nelle loro diocesi una commissione
speciale di persone veramente competent! in cose di musica sacra, alia
quale, nel modo che giudicheranno piii opportune, sia amdato 1'incarico
d'invigilare sulle musiche che si vanno eseguendo nelle loro chiese. Ne
badino soltanto che le musiche siano per se buone, ma che rispondano
altresi alle forze dei cantori e vengano sempre bene eseguite.
25. Nei seminar! dei chierici e negli istituti ecclesiastic!, giusta le
prescrizioni tridentine, si coltivi da tutti con diligenza ed amore il pre-
lodato canto gregoriano tradizionale, ed i superior! siano in questa parte
larghi d'incoraggiamento e di encomio coi loro giovani sudditi. Allo
stesso modo, dove torni possibile, si promuova tra i chierici la fonda-
zione di una Schola Cantorum per 1'esecuzione della sacra polifonia e
della buona musica liturgica.
26. Nelle ordinarie lezioni di liturgia, di morale, di gius canonico
che si danno agli studenti di teologia non si tralasci di toccare quei
punt! che piu particolarmenteriguardano i principi e le leggi della mu-
sica sacra, e si cerchi di compierne la dottrina con qualche particolare
istruzione circa 1'estetica dell'arte sacra, affinche i chierici non escano
dal seminario digiuni di tutte queste nozioni, pur necessarie alia piena
cultura ecclesiastica.
27. Si abbia cura di restituire, almeno presso le chiese 'principal!,
le antiche Scholae Cantorum, come si e gia praticato con ottimo frutto
in buon numero di luoghi. Non e difficile al clero zelante d'istituire tali
Scholae perfino nelle chiese minori e di campagna, anzi trova in esse un
144 LETTER A E MOTV PROPRIO DI S. S. PIO X
mezzo assai facile d'adunare intorno a se i fanciulli e gli adulti, con
profitto loro proprio ed edificazione del popolo.
28. Si procuri di sostenere e promuovere in ogni miglior modo le
Scuole superior! di musica sacra dove gia sussistono e di concorrere a
fondarle dove non si possedono ancora. Troppo e importante che la
Chiesa stessa provveda all'istruzione del suoi maestri, organist! e can-
tori, secondo i veri principi dell'arte sacra.
IX.
CONCLUSIONE.
29. Per ultimo si raccomanda ai maestri di cappella, ai canton, alle
persone del clero, ai superior! dei seminar!, degli istituti ecclesiastici e
delle comunita religiose, ai parroci e rettori di chiese, ai canonici delle
collegiate e delle cattedrali, e sopratutto agli Ordinari diocesan! di fa-
vorire con tutto lo xelo queste sagge riforme, da molto tempo deside-
rate e da tutti concordemente invocate, affinche non cada in dispregio
la stessa autorita della Chiesa, che ripetutamente le propose ed ora d1
nuovo le inculca.
Dato dal Nostro Palazzo Apostolico al Vaticauo, il giorno
della Vergine e Martire S. Cecilia, 22 Novembre 1903, del
Nostro Pontificate I1 anno primo.
PIVS PP. X
DI CHI E IL VATICANO?
XOTE STORICHE E GIURIDICHE l
XL
La seconda meta del secolo XV aperse un' era novella
alia storia del papato ed a quella della civilta. Un elemento
nuovo, il genio del mondo antico che rinasceva dalle sue
ceneri, aveva invaso le menti, dapprima le piu elette, indi
quelle delle class! superior! ed anche de' membri dell' alto
clero e degli ordini religiosi. Ma col signoreggiare le art! e
le scienze, non tardo ad insinuarsi ne7 costumi, ed a fare gia
pericolare la fede. Se non che Dio vegliava sulla sua Chiesa,
ed appunto in questo tempo le diede un Pontefice coltissimo,
il quale, fidente nella potenza delle idee cristiane, si mise a
capo del rinascimento, disciplinandolo e dominandolo in guisa
che riuscisse a maggior incremento della fede, ad onore ed
a gloria della Sede apostolica.
Questo Pontefice fu 1'umanista Tommaso Parentucelli, ar-
civescovo di Bologna, che, eletto il 6 marzo del 1447 alia
piu eccelsa dignita della Chiesa, prese il nome di Nicolo V.
Della operosita da lui spiegata nel far si, che Roma, centro
della cristianita, fosse pure il centro del rinascimento cri-
stiano nelle lettere, nelle scienze e nelle arti, e divenisse
sotto ogni rispetto degna, sicura e splendida sede del Papato,
discorrono a lungo i suoi biografi, tutti d'accordo nel magni-
ficarne il geriio e nel proclamarlo « il grande ristoratore della
citta » 2.
1 Continuazione. Vedi il quaderno precedente (1285) pp. 9-26.
1 Cf. PASTOR (Storia de1 Papi dalla fine del medio evo, Trento 1890,
Vol. I, lib. 3, §. 5). II GREGOROVIUS afferma che « due sole passion! ebbe
Nicolo V: raccogliere libri e edificare. Se nel primo proposito lo si pa-
1904, vol. 1, fasc. 1286. 10 7 gennaio 1904.
146 DI CHI E IL VATICANO?
Al nostro proposito basterk qui ricordare semplicemente
quel ch'egli fece, negli otto anni del suo Pontificate (1447-
1455), pel palazzo apostolico del Vaticano, gia da lunga
pezza clivenuto 1'ordinaria residenza de' Papi. Egli pertanto,
sotto la direzione di un proprio « ingegnere di palazzo », fece
restaurare ed abbellire i local! gia costruiti da' suoi anteces-
sori ; inizio quindi la fabbrica di un nuovo palazzo, che, nel
suo disegno, doveva essere « il piu magnifico palazzo che mai
dar si potesse » *.
Secondo i registri de'conti, i lavori procedettero con feb-
brile attivita e mirabile prestezza. Sorse allora.il maestoso
editicio che si scorge ancor oggi a sinistra di chi, montando
il moderno grande scalone di Pio IX, entra nel cortile di
S. Damaso. Di questo edificio, il primo piano fu eompiuto
e, come vedremo, notevolmente riforrnato piu tardi da Ales-
sandro VI; il secondo piano pero rimane oggi sostanzialmente
quello che fu a' giorni di Nicolo V. Esso contiene le famose
stanze che furono poi dipinte da Raffaele Sanzio, coi local!
attigui e con la cosi detta cappella di S. Lorenzo. Nicolo V
edifico altresl la sala de; palafrenieri, una parte del Belve-
dere ed un'aitra cappella dedicata al suo Santo patrono. Egli
dispose inoltre che si erigessero attorno al palazzo pontificio
alte muraglie munite di torri, delle quali una rimane tut
tavia, detta « torrione », che riguarda i prati di Castello.
Enea Silvio Piccoloinini, che fu poscia Papa Pio II, cosi
serisse del palazzo ed in generale delle fabbriche di Nicolo V :
« A quella guisa che Castel Sant'Angelo sopravvanza le anti-
che costruzioni degl1 imperatori, cosi le fabbriche di Nicolo V
superano quanto ha saputo presentare Tepoca moderna; che
se 1'opere sue avessero potuto terminarsi, ben sosterrebbero
il confronto con qualsiasi altra degli antichi imperatori 2. »•
ragono a Tolomco, per il secondo rispetto lo si puo ben comparare ad
Agrippa ovvero ad Adriano. » (Storia della Citta di Roma, Veneziay
1875, Vol. 7, pag. 744}.
1 GREGOIIOVIUS, Ibid., pag-. 747.
2 Cf. VOJUT, Die l}riederbelebung des classischen Altertums. Bcrlino.
1881, II, 64-65.
DI CHI E IL VATICANO? 147
XII.
II piu prezioso ornamento e la parte principale del nuovo
palazzo del Vaticano doveva essere e fa, nel disegno di Ni-
colo V, ima grandiosa e ricchissima biblioteca, la quale, non
altrimenti che 1'antica biblioteca pontificia, lt a cui dava nuova
vita, fosse a lui ed a' suoi successor! un necessario sussidio
nell'esercizio del sacro ministero, e, per la difesa della fede
e degli ordinamenti ecclesiastic!, tramandasse alia posterita
intatti e sicuri i monument! dell'antica sapienza. Bibliothe-
cam, cosl scrive il suo biografo, opportune quo dam palatii
sui loco condere etc const-mere deer ever at ad communem
cunctorum Romanae Ecclesiae Praelatorum utilitatem et ad
perpetuum quoque el aeternum sacri palatii ornamentum 2.
Ristoratore pertanto de' danni che la biblioteca pontificia
aveva patiti nelle vicende di Avignone e dello scisma, Ni-
colo V pose la sua autorita e le sue ricchezze a servigio
degPinteressi della religione e della scienza. Egli non si tenne
pago di far raccogliere e rnoltiplicare i manoscritti esistenti
in Italia; ma spedi agent! pressoch6 in tutti gli altri paesi
1 Fin dalla piu remota antichita i Papi, quali vescovi di Roma e
Capi di tutta la Chiesa, ebbero la loro propria biblioteca, designata
riegli innumerevoli document! che la riguardano, coi nomi di sacrum
archwium, scrinium, chartarium, bibliotheca Ecclesiae, bibliotheca Eccle-
siae romanae, bibliotheca Sedis apostolicae. — G. B. DE Rossi (De ori-
gine, historia, indicibus, Scrinii et Bibliot/iecae Sedis apostolicae, Roma
1886), tessendo la storia della biblioteca pontificia. la divide in tre parti,
rispondenti a tre eta successive. La prima eta si estende dalle origin!
iino allo scorcio del secolo XIII, ossia all'anno 1295; la seconda, dal
1295, anno primo del pontificate di Bonifacio VIII, fino al 1447 ultim'anno
del pontificato di Eugenio IV; la terza comincia col pontificato di Ni-
colo V, e giunge fino a' tempi nostri. Sul medesiino argomento si vegga
altresi Tegregia opera di F. EHRLE, Historia bibliothecae romanorum
pontificum turn Bonifatianae, turn Avenionensis, Tom. I, Roma 1890.
* Cosl il MANETTI, Vita Nicolai V. Presso MURATORI, Eerum Hal.
Script. Torn. Ill, pars II, Milano 1734, col. 926.
148 DI CHI E IL VATICANO?
per rintracciare, comperare e trascrivere nascosti tesori let-
terarii. « L'influenza della Santa Sede, scrive il Pastor, pe-
netrava la cristianita, e Nicolo V se ne serviva non per
ritrarne material! vantaggi, ma libri l. » I suoi agenti si
trovavano un po7 da per tutto : in Francia, in Prussia, in
Inghilterra, in Danimarca, in Norvegia e persino in Grecia
e in Turchia. II prezzo non doveva spaventare nella com-
pera nessuno di questi agenti; quanto piu ricco bottino essi
riportavano, tan to piu soddisfatto ne rimaneva il Pontefice.
I manoscritti poi di nuovo acquisto erano per suo ordine
incontanente moltiplicati e corretti da schiere di copisti e
scrittori.
Mediante queste cure incessant!, venne fatto al Pontefice
di raccogliere in un tempo relativamente assai breve una
biblioteca nel suo genere unica, giudicata dai dotti di quel
tempo omnium quae faerant praestantissima 2. A Prefetto
della medesima Nicolo V nomino un tal Giovanni Tortello,
uomo versato non meno in teologia che nella classica lettera-
tura, il quale compilo tosto un catalogo de' volumi a lui affidati.
II Manetti, che fu segretario e famigliare di Nicolo V, afferma
con sicurezza che il catalogo numerava alia morte del Papa
piu di cinque mila volumi: Tantam graecorum et latino-
rum librorum copiam ab eo congregatam fuisse novimus,
ut supra quinque millia codicum volumina recenserentur -8.
Vespasiano da Bisticci, anch'egli famigliare del Papa, ripete
la medesima cosa : « Congrego grandissima quantity di libri
in ogni faculta, cosi greci come latini, in numero di volumi
cinque mila 4. » Sull'autorita degli Assemani, il Pastor 5 atte-
sta essersi calcolato che Nicolo V abbia speso in tutto per la
sua biblioteca circa quaranta mila scudi.
1 Op. tit., pag. 405.
2 G. B. DE Rossi, op. cit, pag. CVIII.
3 Vita Nicolai V; MURATORI, op. cit., col. 925.
4 Vita di Nicolo V Papa, n 25; MAI, Spicilegium romanum Tom. I.
Roma 1839, pag. 48. Per Tesattezza storica notiamo che il numero di
cinque mila 6 ritermto oggi da1 dotti critici come esagerato.
r> Op. cit., pag. 407.
Dl CHI E IL VATICANOV 149
XIII.
Dal letto di morte nel suo palazzo del Vaticano Nicolo V
rivolse a' Cardinal! ivi present! un'allocuzione, nella quale
dichiaro loro lo scopo e lo spirito da cui era stato mosso nel
compiere le magnifiche opere sopra accennate. Da questa di-
chiarazione apparisce chiaro aver egli sempre ed anzitutto
operato, sia nell'edificare il nuovo palazzo, sia nel ristorarne
la biblioteca, come vescovo di Roma e supremo gerarca di
tutta la Chiesa cattolica, ribadendo cosl con un nuovo splen-
dido fatto il preesistente titolo di proprieta sul palazzo del
Vaticano, ch'egli aveva ereditato da' suoi antecessori.
Ecco le sue parole: Ad christianorum populorum erga
romanam Ecclesiam ac Sedem apostolicam devotionem fo-
vendam... multa et quidem singularia hie in Urbe opera
perfecimus... quam [Urbem] summorum Pontificum Sedem^
atque aeternum Pontificiae sanctitatis habitaculum ab omni-
potente Deo constitutam fuisse non ignoramus... Proinde
hoc palatium, in quo nunc sumus, IDONEUM SUMMORUM PON-
TJFJCUM DOMiciLiUM, et hoc scicrosanctum Petri apostolorum
principis templum, huic nostrae domui contiguum, pro di-
gna quadam et secura cum capitis, turn omnium membro-
rum, et totius Curiae halritatione, iampridem aedificare ac
re for mare inchoavimus i.
Inoltre ch'egli, sebbene Papa-re, abbia compiute le an-
zidette opere in quanto Papa e non gia in quanto Re, si di-
mostra da un altro fatto, attestato da storici antichi e mo-
derni, amici e nemici del pa'pato. II fatto riguarda i provenfci,
onde si servi Nicolo V per eseguire i suoi disegni. Ora 6
fuor d'ogni dubbio, che tali proventi non furono quelli del-
Terario pubblico, la cui amministrazione a lui spettava conic
1 II tfesto dell'allocuzione latina e pubblicato dal MURATORI, Berum
Hal. script., Tom. Ill, col. 950.
150 DI CHI E IL VATICANO?
a sovrano temporale dello Stato pontificio, si bene quelli del
tesoro ecclesiastico propriamente detto, di cui egli disponeva
come sovrano spirit uale della Chiesa cattolica. Egli infatti
inipiego per questo scopo le ingenti somme raccolte, durante
il giubileo dell'anno santo 1450; somme ch'erano il frutto
delle offerte od elemosine che i fedeli di tutto il mondo cat-
tolico deposero a' suoi piedi, riconoscendo e venerando in
lui, non gi& il sovrano temporale di un piccolo Stato, ma
il Vicario di Gesu Cristo, il successore di S. Pietro, il su-
premo Padre e maestro delle loro anime.
II Gregorovius ricorda, e vero, Fingiusta censura di co-
loro i quali accusarono Nicolo V « d'aver sprecato milioni
in libri e in mattoni », ma attesta altresi il fatto che quei
milioni non furono tolti al pubblico erario. Questo grande
Pontefice, scriv'egli, volendo fare costruzioni degne di lui,
« comincio la sua impresa a poco a poeo, finche I'entrate
raccolte col Giubileo gli diedero agio di far lavorare in di-
mensioni colossali 1. » Ancor piu autorevole e la testimonianza
del gi& citato segretario Manetti. Discorrendo de' lavori in-
trapresi dal Pontefice7 egli fa espressa menzione del palazzo
e della biblioteca, e dopo d'aver ricordate le ricche offerte in
danaro che per mezzo del giubileo erano venute alia Chiesa
di Roma, soggiunge : Ex nova et inopinata praedictarum
pecuniarum acquisitione, [Pontifex] non modo ad coeptorum
operum prosecutionem sed amplificationem etiam et aliorum
huiusmodi innovationem mirum in modum animum appli-
cult 2. Vespasiano da Bisticci, Taltro biografo di Nicolo V,
cosi attesta : « Venne dal giubileo alia Sede apostolica gran-
dissimo numero di danari, e per questo comincio il Papa ad
ediflcare e mandare per libri e' greci e latini in ogni luogo
donde ne pote avere, non guardando a prezzo ignuno 3. »
1 Op. cit., ediz. di Venezia, Vol. 7, pagg. 745 e 751.
2 Cf. MURATORI, 1. c., col. 925.
3 Vita di Nicolo V, nciin, 25. Cf. MAI, Spicilegium romanum, torn. I,
pag. 48.
DI CHI E IL VATICANO? 151
XIV.
Da tutto cio si par manifesto qual fosse al tempo di Ni-
colo V la condizione giuridica, non solo del palazzo del
Vaticano, ma eziandio della sua biblioteca, sia che questa
si consider! come semplice restaurazione e continuazione del-
1'antica biblioteca pontificia, sia che si riguardi come una
fondazione del tutto nuova.
Sotto il primo rispetto, che noi riteniamo essere il solo
vero, essa faceva parte del Tesoro della Sede apostolica ed
era per conseguenza sua proprieta. II Tesoro infatti com-
prendeva, non solo tutta la suppellettile e gli oggetti pre-
ziosi appartenenti a' Pontefici, ma eziandio la biblioteca e
T archivio. Cosi quando Bonifacio VIII, nel 1295, ordino
che si facesse Ylnventarhuii de omnibus rebus inventis in
thesauro Sedis apostolicae, in questo inventario si veggono,
in mezzo ad altri oggetti, registrati una dovizia di mano-
scritti, di messali, di pontifical!, di codici di diritto civile ed
ecclesiastico, di opere teologiche ed anche medicinal!, di com-
mentari greci di Aristotele, ecc. Lo stesso dicasi degli inven-
tarii del Tesoro, compilati negli anni 1304, 1311, 1327, 1329 '.
Marcello II, tuttora cardinale, in una lettera da lui diretta
il 16 settembre del 1554 al cardinale Farnese, gli raccomanda
vivamente di far preporre alia biblioteca vaticana persone
degne e capaci, poiche, scriv'egli : « La libreria e il maggior
thesoro ch'abbia la Sede Apostolica, perche in essa si con-
serva la fede dall'heresie, come V. S. Illma sa » 2.
1 II testo dell1 Inventario di Bonifacio VIII si conserva nell'Archivio
vatieano (arm. LVI, vol. 45). Di questo documento e del Tesoro della
Santa Sede discorru dottamente I'EHRLE nell'opera sopra citata, (Part. I,
cap. II, pp. 5 sg.), ed anche uelV Archiv fur Litter atur-und Kirchenge-
schichte des Mittelalters. Erster Band, Berlin 1885, pp. 1-48, 228 364.
a Melanges d' Archeologie et d'Hisioire, Vol. 12. (1892), pag. oil.
152 DI CHI E IL VATICANO?
Che se la biblioteca vaticana si vuol riguardare sotto il se-
condo rispetto, cioe come una nuova fondazione di Nicolo V,
essa si dimostra parimente proprieta della Santa Sede. Poiche
fu fondata da un Papa in quanto Papa ad perpetuum sacri
palatii ornamentum ; fu fondata ed arricchita di preziosi
codici e sceltissimi libri per servire anzitutto a7 Papi nel
governo della Chiesa ad communem cunctorum Romanae
Ecclesiae Praelatorum utilitatern; fu fondata in fine ed arric-
chita coi denari della Chiesa romana ex pecuniarum acqui-
sitione tempore lubilaeij e percio coi denari proprii de' Papi,
quali vescovi di Roma e rappresentanti giuridici della Sede
apostolica.
XV.
La biblioteca cosi ridonata a nuova vita da Nicolo V,
and6 poi, a mano a mano, sotto i Papi seguenti, amplian-
dosi fino a quel sommo di magnificenza ch' ora vediamo.
Dov' 6 da notar bene, ch'essa non ebbe mai il carattere
di biblioteca pubblica dello Stato pontificio, ma sempre con-
servo quello di biblioteca privata della Sede apostolica e della
Santa romana Chiesa, e come tale fu costantemente ritenuta
e governata da' Papi durante i 415 anni che scorsero dal-
Fanno 1455, data della morte di Nicolo V, sino air anno 1870,
data dell' « aggregazione » di Roma al Regno d'ltalia.
I documenti storici che lo dimostrano sono pressoche innu-
merevoli e tutti perentorii. II lettore li trover^ in gran parte
raccolti nell' opera del De Rossi gia sopra citata, eel anche in
quelle degli Assemani1, del Miintz-Fabre 2, del Batiffol 3, e di
altri. Ricorderemo qui per saggio la Bolla del 15 giugno 1477,
1 Bibliothecae apostolicae vaticanae catalogus, torn. I.
* La bibliotheque du Vatican au XV siecle d'apres des document*
inedits, Parigi, 1887 ; MUNTZ, La bibliotheque du Vatican au XVI sie -
cle, notes et documents, Parigi, 1886.
3 La Vaticane de Paul III a Paul V. Parigi, 1890.
DI CHI E 1L VATICANO? 153
pubblicata da Sisto IV in occasione delle nuove sale da lui
fatte costruire per la biblioteca apostolica, affinch6? dic'egli,
librorum volumina romanorum Pontificum et NOSTRA in
unum certum determinatum et commodum locum, omni
cultu ornata, ad ordinem decentem essent disposita }.
Parimente Giulio IT, nel suo Breve del 17 lugiio 1510,
parla della biblioteca vaticana come di cosa propria, verso
la quale i romani Pontefici debbono avere singolare solleci-
tudine, appunto per i grandi servigi ch'essa rende alia Chiesa
romana, quae aliarum omnium reginay litteratorum prae-
sertim virorum ductu et auxilio erecta, propagata etin sua,
qua nunc est maiestate, collocata fuit 2.
Lo stesso identico linguaggio fa tenuto da Sisto V nel
dedicare ch'egli fece nel 1587 lo splendido nuovo edificio da
lui assegnato alia biblioteca apostolica, quae a sanctissimis
prioribus Pontificibus in ipsis adhuc surgentis Ecclesiae
primordiis incJioata, pace Ecclesiae reddita, Laterani insti-
tuta, a posterioribus deinde in Vaticanum, ut AD usus PON-
TIFICIOS paratior esset translata, ibique a Nicolao V aucta
et a Sixto IV insigniter exculta fuit 3.
Piu tardi Urbano VIII (1626) apertamente dichiaro: Quod
si ulla eiusdem palatii (vaticani) pars providentiam pontifi-
ciam praecipuam promeretur, bibliotheca NOSTRA vaticana
ill am merito postulare dignoscitur 4.
Della quale singolare provvidenza, troviamo una prova
eloquente negli atti e negli scritti di Clemente XII. Egli
aggiunse nuove stanze alia biblioteca vaticana erigendovi
il braccio destro, che destino alia conservazione de; codici
orientali da lui acquistati e de' libri alia medesima donati
dal Cardinale Quirini. Confermo inoltre, con una Bolla del
1 BARONIO, Annales ecclesiastici, Lucae 1753, torn. X, pag. 595.
2 ASSEMANI, Bibliothecae apostolicae vaticanae catalogue, torn. I,
pag\ 61.
3 Cosi leggesi nella lapide posta a quel tempo, e che tuttora esiste,
a destra della porta della grande sala della biblioteca.
4 ASSEMANI, 079. c^., pag. 65.
154 DI CHI E IL VATICANO?
24 agosto 1739, le leggi che per la biblioteca erano state
stabilite da Sisto V ed altre ne sancl assai opportune. In
questa Bolla, egli descrive per sommi capi la storia della bi-
blioteca vaticana a romanis pontificibus non sine -mag nix
sumptibus et labor ibus instructa; loda lo zelo e lo studio
indefesso de' suoi antecessori in Us praesertim undique con-
quirendis libris et codicibus, qui ad catholicae religionis
decus, praesidium et incrementum ducerent ; ricorda in-
fine le nuove costruzioni, le riparazioni e le notevoli aggiimte
fattevi, dopo il pontificato di Sisto V, da Paolo V (1605-1621),
daGregorio XV (1621-1623), da Urbano VIII (1623-1644), da
Alessandro VIII (1689 1691), e da Clemente XI (1700-1721) 1.
Con quali proventi i Pontefici pur ora norainati abbiano
provveduto alia conservazione e al progresso della biblioteca,
puo argomentarsi dalla Bolla pur ora citata di Clemente XII.
Egli assegna alia biblioteca 1'annua somma di ottanta scudi
*"
romani per la compra della carta, deHa pergamena e di altre
simiii cose, ab apostolico palatio nostro persolvenda ; asse-
gna inoltre esclusivamente per la compra di libri e di codici
le rendite provenienti da beni ecclesiastici, cioe ex abbatia
eidem bibliotJtecae addicta; dispone infine che tutte le altre
spese necessarie in aedibus sive reparandis sive de novo
faciendis, siano sostenute ab eodem apostolico palatio. Lo
stesso pu6 anche argomentarsi dalla seguente nota, lasciataci
dallo Schelstrate, custode della Vaticana sotto il Pontificato
di Alessandro VIII : « La Santita di Nostro Signore Alessan-
dro VIII, havendo con il proprio denaro co«iperata la libre-
ria della Regina di Scozia, ha donato alia libreria vaticana
gli codici manoscritti, eccettuati settanduoi, che sono dati
airArchivio apostolico ecc. 2. »
1 Bullar., Edit. Taurinensis 1872, torn. XXIV, pag. 571.
? La nota si legge in un Inventario delia Vaticana (Vat. lat. 7138)
Cf. BATIFFOL., op. cit., pag. 60. II medesimo Autore (ibid.) da due altre
notizie, degne d'esser qui ricordate a conferraa della nostra tesi. Sotto
il Pontificato di Sisto V, la Vaticana acquisto parecchi manoscritti greci
DI CHI E IL VAT1CANO? 155
XVI.
Memori clie « la biblioteca e il maggior tesoro ch'abbia
la Sede apostolica », i successor! di Clemente XII non sono
stati meno solleciti nell'asserire il proprio diritto sulla bi-
blioteca vaticana e nel promuoverne il lustro e Tincremento
per i grandi vantaggi che da essa si ripromettevano in fa-
vore della Chiesa.
Benedetto XIV, dovendo nel 1755 nominare un succes-
sore al bibliotecario Cardinale Quirini, cosi scrisse al Car-
dinale Passionei : Tibi committimus officium S. R. E. biblio-
thecarii, seu protectoris bibliothecae NOSTRAE vaticanae i.
La medesima formola, usata gia fin dal tempo di Giulio III
(1550), fu pure usata in tutte le seguenti nomine del Card. Al-
bani (1761) da Clemente XIII ; del Card, de Zelada (1780) da
Pio VI; del Card. Gonzaga (1802) da Pio VII; del Card, della
Somaglia (1826) da Leone XII; del Card. Albani (1830) da
Pio VIII; del Card. Lambruschini (1833) da GregorioXVI;
del Card. Mai (1853), del Card. Tosti (1859) e del Card. Pitra
(1869) da Pio IX.
Sulle benemerenze de' Pontefici verso la loro biblioteca,
durante la prima meta del secolo XIX, il lettore trovera im-
portantissimi ragguagli nel Moroni 2. Pio VII Tarricchi di
una libreria, fornita di sei mila e piu volumi, ch'egli aveva
acquistata dall'eredita del Cardinale de Zelada ; Leone XII
donati al Pontefice da un tal Francesco Accidas ex mera in Romanam
Sedem devotione. Parimentc, sotto il Pontificate di Urbano VIII, .« li Illirii
Cardinal! bibliotccarii pro tempore fecero visitare librarie de religiosi e
loch! pii, e da quell c presi libri, li misero nella Vaticana per servitio della
&ede Apostolica. »
1 ASSEMANI, 1. c., pag. 67.
2 Dizionario di erudizione ecc. Vol. V. Venezia 1840, pag. 222.
156 DI CHI E IL ATATICANO?
vi aggiunse i libri d'antichita e d'arte del Conte Cicognara ;
Gregorio XVI v' istitui un appartamento speciale per i libri
stampati, e le di6 in dono diversi rarissimi codici oriental! e
non pochi greci e latin! di sua personale proprieta.
Pio IX, negii anni del suo pontificato che precedettero il
1870, non fu inferiors a' suoi antecessori nella protezione
prestata alia sua biblioteca, la cui gran sala egli fece splen-
didamente restaurare, ed arricchi coi doni ricevuti dalla de-
vozione e dall'ossequio de' Principi, che nella sua persona,
veneravano il supremo Gerarca della Chiesa cattolica.
XVII.
Sicch6 il pensiero che animo quest! Pontefici nel conser-
vare e promuovere gl' increment! della biblioteca vaticana,
fu quello stesso che avea mosso i loro antecessori a fondarla,
ricostruirla ed arricchirla: il pensiero cio6 di provvedere ad
un vero bisogno della Chiesa. Per tutti i Papi, come la fonda-
zione, cosi la conservazione della biblioteca, fu e sara sempre
un atto richiesto da' doveri del loro apostolico ministero.
A conferma, diamo qui un estratto del Motu proprio, fi-
nora inedito, di Leone XIII, datato il 21 ottobre 1902 : « Lo
incremento del patrimonio scientifico letterario indispensa-
~bile all' esercizio del Nostro Supremo Magistero Apostolico
come fu cura costante ed assidua dei Nostri Predecessor!
cosi fu puranco del Nostro Pontificato. . . . Ordiniamo altresl
che questa Biblioteca, nonche 1'altra acquistata unitamentc
all'archivio della famiglia Borghese, pure con denaro della
Santa Sede, sieno rese accessibili agli studiosi nella Biblio-
teca Vaticana, sotto Tosservanza di quelle norme che Ci
piacer^i stabilire; intendendo e volendo che si Tuna che
1'altra, insieme a tutti gli altri libri e manoscritti finora
acquistati e che potranno essere acquistati in appresso, mentre
Dl CHI E IL VATIC ANO? 157
sono e debbono restare in propriety libera della Santa Sede
e del Sommi Pontefici Nostri successor! come mezzo indispen-
sabile airesercizio del loro alto Ufflcio, servano altresl con
le debite cautele e compatibilmente col fine primario ora ri-
petuto air incremento della coltura scientifica, letteraria ed
artistica. »
Con aprir pertanto la loro biblioteca a'dotti ed agli eruditi,
affinche se ne valessero per i loro studii e per T incremento
delle lettere e delle scienze, i Papi hanno dato bensi mani-
festa prova della loro liberalita, non ne hanno pero cambiata
punto la primitiva destinazione, ne alterato comecchessia il
carattere giuridico. I dotti che V hanno frequentata, prima
e dopo del 1870, hanno cio fatto per sola graziosa conces-
sione de' Pontefici e subordinatamente alle condizioni e re-
strizioni da loro apposte.
Cosi stando le cose, si par manifesto, che la biblioteca
vaticana, al tempo della nota « aggregazione » di Roma al
Regno d' Italia, era di diritto e di fatto la biblioteca della Santa
Romana Chiesa. Come tale, essa era allora, ed 6 oggi, pro-
prieta della Sede apostolica e percio de' Papi, quali vescovi
di Roma e sovrani spiritual! del mondo cattolico.
(Continua)
HERBERT SPENCER
LA SUA VITA E LE SUE OPERE
Una faccia ampia, serena, scolpita ed affaticata, una fronte
alta e leggermente rugosa, due occhi piccoli, ma pieni di
luce e di pensiero, il naso maschio ed aquilino, la bocca
larga, il mento e le gote rasi, il sommo del capo, in questi
ultimi anni, affatto calvo, una capigliatura abbondante sulle
tempia, la quale continuandosi colle basette, circondava tutto
il viso di un'aureola quasi Candida; ecco Taspetto esteriore
deiruomo che il giorno 8 dicembre, a Brighton, in Inghil-
terra, nella tarda eta di 83 anni, spariva dalla scena di questo
mondo.
Herbert Spencer e morto.
In questo momento, quando le carni del filosofo ingiese
fermentano ancora nelFinesorabile crogiuolo della morte, e
difficile prevedere che cosa dira del sistema filosofico di lui,
fra cento o duecento anni, la storia della fllosofia. Tuttavia,
qualunque sia per essere il suo giudizio, non potra certa-
inente negare 1'alto ingegno del pensatore di Derby, la va-
stita delle sue cognizioni, la forza sintetica della sua mente,
lo sguardo suo acutissimo nei recessi misteriosi dove si ce-
lano le origini delle cose, la sua costanza nello studio, il suo
a more ardente e disinteressato per la verita, il disprezzo di
ogni onore e terrena ricchezza, la sua vita quasi povera,
sempre immacolata, travagliata da molte e spesse malattie,
combattuta da critici non sempre giusti e generosi, parca,
sdegnosa, quasi solitaria e consunta nello scandagiiare le
profondita misteriose del cosmo.
HERBERT SPENCER 159
*
•K- ••;.•
Herbert Spencer nacque a Derby il 27 aprile 1820. Fino
all'eta di 17 anni egli non ebbe altri educator! che suo padre,
un maestro di scuola, e suo zio, il re verendo Tommaso Spencer,
ministro della chiesa metodista. Questi voleva mandare il
nipote a Cambridge per ivi cominciare a sue spese il corso
universitario, ma il giovane, quanto studioso e intelligente,
altrettanto indipendente nel metodo e nella materia de' suoi
studii, rifiuto 1'offerta e si allogo per ingegnere in una strada
ferrata, senza tuttavia lasciare i diletti suoi studii che si esten-
devano a quasi tutto il campo dello scibile umano.
Egli pubblico il suo primo libro nel 1842, a 22 anni di
eta, e sopra un soggetto che doveva piu volte, nella lunga
sua vita, tornargli sotto la penna, cio6, « Dei doveri proprii
di un Governo ». Lasciata nel 1847 la sua arte d'ingegnere,
egli si stabili a Londra e si guadagno la vita scf ivendo per
varii periodici, allora, assai in voga, come la Westminster
Review, The Economist e il Leader. Dal 1848 al 1853 egli
ebbe ufficio di sottoeditore dell' Economist. Nel 1850 pubblico
la prima sua grand'opera, Social Statics, e i Principles of
Psychology nel 1855. Nel 1860 pose a rumore il mondo filo-
sofico colla pubblicazione dello schema della sua Synthetic
Philosophy che doveva comprendere dieci volumi, e che
difatti fu terminata da lui nel 1896 col terzo volume de' suoi
Principles of Sociology. Fra queste grandi opere, scrisse
dal 1842 in poi una stragrande quantita di opuscoli sopra
ogni ramo dello scibile umano, coordinandoli alle idee diret-
tive della sua filosofia. Cosi nel 1852 egli stampo un breve
opuscolo che aveva per titolo The Development Hypothesis,
dove lo Spencer, a confessione del Darwin e dei darwinisti,
propone e difende le teoriche evoluzioniste, da questi ultimi,
alcuni anni piu tardi, meglio spiegate e piu largamente ap-
plicate.
160 HERBERT SPENCER
Da questo breve cenno s'intendera di leggeri quanto fosse
grande Tattivita letteraria dello Spencer. Per sessant'anni
continui egli lavoro, quasi senza interruzione, a costruire
una filosofia sintetica che nel vasto suo ambito abbracciasse
tutte le scienze moderne. Sociologia, politica, etica, evoluzione,
psicologia, educazione intellettuale, morale e fisica, classifi-
cazione delle scienze, primi principii, doveri del Govern!,
statica soeiale, giustizia, T individuo contro lo State, mo da
e costumi, analisi del grazioso, fisiologia del riso, so no alcuni
del titoli del libri od opuscoli nei quali il filosofo di Derby
profuse il ricchissimo corredo di una memoria tenacissima,
di un vasto intelletto, di una potenza non comune di osser-
vazione e di una fantasia pari air ingegno.
Come Aristotile, come Platone, come il Kant, 1' Hegel
ed altri molti della eta antica e della recente, lo Spencer
ebbe I'ambizione- di fondare un nuovo sistema di filosofia, la
filosofia della scienza moderna. DaH'Hamilton e dal Mansel,
e quindi, in origine, dal Kant, egli derive i suoi principii,
cio6 Tessere ogni cognizione relativa e che V ultimo, cosi in
filosofia, come in religione, e ignoto ed inconoscibile. Dal Comte
accetto il positivismo del quale fece uso nella sua defiuizione
del fine della scienza ed in generale nel suo disegno di coor-
dinazione delle scienze. Finalmente, dall'anatomista Wolff,
dall'embriologista Von Baer e dal geologo Lyell, tolse il prin-
ciple di evoluzione, fondamento di ogni biologia moderna.
Nei « Primi principii » egli insegna che, « ne le idee
scientifiche, n6 le credenze religiose esprimono 1'intima natura
dell'ente reale; che le piu alte idee scientifiche, quali sono
Tidea dello spazio, del tempo, della materia sono piene di
antinomie e che la nostra idea deirinfiuito e irAadeguata. Cio
anche si avvera rispetto a Dio. Credere dunque che Dio sia
in s6 veramente, tale quale noi pensiamo ch'egli sia, 6 una be-
stemmia. » In conclusione, egli sostieue che « V ultimo in ogni
LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 161
cosa 6 inconoscibile. Se dimque 6 possibile uua certa ricon-
ciliazione fra la fede e la scienza, dovra effettuarsi nel piu
profondo, nel piu ampio e nel piii certo del fatti, che, cioe, la
forza arcana che F universe ci spiega davanti agli occni e
del tutto inscrutabile. » Altrove pero lo stesso filosofo inse-
gna che « TUltimo o FAssoluto si rivela a noi nelle forme e
nelle leggi sotto le quali si compiono i fenomeni cosmici »;
e con cio abbandona il campo dell7 agnosticismo e viene a
riconoscere con Aristotile e San Tommaso e in generale
coi dottori cattolici che FAssoluto non e affatto inconoscibile,
ma parzialmente e per analogia si rivela alle intelligenze
umane per mezzo delle creature.
I postulati della sua filosofia sono tre: « 1'esistenza nel
cosmo di generi e di differenze; la distinzione dell'io dal non
io; le prime iiozioni di spazio, tempo, materia, moto », i
quali, secondo lo Spencer, non sono altro che « forme gene-
rali che i'lnconoscibile assume nelle sue manifestazioni at-
traverso 1' universe ».
Quando poi il filosofo cerca la formola universale che
comprenda tutte le singole formole della scienza e della fi-
losofia, la scopre nel « continuo giro e nella coritinua distri-
buzione della materia e del moto »; il che involve un doppio
processor « un primo processo di evoluzione, consistente nella
integrazioae della materia e nel dissiparnento del moto; un
secondo processo di dissoluzione che importa la disaggrega-
zione della materia e Fassorbimento del moto ». E in quest!
due process! egli fa consistere « la legge della sintesi uni-
versale » che pone a fondamento della sua filosofia.
Passando alia biologia, lo Spencer definisce la vita come
« un per pet uo aggiustamento dello stato inter no del vivente
all'ambiente esterno ». Egli non nega la creazione, ma vi
passa sopra. II suo sisterna tuttavia lo conduce ad accettare
in tutta la sua ampiezza la teoria delFevoluzione che egli si
sforza di provare, prendendo argomento dalla biologia, dalla
embriologia, dalla morfologia e dalla distribuzione della vita
sulla terra.
1904, vol. 1, fasc. 1S86. 11 8 gennaio 1904.
162 HERBERT SPENCER
La psicologia, per lo Spencer, e in realta un ramo della
biologia, non essendovi per lui fra le varie operazioni men-
tali nessuna differenza organica. Egli considera « le azioni
riflesse, il sentimento, 1'istinto, la volonta, I'intelligenza come
tanti gradi nel corso dell'evoluzione del vivente, dal semplice
al complesso, dairindeterminato al determinate, dall'omogeneo
all'eterogeneo. » Quanto alia sostmza della mente, « essa e,
secondo lui, inconoscibile » ; e spiega i varii atti deirintel-
letto per mezzo dei varii stati della coscienza. Non e tuttavia
un fenomenalista. « L'esistenza, egli dice, non e che persi-
stenza, e quindi quel non so che, il quale, nella mente, ri-
mane immutato, a dispetto di tutte le mutazioni, e mantiene
1'unita dell'io intellettuale, non ostante tutti gli sforzi per
dividerlo, quel non so che di persistente, noi diciamo sostanza
della mente, a fine di distinguerlo dalle varie forme ch'esso
assume. »
Rispetto alle origini delle idee, egli tiene una via media
fra 1'empirico che attribuisce ogni elemento della cognizione
alia esperienza dell'individuo ; e al transcendentalista che
considera gli elementi necessarii ed universal! del pensiero
come forme intuite. Egli rigetta percio T empirismo del
Locke e delFHume, e 1'assoluto apriorismo del Leibnitz e
del Kant. Egli sostiene che « il pensiero e Teffetto di asset -
tamenti organici o semi organici, i quali, trovandosi inge-
niti nei nervi cerebrali del fanciullo, compendiano 1'espe
rienza di tutti i suoi antenati. » Da queste disposizioni ere-
ditate dai nostri maggiori egli deriva la impossibility nella
quale ci troviamo di contraddire certi principii primi e certe
verita di fatto. « Questa naturale impotenza a concepire il
contrario di certi principii e di certe verita el' ultimo cri-
terio della verita stessa e di tutte le credenze religiose. In
conseguenza, secondo il filosofo inglese, quella cognizione ha
per noi il massimo grado di certezza, che noi siamo obbli-
gati ad accettare, perche non possiamo concepire il con-
trario. »
Nei varii suoi trattati di sociologia^ lo Spencer concepi-
LA SUA VITA E LE SUE OPERE 163
see la society come un organismo individuale, con questa
differenza tuttavia, che, laddove neir organismo individuale
le parti esistono pel tutto; nella societa invece il tutto esi-
ste per la parte. In conseguenza, lo Spencer crede piu per-
fetta quella societa dove meno predomina il militarismo e
1'ufficialismo, dove il Governo meno inceppa le libere atti-
vita dei cittadini e dove Pindustrialismo 6 piu in onore. Da
questo solo, se altronde non fosse noto, si potrebbe dedurre
facilmente che 1'autore dei « Principles of Sociology » ap-
partiene alia nazione inglese dove Tindustrialismo fu sempre
stimato assai, e forma anche oggi il nerbo del paese.
Finalmente, lo Spencer fond6 il suo sistema di etica na-
turale, sostituendo la morale delFutile razionale a quella del-
Futile empirico della scuola del Bentham. « Anche le forze
morali, egli dice, si sviluppano in noi in maniera analogs
alle forze meramente fisiche, e tendono ad una savia com-
binazione dell'egoismo coH'altruismo. Colui nel quale questa
combinazione 6 perfetta puo dirsi I'uomo ideale nello stato
ideale. »
*
*
Da questa sommaria esposizione del sistema filosofico dello
Spencer, ognuno potra di leggeri vedere da se quali siano i
punti vulnerabili di questo Achille della filosofia. Un gran
filosofo egli fu certamente, ma la fama che god6 e I7 influsso
intellettuale ch'esercito sulla generazione che sta per passare,
piu che alia solidita del suo sistema filosofico, fu dovuta alle
circostanze nelle quali esso vide la luce. Quando lo Spencer
cominciava a scrivere, si apriva riel mondo moderno Tera
quelle mirabili scoperte che tramanderanno ai posteri il
;colo XIX come il secolo delle invenzioni. Lo Spencer tenne
lietro passo passo alle nuove scoperte, e mentre lo scienziato
jtabiliva empiricamente il fatto, egli si sforzava di trovarne
le leggi eterne nel cosmo, e ne mostrava le molteplici rela-
;ioni col mondo dei fenomeni e della realta. Gli scienziati si
164 HERBERT SPENCER
sentirono da lui sostenuti, difesi, spiegati, e gli procacciarono
fama, dandogli il titolo di filosofo dell'evoluzione. E non e
Tevoluzione la teoria che per tutto il secolo XIX, nello studio
del dotti, nei gabinetti degli scienziati, nei laboratoni del
chimici ha presieduto alia genesi delle piii belle scoperte ?
II vizio fondamentale della fllosofia dello Spencer consiste
in cio che egli, al pari di tanti altri filosofi, ha voluto rac
chiudere il cosmo in una formola e spiegare I7 universe con
una idea. Ora, Tuniverso e Dio sono troppo grandi per la-
sciarsi chiudere giammai in un ambito cosi stretto ! La for-
mola del filosofo di Derby era il perpetuo giro della materia
e del moto ; la sua idea, la legge dell'evoluzione, la quale,
a sentir lui, governa tutto il creato, le nebulose ed i mondi
roteanti negli spazi infiniti, come le cellule, le vite, le anime
e le societa operand sulla terra. E cio non e del tutto vero.
Che la somma totale delle energie cosmiche non varii mai,
e un ipotesi che spiega molti fenomeni e molti fatti del mondo
fisico, ma e lontana dall'essere un assioma indiscutibile. Anche
nella teoria dell'evoluzione vi e molto di vero, ma la scienza,
che non sia un partito, non 1'accetta se non limitatamente
ed in un certo senso. II darwinismo propriamente detto non
<>VvCr}A>
e scienza ; e una ipotesi gratuita, contraria ai fatti biologic!,
assurda. Lo Spencer dunque, ponendo a fondamento della
sua filosofia due teorie non solo non per se evident!, ma la
<3ui falsita, almeno in parte, e certa, guasto tutto il suo si-
stema, glj inoculo il veleno dell'errore, e lo condanno a certa
morte.
In verita, gli errori fondamentali della filosofia spence-
riana dipendono in gran parte dal carattere speciale del suo
intelletto. Lo Spencer non ando mai a scuola da nessuno. Egli
fu uno di quelli che gl7 Ingles! dicono self taught men. Si era
formato colle letture, collo studio private, colla riflessione e
colFosservazione ; non aveva sentito la viva voce dei profes-
sori, non aveva mai riflettuto che uno stesso fenomeno puo
spiegarsi in varii modi, e che varii sono i sentieri della verita.
Quindi e che il filosofo inglese nella solitudine e nei silenzio
LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 165
Ide6 un sistema che ben pu6 dirsi studiato e sognato insieme.
Studiato, per la mjrabile unita del tutto e Tarmonia delle
parti; sognato, perche il cosmo da lui imaginato non e quello
•che esiste in realta, ma quale veniva da lui concepito e si
rifletteva nelle imagini della sua fantasia.
Inoltre, e cio non deve dimenticarsi, egli comincio la
sua vita facendo T ingegnere e tutti i suoi scritti si risen-
tono del metodo e della tendenza matematica presi ne' prinii
•suoi anni. Per lo Spencer, niente e oscuro, dubbio o indeter-
minato. Egli divide, enumera, classifica, spiega, asserisce
•colla massima tranquillita, risolutezza e certezza. I suoi
« Primi principii » sono chiari ed ordinati come un libro di
geometria. Tutto il suo sistema si puo a buon dritto compa-
rare ad una fabbrica ordinatissima, di cui tutte le parti sono
state studiate e disegnate nella quiete dello studio e con in
mano la riga, il metro ed il compasso. E in cio non a torto
•egli fu comparato allo Stagirita.
*
* *
La filosofia dello Spencer e un bell'edificio, ma resistera
-esso alia sorda lima del tempo ed alia smania distruggitrice
degli uomini, tutti intenti ad abbattere il passato per fabbri-
care sulle sue rovine Pavvenire? E lecito dubitarne. II suo
sistema non era ancora del tutto compiuto che gia una folia
di altri filosofi nella stessa Inghilterra, negli Stati Uniti, in
'Germania, in Francia ed in Italia si accinsero a confutarlo,
a spiegarlo, a modificarlo. Gli stessi suoi ammiratori gli
nocquero ; perche, volendo applicare troppo strettamente i
principii di lui alle scienze ognora progredenti, fecero palese
la loro debolezza e 1' impossibility di tutto spiegare merce
una formola, un certo numero di principii o un sistema. La
storia della filosofia, da qui a cinquanta o cento 'anni, dira
probabilmente del sistema di lui quello che dice di parecchi
-altri, che, cioe, fu un sole che illumind per breve ora molte
menti e scaldo molti cuori, e poi, tramontato all'occaso, giace
166 HERBERT SPENCER
freddo ed oscuro, frammento di un raondo passato, reliquia
archeologica di una remota et;'i.
Dello Spencer, forse, sopravvivera una cosa, la teoria,
cioe, ch'egli ebbe cornune col Newman e con molti altri pen-
satori sulla limitazione della conoscensa. Egli vide che, es-
sendo V oggetto del pensiero infinite, gli atti invece, per
mezzo dei quali T intelletto si unisce al suo oggetto, sono
finiti, limitati ed imperfetti, doncle conchiuse a buon diritto
che Tuomo non puo tutto sapere, ma in molte, anzi nel piu
delle cose, deve conten tarsi di una cognizione analoga, di
una tal quale notizia, ovvero anche rassegnarsi al dubbio o
alTignoranza. Ma questa teoria, in se verissima, condusse
10 Spencer, in fatto di religione, ad una forma di sconfortante
agnosticisnio e alia nozione dell'Assoluto inconoscibile, mentre
11 Newman, altro gran filosofo inglese, adoro il velo misterioso
che copre 1'Autore infinite delia natura e attraverso it sim-
boli delle cose periture contemplo ed amo 1'Assoluto, Timmu-
tabile ed eterno amore. Lo Spencer chiuse i suoi giorni nel
tramonto melanconico di ogni sua opinione, certezza e spe-
ranza; il Newman, vicino a lasciare la terra, ripeteva sotto
voce i dolci versi del Sogno di Geronzio, nel quale, vivo
ancora, aveva intraveduti i misteri del rnondo invisibile. Oh
quanto feconde d' insegnamenti sono le vite di quei due file-
son" inglesi, entrambi contemporanei, ambedue grandi, e guide
di molte anime nel difficile ca mini no della verita !
*
* *
Abbiamo detto che la filosofia dello Spencer non resistera
lunghi anni al dente edace del tempo. Egli stesso, prima di
morire, lo ha presentito. Nel 1902 pubblico un libro « Facts
and Comments » che puo dirsi contenga il suo ultimo te-
stamento. Ed 6 una campana ben lugubre quella che suoria
per entro alie 205 pagirie di quel libro ! « Per anni ed anna,
egli dice, quando veggo neJla primavera i teneri gerinogli
verdeggiare all'aria tiepida e al bel sole di maggio, mi soglio
LA SUA VITA E LE SUE OPERE 167
domandare : Vedro io ancora una volta queste gemrae aprirsi
e svilupparsi in fronde e fiori? Saro ancora svegliato alFalba
dal cinguettio di cento uccelli canori? Sembra cosi strano
che quando in morte cessa la coscienza che uno ha di se
debba anche cessare ogni ricordo di aver esistito !... Che cosa
avviene della coscienza quando ella finisce di esercitarsi nel
corpo? Questo solo possiamo dire ch'essa e una forma spe-
ciale e personale di quella infinita ed eterna Energia che
trascende non meno la nostra intelligenza che la nostra
imaginazione, e che, dopo morte, gli elementi della nostra
coscienza precipitano nel seno di quella stessa infinita ed
eterna Energia donde un giorno uscirono. » Non pare da
queste parole sentir 11 filosofo proclamare ad alta voce la
vanita delle umane cose, e soffocare in un gelido agnosticismo
e panteismo tutte le teorie e le speranze della sua lunga
carriera ?
Non gia ch'egli smentisca o contraddica direttamente in
quel suo libro i principii e le conclusioni della propria filo-
sofia. No ; egli mantiene e confer ma anzi le sue idee ; ma
non si mostra cosi convinto del suo sistema come per Piu-
nanzi. II mistero dell' uni verso gli balena davanti agli occhi
e lo abbarbaglia e lo acceca. Non' ha piu coraggio di affer-
mare colla stessa risoluzione di prima le proprie conclusioni
filosofiche ; comincia a dubitare ed a capire, secondo la stessa
sua frase, che I'uomo non pud tutto capire. Felice lo Spencer,
se quella sua esitanza nella soluzione del mistero dell' uni-
verse, che mostro sul fine de' suoi giorni, avesse guidata e
frenata la sua penna in vita! Avremmo avuto da lui meno
libri e meno asserzioni, ma piu larga copia di verita. E non
valgono meglio un dubbio sincere ed una onesta confessione
della propria ignoranza, che non mille sventate e gratuite
affermazioni ?
La questione sociale,.in modo particolare, agito, in quel -
1' ultimo scorcio di sua vita, Fanima sensibilissima del pen-
satore inglese. Nel libro precitato egli osserva con pro-
fondo dolore che Fumanita, invece di approfittare de' suoi
168 HERBERT .<PEXCER
avvertimenti, ritorna rapidamente alia barbarie ed alia
schiavitii. Per lui la felicit^ umana consists nel pieno
sviluppo ed esercizio di tutte le facolta intellettuali, morali
e fisiche, il che e impossibile ad ottenersi nella societa mo
derna, e sara sempre piii impossibile nella futura. La mol-
tiplicazione delle leggi, degl' impiegati, dei soldati, il socia-
lismo di Stato, ecco il nemico! pel vecchio filosofo di Derby.
Lo Spencer previde la democrazia socialistica, annunzio che
essa era un ritorno alia barbarie, e mori deplorando che il
mondo non lo avesse ascoltato.
E qui prima di terminare ci viene in mente una domanda
che non vogliamo nascondere ai nostri lettori. L'apparizione
di Herbert Spencer nel campo della filosofia e stata un bene
o un male ? Le ha fatto egli dare un passo avanti o 1'ha ti-
rata indietro?
Una risposta precisa a questa interrogazione puo darsi
difficilmente. Pero, se e yero che il puro errore, come il
puro male, non esiste in questo mondo, Fapparizione del
filosofo inglese nel campo della filosofia fu un bene. L'uma-
nita impara non meno dagli error! che dalle buone qua-
lita de' suoi figliuoli piu eccelsi. Non tutto nello Spencer
6 cattivo, non tutto 6 erroneo. Vi sono tenebre qua e cola,
tenebre di notte profonda ; ma non mancano i bagliori me-
ridiani, le aurore sfavillanti della visione del vero. Per lo
Spencer migliaia e migliaia d' intelletti hanno camminato
faticosamente dietro la verit£ ; per lo Spencer migliaia e
migliaia di cuori si sono infiammati per la verita. I fonda-
menti dell' edificio spenceriano non sono certamente solidi^
ma molte delle sue parti sono belle, sono forti, sono in ar-
monia con altre ugualmente belle e forti. Ed e state mai
filosofo, da Talete a noi, che abbia elevate un edificio filo-
sofico in tutto perfetto? E come sarebbe possibile, se cio
LA SUA VITA E LE SUE OPE RE 169
fosse, il progresso, il quale, del pari che ad ogni altra
scienza, compete ugualmente alia filosofia ? E sarebbevi in
quel caso la storia della filosofia? Chi non sa esser dessa il
racconto deiralterno progresso e regresso delle dottrine filo-
sofiche, 1'esposizione di aspre battaglie intellettuali, la nar-
razione di tentativi andati a vuoto, di speranze fallite, di
passi lenti, amari, affaticati nel duro canimiuo della verita?
L'uomo getta nel solco della vita ogni fatta di semi intel-
lettuali, semi buoni e semi cattivi, semi di errori, e semi di
verita, e poi sparisce dalla superficie della terra. Passano
intanto ad una ad una le generazioni umaiie e mietono
quello che altri hanno seminato. La mietitura, tuttavia, mae-
stra la divina Provvidenza che regge il mondo, non si fa
senza una certa scelta. Non sempre il loglio, insieme col
buon grano, viene mietuto e depositato nel granaio deH'uma-
nita. La storia del pensiero umano ci attesta che centinala
di errori, un di comuni su tutta la faccia della terra, sono
ora spariti affatto, ovvero rilegati a far vita solitaria in
qualche angolo del mondo. Ma non bisogna aver fretta. La
messe delle idee si compie non ad anni, ma a secoli. D'al-
tra parte, Tumanita ha una vita lunga. Ed evvi mai alcuno
che abbia gia sentito le prime note delle trombe squillanti
nelPeternita la chiamata delle genti al giudizio universale?
MARONGELLI E SILVIO PELLICO IN CARGERE
3D I
III.
Era il Maroncelli i un cospiratore carbonaro, del tutto vol-
g*are; ma Popera sua riusci oltremodo funesta all'Italia. Egli,
per pochezza d'animo, che si chiama vilta, fu causa ed oc-
casione della rovina di Silvio Pellico, dell'arresto di Laderchi,
di Romagnosi, di Ressi, di Arrivatoene, deirestremo pericolo
corso dal conte Porro e da un tal Bonelli mercante piemon-
tese: e segno I'inizio delle grand! scoperte e delle successive
condanne, terribili e dolorosissime, di congiure e di congiu-
ratori lombardi.
Giudicato gia in Roma carbonaro confesso e reo oltrag-
giatore del Papa e della fede, era stato condannato a domi-
cilio coatto in Forll per cinque anni. Ma indi a poco se ne
fuggi.
Venuto in Milano nella state del 1819, a fine di cercare
nella Paneropoli lombarda e pane e fortuna, penso a farvi
propaganda di carbonarismo 2. L'arte del teatro ed i comuni
amori lo misero in relazione con Silvio Pellico : quest! si
lascio per eccesso di vero patriottismo cogliere sconsigliata-
mente nel'a rete settaria, come vedremo, e si fece subito ad
opera re a pro della setta.
1 Vedi quaderno precedents.
2 Nella lettera, accennata piu innanzi scritta al suo fratello, senza
paura come senza vergogna egli dice chiaro di aver legato « stretta
amicizia col conte Porro. del quale ho non poche buone ragioni di cre-
dere che da lui o per lui rni trarro ad ogrii modo un buon pane » . Vedi
EINIERI, II, 123. Invano egli poi nel suo costituto in Milano, ed i riven-
dicatori della sua « generosa abnegazione » , hanno compicciato scuse
ed interpretazioni intorno a questo buon pane: quelle parole scritte nel -
1' intimita privata sono superiori ad ogni sforzo di ermeneutica !
MARONCSLLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE 171
Per una lettera scritta al fratello in Bologna con velame
carbonaresco, e sequestrata dalla jxlizia al portatore, tal
sarto Pirotti, Pietro Maroncelli fu ar restate nella sera del
6 di ottobre 1820; e per le prime confession! fatte da lui,
fu pure arrestato Silvio Pellico indi a sette giorni.
Molto si 6 scritto e da altri e da noi intorno a questo
argomento. La nuova pubblicazione del Luzio ci costringe a
tornarvi sopra, e lo facciamo, protestandoci chiaramente di
non avere nulla affatto in mira se non che la verita sia detta
a chi la vuole riconoscere. Cominciamo col dare un sunto
delle qualita di cotesto prirno an tore d'infiniti guai!
Pietro Maroncelli, massone e carbonaro di Forll, si com-
porto da vile, in tutta la forza di questa parola, per le se
guenti ragioni irrefragabili, cavate tutte dalle parole di lui,
costituito dinanzi ai giudici austriaci, od altri :
1°) Fu beneficato dai preti, da cardinal!, e dalla S. Sede;
e di tutti maledisse orrendamente.
Eccone le prove :
« (In Napoli) per il lasso di cinque anni si trattenne maii-
tenuto in un collegio dell'Istituto di carita di Forll (1810 1815),
che passava a tal effetto al di lui padre un'annua sovven-
zione in danaro. » (Processo Maroncelli, in Roma, dalle sue
confession!, cit. dal Rinieri, II, p. 87) *. - - « Con pensione
(della Congregazione del Pio Istituto di Forll) io mi man-
teneva in Napoli... Era padrone di dividere con (rnio fra-
tello) la pensione che il Pio Istituto della nostra citta pas-
savagli ad oggetto di terminar i suoi studii. » (Processo Ma-
roncelli in Milano, sue parole, nel Luzio, p. 352 58). — Reo
confesso del delitto di carbonaro, e di ingiuriatore del Papa, cui
denomino « gran nemico » in una poesia di gergo carbonaresco,
1 « Per fare i suoi studii in Napoli, e quindi in Bologna (1815-1817),
venue sovvenuto dall'Istituto di carita di Forll, mediante un assegna-
mento di scudi centodieci all'anno. » Dal processo in Roma, f. 63 e 64.
— Dunque in sette anni cotesto mantenuto massone mangio alia Chiesa
750 scudi, o piu di lire nostre 3850; ed altrettanto fa fatto per il fra-
tello di lui. massone pure e carbonaro.
172 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
chiese perdono in quest! termini: — Sostengo die fed vera-
mente male a scrivere tali cose ; che ne sono pentito tanto*
per quello che hanno di male in se, quanta per quello a
cui conducono o possono condurre, siccome ancora per lo
scandalo che ne e, e che ne potrebbe essere venuto agli altri>
e di tutto questo io mi ritratto, e ne ho sommo dolore, ne~
penso piu cos\y come spero di perseverare, se cosi place at
Signore Iddio, net di cui santo aiuto ho tutta la fede, &
me le raccomando. — Per intercessione del cardinale Spina,
Legato di Forli, e per preghiere di suo padre fu restituito
in patria, a spese della S. Sede ; per supplica di lui al go-
vernatore di Roma, gli furono condonate le spese del pro-
eesso, del mantenimento, dello svago, del viaggio.... (Rinieri,.
II, 100-102).
Ora a questi atti di beneficenza ecco come rispose :
a) Non mantenne la promessa data: un anno dopo ritesseva
le opere settarie in Milano. Arrestato in questa citta, egli men-
tiva dicendo : « Venni tradotto nelle carceri di Roma a di-
sposizione del lodato S. Ufficio, quale dopo aver mi fatto
soffrire una dctenzione di un annot ordinb la mia liberta
senza intimarmi il decreto definitivo, per cui ne ignoro la
sostanza »: tutto il corsivo 6 un tessuto di bugie! — Mentiva
dicendo : « N6 in Roma, ne altrove, ho mai palesato di esser
tale (carbonaro)... I quali preti, quantunque non abbiano mai
potuto provarlo, n6 a Forli, ne a Roma, mi ritengono tuttavia
massone e carbonaro. » Ed invece il processo in Roma diceva :
« Aver egli fatto parte in Napoli della setta de' carbonari,
alia quale venne ascritto bench6 senza formality di stile, poco
pri:na che ne partisse; e di avere ivi appresi i segnali, ossia
il catechismo massonico per gli apprendisti, come confessa
al direttore di Forli, e rilevasi dal dispaccio del Legato (f. 47).
Non impugno il Maroncelli di aver detto al direttore (di po-
lizid) d'esser egli carbonaro..., ma sostener voile di non esser
stato carbonaro in quanto al fatto... (f. 154 e segg., nel Ri-
nieri, II, 94-95). Ora per Tedilto de' 14 agosto 1814, il Ma-
roncelli, per essere carbonaro e fondatore di una societa /?-
I POLLI DI RENZO 173
ledonica, massonica, empia..., veniva convinto del delitto di
Stato. Eppure il Governo del preti lo mand6 libero, pagan -
dogli il vitto e il viaggio ! -
b) Appena libero egli tramo in Romagna, e sostenne di-
nanzi alia polizia di Milino, ed alia Commissione speciale
di Venezia, che la sua carboneria non aveva altro scopo al-
Tinfuori di dare all' Austria la Romagna e le Legazioni e lo
Stato pontificio, e di distruggere il Governo del Papa, come
quello che era Yoggetto di universale abborrimento ! ! Per
questa ragione egli chiedeva a Bologna gli arredi carbona-
reschi per Milano, pensando « di porre in attivit& quel pensiero
deH'unione dello Stato pontificio a queilo deir Austria (Co-
stituto, 7 ottobre 1820) ».
II. Fu vile, perch 6 non manifesto mai, dinanzi ai giudici
austriaci, un sentimento di nazionalit& italiana, mai una
espressione di patria fierezza. N6 pretendo di rinvenire in
lui pure una particella di quella resistenza pertinace, che
al Salvotti oppose un Silvio Moretti, sebbene si potesse desi-
derare da un massone maestro carbonaro, il quale si accin-
geva a carbonizzare tutta 1' Italia settentrionale, per darla
airAustria. Ma in lui non si scorge neppure quel non so che
di mestamente nobile, che faceva dire ad un Solera e ad un
Pellico: Confesso essere stato mio scopo di liberare 1' Italia
dal dominio straniero !
Egli invece scriveva, proprio nei tempo delle sue confes-
sion! « estesissime », che vedremo tra breve, tanto spontanee
quanto stupide lettere adulatorie air inquirente Salvotti, al
quale si inchinaoa, « baciandogli con ogni riverenza le
mani » ! (Luzio, 396).
III. Fu vile, perche non fece nessuno sforzo per non isve-
lare Silvio Pellico, il biglietto che arrecheremo tra breve non
tendendo evidentemente se non a salvare se stesso. E se di-
1 In un suo scarabocchio, citato dal Salvotti nella requisitoria ii-
lale, Maroncelli scriveva: « Dur.que che far del Papa? che de'suoi rar-
dinali, de suoi Prelati? Vanno acchiappati tulti, stretti per la strozz'i 0
mpiccati tostamente per la gola. » (Luzio, p. 429).
174 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
chiaro di essersi conteso a salvare Laderchi e Canova, per
ragioni come ebbe a dire facili a capire, nel medesimo tempo
si protesto e piu chiaramente ancora fece capire di aver ci6
fatto, per essere egli intimamente convinto che quella sua
reticeuza non giovava alia causa ne al governo!
IV. Fu vile, perch6 confesso tanti e tanti nomi di car-
bonari, e cagiono dispiaceri e rovine non lontane in molte
famiglie ; confesso, dico, non per esservi costretto da neces-
sita stringente, ma perch6 minacciato dell'applicazione della
giustizia suprema: per paura della quale, egli imploro per
se ed il suo sangue la cleraenza dell' austriaco imperatore.
V. Fu vile, perche, dopo una tale condotta tenuta ne' quasi
due anni del suo processo, dopo la grazia di undici anni di
carcere duro, dopo ricevuto dair imperatore favori, gamba di
legno, e denari... propalo poi un cumolo di cose non vere
contro la giustizia dei giudici austriaci ed i mali trattamenti
dell' imperatore. E cosl fu cagione della terribile risposta che
da Paride Zaiotti fu fatta al Misley: nella quale risposta fu-
rono svelate per la prima volta le grandi vilta di Pietro Ma-
roncelli e le debolezze degli altri primi martiri dell'italico
risorgimento. Ed al libro dello Zaiotti n6 si e fatto ne si potra
mai fare risposta !
Tanto basti in compendio di ci6 che riguarda i titoli di
quest' uomo per una rivendicazione. Ora li esamineremo da
vicino. E se forse ne verra nausea al lettore, come scrisse
di s6 Paride Zaiotti, non ci potra essere attribuito a colpa;
avremmo amato meglio di non sollevare quel velo pietoso
dell'obblio che fin qui li copriva, ma che altri incautamente
ha voluto rimuovere.
IV.
Nel suo primo costituto de' 7 ottobre, Pietro Maroncelli
confessb in sostanza le sue relazioni carbonaresche col suo
fratello in Bologna. Le quali, espresse col nome di specula-
zioni commerciali, egli aveva accennato sotto il velo di quei
I POLL1 DI RENZO 175
vocaboli, nella lettera che fu sequestrata al sarto Pirotti.
Confessb lo stesso per le medesime espressioni usate da Silvio
Pellico in una lettera a lui confidata per il suo fratello Luigi
Pellico in Geneva; lettera che gli fu sequestrata dalla po-
lizia. Confessb di appartenere alia setta, tanto lui come il
fratello Francesco, e il cognato Masotti. Confessb, che lo
scopo della sua carboneria era quello di distruggere il go-
verno pontificio, e di dare gli Stati romani e il regno sardo
all' Austria. Confessb di avere tenuto tali discorsi politici con
Silvio Pellico, il quale, secondo lui, aveva acconsentito a
codeste sue idee. Confesso, che per dare esecuzione a codeste
idee, di cedere cioe gli Stati romani e il Piemonte all'Au-
stria, egli aveva divisato di fondare in Milano la carboneria.
Tutte queste confessioni 1 sono riferite con le stesse parole
del Maroncelli nel suo costituto, lungo e noioso, pubblicato
da Alessandro Luzio nel suo recente volume : « II processo
Pellico-Maroncelli » a p. 350.
L'arguto scrittore Luzio pensa di trovare in queste con-
fessioni un « documento, a suo credere, fondamentale per la
rivendicazione » del Maroncelli : perci6 lo ha pescato nel-
Tarchivio di Milano (e perch6 non pubblicare gli altri ?) e
fattolo di ragione pubblica. L'intendimento del Luzio e lo-
devole, ma il metodo non e storico : egli non doveva fare
T apologia di Maroncelli, si bene pubblicare i documentij dare
le spiegazioni necessarie, somministrare le fila al lettore per
potere unire insieme le cose, e lasciare il giudizio al pubblico.
Ma almeno e egli riuscito in questa sua impresa di « ri-
vendicazione »? E riuscito a persuadere il contrario, e a di-
mostrare che quasi tutti i documenti, da lui arrecati in ap-
pendice, contradicono a quanto si sforza di dare ad intendere
nel testo del libro ! Egli e pure un fenomeno raro, quello di
arrecare le prove che fanno contro la propria tesi ! Eppure
basta leggere quel costituto, per concepire subito una sinistra
idea del suo protagonista. Le confessioni accennate sono vere:
1 Vedi intorno a questo punto un articolo ben fatto della Rivista
d' Italia, novembre 1903, p. 747 segg.
i76 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
die dire poi di quel disegno carbonaresco di dare T Italia
all'Austria ?
Questo contegno di Maroncelli fu disapproval da tutti :
dal Salvotti, dal proprio fratello Francesco Maroncelli, da
Camillo Laderchi, da Silvio Pellico ; come anche la condotta
di lui posteriore allo Spielberg fu biasimata da Giuseppe Maz-
zini, dal Confalonieri, dal principe della Cisterna : di que-
st'ultimo abbiamo le lettere.
Basti qui citare la testimonianza del Laderchi, e di Fran-
cesco Maroncelli, e quella di Silvio Pellico :
Nel suo costituto de1 23 giugno 1821, Camillo Laderchi fu (la
42a volta)
« Interrogate — se la riconosca (la lettera sequestrata al Pirotti),
e se I'abbia letta tutta, allorche Maroncelli gliela mostro pria di
darla al Pirotti?
« Eispose: — Ho gia risposto in proposito ne' miei costituti po-
litici a Milano, dove questa lettera mi venne esibita 1. Kisuka dalle
date risposte come esistesse, in quella lettera 2, di mio pugno la prima
e la seconda linea. Maroncelli non fini quella lettera al caffe, aven-
dolo io sconsigliato dallo serivere in quel luogo cid, che nel prin-
cipio di quella lettera accennava, ed egli percio la termicd a casa.
lu posso aver letto fin la dove si richiiama alia lettera mandatagli
col mezzo di Canova ", e sicuramente le due prime pagine, il resto
' Arrestato subito per le manifestation! maroncelliane, il Laderchi
diede in Milano le spiegazioni che qui accenna. Fu liberate a' 6 di gen-
naio del 1821, poi richiarnato a Venezia nel giugno per altre rivela-
zioni piu gravi dello stesso Maroncelli.
* E la lettera data dal Maroncelli al sarto Pirotti, con la quale chie-
dcva al fratello gli arredi carbonareschi. Vedi RINIBRI, II, 122 segg. Cio
che qui depone il Laderchi e nuovo ed assai interessante.
3 A questo comico della Compagnia Marchionni il Maroncelli avea
consegnato altra lettera per il fratello, 29 agosto 1820, ed altra per un
tal Zuboli, gran carbonaro.
II Luzio ignora I'esistenza di questa lettera negli atti officiali secreti
di Milano, alia quale egli conserva la data de' 29; e quindi, per essere
1* pubblicazione dell'editto contro i carbonari successa in Milano a' 31 di
agosto, dichicfrra che il Canova non lo conobbe, essendo egli partito da
Milano a' 29 (p. 59). Invece il Canova parti da Milano, a' 26 di agosto;
ed infine la lettera citata aveva la data dei 24 e non de' 29. Cosi irifatti
I POLLl DI RENZO 177
non rai fece egli leggere. Fu un mero caso, che mi fece quella
sera unire al Maroncelli nel caffe, dove stava scrivendo.
« lo vi era capitato, reduce.-dal passeggio col professore Ressi e
sua moglie, a pigliare un gelato. Yisto il Maroncelli che scriveva,
me gli avvicinai : e mi confidd di scrivere una lettera a suo fra-
tello, oella quale oltre acceonargli i denari, di cui era creditore
verso il Penna 1, e la proposizione che gli era stata fatta... gli vo-
leva pure scrivere relativamente alle carte carboniche, che aveva
ricercate altra volta col mezzo di Canova. Maroncelli dopo avermi
letto, come dissi, le due prime pagine e qualche linea della terza,
tralasci6 di scrivere il resto in quel luogo, sul mio consiglio, ed
io riunitomi al professor Ressi, lo accompagnai a casa. Seppi ap-
presso, che avea consegnata quella lettera al sarto Pirotti.
« 59. Int. Egli fu, come disse, in Bologna nell'occasione, che
dopo la sua scarcerazione si dirigeva a Faenza. Se abbia cola
vedulo Francesco Maroncelli, e gli abbia parlato delle cose suc-
cesse a Milano?
« R. In quella occasione nol viddi, ne gli parlai ; essendo perd
stato (in Bologna) in sul principio di maggio teste scorso per vedervi
1'opera e per ottenervi ii permesso di riportarvi nel prossimo novem-
bre la laurea, andai allora a ritrovar Francesco Maroncelli, il quale
era tuttora in carcere, quantunque posto, come si suol dire, alia
larga, essendogli quindi permesso di parlare liberamente con chic-
chessia. Io gli raccontai in succinto le cose di Milano.
« Ed egli parlandomi di suo fratello, mi diceva, che si era con-
tenuto imprmlentemente avendolo compromesso, ed introducendo
faJsamentti, che erano stati jatti carbonari a Napoli. Egli mi di-
ceva, che questa sola circostanza stava a di lui carico nel processo
che gli si fece, e si lagnava perche ne lo si giudicava, ne se lo
metteva in liberta, venendogli risposto che il suo arresto non era
stato ordinato dal governo pontificio, avendogli ci6 detto lo stesso
cardinale Spina. Egli poi mi diceva di non aver ricevuto la lettera
di suo fratello. »
il Canova nel siio costituto degli 11 aprile 1821, che riferiremo a suo
ki«go, alTinterrogazione 51 rispondeva:
« Preset, di nuovo ispezwne di quella lettera, osservo ch'ella fu scritta
di 24, confondendosi facilmente il 4 col 9. Difatti sapendo io con iuita
"tezza di essere partito il dl 26, quella lettera non poteva essere datata
dl V9. »
1 Libraio in Bologna.
1904, vol. 1, fasc. 1286. 12 8 gennaio 1904.
178 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CAROERE
V.
Per contrario Alessandro Luzlo & tutto nello scolpare il
Maroncelli, e si scaraventa contro queili che accusano costui
di aver dentmziato il proprio fratello. Ed esclama: « Ma io
domando : con quella lettera confiscata al Pirotti, era pos-
sibile negare la luce del sole? (p. 69-70) ». Negare la luce
del sole non e ne era possibile: ma Pietro Maroncelli non
seppe negare la luce di una lucciola, con la qual luce il
Luzio confonde quella del sole !
E infatti, che cosa era quella lettera? Era una lettera
scritta in gergo carbonaresco, con rintendimento che venuta
in mano a' profani si desse ad intendere una cosa per un'altra:
speculazioni commerciali, testi di libri, stocchi di canape.
Era dunque obbligo elementare per un carbonaro massone
maestro lo interpretare quelle parole nel loro senso ovvio,
inteso e voluto da' fondatori della setta. Cio e dire, doveva
Maroncelli sostenere, secondo quel senso, che egli trattava
col fratello negozii familiari, di commercio, di arte : che cosa
piu elementare, piu facile, piu semplice? Doveva, dico, cosi
interpretare tutto, tutto suggerendogli un tal partito : i nomi
mentovati, le espressioni chiare, la sua condizione di povero
in canna, di artista che cercava il pane. Questa e luce di
sole, quella attestata dal signor Luzio e nebbia che ingombra
le cose chiare, e le oscura *.
Che razza di carbonaro era mai quel Maroncelli, che non
sapeva servirsi neppure della prima luce crepuscolare, onde
s'illummavano tutte le baracche della sua Romagna !
1 E tanto spallata cotesta causa presa a sostenere dal Luzio con
tutto il suo apparato salvottiano, che di tutti i carcerati,la maggior parte
fece si alcune rivelazioni, ma che ne abbia fatte nel suo primo esame,
delle paragonabili a quelle di Maroncelli, non c'e nessuno. Non La-
derchi, che era un ragazzo di venti anni; non ii commediante Canova,
il quale si porto bene ne' suoi costituti, sebbene il Luzio lo tratti inde-
gnamente; non il Romagnosi, non il Ressi, non il Solera, non il Villa,
non il Foresti, non 1'Armari, non 1'Oroboni, non lo stesso prete Fortini...
non davvero Silvio Pellico!
1 POLLI DI RENZO 179
Ma vediamo, iu quella vece, che cosa agli stessi quesiti
sulle speculasioni rispondesse Silvio Pellico ; qui si davvero
che troveremo la luce del sole, sebbene il sor Alessandro vi
sbatta delle tenebre parecchie malamente e inutilmente.
Interrogato alia sua volta Silvio Pellico di quali specula -
zioni trattasse la sua lettera per il fratello Luigi, rispose :
- Di negozii di commercio. — Ma che negozii aveva Marori-
celli « povero in canna »? — Interrogate lui, egli se la vegga,
ci6 non mi riguarda ! — De' discorsi politici che Maroncelli
dice aver tenuti con lei, e che tendevano a dare T Italia al-
Timperatore austriaco, che cosa dice? — Dico, che io non
ho mai tenuto simili discorsi con Maroncelli ! Se Maroncelli
asserisce cio, dice una menzogna!
Questa e vera luce, e non ha bisogno di raccoglitori
tardivi !
Come «si vede, tra Pietro Maroncelli e Silvio Pellico nelle
carceri di Milauo si dava il caso dei polli di Renzo, con la
differenza per6 che i due prigionieri non s' in tendevano perch6
non potevano n& vedersi ne abboccarsi insieme.
Che cosa fece allora il Maroncelli? Ten to di scrivere un
biglietto a Silvio Pellico, a fine di indurlo a disdirsi, ed a
rispondere nel senso di lui!
Contestategli le risposte date dal Pellico, soprariferite, il
Maroncelli nel suo costituto de' 15 ottobre non seppe ne ne-
garle n6 approvarle. Sostenne che 1'amico avea tenuti que' di-
scorsi politici, e confesso troppo tardi che la lettera di Silvio
trattava di commercio. Notisi bene lo stato psichico di quel
Tuomo : sconfessa una cosa che era vera, e ne sostiene una
che era falsa ! Cos! tentennando giunse, quando capit6 nelle
mani al Salvotti, a perdere affatto I'equilibrio, ed a lasciarsi
maneggiare siccome un cencio. « Ecco come (sono sue parole),
essendo falsa la deposizione del Pellico riguardo alia nega-
tiva de' discorsi politici, che io ho fatto con lui, rimane poi
vera * rispetto alia credenza del Pellico, che io mi volessi in-
1 II corsivo e di Alessandro Luzio.
180 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
traprendere una speculazione commerciale ». Come si vede,.
c'e una beccata al polio, e Taltra al pollaio.
Fatta cosi una concessione al Pellico, egli desiderava che
quest! ne facesse una a lui, ossia che confessasse la verita del
contenuto de'loro discorsi politic!, i quali avevano per oggetto
il favore dell'Austria. Egli s'immaginava, fanciullo insensato^
che seguendo cotesta norma di condotta, non solo r Austria non
1'avrebbe condannato, ma forse chi sa, lo avrebba fatto mu-
sico maggiore nella corte di Francesco I. La quale norma,
non aveva pero se non un difetto, ed era di supporre che
Francesco I ed il principe di Metternich fossero di acqua
dolce come lui !
Egli dunque scrive allora, e trova modo di far giuiigere
a Silvio Pellico, il seguente bigiietto, composto evidentemente
in modo, che, anche sorpreso, non potesse se non favor ire
la sua causa, essendone il tenore conforme alle sue risposte,
Ed in ci6 diede prova di una certa scaltrezza, che va no-
tata. II bigiietto diceva :
« Ho palesato il vero. Dare all' Austria gli Stati Sardo e Pou-
« tificio per fame col Lombardo-Veneto un solo e la mia accusa
« che t' ho fatto. E perche la taci? Questo Governo non ti sacri-
« fichera mai al tuo. Forse ti ritieni per motivo della tua amicizia
« per me? Ma le mie carte nan detto cid assai prima della rnia
« bocca. Or se il Governo sa anche i mezzi (che tu non hai -n/at
« saputo) *, tu perche non dici in esame tutto cio che io ti ho co-
« municato saH'argomento ? »
Dopo la citazione di questo documento, il Luzio spara il
seguente petardo: « Questo documento mi par decisivo (sic)
per la riven dicazione di Maroncelli » (p. 78). E lo accom
pagna con una chiosa tutta sua, che va citata co' propri ter-
mini :
« II bigiietto... veniva in sostanza a dire chiaramente : -- caro
« Pellico, le carte sequestratemi mi hanno posto nella necessita di
« architettare nel tuo interesse un piano di difesa in cui ti prego
« di secondarmi. Negar tutto e impossibile : 1'importante e clio tu
1 La parentesi e il corsivo sono un'aggiunta di Alessandro Luzio.
I POLLI DI RENZO 181
« taccia di esser Carbonaro ; che tu dica di ignorare i mezzi (cioe
« 1'istituzione d'una Yendita carbonaresca), di cui io mi sarei valso
« per quel preteso fine di dare all'Austria le Legazioni e il Pie-
« monte. Questa scappatoia non offre per te nessun pericolo, perche
« si riduce a confessare aspirazioni politiche di cui 1'Austria non
« pu6 farti una colpa. Potrebbe bensi F Austria nuocerti comuni-
« cando la tua deposizione al governo piemontese, di cui sei sud-
« dito : ma 1'Austria non lo fara. II solo dunque ad averne daniio
« saro io : ma per me hanno gia troppo parlato i documenti che
« ho avuto la dabbenaggine di farmi sequestrare » (p. 78-79).
Non c'e che dire ! il signer Alessandro Luzio fa con Pietro
Maroncelli il bucato in famiglia; disgraziatamerite pero lo
scritto non si mette in bucato.
Ma esaminiamo la biancheria tale e quale ci e presentata,
e sopratutto non ci mettiamo rattoppature. E falso che Ma-
roncelli dica di avere architettato un piano di difesa nel-
Yinteresse del Pelllco ; cotesto architetto 6 Alessandro Luzio.
Quel piano di difesa il Maroncelli lo aveva fatto per inte-
resse suo ; lo aveva fatto sette giorni prima che il Pellico fosse
arrestato. E quando il Pellico, senza conoscere nulla di quelle
linee architettoniche tirate sul falso, fece crollare I'edifizio
maroncelliano, il Maroncelli le sostenne tuttavia! Ed affinch6
il Pellico lo aiutasse a mantenerlo in piedi, per questo motivo .
solamente, gli rivolge il citato biglietto. Ci6 e evidente, ed
evidente tanto, che 1'alzata di quell' edifizio, cioe le confes-
sion! di Maroncelli, non che riuscire in difesa del Pellico,
furono causa del suo arresto. II perch6 pregheremmo il si-
gnore Alessandro Luzio a farla da storico, e non da archi-
tetto.
« L'importante, soggiunge il Luzio, e che tu dica di igno-
rare i mezzi, doe I'istituzione d'una Vendita carbonare-
sca. » Ma dove mai si trovano coteste parole nel biglietto
Maroncelliano soprariferito ? Esse sono una vera invenzione!
Maroncelli dice chiaro, che « il Governo sa anche i mezzi »,
ossia : - - io ho confessato di aver chiesto, nella lettera se-
questratami, gli strumenti per fondare in Milano una ven-
dita di carbonari, come mezzo a procacciare il nostro fine,
182 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CAKCERE
die ho detto essere di dare all' Austria gli Stati sardo e
ponlificio, (e non le sole Legazioni, come inventa il Luzio).
« L'Austria, cosi il Luzio chiosando, non lo fara (di nuo-
certi presso il governo sardo). II solo dunque ad averne
danno sard io ». Qaesta conclusione e tale una enormita, che
mi maraviglio come possa essere stata scritta da un uomo sen-
sato ! II Maroncelli scongiura invece Tamico a dire « in esame
tutto cio che io ti ho comunicato sull'argomento », cio vale a
dire a confermare il suo disegno di dare all' Austria 1'Italia
sarda e pontificia ; e cio per I'interesse suo di Maroncelli e
della propria difesa, e niente affatto per interesse di Silvio
Pellico.
Dopo cio il signor Luzio ha la forza intelletttiale di dire :
« queste linee... attestano oggi allo storico la generosa abne-
gazione del preteso delators ». Invece di « storico » metta
« architetto », e la cosa cammina.
Ora dobbiamo dichiarare, che nello scrivere quel bi-
glietto il povero Maroncelli, lodevole nella sua audacia, prese
un forte abbaglio intorno al carattere dell'autore della Fran-
cesca da Rimini. Infatti egli non pare, che conoscesse ab-
bastanza Tindole di Silvio Pellico, e forse la giudicava alia
stregua della sua. Condurre il Pellico a dichiarare, ch'egli
avesse mai pensato, non che detto, di « dare air Austria gli
Stati Sardo e Pontiff cio per fame col Lombardo-Veneto un
solo », era tale una proposizione che al fiero scrittore del
Conciliatore 1 riempiva 1'anima di sdegno !
Che cosa fece egli allora? Col suo sangue vergo un bi-
glietto, il quale dovrebbe con ogni merito di giusto splendore
patrio figurare, scritto a colore di sangue, in tutti i musei
d'ltalia, se Tltalia fosse rimuneratrice del vero merito, come
ne sono estimatori i degni suoi figli. Eccolo :
1 A p. 51 il Luzio cosi scrive di Maroncelli: « Giunto tardi a Mi-
laiio per prender parte alia redazione del Conciliatore, Pietro Maron-
celli... » Questa insinuazione pro Maroncellio, e di un gusto storico
squisitissimo ! Non trova pero nessun fondamento se non nella imma-
ginazione di Alessandro Luzio.
I POLLI DI RENZO 183
<( Se tale era tuo progetto (di dare V Italia all' Austria),
potevi si palesarlo, ma perch6 voler far credere me consa-
pevole? Se t'6 sfuggita una falsa confessione a mio riguardo,
ritrattala. Te Timpongo in nome della verita. lo credei real-
mente, che a Geneva tu avessi degli affari commerciali.
Non mi avevi tu parlato di qualche tuo capitaluccio ? »
Questo e uno scrivere in italiano!
Se non che il biglietto invece di andare nelle mani del
Maroncelli, giunse in quelle dei giudici. E tuttavia mio fermo
convincimento, che se il debole Piero lo avesse ricevuto,
egli avrebbe forse rabberciato la sua tela male ordita, ed
avrebbe forse salvato se ed il Pellico e gli altri venturi tor-
mentandi. Egli aveva sconfessate alcune sue affermazioni :
come non avrebbe potuto negare eziandio di aver tenuto quei
colloquii politic! con Silvio Pellico?
II Pellico almeno cosi la pensava, ed e da dargli una
qualche competenza nell'argomento, superiore ci sembra a
quella di qualcho tardivo raddirizzatore di ossi torti. Gosi
infatti il Pellico scriveva con ammo riposato nelle sue Pri-
gioni al principio del capo quinto:
« Se Tirola (il secondino che lo assisteva)... fosse stata
fisionomia piu nobile, io avrei ceduto alia tentazione di farlo
mio ambasciatore, e forse un mio viglietto giunto a tempo
aH'amico gli avrebbe dato la forza di riparare qualche sba-
glio, — e forse cio salvava, non lui, poveretto, che gia troppo
era scoperto, ma parecchi altri e me *. »
1 II Luzio, che si picca di esatto, confonde questo biglietto che Sil-
vio avrebbe desiderato di mandare al Maroncelli, con quest'altro scritto
col suo sangue, e che invio di fatto. A ogni modo egli e di parere con-
trario a quello di Silvio Pellico! e scrive : « Se anche questo biglietto
fosse giunto al Maroncelli, non so, a dir vero, quaiito avrebbe potuto
giovargH, -poiche non era facile ritrattare tutti i particolari versati nei
suoi primi costituti sui discorsi politici tenuti col Pellico (p. 80). » E un
parere pero, che non concorda con la ritrattazione gia fa'tta e abba-
stanza facilmente dal Maroncelli. Ma di cotesti cenni di piccola arte,
conduceriti alia « rivendicazione » del carbonaro rivelatore di tutta la
carboneria, ed insieme ad una tal quale diminuzione del Pellico, e pieno
cotesto libro del Luzio.
184 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
Caduto in mano ai giudici esaminatori, quel biglietto venne
subito rinfacciato al Pellico, e gli furono richieste spiegazioni,
e proposti eccitamenti a confessare il vero. E fu quindi in-
terrogate :
« Se (cosi dinanzi al consesso esaminatore, il 19 ottobre) egli ha
deposto la verita...., perche tentd con tale indiretto mezzo di far dire
al Maroncelli che gli avesse parlato di capital'^ e che non si usano
da quelli che tentano di inorpellare la Polizia... per do non pud
essere che riprovevole ed aggravante... tale di lui contegno, mas-
sime che il Maroneclli, escusso jeri, su tali circostanze, confermo
pienamente le fatte sue deposizioni, e protestd di non avere mai
mostrato a lui esaminalo, che la sua famiglia avesse del negozj,
e che egli aveva capitali da disporre... si determini una volta di
palesare la verita, »
Da queste parole si scorge come il Maroncelli, a detta del
suo storico riven dicatore, presenta allo storico le prove di
generosa abnegazione, e quelle di un piano di difesa . a,rchi-
tettato per interesse deH'amico, per sua pochezza di anima
incarcerate !
Silvio Pellico rispose, e rispose in maniera veramente
degna di un italiano del Conciliatore^ e non della carboneria
maroncelliana, di cui era tinto da soli quarantacinque giorni;
la quale, posta in confronto con la solita maniera di Pietro
Maroncelli, che pure era maestro massone e maestro carbo-
naro, ci presenta Toro puro al dirimpetto della poltiglia.
« Non fa, rispose Silvio Pe-lico, per tirare in viste mie il Ma-
« roncelli che gli diressi il bigliettino, ma bensi per intimargli di
« dire la verita, e farlo accorgere che s'egli mai credesse di gio-
« varmi per farmi uscire piu presto di qua col dire che io abbia
« avuto delle intenzioni politiche, favorevoli all'Austria, io rigetto,
« qualuoque ne sia 1'esito, questa menzogna. Non voglio liberarmi
c con finzioni, perche non ho bisogno di questo. Per quante ricer-
« che, ioformazioni, etc., la Polizia faccia sul mio conto, ella non ri-
« levera mai altro se non che, circa le opinioni politiche delle quali
« pochissimo mi occupo, io sono liberale nel vero senso, cioe desi-
« deroso del bene degli uomini...
« Ignoro i motivi che dettano a Maroncelli cose a mio riguardo,
« che non son vere. Non accolgo la supposizione, che egli cid faccia
I POLLI DI RENZO 185
« per accumunare il suo destine al mio, onde avere una specie di
« appoggio nelle persone distinte, con oui sono in rapporto; ma
« sono disposto a credere one per falso calcolo, ma con sentimento
« generoso, egli pensi di giovarmi nello spirto del Groverno, appo-
« nendomi intenzioni a lui favorevoli...
« Finalmente conchiudo, cho non posso immaginarmi il rnotivo
« perche Maroncelli mi ha aggravate nelle sue deposizioni l. »
Qui le cose parlano da se, ne si hanno a fare commenti.
Vedremo in ua prossimo capitolo altre cose, che pure da se
parleranno contro la « rivendicazione » di un carbonaro de-
latore tentata imprudentemente da Alessandro Luzio.
V.
Nelle loro risposte dinanzi alia polizia ed al tribunale cri-
minale di Milano, il Maroncelli ed il Pellico avevano rappresen-
tato, come avvisammo piu sopra, la figura dei polli di Renzo.
II Maroncelli, dopo le lamentabili rivelazioni fatte nel suo
primo esame de' 7 ottobre, si era andato sempre piu im-
brogliando. Egli si Iasci6 cullare in un tal movimento di
altalena, il quale ora spingevalo a spiegazioni ulteriori, ed
ora lo respingeva a ritroso : sempre pero si mantenue nella
stessa linea di difesa fondamentale, di non avere cioe la sua
carboneria avuto altro scopo, che quello di dare air Austria
« gli Stati pontiflcio e Sardo ».
Come mai un tale comportamento gli meritasse la carat-
teristica di uomo « di sommo ingegno » 2 dall' inquirente
Salvotti ; e come nel medesimo tempo « alcune spiegazioni
ingarbugliate » di lui abbiano indotto il suo « rivendicatore »
a > dichiararle cosl poco ingegnose da « far sorridere il giu-
dice » 3, non tocca a noi a spiegare. Una cosa e certa, ed
e che il Salvotti nel suo « Refer to » al supremo senato ed al-
rimperatore si occupa in gran parte a far campeggiare il suo
1 Dal Luzio cit., p. 384-85.
2 Luzio, op. cit. 428.
3 Pag, 85.
186 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
talento inquisitorio, a fine di meritarsi dalla bocca del sovrano
austriaco quella testimonianza di lode, che non gli era mancata
negli ultimi process! ! . Per conseguente doveva il Salvotti
nella sua esposizione dimostrare la grande difficolta che in-
contro nel superare le ritrosie negative di quel « sommo
ingegno », che era Pietro Maroncelli : pogniamo pure che
sottacesse qualmente e le lettere umilissime scrittegli da
quel « grafomane... dal cervello squilibrato » 2, ed alcuni
scarabocchi di esso, a lui dedicati, e il sapere di certo che
il Maroncelli era un povero musico di nessuna o scarsa let-
teratura... gli avessero chiaramente indicato ch'egli aveva a
fare con un carbonaro dalle facolta mentali veramente non
sane 3, e dal carattere privo affatto di energia.
1 La preziosa notizia e stata trovata dal Luzio tra le earte*,Sal-
vottiane a lui dagli eredi affidate. II suocero stesso del Salvotti cosi
gii annunziava quel tribute di lode, imperiale da Venezia, 27 dicem-
brft 1821 : « Sua Maesta con Veneratissima Sovrana Risoluzione 29 ot-
« tobre 1821 si e graziosissirnamente degnata. di attestare in modo par-
« ticolare alV Inquirente e Relatore nel processo contro la setta dei Car-
« bonari... Salvotti, la sua speciale soddixfaziojie pel di lui zelo di servigio,
« e pel dirnostrato sentimento del proprio dovere...». (Op. cit., p. 44-45).
2 Sono espressioni di Alessandro Luzio.
3 Cio e verissimo, e ci desta compassione; ma 1'intelletto non puo
non scorgere la verita delle cose, e venire al consiglio di scriverle pub-
blicamente, quando altri, quale che ne sia I'intenzioiie, si sforza di tra-
visarle.
II povero Maroncelli dopo la sua uscita dal carcere duro (1830),
esulo in Parigi, dove non tenne un contegno lodevole. Sposatosi ivi
con un'artista, prese la volta deH'America (1836) a fine di cercarvi for-
tuna. Indi a dieci anni divenne cieco, ed impazzi del tutto, e fini la
vita nel 1846. Silvio Pellico ci da quest! ragguagli preziosi in una sua
alia sorella Giuseppina (23 settembre 1846) : « La pauvre veuve de Ma-
roncelli m'a ecrit. J'avais deja su par les gazettes qu'il etait mort.
ElJe m'a donne dans sa lettre le triste detail de la longue maladie a
laquelle il a succombe. II etait d'abord devenu tout-a-fait, aveugle, en-
suite mille souffrances 1'attaquerent, il devint fou, et un etat de lan-
gueur generale preceda sa fin. II- avait des intervalles de raison et alors
il priait et se conformait &, la volonte du Pere Celeste. J'espere que
Dieu, apres Tavoir tant eprouve, 1'aura accueilli parmi ses elus. Le
jour de sa mort (chose etrange !) fut le ler aout qui etait lo jour de
sa sortie de Spielberg, et le jour de son mariage': prions pour lui. —
Sa veuve, a ce qu'il parait, continue a rester en Anierique. Elle est
I POLLI DI RENZO 187
E questo appunto ci attesta il Salvotti, non guari cori-
sono a se medesimo, quando scriveva nella sua requisito-
ria : « I due primi costituti di Maroncelli fecero manifesto
che desso mai saprebbe resistere ad energiehe contestazioni
(Luzio, p. 431) ». Quindi sara merito dell'inquirente il non
tralasciare difarle. Macotesto merito dovendo necessariamente
supporre una diffieolta nella materia da superare, il Sal-
votti aggiunge : « I molti costituti, a cui venne assoggettato
a Milano, pareano lasciare alia commissione ben poca spe-
ranza di condurre questo inquisito a phi estese rivelazioni » .
(Ibid., p. 233-34). Se non che, dopo aver narrato le rivela-
zioni « estesissime » che poi gli furono fatte per la massima
parte « spontaneamente » dal Maroncelli, delle quali vedremo
piii che un saggio, dichiara nuovamente che « F energia di
carattere e di sentiment! (mostrati dal Pellico) mancava
affatto a Maroncelli » \ (Ibid. p. 460).
Ma prima di vederlo alle strette coirinquisitore trentino,
il che accadde a; 20 di gennaio, quando il Maroncelli fu
trasportato a Venezia, e degno di essere riferito un certo
paragrafo di Alessandro Luzio, il quale ci da un confronto,
compendioso, del contegno tenuto in Milano tra i due costi-
tuiti Pellico e Maroncelli :
maitresse de niusique ; elle a eu de lui une fille qui a maintenant onze
ans » . Epistolario francese di 8 Pellico, p. 442.
1 Questo giudizio del Salvotti, che per il Luzio e autorita « inec-
cepibile » , riesee increscioso oltremodo al rivendicatore di Pietro Ma-
roncelli. Eppure piu ferocemente ancora il Salvotti lo ribadisce, quando
dimostra non esser possibile che il Maroncelli non abbia pienamente
votato tutto il sacco. « Questa supposizione, afferma 1'Inquisitore, d'al-
tronde irragionevole, potrebbe aminettersi soltanto allora che Maroncelli
ueesae spiegato una energia di carattere, che pero non ha mai pale-
sato». (Luzio, p. 482).
E un vero colpo di clava da stritolare un uomo ! II Luzio pero ha
Vabilita di trovare un sollievo nelle altre parole del Salvotti, dove dice
che il Maroncelli « nelJa sua detenzione a Roma aveva dato un saggio
della sua costanza » (p. 483). E soggiunge timidamente in nota : « Sal-
votti contraddice qui in parte quanto aveva detto prima sulP assoluta
mancanza di energia in Maroncelli*. II male e che qui si tratta di co-
stanza net servire gVinteressi della setta, e non di resistere con energia
ad interrogatorii minacciosi. Dei resto il Maroncelli confesso in Roma
quanto gli fu chiesto : fu reo confesso, umiliato, e pentito!
188 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
« Coloro che, per demolire Maroncelli, asseriscono aver egli su-
bito in sede di polizia l vuotato il sacco per salvare la pelle, sa-
crificando gli amici, ricevono dunque dai document! la piu clamo
rosa smentita. II vero e precisamente 1'opposto : Maroncelli a Milano
iramol6 interamente se stesso ; per riparare le conseguenze fatal!
della sua grafomania spiego non solo maggior disinteresse, ma anche
acume d'ingegao e felicita di risorse, superiori al Pellico, che, troppo
preoccupato della sua difesa personale, non capi come egli — ar-
restato dopo il Maroncelli — doveva tener conto della situazione di
fatto. creata dalle imprudenze deH'amico, e secondarne la linea di
difesa, che pur conosceva perfettamente, e per le contestazioni dei
giudici e pel biglietto consegnatogli » (Ibid., p. 87).
Siamo equi. In sede di polizia, cioe da' 7 ottobre 1820 al
gennaio 1821, Pietro Maroncelli fece le confession! chiare, che
si trovano nel suo costituto : svelo se carbonaro, e carbonari
appal eso essere ii fratello e il cognato ; svelo assai cose sulla
carboneria ; svelo la significazione settaria delle parole di
gergo carbonaresco ; svelo aver tenuti discorsi politici, con
Silvio Pellico, tendenti a dare air Austria Stati italiani, e
questo essere lo scopo degli arredi carbonareschi ricliiesti
in Milano j i quali dovevano servire di mezzo ad ottenere
quello scopo. Coteste confession! sono precise, sono fatti in-
negabili a chi abbia occhi in fronte. Com'e pure innegabile
che, in conseguenza di quelle rivelazioni, Silvio Pellico era
stato arrestato, e gli altri compromessi maledettamente !
II costituto intiero del Maroncelli, ed i frammenti di co-
stituti, arrecati dal Luzio, non danno a questi fatti nessuna
« smentita » non solo clamorosa, ma ne pure sonora, ne pure
esistente: anzi la danno allo scrittore di quelle parole. In
quanto poi al « sacco vuotato » subito in sede di polizia ;
Tequita esige una distinzione semplicissima : il sacco non lo
vuoto... intieramente in quella sede; ne lascio un fondo e
sette sporte da vuotarsi in Venezia.
Ma il disinteresse 2, I'acume d'ingegno e felicita di ri-
sorse, come I'immolazione di se stesso, attribuiti al Maron-
1 II corsivo e del Luzio.
2 Relativamente al piano di difesa eretto dal Maroncelli per interesse
di Silvio Pellico, vedi piu addietro.
I POLLI DI RENZO 189
-celli in grado « superiore al Pellico », ci sembrano altrettante
espressioni di una intollerabile audacia. Mettiamo la questione
nel suo vero punto.
II « piano di difesa » del Maroncelli consisteva nel soste-
nere, e farsi bello, che il fondar baracca carbon ica in Milano
aveva per iscopo il dare all'Austria Roma e Sardegna. Che
poi con quel « piano » il « grafomane » carbonaro intendesse
« immolar se stesso » dando a' prodi cugini la suprema prova
•deireroismo, credat iudaeus Apella! Ogni uomo di senso co-
rn une scorgerk in quel vile tentative il « piano » di salvare
appunto la propria pelle : del che pero non gli facciamo ag-
gravamento, anche datane T intenzione manifesta.
Ma Silvio Pellico, sebbene arrestato dopo (e per 1'archi-
•tettura di quel « piano »), al solo sentirsi proferire dall'attuario
poliziotto austriaco, aver egli ne' suoi discorsi con Maroncelli
preso parte e acconsentito al vile disegno, Silvio Pellico si
senti ardere il sangue nelle vene per vergogna, e nego tutto
sdegnosamente. Maroncelli rincalzava, e scongiuravalo con
quel suo biglietto, scritto con animo infinto, a secondarlo in
quel « piano di difesa »; ma il Pellico vi ripugno quasi con
furore, andassene pure la propria pelle.
Chi mostro in quel cimento piu disinteresse, piu ingegno,
piu valore di sagrifizio, e testimonianza di patriottismo ? Bi-
sognerebbe esser pazzi o ciechi come un Maroncelli, per esi-
tare un momento a dare la risposta, chi abbia sangue ita-
liano nelle vene, e senso comune nella testa.
Osservisi di passata. Egli e certo da ana parte, che il
Maroncelli non tenne veramente que' discorsi politic! con Silvio
Pellico. Dall'altra parte e pur cosa certa, che il collocare
Tancora della propria salvezza in quel « piano », vale a dire
nell'assegnare come fine al carbonarismo maroncelliano la
cessione dell' Italia all' Austria, era una puerilita tale da far
ridere le telline nonche i giudici austriaci.
L' Austria fatta accorta dai processi del Polesine sapeva
benissimo, per piu di quaranta deposizioni giuridiche di car-
bonari, che scopo della carboneria era la guerra al dominio
-austriaco in Italia, e Titalica indipendenza.
190 MARONCELLI E SILVIO PELLICO IN CARCERE
Tutto cio Silvio Pellico intui subito a prim'occhio. Doveva
egli dunque secondare un tal disegno, il quale conduceva tutti
alia rovina ad un modo? doveva egli dichiarare, doveva con-
fessare aver egli, Silvio Pellico, parlato di dare 1; Italia
air Austria? e per soprassello, in dichiarando quella enormita,.
doveva dire una bugia? Ma nonche dar prova di ingegnoso
o di disinteressato, s'egli avesse seguito un tal consiglio,.
avrebbe dato segno di pazzo !
L'essere poi stato arrestato dopo non cambia la natura
delle condizioni : se Maroncelli si era buttato in una via ro-
vinosa, doveva sbrigarsene da se medesimo, e non conten-
der si ad involgere altri nella stessa via della rovina. II se-
condarlo che Silvio Pellico avesse fatto non salvava di certo
Maroncelli, di piii perdeva lui stesso.
Intanto pero riusci Silvio Pellico a tendere una insidia ai
suoi giudici. Con uno spillo invece di penna scrisse in uno-
scaccolo di carta, con puntini a traforo, un biglietto al conte
Porro, con Pintento -manifesto che capitasse in mano agli
esaminatori, come di fatto accadde. In esso si dichiarava
innocente, e trattenuto in carcere siccome sospetto in poli-
tica per aver raccomandato a suo fratello in Genova il Ma-
roncelli « che dicono carbonaro ». E chiedeva cauzione ed
aiuto, ed invocava I7 intercedimento della Marchesa Trivulzio,
che sapeva arnica di casa Bubna.
L' inganno riusci ; i buoui giudici credettero alia buona
fede, con cui il Pellico scrivendo di soppiatto agli amici era
reputato scrivere il vero. E per poco non riusci egli a rivedere
le stelle, in conseguenza della energia del suo carattere nel
mantenersi fermo in negare le cose oppostegli dai giudici, e
merc6 la fecondita del suo ingegno in trovare scaltri partiti di
liberazione: quando invece il Maroncelli, super lore a lui in
acume e felicita d'ingegno, trovavasi sentenziato a compa-
rire dinanzi alia commissione speciale destinata a giudicare
i rei di alto tradimento, per quella mancanza di carattere
e sterilita d'intelletto, per cui ondeggiando tra il si ed il
no nelle sue risposte, aveva fatto concepire di se sinistra
concetto. (Continua)
RUSSIA ED 1NGHILTERM NEL TIBET
II telegrafo ci ha portata la notizia che il colonnello in-
glese Macdonald, alia testa di un tremila uomini, sta per
varcare le frontiere del Tibet ed entrare nel paese miste-
rioso del Lamas. II Corrispondente indiano della Civilta
Cattolica ci ha descritta nel fascicolo precedente 1'amba-
sceria del colonnello Younghusband, la sua marcia verso la
citta di Khamba Jong, i suoi inutili sforzi per condurre a
ragione i Tibetani, e la sua dimora cola, chiuso in un campo
fortificato, difeso da due cannoni e da trecento fucili per
aspettare, o che Lhassa, capitale del Tibet, apra le sue porte
misteriose, o che un esercito venuto dall'India ne sforzi vio-
lentemente Tentrata.
Le mire apparent! deiringhilterra non sono punto belli-
cose. Essa non vuole conquistare il Tibet, ma solo costrin-
gere i suoi reggitori all'osservanza dei trattati commercial!,
stipulati nel 1890 e nel 1893. Ma non 6 difficile vedere in
questa sua spedizione armata una segreta mossa contro la
Russia, sua eterna rivale nell'Asia.
L'Inghilterra guarda con occhio inquieto raccrescimento
della potenza russa nell'Asia media ed orientale, e teme che,
crescendo Tinfluenza di lei nel Tibet, I'lndia stessa non abbia
presto a risentirsi della vicinanza de' suoi cannoni, de' suoi
rubli e de' suoi sacerdoti. Ad opporsi per quanto puo alia
potenza della rivale, ella strinse, un anno fa, alleanza difen-
siva col piccolo Giappone, protesto piii volte diplomaticamente
contro 1'annessione, orm.ai definitiva, della Manciuria alia
Russia; sostenne in parecchie occasion! il credito finanziario
dei Giapponesi ; li aiuta sottomano ad allargare e a confer -
mare il loro influsso in Corea; ha comprato tutto d'un tratto
le due navi da guerra, gia ordinate dal Cile alia casa
192 RUSSIA ED INGHILTERKA
Armstrongs, e cio a fine d'impedire che non cadessero in mano
delLa Russia, e per averle pronte ad aiutare il Giappone
in caso d'aperto conflitto ; manda il Vicere Lord Curzon,
con una potente flotta, a visitare i principi amici del Golf'o
Persico, dove I'influenza belga e russa sono in questo mo-
merito predominant!, e finalmente, in Europa, colle visite
di Re Edoardo ai sovrani d'ltalia, di Austria, di Portogallo,
al Presidente della Repubblica francese, e colle prossiine visite
airirnperatore Guglielmo e al Re di Spagna, fa di tutto per
isolare la Russia e vincere le antipatie degli Stati continental!
contro di se. Perche mai tutto cio ? Perche gli uomini di Stato
inglesi temono che presto o tardi i due colossi russo e bri-
tannico non siano per venire a tremenda lotta fra loro, nel
qual caso, quegli dei due vincera che si sara meglio e piu
per tempo apparecchiato alia lotta.
La Russia, sotto Alessandro III e Nicolo II, ha continuato,
nelFAsia centrale ed orientale, in quella politica di espan-
sione che fu gia inaugurata nel secolo XVII colla conquista
della Siberia e nel XIX colla conquista della riva destra
deirAmur e la presa di Tashkend. Alcune settimane dopo
la sua incoronazione, Alessandro III incorporo forrnalmente
al suo impero ii territorio dei Turcomanni Tekke, conquistato
dal generale Skobelef; nel 1884 Toasi di Merv fu alia sua
volta acquistata pacificamente ; nel 1885 gli avamposti mi-
litari russi furono spinti fino alle frontiere dell'Afganistan,
il che fu cagione, a Penjdeh, di un combattimento fra russi
ed afgani, e turbo profondamente le relazioni diplomatiche
fra i gabinetti di Londra e di Pietroburgo. L'Inghilterra, te-
mendo per T India, intervenne energicamente e si preparo
alia guerra. Ma questa non ebbe luogo. Dopo due anni di
negoziati, nel 1887, fu sottoscritto frale due Potenze un trat-
tato a Pietroburgo, col quale si obbligavano a rispettare Tin-
NEL TIBET 193
dipendenza delFAfganistan, e a definire di buon accordo i
rispettivi confini nelFAsia centrale.
Chiuso alia Russia il passo delFAfganistan verso le calde
e ricche vallate dell' India, essa si volto ad oriente, spie-
gando una incessante azione militare e diplomatica nella
regione dei Pamirs Kirghisi, continuando e conducendo a
termine la ferrovia siberiana attraverso 1'Asia, e prepa-
rando a poco a poco Fannessione della Manciuria che si e
realmente effettuata in qmsti giorni. Che fino dal 1895 la
Russia mirasse alia Manciuria come a cosa sua, lo dimostr6
col fatto che, terminata in quell' anno la guerra cino-giap-
ponese, essa impedl ai giapponesi vincitori di annettersi
anche un solo dito di terra nella Manciuria, li obbligo a ri-
nunciare al possesso della penisola di Liaotung, e al porto
Arthur che gia tenevano per forza d'armi, e fece modificare
in altri "punti in suo favore il trattato di Shimonoseki. Piu
tardi ottenne elia stessa dalla Cina il porto Arthur e la pe-
nisola Liaotung, si fece dare il permesso di condurre la fer-
rovia transiberiana a Vladivostok passando per Stretensk,
territorio cinese della Manciuria, concessione che, mentre
faceva evitare alia ferrovia russa una lunga curva, le dava
piede fermo in quella provincia ; e finalmente, con un pre-
stito francese al 4 per cento da lei garantito, strinse sem-
pre piii il freno alia Cina e confermo maggiormente la sua
potenza nelFAsia orientale. Secondo provati autori, gli ac-
quisti russi nel continente asiatico, a levante e nel centror
fatti durante il regno di Alessandro III sommano a 429,895
kilometri quadrati, ed i recentissirni nella Manciuria a kilo-
metri 582,950.
* *
La politica russa in quella parte del mondo asiatico ha
sempre avuto un fine costante e ben definito, Facquisto
cioe di un porto che tutto Fanno fosse libero dai ghiacci, e
le servisse di sbocco alle sue possession! della Siberia. Que-
1904, vol. 1, fasc. 1286. 13 9 gennaio 1904.
194 RUSSIA ED INGHILTERRA
sto porto ha dessa ora ottenuto, facendo suo il porto Arthur
nello stretto del Pechili, comandante a un tempo il golfo di
Liaotung e la penisola Coreana.
E con cio si potrebbe credere che la Russia dovesse star-
sene contenta e godersi in pace le sue enormi possession! asia-
tiche. E tuttavia non 6 punto cosi. Una forza arcana la spinge
verso I'lndia, I'lndia fertile, popolata, ricca di metalli pre-
ziosi, con ogni varieta di climi, di prodotti vegetall ed ani-
inali, ed una popolazione densa, varia, sterminata. La Rus-
sia mira all'India, tende alle acque sempre libere dell' ocean o
indiano e invidia il piii bel gioiello orientale della corona
inglese. Inoltre, vi e in Russia un certo numero di ardenti
patriotti i quali parlano dell' India come di un paese che
entro un certo numero di anui deve cadere in loro potere,
e, sicuri del favore del cielo, fanno di tutto, colle arti di-
plomatiche, col denaro, e colle operazioni militari per affret-
tarne il desiderate compimento.
Lasciando le vie di mare, alle quali la Russia per ora
non pensa, perch6 troppo debole sul liquido elemento di
fronte all'Inghilterra, tre sono i passi pei quali essa potrebbe
entrare nell' India, cio6 la valle del fiume Cabul, i deserti
della frontiera persiana per via di Herat, Seistan, Kanda-
har e Quetta, e la valle Chumbi che dal Tibet pel passo di
Jelap La sbocca nell'India. Ma la citta di Cabul chiude er-
meticamente il primo passo, e la fortezza di Quetta, in mano
agli Inglesi, comanda il secondo verso la frontiera persiana.
Per tutto altrove, lungo cio6 i confini del nordovest, per
quasi 900 miglia inglesi, una barriera inespugnabile di monti
si eleva ad altezze paurose a contendere il passo air inva-
sore. Finchfe dunque 1'Amiro dell' Afganistan, padrone di
Cabul, e le tribu semiselvagge della frontiera afgana e be-
lucistana si mantengono amici degl' Inglesi, i Russi non
potranno mai valicare quella barriera di monti che la natura
alzo a difesa dell'agognato possesso dell' India.
NEL TIBET 195
*
*
Resta il Tibet, al quale, un trent'anni fa, e Russia e In-
ghilterra ugualmente non pensavano affatto, come quello che
per la sua posizione geografica era fuori delle cosi dette sfere
della loro influenza. Ma dal momento che la Russia, per 1'azione
diplomatics dell'Inghilterra, si vide chiuso il passo verso 1'Af-
ganistan ed il Belucistan, volendo pur muoversi ed espan-
dersi in cerca di un porto sempre aperto ed in acque vive,
si volse verso oriente alia conquista della Manciuria, e nel-
1'Asia centrale mise tutto in opra per penetrare nel Tibet.
A cio le giovo assai Tamicizia di Toranath, Gran Lama
delle tribii mongoliche soggette alia Russia, e che da Lhassa,
capitale del Tibet, riceve la sua giurisdizione spirituale
sopra i numerosi buddisti dei paesi ubbidienti allo Zar.
Toranath Lama servl per piu anni da intermediario for-
tunato fra il Governo di Pietroburgo e il Dalai Lama di
Lhassa. Nel 1889 un agente russo, di stirpe mongolica, visito
il Dalai Lama, o gran pontefice di Lhassa, e Tanno dopo
un' ambasceria tibetana, guidata e presieduta da Tsanite
Kamba, grande ufficiale del Dalai Lama, fu mandata in
Russia e ricevuta con molto onore dallo Zar a Livania. Nel
1901 una seconda ambasceria parti dal Tibet per la Russia,
e si ebbe parimenti gli stessi cordiali ricevimenti dallo Zar
a Peter hoff. Questa ambasceria ritorno al Tibet sotto una
scorta russa di onore, della quale facevano parte alcuni uf-
ficiali, incaricati dal loro Governo di visitare partitamente
la Kashgaria ed il Tibet e suggerire i mezzi migliori per
stendere e assodare I'influsso russo in quei paesi. Infine,
nei circoli diplomatic! di Londra si crede, non senza fon-
damento, che a Lhassa si trovi di gia un inviato russo,
il quale, d'accordo colla Cina, prepari a poco a poco e si-
lenziosamente il passaggio del Tibet dalla sovranita nominale
della Cina a quella ben piu reale ed efficace della Russia.
Quando cio accadesse, i battaglioni russi batterebbero coi
calci del loro fucili le porte dell'India.
19o RUSSIA ED INGH1LTERRA
La politica che gl'Inglesi, domata nel 1858 la grande ri-
volta del Sepoys, si prefissero nell' India, rispetto a conquiste
esterne, fu di non oltrepassare i confini natural! che la na-
tura ha posto airimmensa regione da loro governata. E ben
a ragione, perche, sebbene 1'India appaia sulle carte geo-
grafiche, come un'appendice del grande sistema orografico
dell'Asia interna, pure in realta e sotto molti rispetti, forma
quasi un mondo chiuso in se stesso, separate da mari scon-
finati e da colossali montagne dal resto del continente asiatico.
I monti Himalaia, letteralmente « Talbergo della neve, »
ehiudono Tlndia al settentrione con un doppio muro di mon-
tagne, in forma di scimitarra, per la lunghezza di 1500 miglia
inglesi. Ai due lati esterni, 1'occidentale e 1'orientale, gli
Himalaia aprono per cosi dire le braccia verso mezzogiorno
e ehiudono nel loro seno, merce due gigantesche ramifica-
zioni montuose, la grande valle del Gange e del Brahmapootra
fino all'oceano che bagna e difende colle sue acque tutto il
resto dell'India. Questa regione dunque e un inondo chiuso
in se stesso, e savia era, per principio, la politica degi'In-
glesi di non oltrepassare quei natural! confini che la natura
ha collocati a custodia dell'India.
Ma non sempre si puo cio che si vuole, ovvero si vuole
quello che e giusto, savio ed utile. Gli ultimi vicere del-
T India, mossi in parte dal desiderio di maggiori conquiste,
in parte anche dalle turbolenze delle tribu confinanti, valica-
rono armata mano, ad occidente, i monti Hala, Sulaiman e
Sufed Kod ; ad oriente i monti Naga, Patkoi e Yomas, e stabi-
lirono, a ponente, una provincia di confine, dai contorni irre-
golari, lungo tutto Tlndo, e il protettorato del Belucistan;
a levante poi ridussero sotto Tlnghilterra Tanticoe barbaro
regno Birmano. E cosi, tolte le naturali barriere, si trova
ora Tlnghilterra ad imrnediato contatto col Belucistan in-
dipendente, la Persia, TAfganistan, il Siam, T Indo-Cina fran-
cese e la Cina, Restavano i confini settentrionali, i quali, rite-
NEL TIBET 197
nuti per insormontabili, si credevauo destinati a rimanere im-
mutati ; ma la presente mossa del Vicere Lord Curzon sembra
per contrario indicare che le doppie barriere degli Himalaia,
piu non bastando a proteggere T India contro le invasion!
straniere, siano messe in non cale e i confini dell' India si
vogliano trasportare alle sorgenti del Brahamapootra, nella
terra misteriosa dei Lama.
* *
Si e sempre fin qui creduto comunemente che i monti Hi-
malaia siano impenetrabili ad armate moderne, onde Flndia
da quel lato nulla avesse a temere; ma questa credenza e
forse un poj esagerata, e par che si voglia, col fatto, provarla
falsa. Infatti, dalla parte inter na e continentale, ossia verso
il Tibet, il pendio degli Himalaia e dolce; onde da quella
parte, superati i passi, una calata nell' India non e impresa
impossible. Erta invece e la pendenza delle alpi indiane
dalla parte di mezzogiorno, verso 1'India. Da questo lato, le
pendici meridional! si elevano rapidamente all'altezza di 1000
a 1500 na. sul livello del bassopiano irrigate dal Gange. Dietro
queste alte montagne, si alzano varie catene principal!, di-
versamente disposte fra loro, le quali, qua e cola rizzano il
capo sempre biancheggiante di neve fino ad 8840 m. come
il monte Everest, ad 8582 come il Tachirak, a 7808 come
il Nandadevi, o a 7298 come il Tchamalari.
Fra queste altezze paurose pochi sono i passi veramente
facili e praticabili, il che si deve in gran parte alia struttiira
orografica degli Himalaia. II ripido pendio del versante me-
ridionale scava nel fianco dei monti valli cosi profonde che
il risalirle e quasi irnpossibile. Per tratti, lunghi parecchie
iniglia, non vi e traccia in quelle valli di fondo praticabile ;
i corsi d'acqua rumoreggiano in mezzo a pareti rocciose,
alte mille e piii metri e quasi verticali, e tra queste e le
acque non vi e spazio neppure per un sentiero. In tali con-
dizioni orografiche dell'Himalaia, non possono formarsi la-
198 RUSSIA ED INGHILTERRA
ghi di grande estensione ; le valli ample sono rare, ed il
Kashmir e il Kulu sono due casi che non hanno altri
esempi. Inoltre, i pochi passi che pure esistono sono ele-
vatissimi. Nessuno dei piu alti valichi alpini della nostra
Europa raggiunge 1'altezza del piu basso di quelli, apren-
dosi essi a 3000, a 4000 e persino a 5000 metri sul li-
vello del mare. Con tutto cio alcuni di questi passi, bench6
difficili, non sono tuttavia pericolosi, e nella buona stagione
sono costantemente praticati dai commercianti che dall'India
passano nel Turkestan orientale e nel Tibet, il che fu anche
sperimentato da Sir Davide Ochterlony quando nel 1816
marcio dai piani del Bengala a Khatmandu, citta capitale
del Nepaul, non incontrando ne troppa resistenza nei nemici,
ne seria difficoltk nei passi. Si aggiunga a tutto cio che al-
cuni di questi possono venire ad arte migliorati e resi capaci
di dare facile adito anche ad un esercito. I valichi alpini
dell'Himalaia piu conosciuti e praticati sono il Muztagh, il
Karakoram, il Ghangchenmo, e il Tipta ; e i passi Jelap-La,
Chola e Kangra-Lama che dai Sikkim mettono direttamente
nel Tibet.
La via che tengono ora gl'Inglesi per entrare nel Tibet
e quella del Sikkim. II passo Jelap-La all'altezza di 4383 nu
essendo fino a tutto dicembre piii o meno sgombro dalle nevi,
sar& valicato dalle truppe inglesi che movendo da Darjee-
ling e da Gnatong, territorio inglese, entreranno nella Valle
Chumbi, faranno sosta al villaggio Chumbi, a venti miglia
da Gnatong e quindi continueranno la marcia verso la citt&
di Khamba Jong, dove risiede nel suo campo fortificato Tani-
basceria britannica. Da Khamba Jong riprenderanno il cam-
mino per la citta di Gyantse Jong, distante da Chumbi
110 miglia, e termine della strada che fiancheggiando il corso
del flume Mo risale fino alia sua sorgente al piede del passo
Tang-La. Questo valico, quantunque a 4783 in. di altezza,
e assai facile e non puo creare grandi difficolta. Gyantse Jong
poi 6 una ricca e bella citta, con un prospero commercio, un
monastero di 600 monaci e una fortezza tenuta da 250 soldati
NEL TIBET 199
tibetani e cinesi. Arrivati gl'inglesi a Gyantse Jong, vi pas-
seranno 1'inverno, e la prossima primavera, moveranno alia
volta di Lhassa, capitale del Tibet, distante 120 ruiglia da
quella citta. Tale e il disegno di guerra appro vato dal Vicere
Lord Curzon, ed esso, almeno nelle sue linee generali, verra
certamente posto ad effetto. Ma del risultato finale, come non
e ora possibile prevederlo, cosl e inutile parlarne. Forse la
Russia, gelosa degli avanzamenti britannici, inter verra di-
plomaticamente per arrestarne le mosse. Forse lo stesso Tibet
cedera ai buoni consigli del Nepaul, e dara al Governo iin-
periale dell'India le richieste soddisfazioni. Forse il freddo
rigidissimo che fa, durante rinverno, in quelle desolate re-
gioni, impedira agli inglesi ogni progresso e forse anche li
costringera al ritorno, oppure potra accadere qualche altro
avvenimento, tanto piu temuto quanto piu imprevvisto, che
tagli corto all'Inghilterra ogni desiderio di conquista.
Ad ogni modo pero, comunque sia per finire Tattuale
spedizione militare, gl'inglesi sono risoluti d'impossessarsi
della valle Chumbi, ch'essi chiamano, e con ragione, la chiave
del Tibet. Se per tutto altrove un esercito europeo potrebbe ma-
lagevolraente passare, non 6 cosi tuttavia del Jelap-La e della
valle Chumbi, lunga quaranta e larga ben venti miglia. Chi
ne 6 padrone, 6 padrone del Tibet da una parte, e minaccia
o protegge Tlndia dall'altra, perche qualunque grande eser-
cito puo aver libero il varco per una valle cosl larga e per
un passo facile come il Jelap-La e sgombro il piii deH'anno,
come si 6 detto, dalle nevi. Gl'inglesi dunque fanno atto
prudente nell'impossessarsi di quella valle, prima che i Russi,
ottenendo il protettorato sul Tibet, se ne impadroniseano, e
;uarnendo di fortezze le alture circostanti alia valle, mettano
in pericolo. la sovranita inglese nell' India.
Quanto ai diritti che 1'Inghilterra e la Russia accampano
sul Tibet v'e assai poco che dire. Finora, i giornali russi, per
200 RUSSIA ED INGHILTEKRA
stabilire i proprii diritti sul Tibet non sanno dir altro se
lion che il primo esploratore che entrasse nei Tibet fu im
suddito russo, il che viene negato dagl'Inglesi; e, se anche
fosse vero, non costituirebbe pei Russi un diritto ad invadere
un paese aitrui. Gl'Inglesi hanno ragioni, in apparenza al-
meno, assai migliori. Mettono essi innanzi la piccola cam-
pagna combattuta contro il Tibet nel 1888, i trattati stretti
con esso lui, il 1890 e 1893, e sopra tutto la loro costante
violazione da parte di quel regno. Se tutto questo non basta,
arrecheranno in loro favore Tanarchia ognor piu crescente
in che si trova quel paese, I'hnpotenza della Cina a gover-
narlo, le scorrerie e ruberie delle tribu tibetane dei confini
indiani, la necessity di opporsi ai tentativi russi nella stessa
regione, e il diritto, posto il cosi detto equilibrio europeo,
di prendere alia Cina qualche cosa che serva come com-
penso alia Manciuria, strappata dai Russi al Governo di Pe-
chino.
Che se occorre qualche altra ragione, non si manchera
di osservare che e legge naturale per le nazioni sane e vi-
gorose di espandersi, di allargare i proprii confini, com'e
naturale a un uomo sano di sentir fame e di assimilarsi
una buona quantita di cibo. La fame della terra e una pre-
rogativa speciale degli Imperi giovani e forti. Quando cessa
questo tremendo appetito di divorare gli altri -Stati a s6 li-
mitrofi o colonie lontane, e segno non dubbio che 1'Impero
volge a decadenza e comincia la discesa verso la morte.
Questa 6 la storia degl'Imperi antichi dei Medi, dei Per-
siani, degli Egizii, dei Greci, dei Romani. Questa storia si
ripete 300 anni fa pei grandi imperi spagnuolo e portoghese,
i quali, conquistato in pochi anni un immenso territorio in
Europa e alFestero, toccarono il sommo della gloria e della
potenza e in breve tempo volsero a decadenza. Ora, sotto
i nostri occhi si svolgono le giovani forze dell'impero russor
tedesco, inglese e francese, i quali imperi si espandono e con-
quistano la terra. Questa espansione si fa a danno special-
meiite di nazioni pagane, incivilite a mezzo e per lo piu in
NEL TIBET 201
istato di degradazione politica, religiosa e sociale. E chi puo
negare die I'invasione dell'Europa cristiana, civile e colta
nel continente asiatico ed africano non si compia senza un
disegno speciale della divina provvidenza?
Invero, piu di un filosofo ha notato recentemente il me-
raviglioso accrescimento, in questi ultimi tre secoli, del-
rinflusso cristiano ed europeo sopra il resto del mondo pa-
gano. Tre secoli fa 3.480.900 miglia quadrate del mondo
abitato erano sotto il governo di nazioni cristiane, e 45.619.000
sotto il governo di nazioni non cristiane. Ora invece 1'area
del mondo governato da nazioni cristiane, ammonta a
40.317.200 miglia quadrate, laddove quella ancora sotto lo
scettro di nazioni non cristiane e ridotta ad 8.782.000 mi-
glia quadrate. Da queste cifre si deduce che le nazioni cri-
stiane sono padrone di 82 per cento dell'area abitabile del
mondo, e per ogni miglio quadrato, posseduto da popoli non
cristiani, esse ne posseggono da quattro a cinque miglia. Di
piu, nel 1500 solo 100.000.000 di persone erano sotto il di-
retto governo di nazioni cristiace; ora, invece, quei cento
milioni sono cresciuti a ben novecento !
Affinche I'innusso delle nazioni cristiane sulle non cri-
stiane spicchi vieppiu maggiormente, ci piace aggiungere
qui lo specchietto del Luogotenente Colonnello V. Murari
Bra, gia professore di Geografia nella scuola di Guerra di
Torino, dove si danno 1'area e la popolazione delle principali
nazioni cristiane di Europa ed America insieme colle colo-
nie, regni od imperi non cristiani da loro governati. Per la
Russia, il Belgio ed il Portogallo lo specchietto del1 Murari
Bra 6 stato compilato sulle statistiche recate da altri autori.
202
RUSSIA ED INGHILTERRA
Madre patria
Colonie
Nazioni cristiane
AREA
POPOLAZIONE
AREA
POPOLAZIONE
Gran Brettagna
314.950
41.220.000
27.861.000
348.496.000
|
Germania ....
540.658 j 56.000.000
2.605.100 | 9.230.000
33.000
5.200.000
2.045.700
35.500.000
Danimarca . . .
38.830
2.175.000
194.580
130.000
Stati Uniti . . .
9.450.000
78.500.000
443.060
9.636.000
Francia
536.408
38.800.000
8.812.710
50.310.000
Italia
286.648
32.000.000
477.300
600.000
Spa^na . . . .
497.244
18.100.000
709.450
340.000
Portogallo. . . .
92.575
5.428.659
2.146.049
9.160.444
B lo-io
29.456
6.693-810
2.252,780
14.100.000
Russia l
22.430.000
135.000.000
892.950
12.500.000
34.127,738
406.995.000
43.458.900
457.272.000
N6 qui e tutto. L'influsso, graduate si, ma ognor piu cre-
scente del mondo cristiano sul non cristiano, apparira ancor
piii manifesto ove si ponga mente al seguente specchietto,
compilato suite statistiche piu recenti recate dalle Mission!
cattoliche, dal Werner e dal Boyd Carpenter.
Queste statistiche, benche'solo probabili ed approssima-
tive, danno una qualche idea della graduate propagazione
del cristianesimo nel mondo, e della proporzione de' suoi se-
guaci agli abitanti della terra.
1 Tra le colonie russe si mettono solo i recenti acquisti nell'estremo
oriente, perche in realta, nel caso della Russia, la madre patria com-
prende uon solo la Russia europea, ma gran p.-irte dell'asiatica, da gran
tempo incorporata all'impero e russificata.
NEL TIBET
203
ANNI
Dl CftJSTO
Popolazione <M mondo
Popolaz one cristiana,
cattolica ed acattolica
100
200
300
Numero ignoto
71 5)
500.000
2.000.000
5 000 OGO
400
10 000 000
500
15 000 000
600
20 000 000
700
25 000 000
800
30 000 000
900
40.000 000
1000
50.000.000
1100
70.000.000
1200
80.000.000
1300
85.000.000
1400
92.000.000
1500
100.000.000
1600
125.000.000
1700
155.000.000
1800
1875
1880
1.000.000.000
1.396.842.000
200.000.000
394.000.000
410.000.000
1890
493.000.000
1896
1.500.000.000
500.000.000
Se, dunque, nella espansione dell'Europa cristiana in Asia
<ed in Africa si tien conto dell'ognor piti. crescente influsso
del cristianesimo sulle nazioni ancora non cristiane, non
-abbiamo che a godere che la Russia abbia stese le sue ali
vincitrici da un capo all'altro dell'Asia settentrionale e cen-
trale, e ringhilterra e la Francia si stendano ognora piu nel-
TAsia meridionale. I destini delle nazioni sono nelle mani di
Dio. Nei secoli terzo, quarto e quinto dopo Gresu Cristo, i bar-
204 RUSSIA ED INGH1LTERRA NEL TIBET
bari venuti dal Nord dell'Europa e dal centre dell'Asia inva-
sero Timpero romano in oriente ed occidente, impero in gran
parte cristiano. Essi venivano a cercare tesori d'oro e d'argento
e li trovarono veraraente nelle ricche citta soggette a Roma
ed a Bisanzio ; ma oltre ai beni terreni, trovarono anche un
tesoro celeste, la dottrina del Cristo, che li ammanso, li reed
a civilta, li fece prima uomini e poi cristiani.
Ai nostri giorni accade il processo inverso. Non gia i
barbari pagani invadono 1'Europa cristiana, si bene T Eu-
ropa cristiana sulle ali del vapore, sulle correnti del telegrafo,
forte di giovinezza, di attivita, di sapere e cupida oltremodo
di terrene ricchezze, valica i mari, doma gli oceani, con-
quista a poco a poco pacificamente o per forza d'armi i regni
e gTimperi, e dapertutto fa sventolare il proprio stendardo.
Quella bandiera e cristiana, ed 6 precorritrice del cristiane-
simo. Non sempre e il cristianesimo integro e perfetto della
chiesa cattolica; non sempre i mezzi coi quali 1'Europa ag-
gioga al suo carro trionfante le nazioni non cristiane sono
giusti ed onesti. Tal fiata, ahim6 troppo spesso ! insieme colla
civilta occidentale porta nel cuore dell'Asia e dell'Africa i
germi del vizio, T infedelta e gli orrori. di una civilta deca-
dente. Ma non bisogna dimenticare che val sempre meglio
uno scismatico o un protestante credente che non un pagano7
e che dietro gli eserciti, i navigli, i fucili ed i cannoni eu-
ropei, marciano schiere di missionarii cattolici e di vergini
consacrate a Cristo, tutti intenti, gli uni e le altre a con-
trappore Tesempio delle proprie eroiche virtu agli scandali
dei vizii europei, e a propagare colla voce, cogli scritti, col
buon esempio, colle fatiche, e, ove occorra, anche col sangue,
la divina religione di Gesu Cristo.
Ben vada, dunque, la potente Inghilterra nel Tibet! Apra
al commercio quelle inospite regioni, pianti nella cittadella
misteriosa del buddismo la croce di Cristo, renda libera e
possibile la propagazione del Vangelo in quel paese, chiuso
fino al presente ad ogni soffio di dottrina cristiana, ed avra
ben meritato della civilta, della cultura e della vera religione !
KIVISTA BELLA STAMPA
i.
LA FRANCIA ALL' ESTERO l.
Eccoci al sesto ed ultimo volume di questa monumentale e splen-
dida opera, della quale abbiamo gia piu volte parlato, cioe a mano
a mano che uscivano alia luce i precedent! volumi.
II presente riguarda 1' America, e noi crediamo di far cosa grata
ai lettori coll'estrarne uno specchio del progress! fatti dal cattoli-
cismo nei soli Stati Uniti nel corso del secolo teste tramontato.
Allorche nel 1791 Consignor Giovanni Carroll, primo vescovo-
di Baltimora, tenne il suo primo sinodo, la sua diocesi abbracciava
tutta la superficie dei tredici nuovl Stati Uniti d' America. Assistet-
tero al sinodo tutti i sacerdoti, che erano non piu di 22. I Catto-
lici salivano appena a 24,500, de' quali 16,000 al Maryland, 7,000
in Pennsilvania, e 1,500 sparsi nel resto degli Stati. Eccettuato un
Convento di donne, quello delle Carmelitane, non eravi alcuna comu-
nita religiosa o ecclesiastica, nessun seminario. II solo collegio, allora
esistente per Feducazione della gioventu era quello di Georgetown,
che tuttora continua sotto la direzione de' Padri della Compagnia
di Gesu. Le chiese erano poche, e spesso non erano altro che povere
capanne di legno, quando pure il divino uffizio non celebravasi in
case particolari.
Or si vegga quanto cammino si e fatto nello spazio di cento anni.
Alia fine del secolo teste spirato, v'erano negli Stati Uniti 14
Province ecclesiastiche : cioe quelle di Baltimora, Boston, Chicago,
Cincinnati, Dubuque, Milwaukee, Nuova Orleans, New -York, Ore-
gon-City, Filadelfia, San Luigi, San Paolo, San Francisco, Santa
Fe. Y'erano 70 Diocesi, 3 Yicariati apostolici e una Prefettura.
C'era un Dalegato apostolico, Monsignor Sebastiano Martinelli (oggi
Cardinale) residente a Washington ; un Cardinale, il Gibbons, Ar-
civescovo di Baltimora; 16 Arcivescovi, 77 Yescovi, 2 Arciabbati,
1 PIOLET J. B. S. J. Les Missions catholique francaises au XX* sitcle.
VI Missions d'Amerique. Paris, Colin, 8°, 520 p. — Fr. 12.
206 RIVISTA
13 Abbati mitrati, 1 Prefetto apostolico, 2976 Religiosi sacerdoti,
8660 Preti secolari, 6409 chiese con residenza di sacerdote, molti
convent! d'uomini e di donne, parecchi collegi, scuole per maschi
e per femmine, orfanotrofi, asili, istituti di carita d'ogni genere, e
una popolazione cattolica di 10,129,677 anime.
E godono tutti la massima liberta. Lo Stato, dal canto suo, se
non favorisce particolarmente niuu culto, neppure ne irapastoia
nessuno.
Or tutta questa grand'opera d'espansione della fede cattolica e
rnerito dei missionarii, de' quali parecchi furono francesi, che nella
piu lunga parte del secolo furono agli avamposti e anche oggi ten-
gono un posto onorevole tra quelli d'altre nazioni.
Ne solo negli Stati Uniti, ma anche negli altri paesi d'America.
Nel Canada, per esempio, si nota una fioritura rigogliosa di Reli-
giosi, scelti da quasi tutte le Congregazioni regolari di cui la Francia
e si ferace. Molti di loro si erano rifngiati al Canada dopo 1'esecuzione
dei decreti del 1880. e hanno poi ricevuto in seguito un aiuto pre-
zioso per le loro opere, nelle Congregazioni francesi femminili. Queste
ancora hanno abbandonato in gran numero il loro paese inospitale,
e sono andate in America a spendervi una vita di sacrifizio, d'ar-
dore, d'eroismo, di cui la loro patria non vuol piu sapere. In tutta
1'estensione del Canada, hanno fondato scuole. ospitali, case di ri-
fugio, sale d'asilo, orfanotrofii, tutte le istituzioni della carita piu
materna. Noi ne abbiamo contato fino a quindici di queste diverse
Congregazioni di Suore, che tutte sul suolo canadese hanno case, e
vi lavorano, e vi patiscono, e vi menano la loro vita d'annegazione
operosa. E si trovano altresi nei paesi delle Missioni indiane, dove
concorrono con un coraggio piu che virile alia grande impresa della
evangelizzazione cristiana.
La quale impresa con egual zelo e stata condotta nella Colombia
britannica, in Cuba, in Haiti, nella Guiana francese, nel Bra^ile, e
negli altri paesi d'America, de' quali tutti in questo volume si narra
la storia dell'ultimo secolo, in ordine alia propagazione della fede,
con tanta accuratezza e con tanti sussidii dell'arte, che 1' illustre
Bruneticre di questo e dei precedenti volumi ha potuto affermare
nei Debats. « I sei volumi che compongono quest'opera monumen-
tale, eseguita sotto la direzione del R. P. Piolet dalla Libreria Ar-
mand Colin, non la cedono per Testensione dell' informazione, per
1' interesse del testo, pel valore documentario deH'illustrazione, e
per la belta tipografica, a nessun'altra pubblicazione di questo ge-
nere. »
DELLA STAMPA 207
L'opera tutta si chiudo con una Conclusions dettata dallo stesso
Brunetiere e degna di lui. Noi qui ne daremo 1'ultimo tratto.
* Chi son costoro che volano come le nubi?... Popoli, che li
vedeste venire, qual fu da prima la vostra sorpresa e chi pu6 de-
scriverla? Domini che a voi ne vengono senza esservi attirati da
alcun motive no di coinmercio, no di ambizione, ne di curiosita;
uomini che senz'avervi mai veduto, senza nemmeno sapere dove
siete, vi amano teneramente, lasciano tutto per voi e vi cercano a
tra verso di tutti i mari, con tante fatiche e pericoli, per farvi par-
tecipi, della vita eterna ch'essi hanno scoperta. Nazioni sepolte nel-
1'ombra del mare, qual luce e questa che brilla sulle vostre teste ! »
« Si sono gia riconosciute (dice il Brunetiere) le parole di Fenelon,
nel suo bel ser.mone, si commovente e si poetico, sopra La voca-
%ione dei Gentili. Or questa luce non si estinguera. S\ comunichera
senza esaurirsi; si spandera senza nulla perdere del suo splendore
e de' suoi raggi. E di qui a secoli molti, sia che il viaggiatore sulle
rive della Senna debba cercare il luogo dove fu Parigi, sia che ella
seguiti ancora a illuminare 1'universo, e a scaldarlo del suo calore
nell'atto stesso di rischiararlo co' suoi raggi; non sara mai inglorioso
alia Erancia, no sara il minore suo titolo alia riconoscenza del genere
umano, 1'aver tanto fatto, sopportato tante prove e yersato tanto
sangue, sangue francese e sangue cristiano, perche quella luce
brillasse. »
II.
DALLE SFINGI D'EGITTO AI PAESAGGI DEL SEGANTINI.
UNA NUOVA STORIA DELL'ARTE.
Non e un breve viaggio quello a cui c'invita il valente Dr. Adolfo
Fan ], offrendoci per guida il suo splendido volume sulla storia del-
1'arte. E rinchiuderla in 800 pagine, cut danno vita ma rubano
spazio quasi un migliaio di stampe, non era impresa cui si potesse
accingere chi non fosse piu che esperto neH'omai sterminato canipo
da percorrere. Prendiamo le mosse dagli obelischi, dalle piramidi
dalle sfingi; tra i grevi colonnati dei templi passiamo dinanzi
1 Geschichte der bildenden Kunste von Dr. Adolph Fah Stiftsbiblio-
lekar in St. Gallen. 2a ediz. migliorata e ampliata, con 37 tavole, e
10 fig-, nel testo — Friburgo i. Br., Herder, 1903, 8° gr. p. XX- 785. M. 20,50;
legato artist. M. 25.
208 RIVJSTA
alle angolose pitturo e alle ieratiche statue di basalto, ai codici
funerarii del misterioso Egitto ; di la all'immenso palazzo di Khor-
sabad, tra i leoni e i tori alati delPAssiria e di Babilonia, indi in
Persia, in Siria, in Fenicia, nell'India, per trattenerci piu a lungo
nelle origini e nelle raffinatezze dell'arte delle arti, delParte greca.
Oi aspetta dappoi la civilta itaiica, la potenza romana ch'empie il
mondo di acquedotti, di terme, d'anfiteatri ; 1'arte delle catacombe,
delle basiliche venerande. delle cupole bizantine scintillanti di mu-
saici, delle miniature e del breve rinascimento carolingico ; indi la
lenta, solida, massiccia preparazione che lo stile roinanico manda
innanzi al pieno svolgimento dell'edifizio cristiano per eccellenza,
cioe la chiesa gotica, grandiosa e divota negli eccelsi pilastri, ne' fine-
stroni dipinti e nelle volte ogivali.
Ma terminate il ciclo, il movimento non s'arresta ; anzi ripiglia
con novello vigore, e vedremo da capo il piu potente impero, di
cui narri la storia, Timpero rcniano, possedere sempre tanta forza,
anche solo in rimembranza, da risospingere il moudo civile sull'or-
bita della sua artistica carriera. Cosi coll'umanismo e col Rinasci-
mento s'apre 1'era moderna, che accelera le sue fasi, come s'accelera
ogni cosa nella vita umana; ed attraverso a questa lussureggiante
fecondita, dell' Italia principalmente, e poi di mano in mano del-
1'altre nazioni, tra le onde di brevi risorgimenti e di decadenze, di
barocco e di accademico, giungiamo al secolo XIX e fino ai giorni
presenti.
Una primavera nell' Alpi del compianto Segantini (f 1899) e
il solo dipiato che rappresenti PItalia tra le opere moderne qui
riprodotte in fine al volume. Quivi figurano i francesi Ingres, Robert,
Millet, Yernet, Duran, Corot, Rosa Bonheur, Puvis de Chavanncs,
Merson; i tedeschi Cornelius, Oerbeck, Yeit, Schadow, Schnorr,
Ftirich, Steinle, Kaulbach, Hess, Schraudolf, Ittenbach, Piloty, nella
grande pittura storica e religiosa, dove la scuola benedettina di
B_>uron, seria e divota, appare di una ingenuita trcppo ricercata.
E nel paesaggio figurano fra gli altri il Rjttmann colia famosa ve-
duta di Maratona, il Schirmer che nel suo romantico mattiuo torna
a rasentare il fare bilanciato e alquanto convenzionale del Poussin.
Principiare coll'antico Egitto e terminare col bel quadro di Adolfo
Menzel, il concerto di Federico il grande che suona il flauto tra
le parrucche incipriate; partire dai Faraoni e arrivare al Laone XIII
del Lenbach, e un bel cammino, immenso, svariato, tanto da con-
fondercisi. Eppure I'ardimentoso ed erudito Dr. Fah non si sgomenta,
e n'esce veramente con onore. A ragione osserva egli nella prefa-
DELLA STAMPA 209
zione, che per adempiere utilmente il sno intento, di dare alle persone
colte una giusta idea della storia dell'arte in generale, non con-
veniva accamulare nomi e date, ne passare minutamente in rivista
tutte le opere d'un autore o d'una scuola; ma piuttosto delineare
nettamente il carattere di ciascun'epoca e le sue tendenze artistiche.
E con lui consentira pienamente chiuaque lo segue nella bella des-
crizione ch'egli fa del discobulo di Mirone, o di Marsia che raccatta
da terra il flauto di Atena ; e ancora quando, dopo avere analizzato
il carattere dell'estetica corporea di Policleto, passa alle inairivate
cime di Fidia, e tra Atene ed Olirnpia ci trattiene in pagine deliziose,
faeendoci sfilar dinanzi agli occhi i corteggi sacri scolpiti sul fregio
del Partenone, per accompagnarci poscia a mirare quanto splendore
rifulga sempre anche fra le tendenze realistiche di Skopas, di Pras-
sitele e di Lisippo.
Questo metodo e il piu adatto all'ufficio eminentemente educative
che si propone lo studio dell'arte e della sua storia, ed e insieme il piu
istruttivo e il piu dilettevole, anco per le persone che non debbono
maneggiare pennello, no scarpello, ne squadra, ne piotnbino. Tale
criterio, a molo di filo direttore, guida costantemente per tutto il
presente volume, ed appare qua e la piu scoperto, per es. nelle in-
testazioni dei capitoli, che portano in fronte o capitelli greci, o 1'arco
etrusco di Perugia e quello della cloaca massima di Eoma, ovvero
un particolare del sarcofago di Giunio Basso o somiglianti accenni
di monumenti, che bastano a richiamare tutta un'epoca.
Non neghiamo perO che talora il filo non si smarrisca, e rirnanga
alquanto meno aperto alia vista; e non fa meraviglia, dovendo aggi-
rarsi per si lungo e intricate labirinto. Cosi non era male, trattando
delParchitettura romana, mettere in piu spiccato rilievo il lato tecnico
della struttura delle volte, del savio partito tratto dalla necessita di
opporre alle spinte i contrafforti, faceudoli servire insieme alia sta-
bilita e alia ripartizione delle stanze interne. Col che non solo era
toccato un punto essenziale all'arte di quel popolo pratico e orga-
nizzatore, ma era aperta la via a far notare forse piu chiaramente
pure il modo di equilibrio della costruzione buantina a cupola, cioe
quel suo carattere sostanziale, comune colla romana, d'avere i suoi
organi di resistenza all' interno, mentre la costruzione gotica li dis-
tribuisce ai fianchi esterni delle navate. Non perciO vogliamo fare
un appunto di parzialita al valente storico, e negare a lui, nato e
nutrito delle bellezze deh'arte medievale, il diritto di compiacersene
largamente, riserbando a ques:e anziche all'arte bizantina le sue sim-
patie. Che anz'. egli sa mantenere anche verso gli altri periodi pre-
1904, vol. 1, fasc. 1286. 14 9 gennaio 1904.
210 RIVISTA
cedenti e successivi un giudizio perfettaniente equilibrate, seriza pas-
sione, appoggiato sempre a dottrina sicura, alle conclusioni delle
ricerche letterarie piu recenti.
Una parola intorno alia parte illustrativa, che in questo genere-
non e un pregio accessorio ma di prima importanza. L'autore col
piu retto criterio vi dimostra una vasta e svariatissima cognizione-
de' nionunienti e di tutte le collezioni antiche e moderne. L'editore
v'ha aggiunto del suo quella larghezza anzi quella munificenza, che
d'un lavoro sulla storia dell'arte fa una vera opera d'arte. Dalle piu
antiche meniorie egiziane al modernissimo stile floreale, che svolge i
morbidi steli sul cuoio delPelegantissima legatura, si compie un ciclo
e si ritorna quasi a quelle palmetto stilizzate proprie dello stile assiro,
che risplendono entro il magnifico volume: una vera sintesi pen-
sata, studiata, lavorata con intelligenza e con amore.
III.
IL DlRlTTO DELLB SORGENTI.
Le nuove applicazioni dell'acque correnti ad uso di forza motrice
vanno di giorno in giorno crescendo a maggiori proporzioni, e come
una ricchezza, riposta in casa e nuovamente scoperta, destano le piu
liete speranze per 1'avvenire economico dell' industrie italiane. Ma i
tesori latenti tra i gioghi dell'Alpi e delPApennino, dei quali demmo
un rapido cenno in altra occasione \ non sono un frutto cosi age-
vole a raccogliere che basti stendere la mano. Spesso le opere pre-
liminari occorrenti ad allacciare le vene, a conservare la pressione,
a condurre le acque attra verso a fondi privati o pubblici, sono di
tale difficolta e irnportano tali dispendii, oltre al costo proprio degli
impianti meccanici od elettrici, che molti proprietari dovranno ri-
nunziare a prevalersi di quell'acque, che pure sgorgano sul proprio
podere, e dovranno contentarsi di lasciarle perdersi a vuoto, ovvero
cedere ad altri i proprii diritti. Siccome pero i diritti d'irrigazione
nolle pianure sono stati sempre e sono tuttora argomento d' infinite
questioni in tribunale, cosl si capisce che nuove e non poche dif-
ficolta possano sorgere in questo nuovo aspetto e nuovo valore, che
1 V. il nostro quaderno del 3 ottobre 1903, Le ricchezze industrial i
delVAlpi.
BELLA STAMP A 211
prendono le sorgenti de' nostri monti ; ed 6 naturale che si pensi
altresi alle occorrenti disposizioni legislative.
Se non che in provvedimenti di tal fatta, ove sono impigliati
interessi pubblici e privati insieme, mentre il legislatore deve avere
la mira al bene cornvme, importa sommamente che non venga re-
<:ata offesa, ai principii suprerai del diritto e della proprieta privata,
i quali per essere partecipati da molti, ridondano in sostanza in vero
benefizio della societa.
Orbene una recente relazione, fatta al ministro. dei lavori pub-
blici in Italia dalla Commissione per lo studio delle riforme alia
legge del 20 marzo 1865 (n. 2248, alleg. Fy Parte prima, Deriva-
zioni ed usi di acque pubbliche), lascia trasparire assai chiara una
tendenza, che si vorrebbe dissimulare, ma che andrebbe senza dubbio
a terminare in un'ingiuria al diritto di proprieta.
Infatti « mentre col primo articolo dello schema proposto si de-
roga senz'altro al Codice Civile, si e cercato per contrario di non
darne le viste e di farlo passare quasi sotto banco, senz' avere
3a franchezza di confessarlo apertamente, peggio che non hanno
fatto i francesi, cambiando gli articoli del Codice. » (Legge del
18 aprile 1898) '.
Questo motivo ha indotto un bravo e giovane avvocato romano,
Oistoforo Astorri, fornito di un buon corredo di studii e di un retto
criterio giuridico, a trattare a fondo la questione, ripigliandola nei
suoi principii stessi, e considerandola nel diritto greco, nel diritto
romano, nel comune e nel nostro diritto civile vigente.
Particolarmente importante e 1'esame ch'egli fa della legge fran-
cese, testd citata, conchiudendo che sarebbe inopportune imitarne
in Italia le innovazioni. A ragione osserva 1'Astorri (p. 145) « che
la grandissima quantita delle acque crea presso di noi una condi-
zione di cose ben diversa da quella che ritrovasi in Francia. Che
•se pure in qualche regione, come ad esempio in Lombardia, la
utilizzazione di questo elemento assume deile proporzioni important,
d anche da notare che ivi 1'esperienza dei secoli dimostra che la
legislazione attuale e piu che sufficiente alia sua tutela. » E sog-
giunge che a volere introdurre in Italia una legge somigliante « sa-
rebbe necessario un rimaneggiamento di gran parte del Codice, e
1'abolizione di uno dei piu bei vanti della nostra legislazione, vala
-a dire deli'acquedotto forzoso. Anzi quest' istituto, creato appunto
1 Aw. CRISTOFORO ASTORRT, II Diritto delle sorgenti. Studii di ld-
g'islazione antica e moderna. Roma, tip. de' Lincei, 1903, 8°, p. 220.
212 RI VISTA
laddove si e formata questa parte del nostro diritto, 6 T indice piu
evidente del diverso indirizzo che i nostri antichi tenevano in tutto
cio e della lata libarta che essi volevano conferire alia operosita di
proprietarii intraprendenti. »
II cardiae, su cui s'aggira tutta la questiono, e sapere a chi
appartenga una sorgente che nas:e in ua fondo private, ma poi
scorre, pud crescsre e diveaire un rascello, un fiime. Allora, corn'e
manifesto, la cosa acquista maggiore importanza, sembraudo difficile
il limitare, e grave e pericoloso il riconoscere senza limitazione il
diritto di proprieta d'una sorgente, donde dipendono nel seguito tanti
altri interessi. Ora dopo un esame erudito, accurate, giudizioso del
diritto antico, romano e feudale, e del moderno, delle opinioni dei
giurisperiti, sulla natara giuridica delle sorgenti, TAstorri riepilo-
gando ritiene « che le sorgenti appartengano sempre in assoluto
ed esclusivo dominio al proprietario del fondo in cui sorgono serza li-
mitazioni, all'infuori di quelle che il Codice riconosce. Cid non esclude
che alcune di esse possano dirsi pubbliche pel rapporto in cui si
trovano con corsi di acqua demaniali. Tale qualifica puo avere delle
conseguenze, come ad esempio la loro espropriazione per pubblica
utilita, con il seguente passaggio al demanio dello Stato, ed il di-
niego della dichiarazione di pubblica utilita delle opere che teades-
sero a'la loro diversione... la quale opinione concorda con quella
accettata dal diritto comune e vigente quasi dappertutto prima del-
1'attuale legislazione, e quella cbe piu facilmente di tutte ad esse
si adatta ed e percid la piu comune nella dottrina e Tunica se-
guita nella giurisprudenza » (p. 135 s.)
Contro 1'opportunita d'introdurre nella nostra legislazione prov-
vedimenti simili alia legge francese che intacca la proprieta privata,
oltre 1'opinione sola ammessa nel diritto comune, stanno gli esempi
delle legislazioni moderne, 1'austriaca e la germanica, molto com-
mendevoli per questo rispetto. E con ragione accennava 1'Astorri
al pericolo di vedere soppresso cosi alia leggera la disposizione del-
1'acquedotto forzoso, che e una bella prova della tutela legale del
diritto di proprieta. Questa norma « tutta propria della giurispru-
denza milanese e subalpina sulle acque private... fu sancita in prin-
cipio negli statuti del dues to di Milano ed in quelli di Yerona del
1455. Indi passd nel 1547 in quelli della Provenza. Poco dopo
Emanuele Filiberto (a. 1584) 1'accoglieva, come norma di diritto
comune, nella riforma legislativa da lui fatta ne' suoi stati. La for-
mula che egli allora dette a questo principio si mantenne, con lievi
mutazioni, fino alia codificazione, ed e stata accettata quasi nella
BELLA STAMP A 213
stessa forma dal nostro codice. Emanuele Filiberto, infatti, aveva
stabilito che colui il quale avesse bisogno di condurre sui proprii
fondi dell'acqua che gli apparteneva, potesse costringere il vicino
a concedergli il passaggio, pagandogli il prezzo del terreno occu-
pato aumentato di A/s e risarcendolo di tutti i danni, che in occa-
sione di tale passaggio gli fossero recati... le differenze che si ri-
trovano nella sua applicazione nel Milanese e nel Piemonte sono
affatto secondarie, riguardando solo rammontare dell' iudennita da
pagarsi ai proprietarii dei terreni attraversati » (p. 93 s.)
Senza estenderci oltre, lo studio dell'Astorri deve convincere che
questo e argomento degno di molta ponderazione; e che, o la legisla-
zione presente sia sufficiente neila sostanza, o debba essere modi-
ficata conforaie alle nuove esigenze, certo queste Don sono inno-
yazioni da farsi cosi alia leggera e, per modo di dire, per straforo,
come fa tentato di fare ne' cunicoli parlamentari. E noi di buon
grado abbiamo voluto dare questa succinta notizia, e per 1'interesse
che molti ci possono avere, e pel merito dell' opera, ove 1'aridita
della erudizione e della critica giuridica non si fanno sentire per
nien-te, anzi sono trasformate nella scorrevolezza d' una piacevole
lettura.
BIBLIOGRAFIA J
ATTANASIO E. can. — IL Papato. Ragionamenti. Napoli, Artigia-
nelli, 1903, 8°, VIII 168 p. L. 2.
I non pochi che ammirarono questi
discorsi mentre uscivano dal dotto
labbro del compianto canonico Atta-
nasio, saranno ben lieti d'averli ora
sott'occhio su queste pagine; e quelli
che non li udirono, gusteranno di
conoscerli ora per la prima volta;
tanta e la maestria con cui si ve-
dranno svolgere innanzi 1'eccellenza
B. G. M. — II Popolo Istruito. Due ore di conversazione fra un ope
raio ed un impiegato governativo. Torino, 16°, C2 p. Cent. 30.
del Papato, i suoi diritti, le sue be-
nemerenze colla societa, colla civilta
moderna segnatamente, e in partico-
lare colla Italia. Avvertiamo che il
profltto dell'edizione andra a van-
taggio della Causa di Beatificazione
del Servo di Dio P. Ludovico da Ca-
soria.
Ecco un piccol libro che abbiamo
letto con gusto e con vera soddisfa-
zione. Esso da una idea chiara delle
dolenti condizioni attuali del Papa.
Dimostra la necessita del potere tem-
porale non che la ragionevolezza del
Non eocpedit, e risponde trionfalmente
ai sofismi che si mettono innanzi per
far credere al popolo che e meglio
pel Papa che sia liberato dalle cure
temporali perche possa meglio occu-
pero ne raccomandiamo la lettura a
tutti quelli particolarmente che aves-
sero qualche pregiudizio contro il
Papa. L'autore per modestia ha ta-
ciuto il suo nome ; ma egli ha scritto
altri libri di merito, di cui abbiamo
reso conto nei nostri quaderni. Noi
dunque lo incoraggiamo a scriverne
altri ancora, che come questo val-
gano a cavare dalle menti del popolo
tanti altri pregiudizi.
parsi della salute delle anime. Ep-
BAINVEL J. Y. professeur de Theologie a 1'Istitut Cathol. de Pa-
ris. — Nature et surnaturel. Elevation, deoheance, etat present
del 1'Humanite. Paris, Beauchesne, 1903, 16°, 394 p. Fr. 3,50.
in un
E un trattato compiuto sopra il
tema: Natura e Soprannaturale. Al-
ia compiutezza per la quale il tema
e svolto in tutte le sue parti, e unito
un grande ordine e chiarezza ; tal-
che la mente investigatrice de'teo-
logi resta pienamente soddisfatta.
Aggiunge pregio al libro un'Appen-
dice, in cui Tautore d^ in un sunto
tutti i capitoli del libro, cui egli in-
titola Cancvas des lecons, che e un
compendio utilissimo di tutto il det-
to. La dottrina e sanissima e la so-
luzione delle difficolta inerenti al
soprannaturale e veramente soddi-
sfacente.
1 Mota. I iibri e gli opuscoll, anaunziati nella Bibliogratla. (o nelle Riviate
della, Stampa) della « Civilta Cattolica », non pud TAmministrazione assnmere in nessuna
maniera 1'incarico di prowederli, salvo ehe I detti libri non sieno indicati come vendibili
presso la stessa Amministrazione. Cid vale anche per gli annanzi delle opere pervenate alia
Direzione e di qnelle indicate snlla Copertina. del periodico.
L'AMMINISTRAZIONE.
B1BLIOGRAFIA
215
vera civilth diflfusa nel mondo dalla
Chiesa cattolica... Le attesto since-
ramente che 1'evldenza e Tefficacia
di quanto scrive intorno a Roma mi
hanno illuminate 1'intelletto e com-
mosso profondamente il cuore. I sen-
timenti del suo cuore nella deside-
rata visita di Roma, sono espressi
con tale vivezza d'affetto e di pen-
siero, che veramente dimostraco in
lei un discepolo del serafico S. Fran-
cesco... »
BERNARDINO da Monticchio M. C. — L'eterna citta. Impressioni e
riflessioni su Roma. Lettera aperta al chiariss. filosofo Augusto
prof. comm. Conti. Modena, Immacolata Concezione, 1903, 8%
64 p. L. 1.
Le infamie scritte su Roma dai
due romanzieri Zola e Hall-Caine,
hanno eccitato nobile sdegno nel
ch. Autore, il quale non ha potuto
frenarsi dal versare anch'egli sulla
carta le impressioni, ma ben diverse,
da lui provate nell'eterna citta. Come
abbialo fatto, bene esprime il vene-
rando vegliardo cui e diretta questa
Lettera, della quale egli dice « che
in modo cobilissimo espone le glorie
di Roma pagana e cristiana, la gran-
dezza del pontificate romano, e la
CATALANO MODESTO, sac., Professore di archeologia cristiana nel
liceo arcivescovile di Napoli. — Corso fondamentale di Archeologia
Cristiana compilato su i piu recenti autori ad uso delle scuole
teologiche d' Italia. Yol. I. La Gatacomba Cristiana, Napoli, tip.
e Libreria cattolica editrice M. D'Auria, Tribunali 386, 1904, 8.°
Cio che promette il titolo del la maggiore comprensione possibile
presente volume, cio che il ch. au-
tore dichiara nel preambolo « al
posto d'una prefazione » (che meri-
terebbe d'essere qui inserito tutto
intero) viene egregiamente svolto
nelle 180 pagine che seguono sino
al fine piene e ponderose. Vi si
scorge da per tutto il maestro dalle
giuste elarghe vedute, il quale pos-
siede non solo una vasta erudizione,
m*a sa coordinarla allo scopo che si
e prefisso, e nel modo che non sa-
premmo indicar meglio di quello che
egli fa in due tratti della sua pre-
fazione.
« Non era dunque questione (egli
dice a pag. 12), di scrivere o piu o
meglio di quanto sia stato scritto
finora. Era piuttosto sentito un altro
bisogno, quello di gettare tutto il
materiaie nel crogiuolo di una trat-
tazione di indole generica per la
ragione del metodo eeolastico, con
seaza nuocere alia chiarezza e crean-
do 1'unita di concetto nelle quistioni
che via via si presentaao alia sbarra
della escussione. Ne risulta un « Cor-
so fondamentale », che dal modo
stesso onde vien concepito, porta
seco i necessarii caratteri di un libro
di testo. »
E a pag. 13: « Colgo subito 1'occa-
sione di affermare che il mio e sem-
plicemente un modesto lavoro, come
dicesi, di compilazione e dal titolo
stesso 1'ho dato a divedere. Non gia
che la compilazione sia volgare e pe-
dissequa senza presentare alcuna trac-
cia di subbiettivo. Che anzi ho fermo
il convincimento d'aver tentato — spe-
ro non troppo temerariamente — una
esperienza nuova, vuoi per il metodo
e per la generale disposizione della
materia, vuoi per il coordinamento
di esso agli studi teologici e biblici.
Ma questo lungi dal nuocere, con-
216
BIBLIOGRAFIA
ferisce piuttosto, secondo a me pare,
all'Incremento ed alia diffusione di
questi studii tra la gioventu educata
all'ombra del Santuario. »
Fin qui egli : e noi ben merita-
mento soggiungiamo una calda rac-
comandazione a quanti amano colti-
vare gli studii delle antichita cri-
stiane, s?a che comincino, sia che
gik si trovino in essi avvantaggiati,
di dare un posto d'onore nella loro
biblioteca archeologica a questo bel
volume e a quelli che lo seguiranno:
percb.6 siamo certi che ne trarranno
grande utilita ed anche Don piccolo
diletto.
Non entriamo a fame una recen-
sione che rimettiamo ad altro tempo,
e molto rneDo a discutere alcuna
particolarita, in cui forse non ci tro-
viamo pienamente d1 accordo (e in
tali materie non pu6 quasi essere
altrimenti) con il chiarissimo autore;
ma concludiamo rallegrandoci cor-
dialmente coa lui e con tutti i cul-
tori della Oistiana Archeologia: e
molto piu ci rallegreremmo, se il
testo fosse accompagnato in alcune
parti con figure illustrative. Cosi
vediamo aver fatto con molta lode e
grande vantaggio di tali studii 1'illu-
stre archeologo romano Comm. 0. Ma-
rucchi nei suoi pregevolissimi lavorl,
come ad es. nei tre volumi « Ele-
ments d'Archgologie clire'tienne » e in
quello « Le Catacombe Romane », ecc.
Ben s'intende che per libri di corso
non si possono fare edizioni costose,
quali riescono quelle che vanno or-
nate di tavole e di figurate illustra-
zioni; ad ogni modo abbiam voluto
esprimere un desiderio.
CHANDLERY P. J. S. I. — Pilgrim- Walks in Rome. A guide to
its holy places. New York « The Messenger » 1903, 8°. XII-468 p.
Vendita presso il libraio Pustet Piazza Font ana di Trevi, Roma.
Un felice pensiero ha trovato fe-
licissima esecuzione in questo vo -
lume: e noi siamo persuasi che esso
incontrerfc pieno favore presso tutti
i pellegrini di lingua inglese che de-
siderano conoscere le memorie sacre
di cui Roma possiede inestimabile
tesoro. La « guida » ordinariamente
prodiga di erudizione profana a buon
mercato, ignora del tutto o traseura
quello che invece 6 caro alia pieta
religiosa, che ricorda la storia della
Chiesa ed illustra i monumenti della
fede. L'opera del p. Chandlery ripara
opportunatnente a tale difetto. II
ch. Autore, gia noto per i suoi lavori
The Saints in Rome e Rooms of the
Saints in Rome, ha saputo riunire
in questo volume con preziosa dili-
genza e sicura dottrina quanto puo
interessare il devoto pellegrino che
visita la capitale del mondo cristiano.
Le splendide illustrazioni che accom-
pagnano le notizie storiche, rendono
il libro utile e dilettevole anche per
chi non potendo compiere il pelle-
grinaggio romano desiderasse avere
quasi sotto gli occhi la viva imagine
di quei santi luoghi. La sola pianta
di Roma ci parve riuscita men bella
di tutto il resto e alquanto confusa
per le piccolo sue dimension}.
DE LORENZO ANTONIO, mons. arciv. titolare di Seleucia Isaurica. -
I ricordi reggini del culto di S. Giorgio Martire e lo steinma del
Genuine. Napoli, Lanciano, 1903, 8°, 64 p. L. 1.
Questa e una delle tante mono- mente lodate per copia di document!
grafie del dotto e compianto Autore per accuratezza nei disaminarli e
da noi sempre annunziate e merita- sagacitk di giudizio nei farli servire
BIBLIOGRAFIA 217
alia stor.'a. Oramai bastera indicar ch. Autore, acciocch^ il lettore li
il titolo di siffatti lavori e il nome del legga con profltto e piacere.
DEODATI GIOVANNI, sac. — Manuale pratico di Sacre Ceriinonie
per uso del Seminarist]. Catania, tip. Pastore, 1903, 8°, 248 p.
L. 2, presso 1' Autore.
Trattandosi in questo libro di tazione delle singoie materie esatto,,
cose positive, 1'Autore non pretende concise, complete. Gli ecclesiastic*,
d'aver messo fuori cose nuove; si e e principalmente i chieric', ne fa-
pero studiato di riuscire nella trat- ranno certamente lor pro.
FERRERI G. - - Le istitnzioni americane per 1'educazione dei sor-
domuti. Palermo, Reber, 1903, 8°, VIII 384 p. L. 4.
Ai tanti altri suoi libri sui Sor pedagogia di questa classe di sven-
domuti, il ch. prof. Ferreri aergiunge turati avranno qui campo di fare tra
ora il presente, frutto d'un suo viag- le istituzioni americane e le nostre
gio in America. Gli studiosi della utili e interessanti confront!.
MARINI C., aw. — Cenni biografici della dodicenne Maria Groretti
barbaramente trafitta a inorte nella difesa della sua castita. Roma,
Filiz:arii, 1904, 16°, 56 p.
Maria Goretti, una buona villa- Ora per pubblica sottoscrizione della
nella di dodici anni, di Nettuno, fu Vera Roma si e per en'gere in Net-
assalita con brutali propositi da un tuno un monumento a questa eroina
tale Alessandro Sereaelli, che, non della castita, monumento affidato allo
potendo vincerne la resistenza, la scultore Zaccagnini. In questo li-
crivel!6 di ferite, alle quali la po- bretto artisticamente legato si sono
veretta dovette soccombere. Essa raccolte tutte le memorie della buona
nel delirJo della morte ripeteva : che fanciulla con numerose zincotipie.
fai Alessandro? Tu vai all'inferno.
MELILLO ENRICO. — La poste italianenel Medio Evo. Al*a e media
Italia (a. 476-1600). Roma, Desclea, 1904, 8°, 190 p. L. 2.
Quantunque il soggetto presosi quasi a mo' di rcmanzo, con questo
qui a trattare apparisca arido, pure pero che vi s' impara assai di storia
sotto la penna del ch. Autore diventa e di geografia.
subito ameno, interessante e attraente
MICHELINI GIUSEPPE, sac. — II Vangelo delle Domeniche esposto
al popolo specialmente delle citta. Operetta premiata al concorso
telBollettinodeiparroci. Milano, Bacchini, 1904, 8°, 200 p. L. 1,60.
II presente corso d'omelie, dicono si suppone quello delle citta, e fra
gli editori, se non e un capolavoro, gli altri pregi ha quello della bre-
ituttavia Undo, chiaro, naturale, tale vita. Sappiamo che e lavoro d'un
in somma che puo tornar utile a chi giovine: sara egli disdetto dall'alba
deve esporre il santo vangelo ad un congetturare il sole?
publico discretamente colto, quale
MULLER ADOLFO, d. C. d. G. prof. d'Astronomia neH'Universita
Gregoriana. -- Element! di Astronomia ad uso delle scuole e per
218
BIBLIOGRAFIA
istruzione privata, con circa 300 incision! e due carte stellari.
Roma, Desclee Lefebvre e 0., 1904, 8°, XV- 602 p. L. 10.
Comporre un corso d'astronomia
non e cosa facile. Lasciando stare lo
studio di renders* chiari e scientifi-
camente esatti, 1'ambito stesso del-
1'argomento da svolgere e il modo
da tenere sono in pratica question!
piene di difficolta. Chi professa di-
nanzi a un uditorio speciale, ben nu-
trito di studii matematici, va innanzi
sicuro fraMgl'mterminabili formularii
dell'astronomia sferica, e tra le equa-
zioni della meccanica celeste; ma
deve rinunziareallapopolarita. I suoi
scritti saranno riserbati at pochi dati
per ufflcio e di proposito allo studio
e alia pratica di queeta scienza.
Chi per contrario s'attiene alia
pura descrizione dei cieli e della
scorza, diciamo cosi, della scienza,
riuscira, se trova un editors ardito, a
comporre un bel volume fregiato di
splendide figure, una di quelle astro-
nomic popolari, che Don sono certa-
mente inutili, ma non valgono ad
iniziare praticamente ne a calcoli ne,
per lo piu, ad osservazioni. Eppure
v'ha un bel numero di persone, an-
che colte, anche date alle scienze,
anche matematici ed ingegneri, che
avrebbero bisogno di qualcosa d'in-
termedio, parte per compimento di
istruzicne, parte altresi per pratico
esercizio che puo loro occorrere.
Questo e il compito d'un' opera
come quella del P. A. Miiller che
qui annunziamo. II calcolo superiore
n'e bandito, e questo agl'intendenti
e indizio dei limiti proposti a se stesso
dalPautore. Ma quanto non si pu6
apprendere in questo campo anche
colla sola geometria elementare e
colla trigonometria! II primo libro,
dei due contenuti in questo volume,
tratta della sfera celeste, de' varii
sistemi di coordinate e delle loro tras-
formazioni, di diversi modi di pro-
iezione ; indi della misura del tempo,
degli orologi a ruota e dei solari ;
poi degli strumenti antichi e de'mo-
derni, nonii, micrometri, cerchi gra-
duati, sestante, telescopii, ecc. Una
sezione Intera e data alia trigono-
metria sferica; un'altra agli effetti
della rifrazione, alia parallasse, e a
quell'altre alterazioni delle inisure
astronomiche dovute alia posizione
dell'osservatore sulla terra sferoi-
dale.
II secondo libro e un' accurata
esposizione dei moti planetarii, cio&
dei pianeti, della terra, della luna,
delle comete. I diversi sistemi degli
antichi per spiegare le apparenze, il
loro valore cinematico, il loro va-
lore fisico, i paesi fatti successiva-
mente dalla scienza moderna finoai
giorni nostri, formano nell' esposi-
zione del P. Miiller un intreccio di
notizie storiche, di critica scientifica,
e di conclnsioni matematiche alta-
mente interessante ed istruttivo. No-
tiamo come pregio singolare del libro
il ricco corredo delle note storiche,
sicure, esatte, talora delle figure
stesse riprodotte dalle opere classi-
che dei secoli andati, che formarono
come le pietre miliarie, nel cammino
ascendente di questa sovrana tra le
scienze d'osservazione. E frattanto
aspettiamo con desiderio il secondo
volume, destinato allo studio della
natura fisica de' corpi eelesti, il qua-
le coll'indice generale alfabetico delle
innumerevoli notizie sparse a luogo
loro pei due volumi, costituira un
vero dizionario astronomico, utilis-
simo a qualunque biblioteca, ed a
qualunque persona istruita.
BIBLIOGRAFIA
219
OLIVI LUIGI. — Primavera in Oriente. Firenze, libreria ed. fioren-
tina, 1903, 8°, YI-274 p.
Non e questa una semplice de-
scrizione dei Luoghi Sauti,delle quali
abbiamo abbondanza in molti li-
bri, e alcune abbiaino noi stesse an-
nunziate negli ultimi quaderni. In
questa parte il ch. Autore e piuttosto
sobrio; e attende invece ad esporre
le sue riflessioni come gli sorsero
spontaneamente nell' animo, senza
cercare ci6 clie sia stato detto da
di Palestina ei si rec6 a Costanti-
nopoli, nella Siria e nell'Egitto, cos*
si trovano in queste pagine anche
notizie cbe riguardano 1'intero Orien-
te, soprattutto per cio che concerne
le sue present! condizioni sociali.
Dalle quali cose apparisce di quanta
istruzione e allettamento debba tor-
nare questo libro ancbe per chi ne
ha letto altri di questo genere.
altri. Inoltre, poiche nel suo viaggio
P. M. C. — Evangile de Saint Jean. Commentaires. I. Yie publique
de Jesus. Kongkong, Missions Etrangeres, 1902, 16°, XL 692 p.
E un bellissimo ed utilissimo com- in latino e in francese ; quindi ver-
mentario del Vangelo di S. Giovanni,
del quale e uscito gia questo primo
volume, che comprende 1' esegesi
de' primi dodici capi. L'opera intera
sara. compresa in due volumi. L'au-
tore, quale ape industriosa, ha rac-
setto per versetto, in distinti para-
grafi, segue la spiegazione, che e
sempre accurata e piena. — Nei pre-
liminari si discorre molto bene del-
1'autenticita, dellMntegrita e di tutto
quel che riguarda 1'autore del detto
Vangelo, S. Giovanni Evangelista.
La stampa e in nitidissimi elzeviri.
colto il miele de' migliori commen-
tator! cattolici antichi e moderni. A
principio d'ogni capo espone il testo
RIZZI A. — L'amico del giovane ufficiale e sott'ufficiale, ossia ma-
nuale religiose morale dell'aspirante ai gradi superiori nel R. Eser-
cito. 2a ed. riveduta. Milano, S. Giuseppe, 1904, 24°, 320 p. —
Cent. 60.
II libretto che e un manuale di esercizii di devozione che ivi si con-
pieta, tutto acconcio ai varii bisogni tengono, ma altresi per una serie di
spiritual! e alia condizione militare, lezioni morali conformi alia vita e
e conimendevole non solo per i varii allo stato di ufficiale.
ROMANO MARIA. — Lettere inedite e sparse di Costanza Monti Per-
ticari. JRocca S. Casciano, Cappelli, 1903, 16°, YIII-344, p. L. 3.
— Costanza Monti Perticari. — Studio su document! inediti. Idem.
16°, 244 p. L. 2,50.
lezza, di modi amabilissimi furono
alia meta del suo corso gravemente
oscurate da una voce, che prima sop-
piattamente, poi in alto suono la
L'egregia signora in questi due li-
bri si mostraassai colta nella moderna
letteratura, scrittrice assennata al
tempo stesso e vivace, ma soprattutto
appassionata cultrice della memoria
di Costanza figlia del Monti e moglie
del Perticari. E noto che le sue
splendide qualitk d'ingegno, di bel-
disse colpevole d' aver trascurato i
suoi doveri di moglie, procurando-
al marito tali dispiaceri, che gli
avrebbero cagionato la morte. Or la
220
BIBLIOGRAFIA
valente signora, indignata a que-
st'accusa che feriva nel vivo e mo-
ralmente uccideva la sua Costanza,
tanto rovisto negli archivii che le
venne fatto assodare, quell' accusa
non esser altro che una infame ca-
lunnia tessuta ai danni dell'inteme-
rata donna dal Cassi, dal Ferri e da
Gordiano Perticarl. E ella trionfante
la difesa ? Non e difficile che in qual •
che lettore si avveri quel detto del
"Voltaire : Calunniate, calunniate,
ciualche cosa ci resta sempre. A noi
sembra pero che gl' indizii della colpa
sieno spiegati e dissipati abbastanza
bene, cosi che ogni giudice equo debba
sentirsi disposto ali'assoluzione anzi
restera sempre alia degna stgnora
il merito d'avere almeno in gran
parte ristorato la fama di una donna
di lettere, che fece tanto parlar di
ge, e d'averci fornito uno Studio steso
con tanto sentimento, con tanto in-
telletto d'amore, che alia sodezza
storica proveniente dai documenti
unisce tanta attrattiva di stile da
farsi leggere come un romanzo. E
chi questo libro avra letto, si sen-
tira tosto attirato adar mano all'al-
tro delle Lettere, che ne e come il
compimento, e provera nuovo diletto
nel seguir passo passo tutte le fasi
di quell'anima veramente interes-
sante, raccontate da lei medesima.
che alia condanna. Ad ogni modo
RUFFONI ACHILLE, inons. — Panegirici. Mifano, Bacchini, 1903,
8°, 272 p. L. 2,50.
Eravamo usati da un pezzo a leg-
gere nella benemerita Scuola Catto-
lica ed ammirare i limpidi e strin-
genti articoli del ch. Mons. Ruffoni;
ed ecco che egli ci si presenta di-
nanzi anche in veste di panegirista,
e si guadagna ben presto anciie in
questa novella forma il nostro favore.
E ad assicurarglielo basterebbero
quasi le varie riflessioni ch'ei fa sulle
diverse difficoltk che circondano que-
sto genere speciale di sacra eloquen-
za, riflessioni che mostrano in chi ha
criterio per veder cosl bene quelle
superarle. Nessuno qui cerchi frasche
rettoriche, che ne andrebbe deluso;
ma se invece egli brama e si aspetta
una quasi fotografia del carattere del
eanto, un ragionamento chiaro e con-
vincente, riflessioni sode e feconde,
applicazioni pratiche opportune, e
tutto cio non disgiunto da una forma
sobriamente ornata, la sua aspetta-
zione si trovera soddisfatta in ma-
niera, che egli si sentira mosso ad
affrettare col desiderio 3a pubblica-
zione del secondo gik promesso vo-
lume.
difficolta, anche lena gagliarda per
SCALONI F., pretre de Don Bosco. Capital et travail. Manuel popu-
laire d'eoonouiie sociale. 2^me ed. Liege, E:ole professionnelle,
1903, 16°, XII-154 p. Fr. 1.
t-utti quelli, che per mancanza di
piu elevata cultura mal saprebbero
ricavar profitto dai dotti corsi di
economia politica e sociale.
II chiaro A. poi merita una lode
11 chiaro Abbate Scaloni ha re-
galato al pubblico un libro che in
piccola mole contiene veramente un
riassunto deU'economia sociale. E
un libro buono, scritto bene, chiaro
e limpido e utilissimo specialmente
a coloro pei quali fu scritto, cioe,
pei figli del popolo, le classi medie, e
speciale per avere, in poche pagine,
ma con molta chiarezza, sfatato 1'an-
tico e inveterato pregiudizio, merce
BIBLIOGRAFIA
221
il quale da molti si crede condan-
nata al pauperisrao quella nazioae
nella quale le importazioni superano
le esportazioni. II nostro A. mostra
chia- a-nente che la ricchezza pub-
blica dipende da molte e varie cause,
n& I'ecsedenza delle importazioni
sulle esportazioni 6 di per s6 segno
di decadenza commerciale, ch& anzi,
spesse volte e segno di grande ric-
chezza, come avviene nel caso del-
1'Inghilterra e del Belgio.
SJOTTI GIOVANNI prof, di teolo^ia nel Seminario d'Ischia, — Le-
zioni di propedeutica biblica. Question! dogmitiche e critico let-
terarie. Napoli, D'Auria, 1904, 8°, 37G p. — L. 3 Rivolgersi al-
1'Autore.
Abbiamo letto cou vera soddisfa-
zione ques^e Lezioni. Esse formano
un Corso compiuto di ci6 che essen-
zialmente e necessario alia cultura
d'un ecclesiastico circa la B.bbia.
L'autore, come ape industriosa, ha
raccolto il piu e il meglto di quanto
si e scritto su tal materia anche in
tempi a noi vicini, e ha fatto un'egra-
gia opera di volgarizzamento, chiara
e metodica di tutto quel che si chia-
ma « Introduzione biblica generale ».
e si legato ad un sistema che non
esponga il lato buono anche degli
altri sistemi. II volume e quindi per
noi un eccellente manuale, a cui non
fa difetto n6 la materia che 6 am-
plissima, ne Tordine e la chiarezza
che apparisce anche ad una prima
occhiata da un capo aH'altro del vo-
lume. Solo vorremmo dal bravo au-
tore che in un'altra edizione fossero
piu accuratamente citati i testi e le
opere da cui attinge le prove, affinche
il lettore all'uopo possa servirsene.
E quando le sentenze ed i pareri
de' cattolici sono different]', egli non
SCOTTON ANDREA, mons. — II socialismo. Piccolo quaresimale pre-
dicate nelle offieine e tra i campi. Breganze, tip. della « Riscossa >
1903, 8°, 220 p. L. 1,50.
un' opera piu popolare, piu amena,
piu persuasiva di questa, che ora ci
offre r illustre Mons. Andrea Scotton.
> ** j
Caro davvero questo piccolo qua-
resimale! Sono trattenimenti faini-
gliari, nei quali si svolgono le piu
vitali questioni del giorno, ma si
svolgono in modo che sara difficile
il trovare, intorno al Socialismo,
II prezzo poi puo dirsi mite, atteso
la densita dei caratteri, altronde ni-
tidissimi.
SHAPCOTE EMILY MARY. — Mary: The Perfect Woman; with a
preface by the Cardinal Archbishop of Westminster. Manresa
Press, 1903, 8% XXXII-240 p.
Non tutti fjrse approveranno
1'idea della chiara Autrice di see-
gliere per queste sue poetiche laudi
una sola rima ; il che da alle sue
poesie uca certa tinta di monotonia
vraano rendere testimonianza al-
1'amore che la buona signora nutre
per la sua celeste Madre, alia co-
noscenza non comune .ch'ella ha
della lingua e dello stile inglese, e
alia sua poetica abilita.
che poco piace; ma tutti pero do
YIQO ILARIO MAUR1ZIO, teol. coll. — L'anno di Maria. Storia dei
santuari e delle imtnagini celebri della S3. Yergine, sparsi in tutto
222
BIBLIOGRAFIA
il mondo, distribuiti per ciascun giorno delUanno. Torino, tip. d.
Artigianelli 1904. Vol. I. 16° di p. 320, piu p. 100 d'Indice ge-
nerale. Prezzo L. 1,25.
E uscito il primo volume GEN- cavate da quelle che si venerano sul
NAIO, contenente 98 santuarii e ses- posto. Per associarsi a tutta 1'opera..
santacinque immagini. L'opera con- dodici mesi, rivolgersi al compilatore,
terra 12 volumi di circa 300 pagine Prezzi speciali.
ciascuno, con oltre a GO immagini,
TOUBNIER F., abbe. — Tie de M.me d'Herculais nee Marie de Va-
lernod 1619-1654. Paris, Lecoffre, 16°, XVI-272 p.
Di questa Serva di Dio si hanno re gli esempiideiSanti.Toraera molto
fino alia seconda meta del secolo de-
cimosettimo due biografie, sebbene,
a dir vero, molto incompiute, Tuna
del P. Morin, 1'altra del P. Bertal
d. C. d. G. Ora Pabate Tournier, va-
leadosi di quelle biografie, al certo
molto autorevoli per l'antichita,e gio-
vandosi di molte altre fonti, ci offre
questa Vita, che assai meglio appa-
interessante e istruttivanon solamen-
te per le persone couiugate ; si ancora
per le celibi e le claustrali ; ma i let-
tori faranno assai bene a non trascu-
rare (come da molti si praticaj la pre-
fazione, la quale e scritta con molta-
assennatezza e perizia delle cose spi-
rituali, e getta assai luce su tutta la
Vita, invogliando alia lettura di essa.
ghera le brame di chi cerca con amo-
ZANI P. TIMOTEO, capp. — Al Para Maranhaco e Ceara (Brasile
del Nord). Note di viaggio. Milano, Lanzani, 1903, 8° 398 p. —
Eivolgersi all' Au tore, viale Monforte 2. Milano.
Forse per compenso negativo alia
noia che recano tanti libri dalle pre-
fazioni mterminabili, questo non ne
ha neppure una sillaba, che te ne
dica Porigine, 1'indole, lo scopo. Leg-
gendolo pero si capisce presto che
si tratta di un viaggio fatto dall'Au-
tore, in nome del suo Reviho P. Ge-
nerale, e in qualita di Visitatore delle
Mission! che hanno nel Brasile del
Nord i RR PP. Cappuccini. Egli ha
voluto tenere lo stile del diario, il
quale se tratto tratto lo conduce a
troppe minutezze, gli da agio pero
di stendere tutta la sua narrazione
con un fare si naturale, si spigliato,.
si vivo che ti tiene sempre incate-
nato al libro. Molto piu poi quando
si offrono fatti, aneddoti, descrizioni,
scene di vario genere, riflessioni or
morali ora religiose. E dobbiamo ag-
giungere che ii ch. Autore e stato
anche molto ben servito dall'editore,
il quale non ha risparmiato ne bei
caratteri, ne buona carta, ne ben-
fatte incisioni, fino a un centinaio:
cosicche n'e risultato un volume non
men gradevole all' occhio, che pia-
cevole ed istruttivo allo spirito.
CRONACA CONTEMPORANEA
Roma, 25 dicembre 1903 - 8 gennaio 1904 .
I.
COSE ROM AN E
I. Ricevimento del Sacro Collegio per gli augurii al Santo Padre. Suo di-
scorso. — 2. Ricevimento del Corpo Diplomatic^. — 3. Pubblicazione
dei decreti sul martirio dei Venerabili Crisino, Pongracz e Grodecz, e
sulle virtu eroiche della Ven. Giovanna d'Arco. — 4. Accenni Btorici
intorno agli stessi Venerabili. — 5. I milioni al Vaticano.
1. L'antivigilia del Santo Natale, secondo 1'uso, il Sacro Collegio
•del Cardinal! si reco in Yaticano per presentare a Sua Santita gli au-
gurii e le felicitazioni per le feste natalizie e pel nuovo anno. II
eard. Oreglia di Santo Stefano, come decano, lesse il seguente indi-
rizzo :
Beatissimo Padre,
« II Sacro Collegio, grato al Signore che lo ha guidato nella ele-
-zione della Yostra Augusta Persona, al supremo governo della Chiesa,
offre a Yostra Santita per lafausta ricorrenza del Santo Natale il tri-
buto de' suoi omaggi e de' suoi augurii. E poiche Yoi, o Padre Santo,
avete palesato gia al niondo cattolico 1'intento principale a cui volete
dedicare 1'opera Yostra, cioe la restaurazione di ogni cosa in Cristo,
& ben naturale che i nostri voti siano in special modo indirizzati al
conseguimento di ccsi nobile e santo scopo. Ne falliranno le speranze
nostre ; poichd, sebbene vediamo che il nemico di Cristo e della sua
Chiesa aumenta senipre piu i mezzi violenti e le arti subdole per sor-
prenderci e danneggiarci, sianio tuttavia sicuri che non prevarra giam-
mai. Tanto piu poi cresce la confilenza nostra, perche affidiamo i no-
stri voti alia valida protezione di Colei che, propensa sempre ad aiutarci
e soccorrerci, vorra certamente in quest' anno, tutto conse'crato a ce-
lebrare la cinquantenaria ricorrenza della dogmatica definizione del-
I'nnmacolatosuo concepimento, tutelarci in ogni pericolo, e dimostrare
che e sempre la Regina delle vittorie. Con questi sentimenti il S. Col-
legio implora da Yostra Santita 1'Apostolica Benedizione. »
224 CRONACA
A tale indirizzo il Santo Paire rispose col seguente discorso :
« Con lieto animo accettiamo, Signor Cardinale, gli augurii, che
anche a nome del Sacro Collegio ci ha presentati, e con gratitudine
i sensi di devozione e di atnore, del quali per tutti Ella si e fatto
interprete, col voto che la restaurazione di Gesu Cristo, per la inter-
cessione dell'Immacolata, sia il presagio di tempi per la Chiesa meno
fortunosi. Godiamo poi assai, che Ella abbia accennato a questo ar-
gomento, perche il mistero di Betlemme, che siamo per commemorare,
offre le prove piu indiscutibili del vero Salvatore; Salvatore oggi come
diciannove secoli addietro, Salvatore qui come a Betlernme, Salvatore
unico, eterno, universale, che ha rinnovata la faccia della terra, ed
ha ricomposto con Dio e fra gli uomini ogni relazione individuale e
sociale.
« La capanna di Betlemme infatti ci presenta 1'uomo perfetto, che
unendo in una sola persona la divina e 1'uniana natura, restituisee
a questa la parte migliore de' suoi privilegi perduti per la colpa e
la conseguente pienezza de' suoi vantaggi, onde non abbiamo altro
mezzo per essere uomini, come nell'ordine spirituale cosi nel sociale,
che andare incontro all'uomo perfetto, alia piena misura della vita di
Cristo : donee occurramus in virum perfectum, in mensuram actatis pie-
nitudinis Christi. E quindi tutta la vita cristiana e sociale non deve
essere che uno studio continue per raggiungere la bellezza di Cristo,
per ricuperare cosi la nostra digniia e riportare nel mondo con le
doti originali, Parmonia, la concordia e la pace delFEden. Percio la
capanna di Betlemme e una scuola, d'onde il Redentore divino comincia
il suo magistero, non colle parole, ma con le opere, insegnando, che
1'unico mezzo alia riabilitazione e il sacrificio nella poverta e nel do-
lore. — A nulla valgono le pompose teorie, i clamorosi comizii, la
discussione di ardenti question]. Per restaurare ogni cosa in Cristo,
senza che se ne occupi la scienza, senza che la ricchezza vi presti
aiuto, e senza che intervenga la politica, basta questa lezione ; e la
societa camminando per questa via sarebbe felice nella contentezza e
tranquillita universale.
« La capanna di Betlemme e una scuola, dove se vediamo un Cesare
pagano divenire strumento inconscio della divina Provvidenza e con-
correre mirabilmente alia fondazione della Chiesa, nessuno pud dubi-
tare che Iddio non la aiuti per difenderla e conservarla. — Certo i
inali che Taffliggono al presente sono molti e gravissimi, i suoi ne-
mici (mascherati o palesi) numerosi o potenti ; i mezzi che hanno per
nuocere, formidabili; ma non dobbiamo disanimarci, perche nelle di-
vine prornesse abbiamo la certezza, che Iddio raggiungera sempre il
fine prefisso, servendosi dello stesso male, come dice Agostino, pro-
dotto dalla nostra libera volonta al trionfo del bene.
CONTEMPORANEA 225
« La capauna di Betlemme e una scuola, nella quale si insegna che
per restaurare ogni cosa in Cristo non dobbiarno stabilire alia Divina
Sapienza ne il tempo, ne il modo di venire in nostro soccorso. Da
quaranta secoli aspettava Israello radempimento della promessa fatta
nell'Eden, e quindi noi dobbiarno imitare non solo la fede degli an-
tichi Patriarchi, ma e specialinente quella di Maria e di Giuseppe, i
quali, pur sapendo che il figlio di Dio stava per nasoere alia vita,
che Betlemme, donde erano tanto lontani, doveva essere la sua culla,
senza ansie e timori aspettano tranquilli le disposizioni del Cielo. —
Certamente che ci addolora il vedere la Chiesa di Gesu Cristo per-
seguitata e fieramente combattuta nella sua autorita, nelle sue dot-
trine, nella sua provvidenziale missione nel mondo, e quindi la ci-
vile societa travagliata da intestine discordie; ma quando pensiamo
di trovarci nella valie del pianto, di essere in un tempo di prova,
che la Chiesa quaggiu e militante e che le tribolazioni le manda o
le permette Iddio stesso, ci deve riuscire facile 1'imitare Maria e Giu-
seppe, che dopo ]a tranquilla aspettazione, sicuri di compiere la di-
vina volonta, abbandonarono la loro casetta, intraprendono con disagi
indicibili un lungo viaggio, e tollerano rassegnati il rifiuto dei Bet-
lemiti, ehe negarono loro un ospitale ricovero.
« La capanna di Betlemme, e una scuola. Quanto sarebbe stata for-
tunata quella famiglia, che avesse ricoverati in quella notte i poveri
sposi! quante benedizioni sarebbero discese sopra di essa ! Ma non
v' era luogo per loro: Non erat eis locus in diversorio; e Gesu venne
nella sua citta e i suoi non lo ricevettero ; in propria venit et sui eum
non receperunt. — Poveri popoli e povere nazioni, che non solo non
accolgono Gesu e la sua Chiesa, ma peggiori assai dei Betlemiti la
inceppano nella sua azione, la perseguitano, la calunniano, e con ce-
cita imperdonabile, perche veggono a loro riserbata la sorte della mi-
sera Betlemme.
« La capanna di Betlemme, finalmente, e una scuola, nella quale
se il compimento delle divine promesse non e rivelato ai saggi e pru-
denti del secolo, ma solamente ai parvoli, cioe ai semplici pastori,
non e perche Gesu volesse preferire una condizione ad un' altra. La
societa degli uomini e opera di Dio; Dio stesso ha voluto la diver-
sita delle condizioni e Gesu non e venuto a cambiare quest'ordine
chiamando soltanto i poveri, ma e nato per tutti. Tant' e vero che
a dimostrare questo carattere di universalita voile nascere in. un luogo
pubblico, il cui accesso non poteva essere impedito ad alcuno, voile
discendere da sangue regale, perche non lo disdegnassero i principi,
voile nascere povero, perche ognuno, senza riguardo, potesse andare
a lui, e per farsi tutto a tutti, e nessuno avesse paura di awicinarlo,
comparve bambino. L'Angelo non ha manifestato ai cittadini di Bet-
1904, vol. 1, fasc. 1286. 15 9 gennaio 1904.
226 CRONACA
lemme la lieta novella, non solo perche se ne erano resi indegni col
rifiuto di ospitare Maria e Giuseppe, ma perche lungi dall'andare alia
grotta, non ne avrebbero curato 1'annunzio, come fecero piu tardi
quei di Gerusalemme all'arrivo dei Magi. — Ed e quello che succede
anche al presente quando parlano gli Angeli della Chiesa, e non pochi
fra i battezzati per la corruzione del cuore che fa velo alia mente,
non solo li deridono e li scherniscono, ma negano i fatti piu evi-
denti, le verita piu manifesto, i diritti piii sacri, menando vanto di non
creder nulla. — Come adesso, anche allora v'erano degli uomini su-
perbi di mente e corrotti di cuore, che quantunque depositari delle
divine piomesse, viventi vicino al tempio si vantassero di far parte
del popolo eletto, non avrebbero oreduto all'annunzio dell'Angelo.
Tanto e vero che non si arresero alia verita neiameno allora che
Gesu ridonava la vista ai cieshi, la favella ai muti e risuscitava i
morti; ma dopo di essere stati in mille guise beneficati. lo hanno
crocifisso; storia di dolore, che tante volte si rinnova.
« Se molti pertanto, pur celebrando, come si usa, anche dai inon-
dani, con straordinaria letizia e con ricambio di augurii questa ri-
correnza, non approfittassero delle lezioni, che ci offre il mistero di
Betlemme per restaurare ogni cosa in Cristo, deponiamo tutti insieme,
Yenerabili Fratelli, alia culla .del celeste Bambino, le nostre pre-
ghiere, perche egli intervenga colla sua grazia e tutti se ne giovino
a salute. — In quanto a Noi, fidenti in Dio, sicuri dell'efficace ed
amorevole concorso del Sacro Coilegio, confortati dalle preghiere di
tutto il inondo, non dimandiamo che la grazia di adorare tranquilla-
mente in tutto ie disposizioni della Provvidenza; ed esprimendo al
Sacro Colleglo col cuore aperto i voti sinceri per la sua prosperita,
in pegno del nostro particolarissimo affetto impartiamo a loro, Si-
gaori Cardinal!, e a tutti gli altri qui presenti 1'Apostolica Bene-
dizione. »
2. In occasione del nuovo anno sono pervenuti telegrammi d'au-
gurio e di felicitazioni al-Sommo Pontefice dai Sovrani e Capi di Stato,
secondo 1'uso. II Santo Padre ricevette poi in particolari udienze negli
ultimi giorni del dicembre i rappresentanti dei Governi presso la Santa
Sede: il sig. Martins d'Autas, ambasciatore di Portogallo ; il conte
Szecsen de Temerin, ambasciatore d' Austria- Ungheria ; il conte de
Wagner, ministro del Principato di Monaco ; il sig. Nisard, ambascia-
tore di Francia ; il sig. de Cette, ministro di Baviera ; il barone d'Brp,
ministro del Belgio; il sig. Sanfuentes, ministro del Cile ; il sig. Gou-
baste w, ministro di Russia ; il sig. Sanfuentes de Aguera, ambasciatore
di Spagna; il barone de Rothenan, ministro di Prussia; col personale di
ciascuna rappresentanza. — Negli stessi giorni ammise pure alia sua pre-
senza il Gran Maestro dell'Ordine di Malta col Consiglio, i Cornandanti
CONTEMPORANEA 227
del Corpi militari e i loro ufficiali; il Corpo delle Guardie Nobili ; una
rappresentanza degli Ufficiali del disciolto esercito pontificio col generate
Pianciani; il collegio del Penitenzieri della Basilica vaticana; il P. D. II-
debrando de Hemptinne abate primate dell' Ordine benedettino con pa-
recchi abati dello stesso Ordine; il collegio Pio-latino-americano e
10 spagnuolo ; il principe di Lichtenstein, il principe e la principessa
Barberini, la principessa Q-hika, il principe e la principessa Orsini,
11 duca di Montalbo latore di una lettera di omaggio di S. A. R. il
conte di Caserta, la contessa Ledochowska fondatrice del Sodalizio di
S. Pietro Claver, ehe offer! a Sua Santita una raccolta di libri in lingue
indigene africane e presento le prime novizie dell' Istituto recente ;
e numerosissime altre persone italiane e forestiere.
3. Mercoledi 6 gennaio, festa dell'Epifania di Nostro Signore, nel-
1'aula concistoriale del Palazzo Yaticano, furono letti e pubblicati alia
presenza del Santo Padre due decreti, il primo sopra il martirio, la
causa del martirio e i segni o miracoli che illustrarono lo stesso mar-
tirio dei venerabili Marco Crisino, canonico di Strigonia, Stefano
Pongracz e Melchiorre Grodecz, sacerdoti della Compagnia di Gesu :
1'altro sopra le virtu eroiche della venerabile Giovanna d'Arco, ver-
gine, detta la Pulzella d'Orleans. Circondavano il trono papale i
cardinal! Steinhuber, Ponente della prima Causa, e Ferrata, Ponente
della seconda ; (il card. Cretoni prefetto della S. C. de' Riti era im-
pedito da infermita) il card. Mathieu, Mgr. Touchet vescovo di Or-
leans, Mgr. Kohl, vescovo ausiliare di Strigonia (Gran, in Ungheria),.
parecchi prelati francesi, il p. Cazenave, procuratore generale della
Societa delle Missioni estere di Parigi, il p. Martin, preposito gene-
rale della Compagnia dl Gesu con una rappresentanza del collegio
germanico-ungarico di cui fu alunno il ven. Marco Crisino. Erano
pure presenti gli ambasciatori di Austria-Ungheria e di Francia pressa
la Santa Sede, i signori Guillaume, Patenotre, il conte Yitali e molti
ecclesiastic! : piu di trecento persone.
Dopo la lettura dei decreti, Mgr. Kohl in latino, e Mgr. Touchet in
francese con eloquenti parole, a some pure degli Istituti, delle diocesi
e delle nazioni onorati nei predetti martiri e nella gloriosa vergine
d'Arco, resero successivamente vivissime azioni di grazie al Sommo
Pontefice, augurando che presto i nuovi intercessor! presso Dio ot-
tengano il trionfo della Chiesa, la pace ai popoli nell'unione della
fede. Sua Santita, rispondendo a quei nobili sentimenti, si rallegrava
paternamente con coloro che erano legati da special! vincoli coi Vene-
rabili a cui onore si erano lette le sentenze che aprono la Tia a regolare
procedimento per la solenne beatificazione e canonizzazione : propo-
nendo i loro esempi a conforto ed eccitamento di generosa emula-
zione. E dopo di aver ammessi i vescovi, i postulatori e altri per-
"228 CRONACA
sonaggi present! al bacio del piede, a tutti imparti 1'apostolica be-
nedizione.
4. I tre venerabili confessor! della fede, de' quali il primo decreto
riconosce autenticamente il martirio, furono uccisi nel settembre del
1618 dagli eretici luterani a Cassovia (Kaschau) dove il ven. Crisino
si era unito ai due sacerdoti della Compagnia di Gesu cola mandati
in aiuto dei cattolici durante la guerra che allora si acuese in tutta
la Germania e doveva devastarla per trent'anni. Occupata la citta
dai soldati eretici, la vigilia della Nativita di Maria fu invasa la
casa dove erano i confessori di Cristo e primo il p. Stefano etramaz-
zato al suolo con una mazza di ferro, legato, bruciato con faci fino a
scoprirne le viscere, smembrato, calpestato, strettogli il capo si da
fargli schizzare quasi gli occhi dall'orbita. ; ferito con due colpi sulla
testa e trascinato come morto, fu gettato in una cloaca dove per
venti ore agonizzo ancora, costantemente invocando Dio e confortando
a star saldo nella fede chi s'imbatte a scoprirlo in quello stato. Allo
stesso modo furono trattati i suoi due compagni, bruciati, troncate loro
le membra, eontusi, gettati nella cloaca e finiti pero col taglio della
testa. La fama del martirio, i prodigi moltiplicati sul sepolcro dei
servi di Dio diedero origine ai process! canonic! ai quali oggi la pon-
tificia autorita da legittimo compimento.
La venerabile Griovanna d'Arco, di cui il secondo decreto autentica
le virtu, appartiene ad un periodo di storia troppo conosciuta perche qui
la dobbiamo accennare. Mgr. Touchet, ringraziando il Santo Padre
di aver sul principio del suo pontificate pensato a glorificare 'la cpul-
zella d'0rleans», ricordo come tra le ottocento petizioni presentate
alia Santa Sede per la beatificazione di Giovanna d'Arco da parte di
person aggi d'ogni grado, vescovi, arcivescovi, patriarch!, cardinal!,
si trovasse pur quella del cardinal Sarto patriarca di Yenezia: e fece
voti perche ai piedi degli altari di questa vergine eroina possa presto
inchinarsi pacificata la figlia primogenita della Chiesa.
5. Chi voiesse avere un qualche saggio dell'audacia inventiva del
giornalismo liberale, non avrebbo che leggere le fiafoe vendute con
tanto sussiego nel mese ora scorso in certi articoli dei grand! gior-
nali giudaico massonici, sempre in cerca di nuove forme da masche-
rare 1' insulto alia Chiesa e al suo Capo. Poco fa era una pieta sen-
tirli intenerirsi di compassione sulle strettezze a che eran ridotte le
finanze vaticane, condotte fatalmente sull'orlo del fallimento. Poi ad
un tratto ecco mutarsi la scena e il tono della musica. Si parla di « ri-
velazioni sensazionali » intorno alia scoperta di un tesoro, al ritrova-
mento di fond! che si credevano perduti. Si tratta nientemeno che
della bellezza di quarantanove niiiioni e venticinque mila lire in cifre
esatte. Chi, come il Messagyero, pratico di queste cose, con disin-
CONTEMPORANEA 229
li disse trovati in fondo alia cassa di un « monsignore » che
aveva sperato vi fossero dimenticati : chi, come la Tribuna meglio in-
formata, li seppe confidati a un Enio cardinale dallo stesso Pontefice
defunto, colla condizione di non consegnarli se non un quattro mesi
dopo, al suo successore. I milioni sbucarono allora dappertutto in Ya-
ticano e le descrizioni drammatiche e le vignette colorate riprodus-
sero con evidenza il ritrovamento de' biglietti di banca e de' sacchetti
pieni d'oro, nascosti e dimenticati fin dietro gli scaffali dell a biblio-
teca privata di Leone XIII. Ne manco chi, come il Capitan Fra-
•eassa, con giudaico sarcasmo, credendo di trattar co'suoi pari si com-
piacque di imaginare quel Pontefice di venerata memoria quasi
< adunco vecchietto > occupato a « raccogliere le belle monete d'oro
•e d'argento e a riempirne piccoli sacchi ove forse -affondava le mani
la notte tra una preghiera e un distico. » — La cretineria di tali
pappolate era cosi manifesta che se ne accorse anche il Giornale
•d' Italia il quale ebbe buon gioco a mostrarne I'assurdita. Ci fu chi si
divert! nel calcolare i qumtali d'oro che avrebbero pesato i milioni
<?osi piacevolmente chiusi nei sacchetti dei romanzieri della Tribuna:
€ per piu giorni ci fu dato di assistere a un ndicolo duello combat-
tutosi sulle colonne di quei giornali per le fantastiche ombre dei mi-
lioni del Yaticano.
Ne la cosa e nuova ; e neppure varrebbe la pena di fame motto
se non si vedesse in fondo ai volgari artifizi e aile romanzesche di-
Tagazioni di questi falsari impudenti uno scopo che gli autori stessi
del resto non si curano di celare. E ben lo notava colla sua auto-
re vole gravita YOsservatore romano di cui amiamo meglio qui tra-
scrivere le parole : « In quei brani di prosa intonati allo stesso mo-
tivo, fra una zotica offesa lanciata alia santa memoria di un Ponte-
fice venerato, e una nota di cronaca menzognera, fra le irreverent!
allusioni ad un Pontefice morto, e le insinuazioni maligne sul conto
•dei vivi, si fa strada e si riconosce facilmente 1'idea dominante che
tutto informa, cosi le polemiche ed i commenti, come le notizie e le
informazioni di certa stampa sulla Santa Sede e sul Papa. Sotto Pim-
pero di questa idea, piena di fiele e di veleno verso la Sede Apo-
stolica ed il Romano Pontefice di cui si irride perfino all' augusta
poverta, i milioni del Yaticano, cireondati da un' atmosfera che sa
di leggenda, si fanno comparire e scomparire a piacere, secondo i
bisogni e le circostanze, in una specie di ridda convulsa e continue.
Ma in questa incessante vicenda di apparizioni e scomparse intermit-
tenti, a cui pure certi consacrano cosi di frequente le loro colonne,
lo scopo, il segreto e sempre lo stesso, quello cioe di rendere, se
fosse possibile, ancora piu difficili e piu penose le condizioni gia per
•se stesse cosi tristi della Sede Apostolica* Se infatti i milioni si fanna
230 CRONACA
scomparire di un tratto, accompfignandone la scomparsa con una spe-
cie di meraviglia pieaa di sospetto e di diffidenza, si e per dire al
mondo cattolico che e inutile che esso niandi al Vicario di Gesu Cri-
sto 1'obolo dell'amore figliale, quando questo deva poi andar sperpe-
rato o trovarsi esposto a mille insidie ed a mille pericoli ; se i mi-
lioni tornano in scena, o ve li fanno niagari tornare gli stessi gior-
nali con un colpo della loro magica bacchetta, e vi tornano con gran
pom oa, accoinpagnati dal suono squillante dell' oro cadente a getto
continue, e soltanto per additarlo allo stesso mondo cattolico, sus-
surrandogli all'orecchio : — Vedi dunque qual'e la poverta del Vi-
cario di Gesu Cristo, « la paglia » della sua prigione ; tieni pure il
tuo denaro, che il Papa non ne ha bisogno.
« Questa e la' morale vera di certe notizie di vario genere 5 mo-
rale che e sempre facile d' indovinare, rna che talvolta di tanto in
tanto, viene alia luce spontaneamente, come sulle colonne della Tri-
buna di ieri sera, come su quelle del Fracassa di questa mattina*
E insomnia una nuova insidia rivolta contro la Santa Sede, un nuovo
mezzo adoperato per rendere, se fosse possibile, piu difficile e insop-
portabile la sua condizione. >
II.
COSE ITALIANS
1. La morte di Giuseppe Zanardelli. — 2. Una convenzione d'arbitrato tra
1'Italia e la Francia. — 3. II IV Congresso cattolico della Sicilia.
1. Giuseppe Zanardelli si e spento il 27 dicembre nella sua villa di
Maderno : ma la sua scomparsa non lascia nessun vuoto. Politica-
mente era gia fuori di scena, e la sua camera era finita, coine (gia
dicemmo altrove) piu che per 1'incidente della mancata visita della
czar, per I'esaurimento^dei suo liberalismo dottrinario che non si
adattava piu ne agli uomini, ne ai tempi. Uomo di col to ingegno^
di parola studiata che si risentiva degli studii classici, valente giu-
re<"onsulto il cui nome restera legato alia riforma del codice, nella
quale pero molto si valse delPoj'era altrui, egli fti lontano dal va-
lore politico degli statist! della rivoluzione, degii eroi del « glorioso
risorgimento > di cui era superstite rappresentante. Giuseppe Zanar-
delli non parve alto che in mezzo a una generazione di pigmei,
opo che disparvero Cavour, Rattazzi, Minghetti, Sella, Depretis,
Ci'ispi ; bast5 1'astuzia del deputato di Dronero per mettere in iscacea
,i veechio bresciano che rimasto legato alle formole di liberalismo im-
l -urute alia scuola del 1830 non riconobbe 1'importanza dell'evotuzione
CONTEMPORANEA 231
sociale e delle nuove lotte co' partiti democratici. Ben lo ritrasse chi
disse di lui che era stato un precursore avanti la costituzione d'ltalia,
fu un ideologo nei primi decennii ed ora era un ritardatario : il suo
governo non dirigeva piii, ma era trascinato. Infatti egli muore senza
lasciare uu. partito : lascia invece molti amici che egli guadagoava e
legava a se con una bonta d'animo che gli riconoscono anche gli av-
versarii. Quella bonta lo rese spesso personalmente favorevole a cose
e persone ecclesiastiche, mentre le sue dottrine politiche e le influenze
settarie lo spinsero ad osteggiare la Chiesa vedendo in essa la rivale
dello Stato. Giacobino in teoria, in pratica era anticlericale. — Lui
fortunato se veramente, come dicono i giornali, ricordando 1'antica
educazione ricevuta dalla pia madre che egli aveva teneramente amata,
ebbe un pensiero di fede e seppe profittare della visita fattagli da
Mgr. Bonomelli, e di quelle del parroco di Maderno, per ravvicinarsi
a Dio almeno nella morte. I giornali massonici sinentiscono « qua-
lunque atto di conversione » del patriota. Ma sappiamo che e loro
interesse di negare quello che, onorando 1'uomo e il cristiano, scon-
fesserebbe gli errori del settario. E settario si affretto di vantarlo la
Massoneria, inviando ai funerali una corona colla scritta : Al Fratello.
Comunque sia, certo e che con permesso dell' An tor ita ecclesia-
stica fu celebrata la messa nella cappella ardente a Maderno : la salma
fu benedetta dal parroco prima che fosse portata dalla villa al treno
funebre col quale fu accompagnato a Brescia dove 1'aspettavano i
supremi onori. Quivi al corteo, che dalla stazione ando al cimitero,
presero parte ventiquattro sacerdoti che precedevano il feretro colla
croce. Dietro al feretro stesso venivano il conte di Torino quale rap -
presentante del re, il presidente del Consiglio coi ministri, Je pre-
sidenze del Senate e della Camera con gran numero di senatori e
deputati e persone d'ogni ceto, con piu di duecento bandiere : ma
tra esse nessun vessillo massonico ; e dalle corone fu esclusa queDa
della massoneria. Al cimitero nella cappella mortuaria furono reci-
tate le preci dell'assoluzione sui cadavere: e il corteo si sciolse serza
altro, vietando 1'etichetta che si pronuncino discorsi quando e pre
sente un principe reale.
Era nato a Brescia il 29 ott. 1826. Entrato alia Camera colle
elezioni del 1860 ne fu piu volte presidente. Quando la Sinistra venne
al potere nel 1876 fu ministro prima dei lavori pubblici, poi dell'in-
terno per pochi mesi, e ministro guardasigilli a tre ri^rese, final-
mente presidente del Consiglio dal 15 febb. 1901 al 29 ott. 1903.
Era decorato del collare della SS. Annunziata.
2. Colla data del 25 dicembre (ci auguriaino che essa vi sia stata
inessa per un pensiero cristiano e non per una fortuita coincidenza)
venne firmata una convenzione arbitrale tra il regno d'ltalia e la re-
232 CRONACA
pubblica francese per certi casi di contestazione internazionale, pari
in tutto a quelli gia convenuti in un atto simile firmato tra la Fran-
cia e 1'Inghilterra nell'Ottobre scorso. La vantano come conseguenza
del riavvicinamento fra le due nazioni dopo il viaggio dei sovrani
italiani a Parigi : e sia pure. La guerra e si tremendo flagello pel
popoli, specialmente ai nostri giorni, che ci sembra dover accogliere
con rispetto tutto cio che tende a diminuirne i pericoli anche quando
questo forse si risolve in un veto platonico di poco pratica utilita.
Ecco gli articoli del trattato :
« II Governo della Eepubblica francese e quello di Sua Maesta il
Re d'ltalia, ehe hanno accettata la Convenzione per il eomponimento
pacifico de' conflitti internazionali conclusa all'Aia il 29 luglio 1899,
considerando che per 1' articolo 19 di quella Convenzione, le Alti
Parti contraenti si sono riservata la facolta di conchiudere partico-
lari accordi allo scopo di ricorrere all' arbitrate per tutti i casi che
Esse giudicheranno potervi essere sottoposti, hanno dato autorita ai
sottoscritti di stabilire le seguenti disposizioni :
Articolo prime. — Le dissensioni di ordine giuridico o relative
all' interpretazione dei trattati esistenti tra le due Parti contraenti,
che sorgessero tra loro e non avessero potuto risolversi per via di-
plomatica, saranno sottomessi alia Corte permanente d'arbitrato costi-
tuita dalla Convenzione del 29 luglio 1899 all' Aia, alia condizione
pero che quelle dissensioni non mettano in causa ne gli interessi
vitali, ne Tindipendenza o 1'onore dei due Stati contraenti e che non
tocchino gli interessi di uiia terza Potenza.
Articolo secondo. — In ciascun caso particolare, le Alte Parti
contraenti, prima di rivolgersi alia Corte permanente d'arbitrato, fir-
meranno un comproinesso speciale che definira chiaramente 1'oggetto
del litigio, 1'estensione delle facolta degli arbitri, e il tempo da con-
cedere, per cio che spetta la costituzione del tribunale arbitrale e la
procedura.
Articolo terzo. — II presente accordo e conchiuso per la durata
di cinque anni, cominciando dal giorno della segnatura.
Fatto a Parigi, in doppia copia, il 25 dicembre 1903.
DELCASSE - 0. TORNIELLI.
Una simile Convenzione e stata conclusa in questi primi giorni
del 1904 tra 1' Italia e 1'Inghilterra.
3. A mezzo dicembre si tenne in Noto il IV congresso regionale dei
cattolici siciliani, onorato della presenza del card. Nava, arcivescova
di Catania, di Mgr. Blandini, vescovo di Noto, di Mgr. Mario Sturzo,
vescovo di Piazza Armerina, Mgr. Zuccaro, vescovo di Caltanisetta e
Mgr. De Bono, vescovo di Caltagirone; v'intervenne pure il conte Gro-
CONTEMPORANEA 233
soli presidente dell' Opera del Congress!, che visita la regione con
Don R. Mum. Furono premessi quattro giorni di spirituale ritiro nel
Seminario di Noto a Palazzolo A_3ireale, dove convennero una qua-
rantina di congressisti : ed il luneii 14, nella chiesa deli'Imoaaco-
lata opportunamente trasformata al bisogno, si inaugurarono le sedute
con un eloquente discorso del card. Nava, il quale dimostro la neces-
sita di una pienezza di vita cristiana individuale e sociale, animata
dal soffio purificatore della carita.
Fu ammesso il pubblico alle sedute mattutine, nelle quali si ri-
feriva intorno ai temi proposti, dandone larghi schiarimenti : le discus-
sioni si riserbarono alle sedute pomeridiane alle quali invece non
intervenivano che i rappresentanti delle Societa cattoliche ed opere
economiche siciliane. Erano circa duecento, delegati da un migliaio
di associazioni ; tra essi parecehie ^signore. La presidenza effettiva
^ra tenuta dall'ing, Martinez circondato dai piu noti cooperatori del
movimento cattolico nell'isola. — Molti giornali cattolici ed alcuni
liberali come la Tribuna, il H<ittino, VOra, avevano maodato loro
oorrispondenti.
Furono trattati i principal! soggetti che toccano 1'azione catto-
lica ai nostri giorni : organizzazione femminile, azione elettorale,
unioni professional!, credito agrario, banca regionale, scioperi, coo-
perative per le case operaie, casse di prestito, affitti collettivi, latte-
rie sociali, ordinamento degli operai delle cave di zolfo, arte cri-
stiana. — Nel tema dell' azione elettorale il sac. Sturzo che ne
-era il relatore insiste per 1' aclesione all' associazione dei Comuni
itaiiani, e in una delle conclusion! approvate si fa obbligo ai consi-
glieri comunali di proporre tale adesione dei rispettivi municipii. —
Nel tema della Stampa il congresso diede mandate ai IV Gruppo
regionale di studiare la fondazione di un giornale quotidiano, sotto-
ponendoue il disegno concrete al referendum delle Societa cattoliche
dell' isola, delle quali dovrebbe essere 1'organo .pubblico. — Intorno
agli scioperi furon prese le soguenti deliberazioni : « II IV congresso
regionale siculo fa voti che le organizzaz.ioni professional! di lavora-
tori che si vedessero costrette allo sciopero, venissero ad esso dopo
di aver tentato ove fosse possibile per le circostanze di tempo, di
luogo e di persone la mediazione preveativa : — che in ogni caso
prima di lasciare il lavoro presentino dei desiderati, ponendo un
equo termine per la risposta, a meno che tale pratica non venga a
fnistrare gli effetti dello sciopero : — che coloro che asSumono la
direzione e la responsabilita di uno sciorero non manchino di usare
tutti quei mezzi che valgono ad evitare disordini e daf neggiamenti :
- che anco nei casi di sciopero non proclamato da lavonifori catto-
lici organizzati, intervengano le istituzioni cattoliche per la pacifica-
zione e soldisfacente composizione. »
234 CRONACA
Nella seduta mattutina del 16', tra vivissimi applausi venne letto
il seguente tolegramma : « Monsignor Yescovo di Noto. — Santo Padre
apprevse con piacere inaugurazione Congresso cattolico regionale siculo:
ringrazia per omaggio a Lui rivolto e rilevando dal telegramma di
Yossignoria proposito congressisti di informarsi agli insegnainenti della
Santa Sede, benedice di cuore solenne assemblea, augurando che pa-
cifiche discussion! valgano a propugnare azione cattolica e renderla
feconda di frutti salutari. — Card. MERRY DEL YAL. »
Nella stessa seduta fu approvato unanimemente dal Congresso il
seguente indirizzo : « Beatissimo Padre, — La benedizione che nella
inesausta Yostra benevolenza vi stete degnato di concedere al nostro
regionale eongresso, ha gia prodotto i suoi benefici effetti. La retti-
tudin? delle intenzioni di tutti e la carita veramente cristiana e fra-
terna che ban no diretto le nostre discussioni alia presenza di un
Erho Principe di Santa Romana Chiesa e di quattro eccellentissimi
Yescovi, col consenso di tutto 1' Episcopato siciliano, ci ha condotti
a prendere quelle deliberazioni che abbiamo reputato giovevoli al bene
religiose, morale, civile, sociale ed economico della patria nostra. E
memori del clovere grande di ogni cattolico vero di essere sempre con
Pietro in difesa del Cristo e della sua Chiesa, cominciammo i nostri
lavori dal riaffermare il primo ufficio dell' Opera dei Congressi, di
difendere 1'assoluta liberta ed indipendenza del Pontefice di Roma
da ogni autorita umana. Poiche pero senza 1'aiuto del Signore ogni
provvedimento umano a nulla giova, imploriamo con figliale fiducia
la benedizione divina, qaella della Madre immacolata di Dio sotto i
cui auspicii il congresso si e svolto, e quella della Santita Yostra,
Yjcario di Dio in terra, perche la grazia fecondi Popera nostra. -
Permettete intanto, o Padre Santo, che prostrati al bacio del sacro
piede, ci riaffermiatno — Yostri figli affettuosi e devoti — G. Card. Nava,
arciv. di Catania — Giovanni vescovo di Noto — Ignazio vescovo di
Caltanisetta — Damaso Pio vescovo di Caltagirone — Mario vescovo
di Piazza Aunerina — Ing. Amilcare Martinez, presidente del con-
gresso — Conte Gio. Grosoli, presidente generale dell'Opera dei Con-
gressi — Gius. Giglio Tramonte, presidente del comitato regionale e
vice presidente del Comitato generale dell' Opera dei Congressi -
Salvatore Tasca vicepresidente del congresso. »
Per la chiusura il 17 vi fu una comunione generale numerosis-
sima ed un solenne pontificale con processione, come inizio delle feste
cinquantenarie in onore di Maria Immacolata. Dopo il canto del Te Deum
venne servito un pranzo a cencinquanta poveri ; e con questo atto
di carita si compie il congresso, lasciando ottiina impressione e liete
speranze di frutto copioso per 1'azione cattolica in Sicilia.
CONTEMPORANEA 235
III.
COSE STRANIERE
(Notitie Generali). 1. FRANCIA. Morte della principessa Matilde Bonaparte.
- 2. PORTOGALLO. Apertura delle Cortes. — 3. STATI UNITI. Terribile
jncendio di un teatro a Cicag-o. — 4. GIAPPONE. Stato dell'esercito e
della flotta giapponese.
1. (FRANCIA). Munita del conforti religiosi moii a Par gi il 2 del
corrente gennaio la principessa Matilde uipo e di Napoleone I. Nata dal
matrimonio di Ghrolamo Bonaparte, PuMmo dei fratelli delPImpera-
tore, con Ca erina di Wurtemberg, era sorella del principe Napoleouo,
defunto marito della principessa Oloiilde, la quale ia questo ultimo
periodo di malattia fu seinpre al capezzale di lei e riceveite il ssuo
es'.remo sospiro. Aveva 83 anni. Nel 1840 aveva sposato a Fire;.ze
il principe russo Anaiolio Demidoff di San Donato da cui pero aveva
dovuto separarsi cinque anni dopo. II principe mori nel 1870. La
principessa era donna colta, passionata per le arti : amava circon-
darsi di artisti, di letterati e di dotti. Le sue squisi'e tnaniere la
facevano amare da tutii e duraate 1'iuipero aveva eserci'ato grande
influenza anche sulPanimo del cugino imperiale. Perd la miglior in-
fluenza era la sua liberalita in soccorrere i disgraziati. — Fu sepolta
al castello di S. Gratien.
2. (PORTOGALLO). Furono aperfce le Cortes il secondo giorno del-
1'anno. II re nel discorso della Corona dopo aver espresso il ramma-
rico per la morte di Leone XIII, si rallegro delie buone relazioni
del regno colle Potenze specialaieaie colla Spagna e coll'Inghilterra
alia quale e stretto da ferma alleanza : raccomando ai deputati il mi-
gliorainento delio stato delle finanze e pubblico ia determinazione
presa d' accordo col Governo ioglese di affldare all' arbitrate del re
d'ltalia la questione iniorco alia delimitazione dei confini tra il ter-
ritorio di Angola e le possessioni britanniche del Barotse.
3. (STATI UNITI). Una catastrofe delle piu spaventose che si ricor-
dino in tal genere, getto nella desolazione la citta di Cicago, dove,
nel pomeri'ggio del 30 dicembre, il fuoco distrusse il Teatro irochese
seppellendovi seicento vittime, in gran parte fanciulii e fanciulle dai
dieci ai quindici anni, aceorsi allo spettacolo di un'operetta. L'incendio,
come pare, sarebbe stato appiccato dallo scoppio di un generatoredi
acetilene sul palco stesso del teatro. Quando le fiamme invasero la
scena fu dato ordine di calare il sipario di sicurezza, nia esso rimase
236 CRONACA
incagliato a mezz'aria, producendo una corrente piii rapida che dilat6>
le fiamme. Allora scoppiarono gli altri serbatoi del gaz mandando ia
aria il tetto che ricadde sui fuggenti. Molte delle vittime morirono
asfissiate dai gaz e dalla vampa del fuoco : ma la maggior parte trovo
la morte sulle scale e alle porte dove il terror panico, inevitabile fra
tanti fanciulli, spinse con impeto irresistibile quella folia accumulan-
dosi gli uni sugli altri, calpestandosi orrendamente fino a restare una.
massa di cadaveri informi. Si dice che il teatro fiaito solamente da
pochi mesi avesse fiao a quaranta uscite : ma parecchie erano sbar-
rate di ferro : molti dei fuggenti si gettarono dalle finestre dei cor-
ridoi. Certo e che il teatro non aveva pronti soccorsi adattati, e i
pompieri della citta per quanto s'affrettassero e s'adoperassero corag-
giosamente poterono giungere a diminuire il male ma non ad impe-
dire il disastro.
In mezzo agli episodi strazianti di quella dolorosa giornata i fugli
pubblici narrano 1'eroico coraggio di Mgr. Muldoon vescovo ausiliare
cattolico, che passandb per caso quando 1' inceudio scoppio entrato
risolutamente nelle gallerie del teatro, senza curarsi delle fiamnie e
del calore scffocante, si sforzo quanto pote con mirabile sangue freddo
di dirigere 1'opera di salvamento. II Santo Padre mando un telegramma
di congratulazione per si nobile atto di carita e di condoglianze per
il disastro di cui speriamo dare nella nostra corrispondenza americana
piu completi ed autentici particolari.
4. (G-IAPPONE). Nelle ultima settimane nulla e venuto a mutare la
stato delle cose. Le torbide previsioni che inquietano 1'Europa in-
torno al conflitto dell'estremo Oriente danno una speciale importanza
alle informazioni pubblicate con recenti document! intorno alle forze
di terra e di mare dell'impero giapponese. II servizio militare vi e
obbligatorio : si comincia a 20 anni coila ferina di tre .anni nelPeser-
cito permanente, poi si passa nella riserva per quattro anni e mezzo,
e quindi per altri cinque nella milizia territoriale. L'esercito perma-
nente & diviso in 52 reggimenti di fanteria, 55 squadroni di caval-
leria, 19 reggimenti di artiglieria da campo, e 20 battaglioiii di ar-
tiglieria da fortezza, 13 battaglioni del geriio, 13 altri battaglioni del
treno, e uno di ferrovieri. Questi corpi danno un complesso di 7500
uffioiali e 190,000 soldati, con piu di mille cannoni. La riserva conta
altri 35,000 uomini, con piii di cento cannoni: e 1'esercito territoriale
altri 200,000 soldati di tutte le armi, con oltre 300 cannoni. Cosi
1'eseroito giapponese di prima e seconda linea e composto di piu che
430,000 uomini, con 90,000 cavalli e 1200 pern d'artiglieria. — In
caso di guerra poi tutti i giapponesi validi dai 17 ai 40 anni, che non
sono gia arruolati nei corpi permanent!, nelle riserve o nella milizia
territoriale, fanno parte dell'esercito nazionale. — II fucile e la cara«
CONTEMPORANEA 237
bina Midji per la fanteria e la cavalleria, ed il cannone Arisaka sono
modelli in tutto paragonabili aH'armamento europeo. La disciplina
del soldato, la sua resistenza e il suo coraggio sono stati oggetto di
ammirazione nella ultima guerra contro la Cina.
La flotta di guerra comprende 161 navi di cui 9 corazzate di prima
classe da 13 a 16 mi la tounellate : 6 incrociatori corazzati e 14 in-
crociatori parzialmente corazzati oltre 20 destroyers e una flottiglia di
torpediniere: in tutto 350 mila tonnellate. Quella di trasporto conta
910 navi a vapore per 580 mila tonnellate e 170 navi a vela. L'ar-
tiglieria delle corazzate e degli incrociatori corazzati e tutta di can-
noni Armstrong. — L' impero ha poi comprato questi stessi giorni
due incrociatori corazzati della repubblica argentina. Anche le di-
verse Potenze europee mandano navi all' Estremo Oriente per prote-
zione del loro connazionali.
INGHILTERRA (Nostra Corrispondenza) . 1. II nuovo Arcivescovo di
Westminster. Sua presa di possesso. — 2. Politica interna. — 3. Russia
e Giappone. — 4. Vertenza fra il Canada e gli S^ati Uniti. — 5. Spe-
dizione contro il Tibet. — (5. 11 lavoro giallo nel Tiansvaal. — ' 7. L'ar-
bitrato fra 1' Inghilterra e la Franoia. — 8. La posta elettrica dell'ita-
liano Piscicelli. — 9. I reali d' Italia in Inghilterra.
1. Un evento assai importante per la Chiesa cattolica in Inghii-
terra e stata 1'elezioie del nuovo Arcivescovo di Westminster e suc-
cessore del compianto Cardinale Yaughan. La sede di Westminster
e stata illusirata grandemente dai suoi tre ultimi titolari, dopo il
ristabiliinento della gerarchia in Inghilterra sotto Pio IX piu di mezzo
secolo fa, e allo stesso tempo la sua dignita, come Chiesa metropo-
litana d' Inghilterra, cresce di pari passo col crescere dei cattolici
nel paese. Alia morte del Cardinale Yanghan, il capitolo della catte-
drale di Westminster scelse una terna nella quale entravano il vene-
rando e dotto Yescovo di Newport, Mgr. Hedley, il notissimo scrittoie
benedettino Don Aidan Gasquet e Mgr. Merry del Yal, ora Cardinale
Segretario di Stato di Sua Saiitita. I Yescovi d' Inghilterra, ai quali
fu presentata la terna, 1'approvarono cordialmente, ma vi voilero ag-
giungere un quarto nella persona di Mgr. Francesco Bourne, il gio-
vane vescovo della vicina diocesi di Southwark. L'atto dei Yescovi
rimase un profondo segreto, e pero grande fu la meraviglia quando
il telegrafu annuncid che la Santa Sede aveva scelto Mgr. Bourne.
Egli ha soli 42 anni di eta, ed e percio il piu giovane dei vescovi
inglesi ; era assai poco conosciuto fuori della propria diocesi ; non e
nemmeuo del tutto inglese, perche la madre di lui e irlandese; ton
238 CRONACA
e di famiglia nobile come il suo grande predecessore, poiche i suoi
parent! appartengono alia classe media. E con tutto cid, oggi, due
mesi appena, dacchS Mgr. Bourne e Arcivescovo di Westminster,
tutti riconoscono che la scelta della Santa Sede e stata sotto tutti.i
rispetti ammirabile.
Mgr. Bourne fu educate nel seminario di S. Sulpizio a Parigi ed
alia Universita di Lovanio. Quando setfce anni fa, fu dato coadiutore,
con diritto di successione a Mgr. Butt, Yescovo di Southwark, dive-
nendone titolare un anno dopo, egli mise ogni sforzo a crearsi un
seminario degno di questo nome e vi riusci mirabilmente. Allo stesso
tempo applied tutta la sua energia a ristorare le ncanze delle diffe-
rent! mission! della sua diocesi, ed anche qui i suoi sforzi furono co-
ronati da felice succeseo. Di piu mostro il suo zelo a ristorare la di-
sciplina fra gli ecclesiastic! e la pieta nei fedeli, e in breve, si mostro
pieno di tufcte quelle qualita che sono il necessario corredo di un buon
Yescovo. II suo aspetto esterno e piuttosto sottile, ma energico; gen-
tile e semplice nelle maniere, e un lavoratore infaticabile. Egli esprime
le sue idee in modo chiaro ed incisive, e contuttocio si e mostrato
un vero diplomatico, specie nei negoziati da lui intrapresi e condotti
a buon termine col Governo inglese a proposito dei cappellani catto-
lici della marina e dell'esercito.
II giorno della festa di S. Tomaso di Canterbury, 29 dicembre,
Mgr. Bourne prese possesso della sua Chiesa cattedrale. Furono present!
alia cerimonia molte celebrita laiche ed ecclesiastiche, e la cattedrale
che e ora la chiesa piu grande dell'Inghilterra cattolica, era piena dal
sommo all'imo. All'ora stabilita per dar principio alia funzione, il pre-
vosto ed i canonic! della metropolitana si schierarono intorno alia porta
d'ingresso per aspettare 1'Arcivescovo. Dalla porta la processione si
avvio verso la cappella del Santissimo Sacramento, a due a due ed in
bell'ordine, nella quale il cappellaco dell'arcivescovo camminava da-
vanti al Prelato portando chiuso in una cassetta d'argento, coperta di
un bianco velo il sacro Pallio; la quale cerimonia si usava per la
prima volta dopo la riforma protestante. II Pallio fu collocate sull'al-
tare mentre 1'Arcivescovo, inginocchiato, prego; dopo di che vesti
gli abiti pontifical!, e per la prima volta assunse i simboli della
sua autorita arci vesco vile. Quindi il prevosto del Capitolo condusse
Mgr. Bourne allo stupendo trono bizantino e cola lesse ad alta voce
la formola della presa di possesso, dopo di che tutto il Clero fece
omaggio al nuovo Pastore. Dopo 1'atto di ossequio, comincio la Messa
pontificale, ceiebrata dal nuovo Arcivescovo. Durante la Messa, Mon-
signor Bourne lesse la prima sua lettera pastorale. Annunciava in essa
che una delle sue prime cure sarebba di fondare un seminario per
CONTEMPOKANEA 239
1'educazione del Clero, promettendo allo stesso tempo di nulla tra-
scurare per promuovere gli studi superiori dello stesso clero. Avrebbe
anche pensato alia educazione della gioventu laica della sua diocesi.
Egli esortd i cattolici a stare uniti e a tener d'occhio la recente legge
sull'educazione perche essa fosse posta in atto in quel senso nel quale
fu votata alia camera : poiche, soggiunse, vi e un forte partito in questo
paese ehe e risoluto a togliere ai cattolici i vantaggi che loro si deb-
bono in forza di questo grande provvedimento. Dichiaro anche che
metterebbe in opera ogni suo sforzo per redimere il popolo dal vizio
dell'ubbriachezza, il quale, piu di tutti, si oppone al progresso della
chiesa cattulica in Inghilterra, e conchiuse colla seguenti parole :
« Alcuni mesi fa il Santo Padre ci diede 1'intonazione del suo
pontificate : instaurare omnia in Christo. Noi non abbiamo altra mira
se non di adempire, nella nostra piccola misura, nell'arcidiocesi di
Westminster il dovere che il Yicario di Cristo si e imposto rispetto
alia chiesa universale. Noi intraprendiamo questo nostro dovere con
una speciale benedizione del Santo Padre, avendo ricevuto da lui il
Sacro Pallio, 1'emblema della nostra autorita archiepiscopale e della
nostra inviolabile unione colla Sede Apostoiica. »
Primo fra i rnolti illustri laiei presenti alia cerimonia va notato
il duca di Norfolk, il cui prossimo matrimonio ha fornito cagione ad
infiniti commenti alcune settimane fa. Non solo egli e a capo della
nobilta cattolica in Inghilterra, ma viene immediatamente dopo i prin-
cipi del sangue e figura in modo specialissimo in tutte quelle funzioni,
alle quali interviene il Re. II duca e vedovo da molti anni, e solo
due anni fa gli mori 1'unico suo figliuolo. Col suo matrimonio due
grandi famiglie cattoliche contrarranno alleanza : gli Howards ed i
Maxwells.
2. Poche volte lo stato della politica esterna nel nostro paese si
e mostrato piu incerto. I liberali sono ormai usciti nella difesa del
libero commercio; i conservator! ortodotsi, sotto la guida del sig. Balfour,
professano bensi fede nei principii del libero commercio, ma aggiungono
che tenuto conto dei danni cagionati all' industria e commercio inglesi
dalle tariife straniere, il tempo e giunto che 1' Inghilterra debba proteg-
gere se stessa colla politica del taglione, stabilendo tariife alte contro
le nazioni a v verse, e tariffe favorevoli alle amiche. II sig. Chamberlain
e i suoi seguaci invece, apertamente e fortemente proclamano la ne-
cessita di ritornare alia politica del piu assoluto protezionismo. La
prossima battaglia si combattera fra il libero commercio da una
parte ed il protezionismo dalP altra, sotto la guida indisputata del
sig. Chamberlain. Egli ha raccolta una commissione speciale per
tracciare uno schema di tariffe che gli serviranno di programma alle
prossirae elezioni generali, ed intanto va dispiegando un'energia in-
240 CRONACA
domita percorrendo tutto il paese, e coi suoi discorsi addottrinando
il popolo Tre elezioni parlamentari souo gia state combattute sul tema
della questione fiscale, e tutte e tre sono state vinte dai seguaci del
signer Chamberlain. Questi success!, tuttavia, non sono decisivi perche
gli antichi depntati dei tre distretti erano conservator! ed i seguaci
d-4 Chamberlain hanno vinto solo per una piccola maggioranza. Si
creie generalmente che 1'attitudine del partito irlandese innnira molto,
nel'e prossime elezioni, sulla bilancia, ma fin qui non si pud ancora
scoprire da qual lato i deputati irlandesi siano per inclinare.
3. Si crede generalmente m Inghilterra che la guerra sara inevi-
tabile nel lontano Oriente, il prossimo inverno quando tutti i porti
russi, al eccezione del Porto Arthur, saranno chiusi dal geK Un
segno certo sta in cid che le assicurazioni commerciali di navi appar-
tenenti alia Cina, alia Russia ed al Griappone sono salite in pregio
quasi del cinquanta per cento. L'Inghilterra, dopo la triste esperienza
dell' Africa del Sud, non ha certo voglia di prender parte alia lite,
ma non & affatto improbabile che il suo trattato col Griappone la ob-
blighi alia guerra. Se la Cina si s^hiera col Giappone contro la Russia,
allora la Francia sara costretta dal suo trattato di Alleanza ad aiu-
tare Palleato, e, allora verificandosi la condizione posta, anche Pln-
ghilterra dovra discendere nella lizza a difesa del Giappone. Intanto
la Francia, non meno dell' Inghilterra fanno del loro meglio per al-
lontanare il pericolo della guerra. Poco fa Pammiragliato inglese
compro due navi da guerra appartenenti al Cile solo a fine d'impe-
dire ch'esse non andassero nelle mani della Russia.
4. Intanto noi ci siamo impegnati in una disgustosa questione col
Canada, una delle nostre principali oolonie al di la dei mari. Da un
certo numero di anni si disputava fra il Canada e gli Stati Uniti
intorno ad un tratto di paese ricoo d' oro, che dagli Stati Uniti si
diceva appartenere al loro territorio di Alaska, laddove il Canada
contendeva fosse suo proprio. Finalmente le parti litiganti convennero
di sottomettere la questione all'arbitrato, quantunque i giornali ame-
rioani protestassero che non avrebbero accettata una sentenza che
sostanzialmente non fosse in loro favore. Fu dunque costituito un
tribunale composto di americani, d' inglesi e di canadesi. Esamicata
la sentenza, la lite fu giudicata in favore degli Stati Uniti e contro il
Canada. La notizia fu ricevuta in questa colonia con grande indegna-
zione, e soli pochi giorni fa, il primo ministro del Canada, Sir Wilfrid
Laurier dichiaro apertamente che P Inghilterra dovra ormai cedere
alia Colonia il diritto di fare trattati con potenze straniere, per-
che non si ripeta di bel nuovo il caso disgustoso dei confini del-
PAlaska.
CONTEMPORANEA 241
5. L'ultimo scoroio dell'anno 19U3 trova 1' Inghilterra in pace con
tutto il mondo, e^cetto colla Somalia e col Tibet, e si pud a boon
diritto profetizzare che i'anno 1904 non cadra al tramonto prima di
vedere quest' ultima regione incorporata all' impero inglese. Abbiamo
cominciato col niandare uel Tibet una piccola Missione comandata dal
colonnello Younghusba a doinandar ragione ai tibetani dei trattati
nou osservati. Ora poi una forte colonca di soldati si avanza nel
paese a proteggere la Missione contro gli attacchi dei neinici. Alia
fine si trovera che il Tibet e necessario all' Inghilterra, perche I'lndia
possa piii tranquillamente dormire i suoi sonni in terra nostra. Ma
gl' inglesi in Inghilterra si sono cosi abituati a queste piccole spedi-
zioni militari, che nou ci trovaoo piu interesse alcuno, ed i giornali
si degnano di fame appena inenzione.
6. Non cosi per contrario si diporta il pubblico inglese verso il
Transvaal, le eui questioni non falliscono mai di attirare la sua atten-
zione. II punto Oscuro ora in quella colonia e 1' importazione dei ci-
nesi o del lav'oro giallo per lavorare le rnimere. Una commissione
incaricata di studiare la questione del lavoro ha pubblicato or ora la
sua relazione. Yien detto in essa che al presente la domanda di operai
non bianchi eccede di almeao 250 mila la provvista e che la defi-
cienza crescera sempre piu, di mano in mano che si andranno svi-
luppando cola le ferrovie, le miniere e 1'agricoltura. A fine di por
riniedio a questo stato di cose i capitalist*, i proprietarii delle mi-
niere ed altn interessati vorrebbero chiamare nel paese operai cinesi.
Ma la maggioranza della popolazione bianca, quella specialmente di
origin© olandese, vi si oppone energicamente, e gia sono comin-
ciate riunioni per protestare contro 1' introduzione dei cinesi nel
Transvaal.
7. Che 1' idea dell'ai-bitrato fra le nazioni progredisca nel mondo,
ha avuto una prova receute nel fatto che 1' Inghilterra e la Francia
haiirio sottoscritto fra loro un trattato, vale vole per cinque anni a
fine di sottoinettere all'arbitrato le loro diffarenze. Ecco i due prin-
cipali articoli :
I.° Questioni di ordine giuridico, tali cioe che si riferiscono all'in-
terpretazione dei trattati esistenti fra le parti contraenti e che non
e possibile comporre colla diplomazia, saranno sottomesse alia Corte
permanente .d' Arbitrate stabilita all'Aja, secondo la convenzione del
29 luglio 1899, colia condizione tuttavia che le dette differenze siano
di tale natura da non compromettere gl' interessi vitali o T'onore dei
due Stati contraenti o gl' interessi di una terza Potenza.
II. In ogai caso particolare, le parti contraenti prima di rivol-
g^rsi al tribunaie delFAia, sottoscriveranno un protooollo speciale
1904, vol. 1, fasc. 1286. 16 9 gennaio 1904.
242 CRONACA
di arbitrate nel quale esporranno chiaramente il soggetto della di-
sputa, il potere degli arbitri, e i parti colari da osservarsi nella pro-
cedura del Tribimale. Come appare, si devono verificare parecchie
condizioni prima che i due Stati sottomettano attualmente le loro
vertenze al tribunale dell'Aia; ma almeno e stato ammesso il prin-
cipio dell'arbitrato e cio e un gran guadagno.
Un trattato simile fu proposto alcuni anni or sono^fra 1'Inghilterra
e gli Stati Uniti ; ma 1'opposizione popolare fu tale che niente si pote
concludere. Un altro suggerimento fu proposto, poco tempo dopo, ma
anch'esso ando a monte per 1'opposizione di Washington. Recente-
mente ancora il Neiv York Herald suggeri di combinare certi eser-
cizii navali delie due flotte inglese ed americane, e cio a finedipro-
muovere 1'amista fra le due nazioni, ed anche in questo caso furono
parole e nulla piu. Da tutto cio si fa chiaro che negli Stati Uniti
prevale ancora uca forte corrente contraria all'Inghilterra.
8. Si sta per sottoporre, qui da noi, ad un pratico esperimento
la posta elettrica dell'italiano signer Piscicelli, colla qnale, se egli
dice il vero, si trasmetterebbero le lettere colla velocita di 250 mi-
giia all'ora. A questo fine e stata formata una compagnia con un
capitale di 150.000 sterline, due terzi delle quali si stanno' ora pro-
curando in Italia ed in Francia, il resto in Inghilterra. Fra i diret-
tori della Compagnia vi saranno rappresentanti dell'Inghilterra, del-
1'Italia, della Francia e della Spagna, ed i pro motor i della Compagnia
sperano che 1 'esperimento provera la praticita della posta Piscicelli
e rinnovera il sistema postale di tutto il mondo.
Anche i'altra invenzione italiana del telegrafo senza filo continua
bene. E usato comunemente fra le navi e la costa, e vi e ricordo
certo che almeno una volta un gran vapore inglese si pote tenere in
costante comunicazione colla terra per tutto il viaggio da New York
a Queenstown. D'altra parte perd i telegrammi Marconi non si pos-
sono ancora applicare al commercio, ed anche il Times avendoli adot-
tati, li dovette subito smettere perche inservibili.
9. La visita del Re e della Regina d'ltalia a Londra, nella meta
di novercbre, fu la seconda visita restituita al nostro Re, dopo il
suo viaggio sul continente. La visita dei Reali d'ltalia clurd parecchi
giorni, spesi specialmente nella caccia, nel banchettare, nel fare o
udire discorsi. L'entusiasmo del popolo non fu molto grande, e quel
poco che vi fu, se lo ebbe in modo particolare la Regina Elena.
CONTEMPORANEA 243
STATI TJNITI (Nostra Corrispondenza) . 1. La questione dell'istmo di Pa-
nama. — 2. Frodi commercial! negli Stati Uniti. — 3. Gli opera! cat-
tolici contro il socialismo. — 4. Suicidio della stirpe. — 5. Sua Emi-
uenza il Cardinale Gibbons contro il divorzio. — 6. Agitazione cattolica
in favore delle scuole confessionali. — 7. Supplica del negri degli
Statl Uniti a Papa Pio X. — 8. Amicizia degli episcopalian} pel cat-
tolici.
1. L'avvenimento piii importante di quest! ultimi mesi e stato 1'ardito
tentative fatto dal nostro Governo per impossessarsi dell' i stmo di Pa-
nama, riconoscendo immediatamente Panama come nuova repubbliea
affatto indipendente dalla Colombia. II partito repubblicano, ora al po-
tere, non dice gran che per difendere la sua condotta, ma va seinpre
avanti, consolidandosi ognora piu e sormontando tutti gli ostacoli perche
gli Stati Uniti possano negoziare colla piccola repubblica e cosi giungere
al taglio del canale che gioverebbe e si confarebbe al nostro paese.
I giornali democratici condannano fortemente questa politica. II passo
seguente servira a mostrare quali siano le lore idee su questo punto.
Alcuni di loro accusano apertamente il Governo degli Stati Uniti di
avere esso provocata la ribellione del Panama, facendo provvedimenti
che non avevano altro scopo se non I'annessione di questa provincia.
Ecco le loro parole :
« II Signer Mac Kinley disse che una delle clausole richieste dalla
legge pubblica, come condizione di riconoscimento dell' indipendenza
d'uno Stato neutro, e che « lo Stato ribelle si costituisca di fatto un
corpo politico, avente un Governo in sostanza, non meno che in nome,
che possegga element! di stabilita e che possa formare de facto, se e
abbandonato a se medesimo, uno Stato fra le altre nazioni, ragione-
volmente capace di adempiere e compiere i doveri di uno Stato. 2 II
Sig. Mac Kinley aggiunse che, oltre a questa prova, il Governo degli
Stati Uniti « si e imposto per propria legge, quando avesse da trat-
tare simili affari, la condizione seguente, ancora piu importante, cioe
che il < riconoscimento dell' indipendenza di uno Stato non si effettui
eino a che il pericolo di essere nuovamente sog^iogato dalla madre
patria non sia interamente svanito. » Ora chi ardira dire che il peri-
colo pel Panama d' essere nuovamente soggiogato dalla madre patria
«£ interamente scomparso*?
Walter Wellman, corrispondente del giornale Record Herald di Chi-
cago, dice che ogni pericolo di questo genere e oramai svanito, ma
che la sua sparizione non e dovuta, ne alle forze del Panama ne alia
impotenza della Colombia. Rispetto alia notizia che le milizie colom-
244 CRONACA
biane marciavano su Panama il Sig. Wellman dice : « Se mai questo
tentative e stato fatto, non provochera la guerra per la semplice ra-
gione che gli Stati Uniti non permetteranno mai nessun combattimento.
Nel caso poi che le milizie colombiane s' imbarchino dirette all'istmo,
il comaudante in capo della nostra marina ne sara awisato a fine di
intercettare il passaggio delle navi che le porteranno e notifichera agli
ufflciaii colombiani di tornare a bell'agio a casa loro, poiche non sara
loro permesso di sbarcare. E naturalmente possibile che la Colombia
faccia sforzi per spedire milizie, poiche sa gia che gli Stati Uniti non
lascieranno al suo esercito liberta d'azione, ma essa spera con quest!
mezzi di costringere il Presidente a mostrare i denti e poter cosi dire
ch'essa avrobbe potuto sopprirnere la rivoluzione e ricuperare 1'istmo,
se non ci fosse stato 1' intervento della marina americana. Tuttavia il
Presidente Roosevelt ha risoluto d'impedire qualsiasi combattimento
sull' istmo e nessuno dubita ch'egli non abbia il coraggio di condurre
a fine la sua politica e di tollerare qualunque critica gli possa ca-
gionare questa sua risoluzione. Eddentemente il Sig. Roosevelt in-
teude seguire la legge fatta dal Sig. Mac Kinley, facendo in modo
che il pericolo che correva il Panama d'essere soggiogato nuov&mente
dalla madre patria presto scompaia. »
2. Un'altra frode gigantesea 6" stata svelata ulfrmamente da tutta
la stampa americana, il modo cio£ col quale i capital! del gran sin-
dacato dell'acciaio venivano annacquati, la qual frode ha avuto per
conseguenza la perdita del credito del sindacato e la rovina di molti
speculator! qu'i ed iu Europa. Non posso far meglio, per dare un'idea
giusta e vera ai vcstri lettori, che copiare la relazione fatta dal Creel-
man, il ben noto corrispondente di giornali. Scrivendo riel suo New York
World il Sig. Creelman dice: « II Sig. Carnegie offri di liquidare ]>er
cento milioni di dollari il proprio sindacato, un anno prima che il sin-
dacato dell'acciaio degli Stati Uniti fosse organizzato. Quand'esso prese
possesso d-?i beiii del Carnegie, quest'ultimo ricevett§ piu di 300.000.0', 0
di dollari in obbligazioni d'oro che sono ora s^periori alia pari. Ora,
si prendano 100.000.000 di dollari come valore reale delle fabbriche
del Sig. Carnegie, aggiungete un cento altri milioni di dollari per le
compagnie ausiliari e per 1'acquisto dei terreni minerali. cecto mi-
lioni di doilari per un soprapiu e 50.000.000 di deposito in ca&sa ed
avrete un totale di 350.000.000 di dollari come prezzo netto di tutto
cid che possiede o controlla la societa degli acciai degli Stati Uniti.
Su questo capitale furono emesse obbligazioni pel valore di 1.322. 583. 2CO
dollari. Secondo il listino della borsa di ieri il prez/.o di vendita di
tutte queste garanzie si era abbassato a 660.904.244 dollari. Sot,raete
350.000.000 da quella scmma, e vedrete che cid che rimane dei ca-
pital! dell'acciaio e delle sue obbligazicni non arriva che a 310.904.244
CONTEMPORANEA 245
dollar!. Quest! sono, sino ad un certo punto, numeri approssimativi,
ma rappresentano la condizione attuale delle speculazioni sui capital!
della grande industria dell'acciaio. Dobbiamo ora meravigliarci forse
se i « capitani dell' industria » possono contribuire generosamente a
provvedere di fondi la campagna repubblicana? >
Molte persons sono rimaste un po'sgomentate a cagione del notevole
^bbassamento nel prezzo delle garanzie del tmst dell'acciaio. Questo ab-
bassamento e ormai giunto all'enorme somma di 671,698,956 dollari e
secoado le prevision! del signer Creelman il prezzo di queste guaran-
tige dovra abbassarsi ancora di 321,678,956 doJlari, prima ch'esse
giungano ad una base naturale ed onesta.
Le ricchezze favolose de' capitalist! si devono, per lo piu, a questo
« inaffiamento del capitale >. I sindacati che vanno aumentando ogai
giorno ed assorbono sempre piu le industrie minori sono i mezzi piu
celeri e piu comodi per effettuare queste frodi, e poi, siccome si p«6
difficilmente coucepire come un dollaro possa entrare nella tasca d'un
uomo se non rubandolo dalla tasca d'un altro, gli opera! sono trasci-
nati al socialismo per vendicarsi dei torti loro fatti, e cadono cosi
dalla padella nelle brace !
3. Si deve dar lode al buon senso degli operai americani, e spe-
cialmente ai sani principii dei loro capi, parecchi dei quali sono buoni
cattolici, se le « Societa operate » resistono cosi fermamente alia
propagazione attiva del socialismo ia questo paese.
Cosi, negli scorsi giorni, la Federazione operaia americana, riunita
a congresso a Boston, rifioto di ratificare la proposta d'impegnarsi a
sostenere il socialismo con 11,282 voti contro il socialismo e 2,185 in suo
favore. II Presidente Gompers parlo a lungo e sviluppo apertamente
le sue ragioni di opposizione al socialismo ed ai suoi principii. « Gli
scioperi del Colorado e di Chicago, disse egli, servono a rammentarci
che i fastidii e le noie di noi operai non sono ancora alia loro fine.
E vero che abbiamo visto, entro questi due ultimi anni, parecohie
nostre liti operaie, pacificate in un modo piu o meno soddisfacente
per mezzo dell'arbitrato, di un comprcmesso amichevole, ovvero col
vedere una delle due parti cedere all'altra ; pero si pud osservare
ora che questi accomodamenti non erano altro che espedienti i quali,
mentre mitigavano le fasi acute di uu disordine economico, non sra-
dicavano il .disordine in se stesso. >
La questione delle ore e del salario, benche sia in se importante,
ion e 1'mtera questione, e se fosse stabilita oggi, i diaoiMini rico-
tincerebbero domani da un'altra parte. Questo stato di cose e niolto
>mplesso e, se non andiamo errati, crediamo che sia il risultato di
mdizioni special! economiche, religiose e di educazione. 11 contrasto
esiste fra le ricchezze colossal! di alcuni, spesso accumulate in
246 CRONACA
un breve spazio di tempo, e 1'umile destine dell'operaio in generale,
sono una sorgente continua di agitazione ed irritazione. Gl' inferior!
si credono tanto buoni quanto i superior! e vogliono che questo fatto
sia rieonosciuto. Nei tempi di fede, la religione forniva ad ogni uorno
gli stessi elevati e santi ideali ; tutti gli uomini erano uguali innanzi
a Dio; per il ricco come per il povero vi era lo stesso altare, gli
stessi sacramenti, lo stesso Padre celeste e la stessa eredita eterna.
L'uomo era cristiano e fratello del suo compagno ; tutto il resto
era accidentale e transitorio. Ora la nostra civilta moderna insegna
all'uomo ch'egli non e altro che un animale, i destini piu nobili ed
elevati del quale non sono che bere e mangiare, far quattrini ed es-
sere contato fra uno dei « quattrocento » ricchi e potenti. Sianio con-
vinti che tanto i proprietarii quanto i lavoranti devono imparare e
disimparare molto prima che i loro interessi rivali si assettino in un
accomodamento permanente. Egli e certo che in questo momento, sia mo
ben lungi da si nobil meta. L'irritazione poi delle classi inferior! e
ancora aumentata da fatti come il seguente : nei mesi scorsi le pa-
gine della stampa pubblica furono piene di notizie risguardanti quei
loschi affari che ora vanno sotto il nome di « scandali dell'ufficio po-
stale. » L'immensa terra rubata all'est, e che ha sottratto'al nostro
Governo milioni di acri di terreno prezioso e stata il soggetto d'infiniti
commenti. Le ruberie di alcuni impiegati di fiducia dei nostri posse-
dimenti coloniali, che misero a sacco i fondi pubblici e lo scopri-
mento del sistema graft come viene operate in -diverse delle nostre
grandi citta, ha servito a far nascere sospetti nelle menti di rnolti, ri-
spetto all'onesta degli impiegati official! di tutte le classi.
4. Dacche il Presidente Roosevelt 1'anno scorso, pronunzio un di-
scorso al popolo di questo paese contro quei vizii che diminuiscono
il numero delle nascite dei bambini, dando loro il nome ben appro
priato di Suicidio della stirpe, questo fatto fu grandemente discusso
nella stampa pubblica. In generaJe, 1'ammonimento del Presidente
Roosevelt fu ripetuto per lo piu con approvazione ; ma alcune voci
s' innalzarono in difesa della pratica abbominevole. E la ragione e
chiara. Quando si tratta di una questione di lucro temporale o di
piacere licenzioso, vi e sempre una moltitudine di persone che igno-
rano i diritti di Dio e degli uomini.
Ultimamente in una conferenza su questo soggetto, il reverendo
M. P. Dowling S. I. noto fra gli altri i fatti seguenti per mostrare
1'estensione che ha preso questo male fra classi ricche ed eleganti della
popolazione. c Non e molto tempo dacehe' un giornale di Nuova York
cagiond profonda impressione dando uno specchietto del numero dei
bambini sotto ai dieci anni, e di quelli nati entro un anno in 300 fa-
miglie dimoranti alia 5th Avenue, la parte piu alia moda ed elegante
CONTEMPORANEA 247
della citta, comparando quelle statistiche con altre analoghe di 300 fa-
miglie di Cherry H;ll, quartiere ben noto per il miscuglio di tutte le
classi e di tutte le condizioni della citta. II numero to tale dei bam-
bini sotto ai dieei anni nelle 300 famiglie della 5th Avenue si trovo
essere di 91 contro 660 a Cherry Hill. II numero totale delle nascite alia
5 th Avenue durante 1'anno scorso in trecento famiglie fu di 6 bambini,
contro 111 a Cherry Hill. II giornale dava pure nome e cognoine e
residenza delle famiglie*. II conferenziere aggiunse che le famiglie
senza prole sono specialmente americane, le altre irlandesi o tedesche.
Tutti gli scrittori, qui, eccettuano generalmente i Cattolici da quel-
1'onta; 1'indigeno americano protestante e 1'agnostico e il piu colpe-
vole ; e la sua punizione anche in questo mondo e evidente nella spa-
rizione della sua stirpe.
5. Di recente nella stampa secolare si e data grande importanza
ad un discorso molto energico pronunziato dal cardinale Gibbons per
condannare il divorzio. Eoco in parte cio che diceva uno di questi
giornali : « L'attenzione del Cardinale fu attirata dall'annuncio che
il presidente Roosevelt raccomandera al Congresso di fare ricercl^e esau-
rienti sulla questione del divorzio in questo paese e cio a fine di fare
una legge nazionale sul divorzio. Fu chiesta al cardinale Gibbons la
sua opinione in questa materia. Egli rispose che qualunque legisla-
zione che abbia per scopo di diminuire 1'aumento di questo male so-
ciale dev' essere salutata con soddisfazione. Quanto a se, egli e op-
posto ad ogni legge accordante il divorzio e favorisce una severa ap-
plicazione delPinsegnamento evangelico. » II cardinale aggiunse : « II
inormonismo consiste in una poligamia simultanea, mentre la legge
del divorzio conduce ad una poligamia successiva. Ogni Stato ha nei
suoi codici e nei libri del suo Statute una lista di casi, o piuttosto
di pretesti, che sono riconosciuti come ragioni sufficient! per scindere il
vincolo matrimoniale. Prove vanno accumulandosi ogni giorno che il
cancro del divorzio si estende sempre piu nei nostro paese ed avvelena
la sorgente della vita della nazioce. Se questo male non viene combat-
tuto con rimedii energici, 1'esistenza della nostra vita di famiglia corre
serio pericolo.
« Come possiamo noi chiamarci un popolo cristiano se violiamo
una legge fondameutale del cristianesimo? e se la santita e Tindis-
solubilita del matrirnonio non costituiscono uno dei principii cardinal!
della religione cristiana, non sapremo dire in che essi consistano.
Questa piaga sociale richiede una cura radicale, ed il riinedio pud
trovarsi soltanto nell'abolizione della nostra funesta legge sul divorzio
e nei ritorno all'onesta applicazione del Vangelo. Se le persone che
si maritano pensassero e riflettessero che una volta uniti e loro assolu-
tamente proibito di contrarre un secondo matrimonio, sarebbero un
248 CRONACA
po' piu prudenti, prima di maritarsr, nella scelta della persona che
deve essere la loro compagna, ed in seguito sarebbero piu pazienti per
sopportare il giogo e tollerare le debolezze dell'uno dell'altro. »
6. Varie societa e scrittori cattolici hanno ultimamente espresso
la loro convinzione che era venuto il tempo di cominciare ad agitarsi
per mezzo della stampa a fine di ottenere dal Q-overno I'educazione
religiosa nelle pubbliche scuole per quei fanciulli, i cui genitori la
desiderano. Come un primo passo in questa faccenda ci viene riferito
dai giornali di Newark, che il 5 ottobre nella nona riunione annuale
della Federazione di New Jersey della sociefca cattolica tedesca, che
ebbe luogo nella sala di S. Baneletto, fu presa la risoluzioae di chie-
dere allo Stato ua qualche aiuto per maatenere le scuole parrocchiali.
Questa richiesta, che fu adottata all'unanimita sara presentata alia
prossima sessione della Legislatura. Yenne dichiarato dal congresso
stesso che siccome i membri di fede cattolica a Jersey pagano una
porzione di tasse uguale ai non cattolici, non era che troppo ragio-
nevole che una parte delle spese di educazione pei loro bambini fos-
sero pagate dallo Stato. Si e fatio osservare ai congressisti che una
clausola nella costituzione dello Stato proibisce di fare servire il
denaro dello Stato a scopi settarii. Per sormontare questa proibi-
zione si propose di mettere le scuole parrocchiali sotto la sorveglianza
del soprainteniente delle scuole dello Stato, col patto tuttavia che
il maestro parrocchiale rimanga in carica e si conceda mezz'ora d'istru-
zione religiosa dopo le ore di scuola.
Questa proposizione e stata fiu'ora inutilmente agitata a New Jersey.
Anehe da parte dei protestanti si elevano voci eloquenti a mostrare
la necessita che I'educazione sia religiosa.
Ultimamente il New York Sun apriva le sue colonne a quelli che
desideravano disoutere e scrivere di questo importante soggetto ed ha
pubblicato bellissime lettere in favore di questa nuova proposta. Forse
le piu important! di tutte sono le due lettere di un ministro epi-
scopaliano Rev, W. M. Geer che dice fra le altre cose:
« Noi stiamo allevando per tutto questo immense paese una stirpe
licenziosa di giovani pagani, i quali presto o tardi, essi od i loro fi-
gliuoli, distruggeranno le nostre istituzioni. Favoreggiatori della legge
Lyach, operai demagoghi e violatori delle leggi, ecco le guide della
futura umanita, le quali con braccia, mani e dita grandemente protesi
additano la rovina che si prepara alia societa se noi perseveriamo nella
strada in che ora siamo. Ci vantiamo della nostra fortunata separazione
della Chiesa dallo Stato; ma questo tentative e stato il peggiore degli
sbagli. Tali separazioni non sono possibili sin tanto che lo Stato ha
quasi un monopolio nell'educazione dei fanciulli. La verita e che ab-
biamo una religione stabilita e che il popolo e fortemente tassato per
CONTEMPORANEA 249
sostenerla. La nostra ricca e ben dotata religione stabilita (per ch;a-
marla cosi) £ quella dell'agnosticismo, che va correndo verso 1'ateismo.
Ecco il momento per i Protestant! di ogni setta di gridare ben forte:
« Quelio che voi domandate servira a nieraviglia pel cattolici romani.
E cio ch'essi pure hanno chiesto e pel quale lavorano da tanti anni ! >
Sono d'accordo con voi. Ma se le mie parole sono di lode ai cattolici
romani, non fate voi piuttosto il loro giuoco col permettere loro d'avere
il monopolio sostanziale dell'intero campo dell'educazione cristiana
e di godere tutte le ben'edizioni che derivano dai nobili sacrifizii d'abne-
gazione ch'essi fanno, piuttosto che esporre pazzamente i loro figliuoli
all' invasione dell' incredulita?
« Mentre nessun cristiano nega che non vi sia urgente bisogno di
educazione religiosa, alcuni dei piu valenti capi dell'opinione catto-
lica pensano che i tempi non sono ancora maturi in questo paese per
tale agitazione. Se si tentasse ora di farla in grande, come i promo-
tori lo desiderano, quasi 1'intero paese si solleverebbe contro di noi !
Dobbiamo aspettare finche i protestanti facciano loro proprio questo
movimento e allora aiutarli con tutte le nostre forze. Questa ultima
opinione e la piu savia, la piu prudente e molto probabilmente essa
prevarra. »
7. La supplica seguente potra anch'essa interessare i vostri lettori.
Tempo fa la Federazione delle societa cattoliche fecero una solenne
protesta contro la uccisione sommaria dei negri. L'associazione occi-
dentale degli editori negri, riuaiti nel mese d'agosto, a Denver, invid
la supplica seguente a Papa Pio X.
« Abbiamo risoluto d'esprimere il nostro profondo dispiacere per
la morte del Papa Leone XIII, che era amico dell'umanita e che
espresse sentimenti energici contro la uccisione dei negri in America,
ed anche a fine di congratularci coi cattolici per 1'elezione del papa
Pio X a suo successore. Tanto piu che Egli e un uomo che dalla
vita piu modesta e umile £ stato elevato ad occupare la posizione piii
alta nel mondo religiose.
« Essendovi tanti cattolici fra i negri degli Stati Uniti, i quali
assieme ad altri della loro stirpe sono sottomessi ad incomparabili
oltraggi per la menoma cagione, mettendo spesso insieme 1'innocente
col colpevole, noi sollecitiamo Sua Santita a servirsi della sua autorita
fra i cattolici di questo paese a fine di stabilire relazioni d'amicizia
fra la nostra e la loro stirpe, e di togliere quello spirito di parzialita
che prevale nelle societa operaie, composte in gran parte di cattolici,
il quale spirito troppo spesso toglie al negro Popportunita di guada-
gnare onestamente da vivere per la sua famiglia.
« Siccome la chiesa protestante d' America, eccettuati pochi casi
individual!, e sorda ai nostri appelli, e sembra disposta a rimanere
250 CRONACA
silenziosa, se anche non approva i terribili oltraggi cbe ci sono fatti,
abbiamo chiesto al Senatore Burton del Kansas di presentare questa
nostra lettera al rappresentante del Papa a Washington a fine di farla
trasmettere a Sua Santita in Yaticano. >
8. In mezzo a tutti gli orrori della persecuzione francese contro
i religiosi e contro la chiesa medesima, che sono pubblicati giorno
per giorno dalla stampa americana e spesso esposti in tal modo da
nascondere la loro ingiustizia, avviene raramente che una voce si
alzi per protestare o condannare quegli eccessi ; ben inteso, eccettuati
sempre i giornali cattolici.
I giornali secolari sono indifferent! per la maggior parte, e quelli
religiosi stampati da protestanti sono contenti delle nostre afflizioni.
Tuttavia alcuni ministri episcopaliani simpatizzano realmente con
noi e i loro occhi si aprono finalmente alia verita. Per esempio 1'Edi-
tore (ielVAngelus, periodico anglicano di Chicago, scrive cio che se-
gue nel suo numero di novembre 1903 : « Le Chiese cattoliche sono
piene dapertutto, ed e troppo vero che il Protestantesimo ha perduto
il suo potere spirituale. Le perdite dei cattolici non formano il gua-
dagno dei protestanti. In Europa, non meno che qui da npi, non e
ne il Protestantesimo ne il Cattolicismo che e perseguitato, bensi il
Cristianesimo. Q-li uomini che sono nemici della chiesa Cattolica in
Europa, sono i nemici di Gesu Cristo e del suo Vangelo. Chi nega
quest' asserzione studi lo stato della religione in Francia col desiderio
di trovar la verita, e vedra se dico il vero ! »
Un simile sentimento di simpatia ci fu espresso dal Congre&so
Panamericano di Episcopaliani che si riuEi P ottobre scorso a Wa-
shington. Circa cinquanta vescovi erano cola riuniti. Essa fu la piu
numerosa riunione di dignitari che si fosse mai veduta nell'Episco-
palismo di questo continente. Qaei vescovi pubblicarono un manifesto
nel quale stendevano la mano dell'amicizia ai Cattolici, e biasima-
rono tutto cio che potesse recar discordia fra le due chiese. La vera
ragione di questo spirito d'amicizia sembra essere 1'effetto dello svi-
luppo che prendono il ritualismo e le dottrine dell'alta chiesa Ira
il clero anglicano ed i laici. Essi adottano le pratiche cattoliche in
un numero immense di Chiese e difendono la fede nella presenza
reale, accettano la venerazione dei Santi, specialmente della Madonna,
e persino s'inginocchiano a pregare per le anime del Purgatorio.
CONTEMPORANEA 251
CINA (Nostra, Correspondents). 1. Doni modestamente ricuaati. — 2. Le pre-
sent! difficolta eel Koang-si e nella Manciuria. — 3. Trattato cino-ame-
ricano. — 4. Persecuzioni de' cristiani nel Chen-si e nel Tche-Kiang.
— 5. Onorificenza ad uu prefetto apostolico. — 6. Scuole francesi nel
Kiang-si e in altri luoghi. — 7. Relazioni russo-giapponesi.
Zi-ka Wei, 14 novembre 1903.
1. E costumanza che in certi lieti anniversarii si offeriscano al-
1' imperatore ed alia imperatrice dei regali, procacciati con denaro
preso dagli onorarii degP impiegati principal!. Nell' anno vegneiite
la Cina festeggiera il settantesimo anniversario della nascita del-
1' imperatrice vedova, ed i principi con gii alti official! della Corte
hanno fatto istanza air imperatore acciocche voglia ordinare quel
che dovrebbe farsi in ragione della detta costumanza. II giorno 21
dello scorso settembre 1'imperatrice reggente ha dato fuori un decreto
che vieta di occuparsi della cosa; le cagioni di questo sono le pre-
senti difficolta e la penuria dei mezzi economici. « Anche noi (dice
il decreto) nelle stanze del nostro palazzo, occupandoci dei negozii
dello Stato, abbiamo sempre di mira il risparmio nelle nostre spese,
per amore del popolo ; i nostri official! debbono dal canto loro darci
prova della loro affezione coH'adempiere i doveri del proprio ufficio;
la qual cosa, mentre giovera al bene del nostro popolo, rechera coa-
forto al nostro cuore rattristato. » Ben detto certamente; ma spesso
le gazzette fanno notare che la pratica e discordante dalle parole ; ed
hanno parlato di regali apparecchiati da eecelsi mandarini, e delle
miove delizie introdotte nella reggia.
2. L' imperatrice nel suo decreto fa menzione delle presenti diffi-
colta. E di vero sono gravi assai : nel Kong-si c'e la ribellione che
continua e pare anzi si allarghi, non ostante le novelle milizie man-
date in soccorso al vicere di Canton, che ha il dovere di reprimerla;
e nella Manciuria i procedimenti deila Russia si fanno sempre piu
aggressivi. Sullo scorcio di ottobre i russi hanno ripreso Moukden,
dopo averne discacciate le milizie cinesi e catturato Tsen-ki, gene-
rale tartaro, governatore della provincia. Quest'ultimo colpo ha gra-
veinente ofiFeso i sentimenti della corte e suscitato voglie bellicose nei
principal! mandarini. Ma tutto questo avra poca conseguenza o non
ne avra nessuua. Non entro in maggiori particolarita su questo tema,
perche torna difficile risapere quel che vi sia di vero nelle molte-
plici novelle divulgate|ogni giorno dalle gazzette di Chang-hai, quasi
tutte inglesi, eppero nemiche della Russia.
252 CRONACA
3. Si dice che la ripresa di Moukden da parte dei russi e una
protesta del governo moscovit* contro 1'articolo 12 del trattato com-
merc ale cino-americano, sottoscritto agli 8 di ottobre, nel quale e
pattuito che la Cina aprirebbe Moukden al commercio straniero.
Questo trattato, che consta di sedici articoli, per parecchi capi e
uguale a quello che fu stipulate nel settembre dell' anno scorso fra
la Oina e 1'Inghilterra. Nell'articolo 7 la Cina promette di allargare
la coltivazione delle sue ricchezze minerarie. L'articolo 10 riconosce
il diritto di proprieta sui marchii di commercio, e proibisce ai cinesi
di contraffarli. II diritto degli inventori e assicurato per dieci anni,
in virtu dello stesso articolo 10. L'articolo 11 concerne la proprieta
letteraria pei libri americani e per le loro traduzioni in cinese. Nel-
l'articolo 12 la Cina tratta dell'apertura dei corsi d'acque alia navi-
gazione, e promette di aprire, dopo lo scambio delle ratifiche del
tractate, Moukden e Ngan-tong al commercio internazionale. La li-
berla religiosa ai cattolici ed ai protestanti e sancita nell'articolo 14.
II diritto di possedere terreni nello Stato, concesso alle mission!, e
piu largo di quello concesso nel trattato precedente. La Cina correg-
gera (quando ?) il suo sistema giudiziario ; questo e Pargomento del-
1'articolo 15. Da ultimo Tarticolo 16 e interamejite ad onore degli
Stati Uniti. Essi prendono impegno di non fornire piu per la Cina
ne morfina ne strumenti da iniettarla, se non in quanto sieno ri-
chiesti ad usi medicinaii. Dal canto suo la Cina fa eguale promessa
in pro dei cinesi ; noto che parecchi di costoro invece di fumare
1'opio si fanno iniezioni di morfina, la qual cosa, a quanto pare, e
anche piu nocevole dell'uso dell'oppio. — Al trattato fanno seguire
tre aggiunte ; ecco il testo della prima : «Siccome e gia proibito da
trattati ai cittadini degli Stati Uniti di tram" care oppio e di manipo-
larlo (to deal in or hanile opium), non si e fatta menzione, negli
articoli di questo trattato, dei dazii sull' oppio. > Oh ! se tutte le
nazioni, che hanno trattati con la Cina, volessero introdurvi un ar-
ticolo consimile ! Oh, se la Cina anch' essa si obbligasse a vietare
a' suoi sudditi la coltivazione del papavero !
4. Negli scorsi mesi di giugno e di ottobre il telegrafo ci diede con-
tezza di atti di persacuzione commessi contro i cristiani cinesi. Eccovi
alcuni particolari. Nel mese di giugno nel Chen-si meridionale, evan-
gelizzato da preti italiani del Seminario de'Santi Pietro e Paolojdi Roma,
alquanti membri di una societa segreta piombarono addosso ad alcune
famiglie cateoumene di P'ing-li-hien, ed uccisero undici persone, fra
le quali il loro catechista, venerando per 1'eta, la pieta e lo zelo apo-
stolico. I rivoltosi incendiarono altresi parecchie case dopo averle
messe a ruba. Per domarli e stato mestieri valersi delle milizie, che,
in varii piccoli scontri ne catturarono una quarantina. Dopo la loro
CONTEMPORANEA 253
dispersione, si e resa giustizia ai cristiani ; cioe le autorita hanno
preso impegno di fabbricare a proprie spese una chiesa europea ei
a sborsare 10 000 tads per risarcire le famiglie delle vittime. — II
secondo misfatto fu commesso addi 29 settembre nel Tche-kiang. Un
assassino, la testa del quale e messa a prezzo, fuggito o liberate dal
carcere, voile vendicarsi de' pretesi torti avuti dalla missione catto-
lica. Aduno pertanto in un dato giorno i suoi parteggiatori ; dopo
aver sacoheggiato luago la via una cappella, entrarono nella citta di
Ning hai, incendiarono la chiesa, afferrarono il sacerdote cinese don An-
drea Tchou, lo tormentarono ed uccisero, di giorno fatto, sotto gli
occhi delle autorita civili e militari. Poscia i masnadieri abbandona-
rono tranquillamente la citta, e prima di separarsi sfogarono ancora
la loro crudelta contro alcuni altri cristiani. Una nave da guerra
francese e comparsa davanti a Nmg-p6, e incontanente le autorita
cinesi si sono accinte a rimediare la faccenda. II reo principale non
e stato preso ancora. — In occasione di questo misfatto alcuni pro-
testanti hanno diffamato i cattolici, dicendo che la violenza da essi
patita era una rappressaglia dei pagani per le angherie che i catto-
lioi, coll'appoggio de' missionarii, avean loro fatto soffrire in questi
uitimi anni !
5. Nel mentre che queste cose accaievano nel Tche-kiang, a
Peehino si deliberava intorno a ricompense da concedere ad un ve-
scovo e ad un missionario del Kong-si. L'anno scorso in codesta provin-
cia v'ebbe grande carestia; mons. Lavert, provieario apostolico, ed il
p. Hoang si aecinsero all'opera di raccogliere sussidii da distribuire
ai poveri affamati. Inoltre, neirassestamento dei negozii religiosi,
mons. provicario si mostro molto conciliante. II governatore della
provincia ha per cid redatto un memoriale, ed ha proposto all'impe-
ratore di ricompensare mons. Lavert col globulo del secondo grado, e
con quello del quarto il p. Hoang. Qui di corto il ministro di Francia
-a Peehino ha ricevuto 1'offniale comunicazione di un decreto impe-
riale che fa ragione alia proposta del detto governatore, e il ministro
non ha frapposto indugio a darne partecipazione agl'interessati.
6. Nel Kiang-si i tre vicarii apostolici hanno aperto di conserva
nella citta di Nan-tch'ang, capoluogo di quella provincia, una scuola
francese per i cristiani e i non-cristiani affidaadola ai « piccoli fra-
telli di Maria » . In questo fatto e a notarsi una particolarita, ed e
che le spese occorse per la compera del suolo, per la costruzione della
scuola e pel sostentamento dei maestri, sono state fatte col denaro
sborsato alle missioni per risarcimento dei danni ad esse arrecati nel
1900. I « piccoli fratelli di Maria » tengono aperte scuole consimili
-a Peehino, a Tien-tsin, a Chang-hai, ai Han-Keou, a Soci-tcheou
254 CRONACA CONTEMPORANEA
(Se-tch'oeu), a Tchong-King, a Canton, a Nan-ning, e fors'anche in
altri luoghi.
7. Prima di per fine a questa lettera vorrei pur dirvi alcunch&
sulle relazioni russo giapponesi ; ma veggo che, per difetto di rag-
guagli degni di fede, la cosa non mi toraa guari agevole. Le trat-
tative fra i rappresentanti della Russia e del Giappone continuano
tuttavia a Tokio, per disperazione del partito della guerra. Quanto
piu tempo passa, il Giappone sara meno in grado di uscire vittorioso
dalla lotta : anzitutto il bollore patriottico si sara discretamente ratte-
pidito; e poi, le forze militari della Russia saranno aumentate in
modo considerevole. Le gazzette inglesi di qui magnificano la paca-
tezza del Giappone di fronte alle ingiustificabili aggressioni della
Russia in Manciuria ed in Corea, e mettono in rilievo le buone spe-
ranze che esso avrebbe di vincere, se la guerra fosse intimata senz'al-
cuno indugio. A tal uopo raffrontano le navi da battaglia dei due
imperi, che si equilibrano per rispetto al numero ed alia qualita, e
gli eserciti del Giappone, quattro volte maggiori di quelli che la Russia
tiene adesso nelFestremo oriente, e via dicendo. Per dare eccitainento
al patriottismo dei giapponesi, ripetono a sszieta che la MaiLciuria che
essi tolsero alia Cina, fu loro rapita, sotto colore di restituirla alia
Cina, perche divenisse preda della Russia; che la Corea sara fra breve
incorporata dalla Russia medesima, e sottratta alia mezza sovranita
del Giappone guarentita da recenti trattati, eccetera. Ecco la wostanza
di parecchi articoli pubblicati in questi ultimi tempi. — L'opinione
degli europei non inglesi sembrami compendiata assai bene in queste
poche righe che conchiudono un articolo delVEcho de Chine di ieri :
< Noi persistiamo nei nostri giudizi che continuano finora ad esser
veri : la Russia occupa la Manciuria, non ne uscira. Tutte le potenze
lo sanno, e non havvene pur una, tranne il Giappone, che abbia il
minimo pensiero di por mano alle armi per restituire la Manciuria
alia Cina. II Giappone offlciale riconosce 1'assoluta inutilita di una
guerra per ottenere la liberazione della Manciuria. D'altro canto e-
interamente persuaso che una gaerra vuol dire 1' imprestito di pa-
recshie centinaia di milioni; e chi fara I'imprestito? » In queste eon-
dizioni, ^ da augurare che la pace si consacri. Dio lo voglia !
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Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. — BUSIRI VICI A. Devoto e fedele
tributo e cjrato ricordo del gaudio universale del nuovo anno 1904. Roma, Civelli,
4°, 4 p. — CHIOCC1OLA A. Prosodia e metrica latina. Appunti per le scuole
secondarie. Napoli, Di Gennaro, 1903, 16°, 66 p. L. 1, 25. — DAL GAL N. O.
1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono inviate, con quells
sollecitudine che si vcrrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne diamo intanto an annunsio
•ommario che non importa alcun giudizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seoonda dell'op-
portanit& e dello spazio oonoesso ^i«l periodico.
256 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE
F. M. D'un'antica lauda inedita « Si quaeris » antoniano. Quaracchi, S. Bona-
ventura, 1904, 8°, 12 p. — FALOCI PULIGWANT M. sac. Notizie sull'arte ti-
pografica in Foligno durante il XVI secolo. Firenze, Olschki, 1903, 8° gr., 42 p,
- FERRERES J. B. S. J. El impedimenta de clandestinidad. Boletin canonico*
de la Revista « Razon y Fe ». Madrid, Rivadeiieyra, 1908, 8°, 72 p. — FIDE-
L1S. Noensbroech kontra Dasbach. Untersi^hung des Hoensbroech'schen Klage.
— Materials. Klagenfurt, St. Josef-Vereines, 1904, 8°, 46 p. — FOSSATI L.
1 « Doveri dell' Uomo » di G. Mazzini. Postille. Brescia, Ven. Luzzago, 1908,
8°, 88 p. — LORETO G. can. Per la prima Messa solenne del neo-sacerdote
D. Raffaele Giugliano. Discorso, Napoli, Contessa, 1903, 16°, 88 p. — Cent. 60.
Kivolgersi all'Autore in Afragola. — MAGRI E. S. J. X -hsejjef misseriijietna.
Malta, Muscat, 1903, 16°, 66 p. — MORABITO G. vescovo di Mileto. Prolit-
sione alia solenne accademia in onore dell' Immacolata Concezione, tenuta in Reggio
Calabria. Reggio Calabria, Morello, 1903, 16°, 16 p. — SCHIAPPOLI D. L'as-
soggettamento legale del Papa. (Estr. Rivista Critica di Diritto I. 7). NapoK,
Priore, 8°, 16 p.
Atti Episcopal!. — DI MILIA B. Vescovo di Larino. Letter e Pastorali, No-
tificazioni ed altri scritti. II. Larino, Morrone, 8°, 252 p. — LETTER A dell'Epi-
scopato Lombardo sugli studii del Clero. Decembre 1903. Milano, S. Giuseppe,
8°, 24 p. — MAFFI P. arciv. di Pisa. Lettera Pastorale al Clero e al Popolo.
Ravenna, Artigianelli, 8°, 12 e 20 p. — TACCONE GALLUCCI D. Vescovo di
Nicotera e Tropea. Pel cinquantenario dalla definizione dogmatica della Concezione
Immacolata della B. V. Maria. Lettera Pastorale. Reggio di Calabria, Morello,
1904, 8°, 48 p.
Eloquenza sacra. — FLORILEGIO della «Poliantea Oratoria » ossia: Rac-
colta dei principali lavori pnbblicati nel 3° e 4° anno del Period ico con iii-
troduzioiie di mons. M. MINEO JANNY II. Palermo, Mesi, 1903, 8°, 608 p. — L. 5.
Lettnre religiose. — BELTRAMI A. sac. L'amante di Maria, ossia S. Sta-
nislao Kostka. (Lett. Catt. die.). Torino, 24°, 160 p. — Cent. 25.
Letture riereative. — BALELLI G. sac. Emma e Corinna. Dramma in 5
atti. Roma, Filiziani, 16°, 88 p. Cent. 75. — Detto. Adelina. Dramma in 5 atti.
Auditore, Sartori. 16°, 128 p. L 1. — Detto. Un avviso economics. Far.c'-
Idem, 16°, 28 p. Cent. 25. — COLLANA DI LETTURE DRAMMATIC7^,
nov. dec. 1908. (Supplement©. Dono agli associati pel 1904. 114 p.) — MARUCOHI
F. F. II coltello. Massone. Gian Lorenzo Bernini. Scene in un atto. Roma, li-
breria salesiana, 16°, 84 p. — FRANCIOSI G. Quando la notte e piti buia I' alba epiu
vicina. I. (Bibl. romantica ill.} Roma, Pustet, 1903, 24°, 194 p. — FEATESCHI F.
In hoc vinces. Romanzo storico del secolo IV dell' Era volgare. Pisa, tip. B.
Giordano, 1903, 8°, 306 p. — GIEHRL E. Passiflora. Pie ed affettuose letturoffa
sollievo e conforto degi' infermi e di ogni anima tribolata. Trad, di R. HER-
MANN. Napoli, Festa, 1903, 16°, 464 p. L. 1,50. — ROVAGO G. Vita di com-
~battime,nio. (Lett. Catt. di Torino, novembre 1903). Torino, 24°, 132 p. Cent. 20.
Poesie. — VERGHETTI B. can. Inno latino con la versione italiana in onore
di S. Giovanni Crisostomo. Foligno, Artigianelli, 1903, 16°, 8 p.
Almanacchi e Strenne. — ALMANAQUE del los amigos del Papa publi-
cado por la Revista Popular de Barcelona. Barcelona, 8*, 80 p. — IL GA LAN-
TUOMO. Almanacco per 1'anno 1904. Strenna offerta agli Associati alle Let-
ture Cattoliche di Torino. 24°, 120 p. — Cent. 20. — LA FENICE. Strenna
mirandolese per 1'anno 1904. Anno XXXIII. Mirandola, Cagarelli, 16°, 118 p^
Cent. 50. — P1ERPAOLO. Anno XLIV. Strenna per 1'anno 1904. Modena,
tip. Immacolata Concezione, 16°, 118 p. — Cent. 20. Strenna napolitana. 1904.
Anno XL A beneficio delle cucine gratuite. Napoli, Veraldi, 1904, 8°, 52 p.
I NUOVI DOCUMENT] PONTIFIC1I
SULLA RBSTAURAZIONE DELLA MUS1CA SACRA
L
Non puo sfuggire a nessuno la gravita straordinaria e
T importanza somma, che nella storia del Pontificate romano
ed in quella dell'arte hanno i nuovi document! pontificii sulla
restaurazione della rausica sacra: il Motu Proprio 22 no-
vembre 1903 di Sua Santita Pio X, la Letter a 8 decembre
della medesima Santita Sua all' E mo Card. Vicario di Roma
ed il Decreto « Urbis et Orbis » della S. Congregazione dei
Riti, spedito per orcline diretto del S. Padre 1'S gennaio 1904.
I due primi furono da noi pubblicati nel precedente quaderno,
quest' ultimo ristampiamo qui nel suo testo originale latino
con in fronte una nostra versione italiana.
DECRETUM
URBIS ET ORBIS
SacctUsimus Dominus Noster Pius II Santissimo Signer Nostro Pio
Papa X Motu Proprio diei 22 Novem- Papa X col Motu Proprio del 22 no-
bris 1903 sub forma Instructionis de vembre ISOSsotto forma A'lstruzione
musica sacra venerabilem Cantuin sulla musica sacra rest:tui felice-
Gregorianum iuxta codicum fiiem mente al primiero uso delle Chiese
ad pristiDum Ecclesiarum usum fe- il venerabile Canto Grpgoriano se-
liciter restituit, simulque praecipuas condo Tautorita dei codici, e nello
praescriptiones, ad sacrorum concen- stesso tempo ]e principali prescri-
tuum sanctitatem et dignitatem in zioni, destinate od a promuovere od
templis vel promovendam vel resti- a ristabilire nei templi la santita e
tuendam, in unum corpus collegia la dignita dei sacri concenti, raccolee
cui tamquam Codici iuridico musicae in un corpo, al quale, come a Codice
sacrae ex plenitudine Apcstolicae giuridico della musica sacra, dalJa
Suae Potestatis vim legis pro uni- pienezza della Sua Apostolica Ante-
versa Ecclesia habere voluit. Quare rita voile dare forza di legge per la
idem Sanctissimus Dominus Noster Chiesa universa. Per la qual cosa ii
per bane Sacrorum Rituum Congre- medesimo Santissimo Signor Nostro
1904, vol. 1, fasc. 1287. 17 27 gennaio 1904.
258
I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII
gationem mandat et prarcipit, ut
Instructio praedicta ab omnibus ac-
cipiatur Ecclesiis sanctissimeque ser-
vetur, non obstantibus privilegiis
atque exemptionibus quibuscumque,
etiam special! nomine dignis, ut sunt
privilegia et exemptiones ab Aposto-
lica Sede maioribus Urbis Basilicis,
praesertim vero Sacrosanctae Eccle-
siae Lateranensi concessa. Revocatis
pariter sive privilegiis sive commen-
dationibus, quibus aliae quaecumque
eantus liturgici recentiores formae
pro rerum ac temporii-n circumstan-
tiis ab Apostolica Sede et ab hac
Sacra Congregatione inducebantur,
eadem Sanctitas Sua benigne conce-
de re dignata est, ut praedictae caatus
liturgici receotiores formae, in iis
Ecclesiis ubi iam invectae sunt, li-
cite retineri et cantari quean t, donee
quamprimum fieri poterit v-enerabilis
Cantus Gregorianus iuxta codicuni
fidem in eorum locum sufficiatur.
Contrariis non obstantibus quibus-
cumque.
De hisce omnibus Sanctissimus
Dominus Noster Pius Papa X huic
SacrorumRituum Congregationi prae -
sens Decretum expediri iusait Die
8 lanuari 1904.
per mezzo di questa Congregazione
dei Sacri Riti eomanda ed ordina,
che la predetta Istruzione sia rice-
vuta da tutte le Chiese e col mas-
simo scrupolo osservata, non ostante
i privilegi e le esenzioni di qualsi-
voglia sorta, ancorche degni di spe-
ciale menzione, quali sono i privilegi
e le esenzioni concessi dall'Aposto-
lica Sede alle Basiliche maggioridi
Roma, particolarmente poi alia Sacro-
eanta Chiesa Lateranense. Parimente,
rivoeati, sia i privilegi, sia le racco-
mandazioni, con le quali dall'Aposto-
lica Sede e da questa Sacra Congre-
gazione, avuto riguardo alle circo-
stanze delle cose e dei tempi, si
andsrono intrcducendo altre form«
quali si vogliano piu recenti di canto
liturgico, la medesima Santita Sua
si e degoata di benignamente con-
cedere, «he le predette forme piu re-
centi di canto liturgico si possano
lecitamente ritenere e cantare, fincbe
quanto piu presto torni possibile sia
sostituito in loro luogo il venerabile
Canto Gregoriano secondo 1'autorita
dei eodici. Nonostante qualsivoglia
cosa coctraria.
latorno a tutte queste cose il San-
tissimo Signer Nostro Pio Papa X
ha ordicato a questa Congregazione
dei Sacri Riti di spedire il presente
Decreto. II di 8 gennaio 1904.
L.
S.
SEKAPHINUS Card. CKETONI
S. R. C. Praefectus.
f DIOMEDES PANICI, Archiep. Laodicen.
S. R. C. Secretariue.
S'erano in vero concepite le piu consolanti speranze per
un lieto avvenire delle melodie gregoriane ed in genere
della musica sacra, allorche sulia cattedra di S. Pietro
ascese I'augusto Pio X. Fin da quando egli reggeva la dio-
SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 259
cesi di Mantova ed il Patriarcato di Venezia, era larga-
raente conosciuto quale esimio ed intelligente cultore della
musica sacra : quale consolatore soave e fermo sostenitore
di quanti lavoravano in quel campo, pur non altro mieteiido
nei primi tempi se non triboli e spine ; quale mecenate
largo e munifico dell'arte e degii artisti, come quando, sco-
perte con acuto sguardo le rare doti d' ingegno di un gio-
vane chierico del seminario d'Imola, di la lo trasse, lo voile
al suo iianco ospite e commensale nel soo s-tesso palazzo
patriarcale di Venezia, e dalle tribune dorate di S. Marco
lo fece conoscere al mondo maestro consumato ijeH'arte del
suoni, aprendogli quella via dove don Lorenzo Perosi do-
veva cogliere tanti allori. Particolarmente la Lettwa pasto-
rale sulla musica sacra, pubblicata daU'Emo Sarto il 1° mag-
gio 1895, fu accolta subito in Italia e fuori con plauso
straordinario e tennta per uno dei piu autorevoli document!
delFepiscopato su tale materia. Nei mesi scorsi essa venne
di nuovo rimessa in luce e tradotta in quasi tutte le lin-
gue, appunto quale argomento sicuro di quel che poteva
promettersi dal Pontefice Romano, se tanto aveva saputo
fare il Vescovo ed il Patriarca *.
Vi ebbe perfino chi divino gia racchiusa nella mede-
sima Lettem pastorale la nota caratteristica attribuita dalla
conosciuta profezia al successore di Leone XIII. « Se in una
vita, scriveva ii sig. C. Bordes lo scorso agosto 2, tutta
dolcezza, tutta popolarit& ben meritata, tutta dedita alia
direzione pastorale delle anime, i politici stentano a rav-
visare V ignis ardem delle profezie, quantunque Pio X sia
detto capaee di energie non sospettate, noi possiamo assicu-
1 La Leitera pastorale venne ristampata in Koma (Desclee, Lefebvre
e C.) sui primi di decembre, quale prodrome del Motu proprio. Infatti
essa ne e il migliorc e piu autorevole comrnento, poiche i due primi
capi del Moiu propt^io (Principii generali e Genem della musica sacra)
non sono che un compeiidio delle dottrine esposte nella Lettera. Le pin
important! prescrizioni sono date a verbo a verbo si nell'uno che nel-
1' altro documento.
* Nella Tribune de Saint-Gervais di Parigi, agosto 1903, p. 267.
260 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII
rare clie alia lettura della sua Lettera pastorale sulla mu-
sica sacra e delle sue ordinazioni, egli ci appare il fuoco
ardente annunciato da Malachia, quando minaccia di appli-
care le pene canoniche a tutti coloro che non si uniformas-
sero alle prescrizioni da lui imposte in virtu di santa obbe-
dienza. Piu innanzi, non dubita di paragonare ai sacerdoti
cattivi del Genesi coloro che eseguiscono in Chiesa canti
indegni della medesima. Offesa e questa, egli scrive, « per
la quale potremmo provocare lo stesso castigo, onde furono
colpiti i figli di Aronne, Nadab ed Abiud, che usando fuoco
profano pel sacrificio, furono da un fuoco celeste consumati:
Egressusque ignis a Domino devoravit eos, et mortui sunt
cor am Domino » (Levit. X, 2).
Ma per quanto le congetture si giudicassero ben fondate
e le speranze crescessero ogni giorno piu vive, per le parole
benevole che intorno la restaurazione della musica sacra il
Santo Padre degnavasi pronunciare a seconda delle circo-
stanze nelle private e pubbliche udienze, niuno davvero
avrebbe mai immaginato che Tazione pontificia sarebbe stata,
ne si presta quanto al tempo, ne si straordinariamente so-
lenne quanto alia forma dei document*, ne si profonda e
radicale quanto alia sostanza, n6 si compiuta sotto ogni ri-
spetto quanto al provvedere ai bisogni che si giudicavano
piu manifesti.
II.
Nessun Papa ha mai parlato cosi. Altri pontefici si con-
tentarono di manifestare la loro volonta in questa parte o
per mezzo della S. Visita Apostolica, o dei Cardinali Vica-
rii di Roma, o come avvenne negli ultimi tempi per mezzo
della S. Congregazione dei Rlti. Alessandro VII pubblic6 il
23 aprile 1657 la Costituzione Piae sollicitudinis ; ma accen-
nato in genere ad alcuni abusi piii gravi delle chiese di Roma,
si restrinse a poche ordinazioni T. Benedetto XIV, in occa-
1 II principio della Costituzione risponde mirabilmente ai fondainen-
tali concetti degli odccrni documenti : « Piae sollicitudinis studio duci-
SULLA. RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 261
sione del grande giubileo, spedi ai Vescovi dello Stato pon-
tificio la Lettera enciclica Annus qui del 19 febbraio 1749,
rimasta celebre e spesso citata nei document! ecclesiastic!,
forse non tanto per le sue prescrizioni positive, le quali, a
dir vero, non appaiono nettamente determinate, si bene per
lo zelo ardente dell'onore di Dio, che muove il Papa a dare
ottimi suggerimenti e ad illustrarli con la consueta sua eru-
dizione. Per riscontrare nella storia diplomatica alcuna cosa
simile agli odierni document! pontificii, conviene rimontar
su fino a Giovanni XXII (1316-1334) e rileggere la celeber-
rima sua Costituzione Docta Sanctorum Patrum, accolta
nel Corpus iuris. Quivi il Pontefice, brevemente si, ma con
forma molto solenne, dichiara doversi custodire illibata la
tradizione del canto gregoriano, quale fu ricevuta dai padri ;
doversi condannare come abuso intollerabile il tentative dei
musicisti di sostituire al medesimo canto le frivole loro com-
posizioni ; potersi pero ad ogni modo adoperare sul fonda-
mento del canto ecclesiastico alcune ben condotte conso-
nanze e cio nelle feste piu solenni, a titolo di varieta e per
attrarre piu efficacemente il popolo alia pieta e devozione l.
Sono da quel tempo trascorsi ben sei secoli, ed ecco che
un altro Pontefice restituisce la tradizione medesima, inculca
i medesimi principii direttivi, ma con applicazioni tanto piu
ampie, quanto si e reso piu vasto e piii fecondo il campo
dell'arte messa a servigio del culto, Giovanni XXII giudi-
mur ut ecclesiarum divinis laudibus et oration! destinatarum ac orato-
riorum almae Urbis nostrae, ex qua in omnes orbis partes bonorum
operum exempla promanant, decori et reverentiae consulere satagentes,
quaecumque vana et praesertim musicos concentus et symphonias, quibus
quid indecorum, sive a ritu ecclesiastico alienum, non sine divinae maie-
statis offensa et christifidelium scandalo ac devotionis et cordium ad
superna elevationis impedimento, adniiscetur, ab Ecclesiis procul ar-
ceamus » . Le prescrizioni riguardano specialmente il testo liturgico. Da
notare e il giuramento imposto a tutti i maestri di musica di-osservare
la Costituzione, con sanzione di gravi pene ai trasgressori, anche quella
d'essere rimossi dall'officio absque spe reintegrationis.
1 Si veda 1'ampio commento di questa Coslituzione, che ho pubbli-
cato anni sono nella Civ. Catt. (XV, vol. 1, 20 febbr. 1892; p. 417 ss.).
262 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII
car a le poverc Licomposte diafonie di un'arte bambina, che
ancora vagiva nella sua prima culla. Oggi ci sta innanzi
T intera storia dell'arte musicale, non solo adulta, ma ora-
mai perfetta nei varii sistemi e nelle varie forme che and6
di mano in mano vestendo e pur sempre anelante di spin-
gersi piu avanti ancora alia scoperta, se torni possibile, di
nuove forme, di nuovi sistemi. Pio X domina con lo sguardo
codesto glorioso passato, e teneiido couto dell'altissimo fine
che 1'arte deve proporsi a servigio del culto e per6 delle
qualita che deve assolutaniente rivestire allorch6 entra nel
tempio, con tratto sicuro definisce quali tra le varie forme
dell'arte -meglio rispondano a tal fine. Raccogliendo poscia
le prescrizioni precipue che lungo il corso di tanti secoli la
Chiesa venne dettando contro gli abusi della musica sacra,
ne forma un complesso organico, mirabilmente composto, e
col titolo di Codice giuridico della musica sacra con la pie-
nezza della sua Autorita apostolica gli d& forza di Iegg6 per
la Chiesa universa. Or questo e un fatto assolutaniente nuovo
nella storia della legislazione ecclesiastica per quanto ri-
guarda 1'arte sacra, ed il Motu proprio non ha nessun ri-
scontro ne7 document! fin qui pubblicati dalla S. Sede. Ma
esso insieme 6 di tale importanza e si fecondo di sicuro bene,
che basterebbe anche da solo a rendere per sempre memo-
^randa nella storia del Pontificato romano e della civilta cri-
stiana rorma, che imprime negli inizii del suo governo il
nuovo Papa Pio X. E se le « energie non sospettate » gi^
erompono in fiamma si viva, che non dobbiamo attenderci
da questo glorioso Pontefice della Provvidenza in bene della
pieta cristiana, della riforma dei costumi, del riordinamenta
del governo ecclesiastico, della pace sociale?
III.
Invero il Motu proprio non 6 che un primo atto, una
prima applicazione pratica di quel santo proposito concepito
dal Papa, quale programma precipuo della sua missione pon-
SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSIC A SACRA
tificia : instaur&re omnia in Christo. Vuole egli die « il vero
spirito cristiano rifiorisca per ogni moclo e si mantenga nei
fedeli tutti » ; e perocche tale spirito dev; essere attinto •< dalla
sua prima ed indispensabile fonte che e la partecipazione
attiva ai sacrosanti misteri e alia preghiera pubblica e so-
lentie della Chiesa », deduce con logica iuesorabile doversi
« riprovare e condannare » tutto cio che nelle cose del culto,
iion solo e difforme dalla retta norma segnata dalle leggi
della Chiesa, ma e abuso evidente, ma produce scandalo, e
percio stesso inaridisee la sorgente della grazia divina, pro-
pria della celebrazione dei santi misteri. Siccome poi 1'abuso
e lo scandalo si manifestano piu partieolarmente nelle cose
del canto e della musica sacra, cosi il cominciare da queste
la restaurazione in Cristo stima il Pontefice suo prime ed
indispensabile dovere. A love principium.
Nulla, affatto nulla di nuovo egli ordina che non sia stato
gia ripetutamente ed in mille guise comandato nelle prece-
dent! prescrizioni ecclesiastiche ; i medesimi abusi, i rnede-
sinii scandali furono gia riprovati e condannati, perfino con
descrizioni piu minute e con parole piu forti di quelle che
oggi troviamo nei document! di Pio X. Tuttavia fin che si
rimaneva sulle generali e si lasciava al trasgressore la briga
di applicare la legge al caso suo, questi non se ne sentiva
colpito e mille ragioni trovava per continuare imperterrito
nei suo peccato. Ora Pio X va innanzi piu risoluto ; vuole
« sia tolta ogni indeterminatezza nell' interpretazione di al-
cune cose gia, comandate » e per la prima volta mette il dito
proprio la dove e la piaga. E la piaga gli si palesa si grave,
che a suo giudizio non bastano i palliativi, ci vogliono i ferri
e subito. « Col differire la difficolta non isminuisce, anzi au-
menta, e poiche il taglio e da fare, si faccia immediatamente,
risolutamente. » II Papa sembra tutto compreso da questo pen-
siero giustissimo, che dove appare lo scandalo, questo non
debba essere tollerato neppure un istante, ma subito con-
dan nato e rimosso.
II suo cuore, soavemente paterno, sente pero la, difficolta
264 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII
della cosa, sente quali idoii, a molti carissimi, viene egli a
strappare di un colpo solo. Ma per cio non s'arresta. Sono
impreparati i maestri e i direttori del coro? Si prepareranno
ed « a poco a poco la cosa riprender& da se medesima ».
Produrra qualche meraviglia la cosa nuova? Non importa ;
eessera la meraviglia e « nella perfetta rispondenza della
musica aile norme liturgiche ed alia natura della salmodia
tutti ravviseranno una bellezza e bont£, forse non mai dap-
prima avvertite ». Si vuole obbedienza, ma non materiale e
cieca,. si bene spontanea, alacre, illuminata, per quei me-
desimi altissimi fini, onde il S. Padre la impone; per I'esempio
santo, che soprattutto qui in Roma, deve darsi al mondo in-
tero cattolico ; per le ragioni « debitamente apprese, chiare,
evidenti, irrefutabili », che ad ogni uomo sensato ne dimo-
strano la convenienza e la giustezza. Singolarmente commo-
venti sono le parole con le quali il Papa, quale padre spi-
rituale delle anime, si ripromette dai suoi figliuoli una tale
obbedienza perfetta : « Abbiano tutti fiducia in Noi e nella
Nostra parola, con la quale va congiunta la grazia e la be-
nedizione celeste ».
IV.
Ne il Papa indica soltanto questo o quell'abuso particolare,
questa o quella funzione liturgica, « che abbisogna di un
compiuto rinnovamento », ma si estende a deftnire con molta
determinatezza e con linguaggio tecnico irreprensibile i ge-
neri e le forme dell'arte, che sono da ammettere o da ri-
provare.
Niun altro documento ecclesiastico si 6 mai espresso cosi
per lo innanzi, e la parola del Papa viene a sciogliere d'un
tratto le molte e talvolta acri question! che si agitavano
nel mondo, esagerando gli uni per severita soverchia, gii
altri per riprenstbile rilassatezza. Non il solo canto gregjo-
riano e permesso in chiesa, 116 insierne col canto gregoria no
e permessa la sola polifonia della Scuola classica, special-
SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 265
mente romana, ma anche la musica moderna. A dir vero,
si aveva gia questa licenza; ma essa deducevasi piuttosto
da cio, che condannando la Chiesa certe forme particolari
clella musica moderna, come non acconce al culto, si veniva
indirettamente a permettere che tale musica, cosi castigata,
potesse accogliersi. Ora per la prima volta il Sommo Pon-
teflce direttamente consacra, a mo' di dire, la musica rno-
derna, e riconosce come anch'essa offra « composizioni di tale
bonta, serieta e gravita, che non sono per nulla indegne delle
funzioni liturgiche ». E per tutta ragione adduce un prin-
cipio generate, grandemente fecondo per le svariate sue ap-
plicazioni, e quanti amano la civilta vera godranno di ve-
derlo scolpito a caratteri indelebili in un documento pontificio
di tan' ta importanza : « La Chiesa ha sempre riconosciuto e
favorito il progresso delle arti, ammettendo a servizio del
culto tutto cio che il genio ha saputo trovare di buono e di
bello nel corso dei secoli, salve pero sempre le leggi litur-
giche «.
II Motii Proprlo adunque non opprime per nulla il mu-
sicista, non soffoca il suo genio, non taglia le ali ai suoi
voli per i liberi campi dell'arte; viva egli pure della vita
odierna dei suoni, non sia costretto a parlare il solo lin-
guaggio dei secoli tramontati, non si riduca servile imitatore
del genio altrui, ma sia egli stesso creatore delle nuove forme
che adopera. Solo ricordi che Parte non si fa mai per 1'arte,
che deve pero costantemente tenere innanzi gli occhi il fine
a cui serve il lavoro suo, divenendo cotal fine anche per
lui il necessario ma ragionevole freno, che lo contiene entro
i termini doverosi ed imprime alia sua cornposizione quel
carattere e quel colore che nel suo genere la rendono perfetta.
La musica quando entra nel tempio dev'essere impregnata
della sua santita; umile ancella della liturgia, deve acco-
glierne le leggi. II musicista, ben compreso di queste duo
massime, non trova inceppamento nel motto dantesco : Non
mi lascia pih ir lo fren d$ll'arte, ma ispirazione e guida
sicura.
266 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICI1
V.
Ma Pio X non indica soltanto i generi di musica am-
messi nel tempio ; ne deter mina inoltre la relazione loro re-
ciproca e quindi la maggiore o minore attitudine che hanno
per se niedesimi a servizio del culto. II canto gregoriano « per
la santltd della sua origine e delle sue forme e il solo che la
Chiesa propone come veramente suo, e quindi il solo che acco-
glie e prescrive nei suoi libri liturgici »; esso « come cosa
d'arte ha formato sempre e forma tuttavia Fammirazione pro-
fonda di tutti i dotti cultori delle discipline musical! , ed e cosi
superiore ad ogni privato gusto riazionale, che tutto il mondo lo
accolse e lo accoglie tuttavia come musica veramente uni-
vei'sale » l. II canto gregoriano e adunque la musica specifi-
catamente propria della Chiesa, perche essa sola presenta in
grado perfetto le tre qualita sostanziali della musica sacra,
si nettamente e si felicemente indicate nel Matu proprio:
la santita, I'arte vera e I'universaUtd. Per tal ragione il
canto gregoriano ha diritto intrinseco ad essere proposto quale
« supremo modello della musica sacra, » ed il S. Padre non
solo ne fa esplicita dichiarazione, ma stabilisce per la prima
volta in un documento ecclesiastico la legge direttiva impor-
tantissima che ne discende spontanea : Tanto una compo-
siziane per chiesa e pin sacra e liturgica, 'quanta pin nel-
randamento, nelV ispirazione e nel sapore si accosta alia
mclodia gregoriana, e tanto £ meno degna del tempio, quanta
piu da quel supremo modello si riconosce difforme.
('on tale criterio e dato subito riconoscere « 1'eccellente
bonta, liturgica e musicale » della classica polifonia, specie
della Scuola romana, e quanto anch'essa sia degna d; essere
presentata insieme col canto gregoriano quale ottimo modello
di musica sacra. Rispetto poi alle svariatissime forme che
1 Cosi la £ettera pastorale del 1895.
SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 267
puo rivestire la musica moderna, col medesimo principio di-
rettivo oramai non tornera piii tanto difficile lo stabilire quali
siano le forme meglio acconce al culto e soprattutto quali
dal culto debbano essere perpetuamente bandite. Intanto il
Pontefice scende ad un'applicazione della sua regola di si
grave importanza, che la storia futura non avra raai parole
sufficient! per celebrarne la saggezza e Topportunita. Le forme
della musica moderna, egli dice, che nel secolo scorso ebbero
tanta voga in teatro, specie in Italia, sono le meno acconce
ad accompagnare le funzioni del culto, perch.6 per la loro na-
tura presentano « la massima opposizione al canto gregoriano
ed alia classica polifonia e pero alia legge piu importante di
ogni buona musica sacra. »
Quanto mai viva e la descrizione che di questo stile
musicale troviamo nella Letter a pastorale del 1895. Niun
altro miglior commento potrebbe darsi al paragrafo 6° del
Motu proprio, e conseguentemente nulla di meglio efficace
si potrebbe recare a pienissirna giustificazione dei precetti
particolari, contenuti nella Lettera aU'Emo Cardinal Vicario.
Quello stile, scriveva il Patriarca di Venezia, « non pre-
senta affatto nulla che ricordi il canto gregoriano e le forme
piu severe della polifonia; il suo carattere intrinseco e la
leggerezza senza riserva ; la sua forma melodica, sebbene
sommamente gradita all'orecchio, e sdolcinata all'eccesso; il
suo ritmo e quello della poesia italiana nelle forme piu sal-
tanti ; il suo fine e il piacere del senso, e quindi non mira
ad altro che all'effetto musicale, il quale torna tanto piii
gradito aH'orecchio del volgo, quanto piu e manierato nei
pezzi di concerto e pni clamoroso nei cori; il suo andamento
e il massimo del cosiddetto convenzionalismo, che si scorge
sia nella composizione e tessitura dei singoli pezzi, sia nel
complesso di uno spartito: 1'aria del basso, la romanza del
tenore, il duetto, la cavatina, la cabaletta e il coro finale,
tutti pezzi di convenzione, che non mancano mai. E non si
aggiunge, che tante volte si presero le stesse melodie tea-'
trali acconciandole malamente sul testo sacro ; piii spesso se
268 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII
ne composero delle nuove, ma sempre sulla foggia del tea-
tro, o con reminiscenze di quei motivi, riducendo le fun-
zioni piii auguste della Religione a rappresentazioni profane,
cambiando la chiesa in teatro, profanando i misteri della
nostra fede a tal punto da meritare il rimprovero di Cristo
cii profanatori del tempio di Gerusalemme : Vos autem fe-
ds tis illam spehmcam latronum.
VI.
Con la sua augusta parola Pio X ha dunque messo ter-
mine ad un disordine universalmente riconosciuto e lamentato,
rigettando dal tempio senza misericordia queste musiche, non
solo indegne, ma « per lo piii di si meschino valore d'arte,
che non si tollererebbero affatto, neppure ne' concert! di minor
con to ». Nulla si perde. Se ne lagneranuo forse alcuni p'ochi,
« meno intelligent! », come li chiama Pio X; ma quanti al
mondo sono cultori dell'arte vera, quanti sentono la gran-
dezza e santita del tempio e la profanita e meschinita delle
forme che si vollero far passare per tanto tempo come al
medesimo convenient!, o per lo meno non disdicevoli, da-
ranno plauso al Pontefice sapiente e coraggioso. Mentre pero
con un taglio si risoluto egli chiude un periodo di vergo-
gnosa decade nza nella storia della nostra musica sacra, ne
apre un altro indubitatamente fecondo di ottimo bene.
Quanto ricca sorgente d'ispirazione viene aperta al com-
positore di chiesa da quei semplicissimi accenni, ma pregni
di alto significato l, dove la musica e brevemente descritta
nelle intime sue relazioni con la liturgia della Chiesa ! La
musica 6 solo parte integrante della liturgia; essa dunque
deve concorrere a formare un tutto omogeneo con questa.
II valore estetico, e quei che piu monta 1'efficacia spirituale
1 Un dotto scrittore inglese, il rev. M. Moloney, parlando del para-
grafo 1° del Motu proprio, cosi scriveva nel Tablet del 9 gennaio, p. 48:
« It is difficult to know which words to emphasize in this passage, in
which every word is pregnant with significance. »
SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 269
della funzione liturgica dipendono, non gia, dal predominio
e dallo sviluppo indebito dell'una o dell'altra parte che la
compongono, si bene dalla stretta unita, conveniente rispon-
denza e giusfca proporzione delle singole parti tra loro e col
tutto. La musica pero tra le arti varie a servizio del culto
6 la piii importante, avendo in chiesa 1'officio, quale fine
suo specialissimo, « di aggiungere maggiore efficacia al testo
liturgico », perch6 « i fedeli con tale mezzo siano piufacil-
mente eccitati alia devozione e meglio si dispongano ad acco-
gliere in s6 i frutti della grazia » proprii della funzione li-
turgica. Or questa e missione sublime assai, viva, parlante;
tanto piu nobile quanto piu direttamente 1'arte 6 chiaraata
a concorrere al conseguimento del fine stesso della liturgia.
Ma tal missione non potra mai essere ben compiuta, se la
musica non isgorga, per cosl dire, dal carattere intimo della
ceremonia liturgica che accompagna e dairintimo senso delle
parole che riveste di note, ridando runo e 1'altro nel miglior
modo possibile. Quali nuovi segreti le si rivelano an che solo
per questo cosi sapiente ammonimento ! Composiziorii nuove
per fattura e per concetto bellissime sorgeranno, ad esempio,
per la solennita. del vesperi, dove, 'come insegna il Pontefice,
il proprio carattere della salmodia liturgica, che e di ver-
setti alternati tra due cori, deve conservarsi ed esprimersi
nella fattura del salmo, anche quand' esso 6 tutto per intero
composto in musica.
Parimente vi sarebbe che dire assai di quel felice au-
torevole richiamo dell'arte a riteraprare i suoi concetti nelle
pure sorgenti della classica polifonia e massimamente del
canto gregoriano. Quanta ispirazione, quanta vita feconda,
quanta novita di forme, quanto improvvisa e non sospettata
sicurezza di effotto si scorge nei lavori di quei piu accorti
maestri, che gia, a quelle fonti fresche, limpide, salutari si
abbeverarono ! Certo il genio personale vi ha parte gran-
dissima ; esso pero 6 dono di Dio. Ma anche la, dove il dono
6 concesso in piu scarsa misura, se ne ritrarra sempre si-
euro vantaggio, se con istudio costante, con raddoppiata dili-
270 I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII
genza si ricorra a quei supremi modelli. Torniamo all'an-
tico, diceva il Verdi, additando il Palestrina; al piu antico
ancora, aggiuBge Pio X, restituendo alia Chiesa ed al mondo
le melodie gregoriane,
VII.
II fatfco a cui aceenniamo e veramente grandioso e ri-
marra piii che mai memorando nella storia del Pontificate
rornano. La S. Coiigregazione del Riti lo annuncia con parole
che hanno del solenne e che ricordano in certo modo ie brevi
ma eloquenti diciture del Liber Pontifical-is, dove gli atti piu
celebri degii antichi Pontefici sono tramandati alia memoria
del posteri : Sanctissimus Dominus Noster Pius Papa X
venerabilem can turn gregoriamim iuxta codicum fidem m
pristinum Ecclesiarum usum feliciter restituit.
Feliciter restituit! C' e veramente onde congratularsene
la Chiesa e il mondo.
Le melodie liturgiche si perdono, quanto air or^igine,
ne' primi secoli cristiani, e nelle loro forme piu semplici
contengono senza dubbio un'eco di que' primissimi canti che
risonarono nelle catacombe. Svoltesi piii tardi con mag-
giore ricchezza e composte in un corpo, furono tramandate
dai padri con pieta singolare e venerazione profonda, come
cosa santa, ispirata direttamente dal cielo al Pontefice S. Gre-
gorio Magno. Roma ne era depositaria e custode gelosa; i
codici che le contenevano da Roma erano inviati alle varie
Chiese d'occidente e si ricevevano come dono prezioso e si
tenevano da tutti in conto di una specie di bibbia musicale,
dove a niuno era lecito di nulla toccare od alterare: tradi-
zione tenace, che per molti secoli manterine per tutto Tinte-
grita e 1'unita materials del canto liturgico, salvo? ben s'in-
tende, i guasti provenienti dalle innumerabili trascrizioni dei
codici, necessarie a farsi nel corso dei tempi per 1'uso quoti-
diano di tante chiese, guasti pero non mai si gravi, che non
si potessero serapre correggere, ricorrendo agii esemplari piu
antichi e piu puri.
SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 271
Senonch6 lo straordinario rigoglio, a cui giunsero nel se-
colo XV le nuove forme della polifonia, soffoco, non gia la
tradizione die rimase nei libri, ma Pintelligenza delle me-
lodie gregoriane e ne restrinse Puso; cosi che nel secolo se-
guente erano esse cadute in si gran dimenticanza e disere-
dito, che non se ne aveva piii senso alcuno, fino a trovare
« barbarism! e inali suoai », alterazioni di accento ed incom-
poste serie di note, proprio la, dove oggi riconosciamo pregi
e bellezze recondite di prirn'ordine. II tentativo del Palestrina
di rimaneggiare a mo do suo le melodie della Chiesa falll,
perch6 Gregorio XIII, che ad una loro revision© aveva dato
il permesso, lo ritiro, appena si avvide qua! gaasto se ne
sarebbe fatto sotto il titolo di correzione. Interessati specu-
lator! ripresero piii tardi I' infelice diseguo-, e sotto Paolo V
lo condussero a termine. Ma la Provvidenza iieppure allora
permise che quel Papa approvasse Pedizione, sebbene dal
medesimo, ad istanza del musici, fosse stata dapprima pro-
mossa. Egli abbandon6 P impresa, perche assai male riuscita,
e la cosiddetta edizione medicea, fu messa quindi in luce nel
1614 qua! privato lavoro, senza fortona, senza fama, ben
presto sepolta nell'oblio, dove rimase tre secoli inter! . La
tradizione gregoriana, perdu ta universalmente nel metodo di
esecuzione ed in gran parte nelPuso, rimase intatta, almeno
in questo senso negative, che Pautorita della Chiesa non la
distrusse mai, proponendo con definitiva sentenza altre forme
di melodia come forme sue proprie. Qtiindi si confeinuo ancora
a parlare di canto gregoriano, a lodarne la bonta e bsllezza,
a raccomandarne lo studio e la pratica, senza che si sa-
pesse determinatamente qual fosse la sua forma genuina, quali
i suoi essenziali caratteri, quale il suo vera metodo di ese-
cuzione. I padri anticfri, gli scrittori del medio evo Pavevano
lodato come bello, dolce, soave, attraente gli animi a Dio,
e tanto era bastante a continuare con le medesime lodi.
La gloria di far risorgere in tutto il loro splendore le
melodie della Chiesa era riservata ai tempi a noi piii vicini.
L'occasione fu porta dal ritorno che fecero alia liturgia ro-
272 I NUOVl DOCUMENTI PONTIFICII
mana le Chiese di Francia. Lo stretto vincolo, che lega il
canto alia liturgia, rivolse allora gli animi alia restituzione
eziandio del canto gregoriano, e Pio IX, che di quel ritorno
era I'anima, benedisse ed ampiamente incoraggio quei primi
studii, specie quando gli venne offerta una prima ediztone del
canto tradizionale, quella di Reims e Cambrai, sebbene ancora
assai imperfetta, soprattutto nella disposizione dei gruppi e
per6 nella divisione ritmica delle melodie, come i suoi me-
desimi editori riconoscevano e ne davano avviso al Papa *. In-
tanto i Bsnedettini di Solesmes, ossequenti all' invitodiPio IX,
continuarono pacificamente gli studii e giunsero a quel raira-
bile risultamento che oggi tutti ammiriamo. Essi hanno il
yanto di avere riallacciata la tradizione gregoriana a quella
non mai iaterrotta del medio evo e dei secoli antecedent!
fino a S. Gregorio ed ai primi tempi cristiani.
Leone XIII fa largo di encomio ai benemeriti raonaci,
non solo per r opera piena di difficoM e frutto di pazienti
studii, ma specialmente per la.loro devozione verso la Chiesa
romana « che. sempre giudico doversi avere in sommo onore
quel genere di melodie che vanno sotto il nome di S. Gre-
gorio Magno » 2, e ripete poscia in piu occasioni le medesime
lodi, finche nel maggio 1901, stimo giunto il tempo di rico-
noscere piii pienamente la bonta dei loro lavori e di esortare
tutti i cultori del canto ecclesiastico a mettersi per la me-
desima via, sollerter et liber e, nello studio teoretico e nel-
Vuso pratico delle chiese 3.
1 Si veggano i Brevi di Pio IX del 1° maggio 1852 al p. Lainbil-
lotte; del 23 agosto 1854 al Vescovo di Arras e all'editore Lecoffre di
Parigi, ed il Breve del 24 novembre 1856 al medesimo Vescovo d' Arras.
Sono pubblicati dal BONHOMME (Principes d'une veritable restauration du
ehant gregorien, Paris 1857) insieme con la lettera del Vescovo, riella
quale suppiica Pio IX di non approvare ancora Tedizione presentata,
ma solo d' incoraggiaro gli studii, perche si giuuga a frutti piu maturi
c perfetti, cio die Pio IX fece ampiamente.
2 Breve del 3 marzo 1884 all'illustre benedettino di Solesmes, D. GIU-
SEPPE POTHIER, ora abbate di Saint Wandrille.
3 Breve del 17 maggio 1901 all'abbate di Solesmes, D. PAOLO DE-
LATTE.
SULLA RESTAURAZIONE DELLA MUSICA SACRA 273
VIII.
Da questo al riconoscere formalmente la tradizione gre-
.goriana e al restituirla in tutte le Chiese del mondo non ri-
maneva che un passo. Pio X 1'ha fatto : Cantum gregorianum
iuxta codicum fidem in pristinum Ecclesiarum usum feli-
citer restituit! Ne vi ha dubbio intorno 1'oggetto designate
da queste parole, poiche il Pontefice intende veramente « il
canto proprio della Chiesa romana, il solo canto ch'essa ha
ereditato dagli antichi padri, che ha custodito gelosanaente
lungo i secoli nei suoi codici liturgici, che come suo diret-
tamente propone ai fedeli, che in alcune parti della liturgia
•esclusivamente prescribe e che gli studii piii recenti hanno
si felicemente restituito alia sua integrita e purezza ». Lo
chiama, per la prima volta in un pubblico documento, « canto
tradiziouale », « antico canto gregoriano », « antichissimo
canto romano », e vuole sia diligentemente studiato nei se-
minarii di tutto il inondo, e restituito « largamente nelle
funzioni del culto ». Dispone inoltre ch'esso venga introdotto
immediatamente in tutti i seniinarii, collegi ed istituti eccle-
siastici di Roma, ed ai giovani chierici, che quivi sotto i suoi
ocelli s'istruiscono, affida la nobile missione di recarlo un
giorno nelle loro diocesi, « come gia altra volta quel canto
dalla Chiesa di Roma si era sparso nelle altre Chiese d'Oc-
cidente », e subito si ripromette un saggio della diligenza e
dello studio dei « carissimi giovani » durante la Messa Pa-
pale da celebrarsi in S. Pietro nelle prossime feste gregoriane.
Si opponeva pero una difficolt£i gravissima a tale solenne
ristabilimento in tutta la Chiesa della tradizione gregoriana.
Dopo le ultime lodi di Pio IX all'edizione imperfetta di Reims
e Cambrai, mentre le cose erano messe in tacere e gli studii
continuavano nel segreto di un chiostro, di fuori cominci6 ad
agitarsi tra' dotti la questione, se veramente fosse possibile
un vero e al tutto soddisfacente ritorno alia tradizione grego-
riana; molti negavano, e s'accendevano polemiche e nella
1904, vol. I, fasc. 1287. 18 27 gennaio 1904.
274 I NUOVI DOCUMENTI PONTIFICII
coscienza del piu si andava insinuando la persuasione che
T impresa sarebbe fallita, o per lo meno che non^sarebbesi
potuta compiere se non dopo tempo limghissimo. Un potente
editore strauiero, approfittando senza dubbio delle accennate
inccrtezze, chiese nel 1868 ed ottenne di ris tamp are la povera
ed infelice edizione medicea del 1614; la quale a poeo a poco
da alcuni musicologi di Germania venue circondata di una
aureola fuor d'ogni credere raggiante, quasi contenesse il
vero canto romano, e fosse stata promossa nientedirneno che
dal Goncilio di Trento, rived uta dal Palestrina per ordine di
Gregorio XIII, coinpiuta poi per volere di Paolo V e da questo
approvata con Bolle pontificie ed introdotta nell'uso delle
Chiese, come edizione autentica ed officiate. Non tardd quindi.
ad ottenere quei privilegi e quelle raccomandazioni che tutti
sanno.
Ma quando nel 1880 apparve il libro rivelatore di D.- Giu-
seppe Pothier Les melodies grfyoriennes d'apres la -tradi-
tion e poco stan te nel 1883 il Liber Gradualis iuxta co-
dicum fidemf quando la Paleographie musicale di Solesmes
comincio a pubblicare in fototipia gli stessi codici gregoriani
piu celebrati e ad illustrarli con istudii larghi e profondi,
le povere melodie della medicea ebbero un riscontro critico-
e scientifico irrefutabile ; non ressero piu al paragone ed ap-
parvero, quali Pio X le definisce : « scorrette, alterate, rac-
corciate »7 e tutto cosi nialamente, che non possono dare una
giusta idea del vero e legittimo canto gregoriano. Quanda
poi su document! inediti della piu alta importanza fu messa
in luce tutta la vera storia della Medicea, cadde come per in-
canto il castello leggendario, che fino allora Taveva sostenuta,
e si riconobbero del tutto infondate le ragioni, per le quali
tanti privilegi e tante raccomandazioni s'erano richieste. Per
altra parte i favori non avevano mai esclusa, n6 potevano in
niun modo escludere, la possibilita di un pieno ritorno alia
tradizione, come non avevano mai esclusa la tradizione stessa ;
si lasciava largo campo agli studii, nulla imponendo, ma solo
raccomandando, e questo pure per riguardo alle circostanze
SULLA RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SACRA 275
delle cose e dei tempi, pro rerum ac temporum circum-
stantiis, come dichiara apertamente il nuovo Decreto Sanc-
tissimus Dom.innx.
Fu un beue fecondo quest'attitudine dell'autorita eccle-
•siastica, perche promosse efficacemerite la pratica del canto
liturgico, come meglio si poteva negli scorsi decennii, ed in-
sieme accrebbe stimolo e fervore ai dotti cultori del vero canto
gregoriano a fine di compiere il piu presto ed il piu perfet-
tamente possibile i loro studii.
II Sommo Pontefice stimo di dover toglier di mezzo anche
questa difficolta, e con atto di autorita veramente sovrana,
per mezzo deiraccennato Decreto, rivoco tutti i privilegi
e tutte le raccomandazioni, onde s'erano andate introdu-
cendo in passato altre forme di canto liturgico piu recenti,
e solo benignamente permise, che queste potessero ancora
ritenersi la dove sono introdotte, finche, quanto prima si
possa fare, sia sostituito in loro luogo il venerando canto
tradizionale 4.
Alcuni in vero avrebbero voluto che al canto tradizionale
si desse si libero corso, ma nulla si togliesse od alterasse di
quanto era stato disposto circa le forme piu recenti del canto
e cio per riguardo all'uso loro, sparso oramai in moltiluoghi.
Pero se ben si considerano le disposizioni del nuovo codice
giuridico della musica sacra, come le intese il Papa e come
le voile insieme congiunte in un corpo compatto di principii
e di applicazioni pratiche, quella revoca diveniva una ne-
1 II S. Padre non designa nessuna edizione particolare di canto gre-
goriano tradizionale, ed alcuni hanno da cio dedotto^, che prima d'intro-
durlo bisogna dunquo attendere che sia fatta un edizione nuova, official e
e da approvarsi dalla Suprema autorita, Crediamo di poter affermaro
che ad un.a .tale edizione non si pensa punto, almeno per ora, e che
forse forso non ci si pensera mai. Abbiamo intanto 1'edizione benedet-
tina, gia lodata ed approvata da Leone XIII nel Breve Nbs quidem,
ed essa risponde assai bene alle inteiizioni del Motu proprio. Se altri
in seguito sapranno fornire edi/ioni di eguale bonta o migliori, queste
saranno pure le benvenute. Nel resto Sua Santita non avrebbe imposto
immediatameJite ai collegi e seminarii di Roma il canto tradizionale, se
non avesse saputo clie gia si avevano alia mano ottimi libri che lo
contengono.
276 I NUOVI DOCUMENT! PONT1FICII
cessita logica imprescindibile. Gli studii recent! « hanno si
felicemente restituito alia sua integrity e purezza » il canto
proprio della Chiesa Romana. Di cio nessun dubbio. Per
conseguenza pote questo canto essere proposto autorevol-
mente dal Papa; qual « supremo modello della musica sacra »,
e conseguentemente qual termine di paragone, secondo il
quale giudicare della bonta di ogni altro genere musicale
ammesso in chiesa. Ora un supremo modello d'arte non puo
additarsi in esemplari contro ogni ragione d'arte « scorretti,
alterati, raccorciati ». Questi dunque dovevano necessaria-
mente essere rimossi e andar privi di quella qualsivoglia
autorita, che avevano goduto per qualche tempo. Senza dubbio
convien riconoscere, che rimprovviso cambiamento di cose
a molti altramente abituati, a quelli soprattutto che vi ave-
vano interessi, debba parer duro. Ma innanzi alFonore che
il Pontificato romano fa al progresso degli studii dei do'tti ed
alle conquiste dell'investigazione critica, e soprattutto poi
innanzi al fatto veramente grandiose e mondiale del solenne
riconoscimento di una tradizione ecclesiastica, che tutti i tempi
cristiani insieme congiunge, devono sparire i particolari in-
teressi e le private inclinazioni.
I nuovi documenti poatificii sulla restaurazione della mu-
sica sacra segnano nella storia una prima indelebile gloria
pel Pontificato di Pio X, e Pio X sotto il suo Codice giuridico
della musica sacra puo scrivere fin dal quarto mese del suo
governo : Exegi monument um aere perennius.
Resta che i voti dell'augusto Pontefice siano pienamente
compiuti, e che il ridonato splendore della musica sacra in
tutte le chiese del mondo tragga dal cuore di quanti assi-
stono alle sacre funzioni le belle parole, onde il Patriarca
di Venezia chiudeva la sua Letter a pastorale : « Oh quanto
cari, o Signore; sono i tuoi tabernacoli ! La mia anima vi
sospira e vien meno p3r dolcezza nei tuoi atrii santissimi.
Quam dilecta tabernacula tua, Domine, virtutum ! Concu-
piscit et deficit anima mea in atria Domini (Ps. LXXXIII, 1). »•
IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
E I FONDAMENTI BELLA FEDE
I.
PER LO STATO BELLA QUESTIONS.
II nome di Alfredo Loisy richiama alia mente quel che v' ha
di piu nuovo e di piu ardito ne' concetti stessi fondamentali del
Cristianesimo. Ah! il Cristianesimo e pur sempre quel che piii
appassiona le anime ; la buona novella, recata da Gesu Cristo
al mondo, agito ed agitera sempre lo spirito umano il quale,
non appagato, anzi giustamente stance delle apparenze feno-
meniche del mondo sensibile, vuol sapere quel che" si cela
attraverso la cortina de7 sensi. E torna quindi, sempre con
nuovo ardore, sia col nome di gnosi, come ai primi tempi
cristiani, sia col nome di teologia, come ai tempi de' Padri
e della scuola, sia col nome di critica, come ai tempi nostri,
torna sempre, dieiamo, a studiare e ruminare la parola di
Cristo consegnata alle carte del breve volume degli Evangeli;
poich6 tutti credono che ivi sia contenuta T unica parola
di conforto, Tunico raggio di speranza che brilli pe' mortali.
II che sarebbe davvero consolante, se quello studio si facesse a
dovere. Ma qui e la difficolta ; poiche, ritenuti i concetti del
Loisy, si puo veramente dubitare se con essi si e ancora cri-
stiani. II Loisy, dopo THarnack, anch'esso si 6 accinto ad
una quasi revisione to tale de' fondamenti del Cristianesimo.
Ma Tha fatto egli a dovere ? Ecco la dimanda che giustamente
si fa da tutti, e che vogliamo fare ancor noi, come scrit-
tori cattolici. L' Harnack concluse che il Cattolicismo era
una giunta arbitraria alFEvangelo, il Loisy lo dice solo un
scguito necessario; 1'Harnack trovo la quintessenza del Cri-
stianesimo nella paternity, di Dio, il Loisy sembra trovarla
278 1L VANGELO DI ALFREDO
nel regno messianico futuro, dopo la risurrezione. Che cosa
sono quest! ed altri enigmi?
I libri del Loisy sono stati condannati da Roma ; ma la
condanna suppone F errore. Fa d' uopo additarlo a chi la
debolezza della vista intellettuale impedisse il vederlo ; af-
fluent non si verifichi il malefico augurio che faceva, poco
dopo la condanna, un seguace della scuola del Loisy : « II
pensiero che egli ha seminato cosl largamente nei solchi della
gioventu ecclesiastica contemporanea maturera in seguito l. »
II far conoscere Ferrore e impedire che germogli.
Dunque esaminiamo. E, sopratutto, cerchiamo prima di
intender bene la mente delFautore e lo stato della questione.
IL
II Loisy, innanzi tutto, si dice storico, e ripetutamente
afferma'volersi occupare solo di storia o esegesi storica. —
Ma no ; come tutte le anime non volgari, egli e, al contrario,
appassionato per il sistema che si sprigiona dalla storia, il
quale nel caso nostro e la teologia. Anzi, una specie d'istinto
lo tira alia specolazione filosofica, e i suoi due ultimi libri
toccano indubitatamente quel che v'ha di pi ft fondamentale e
teologico nella Religione cristiana. « Basta aver letto due
linee del Loisy, dice egregiamente il p. Lagrange, per ve-
dere il fascino invincibile che Fattira verso i -problem! teo-
logici 2. » Basta legger la prefazione alF ultimo suo libro :?,
per iscorgervi come la sua mente e travagliata non per setn-
plici fatti storici, che non abbiano nulla a fare coi problem i
teologici (com7 egli talora affetta di dire), ma proprio per questi
problemi stessi, p. es. dello svolgimento de' dogmi, della di-
vinita di Gesu Cristo, della redenzione, della certezza dei
fatti evangelic!, delF istituzione della Chiesa(p. XXIII, XXIV).
La storia, di fatto, non 6 per lui se non un antecedente per
1 Giornale d< Italia, 27 dec. 1903.
2 LAGRANGE, Revue biblique, 1° apr. 1903, p. 92.
3 A. LOISY, Autour d'un petit livre, Paris, Picard, 1903.
E I FONDAMENTI DELLA FEDE 279
arrivare alia conseguenza teologica. E ben vero che egli parla
spesso di pura storia, di volere stare sul campo storico, di
impensierirsi solo della storia e punto della teologia e ripete
che « come il naturalista non nega Dio, raccontandociil mondo,
cosi lo storico non distrugge la divinita di Gesu... raccontando
il suo ministero nolle umili condizioni della sua realta » (p. 11).
Ma elleno son parole, poiche spesso la teologia e la storia si
confondono in una sola cosa reale, restando solo la distinzione
de' concetti ; altre volte poi e cosi breve il pafsso che la mente
lo trascorre quasi per istinto, per legge di logica inerente
all' intelletto. In fatti, se voi dite che Gesu di Nazareth se-
rondo la storia e un 'semplice uomo (p. 111-114), la mente
conclude subito : dunque non e Dio ; con tuttoch6 voi vi af-
fanniate poi a dire che e Dio secondo la fede e che la divi-
nita di Gesu Cristo « non e un dato della storia, ma un dato
della fede » (p. 162). Se voi asserite che « la risurrezione del
Salvatore non e propriarnente un fatto d'ordine storico... e
che essa non e dimostrabile, ne dimostrata per la sola testi-
monianza storica » (p. 169), la gente, non avvezza alle sot-
tigliezze, conchiudera. tosto col suo buon senso : dunque Gesu
Cristo non e risuscitato; e avete poi un bel grjdare che pero
tal fatto si deve credere per la fede, e che voi parlate solo da
storico, ne intendete affatto toccar la teologia. Ma chi vorra
mai una fede e una teologia che e priva di fondamento storico ?
Questo sarebbe un mero Kantismo, in cui 1' intelligibile esepa-
rato dal sensibile con una barriera insormontabile. Se voi dite
che la Chiesa, storicamente considerata, « e stata fondata dalla
fede a Cristo » (p. 172) e che « per lo storico la Chiesa fa
seguito al Vangelo di Gesu, ma non e formalmente nel Van-
gelo )> (p. XXVI), rnolti concluderanno subito : dunque la
Chiesa nan fu fondata da Gesu Cristo stesso. Se voi dite che
Gesii s' inganno, predicando imminente il regno escatologico
(p. 68), tutti concluderanno : dunque per il Loisy e finita la
scienza divina di Gesu e la divinita. stessa di lui ; ne vi suf-
fraghera- il dire che voi parlate da storico.
280 IL VANGELO DI ALFttEDO LOISY
III.
Quindi Taffermazione ripetuta tante volte dall'esegeta fran
cese, lo mi occupo solo di storia, puo essere uno scherzo
di cattivo genere. E fu un vero scherzo, anzi scherno, quando,
per tutta sottomissione alia condanna del suo primo libro
fatta dal Gardinale di Parigi, egli scrisse : « Quello che non
v'era nel mio libro non poteva essere ritrattato. lo pero con-
danno ben volentieri tutti gii errori che altri avevano de
dotto dal mio libro, ponendosi, nell'interpretarlo, in una vi-
suale differente da quella in cui mi era posto io nel com-
porlo » (VII). Ah! egli condanna volentieri gli errori degli
altri, non i suoi ! Come? Tu dtai coll'accetta al tronco del-
Talbero, e a chi muove lamenti del susseguente disseccarsi
delle foglie, rispondi : Che colpa ne ho io, se neppure ho toc-
cato le foglie? Tu levi la base marmorea ad una statua, e a
chi muove lagnanze della caduta di questa, rispondi : Io mi
occupo solo di trasportare marmi, non di tener in piedi le
statue? Tutto ci6 non 6 serio. Fuori di metafora : le basi del
Cristianesimo sono alcuni fatti storici ; base della divinita di
Gesu Cristo e il fatto storico che egli s'6 annunziato Figlio
di Dio comprovandolo co' miracoli ; base della fondazione di-
vina della Chiesa 6 il fatto storico contenuto nei detti e nelle
opere di Gesu narrati dai Vangelisti riguardo a tal fonda-
zione ; base della fede nella risurrezione di Cristo e il fatto
storico pur narrato dagli stessi Vangelisti. Togliere quindi
quelle basi 6 tcgliere per conseguenza direttissima la cre-
denza cristiana a que' dogmi, e non v'e scusa che valga.
Questa risposta dunque, con cui egli si affenna irrespon-
sabile delle conseguenze delle sue asserzioni storiche, non
regge, n6 giustifica il Loisy ; e se egli Tha data in qualche
pagina del suo ultimo libro, pare che sia quasi soltanto per farsi
beffa de7 teologi e metterli un poco in impaccio, come chi si
diverte nella scherma. Seppure non voglia dirsi che egli pro-
fessi, come accennammo, il piu aperto Kantismo, in cui Tin-
E I FONDAMENTI DELLA FEDE 281
telligibile non ha aicun legame col sensibile, e in cui la fede
e separata dall'oggetto vero e reale. II che ci darebbe una
filosofia ed una religione incredibili.
Quindi, una sola risposta giustificherebbe il processo lo-
gico deU'erudito esegeta, e sarebbe questa : — E vero, le mie
ricerche storiche sui fondamenti del Cristianesimo riescono
a tali risultati, donde apertamente con segue la falsita di
que' supposti dogmi. Ma che colpa ne ho io? Non posso io
cambiare i fatti e far si che non sieno tali. Che colpa ne
ho io7 se Gesii non sapeva di esser Figlio di Dio? Se s'illuse
sulla prossima venuta del suo regno finale? Se non penso
a fondare la Chiesa? Se i Vangelisti in molti punti non ri-
trassero il pensiero di Gesu e in sua vece introdussero le
idee della Chiesa nascente ? Se le prove della risurrezione non
sono convincenti ? - - Un simile discorso in tal caso, non
avrebbe, certo, la nota di ridicolo; anzi sarebbe grave e gravis •
simo. Ma allora il Loisy prenderebbe I'atteggiamento solenne
di richiamare il Cristianesimo ad un severissirno esame, ed i
suoi scritti, come altri disse, sarebbero una grande sfida. E,
pur troppo, questo e veramente il significato latente e talora
anche esplicito degli ultimi due suoi libri nominati di sopra*
Questo si legge tra tutte le linee delle 234 pagine dell' Evan-
gile et I'Eglise e delle 290 pagine dell'altro, Autour d'un
petit livre.
Posto cosi Io stato della questione, com'e veramente, si
puo dimandare:. Ma quel che il Loisy chiama storia, 6 ve-
ramente tale? E egli storicamente vero che Gesu non si disse
Figlio naturale di Dio ? che i Vangelisti non ritrassero fe-
delmente i pensieri e i fatti di Gesu? che questi s' in-
ganno sulla venuta del suo regno finale? che sorpreso dalla
morte, non pote neppure pensare a stabilire una Chiesa e i
sacramenti? che le prove della sua risurrezione non sono-
concludenti storicamente? E egli vero tutto questo? Ecco
r umca questione che da valore serio a chi legge il libro del
Loisy; questione pero, la cui soluzione, lungi dal formare la
sua difesa, formera la sua condanna. Egli e come chi dicesse
282 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
che, essendo caduto il sole, il inondo si e oscurato. Non ab-
biamo nulla a ridire contrc il processo logico del discorso ;
ma abbiam diritto di sapere, se Tasserzione dell'antecedente
e vera. — Ora, tornando al Loisy, rispondiamo che tali as-
serzioni del Loisy sono altrettante falsita storiche. N6 temiamo
smentite, avendo dietro a noi diciannove secoli di studii. Che
se il piglio de' razionalisti e de' semirazionalisti e nuovo, la
sostanza e vecchia quanto il Cristianesimo. Si rinfranchino
dunque i semplici, che non v'6 nulla a temere.
Messo in sodo lo stato della questione, che e una revisions
totale del Cristianesimo, entriamo dentro alle secrete cose :
1°) ricostruendo fedelmente il Vangelo dell'esegeta francese ;
2°) confrontandolo col Vangelo di Gesu Cristo, ove si con
tengono i fondamenti della Fede.
IV.
IL VANGELO DELL'ABATE LOISY.
1. II Regno de' deli. -- II punto di partenza della nuova
i nter pretazione del Vangelo e il modo d' intendere il Regno
de' deli o Regno di Dio.
II concetto del Regno de' deli, secondo il Loisy, e tutto
escatologico ; ossia, e quell' impero di Dio sugli uomini che
comincera colla gloriosa venuta del Figlio deH'uomo ossia di
Cristo sulla terra, quando, distribuiti a tutti il premio e il
castigo, Dio regnera co7. suoi Santi. E tutta la predicazione
di Gesu Cristo, a detta di lui, si riduce a questa: « Fate
penitenza che il regno de' dell e vidno » (Matt. IV, 17).
<( Quando il Sulvatore, dice il Loisy, manda i suoi apostoli
a predicare, gli evangelist! intendorio la penitenza; e il mes-
saggio loro affidato da Gesu non contiene altra formola che
questa, II Regno de' deli e vidno, formola che sembra con-
tenere tutta T essenza del Vangelo T. » E altrove: « L' idea
del regno celeste non e altro che una grande speranza, e
1 L'EvangiU et VEglise, Paris, Picard, 1903, p. 5.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 283
appimto in questa spcranza lo storico deve mettere 1'essenza
del Vangelo, a costo di sbandire dal Vangelo ogni cosa so-
stanziale; poiche nessim'altra idea prende tanto posto e un
posto tanto alto nell' insegnamento di Gesu » (p. 7) l.
— Ma, si dira, il Regno di Dio o Regno de7 cieli, predi-
cate da Gesu Cristo, non comprende forse due stadii, come
finora si era detto? cioe, uno iniziale qui in terra, e uno fi-
nale od escatologico oltre il giudizio ? — No, risponde il Loisy;
il Regno de' cieli e esclusivamente escatologico. « Si puo par-
lare, dic'egli, della venuta del regno, conic d' un fatto che
corona la storia, e che non si confonde in niuna maniera colla
conversione di coloro che vi sono chiamati » (p. 8). L'idea
del regno de' cieli « riguarda e non puo riguardare se non
1'avvenire, come conviene alia sua natura di speranza ; e
questo avvenire non e aftatto la condizione prossima dell'uomo
in questo mondo, ma il rinnovamento del mondo, il rinno-
vamento dell'uman genere nella giustizia e nella felicitk
eterna » (p. 8).
Alia difficolta che si pu6 fare (e non 6 solo difficolta, ma
verita certa, come poi vedremo) che il regno de' cieli for-
malmente preso, anche nel concetto di Gesu, ha due stadii,
uno in terra, Vimpero spirituals di Dio sulle anime, 3'altro
escatologico, finale, rimpero di Dio giudicante e sanzionante,
il Loisy risponde negando che questo stadio terreno sia pro-
priamente il regno de' cieli o il regno di Dio, quello annun-
ziato da Gesfr Cristo, ma esso e solamente una « speranza »?
« una preparazione immediata e diretta airarrivo del regno » ;
il regno propriamente detto, die' egli, « non si confonde af-
fatto con la conversione di coloro che vi sono chiamati » (p. 8);
« Cristo non confonde mai il regno con la remissione de' pec-
cati, ch6 e solamente la condizione per esservi ammesso »
(p. 14); « il regno e propriamente la felicita eterna » (p. 11);
« il regno e un fatto che corona la storia » (p. 8); esso e quel
regno che intendevano i profeti e il popolo a cui parlava, e
Gesu « non si e punto presentato qual rivelatore d'un prin-
1 Le pag-inc si riferiscono sempre all'ultimo libro citato.
284 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY
cipio nuovo » (p. 12, 13); « da per tutto, il Vangelo e subor-
dinate al regno propriamente detto » (p. 76). Dunque, secondo
il Loisy, il Regno de' deli del Vangelo e un regno che co-
mincia dopo la fine del mondo; questo, e non altro, insegno
e predic6 Gesti Cristo ; questo fu, come a dire, anche la pa-
rola d' or dine data ai suoi apostoli.
V.
2. Gesu Cristo e la venuta del regno de' cielL — Dopo il
detto, il Loisy passa ad un secondo punto, che egli, natu-
ralmente, chiama storico; ed e questo, che (res a Cristo cre-
deva esser prossima ed immediata la venuta di questo regno,
doe prima della sua morte, ma che fu sorpreso inopinata-
mente da essa; e allora, perduta ogni speranza, si persuase
che il detto regno verrebbe dopo la sua morte. — Abbiamo
sottolineato questa tesi complessa, che e secondo lui; un
altro pezzo di storia evangelica, che egli trova bell' e tatta,
e di cui, poveretto, non ha colpa alcuna, come vogliono il
Card. Arcivescovo di Parigi ed altri Vescovi di Francia, i
quali tirando delle conseguenze, condannarono il libro. Quanto
a s6, egli scrive che « aveva analizzato 1' insegnamento di
Gesu riguardo al Regno de' cieli e la sua prossima venuta,
e non tirava nessuna conclusione rispetto alia questione teo-
logica sulla scienza di Cristo *. » Dunque la coipa non e sua
se Cristo con quell' inganno fa la figura di un profeta da stra-
pazzo e se i teologi si veggono rovinare la loro teoria sulla
scienza di Gesu.
Or come prova il dotto esegeta la sua tesi? — Crede di
provarla dalle parole di Gesu Cristo : « il Regno del cieli 6
vicino »; dalla sentenza di Lui onde assicuro i suoi discepoli
« che molti di essi saranno ancora in vita, quando arrivera
il regno » (p. 5) 2; dal non avere Gesii prescritto niuna norma
disciplinare, appunto in vista della prossima fine del mondo
1 Autour (Tun petit livre, p. VIII.
2 L'Evangile et V Eg Use.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 285
(p. 24) ; dalla predicazione di Lui di lasciar tutto in effetto,
non solo in affetto, come immaginarono poi, egli dice, gli
asceti cristiani (p. 25). Gesu era in somma tutto preso dal-
Tidea della prossima venuta del regno di Dio, donde derivo
la sua « suprema indifferenza per tutti gl'interessi umani,
che 6 il fondo stesso del Vangelo. Perche mai impensierirsi
d'un diritto quando si 6 cosi vicini alia giustizia eterna? »
(p. 31) - - Ma si dimanda : Come ! E la sublime morale del
Vangelo? E la conoscenza di Dio fornitaci da Gesu? E la
scienza e la civilta provenienti dal Vangelo, come s'accor-
dano con tali dottrine? -- Ah! risponde 1'esegeta francese,
« quanto differisce la verita della storia dalla teoria che si
escogita con tanto ardore e convinzione! » (p. 34)...; « la ri-
voluzione morale ciie Cristo avrebbe voluto operar nel mon-
do... egli non 1'ha concepita fuori dell'idea della prossima
venuta del regno..., n6 egli 1' ha presentata come un'opera
di un lento progresso » (p. 35, 36;. « II messaggio di Gesu
si racchiude tutto nell'annunzio del prossimo regno e nel-
1'esortazione alia penitenza, per aver parte al regno. Tutto
il resto, di cui s'impensieriscono gli uomini, e come se non
esistesse » (p. 36, 37). Cosi 1'esegeta.
Ecco, secondo lui, il vero stato delle cose. « Lo storico,
dice, deve resistere alia tentazione di modernizzare 1'idea
del regno de' cieli (modernizzare sarebbe fare del Regno
di Dio due stadii, uno in terra e uno in cielo). Se i] teo-
logo crede dovere interpretarlo in modo da adattarlo alle
condizioni del tempo presente, padrone ; purche non confonda
il suo commento col senso primitivo de' testi evangelic! »
(p. 22). Cosi, se, secondo 1' Harnack (contro cui scrisse 1'au-
tore) 1'essenza del Cristianesimo 6 la paternita di Dio; se-
condo il Loisy, e I'annunzio del regno prossimo escatologico,
annunzio che per giunta fu sbagliato, poich& quel regno an-
cora non 6 venuto. E metteva conto scrivere un libro con-
tro 1' Harnack? Affe che 1'essenza del Cristianesimo proposta
dal razionalista supera di molto quella proposta dal sacer-
dote che dicesi cattolico !
286 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
Freniamo ancora per poco lo sdegno die eccitano tali
inaudite dottrine, le quali si spacciano per istoria, e vediamo
ora che cosa insegni Terudito esegeta sulla persona di Gesu
Cristo; pereh6 finora noi non facciamo propriamente una
confutazione, ma esponiamo solo il Vangelo del Loisy. Che
se gia I'esposizione arieggia a confutazione, 6 la natura delle
cose che parla da se.
VI.
3. Gesu Cristo Messia. — Nessuno finora ha dubitato che
Gesu Cristo fosse il Messia e che egli si fosse creduto tale,
Ma non 6 cosi nella radicale revisione del Cristianesimo fatta
dair abate Loisy. Gesu, al dir di lui, non era Messia in atto,
ma solo in isperanza. « Nulla ci vieta il dire, egli afferma, che
Gesti. stesso, quando comincid a predicare il Vangelo, non si te-
nesse solo per messaggero e profeta del regno, ma di esserne
altresi il principale agente e il capo predestinato » (p. 52, 53);
cioe il Loisy accetta per grazia che Gesu potesse solamente
dirsi un profeta, un precursore al regno messianico ; ma nega
che potesse dirsi proprio Messia. Poiche, egli dice, « il mini-
stero di Gesu era tutto cosa preliminare al regno de' cieli e
al compito proprio di Messia » (p. 53). Quindi spiega meglio
la sua idea : a In un senso Gesu era il Messia e in un senso
non era ancora. Egli era Messia in quanto che aveva la vo-
cazione personale a reggere la nuova Gerusalemme (puta
caso un pretendente che, non essendo ancora re, sard re
piu tardi). Ma non era ancora Messia, perch6 la nuova Geru-
salemme non esisteva ancora e non v' era luogo all' eser-
cizio del potere messianico. Gesti aveva dunque dinanzi a
se la prospettiva della sua messianita » (p. 53). E a chi oppo-
nesse alFerudito esegeta la risposta di S. Pietro, in cui questi
lo dichiaro Messia e Gesti Tapprov6, egli risponde franca-
mente che Gesu non voile gia, dire che egli fosse Messia in
atto e « nell'esercizio del suo officio messianico, ma solo che
egli era la persona designata a quelPofficio » (p. 54). Ma, si dira:
E I FONDAMENTI DELLA FEDE 287
E Gesu non fu gia condannato per essersi dichiarato Messia
dinanzi alia Sinagoga? — Ah! risponde 1'esegeta : Non per
questo ; ma perch6 « solamente die' a vedere ove tendeva la
sua predicazione e qua! posto egli rivendicava a se nel regno
annunziato (futuro) » (p. 52). Altrove ripete la stessa dottrina,
dicendo die Gesii Cristo non poteva dichiararsi Messia, perche
non era tale, e perche « la sua predicazione non era affatto
officio messianico, il quale officio, come tale, non doveva
esercitarsi se non piu tardi, al momento fissato dalla Prov-
videnza » (p. 55). « Di qui s; intende, ragiona egli, come la
Chiesa apostolica abbia insegnato che Gesu e diventato Messia
(Cristo) e Signore per la risurrezione, cio6 per il suo ingresso
alia gloria celeste e che la Chiesa stessa abbia aspettato pari-
mente non gia il suo ritbrno in terra, ma la sua venuta come
Messia ; poich6 il suo ministero terrestre non era ancora con-
siderato come officio messianico » (p. 55). Veramente, piii sopra
1'autore aveva detto che il regno messianico comincerebbe
dopo il giudizio universale, essendo quel regno la corona
delta storia; ora dice che comincio dopo la risurrezione di
Cristo. Pero, maiora premunt, e tiriamo innanzi neila rico-
struzione del nuovo Cristianesimo.
Assodato dal nuovo revisore del Vangelo che Gresu Cristo
non era qui in terra un vero Messia, per la semplice ragione
che qui in terra non esisteva nessun regno messianico, e che
egli era un Messia solamente futuro o un pretendente al regno
avvenire, Tesegeta dimanda quando nacque in Gesii la co-
scieiiza di esser Messia futuro. Chiediamo venia ai teologi
di pur trascrivere simili dimande; ma essi sanno bene che
il Loisy nella sua strada non s'occupa ne di teologi, 116 di
teologia, anzi afferma di non voler cedere alia tentazione
d'interpretare i testi « modernizzandoli », ossia spiegandoli
come i teologi. Ora, alia dimanda ecco che cosa risponde: «La
tradizione piii antica sembra avere spiegata o figurata (Ja for-
mazione della coscienza messianica di Gesu) per mezzo d'una
rivelazione che sarebbe avvenuta aH'occasione del battesimo
l^i nel Giordano » (p. 55). Al momento del battesimo dunque^
288 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
probabilmente, sccondo lui, Gesu seppe la prima volta che
egli nel regno messianico sarebbe per essere il Messia. E se
10 seppe allora, ne segue che prima Tignorava. Che se altri
deduce da cio che quindi, secondo tale esegesi, Gesu Cristo
non era onnisciente e che non era Dio, il Loisy protesta contro
tali conseguenze che gli si vorrebbero attribuire e contro
coloro che « prendono per sistema teologico cio che e sem-
plicemente un modesto saggio di costruzione storica » (p. VIE) l.
E bene intanto far noto ai lettori quest'altro pezzo di storia,
VII.
4. (resit Cristo, Figlio di Dio. - - Vediamo ora che cosa
rimane a Gesu Cristo della sua figiiuolanza da Dio e della
sua divinita, nel Vangelo del Loisy. Egli dedica un capitolo
a parte a tal questione, anch'essa fondamentale.
Pur troppo la figiiuolanza di Gesu da Dio non ha avuta
miglior sorte della sua messianita. Innanzi tutto comincia a
dire che nel Vangelo il titolo di Figlio di Dio era, per i Giudei,
per i discepoli e per Gesu stesso, eguale a Messia. « Si tro-
verebbe nel Vangelo piu d'un passo, donde vien fuori che il
titolo di Figlio di Dio era per i Giudei, per i discepoli e per
11 Salvatore stesso I'equivalente di Messia » (p. 42). Quindi
cita varii passi ove al titolo di Messia s'aggiunge subito quello
di Figlio di Dio, il qua! titolo sarebbe, al dir dell'autore, un
titolo dichiarativo. Aggiunge inoltre che, come gia disse della
coscienza di Messia, cosi anche la coscienza della figiiazione
da Dio in Gesii fu frutto d'un lavoro interne: « Quale che sia
stato il lavoro in tern o che ha prodotto questa coscienza della
figiiazione da Dio, £ certo che tutti coloro che ascoltarono
Gesu, amici o nemici, hanrio identificata quella figiiazione
alia coscienza, ossia alia pretensione messianica. Ed 6 molto
temerario sostenere oggi che il significato essenziale del ti-
tolo Figlio di Dio fosse stato per Gesu stesso altra cosa dalla
suddetta » (p. 43). L'autore quindi segue a scandagiiare quale
1 Autour d'un petit livre.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 289
delle due in Gesu sia stata prima o la coscienza della figlia-
zione da Dio o quella della messianita (ossia, dignita di vicario
del regno di Dio) ; e risponde cosi : « II critico puo congettu-
rare che il sentimento flliale (comune) e preceduto ed ha pre-
parata la coscienza messianica. Essendosi Tanima di Gesu
elevata per mezzo della preghiera, della confidenza e del-
1'amore al piu alto grado d'unione con Dio, ne sorse, come
corona di questo interno lavoro, T idea della vocazione mes-
sianica. Ma il titolo di Figlio di Dio (specials) appartenendo
esclusivamente al Salvatore, equivale a quello di Messia e si
confonde con le qualitA di Messia; cioe, appartiene a lui, non
per ragione delle sue disposizioni interne e delle sue espe-
rienze religiose, ma per ragione del suo compito provviden-
ziale e come all'unico agente del regno celeste... Gesu si dice
unico Figlio di Dio in quel grado che si dice Messia. Lo sto
rico concludera da cio, ipoteticamente, che egli si credeva
Figlio di Dio (speciale) dopo che si cred& Messia. L' idea della
figliazione divina era legata a quella del regno ; ella non ha
significazione propria rispetto a Gesu, se non per riguardo al
regno che doveva fondare. Cosi, anche quelli che credono al
Vangelo, la qualita di Figlio di Dio non e senza riguardo alia
speranza del regno che il Padre ha loro destinato ; molto piu
quando si tratta dell' unico ordinatore del regno » (p. 57).
Ecco due primi passi nello studio o vogliamo dire rico-
struzione storica evangelica della persona di Gesu Cristo,
secondo il Loisy: a) Figlio di Dio e uguale a Messia; b)\&
consapevolezza d'esser Messia sorse in Gesu per un interno
lavorio.
Questi due punti e quel ripetersi dal Loisy con tanta in-
sistenza che Gesu Cristo era Figlio di Dio solo in quanto era
Messia, fara crollare il capo a piii d'un teologo, che diman-
dera : In somma, Gesu Cristo era o non era Figlio di Dio
naturale, secondo il nostro esegeta?
La risposta di lui non e categorica, ma neppure e diffi-
cile a capirla. Comincia con dire : Oh ! e inutile far certe
question! ; « non si tratta di metterci qui a fare una profes-
1904, vol. 1, fasc. 1287. 19 29 gennaio 1904.
290 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
sione dottrinale riguardo alia persona di Gesu e al suo officio.
Gesu, del resto-, no a ha mai enunziata uiia formula dogrna-
tica, ue sul regno e molto rneno sulla sua persona. Chi erede
al suo messaggio, crede aache alia sua legazione, e la sua
grandezza gli deve esser manifesta dalla grandezza del regno
promesso. Era inutile di fare pompa d'uiia defmizione teore-
tica » (p. 60), Inoltre, rispondendo airHarnaek il quale mette
la figliuolanz-a divina di Gesu Cristo solo in cio che Gesii co-
no-bbe meglio di tutti Dio e lo rivelo agii uomini, scrive: No,
non 6 in questo la figliualamiza divina di Gesu, ma in eio che
egli 6 il vicario di Dio n-el suo re-gno ; « Colui 6 il Figlio per
eccellenza, non gi& perche ha eonoseiuto la bonta del Padre
e r ha rivelaita, si bane perehe 6 Funieo vicario di Dio per
il regno de' cieli »• (p. 57).
Dunque, ae, gius.fea 1' esegeta francese, Gesu 6 Figlio di
Dio solo per ragione deH'ufncio naessianico, sembrano venirne
due conseguenze ; prima, che Gesiii 6 an fig-Mo adottivo, sia
pure mi figlio adottivo per eccellenza cosi detto per ragione
d?un alto ufficio ; s-econda, che que&ta figliuolanza eomincer^b
alia venuta del regnor come alia venuta del regno eomincia
la messianita.
— A sfuggire queste consegueuze, che procedono imme-
diatamente dalle asserzioni del Loisy, questi avrebbe un unico
effugio, e sarebbe il dire, che la messianita futura di Gesu &
solo il iiiotwo per cui alia sua uatctra. umana si fosse unita
la persona del Figlio di Dio, non gia che la messianita fu-
tura di Gesu sia la causa for male della sua figiiuolanza
di Dio.
Or ehe dice r esegeta? Non ispiega per nulla il suo pen-
siero ; quindi la sua teoria rimane molto sospetta. Gi& prima
aveva detto che Gesii s' era ingannato sulla venuta del re-
gno, avendolo creduto prossimo ; ora aggiunge (e lo ripete
con moita insistenza) che la sua figliuolanza di Dio 6 un ti-
tolo dipendente dalT ufficio di Messia e che Messia non fu,
se non dopo la sua morte. Ma queste due cose stonano e
stridono immensamente in uu Gesu, in cui la natura umana
E I FONDAMENTI DELL'A FEDE 291
fosse unit a alia persona del Figlio di Dio. Quindi, a dir poco,
nella ricostruzione storica evangelica del Loisy e cosa molto
sospetta e dubbia se Gesu Cristo sia Figlio naturale di Dio.
VIII.
Pero? v?& un altro modo per conoscere e sorprendere ii
pensiero del Loisy sul valor e delia figliuolanza divina che
egli atfcribuisce a Gesii Cristo.; cioe, il vedere se egli am-
mette che, secondo il Vangelo, Gesii abbia la natura divina
e quindi sia Dio. Poiche, chi dice Figlio naturale di Dio e
natura divina, dice una cosa identlca. — Or7 che risponde egli
a tal questione? Nuovamente con dubbii e distinzioni. Am-
mette si che i cristiani credono che Gesu Cristo e Dio ; anzi
di piu ammettec&e Gesu si deve creder Dio per fede: « Cri-
sto e Dio per la fede » (p. 155); « la divinita di Cristo e un
dogma che e cresciuto nella coscienza cristiana » (p. 117) ;
ma nega che nel Vangelo Gesu Cristo sia dato per Dio ; cioe
nega che il Gesu storico sia Dio, Ecco le sue parole : « La
divinita di Gesu non e un fatto della storia evangelica, di
cui si possa verificare criticamente la realta ; ma... una cre-
denza, intorno a cui lo storico non pu^> far altro che verifi-
care rorigine e lo sviluppo. Questa credenza apparterrebfee
airinsegnamento di Gesu, e anche lo storico dovrebbe rico-
noscerla, se il quarto Vangelo fosse un'eco diretta della pre-
dicazione del Salvatore... Ma il quarto Vangelo e un libro
di teologia mistica, ove si ode la voce della coscienza cri-
stiana, non il Cristo storico L. » Dal che si vede ancora che,
secotido il nostro esegeta, i Sinottici non ci danno Gesu Cri-
sto per Dio e clie il Vangelo di S. Giovanni non 6 storico :
due errori palmari,, special meate ii primo; errori, non solo
teologici, ma storici, che ax3eenaiamo solamente e tiriamo in-
nanzi 2. Altro ve insegaa che « Cristo e Dio per la fede »
1 Autour d'un petit livre, p. 130.
2 Vedi E. POLIDORI S. I., L'autore del quarto Evangelo rivtndicato,
Roma, « Civil ta Cattolica » , 1903.
292 1L VANCE LO DI ALFREDO LOISY
(p. 155), e che egli « 6 vissuto sulla terra nella coscienza della
sua umanita, ed ha parlato secondo questa coscienza... I suoi
discorsi, la sua condotta, 1'attitudine del suoi discepoli e quella
de'suoi nemici, tutto mostra che Gesu Cristo era uomo tra
gli uomini, in tutto simile ad essi, eccelto il peccato » (p. 116,
117). Ma si dimanda: Fu uomo, eccetto anche la divinita? —
Precisamente, ripiglia il Loisy, egli fu uomo « eccetto ancora,
si deve aggiungere, il mistero intimo e indefinibile del suo
rapporto con Dio » (p. 117). Questo mistero della divinita,
dunque, sembra alieno da Gesu, come il peccato, secondo il
Loisy. « La divinita di Cristo, poi soggiunge, e un dogma che
e cresciuto dopo nella coscienza cristiana » (p. 787) « Gesu 6
entrato nella storia degii uomini come uomo, non come Dio »
(p. 11).
Ma si chiedera : Come mai un Gesu, il quale essendo vivo
qui in terra non fu Dio, divenne poi Dio dopo morte? Dovra
forse dirsi che, morto Gesu, la sua natura umana si unl al-
lora colla persona del Figlio di Dio e percio divenne Dio ?
Non crediamo che cosi Pintenda il nostro esegeta; perch6
questa non sarebbe davvero storia, e sappiamo ch'egli per la
storia sacrificherebbe la vita, nonclie ogni altra cosa. Ma
allora, come pote quel Gesu, semplice uomo, esser creduto
Dio dopo morte, se niuna sfcoria ci narra che dopo morto
quella natura umana sia stata unita ad una persona divina?
Mistero...!
IX.
Pero il Loisy ci crede, e ne racconta anche la genesi;
poiche ogtii mistero alia fin fine 6 un fatto, soprannatu-
rale, si, ma un fatto, del quale pu6 narrarsi la storia della
sjia manifestazione. Eccola, secondo il nostro esegeta: « Pro-
gressivamente, ma assai presto, per lo sforzo spontaneo
della fede, cioe per presentarsi al pubblico con una de-
finizione di s6 stessa e per T esigenze natural! della pre-
dicazione, spunto T interpretazione greca del messianismo
E I FONDAMENT1 BELLA FEDE 293
cristiano ; e Cristo, Figlio di Dio (leggi: Messia) e Figlio del-
1'uomo, Salvatore predestinate, divenne Verbo fatto came J. ^>
Ma ripetiamo : Come accadde che Gesu uomo divenne Verbo,
ossia Figlio naturale di Dio? Divenne forse incamandosi dopo
morte? — Oib6, dice il Critico ; ecco come: I Greci, non inten-
dendo nulla d'un Messia, interpretarono questo nome e que-
st'officio, imaginandosi che egli fosse un Dio o semidio elle-
nico, e gli affibbiarono il titolo di Verbo di Dio. « La divinita
di Cristo, 1' incarnazione del Verbo fu Tunica maniera con-
veniente per tradurre all' intelligenza grecal'idea del Messia »
(p. 140).
Or questo 6 il piu intollerabile razionalismo dell'Harnack
e di tutti i razionalisti del mondo. Talch6 il Loisy che non
vuol credere alia storia di S.Giovanni, Etverbum caro factum
est, crede poi alia favola razionalistica, che Gesii divenne il
Verbo di Dio dopo morte, e quel che & peggio, Verbo di Dio
di nome ; e nega che durante la vita fosse il Verbo di Dio.
Tanto 6 vero che egli scrive : « Dimandare al piu credente
de' critic! se Gesu nel corso della sua vita mortale avesse
coscienza di essere il Verbo eterno, consustanziale al Padre,
e porgli una dimanda inutile... Percio rispondera che Gesu
non ha dato quest' insegnamento sulla sua persona2. » Or,
non avendo Gesii Cristo n6 a parole n6 a fatti dato, se-
condo il Loisy, rinsegnamento se esser Dio, ne segue che,
secondo il detto Loisy, Gesu Cristo non e Dio. Che se fu detto
tale dopo morte, cio fu solo, come insegna il Critico, per far
capire ai Greci che cosa fosse mai il Messia: ma s'intende
che quella maniera di spiegare la messianita non muto nulla
in Gesu ; poiche le definizioni non costituiscono i fatti, ma
li rendono intelligibili. Non s' impermalisca il Critico di questa
conseguenza ; perche la logica non e nostra invenzione, es-
sendo anch'essa un fatto storico psicologico, che noi non pos-
siamo cambiare.
1 L'Evangile et VEglise, p. 139.
9 Autour d'un petit livre, p. 137.
294 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
Altrove pero il Loisy insegna die il dogma della divinity
di Gesu Cristo fu rivelato dallo « Spirito » (sic) dopo la morte
di Gesu (p. 118); e percio dice anche che « Gesu Cristo e-
Dio per la fede » (p. 155). Ma, una delle due : 0 lo Spirito
Santo rivelo una cosa vera, e allora segue che Gesu Crista
e Dio e che Tesegesi del Loisy e una vera confusione ; o
rivelo una cosa falsa, e allora si ritorna al detto fin qui, cioe
che, secorido il Loisy, Gesu Cristo non e Dio. Lo stesso di-
lemma si puo ripetere per Tespressione « Gesu Cristo e Dio per
la fede »: 0 a questa fede risponde la realta storica, e allora
perch 6 egli insegna altro essere il Gesu storico, altro il Gesu
della fede? o non risponde alia realta storica, e allora il
Critico nega la divinita di Gesu Cristo. A lui la scelta.
II Critico sceglie il secondo corno del dilemma come consta
dalle sue parole finora riferite. Dira e ripetera per la mille-
sima volta che non ha colpa se egli insegna quel che insegna
il Vangelo. Dir& che i fatti sono fatti..., e che « una monta-
gna di sillogismi non puo nulla contro un granello naturale
di sabbia » (p. 114). A cui rispondiamo : A noi per ora basta
di conoscere il Vangelo del Loisy ; vedremo piu sotto quel che
insegna il Vangelo di Gesu Cristo, e se egli ha colpa o no
neir interpretarlo a suo modo. Anche i colori non sono crea-
zione del pittore ; ma la diversa disposizione loro data fa si
che rappresentino cose ben diverse. E gli scrittori non pos-
sono far 1'istesso co' fatti storici? E che eos'altro fanuo tutti
i razionalisti del mondo, quando scrivono di Cristianesimo ?
(Continua)
DI CHI E IL VATICANO?
NOTE STOKICHE E GIURIDICHE
XVIII.
La storia del palazzo apostolico del Vatieano ricorda con
onore il nome di Sisto IV, eletto Pontefice entro le sue mura,
la mattina del 9 agosto 1471. Durante i tredici armi del suo
pontificate, egli miro sempre ad emulare Tattivita e la ma~
gnificenza di Nicolo V, proseguendone e perfezionandone le
opere, segnatamente quelle dirette all' incremento della bi-
blioteca della Santa Sede e al decoro della residenza de' ro-
mani Pontefici. Delle sue cure per la biblioteca si e gi£ dato
un cenno nei paragrafi precedent! 2 ; quelle poi per la re
sidenza pontificia potranno argomentarsi dal fatto che, fin dai
primi mesi del suo governo, egli ordino che si rinnovasse
e restaurasse il palazzo in ogni sua parte ; vi aggiunse poscia
nuovi portici e vastissimi corridoi ; amplio le stanze che vi
erano state erette dal suo immediato antecessore Paolo II
(1464-1471) ed altre, ancor piu nobili, ne costrui per la stabile
dimora de' ministri palatini ; ed in fine edifico la Cappella del
Vaticano che doveva perpetuare il nome di lui ed e senza
dubbio la piu splendida delle sue opere.
Intrapresa nelFanno 1473; la Cappella Sistina nobilmente
semplice^ fu compiuta quanto alia fabbrica nel 1481, sotto
la direzione deirarchitetto fiorentino Giovannino de' Dolci
Essa misura 40 m. in lunghezza e 13 1/2 in. in larghezza. Una
1 Continuazione. Vecli i quaderni 1285 e 1286, pp. 9 e 145.
2 Nel citato quad., pag. 153. Delle benemerenze di Sisto IV per la
biblioteca discorre ampliamente il PASTOR nella sua Storia del Papi dalla
fine del Media Evo. Vol. II, Trent o 1891, pp. 547 e seg.
296 DI CHI E IL VATIC ANO?
balaustra di mar mo bianco, ornata di delicate sculture,
separa i posti de' laici dallo spazio davanti, destinato al Papa
ed ai cardinal! . A decorarne le pareti, Sisto IV ehiamo a
Roma i piu iainosi pittori, fra i quali furono Domenico Ghir-
landaio, Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Luca Signorelli
e il Pinturicchio, che vi lavorarono in nobile gara per tre
anni inter! . La prima funzione solenne in essa celebrata fu
quella del 25 agosto 1483, giorno anniversario della corona-
zione di Sisto IV *. Da quel tempo essa servl costantemente
e degnamente a' Papi nella celebrazione de' divini ufficii e
se-rvl pure qual sala di scrutinio in tutti i Conclavi, tenuti
in Vaticano, dair anno 1484 a' giorni nostri.
Chi dalla sala regia entra nella Cappella Sistina scorge
a destra, dal lato deli'epistola, un ma^nifico quadro del Pe-
rugino, -rappresentante Cristo che da le chiavi a S. Pietro.
Nel mezzo del prospetto di questo quadro, si vede in lonta-
nanza un tempietto con due archi trionfali, sopra i quali,
aceennandosi al tempio di Salomone, si leggono i seguenti
versi :
Immensum Salomon templum: Tu hoc, Quarte, sacrasti,
Sixte, opibus dispar, relligione prior 2.
Trattandosi di cosa per s£ ovvia, non accade richiamare
qui 1'attenzione del lettore sul carattere strettamente eccle-
siastico e pontificio della Cappella Sistina. Essa, non altri-
menti che la biblioteca, costitui sempre una parte integrants
del palazzo apostolico, e percio noa appartenne mai, ne pote
mai appartenere se non a' Pontefici, padroni dello stesso pa-
lazzo. Essa inoltre, non altrimenti che la biblioteca, di na-
tura sua e per positive volere del suo fondatore, fu destinata
espressamente ad usus ppnttfidos, a servire cio6 a' Pontefici
romani nella celebrazione delle solenni e sacre loro funzioni,
* Per questi ed altri important! particolari si vegga il medesimo
Autore, ibid., pp. 569-573, e 1 'opera monument ale dello STEJNMANN, Die
Sixtinische Kapelle, Miinchen 1901.
9 Cf. TAIA, Descrissione del palazzo apostolico vaticano. Roma, 1750,
pag. 44.
DI CHI E IL VAT1CANO? 297
come gia la cappella di S. Lorenzo (oggi Sancta Sanctorum,
in capo alia Scala Santa] nell' antica residenza pontificia
del Laterario, funzioni che manifestamente essi compirono e
compiono, non gia come sovrani temporal! di Roma, si bene
come suoi vescovi e capi supremi di tutta la Chiesa.
Lo stesso prof. Castellari della R. Universita di Torino,
sebbene erroneamente opini essere i musei vaticani proprieta
nazionale, pure discorrendo della Cappella Sistina, « che il
genio meraviglioso di Michelangelo ha trasformato in vero
monumento artistico », ammette che, « per quanto sotto un
certo aspetto la Sistina abbia carattere di museo artistico,
data la sua destinazione al ctilto, questo secondo carattere
deve prevalere e la proprieta considerarsi come riraasta al-
1'ente giuridico Santa Sede *. »
XIX.
Gli ultimi due Papi del secolo decimoquinto, Innocenzo VIII
(1484-1492) ed Alessandro VI (1492-1503), s'illustrarono an-
ch'essi per le cure nel conservare ed ampliare il palazzo,
ereditato da' loro antecessori. Innocenzo VIII ne prosegul i
lavori di restauro che, per la morte di Sisto IV, erano rimasti
sospesi ; costrul inoltre, ne' suoi giardini, sul pendlo del colle
Vaticano verso Monte Mario, il palazzetto, che per la bella
vista ch'offre di Roma e de' dintorni del Soratte fino a' monti
Albani, ebbe il nome di Belvedere. Per questa fabbrica, ma-
gniflcamente decorata con dipinti dai Pinturicchio e dal Man-
tegna, il Papa spese 60,000 ducati 2.
Ad Alessandro VI poi il palazzo del Vaticano va debitore
del famoso appartamento conosciuto sotto il nome di « appar-
1 La Santa Sede, Milano 1903, vol. II, pag. 588.
2 In oleario, secus palatium papae, fecit unum palatiuth quod voca-
tum est eius visu Belvedere; in cuius constructionem LXmillia ducatorum
expendisse constat, ut videri potest. Cosi attesta 1' INFESSURA, coetaneo
del Papa, nel suo Diario della Citta di Roma (Fontiper la Storia d' Italia,
pubblicati dall'Istituto storico italiano. Koma 1890, pag. 279).
298 DI CHI E IL VATICANO?
tamento Borgia »: quello stesso, che, occupato oggi pei rice-
vimenti daU'Emo Cardinale Segretario di Stato di S. S. Pio X,
la stampa liberale, con a capo la Tribuna di Roma, pretese
e proclamo essere di pubblico dominio.
L'appartamento Borgia ando formaudosi fin da' primi mesi
del pontificcito di Alessandro VI. Esso fa parte del pa-
lazzo eretto da Nicolo III, ed arapliato poi da Nicolo V l fra
il cortile del Belvedere ed il piccolo cortile del Pappagallo.
Sono in tutto sei stanze. S'entra dapprima in una grande
sala, detta la sala papale, alia quale sono attigue tre stanze
qnasi rettangolari, appartenenti ancora all'antica fabbrica.
A queste e aggiimta la nuova costruzione di Alessandro VI,
una torre quadrangolare, compita nell'anno 1494, la quale
nella parte superiore conteneva la Cappella privata de' Borgia
e neirinferiore altre due stanze, Tuna probabilmente da studio,
Faltra da letto. IL Pinturicchio fu incaricato de' lavori di de-'
corazione e di abbellimento del nuovo appartamento papale,
e li esegui con notevole successo e celerita, coadiuvato da
esperti e noti artisti 2.
Dove e da notare, che 1'anzidetto appartamento fu ordi-
nato, dipinto e decorate espressamente perche servisse di
appartamento pricato pontificio. Le sue splendide stanze
erano veramente e propriamente camere, destiuate ad essere
occupate ed abitate, come le camere di qualsiasi altro pa-
lazzo od appartamento di privata proprieta 3.
E cosi, da veri padroni, i Roman! Pontefici disposero
sempre deirappartamento Borgia. Rimasto per le vicende
de? tempi non poco gua'sto, i Papi se ne servirono dapprima
per costruirvi celle per i Cardinali ne' conclavi ; quindi vi
stabilirono una pinacoteca e ultimaniente un deposito delle
opere a stampa della biblioteca vaticana.
1 Nc parlammo nel paragrafo XI.
2 Cf. VOLPINI. L' appartamento Borgia nel Vaticano, Roma 1887.
3 Su questo argomento si vegga il bcllissimo articolo del P. GHI-
GNONI nQWAteneo del 20 novembre 1903.
Dl CHI E IL VxVTlCANO? 299
Leone XIII di b. m., nell'anno 1889, ne ordino il re-
stauro, nulla risparmiando o tralasciando, affinche esso riu-
scisse degno della Santa Sede. Vi si lavoro intorno per
circa otto anni ', spendendovisi ingenti somme, sia nel ri-
mettere nelTantico stato le finestre e nel rafforzare i muri ;
sia nel fissare le pitture e gli stucchi che si sgretolavano ;
sia nello scoprire i dipinti onde erano primieramente ornate
le pareti ; sia infine nel rifare i pavimenti com' erano al tempo
di Alessandro VI, imitandosi persino le mattonelle di maiolica,
che allora li decoravano.
Con quali proven ti Leone XIII chiamd a nuova vita 1'ap-
partamento Borgia, e risaputo benissimo da' nostri lettori, e
non e punto ignorato da' liberal!, paladini del « pubblico do-
minio ». N6 Terario dello Stato pontificio che di fatto piu non
esiste, ne molto meno quello del Regno d' Italia contribuirono
un soldo a quei lavori. Questi furono iniziati e felicemente
compiuti col solo Obolo di S. Pietro, ch'e quanto dire con
quei medesimi proventi della Santa Sede, coi quali il palazzo
stesso e 1'appartamento, che n'e parte, erano dapprima stati
edificati ed abbelliti.
XX.
Ad Alessandro VI, morto il 18 agosto del 1503, dopo il
breve pontificate di Pio III 2, successe il 1 novembre dello
stesso anno, il cardinale Giuliano della Rovere, che prese il
nome di Giulio II. Sotto di lui vennero iniziate e in parte
compiute alcune splendide opere d'arte, che resero e rendono
il presente palazzo del Vaticano senza uguale al mondo 3.
1 Se ne fece I'inangurazione dallo stesso S. P. Leone XIII il giorno
8 marzo 1897. La lapide allora eretta dice: Leo XIII P. M. — Has haedes
— Camerarum picturis insignes — Excultis ornatu vario parietibus — In
dignitatem pristinam — Restituit et dedicavit — An. Pont. XX.
2 Eletto il 22 settembre del 1503, mori il 18 del seguente mese di
•ottobre del medesimo anno.
3 Intorno ai dati storici su questo punto, senza perderci in minuta
bibliografia, riinettiamo il lettore al PASTOR, op. cit., Vol. Ill, pp. 637
•e seg. Vedi anche il GREGOROVIUS, Storia della Oittd di Roma, Ed. di
Venezia 1876, Vol. 8, pp. 135 e seg.
300 DI CHI E IL VATICANO?
Egli non solo ordino e comincid la grandiosa fabbrica
dellamuova basilica di S. Pietro 1, con immenso accrescimento-
di lustro all'annesso palazzo, ma del palazzo stesso diviso
una quasi totale trasformazione. Servendosi dell'opera del
Bramante egii intraprese la costruzione del celebre Cortile
di Damaso, che in tre ordini di logge sopra le robuste arcate
del pian terreno unisce la sobria eleganza colla grandiosita 2.
Servendosi parimente dell' opera del medesimo architetto, egli
niise mano al congiungimento deirantico palazzo del Vaticano
col nuovo palazzetto del Belvedere, edificato, come sopra
dicernmo, da Innocenzo VIII. Nel suo disegno, due gallerie
o logge rettilinee congiungono i due edificii. II vasto spazio
compreso fu ridotto in forma di teatro rettangolo, ricavato
in un immenso cortile, lungo circa 300 metri e largo 70.
A' lavori intrapresi a questo scopo spetta altresi ramplia-
mento del Belvedere che dalla parte di mezzodi fu rivestito
di una facciata nuova a due piani, il cui mezzo e forinato
da una immensa nicchia, a forma di tribuna. Alia morte di
Giulio II (1513), delle due disegnate gallerie, una soltanto
era cornpiuta, quella cio6 orientale che guarda verso la citta,
ed accoglie oggi la ricca raccolta pontificia di iscrizioni an-
tiche e cristiaue.
Nel marzo del 1508, Giulio II richiamo a Roma Miche-
langelo, ordinandogli di dipingere a fresco la volta della cap-
pella Sistina ; lavoro sotto ogni rispetto stupendo che fu dal
gran maestro compiuto in ventidue mesi, dal novembre del
1508 all'agosto del 1510 3. Al medesimo tempo (1508), Giu-
lio II commise a Raffaello che ornasse di pitture le stanze
deirappartamento da Nicolo V gia edificato in Vaticano, e
ch'egli allora abitava. L'Urbinate vi lavoro per dodici anni,
1 Ne fu posta la prima pietra da Giulio II, la domenica in Albis,
13 aprile 1506.
2 II cortile fu compiuto da Raffaello, ed in parte anche piu tardi
sotto il pontificate di Leone X (1513-1521).
3 Se ne vegga il giudizio dato dal VASARI nella sua Vita di Miche-
langelo. Soltanto dopo lunghi anni, col « Giudizio finale » Michelangelo
pose fine a' suoi lavori nella Sistina.
DI CHI E IL VATIC ANO? 301
lasciando, quando morl nel 1520, che 1' ultimo suo quadro nella
u Sala di Costantino » fosse compiuto da' suoi discepoli.
Lo Springer *, per nulla sospetto di soverchio amore alia
Chiesa, discorrendo de' lavori che Giulio II fece eseguire nel
Vaticano dal Bramante, da Michelangelo e da Raffaello, non
solo li chiama « monumenti immortali della sua epoca », ma
ci da altresi chiaramente ad intendere, che di essi il mondo
civile va debitore a Papa Giulio, precisamente perch6 Papa
e in quanto Capo della Chiesa cattolica; poiche, soggiunge
egli : « Tutti quest! monumenti sono dedicati alia glorifica-
zione della Chiesa e della dottrina cristiana, e rendono omaggio
alia grandezza del papato. »
XXL
II Belvedere restaurato, ed ampliato da Giulio II, fu da
lui destinato a raccogliere le piu belle ed antiche opere di
scultura che il mondo allora possedesse. « Giulio II, scrive il
Gregorovius, fu il primo a dare ospitalita in Vaticano a' ca-
pilavori della plastica antica, onde fu il fondatore del museo
che ivi si trova, di quel grandiosissimo Pantheon di sculture
antiche, nel quale assumono espressione monumentale il
lavoro associato di lunghi secoli, T infanzia, la perfezione e
il decadimento del genio umano, e i piu intimi concetti delle
religion! e delle opere antiche 2. »
L'Apollo e il Laocoonte, i due grand! prodigi dell'arte
greca, furono come i corifei del Museo vaticano. II primo
era di proprieta di Giulio ancor Cardinale ed ornava il giar-
dino presso S. Pietro in Vincoli, sua chiesa titolare; 1'altro
fu da lui comprato quando gia era Pontefice. A queste ag-
giunse egli piu tardi la classica statua, che per errore fu
creduta Cleopatra ; quindi il famoso Torso, quindi altre an-
cora non meno preziose.
1 Raffael und Michelangelo. 2a ed., Lipsia 1878, Vol. I, pag. 143.
2 Storla della citta di Roma nel Media evo. Ed. ital. Venezia 1876,
Vol. 8, pag 162. V. anche il PASTOR nelF opera sopra citata (pp. 658 e seg.).
302 DI CHI E IL VATICANO?
L'opera di Giulio fu prosegarta da' s-uoi successor!, mas-
simamente da Leone X, da Clemente VII, da Paolo III, e
ne' tempi a noi piu vicini, da Clemente XIV, da Pio VI, da
Pio VII, da Gregorio XVI, e da Pio IX.
Dal che s' incomineia a intravvedere la condizione giuri-
dica del Museo o megiio der Musei del Vaticano *, cio6 che
de' tesori In essi raechiusi, parecehi furono raccolti da' Papi,
spesso come person e private & colle loro proprie ricchezze,
non gia per se o per le loro famiglie, si bene sempre per la
Santa Ssde, di cui sapevano e sentivano d'essere innanzi
tutto e sopra tutto i rappresentanti.
Parecehi altri di quei tesori sono monument! insigni che
i Pontefici tolsero dalle basiliche, dalle chiese, da' monasteri,
e collocarono nel Vaticano, perche potessero megiio conser-
varsi ed anche vedersi e studiarsi senza scapito della rive-
renza dovuta ar luoghi saeri, o alia disciplina monastica. Tali
sono, e. g., i sarcofagi di S. Costanza e di S. Elena, i' ma-
gnifici candelabri di S. Agnese ed altri monument! apparte-
nenti alle cMese di S. Marco e di S. Cosimato, a' monasteri
delle Barberine, de' Paolotti ecc. Ora di tali monumenti sacri
e di proprieta strettamente ecelesiastica, i Papi non aveva-no
la Mbera disposizione SB non soltanto in quanto Papi, e in
nessun modo in quanto sovrani temporali.
Quei tesori in fine sono in gran parte doni che furon fatti
a' Papi, da Re, da Imperatori, da Cardinal!, da uomini di
ogni grado e di ogni condizione ; doni fatti a' Papi, anche
quando essi erano stati spogliati del Potere tenaporale. Chi
potrebbe sostenere seriamente che i donatori intendessero di
trasferire la proprieta di tali tesori al padrone di Koma pro
tempore, anzich6 a' Pontefici romani, de' quali volevano ono-
rare la dignita e la Sede 2 ?
1 Ne daremo un cenno nel seguente paragrafo.
2 Da quest! fatti appare chiaro il nessun valore giuridico della pie-
sunzione, su cui unicamente si fonda il gia citato prof. Castellari nel-
1'attribtiire alio Stato la proprieta de' musei vaticani. « Si presume,
scriv'egli, che quei musei, avendo uno scopo profano (sic) od anche
DI CHI E 1L A ATICANO? 303
L'aver i Papi destinata una parte del loro palazzo al ri-
covero dell'arte cristiana e pagana, raccogliendo, ordinando,
illustrando le reliquie d'una et& ehe passo, e .una delle loro
glorie piui insigni. E Taver permesso che quests reliquie
fossero obbietto ed alimento della scientifica e letteraria at •
tivita cle' dotti di tutti i paesi? e altresi un &ol«nne €d im-
perituro mon-umento de' magnanimi propositi e delle tradi-
zioni veramente liberal! e gloriose 'd<el sommo pontifieato l.
XXII.
Fu detto con verita clie nessun Papa chiimse il suo Pon-
tifieato senza ayer .accresciuto od arriccliito in qualche modo
il suo palazzo del Vatican o. De' Piipi cine r-egnarsoaio da Sisto V
a Pio IX la cosa e manifesta e comnnemeiite risaputa.. Ba-
steranno dunque pochi e torevi eenmi.
Sisto V riedifico la biblioteea del pnia2azo, sciu'pando
piu^troppo il magnifico cortile del Bramante; congiunse gili
appartamenti pontifical alia basilica per mezzo di mia nobiile
scala, che partendo dalla sacristia della cappella Sistina, sbocca
nella cappella del SS. Sacramento ; fe' rialzare la grande torre
del Belvedere ed infcraprese la fab;brica del imovo braeeio del
palazzo Vaticano che guarda sulla eitfc&,, occiupato da ailora
in poi da' Pontefici 2..
La storia che attesta questi fatti, attesta pure che i pre-
vent!, di cui si servi il Pontefice, furono quelli de* oosl detti
Monti e VacabilL Ora tali prevent! erano iia ^ran parte il
frutto di beneficii e di ufficii ecelesiastici, -de77 qusili il Papa
soltanto prevalentemente artistico sieno stati costituiti ed eretti coi pro-
venti dell'erario [dello Stato] poiitificio » ! (Op. ctt. pp. 586-587).
1 Su questo argomento si *v»g3g'a la moaografia del NAUDI, UMuseo
vaticano, opera e proprieih del Pontesfici. Eoma 1871 , ed ancii-e quella del
DE Rossi, 1 GaUn^Hidiscienzenaturali.aHied'archeDlogia annessi alia
Biblioteca Vaticana. Borna 1884.
2 Cf. HUEBNER. Sisto Quinto. Trad. ital. Roma 1887, Vol. I, pp. 470-471.
304 DI CHI E IL VATICANO?
clisponeva soltanto come Vescovo di Roma e Capo della
Chiesa 1.
Gregorio XIV (1590 1591) abbelll con stucchi dorati e pit-
ture le camere de' paramenti e amplio 1'appartamento Borgia.
Clemente VIII (1592-1605) prosegul e compl il palazzo di
Sisto V; eresse la regia sala Clementina che orno di marmi
preziosi e di pitture. Paolo V (1605-1621) edifico un nuovo
palazzetto sull'area di quello d' Innocenzo VIII in gran parte
diroccato; restauro le sale di Paolo III ; fece dipingere la sala
del Coneistoro, quella dell'Archivio segreto ed altre ; amplio
ed abbelll la biblioteca. Urbario VIII (1623-1644) orno in parte
il loggione del 2° piano; aggiunse airappartamento di S. Pio V
una nuova cappella; rimise a nuovo la volta e il gran cor-
ridore detto di Cleopatra. Alessandro VII (1655-1667) gitto,
coir opera ingegnosa del Bernini, la maestosa scala regia,
adornd e fuse insieme le sale ducali ; accrebbe la biblioteca
pontiflcia con quella del duca d'Urbino.
De' Papi del secolo XVIII, da Clemente XI (1700-1721)
sino a Pio VI (1775-1799) abbiamo tutta una serie non in-
terrotta di nuovi lavori diretti sia alia conservazione, sia
all' incremento ed a maggior lustro del palazzo. Tali sono
quelli compiuti da Clemente XII per la biblioteca pontificia ;
di Benedetto XIV pel museo sacro da lui formato ; di Cle-
mente XIV per la fondazione di un nuovo museo in Vati-
cano, che proseguito poi da Pio VI, ebbe il nome di museo
Pio- Clementina 2.
Lo stesso deve dirsi de' Papi del secolo XIX. Pio VII
(1800-1823), appena ritornato dall'esilio, riparo in gran parte
i danni fatti al suo palazzo dai francesi durante i cinque anni
(1809-1814) della sua assenza. Intraprese inoltre e compl il
braccio tra verso posto tra la biblioteca e la grande nicchia del
Belvedere, e v'istitui il museo, detto dal suo cognome Chia-
1 Ibid. pp. 263 e seg. Si vegga anche DE NOVAES, Elementi della
storia de' Sommi Pontefici. Tom. VIII, Siena 1805, pp. 165 e seg.
2 Cf. BONANNI, Numismatd Summorum Pontificum, Roma 1692,
pp. 219 e seg.; BARBIER DE MONTAULT, Oeuvres completes, Vol. II, Le
Vatican. Poitiers 1889.
Dl CHI E IL VATICANO? 305
ramonti. Leone XII (1823-1829) e Pio VIII (1829-1830) pro-
seguirono con alacrita i restauri del palazzo. Gregorio XVI
(1831-1846) acquisto pel Vaticano la collezione di quadri del
tedesco Venceslao Peter e ne decoro 1'antica sala del Con-
cistoro. Intraprese inoltre il restauro delle logge che fu poi
compiuto da Pio IX ; fondd i ricchi musei Gregoriano etrusco
e Gregoriano egizio ; fece eseguire nuovi lavori nelle cap-
pelle Sistina e Paolina 1 ristoro con nuovi eleganti soffitti 1'ap-
partamento papale ; si studio infine con tutti i mezzi a lui
possibili di conservare ed accrescere lo splendore della re-
sidenza de' Papi. Nel quale studio, se non fu superato, fu
certamente agguagliato dal suo successore Pio IX, regnante
al tempo dell' « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia.
Le innumerevoli opere da lui compiute furono da noi debi-
tamente ricordate a suo tempo nella cronistoria della Civilta
Cattolica 2.
XXIII.
E qui cade in acconcio un' osservazione d' indole tutta
giuridica, la quale conferma ed illustra quanto abbiamo toc-
cato in quest' articolo, e riguarda le opere di aggiunte, di
restauri, di abbellimenti, che i successor! di Nicolo V, da
Sisto IV a Pio IX, eseguirono nel loro palazzo del Vaticano.
II diritto di proprieta sopra una cosa non cambia punto,
n6 si perde per Taggiunta ch'altri vi faccia di altra cosa;
si ribadisce anzi estendendosi alia stessa cosa aggiunta : Ac-
cessorium sequitur principale. Cosi afferma il noto principio
giuridico, dal quale nasce il titolo di possesso detto di acces-
sione, titolo che ha il suo fondamento nel diritto naturale ed
e sancito nel diritto positive di tutte le genti civili 3. Quindi
1 Cosi chiamata, perche edificata da Paolo III (1534-1549),
2 Si veggano negli Indici delle Serie I- VII gli articoli sotto il titolo
li Pio IX, Munificenze e Fasti.
3 Institutions Justiniani de iust. et iur. §. 29, de rerum div. Cf.
'ERRARIS, Bibliotheca canon., iurid. etc., Roma 1885, Vol. I, pag. 79;
ISBLMI, Istituzioni di diritto romano. Torino 1857, pp. 69 e seg. Nel
1904, vol. 1, fasc. 1287. 20 29 gennaio 1904.
306 DI CHI E IL VATICANO?
come, generalmente parlando, Tedificio spetta sempre al pro-
prietario del suolo, su cui vien ere t to; cosl, in particolare,
1'aggiimta fatta all'edincio preesistente spetta al padrone del
medesirao edificio.
Cio posto, essendo dimostrato che il diritto di proprieta
sul palazzo del Vaticano, dalla sua fondazione nel 498 sotto
Papa Simmaco sine alia sua restaurazione nel 1455 sotto
Papa Nicole V, apparteane sempre a' Pontefici romani, come
a' rappresentanti della Santa Sede; essendo inoltre manifesto
che quei Papi, come tali, ne ritennero il pacifico e continuato
possesso per ben died secoii, importa poco, anzi nulla alia
soluzioao del proposto quesito, il ricercare sottilmente se i
loro successor! ed eredi, nell'ampliare quel medesimo pa-
lazzo, nel decorarlo, nel restaurarlo, neH'arricchirlo di cap-
pelle, di biblioteca, di musei ecc., eio faces&ero sempre come
rappresentanti della Santa Sede, piuttosto che come rappre-
sentanti dello Stato pontificio. Tale ricerca, ripetiamo, non
e punto necessaria; poiche, nell'ima e nell'altra ipotesi, si
tratterebfoe egualoiente di u aggiunte », di « abbellimenti »,
di « riparazioni », che non cambiano, ne possono cambiare
(quanto al diritto di propriety e al suo soggetto) la condi-
zione giuridica dello stabile a cui si riferiscono e di cui sono
parti ed increnienti.
Si osservi inoltre che, come i Papi quanclo divennero Re
di Roma non cessarono d'esserne vescovi, cosi il palazzo del
Vaticano quando oomincio ad essere la Reggia de' Papi,
non cesso d' essere al tempo stesso il loro episcopio. Qual
raeraviglia pertanto, se i Papi-Re prodigarono, anelie in
qaanto Re, le loro cure all7 episcopio, il quale, edificato,
conservato ed arricchito dalla Santa Sede, offriva loro cosi
degna e splendida dimora? Dato dunque e non concesso,
che si diniostri es&ere stata questa o quella aggiunta in par-
ticolare eseguita da un Papa espressaniente in quanto Re,
Codice Civile pel Regno d' Italia si tratta ^\V Accessions iiegli artieoli
444-475.
Dl CHI E IL VATICANO? 307
coi proventi del suo Stato, potrebbe, dovrebbe anzi, rite-
nersi ch'egli cio facendo abbia voluto compiere un atto do-
veroso, se non di stretta giustizia, certain ente di equita.
Questa infatti per ID meno richiedeva die lo Stato in qualche
modo concorresse con la Santa Sede alia conservazione e al
decoro del palazzo- che, pur essendo e rimamendo la proprieta
e la residenza del Vescovo di Roinar serviva altresi di regale
stanza al suo Sovrano.
Nel resto anche il prof. Scaduto, sebbene in questo argo-
mento sia nostro avversario, eo-nfessa che, « quand' anche
coi bilanci del nostro secolo si potesse provaore che i palazzi
apostolici e loro annessi nel secolo XIX siano s-tati mante-
nuti ed accreseiuti a spese diella cassa laicar non si sarebbe
ancora provato cbe la apesa sia stata davvero dello Stato
pontificio e non della cristianita ; giacche bisognerebbe, per
venire a tale risultato, dimoairare eziandio, che rl Papa non
impiegasse i fondl ecclesiastic!, provenienti da fuori del suo
territorio' temporale, in spese dello stesso Stato » i.
XXIV.
II senato-re Mamiani, pochi mesi dopo T « aggregazione »
di Koma al Regno d' Italia, discorrendo appunto della co.n<-
dizione giuridica in cui per tal fatto trovavasi allcvra il pa-
lazzo del Vaticano, riconebbe appartenere essa coi suoi
aDnessi muaei a' Pontefici romanL NeRsL.Relazione dell' Uffi-
cio centrale, da lui presentata al Senato del Regno nel-
raprile del 1871, egli ammette bensi che alcuni Papi si siano
serviti del pubblico eraria « per T incremento del loro pa-
lazzo e per mettere insieme tante e si mirabili ricchezze e
magnificenze di arte » ; soggiunge pero « essere indubitato
ihe molti vi hanno speso del proprio e vi hanno adoperato
rmme egregie e continue e non provementi da tribufci e
i Guarentigie Pontifive, Torino 1884, pag. 194.
308 DI CHI E IL VATICANO ?
balzelli, 116 da beni camerali, ma derivate da fonte molto
dlversa 1. II fatto e che Focchio girando per le marmoree
sale di quel palazzo e di quei musei riscontra ad ogni tratto
il nome di qualche Pontefice fondatore e i segni e i testi-
mrni della loro munificenza ». Conchiude quindi, e con lui
conchiudiamo ancor noi : « Stando cos} le cose, come mai
potra dirsi senz'altro a' Papi die il palazzo che abitano
e che gli oggetli in esso situati sono d' altro padrone, e
quasi sono loro dati in prestanza 2? »
Alia medesima conclusione era gia venuto fin dal 16 no-
vembre del 1870, il Ministro italiano degliaffari esteri, Ton. Vi-
sconti-Venosta. In una circolare da lui diretta quel giorno
a' rappresentanti di S. M. all'estero, per giustificare in qual-
che modo, presso le Potenze cattoliche e non cattoliche, 1'ar-
bitraria ed ingiusta presa di possesso del palazzo apostolico
del Quirinale, egli distingue i palazzi pontificii che, al tempo
dell' « aggregazione », erano destinati al servizio deirAmmi-
strazione dello State, da quelli che erano allora specialmente
destinati all'esercizio dell'autorita spirituale del Santo Padre
e facevano parte della dotazione ecclesiastica della Santa
Sede. Ora, sebbene tra i primi egli erroneamente ponga il
palazzo del Quirinale, pure tra i second! nomina espressa-
mente il palazzo del Vaticano. Ecco le sue parole: « Due
palazzi a Roma sono piu specialmente destinati all'esercizio
dell'autorita spirituale del Santo Padre: il palazzo del Late-
rano ed il palazzo del Vaticano. II primo di questi due pa-
lazzi, al quale si riattaccano le tradizioni piu antiche e piu
' Allude alle offerte ed a' doni fatti alia Santa Sede da' fedeli del-
1'orbe cattolico. Questo concetto era stato gia messo avanti dalla Spa-
gna e dall'Austria, nelle loro note del 21 e 28 maggio 1861 al ministro
francese Thouvenel, proponendo, per conseguenza, un'azione collettiva
colla Francia per tutelare la sicnrezza e la proprieta del Papa. II conte-
nuto di queste note fu pubblicato dal BIANCHI, Storia diplomatica della
questione romana, nella Nuova Antologia vol. XVt, fasc. del febbraio 1871,
pp. 347-348.
2 Atti ufficiali del Parlamento italiano, Senato del Regno: sotto il
giorno 22 aprile 1871, pp. 487-492.
DI CHI E IL VATICANO? 309
venerate del papato, e stato edificato e riedifieato a piu ri-
prese... Esso 6 realmente il palazzo del Vescovado, o per
meglio dire del patriarcato di Roma... Essendo pero divenuto
meno comodo ad abitarsi, la Sede del Pontefice romano fu
trasferita in Vaticano, e nel tempo stesso le funzioni episco-
pal! del Santo Padre furono trasferite alia Chiesa di S. Pietro...
Le due residence principali del Laterano e del Vaticano
hanno il carattere $treitamefote ecclesiastico di sedi de' ve-
scovi di Roma '-. »
Ma se il palazzo del Vaticano, secondo 1'assicurazione
datane alle Potenze dallo stesso Governo italiano, pel fatto
dell' a aggregazione » di Roma nel 1870 al Regno d' Italia,
non perdette il suo carattere strettamente ecclesiastico di
sede del Vescovo di Roma; se esso, nonostante quel iatto,
rimase giuridicamente quel ch' era stato fin dalla sua prima
fondazione, parte cioe della dotazione ecclesiastica della
Santa Sede, bisogna pur conchiudere, ch'esso rimase pro-
prieta dei Papi, che della Santa Sede sono i soli legittimi
rappresentanti.
Ci resta ora ad esaminare un altro punto, forse il piu
importante per i cultori del « nuovo diritto » italiano, se cioe
Tanzidetta condizione giuridica del palazzo apostolico del Va-
ticano pote mutarsi, o fu di fatto mutata dalla legge detta
delle guarentige, sancita dal Parlamento italiano ed appro-
vata dal Re il 13 maggio del 1871. II che faremo in un pros-
simo ed ultimo articolo.
1 La Circolare con 1'annesso Memorials fu pubblicata dal SAREDO,
Codice del Diritto pubblico ecclesiastico del liegno d' Italia. Parte quarta,
Torino 1891, pp. 27 e seg. Vedi anche gli Atti ufficiali del Parlamento
italiano, Camera dei deputati. Tornata del 19 decembre 1870, pag. 125.
INUTILT APOLOGIE
MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI
VI.
In Venezia, dinarizi alia Commissione incaricata de' rei
di Stato, o carbonari, eke era la stessa cosa, si sviluppo e
si sciolse il lamentabile dramma, che doveva diminuire di
dieci anni la vita di uno de' migliori e piu chiari letterati
d'ltalia.
E qui la storia di Pietro Maroncelli diventa veramente
brutta. Non valgono i commentarii di un Alessandro Luzio,
ne le sue irose invettive, ne le chiacehiere di vieta rettorica,
a forbire quel carbonaro dalle macchie contratte di pauroso
abietto rivelatore d' infiniti complici.
Ma per essere questo argomento odioso di natura sua, e
per averlo le passioni di parte inasprito indebitamente, io
mi propongo di presentare persone e cose nel loro stato og-
gettivo. Potro dire qualche parola in propria difesa, potro
aggiungerne qualche altra in difesa del vero, il che monta
piu assai : ma intorno al punto dell'essere stato o no un de-
latore Pietro Maroncelli, Iascer6 al lettore il proferire la
non ardua sentenza.
Fino dal 1834, Paride Zaiotti spinto dalle « calunnie » da
Pietro Maroncelli « *somministrate » al Misley, e da costui
pubblicate nel citato opuscolo, intorno all'ingiustizia del pro-
cesso, col quale il Maroncelli era stato condannato, cosl ri-
spondeva, dopo immense studio sugli atti segreti di esso
processo :
« Egli (Maroncelli) accusava, accusava, accusava, e le sue ri-
sposte erano sempre piu ample, piu gravi delle domande. Libero,
egli aveva voluto forruarsi ad ogni costo la sua fortuna ; prigioniero,
INUTILI APOLOGIE 311
egli voile ad ogni costo meritar la sua grazia. Per essere piii si-
euro del fatto suo, ei cercd dapprincipio di far credere, che la car-
bon eria mirasse ad unire tutti i piccoli Stati d'ltalia sotto lo scet-
tro deli' Austria : ma la menzogna era troppo grossolana, e ben pre-
sto tutti i suoi sforzi si concentrarono ad offrire altre persone, che
potessero pagare an che per lui. Fu una gragnuola di fatti e di nomi.
La carbon eria fu svelata in tutta la schifosa sua nudita: tutte le
trame gia compiute per la Komagna, appena incorninciate per la
Lombardia si fecer palesi. Rezia, Pellieo, Porro furono i primi da
lui donuneiati : era ben giusto che incominciasse da' suoi amici,
da' suoi benefattori : gli altri vennero in seguito. Non piu, bisogna
tinirla, perehe il cuore ne soffre 4. »
Francesco Cusani, storico di buona lega, rimase maravi-
giiato nel leggere questi aggravamenti dello Zaiotti sul conto
di Pietro Maroncelli: non ci potendo credere, ricorse an-
ch'egli alle fonti degli Alti offlciali secretly non piu secret!
dopo il 1870. Ma allora si ricredette! e dopo due mesi di as-
siduo lavoro scriveva: « Cio feci quanto all'accusa di dela-
tore data al Maroncelli ; ne 1'avrei aocettata se da altri do-
cumenti, come dissi, non mi fosse emersa VERITIERA » 2.
Ad Alessandro Luzio coteste asserzioni e conferme di uo-
mini. e per valore 1'uno e per patriottismo 1'altro inappun-
tabili, riescono tuttavia di acre sapore. Laonde scrive :
« Certo chi guardasse superficialmente le cose e tenesse conto
del solo fatto materiale del la confessione dovrebbe concludere che
aveva ragione Zaiotti, allorchc... metteva nella luce piu sinistra il
contegno del buon Piero.nel suo processor « fu una gragnuola di
fatti e di nomi » etc...; e queste parole sono state spesso di poi
ripetute a gara da gesuiti che nel Maronqajli perseguono 1'anticle-
ricale, da acciabattatori di « rivelazioni storiche » 3, desiderosi di
1 Semplice v&ritd, p. 16-17.
2 Storia di Milano. (1873), VII, 363.
3 Le virg-olette sono di Alessandro Luzio. A capire 1'alluyione in-
tesa con tali parole da cotesto pseudo erudito, bisogna pensare al libro
di EMILIO DEL CBRRO, avente per titolo: Cospirazioni romane (1817-
1867) RIVELAZIONI STORICHE (Roma 1899). Nel quale, a cagione delle
« confession! di Pietro Maroncelli », 1'Autore considerava giustarnente
« come, ahime, certi martiri sono poco o punto degni di queH'atireola
312 INUTILI APOLOGIE
cercare in gesta da Erostrato 1 quella fama, a cui non possono aspi-
rare per serieta di studi e abilita di scrittori » (p. 98-100).
II petardo 6 scoppiato in mano airimprudente artigliere,
il quale .ne vede gli stoppacci uscire dalla culatta !
Vuol far credere il signer Luzio: 1) che Pietro Maroncelli
ha alcun che di venerabile, alia pari della Magna Diana efe-
sina ; 2) che i gesuiti, da acciabatlatori di « rivelazioni sto-
riche », 3) la fanno da Erostrati, 4) sciupando quel sacrario
efesino, 5) « perseguendo »• ragioni di antic! .ericalismo, 6) im-
potenti a meglio, 7) per poca serieta, di loro studii, 8) e poca
abilita di scrittori : 9) in conseguenza, Pietro Maroncelli 6
rivendicato !
Otto sonore bugie7 a parte rei; ed un paralogismo da
fanciullone, a parte subiecli!
Ed ecco un saggio, nel quale ogni uomo onesto potra ri-
scontrare la serieta degli studii e 1'abilita di scrivere del
regio archivista de' regii archivii di Mantova, e dello scrit-
tore di articolesse nel Carrier e della Sera di Milano.
Lasciamo dall'uno de' lati il considerare quale motive
abbia potuto indurre un uomo, il quale dalla sua scranna di
giornalista si erige a giudice di cose che non sa, a sostenere
la « rivendicazione » di un « indubbiamente riprovevole »,
(p. 85) ». E noi giudicammo quelle cspressioni «vere; e appunto perche
sorio vere, gitrnali e riviste settarie gli hanno (al Del Cerro) gridato
mille croci addosso » (Cicilta Cattolica, Serie XVII, vol. VII. (16 settern-
bre 1899) p. 719). — Dunqtie il riferire da uno scrittore, che e certa-
in ente un magistrate colto e da' sentimenti italiani non sospettabili, la
confessione di una verita vera, e, secondo Alessandro Luzio, farla da
« acciabatfcatori » ! L'espressione, lepida e inurbana anzi che no, e scu-
sabile in un uomo che scrive in un giornale lombardo, al quale il volgo
ha dato, immeritamente, il nomignolo di giornale delle ciabatte! Ma il
fatto non e scusabile, perche il P. Rinieri, nel suo II vol. Delia vita e
delle opere di Silvio Pellico, aveva gia prima pubblicato quelle cose vere
su Pietro Maroncelli: e per tanto non ha ne pure^>o^^o avere il merito
di un tanto misfatto !
1 E tanto asserisce chi con arte male dissimulata si argomenta di
togliere dalla fronte di Silvio Pellico, od almeno di oscurare 1'aureola,
onde il popolo italiano e 1' Europa tutta sempre mai circondo 1'autoro.
delle « Mie prigioni » !
MOSTEUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 313
e ritentare F apoteosi di un tormentatore delle coscienze
de' primi patriotti Italian! (del quale ardisce di presentare
all7 Italia la faccia in due ritratti !): che cosa egli « persegue »
in cotesta nobile bisogna, io 116 so ne mi euro di voler sapere.
Una cosa affermo, ed e che Alessandro Luzio non 6 buon
loico : la scienza di questa parte della filosofia non sembra
essere entrata nella serieta de' suoi studii !
Le parole dello Zaiotti, ch'egli ci rimprovera amaramente
di arver riferito a gar a, sono vere o sono false? — Ecco il
punto a cui egli doveva rispondere categoricaniente, del che
si e guardato con « plumbea disinvoltura » *. In quella vece
lanciando una saetta contro i gesuiti, alia guisa poco nobile
dell'antico Par to fuggente, si ricovera in un campo, nel quale
naturalmente non gli mancano le simpatie. E di la ci fa sa-
pere ch'egli giudica si veramente il buon Maroncelli « indub-
bianiente riprovevole »: ma insomnia scusabile qualora si
consider! la gragnuola delle sue rivelazioni non super flcial-
mente, e si tenga d'occhio « il movente generoso » che lo
iudusse « a quelle sciagurate confession! »: pertanto egli si
propone di giudicarlo « con animo scevro da ogni precon-
cetto ».
Sia pure : accettiamo cotesta uscita per il rotto della cuffia.
Ma compie poi egli quel canone di giusta critica? Lo giudiehi
il lettore dal triplice confronto, nel quale gli presentiamo,
delle DEPOSIZIONI di Pietro Maroncelli 1°) la narrazione ret-
torica di Alessandro Luzio; 2°) la relazione giuridica del-
Tinquirente giudice assessore Antonio Salvotti ; 3°) le parole
autentiche dettate dallo stesso Maroncelli ne' suoi autentici
costituti.
VII.
Narrazione rettorica di Alessandro Luzio:
« Maroncelli sosteneva che, dopo la sua aggregazione avvenuta
a Xapoli, non si era piu occupato di carboneria, reputandola una
1 L'espressione e di Alessandro Luzio, il quale usa pure altri strani
paroloni, coine altruismo, didascalie, iperestesia morale, escamoter, ma-
xfodontici volumi etc. etc.
314 1NUTILI APOLOGIE
societa inefficace, e eke solo la rivoluzione del '20 aveva in lui
risvegliato Fantica fianima...
« Salvotti gli domanda allora a bruciapelo : come mai, voi, ri-
inasto estraneo alle sette romagnole, vi credevate in diritto di
rilasciare quel certificate a CamilJo Manzini? ] Evidentemente era
una credenziale che doveva valere al Manzini d'introduzione presso
i buoni cugini romagnoli ed emiliani; e non e supponibile che voi
aveste firmato quel passaporto carbonico senza 1'autorita di farlo
e senza la certezza dell'efficacia della vostra parola.
« Quel certificate 2 e la prova piu certa che voi siete addentro
in tutto il trameriio delle sette: la vostra patria, Forli, e uno dei
covi piu sovversivi di Bomagna ; non solo vostro frateilo, ma anche
vostro cognato, 1'avv. Masotti (lo sappiamo da Confortinati) 3 e un
carbonaro attivissimo; al Masotti si fa risalire la pubblicazione di
un foglio clandestine — Quadragesimale italiano 4 — in cui ven-
gono propugnate massime incendiarie contro tutti i governi; a questo
Quadragesimale avete di sicuro collaborate anche voi, poiche tra
le vostre carte si e trovata la minuta di quel tale articolo 'con cui
proponete di tirare il collo a tutti gli inquilini del Yaticano 5 ; a
1 A costui aveva il Maroncelli, stando carcerato in Eoma, conse-
gnato un diploma di carbonarismo, la cui minuta gli era stata seque-
strata.
2 & sempre il Salvotti che parla con la bocca di Alessandro Luzio.
II quale Alessandro, alcune righe piu addietro, aveva pure scritto :
« Salvotti comincio le sue contestazioni, secche e anzi che no sarca-
stiche, le quail come (ante punture di spillo facevan svaporare le bolle
di sapone delF immaginoso e facondo roinagnolo » (p. 100). In quella
vece lo sciloma qui riferito non e ne secco, ne anzi che no sarcastico,
ne avente somiglianza colle punture di spillo: e tutto farina del sacco
del Luzio!
3 Questa . parentesi dev'essere unapuntura di spillo: ci voleva proprio.
fra tanti carbonari cospicui, 1'autorita del Confortinati, il « ciarlatano »,
come lo dichiara il Luzio.
* Cio il Salvotti, cioe Alessandro Luzio dice per figura di anticipa-
zione. Che il Masotti fosse autore di quel fog-lio clandestino, il Maron-
celli lo dichiaro solo nel suo costituto de' 7 aprile! rispondendo alia
seguente interrogazione 218a: che cosa sia il quadragesimale italiano,
e quale, sia Vorigine e lo scopo di questo scritto?
5 La lepidezza di queste parole, attribuite al Salvotti, nell'atto di
stimolare il Maroncelli a cantare, e qualche cosa di ineffabile : Salvotti
non fece intorno al Quadragesimale se 11011 la detta piceola interroga-
zione, nel detto costituto 7 aprile, quando cioe il Maroncelli aveva gia
cantato in quasi tutti, e lungo la scala di tutti li toni !
MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 315
che dunque negar 1'evidenza? Siete carbonari) non solo; ma cono-
scete a fondo tutte le ree mene del buoni cugini. Le simpatie
austriache sono una lustra e la Comrnissione non o tale da bever
grosso e da accettare per buona moneta le storielle che le andate
spacciando. »
Tale si e la spampanata da povero retore, che il Luzio
ci ha squadernato conae cosa sottosopra detta « in rnauiera
secca e anzi che no sarcastica » dal tagliente inquisitore.
E soggiunge com' era da aspettarsi : « — Maroncelli non era
uomo da resistere a questa grandine di colpi : e sbalordito
dalla dialettica del Salvotti (ossia del Luzio) penso non tanto
alia sua sorte gia disperata, quanto a quella della sua fami-
glia, che egli vedeva travolta nella sua rovina ».., (p. 100-101),
Cosl egli guardando le cose maroncelliane non super ficial-
mente e non tenendo conto del solo fatto materiale delle con-
fessioni sciagurate del buon Piero.
E allora che cosa fece il Maroncelli? — « Nella sua in-
genuit& penso di raggiungere lo scopo, fornendo ai giudici di
Venezia piu estesi particolari delle simpatie dei Carbonari ro-
magnoli per V Austria (Ibid.). » -- Fin qui il Luzio con doppia
figura di tapinosi e di antifrasi!
Ma vediamo ora la narrazione del Salvotti, la quale a
quella di Alessandro Luzio aggiunge certamente qualche co-
serella, dal rivendicatore del « buon Piero » ommessa per...
clistrazione.
Relaxione giuridica di Antonio Salvotti.
« Dopoche nei precedent! due costituti (677, 678) si ha potuto
cogliere in qualche leggiera co-ntraddizione lo inquisito per rispetto
al contatto in che venne a Roma col toscano Valtangoli, e sul mo-
tivo per cui .la proposta aggregazione del Manzini sarebbe mancatar
si incomincio nel terzo a piu direttamente combatterlo. Gli si fece
conoscere che egli non poteva fornire il Manzini di un suo attestato,
onde se ne valesse presso le Yendite della Romagna, se a queste
egli stesso era straniero ]. Si insiste su questa considerazione, e
1 Questa contestazione del Salvotti veramente non ha forza. L'at-
testato fornito da un carbonaro valeva presso tutte le Vendite del mondo,
316 INUTILI APOLOG1E
siccome se ne scorgeva I' impressions che dessa faceva suWanimo
dello inquisito cosi lo si am mom con energica perorazione alia
verita !. « L' inquisito, osserva il protocollo, (costituto 696) si ino-
« str6 commosso a questa contestazione. II Consesso coltivando
« questa sua morale disposizione lo eccito ad una sincera esposi-
«zione»; e questo fa veramente il momento, dal quale ebbe la
sua origine quel maggiore sviluppo che si pote procurare alle no-
stre investigazioni. Maroncelii nella sua commozione e nella spe-
ranza che il suo pentimento e le importanti rivelazioni che era per
fare otterrebbero a lui e a suoi congiunti (della cui sorte pareva
che gli calesse piu che della sua propria) 2 la sovrana clemente
considerazione senza pero ricercarla a condixione del suo racconto 3
nonche presso quelle della Romagna. Veggasi con cio a che debolissimo
argoinento cede il Maroncelii! Quell'attestato provava una cosa: essere
il Maroncelii carbonaro, e nulla di piu ! La qual cosa era gia stata con-
fessata da esso Maroncelii. Ma il Salvotti doveva pur motivare la sua
superbiam quaesitam meritis ; se no, come avrebbe potuto ambire « il
tributo di lode » imperatoria, dato poi al suo zelo iuquisitorio V Nella
esposizione delle sue inquisitorie ricerche, il Salvotti lascia sempre scor-
gere la ricerca di se stesso ! E questa come una nota dominante, la quale
ricorre a ogni poco nelle sue relazioni.
1 II corsivo e di Alessandro Luzio. Noti il lettore, che non quella
consider azione, ma qualche altra cosa piu forte, cio& la minaccia della
pena capitale fece impressione nel Maroncelii : vedila piu innanzi. Da
qui si scorge come il Salvotti nelle sue relazioni all' imperatore perori
seinpre pro domo sua, cioe per far spiccare la propria valentia.
2 II corsivo e del Luzio ; suppongo che la parentesi sia del Salvotti
Si osservino pero due cose certe : 1°) II Salvotti nasconde di ragionc
veduta il patto implicito, col quale il Maroncelii veramente negozio le
sue rivelazioni al prezzo della sua liberazione dalla pena capitale, come
vedrassi dalle sue stesse parole. Se il Salvotti avesse riferito le parole
stesse di Pietro Maroncelii, egli avrebbe sottratto, dinanzi all' impera-
tore, qualche particella al suo merito inquisitorio, ed alia lode a lui do-
vuta. — 2°j Non saprei intendere la portata dell'interesse per la sua fa-
miglia, che, a dire del Salvotti e del Luzio, Pietro Maroncelii sembra
far prevalere. Che cosa poteva fare 1' Austria per la famiglia del Maron-
celii, ammettendosi come spacciata la salvezza di lui? Salvare il fra-
tello, ch'era in carcere a Bologna? Ma essendo quello nelle mani ai giu-
dici pontificii, 1'Austria potra si chiederne i costituti, come fece, ma 11011
gia, la persona. Agli altri membri della famiglia doveva 1'Austria dare
qualche pensione?
8 II corsivo e del Luzio. Ma qui la narrazione Salvottiana e falsa c
manchevole, se si confront! con le parole dette dal Maroncelii: e noto
cio come cosa gravissima. Perche 1'espressione del Salvotti sia esatta,
MOSTRUOSE R1VELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 317
appago non Y' ha dubbio in gran parte, i desiderj della Commis-
sione, ma anche allora un resto di vergogua e di pieta lo trattenne
dal tutto narrare le sue operazioui carboniche in questo regno, che
perd in seguito ha rivelato 1.
« I tre esarai che allora di seguito si assunsero (696, 697,
698) 2 svilupparono pressoche tutto la immensa diffusione che la
setta carbonica ebbe negli Stati del Papa » (Luzio, p. 434).
Qui si presenta necessaria la soluzione di un quesito im-
portante. II Maroncelli svelo, svelo immensamente persone e
cose e secreti della carboneria, cio e fuori di dubbio, come
di presente daremo a vedere. Ma percio si merita egli il
vocabolo di delatore? Schiettamente ci sembra cotesta una
questione di parole : il fatto e evidente, come vedrassi, la pa-
rola poco monta.
Ma sve!6 egli col patto od almeno con Tintendimento, o
con la « speranza », come si esprime il Salvotti, di ottenere
salva la vita a prezzo delle rivelazioni che farebbe r Un patto
esplicito con le parole « do ut des, do ut facias » non vi fa,
n6 vi poteva essere dinanzi al consesso : che vi fosse stato
secretamente, n6 lo affermo ne lo nego. Ma stando ai costi-
tuti, ossia alle parole dette dal Salvotti ed alle parole ri-
sposte dal Maroncelli, ci fu da una parte eccitamento a
svelare ogni cosa solto pena d'incorrere la giustizia capi-
secondo la lettera dei costituti del Maroncelli, bisogna intendere al piu,
che la condizione vi fu, ma non per patto convenuto espressamente tra
le due parti!
1 Dai costituti di Maroncelli vedrerno, che allora eg'li tacque le cose
rivelate poi sul Pellico, Porro, Laderchi e Canova, si per vergogna e
per pieta, ma sopratutto perche non reputava cotali rivelazioni neces-
sarie alia causa ne al governo!
2 Citando questi numeri in una lunga nota, intesa ad assegiiare ad
essi le date corrispondenti, il Luzio scrive : « forse il 10 (cioe 19?) 20,
21 febbraio » (p. 433). Quei numeri invece corrispondono a' 17, 18,
19 febbraio 1821. Da cio, come da altri indizii, si vede che il Luzio non
ha letto i costituti del Maroncelli! E perche allora nella sua prefazione,
nel titolo del libro, ed altrove, parlare con tanta sicumera ? Come si
puo intitolare un libro, nell'anno di grazia 1903 « il processo Pellico-
Maroncelli » , senza avere almeno studiato i costituti di Maroncelli e di
Pellico?
318 INUTILl APOIX)GIE
/file, furore di godere della clem en z a dell'imperatore; e
dall'altra ci fu. promessa espli-cita di svelare ogni cosa con
r affldamento alia impcriale clemenza. A questo fatto cer-
tissimo, il lettore dia quel nome che credera piu conveniente :
10 storico si cura poco del nome.
Con cio 6 sciolta da se 1'altra questione : il Maroncelli non
essere stnto delatore con Vintendimento di aver salva la vita,
per che non ne etibe il premio, non gode della facoltd degl'im-
punitarii, fu condannato al carcere duro. — In questa parte
11 Maroneelli segui la sorte di tutti i condannati del Polesine
e di Milano, i quali fec^ero si delle rivelazioni estese ed im-
portanti; m^i 1°) non le fecero se non gia arrestati, 2°) a forza
d'interrogatorii, 3°) quando gia la loro colpa era gia cono-
sciuta dal governo, 4°) ed essi non erano « mossi dal pen-
timento », ma daH'obbligo -di obbedire all'art. 289 « del co-
dice dei delitti »; che comanda al reo di dire la verita. Le
quali cose o tutte o in parte coneorsero nel Maroneelli a
privarlo del preinio &v\l'impunizione, promesso nel paragrafo
56 della prirna parte del -oodiee penale agli impunitarii ivi
descritta J,
Ed or,a faDeiamoci ad ascoltare le stesse parole del Ma-
roncelli ne' suoi costituti,
VIII.
Parole autentiche di Plelro Maroncelli
ne' suoi costituti.
Quanto segac trovasi scritto a verbo e verbo nel proto-
collo dei costituti di Pietro Maroncelli ; nel quate si registra-
-1 « Chi si '6 aggregvato a segrete eonabrkcole tendenti all'alto tra~
dimento, ma poscia mosso dal pentimoento ne scopre alia magistratura
i membri, gli Htatuti, le mire, gli attenta-ti, mentre sono ancora occLiltir
e se ne puo impedire il dainio, e assicurato della plena sua impunita,
e del segneto della fatta dennncia » . Evide-ntemente intende quelli che
si trovano ancora sul piede di liberta: poich£ fu arrneeato questo arti-
colo nello stesso decreto de' 29 agosto 1890, il quale era destinato a
promunire ogni aggTeg-azione, e ad eccitare ogni aggregate a dcnuii-
ziarla, se voleva cansare la sanzione della legge.
MOSTRUOSE RIVELAZ1ONI DI PIETRO MARONCELLI 319
vano le interrogazioni dell' mquirente I. R. assessore di ap-
pello, Antonio Salvotti, e le risposte dell' inquisito.
La composizione scenica di quel tribunale ci e stata de-
scritta da un illustre condannato, marchese Canonici, che vi
subi la sorte comune. Stavano, scrive egli, « dietro vasto
tavolo tre persone di fronte, ed una quarta al lato destro » .
II costituito tenevasi « al lato manco alia loro sinistra ».
Nel nostro caso il Maroncelli aveva di fronte F inquisitore
Salvotti, la cui prosopografia ci e cosl descritta dallo stesso
marchese Canonici : « uomo alto di taglia, di struttura sottile,
di spalle tirate, di viso oblungo e scolorito, di crine nero,
spesso, e ricciuto, occhi morati, vivaci ed irrequieti, con sor-
riso forzato sopra le labbra, e voce maschile e sonora A ' .
Nel suo primo costituto di Venezia, 30 gennaio 1821, il
Maroncelli interrogate nelle generali rispose :
« lo sono Pietro Maroncelli del fa Antonio, e della vivente Maria
Iraldi Bonet 2, d'anni 25, nubile, nativo di Forli, ed ultimamente
abitante in Milano. »
Tutto il costituto, che duro dalle 11 della mattina fino alle
7 pomeridiane, 9 ore non interrotte, si aggiro intorno ad un
tale Valtangoli toscano, spia segreta del governo del gran-
duca, il quale dette a bere grosso a Maroncelli ed agli altri
carbonari della Romagna. Si e voluto vedere in quelFarnese
un agente del Fossombroni, incaricato di preparare le popo-
lazioni della Romagna a di venire soggette della Toscana : non
e cosa provata, tanto piu che di sua natura 6 del tutto im-
probabile 3. Non franca quindi la spesa di occuparsene per
1 Delia mia vita. Eelazione apologetica di Giambattisla Canonici. (Bo-
logna, 1848), p. 29. Come si vede, 1'immag-ine del Salvotti non e quell a
di un Adonide, comunque il Luzio si sia argomentato di presentarcene
la pulcram speciemf
2 .Nel costituto citato dal Luzio a p. 353, il Maroncelli si dice figlio
della « vivente Maria Traldiboni » .
3 Vedi nella Rivista d' Italia un articolo sul Valtaucoli, che e forse
1'unico che ci dia qualche cosa di nuovo e di sicuro intorno a quella
spia toscana (febbraio 1902, p. 346). Dai document! ivi citati sappiamo
gia, che il Valtancoli aveva « alterato il vero state delle cosc», ossia
non aveva ricevuto dal governo toscano altra missione che di esplorare
320 INUTILI APOLOGIE
ora, sebbene al Salvotti, che aveva la fisima di credersi sal-
vatore della monarchia austriaca, premesse assai 11 darne
raggmgli all' imperatore piu che potesse estesi !
II secondo consesso fn teauto nel giorno seguente. Verso
intorno allo stesso argomento, e duro dalle 10 e mezzo della
mattina sino alle 4 e mezzo del pomeriggio, ossia altre sette
ore continue *.
i disegni delle sette, e non di spacciarsi come iiicaricato di guadagnar
nuovi popoli alia Toscana. Cio e confermato da una relaz'one dcllo
stesso agente pubblicata da G. Livi nella Eivista del risorgimento, I,
560. II Livi nella Illustrazione italiana (9 novembre 1894, p. 34 <) cosi
ci descrive la missione di quella spia, cavandola da atti officiali : « II
Valtancoli ebbe dunque il grave quanto geloso incarico di far delle
escursioni pei maggiori Stati confinanti, e oceorrendo anche altrove,
per raccogliervi le maggiori notizie sulle mene dei liberali, e particolar-
mente suWazione delle varie Societa seyrete. » Di altro incarico di con-
quiste non occorre mai una sillaba !
Ma a noi arreca grande maraviglia il vedere 1' inquisitore Salvotti
a lanciare la sua nave inquisitoria a piene vele e con gran fog A n'el mare
della politica, e far tanto assegnamento sulle notizie intorno a quel-
1'agente da spendere ore ed ore a far cicala re Pietro Maroncelli, e poi
nella sua relazione ufficiale trattare a fondo la questione politica dei
tentativi della Toscana per mangiarsi le Romagne! Sempre vediamo
dominare la nota Salvottiana: il con to del proprio merito ! A suo tempo
spero di far la luce anche intorno a questo punto abbuiato dal Gualtiero.
1 II Luzio, che trincia in ogni cosa, scrive a p. 11 essere « inevita-
bile che un interrogator™ prendesse in media dalle 5 alle 6 ore, per lo
meno » . Con questo « per lo meiio » si dice assai ! II fatto e, che la
maggior parte de' costituti durarono dalle 7 alle 9 ore. E la misura della
loro hmghezza non dipendeva da necessita scritturali, ma dalla mag-
giore o minore importanza di quello che voleva sapersi dall'inquisitore ;
quindi alcune sedute durarono 9 ore, altre 4, ed altre due; ed alcune
si protrassero fino a mezzo, notte, meno un quarto ! Caratteristiche sono
le sedute di Silvio Pellico, e per il tempo e per la durata.
Si puo giudicare dal cenno seguente :
PIETRO MARONCELLI:
30 gennaio 1821 — 11
mattina — 7 sera
31 » » — 10 V
2 - 4'/2 »
17 febbraio » — 10
— 7
18 » — 11
» - 51/2 »
GlAMBATTISTA CANONICI :
21 agosto 1820 - 10 mattina — 7 sera
21 » » — 9 sera — 11 */2 notte
MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 321
I costituti de' 17, 18, 19 febbraio sono quelli, ne' quali il
Maroncelli cliede la stura alle manifestazioni sine numero in-
torno persone e cose e disegni e secretumi di tutta la car-
boneria e massoneria romagnole : fu in tutta verita una
« gragnuola * battente, che duro tre giorni e lo spazio di
21 ore!
Li riproduremo tutti e tre, per la massima parte, in ap-
pendice ; qui non possiamo se non metterne sotto gli occhi
del lettore la parte letterale, che dia una mentita oggettiva
alle chiacchiere stftdiate di tutti i rivendicatori delle vilta
carbonaresche. Quel tanto che riportiamo e bastante a di-
struggere tutto il libro di Alessandro Luzio !
COSTITUTO DI PIETRO MARONCELLI DE' 17 FEBBRAIO 1821 :
Kegno Lombardo Yeneto.
Nell'ex convento di S. Michele di Murano destinato alia cu-
stodia di alcuni del detenuti nell'inquisizione contro la setta dei
Carbonari. — In giorno di sabbato 17 febbraio 1821 alle ore 10
di mattina.
22 agosto 1820
9
V
- 11 3/4
notte
23
9
mattina
~ 41/2
sera
24 » »
Q 1'
y 1-2
»
- 4»/2
»
25
— 10
»
— 5
»
26
- 10 1 A
» ^
- i'JS
»
FELICE FORESTI :
20 marzo 1820
Q
mattina
- 6
sera
21 »
— 9
»
~~~" ^ /2
,
22 »
— 10
»
— 5
»
23 » »
— 9 ];
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— s>
»
30 »
~ 8V:
2 ^
— 5 8/i
»
ANTONIO SOLERA :
20 gennaio 1820
2
sera
— 7
sera
22
— 10
mattina
— 6
»
24 ' »'
— 10
mattina
— 6
»
... 10 aprile »
— 9
»
— 6
»
SILVIO PELLICO :
20 febbraio 1821
- 10 i
/2 mattina
— 2
pomeridiane
17 aprile »
2
pom.
D /j
, sera
27 » »
g
sera
— 91/.
, notte
1904, vol. 1, fasc. 1287.
21
30 gennaio 1904.
322 1NUT1LI APOLOGIE
Avanti il ronsesso (come sopra). Present!... I S.ri D.1 Antonio
Salvotti, assessore d'appello, Consigliere inquirente — Giuseppe de
Tosetti, Stefano Grabmayer Consiglieri — D.1' Rosmini Attuario.
Onde proseguire il Costituto deli'arrestato Pietro Maroncelli,
il Consesso inquirente si e recato in S. Michele, e fattosi presen-
tare dal Custode il nominato Maroncelli, previa rainmoni/ione alia
verita a sense del K° 289 del codice dei delitti, fu
117. Interrogate. Dettogli, che se egli non fosse stato gia ri-
conosciuto qual Carbonaro, dal corpo morale a cm Manzini volea
esser unito, il certificato che avesse prodotto non gli poteva cer-
tamente giovare.
Prima infatti che si conosca il presentatore del certificate),
vogliono gli statuti, e vuole il buon senso, che sia riconosciuta la
qualita dell' attestante. Le mere supposizioni non giovano, mas-
sime dove si tratta di societa contro le quali il governo precede
con tuito il rigore.
Voglia finalmente conoscere meglio la sua situazione. Com-
prenda una volta, che dopo aver confetsato i tentativi che fece
d'introdurre la Carboneria in Milano, vale a dire una societa
diretta all' alto tradimento, la sua sorte e gia decisa da quella
legge, che appunto per togliere ogni pretesto di diverse inten%ioni,
ha irrevocabilmente stabilito, che si rende ribelle contro il Go-
verno, chmnque coltiva una tale societa.
Nel suo stato adunque null'altro mezzo gli resta, che d'invo-
care la clemen&a sovrana, e di ineritarsela con un'amplissima
rivelazione.
Comprenda, che egli e la vittima di quelle persone, che lo lan-
ciarono in questo itortice.
Comprenda, ch'egli va a formare I'irreparabile sciagura an-
che di suo fratello ; e voglia per conseguenza risolversi una volta
ad abbandonare un silenzio, che ad altro non tende, che a nuo-
cere a quel Governo, di cui egli dee impetrar la pieta, ed a salvar
quelle persone, che ben tutt' altro dovrebbero di presente ispirargli,
che gratitudine e riguardi 1.
1 Confesso schiettamente, che queste parole dell'inquisitore Salvotti
non gli fanno onore. Gli si puo menar buona la minaccia, con la quale
sospende sul capo al reo la pena suprema che lo attende, se non si
risolvo a svrelare la sua colpa. Ma quell 'incitamento a svelare i com-
plici, perche quest! sono indegni di gratitudine e di riguardi, quando
appunto il Maroncelli era stato egli la causa della loro rovina, come
maestro aggregatore e come svelatore primo, mi sembra una cosa in-
degna d'un giusto inquirente.
MOSTRUOSE RIVELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 323
Nota bene. L'inquisito si mostro commosso a questa
contestazione.
II Consesso coltivando questa sua morale disposizione,
10 eccito ad una sincera esposizione ; e Tinquisito rispose
nel modo che segue :
Dettando. Nelle esposizioni fatte finora io uon posso ne-
gare, che vi sono molte cose taciute, ed altre dette in
modo di verso dal vero.
Io dunque sono disposto a dichiarare ogni cosa se-
condo veramente che e, sperando che nelle cose che saro
per dire si degnera il Clementissimo Governo di consi-
derare la mia situazione, e quella particolarmente del
mio sangue, e di concedere a me ed al mio fratello quei
riguardi, di cui I'uomo pentito del suo traviamento si
puo lusingare, e dei quali mi renderanno meritevole le
rivelazioni che saro per fare *.
Aggregate alia Carboneria nel modo che ho raccontato (negli
atti politici subiti alia polizia di Milano, i quali vennero comu-
1 Dinanzi a queste dichiarazioni di Maroncelli, nette e formal!, prego
11 lettore di collocare in confronto le parole, scritte dall' inquisitors Sal-
votti, nella conclusione finale, in cui allegava le attenuanti, che potes-
sero scusare il Maroncelli dall'avere incorsa la pena capitale. Sono le
seguenti :
« Non la minaccia della pena, non il rigore lo mosse a dischiudere
il labbro al Consesso, ma il ragionamento, e la mitezza del suo tratta-
mento. » -- Le minacce proferite dal Salvotti in questo costituto, da
una parte ; e dall'altra la implorazione della imperiale clemenza, espressa
dal Maroncelli, in merito delte rivelazioni che sard per fare... sono evi-
denti, ne si possono cancellare: esse attestaiio, che nello scrivere quelle
parole il Salvotti non ha detto il vero. E qui il Salvotti e sorpreso in
flagranti !
Dinanzi a quelle dichiarazioni, giudichi parimente il lettore di questa
altra dichiarazione salvottiana : « Maroncelli avrebbe potuto chiedere la
impunita come condizione di tutte quelle notizie importantissime che
somministro ; ma lo inquisito disdegnando questo premio, si affido inte-
ramente alia Clemenza sovrana, pregando che come fu uguale la colpa
di tutti, voglia essere uguale anche la pena. » (Luzio, p. 486). Questo scrit-
tore, che coglie tutte le briciole che cadono dalle carte del Salvotti,
avrebbe dovuto dirci in quale costituto il Maroncelli disdegnasse la
impunita, e quale articolo del codice austriaco glie la concedeva, dopo
il suo arresto e dopo le prime rivelazioni insufficient! che fece! come
anche con qual criterio di verita dovesse il Maroncelli essere uguale
nella colpa con gli altri, da lui alia colpa trascinati !
324 1NUTILI APOLOGIE
nicati al Governo pontificio da S. E. il signor Co'nte Strassoldo)
in Napoli, rni recai a Forli, dove mi restrinsi con mio cognato
1'avvocato Masotti, ed appresi da lui, che la Carboneria cominciava
allora allora ad essere introdotta anche in Komagna; e che esso
era stato aggregate alia medesima alia venuta di Gioacchino, dal
qual tempo deve veramente cominciarsi a contarne 1'esistenza in
Bomagna.
lo mi rendetti dopo a Bologna, dove stetti interpolataraente due
anni. In sul finire del secondo, per mezzo di mio cognate stesso
fui presentato ai Carbonari di Forli, che mi riconobbero senza altra
formalita; ed io intervenni anzi ad un mercato o adunanza, che
si tenne in carnpagna al casino del conte Saffi l
128. Int. Che dica per verita se il vocabolario di. convenzione,
die si trovo fra le sue carte, sia opera sua?
E. Si, Signore. Io composi quel dizionario a Forli, e la copia
•che vedesi nella carta rigata fa fatta da Domenico Belzoppi di San-
marino. Qael dizionario, come si vede, non e ancora complete, ed
io non me ne era peranche servito.
129. lot. 11 consesso attende or a da lui la indicazione precisa
di ttttti i Carbonari di Forli colla rispettiva qualita, che essi
aveano nella vendita,
R. Ho conosciuto come carbonari di Forli i seguenti:
1. L'avvocato Petrucci.
2. L'avvocato Croci.
3. II mio cognato Masotti.
4. Pietro conte Saffi.
5. Alessandro Francia negozianto.
6. Certo Gurioli negoziante.
7. II conte Francesco Petrignani.
8. Certo Rossi artigiano.
9. Giovanni Manzini.
10. Paolo Zoli benestante.
11. Carlo Finina.
12. Certo Balassi locandiere.
13. II cavaiiere Lanfranchi ex ufficiale.
14. li dottor Pasquali.
15. Baldassare Regnoli, impiegato presso il conte Antonio Gaddi.
16. Certo Speziale, del quale non mi ricordo ora il nome, ma
1 Narra per longo I'accadutogli col Valtangoli : cio riserbiamo al-
1'appendice.
MOSTRUOSE R1VELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 325
so essere lo speziale dello spedale, anzi mi ricordo ora essere Zam-
berliccTii.
17. Girolanio Amaducci sacerdote.
18. II marchese Pietro Merlini.
19. Angelo Caletti avvocato.
20. Monsignor Cesare Caletti.
21. Francesco Zoli impiegato, credo al Tribunale.
22. Certo Balboni, e che credo abbia nome Alessandro.
23. Luigi Poletti, carceriere del criminale.
24. II Cancelliere Yescovile, mi pare di nome Francesco Ci-
coynani.
25. Angelo Pasini impiegato.
26. Scipione Casali, stampatore.
27. Nicola Regnoli, segretario comunale.
28. Certo sacerdote Vittore, del quale non so il cognome, ma
che era irate cappuccino.
29. Certo Carlo Cerotti, ora negoziante ex impiegato.
30. Giacomo Ravajoli, ex ufficiale.
Yi si debbe pure aggiungere la cosi detta turba, sulla quale
passo a parlare.
Carlo Armuzzi di Forli ora defunto aveva concepita 1'idea di
affratellarsi colla gente del volgo, onde ispirare alia stessa de' prin-
cipii liberali conform! alia setta massonica, che solo allora esisteva.
In questo modo Forli presenta una massa di gente numerosa im-
bevuta di idee liberali, e la plebaglia che nelle altre citta della
Komagna non e che un complesso di briganti J, e in Forli animata
di veri principii, senza tendere al saccheggio o al brigantaggio.
Questa cosi detta turba. veniva dunque accetta anche alia Carbo-
neria, alia quale apparteneva per via de' suoi capi, i quali sono il
Zoli) il Finina, e il Rossi sopradescritti.
lo ho conosciuto le persone, delle quali sopra ho parlato, come
addette alia societa carbonica, per essere intervenuto con loro ad
una adunauza, che si tenne nel casino del conte Saffi nella state
del 1817, e alia quale pure intervennero gli ufficiali della truppa
stazionata a Forli, senza che per altro questi fossero del paese, e
che mi ricordo essere stati, il maggiore
31. Landi, e gli ufficiali
1 Brigante, nel linguaggio carbonaresco, era siuonimo di profano:
e dcsignava ogni persona, che non appartenesse alia turba dei buoni
cugini!
326 INUT1LI APOLOGUE
32. Perotti, e
33. CristinL
In quell'adunanza figurava da Reggente il mio cognato Masotti,
la di cui reggenza appunto allora finiva, e si passo a scegliere gli
altri, che dovevano entrare in carica.
Fu quindi nominate Reggente 1'avvocato Petrucci. Era segre-
tario Nicola Regnoli, e credo che vi rirnanesse, o che altrimenti
gli venisse sostituito Carlo Cerotti.
II primo sorvegliante era Angelo Pasini, e 1'altro era France-
sco Cicognani, e rai pare che restassero in carica.
Era oratore 1'avvocato Croci, e vi subentrfc Don Amaducci.
Era maestro delle ceriinonie il Balboni, faceva da esperto
Franco Zoli.
Facevano da copritori il Rossi, e il Finina.
Faceva da terribile il cavaliere Lanfranchi.
Faceva da archivista certo
34. Zambianchi possidente, del quale anzi mi era prima di-
inenticato.
L'oggetto di quella adunauza fu la nomina dei nuovi uffiziali.
Capitarono e vennero accolti quai Yisitatori il fratello del Fat-
tibuoni, ingegnere di Cesena, e un suo compagno che era venuto
a stabilirsi a Forli dalle Marche, ma di cui io non so il cognome.
Avverto che 1'avvocato Crocl non pote comparire a quell'adu-
nanza, e che in sua vece vi tenne un breve discorso il conte Pii-
tiv Saffi, il quale era in sostanza morale (sic), essendoche in quella
adunanza vi erano anche gli Apprendenti. Nessuno era vestito colle
decorazioni prescribe dall'Ordine.
Avverto ancora, che la il mio cognato fece la proposizione che
fu anche adottata, di non tener piu adunanze, ma di dividers! in
sezioni, nel inodo che ho gia raccontato.
130, Int. Se e qnali Carbonari abbia eyli conosciuti in Bo-
logna ?
R. In Bologna non ho conosciuto che 1'avvocato
35. Sartoni e lo
36. Zubvli, che entrambi furono reggenti della Yendita cola
istituita. Conobbi 1'avvocato Sartoni qual Carbonaro, dopo il mio
ritorno da Roma in sul finire della state 1818, essendogli stato
raccomandato dal conte Ginnasi di Faenza ; perd non sono inter -
venuto nd alcuna adunauza in Bologna.
Passo a questo proposito a raccontare 1'oggetto della mia mis-
sione a Bologna... (la daremo in appendice).
MOSTRUOSE RIA^ELAZIONI DI PIETRO MARONCELLI 327
Stance naturalmente di tanto profluvio, che duro fino alle
otto ore di notte, il Maroncelli non parlo piu nel giorno
17 febbraio. Ma ne' seguenti due giorni riprese il racconto,
e fece altre profuse dichiarazioni sulla setta e su i settari.
Disse del partito preso da' carbonari roniagnoli di darsi alia
Toscana, e magari air Austria per « sottrarsi a preti ». Ma
1'Austria non avendo corrisposto a' loro desiderii, « non si
opero null a ».
Si attese allora « alia apertura dei templi massonici »,
ordinata in una baracca di Bologna; e qui nuovi torment!
e nuovi tormentati:
« L'opera di Amaducci e dell' Orselli in Forli, quella del Gal-
Una e Eoncaldier in Ravenna, e quella del Oinnasi e del Ladercki
in Faenza, e quella dello Zuboli con altri nominati di sopra, cioe
gli Agucchi fratelli, il conte Bianchetti, 1'avvocato Gambari, e il
Sartoni in Bologna, fu quella che effettud 1'apertura de' templi, e
1'accettazione della maggior parte de' carbonari ne' medesimi »
Interrogate svelO quindi tutti i fratelli... component! le logge
novelle di Forli, di Faenza, di Bologna, Eavenna, e di « altre
adunanze che si tenevano in vari luoghi »; poi di Rimini, Cesena,
Lugo, Bagnacavallo, Imola, Ferrara, dove « vi erano delle ven-
dite carboniche dette madri. Le figliali poi sono : Forlimpopoli ,
Meldola, Santa Sofia, e Galeata sotto Forli ; Cervia, ed altri luoghi
ch' io non so bene indicare come si chiamino, sotto Ravenna ; Ci-
vitella, Brisighella, sotto Faenza, con altri luoghi ch' io non so piu
indicare.
« Non so quali siano i luoghi, dove sono le Yendite figliali di
Cesena.
« So, che quella di Rimini ha le Yendite figliali in S. Arcan-
yelo e Savignano, gli altri luoghi mi sono ignoti.
« Non so in quai luoghi le Yendite di Lugo e Bagnacavallo
abbiano le loro figliali-
« Imola mi pare le abbia ai due Castelli Bolognese e S. Pietro.
« Non so rendere conto delle \endite figliali di Bologna, e
Ferrara... »
328 INUTILI APOLOGIE
Non aveva egli ragione Paride Zaiotti, quando, dopo avere
enumerate in blocco le persone e le citt& e le sette svelate
da Pietro Maroncelli, esclam6 : « Basta, basta ! ch6 il cuore
ne soffre ? »
Ed inoltre noi troviamo di tanto in tanto in queste nar-
razioni maroncelliane, espressioni come le seguenti: « Do-
« menico Casamurata (che ieri dimenticai di dire, che era
« pur carbonaro), era pur Rosa Croce — Baldini, del quale
« mi ero finora scordato... »: i quali, aggiunti ai nomi sopra
riferiti, componevano la somma di TRENTOTTO vittime, asse-
gnate all'ira vindice della giustizia, dair insensata inescu-
sabile vilta di un loro fratello maestro in carboneria !
Ed ora chieggo io : ci puo essere un « motivo generoso »,
il quale scusi non che legittimi tanta pochezza di animo ? II
lettore, che dalle parole minacciose del Salvotti e dalla pronta
risposta del Maroncelli ha visto quale fosse il vero motivo,
che indusse questo carbonaro a « cantare », il lettore dia egli
la sentenza: noi non facciamo commenti.
KIVISTA BELLA STAMPA
i.
LE FIXTURE
DELLE OATAOOMBE ROMANE
PUBBLIGATB DA G. WlLPERT l.
Nella sua opera monumentale sulle pittare delle catacombe ro-
mane Hons. Giuseppe Wilpert ci presenta il frutto di quindici anni
di lavoro, maturate nello scorcio del secolo XIX, condotto a per-
fezione e raccolto in sull'inizio del XX. Una congiuntura propizia
lo fa comparire in pubblico proprio alTalba del novello pontificato
e trarre i migliori auspicii dal nome augusto che porta in fronte
« Pio X PONTIFICI MAXIMO » quasi che, mentre la musica sacra viene
felicemente richiamata aH'aurea schiettezza delle tradizioni antiche,
dal canto suo 1'arte delle catacombe, tratta fuori dagli oscuri sot-
terranei e fatta agevole ad ognuno merce fedelissime riproduzioni
in colore, s'accinga a rimettere sul buon sentiero e a ribattezzare
1'arte del secolo nostro, la quale si va torturando in vani sforzi e
non trova la via di tornar cristiana.
II merito di questa pubblicazione si potra apprezzare degna-
mente, quando si ponga mente da una parte aH'importanza suprema,
dogmatica e artistica, di quelle antichissime manifestazioni del pen-
siero cristiano, e dall'altra si consideri lo stato a cui sono ridotte
quelle pitture e al peggio che loro aspetta in processo di tempo
inevitabilmente.
Principiando da questa seconda considerazione, premettiamo che
quei dipinti sono eseguiti a fresco cioe sull'intonaco fresco « udo
tectorio » . Questo e un fatto stabilito dal Wilpert con certezza.
1 Roma Sotterranea. Le pitture delle Catacombe fiomane; illustrate
da GIUSEPPE WILPERT, con 54 incision! nel testo (XIX-549 p.) e 267 ta-
vole. Roma, Desclee Lefebvre, 1903. — Due grossi volumi in folio, leg.
in tela L. 375. L' opera fu pubblicata contemporaneamente in italiano
(che e 1'edizione da noi citata) ed in tedesco presso 1' Herder di Friburgo.
Le tavole sono identiche; entrambe le edizioni stampate in Roma.
330 LE PITTURE
Tutte le affermazioni contrarie maucavano semplicemente della base,
doe dell'osservazione diretta, E quanto all'uso dell' encaustica, esso
non si pud supporre se non da ohi ne ignora del tutto la tecnica,
la quale Plinio assicura che non veniva usata nella pittura murale;
o la chiama « alienum parietibus (picturae) genus » .
In secondo luogo essendo le gallerie sotterranee scavate nel tufo,
roccia di poca consistenza, 1'intonaco che doveva ricevere la pittura,
lungi dal conformarsi alia pratica classica, ricordata da Plinio e da
Vitruvio, e comporsi di sei strati, fu ridotto comunemente a due
soli, fino al secolo III bene inoltrato, piu tardi anco ad uno : nella
quale pratica si osserva tanta costanza, che la presenza d'un solo
strato costituisce un prezioso criterio cronologico a determinare 1'eta
delle pitture.
Cid posto, si capisce che tutto questo fosse lavorio molto fragile,
spesso eseguito affrettatamente, soggetto per giunta alle infiltrazioni
dei terreni soprastanti, all'umidita ed all'esalaziom interne, a muffa,
ad incrostazioni di nitro e di calcare, ecc. Oltre le quali cause
naturali s'aggiunsero le devastazioni positive degli uomini, n.on dei
lloti soltanto e dei Longobardi, che si puo « ammettere a priori •»
lasciassero le loro tracce, ma piu e peggio dalle genti civili, dopo
che le catacombe furono riscoperte nel secolo XYI. II Bosio narra
d'un ipogeo sulla via Latina che « sotto i suoi occhi fu distrutto
dagli scavatori di pozzolana » . Material! poi senza fine, mattoni, marmi,
travertin! ne furono estratti dai proprietarii dei terreni, che nelle
gallerie cimiteriali si rallegrarono d'avere delle cave belle e pronte.
Altri si mossero per piu nobili ragioni, come distaccare le pitture
dalle pareti per portarsele in casa e conservarle. Cosi fece « il
canonico Boldetti che per 45 anni lavoro come custode nelle ca-
tacombe » dando il piu fatale esempio in tal genere di operazioni.
Ma non sernpre gli riuscivano. Eacconta egli stesso d'un meda-
glione colla testa di Cristo da lui fcrovato in Santa Domitilla, di si
bella espressione, ch'egli ne restd preso, e nel distaccarlo gli si
sfascio tra le mani. II D'Agincourt cita egli pure senza scrupolo
dei frammenti di pitture tratti dalle catacombe e facenti parts della
sua raccolta. Ed in tempo non molto lontano ancora un tal « Va-
lentino Masci morto da parecchi anni, e gia capo dei fossori, che
diresse a lungo gli scavi sotto il Ludovici (un custode delle reliquie,
senza cultura scientifica), raccontava al De Rossi di avere una volta
trasportato in citta un carro intiero di pitture tolte dalla catacomba
sotto la vigna Massimo. Giunto a casa... s'erano ridotte ad una massa
informe di sfasciume! » (p. 158).
DELLE CATACOMBE ROMANE 331
Altre perdite irreparabili sono da imputare alle fondazioni delle
fabbriche erette nei nuovi quartieri di Roma, altre a ladri e mal-
fattori, conie avvenne poco priina del 6 marzo 1901 d'una pittura
di rara freschezza, scoperta dal Wilpert stesso nel ciinitero di Pre-
testato, la quale avanti ch'egli avesse tempo di fotografarla, fu ru-
bata da mano ignota, ma noa inesperta (ib.).
Qaelle pittare adunque, affidate a friabiii intonachi periranno
senza dubbio e seguiranno la sorte di tante altre, viste ancora dal
Bosio, dal de Eossi e da altri a memoria nostra. Importava pertanto
di salvarle almeno in immagine. Qaesta fu 1'impresa del Wilpert.
Tra i duecento e piu documenti da lui riprodotti un terzo erano
inediti, ed ora sono per sempre acquistati alia scienza. Ma di quelli
stessi che gia erano pubblicati, una gran parte abbisognavano asso-
lutamente di essere novamente copiati, tanta era 1'incertezza, non
di rado 1' infedelta o il travisamento patito per mano degli antichi
copisti.
Infatti lasciando da parte le infelici copie dei cinque disegnatori
adoperati dal Ciacconio e per fortuna non pubblicate, quelle assai
niigliori disegnate dai fiammingo Filippo de Winghe andarono di-
menticate e perdute, e solo le conosciamo di seconda mano dalle
riproduzioni del Bosio. Questo « Colombo delle -catacombs », abi-
lissimo disegnatore egli stesso, da principio lavorava di sua mano,
poi mancandogli il tempo dovette rimettersi ad altri: ma bisogna
dire che fu mal servito. Tre furono i disegnatori di cui si valse:
il Toccafondo romano, il senese Avanzini, e Francesco Fulcaro
incisore dei rami della Roma sotterranea.
II primo non era ne abile disegnatore, ne fedele copista, ma
dotato di sconfinato capriccio « a piacimento adottd barbe, accorcio
od allungft abiti, attribui vestiti a figure nude e ne spoglid quelle
che ne avevano,... muto la successione delle scene, tralascid interi
gruppi... e ne introdusse di nuove » ecc. Per dime una facile it
riscontrare oggi stesso, una rappresentazione dell' Epifania ancora
ben conservata, fu da lui trasformata in una scena di martirio !
— Percid e per altri sospetti non infondati il Bosio lo licenzio e
lo sostitui coll' Avanzini.
Questi era molto piu abile e piu coscienzioso. Di rado altero
di prqposito le scene da rappresentare. Talora perd non seppe trat
tenersi, come fece in una scena dell' Epifania, ove ai due magi
332 LE PITTURE
deH'originale (v. tav. 101) egli di suo ne aggiunse un terzo. I suoi
error! assai numerosi provengono o dalla confusione degli original!,
velati di macchie e difficili a discernere, o dall' influenza inconscia
di altre copie preesistenti, o di composizioni somiglianti vedute sui
sarcofaghi e tolte a guida nella sua incertezza. Cosi gli avvenne di
trasformare un Cristo fra i due simboli eucaristici nel sacrificio di
Abramo, un Giobbe nella moltiplicazione dei pani, ecc.
Tali sono le copie delle pitture riportate nella Roma sotterranea
del Bosio, le quali ' riprodotte poi interamente dal Bottari e piu
tardi dal Garrucci, passarono in quasi tutte le opere archeologiche
maggiori, anche le piu recenti. Perd nonostante quella « grandissima
infedelta... un1 intiera schiera di archeologi (per lo piu principianti)
specialmente in Germania, non seppe trattenersi dal fame grandis-
simo uso... introducendo cosi inconsciamente degli errori, fra i quali
anche dei grossolani, in monografie, che del resto sono diligenti...
tali errori sono in opposizione comica col tono autoritario e cattedra-
tico di alcuni di questi scritti, che, suscitando 1' ilarita negli esperti,
inganna il critico di mestiere » (p. 164 nota).
Dal Bosio fino al de Eossi non s'ebbero altre copie degne di
considerazione. II de Eossi che sollevd 1'archeologia cristiana all'al-
tezza presente, al grado di scienza, nei tre volumi del suo capola-
voro, la Roma sotterranea, fornl delle copie atte a dare un' idea
degli original! e ad iniziare sul serio lo studio della pittura cri-
stiana antica del II, III, IY secolo e oltre. Se non che le sue
copie, eseguite da diversi artist!, hanno pure diverse valore e fe-
delta. Le migliori sono quelle di Gregorio Marian!, le copie del
quale emergono « per grande scrupolosita : alcune, pel tempo nel
quale vennero eseguite, possono stimarsi veri capolavori di ripro-
duzione » (p. 166).
Sopravvenne intanto la fotografia, la quale com' e naturale si
lascia addietro di lunghissimo intervallo qualunque piu abile dise-
gnatore. II primo che se ne valesse a questo intento nelle catacombe
fu 1'inglese Parker. Le sue fotografie, mediocri d'esecuzione e non
esenti da ritocchi, munite di brevi ed inesatte indication!, furono
messe in coramercio ; ma presto diventarono vere rarita, perche le
negative, comprate da un antiquario, andarono distrutte in un incendio
del palazzo Caffarelli in Via Condotti. Per fortuna, qualunque sia
il valore non ispregevole delle predette fotografie, il Eoller ne aveva
accolte un buon numero nella sua opera Les catacombes de Rome,
e cosi ci furono conservate tra le altre le immagini di due pitture
mutilate dappoi o perdute.
DELLE CATACOMBS ROMANE 333
Eeco a che punto stavano le copie delle pitture cimiteriali fino
a questi nostri giorni. Mons. Wilpert, discepolo degno e riconoscecte
al compianto G. B. de Rossi, animate vigorosamente dal maestro,
prese sopra di se il grave carico di adunare, finche s' 6 in tempo
« tutto il tesoro laseiatoci in tal materia dalla Chiesa primitiva nelle
necropoli sotterranee, elaborandolo in modo critico ed esauriente »
(prefaz.) ; lavoro immenso, il quale su proposta della Commissione
pontiftcia degli scavi comparisce come continuazione ai volumi della
Roma sotterranea del de Rossi. Sono due volumi superbamente
stampati. Quello delle tavole e naturalmente il piu importante; ma
il testo pure fa vedere quante nuove conclusion], quante rettifica-
zioni consentono le immagini fedeli di quei dipinti.
Dovunque era possibile servirsi della fotografia, essa fu messa
largamente a profitto ; nel che il nostro Autore si loda grandemente
della ditta Danesi, che assunse Pesecuzione delle fotoincisioni, e
pose a disposizione di lui il suo piu abile fotografo, Pompeo San-
saini, appropriate quanto mai a tale effetto, oltreche per la capa-
cita nell'arte, anche per la piccolezza della statura; la quale gli
consentiva di entrare in ogni buco e ficcarsi anche ne'piu angusti
arcosolii, e quivi disporre il suo apparecchio, stando egli ginoc-
chioni a terra o supino o comechessia, tentando e ritentando le
prove, fincho riuscissero a soddisfarlo pienamente.
Sovente pero la fotografia era impraticabile del tutto. Prima per
I'oscurita completa dei sotterranei, onde si rendeva necessario ri-
correre alia luce artificiale, o elettrica o di magnesio. La prima era
esclusa per la forte spesa: poiche, chi poteva pensare a derivare la
conduttura della citta per tutta la campagna e per tutti quei Ubirinti
sotterra? E gli accumulator!, oltre al costo che importano essi pure,
colle emanazioni degli acidi potevano facilmente recare offesa ai co-
lori. Restava il magnesio, il quale da una bella luce bianca, ma lascia
uno strascico di fumo cosi denso, che non si possono eseguire di
seguito buone fotografie, se non in quegli ambienti ove il fumo si
dissipa rapidamente: il che non avviene nel caso presente se non
assai di rado. Oltraccid, talvolta i colori sono troppo sbiaditi; tal
altra 1'ang.ustia dello spazio, per es. gallerie molto strette, volte molto
basse, o sono incompatibili colle misure focali dell'obbiettivo, ovvero
ancho ricorrendo ai grand'angolari darebbero immagini' sformate e
inservibili. Di modo che 1'apparecchio fotografico da solo non basta
nel piu dei casi; occorre 1'aiuto d'un valente copista.
II quale e necessario anche allorquando la fotografia pud riuscire
e dare il primo fondamento al lavoro, che la fotoincisione poi deve
334 LE FIXTURE
riprodurre o in nero, per le pitture meno important!, o in trico-
mia per Taltre. A tale scopo — dice il Wilpert — egli faceva ri-
portare la fotografia su carta salata e poi dipingere nella catacomba
dinanzi alia pittura originale, sotto la sua sorveglianza. E per questo
lavoro si servi sempre di un solo pittore, Carlo Tabanelli, che gia
sotto il de Rossi in alcuni lavori minori aveva dimostrato straordi-
naria attitudine al copiare. Indi nei lunghi anni passati col Wilpert
si perfeziond talmente, che le copie di lui nulla lasciano a desiderare
quanto a fedelta. Sopra questi acquarelli furono eseguite le tricro-
mie, che essendo ottenute con mezzi meccanici, ridanno 1'acquarello
tale e quale. E anzi da tener conto d'una propizia circostanza che
nel caso presente rendeva molto acconcio questo recente progresso
dell'arti fotomeccaniche : cioe che la scala dei colori nelle pitture
delle catacombe non fu mai molto ricca. I piu usuali sono : rosso ,
bruno, gialloy bianco, e verde, cioe quelli per 1'appunto che meglio
convengono al processo del la tricromia.
La perizia del Wilpert nel ripulire le pitture, lavarle o con una
spugna intrisa nell'acqua limpida semplicemente o, quando occor-
resse, pure colle soluzioni acide, per liberarle dalle incrostazioni
calcaree o dal nitro; poi la singolare educazione dell'occhio fatto
pel lungo esercizio familiar e e penetrante a scorgere i piu lievi in-
dizi, impercettibili ai meno esercitati; sono tutte circostanze che con-
corrono a dare autorita a quest'opera inonumentale, e a riguardarla
non come un semplice per quanto prezioso acquisto di material],
ma come un progresso capitale nell'archeologia cristiana.
Passando ora a dare un'idea del contenuto ne' dipinti cimite-
riali, chiunque scorre attentamente per le 267 tavole (meta delle quali
sono colorate) non pud sfuggire a un senso di meraviglia vedendo
in quei vetusti monumenti della pittura cristiana 1'enorme prepon-
deranza del pensiero su tutti gli accorgimenti tecnici. Tanto che
uno spirito superficiale, avvezzo alia formazione accademica o ai
criterii storico-realistici correnti, andrebbe a rischio di non capirne
nulla. Eppure in molti di que' dipinti, e piu ne' piu antichi, tras-
pare il tocco dell'arte classica romana con una sicurezza, con si no-
bile sobrieta, che non siamo soliti vedere ne' piu celebrati artisti
dei nostri giorni. Quivi il pensiero si va condensando, si contrae,
sfrondando da se tutto il superfluo, tutti gli accessorii, inesorabil-
mente, fino a rinchiudersi nella profondita arcana del simbolismo.
DELLE CATACOMBE ROMANE 335
La pittura storica quale oggi 1'intendiamo, cioe quelle compo-
sizioni che tentano di rappresentare dal vero gli avvenimenti quali
si svolsero nella realta, riprendendo con suprema diligenza insino
le foggie degli abiti, la decorazione degli edifizi, la prospettiva del
paesaggio e ogni circostanza ; tutto questo non era richiesto al pit-
tore che ornava i sepolcri nelle catacombe, anzi ne era positiva-
mente escluso. Chi vuole intendere qualcosa in quelle composizioni
deve premettere come principio supremo che esse erano pitture fu-
nerarie, destinate a ornare sepolcri, epperd a richiamare Fidea della
vita eterna. Percid gli stessi fatti tolti alia storia biblica delPantico
e del nuovo testamento non erano rappresentati per se stessi, ma
soltanto per la loro relazione col defunto. Questo era il motivo,
questo il centro da cui tutto partiva, a cui tutto si riferiva. Quindi
la scelta dei soggetti piu frequenti perche piu atti a ricordare la
vita d'oltre tomba, la fede nella risurrezione, la potenza della mano
liberatrice di Dio, la divinita di Cristo risorto egli stesso e causa
della risurrezione dei morti. Ecco allora Noe nell'arca, Daniele fra
i leoni, i tre fanciulli nella fornace di Babilonia, Susanna liberata
da Daniele, il miracolo di Giona, Mose che percuote la rape, la
risurrezione di Lazaro, la guarigione del paralitico, la moltiplica-
zione dei pani, ecc.
Orbene, siccome gli artisti non movevano da idee storiche ma
da idee simboliche, ed il simbolo per natura sua dev'essere scevro
d'ogni elemento che turbi la corrispondenza col concetto da espri-
mere, o distragga lo spirito dell'osservatore; quindi 6 che « per in-
trinseca necessita il carattere piu deciso della composizione cristiana
antica e appunto la grande concisione e semplicita : I' axiom, o meglio,
il momento piu essenziale delVazione, fit tolto dal racconto biblico,
e le figure principali.... furono collocate in atteggiamenti corrispon-
denti a quell'azione » (p. 37). L'intento simbolico affrancava cosl
1'artista dall'obbligo di attenersi servilmente al testo della Sacra
Scrittura, e gli agevolava 1'impresa.
« Queste considerazioni, che non saranno mai raccomandate ab-
bastanza, sono importantissiine, perche ci offrono il giusto punto di
vista, dai quale noi dobbiamo osservare e giudicare le produzioni
sacre delParte cimiteriale. Le accuse sollevate contro la poverta delle
composizioni cristiane antiche e contro le offese fatte .dagli artisti
alia narrazione biblica, cadono da se avanti alia condizione di cose
indicata, e mostrano che coloro, i quali fermulano simili accuse,
non sono abbastanza penetrati nella natura dell'arte cristiana an-
tica » (ibid.)
336 LE PITTURE
Che stupendo soggetto per un pittore il miracolo di Mose, che
con un tocco della verga fa scaturire 1'acqua dal sasso; le turbe
assetato che s'avventano e s'incurvano ai rivi, i giumenti, i cani-
melli, le donne colle idrie... quanto non seppero iramaginare i fer-
vidi ingegni del secoli XYI e XYII! Tutto giusto, tutto vero o
almeno verosimile, tutto degno d'un gran pennello : ma tutto inutile
allo scopo simbolico, anzi nocivo. Quindi il pittore delle catacombe,
lasciato da parte ogni accessorio, rappresenta della scena il punto
culminante : il solo protagonista Mose in atto di battere la rupe,
e la polla copiosa che ne sgorga. L'acqua della fonte simboleggia
il battesimo, essa bastava: tutto il rimanente ne aviebbe offascato
il mistico significato, epperd ne fu reciso.
Cosi in Noe, in Daniele e nei tre fanciulli di Babilonia meri-
tamente veniva raffigurata la potenza di Dio, che li scampd da raorte
certa, eppero scampera pure il defunto dalla morte eterna. Di queste
tre composizioni, la prima viene ridotta ai minimi termini: Noe,
1'arca e la colomba. La seconda al solo Daniele dipinto fra due
leoni ; ne importava dargliene sette, com'erano secondo la Scrittura.
Ed i tre fanciulli sono dipinti ritti e vestiti tra le fiamme, colle-mani
alzate, pregando, nel momento dalla Scrittura ricordato ove dice
che « lodavano come con una sola bocca il Sigaore e lo glorifica-
vano e lo benedicevan nella fornace » .
Ssmplicissima del pari e la storia di Griona, e al sommo ridotta
a tre scene : quando Griona e buttato in mare ed il pesce 1'aspetta
colle fauci spalancate ; poi quando lo rigetta sul lido ; e da ultimo
quando egli sta sotto la pergola. La risurrezione di Lazzaro e com-
posta di due persone: Cristo colla verga della sua virtu, e Lazzaro,
che fasciato come una rnummia si presenta sulla porta del sepolcro.
* *
Tanta semplicita non e perd incorapatibile col vero merito ar-
tistico. Sarebbe ingiustizia il negarlo, come sarebbe esagerazione
pretendere quivi il valore della grande arte, di che faceva pompa
la Roma imperiale all'apogeo della sua potenza, o quale si svolse
nei grandi affreschi italiani dal secolo XIY al XYI.
Osserva qui molto opportunamente il Wilperfc che « per apprez-
zare convenientemente tutti i pregi (di quei dipinti) dobbiamo ram-
mentarci che i pittori non impiegarono nelle loro creazioni maggior
diligenza e tempo di quello impiegato dai grandi maestri nei loro
schizzi e primi abbozzi, e tuttavia le figure sono eseguite sulla
parete con una meravigliosa sicurezza » (p. 129).
DELLE CATACOMBE ROMANE 337
Bisogna notare infatti che alia fretta sospingevano 1'artista, oltre
1'esigenza della pittura a fresco, molteplici difficolta: il luogo in-
salubro e mefitico per 1'esalazioni dei cadaveri, le posizioni disa-
giate necessarie a lavorare in angusti cubicoli, nelle volticine degli
arcosolii, e simili strettezze. S'aggiunga lo svantaggio della luce
meschina di lampade e di ceri fumosi, che rischiaravano un piccolo
campo, ft alteravano il valore e il rapporto dei colori: e si dovra
ammirare come tra tutti questi impicci potesse aver luogo tanta
facilita di mano, tanta sicurezza dell'occhio nell'armonizzare colori,
nel bilanciare gli spazii e distribuire i compartimenti delle volte.
Si veda per es. la leggerissima eleganza nella volta riprodotta
dal cimitero di Pretestato, a tav. 17 ; e quivi stesso le quattro sta-
gioni dipinte nella cappella di S. Gennaro, la messe, la vendernmia,
la raccolta delle ulive, i graziosi putti al lavoro, il tutto rallegrato
di fiori e d'uccelli d'una finitezza, d'una grazia, d'una varieta degna
dei migliori tempi. Difatti esso e opera del II secolo. Altro rno-
dello di buon gusto, contemporaneo al precedente, e la volta della
famosa cappella dei Sacramenti in S. Callisto; e un altro ancora
ce 1'offre il cimitero della Nunziatella sulla via Ardeatina, in un
cubicolo della seconda meta del sec. Ill (tav. 75), ove nel Cristo
giudice, nelle figure de' Santi e nelle oranti tra le pecore e sempre
la calma serena, la dignita, la larghezza classica del disegno, rav-
vivata ne' compartimenti degli angoli estremi da uccelli svolazzanti.
Questa calma benefica, nota a ragione il Wilpert, questa seve-
rita solenne, mitigata dagli elementi decorativi, non turbata mai da
eccitamenti profondi di passione, ne da scoppii d' ira, cui avrebbero
pure dato occasione le penose condizioni di gente perseguitata ; questo
schivare assolutamente le rappresentazioni di stragi e di sangue,
delle quali si compiacquero i secoli posteriori « sono prova evidente
che gli artisti cristiani concepivano ancora classicamente » . Abbiamo
nel cimitero di Pretestato una coronazione di spine, Tunica e percio
preziosissima pittura di questo tenero episodio della passione di N. S.
(tav. 18). Cristo indossa il pallio romano : due soldati collocati per
rispetto a certa di stanza si riconoscono alia clamide ed alia tunica
molto succinta. L'uno alza colla destra un bastone, Taltro con una
canna distesa tocca il capo di Gesu coronato di spine; e questi sta
in atto tranquillo, paziente, dignitoso, « et percutiebant caput eius
arundine » (Marc. 15, 19). Quivi tutto e classico, concetto, stile, ma-
niera ; alieno affatto dal realismo moderno. Eppure quanto e soave,
quanto eloquente quella semplicita !
1904, vol. 1, fasc. 1287. 22 30 gennaio 1904.
338 LE PITTURE
* * *
Se i nostri giovani che s'affaticano, e pur troppo spesso si cor-
rompono nelle scuole di belle arti, prendessero conoscenza anco di
queste primitive e candide espressioni del pensiero cristiano !
quanti di loro (che v' ha pur tra essi dell'anime belle e de' begli
ingegni) vi troverebbero una favilla di potente ispirazione, un
raggio da guicJarsi nel caos di confusi concetti, che loro s'avvolgono
in mente, e fors'anco ne sentirebbero uno stimolo dolce e gagliardo
a virtu. Per molti di loro la vista e lo studio di siffatte pitture
riuscirebbe una vera rivelazione. Iniziati al maneggio della matita
e del pennello, essi, meglio d'un profano, saprebbero prescindere
daH'imperfezioni inerenti ad un'opera necessariamente affrettata,
come poc'anzi s'e ricordato; saprebbero supplire piu facilmente ai
guasti del tempo, e ravvisare sotto le poche ma franche pennellate
della scena della coronazione, per es., una mano e un'idea, onde
piu d'uno si terrebbe onorato ; un modo di comporre, un linguaggio
artistico supremamente concettoso. Yedrebbero come gli oscuri pit-
tori delle catacombe sapessero effigiare non « tipi inanimati » ma
« figure palpitanti di vita » , ed alle figure oranti in particolare im-
primere « un sentimento, una devozione che incanta lo spettatore » .
Difatto la Susanna del cimitero di Priscilla (riprodotta nel Wilpert
alia tav. 14), lavoro che rimonta al principio del II secolo, e la
vergine consecrata (tav. 80) lavoro del III, entrambe raffigurate come
orcwiti, nell'atteggiamento, nel volto, nello sguardo, faano trasparire*
lo spirito, 1'affetto, la preghiera che sgorga loro dal cuore.
Niuno si spingera tant'oltre da pretender e che la pittura cri-
stiana abbia a ritornare a quell'estrema semplicita; sebbene si pos-
sano dare dei casi in cui essa farebbe anch'oggi ottima prova. Ma
nemmeno s'hanno a privare i nostri giovani artisti dei preziosi am-
maestramenti ne de' nuovi orizzonti, che loro si dischiuderebbero di-
nanzi, spezzando le servili catene dell'odierno realismo. Quali attrat-
tive di poesia divina e di casti affetti non eserciterebbe sugli animi
giovanili la cara immagine del Buon Pastore, quell' idillio soavis-
simo di Gesu giovinetto tra le sue pecorelle, che fu uno dei piu
frequenti oggetti onde si compiacquero le turbe cristiane dei secoli
antichi ! E quella veneranda e vetustissima fra quante si conoscono
immagini di Maria in Santa Priscilla! Sono milleottocento anni
incirca che da quei fragili intonachi spira la fede nella divina
maternita della Vergine, beata del Bambino ch'ella si regge in
grembo e che, nato per la salute degli uomini, agli uomini rivolge
DELLE CATACOMBE ROMANE 339
lo sguardo. Non saranno gia le sguaiate donnette napoletane, da
un troppo vantato artista volute dare per madonne, quelle dinanzi
a cui si pieghera il ginocchio del fedeli o si lev era lo sfogo degli
afflitti .
Percid le stupende tavole del Wilpert non dovrebbero mancare
in alcuna scuola o accademia di pittura, ne dovrebbero quivi essere
serrate negli armadii e sottratte all'uso comune, ma lasciate vedere,
studiare, scorrere a bell'agio, sicche divenissero familiari alle novelle
generazioni. L'accesso alle catacombe non e facile sempre, nemmeno
agli archeologi, ne a coloro che risiedono in Roma : sono lontane,
sono buie, d'ordinario sono chiuse, ne per quei labirinti e agevole
ritrovare ogni particolare anco ai piu esperti scavatori. Quindi si
capira 1' inestiinabile servizio reso dal Wilpert radunando si copiosi
materiali, riproducendoli con tanta esattezza, e mettendoli cosi a
portata di quanti hanno interesse di studiarle o pel rispetto delPar-
cheologia, o dell'arte, o della teologia.
La storia dell'arte particolarmente ne avra tratto argomento si-
curo da stabilire per sempre, dissipandone ogni dubbio, due punti
assai rilevanti tra gli altri.
II primo, e un pregiudizio procedente per lo piu da ignoranza,
che i primi cristiani fossero ostili all'arte, o perche provenienti dal
seno del giudaisrno, o perche incapaci di creare un' arte nuova.
Quanto all'ostilita giudaica, essa rimase ne' Giudei, e basta; 1'opi-
nione gia confutata dal Kraus (Oesch. d, christl. Kunst, I. p. 61 ss.)
e vieta omai, e non merita attenzione. Quanto all' incapacita, e da
notare, ad essere ragionevoli, che « come non era nella missione del
cristianesimo ne nella sua forza trovare una nuova lingua, cosl gli
era pure assolutamente impossibile creare di un tratto un'arte del
tutto nuova: nulla ostava invece che esso si servisse, insieme all'an-
tica lingua, dell'arte antica fino a che non contravvenisse alia sua
dottrina ed alia sua prassi » (p. 15). Quindi niuna meraviglia e niun
inconveniente se o pittori pagani, o cristiani formati alia scuola pa-
gan a, decor assero alia loro maniera i primi sepolcri. Ma tan to il
cristianesimo non era ne avverso ne incapace di opere speciftca-
mente sue, che le scene bibliche mai rappresentate per 1' innanzi
le dovette creare di sana pianta, come sopra ampiamente s' e ra-
gionato.
L'altro punto riguarda la questione vivamente discussa, e forse
piu del dovere imbrogliata dalle controversie, quali relazioni di prio-
rita e di paternita, diciam cosi, corressero tra 1'arte di Roma e
quella di Bisanzio o dell'Oriente piu generalmente : a dir breve, la
340 LE PITTURE
questione bizantina. Basti su tal proposito riportare la grave e fon-
data induzione del Wilpert, quasi per conclusione della profonda
analisi delle pitture si lunghi anni studiate. « Delle produzioni cri-
stiane antiche alcune, come vedemmo, risalgono fino al I secolo;
altre datano dal II, altre dal III e IT secolo. Tutte furono ideate
pei sepolcri delle catacombe romane ed eseguite sui sepolcri da ar-
tisti, che vivevano in Roma, in Roma lavoravano ed erano senza
dubbio in maggioranza romani: esse pure pertanto sono romane nel
senso piu largo della parola. Date sirnili circostanze, si capisce facil-
mente come non mi sia stato possibile prendere sul serio i tentativi
fatti da F. S. Kraus e da altri dotti per ricercare in Oriente 1'ori-
gine di alcune rappresentazioni cristiane antiche, per esempio del
Buon Pastore e deiriXOTS. II fatto che i fogli-modello clegli ar-
tisti romani trovarono diffusione anche altrove, prova che a Roma
spetta la parte di quella che da e non di quella che riceve » (p. 463).
Abbiamo voluto insistere alquanto sul valore pratico delle pit-
ture cimiteriali cristiane, tra pel loro merito reale e perche ogni
ricerca scientifica se vuol essere ragionevole, alia fine deve pure
terminare in qualche utilita pratica; e da ultimo perche, qualunque
si fosse il loro merito, quelle avrebbero sernpre un valore storico
di speciale importanza nella storia universale delle arti. Esse infatti
« entrano in campo quando cessano le pitture murali di Ercolano e
Pompei, e in successione ininterrotta segnano per quattro secoli e
piu il progresso o piuttosto il tramonto della pittura romana » (p. 127).
Che anzi mentre la pittura romano-pagana a ragione viene consi-
derata soprattutto come pittura decorativa, in quella cristiana in-
vece tutto e subordinato 9^ idea che si trattava di esprimere, cioe
1'idee religiose di quei primi cristiani intorno la vita futtira, la
loro fede, le loro speranze. « Questo — soggiunge il Wilpert — ce
le rende care in particolar modo; qui sta appunto il fascino che
esse, anche le piu imperfette dal lato della forma, esercitano in ogni
persona colta » (ib.).
E questo le rende o le dovrebbe rendere preziose massimamente
al teologo ; che in esse ha « le rnanifestazioni piu antiche della dot-
trina e delParte cristiana rimaste completamente immutate* (p. 161);
testimonianze autentiche delle credenze di quei primi secoli, para-
gonabili ai document! scritti, anzi coll' incomparable pregio onde
un autografo s'avvantaggia sulle trascrizipni.
Naturalmente questi document! rimangono inutili dove non si
impari anzi tutto a leggerne la lingua; ne si pud negare che questa non
DELLE CATACOMBE ROMANE 341
abbia le sue difficolta, cosi intrinseche, cioe d' interpretazione pro-
priamente, come estrinseche, cioe 1'accesso sul luogo, la conserva-
zione difettosa di molti dipinti, sciupati dal tempo, scalcinati, velati
dalla polvere, dal salnitro, e non di rado sciupati dal vandalismo
uinano. Tutte circostanze attenuanti, le quali almeno in qualche mi-
sura valgono a scusare il fatto, che i monumenti dipinti, e quelli
scolpiti o scritti in pietra, non abbiano finora trovata nelle scuole
accoglienza proporzionata al loro peso e all'alto valore, che v'e
riposto.
Eppure il dogma fondamentale della divinita di Cristo e spesso
rammentato esplicitamente negli antichi epitafi; e non meno espres-
samente nelle pitture cimiteriali. « Fin dal primo secolo (1'arte cri-
stiana) fa rivolgere 1'occhio dello spettatore sul Figlio di Dio, e
nell'ulteriore suo svolgimento, Cristo rimane I'oggetto principale delle
sue creazioni. Noi lo vediamo bambino in grembo alia madre, per
lo piu nell'adorazione dei magi, e tre volte in rappresentazioni di
profezie; come adulto, egli apparisce una volta nella scena della
coronazione di spine, quattro con la Samaritana al pozzo di Gia-
cobbe, spesso come giudice e maestro, frequentissimamente poi come
operatore di miracoli e sotto la figura del Buon Pastore ; finalmente
dal IT secolo in poi compaiono anche busti ed altre isolate rap-
presentazioni » (p. 172).
Singolare importanza, per toccare ancora di qualche altro esempio
tra tanti, ha un alfresco che risale alia seconda meta del II secolo,
e fu rinvenuto dal Wilpert nella catacomba ad duas lauros. « Esso
rappresenta S. Pietro seduto su bassa cattedra, che legge in un
rotolo. In questa scena abbiamo la prima immagine in cui il prin-
cipe degli Apostoli apparisce non come parte di un gruppo, ma da
solo come figura indipendente... come speciale mediatore della LEX
CHRISTI, come il legislators della nuova alleanza » (p. 231).
Ricordiamo ancora come oltre alle scene in qualche modo al-
legoriche, ove intervengono apostoli, discepoli, oranti, ovvero quelle
poche desunte alia vita reale, come 1'erbivendola, i bottai, il bar-
caiuolo, lo scarico del grano, i fossori, e simili, che per lo piu si
riferiscono alia condizione o al mestiere del defunto; lasciando an-
cora da parte le figure puramente simboliche, come Orfeo e le sta-
gioni; e le decorative, come fiori, uccelli, ecc. : nel rimahente tutte
le scene storiche, che ricorrono nelle pitture delle catacombe pei
primi quattro secoli, sono esclusivamente tolte alle Scritture, del-
Tantico e del nuovo testamento senza differenza. Nel che a ragione
vediamo la pm grave e piu antica testimonianza del concetto in
cui erano tenuti quei libri nella Chiesa primitiva; e in secondo
342 LE PITTURE DELLE CATACOMBE ROMANE
luogo come la storia evangelica, e tutti quattro gli evangel! per
1'appunto, fosse d'un tratto eguagliata in dignita ai libri che la tra-
dizione giudaica aveva trasmessi alia Chiesa come parola divina.
Da ultimo, per non dilungarci fuor di misura, basti accennare
alle diverse rappresentazioni eucaristiche, e a quelle del battesimo,
le quali vanno associate, come associati erano i due sacrament! fin
nell'antico uso della Chiesa. II battesimo e effigiato svelatamente ;
Feucaristia, che apparisce fin d'allora il centre e 1'amore e il gran
pensiero di tutto il culto cristiano, e ancora velata d'arcano, cioe
rappresentata sotto il velo simbolico del tre miracoli : della moltipli-
cazione del pani e del pesci, del convito del sette discepoli al mare
di Tiberiade, e delle nozze di Cana.
Kimandiamo il lettore, che per ragioni teologiche meritamente
bramasse addentrarsi piu a fondo in cosi grave argomento, alle belle
introduzioni comparative premesse dal nostro Autore ai singoli ca-
pitoli del libro II : ed in particolare ai capitoli del libro I sul ve -
stiario, sui criterii cronologici, sui principii per 1'interpretazione delle
pitture sacre delle catacombe. Che se per tali letture egli si sentisse
trasportato in un mondo nuovo, ed in sulle prime restasse sconcer-
tato e non sapesse orientarsi, per essere forse fin qui stato avvezzo
solo alia speculazione metafisica e alia dialettica, nel Wilpert tro-
vera.una guida fidata e cosi esperta che non potrebbe meglio in-
contrare. Certo i due volumi non sono un'opera per tutte le borse.
Ma come in niuna scuola d'arte dovrebbe mancare, cosi in nessuna
biblioteca teologica o storica di qualche importanza. Quivi si sogliono
avere le collezioni dei Padri, deposito e testimonio dell'antiche tra-
dizioni: perche non s'avranno da accogliere pure quest'altre testi-
monianze cosi chiare e cosi autentiche dell'immutata e immutabile
fede cristiana?
II.
A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTIGOLO
INTORNO AD HERBERT SPENCER.
L'egregia Unita Cattolica del 19 gennaio credo bene di accet-
tare una critica del Sig. X Y intorno ad un nostro articolo su
Herbert Spencer, apparso nel fascicolo dell'istesso mese.
Lo scrittore dell'articolo rnando una breve risposta al critico
anonimo dell' Unita Cattolica che venne gentilmente stampata nello
stesso giornale del 22 gennaio. Essa fu del seguente tenore:
« Lo scrittore della C. C. non e un ammiratore, ne molto meno
un discepolo dello Spencer. Egli anzi ne ha sempre rigettato e ne
rigetta oggi il sistema filosofico, perche manifestamente falso e sba-
A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTICOLO 343
gliato negli stessi primi principii, come dichiaro piu volte ed espli-
citamente nell'articolo biasimato. Tuttavia, avendo lo scrittore, per
ragione del suo ufficio di professore, avuta 1'opportunita di leggere
e studiare le voluminose opere dello Spencer in fonte, vi ha bensl
riscontrato molti e gravissimi errori, ma vi ha trovato altresi pa-
recchie bellissime pagine, nelle quali certe verita di ordine teore-
tico e pratico rifulgono nel loro splendore e sono dal filosofo in-
glese sosteDiite con forza e convincimento.
« Nel dare pertanto ai lettori della Civilta Cattolica un cenno
delle opere dello Spencer, egli non voile, e, da onesto critico, non
pote biasimarle tatte in globo, quasi che in esse nulla si trovasse
di buono e di vero. Voile dare invece unicmqne suum, cioe il bia-
simo e la lode secoudo il merito oggettivo ; e in eld ha la coscienza
d'aver fatto opera d'uomo onesto e di cristiano. Chi, senza passione
o preconcetto odio teologico legge 1'articolo, non durera fatica a
convincersene.
« Non danno certo prova di lealta quei critici, i quali, mettendo
insienie la poche parole di lode dette dalla C. C. a proposito dello
Spencer e lasciando da parte i molti biasimi che in quel medesimo
articolo lo riguardano, fanno apparire lo scrittore quasi fosse il pa-
negirista del filosofo inglese e ne approvasse tutte le teorie, anche
gli errori piu marchiani e notorii.
« Lo scopo speciale dell'autore dell'articolo non fu gia quello
d'istituire un esame delle dottrine del filosofo inglese, ma solo di
dare ai lettori un concetto generico delle opere di lui, all'occasione
della sua morte. Dal non avere avvertito a ci6, potra quindi spie-
garsi in alcuni critici lo scandalo da loro preso; in altri poi po-
trebbe spiegarsi col fatto, che essi forse non hanno conosciuto e non
conoscono lo Spencer se non dai pochi estratti, recati a fine di con-
futarli, in alcuni inanuali di filosofia. » Fin qui la risposta che lo
scrittore stesso dell'articolo mando al critico dell'ETm'tfa Cattolica.
La risposta, come si vede, era di ordine generale, e rispon-
deva ad una sola delle obbiezioni mosse dal critico dell' Unita Cat-
tolica, perche, cioe, noi avevamo tributato, benche in scarsa misura,
alcune lodi al filosofo inglese. Ci piace ora; per comodo dei nostri
lettori, aggiungere qualche altra cosa a fine di togliere a chicchessia
ogni pretesto a scandalizzarsi o a malignare.
II critico delP Unita Cattolica si meraviglia che « lo Spencer
con tutto il suo ardente amore per la verita non sia riuscito a sa-
pere che c' e Idcfto » . II critico dovrebbe intendere, e 1' avrebbe
potuto raccogliere dal nostro articolo, che lo Spencer non ha mai
negate 1'esistenza di Dio. Egli sapeva che c'e Iddio, ma protestava
344 A PROPOSITO DI UN NOSTRO ARTICOLO
di non sapere che cosa fosse e rigettava come affatto inadeguati i
concetti analoghi che la filosofia cristiana di tutti i tempi, ben a
ragione, ha predicate di Dio. E in cid egli ha errato. Che lo Spencer
ammettesse 1'esistenza di Dio si raccoglie da mille luoghi delle
sue opere; anzi 1'esistenza di Dio e per lui un postulate* necessa-
rio della nostra coscienza « Quantunque 1'Assoluto, dice egli, non
possa per nessuna maniera o grado essere conosciuto, secondo una
conoscenza strettamente delta, pure e certo che la posiiiva esistenza
di lui e un postulato necessario della nostra coscienza, e fin che
questa dura, ci torna impossible, anche per un solo istante, disfarci
di questo postulato l. » L'Assoluto per lo Spencer e Dio. Se il
nostro critico avesse letto con maggior attenzione quello che abbiamo
scritto dello Spencer a pagine 160 e 161 del nostro articolo, non
avrebbe mossa la presente difficolta,
A pagina 163, lo scrittore della Civiltd non par la affatto di
Platone, di Aristotele e dell' Hegel. Ne scrive bensi a pag. 160.
asserendo il fatto storico certissimo e a tutti noto che « lo Spen-
cer, come Aristotile, come Platone, come il Kant, 1'Hegel ed altri
molti della eta antica e della recente, ebbe 1'ambizione di fondare
un nuovo sistema di filosofia,, la filosofia della scienza modeina. »
Se il critico dell' Unita Cattolica lo nega, neghera una verita storica
manifestissima, e sara solo nella sua opinione. Con tutto ci6, non
abbiamo in nessuna maniera messo a pari net merito filosofico lo
Spencer con Platone ed Aristotile.
II critico aggiunge a modo di domanda : « Quando uno si da per
filosofo e sa dir molte cose, non importa nulla che dica il vero o
ilfalso, che ragioni o che deliri? » Rispondiamo: importa assaissirno,
ma lo sfidiamo a cavare dal nostro articolo un simile concetto.
Una sola cosa pud il critico dedurre dall'articolo, cioe, che in mezzo
a molti errori lo Spencer ha detto anche alcune verita, e noi biasi-
maudolo di quelli, 1'abbiamo di queste lodato. E ci darebbe il nostro
critico il norne di un solo filosofo, morto o vivo, che abbia detta
serupre e tutta intera la verita ? E sottoscriverebbe egli a tutte le
sentenze di Aristotile e di Platone e di tanti altri filosofi?
Quanto alia psicologia spenceriana, credevamo che sarebbe ba-
stato, per confutarla, 1'asserire, come facemmo, che « la psicologia
per lo Spencer 6 in realta un raino della biologia » (p. 161). Certo,
1 « Though the Absolute cannot in any manner or degree be known
in the strict sense of knowing, yet we find that its positive existence
is a necessary datum of consciousness, and that so long as consciousness
continues, we cannot for an instant get rid of this datum. » HERBERT
SPENCER'S, First Principles, p. 26.
INTORNO AD HERBERT SPENCER 345
se il filosofo inglese fosse stato del tutto coerente ai proprii prin-
cipii, avrebbe forse dovuto essere ua pretto materialista : ma in
cid egli mancd alia logica e si tenne in una certa mezzanita, come
appare chiaro da suoi Principles of Psycology §. 63. Abbiarno
detto forse, perche non manca, anche tra' cattolici, chi difenda
lo Spencer dalla taccia di materialismo e d' incoerenza. II critico del-
VUnita consult! il Collins nel suo Epitome of the Synthetic Phi-
losophy e il professore cattolico e sacerdote W. Turner nel suo
libro History of Philosophy a pagina 624.
E basti fin qui. Del recjto, dopo avere noi. nell'articolo, esposto
sommariamente il sistema dello Spencer, rimettemmo il giudizio al
lettore dicendo : « Da questa sommaria esposizione del sistema filo-
sofico dello Spencer, ognuno potra di leggeri vedere da se quali
sieno i punti vulnerabili di questo Achille » (p. 163). E a pag. 164
non risparmiammo le critiche : « Lo Spencer dunque, ponendo a
fondamento della sua filosofia due teorie, non solo non per se evident],
ma la cui falsita, almeno in parte, e certa, guasto tutto il sistema,
gl'inoculd il veleno dell'errore e lo condannc) a certa morte. » E
piu giu : « Gli errori fondamentali della filosofia spenceriana dipen-
dono in gran parte dal carattere speciale del suo intelletto » ecce-
tera. E a pag. 165 : « La storia della filosofia (la storia, diciam
cosi, laica ; poiche la cattolica ha giudicato gia lo Spencer) da
qui a cinquant'anni o cento, dira probabilmente del sistema di lui
quello che dice di parecehi altri, che, cioe, fu un sole che illumin6
per breve ora molte menti e scaldd molti cuori, e poi, tramontato
all'occaso, giace freddo ed oscuro frammento d'ua mondo passato,
reliquia archeologica d'una remota eta. »
Con cid ci parve di esserci sdebitati abbastanza dell'obbligo di
dir la verita e di controbilanciare la lode col biasimo. Ma, pur troppo,
la bilancia sta in mano ad uomini, non ad angeli; e certe espres-
sioni di lode, prese separata mente, certo, poterono serabrare esage-
rate, le quali considerate nel contesto non hanno quella gravita
che altri vi ha veduta. Anche la Ciudad de Dios scriveva nel gen-
naio scorso : « la influencia del filosofo ingles en el ambiente in-
telectual y moral moderno es incuestionable j su autoritad extraor-
dinaria » . Nel nostro articolo abbiamo condannato il sistema di
lui, lodando tuttavia il suo ingegno, la sua studiosita e quel niolto
o poco che ha scritto di vero e di buono. Qualcheduno avrebbe
voluto che ne avessimo detto solo male. Ci trovi costui un libro
dello Spencer che non contenga altro che errori e saremo pronti
a compiacerlo.
BIBLIOGRAFI A '
BATTANDIER ALBERT, mons. — Annuaire pontifical catholique.
YII annee, 1904. Paris, Bonne Presse, 16°, 640 p.
tistica delle loro Case; del Dignitarii
e Prelati della Corte Pontificia; delle
Congregazioni romane e delle loro
attribuzioni. Di piu ha alcune notizie
teologiche, archeologiche e di cose
varie, non che le necrologie di pre-
lati illastri morti dal 1898 al 1902.
Contiene : Calendarii di varii Riti
e di diverse eta ; la cronologia del
Papi e quanto riguarda la S. Sede
e 1'organizzazione pontificia ; la nota
dei Cardinal! e delle disposizioni ri-
guardanti la dignita cardinalizia ;
dell'Epigcopato e delle sue preroga-
tive; deg-li Ordini Religiosi e sta-
BEANI GAETANO, mons. can. — La Cattedrale pistojese. L' al-
tare di S. Jaoopo e la sacrestia de' belli arredi. Appunti storici
doc amen tati, con due piante delia Cattedrale etess.a e alcune in-
cisioni. Pistoia, Casa tipo-iit. ed. Sinibuldiana, 1903. Un Vol. di
pagg. 184. Prezzo L. 3.
A confutare la leggenda che
gl'italiani non sono capaci di lavori
pazienti di erudizione e che debbo-
no in questa parte necessariamente
mendicare dagli stranieri, concorro-
no con vera efficacia, degnissiina di
encomio, i lavori che Mons. Gaeta-
no Beani, Prelato domestico di S. S.,
va da tanti anni pubblicando, mas-
sime riguardo alia storia religiosa
pistoiese.
II compianto P. Mauro Ricci,
scrivendo al Beani, notava appunto
a particolar merito di questo tale
rivendicazione del genio italiano, cui
non manca, ove occorra, nemmeno
la pazienza delle minute indagini
d'archivio e di biblioteca. E per fer
mo in questo volume, come nel re-
Bto in parecchi altri del ch. A., e
tanta copia di documenti inediti
tratti dagli archivi comunale e ca-
pitolare di Pistoia, nonche da altre
fonti storiche paesane, quanta puo
desiderarsi a soddisfare qualunque
.piu difficile criterio nostrano e fo-
rastiero.
Lo splendido Tempio pistoiese,
che Pio II noverava tra gl' insigni
e vetusti dell' eta sua, ha trovato
nel Beani un illustratore accurato
e insieme colto, il quale nulla tra -
scura, descrivendo ogni cosa con
amore e con purgato stile e sapen-
do intorno ad ogni particolare de-
star naturalmente e senza sforzo
P interesse dell' arte, della storia,
della poesia, della religione e del
patriottismo. Specie innanzi all' al-
tare di S. Jacopo col dossale ed il
. I Jibri e gli opnscoli, anannziati nella Bibliografia. (o nelle Riviste
della. Stamp a) della « Civilta Cattolioa », non pnd rAmministrazione assumere In nessuna
maniera 1'Incarico di prorvederli, salvo che 1 detti libri non sieno indlcati come vendiblli
preaso la stessa Ammlnistrazioae. 016 vale anohe per gli annnnzi delle opere pervennte alia
Direzione e di g nelle indicate sulla Ccpertina del periodico.
L ' AMMINISTR AZIONE .
BIBLIOGRAFIA 347
paliotto d'argento, ove, oltre alle im- suscit6 tanto commovimento d'orro-
magini dei dodici Apostoli, sono scol- re, dovecb.6 adesso lascerebbe forse
pite storie dell' antico e nuovo Te- moltissimi indifferent!. Su questo
stamento (un museo di finissimi ci- fatto soffermasi 1'A. indagando. Ma
melii, degno della stessa Roma), il inutilmente, perche certe oscurita
ch. Beani c' intrattiene ravvivando aspettano tuttavia la pubblicazione
le memorie dei secoli XIII e XIV di qualche documento che le dissi-
fulgidi di fede ispiratrice di bel- pi. Intanto quel che MODS. Beani ha
lezze artistiche non piu uguagliate bellamente chiarito ed illustrate e
dappoi. E fa risonare il grido iroso tanto da assicurargli la gratitudine
di Dante contro il sacrilege furto di tutti gli studiosi di storia e in
di Vanni Fucci, che in quei tempi particolare de' suoi concittadini.
COURDA VAULT (abbe). — L'Hebreu appris facilement sans maitre.
Lille, Deselee de Brouwer, 1903 in 16.°
Quest'opuscolo ha per iscopo d'a- clinare, a coniugare, ed anche a cer-
gevolare ai principianti lo studio della care in un dizionario le parole e le
lingua ebraica. II Calmet diceva che radici ebraiche. II nostro autore assi-
una mente chiara, netta, precisa, cura qualche cosa di somigHante.
metodica in meno di un mese puo Noi invitiamo i lettori a fame 1'espe-
riuscire a leggere, a scrivere, a de- rimento.
DAMIANI OK B., prof. -- Memorie di uno studente. Castellammare
di Stabia, 16°, 176 p.
& qui ritratta con molto candore giovine che ha sempre sul labbro :
e insieme con molta vivezza la vita « II mio signer me stesso » ; ma se
di giovine studente e di militare, intraprendono questa lettura, la tro-
menata dall'autore. Forse ad alcuni veranno forse si attraente, da non
non sara troppo gradito il sentire un ismetterla piu sino al termine.
DE MANDATO PIO. — L'intolleranza protestante. Appunti storici.
(Apologia cattolica popolare n.° 11) Roma, Propaganda, 1904, 16°,
180 p. Cent. 50.
E uno scritto d'indole polemica, atroci della inquisizione protestan-
cioe 1'A. all'accuse reiterate de'pro- tica. Circa trentacinque zincotipie,
testanti e di altri contro la cosi detta rappresentanti varii supplizii inflitti
intolleranza cattolica (che non e tale ai cattolici, illustrano e rendono gra-
ma semplice costanza nel vero) op- ditissimo il libretto, perche parlano
pone la vera intolleranza protestan- anche agli occhi del lettore.
tica, raccontando fatti ed esempii
FERRARI GIUSEPPE, can. — I doveri degli Operai e dei Padroni
secondo le dottrine di Leone XIII. Discorso. Lucca, Baroni, 1904,
16°, 40 p.
Da queste belle pagine appren- mente antichi e prudentemente mo
deranno i lettori come, nella tanto derni,attenendosistrettamenteagl'in-
agitata controversia dei padroni e de- segnamenti del Papa » (p. 5).
gli operai « si possa essere sapiente-
348
BIBLIOGRAFIA
F10RI e frutti di apostolato. Dopo venticinque anni. Firenze, tip.
S. Giuseppe, 16°, G2 p.
E un grazioso librino scritto,
direm coal, coll'anima sulla penna ;
tutto garbo di letteratura insieme
e di sentimenti di cristiana pieta
provati e sentiti dall'A. Ne la veste
estrinseca dell'edizione la cede al
contenuto. Esso racconta la fonda-
zione e le vicende della Scuola apo-
FEATESCHI F. — In hoc vinces.
1'Era volgare. Pisa, tip. B. Giordano, 1903,
' Pregevole e questo lavoro per per calore di sentimento, oltre
leggiadria di stile, per elevatezza essere utile ed istruttivo.
d'imaglni, per vivacita di descrizioni,
FROLA DOMEN1CO, can. --La Lettera di San Paolo ai Romani.
Analisi, parafrasi e comaienti. Ivrea, tip. Unione coop. Canave-
sana, 1904, 16°, YIII 204 p. Lire due.
L'egregio Autore non ha inteso a farvi intorno giudiziosi comment!,
di far qui uno di quei lavori biblicij e soprattutto a dedarne corollari dog-
stolica di Monaco ne1 primi venti-
cinque anni di vita; scuola formata
da un'eletta di giovinetti i quali in
quell'amena spiaggia si preparano
all' apostolato. Varie fototipie illu-
strano questo caro ricordo di fami-
glia, che e molto acconcio a far
conoscere 1'opera.
Romanzo storico del secolo IV del-
306 p. L. 1,50.
ad
che sono al presente assai in voga,
gli scrittori de' quali si fermano di-
ciam cosi, sul vestibolo di qualche
libro canonico, p. e. il pentateuco o
il vangelo di S. Giovanni, disputando
sull'autore di esso, sul tempo in cui
fu scritto, sulla inspirazione divina
ond'e informato, sui diversi codici,
ed altre tali inaterie, certamente gra-
vissime, in cui fan largo sfoggio d'eru-
dizione antica e moderna, e dopo os-
servata ben bene la facciata dell'edi-
fizio, se ne vanno, senza neppur
mettere il piede nell'interno del tem-
pio, II Frola invece ad esaminar la
facciata e 1'esterna costruzione del-
Tedifizio si trattiene solamente quan-
to e necessario al suo scopo, e tosto
conduce il lettore nel tempio a medi-
tare e pregare con esso lui. Vogliamo
dire che, date le necessarie nozioni
preliminari intorno S. Paolo e il suo
apostolato e il motivo e lo scopo di
questa lettera, entra subito a fame
1'analisi parte a parte, ad illustrarla
ove occorracon opportuna pa*afrasi,
matici e lezioni morali. Si vede chiaro
che lo scopo prefissosi dal degno
Autore e stato eminentemeate morale,
cioe quello di far conoscere Gesu
Cristo e i suoi intimi rap^porti col
cristiano, secondo gl'insegnamenti di
S. Paolo : la qual cosa apparisce prin-
cipalmente dal commento al capo VIII
e dalle considerazioni che lo seguono,
non che da quelle che vengono dopo
il capo XI. Ma non si creda pero que-
sto un lavoro di stampo antico e vieto :
anzi la guida principale dell'Aiitore
sembra essere stata il dotto e vivente
P. Cornely, i commenti del quale ci
presenta in questo libro volgarizzati
in servizio della predicazione. E per
conchiudere, noi siamo di parere che
Tegregio professore con questo la-
voro abbia fatto cosa utilissiina non
solo al giovine clero, ch'egli sembra
avere particolarmente preso di mira,
ma anche a quei provetti sacerdoti,
che nello studio dei libri santi, che
gia sappiamo divinamente inspirati,
anziche una pomposa erudizione, cer-
BIBLIOGRAFIA
349
cario la retta intelligenza della pa- praticarla. Ce ne dia altri di somi-
rola di Dio e 1'unzione che move a glianti lavori.
GERARCHIA (La) CATTOLICA, la famiglia e la cappella pontificia
con appendice. Elizione ufficiale pubblicata il 15 gennaio 1904.
Roma, Yaticana, 16°, G02 p. L. 5.
Comprende la Cronotassi dei Som- gnore ; la Cappella pontificia : le am-
mi Pontefici Romani molto oppor-
tuQamente d'ora in avanti desunta
dal Liber Pontificalis di mons. Du-
chesne : la Gerarchia Cattolica di-
spoala secondo le diverse parti del
mondo: gli Ordini religiosi: la fa-
m'glia della Santitk di Nostro Si-
ministrazioni palatine: le Sacre Con-
gregazioni, le Nunziature : il Corpo
Diplomatico presso la S. Sede: gl'Isti-
tuti, Accademie, e Collegi ecclesia-
stici ed il Vicariato di Roma. Un
copioso Indice in fine rende facile
la ricerca dei Nomi.
GRAZIOLI E., arciv. — Dono per nozze, ovvero manuale pratico pel
genitori. Roma, Scuola tip. salesiana, 1904, 16° di pp. 438.
Qaesto libro comparve la prima
volta trent'anni sono, e incontro tanto
favore che'ne furono fatte in poco
tempo quattro edizioni, e la nostra
« Civilta Cattolica » ne scrisse fra
1'altre queste parole nel quaderno 531:
« Vorremmo vedere questo libro iielle
mani di tutti i nuovi sposi, specie del
popolo, pel quale fu peculiarmente
seritto : oh quanto bene farebbe ! »
Or queste parole medesime, che scri-
vemmo allora, ci gode Panimo di ri-
petere oggi, solo omettendo quelle
che qui abbiamo trascritte in corsivo.
Ease in realta non hanno piu luogo,
percb.6 1'Arcivescovo, nel ripigliare
in mano il lavoro del parroco, lo ha
rifuso e modificato in maniera che
riesca adatto sd ogni classe di per-
sone. Egli piglia le mosse dalla na-
scita del fanciullo, la quale chiama
1'eta del Battesimo, e su su prose-
guendo per 1'etk della Confessione e
per quella della Comunione, conduce
come per mano i genitori fino all'eta
del Matrimonio de' lor figliuoli, sug-
gerendo loro i doveri da compiere e
gli scogli da evitare in ciascuno di
quegli stadii, se vogliono educare
proprio cristianamente la loro prole.
Tutto poi il lavoro e condotto con
dottrine sicure, con istile chiaro e
brioso, e con racconti acconcissimi a
mescolare all'utile il dilettevole. Che
il Signore gli conservi a lungo in
mano la penna.
MILLUNZI GAETANO, can. — Ricordo funebre di mons. Y. Di Gio-
vanni arciv. di Peninonte. Palermo, « Boccone del povero », 1903,
8°7 44 p.
Annunziamo semplicemente que-
sto Ricordo funelre di un letterato
siciliano, seritto da un altro lette-
rato pur siciliano. Non ne faremo
un epilogo. Diremo soltanto che il
Card. Celesia, venerando Arcive-
scovo di Palermo, in una sua let-
tera pastorale, con modo insolito,
fece Telogio del Di Giovanni, addi-
tandolo come precipuo ornamento e
decoro del clero siciliano. Degli
scritti suoi non diciamo assoluta-
mente nulla, perche sono la bellezza
di 156. Chi voglla averne contezza;
legga questo bellissimo Ricordo fu-
nebre, e imparerk a conoscere pie-
namente 1'uomo e la sua opera.
350 BIBLIOGRAFIA
MONSABRE I. M. L. 0. P. — Domeniche e feste delPAvvento pre-
dicate a Roma nel 1890-91 nella chiesa di S. Andrea della Valle.
Conferenze tradotte dal P. GITJSEPEE BENELLI del medesimo Ordine.
Parigi, Lethielleux, 16°, YIII-274 p. — L. 2,50.
Nel Monsabre tutti ammirano il che si contenga tutto il suo migliore
vero e grande orator sacro: in quest! elogio.
due epiteti vero e grande a noi pare
MONTI GIOVANNI, sac. — I giorni della salvezza, ossia metodo
teorico-pratico per far bene il giorno di ritiro. Milano, Agnelli,,
1903, 16°, 468 p., L. 1,50.
E un libro da chiesa , con molte e varie divozioni, specialmente utile-
ai divoti del Rosario.
MORENI GIUSEPPE, aw. — Scritti vari e cenni biografici. Fvrenxe,
tip. e libr. domenicana, 1903, 16°, Voll. due di complessive pa-
gine 824.
Chi fosse 1'Avv. Moreni e qui fatto
chiaro dalla bella e fedele biografia
che ne ha dettato 1' illustre Monsi-
gnor Del Corona, il quale ce lo pre-
senta come modello di studente, come
perla di fratello e di figlio, come
esemplare di sposo, poi lo studia
come avvocato e cittadino, come ascrit-
to alia Societa di S. Vincenzo di Paoli,
come Operaio di monasteri; e ne scri ve,
fra le altre, queste belle parole : « La
verita e la carita parlavano in lui e
tutto uno splendore di giustizia fu
la sua vita. I giusti non si affratel-
lano agli empii, ma non gli oltrag-
giano ne gli odiano. Guardano nel-
1'uomo quel che di Dio vi risplende;
e Ik corrono amando > (p. 24). E
degno veramente del nome di giusto
era il Moreni, come apparisce da tutte
le pagine de' suoi Ricordi, del suo
Epistolario, ed acche dalle Epigrafi
da lui dettate. Ben fu ispirata la sua
degna consorte signora Sofia a farle
di pubblica ragione. $, una lettura
che edifica e corrobora a salute. Dal
principle alia fine vi si sente un'ani-
ma profondamente cristiana e della
evangelica sapienza tutta imbevuta.
Ed e una vera consolazione, in questi
tempi in cui trionfa il culto della
materia, e si vorrebbe bandire tutto
cio che s'innalza sopra di essa, 1'in-
contrarsi in un'anima di gentiluomo
si pio, che ad ogni occasione mani-
festa aspirazioni soprannaturali. Ci
piace riferir 1'iscrizione che fu stam-
pata sotto il suo ritratto:
GIUSEPPE MORENI
NAGQUE IL DI XI LUGLIO MDCCCXXXVII
MORI IL XXVII APRILE MGMI
FU PERLA DI GENTILUOMO E DI GATTOLIGO
EBBE FEDE FIORENTE
IN OPERE D'AMORE
s'llYDISSE LEGGE DI ELETTA PARSIMOXIA
NEI SOLLAZZI ANCO INNOGEIVTI
PER TESOREGGIARE
AI POVERI E ALLE SPOSE DI CRJSTO
SALUTO CON SERENITA DI SANTO
LA MORTE
E L' ULTIMO GIORNO
CHIAMO IL PIU BELLO DELLA SUA VITA
SPIRITO MAGNO
DALLA PAGE IN CHE VIVI
SORRIDI ALLA TUA POVERA
SOFIA
COSI SOLA NEL SUO DOLORE
BIBLIOGRAFIA
351
PACATI PIETRO, sac. prof. — Explicatio Casuum in Dioecesi Ber-
garuensi Reservatorum. Ber garni, typ. Secomandi, 1902, 16°, 138 p.
L. 1,50.
II clero di Bergamo e stato sem-
pre in onore, come per Pesemplarita
dei costumi, cosi per la bonta degli
studii sacerdotali. E che ora non ab-
bia demeritato il buon nome procac-
ciatogli dai mag-gum, mostrano i
libri che abbiamo veduto recente-
mente uscirne alia luce, tra i quali
questo del degnissimo professore di
teologia morale in quel venerabile
seminario. E diviso in due parti, 1'una
generate e 1'altra particolare. Nella
prima 1'Autore espone con brevita
insieme e pienezza tutta la dottrina
dei casi riser vati in generale, e cosi
viene appianando la via alia spiega-
zione dei singoli casi particolari, ri-
movendo auticipatamente gli ostacoli
che nelle applicazioni particolari po-
trebbero presentarsi. La seconda
parte esamina o spiega accurata-
mente ad un per uno i casi riservati
nella diocesi di Bergamo. In fine poi
del lavoro, a mo' di appendice, il
PINCHETTI-SANMARCHI O. M. mons. — Guida Diplomatica Eccle-
siastica. Attuale posizione giuridica internazionale della Santa Sede,
con un' Appendice sulla questione romana. Roma, Desclee, Lefebvre
e C. Editori Pontif. 1903. 8° di pagg. 604.
Prendendo a scrivere un com- tesi, rispondendo vittoriosamente alle
piuto trattato di diplomazia eccle- soflstiche deduzioni opposte da giu-
siastica per utilita dei Prelati che
dalla S. Sede s'inviano quali proprii
rappresentanti presso le Corti ed i
Governicivili, molto rettamente penso
1'egregio A. che bisognava dapprima,
dotto professore ha voluto spiegare
con diligenza la composizione da
farsi dai compratori dei beni eccle-
siastici, sia perche il caso in pratica
e tutt'altro che raro, sia per cagione
delle nuove disposizioni della S. R.
Congregazione in questa materia.
Tutta la trattazione e condotta con
sodezza di dottrina, rettitudine di
giudizio, perspicuita d'esposizione e
conoscenza dei trattatisti anche mo-
derni, come il D'Annibale, il Balle-
rini, il Berardi, il Bucceroni. Solo
una cosa vorremmo consigliare al
ch. Autore per una seconda edizio-
ne, cioe che gli piacesse modificare
il titolo della sua bella operetta. Cosi
com'e, sembra indicare un libro di
utilita molto ristretta, cioe pel solo
clero bergamasco : laddove in realta
tutta la prima parte, 1' appendice, e
in gran parte anche la seconda parte
posson tornare utilissime a tutti in
generale i confessori.
poste le condizioni anormalidei tempi
nostri, stabilire in modo solido e
chiaro che al Vicario di Cristo spetta
e spettera fra i Potentati della terra
il posto di Sovrano. Non solo con
molta efficacia di argomentazione,
ma altresi con erudizione copiosa,
Monsignor Pinchetti dimostra questa
risti statolatri d' Italia e di fuori, e
dandosi a divedere pienamente in-
fo rmato di scritti, fatti, giudizii, con-
tese e risoluzioni diplomatiche rela-
tive a si rilevante e complessa ma-
teria. Cosi, per queste dotte e meditate
pagine, vien posta in piena luce la
proposizione negata quasi universal-
mente (e si capisce perche) dalla
scuola massimamente dei pubblicieti
italiani, che il Romano Pontefice usa
perfacoltapropria,jluente dot dalla
sua stessa potesta, del diritto di le-
352
BIBLIOGRAFIA
gazione attivo e passive, il quale an-
che dopo il 1870 e rimasto integro e
completo, sia quanta all'origine da cut
deriva, sia quanta alia rappresen-
tanza propria e sptciale del Ponte-
fice, spirituale, doe, temporale e 'po-
litico,. E ad illustrazione e conferma
di cio, assai a proposito 1'A. espone
e con validissimi argomenti, tolti dal
diritto internazionale vigente, riba
disce la sentenza, a nostro avviso
inoppugnabile, che il Papa in Vati-
cano, nonostante tutti i plebisciti, e
ancora sovrano vero territoriale ed
effettivo con tutti i diritti inerenti
alia vera e territoriale ed effettiva
sovranita.
Segue un'Appendice sulla Que-
stione Romana, che da se sola po-
trebbe costituire un trattato a parte,
con veduce ampie sul non eocpedit e
sull'azione dei cattolici italiani, e giu-
dizii sempre conform* agli insegna-
menti della S. Sede, e si conchiude
con pagine riboccanti di giusta am-
mirazione pel nuovo Poatefice Pio X.
Aspettiamo dal ch. A. il prosegui-
mento dell' opera cosi bene iniziata.
SCHOLA CLERICORUM et Cura animarum. Periodico ecclesiastico.
fondato fra il Clero lucchese nel 1900. I. (1900-903). Lucca, Ba-
roai, 8°, 61G p. Prezzo annuo di assooiazione L 1,50.
Abbiamo sott'occhio, legato alia
bodoniana in un bel volume, il primo
triennio di questo utilissimo perio-
dico, che avrebbe anche potuto in-
titolarsi Scuola e Parrocchia, ovvero
Teoria e pratica del ministero sacer-
dotale. In ogni numero e data la so-
luzione d'alcuni Casi di coscienza
proposti nel calendario diocesano e
gia stati sciolti nell'anno antece-
dente. Inoltre sono qui riprodotti
non solo i documenti papali, ma an-
che tutte le decisioni piu important!
delle Congregazioni Rotnane, o per
esteso o in compendio. Queste due
materie non mancano mai, anzi for-
mano la parte piu importante del
periodico. Similmente e in esso in-
serito ogni avviso, o proposta, o do-
cumento che sia comunicato dall'au-
torita ecclesiasticadiocesana. Di tutte
le altre materie poiche servono a fare
del chierico un ottimo prete (Schola
clericorum) e del prete un degno mi-
nistro di Dio (Cura animarum) viene
data or questa or quella, in maggiore
o minor copia, secoiido le circqstanze.
II saggio che ne abbiamo preso, per-
correndone alcuni Numeri, ci ha per-
suasi che questo periodico e molto
giudiziosamente compilato, ne altro
potevamo aspettarci dalla dottrina e
dalla esperienza del Revmo Canonico
Fanucchi, professor di Morale, che lo
dirige, e degli altri suoi valenti
collaborator!. Noi dunque crediamo
che nessnn sacerdote dell'archidio-
cesi lucchese possa onestamente esi-
mersi dall'associarvisi, ove pongasi
mente dall'una parte alia grande
utilita del periodico, dall'altra alia
straordinaria mitezza del prezzo, che
e di soli 10 centesimi al Nuraero
(composto di 20 pagine) e pero, es-
sendo mensile il periodico, di L. 1,20
all'anno. Chi potra ricusarsi senza
vergogna?
CRONACA GONTEMPORANEA
Roma, 9-27 gennaio 1904.
I.
COSE ROMANS
1. Motu proprio intorno all'elezione de'Vescovi. — 2. La federazione Piana
ai piedi di Pio X. — 3. II circolo di S. Pietro alia messa papale. -
4. La Commissione archeologica al Vaticano. — 5. Fondazione di una
Societk medico-cattolica. — 6. La questione del Nobis nominaverit.
MOTV-PROPRIO
DE ELECTIONS EPISCOPORVM
AD SYPREMAM S. CONGREGATIONEM S. OFFICII AYOCANDA
PIVS PP. X.
Romanis Pontificib^s maximae semper curae fuit, ut sigulis in
orbe terrarum Ecclesiis tales praeficerentur Pastores qui probe scirent
strenueque valerent tantum sustinere onus vel ipsis angelicis humeris
formidandum. Ex quo factum est ut ab antiquis temporibus plura
iidem ediderint, quibus vel novae pro Episcoporum felici delectu tra-
derentur normae vel iam traditarum observantia urgeretur.
Haec inter speciali quidern recordatione digna censemus quae, ante
Sacrosanctum Tridentinum Concilium, Supremus Pontifex Leo X 4,
post illud vero Xistus Y 2, Gregorius XIY 3 atque Orbanus YIII 4
de qualitatibus proinovendoium deque forma in eorum promotione
servanda sapientissime constitueiunt ; Nobis tamen in primis memo-
rare libet quae a piae memoriae Decessoribus Nostris Benedicto XIY 5
et Leone XIII G decreta sunt. Quorum alter methodum hac in re gra-
1 Bulla « Supernae dispositionis » edita 3 Nonas Maii 1514.
* Bulla « Immensa » edita 11 Kal. Febr. 1857.
3 Bulla « Onus » edita Idibus Maii 1591.
k Instructio circa modum servandi praescriptiones Cone. Trid. et
Const. « Onus » Greg'. XIV in processibus de eligendis Episcopis, edita
an. 1627. — In Cone Trid, hac de re agitur sess. VII, cap. I; sess. XXIV,
eap 2. sep. XX. cap. I.
5 Bulla « Ad Apostolicae » edita 16 Kal. Nov. 1740, et « Gravissimum »
edita die 19 Ian. 1757.
6 Bulla « Immortalis memoriae » edita 11 Kal. Oct. 1878.
1904, vol. 1, fasc. 1287. 23 30 gennaio 1904.
354 CRONACA
vissima a priore invectam ab usu paulatim recessisse dolens, earn
instaurare cogitans, inde a primo sui Pontificatus anno, Constitutione
« Immorlalis memoriae » peculiarem S. R. E. Cardinalium Congre-
gationeni instituit, cuius esset, salva manente in omnibus forma et
ratione in electione et confirmatione Episcoporum exterarum regionum
eousque a Sancta hac Sede servata, operam suatn ad proniotionem
praeficiendorum Italiae dioecesibus sedulo praestare.
Providentissimi hirius instituti salutaribus effectibus experientia
comprobatis, vix dum, licet inviti, universalis Ecclesiae gubernacula,
Deo disponente, tractanda snscepimus ad illud perficiendum prove-
hendumque animum intendimus. Quern in fineni praefatain de eli-
gendis Italiae Episcopis a Leone XIII fundatam CoDgregationem, Su-
premae Sacrae Congregation! S. Officii, cui Ipsimet immediate prae-
sidemus, coagmentantes, decernimus ac statuimus ut, servatis ex
integro rationibus et formis quae in electione Episcoporum pro locis
Sacris Congregationibus de Propaganda Fide et Negotiorum Ecclesia-
sticorum Extraordinariorum subiectis vel ubi peculiaribus Constitu-
tionibus aut Concordatis res moderatur, in praesens adhibentur, ce-
terorum omnium Episcoporum delectus ac promotio eidem Supremae
S. Officii Congregationi, veluti materia ipsius propria, defefatur.
Et quoniam huius Congregationis id proprium est, quod eius
membra et officiates ad suum munus fideliter obeundum inviolatumque
in omnibus et cum omnibus secretum servandum sub poena teneantur
excommunicationis maioris latae sententiae, ipso facto et absque alia
declaratione incurrendae, a qua nonnisi a Nobis atque a Nostris pro
tempore Successoribus Romanis Pontificibus, privative etiam quoad
S. Poenitentiariain ipsumque D. Cardinalem Poenitentiarium, prae-
terqitam in articulo mortis, absolvi queant ; eadem prorsus obligatione
sub iisdem omnino poenis et sanctionibus teneri in posterum volumus
atque expresse declaramus onmes et singulos, cuiuscumque dignitatis
ac praeeminentiae sint, quos in negocio de eligendis per supradictam
Supremam S. Officii CoEgregationem Episcopis, quovis modo, ratione
vel titulo partem habere contingat.
Ut autem eidem Supremae Congregationi in gravissimo hoc expe-
diendo negocio certa et constans norma presto foret; methodum ea
in re sequendam, opportuna Instructione, singillatim describi cura-
vimus; qua, praeter ea quae de accuratissima circa promovendorum
fidem, vitam, mores prudentiamque inquisitione peragenda statuimusT
in plenum vigorem revocavimus periculum de doctrina quod ab ipsis
promo vendis, habita ratione praescriptionum S. Caroli Borromaei in
Cone. Prov. Mediolan. I, p. 2, omnino faciendum praecipimus. Quae
quidem omnia ut per ipsammet Supreinam Congregationis S. Officii
plane adimpleri valeant, mandamus denique, ad quos spectat, utSediuni
CONTEMPORANEA 355
Episoopalium, nt supra non exoeptaruin, vaoatio eidem in posterum,
litteris al ipsiu* Cardinaletn Secretarium datis, quamprimum ac recto
tramite notifioetur. Haso eiicimu?, declaramug, saacimus, contrariis
quibuscumque non obstantibus.
Datum Romae apud S. Petrum die XVII Decembris MCMIII, Pon-
tificatus Nostri anno prime
PIVS PP. X.
2. Omaggio solenne di fede e cara dimostrazione di affetto fn quella
data dalla Federazione Piana nella pubblica udienza che ebbe dal Santo
Padre domenica 10 gennaio, nella sala del troao. Erano ivi radunati
la p residenza della Federazione, e del Comitato diocesano, e quelle del
45 Comitati parroechiali insieme coi rappresentanti delle ventuna so-
cieta federate, in cni sono distribuite tutte le opere cattoliche di Roma,
le qnali sono formate o da adulti di nobile e media condizione come
la Primaria romana per gli inter essi eattolici, la Promotrice delle buone
opere, le Pie unioni delle donne cattoliche e delle Dame protellriei delle
giovani di servizio, e le Societd di S. Carlo e di S. Paolo per la dif-
fasione della buona stampa ; o di condizione operaia, come la Primaria
associazione arlistica cd operaia, le Societd Tiberina e di S. Gioacckino,
e le Associazwni di carila reciproca fra le donne cattoliche ; oppure da
giovani, come i Circoli di S. Pietro, dell'Imwacolata, Torquato Tasso,
ed Universilario, e la Congregazione del S. Citore; od hanno carattere
piii speeiale, come V Associations della fedella, le pubblicke assistenze
della Romanina e di S. Pascasia, i Circoli Lconino e di S. Michek e
le Societd fra gli insegnanti delle scuole cattojiche.
II card. Yicario, che e patrono della Federazione Piana e del Co-
mitato diocesano, presentd al Santo Padre i membri delle Presidenze;
ed il comm. Persichetti, presidente general©, lesee a nome comune un
indirizzo ispirato ai piii elevati e nobili sentimenti di devozione alia
Chiesa e al suo Pontefice. « E dunque Roma cattolica e militante, o
Beatissimo Padre, — cosi egli diese fra 1'altro — die nei president!
dei varii sodalizi oggi s' inginocehia ai vostri piedi ; quella Roma la
cui fede fin dal tempo di S. Paolo si annunciaya E ell 'imi verso mondo,
e che e sempre orgogliosa di veder sorgere nel suo seno Ja infallibile
Cattedra di verita, alia quale si sente ognora piu avvinta da legami
indissolubili di gratitudine e di amore. Essa, niemore del glorioso
Leone XIII, ringrazia vivamente la Provvidenza di avergli dato un
cosi degno sucsessore, che rinaovando fra noi il aome am-atissimo di
Pio, ha gia vinto i nostri cuori con la dolce bonta paterna, col mira-
bile apostolico zelo e con lo splendore delle pin elette virtu. A pie
pertanto del venerato trono di Pio X, noi romani confermiamo in
questo ben auspicate giorno le proteste d' inalterato attaceamento alia
356 CRONACA
Santa Sede e di filiale devozione al Pontefice Sommo, vanto incom-
parabile dell'eterna citta. Che Iddio e la Yergine Immacolata di cui
ci accingiamo a celebrare i rinnovati trionfi ci confortino in questi
nobili sentimenti che dalla benedizione Yostra, o beatissimo Padre,
riceveranno nuovo impulse e vigore. »
II Santo Padre espresse la sua consolazione nel veder intorno a
se i rappresentanti dell'azione cattolica : si rallegrd di sapere come
le associazioni da oltre trenta anni abbiano raoltiplicato i loro sforzi
in bene del popolo in questa Roma dei papi, lavorando alia santa mis-
sione di ristaurare la societa in Cristo: e in pegno della sua grati-
tudine, dopo di avere ammesso ciascuno al bacio della mano intrat-
tenendosi con parole di paterna bonta, diede a tutti 1'apostolica be-
nedizione.
3. All'onore dell'udienza pubblica per la federazione Piana, il
Santo Padre voile ag^iungere un favore speciale al Circolo di S. Pietro
in attestato di benemarenza per il concorso prezioso da esso prestato
da tanti anni in pro delle opere cattoliche : e fu quello di ammettere
tutti i raembri di esso alia Messa celebrata da Sua Santita nell'aiila
concistoriale la mattina del 18 gennaio festa della Cattedra di S. Pie-
tro. Dopo la Messa di ringraziamento letta da Mgr. Bressan 'il Pon-
tefice passo nella Sala Clementina dove dal presiclente del Circolo,
cav. Camillo Serafini, venne letto un indirizzo di ossequio e devo-
zione : de' quali sentimenti il Santo Padre lodando e ringraziando
tutti i membri presenti, prese ad esortarli che perseverassero nel-
1'opera gia per trentacinque anni cosi validamente sostenuta : non
nascose come molti nemici si agitano contro la propaganda delle opere
cattoliche, e come sia necessaria fermezza e costanza a riportare vit-
toria sui nemici della fede, vincendo prima se stessi e le proprie
passioni per presentarsi puri al combattimento nelle diverse forme
in cui ciascuno si trova esposto nella vita pubblica. Cid esser vero
si pei vecchi che devono dar esempio ai giovani e si pei giovani che
devono seguire gli ammonimenti de' vecchi. II Santo Padre cono-
scendo ed apprezzando tutto il bene fatto dai membri del Circolo in
ogni opera buona, benedisse e conforto tutti a continuare coraggio-
samente ispirandosi alle memorie e ai sublimi esempi di fede dei
primi cristiani e dei martiri che per la fede in Roma hanno com-
battuto e hanno trionfato.
II giorno precedente era stata ricevuta nella terza loggia la So-
cieta femminile dell'Opera di S. Dorotea che si occupa della educa
zione delle giovani povere nelle parrocchie di Roma. Le signoru che
compongono 1'Associazione erano presentate da Mgr. Sogaro presi-
dente dell'Opera ed accompagnate dalla Superiora Generale delle Suore
di S. Dorotsa con varie Religiose dello stesso Istituto : le quali tutte
CONTEMPORANEA 357
si ebbero da Sua Santita coll'apostolica benedizione le piu benevolo
parole d'incoraggiamento a proseguire nella loro missione cosi santa
e cosi necessaria in mezzo ai pencoli sempre crescenti ohe insidiano
la gioventu ineauta per allontanarla dalla pieta cristiana e precipi-
tarla nel vizio.
4. La sera del sabato 16 gennaio la Commissione di Archeologia
sacra fu presentata dal suo presidente 1'eminentissimo card. Re-
spighi al Sommo Pontefice, il quale ne invitd i membri a passare nella
biblioteca privata. Quivi il barone Kanzler segretario della stessa
Coinmissione lessa una particolareggiata relazione del lavori in corso,
sia nel cimitero di PrisciJla sulla via Salaria, sia in quello di Com-
rnodilla sulla via Ostiense. Con vivo piacere sopratutto Sua Santita
udi narrarai partitamente la scoperta della cripta storica dei SS. Fe-
lice ed Adaucto fatta questi ultimi giorni, nel secondo di quei cimi-
leri, sulla via delle sette chiese seguita gia dai pellegrini nelle loi'O
visite alle basiliche rornane. Di quella cripta e fatta menzione nel
Liber pontificalis dove si ricordano i ristauri fattivi nel 525 dal pon-
tefice Giovanni I. Veanero difatti nuovamente in luce belle pittura
di queU'epoca, una di. esse dissotterrata alia presenza dello stesso
segretario il giorno precedente 1'udienza pontificia, nella quale sono
raffigurati quasi in grandezza naturale i detti Santi ai lati della Ver-
gine seduta col divino Infante. Mgr. Wilpert presentando alcune grand!
fotografie dei primi affreschi rinvenuti in quell'ipogeo ne espose 1'im-
portanza specialmente colla interpretazione da lui data di una scena
raffigarante S. Pietro che riceve le chiavi dal Salvatore sedente sul
mondo. Sarebbe la prima riproduzione a colori finora scoperta di quel
simbolo di cui si hanno piu antiche imagini scolpite in pielra.
Alcune fotografie stereoscopiche delle varie fasi dello sterro, prese
dal bar. Kanzler, interessarono vivamente il Santo Padre che si congra-
tulo del fortunate ritrovamento accaduto molto opportunainente que-
st'anno in cui ricorrono le centenarie memorie di detti Santi. Ricordato
poi con meritato elogio il proprietario del fondo dove furono fatti gli
scavi, sig. Giuseppe Serafini, il quale agevo!6 in ogni modo i lavori,
Sua Santita incaricd il segretario di partecipargli il suo sovrano gra-
dirnento : e dopo essersi cosi intrattenuto per oltre un'ora coi rnembri
della dotta Commissione, benedicendoli paternamente li acconiiatd.
In altre udienze il Santo Padre con instancabile bonta accolse la
Commissione storica e la liturgica, condotte dai loro presidenti Mgr. Du-
chesne e p. Baravelli : ricevette pure i professori di S. Apollinare, i
giovani della Congregazione detta del « Ristretto », 1'Associazione
delle Madri cristiane colla principessa Aldobrandini presidente : alcuni
membri dell'Accademia di Cracovia : la contessa di Trani, il principe
e la principessa Ouroussoff ; le principesse Ruspoli, Giustiniani-Ban-
dini e molte altre famiglie italiane e straniere.
358 CRONACA
5. Tatti lamentiamo profondamente che le sciense mediche siano-
dominate o da un desolante scetdcismo o dal materialismo piu degra-
dan«&, 1'uno e 1'altro effetto del rinnegare i principii scientific! supe-
riori, i quali possano illumiriare le gravi question! che legato quelle
discipline aila morale ed alia fede. Co.-i sotto nome di pretesa scienza si
j:roni07ono teoric ed esperienze contrarie all'una e all'al'.ra, e col pre~
testo di esagerato positivismo si e infiltrata anche nella seieu^a la |x>r-
nografia che diffonde abominevoli pubblicanioni. Quindi -e che con
plan-so sincero ed universale fu ndita levarsi la voce di seienziati
oaesti el iiidipeadenti i quali haon-o in que^ti giorni costitoita ana
Soeieta-medico-cattoliea, che ha raccolto in brevissimo tempo 1'ade-
aiooe di par^cckie centiiiaia <Ii distinti inedici e cultori di scienze
afnni alia medica. Tale Socieia, mentre giovera ad nnire in amicae-
v-ole eonsorzio [>ersone cki3 sooo assorte nel laborioso esercizio della
piu delieata tra le profession!, f arra anche a raifermare in ioro
quella fede religiosa che deve for mare il conforto della Ioro stessa
vita e della quale stimano Ioro graude davere cooperare a ritiizare il
fc-entimento presso i client! , sapecdo per esperienza quanta potenza
abbia a sollievo degli infermi. E pure s?opo della societa dedicare le
•ornate alia discussione di argomenti s?ientifici concernenti • la Ioro
ppofessione, in particolar modo le question! che collegaiio la inedicina
colla fede e oolla morale. Nella elezione delL'ufficio di presidenza fa
nominafco presidente il dott. Leopoldo Taussig — vice presides te il
dott O, Petacei — consiglieri : dott. Umb. .Staiapa, dott. Andrea
Amici, dott. Lud. Lang., dott, O. Tuceimei, dott. P.. Yirili, dott. Bald.
Lamberto, dott. O. Lapponi ; — segretario dott. Adr. Ponce de Leon
— vice segretark) dott. Fr Gagliani ; assistente ecclesiastico P. Fer-
rini parroco di S. Vinoenzo ed Anastasio.
L'ufficio di presidenia appeaa eletto mandd un telegramraa di
omaggio al Saato Padre : che per mezzo del card. Segretario di Stato
rispose plaiidealo alia nobile impresa, opera sana di restaurazione
morale la quale avra un'-effioacia emineatemente sociale e civile.
Per affinita d'argomento aggiun-giamo qui 1'aitra notizia del pros-
simo coagresso medico cattolico gia indetto in Eoma durante que-
st'anno giubikre della definizione dommatica dellj Immacolato conce-
piniento della B. Y. Maria : e ne daremo contezza a suo tempo.
6. Riportiamo testualmente la Nota pubblieate nel n. 16 deli'O^-
servatore Romano colla quale fei mette fine ad una question© che da
piu di un anno tenne preoc2iipata la pubbliea opinione.
< La vertenza relativa alia redazione delle Bolle episcopal! , solle-
vata dal G-o \rerno franeese, della quale la stampa, sia italiana, sia
estera, si e occupata beae spesso con poca precisione, ha avuto una
favorevole soluzione.
CONTEMPORANEA ,-550
<Ne!le Bolle episcopal! per la Francia leggesi, da tempo imme-
morabile, la frase seguente :
« Cum vigore Coneordatortim inter Apostolicain Selem et Q-allia*
rum Gubernhmi jamprideaimitorum, nominatio personae idoneae ipai
vacant! Bcclesiae N... in. episcopum praeficiendae, Romano Pontiftei
pro tempore extstenli facienda, ad dilectum Nobis in Christo ftiium
N... hodiernuin Gallieae Repubblieae Praesidem modo pertineat et
ipse clilectus filius Noster N... Praeses Nobis ad hoc per suas patenles
litter as nominaverit te etc. » II Groverno france»e domand6 che ve-
niase soppresso 1' ultimo Nobis, e tale e la vertenza coai detta del
Nobis nominaverit.
« La Santa Sede, diinostrata la legLttimita del Nobis, il quale in-
dioa che la nomina presidenziale roa e creazione di Vescovo, ma
semplice designazione di persona al Romano Pontefice, aggiunse fin
dal principio che, non facenilo essa -questione di parole, EOB escln-
deva 1'esame di una soluzione che lascias.se intatta 1'accennata dot-
trina canonica e dommatica sulla natura della nomina presidenziale.
« Dopo luago scambio di idee, il Q-overno franceso ha accettato
una soluzione che di sua iniz;ativa propose la Santa Sede, e che,
senza ledere in veruna guisa il privilegio di nomina concesso al Go-
verno in virtu di Concordato, censerva intatta ed assieura in avve-
nire 1'espressione della dottrina canonica e dommatica sopra indicata. »
II.
COSE ITALIANS
1. La riunione politica di Torino. — 2. II regolarnento della istruzione ele-
mentare ed il catechismo. — 3. 11 novantesimo compleaunno deU'Emo
card. Celesia.
1. Se il vecchio liberalisino costituzionale nutriva ancora qualche
iliuaione intorno alia sua influenza nella vita politica italiana, la riu-
nione eke in s.uo nome fu bandit a pel 24 gennaio in Torino dovrebbe
averle tutte interamente dissipate. Secondo i suoi iniziatori, « coneetto
principale di queato convegno e stato quello di preparare una vera e
seria organizzazione del gra^ partito liberale e di stabiiire i punti prin-
cipali di un programma, sui quali tutti gli uo-mini politici, o-ehe di poli-
tica si occupano, possono essere concordi. » II < gran partito » dopo cin-»
quant'anni che spadroneggia 1'Italia sentiva il bisogno di rinsaldarsi, di
scuotera la « atonia » croaica in cui va deperendo e sfasciandosi tra
la confusione delle tendenze e la < propaganda di vecchie e nuove fa-
zioni che insidiosamente cjospirano contro 1'unita e la liberta delia pa-
tria... e sotto le apparenze simpatiche di una lotta contro 1'immoralita
360 CRONACA
e la miseria, attentano alia saldezza degli istituti che sono le garanzie
piu preziose della nostra liberta». Nelle quali parole dell'on. Villa,
che era il centre e dettava il programma di quel congresso, si sentono le
preoccupazioni della campagna antimilitarista e del processo Bettolo; la
riunione di Torino avrebbe dovuto nelle speranze de' monarchic! costi-
tuzionali far argine alle invasioni socialiste colla bandiera delle « istitu-
zioni > . collo Statuto « vecchio libretto del 1848 » come lo chiamo il
Tempo. Non era un convegno governativo, non era un partito di opposi-
zione: doveva essere un omnibus politico di tutti i liberali monarchic!
concordi e solidali « nel determinare i piu grandi problemi che agitano
1'anima nazionale nel campo intellettuale, morale ed economico e nel
proclamare 1'urgenza della loro soluzione legislativa * , proponendosi
per eonipito « di accelerare 1'opera dei governi, di prornovere gli studi
e gli sfom dei legislator!, di affratellare, dissipando rnalintesi e ca-
lunnie, gli uomini di buona volonta di tutte le parti d'ltalia in un'opera
e in un sentimento comune, di concorrere insomma a formare e di-
rigere quella forza invincibile e sprezzatrice di ogni ostacolo nel mondo
moderno che e la pubblica opinione. » In verita tutto questo inviluppo
rettorico fa un effetto singolare quando si ricorda la desolante svo-
gliatezza che ordinariamente presiede alle sedute di trenta o quaranta
sonnaochiosi onorevoli nell'aula di Montecitorio !
Ne miglior fortuna ebbe la riunione di Torino ! Diciannove sena-
tori ; trentatre deputati, compreso 1'on. Yilla, eletto presidente ; tra
essi nessun meridionale : due soli dell' Italia centrale, 1'on. Cottafav
(di Correggio) e 1'on. Santini (di Koma) : poco numerosi anche i rap-
presentanti delle Societa : in tutto trecento persone present! formavano
la falange del liberalisnio costituzionale, soprannominata « il parla-
mentlno », la « accademia politica », la « ripetizione generale » delle
Caraere. Le discussioni toccarono i temi dell'organizzazione di partito,
della questione meridionale, del decentramento amministrativo, e della
autonoinia comunaie, della riforma amministrativa, dell'istruzione, della
legislazione del lavoro. II tutto fa spedito in quattro sedute, e poteva
esserlo anche in meno. Pure ci fu un tal sen. Cantoni il quale trovo
ancora il tempo di finire compiacendosi che « il liberalismo manife-
statosi vivo e vegeto in questo convegno, dara ancora del filo da tor-
cere ai suoi avversari, clericali e socialist!! » Furbo il senatore !
2. Ci fu chi nell'adunanza di Torino subodoro un tentative di
formazione d'un nuovo partito piu saldo nelle orme liberali costitu-
zioi>ali che non sia il Giolitti coi suoi sdruccioloni radicali. La morte
di Zanardelli che era, come dicemmo, il rappresentante di quel li-
beralismo dottrinario, ha rallentate ancor piu ie file de' partiti gia
confusi dal « trasformismo » e ha messo molti degli onorevoli alia
ricerca di un capo politico che li guidi. Per questo forse il congresso
CONTEMPORANEA 361
torinese fu piu o meno apertainente osteggiato dai fogli ministerial!,
come era combattuto dai sonniniani, e disprezzato dai socialist!. Ma
quel tentative, se tentative ci fu, fatto con criterii cosi general! ed
incerti, in mezzo ad interessi cosi varii e spesso opposti, era con-
dannato gia in origine all'aborto. Pin serio purtroppo e percid piu
nefasto crediamo ii disegno di un gruppo massonico di cui si e piu
volte parlato quest! giorni, benche rabbiosamente negato dai giornali
della setta, come il Fracassa e la Patriot. Di quel gruppo sarebbe
capo il Nasi, il cui nome vien posto innanzi anche per la nomina a
successore del Gran-Maestro Nathan.
Delia massonica influenza di questo nefasto ex-ministro perdurano
disgraziatamente gli effetti al ministero della Pubblica istruzione. II
regolamento generale per 1'istruzione elementare da Itii rinianeggiato
con quella insipiente mania che gli fece rimaneggiare ogni cosa pur
di mostrarsi autocrate, e poter favorire i compari, con un tratto di
penna cancella rinsegnamento del catechismo in quelle scuole, dove
in forza della legge Casati del 13 novembre 1859 era sempre stato
impartito. II regolamento, passato ora all'esame della Corte dei Conti,
avrebbe potuto certamente essere modificato dall'on. Orlando: rna
quest! se ne astenne, dicono, per deferenza alia commissione che lo
aveva compilato e per delicatezza verso il suo predecessore. Strana
deferenza e delicatezza invero, la quale non si perita di conculcarei
diritti piu sacri dei padri e delle madri di famiglia, il cui voto nella
maggioranza, per esempio, del 98 per 100 come a Milano, richiecle quella
istruzione pei loro figli. Noi abbiamo gia accennato nella nostra cronaca,
come la giurisprudenza del Consiglio di Stato, prima sempre favore-
vole all'obbligo di quella legge pei Comuni, mutasse parere contrad-
dicendo a ee stessa: sicche pur troppo non resta altra speranza contro
le audacie settarie che nella agitazione e nella protesta sollevatasi
da un capo all'altro d' Italia contro questo nuovo passo nello scri-
stianeggiamento della nazione.
3. Un giorno di festa riuni gli animi dei buoni palermitani nei sen-
timenti di venerazione e di affetto verso il loro arcivescovo, cardi-
nale Celes'a, che il 13 gencaio compieva il novautesimo anno di vita.
Da tutta la Sicilia, anzi dalle varie parti del inondo cattolico furono
mandati ornaggi e felicitazioni al venerando prelato, che nato nel 1814
si tro^a essere il pift anziano per eta fra i Principi della Chiesa e
nommato prima vescovo di Patti ii 23 marzo 1860, promosso poi il
28 ottobre 1871 all'arcivescovato di Palermo, create finalmente car-
din ale il 19 nov. 1884 non e oltrepassato nella data deli'elezione che
dai decano del Sacro Collegio. La stima profonda e la sincera sim-
patia meritatasi nel lungo corso del suo apostolato diedero carattere
362 CRONACA
commovente e uelicat/o alia cordiale spontaneita de' festeggiamenti
ehe circondarono in questa occasione I'eminentissiino Pcrporato.
11 Santo Pa ire stesso voile inandare il seguente autografo:
E>liO Si g nor Cardinale,
Fra pochi giorai 1' Eminenza Yostra celebrera il Novantesimo suo
compleiuno, e meatre questa ricorrenza mi proeura la somtna coin-
piaeeaza di pre3eatarle i iniei rallegramenti, perche anche la lun-
ghezza deila vita e contrassegno di una speciale benedizione del Si-
gnore, godo augurarle inoiti anui ancora di prospera salute e di ogai
inigliore conforto. E il migliore conforLo, faccio voti possa averlo dalla
eorrispondenza di affetto di tutti gli spirituali suoi figli, e dalla ccr-
tez-za, che totti fanno tesoro di quelle istruzioni, che al vivere cri-
stiano per tanti anni 1' Eoainenza Yostra ha loro santainente inculcate.
E in questo voto irapartisco a Lei, Sigaor Cariinale e a tutti i
diiefeti figli deh'Archidiocesi di Palermo coa particoiare affetto 1'A.po-
stolica Benelizione.
Dal Yaticano, il 9 gennaio 1904.
P1YS PP. .X.
Tufcto 1'episcopato siculo fece eco alia vooe del Pontefice con molti
Yescovi e Cardinal! italiani el esteri. Erano pr^senti alle feste Par-
civescovo di Moareale, i vescovi di Mazzara e di Caltanisetta, ed il
vescovo titolare di Samaria Mgr. Bova, coi rappresantanti di parecchi
altri ed il P. Amelli, .priore di Montecassino, delegate dell' Abate ge-
nerale della Congregazione benedettiaa a cui appartiene Sua Eini-
nenza. Alia soleniie ceriinonia nella Cattedrale intervenne pure il
pro-sindaco Bonanno colla Griuata municipale, il rettore delia regia
Universita prof. Saiinias, i rappresentanti delle Soeieta Cattoliche,
1'aristocrazia, il popolo tutto che riempieado la piazza acclamo entu-
siasticamente il suo amato Pastore il quale rientrato in palazzo, fu
obbligato di affac^iarsi al balcone per benedire la folia. Nella Catte-
draie un gentile pensiero aveva fatto ornare di fiori e di lumi la
cappella del fonte battesimale parata a testa, dove novant'anni priina
il iigiio di Lanciliotfro Celesia de' Marohesi di S. Antonino e di donna
Grius. Caruso era stato rigenerato a Cristo. — I poveri ebbero larga
parte nelle feste al venerato arci?esco?o, il cui nome fu acclamato
dalla gente che assisteva al pranzo di 90 poveri da esso beneficati :
mille por/sioni furaao fatte distribute da I Capitolo della Cattedrale,
e le Soeieta e i Comitati parrocdiiali nioltiplicarono i loro socco:si
alle fatniglie povere ed agli altri bisognosi, perche tutti potessero pir-
tecipare alia gioia comuae ei agli augurii che Palermo innalzava al
Cielo per la coaservazioae del suo Padre e Pastore.
CONTEMPORANEA 363
III.
COSE STRANIERE
JNotizie Generali). 1. SPAGNA. Mgr. Nozaleda nominato arcivescavo di Va-
lenza. — 2. GERMANIA, La rivolta degli Herreros. — 3. SVEZIA NOR-
^EGIA. Incendio di Aalsund. — 4. RUSSIA GIAPPONE. Tenderize pacifi-
che. — 5. INGHILTERRA. Spedizione nel Tibet. Elezioni a Malta.
1. (SPAGNA). Mgr. Nozaleda gia vescovo di Manila e stato nomi-
nato snccessore al deftmto card. Herrero neH'arcivescovato di Ya-
lenza. La propaganda settaria ne ha preso occasione per sotteYare le
pass^oni antireligiose e aizzare la feceia popolare contra il venerasdu
prelate calunmandQ la sna eondotta a proposito delia guerra alle
Filippine. Ne seguirono disordini a Yalenza, a SivigJia, a Grjon : a
Madrid la polizia chiuse i teatri ne' qrtali si faceyano cantare delie
strofe ingiuriose al Prelato. Nelle Cortes si ^ proposta un'interpellanza
eontro di lui re^pinta da 128 voti eontro 69. E stato pure sequestrate
nn dramrna « I vampirl > fatto in dileggio del clero.
In varie citta gli scioperi e i tnmulti per i dazi si seguitano senza
posa, tenendo in perpetuo stato di agitazione la penisola per opera della
setta. Finora perd 1'opera savia del Ministero Maura sa sostenersi con
energia insieme e prudenza.
2. (GERMA.NIA). La tribii degli Herrero3, nelle pos^easioni africane
della Q-ermania si e ribellata : essa ha clistnitta }a via ferrata, ha
ucoiso molti. dei colon! emropei, assediata la capitale e sacobeggiata
ogni cosa. I ribelli in numero di 10 o 15 mila, sono beae armati e
protetti specialmente dalla eattiva stagione ehe si avvicina, durante
la quale il clima e malsano agli europei. II 14 e salpata da Kiel una
flotta per recare tmppe di rinforzo, che perd non potranno gmngere
sul posto che in principle di niarzo, troppo tardi al bisogao.
II re del Belgio e giunto il 27 gennaio a Berlino per prender parte
alle feste del 45° anniversario della nascita di G-uglielmo II. II viaggio
di Leopoldo e segno di pacificazione fra i due sovrani discordi, e ser-
vira a preparare ua trattato coloniale per le possessions africace.
3. (SvEziA-NoRVEGiA). Ancora un altro incendio de' piu spaventosi
il 23 gennaio distrusse la citta di Aalsand piccolo porto de;l distretto
di Romsdal in Norvegia, sulla sponda deii'Atlantico. II fuoco appic-
catosi dopo mezzanotte in un magazzino della citta, colla forza del
vento trovo facile esca nelle case fabbricate di legno come quasi
tutte le citta della regione: in due ore tntto uon era che «n vaato
braciere. Poche vittime fortunatamente si hanno da lamentare: ma
364 CRONACA
tutta la popolazione di dodicimila abitaati e senza tetto e senza mezzi
per vivere. Gli uffici pubblici, due chiese, la casa della Missione,
la banca, perfiao alcuni battelli nel porto, un ponte, due ospadali
tutto fu distrutto : i malati a stento furono portati nella cainpa^na
esposti alia furia di uca bufera e di un freddo intense. 11 re e la
regioa di Svezia e Novegia mandarono soccorsi e da tutte le parti
furono specliti battelli carichi e di viveri e di vesti e di tende per
aeeampare.
4. (RUSSIA- GIAPPONE). Le notizie sia di fonte russa, sia di fonte
giapp onese inanifestano la tendenza a un componimento pacifico. La
Novoie Vremia pubblica un articolo nel quale si dice che la Russia
ha grande interesse ad aprire le porte della Manciuria 'al commercio
del mondo, poiche cid profitterebbe immensamente allo sviiuppare
della ferrovia transiberiana con molto vantaggio delle finanze russe.
Un tal licguaggio e 1'indizio che la Russia prepara I'opinione a una
convenzione col Giappone nello stesso senso. Anche 1'Inghilterra ha
consigliato il Governo Giapponese alle vie conciliative nonostante
1'ardore popolare per la guerra.
Presso la ferrovia manciurese avvenne uno scontro fra soldati
russi e ribelli cinesi. La citta di Karbin e diventata sede del quartier
generale deU'esercito russo: lo stato maggiore vi ha preso stonza e
dispone nella provincia di 80.000 soldati.
5 (INGHILTERKA). Si dice che la spedizione del Thibet sia favorita
dalla Cina per contrapporla agli intrighi della Russia. La spedizione
psro del colonnello Younghusband ha incontrato ostilita al campo
di Guru : circa qiiatlromila tibetani sono radunati a quaranta rniglia
da Phari : si prevede un combattimento. Gli inglesi sono fortemente
trincerati a Tanu.
A Malta per la quarta volta vennero rieletti gli stessi rappresentanti
al Consiglio ininicipale in pro testa delle note innovazioni iinposte
dal governo iuglese ; e subito dopo 1'elezione tutti concordemente
diedero nuovamente le loro dimissioni.
AUSTRIA-TJNGHERIA (Nostra Corrispondenza). 1. La situazione politica
monarchica al principio del nuovo anno. —2. Ungheria: il nuovo mi-
nistro Tisza; continua 1'ostruzioDe parlamentare e lo stato eslege. —
3. Austria: Tultima eessione del parlamento Viennese; si governa col
§ 14. — 4. Attivita delle Diete provincial], specie del Tirolo e della
Dalmazia; la questione dell'universitk italiana. — 5. Apertura dalle De-
legazioni; discorso del ministro degli esteri; nuovi bilanci, e nuovi
aumenti di spesa. — G. Notizie del movimento cattolico in Austria,
specie in Tirolo e nella Boemia.
1. Sotto ben tristi auspici spunto 1'anno novello per la monarchia
austro-ungarica, se nel suo corso avreino a raccogliere quello che fu
CONTEMPORANEA 365
seminato nell'anno teste" compiuto. Di fatto per tutto il 1903 domind
sovrana 1'ostruzione parlamentare di qua e di la del Leitha, attra-
versando in Austria ogni serio lavoro della rappresentanza costitu-
zionale, e sospingendo in Ungheria il carro dello Stato medesimo fuor
dell'orbita della Costituzione, all'orlo d'un precipizio; tantoche, mentre
a Budapest si chiuse 1'anno passato, senza aver nemmeno votato il
bilancio provrisorio per qualche mese del seguente, a Vienna il Go-
verno dovette mettere mano al famoso §. 14 della Costituzione, per
assicurare in qualche modo alia Cisleitania Pesercizio provvisorio di
un semestre, ed aU'amininistrazione comune della mor.archia un altro
provvisorio di due mesi. Per soprassello in Ungheria essendo stata
iinpedita 1'approvazione del contingente militare per il nuovo anno
in corso, anche il palladio dell'esercito ha risentito una scossa assai
forte sul suo p'ecV'stallo JGinora cotanto saldo, e cio nel memento in
cui il vicino Oriente potrebbe chiamare la forza armata dell'Austria
al confine, ed anche fuor di confine.
Se non che 1'eredita piu pericolosa trasmessaci dal 1903, e senza
dubbio la questione gravissima sollevata da gli Ungaresi contro la
stessa legge fondamentale del 1867, sulla qtiale pcggia tutto il sistema
dualistieo dell'Austria Ungheria. Ormai la breccia e aperta, pur troppo
non senza colpa dell'autorita militare, la quale colle sue pretese di
sempre nuovi sacrifici di sangue e di daaaro, piu oltre non soste-
nibili dalle stanche popolazioni, porse buon destro agli attacchi contro
la Costituz one. La breccia aperta, e non e a dubitare, che il Kcssutb,
spalleggiato da tutti gli element! ultramagiari, sapra allargarla sempre
piu, facendo valere, sia pur con apparente moderaz'one, il potere
dittatoriale, conferitogli dalle capitolazioni dello Szell, del Khuen-
Hederwary, e dello stesso Tisza, costretto a scendere a patti con esso,
per potersi presentare sul banco presidenziale, e non seguire tosto
nel capitombolo i due suoi antecessori. Fra 1'altro il nuovo anno ha
trovato ancora insolute le arruffate questioni dell'accordo dcganale
fra 1'Austria e 1'Ungheria, base necessaria per negoziare i nuovi trat-
tati di commercio coll'estero : accorlo, non voluto dagli ultra magiari
fautori delJa separaz oae doganale dall' Austria, e reso per poco impos-
sibile dalle esagerate pretensioni ungaresi a danno degii austriaci, e
dalla crescente naturale avversione di questi contro quelli. Ad aggra-
vare le difficolta della rinnovazione de' trattati commercial i coll'estero
si aggiungono le esigenze d'un protezionismo in qualche punto esa-
gerato, imposto dalle peggiorata condizioni interne dell'agr'ooltura,
del commarcio, e dell'industria. Di che possono far prova gli sforzi
finora riusciti vani di rinnovare il trattato commerciale fra 1'Austria-
Ungheria e 1' Italia, e la poca speranza di buona riuscita delle trat-
tative ulterior!. E dire, che con tut'to questo po' di roba sulla brecsia,
366 CRONACA
il nostro ininistro degli esteri si e dato lo spasso di ingerirsi nel Con-
clave con un atto, che gli procure il biasimo generate degli austriaci
cattolici, costretti a vergognarsi per lui in cospetto del niondo cat-
tolico e civile. Ma di cid a suo luogo.
2. Ritornando era al pun to, cui era arrivata la eronaca nelJ'ultima
corrispondenza, ci sbrighereino colla maggior possibile brevita della
storia del nuovo gabinetto T.sza, salito al potere a' primi di novembre.
e della lunga e fiera lotta, ingaggiatasi fin dalle prime fra esso ed
i partiti dell'opposizione massimamente intorno alia legge militare.
Tutte le concession!, che il Tjsza, era riuscito a strappare a Vienna
di mano al Re, in punto alle insegne dell'esercito, alle scritte sulie
caserine, alia lingua nella corrispondenza d'ufficio e negli istituti di
educazione militare eoc., sebbene importassero un primo colpo abba-
stanza forte contro 1'unita dell'esercito comune, non valsero a com-
pensare gli ungaresi della negata lingua di comando, ne a disarmare
1'opposizione parlarneutare, neile cui file accanto ai conservativi del
partito popolare schieransi i radicali di tutte le gradazioni, sempre
piii incaponiti nella loro tattica di ostiuzione, disapprovata non solo
dal conte Zichy capo de' coEservatori, ma anche dallo stesso Kossuth.
Tatti gli sforzi, fatti per debellare gli ostruzionisti dal Tisza e dalJa
sua fiacca maggioranza liberale (assottigliata da ultimo per la diser-
zione dell'Appony e de' suoi) non approdarono ad altro, che a susci-
tare nella Camera nuo?i scaiidali e tumulti indescriribili. No-evole
il duello oratorio fra il Tisza a Budapest e il Koerber a Vienna, sulle
prerogative della Corona e i diritti del governo atistriaco nelle cose
dell'esercito comune, nel quale rispecchiavasi la profondita del dissidio
ormai difficilmente rimediabile fra !e due parti della monarchia. Ci
voile 1' intervanto del pazientissimo vecchio Imperatore, per metter
fine allo spettacolo poco edificante de1 due capi di governo dello SLato,
che si palleggiavano le piu aspre botte e risposte fra Vienna e Bu-
dapest.
A' primi di dicernbre par re, che nella Camera ungarese la tem-
pesta avesse a cessare, grazie all' alto ccnsenso del Kossuth, almeno
per poter accordare ii congedo ai poveri soldati, che col termine del-
1'anno avrebbero cornpito il triennale servizio militare; ma le furono
mere apparenze, poiche gli ostruzionisti, sebbene ridotti ad una ven-
tina, continuarono ad imperver^are non meno di priina, schizzando
nuovo veleno contro il Koerber, il quale aveva indotto la Camera alta
austriacu ad affermare con voto solenne Tunita intan^ibile dell'eser-
cito austro -ungarese, le prerogative militari della Corona, e la indi-
spensabile lingua teiesca di comando. L'auno si chiuse per 1'Ungheria
senzi legge militare; sicche, rimandata alle calende greche la nuova
leva, per congelare i vecchi soldati si dovette chiamare a surrogarli
CONTEMPORANEA 367
per decreto sovrano i soldati di riserva del 1002, colla sequela di am-
mutinamenti e rivolte nelle caserme, e di forte malcontento nella pc-
polazione. In mezzo a tutta questa confusione si pote fare tuttavia
1'elezione dei membri delle Delegazioni, le quali aperte in Vienna il
15 dioembre dovranno pitobabilmente prorogare la chiusa dei loro la-
vori. fin dentro il p. v. febbraio, per attendere la necesearia appro-
vazione delle leggi militari in Ungheria.
3. Ne molto meglio procedettero le cose nella Camera austriaca,
riconvocata al 18 del novembre p. p. Le nuove dichiarazioni del Koerber
e de' suoi colleghi, dirette a scougiurare il malanno delFostruzione,
ed a ravviare il lavoro parlamentare, vennero accolte con fredda i.n-
differenza, e non servirono ad altro che a fornire Eiiova stoffa di di-
scussione alia parlantina di 108 era tori di tutti i partiti, che ne dis-
sero di cotte e di crude contro il Governo. contro 1'Ungheria ecc. non
ris^armiando neppure il potere soyrano. In poehe parole la Camera
austnaca si chiuse a Natale, senza aver fatto nulla in tutto il corso
dell'anno, ed in tale stato di marasmo, da far temere assai, che 1'esor-
tazione fatta in articulo mortis dal grande « possesso no bile > boemo al
Koerber di mettero mano ai mezzi estremi per ripristinare u.ca nor-
male attivita/ nei parlamento austriaco, neppure nel nuovo anno tro-
ver a la via di uscire dal limbo dei pii desideri. Frattanto il Koerber,
per tenersi saldo al suo posto trova piu comodo e spiccio di gover-
nare coH'amminnicolo del §. 14, che gli reca tutti i vantaggi dell'as
solutisino, ed insieme quelli della Costituzione, eenza la seccatura del
parlamento.
4. La sessione autunnale delle Diete provincial! passo abbastanza
liscia, chi voglia prescindere dalla malattia ormai cronica dell'ostru-
zione, la quale impedi ogni serio lavoro nelle Diete della Boemia e
della Corniola, mentre essa cessava affatto nella Dietadel Tirolo, come
fa accennato nell' ultima ccrrispondenza. Ma a quanto si puo apguire
dalle notizie piu recenti de' giornalidi quella provincia, codesta trefiia
improvisata fra tedeschi ed italiani del Tirolo assai difficilmente potia
sostenersi nella sessioce dietale di quest'anno, quando il Governo non
pigli a tempo 1'iniziativa per un equo scioglimento della vecchia que-
stione dell' autonomia trentina, e non lo faccia accettare ai tedeschi
della provincia.
L'abhandono dell'ostruzione da parte dei deputati italiani che si
erano obbligati a farla incondizionatamente nel loro programma elet-
torale, quantunque difeso con argomenti non ispregevoli d' interesse
materiale, non incontro in generale 1'appro vazione degli elettori, ag-
Igiungendo esca a nuove discordie e lotte fra i diversi partiti. A Trento,
centre della parte italiana del Tirolo, il giovane partito liberale radi-
cale, dichiaratamente a parole ed a fatti anticattolico, aizzato dal par-
368 CRONACA
tito socialista, assali furiosatnente i liberal! moderati, che insieme coi
conservator! cattolici avevano sospeso 1'ostruzlone, e fini per portare
al colmo la confusione collo scioglirnento del consiglio municipale, e
coll' imposizione d'un commissario governativo. Sarebbe tempo vera-
mente (e rammettono oramai anche i capi piii assennati de' diversi
partiti tecleschi del Tirolo) che il Ooverno togliesse di mezzo questa
pietra dello scandalo fra i due popoli costretti a convivere nella stessa
provincia, accordando agli Italian! quell'autonomia amministrativa che
basti per restituire la pace fra le due nazioni di pari civilta, che rap-
pacificate nella giustizia, potrebbero lavorare di buon accordo a van-
taggio dell'interesse particolare delle province e generale dello Stato.
Anche sarebbe desiderabile, che il Governo si risolvesse a mantenere
la sua promessa di portar via da Innsbruck le cattedre universitarie
italiane non volute dai tedeschi, e di piantare altrove in luogo piu
adatto queli'universita italiana, che compete agli italiani sudchti del-
1'Austria, a tenore delle stesse leggi fondamentali dell'impero. Cos!
si porrebbe fine ad una pericolosa agitazione che dura da troppo tempo,
e si eviterebbero almeno per 1'avvenire i disordini gravissimi, di cui
fu teatro la capitale del Tirolo, a cagione della cosiddetta universita
libera italiana, che cola volevasi inaugurare con una lezione'del pro-
fessor de Q-ubernatis. Amo meglio passare sotto silenzio le scene sel-
vagge pantedesche di Innsbruck, le quali fecero parlare anche trcppo
di se, e nelle dimostrazioni studentesche di Vienna, e nel parlamenlo
austriaco, e nel regno d' Italia, dove ebbero uno strascico deplorevole
troncato a tempo con vigore inusato da quel governo, che evidente-
mente non voleva guastarsi coi potenti alleati del settentrione. Del
resto in mezzo a tutto questo tramestio clamoroso di fanatismo irre-
dentistico italiano dail'una parte e di pazzo furore pangermanico dal-
1'altra, i giornali cattolici di Vienna e del Tirolo furono i soli (con
poch* eccezioni) che non perdessero la bussola, e serbassero c^lma e
giustizia nelPapprezzamento dei fatti. Fra gli altri il Vaterland Vien-
nese ebba parole severe per il Governo, che troppo condiscendente ai
tedeschi e pauroso della loro superba intransigenza nazionale, venne
rnsno al suo dovere di proteggere gli italiani da esso forzatamente
trattenuti ad Innsbruck, contro le feroci intemperanze pantedesche,
offandendo non solo la legge, ma anche il diritto internaziunale, e le
regole dell'ospitalita civile.
A compiere questa succinta rassegna delle session! dietali resta
ancora da aggiungere cha oltre la Dieta tirolese, anche quella di
Briian in Moravia si distinse fra le altre per serieta di lavoro, non
disturbato dalle solite beghe nazionali fra tedeschi e czechi di quelle
provincia. Notevole nella D.'eta dalmata un primo passo di riconci-
liazione f*tto all' ultima ora dai Croati cogli Italiani di quella pro-
CONTEMPORANEA 369
vincia, si lungamente (quasi da mezzo secolo) dilaniate dalle lotte
nazionali, spinte fino a sopprimere quasi del tutto nella vita pub-
blica 1'elemento italiano, superiore bensi per antica civilta, ma infe-
riore di gran Innga per numero. Non ostante il complete trionfo
della maggioranza croata nella scuola e nella pubblica amministra-
ztone, restava tuttavia in vigore fino a pochi anni fa la lingua ita-
liana come lingua d'ufficio e di corrispondenza colle autorita cen-
trali. Ma quest'anno salto il ticchio al Governo di voler imporre la
lingua tedesca acche ai Daimati, che di tedesco non hanno nulla e
non vogliono saperne affatto. Era il colino della sopraffazione, sug-
.gerita all'egemonia tedesca dall'orgoglio nazionale, tanto cieco da non
accorgersi, che di tali egemonie gli altri popoli austriaci, pareggiati
.ai tedeschi dalla Costituzione, sono ristucche da un pezzo. Allora
Slavi e Italiani della Dalmazia, minacciati del pari ne' diritti e negli
interessi comuni sentivano il bisogno di riavvicicsrsi e di porgersi
la mano per la comune difesa. I prinii atti di riconciliazione avven-
nero gia nella Dieta e nella stampa dalmatina ; vedremo poi, se ne
seguira quella pace duratura, che ognuno deve augurare alia po-
vera Dalmazia, finora troppo trascurata dal Governo nelle miserevoli
condizioni, fra le quali va dibattendosi, senza speranza di poterne
uscire.
5. Rimettendo ad altra corrispondenza le notizie delle Delegazioni,
le quali, aperte fino dal 15 dicembre, non potranno chiudere i loro
lavori prima che la legge militare non sia approvata anche dalle
Camere ungheresi, per ora bastera accennare 1'affettuosa commenio-
razione della morte di Leone XIII, fatta da S. M. 1'imperatore nel
discorso di apertura, nonche Pacerba rampcgna mossa dal medesimo
in quell'occasione ai delegati czechi per la loro ostruzione parlamen-
tare, e cosi pure la giustificazione del famoso Veto, tentato dal mi*
nistro Goluchowscki nella sua relazione sulla politica estera. A code-
sta infelice apologia ha gia risposto fino ad un certo punto 1'organo
ufficiale della S. Sede, 1' argomento citato anche dai giornali vien-
nesi, fra i quali uno de' piu accrelitafci rimbecco per bene il signer
coate mmistro, osservandogli che « il tentative postumo di ridurre
il valore del suo Veto all' espressione di un semplice desiderio e di
un rispettoso consiglio, puo fssere benissimo a fatti compiuti un atto
di cortesia, ma fa a pugni colla storia». Per contrario tutt'altro che
cortese dovette suonare all' orecchio di chi n' era 1'oggetto, 1' argo-
mentazione c pro doino suo » colla quale il sig. ministro s' ingegnd
di giustificare il preteso diritto di veto dicendo, che se non si trat-
tasse di un vero diritto, non sarebbe stato possibile trovarne un com-
petente interprete nello stesso Conclave. II quale argomento spremu-
tone il veleno della beffarda allusione personale, ha su per giu il
1904, vol. 1, fasc. 1287. 24 30 gennaio 1904.
370 CRONACA
valore di quell'altro, fondato snl caratlere di potenza cattolica. attri-
buito ad uno Stato, che ha stracciato unilateralmente il Concordato,
ed ha fatto quella bella JBgura che tutti sanno nei bei giorni della
eonsegna del « Los von Roin » , e deile diaboliche gazzarre pantede-
sche contro S. Alfonso nella stampa e nel parlamento.
I ntiovi bilanci, presentati alle Delegazioni per 1' anno in corso
dal ministro degli esteri e da quello della guerra, richiedono un
nuovo sacrificio di nailioni e milioni. Le spese comuni di ambe le
pard della monarchia ascendono in cifra rotonda a 3G8 milioni di
corone, coll' aumento di quasi due milioni in confrcnto dell' anno
scorso per 1'esercito di terra : oltre la solita spesa di manterJmento
ordinario., domandasi un credito straordinario di 15 milioni per i nuovi
cannoni di montagna e da campo a tiro rapido, de' quali ultimi se
ne fabbricheranno (rum si sa ancora di qual rnetallo) almeno 300 nel
corso dei prossimi quattro anni. Per 1'arinata di mare (compreso ii
porto militare di Pola, nel quale si piofusero e si profondono tesori
per assicurarsi il dominio deil' Adriatico) sono richiesti 13 milioni
necessari alia costruzione di quattro nuove ccrazzate ; le spese del
mantenimento ordinario importano nientemeno che 256 milioni di
corone. Altri sette milioni e mezzo eono da aggiungersi per 1'occu •
pazione militare della Bosnia Erzegovina, i quali sommati colle nuove
spese richieste dall' aumento de' consolati all'esteio, e necessarie a
preparare la promessa riduzione del serv^zio militare da tre a due
anni, finivano per mettere a dura prova la pazieuza de' contribuenti.
Non v' ha dubbio del resto, che le Delegazioni, malgrado le solite
proteste platoniche, finiranno per conto loro coll'approvare quanto il
Govemo ha dimandato allo scopo di mantenere la monarchia alPal-
tezza di graride potenza.
G. L'attivita cattolica, nel eorso delPanno teste tramontato, non
pud vantare grandi progress! ; ma sarebbe icgiusto non riconoscerle
il merito d'una serie di quei piccoli fatti positivi, che sogiiono spia-
nare la via a maggiori s?»ccessi. A cagion d' esempio e gia qualohe
cosa, che il conte Sylva Tarouca, commissario dell'opera de' congressi
cattolici delP Austria, a"bbia potnto aiinunziare nel congresso provin-
ciale dell' Austria inferiore, che per il 1904 havvi fondata speranza di
raccogliere insieme un nuovo congresso gererale de' cattolici austriaci,
dopo una lunga pausa di otto anni, imposta dai conflitti nazionali e
dalle discordie politiche, II nuovo organamento de' cattolici czechi,.
inaugurate Panno scorso, giovo non poco a rinsaldare la coscienza
della solidarieta cattolica fra le diverse stirpi della monarchia. E piu
e meglio ancora s'avvantaggerebbe la vita cattolica dell'Austria, sa
venissero condotte a buon termine le pratiche di riconcilkzione, aperte
in Tirolo nell'autunno passato, per iniziafciva dei Yescovi di quella.
CONTEMPORANEA 371
provincia, fra il partito dei vecchi conservator! e quello del cristiani"
social! del Tirolo tedeseo, i quali da cinque anni vanno facendosi vi-
ce ndevolmen te una guerra scandalosa, con immenso danno religiose e
morale di quel cattolico paese, gia anche troppo minacciato dal pan-
germanisino protestantico. Se non che dopo quattro mesi di conferenze
secrete fra i cap! de' due avversi partiti, ancorche siasi sparsa la voce
che un accordo era stato raggiunto sulla base d' un programma ini-
nimo e d'un'azione elettorale comune, pur troppo fino ad oggi non
abbiamo sicure notizie d'una pace definitive. Anzi nuovi sintomi di
malomore e nuove cagioni di attrito fra le due parti contendenti pare
siano sopravvenuti in quest! ultimi giorni ; fra 1'altre cose venne impe-
dito ad un deputato eristiano-sociale di tenere lira conferenza in un
comune di parte conservativa, ed i vecchi conservator! sono accusati da!
loro avversari seguaci del dott. Schoepfer di aver tradito il secreto
promesso sulle deliberazioni delle conferenze.
Nel campo politico-ecclesiastico vuol essere notata 1'agitaaione ma-
nifestatasi in Boemia negli ultimi due mesi dell 'anno passato, di-
retta ad ottenere una nuova circoscrizione delle diocesi miste, com-
poste di tedeschi e di czechi. Q-ia ai« primi di novembre una rap-
presentanza di tutti i deputati czechi della Dieta boema presentava
al Cardinale Sckrbensld arcivescovo di Praga un memoriale su que-
sto spinoso argomento. II Cardinale rispose, che fino ailora nessuna
apertura era stata fatta in proposi to dalla S. Sede ne con lui ne col-
Tepiscopato boemo, e si richiamo ad una sua recente pastorale di-
re tta al clero, nella quale aveva detto, che ia siffatte question! presso
la S. Sede sono deeisivi soltanto gl'interessi spiritual! delle anime,
senza distinzione di Bazionalita. Tenne dietro una pastorale dell'epi-
scopato provinciale boemo, la quale richiamava 1'attenzione del clero
sul movimento tedesco del « Los von Rom » , il quale dopo le interne
discordie dei promotori pantedeschi si ritrasse dalla pubblica propa-
ganda rumorosa al un.a forma di attivita privata e quasi clandestina.
Se non che il clero tedesco della Boemia alieno da partiti politic! non
si fa alcuna illusione, sipendo benissimo che nelle parti tedesche
della provincia e grande il pericolo di nuove perdite per la Chiesa
cattolica, e che quindi e necessario di far buona guardia, come ap-
panto venne proclamato nelle riuiiioni ecclesiaatiche di Hainspach,
di Egerj del Bohmerevald, di Reichenberg ecc. In un paese cotanto
travagliato dalla lotta estrema fra due nazioni politicamente irrecon-
ciliabili, il ministero pastorale incontra nel suo eseicizio'ostacoli per
poco insormontabili, non ultimo quello deila soverchia estensione, e
della composizione nazionalmente eterogenea delle diocesi. Del resto,
salva sempre 1'autorita suprema della S. Sede, lo stesso Cardinale di
Praga rispondeva alia rappresentanza piu sopra mentovata, che seb-
372 CRONACA
bene la gravissima questione non fosse allora del tutto matura, egli
non aveva difficolta di ammettere, che un ragionevole aumento del
numero delle diocesi poteva tornare di vantaggio all'amrninistrazione
ecclesiastica.
Stimo mn opportune ora toccare nemmeno di passata la questione
dell'arcivescovo di Olmutz, D.r Kohn, come quella che pende gia per
una prossima decisione presso la S. Sede.
A Vienna e ne' due arciducati d' Austria, mentre il partito de-
mocratico socialista va sempre piu decadendo, i cristiani sociali del
D.r Lueger, potentemente sostenuti dall'apostolato religiose del celebre
p. Abel d. C. d. Or. e di altri zelanti campioni del movimento cat-
tolico, hanno compiuto nel corso dell'anno passato 1'organamento del
loro partito a tal segno, da assicurarsi ancora per lungo tempo la di-
rezione de' pubblici affari nel municipio e nella provincia.
G-ERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. La malattia dell' Imperatore e le
alleanze di famig-lia. — 2. La politiea arbitrate; la politica europea in
Asia. — 3. II Reichstag, cose militarf, la politica del Centro, la que-
stione finanziaria, il gruppo polacco, il congresso degli operai conser-
vator*. — 4. Cose protestanti. — 5. II libro intorno a Lutero del P. Denifle.
1. Nei primi giorni di novembre, la Grermauia fu all' improvviso
dolorosamente turbata per la notizia officiate che 1'Imperatore aveva
subito la estrazione di un polipo dal'e corde vocali della gola. Mentre
fino a quel momento nou era trapelato alcun indizio di una malattia
qualsiasi dell'Imperatore medesimo, si argomento subito che essendo
stata tenuta celata per tanto tempo quella malattia, certamente ora
non si diceva tutta intiera la verita. Tuttavia e chiaro che le previ-
sioni dei medici si sono verificate, essendosi Sua Maesta rimesso in
salute entro un periodo di tempo non piu lungo di quindici giorni;
ma si e anche osservato che le affezioni di tai natura coatengono
spesso un germe cancrenoso, e si riproducono sempre con sintomi piu
gravi. Di fatto non e un mistero per alcuno, come suo padre, Fede-
rico II, e sua madre, 1'imperatrice Federico, sono ambedue morti per
affezioni cancreaose. La conclusione e facile e, per cosi dire, inevi-
tabile, quantunque il cancro, per se stesso, n-->n possa dirsi. a rigore
di termini, una malattia ereditaria. Per molto tempo 1'Imperatoie ha
sofferto un male all'orecchio, una specie di trasudamento interno,
che ha tenuto molto iu apprensione i sudditi, tanto piu che di tal
malattia non si e mai avuta alcuna dichiarazione officiale. In questi
ultimi anni poi, Guglielmo II si e fatto molto grosso e grave nella
persona, pero macilente in volto, il cui colorito, perdendo ogni fie-
schezza, 'e divenuto pallido; cio non dimostra certo uno stato di sa-
lute bviono. Sul momento il popolo si e tranqnillizzato, nonostante sia
CONTEMPORANEA 373
creduta possibile una ricaduta; poiche pensa che 1'Imperatore vivra
iadubitatamente degli anni ancora, non essendo il suo stato cosi pe-
ucoloso come certuni vorrebbero far credere.
L' interessamento snscitato in tutta 1' Europa da questa malattia
e la prova piu manifesta di quanto grande importanza sia il posto
occupato nel mondo dall'Imperatore. Egli e una personality conside-
revole che spicca sopra tutti ; e tenuto in molto conto nell'opinione
pubblica di tutta i'Europa, ispirando senza dubbio generale Mucia,
sia agli amici, come agli avversani, a causa della sua lealta. Gli
stessi suoi awersarii, tanto in Germania come altrove, amano assai
la sua conservazione ; pero tali avversarii non sono ne molti ne po-
teati, rispondendo alle aspirazioni della innumerevole maggioranza
la politica pacifica, conciliatrice e prudente Hi Guglielmo II.
La malattia dell' Imperatore ha richiamata 1'atteazione sopra il
suo figlio maggiore, il principe Guglielmo, erede presuntivo del trono,
finora tenuto fuori della vita pubblica per la quale lo si va prepa-
rando con. ogni cura. II Principe ereditario ha circa ventidue anni ;
e alto di statura, bello, molto istruito ed affabilissimo ; ama la vita
intellettuale e le belle arti, e studia al tempo medesimo le scienze
positive e quelle attinenti alia vita pubblica. Nel suo servizio militare
presto cambiera residenza, poiche tutti i nostri Principi debbono essere
prima di ogni altra cosa ottimi soldati ; ed egli certo sara tale, pur
conservando il proprio carattere pacifico, senza mostrarsi ardito e in-
traprendentQ fino a che le circostanze e gli avvenimenti non gli
impongano una politica diversa.
II matrimonio del Principe Guglielmo e destinato a rendere so-
lida le condizioni interne del Paese. Per quanto si pud supporre sem-
bra sia stata assegnata a Lui la principessa Olga figlia del Duca di
Cumberland, figlio del Re Giorgio I di Hannover, gia detronizzato.
Uniformandosi alia volonta del Padre, il Duca di Cumberland si e
sernpre rifiutato di riconciliarsi con la Prussia e di rinunciare, fosse
pure tacitamente, ai proprii diritti sull' Hannover ; ma al presente si
vocifera che abbia dato assenso al figlio maggiore di accettare il Du-
cato del Brunswick, sul quale la Casa di Hannover ha diritto di suc-
cessione. La Principessa Olga (nata nel 1884) per conseguenza sara
la futura imperatrice della Germania, dacche il principe Guglielmo
avendola veiuta piu volte ha dato prova di gradimento; e a quanto
pare i due giovani, vicendevolmente piaciutisi, si sono dimostrati
disposti volentieri ad unirsi fra di loro. II Re di Danimarca, padre
della Duchessa di Cumberland, ha fatto visita alia Corte di Berlino,
prima di andare a Gmunden (Austria) presso il Duca di Cumberland,
adoperandosi con zelo, secondo si va dicendo con fondamento, alia
riuscita di tal matrimonio di conciliazione, molto desiderate a Berlino
374 CRONACA
ed anctie dal partito Guelfo, vale a dire da coloro che sono rimasti
fedeli al Duca di Cumberland. Poco prima del Natale 1'Imperatore e
andato ai Hannover, passandovi in rivista il reggimento annoveriano,
al quale ricordd il loro passato glorioso e fedele durante la guerra di
affrancamento dal giogo di Napoleone I. Nei quindiei anni nei quali
1' Hannover fu ocoupato da Napoleone I e dai suoi alleati, 1'esercito
annoveriano, sostenuto dall' Inghilterra, riceve sempre dal proprio
paese nuove milizie per eombattere serza tregua contro i Francesi,
spscialmente nella Spagna, ritrovandosi poi a fianco dei Prussiani a
Waterloo. Senza dubbio il tempo ha compiuta 1'opera sua. La Q-er
mania, dopoch£ ha riconquistata la propria unita, ha cominciata una
nuova -vita, in virtu anche del progresso intellettuale e soprattntto
economico reso possibile appunto dopo ta^e unione preceduta da molti
secoli di avvilimento e di miseria. La Grermania si e fatta una Po-
tenza mondiale, la quale nei suo nuovo campo di azione batte pure
una via nuova, poiche la poiitica di campanile, dei piccoli principati,
noa e piu possibile, ne d'altronde pud piu appagare le brame della
popolazione o rispondere alle esigenza del tempo. I piccoli Stati se-
parati gli uni dagli altri erauo un ostacolo al progresso naturale della
Nazione, la quale, con un aumento annuale che varia tra gli 825,000
e gli 850,000 individui, con i suoi 60 milioni di abitanti nei 1904,
che diverranno 80 nei 1925 o 1930, ha bisogno di valersi di tutti i
mezzi offerti dal proprio territorio.
Bisogna pure ricordare che il matrimonio di Guglielmo II ricon-
cilio gia un'altra famiglia principesca con gli Hohenzollern. L'lmpe-
ratrice e figlia del duea Federico di Holstein-Sonderburg, esclnso dal
trono di Daiiimarca col protocollo di Londra del 1852 in favore del
ramo Holstein-Gliickburg, presentemente regnante. Lo Schleswig-
Holstein, incoraggiato dalla Grermania, sostenne la legittimita dei di -
ritti del ramo Holstein Sonderburg : pero la guerra seguitane stacco lo
Schleswig-Holstein dalla Danimarca, incorpcrandolo alia Prussia. II
matdmonio della figlia maggiore del duca Federico con 1'Imperatore
presente riconcilio la famiglia di Jui con gli Hohenzollern e col
nuovo ordine di cose. Adesso si parla anche di una prossima visita di
Edoardo Y1I a Berlino. Egli vedra egualmeate di buon occhio il proposto
matrimonio della Principessa Olga sua nipote. La Regina d' Inghil-
terra, I'lmperatrice vedova della Russia e la Duchessa di Cumberland
sono sorelle, figlie del Re di Danimarcar CristianoIX; ed il principe
di Galles (figlio di Edoardo VII) e lo Czar Nicolo II si rassomigliano
come fratelli. L1 unione delle dinastie tedesche va di pari passo con
1' unione del popolo e sicuramente giovera anche questo a serbargli
un posto importante.
CONTEMPORANEA 375
2. I trattati arbitral! conchiusi tra la Francia, 1' Inghilterra e
1'Italia sono un eacellente esempio per le altre nazioni e rispondono
alle disposizioni e alle tendenze pacifiche del popoli.
L'effetto morale prodotto da tali trattati e molto grande e potra
contribuire a renderli stabili, e far decidere i contraenti a sottomet-
tere le loro question! alia Corte arbitrate dell'Aia ed anehe a far di
meno di promuovere litigi. Non di rado lasciando sbollire una que-
stione, indugiando nel prendere ad esame una discordia, si da luogo
alia rifiessione e se ne facilita il risolvimento. La Gerniania, avendo
costantemente dimostrato amore alia pace, e nella sua politica este-
riore tenuto per fondamento la conciliazione, applaudira ben volen-
tieri ai trattati suddetti ; peio EOH ha stretto alcun patto di tal ge-
nere pel timore di vedersi posta innanzi la questione dell'Alsazia-
Lorena.
Soprattutto e desiderabile che abbiano una soluzione pacifica le
discordie sorte presentemente in Ofiente e nell' Asia. Nono^tante le
premure dell' Austria e della Russia, appoggiate dalle altre nazioni,
la Turchia non si sa decidere a porre termine alia questione mace-
done, concedendo le giuste ri forme chiesto e riconosciute urgenti da
tutto il inondo civile. I Turchi imitano ua poco la Russia, la quale
non si da pensiero di render giustizia agli Armeni, ai Georgian!, ai
PQlaccLi ed agli altri popoli sottoposti al suo dominio. Un tentative
di sciopero fatto dagli operai della ferrovia transcaucasiana, vicino
a Tiflis, fu soffocato col massimo rigore, sicche trerituno operai ineimi
rimasero morti al primo sparo dei fucili russi.
La Russia, tranquilla per parte dell'Europa, progredisce nelle sue
conquiste asiatiche, coll'annessioae della Manciuria e apparecchian-
dosi per appropriarsi eziandio la Corea, e cosi rendere inevitabile una
guerra col Giappone, sostenuto dall'Inghilterra. Questa pero dall'al-
tra parte va organizzando una epedizione con 1' intento d' iuipadro-
nirsi del Tibet, affinche la Russia non lo invada, essendo un paese
oltremodo importante sotto 1'aspetto politico e strategico. Alia R>us-
S'a non e mai passato per la mente di sottoporre al giudiz:o di un
arbitrate qualsivoglia le sue question! ; ma si e impossessata delle
grandi regioni senza fare alcun rumore, e quasi all'insaputa dell'Eu-
ropa. Adesso ella avversa la costruzione di una ferrovia da Bagdad che
stabilirebbe una via commerciale fra la Turchia asiatica, la Persia e
1'Europa, perche tai fatto sarebbe di ostacolo a metterla in possesso di
questi paesi. Ugualmente 1'lnghilterra lavora a tntt'tiomo' per impedire
la costruzione di una ferrovia che dovrebbe diminuire la distanza fra
TEuropa e 1'India. Di qui si vede come ancora sussistano element!
di discordie, minacoe di guerra all'mfuori dei trattati arbitral! .
376 CRONACA
3. II 3 decembre e stato aperto il Reichstag con un discorso del
Trono letto dal cancelliere von Billow, nel quale fu annunziata la
riforma delle finanze dell' Impero e il proseguimento delle riforme
soc'ali. Non vi si fa menzione di aumenti per le spese dell'esercito,
poiche, per confessions dei ministeriali, 1'opinione pubblica e troppo
cominossa dai cattivi trattamenti usati verso i soldati e venuti alia
luce in seguito a varii deplorevoli processi. Le gravi punizioni in-
flitte dai consigli di guerra a molti bassi ufficiali e ad ufficiali dimo-
strano almeno che 1'autorita militare si adopera con serieta a togliere
tali abusi. L'estero sa che la Germania e una nazione civile ; pero
ignora che sia la parte meno inoivilita quella che governa, per cosi
dire, I'lmpero e comanda in special inodo 1'esercito. La regioae al di
la dell'Elba (Ostelbien) la quale comprende le province prussiane
della Sassonia, del Brandeburgo, della Prussia occidentale e orien-
tale, fu eristianizzata soltanto dopo il secolo decimo ed undecinio, ed
e quasi interamente dedita all' agricoltura. La sua popolazione, mi-
sta a molto elemento slavo, e signoreggiata da varie famiglie di cain-
pagnoli, dalle quali, sotto i Re di Prussia, sono sempre stati scelti
gli officiali che anche oggi occupano quasi tutti i gradi superiori
dell' esercito. Questi sono eccellenti officiali, ma hanno conservato
tutta la ruvidezza di UQ' eta passata ; nei loro paesi tali famiglie
anche oggi maltrattano e percuotono gli operai agricoltori, rnan,te-
nendo cosi vive le tradizioni del rigore eccessivo usato in altri tempi.
Tale e lu origine dei lamentati disordini, ora pero non piii tanto fre-
quenti come si dice j. poiche in diversi reggimenti passano molti e
molti anni prima si verifichi qualche caso di sevizie da essere pu-
nito. Un' altra questione seria, come fu altra volta accennato, e il
lusso so7erchio che va continuamente aumentando fra gli officiali :
ne 1'autorita militare vi pone un freno, anzi sembra spicgere oostoro
sulla via di simile precipizio. L'uniforme e troppo fastosa, carica di
guarnizioni superflue e di prezzo, ed inoltre sottoposta a prove, a
mutamenti cosi frequenti e rapidi da cagionare danni pecuniarii per-
fino ai fornitori. Non di rado hanno questi appena provveduto le stoffe
e le guarnizioni, e gia e ordinato un nuovo cambiamento che rende
inservibili tali stoffe e gli accessorii ed obbliga i fabbricanti e i for-
nitori a rivenderle ad un vil prezzo.
D'altra parte il luogotennete Bilse ha pubblicato un. piccolo ro-
manzo, nel quale ritrae gli officiali di un battaglione del Treno di
equipaggio, residente a Forbach, sotto un aspetto il piu sfavorevole.
Fatta qualche eccezione, questi officiali sono tutti uomini corrotti, in-
delicati ed ingordi. II libro e andato a ruba, e se ne sono vendute
molte centinaia di migliaia di copie ; ma ha fruttato all'uutore la con-
danna alia prigione; al tempo istesso pero molti officiali sono stati co-
CONTEMPORANEA 377
stretti a confessare dinanzi ai loro giudici di riconoscere se stessi nei
personag^i del romanzo.
II Centre si e dato premura, sul principio della Sessione parlamen-
tare, di far nuova istanza per 1'abolizione della legge contro i Gesuiti.
e di tutte le leggi e decreti che nei varii Stati tedeschi limitario o
tolgono la liberta religiosa ai Cattolici. Nei giorni decorsi abbiamo
avuta una nuova ed evidente pruova della intolleranza degli Stati
protestanti. II Curato di Detfurth (Prussia), chiamato a Bodenburg
(Brunswick) per assistere un moribondo, battezzo al tempo medesimo
un fanciullo di una famiglia cattolica ; ma il governo del BrunsAvick
lo condanno alia multa di 30 marchi in via amministrativa, in con-
form'ta della legge del 1902, la quale pretende accordare la liberta
ai Cattolici. II pastore locale, sig. Peters, denunzio ii delitto alle
autorita chiedendone la punizione. La celebrazione della S. Messa
compiuta da tin sacerdote senza 1' autorizzazione del Governo e sog-
getta alia stessa multa ; come pure sono puniti quei fanciulli che non
assistono agli uffiei e al catechismo dei protestanti. Nemmeno i libe-
ral! questa volta hanno osato di prendere le difese del Governo; mentre
anzi alcuni di essi ebbero il coraggio di censurarlo pubblicamente.
Generalmente, al presente noi siaino testimoni di una guerra bene
organizzata contro la Chiesa, fatta bersaglio agli atfcacchi ed alle ca-
lunnie delle associazioni e delle riunioni protestanti, non che alle ire
del popolo aizzato. La raaggioranza protestante e molto apatica e percio
non ascolta gli agitator!: ma le autorita, gli cfficiali pubblici, quasi
tutti liberali e protestanti, fanno causa comune con i sobillatori, in-
coraggisti da! superior! , i quali danno il segnale. II Sinodo generale
della Chiesa protestante di Prussia, nella sua adunanza del 5 novembre,
si e dichiarato contrario al decreto di tolleranza chiesto dal Centro ed
ha, per cosi dire, obbligato il Governo ad opporvisi ; come 1' ha co-
stretto a respingere 1'abolizione della legge contro i Gesuiti. La pro-
posta del Centro in favore della tolleranza comprende non solo il li-
bero eserci/.io del culto e dell' insegnamento cattolico in tutti gli Stati
tedeschi, ma eziandio 1'abolizione della legge che costringe i cattolici,
in certe date circostanze, a dare ai proprii figli una educazkme pro-
testantica. E tale legislazione intollerante e difesa dal Sinodo generale,
composto di luminari della teologia protestante, di delegati sinodali e
di sopraintendenti delle province (poiche nei protestantesimo i Yescovi
figurano fra i pubblici officiali), da! delegati delle facolta protestanti
e da altri personaggi illustri; legislazione contraria ai principii prc-
clamati dalle costituzioni dei varii Stati e consacrati per di piu dai
trattati che posero fine all'Impero antico (nei 1806) e stabilirono la
confederazione germanica nei 1815. Gli Stati cattolici si uniformarono
subito alle disposizioni suddette; ma gli Stati protestanti anche oggi
378 CKONACA
vi si oppongono. In Prussia la costituzione del 1852 assicuro la liberta
religiosa ; e nel 1903 il Sinoio generale, vale a dire la piu eccelsa
rappresentanza corporativa della Chiesa protestante della nazione, si
achiera in favore della leggi eccezionali che colpiscono i Cattolici.
Questa opposizione tuttavia andrebbe a vuoto, qualora il Governo pren
desse una decisions energica ; ma il Governo prtissiano, al pari dei
Governi degli altri Stati, si vale dei nemici della nostra Chiesa per
negare ai Cattolici i diritti ad essi accordati dalla costituz:one. Firo
a tanto che il Governo bavarese si estiva a perseguitare ingiustamente
la maggioranza cattolica del paese i Governi degli Stati protestanti
possono impunemente ostegg'are i Cattolici : pero un po' di tregua si
e ottenuta dopoche il Governo dell' lun pero ha bisognodel Centre, per
la sua maggioranza. II sig. abate Schaedler, in come del Centre ha
pronnnziato un importante discorso, nel quale con molto seiiiiO ha cen-
surato 1'amministrazione delle finanze, spingendosi fino a dire che si
era sprecato il denaro. PiMna d'ogni altra cosa egli ha fatto capire
che il Centro non potia appoggiare il disegno di legge per la riforma
fiaanziaria, presentato dal sig. de Stengel, nuovo Segretario di Stato
per le finanze dell' Impero, trattandcsi di una questione di principio.
II disegno suddetto rende 1' amministrazione finanziaria dell' Impero
indipendente dagli Stati assicuiandogli pingui renditt^ a loro carico ;
ed al tempo istesso tali Stati vedrebbero diminuita la propria auto-
rita, mentre il Centro ha avuto sempre di mira il mantenimento del
carattere federal e nella Germania. II Centro non vuole acorescere i
diritti e le attribuzioni del Governo imperiale, ii quale tende di con-
tinuo ad assoggettare ed annientare gli Stati ; ma costoro farebbero tutto
il proprio vantaggio abolendo le leggi antiche di oppressione contro i
Cattolici senza attendere 1'intervento dell'Impero, po'chs opponen-
dovisi piu a luago contr.buirebbero a darla vinta alia Prussia ed agli
unitarii rafforzati. Senza il Centro 1' Impero distruggerebbe presto 1'au-
tonomia degli Stati : e chi d'altronde pud avere desiderio di conser-
vare i diritti particolari di costoro qnaDdo tali diritti si ritorcono
contro gli stessi difensori ?
In tutti i tempi fra il Centro e il gruppo polacco sono esistite ot-
time relazioin, rese ancora piu strette durante il Kulturkampf. II
Centro non ha mai lasciato di difendere gli interessi e i diritti delle
popolazioni polacche, e soprattutto, si e opposto in ogni oircostanza
alia gennanizsazione violenta, e all' esolusione della lingua polacca
dall' insegriamento. Tuttavia gli agitatori polacchi aizzaao il popolo
contro il Centro. A Berlino, e gpecialmente nelle localita industnali
e minerarie delle province renane, gli operai polaechi, quivi molto
nurtierosi, sono stati spinti a votare contro i candidati del Centro, il
quale in seguito a tali sobillazioni ha perduto due seggi. Nell' alta
CONTEMPORANEA 379
Silesia, a causa di una agitazione imponente, ferminata in lotta san-
guinosa, e grazie a calunnie sparse controil Clero si riusci a togliere
un seggio al Centre facendovisi eleggere an radicale, che, appena
eletto, entro a far parte del gruppo polaceo. Bisogna poi riotare che
1'alta Silesia e separata dalla Polonia da cinque secoli e vi resto unita
solo per due secoli. La popolazione non vi ha conservato alcun ve-
stigio, ne alcuna tradizione della Polonia, e solo con una perficla agi-
tazione sono riusciti ad adescarla e a rivolgerla contro la propria i atria
e contro la Chiesa. Al Reichstag il gruppo polaceo ha inasprito la
sua ostilita ingiustificata contro il Centro rifiutandosi di votare pel
sig. von Ballestrem, presidente da sei anni del Reichstag medesimo,
ben accetto ed appoggiato da tutti i partiti, benemerito senza dubbio
della Chiesa e dei Cattolici, tenuto in grande stima el onore dall'il-
lustre Pontefice Leone XIII, gloria dei nostri tempi. Si vede adesso
che la Polonia e stata rovinata dalle lotte partigiane e dalle discordie
interne. II Centro Ron si commuove per tale ostilita calcolata ed in-
giusta ; ma oontinua nella sua via di equita verso tutti i partiti, senza
preoccuparsi di essere .corrisposto : e qiiesta condotta serbera altresi
con i polacchi.
4. II primo di decembre si riunirono a congresso in Francoforte
i delegati delle associazioni operaie conserva'rici e cristiace, rappre-
sentahti oltie 600,000 socii, coDtrappoaendo si solenne manifestazione
aU'arroganza ed alle minacce dei socialisti. II congresso ha fatto voti
per ottenere il diritto di stringersi in lega stabile e riccnosciuta ;
leggi liberali intorno al diritto di associazione e di riunioiie ; perso-
nalita giuridica per le associazioni profession ali, e la fondazione di
camere di lavoro. Nell'udienza aceordata dal canoelliere von Billow
ai delegati del Congresso, quegli assicurd che il Qoverno vedeva di
buon occhio gli sforzi degli operai conservator! e monarchic! : che le
leggi sociali ed economiche domaadate sarebbero esaminate con dili-
genza e faranno seguito a quelle di previdenza e di protezione, nonche
ad altre di organizzazione studiate a favore della classe operaia. II
Cancelliere si e rnostrato della stessa opinion© del Congresso : la ccn-
ciliazione degli interessi delle varie classi non e possibile, ne pud es-
sere stabilita su basi durature e proficue, senza appoggiarla alia sc-
cieta ed all'ordine politico presente.
La riunione del Cocgresso suddetto ha fatto rnolta impressione in
tutta la (iermania, poiche il pubblico si e accorto che a fianco dei
socialisti, favoriti dalla cattiva politica del Govorno, esiste una fe-
darazione di societa e di opere popolari a difesa dei principii conser-
vator!, cristiani e moderati, che tiene in scacco il terrorismo dei so-
cialisti.
380 CRONACA
II Sig. Barkhausen, morto da poco tempo, e stato so:-t tuito nella
presidenza &Q\V Oberkirchenrat (consiglio superiore della Chiesa pro-
testante prussiana) dal sig. Yoigts, che fu. finora presidente dell'am-
ministrazione della Chiesa nazionale di Hannover. Ora questa Chiesa
e strettamente luterana ed esclude formal mente la comunione sacra-
mentale con i calvinisti puri; pero e la base della Chiesa unionista,
doe, cal vino- luterana. II Sig. Yoigts e costretto di fatto a inodificare i
proprii principii religiosi, la propria fede, i suoi dogmi per prender
possesso del nuovo ufficio. Lasciamo a lui 1' incarico di regolare da
se la propria coscienza su tale riguardo : solo vogliamo ricordare che
i giornali protestanti assicurano essere stato conferito al Sig. Yoigts,
burocratico per eccellenza, un posto tanto importante a causa della
sua abilita amministrativa, congiunta a forte energia, per richiamare
a dovere i ribelli.
II Sinodo del circondario di Wiesbaden sta occupandosi di una
questione sollevata cioe se gli uomini non battezzati possano far parte
della Chiesa. II sopraintendente generale e il presidente del con-
cistoro provinciale hanno risposto essere preferibile di evitare una
decisione di massima circa i non battezzati e di riserbare 1'esame e
il giudizio caso per caso, a seconda delle circostanze particolari ; poi-
che escludendo i non battezzati dalla comunita cristiana si aggrave-
rebbero le condizioni interne con grave danno della Chiesa. Sarebbe
necessario invitare i pastori affinche persuadessero tali individui a
ricevere il battesimo: per non imprimere su essi il marchio d' infe-
deli... Questi Signori, a dire il vero, temono per la loro Chiesa e
preferiscono la rinunzia al Battesimo per non essere costretti ai esclu-
dere una pecorella, che non e tale ma che pero fa numero. II Sinodo
ha sottoposto 1'esame della questione ad una commissione.
In qualunque tempo 1' istruzione religiosa nelle scuoie ha avuto
un carattere oltremodo ostile e aggressivo coritro la Chiesa cattolica;
ed invece di insegnare la dottrina e il Yangelo ai fanciulli si inet-
teva ogni studio per inculcare loro cattive prevenzioni, pregiudizii,
odio contro il Cattolicismo. Pare che su tal proposito finora non si
facesse mai troppo. Nella riunione annuals dei professori di Religione
delle scuoie medie della provincia di Sassonia fu decisa la questione
circa il modo di sgguerrire gli allievi perche possano combattere 1'ul
tramontanismo : e il Sig. Genest disse esser necessario far loro cono-
soere il carattere e le tendenze deirultramontanisrao, dimostrando che
questo e anticristiano ; ed all'infuori dell'istruzione religiosa propria-
mente detta, servirsi soprattutto anche della storia e della letteratara
per screditarlo. Si vuole introdurre nella scuola la polernica, la lotta
religiosa ; si vuole spingere i protestanti a provocare e a perseguitare
i proprii concittadini cattolici.
CONTEMPORANEA 38 1
5. L'opera del P. Denifle £, dotto doinenicano, su Lutero, della
quale e uscito il priino volume, ha destato molto rumore, sia fra i
protestanti, come fra i cattolici. II P. Denifle risale alle origin!,
scuopre, mette a nudo i principal! motivi dai quali fa guidato 1'ere-
siarca. Lutero, ancor giovine professore, era dominate da un orgoglio
strordinario e senza limiti. Fino dal 1515 egli stabili per principio
che la concupiscenza e invincibile, basaadosi sulla propria esperienza;
ed invece d'implorare la grazia di sottomettersi, con fermo proposito,
alia legge, egli, molto piu comodamente, sottomise la leggealla concupi-
scenza, lasciaadosi guidare dalle proprie passion! in lucgo di combat-
terle. Lutero ebba una istruzione teologica monca; ne la complete
con assiduo lavoro, beasi si abbandono alia sua fantasia; non appli-
candosi inai allo studio di S. Tommaso ! Quest! piccoli cenni spiegano
gia molte cose.
1 DENIFLE. Luther und Luthertum, Mainz, Kirchheim.
OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE
Bardenhewer O. Patrologia. Version e italiana sulla seconda ed.
tedesca con aggiunte bibliografiche per il prof. D.r sac. ANGELO MBR-
CATI. Vol. III. Dalla meta del secolo V alia fine dell' Evo patristico.
Roma, Desclee, 1903, 8°, XX 204 p.
Battandier A., mons. Annuaire pontifical catholique. VII annee, 1904,
Paris, Bonne Presse, 16°, 640 p.
Bonomelli G., vescovo di Cremona. Questioni religiose, morali e so-
ciali del giorno. Roma, Desclee, 1903, 8°, VIII-360; 486 p. L. 6.
Ceretti F., sac. Biografie mirandolesi, 3. P-R. (Mem. storiche del Du-
cato della Mirandola XV). Mirandola, Grilli, 1904, 8°, 264. p. L. 4.
Courdavault, abbe. L'hebreu appris facilement sans maifcre. Lille,
Desclee, 1903, 16°, 32 p
Ferrandina A. Herbet Spencer. La vita, le opere, il testamento. Na-
poli, libr. La Croce, 1904, 16°, 88 p. Cent, 75.
Fremont G., abbe Lettres a 1'abbe Loisy sur quolques points de
1'Ecriture-Sainte. Paris, Bloud, 1904, 16°, 166 p.
Joly E. Psicologia del Sanii. Trad, italiana della 8a ediz. fraricese.
Rome, Desclee, 1904, 16°, 168 p. L. 2. Cfr. Civ. Catt. 16, IL (1847) 599,
1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono invlate, con qnella
gollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne dlamo intanto un annum! a
8 >mmario che non importa alcun giadizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seconda dell'op-
porcuoita e dello spazio conoesso nel periodioo.
382 OPERE
Lasplasas. La moral es ley 'moral. San Salvador, « La Luz » 16%
130 p.
Lehmktthl A., S. J. Casus conscientiae. Ed. altera. Friburgi Br.?
Herder, 1903, 8°, X-568; 592 p. Fr. 16.
Majorca Moriillaro L. M. La cappella Sperlinga nel pantheon di
S. Domenico in Palermo. Palermo, Reber, 8°, 148 p.
Marchesan A. Gaia da Camino nei docutnenti frevisani in Dante:
e nei Commentatori della Divina Commedia. Studio. Treviso, Turazza,
1904, 8°, 256 p L. 4.
Maria Antonio (P.) capp. 11 Clero e il Popolo. Modena, Pontificia,
1904, 16% XVIII-162 p. L. 1,50.
Martina M. Antologia italiana ad uso delle scuole ginnasiali, tecni-
che, normal! S. Pier d' Arena, Scuola tip. salesiana, 1904, 8°, 812 p.
L. 3,50.
Martinez Zuviria G. A. La Creadon ante la pseudo-Ciencia, con 1111
prologo del dr. Jos£ OLIVA, prof, do Filosofia en la Univ. de Santa-Fe.
Buenos Aires, Llarnbias, 1903, 16°, XXX-132, p. — Detto. El natura-
lismo y Zola. Su influencia social y literaria. Santa-Fe, Benapees, 16°,
110 p. — Detto. Fantasias y leyendas. Cordoba, 1903, 16°, VIII- 96 p. —
Dctto. « Los dos Grumetes » . Ivi. 16C, 72 p.
Mattdewicz G. B. Doctrina JKussorum de statu, Justitiae origina-
lis. Cracoviae, Anczyc, 1903, 8°, 236, p. M. 4,50.
Moreni G. Scritti varii e cenni biografici. Firenze, tip. Domenicana,.
1903, 16°, 2 voll. di pp. 416; 416.
Pelle P. Le Tribunal de la Penitence devant la TMologie et I'histoire.
Paris, Oudin, 1903, 16°, LIV 540 p. Fr. 3,75.
Pesch Chr., S. J. Praelectiones dogmaticae. I. Institutiones propae-
deuticae ad Sacram Theologiam, Ed. III. Friburg. i. Br,, Herder, 1903,
8°, XXIII-416 p. Fr. 7,25. Cfr. Civ. Catt. 16, 1 (1895) 345.
Piccolomini P. La vita e I' opera di Sigismondo Tizio (1458-1528),
Roma, Loescher, 1903, 8°, 216 p.
Podesta F.,-can, li Preziosissimo Sangue di N. S. Genii Cristo in
Sarzana. Genova, Sordomuti, 16°, 189 p. — Detto. Monumento robbiano
in Sarzana. Sarzana, tip. lunense, 1903, 16°, 56 p.
Prola D., can. La Lettera di San Paolo ai Romani. Analisi, para-
frasi e commeiiti. Ivrea, coop, canavesana, 1903, 16°, VIII-204 p.
Schola Clericorum et cura animarum. Periodico ecclesiastico ini-
ziato fra il Clero lucchese nel 1900.1. (1900-1903). Lucca, Baroni, 1903,
8°, 616 p. Prezzo annuo di associazione L. 1,50.
Vaccaro G. Pagine sparse. Sciacca, Guadagna, 1903, 16°, 172 p.
Lira 1.
Spiegazione piti diffasa della Dottrina cristiana. Napoli, Errico,
1903, 16°, VIII-136 p. L. 1. Rivolgersi, via Saverio Baldacchino 257,
Napoli.
Walter Me Donald. The principles of moral science. Dublin. Browne,
1903, 8°, XII-230 p.
PERVENUTE ALLA D1REZIONE 383
Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. — ( \UIRER1 F. /'//•/<>/,••,
f. U fawtfn ill YinjiHo. .DissertazioiKi. (Kslr. .-1"; « Memoric R. Accail.
di Man f ova). Mantova, Monclovi, 1903, 8°, 68 p. -DE CASAMAJOR M. La
vraie science n'est pas en faillite? Paris, Bailliere, 16% 58 p. Cent. 60. — Detto.
Erreurs de I'optimisme scientifique. Ivi. 16°, IV-64 p. Cent. 75. — DELAMA1RE,
i''\V'[ue de Pcrigueux et Sarlat. Le Frane-macon voila I'ennemi ! Paris, Bonne
Presse, 16°, 62 p. Copie 10 L. 1,25. — FERRARI G., can. I doveri degli Operai
e del Padroni secondo le doitrine di Leone XIII. Discor^o. Lucca, Baroni, 1904,
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Detto. Le versioni georcjianc della Bibbia. (Estr. id.) Ronia, Salviucci, 19C3, 8°
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Modena, III, 5). Modeiiar Soliani, 1.903, 4% 12 p. — PATRIZI M. L. BEL-
LENT ANI G. II riflusxo deU'ammaccamento e le fan della pidsazione. (Estr. Mem.
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MOiiTEO G., vescovo di Massa'e Populonia. Lettere Pastorali. Arezzo, Sinatti,
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tera Pastorale. Calasanziana, 1903, 16°, 22 p.
Eloquenza saera. — CARLO (S.) BORROMEO. Discard, ovvero, ammae-
.stramenti alle persone religiose. Terza ed. Roma, Desclee, 8°, 326 p. L. 2 —
ZOCCHI G., S. J. L'Immacolata. Discorso recitato nella Patriarcale Basilica
di S. Maria Maggiore in Roma nel decembre 1903. Roma, Poliglotta, 1904,
8°, 36 p.
Agiografia e biografta. — FERRETTON F. Vita del Beato Benedetto XL
Treviso, Martinelli, 1904, 16", 120 p. -- Detto. Compendio delle medesime.
16°. 48 p. — FRANZINI M., mons. Pietro Rota arcivescovo titolar* di Tele. Me-
mo'rie. 2a ed. Roma, Seminario Yaticano, 1903, 8°, 500 p. Cfr. Civ. Catt. 10, 6
(1893) 76. — / SANTI MAGI. Conferenze teimte pel trasporto delle Sante Re-
liquie nella Basilica di S. Eustorgio 1'Epifania • dell'anno 1904. Milano, Palma,
1904, 16°, 72 p. Cent, 60. - LE T. R. PERE MARIE- THEODORE RATI-
384 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE
SBONN.E fondateur de la Societe des Pretres et de la Congregation des Re-
Hgieuses do ISTotre-Dame de Sion, d'apres sa correspondance et les documents
contemporains. Paris, Poussielgue, 1904, 8°, XVI-624; 744 p. — VITA di Panta
Paola vedova matrona romana* fondatrice delPOrdine Gerolamino. (Collana di
vite di Santi. 318). Monza, de' Paolini, 1903, 16°, 150 p.
Ascetica. — DI BUSSIERRE. Anime mistiche. Trad, dal francese. Roma,
Desclee, 1903, 16°, 300 p. L. 2. — FERRANDINA A. Ricordo della Missione.
Raccolta di consigli e di preghiere. Napoli, « La Croce », 32°, 40 p. Cent. 5. -
Detto. La preghiera del cristiano. Ivi, 34°, 40 p. Cent. 5. — FFRRAR1O F.
11 Rosario. Meditazioni, preghiere pel mese di ottobre. Note storiche e topo-
graiiche di Terra Santa. Milano, Palma, 16 , VIII-344 p. L. 1,50. — VANXI
P., sac. Esercizio della presenza di Dio. Milano, Pontificia, 1904, 24°, XIJ-B10 p.
Cent. 50. — VITA (La) spirituale e I'orazione secondo la sacra scrittura e la tra-
dizione monastica. Yersione dal francese. Nuova edizione. Roma. Desclee. 1903,
16°, 404 p. L. 3.
Memorie. — OMAGGIO a S. E. Rev.ma Mons. Pietro Main nel giorno
faustissimo del suo ingresso alia Sede Arcivescovile di Pisa, 10 gemiaio 1904,
49, 12 p. — ALLA CAR A MEMORlAdi Mariadelaide Belhizzi i genitori Amelia
e Giuseppe. Bologna, Garagnani, 8°, 80 p. — ANDREOLI A. M., vescovo di
Montefeltro. Elogio funebre di mons. Alessandro Angeloni, arcivescovo di Ur-
bino. Urbino, Ardivini, 1903, 8°, 54 p. — MILLUNZf G., can. Ricordo ftmebre
di mons. Vincenzo Di Giovanni arcivescovo di Penimonte. Palermo, Boccone del
povero, 1903, 8°, 46 p.
Lettnre ricreative. — CALIARl P. Angiolina. Racconto Veronese del se~
colo XVI, 5a ed. Verona, Amichini, 1904, 16°, 402 p. — CHERON DE LA BRU-
YERE. L'Epi et I'Alcyon. Paris, Bonne Presse, 8°, 284 p. Fr. 2,40. — Detta.
La Fille de Frontal, Paris, 232 p. Fr. 2,50. — CLEMENTI G.Dai ricordi di un
Prete caporale. Una Pasqua fra i galeotti. Tra gli emigranti. Roma, Desclee,
1904, 8°, 184 p. L. 2. — DESCHAMPS P. Jean Christophe. Nouvelle ed. Paris,
Bonne Presse, rue Bayard 5, 16°, 522 p. Fr. 3,10. — GIULIO DA CARL'E-
NETO. O. F. M. Frate e soldato. Lettere di un giovane frate ad un ufficiale dei
Bersaglieri. S. Benigno Canavese, Salesiana, 1903, 16°, 160 p. L. 1. — PERA F.
Morale narrativa. Racconti e bozzetti. Roma, Desclee, 1903. 8°, 340-IV p. L. 2. —
PIEREE L' ERMITE. L'Emprise, illustrations de H. ROUSSEAU. Paris, Bonne
Presse, 8°, YIH-448 p. Fr. 5.
PofSie. — ALESSO M. La ladata o lamintanza. Canto popolare. Caltanis-
setta, Petrantoni, 1903, 8°, 28 p. Cent. 25. — MAGRO S., parr. Rime devote.
Messina, Trinchera, 16', 80 p. L. 1,50. — PEROSA L., sac. A S. 8. Pio X.
Venezia, Sorteni, 1903, 16°, 16 p.
Mnsica. — BOUDEMANGE (De) GK Les sept paroles du Christ pour Soli.
Choeurs et Orgue Lyon, Jaiiin, 8°, 46 p. L. 6. — MAGRl P. Per ricordare
la elezione e la 7a Encidica di Pio X. Mottetto. Bari, Firrao, 8.° — MELOD1E
RELIGIOSE POPOLARI per il Tempio e per il popolo. Messa 7.a Anno I.
Fasc. I. Roma, Societa italiana per la musica religiosa popolare, Via della
Sapienza 32. 16°, 22 p. Prezzo annuo d'abbonamento per una copia (canto e
accompagnamento) L. \ ,80. Ogni copia separata Cent. 40: con solo canto Cent. 10.
LA PROPRIETA DEL VATICANO
SECONDO LA LF.GGE DELLE GUARENTIGE
NOTE STORICHE E GIURIDICIIE
I.
L'espressa dichiarazione del 6 novembre 1870, fatta alle
Potenze dal Governo italiano, cioe che il palazzo apostolico del
Vaticano, anche dopo 1' « aggregazione » di Roma al Regno
d' Italia , riteneva il suo carattere strettamente ecclesiastico di
Sede de' vescovi di Roma e rimaneva percio parte della dota-
zione ecclesiastica della Santa Sede 2, apertamente dimostra
aver lo stesso Governo italiano riconosciuto che, pel fatto di
quell' « aggregazione » non erasi punto mutata la condizione
giuridica di detto palazzo.
Resta ora che sciogliamo la promessa, con la quale chiu-
clemmo il precedente nostro articolo, e brevemente esami-
niamo se la condizione giuridica del palazzo apostolico de
Vaticano pot6 mutarsi o fu di fatto mutata con la legge
sancita il 13 maggio 1871.
A questo scopo importa assal il ricordare innanzi tutto, che
questa legge fu voluta e sancita dal Governo d'ltalia, perche
costrettovi da una necessita politica. Dall'ima parte, Tltalia
non poteva espellere il Pontefice dal suo territorio, poich6
trovava ostacolo e nella coscienza del suo popolo ed in quella
delle altre nazioni che non concepiscono il Papa se non a
Roma; dall'altra parte era pur necessario provvedere alle
relazioni esistenti tra gli altri Stati e lo Stato italiano, ove
risiede il Capo supremo della Chiesa cattolica, la quale ha
1 Vedi i quaderni 1285, 1286, 1287, pp. 9, 145, 295.
2 Ne citammo il testo nel quad, precedente, pag. 308.
1904, vol. 1, fasc. 1288. 25 10 febbraio 1904.
386 LA PROPRIETA DEL VATICANO
seguaci in tutto il rnondo, vincoli d'accordi e continue ricam-
bio d'ufficii con tutti quasi i Governi civili. Cosi affermarono,
fra gli altri scrittori liberali, il Brunialti ], lo Scaduto 2, lo
Schiappoli8, i quali veggono nell'anzidetta legge la salvaguar-
dia dell' Italia rispetto al Papa. Lo stesso attesto Ton. Bonghi 4,
che di essa legge fu relatore, e lo confessarono in piena Camera
quasi tutti i deputati, anche coloro che piu la combatterono 5.
L 'Italia, nell'opinione di tutti gli assennati, avrebbe avuto
grandi noie e corso gravi pericoli, quando in faccia alle
nazioni non avesse potuto, con qualche parvenza di serieta,
affermare che al Papa, spogliato del dominio temporale, si
provvedeva in guisa, che egli conservasse sulle sponde del
Tevere ima Sede gloriosa e indipendente da ogni umana
sovranild 6.
Ad affidare per tan to il mondo cattolico fu ideata e pro-
posta la legge, detta delle guarentige, perche intesa a gua-
rentire con mezzi efficaci e stabili la so vranita della Santa Sede,
1'inviolabilita personale del Sommo Pontefice, la sua piena
liberta nell'esercizio del sacro ministero e Pintegrit& del pa-
trimonio a lui spettante come a Capo della Chiesa roinana.
Nel proporla quindi al Re e nel comunicarne lo schema alle
Potenze, il Governo italiano cred£ suo stretto dovere dichia-
rare esplicitamente ed autorevolmente quali fossero i capi-
saldi della sua politica ecclesiastica ed i principii, sui quali
la promessa legge doveva fondarsi. Tale dichiarazione porta
la data del 2 novembre 1870 e fa parte della Relazione,
presentata al Re dall'on. Ricasoli, Presidente del Consiglio
1 Lo Stato e la Chiesa in Italia. Torino 1892, p. 148.
2 Guarentige pontificie. Torino 1884, pag. 117.
3 Manuale del Diritto ecclesiastico. Torino 1902, pp. 223-224.
4 Nella Nuova Antologia, 1891, V, pag. 722, e passim alia Camera.
6 Cf. gli Atti ufficiali, Camera dei deputati. Tornata del 9 feb-
braio 1871.
6 Cosi S. M. Vittorio Emmanuele II nclla sua lettera dell'8 settem-
bre 1870 a S. S. Pio IX, pubblicata dal SAREDO, Codice del diritto pub-
blico ecclesiastico. Torino 1887, Parte la, pag. 2. La lettera comincia
con le memorabili parole : « Con affetto di figlio, con fede di cattolico,
con lealta di Ke, m' indirizzo al cuore di Vostra Santita. »
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 38 T.
de'Ministri, « sullo scioglimento della Camera del deputati,
causa la ricongiunzione di Roma ».
L'importante dichiarazione essendo poco conosciuta, me-
rita d'essere qui ricordata. Eccone il testo:
Ad allontanare ogni sospetto che 1'Italia voglia in alcun modo in-
tromettersi nelle faccende delle Chiese straniere, il Governo di S. M.,
fedele alle fatte promesse, crede necessario riconoscere [con la proposta
legge] la Sede pontificia come un'istituzione sovrana, riguardare come
inviolabile la Sacra persona del Sommo Pontefice, e attribuire le immu-
nita consentite agli ufficii d'una ambasceria estera anche agli ufficii che
sono al Pontefice necessarii per compiere il suo ministero religiose.
Un altro sospetto conviene prevenire [con la proposta legge] : il
sospetto che codesto grande fat to della liberazione di Roma non sia altro
che una ripresa del fisco. II patrimonio dunque della Chiesa romana
rimarrd intero alia Chiesa, fermapero, s'intende, 1'applicazione de'nostri
principii giuridici intorno alia personalita delle associazioni religiose,
e salve le necessita economiche che non consentono la continuazione
della mauomorta, e 1'inalienabilita dei predii e piu specialmente dei predii
lustici l.
II.
Cio posto, ognuno intende quanto ingloriosa e dipendente
sarebbe la Sede del Papa in Roma, s'egli fosse spogliato delia
propriety del suo episcopio; e ridotto ad abitarvi come in casa
altrui, ospite ed inquilino ad nutum del Governo italiano.
Ognuno parimente intende e quasi tocca con mano quanto
effimera sarebbe, in queste circostanze, la sovranita del Papa,
e quanto indegna del Sommo Pontefice sarebbe la condizione
fattagli nella capitale stessa del mondo cattolico. La legge
dunque del 13 maggio 1871, senza contraddire apertamente
allo scopo, cui doveva rispondere, di conservare cio6 al Papa
una sede gloriosa e indipendente, come non pote rendere ii
Papa suddito del Governo italiano, cosi non pote renderlo
suo inquilino, togliendogli la proprieta sul palazzo pontificio
da lui abitato.
Inoltre e manifesto, ch'essa legge non avrebbe potuto ci6
fare ed esser quel che pur doveva essere: tale cio6 che esclu-
1 Pubblicata dal SAREDO, op. cit., pp. 8-15.
388 LA PROPRIETA DEL VATICANO
desse persino « il sospetto di una ripresa del fisco ». Essa,
nonch6 guarentire al Papa « tutto intero il patrimonio della
Chiesa romana », gliene avrebbe anzi confiscata una parte
principalissima e nobilissima, quella appunto, del cui « ca-
rattere strettamente ecclesiastico » erano state formalmente
assicurate le Potenze dal ministro italiano degli aifari esteri.
Ma, prescindendo anche dal suo scopo, sarebbe mancata
a quella legge ogni ragione di diritto per spogliare, o dichia-
rare spogliato, il Papa della proprieta sul palazzo Vatican o.
Questa ragione infatti non poteva essere se non quella, che
Fanzidetto palazzo, prima dell' « aggregazione » di Roma,
fosse indubitatamente proprieta demaniale, appartenente al
Papa come a Sovrano temporale di Roma. In questo caso, lo
Stato italiano, com'era succeduto di fatto nella sovranita ter-
ritoriale alia sovranita pontificia, cosi sarebbe succeduto
altresi nel possesso de' beni spettanti a quella medesima so-
vranita. Ora che il palazzo del Vaticano non fosse proprieta
demaniale, ma precisamente 1'opposto, cioe proprieta patrl-
moniale della Santa Sede, fu sopra da noi dimostrato e, giova
ripeterlo, riconosciuto e confessato dallo stesso Governo ita-
liano. Che se la condizione giuridica del palazzo Vaticano,
al tempo dell' « aggregazione », volesse supporsi dubbia, allora
non solo sarebbe mancata a quella legge ogni ragione di di-
ritto che valesse a giustificarla, ma le sarebbe mancato
eziandio ogni valore intrinseco, perche fatta da un'autorita
non competente. Infatti, nelle questioni dubbie o disputate
di proprieta, secondo il diritto comune di tutte le genti civili,
1'aggiudicazione spetta, non gia al Potere legislative, si bene
al Potere giudiziario.
Sotto questo riguardo dunque e ragionando a priori, deve
ritenersi che, con la legge delle guarentige, lo Stato italiano
non pote decidere in proprio favore, ne comechessia pregiu-
dicare la questione del diritto di proprieta sul palazzo del
Vaticano recando offesa a' diritti preesistenti della Santa Sede.
Cosl dovrebbe essere, e cosi sarebbe in tutte le questioni
riguardanti i diritti della Sede apostolica, se lo Stato italiano,
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 389
nella loro soluzione, seguisse sempre un criterio strettamente
giuridico, piuttosto che un piu largo criterio di ragione poli-
tica. Quest'e essenzialmente elastica ed opportunista e, quando
non preferisce di perdersi in vaghe e vane parole, neppur
rifugge dairafferniare ed approvare oggi quello stesso che
ieri nego e condanno. « Le violenze legali, diceva il mi-
nistro Crispi, legittimate dalla ragion di Stato, violano tal-
volta ranimo di un semidio, gii tolgono ogni prestigio, attu-
tiscono ogni sentimento di venerazione 1. » Quindi non e raro
il caso in cui, in argomento di legislazione, a posteriori si
dimostri fatto quel che a priori la ragione giuridica dimostra
non potersi fare.
Tale pero non e il caso della legge delle guarentige
nella parte che riguarda la proprieta del Vaticano. Seb-
bene tale legge nel suo complesso sia biasimevole, perche
« la condizione d'indipendenza, che afferma d'aver guarentita
al Papa, non 6 quella che gli 6 dovuta e gli bisogna 2 »,
tuttavia, nella parte accennata, non e cosi cattiva come
comunemente si crede.
III.
Nel disegno di legge sulle guarentige pontificie, proposto
sotto forma di capitolato definitive dal Conte di Cavour 3, senza
alcuna reticenza, si lasciava al Papa la proprieta del palazzo
del Vaticano asserendovisi espressamente ch'esso apparter-
rebbe al Sommo Pontefice 4. Nel disegno poi presentato dal
Ministero air appro vazione del Parlamento, si uso un'esprqs-
1 Nel suo discorso del 20 settembre 1895.
2 Lettera di S. S. Leone XI11 dell' 8 ottobre 1895 alVEmo Card. Se-
gretario di Stato. Negli Acta Leonis XIII P. M. Vol. XV, pag. 369. Si
vegga pure. la protesta di Pio IX negli Acta Pii IX P. M. Vol. V,
pp. 20H, 306 e 352.
3 Pubblicato dal BIANCHI, Storia diplomatica della questione romana.
(Nuova Antologia, febbraio 1871, pp. 368-370).
* « Art. 2.° — Apparterranno al Sommo Pontefice il Vaticano ed
alcuni altri palazzi : qaesti luoghi saranno considerati come non soggetti
alia giurisdizione dello Stato » (Ibid., pag. 368).
390 LA PROPRIETA DEL VATICANO
sione ambigua, la quale, senza attribuire o negare la pro-
prieta di quel palazzo al Papa, diceva soltanto ch'egli avrebbe
continuato a goderne liberamente l. II medesimo concetto fu
espresso ne' disegni esaminati e modificati dalla Giunta della
Camera e dell7 Ufficio centrale del Senato, e fu finalmente
ritenuto nel testo della legge ora vigente, sancita dal Par-
lamento ed appro vata dal Re con la data del 13 maggio 1871 2,
L'on. Bonghi, che di questa legge fu relatore alia Camera
del deputati, ne spiego e deter mino il significato con le se-
guenti parole : « Se il sommo pontificato fosse stato conside-
rate come un beneficio ecclesiastico, si sarebbe potuto dichia-
rare senz' altro che tali e tali altri palazzi avrebbero fatto
parte delle temporality di questo. Ma rimanendo dubbia ed
incerta la natura giuridica. del papato (sic), la legge si 6
dovuto servire d'una espressione che non ascrive la pro-
prieta loro a nessuna persona morale o fisica, e si contenta
di lasciarne il godimento continuativo libero al Pontefice,
esente da ogni sorta di tassa, e sicuro da ogni pericolo od
interrompimento per ragione di espropriazione per utilita
pubblica 3. »
Non meno esplicito fu il senatore Mamiani, relatore della
medesima legge al Senato. Ancor egli, a nome de' suoi col-
leghi dell' Ufficio centrale, opino che la questione della pro-
prieta non potesse allora definirsi e dovessero invece lasciarsi
le cose com'erano ; poiche, mentre mancavano gli elementi
sufficienti per venire ad una determinazione qualsiasi in fa-
1 « Art. 4.° — II Sommo Pontefice continua a godere liberamente
e con esenzione da ogni tassa o carico pubblico dei palazzi pontificii
del Vaticano e di S. Maria Maggiore (sic) con tutti gli edificii, i giardini
e terreni annessi e dipendenti, come pure della villa di Castel Gandolfo
con tutte le sue dipendenze. » Atii ufficiali del Parlamznto italiano. Ca-
mera dei DzputatL Tornata del 10 dec. 1870, pp. 42-44.
2 II testo dell'articolo e sostanzialmente identico al precedente. L'unica
modificazione riguarda il palazzo di S. Maria Maggiore, al quale e so-
stituito quello del Laterano. Atti ufficiali: Camera, Tornata del 9 febb. 1871;
Senato, Tornata del 26 aprile 1871.
3 Atti Ufliciali del Parlamento italiano. Camera dei deputati. Tor-
nata del 21 genn. 1871, pag. 343.
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 391
vore dello Stato, le. ragioni che militavano in favore della
Santa Sede erano indubitatamente tali da impedire che si
potesse sens'altro dire a' Papi, che il palazzo da loro abitato
e che gli oggetti situati in esso fossero d'altro padrone e quasi
dati loro in prestanza1.
Stando dunque alle autorevoli dichiarazioni fatte alia Ca-
mera e al Senate, la legge delle guarentige, se non attribul
espressamente alia Santa Sede, come pur avrebbe dovuto, la
proprieta del ¥aticano 2, neppur oso spogliarnela, attribuen-
dola allo Stato. II legislatore, divincolandosi tra la ragione
giuridica e la ragione politica, prefer! lasciare la questione
affatto impregiudicata.
In questo senso, la legge fu approvata a grandissima
maggioranza di voti da' deputati e da' senatori, ed in questo
medesimo senso, e essa oggi spiegata e proposta comunemente
da' cultori del « Diritto nuovo »; dai moderato prof. Castel-
lari della R. University di Torino 3 fino al radicale prof. Sea-
duto della R. Universita di Napoli 4.
IV.
Nella discussione della legge ch'ebbe luogo alia Camera
de' deputati, quando si venne alia parte che riguarda la bi-
blioteca pontificia ed i musei vaticani, sorse di bel nuovo,
e questa volta molto piu vivace ed insistente, la questione
della proprieta, non gia. de' palazzi apostolici, essendosi con-
venuto, come fu sopra accennato, che questa si lasciasse im -
pregiudicata, si bene de' grand! tesori che la muniflcenza e
1 Ibid., Senate del Regno. Tornata del 22 aprile 1871. Ne riferimmo
1'intero testo nel paragrafo XXIV, pag. 308.
8 Diciamo di non aver cio fatto espressamente; poiche, nella sen-
tenza delPon. Crispi, la legge avrebbe cio fatto implicit amente : « Con
1'art. 5°, cosi egli, e lasciata al Papato la piena proprieta . del palazzi
apostolici con tutto quello che in essi si trova, pero col vincolo die non
possono essere alien ati. » Atti ufficiali, Camera dei deputati. Toraata
dell' 8 maggio 1871, pag. 1312.
8 La Santa Sede. Milano 1903, Vol. II, pp. 583-585.
* Le Guarentiyie pontificie. Torino 1884, pp. 197-198.
392 LA PROPRIETA DEL VATICANO
la provvidenza de' Pontefici romani avevano raccolti e con-
servati in quella biblioteca e in quei musei.
L' ultimo capo verso dell'articolo 4°, in cui si stabiliva, die
la dotazione della Santa Sede non sarebbe diminuita « neanche
nel caso che il Governo italiano risolvesse posteriormente di
assumere a suo carico la spesa concernente i musei e la bi-
blioteca », fornl ad un piccolo gruppo di deputati, capitanati
dall'on. Ruspoli, il pretesto d' agitare nella Camera 1' anzi-
detta questione. Essi pretesero che con quell^parole si fosse
gia definita la questione nel senso che la proprieta de' musei
e della biblioteca dovesse ritenersi qual proprieta nazionale.
Vedendo pero che la loro interpretazione era fortemente con-
trastata da parecchi altri deputati, essi proposero un emen-
damento 4 e, contro 1' espresso parere del Ministero e della
Commissione della Camera, ottennero che si sopprimesse in-
teramente quel capoverso dell'articolo 4°, e si aggiungesse
invece all'articolo 5° il seguente paragrafo : Sono di pro-
prieta nazionale i musei, la biblioteca e tutli gli oggetti
d'arte esistenti negli edifizii vaticani.
Se non che, portata la legge dinanzi al Senato, questo,
uniform andosi alle idee del Ministero, ricuso di emendare
1'articolo 4° e categoricamente rigettb Faggiunta fatta all'ar-
ticolo 5° 2. Lo stesso fece la Camera de' deputati nella vota-
zione finale della medesima legge 3. In tal guisa, 1'emenda-
mento Ruspoli, che dichiarava proprieta nazionale i musei,
la biblioteca e tutti gli oggetti d'arte del Vaticano, cadde
vergognosamente, riprovato da tutti e due i rami del Par-
lamento italiano, dal Senato cio6 e dalla Camera.
L'importanza di questo fatto, comunque dicasi determi-
nate dalla ragione giuridica o da quella politica, non puo
sfuggire a nessuno. Quand'anche mancasse ogni altro argo-
1 II prof. SCADUTO (Guarentige poniificie, pag. 195) ammette che il
partito che cio domandava non era numeroso. L'emendarnento era sotto-
scritto dal Ruspoli e da dodici altri deputati.
2 Atti ufficiali, Senato. Tornata del 28 aprile 1871, pag. 522.
3 Ibid., Camera. Tornata dell '8 maggio 1871, pag. 1314.
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 393
mento, esso solo basterebbe a far palese T ignoranza e la
leggerezza di coloro, i quali, come un « Saraceno » qualsivo-
glia della Tribuna {, sentenziano essere indubitato, che la
biblioteca pontificia ed i musei del Vaticano sono stati dalla
legge delle guarentige ritenuti e dichiarati proprieta nazio-
nale.
Una conferma del deliberate proposito de' legislator! del
1871 di escludere positivamente dall' anzidetta legge non
solo ogni esplicita dichiarazione del diritto di proprieta da
parte dello Stato sulla biblioteca e sui musei del Vaticano,
ma eziandio qualsiasi affermazione, da cui potesse indiretta-
mente dedursi tale diritto, ci 6 fornita dal seguente fattj,
anch'esso importantissimo. La Giunta della Camera aveva
proposto che nell'articolo 5° si affermasse I'obbligo, imposto
alia Santa Sede, di tenere aperti al pubblico i musei e la
biblioteca 2, e il gia nominato on. Ruspoli voleva che quel-
1'articolo affermasse inoltre il diritto dello Stato di regolare
I'accesso del pubblico alia biblioteca ed ai musei con norme
da stabilirsi dal ministero competente 3. Ora tutte e due
queste proposte furono respinte, e la Camera d'accordo col
Senato le escluse egualmente dal testo definitive della legge 4.
V.
Dell'esame pertanto degli atti e delle discussioni par-
lamentari, risulta in modo evidente che, con la legge del
1 Nel num. del 3 novembre 1903. Cosi pure asserisce il prof. RUF-
FINI nelle sue note al Diritto eccles. catt. ed evang. del dott. FRIEDBERG.
Torino 1893, pag. 255. II prof SCHIAPPOLI (Manuale di Diritto ecclesia-
stico, Vol. I. p. 216) ripete le parole del Ruffini, omette pero V indubitato.
2 Cf. SCADUTO, op. cit. Appendice, Documento 7°, pag. 468.
? Atti u/ficiali Camera, Tornata del 10 febb. 1871, p. 694.
4 Da questa formale esclusione 1'avv. G. GIUSTINIANI jettamente
conclude, che « a rigore della legge sulle guarentigie, non sarebbe
impedito al Pontefice di ordinare la chiusura dei musei » e, che « po-
tendo egli il piu, cioe la chiusura, non potrebbe negarglisi il meno, di
continuare cioe a tenerli aperti sottoponendoli ad un diritto di entrata. »
(Rivista di Diritto ecclesiastico, Anno I (1891), pag. 439).
394 LA PROPRIETA DEL VATICANO
13 maggio 1871, come non si voile pregiudicare la questione di
propriety de' palazzi apostolici, cosi non si voile definire e
non si defuu la questione di proprieta della biblioteca pon-
tificia e de' musei vaticani. Stando cosi le cose, e manifesto
che, quando pure il Governo si risolvesse un giorno di « as-
sumere a suo carico la spesa concernente i musei e la bi-
blioteca », non sarebbe punto mutata la condizione giuridica
di questa e di quelli, ne percio risoluta la controversia. II
Governo, ossia il Potere esecutivo, non puo risolvere di pro-
prio arbitrio una questione di giustizia commutativa, com'e
quella della proprieta, che la stessa potest& legislativa non
pote e non voile decidere.
Nel caso pur ora accennato, che il Governo si risolvesse
di assumere a suo carico quella spesa, esso dovrebbe anzi-
tutto determinare quanta e quale parte del palazzo aposto-
lico del Vaticano presenti il carattere di museo, galleria, bi-
blioteca e simili. Determinazione, come confessa lo stesso
prof. Scaduto *, difficilissima a farsi, se non del tutto impos-
sibile. Le logge del Vaticano sono o non sono musei? La
cappella Sistina e o non e un museo? L'appartamento Borgia,
occupato oggi dall' Emo Segretario di Stato e che potrebbe
domani essere occupato da S. S. Pio X, e o non e un museo?
Le stanze di Raffaello, ossia 1'appartamento privato gia oc-
cupato da Nicolo V, da Giulio II e da altri Papi, sono o
non sono parte de' musei? La maestosa scala regia, opera
ingegnosa del Bernini, e o non e uno splendido monumento
d'arte? E poiche in quasi tutte le sale e stanze del Vaticano
sono magnifici e preziosi arazzi, dipinti artistici, sculture pre-
gevolissime, saranno esse tutte comprese sotto quel titolo di
musei ?
Nel resto, pur supponendo che siffatta deter minazione po-
tetse compiersi, il Governo, quando si avvisasse di sobbar-
carsi alia spesa necessaria alia manutenzione e custodia di
tutti questi tesori, non potrebbe praticamente e legalmente
far altro che inscrivere la somma richiesta, insieme con quella
1 Op. cit., pp. 196-197.
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 395
€he forma la dotazione della Santa Sede, nel Gran Libro del
Debito pubblico, con la certezza di non pagarne mai un cente-
simo. La Santa Sede che ha ricusato e ricusa di accettare
dal Governo italiano la dotazione assegnata pel « trattamento
del Sommo Pontefice, per i bisogni ecclesiastic!, per la ma-
nutenzione de' palazzi apostolici ecc. », ricusera parimente
di accettare quella qualsiasi addizione, che il Governo farebbe
alia detta dotazione a fine di provvedere alle spese della biblio-
teca e de' musei. II Governo poi, come non avrebbe modo di
costringere la Santa Sede ad accettare quella somma, cosl non
troverebbe la via legale di rendere quel suo provvedimento
efficace con la forza. Ci6 gli e, in ogni caso, interdetto dalla
medesima legge delle guarentige, la quale nell'articolo 7° san-
cisce, che « Nessun uffiziale della pubblica autorita od agente
della forza pubblica puo, per esercitare atti del proprio uf-
ficio, introdursi nei palazzi e luoghi di abituale residenza o
temporaria dimora del SommePontefice... se non autorizzato
dal Sommo Pontefice. »
VI.
Fra le mutazioni introdotte dal Senato nella legge delle
guarentige, notevolissima fu quella che riguarda appunto
Tarticolo 5°, uscito dalla Camera con i due emendamenti
sopra riferiti dell' on. Ruspoli. Soppressa per la biblioteca ed
i musei la dichiarazione di propriety nazionale, escluso 1'ob-
bligo di tenerli aperti al pubblico, messa da bando ogni in-
gerenza del ministro nel regolarne T accesso, il Senato ri-
tenne la prima e cancelld d'un sol tratto tutta la seconda
parte del. detto articolo, sostituendovi il paragrafo che qui
trascriviamo in corsivo.
Art. 5. II Sommo Pontefice, oltre la dotazione stabilita nell'articolo
precedente, continua a godere del palazzi apostolici Yaticano e Late-
ranense, con tutti gli edifizii, i giardini e terreni annessi e dipendenti,
1 Op. cit. Appendice, Documento 9°, pag. 475.
396 LA PROPRIETA DEL VATICANO
nonch6 della villa di Castel Gandolfo con tutte le attinenze e dipen-
de-nze.
I detti palazzi, villa ed annessi, come pure i musei, la biblioteca e
le collezioni d'arte e d' archeologia ivi esistenti, sono inaliendbili, esenti
da ogni tassa o peso e da espropriazione per causa di utilita pubblica.
II Senato cio6 estese la dichiarazione d'inalienabilitd, gia
espressa nel precedente disegno di legge per i palazzi, villa
ed annessi, anche ai musei, alia biblioteca ed alle raccolte
d'arte e d'archeologia. Cosi modificato ed approvato dal Se-
nato, 1'articolo 5° fu poscia, come sopra dicemmo, accettato
anche dalla Camera e fa ora parte della vigente legge.
Che con questa dichiarazione d'inalienabilitd,, si sia in
qualche moclo offeso il diritto della Santa Sede sui palazzi
apostolici, sui musei, sulla biblioteca ecc. puo di leggeri con-
cedersi e deve certamente deplorarsi, sebbene poi al tirar
de'conti siffatta dichiarazione in pratica debba dirsi, con
Ton. Crispi *, una dichiarazione aerea e arcadica : « Voi,
diss'egli, avete messo il Papa fuori del diritto comune, ne
avete fatto un sovrano inviolabile, non soggetto alia vostra
giurisdizione, e poi stabilite air art. 5° della legge il concetto
giuridico della inalienabilita dei beni ; inalienability che voi
stessi non potete far rispettare [dal Papa], perche ve ne manca
la forza 2 ».
Errano pero gravemente coloro, i quali da questa dichia-
razione d; inalienabilita deducono un argomento contro la
propriety pontificia de' palazzi apostolici, della biblioteca,
de' musei ecc.
Su questo punto non cade dubbio di sorta alcuna. Tanto
il Ministro di Grazia e Giustizia, quanto quello dell' In-
terno, avvertito Tequivoco di alcuni deputati, che ritenevano
avere il Senato col suo emendamento ribadita 1'idea della
proprieta nazionale de' palazzi apostolici, musei ecc., si af-
frettarorio a dissiparlo ed, immediatamente prima che si pro-
1 Attiuffciali, Camera. Tornata dell'8 maggio 1871, pag. 1312.
* Ibid.
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 39T
cedesse alia votazione, precisarono Tesatto valore e signi-
ficato della proposta legge. Ecco le parole dell'on. Lanza,
Ministro dell'lnterno e Presidente del Consiglio : « Non so
comprendere come mai, quando Temendamento del Senato
consiste unicamente nel dichiarare inalienabili quest! palazzi
e quest! musei, si voglia inferire die con esso si e ribadita
1'idea della proprieta nazionale di questi musei. Non credo
die sia necessario di essere legali per comprendere L'ASSUR-
DITA di questa induzione l ».
VII.
E che sia veramente assurda tale induzione, appare mani-
festo dal concetto giuridico della inalienability opportuna-
mente ricordato a quei deputati dal Ministro di Grazia e
Giustizia. Infatti e canone oramai indiscusso in dottrina e
giurisprudenza che, quando una cosa e dalla legge dichiarata
inalienabile, questa dichiarazione importa bensi che Taliena-
zione di quella cosa e legalmente nulla per rispetto a chi la
compra e a chi la vende, ma non significa punto ch' essa
e ugualmente nulla nel senso, che quel vincolo legale spogli
chi la vende del diritto di proprieta che prima possedeva.
An che i beni de' minori e quelli dotali sono dichiarati dalla
legge inalienabili ; cessano essi per questo d'essere beni
patrimonial!, diventando proprieta nazionale?
II che vale a piu forte ragione, quando quegli, la cui pro-
prieta 6 dichiarata dalla legge inalienabile, non e soggetto a
quella legge, essendo fuori delia giurisdizione politica dello
Stato che tale legge sanci: leges ab imperante latae solos
obligant subiectos, non exteros. Ora tale appunto, in forza
della stessa legge delle guarentige 2, 6 la Santa Sede, o meglio
il Papa, suo giuridico rappresentante. Ecco la verissima mas-
1 Ibid., pag. 1314.
* Vedi gli articoli 1° e 3.°
398 LA PROPRIETA DEL VAT1CANO
sima proclamata clalla Corte d'appello di Roma: « E fuori
d'ogni possibile contestazione come la Santa Sede, istituzione
sui generis, alia quale non havvi altra paragonabile riel
mondo, non trae la sua origine n6 i suoi poteri dallo Stato
net quale tiene la sua stanza; e come tale, n6 per 1'indole
sua, n& per volere dello Stato medesimo ha dipendenza al-
cana da questo... Per lo stesso nostro diritto pubblico in-
terno, la Santa Sede, che e quanto dire il Papa, nella sua
qualita di Vicario di Cristo, capo, vescovo e supremo rego-
latore della Chiesa cristiana apostolica universale, sebbene
fisicamente si trovi in Italia, e qui, come in tutto il mondo,
eserciti la sua giurisdizione spirituale, pure in questa sua
qualita e fuori del Regno d' Italia ]. »
Dalle quali considerazioni, tratte dalla natura tutta spe-
ciale della Santa Sede e da' principii general! del diritto, si
raccoglie altresi quanto futile argomento sia quello del pro-
fessor Scaduto, il quale, confondendo il suddito col non sud-
dito, T interesse dello Stato con T interesse altrui, la Santa
Sede con una qualunquo istituzione nazionale, pretende che
lo Stato italiano abbia « un alto diritto sovrano sui palazzi
apostolici e loro annessi 2 ». Questo « alto diritto sovrano »,
e vero, non nega ; aiferma anzi e presuppone la proprieta
privata. Concedendosi quindi allo Stato italiano, si ribadirebbe
piuttosto la nostra tesi in favore della Santa Sede. Se non
ehe T « alto diritto sovrano » non esiste, ne puo esercitarsi
dallo Stato, se non sopra la proprieta privata de' suoi sudditi
e dentro i limiti della sua giurisdizione politica, esso dunque
non esiste ne puo esercitarsi sulla proprieta privata di una
istituzione internasionale, qual e la Santa Sede, « non sog-
getta alia giurisdizione politica dello Stato italiano e giuri-
dicamente posta fuori del Regno d; Italia ».
1 Sentenza del 16 giugno 1883. Cf. CASTBLLARI. op. cit., pag. 572.
* Le guarentige pontificie, pag. 198. Anche il TIBPOLO (Leggi eccle-
siastiche, pag. 36j propugno la medesima sentenza.
SECONDO LA LEGGE DELLE GUARENTIGE 399
VIII.
Nell7 introduzione a questo nostro studio, dichiarammo
di rivolgerci con esso agli assennati ed imparziali. A' mede-
simi, conchiudendolo, ci appelliamo ora perche giudichino da
qual parte sia la giustizia e la verita. II loro verdetto non
puo esser dubbio. Se la condizione giuridica del palazzo apo-
stolico del Vaticano cogli annessi giardini, con la biblio-
teca pontificia e coi musei, non e stata affatto pregiudicata
dalla legge delle guarentige, come fu dimostrato poc'anzi,
essa rimane oggi quel ch'era, il 20 settembre 1870, prima
dell' « aggregazione » di Roma al Regno d' Italia.
Qual ella fosse a quel tempo, e manifesto dalle note pubbli-
cate ne' tre precedent! articoli. Le presunzioni gravi, concor-
dant! ed eloquent!, s volte nel paragrafo III; i titoli che ci forni
la storia piu volte secolare di quel palazzo, dairanno 498 al-
1'anno 1870, e di cui trattammo ne' paragrafi IV-XXII ; le di-
chiarazioni autorevoli fatte dalle Potenze cattoliche e persino
dal Governo italiano, ricordate nel paragrafo XXIV, dimo-
strano con ogni certezza, che il palazzo del Vaticano, con
tutti i suoi annessi, non fu mai proprieta demaniale, ma pa-
trimoniale ; non pertinenza dello Stato, ma del patrimonio
della Santa Sede ; non destinato all' esercizio dell' ammini-
strazione dello Stato, si bene a quello deH'autorita spiri-
tuale del Sommo Pontefice, come vescovo di Roma e Capo di
tutta la Chiesa cattolica. A lui dunque, ed a lui soltanto,
perche solo giuridico rappresentante della Santa Sede, esso
appartenne ne' secoli scorsi ; a lui apparteneva il 20 set-
tembre 1870, e a lui, per cio stesso, esso appartiene e deve
appartenere oggi nell'anno di grazia 1904.
II fatto indegno purtroppo e palese, che regii profes-
sori e scrittori liberali, nelle loro pubbliche lezioni, ne'loro
libri e giornali, sotto gli occhi stessi del Governo, contra-
stano oggi in Roma al Papa persino il possesso del palazzo
400 LA PROPRJETA DEL VATICANO
da lui abitato e da lui legittimamente ereditato da7 suoi ante-
cessori, basterebbe da s6 solo a far comprendere quanto
indecorosa, intollerabile e precaria sia oggi la condizione del
Papa nella capitale del mondo cattolico. Diciamo precaria,
perch6 non deve dimenticarsi che la legge delle guarentige,
sebbene si consider! da parecchi giuristi italiani quale legge
organica e fondamentale dello Stato l, pure non e tale che
aon possa da un giorno all'altro mutarsi o emendarsi da
quel medesimo Parlamento che 1' ha sancita. Sotto questo
rispetto, essa, come argutamente avverti il liberale Olli-
vier, non rassicura nessuno 2. Qualora poi ci6 accadesse, si
ayrebbe una novella conferma di quel che fu gia detto da
Pio IX e da noi piu volte ripetuto, ch' essa cio6 « rappre-
senta quello straccio di porpora, onde i pretoriani avvolsero
a ludibrio la sacra persona di Gesu Cristo ».
1 Parere del Consiglio di Stato del 2 marzo 1878. Cf. CARLETTI, Co
dice ecclesiastico. Firenze 1893, pag. 19.
2 U Eglise et V Etat au Concile du Vatican, II, pag. 478.
I DIRITTI DEGLI ANIMALI
I. Stato e opportunitd della questione.
Puo affermarsi che all'uomo corra qualche obbligo morale
di proteggere gli animali? E posto che si, deve anche dirsi
che a tale protezione i bruti abbiano qualche diritto? Ecco
question! che a nostro tempo frullano vivaci nelle conver-
sazioni, e vengono ventilate e risolute in varii e contrarii
modi. Mi provero a recarvi qualche luce, chiedendone prima
venia ai lettori serii e sensati, i quali talvolta credono che
a certi argomenti di discussioni, ora vive nella societa civile,
basterebbe una soluzione composta d'una scossa di capo e
d'una spallucciata.
E d'uopo di tenere conto dei filosofemi di moda. I vecchi
scienziati, i quali si godevano il patrimonio delle grandi verita
della filosofia, e sapevano difenderlo con . una razionale me-
tafisica e con una logica severa, avrebbero risposto con un
sorriso di compatimento a chi loro avesse parlato di diritti
animaleschi. Ma dappoich6 alcuni filosofi hanno devastate il
campo commune, con negazioni e con dubbii sistematici circa
tutto lo scibile, non vi e piu paradosso tanto stravagante che
non si possa presentare al pubblico, con qualche speranza
di diventare almeno una opinione da discutersi, una que-
stione. E questo cenno valga a scusarmi presso i savii esti-
mator! del tempo nostro, in cui vediamo uomini d'ingegno
raro, come r Hegel, il Kant, Augusto Comte, e il teste de-
funto Erberto Spencer, rinnegare come logoro ciarpame le
tesi dei piu potenti pensatori del genere umano, Socrate,
Platone, Aristotele, S. Tommaso, Dante Allighieri, Galileo,
1904, vol. 1, fasc. 1288. 26 10 febbraio 1904.
402 I D1R1TTI
Newton ed altrettali ; e vediamo alcuni del piii fieri pa-
ladini del pensiero modernb, non degnare d'altro ossequio
gli antichi, fuorch6 di confessarsi scettici riguardo alle verita
da quelli professate. E questo Yagnoismo molto ia voga a
giorni nostri, con cui, non osandosi negare assolutamente
certi veri troppo smaglianti, si onorano con un saluto : Non
vi conosco. Lo Spencer va debitore a questa vile tattica del
non essere stato dai suoi concittadini di Derby dichiarato ateo.
In questo tempo e daopo trattare seriamente anche que-
stioni che serie non sembrano a tutti. Ed ecco un cenno delle
risposte che credo dover dare alle dimande fatte, sperando
di confortarle di buone ragioni. Che I'animale ragionevole
debba mostrarsi tale anche nel trattare i bruti, 6 fuori di
dubbio. Niun atto volontario puo compiersi lecitamente contro
i dettami della ragione. Ma di qui alia protezione degii ani-
mali, riguardandola come un dovere di coscienza, rispon-
dente a un diritto di cui essi sarebbero in possesso, corre
un gran tratto. L'atteggiarsi poi a campione titolato delle
bestie, formare delle associazioni a loro vantaggio, scrivere
e battere la gran cassa per attirarvi la buona gente, seb-
bene sia opera buona? e, se bene intesa, anche civile e cri-
stiana, essa e tuttavia esposta non di rado ad esagerazioni
ed anche ad errori.no idvi; massime se, per bramosia di dare
fondamento alia doverosa moderazione inverso ai bruti, si
fa appello alia pieta biblica, o alia carita universale, o come
dicono per laicizzare la carita, all'altruismo civile.
II. Che ranimale e incapace d'alcun diritto.
E quasi superfluo notare che d'innumerabili animali 6
al tutto vano ogni discorso : perch6 1'aria, il mare, o la lon-
tananza o la loro piccolezza, li sottraggono a qualsiasi nostro
contatto e perfino ai nostri sguardi. E pero tutta la questione
si riduce naturalmente a quei pochissimi che la naturale
loro domesticita e Tarte umana pongono in nostro potere.
DEGLI ANIMALI 403
Ora per quest! almeno sara lecito invocare qualche vero
•e proprio diritto? Signori, no. Le idee di animate e di diritto
fanno a' cozzi. Diritto e libera facolta di fare o non fare un
atto, o di esigere o vietar un atto altrui, per esempio Tatuto
o la protezione, senza che niuno possa lecitamente contra -
starci. Ora nulla di ci6 compete aR'animale, perche non e
libero. Esso 6 una macchina montata dalla creazione divina
con proprii e determinati movimenti ; differisce solo dalle altre
macchine material! in questo, che essa conosce 1'oggetto del
suo moto, e vi tende per virtu intrinseca. E qualche cosa come
una bussola, che vedesse il polo, e per giunta fosse dotata di
appetito che al polo la volge con sensazione piacevole, e con
ispiacevole la all on tana. In altre parole, 6 sensitiva e capace
di dolore. Di cio bisogna tener conto, che 6 un punto serio
della questione. Una siffatta macchina non 6 fattibile dalla
raeccanica umana. Ma il Greatore la produce indefinitamente
.negli animali; dotandoli di appetiti varii, la cui azione ri-
•guarda specialmente la conservazione deirindividuo e della
specie. Dal complesso di tali appetiti o tendenze risulta quello
che chiamiamo istinto.
L' istinto riesce talvolta cosl disciplinato e ordinato, che
allo investigatore da sembianze di sagace e provvido indirizzo,
•e tale che I'uomo, sebbene intelligente, non saprebbe far me-
glio ad ottenere lo scopo giovevole airanirnale. Vorrei ve-
dere quale industre ricamatrice saprebbe con un filo d; un
ragno tessere una reticella tonda, raccomandata a flli pur
di ragno, raggianti da un centro, intorno a cui si accerchiano
altri filolini concentric! : lavoro cosl tenue ed aereo che un
soffio lo sfonda, e pure si saldo, che un ragno ben grossetto e
pesante sopra essa scorre velocissimo, ivi duella colla mosca
o altro insetto impigliatosi nella rete, e se ne porta il vinto
nemico alia sua buea, ove a grande agio lo divora. No, non
puo arte umana raggiungererarted'impovero ragno, I'Epeiru
diadema, che ne attappezza ogni cantuccio delle nostre case.
Quale professore di chimica, nel suo fornito laboratorio sa-
prebbe comporre una vera perla, di cui pure tutti conoscono
404 I DIRITTI
i semplici component! ? E impossibile : e invece un pic-
colo mollusco, (la Meleagrina margaritifera ; come milioni
di sue sorelle) ne foggia una o pid perle ogni anno, senza
stromenti, in fondo al mare, al buio : tanto pu6 1' istinto piu
che 1'arte umana.
N6 e da maravigliarsene : 1' istinto e potenza organica si,
ma guidata da un motore sovranamente sapiente, la Natura,
cio6 TAutore della natura. Ma quasi a compenso della mi-
rabile arte infusa airanimale, e 1'assoluta immobilita di tale
arte, che si trova determinata a un dato numero di prucessi,
fuori dei quali nulla conosce, • nulla in venta, nulla puo ope-
rare. Le nostre rondini appiccicano il nido ai cornicioni delle
case, come al tempo di Tobia ; i gatti della citta di Om nel
primitivo Egitto (la Eliopoli poi dell' epoca Tolemaica) dei
quali gatti abbiamo ne' musei le mummie quattro o cinque
volte millenarie, avevano lo stesso miagolio, gli stessi co-
stumi dei gatti del 1904. Perch& nel bruto tale mancanza
di progresso, tale immobilita di abitudini ? L' ultima ra-
gione e che il Creatore non accordo alPanimale intelligenza del
bene universale, e libera volonta per aspirarvi in varii modi,
ma solamente T istinto determinate a tali e tali atti e non
piu. L'animale non e libero: e una macchina, e un oggetto
passibile di altrui diritto, come ogni altra cosa, sia mine-
rale, sia vegetale. Cio posto, diventa chiaro che all'animale
non pu6 competere la libera scelta di fare o non fare, di
esigere o non esigere alcun atto degli uomini, cio6 in altri
termini, non gli compete verun vero e proprio diritto.
Prima di discorrere di simili diritti d'una macchina, per
quanto perfezionata dal senso e dalla conoscenza sensitiva,
converrebbe accettare la opinione dell' Edison (o almeno at-
tribuitagli da giornali spiritisti) 'che gli atomi conoscono e
vogliono certe combinazioni chimiche ; e quindi potreb-
bero conoscere e volere molto piu gli animali, volere cio6
ed esigere protezione dagli uomini. Ovvero sarebbe da pro-
vare 1'opinione di quel laureando, ricordato da Monsignor Du-
panloup, il quale sostenne, non essere dimostrato che la loco-
DEGLI ANIMALI 405
motiva non sia conscia dell'ufficio che esercita. Se tanta intel-
ligenza puo albergare in un cassone di ferraglie che ha per
cervello una caldaia bollente, quanto piu ribollira. di genio il
voluminoso cervello delFasino e del bue nel suo lavoro, e ri-
vendichera i suoi diritti alia protezione. Ma chi gabeller& vo-
lentieri la intelligenza d'una locomotiva? Forse un valoroso
professore (se pure vuole far fare un passo innanzi alia sua
filosofia semibuddistica), il quale in una pubblica prolusione in-
segnava, avere la scienza provato essere una stessa specifica-
mente la facolta, intellettiva delle bestie e dei cristiani, solo
che nelle bestie s'incontrava meno perfetta che neiruomo. Per
lui adunque la scuola non era altro che una stalla di bestiuoli
progredienti, e s& stesso doveva riguardare come una bestia
perfetta. Questo professore probabilmente continua anche og-
gidi a illustrare T university di Bologna, ed il chiaro suo nome
leggemmo nella prolusione da lui divulgata colla stampa.
Tali cattedratici accordino pure diritti agli animali. Gia. si
sa: ab absurdo nascitur absurdum. Ma chi ragiona sul serio,
li lascera. soli a rialzare i bruti al livello deiruomo, con ri-
schio di pareggiare s6 medesimi alle bestie l.
Non parlero adunque di diritti aninialeschi. E invece si
potra, trattare dell'obbligo che corre airuomo di servirsi del-
1'animale, come di ogni altra creatura, secondo T intento e
i modi preordinati dalCreatore, nel destinarlo all'umano ser-
vizio. Quest' obbligo non lega puntoTuomo airanimale come
un dovere rispondente a relativo diritto che ne abbia il bruto,
ma si lo lega a Colui che e sovrano Signore di entrambe le
creature, e d'ogni cosa dispone con infinito diritto.
1 Prima di mandare al compositore queste linee mi airiva, per via
dei giornali, 1'annunzio che il Professore Luigi Barbera e passato al-
1' altra vita, spero con migliori sentimenti, che i professati nella deplo-
rabile prolusione.
406 I DIRITTI
III. Che le creature irrazionali
sono per servigio dell'uomo.
Egli e punto capitale per determinare gli obblighi del-
ruomo verso i bruti, stabilire il vero scopo prefisso dal
Creatore al regno animale. E prima di tutto un brevis-
simo cenno dell7 animale ragionevole, VHomo sapiens, che
Linneo pone come capo e re degli animali. Per noi credent!
non si puo filosofare con piu elevate speculazioni che colle
parole del catechismo : cento pagine del divino Platone non
valgono quella breve formola che s' insegna ai fanciulli :
« Sono creato per conoscere; amare e servire Iddio in que-
sta vita e goderlo poi eternamente nell' altra » . Air uomo
destinato, non pure a un fine convenevole alia sua .natura,
ma innalzato da Dio oltre natura, e a condividere con lui
la divina felicita, tutto il creato serve mirabilmente, e que-
sto servizio forma lo scopo dell' universo regno minerale,
vegetale, animale.
La verita di tale scopo ce la rivela 1'esperienza che ab-
biamo dell' attitudine e dall' opera delle creature a servirci
in mille modi. L' universo cosmo per verita puo divenire
obbietto di ammirazione e fonte di amore divino anche agli
angeli, ed anche a numerose e varie intelligenze che forse
popolano gli astri ] : ma cio non toglie che a noi terricoli
sparsi su questo piccolo pianeta girante intorno al Sole, ser-
vano, in diversi modi, le creature, e servano tutte. Quelle
stesse che sembrano per la loro piccolezza sottrarsi all' oc-
1 Diviene sempre piu gradita I'opinione degli astri abitati, la tenne
e la stampo anche il celebre conoscitore del cielo, padre SECCHI, nel
suo Le Soleil, pag\ 417, e piu ampiamente nel suo Le Stelle. La espone
con tutti i colori piu attrattivi il FRANCO, IM Contessa inter nazionale,
Capi XLV e XLVI. La guasta il FLAMMARION, il quale d' una bella
ipotesi fa una tesi falsa ed avvelenata di gravi errori contro la re-
ligione.
DEGLI ANIMALI 407
chio nostro, quali magnificenze non ci parano dinanzi, se
noi le scrutiamo con un potente microscopic ! Quelle che ci
paiono rifugiate negli abissi del firmamento, interrogate col
telescopic, colla fotografia, con la spettroscopia, ci presen-
tano un museo indefinitamente ricco e mirabilmente ordi-
nato dell' infinita sapienza di Dio, dell' infinita sua onnipo-
tenza e bonta. La descrizione fotografica del cielo, che
ora si prepara in varii osservatorii di tutto il mondo, ci
dara contezza di forse quaranta milioni di astri, di cui cia-
scuno e un Sole, ciascuno raggiante tra il probabile cor-
teggio de' suoi pianeti. E dire che 1'occhio umano fino a Ga-
lileo non iscorgeva piu di seimila stelle. E pensare che i
quaranta milioni di Soli sono probabilmente una piccola fra-
zione degli astri innumerevoli danzanti nelP etere immenso
dietro a quelli che ora possiamo contare ! E si dira che que-
ste creature non servono all' uomo, mentre gli parlano si
eloquentemente del suo Creatore ? E servigio continue, e
beneflcio supremo. Chi a tale predicazione non si commove
ad onorarlo, 6 inescusabile.
La scienza moderna, bench6 spesso ingrata e ricalci-
trante e blasfema, pure ci rivela sempre nuove creature
benefiche, o nuovi loro servigi ignorati per lo addietro. II
dagherrotipo da cui venne la fotografia volgare 1'abbiam
veduto nascere noi, il moto a vapore, Tilluminazione e tra-
zione elettrica, il grafofono, tutta la razza dei telegrafi, il
telefono, i raggi Rontgen, i raggi onde il Marconi si serve
pel telegrafo senza fili, i raggi dell' Uranio, del Polonio e
sopra tutto del Radium, che promette miracoli sbalorditoi,
e tante altre creature che con mille servigi continui equi-
valgono ad un esercito di novelli servitori dell'uomo. E noi
non li dobbiamo riconoscere dagli studii dei laboratorii scien-
tifici, che li scopersero, in guisa che veniamo a disconoscere
la mano creatrice che li preparo e tenne in serbo'per 1'eta
nostra.
408 I DIR1TTI
IV. Specials servitu
imposta dalla Natura agli animali.
Tutte le predette creature possono riguardarsi come ser-
vitori di rispetto, come i gentiluomini e i ciambellani nelle
corti. Vi e poi la servitu de' bassi servigi, e sono i ve-
getali e gli animali. Dei vegetali non e qui luogo da par-
larne : ma degli animali, ben si puo dire die la divina Prov-
videnza gli ha naturati per modo che essi ci si porgono
volonterosi ad innumerabili nostri bisogni. L'elefante addi-
mesticato diviene un servitore del pubblico e delle private
famiglie ; il cammello e, a detta degli Arabi, la nave del
deserto ; il cavallo ed i suoi affini c'imprestano la loro cele-
rita di locomozione ; il cane e il gatto ci sbrigario molte
piccole ma importanti faccenduole casalinghe ; pei paesi tor-
ridi e serpentosi vi 6 il serpentario (Serpentarius reptili-
vorus). Ha il piglio d'un grosso gallinaccio, e s'incarica di
purgare le masserie dai serpenti, che esso fieramente divora,
anche se velenosi. Vi e poi tutta la varia genia di quelli
cui la Natura ha incaricato di fornirci vestirnenta colla pro-
pria pelle, colla lana, colla seta ; la numerosa famiglia piu
servigevole ancora, la quale quietamente ci imbandisce la
mensa col latte, colle ova, colle sue carni salubri, che ogni
animale elabora nel prato, o tra i flutti del mare, o nel-
T aria piu pura. Anche i piii restii non possono sottrarsi
interamente al compito proposto per legge universale. Le
conchiglie ci lavorano gioielli tra le rocce marine ; i leorii
e le tigri con tutta la razza felina ci forniscono pellicce e
superbi tappeti per le sale signorili ; inflne i liberissimi
cittadini dell' aria ci apprestano belle piume di che si ador-
nano le signore, i generali, i caciqui selvaggi e i re di corona
e i bravi bersaglieri. Ogni giorno gli scienziati di storia
naturale scoprono nuovi servigi prestati da animali reputati
del tutto nocivi. Gli schifosi rospi si vendono su certi rner-
cati, come vigili poliziotti contro gl'msetti devastator! degli
DEGLI ANIMALI 409
ortaggi ; i rapaci avoltoi nell' Africa sono i beccamorti pa-
tentati d' innumerabili carogne, che T incuria degl' indigeni
lascia ad appestare il paese ; i dispregiatissimi lombrichi,
secondo uno studio agronomico recente, sono indefessi lavo-
ratori dei terreni coltivi ; perfino gli odiosi serpenti, secondo
che mi aftermava un oculato conoscitore dell' India, sono
benemeriti delle messi, perche senza di loro perirebbero
inesorabilmente distrutte dai topi campestri.
N6 questa servitii o schiavitu del bruto sotto il dominio
del re della natura pu6 tacciarsi di usurpazione. E senso
coniune del genere umano, il quale e persuasissimo di eserci-
tare un suo diritto incontrastabile. E se nell'India o nell'Egitto
si trovarono dei legislator! o dei filosofl che il negarono, e
una semplice eccezione alia pratica universale, eccezione
che rende ridicole le stesse teoriche di opposizione. In fatti
appena si puo immaginare una famiglia, non che una na-
zione, che volontariamente si privi dei servigi degli animali,
o delle vivande a loro spese apprestate.
No, il dominio assoluto deiruomo sul regno animale non
e ingiusta tirannia ; ma un'eco fedele della sovrana dispo-
sizione del Creatore e Signore della natura. S'ignorava spesso
il verbo divino, ma si ubbidiva alia tradizione di esso. Cosi
parlo il Signore : « Iddio che creasti ogni cosa colla tua pa-
rola... per la tua sapienza costituisti Tuomo a dominatore
della creatura fatta da te (SAP. IX, 12). » — E altrove: « Tu
costituisti lui (I'uomo) sopra le opere delle tue mani. E tutte
cose sottomettesti a' piedi suoi, pecore e buoi, e per giunta
le bestie del campo, gli uccelli dell'aria e i pesci del mare,
che nuotano per le vie del mare (Ps. VIII, 7-9). » Gria fin
dall'Eden, Iddio assegnava ad Adamo, le erbe ed i frutti, in
pasto all'uomo e agli animali (Gen. I, 29-30), sebbene non
sappiamo se destinasse al cibo degli uomini anche gli ani-
mali. Piu ampiamente dopo il diluvio, disse a Noe ed ai suoi
discendenti : « Terrore e timore di voi abbiano tutti gli ani-
mali della terra, e tutti gli uccelli delFaria; con tutto ci6
che si muove sopra la terra; e tutti i pesci del mare sono
410 I DIRITTl
dati nelle vostre mani. E quanto si muove e vive, vi servira
di cibo, come erbaggi viventi ve li consegno (Gen. IX, 2-3). »
Da questo primo diritto accordato airuomo dalla Natura
e dall'Autore e Signore della natura, diritto di vita e di morte
sugli animali, in quanto puo giovare all'uomo, nasce un se-
condo diritto, quello cioe della difesa dell'uomo contro ogni
animale, che per T indole sua minaccia la vita nostra, o ci
taglia i viveri, distruggendo gli animali o i vegetali utili al
consueto bisogno della persona e societa umana. II perch.6
vanno lodate le pubbliche leggi (le anglo-indiane, per esem-
pio) che premiano Tuccisore delle tigri e dei serpenti ; e
sarebbero piii lodevoli ancora, se proibissero le sterminate
coltivazioni dell'oppio, piii dannose che le tigri ed i serpenti.
Conchiudiamo : umanamente e divinamente 6 principio
certo che gli animali sono legittimamente dagli uomini ado-
perati al sostentamento e agli altri usi della vita. Rimane
che per chiarire cio che vi 6 di retto nella libera domi-
nazione sugli animali e cio che vi puo essere di malinteso,
applichiamo il principio.
V. Uso ed abuso dei servigi animaleschi.
II retto uso del dominio sopra gli animali, e cosi il pos-
sibile abuso si puo riassumere in poche parole, e potrebbe
ridursi a questa o somigiiante formola. E lecito valersi di
essi, giusta la loro attitudine naturale alle necessita e com-
modita umane, ma 6 abuso il distruggerli o farli soffrire
per vano capriccio.
Perch6 non 6 lecito dilettarsi del torturare gli animali?
Perch6 sarebbe atto crudele, risponderanno tutti gli uomini
sensati, e meglio ancora le donne naturalmente piu gentili
e piu sensibili. Per renderne rigorosa ragione si osservi che
crudelta 6 vizio opposto alia mitezza, e per s& consiste nel-
rinfierire ingiustamente contro i nostri simili. II tormentare
poi o uccidere gli animali senza ragione, ha qualcosa di
-analogo alia crudelta contro Tuomo, in quanto fa sofferire
DEGLI ANIMALI 411
delle creature semoventi e sensitive come 1'uomo, creature
date dairunico Padre e Signore del mondo ad onesto ser-
vigio; e pero il distruggerle per diletto e farle patire, evi-
dentemente disordina contro 1'intento della Natura e contro
il disegno dell'Autore della natura.
Maggiormente poi se si considera che 1'atto deH'inferocire
contro 1' animate, e molto piu I'abitudine, inclinano 1'animo
ad inferocire contro il nostro prossimo, specie nei momenti
di ira. Quel tacghero d'asinaio che spesso zomba furio-
samente il ciuco, cadente sotto il lavoro, diviene piii corrivo
a maltrattare la moglie ed i figliuoli per ogni po' po' di mo-
tivo o di pretesto. Quel monello che prende gusto a spiumare
la tortorella ; a strappare i baffi al micio di casa ; a spellare
col temperino un povero sorcio preso alia trappola ; domani
piu facilmente tirera i riccioli alia sorellina, e fara magari
colle forbici uuo sberleffo alia governante.
Percio e lode vole Tarticolo di certi regolamenti munici-
pal!, che multa i carradori e cocchieri, spietati contro le
loro bestie, e non e da biasimare il buon cuore popolano,
che gode visibilmente al vedere qualcuno di questi rabbiosi
tormentatori degli animali, colto in flagranti e punito. I fan-
ciulli poi dovrebbero dai loro famigliari venire distolti effi-
cacemente dal loro vezzo crudele.
Si, e certamente ufficio doveroso di ogni savio educatore
di correggere certi piccoli tiranni delle bestiuole domestiche.
Per questa ragione pure vanno onorate come istituzioni be-
nefiche le societa di protezione degli animali, come quelle
che contribuiscono a togliere di mezzo un incentive alle cru-
delta, e favoriscono un sentimentc umanitario e cristiano.
E la lode che loro attribui T Eminentissimo Cardinal Ram-
polla, in una lettera a nome di Leone XIII. La cita il P. Ghi-
gnoni in una Conferenza traboccante di elogi per tali istituti,
ch'egli riguarda come una splendida fioritura di progresso
civile '.
1 GHIGNONI, La protezione degli animali, Conferenza tenuta in Roma
il 31 marzo 1903, pag. 27.
412 I DIR1TTI
Sebbene io non sento una uguale ammirazione per le so-
cieta. protettrici degli animali, pure oso loro proporre un
compito generoso : quello di combattere a spada tratta i ne-
mici giurati di certe umili bestie, che ebbero gia in Egitto
Tapogeo della loro gloria. I gatti furono adorati in Om,
come fu notato poc' anzi. Ora sono caduti in bassa fortuna,
e in cosi mala fama, che una societa tedesca, il cui nome
e lungo una riga e mezzo, fa solenne professioiie di stermi-
nare gatti, gatte, gattini. Io Taddito agli sdegni delle signore
e signorine protettrici dei gatti, come d'ogni altra bestiuola
innocua. Pensare gli agguati, i lacci, gli affogamenti, i veleni
micidiali messi in opera ! E qualcosa come la Santa Vehme
rediviva e peggiorata : perche quella congiurava ne7 sotter-
ranei de7 castelli diroccati, e questa invece a luce di sole
recita dotte dissertazioni contro la razza felina, e su pei
giornali rende conto delle centinaia e migliaia di vittime
sacrificate. Non dovrebbe tale sfacciata barbarie arroventare
10 zelo delle society protettrici degli animali? E vero che i
gatti hanno talvolta dei momenti di debolezza in cui diven-
tano un po' ladri, un po' traditori: ma e vero altresi che si
porgono per Io piu buoni amici delle vecchie massaie, e ser-
vono di giocondo giocattolo ai bambini. Perche dichiarare
loro una guerra senza quartiere?
Fuori di celia. Mi sembra che a questa strana societa an-
tigattesca, io preferirei una societa zooflla, quale che si
fosse, anche se poetizzata da qualche capestreria inglese o
nordamericana.
E qui mi cade in mente il ridicolo a che si espongono certe
esagerazioni di affezione: il deplorare, per esempio, seria-
mente le sventure de' cavalli caduti in bassa fortuna, dal
cocchio di lusso al carrettone, dalla biada abbondante delle
stalle signorili al fieno scarso de' carrettieri di campagna;
11 compatire le mandre bovine, in certe regioni d; Italia,
tenute a brado, cioe al campo, senza stalla ne tettoia. Se
avessero senno le bestie brade, dovrebbe gradire piu la li-
bera pastura, che le commode carceri ove sono custodite
DEGLI ANIMALI 413
alia fatica e al macello. E piu comune il lamento sulle be-
stiuole riserbate ai laboratorii fisiologici. Poveri cagnuoli,
conigii, porcellini d' India, trinciati vivi, notomizzati, avve-
lenati, per esperienze scientifiche ! II filosofo invece, anche
di buon cuore, si fa una ragione e dice : — Questo e il destine
delle bestie, che colla loro morte servano alia vita del re delle
creature, I'uomo. Gia servono anche piu spesso, alle altre
bestie. A che giova dare di co/zo coutro i decreti inesorabili
di madre Natura, che in fondo sono decreti della Sapienza
infinita? II regno animale e costituito per via di mangia-
mento presso che universale degli uui a danno degli altri.
I pesci grossi mangiano i piccoli, gli animali piu forti man-
giano i piu deboli, perflno gli uccelli musici e di piii grazioso
pennaggio, usignuoli, cardellini, canarii, fagiani, uccelli di
paradise campano di grani e d'insetti, e ve n' ha tale, 1'averla
(Lanius collurio), che impicca alle spine la preda da man-
giare domani. Solo la cicala (questo nei tempi antichi di Ana-
creonte), non dava noia a nessuno, contentandosi di poche
stille di rugiada. Ma gli entomologi moderni invidiosi T hanno
poi scoperta, come una pretesa digiunatrice, che di soppiatto
s' impinzava della manna del frassino orno, e glielo rinfac-
ciano col nome impostole di Cicada orni.
La pretesa di salvare una specie dal dente d'una diversa,
equivarrebbe a dar morte alia specie disfavorita ; e in ge-
nerale a due terzi degli animali per far vivere Taltro terzo.
Se esistesse un giure bestiale, sarebbe una ingiustizia ed una
crudelta. II proteggere i gatti sarebbe rovina dei topi, par-
teggiare pei topi sarebbe un affamare i gatti, e cosl in cento
casi simiglianti. Un protezionista adunque discrete lascia il
mondo animalesco andare per la sua via, e senza svenevo-
lezze ridicole, lascia la rondine beccare la zanzara, il falco
beccare le rondine, e ad occhi asciutti udira che il leone ha
maciullato il macacco del bosco e la bella signorina del de-
serto che e la giraffa. Egli limitera il suo c6mpito ragione -
vole e cristiano per lo piu alle bestie domestiche, vietando
a se, e quant'e possibile, agli altri d'incrudelire contro le
414 I DIRITTI DEGL1 ANIMALI
bestie della stalla e di casa. Cio non I'impedira d; imban-
dire la tavola con quanto di saporito gli appresteranno le
belle e buone arti della pesca, della caccia, della pastorizia.
E buon pro gli faccia.
Ridotto a tali termini, lo zelo zoofilo trover^ un'eco di
approvazione anche nelle divine Scritture. II Legislatore di-
vino condiscendendo al bisogno degl' Israeliti, popolo di dura
cervice, imbarbarito per giunta da quattrocent'anni di schiavitii
in Egitto e da quarant'anni di solitudine nel deserto, non
solo imponeva verit& dogmatiche e precetti di morale, ma,
v' inseriva insegnamenti politici, e avvisi di igiene, di net-
tezza e notantemente di mitezza in verso gli animali. E celebre
la proibizione di mettere la mordacchia al bove che sta treb-
biando sull'aia (Deut. XXV, 4) ; e nel giorno festivo, vuole-
che non solo riposi il padrone, ma anche il bue e 1'asino
(Exod. XXIII, 10) ; e altrove fa osservare che « il giusto tien
conto del suoi giumenti, Fempio per contrario e crudele di
cuore (Prov. XII, 10). » E cio che parrebbe incredibile, non
si perito Iddio di operare un miracolo facendo parlare una
bestia e riprendere il profeta Balaam ], il quale furiosamente
la percoteva : « IL Signore aperse la bocca deH'asina ed essa
parlo : che male ho fatto perche mi percuoti ? Ecco la terza
volta. (Num. XXII, 28). »
Tant'e vero che il giusto Legislatore divino, nulla ritrat-
tando deiramplissimo uso concesso all'uomo di valersi degli
animali come di erbaggi viventi, pure non e spettatore indif-
ferente delFabuso che Tuomo ne faccia, sciupando cio6 a
maltrattando senza necessita le creature senzienti.
Delle stravaganze poi piu biasimevoli in fatto di protezione
degli animali, diro in un secondo ed ultimo articolo.
1 Chiamo profeta Balaam, che alcuni chiamano falso profeta o stre-
gone: perche tutto il contesto sacro lo mostra veramente ispirato da
Dio nella sublime sua profezia, ancora che malvagio in altri fatti, e
come tale pimito poi dagli Israeliti, com' e narrate ivi, cap. XXII, 8..
PAPA INNOCENZO XI
E L' UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI
1676-1689
Quando il 1886 fu celebrata solennemente la seconda cen-
tenaria ricorrenza della liberazione di Buda dal giogo del
Turchi, tra i molti scritti dati alia luce tenne cospicuo luogo
la monografia dell' illustre mons. Guglielmo Fraknoi, Papa
Innocenzo XI e VUngheria liberata dai Turchi1. Tutto al-
trimenti da quanto non di rado succede in simili occasion^
1'opera del Fraknoi, frutto mature di lunga preparazione,
apparve fornita di tutta la sodezza di un lavoro scientifico
destinato a passare ai posteri, monumento perenne di devota
riconoscenza alia memoria gloriosa di un grande Pontefice.
Se non che il libro dettato, come esso era, nella lingua ma-
terna dell'Autore, rimase presso ch© chiuso ed impenetrabile
fuori dei natural! confini dell' Ungheria e solo al cadere dello
scorso anno entro in dominio di un pubblico assai piii vasto,
merc6 la buona versione che ce ne diede in tedesco il dottor
Pietro Jekel. La lettura che ne facemmo in questa sua nuova
veste ci parve tanto istruttiva ed attraente che giudicammo
il libro ben degno per molteplici rispetti di essere fatto cono-
scere alquanto dappresso ai nostri lettori.
L' opera del Fraknoi 6 veramente nuova ; ecco il primo
giudizio che forma chi abbia attentamente percorso tutto il
1 Papst Innocenz XL (Benedikt Odescalchi) und Ungarns Befreiurig
von der Tiirkenherrschaft. Auf Grund der diplomatischen Schriften des
Papstl. Geheim-Archivs VON WILHELM FRAKNOI, Titular -Bischof, Ge-
neral-Inspektor der Bibliotheken und Museen in Ungarn. Aus dem Un-
g-arischen iibersetzt von Dr. PETER JEKEL. Freiburg im B., Herder, 1902,
8°, VII-288 p.
416 PAPA INNOCENZO XI
volume e non iguori d'altra parte qual fosse, avanti al 1886,
lo stato degli studii storici circa le vicende che precedettero
e accompagnarono la sospirata liberazione dell' Ungheria.
Certo, esse erano tutt'altro che ignote. Gli scrittori piu anti-
chi di questo periodo e maggiormente i recenti, fino al Klopp,
tolsero di preferenza a narrare le geste luminose dei valo-
rosi duci di varie nazioni, quali il Sobieski, 11 duca Carlo
di Lorena, 1'elettore Massimiliano di Baviera, Eugenio di Sa-
voia e via dicendo, segnalatisi tutti col senno e col valore
in quella lunga serie d' interminabili campagne che riusci-
rono a salvare 1'Europa dalla invadente barbarie ottomana,
Anche gli intrighi della diplomazia di Luigi XIV, 1'igrio-
miniosa alleanza stretta dall'eretico ribelle Tekeli accanito
avversario della Casa di Asburgo, le brutte alternative della
disunione serpeggiante tra le potenze confederates! a danno
della Mezzaluna, tutto cio, piu o meao, fu illustrate innanzi
al Fraknoi con pubblicazioni di document! , con ispeciali mo-
nografie ed anche divulgato ad istruzione del grande pub-
blico nei buoni manual! di storia della seconda meta del
secolo XVII. Nondimeno e fuori di controversia che i due
principalissimi personaggi di questa maravigliosa epopea,
Innoceuzo XI e il cardinal Francesco Buonvisi, se non rima-
sero in oscura penombra giu nel fondo del quadro, non ven-
nero n6 anche lumeggiati. come si conveniva al merito loro,
Eppure 6 cosa accertatissima da lunga pezza che il Pontefice
in Roma e il suo operosissimo nunzio in Vienna tennero il
primo luogo tra i veri benefattori dell' Ungheria. Mostrare
dunque passo passo, coi document! alia mano, quale e quanto
fosse 1'adoperarsi del Pontefice e del suo celebre Nunzio per
riuscire nel magnanimo divisamento di liberare tutta un'il-
lustre nazione dal diuturno servaggio impostole dai nemici
della croce, fu lo scopo inteso dal Fraknoi e cio che in realta
costituisce, come accennavamo, il lato nuovo della opera sua,
In un lavoro siffatto la fonte precipua cui attingere, a volere
riuscire veramente obbiettivi, non poteva essere altra che il
carteggio segreto del Nunzio con la corte di Roma e di questa
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 417
con lui. E di esso appunto fece 1'Autore larghissimo uso !,
senza tuttavia trascurare altre fonti dello stesso genere, quali
sono le corrispondenze di Luigi XIV con il marchese Bethune,
quelle degli ambasciatori veneti in Vienna e via discorrendo.
In tutto questo paziente lavoro di sintesi, condotto con fine
critica, porto il Fraknoi uu raro e squisito senso di parsi-
monia, che? non di rado purtroppo, manca in parecchi libri
de' nostri giorni, eccellenti bensi come raccolte di document!,
ma troppo imperfetti in quanto opera storica. La rassegna
che entriamo a fare della monografia, studiata nei due suoi
personaggi principal!, il Pontefice Innocenzo XI e il cardi-
nale Buonvisi, ci sembra sara suflSciente a mostrare la giu-
stezza di questi giudizii.
La storia mirabile della Chiesa, esaminata senza precon-
cette opinion!, porta come scolpita nella grande varieta di vi-
cende onde tutta s'intreccia una legge arcana di Provvidenza.
In mezzo ai bisogni che la societal cristiana risente nel corso
dei secoli ecco un Pontefice che sembra inviato espressa-
mente al loro riparo. Innocenzo XI non certo il solo, ma piii
perseverante ed anche piu felice di molti suoi antecessori,
pare designate da Dio ad ascendere al sogiio di Pietro per
infrangere la tirannica potenza degli Ottoman! in Europa. La
sua vita aiiteriore al pontificate fu non a torto giudicata quasi
opportuna preparazione al conseguimento di quel nobilissime
fine che omai, dopo il lungo attendere di tanti e tanti anni,
aveva piu la parvenza di un sogno dorato che di attuabile
idea. Narrano che nel primo fiore di gioventu, in un secolo
desolato da diuturne guerre, il delicatamente nutrito Bene-
detto Odescalchi corresse a militare contro i Turchi sotto le
insegne del Re di Polonia. Vero o no che sia questo parti-
1 La corrispondenza del Buonvisi con la corte di Roma nel 1686
venne data in luce dal FRAKNOI quel medesimo anno 1886 nel tomo II,
Sez. II dei Monumenta Vaticana historiam regni Hungarian illustrantia*
1904, vol. 1, fasc. 1288. 27 11 febbraio 1904.
418 PAPA INNOCENZO XI
colare J, 6 ad ogni modo certo che a soli venticinque anni d'eta
recossi a Roma per offrire la sua spada ai servigi della Santa
Sede. Nell'eterna citta, cambia idea ; piii della milizia terrena
gli arride la spirituale, diviene ecclesiastico e percorre ra-
pidamente vari onorifici gradi, finch6 il 1645, a non piu che
trentaquattr'anni, 6 creato cardinale; e di li a non molto pro-
tettore della Polonia. In questo uffizio va sempre piu matu-
rando i magnanimi suoi disegni contro dei Turchi. Con larghi
donativi sostiene i Polacchi esposti a continue guerre per
infreriare la fiumana irrompente degli Ottoman!, di guisa che,
quando il 21 settembre 1676 il voto unanime dei colleghi lo
chiama al pontificate, contrastatogli sette anni innanzi da un
prepotente veto di Luigi XIV 2, il nuovo Papa, natura ener-
gica e moderata ad un tempo, rispetto alia questione otto-
1 La notizia non e tuttavia sicura ne il Fraknoi 1'ignora. Cf. p. 21,
.nota 1. Pur troppo manca ancora una compiuta biografia cpitica di
questo grande Pontefice, dove questo e parecchi altri punti contro versi
vengano discuss! e al possibile accertati. Asserisce il Fraknoi p. 20 che
Gregorio XIII spedl in Polonia il gesuita Bernardo Odescalchi. Per ve-
rita non Bernardo, ma Luigi ebbe nome 1' Odescalchi inviato da quel
Pontefice a Stefano Bathori e poscia in Transilvania. Sotto il nome di
Luigi lo ricorda anche il Possevino nella sua opera inedita La Tran-
silvania 1. 4, c. 5: * Et a punto in quel tempo (cioe del principe Cri-
stoforo), come piu opportune, serbo la divina Provvidenza 1'entrata dei
nostri a pigliare il possesso del munistero dentro la citta et ad aprire
per all' hora quattro pubbliche scuole et a proporre in istampa conclu-
sioni le quali Luigi Odescalchi, huom dotto della Compagnia nostra,
liaveva coniposto. Queste erano tutte pertinenti a quel di che tanto si
fanno falsamente cavalieri gli heretici per colorare la loro falsita, cioe
della pura et espressa parola di Dio. Ma poiche furono pubblicate nis-
suno heretico oso comparire, cheche havessero inanti mostrato niuna
cosa desiderar piu di questa » . Anche il MORONI, Dizionario 48, 263 cadde
nel medesimo errore di fare gesuita Bernardo Odescalchi e di spedirlo
in Transilvania, Bernardo invece concorse con la donazione di una sua
casa a fondare in Como un collegio alia giovane Compagnia di Gesu
(1560-61). Cf. SACCHINI, Historiae Soc. lesu. pars 2, 1. 5, n. 95.
8 Nel lungo conclave seguito alia morte di Clemente IX (dec. 1669-
apr. 1670) aveva 1' Odescalchi gia quasi raccolto la pluralita dei suffragi
quando per i maneggi del card. Emanuele Teodosio di Buglione soprag-
giunse il veto del Re di Francia. Tanto almeno consta dalle testimonialize
dei cardinali Imperial! e Fabroni citate dal MORONI, 36, 24.
E L'UNGITERIA L1BERATA DAI TURCHI 419
mana aveva gi;\ tracciato il cammino da percorrere nel future
suo regno.
Col fermo intuito e risolutezza di un suo antecessore del
secolo XVI, il grande ponteflce Sisto V, diresse le prime cure
a rimpinguare 1'erario smunto dai parassiti ; senza di che
troppo bene sentiva non potere efficacemente concorrere alia
guerra contro i Turchi. Quindi, intuendo chiaramente che la
potenza della Mezzaluna erasi venuta ingigantendo in Europa
per la gelosia principalmente e la discordia delle nazioni cri-
stiane, si rivolse sino dai primi di del pontificate a ridurre in
pace i due maggiori sovrani dell' eta sua, F imperatore Leo-
poldo I e il gran re di Francia Luigi XIV; finche, a capo
di pm di due anni di lunghi negoziati, diretti da lui mede-
simo, gli venne fatto di raccogliere nel trattato di Nimega
(5 febb. 1679) il frutto desideratissimo della sua sapiente mo-
derazione J.
Quest' importante avvenimento puo forse a prima vista
sembrare non abbia stretta relazione con r opera gigantesca
concepita da Innocenzo XI. Nondimeno fu in realta il primo
indispensabile passo, anzi la solida base, che rese possibile
un'azione vigorosa e decisiva contro la barbarie ottomana.
Impegnato che fosse 1' Imperatore in guerra col suo potente
rivale, vanissimo tornava il pensiero di riconquiste sopra le
usurpazioni della Mezzaluna. Conchiusa invece la pace, Tim-
presa diveniva attuabile, quando specialmente Leopoldo, si-
euro alle spalle, si unisse in forte lega e fosse risolutamente
entrato in campagna, prendendo egli stesso ad assalire il
Sultano nelle terre rapite ai cristiani. Persuadere la neces-
sita di una guerra offensiva e di riconquista, indurre Tlm-
peratore ad imprenderla, non gia da solo, ma sostenuto da
forti alleati, e proseguirla fino a vedere annientato Toltraco-
tanza degli Osmani e ripiantata la croce in Santa Sofia: ecco
il grande programma alia cui sollecita attuazione sino dai
1679 troviamo inteso il grande Pontefice con una perseve-
ranza che ha solo termine colla morte. Ma nell'eseguire questo
1 FRAKNOI, 20-40.
420 PAPA 1NNOCENZO XT
finissimo lavoro cliplomatico al quale, giustamente osserva
il Fraknoi, si dove Its la liber azione dell'Ungheria, non meno
che al valore ed al sangue dei valorosi caduti sotto le mura
di Buda, ebbe mestieri Innocenzo di un espertissimo coope-
ratore, d'un uomo che fosse come lui invaghito e penetrato
della nobile idea, e con finissimo tatto e perseveranza sapesse
lavorare pazientemente per recarlo in effetto. Ed un tal uomo
Febbe egli appunto trovato nel nobile lucchese Francesco
Buonvisi, eletta figura di nunzio e di cardinale, che per ben
tre lustri interviene attivamente a rilevare le sorti della tra-
Yagliata cristianita e della Ungheria in modo particolare.
*
*
Quando Benedetto Odescalchi .cingeva la tiara, il Buonvisi
era gia preparato a sostenere con valore 1'altissimo carico
che fra breve gli avrebbe commesso il nuovo Papa. Iniziato
all'arte scabrosa de' pubblici maneggi fino dal 1662, allorch6
insieme col cardinale Fabio Chigi recossi a Versailles, ch'era
allora come il centro della storia mondiale, ed occupato dipoi
per circa sette anni in rilevanti ufficii negli stati della
Chiesa, seguita appena nella primavera del 1670 1'elezione
di Clemente X, fu consecrato arcivescovo di Tessalonica e
spedito nunzio in Colonia. I fatti seguiti nella Lorena, poco
prima occupata da Luigi XIV, mettevano il Nunzio di Co-
lonia in ben altra condizione da quella dei suoi predecessor!
che di via ordinaria avevano solo alle mani negozii pura-
mente ecclesiastici. Or qui appunto comincia il Buonvisi a
dare chiaro saggio dei suoi rari talenti in diplomazia. L'escla-
mazione che leggiamo in un suo dispaccio dei 26 otto-
bre 1672 ci rivela che gia sin d' allora penetrava la gravita
della questione ottomana e accarezzava Tidea di spingere
le nazioni cristiane alia guerra contro i musulmani, piuttosto
che vederle estenuate in lotte fraterne, come di quei giorni
stava avvenendo in Olanda, in grazia della sfrenata ambi-
zione di Luigi XIV. « Con le sole forze, scriveva, che stanno
E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TURCI1I 421
ad oste sui campi renani, potrernmo avanzarci sino a Co-
stantinopoli *. »
Mentre il Buonvisi nutriva in Colonia quest! saggi pen-
sieri, Clemen te X lo destinava nunzio straordinario a Var-
savia, presso il campo delle lotte secolari tra il cristianesimo
e rislamismo. L'istruzione, ricevuta in questa sua andata
alia corte di re Michele, non taceva le gravi difficolta della
niissione affldatagli e proponevagli un solo principalissimo
scopo da raggiungere proteggere la religione cattolica ed impe-
dire I'accrescimento della potenza del Turchi ; scopo si nobile
ed elevato che torna in altissimo vanto della diplomazia ponti-
ficia e la rende benemerita come quella che, posposta ogni
altra cura, volgeva solo la mira alia difesa della civilta cri-
stiana 2. In Varsavia giunse il Buonvisi nel febbraio 1673. Da
li appena tre mesi erasi reso intero conto dello stato delle
cose e non senza intimo dolore deiranima leggendo con sicuro
sguardo nel non lontano futuro preannunziava la caduta della
Polonia, o sotto il giogo del Turco o nelle mani dei potent!
vicini 3.
Gli inopinati avvenimenti che tennero dietro al suo tra-
sferimento a Varsavia lo mi&ero subito in grado di rendere
rilevanti servigii alia causa della cristianita non me no che
della Polonia. Dapprima gli riuscl d'estinguere la discordia
ehe gia stava per iscoppiare in un terribile incendio di guerra
civile; poi mancato sulla fine di quel medesimo anno 1673
il re Michele Wisniowieczki ebbe il destro di spiegare la
1 Presso il FBAKNOI, p. i2.
2 Ivi 1. c.
3 ... .« V. E. creda che presto o tardi il regno e perduto e sara sog-
giogato dai Turchi o si dividera fra i confinanti. Gia la Svezia da gran
gelosie d'invadere il restante della Livonia. II Moscovito con 1'ultima
missione si.e protestato di non potersi fidare di ioro doppo tanti man-
camenti di fede, e per 6 dice che non si unira mai con Ioro per non esser
abbandonato, ma ben si lo fara con altri principi christiani s"e vorranno
intraprendere la Ioro difesa, e si dichiara che se non si defenderanno
dai Turchi cerchera egli di occupare la Veraina accio non vada in
mano del Turco... Varsavia 17 maggio 1673. » Dali'originale neH'Arch.
Vat. Nunz. di Polonia, 89. dispaccio citato.
422 PAPA 1NNOCENZO XI
sua fine perizia negli scabrosissimi negoziati per Telezione-
del successore. Di pieno accordo col suo sovrano in Roma
seppe guardarsi da preferenze verso i varii competitor!, ap-
puntando invece solo la mira nella scelta di un principe cat-
tolico capace di fare il servizio di Dio e della nazione 1 .
In mezzo a queste gravissime cure il Buonvisi non per-
deva d'occhio la questione che giudicava di vitale importanza
per la prosperita della Polonia, vale a dire il proseguimento
della guerra contro dei Turchi. Mentre gli ambasciatori delle
due corti rivali Vienna e Parigi, facevano della dieta un
basso mercato d'intrighi a pro dei loro candidati, egli, fe-
dele alia sua missione, insisteva soltanto presso degli elet-
tori perch6 dessero alia patria loro un re cattolico, saggio
e risoluto di affrancare il paese dal pericolo sempre immi-
nente dai seguaci di Maornetto. E in questa medesima poli-
tica, che incontrava naturalmente la disapprovazione di en-
trambi i rivali, persevero senza tentennare, dopo che i voti
degli elettori si riunirono nel Sobieski. II prode castellano
di Cracovia aveva saputo conquistare la stima del Nunzio
fin dalle prime volte che si era in lui incontrato ai giorni
del re Michele 2. Elevato al trono rispose ai calzanti incita-
menti del Buonvisi, non pure assicurando Clemente X che
1 II Segretario di Stato cosi lodava il Buonvisi per il contegno che
andava tenendo nel delicatissimo affare della successione : « Copiose
lodi si conferiscono alia sua prudente condotta nella indifferenza che
professa, preservandosi da qualunque impegno per insistere con efficacia
nella sola elezione di un principe cattolico e capace di fare il servizio
di Dio e della nazione. » Dispaccio del 14 aprile 1674, riportato dal
FRANKOI, 15. Sopra i trattati per la successione e sul coiitegno in essi
del Bonvisi e da leggere un raro opuscoletto di sei pagine venutomi alle
mani in questi ultimi giorni, col titolo: RAGGUAGLIO | Dell'Elettione del
Serenissimo Re di Polonia | GIOVANNI III. | seguita nella Persona del-
J'lllustris. Sig. | SOBIESKI Gran Maresciale, e Gran Generale | del Regno.
Li 21. Maggio 1674. j Con una distinta Re-latione di quanta & successo in
detta Dieta. | Al nome immortale i deH'Eminentiss.mo e Reverendiss.100
Sig. | CARD. VIRGINIO ORSINO | Protettore della Corona di Polonia. IN
ROMA, per Michel' Ercole. MDCLXXIV. Con Licenza de' Superiori.
2 Nel dispaccio del 18 febbraio 1673 il Buonvisi chiamava senz'altro-
il Sobieski un, grand'uomo. Cf. FRANKOI^ 13.
E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TURCHI
avrebbe speso le forze e la vita per infra ngere la potenza
ottomana, ma scendendo incontanente in campo a misurarsi
coi Turchi e riportandone parecchie parziali vittorie.
*
* *
Ai 21 sett. 1676 Benedetto Odesealchi, non piu contra-
statogli questa volta il pontificato da Luigi XIV, cominciava
il sue regno che, per varieta ed importanza di casi e in parte
ancora per la durata, doveva riuscire uno dei piu celebri
tra quelli dei Papi. II Buonvisi non era piu a Varsavia :
quasi un intero anno innanzi Clemente X avevalo inviato
suo rappresentante a Vienna presso Leopoldo I imperatore.
Felicissima era stata la scelta ; che ad ottenere la rivincita
sulla Mezzaluna, non mai perduta di vista dalla Santa Sede
ed ora voluta con tutto Tardore dal nuovo Pontefice, non
pure si richiedeva in Austria un abilissimo negoziatore, quale
s'era mostrato il Buonvisi, ma faceva mestieri un nunzio
che conoscesse a fondo lo stato della Polonia non meno nel
suo interne che nelle relazioni politiche con Vienna e Parigi.
Toccammo piu avanti come Innocenzo XI coacliuvato dal
Buonvisi riuscisse alia per fine a far posare le ostilita fra
Luigi XIV e 1' imperatore Leopoldo. La pace di Nimega,
passo rilevantissimo per secondare rintento finale del Pon-
tefice, non era nondimeno piu che la prima pietra del fon-
damento, sopra cui fabbricare in mezzo alle piu sfavorevoli
€ircostanze che mai possiamo rappresentarci. In Roma, dopo
piii che un secolo, inantenevasi ancor la memoria di quanto
si era operato per finirla coi Turchi ai tempi di san Pio V.
Solo un'azione comune delle potenze confederate aveva po-
tuto riuscire alia giornata memoranda di Lepanto. Non altri-
menti sot'to Innocenzo XI ogni saggio intendeva che solo una
forte lega tra i grandi stati cristiani avrebbe potuto-infrenare
le invasion! degli Osmani neirOriente d'Europa e permesso
inoltre di passare avanti alia riconquista delle terre rapite.
Indurre appunto 1'Austria ad unirsi con la Polonia, strin-
424 PAPA INNOCENZO XI
gendo alleanza offensiva e difensiva contro la Porta, fu il
compito affidato dal Papa al Buonvisi in Vienna, e ad Opizio
Pallavicini, suo collega, in Varsavia. A rendersi minuto conto
di quante scabrose difficolta fosse irto il maneggio di questi
trattati, basta percorrere i capi II e III della monografia del
Fraknoi. Le riluttanze tenaci trovate in Vienna presso i mi-
nistri dell'Imperatore, inesauribili in escogitare pretest! per
esimersi dai pressanti inviti del Pontefice ad allearsi con i
Polacchi ; quelle, meno ostinate bensl, ma pur sempre gravi
degli Stati della Polonia disposti ad ammettere una lega di-
fensiva, ma non offensiva, la sfiducia nutrita in Vienna sul
couto del Sobieski, le coperte e le subdole arti di Luigi XIV
che, a stornare r alleanza, appoggiava Peretieo e ribelle Tekeli
unitosi coi Turchi ai danni della cattolica casa di Asburgo,
tutto questo mirabile intricatissimo intreccio di casi e vicende,
che si venne svolgendo per un periodo di intorno a tre anni,
e lumeggiato dal nostro Autore con acuto discernimento cri-
tico sotto la ferma luce che gettano sull'ampia tela le corri-
spondenze diplomatiche delle corti di Roma, di Vienna, di
Varsavia e di Versailles.
Quando il 2 maggio 1683 Leopoldo accordo alia perfine
rirnperiale sanzione della Lega gia appro vata dalla Polonia
con il Papa a capo qual protettore 4, il Buonvisi dovette tri-
pudiare in cuor suo come un duce supremo alia sera di una
giornata campale riuscitagli felicemente dopo aver guada-
gnato a palmo a palmo il terreno con supremo conato. I grandi
servizii resi dal Nunzio alia causa della cristianita venivano
rieonosciuti come si meritavano da Innocenzo XI. Senza atten-
dere r ultima conclusione dei trattati d'alleanza, il generoso
Pontefice, osservata la piega rassicurante che andavan pren-
dendo sotto la mano maestra del suo ministro sempre inteso
a pacificare I'Ungheria, lacerata da interne fazioni e dalla
divisione in materia di fede, gli invio la berretta cardina-
lizia, mentre ancora trovavasi con PImperatore alia celebre
1 FRAKNOI 71-73. La dieta della Polonia aveva sancito la le^a il
31 di marzo.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 425
dieta di Sopron *. Segul il giuramento prestato nelle mani
del Papa dai cardinali Carlo Pio di Savoia e Francesco Bar-
berini in nome dell'imperatore Leopoldo I e del re Giovanni III
ai 16 agosto. Al compiersi della cerimonia Innocenzo con la
maesta, di che circondavalo il suo carattere di vicario di
Gesu Cristo e la solennita del momento : « Noi desideriamo
di gran cuore, esclamo, che tutto quanto gli augusti sovrani
hanno tra loro convenuto venga coscienziosamente eseguito.
Quindi in nome della santa apostolica Sede promettiamo di
dare opera con affetto paterno affinch6 entrambe le parti
puntualmente ed inviolabimente osservino il trattato ed ogni
suo capitolo 2. »
Mentre il 16 agosto 1686 il Romano Pontefice faceva questa
sacra promessa da lui mantenuta con mirabile fedelta, gli av-
venimenti nell'oriente d' Europa giustificavano la politica di
Roma, incessantemente intesa a procurare Talleanza testfe
conchiusa. Strana corrispondenza di fatti. Proprio in quel
T FRAKNOI, 63.
1 Ivi 73. I capitoli della lega erano sostanzialmente questi. L'lmpe-
ratore e il re di Polonia, anche in nome dei loro successor!, stringevano
alleanza offensiva e difensiva. Quest'ultima non avrebbe definite limite
di tempo, 1'altra cesserebbe quando entrambi i sovrani potessero con-
chiudere col comune nemico durevole pace e gloriosa. II Papa veniva
pregato di voler essere il protettore della lega per assicurarne la con-
servazione e 1'osservanza e di ricevere inoltre nelle sue mani il giura-
mento dai cardinali a cio deputati. L' Imperatore metterebbe in pie' di
guerra 60,000 uomini, 40,000 la Polonia. Gli alleati coi loro eserciti opere-
rebbero ciascuno per proprio conto, da un lato per liberare TUngheria,
dall'altro per riconquistare le province polacche occupate dai Turchi. Se
il nemico assediasse Vienna o Cracovia 1'un alleato fosse obbligato di
accorrere in aiuto dell'altro con tutte le forze militari. L'lmperatorecon-
donava al Re di Polonia gli antichi debiti; prometteva inviare subito
per i preparativi di guerra 200,000 tailed e di dare opera presso il Re di
Spagna che venissero pagate le decime concesse dai Papa sopra i beni
del clero di quel regno. In ultimo si invitassero tutti i governanti cri-
stiani a far parte della lega, ma in modo speciale gli Czar della Russia.
Cf. FRAKNOI, 72-73.
426 PAPA INNOCENZO XI
medesimo giorno 1 di aprile, in die la dieta della Polonia
sanciva la lega coll' Austria, un esercito turco di 250,000
uomini guidato dal granvisire Kara Mustafa moveva da
Adrianopoli ali'espugnazione di Vienna, indarno assediata
un secolo e mezzo innanzi dal terribile Solimano. Quello
che si dicessero in cuor loro i ministri cesarei cosi avversi
alia lega eon la Polonia e sempre in azione per mettere
inciampi al Buonvisi, non lo registra la storia; essa invece
ci inostra quanto bene meritasse della vera civilta, I'uomo
- posto dalla Provvidenza a reggere la grande famiglia cri-
stiana mentre si combatteva un'angosciosa titanica lotta tra
i seguaci della Croce e della Mezzaluna.
In mezzo all'indifferenza onde le potenze delToccidente,
le quali pure hanno comune con r Austria la stessa fede, si
rimangono spettatrici di una pugna che poteva riuscire de-
cisiva, anzi mentre Luigi XIV non nega i suoi favori -all'ere-
tico Tekeli alleato dei Turchi ai danni degli Asburgo, In.no-
cenzo XI si manifesta, quale Iddio T ha posto sul seggio di
Pietro, padre di tutti i fedeli. Ei sente la stretta e le an-
gosce di quei trepidi giorni non meno che dovette provarle
un lontano suo predecessore Leone IV, quando i Saraceni
furibondi scorrazzavano alle porte di Roma. I risparmi del
pontificio erario eroga generosamente in soccorso degli asse-
diati ; 400,000 fiorini a Vienna, mezzo milione al Sobieski,
300,000 al duca di Baviera furon le somme, allora ingenti.
per ogni stato, da lui elargite per i grandi bisogni della di-
fesa. II suo esempio e bellamente imitato dai principi della
Chiesa e da altri grandi prelati, specie dai cardinal! Flavio
Chigi e Nicolo Albergati Ludovisi che danno a fondere gli
splendid! servizii d'argento delle loro corti per coniarne mo-
neta, non che dal Primate d'Ungheria Giorgio Szelepchenys,
11 quale da se solo contribuisce 400,000 fiorini 1.
Cosi sostenuti gli alleati arrivano al memorabile giorno
12 di settembre, allorch6 il Sobieski alia testa di 26,000 uo-
mini congiuntosi col Duca di Lorena e con i priucipi del-
1 FKAKNOI, 75-77.
E I/UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 427
rimpero venne a campale battaglia sotto le mura di Vienna
difesa eroicamente dal Conte di Stahremberg. II detto altero
di Cesare, aggiustato dal Sobieski all'umile sentire di un duce
cristiano, Venimus, vidimus, Deus vicit, riepilogava a me-
ravigiia le glorie militari di quella giornata. Per6 1'eroe vin-
citore non avrebbe mai potato scrivere al Vicario di Cristo
quelle memorabili parole *, se questi non avesse ideata e
condotta a termine la lega, cui solo si dovette se vana non
riuscl la lunga resistenza del prode conte di Stahremberg 2.
L' illustre e strepitoso successo ottenuto dai confederati
con la sconfitta del granvisire Mustafa, come osserva a ra-
gione il Fraknoi, non era piii che un passo verso la libera-
zione dell' Ungheria tanto vagheggiata da Innocenzo XI. Con-
veniva ora procedere alacremente nel dischiuso cammino
afflnche non si avesse a ripetere giustamente dei vincitori
del Turco quello che fu gia detto del grande cartaginese im-
placabile nemico di Roma, essere stato egregio nell'arte di
vineere, men che mediocre nel bene usare della vittoria.
E nondimeno gli alleati non mostravano altra sollecitudine
che di posare le armi. Come ai tempi di Pio V, disfatta la
potenza navale del Turco nell'acque di Lepanto, quando tor-
nava assai facile dargli r ultimo crollo e muovere all'assalto
della sua stessa metropoli, si comincio dapprima a tempo-
reggiare e poscia si riusci a quella pace obbrobriosa che
tanto dolore e dignitoso sdegno cagiono a Gregorio XIII 3,
1 Le adopero nella lettera ad Innocenzo XI con la quale il 14 di
settembre, due giorni dopo la liberazione di Vienna, gii partecipo il
lietissimo avvenimento. Cf. FRAKNOI 78.
2 E ben noto che le fortificazioni di Vienna, mnnite di 12,000 uo-
mini sotto il comando dello Stahremberg-, senza il sopraggiungere del
Sobieski, avrebbero potuto appena resistere ancor quattro giorni agli im-
petuosi assalti dei TJurchi.
3 I nobilissimi termini, con i quali Gregorio XIII dette sfogo al le-
gittimo suo cordoglio per la pace stretta dai Veneziani con.il Turco k
condizioni assai dure, ci furono conservati da un autorevole testimonio
d'udita il cardinale di Santa Severina, GIULIO ANTONIO SANTORI nel suo
Diario concistoriale. Cf. il testo di questa pregevole ibnte negli Studi e
documenti di Storia e di Diritto 24 (1903) 126-127, dove la viene dando
alia luce il p. TACCHI VENTURI.
428 PAPA INNOCENZO XI
cosl ora, salvata Vienna e rimosso per il momento il peri-
colo di una nuova invasione, imperial! e polacchi diffident!
1'uno dell' alt ro a tutto pensavano fuorche a proseguire la
guerra. Contribuiva non poco a questa deplorevole disposi-
zione degli animi 1'antica ruggine tra F Austria e la Polonia.
La gelosia e la pedantesca tenacita nelle tradizionali ceri-
monie deir Imperatore e dei suoi ministri generali, la sua
attitudine di fronte al Tekeli, la vanita e i puiitigli di So-
bieski creavano ad ogni pie sospinto molestissimi malintesi
ed intoppi, che in luogo di concordia facevano presagire im-
min eiite rottura. II Buonvisi in Vienna era tutto occhi ed
in continue moto per impedire gli attriti e addolcire la ri-
percussione dell'urto die la sua finezza di diplomatico non
era riuscita di pre venire.
Da Roma frattanto non intermetteva Innocenzo di insi-
stere per il sollecito proseguimento della guerra. Ravvalo-
rato nell' inconcussa fede che Dio T avesse voluto suo vi-
cario in terra per fargli raggiungere lo scopo sospirato
per piii di due secoli da tanti suoi antecessori, non deponeva
affatto il pensiero della lega; unico mezzo per annientare la
potenza deir Islamismo in Europa. Per cio dichiaravasi
pronto ad ogni sacrificio e; in questo senso e secondo que-
st' ordine d' idee, trattava del continuo con gli ambasciatori
resident! in Roma ed inviava istruzioni ai nunzi perche nella
medesima forma si contenessero con i sovrani alle cui corti
erano accreditati.
Se non che, ne i paterni calzantissimi inviti del Vicario-
di Cristo, ne la prudente ed efficace cooperazione del Buon-
visi sarebbero riusciti a nulla di veramente pratico se il
Granvisire, avido di rivincita ed accecato d'orgoglio, non
avesse disdegnosamente respinto le pacifiche proposte di
Vienna \ II desiderio di posare le armi credevasi giustificato
1 L'esercito turco aveva appena abbandonato 1'assedio di ViennaT
quando fu participate al Granvisire, sotto il piu stretto segreto, che la
E L'UNGHERIA L1BERATA DAI TUBCHI 429
dairimperatore e, certamente non senza ragione, stante il pe-
ricolo che minacciavalo da parte del potente Luigi XIV che
a troppi chiari segni dava a vedere la sua persistenza nel
pristine divisamento di umiliare e ridurre a nulla la casa
d'Asburgo e 1'impero. Negli stessi trepidi giorni dell'assedio
di Vienna non aveva avuto rossore d'invadere il Belgio. La
Spagna invocava 1'aiuto delle potenze amiche e il Borgo-
mainero, ambasciatore spagnuolo in corte di Leopoldo, acca-
loravasi senza posa per ottenere che, se non tutto 1'eser-
cito, una parte almeno venisse in aiuto di Carlo II per ope-
rare unitamente contro la Francia.
II Papa venuto a sapere dal cardinale Pio di Savoia quali
consigli andasse rivolgendo Leopoldo ne fu profondamente
trafitto e dichiaro che, ove mai si desse principle alia guerra
contro i Frances!, avrebbe issofatto tralasciato di contri-
buire, come aveva promesso ed in parte gia mantenuto,
alle spese grandissime degli armament!. Nel suo carattere
di padre comune della cristianita non potere tollerare che
i suoi sussidii, apprestati a costo d'immensi sacrifizii, andas-
sero ad aliment are una guerra tra popoli cristiani !. L'ener-
gica risolutezza d'lnnocenzo, sostenuta a gran ventura dallo
sdegnoso rifiuto del Granvisire, fu tutt'insieme la salvezza
della lega e per conseguenza il principio della ormai pros-
sima liberazione delFUngheria.
Svanita in questa guisa la possibilita di concludere un
qualsiasi trattato di pace, che non avrebbe potuto essere se
non dannoso alia causa cristiana, la corte di Vienna, vi-
desi stretta dalla necessita di proseguire la guerra. A ren-
der ne 1'esito piu sicuro i ministri imperial! ebbero la feli-
corte era disposta a fare la pace. La proposta rimase occultissima- ai
Buonvisi non meno che ad ogni altro degli ambasciatori esteri resident!
nella capitale dell'Impero. Essa fu solo conosciuta a tempi nojstri, quando
il KLOPP nella sua opera Das Kriegsjahr 1683, dette alia luce la lettera
che il residente imperiale Kunicz, per commissione della corte il 24 set-
tembre 1683, scrisse nel predetto senso al Maurocordato interprete del
Granvisire. Cf. FRAKNOI, 88.
i FRAKNOI, 88.
430 PAPA 1NNOCENZO XI
cissima idea di rafforzare T alleanza facendovi entrare la
repubblica di Venezia, tuttora forte, per quaato scaduta
dalla potenza gocluta in eta piu lontane. Accettata la pro-
posta dei Veneziani, ai 28 gennaio 1684 comparve in Vienna
alia presenza di Leopoldo T ambasciatore Contarini e assi-
curo clie la Signoria mernore della perdita di Greta, fidata
in Dio, e nello zelo instancabile del Papa si dichiarava pronta
di accedere alia lega nella cui efficacia per debellare il co-
mune nemico confidavasi soprammodo. Stabilita in principio
la partecipazione del nuovo alleato, fu compito della diplo-
mazia pontificia il venirne tracciando le condizioni ne' suoi
piu minuti particolari.
I laboriosi negoziati a questo fine condotti dai plenipo-
tenziari di Austria, Polonia e Venezia si trattavano sotto la
presidenza del cardinale Buonvisi nella sua stessa dimora
di Linz, dove nei primi mesi del 1684 erasi trasferita la
corte. I patti di questa triplice alleanza, cui Innocenzo XI
voile si dicesse la santa lega, rimasero sostanzialmente quei
medesimi accettati gia dalla duplice fra T Austria e la Po-
lonia. Per6 fu non piccola avvedutezza del Nunzio ii farvi
inserire un capitolo suggerito dair esperienza del pericolo
corso dopo la vittoria sotto le inura di Vienna. Non solo
dichiaravasi in esso che veniva esclusivamente conchiusa
contro dei Turchi, ma aggiungevasi che non mai, in nessun
caso, i confederati potessero rivolgere le loro forze contro
una potenza cristiana. %
A ravvalorare la lega gli alleati scelsero a protettore il
regnante Romano Pontefice e dopo lui i suoi successor!,
protestando con ampli termini di venerazione che ognuna
delle parti sarebbesi al possibile industriata di corrispon-
dere con filiale obbedienza alle paterne sollecitudini del Vi-
cario di Cristo £.
II merito avuto dal Buonvisi nella felice conchiusione del
trattato fu riconosciuto da Innocenzo XI che, rallegrandosene
1 FRAKNOI, 91.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 431
con Timperatore Leopoldo, non omise di darne al Nunzio
la debita lode l.
*
# *
Fermata 1'alleanza tra le tre potenze, succede un nuovo
periodo nel quale le difficolt& frapponentesi all'intento finale
piuttosto che diminuire si accrescono di giorno in giorno.
II Fraknoi seguendo i dispacci diplomatici dei confederati
descrive e mette quasi sott'occhio tutto il lavorio della
corte di Roma che doveva riuscire alia liberazione di Buda.
E una vasta tela di fatti e di negoziati travagliosi tanto
che piii d'una volta fanno vacillare la costanza del Nunzio,
desideroso di partirsi da Vienna e indarno supplicante pel
suo richiamo. Pare all'ordine del Papa, che mai non gli
nega la sua piena fiducia e gli manda significando di non
avere chi meglio di lui possa sosteriere Fimpresa, rimane
fedele al suo posto e non cessa di caldeggiarla cosi a' di
del piu vivo entusiasmo, come quando gli sembra illan-
guidita e piu che smorta ogni ridente speranza. La sua azione
prende peculiar men te di mira il liberator e di Vienna, il So-
bieski, singolare tempera di duce e sovrano. S'industria di
renderlo meno sensibile ai puntigli e sordo alle lusinghiere
parole che gli vengono da Versailles per istaccarlo dall'al-
leanza e renderlo, non fosse altro, inoperoso alleato ; poi volgesi
a ridurre in quiete 1'Ungheria sempre agitata dal capo ribelle
Tekeli ; suggerisce provvedimenti che infrenino lo sperpero
e la cattiva amministrazione del pubblico erario, cagione
della mancanza dei mezzi necessarii alia guerra; cerca di
ravvicinare Luigi XIV e Leopoldo; breve, niuna trascura
delle altre gravi question! collegate con la felice attuazione
del concepito disegno.
i ingenti cum animi iiostri gaudio cog%novimus, sancito pridem
inter te carissimumque in Christo filiiim nostrum loannem Poloniae re -
gem adversus communern hostem sacro foederi, inclytam rempublicam
Venetam et quidem opera praecipue dilecti filii nostri Francisci cardi-
nalis Boiivisii accessisse. Cf. il Breve innocenziano a Leopoldo, dei
27 maggio 1684 nel Theiner, Monuments historiques, 270.
432 PAPA INNOCENZO XI
I confini proposticiin questarassegna dell'operadel Fraknoi
non ci consentono di. venire enucleando partitamente la serie
di quest! fatti come fa il chiaro Autore nei capi quinto e
sesto del suo lavoro. Dobbiamo invece affrettarci verso 1'av-
venimento di fama immortale, quale fu la riconquista di
Buda. Conchiusa la santa lega nella primavera del 1684, il
restante di quell' anno non passo agli alleati del tutto inutil-
mente. Ma pur troppo ai lieti auspici e alle vittorie di Vi-
segrad, di Vacs ed altre minori, con le quali il duca Carlo
di Lorena nel giugno o ai primi di luglio inizio la campagna,
non corrispose guari la fine, tristamente memoranda per la
confusa ritirata delFesercito imperiale da Buda dopo piu di
tre mesi e mezzo d'assedio infruttuoso.
II Buonvisi aveva sconsigliato, e bene a ragione, di andare
per quell'anno ad oste sotto le mura di Buda. « Persisto nel
parere, scriveva ai 4 di giugno, che diedi in iscritto che fosse
stato meglio applicarsi a Neuheusel, che era colpo sicuro » 1 ;
e quando, non ascoltato, vide intrapreso 1'assedio e la sta-
gione troppo inoltrata, non cesso d'insistere perch6 le ope-
razioni fossero condotte con massima sollecitudine : « Rap-
presentai che tutto consisteva nella prestezza e che sotto
Buda si haveva di decidere la sorte della guerra, onde bi-
sognava trascurare tutte le altre considerazioni, ancorche
i<mportantissime, per condurre a fine questa impresa 2. »
Sventuratamente predico al deserto. L'insufficienza d'in-
gegneri, di artiglieria e degli altri mezzi necessarii ad espu-
gnare un munitissimo luogo, difeso da circa 12,000 uomini,
Tindisciplina delle milizie imperiali congiunta con la disu-
nione e vita licenziosa dei capi, I'incertezza infine e i cam-
biamenti nei vari piani d'assedio finirono purtroppo coll'av-
verare i suoi funesti presentiment!. Al cadere di ottobre
1'esercito con perdita di 20,000 uomini lasciava il campo, ri-
tirandosi tanto disfatto dai patimenti e dalle malattie che nel
solo tragitto sino a Komorn perirono da 2000 soldati.
1 FRAKNOI, 109.
2 FJIAKNOI, 111.
E L/UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 433
II grande Sobieski non corrispose affatto alFaspettazione,
se n'ando tutto in ideare vasti disegni adeguati al suo ardi-
mento senza nondimeno venire a capo di nulla. L'escursione in
Podolia e Fassedio di Choczym non riuscirono, come pure falli
il tentative di tragittare il Dniester, avendogliene conteso il
passo Fesercito turco. Miglior fortuna per verity ebber.o i
Yeneziani die tornarono padroni delFisola di S. Maura e Pre-
vesa ed altri luoghi minori nelF Albania.
In queste luttuose vicende, non inferior! ai danni di qua-
lunque non mediocre sconfitta, brillo la carit& del Vicario di
-Cristo. Le ambulanze di campo, come oggi sogliamo chia-
marle, fino al volgere del secolo XVII erano sconosciute non
meno rispetto al termine che alia cosa significata, I govern!,
i duci supremi degli eserciti si prendevano ben poco pen-
•siero dei soldati feriti. I poveretti di via ordinaria, ma senza
ordinato sistema di cura, trovavano alia meglio asilo ed as-
sistenza nei chiostri. Ora il provvido e caritatevole Pontefice
concepi ed attuo il primo Fidea di venire in soccorso degli
infelici con apposito ospedale volante, com'egli stesso lo no-
mino. ] Ed infatti a sue proprie spese fu impiantato un laz-
zaretto dove moltissimi furono salvati da morte e parecchi
dei protestanti rinunziarono agli errori in che erano nati e
cresciuti. Mercecche, secondo il testimonio del Buonvisi, i sol-
dati acattolici curati in quelF ospedale, tocchi dalla carita del
Papa, che i fanatici loro predicanti non si saziavano di chia-
mare FAntieristo, cominciarono a risguardarlo con altri oc-
chi e quasi senza eccezione tornarono alia vera fede 2.
(Continuo)
1 L'ambasciatore Contarini ragguagliava di avere inteso dal car-
din ale Buonvisi che Innocenzo « andava pensando anco soccorrere i sol-
dati feriti alemanni i quali privi di necessarii rimedii perivano misera-
mente... La S.^ S. andava escogitando i mezzi di mantenere nell'eser-
cito un Hospital volante de chirurgi e medici salariati con il solo' oggetto
di curare gl'mfermi; con che, consolato il soldato e sicuro d'haver suf-
freggio (sic) negl'accidenti che nelle attioni accadono, sia per azardarsi
con piu franchezza di cuore ne'piu azzardosi cimenti. » Riportato in
nota dal FRAKNOI, 1^2.
2 Dal dispaccio del Buonvisi, 8 ottobre 1684. Cf. FRAKNOI, 113.
1904, vol. 1, fasc. 1288. 28 11 febbraio 1904.
DI ALCUNI CRITERII INCERTI
NELLA PALETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIGA
LE SCOPERTE DI GRETA E IL CRITERIO CRONOLOGICO.
Date le necessarie informazioni de' Palazzi di Knossos,
di Phaestos e di Haghia Triada, per quel che riguarda Tar-
chitettura, la scrittura, i metalli, la ceramica, la pittura e
quant'altro contribuisce a costituire una civilta cretese della
stessa natura dell'asiatica e delle isole, dobbiamo ora, come
fin da! principle ci eravamo proposti, svolgere le question!
phi important! di cronologia e di etnografia. Questa infatti
si connette con la doppia scrittura geroglifica e lineare pre-
fenicia e preistorica, contrariamente airopinione di talunor
il quale distingue fra Tuna e 1'altra, assegnando la prima
agli Eteocretesi, e la seconda credendola introdotta o cosi mo-
dificata da' Greci. Senonche la questione della distruzione-
de' Palazzi per incendio; e la fine della civilta cosiddetta
micenea nell' isola di Greta, ha fatto sorgere 1'altra del quando
cotesta civilta vi fiori e quanto duro; che in altri termini,.
si suole proporre domandando a che secolo risalga la cera-
mica geometrica del Dipylon, perciocch6 col cominciar di
questa si stabilisce il tramontar della micenea. Ora conviene
osservare che le sentenze in questa materia t>on varie, atte-
soche la ceramica geometrica del Dipylon, da qualcuno e
posta in tempi remotissimi, e da tal altro e fatta discendere
all' VIII secolo a. G. C.; e mentre alcuni la stimano prove-
nire dair invasione dorica, ed altri che questa invasione non
ammettono, ne danno una spiegazione diversa. Noi, per con-
verso, siamo di parere che in questa questione della durata
del miceneo male s' invochi, come diremo, 1'argomento o il
criterio del geometrico del Dipylon.
DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA 435
II prof. De Sanctis nella Rivista di Filologia e d'lsfrtr.-
zione classica anno XXX - Fascicolo I. La Ciriltu Micr.nea
e le idtime scopei'te in Greta, svolse le question! da noi qui
accennate della doppia scrittura e della cronologia, con idee
proprie e partieolari. II prof. Taramelli pertanto riella sua
Memoria: Sui principali risultati della esplorazione archeo-
logica italiana in Creta 1899-1901, nell' Atene e Roma,
giugno e settembre 1902, non giudica probabili le ipotesi del
De Sanctis tanto per la scrittura quanto per la cronologia.
Per la scrittura cosl egli si esprime. Secondo « Pidea avan-
zata, ma con molta prudenza, dal De Sanctis, che il sistema
geroglifico sia quello usato dagli abitanti primitivi delPisola,
gli Eteocretesi, mentre quello lineare sarebbe proprio di que-
gli invasori Greci, a cui si dovrebbe lo splendore della ci-
vilta di Knosso, e che avrebbero sviluppato il sistema loro
lineare o fonetico a contatto del sistema o dei sistemi gero-
glifici pittorici in uso nell'isola, questa ipotesi parrebbe ur-
tare col fatto che scarse o quasi nulle sono le tracce date
dal suolo ellenico di questo sistema dei Greci; inoltre che i
due sistemi si sono trovati entrambi in uso nel palazzo Knos-
siaco, e percid si dovrebbe ammettere o la momentanea su-
premazia delle famiglie indigene eteocretesi sopra i domina-
tori esteri, oppure rapporti tanto stretti da rendere neces-
sario Puso dei due modi di scrittura proprii alle due schiatte,
dato pero che si abbia realmente da fare con due schiatte
diverse. »
Ha ragione il prof. Taramelli di non accettare P ipotesi
del De Sanctis perch6 contraria al fatto d'una scrittura lineare
usata da' Greci invasori, ma dev'essere altresl messa dalPun
de' lati perch6 suppone contro la cronologia ammessa da tutti,
che la civilta di Knossos e di Phaestos, sia stata Popera
de' Greci, dovechk essa e piu antica della civilta greca, come
di pari anteriore alia greca in Creta e la lingua parlata nella
parte orientale delPisola, e dalla greca diversa come si sa
dalle iscrizioni di Praesos. Ma della scrittura lineare diremo
piu innanzi. In quanto alia cronologia che riguarda la fine
436 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
della civilta raicenea dopo la distruzione de'due Palazzi, giu-
stamente il prof. Taramelli non puo ammettere Topinione del
De Sanctis, il quale sostiene che « la fine della civilt& mi-
cenea precede o coincide coll'apparire del ferro, in Grecia
diffuse intorno al IX secolo, come anche coincide col preva-
lere o col ritorno di uno stile geometrico, in tutta la regione
greca; per cui anche in base ai recenti scavi nella necro-
poli di Eleusi e gli studi di quella del Dipylon, il von Bis-
sing e il Wide sarebbero condotti a riferire al principio del
secolo VIII i piu antichi vasi geometric! del Dipylon, alia
meta ed alia fine il grande sviluppo di questo stile, carat -
terizzato dalle grandi anfore di quella necropoli, ed al prin-
cipio del VII secolo, quei tipi di vasi che mostrano la tran-
sazione tra lo stile del Dipylon e lo stile protoattico: al di
1& di questo periodo, e senza hiatus precede la fase di ci-
vilta micenea. Senonche tutte queste date sembrano ecces-
sivamente recenti, almeno per quanto riguarda lo sviluppo
del periodo del Dipylon ed in genere del periodo delFarte geo-
metrici, che gli storici tendono a circoscrivere in una cer-
chia troppo ristretta, ammettendo una celerita di sviluppo
che non 6 naturale. »
Queste ed altre osservazioni del Taramelli sulle cause del
tramonto della civilta micenea a Greta, cio6 « il naturale de-
clino di ordinamenti tirannici, 1'interruzione di rapporti con
region! oriental! o direttamente intrattenuti, o col tramite di
paesi interposti come la Cirenaica », sono degne di cqnside-
razione, rna suppongono implicitamente che il criterio tolto
dalla ceramica geometrica possa e debba spiegare la crono-
logia della civilta micenea cretese de' due palazzi e la sua
cessazione. Ora questo criterio, per noi, non ha ragion d'essere
ed e del tutto inefficace ed inetto a sciogliere la questione
del quando cessa la splendida civilta che il Tamarelli chiama
acconciamente, aristocratica.
E prima di tutto si noti col prof. Patroni che « bisogna
guardarsi dall'abuso della denominazione di ceramica geo-
metrica, che non significa nulla, potendo esservi diversi stili
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTIC A 437
geometric! di gusto ed origine differente. II geometrico egeo,
come rappulo, che derivano in massima dalla stilizzazione
di forme naturalistiche e si rannodano all'Asia ed all* Africa,
non ha niente da fare col geometrico del Dipylon, che si ran-
noda all'Europa '." » Ma Timpossibilita di nulla conchiudere
con I'argomento della ceramica geometrica alia cessazione
della civilta micenea in Greta, e in ci6 che lo stile miceneo
e lo stile geometrico sono contemporanei, e pero 1'illazione:
comincia ovvero ritorna il geometrico, dunque il miceneo e
quanto 1'ha preceduto ed ora non esiste piu, e una illazione
che non ha senso perciocche il fatto le sta contro. Proviamo
la verita di questo fatto.
Si sapeva gia che la ceramica di Kamares a Greta pre-
sentava negli elementi decorativi 1'uno e Taltro stile geome-
trico e miceneo ; ma nella stessa Grecia si hanno oggetti che
certificano la contemporanea esistenza di questi due stili 2.
« Si la ceramique mycenienne, dice il Perrot, et celle qui
lui succede out ainsi vecu cote a cote pendant un certain
temps, rune terminant sa carriere pendant que I'autre de-
veloppait ses melhodes, on ne saurait s' Manner de decouvrir
des vases qui, par leurs formes et par le goiit de leur decoy*,
tiennent a la fois de Vun et de I'autre style 3. » Senonche
la prova piii chiara e piu convincente ne fu data dagli scavi
di Klicevac a Jablanica in Serbia, (Penisola Balcanica) dove
nel 1881 fu trovata la statuetta che T Hoernes pone nel-
Tanno 2000 a. G. C. Delle esplorazioni e degii studii par-
ticolari intorno le sei urne ivi scoperte, il Dr. Tassits ci ha
fornito una dottaMemoria che si legge tradotta da S. Reinach,
1 PATRONI, Mon. Ant. d. Lincei, Vol. VI, Vasi arcaici dalle Puglie
ml Museo Nazionale di Napoli, p. 402, n. 1. Cfr. THOVEZ, II Medioevo
dorico e lo stile del Dipylon, E. Ace. del Lincei, anno CCXCIX 1902.
Dotta ed utile Memoria ma che, secondo noi, non viene a conclusion!
stringenti.
2 Cfr. PERROT, Hist, de I' Art. dans I'Antiq., t. VII, p. 207; FURT-
AVAENGLER, Antike Gemmen, p. 59. II DUEMMLER a proposito di Cipro,
crede i due stili contemporanei almeno in certe parti della Grecia. (Atheti
Mitth., t. XIII, p. 288-294).
PERROT, o. c. p. 207-208.
438 DI ALCUNI CR1TERII INCERTI NELL A PALETNOLOGIA
nella Rev. ArcMoL, Trois. Ser. t XL, 1902, p. 172 segg.
Ecco le osservazioni dell'autore intorno alia decorazione
de' vasi trovati. Essa ha tendenze ornamental! different!, mer-
cecch6 negli uni predomina la decorazione rettilinea, negli
altri la linea retta e quanto piu si pu6, evitata. II primo
sistema e il geometrico, il secondo miceneo. A questo appar-
tengono i cerchi concentric!, i quali peraltro si riscontrano
frequentissimi su vasi geometrici ed oggetti di Grecia ; la
spirale micenea che si considera dal Furtwaengler uno de' piu
antichi ornati usato da; popoli europei *, ma che manca del
tutto allo stile del Dipylon ; la treccia, 1' aggruppamento
de' cerchi concentric! in rosone, il rombo. Per il sistema
geometrico la decorazione delle urne presenta il triangolo,
il quale 6 raro nella cer arnica dipinta di Micene, frequente
nella ceramica del Dipylon. Vero e che il triangolo inciso
esiste in Grecia e nelle stazioni europee dell'eta del bronzo.
Ma esso compare gia nella ceramica neolitica, dalla quale
potrebbe dirsi trasmesso a quella del Dipylon. II simile deve
dirsi del meandro d'uno de' vasi di Klicevac, che 1'Hoernes 2
crede una creazione originale del genio greco, e che altri
ne cerca Torigine nell'Europa settentrionale 3. L'autore opina
che questo meandro come il triangolo de' vasi del Dipylon,
deriva da' vasi monocromi a decorazione incisa. E infatti i
piu antichi meandri dipinti sono intagliati, come su' pitkos
di Atene.
Si deve inoltre osservare con 1'autore che la statuetta in
terracotta, di Klicevac presenta caratteri comimi cosl con
le imagini femminili dell'arte micenea, come con quelle della
ceramica del Dipylon. D'altra parte, la stazione di Jablanica
e di et& puramente neolitica, riscontrata dall'autore con quelle
di Troia, di Bos-ojuk e di Amorgos all'est, e di Butmir al-
1'owest. Jablanica pertanto in rispetto di Klicevac, e come
la civilt& premicenea, caria o egea, alia civilt& micenea. Cio
1 FURTWAENGLER, Ant. Gemmen, t. III. p. 25 segg.
2 HOERNES, Urgesch. der Kunst, p. 548, 562, 589.
8 PERROT, Hist, dell' Art dans VAntiq. t. VII, p. 196.
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 439
posto, si vedra manifestamente 1' importanza delle conse-
guenze di questo studio sulle stazioni di Klieevac e di Ja-
blanica poste tutte e due a nord della penisola de' Balcani
dalla cronologia. Ed invero, la statuetta di Klieevac sarebbe
per 1'Hoernes [ del 2000 circa a. G. C. tuttoche, secondo il
il Tassits, sia forse piii antica come il rimanente di ci6 che
fu trovato a Klieevac. La civilta micenea, stando al Furt-
STATUETTA DI KLICEVAC
waengier 2, comincerebbe fra il 2500 e il 2000 ; e sarebbe
durata fin oltre il 1400; anche il Montelius porge le stesse
date 3. Donde apparisce T inverisimiglianza deH'opinione di
coloro che fanno cessare la civilta micenea, al cominciare
della ceramica del Dipylon, cio& secondo loro, all' VIII secolo.
Le conclusion! del Dr. Tessits, che noi accettiamo, sono
fondate sul fatto degli scavi e sul metodo comparative . Nella
stazione di Klieevac furono trovati oggetti strettamente so-
miglianti per lo stile, al miceneo e al geometrico svolto. Di
' HOERNES, o. c. p. 222.
2 FURTWAENGLEB, Ant. Gemmen, I, III, p. 25 segg.
3 MONTELIUS, Chronol. der attest. Bronzezeit. p. 174 segg.
440 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
che, sia che si ammetta o no la realta storica deirinvasione
dorica, la scoperta fatta al nord della penisola balcanica,
u prouve que le style mycenien et le style geometrique out
vecu cote a cote dans le nord de la pdninsule, d'oii Us out
pu etre importes en Grece soit par le commerce, soit par
I'effet d'une invasion !. » Gertamente gli ornati decorativi
piii svolti che vediamo al nord de' Balcani, sono molto piu
antichi, eppure nello stile del Dipylon ricompaiono senza mu-
tamento. La spiegazione naturale di questo fatto si ha nella
introduzione della decorazione gia progredita, dal nord in
Grecia, ed uno degli elementi, il meandro, comparisce sui
yasi micenei del 4° stile, contemporanei dello stile geome-
trico e da esso influenzato. Fu infatti notato che questo stile
geometrico non ha nulla di originale e di primitive) 2, e man-
cano i material! qualora se ne voglia seguire in Grecia lo
svolgimento 3.
L'autore stima non potersi ammettere dopo queste sco-
perte, una qualsivoglia influenza meridionale, stantech6 non
si e finora segnalata una sola statuetta analoga a quella di
Klicevac nel sud della penisola balcanica ; e il meandro e
piu comune nell'Europa centrale che nel sud e nel sud -est,
e parimente il rombo frequente a Klicevac, non si trova se
non ne' prodotti gia in progresso dell' industria micenea. Egli
e altresi d'opinione che uno stesso popolo abitava il setten-
trione e il mezzodi della penisola de' Balcani, attesa la so-
miglianza della civilta di Klicevac con la civilta micenea.
Ricorda inoltre che il Furtwaengler dallo studio di un anello
sul quale riconobbe Afrodite e Ares, giunse alia conclusione
che i Traci, apportatori del culto di Ares ed erano stabiliti
in Tessaglia e nella Beozia, erano fin d'allora in possesso
della civilta micenea. Ora cotesti Traci della Tessaglia, se-
condo lo stesso archeologo, erano strettamente legati co' Cre-
1 TASSITS, o. c. p. 190.
2 EIEGL, WIDE, Atlien. MittheiL, t. XXI, p. M7.
8 Cfr. Jahrb. des Instit., t. XV, p. 56.
ARCHEOLOGIA E STOR1A ANTICA 441
tesi '. Aggiungi, che la ragione di questa lega o stretta unione
di Tessali e di Traci co' Cretesi, non 6 altra, a parer nostro,
se non la comune loro origine pelasgica.
Non minor! oscurita ed incertezze s' incontrano da coloro
i quali ricercano r origine e 1'eta della doppia scrittura pre-
fenicia o preellenica trovata a Greta nelle tavolette fittili di
Knossos, di Phaestos e di Haghia Triada. Anche qui si 6 vo-
luto ricorrere all' Egitto e prendere im criterio cronologico
da' segni o caratteri die si son riscontrati su' vasi piu an-
tichi d' Abido, di Kahun, di Gurob, di Kata'anah e d'El-Amrah,
co' quali furono confrontati i segni della scrittura cretese. Si
penso dalP Evans e dal Flinders Petrie che ad una remota
eta dello svolgimento della civilta egizia fosse in uso un me-
desimo sistema di scrittura in Egitto e nel mondo egeo-cre-
tese. II dotto Inglese nel 1895 confronto in una Memoria 1 i
segni trovati dal Petrie sulla ceramica egizia di Kahun e di
Gurob, con segni detti da lui lineari che si erano veduti in
diversi paesi e particolarmente a Greta. E avvegnach6 i segni
di Kahun e di Gurob figurino gia sulla ceramica arcaica delle
prime dinastie menfite, come apparisce dalle scoperte del-
I'Amelineau ad Abido e dal de Morgan a Negadah, 1' Evans
nel 1896 confermava i suoi primi riscontri. Nel 1900 il Petrie
riconosce ed afferma le idee dell' Evans e i suoi quadri o ta-
vole di concordanza, asserendo che si da identita de' segni
perch6 uno stesso sistema di scrittura fu in uso « in tutto il
Mediterraneo, per molte migliaia d'anni. » L'anno appresso
(1901), da una certa categoria di ceramiche trovate nelle
tombe reali di Abido, ch'egli crede ceramiche egee, conchiude
che al tempo dell' Egitto arcaico la fabbrica di vasi decorati
era gia cominciata nelle regioni egee.
L'Evans, come nota il Weill, ammise da prima non esservi
differenza essenziale fra' due tipi di segni geroglifico e lineare
dacche essi non sono che due forme d'un sistema unico; il
1 FURTWAENGLER, O. C. p. 36.
1 Cf. R. WEILL, La question de Vecriture lineaire dans la Mediter-
rante primitive, nella Rev. Arch'oL, Quatr. Ser., t. I, 1903, p. 213
442 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELLA PALETNOLOGIA
lineare 6 la semplificazione d' un certo numero di caratteri
pittografici cio6 dire geroglifici. Poscia quest! due sistemi son
da lui dichiarati del tutto Turi dall'altro indipendenti e ap-
partenenti a due diverse schiatte deirisola di Greta. Fin
dal 1895 la distinzione fra il geroglifico e il lineare 6 stabi-
lita dair Evans come certa e inconcussa, ma la prova ce la
' da con riscontri fatti con soli segni cretesi lineari e certe fa-
miglie di segni molto semplici, anch'essi lineari e che hanno
co' primi una certa analogia esterna. Vero e che nel quadro
0 tabella principale dove sono raccolti i segni creto-egei, i
segni « cretesi trovati in Egitto >», i caratteri cipriotti, e nel
piccolo quadro comparative de' segni egei e di quelli di Lakish
(Tell el-Hesy), non si fa veruna menzione del pittograflco cre-
tese. Di che il Weill cosl conchiude : Se dunque i quadri di
cui si tratta, provano qualche cosa, provano solamente che
1 segni cipriotti, di Lakish, di Kahun e di Gurob, derivano
da' segni lineari cretesi, anch'essi derivati dal sistema pit-
tografico. II perche T Evans 6 obbligato ad ammettere che
la civilta egea deve rimontare ad un'epoca antichissima, per-
ciocch& compara certi vasi premicenei con oggetti analoghi
del periodo egizio-arcaico e stabilire cosi una relazione fra
loro di sincronismo.
Ma il Petrie nel 1901 1 fatta conoscere in due tombe reali
di Abido, la presenza di vasi di una decorazione particolare
analoga a certe ceramiche egee del piu antico periodo, af-
ferma che : « La sola conclusione possibile, fintantoche una
prova uguale e contraria non venga a manifestarsi, 6 di ac-
cettare per la data del principio della ceramica decorata,
nelle region! egee, quella del 4700 a. G. C. » Ora in questo
armeggio cronologico non altro si pretende dal Petrie e dal-
T Evans, se non provare una civilta antichissima in tutto il
Mediterraneo : e i mezzi per giungervi sono il riscontro delle
ceramiche dell' Egitto arcaico con le egeo-cretesi, e quello
de' segni della scrittura lineare egeo-cretese con quella che
1 F. PETRIE, The royal Tombs of the earliest dynasties, part. II.
p. 46-47.
ARCTIEOLOGIA E STORIA ANTIC A 443
appare su' vasi dell' Egitto dell'eta de' primi re menfiti. Noi
stimiamo col Weill, che la prima questione che e delle ce-
ramiche confrontate fra loro, non e stata ancora pienamente
risoluta, e se si vtiol credere risoluta, la soluzione non ci
sembra favorevole alle teoriche de' due dotti Inglesi. Cio
ch'essi suppongono esser proprio e particolare delle tombe
arcaiche d'Abido, sembra per converso, essere stato diffuso
in Egitto in tutte le eta. La decorazione lineare infatti, trova
somiglianze per tutto, in Oriente e in Occidente e nel Nuovo
Mondo, su' vasi peruviani, messicani, kabili e della Poli-
nesia, come su' vasi della Grecia, dell' Asia Minore e nelle
isole dell' Egeo. La ragione e manifesta e il Pottier 1'esprime
con una frase curiosa ma vera : « C'est que tons Us ont pass£
par line certaine phase ridcessaire, qui resulte en quelque
sorte de la structure du cerveau humain 1. » Quando dunque
1'Hall 2 non vuole ammettere la cronologia del Petrie e del-
T Evans, i quali riconoscono analogic fra' vasi premicenei e
vasi egizii del periodo arcaico, perciocch6 non pensa che vi
sia stata differenza ma somiglianza nello stato di civilta, fra
gli Egizii del periodo arcaico, e i Greci primitivi di 2000 anni
piii tardi, dovrebbe essere piu fedele alia logica. Imperocch6
per ritenere come esotiche le ceramiche egizie decorate, non
basta concedere che i vasi egei rimontino alia dinastia XII
o XIII, ma non piu su, conviene altresl provare che il pre-
miceneo de' vasi egei sia ristretto a queste dinastie e a' vasi
di Kahun e di Kata'anah, il cui deposito e certamente con-
temporaneo di esse e del periodo premiceneo. Ma il Petrie in
questo deposito trovo ceramiche premicenee dello stesso stile
delle ceramiche del periodo arcaico dell' Egitto, e forza percid
conchiudere che se il premiceneo de' vasi egei e della XII o
XIII dinastia e quindi contemporaneo del premiceneo de' vasi
di Kata-anah, esso 6 pariniente contemporaneo de' vasi di
Kata-anah del periodo arcaico dell' Egitto. Senonche 1'Hal],
1 POTTIER, Cat. des vases antiques de terre cuite du Louvre,
p. 18.
2 HALL, The oldest civilization of the Greece, p. 73, 67-7f>.
444 DI ALCUNI CRITERII INCERTI NELL A PALETNOLOGIA
come osservava il Weill, « id recule, comme naguere avait
recule M. Ecans devant le synchronisme tir£ des signes J. »
Ne solamente si tira indietro, ma ricorre ad una supposizione
senza prove, anzi con prove contrarie, stantech6 non si pos-
sono dire cotesti frammenti introdotti posteriormente per caso
in queste tombe, mentre il Petrie da particolari esatti die i
vasi di cui si tratta, furono posti nella tomba fin daU'origine.
Negare ovvero mettere in dubbio un fatto perche contrario ad
una teoria, non e procedimento ragionevole contro il fatto,
ma e un indizio certo che la teoria non si regge.
Veuendo ora al valore de' segni delle tavolette fittili di
Knossos, di Phaestos e di Haghia Triada, posti a riscontro
co' segni delle ceramiche egizie del periodo arcaico e con
altri rinvenuti sparsamente in Grecia e nelle isole del-
T Egeo, si pu6 dubitare della verita e dell' esattezza onde
sono stati formati i quadri o le tabelle come rappresentanti
d'un' originate scrittura antica coniune a' popoli del giro del
Mediterraneo. Ammesso infatti che fra scritture egizie pri-
mitive come quelle che compaiono su' vasi di Abido, e le
scritture cretesi, vi siano somiglianze ne' segni lineari trac-
ciati su quelli e su questi rapidamente con una punta, nes-
suno nega che 1' uno e 1' altro mo do di scrittura provenga
in Egitto ed a Greta da due sistemi di scrittura geroglifica
semplificata e ridotta, non sempre pero di maniera che si
possa scorgere nelle poche linee la forma priiniera del ge-
roglifico. II che posto, farebbe mestieri dimostrare che i due
sistemi geroglifici in un dato tempo siano stati identici, e da
questa identity sarebbe seguita ridentita.de' segni lineari.
Lo stesso studio poi si dovrebbe fare per le scritture hethee
confrontate con le cretesi e le egizie, e quand' anco le so-
miglianze esistessero, almeno nella maggior parte de7 casi,
la questione sussisterebbe ancora, perocche ignoriamo la
parte fonetica corrispondente a' segni grafici sieno gerogli-
fici, sieno lineari. Fintantoche queste scritture non si leg-
gano, i riscontri sono di poco o nessun valore e le illusion!
son quanto si possa dir di piu certo.
1 WEILL, o. c. p. 226.
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 445
Finora le scritture di cui parliamo, non si son lette, n6
le geroglifiche n& le linear! venute in luce dagli scavi di
Greta, comeche il numero delle tavolette sia numerosissimo
specialmente a Knossos. Soltanto nella Cappadocia sotto ca-
ratteri cuneiform! si ebbero saggi fonetici di lingua hethea,
daceh6 la lettura delle iscrizioni ivi scoperte dallo Chantre
e lette dal P. Scheil, sono in idioma n6 semitieo n6 indo-
europeo e tutto prova che esso sia hetheo. Anche le 24 iscri-
zioni raccolte dal Golenischeff negli stessi luoghi, confer-
mano la presenza della lingua hethea sotto scrittura cunei-
forme. In questo caso avremmo Telemento fonetico ma non
rideografico o geroglifico 116 il lineare e pero non vi e luogo
a riscontri tra le iscrizioni hethee in caratteri hethei e i
segni delle tavolette cretesi. Quando sara trovata la costoro
letteratura, allora soltanto si potranno comparare Telemento
di questo con T elemento fonetico delle scritture hethee e
accertarne 1'identita o la somiglianza 1.
II prof. De Sanctis, come fu accennato, propose su que-
ste questioni qualche congettura che egli da se stesso chiama
« attraente forse, ma troppo ardita» (p. 13). Pensa egli che
la scrittura geroglifica fu quella usata dagli Eteocretesi, la
lineare quella introdotta dagl'invasori Greci. Ma questa con-
gettura non e soltanto troppo ardita, e certamente in con-
traddizione col fatto e con la cronologia. Non si puo inten-
dere come al XV secolo a. G. C., nel quale sono in uso le
due scritture di Knossos, si facciano intervenire Greci, con
una non loro scrittura lineare. Meravigliosa poi ci sembra
1'altra congettura dello stesso autore quando scrive (ibid.) :
« Non 6 pero troppo ardita la conclusione che la interpre-
tazione delle tavolette in terracotta s' avra da tentare con
le lingue orientali soltanto quando i reagenti ellenici si sieno
palesati su di esse inefficaci ». Le iscrizioni di Praesos del
IV secolo, sono in caratteri greci, ma la lingua non essendo
1 Cfr, DE CARA, Civ. Catt., Rivista dell' Opera dello CHANTRE, Ri-
eerche archeologiche mil' Asia Occidentals, Ser. XVIT, Vol. IV, nov. 1898,
p. 325 segg.
446 DI ALCUNl CRITERII INCERT1 NELLA PALETNOLOGIA
greca, si bene eteocretese, rende inutile il consiglio del
prof. De Sanctis, di ricorrere a' reagenli ellenlci.
Da quanto abbiamo scritto sulle scoperte cretesi si 6 po-
tuto far ragione della loro importanza per rispetto all'etno-
STATUETTA D'AVORIO DI KNOSSOS.
grafia, all' archeologia e alle relazioni fra' popoli dell' Egeo
e dell7 Asia Occidentale. I nostri lavori sull'isola di Greta 1
pubblicati tanti anni addietro nella Civ. Gait., e in volume
a parte nel 1902, ricevettero da queste nuove scoperte la
i Cfr. DE CARA, Gli Hethei-Pelasgi, Vol. II, Cap. VII, p. 132-211..
ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA 447
migiiore conferma che da noi si potesse desiderare. Quando
cominciammo a scrivere degli Hethei nel 1890, il solo nome
degli Hethei faceva quasi paura a certi dotti uomini poco
familiari con gli studii della storia antica dell'Oriente, tutto-
ch6 versatissimi nella classica di Grecia. Oggi leggiamo con
qualche soddisfazione, al certo legittima, parole e giudizii
molto diversi. L' Halbherr, senza peraltro, manifestar nes-
suna opinione intorno agli Hethei in risguardo dell' etno-
grafia cretese, cio che noi facemmo ex-professo,; si mera-
viglia in una nota del suo Rapporto sulle ricerche del 1902,
della somiglianza de' simboli hethei con quelli d' un sigillo
cretese (fig. 6) : « Note vole e la somiglianza dei simboli del
nostro sigillo con caratteri hethei dell' iscrizione di Jerabis
(Hierapolis), Weight, The Empire, ecc. PL ; Perrot et Chi-
piez, Hist, de I' Art., IV, p. 497. Anche in alcuni sigilli
della Greta orientale (Evans, Cretan Piclographs, passim)
si ripetono segni analoghi. » Perch6 ?
Felix qui potuit rerum cognoscere causas.
II dotto e fortunate esploratore di Greta, il prof. Halbherr
sfugge, crediamo noi, deliberatamente, le questioni etno-
grafiche e le cronologiche ma ci da in ricambio palazzi,
iscrizioni, monument! insigni e della piii alta importanza,
lasciando ad altri le questioni etnografiche e cronologiche,
le quali si possono meglio studiare nel silenzio della pro-
pria stanza, lungi dalla malaria e dalle intemperie degli
scavi cretesi, dove 1'illustre archeologo ha posto tante volte
a pericolo la vita nel fior dell' eta e nel piu lieto sorriso
della gloria.
E qui facciamo fine alle nostre discussioni sugli scavi e
le scoperte cretesi riservandoci di ritornarvi sopra quando
si avra piena contezza dell'altre contrade dell'isola di Greta
finora non esplorate al pari di Knossos e di Phaestos.
RIVISTA DELLA STAMPA
i.
CONSULTAZIONI CANONICHE-LITURGICHE l.
Al primo volume di questa dotta opera, da noi lodato a suo tempo
(ser. XVIII, vol. 6, p. 20) succede ora questo secondo ed ultimo,
comprendente le consultazioni canoniche e le liturgiche. Porta in
fronte 2.a edizione; ma si noti che, mentre Delia prima edizione le
consultazioni canoniche sommavano a 42, ora sono portate a 10Sr
e nella massima parte sono dubbii sorti fra le difficolta dell'odierno
esercizio dei minister! e degli officii ecclesiastici, della cui soluzione
1'Eminentissimo Cardinal Gennari fu richiesto da niolte curie vesco-
vili, da capitoli, da parroci, da sacerdoti delPuno e dell'altro clero,
Quanto poi alle consultazioni liturgiche, e da sapersi che le gia
edite si sono dovute in gran parte modificare o riformare, secondo
che la disciplina liturgica in questi ultimi anni e venuta subendo
mutazioni, il colmo delle quali si ebbe colla nuova edizione della
Eaccolta autentica de' Decreti della S. Congregazione de' Riti, che
molti antichi ne variava, ed altri a dirittura ne sopprimeva.
Non ripeteremo quello che in lode di quest' opera insigne ab-
biamo detto altra volta ; ma piuttosto, per invogliarne. i lettori, rife-
riremo qui in compendio una delle Consultazioni canouiche, e sia.
quella importantissima che riguarda il codioe penale e i cosiddetta
abusi del clero (p. 70).
Molto si e discusso su questi articoli, e quando entrarono la
prima volta in vigore (1890), molti del clero ne impensierirono
come d'una nuova persecuzione. Per6 il nostro Eminentissimo, dopo
esaminatili tranquillamente, non trova che il diavolo sia cosi brutto
come si era dipinto. Ed ecco com'egli lo prova.
1 Consultazioni morali-canoniche-lituryiche su casi e materie svariate,
che specialmente riguardano i tempi nostri, per CASIMIRO CARD. GISNNARI.
Ediz. 2a ritoccata e considerevolmente accresciuta. Vol. II. Consultazioni
canoniche e liturgiche. Roma, presso la Direzione del Monitore Eccle-
siastico, 1904.
CONSULTAZIONI CANONICHE-L1TURGICHE 449
II Titolo Degli abusi dei ministri de} culti nell' esercizio delle
proprie funzioni comprende tre articoli (182, 183, 184) minacciosi.
II prirao condaana quel ministro di un culto, che nell'esercizio del
suo ministero, pubblicamente biasima o vilipende le istituzioni, le
leggi dello Stato, e gli atti dell'Autorita. Ma, osserva qui giusta-
mente I'Emo Cardinale, non crediamo che un ministro della Chiesa
possa mai essere, per debito di coscienza, obbligato a questo. Egli
pu6 benissimo promulgare nel sacro tempio la legge divina ed ec-
clesiastica, senza che per questo sia obbligato a biasimare o vili-
pendere le istituzioni, le leggi e gli atti dell'Autorita civile.
Molto meno puo far paura 1'art. 184, il quale aggrava la pena
di un ecclesiastico colpevole d'altri delitti, diversi dai preveduti in
questi articoli. Quei delitti cornuni non si commettono da un buon
sacerdote.
Quello che veramente e a temersi e 1'art. 183, cosl concepito:
II ministro di un culto che, prevalendosi della sua qualita,
eccita al dispregio delle istituzioni, delle leggi, o delle disposizioni
dett'Autorita o dei doveri inerenti ad un pubblico ufficio, epunito
con la detenzione da tre mesi a due anni, con la multa da cin-
quecento lire a tremila, e con I' interdizione perpetua o temporanea
del benefizio ecclesiastico. Se il fatto sia commesso pubblicamente,
la detenzione pud estendersi sino a tre anni.
Alle stesse pene soggiace il ministro di un culto che, prevalen-
dosi della sua qualita, cosfringe o induce alcuno ad atti o dichia-
razioni contrarie alle leggi, o in pregiudizio dei diritti, in virtu
di esse acquistati.
Esaminiamo 1'articolo. Secondo esso
a) Pud essere reato non solamente quando il ministro di un
culto abusa del suo ministero ; ma anche quando lecitamente ne
usa secondo coscienza e giusta le leggi della Chiesa.
b) Non e punibile solo quando eccita al disprezzo delle leggi
e disposizioni deH'Autorita ; ma si ancora quando eccita alia loro
sempiice inosservanza.
c) Non sara condannato solamente quando cid faccia in pub-
blico o verso molte persone ; ma anche quando cid commetta in pri-
vato e verso una sola persona. Perd nel prinio caso la pena sara
piu grave.
d) Sara puriito non solamente quando costringe, ma anche
quando induce alcuno a fare atti o dichiarazioni contrarie alle leggi,
od anche solo che possano comechessia pregiudicare i diritti acqui-
stati in virtu delle leggi medesime.
1904, vol. 1, fasc. 1288. 29 13 febbraio 1904.
450 CONSULTAZIONI CANONICHE LITURGICHE
e) Le pene non sono leggere ma gravi, se si consider! non
solo la detenzione e la multa, ma la interdizione dal benefizio ec-
clesiastico, la quale puo essere anche perpetaa.
Questo e il lato oscuro della medaglia. Yediamo ora se ve ne
sia anche uno chiaro : vediamo cioe se vi sia una qualche scappa-
toia da questi lacci insidiosi.
Primieramente si osservi che, per incorrere nelle dette pene,
bisogna che il ministro del culto si prevalga della sua qualita.
Or che vuol dir cid? Yuol dire che quei reati debbon commettersi
nelPesercizio dei minister! sacri, o almeno ad occasione e con pre-
testo di essi. Difatti il Titolo di questi articoli e cosi espresso :
Degli abusi dei mimstri del culto nell'eserdxw dette proprie fun-
In secondo luogo, il confessore ha piena liberta di manifestare
al penitente, nell'atto della confessione, cid che prescrive la legge
divina o ecclesiastica. Ivi non e il confessore che eccita, ma il pe-
nitente che chiede consiglio da lui. Nel caso peggiore (cioe in quello
d'una denunzia) non vi sono prove che dimostrino il reato.
Inoltre il diniego dei sacramenti agl' indisposti o agl' indegni,
non e contemplato ne in quello ne in altro articolo del codice. II
parroco p. e. che rifiuta la sepoltura ecclesiastica a cui va inter-
detta, non eccita al disprezzo o alia disobbedienza delle leggi; solo
nega cid che la Chiesa vieta in certi casi. II parroco che ricusa i
sacramenti a chi dalla Chiesa e interdetto, lascia perd libero ognuno
d'osservare o le leggi civili o le ecclesiastiche. (Si noti che con questa
legge del 1889 fu abrogata quella del 1859, che puniva V indebito ri-
fiuto dei Sacramenti).
Ma come si fa a sfuggire la pena quando si tratti d'esortare i
parrocchiani a non accorrere alle urne politiche, giusta il divieto
della S. Sede? Non si offende qui il 2° capoverso delPart. 183?
Ecco. Non ostante il detto capoverso, la legge della Chiesa si pud
sempre ricordare ai fedeli, quando cid si faccia senza gli eccitamenti
vietati. E questi stessi eccitamenti non sarebbero neppure punibili, se
fossero fatti non colla qualita di ministro del culto, ma di semplice
cittadino cattolico.
Ma esaminiamo meglio 1'articolo. Questo punisce chi induce al-
cuno ad atti o dichiarazioni... in pregiudizio dei diritti in virtu
delle leggi acquistati.
Or quando io dico ad un tale : Non andate alle urne, non lo
induco a nessun atto o dichiarazione, ma solo ad una astensione.
E questa astensione non porta pregiudizio a nessun diritto da lui
CONSULTAZIONI CANONICHE-L1TURGICHE 451
acquistato in virtu della legge. Perche qui la legge gli conferisce il
diritto di votare, ma non glie ne fa mica un dovere; ossia nelPatto
che conferisce il diritto di votare, gli conferisce (o almeno riconosce)
anche 1'altro di non votare. lo dunque colPindurre altri all'asten-
sione, non fo pregiudizio a nessuno de' suoi diritti, solo lo induco
ad esercitare il secondo invece del primo. Che male fo?
Fin qui a noi sembra che tutto il ragionamento del degnissimo
Porporato corra limpidissimo e non ammetta replica.
Forse perd qualche ombra di dubbio potra suscitare il paragrafo
con cui egli chiude la grave trattazione. Sempre nell' intento di far
coraggio ai sacerdoti, ed animarli a non temere soverchiamente 1'ar.
ticolo che stiamo discutendo, egli ricorre ad un altro Titolo del Co-
dice, al Titolo IV che park della imputabilita e delle cause che
I'escludono o la diminuiscono, ed osserva che fra le cause intera-
mente scusanti ivi all'art. 49 e notata quella d'avere commesso il
fatto per disposizione della legge, o per ordine che era obbligato
ad eseguire, dell' Autorita compelenle. In questo caso la pena e in-
vece applicata a quel pubblico ufficiale che ha dato 1'ordine.
Orbene, ripiglia 1'egregio giurista, siccome. qui si tratta di legge
e d'autorita in generale, si deve intendere anche la legge ecclesia-
stica e i superiori ecclesiastici ; tanto piu che il primo articolo dello
Statuto proclama la religione cattolica religion e dello Stato. Allorche
dunque un ecclesiastico trasgredisse qualche disposizione del Codice
civile per adempire la legge della Chiesa, o gli ordini de' suoi su-
periori ecclesiastici, non dovrebbe esser punito. In questo caso la
pena dovrebbe infliggersi al suo Superiore, cioe al Papa, da cui
promana ogni autorita nella Chiesa.
Cosl egli ragiona: ma ci sentiranno da quest'orecchio gli uomini
del governo e i magistrati? Non e piu probabile che essi per legge
scusante, e per autorita competent e vogliano intendere solo legge
civile e civile autorita? & lecito il dubitarne.
E il dubbio si presenta di nuovo all'occasione d'un altro effugio
escogitato dal ch. Autore.
Nel citato art. 49 e riguardato come non punibile anche chi
avesse commesso un reato per esservi stato costretto dalla necessita
di salvare se od altri da un pericolo grave e imminente alia
persona.
Anche qui, egli riflette, non si distingue : il pericolo pud essere
di qualche male fisico ed anche di qualche male morale. Ora qua!
male piu grave di un peccato? Chi dunque trasgredisce la legge
umana per evitare un grave peccato, la trasgredisce perche costret-
452 CONSULTAZIONI CANONICHE-LITURGICHE
torn da necessita di salvar se da un pericolo grave ed imminente;
dunque non deve esser punito.
Altresi questo discorso, non puo negarsi, fila diritto agli occhi
d'uu cristiano reggentesi a norma del principii cristiani. Ma i giu-
dici 1'ammetteraQno ? Certo e almeno che lo dovrebbero ammettere,
qualunque sia il lor modo di pensare in fatto di religione.
E in verita da tutto il tenore del Titolo annunziato si ricava
che la legge non vuol punire se non chi abbia commesso il reato
con piena malizia. Difatti nell'art. 45 si dice : « Nessuno pud esser
punito per un deiitto, se non abbia voluto il fatto che lo costituisce ».
Percid nell'art. 46 e scusato chi abbia commesso il fatto in tale
stato d' infermita di mente, da togliergli la coscienza o la liberta
dei proprii atti. Percid nell'art. 48 si toglie del tutto o si dimi-
nuisce la pena a chi commette un fatto nell'ubbriachezza grave o
leggera. Da tutto questo apparisce come la legge dichiari non me-
ritevole di pena chi non per malizia propria pone un'azione vietata,
ma o per manco di avvertenza, o per manco di liberta. Sara dun-
que solo punibile un ecclesiastico, il quale, per evitare il male del
peccato, che per lui sarebbe il gravissimo dei mali, commette un
fatto vietato dalla legge civile?
Queste riflessioni a noi sembrano convincenti per determinare
in senso i'avorevole il giudizio cattedratico ; se poi siano anche ba-
stevolmente efficaci per non render temibile il giudizio forense nei
tribunal! della moderna Italia, rimettiamo il deciderlo a giurecon-
sulti piu sperimentati di noi.
Intanto il saggio che abbiamo dato di queste Consultazioni ci
sembra sufficiente a mostrare la singolare competenza dell' illustre
Autore, 1'alto pregio dell'opera sua, e la quasi necessita in cui si
trovano moltissimi ecclesiastic! di ricorrere ad essa nei casi spinosi
e purtroppo non infrequent! che offre 1'esercizio del loro ministero.
MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 453
II.
MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI.
1. GUTHMANN : II paesaggio da Giotto a Raffaello in Umbria e in
Toscana. — 2. WOERMANN : II paesaggio nella pittura antica. —
3. HAUSHOFER: Sviluppo ed element! del paesaggio. — 4. WEBER:
Alberto Diirer. — 5. Una recente riprocluzione del suo capolavoro.
L'eta presente si pu6 veramente chiaraare, per conto degli
studii, 1'eta (ielle monografie. Hanno le loro i grand! ariisti, Leo-
nardo, Kaffaello, Michelangelo, il Botticelli, ii Brunelleschi, 1' Hol-
bein, il Eembrandt, ecc. ecc. e delle nuove vengono alia luce senza
posa ; monografie original!, complete, doctimentate, e monografie
popolari, ma esatte, a uso d'istruzione generale. Poi monografie di
Kihiese, d'abazie, di castelli e d'altri monument!; monogratie d'una
scuola o d'un genere di pittura, del ritratto, del paesaggio, della
prospettiva, e an date discorrendo. Per poco non siamo affogati. Ogni
di si fa sentire piu vivo il bisogno della sintesi, che discerne, scarta,
riunisce, paragona, incorpora i lavori parziali in un tutto, dove ogni
<?osa prende le proporzioni e la luce che le compete. Non per6
questi lavori parti colari diventeranno inutili, anzi resteranno a guisa
di fonti storiche elaborate e preziosi sussidii agli studii speciali,
mentre i lavori sintetici faranno, tra 1'altre parti, quella d'indici si-
stematici e ragionati.
1. Questa sorte e quest'onore sono riserbati ad uno studio che ho
sott'occhio, d'un giovane storico e critico tedesco, il Dr. Giovanni
Guthinann, il quale scelse appunto corne oggetto speciale delle sue
ricerche lo svolgimento della pittura di paesaggio nella scuola umbra
e nella toscana da Giotto fino a Raffaello *. Nessuno finora aveva
esaminato questo terna con tanta diligenza e tanta minuzia : ne si pu6
dire che la storia della nostra pittura non meritasse anche questo
riguardo. Da tutti i maestri di queste due principal! scuole italiane
il paesaggio non fu mai trattato se non come un accessorio, o come
sfondo, o come acconcia riempitura, e di mano in mano che 1'arte
progrediva, anche come elemento della composizione, non perd mai
come oggetto degno d'essere rappresentato per se stesso. E tuttavia
per quali gradazioni dovette passare avanti di toccare la maesta e
gentilezza degli sfondi dati da Raffaello alle Madonne degli Uffizi, del
Louvre, di Yienna, ai cartoni per gli arazzi, alia Trasfigurazione !
1 JOHANNES GUTHMANN. Die Landschaftsmalerei der toskanischen und
•umbrischen Kunst von Giotto bis Rafael. Leipzig, Karl W. Hiersemann,
1902, 8°, VIII - 456 p. - M. 22.
454 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI
Yediamo Giotto, sollecito dell'azione drammatica e del punto cul-
minante prescelto alle sue composizioni, evitare tutto cid che potrebbe
distrarre 1'attenzione, accogliere il puro occorrente a significare la
scena dell'avvenimento. Partito savio per un verso e molto comodo
per un altro, anzi necessario quando, come osserva il Guthmann,
il pennello non e proporzionato ancora a dominare gli elementi onde
risulta 1'attrattiva del paesaggio. Eccolo quindi con ingenua maniera
e puerile ten tare di ritrarre la foglia anziche V habitus delle poche
specie d'alberi, introdotte ne' suoi dipinti : e cosi ad uno di quei
suoi batuffoletti verdi, che vogliono dire alberi, dare la foglia di
quercia e il portamento delPolrno; anzi dipingere non una natura
concreta, ma generica, astraendo dalla realta.
Concediamo pure che de' suoi sfondi architettonici 1'idea, la
forma, le dimensioni, capaci talora appena de' personaggi che vi si
rigirano, gli fossero suggerite dalle scene " delle rappresentazioni
sacre tanto care al popolo fiorentino di quel tempo. Concediamo al-
tresi che un artista della tempra di Giotto, benche inceppato ancora
nel trattare la natura aperta de' campi e dei monti, avesse occhio ab-
bastanza da saper disporre armonicamente i profili dei monti dietro
i gruppi e ciascuna delle persone, come fece in Assisi nella scena
di S. Francesco che da il suo mantello. Non crediamo perd che di
cid sia da fare tanto caso. Difatti, non Yediamo altrettanto nell'af-
fresco di Simone Martini a Siena, ov' e il condottiere Guidoriccio a
cavallo, di profile, collocate in rnodo che si stacchi sul cielo nell'av-
vallamento tra i due castelli ? Sono accorgimenti giusti, ma elernen-
tari, simili a non pochi altri, che nella sua minutissima analisi il
nostro A. va scoprendo con instancabile pazienza cosi in Giotto come
in Duccio di Buoninsegna, nel Martini predetto, nei due Lorenzetti,
poi in Gentile da Fabriano, beniamino non meno della fortuna che del
Guthmann, e in tutti gli altri del quattrocento fino a Kaffaello.
A nessuno nega udienza il giovane storico; e gliene sapranno
grado cosi gli studiosi, che vorranno informazioni su questo argo-
mento, come gli artisti medesimi chiamati ad esarne. Dei quali forse
piu d'uno non sapeva d'aver messo nell'opera sua tutto quello che
1'acuto critico vi scopre : tanto egli s'addentra, fruga, cerca e ricerca
ogni pagliuzza nel suo soggetto.
Ma quando ei dovesse ritornare sull'opera sua, sorta come tesi di
laurea, ampliata dappoi con lungo studio e con grande amore, sapra
temperare 1'esuberanza giovanile e restringerla in molto piu moderati
confini. Ne risulteranno piu chiari i caratteri e il merito di ciascune
de' suoi campioni: del Brunelleschi e di LeonBatt. Alberti nel ritrovare
MONOGRAF1E D'ARTE E D'ARTISTI 455
e formulare le leggi fundamental! della prospettiva; del potente Ma-
saccio che sgombra lo spazio, e ricava stile dalla luce, dai vuoti, dal ri-
lievo; delFAngelico, non tanto felice paesista quanto abile ad ottenere
1'effetto d'ampiezza colla semplice prospettiva del gran coro celeste
intorno all1 incoronazione di Maria ; degli alunni del Baldovinetti, i
Pollaioli, il Verrocchio, il Ghirlandaio, amanti tutti delle ampie ve-
date, ispirate alia valle dell'Arno, colla sua varia coltura, minuta-
mente dipinta, anzi cesellata, quasi alia maniera dell'orafo, ch'era
1'arte di casa. Avranno senza contestazione la parte loro Fiorenzo di
Lorenzo, benemerito e quasi padre del paesaggio umbro ; il Peru-
gino, il cui paesaggio nella Pieta meritd 1'attenzione del Yasari, e che
ando sernpre piu diradando i suoi colli e gli alberelli delicati colla
tenue fronda, ove traspare il cielo; a differenza del Pinturicchio, che
invecchiando tendeva ad accumulare roba sopra roba. Era Filippo
Lippi otterra i begli effetti di luce nel folto della selva, ove la sua
faniosa Madonna e rapita in adorazione del Bambino, ma sara su-
perato da Filippino nella naturalezza e fedelta di quella sua mera-
vigliosa visione di S. Bernardo, con rocce a strati, e poggerelli e prati
e alberi trattati liberamente, che rinserrano la composizione senza
soffocare la scena. II Botticelli semplifica, e vero, il paesaggio e si
libera dalla smania d'introdurre troppi gingilli come in un prese-
pio; mail carattere dell'arte sua non pare abbia che vedere colla
strofetta di Lorenzo de' Medici citata dal G-uthmann. Da ultimo col
potente Leonardo, genio universale, che rompe col passato, esamina,
studia, rinnova ogni cosa, vedesi entrare nuova vita, e profondo
studio del movimento e del chiaroscuro. Ne e prova un disegno di
sua mano, conservato a Windsor e rappresentante una campagna
su cui infierisce un uragano : tema nuovo nell'arte italiana e quasi
un dramma tra le infuriate forze della natura. Altra curiosa osser-
vazione e questa, che il piu antico disegno di lui, firmato, colla
data del 1473, e custodito agli Uffizi, e del pari un paesaggio. Leo-
nardo fu il vero precursore dello spirito moderno, che nulla dis-
degna della natura creata.
Spirito che trasparira tosto franco e vigoroso in un altro grande
pittore posto egli pure all'apogeo dell'arte italiana : Fra Bartolomeo.
La proporzione delle masse, la successione dei piani, la maniera
libera, soffice e grandiosa di trattare la frasca, di coglierne le sagome
in luce e quelle in ombra, dinotano in lui la stofPa d'un vero paesista
nel senso moderno. Cid non ostante ne egli, no 1' incomparabile
Raffaello, anche in questo campo sovrano signore deH'armonia, che
si perde nelle dolci lontananze sfumate, scelsero mai il paesaggio
456 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI
come tema principale delle loro composizioni. E perd una bella sod-
disfazione dell'arte moderna trovarsi in cosi perfetto accordo con
questi genii supreini della pittura italiana, Leonardo, Era Bartolomeo-
e Raffaello, uei criterii e nell'interpretazione della natura.
L'opera del Cruthrnann — il lettore lo vede abbastanza dal fin
qui detto — contiene una copia di preziose osservazioni, molta eru-
dizione, molta bibliografia, molte idee personali, e anche un poco
d'entusiasmo : difetto che si perdona tanto piu voleotieri in quanto
ch'esso e necessario a sostenere una serie cosi lunga e minuta di
ricerche. L'illustrazione, specialuiente le tavole fuori testo, e buona.
II nostro voto sarebbe che il testo si riducesse a meta, e moltipli-
casse in proporzione la copia delle figure, aggiungendo indici alfa-
betici, numeri e altri aiuti; poiche un lavoro cosi accurate merita
di poter essere letto con piu prestezza, e consultato con ogni facilita.
2. La pittura di paesaggio, intesa non come accessorio o come
ornamento, ma quale espressione potente della natura, e merita
incontestato del secolo XIX. Dalle forme puerili, inceppate, insuffi-
cienti a seguire le prime norme della prospettiva, passando al lec-
cato convenzionalismo del paesaggio arcadico, 1'arte aveva bensi
mostrato d'avvedersi che le stavano intorno terra, e monti, e selver
e il mare ; ma pochi ingegni ne avevano compreso il profondo lin-
guaggio. Non parliamo della parte scarsissima data dagli antichi
Egiziani e dagli Assiri alia rappresentazione dello sfondo delle pit-
ture. DelPopera dei Greci, che and6 tutta perduta, sappiarno per
buona congettura, ch'essi dovettero contenersi in un'estrema sobrieta.
L'arte romana fu alquanto piu larga; ma per quanto fosse accurata,
gli affreschi conservati a Roma ed a Pompei principalmente, non
escono dal carattere di dipinti semplicemente decorativi.
Tali sono su quest'argornento le conclusioni dell'archeologia clas-
sica rappresentata qui specialrnente dal Woermann, che ne raccolse
con suprema diligenza tutti i documenti positivi, diretti o indiretti,
riunendoli in un'opera intitolata appunto : 11 paesaggio nell'arte dei
popoli antichi. Chi desiderasse averne notizia piu facilrnente acces-
sibile, la trovera in un'ampia e chiara relazione fatta, con qualche
propria aggiunta, da E. Michel nella Revue des deux Mondes *.
Quanto alia pittura cristiana delle catacombe, ne' pochissimi pae-
saggi, che ci restano, essa non si differenzia dall'arte pagana. N5
lo scopo dei soggetti da rappresentare richiedeva di piu.
1 KARL WOERMANN, Die Landschaft in der Kunst der alien Volker
Miinchen, 1876, 8. — EMILE MICHEL, Le paysage dans les arts de Van-
tiquite, « Revue des deux Mondes » 15 giugno 1884.
MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 457
L'arte del mosaico poi grazie a' suoi fondi azzurri o rlorati, ma
andanti, rest6 dispensata generalrnente dal pensiero di ritrarre fe-
delmente la natura; quivi i pochi alberi e i monti, cho talora ricor-
rono, come p. e. in S. Vitale di Ravenna, non accampano pretese
superior! a quelle d'uno schema. E se il medio evo nelle sue mi-
niature e nell'opere maggiori di pennello s'arrischia a qualche
tentative piu libero, non esce perd di puerizia. Cosi Giotto pargo-
leggia co' suoi alberelli che paiono ritagliati colle forbici, co' suoi
monti di cartapesta ; ma poco stante il fiammingo Uberto Yan Eyck
{1366-1426) col suo fratello Giovanni (1380- 1440) nel t'amoso altare
di Gand, sanno disporre Yadoraziom dell' aynello in un'ampia fronzuta
campagna, vero paradiso di delizie. Quivi si preludeva ai futuri trionfi
• delFarte fiamminga nel sentire e ritrarre le bellezze naturali, glorie
oollegate ai nomi di Brueghel, Rubens, Ruysdael, Rembrandt, ecc.
3. Un rapido schizzo di questo sviluppo, ma giusto e accompa-
gnato da una copiosa scelta di riproduzioni, e tratteggiato dal Prof. Max
Haushofer nel secondo capitolo d'un volumetto tutto destinato al
paesaggio *, che e un fiore d'eleganza. I piu bei saggi forniti in
questo genere dai pittori antichi e moderni d'ogni nazione e d'ogni
scuola, o dalla natura stessa merco la tbtografia, fanno di questo
volume cio che si potrebbe chiamare una bella galleria del pitto-
resco in natura. Essa perd fu radunata non tanto all'effetto di dare
una storia di questo ramo dell'arte, quanto d'iniziare artisti ed amaEti
delle beJlezze naturali a discernerle e ad apprezzarne il valore anche
sotto il rispetto fisico e scientifico. II bello e il pittoresco nel mondo
delle rocce, dei monti scoscesi, dei piani e delle valli; le aeque
de1 fiumi e de' ruscelli, dei laghi e del mare; acque correnti, e acque
stagnant!; cascate spumeggianti tra i sassi dirupati e acque pigre
nei canal! molli; acque rapprese nel candore delle nevi o indurite
ne' superbi ghiacciai, che risplendono ai confini del cielo azzurro,
sollevandosi sulle falde verdeggianti di larici e d'abeti. II giorno e
la notte, 1'aurora, il meriggio, il tramonto; nuvolo e sereno, vento,
pioggia, e tempesta, sono tutte voci poderose della natura, che parla
con diversi accenti, seinpre vera e sempre bella.
II pittore paesista moderno, dice 1' Haushofer, sa quali strumenti
sono piu adatti a registrare codeste voci cosi diverse ; quali differenze
1 Die Landschaft von Prof. Dr. MAX HAUSHOFER, mit 108 Abbil-
dungen und 6 KunstbeiJagen. Bielefeld und Leipzig, Verlag von Vel-
hagen & Klasing, 1903, 8° p. 135. — Leg. M. 3.
£ uno dei volumi della Raccolta di monografie illustrate, edite sotto
la direzione di Hanns von Zobeltitz dalla casa predetta.
458 MONOGRAF1E D'ARTE E D'ARTISTI
nella fattura gl'irnpone la qualita della materia e lo strumento.
Altro gli da la matita, altro la penna, il bulino, o il pennello. La
pittura a olio otterra talora piu e tal altra meno che 1'acquarello.
Diversamente si conduce un medesimo soggetto, secondo che ri-
sponde a un vivo affetto dell'animo, ovvero e destinato a semplice
decorazione. La stessa fotografia, in rnano di chi ha sentimento
d'arte, puo assorgere a vera espressione estetica. Lo vediamo nelle
frequenti esposizioni moderne, ove 1'opera di semplici ma bravi di-
lettanti, per lo piu vince di buon gusto le fatture dei fotografi di
professione. E lo vedemrno del pari in quel superbo volume VEsthe-
tique de la Photographic, edito dal Photo-club di Parigi (1900),
che ci dette gia occasione e materia ad alcune pagine su questo
interessante argomento l.
Un crepuscolo, un effetto di luna, di neve, di nebbia, una sco-
gliera percossa dalla burrasca, ne anco veniva in mente agli anti-
chi ne agli artisti dei secoli XV e XVI che potessero per se stessi
fermare la loro attenzione : appunto come a quell' altra confrater-
nita d'artisti, i poeti, era sfuggita interamente la poesia delle sublimi
regioni alpine. I lessici poetici non registrano altri epiteti'dati dai
latini alle Alpi se non quelli di ventosae, gelidae, devexae, fron-
dosae, hibernae, nubiferae, celsae, canae, horridae, jugcsae, saxosae,
e simili termini, che non sono complimenti. Benvenuto Cellini, che
dovette valicare parecchie volte quei gioghi andando e tornando di
Francia, non ha pure una parola sulle bellezze naturali dei nostri
monti, ne dell'Italia, ne della Svizzera, ne della Francia. Era un
mondo incompreso. Ora 1'averlo saputo comprendere e un vero pro-
gresso che 1'arte moderna pu6 mettere innanzi con ragione, quando
si sente declamare troppo universalmente contro la sua decadenza.
Percid non a torto il secolo XIX riguarda il paesaggio come
sua conquista, per poco non diremmo creazione, se questo concetto
non paresse da evitare mentre appunto stiamo ragionando di opere,
che ne mostrano i gradi successivi e la lenta preparazione.
4. Non comparira qui fuor di luogo, sebbene considerate sotto
altro rispetto, un artista che fu uno dei precursor! del paesaggio
moderno. Alberto Dtirer di Norimberga (1471-1528) il piu grande pit-
tore tedesco, incisore in legno e in rame, disegnatore potente, scrittore
d'arte e di fortificazioni, uomo dal multiforme ingegno, ch'ebbe piu
d'un tratto comune col nostro grande Leonardo, segna, come dice
appropriatamente il Fah, lo zenit dell'arte germanica ; la quale dopo
di lui principle), sospinta dalla riforma protestante, la sua precipitosa
1 V. 1'art. L' estetica della fotografia, « Civ. Catt. », 17 agosto 1901.
MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 459
rovina. Nelle composizioni di lui, si rivela uno spirito poderoso,
originale, insofferente di qualsiasi influenza, salvochd dello studio
diretto del mondo sensibile. Questo conferisce, e vero, alle sue fi-
gure, un cotal naturalismo gagliardo, che alle volte riesce duretto
e ridonda a scapito del sentimento ideale della bellezza. Ma per
compenso fa ne' suoi ritratti palpitare Tanima, la vita, 1'indole dei
suoi person aggi. E ne' soggetti sacri, se i suoi tipi, ripresi dal vero,
sanno un po' di straniero all'occhio nostro italiano, anzi risentono
il realismo per gli stessi alemanni, non si pu6 negare che 1'espres-
sione religiosa non vi si celi intima, vera, profonda.
Chi non ricorda quella perla dell' Adora%ione dei Magi accolta
ad onore tra i dipinti delPUrbinate e del Correggio nella Tribuna
degli Uffizi? e il corteggio di tutti i santi alia SSina Trinita, il
suo capolavoro, conservato nel museo imperial e di Yienna? Esso e
reputato il piu splendido quadro religioso che mai sia stato dipinto
di la dalPAlpi; ne si pud confrontare degnamente se non colla
Disputa di Raffaello, o colla Scuola d'Atene o con simili meraviglie.
Orbene in questa pittura, ch'era stata commessa al Diirer da un
suo pio concittadino, Matteo Landhauer, per la sua propria cap-
pella, alcuni storici recenti vollero trovare nuovi accenni, a favore
d'un'affermazione, non appoggiata pure ad una sola prova positiva,
cioe che il Diirer si sia voluto separare dalla Chiesa cattolica allo
scoppiare della riforma protestante. Non si crederebbe come storici e
critici del valore dello Springer, per es., solito reggersi con un giu-
dizio cosi giusto ed equilibrato, possano sul serio sforzarsi di trovare
nel quadro di Tutti i Santi i germi di un'evoluzione, non artistica
soltanto, ma religiosa, come un uscir dalle concezioni medievali e
cattoliche. « Donde ha egli attinto — domanda sollecitamente lo
Springer - - il soggetto di questo quadro ? Mun testo di Scrittura
si pu6 assegnare, niun racconto biblico, niuna leggenda dove il
pittore si fondi. » E seguitando : « E curioso a vedere coma ne la
Madonna si stacchi notevolmente dall'altre sante donne, ne gli Apo-
stoli tengano i primi posti. » Alle quali osservazioni che danno tanto
pensiero allo Springer, il Dott. Carlo Domanig, il geniale e valente
conservatore del museo imperiale di Yienna, risponde domandan-
dogli : chi voglia essere quella donna in capo allo stuolp dell'altre
vergini, che tutte sopravanza di grandezza e per splendore di co-
lorito, che sola e corouata d'oro e di gemme; chi potrebbe essere
costei, se non la regina del cielo, la regina delle vergini? E nella
schiera inferiore perche avrebbe il pittore, tra re e imperatori e altri
personaggi, collocati due poDtefici col triregno in capo, ne' superbi
460 MONOGRAFiE D'ARTE E D'ARTTSTI
paludamenti maestosarnente panneggiati, tanto che 1'uno comparison
la piu grande fra tutte le figure, perche, dico, avrebbe data tal pre-
minenza al successore di Pietro, s'egli avesse o fatto poco concetto
degli apostoli generalmente o partecipato dell'avversione luterana al
pontefice romano?
Quanto alle fonti dell' ispirazione, se lo Springer non sa trovarle-
nella Scrittura, ne in alcuna leggenda, e se non gli basta 1'imnia-
ginazione dell'artista, consenta che gli domandiamo a nostra voltar
se almeno frate Angelico per inventare le sue visioni del paradisa
e delP incoronazione di Maria, e disporvi ordinatamente i suoi santi,
abbia avuto dinanzi o un racconto biblico o una leggenda concreta
da tradurre in di segno ?
Somiglianti conclusion! con logica somigliante traggono allegra-
ruente altri scrittori o teologi protestanti, da altre composizioni di
Alberto Diirer, per es. dai famosi due quadri dove egli sotto figura
degli apostoli Giovanni e Pietro, Paolo e Marco, rappresentd alle-
goricamente i quattro temperamenti ; oppure dalF incisione della
sacra famiglia in Egitto, una delle illastrazioni della vita di Maria.
Quivi la roadre di Gesu e S. Giuseppe sono occupati nel lavoro, il
Bambino giace nella cuna, inentre angioli grandi e piccoli ravvivano
la scena graziosa, e dietro lo sfondo di pittoresche mine, dall'alto
de' cieli Dio Padre manda la simbolica colomba « Spiritus Sanctus
superveniet in te. » Da tutto cio e veramente lepido concludere col
Thausing cbe « il pittore voile predicare fin d'allora la nuova morale,
che piu tardi Lutero promulghera lietamente al popolo, cioe che la
stato coniugale e il piu eccellente sulla terra, e che non v'e piu
dolce, piu amabile, piu beata cornpagnia che un buon matrimonio. »
II Thaosing forse ignorava, che il caro e austero frate Martino non
si era legato per niente alle dottrine contenute nella predica dipinta
del Dtirer suo precursore, perche nella sua predica pronunciata nel
1522 dispensd marito e moglie dall'obbligo di reciproca fedelta, anzi
permise senz'altro la poligamia.
Fu detto gia con quell'asseveranza sicura, che se non e mali-
ziosa, e frutto di un pregiudizio non turbato pure dal sospetto della
verita contraria, fu detto e ripetuto da alcuni storici protestanti,
che ai cattolici per quanto sieno dotti non compete scrivere storia,,
mancando necessariamente del primo requisite occorrente, cioe del-
1'imparzialita. « II cattolico non potra mai essere obbiettivo: ep-
per6 smetta di scrivere storia, e se vuole studiarla, venga da noi. »
Orbene il pochino teste riferito basta a convincere piuttosto del con-
trario. Fintantoche non e di mezzo controversia o questione reli-
MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI 461
giosa, il protestante potra cosi bene giudicare di storia come di
botanica o d'astronomia. Ma quando intervengono direttamente o
indirettainente gl'interessi della verita cattolica, 6 incredibile la
perturbazione che si manifesta generalmente in quelle menti. Allora
vien meno la critica, sottentra una confusione, un disorientamento,
— talvolta, sia pure, in buona fede — simile in tutto alle agitazioni
d'una bussola delicata quando le s'accosta un oggetto di ferro. L'ago
non segna piu, diventa un arnese inutile. E perduta la bussola !
Ma questo non e luogo da poJemiche di questa fatta, ne per6
mi ci voglio addentrare allontanandomi dal Dtirer. Grodo tattavia che
il grande pittore alemanno m'abbia dato occasion e di toccare un
punto, sul quale e necessario che sieno messe le cose a posto. Chi
volesse piu ampie informazioni sulla fede religiosa del Dtirer le
trovera raccolte e serenamente esposte dal Dr. GK Antonio Weber j
in una monografia sobria, densa, precisa intorno la vita, le opere
e la fede di lui. Quivi e la risposta definitiva su tale controversia,
la quale non sarebbe nata neppure se, come pareva, avesse do-
vuto dettare il buon senso, e le prove fossero state cercate nel
campo storico. Ma quivi non si trovarono, perche non c'erano, ne
1'avere il Diirer con tanti altri cattolici di sincera intenzione, alle
prime mosse di Lutero sperato con viva espettazione una riforma
nelle cose ecclesiastiche, dimostra che 1'abbia poi seguito nell'apo-
stasia. Chiunque tien dietro con occhio imparziale a tutta la con-
troversia, trattata a fondo ed esaurita dal Weber, resta convinto
che Alberto Dtirer visse e mori nel seno della religione cattolica,
la quale gli aveva ispirato la mente, guidato il pennello e il bulino.
Di quest! due generi di lavori e un saggio copioso nel presente
volume. Naturalmente nel rimpicciolire le incisioni il tratto ne torna
condensato, epperft alquanto alterato il rapporto delle luci e dell'ombre,
del bianco e delnero; con tutto cio e facile immaginare 1'effetto che
dovevano produrre sparse pel popolo quelle stampe, ove anelano cavalli
e cavalieri dell'Apocalisse, ove gli angeli buoni ^ibrano lance e spade
contro i dragoni d'inferno ; ove si scorge il figliuol prodigo di mezzo al
lezzo di animali neri assorgente a preghiera, il bel S. Eustachio nella
selva, le scenette della vita di Gresu e di Maria, le tragedie della Pas-
sione, la famosa figura della Malinconia, ecc.
* Albrecht Diirer. Sein Leben, Schaffen und Glauben g'eschildert von
Dr. G. ANTON WEBER, o. Professor am kgl. Lyzeum Regensburg, mit
vielen Abbildungen. Dritte, vermehrte und verbesserte Auflage. Regens-
burg, Pustet, 1903, 8», XII - 236 p. - M. 2,40.
462 MONOGRAFIE D'ARTE E D'ARTISTI
E poiche in dieci anni lo studio del "Weber andd ampliandosi in
tre successive edizioni, ci auguriamo di vederne presto una quarta
sempre migliorata; nella quale la figura di Luca Paumgartner dipinta
sopra uno sportello d'altare (qui a p. 26, fig. 7) ci sia ridata nella
sua forma genuina, a cui fu recentemente restituita dall'Hauser, le-
vatene le superfetazioni del secolo XYII, che v'avea intruso niente-
meno che tutto un cavallo. Questa edizione frattanto riporta una
novita, ciod un S. Girolamo autentico del Diirer, scoperto dall'Autore
nel Museo di Lisbona, e ben identificato '. Chese 1'editore vorra com-
piere 1'opera e, com'e giusto, fregiare il frontespizio del famoso autori-
tratto del Diirer. foggiato alia nazarena, non cavera fuori un'antiquata
stampa in legno, ma una bella fotoincisione come quella posta dal Fan
in capo alia sua storia dell'arte 2, o almeno una tricromia come ha
fatto 1'Herder nel suo nuovo Konversations-lexikon. E del pari ri-
correra alle arti fotomeccaniche per fornire un'immagine adequata
del summentovato capolavoro, il quadro della 88. Trinita. Ne tornera
rialzato un tantino il prezzo veramente tenue del grazioso volume,
ma ne crescera il pregio insieoie e la diffusione, come meritano
egualmente il grande artista ed il suo scrittore.
5. Non vogliamo congedarci dal Dtirer senza far conoscere ai
lettori la splendida riproduzione del quadro della S8ma Trinita
per 1'appunto teste eseguita a Berlino dalla Societa per la diffu-
sions dell'arte elassica (Oesellschaft %ur Verbreitung Klassischer
Runst, Berlin W. Elssholz-Strasse 15). L'eccellente stato in cui s'e
conservato 1'originale permette alia fotografia una squisita fedelta
nel riprendere ogni piccolezza, ogni sfumatura. II processo della
fotoincisione su rame da una morbidezza delicata, che non si rag-
giunge per alcun'altra via. Mai non era toccata a questo capolavoro
sorte uguale. II foglio misura 90 X 120 cm., la stampa netta oltre
il margine, 64X70, che e quanto dire quasi meta del vero; e
costa appena marchi 20 (= lire 25), ovvero 30 per 1'edizione di
lusso. In tanto dilagare di mediocri anzi di brutte produzioni d'arte,
sacra e profana, chi non si rallegrera di potere gustare a suo agio
questa meraviglia, di adornarne la casa, la cappella, la scuola che
dovrebb'essere pure il tempio del buon gusto?
Altri capilavori dell'arte nostra conservati a Yienna, a Berlino,
a Dresda, cioe di Kaffaello, di Tiziano, Lippi, ecc. sono pure ripro-
dotti in eguale o meta grandezza e squisitamente.
1 Cf. A. WEBER, der heilige Hieronymus (mit 6 Taf.), Miinchen 1901.
2V. Civ. Catt. 1904, I, p. 207.
ARCHEOLOGIA
I MONUMENTI DEL PARADISO
NELL'ANTICA BASILICA VATICANA.
Continuazione *.
// sepolcro dell'imperatore Ottone II ml paradiso
dell'antica basilica Vaticana.
(168)
Chi nelle cosidette Grotte Vaticane sotto la chiesa di S. Pietro,
nella silenzicsa necropoli dell'antica basilica, fra le altre tombe ce-
lebri e monumental! voJge oggi lo sguardo alia tomba colossale ma
semplicissima dell'imperatore Ottone II, non puo non ricordare com-
mosso i sentimenti magnanimi e le azioni cavalleresche di questo
giovane sovrano, che nel 981 rimise a viva forza sul suo seggio in
Eoma a dispetto dei suoi avversarii il pontefice Benedetto YII, e
1'anno seguente guerreggio fra indicibili difScolta in Puglia e in Ca-
labria contro i potenti nemici di Roma e d'ltalia, i Saraceni ed i
Greci.
Le sue valorose schiere riportarono il 13 luglio 982 una splendida
vittoria sulla potenza dei Saraceni al Capo delle Colonne, a sud-ovest
di Cotrone ; ma poi segui la fatale scon&tta dei Tedeschi a furia ir-
rompenti, sopraffatti dai fuggiaschi raccoltisi nelle montagne. Lo stesso
imperatore scampo come per miracolo all'infortunio. Sempre vago d'in-
traprese era ancora piu tardi a Yerona a presiedere quella splendida
dieta, che prepare una nuova spedizione guerresca per la libera-
zione dell' Italia meridionale. Ma venuto poi nella citta eterna a sa-
lutare il pontefice, dovea la vedersi troncati i suoi giorni. Dopo una
breve malattia che i medici, a quanto sembra, curarono a rovescio, il
7 decembre 983 spird nel palazzo imperiale presso san Pietro in Va-
ticano in mezzo ai suoi grandi.
Egli s'era confessato dal Papa ed era stato assistito dai vescovi pre-
senti e da numeroso clero recitando essi le preci e confortandolo. Nel.
suo testamento fece del suo danaro quattro parti e ne destino una
alle chiese, un'altra ai poveri, la terza alia pia sorella Matilde, ba-
dessa a Quedlinburg, la quarta ai suoi fedeli servi e guerrieri.
1 V. Cw. Gait. 1903, quad. 21 nov. p. 460 ss.
464 I MONUMENTI DEL PARADISO
Sulla tomba che ebbe in S. Pietro furono scritti i seguenti versi
tramandatici da Gerberto (Duchesne, Hist. Franc, script, t. 2, 1636,
p. 807):
Cujus ad imperium tremuere duces, tulit hostis ;
Quern dominum populique suum novere parentem
Otto decus divum, Caesar, charissime nobis
Immeritis rapuit te lux septena decembris.
Sotto quest'iscrizione era indicate in un'altra riga, come siamo
indotti a credere dall'analogia d' altre iscrizioni, 1'anno della morte
e la data della sepoltura del secondo Ottone.
Oltre al cantaro nel mezzo del vestibolo (paradise) delPantica
chiesa di S. Pietro, di cui abbiamo sopra ampiamente discorso, de-
stava 1'attenzione di chi entrava nel paradiso sopratutto questa tomba
imperiale di straordinarie dimension! ove ebbe sepoltura 1'unico im-
peratore romano tedesco ch'avea trovato in Roma la sua tomba. Que-
sta tomba colpiva tanto maggiormente lo sguardo in quanto, eccet-
tuata la cosidetta tomba del prefetto, era anche Tunica nello stesso
€ paradiso > ossia nel piano dell'atrio ; perche le altre e specialmente
quelle dei papi eraao sotto il portico eretto avanti alle entrate della
basilica o sotto gli altri portiei del paradiso.
La tomba d'Ottone II sorgeva subito a manca quando s'entrava
nel paradiso (Y. la pianta dell'Alfarano sopra al num. 165, lett. F). Qui
si vedeva innanzi tutto Pornata parete deU'Oratorio di S. Maria in turri
(n. 149), poi una cappella il cui proprio notne non ci fu trainandato
(aedicula anonima n. 119) e quasi attigua ad essa la tomba marmorea
dell'imperatore (n. 120). II Baronio che ancora la vide cosi ne parla
nei suoi annali an. 983 n. 14 : Cernitur adhuc labrum porphyreticum
in quo requiescit corpus Ottonis. E aggiunge 1'importante notizia che
i fedeli, entrati nell'atrio di S. Pietro, vicino alia tomba solevano,
volti ad oriente, venerare in ginocchio un'immagine di Cristo che la
si trovava. Su questo antichissimo culto che potrebbe risalire al tempo
di Leone magno ritorneremo fra poco. Qui bastera rilevare che 1'im-
magine in tal guisa venerata e Ancora esistente non aveva secondo
noi nessuna stretta relazione colla tomba dell'imperatore. Solo per
essere a questa vicina la troviamo ricordata dal Baronio.
Egual menzione pero trovasi gia nel cronista Thietmar di Merse-
burgo contemporaneo dell'imperatore Ottone che ricorda un'immagine
di Cristo venerata vicino alia tomba da coloro che entravano : « Terra e
commendatur (Ottone II), ubi introitus orientalis paradisi domus san-
cti Petri cunctis patet fidelibus et imago dominica honorabi liter for-
mata venientes quoque stans benedicit £. » fi chiaro che Pimago domi-
Edit. Lappenberg, Mon. Germ, hist., Scriptores t. 3 p. 767.
NELL 'ANTIC A BASILICA VATIC AN A 465
nica creduta dal Thietmar bella e pregevole esisteva gia in quel luogo
quando fu sepolto 1' imperatore; 11 Thietmar non intende parlare
d'un'iminagine che fosse stata fatta fin da principio come accessorio
od ornainento della tomba.
Quest'osservazione e di qualche importanza per la critica del disegno
di ricostruzione della tomba pubblicato da Carlo Maria Kaufmann
nella sua monografia « Das Kaisergrab in den vatikanischen Grotten »
(vedi sopra n. 166 nota), del quale avremo qui occasione di parlare
piu volte. Da questo scritto di Kaufmann togliamo varie utili notizie
nel corso di questo studio l.
La tomba d'Ottone II e ricordata da alcuni scrittori medioevali
che pero non ne fanno una minuta descrizione. Leone d'Ostia dice
verso 1'anno 1075 nella sua cronaca di Montecassino che 1' imperatore
era sepolto « in labro porphyretico in atrio ecclesiae beati Petri apo-
stoli, introeuntibus in ecclesiae ipsius paradisum ad laevam 2. »
Una copia del registro di Gregorio I fatta scrivere dall'arcivescovo
Ekbert di Treviri (977-993) conserva in lettere d'oro su porpora una
poesia in lode d'Ottone II che contiene anche questi versi 3 :
Sceptiger imperium qui postquam strenue rexit,
Decessit Romae, tua ad atria, Petre, sepultus(
Vivat ut aetherei susceptus in atria regni.
Pietro Mallio invece che sotto Alessandro III (1159-1181) lascio
una breve descrizione di S. P/etro 4, Romano che ne fu il continuatore
e gli altri autori, che citano il paradiso, non fanno piu menzione della
celebre tomba. Cio ptio essere avvenuto per caso ; ma e anche ammis-
sibile che per la devastazione cui ando soggetto 1'atrio al tempo del-
1' imperatore Barbarossa, come sotto diremo, quella tomba sia stata
in parte rovinata e che percio", privata forse dell'iscrizione, sia rimasta
ignota a quegli scrittori.
II primo one di nuovo ne parla e il dotto Oaofrio Panvinio verso
la fine del secolo decimosesto. Egli ci da intorno ad essa alcune no-
tizie storiche non pero sicure. Nel suo trattato « De memorabilibus
Ecclesiae sancti Petri » scrive : « Ibidem in paradiso ante basilicam
sancti Petri, introeuntibus ad partem laevam, marmoreo sepulcro con-
ditus est (Otto II), quod adhuc extat; cujus operculum porphyreti-
cum impositurn fuerat sepulcro Hadriani imperatoris intra ejus mau-
1 Si veda la recensione che abbiamo scritto sul Kaufmann nella
Zeitschrift fur kathol. Theologie t. 28 (1904) p. 130 ss.
2 Edit. Wattenbach, Mon. Germ, hist., Scriptores t. 7 p. 574 ss; 1. 2 c. 9.
8 Wattenbach in Neues Archiv 1876 p. 437.
4 Nei Bollandisti al 29 giugno.
1904, vol. 1, fasc. 1288. 30 ^3 febbraio 1904.
466 I MONUMENTI DEL PARADISO
soleum, quod postea erutum, Innocentio II loco tumuli Laterani fuit,
nunc dirutum ad portam lateris septemtrionalis jacet .» *.
Se il monumento d' Inuocenzo II stava la distrutto (dirutuui)
presso il Laterano, non e da maravigliarsi poi tanto che anche la
tomba di Ottone II abbia molto sofferto per le tristi vicende di Roma.
Nel disegno del Tasselli del principio del 1600 rappresentante il pa-
radiso di S. Pietro si vede a sinistra una grande tomba rovesciata che
non si saprebbe quale altra tomba possa essere stata 2. Giacomo Gri-
maldi poi nella sua relazione del 1610 parlando del sepolcro impe-
riale lo dice anche « hodie injuria tempcrum et hominum ignorantia
fractum ». A cid non si oppone il fatto che PAlfarano nella sua pianta
di S. Pietro del 1590 ci da il disegno regolarissimo della tomba di
Ottone (n. 120).
I danni delle rovine nella Roma medioevale non hanno risparmiato
neppure i piu ragguardevoli monumenti ; e in quei tempi era cola ne-
cessario pensare a tutt'altro che al decoro dei monumenti, cioe alia
conservazione della propria esistenza.
Apertura e traslazione della iomba imperiale.
II coper chio di porfido.
(169)
Per avere una conoscenza piu particolareggiata della tomba di Ot-
tone II e necessario esaminare la descrizione che ne fu fatta quando
si trasportarono i resti dell' imperatore nel sotterraneo dell'odierno
S. Pietro (Grotte Yaticane).
Quando infatti Paolo V comincio a costruire il portico attuale, si
dovette purtroppo rimuovere il paradiso coi suoi monumenti. Le spo
glie di coloro che vi erano sepolti, parte furono portate coi loro sar-
cofaghi nelle Grotte Yaticane, parte onorevolmente deposte in un po-
liandro quivi costruito.
Ottone II ebbe nel sotterraneo una nuova tomba. Lo stato di
queH'antica al tempo deil'apertura, avvenuta nell'ottobre 1610 alia
presenza del notaio Giacomo Grimaldi, fu da questo minutainente re-
cato in atti ; e la preziosa relazione ch'egli ne fece e giunta fino a noi
nel suo volume « Instrumenta authentica translationum etc. conserva-
toci dalla biblioteca barberina (Cod. XXXIY, 50) ed oggi passato alia
vaticana. Abbiamo inoltre dello stesso Grimaldi una nota del 1618
che si trova nel Cod. Yat. lat. 2961 fol. 22.-
1 Presso MAI, Spicilegium Rom. t. 9 p. 341 ; 1. 6. c. 9.
2 GRISAR, Analecta Romano, t. 1 tav. XI-XII. Per 1'illustrazione dei
particolari della tomba ivi effigiata serva ora il presente testo.
NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 467
Nella sua relazione autentica (fol. 237v. in Kaufmann p. 17 s.)
si dice : « Aperitio sepulcri porphyretici Ottonis secundi Imperatoris,
die mercurii octobris MDCX hora noctis (cioe dopo 1' Avemaria)
tertia cum dimidia. Fuit amotum sepulchrum Ottonis secundi impe-
ratoris augusti, in modum arcae, magnifice factionis, laminis quadris
e viridi lapide ornatum, cum nobilissimo tegmine porphyretico, quod
olim Hadriani imperatoris monumento inservisse Onuphrius Panvinius
scribit, hodie iujuria temporum et hominum ignorantia fractum cer-
nitur, situm in area in terris Yatieanae basilicae laeva statim ingre-
diendo. Quo (sublato) imediate sub eo [apparuit?] nobilis area mar-
morea humi collata, ex [et] hac aperta, recepta sunt inde ossa cor-
poris imperatoris Ottonis se(cundi); caput fractum [parvum?] (vedi
sotto) erat, dentes habebat firmos et palidos. Quae quidem ossa ho-
norifice in pilo marnioreo (sepul)ta sunt sub fornice novi pavimenti
memoratae basilicae translate ac supraposito tegmine porphyretico,
praeter ponderum quondam Petri Raymundi Zacca(riae) magni
magistri* (etc. seguono le formule con i testimoni).
II Grimaldi in questo luogo (fol. 241) ci da anche un di segno del
prospetto della nuova tomba eretta sub fornice basilicae, vale a dire
nelle Grotte, e un disegno altresi, cid che per noi e piu importante,
di quella nobilis area marmorea, ricordata nel suo testo, che nell' in-
terno della gran tomba celava gli avanzi dell' imperatore : exemplum
arcae in qua quiescebat corpus ejus. La riproduzione dell' exemplum
arcae si trova nel Kaufmann Tav. II, unitamente alia riproduzione
delia suddetta facciata della nuova tomba secondo 1' exemplum del
Grimaldi.
La seconda nota del Grimaldi trovasi come dicemmo nel Cod. Yat.
lat. 2961 contenente la cronaca cassinese di Leone ostiense, e consiste
in un foglio sul quale e abbozzata di sua mano (al solito di volo) una
figura rappresentante il grande monumento originario e sono scritte
alcune spiegazioni.
II disegno fa pubblicato dal Kaufmann nella forma corretta che
qui sotto ricopiamo. (Abbiamo in essa indicato 1' iscrizione e com-
pletata I'ultima lastra verde).
Sul medesimo foglio il Grimaldi nota : Anno 1609 (in luogo di
1610) * in demolitione atrii veteris basilicae S, Petri in Yaticano ob
novam et augustissimam templi frontem a SS. D. N. Paulo Y a fun-
damentis aedificatam amotum fuit Ottonis secundi imperatoris se-
pulcrum, et corpus ejus repertum fuit in quadam area marmorea
humi sepulta, quae tegebatur suo labro porphyretico ad hanc simili-
tudinem. »
La parete laterale sinistra e notata nella sua figura albi coloris ; le
cinque lastre marmoree della parete longitudinale anteriore da sinistra
468 I MONUMENTI DEL PARADISO
a destra « viridis, albi, viridis, albi, albi coloris». « Area marmorea
— continua egli — ubi jacebat corpus, servit hodie ad usum fontis in
primo atrio subtus coquinas palatii Quirinalis. Corpus Ottonis, in ossa
redactum, erat parvae staturae, dentes firmos, caput parvum. Fuit se-
pultam cum dicto labro sub fornice novi pavimenti basilicae, ibique
hodie cernitur. 1618, 23 Aprilis. Ita notavi ego Jacobus Griinaldus,
qui omnia vidi et ossa sepulturae tradidi. »
Possiamo cosi farci un' idea piu precisa della tomba di cui ra-
gioniamo.
RlCOSTRUZIONB DELLA TOMBA ORIGINARIA D'OTTONE II
SECONDO IL GRIMALDI E IL KAUFMANN.
Yeramente un elemento sostanziale e andato perduto, vale a dire
la nobilis area marmorea. L'uso profano che secondo una riprovevole
usanza di quel tempo se ne fece, e preoisamente nel palazzo del Qui-
rinale, e attestato anche dalla notizia scritta dal Grimaldi di proprio
pugno accanto al disegno di quella. « Nunc dicta area est ad usum
fontis in palatio apostolico Quirinali in primo inferiori atrio sub fe-
nestris palatii juxta introitum portae ducentis ad viam Maronitarum. >
L'arca non ostante le faticose e zelanti ricercbe che, dopo altri, ne
fece anche ii Kaufmann, non fu potuta ritrovare.
Invece il grande coperchio di porfido e ancora conservato. Essa
fino dal 1694 trovasi nel Battistero di S. Pietro, ossia nella prima
cappella laterale della Basilica vaticana a sinistra di chi entra, ove,
dopo che fu levato dalla nuova tomba d'Ottone e portato via dalle
Grotte, serve capovolto a ricevere 1'acqua battesimale. Ha pero subito
da parte degli artisti che qui lo tramutarono alcune modificazioni.
L'elemento migliore per la ricostruzione dell' antica tomba del
paradiso e tuttavia la tomba d'Ottone ancora esistente nelle Grotte,
il cui antico coperchio di porfido e oggi sostituito da una leggera
volta murata. Questa seconda tomba fu infatti eostruita colle precise
misure della prima ; alle quali bisognava pur tenersi volendo met-
tersi in esse la grande conca di porfido come era stata posta eul-
1' antica.
NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 469
La tomba imperiale del paradise aveva una lunghezza di m. 3,58
ed una larghezza di m. 1,85. II davanti di essa e probabilmente anche
il capo dell'estinto era volto verso la Confessione di S. Pietro, vale
a dire verso occidente. Oltre il poderoso porfido formavano da ogni
lato rornamento della costruzione oblunga quadrangolare belle ta-
vole marmoree. Sulla fronte, dove il Grimaldi non mette che una la-
stra bianca, dev'essere stata 1'iscrizione di 4 o 5 righe (vedi sopra
n. 168). Ai lati si alternavano delle lastre verdi, ossia di serpentino,
con altre bianche, in modo che ve n'erano tre verdi e due bianche
(dacche Yaibi albi coloris che si legge nel Grimaldi non pu6 signifi-
care che una depravazione del monumento ; anteriormente 1'ordine
qui deve essere stato albi, viridis).
PROSPETTO DBLL'ODIERNA TOMBA DI OTTONB II
NELLE GROTTE DI S. PlETRO SECONDO IL KAUFMANN.
L' interna nobilis area marmorea stava interamente nascosta. Se-
condo il disegno del Grimaldi era essa un sarcofago romano d'un buon
periodo classico, avente sui fianchi del davanti i ritratti scolpiti del
cooiugi che vi furono un tempo sepolti. La figura del distinto citta-
dino di Roma a destra dell» osservatore teneva in mano la consueta
pergamena della nomina al suo ufflcio. La rimanente superficie an-
teriore era a semplici strie e mostrava soltanto in alto nel mezzo la
figura d'un genietto. II sarcofago non conteneva alcuna iscrizione.
La nuova tomba imperiale situata neile Grotte (v. sopra figura ul-
tima) consta parimenti di quattro muri che sostengono la grande coper-
tura a volta. Anche qui le ossa dell' imperatore sono composte in un
sarcofago di marmo che tuttavia e piu semplice di quello primitive e
per ornamento non presenta sulla superficie anteriore che delle strie
circondanti lo scudo rotondo posto nel mezzo. Lo scudo porta la scritta:
Otto secundus imperator Augustus. Quest'arca marmorea infatti a dif-
470 I MONUMENTI DEL PARADISO
ferenza di quella antica e posta nel monumento in modo che mostra
al di fuori la superficie anteriore. Conseguentemente la volta attuale
dalla parte posteriore e (come 1'antico coperchio di porfido) sporgente
d'un buon tratto fuori dell'arca ; sconvenienza questa che fu appunto
voluta piuttosto che variare le misure della tomba tanto earatteristica
per le sue dimension!.
11 coperehio di porfido della tomba d'Ottone II
oggi lavacro battesimale di S. Pietro.
(170)
Consideriamo ora in particolare il coperchio di porfido giovandoci
della forma, alterata alquanto, che ha oggi nel battistero di S. Pietro.
LAVACRO BATTESIMALE DI S. PIETRO
(COPERCHIO DI PORFIDO DELLA TOMBA D'OTTONE II).
Scala di mm. 29 per metro.
NELL 'ANTIC A BASILICA VATIC AN A 471
Secondo la figura dell'antica tomba quale noi 1'abbiamo riprodotta
di sopra (n. 169) coi ritocchi fattivi dal Grrimaldi e dal Kaufmann, era
il coperchio alia base un vero quadrangolo, in alto una volta, e non
avea ornament! ne iscrizione. Era lungo, a giudicare dalla lunghezza
della tomba nella cripta, m. 3,58, largo 1,85. Misura di grossezza
0,60. Lo Scotto nel suo Itinerario lo chiama il piu pesante monohto
di porfido ch'egli abbia incontrato in Italia.
Ora non neghiamo che questo monolito quanto alia forma possa
essere stato il coperchio d'un sarcofago, perd non ci pare probabile.
E da ritenere piuttosto che si a servito di vasca per qualcuna delle
fontane che i Romani solevano acconciare con quel lusso che tutti
conoscono. La lucghezza sembra infatti troppo sproporzionata per un
sarcofago. All' incontro abbiamo ancora altre conche o bacini di fon-
tane del tempo classico (labra) paragonabili ad esso. Si pensi, ad es.
al poderoso lavacrum posto dietro la Basilica vaticana ad ornamento
della spianata avanti S. Stefano dei Mori, al labrum di una delle
odierne fontane avanti al pa]azzo Farnese proveniente dalle terme di
Caracalla, ai pomposi lavori di Tarii musei.
II Baronio ed altri hanno la giusta espressione di labrum pel co-
perchio di porfido della tomba d'Ottone. Anche il Grimaldi scrive
accortamente nella figura del coperchio di questa tomba (Kaufmann
p. 20) « labrum sive operculum porphyreticum » , e nella nota del 1618
ha di nuovo semplicemente labrum, mentre ancora nell'atto riguar-
dante 1'apertura della tomba ch'e del 1610, certo non riferendosi che
ad autorita altrui, aveva detto : « teginen porphyreticum, quod olim
Hadriani imperatoris monumento inservisse Onuphrius Panvinius scri-
bit » (Kaufmann p. 18, dove a questo proposito cita lo Spidlegium
del Mai e Andr. Palladius, Antiquit. urbis Romae 1618).
II Kaufmann vorrebbe veramente dar ragione al Panvinio, d'aver
ritenuto che il porfido sia stato il coperchio d'un sarcofago e che pro-
venga dal sarcofago di Adriano. Invece il Panvinio non prova ne 1'una
cosa ne 1'altra. La questione non e stata esaminata ne dal Panvinio,
ne dal Palladio, ne dagli altri antiquarii che scrissero di cose romane.
La provenienza dalla tomba d'Adriano e esclusa dal fatto che que-
sto irnperatore nel suo famoso mausoleo, 1'odierno Castel S. Angelo,
non ebbe per ultima dimora un sarcofago, ma un cinerario, (conf. LAN-
CIANI, Ruins and escavations of Rome, London 1897, p. 555).
Su che dunque si fonda la presente provenienza del porfido dalla
tomba d'Adriano? ,
La Descriptio plenaria urbis Romae presso Urlichs p. 106 o meglio
il testo dei Mirabilia (presso lordan t. 2 p. 627 s.) parla della tomba
d'Innocenzo II al Laterano (non di quella d'Ottone II) quando dice che
il sarcofago di porfido del Papa proviene dal Mausoleo d'Adriano e pre-
472 I MONUMENTI DEL PARADISO
cisamente dal giro centrale di esso ; ma non identifica quel sarcofago
coll'urna contenente i resti d'Adriano, il quale fu piuttosto sepolto nella
piu interna delle celle. II testo dice insieme che il coperchio del me
desimo sarcofago del mausoleo era stato posto « sulla tomba del pre-
fetto > nel paradise di S. Pietro. Ambedue le affermazioni possono avere
un sostrato di verita. II testo che abbiamo per le mani parlando del
mausoleo d'Adriano, cui da il nome di tempio, si esprime letreralmente
cosi : « In quatuor partes templi fuere quatuor caballi aerei deau-
rati, in unaquaque fronte portae aereae, in medio giro sepulchrum
Adriani porfireticum, quod nunc est Lateranis ante folloniam sepul-
chrum papae Innocentii ; coopertorium est in paradiso sancti Petri
super sepulchrum praefecti ; inferius autem portae aereae nunc ap-
parent » 1.
Alia stessa fonte si riducono le seguenti notizie dateci dagli
scrittori.
Primo fra questi Pietro Mallio tira fuori erroneamente il sarco-
fago d'Adriano, allorche non si limita a dire che la tomba d' Inno-
cenzo IE proviene dal medius girus ; ma la identifica col supposto
sarcofago dello stesso Adriano. Egli dice (n. 131) riferendosi alia
toinba d'Adriano : « quod nunc... est Lateranis, in quo sepultus est
Innocentius II, papa cujus copertorium est in paradiso beati Petri
super sepulcrum Praefecti >.
Similmeote la Graphia aurea urbis Romae (Urlichs p. 119) la quale
dice del sarcofago d'Adriano ; « cujus coopertorium in paradiso b Petri
super sepulcrum praefecti ».
II Baronio (ad a. 1143 n. 10) vuole anch' esso, a dire il vero sul
fondamento d'un codice del Laterano certo non molto antico, che il
papa Innocenzo II sia stato sepolto nel sarcofago d'Adriano.
Si scorge frattanto che tutti i passi qui addotti, non ci autoriz-
zano a parlare con verita dell' esistenza d' un sarcofago d'Adriano e
dell'uso che ne sia stato fatto per Innocenzo II
Cio non ostante il Panvinio, per altro cosi dotto, al luogo sopraci-
tato vier. fuori anch'egli col « sepulcrum Hadriani imperatoris » e in
verita persino coll'intenzione d'identificare il coperchio del sarcofago
d'Adriano con quello della tomba d'Ottone II, il sarcofago stesso poi
con quello d'Innocenzo II. E in quest'errore, quanto alia tomba d'Ot-
tone, gli e stato dato tanto ragione che s' e creduto, che le parole
« super sepulcrum Praefecti » del Mallio e della Graphia aurea fos-
sero uno sbaglio, e dovesse leggersi Ottonis invece di Praefecti. La
1 Mirdbilia Romae edit. lordan, Topographie der Stadt Rom im Al-
terthum 8 (1871) p. 627 s. — Mirabilia Romae sotto il nome Descriptio
plenaria etc. nell'Urlichs, Codex urbis Romae topographicus (1871) p. 106.
NELL'ANTICA BASILICA VATICANA 473
gravita di questa correzione dovrebb' essere di per se sufficiente a
far sorgere un fortissimo dubbio ; invece si legge finance in Kauf-
mann p. 23 dopo la citazione del passo del Mallio col « super sepul-
crum praefecti »: c Wozu Dionysii (Cryptae Yatic. p. 114) mit Recht
bemerkt, iste auctor... Ottonis loco Praefectum male posuit».
Noi conchiudiamo piuttosto da quanto s' e detto che la prove-
nienza del poderoso coperchio di porfido, antico labrum, della tomba
d'Ottone non si conosce affatto ; mentre il coperchio della tomba del
prefetto e il sarcofago d' Innocenzo II che -le appartenne possono
essere stati d'una delle varie tombe ragguardevoli del mausoleo
d'Adriano.
Quando il porfido della tomba d' Ottone sulle Grrotte Yaticane
dovea nel 1694 essere adoperato pel nuovo fonte battesimale di S. Pie-
tro, vi si riscontrarono dieci rotture. Un' altra ne sopravvenne nel
trasportarlo.
Se si domanda quando siano avvenute le dieci rotture, non si deve
gia col Kaufmann pensare al tempo della traslazione del 1610 ; e da
ritenere piuttosto che qualche catastrofe piombata nel medio evo sul
paradiso di S. Pietro abbia ridotto quell' opera d'arte in uno stato
cosi miserevole, dacche tutta quanta la tomba alia fine del medio evo,
come abbiamo veduto (p. 466) fosse rovinata.
La eonversione del porfido in fonte battesimale della Basilica Ya-
ticana, eseguita sotto il celebre architetto Fontana, e descritta da Fi-
lippo M. Mignanti nella sua Historia della Basilica Vaticana t. 2
(1867) p. 118 s. Secondo lui i marmisti Marcello Piger e Giovanni
Antonio Tedeschi riuscirono cosi bene a riunire i frammenti del ba-
cino che non se ne vedevano quasi piu le fenditure. Per6 invece
della forma quadrangolare il labrum rovesciato n' ebbe una ovale,
prolungandosi il bacino di 14 cm. coll'aggiunta di qualche pezzo di
porfido. La larghezza della pietra preziosa e oggi di m. 1,85 in luogo
di quella di m. 1,80 che la conca aveva nella Cripta ; 1'altezza nel
frontispizio e di m. 0,56 a paragone di quella della conca nella cripta
di m. 0,60. Sicche le misure nel Battistero della Basilica Yaticana
non sono state sostanzialmente variate. L' intera circonferenza del
bacino e oggi di m. 9,15. II piede su cui oggi poggia la vasca di
porfido misura 0,72. II sa3ro fonte ha un coperchio di bronzo in-
gegnosamente lavorato alto m. 1,95. Queste misure le dobbiamo alia
diligenza di Carlo Maria Kaufmann.
CRONACA CONTEMPORANEA
Roma, 28 gennaio - 11 febbraio 1904.
I.
COSE ROMANS
1. Motu proprio del Santo Padre per la riunione delle Congregazioni de'Riti
e delle Indulgenze. — 2. Conferenza in Vaticano pel IX centenario del-
TAbazia di Grottaferrata. — 3. Ricevimento dato da Sua Santita alia
Societa degli Interessi cattolici. — 4. Movimento diplomatico pontificio.
— 5. Prescrizioni pel Giubileo contenute nell'Enciclica del Santo Padre
per il 50° anniversario deH'Imm. Concezione.
1. In data del 28 gennaio, il Sommo Pontefice Pio X pubblico il
seguente Motu proprio col quale stabilisce che la Sacra Congregazione
dei Riti e quella delle Indulgenze e SS. Reliquie, per la stretta at-
tinenza del loro scopo siano d'ora in avanti perpetuamente conghmte :
e ad entrarnbe cosi riunite prepone S. E. il card. Tripepi.
SACRA CONGREGATIO INDVLGENTIIS ET SS. RELIQVIIS
PRAEPOSITA CVM S. RITVVM CONGREGATIONS PERPETVO CONIVNGITVR
PIVS PP. X
MOTV PROPRIO
Quae in Ecclesiae bonum integre provehendum spectant et ad ani-
marum salutem valde conferre noscuntur, ea cuncta, pro Apostolici
muneris sollicitudine, Pontificum decessorum vestigiis, ut par est,
religiose inhaerentes, Nos etiam omni opera providere et ad exitum
perducere contendimus. — Hinc fit, ut ad sacrum quoque Consilium,
cuius est de Indulgentiis Sanctorumque Reliquiis cognoscere speciatim
cogitationem convertamus, eique, ad diuturnam stabilemque formam
fructuosius perficiendam, sedulum curarum Nostrarum oificium opte-
mus impertiri. Hoc sane permulta suadent, sed ipsa, imprimis, sacri
eiusdem Concilii dignitas, iure veluti suo, maxime requirit. Yix enim
attinet dicere, quanti semper momenti res sit habita, indulgentiarum
thesaurum naviter inviolateque custodire, de Sanctorum Reliquiis ea-
rumque veneratione recte peragere, gravissima alia in id genus munia
pie adimplere, deque normis iam statutis, ad temporum rerumque
usum et necessitatem, iiira declarare. Has profecto ob causas Romani
Pontifices facere non potuerunt, quin, reputando experiendoque, quanto
CRONACA CONTEMPORANEA 475
maiore valerent accuratione, huius rei prosperitati indesinenter con-
sulerent. Narn, ut praetereamus quae Innocentius III * et Pius IY 2
caeterique plures, praesertim post Synodi Tridentinae decreta 3, sa-
pienter caverunt, neminem plane latet quas tulerint leges Clemens YIII
et Clemens IX, qui de peculiar! delectorum quorundam S. R. E. Car-
dinalium Congregatione instituenda peropportunum oppido consilium
inierunt ; quasque deinceps regulas Clemens XIII, Benedictus XIY,
Leo XII, Pius IX et Leo XIII, datis in id baud semel Litteris, con-
ficiendas curaverint. Scilicet, rei gravitate permoti, ut maior in hoc
Apostolica evigilaret diligentia, conspiciebant apprime Antecessores
Nostri de facto quidem agi, quod, in Christian! nominis decus, per-
magni interesset, et ad uberem Christifidelium utilitatem pertineret
potissimum. Quapropter eadem Nos impellit causa, ut partem provi-
dentiae Nostrae non postremam idem sibi opus vindicet. — Quo autem
plurimum auxilii, pro sanctis Ecclesiae institutis, possit accedere,
illud Nobis praecipue desiderandum animo obversatur, ut, nempe,
quae arctissima quadam obiecti, spiritus, officiorum, methodique ge-
rendae, vel identitate, vel saltern affinitate et similitudine inter se
adiunguntur, ea simul in unum etiam corpus coalescere et coagmen-
tari spectentur ; prouti ratio et naturalis ordo expostulat, eventa quo-
tidie comprobant, atque experientia perspicuae ease opportunitatis
omnino confirmat. Virtus, enim, ut S. Thomas 4 docet, quanta est
magis unila, tanto est fortior, et per separationem minuitur. Ac pro-*
pterea, nihil finis obtinendi efficacitatem alacrius promovere digno-
scitur, quam conspirantium virium cumulata possessio ; nihil optima
incolumitatis adiumenta in bonum melius devincit, quam reflorens
voluntatum communio ; nihil copiam ad fructus efferendos salutares
potiorem haurit, quam facultatum in societatem adiunctio. — Porro
non est cur pluribus osteadamus, huiusmodi similitudinem et affini-
tatem vel maxime vigere inter S. Congregationem Indulgentiis ac
SS. Reliquiis praepositam et S. Rituum Congregationem, cuius id
proprium est, ut de Dei et Sanctorum cultu, praecipuo sibi munere
expediendo, pertractet, atque iis, quae in hanc rem obveniunt, as-
sidue sollerterque prospiciat. Quae cum sic se habeant, ut quod e
re penitus esse censemus, id tandem a Nobis absolvatur, et spes uti-
litatum exploratarum, quas Komana instituta gignere nemo non videt,
plenius in dies augeatur, omniaque ex votis salubrius cedant, Nos,
motu proprio, certa scientia, causaque mature perpensa, decernimus
et statuimus, ut Congregatio Indulgentiis et S6. Reliquiis praeposita
1 Cap. Cum ex eo; De Reliq. et vener. Sanctorum.
2 Bull. Decet. Roman. Pontif. die 7 Nov. 1562.
3 Cone. Trid. Sess. 21; Deer. De Indulg.
4 2e 2ae Quaest. XXXYII, a 2, ad 3.™
476 CRONACA
cum S. Rituum Congregatione in posternm tempus perpetuo coniun-
gatur; salvis ex integro manentibus sui muneris, officialium et fa-
cultatum ratione et forma hucusque servatis. Hunc praeterea in finem,
dilecto Filio Nostro S. R. E. Cardinal! Aloisio Tripepi, ipsius Congre-
gationis Indulgent, et SS. Reliq. Praefecto, munus etiam Pro-Prae-
fecti S. Rituum Congregationis conferimus et demandamus. — Con-
siliis hisce curisque Nostris exitum, hoc praesertim temporum cursu,
perutilem non defore summopere confidimus, benignitate annuente
Dei providentissimi. — Praesens autem decretum, ratnm et firmum
deinceps consistere, et auctoritatis Nostrae Apostolicae robore muniri
volumus, edicimus et deolaramus, contrariis quibuslibet minime ob-
stantibus.
Datum Romae apud S. Petrum, die XXVIII lanuarii MCMIY,
Pontificatus Nostri anno primo.
PIVS PP. X.
2. I nostri lettori non avranno dimenticato quanto riferimmo nel
quaderno 1269 a proposito del IX centenario della badia greca di
Orottaferrata da celebrarsi nel settembre prossimo. L' importanza di
tale avvenimento svoita gia in una serie di dotte conferenze prepara-
torie tenute in diverse lingue nel palazzo della Cancelleria lo scorso
anno, ottenne nuova e solenne illustrazione da quella che lo stesso
Rnio Abate Don Arsenio Pellegrini ebbe 1'onorejdi leggere alia pre-
senza di Sua Santita Pio X, il quale degnd cosi confermare con
nuovo favore I' incoraggiamento dato a tale opera dal venerato suo
Predecessore. La conferenza fu tenuta nell'aula concistoriale la mat-
tina del 28 gennaio. Circondavano il Santo Padre i cardinali Merry
del Val, Ferrata, Rampolla, Respighi, Satolli, Segna, Steinhuber,
Yives y Tuto, Yannutelli Yincenzo e Yannutelli Serafino presidente
del Comitato per le feste centenarie, cogli altri membri del Comitato.
Yi assistevano gli ambasciatori di Francia, di Austria, di Portogallo,
i ministri di Prussia, del Brasile, del Belgio. Yi erano pure present!
Mgr. Simon, arcivescovo titolare di Domokos: Mgr. Dochi, abate dei
Miriditi : Mgr. Mladenoff, vescovo titolare greco-bulgaro di Satala :
Mgr. Ceppetelli, patriarca di Costantinopoli ; i rettori dei collegi ru-
teno, greco, armeno, maronita, di Propaganda, ed altri prelati e supe-
riori d'Ordini religiosi oltre i monaci e gli alunni della badia; ed una
numerosissima adunanza di signori e di signore dell7 aristocrazia ro-
mana e straniera, specialmente ortodossa.
Tema della conferenza fu 1' importanza della badia di Grottaferrata
quale testimonio storico dell' antica unita di fede tra gli orientali e
gli occidental!, e quale mezzo di azione per la riunione tanto deside-
rata della Ghiesa greca alia Ohiesa Romana madre e maestra della
CONTEMPORANEA 477
Chiesa universale. Ci duole che lo spazio non ci permetta se non un
rapido cenuo intorno alle interessantissime osservazioni colle quali il
Reverendissimo Abate Pellegrini venne studiando il segreto disegno
della divina Provvidenza che voile conservato per nove secoli, a tra-
verse tante mine, questo unico avanzo dell'Ordine di S. Basilic in
Italia.
Sorta la celebre badia per opera di S. Nilo di Rossano (la cui vita
ci proponiamo iliustrare fra non molto con nuovi documenti) sul prin •
cipio del secolo XI prima che si consumasse lo scisma, essa apparve
destinata da un lato a rappresentare in mezzo alia Chiesa latina, anzi
alle porte di Roma, il rito, la lingua, le tradizioni dell'Oriente greco;
e dall'altro a restare, secondo il voto profetico dello stesso santo fon-
datore, centro ed asilo ai fratelli un giorno dispersi, ricordando loro
colla sua esistenza il tempo in cui anch' essi avevano la stessa cre-
denza, professata nella stessa liturgia sempre dai loro fratelli di Qrot-
taferrata religiosamente mautenuta. Intorno a che, notevolissima e la
riprova che dai monumenti della badia dedusse 1'esimio conferenziere.
Sulle mura della chiesa che San Bartolomeo, suceesso a S. Nilo, fece
costrurre nel 1025, prima quindi della saparazione, si vede ancora
un'antiea pittura di stile bizantino, rappresentante 1'augusto mistero
della SS. Trinita. II Padre, V Antiquus dierum, siede in trono e tiene
sul suo seno il Figlio in volto di giovane ma con Candida barba, a
indicare che Esso e al Padre coeterno : in seno al Figlio e il divin
Paracleto sotto figura di una colomba, dalla quale scendono raggi ad
illuminare il coro degli Apostoli, e sopra di essa il Padre e il Figlio
posano entrambi la mano, per insegnare manifestamente che lo Spi-
rito Santo, nella credenza dei Greci contemporanei, dall'uno e dall'altro
precede. — Per le specie eucaristiche, i monaci che, secondo il rito,
prima usavano il fermentato, avevano adottato gli azimi dopo il con-
cilio di Firenze, e ripresero poi per disposizione della Santa Sede
1'uso primitivo, conservato fino ai nostri giorni, nei quali la Santa
Eucaristia e venerata nella chiesa del monastero in due distinti altari,
sotto il fermentato pel rito greco, e sotto gli azimi per i fedeli latini
a cui la badia serve di parrocchia. — A prova della fede comune nella
supremazia romana, il Rmo Abate ricordo ancora come, prima dello
scisma, Benedetto IX sottraendo la badia ad ogni altra giuiisdizione
la dichiarasse soggetta immediatamente alia Santa Sede; il che fu
riguardato da quei monaci ad oaore. D'onore e di vantaggio fu sempre
del resto la protezione accordata al monastero dai Romani Pontefici
che ne fecero oggetto della loro paterna cura anche in mezzo alle
gravi sollecitudini del governo universale. Gia fin dall' origine sua,
Benedetto VIII e Pasquale II ne guarentirono la dotazione ; Gio-
vanni XIX ne consacro la chiesa abbaziale : Benedetto IX, deposta
478 CRONACA
la tiara, lo scelse per suo asilo, e fattosi monaco vi fini santamente
la vita : Callisto III ed Eugenic III riservarono al Pontefice romano
la benedizione dell' Abate e fecero di Grottaferrata un'abbazia Nullius:
Innocenzo III, Gregorio IX, Gregorio XI si compiacevano di soggior-
narvi : e troppo lungo sarebbe numerare tutte le testimonialize di be-
nevolenza sopra di lei, fino all' ultimo Pontefice Leone XIII che ne
innalzo la chiesa alia dignita basilicale. « E voi stesso, esclamava qui
1'oratore rivolgendosi al Santo Padre, non ci avete Yoi confermato nel
pensiero di una secreta predilezione della Provvidenza, prendendo
sotto la vostra protezione la nostra badia, con un rescritto di vostro
pugno, ventisei giorni appena dacche Dio Yi aveva costituito suo Yi-
cario sulla terra ? >
Cosi conservata, cosi favorita la badia attesta al mondo orientale
con quale amore la Chiesa madre di tutte le Chiese abbraccia e riu-
nisce tutti i riti che sono il ricco ammanto di cui si abbella : ed i
suoi monaci sembrano a preferenza d' ogni altro destinati a salvezza
de' fratelli traviati dallo scisma greco. Ne 1'oratore cercava dissimu-
lare le difficolta di tale apostolato, caduto a vuoto altre volte per i
radicati pregiudizi di quei popoli, quasi si volesse loro imporre colla
unione della fede, 1'unita di rito, di disciplina, o le leggi canoniche,
e le forme della pieta latina, a cui ripugna 1'orgoglio naziooale, ge-
losi come sono contro ogni influenza occidentale. Ma da questo ap-
punto emerge maggiormente 1' importanza della badia di Grottaferrata,
e 1' opportunita delPopera sua : che come sorella nella liturgia, nella
lingua, nelle tradizioni, pud senza suscitare ombra di difSdenza o di
gelosia invitare col suo esempio quegli infelici dispersi a rientrare
nella casa paterna cosi male abbandonata ! Possa il voto di S. Nilo
non tardare a verificarsi. Allora, come disse finendo il Rmo Abate,
sui bastioni di Giulio II che cingono la badia, triste ricordo di lotte
civili, sventolera lo stendardo dell' Unione, e il sole levandosi sulle
colline del Lazio illuminera de' suoi raggi le divine parole : Unum
ovile et unus pastor.
La conferenza, detta con caldo accento ed ascoltata col piu pro-
fondo interesse, duro circa un'ora : la campana del mezzogiorno dava in
quel punto i rintocchi dell' Angelus, e il Santo Padre inginocchiatosi ne
comincio ad alta voce le preghiere, rispondendosi da tutta 1'assemblea
divotamente: porta quindi la mano a baciare all'oratore, eon lui si con-
gratulo, benedicendolo paternamente.
3. Uno splendido ricevimento che rimarra memorando nei ricordi
della Societd primaria romana per gli interessi cattolici fu quello con-
cesso domenica, 31 gennaio, dal Sommo Pontefice ai membri di essa,
alle loro famiglie ed ai rappresentanti delle svariate Opere che da essa
dipendono. Essi riempivana la prima loggia ed il Museo lapidario :
CONTEMPORANEA 479
primi venivano i bambini di Trastevere dell'asilo Leone XIII, con-
dotti dalle benemerite Suore della carita, colla Commissione presie-
duta dal cav. Bertoni, vicepresidente della Societa. Seguivano i fan-
ciulli delle otto scuole elementari urbane e delle due suburbane, colla
loro Commissione presieduta dal cav. Simonetti, altro vicepresidente
che da piu anni con costante zelo si occupa di quell'importante opera
dell' insegnamento. A lato delle scuole era pure una rappresentanza
in divisa e col proprio vessillo dei giovani appartenenti al Giardino
parrocchiale di Trastevere. Nel vicino Museo lapidario, aggruppati in-
to rno ai vessilli dei quindici rioni della Citta, lungo tutta la galleria
erano disposti i socii colle loro famiglie negli spazii indicati da ap-
posite tabelle; dopo di loro venivano i membri dell' Opera pia contro
la profanazione delle feste col traffico e col lavoro, presieduta dal conte
Adolfo Pianciani, insieme colla deputazione delle Signore che sotto
la presidenza della march. Clot. Yitelleschi, si adoperano allo stesso
scopo: quindi la Commissione del Patronato dei giovani, presieduta
dal conte Yal. Canale: poi la Sezione Artisti e commercianti presie-
duta dal cav. Cost. Sneider : indi la Commissione del giornale La voce
della veritd presieduta dal principe D. Filippo Lancellotti colla reda-
zione, amministrazione ed una rappresentanza dei tipografi: da ultimo
il Consiglio direttivo dell ' Opera antischiavista presieduto dal commen-
dator Tolli, col Comitato romano, la Sezione giovani, e la Lega delle
Signore della stessa Opera : finalmente presso il trono papale eretto
nel mezzo della galleria dalla parte di Belvedere, stava il Consiglio
direttivo della Societa.
Yerso le ore sedici il Pontefice, accompagnato dalla sua Nobile
Corte, discese nella loggia. E facile imaginare la gioia e le acclama-
zioni di quelle migliaia di fanciulli all'apparire del Santo Padre che
procedendo leutamente in mezzo a loro, soffermandosi a quando a
quando per lasciar loro baciare la mano, dirigeva parole di paterna bonta
specialmente ai maestri ed alle religiose dell'Asilo. Entrato poscia nel
Museo lapidario tra gli applausi de' presenti e sedutosi in trono,
ascolto un indirizzo let to dal principe Rospigliosi, presidente della
Societa, nel quale passando in rassegna le singole Opere e sezioni
della Societa stessa, a nome di tutte si esprimevano i sensi della piu
profonda devozione e s'invocava sopra di ciascuna la benedizione apo-
stolica.
Allora Sua Santita, levandosi : « Ringrazio vivamente, disse, Lei
nobilissimo Signor Principe, che insieme alia Presidenza, mi procura
il piacere di vedere quanti sono affigliati all' Opera ammirabile degli
interessi cattolici della nosira Roma. E ringrazio in modo speciale
perche la loro opera si estende veramente a tutti i bisogni che sente
il povero popolo per adempiere fedelmente ai doveri cristiani verso
480 CRONACA
Dio e verso i fratelli. Le benedizioni del Signore, che EUa ha invo-
cato sulle fainiglie di quanti vi appartengono, discendano copicse
cos! che abbiano ad avere i piu soavi conforti e le piu complete con-
solazioni. » Indi ricordata la parabola del Yangelo ricorrente in quella
domenica, degli operai chiamati al lavoro a diverse ore della giornata
e retribuiti colla stessa mercede, la venne applicando ai numerosi
raembri della Societa, diversi fra loro di eta, ma tutti operosi nel la-
vorare chi alia sahtificazione della festa, chi al bene degli adulti, od
a quello dei giovanetti, chi alia buona stampa « per far tacere le
bocche infernal! che minacciano con ardire da stolti perfino il trono
di Dio » : e tutti li conforlo a perseverare coraggiosi per ottener.e la
mercede promessa dal Signore non solo su questa terra, ma piu an-
cora nell'eternita. — Dopo la solenne benedizione del Santo Padre,
un coro di alunni delle scuole intonava un inno in canto gregoriano,
sotto la direzione del barone Kanzler e del rev. D. Miiller maestro
della scuola gregoriana all'Anima : dopo il quale le acclamazioni e
gli applausi interminabili di quella folia di piu migliaia di persone
accompagnarono il Pontefice fino al suo uscire dalle loggie.
4. Riportiamo qui riunite le nuove disposizioni del movimento di-
plomatico fra i rappresentanti della Santa Sede, prese con particolari
rescritti del Santo Padre in queste ultime settimane.
A Vienna, in luogo di Mgr. Taliani promosso al cardinalato, fu
sostituito qual nunzio apostolico Mgr. Gennaro Granito Pignatelli di
Belmonte. Nato nel 1851 a Napoli, creato nel 1889 arcivescovo di
Edessa, era nunzio alia corte del re del Belgio dal 1899.
A Brusselle, invece di Mgr. Granito di Belmonte succede Mgr.
Antonio Vico. Nacque in Agugliano,diocesi di Ancona, nel 1847. Eletto-
arcivescovo titolare di Filippi nel 1897, venne allora nominate de-
legate apostolico ed inviato straordinario nella Colombia, donde pa&sa
alia nunziatura belga.
In Olanda e mandate quale accreditato presso la corte della re-
gina Guglielmina, Mgr. Achille Locatelli. Era addetto alia segreteria
di Stato.
A Monaco di Baviera in luogo di Mgr. Macchi sottentra Mgr.
Carlo Caputo nato in Napoli nel 1843. Preconizzato vcs^ovo di Mo-
nopoli nel 1883, quindi trasferito ad A versa nel 1886, fu promosso
nel 1897 all'arcivescovato titolare di Nicomedia, e dalla amministra-
zione diocesana passa alia diplomazia.
A Lisbona Mgr. Macchi, prima nunzio in Baviera, prende la sue-
cessione di Mgr. Aiuti, ornato della porpora nel concistoro dello
scorso giugno. Nato in Palestrina nel 1845, fu preconizzato vescovo
titolare di Gadara nel 1880 e deputato ausiliare di Palestrina stessa.
Nel 1889, promosso all'arcivescovato titolare di Amasea, fn mandato
CONTEMPORANEA 481
delegate apostolico neU'Equatore, Bolivia e Peru, succedendo a Mgr.
Cavicchioni, oggi cardinale. Nella guerra civile che desolo il Peru,
dopo otto mesi di stragi fu la sua interpcsizione che ottenne 1'ar-
mistizio, non senza pericolo della sua vita.
Al Messico le relazioni colla Santa Sede erano state interrotte
sino dalla tragica oiorte deH'infelice re Ma-similiano. La repubblica,
colla recisa separazione della Chiesa dallo Stato, aveva reso sempre
piu difficile un ravvicinamento. Negli ultimi tempi di Leone XIII si
erano avviate pratiche per un componimento tra la Santa Sede ed il
presidente Porfirio Dias : ad esse ebbero lieta conclusione sottoPio X,
per cui autorita viene cola mandate qual suo rappresentante Mgr. Dome-
nico Serafini, romano, arcivescovo di Spoleto, benedettino della Con-
gregazione cassinese. Nato eel 1852, era stato abate del monastero
di Santa Scolastica prirna di essere elevato nel 1900 alia Sede spo-
letana.
5. Nel giorno 11 corr. saero al ricordo delle apparizioni di Maria
Immacolata nella grotta di Lourdes, il Santo Padre pubblico una
Lettera enciclica per commemorare il cmquantesimo anniversario
della definizione dommatica dell' Immacolata Concezione di Mariar
concedendo in tale occasione un'indulgenza straordinaria in forma di
giubileo. — Trovandoci obbligati, per ragione del tempo, di riman-
dare al prossimo quaderno la pubblicazione dell'intero testo, ne ripor-
tiamo qui, per comodo de' lettori, la parte che riguarda le disposi-
zioni prescritte pel tempo del giubileo che sta per aprirsi fra pochi
giorni.
« Ed affinchs le grazie celesti, piu abbondanternente del solito ci
aiutiiio a congiungere I'imilazione della Vergine Santissima con gli
onori, che in tutto quest' anno piu ampli le renderemo, e cobi piu
facilmente raggiurgiamo lo scopo di ristorare ogni cosa in Cristo :
seguendo 1'esempio datoci dai Nostri predecessor! sul cerninciare del
loro pontificate, abbiamo determinato di concedere al mcndo catto-
lico un' indulgenza straordinaria in forma di giubileo. Per la qual
cosa eonfidati nella misericordia di Dio onnipotente e nella autorita
del beati apostoli Pietro e Paolo, per quella potesta di legare e di
sciogliere che a Noi, bsnche indegni, il Signore ha concesso ; a tutti
e singoli i fedeli di ambo i sessi dimoranti in quest' alma Nostra
citta o che. in essa verranno, i quali dalla prima Domenica di qua-
resima, cioe dal 21 febbraio, fino al giorno 2 di giugno inclusiva-
mente, solennita del Santissimo Corpo di Cristo, a\ranno tre volte
visitato una delle quattro basiliche patriarcali ; ed ivi per qualche
spazio di tempo avranno pregato Dio per la liberla e 1'esaltazione
della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, per I'estirpazione
delle eresie e la conversione di tutti gli erranti, per la concordia dei
1904, vol. 1, fasc. 1288. 31 13 febbraio 1904.
482 CRONACA
Principi cristiani e per la pace ed unita di tutto il popolo fedele, e
secondo la Nostra intenzione ; e, dentro il tempo gia detto, avranno
digiunato una sola volta facendo uso unicamente di cibi di magro,
eccettuati i giorni non compresi nell'Indulto quaresimale ; ed, avendo
confessato i loro peccati. riceveranno il Santissimo Sacramento del-
1'Eucaristia : agli altri poi, dovunque essi sieno, dimoranti fuori della
detta citta i quali, nel tempo sopra assegnato o per tre mesi anche
non continui da designarsi determinatamente dall'arbitrio degli Ordi-
nari e conforme alia comodita dei fedeli, prima pero del giorno 8 di-
cembre, avranno visitato tre yolte la Chiesa Cattedrale, se ivi si trovi,
o la parrocchiale, o, in mancanza di questa, la principale ; ed avranno
adempiute devotamente le altre opere mentovate : concediamo ed im-
partiamo pienissima indulgenza di tutti i loro peccati ; permettendo
insieme che siffatta indulgenza, da lucrarsi una sola volta, pussa es-
sere applicata a modo di suffragio alle anime che passarono da que-
sta vita congiunta a Dio con carita. Concediamo inoltre che i viag-
gianti per mare o per terra possano conseguire la stessa indti)genza
non appena sieno tornati alle loro case, purohe compiano le opere
sopra notate. Ai coofessori poi, di fatto approvati dai propri Ordi-
nari, diamo facolta che possano commutare le predette opere da Noi
ingiunte in altre opere di pieta, e cid tanto per i regolari di ambo i
sessi quanto per qualsivoglfa altro che non possa adempierle, con
potesta altresi di dispensare dalla Comunione i fanciulli che ancora
non vi fossero stati ammessi.
« Inoltre a tutti e singoli i fedeli si laici che ecclesiastici tanto del
clero secolare che regolare di qualsiasi ordine ed istituto, anche da
nominarsi specialmente, concediamo licenza e facolta che, per questo
solo effetto, possano scegliersi qualunque sacerdote tanto regolare che
secolare, tra gli approvati di fatto (della quale facolta possano anche
giovarsi le monache, le novizie e le altre donne dimoranti in clausura,
purche il confessore sia appro va to per le monaohe), dal quale, nello
spazio di tempo gia designate, essi ed esse, confessandosi da lui, con
animo di guadagnare il presente giubileo e di compiere tutte le altre
opere necessarie a lucrarlo, per questa sola volta e solamente nel
foro della coscienza, possano essere assoluti da ogni scomunica, so-
spensione e qualunque altra sentenza e censura ecclesiastica pronun-
ziata o inflitta per qualsiasi causa dalla legge o dal giudice, ancorche
riservate agli Ordinari ed a Noi o alia Seie Apostolica, pure nei casi
riservati in modo speciale a chicchessia e al Sunmo Pontefice e alia
Sede Apostolica; e possano essere eziandio assoluti da ogni peccato
ed eccesso ancorche riser va to agli stessi Ordinari ed a Noi ed alia
Sede Apostolica, ingiuota pero prima una salutare penitenza e quanto
altro e da ingiungersi di diritto, e, se trattasi di eresia, abiurati prima-
CONTEMPORANEA 483
e ritrattati gli errori, com 3 di legge: e possano inoltre i detti sacer-
doti comma tare in altre pie opere e salutari quahmque voto anche
giurato e riservato alia Sede Apostolica (eccettuati quelli di castita,
di religione e di obbligazione che fosse stata accettata dai terzi) ; e
con gli stessi penitenti, ancorche regolari, costituiti nei sacri ordini,
dispensare da ogni occulta irregolarita contratta unicamente per vio-
lazione di censure, a riguardo dell'etercizio degli stessi ordini e del
conseguimento degli ulteriori.
« Non intendiamo poi con le presenti Letters dispensare da qual-
sivoglia irregolarita o da delitto o da difetto o pubblica o occulta,
contratta in qualunque modo per infamia od altra incapacita ed ina-
bilita; ne vogliamo ancora derogare alia Costituzione con le an,nesse
dichiarazioni pubblicata dalla f. m. di Benedetto XIY che comincia :
Sacramentum poenitentiae; ne da ultimo e Nostra intenzione che queste
stesse presenti Lettere possano e debbano comechessia suffragare a
coloro che da Noi e dall'Apostolica Sede o da qualche Prelato o Giu-
dice ecclesiastico siano stati nominatamente scomunicati, sospesi, in-
terdetti o dichiarati incorsi in altre sentenze e censure, o pubblica-
mente denunziati a meno che, dentro il tempo predetto, non abbiano
soddisfatto e, ove sia necessario, concordato con le parti.
« Le quali cose tutte non ostante, Ci piace altresi di concedere che,
anche in quest'anno rimanga intero a chicchessia il privilegio di lu-
crare qualunque altra indulgenza, fosse pure plenaria, concessa da
Noi o dai Nostri Anteeessori. »
II.
COSE ITALIANS
1. Riapertura delle Camere. Agitazione settaria contro le congregazioni re-
ligiose. — 2. La proposta Berenini sul divorzio. — 3. La schiavitu net
Benadir. — 4. Incendio della biblioteca nazionale a Torino.
1. Tra la solita indifferenza e collo stesso scarso numero di ono-
revoli la Camera riprese le sedute al giorno stabilito. Per cacciar la
noia e rianimare < 1'ambiente > coi suoi lazzi anticlericali, Ton. Socci
nella tornata del 5 febbraio interrogava il Governo, se intendeva ap-
plicare « almeno » le disposizioni delle leggi vigenti per impedire la
« invasione dei congregazionisti » perseguitati dalla Francia, i quali, bi-
sogna pur confessarlo, turbano i sonni del povero onorevole e gli
fanno paura come il bau bau ai bambini. — E una debolezza come
un'altra.
Al Socci rispose il sottosegretario Di S. Onofrio tranquillandone
i timori ed assicurando che il Governo continuera ad applicare im-
484 CRONACA
parzialmente la legge. Al provvedimento di espulsione dal territorio
dello Stato non potersi venire che nel caso in cui i congregazionisti stra-
nieri commettessero atti in opposizione alle leggi nazionali. c D'altra
parte in paese retto come il nostro a regime libero non sarebbe lecito
adottare determinazioni in offesa a quel principio di liberta, dei cui
beneficii, come di quelli del sole, ban diritto di godere tutti indi-
stintamente e cittadini e stranieri. Misure di violenza non farebbero
che creare dei martiri, il che non sarebbe opportune (!) e contraste-
rebbe cogli stessi interessi della civilta. > Era il meno che si poteva
dire volendo avere qualche riguardo a verita e giustizia. Ma il valen-
tuomo che queste cose tiene in un calcetto quando si iratta di
« congregazionisti » non si tenne soddisfatto della risposta Di S. Onofrio,
r,e di quella che a nome del Guardas'gilli gli diede 1'on. Facta, colla
promessa della piu attiva sorveglianza da paite dell'autorita per
impedire ai nuovi ospiti di fare propaganda contro le leggi dello Stato.
II Socci disapprov6 1' « ottimismo » dei due sottosegretari. « Ammetto
anch'io, disse per bonta sua, che la liberta sia un sole del quale deb-
bano poter godere tutti liberamente. ma se taluno pensasse di innal-
zare una tettoia per impedire che il sole coi suoi benefici raggi fe-
condasse tutta egualmente la terra, che cosa occorrerebbe fare? Abbatter
la tettoia. Ebbene la tettoia sono i congregazionisti francesi ! »
E per colmo d'orrore, il ridioolo denunciatore rivelo alia Camera che
gia in via XX Settembre «dove, trentatre anni sono, comparvero le prime
bandiere dell' Italia vittoriosa, si sono annidate parecchie monache... »
e quindi « alia lieta fanfara dei nostri bersaglieri liberator! succede-
ranno le nenie e le salmodie che accompagnavano un di le vittime
della sacra inquisizione ! » Cose, come si vede, da far drizzare i ca-
pelli in capo,... e strappar 1'ammirazione e i < bravo !» dei suoi
degni colleghi. Dalle quali appnmzioni incoraggiato 1'oratore rac-
comando di stare all'erta : e sapendo che i compagni dell'Estrema si-
nistra si faranno iniziatori di un'agitazione contro i congregazionisti,
egli si risolse di convertire la sua interrogazione in formale inter-
Che i « compagni » intendano dimenarsi e spingere il Governo alia
violenza a danno di pacifici ed onorati cittadini o stranieri, e cosa
nota. Q-ia fino dal 5 geonaio Fr. Ciccotti, irnpensierito « delle funeste
schiere » dei c corvi e delle co^nacchie » venute ad accamparsi nel
bel suolo d' Italia « cosi inesauribile di risorse per tutta la preton-
zoleria contorsionista », pubblicava suli' Avanti un programma di lotta
contro i « coagregazionisti > da sottoporsi al prossimo congresso socia-
lista, per « lanciara il partito in una pronta agitaztone contro ii peri-
colo nero >. Ed il 28 geun. sullo stesso giornale si le^ava piu audace
la minaccia che, se le competenti autorita non sapessero o non voles-
CONTEMPORANEA 485
sero applieare « le leggi esistenti >, i compagni avrebbero saputo per-
severare nell'agitazione « faoendola anche sconfinare dal campo ora-
torio in quello delle dimostrazioni energiche cou ogni mezzo atto a
rendere praticamente impossibile alle congregazioni la residenza sul
suolo italiano. lacorreremo (cosi dicono) in qualche violazione della
legge, ma I'esempio ce lo avra dato il governo, non applicando le
leggi esistenti contro le nefaste attivita delle fraterie. E bene che il
governo ci sappia... preparati a tutto, disposti ad ogni mezzo di lotta
per raggiungere il nostro scopo». Ed e uno stomaco a udire questi
sfrontati vantatori d'ogni liberta, questi paladini di ogni giustizia,
eccitarsi vicendevolinente a porre il piede sul colio ai « fakiri con-
torsionisti d'ambo i sessi », ai « famigerati allevatori di una genera -
zione di sagrestani e di beghine » ai « ciarlatani » ai « bonzi » ed
altrettali gentilezze di stile socialigta. Anche una donna non ha vo-
luto esser da meno nell'insultare « il clerical ume alto e basso » d'ltalia
e « la pretaplia francese». Davvero che ce ne sarebbe assai per farci
odiare la liberta se essa deve diventare il regno della prepotenza d'ogni
farabutto e d'ogni furfante !
Ma per 1'onore del nostro paese, speriamo che il diritto e 1'onesta
non siano cosi presto sopraffatti dalla tirannia : e che 1'agitaziune di
quei signori trovi lo stesso sucoesso nella questione de' e congrega-
zionisti > che ebbe questi ultimi giorni 1'altra in favore del loro tanto
caro divorzio.
2. Nella seduta del 10 corr. la cricca settaria, sempre ostinata nella
disonesta proposta, fece correv la voce per tentare un colpo audace,
e, profittando dell'assenza di molti deputati antidivorzlsti, 1'on. Be-
renini chiese che si stabilisse nell'ordine del giorno pel martedi
8 marzo la discussione dei due disegni di legge intorno al di-
vorzio, ritenendo « indispensabile e doveroso che la Camera risolva
finalmente questo importantissimo problema*. Nella Camera ci fu
subito un movimento straordinario ; circa duecento deputati si erano
radunati, attendendo le dichiarazioni del Governo. L'on. Qiolitti af-
fermo di essere anch' egli favorevole al principio del divorzio e al
disegno di legge governativo che difatti era stato rnantenuto ; pero
aggiunse che involgendo questo una questione giuridica e non poli-.
tica, non intendeva su di esso impegnare il voto del governo.
La Sinistra voile Pappello nominale : al che piu d'uno si allon-
tano dall'aula. L'appello diede 82 voti favorevoli e 102 • contrarii :
quindi il presidente dichiaro ciie ]a Camera non era in nuinero. Ma
al Berenini basto la prova, e disse che par allora ritirava la sua
proposta, riserbandosi di presentarla nuovamente fra breve. — Vogliamo
qui registrare, non certo per onore, i nomi dei deputati presenti che
votarono in favore della proposta Berenini.
486 CRONACA
Arnabaldi, Baccelli Guido, Barzilai, Basetti, Berenini, Bianchi,:
Binelli, Bissolati, Bonoris, Borciani, Cabrini, Cantarano, Cao-Pinna,
Caratti, Carcano, Casciani, Cavagnari, Celli, Cesaroni, Chiarugi,
Chiesa, Ciappi, Ciccotti, Cocco Ortu, Costa, Credaro, Curioni, Da-
neo, De Andreis, De Bellis, De Felice Giuffrida, Del Balzo Carlo,
Di Stefano, Ferri, Fortunate, Francica-Nava, Garavetti, Gatti, Gat-
torno, Ghigi, Giolitti, Girardini, Giuliani, Gorio, latta, Lacava, Li-
bertini, Majno, Mangiagalli, Mantica, Marzocchini, Massa, Mazza,
Mirabelli, Nasi, Orlando, Pala, Palatini, Pantano, Pavia, Pessano,
Pinchia, Pipitone, Pistoia, Podesta, Rava, Rocca Ferrno, Ronchetti,
Ruspoli, Sanarelli, Sili, Socci, Spada, Talamo, Tecchio, Yalle, Yal-
loni, Yarazzani, Yendramini, Yigna.
3. Una nuova Prefettura apostolica e stata creata per la intera
regione della Somalia italiana, compresovi il Benadir che percio viene
staccato dal Yicariato apostolico di Zanzibar, spettante alia Congrega-
zione francese dello Spirito Santo. La nuova prefettura venne dalla
Congregazione di Propaganda affidata all' inclito Ordine dei Trinitarii
per la redenzione degli schiavi, il quale esercitera il suo apostolato
su quella parte del continente nero che va dal capo Guardafui fino
alia foce del Giuba, con una distesa verso 1'interno, equivalente a
cinque volte la superficie d' Italia. Cosi 1' Ordine di S. Giovanni de
Matha, che conta gia tante glorie sopra il suolo africano, riprende
ora dopo lunghi anni la sua eroica missione in terra divenuta italiana.
E pur troppo non mancano su quelle spiaggie schiavi da redimersi.
Tutti ancora ricordano la dolorosa impressione prodotta dalla rivela-
zione portata 1'anno scorso fino alia tribuna della Camera, che sotto
la protezione della bandiera italiana si facesse mercato di carne umana.
Ardenti furono le polemiche combattute sui giornali e parecchie le
inchieste ordinate. Scrupolosa e completa sopra ogni altra fu quella
che, per incarico della benemerita Societd aniischiavista d' Italia, intra-
prese 1' ing. Robecchi-Bricchetti, il quale pubblico questi giorni una
relazione documentata, in cui pur troppo sono accertati i fatti che
avevano sollevata cosi giusta indignazione, Nel Benadir esiste la schia-
vitu, si continua anche sotto il protettorato italiano il commercio degli
schiavi, le autorita lo sanzionano legalizzando le vendite e da quel
commercio la Societa concessionaria ricava un' imposta. Gli schiavi
vengmo per via di terra e sono tutti di razza Galla, specialmente
Boran. I prezzi correnti sono all'incirca 80 franchi per bambino o
bambina; 200 per giovane uomo; 280 per giovane donna. Nella ca-
pitale del Benadir, Mogadiscio, che ha una popolazione di 8000 abi-
tanti, si contano 2000 schiavi. E questo commercio, dice la relazione
del Robecchi-Brichetti, e fatto « in piena luce, sotto gli occhi delle
medesime autorita e col loro assentimento » . Essendo riusciti una
CONTEMPORANEA 487
volta sette od otto schiavi a prender il inare in una piroga, il capo
del porto Abdi Jassim, per ordine del governatore italiano, si getto
colla canoa sventolante bandiera italiana per arrestare i fuggitivi, i
quali credettero salvarsi dall' inseguimento coll' inoltrarsi in alto mare
dove perirono affogati. Altri invece ripresi furono tosto riconsegnati
ai loro padroni che li bastonarono di santa ragione e posero loro i ferri
ai piedi.
II dott. Mucciarelli, stato tre anni nel Benadir, racconta che, un
giorno del marzo 1903, venne a lui uno schiavo con grande piaga al
piede e alia gamba sinistra, prodotta da un largo anello di ferro che
aveva fatto un solco profondo : e il piede era deformato. II povero
infelice aveva tutto il corpo pieno di grandi cicatrici causate da ba-
stonate con tizzoni ardenti : e si raccomandava per non tornare mai
piu dal padrone. II dottore ne scrisse a chi di dovere : ma lo schiavo
fu restituito.
Nell'archivio della residenza del governatore sono conservati i re-
gistri holla ti delle compre e vendite, baratti, donazioni, ipoteche di
schiavi. Eccone uno (N. 450). Ricorrendo il giorno di domenica 4
Giumad etnin 1320 (1 sett. 1902) il nominato sceick Ahmed Ah bin
Mohaned acquistd da All bin Mohamed i detti All Abi bin Mohamed;
Fatima bin sceik Abubeker, Mohamed Abubeker bin hagi Ali el
Ahtnudi, specie merce n. tre per far fronte ai debiti di sceik Mo-
hamed Ali, al prezzo di talleri 211 pagati nelle vendite ora citate.
Dal canto suo il compratore prese possesso della merce vendutagli
per acquisto vero e valido con tutte le formalita e norme della legge.
Testi : Iman Mahmud Sul?an Benassie — Omar ben Sultan Mahad —
Sultan Mahomed — Sultan sceg Ahmed bin Mohellen. — Iddio e il
miglior testimonio. Tesiimonio e rogante, firmato : Cadi Moheddin bin
Mocaram. — Per il governo talleri 3.
Di tali infami connivenze, contrarie anche all'atto della Conferenza
di Brusselle, i signori resident! si scagionano sopra il governatore
Dulio: questi rimanda al console generale italiano di Zanzibar, il
quale ne da colpa alia Societa, che a sua volta la rigetta sul Governo,
Tutto cif) in sostanza fa toccar con mano quanto poco valga la pre-
tesa civilta quando essa non sia animata dallo spirito del Cristiane-
simo. A lavare Tonta di tali fatti ben venga 1'opera dei missionarii
col cui zelo e prudenza quegli infelici possan risorgere alia vera li-
berta delPanima e del corpo.
4. Un rovinoso incendio nella notfee del 26 al 27 gennaio distrusse in
poche ore gran parte della biblioteca nazionale di Torino. Verso un'ora
del mattino alcuui passanti avvertirono il fumo e le fiamme uscenti
dalle finestre delle sale superiori del fabbricato ; dove il fuoco, a quel
che pare, si era eccitato per effetto di un corto circuito della cor-
488 CRONACA
rente elettriea, i cui fill conduttori non erano debitamente isolati; e
presto divampo con quella furia che ognuno puo immaginare, tra la
facile preda del libri. Pur troppo tra quei libri erano molti del piu
preziosi cimelli d'arte, molti del piu stimati manoscritti, delle stampe
piu rare che da due secoli si erano venuti raccogliendo, e per una
strana quanto dolorosa iroriia della sorte, fra le trentasei sale in cui
era partita la biblioteca, il faoco danneggio quelle appunto in cui erano
i tesori di maggior valore, per la cui perdita la sciagura torinese,
come giustamente si espresse il ch. prof. Cipolla, diventa una scia-
gura europea. In quelle sale erano raccolti i manoscritti dell'antica
libreria di Casa Savoia, quelli della celebre abazia di Bobbio, un nu-
mero considerevole di manoscritti orientali, ebraici, arabi, persiani,
copti, turehi, alcuni fogli di palma scritti in lingua malabarica o ta-
umlica, altri scritti in caratteri dei Battas dell' isola di Sumatra, molti
greci, fra i quali un commentario di Teodoreto sui profert minori,
con meravigliose miniature bizantine del IX secolo : milleduecento
latini, fra cui dei palinsesti di Cicerone e Cassiodoro : il codice teo-
dosiano del secolo Y o YI, e due superbi volumi della Historia na-
turalis di Plinio ornati essi pure di miniature. Di tante ricchezze la
massima parte ando perduta, e di quello che si e potato sottrarre alia
distruzione molto e guasto o dal faoco o dali'acqua, e ci vorranno
anni di pazienza e di lavoro, con tutte le industrie della chimica per
ristorarne in qualche modo le reliquie. Si calcola che sopra piu di
quattromila codici di raro pregio, neppur un migliaio sia salvato, tra
quelli fortunatamente pero e la maggior parke della collezione di Bobbio.
Limentata sopra rgni altra e la rovina del celebre codice del duca
di Berry, noto sotto il nome Les heures de Turin, ricco di preziosis-
sime miniature del fiammingo Yan Byck, e stimato da solo un mi-
lione. Di lui non fu trovato altro nelle macerie che due frammenti
stranamente accartocciati dal fuoco, in uno de' quali pero si rico-
nosce, a quanto dicesi, la miniatura della crocifissione.
Sei delle sale o stanze della biblioieca andarono devastate dalle
fiamme, che penetrate anche nel piano superiore abitato dagli inser-
vieati addetti al servizio della biblioteca stessa o dell'attigtia Univer-
sita, distrussero fino ii tetto per gran tratto deU'edifizio. La maggior
parte dei libri perduti appartenevano alia storia letteraria, alia filo-
logia, alia filosofia, alia bibliografia : pifi di trentamila volumi. Da
riparare tanto danno in quanto almeno e riparabile, da tutte le parti
e sorta una nobile emulazione : e gia da parecchi editor! furono of-
ferte collezioni delle opere da loro pubblicate, dalle biblioteche i doppi
esemplari delle loro raccolte, e anche da privati il dono di nuovi vo-
lumi per ricostruire quel patrimonio pubblico e rimettere la biblio-
teca di Torino al posto ohe occupava tra le prime d' Italia.
CONTEMPORANEA 489
Non ci daramo la briga di riferire le recriminazioni e le grida di
biasimo levatesi da ogai parte contro 1* incuria governativa che la-
sciava, per esempio, la biblioteca senza vigili notturni, od avvisatori
automatic! d' incendio, e, riconosciuto inal sicuro lo stesso impianto
per la luce elettrica, negava, dicesi, la somma non grande necessaria
a rimed arvi. — Vorremmo solarnente che la s^vera lezione data dalle
fumantj rovine di via Po profitfeasse a quei certi barbassori, i quali
or non ha molte settimane, per poche carte inutili bruciate in una
soffitta del Vaticano levarono alto il loro famoso : « Vigilate ! ». 0
dawero benvenuti cotesti maestri che iusegnano la vigilanza in casa
altrui ! Non parrebbe piu conveniente che imparassero a vigilare un
po' meglio in casa propria?
III.
COSE STRANIERE
(Notizie Generali). 1. INGHILTERRA. Apertura della sessione legislativa.
Discorso del trono. — 2. RUSSIA-GIAPPONE. Rottura delle relazioni di-
plomatiche. Priucipio delle ostilita. — 3. STATI DNITI. Grave incendio
a Baltimora.
(INGHILTERRA). 11 2 febbraio si tenne 1'apertura del Parlamento per
la sessione legislativa. Le gravi preoccupazioni all 'interne e all'estero
davano una speciale importanza al discorso della Corona: ed eccone
le parti principals Dopo di avere accennato alle buone relazioni colle
Potenze, ed alle convenzioni di arbitrate colla Francia, coll' Italia,
coll'Olanda e col Portogallo, il re, passando a parlare delle guerre e
dei timori di guerra, disse : c Le operazioni nel Somaliland sono spinte
con tutta la rapidita che permettono le difflcolla dei trasporti ed il
clima. Le vittorie riportate recentemente dalle truppe del generale
Egerton contribuiranuo largamente ad abbattere la potenza del Mad
Mullah ed a ricondurre la pace nel paese. Ho cola avuto la cordiale
cooperazione del Governo italiano e del Negus Menelik, il quale ha
organizzato un corpo che, avanzando dall'ovest, aiutera grandemente
le attuali operazioni militari.
«Ho seguito con inquietudinel'andamento dei negoziati fra la Russia
ed il Giappone riguardo ai loro interessi in Cina e nella Corea. La
interruzione della pace in quelle regioni non potrebbe aver.e che de-
plorevoli conseguenze. II mio Governo prestera con piacere ogni con-
corso utile che sia in suo potere per giungere ad una soluzione pacifica.
€ Le proposte presentate dall'Austria-Ungheria e dalla Russia per
1'applicazione delle riforme in Macedonia ed approvate dagli altri Stati
firmatarii del trattato di Berlino sono state migliorate ed accresciute
490 CRONACA
in parecchi punti important! col gradimento delle Potenze ed accettate
dalla Porta dopo un ritardo deplorevole. L'inverno fece cessareidi-
sordini che regnavano nella Macedonia. E da sperare che si approfitti
di questa tregua per applicare misure cosi necessarie per il benessere
di quelle regioni. Noto con soddisfazione la nomina fatta dal Sultano
di un distinto generale italiano (il gen. De Giorgis) per riorganizzare
la gendarmeria in Macedonia col concorso degli ufficiali delle altre
Potenze, fra i quali si trovano ufficiali inglesi. »
II re parlo quindi della missione politica inviata nel Tibet col
gradimento del Governo cinese. — Annunzio la proposta di un disegno
di legge per evitare le conseguenze dannose dell'immigrazione di stra-
nieri pregiudicati ed indigenti. — Parlcj pure del bilancio che im-
pone un grave onere ai contribuenti per la difesa navale e terrestre.
2. (RrrssiA-GiAppoNE). Le cose dell' Estremo Oriente precipitarono
in modo inatteso, ed e il Giappone che prese le mosse. L'ultima sua
nota diplomatica era stata consegnata al ministro russo in Tokio il
13 gennaio insistendo per una pronta risposta. La Russia alle ripe-
tute pressioni replied che avrebbe risposto il piu presto possibile, ma
non poterne precisare il tempo. « II governo giapponese, (cost dice la
nota ufficiale man data alle Potenze) avendo pertanto atteso invano
la risposta russa per oltre tre settimane ed essendo stato d'altra
parte informato che la Russia faceva attivi preparativi di guerra, con-
centrando truppe e forze navali in Corea, si vide nella necessity di
rompere i suoi negoziati e riprendere la sua liberta d'azione » . II
Gh'appone richiamo il suo rappresentante dalla Corte di Russia.
A Pietroburgo, in data del 6 febbraio, il Messaggero del Governo
pubblico la seguente circolare telegrafica del Ministero degli affari
esteri ai rappreseatanti russi presso le Corti straniere: « Per ordine
avuto dal suo Governo, il Ministero giapponese presso la Corte im-
periale ha informato 1' imperiale Governo della decisione del Giappone
di soprassedere ai ogni ulteriore negoziato e di richiamare da Pie-
troburgo il Ministro e tutto il personale della legazione. In seguito
a cio e piaciuto a S. M. 1' Imperatore di ordinare che il Ministro
russo a Tokio, con Tintero personale dell' imperiale Missione lasci im-
mediatamente la capitale giapponese. Siffatto modo di procedere
del Governo di Tokio che non ha neppure aspettato 1'arrivo della ri-
sposta del Governo imperiale inviata in questi giorni, fa ricadere sul
Giappone tutta la responsabilita degli avvenimenti che possano veri-
fiaArsi in seguito alia rottura delle relazioni diplomatiche fra i due
iuaperi. »
Alle parole non tardarono a seguire i fatti. Molto avvedutamente,
semtendo i Giapponesi che, giacche il dado era tratto, loro guadagno
era di operare con energia e rapidita soprattutto per assicurarsi il do-
CONTEMPORANEA 491
ininio del mare e la via libera alle comunicazioni col continents, la
notte dall' 8 al 9 (senza che si sappia di formale dichiarazione di guerra)
con ardito colpo di mano assalirono con torpediniere alcune navi russe
ancorate nella rada esteriore di Porto Arthur, e le danneggiarono. La
mattina seguente la squadra giapponese potente di 15 navi si pre-
sento ad attaccare le corazzate russe, che us cite dal porto si tennero
pero sotto la protezione dei forti e insieme cannoneggiarono le navi
giapponesi, che dopo due ore di combattimento si ritirarono senza
grave danno. Pare che due corazzate e un incrociatore russo restas-
sero disalberati : e bench£ sia ora difficile sapere il netto delle per-
dite, certo e che il vantaggio materiale e morale riinase ai giappo-
nesi, il cui tiro fu assai piu misurato che quello degli avversari.
3. (STATI UNTEI). La serie degli incendii s' ingrossa. Un altro, e
anche esso di spaventose proporzioni, scoppio il 9 febbraio a Balti-
mora. Manifestatosi dapprima in certi deposit! di merci, alimentato
dal vento, il fuoco guadagno la parte sud-est della citta, il quartiere
ricco e comnierciante, distruggendo immensi isolati di case in cui
1'uso del legno per coperta del tetto e dell'interno delle stanze, pre-
stava facile materia. Si parla di un centinaio di feriti di cui molti
gravemente: gran numero di case crollate : migliaia di persone senza
tetto. Si giudica che i danni ascendano a piu di cinquecento milioni
di dollari. La truppa e gli agenti di polizia proteggono le case contro
i saccheggiatori che profittano della confusione e della desolazioae
ge*nerale.
"BELGIO (Nostra Corrispondenza). 1. Come i liberali belgi intendono la
liberta. — 2. Aspettando le prossime elezioni politiche e provincial*. —
3. Lo stato dei partiti. — 4. L'Associazione conservatrice. — 5. Un
battesimo in Corte. — 6. Le donazioni di Re Leopoldo. — 7. Nel
Congo.
1.11 19 diceinbre u. p. 1'Unione cattolica degli studenti di Liegi, in
occasione del 30° anniversario della sua fondazione, riceveva la visita
di alcune delle rappresentanze cattoliche delle universita tanto belghe
quanto estere. Tedeschi, francesi, lussemburghesi venivano ad asso-
ciarsi ai loro condiscepoli liegesi per celebrare 1'esistenza gia lunga di
una associazione creata non ostante 1' intolleranza idiota della parte an-
ticlericale universitaria. Alia stazione ferroviaria dei « Guillemins »
il gruppo pacifico dell'Unione fu accolto da studenti, cosi -detti libe-
rali, ivi riuniti, con le grida piu oltraggiose e con sacchettini conte-
nenti amido bleu. Non solo gli studenti cattolici, ma anche piu di un
testimonio della scena villana, piu di un agente della Polizia si
videro colpiti e insudiciati da quel nuovo genere di proiettile. Ma il
furore di questi giovani amici della liberta si accrebbe/ sopratutto
492 CRONACA
quando, dopo 1'arrivo di tutti gli invitati, la banda musicale degli
student! di Lovanio intono il nostro inno Dazionale, la « Brabanconne » .
Allora fu un vero pandemonio. Agli accent! si patriottici del ncstro inno,
la ragazzaglia del partito liberale ebbe il coraggio di opporre il canto
della strauiera marsigliese. Non mi fermero a narrare le scene indecent!
che successero lungo il percorso del corteo attraverso la citta, non
parlero dei prodigi di valore che dovettero fare gli agenti della Po-
lizia per proteggere gli student! cattolici, i quali osservarono in cgoi
momento il piu perfetto ordine e 1'attitudine piu. corretta. A me basta
di fare toccare con mano ai vostri letter! che il partito liberale belga
e contrario alia liberta piu elementare. La gioventu liberale non puo
del resto essere diversa da quella che e, post! i maestri che la educano.
Otto giorni prima, in un banchetto giubilare del professore Kousseati
dell'Universita Libera di Brusselle, un altro professore Yanderkin-
deren pronunciava queste parole : « Non sono piu un moderate.
Forse non ho piu 1'energia necessaria per avere della moderazione. Ogni
giorno veggo meglio che il dovere di ogni cittadino belga e di fare una
guerra senza tregua e senza misericordia al clericalismo. II clerica-
lismo ci stringe, ci soffoca ; esso vorrebbe abbattere 1' universita di
Brusselle. Yi scongiuro di unire i vostri sforzi per resistere alia sua
nefasta influenza. » Fra le altre cose, egli aggiunse che il Belgio do-
veva far sua la dottrina del ministro francese Combes. Ed ecco come
i professor! della libera universita della capitale esortano i giovani
a loro affidati all' intolleranza che condannano negli altri. v
2. Eccoci alia vigilia della lotta elettorale si politica come ammini-
strativa. II 22 maggio p. v. le province del Brabante, d'Anversa, del
Lussemburgo, di Namur e della Fiandra occidentale avranno da eleg-
gere i loro senatori e le proviDce della Fiandra orientale, dell'Hai-
naut, di Liegi e di Limburgo, i loro deputati.
Non sara forse fuori di luogo il conoscere come la pensano cert!
nostri uomini politic! intorno al sistema, ora vigente nelle elezioni
legislative della rappresentanza proporzionale. II giornale La Croix
ce lo insegna. Detto giornale d! Parigi ha avuto 1'eccellente idea
di fare verso la fine del 1903 una inchiesta sul nostro reggimento
elettorale. Ci limiteremo a riassumere nel pm breve spazio possibile
alcune delle opinion! piu notevoli. Yi e per esempio quelJa del
Sig. Woeste, Ministro di Stato, deputato per Alost, uno dei piu
valenti capi del partito cattolico. Egli fu contrario ul sisterna e pre-
feri la divisione dei grandi circondarii che col sistema unmominale
era anche sottoposto all'apprezzainento del paese. L'esperieuza, dice
egli, potra sola fargli cambiare di opinione in una cosa che non im-
pegca la coscienza. Ma essa non e ancora completa. La rappresen-
tanza proporzionale £ in attivita fin dal 1899. Due elezioni hanno avuto
CONTEMPORANEA 493
luogo da allora in poi ; esse hanno conservato la maggioranza alia
destra cattolica. Ma il suo principale rimprovero contro il sistema,
il quale consisteva nel tiinore di vedersi sbriciolare detta maggio-
ranza in gruppi distinti in modo da renderle il governo, se non
iinpossibile almeno assai difficile, non e del tutto infondato.
Non ostante il vincolo religioso tanto potente fra i cattolici belgi, tale
timore si e parzialmente verificato. In piu circondarii si sono formati
gruppi rappresentanti interessi od opinion! discordi intorno a question!
diverse : certi candidati anzi per ottenere le simpatie di una minoranza,
suffieiente ad assicurare la loro elezione, non esitarono a fare pro-
messe ed a prendere impegni per conciliarsela. Da cio risultarono
per la destra non poche difficolta i cui inconvenienti si sono rivelati
neH'ultinia sessione. Del resto la formola della rappresentanza pro-
porzionale che ha prevaluto nel Belgio, benche abbia ottenuto i voti
di cinque radical!, vien vivamente respinta dai liberali e per cio non
ha la sorte ben sicura. E per conseguenza, e piu savio, opina il
Sig. Woeste, di aspettare priina di pronunciarsi definitivamente su
tale argomento. — II Sig. Emilio Yandervelde, il noto capo socialista,
deputato per Brusselle, si e anche degnato di fare le sue dichiara-
zioni. Egli attribuisce una grande importanza a due vantaggi del
sistema oggi usato. Prima della sua accettazione, ha dichiarato egli,
le minoranze liberali e socialiste nella parte fiamminga del paese, e
quella cattolica nella parte francese non erano rappresentate nella
Camera, rnentre che dopo avvenne il contrario. La rappiesentanza pro-
porzionale cffre poi questo altro vantaggio : ella sopprime quasi in-
ter&mente le alleanze elettorali, alle quali erano spesso costretti i
partiti dalle opinioni piu divergent! se volevano schivare una disfatta.
Ognuno combatte per il proprio conto, ognuno difende il proprio pro-
gramma nel suo complesso. Questa libena e taimente preziosa ai
socialisti che per goderne molti dei medesimi aderiscono alia rappre-
sentanza proporzionale. Ccncludendo, il Sig. Yandervelde pretende
che secondo ogni probabilifa il reggimento elettorale stabile e defi-
nitive del Belgio sara il mantenimento della rappresentanza pro-
porzionale con 1'abolizione del voto plurale e lo stabilimento di cir-
coscr.'zioni provincial!. — II deputato cattolico brussellese Carton de
Wiart, uno dei militanti della Rappreeentanza proporzionale e pure
del parere che essa ha avuto risultati soddisfacentissimi e che nesauno,
e forse nessun partito, oserebbe tornare sopra la riforma compiuta.
Esiste invece, pretende egli, una tendenza apprezzabile in favore di
una applicazione pi I pieca del sislema nel governo cioe delle ele-
zioni provinciali e comunali in cui il modo di ripartizione dei suffragi
non fa ancora adottato o non lo fa che parzialmente. — Alcuni pre-
tendono che colla rappresentanza proporzionale i partiti si immobi-
494 CRONACA
lizzano; ma per c:'6 pretendere, bisogna avere ben cattiva memoria.
Sotto il reggimento anteriore, non era forse lo stesso ? Peggio anzi,
perche allora vi erano due soli partiti in presenza, il liberale ed il
cattolico, rnentie adesso vi e tin partito di piu che corre la fortuna
di andare ad immobilizzarsi ed e il socialista. Del resto 1' immobi-
lizzazione e nell'uno come nell'altro reggimento, piu apparente che
effettiva, e se un partito conserva molti anni la sua maggioranza, egli
10 deve, non al sistema di elezione, ma bensi al valore degli uomini
che lo rappresentano al Governo. Tutti sappiamo qtii che un ministero
conserva le redini del potere fino a che egli, tenendo conto dell'opi-
nione media del paese, continua ad operare moderatamente ed a prc-
gredire saviamente nelle innovazioiti sociali giustificate e razionali.
Laddove se i minister! si allontanano da questa regola elementare,
11 collegio elettorale sta li per mandarli via, come fece nel 1884.
II 5 giugno avranno anche luogo le elezioni provinciali nella
meta dei cantoni di tutte le provincie. La rappresentanza propor-
zionale non vien ammessa per 1'elezione dei consiglieri provinciali :
il numero di questi da eleggere e troppo ristretto per ogni cantone
e prevale per cio il sistema della maggioranza (majoritaire) : . queste
elezioni del resto hanno un caratfcere piuttosto ammini strati vo che
politico.
3. Se le elezioni comunali di ottobre u. p. possono servire di
guida, si pud prevedere che le elezioni politiche non carnbieranno,
almeno in un modo sensibile, le forze rispettive dei partiti ; esse nou
indeboliranno la forza morale del ministero. Certi liberali avrebbero
desiderate riunire un congresso per formulare un nuovo programma
di partito ; ma le frazioni moderate vi si oppongono perche questo
nuovo programma gioverebbe piuttosto ai radical]'. In parecchi cir-
condarii in cui avranno una lista comune, i conservatori ne cave-
ranno gran profitto: i vecchi dottrinarii preferiranno sostenere il Ga-
binetto attuale. II discorso del Yanderkinderen a cui abbiamo ac-
cennato in altra parte di questa corrispondenza a proposito delle
geste della scolaresca liberale di Liegi ed in cui vantava la poli-
tica antireligiosa francese, fu energicamente combattuto da uomini
non meno eruditi del proprio partito. Tali idee saranno praticabili
qualora il professore Yanderkinderen ed i suoi amici arriveranno al
potere. Intanto si contentino di dire con la volpe del buon La Fon-
taine alia vista dell'uva che non poteva raggiungere : < Us sont trop
verts, et bons pour des goujats ».
In quanto al partito ministerial, egli tende ad unificarsi. II Papa
Leone XIII predico 1'unione fra le sue diverse frazioni ed il Papa Pio X
la facilita insistendo sempre piu perche i vecchi conservatori cattolici
porgano la mano a quelli che hanno adottato il titolo di democratic!
CONTEMPORANEA 495
cristiani. Le alte class! cattoliche hanno del resto compreso che nel
governare debbono ascoltare la voce degli umili e non riservarsi esclusi-
vamente i mandati legislativi. II Sig. Arthur Yerhaegen, deputato per
Gand, ha ricevuto (30 ottobre 1903) dal Cardinale Merry del Yal alcune
istruzioni che fanno conoscere in un modo precise la volonta della Santa
Sede. Ecco come si esprimeva in nome di Pio X il cardinale, allora
semplice Monsignore, pro segietario di State: « II Santo Padre si inte-
ressa con viva affezione paterna alia sorte delle classi operaie e non
pud altro se non rallegrarsi delle opere che i cristiani belgi non
cessano di intraprendere per il rialzamento morale e materiale degli
operai. Sua Santita si piace di riconoscere che questa intrapresa si
eminentemente cattolica e .1'oggetto speciale dei vostri sforzi e che
sotto 1'alta direzione dell'episcopato del vostro paese, ed in unione
con tutti quelli che dirigono 1'azione cattolica nel Belgio, voi vi dedi-
cate senza riposo a mantenere migliaia di operai nella via della virtu e
del dovere ed a strapparli dai pericoli che li circondano. Per con-
servare 1'unione che sola pud darvi la forza ed assicurare il suc-
cesso delle vostre aspirazioni legittime, il Santo Padre appro va in-
teramente che sul terreno politico, pur conservando la autonomia
della sua sfera di azione, la lega democratica belga abbia cura di
subordinare i propri interessi particolari all'interesae generale e che,
sopra delle liste comuni ed in perfetto accordo con i capi autorizzati
del partito cattolico belga, codes ta associazione possa presentare can-
didati ogni qualvolta le circostanze locali lo permettono. Yalente di-
fensore di tutte le belle e grandi cause saprete certamente corri-
spondere ai desiderii di Sua Santita che vi benedice come pure tutti
gli operai di cui gli avete portato 1'omaggio. »
4. I lettori ricorderanno le difficolta che incontro in seno dell' As-
sociazione conservatrice la proposta di cambiare questo suo titolo contro
quello di associazione cattolica. Questa questione & stata risoluta in
questo ultimo senso dalla detta associazione. In una radunanza tenuta la
vigilia di Natale, 1'associazione comunale dei cattolici di Brusselle
ha deciso di conform arsi a questa risoluzione e di sostituire la pa-
rola « conservatrice > con quella di « cattolica » . Nelk> stesso tempo
furono adottate altre modificazioni per mettere gli statuti della can-
tonale brusselle in concordanza con gli statuti nuovi dell'associa-
zioae del circondario. II 23 dello stesso mese si era anche riunita in
assemblea generale 1'associazione conservatrice di S. Gilles. Dopo di
aver fatta la revisione dei suoi statuti, essa deciaa pure di modificare
il suo titolo. D'or innanzi sara chiamata « associazione cattolica e
costituzionale ».
5 II sabato 26 dicembre u. p. ha avuto luogo nella sala delle feste
del Palazzo del Principe Alberto, rue de la Scicnc*, il battesimo del
496 CRONACA
Principino Charles-Theodore. La cerimonia aveva un carattere del
tutto intimo e non furono fatti altri inviti, all'infuori delle persone
di Corte, se non quelli delle personalita politiche la cui presenza era
per cosi dire obbligatoria. Erano present! : i minis tri in carica, i mi-
nistri dello Stato, il Presidente della Corte di Cassazione, il Procu-
ratore generale, il Governatore del Brabante, il Borgomastro di Brus-
selle, il Comandante del Distretto militare ed il Segretario generale
del Ministero della Giustizia. II Principe e la Principessa Albert ri-
cevevano gli invitati nel salone bianco del priino piano. Erano cir-
condati dal Re, in alta divisa di Generale, dalla Principessa Cle-
mentina, dal Conte e dalla Contessa di Fiandra, dal Duca e dalla
Duchessa Carlo Teodoro di Baviera, dal Duca e dalla Duchessa di
VendOme, dal Principe e dalla Principessa di Hohenzollern. La fun-
zione religiosa comincia alle ore 11 4/2. Gli invitati seguono la Du-
chessa di YendOrne, madrina del Principino, la quale lo porta av-
viluppato in un lungo velo di merletto che trasciaa fino a terra. Un
altare e" stato innalzato nella sala in cui S. E. Revma il Signor Car-
dinal Goossens, Arcivescovo di Malines, assistito dal Rev. Decano di
S. Gudula, aspetta il corteo. A pie dell'altare prende posto la Fa-
miglia Reale, ai lati si schierano gli estranei, a destra i Signori ed
a sinistra le Signore. II bambino e assai bonino ; egli assiste alia fun-
zioae senza farsi sentire, salvo nel momento in cui sente il sale in
bocca.
C. Yenne teste pubblicato il decreto reale che sancisce la legge
con la quale le Cainere hanno accettato le donazioni fatte dal nostro
Re al Paese, con atto del 9 aprile 1900. Lo Stato belga con cio di-
venta proprietario : 1° del parco reale che circonda ii castello di
Laeken, il quale gia appartiene allo Stato; 2° di quaranta are di
terreni situati nel parco di Tervneren e del castello di Ravenstein ;
3° del castello Duden e dei parchi che lo circondano in Forest ; 4° del
castello reale di Ostenda ; 5° dei terreni sui quali s'inalzavano altra
volta le fortificazioni di Ostenda; 6° dei dominii delle Ardenne e di
Cierg&on, ed infine 7° del tratto di terreno che dalla piazza ton da
del viale PAvenue Louise va agli Stagni d' Ixelles.
7. Parecchi giornali esteri hanno veduto nell'atto, col quale il nostro
Sovrano inviava un regio commissario nel Congo la prova che fossero
accertate le accuse dell'Inghilterra. Ora, niente di piu falso. Taleprov-
vedimento deve attribuirsi alia grande lealta del nosfcro Re, il quale sta
al dissopra delle calunnie messe in giro da qualche invidioso ne-
mico della nostra prosperita. Re Leopoldo non cerca altra cosa che di
migliorare sempre piu Pordinamento e Pamministrazione della bella
sua opera. Questa missione venne affidata al neo vice-governatore, il
Sig. Costermaas il cui genio di organizzazione e ben noto nel Belgio,
CONTEMPORANEA 497
ed al maggiore Malfeyt, il commissario regio la cui nonvna ha dato
luogo alia voce a cui accenniamo qui sopra. II vice governatore Co-
stermans ha per missione la riforma dell'esercito Congolese affinche
non lascino piu nulla da desiderare il sno reclutamento e la sua or-
ganizzazione. II Malfeyt viene incaricato di assicurare le imposte
presso gli indigeni, ed il rispetto di tutte leggi e di tutti i decreti
che furono banditi per la loro protezione. II maggior Malfeyt ha po-
teri illimitati e la sua azione si estende a tutta P Africa indi-
penlente; egli esaminera personalmente quanto succede nel conti-
nente nero, e nessuno sfuggira alia sua vigilanza, nemmeno gli
agenti politici stranieri. Questa doppia nomina lascia vacanti due
posti d' ispettori dello Stato, ed anche qui sta per essere introdotta
un'altra riforma. Finora 1' ispettore dello Stato era un ufficiale supe-
riore che comandava due o tre distretti di una medesima regione e
di cui egli doveva occuparsi in un modo cosi assorbente che restavagli
veramente poco tempo ^er sopravvedere. II Re vuole ispettori « che
sorveglino e che veggano». I nuovi ispettori, in grazia alia nomina
del regio commissario, avranno piu tempo da consacrare alia visita
dei loro territorii. Uno degli ispettori e belga, il maggior di arb'glie-
ria Lambert; 1'altro sara probabilmente un ufficiale scandinavo forse
svedese, il che dimostra che Re Leopoldo e desideroso di mostrare
che egli non teme la luce nel suo Stato e che rfon si perita di as-
sociare gli stranieri alia sua grande opera.
GIN A (Nostra Corrispondenza). 1. Lagnauze del Giappone contro la Russia.
— 2. Risposta della Russia. — 3. Politica estera della Cina. — 4. Un Vi-
cere progrressista. — 5. La qmeatione del Sou-pao terminata. — 6 Stu-
dent! cinesi all'estero. — 7. Ministero del commercio. — 8. I protestanti
in Cina. — 9. Evangelizzazione cattolica.
Zi-kawei 14 gennaio 1904.
1. Nel corso dei due ultimi mesi e stata richiamata 1'attenzione
generale salla questione russo giapponese. Ascoltando solo una parte
tale questione apparisce molto chiara e di facile componimento. Ri-
portiamo qui la nota giapponese come e divulgata gioraalmente dalla
stampa inglese. II Giappone si lagna 1° perch^ la Russia, nonostante
le promesse fatte, non si ritira dalla Manciuria, pur conservando la
linea ferroviaria : lagnanze tanto piu giuste, inquantoche il Giappone
dopo la sua vittoria sulla Cina fu obbligato di laseiarne il frutto alia
Russia, la quale se lo approprio : 2° perche 1'occupazione della Man-
ciuria, per parte della Russia e un danno per le altre nazioni del
mondo ; poiche, mentre la Oina e disposta ad aprire le sue province
orientali al commercio di tutti i popoli, divenendone padrona la Russia,
questa porra ostacoli per la porta aperla, a scapito di ogni altra na-
1904, vol. 1, fasc. 1288. 32 13 febbraio 1904.
498 CRONACA
zione: 3° perche I'occupaaione della Manciuria fatta per parte della
Russia e coine la spada di Damocle minacciante una invasione russa
nella Corea, con violazione del trattati conchiusi in quest! ultimi anni
fra la Russia e il Giappone : 4° perche, in quanto alia forma, la Russia
con malizia ha posto indugio rispondendo ai richiami, tanto piu che
la risposta oltre ad essere lasciata lungamente aspettare, fu poi data
in termini inconcludenti. Lo scioglimento naturale della questione si
riduce all'obbligo per la Russia di osservare alia lettera le promess&
fatte alia Cina, di ritirare cioe, le proprie milizie gradatamente dalla
Manciuria.
Ed ora sentiamo 1'altra campana, cioe la nota inviata dalla Russia
in queste region!: 1.° L'occupazione della Manciuria per parte della
Russia e forse una questione che riguarda solo il Giappone, perche
costui si arroghi il diritto di prender la parola e muovere inoppor-
tuni richiami? La questione della Manciuria e questione russo-cinese
ed al medesimo tempo russo-internazionale ; e la Russia ai ricorsi
della Cina ha dato sodisfacenti risposte ; mentre gli altri govern! non
si lagnano della condotta della Russia : che il Giappone segua 1'esempio
degli altri. — II Giappone pud, e vero, aver dispiacere vedendo prender
posto la Russia la donde fu pregato di ritirarsi ; ma fa d' uopo si
ricordi che quando dovette restituire alia Cina Leao-tong non fu preso
alcun obbligo per ravvenire di questa provincia. Per6, avendo il Giap-
pone dovuto restituire Leao-tong alia Cina in seguito alle preghiere
della Germania, della Francia e della Russia, se ora, sebbene sia un
poco tardi, crede dover presentare ricorsi, la Francia e la Germania
sono sempre pronte a riceverli e a rispondervi. — 2.° La risposta al
secondo quesito e molto facile : le nazioni non aderenti alia Cina sono
indifferent! alia chiusura della porta in Manciuria per parte della
Russia; d'altra parte la Cina si e risoluta di aprire al commercio la
Manciuria solo quando con la sua condotta lascio la Manciuria a
disposizione della Russia. — La convenzione della Cina con gli Stati
Unit! e del mese di ottobre u. s. ; ma i trattati russo-cinesi rimon-
tano a molti anni indietro. Finalmente la Russia e disposta a dare
il permesso a tutte le Nazioni di far commercio nella Manciuria, ed
inoltre a riconoscere, fin dove le sara possibile, le convenzioni della
Cina con le potenze riguardanti tale provincia. — 3.° II terzo richiamo
del Giappone contro la Russia puo essere rivolto contro lui stesso.
La politica giapponese in Corea, negli ultimi venti anni, fu una se-
quela di ingiustizie commesse a danno della Corea medesima, della
Cina e della Russia. Tuttavia, finora, il trattato russo-giapponese ri-
guardante 1' indipendenza della Corea non & stato violate. Si e pre-
teso esser contravvenzione 1'avere eseguiti alcuni lavori sulla riva,
sinistra del Ya-lou ; ma i delegati giapponesi, recatisi a visitarli,
CONTEMPORANEA 499
hanno dichiarata non provata la contravvenzione. — 4° Ali'ultima la-
gnanza vi e solo una parola di risposta : Se il Giappone aveva tanta
fretta per la replica e desiderava averla precisa, bastava lo avesse
accennato nella Nota delle sue rimostranze. In fine aggiungono, gli
amici della Russia, che i Giapponesi hanno steso i loro richiami
molto inconsideratamente e sono stati molto temerari con le loro dc-
mande alia Russia ; che vengano a miglior consiglio uell'apprezzare
le cose ed agiscano in conformita : ne hanno ancora il tempo ed i
inezzi.
3. Trascnro deliberatamente cio che riguarda la politica estera della
Cina, poiche le notizie riportate dai giornali di Changhai sono tal-
mente coatraddittorie da essere impossible desumerne la verita. Forse
la Cina non ha piii una politica decisa : questo non e fuor di propc-
sito. Trovandosi tanto debole, come pud alzare la voce contro la Russia
e rimproverarle il suo indugio nel ritirarsi dalla Manciuria, e la sua
rioccupazione di Mouckden? Non avendo da guadagnare nnlla per
un'alleanza col Giappone, a qual pro struggersi pel desiderio di unirsi
a lui e porre tin freno ai disegni ambiziosi della Russia? Si e poi
parlato di ordini dati dalla Corte di Pechino alle autorita provin-
cial], affinche provvedano uomini e danaro preparandosi a qualsivoglia
e^ento; ma tali ordini se si possono dare con inolta facilita, non sono
pero eseguibili altrettanto facilmente. Di fatto la Cina si terra in
disparte, contenta se vi sara lasciata e potra uscire incolume dal pre-
sente imbroglio. Si dice che la Corte, volendosi mettere al sicuro, ha
date le necessarie disposizioni per ritirarsi in Si-ngan-fou (Chen- si).
4. II Koang-si sembra finalmente pacificato; poiche da circa due
mesi non si parla piu di ribelli. II vicere Ech'en ha fatto ritorno a
Canton, sua ordinaria residenza, lasciando, con ordine imperiale, al
Governatore di Koang-si la direzione dei provvedimenti da prendersi
contro i briganti rifugiati sulle montagne. II suddetto vicere da tre
anni si e diniostrato uno dei funzionarii piu propensi per la civilta euro-
pea. Nel Chan- si, ove fu governatore per due anni, e nel Sc-tch'oen
ove fu vicere per qualche mese attuo molti provvedimenti allo scopo
di aprire nel paese pubbliche scuole, sfruttare le miniere, e dare in-
cremento all'agricoltura ; mentre i missionarii debbono lodarsi di lui,
avendo messo tutto 1' impegno nel sistemare gP interessi religiosi del
Chan-si dopo le riballioni del 1900. Yolendo dar principio ad opere
utili alia provincia e conformi ai sistemi europei, con 1'approvazione
imperiale ha in questo ultimo scorcio di tempo contratto un prestito
di 1,400,000 taels con case europee. II vicere ha iniziata 1'effettua-
zione dei suoi disegni istituendo un uiScio per la istruzione; una
scuola normale ed una scuola militare.
5. Anche la famosa questione dei giornalisti di Sou-pao e final-
500 CRONACA
mente terminata. II direttore del giorrale e ancora fuggiasco : e tre
impiegati sono stati messi in liberta. Dae giovani, autori degli articoli
rivoluzionarii, si sono dichiarati tali, provando pero che gli scritti
inedesimi erano stati pubblicati senza la loro autorizzazione. Nonostante
la difesa sostenuta assai abilmente da due avvocati inglesi, il tribunale,
composto di due maudarini di Changhai e di un assessore inglese, ha
condaanato i due scrittori al carcere perpetuo. In seguito alle trat-
tative fatte con P Autorita cinese prima dell'arresto dei colpevoli, la
pena suddetta sara scontata nelle prigioni delle concession! . Un sesto
accusato doveva rispondere di colpe commesse tre anni prima ; ma
dopo alcuni passi fatti dalla Corte presso le autorita superior! fa ri-
mandato libero. II proeesso suddetto sara una eloquente lezione per
molti forsennati, i quali credono che liberta significhi licenza sfrenata.
6. II movimento rivoluzionario fu certamente coadiuvato dal Sou-pao
e promosso e sostenuto da un pugno di cinesi, student! al Giap
pone: ora il governo cinese, per impedire il progresso di tal mo-
virnento b.a imposto agli studenti un regolamento severissimo : ve-
rtmo studente cinese pud studiare al Giappone nei collegi sia pub-
blici, sia liberi, senza avere otlenuta 1'autorizzazione del ministro
cinese e dell' ispettore generale degli studenti ; nel corso degli studi
poi gli studenti saranno sempre sotto la sorveglianza del personale di
amministrazione delle scuole, del ministro e dell' ispettore cinese. E
loro proibito di scrivere in qualsivoglia giornale o rivista; ed ove si
rendano colpevoli di rnancanze assai gravi dovranno essere rimpatriati.
La Legazione vuple persone rispettabili, garanti della buooa condotta
degli studenti, mentre il governo giapponese ha consentito di dare
il proprio appoggio alle autorita pel rispetto del regolamento suddetto.
Tchang Tche-tong, autore di questo regolamento, ha ottenuto dalPim-
peratore un decreto di approvazione pubblicato il 10 ottobre u. s. ;
ed in questi ultimi giorci il Cancelliere delPUniversita ha fatto ap-
provare dall' Imperatore medesimo un memoriale nel quale proponeva
di mandare sedici giovani a studiare in Europa e ventuno nel Giap-
pone, ove resteranno sette anni; passati i quali, ritornando in Cina,
saranno nominati professori. Per il loro mantenJmento sono stati messi
a disposizione piu di 200,000 taels.
7. II nuovo ministero del commercio finora ha dato poco indizio di
vita, essendosi limitato alia compilazione dei regolamenti per la scelta
del personale e la deter mmazione degli affari da trattare. II Mini-
stero e diviso in quattro sezioni con le seguenti attribuzioni : la
prima sezione si occupera in mudo speciale delle Camere di commer-
cio, -delle scuole commerciali, della concessione delle patenti, dei bre-
vetti d' invenzione, della protezione dei diritti di autore, ecc. Sara
pure incaricata della scelta d'ingegneri e di nocchieri esteri. La se-
CONTEMPORANEA 501
conda sezione avra cura di quanto riguarda 1' agricoltura, 1' alleva-
mento del bachi da seta, lo sfruttamento delle ricchezze forestall e
fluviali e 1' allevamento del bestiame. La terza, avra per compito
attendere ail'industrie, alle manifatture, alle strade ferrate, ai tele-
gran, e alle miniere, con 1'obbligo di provvedere specialist! in mine-
rjlogia, e gli operai necessarii pei lavori delle miniere. In ultimo
alia quarta sezione e affidato 1' incarico dei diritti di dogana, delle
banche, delle esposizioni, della legislazione commerciale e dei pro-
cessi in materia commerciale. Questa sezione esaminera i candidati
delle scuole di diritto ; sorvegliera i pesi e le misure e la contabi-
lita del ministero. Alle quattro sezioni suddette sara aggiunto un
segretariato per la corrispondenza del ministero con le diverse am-
ministrazioni della capitale, delle province ed anche dell' estero. II
programma e vasto e ben diviso, il tempo ci fara conoscere in qual
modo sara effettuato.
A proposito delle miniere, sembra che alcuni italiani abbiano con-
chiuso un contralto con le autorita di Tche Kiang per la lavorazione
di alcune di esse ; e che gli studenti delle scuole nuove di Hang-
tcheou siano stati incaricati di opporvisi, pero senza alcun resultato.
Di recente un censore ha denunziato all' Imperatore un signor Kao,
notabile del paese, promotore del contratto ; ma la denunzia sara
messa nel cestino,
8. In mancanza di altre notizie vi do alcune cifre riguardanti
1'apostolato protestante in Cina. Secocdo lo ultime statistiche esi-
stoBo neirimpero cinese 67 societa protestanti die hanno 2950 mis-
sionarii, dei quali 1233 sono uomini e 868 donne maritate e 849
donne nubili. In quanto alia nazionalita dei missionarii, 1483 sono
inglesi, 1117 americani e 350 europei ; e delle societa, 25 sono ame-
ricane, 19 inglesi, e 22 europee. La societa The inland mission, la
piu attiva e numerosa, e composta di missionarii di qualunque na-
zionalita, mantiene 622 operai ed ha 122 associati.
La Missione presbiteriana di America mantiene 227 missionarii ;
la societa, detta The Church missionary society, ne mantiene 219 e
quella intitolata The methodist Episcopal Church, 173. II numero dei
missionarii delle altre societa & poco importante in confronto di quello
delle societa suddette. Inoltre esistono anche tre societa bibliche,
una inglese, una americana, ed una scozzese e tre societa per la
diffusione de' tracts (op. relig.) lavorano in Cina. In fine quasi tutte le
societa protestanti concorrono alia propagazione delle due societa chia-
mate, la prima The society for the diffusion of Christian and general
knowledge among the Chinese, e 1'altra The Young men's Christian
association. Non ho a mia disposizione i documenti relativi alle entrate
delle quali dispongono tutte queste societa. In quanto ai resultati
502 CRONACA
ottenuti, le mie fonti tolte da un libro protestante venuto in luce
nei mesi decorsi, sono alquanto antiche. Nel 1897 le societa americane
avevano 40,027 aggregati : le societa inglesi, nel 1886, 29,644; le
societa europee nel 1892, 3,997. Le somme con gli aderenti della
Inland mission possono ascendere a un totale di 80,000 aggregati pel
1897. Quando io potro avere a mia disposizione documenti piu precisi
e piu recenti allora me li appunterd e ve li faro avere.
9. Passiamo alle missioni cattoliche. Dieci societa religiose si sono
divisa la Cina per evangelizzarla e cioe: i Lazzaristi, i Domenicani,
gli Agostiniani, i Francescani, i Gesuiti, le Missioni estere a) di Pa-
rigi, b] di Milano, c) di Roma, d) belghe di Scheut ed e) tedesche di
Steyl. In tutte esse mantengono 1141 sacerdoti europei e 481 indi-
geni, cioe 1522 sacerdoti. I cattolici ascendono a 783,000. In quanto
alPamministrazione esistono in Cina 38 vicariati e due prefetture apo-
stoliche. Le entrate non sono incite, considerando specialmente che la
maggior parte delle opere riguardanti la istruzione e la carita appar-
tengono ai missionarii. Limitandomi a parlare della missione di Kiang-
nau questa ha 563 scuole per ragazzi e 531 per femmine dirette da
€97 maestri e 699 maestre, con 13453 alunni cristiani, di ambedue
i sessi, e 8167 pagani: in tutto 21,620 alunni sotto la guida di
1396 maestri e maestre: cifre abbastanza eloquenti: ai lettori tirarne
le conseguenze che ne derivano.
P. S. L'Imperatore del OHappone ha accordato al P. Froc, Diret-
tore dell'Osservatorio locale, la croce di 4° rango delPordine del tesoro
sacro, in ricompensa dei servigi resi dall'Osservatorio ai sudditi del
euo Impero.
RUSSIA (Nostra Corrispondenza). 1. La Russia ed il Giappoce, la guerra e
la pace. — 2. II Tzerkovnyi Viestnik a proposito di una nostra corri-
spondenza. — 3. Le missioni ortodosse della Russia nel Giappone, nella
Cina e negli Stati Uniti. — 4. Gii atti di Pio X giudicati in Russia.
— 5. L'adozione del calendario gregoriano. — 6. Le polemiche della
stampa a proposito dei decreti del Santo Sinodo relativi alia conver-
sione degli Ebrei.
1. L'orizzonte politico e tuttora fosco, ma non si e perduta la spe-
rauza che si rischiari. Si vive ansiosi nell'attesa di una guerra col
Giappone, le cui conseguenze anche nel caso di vittoria, snerverebbero
per molti anni la Russia. L'opinione pubblica russa, astraendo dallo
chauvinisme del partito militarista e di parecchi organi bellicosi, e
contraria alia guerra. E noto poi che S. M. il Tzar aspira personal-
mente alia pace, e preferisce di molto il ramoscello di ulivo agli allori
guerreschi. La Russia tuttavia vorrebbe serbare intatto il suo decoro
nazionale, ed i suoi interessi vitali nell' Estremo Oriente, e percio
CONTEMPORANEA • 503
malgrado le aspirazioni verso la pace, si prepara alia lotta. Una po-
litica timida e remissiva accenderebbe vieppiu I'entusiasmo bellicoso
del Giappone, infondendogll il convincimento della superiorita delle
sue armt, e della possibilita di arrotondare con 1'occupazione della
Corea il suo dominio territoriale. Notevole a questo proposito e un
articolo del Viestnik Evropy (Messaggiero di Europa), organo riputa-
tissirao del partito liberale, che delinea con sufficiente chiarezza la
situazione della Russia a riguardo del Giappone. II decoro nazionale
russo, secondo il redattore politico del Viestnik Evropy, non esige
1'annessione definitive della Manciuria, che poste certe condizioni,
potrebbe anche sgombrarsi dalle truppe russe. Gl' interessi vitali della
Russia non consigliano al governo di Pietroburgo di assumere su di
se 1'onere gravissirno dell'occupazione di una provincia cinese, abitata
da razze di coltura asiatica, perche oltre le ingenti spese dell'occu-
pazione, pel mantenimento dell'ordine vi si dovrebbero immobilizzare
delle forze considerevoli, lasciando la Russia disarmata di fronte all'Eu-
ropa. In altri termini 1'espansione asiatica comprometterebbe la si-
tuazione invidiabile che la Russia gode in Europa, perche divenuta
arbitra della pace o della guerra. Gl'interessi della Russia nella Man-
ciuria sono anzitutto 1'interessi eoonomici. Dal possesso o dalla tran-
quillita assicurata di questa provincia dipende 1'avvenire e la stabilita
della colossale ferrovia che la Russia coi capitali francesi ha lanciato
attraverso la Siberia. Due tronchi ferroviari della Transiberiana attra-
versano la Manciuria. Per costruirli la Russia vi profuse mezzo mi-
liardo. Uno dei medesimi congiunge la Siberia superiore con Vladi-
vostok, e la Russia non pu6 in veruna guisa rinunziare al suo pos-
sesso, o tollerare che cada in altre mani. Si chiuderebbe di per se
stessa le porte dell' Estremo Oriente, rompendo le comunicazioni tra
la Siberia ed il mare. L'altro tronco ferroviario conduce a Port Arthur,
e la Russia potrebbe a suo riguardo scendere a qualche eoncessione,
perche il congiungimento della Siberia con 1'Oceano Pacifico attra-
verso il territorio cinese e un sogno dorato. Dei conflitti perpetui
insorgerebbero tra la Cina e la Russia, e la Cina ha bisogno di pace
per iniziarsi alia civilta europea. Inoltre ]a guerra col Giappone,
sostenuta dalF Inghilterra e dagli Stati Uniti, sarebbe per la Russia
uno sperpero inutile di uomini e di denari. La flotta russa potrebbe
essere distrutta dalle flotte alleate dell' Inghilterra e del Giappone.
Anche se i Giapponesi fossero soonfitti, la pace non sarebbe stabile
nell' Estremo Oriente, perch£ il Giappone non cederebbe dopo ripe-
tute disfatte, e si lascerebbe sempre cullare dal sogno della rivincita.
II Giappone diverrebbe nell' Estremo Oriente un nemico irreconcilia-
bile, continuamente alia vedetta per espellere la Russia dalle sue
couquiste, da una regione dove i Russi hanno sperperato 150 mi-
504 . CRONACA
lioni di rubli senza notevoli vantaggi. I patrioti russi fuor di dubb:o
si sentono punzecchiati dal linguaggio violento della stampa giappo-
nese, e la loro indegnazione e legittima. I Giapponesi sono in certa
cotal guisa scusabili perche sospettano aei Russi degli avversarii,
i quali preparano gravi attentati contro i loro piu vitali interessi.
Queste diffidenze sono fantastiche. La politica della Russia nell'Estremo
Oriente mira al mantenimento della pace. La Russia e cosciente delle
sue forze, e Loa ambisce nuovi allori sui campi di battaglia per ri-
velarle ai mondo civile.
Speriamo che i partigiani della pace abbiano il sopravvento.
Checche ne sia dell'awenire, il pericolo di una guerra 6 da aspet-
tarselo dalla nervosita del Giappone piii che dalla calma lenta e
calcolata della Russia. Intanto, mentre la diplomazia russa e giap-
ponese lavoraao a scongiurare lo scoppio delle ostilita, cresce e si
accentua il malumore dell'opinione pubblica russa contro 1'Inghil-
terra e gli Stati Uniti. Si suppone, e forse non a torto, che queste
due potenze gettino olio sul fuoco per dare un impulso piu vivo
alia loro preponderanza politica nell'Estremo Oriente, quando la Cina
ed il G-iappone saranno stremati di forze dopo una guerra micidiale.
2. 11 sig. Yladimiro Bogdanov, psalomnik (cantore) della bellis-
sima chiesa russa di Firenze ha avuto da ridire nel numero 47 (1903)
del Txerlcovnyi Viestnik di Pietroburgo sulla penultima corrispon-
denza della Civilta Callolica, nella quale parlavamo piuttosto bene-
volmente del movimoato scientifico religioso in Russia. II Bogdanov
non e soddisfatto a quel che pare delle nostre considerazioni sul de-
cadimento del pensiero teologico ortodosso. Diamo un sunto degli
appunti mossi alia nostra corrispondenza. Egli ci avverte che Firecze
ricorda il famoso concilio nel quale i Greci per venire in aiuto del
loro impero crollante, ripudiarono la purezza (sic) della loro fede, e
riconobbero il vescovo di Roma come vicario di Gesu Cristo sulla
terra. L'erezione dunque di una chiesa russa in questa citta e un
trionfo per 1'ortodossia, che nel suo cuore nasconde delle energie piu
vive di quelle che risultano dalle combinazioni politiche della gerar-
chia cattolica. Ma la fede ortodossa sinora non era conosciuta in Italia,
dove il clero mostra a riguardo degli ortodossi maggiore intolleranza
che a riguardo dei protestanti. L'ignoranza degPItaliani sulla chiesa
russa e si grarde, che attribuiscono al Czar le prerogative di un papa
(la storia russa ci offrirebbe delle prove per dimostrare che questa
pretesa ignoranxa poggia sulla logica dei fatti). Non e guari tuttavia
si ^ destato in Italia un certo interesse per lo studio della Russia,
e ce lo attesta una corrispondenza inserita nella Civilta Cattolica dove
con una tal quale coadiscendenza (sniskhoditelno) si asserisce « che
le scienze teologiche non sono totalmente neglette in Russia, che il
CONTEMPORANEA 505
clero russo lavora, e che il suo lavoro lo indurra ad abbracciare
quella Chiesa, la quale pud solo communieargli 1'attivita dell'apo-
stolato». No! Le scienze teologiche non furono mai messe in oblio
dalla chiesa greco-orientale, e ce lo attestano tanti dottori e teologi
i cui nomi non sono del tutto ignorati anche in Italia. II clero or-
todosso vegho sempre alia conser^azione della sua fede, e le iinma-
gini del patriarca Fozio e del metropolita Marco di Efeso, espcste
alia venerazione nella nuova chiesa russa di Firenze, lo confermano
luminosamente. — II lirismo del Tzerkovnyi Viestnik e del tutto inop-
portuno, e faor di luogo. Non sappiamo quali relazioni abbiano con
1'odierno svolgimento del pensiero teologico russo i nomi di Fozio,
buon canonista, valente erudito, e meschinissimo teologo, e di Marco
di Efeso che nel concilio di Firenze lacerava le pagine dei codici
patristici greci, i quali contenevano la condanna esplicita dei saoi
errori. Due teologi greci, 1'uno del IX secolo, e 1'altro del XV non
provano cerfcamente che nella chiesa ortodossa le scienze teologiche
non siano state condannate all'oblio e al decadimento. II Bogdanov
non ignora che le chiese autocefali dell'Oriente, ed in peculiar modo
la Chiesa greca, sono nmaste, e lo sono tuttora, estranee al movi-
mento teologico dell'Chcidente, e non poss:edono nemmeto un ma-
nuale di dommatica pei loro alunni. La cbiesa russa nel secolo XIX
novera i manuali di teclogia del Filarete, del Macario, del Silvestro,
ed il recentissimo del protopope Malinovsky, i quali non reggono al
confronto dei trattati piu elementari di dommatica dei nostri seminarii.
E si csservi che ia queste produzioni teologiche e visibilissimo 1'in-
flusso della teologia occidentale, ed unche, strano a dirsi, della teo-
logia scolasticu, che nel secolo XYI1I ebbe in Russia i suoi paladini.
II cort'ispondente del Tzerkovnyi Viestnik, invece di abbandonarsi a
sfoghi intempestivi avrebbe dovuto dimcstrare che le nostre informa-
zioni sono eironee ed infondate, ma 1'appello ai nomi di Fozio e di
Marco di Efeso per sostenerci che la teologia non e mai stata ne-
gletta dal clerj russo e una scappatoia esilarante che vieppiu con-
ferma la veracita del nostro asserto. Intanto il Bogdanov insiste per
1'erezione in Roma di una chiesa russa : egli spera in tal guisa di
moslrare airignorantissimo clero italiano che nella gerarchia russa
le sorgenti deli'apostolato non sono esauste!
3. Diamo qualche cenno sulle missioni ortodosse della Russia al-
1'estero. Tra le nazioni ortodosse, solamente la Russia si paga il lusso
di poche missioni in terra straniera, ma i risultati che ne ottiene sono
cosi meschini, che non varrebbe la pena di parlarne se non ci pre-
messe di chiarire coi fatti quanto sia deficiente e sterile la contri-
buzione dell'ortodossia alia diffusione del Yangelo. La Chiesa russa
ha delle missioni nel Giappone, nella Cina e neirAmerica delNord.
506 CRONACA
II primo tempio ortodosso del Giappone fti aperto il 1858 nella citta
di Khagodate. II prete addetto al servizio di questa chiesa, Nicola
Kasatkin, riusci nel 1870 a convertire al cristianesimo dodici giap-
ponesi. Con 1'aiuto di uno dei suoi neofiti tradusse in giapponese il
Yangelo, e comincio la versione di altri libri della Scrittura Santa e
di opere liturgiche. Nel 1870-71, il Sinodo di Pietroburgo organizzo
la missione fissandole un assegno di 6000 rubli, ed affidandone il go-
verno ad un arch'mandrita, coadiuvato da tre missionarii, i quali do-
veano sottostare alia giurisdizione ecclesiastica del vescovo del Cam-
ciatka (Siberia). Sui primordi, aleuni neofiti giapponesi furono scelti
a catechizzare i loro concittadini pagani, ed a predicare il Yangelo
in varie localita. In tal guisa si accrebbe ben presto il numero dei
proseliti che nel 1874 sorpassavano i trecento a Khagodate, e gli 80 a
Jeddo (Tokio). II centre della missione fu stabilito a Tokio, dove sorse
anche la prima scuola di catechisti e di traduttori. Nel 1880, 1'ar-
chimandrita o presidente della missione, Nicola Kasatkin riceve la
consecrazione episcopale, e nel Giappone comincio a sorgere una ge-
rarchia russa indigena. Nel 1890 gli ortodossi giapponesi dipendenti
dal clero russo o russificato formavano 215 comunita con un jmsieme
di 17,614 anime, 24.membri del clero, e 125 catechisti. Un seminario,
alcune scuole apostoliche e una scuola femminile erano sorti a Tokio.
Dall'ultimo resoconto della sosieta delle missioni ortodosse (Ottchet
pravoslavnago missionerskago obchtehestva) desumiamo i seguenti dati
statistic! sullo stato attuale di questa missione. Le cristianita o co-
munita ortodosse del Giappone sono 259, con una popolazione di
26,680 anime, e 38 preti, tra i quali il vescovo. Dei medesimi, so-
lamente il vescovo, rigumeno,un prete e un diacono sonorussi: tutti
gli altri sono giapponesi di puro sangue. La missione novera 14 maestri
di canto, e 149 catechisti. Nel 1901 il numero dei battesimi ammonto
a 983. La scuola catechistica di Tokio alberga 13 alunni, il semi-
nario 52, la scuola femminile 72 fanciulle. La missione possiede tre
periodic! redatti in giapponese, il Messaggero ortodosso (due volte la
settimana), organo ufficiale della missione, la Modestia, mensile, de-
dicato specialmente alie donne, e la Conferenza ortodossa, mensile,
che pubblica i discorsi tenuti dal clero e dai suoi coadiutori nelle
chiese e nelle adunanze ecclesiastiche, ed anche delle traduzioni. Nel
1901 videro la luce undici libri tradotti, e 17 volunii ed opuscoli
originali. Tra le version! citiamo quelle del Nuovo Testamento, del
Salterio, della formola e dei riti di abiura dei prctestanti e dei cat-
tolici che dimandano di abbracciare 1'ortodossia, e 1'opuscolo di Leone
Tikhomirov sui problem! cristiani della Russia e 1'Estremo Oriente.
Le opere originali svolgono temi liturgici od ascetici. La stam-
peria russo-ortodossa di. Tokio ha dato alia luce il catalogo delle sue
CONTEMPORANEA 507
edizioni. La missione russa della Cina e piu antica di quella del Giap-
pone, quantunque di nessuna importanza. Risale al 1715 durante il
regno di Pietro il Grande. L'archimandrita Ilarione Lejaisky, un prete,
un diacono, e sette coadiutori aprirono una residenza a Pechino, con
le somme loro largite dal governo russo. La loro sede era contigua
a quella dell'ambasciata russa. Durante il secolo XVIII la missione
non ebbe sviluppo alcuno, inenando una grama esistenza accanto alle
floride missioni cattoliche. Nel 1838 cinquecento pagani della Man-
ciuria diniandarono il battesimo ai preti russi. Nel 1876 il Sinodo di
Pietroburgo organizzo la missioae su basi novelle, assegnandole una
somma annua di 16,000 rubli. Nel 1883 i missionari russi di Pechino
aveano sotto la loro giurisdizione un nucleo di 413 ortodossi, e due
scuole con 52 alunni. I progress! della propaganda furono insensibili.
Prima dei torbidi che provocarono in Cina 1'intervento armato del-
1'Europa, gli ortodossi di Pechino erano 500, e le due scuole russe
aveano una scolaresca di 140 alunni. All'ora in cui scriviamo le
scuole sono chiuse, e la missione aspetta giorni migliori per riorga-
nizzarsi.
Le missioni russe dell'America, secondo le enfatiche espressioni
della stampa ecclesiastica russa, formano un'immensa diocesi che
dall'Oceano Atlantico si estende sino al Pacifico. Dalla Siberia i mis-
sionari russi passarono a Kadiak, e quindi s'inoltrarono nella penisola
dell' Alaska. Nel 1870 il Sinodo riuni tutti gli ortodossi disseminati
nell'America del nord in una sola eparchia, fissando San Francisco in
California come residenza del vescovo, che ei denomina vescovo delle
isole Aleute e dell'America settentrionale. La penisola dell'Alaska no-
vera 6 parrocchie ortodosse, 11,453 anime, 16 chiese, 56 oratorii, 17
preti, e 43 scuole frequentate da 700 alunni. L'eparchia russa del-
l'America del Nord non ha una popolazione omogenea. S'incontrano
nelle sue file Russi, Slavi, Greci, Aleuziani, Indiani, Negri, Spa-
gnuoli, American!, che formano un insieme di cinquantamila anime.
I Ruteni uniti della Galizia e dell'Ungheria, emigrati in America,
forniscono disgraziatamente-un buon numero di reclute alia chiesa orto-
dossa russa. Alcuni preti apostati dal cattolicismo lavorano a traviare
i loro connazionali. L'organo ufficiale della Missione, il Messaggero
ortodosso americano (Amerikanskii pravoslavnyi viestnik) vede la luce
a New York, ed ha un supplement© mensile in inglese, The Russian
Orthodox American Messenger.
Tali sono i mirabili frutti dell'apostolato russo ortodosso fra i pa-
gani ! La chiesa russa e aliena da quelle combinazioni politiche della
gerarchia cattolica che prufonde i suoi sudori ed il suo sangue in tutti
i punti della terra, e dilata sempre piu le frontiere del regno di Gesu
Cristo. Tra parentesi notiamo che la stampa religiosa russa uddebita
508 CRONACA
alia Chiesa cattolica lo scandalo del proselitismo. Se il proselitismo e
lino scandalo, non sappiamo spiegarci come mai la chiesa russa giu-
stifichi ed approvi le violenze esercitate sui cattolici sudditi russi per
costringerli all'apostasia, e le astuzie ed i raggiri del missiouari russi
dell'America del nord per attirare nella loro orbita i Ruteni uniti.
In un' altra corrispondenza parleremo di proposito delle mission! in-
terne della Russia che mirano a convertire alia chiesa ufficiale i
vecchi credenti o seisms tici, gli ebrei ed i maomettani.
4. I primi document! ufficiali del pontificate di Pio X sono stati
accolti in Russia con vivo interesse. I Tzerkovnyia Viedomosti, organo
ufficiale del Santo Sinodo, riassumono il motu proprio sulla democrazia
cristiana, e parlano senza chiose della condanna dell'abbate Loisy.
II Novoe Vremia giudica important! questi due documenti (vajnymi
rasporiajeniiami), e di tal natura da mettere in piena luce la fisio-
nomia di Pio X ed autorizzare le congetture sulle linee generali della
sua futura politica. Gli apprezzamenti condimeno della Novoe Vremia
non sono conformi alia verita. Nella condanna delle opere dell'abbate
Loisy, ella scorge i germi di un' inferiorita morale della scienza cat
tolica a riguardo della protestante, perche il decreto del Sant'Ufficio
esclude ogni possibilita di progresso nelle ricerche bibliche. Aggiunge
poi che il motu proprio sulla democrazia cristiana non varra a ridare
la pace alia societa ed ai fedeli che preoccupa la g*avita delle odierne
question! sociali. I timori del Novoe Vremia a riguardo della scienza
cattolica sono infondati. La condanna degli errori del Loisy non im-
plica che 1'esegesi cattol'ica resti stazionaria, nello stesso modo che il
ripudiare i calcoli sbagliati di un matematico non trae seco come co-
rollario il regresso delle scienze niatematiche. La chiesa cattolica tu-
tela contro le aberrazioni del razionalismo luterano 1' insegnamento
rivelato, ed anche la chiesa russa sente il bisogno di opporsi all'audacia
crescente degP ipercritici dei libri santi. Non e guari il Txerkovnyi
Viestnik censurava severamente 1' Jinciclopedia biblica inglese, tuttora
in corso di stampa, facendo osservare che il Cristo figurato nella me-
desima, spoglio dei suoi miracoli e della 'sua aureola divina, non e
piu il Cristo dei Yangeli. Leggendo le stranissime ipotesi e le stirac-
chiature dei nuovi interpret! dei libri santi, il credente richiama in-
volontariarnente alia memoria le parole della Maddalena : Tulerunt Do-
minum meum et nescio ubi posuerunt eum. Nel medesimo periodico il
protopope Levitzky esamina le odierne tendenze del Papato, la crisi
ftnanziaria del Yaticano, le relazioni della curia romana con la Fran-
cia, e a tal proposito inventa amene storielle sul conto dei Gesuiti.
« II Papato e divenuto schiavo dei Gesuiti, perche i Gesuiti pre=5ta-
rono malleveria a Leone XIII per la somma annua di tre milioni e
mezzo da versarsi all'obolo di San Pietro: i Gesuiti sono la causa
CONTEMPORANEA 509
della quasi rottura di relazioni tra la Francia e la Santa Sede ecc. »
II Levitzky vive a Firenze con quella liberta che per un prete cat-
tolico sarebba follia sperare in Russia. Non e dunque a corto di mezzi
per attingere a buona fonte delle informazioni meno fantastiche, e le
storielle che egli ammannisce ai lettori del suo giornale compromet-
tono seriamente la sua lealta di corrispondente, ed ii suo carattere
di archimandrita.
(Continua)
PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE D' ITALIA
E nostro dovere ringraziare tutti coloro, i quali, nei due mesi pas-
sati, con le loro offerte, sono concorsi a formare la strenna Natalizia,
che abbiamo potuto mandare alle piu che 400 Comunita di Religiose,
depauperate dalle leggi spogliatrici, che noi, da ventisette anni, colla
carita pubblica, per tutta Italia ci studiamo di eovvenire. 11 nngrazia-
mento che facciamo ci e comm^sso da loro, le quali inoltre tutte vo-
gliono da noi assicurati i loro benefattori di continue orazioni che
offrono a Dio per essi, i quali asciugano tante loro lagrime e leni-
scono tanti loro dolori.
Ci ha poi consolato molto il ricevere lettere con pingui offerte,
che si dicevano pegni di riconoscenza debita alle povere Monache, alle
cui preghiere, implorate antecedentemente per mezzo nostro, vi si
ascrivevano belle grazie da Dio ottenute. Ma non meno edificanti
erano altre lettere di chi ci inviava limosine tenui si, fatte pero con
un ardore di pieta che inteneriva. « Siamo poveri, che volentieri aiu-
tiamo i piu poveri», leggevamo in un bigli^tto che acaompagnava una
di queste limosine. Da una Comunita di povere Snore, rnaestre nelle
scuole femininili di un grosso Municipio di provincia, la Superiora, in-
dirizzindoci una minima offerta, l'accompagaava pure con queste pa-
role: « Yede, Padre, questa piccola somma che ora le invio? Essa e
frutto d'una colletta fatta fra le Sucre. Quando suor Maria E. le spe-
disce quelle poche lire che Y. R. riceve a Natale e a Pasqua, per obolo
delle povere Monache, esse sono frut'o della sua graziosa indus-ria.
Se la vedesss, la poverina, gira per tutte le scuole, le quali sono 15,
in cerca della carta gittata in terra dalle bimbe, ne fa dei sacchi e
poi la manda a vendere. Alle volte e tutta sudata dalla fatica : ma
ella e contenta di poter fare un poco di .bene a chi e piu povero di
lei. Se poi non riesce a mettere insieme la somma rotondar di L. 5,
non ci lascia piu quietare, e vuole che ancora noi ci industriamo ad
aiutarla. Eccole, o Padre, la storia di questi manipoli di Ruth. >
Or noi ci auguriamo che sorgano molte, anche nelle famiglie, di
queste Marie, a comporre manipoli somiglianti.
510 PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE D'lTALIA
II Santo Padre Pio X, inforinato di queste carita che persone di
ogoi ordiue, in Italia e faori, fanno alle sante spose di Gesu Cristo,
ridotte in miseria per la causa del suo Nome, ci ha dato 1'onorevole
incarico di avvisare tutti e singoli gli oblatori, che Egli, non sola-
mente si rallegra con essi, ma impartisce a ciascun di loro e alle loro
famiglie, con affetto paterno, 1'Apostolica Benedizione. Saputo poi che
ci erano mandati in dono (oltre la gemmata croce vescovile, che an-
nunziammo nel quaderno 1283 del 5 decembre scorso a pag. 571-72)
gioielli di valore, per convertirli in pane da sfamare le povere vit-
time di si cradeli spogliazioni, si e degnato offrirci ancor Egli un dono
prezioso, tratto da' suoi tesori del Vaticano, acciocche serva di stimolo
allo zelo di chi, essendo piu facoltoso di altri, pud eziandio piu larga-
mente di altri soccorrere queste vittime, cosi bisognose e cosi venerande.
Consiste esso in una finissima miniatura sopra avorio, di forma
ovale, lavoro di mano maestra, rappresentante la SS. Yergine col
Bambino, di una bellezza che innamora ; chiusa poi in una ricca cor-
nice di filigrana d'argento, a fogliami e fiori di grazipso artificio, cosi
che riguardata, insieme COQ la pittura, nel nobile astuccio che la cu-
stodisce, riesce all'occhio una vera leggiadria.
Noi riserbiamo questo donative del Santo Padre a chi ci avra
trasmessa 1'offerta piu generosa, in occasione dell'Ow Pasquale, che
siaino soliti ogni anno raccogliere e mandare, come la strenna Nata-
lizia, ad ognuno del 40 J e piu Monasteri, ai quali, neile feste del-
1: 'alleluia, procuriamo questo conforto. E siccome promettiamo cosi.ter-
remo la parola, comparando, nei nostri registri, offerte con offerte,
dal giorno delle Ceneri, sino a tutta la terza settimana dopo la
Pasqua.
OPE RE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE {
Allard P. San Basilio (329-379). Roma, Desclee, 1904, 16°, 216 p.
Cf. Civ. Catt. 17, 6 (1889) 576.
Antologia periodica di letteratura e di arte, diretta da A. NANNELLI
e A. GILARDI. Firenze, tip. Domenicana, 1904, 16°, 28 p. Prezzo diAs-
sociazione L. 5 annue.
Besnard Th. Le Code de Bonheur du Maltre. Paris, Lethielleux 16«,
XII-242 p. Fr. 2,50.
Bouquillon Th. J. Theologia moralis fundamentalis . Ed. tertia re-
cognita et adaucta. Brugis, Beyaert, 1903, 8°, VIII- 744 p.
1 Non essendo possibile dar conto delle molte opere, che ci vengono inviate, con quell*
sollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori e da noi, ne diatno intanto un annunzio
aommario che nou importa aloun giadizio, riserbandoci di tornarvi sopra a seoonda dell'op-
portunita e dello spazio concesao nel periodico.
OPERE PERVENUTE ALL A DIREZIONE 511
Braun J. S. J. 200 modules de broderie religieuse: genre moyen- Age
f.° Texte explicatif. 8°, 22 p. Freiburg i. Br. Herder, 1904, Fr. 22,50.
Ephemerides. Annuario della stampa cattolica italiana, Anno I. 1904.
Roma, via Gioacchino Belli 31, 8°, 96 p.
De San L. S. J. Tractatus de divina Traditions et Scriptura (Univ.
Theologia Scholastica) Brugis, Beyaert, 1903, 8°, 508 p. Fr. 7.
Di Villemont M. Ilmovimento femminista. Le sue cause, il suo av-
venire. Soluzione cristiana. (Scienza e Religione] . Roma, 1904,16°, 64 p.
L. 1,20.
Janvier E. Exposition de la Morale catholique. Le fondenient de la
morale. La Beatitude. Conferences et retraite. Careme 1903. Paris, Le-
thielleux, 16°, 360 p. Fr. 4.
Justus P. Kultusminister Dr. Studt und die Beschwerden der Katho-
liken Preussens. Trier, Paulinus, 1904. 16°, 72 p,
Krie C. Wissenschaft der Seelenleitung . Eine Pastoraltheologie in
vier Biicliern, I. Die Wissenschaft der speziellen Seelenfiihrung. Freiburg"
i. Br., Herder, 1904. 8° XVI-558, M. 7,50.
Leonis XIII P. M. acta. vol. XXII. Romae, Vaticana, 1903, 8°, 394 p.
Mercier D. Le origini della Psicologia contemporanea. Prima trad.
ital. di A. MESSINA e E COLLI. Roma, Desclee, 1904, 16°, XXIV-358. L. 5.
Milano sacro, ossia stato del Clero della citta e diocesi di Milano
pel 1904, (Anno CXLIV) Milano, Agnelli, 16°, XX- 384 p. L. 1,50.
Montanari A. Mons. Annuario dantesco. Maggio.-Danfe e la Vergine
nella Divina Commedia. Ravenna, Artigianelli, 1904, 16°, 208 p. L. 2.
Ofr. Civ. Catt. 18, 11 (1903)468.
Officia novissima, Breviario romano addenda. Augustae Taurinorum,
Salesiana, 1903, 16°, 200 p.
Psalmi in notis pro Vesperis et Officio in omnibus Dominicis et festis
duplicibus juxta Ritum Romanum simul ac Monasticum. Cantus Gre-
gorianus. Romae, Ternaci, Desclee, 1903, 16°, 166 p.
Revue des questions scientifiques publiee par la Societe scientifique de
Bruxelles. Table analytique des cinquante premiers volumes. 1877-1901.
Louvain, 1904, 8°, XII-168 p.
Robecchi Bricchetti Tu. Dal Benadir. Lettere illustrate alia Societa
antisckiavista d'ltalia. Milano, Soc. poligr. 1904, 16°, 288 p. L. 2,50.
Sagmiiller J. B. Lehrbuch des Katholischen Kirchenrechts. Freiburg
i. Br., Herder, 1904. 8°, VIII-834 p. M. 11,50.
Saint -Clair A. State cristiani, con prefazione di G. TONIOLO. Siena,
S. Bernardino, 1905, 16°, XII-240 p. L. 2.
Sargenton-Galichon A. Sinai Ma' an Petra. Sur les traces d'Israel
et chez les Nabateens. Avec une lettre-preface du Marquis DE VOGUE.
Paris, Lecoffre, 1904, 16°, XVI-306 p.
Schiffini S. S. J. Tractatus de virtutibus infusis. Friburgi i. Br.,
Herder, 1904, 8°, XII 696 p.
Silvagni U. Italia, Francia e triplice. Studio storico-polifico. Roma,
Centenari, 1903, 16°, 260 p. L. 2.
Tegner E. La saga di Frithiof. Versione in prosa dall'originale
svedese di AMILCARE MARTINES, con prefazione di ANDREA Lo FORTE
RANDI. Palermo, Reber, 1904, 16°, XXXII-228 p. L. 4.
512 OPERE PERVENUTE ALLA DIREZIONE
Terlinder Ch. Le Pape Clement IX et la guerre de Candle (1667-1669)
d'apres les archives secretes du Sainte-Siege. (Recueil de Travaux de
VUniv. de Louvain). Louvain, Peeters, 1904, 8°, XXXII-364 p. Fr. 5.
Vigouroux F. Dietionnaire de la Bible. Fasc. XXIII. L LIT. Paris,
Letouzey, 1904, 8° gr. 288 col.
Vives J. C. Card. Homiliarius Breviarii Romani in usum conciona-
torum et scholarum Sacrae Eloquentiae. I. Romae, typis Artif. a S. Jo-
sepho, 1903, 8°, VIII-1400 p.
Weikert Th. Aq. 0. S. B. La Merope: tragedia F. S. Maffei quam ex
italico sermone in linguam sacram classicam eonvertit S. AARON ROMA
NELLI mine primum cum praefatione et notis in lucem edita e manu-
scripto autographo translatoris existente in Bibliotheca privata editoris
D.ris P. THOMAS AQ. WEIKERT 0. S. B. publ. in Collegio S. Anselmi de
Urbe ling. Orient, prof. etc. Rornae, Pustet, 1904, 8° XVI-206 p. L. 7.
Altre pubblicazioni pervenute: Varbta. — ANNUARIO per la Cappella
musical e e per le scuole di canto e d' organ o del Pio Istituto della S. Casa
di Loreto. Anno I. 1902-1903. Loreto, Brancondi, 8° 24 p. — AVOLIO G. 11
riposo festivo e la salute. Napoli, Lega per la moralita pubblica, 1904, 24°, 16° p.
Cent, 10. — BATIFFOL P. lesus et I'Histoire. Conference donrie" a 1'Institut
cathol. de Toulouse. 2eme ed. Paris, Lecoffre, 1904, 16", 38 p. — BUGHETTI
A. L'Addolorata del Dolci. (Estr. 11 servo di Maria) Imola, Ungania, 1904,
16°', 32 p. Cent. 20. — FELDER DA LUCERNA, capp. La canzone d'amore a
Maria di lacopone da Todi. Trad, del P. LEONE da LAVERTEZZO del m. O. Mi-
lano, Lanzani, 1903, 8°, 36 p. —FERRARI G. can. 1 doveri degli operai e dei pa-
droni secondo le dottrine di Leone XIII. Discorso. Lucca, Baroiii, 1904, 16° 40 p.
— GRANERT H. Dante und lioulton Stewart Chamberlain. Zweite vermehrte
Aufl. Freiburg i. B., Herder, 1904, 8°, 92 p. M. 1,50. — II P cinquantesimo del-
I'Tmmacolata nella Chiesa di S. Giorgio in Bergamo. Bergamo, Legreiizi, 1904.
16°, 32 p. Associazione annua L. 3. — MINI G. ab. I feudatarii della Romagna
nel canto XX VII dell' Inferno. Saggio di studi storici e araldici. Castrocaro.
tip. moderna, 1904, 8°, 36 p. — PAS1NI FRASSONI F. Lucrezia Borgia du-
chessa di Ferrara. (Invenzione del suo sepolcro) (Estr. Riv. del Collegio Aral-
dico 1, 1904) Roma, 1904,' 8°. 16 p. - PERUGINI E. sac. Brevi note di storia
ecclesiastica cavate dalle opere del G-aume, Bosco, Deharbe. ecc. (Collana di
lett. catt. genn. 1904). Torino, 24°, 112 p. Cent. 20. — SEMERIA G. La Chiesa
greco-russa. Lezione inaugurale del settimo anno della scuola superiore di re-
ligione. Geneva, Gioventu, 1904, 8°, 40 p. — ZATTONI G. II diritto stcrlco
degli Arcivescovi ravennati di sedere a/la destra del Papa (Secolo XI) e la Bolla di
Clemente 11. Ravenna, Artigianelli, 1904, 16°, 18 p.
Atti Episcopali. — ALDANESI G. M. vescovo di Cagli e Pergola. // giogo
di Gesu Cristo. Lettera Pastorale. Cagli, Balloni. 1904, 8°, 20 p. — CALLE-
GAR1 G. card. Oinilia detta il giorno 8 decembre 1903. Padova, 1904, 8°, 44 p.
— D1AMARE G. M. vescovo di Sessa. Notificazione per la Quaresirna J904, Na-
poli, Artigianelli, 8", 12 p. — FEK-RARI A. card. Ritorno a Dio: a Dio per
Gesu Cristo: a Gesu, Cristo per la Chiesa. Lettera Pastorale. Milano, 1904, 8°,
26 p. — MAGANI F. vescovo di Parma. Moniti al Clero. 16°, 16 p.
Eloqnenza sacra. — SANGIORGI E. can. Conferenze. Geneva, Gioventu,
1904, 8°, XXVI-520; 500. L. 5.
Ascetica. — CHAFF ANJ ON, abb. 11 Crocefisso e le sue lezioni. Trad, sulla
16« ed. francese da T. RICCI. Milano, Clerc, 1903, 24°, 202 p. Cent. 75. — VANNI
P. sac. Esercizio della perfezione di Dio. Milano, tip. pontificia, 24°, X-310 p.
Cent. 50.
SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI
DIVINA PROVIDENTIA
PII PAPAE X
LITTERAE ENCYCLICAE
AD PATRIARCHAS PRIMATES ARCH1EPISCOPOS EPISCOPOS
ALIOSQVE LOCORVM ORDINARIOS
PACEM ET COMMVNIONEM GVM APOSTOLICA SEDE HABENTES
VENERABILES FRATRES
SALVTEM ET APOSTOLICAM BENED1CTIONEM
Ad diem ilium laetissimum, brevi mensium intervallo, aetas
nos referefc, quo, ante deceni quinquennia, Pius IX decessor No-
ster, sanctissimae memoriae pontifex, amplissima septus purpura-
torum patrum atque antisfcitum sacrorum corona, magisterii iner-
rantis auctoritate, edixit ac promulgavit esse a Deo revelatum
beatissimam virginem Mariana, in primo instanti suae Conceptio-
nis, ab omni originalis culpae labe fuisse iinmunem. Promulga-
tionem illam quo animo per omnium terrarum orbeni fideles, qui-
bus iucunditatis publicae et gratulationis argunientis exceperint
nemo est qui ignoret ; ut plane, post hominum memoriam, nulla
voluntatis significatio data sit turn in augustam Dei Matrein turn
in lesu Christi Vicarium, quae vel pateret latius, vel communiori
Ad intervallo di pochi mesi, ci riportera il tempo a quel giorno lietis-
simo, quaado, cinquant'anni or sono, il Nostro antecessore Pio IX, pontefice
di santa ricordanza, cinto di amplissima corona di cardinal i e di vescovi,
con 1'autorita del magistero infallibile, pronunzid e promulg6 essere da Dio
rivelato che la beatissima vergine Maria, nel primo istante di s-ua conce-
zione, andb immune da ogni macchia di colpa di orig-ine. Con quale animo
i fedeli delle nazioni tutte della terra, con quali mostre di pubblica com-
piacenza e letizia, accogliessero siifatta proclamazione, niuno 6 che lo ignori;
si che veramente, a memoria di uomo, niuna manifestaziene di volontk siasi
mai data o verso 1'augusta Madre di Dio o verso il Vicario di Gesu Cristo,
1904, vol. 1, fasc. 1289. 33 24 febbraio 1904.
514 SANCTISSIMI D. N. D1VINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
eoncordia exhiberetur. — lam quid spe bona nos prohibet, Ve-
nerabiles Fratres, diuiidio quamvis saeculo interiecto, fore ut,
renovata immaculatae Virginis recordatione, laetitiae illius sanctae
veluti imago vocis in animis nostris resultet, et fidei atque amo-
ris in Dei Matrein augustam praeclara longinqui temporis specfca-
cula iterentuir? Equidem wt hoc- aweamus ardenter pietas facifc,
quam Nos in Virginem beatissiuiam, summa cum beneficentiae
eius gratia, per ornne tempus- fovimus : nt vero futurum certo
expectemus facifc cafcholicorum omnium studium, promptum illud
semper ac paratissimum ad amoris atque honoris testimonia ite-
rum iterumque magnae D'ei Matri adhfbentfa. Atfcamen id etiam
non diffi-tebinuur, d;esidemTtn hoc Nostrum inde vel maxime com-
moveri quod, arcano quodam instinctu, praecipere posse Nobis
videmur, expectatione? ilia? magnas brevi esse explendas, in quas
et Pius decessor et universi sacrorum antistites, ex asserto so-
lemaiter immaculate Deiparae Conceptn, non sane temere, fue-
runt adductL
Qaas enimvero ad hunc diem non evasisse, baud pauci sunt
qui querantur, ae leremiae verba aubinde usurpent : Ex'pedaui-
mus pacem,, et non erat bonum : tempus wedelae, et ecce formido A.
la qualer o fossa piii universale o di piii comune consentimento. — Ora, o
Yenerabili Fratelli, q;ual motivo abbiamo noi di nan sperare, che,, quaii-
tunque sia ogg-imai trascorso un. mezzo secolo, con il rinnoyarsi la rimem-
branza della Verging Immacolata, non debba ripercuotersi nel nostro animo
quasii un'eco di quella santa letizia e non debbansi ripetere quei magnifici
spettacoli, di un tempo lontano, di fede e di amore verso Paugusta Madre
di Dio? Di tanto; per verita, Ci rende ardentemente bramosi la pieta, che,
unita con somma gratitadine per le rieevute benefleenze,. Noi sempre nu-
trimmo verso la Vergine beatissima : e Ci da poi; sicurezza deH'adempi-
mento delle Nostre bra me il fervore di tutti i cattolici, pronto ognora e
inclinatissimo a moltiplicare le testimonianze di affetto e di ossequio verso
}a gran Madre di Dio. Non vogliamo per6 tacere cbe questo Nostro desi-
derio viene soprattutto da cio stimolato che, per un tal quale arcano islinto,
Ci. sembra di poter presentire non lontano 1'adempimento di quelle grand!
iperanze, alle quail, non certamente eon temcrita, per la solenne prcmul-
faziona del dommi. dell' immacolato concepimento di Maria, si apriron gli
animi e di Pio, Nostro predecessore, e di tutti i \escovi deirUniverso.
Le quail speraELze, molti, a dir vero, si vanno lamentando che fino ad
oggi sieno rimaste deluse, e a volta a volta- Tan ripetendo Le: parole di Ga-
remia: Aspettammo la pace e questo bene non venne ; il tempo di g:uariQionet
* IER VIII, 15.
LITTERAE ENCYCLICAE
Ast quis eiusmodi modicae fidei non reprehendat, qui Dei opera
yel introspicere vel expendere ex v>erifcafce negligunfc ? Ecquis enim
occulta gratiarum munera numerando percenseat, quae Deus Ec-
clesiae, conciliatrice Virgins, hoc tofco tempore mapertiifc ? Qitae
si praeterire quis malit, quid de vaticana synodo exisfciinandaini
tanta temporis opportunitate habifca; quid de inerranti poalfcificani
magisterio tam apte ad mox erupturos mrores adserto ; quid dg-
nuim de novo et inaudito piefcatis aestu, quo ad Christi VicariuiHi,
colendum corain, fideles ex omni genere omnique parbe iam dru
confluunt ? An non miranda Numinis providentia m uno altero-
que Decessore Nosfcro, Pio videlicet ac Leone, qui, turbulenfcis-
sima tempestate, ea, quae nulli confcigfifc, pontiflcatus usura, MG-
clesiam sancfcissirae adniinistrarunt;,? Ad haec, vix fer« Pins Mariana,
ab origine labis nesciam fide catholica 'Oredendam indixerat, quium
in oppido Lourdes mira ab ipsa Virgine osfcenta fieri coepta:
esinde molitione ingenti et opere magnifico) Deiparae Inimaeo-
latae excitatae aedes ; ad quas, quae quotidie, divina exorai»te
Matre, patrantur prodigia, illuHferia sant ;arguinienta ad praesen-
tium hominura incredibilifcatem profligandam. — Tot igitur ;tafn-
torumque beneficiornm testes, 'quae, Virgine benigne imploranite,
ed ecco terrori. Ma chi sara che non riprenda costoro siccome uomini di
poca fede, i quaii non si d^nno pensiero o di conoscere bene addentro le
opere di Dio o di valutarle a lume di verita? Chi e difatto one possa no-
verare i doni occulti di grazie che, ad intercessicne della Verg-ine, per tutto
questo spazlo di tempo, Iddio ha largito aUa sua Chiesa? I quail doni sep-
pure si vogliano passare inosservati, qual giudizio dovra farsi del sinodo
vaticano con tanta opportunita di tempo convocato ; o deirinfalli'bilitapon-
trflcia proclamata cos\ acconciamente di fronte agli error! cTie erano per
sorgere ; o finalmente del nuovo e non mai piu veduto fervore di pieta, con eh«
i fedeli di ogni genere e di ogni nazione affluiscono, gia da tempo, a TB-
nerar di presenza il Vicario di Cristo? 0 non appare forse ammirabile la
provvidenza di Dio nei due Nostri Predecessor], Pio cice e Leone, i quali,
in tempi turbolentissimi, ressero santissimamente la Chiesa con longevita
di pontiflcato a verun altro, prima di JOTO, concessa? Siaggmnga che, non
appena Pio IX ebbe prochmato quale domma della fede cattolica 1'esen-
zione di Maria dalla macehia dl origine, nella terra di Lourdes cominci6 la
Vergine stessa qnelle sue manifestazioni stupende, dietro le quali, con m-
traprese grandiose e magnifiche sorsero quei due tempii alia Immacolata.;
presso dei quali i prcdigi che tuttcdi avveLgono, ad intercessione della
Mad re divina, sono splendidi argomenti contro 1'incredulita dei nostri
giorni. — Testimoni adunque di tanti e cos! grandi beneficl, che, in ri-
guardo della benigna impetrazione della Yergine, venne Dio concedend«
516 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
contulifc Dens quinquagenis aanis mox elabendis ; quidrii spere-
mus propiorem esse salutem nostram quam cum credidimus ? eo
vel inagis, quod divinae Providentiae hoc esse experiendo novi-
mus ut extrema malorum a liberatione non admodum dissocien-
tur. Prope est ut veniat tern pus eius, et dies eius non elongabun-
tur. Miser ebitur enim Dominus lacob, et eliget adhuc de Israel l,
ut plane spes sit nos etiain brevi tempore inclamaturos : Contri-
vit Dominus baculwn impiorutn. Conquievit et siluit omnis terra,
gavisa est et exultavit 2.
Anniversaritis tamen dies, quinquagesimus ab adserto intami-
nato Deiparae conceptu, cur singularera in christiano populo ar-
dorem animi excitare debeat, ratio Nobis extat potissimnm, Vene-
rabiles Fratres, in eo, quod superioribus Litteris encyclicis pro-
posuimus, instaurare videlicet omnia in Christo. Nam cui explo-
ratum non sit nullurn, praeterquam per Mariana, esse certius et
expeditius iter ad universes cum Christo iungendos, perque illuni
perfectam filiorum adoptionem assequendani ut simus sancti et
itnmaculati in conspectu Dei ? Profecto, si vere Mariae dictum :
Beata, quae credidisti, quoniam perficientur ea, quae dicta sunt
tibi a Domino 3, ut nempe Dei Filium conciperet pareretque ; si
idcirco ilium excepit utero, qui Veritas natura est, ut novo or-
nei cinquant'anni che OP sono per compiersi, perch^ mai non spereremo
che la nostra salvezza sia piu dappresso di quel che finora credemmo ?
Tanto pin che, per esperienza, sappiamo esser costume della divina Prov-
videnza che gli estremi dei mail non sieuo gran fatto disgiunti dalla libe-
razione. Vicino a venire egli & il suo tempo, e i giorni suoi non son rtmoti.
Imperocchd il Signore avrd misericordia, di Griacobbe, e scegliera ancora
d'lsrasle una mano ; talch^ nutriamo non vana flducia che noi altresl po-
tremo, a breve andare, ripetere: II Signore ha spezzato il bastone degli
empi. La terra tutta e in silenzio ed in pace, e gode ed esulta.
Ma la ragione principalissima, o Venerabili Fratelli, perch6 il quinqua-
gesimo annivergario della proclamazione del domma dell'Immacolata debba
nell'animo dei cristiani eccitare un singolar fervore, sta per noi in quello,
che gia proponemmo nella prima noslra Lettera enciclica, la restaurazione
ciofe di ogni cosa in Cristo. Imperocchfc chi e che non veda non esservi
cammico piu sicuro e spedito, faor di Maria, per unlre tutti a Cristo ed
ottenere per mezzo di Lui la perfetta adozione dei fig-H, el che siamo santi
ed immacolati al cospetto di Dio? Difatto, se a Maria fu detto converita:
Beata te, che hai creduto, perche si adempiranno in te le cose dette dal
Signore, che cio& coi.cepirebbe e partorirebbe il Figlio Dio; se percio as-
1 ISAI. XIV, 1. — 2 ISAI. XIV, 5 et 7. — 3 Luc. I, 45.
L1TTERAE ENCYCLIC AE 517
dine, nova nativitate generatus... invisibilis in suis, visibilis fieret
in nos'ris l : qutim Dei Filius, factus homo, auctor sit et con-
summator fidei nostrae ; opus est omnino sanctissimam eius Ma-
trem mysteriorum divinorum participem ac veluti custodem agno-
scere, in qua, tamquara in fundamento post Christum nobilissimo,
fidei saeculorum omnium extruitur aedificatio.
Quid enim ? an non potuisset Deus restitutorern human! ge-
neris ac fidei conditorem alia, quam per Virginem, via irnpertiri
nobis ? Quia tamen aeterni providentiae Nuniiuis visum est ut
Deum-Hominem per Mariani haberemus, quae ilium, Spiritu
Sancto, foecunda, suo gestavit utero ; nobis nil plane superest,
. nisi quod de Mariae manibus Christum recipiamus. Hinc porro
in Scripturis sanctis, quotieseumque de futura in nobis gratia
prophetatur ; toties fere Servator hominum cum sanctissima eius
Matre coaiangitur. Emittetur agnus dominator terrae, sed de pe-
tra deserti : flos ascendefc, attauien de radice lesse. Mariani uti-
£ que, serpentis caput conterentem, prospiciebat Adam, obortasque
| maledicto lacrymas ten ait. Earn cogitavit Noe, area sospifca inclu-
|. sus ; Abraham nati nece prohibitus ; lacob scalam videns perque
colse nel suo seno Colui, che per nattira e Verita, affinche generate con
nuovo ordine e con nuova nativita, invitibile in s£, diventasse visibile nella
nostra earns: efesendo il Figliuol di Dio, fatto uomo, autore e consummatore
(Leila nostra fede; uopo k del tutto che la santissima Madre di Lui sia ri-
conosciuta partecipe e quasi custode del misteri divini, sopra la quale,
come su fondamento, il piu nobile dopo Cristo, gorge Pedificio della fede
di tutti i secoli.
E come pensare altrimenti? 0 non avrelibe potuto Iddio darci in altro
modo, che per mezzo della Vergine, il Salvatore deirtiman genere e riati-
tutore della Fede ? Ora, essendo piaciuto alia Provvidenza divina che noi
avessimo 1'Uomo Dio per Maria, la quale, feconda di Spirito Santo, lo porto
nei suo seno; a noi nulPaltro resta, se non di ricevere Cristo dalle mani
di Maria. Di qui nelle sante Scritture, quante volte si parla profeticamente
della grazia che tra noi sarebbe apparsa; tante quasi il Salvatore degli
uomini ci si presenta unito con la santissima sua Madre. Si mandera
I'Agnello dominatore della terra, ma dalla pietra del deserto: spuntera il
fiore, ma dalla radice di Jesse. A Maria che stritolava il capo del serpente,
riguardava il progenitore Adamo, e rasciugava le lacrime, che la maledi-
zione gli aveva chiamato su gli occhi. A Lei pensd Noe, rinchiuso neH'arca
salvatrice; a Lei Abramo rafctenuto daH'uccisione del figlio; a Lei Giacobbe
nei veder la scala per cui salivano e discendevano gli arigeli; a Lei MOSP,
1 S. LEO M. Serrn. 2, de Nativ. Domini, c. 2.
518 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PI1 PAPAE X
illani ascendentes et desceudenfces angelos ; Moses miratus rubumr
qui ardebat et non comburebatur ; David exsiliens et psallens
dum adduceret arcam Dei ; Elias nubeculam intuitus ascenden-
tem de mari. Quid multa ? Finem legis, imaginum atque oracu-
lorum veritatem in Maria denique post Christum repenmus.
Per Virginem autem, atque adeo per illarn maxirae, aditum
fieri nobis ad Christi notitiam adipiscendam, nemo profecto dubi-
tabit qui etiam reputet, unam earn fuisse ex omnibus, quacum
lesus, ut filium cum matre decet, domestico triginta annorum usu
intimaque consuetudine coniunctus fuit. Ortus miranda mysteria,
nee non Christi pueritiae, atque illud in primis assumption is hu-
manae naturae, quod fidei initium ac fundamentum est, cuinam
latins patuere quam Matri? Quae quidem non ea modo conser-
vabat conferens in corde suo quae Bethlehem aeta, quaeve Hie-
rosolymis in templo Domini; sed Christi consiliorum particeps
oocultarumque voiuntatum, vitam ipsam Filii vixisse dicenda est.
Nemo itaque penitus ut ilia Christum novit; nemo ilia aptior dux
et magister ad Christum noscendum.
Hinc porro, quod iam innuimus, nullus etiam hac Virgine
efficacior ad homines cum Christo iungendos. Si enim, ex Christi
sententia, haec est autem vita aeterna: Ut cognoscant tey solum
stupito del roveto, che ardeva e non consumavasi ; a Lei Davidde che scor-
tava 1'arca di Dio tripudiando e cantando ; a Lei Elia nel mirare la nuvo-
letta che su sorgeva dal mare. A dir breve il fine della legge, 1'adempi-
mento delle figure e degli oracoli, dopo Cristo, noi lo ritroviamo in Maria.
Che poi per la Vergine, e per lei phi che per verun altro mezzo, ci si
porga modo di giungere alia conoscenza di Gesii Cristo, niuno potra met-
terlo in dubbio ove pensi ancora che Essa fu la sola fra tutti, con la quale
Gesu, come si avviene ad un figlio con la madre, fa congiunto con tratto
famigliare e con 1'intima consuetudine di trenta anni. A chi, meglio che
alia Madre, furono piu apertamente svelati gli ammirandi misteri della na-
gcita e della fanciullezza di Cristo, ed il mistero soprattutto della divina
Incarnazione, che e principio e fondamento della fede ? E Maria non pur
conservava e ripassava nel suo animo gli avvenimenti di Betlem e i fatti
occorsi in Gerusalemme nel Tempio del Signore ; ma partecipe dei pensieri
di Cristo e delle segrete volontk di Lui, visse, pu6 dirsi, la vita stessa del
Figlio. Per la qual cosa niuno al par di Lei conobbe Cristo cosl profonda-
mente, niuno e guida e maestro piu aeconcio per la conoscenza di Cristo.
Da cio, come gik indicammo, consegue che niuno ancora, piu che la
Vergine, torna efficace per unire gli uomini a Cristo. Imperocche, se, per
sentenza di Cristo medesimo, Or la vita eterna si i; che conoscano te, solo
vero Dio, e Gresu Cristo mandato da te; ottenendo noi per Maria il cono-
LITTERAE ENCYCLIC AE 519
Deum vernm, et quern misisti lesum Christum? !; per Mariam vi-
talem Christ! notitiam adipiscentes, per Mariam pariter vitam illam
facilius assequimur, cuius fons et initium Christus.
Quot vero quantisque de caussis Mater sanctissirna haec nobis
praeclara munera largiri studeat, si paullisper spectemus; quanta
profecto ad spern nostram accessio fiet !
An non Christi mater Maria? nostra igitur et mater est. —
Nam statuere hoc sibi quisque debet, lesum, qui Verbum est caro
factnm, human i etiam generis servatorem esse. lam, qua Deus-
Homo, concretum Ille, ut ceteri homines, corpus nactus est: qua
vero nostri generis restitutor, spintale quoddam corpus atque, ut'
aiunt, mysticum, quod societas eorum est, qni Christo credunt:
Multi unum corpus sumus in Christo 2. Atqui aeternum Dei Pi-
lium non ideo tantum concepit Virgo ut fierefc homo, humanam
ex ea assumens naturam ; verum etiam ut, per naturam ex ea
assumptam, mortalium fieret sospitator. Quamobrem Angelus pasto*
ribus dixit : Natus est vobis hodie Salvator, qui est Christus Do-
minus 3. In una igitur eademque alvo castissimae Matris et car-
nem Christus sibi assumpsit et spiritale simul corpus adiunxit, ex
iis neinpe coagmentatum qui credituri erant in eum. Ita ut Sal-
«cimento di Cristo, per Maria del pari conseguiamo piu ag-evolmente quella
vita, di cui fonte e principio 6 Cristo.
Che se ci facciamo alquanto a considerare quante sieno e quanto po-
ienti le cause, per le quali questa Madfe santiesima e tutto imj.egno per
largirci siffatti preziosi doni ; oh come la nostra speranza se ne trovera
dilatata!
E non & forse Maria la Madre di Cristo ? Adunque Ella 6 altres\ Madre
nostra. — Imperocche ritener ognun deve che Gesu, il Verbo fatto carne,
e eziandio il Salvatore deH'uman genere. Ora, in quanto Uomo-Dio, Egli
ebbe un corpo fisieo al part di ogui altro uomo : in quanto poi Salvatore
dell'umana famiglia, ebbe un corpo spirituale e mistico, la societk cioe di
coloro i quali credono in Cristo. Siamo molti un solo corpo in Cristo. Or-
bene la Vergine non concepl solamente 1'Eterno Figlio di Dio pereh& si
facesse uomo, pigliando da Lei 1'umana natura; ma eziandio affinche, peT
mezzo della natura da Lei assunta, fosse il Liberators degli uomini. Per la
qual cosa 1'Angelo disse ai pastori: IS nato a voi oggi un Salvatore, che £
il Cristo Signore. Pertanto nello stesso unico seno della castissima Madre,
Cristo prese per B& la carne ed unl a se il corpo spirituale, formato da co-
loro, i quali erano per credere in Lui. Talche Maria, portando nel seno il
Salvatore, puo dirsi che portasse eziandio coloro tutti, la vita dei quali era
1 IOANN. XVII. 3 - 2 Rom. XII. 5. - 3 Luc. II, 11.
520 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
vatorern habens Maria in utero, illos etiam dici queat gessisse
omnes, quorum vitani continebat vita Salvatoris. Universi ergo,
quotquot cum Christo iungimur, quique, ut ait Apostolus, membra
sumus corporis eius, de came eius et de ossibus eius *, de Mariae
utero egressi sumus, tamqnam corporis instar cohaerentis cum
capite. Unde, spiritali quidem ratione ac mystica. et Mariae filii
nos dicirnur, et ipsa nostrum omnium mater est. Mater quidem
spiritu..., sed plane mater membrorum Christi, quod nos sumus 2.
Si igitur Virgo beatissima Dei simul atque hominum parens est,
acqais dubitet earn omni ope adniti ut Christus, caput corporis
ecclesiae 3, in nos sua membra, quae eius sunt munera infundat,
idque cumprimis ut eum noscamus et ut vivamus per eum ? 4.
Ad haec, Deiparae sanctissimae non hoc tanturn in laude po-
nendum est quod nascituro ex humanis membris Unigenito Deo
carnis sitae materiam ministravit 5, qua nimirum saluti hominum
compararetur hostia; verum etiam officium eiusdem hostiae custo-
diendae nutriendaeque, atque adeo, stato tempore, sistendae ad
aram. Hinc Matris et Pilii nunquam dissociata consuetudo vitae
et laborum, ut aeque in utrumque caderent Prophetae verba: De-
ficit in dolore vita mea, et anni mei in gemitibus 6. Quum vero
contenuta nella vita del Salvatore. Per la qual cosa quanti siamo uniti con
Cristo e, come dice 1'Apostolo, siamo membra del corpo di Lui, della came
di Lui e delle ossa di Lui, siamo usciti dal seno di Maria, a guisa di corpo
unito col capo. Donde e che, in modo bensl spirituale e mistico, siamo noi
chiamati figliuoli di Maria, ed Essa e madre a noi tutti. Madre, si spiri-
tu&lmente, ma veramente Madre delle membra di Cristo, eke. siamo noi.
Sa adunque la Vergine beatissima e Madre insieme di Dio e degli
uomini, chi dubiterk che Ella non si adoperi con ogni studio percbe Cristo,
Capo del corpo della CJiiesa, trasfonda in noi sue membra i doni suoi, e
quello innanzi tutto di conoscere Lui e di vtvere per Lui?
Oltre a c:6 alia Madre santissirna non tocco solo il vanto di aver som-
ministrato la materia della sua carne all'Unigenito di Dio che doveva na-
scere con umane membra, della qual materia si preparasse la vittima per
la salute degli uomini; ma tocco insieme I'uflicio di custodire e nutrire la
stessa vittima e, al tempo designato, presentarla per il sacrifioio. Perci6
quella comunanza non mai interrotta di vita e di travagli della Madre e
del Figlio, talcbe di ambedue si dovesse ripeiere la parola del Profeta : La
mia vita si va consumando nel dolore, e gli anni miei nei gemiti. Quand©
1 Ephes. V, 30. — 2 S. AUG., L, de S. Virginitate, c. 6. — 3 Coloss. I,
18. — * I. IOANN., IV, 9. — 5 S. BED. VEN., L. IV, in Luc. XI. — 6 Ps.
XXX, 11.
LITTERAE ENCYCLIC AE 521
extrenium Filii tern pus advenit, stabat iuxta crucem lesu Mater
eius, non in immani tantum occupata spectaculo, sed plane gau-
dens quod Unigenitus suus pro salute generis Immani offerretur,
et tantum etiam compassa est, ut, si fieri pot uisset, omma tormetita
quae Fitius pertulit, ipsa multo libentius sustineret 1. — Ex hac
autem Mariam inter et Christum communione dolorum ac volim-
tatis, promeruit ilia ut reparatrix perditi orbis dignissime fieret 2,
atque ideo universorutn raunernm dispensatrix quae nobis lesu
nece et sanguine comparavit.
Equidem non diffitemur horum erogationem munerura private
proprioque iure esse Christi ; siquidem et ilia eius unius morte
nobis sunt parta, et Ipse pro potestate mediator Dei atque ko-
minuni est. Attamen, pro ea, quani dixiinus, dolorum atque ae-
rumnarurn Matris cum Filio communione, hoc Virgin! augustae
datum est, ut sit totius terrarum orbis potentissima apud unige-
nitum Filium suum mediatrix et conciliatrix 3. Fons igitur Chri-
stus est, et de plenitudine eius nos omnes accepimus*; ex quo
totum corpus compactum, et connexum per omnem iuncturam sub-
minisfrationis... augmentum corporis facit in aedificationem sui in
caritate 5. Maria vero, ut apte Bernardus notat, aquaeductus est 6 ;
poi giunse Fora suprema del Figlio, stava presso la croce di Gesu la Ma&re
di Lui, non occupata semplicemente nel contemplare il crudele spettacolo,
ma rallegrandosi eke I' Unigenito suo fosse offerto per la salute dell' uman
genere, e tanto eziandio partecipando alia sua passione, eke, se fosse stato
possibile, avrebbe essa molto piti volentteri sostenuto i tormenti tutti eke so-
stenne il Figlio. — Or da questa comunione di dolori e di volonta tra Cristo
e Maria, merit o Essa di divenire degnissimamente la Riparatrice del mondo
perduto, e quindi la Dispensatrice di tutti i doni che Gesu ci procacci6 con
la morte e col sangue.
Non neghiamo g-ia che la distribuzione di siffatti doni, di proprio e
privato diritto, appartenga a Cristo ; giacch6 sono quelli il frutto della rcorte
di Lui, ed E^li di per se stesso 6 il Mediatore di Dio e degli uomini. Pur
nondimeno, per questa partecipazione, che dicemmo, di dolori e di affanni
della Maire con il Figlio, fu concesso alia Vergine augusta di essere presso
VUnigenito suo Figliuolo la Mediatrice e Conciliatrice potentissima di tutta
la terra. E dunque Cristo il fonte, e della pienezza di Lui noi tutti ab-
biamo ricevuto ; da cui tutto il corpo compaginato e commesso, per via di
tutte le giunture di comunicazione, I'aumento prende proprio del torpo per
sua perfezione mediante la carita ; Maria a sua volta, come nota acconcia-
1 S. BONAV. I. Sent. d. 48, ad Litt. dub. 4. — 2 Eadmeri Mon. De
Excellentia Virg. Mariae, c. 9. — 3 Pius IX in Bull. « Ineffabilis » . —
4 IOANN. I, 16. — 5 Ephes. IV, 16, — 6 Serm. de temp., in Nativ. B. V.,
de Aequeductu, n. 4.
522 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PEOVIDENTIA PII PAPAE X
aut etiam colluin, per quod corpus cum capite iungitur itemque
capufc in corpus vim et virfcutem exerit. Nam ipsa est colluin Ca-
pitis nostri, per quod omnia spiritualia dona corpori eius mystico
cotnmunicatur i. Patet itaque abesse profecto plurimum ut nos
Deiparae supernaturaiis gratiae efficiendae vim tribuamus, quae
Dei unius est. Ea tamen, quoniam uiiiversis sanctitate praesfcat
coniunctioneque cum Christo, atque a Christo ascita in humanae
salutis opus, de congruo, ut aiunt, promeret nobis quae Christus
de condigno promeruit, estque princeps largiendarum gratiarum
uiinistra. Sed et Ille ad dexteram maiestatis in excelsis 2; Maria
vero adstafc regina a dextris eius, tutissimum cunctorum pericli-
tantium perfugium et fidissima auxiliatrix, ut nihil sit timendum
nihilque desperandum ipsa duce, ipsa auspice, ipsa propitia? ipsa
protegente 3.
His positis, ut ad proposition redeamus, cui Nos non iure
recteque affirmasse videbimur, Mariam. quae a Nazarefchana domo
ad Calvariae locum assiduam se lesu comitem dedit, eiusque ar-
cana cordis ut nemo alius novit, ac thesauros promeritorum eius
materno veluti iure administrat, maximo certissimoque esse adiu-
mento ad Christi notitiam atque amorem? Nimium scilicet haec
mente 8. Bernardo, & I'acquedotto ; o se Tuolsi, ^ il collo, per cui il corpo
aderisce al capo ed il capo trasmette nel corpo la forza e la virtu. Impe-
roccht JEssa £ il collo del nostro Capo, per via del quale ogni dono spiri-
tuale si comuniaa al Corpo mistico di Lui. Dal cbe si fa manifesto che noi
siamo ben lungi daH'attribuire alia Vergine la virtu di produrre la grazia
soprannaturale, cio che appartiene a Dio solo. Ma superando Essa ogni
oreatura nella santita e nelFunione con Cristo, ed essendo stata da Cristo
presa a compagna nell'opera dell'umana salute, ci merita, come dicono, de
congruo, cio cbe Cristo ci merito de condigno, ed 6 la prima Ministra nella
distribuzione delle grazie. Siede Cristo alia destra della Maesta su nei Cieli ;
Maria poi sta alia destra di Lui come Regina, sicurissimo rifugio e fede-
lissima ausiliatrice di quanti sono in periglio, talche non sia luogo ne a
timore ne a disperazione, ove essa sia guida ed auspice e propizia e di-
fetulitrice.
Poste le quali cose, per tornare al nostro proposito, cbi non vede aver
Noi con ogni ragione affermato cbe Maria, la quale dalla casa di Nazaret
fin al Calvario fu compagna indivisa a Gesu e piu cbe verun altro conobbe
1 segreti del cuore di Lui, ed amministra con quasi materno diritto i tesori
dei suoi meriti, sia il precipuo e piu sicuro appoggio per la conoscenza e
1'amore di Cristo? Troppo cio ci conferma la condizione deplorevole di coloro,
1 S. BERNARDIN. SEN., Quadrag. de Evangelic aeterno, Serm. Xr
a. 3, c. 3. — 2 Hebr. I, 3 — 3 Pius IX in Bull. « Ineffabilis » .
LITTERAE ENCYCLIC AE 523
comprobantur ex dolenda eorum ratione, qui, aut daemonis astu
aut falsis opinionibns, adiutricem Yirginem praeterire se posse au-
tumant! Miseri atque infelices, praetexunt se Mariana negligere,
houorem ut Christo habeant: ignorant tamen non inveniri puerum
nisi cum Maria matre eius.
Quae cnui ita sint, hue Nos,. Yenerabiles Fratres, spectare pri-
mum volumus, quae modo ubique apparantur sollemnia Mariae
sanctae ab origine immaculatae. Nullus equidem honor Mariae
optabilior, nullus iucundior quam ut noscamus rite et amemus
lesum. Sint igitur fidelium celebritates in templis, sint festi ap-
paratus, sint laetitiae civitatum; quae res omnes non mediocres
usus afferunt ad pietatem fovendam. Verumtamen nisi his voluntas
animi accedat, formas habebimus, quae speciem tantuni offerant
relligionis. Has Virgo quum videat, iusta reprehensione Christi
verbis in nos utetur : Populus kic labiis me honorat : cor autem
eorum longe est a me i.
Nam ea demum eat germana adversus Deiparentem relligio,
quae profluat animo ; nihilque actio corporis habet aestimationis
in hac re atque utilitatis, si sit ab actione animi seiugata. Quae
quidem actio eo unice pertineat necesse est,. ut divini Mariae Pilii
mandatis penitus obtemperemus. Nam si amor verus is tantum
i quali, o per inganno diabolico o per pregiudizio, credono di poter far di
meno dell'aiuto della Vergine. Miseri ed infelici, trascurano Maria sotto
pretesto di onorare CrUto: ma non sanno che non si trova il fanciullo s$
non con Maria Madre di Lui.
Le quali cose essendo cosi, o Venerabili Fratelli,.qua Noi vogliamo che
sieno diretti innanzi tutto quei festeggiamenti, che ora si apparecohiano
per ogni dove ad onore della Vergine Immacolata. Neasuno ossequio in-
fatti e piu desiderabile o piu giocondo a Maria quanto il conoscer noi, come
si avviene, ed amare Gesu. Accorrano pertanto numerosi i fedeli nei templi,
si faccia pompa di ornamenti, sia pubblica gioia nelle citta; tuttocid non
•e di piccolo giovamento per alimentare la pieta. Pero, se a siffatte cose
non vada congiunta la volonta, avremo delle esteriorita, che solo danno
parvenza di religione. E la Vergine nel vederle potra con giusto rimpro-
vero usar con noi le parole di Cristo : Questo popolo mi onora con le labbra,
ma, il loro cuore e lungi da me.
Imperocche Bincera devozione alia Vergine quella e solamente, che
sgorga daH'anlmo; ne in cio punto vale 1'operare esterno del corpo, se sia
diviso dall'operare dell'animo. Or questo operar dell'animo fa mestieri che
miri unicamente a far si, che noi obbediamo in tutto i comandi del Figlio
<iivino di Maria. Giacche se quello solo e amor vero, il quale abbia forza
1 MATTH. XV, 8.
524 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PKOVIDENTIA PII PAPAE X
esfc, qui valeat ad voluntates iungendas; nostram plane atque Matris
sanctissimae parem esse voluntatem oportet, scilicet Domino Christo
servire. Quae enim Virgo prudentissima, ad Canae nuptias, raini-
stris aiebat, eadem nobis loquitur: Quodcumque dixerit vobis facile l.
Verbum vero Christi est: Si autem vis ad vitani ingredi, serva
mandata 2. — Quapropter hoc quisque persuasum habeat: si pietas,
quam in Virginem beatissimam quis profitetur, non eum a peccando
retinet, vel pravos eraendandi mores consilium non indit; fucatam
esse pietatem ac fallacem, utpote quae proprio nativoque careat
fructu.
Quae si cui forte confirmatione egere videantur, hauriri ea
commode potest ex ipso dogmate immaculati conceptns Deiparae.
— Nam, nt catholicam traditionem praetermittamus, quae, aeque
ac Scripturae sacrae. fons veritatis est; unde persuasio ilia de irn-
macnlata Mariae Virginia Conceptione visa est, quovis tempore,
adeo cum christiano sensu congruere, ut fideliurn animis insita
atque innata haberi posset? Horremus, sic rei causam egregie
explicavit Dionysius Carthusianus, horremus, enim mulierem, quae
cap-lit serpentis erat contritura, quandoqiw ab eo contritam, atque
diaboli aliam fuisse matrem Domini fateri 3. Nequibat scilicet in
ckristianae plebis intelligentiam id oadere, quod Christi caro,
di congiungere le volonta; la volonta nostra e quella di Maria uopo e che
sia tma sola, servire cioe a Cristo Signore. Imperocch^ quel che la Vergine
prudentissima suggeri a! servi, la nelle nozze di Cana, lo ripete anche a noi :
Fate quello che Hi vi dira. E la parola di Cristo e questa che : Se vuoi entrar
nella vita, osserva i comandamenti. — Ritenga pertanto ognuno che se la
pieta, che egli profesga Yerso la Vergine heatissima, non lo rattiene dalla
colpa, ne gl'ispira 11 proposito di emendare i perversi costumi; esea e pietk
fucata cd ingannevole, come quella che manca del frutto proprio e nativo.
Le quali cose tutte se a taluao sembrino di doversi ancor confermare,
ne porge modo acconcissimo lo stesao domma della Concezione Immacolata
della Vergine. Imperocche, per lasciar da parte la tradizione cattolica,
la quale, alia guisa stessa che le Scritture sacre, e fonte di veritk; onde
ma! la persuasione del concepimento immacolato di Maria apparve, d'ogni
tempo, cosl conforme al senso cristiano, da sembrare insita ed innata nel-
1'animo di ogni fedele ? Inorridiamo, cosl spiega egregiamente la cosa Dio-
nisio Cartusiano, inorridiamo dal dover dire che la donna, la quale era per
schiacciarc il capo del serpente, fosse stata una volta da lui schiacciata ;
e che sia state- figlia del demonio la Madre del Signore. Non riusciva cioe
ii popolo cristiano a poter ammettere che la carne santa, incontaminata ed
1 IOANN. II, 5. — 2 MATTH. XIX, 17. — » 3. Sent. d. 3, q. 1.
LITTERAE ENCYCLICAE 525
sancta, irnpolluta atque innocens, in Virginis utero, de carne as-
sumpta esset, cui, vel vestigio temporis, labes fuisset illata. Cur
ita vero, nisi quod peccafcum et Deus, per infinitam opposifcionem
separantur? Hinc sane catholicae ubique gentes persuasum ha-
buere, Dei Filium, antequam, natura hominum assumpta, lavaret
nos a peccatis nostris in sanguine suo, debuisse, in primo instanti
suae conceptions, singulari gratia, ac privilegio, ab omni origi-
nalis culpae labe praeservare immunem Virginera Mafcrem. Quo-
niara igitur peccatum omne usque adeo horrefc Deus, ufc futurum
Filii sui Matreni non cuiusvis rnodo maculae voluerifc expertem,
quae voluntate suscipitur; sed, munere singularissirao, intuitu me-
ritorum Christi, illius etiani, qua omnes Adae filii, mala veluti
haereditate, notamur: ecquis arnbigat, primum hoc cuiqne officiurn
proponi, qui Mariam obsequio demereri aveat, ut vitiosas corrup-
tasque consuetudines emendet, et quibus in vetituui nititur, domitas
habeat cupiditates?
Quod si praeterea quis velit, velle autem nullus non debet,
ut sua in Virginem relligio iusta sit omnique ex parte absoluta;
ulterius profecto opus est progredi, atque ad imitationem exempli
eius omni ope contendere. — Divina lex est ut, qui aeternae bea-
titatis potiri cupiunt, formam patientiae et sanctitatis Christi, inii-
tando, in se exprimant. Nam quos praescivit, et praedestinavit con-
ianocente di Cristo, nel seno della Vergine fosse stata assunta da una carne,
che, pur per un istante, fosse stata maculata. E perche cio, senon perche
Dio ed il peccato sono disgiunti per una contrarieta infinita? Di qui senza
dubbio il cristianesimo ritenne dapertutto, che il Figlio di Dio prima che, con
I'assumere la natura umana, ci lavasse dai peccati nostri con il sangue suo,
dove, con singolare grazia e privilegio, serbare immune da ogni colpa di
origine, fin dal primo istante del suo concepimento, Colei, nel seno della
quale doveva farsi uomo. Abbominando dunque Dio siffattamente il peccato,
che voile la futura Madre del suo Figliuolo, non solo esente da ogni mac-
chia volontaria, ma altresi, per dono singolarissimo e ad intuito dei meriti
di Cristo, da quella che tutti i figli di Adamo, quasi per funesta eredita,
rechiamo con noi : chi potra negare che il primo dovere, di chiunque brami
cattivarsi la Vergine con la sua devozione, sia emendar le viziose e corrotte
abitudini, di domar le passioni che ci trascinano al male?
Che se inoltre si voglia, e tutti dobbiam volerlo, che la devo-zione nostra
verso Maria sia piena e d'ogni parte perfetta ; fa d'uopo passar piu oltre, e
studiarci con ogni impegno d'imitar gli esempi di Lei. E regola da Dio
stabilita che quanti bramano di conseguire Teterna beatitudine, ritraggono
in se stessi, con 1'imitazione, la forma della pazienza e della santita di
Cristo. Imperocchd coloro, che egli ha preveduti, gli ha anche predestinati ad
523 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
formes fieri imaginis Filii sui, ut sit ipse primogenitus in muUis
fralribus i. At quoniam ea fere est infirmitas nostra, ut tanti
exemplaris amplitudine facile deterreamur; providentis Dei numine,
aliud nobis est exemplar proposition, quod, quum Christo sit pro-
xraram, quantum humauae licet naturae, turn aptins congruat cum
exiguitate nostra. Eiusmodi autem nullura est praeter Deiparam.
Tali's enim fuit Maria, ait ad rem sanctus Ambrosias, ul eius
wm'ws vita omnium sit disciplina. Ex quo recte ab eodem con-
fieitnr. Sit igitur vobis tamquam in imagine descripta virginitas,
vtea Mariae, de qua, velut specula, refulget species castitatis el
forma virtutis 2.
QiTamvis an tern deceat filios Matris sanctissimae nullam prae-
teifire laudem quin imitentur, illas tamen Eiusdem virtutes ipsos
fideles assequi prae ceteris desideramn^, quae principes sunt ac
yehiti ner^i atque artua chri^tianae sapientiae : fidem, inquimus?
spera et caritatem in Deum atque homines. Quarum quidem vir-
tutum fulgore etsi nulla, in Virgine, vitae pars caruit; maxtnie
tamen eo tempore enituit, quum nato emorienti adstitit. — Agitur
in crncera lesus, eique in rnaledictis obiicitur quia filiiim Dei
se- -fecit 3. Ast ilia, divinltatem in eo constantissime agnoscit et
colit. Demortuum sepulchre infert, nee tamen dubitat revicturum
esser conformi all'imagine del Figliuol suo, ond'egli sia il privnogenito tra
molti fratelli. Ma poich6 la nostra debolezza & tale cbe facilmente restiamo
sbigottiti dalla grendezza di tanto esemplare; la Provvidecza divina un altro
esemplare ci ha voluto proporre cbe, es?endo prossimo a Cristo quanto a
natura uma-na e possibile, raeglio ancor si confaccia con la pochezza nostra.
E questo e non altri e se non la Verg-ine. Tale fu Maria, cosi riflette al-
1'nopo S. Ambrog-io, che la, vita di Lti sola £ ammaestramento di tutti. Dal
eh$ giustamente egli conclude: Sia a not dinanzi delineata quasi in ima-
gine la verginita e la vita di Maria Santissima, dalla quale, quasi da specchio
si rifietle la bellezza della castita e la forma della virtu. Bsncbe poi con-
venga ai figliuoli non trascurare lode alcuna della Madre Santissima senza
cercare d'imitarla, Noi nondimeno vogliamo cbe i fedeli si adoprino innanzt
tutt'o di ricopiarne quells virtu, eb.3 sono le prime e quasi i nervi e la
ro-bustezza della cristiana sapienza : la fede, rogliamo dire, la sp9rat)za e
la carita verso Dio e verso gli uomini. Del fulgore delle qnali virtu, benche
ninna parte della vita della Vergine non risplendesse, sommo nondimeno
6380 apparve, quando Ella assisteva al Figliuolo morente. E crocifisso
Gesu, e a Lui bestemmiando si rimprovera, perche si e fatlo Figliuolo di Dio.
Eppura Essa ne riconosce e ne adora eon incrollabile costanza la divinita.
! Rom. VIII, 29. — " D3 Virginib., 1. 2, c. 2. — 3 IOANN. XIX, 7.
LITTERAE ENCYCLICAE 527
Caritas porro, qua in Deum flagrat, participera passionitm Chrigti
sociamque efficit; cumque eo, sui veluti doloris oblita, veniam in-
terfectoribus precafcur, quamvis hi obfirmate inclamant : Sang.uh
eius super nos, et super filios nostros {.
Sed ne immaculati Virginia <conceptiH, qui Nobis eaTissa scr'i-
bendi est, eontemplatioiiem deseruisse videamur, quam is magna
afcque propria iinpo-rtat adiumenta ad has ipsas retinendas TNT-
tutes riteque colendas! — Et revera, quaenara osores fidei inifcra
ponunt tantos quoquo versus errores spargendi, quibus apud multos
fides ipsa nutat? Negant niiniruin hominem peceafco 1-a'pmam eao-
que de gradu aliquanclo deiectiim. Hinc origrnalern labem COIM-
menfcitiis rebus accensent, quaeque inde evenerunt da-rniaa : co«r-
ruptam ridelicet originem humanae :gentis, unT^ersamqi-'io «x
eo progeniem hominum vitiafcaTn ; afcqae -adeo rnortalibus TH-
vecturn malum impositamque reparat-oris neees-iifcudinem. His
autem po>sitis, pronuoi est intelligere nullum amplius Christo
esse locum, neque ecclesiae, neque gratiae, ^equ-e ordini cuipiam
qui naturam praetergrediatur ; uno verbo, tot a fidei aedificaiti'O
penitus labefoctatur. — At qui credairt gentes ac 'profiteantiir Ma-
riam Virginem, primo suae conception is motnento, omni labe fuisse
Lo depone g-ia morto nel s^polcro, e pure non chibfta che 'Eg'Ti sia
sorgere. La carita poi di cui arde verso Dio, la fa parteci'pe e <compagna
della passione di Cristo; e insieme con Lui, quasi dim'entica del proprio do'loce*
implora perdono agli uccisori, che pure ostinatamente gridano: 11 sanytee
di Lvi sopm di noi e sopra dei nos'tri figliuoli.
Ma perch6 non sembri aver TNoi dimenticato 1'Immacolato €oncepinietfl?o
della Vergine, il quale 6 causa di rivolg-ervi la presente lettera, quango
grandi ed aoconcl aiuti esso ci presta, a canservare-e conv^nientemente eol-
tivare queste stease virtu! E difatti, quali sono mai i princi:{,l che -pem-
g-ono i nemici della fede per ispargere da per tutto quella colluvie di erron*!,
per i quali la fede stessa in non pochi vacilla? Neg-ano essi cbe Tuomo ;S'ta
mai incorao nella colpa, e che sia percio caduto dal primitivo suo grado
di nobilta. Di qui, si rimanda tra le favole il peccato di opiyme e i danni
che ne proven-nero; la corruzioue cio6 delPorig-ine stesea dell'uman genepe^
'e la ro-vrna quindi di tutta 1'amaca prog-enie, e 1 mali introdotti tra i mortali
e lanecessita impos^a di un Riparatore. E cf6 ammesso, ognuno intends conre
non eiavi piu luogo per Gesu Cristo, ne pe-r la Chiesa, ne per la grazia,
ne per TIQ ordine qualsrast che travalichi la natirra; in nna farola, tutto
1'edificio della fade e abbattuto dai fondamenti. Or intece credano 1 popoli
-e confessino apertainente che la Verging Maria nel primo istante di sua
i MATTH. XXVII, 25.
528 SANCTISS1MI D. N. D1VINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
iminunem ; iam etiam originalein noxam, hominum reparationem
per Christum, evangelium, ecclesiam, ipsam denique perpetiendi
legem necesse est: quibus omnibus, rationalismi et materialismi
admittant quidquid estradicitus evellifcur atque excutitnr, manetque
christianae sapientiae laus custodiendae tuendaeque veritatis. — Ad
haec, commune hoc fidei hostibus vitium est, nostra praesertim
aetate, ad fidem eamdem facilius eradendam animis, ut auctori-
tatis Ecclesiae, quin et cuiusvis in hominibus potestatis, reveren-
tiam et obedientiam abiiciant abiiciendamque inclament. Hinc
anarchismi exordia; quo nihil rerum ordini, turn qui ex natura
est turn qui supra naturam, infestius ac pestilentius. lamvero
hanc quoque pestem, publicae pariter et christianae rei funestis-
simam, immaculati Deiparae conceptus delet dogma; quo nempe
cogimur earn Ecclesiae tribuere potestatem cui non volnntatem
animi tantum, sed mentem etiam subiici necesse est: siquidem ex
huiusmodi subiectione rationis Christiana plebs Deiparam concinit :
Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te *. -
Sic porro rursum conficitur Virgini augustae hoc dari merito ab
Ecclesia, cunctas haereses solam interemisse in universo 'mundo.
Quod si fides, ut inquit Apostolus, nihil est aliud nisi spe-
Concezione fu libera da ogni maccliia; con ci6 stesso fa d'uopo che ammet-
tano il peccato di origine, e la redenzione degli uomini per mezzo di Cristo,
e 1'Evangelo e la Chiesa e perflno la legge stessa del patire: con le quali
cose, quanto sa di razionalismo e di materialism© si sbarbica dalle radici
e si distrugge, e rimane al cristianesimo il vanto di custodire e difendere
la verita. Non basta; a tutti gli avversaii della fede e vizio comune,
soprattutto nella nostra eta, affine di svellere piu facilmente dagli animi
la stessa fede, ripudiare e proclamare che si ripudii ogni soggezione ed
obbedienza all'autorita della Chiesa, anzi a qualsivoglia autorita anche
umana. Di qui, gl'inizi dell'anarchismo, di cui nulla avvi di piu contrario e
pestiferoperl'ordine cos\ naturale come soprannaturale. Orbene questa piaga
ancora, funestissima egualmente per la civile e per la cristiana comunanza,
trova la sua medicina nel domma dell'Immacolato Concepimento di Maria;
dal quale siamo costretti a riconoscere nella Chiesa una potesta, a cui fa
mestieri sottoporre, non solo la volonta, ma eziandio 1'intelletto; giacche
per questa soggezione appunto dell' intelletto il popolo cristiano inneggia
alia Vergine: Tutta bella sei, o Maria e maccliia di origine non & in te.
E cosl di bel nuovo si conferma come giustamente la Chiesa attribuisca
alia Vergine augusta I'aver distrutto essa sola tutte le eresie nel mondo
universo.
Che se la fede, come dice FApostolo, altro non e, se non \\fondamento
1 Grad. Miss, in festo Imm. Concept.
LITTERAE ENCYCLICAE 529
randarum substantia rerum *, facile quisque dabit irnmaculata
Virginis conceptione confirmari sitnul fidem, simul ad spern nos
erigi. Eo sane vel magis quia Virgo ipsa expers primaevae labis
fuit quod Christi mater futura erat; Christ! autem mater fuit, ut
nobis aeternorum bonoruin spes rediutegraretur.
lam ut caritatem in Deum tacitarn nunc relinquamus, ecquis
Iminaculatae Virginis contemplatione non excitetur ad praeceptum
illud sancte custodiendum, quod lesus per antonomasiam suum
dixit, scilicet ut diligamus invicem sicut ipse dilexitnos? — Si-
gnum magnum, sic apostolus loannes demissum sibi divinitus visum
enarrat, signum magnum apparuit in coelo : Mulier amicta sole,
et lunci sub pedibus eius, et in capite eius corona stellarum duo-
decirn 2. Nullus autem ignorat, mulierem illam, Virginein Mariam
significasse, quae caput nostrum integra peperit. Sequitur porro
Apostolus : Et in utero habens, clamabat parturiens, et cruciaba-
tur ut pariat 3. Vidit igitur loannes sanctissimam Dei Matrem
aeterna iam beatitate fruentem, et tamen ex arcano quodam partu
laborantem. Quonam autem partu? Nostrum plane, qui exilio adhuc
detenti, ad perfectam Dei caritatem sempiternamque felicitatem
gignendi adhuc sumus. Parientis vero labor studium atque amo-
delle cose da sperarsi; ciascuno facilmente concedera che dalla Concezione
Immacolata della Vergine si conferma insieme la fede ed insieme siamo
noi sollevati a speranza. Tanto piu, che la Vergine stessa and6 esente dalla
macchia primiera perche doveva esser Madre di Gesu Cristo; e fu Madre
di Cristo, perch& fosse in noi ravvivata la speranza dei beni eterni.
Per lasciare poi da banda la carita verso Dio, chi nel contemplare la
Vergine Immacolata non si sentira eccitato ad ademplere fedelmente quel
precetto, che Gesu chiam6 suo per antonomasia, il precetto cio& di amarci
vicendevolmente come Egli stesso ci amo? Un gran segno, cosl 1'apo-
stolo San Giovanni descrive una visione avuta divinamente, un gran segno
apparve nel cielo; una donna ammantata di sole, e la luna era sotto i piedi
di Lei, e nel capo di Lei una corona di dodici stelle. Niuno ignora che quella
donna signified la Vergine Maria, che incontaminata partorl il nostro Capo.
Or continua 1'Apostolo: E essendo gravida, gridava pe' dolor i del parto,
patendo travaglio nel partorire. Vide dunque Giovanni la Santissima Madre
di Dio gia nell'eterna felicita, eppur dolorante in un parto misterioso. E
qual era poi quel parto? Di noi senza dubbio, che, trattenuti ancora nel-
1'esilio, siamo tuttora da generare alia perfetta carita di Dio e alia felicita
sempiterna. L'affanno poi del parto dimostra la brama e 1'amore con cui
i Hebr. XI, 1. — 2 Apoc. XII, 1. — 3 Apoc. XII, 2.
1904, vol. 1, fasc. 1289. 34 24 febbraio 1904.
530 SANCTISSIMI D. N. D1VINA PEOV1DENTIA PII PAPAE X
rein indicat, quo Virgo, in caeJesti serle, vigilat assiduaque prece
contendifc ut electorum numerus expleatur.
Eamdem hanc caritatem ut omnes nitantur asseqni quotquot
ubique christiano nomine censentur vehementer optamus, oceasione
hac praesertim arrepta inimaculati Deiparae concepfcus solemnius
celebrandi. Quam modo acriter efferafceque Chrisfcus impetitur atque
ab eo condita religio sanctissima ! quam idcirco praesens multis
pericnluni iniicitur, ne, gliscentibus erroribus ducfci, a fide desci-
scant! Itaque qui se existimat stare, videat ne cadat *. Simul
vero prece et obsecratione humili utantur omnes ad Deum, con-
ciliatrice Deipara, ut qui a vero aberraverint resipiscant. Ex-
periendo quippe novimus eiusmodi precem, quae caritate funditur
et Virginis sanctae imploratione fulcitur, irrifca.ni fuisse numquam.
Equidem oppugnari Ecclesiam neque in posterum unquam ces-
sabitur: Nam oportet et haereses esse, ut et qui probati sunt, ma~
mfesti fiant in vobis 2. Sed nee Virgo ipsa cessabifc nostris adesse
rebus ufc difficilliinis, pngnamque prosequi iam jnde a conceptu
pugnatam, ut quofcidie iterare liceat illud: Hodie contritiim est ab
ea caput serpentis antiqui 3.
la Vergine, lassii dal cielo, veglia e con instancabile preghiera cerca che
sia compiuto il numero degli eletti.
Questa stessa carita Noi desideriamo ardentemente che tutti si ado-
.perino a conseguire, prendendone specialmente oceasione dalle straordinarie
feste in onore della Conce;zione Immacolata della Vergiue. 0 come aere-
mente e rabbiosamente si persegue ora Gesu Cristo e la Religione santis-
sima da Lui fondata! E quanto percio e grav-e per molti il pericolo, che
trascinati dagli errori serpeggianti non abbandonino la fede ! Adunque chi
si crede di stare in piedi, ladi di non cadere. E tutti con umile preghiera
ed istanza irnplorino da Dio, per intercessione di Maria, che quelli che abban-
donarono la verita si ravvedano. Sappiamo infatti per esperienza che una
tale preghiera, nata da carita ed appoggiata dalla Vergine, non fu rnai
vana. Senza dubbio, anche neH'avvenire, mai non si cessera di combatter«
la Chiega: iinperocohd fa d'uopo che m siano anche delle eretie, ajlncke
coloro eke son prouali, si palesino in mezzo a voi> Ma neppur la Vergine
ceaserk di soccorrere alle uoatre aogastie tuttoche gravissime, e di pro-
seguire .il combattimento da Lei combattuto fin dalla concezione, talche
ogni giorno noi possiarno ripetere: Oggi fu, stritolato da Lei il .capo d&l-
I'antico serpente.
1 I. Cor. X, 12. - 2 I. Cor. XI, 19. — 3 Off. Imm. Cone, in II Vesp.
ad Magnif.
LITTERAE ENCYCLICAE 531
Utque caelestium gratiarum munera, solito abundantius, nos
iuvent ad imitationem beatissimae Virginis cum honoribus con-
iungendam, quos illi ampliores hunc totum annum tribuemus ; atque
ita propositum facilius assequamur instaurandi omnia in Christo:
exemplo Decessoram usi quuna Pontificatum inirent, indulgentiam
extra ordinera, instar lubilaei, orbi eatholico irapertiri decrevimus.
Quamobrem de omnipotent^ Dei misericordia, ac beatorum
apostolorum Petri et Paiili auctoritate eonfisi, ex ilia ligandi atque
solvendi potestate, qua in Nobis Dominus, licet indignis, contulit;
universis et singulis utriusque sexus cnristifidelibus in alma Urbe
Nost.ra degentibus vel ad eani advenientibua, qui unam e quatuor
Basilicis patriarchalibus, a Dominica prima Quadragesimae, nempe
a die XXL februarii, usque ad diem II iunii inclusive, qui erit
solemnitas sanctiss-imi Corporis Cbristi, ter visitaverint ; ibique per
aliquod temporis apatium pro catholicae Ecclesiae atque huius
Apostolicae Sedis libertate et exaltatione, pro extirpatione hae-
resuni omnium que errantium conversioney pro christianorum Prin-
cipum concordia ac totius fidelis populi pace et unitate, iuxtaque
mentem Nostram pias ad Deum preces effudeirint; ac semel, intra
praefatum tern pus, esurialibus tantnm cibis utentes ieiunaverint,
praeter dies in quadragesimali.indulto lion comprehensos; et, pec-
Ed affinch6 le grazie celesti, piii abb3ndantemente del solito ci aiutino
a cong-iungere 1'imitazione della Vergine Santissima con gli onori, che in
tutto queat'anno piu ampli le renderemo; e cosl piu facilmsnte rag-giun-
giamo lo scopo di ristorare og-ni eosa in Cristo : spguendo 1'esempio datoci
dai Nostri Predecessori sul cominciare del loro Pontificate, abbiamo deter-
minato di concedere al mondo eattolico un'indulgenza straordinaria in forma
di glubileo.
Pe.r la qual cosa confidati nella misericordia di D!o onnipotente e nella
autorit^i d«i beati apostoli Pietro e Paolo, per quella potest^ di legare e
sciog'liere che a Noi, benche indegni, il Signore ha concesso; a tutti e sin-
goli i fedeli di ambo i sessi dimoranti in qu'eab'alma Nostra citta o che in
essa verranno, i quali dalla prlma Domeoica di quaresima, cio6 dal 21 feb-
brain, fino al giorno 2 di giug-no inclusivamente, solennita del Santissimo
Corpo di Cristo, avranno tre volte visitato una delle quattro basiliche j>a-
triarcali; ed ivi par qualche spazio di tempo avranno pregato Dio per la
libarta e esaltazione della Chiesa Cattolica e di questa Sede Apostolica, per
1'efitirpazione delle eresie e la conversione di tutti g^i erra-nti, per la con-
cordia dei Principi cristiani e per la pace ed unita di tutto il popolo fedele?
e secondo la nostra intenzione; e, deatro il tempo g-ia detto, avranno dig-iu-
nato una sola volta facendo uao unicamente di ci.bi di magro, eccettuati
i giorni non compresi nell'Indulto quaresimale; ed, avendo confessato i loro
532 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
cata sun confessi, sanctissimum Eacharistiae sacramenturn susce-
perint; ceteris vero ubicumque, extra praedictam Urbem degen-
tibus, qni ecclesiam cathedralem, si sit eo loci, vel parochialem
aut, si parochialis desit, principalem, supra dicto tempore vel per
tres menses etiam non continues, Ordinariorum arbitrio, pro fi-
delium commodo, praecise designandos, ante tamen diem vn men-
sis decembris, ter visitaverint; aliaque recensita opera devote pe-
regerint: plenissimam omnium peccatorum suorurn indulgentiam
concedimus et impertimus; annuerites insuper et eiusmodi indul-
gentia, semel tantum lucranda, animabus. quae Deo caritate con-
iunctae ex hac vita migraverint, per modum suffragii applicari
possit et valeat.
Concedimus praeterea ut navigantes atque iter agentes, quum
prininm ad sua domicilia se receperint, operibus supra notatis
peractis, eamdem indulgentiam possint consequi.
Confessariis autem, actu approbatis a propriis Ordinariis, po-
testatem facimus ut praedicta opera, a Nobis iniuncta, in alia
pietatis opera commutare valeant in favorem Regularium utriusque
sexus, nee non aliorum quorumcumque qui ea praestare nequiverint^
cum facilitate etiam dispensandi super Communione cum pueris,
qui ad eamdem suscipiendarn nondurn fuerint admissi.
Insuper omnibus et singulis christifidelibus tarn laicis quam
peccati, riceveranno il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia: agli altri poi
dovuaque essi sieno, dimoranti fuori della detta citta i quali, nel tempo
sopra assegnato o per tre mesi anche non continui da designarsi determi-
natamente dall'arbitrio degli Ordinari e conforme alia comodita del fedelij
prima pero del giorno 8 dicembre, avranno visitato tre volte la Chiesa Cat-
tedrale, se ivi si trovi, o la parrocchiale, o, in mancanza di questa, la prin-
cipale; ed avranno adempiute devotamente le altre opere mentovate: con-
cediamo ed impartiamo pienissima indulgenza di tutti i loro peccati; per-
mettendo ingieme che siffatta indulgenza, da lucrarsi una sola volta, possa
essere applicata a modo di suffragio alle anime che passarono da questa
vita congiunte a Dio con carita.
Concediamo inoltre che i viaggianti per mare e per terra possano con-
seguire la stessa indulgenza non appena sieno tornati alle loro case, pur-
ch6 compiano le opere sopra notate.
Ai confessori poi, di fatto approvati dai propri Ordinari, diamo facolta
che possano commutare le predette opere da Noi ingiunte in aitre opere di
pieta, e cio tanto per i regolari di ambo i sessi quanto per qualsivoglia
altro che non possa adempierle, con potesta altresi di dispensare dalla Co-
munione i fanciulli che ancora non vi fossero slati ammessi.
Inoltre a tutti e singoli i fedeli si laici che ecclesiastic! tanto del clero
L1TTERAE ENCYCLICAE 533
ecclesiasticis sive saecularibus sive regularibus cuiusvis ordinis et
instifcuti, etiam specialiter nominandi, licentiam concediinus et fa-
cultatern nt sibi, ad hunc effectual, eligere possint quemcumque
presbyterum tarn regularem quam saecularem, ex actu approbatis,
(qua facilitate uti possint etiam moniales, novitiae aliaeqne niu-
lieres intra claustra degentes, dummodo confessarius approbatus
sit pro monialibus) qui eosdem vel easdern, infra dictum temporis
spatium, ad confessionem apud ipsum peragendam accedentes, cum
animo praesens iubilaeuin assequendi, nee non reliqua opera ad
illud lucrandnm necessaria adimplendi, hac vice et in foro con-
scicntiae dumtaxat, ab excommunicationis, suspensions aliisque
ecclesiasticis sententiis et censuris, a iure vel ab homine quavis
de causa latis sen inflictis, etiam Ordinariis locorum et Nobis seu
Sedi Apostolicae, etiam in casibus cuicumque ac Summo Pontifici
et Sedi Apostolicae speciali licet modo reservatis, nee non ab omnibus
peccatis et excessibus etiam iisdem Ordinariis ac Nobis et Sedi
Apostoiicae reservatis, iniuncta prius poenitentia salutari aliisque
de iure iniungendis, et, si de haeresi agatur, abiuratis antea et
retractatis erroribus, prout de iure, absolvere; nee non vota quae-
cumque etiam iurata et Sedi Apostolica reservata (castitatis, rel-
ligionis, et obligationis, quae a tertio acceptata fuerit, exceptis)
gecolare che regolare di qualsiasi ordine ed istituto, anche da nominarsi
speeiaimente, concediamo licenza e facolta che, per questo solo effetto, pos-
sano scegliersi qualunque sacerdote lanto regolare che secolare, tra gli
approvati di fatto, (della quale facoltk possaao anche giovarsi le monache,
le novizie e le altre donne dimoranti in clausura, purchd il confessore sia
approvato per le monache) dal quale, nello spazio di tempo gia designate,
essi ed ease, confessandosi da lui, con animo di guadagnare il presente giu-
bileo e di compiere tutte le altre opere necessarie a lucrarlo, per questa sola
volta e solamente nel foro della coscienza, possano essere assoluti da ogni
sscmunica, sospensione e qualunque altra sentenza e censura ecclesiastica
pronuaziata o inflitta per qualsiasi causa dalla legge o dal giudice, ancorche
riservate agli Ordinari ed a Noi o alia Sede Apostolica, pure nei casi ri-
servati in. modo speciale a chicchessia e al Sommo Pontefice e cilia Sede
Apostolica; e possano essere eziandio assoluti da ogni peccato ed eccesso
ancorch& riservato agli stessi Ordinari ed a Noi ed alia Sede Apostolica,
ingiunta pero prima una salutare penitenza e quanto altro e da ingiungersi
di diritto, e, se trattasi di eresia, abiuri prima e ritrattati gli errori, come
di legge: e possano inoltre i detti sacerdoti commutare in altre pie opere
e ealutari qualunque voto anche giurato e riservato alia Sede Apostolica
(eccettaati quelli di castita, di religione e di obbligazione che fosse stata
534 SANCTISSIMI D. N. DIVINA PROVIDENTIA PII PAPAE X
in alia pia et salutaria opera commutare et cum poenitentibus
eiusmodi in sacris ordinibus constitutis etiani regularibus, super
occulta irregularitate ad exercitium eorumdem ordinum et ad su-
perioruni assequutionem, ob censuraruui violationem dumtaxat,
contracta, dispensare possifc et valeat. — Non intendimus autem
per praesentes super alia quavis irregularitate sive ex delioto sive
ex defectu, vel publica vel occulta aut nota aliave incapacitate
aut inhabilitate quoquomodo contracta dispensare ; neque etiani
derogare Constitution! cum appositis declarationibus editae a fel.
rec. Benedicto XIV, quae incipit * Sac-ramentum poenitentiae „;
neque demum easdem praesentes iitteras iis, qui a Nobis et Apo-
stolica Sede, vel ab aliqno Praelato, seu ludice ecclesiastico no-
minatim excommunicati, suspensi, interdicti seu alias in sententias
et censuras incidisse declarati, vel publice denuntiati fuerint, nisi
intra praedictum tempus satbfecerint, et cum partibus, ubi opus
fuerit, concordaverint, ullo niodo suffragari posse et debere.
Ad haec libet adiicere, velle Nos et concedere, integrum cui-
cumque, hoc etiam lubilaei temporo, permanere privilegium lu-
crandi quasvis indulgentias, plenariis non exceptis, quae a Nobis
vel a Decessoribus Nostris concessae fuerint.
Finem vero, Venerabiles Fratres, scribendi facimus, spem ma-
accettata dai terzi) ; e ecu g-li stessi penitenti, ancorch^ reg'olari, costituiti
nei sacri ordini, dispensare da og-ni occulta irreg-olarita contratta unica-
mente per violazione di censure, a rig-uardo delTesercizio deg-li stessi or-
dini e del conseg-uimento deg1!! ulteriori.
Non intendiamo poi con le present! Lettere dispensare da qualsivoglia
irreg-olarita o da delitto o da difetto o pubblica o occulta, contratta in qua-
lunque modo per infamia od altra incapacita ed inabilita; ne vog-liamo an-
cora derog-are alia Costituzione con le annesse dichiarazioni pubblicata dalla
f. m. di Benedetto XIV che comincia: Sacramentum poenitentiae; ne da
ultimo e Nostra intenzione che queste stesse present! Lettere possano e
debbano comechessia suffragare a coloro che da Noi e dall'Apostolica Sede
o da qualche Prelato o Giudice ecclesiastico siano stati nominatamente sco-
mun'cati, sospesi, interdetti o dlchiarati incorsi in altre sentenze e censure,
o pubblicamente denunziati, a meno che, dentro il tempo predetto, non ab-
biano soddisfatto e, ove sia necessario, concordato con le parti.
Le quali cose tutte non ostante, ci piace altresi di concedere che, anche
in quest' anno rimanga intero a chicchessia il privilegio di lucrare qua-
lunque altra indulgenza, fosse pure plenaria, concessa da Noi o dai Nostri
Antecessori.
E poniamo fine, o Venerabili Fratelli, a 4ueste nostre Lettere, mani-
L1TTERAE ENCYCLICAE 535
gnarn iterum testantes, qua plane ducimur, fore ut, ex hoc lubilaei
niunere extraordinario, auspice Virgine Immaculata a Nobis con-
cesso, quamplurhni, qui misere a lesu *Christo seiuncti sunt, ad
eum reverfcantur, atque in chriatiano populo virtutum amor pieta-
tisque ardor refloreafc. Quinquaginta abhinc annis, quum Pks de-
cessor beatissimain Christi Matrem ab origins labis nesciarn fide
catholica tenendam edixit, incredibilis, ut diximus, caelestium gra-
tiarum copia effundi in hasce terras visa est; e.t, aucta in Virgi-
uem Deiparam spe, ad veterem populorum religionem magna ubique
accessio est allata. Quidnam vero ampliora in posteruni expectare
prokibet? In funesta sane incidirnus tempera; ut prophetae verbis
conqneri possimus iure: Non est enim veritas, et non est miseri-
cordia, et non est scientia Dei in terra. Maledictum, et menda-
cium, et homicidium, et furtum, et adulterium inundaverunt l.
Attamen, in hoc quasi malarum diluvio, iridis instar Virgo cle-
mentissima versatur ante oculos, faciendae pacis Deum inter et
homines quasi arbitra. Arcum meum ponam in nubibus et erit
signum foederis inter me et inter terram 2. Saeviat licet procella
et caelum atra nocte occupetur; nemo animi incertus esto. Mariae
adspectu placabitur D.eus et parcet. 'Erityue arcus in nubibus, et
videbo ilium, et recordabor foederis sempiterni 3. Et non erunt
festando di nuovo la grande speranza che veramente nutriamo, cbe, per il
dono straordinario di questo Giubileo, da Noi concesso aotto g-li auspici
della Vergine Immacolata, moltissimi tra coloro, i quali sono miseramente
separati da Gesu Cristo, ritornino a Lui, e che 1'amore delle virtu ed il
fervore della pieta rifiorisca in mezzo al popolo cristiano. Cinquant'anni or
sono quando Pio IX proclamo essere articolo di fede la Concezione Imma-
colata della beatissima Madre di Cristo, parve, come gia dicemmo, che una
ricchezza incredibile di grazie celesti si riversasse sopra la terra; e aumen-
tata in tutti la fiducia nella Vergine Madre di Dio, 1'antica religione dei
popoli ebbe ovunque un grande accrescimento. Ci vieta forse taluno di pro-
metterci per 1'avvenire cosa ancorapiu ampia? E vero, ci troviamo in tempi
ben funesti, da poter far nostro il lamento del Profeta : Non & verita e non
t misericordia e non & scienza di Dio sulla terra. La bestemmia, e la men-
zogna, e I'omicidio, e il furto, e Vadulterio I'hanno inondala. Par nondi-
meno, in mezzo a questo quasi diluvio di mali, ci si presenta dinanzi agli
occhi a guisa di iride la Vergine clementissima ; quasi arbitra di pace tra
Dio e gli uomini. Porrd il mio arco nelle nubi e sara il segno del patto fra
me e la terra. Imperversi pure la procella e s'infoschi il cielo ; niuno per-
cio si sgomenti. Alia vista di Maria si plachera Iddio e perdonera. E I'arco
sara nelle nubi, ed io lo vedro, e mi ricorderb del patto sempiterno. E non
1 Os. IV, 1-2. — 2 Gen. IX, 13. — « Ib. 16.
536 SANCTISSIMI D. N. DIV1NA PROV1DENTIA PII PAPAE X
ultra aquae diluvii ad delendum universam carnern *. Profecto si
Mariae, ufc par est, confidiinus, praesertim modo quum immacu-
latum eius conceptum alacriore studio celebrabimus ; nunc quoque
illam sentieraus esse Virginem potentissimam, quae serpentis caput
viryineo pede contrivit 2.
Horum muneruin auspicem, Venerabiles Fratres, vobis pepu-
lisque vestris apostolicam benedictionem amantissime in Domino
impertimus.
Datum Romae apud S. Petrum, die II Februarii MCMIV, Pon-
tificatus Nostri anno primo.
PIVS PP. X.
verranno piit le acque del diluvto a sterminare tutti i vivcnti. 0 si, senza
dubbio, se confidiamo, come si conviene, in Maria, specialmente ora che
con magg-iore alacrita di fervore celebreremo il suo Immacolato Concepi-
mento, anche ora noi la riconosceremo per quella Vergine potentissima, die
con il piede verginale stritolo il capo del serpente.
Auspice, o Venerabili Fratelli, di queate grazie, a voi ed ai vostri po-
poli impartiamo con tutta carita nel Signore Tapostolica benedizione.
Dato a Roma, presso San Pietro, addl 2 Febbraio 1904, anno primo del
Nostro Pontificate.
PIO PP. X.
1 Ib. 15. — • Off. Imm. Cone. B. M. V.
IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
E I FONDAMENTI BELLA FEDE *
x.
5. Gem Cristo e la sua risurrezione. — La risurrezione
di Gesii Cristo e un fatto decisive nella Religione cristiana.
E il massimo de' segni, tanto in se stesso, quanto nella mente
di Gesu Cristo, per dimostrare che la dottrina di lui e da Dio.
E S. Paolo stesso, che fu molto piu di noi vicino al gran fatto,
scriveva: Se non £ vero che Cristo sia risorto, la nostra pre-
dicazione e cosa vana, e vana e la nostra Fede (I Cor. XV, 14).
Le prime prediche degli Apostoli erano, per lo piu, I'annunzio
e la testimonianza che Gesu era risuscitato. Dal che ne se-
guiva subito nella mente degli uditori la conseguenza : — Dun-
que la sua dottrina e da Dio ed egli e un Legato di Dio;
dunque quel che egli afterma del suo essere e vero ; dunque
se istituisce una societa come sua rappresentante, si deve
ubbidire. —
Ora, il Loisy stampa e ristampa che la risurrezione non
si prova, ne si puo provare storicamente. Questo storicamente
vale una gemma; quasi che vi fosse un'altra via per provarla,
e quindi non gli si deve dare la croce addosso, se egli non
ammette la prova storica ! E vero che egli ripete la solita can-
zone che quel fatto si crede per la fede.
— Egregiamente ; ma il fatto della risurrezione appar-
tiene a quella classe di fatti, i quali, prima di essere oggetto
di fede, devono essere oggetto di storia e di storia accaduta
tra gli uomini ; poiche contengono in se stessi la ragione di
stgni della rivelazione di Dio. Ora, quando un simil fatto e
per noi storicamente indimostrabiie, esso per noi e nullo ; e
come non puo essere oggetto di storia, cosi non puo essere
1 V. quad, del 6 febbr. 1904.
538 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY
oggetto di fede. Quindi fu logico S. Paolo nel dire che se Cristo
non risuscito, la nostra fade 6 seiocca. Questa teoria, in cui 1'in-
telligibile non ha oggetto corrispondente reale, sara Kantismo,
sara immanentismo, sara quel che si vorra; ma ad ogni modo,
e una grande sciocchezza. E questa sciocchezza fa parte del
Vangelo del Loisy. Ecco le sue parole : « II messaggio di Pa-
squa, ossia la scoperta del sepolcro vuoto e le apparizioni di
Gesu ai discepoli, in quanto tali fatti si danno per prova fisica
della risurrezione, non costituiscono un argomento indiscutibile
e tale da formare per uno storico una intera certezza che il Si-
gnore 6 risuscitato corporalmente l. » Quell 'espressione « per
prova fisica » e strana, quanto- mai si possa pensare; quasi che
si trattasse d'un fatto solamente fisiologico, come p. es. vedere
o non vedere, laddove si tratta d'un fatto fisiologico s>, ma
circondato da tutli gli aggiunti storici e morali, aggiunti che
antecedono, accompagnano e seguono quel fatto. Questo fatto,
diciamo noi e dicono tutti, rive&tito di quegii aggiunti e posto
dinanzi alia considerazione dell' intelletto, non puo non in-
durre in esso la certezza della.sua realta storica. Ne il Loisy
e tanto ingenuo che non sappia essere questo il senso nel
quale si prende e si deve prendere da tutti il fatto della man-
canza del corpo nel sepolcro e delle apparizioni di Gesu. Cio-
nonostante, egli nega quella certezza; quindi a noi non resta
a far alfcro per ora, se non a scrivere a suo conto anche
quest' altra asserzione, che 6 un altro pezzo del suo Vangelo.
XL
6. Gesu Cristo e la Chiesa. — Un altro p unto principalis-
simo del Vangelo e la fondazione della Chiesa fatta da Gesu
Cristo ; e giacche il Loisy, come dicemmo, istituisce ne' due
suoi libri una revisione. generale del Cristianesimo, si propone
anche questa cosa, a modo di dubbio: Ha Gesu Cristo fon-
data una Chiesa, che faccia le sue veci, dopo la sua scom-
parsa dalla terra ? — La risposta del Loisy e negatiya ; ri-
1 L'Evang. et V EgL, p. 74.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 539
sposta tutta conforme all'inganno in cui cadde Gesu, sempre
secondo lui, sul prossimo regno messianico escatologico.
« E certo, scrive egli, che Gesii non aveva regolato an-
tecedentemente la costituzione della Chiesa, come quellad'un
governo stabilito sulla terra per una lunga serie di secoli...
Gesu annunziava 11 regno (intendi, quello sopra descritto,
doe r escatologico) e invece e venuta la Chiesa. Essa & ve-
nuta, allargando la forma del Vangelo, che era impossibile
a conservarsi tal quale, dopoche il ministero di Gesu fu chiuso
per la sua morte l. » Ecco chiaro rinsegnamento delLoisy:
La Chiesa non e stata fondata formalmente da Gesu, ma essa
e stata un adattarnento, legittimo quanto si vuole, ma un
adattamento dopo la disdetta di Gesu, che vide allontanarsi
sin dopo il giudizio il regno messianico. Allora, che fare in
tanti secoli (oramai sono piu di diciannove) che si frappon-
gono tra Gesii e il suo regno ? Ecco, risponde il Loisy, si
contirmera la predicazione del Vangelo alia meglio, allargando
un poco la forma primitiva di Gesu, « forma impossibile ad
esser mantenuta tal quale ». « Questi element! della pre-
dicazione di Gesu, continua egli a dire, non potevano non
subire delle trasformazioni ; essi pero sono sempre ricono-
scibili. Ed 6 facile il vedere ora nella Chiesa cattolica cio
che rappresenta Tidea del regno celeste, Tidea del Messia
o Tagente del regno, e T idea dell'apostolato ossia della pre-
dicazione del regno. Questi sono i tre elementi essenziali del
Vangelo vivo, elementi trasformati per necessita, affine di
potere esistere. La tradizione della Chiesa li conserva, inter-
pretandoli e adattandoli alle condizioni mutevoli del genere
umano. Sarebbe assurdo il pretendere che Cristo avesse de-
terminato antecedentemente queste interpretazioni e questi
adattamenti che i tempi dovevano esigere; poiche essi non
avevano ragion d'essere avanti il tempo che li rendeva ne-
cessari. Egli non era ne possibile, ne utile che 1'avvenire della
Chiesa fosse rivelato da Gesu ai suoi discepoli. II pensiero
che Gesu loro lascio per eredita era questo, che bisognava
1 L'Evang. et VEglise, p. 111.
540 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY
continuare (come fece lui) a, volere, a preparare, ad aspet-
tare ed a verificare il regno di Dio. Ma la prospettiva del
regno s' 6 allargata e modificata e la sua venuta s' e allon-
tanata (per V ing anno di Gesu che credeva esser vicino) ;
quindi lo scopo del Vangelo e diventato lo scopo della Chiesa »
(p. 112-113). Ossia, ragiona Fesegeta, dovendosi aspettare an-
cora tanto tempo fino alia venuta del regno, non v'era da
far altro e di meglio fino a quel tempo che continuare a tener
vivi nel mondo i tre elementi del Vangelo di Gesu : a) 1'idea
del regno a venire ; b) 1; idea del Messia o vicario di Dio pel
regno ; c) T idea della predicazione.
Queste tre cose, pensa il Loisy, tenute vive tra gii uomini
per mezzo di una gerarchia monarchica, sorta per la necessita
delle cose, non per volere di Gesu, e ora la Chiesa. Quindi
« questa, dice egli, riguarda se stessa come istituzione prov-
visoria, come un organismo di transizione » (p. 113); « se la
fine del mondo fosse arrivata negli anni che seguirono la
pubblicazione deirApocalisse, lo sviluppo ecclesiastico non
sarebbe avvenuto e la Chiesa non sarebbe esistita. Ma il
mondo non. voile finire (che disgrazia!) e la Chiesa ha con-
servata e conserva ancora la sua ragione d'essere » (p. 117).
La qual ragione di essere 6, secondo questa dottrina, non
gia la volontd di Gesu, si bene il caso impreveduto della
non venuta del regno e la necessita conseguente di conser-
vare il Vangelo. Di qui la gerarchia, il Papa, i Vescovi e
tutto rordinamento ecclesiastico. In una parola, egli e come
chi, stando in aspettativa d'un avvenimento e tardando la
venuta di esso, s'acconcia alia meglio per la necessaria con-
dizione delle cose (pp. 118-126), o come chi sorpreso dalla
notte in una selva, si forma una capanna, per la dura ne-
cessita delFevento.
Ci pare di avere bene espresso il pensiero del Loisy. Ma
quanto esso sia storicamente strano, non e chi nol vegga,
facendosi poggiare tutto Tedifizio del Cristianesimo sopra un
equivoco ed un abbaglio preso dallo stesso suo fondatore ! !
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 541
XII.
7. Gesu Cristo e I Sacramenti. — Nel sistema dell'abate
Loisy, I'adattamento precario della Chiesa si estende anche
ai mezzi di santiflcazione che sono i Sacrament! . E la ra-
gione che ne da, e sempre la stessa, essere cio6 Gesu stato
sorpreso dalla morte prima della venuta del regno che si
credeva prossimo, e non avere quindi potato regolar nulla
precedentemente. Ecco le sue parole: « Gesu nel corso del
suo ministero non ha prescritto ai suoi Apostoli, ne ha egli
stesso posto in pratica regolamento alcuno sul culto esterno, il
quale fosse per essere un distintivo del Vangelo, come Religione.
Gesii non ha affatto regolato il culto cristiano, come non ha
regolato formalmente la costituzione e i dogmi della Chiesa...
Non ha potuto pensare a cio, se non in quell' ultimo momento,
quando s'accorse essere impossibile la verificazione del regno
messiariico in Israele, e quando, accaduta la morte del Mes-
sia, s'aperse alia vista, quale ultima sperauza del regno di
Dio sulla terra, un avvenimento nuovo e misterioso [doe,
un regno che verra, non si sabene quando; ma, certo, dopo
la sua morte]. In quel momento, la cena eucaristica si mo-
stra qual simbolo del regno che dovra venire pel sacriflzio
di Gesu. Quindi si deve dire che Teucaristia, nel giorno
della sua prima celebrazione, significa Tabrogazione del
culto antico e la prossima venuta del regno, piuttosto che
1' istituzione d'un nuovo culto; e il pensiero di Gesu non si
dirigeva punto direttamente ad .una nuova Chiesa, a fon-
dare una Chiesa, ma sempre a verificare il regno de'cieli »
(p, 181, 182). — Ma questo regno, quando e come verra?
- Invece del regno, riprende mesto r abate Loisy, « venne
al mondo la Chiesa ; questa si rafforzo sempre piti per la
necessita delle cose, e, scioltasi dal Giudaismo, per questo
stesso il Cristianesimo divenne una Keligione distinta, indi-
pendente e compita. Tal Religione, naturalmente, ebbe bi-
sogno d'un culto, e Tebbe; Tebbe, si sa, quale lo permet-
542 1L VANGELO DI ALFREDO LOISY
tevano e quale 1'esigevano le origin!. Questo culto fu dap-
prima un'imitazione del Giudaismo, non solo nelle forme
esterne della preghiera, ma altresi in certi riti important!,
come il battesimo, le unzioni dell'olio, 1' imposizione delle
mani » (p. 182).
Dimque non Gesu Cristo? ma la Chiesa, insegna 1'Autore,
istitui i Sacramenti, e T istitui per necessita. Che cosa vo-
lete? Era mai possibile far proseliti ad una Religione senza
riti e senza culto esteruo? Era impossible, ei risponde:
« T impossibilita di far proseliti ad una Religione senza forme
esteriie e senza atti santificanti (sacramenti) era <evidente ;
bisogno dunque che il Cristianesimo rivelasse anch'esso una
Religione con culto esterno, sotto pena di non potere esistere »
(p. 183). In fatti, per chi aspetta la venuta di quaicuno, se
questi tarda e sopravviene la pioggia, e del tutto necessario
provvedersi momentaneamente d'un ricovero. Dunque, come
la necessita, secondo il Loisy, creo la Chiesa, cosi la neces-
sita i Sacramenti, la necessita il Papa c la gerarchia, non
gia la volonta del Messia; il quale, infelice ! credendo vicino
il regno messianico, fu sorpreso dalla morte e non pot6 dav-
vero pensare a tali istituzioni e per tanti secolil Talche, si
potrebbe chiedere air abate : Se e vero che la necessita co-
strinse la Chiesa a istituire i sacramenti, ne potrebbe isti-
tuir anche al.tr!? — Senza dubbio, egli risponde; « il punto di
partenza (di tali istituzioni) 6 quello gia indicato, cio6 il
battesimo di Gesu e T ultima cena. II termine non e venuto
ancora; lo sviluppo de' sacramenti, seguendo le medesime
linee generali, non puo fi-nire se non con la Chiesa stessa »
(p. 203), Dopo cio, T abate se la prende co' teologi anteriori al
Concilio di Trento (e perche non col Concilio di Trento stesso?)
i quali hanno fissato a sette il numero de' Sacramenti, e vi
hanno trovato una materia e una forma, anche in sacramenti
disparati come il battesimo e il matrimonio, ficcandovi sem-
pre e da per tutto Aristotile (ivi). Ah ! esclama il Critico,
sette 6 ben poco, « il termine non e venuto ancora » (p. 203);
« al Cristianesimo bisognavano i segni sacramentali, e ne
bisognavano in numero molto grande » (p. 205).
E I FONDAMENTI DELL A FEDE 543
XIII.
8. Ciclo storico e ciclo ecclesiastico del Vangelo. — Dopo
il detto ftn qui, come se fossimo saliti sopra. un'altura, siarao
in grado di fare una fotografia generale di tutto il Cristia-
nesimo dell'abate Loisy.
Tutto il Cristianesimo si riduce per lui ad una commedia
di cattivo gusto ; che sarebbe anche divertente, se non fosse
blasfema; ed 6 questa: — Morto Gesii coiramarezza del di-
singanno in avere atteso indarno la venuta del regno du-
rante la sua vita, come credeva ed aveva insegnato agli
altri, av venue che, tanto a lui, quanto ai suoi discepoli,
Torizzonte dello sperato regno si prolungo nello sfondo in-
certo delL'avvenire. Resto pero invitta la speranza; ma nel-
Tattesa ansiosa di quella venuta e nell'incertezza del quanida^
dapprima i discepoli di Gesu e quindi i loro successors s'0-r-
ganizzassero alia meglio formando la Chiesar per continuare
a predicare il Vangelo^ a tener viva Tidea del regno e quella
del suo Messia o Vicario, come sopra si disse. E questo era
il lato pratico. Ma alia stessa morte di Gresu, continua co-
micamentB il Loisy, avvenne anche um gran mutamento
neH'ordine delle idee, cioe : al Gesu storico auccesse il Gesu
ecclesiastico;. alia realta suecesse la fede ; ai fattif la cre-
denza ; ed a quella data precisa fini il ciclo evangelico e
comincio il ciclo ecclesiastico, ove la narrazione storica fu
surrogata da teorie metaflsiche e trascendentali su Cristo e
sulle sue dottrine, Di qui, dic'egli, 1'origine de'dogmi. Questi,
a sua detta, sono teorie della « coscienza cristiana »; vale
a dire opinioni sorte nella unente de' teologi speculativi nel
considerare questo o quel punto del Vangelo storico. Queste
speculazioni metafisiche son quelle che formano la fede.
XIV.
9. La Fede e 1'origine de' dogmi. - - Or quale specie
di fede 6 questa del Loisy? E questa una fede tutta sog-
544 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
gettiva, che s'aggira nella mente senza che vi sia fuori alcun
oggetto corrispondente. E una fede che non ha nulla a che
fare con la realta ; 6 fede e basta ; essa non pu6 avere il
sindacato della prova; e frutto della coscienza cristiana.
« La forza della testimonianza della fede, egli dice, non e
stimabile se non per la fede stessa ». E dire che tanti pen-
satori cristiani parlano con tanta insistenza sui preamboli
alia fede, sui fondamenti della fede! Ma la fede del Loisy
& ben diversa. E una fede, non solo cieca sull'oggetto ma-
teriale; e fede assolutamente pazza, perch6 senza oggetto,
ne materiale, 116 formale e senza fondamento. Questo e il senso
delle espressioni tante volte da lui ripetute, p. es. che « Gesii
Cristo 6 Dio per la fede » (p. 155) *, e che « la sua divinita non
6 un fatto della storia » (p. 130); che « I'istuzione della Chiesa
e un oggetto di fede, non un fatto storicamente dimostrabile »
(p. 161). Tali speculazioni, dunque, secondo il nostro esegeta,
formarono i dogmi cristiani ; e quelle cominciarono ' subito
con S. Paolo, con S. Giovanni e cogli stessi rozzi sinottici,
e cosl a mano a mano continuarono coi padri e coi teologi
scolastici e con questi sopratutto. Per essi, Cristo dopo morte
« divenne il Signore » (p. 117); per essi, ossia nella loro mente,
risuscito. Ecco gia un primo dogma. « II Cristo di S. Gio
vanni, egli scrive, certo non e un'astrazione della mente...
perche vive nelPanima dell'evangelista (non altrove?)\ ma
questo Cristo della fede, tutto spirituale e mistico, e il Cristo
immortale, che sfugge alle condizioni del tempo e dell'esi-
stenza terrestre » (p. 93). Parimente, S. Paolo, considerando
la morte di Gesu, crede che la morte di lui fosse stata
una espiazione per i peccati di tutti. E cosi S. Paolo invento
il dogma della Redenzione: « S. Paolo & il teologo della croce
e della morte redentrice; la cena commemorativa della morte e
apertamente interpretata da lui secondo la suateologia dell'e-
spiazione universale » (p. 237). Cosi il dogma dell'autorita della
Chiesa 6 per il Loisy « la coscienza collettiva e permanente
1 Autour d'un petit livre.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 545
del Cristianesimo vivente » (p. 59). II dogma della distinzione
reale dellepersone divine, detto dal Lois/ « arduo problema »,
nacque, secondo lui, dall'istesso campo fecondo deH'opinione:
cioe, dubitandosi se le persone della Trinita fossero o no di-
stinte, « il sentimento religioso tronco la questione, deciden-
dosi per I'affermativa » (p. 127). L7 istesso dicasi di tutti i
dogmi cristiani.
Ecco Tatto di nascita de7 dogmi e della fede. E una fede
senza oggetto corrispondente. Pero, la mancanza di oggetto,
puta caso, « delle intenzioni special! inverificabili e per lo piii
inverisimili che si vorrebbero nel Cristo evangelico, sono
supplite con vantaggio dalla volonta indefettibile del Cristo
vivente nella Chiesa e per Tazione permanente dello Spirito
che anima la fede e rende reali per essa tutto quel che ella
crede » l. Ma in qual modo sono reali, se Cristo non ebbe
quelle intenzioni ? Puo forse lo Spirito Santo fare che sia un
fatto quel che non fu ? In somma tutta la fede si riduce per
il Loisy, ad una mera creazione umana, ad un subbietti-
visrno, o se si vuole, ad un Hegelian ismo, secondo la nota
sua formola: « Quel che e razionale e reale e quel che e
reale e razionale ». Eccolo detto a chiare note dal nostro
esegeta : « I concetti, che la Chiesa presenta come dogmi ri-
velati, non sono gia verita cadute dal cielo fossia riv elate)...;
lo storico vede in essi T interpretazione di fatti religiosi ri-
sultante da un laborioso sforzo del pensiero teologico » 2.
« Cio che si chiama rivelazione non ha potuto esser altro
se non la conoscenza acquistata dalFuomo de7 suoi rapporti
con Dio. E che cosa e mai la rivelazione cristiana, nel suo
principio e punto di partenza, se non la percezione neH'anima
di Cristo della relazione che univa a Dio lo stesso Cristo, e la
relazione che unisce tutti gli uomini al loro Padre cele-
ste »? 3 E per fare intender meglio il suo pensiero, I'illustre
esegeta gitta il ridicolo su coloro che pensano ad un Dio che
insegni e si renda mallevadore d'una verita, chiamando tal
1 Aut. d'un petit livre, p. 257. — 2 L'Evang. et Vtgl. p. 158. -
3 Autour d'un petit livre, p. 195.
1904, vol. 1, fasc. 1289. 35 26 febbraio 1904.
546 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
concetto un' « idea del tutto antropomorfica e pienamente di-
scordante dalla fllosofia contemporanea » (pag. 192). Di qui
segue, secondo 1'autore, 1'evoluzione e la mutabilita de' dogmi :
« 1'evoluzione incessante della dottrina si fa per il lavoro
de' singoli, secondoch6 la loro attivit& riagisce sull' attivita
generale, i quali, pensando con la Chiesa, pensano anche
per la Chiesa » J. Per 1'autore 6 certo che il dogma 6 piu o
meno condizionato allo sviluppo della scienza profana (p. 191).
Conchiudiamo. Secondo questo sistema: 1.° la Fede non ha
oggetto fuori dell'atto intellettuale; — 2.° la Fede e creazione
umana ; — 3.° la Fede e mutabile.
Ecco la Fede per Alfredo Loisy; o meglio, ecco la distru-
zione di essa. Questo e chiaro. Una sola cosa resta per noi
un enigma, perche mai costoro che insegnano tale anticri-
stianesimo, insistono e perseverano a volere essere e dirsi
cristiani e magari catto]ici. Quasi che non vi fossero altre
Religioni nel mondo, o quasi che nel vocabolario fosse pe-
nuria di aggettivi qualificativi ! 0 buona novella, o Cristia-
nesimo, deve pur celarsi in te qualche gran tesoro, poiche,
anche chi cerca distruggerti, vuol dirsi cristiano e secreta-
mente ti ama !
XV.
Ora siamo in grado d' intendere un gran numero di espres-
sioni equivoche che sono sparse ne' due libri del Loisy. L'Ami
du clergd di Langres ne ha fatto uno spoglio, che non sara
inutile accennare 2.
L'espressioni « coscienza cristiana », « senso cristiano »
sono per Tesegeta non altro se non un certo suffragio universale
de' cristiani, una specie di opinione comune sopra un punto
od un altro. Ma, notisi bene, non 6 gia un' opinione la quale
sia rivelatrice d'una verita insegnata da Dio, od un'eco della
trasmissione o tradizione ecclesiastica, che e senso legittimo
1 L'Evang. et I'Eglise, p. 175.
2 L'Ami du clergt, 26 nov. 1903, p. 1087.
E I FONDAMENTI DELLA FEDE 547
e giusto ; si bene un'opinione sorta dalla speculazione umana
in qualche intelletto e poi ammessa dagli altri, come sopra
vedemmo, parlando deirorigine de' dogmi. Per esempio, dice
il Loisy, molti specularono sulle parole Padre, Verbo e Spi-
rito ; e, sorto il dubbio se questi concetti esprimessero distinte
persone, « il senso cristiano fini col troncar la questione nel
senso affermativo » (p. 127) 1. Cosi T unione ipostatica « si
ando precisando nella coscienza cristiana », cosi ancora la
Eucaristia e cosi tutto il Cattolicismo ; « il Cattolicismo 6 de-
rivato solo dal Vangelo per una lunga fatica della storia e
del pensiero cristiano » (p. 47). « La testimonianza della co-
scienza cristiana nella Chiesa si deve ascoltare come quella
del Vangelo cui essa contiene e interpreta, senza pero con-
fondersi con essa » (p. 53).
II revisore del Cristianesimo parla di « legittimita della
Chiesa » (p. IX); ma per lui legittimita, come vedemmo, non
e gia Tespressione d'un comando vero e proprio di Cristo il
quale cosi voile e stabili, si bene un adattamento sorto per
la necessity delle cose, occasionato dal ritardo della venuta
del regno messianico, come gia sopra dimostrammo. — II me-
desimo chiama il Cattolicismo uno sviluppo « non istraniero
al Vangelo » (p. 8); non gia nel senso del Newman, cio6 del-
Talbero il quale 6 contenuto nel germe ed 6 lo sviluppo di
esso; non gia nel senso d'uno sviluppo organico in un fan-
ciullo che diviene adulto, in cui si conserva Tidentita del-
T individuo ; ma nel senso di una semplice successione. Quindi
egli insegaa : « Per lo storico la Chiesa fa seguito al Vangelo
di Gesu, essa non e formalmente nel Vangelo... La Chiesa
6 il seguito legittimo del Vangelo » (p. XXVI, XXVII). II che
sarebbe come chi dicesse che Talba fa s6guito alia notte,
Testate alia primavera — « Azione dello Spirito » nella Chiesa
(non niai Spirito Santo). Ecco un'altra espressione equivoca
del Loisy, ma diffusissima nelle pagine de' suoi due libri sul
Cristianesimo. 1/azione vera dello Spirito Santo riguardo alia
Chiesa, dopo morti tutti gli Apostoli, non e gik rivelare nuove
1 Autour d'un petit livre.
548 IL VANGELO DI ALFREDO LOISY
verit^., si bene aiutare la Chiesa nell' intendere le verita ri-
velate, nel predicarle, nel ricordarle ; ma per 1'esegeta fran-
cese non e cosl. L' « azione dello Spirito » per lui e con-
fer mare e dare certezza alia fede. «L' azione permanente
dello Spirito anima la fede e realizza per essa tutto cio che
ella crede » (p. 257). Or, siccome tal fede non ha corrispon-
denza esteriore a chi pensa, questa realizzazione non sara
altro che 1'atto vitale dell' intelletto. Talche se 1' intelletto
pensa una falsita, « T azione dello Spirito » la conferma e la
realizza, supplendo cosl la mancanza dell' oggetto creduto.
Bell'ufficio che si da a compiere allo Spirito di verit& ! !
XVI.
9. II miracolo: fatto e significato. — II dire che Dio ha
scelto il miracolo per autenticare il messaggio di Gesu Cristo
nel mondo, e cosa tanto vera che, per ripeterla, quasi e di-
venuta volgare. II miracolo e la lettera credenziale onde Dio
accredita un suo Legato, ed, in generale, e il segno dell'in-
tervento straordinario di Dio nel mondo.
Ora, il Loisy, come tutti i razionalisti, rimanda il mira-
colo tra le cose inutili e tra i ferravecchi.
Eccone le prove da lui forniteci. Innanzi tutto, secondo
il suo sistema, la rivelazione « non contiene gia veritk ca-
dute dal cielo », e la fede e « la conoscenza acquistata dal-
1'uomo della sua relazione con Dio », come vedemmo. Dun-
que il miracolo, che secondo noi dovrebbe attestare una ve-
rita rivelata da Dio e una conoscenza fornitaci da lui o da
altri mandati da lui, e del tutto inutile ; anzi il pensare che
Dio c' insegni una verita e subito somministri la prova del-
Tautenticita del suo insegnamento, « e un' idea del tutto an-
tropomorfica e puerile », insegna 1'esegeta. Dunque per lui
il miracolo col significato che gli si vuole attribuire e del
tutto inutile. E poi, vedemmo gia che al miracolo de' mira-
coli, la risurrezione di Cristo, che per noi e la colonna della
nostra Fede, egli nega ogni certezza storica. Dunque molto
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 549
piu la neghera ad ogni altro. In fine 1'asserisce chiaramente
e senza ambagi, parlando della storia israelitica: « L'istoria
d'Israele e stata, come quella d'ogn' altro popolo, un conca-
tenamento di fatti svariatissimi, ne' quali i credent!, sia
contemporaneamente, sia piu tardi, hanno riconosciuto Tin-
tervento di Dio ; ma vi avrebbero potuto anche non ricono-
scerlo, se non fossero stati credenti » (p. 41). Questa e dav-
vero T ultima novita del giorno! Finora il buon senso ha
insegnato che dalla conoscenza del miracolo si giunge alia fede,
come dal conoscere il sigillo d'un Sovrano si passa a cono-
scere Tauten ticita della sua letter a ; ora non piii : prima si
mette la fede, e poi il miracolo. E un vero mondo rove-
sciato ! ! Ma e anche un'atroce vendetta della logica contro
glj increduli ! « II critico imparziale, continua a dire il no-
vello esegeta, trovera che la storia della nazione israelitica
si riduce ad una serie di avvenimenti volgari nella vita
dej popoli » (p. 43). « Se si va al fondo delle cose, senza
dubbio in un miracolo non v' ha nulla di piii che nel mi-
nimo de' fatti ordinarii ; come vice versa, nel minimo de' fatti
ordinarii non vi ha nulla di meno che in un miracolo » 1.
E cosi, come ogni buon incredulo razionalista, il pro-
fessore di Parigi, togliendo di mano a Cristo le lettere cre-
denziali con cui egli si presenta al mondo, qual Legato del
Padre celeste, confina Dio nel suo regno inaccessibile, ne-
gando a Lui la possibility di manifestarsi e aU'uorno quella
di riconoscere la sua presenza. E questo significa mettere
d'accordo la Fede con la scienza moderna! o, come direb-
bero nel Casentino : « E questo gli e il progresso » !
XVII.
10. Le fonti del Cristianesimo . — Questo punto sulle fonti
del Cristianesimo compie la sintesi che siamo venuti facendo
del Vangelo deir abate Loisy, e in qualche modo 6 la chiave
di tutto il sistema; poiche le fonti, ammesse o no, ampliate
1 Revue du Clerge frangais, marzo 1900.
550 IL VANGELO DI ALFREDO LO1SY
0 diminuite, possono essere sorgenti d'uno o d'un altro Cri-
stianesimo tutto differente.
Ci segua il lettore ; dobbiamo cominciar dall'alto — Gesu
Cristo insegno solamente a voce ; e 116 sulla sua vita, ne sulla
sua dottrina lascio scritta sillaba alcuna. II tutto affido egli
semplicemente alle orecchie ed alia memoria de7 suoi disce-
poli, cui poscia incarico di predicare il suo Vangelo a tutti
1 popoli, sino alia fine del mondo. Talche, anche posta la
composizione del primo Vangelo tra gli anni 44-50 possiamo
dire che durante una buona diecina d'anni le uniche fonti
del Cristianesimo erano soltanto queste due : la predicazione
apostolica e la vita pratica de' cristiani. Dopo il detto de-
cennio, sino alia fine del primo secolo, gli Apostoli e due
loro discepoli, misero alcune cose in carta, ma ben poco, e
con nessunissimo intento di fare un codice pieno e compiuto
della dottrina di Cristo ; e cosi si ebbero i Vangeli, gli Atti
degli Apostoli ed alcune loro lettere. Talche alia fine del primo
secolo si hanno tre fonti del Gristianesimo : a) la predica-
zione o trasmissione or ale (detta anche tradizione); b) il
Nuovo Testamento; c] la vita pratica de' cristiani. Queste
tre fonti potrebbero definirsi anche cosi: i) Cristianesimo pre-
dicato; 2) Cristianesimo scritto ; 3) Cristianesimo vivente.
E da notare come quella parte, nominata trasmissione orale
o tradizione, non rimase, ne poteva rimaner sempre orale,
atteso la natura delle cose ; e ben presto anch'essa fu posta
in gran parte in iscritto, innanzi tutto dalle prime genera-
zioni cristiane e poi a mano a mano da molti scrittori fino
a noi. Questa parte di trasmissione orale, benche messa in
carta od in altri documenti, e compresa sotto il nome comune
di Tradizione per distinguere tali scritti da quelli del Nuovo
Testamento, i quali hanno un'importanza speciale, poich6 son
libri ispirati; cosa che ora non importa considerare. Rimane
dunque fermo che tre sono le fonti del Cristianesimo, le tre
qui accennate *. Chi dunque vuole scrivere di Cristianesimo,
1 Facemmo tal divisione per piu chiarezza, sapendo bene come, per
lo piu, sotto il nome di Tradizione si comprende anche la vita pratica
de' crist'ani.
E I FONDAMENTI BELLA FEDE 551
e molto piu chi vuole istituire, come fa il Loisy, una so-
lenne revisione di esso, commette un errore fondaraentale
nou tenendo conto di tutte e tre queste fonti. Egli sarebbe
come voler comporre in musica e scartare dalla sua gamma
musicale la maggior parte delle note.
Ed e questo appunto r errore in cui e caduto il Loisy e
in cui sono caduti e cadono tutti i rationalist! del mondo.
Costoro parlano di Cristianesimo, parlano di Vangelo; ma
dalle tre fonti autentiche e genuine eliminano Tradizione e
vita pratica cristiana, ristringendosi ai soli scritti del Nuovo
Testamento. E un imperdonabile errore; perche Fimagine
che poi ricostruiscono non puo non riuscir mostruosa. Poi-
che un arido scritto, uno scritto antico, uno scritto incom-
piuto sulla materia da studiare, non illuminato e non vivi-
ficato dalla luce e dal calore che si trasfonderebbe ad esso
dalla considerazione delle altre due fonti, fonti luminose e
quasi vive e parlanti, non pu6 rappresentarci appieno la
mente di colui che di6 vita a quel gran movimento nel mondo
che ha nome Cristianesimo. E vero che lo scritto ha il van-
taggio della precisione, ma gli mancano i muscoli e la vita ;
e un arido scheletro non puo fare intendere mai a chi nol
vide che cosa sia un vivente.
XVIII.
Ma, quel che e peggio, Teliminazione delle fonti, per parte
del Loisy, non e finita. Dallo stesso Cristianesimo scritto
moltissime parti sono arbitrariamente tolte ; cioe, le Letters
di S. Paolo e degli Apostoli, gli Atti e il quarto Evangelo,
come scritti che, a detta dell'esegeta, non narrano storica-
mente la dottrina di Gesii, ma fanno speculazioni su di essa
o narrano cose posteriori. Dicemmo che queste parti sono
tolte arbitrariamente dalia dignita di fonti ; ne ora e il luogo
di dimostrarlo. Quanto al quarto Evangelo fu da noi gia
parlato, in un' operetta a parte. Talch6 tutta la fonte scritta
riducesi ai tre primi evangelist!.
552 IL VANGELO Dl ALFREDO LOISY
Ma, ahime! neppur questa fonte, pure tanto assottigliata,
e guarentigia sufficiente di verita per il Loisy. Ad ogni passo
egli vede in questo pur brevissimo scritto ora un versetto,
ora un discorso, ora una dottrina che, a suo giudizio, non
rappresenta la parola, ne la mente del Vangelo di Gesii, si bene
o il peiisiero dello scrittore o una pratica tardiva del Cri-
stiaiiesimo vivente, inserita cola tra un discorso e un altro
di Gesu, o un ritocco di tempi posteriori. Per la qual cosa,
a tbndamento della ricostruzione del Vangelo e del Cristia-
nesimo, per una solenne revisione di esso, come intese fare
il Loisy, che cosa si ha? Non altro che qualche detto e qualche
fatto di Gesu Cristo, sparso qua e la ne'tre primi evange-
listi. Vorremmo solo sapere da chi abbia il Loisy preso in
prestito il metro per determinare nello scritto de' sinottici
quella che e genuina parola di Gesii e quella che non e tale,
quel che e storico da quel che non e ; ma di cio piu sotto.
Intanto veggasi come il Loisy ad ogni momento elimina
arbitrariamente dalla dignita di fonte storica questo o quel
passo de? sinottici. Parlando della missione degli Apostoli a
predicare in tutto il mondo (Matt. XXVIII, 19) il Loisy dice
che quelle non sono punto parole di Gesu ; ma esse « espri-
mono, per lo storico, un~ sentimento vivo della coscienza
cristiaria » (p. 229) l. Discorrendo del discorso di Gesii a Pietro,
con cui lo costituisce capo della Chiesa (Matt. XVI, 18),
dice che esso ritrae « la condizione della Chiesa romana
alia fine del primo secolo » (p. 174), volendo dire con cio
che Gesu Cristo non disse quelle parole. Parlando dell'eucari-
stia sentenzia cosi: « Tutta I'istoria deir Eucaristia e una
testimonianza della fede crescente » (p. 237) ; e per fede gia
sappiamo che cosa egli intenda, un' opinione umana forma-
tasi all' occasion e del Vangelo. Suile parole del Signore, re-
lative al potere di rimettere i peccati, 1'esegeta ha scoperto
che non sono punto del Signore ; esse, poste Ik in bocca a
Gesu, « dimostrano che la comunita cristiana fin dall'ori-
gine s'attribul quel potere ; quel potere, natural mente,
1 Autour d'un petit livre.
E I FONDAMENTI DELLA FEDE 553
tendeva a concentrarsi ne' capi de' predicatori del Vangelo
e ne' direttori della communita » (p. 249). Quando il Loisy
s'incontra nel passo di Matteo (XVIII, 17) « Chi non ascolta
la Chiesa sia come un pagano e un pubblicano », egli fa
subito uso del suo provino e, da buon chimico che sa di-
scernere il vino puro dall'alterato, decide affermando che
quel detto non 6 di Cristo, e che « corrisponde ad una con-
dizione di cose ben differente da quella del Vangelo al tempo
di Gesii » (p. 162). E in generale egli afferma de' tre primi
evangelist! (il quarto non viene neppure in questione) che
« gli evangelist! raccontano ben poche particolarita storiche
e in paragone esprimono in molto maggiori proporzioni i
sentiment! della coscienza cristiana ne' modi che a loro
sembrano piii conform! al fatto cristiano » (p. 168) ; intendi,
al fatto sorto dopo la morte di Gesu. Cosl 1'esegeta nel primo
de' suoi due libri spesso parla di « strati secondarii » al Van-
gelo (p. 9) 4, d'« interessi apologetici o didattici, i quali hanno
avuto influsso nella compilazione de' discorsi e de'fatti di
Gesu » (p. 50).
In conclusione, quell' unica fonte parziale che il Loisy
ammette per ricostruire il Vangelo, 6 una fonte molto im-
pura e bisognosa di esser provata al lambicco critico, il quale,
naturalmente, ognuno pu6 fabbricarsi a suo modo. Ognuno
intende facilmente come con tali metodi, i quali, mille miglia
da lungi, odorano di protestantismo e di razionalismo, e i
quali percio non hanno neppure il merito della novita, si
possono costruire tanti Cristianesimi quante saranno le teste
volonterose di fabbricarne uno a proprio talento.
Anche 1'abate Loisy se n'ha costruito uno a suo modo.
Ma esso 6 gi& andato a crescere la lista de' Cristianesimi
falsi per sentenza autorevole di chi presiede al Cristianesimo
vero di Gesu Cristo.
(Continua)
1 L'Evang. et V Egl.
UN PREGIUDIZIO STORICO
INTORNO AI Pit! INSIGNI NATURALISTI l
V'hanno nella vita dello studente del momenti che se-
gnano, per dir cosi, i confini e quasi le tappe del cammino
pella lunga carriera degli studii. Lasciando da parte la prima
fanciullezza, quando rapplicazionedellamente e ancoratroppo
materiale, non accompagnata da sufficiente riflessione e le
impressioni sono troppo fugaci ; il primo cambiamento di
scena avviene al passaggio dal ginnasio al liceo.
Ad un programma di studii, che nonostante tutti gli acces-
sorii in sostanza s'appoggia sempre sopra un'ampia base
grammaticale, sottentra allora una molto maggior varieta
e di argomenti e di metodo. Alia pur a traduzione degli autori
classici s'accompagna la descrizione delPambiente storico,
come suol dirsi, in cui nacquero e si svolsero eloquenza,
canti e poemi : cioe la storia letteraria, la quale non e puro
affastellamento d'erudizione, ma necessario sussidio a degna-
mente apprezzare i frutti deiringegno. Le scienze matema-
tiche, fisiche, e naturali, di semplice accessorio, che erano,
salgono di grado, e seggono d'ora innanzi alia stessa dignita
ed importanza che le discipline letterarie. Di pari passo con
loro vanno storia e filosofia : di guisa che e la molteplicita
delle materie e quella de' professori trasportano 11 ginnasiale
novellamente arrivato in un mondo nuovo. Quivi il grande
esercizio della memoria da luogo all'uso piu largo e principale
' Riportiamo In questo e in un prossimo articolo una conferenza tenuta
in Roma, il 23 gennaio scorso, ad nn'adunanza di giovani studenti di
corsi universitarii e secondarii. Questa circostanza valga a spiegare al-
cune particolarita di concetto e di linguaggio, che diversamente non
avpebbero luogo.
UN PREGIUDIZIO STORICO 555
di piu alta facolta, dell'intelletto. II giovane deve quincinnanzi
lavorar di testa, rendere conto a se stesso d'ogni cosa, riflet-
tere, ragionare, comporre, ordinare 1'enciclopedia dello scibile,
di cui gli vengono accumulando in capo i material! sette od
otto maestri, giorno per giorno, alia rinfusa.
Piu largo e inaspettato orizzonte ancora 6 quello che s'apre
dinanzi al giovane studente quand'egli s'affaccia alPUniver-
sita. Tutto e nuovo allora : maggior liberta, minor vigilanza,
professori che stanno a distanza, che non danno confldenza,
che talora per proposito deliberato, o involontariamente per
effetto del carattere, della fama e di tante circostanze, ap-
paiono quasi semidei abitatori delle inaccessibili pendici del-
TOlimpo. Ma queste condizioni sono estrinseche alia sostanza
stessa deirinsegnamento. II vantaggio del quale consiste pro-
priamente — parlo naturalmente del professore ideale o quasi
— nel ricevere avviamento sicuro, informato alle ultime con-
clusioni della scienza, in ciascun ramo di essa, dalla bocca
di altrettanti professori, competent! e zelanti. Gi6 risparmia
allo studioso spreco di tempo e d'energia, lo leva d'ambiguita,
gli stampa idee nette sui principii fondamentali della scienza,
e con cio gli segna una traccia pel labirinto inestricabile
degl' infiniti studii special!, libri, monografie, articoli, ecc.
ch'egli non sarebbe in grado di apprezzare giustamente.
In una parola gli studii superior! ben condotti dalla parte
dei professori, ben seguiti dal canto degli student!, riescono
a questo intento di somma importanza : alia formazione del
criterio scientifico. Breve parola, che dice molto.
Orbene vorrei richiamare la vostra attenzione sopra un
effetto morale che deriva dalla scienza del professore con-
giunta a quel riserbo o quasi etichetta di sovrani, a cui la
scienza non li rende insensibili. E incredibile quanto confe-
risca di autorita e di credito al professore, quanta potenza
gli dia sull'animo dello studente Topinione della competenza
di lui.
Lungi da me 1'idea di scemare questo credito, d'intac-
care la stima, d'intorbidare la fiducia dei giovani verso i loro
556 UN PREGIUDIZIO STORICO
maestri. Troppo mi sta a cuore il loro profitto, e so quanto
sia necessaria la fiducia a nutrire Falacrita, 1'ardore, i no-
bili entusiasmi della gioventu. D'altra parte, arrivato a
questo punto, il giovane studente ha gia per se stesso piu che
bastante criterio da valutare I'insufficienza d'un professore
che prendesse la scuola alia leggera, salisse in cattedra senza
preparazione, venisse meno al suo dovere. II pensare che di
cotal fatta sieno i piu sarebbe ingiustizia ; il darsi a credere
che non ce ne sia alcuno, sarebbe illusione.
Come sarebbe pascersi d'illusione il pensare che nessuno
metta mai il piede fuori del proprio campo. V ha un panto
in particolare sul quale tutti si credono competent!, quasi
fosse dominio comune; nel quale per contro anche tra per-
sone istruite, anche dotte e veramente autorevoli in qualche
speciale disciplina, non e raro incontrare la piu allegra e
piu inconscia ignoranza. Voglio dire ignoranza della reli-
gione rivelata, della filosofia cristiana, anzi della stessa filo-
sofia naturale.
Che se T incompetenza consigliasse a ciascuno almeno il
silenzio, non ci sarebbe che ridire : ma pare un ticchio assai
comune, e maggiormente tra i professori di certe facolta, di
filosofia cio& e piu spesso delle scienze naturali e di medicina,
quello di volere cosi di quando in quando stuzzicare le cre-
denze religiose, spezzare una lancia a favore del libero pen-
siero, dare una sferzatina a chi rimane ancora fedele alle
dottrine spiritualiste, all'immortalita deH'anima, alPesistenza
di Dio, alia creazione dal nulla, e simili conclusioni.
L'argomento delle lezioni spesso non lo porterebbe: tut-
tavia per digression! di questa fatta non si bada pel sottile.
Talora poi, ma piu raramente, la digressione, Tallusione, il
frizzo diventa addirittura una requisitoria. Ed 6 chiaro che
in tutti questi casi chi volesse sapere quale animo muova
la lingua, il motivo 6 da ricercare fuori delle ragioni scien-
tifiche. fe un abuso della buona fede giovanile, del credito
conferito al professore dal suo ufflcio ; abuso che mira a
diffondere e stabilire il concetto che i dettami scientific! sono
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 557
incompatibili coi principii della filosofia spiritualista, cogrin-
segnamenti del cristianesimo.
Orbene importa molto sapere che tal pronunziato non
solo 6 falso, perche stabilisce contraddizione tra le ve-
rita di due ordini different! si ma non contrarii, mentre
la verita, di sua natura universale, non contraddice mai se
stessa ; ma importa sapere altresl che tale incompatibility
tra la scienza e i principii cristiani non fu veduta, anzi fu
negata espressamente dai piu insigni per Tappunto tra i cul-
tori delie scienze natural!, fisiche, matematiche, cio6 le scienze
positive ed esatte, le quali avrebbero diritto, se il potessero,
d'insorgere e di protestare fieramente pell'onta che vien loro
inflitta.
Tale incompatibility 6 una pura invenzione, n6 piu ne
meno ; come e falso senza piu che i grandi ingegni sieno
stati concordi nel professarsi anticristiani e antireligiosi ; le
quali falsita non avrebbero acquistato tanta credenza nel
volgo, se il regno della moda si restringesse alia forma del
cappello o al taglio del vestito. Ma le asserzioni pronunciate
con franchezza trovano sempre fede, ancorch6 sieno aperte
menzogne, e non lasciano di far colpo, e maggiormente
quando vengono dalla bocca di persone cospicue per grado,
per ricchezza, per dottrina.
Pensate adunque in questo turbine di scoperte che s'in-
calzano e mutano la faccia del mondo, che rovesciano le
condizioni economiche e sociali delle nazioni ; che ci rive-
lano la profondita de' cieli, che dalle limpide acque dei tor-
renti alpini traggono elettricita da rischiarare le notti, da
trasportare in corse vertiginose i treni, da valicare in onde
misteriose gli oceani senza appoggio di fili ; se di tutte queste
meraviglie, per cui tanto si agevola la vita umana, si po-
tesse dire : gl'ingegni, che le idearono e le tradussero in
atto, rifiutarono il cristianesimo come disutile arnese, cre-
dettero poter fare senza Dio ; pensate, dico, quale impressione
sulle moltitudini, quale scossa agli animi incauti e mal pronti
alia difesa!
558 UN PREGIUDIZIO STORICO
A dire il vero, 1'argomento in se stesso ha ben poco va-
lore, anzi pesato sulla bilancia rigorosa della logica non
conterebbe proprio nulla, quand'anco tutti i naturalist! ad
una voce si protestassero contro Cristo e la sua Chiesa. In
primo luogo, perch6 si potrebbe replicare che nei secoli pas-
sati i fondatori della scienza moderna, ai quali il genere
umano avra sempre le supreme e piu profonde obbligazioni,
Copernico, Galileo, il Kepler, il Newton, il Leibnitz, 1'Euler,
il Boyle, il Mariotte, 1'Haller e Linneo, il Lavoisier, ecc. non
pensavano per niente a questa maniera.
In secondo luogo, percM n6 fisica, n6 chimica, n6 astro -
nomia, n6 botanica, n6 le altre scienze sorelle danno alcuna
competenza a giudicare di teologia e di religione. « lo non
credo — dice Lord Rayleigh (successore del Maxwell come
professore di fisica sperimentale a Cambridge) che il.natu-
ralista abbia maggior ragione che qualunque altra persona
colta, di pretendere la parte di profeta. In cuor suo egli sa
benissimo, che al fondo delle sue teorie si celano delle con-
traddizioni, ch'egli non sa sciogliere. Chi vuole addentrarsi
nei misteri delFessere, per quanto airuomo 6 dato pene-
trarvi, abbisogna di ben altre armi che del calcolo e del-
Tesperimento ».
Ho pensato adunque che a giovani avviati agli studii
importasse molto su questo punto sapere il netto, attingendo
a fonti storiche puramente l. Di guisa che possiate pensare
colla propria testa, portare nella scuola giudizii chiari e ben
formati, ed a chi cercasse darvi moneta falsa e intrudervi
1 II P. Carlo Luigi Kneller S. J. con felice pensiero e con grande
diligenza ha raccolte le testimonialize storiche su tale soggetto in un
volume intitolato Das Christentum und die Vertreter der neueren Na-
turwissemchaft, Freiburg, i. B. Herder, 1903; col che ha reso un prezioso
servigio alia vera cultura e alia verita storica. Basti citarlo una volta per
sempre, giacche quivi ho trovate riunite la maggior parte delle notizie
che servivano al mio intento, e che altrove non s' incontrano se non
sparse in innumerevoli pubblicazioni accademiche, biografiche, episto-
lari, elogi, memorie, ecc.
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 559
in capo pregiudizii o menzogne, possiate rispondere : fermo !
il posto e occupato.
Poniamo pero ben chiaro lo stiito della questione. lo non
intendo questa sera di adunare testimonianze di dotti cul-
tori delle scienze fisiche e natural! a favore del Cristiane-
simo : intendo semplicemente di mostrare che quel preteso
universale consenso dei naturalist! contro la religione e la
fede in Dio, non esiste ; esso e una fiaba.
E mi restringero al secolo XIX soltanto, perch6 dei grandi
ingegni de' secoli precedent!, Copernico, Galileo e gli altri
dianzi rammentati, non ci puo esser dubbio. Erano credenti
in Dio, neiranima immortale, nella vita futura ; erano sen-
z'altro cristiani. Similmente lasceremo da parte i viventi,
tra perche i loro sentiment! possono essere conosciuti per
altra via, e pereh6 non conviene ne dare ne ricevere noia
da alcuno.
Un' ultima limitazione, a cui ci costringe e la brevita
del tempo e la necessita di dare il massimo vigore air argo-
mento. Sceglieremo tra tanti norni, che ci si parano dinanzi, al-
cuni dei piu insigni, di quegli ingegni supremi a cui la scienza
deve nuove vie, nuovi impulsi, le piu grandi scoperte, i piu
poderosi avanzamenti. Stelle di prima grandezza cio6, ac-
canto alle quali possono bene abbassare le armi le lingue
piu audaci, che non sempre sono a servizio degF ingegni
pi ft profondi.
II primo che inviteremo stasera a questa nostra adu-
nanza sar& un bel nome, che rifulge come splendida stella
sul bel cielo dj Italia: il nome di Alessandro Volta. Egli 6
troppo conosciuto a ognuno che meriti il nome d7 italiano ;
non occorre spendere parole a dirvi Tacume del suo ingegno
eminentemente sperimentale, la portata immensa della sua
invenzione. Ma in quei dischetti di rame e di zinco accop-
piati egli divino la tremenda energia che ora domina il mondo
industriale, i traffici, le officine, che colla derivazione della
560 UN PREG1UDIZIO STORICO
forza motrice, contenuta nelle acque cadenti in si gran copia
dalle nostre Alpi e dal nostro Apennino, sara il risorgimento
economico d' Italia.
Sono pochi anni, cioe nel 1899, furono celebrate in Como
sua patria solenni onoranze eentenarie all' inventore della
pila. Ma nelle clamorose feste ufficiali, nelle adunanze scien-
tifiche, ne' discorsi accademici, nelle monografie, nelle rela-
zioni de' giornali, se tutto il mondo si accordo in dar plauso
al genio del grande flsico italiano, non sempre forse cadeva
a proposito, raramente si os6 o si voile rammentare 1'uomo
grande al cospetto di Dio, fedele alia eoscienza cristiana,
cattolico praticante, fervente e zelante del bene morale del
prossimo, sollecito della religione.
L'Arago in uno di quei classici elogi, che come segretario
perpetuo deirAccademia delle scienze in Parigi doveva leg-
gere a ricordo degli accademici defunti, ci lascio bene deli-
neato con tocco d'artista e sicurezza di maestro nella scienza
il ritratto di Alessandro Volta, e anche il cuore di lui nel-
rintimita della famiglia, la bonarieta con gli amici, la sin-
cerita e apertura deiranimo, che rapi di meraviglia e sim-
patia i dottori di Parigi e di Londra, quando egli cola si
condusse ad esporre personalmente le sue scoperte.
A Parigi ricordavano con piacevolezza d'averlo veduto
la mattina nel bel mezzo della citt£, avendo fame, entrare
da un fornaio, comprarsi qualche soldo di pane e sboccon-
cellarselo in pubblico, camminando e meditando, come la cosa
piu naturale al mondo. Forse nella raffinatissima societk pa-
rigina quella semplicita non desto minor meraviglia che la
pila. Certo non dispiacque. Ma tal ritratto non e compiuto.
Alessandro Volta non ebbe soltanto buon cuore, costumi sem-
plici e schietti, non soltanto virtu naturali: ebbe e miro co-
scientemente a crescere in s6 le virtu e le pratiche cristiane :
earita, fede, preghiera, messa, sacramenti. Egli stesso, stando
in Como, scendeva la domenica in S. Donnino, sua parrocchia,
a insegnare ai fanciulli la dottrina cristiana.
Alia figura del Volta mi torna opportunissimo associare
1NTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 561
quella dell' Ampere (nato a Lione il 22. I. 1775, morto a Mar-
siglia il 10. VI. 1836, ultimamente professore al Collegio di
Francia in Parigi), giacch6 i loro nomi, gloriosi entrambi
nella storia deU'elettricita, vanno associati nella designazione
degli element! numeric! delle misurazioni elettriche. Volt e
Ampere sono le unita di forza elettromotrice e d' intensita
di quelle correnti che portate da lung! sui gross! fili di rame,
entrano per le aste de' tram, per le strade, per le piazze,
per le case, nei sottilissimi fili delle lampadine, pei telefoni,
e andate discorrendo.
II valore delle sue scoperte, e la testimonianza di coloro
che lo praticarono da vicino, il giudizio comune dei fisici,
ce lo danno concordemente come un ingegno di straordina-
ria perspicacia ed ampiezza di vedute. Stando egli una volta
in viaggio, senti della scoperta casuale fatta dall' Oersted,
come la corrente galvanica fa deviare dalla sua orientazione
Tago magnetico ; notizia che ora voi tutti ritrovate nei vostri
corsi elementari di fisica. Erano trascorse due settimane
appena e 1'Ampere, che intanto solo tra tutti i fisici aveva
ripetuto da s6 1'esperimento, gi& ne aveva data la spiega-
zione, e tratte le piii ampie conseguenze per la conoscenza
de] magnetismo in genere e del magnetismo terrestre, anzi
post! i principii d'una nuova scienza, creata da lui, che rese
immortale il suo nome, Yelettrodinamica.
Principiando la carriera con splendid! lavori matematici,
egli presto fu accolto neirAccademia delle scienze di Parigi.
Ingegno vasto e versatile, anche nei campo della chimica
lascid il suo nome legato a scoperte famose. Ritrovo da se
la legge fondamentale trovata gi& dall'Avogadro nei 1811, e
poi dimenticata, cio6 che eguali volumi di gas different!, con-
tengono egual numero di particelle, atomi pei gas semplici,
molecole pei composti. Oltre la botanica e la zoologia, spe-
ciale interesse ebbe per lui la filosofia, alia quale dedic6 uno
dei suoi ultimi lavori, un saggio di classificazione di tutte le
scienze.
Tutto questo valga a stimare lo scienziato. L'uomo mo-
1904, vol. 1, fasc. 1289. 36 26 febbraio 1904.
562 UN PREGIUDIZIO STOR1CO
rale ci 6 dipinto dall'Ozanam, intimo amico suo, che visse
anzi parecchio tempo nella stessa famiglia di lui. Dopo un
periodo d'indifferenza e di dubbii, che lo tormentarono un
pezzo, quello spirito potente non tar do a ritrovare nella re-
ligione la dolcezza della pace. E gia egli era divenuto un
pio e fervente cristiano quando gli tocc6 la bella sorte della
sua piu grande scoperta scientifica, poc'anzi ricordata. Tant'6
vero che i preconcetti religiosi offuscano il genio e gli tar-
pano T ali nelle conquiste scientifiche !
« La religione — scrive 1'Ozanam — era quella che gui-
dava tutto il suo lavoro mentale, e spargeva la sua luce
sulle meditazioni di lui. Da quell' eccelso punto di vista egli
giudicava ogni cosa, la stessa scienza... Questo capo vene-
rando, coperto di scienza e d'onori, s'inchinava senza ri-
serva dinanzi ai misteri della fede, e non aveva riguardo
di scendere anche al disotto della linea tracciata dal magis-
tero della Chiesa. Lo vedevamo inginocchiato dinanzi agli
stessi altari che gia il Descartes e il Pascal, accanto allapovera
vedova e al tenero fanciullino, e piii umile di loro. Niuno era
di lui piu esatto nell'osservanza coscienziosa dei precetti e
delle consuetudini della Chiesa, si dure alia natura e pur
cosi care... Ma bello sovra ogni altra cosa era scorgere cio
che il cristianesimo aveva operate neirinterno di quell'anima
grande : quella semplicita ineravigliosa, quella modestia di
un genio potente, che conosceva tutto, tranne la sua potenza;
quella rettitudine eccelsa, oggi si rara, che nella scienza non
ricerca altro che la verita, non Tonore; quella cosi amabile
cortesia, cosi pronta a rendere servigio, senz'invidia; da ul-
timo quella benevolenza preveniente, verso tutti, massime
verso la gioventu, che prendeva talvolta la forma di condi-
scendenza e sollecitudine paterna. Dico davvero : chi non
conobbe se non Tintelligenza di quell' uomo, non ne conobbe
che la meta, e la parte meno perfetta di lui. S'egii ebbe
gran mente, egli ebbe cuore anche piu. grande ».
Sovente nelle sue conversazioni coll'amico poneva fine al
discorso serrandosi 1'ampia fronte tra le due mani, e scla-
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURAL1STI 563
mava : « Oh ! quanto 6 grande Iddio, Ozanam, oh ! quanto
-e grande ; il nostro sapere e nulla ! »
Noi ci aggiriamo in una corte di si alti personaggi, o ca-
rissimi giovani, che quasi non sappiamo a chi dare i primi
onori, a cui tributare le piu grandi benemerenze, o ascrivere
1 trofei piu insigni nelle conquiste della scienza moderna.
Chi non ha inteso il nome di Michele Faraday? Sulla parte
che gli tocca nella scienza tutti sono concordi. « Tutto som-
mato - - dice il Tyndall — bisogna confessare che Michele
Faraday fu il piu grande sperimentatore che il mondo abbia
veduto. Altrettanto ne dice il Du Bois-Reymond. Ed il fa-
moso chimico francese Dumas nella commemorazione che ne
fece airAccademia delle scienze il 18. V. 1868 lo nomin6 « il
piu perfetto scienziato, che I'Accademia avesse contato tra i
suoi membri » . Difatti ei poteva enumerare una serie di sco-
perte ognuna delle quali bastava per assicurare il suo nome
all' immorality. E passarle in rassegna tutte gli e come esporre
tutto un trattato suH'elettricita. Induzione ed extracorrente,
effetti chimici della corrente e teoria della pila voltaica, ef-
fetti luminosi del magnetismo, e infine il diamagnetismo,
sono come quattro capitoli della sua immensa e oltremodo
feconda opera scientifica.
Quest'uomo straordinario (22. IX. 1791 — 25. VIII. 1867),
d'origine irlandese, aveva cominciato dal nulla: garzoncello
di 13 anni, in una bottega di legatore di libri, gittava sbir-
ciate curiose ne' volumi che gli passavano per le mani, e s'in-
fiammo d'amore per le scienze naturali. Uri'avventore della
bottega gli procurd il modo di sentire alcune pubbliche le-
aioni del Davy, stando almeno suila galleria della 'sala. Egli
senti allora la favilla della scienza in cuore, e nella sua in-
genuita fanciullesca scrisse al -presidente dell' Istituto scien-
tifico di Londra esprimendogli il suo desiderio. Non ebbe ri-
sposta. Allora penso di rivolgersi al Davy, e distesi gli appunti
564 UN PREGIUDIZIO STORICO
delle sue conferenze glieli mando, facendogli sapere che la vita
di giovane di bottega gli sapeva male « che gli era una fonte
di vizi e di egoismo — che voleva darsi alia scienza ». II Davy
sorrise alquanto, ma non disprezzo la domanda del giova-
netto legatore di libri : riconobbe 1'alto ingegno di lui, se n'in-
teresso, gli dette nel 1813 un primo posticino d'aiutante nel
laboratorio fisico, e nell'ottobre dello stesso anno se lo con-
dusse seco in un viaggio in Francia ed in Italia. Tomato in
patria il Faraday si perfeziono nella fisica e nella chimica ;
rimpeto era preso, la camera slanciata per quella via glo-
riosa, che doveva terminare ad un'altezza inarrivata tra i
cultori delle scienze sperimentali.
Ora quanto alle sue idee religiose, egli nato e cresciuto
in paese protestante, assorbito negli studii di gabinetto, si te-
neva lontano da polemiche e controversie, e non entrava a
ragionare di temi religiosi se non quando era intefrogato.
Tuttavia non lascio di esprimere molto apertamente la sua
fede in Dio creatore e nella vita futura.
« Quantunque le opere di Dio nella natura non possano
in nessun caso venire a contraddizione colle cose superior!,
che riguardano la nostra futura esistenza ; e siccome tutto
cio che riguarda Iddio debba in ogni caso ridondare a glo-
ria di lui ; tuttavia io non reputo necessario riconciliare tra
loro lo studio della scienza naturale con quello della reli-
gione, e nel trattare co' miei simili io badai sempre a la-
sciare tra loro distinti il campo scientifico e quello religioso. »
Del resto in molti discorsi, in varii passi de' suoi scritti
privati traspare 1' animo di lui intimamente penetrato del
pensiero della grandezza e potenza di Dio, della vita eterna,
della vanita delle cose terrene, della nostra risurrezione.
Volta, Ampere, Faraday sono tre nomi, tre astri che
dominano quale splendida costellazione il firmamento cosi
glorioso della fisica moderna. Quando adunque, o carissimi
giovani, il vostro pensiero s'arrestera attonito dinanzi alle
meraviglie dell'elettricita, — voi, ai quali forse e riserbata
qualche sorte non ingloriosa neiravvenire fecondo di tante
INTORNO Al P1U INS1GNI NATURALISTI 565
applicazioni - - ricordate bene che i padri di questa scienza,
gli autori di queste scoperte, non furono tanto superbi da
negare riconoscenza a Dio autore di tutte le cose, ma lo
riconobbero, lo adorarono, lo pregarono umilmente, e la loro
fede, la loro preghiera non inceppo la liberta dell'indagine,
anzi dette ali vigorose al genio, perche conferl loro tran-
quillita allo spirito, integrita alia vita, onesta al carattere
di cittadini e di cristiani.
Un altro bel nome da accompagnare coi precedent! e quello
pure d'un inglese, degno di Michele Faraday, e che sta nella
scienza matematica deir elettricita ad eguale altezza che il
Faraday nella sperimentale. Voglio dire James Clerk Maxwell
professore di fisica a Cambridge (13. VI. 1831 — 5. XI. 1879).
Tutta la sua vita si professo apertamente cristiano. Padre
di famiglia presiedeva ogni sera alia preghiera comune, fre-
quentava regolarmente la chiesa, la comunione mensile, e
largheggiava in ogni opera di carita nella sua parrocchia.
In question! religiose usava riserbo, ma non tralascio, mas-
sime neir ultima malattia, di manifestare chiaramente le sue
ferme credenze in Dio, neirincarnazione di Cristo, nella sua
redenzione, neH'operazioni intime dello Spirito Santo/
Spesso avanti la sua morte amava ripetere un ritornello
di Riccardo Baxter che suona cosl : « Signore, di vivere o
di morire io non mi euro, Amarti e servirti 6 il dover mio.
Tanto di grazia da te m' aspetto, o Dio ».
Dair elettricita volgiamoci ad altri campi: alia mate-
matica, airastronomia.
Quivi ci si fa innanzi Carlo Federico Gauss (1777-1855)
nelle scienze esatte uno tra i piu poderosi ingegni matematici
d'ogni tempo. Per chi 6 iniziato agli studii superior! in questo
campo, basta nominarlo, non occorrono altri elogi. Ma i piu di
voi, a quanto io veggo, o non sono tanto avanzati, o non
566 UN PREG1UD1ZIO STORICO
avranno forse avuto occasione di fame la conoscenza. Troppo
giusto per6 mandare innanzi la presentazione.
Non sempre gl'ingegni straordinariamente precoci rispon-
dono poi aU'espettazione. Non e raro anzi che certi prodigi
di bambini o fanciulletti calcolatori, crescendo negli anni, si
perdano col comune degli uomini, quasi che dagli sforzi
de7 primi anni uscisse smunta ed esaurita la mente. Altre
volte pero i primi segni e 1'evento combinano tra loro per-
fettamente. Ha deir incredibile, e pure e provato con cer-
tezza, che il piccolo Gauss figlio d'un artigiano di Brunswich,
bambinetto di tre anni, trovandosi presente quando il padre
pagava i suoi giovani di bottega, se per caso sbagliasse il
conto, subito se n'avvedeva e 1'avvisava. Quando fu in et&
di nove anni, sedendo un giorno sui banchi della scuola ele-
mentare, il maestro aveva assegnata a fare una lunga sornma
di numeri, ciascuno dei quali pero superava il precedente
d'una stessa quantita, come chi dicesse per es. 421 4- 433
4- 445 -h 457 4- 469 -f- 481 -f- ... Sappiamo tutti per prova
che la prima delle quattro operazioni, e la piu semplice,
quando cresce il numero delle poste, e un vero rompicapo,
e facilissima a sbagliare. Ecco difatto tutti que' ragazzetti
curvi sui loro cartelli fare, rifare, e da ultimo con fron tare
tra loro i total! , che non tornavano. Ma il Gauss s'era avve-
duto subito, che di tutti quei numeri il primo accoppiato col-
T ultimo dava la stessa somma che il secondo col penultimo,
il terzo col terzultimo, ecc.; di guisa che bastava sommare
il primo e T ultimo e moltiplicar la somma pel numero delle
coppie: operazione d'un minuto, che trasformava la penosa
addizione nel giochetto d'una moltiplicazione. Aveva cio6
scoperto da s6 la progressione aritmetica. E cosl, fatto il suo
compito, se ne stava tranquillo a guardare i compagni tra-
felati.
Questo tratto ed altri somiglianti aprirono gii occhi al
maestro e al padre, e a lui la via degli studii. Uscito da poco
dall'universita di Gottinga, era ammirato gi& pel suo capitale
lavoro delle Disquisitiones arithmeticae, e per la dimostra-
INTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 567
zione del teorerna fondamentale dell'equazioni algebriche,
quando gli si presento occasione d'una di quelle invenzioni
che fondano per sempre la fama d'uno scienziato. II pianeta
Cerere, primo degli asteroid!, cioe di quella pleiade di piane-
tini che circolano tra Marte e Giove, era stato scoperto il 1 gen-
naio 1801 dal Piazzi a Palermo. La novita e 1'importanza di
tal fatto avevano levato grandissimo rumore neirastronomia.
Ma a breve andare il nuovo pianeta s'era accostato tanto
al sole, che fu perduto di vista. Era un brutto affare a rin-
tracciarlo pel cielo : non piii agevole che ritrovare un grano
di miglio in piazza d'armi. Sarebbe bisognato conoscere qua!
sentiero esso aveva battuto tra le stelle. Ma i metodi che
s'avevano allora per calcolare un'orbita ellittica con si poche
osservazioni e cosi prossime tra loro, come quelle fornite dal
Piazzi, erano insufficient!. Sicche 1'astronomia correva rischio
d'essersi veduto guizzar di mano il nuovo acquisto, avanti
ancora d'averne preso possesso. In quel duro frangente ci6
che non poteva fornire 1'osservazione, lo fornl 1'ingegno del
Gauss appena ventiquattrenne, con un nuovo metodo origi-
nale di calcolare gli element! dell'orbita. E il 7 dicembre 1801
Cerere fu ritrovata dallo Zach al luogo assegnato, e simil-
mente dall'Olbers in Brema il 1 gennaio seguente, un anno
appunto dopo la prima scoperta.
II nuovo metodo servl poco stante a ritrovare un altro
asteroide, Pallade; e poi elaborate e ampliato divenne la clas-
sica Theoria motus corporum coelestium in sectionibus co-
nicis solem ambientium -1, che tuttora 6 d'uso corrente nel
calcolo delle orbite dei pianeti e delle comete. Si puo dire
anzi che con ci6 il Gauss diede valore stabile alia scoperta
degli asteroid!, quella famiglia che conta oggi piii di 500 mem-
bri: poich6 senza quelPinsigne progresso di calcolo ognuno
di quei corpicciuoli correrebbe rischio di sfuggire e dile-
guarsi per sempre.
Non voglio per altro trasformare questa semplice confe-
renza in una lezione d'astronomia o di matematica, eppero
A Hamburgi, 1809.
568 UN PREGIUDIZIO STORICO
mi contento d'accennare tra i piu insigni trovati del Gauss
•il metodo del minimi quadrati, le sue ricerche diottriche
cio6 una nuova e profonda teoria degli strumenti ottici, i
fondamenti della teoria delle superficie, i suoi lavori magne-
tici, geodetici, ecc. Dov'egli pose mano ivi lascio impronta
originate, e fece fare alia scienza passi di gigante,
Ma siccome Iddio distribuisce variamente i suoi doni, il
Gauss, cosl poderoso e acuto nelle ricerche teoriche, aveva
poco gusto e poca attitudine alle osservazioni pratiche d'astro-
nomia. Questo talento invece, ed in grado eminente, Febbe Fe-
derico Guglielmo Bessel (22. VII. 1784 — 17. III. 1846) senza
dubbio il piu grande astronomo del secolo XIX, che in una vita
non lunga, ma straordinaria per la profondita, la squisitezza
e rimmensita de' suoi lavori, si puo ben dire che trasformo
I'astronomia moderna. La teoria e la pratica degli strumenti,
la critica, diro cosi, deH'astronomia d'osservazione, non ebbe
mai conoscitore piu sagace, e il suo nome per questo ri-
guardo non pu6 essere paragonato se non con vantaggio ac-
canto a quelli d'Ipparco, di Tycho Brahe e del Bradley.
La prima via abbracciata dal Bessel giovanetto non pareva
dovesse metter capo all'astronomia. Per volere del padre egli
s'era dovuto acconciare come commesso presso una casa
commerciale in Brema. Indole seria, ferma, tenace, si appi-
glio a fare seriamente cio che aveva per le mani, a studiare
inglese e spagnuolo, geografia, merceria, nautica, come chi
avra sugli oceani i suoi interessi avvenire. La nautica lo
condusse all'astronomia, Tastronomia alia matematica, come
anelli d'una catena. II futuro astronomo, che tante notti do-
veva poi vegliare sotto il rigido cielo di Konigsberg, ebbe
fin d'allora un duro ma utile tirocinio. Poich6 alia nautica,
aH'astronomia e alia matematica doveva dare le ore rubate
al sonno, dalle 8 J/2 della sera alle 2 dopo la mezzanotte, per
soprassello d'una giornata passata fedelmente al banco dalle 8
del mattino alle 8 della sera, esatto ed inesorabile come un
tedesco.
Ora egli e bello a sentire come questi uomini, che rin-
INTORNO AI Pill INSIGNI NATURALISTI 569
novarono la scienza astronomica nel secolo XIX, nelle loro
lettere agli amici dimostrano un caro senso cristiano e 1'aspet-
tazione di una vita avvenire come sollievo dai pesi della pre-
sente. Cosl il Gauss al Bolyai il 9 gennaio 1799, lamentando
la morte della signora del consigliere Eschenburg scrive :
« su questa misera terra anche la gioia piu pura vien sepolta
nell'abisso del tempo. Che saremmo noi senza la speranza
d'un migliore avvenire? » -- E il 28 aprile 1817 all'Olbers:
« Forse in un'altra vita acquisteremo sulla natura dello spazio
delle idee che ora non possiamo afferrare. » — Colmo di me-
riti e di onori, verso il fine della sua vita il Gauss sentiva
sempre meglio la nullita delle cose terrene, la speranza di
una felicita futura, e dava libero sfogo a' suoi sensi in una
risposta al Bolyai predetto, Tamico della sua giovinezza,
in data del 20 aprile 1848 : « Concedo volentieri che i
medesirni destini, i quali a me tornano cosi gravi a portare,
ad altri sarebbero assai piu leggeri, non ci e per6 consentito
mutare quella disposizione delPanimo che il Creatore ci ha
data e che appartiene al proprio nostro io. Ma questa co-
scienza della nullita della vita, cui certamente la maggior
parte del genere umano sente ed esprime airavvicinarsi del
termine, per me & la piu salda garanzia d'una piu lieta me-
tamorfosi che ci aspetta. Consoliamoci, amico carissimo, con
questi pensieri... Fortem facit vicina libertas senem, dice
Seneca. »
E TOlbers al Bessel (16 febbr. 1818) : « Sia ringraziato
Iddio che codesta vostra ferita non ebbe peggiori conse-
guenze ». E il maggio 1821: « Con ogni riconoscenza debbo
lodarmi delle squisite cure del mio buon figliuolo... Iddio gli
renda merito di quanto egli fa pel suo vecchio padre ».
Aggravandosi cogli anni la vita, il 5 luglio 1835, scrivendo
al Bessel esprime chiaramente la sua fede nella provvidenza
di Dio e nell' immortalita deH'anima 1.
1 Corrispondenza tra W. Olbers e F. W. Bessel, pubblicata dall'Er-
man. (Brief wechsel. . . Leipzig 1852) II, 76; II, 140; II, 427.
570 UN PREGIUDIZIO Sf'ORICO
Nel 1808, nel bel mezzo delle guerresche procelle napo-
leoniche, il Bessel corse rischio di dovere scambiare il can-
nocchiale collo schioppo e prestare servizio militare. Venne
in suo aiuto 1' Olbers, offrendosi, quando occorresse, a pagare
egli del suo gli 800 o 1000 talleri necessarii per surrogare
un altro, come s'usava allora; e il Bessel rispondendogli in
data del 5 agosto: « lo conosco ogni di meglio, che i benia-
mini della fortuna, sono quegli cui il Cielo da un amico, che
intende questo nome in un senso ben diverse dall'ordinario ».
- « Piacesse a Dio, mio caro Olbers, che voi trovaste nella
scienza un sollievo a' vostri dolori ». 1 Tutte maniere di par-
lare e di scrivere, di cui sono piene le lettere dei due amici, e
che sono indizio d'un pensare cristiano, quali un materia-
lista e incredulo si guarderebbe bene di lasciarsi uscir dalla
penna.
*
A
Piii fortunati e piii espliciti sensi di religione, perche pro-
cedenti da profonda pieta cattolica, sono quelli che ornarono
la vita di Agostino Gauchy, il piu insigne e piu fecondo ma-
tematico francese del secolo XIX (1789 1857). A giudizio del
Bertrand, che ragiono di lui nel 1897 airAccademia di Pa-
rigi « la parte che gli e dovuta nel progresso moderno di
questa scienza, ogni di si fa piii grander ne anco i suoi am-
miratori piu entusiasti di 50 anni fa potevano predirlo
ne prevederlo. Egli s'aggirava per region! inesplorate, e ben
si sapeva a quali altezze : ma niuno poteva allora indovinarne
1'estensione, la consistenza e 1' inesauribile fecondita. » Ora
non si possono riandare senza commozione gli esempii di
devozione, di frequenza ai sacramenti, di carita cristiana,
di zelo, di generosita verso tutte le opere buone, ond' era
animate quello spirito grande, che dal suo seggio airAcca-
demia faceva stordire i dotti coir incessante novita de' suoi
1 Ibid. I, 184; 11^ 115 (3 aprile 1819).
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 571
trovati ; e le copiose entrate, annesse alle alte cariche occu-
pate neir insegnamento superiore e ne' consessi scientific!,
distribuiva in gran parte in generose limosine. Ben lo sa-
pevano gli esecutori della sue opere caritatevoli, il sin-
daco di Sceaux presso Parigi, dov' egli *spesso dimorava
in una sua villa, e il curato del luogo : al quale egli donava
cosi largamente pei poveretti e per gl; infelici che talvolta il
discrete sacerdote dovea dire : « basta, basta, signer barone » .
II quale replicava : « Pigliate, pigliate senza timore : gia e
Timperatore quei che paga ». Tanta virtu fu coronata d'una
morte santa, invidiabile. Avvisato sul letto di morte che gli
era portato il SSmo Sacramento per viatico, ordino che i piu
bei fiori del giardino si dovessero collocare per le scale al
passaggio del suo Signore.
Appena occorre quindi rammentare che il Cauchy co-
gliesse ogni occasione di professare apertamente, non atte-
nuata da veli rettorici, la sua fede, il suo amore alia reli-
gione, e di far risonare il nome di Dio nei piii famosi san-
tuarii della scienza moderna in Parigi. Cosi, fra tanti altri
esempii, sulla tomba del Binet, presidente dell'Accademia
delle scienze, morto il 12. V. 1856, egli piuttosto che dei
rari meriti scientific! del defunto si distese a ragionare della
profonda pieta religiosa di lui : « II Binet non fu soltanto
un eminente matematico, un'alta intelligenza. Come gia i piii
potenti ingegni dei secoli passati... egli si seppe sollevare
dalla verita scientifica alia forite eterna d'ogni verita... La
fede viva del nostro ronfratello, il suo ardente amore di Dio,
la sua inesauribile carita pel, prossimo, ci danno legittima
fiducia, che il Binet ora piu felice e piu illuminato di noi
attinga lume alia fonte della luce, a cui speriamo noi pure
di giungere, se batteremo la via de; suoi esempii ».
Un degno successore del Cauchy nella cattedra della Sor-
bona fu Vittorio Alessandro Puiseux (1820-1883), 'suo disce-
polo, vero continuatore dei metodi scientifici, e pari a lui
nella pietk religiosa e nell'esercizio dell' opere di carita. Sono
nomi illustri nelle alte sfere, legati per sempre al progresso
572 UN PREG1UDIZIO STORICO
dell'analisi matematica e della meccanica celeste. « Solo tra
tutti noi — disse di lui il Bertrand nell'elogio funebre alia
Accademia delle scienze — forse unico tra tutti gli accade-
mici di questo secolo il Puiseux fu eletto ad unanimity
L'elezione di luf era dovuta al suo merito, I'unanimita al
suo carattere ». Carattere mite, conciliative, semplice, alieno
dagli onori, dal fasto, dall'orgoglio. Se tali virtu sono piii
facili a trovare, perche piii connatural!, nella piccolezza della
condizione popolare, tra la quiete e la semplicita patriarcale
dei campi, quanto piii non sono da stimare e con quale ricono-
scenza verso la potenza dell'Altissimo die puo farle fiorire
pure nel mezzo della piu colta e piii ricercata societa, in mezzo
al mondo parigino, al moto, al vortice degli affari e delle
passioni piii sfrenate?
Non sono rari del resto tra i rappresentanti dell'alta iri-
telligenza, n6 isolati gli esempii di questi nobili caratteri, che
in Francia propriamente si compiacciono di protestare la
propria indipendenza dalla prepotenza di pochi, ma audaci
propugnatori del materialismo e dell'ateismo. Ed hanno bene
diritto di protestare altamente tali nobili sentimenti coloro
appunto a cui la scienza ha ed avra per sempre le maggiori
obbligazioni.
Niuno tra gli astronomi francesi del secolo XIX puo mi-
surarsi con Urbano Leverrier, che fe restare attonito il
mondo colla scoperta del pianeta Nettuno (1846), calcolato
avanti, e poi veduto al luogo assegnato. Niuno degli astro-
nomi intraprese piii giganteschi lavori. Le sue laboriosissime
ma altrettanto preziose tavole dei pianeti, sanno i periti soli
qual fatica richieggano e quale necessita ne avesse la scienza.
Orbene quest' uomo intrepido, ammirato, rispettato maestro,
ritenuto qual senatore addirittura clericale, all'msediarsi della
repubblica nel 1870 non consentl che sulla porta della sua
specola le abusate parole di liber tk, eguaglianza, fraternita
fossero sostituite alia pura e semplice scritta « Osserva-
torio ». Pregato dal presidente Mac-Mahon di disporre la spe-
cola per ricevere una visita dello Scia di Persia, rispose fie
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 573
ramente: Maresciallo, la scienza non illumina i selvaggi. E
il 5 giugno 1876 nell'atto di presentare aH'Accademia delle
scienze Tultimo fascicolo della sua grand' opera, cioe le ta-
vole di Giove e di Saturno, alludendo alle parole pronun-
ciate pochi giorni innanzi dal segretario perpetuo, il celebre
chimico Dumas, contro il materalismo, soggiunse : « Nel corso
di questa lunga impresa, che mi cost6 trentacinque anni di
lavoro, io ebbi bisogno d'essere sostenuto dallo spettacolo
d'una delle piu grandi opere della creazione, e dal pensiero
ch'esso confermava in me le verita imperiture della fllosofia
spiritualista. Non kenza commozione adunque nell' ultima tor-
nata dell' Accademia francese sentii il nostro illustre segre-
tario perpetuo affermare quei grandi principii che sono la
sorgente stessa della scienza piu pura. Quest'elevata mani-
festazione restera un onore e una forza per la scienza della
nostra nazione. Io mi reputo fortunato che mi si presenti
ora 1'opportunita di richiamarla pure in seno alia nostra Ac-
cademia e di darle una cordiale adesione ». l
(Continua)
1 Conviene ricordare, chi non Io sapesse, che V Accademia Francese
e 1' Accademia delle scienze sono due cose distinte. l^'Istituto di Francia
e un corpo scientifico, suddiviso in cinque: 1' Accademia Francese, V Ac-
cademia delle iscrizioni e belle lettere, Y Accademia delle scienze, YAcca-
demia delle belle arti e 1' Accademia delle scienze morali e poliliche.
L1 Accademia Francese, che pubblica i grandi Dizionarii della lingua
nazionale, ebbe sempre ed ha tuttora potente influenza sulla letteratura,
e puo accogliere anche i membri delle altre Accademie, presupposto
sempre un alto merito letterario oltre quello speciale scientifico. Eppero
1'appartenervi 6 considerate come il supremo onore nel mondo intellet-
taale. Simile qualita di letteratura e richiesta altresl nella carica di se-
gretario perpetuo dell' Accademia delle scienze, che difatto e ufficio ono-
rifico piu ancora che il carico di presidente. Del resto associare perfezione
letteraria al valore scientifico e tradizione sempre viva presso i nostri
vicini d'oltremonti. Non si puo purtroppo dire altrettanto degli scien-
ziati italiani in genere, ne di ieri, ne d'oggi, ne dei secoli passata.
RIVISTA DELLA STAMPA
LA FlLOSOFIA NELLE SGUOLE PUBBLICHE.
Se poniam mente ai programmi governativi per 1'insegnamento
secondario, in particolare pe' licai, rimaniamo sinistramente im-
pressionati del lieve conto in che vi e tenuta la filosofia, la quale
negli antichi metodi costituiva invece di quell'insegnamento la
parte precipua e fondamentale. Cid e provenuto dall' estensione
eccessiva voluta dare anche nell'insegnamento classico alle scienze
positive, le quali, poi che fu separate 1'insegnamento tecnico dal
classico, avrebbero, pare, dovuto trovare piuttosto in quello che
in questo la loro piii larga coltura; e poi dal discredito, a bella
posta gittato dal materialismo prevalente sulla metafisica e in ge-
nere sulle ricerche che concernono lo spirito ; e in fine dalla distin-
zione tra filosofia elementare e superiore, giusta in se, ma applicata
con criterii soverchiamente ristretti nella compilazione dei programmi.
Su quest'ultimo punto insisteva forte il ministro Coppino nelle
Istruzioni e Programmi per V insegnamento secondario, classico
e tecnicOy approvate con Regio Decreto del 10 ottobre 1867, ri-
ducendo la filosofia elementare a studiare i fatti piu cospicui e
piu accertati dell'uonw interiore, le facolta principali che gene-
rano quei fatti e le principali leggi che le governano, e a questo
studio limitando tutto 1'insegnamento filosofico dei licei, riservato
alle speciali cattedre filosofiche dell' University i fatti di malage-
vole osservazione e tutta la parte che egli chiamava problematica,
cioe a dire, in sostanza, tutto quanto non e proprio evidente e di
senso comune. Per cid parevagli che anche in un anno solo di
liceo sarebbesi benissimo potuto sbrigare tutto 1'insegnamento della
filosofia; ma concedeva due anni in riguardo agli esercizii pratici,
coi quali voleva che lo studio speculative s'accompagnasse, alia so-
luzione, cioe, da parte degli scolari di alcun quesito ed il com-
mento di qualche luogo filosofico di Cicerone o d'altro autore greco
o latino. Nei regolamenti, emanati in seguito da altri ministri, la filo-
sofia venne sempre perdendo piuttosto che acquistando, e per dir qual-
checosa di preciso, nelPorario fissato dal Ministro Baccelli, colla
Tabella unita al Regio Decreto 20 ottobre 1894, alia filosofia sono,
in ciascuna delle tre classi liceali, assegnate 2 ore per settimana,
LA FILOSOFIA NELLE SCUOLE PUBBLICHE 575
6 ore settimanali in tutto, laddove il greco ne ha 9, la matema-
tica 9, la storia naturale e la fisica ne hanno complessivameute 12.
Chi conosce 1'importanza dello studio della filosofia, per prepa-
rare i giovani liceisti a percorrere con sicurezza e con vera matu-
rita di mente le discipline universitarie, qualunque poi sia il ramo
da essi prescelto, intende agevolmente che quella dose omeopatica
di filosoSa elementare, loro fornita, e del tutto insufficiente. Ne vale
il dire che nell1 Universita vi sono le Cattedre di filosofia supe-
riore ; perche queste, poniamo pure che fossero ottime, profittano
soltanto agli ascritti nella facolta speciale di filosofia e lettere, lad-
dove ne avrebbero bisogno estremo tutti gli studenti universitarii
•e raassime quelli di diritto e di medicina. CiO che da tale difetto di
solida istituzione filosofica consegue il ravvisiamo ogni giorno nella
leggerezza, colla quale solenni dottori in utroque, e alunni insigni
di Galeno sragionano e spropositano di cose importantissime, pre-
cisamente perche manca loro il fondamento di una buona filosofia e
soprattutto della logica: onde ben aveva cento e mille ragioni il ch. pro-
fessor Toniolo, giudice competentissimo della coltura universitaria,
d'esortare calorosarnente, nell'iiltimo Congresso bolognese, gli studenti
dei Circoli cattolici universitarii, a provvedersi con tutti i mezzi pos-
sibili di quel corredo filosofico, che il liceo loro non ha saputo fornire.
II che pur essendo innegabile e verissimo, siamo tuttavia co-
stretti a non deplorarlo troppo. Per qual cagione, i lettori nostri
hanno gia forse indovinato. Meno male, invero, che ai giovani dei
licei governativi s* insegni poca filosofia o punta, anziche, sotto
specie di filosofia, s'insinui nelle loro anime il tossico del mate-
rialismo o del positivismo, che in ultima analisi riesce al turpe e
desolante scetticismo ; giacche, in questo caso, 1'ignoranza sarebbe
preferibile alia scienza. Sarebbe proprio il caso di dire, con quel
belPumore del dott. Raiberti, autore del Viaggio d'un ignorante,
che I'ignoranza e la beata verginita della mente ; giacche in quelle
menti ancor vergini, per mancanza di coltura filosofica, vale a diro
nitide e pulite come un quadernetto nuovo, sara sempre possibile
ad un assennato istitutore cristiano, scrivere qualcosa di buono ;
ma che cosa scrivervi piu, se per opera di professori materialist!
il quaderno e gia tutto da capo a fondo scarabocchiato di strafal-
cioni, di assurdi e di empieta d'ogni specie ?
Cosl abbiam ragionato noi nello svolger quattro volumetti ap-
punto di elementi di filosofia, ad uso dei Licei, capitatici fra mano,
576 LA FJLOSOFIA
e che sappiamo essere adoperati come testo in iscuole pubbliche
di citta molto cattoliche dell' Italia. Ne 6 autore il professor Gio-
vanni Marchesini, o piattosto egli ne e il compilatore, dichiarando
egli stesso d'aver intessuto il suo lavoro sulle opere degli scien-
xiati moderni, i quali scienziati moderni si vede poi dalle nume-
rose citazioni, occorrenti nell'opera, essere tutti i corifei di razio-
nalismo, positivismo e materialismo delle cinque parti del rnondo,
con a capo I'illustre ex prete professore K. Ardigd, che vi fece in
arnpli elogi la prefazione l.
Una riflessione ci sovvenne alia mente prirna d'ogni altra, al
considerare questo testo scolastico di filosofta elementare: come si
concilia esso coi programmi governativi? Perocche abbiarno udito
il Ministro Coppino determinare autorevolmente quel tanto e non piu
che ai giovani studenti deve insegnarsi nei licei, sotto nome gene-
rico di filosofia elementare. Non indagini sottili e difficili di fatti
interiori, non discussioni di sistemi, non esposizioni d'ipotesi filo-
sofiche: tutto questo deve, a norma dei programmi, essere lasciato
alia filosofia superiore dell' Universita. Nel liceo, diceva Ton. Cop-
pino, il professore « mostri gli assiomi del ragionarnento ed alcune
verita della coscienza dimostrabili o dimostrate cosi per induzione
come per deduzione, in modo teorematico, schivando i problemi. »
Or qui invece, in questi quattro volumi, che vogliono essere ele-
menti di logica, di psicologia, di morale, ad uso di testo per i
licei del Regno, il prof. Marchesini, come appare anche a prima
giunta da una rapida occhiata, si trascina dietro poveri giovani di
quattordici e quindici anni per tutti i labirinti inestricabili delle
concezioni di que' scienziati moderni, delle loro svariatissime e
spesso capricciosissime ipotesi, degli oscuri problemi ed intricatis-
simi di positivismo, criticismo, sensismo o idealismo, materialismo
o spiritualismo, francese, inglese, alemanno ed americano, fra loro
cozzanti e non di rado anche contraddittorii. Come ne caveranno,
chiediam noi, i piedi quei disgraziati giovanetti, e qual succo d'idee
filosofiche chiare e precise, dopo essersi per tre anni tormentato il
piccolo cervello, arriveranno poi a mettersi in testa?
Ma vi e qualcosa di piu. Rimanendo sempre nel riguardo speciale
deila conformita di questo testo del Marchesini coi programmi gover-
1 GIOVANNI MARCHESINI, Elementi di logica secondo le opere di
R. Ardigo, St. Mill., A. Bain, ecc. Firenze, Sansoni, 1896. — Elementi
di Psicologia ad uso dei Licei, 2a ed. interamente rifatta. Firenze, San-
soni, 1904 — Elementi di morale ad uso anche dei Licei, secondo le
opere degli scienziati moderni. Firenze, Sansoni, 1897. Due volumi.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 577
nativi, si pud domandargli ; come ve la fate voi, egregio professore,
coll'unita d' insegnamento filosofico, che, secondo le istruzioni ufficiali
del summentovato Ministro, pare sia nelP intendimento del Gfoverno di
raggiungere in tutti i pubblici licei da lui dipendenti? Tale unita vole-
vasi dal Coppino « quanto alle testimonianze piu evidenti ed univer-
sal! della coscienza umana, rivelate da un lato entro noi,- nolle lingue
di tutti gli uomini dall'altro, element! di ogni societa civile, segni
perpetui di nostra natura, e che negati, direbbe il Yico, val quanto
uscire d'umanita. » E perci6 diceva espressamente, che i sistemi
varii, che cadono sui problemi, nei licei non trovano luogo. Non
sappiamo, per verita, che questa ordinazione sia stata mai cancel-
lata da decreti successivi. Or, nel testo del Marches! ni, si batte per
Tappunto la via opposta al raggiungimento di quella unita d' inse-
gnamento filosofico; di guisa che meglio e piu efficacemente non
avrebbe potuto egli adoperarsi, se gli fosse stato ingiunto di fare
delle cattedre liceali di filosofia una babele, dove si parlassero tutte
le lingue, e uno steccato libero a tutti i pugilati. Certo che il fatto
stesso di raettere innanzi, quasi oracolo supremo della filosofia, il
positivismo dell'Ardigft, citandone ad ogni momento lunghi tratti e
colPautorita di lui pretendendo di definire tutte le question!, e una
specie di sfida lanciata contro gli altri sistemi diversi od opposti ed
una provocazione ai professor! dei licei, che non se la sentono di
prender per testo il Marchesini, a sostenere ed insegnare precisa-
mente il contrario. Non e dunque pur da pensare, che con quest©
testo si possa promuovere 1'unita d'insegnamento filosofico nei licei go-
vernativi. Non si avra neanche quella unita, a giudizio dell'on. Coppino
nonpertanto si facile e naturale, delle verita piu certe, piu univer-
salmente ammesse, e dette per ci6 di senso comune. Giacche il
Marchesini, sulle pedate di quei che egli chiama scienziati moderni
e in particolare del suo maestro e suo autore prof. R. Ardigd, fa
yil mercato anche del senso comune.
« Che cosa e in fondo, scrive egli, il senso comune, se non un
fatto di mera suggestione ? E la suggestione (continua poi incal-
zando), si noti bene, puo avere a fondamento il falso... Chi nasce
e vive in una data epoca, s'imbeve, per cosi dire, delle idee che
in essa dominano e anche se false le subisce suggestivamente senza
potersene sottrarre, come non si pud sottrarre alia lingua che gli
viene insegnata e che sente parlare.... E come si for mano per sug-
gestione, cosi le idee possono per suggestione abbandonarsi.... La
societa adunque dalla quale 1' individuo nasce e nella quale vive e
come una matrice, alia stessa maniera che la specie e, per cosi
1904, vol. 1, fasc. 1289. 37 27 febbraio 1904.
578 LA FILOSOFIA
esprimerci, la matrice da cui, per un'evoluzione lenta e graduate,
esce un organismo. Questo nascendo porta i caratteri della specie ;
cosl 1'individuo porta i caratteri della societa, che egli per sugge-
stione si appropria. II bambino dell' Europeo vede il feticcio di legno
al pari del bambino del Negro : ma solo in quest' ultimo, a vederlo,
nasce la persuasione che nell' informe ed esanime oggetto risiedano
virtu soprannaturali. La mentalita formatasi tra i Negri e una ma-
trice psichica diversa da quella formatasi fra gli Europei, e cosi
il bambino del Negro e influenzato diversamente da quello del-
1' Europeo. E dicasi lo stesso di tutte le abitadini mentali umane.
Si spiega cosi perche la idee della civilta occidentale siano diverse
da quelle della civilta orientale ; e si spiega cosi il conservarsi dei
pregiudizi. Questi rimangono, come nelle formazioni naturali delle
specie superiori rimangono gli organi atrofizzati di quelle dalle
quali derivano. Cosi infine si spiega perche tali credenze si dicano
verita di senso comune J. »
Sicche i giovani studenti liceisti, istituiti sul testo del Marchesini,
impareranno questa bella filosofia : che hanno il diritto di giudicar
falsissimo anche quello che tutti ritengono per verissimo ed indu-
bitato ; perche il senso comune non e spesso che una conseguenza
d' inferiorita nello sviluppo della specie urnana. Poco irnporta che
tutti abbiano finora sempre creduto e detto ad un modo, ancor i
maggiori e piu reputati sapienti : que' giovanetti si ribellino pure
anche alia testimonianza universale e la rinneghino pur franca-
mente, se cosi detta il progresso del pensiero nuovo, senza la vana
paura che quel povero uomo del Yico aveva, di iistire, per tal ne-
gazione, d'umanitd, ossia di non essere piu uomini. Saranno su-
peruomini, ossia uomini di una specie superiore ; e questa eccelsa
elevazione de' figli bastera a compensare i genitori di vedersi ri-
guardati da essi, quando ritornano dalla scuola, presso a poco con
quel disdegno con cui noi uomini guardiamo le scimmie, onde per
una progress! va trasformazione siamo, giusta il verbo della scienza
nuova, venuti perdendo, pero fortunatamente la coda, o piuttosto
ritenendone solo la cicatrice atrofizzata.
Non c' e che dire: questa e filosofia ! E che ha mai a spar-
tire con essa la volgarita di quegli innumerevoli grulli, che per
tanti secoli si sono ostinati dappertutto ad insegnare con Cicerone,
come un aforisma inconcusso, che il consenso dell'uman genere deve
1 G. MARCHESINI, Elementi di logica, ediz. cit. pagg. 20-22.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 579
in ogni cosa ritenersi per criterio di verita, in omni re consensio
generis humani pro veritate habenda est? Studiando gli element!
del Marchesini, i nostri giovincelli di liceo impareranno ormai a
metter da banda, come un vieto pregiudizio, anche quell'aforisma..
Giova avvertire che il senso comune, cosi maltrattato dal Mar-
chesini, e proprio anche il consenso certo, universale, unanime e
costante dell'uman genere ; perocche certi esempi da lui recati che
si riferiscono piuttosto ad opinioni massime, del volgo, potrebbero fuor-
viarci. No, propriamente di quella testimonianza dell'umanita intiera
egli parla, alia quale si riferisce Cicerone, di cui reca il testo. Ora
questa testimonianza giustamente si e sempre ritenuta nelle scuole
per criterio immutabile di verita; perche e la ragione medesima umana
in atto di cogliere il vero con tutto il vigore innato di quella logica,
che per se stessa e strumento sicuro di verita. Ma come potrebbe
piii cosi ritenersi, nella filosofia del Marchesini, se egli, dietro 1'Ardigo
e gli altri suoi scienziati moderni, ha addirittura snaturate e scon-
volte le idee di vero, di logica e della ragione stessa, rappresen-
tando tutte e tre queste cose ben altrimenti da quello che sono ?
H vero. Pel Marchesini nulla mai pud dirsi vero, in modo as-
soluto, essendo il vero essenzialmente relative. « Cio che si ritiene
vero da alcuni o in una data epoca, puo essere per altri o per al-
tra epoca falso. Un grado di elevazione dal polo rovescia la giu-
risprudenza ; un meridiano decide della verita ; verita al di qua dei
Pirenei, errore al di la \ » A tal patto, che, val piu, o buon Marco
Tullio, la tua consensio generis humani ? — Niente : e troppo chiaro.
La logica. Ma ancor essa e relativa, molto relativa, perchd nella
sentenza dell'Ardigd, e quindi anche del suo fedelissimo pedissequo
prof. Marchesini, la logica non e la causa ma I'effetto delle cogni-
zioni possedute, come la fermentazione non e la causa ma Veffetlo
delle miscele fermentanti. Come perc) potrebbe essere assoluta la lo-
gica, se nulla, a parere di cotestoro, vi ha maggiormente relative
delle cognizioni ? « Le cognizioni che noi abbiamo delle cose sono
relative ai nostri organi di senso, aH'ambiente nel quale viviamo,
alle nostre abitudini mentali. Questo carattere di relativita spetta
dunque ancae al loro disporsi nella mente, al modo come si coor-
dinano fra loro e si subordinano ai principii, e insomma relativa
anche la nostra logica 2. » E andate a fidarvi adesso di chi ragiona
a fil di logica ! Fidatevi ora dei sillogismi, siano pure quanto si voglia
in barbara, o dei dilemmi, quanto piu piace cornuti ! Ma son veri
1 Ivi, pag. 23.
1 Ivi, pag. 18.
§80 LA FILOSOFIA
trabocchetti, da ingannare noi medesimi ed il prossimo, vendendo
lucciole per lanterne ! E infatti 1'Ardigd avverte, come puo vedersi
in una nota, nella quale il Marchesini lo cita, che spesso noi accor-
diamo le nostre idee e quelli che chiamiamo nostri principii con un
accordo puramente provvisorio e mutabile ad ogni lieve occasione { .
Di che bisognerebbe conchiudere, che la sola filosofia possibile e lo
scetticismo, cioe che 1' unico modo di diventar filosofo davvero e
mettersi a dubitare di tutto. II Marchesini dice di no, che ci6 con e
vero e che la conclusione non tiene. « La relativita del vero, cosi
egli, non autorizza pero ad elevare il dubbio a sistema, e ad ab-
bracciare lo scetticismo. » Ma son parole. Perocche, posto che, come
egli insegna, non vi e verita, la quale domani non possa divenire
una falsita, e che il mezzo stesso, datorni dalla natura per trovare
il vero, mi tradisce persuadendomi il falso, il solo partito che mi
rimane e proprio di dubitare di tutto. Sventurati giovani, che nel
testo del Marchesini sono obbligati a seguire una filosofia si scon-
fortante e sopratutto si disastrosa per le famiglie e per la societa !
La ragione. II dotto Professore non la tratta meglio della logica
e del vero. Per lui non e la ragione la regina delle facolta spiri-
tual! dell'uomo, perche non d nemmeno una facolta ; essa e un fatto,
cioe il riconoscimento dei rapporti tra i dati percettivi o mentali
che si associano. « La Ragione (scrive egli) e questo stesso ricono-
scimento ne' varii aspetti che esso assume per i molteplici rapporti
possibili fra i dati mentali ; e poiche riconoscere vuol dire distin-
guere e riferire uno o piu distinti ad altri distinti o a un indistioto
preesistente, la ragione e anche distinzione. L'origine del fatto della
ragione non pud essere diversa dalPorigine d'ogni altro fatto psichico ;
essa consiste pertanto nella sensazione, per T immensa potenzialita
che questa possiede rispettivamente ai complicati processi del pen-
siero 2. » — Non puO veramente dirsi che in questo linguaggio tutto
sia rnolto chiaro ; una cosa perd e iatanto chiarissima, vale a dire
la parte negativa. Di ragione o d' intelletto o d' intelligenza, come si
& sempre inteso in tutte le scuole cristiane, come abbiam sempre
creduto noi cristiani, qual facolta propria delPanirna nostra, creata
da Dio spirituale ed immortale, avente realta propria distinta dal
corpo, e azione sua propria, distinta anch'essa daH'organismo mate-
riale, neppur si deve far motto ; questa non e che una fantasia delle
vecchie scuole metafisiche e spiritualistiche e un pregiudizio degli igno-
ranti che credono ancora al catechismo. Invece tutta la consistenza
4 Ivi pag. 18 in nota.
2 G. MARCHESINI, Elementi di psicologia. Ed. cit. pag. 182.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 581
della ragione si deve ridurre ad un fatto psichico : cioe associazione e
distinzione di dati percettivi o mentali. Ma che cosa sono quest! dati?
L'espressione e oscura e soprattutto molto vaga; ma con un poco
d'attenzione, mettendo insieme le esplicazioni che se ne danno qui
e in varii altri luoghi del testo filosofico del Marches! ni, si capisce
abbastanza non essere altro quei dati, in fondo, che le sensazioni; e
le sensazioni poi sono le reazioni prodotte dagli stimoli, che agiscono
sopra gli organi del senso e in conseguenza sul corrispondente centro
cerebrale l. Le sensazioni, moltiplicandosi, rinnovandosi, intreccian-
dosi e combinandosi indefinitamente nell' individuo e nella societa,
danno luogo a quel fatto umano, che si chiama la ragione, e alia
conseguente mentalita, alle idee ed ai generali concetti, onde 1'uomo
s' innalza al di sopra degli altri organisrai animali, colla scienza, i
progress! e le invenzioni del genio, e acquista la sua autonomia
nell'universo. Ma siamo sempre nella cerchia della storia naturale
o della fisiologia, nella cerchia dell'organismo materiale, di nervi
che si agitano, di centri cerebrali che si eccitano e riinangono im-
pressionati : 1'anima dominatrice della materia non c'e; 1' intelligenza
di quell'anima, la sua ragione, lume divino per cui conquista il vero
e si muove liberamente al bene, non c' e 3.
Dopo aver detto, nel luogo ora citato, che Fazione dello stimolo
esterno si ripercuote, nella sensazione, dall'organo del senso sul cor-
rispondente centro cerebrale, il Marchesini continua : « In questo si
pud ripetere poi, anche senza lo stimolo esterno, Tanaloga eccita-
zione fisiologica. Allora si rinnova il medesimo fatto sensazionale
sotto forma di rappresentazione, che pertanto e la sensazione stessa
rinnovata. E una sensazione producendosi e riproducendosi diventa
poi essa stessa lo stimolo di altre sensazioni o idee, le quali asso-
ciandosi danno luogo alia varieta infinita delle formazioni mentali B. »
Ecco che le sensazioni son diventate gia una cosa stessa colle rap-
1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 2. — Si puo
osservare che reazione a stimoli e anche quella dei metalli attaccati dagli
acidi : e dunque anch' essa una sensazione ? Sentono dunque anche il
ferro, 1'argento, il rame ecc.? E sente la mimosa che raccoglie al con-
tatto delle mie dita le sue foglioline?
2 «A fondamento dei concetti, scrive altro ve 1' A., stanno le sensa-
zioni, e ogni sensazione puo entrare come elemento costitutivo di un
concetto mentale. » E ancora : « Tutte le cognizioni che si vanno acqui-
stando si associano variamente per i nuovi impulsi che ricevono col
moltiplicarsi degli esperimenti, o in ultima analisi delle sensazioni. »
(G. MARCHESINI, Elementi di logica, pag. 9 nel testo e nella nota 3a).
3 Elementi di morale. Ivi.
582 LA FILOSOFIA
presentazioni e colle idee, ed hanno prodotto i concetti della mente,
non per inter vento di alcuna facolta spirituale e superiore, ma pel
solo fatto d'essersi associate fra loro.
*
*
Cognizioni dunque quali che si siano, idee, sieno pure generali,
concetti, sieno pure universali, tutto proviene dalle sensazioni, e non
solamente in quel senso verissimo che gli scolastici esprimevano
colla formola : nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu,
perche 1' intelletto li astrae dai fantasmi ; ma in questo senso pre-
ciso del tutto materialistico, che concetti, idee, cognizioni sono le
sensazioni stesse, quali possono essere in ogni animale irragione-
vole, ma meglio lavorate e trasformate e recate ad una perfezione
superiore, per il maggior numero e la maggiore complicazione e
forza degli apparati funzionali, che sono neH'uomo rispetto agli
animali bruti ].
La qual dottrina, se qualcosa intendiamo, vien bellamente a
conchiudere, che tra noi uomini e le bestie non passa altra diffe-
renza che di gradazione di apparati, ossia che noi sianio una mac-
china piu fine, piu artifiziosa, piu complicata e niente piu. E 1'egre-
gio professore lo dice anche aperto, avvertendo anzi, non essere
quella gradazione per salti bruschi, ma per difference imensibili;
cotalche, per esernpio, 1'attenzione, pur essendo caratteristica del-
1'uomo, si trova rudimentalmente ancor negli animali prossimi 2.
E tutto concorre a confermarci in questa cosl vantaggiosa estima-
zione della nostra specie, anche i paragoni dichiarativi delle ope-
razioni umane, che si traggono da meccanismi materiali, come il
fonografo, 1'organo, la vaporiera, ovvero dai costumi dei cani, dei
cavalli e in particolare dei gatti domestici del prof. Ardigo. Anche
1 « Nell'uomo, dice il Marchesini, cio che costituisce la sua supe-
riorita nella scala zoologica e in ultimo 1'idea... L'idea e la formazione
naturale la piu elevata, perche la piu complessa, e sta in naturale rap-
porto con la complessita di struttura e di funzione propria dell' uomo.
Un apparato unico non puo prestarsi che ad una sola operazione de-
terminata. Se gli apparati sono molti e diversi e si possono far agire
insieme, e variando gli accoppiamenti e le intensita delle forze appli-
cate a ciascuno, e evidente che le operazioni con cio risulteranno e
molte e indeterminate. Nell'uomo la grande varieta delle manifestazioni
psichiche, e quindi la superiorita insita nell'z^ea, dipende piu partico-
larmente dallo stato fisiologico del cervello, dai senso interno e dalla rea-
zione volontaria deirattenzione. » (G. MARCHESINI, Elementi di morale
ed. cit. Vol. I, pagg. 199, 200).
* Ivi, pag. 202 in nota.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 583
alle bestie si attribuisce il giudizio l e la coscieuza; anzi, quanto a
quest'ultima, non si vede troppa difficolta ad estenderla pure alle
piante 2. Ma piu che tutto, tale degradazione della dignita umana si
palesa nel modo, onde il Marchesini fa concepire la vita e la liberta.
*
* *
Dopo quel che si e" visto del materialismo dominante in questo
testo di filosofia, e da attendersi, per verita, anche un concetto della
vita e del libero arbitrio poco conforme ai dettami della scienza cri-
stiana. Ma riesce ad ogni modo immensamente doloroso il ricono-
scere piu particolarmente, che 1'Autore non mostra punto d'avve-
dersi dell'opera triste che compie, assalendo neH'aninio di giovani,
tuttora per 1'acerbita loro incapaci di difendersi, quelle sante con-
vinzioni, nelle quali crebbero, pel ministero materno, la loro infanzia
e la loro prima adolescenza e che costituiscono tutta la loro edu-
cazione religiosa e morale. Che impressione desolante deve fare a
que' giovani, entrando nei banchi del liceo, 1'udirsi dal professore,
in nome della filosofia, cioe di quella che tra le scienze naturali e
meritamente considerata come la regina, in nome della scienza e
degli scienziati, improvvisamente stravolte tutte le idee, ehe hanno,
della eccellenza e della finalita della vita e della propria responsa-
bilita morale, attinte alia Keligione, nel nome santo di Dio ! E come
questa impressione deve tornar fatale a quelle anime, ingolfandole
in un mare di dubbii, strappando loro dal cuore ogni fiducia nella
Eeligione augusta, che hanno finora vista circondata di tanto ri-
spetto pubblico, e adesso loro piu non appare, invece, che in veste
di pubblico inganno, ogni fiducia nella societa e nella stessa lor
propria famiglia, che dell' inganno sono stati cornplici, poniamo pure
inconscienti, e come in quel primo risvegliarsi delle passioni, de-
vono trovarsi privi d'ogni valido freno morale, in procinto di" git-
tarsi attraverso a tutte le dissolutezze perdendosi cosi per sempre !
Hanno senza dubbio i genitori cristiani gravissimo dovere di ri-
flettere, se per facilitare ai proprii figliuoli 1'acquisto d'un diploma
liceale, convenga loro di avventurare tante dovizie di natura e di
grazia e tanti tesori di tenerezza in una scuola, dove s'impartisce
insegnamento cosi funesto. Essi hanno con infinita cura, in fino dai
primi albori della ragione, procurato d'imprimere in quelle anirae
semplici e pure le massime sublimi della nostra Eede. Hanno in-
culcato loro, senza posa, che la vita e un dono di Dio, prezioso mas-
1 Elementi di Psicologia, Ed. cit. pag. 186, nota 96.
* Ivi, pag. 58.
584 LA FILOSOFIA
simamente per 1'anima, la quale Dio stesso trae di sua mano dal
nulla e fa a sua imagine e somiglianza, destinandola alia contem-
plazione ed alPamore eterno di Lui ; che quelFanima e stata arric-
chita da Dio d'infiniti beni soprannaturali, ricomperata al prezzo
infinite del suo sangue, e quindi vale infinitamente piu del corpo
e di tutti i godimenti e le magnificenze materiali; che perd e loro
obbligo strettissimo e insieme supremo interesse di volgere la vita
presente all'acquisto dell'eterna, resistendo alle passioni, respingendo
vigorosamente tutti gli allettamenti della corrotta natura, fuggendo
il peccato ed esercitando la virtu; e finalmente che cio possono
serupre che il vogliano, colla grazia di Dio, la quale non manca
mai; perche sono pienamente liberi e padroni di se e dei proprii
atti, e in questa liberta e padronanza sta tutta la ragione della loro
responsabilita, del nierito e del demerito, del premio e del castigo
nella presente e nella vita avvenire.
Con tali sentimenti in cuore, succhiati a cosi dire col latte, nel
grembo di famiglie cristiane, e avvalorati dall'autorita della Chiesa,
coltivati e accresciuti colle pratiche della Religione, si aff acciano ora
quei giovani alle soglie del pubblico Liceo. Ed ecco che e . posto
loro in mano il testo del Marchesini, ecco che il professore lo com-
menta e lo svolge.
- Che cosa e la vita ? — E que' giovani sentono rispondersi, in
sostanza, che la vita e un movimento di carico e di scarico, qual-
cosa come il fatto di una mina che prima si riempie di polvere e
poi si fa scoppiare poniamo per mezzo di una scintilla elettrica.
— Anche la vita dell'uomo ? — Si ; non vi e differenza sostanziale
riguardo a ci6 tra gli organismi piu imperfetti, o unicellular! e quelli
che hanno raggiunto un alto grado di sviluppo. « La vita loro con-
siste nel potere fondamentale che possiedono di reagire ad eccita-
menti * » ; perocche « la vita e movimento, e reazione a eccitazioni
esterne: e per mezzo di queste che i'energia esterna si trasforma
im energia biologica, come e per mezzo del cerino acceso che si ac-
cende un fascio di legna, onde si produce il calore. » Prima per
quelle eccitazioni la forza esterna della natura viene immagazzinata
neH'organismo, e poi per le medesime si determina la esplosione
della forza immagazzinata e la direzione della sua attivita.
Ecco la vita: non altrimenti in una locomotiva a vapore, il
calore sviluppa il vapore nella caldaia, alia tensione occorrente, e poi
le leve mosse dal macchinista fanno entrare il vapore nei cilindri e
1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 1.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 585
scorrere gli stantufi, onde muovesi la macchina dalla parte voluta l.
Ecco la vita, tutta la vita, anche dell'uomo, anima e corpo, materia
e spirito. Anzi di aniina e di spirito quasi non 6 mai menzione, e
tanto meno di operazioni spiritual! ; ma soltanto di psiche e di fatti
psichici, che sono una evoluzione maggiore dell'organismo materiale,
e niente piu 2. Quindi sen tire, pensare, volere sono fatti psichici
appartenenti ad una medesima categoria, e i fatti psichici, alia loro
volta, sono, nonostante 1'innegabile diversita di caratteri e di leggi,
perfettamente connessi cogli altri fatti naturali fisici e meccanici.
Laonde, conchiude il Marchesini, « in generale si pu6 dire che la
psiche umana e un prodotto non meno naturale che il rnovimento
d'un astro o la secrezione 3. »
Cosi stando le cose, a che pro parlare della spiritualita dell'anima
e della sua immortalita ? E cosa gia bell'e giudicata, senza che pur
se ne tratti, ed e evidente che il giovane liceista, introdotto in questa
filosofia dal testo che esaminiamo, conchiudera subito da se, essere
tutte fiabe e favole superstiziose, sfatate dalla scienza, quelle dottrine
che in famiglia e nella chiesa gli sono state finora con tanto calore
inculcate intorno all'anima ed a1 suoi eterni destini. E conchiudera
altresl, che e ridicolo pensare ad un'altra vita oltre la tomba : colla
morte tutto finisce, cessando il movimento della macchina umana,
per qualche rottura dei congegni che la for man o; ed altro piu non
rimane che disperderne i frantumi, come si fa di un ordigno qual-
siasi quando i suoi guasti sieno divenuti irreparabili. Proprio cosi;
e non ci si accusi di esagerazione. Non abbiam visto poc'anzi asso-
migliata dal Marchesini la vita al movimento di una locomotiva a
vapore ? In modo analogo, sull'autorita dell' Ardigo, egli spiega i fatti
ancor piu eccelsi della psiche umana, e pero i voli del pensiero e
le conquiste del genio, coll'artifizio dell'organetto che suona. « II la-
1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pag. 82, 83.
Vedi anche la nota.
2 Pereio il Marchesini afferma, che « anche negli esseri, la cui strut-
tura appare relativamente semplice, nei microorganism*, si h.a un prin-
cipio, un rudimento delle formazioni psichiche piu evolute » , e die « si
riproduce in piu vaste proporzioni nell'animale superiore, nell'uomo, il
fatto psichico iniziale che si attribuisce, non senza giusto motivo, ai
piu semplici esseri animali » • ed altresi il genio non e, per lui, che il
prodotto piu alto di questa evoluzione psichica. (G. MARCHESINI, Ele-
menti di psicologia, ed. cit. pag. 18. Vedi tutto questo Capitolo II).
. 3 Ivi, pag. 19.
586 LA F1LOSOFIA
voro cogitative di un individuo (sono parole sue) si pud rassomi-
gliare alia sonata speciale di un organetto, le cui corde siano iden-
tiche a quelle di un altro, ma che abbia le punte del tamburo, che
le tocca girando, diversamente fissate. Queste punte sarebbero le
formazioni stabili, che^'determinano il corso dei pensieri piuttosto
in un modo che in un altro \ » Ora e evidente che il giovane, il
quale ci6 intende, deye necessariamente conchiudere : spezzate le
punte, 1'organetto e finite! non mi restano in mano che cocci: al
modo stesso, dell'uomo, fosse pure il maggior pensatore, dopo la
morte che resta ? Dei cocci : povere ossa infrante che il piede cal-
pesta; un pugno di polvere che il vento disperie!
Si faccia quindi ragione che cosa diverranno, in una testa na-
turalmente debole d'adolescente, 1'obbligazione morale e le credenze
religiose, di cui si schiantano si violentemente le basi fondamentali,
con tanto apparato, vano bensi e futilissimo in se, ma pur fosfo-
rescente di nomenclatura e di erudizione scientifica, colla citazione
di tanti nomi, che vanno per le bocche come altrettante sublimita
inarrivabili, anzi come oracoli delPAreopago moderno, cui -non sia
lecito opporsi senza scendere nel numero degli ignoranti e de'cre-
tini, Kant, Darwin, Spencer, Haeckel, Claudio Bernard, Ribot, Stuart
Mill, Wundt, Bain, Taine, Maudsiey, Sergi e in cima a tutti un
Ardigd, create gia dal Baccelli professore a Padova con solennita
insolita, per onorare in lui 1'italico genio, e del quale ancne teste,
in occasione del suo 76 genetliaco, il Oiornale $ Italia, tra altri,
celebrava la sintesi filosofica come monumento da immortalare la
patria.
Sarebbe un vero miracolo di grazia, che il giovane studente
reggesse tuttavia fermo ne' suoi convincimenti, continuando a cre-
dere in Dio e nella sua legge ed a seguire i dettami della coscienza
cristiana. Tanto piu che il Marchesini, non pago di aver stabilito
quei principii, che abbiam visti, distruggitori per se medesimi di
ogni fede e di ogni pratica cristiana, s' intrattiene altresl nel suo
testo ad illustrarne le conseguenze. E fa man bassa di Dio e d'ogni
religione, affermando senz'altro, che « la paura fu 1'uovo generatore
della religiosita secondo il detto di Lucrezio : primus in orbe Deos
fecit timor : la paura del trascendente e neirevoluzione religiosa il
sostrato perpetuo 2. » Che conto far di un Dio, che non e stato ima-
ginato se non per la paura e che, nonostante i progress! dolla ci-
vilta umana, si regge ancora soltanto sulla paura? Anche ai di nostri,
1 G. MARCHESINI, Elementi di psicologia, ed. cit. pag. 195.
2 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit. Vol. I, pagg. 75, 76.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 587
secondo il Marchesini, « e perche si teme che la coltura dell' in-
telligenza non basti a dare alPuomo superiore la serenita dell'animo,
]a coscienza o la ferma volonta del bene, che impauiisce la ne-
gazione di Dio e di ogni religione positiva e razionale. » fi perd
paura vana ; perche, soggiunge subito il professore : « Qualunque sia
la religione che un individuo professa, e anche se non ne professa
alcuna, non si dimentichi ch6 egli pud essere tuttavia persona mo-
ralmente superiore 1. »
E cost il giovane 6 avvertito, che gli basta un po' di coraggio
per isbrigarsi delle stolide paure messegli in cuore dalla mamma,
col ripetergli : Bada che Dio ti vede ! Sii buono dunque, sii virtuoso,
opera bene sempre e fuggi ad ogni costo il peccato, perche il pec-
cato e offesa di Dio, e Dio lo castiga nella presente o nell'altra vita.
— Sono discorsi da ignoranti questi che non reggono al paragone
della scienza. II giovane perO se ne libera, affin di elevarsi alia
coscienza delPuomo superiore, sdegnoso di tutte le codarde ed in-
sulse paure del volgo. Si e disfatto del santo timore di Dio: ma
ora chi lo sostiene nelle lotte della vita, affinche si mantenga per-
sona moralmente superiore, come il Marchesini diceva?
*
* *
A cio la filosofia morale di costui non lo aiutera di certo; ma
anzi gli dara il tracollo, colla dottrina selvaggia del determinismo.
Perocche il Marchesini pone uno specialissimo studio a persuadere
il determinismo, cioe quella dottrina assurda, conseguente logica-
mente dal positivismo materialistico di tutta la sua filosofia, onde
togliesi alFuomo ogni liberta di arbitrio, e quindi ogni responsabi-
lita delle sue azioni e final niente ogni coscienza morale.
La possibilita di volere, ossia di coordinare coscientemente, ra-
zionalmente i mezzi al raggiungimento di un fine e puramente
astratta, dice il Marchesini ; in concrete non esiste, perche « i no-
stri atti sono deter minati dal potere impulsive e inibitorio delle rap-
presentazioni e la scelta dipende dalla rappresentazione che ha
impulsivita maggiore. » La liberta d'indifferenza pertanto degli sco-
lastici e una favola, ed e una illusione il credere che il nostro
volere sia la causa degli atti che facciamo ; giacche, secondo questa
dottrina del determinismo, nessun fatto si produce nel mondo che
non sia effetto necessario di fatti antecedenti, indipendentemente
dalla nostra elezione 2.
1 Ivi, pag. 81.
* « Nel sentimento del volere si ha prima solo la sensazione deter-
588 LA FILOSOFIA
E spiega la cosa con diverse similitudini che tutte collimano al
medesimo punto, di togliere alia volonta ogni proprio e vero potere
di deter minarsi da se stessa rispetto all'azione, ossia di volere o
non volere, di voler 'questa o quest'altra cosa diversa ovvero anche con-
traria } , come e necessario assolutamente al concetto genuino di liberta.
« La volonta e la conseguenza di un movirnento, non ne e la
causa, come in generale si crede2.» Ecco la somma di tutta
questa teorica del determinismo : quindi in sostanza I'uomo e un
automa, in balia di forze fisiologiche che lo girano e rigirano a
loro ta lento. II che posto, si ha poi un bel arrovellarsi per
salvare la superiorita delPuomo nella scala zoologica e la sua
autonoinia al paragone degli altri esseri che lo circondano ; in
realta egli non e padrone di se stesso piii che il sia il suo gatto, il
suo cane, il suo cavallo; ne altrimenti da questi suoi domestic!
animali, deve dirsi moralmeute irresponsabile ed uopo e contenerlo
dentro la logge colla forza e colla violenza.
II Marches! ni stesso, nonostante i sofismi sottili che accumula
per salvare la liberta umana e quindi Pordine morale e civile della
societa, messo alle strette, deve riconoscere che si dibatte in un cir-
colo vizioso. Infatti, giusta il suo sistema, la volonta segue la ragione,
necessariamente, in guisa che ad essa, dopo il ragionamento, non
e piu possibile di non volere in una data maniera ; ma la ragione,
alia sua volta, sempre secondo lui, segue le sensazioni : come dun-
que si salva la liberta deH'uomo, sicche egli non sia al pari del
bruto trascinato necessariamente dietro all'istinto sensuale ? — II
Marchesini pretende sciogliersi da questo nodo soffocante, ricorrendo
alia superiorita delle idee sopra le sensazioni ; ma tale superiorita,
che piu sopra abbiamo gia visto a che cosa si riduca, in questa
sui filosofia sensistica e materialistica, si puo asserire bensl, non
gia capire.
minata dal moto fisiologico particolare dell'organo cerebrale, onde con-
seguono per ragione fisiologica le attivita organiche che si dicono ro-
lute. Ma la sensazione inedesima (analoga alle altre sensazioni) anziche
essere causa del moto che inizia la serie degli atti che si dicono voluti,
e effetto del moto medesimo. Se la si ritiene volgarmente causa, e perche
si osscrva che e seguita dagli atti relativi; ma questa efficienza cau-
sativa le viene attribuita per una pura associazione mentale senza che
si abbia 1'appoggio del fatto. » (G. MARCHESINI, Elementi di morale,
ed. cit., Vol. I, pag. 183. Vedi i due Capitoli VIII e IX).
1 Sono i varii aspetti del libero arbitrio, che sogliamo distinguere
coi nomi di libertA di esercizio, di specificazione, di contraddizione.
1 Ivi, pag. 185.
NELLE SCUOLE PUBBLICHE 589
Non si pud capire; perche non deve essere una superiorita
meramente, diciam cosi, d'onore, ma reale ed effettiva, non una
superiorita puramente di grado, ma d'entita e di natura, cotalche
essa ci spieghi come mai 1'uomo soltanto, in mezzo alia moltitu-
dine degli esseri bruti, forniti al pari di lui di sensi attivissimi
e spesso pifr squisiti de' suoi, appaia autonomo, cosciente, padrone
di quel che fa e di quel che dice, e per tale padronanza di se,
sia altresi vero re e sovrano della natura che a se medesimo sot-
tomette. Per quella superiorita deH'uomo deve potersi soprattutto
spiegare cone mai Pumanita continuamente progredisca, laddove
ogni altra specie di organismi viventi e ancor senzienti rimane
stazionaria; come mai solo 1'uomo ha e mostra di avere la cogni-
zione dell'universale e del necessario, solo 1'uomo pub assorgere
alia sintesi ed alPanalisi magnifica e talvolta, come avviene nei
genii, anche sorprendente della scienza. II Marchesini pone, e vero,
tale superiorita nell'idea, e per 1'idea nella ragione, onde si studia
di dedurre 1'autonomia umana. Ma quando quelPidea stessa voi
fate sorgere dall'organismo, per mezzo della sensazione, voi dal-
1'automa pretendete di trarre Pautonomo, 1'uomo, cioe, sovrano
della natura, signore della scienza e della civilta: voi pretendete
1'impossibile, perche contraddittorio ed assurdo. E parimente con-
traddittoria ed assurda deve dirsi ogni filosofia, che per qualunque
via si argomenti di ridurre la conoscenza umana all'esperienza dei
sensi; giacche questa e deter minata, particolare e contingente, quella
invece svariatissima, universale e necessaria. Aggiungendo espe-
rienze ad esperienze e moltiplicandole quanto si voglia, col Mill, per
1'associazione collettiva e per la convivenza sociale e Peredita, collo
Spencer, ai quali aderisce PArdigd e il suo commentatore Marche-
sini J, si arrivera bensl ad avere una somma maggiore di parti -
colari e di contingenti, ma non mai la universalita, la necessita e
la varieta infinita del pensiero umano e massime della scienza.
Dicasi il medesimo della ragione, che questa filosofia vuol dedurre
dalle sensazioni, dovecch& la ragiene a quelle preesiste, e le illu-
mina e le avvalora 2.
Ragione pertanto e idea, intese come il Marchesini le intende,
non bastano a cavarlo dall' imbarazzo, e indarno ad esse si appella
1 Cio appare da quel che abbiamo detto piii addietro, parlando della
ragione.
2 Vedi in particolare su questo punto il Sortais, Traite de philoso-
phie conforme aux derniers programmes. Parigi, Lethielleux, Tom. I,
N.1 171-176.
590 LA FILOSOFIA NELLE SCUOLE PUBBLICHE
per isciogliere le difficolta gravissime opposte al determinismo, le
quali rimangono intiere ed intatte.
E tutta la liberta che egli lascia all'uomo e quella, tinalmente,
secondoche spiega egli stesso, delle ruote di un carro che si muo-
vono in senso ori%%ontaley come il carro } ma nello stesso tempo
girano con un movimento proprio}.
*
* #
Guai a noi se queste dottrine si generalizzassero, ed uscendo
dall'ambito delle scuole, fossero applicate alia pratica della vita!
Intanto per6 e gravissimo sconcio che ne siano informati i giovani di
liceo ; stanteche" il minimo danno che ne pub derivare e di togliere
ogni vigore ed ogni nerbo alia facolta educativa delle famiglie e
della scuola stessa. II giovane che si crede mosso ad operare da
una energia sottratta al suo dominio, e un giovane scoraggiato,
disfatto, perduto, che, una volta uscito di strada, nessuna morale
influenza potra ridurre giammai sulla retta via.
E questo sara il frutto che le famiglie ritrarranno dal man-
dare i figli loro alia scuola del Marchesini o di altri che ne par-
tecipino le idee e ne insegnino la filosofia. Se li vedranno tornare
a casa collo scetticismo in cuore, col sogghigno beffardo sulle
labbra per ogni piu santa convinzione della coscienza, per ogni
piu nobile pratica della vita cristiana e soprannaturale sfiduciati
di se, d'ogni progresso morale, d'ogni speranza di correggere i pro-
prii difetti, di vincere le ree inclinazioni, insomma di possedere
se stessi per farsi uomini utili alia famiglia, alia patria, alia societa.
La correzione paterna e materna, sia pure quanto si voglia pru-
dente, costante, calda di affetto, commovente, persuasiva, andra
ognora ad infrangersi contro questa risposta: non posso emen-
darmi, perche non sono padrone di me, ne a me e dato impedire
la successione inesorabile dei fatti ! — Ed il mandato educativo
e cosi distrutto, con seguito infinite di iatturo domestiche e sociali
davvero raccapricciante. Possa questo nostro scritto, ispirato dal puro
desiderio di frastornarle, tornare di pratico ammonirnento a quanti
hanno il dovere di provvedervi !
1 G. MARCHESINI, Elementi di morale, ed. cit., pag. 223.
BIBLIOGRAFIA '
BAS G-IULIO. — Nozioni di canto
32°, 35 p. Cent. 60.
Annunziamo con vero piacere
questo libretto del ch. M. Giulio Bas,
tanto favorevolmente conosciuto per
le sue belle armonizzazioni delle me-
lodie gregoriane. Egli espone qui in
modo chiaro e concise qaelle prime
nozioni, che introducono il cantore
nella lettura della notazione grego-
riana secondo le ultimo edizioni di
Solesmes, le quali, come e noto, ai
consueti segni ne aggiungono altri,
a fine d'indicare in maniera piu de-
terminata ancora le morae vocit, i
respiri, i ritardi, e le suddivisioni
ritmiche. Ci sembra per6 necessario
fare alcune riserve sulla teoria del
ritmo quivi esposta, che e poi quella
dell'illustre benedettino D. Mocque-
reau. Non si tiene conto della sud-
divisione proporzionale del movi-
mento, che pure e il segreto di tutte
le infinite varietk ritmiche, onde e
capace ogni melodia antica e moderna.
Cioe il movimento preso per unita di
misura puo essere suddiviso in due,
tre, quattro ed anche piu movimenti,
in quella guisa medesima che invece
di fare un passo ne posso fare due,
tre, quattro e piu ancora nella stessa
misura di spazio e di tempo ; sono
piceoli passi, ognun dei quali pero
gregorianc. Roma, Desclee, 1904,
ha principio, progresso e fine, quanto
doe si richiede a costituire un mo-
vimento compiuto. Non e dunque da
ricorrere al principio, che il ch. Bas
ripete, non essere possibile nella me-
lodia due attacchi consecutivi. I due
attacchi in apparenza consecutivi,
sono in realta null'altro che una sem-
plicissima e comunissima suddivisione
del moto, e come tali devono trattarsi
sia nel canto sia nell'armonizzazione.
Parimente niuno al mondo ha mai
pensato che vi possa essere una dif-
ferenza di ritmo, ad esempio, tra un
verso ottonario piano e tronco. II
verso del Manzoni Figlio d'Eva, eterno
re e assolutamente identico quanto al
ritmo a quest'altro Figlio d'Eva, eterno
rege. Quest'ultima sillaba e debole;
soprattutto e superflua e pu6 quindi
essere e non essere, poiche il ritmo
finisce veramente suH'ultimo accento.
Migliaia e migliaia di versi finiscono
cosl; migliaia e migliaia di melodie
furono cosi composte, senza che mai
venisse in mente a nessuno di alte-
rare tutto 1'andamento ritmico pre-
cedente per ragione di quella povera
ultima sillaba sopravvenuta. Or que-
sto fa la nuova teoria. Se il verso e
tronco, 1'attacco di ogni singolo mo-
1 Mot a. I libri e gli opuscoli, anannziati nella Bibliografla. (o nelle Riviste
dell & Stamp a.) della « Civilta Cattoliea », non pn6 1'Amministrazlone assnmere In nessnna
maniera 1'lnoarico di provvederli, salvo che i detti libri non sieno Indicati come vendibili
presso la stessa Amministrazione. Cid rale anche per gli annnnzi delle opere pervennte alia
Direzione e di qnelle indicate sulla Coper Una del periodico.
L'AMMINISTRAZIONE.
592
BIBLIOGRAFIA
vimento cadra regolarmente sulle
sillabe accentate:
| F>glio | <T E-va e | ter-no | re
Ed in ci6 siamo tutti d'accordo. Ma
il medesimo verso, se per disgrazia e
piano, dovrk dividers! in quest'altra
maniera:
Fi- | glio d'E- | va e-ter- | no re- | ge
E perche? Rispondono: '— Perch&
sono impossibili due riposi conse-
cutivi sulle due sillabe della pa-
rola rege. II principio s'invoca male
anche qui. La parola rige non rap-
presenta per nulla due riposi conse-
cutivi, si bene il semplice riposo
finale sulla prima sillaba accentata
con un piccolo strascico o smorzatura
di suono sulla sillaba atona che segue.
Tizio non puo certo mettersi a sedere
due volte, senza levarsi dopo la prima
seduta ; ma concepisco benissimo che
Tizio si metta a sedere e poi s'acco-
modi un po' sulla sedia. Per rimuo-
vere qualche altro equivoco, piii cose
sarebbero infine da notare sul con-
cetto del movimento ritmico, sul
ritmo della melcdia in relazione alia
battuta musicale e sul modo onde gli
anticbi polifonisti concepivano 1'una
e 1'altra; ma qui ci manca lo spazio.
Per fortuna, se si tratta di solo
canto, le differenze sono puramente
teoretiche, perch& in pratica cantiamo
tutti egualmente. Ma se si va piu in
la e si precede all'armonizzazione
dellemelodiegregoriane, questi prin-
cipii porteranno la conseguenza di
far sentire un ritmo in perpetuo con-
trasto col ritmo vero della melodia,
quale naturalmente e ridato da can-
tori che declamano ed accentano
bene. Tale contrasto, a titolo di va-
rieta, potra essere concesso qualche
volta, ma adoperarlo come regola
ordinaria sarebbe errato, come sono
errati i principii teoretici dai quali
la nuova teoria discende.
CELIDONIO GIUSEPPE can. penitenz. — Delle antiche deoime Yal-
vensi, notizie e document!. Sulmona, tip. Colaprete, 1903, in 8.°
Uno del meriti piu notevoli del
presente libro, dovuto alia penna di
quel diligente e accurato scrittore
che e il chmo can. Celidonio di Sul-
mona, gli viene dall'essere se non
il primo, certo uno del primi, in
Italia, che abbia messo a frutto gli
archivi locali per trattare, sotto il
rispetto storico, delle decime. La
storia delle decime ha una parte
che riguarda di preferenza il clero
«d appartiene sotto questo rispetto
alia storia ecclesiastica ; ma ha pure
un'importanza di prim'ordine per la
storia civile. Poiche le decime regie,
ossia i proventi dei beni ecclesiastic!
che la S. Sede devolvette a beneficio
dei principi e dei governi furono per
molti secoli, ossia dal principio delle
Crociate sino alia rivoluzione fran-
cese, la fonte precipua con cui si
fecero le spese degli armament! e
delle guerre contro i Turchi e gl'in-
fedeli. Onde puo recar maraviglia
che si pochi altrove e quasi nessuno
di noi abbia discusso di si importante
argomento.
Dopo uno sguardo generale alle
vicende delle decime nel corso dei
secoli, il Celidonio riporta ed illustra
piu di cento documenti, tratti dagli
archivii dell'antica diocesi di Sul-
mona e Valva, i quali riguardano le
decime e vanno dal 1271 sino alia
fine del secolo XVIII. Sarebbe vano
1'insistere nel pregio di tale raccolta
per il vantaggio della storia generale
non meno che per la storia partico-
lare di Sulmona e delle sue vici-
nanze.
BIBLIOGRAFIA
593
— Delia regola del Frati Minor! alia luce di un nuovo documento.
Sulmona, tip. Colaprete, 1903, in 8.°
II P. Luigi Palomes, minore con-
ventuale, in un grosao volume, pub-
blieato nel 1897 a Palermo, col titolo
Dei Frati Minori e delle loro deno-
mination!, narra come alcuni anni
dopo la morte di S. Francesco, i Frati
Minori cominciarono a ricevere dai
fedeli grosse offerte di denaro per
spenderle nel loro mantenimento : il
che diede luogo a gravi controversie.
La piu antica di tali offerte, citata
dal Palomes, e quella di un Zinni,
flglio del doge di Venezia, nel 1253.
II chmo Celidonio riporta qui una
carta sulmonese, con cui un certo
Gualtiero di Teodino Juselli, dodici
anni prima, ossia nel 1241, lascia ai
Frati di Sulmona trenta once d'oro
ut eas expendant pro anima ipsius
G-ualterii. Non sappiamo pero se il
documento sia del tutto decisivo per
la controversia col Palomes, poiche
la clausola pro anima ipsius Gual-
terii parrebbe indicare che i Fran-
cescani non erano tanto legatarii
quanto semplici distributor! della
somma suddetta per spenderla in
limosine ed altre opere buone, onde
ne fosse suffragata 1'anima del buon
Juselli.
CONTE GABRIELS, sac. dott. — Praelectiones ad Theologiam, Nea-
poli, OHannini, 1903, 8°, 160 p. L. 2. Vendibile presso 1'Autore,
piazza Spirito Santo, palazzo Avitabile.
ed utile (pp. 22-101); nella seconda
parte s'insegna la teoria sulle note
da darsi a varie proposizioni teolo-
giche false, come di eretica, di er-
ronea, di temeraria ecc. (pp. 103-150).
In quest'unico volume di Lezioni
teologiche si contengono due parti ;
nella prima si discorre in genere
della Teologia, come si divida, qual
ne sia 1'origine, quale 1'oggetto, se sia
ecienza, se sia sapienza, se sia nobile
DE CUPIS CESARE. — Saggio bibliografico degli scritti e delle leggi
sull'agro romano. Roma, tip. nazionale di GL Bertero e C., 1903,
4°, 176 p.
L'egregio e solerte scrittore ci
presenta in questo, ch' egli chiama
« modesto lavoro » di « saggio biblio-
grafico », quanto siasi scritto ed ope-
rato per Yagro romano, « sotto 1'a-
spetto storico, topografico, fisico,
agrario ed economico ». A comporre
un lavoro di questa fatta si esigeva
passione e studio, passione di un cit-
tadino romano, e studio che sia ef-
fetto di grande conoscenza della cam •
pagna romana e di grande amore per
ci6 che si riferisce all'alma citta del
pontefici romani. II lavoro ha richie-
sto una compilazione negli archivii
e nelle librerie di Roma, che ha co-
1904, vol. 1, fasc. 1289.
stato anni ed anni di fatiche e di
studio. Ma vogliamo sperare che il
ch. Autore vegga coronate le sue
fatiche con rammirazione di tutti
quelli, che hanno per gl' interessi di
Roma non solo parole ma vero sen-
timento. Per parte nostra siamo ma-
ravigliati nel vedere Popera del So-
vrani di Roma, a cominciare dal
secolo XIII sino al 1870, applicata
indefessamente a pro della coltura e
della prosperita dell'agro romano. I
document! parlano, e il diligente
scrittore che li ha raccolti, si merita
il plauso di tutti.
38 27 febbraio 1904.
594
BIBLIOGRAFIA
FERRAIS AEMILIUS, sac. doct. — Liturgia Missae iuxta novissima
S. Sedis decreta. Veronae, Cinquetti, 1903, 8°, 161 p. L. 2.
II ch. inons. G. B. Pighi, gia pro-
fessore di liturgia nel seminario ve-
scovile di Verona, aveva pubblicato
anni sono la tanto stimata operetta
Liturgia Sacramentorum et Sacra-
mentalium. II suo successore nella
medesima cattedra intraprende ora,
coi medesimi criterii e diremo anche
con eguale competenza, la continua-
zione dell'opera, fornendo intanto la
liturgia della Messa e preparando per
la stampa quella deH'Officio divino.
Nulla certo vi ha di nuovo nel con-
tenuto del presente libretto; ma la
novitk & da ricercare nell'ottima lo-
gica disposizione della materia, nella
brevitk e chiarezza della forma e
nella plena conoscenza del diritto
vigente secondo gli ultimi decreti
della S. Sede. A p. 83 sarebbe stato
meglio non citare il Regolamento sulla
musica sacra del 1883, il quale, come
e noto, fu abolito col nuovo Regola-
mento del 1894. Oggi pero conviene
attenersi in cose che riguardano il
canto e la musica sacra al Motu
Proprio di Papa Pio X, dichiarato
legge universale per tutta la Chiesa.
FRANCIOSI GIANNINA. — A notte piu buia alba piu vicuna. Rac-
conto. Roma, Federico Pustet Editore, 1904, 8° di pag. 388.
L. 3,50.
Altra volta ci venne fatto di se-
gnalare la felice vena di questa scrit-
trice educata da quell' anima sovra-
namente idealistica del padre suo a
sentir alto e scriver bene. In questo
racconto di proporzioni piu vaste la
signorina Franciosi anche piu larga-
mente dispiega le nobili parti della
sua coltura letteraria mirando soprat-
tutto al fine di educare le giovinette,
che sembra essere la sua passione do-
minante. Passione davvero laudabilis-
sima, massime perch6 tutta s'informa
GKEINI GHINO. — Breve risposta ad aloune obbiezioni di attualita.
Lettera ad un Sacerdote. Cesena, tip. Fratelli Bettini, 1.904,
16°, 24 p.
II ch. A. dimostra che non si puo
e non si deve seguire il fascino scon-
sigliato per le novita e Tentusiasmo
per 1'azione piu ammodernata che
cattolica, onde oggidi non pochi sem
brano presi, « essendo (scrive egli) e
e si ravviva allo spirito cristiano Qui
s'intende particolarmente d'insinuare
nelle giovanette la fiducia serena tra
le tribolazioni, impersonata in Anna
Loreni, un angiolo di signorina edu-
cata alia scuola del dolore, che le
guadagna I'amore di un giovane ricco
e virtuoso. II giorno delle nozze ella
si sente felice, e ne domanda inge-
nuamente il perch& al suo sposo, che
le risponde : « Perch^ hai molto sof-
ferto, mia dolce capinera, ed hai sem-
pre sofferto col sorriso nel cuore »,
questo e quella contrari agli inse-
gnamenti della S. Sede ». Tutto il
nerbo della prova sta dunque nella
autorita del Supremo iMagistero della
Chiesa, e nominatamente nelle Enci-
cliche di Pio IX, Leone XIII e Pio X.
nelle quali giustamente il ch. A. rav-
visa ia regola pratica del costro ope-
rare ; e noi conveniamo pienamente
con lui, che quando tal regola ve-
nisse piu fedelmente seguita, si evi-
terebbsro tra i cattolici moltissime
liti inutili e sempre daunose. Non
possiamo poi non deplorare alta-
mente con lui che si trattino «de-
licati argomenti che versano circa
BIBLIOGRAFIA
595
verne in libri ed effemeridi da pub-
blicarsi dopo che tali scritti avessero
avuto le debite revision! di capaci e
sperimentati e pii Teologi. >
cose di Fede, o aventi stretta attinenza
colla Fede, in pubblico sui giornali
venderecci, quando il semplice buon
senso insegna a parlarne in ecclesia-
stiche adunanze di dotti, o a scri-
MARIA ANTONIO (P.) Missionario Cappuccino. — II Clero e il po-
polo. Yersione dai francese del sac. Antonio Fini. Modena, tip.
dell'Imm. Concezione, 1904, in 16.°
Di questo utilissimo libro nes- sersi il clero troppo laicizzato, ec-
suna migliore raccomandazione pud
farsi, che esporne fedelmente il con-
tenuto. Che 1'influenza del clero
sul popolo ai giorni nostri sia molto
diminuita, 6 un fatto purtroppo in-
contrastabile. Ora qual ne e la ca-
gione? L'Autore ne assegnatre prin-
cipal!. 1.° L'insegnamentoateo; 2.° La
corruzione dei costumi ; 3.° L'oppres-
sione del clero. Poi aggiunge altre
cause indirette, tra le quali la pre-
dicazione non conforme alia sempli-
cita evangelica, il difetto di reazione
contro I'insegnamento moderno, 1'es-
MARTINA MICHELE. — Antologia italiana, ad uso delle scuole gin-
nasiali, tecniche, normali. S. Pier d' Arena, Scuola tip. salesiana,
1903, 8°, 812 p. L. 3,50.
e sdegnose, come la bella e profon-
damente sentita ode dalla riva del
mare di A. Levame,un giovane poeta,
che osa meritamente insorgere con-
tro la codarda idolatria prestata alle
bestemmie del Carducci e del d'An-
cetera. Passa quindi a studiare i ri-
medii e ne trova quattro: 1.° Acco-
starsi al p opolo ; 2.° Pregar molto ;
3.° Predicare in modo evangelico;
4.° Provvedere colla carita anche ai
bisogni temporal! del popolo. Ecco
la tela del libro, il quale & poi con-
dotto con sodezza congiunta a po-
polarita, con vivo ardore e talvolta
anche oon vera eloquenza. Noi au-
guriamo a questa traduzione lo stesso
favore che incontr6 1'origlnale fran-
cese, del quale in pochi mesi furono
spacciati cinquemila esemplari.
Una nuova antologia? — Ce ne
sono tante ! Sissignori, tante ; e ci sara
d'or innanzi anche questa, la quale
intende di tenere onorevolmente il
suo posto, per la copia grande, per
la varieta e per la novita dei passi e
degli autori prescelti. V'& dell'antico
e del moderno e forse questo pre-
vale ; ne senza buona ragione. Vi
compariscono acrittori valenti, con-
temporanei, che per solito il criterio
dei raccoglitori esclude a priori, non
si sa perche, se non forse, perche
nessuno os6 fin qui rompere 1'an-
dazzo: ve ne compariscono dei va-
lenti, ma condannati all'oscurita per
la congiura del silenzio contro 1'one-
sta degli scritti e de' principii. Penne
robuste e penne delicate, anzi pen-
nelli gentili da miniatura. Voci soavi
nunzio.
Salve, o cielo d'ltalia, salve, o mare,
monti orgogliosi che vi cinge il sole
e v'adornano i fiori, e piu v'abbella
la Croce Santa.
Le invereconde delta del Foro
pur riluttanti - invano - dai delubri.
e sepolte dai secoli, gia morte
morranno ancora.
Vieni, o Croce, a regnar sui nostri
[monti,
e sul mare. Te invocano plaudendo
596
BIBLIOGRAFIA
i fanciulli d'ltalia, Te ogni madre
e il popolo chiama.
Spargiamo i buoni libri per le
scuole. Ma la tipografia editrice non
s'abbia per male, che ad assicurare
sempre migliore accoglienza al no-
vello volume, le suggeriamo di mi-
gliorare risolutamente la carta e la
cucitura, e di curare un tantino piu
la correttezza della stampa, supplendo
alia maggiore spesa col sopprimere
i costosi numeri marginal!, prodigati
qui senza necessita.
MARUCCHI ORAZIO, prof. — Le catacombe ed il protestantesimo
(Sd&n%a e, Fede). Roma, Pustet, 1903, 16°, 89 p.
Sono auree addirittura queste pa-
gine dell'illustre Professore, colle
quali svolge un tema quanto utile
altrettanto opportune. II protestan-
tesimo si destreggia in tutti li modi
a fine di dissimulare la sua genesi,
che & quella del ramo divelto dal
tronco native della madre pianta. I
suoi sforzi quindi nell'affibbiarsi il
culto dei primi tempi cristiani, sono
una vera goffaggine. II ch. Marucchi,
che non e teologo, pure contenendosi
nel campo deU'archeologia sacra, si
argomenta di mostrare ad un tal
Roller, ministro autore di una « Roma
sotterranea » di fantasia protestantica,
che nolle catacombe sono attestate le
credenze cattoliche, negate appunto
goffamente dai seguaci di frate Ln-
tero. Tali sono 1'Eucaristia con la
presenza reale di Gesu, simboleggiata
nel pesce ; la venerazione alia Ver-
gine, le cui immagini brillano negli
affreschi della Roma sotterranea, fino
dai primordii del cristianeaimo; e la
primazia dei Sommi Pontefici, che si
rannoda a quella conferita a S. Pietro,
del quale le catacombe contengono
tali monumenti, che si possono dire
un vivo repertorio della presenza di
Pietro in Roma, del suo apostolato,
della sua supremazia...
MOLIN PAOLO, direttore spirituale del Seminario di Verona. Com-
pendio del Direttorio ascetico del P. GK B. SCARAMELLI d. C. d. GK
e migliorata. Verona, Cinquetti, 1904, 8°, dj
2a ediz. corretta
pp. 400. L. 3.
II nome dello Scaramelli, come
maestro di spirito, e cosl noto e sti-
mato presso tutti gli ecclesiastici,
che certamente non ha bisogno delle
nostre raccomandazioni. Neppure il
Compendia che qui annunziamo esi-
gerebbe altre parole da noi, perche
gia ne parlammo in lode abbastanza
(ser. IX, vol. VIII, p. 328), quando
ne venne alia luce la prima edizione.
Ora pero abbiamo potuto palesarne
1' autore, il quale, flnche visse, voile
tener celato modestamente il suo
nome: nome che suona venerato e
carissimo a tutto il Clero Veronese,
che passo quasi tutto per le sue mani
nei trentadue anni ch' ei fu Direttore
spirituale di quel Ven. Seminario.
Una sola cosa aggiungeremo al detto
altra volta: ed e che il Direttorio
dello Scaramelli (e dicasi altrettanto
di questo Compendia) e steso con
tanta dottrina, con tanto ordine, con
un procedimento si solido e ragio-
nato, che non giova soltanto come
direttorio privato o per se o per al-
tri, ma si presta ancora ottimamente
aH'uopo dei predicatori, per cavarne
istruzioni, esortazioni,predichette alle
different! pie congregazioni deli'un
sesso e dell'altro.
BIBLIOGRAFIA
597
MORANDO LUIGI, stimatino. — Cinque corsi di conferenze spiri-
tual! tenute ai ven. Chierici del Seminario Pontificio Romano,
con un'appendice di ritiri mensili per i Sacerdoti. 2a ediz. cor-
retta ed accresciuta. Roma, Desclee, 1903, due voll. in 8°, 740,
132 p. L. 5.
Parlammo gi£ colla debita lode
della prima edizione di queste Con-
ferenze (eer. XVIII, vol. 2, p. 213).
In questa seconda edizione 6 da no-
tarsi che & corretta in miglior forma,
ed 6 accresciuta di ben altre diciotto
Conferenze per chierici e sacerdoti,
raccolte in un secondo volume, che
vendesi anche a parte al prezzo d'una
lira. Questa edizione e dedicata al
Santo Padre Pio X, il quale, fin da
quando era Cardinale Patriarca di
Venezia, avendogli 1'autore offerta
degno rispondergli in questa forma:
« II Card. Giuseppe Sarto, Patriarca
di Venezia, riconoscente al M. R. P.
Luigi Morando pel magnifico regalo
che si compiacque di fargli della
copia delle Conferenze tenute ai chie-
rici del Sacro Seminario Romano,
presenta pel bellissimo lavoro le piu
sincere congratulazioni, e fa voti che
il Rev.mo Clero approfitti delle spi-
rituali direzioni, che in esso gli ven-
gono in bella forma e con tanta un-
zione esibite. »
una copia della prima edizione, si
PICCOLOMINI PAOLO. - La Yita e 1'Opera di Sigismondo Tizio.
(1458-1528). Roma, Loescher, 1903, 8°, XXX-210 p.
Sotto 1'abile penna del giovane
dottore Paolo Piccolomini torna a ri-
vivere la lontana figura dell'autore
delle inedite Historiae Senenses, va-
sta narrazione e copiosa sorgente di
notizie per le vicende di Siena e
della Chiesa in Italia, nella seconda
metk del sec. XV e nel primo quarto
del XVI. II Piccolomini, prendendo
a scrivere del Tizio e della sua Opera
come degno e necessario prolego-
meno alia pubblicazione, che augu-
riamo di vedere presto eseguita della
parte piu pregevole delle Historiae,
ha saputo darci una monografia com-
mendevole pel metodo delle ricerche
e Fuso delle fonti, ordinata, e lucida
nella forma, solida nelle conclu-
sion}, sobria nell'inquadrare gli av-
venimenti del tempo con quelli del
suo primario subbietto. Breve, tutto
il lavoro 6 nella sua sostanza vera-
mente definitive, e se il « dottore e
prete senese Sigismondo » come lo
storico della « Cittk della Vergine »
amava soscriversi,pens6 mai ai giorni
suoi di avere un biografo, non potfc
certo augurarsene uno piu diligente
e sincere di quello che dopo il lungo
intervallo di quasi quattro secoli gli
e ora toccato nel Piccolomini. Di-
cevamo testfc che le molte conclu-
sion!, cui discende il valente autore
in modo piu o meno diretto, sono
solide nella loro sostanza. Questa
restrizione si riferisce specialmente
ad un punto del cap. IV dove de-
scrive le relazioni del Tizio con i
Piccolomini ed all'appendice inti-
tolata, Sulla moralita del cardi-
nale Francesco Todeschini-Piccolo-
mibi (Pio III). II ponderato e ripe-
tuto esame cni sottomettemmo gli
argomenti da lui addotti in proposito
non ce li mostro sufiicienti a distrug-
gere il giudizio tradizionale, quale
si trova riassunto in una erudita nota
del Pastor (Storia dei Papi, 3, 474,
ediz. ital.). II Gregorovius commise
errore indegno al tutto di uno sto-
598
BIBLIOGRAFIA
rico grave, quando nella sua Lucre-
tia Borgia 1, 302 senza la menoma
indicaziong della fonte rappresentd
Pio III « padre felice di non meno
di dodici figli tra maschi e feminine*,
notizia che cosl come giace, anche
solo indirettamente ha tutto il carat-
tere di una leggenda; come quella
che mal si concilia con la fa ma di
onesti costumi universalmente go-
duta da quel principe della Chiesa.
Le interpretazioni che da il nostro
Autore ai passi delle due lettere
del Todeschini ci sembrano bensi
ammissibili per ano scritto di un por-
porato dei giorni nostri, non cosl per
quello di un cardinale del rinasci-
mento. Per conchiudere, non vor-
remmo che il timore, lodevole in uno
storico, di apparire parziale verso la
memoria di un suo illustre antenato,
abbia fatto piegare 1'egregio Autore
a riconoscerenegli indizi messiavanti
contro il cardinale Piccolomini un
peso ed una gravita di quasi semi-
prova,che fortunatamente non hanno.
KOCCHI A. — In Paracleticam Deiparae Sanctissimae S. Joanni Da-
masceno vulgo tributam animadversiones. Roma, Salviucci, 1903,
in 8.°
Nella pia e nobile gara, che si
e accesa nel cuore dei fedeli per
onorare il prossimo cinquantesimo
della definizione delPimmacolato con-
cepimento della Vergine SS., fa bella
mostra questo studio del ch. p. A.
Rocchi, nome gia chiaro per molti
e preziosi contributi recati alia sto-
ria, alia filologia, all' archeologia.
Esso pu6 dividersi in tre parti: nella
prima cerca il vero autore della Pa-
racletica volgarmente attribuita a
S. Giovanni Damascene; nella secon-
da espone 1'utilita che da questa si
puo ritrarre a dimostrare la fede e
la devozione dei Greci per la Ver-
gine immacolata; nella terza in due
appendici arricchisce di altri tropa-
rii, tratti da' codici di Grottaferrata
e della biblioteca vaticana, la comu-
ne edizione di quella, aggiungendo
al testo greco un'elegante traduzione
latina.
Certo, se potevasi dimostrare che
la Paracletica Mariana 6 tutta opera
di S. Giovanni Damascene, essa e
per la dottrina e per la pieta singo-
lare del santo dottore verso la B. V.,
avrebbe ricevuto maggior lustro. Ma
ii desiderio di accrescere di questo
estrineeco pregio la Paracletica, che
avrebbe potuto deviare le ricerche
dell'autore, non gli ha impedito di
esaminarne scrupolosamente le fonti
e di venire alia conclusione, che da
quelle giustamente si doveva infe-
rire. II p. Rocchi, che da tanti anni
si serve di quella raccolta di pie in-
vocazioni e lodi per onorare quoti-
dianamente nel divino officio la Ver-
gine, era da tempo entrato in sospetto
che la Paracletica, almeno in gran
parte, non fosse opera del Santo. Pa-
revaglielo dicessero la diversita dello
stile, il pregio diverse degl'inni, la
minore o maggior correttezza del
ritmo. Ma questo sospetto, che fu
pure comune al dott. Leone Allario
e al Fabricio (p. 27) gli si mutd in
certezza, quando, esaminando i varii
codici di quella, pote fare uno studio
particolareggiato dei singolitroparii.
E dall'attento e minuto confronto di
questi (p. 14-24) ha dovuto dedurre
che la Paracletica, quale oggi si ha
nelle comuni edizioni dei fratelli Ma-
racci (1685), del camaldolese P. Cle-
mente (1743), del basiliano Vital!
(1736), non e affatto intera e che, se
non tutta, almeno in gran parte, non
BIBLIOGRAFIA
599
e di S. Giovanni Damascene (p. 13).
E in queste nuove conclusion! sta
il pregio principale dello studio del
ch. Rocchi, che ha potuto avvalorarle
coll'autorevole testimonianza del ch.
P. Karolidis professore di storia nel-
1'Ateneo di Atene, il quale attesta
che la chiesa Greca orientale non at-
tribuisce nessuna Paracletica al Da-
mascene (pag. 29).
Ad una piu piena dimostrazione
ci pare tuttavia che sarehbe stato
bene indicate quale sia il titolo che
il codice A. y. II premette alladetta
Paracletica. Esso avrebbe potuto da-
re maggior luce a giudieare quale
fosse nel sec. XIII (che e, a giudizio
del Rocchi, 1'eta dei tre codici da
lui esaminati) 1'opinione piu comune
intorno all'autore di quella: Fopinione
cioe che la credeva Holv)\i<x. 'Iwdvvoo
Aa[juxpx7]voO (titolo del codice A. y.
XXXVI, pag. 12) o 1'altra, che sem-
bra 1'attribuisse almeno a due au-
tori, cice ad un 'IcodvvYjs o ad un
'ItooaVjcp come pare si possa ricavare
dal titolo, abbastanza guasto, del co-
dice Messanese (H A' - 109, pag. 26).
SANGIORGrI EDOARDO, can. Conferenze. Genova, tip. della Gio-
ventu, 1904, due voll. in 8°, XXVI 520 ; 500 p. L. 5. Presso la
Libreria Fassicomo, Piazza S. Matteo, Geneva.
Queste conferanze, se si riguar-
dano quanto alia materia, trattano
soggetti sempre antichi e sempre
nuovi, alcuni poi tutti proprii dei
gicrni nostri, e tutti della piu alta
importanza. La forma ne e colta, ma
senza ricercatezza; popolare, masen-
za trfvialita; e si trammezza « fra
lo stil de'moderni e il sermon prisco»,
che chiamasi modernismo. E per6 noi
sottoscriviamo di buon grado al giu-
dizio del Revisore Ecclesiastico, il
quale attesta d'averle trovate «piene
di dottrina e di pieta », e le giudica
« di grande utilita, non solo pei pre-
dicatori, ma assai piu per 1' edifica-
zione dei fedeli. » Bella poi 1'edizione
e assai moderata nel prezzo.
tenendosi sempre lontana da quello
SORTAIS GASTON. Excursions artistiques et litteraires.
fcerie. Paris, Lethielleux, 16°, XVI-260 p. — L. 2,50.
Premiere
A queste escursioni, o bozzetti,
o comunque si vogliano chiamare,
danno unita Tispirazione comune e
1'intento dell'Autore, che impedito
per leggi inique d'insegnar colla vo-
ce, da di piglio alia penna e rivolge
sempre 10 sue fatiche a beneficio
della gioventu.
II bello nel concetto di S. Ago-
stino, indi le ruine d'Elatea, Itaca e
TOdissea, 1'Acropoli d'Atene, il Lao-
coonte del Vaticano, i giuochi seco-
lari d'Augusto e il carmen d'Orazio,
sono escursioni nel campo classico,
che gli porgono occasione di esporre
molti insegnamenti, utili alia coltura
generale e nel medesimo tempo sol-
lievo allo spirito oppresso non di
rado da programmi troppo gravi di
arido positivismo. La fractio panis,
scoperta e illustrata dal Wilpert
nella catacomba di S. Priscilla, tras-
porta il lettore ai primordii dell'arte
cristiana ; e dopo una sosta nella
poesia medievale o tra le navate go-
tiche di Notre -Da me, il duomo d'Or-
vieto con gli splendori de' mosaici e
coi vigorosi dipinti di Luca Signo-
relli chiude il volume,' i viaggi, le
escursioni.
Qualche inesattezza ad un viag-
giatore affrettato si perdona di buon
grado. Le statue dei dodici Apostoli,
che erano a pie delle colonne entro
600
BIBLIOGRAFIA
il duomo d'Orvieto, per buona ven-
ture sono rimosse da parecchi anni
e ricoverate nel museo dell' Opera.
E quantof.lla famosa pietra di Cana,
proveniente da Elatea, il famoso graf-
fito fu un puro e semplice errore o
illusione, riconosciuta e ritrattata dal
Diehl con lodevole lealta scientifica,
mentre il pellegrino di Piacenza non
si sa per niente che avesse nome An-
tonino, e ad ogni modo non e da con-
fondere con S. Antoninomartire. Dopo
cio che ne scrisse il Grisar nel nostro
periodic© (5 sett. 1903) e nella Zeitschr.
fur Kath. Theol (1902) la questione
pu6 dirsi risoluta.
SPALDING I. L. arciv. di Chicago. — L'educazione. Mezzi e fine.
Versione autorizzata dall'Autore per ALFONSO MARIA Q-ALEA. Siena,
S. Bernardino, 1903, 16°, 292 p. L. 2.
gno di considerazione e il capitolo V
che tratta delVelemento religioso nel-
I'educazione e mostramolto efficace-
mente quanto grossolano errore sia il
non riservare posto alcuno ovvero il
dame soltanto uno secondario alia
religione nella formazione degli uo-
mini, laddove come dice assai bene
1'esimio Prelato, la religione e ele-
mento vitale del car alter e. Avremmo
desiderate che la traduzione italiana
si sciogliesse dalla rigidita e si spo-
gliasse delle scabrosita spesso per
noi spiacevoli deH'originale. Si sa-
rebbe cosl provveduto meglio anche
alia chiarezza dei concetti che ri-
mangono non di rado inviluppati.
Nella collezione senese, avente
per iscopo la divulgazione di libri
attinenti alle scienze sociali catto-
liche e discipline affini, questo libro
trova acconciamente posto. Dettato
con zelo del bene e dell'onore del
cattolicismo dal dotto Arcivescovo di
Chicago, risente bensl il modo tutto
proprio di concepire degli americani,
non sempre agevolmente riducibile
al nostro; ma ci offre in compenso
1'utilita non piccola di poter far va-
lere 1'autorita di quel popolo indi-
pendente contro lo spirito gretto e
spesso tirannico delle nostre legisla-
zioni, in ordine alia liberta della co-
scienza cattolica. Particolarmente de-
SPEZIOLI YINCENZO. — Alcune Memorie intorno alia vita del Conte
Giacomo di Pier Francesco Leopardi. Recanati, Simboli, 1903, 4°,
102 p.
teste apposta al sepolcro di lui in
S. Leopardo. Alle Memorie va con-
giunta una raccolta di alcune let-
tere e telegrammi di condoglianze
che la desolata famiglia ebbe a ri-
cevere da cospieui personaggi nel
gennaio e febbraio 1903 insieme con
i giudizii comparsi al medesimo tem-
po in varii periodic! e giornali, quale
attestato di dovuto omaggio alia me-
moria del caro estinto.
TAMASS1A ARRIGO, prof, dell' Universita di Padova. - Contro le
sette italiane. Lettera al dott. Cesare Genovesi direttore del Ri-
sveglio Liberate di Mantova. Mantova, Barbieri, 1902, in 16.°
Nella ricorrenza del primo anni-
versario della morte del compianto
Conte Leopardi, la famiglia dell'il-
lustre defuntohadatoin luce le pre-
senti Memorie^ cavate dalla biografia
che ne sta scrivendo il prof. Spe-
zioli. Queste non molte pagine fanno
rivivere in tutta la sua schiettezza
natia la nobile figura del Conte, vir
antiquae fidei, come giustamente lo
dice il Cugnoni nella bella iscrizione
B1BLIOGRAFIA
601
Questa lettera « contro le sette
italiane », oltre esser diretta a com-
battere la massoneria, e scritta an-
cbe contro il Cristianesimo, cui Tin-
credulo prof. Tamassia di Padova
accomuna con la setta anticristiana
per eccellenza. « Ma ti pare, dice
egli al direttore del Risveglio lile-
rale, che uoraini, che hanno demo-
lito frammento per frammento tutto
1'edificio religiose, che la pieta, la
tradizione, la poesia avevano eretto
ne'loro cuori, posaano poi conscia-
mente prostrarsi al tarlato masche-
rone del Grande Architetto dell'uni-
verso? cingersi di bardature simbo-
liche, biascicare formole grottesche?...
gione, tradizione per tradizione, va-
lesse proprio la pena di rinunziare
alia vecchia leggenda de'nostri pa-
dri... che sorrise ai nostri anni gio-
vanili, per tuffarci in un'altra gaz-
zarra?» (p. 6).
E coal pel rinnegato il Cristiane-
simo e una vecchia leggenda, e al
piu una poesia. Ma ha egli mai sul
serio esaminati i fondamenti della
fede ? Ha studiato mai un corso di
Religione od una cosl detta Teologia
fondamentale? Dubitiamo forte che
il professore incredulo stia in Reli-
gione con quella conoscenza che ebbe
a dieci anni, quando balbettava il
catechismo.
Ma ti pare che, religione per reli-
TENDI GIO. BATTISTA, aw. — Trattato teorico-pratico delle tasse
di registro. Firenze, libreria ed. fiorentina, 1904, 8°, XXXIV-
576 p. L. 6, 60.
studii teorici fatti appresso. Siccome
la legge 23 gennaio 1902 n. 25, in
molte parti ha sostanzialmente mo-
dificati i principii fondamentali della
legge di registro, ognuno vede quan-
to quest'opbra riesca importante ed
opportuna ; e le cresce pregio la non
Si deplora comunemente la man-
canza d' insegnamenti relativi a quelle
che si soglion chiamare tasse sugli
affari, ed in ispecie alle tasse di re-
gistro. E per6 il ch. Autore si e in-
dotto a pubblicare queeto trattato
elementare,frutto della pratica acqui-
stata nei 15 anni che ha passati nel-
comune competenza deH'Autore.
ramministrazione demaniale, e degli
UBERTI C. — Praelectiones Sacrae Liturgiae iuxta reformata decreta
digestae. Editio altera. Ravennae, typ. Artigianelli, 1903, 8°,
207 p. L. 2.
II valente Autore, gia conosciuto
per altre operette di giure liturgico,
si e veduto costretto di rifare per in-
tero le sue prelezioni di Liturgia, a
cagione delle molte novita introdotte
sacramentaria : « II ch. Autore pos-
siede la bella dote di saper conden-
sare molta materia in poche pagine,
e tutto senza nuocere mai alia chia-
rezza. » Chi nei dubbii piu comuni
ha bisogno di essere subito messo in
chiaro di quel che possa o debba farsi,
prenda in mano il libretto e trovera
la risposta soddisfacente. .
dai piu recenti decreti della S. Con-
gregazione. Ripeteremo anche di que-
sto lavoro quel che altra volta ab-
biamo detto del suo trattato De re
URBANO FELICE, can. — Panegirici. Qiarre, tip. Macherione, 1903,
8°, 3S6 p. L. 5. -- Rivolgersi all'Autore, Trinitapoli (Foggia).
L'egregio A. dichiara di pubbli- a gloria di Dio ha predicate vivente
care questi panegirici perche, come con la parola, cosl vuol continuare
602
BIBLIOGRAFIA
a predicar con la stampa, dopo la
morte. Poi candidamente confessa
d'essersi molto giovato dapli scritti
dell'AHmonda, dello Scotti-Pagliara,
del Lacordaire, del Fe~lix, del Mon-
sabre e d'altri. « Ho messo insieme
(egli dice) i loro pensieri, li bo ru-
minati nella mia mente, e li bo git -
tati sulla carta. Tal fiata, non po-
tendo far di meglio, bo copiato an-
cbe degli squarci, per non guastare
i loro concetti sublimi. Poi medi-
tando su temi adatti ai tempi pre-
senti, li bo svolti con istile tutto
proprio » (p. II). Questa Candida con-
fessione sembraa noi il miglior mezzo
per disarmare anticipatamente la cri-
tica, e per disporre i lettori ad una
indulgenza benevola, la quale nel
corso della lettura verra crescendo
VAN NOORT G. S. Theol. in Semin. Warmundano professor. — Tra-
ctatus de Deo Creatore. Amstelodami, Van Langenbuysen, 1903,
8°, 204 p., L. 3.
L'attenta lettura di questo trat-
tato di Teologia De Deo creante ci
sforza a dire essere un trattato ve-
ramente sodo, teologicamente sodo.
Non gia nel senso che 1'A., disprez-
zati i recenti progress! degli studii
sull'origine delle cose e sulle varie
interpretazioni della narrazione mo-
saica, vada innanzi imperterrito per
la sua via ; ma nel senso, cbe, tutto
esaminato, da, come vero sapiente,
la nota giusta tanto teologicamente,
quanto scientificamente. Anche la
scelta degli argomenti per provare
tali veritk teologicbe gia note sono
molto bene vagliati, n& porge al let-
VITA (La) spirituale e rOrazione secondo la Sacra Scrittura e la
tradizione monastica. Yersione dal francese. Nuova edizione. Roma,
Desclee, 1903, 16°, 404 p. L 3.
vare nelle pagine cbe seguono piu
principii che sentiment! ; verita piut-
tosto destinate a favorire Fazione cbe
tore un argomento, di cui egli stesso
dubiti. Magnifici sono i capi, ove
svolge la Cosmogonia mosaica, se-
condo le varie interpretazioni, 1'evo-
luzionismo, la produzione del corpo
umano, il peccato d'origine, eccetera.
Nel capo sul peccato originale, la
parafrasi messa a fronte del tesito
paolino (Rom. V) e magnifica. In fine,
da per tutto con la perizia teologica
1'Autore accoppia la soda erudizione
e la sicurezza della dottrina; e non
mai la smania di combattere opinion!
domestiche lo fa traviare dal difen-
dere il dogma.
Questo libro si e gia pubblicato
in tedesco, in inglese e in francese,
prima cbe si avesee da noi in Italia,
e fu sempre accompagnato dal suf-
fragio di persone eminent!, come
Monsignor Haffner, vescovo di Ma-
gonza, il Cardinal Manning, vescovo
di Westminster, eccetera. Per non in-
gancarsi per6 sulla natura del libro,
sara bene aver sott'occbio le parole
con cui si cbiude la prefazione. « Non
deve dunque recar meraviglia il tro-
asoddisfarelospirito.» L'autrice (una
religiosa Benedettina) non ba cercato
di dare un alimento alia curiosita,
an cbe la piu legittima, ma di far
crescere nelle anime il desiderio
d'unirsi a Dio in questo mondo stesso,
per la gloria del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo, cbe esse deb-
bono contemplare eternamente.
WATRIGANT HENRI. L'ecole de la spiritualite simplifiea et la for-
mule « laisser-fare Dieu >. Lille, H. Morel, 1903, 16° di pp. 176.
BIBLIOGRAFIA
603
Da qualche tempo si agita in Fran-
cia una questione ascetica o mistica
intorno ad una specie di semi-quie-
tismo, che sembra contare ivi non
pochi seguaci. II P. Watrigant S. J.
che aveva gia scritto su questo sog-
getto il suo bell'opuscolo : Deux m6-
thodes de tpiritualitt, gia da noi an-
nunziato con lode, ma da qualcuno
in Francia impugnato, col presente
libro non solo si difende strenua-
mente, ma torna alia carica con mag-
gior forza, o piuttosto svolge tutta
la questione con maggiore ampiezza
e ne fa un trattato che a noi sembra
magistrate e decisive. Ci6 ch'egli
dice intorno alia perfezione da dover
misurarsi sulle virtu piuttosto che
sull'orazione mentale, del vero modo
in cui deve intendersi il lasciarfare
Dioy delle diverse scuole particolari
di spiritualita cattolica, a noi sem-
bra ben pensato e ben detto, e per
molto interessante.
Soggiungiamo perd con piacere
che qui nella nostra Italia siffatte
divergenze tra scuole spiritual! non
esistono. Nei libri ascetici, che ogni
anno passano a centinaia per le no-
stre mani, e negl'Istituti religiosi che
in altro tempo abbiamo intimamente
conosciuti nelle diverse parti della
penisola, non ci e mai avvenuto di
trovare una differenza un po' sostan-
ziale nel modo d'insegnare o di cer-
care praticamente la perfezione cri-
stiana. In particolare poi non abbia-
mo mai ne letto ne udito un periodo
di poca stima per la scuola spirituals
di S. Ignazio, o di tendenza perico-
loea verso il quietismo. Non neghia-
mo con questo che vi abbiano qua e la
certe aniine illuse ; ma scuole di spi-
ritualita malintesa noi in Italia, fran-
camente, non conosciamo. Perci6 di
tal materia non ci occupiamo piu
oltre.
una certa classe di persone anche
ZATTONI GIROLAMO sac. dott., archivista arcivescovile. — La Cro-
notassi del Vescovi di Cervia dall'origine alia fine del secolo XIY
compilata sui documenti. Ravenna, tip. Artigianelli, 1903, 8°,
L. 0,75.
I grandi progress!, avvenuti in
questi due o tre ultimi secoli nelle
scienze storiche, rendono oramai ne-
cessaria una revisione, o per meglio
dire un rifacimeri to della grand'opera
dell'Ugheili, 1' Italia sacra. Ma poiche
riesce difficile e forse impossibile ad
un uomo solo raccogliere tutto il ma-
teriale, sparso in un' infinita di libri
e di periodici, senza parlare dei co-
dici e delle carte manoscritte, sono
assai da lodarsi coloro che prendono
a studiare la storia di questa o di
quella dioccsi, purche ci6 facciano
con buoni criterii scientifici. Coal
fece Pegregio sac. Zattoni per i ve-
scovi di Cervia (1'antica Ficocle), ed
ottimi risultati corrisposero alle sue
diligenti fatiche.
Cominciando da S. Geronzio, che
e il primo vescovo noto, lo Zattoni
adduce argomenti assai forti per de-
durne ch'egli fu assolutamente il
primo di tutta la serie, la quale per
conseguenza avrebbe avuto principio
sulla fine del secolo V. Procedendo
avanti egli pote rinvenire non pochi
vescovi ignoti all' Ughelli, come un
Severe (571-599), un Sergio (769), un
Giovanni II (1030 1053), un Angelo
(1082) che consacro 1'antipapa Gui-
berto, ed altri. Per converse espulse
dalla lista alcuni, che erroneamente
v'erano stati introdotti, quale un
Adriano (853), che non fu vescovo
di Cervia, ma di Caere presso a Roma
604
BIBLIOGRAFIA
(ora Cerveteri). Ad alcuni ch'erano
stati collocati fuor di luogo assegna
la data precisa, per es. a Lucido, che
visse non nel 1066-1069, ma negli
anni 840-855.
Quests e simili mutazioni e ret-
tiflcazioni sono fatte dallo Zattoni in
base a notizie sicure e document!
autentici, di cui alcuni egli dissep-
pelll dagli archivi e pubblica qui
integralmente per la prima volta,
rendendo cosi sotto ogni rispetto
pregevole il suo lavoro.
- La data della Passio 8. Apollinaris di Ravenna (Estratto dagli Atti
della R. Accademia delle Science di Torino, vol. XXXIX). Torino,
Clausen, 1904, 8.°
Pari accuratezza ed erudizione
troviamo nelia presente dissertazione,
con cui 1'egregio scrittore cerca di
stabilire il tempo, in cui fu composta
la Passione o Leggenda di S. Apolli-
nare. L'esame letterario della mede-
sima lo induce a fissare come ter-
mine estremo anteriore la fine del
secolo V. Quanto al termine estremo
posteriore, esso gli vien fornito da
certe lamine d'argento, su cui 1'ar-
civescovo Mauro fece incidere le
geste principal!' del protovescovo ra-
vennate , traendole evidentemente
dalla Passione, e ci6 fu verso la
meta del secolo VII. Ridotta la Passio
tra questi limiti, lo Zattoni fa un
passo piu avanti e osservando certe
partieolaritadell'episcopato di Mauro,
ne deduce ehe costui desse opera a
far comporre la Passione.
Alle prove che lo Zattoni arreca
per provare che la Passio gia esi-
steva nel secolo VII, si pu6 aggiun-
gere quella ohe vien data dal Mar-
tirologio romano piccolo, composto
nei primi anni del secolo VIII. Sotto
il di 27 agosto esso annunzia la festa
di un S. Rufo vescovo di Capua, di-
scepolo di S. Apollinare : Capuae,
Rufi martyris, Apollinaris discipuli.
'Non v'ha dubbio che qui si tratta di
S. Apollinare di Ravenna, poichfe
Adone, il quale amplid il detto mar-
tirologio piccolo, da al medesimo il
titolo di Petri apostoli discipulus.
Sui principii del secolo VIII pertanto
s'era gia sparsa la leggenda, in cui
S. Rufo di Capua (forse vescovo di
questa citta) era identificato con un
patrizio Rufo (Rufus patriciae digni-
tatis, come dice Adone), di cui nella
Passione di S. Apollinare si dice che
fu beneficato e convertito dal Santo.
Quindi bisogna dire che gi& era nota
la Passione di S. Apollinare.
Quanto all' identificazione del due
personaggi di nome Rufo, non 6 ora
il caso di trattarne, ma ci sembrano
vani gli sforzi, fatti dal chmo e com-
pianto prof. FarabuliniJF*te ife £. A-
pollinare, Roma, 1874, vol. I, p. 44)
per farla rivivere, dopo che il Bac-
chini con 1'autorita d'Agnello 1'ebbe
atterrata. Agnello (verso P840) aflEer-
mava che in Ravenna vedevasi an-
cora al suo tempo 1'arca sepolcrale
di un Rufo patrizio; ne v'e motivo
di dubitare di tale asserzione. E anzi
credibile che il leggendista di S. Apol-
linare prendesse ansa dall'iscrizione
del medesimo Rufo e forse dalla sua
collocazione presso la tomba di
S. Apollinare, per immaginare quelle
varie relazioni tra Rufo e il Santo,
ch'egli inserl nella Passione. Che se
il Rufo patrizio contemporaneo o al-
meno concittadino di S. Apollinare
stava sepolto a Ravenna, non si pud
confonderlo con S. Rufo di Capua.
GRONAGA GONTEMPORANEA
Roma, 29 gennaio - 25 febbraio 1904.
I.
COSE ROMANE
I. Le feste centenarie di S. Gregorio. Congresso storico-liturgico e d'arte
sacra. — 2. La musica religiose. Udienze pontiflcie. — 8. Decreti della
Sacra Congregazione de' Riti pubblicati in Vaticano. — 4. Modificazioni
alia cronotassi de' Sommi Ponteflci. — 5. Indulgenze.
1. II Comitato delle feste che, come dicemmo, si vanno preparando
per celebrare in Roma il XIII centenario dalla morte di S. Gregorio
Magno, ha disposto molto opportunamente di unire alle altre dimo-
strazioni in cui saraoggetto quella solenne commemorazione, un omaggio
di carattere scientifico. A tal fine ha diramato uiia circolare invitando
i dotti d'ogni nazione, i cui studii abbiano qualche attinenza col sog-
getto delle feste, a con venire nelPeterna Citta per rmnirsi in con-
gresso nella settimana dopo Pasqua, tenervi delle conferenze e pre-
sentarvi o ricevere interessanti comunicazioni sopra qualche punto del
vasto campo che pud presentare la storia del gran Pontefice e del
suo culto, o quella della sacra liturgia e del canto ecclesiastico nella
Chiesa latina, od anche in generale 1'archeologia cristiana, limitata
natural mente al sesto ed al settimo secolo. Le adunanze si terranno
i giorni 7, 8, 9 aprile nelFaula massima dell'Apollinare e 1'invito
alle medesime e sottoscritto dai seguenti illustri scienziati : L. Du-
chesne, FT. Ehrle S. J., L. Janssens 0. S. B., L, Pastor, A. De Santi
S. J., G. Mercati, P. Franchi de' Cavalieri. Le adesioni de* dotti,
gia numerose ed autorevoli, ed il concorso del V Gruppo dell' Opera
de' Congressi « Arte cristiana » , gia annunziato nella radunanza di
Bologna, promettono che la riunione riuscira veramente degna della
solenne circostanza e ricca di frutti per la erudizione sacra e gli studii
eoclesiastici.
Quanto spetta a festeggiamenti religiosi, saranno celebrate speciali
funzioni nellechiese diRoma, dove esistono memorie del santoPapa: cosi
nella chieaa della Yallicella che e specialmente dedicata a S. Gregorio:
a Santa Maria Maggiore dove erano dirette le celebri processioni espia-
torie iniziate dal Santo: nella chiesa di S. Gregorio al monte Celio
che^conserva moltissimi ncordi di lui : nella basilica di S. Paolo,
606 CRONACA
dove per disposizione del Santo arsero e ardono le lampade votive :
e finalmente nelle catacombe di Santa Domitilla dove S. Gregorio
pronuncio la celebre omelia in onore dei santi martiri Nereo ed
Achilleo. Yi sara pure un pranzo a 300 poveri ed una gita collettiva a
Subiaco a visitarvi le memorie benedettine descritte da S. Gregorio
nei Morali. E poi gia diffasa la notizia che punto capitale e quasi
culmine delle feste religiose in cosi gloriosa ricorrenza sara la Messa
celebrata pontificalmente da Sua Santita Pio X nella basilica Yaticana
I'll aprile, col canto gregoriano della Messa detta « degli Angeli»,
eseguita da un coro grandiose, composto di seminaristi e collegiali di
Koma. Tale esecuzione, gia caro desiderio del Santo Padre assai tempo
prima ch'Egli venisse assunto al Pontificate ei ora per disposizione
provvidenziale verificata, sara un vero avvenimento di carattere arti-
stico e storico importantissimo, e quasi epilogo delle disposizioni pon-
tificie intorno alia « musica sacra » .
Per le messe pontifical! del Papa e noto one, secondo la consue-
tudine, si adopera un messale proprio che abbia la sola Messa ricor-
rente in quel giorno. In tale occasione il messale sara fornito dalle re-
ligiose benedettine di S. Cecilia di Solesmes, ora in esiglio all'isola
di Wight in Inghilterra, le quali offriranno al Santo Padre un esem-
plare ornato di finissime miniature e col canto gregoriano tradizionale.
Durante queste centenarie commemorazioni verra data la prima
esecuzione di un nuovo oratorio del maestro D. Lorenzo Perosi inti-
tolato < il Giudizio universale» le cui parti sono prese, come nei
precedent!, dal testo sacro degli evangelii o dalla sacra liturgia. Chi
ne ha udito qualche cosa assicura esser questa nuova pagina degna
in tutto dell'opera musicale che merito tanta fama all'illustre Maestro
della Cappella Sistina.
2. Le feste di S. Gregorio ci danno argomento a ricordare qui il
risveglio che da ogni parte si nota, e il rinnovamento di studii a
proposito della riforma per la musica religiosa cosi sapientemeute
promossa dal Santo Padre. Se per un momento le dimcolta insepa-
rabili da qualunque mutazione poterono dar ombra a qualcuno, il
vantaggio evidente per la vera arte, per il buon gusto, e sopratutto
per il decoro della chiesa e del rito sacro, vinse 1'assenso e strappo
1'approvazione universale, ne 1' impulso omai pud soffrire ostacolo o
ritardo. Per la piena esecuzione delle disposizioni pontificie nelle
Chiese, ne' Seminarii, negli Istituti di Koma una lettera di S. E. il
card. Yicario nominava una apposita Commissione composta de' se-
guenti membri: D. Lorenzo Perosi, direttore della Cappella Sistina;
maestro Filippo Capocci, direttore ed organista della Cappella della
arcibasilica Lateranense ; il E. D. Calcedonio Mancini, p. d. m., con-
sultore della Sacra congregazione dei Kiti e segretario della Commis-
CONTEMPORANEA 607
sione liturgica ; il barone Eodolfo Kanzler, professore di canto grego-
riano nel liceo di Santa Cecilia e segretario della pontificia commissione
di archeologia sacra ; il cav. Alessandro Parisotti, professore di armonia
e segretario del liceo musicale e deH'Accadeinia di Santa Cecilia; il
E. D. Antonio Rella, professore di canto gregoriano : il maestro Fi-
lippo Mattoni, can to re della cappella Giulia in San Pietro : ed un
rescritto speciale della Sacra Congregazione dichiarava applicate le
stesse disposizioni alle basiliche patriarcali, dalle quali come da pifl
alto esempio deve diffondersi e conservarsi questo ritorno alle tradi-
zioni di quel canto che in altri tempi trovo in esse i migliori maestri.
A dar un saggio del felice risveglio e del rinnovamento di cui
parliamo ci sia permesso di notare come gia in parecchie udienze
concesse dal Santo Padre ad Istituti o Comunita, sia piii volte ripe-
tuta 1'accurata esecuzione di qualche canto gregoriano o di qualche
classica composizione. Per citare la piii recente, sabato 20 febbraio il
pontificio seminario vaticano, ammesso a baciare la mano di Sua San-
tita in una delle loggie bramantesche, insieme con altri atti di ossequio,
fece eseguire dal coro de' suoi giovani cantori Ylntroito, il Graduate
e il Tratlo della Messa gregoriana per 1'incoronazione del SommoPon-
tefice, il Kyrie deila Messa sine nomine di Palestrina, YAve Maria del
Morlacchi a 4 voci, oltre un' Oremus pro Pontifice a 4 voci del M.° Pe-
rosi ed una laude a Maria Itumacolata pure a 4 voci dello stesso
maestro; il tutto eseguito con ottimo metodo ed eccellente effetto;
meritandosi giustamente 1'approvazione del Santo Padre, giudice, come
si sa, molto delicato in tal materia.
II 19 febbraio nella sal a del trono erano pur ricevute in udienza
le Dame del Saero Cuore colle loro educande di S. Rufina e della
Trinita de' Monti : e mentre le religiose offerivano al Santo Padre
un ricchissimo calice d'oro, che Sua Santita prometteva di usare in
prossima ricorrenza, il coro delle giovanette canto un inno di canto
gregoriano in onore dello stesso Pontefice. — Non molti giorni prima,
le religiose del SS. Sacramento colla loro superiora madre Stanislas
avevano lo stesso favore ; ed anche allora una tra le giovanette edu-
cande, di famiglia veneta, recito alcuni versi in dialetto veneziano,
ed un coro nuineroso canto le Laudes Hincmarianae a piu voci, la
cui esecuzione merito le lodi del Santo Padre alia « Schola » e alia
maestra di canto, una pronipote del defunto Pontefice Leone XIII.
Questi ed altri esempi gia da noi citati mostrano come in ossequio
alle istruzioni pontificie questo studio vada penetrando a poco a poco
nelPeducazioue del clero e del popolo, modificandone il gusto, e pre-
parando giorni migliori per 1'arte.
Tra le molte altre udienze concesse da Sua Santita negli scorsi
giorni notiamo quella della Pia Unione delle Donne cattoliche di Roma
608 CRONACA
presieduta dalla marchesa di Baviera che il Santo Padre decoro della
medaglia Pro Ecclesia et Pontifice: quella del collegio Canadese e della
Procura di S. Sulpizio col superiore generale de' Sulpiziani : quella di
una rappresentanza dei Patrons du Nord che fu ammessa anche la steRsa
mattina alia Messa papale : un'altra al sig. Decurtins, membro del Con-
siglio federale svizzero e cosi benemerito del movimento cattolico; a
lui il Santo Padre voile donare una sua fotografia coll'autografo : Dilecto
ftlio doctori Gaspari Decurtins, rei catholicae maxime addicto, benevo-
lentiae nostrae pignus, apostolicam benedictionem impertimus. 3 febr.
Ann. 1904. Pius PP. X. — Ne vogliamo dimenticare un affettuosis-
simo Breve inviato dal Pontefice gli scorsi giorni al gen. De Courten
antico rgenerale dell'esercito pontificio, nell'occasione del 95° anni-
versario della sua nascita, pieno di espressioni di paterna bonta che
onorano ugualmente il Pontefice e il nobile vecchio che spese il meglio
della sua vita a difesa della Santa Sede.
3. La prima domenica di quaresima, 21 febbraio, nella sala con-
cistoriale del Yaticano, alia presenza di Sua Santita furono promulgati
due decreti, il primo de' quali sul dubbio: An stante approbatione mar-
tyrii et causae martyrii signis ac miraculis a Deo illustrati et confirmati,
tuto procedi possit ad solemnem Venerabilium servorum Dei b'eatifica-
tionem, Marco Cristino, canonico di Strigonia, Stefano Pongracz e Mel-
chiorre Grodecz, sacerdoti della Compagnia di Gesu di cui gia par-
lammo ; e 1'altro sull'approvazione di due miracoli operati da Dio per
intercessione del ven. Gio Batta Yianney, parroco d'Ars, proposti per
la sua beatificazione. Oltre la Corte pontificia, e gli ufficiali a cui spet-
tava, assistevano alia cerimonia il card. Tripepi pro-prefetto della
Congregazione dei Riti in rappresentanza del card. Cretoni prefetto
della stessa e del card. Steinhuber ponente della prima causa, ed il
card. Mathieu ponente della seconda; numerosi rappresentanti delle
nazioni e delle diocesi a cui appartennero i venerabili tra i quali
Mgr. Guillois vescovo del Puy, Mgr. Lucon vescovo di Beiley ed
altri personaggi ed istituti ecclesiastici. Ai ringraziamenti offertigli
dal Yescovo di Beiley e dal superiore generale della Compagnia di
Gesu, il Santo Padre rispose rallegrandosi della definitiva sentenza
per la beatificazione dei tre martirj, e delle liete speranze, proposte
al clero specialmente parrocchiale del quale Egli stesso fece parte
piii anni, di veder presto onorato sugli altari il ven. parroco d'Ars
cosi segnalato nelle opere del santo ministero. Dei due miracoli appro-
vati, il primo avvenne nella persona di Claudio Leone Roussat affetto
da fiera epilessia, con paralisi generale, sicchS, perduta la parola,
neppure poteva traogugiar la saliva; dopo sperimentati vani tutti i
rimedi, condotto nel 1862 al sepolcro del Yenerabile vi ottenne la
guarigione instantanea e perfetta, L'altro fu concesso ad Adelaide Joly
CONTEMPORANEA 609
lionese, sanata lo stes.so anno da un tumore bianco nel braccio sinistro,
al solo contatto della correggia di un calzare del servo di Dio.
4. Non per occuparci dei granchi a secoo presi da certi giornali
sempre ridicoli quando si attentano di metier bocca nelle cose reli-
giose, ma per servire all' erudizione storica dei nostri lettori note-
remo che la Gerarchia cattolica del 1904 pubblicata dalla tipografia
vaticana, modificando alquanto la cronotassi dei Pontefici succedu-
tisi sulla cattedra di S. Pietro, invece di 264 quanti ne erano am-
messi nelle precedenti serie, non conta che 257 papi fino al regnante
Pio X che oocupa quindi nell'ordine della successione pontificate il
duecento cinquantottesimo posto. Ne v'e persona mediocremente eru-
dita nella storia ecclesiastica che di ci6 possa offenders*, sapendo le
difficolta e le incertezze inevitabili de' documenti, speeialmente ne'se-
coli piu oscuri e turbolenti dell'eta di mezzo.
La cronotassi seguita finora nella Gerarchia era quella apposta
ai medaglioni dei papi esistenti nell'antica basilica di S. Paolo e ri-
prodotti nella nuova secondo i disegni che se ne conservavano ; ma
quei dipinti e le loro iscrizioni non risalivano che fin verso il sesto
o settimo secolo. Parve dunque da preferirsi la cronotassi molto piu
antica ed autorevole dataci dal Liber pontificals, dalle sue continua-
zioni e dalle sue foati, specialmente dopo le illustrazioni apportatevi
da recenti studii storici. Ed e appunto in conformita delle piu pro-
babili conclnsioni dedotte da quegli studi che venne modificata la
nuova serie della Gerarchia cattolica, tenendo pur conto dei criterii
teologici e canonici.
I nomi esclusi dalla antica aerie sono i dieci seguenti : 1) S. Ana-
cleto che era segnato tra S. Clemente I e S. Evaristo. II suo nome
si trova pure nel catalogo detto Liberiano del secolo III : ma parve
piu grave 1'autorita del Liber pontificalia, che non lo cita. — 2) S. Fe-
lice II, che era segnato tra S. Liberio e S. Damaso. — 3) Cristo-
foro, segnato tra Leone Y e Sergio III. — 4) Dono II, segnato tra
Benedetto YI e Benedetto VII. — 5) Bonifacio VII, segnato tra Gio-
vanni X1Y e Giovanni XV. — 6) Giovanni XVI, segnato tra Gio-
vanni XV e Gregorio Y. — 7) Giovanni XIX, seguato tra Gio-
vanni XVIII e Sergio IV. — 8) Benedetto X, segnato tra Stefano X
e Nicolo II. — 9) e 10) Alessandro V e Giovanni XXIII, segriati
tra Gregorio XII e Martino V, eletto nel concilio di Costanza che
pose fine allo scisma.
Furono invece introdotti : 1) Leone VIII, tra Giovanni XII e Be-
nedetto V col numero d'ordine 132: e questo suppone naturalmente
che la deposizione di Giovanni XII nel sinodo del 963 sia stata legit-
tima. — 2) Silvestro III tra il primo ed il secondo pontificate di
Benedetto IX, che fu tre volte eletto e tre volte rimosso. Se la tri-
1904, vol. 1, fasc. 1289. 39 27 febbraio 1904.
610 CRONACA
plice remozione di Benedetto non fu legittima, Silvestro III, Grego-
rio YI e Clemen te II, che occupano il 147, 149 e 150 posto, benehe
piu degni prelati, furono necessariamente antipapi ; il che alcuni ri-
tengono per Silvestro che pur fu introdotto per maggiore probabi-
lita. Cio basti per accennare a lie difficolta che si incontrano in tali
ricerche, che interessano certamente la storia della Chiesa, ma che
evidentemente nulla mutano dei fondamenti della fede.
5. Ai nostri giorni, quando si e fatta cosi frequente la lieta sorte
di pellegrinare ai piedi del Yicario di Cristo, e riceverne 1'aposto-
lica benedizione, e utile sapere quali siano le indulgenze annesse
agli oggetti cosi benedetti dal Santo Padre, e quali condizioni si ri-
chiedano per lucrarle.
II Somino Poatafice PIo X a tutti coloro che portan sulla per-
sona, o conservano nella propria staaza o in altro decente lucgo
dell'abitazione un rosario, una croce o un crocefuso, una statuetta
0 una medaglia benedetta da Sua Santita e dinanzi ad essa recitino
devotamente le preci prescritte, concede le seguenti indulgenze:
Chiunque una volta almeno alia settimana reciti la corona domeni-
cana, o alcuna delle corone della B. V. od il rosario di Lei o la sua
terza parte, o I'ufficio divino, od ii piccolo ufficio della stessa SS.ma
Yergine, o quello dei defunti, od i sette salmi penitenziali o gra-
duali, — oppure sia solito fare il catechismo, o visitare i carcerati, o
1 malati degli ospedali, o soccorrere i poveri, od ascoltare la santa
messa, o celebrarla se sacerdote, — chiunque avendo cio fatto e vera-
mento contrito e confesso s'accostera alia santa Comunione in uno
dei giorni infrascritti, cio sono il Natale, 1'Epifania, la Pasqua,
1'Ascensione, la Pentecoste, la SS. Trinita, il Corpus Domini, la
Purificazione, 1'Annunziazione, 1'Assunzione, la Nativita e la Conce-
zione della B. Y. Maria, S. Giuseppe sposo di Lei, i santi apostoli
Pietro e Paolo, e gli altri apostoli, e rOgnissanti, ed in quel giorno
preghera per 1'estirpazione delle eresie e dello scisma, 1'incremento
della fede cattolica, la pace fra i principi cristiani, e gli altri bisogoi
della Santa Chiesa, in ciascuno de' detti giorni lucrera 1'indulgenza
plenaria.
Chiunque poi, con cuore almeno contrito, abbia cio fatto nelle
altre feste di N. S. e della B, Y. in ciascuna di essa acquistera 1'in-
dulgenza di sette anni e sette quarantene; in qualunque domenica
oi in qualunque altro giorno guadagneia quella di cento giorni.
Inoltre, chiunque abbia la consuetudine di recitare almeno una volta
la settimana, alcuaa delle corone, od il rosario, 1'ufficiolo della B. Y.
e quello d«' defunti, o i vespri od'un notturno almeno colle lodi, o
i sette salmi penitenziali colle litanie e le preci annesse, per cgni
volta e concessa 1'indulgenza di cento giorni. Chiunque in punto di
CONTEMPORANEA 611
morte raccomandera 1'anima sua devotamente a Dio e giusta le istru
zioni di Benedetto XI Y nella Costit. Pia Mater, 5 aprile 1747, sia
preparato di accettare la morte dalla mano di Dio, veramente pen-
tito, confesso e comunicato, o se non puo, almeno contrito, invoehera
col cuore se non puo colle labbra il SS. Nome di Gesu, conseguira
1'indulgenza plenaria. Cento giorni d'indulgenza sono pure concessi
alia recita fo\V Angeius Domini o, chi non sapesse tal preghiera,
quella di un Pater ed Ave: all'esame di coscienza con tre Pater ed
Ave in onore della SS. Trinita, o cinque in onore delle Piaghe di
G. C. cinquanta giorni per chi preghi o reciti un Pater ed Ave per
i moribondi; e per chi premetta una qualunque preghiera alia pre-
parazione della Messa e della Santa Comunione o alia recitazione
del divino ufficio o dell'ufficiolo della B. V. Tali indulgenze sono
tutte applicabili alle anime del Purgatorio, e s'intendono concesse
seaza pregiudizio di qualunque altra indulgenza applicata alle stesse
opere dai Sommi Pontefici precedent!.
H.
COSE ITALIANS
1. Lavori parlamentari. Accuse contro la Societk de' telefoni. — 2. Processo
Ferrl-Bsttolo: condanna dell'Avanti. — 3. Discordie socialiste. — 4. Con-
gresso socialista di Brescia. — 5. Nuovo Gran Maestro massonico —
6. A proposito dell'incendio alia biblioteca nazionale di Torino.
1. Mentre il Senato, costituito in alta Corte di giustizia per un
privilegio ben curioso in tempi di tanta democrazia, assolveva due
suoi membri da imputazioni poco rilevanti per la storia, la Camera
votava distrattarnente un gruppo di leggi di interesse secondario. Tra
esse perd una merita di easere notata, intorno al rinnovamento dei
Consigli comunaii e provincial, indirizzata ad evitare gli inconvenient!
del presente sistema col quale la meta dei detti Consigli e rinnovata
02rni triennio, e spesso, bilanciandosi i partiti contrarii, sono ridotti
all' impotenza ei obbligati allo scioglimento. Noi riportiamo i primi
articoli della legge in cui sono le nuove disposizioni della riforma :
Art. 1. — I congiglieri comunaii e provinciali durano in funzione
sei anni e si rinnovano per un terzo ogni biennio. I consiglieri sca-
duti sono sempre rieleggibili. Nei primi due bienni dopo un'elezione
generale la scadenza e" determinata per sorteggio, e succ'essivamente
dall'anzianita. II terzo dei consiglieri da sorteggiare nei due primi
bienni viene diminuito del numero corrispondente ai posti vacanti per
qualsiasi causa in Consiglio. Quando la scadenza e determinata dal-
l'anzianita, il terzo da rinnovarsi viene accresciuto del numero cor-
rispondente ai posti vacanti per qualsiasi causa nel Consiglio. In questo
612 CRONACA
caso gli ultimi eletti surrogano coloro che sono usciti dal Consiglio
prima della ordinaria scadenza e per quel tempo che questi sarebbero
ancora rimasti in ufficio. Nei comuni dove il Consiglio e composto di
20, 40 od 80 membri, nei primi due bienni di ciascun sessennio ne
saranno surrogati 7, 14 e 27 rispettivamente. Del pari nelle provincie
dove il Consiglio e composto di 20, 40 e 50, uei primi due bienni se
ne sorteggiano rispettivamente 7, 14 e 17.
Art. 2. — Quando il Consiglio per dimissioni o altra causa abbia
perduto i due terzi dei suoi membri dovra essere rinnovato per intern.
Art. 3. — II sindaco e il presidente della Deputazione provinciale
durano in carica quattro anni. La Giunta municipale e la Deputazione
provinciale si rinnovano per intero ogni quadriennio.
Un'altro provvedimento di indubitabile importanza per 1'infausta
questione del Mezzogiorno e la legge proposta in favore della Basili-
cata a cui vantaggio si erogherebbero cinquanta milioni per esonero
di gravezze ed esecuzione di lavori agricoli ed industriali di cui abbi-
sogna la regione ; e fu approvata a grandissima maggioranza.
II vento spira alle inchieste : la marina, la pubblica istrtizione, la
giustizia hanno avuto il loro colpo : il ministero delle poste e .telegrafi
ebbe 1'ora sua nella seduta del 22 scorso : nella quale 1'on. Santini
accuso la Socjeta telefonica, gia protetta dal precedente ministero, di
abusi, di sfruttamento degli impiegati, di frodi contro il Governo stesso.
Si parlo di telefoniste pagate da 25 a 50 lire mensili con un lavoro
fino di 18 ore col turno di notte. Si accuso la Societa di essersi
sottratta indebitamente alia tassa di bollo e registro : di aver rinca-
rate le tariffe d'abbonamento illegittimamente ; senza parlare del ser-
vizio mal fatto e d'altri inconvenienti. II ministro Stelluti Scala, con-
sentendo pienamente coH'accusatore, disse di aver gia denunziato
all'autorita giudiziaria i responsabili, di aver punito con forti ammende
le irregolarita, ed aver revouato con decreto ministeriale la linea Ye-
nezia-Mestre, rnandandovi un commissario regio. Deplorando le negli-
genze e le interessate eondiscendenze del passato, venute a galla nel-
1'inchiesta, assicuro che sarebbero usate misure energiche e controllo
efficace : e parve non lontano dal pensiero di avocare allo Stato anche
il monopolio di questo nuovo servizio.
2. Finalmente il 10 febbraio, dopo quarantanove udienze del Tribu-
nale e un diluvio di chiacchiere si ebbe la sentenza nella causa per
diffamazione intentata dall'ammiraglio Bettolo gia ministro della ma-
rina e dimessosi appunto (come ricorderanno i lettori) per dar querela,
con piena facolta di prova dinanzi al magistrate, contro Ton. Ferri
a cagione delle accuse da costui divulgate nei giornale socialist* Avanti!
da lui diretto, colle quali incolpava 1'ex ministro di aver tenuto mano
nella sua amministrazione a contratti piu o meno dannosi al pubblico
CONTEMPORANEA 613
erario per favorire privati interessi. Noi non possiamo qui distenderci
in particolari ne delle accuse ne delle difese quante piu di 145 testi-
monii e diciassette avvocati vennero a deporne in questo processo che
all'on. Ferri non parve vero di gonfiare per riempiere la piazza del
suo nome e farsi 1'eroe della « lotta di classe » contro « le camorre
parassitarie >, contro il « militarismo industriale » , contro i « sue-
chioni » che dissanguano il paese. Non vogliamo discutere se le azioni
delle Acciaierie di Terni guadagnassero di valore per arte del ministro,
o per speculazione di Borsa : se il cognato dell'ammiraglio profittasse
della parentela per fare piu o meno grassamente i suoi affari. La con-
clusione del processo fu che il Tribunale di Roma giudico la prova
non raggiunta e, quindi ritence « Enrico Ferri colpevole di diffaina-
zione continuata a danno di Giovanni Bettolo »: e dichiaro « Salustri
Augusto, gerente responsabile fall'Avanti, colpevole di complicita ne-
cessaria » : e li condanno entrambi alia pena di un anno e due mesi di
reclusione, a 1516 lire di multa, ai danni verso la parte lesa e alle
spese giudiziarie; oltre la pubblicazione della sentenza nell* Avanti e
nella Tribuna. Questa sentenza non prova per nulla, e utile avvertirlo,
che non si abbiano a lamentare abusi nelle pubbliche amministrazioni :
prova solo che non deve esser lecito a un megalomane qualuuque, per
darsi della importanza, gittare 1'infaniia di tali abusi sopra un qua-
lunque cittadino, senza prove evidenti che quell' infamia cade sopra
chi 1'ha meritata.
E facile immaginare quanto 1' esito del processo tornasse amaro
zll'Avanti e al suo direttore che per consolarsene ricevette telegrainmi
e lettere di solidarieta dei ccompagni > da empirne le colonne intere
assai piu faciimente che delle sottoscrizioni di offerte per pagare le
spese. A spiegare la « sconfitta giudiziaria » il Ferri stampo che si erano
messe in moto contro di lui « tutte le forze ed influenze » e secondo
lui persino qualcuno dei grossi « 33 » della massoneria romana si era
dovuto affannare al « salvataggio » del Bettolo. Ma una lettera del
nuovo Gran Maestro, della cui elezione parliamo piu innanzi, nego
categoricamente che il Bettolo abbia mai appartenuto alia Massoneria.
E noi ce ne rallegnamo con lui.
II Ferri e il Salustri hanno ricorso in appello.
3. Del resto non pare che neppure tra i « compagni » 1'applauso
per 1'eroe fosse cosi universale come nelVAvanti si fa comparire. Ed
a tal proposito vogliamo riferire qualche particolarita. che giovi a
studio di costumi socialisti. — Garzia Cassola gia redattore capo del-
VAvanti e percid avvezzo a non aver peli sulla lingua, intervistato
della Stampa intorno al « compagno » Ferri e al processo Bettolo, ne
qualified il metodo di poco serio e poco morale. In sostanza quando
il Ferri getto il guanto di sfida tempestando di accuse il Bettolo e
614 CRONACA
provocando una querela, non aveva nulla di provato in mano e spe-
rava nello scandalo. « Dai allo stregone ! addosso al Bettolo qualunque
sia 1'accusa, quaiunque sia la prova. * Ed il Cassola spiega tutto il
chiasso sollevato, dicendo che « il Ferri voleva distrarre 1'attenzione
del pubblico socialista dai molti dissidii di parte dei quali e magna
pars: voleva epater le bourgeois Q piu ancora il « compagno ^ : afferro
la barca del proprio « io » e la gettd nello stagno perche i raDOCchi,
che vi morivano dalla noia, gracidassero per contentezza. » La que-
stione morale non era morale « ma una maschera di stagione. » Ed il
Cassola fini col protestare, essere omai tempo di rompere il cerchio
di omerta (cioe di camorra); che « circoletti e giornalini socialisti
hanno stretto intorno ad Enrico Ferri. >
La cosa era troppo cruda perche i « compagni » la potessero tran-
gugiare senza smorfie. Nel congresso regionale socialista radunatosi
a Brescia, tra i primi atti della prima seduta fu proposto un plauso
al Ferri e un voto di biasimo contro il Gassola, entrambi assenti. La
societa Unione socialista di cui il Cassola faceva parte, tenne seduta
e con uu fulmineo decreto mise al bando 1'audace ex-redattore che
forse anche un po' per gelosia di mestiere, aveva osato lev-are il piede
contro 1' idolo del giorno. Egli se n' e vendicato, svelenendosi su pei
giornali, opponendo 1'audacia alia prepotenza : e la querela minaccia di
dilatarsi, rinfocolando le discordie che gia serpeggiano nel campo pro-
letario.
4. E la discordia e profonda. Essa gia si era manifestata, benche
reprassa, nel congresso generale tenuto ad Imola e poi nel luglio scorso
a Milano, in un tempo in cui la gravita degli avvenimenti vaticani non
lascio spazio alia cronaca per occuparsene. L'altro congresso generale
del partito avra luogo nel prossimo aprile, a quel che pare, in Bolo-
gna : ed a prevedere qual sara il probabile indirizzo che da esso si
svolgera, contribuisce mirabilmente il seguire 1'andamento della riu-
nione regionale tenura in Brescia il 14 e 15 febbraio dalle sezioni
lombarde che in sostaiiza rappresentano la parte predominante della
organizzazione.
Ora, se si puo concludere qualche cosa dalla riunione di Brescia,
cio e la profonda separazione dei socialisti riformisti che vorrebbero
unirsi colla classe borghese per ottenere progressive mente le modifi-
cazioni legali che devono condurre al vantaggio economico e politico
del proletariate, dai socialisti rivoluzionarii i quali vogliono ottenere
il trionfo del proletariate colla lotta di classe e piu o meno aperta-
meate colla violenza. Tale scissione si mostrd fin dalla prima seduta
trattaiidosi della sede stessa del congresso : ma, dovendoci restringere
a narrare solo i punti capitali messi in discussione, essi furcno due :
il primo e piu scottante fu quello dell'm^V^o del partito di fronte
CONTEMPORANEA 615
•al governo e alle istituzioni a proposito del qtiale il Soldi, il Labr'ola
Arturo, il Lazzari, il Mocchi con ardenti dichiarazioni propugnarono
la necessita della lotta contro la monarchia, perehe le riforme piu im-
portanti per il proletariato contro il parassitismo dei inonopolii e dei
privilegii non si possono conseguire in regime monarchico. II Treves
invece e specialmsnte il Turati sostennero non doversi confondere
parassitismo e monarchia, non essendovi paesi tanto inquinati da pa*
rassitismo industriale quanto le repubbliche francese ed americane.
II Turati lamento lungamente la mancanza di preparazione del pro-
letariato alle riforme, le astiosita interne, la inettitudine del partito
al governo. Ma il Lazzari replied che ii proletariate, non avendo niente
da perdere, deve seguire un' azione diversa dalla borghese e non deve
ammettere opportunism* che paralizzano 1'azione socialista. Respinto
dunque 1'ordine del giorno riformista Treves D'Aragona, vonne votato
il seguente, proposto dal La"briola-Mocehi.
1.° Riaffermando il carattere permanentemente ed intransigentemente
rivoluzionario ed antistatale dell'azione proletaria il Congresso dichiara
degenerazione dello spirito socialista la trasformazione dell'organizza-
zione politica della classe proletaria in partito prevalenteniente parla-
mentare opportunista costituzionale e possibilista monarchico. Respinge
quindi come incoerente con il principio della lotta di classe e con la
vera essenza della eonquista proletaria dei pubblici poteri 1'alleanza con
la borghesia sia mediante la partecipazione a qualunque governo monar-
chico o repubblicano di iscritti al partito, sia mediante 1'appjoggio a
qualunque indirizzo di governo alia classe borghese.
2.° Considerando ancora, che qualunque attivita riformatrice in re-
gime borghese, anche se inossa dalla pressione proletaria ed anche se
parzialmente utile ai lavoratori, e sempre imperfetta e non intacca mai
il meccanismo fondamentale della produzione capitalista, il Congresso
afferma che 1'attnazione delle riforme deve essere lasciata ai governi
borghesi, senza nessuna collaborazione e nessun compromesso da parte
del proletariato.
3.° Considerando inoltre che i principii fondamentali della teorica
socialista se stanno in diretta antitesi con le istituzioni monarchiche per
il dilagare del possibilisino monarchico per opera delle tendenze rifor-
mistiche determinano nell'attuale momento la necessita di nette e de-
cise affermazioni in senso antimonarchico, il Congresso, mentre ricon-
ferma di n.on avere alcuna pregiudiziale, e d'avviso che i propagandist!
debbano rivolgere la loro azione nel senso di diffondere e generalizzare
la coscienza anche d'inconciliabilita tra il proletario e la monarchia.
4.° Considerando infine che mentre 1'azione parlamentare del par-
tito culmina nell'opera di agitazione e nella abilitazione del proletariato
alia gestione dei pubblici affari, il partito stesso ritiene che non sara
nei Parlamenti risoluta non pure la abolizione della proprieta privata
ma neanche tutte quelle anteriori conquiste politiche ed economiche che
616 CRONACA
sono all' infuori della costituzione italiana. II Congresso riafferma di non
rintmziare ad alcuno del mezzi di attacco e di difesa contro lo Stato
ed il governo e di riservarsi anche 1'uso della violenza per i casi in cui
essa fosse necessaria.
Questo si dice parlar ehiaro ! L'ordine del giorno fu approvato
da 73 voti, contro 68. La maggioranza era dunque rivoluzionaria.
Dopo tale dichiarazione si temeva che i riformisti lasciassero 1'as-
semblea : ma non fu vero e nel giorno di lunedi si passo all'altro
punto intorno all* organizzazione politico, del partito. Anche qui i ri-
formisti si separarono dai compagni, sosteoendo la distinzione dell'or-
ganizzazione operaia e proletaria dall'organizzazione socialista, « atti-
rando le prime nella direttiva dell'azione e delle finalita del partito
senza pero assorbirle, e conservandole autononie e solidali. > Ma la
maggioranza rivoluzionaria ebbe naturalmente il sopravvento colla
approvazione del seguente ordine del giorno :
« II Congresso riconosce la necessita di raggruppare tutto il proleta-
riate in un partito che difenda sul terreno politico gli interessi del
lavoratori contro tutti gli altri partiti rappresentanti delle varie fra-
zioni delle classi capitalistiche. Afferma che la diversita di tendenza
e di opinion! non e incompatible coll'unita del Partito ne deve por-
tare a rompere la disciplina nell'azione congiunta colla liberta piu
completa di opinioni e di critica in tutti i socialisti. »
La quale ingenua affermazione in bocca della maggioranza che
impone il suo giogo non sappiaino quanto persuadesse gli avversarii.
Ma omai 1'interesse della lotta era diminuito dal fatto che i riformisti
si astennero dal votare : ed il Congresso che gia cominciava a divenire
alquanto turbolento e minacciava di inacerbire le question! si chiuse
opporttinamente la sera del 15. II Soldi, augurando che nel separarsi
ciascuuo dimenticassa le parole aspre che foasero state pronunciate
nel caiore della discussione, e ringraziando i riformisti che seppero
partecipare alia discussione coa serenita, benche in minoranza, si
compiacque che la riunione di Brescia abbia tracciato le linee nette
per i lavori del prossimo Congresso nazionale. E quel che vedremo.
5. La Massoneria ha trovato il suo « Gran Maestro » . — Dopo le
dimissioni del Nathan di cui parlainmo, le loggie furono invitate a
mandare una terna dei piu destri per quei mestiere : e con 1692 voti
sopra 2059 votanti fu eletto Ton. Ettore Ferrari, scultore, repubbli-
cano dilettante, noto sopratutto per il monumento equestre di Yit-
torio Emanuele a Yenezia dove sotto ai pied! del cavallo aveva figu-
rato la tiara che poi dovette, benche a maiincuore, sopprimere. Non
mancarono le solite cerimonie del ricevirnento sotto la « volta d'ac-
ciaio » : non manco neppure un banchetto di 300 invitati per festeg-
giare Pelezione, coi rispettivi brindiei e discorsi. II Nathan fu salu-
CONTEMPORANEA 617
tato Gran Maestro onorario, come Adriano Lemmi. A c Gran Maestro
aggiunto » venne eletto 1'ingegnere Adolfo Enghel, deputato di Tre-
viglio.
Dai bene informati si ritiene eke la nomina del Ferrari abbia
corne fine principale quello di rinsaldare 1'unita della famiglia mas
sonica ristabilendo la supremazia del Grande Oriente del Tevere sopra
le loggie dipendenti e in particolare quelle di Milano che se ne erano
stacoate quando la massoneria sotto Adriano Lemmi parve infeudarsi
alJa monarchia. Cosi si consoliderebbe la compagine dei parti ti . popo-
lari, disponendoli ad una lotta antireligiosa. La setta infatti si pre-
para ad un programma di azione assai vasto che comprenderebbe come
punti capitali il divorzio, la espulsione delle congregazioni religiose,
la laicizzazione compieta della seuola primaria, la soppressione totale
della liberta d'insegnamento, la legge per la revoca del placet e degli
exequatur^ riduzione delle diocesi, 1'abolizione delle guarentigie pon-
tificie, la soppressione del fondo pel culto, e 1'abolizione del prinio
articolo dello Statute. Scusate se e poco !
Tutto questo prova, s'intende, che la massoneria e una societa che
non si occupa di politica, ma solo di beneficenza. Eppure anch'essa
non pare che dorma su un letto di rose. Di alcune noie, a proposito del
Nathan, parlammo or non ha rnolto : di altre che si vanno aecuinti-
lando sul capo dell 'on. Nasi dentro e fuori la Camera, aspettiamo che
si faccia qualche po' di luce — se mai si fara — per parlarne in un
prossimo numero.
6. Dopo il disastroso incendio alia biblioteca nazionale di Torino
di cui narrammo nel precedente quaderno, le autorita universitarie,
sollecite di riparare per quanto era possibile il guasto che il fuoco e
1'acqua avevano cagionato ai codici che si erano potuti sottrarre alia
distruzione, si rivolsero per consiglio e soccorso al prefetto della bi-
blioteca vaticana, uomo competente quant' altri mai nell'arte diffici-
lissima del ristaurare i codici, alia quale per 1'ufficio stesso che oc-
cupa ha un personale esperto e un laboratorio unico in Italia. In cio
quei signori dell'Universita fecero atto di buon senso oon che di animo
serio, sprezzatore di stupidi preconcetti e unicamente studioso del pub-
blico bene. Ma cosi non ne parve ai soliti campioni della setta, ai quali
il solo nome del « prefetto della biblioteca vaticana » mise il diavolo
in corpo, ed avrebbero amato meglio mandar in malora quel po' di
codici, che saperli conservati da un... gesuita! La Gazzetfa del popolo
si stupi che un « gesuita > passeggiasse libero in Italia. « Noi com-
prendiamo che per una sufflciente interpretazione della legge delle
guarentigie, il padre gesuita Ehrle possa starsene dentro il Yaticano;
ma quando i funzionarii governativi vengono a raccontarci che inve-
stito di una missione ufficiale od uffieiosa dal ministero dell' istru-
618 CRONACA
zione il gesuita Ehrle se ne viene a Torino, e ricevuto ufficialmente
dal rettore magnifico dell' Universita, dal prefetto della biblioteca na-
zionale e intervene ai convegni coll' intendente di finanza e col pre-
fetto, noi allora crediamo ben lecita la curiosita che ci muove ad in-
terrogare il tunistro Orlando : Eccellenza, e lei che ha provveduto il
gesuita Ehrle di un salvacondotto regolare...? » II Fracassa, piu spiccio,
in una lunga diatriba piena di insolenze plateali ricordando anch'esso
che « secondo la nostra legislazione i gesuiti sono allontanati, espulsi,
rigettati peggio che gli animali carbonchiosi » ne deduceva che « si
pigJiasse per il collare questo Ehrle e lo si rimandasse al suo paese
per misura di polizia veterinaria... » Sono fiori di gentilezze verso un
uomo venuto a rendere un prezioso servigio in vantaggio della scion za
e della civilta. — L'ufficiosa Tribuna, impensierita, teniendo forse una
crisi di ministero, si affretto a sconfessare pubblicamente ogni conni-
venza al delitto da parte del Governo... Fortunatamente ad onore del
vero, ci fu chi con un po' piu di dignita e di indipendenza d'animo
seppe levar la voce e nella Stampa di Torino il prof. Pietro Giacosa
dopo aver detto come il p. Ehrle prestasse 1'opera sua e partecipasse
ai lavori della commissione tecniea nello stesso laboratorio da lui di-
retto, prosegrte : « Sono pronto a subire i rigori della legge ed a con-
fessare la mia colpa. Ma non sono altrettanto disposto ad accollarmi
col silenzio un'altra colpa, quella di aver inaneato ad altre leggi che
non sono forse scritte in nessun codice, ne sanzionate da alcuna mi-
sura coercitiva; le leggi della cortesia e della riconoscenza. lo non mi
sento capace neppure di pensare ad usar villania a chi ci diede cosi
pronto e iiberaie aiuto. Molte parole, molti lai salirono al cielo in
ocoasione dell' inceiidio della nostra biblioteca, ma i soccorsi di opere
non furono altrettanti. Speriarno che anch'essi verranno ; ma eiamo
ricono.scenti a chi piu fece e non rispondiamo al suo soccorso colla
minaccia di cacciarlo alia frontiera. > Ed ancora : « II credere pci che
probabilmente egli sia venuto a spese del ministero della pubblica
istruzione, mi pare un' ingenuita grande. Se veramente si fosse giunti
a questo che un ministro italiano potesse inviare in missione un di-
peudente dal Vaticano come farebbe di un suo funzionario, sarebbe
tale vittoria politica da potersi pagare qualche cosa di piu che non
sia un biglietto d'andata ritoruo, magari in prima classe, da Eoma a
Torino. Ma nessuno e meno di tutti il p. Ehrle ha creduto che questo
viaggio si dovesse registrare nella storia come una Canossa a rovescio.
No : la fratellanza di cittadino della respublica literarum lo ha mosso
ed e in nome di questa fratellanza che io gli porgo qui i ringrazia-
menti di tutti gli italiani colti. »
La Gazzetta del popolo, il Frasassa, la Tribuna, sanno con chi
so no.
CONTEMPORANEA 619
m.
COSE STRANIERE
(Notizie Oenerali). Notlzie della Guerra nell' Estremo Oriente. Conseguenze
della battaglia di P»rt-Arthur. Occupazione giapponese della Corea.
Concentrazion* degli eserciti sulle rive del Yalu.
(ESTREMO ORIENTE). Alia notizia della rottura delle relazioni di-
plomatiche e del principle delle ostilita, tenne dietro una confusions
di telegrammi spesso contradittorii da cui e difficile sceverare qualche
cosa di vero. E poi da ricordare che oltre la distanza del teatro della
guerra, oltre le solite passioni partigiane che rendono sospetta ogni
nctizia di fonte inglese, perche favorevoii al Giappone (e in mano agli
inglesi sono il piti delle linee telegrafiehe transmarine), e quelle di
fonte francese, come favorevoli ai russi ; i giapponesi stessi, come tutti
gli orientali, non la cedono a nessuno nell' arte di mentire audace-
mente, trattandosi specialmente d' interesse e di orgoglio nazionale
dinanzi ai loro fratelli di razza. Cosi pare verificato che alia battaglia
di Port-Arthur da noi gia accennata nelle prime notizie la flotta giap-
ponese la quale si vantava incolume perdesse invece un incrocia-
tore ed una torpediniera : e cio spiegherebbe perch& cessasse il fuoco
e si ritirasse dopo un'ora sola di combattimento. fi certo pero ehe
1'audacia dell'assalto ottenne lo scopo di tenere libero il mare dei
russi che, stretti a Port-Arthur, non poterono impedire 1'altro colpo di
mano contro Chemulpo, porto coreano collegato alia vicina capitale
Seoul con una via ferrata. Dinanzi a quel porto le due navi russe,
la Variag, e la Koreetz, circondate da forze molto superior! , furono
affondate dai loro comanianti piuttosto che cederle al nemico sover-
chiante. Chemulpo divento cosi capo-linea di sbarco e punto impor-
tantissimo per le comunicazioni, le vettovaglie, le munizioni dell'eser-
cito giapponese. La posizione centrale di quel porto lungo la costa
coreana presenta il vantaggio di accorciare della meta la marcia delle
truppe verso il fiume Yalu che e la frontiera settentrionale, dove molto
probabilmente saranno i primi scontri dei due eserciti sul continente.
Anche Gensan, porto orientale, e Masampo aU'estremita meridionale
sono in possesso dei giapponesi i quali occuparono con 20,000 uomini
Seoul, assicurando 1' imperatore coreano della loro protezione. II Mi-
kado coi ministri e tutto il Governo si S trasportato da Tckio a Kioto,
Leila parte centrale, per esser al sicuro dalla flotta russa. I porti
di guerra sono dichiarati in istato di assedio. II Giappone negozia cogli
Stati Uniti per un prestito di cento milioni.
La guerra sta nel primo periodo di mobilizzazione e di concen-
tramento delle forze da ambe le parti. Si dice che 300,000 uomini
620 CRONACA
siano pronti a passare in Corea dai porti giapponesi. La Russia rac-
coglie piu lentamente le sue truppe e il suo armamento, inceppata
come e dalla cattiva stagione e con una sola linea di comunicazione
non troppo solida ne molto rapida, impiegando i treni del transibe-
riano piu di tre settimaoe a percorrere i seimila chilometri di tra-
versata. La sua flotta, oltre le perdite di guerra, ebbe gia due disgra-
ziati accident!: la Boyarin ed il trasporto Yenissei urtarono nelle mine
sottomarine che cingono Port-Arthur e furono colate a picco. La squadra
di incrociatori di Wladiwostok assali e affondo un trasporto giapponese
carico di munizioni. E smentito che essa abbia bombardato Hakodate,
capoluogo dell'isola Yesso.
II generale Kuropatkine, ministro della guerra, e stato nominate
comandante in capo dell'esercito in Manciuria con quartier generale a
Mukden. L'ammiraglio vicere Alexeieff trasferira invece a Karbin, che
doinina il biforcamento della ferrovia per Wladiwostok e Port- Arthur,
la base generale di operazione.
(Nostra Corrispondenza 1). 1. La guerra col Giappone ed il manifesto
dello Czar. — 2. L'entusiasmo patriottico dei Russi. — 3. L'adozione
del calendario gregoriano. — 4. Le polemiche della stampa a proposito
dei decreti del Santo Sinodo relativi aila couversione degli Ebrei.
1. Aveyp gia scritta e mandata la mia ultima corrispondenza, quando
come un fulmine a ciel sereno si S sparsa la notizia dello scoppio
delle ostilita fra la .Russia ed il Giappone. La nervosita dei Giappo-
nesi ha intorbidato di sangue gli orizzonti sempre foschi della poli-
tica europea. I Russi fuor di dubbio preparavansi alia guerra, ma
non la credevano cosi vicina. Addi 29 dicembre (vecchio stile) 1903
il metropolita di Pietroburgo Antonio, alia presenza di S. M. 1' Im-
peratore pronunziava nel palazzo imperiale Tzarsko Selo una breve
allocuzione nella quale vi era un rapido accenno al pericolo che mi-
nacciava la Russia. Insorgendo contro un articolo del Rozanov, cbe
nel Novoe Vremia affermava a proposito del Natale essere un mito
la pace predicata da Gesu Cristo, il prelate russo dichiarava che la
guerra non e bandita dal Cristo, ma dai suoi nemici.
Txanne pochi guerrafondai, la Russia aspirava alia pace per dare
incremento e sviluppo alle sue industrie e colonizzare le sue vaste e
popolate province, sovratutto la Siberia gia sul punto di trasformarsi
in un centro di operosa attivita. ProduBse quindi enorma impressione
1 Rimanendo neutrali, lasciamo. secondo il consueto, ai nostri cor-
rispondenti esteri piena liberta di esprimere sulla guerra russo-giappo-
nese i giudizi che loro appaiono giusti. N. d. R.
CONTEMPORANEA 621
la notizia della rottura delle relazioni diplomatiche da parte del Giap-
pone, ed a breve intervallo, i telegrammi che annunziavano Passalto
della flotta giapponese contro le navi russe cullantesi spensieratamente
nella rada di Port Arthur. La responsabilita della guerra incombe sul
Giappone, che, travagliato dalla crisi economica e voglioso di tentare
la sorte delle armi, non ha piu voluto frapporre indugi alle sue mire
bellicose. Le prime notizie delPapertura dell'ostilita hanno provocato
dapprima un sense- di dolorosa sorpresa e poi un fremito di collera,
un grido di vendetta in tutta la Russia. Sua Maesta il Tzar ha ri-
volto al suo popolo un appello che traduce letteralmente dal testo
russo: « Manifestiamo a tutti i nostri sudditi fedeli, che nelle no-
stre cure per la conservazione della pace, cara al costro cuore, noi
abbiamo impiegati tutti i nostri sforzi per consolidare la tranquillita
nelP Estremo Oriente. Con queste misure pacifiche noi avevamo espresso
il nostro consenso alia revisione proposta dal governo giapponese delle
convenzioni esistenti fra i due imperi circa gli affari della Corea. Le
trattative intraprese a questo scopo non sono state tuttavia condotte
a termine; il Giappone, senza aspettare la consegna delle proposte
dell'ultima risposta del nostro governo, ci ha annunziata la rottura
delle pratiche gia iniziate, e la cessazione delle relazioni diplomatiche
con la Russia. Senza farci conoscera che la cessazione di tali rela-
zioni equivaleva ad un' apertura delle ostilita, il governo giapponese
ha intimato alle sue torpediniere di attaccare all' improvviso la nostra
squadra ancorata nella rada esteriore della fortezza di Port Arthur.
Dopo aver ricevuto su questa aggressione il rapporto del nostro luo-
gotenente, noi abbiamo immantinente dato 1'ordine di rispondere con
le armi alia provocazione del Giappone. Facendo conoscere la decisione
da noi presa, pieni di fiducia incrollabile nel soccorso dell' Onnipo-
tente, e convinti deli'unanime cooperazione dei nostri fedeli sudditi
alia difesa della patria, noi invochiamo la benedizione di Dio sulle
truppe gloriose del nostro esercito, e sulla nostra flotta. Dato a Pie-
troburgo il 27 gennaio nell'anno 1904 dalla nascita del Cristo, e 10
del nostro regno. >
Al proclama dell' Imperatore teneva dietro Pindomani la circolare
del S. Sinodo invitante i fedeli a pubbliche preghiere nelle chiese
pel trionfo della fele, della patria e del Tzar russo. II testo paleo-
slavo di queste preghiere da aggiungersi alia liturgia e inserito nel
fascolo Y dei Txerkonya Viedomosti del corrente anno.
2. La guerra dunque e scoppiata : due popoli, Puno cristiano e Paltro
pagano, eacitati da lotte economiche e da ambizioni territoriali, sono
lanciati Puno contro Paltro a guisa di iene assetate di sangue. 1 Russi
non ignorano che la guerra col Giappone sara lunga, e sulle prime
i Giapponesi guadagneranno dei facili allori. I Giapponesi combattono
622 CRONACA
per cosl dire nell'atrio della loro casa : « la loro flotta, scrive il Novoe
Vremia , non e dimezzata come la nostra: il loro esercito combatte nella
sua totalita laddove noi non abbiamo per affrontarli che una parte
delle truppe: essi sono padroni del mare, noi no: il campo di bat-
taglia e alia distanza di poche ore dai loro confini, laddove noi dob-
biamo traversare 12,000 verste per giungervi : noi siamo soli, laddove
i Giapponesi, che infiamma il fanatismo di razza, sono sostenuti
se non apertamente, almeno nell'ombra, da varie potenze europee,
ostili alia Russia. Ma ci6 non deve impensierirci. L'amor patrio e la
grande forza del popolo russo (velikaia silo). II Russo e col Tzar, e
il Tzar con la Russia ». E siccome il denaro & il nervo della guerra,
secondo il detto francese, il Novoe Vremia magn fica con tinte esa-
gerate, le floride condizioni economiche della Russia. L'oro depositato
nelle banche o inesso in circolazione ammonta a due miliardi di rubli :
il bilancio annuale deila Russia e di due milardi di rubli, dei quali
solamente 290 milioni sono spesi per gl'interessi del debito pubblico,
laidove la Francia su tre miliardi di entrate consacra 1250 milioni a
pagare i coupons dei suoi titoli di rendita, e 1'Italia su un bilancio
di 1800 milioni, speade G80 milioni pel medesimo scopo. La Russia
e in grado di affrontare le spese ingenti di una guerra in si lontane
regioni. Essa ha bisogno, dicono i Mokoskiia Viedomosti di consoli-
dare e tutelare la sua influenza neiP Estremo Onente, e percio la
guerra, quantunque dolorosa, non la spaventa.
II sangue sparso dai Giapponesi reclama vendetta, e la Russia per
conservare il suo prestigio 'deve aanientare il Giappoae, cancellare il
suo nome dai novero delle grandi potenze. I Giapponesi, secondo una
caricatura del Siever, sono una banda di audaci lillipuziani, che con
lanca microscopiche stuzzicano il colosso moscovita il quale fuina
beatamente sdraiato sulla morbida pelliccia di un orso gigantesco. La
stampa russa da per certo il trionfo della Russia sul Giappone, e
raccomanda ai suoi lettori di non accasciarai alle prime disfatte, e
di pazientare. Verra il momento in cui le armi russe sbaraglieranno
1'audace e sleale avversario.
Lo scoppio della guerra ha prodotto in Russia cid che il Siever
appella 1'unione dei cuori (Sliianie serdetz). Le divergenze, le lotte
politiche sono cessate per incanto. II popolo russo si e fetretto intorno
al Tzar, simbolo vivente della grandezza della patria, eel animate dai-
I'ideale religioso e patriottico, e pronto a tutti i sacrifizii per serbare
intatto il prestigio della Russia. La nostra nazione, scrive con visibile
compiacenza il Grasdanin, ha mostrato in questi giorni uno slancio
unico, ed una virtu sublime di sacrifizio. Gli student! di Pietroburgo
che non e guari insorgevano contro l'assolutismo imperiale, provo-
canlo turnulti nelle universita russe, si sono messi alia testa delle
CONTEMPORANEA 623
dimostrazioni patriottiche. In pochi giorni si sono raccolti milioni di
rubli pel feriti dell'Estremo Oriente, per le fainiglie del soldati che
si recano ad affroatare la morte nelle steppe della Manciuria od in
Corea, e per 1'offerta di navi da guerra al governo russo. I ricchi
ed i poveri danno generosamente il loro obolo : gl' impiegati delle
pubbliclie anaministrazioni rinunz'ano ad una parte dello stipendio
per aumentare le risorse destinate alia guerra. II generale E. Bogda-
novitch nel Novoe Vremia invita sovratuUo i moaasteri a largheggiare
pd bisogni dell'esercito che lotta con eroico valore per la gloria della
Santa Russia. Le signore di Pietroburgo, sotto la presidenza dell'Jm-
pemtrice che da 1'esempio del lavoro e di caritatevoli iniz'ative, con-
sacrano il loro tempo a preparare vesti e biancherie pei soldati, e
fas3iature pei feriti. La Croce Rossa riceve cospicue offerte, e la sua
sede in Pietroburgo e talmente affoliata, scrive il Grasdanin, che alcuni
non sono riusciti a penetrarvi per deporvi il loro obolo. Tutta la Russ;a,
coins un uomo solo (kak odin tchelovlek) e insorta coatro le orde dei pa-
gani. Strano a dirsi ! Anche i Polacchi, gli Ebrei, gli Armeni, anche gli
abitanti deila Finlandia che non hanno certamente a lodarsi della te-
nerezza russa a loro riguardo, concorrono con dimostrazioni di fedelta
e numerose offerte ad agevolare al governo russo il compimento della
sua missione. La guerra contro i Giapponesi e considerata non solo
come una difesa dei diritti inviolabili della Russia, ma anche come
un duello tra la civilta cristiana, e la civilta pagana. La Russia deve
essera il baluardo dell' Europa cristiana contro il larrato incivilirnento
delle orde asiatiche. L'ideale patriottico e 1'ideale religioso animano
ad un tempo il cuore del popolo russo, e gl' infoniono una tenacia e
delle energie cosi poderose che il Giappone noa tardera a trovarsi a
mil partito. La stampa russa ricorda i fasti gloriosissimi dello sfacelo
degli eserciti napoleonici in Russia e dell'eroica difesa di Sebastopoli,
e dichiara che il popolo russo nella sua lotta contro la barbarie asia-
tica non sara degenere dagli avi, e trionfera dei Giapponesi e della
segreta coalizione di potenze interessate. Non sono in grado di tirar
1'oroscopo, ma prevedo che la vittoria finale arridera alia costanza
ed alia tenacia del grande impero slavo.
3. L'udozione del calendario gregoriano e uno dei problemi che
B'irnpone allo studio delle classi colte in Russia. II corrispondeate
di Yarsavia del Novoe Vremia, nella ricorrenza del Natale e del Capo
d'Anno, descriveva la spiacevole impressione prodotta su di lui dalle
divergenze di calendario tra i cattolici e gli ortodossi. 'Varsavia cat-
tolica era in festa il 25 dicembre, laddove gli ortodossi attendevano ai
loro affari, e non parteciparano alia gioia comune : tredici giorni dopo,
gii ortodossi che formauo la grande ininorita di Yarsavia, celebravauo
timidamente la nascita del Cristo tra 1' indifferent della popolazione
624 CRONACA
cattolica. II corrispondente del Novoe Vremia § di parere che un
tal fatto contribuisce a porre degli ostacoli ad un sospirato riavvici-
namento tra i Russi da una parte ed i Polacchi ed i Finlandesi dal-
1'altra. II Governo e le classi colte non sarebbero aliene da una ri-
forma, che le crescenti relazioni della Russia con 1'Europa rendono
necessaria. Alia sua attuazione si oppongono sovratutto dei motivi di
ordine religioso. Quindici milioni di ortodossi in seguito alia corre-
zione dei libri liturgici slavi, eorrezione divenuta indispensabile pei
molti errori che li deturpavano, si staccarono dalla Chiesa ufflciale,
dsndo origine allo scisma dei vecchi credenti. Adottando il calendario
gregoriano si correrebbe il rischio di suscitare un'agitazione religiasa
nelle classi inferior! della societa, tan to piu che le medesime, sono as-
suefatte sovratutto nelle campagne a considerare le feste dei santi come
dei dati cronologici. Nel linguaggio comune diranno per esempio : noi
corninoeremo la rnietitura 1'indomani della festa del tal santo ecc. Uno
sbalzo di tredici giorni pel loro comprendonio limitato rappresente-
rebbe, oltre che un attentato contro Iddio e contro i santi, le cui feste,
a parer loro subirebbero delle mutazioni arbitrage, ma anche il ri-
pudio dei loro computi tradizionali per la loro vita domestica e sc-
ciale. A questa difficolta, che non e da disprezzarsi, gli avversari della
riforma del calendario aggiungono dei motivi d'inopportunila. II com-
mercio russo con lo straniero prospera in modo mirabile in quelle
region! di Oriente le quali non seguono n$ il calendario gregoriano,
ne il giuliano. A che pro dunque esporsi ai rischi di un' agitazione
interna per introdurre una riforma, che pochi e problematici vantaggi
darebbe alia Russia dal lato economico, poich& la sua espansione com-
merciale tende ad allargarsi sovratutto nella Turchia, nella Persia e
n.ella Cina?... Una commissione astronomica avea ricevuto dal Gorerno
T incarico di studiare la soluzione del problema : i suoi membri si
pronunziarono contro 1'adozione del calendario gregoriano, asserendo
che un tal cambiamento di cronologia urtava contro diiBcolta ine-
stricabili. I giornali anche avversi all'Occidente giudicano esagerato
il pessimismo della commissione astronomica, e vorrebbero veder pub-
biicati i suoi studi per conoscere quali siano le difficoltd inestncabili
che ritardano una riforma utilissima.
4. I documenti del Santo Sinodo, riportati in altra corrispondenza
della Civilta, documenti che miravano con misure di rigore a rendere
piu guardinga la chiesa ortodossa nelle frequenti e poco sincere
conversioni di ebrei al cristianesimo hanno suscitato vivi comment!
nella stampa russa. II Suvorin del Novoe Vremia non ha gradito un
provvedimento che a suo giudizio, e anche in antitesi con gl'interessi
politici della Russia. La fede ortodossa, cosi egli si esprime, e, non
solamente una religione, ma anche un insegnamento politico russo
CONTEMPORANEA 625
(polititchesJcoe russkoe utchenie), un simbolo russo (in altri termini il
Suvorin predica la teoria del Russkii Bog, 1'identificazione tra il po-
tere civile e I'ecclesiastico, o piuttosto 1'assorbimento del secondo a
favore del primo). Chi e ortodosso, e russo nello stesso tempo. G-li
ebrei dunque che abbracciano 1' ortodossia, diventano russi. Che la
loro conversione sia sincera o no, spontanea o forzata, cio e indiffe-
rente per gli scopi che si propone il potere politico. S'egli non e or-
todosso neiraiiima, per la sua conversione apparente, i figli saranno
costretti di divenirlo, e di fondersi col popolo russo. IL decreto del
Santo Sinodo che allontana gli ebrei dalla chiesa ortodossa, e dunqne
incomprensibile perche li strappa anche alia nazionalita russa.
Queste brutali teorie che fanno della Chiesa per fas et nefas lo
strumento servile dell'egoismo di atato, sono sventuratamente appli-
cate non di rado dal governo russo. 1 Petersbiirgskiia Viedomosli, po-
lemizzando col Suvorin, hanno biasimato la crudezza dei suo principii
dichiarando che lo Stato non e uno strumento per la Chiesa, n& la
Chiesa per lo Stato. Se cio fosse, i sacramenti diverrebbero anche
degli espedienti politici. II ricevere un Sacramento unicamente con
lo scopo di conseguire dei diritti sociali sarebbe un' ipocrisia sacri-
lega. I giornali del clero difendono 1'operato del Santo Sincdo, i cui
document! eransi resi necessari per mettere un freno agli abusi che
gli ebrei commettevano a riguardo del battesimo cristiano. Raccontano
per es. che un ebrco chiuso in prigione domandd ed ottenne il bat-
tesimo. Avendogli la madrina offerto un dono che non rispondeva alia
sua aspettativa, se ne rnostrd scontento, dicendo cinicamente che era
etato battezzato per ben sei volte e non erasi mai imbattuto in una
madrina cosi avara, n£ avea mai ricevuto un dono cosi meschino. Noi
siamo convinti che i decreti del Santo Sinodo non torranno gli abusi
che si deplorano dalla stampa religiosa. Dei popi, per ingraziarsi
1'autorita civile, continueranno ad amministrare il battesimo agli ebrei,
aggiungendo sempre nuovi nomi alle liste dei loro convertiti, e nuovi
titoli di benemerenza presso il governo. L'autorita civile dal canto
suo si limitera a registrare le vittorie delPortodossia, punto brigan-
dosl se gli ebrei facciano del battesimo una speculazione finanziaria.
&REC1A (Nostra Corrispondenza). 1. La politica presente: nuovo Ministero
con vecchio programma. — 2. La rispoata delle Chiese autocefale alle
proposte del Fanar. — 3. Le ragazzate attorno al sig. Silvestrelli Mi-
nistro d' Italia in Atene. — 4. Le agitazioni degli Universitadi di Atene.
- 5. La risposta delle Chiese dissideati e certi teologi greci.
1. Gli uomini politici di Grecia avrebbero certo buone ragioni per
chiedere al paese un po' di riposo in questo nuovo anno di grazia 1904,
dacche 1'anno ch' e tramontato non li ha per nulla lasciati in pace
1904, vol. 1, fasc. 1289. 40 27 febbraio 1904.
626 CRONACA
nelle loro poltrcne. In un anno siamo alia quinta muta governativa,
e da Zaimi che dopo men di dieei giorni lasoia il patera allo zio
Delijanni ; dal megaloinane vegliardo sbalzato dall'aminutinamento di
satolliti insoddisfatti, al fine e pieghevole Corcirese; dal S.r Teotochi,
all'ardente e schietto Ralli ; da questo infine di nuovo all' elegante
Corfioto, abbiam avuto su per giu una pleiade di trenta minietri, che
appena han'no avuto il tempo di scorrere i loro rispettivi portafogli,
e 1'agio di riscaldare i seggioloni dei loro scrittoi. Non avrebbe dunque
ragione chi peasasse che la Greoia fa poco con sumo di uomini poli-
tic!, di niinistri e di ministerial!, che se si considera che in Grecia,
fcrse un tantino piu che altrove, ogni caduta di Governo trascina seco
la caduta o almeno lo spostamento della maggior parte degli alti e bassi
impiegati, si avra che molti di loro sono sbalzati dal loro posto prima
di oocuparlo, devono cambiare di citta pria di arrivarvi, colti ai volo
come gli uccelli, dagli ordini ministeriali.
Se si volesse poi indigare quale sistema pud dare alia Grecia una
tan to gran copia di Ministri, si pcnga mente a quanto ne scrive il Perio-
dico ateniese « Messager d' Athfaies » nel suo N. del 1G Dicembre pros-
simo passato : sotto il titolo di « Ministeriali » esso scrive cosi.: « Sem-
briamo proprio rivestirci della semplicita del S.rde la Palisse, affennando
che Ministeriale vuol dire un tale capace d'esser Ministro; ciailonta-
niamo pero dall'uomo della leggeada proverbiale nel descrivere e pre-
cisarele quaiita richieste per queH'officio. Poiche comunernente par-
lanlo si crede che il pretendente a qualsivoglia portafoglio niinisteriale,
sia un uomo che si alza al disopra det suoi simili tanto pel suo sapere e la
sua iotelligenza, quaato pel maneggio dei publici aifari, e un ta.1 quale
genio d' iniziativa, o almeao per conoscenze superiori in rami speciali
della vita publica : e puo darsi in verita che cosi altrove vadano le
cose, quantunque a dirla schietta, gii uomini sono dovunque gli stessi'
appo noi peio i pretendenti ai Minister! anzitutto sono quelli che in
qualunque maniera han servito al... partito ; i servigi prestati alia
nazione vengono sempre in seconda linea. Inoltre presso noi un tale
puo divenir Ministro e pretendere percio d'esserlo, allorquando puo
provare d'essere stato fedele al partito sotto diversi gabinetti, sia poi
per altro degao di stare alia mangsatoia e pascersi di fieao ; gl' in-
gegni elevati, nel vero sanso di questa parola, non vengono che in
secondo luogo. Di qua nasce quel tanto numero di ministeriali o pre-
tsndeati ai minister!, dei quali sovrabbonda ogni partito politico, e
pero" quelle uggie e quei dispettucci che si manifestano quando un
partito qualunque e chiamato al potere. > Sin qui 1' accreditato Pe-
riodico internazionale, e quantunque noi non accettiamo iutierar
mente i suoi apprezzamenti, non possiamo cio non ostante negare che
vi e un gran fondo di verita nelle sue osservazioni.
CONTEMPORANEA 627
II signer Teotochi ritorna al Governo della Grecia, per succedere
all'uomo originate, pieno di energia e di vita, all'uomo perspicace e
di azione, al sig. Ralli, il quale dopo di aver salvato il paese per ben
due volte da turbolenze intestine or calmando le popolazioni del Pe-
loponneso, sollevate contro il Governo per la quistione del moEopolio
delle live, or reprimendo i bollori della gioventu universitaria, che
per la traduzione dell'Oreste, pretendevano il monopolio della quiete
cittadina, ha saputo sagrificar il suo portafoglio al bene generale del
paeee, rifiutandosi di sciogliere la Camera, come lo pretendeva il Capo
dell'opposizione sig. Delrjanni che pero non dubito di accusarlo di tra-
dimento politico. Questa successione rende al sig. Teotochi malage-
vole assai la posizione in faccia al Parlamento e al Paeee, e nonostante
il suo saper fare, egli trovera la Presidenza molto scabrosa.
II nuovo Governo si preeenta col suo vecchio prcgramma, modificato
in apparenza per acquetare un poco i giornalisti, i patriotti della Societa
nazionale 1' «Ellenismo > e i pecoroni del popolo. Cos! si annunzia che
saran soppressi molti impieghi pubiict superflui, che saran diminuite
in via provisoria le paghe degl'impiegati. e per contro sara ristorato
e rinnovato il materiale di guerra, Questo e quanto si far a dopoTaper
tura della Camera, quello poi che si fa oggi e piu sicuro e jmf certo :
si accrescono i balzelli, con un dazio maggiore sui fabbricati e con
aumento di tassa sulia fabbrica degli spiriti e altri simili, cercando
cosl di riparare al deficit di sei milioni di dracme lasciato dall'eser-
cizio del 1902, senza aver punto bisogno di ricorrere al sopravanzo
deU'iinprestito di 170 milioni, che non e meno di 20,000,000: in
questo modo non sara in nulla diminuito il credito nazionale all'estero.
Not auguriamo al Governo presieduto dal sig. Teotochi un esito felice
di queste sue concezioni, temiaino pero che queste rose non fiori-
ranno mai.
2. Gioacchino III Patriarea greco di Costantinopoli, uno del pift
illuminati, e fuor di dubbio dei pift coscienziosi Prelati che in quest!
riltimi tempi hanno succe^sivamente occupato quel primissimo seggio
delle Chiese dissident! di Oriente, dietro le replicate ed affettuose
invitazioni del sapientissimo Leone XIII all'unione di tutte le Chieee
in un sol ovile e sotto un sol Pastore, ebbe la lodevolissiwa idea
d'indirizzare alle Chiese inclipeadenti, una lettera, colla quale le ri~
chiedeva del loro parere sopra alcune questioni determicate delle
quali il punto cardinale avnto in mira dal savio Gerarca e certamente
1'unione delle Chiese. Le questioni da lui proposte all'esame delle
Chiese furono quattro : 1.° Quali doveano essere le scambievoli rela-
zioni tra queste Chiese indipendenti. 2.° Se credessero niai giunto il
moniento di pensare, sia pur da lontano, ad un accordo tra esse e
la Chiesa Cattolica o i Protestaati. 3.° Se fosse possibile un avvici-
628 CRONACA
namento cogli Aiiglicani e i vecchi cattolici e 4° finalmente quali
fossero le loro idee sulla correzione del Calendario Giuliano tuttora
vigente presso loro. Sarebbe certo di non lieve interesse pel lettori
1'avere sott'occhio per intiero le risposte delle singole Chiese e ren-
ders! conto del come si pensa nelle alte sfere dissident! ; cio pero
essando impossibile farlo in una corrispondenza, si contenteranno per
ora di averle in succinto. Le Chiese che sin oggi hanno mandate la
loro risposta sono quelle di Gerusalemme, di Russia, di Romania, di
Grecia, di Serbia e del Montenegro. Su per giu con parole different!
dicono tutte la stessa canzone.
Quanto alia prima quisttone si rallegrano scambievolmente del-
1'unione ch'esiste tra loro e si augurano a vicenda che le relazioni,
le quali uniscono le Chiese autocefale divengano sempre piu cordiali,
nutrite dalle non interrotte comunicazioni di quanto accader possa
ad ognuna di loro, sia di avverso, sia di propizio. Solo la Russia
deplora la mancanza d'unione e di carita tra le Chiese autocefale.
Per la seconda quistione la loro omofonia e perfetta, non si deve
cioe pensare a nessuna unione colla Chiesa Cattolica. E perche?
perche, risponde la Sinodo di Gerusalemme, perche il proselitismo,
csercitato dai cattolici, questo orribile scandalo impiantatosi nel seno
del cristianesimo, ha reso ai nostri giorni difficile assai la scambie-
vole carita e il mutuo rispetto che deve esistere tra tutte le Chiese,
e cosi reea impossibile 1' unione, per la quale e" mestieri anzi tutto,
ch'esso cessi. Perche? risponde in secondo luogo la Curia Metropolitana
delle Russ;e : perche tutt'altro che pensare ad avvicinamento di sorta
coi cattolici e coi protestanti, le Chiese d'Oriente devoao stare all'erta
per difendere i figli loro dalle continue insidie e dalle molteplici
seduzioni degli uni e degli altri : dacche i latini colle belle appa-
renze di benevolenza e di rispetto verso le Chiese d'Oriento, si
studiano di realizzare 1' eterna loro brama, e il sogno che carez-
zano gia da seeoli, cioe" di assoggettare a loro con mille strata-
gemmi, la Chiesa orientale; i protestanti poi discreditando con ogni
miniere di accuse, la nostra Chiesa, spinti da un zelo troppo male
inteso, non risparmiano mezzo alcuno per ispargere tra i figli del-
1'ortodossia i loro errori, indebolire la fede ch'essi professano nell'au-
torita della gerarchia ortodossa, e nella santita della tradizione ec-
clesiastica. Laonde al giorno d'oggi, ne cogli uni, ne cogli altri e
possibile un avvicinamento qualunque.
Piu spiccia ^ sii di cio la sentenza della Chiesa di Grecia, la
quale dice rotondo che ne ora, n£ in appresso si dee pecsare all'unione
delie Chiese, almeno fin a che non si tolgano di mezzo le cause per
le quali ogni tentative di unire e riuscito sempre non solamente inu-
tile, ma eziandio pernicioso.
CONTEMPORANEA 629
La Romania si contenta di dire ch'e impossibile trovare un punto
di avvicinamento'colla Chiesa Cattolica e protestante, poich& queste
due chiese separatesi dalla vecchia Chiesa (intendi la greca) gittarono
altre fondamenta, e sopra di queste fabbricarono una dottrina dom-
matica, un governo ecclesiastico diametralmente opposti alia Chiesa
(ortodossa) e pero fin a tanto che le cose restano cosi, e" impossibile
trovare un punto qualunque di accordo con esse. Che se poi Catto-
lici e Protestanti desiderano veramente 1'unione non hanno che a
passare da noi con armi e bagaglio, senza imporci di fare dei sacrifizii,
di mettere condizioni o pretendere delle concession!. « E tutto questo
certo per pura grazia e mera carita cristiana ! »
La Sinodo serba si rallegra del desiderio dei vecohi Cattolici di
unirsi alia Chiesa orientale, e giudica che si devono ammettere al-
1'unione, poiche avendo essi rinunziato a tutto cio ch'e stato causa
di divisione nella Chiesa, (cioe aH'autorita del Papa, e a quanto dal
Papa s'insegna) e avendo per fermo sol quanto e stato deciso dai
sette Concilii General!, per questo solo i vecchi cattolici son rientrati
nel diritto sentiero, e si deve pero a loro facilitare 1'unione colla
Chiesa ortodossa ! Per somma bonta poi la Chiesa serba finisce di-
cendo chs le stesse regole ch'essa traccia un po' a lungo per ricevere
i vecchi cattolici, si possono applicare a tutte le Chiese separate
che domandano di unirsi alia Chiesa Greca. fi degno di nota che
questa benevolenza della Chiesa serba verso i vecchi cattolici, e"
tutta sua propria, giacche tutte le altre sono di opinione diame-
tralmente opposta !
II Montenegro lu seguito perfettamente le idee della Chiesa Russa,
e non vi e nulla d'aggiungere sul proposito.
Dal poco citato ognuno puo rendersi ragione della mancanza totale
in quelle risposte d'una parola qualunque, di una frase, anche di pas-
saggio, che indicasse almen da lontano un desiderio sincere d'un rav-
vicinamento qualunque. Ed a provare che nei membri di quelle sinodi
non e germogliato ancora il desiderio sincere dell'unione, si noti 1'am-
mirabile loro risposta all'ultimo quesito qual e quello di ammettere il
Calendario corretto invece del Giuiiano ch'essi seguono tuttora. Ec-
cetto la Grecia, la quale giudicando piu age vole 1'attuazione del de-
siderato a questo proposito, lascia alle singole chiese d'intendersi su
di cio e stabilire quello ch'e piu conforme ai progressi delle scienze
astronomiche, tutte le altre, qualunque siano le riflessioni che vi fanno
di sopra, conchiudono sempre col dire che religiosamente' parlando,
non conviene affatto lasciare il Calendario Giuiiano, e la ragione sot-
tintesa quale sarebbe mai? Quella precisamente ch' esse intendono,
cio& a dire il timore che 1'ammettere il Calendario Gregoriano sarebbe
pel popolo un passo verso 1'unione.
630 CRONACA
Non si creda pero che questa avversione a preparare le vie alia
unione manifestata dalle varie autorita ecclesiastiche delle chiese dis-
sidenti, sia comune alia classe piu colta e intelligente dei singoli paesi,
perche tutt'altro sono le idee e i desiderii di questi tali ; che se ta-
luno di loro praticamente la sente coi teologi ortodossi, cio e uni-
camente per tema che il potere civile perda tutta la sua autorita sul
potere ecclesiastico, cui tiene inceppato e asservito a tutti i suoi ca-
pricci. Tutti generalmente vedono e riconoscono 1'avvilimento delle
chiese autocefale sotto il potere dispotico dello Stato che le governa, ma
a causa della secolare abitudine non tutti ne sentono la vergogna : il
giorno in cui la parte piu sana della classe dirigente tanto eccle-
siastica, quanto civile, provera tutta 1'umiliazione di questo stato
di cose, sara il giorno che segnera il primo atto sull' unione delle
chiese.
3. Se si dovesse giudicare di una nazione dallo stile dei suoi gior-
nali, o dalle grida di alcuni tribuui della plebe che hanno avuto la
disgrazia di aver rotto lo sciiinguagnolo, senza dubbio che deila Grecia
e degli Elleni si porterebbe oggi un assai sfavorevole giudizio. Presso
i savii pero non & stato e non sara mai questo il criterio. dei loro
giudizii. ft aesai noto il fatto del rappresentante di S. M. il Re d'ltalia
in Grecia. II Sr. Silvestrelli mandd al suo Governo una relazione sullo
stato presente della Grecia. In questo documento il S.' Ministro se-
guendo certi scrittori che trovo conformi alle sue idee, credette dire, il
pane, pane e il vino, vino. II Ministro degli Esteri d'ltalia giudico oppor-
tuno, il perche vattelo a pesca, di far quel documento di ragione pub-
blica e lo diede alle stampe. Tardi si ma pur fmalmente venn? in
conoscenza anche dei Greci. Fu una levata di scudi generale e tra
poco avremmo forse avuto una seconda Lepanto ; tutti i giornali d'un
soldo ebbero articoli gentilissimi all' mdirizzo del ragazzo di scuola
che avea imparato solo a riscaldare le panche, al maccarone che avea
insultato la Grecia, ai fanfaroni, ai Caldbresi, ai Caserii suoi compa-
triotti: e cosi gli davano 1'addio con un calcio sonoro: xVfCO 16
xaieu65co jxe pla xXwiaca aou xavo), per mandarlo dove? Alia capitale
delle maccaronate, a Roma, %aiev68to yea TTJSV Pwfxrj — T^? Maxa-
povca? K6jJ,ir]. — E come se tanta garbatezza di stile e gentilezza di
maciere non toccasse 1'apice dell'urbanita, si arrivo pei\sino ad invitare
il rappresentante italiano ad andarsene altrove. Con quanta prudenza
« tatto da diplomatico veramente non sapremmo dire, a badare ai fatti
suoi, perch& correa pericolo di essere lavato nelle strade di Atene con
quell'aequa, di cui egli neila sua relazione dicea di mancare le citta
greche! Domanderebbe csrto un po' troppo chi domandasse pruove piu
chiare, piu concludenti, piu perentorie di queste per dimostrare che
il signer Silvestrelli si e ingannato, nel dar alia Grecia per vicina 1'Al-
CONTEMPORANEA 631
bania, nel dire che 1'aria delle citta e malsana per mancanza di acqua
potabile, che le comunicazioni interior! son assai irregolari ecc. ecc.ecc.,
e noi siamo piecamente convinti che il gia Ministro d'ltalia, dietro le
lezioni datagli dai giornali d'Atene, siasi avveduto del grande errore
eommesso nella sua relazio^e, asserendo che i Greci di oggi non har.no
pifi nulla degli antichi Elleni, e sara parti to colla convinzione pro-
fonda, ch'essi sono quelli stessi in carne ed ossa. Ma il Governo di
S. M il Re d'ltalia, che cosi ieggermente espone il suo rappresen-
tante in Atene a simili villanie ?
Non si sa proprio quello ch'esso ha fafcto in via diplomatics ; si
contentera probabilmente della rispoata indiretta data alia Grecia no-
minando il commendatore Silvestrelli suo ambasciatore in Ispagna, o
aitrove, e facendosi rappresentare in Atene dal suo Ministro presso il
Montenegro! E il Governo di S. M. il Re Giorgio di Grecia? Si au-
surra tra le quinte che non e tanto soddisfatto di aver domandato al
Governo italiano il cambiamento del Ministro Silvestrelli per simili fa-
cezie ; ma c'e chi crede che il suo segreto e maggior cordoglio si e" quello
di aver fatte buone le ragazzate della studentesca, la quale aizzata dai
giornali patrioUici che fanno la corte al gig. Cazazi, rninacciava di-
sturb! e offese al rappresentante d' Italia ; e fu per avventura onde
evitare questi grossi marosi, che si decise forse a malincuore a far
cio che non avrebbe voluto fare. Quale sara la verita ?
4. Ne si creda poi che i timori fossero del tutto infondati, poiche
da qualche tempo in qua gli egregi student) dell'Universita si appro-
priarono il diritto del veto; ed e un bel vederli occuparsi di tutti e
di tutto, fuorche forse df gli studii pei quali vengono dalle Province.
Cosi li abbiam visti insanguinare le strade di Atene per sciogliere una
quistione biblica, qual'era la traduzione in greco volgare del sacro
Testo. Un punto importante di arte, qual era la scelta d'un locale ar-
tiatico per Terezione di un monumento al generale Colocotroni, fu
deciso a forza di dimostrazioni universitarie. Che volete di piu? Nel
novembre passato anche la filologia e il teatro rischiarono di passare
nel dominio delle dimostrazioni universitarie. Figurarsi ! L' impresa
del Teatro Reale di Atene avea commesso a man ealva il sacrilegio
di tradurre in greco volgare e di mettere nel suo repertorio la grande
opera di Eschilo, YOreste; i signori dell'Universita si alzarono a vin-
dici delFoltraggiato autore ; si fece un baccano da forsennati, inter-
venne la polizia e 1'esercito, poiche invano si vuol fare credere al
popolo che sotto la pelliccia dell'idioma popolare, si nasconde 1'orso
bianco dello Slavismo, e non mancarono morti e feriti : e tutto cio
per la lingua di Eschilo ! E poi viene il sig. Silvestrelli, e al chiaror
di questi fatti^ ci viene a can tare che nelle.vene dei greci di oggi,
non corre piu il sangue degli antichi elleni ! Ecco perche secondo
632 CRONACA
alcuni il prudente Ministro degii Esteri, temendo che il Rappresen-
tante d'una grande potenza incorresse la sorte del sagrileghi tradut-
tori deirOresto, dimando che lo si richiamasse, anche a costo di ve-
derlo ricompensuto del suo sagrilegio.
5. Non e a dire di qual segreta gioia fosse stato inondato il cuore
di certi teologi greci al leggere la risposta unanimemente negativa
delle Chiese dissidenti BulPunione colla Chiesa Cattolica : alcuni si
sforzarono invano di tenerla rinchiusa nelPanimo loro, e qualche scin-
tilla ne usci qua e la nei Periodici greci. Un tale teologo ortodosso,
canta proprio 1'inno del trionfo, e nientedimeno scelse un peiiodico
internazionale, il « Messager d'Athenes » per provare che quelle Chiese
ebbero ragione di cosi rispoadere, per provarlo, dico io. con una esu-
beranza di scrittura sacra, di testi di santi Padri, di asserti della tra
dizione proprio da trasecolare. Affe, dice il teologo citando un tai
passo di quelle risposte, 1'unione e impossible, perche dopo la se-
parazione delle Chiese voi avete impastate tante dottrine che puz-
zano di eresia, che sono uno sfregio alia coscienza, un ceppo e una
pastoia alia liberta; un insulto aH'anima umana! Yoi, Cattolici, avete
soppresso le Chiese nazionali, per alzare sulle loro ruine la grandezza
della Chiesa romana, a danno della liberta dei popoli. Yoi avete dato
a questa Chiesa un Capo visibile, mentre che noi non riconosciamo
che un solo Capo, Q-esu Cristo; e per far 1'opera perfetta voi avete
dato a questo Capo 1' infallibilita, la quale appartiene solo alia Chiesa.
E come se tutto cio non fosse stato bastevole, per alUrgare ancora piu
il baratro che separa le due Chiese, voi avete create il domma del-
1' Immacolato Concepiinento di Maria, gia stato condannato niente di
meno che da G-esu Cristo, la dove disse : 0 Donna che cosa havvi di
comune tra noi due ? (loan. II, 4).
E di tutte quecjte enormita dove sono le prove che le dimo-
strano e le conferinano? Restarono tutte nella penna dell' erudito
teologo ! Basta ch'egli asserisca, e tutto e bello e ben provato. E
cosi si risponde agP innumerevoli e sapientissimi volumi dettati nel
corso di tanti secoli da somini intelletti teologici, per ischiarire, per
provare, per confermare al lume della Scrittura, dei Padri, della tra-
dizione e della ragione, i due dommi dell' Infallibilita e deH'Imma-
colata Concezione; che se almeno il teologo greco, avesse sospettata
1'esistenza di queste Opere ! Certo a questo conto si fa presto ad avere
la laurea di teologo. Che dire poi delle altre asserzioni senza prova :
c La Chiesa greca non fu mai una dipendenza spirituale della Chiesa
Cattolica romana » — « La Chiesa greca die organismo e disciplina al
Cristianesimo ; al cristianesimo ch' e opera tutta dei pensatori della
Grecia > — « La Chiesa greca doto il Cristianesimo del suo glorioso
simbolo, il quale e come il suo Statute, nel Concilio di Nicea ». Che
CONTEMPORANEA 633
dovizia di asserzioni, Signer Teologo ! le Scuole per 5 dicono che quod
gratis asseritur, gratis negatur. E per 6 alle prove, date di mano alle
Scritture, ai SS. Padri, ai Concilii, alia tradizione, alia storia, alia
ragione, provateci quanto avete asserito, e ve ne saprem grado.
Da questa maniera cosi facile di tutto asserire senza nulla pro-
vare, si scorge chiaro quale gravissimo inciampo incontra nelle masse
non avvezze a dubitare e ad esaminare 1' idea delPUnione. Quindi la
necessita d' istruire il popolo come da un secolo in qua si e fatto in
Inghilterra con tanto felice successo, con iscritture semplici e peric-
diche sparse a larga mano e sia pure gratuitamente, le quali pur illu-
minando o confermando i cattolici nelle loro credenze, farebbero co-
noscere la verita ai fratelli dissident!, e diradando amichevoltnente
le tenebre da tanti secoli e da tanti scritti malevoli addensate attorno
a loro preparerebbero infallibilmente la via alia desiderata unione,
alia quale aspirano tutte le anime mosse dal vero spirito cristiano.
6IAPPONE (Nostra, Corrispondema straordinaria) . Antiche memorie della
Religions cristiana predicata gia in Giappone da S. Francesco Saverio.
— Stato presente del progress© intellettuale in quell' impero. — La ci-
vilta europea accettata, tranne il cristianesimo. — Condizioni di quella
Chiesa e di quelle Missioni. — Grave pericolo per 1'avvenire religiose
del Giappone e della Cina.
Kyoto, 3 Dicembre 1903.
Oggi e la festa dell'Apostolo del Giappone, e il mio pensiero vola
costi con un festoso saluto da quella citta, che fu una volta visitata
da S Francesco Saverio, per ottenere dall'imperatore del Giappone,
il Mikado, che favorisse la predicazioae del Yangelo. Kyoto 4 e la
capitale antica del Giappone, il centro della vita religiosa e politica
nel secolo XVI. Quando il Santo ci venne la prima volta signoreggiava
nella citta la setta dei bonzi coi suoi magnifici e ricchi monasteri ; e
se a Francesco non riusci d'ottenere 1'accesso presso il Mikado, tanto
meno egli pote vincere 1'opposizione dei bonzi, quando egli principio
a predicare per le strade di Kyoto. Ma dopo dieci anni maturarono
i frutti delle apostoliche fatiche, e qui nella cittadella del buddismo
giapponese la Chiesa celebro il suo primo solenne trionfo, quando il
P. Yilela seguendo le orme del Santo incomincio a predicare per le
medesime strade di Kyoto e convert! uno dei bonzi pi.u rinomati
della citta.
1 AI tempo degli antichi Padri gesuiti era chiamata Miyako : la
parola Meaco del Breviario significa citta capitale.
634 CRONACA
Queste rimeinbranze mi tornavano in mente meatre io nella chiesa
consacrata al gran Saverio celebrava i divini misteri alia presenza
del discenclenti di qne^li stessi abitanti, ai quali una volta parlava
il Saverio, e mentre passeggiavo col parroco di Kyoto per quelle
stesse strade.
Ma purtroppo corne e mutalo il suo aspetto ! allora era una
chiesa fiorentissima e piena di speranze, ora e una missione che dura
fatica a virere. E coloro, ai quali il OHappone costo tan to sangue,
sono ora quasi forestieri nella missione ; si forestieri, benche mi sia
duro usar quest'espressione, perche io dappertutto, sia presso 1'Arci-
vescovo e il Yescovo, sia presso i Missionari, sono stato trattato sempre
con carita cosi cordiale come se mi trovassi in mezzo ai miei stessi
fratelli. Io ebbi molto a consolarmi quando intesi dai Padri delle
Missions fitrangeres, che ancora oggi si coaser^ano molte memorie
delle apostoliche fatiche dei primi Missionarii qui nel OHappone. Un
vecchio missionario mi raccontava che e veramente da stupire, come
si sono conservate le tracce di tali fatiche in tutto il Giappone del
sud e dei centro, fioo nei luoghi plu remoti, e sono rirnaste nelle
famiglie come ereiita tramaadate di geaerazione in generazione. Le
famiglie gia da lungo tempo sono ridiventate pagane, ma in esse
vengono conservati come un idolo misterioso gli oggetti, anche co-
muni, appartenuti gia ai Padri antichi. Cosi p. e. una famiglia cu-
stodiva ancora una tazza che chiamava Pateren-nabe la tazza del Pa-
dre (da Nab& che in giapponese sigaifica tazza e Pateren, Padre).
Probabilmente durante la persecuzione il Padre la lascio in quella
famiglia, che allora era cristiana, e quando fu fatto prigione, rimase
la tazza come una santa reliquia in eredita ai discendenti. Ora quando
in questa famiglia oggi diventata pagana, alcuno si ammala, gli si
da a bere coa la tazza del Padre.
Nel celebre castello di Nagoya (oggi caserma) si trovano due sale
interamente piene di memorie di Shogun Yeyasu, che ebbe una volta
residenza in questo castello. Yeyasu (il Taifusama del Breviario) era
nel primo decennio del suo regrio beae affetto verso i Padri. In una
di queste sale si trova un paravento con pitture che allora apparte-
neva a Yeyasu. Le pitture rappresentano un science omaggio offerto
dai grandi del paese al potente Yeyasu in una festevole ricorrenza.
E in mezzo a q'lesti grandi si vedono due Padri che apertamente si
riconoscono dai loro abito religioso di color nero e dai largo cappello.
Immenso fu il lavoro della Compagnia nel Q-iappoae fino al suo
ultimo respiro. Basterebbe solo il leggere 1' ultima opera scritta su
cio : « The- Christian Daymyos ; A century of religious and political
history in Japan 1549-1650, Tokyo 1903 ». (/ Prineipi cristiani del
Giappone, ecc.), per vedere che cosa sarebbe avvenuto del Q-iappoae
CONTEMPORANEA 635
89 non erano quelle terribili persecuzioni, che distrussero interamente
la nostra Religione. In un secolo solo gia contava la nostra Religione
non meno di 66 principi cristiani, e non pochi erano vero modello
di cristiana annegazione quando scoppio la procella.
E oggi il Giappone s'avaaza con passi giganteschi nella cultura
del popoli occidental!, e la vita intellettnale vi fa rapidi progress! in
ogni ramo di scienza. Non meno di 20000 giovani giapponesi fre-
quentano le scuole superiors, in parte private, in parte dello Stato.
Ma in queste scuole s' educa una generazione senza religione, che
forma 1'avvenire del Giappone, una generazione che ha presa tutta
la cultura dei popoli cristiani dell'Occidente, eccetto Gesu Cristo, e
percio va avanti senza il cristianesimo.
Ora di fronte a questo slancio impetuoso la Chiesa cattolica, in
Giappone nelle condizioni in cui si trova presentemente cola, e sfor-
nita di persone e di mezzi sufficient! alia vastita dell' iinpresa. Du-
rante il mio soggiorno a Tokyo io ebbi molte opportunity di vedere
dei Missionari piu insigni, e alcuni convertiti di gran rnerito, che
sono professori all'Universita ; e udire il loro giudizio sopra lo stato
della religione cattolica nel Giappone. Tutti s'accordavano in tal giu-
dizio. Simile e anche 1'opinione Concorde di altri uomini — intendo
principalmente i cattolici convertiti dell'Universita di Tokyo — che
la Chiesa cattolica avrebbe qui un gsgantesco problema da sciogliere,
che essa potrebbe e dovrebbe adempiere una missione di suprema
importanza. II Giappone e fatto, diro cosi, per 1'ufflcio d'apostolo :
un Giappone cristiano potrebb' essere I'apostolo di tutto 1' estremo
Oriente. L'energia, il coraggio che si spinge sempre avanti, lo spi-
rito di sacrifizio, ond'e dotato questo popolo, sono quelle qualiti che
gli assicurano una potente missione civilizzatrice nell' Oriente. Gia
ora predomina in Cina un potentissimo movimento per mettere i ci-
nesi a parte della cultura occidentale, che il Giappone in breve tempo
s'e appropriata.
Ora nella poderosa corrente che trae si energicamente il Giappone
alia cultura europea, si possono riscontrare le stesse virtu, che gi&
risplendettero nel sec. XVI, quando per la prima volta il Giappone ve~
niva in contatto colla medesima, cio& 1'istesso entusiamo e annega-
gazione, 1'istessa risolutezza, 1'istessa tenacita.
Con questa differenza perd, che mentre queste si lodevoli qualita
allora servivano £.1 piu alto ideale, ora purtroppo sono a servizio d'un
movimento privo di religione e anticristiano. Nel che appunto ^ ri-
posto un tremendo pericolo, non solo per 1'avvenire della Chiesa del
Giappone, bensi anche per 1'avvenire della Chiesa della Cina. Impe-
rocche il cinese se 1' intendera sempre meglio col giapponese che col-
1'europeo, essendo essi entrambi asiatici. II cinese cerchera piuttosto
636 CRONACA
nel giapponese che nell'europeo 1' intermediario che deve comunicargli
la civilta europea. Un Giappone irreligioso e anticristiano, quale peda-
gogo della Cina e trasmetthore delle invenzioni del]' Occidente, e il
piu grave pericolo che sovrasta ai gran problema religiose del lontano
Oriente. Epperd e questione vitale per 1'avvenire della Chiesa dell'Asia
orientale, di metter mano presto e risolutamente a ricondurre il Giap-
pone a Cristo.
II Giappone vuole appropriarsi tutti i lavori intellettuali dell'Oc-
cidente, filosofia, etica, e perfino la teologia. Questo movimento e en-
trato nella stessa classe dei bonzi si ricca e si potente. I diversi chiostri
m-mdano i giovani di miglior ingegno all'Universita di Tokyo ad ap-
prendervi non solo 1'inglese e il tedesco, ma per ascoltare ancora dai.
professori protestanti nei seminari evangelici di Tokyo la dommatica,
1'esegesi e 1'etica dei protestanti. Al presente 1'evangelico tedesco pa-
store Oswald nelle sue lezioni sopra 1' Epistola ai Romani ha di nuovo
parecchi bonzi tra i suoi uditori. Questi bonzi poi tornano nelle loro co-
munita per diventare professori alia loro volta ; e al presente nelle
case dei bonzi si coltiva non solo filosofia, ma anche dommatica ed
esegesi. In uno dei piu grandi monasteri dei bonzi in Nagoya si fanno
da un bonzo lezioni sopra le lettere di S. Paolo, a un dipresso come
nelle nostre Universita si spiega qualche scritto della religione bud-
dista. Ma lungi dall'avvicinarsi in tal guisa il Giappone al cristiane-
simo, esso ne viene invece piuttosto allontanato. Perche gli unici dai
quali i Giapponesi apprendono a conoscere la dommatica cristiana e
1'esegesi, sono appunto i predicanti evangelici. E quegli esercitano
sul Giappone un influsso addirittura anticristiano. Poiche" se sono in-
glesi e americani, non hanno affatto alcuca cultura; se poi sono evan-
gelici tedeschi, allora sono gente che non crede punto alia divinita
di Cristo ecc., in una parola gente sul tipo Harnack.
A questa corrente anticristiana che predomina la parte principale
del gran risorgimento intellettuale del Giappone la Chiesa non pud
tener fronte. Le mancano le forze e i mezzi. Solo la Santa Sede puo
venire in aiuto. Yolesse il cielo che fosse mandate un uomo di molta
vaglia e di molta influenza, qui, in questo lontanissimo Oriente, in
Cina, e innanzi tutto in Giappone, per studiarvi a fondo le condi-
zioni e darne esatto conto alia S. Sede.
Frattanto ho pensato che 1' interesse per il glorioso periodo del
cristianesimo nel Giappone, tuttora vivo fra noi, dovesse procacciare
un postioino anche a queste poche linee. II gran problema che S. Fran-
cesco Saverio collo sguardo g^niale d' un apostolo mondiale e d' un
santo affrontd nella meta del sec. XYI e che poi i suoi confratelli
cosi gloriosamente sostennero, entra ora al principiar del secolo XX
in una nuova fase di molto maggior rilievo per la chiesa di Dio.
CONTEMPORANEA 637
Possano anche per 1'avvenire del Giappone e della Cina avere effetto
le belle parole del S. Padre instaurare omnia in Christo ! Allora sara
con verita chiamato Giappone, vale a dire Paese del sole nascente, che
cosi appunto suona il suo nome nel nostro linguaggio.
E tempo di far qualcosa, avanti che sia troppo tardi : e il troppo
tardi pno essere da un moniento all'altro. Intanto & certo che il Giap-
pone, nella sua tendenza a imitare in ogni cosa dietro resempio del-
1'Europa, gia si risente del nuovo Kulturkampf francese, sotto molti
riguardi. Qui nell'Oriente, cattolico si ha come sinonimo di francese; i
cattolici tedeschi sono finora si ai Giapponesi che ai Cinesi come un x
incognita. Tutto quello che non £ francese per loro non e cattolico.
E interessante sapere quello che mi disse il primo membro del-
1'Archidiocesi di Tokyo, 1'arciprete, che si trova dall'anno 1867 nel
Giappone : « E una disgrazia, mi diceva, per la Chiesa Cattolica del
Giappone, che essa si trovi solo nelle mani del francesi. E le sole
Missions $(rangeres (alle quali egli stesso appartiene) sono insufficient!
al bisogno. Sarebbe una benedizione per il Giappone che pure la Ger-
mania cattolica potesse pigliar parte all'opera della Missione nel Giap-
pone >. E poi P istesso Padre aggiungeva : « La Germania cattolica
avrebbe anche per questo molta imporfcanza, perche la cultura supe-
riore del Giappone, in ispecie la sua filosofia e 1'etica, si trovano in
sostanza sotto PinfLusso dell'Qniversita tedesche*. Ne questo Padre
& solo in tal sentimento, perche parecchi dei Missionari piu stimati
mi parlarono sull'istesso tenore.
Chiudo la mia lettera nella speranza che Pattenzione del mondo,
rivolta in questi momenti con si vivo interesse alle condizioni gene-
rali dell' estremo Oriente, debba fruttare pure al bene spirituale di
questa intelligente nazione.
J. D.
OPE RE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE
Annuaire de I'Universite catholique de Louvain 1904. Soixante-hui-
tieme annee. Louvain, Van Linthout, 16°, XXXIV 500 p.
Antologia periodica di Letteratura e d'Arte, direttori A. NANNELLI
c A. GILARDI. Anno I, n. 2. Firenze, tip. domenicaria, 1904. 8°, p. 49-64.
Prezzo di associazione L. 5.
1 Non essendo possibile dar oonto delle molte opere, che ci vengono Inviate, con quell*
soil eel Incline che si vorrebbe dagli egregi Antori e da not, ne diamo intanto nn annunzlo
sommario che non importa alcnn gladizio, riserbandooi di tornarvi sopra a second* dell'op-
portnnita e dello spazio conoesso nel periodloo.
638 OPERE
Atti e raemorie della Societa storica, letteraria ed artistica della
Mirandola pubblicati per cura del dott. FRANCESCO MOLINARI, presidente
della Societa stessa. Fase. 2. Anni accademici 1900-901; 1901-902. Mi-
randola, Cagarelli, 1903, 8°, 62 p.
Balestri I. 0. S. A. Sacrorum Bibliorum fragmenta copto-sdhidica.
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del pontificio Seminario Romano, con un'appendice di ritiri mensili per i sa-
cerdoti. 2* edizione corretta ed accresciuta, Roma, Desclee, 1903, due voll.
in 8°, 740 ; 132 p. L. 5. Cfr. Civ. Catt. 18, 2 (1901) 213.
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certosino. Clusone, Giudici, 1904, 24°, 34 p. L. 0,25.
Poesie. — LIGUORI A. M. can. Pel solenne battesimo della nuova campana
della Chiesa di S. Michele in Piano di /Sorrento. Inno. Napoli, Artigianelli,
1904, 24", 12 p.
Lettnre ricreative. — AXTONELLI G. Vexilla Regis. Bozzetti e novelle ad
uso della gioventu, illustrati da artistiche incisioni. Roma, Desclee, 1904, 8°.
188 p. L. 2. — MACCONO F. L'istituzione puerile di Marc' Antonio Muret con
la traduzione in versi italiani e francesi. Tre dialoghi d'occasione per Collegi.
Milano, Salesiana, 1904, 16°, 64 p. — MIONI IT. I died Comandamenti. Collana
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Catt. di Torino, febbr. 1904). Torino, 1904, 16°, 112 p. Cent. 20. — SARTORI G.
L'apologia del cacciatore. Scherzo. Schio, Marin, 1904, 16°, 14 p.
Musica sacra, — BAS G. Repertorio di Melodie Gregoriane trascritte ed
accompagnate con organo od armonium S. Joseph Sponsi B. M. V. Serie II
n.° 1-2. Roma, Desclee, 4°, 20 p. Associazione ad una serie di fasc. 12 L. 5.
per 1'estero L. 6. Un numero separate L. 0,50.
PAPA INNOCENZO XI
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI
1676 1689
Un fosco orizzonte, sfavorevolissimo alia causa della cri
stianita, scorgeva dinanzi a se rilngheria il 1685, al soprag-
giungere della stagione propizia per uscire in campo. Verso
la meta di marzo giungevano in Vienna proposte di pace da
parte dei Turchi ; Terario era esausto e il Papa di fronte alle
iterate domande di danaro rispondeva non avere ormai piii
che dare ne potere imporre nuovi sacriflci ai suoi sudditi
gia tanto smunti e gravati.
In mezzo a queste difficilissime circostanze il cardinale
Buonvisi, che indarno era tomato a chiedere di partirsi
da Vienna, ripreso coraggio, insisteva perche dentro la prima-
vera venisse ricominciata la interrotta campagna. Ma quei
cumulo di cause che teste accennavamo e una sconsigliata
lentezza nei movimenti delFesercito imperiale fecero si che
Carlo di Lorena coi suoi 40000 uomini non prima del luglio
mettesse campo dinanzi a Neuhausel, gia un venti anni ad-
dietro conquistato dai Turchi. La proposta di questo assedio
era gia stata fatta daireminentissimo Nunzio, i cui talenti in
materia di tattica militare non appaiono per nulla inferiori a
quelli di che aveva dato splendido saggio in diplomazia. Neu-
hausel era, secondo lui e non a torto, la chiave di Buda ; di
la si sarebbero dovute incominciare le operazioni dell' anno
innanzi. Nelle sue lettere rilevava con acuta penetrazione i
difetti che si stavano commettendo nel modo di condurre
T assedio e non celava il timore avesse a ripetersi davanti a
Neuhausel quanto era seguito sotto le inura di Buda. Intanto,
sostenuto dalla carita inesauribile di Innocenzo, che face-
vagli inviare da Venezia abondanti provviste di medicine,
* V. quad. 1288 (20 febb. 1904) p. 415-433.
1904, vol. 1, fasc. 1290. 41 9 marzo 1904.
642 PAPA INNOCENZO XI
toglievasi la cur a di prowedere egli stesso a migliorare la
recentissima istituzione delle ambulanze di campo. L'opera
riuscl si bene che, alia fine di settembre, 4000 soldati in pe-
ricolo di vita vi erano stati curati con esito assai felice.
La doppia vittoria riportata il 16 aprile da Carlo di Lo-
rena sopra i 40000 giannizzeri di Ibraim pascia nelle vici-
nanze di Sattel-Neudorf e la presa di Neuhausel per opera
del general Caprara assicurarono le sorti della campagna di
quell'anno e fecero rinverdire le illanguidite speranze della
vicina liberazione di tutta 1' Ungheria dal giogo ottomano.
Qui ancora dette di se bella mostra la prudenza e la mo-
derazione del vigile rappresentante di Roma. Mentre i mi-
nistri imperiali si lenti per Taddietro ed irresoluti, affasci-
nati ora dal bagliore delle vittorie e spinti dalle insistenze
dei condottieri supremi vogliono che si muova incontanente
aH'assedio di Buda, il Buonvisi consiglia con la maggiore
efficacia di rimandare 1' impresa alTanno seguente. Egli e al
tutto convinto che il porvi subito mano all'approssimarsi del
verno torni il medesimo che perdere per lo meno tutto il nerbo
delle milizie. A questo fine compose un memoriale, riu-
scito un vero capolavoro di militare sapienza, e sotto il dl
23 di agosto mandollo presentare all' Imperatore. Questo
scritto gli di6 vinta la causa: Leopoldo si dichiar6 dello
stesso suo avviso, benche i ministri la pensassero tutto al-
tramente *..
1 Cf. il sunto del memoriale presso il Fralmoi, 147. Questo scritto, letto
in fonte nel suo originate, e nno dei tanti document! che mettono in chiaris-
sima luce la fine prudenza del Buonvisi. Valgane come saggio il seguente
passo: « Le grandi monarchie, com'e quella del Turco, si propagano col
tempo e non si distruggono in un momento. La presa di Buda sarebbe al
certo un gran colpo, ma puole egualmente esser fatale ai Turchi. quanto
a V. M.; perehe essendo la stagione molto avanzata, con il tempo sempre
incostante et inclinato alle pioggie, dovrebbe 1'esercito di V. M. combattere
non solo con i nemici, ma con la scarsita de' viveri e dei foraggi e molto
piu con 1'inclemenza dell'aria, che 1'anno passato distrussero in gran
parte 1'esercito di V. M. e 1'obbligorno a tante eceessive spese di rimonte
e di reclute che votorno 1'erario cesareo, e sono piene 1'istorie d'Ungaria
d' infelici success! per haver attaccato Buda troppo tardi. Hor se si puol
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 643
II rimettere a piu propizia stagione T assedio non poteva
naturalmente sfuggire al solito scoglio dove parecchie volte
si era stati sul punto d' inf ranger e per il passato. Dato gift
1'entusiasmo del lieti success!, affacciavasi novamente la ten-
tazione di rinunziare alia dispendiosissima impresa, tan to piu
che il pasci& di Buda offeriva i suoi buoni ufficii di media-
tore con la Sublime Porta ed in Vienna deliberavasi se con-
venisse prestare orecchio a siffatte proposte. II Nunzio, al
primo essere informato di quanto stavasi mulinando, mosse
cielo e terra per frastornare il trattato. Egli in cuor suo
riputava T Imperatore non cosi forte da resistere ai ministri
inclinanti alia pace ; il perch6 tolse a dimostrare con eccel-
lenti argomenti che il solo mettere a partito le proposte del
Fascia sarebbe stato gravissimo errore. I Turchi gia vinti
ne avrebbero preso ardire, gli alleati vincitori abbattimento
e sconforto ; quindi tanto riuscire ora sconsigliata la pace,
quanto necessaria la guerra. Ma ecco sopraggiungere di Roma
dare tale incaminamento a gl'affari e con la prudente condotta ridurli
al segno del quale si gloriava Prospero Colonna, dicendo (come refe-
risce il Guicciardino) che non haveva mai combattuto et haveva sempre
vinto, non so trovare la ragione per la quale si deve arrischiare la vit-
toria, che e certa, con un' impresa incerta e cimentarla ad un gioco
d'invito, quando possiamo fare il gioco delli scacchi, nel quale non ha
parte la fortuna e tutto si regola col movimento dei pezzi. Buda senza
dubio sarebbe di una gran conseguenza, ma vi bisognera molto sangue
per espugnarla con la forte guarnigione che vi metteranno; e percio, con
la gagliarda resistenza che faranno, piglieremo piu tosto una montagna
di sassi che una fortezza defendibile e, non bastando il tempo gia avan-
zato per riparare le mura che si abatteranno e le case che si abbru-
gieranno, sara obligata V. M. a metterci tutto il suo esercito di pre-
sidio, che perira poi non difeso dall'mgiuria dell' inverno ; e guada-
gnandosi solo paese rovinato e circondato dalle fortezze nemiche, non
haveranno i nostri e la gente de' collegati dove ristorarsi' con i quar-
tieri, e servira a loro d' incitamento per partire e di aversione per ri-
tornare, mentre dall; Ungaria haveranno solamente cavato pericoli e
patimenti senz'alcun ristoro... » Arch. Vat. Nuns, di Germania, 211,
dispaccio g. c.
644 PAPA INNOCENZO XI
una nuova che fu ad im punto di mandare a vuoto tutti i
suoi negoziati.
Appena seguita la vittoria di N euhausel, Leopoldo con deli-
cato pensiero aveva spedito in gran fretta al Pontefice il
giovane conte Francesco Andrea di Rosenberg, per presen-
targli un suo messaggio di partecipazione deH7auspicatissimo
avvenimento 1. Fu ricevuto il nobile ambasciadore da Inno-
cenzo XI il di medesimo del suo arrive, 29 agosto. II car-
dinale Carlo Pio di Savoia, protettore della nazione alemanna,
intervenuto alia udienza per presentare il Rosenberg, credette
opportune cogliere il destro per trattenere il Papa sugli af-
fari della guerra. Introdottosi col ricordare che Tlmpera-
tore ascriveva la vittoria alle preghiere scprattutto e al-
Fappoggio di Sua Beatitudine, di che professavale gratitu-
dine eterna, passo con bel garbo a supplicarlo non si volesse
rimanere dal sovvenire generosamente alle spese ingenti della
campagna per il restante di quell' anno e per la prim'avera
del 1686. La Maesta Cesarea abbisognare non pure d'aiuto
pecuniario, ma sentire forte bisogno che il Romano Pontefice
s'adoperasse onde il Re di Francia, ingelosito dei felici suc-
cessi delle armi imperial!, non tornasse alle ostilita. C16 po-
trebbe sicuramente ottenersi se il Papa inducesse Giacomo II
d' Inghilterra ad intervenire in pro delFAustria, con che solo
yerrebbe a ristabilirsi Tequilibrio tra le potenze cristiane
d'Europa e ad assicurarsi la pace2. Aggiunse inoltre che
1 Cf. la lettera credenziale di Leopoldo nel THEINER, p. 296, n. CCXXI.
In essa 1' Imperatore alludendo ai negozi che il Rosenberg aveva com-
raissione di trattare, supplicava Sua Santita, ut ad ea, quae alias nostro
nomine expositurus est, ita se declarare digmtur, quemadmodum id Ec-
clesiae saluti et concessae a Deo opportunitati victoriarum cursum pro-
sequendi convenire iudicaverit.
* Fa rilevare giustamente il Fraknoi come dello stesso pensiero che
il cardinale Pio fosse anche il Buonvisi. In un dispaccio del 10 marzo 1685,
parlando egli della politica che avrebbe clovuto seguire il re Giacomo,
esponeva i seguenti concetti che mostrano con quanta somma modera-
zione e largo spirito di tolleranza giudicasse delle gravi questioni che
agitavano allora 1' Inghilterra, « Se il Re, cosi eg'li scrive, se unisse col
suo Parlamento che desidera 1'equilibrio e se usasse una pru^ente mo-
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 645
Talleata Polonia abbisognava di essere scossa dal suo le-
targo. In questa guisa il pontificate d'Innocenzo passerebbe
alia posterita ripieno di gloria e la fede cattolica ne avrebbe
incremento di propagazione non pure in Europa, ma ancor
nell'Asia.
*
* *
Le parole del Cardinale protettore, ascoltate attentamente
dal Papa, dettero luogo ad una discussione della piu alta im-
portanza, che e mestieri tenere presente chi voglia cono-
scere Tordinata successione del fatti.
Innocenzo rispose innanzi tutto che Giacomo II era troppo
occupato in sedare i moti interni del suo regno, si che po-
tesse sperarsi che avesse ad applicarsi ad altre imprese fuori
d'Inghilterra. Replied il Cardinale che appunto una guerra
contro la Francia sarebbe stato il mezzo piu acconcio a ri-
tornare in quiete la Gran Bretagna. « Nello stesso punto, ag-
giungeva, in che re Giacomo manifestera il suo proposito
di attaccare la Francia si guadagnera tutti gl'Inglesi e ri-
terra Luigi XIV dal nulla tentare contro dell' Austria ». Ma il
Papa torn6 a replicare in termini generali che a quella guisa
che per il passato, cosi anche in futuro avrebbe sostenuto
il monarca inglese con buoni consigli e stimolato il Sobieski
a mantenere i patti verso degli alleati. Nuove e larghe sov-
venzioni non poterle piu concedere, dopo il molto gia fatto e
lo stato a che era venuto il pubblico erario. Non ismarri
a questa netta dichiarazione il Cardinal protettore. Insiste
rappresentando che le spese delle guerre sante erano sempre
deratione nelle materie della religione, come la ragione lo richiede, po-
trebbe rendersi arbitro dell' Europa et mantenerla in pace. Et io tensro
per certo che 1'infinita prudenza di Nostro Signore I'esorter^ a prati-
care la moderatione et a resistere al zelo indiscrete de' frati ; perche si
Sua Maesta si governera in questo con piacevolezza e stara unito al suo
popolo 1'ameranno teneramente et poco a poco giovera col suo esempio
piu che non farebbe con 1'ardore in promuovere la religione cattolica. »
Cf. FRAKNOI 150.
646 PAPA INNOCENZO XI
state sostenute con i beni della Chiesa e con le pie largi-
zioni del fedeli. Come ai tempi delle crociate per la libera-
zione del s. Sepolcro, cosl anche ora doversi adoperare gli
stessi mezzi a mandare innanzi una guerra diretta allo ster-
minio della Mezzaluna. Si degnasse dunque Sua Santita di
imporre la decima al clero di Spagna, ne si curasse della
resistenza che per certo avrebbe incontrato. Ed Innocenzo
rispose che re Carlo II aveva dato parola al suo clero di non
permettere gli si imponessero nuove gravezze, tanto piu che
omai una parte di esso era al tutto impotente a nuove contribu-
zioni. Ma il Cardinale di rimando osservava che Sua Santita
non poteva essere legata dalle promesse del Re di Spagna*
Essa certo non ignorava che mezza Spagna trovavasi in mano
degli ecclesiastici ; essere quindi assai equo che ad essi s'im-
ponessero sacrificii per la causa di santa Chiesa. Benche
Innocenzo non mettesse in dubbio 1'esistenza del fatto, anzi
mostrasse di concedere che il clero di Spagna avrebbe potuto
sostenere da se solo le spese della guerra, non voile pro-
mettere nulla e volse ad altro argomento il discorso. Se non
che il Cardinale senza seguirlo, « Padre Santo, soggiunse con
mirabile ardire, cio non mi riguarda; io ho solo il dovere
di supplicare V. S. perche il suo appoggio renda possibile
iLproseguimento della campagna. » Cui Innocenzo seccamente
rispose che era pur tempo di pensare alia pace. E il Car-
dinale all'inattesa risposta, che forse avrebbe ridotto ogni
altro al silenzio : « Per conchiudere una pace vantaggiosa,
riprese a dire, noi dobbiamo continuare la guerra. Se
V. Santita veramente desidera che si faccia la pace, la sup-
plichiamo ce lo significhi apertamente ; poiche S. Maesta rim-
peratore, presso il quale i desiderii di V. Beatitudine ebbero
sempre autorita decisiva, e bene sappia con sicurezza a qual
partito appigliarsi. » Cosi fu posto fine all'udienza l.
1 FRAKNOI, 149-152.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 647
Giunta in Vienna la relazione di questo ricevimento, e
agevole immaginare I'impressione che dovette produrvi, stante
la brama di pace da lunga pezza nutrita in corte. Le parole
del Pontefice, il contegno alquanto riservato da lui tenuto
con il messo imperiale e sopra tutto il rifiuto di nuove somme
per le future campagne si ebbe per chiarissimo indizio che
egli, abbandonati gli antichi disegni, propendesse soltanto
ai consigli di pace. Tutto cio fu un colpo tremendo pel Buon-
visi applicato, come vedemmo, in Vienna alia continuazione
energica della guerra. Circondato e come avvolto da questo
cumulo di circostanze, svantaggiose tutte alia sua politica
di guerra al fondo e favorevolissime ai partigiani della pace,
innanzi di cedere il campo tentd uno sforzo supremo. Soste-
nuto abilmente dalTambasciatore veneto Federico Cornaro,
successore del Contarini, venne provando che la mente del
Papa non era stata intesa a dovere. Come mai Innocenzo
propenderebbe alia pace, se a lui Nunzio faceva scrivere, e
ne mostrava le lettere, che operasse confortando Tlmperatore
a non lasciarsi muovere dalle lusinghiere proposte fattegli in
questo senso e proseguisse la guerra? II contegno alquanto
freddo tenuto dal Pontefice verso Tambasciatore doversi at-
tribuire non ad animo contrario all'impresa, avviata con si
buoni auspicii e molto meno all'Imperatore, ma soltanto al-
Fessere il Rosenberg figliuolo di quel regio ministro che gli
anni addietro aveva eccitato il giusto risentimento del Papa
perJLa cattiva amministrazione dell'erario e per 1'uso fa-tto
delle cospicue largizioni di Roma. Infine non osava egli ne-
gare che il Santo Padre fosse poco sodisfatto del contegno
della corte imperiale. Pero bastava si desse mano una buona
volta a togliere di mezzo gli abusi e subito gli sarebbe tor-
nata in grazia. Queste dichiarazioni del Nunzio vennero grado
grado lentamente modiflcando in meglio la disposizione degli
animi in Vienna. Un di che Tlmperatore trattenevasi in in-
648 PAPA INNOCENZO XI
timo colloquio col Buonvisi, tra gli altri lament! che gli usci-
rono di bocca sul conto del Papa, si quere!6 che la tema di
spiacere a Luigi XIV lo ritenesse dal concorrere con nuove
somme alia guerra. A toglierlo giu da questa quanto falsa
altrettanto ingiusta opinione il Nunzio trasse fuori senz'altro
una nota ricevuta recentemente da Roma e preg6 il Monarca
si degnasse di leggerla. In quel dispaccio il cardinale Cibo,
segretario di Stato, impegnava la sua parola per impetrare
da Sua Santita ulteriori sussidii. Leopoldo ne fu scosso e co-
rnincio a ricredersi. II Buonvisi, frattanto, proseguendo a trat-
tare con destrezza, venne scancellando di giorno in giorno. le
penose impressioni dell'udienza del 29 agosto, si che 1'Impera-
tore assicuravalo alia fine di settembre che era omai fermo di
respingere ogni trattato di pace od anche solo di tregua. N6
qui rimanendosi, in segno di singolare non attesa fiducia,
offerse proprio a lui di stendere la minuta della risposta che
il presidente del Consiglio di guerra doveva inviare al pa-
scia di Buda. Accetto volentieri il Cardinale, e senza indugio
sottopose al sovrano la seguente nota che ci piace riferire
integralmente prendendola dalla copia dall'autore medesimo
spedita a Roma il 21 di ottobre. E un dei tanti document!
che illustrano mirabilmente il senno dell'abile diplomatico.
« Vuole ogni regola di prudenza che io non ardisca di
portare al mio potentissimo Imperatore T insinuazioni che
voi mi fate per la pace, conoscendo che e giustamente sde-
gnato contro la vostra Porta, per non haver osservato fedel-
mente gl'ultimi patti, fomentando sempre i ribelli d'Ungaria
e poi rompendo piii manifestamente la tregua prima del tempo
et amministrando la guerra con tanta fierezza e con incendii
non piu praticati. Nondimeno conoscendo io Tanimo di S. M,
Cesarea ripieno di clemenza e molto alieno dalio spargimento
di sangue humano, mi indurro a parlarli, se voi d' ordine
della vostra Porta mi farete tali proposizioni di pace ch' io
possa stimarle accettabili dal mio clementissimo Imperatore
e dai principi suoi collegati, ai quali subito si participeranno
per sentire il loro parere e per stabilire con il loro consenso,
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 649
senza il quale non si principieranno i trattati. Voi ben sapete
che gl' imperj hanno le loro vicende e che havete ingrandito
il vostro, prevalendovi delle congiunture et invadendo i pren-
cipi christiani separatamente e quando erano distratti in aitre
guerre, con che vi sete resi padroni d'una gran parte del-
rilngaria e di molto paese che possedevano i principi col-
legati, permettendolo Dio in pena de' nostri peccati, et hora
prevagliono i vostri principalmente per haver violata la pace,
che solennemente havevate giurata, e per6 Dio ha castigato
voi et ha benedetto in tanti modi le nostre armi indivisibil-
mente confederate, et e ragione che voi propuoniate quello
che volete restituire per regolare i confini in maniera che
tra 1' Imperatore con i Principi suoi collegati possa conser-
varsi una pace perpetua con la vostra Porta, senza occasione
di nuovi contrasti. E significandomi voi T intenzione del vostro
Imperatore, la riferir6 io al mio e si concertera con gl'altri
confederati l. »
*
*
La continuazione della guerra entrava ormai nel novero
dei fatti compiuti. Gli avvenimenti che tenner o dietro, flno
all' ultima campagna per la liberazione di Buda nell' anno
seguente, vennero preparando il terreno al felice esito del-
T impresa, non senza tuttavia le solite alternative di speranze
e timori.
Nell'Ungheria i ribelli, parte battuti, parte guadagnati
dalla mitezza di Leopoldo, largo in accordare amnistie se-
condo i consigli del Buonvisi, tornavano in quiete e promet-
tevano mantenersi uniti e fedeli al loro sovrano legittimo.
1 II documento fu dal Buonvisi cosi intitolato : A dl 15 ottobre 1685.
della risposta che parrebbe conveniente di darsi dal Sig. Presidtnte
guerra al Visir di Buda perche, havendo egli scritto in norne proprio,
fordim della Porta e potendo cib esser fatto per scoprir paese senza
\pe,gno del suo sovrano, pare, opportuno che S. M. Cesarea non si nwstri
alcun modo informata. Arch. Vat. Nunz. di Germania, 211, come al-
igato al dispaccio 21 ott. 1685.
650 PAPA INNOCENZO XI
Nell' istesso tempo il capo della ribellione Tekeli, benche tut-
tora alleato dei Turchi, veniva fatto prigione dal pascia di
Buda: avvenimento cosl segnalato che il vecchio Pontefice,
non prima lo ebbe inteso dal cardinal Pio, ne lagrimo di te-
nerezza e inginocchiatosi di presente a benedire il Signore,
ordino che nella chiesa deirAnima si rendessero a Dio so-
lenni azioni di grazie l.
Incessante frattanto proseguiva il lavoro della diplomazia
pontificia tutta intesa a migliorare le relazioni tra la Francia
e I'lmpero. Si voleva che Leopoldo, deposta la diffidenza ispi-
ratagli da Luigi XIV, potesse riposare tranquillo rispetto alia
fedele osservanza deirarmistizio di Ratisbonaconchiuso 1'ago-
sto 1684. Solo perduravano sempre le difficolta, veramente
gravi, dell'estrema scarsezza dei mezzi per il mantenimento
d'un agguerrito e grand' esereito, quale si richiedeva a dare
1' ultimo colpo alia tirannica dominazione della Mezzaluna
neirUngheria. Verso la fine del 1685, quando era gia decisa
la guerra e i generali trattavano di fare nuove cerne di fanti
e cavalieri, il presidente della Camera, secondo 1'espressione
divenuta a lui consueta, dichiarava non avere neppure un
grosso da erogare a questo fine 2. Si ebbe allora la prova
palmare ehe il Papa, non ostante il molto gia fatto e le stret-
tezze a che era ridotto il suo erario, non chiudeva il cuore
dinanzi all'urgente bisogno. II cardinale Pio di Savoia, spiato
il momento propizio, e fu quando Innocenzo era come fuori
di se per il giubilo della cattura del ribelle Tekeli, torn6 a
richiedere T imposizione sul clero di Spagna. Fu contentato,
benche in parte, essendosi imposto ai prebendati di contri-
buire per una volta sola il sedicesimo delle loro rendite an-
nuali, con pieni poteri al nunzio di Madrid per accordare
dispense agli ecclesiastici veramente poveri.
Neppure ai suoi sudditi risparmio Innocenzo nuove con-
tribuzioni ; di guisa che 'nel gennaio del 1686 inviava al
Sobieski 100000 fiorini, con questo intento principalmente
1 FRAKNOI, 156-158.
2 FRAKNOI. 180.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 651
<che guardasse all' Ungheria le spalle contro una probabile
invasione del Tartar!. Piu pingui rendite dette T imposizione,
da lui pure concessa, sugli ordini religiosi nei paesi ereditarii
della Corona d' Austria; essi furono tenuti di sborzare la
terza parte del valore del beni acquistati negli ultimi set-
tant'anni. Al cadere del 1685 il Buonvisi e il celebre vescovo
Leopoldo Kollonich, quali commissarii preposti alia riscos-
sione, si trovarono avere radunato la ragguardevole somma
di 320000 fiorini l.
Tali erano per somrai capi i provvedimenti di Roma quanto
al fornire i mezzi peeuniarii per rimminente campagna. Da
Vienna roperosissimo Nunzio, mantenendo frequente corri-
spondenza col suo collega di Varsavia Opizio Pallavicini, non
si dava posa ne tregua per invigilare i moti del Sobieski,
che la corte imperiale dipingeva piu rivolto a soddisfare la
cupidigia d} ingrandimento de' suoi dominii che non a pro-
muovere il bene comune della Lega. « Se le dperazioni di
guerra dell7 Imperatore avessero mai ad essere disturbate
dairirrompere delle orde tartariche, gli mandava dicendo per
mezzo del Pallavicini, rifletta il Re ch'egli solo ne avra tutta
la colpa. E allora non potra maravigliarsi se il Turco di-
spregiera la Polonia per la sua inerzia ed incostanza di
fronte ai suoi stessi alleati, se rifiutera di restituire Kamienic
e mandera offrendo pace a sfavorevoli condizioni. La nazione
e il Re, proseguiva, sono al punto di giocarsi il loro buon
nome. Sobieski col sollecito aiuto arrecato a Vienna a tempo
deH'assedio si 6 acquistato il titolo di liberatore della cristia-
nit£, seguiti ad avanzarsi sulla via delle magnanime geste
ed assicurera al nome suo una fama immortale contro cui
non potranno nulla le penne di tutti i malevoli 2. »
1 FRAKNor, 180-186 ; Cf. infra p. 654.
2 Le ultime parole del Buonvisi si riferivano ai libelli che corre-
vano in Vienna contro il buon nome del Re polacco. II Buonvisi deplo-
iva il fatto e dichiarava che, ove 1'autore di simili scritti fosse stato
Idito dell' Imperatore, questi non avrebbe lasciato di esemplarmente
lirlo. Pero, poiche tutte le indagini per iscoprirlo eran riuscite vane,
tclinava a ritenere fondato il sospetto che lo stesso Sobieski avesse a
652 PAPA INNOCENZO XI
Queste Industrie del Buonvisi non rimasero sterili. Pochi
giorni dopo, da che ayeva spedito la ricordata lettera al Pal-
lavicini, riceveva da lui avviso che il Sobieski, prese le ne-
cessarie misure per opporsi al temuto assalto del Tartar!, mo-
stravasi risoluto di avanzarsi in Moldavia. La buona novella
infuse coraggio al Nunzio che concepl nuovo disegno di piu
potente alleanza. Secondo lui i Russi dapprima si avevano
da tirare nella lega, poi la Persia e flnalmente TAbissinia che
dovrebbe occupare T Egitto. E poich6 prevedeva non senza
ragione che ove la proposta venisse fatta da lui medesimo, i
ministri di Vienna, poco benevoli a suo riguardo, non avreb-
bero lasciato di avversarla, fecela presentare per mezzo del
Re di Polonia. Ma non fu nulla dell'accettarla ; il solo Inno-
cenzo XI le fece ottimo viso, 1'approvo e giunse fino a scri-
vere un Breve allo *Scia di Persia, nel quale, ricordate le
ultime sconfltte dei Turchi, 1'esortava calorosamente a non
indugiare di muovere alia riconquista delle terre gia da essi
rapite ai suoi maggiori J.
*
* *
Sull'entrare d'aprile 1686, mentre il Buonvisi piu instava
si affrettasse Tuscita in campo, sorsero nuovi incagli che gli
fece desiderare e chiedere calorosamente ancora una volta il
suo richiamo dalla corte imperiale. Per commissione venutagli
da Roma dovette compiere il non grato officio di partecipare
a Leopoldo che il Papa, a suo malincuore, non era piu in
bella posta fatto spargere a Vienna i suddetti libelli per avere un pre-
testo di separarsi dalla lega. Cf. FRAKNOI, 189.
1 Nella sua brevita lo scritto di Innocenzo XI e quanto si puo im-
maginare di piu acconcio per indurre lo Scia a non lasciarsi sfuggire
occasione propizia per tentare una rivincita sopra i barbari musulmani.
« Et quidem scrivevagli tra le altre cose, ad id agtre te praecipue de-
bet tnadens adhuc innocuo Persarum sanguine Babylonis tellus, justam
a te tarn opportune tempore de immanissimo hoste ulHonem expectans. Con-
cipe itaque, potentissime rex, sensus magnitudine tua dignos, strenuoque
non interiturae gloriae occupandae aestu exardescens, ad insignes de ini-
quissimis barbaris victorias reportandas alacri cursu contende. » Presso
il THEINER, 307, n. CCXXXII.
E L'UNGHERIA LIBER ATA DAI TURCHI 653
grado d'inviare altri soccorsi per le spese di guerra. Nello
stesso tempo non pot6 esimersi dairinformarlo del grand!
apparecchi del Turchi ; avere essi gia allestito di tutto punto
un formidabile esercito capitanato dal Granvisire e gia essere
in procinto di mettersi in marcia per 1'Ungheria. All'intendere
si sconfortanti novelle T Imperatore esclamo che omai pen-
tivasi di non avere accettato le proposte di pace. Questo
solo particolare ci fa intendere ad esuberanza quanto diffi-
cile addivenisse la posizione del Cardinale. Alle difficolta
mosse dai ministri per la mancanza di mezzi aveva sempre
usato rispondere dando salde assicurazioni di aiuti da rica-
varsi da varie parti della cristianita. Ora queste speranze
svanivano Tuna appresso doll'altra. Riuscivano infelicemente
superior! i Turchi, e tutta Fonta della disfatta verrebbesi a
riversare sopra di lui. Accresceva il suo malcontento e po-
nevalo in somma trepidazione la nianiera tenuta nel guidare
le sorti deiriraminente campagna. Nonostante Timperiosa ne-
cessita di uscire sollecitamente in campo ad affrontare le
orde del Granvisire avanti si riversassero nell' Ungheria, si
era gia alia fine di maggio e le milizie imperiali da quindici
giorni pronte e preste alia marcia non davano un passo in-
nanzi. Aggiungasi che il Buonvisi disapprovava altamente i^
piano di guerra, giusta il quale si aveva a dividere Tesercito
in quattro corpi di spedizione, destinandone due all'offensiva
e i rimanenti alia difensiva. Era dunque da aspettarsi che
il Cardinale, facile pur troppo in certi momenti a vedere
Torizzonte piu buio che in realta non fosse e persuaso di es-
sere omai scaduto dalla pristina grazia dell' Imperatore, tor-
nasse non pure a supplicare, ma a scongiurare per allonta-
narsi da Vienna.
Innocenzo nondimeno fu irremovibile. La presenza di lui,
nunzio in Vienna, facevagli scrivere dal Cibo segretario di
Stato, essere allora piu che mai necessaria. In Roma appro-
vavasi la sua condotta ; continuasse nell'antica attivita e non
parlasse piu di ritorno l. Al Buonvisi non rimase che piegare
1 FRAKNOI, 202-205.
654 PAPA INNOCENZO XI
il capo ; e poich6 il Pontefice lodava il suo operate seguito a
governarsi nella stessa maniera anche in futuro. In ogni di-
spaccio iterava le richieste di nuovi fondi, si che il Papa, ve-
dendo finalmente ripresa la campagna e omai convinto che
in quell'anno si era vicini a riportare qualche effetto vera-
mente decisive, non lascio di sodisfarlo nei limiti del possi-
bile. Nell'agosto gli fece tenere 100000 fiorini ; altre notevoli
somme, non pero quante se ne aspettavano, si raccolsero dalla
bolla d'indulgenze pubblicata per consiglio del Cardinale. La
fonte piii copiosa furono nondimeno i beni dei religiosi nelle
terre ereditarie della Corona, tassati nel modo che gia di-
cemmo. Da essi il Buonvisi e il Kollonich riuscirono in tutto
a cavare 1600000 fiorini }.
Un'insperata soddisfazione otteneva di quei giorni in Vienna
T infaticabile Nunzio. Le sue molte ragioni, gia prima non
ascoltate, finirono di persuadere il troppo grave rischio cui
andavasi incontro dividendo Tesercito in varicorpi d'armata.
Pero si convenne di muovere incontanente all'espugnazione
di Buda con tutte le forze unite. Apparve allora quanto vivo
fosse nei duci supremi il sentimento della fede cristiana, in
cui grazia si possono dimenticare e perdonare tante altre de-
bolezze e miserie manifestatesi a piu riprese in mezzo alia lega.
L'elettore Massimiliano di Baviera e il duca Carlo di Lorena
si rivolsero con due nobilissimi Brevi al Vicario di Gesu Cristo
per implorare con la sua paterna benedizione Taiuto di Dio.
« Prima ch'io esca in campo, scriveva ad Innocenzo il Lo -
renese, mi rivolgo, com'e dovere, a V. Santita, supplicandola
di sua paterna benedizione. La passata esperienza mi ha
1 Parecchi ministri cesarei volevano dare in appalto la riscossione
dell'imposta per soli 400000 fiorini. II Buonvisi vi si oppose energica-
mente e la sua resistenza frutto al pubblico erario 1200000 fiorini. Torno
anche in sua lode lo spirito di giustizia e di equanimita col quale si
condusse in un officio abbastanza in se ingrato. Basti dire che tra le
communita tassate, due sole credettero aver diritto di fare richiamo.
Cf. FRAKNOI, 210.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 655
insegnato che Tesito della guerra e interamente nelle mani
del Signore degli eserciti. Pero io non so impugnare le armi
se innanzi non ricevo da V. Santita i soccorsi della religione,
del quali sento grande il bisogno. E quanto a me, me le rendo
mallevadore che per difesa della cristianita e per il compi-
mento delle intenzioni di V. Beatitudine offriro volentieri i
sudori ed il sangue '. » Tali nobili sensi esprimeva da Vienna
al grande Pontefice il futuro vincitore di Buda il 30 di maggio.
Da 11 a pochi giorni presso a Parkany dirimpetto a Strigonia
si trovavano gia convenuti 40000 combattenti. I due gene-
ralissimi, Carlo di Lorena e Massimiliano di Baviera erano
circondati da uno stato maggiore per numero e sceltezza
d'uomini tanto splendido quanto forse non aveva mai veduto
1'eguale, nelle interminabili guerre che lo desolarono, il se-
colo XVII. Erano generali di chiarissima farna, rampolli di
principesco lignaggio, grandi di Spagna, lordi inglesi, duchi
francesi, nobili italiani, che in mezzo alia decadenza politica
della patria mostravano non ispento nei figli d'ltalia Tantico
senno e valore. Purtroppo mancava nella nobilissima accolta
la dote sopra ogni altra richiesta, cioe Tunione e reciproca
eoncordia, specie tra i due duci supremi. II Buonvisi ebbe
il merito di avere impedito, merce i consigli dati in proposito
alFimperatore Leopoldo, che si yenisse ad aperta rottura,
ed a lui pure si dovette se da Vienna partirono stringent!
ordini di por mano senz'altro a stringere Buda.
Un presidio di 15000 uomini sotto il comando di Abdi pa-
scia difendeva la fortezza. Ai 18 di giugno gl'imperiali furono
ad oste davanti alle sue mura rinforzati da genti ungheresi
guidate dai generali Palfi Batty anyi e Bercsenyi. II 24, sacro
al Precursore di Gesu Cristo, fu segnalato da un fatto d'arme
che, dopo lotta ostinata, rese Carlo di Lorena padrone della
parte inferiore della citta. Rilevaronsi allora le abbattute spe-
ranze ; in Vienna ne fu letizia indicibile, da Roma si profu-
sero lodi al Buonvisi e persino i ministri cesarei riconobbero
allora la sapienza del Nunzio pontificio che prima avevano
1 FRAKNOI, 212.
656 PAPA INNOCENZO XI
combattuto perorando in favore della pace. Tanto sono potent!
i lieti success! a far lodare siccome sagge quelle medesime
imprese che avanti la riprova dell'esito venivano giudicate
poco meno che stolte.
II Buonvisi seppe valersi dell'auge onde circondavasi la sua
persona, per applicarsi ad un'opera egregia, non sai se piu
utile all'esercito o meglio adatta al sacro carattere da lui
rivestito di arcivescovo e principe della Chiesa. Si tolse per
s6 la sopraintendenza delFospedale di campo. A capo imme-
diato vi propose un eroico religioso il p. Giovanni Ruggiero
della Congregazione dell' Oratorio, n6 risparmid spese per
provvedere alia cura dei feriti e dei molti soldati caduti in-
fermi per grave dissenteria. Fe venire d'ltalia larga prov-
vista di balsami e medicine, e raccoglieva d'ogni parte li-
mosine destinate particolarmente a questa grand' opera in
aiuto di coloro che per la difesa del nome cristiano espone-
vano la vita. Notevole e tenero fu 1'esempio che a secondare
lo zelo del Nunzio dettero le prime dame della corte di
Vienna con a capo 1'Imperatrice ; esse vollero di lor proprie
mani preparare e bende ed abiti per i poveri feriti; atto di
carita si gentile che merito loro le piii vive felicitazioni del
Sommo Pontefice '. A seimila si fanno ascendere i feriti ed
ammalati che tornarono a riacquistare la sanita nell'ospedale
e, come fu visto nel primo assedio della citta, cosl anco in
questo del 1686 abbondarono i gregarii protestanti che, avendo
appreso all'eloquente linguaggio della carita dove fosse la vera
fede, entrarono nella Ghiesa cattolica 2.
Lentamente, piu che forse non conveniva, procedeva 1'as-
sedio. L'esercito ingrossato smo a contare 100000 uomini
circondava d'ogni parte la munita fortezza. In vario ordine
sorgevano le trincee e linee d'approccio, scavavansi nume-
1 FRAKNOI, 212-215.
9 FRAKNOI, 209-215.
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 657
rose mine, e sessanta pezzi d'artiglieria da campo e quaranta
mortal davano ben poca tregua alle mura della citta.
Ai 13 di luglio il duca Carlo fe sonare all'assalto: i Turchi
lo sostennero vigorosamente, tanto che non meno di 1500
cristiani vi trovarono inutilmente la morte.
Ai 22 dello stesso mese una bomba, invenzione di un in-
gegnoso artigliere spagnuolo, fece saltare in aria un magaz-
zino di polvere della fortezza cagionando terribili guasti al
nemico. Allora il Lo.renese mando intimando la resa. Respinta
con disdegno la proposta dai difensori, cinque giorni dipoi
rinnovo 1'assalto condotto simultaneamente in tre punti di-
stinti. Anche questa volta ressero i Turchi con gravissime per-
dite dei cristiani, ma alia perflne dovettero ritirarsi nell' in-
terior e della cittadella, lasciando in mano agli assalitori tutto
1'esterno muro di cinta. D'ora in ora cresceva la trepida
aspettazione della resa, quando ad infondere nuovo entusiasmo
j agli assedianti sopraggiunsero al campo lietissime nuove.
L'ammiraglio veneto Francesco Morosini, congiuntosi col na-
viglio pontificio aveva inflitto presso Navarino una solenne
sconfitta ai Musulmani *. Parve questa al Buonvisi buona
occasione da valersene per trasfondere piu vivo ardore nel-
1'esercito imperiale ed incutere abbattimento e sfiducia nei
tenaci assediati. II perch6 a suo consiglio la vittoria fu festeg-
giata nel campo con dimostrazioni di straordinaria letizia.
1 II doge di Venezia Marcantonio Giustiniani, nel parteeipare ad
Innocenzo XI la novella di quella segnalata vittoria, ricordava con grato
animo e lo zelo del Papa nel promuovere la Lega e 1'aiuto ricevuto
dalla sua armata : « Favorendo la bonta d'Iddio Signore 1'armi della
repubblica, che ad imitatione de nostri progenitori tutto contribuisce
per 1'esaltatione della iiostra santa fede e beneficio della lega promossa
dal santo zelo della SantiU Vostra, s'e compiacciuto permettere che il
capitan general da mare Morosini assistito dal valido corpo delle ga-
lere di Vostra Beatitudine, in pochi giorni habbia fatto acqi^isto di Na-
varino il vecchio e il nuovo di assai maggior rilevanza, havendo anco
dato la fuga ad Ismael Seraschier che con 10000 combattenti s'era por-
tato poco discosto dal campo de' nostri, per soccorrere la piazza, come
distintamente sara Vostra Beatitudine informata dal diletto nobile nostro
Giovanni Lando che s'attrova a suoi piedi. » THEINER, 307, n.° CCXXXI.
1904, vol. 1, fasc. 1290. 42 9 marzo 1904.
658 PAPA INNNCENZO XI
Con non minore ansieta seguiva nella lontana Roma le sorti
della guerra il Vicario di Cristo. Impensierito del diuturno
assedio il piissimo Innocenzo, insisteva piu che mai nell'ora-
zione ; e temendo non senza fondamento che quel tanto andar
per le lunghe dovesse ascriversi alia disunione del generally
mandava istruzioni per procurare di ridurli ad ogni costo
in concordia fra loro e di affrettare 1'esito finale della cam-
pagna. I saggi incitamenti del Papa giungevano in tempo
assai conveniente al bisogno. Che proprio di quei di il Gran-
visire alia testa di un ragguardevole esercito avvicinavasi
al soccorso di Buda ponendo il campo non molto lontano
dalla fortezza tra Erd e Budaors. Fu quella un' ora di an-
goscia per tutta la corte in Vienna, per i generalissimi e,
forse piu che per ogni altro, pel cardinale Buonvisi.
Varii, come suole avvenire, erano i pareri intorno al da
farsi. Lo stato maggiore e la corte cesarea propendevano a
dividere 1'esercito, lasciandone una parte ali'assedio e mo-
vendo con 1'altra incontro al sopraggiunto nemico. II Nun-
zio invece era di opposto avviso. Sotto il titolo : « Che non
si deve arrischiare tutta la fortune con parte delle forze »
compose uno scritto e rispettosamente 1'offerse a Leopoldo. Da
queste non lunghe pagine degne di essere studiate in fonte,
traspare mirabilmeute I'acume e la profonda conoscenza che
1'eminente diplomatico possedeva in fatto di arte militare. La
disegnata divisione dell' esercito presentava, secondo lui,uguale
probabilita o di una splendida vittoria o di un'irreparabile scon-
fitta ; poi prevedendo la difficolta che solo potevasi muovere
contro questa sua legittima conclusione, rispondeva: « So bene
che mi accuseranno di poca fede in quel Dio che ha tanto
prosperate le nostre cose finhora e ch'& solito di concedere
alia pieta austriaca frequent! miracoli, e particolarmente al
presente piissimo Imperatore ; ed io volentieri consentiro
alia mia condanna, se mi assicureranno di poter cavar da
se stessi un atto cosi perfetto di fede con il quale non solo
si vincono i nemici, ma si trasportano i monti e si gettano
nel mare. Ma se quest' atto 6 soprannaturale parmi sano
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 659
consiglio Timitare la modestia di Acatz ch'essendogli offer to
da Dio che chiedesse un segno in cielo et in terra e nel-
Tabisso rispose: Nonpetam, etnon tentabo Dominum Leum
meum, e n' ebbe per premio che li fosse revelato 1'imper-
scrutabile misterio deirincarnazione. Doviamo dunque rac-
comandarci a Dio con tutto lo spirito contrito et humiliato
e prometterli fermamente di sacrificarli sacrificium iusti-
tiae e poi procurare con tutti i mezzi humani d'assicurarci
quella vittoria dalla quale dipende il tutto ». E, procedendo
innanzi con altre sagge considerazioni, veniva a ribadire
.allora solo potersi dare la battaglia in campo aperto, quando
vi concorresse tutt'insieme 1'esercito. Si aspettasse dunque
1'arrivo delle milizie dello Seharffenberg, e con esse e con
le altre lasciate all'assedio di Buda, si movesse uuitamente
contro il nemico ; poiche, conchiudeva : « Possiamo vincere
<ion sicurezza senza Buda, ma senza esercito perderebbemo
tutto Tacquistato e bisognerebbe fare una pace vergognosa
e dannosa » 1.
Non crede 1'Imperatore di seguire il consiglio e dette
ordine al Lorenese di provocare il Granvisire a battaglia
campale. Poi penetrato dalla gravezza del passo, pieno di
fede, esorto i sudditi a ricorrere air orazione e al digiuno
per implorare 1'aiuto di Dio sopra le armi cristiane, ed
€gli il primo cominci6 a praticare con Topera cio che agli
altri inculcava con la parola. II Granvisire sfidato da Carlo
a misurarsi seco stesso in una decisiva giornata, non ardl
-cimentare la sorte dell' armi, ma con falsi movimenti si
diede a deludere la sua attenzione, per lanciare di soppiatto
un forte nerbo di genti alia liberazione di Buda. II colpo fu
tentato il 14 agosto ; scoperto in tempo dagl'lmperiali, questi
riuscirono a tagliare ai Turchi il cammino, costringendoli a
ritirarsi con forti perdite d'intorno a 2000 uomini.
Per questo parziale successo gli spiriti, alquanto prostrati
^e stanchi dalla lunga vita del campo, ripresero lena e vi-
1 Arch. Vat. Nunz. Crermania, 212, dispaccio eitato.
660 PAPA INNOCENZO XI
gore. Perdurava sempre il pericolo che il Buonvisi appren-
deva assai vivamente. S'aspettava che fallito il primo tenta-
tive, il Granvisire ritornerebbe alia prova con miglior for-
tuna o, se tanto non ardisse, temeva che senza neppure
uscire dal campo dove erasi trincerato, riuscirebbe a stan-
care T Elettore Massimiliano e la cavalieria imperiale co-
stringesse a sbandarsi per manco di foraggi. Pero, quasi ad
ultima ancora di salvezza, confidava nell' arrivo dei nuovi
rinforzi di tedeschi ed ungheresi, i quali avrebbero potuto
per forma rinvigorire Tesercito da arrischiare senza teme-
rita le sorti di una grande pugna campale. Proseguiva in-
tanto Tassedio. II 22 agosto si venne al terzo assalto. Ancor
questa volta i difensori tennero saldo, ma il duca Carlo riusci a
prendere forte posizione nelle mura interne dal lato di tra-
montaua, mentre Massimiliano, che aveva diretto 1'attacco
da mezzogiorno, rimase signore d'una parte della cittadella.
Sopraggiunsero agli ultimi del mese i tanto attesi rinforzi.
Tenutosi subito un gran consiglio dei duci supremi, venne
prefisso il 2 di settembre per un assalto vigoroso da ogni
lato deH'inespugnabile piazza.
Una divisione degli imperiali prese posto dinnanzi al
campo del Granvisire pronta a dargli battaglia se mai accen-
nasse ad uscire dalle trincee per accorrere al soccorso degli
assediati. Ma egli, mostratosi in tutta questa spedizione
di tanto poco ardimento, quanto eroici invece apparvero i di-
fensori di Buda, assist^ immobile senza colpo ferire alia lotta
disperata della guarnigione che stretta da un cerchio di ferro
e di fuoco combatteva disperatamente senza niun pensiero
di resa. La lotta fu sanguinosissima ed allora solo ebbe ter-
mine quando la maggior parte dei soldati musulmani cadde
spenta sotto la spada degli assalitori.
Alle 4 del pomeriggio le trombe avevano squillato all'as-
salto e gia sul cadere dei primi crepuscoli di quel memora-
E L'UNGHERIA LIBERATA DAI TURCHI 661
bile 2 di settembre il vessillo imperiale sventolava sull'antica
sede del prodi Re d' Ungheria, risorta a liberta dopo cento
quarantacinque anni di duro servaggio sotto la Mezzaluna.
La descrizione, anche compendiata, del tripudio cui a tanto
lieta novella s'abbandonarono i cristiani, specialmente nel-
1'Austria, neirUngheria e nella eterna citta, richiederebbe
da s6 sola ben lunghe pagine. In Roma credettero non a
torto i contemporanei che il venerando Pontefice, come gia
il predecessore Pio V nella giornata di Lepanto, avesse co-
gnizione superna di cio che stava seguendo sotto le mura di
Buda. Lo stesso dl della presa, mentre nell'eterna citta vi-
vevasi in somma trepidazione, aspettando di momento in
momento le notizie della guerra, voile tenere un solenne
concistoro che npn aveva avuto ne ebbe di poi riscontro
negli annali delle solenni creazioni dei principi di Santa
Chiesa. In una sola volta creo ventisette cardinali con grande
meraviglia dei romani che non arrivavano ad intendere come
Innocenzo potesse celebrare tanta solennita senza attendere
1'esito dell'assedio, ch'era allora la grande questione del
giorno. Neiraccommiatare i nuovi porporati il Papa disse loro
in tono solenne che si avevano a rallegrare non tanto per la
promozione quanto per Taccrescimento della gloria della cri-
stianita. Parole che, sopraggiunta la nuova della vittoria
furono interpretate quasi un velato annunzio della sorte fe-
lice toccata in quel giorno dalle armi cristiane e a lui gia
prima supernamente nota.
Riconobbe di leggieri TEuropa quanta ingente parte nel
merito della vittoria spettasse ad Innocenzo XI ; e le parole,
proferite da Giacomo II re d' Inghilterra nelFudirne Tan-
nunzio contengono niente piu che la schietta verita quale
ora torna a rifulgere in piu chiara la luce per la bella mo-
nografia del Fraknoi. « Sua Santita, cosi disse iLSovrano, li-
bero la citt& di Vienna ed ha assediato quella di Buda » l.
1 FRAKNOI, 222-223.
662 PAPA INNOCENZO XI
Gli Ungheresi memori di quanto andavano debitor! a Leo-
poldo, rinunziarono Tanno seguente (1687) nella dieta di
Presburgo al loro diritto di eleggere il Re in favore dei di-
scendenti maschili della casa di Asburgo. Innocenzo, rac-
consolato della splendida vittoria e stimolato dal Nunzio, non
fini di largheggiare in soccorsi perche si proseguisse la
guerra, ora che caduta la principale fortezza tornava age-
vole impresa ripurgare tutto il paese dalle bar bare orde dei
musulmani '. Cio appunto intendeva il Buonvisi quasi corona
dell'opera. Facendo suo il detto degli antichi romani instan-
dum victis, egli si pose con tutto il calore a ritrarre i mag-
giori vantaggi possibili dalla vittoria. L'esercito imperiale,
tale era nelle principal! linee il suo vasto disegno, doveva
prendere di mira Belgrade fortificata dai Turchi. Nello stesso
tempo il Sobieski, traversata la Moldavia, avrebbe dovuto
marciare sopra Adrianopoli, mentre Venezia spedirebbe Tar-
mata nel Bosforo a Costantinopoli. Preclaro e ardimentoso
piano e di esecuzione non impossibile, se non avesse incon-
trato un ostacolo insormontabile nella gelosia del potente
Luigi XIV 2. Quindi, com' e ben noto, solo una piccola parte
di quanto egli aveva ideato fu messa in effetto, e fu Tespugna-
zione df Belgrado compiuta dal valoroso Massimiliano il 6 set-
tembre 1688, dopo quattro settimane di resistenza accanita.
Questi successivi avvenimenti, tra i quali va ricordato
il valido aiuto spedito dal Papa per fortificare Buda contro pro-
babili incursioni dei Turchi, espone il Fraknoi nei due ultimi
capi attingendo alle solite fonti. La narrazione si arresta alia
morte del grande Pontefice (12 gennaio 1689) che pieno d'anni
e di meriti chiude il burrascoso suo regno, lieto bensi per
la scomparsa della Mezzaluna dall'IIngheria, ma pieno di
cordoglio per Tambizione smodata del Re Cristianissimo 8.
1 FRAKNOI, 225.
2 Ivi 229-230.
3 E notissimo che Innocenzo XI godette in vita e dopo morte fama
di santita tanto illustre che nel secolo XVIII fu introdotta la causa della
sua beatificazione ed ebbe titolo di Venerabile.
E L'UNGHERIA LIBER AT A DAI TURCHI 663
Con Innocenzo XI sparisce anche il Buonvisi non gia dalla
scena del mondo, ma da quella non meno inflda della diplo-
mazia. Ritiratosi nella riposta e tranquil! a Lucca sua patria,
si consacro tutto alle cure del pastoral ministero, finck6 il
25 agosto 1700, in mezzo all'universale rimpianto, vi chiuse
santamente i suoi giorni.
E rilngheria non inimemore che ad un Pontefice di Roma
andava debitrice della riconquistata liberty voile eternare la
sua gratitudine verso la vetusta famiglia del magnanimo li-
beratore. Livio Odescalchi, nipote d' Innocenzo, fu prima no-
minato duca del sacro romano imperio ; poscia, da li ad al-
cuni anni, ottenne il ducato di Sirmio, costituito con una parte
di quel territorio, tornato libero dalla schiavitu degli Osmani
per opera principalmente deirirnmortale suo Zio l.
1 Questa nostra rassegna era gia data alle stampe quando venimmo
a sapere che in questi ultimissiini mesi la bell'opera del Fraknoi e com-
parsa alia luce anche in veste italiana presso 1'editore Seeber di Fi-
reiize. La traduzione fu eseguita da Leopoldo Ovary sull'originale testo
ungherese; ed ha il vantaggio, certo notevole, di riportare i varii passi
dei dispacci del Bonvisi tali e quali uscirono in italiano dalla sua abile
penna. Cosi anche quelli tra noi che non posseggono il tedesco avranno
campo da ammirare il ben riuscito lavoro dell'illustre prelate, che seppe
darci un libro di lettura sodamente istruttiva e ancor dilettevole.
UN PREGIUD1ZIO STORICO
INTORNO AI PltJ INSIGNI NATURALISTI l
Mi sarebbe facile moltiplicare altri esempii degli uomini
per 1'appunto che avviarono 1'alta analisi matematica o la
meccanica razionale per nuovi metodi, a concetti piii vasti,
piu precisi, piu universal!. Luigi Poinsot (1777-1859) il rin-
novatore della statica e del problema della rotazione dei corpi,
uno dei piu. limpidi ingegni e piii profondi ragionatori ; Mi-
chele Chasles (1793-1880) il cui nome ricorre ad ogni passo
nello studio della moderna geometria proiettiva o di posi-
zione; Carlo Hermite (24. XII. 1822— 14. I. 1901), -il piu
grande matematico francese nella seconda meta del secolo XIX,
a cui tanto deve la teoria dell'equazioni, delle funzioni ellit-
tiche, delle funzioni Abeliane, dei numeri, degl' in variant! ecc.
E per toccare un punto .piii alia mano anche ai meno addentro
nella matematica superiore, F Hermite fu il primo che dimo-
strasse la trascendenza del famoso numero e, la base dei
logaritmi naturali, donde fu dedotta la conseguenza che anche
7i e un numero irrazionale, che non si puo esprimere in forma
decimale finita, questione connessa col non meno famoso che
vano problema della quadrat ura del circolo. A qualche titu-
banza nelle pratiche religiose durante gli anni giovanili, suc^
cesse nell' Her mite una vita francamente cristiana e catto-
lica grazie alia carita d'una buona suora che lo assistette in
una malattia (1856) e grazie pure all'lnfluenza del grande
Cauchy ; n6 il fervore smise piu fino alia placida sua morte,
che « allo spiritualista convinto, come lo qualified il Painleve,
aperse I'anima alia compiuta rivelazione di quelle armonie
matematiche di cui Fintelligenza umana quaggiu non vede
che un puro riflesso. »
1 Continuazione. V. quad, preced. 5 marzo 1904.
UN PREGIUDIZIO STORICO 665
Tra i merit! dell' Hermite s'annovera dai matematici la
cosiddetta trasformazione di Weierstrass di 2° grado. Questo
nome forse non e popolare, perche le scoperte che ricorda sono
titoli noti solo nella piu alta aristocrazia della matematica pura;
ma certamente designa il piii fecondo e piti originale rinnova-
tore della teoria delle funzioni, che il Weierstrass a differenza
del Riemann fondo in concetti analitici unicamente, esclusa
ogni immagine geometrica, e tratt6 con rigore d'esattezza fin
allora sconosciuto. Quando la fama e la novita de' suoi lavori
gli aveva assicurato gia un insuperato posto d'onore fra tutti
i matematici tedeschi della seconda meta del secolo XIX, la
citta di Berlino senti di non poter lasciare che le sue scuole
superior! mancassero di tanto lustro. Ma il Weierstrass era
cattolico ; e agl' illuminati spiriti protestanti mai non and6
a genio di vedere trattati con parita i loro ed i cattolici, fosse
pure negl'interessi meramente profani. Per6 la sua nomiDa a
Berlino non ebbe luogo fin tanto che 1'illustre deputato del cen-
tro Augusto Reichensperger in pieno parlamento, ricordati gli
straordinarii meriti scientific! del Weierstrass e 1'onore della
Germania, non interrog6 senz'ambagi il ministro se per caso
1'essere cattolico poteva essere un impedimento.
Certo questa qualita non impedi che le sue lezioni fossero
frequentate da student! e da professor!, i quali lasciate per
inter! semestri le loro cattedre, accorrevano con desiderio a
raccogliere le nuove idee, le preziose dottrine d'un intelletto
si profondo e cosl originale, venuto a Berlino dalla cattolica
Westfalia e rimasto fedele cattolico fino all' ultimo respiro
(13. X. 1815 — 19. II. 1897).
Tra le question! che hanno dato maggior pensiero, anzi
troppo pensiero agli apologisti del secolo XIX, massime nella
prima cinquantina, fu senza dubbio 1'accordo della narra-
zione biblica della creazione del mondo colle scoperte della
geologia, d'una scienza cioe che nasceva, che vagiva in culla,
666 UN PREGIUDIZIO STORICO
che non prendeva consi^tenza se non attraverso incessant!
trasformazioni. Oggi stesso accanto a indubitate conclusion!,
quante ambiguita, quante incertezze non regnano ancora in
queirimmenso territorio ! Perci6 meritamente ci rallegriamo
di vedere da un canto smessa o scemata la smania di natu-
ralisti, che senz'avere ancora Tarma in pugrio, gia si rode-
yano di scagliarla contro la verita rivelata ; e da altro canto
vedere cessata la naturale, ma soverchia e immatura solle-
citudine di escogitare nuovi parallelism!, nuovi spedienti di
conciliare o concordare enunciati, che intesi colla dovuta
discrezione, non sono per niente discordi.
Tanto piu miguarder6d'entrare in siffatte question!, quanto
che al proposito di questa conferenza mi basta rilevare come
quella maligna pretesa d'avere trovato che appuntare ai libri
santi, non sorse punto in cuore ai piu insigni e piu dotti geo-
logi cio6 ai fondatori della scienza. Anch'essi furono cristiani
convinti e spiritualist!.
Ilgrande Giorgio Cuvier (23.VIII. 1769 — 13. V. 1832), vero
fondatore dell'anatomia comparata, della quale egli pel primo
si valse a penetrare attraverso i regni della vita scomparsa
nelle evoluzioni terrestri; questo spirito eminente, scruta-
tore profondo, mirabile in afferrare le analogic, in sistemare
e classificare, che riuniva le doti del maestro, dell'oratore;
benche protestante di famiglia, credette sempre in Dio, ebbe in
venerazione le sacre scritture, e non ne fece mistero: « I nostri
libri santi fin dal principio ci rappresentano il Creaiiore che
fa scorrere T opere proprie dinanzi airuomo, ordinandogli
d'imporre loro i nomi: felice allegoria la quale c'insegna
assai chiaro che uno de' nostri primi doveri e di persuaderci
bene della bonta e della sapienza dell'autore della natura,
collo studio assiduo delle opere della sua potenza » *.
Nella geologia propriamente detta tenne il campo durante
il secolo XIX in Francia Elia de Beaumont (23. IX. 1798 -
22. IX. 1876j, il cui capolavoro fu la carta geologica della
Francia, condotta in collaborazione col Dufrenoy, nel corso
1 CUVIER, Rapport sur V&tat de Vhist. nat.: Eloges III, 450.
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 667
di diciott'anni di studii e di viaggi. Nobile per sangue e per
carattere, colmo d'onori, senatore, segretario perpetuo del-
rAccademia, consultato e visitato da tutti i geologi e mine-',
ralogi d'Europa, s'acquisto non solo la simpatia universale,
ma (come disse di lui lo Zittel, 1' illustre paleontologo te-
desco teste rapito ai vivi, f 5. I. 1904) benemerenze impe-
riture per i suoi lavori fondamentali sull'et& e suH'origine
delle montagne. Ed il Dumas, succedutogli nel carico alPAc-
cademia delle scienze, nel tesserne I'elogio, enumerati gli
studii, la pazienza, 1'accuratezza, la poesia e Teleganza ge-
niale onde sapeva rivestire la severita scientifica, accennando
alia morte improvvisa che lo colse, soggiunge : « Ma Elia
de Beaumont comprendeva tutti i suoi doveri, non ne tras-
curava alcuno : egli era sempre pronto, e se Tangelo della
morte lo tocco coll'ala senza avvertirlo, non lo sorprese per6.
Giacch6 egli era di quelli i cui debiti sono sempre pagati.
La sua anima pura ed immortale dovette abbandonare senza
rimorso e senza paura questa terra... e salire tranquilla alle
regioni serene, oggetto costante delle aspirazioni del venerato
nostro confratello, per presentarsi fiducioso al Giudice sovrano
nel quale aveva sempre riposto la sua speranza ela sua fede » *.
Un altro collega di lui, insigne geologo egli stesso, Carlo
Sainte-Claire Deville (26. II. 18T4 — 10. X. 1876) che illustrola
scienza dei vulcani parti colarmente, si compiacque sulla tomba I
ancora aperta di Elia di Beaumont di ricordarne con delicato
affetto le opere di cristiana beneficenza, ma con breve ac-
cenno soltanto, volendo rispettare anche in quegli ultimi mo-
menti la nobile modestia del defunto, che secondo il precetto
di Cristo nascondeva la mano caritativa : « Non saremmo noi,
del resto, che potremmo quaggiu rendervi il merito delle opere
vostre. Esse hanno trovato gia, in un mondo migliore, la loro
degna e verace ricompensa in seno a Colui che ve Pinspir6,
e del quale voi stesso accoglievate cosi gl1 insegnamenti. »
Belle testimonianze queste scaturite dal cuore schietto dei
grandi maestri della scienza. Oh ! quanto fu abusato di questo
1 Comptes Rendus, LXXIX, 714.
668 UN PREGIUD1ZIO STORICO
nome, a quale strazio non fu sottomesso, con quale sfronta-
tezza opposto ai dettami della religione e della filosofla
cristiana. E noi sentiamo la scienza mettere i sentiment! piu
religiosi in cuore e sulle labbra del Cuvier, di Elia de Beau-
mont, del Saiute-Claire Deville, e cosi potrei soggiungere di
Gioacchino Barrande (f 1883) altro celebre geologo di pro-
fonda dottrina e d' inflessibile integrity, di Gabriele Augusto
Daubree (f 1896), dell'americano James Dwight Dana (f 14.
IV. 1895), di A. de Lapparent tuttora vivente, e di tanti altri, I
che veramente avrebbe cagione di arrossire, come di una
aperta falsit& storica, chi oggi s'arrischiasse ancora di affer-
mare non solo che i rappresentanti piu insigni della geologia
sono concordi a giudicarla incompatibile coi principii del cri-
stianesimo, ma pure ardisse sostenere che i piu illustri tra
loro furono di tale sentimento. Chi ignora la storia contempo-
ranea della scienza e degli scienziati, abbia almanco il ri-
guardo di tacere : troppo ci saprebbe male doverlo convi'ncere
di menzogna.
Carlo Sainte Claire Deville, geologo, era fratello maggiore
di Enrico, chimico dei piu celebrati nel secolo scorso (11.
III. 1818 — 1. VII. 1881), che ebbe parte nei piu insigni
progressi di tutti i rami della chimica, che scoperse 1'ani-
dride nitrica, cre6 la metallurgia deiralluminio e presento
i primi pani di questo metallo puro all'Esposizione di Pa-
rigi nel 1855 ; pel primo riuscl col Debray a fondere grandi
quantity di platino alia fiamma ossidrica; riuscl del pari a
fondare 1'industria del magnesio, lascio studii preziosi sul boro,
sul silicio, sulla dissoluzione dei composti chimici alle alte
temperature, ecc.
Orbene chi non vede che bella aureola spande su tutte
queste scoperte il pensiero che la fede cristiana accompagno
quella vita, e ne conforto la morte coi carismi della religione ! I
« I fratelli Sainte -Claire Deville appartenevano per se e per
i loro parentadi a quelle antiche famigiie francesi e cattoli-
che..., in cui le piu nobili e piu alte credenze vanno natu-
ralmente connesse a una fiera indipendenza e a un ardente
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 669
amore del lavoro » *. Ed ecco die il lavoro e le scoperte
scientifiche resteranno nelle memorie di famiglia quasi titolo
di nobilta, non meno degni che le antiche imprese guerre-
sche ed i servigi politic! . Quali esempii a tanta gioventu delle
nostre antiche famiglie itnliane, che s'affaticano i giorni e gli
anni a pensare come possano cancellare la noia dalla vita
oziosa, e non trovano altro spediente che cavalli, automo-
bili; e biciclette, alia men peggio!
II Dumas poc'anzi rammentato era il famoso chimico, che
insieme col Sainte-Claire Deville e col Chevreul in Francia,
collo svedese Berzelius, e col Liebig in Germania, hanno, si
puo dire, creata quasi tutta la chimica del secolo XIX. Bella
e curiosa combinazione, nuovi elementi alia nostra induzione :
come gia i fondatori della scienza dell'elettricita, della ma-
tematica, dell'astronomia, della geologia, ora anche i fondatori
della chimica appartengono alia scuola spiritualista, alia
schiera della scienza cristiana !
Giacomo Berzelius (29. VIII. 1779 — 7, VIII. 1848) uorno
di ampia cultura, e di amabile carattere, alia cui bilancia ed
alle innumerabili analisi debbono la loro certezza sperimen-
tale le leggi delle proporzioni fisse e delle proporzioni mul-
tiple, era aperto credente in Dio e alienissimo dalla filosofia
ateistica. Basti riferire questa sua testimonianza : « Nella
natura organica ogni cosa manifesta un fine sapiente e si
dimostra prodotto di un' intelligenza superior e. E 1'uomo pa-
ragonando i suoi calcoli, diretti ad uno scopo, con quelli
ch'egli riscontra nei composti della natura organica, e stato
condotto a considerare la sua potenza di pensare e di calcolare
quasi un' immagine di quell'essere al quale egli deve la sua
esistenza. »
Non v'avviene forse d'uscire una volta per le strade della
citta che Tocchio vostro non cada su quelle scatolette ro-
tonde, sigillate, incartate, ammonticchiate o disposte con bella
1 J. GAY, Henri Sainte-Claire Deville, Paris 1886, p. 21.
670 UN PREGIUDIZIO STORICO
simmetria nelle elegant! vetrine del cosiddetti generi ali-
mentari, ove leggete scritta in facsimile una firma, Liebig,
estratto di carne. Vi siete mai pagata la curiosita di sapere
chi sia stato, che abbia fatto, che abbia pensato questo Liebig
cost fortunate che il suo nome si spande persino nelle cucine
pm modeste? Un po' di fortuna giova alia fama anche per
chi fatica tutta la vita nelle lotte per la scienza. Justus von
Liebig adunque fu uno dei piu grandi chimici del secolo pas-
sato (12. V. 1803 — 18. IV. 1873). Principio come giovane
apprendista presso uno speziale di Heppenheim, e studiato a
Bonn, indi a Parigi presso il Gay-Lussac, professo dal 1826 la
chimica alPuniversita di Giessen, finch6 nel 1852 passo a
quella di Monaco in Baviera. Se fu alcuno mai che, in qualita
di direttore di laboratorio o di professore, esercitasse in Ger-
mania influenza sulla chimica contemporanea, certo questi
fu il Liebig. II suo campo di ricerche e di scoperte furono
la chimica propriamente, la fisiologia e Pagronomia; Invento
il cloroformio, ideo e semplific6 i metodi d'analisi per la chi-
mica organica, a cui dette forma scientifica, ove scoperse
una moltitudine di nuovi corpi e nuovi gruppi, in particolare
ottenne pel primo basi azotate, per via artificiale. Egli intra-
vide Pimportanza e la possibility di restituire per mezzo dei
concimi chimici le parti minerali delle piante: scoperta ca-
pitale per Pagricoltura moderna ; e similmente per la nutri-
zione degli animali distinse due classi di sostanze, le albu-
minoidi occorrenti alia costituzione del sangue e quelle scevre
d'azoto necessarie alia produzione del calore. Questi studii,
tra le altre conseguenze pratiche, dettero la chiave a preparare
gli estratti di carne per infermi e bambini, facili a digerire
ed a conservare, che passarono presto nelPuso quotidiano.
Orbene quando egli stava occupato intorno allo studio di
concimi minerali, per un pezzo resto oppresso daiPamaro
disinganno di vedere svanite le sue previsioni.
Egli partiva dal presupposto che questi sali per scampare
alPazione dissolvitrice della pioggia dovessero venire pre-
parati sotto forma insolubile. E alPatto pratico le piante non
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALISTI 671
li assorbivano. « lo vedevo — dic'egli — che i singoli costi-
tutivi de' miei concimi, separatamente operavano, e riuniti
insieme erano inefficaci. Finalmente or fanno tre anni... ne-
scopersi il perch6. lo m'ero reso colpevole dinanzi alia sa-
pienza del Creatore, e n'ero stato punito a dovere: io volevo
correggere 1' opera di Lui, e nella mia cecit£ credevo che nella
meravigliosa catena di leggi, a cui e legata la vita sulla terra
e mantenuta nel suo vigore, fosse stato dimenticato un anello,
che io, debole vermicciuolo impotente, pretendevo supplire...
Gli alcali, secondo me, dovevano essere somministrati inso-
lubili, perche diversamente la pioggia se li porta. Io non
sapevo ancora, che anzi la terra li trattiene, e che cosi la
soluzione viene con essa a contatto ; e la legge a cui pervenni
suona appunto cosl: — all'esterna'crosta del terreno si deve
svolgere sotto I'innusso del sole la vita organica — e pero il
grande architetto ha conferito al suolo il potere di attrarre
e fissare tutti quegli element! che servono alia nutrizione
delle piante e degli animali, come il magnete attira e trat-
tiene la limatura. In questa legge il Creatore ne ha inclusa
una seconda, per cui il terreno che regge le piante diventa
un' immenso apparato purificatore per Tacqua, sceverandone
collo stesso potere tutte le sostanze nocive alia sanita umana,
tutti i prodotti della putrefazione l. » Cosi pensava e parlava
del Creatore giusto Liebig ! Se altri ha meriti uguali da ci-
mentarsi con luir si faccia avanti.
Quanto a Gio. Batt. Andrea Dumas (15. VII. 1800 — 11.
IV. 1884) THoffmann e il Pasteur, tra gli altri non esitano
a riguardarlo come uno dei piu benemeriti maestri della
chimica moderna. « La grandezza delle scoperte — disse
di lui il Pasteur all'Accademia francese il 10 die. 1885 — il
dono di concepire ampio, generale, originale, il senso delle
applicazioni pratiche della scienza, final mente la riunione
di tutte le qualita che fanno un maestro, giustificail giudizio
che colloca il nome del Dumas a canto di quello del Lavoisier.
1 Die Chemie in ihrer Anwendung auf Agrikultur u. Physiologie,
I Th. Einleit.
672 UN PREGIUDIZIO STORICO
Cosi facevamo noi suoi discepoli sui banchi della Sorbona:
la storia confermera il nostro giudizio. »
Tale era 1'uomo scienziato. L'uomo filosofo e morale era
senz'altro un cattolico aperto e dichiarato, che parve sce-
gliere le piu solenni occasion! per far risonare le glorie
del cristianesimo nei supremi consessi scientifici. « II Guizot
- dic'egli in uno de' suoi splendidi discorsi, quando cio6 fu
ricevuto neirAccademia Francese, il 1 luglio 1876 — difese
gia il cristianesimo contro uno scetticismo spirituale e amante
della contraddizione : ed ha commesso ad altri tra voi, che
certo non verrete meno, il carico di difendere la personalita
dell'anima umana contro 1'onde crescenti della filosofla della
natura... La religione, la morale, la civilta dell'Europa ri-
posano su questa salda base del diritto di tutti gli uomini alia
giustizia, alia simpatia, alia liberta, opera del cristianesimo..,
Oggi la scienza umana, piu progredita, sa almeno ch' essa
ignora il principio delle cose, n6 sembra fin qui, ch'essa abbia
ricevuto missione di rivelare degli dei o di pesare 1'anima
umana sulla sua grossa bilancia, ne ch'essa abbia il potere
di assicurare ai popoli i loro diritti alia giustizia, alia sim-
patia e alia liberta. »
In un altro de' suoi discorsi, cio6 nella commemorazione
del Berard, il Dumas non si esprime men chiaro: « L'anima
umana, immortale, libera, non materiale, — le forze non pon-
derabili, ond'essa dispone, — le parti materiali organizzate,
che coll'alito suo essa apparecchia e informa, — le parti mi-
nerali, ch'essa assimila, — sono i quattro grandi soggetti di
meditazione, i quattro problem i che la morte ci propone.
« La Chiesa ha posto e risoluto 1' ultimo di essi in quella
frase terribile e sublime che ci scrive in fronte ogni anno,
allorch6 ci segna colla cenere simbolica e ripete il Memento
quia pulvis es et in pulverem reverteris. »
Sembra che il Dumas prendesse un gusto tutto speciale
a inserire qualche elevato pensiero spirituale ne' suoi discorsi.
Notatelo bene, o giovani studiosi, che m'ascoltate e che entrate
stasera a conoscere alquanto anche F interiore dei grandi
INTORNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 673
fondatori della scienza. Essi non solo non credevano di abbas-
sarla con associarle la credenza cristiana; ma col fatto rico-
nobbero che in questo connubio, delle due. parti quella che ne
torna nobilitata e appunto la scieriza deH'uomo. La verity reli-
giosa, che da Dio ha la sua certezza, comunica e spande intorno
a s6 luce, nobilta e splendore. « Iddio — dice il Dumas nella
commemorazione del Faraday — ha fatto ogni cosa in numero,
peso e misura. Queste parole del libro della Sapienza sono
antiche di due mila anni, ed i chimici vi trovano sempre
Tespressione fedele deirarmonie osservate oggidi, nel numero
delle particelle che compongono i corpi, nel loro volume e
nel loro peso ».
Insomnia la chimica, che pure e tutta in maneggiare la
materia bruta, non vuol saperne d'essere materialista. Un
altro insigne professore, il Wurtz, sulla tomba del Dumas,
chiuse il suo ultimo saluto con queste parole: « Spesso voi
vi compiaceste di affermare le vostre convinzioni religiose.
Ora voi contemplate faccia a faccia le realta che con tanta
fermezza avete sperate. »
Tre anni dopo il Dumas, cioe nel 1889, morl a Parigi
r altro grande chimico poco sopra rammentato, Michele Eu-
genio Chevreul, in eta di quasi centotre anni, dei quali 63
era stato membro deirAccademia delle scienze.
II Chevreul fu il primo, se non erro, che intraprendesse
di classificare e distinguere con metodo scientifico la molti-
tudine dei colori che si riscontrano nella natura e si adoprano
nelle arti. Dotato da natura di attitudine speciale, fornito di
grande scienza e di indomita perseveranza, che lo tenne
ottant'anni occupato in questo studio, posto per giunta alia
direzione della tintoria nella grande fabbrica d'arazzi detta
de' Gobelins, il Chevreul si trovava nelle condizioni piu ac-
conce ad un lavoro di tal genere. Egli diede definizioni esatte,
pose le basi d'un metodo di nomenclatura, stabill leggi e prin-
cipii, rapppresentd in effetto un gran numero di tipi ; a dir
breve, fu autore di un verace progresso, e consegn6 le sue
dottrine in un'opera di gran merito intitolata : « Legge del
1904, vol. 1, fasc. 1290. 43 11 marzo 1904.
674 US PREGIUDIZIO STORICO
contrasto simultaneo del color! »; e in molte memorie sparse
nei Rendiconti dell'Accademia delle scienze di Parigi. Forse
piu important! ancora sono i suoi studii sui grass! organic!
d'origine animale. II suo collega Dumas nel decretare a que-
st' op era il preinio di Argent euil, in nome della Societa d'inco-
raggiamento, dice che i lavori del Chevreul sui grass! d'origine
animale hanno fatto nascere e trasformato un grandissimo
numero d'industrie. Da quelli ebbe origine la fabbricazione
delle candele steariche, per esempio, 1'uso dell'acido oleico
nella preparazione delle lane da tesssre, che oggidl s'e pro-
pagato per tutto. Al Chevreul si deve del par! la scoperta
di quegli acid! volatili contenuti nelle materie grasse, i quali
trasmutati per procedimenti chimici in eteri producono spesso
delle essenze odorifere e profumi soavi, che imitano mira-
bilmente e talora sono identiche all' essenze e agli aromi natu-
rali delle piante. L' opera del Chevreul divenne, diciam cosl,
il manuale pratico del saponaio ; nell'economia rurale mi-
glioro e rego!6 con principii razionali le manipolazioni che
forniscono il burro, dando indicazioni cosl esatte che le stesse
operazioni, quali il Chevreul eseguiva su pochl grammi nel
suo laboratorio, applicate in grandissime proporzioni alle
migliaia dei chilogrammi, ridanno non senza ammirazione
del fabbricante le cifre assegnate dall'autore. A dir corto,
a quest'uomo insigne sono dovute molte Industrie nuove di
sana pianta; da lui altre senza numero riconoscono la teoria
scientifica che ora le guida ; ovunque egli pose mano surrogo
procedimenti razionali alia cieca pratica materiale, la chia-
rezza dei principii alle confuse manipolazioni.
Orbene tanti merit! scientific! e tanti onori dati al Che-
yreul furono coronati da una morte degna di una vita cri-
stiana, menata per oltre un secolo con la pietk tradizionale
in una famiglia, che aveva date prove non ordinarie del
suo amore alia fede di Cristo, quando al tempo del Terror e
pose s6 e la sua fortuna a repentaglio per salvare la vita
e dare asilo ai preti perseguitati dalla furiosa rivoluzione
del 89. Nell' agosto 1886 quando compl il centesimo anno
INTOKNO AI P1U INSIGNI NATURALISTI 675
della sua eta, gli fu coniata una grande medaglia com-
memorativa ; 1'Accademia delle scienze gli tribute onori e
congratulazioni, ricordando in pubblica seduta le sue sco-
perte, e da tutte le parti gli vennero segni di venerazione.
Ma siccome non maneo a cui sapesse agro che tanta gloria
ridondasse pure sul capo d'un cristiano che non arrossiva
del Vangelo, e furono perci6 cercate cagioni polemiche e
question! fuor di luogo, il venerando vegliardo pubblico per
le stampe una lettera dove espressamente protestava : « tutti
quelli che mi conoscono sanno che io, nato cattolico e da
parenti cristiani, vivo e voglio morire da buon cattolico. »
Cosi disse e cosi fece.
*
*
II che merita d'essere attentamente considerato da voi,
giovani studenti italiani, e quelli specialmente che dovete
frequentare i laboratorii e anfiteatri chimici, fisiologici e
somiglianti, acciocch6 sappiate mantenere anche la, in mezzo
alle arie materialistiche che vi spirano, il celeste lume della
fede, e la vera liberta del pensiero.
Quale di voi non si stimerebbe fortunato d'avere anche
solo la decima parte dei meriti scientifici d'un Claudio Ber-
nard, d'un Luigi Pasteur? Sono i nomi onde piu si gloria,
e degnamente, la fisiologia moderna. Ebbene riprendete animop
e rallegratevi, quanti avete in fondo al cuore quella fede pre-
ziosa che fu gia la consolazione de; vostri anni piu lieti ; con-
fortatevi, ch6 le memorande scoperte moderne non la deb-
bono gia cacciar di nido ; e quando v'avvenisse di sentir de-
clamare audacemente daU'emiciclo d'un anfiteatro fisiologico,
che la scienza ha espugnato il dominio della fede, che questa
ha fatto il suo tempo, che Tanima 6 un mito, che oltre la ma-
teria bruta, oltre la cellula, isolata o associata in tessuti, non
occorre altra realta : voi abbiate il coraggio e la liberta santa
di pensare colla vostra testa, e almeno in cuor vostro rispon-
dere all'audace professorello che sconfina dal suo campo :
676 UN PREGIUDIZ10 STORICO
« poverino, ti compatisco. Veggo che tu non fosti capace di
afferrare il pensiero del veri maestri, de; veri genii della
scienza. Non ti neghero la mia compassione : ma seguiter6
a pensare a modo mio ».
Claudio Bernard (12. VII. 1813 — 10. II. 1878), che mori
cristianamente, e accolse con riconoscenza i conforti del sa-
cerdote cattolico, dichiara apertamente che non compete alia
scienza fisiologica ne alia scienza naturale in genere « di salire
alle cause supreme ». Cotali ricerche e conclusioni sono do*
niinio di altra scienza, epper6 il fisiologo e lo sperimentatore,
in questa sua qualita, non ha alcuna speciale competenza in
tal genere di question!. « Per investigare e per spiegare il
meccanismo della vita, non e necessario di conoscere la forza,
che produce la materia anin>ata> piu che sia necessario ri-
salire al principio creative della materia minerale per in-
tenderne le proprieta » ].
L'insigne fisiologo francese miro giustamente ad affermare
che le operazioni della natura organica niente meno che
quelle dell'inorganica, secondo la loro ultima effettuazione
concretamente determinata e secondo il loro processo fisico-
chimico, sono rette e governate dalle leggi fisiche e chimiche ;
che pero non ne e impedita per nulla la liberta dell'arbitrio, il
quale e il primo e lontano principio d'un processo che termina
in quelle azioni fisiche, chimiche, meccaniche. « Nei corpi
viventi le forze direttrici o evolutive dei fenomeni sono mor-
fologicamente vitali, mentre le loro forze executive sono le
stesse che ne' corpi bruti. II chimico puo riprodurre le so-
stanze, onde consta un osso ; ma egli non potra mai formare
nn osso colla sua forma specifica e colla sua struttura ca-
ratteristica » 2.
II Bernard era tanto alieno dal negare il principio vitale
e un ordine di verita, che trascendano le sperienze di bilan-
cia e di laboratorio, che anzi la sua sollecitudine mirava
appunto a questo, di distinguere bene e separare i cam pi
diversi. Che se non si riflette atteiitamente a questo concetto
1 De la physioloyty g&nerale, 317.
2 Ib. 320.
1NTORNO AI PIU INSIGNI NATURALIST! 677
fondarnentale ; non si puo negare; il suo linguaggio riesce tal-
volta alquanto oscuro e difficile. «V'e secondo lui un sistema di
sublimi verita che sfuggono alia fisiologia sperimentale, e che
a lei non spetta ne di negare, ne di aff'ermare... » Alludendo
all'altezza delle verit£ metafisiche « egli le chiama arditamente
iiell' ultimo de' suoi scritti, le sublimUd deWignoranza. Ma
queste sublimita illuminavano talora il volto di colui che
fu il piii grande sperimentatore del nostro tempo, e grira-
primevano quel riflesso delle cose divine senza cui ogni fisio-
nomia d'uomo resta povera e incompiuta i. »
La storia della medicina ha registrato finora poche, forse
nessuna scoperta che 1'abbia piii profondamente arricchita
e rinnovata, che quelle di Luigi Pasteur (27. XII. 1822 — 28.
IX. 1895). « Partendo da studii ristretti e speciali, a poco
a poco s' innalza a vedute sempre piii generali, per affron-
tare i problemi piu vasti che possano interessare la schiatta
umana... Lo studio del corpi cristallizzati lo condusse alia
scoperta della dissimmetria molecolare : questa lo avvia allo
studio delle fermentazioni, e questo da principio aU'eterno
problema della generazione spontanea, cio6 dire aU'origine
della vita... Nel corso di queste ricerche, egli s'impegno in
una famosa discussione, sollevata dal Pouchet, nel I860, e
resa piu ardente a cagione delle considerazioni filosofiche e
religiose che vi s' intrecciarono. II Pasteur vi fece risplen-
defe il vigore e la sottigliezza del suo ingegno e, come disse
con viva immagine P. Bert, non ne uscl se non dopo avere
inchiodati tutti i cannoni del suo avversario. »
Queste sono parole pronunciate dal Berthelot alia morte
del Pasteur nel 1895. Ei si guard6 bene dal soggiungere che
la vittoria del Pasteur nella predetta questione fu la vittoria
della filosofia spiritualista e della fede. Ma Tillustre chimico'
che trasformo i'industria razionale delle bevande fermentate,
la vinificazione, I'industria dell'aceio, che insegno a curare le
malattie del vino, del baco da seta, degli animali domestic! ;
rimmortale scopritore dei batterii, dei microbi, de; vibrioni;
1 Cosi il CHAUFFARD, nella Revue des deux Mond&s, 15 nov. 1878,
p. 3 JO.
678 UN PREGIUDIZIO STORICO
scoperte che trasformarono la chirurgia, 1'ostetrica, rigiener
la stessa medicina ; che dettero al mondo le nuove cure del-
rinoculazione del virus contro la rabbia, il carbonchio, la
difterite, ecc. e crearono dai fondamenti una nuova scienza,
la batteriologia; il Pasteur, dico, non aveva fatto mistero mai
delle sue credenze ; che anzi amava anch'egli di prevalersi
deH'occasioni piu solenni per fame pubblica professione.
« Col provare che fino ad oggi la vita non s'e mai mostrata
come un prodotto delle forze che reggono la materia, ho
potuto servire la dottrina spiritualista, abbandonata da mold
altrove, ma sicura di ritrovare in mezzo a voi un glorioso
rifugio. »
In tali termini si espresse nel discorso d'entrata all'Ac-
cademia di Francia, allorche per curiosa combinazione gli
tocco di fare 1'elogio del Littre suo predecessore *. Non gli
pareva vero che gli si porgesse si propizia congiuntura di
far giustizia di quelle nuove dottrine che pretendono stornare
1'uomo dalle eterne verita sotto ilvano pretesto, che non si
possono conoscere. « lo mi domando in nome di quale nuova
scoperta filosofica o scientifica si possano strappare airanima
umana quest 'alte sollecitudini. A me sembrano avere un'es-
senza eterna, perch6 il mistero che awolge 1'universo e da
cui esse procedono e esso stesso di sua natura eterno. »
1 In conferma delle citate testimonianze sono lieto di recare qui un
novissimo documento, venuto a mia notizia dopo la data di questa con-
ferenza, cioe una letterina del Pasteur trovata fra le carte d'un amico
suo di gioventu, il P. Legouis, gesuita, morto il 7 gennaio 1904. Questi
aveva mandate al Pasteur le sue congratulazioni pel discorso tenuto
all'Accademia, e ne ricevette in risposta queste poche righe:
Paris, ce 4 juillet 1882.
Mon cher Legouis,
Je suis bien louche de votre appreciation au sujet de ce discours qui a eu un re-
tentissement du, en grande partie, aux circonstances exterieures. 11 faut dire souvent
ces clioses et ga ete pour moi une grande satisfaction de marquer tout ce qu' il y a de
niaiserie (scempiag^ine) dans le positivisme, ou il n'y a rien que ce que la science y a
mis. Le reste ne vaut pas la peine qu'il en soit question.
Recevez, mon cher Legouis, la nouvelle expression de ma tres-affectueuse estime.
L. PASTEUR.
Qui e dipinto tutto il Pasteur, modesto per se, tutto per la verita,
che difende a fronte levata. (Etudes, 5 marzo 1904, Une letlre inedite
de Pasteur),
INTORNO AI PIU INSIGNI NATURALI8TI 679
Quindi riporta il motto del Faraday : « La nozione e il rispetto
di Dio giungono alia mia mente per Tie altrettanto sicure
che quelle, onde arriviamo alle verita d'ordine fisico » e sde-
gnosamente rigetta il positivismo come un sistema che pre-
senta T immensa lacuna « di trascurare, nella concezione del
mondo, la piu importante delle cognizioni positive, quella
dell' Infinite. »
Ora quest' uomo, che fin dal 1889 aveva rinunziato ad
ogni pubblico incarico, per attendere tutto, nella direzione
dell' « Istituto Pasteur », alia cura delle piu terribili miserie
uniane; quest' uomo che morendo lascio veramente orbato il
mondo d'tma delle piu splendide sue glorie, era cattolico cre-
dent e e figlio devoto della Chiesa, frequentatore dei sacra-
menti, e fini cristianamente col Credo sulle labbra, nel bacio
del Crocifisso J.
EL tempo stringe e mi sforza a seorrere rapidamente, ad
accennare appena di volo certi nomi gloriosi, Rumford, Davy,
Mayer, Joule, Hirn, Rankine, Lord Kelvin, Galvani, Coulomb,
Ohm, De la Rive, Oersted, Siemens, ecc. Indi il grande
Fresnel T ingegnosissimo autore della teoria delle ondulazioni
luminose, anima bella, mite, rapita troppo presto alia terra.
Poi Fizeau e Foucault, due amici e sperimentatori dei piu
abili nei delicati fenomeni ottici; Fraunhofer lo scopritore
delle righe dello spettro e padre di questo penetrante stru-
mento di ricerche; Biot, Becquerel, Regnault cioe la preci-
sione personificata ; Babinet, Brewster, Schonbein ; T infati-
cabile e dottissimo e pio geografo D'Abbadie, il Freycinet,
i mineralogi Hauy, Beudant, Kobell, il botanico A. de Jus-
sieu, il Martius, ecc. tra gli zoologi il Baer, FAgassiz, 1'Ehren-
berg ecc. ecc.
Non ne ho citati che alcuni. Direte : o non abbiamo 'qui
il piu e il meglio dei nomi che sogliamo ineontrare ne' nostri
studii ? - - Cosl e. Ma per tornare alia questione quale 1' nb-
biamopostafin da principiodi questo ragionamento, se nelle te-
1 COUBTTB in La science catholique, Arras 1896, 182.
680 UN PREGIUDIZIO STOR1CO
stimonianze allegate avete trovato un conforto a favore della
religione che apprendeste ad amare da bambini, e che ora gio-
vinotti pieni di vigore e di brio vi tenete cara come tesoro
meglio conosciuto, come fonte di pace al vostro cuore ; se,
dico, ci avete trovato conferma e conforto, tanto bene, e un
frutto raccolto per via, un soprappiu riportato dalla vostra
escursione storica.
Lo scopo mio era dimostrare che quella pretesa incom-
patibilita delle idee religiose colla scienza e colla civilta mo-
derna non sussiste. E tanto basti airintento. PoichS quando
pure fosse divulgata e accreditata tale falsa opinione, essa
passera, non dubitate e alia fine la verita trionfera.
Infatti la storia c'insegna che i concetti piii veri e piu
elevati intorno alia natura, aU'origine, al destino del mondo,
non sempre si trovarono la dove la cultura risplendeva di
pompa piu gloriosa. Al tempo di Cristo N. S. la scienza
del giudaismo a file serrate si atteggio fieramente contro la
dottrina da lui predicata. II nuovo dottore fu spregiato,
schernito, perseguitato, insultato, messo a morte. Ma oggi
sono mutate le parti : noi di quella sapienza talmudica degli
scribi ci ridiamo. Cristo aveva ragione, la scienza contem-
poranea aveva torto.
Altro esempio. Gli antichi Ebrei avevano la conoscenza
del vero Dio, deH'origine e dei destini umani; sebbene non
raggiunsero mai una civilta materiale pari allo splendore del-
1'Egitto, dell'Assiria, tanto meno della Grecia o di Roma. Al
tempo de' Maccabei non pochi Israeliti, venuti a contatto coi
Greci, si sentirono arretrati, si vergognarono di se, della reli-
gione de' loro padri, e miseramente apostatarono, passando
airidolatria. Noi che siamo fuori di causa e li vediamo ora a
piu di duemila anni d' intervallo, non esitiamo a qualificarli
pe-r spiriti deboli e accecati, che non seppero apprezzare il te-
soro della verita fino allora posseduto e conservato, la credenza
in un Dio solo, unico, onnipotente, creatore delFuniverso.
E non sapendolo apprezzare, ne fecero getto per abbrac-
ciare le assurdita della mitologia greca, alia quale tra i
Greci stessi gli spiriti piu eletti non prestavano fede in cuor
INTORNO Al PIU INSIGNI NATURALIST! 681
loro, ma solo ne facevano simulazione dinanzi alle turbe.
Lascio dunque giudicare a voi quale fosse piii innanzi nella
conoscenza della verita : il popolo ellenico tra le grazie e
le raffinatezze d'Atene, ovvero il popolo piu semplice e piu
rozzo d'Israele.
E similmente in Roma ne' primi secoli del Cristianesimo,
dove credete, che avesse preso stanza la verita: nell'oscu-
rita delle cataeombe, o tra gli splendori del palazzo del Cesari ?
Verra giorno adunque che anche del materialismo pre-
sente sara fatta giustizia ; 1'onore e il merito sara ricono-
sciuto a coloro che durante la tempesta e 1'uragano saranno
stati saldi come torre che non crolla giammai la cima per
soffiar de' venti. N6 vale opporre che le antiche cosmogonie,
ed i sistemi filosofici dei gentili, che contraddicevano al Cri-
stianesimo, erano in sostanza pure immaginazioni, e che pero
non e meraviglia che dovessero cedere il posto ; nel che non
s'ha da vedere se non una delle infinite vicende, registrate
nella storia della filosofia. Laddove oggi la scienza non oppone
teorie, ma fatti, e contro i fatti non c'e argomento che tenga.
Dico che tutte queste sono belle ciance, e sfido chiunque a
recare in mezzo pure un solo fat to che contraddica ad al-
cuna verita insegnata dalla religione cristiana. Non sono i
fatti quelli che contraddicono agli insegnamenti della Chiesa,
sono le teorie che si pretende di fondare su di quelli.
I fatti, quando sono bene accertati, noi li accettiamo
senza paura e senza riserva. Le teorie abbiarno tutto il di-
ritto di esaininarle, di analizzarle, di accoglierle se vere,
rifiutarle se false. Abbiamo ogni diritto di smascherare il
sofisma, e di proclamare altamente in faccia al mondo che
la liber ta di pensiero la intendiamo in questo modo : che non
siamo disposti per niente a riconoscere uguali diritti alia
verita e air error e; che siamo risoluti di ritenere tutta la
verita dimostrata e di rifiutare ogni errore riconosciuto ; che
pero. non intendiamo pensare colla testa altrui, ma colla nos-
tra, ne ci sentiamo inchinati affatto a lasciarci mettere il
pie sul collo, ma sapremo bene dif^ndere le prerogative del
vero contro le usurpazioni del falso.
I DIR1TTI DEGLI ANIMALl
VI. Esagerazioni morbose nel favorire gli animali.
Sopra tutto non troppo zelo! Era 1'avviso prudenziale-
dato a qualche nainistro da un celebre imperatore, cono-
sciuto dai nostri nouni. Certi eccessi di tenerume, intern -
pestivo, aggressive li vediamo volgersi a danno degli zelanti
anzi che profittare alle povere bestie. Qui in Roma, non e
molto che una pietosa soccorritrice d'un cavallo maltrattato
da un vetturino, per poco non ne toccava per se stessa la
parte sua, se la buona gente non 1'avesse protetta dal fru-
stino del rabbioso vetturino. Se la buona signora inglese
fosse anche stata disposta al martirio per le bestie, non ci
avrebbe avuto alcun merito: essa non aveva ne diritto, ne
quality per riprendere pubblicamente un libero cittadino;
se pure non avesse saputo farlo con tanta grazia da non offen-
derlo. Onorevoli protettori delle bestie, con tali scatti di zelo
inopportune, non si guadagna altro che il pubblico compati-
mento. E lo notiamo perche non e un caso raro.
Similmente pur qui in Roma, il popolino si divert! assai
d'un'av ventura toccata ad un altro zelante forastiero. II
brav'uomo si era accomodato in'un primario albergo. Questo
era tenuto a specchio, e cosi un poggetto annesso, tutto fiori
e frutti, che pareva un giardino di Armida. L'Armida pure
non vi mancava, sotto la forma di una gatta vezzosa, che
a se attirava la gattaglia del vicinato, e con questo, mia-
golii importuni, grida di duellanti notturni, e qui e la segni
I DIRITTI DEGLI ANIMALI 683
lasciati da quegli screanzati. II padrone, a cessare i richiami
communi degli albergati, ordino una caccia generale delle
bestiuole invadenti. Ma che ? Nel meglio delTopera si spalanca
una finestra sul cortile, e un valoroso cavaliere delle bestie,
indegnato alia vista de' gatti inseguiti a furia di granate,
strepita, urla, minaccia, e con tale insistenza e pubblicita, che
vi dovette accorrere 1'albergatore, e pazientare asciugandosi
una furiosa predica contro la crudelta romana verso le povere
bestie. Invano 1'albergatore espose i suoi motivi; il forestiere
non capiva nulla, e gravemente pretendeva d'intervenire
nella questione de7 gatti, minacciando di partire dall'albergo,
giacch6 non poteva sopportare tali scandali, essendo egli Pre-
sidente d'una societa di protezione degli animali. A cui il
romanesco, che ha spesso una vena di canzonatura, sberret-
tandosi sino a terra: — Signor Presidente, spero che non
fara questo torto al bel quartiere ove sta tanto bene: ma
infine ella pu6 fare come le aggrada, io debbo tener quieto
e netto il mio albergo. Qui fini la lite, il Presidente non si
niosse, forse per la ragione che chi sta bene, non si muove :
ma la buona gente ne rise lungamente. 0 perch6 farsi ri-
dere? Dunque: sopra tutto non troppo zelo.
E zelo soverchio pur troppo, sebbene per diversa ragione,
& quello che innalza le bestie protette ad un trattamento eguale
a quello della persona umana, e talvolta le favorisce con in-
degna preferenza. E un disordine multiforme e frequentissimo.
II Parini lascio inchiodata alia gogna perpetua la dama, la
quale cacciava di casa il domestico reo d'aver bistrattata la
vergine cuccia, a lei diletta. Porse il delitto non fu mai nella
cerchia della bonacciosa Milano, e fu solo nella immagina-
zione del fiero poeta. Ma 6 certo e noto lo sciagurato testa-
men to di una inglese bestiofila, devota alia razza canina, il
quale portava : — Considerando che in vita mia ho trovato
riconoscenza e fedelta solo nei cani, lascio a loro beneficio
tutto il mio avere. — Povera matterulla ! Doveva pure essere
una disgrazlosa margolfa, se libera di se, e agiata di censo,
non seppe mai destare altra simpatia che quella dei cani. Un
684 I DIRITTI
equo magistrate potrebbe, e, secondo me, dovrebbe annullare
simili testamenti, che non sono 1'espressione dell'ultima vo-
lonta, bensi dell' ultima pazzia. Ma certi magistrati progrediti,
saraiino corrivi a trovare il pelo neiruovo in un lascito pei
poveri della parrocchia e si faraDno coscienza di defraudare
i cani: e cosi avviene che questi scandali non sono piu rari.
E v'ha chi li riguarda come opere di progresso sociale, e
perfino come opere pie. 81, saranno progresso e opere pie
nel Buddismo indiano, nella religione cristiana, no, di certo.
E poiche ci vien nominata Tlndia, ricordiamo che la si
veggono aggirarsi sui mercati e nei bazar certe vacehe vecchie
e piagose, le quali nessun Indii oserebbe discacciare, finche
non cadraimo da se, e lasceranno le ossa dove che sia. E ii
povero Iiidii e degno di compassione in questo stravagante
rispetto per le vacche. Per la sua bestiale superstizione, la
vacca e cosa sacra, compresovi anche il suo fimo. Ma chi
vorra difendere quei bravi parigini, i quali nell' anno di
grazia 1903, aprivano un cimitero pei cani, pei soli cani,
come osserva il P.^Ghignoni indegnato, benche zelante pro-
tettore dei protettori delle bestie *. E quei degni cittadini della
Citta Luce vi aggiunsero un giornale, che doveva perpetuare
le imprese dei morti illustri di quei cimitero. Non esageriamo
nulla. Un motto, un verso per ricordare una bestia che ha
bene servito il suo padrone, puo passare. E nessuno cen-
sura i bellissimi faleuci di Catullo, in morte del passero d'una
fanciulla amata, 116 gli spiritosi versi del P. Gagliuffl sulle
ossa d'un cane del San Bernardo, che avea salvata la vita
a numerosi viaggiatori. II poeta conchiudeva dicendo : Quanti
medici non potrebbero vantarsi di avere fatto altrettanto ! —
Siffatte onoranze funebri, leggiere e fugaci, camminano pei
piedi loro : ma un collegio di giornalisti, occupati a celebrare
le glorie cagnesche, e una celia che violenta il buon senso,
e avvilisce la dignita umana.
.Mi ricordero sempre della profonda impressione di schifo
1 GIIIGNONI, La protezione dcgli animali, Confer.; pag". 27.
DEGLI ANIMALI 685
die mi invase, una volta, che sopra il pubblico passeggio
(Tuna grande citta., yidi arrestarsi una vettura a due cavalli,
guidata da due servitori in livrea. Quello del sederino balzo
a term e spalanco lo sportello. E chi ne discese? Due ca-
gnacci, belli in verita, ma sempre cani. E giudicai anirno
villano quel chi che si fosse, il quale impiegava due cavalli
e due uomini per far godere della lussuriante scarrozzata due
cani, che troppo facilmente avrebbe potuto maridare a pren-
dere aria con un semplice guinzaglio.
Ma piu sporca (e proprio il luogo di questa parola) la fece
un cotale o una cotale, che pubblicava in un giornale di pro-
tezione animalesca, questo avviso : « Si cerca, per adottarlo
come un figlio, un bel gatto grosso, nero di preferenza, trat-
tamento garantito eccellente, society piacevole, aria della
campagna. » Cosi si leggeva nel Thierfreund di Vienna, da cui
10 prende il Monde di Parigi, 6 giugno 1894. Or a si puo essere
thierfreund (amico delle bestie) quanto si vuole, senza cadere
cosi basso da yoler dare il nome di figlio ad un bruto. Nel-
1'antichita. quella belva imperiale, che fu Caligola, tanto amo
11 suo cavallo Incitatm, che non fu contento finchfe non
Tebbe sollevato aH'onore di Console : ma non si sa che 1'adot-
tasse, e ambisse il titolo di padre di queiranimale. Nella ri~
chiesta fatta al Thierfreund e un pervertimento di afiFetti
umani, che, per onore deirumanit^, bramo attribuire ad ir-
riflessione. Come si fa a supporre che un uomo o una donna
non senta un ribrezzo invincibile a chiamare un gatto:
Figlio mio?
Via via, spazziamo siffatti eccessi : Non ragioniam di lor,
ma guarda e passa. E male il fanatismo per le cose sante,
ridicolo per le cose umane, piu che bestiale per le cose bestiali.
Se la protezione degli animali e lodevole fin che si tiene nella
sua giusta misura, non la rendiamo ridicola con gli eccessi im-
portati dal settentrione. Siano persuasi gli stranieri alia stirpe
latina, che in Italia ogni loro cimitero per animali, e cosi pure
ogni spedale di gatti rognosi, di cani e di cavalli azzoppati^
serviti da veterinarii e infermieri, non ha verun effetto onore-
686 I DIKITTI
vole pel paladini delle bestie 116 proficuo alle bestie. Per le
bestie inferme abbiamo uomini di professione per curarle, e
per le bestie morte c' 6 lo scorticatoio, il carnaio, il letamaio :
Fospedale e un fuor d'opera: e chi ce ne paiia ci lascia Fim-
pressione d'un uomo patito nel plan di sopra.
Maggiormente poi che il costume in Italia e mitissimo colle
bestie. Nelle buone famiglie si fa abbondare il cibo alle be-
stiuole domestiche, e niagari le delizie al canarino, al merlo,
al pappagallo, se ci e. Non troverete in tutte le case civili
Italian e tre signore che permettano sieno accecati i loro uc-
celletti canon, per fame dei cantaiuoli di mestiere, dedicati
a ripetere eternamente due o tre ariette. Nessun portiere e
cosl indiscrete da fare perticare i nidi delle rondinelle, che
tornano alle solite case, ai soliti cornicioni. Non e niente
raro che si dia Faire agli uccelletti caduti in mano o colti
nelle camere domestiche. Ed e notabile, che nelle case dove
piu alberga la pieta, piii trionfa altresi la mitezza verso gli
animali. Gatti, cani, polli, e compagnia stanno per lo piu a
grande agio ne' convent!, e nei monasteri: appunto come
osserva la divina Scrittura, che il giusto tien conto de'suoi
animali, e I'empio invece ha il cuor duro (Prov. XII, 10).
E il simile dicasi pure delle contadinanze italiane. Dovunque
non lo impedisce la miseria, gli animali sono tenuti benissimo.
E pei bovini specialmente, la buona massaia non va a riposo
la sera, se non gli ha sentiti cominciare la ruminazione. Chi
non ha osservato, come me, Faffettuosa cura che il contadino
ha delle sue bestie, non puo immaginarsela. Non 6 solo Fin-
teresse, e Faffetto che parla. Bisognerebbe udire certi loro
colloquii colle vacche, e sopratutto coi loro cavalli ! E come
le madri strillano, e gli uomini sensati scappellottano i discoli
che in primavera vanno a bacchiare i nidi !
Ma si veggono qua e la lungo le redole dei campi impa-
lati dei rospi ; si trovano dei falchi inchiodati per le ali alle
porte. Si, e vero, e non e una bella cosa. Ma non 6 disamore
verso le bestiuole, si bene ignoranza, che crede di vendicare
cosl le immaginarie malefatte di quegli animali. E qualcosa
DEGLI ANIMALI 687
come la vendetta del negri, che si affollano a maledire il
leone caduto nella fossa apparecchiatagli, e opprimerlo di
ingiurie e di puntate prima di finirlo.
VII. Esagerazioni di certe societa e di certi musei.
Insomma la protezione degli animali non ha in Italia quasi
altro vero compito che quello di vegliare sopra alcuni caval-
lari e mulattieri, i quali, come il profeta Balaam, si mostrano
spietati contro le loro bestie, con offesa della mitezza umana.
E a cotesto, mi duole il dirlo, poco o nulla eonferiscono le
societa protettrici degli animali, le adunanze, le conferenze.
Chi viene a smammolarsi di tenerezza in cotali ritrovi sono
buone ragazze o signore, le quaM non hanno a fare penitenza
di avere bistrattati i loro canarini, o gatti soriani, o cagno-
letti dell'Avana, che esse si portano ne} loro panierini. CM
avrebbe da convertirsi sta lontano dalle missioni bestiofile.
E poiche non ne abbiamo verun bisogno urgente; potremmo
benissimo lasciare che chi ne ha bisogno, se ne provvegga,
ed ancora contentarci che chi non ne ha bisogno, se ne passi.
Ma, mi riprendo, anche chi non ne ha bisogno, potra
pagarsi I'onore, la gloria, il bene di una Societa bestiofila:
e cio pel grande e fondamentale diritto di pace pubblica, che
ognun pu6 fare di sua pasta gnocchi. Ma io lo supplicherei
umilmente, che ci risparmiasse il terrore di « Una grande
esposizione di stromenti di tortura, che gli agenti della So-
cieta son venuti via via sequestrando \ » Diamo luogo a!
freddo e tranquillo ragionamento-. Ammettiamo che esistano
morsi che feriscono malamente le mascelle al cavallo, mas-
sime se 6 bocchiduro ; ogni cavallaro che se ne accorgera cer-
chera di migliorare il morso sanguinoso ; e cosl il canattiere
che si avvede della mordacchia, dolorosa al cane ; cosl il
boattiere che vede il bue balzare a traverso del solco quando
1 GHIGNONI, opuse. cit. p. 22.
688 I DIRITTI
viene stimolato col pungolo ; cosi e molto piu il cavaliere, che
scendendo da cavallo si avvede che gli sproni hanno fatto
sproniera, cerchera subito di rimediarvi. Nessuno ha interesse
a nuocere alia sua bestia, ciascuno ha interesse a conservaria
sana e forte. Se accade qualche offesa all' animate, e anche
vicino il difensore e certa la difesa. Si tratta adunque di dis-
ordini che rientrano nell'ordine da per se stessi, e in s6
sono tanto piccini, che a portarli innanzi come tragediabili,
si riesce ad una farsa tutta da ridere. Vi sara benissimo, certo
vi pu6 essere, una buona bambina, che bagni di tenere la-
crimette quei cosl detti strumenti di tortura. Ma la gente
seria si ricordera che non occorre tirare alle farfalle collo
schioppo n6 ai passeri col cannone.
Del resto se altri s'incoccia a piantare il museo delle atro-
eita contro gli animali, 6 nel suo pieno diritto. Ora usano
eollezioni di tutto. Si potrebbe trovare im collezionista di
tappi di bottiglia, quanto piu di strumenti di tortura che alia
collezione di tappi facesse il paio.
VIII. Una esagerazione empia.
Lasciamo qua s all 'ultimo una esagerazione di protezione
bestiale che consiste nel disapprovals e rigettare general-
mente ogni uso di carni belluine. Or come una tale asten-
sione pu6 meritare il titolo di empia? Facciamo ad inten-
derci. Se alcuno oggi appunto, che corre il dl delle Ceneri,
si risolvesse di praticare il suo digiuno quaresimale col ri-
g.ore delPantica xerofagia, la quale restringeva il vitto qua.-
dragesimale a semplici seccumi (come dice il nome) senza
carni, n6 latticinii, ne olii, non potrebbe incontrare ripren-
sione. Siffatte severita furono communissime in Oriente tra i
naonaci, e in Occidente pure, specie nei monasteri inglesi,
nei quali la penitenza fiori quanto nei deserti di Egitto ; e si
sa dalla storia, che tali penitenti campavano anni annorum.
Ora a quest! asceti fervorosi sono succedute qua e la delle
DEGLI ANIMALI 689
societal di temperanza, le quali or piu or meno si confor-
mano agli antichi digiunatori, e prendono il nome di Ve-
getariani.
Di Vegetariani esistono piii specie; prima, di quelli che pro-
fessano astensione dalla came per semplice amore d'igiene.
E questi se la veggano coi loro medici, non inglesi n6 an-
glo-sassoni. Costoro difficilmente sopporteranno 1'idea di sban-
dire dalla dietetica la bistecca: dalla quale alcuni di loro
fanno dipendere non solo la sanita, ma il pensiero stesso, la
filosofia, la politica, la religione.
Vi 6 poi il Vegetariano settario, settario spiritista. La
buona gente semplice, ed anche quella che ha studiato alia
universita, senza tuttavia rinnegare le grandi verita del ca-
techismo, non pu6 agevolmente formarsi concetto delForgia
di paradossi in fede e filosofia, che cova e fermenta tra, non
dir6 scienziati, ma studiosi moderni. E bene, si, abbiamo dei
professori e dei discepoli che ammettono la perpetua vicenda
delle creature che compongono il loro Dio, sempre in atto
di trasformarsi da una piu semplice composizione ad una piu
complicata e perfetta, e cosl si avvicinano sempre meglio alia
perfezione divina, entro cui saranno da ultimo assorbite. E puo
la divina legge di trasformazione anche tornare indietro, in
guisa che 1'anima umana, dopo vissuto nel corpo di tale indivi-
duo, trapassi dopo morte in un corpo di bruto, e Tanima d'un
dottore entri ad informarne un ciuco, un ciacco, un serpente. E
vero che non tutti gli spiritisti accettano questa pazzeronata
della metempsicosi umana in novella vita, bestiale ; ma di co •
storo ce n'6 buon numero, in generale tutta la genla karde-
ciana, a Napoli, a Milano, a Vercelli, e specialmente a Teramo,
ove fiorisce un'accademia che raccoglie le dottrine del Pa-
gnoni morto, del Falcomer vivo, del Cavalli, e d'altri ar-
rabbiati difensori della metempsicosi.
Altri riescono allo stesso punto non gia per lo spiritismo
si bene pel teosofismo. Chi se lo penserebbe? Ebbene abbiamo,
in piena Roma una Loggia teosoflca, alia quale sono invitati
pubblicamente piu volte il mese, con biglietto a stampa, i
1904, vol. 1, fasc. 1290. 44 11 marzo 1904.
690 I DIRITTI
Romani, a udire una conferenza, per lo piu di idee buddiste-
o semibuddiste. Potremmo citarne le parole. Ma non vogliamo
entrare in questo canneto, almeno per ora. Del resto tutti
sanno che i teosofisti pencolano nel buddismo. E buddista e
Tidea della metempsicosi, introdotta nel vecchio bramanismo
indiano, che non la conosceva. Noi sappiamo di valorosi teo-
sofisti e buddisti in Italia, che riguardano i cavalli corne loro
fratelli. E chiaro che tali buddisti italiani si asterranno dalle
carni ne piu ne meno che i buddisti indiani. Chefarci? La
frenesla puo prendere a tutte le latitudini e longitudini geo-
grafiche, massime ove manca il solido senso religioso ; e le
scuole moderne in Italia sono fatte apposta non per insinuare
la religione, ma per ispegnerla: e cosi puo formarsi un bud-
dista al Corso in Roma, come a Benares, la citt& santa
degli Indu.
IX. Difficoltd e soluzioni.
Mi tarda di chiudere questo saggio con alcune obbiezionir
che formano talora qualche difficoltet alle buone persone, le
quali s' immaginano veramente essere grave obbligo di ogni
cittadino il favorire la protezione delle bestie. E non sanno ca-
pire come alFobbligo nostro non corrisponda un proporzionato
diritto negli animali. — E che gran male sarebbe, dicono essi,
se noi sentissimo anche pei bruti qualche poco di quella ca-
rita, che i Santi mostrarono tante volte per questi, e che
Iddio stesso sembra inculcare col suo esempio? Si sa che
Iddio ama tutto il creato, e non odia, per se, alcuna opera
sua 1 ; egli si piace di ammantare il giglio, piu e meglio che
il re Salomone 2 ; egli fece il piccolo ed il grande ed egual-
mente a tutti provvede 3 ; si gloria di pascere i pulcini del
corvo, e le fiere della foresta, e « il leoncello che ruggendo
1 Sap. XI, 2i.
3 MATTH. VI, 30.
3 Sap. VI, 8.
DEGLI ANIMALI 691
chiede il pasto a Dio l. » Or che cosa guasterebbe un poco
di carit& per le bestie, che il loro Creatore espressamente
^,ma e provvede?
Ecco ci6 che si sente dire. E si dice per ignoranza, per-
che e assurda la carit& verso i bruti. La nobilissima regina
delle virtu, la piu divina, per cosi esprimermi, 6 nella be-
nevolenza tra Dio e I'uomo, benevolenza che si fonda e si
appoggia alia communicazione del bene2. La communicazione
dei beni, e nel possesso dell' Ogni bene che Dio offre alTuomo,
•e da parte deiruomo la pratica della legge divina, la piii
perfetta possibile, per onorare la divinita. E la carita del
prossimo e la stessa virtu onde si ama Iddio, in quanto viene
estesa al prossimo amandolo per amore di Dio. E questo
basta per dimostrare che carit& non puo essere verso i bruti :
ne noi verso di loro, n6 essi verso di noi possiamo concepire
un desiderio d'alcun vero bene superiore, e percio non pro-
faniamo il nome venerando della Carita, mescolando sacra
Si contentino le buone signore ascritte alle societal zoofile,
perche gli uomini poco se ne brigano, di chiamarsi tra loro
col bel titolo di protettrici degli anirnali, di amiche delle bestie
e thierfreunds a tutto spiano, ma schivino di chiamarsi Suore
di carita delle bestie (cosa che fa nausea); e sappiano (cio
-che punto non sospettano) che la massoneria 6 devota an-
cella delle societa protettrici delle bestie, e non per altro
<she per confondere e cancellare 1'idea della vera carit^ cri-
stiana. Dalla massoneria vengono quelle massime reprobe
che la carita debilita, che la limosina avvilisce, che bisogna
sostituirle Valtruismo armato de' suoi diritti, e via via. In-
somma si vorrebbe scancellare la bella parola latina charitas
(amore) la bella parola greca philanthropia (amore deiruomo),
usate dallo Spirito Santo per beiie e salute dell'umanit^ sof-
ferente, e fame magari un cencio a servizio delle bestie. Mi
1 Psal. C. Ill, 21.
* « Amor super hanc communicationem fundatus est charitas. » S. TH.
5. 2. q. 23, a. 1.
692 I DIR1TTI
ricordo di avere tanti mai anni fa, esaminato uno stampato,
pubblicato dalla massoneria di Lisbona, nel quale si predi-
cava la carita verso gli alberi e verso gli animali. Era un
piccolo tentative di buddismo. E me ne duole pel bravo Mi-
nistro degli alberetti e del campicello, niente buddista, ma
prevenuto in questo dai massoni lisbonesi. E cosa saputa, che
la massoneria detesta il fatto ed il nome della carita cristiana.
E questa e una ragione di piu per conservarla e non barat-
tarle il nome, trasportandolo a cio che non e e non pud es-
sere carita.
Le parole sopra riferite, colle quali il Signore mostra la
sua affettuosa provvidenza che si stende sopra tutte le opere
sue, rivelano la costanza e durevolezza, dell'atto divino nel
conservarle airarmonia della creazione. Di vera carita di-
vina per le creature irrazionali non e verbo nella divina
Scrittura: la quale poi per contrario, riesce sommamente
efficace e sublime nel parlare del precetto della qarita verso
Dio e verso il prossimo. Sono cose notissime, e me ne passo.
Ma i Santi non mostrarono vero affetto di carita per certi
animali? L'abbiamo poc' anzi accennato nel proporre le dif-
ficolta bibliche. E gli amatori delle bestie rastrellarono non
pochi fatti dalle memorie di chiari amici di Dio, a fine di
glorificare la povera protezione degli animali cogli splendor!
dei Santi. lo sono lungi dal negare o dirninuire tali fatti, di
cui si potrebbe comporre un giusto volume. So, e rammento
e predico le pernici accarezzate dal grande Apostolo della
carita, S. Giovanni; le fiere del bosco medicate da S. Biagio,
secondo una leggenda, che o vera o verisimile rappresenta il
pensiero antico. So pure i pesci arringati da S. Antonio di
Padova ; la compassione di S. Francesco di Paola per le be-
stiuole uccise, i complimenti di S. Francesco d'Assisi a frate
Agnello e frate Lupo ; e altri fatti simiglianti. E tanto non
dispregio tali fatti, che ne voglio aggiungere uno graziosis-
simo e quasi inedito. II Venerabile Benedetto Cottolengo, di
cui si tratta in Roma la causa di beatificazione, era innamo-
rato de' suoi canarini, e guarda che mai loro lasciasse man-
DEGLI ANIMALI 693
care, oltre al solito becchime, anche le delizie del biscottini
di Novara, e la zolletta dello zucchero. Ma queste carezze
erano concedute colla espressa condizione, che quei canori
uccelletti cantassero spesso le lodi alia Vergine Maria, di-
nanzi alia cui immagine pendeva la loro gabbia. La pia fama
ripete che la condi/ione era benissimo intesa ed osservata.
In ricordo della quale gentile poesia, anche al presente si
mantengono nelle stanze abitate gia dal Venerabile i proni-
poti degli antichi canarini, gi& si docili al sant' uomo. E con
grande piacere gli ho veduti.
Potrebbero i signori protezionisti anche osservare che i
primitivi cristiani ebbero in gran favore parecchi animali,
come attestano le catacombe romane, ornate di colombe, di
agnelli, di pavoni, e spessissimo poi di pesci.
Ora quei disegni prediletti dei martiri antichi, e gli esempii
tutti dei santi e dei primitivi fedeli hanno una spiegazione
vivente in tutti i secoli e nei giorni nostri, spiegazione che
nulla accenna ad affezione speciale per gli animali e molto
meno a sentimenti caritatevoli inverse ad essi. I santi e i
primitivi fedeli erano anime rette e dalla divina grazia illu-
strate ; e facilmente dalle creature ascendeva.no alia specula-
zione del Creatore, giusta Pinsegnamento delPapostolo S. Paolo:
concetto tanto nobile e razionale ad un tempo, che Paveva
pure insegnato Platone, nel celebre Dialogo delPAmore, ove
il filosofo pagano, ragiona della Suprema Bellezza che e Dio,
come un Santo Padre cristiano : e cio cinque secoli prima di
S. Paolo. Le anime pie prendevano dolcezza scegliendo tra
le creature da cui assorgere a Dio, appunto quelle che piu
spesso nelle divine Scritture furono gia da Dio assunte
come simboli : la colomba, dello Spirito Santo, Pagnello, del
Cristo sacrificato ; i pavoni usavano come simboli delle anime
glorificate. II pesce poi, che trionfa nelle catacombe, pre-
sentava (come ora sanno anche i pesciolini), preseiitava nel
suo nome greco, IXOIS, Pacrostico di un atto di fede ca-
rissimo ai cristiani:
694 I DIRITTI
I. lesous Gesu
X. Christos Cristo.
0. Theou Di Dio
1. Yios Figlio
S. Soter Salvatore.
Niente vieta ai protettori e alle protettrici degli animali,
di farsi scala degli animali a contemplare Iddio, e di valersi
di tutti i simboli devoti a nutricare la propria divozione, coi
simboli gia usitati da pietose anime antiche, specie dai santi
martiri. Niente vieta ai fedeli romei che arrivano in Roma,
per lucrare il giubileo, e che quando sono in partenza di ri-
torno, fanno, com'e uso, un po' d'incetta di divozioni e di
gingilli, onde rallegrare poi la famiglia e gli amici, niente
vieta, anzi e ottimo consiglio che si forniscano di gioielli cri-
stiani, che troveranno presso i gioiellieri romani, Tagnello di
Dio, il monogramma di Gesii Cristo, il Pesce di alto significato,
onde si ornavano anche le antiche matrone cristiane. E sara
un vero bene una tale scelta intelligente e cristiana, anche
per ovviare alia sfacciata invasione di gingilli pagani e grot-
teschi, il gobbetto porta fortuna, le bombe Orsini ], e sopra
tutto i simboli massonici che oramai, coi loro triangoli e colle
stelle pentagone, insudiciano tutto, i berretti dei fanciulli,
gli ornamenti delle divise militari, le monete, le pillole dei
ciarlatani, le pomate e i belletti dei profumieri, perfino gli
invogli delle caramelle.
1 Le bombe Orsini, a tempo loro ebbero grande voga. Mi ricordo di
averne trovato per ornamento ad un cordiglio che doveva sostenere una
tenda, in un seminario, dove nessuno pensava all' infame senso di quei
globetti di legno colle punte ; e forse il tappezziere ci aveva pensato meno
di ogni altro. La vidi pure in petto ad una dama piissima, nel momento
che essa reduce da Parigi veniva a vedere una sua sorella, non meno
pia di lei. Inorridirono entrambe, quando io, avuto in mano il gioiello,
ne spiegai loro il senso, che era la glorificazione d'un atroce assassino.
La buona gente non se ne avvede, e la massoneria mette in onore i
suoi cenci e i suoi eroi.
DEGLT ANIMAL1 695
Insomma, per finire, il proteggere gli animali dalle vessa-
zioni capricciose e crudeli di uomini rozzi, il giovarsene se
si vuole a pensieri sublimi, e come di amminicoli di divo-
zione al modo dei santi, sono opere lecite, ed onorevoli. Ma
guardiamoci dalle esagerazioni, che d'un' opera umanitaria
e cristiana, come la disse Leone XIII, farebbero un7 opera
ridicola e talvolta colpevole.
E se nelle grandi citta puo benissimo, come opera di civile
progresso, sussistere onoratamente una societa di protezione
delle bestie, per chi la gradisse ; non 6 tuttavia da fame il
per no e il colmo della civilta. Abbiam ben altre opere piti.
efficaci e piti. urgenti di civilta : la propagazione della fede,
la santa Infanzia, le scuole d'Oriente, Tassociazione anti-
schiavista, la societa delle missioni italiane, la lega contro
la tratta delle bianche, la preservazione eontro i protestanti,
la societa antipornografica, le banche rurali pel povero po-
polo, e cento altre, tutte degnissime di assorbire i nostri ozii
e i nostri sussidii, con grande vantaggio della religione e
della patria.
FINE.
ATTRAVERSO IL HONDO
CLARA HOOD. Storia di un'anima
I.
Era un giorno d'autunno dell'anno 1894. II sole cadeva al
tramonto, Taria era mite e pura, e il roseo crepuscolo ve-
spertino prometteva per la dimane una giornata ugualmente
mite e serena.
Le prime' ombre della sera, uscenti dal seno della terra,
stringevano a poco a poco nel loro cupo abbraccio la citta
di Chicago, dopo New York, la maggior citta degli Stat'i Uniti.
Le tenebre salivano rapidamente. Nelle botteghe e negli
ufficii, collocati a pian terreno sulle vie, era gia notte oscura,
mentre ,gli ultimi sprazzi di luce solare illuminavano ancora
i comignoli dei tetti e facevano specchio delle vetrate al de-
cimoquinto o ventesimo piano delle case, le quali, a guisa
d'immobili giganti di ferro e di mattoni, levavano alto il
capo fino a 60 o 70 metri dal suolo, e proiettavano le nere
ombre sul fondo della strada.
La duodecimo, via ad occidente della citta era, al calar
del giorno, piena di popolo, vario, animato, affrettatissimo.
Gli operai, compita la giornata nelle officine, a gruppi densi
e silenziosi facevan ritorno a casa. I padroni dei fondachi,
gl/iinpiegati delle fabbriche, gli scrivani delle banche, gli
ufficiali del Governo uscivano da enormi casoni o da palazzi
in istile della rinascenza o italo-americano, e si riversavano
nella strada che diventava per un paio d'ore viva, rumorosa,
fremente. Dal tramorito a due ore di notte essa era corsa da
innurnerevoli carrozze, solcata per ogni verso da tranvia
elettrici, da omnibus, da biciclette, da automobili e battuta
ATTRAVERSO IL HONDO 697
da pedoni di ogni classe, condizione e stirpe. Era un flume
umano che metteva foce per mille bocche sulla pubblica via,
per poi disperdersi nei clubs, negli alberghi, nelle trattorie,
nei teatri, nelle chiese o nelle case, dove i cittadini di Chi-
cago, oltre un milione e seicento mila creature umane, com-
battevano le dure battaglie della vita.
Fra i molti che in quell' ora vespertina passavano in
carrozza per la detta strada era un signore sulla trentina,
di carnagione bianchissima, di capigliatura rossa, con fat-
tezze assai spiccate, il volto magro, il naso aquilino, la
fronte ampia e pensosa, e un'aria seria, dignitosa e risoluta.
Quando la vettura arriv6 davanti a un palazzone, alto una
ventina di piani, egli fe; cenno al vetturino di fermarsi, lo
pago e discese rapidamente.
Sulla facciata della casa, fra le molte insegne, vi era
anche questa: C. Henry Hood Banker.
II giovine entro difilato nei portone d' iagresso, accennd
coH'occhio a un ragazzo in uniforme, pronunci6 il nome del
banchiere Hood, e senza piu ando a sedersi entro Tascensore.
II fanciullo preme un bottone elettrico e 1'ascensore comincio
a salire con una rapidita vertiginosa verso le stelle. Quando
la cameruccia aerea giunse al decimoquinto piano, si fermo
di botto, 1'usoio si aperse ed il giovane, varcandone la soglia,
si trovo sul pianerottolo davanti la direzione della banca Hood.
- E uscito Mister Hood ? chiese a un fanciullo in uniforme,
immobile come una statua davanti alia porta.
— Non ancora.
— Va bene. Annunzia la mia venuta.
— II fanciullo scomparve e lo straniero gli ando dietro.
In uno studio privato, illuminato a luce elettrica, tutto
pieno di libri e di carte, dietro a un'enorme scrivania, sedeva
un uomo sulla sessantina, dalla faccia maschia, dalla tinta
giallastra, coi capelli quasi grigi, il naso ampio e un po' schiac-
ciato, la bocca larga, e Taspetto severo e duro.
- Buona sera, Mister Hood ! disse il giovane, entrando
nello studio e dando la mano al banchiere.
698 ATTRA VERSO IL HONDO
— Buona sera, Arturo, rispose 1'altro, senza muovere un
solo muscolo del volto. Che cosa mi recate di nuovo? Come
va il mio affare? — A queste parole, il mio a/fare egli diede
un'enfasi strana, come se vi premesse sopra con tutto il peso
della sua anima.
— II vostro affare va benone. Non poteva riuscir meglio.
— Dunque, e finalmente schiacciatu quello scellerato del
Plunkett?
— Dirlo schiacciato e poco. E annichilato, annientato !
— Gran pauico alia Borsa ?
— Un vero terrore. Chi possiede azioni della ferriera
Plunkett non pensa che a disfarsene. Si vende allo scoperto.
In due o tre giorni il vostro nemico andra fallito,
— Si sa di certo qual sia il suo attivo?
— Mezzo milione di dollari.
— II passive?
— Due milioni.
- E Jay Gould che fa?
— Non aiutera il Plunkett. II vostro nemico e votato alia
morte e morra !
— Ma, i Barings, gli Elwetts, il Rood mantengono la
parola data di non comprare le azioni screditate del Plun-
kett?
— A puntino. Alia Borsa le azioni del Plunkett sono ca-
late di sette punti in ventiquattro ore. I miei cagnotti mi
hanno riferito ehe alia strada ventesima e un tremendo ac-
correre di creditor! verso la ferriera Plunkett. Quel signore
ha il laccio al collo.
— Quando gli daremo P ultima stretta?
- Domani, col telegramma che gli arrivera da Londra,
il telegramma che voi avete provocato. Insomma, tutto e
finito. II Plunkett non esiste piu.
II banchiere si raccolse un istante, form6 la bocca a un
lieve sorriso di soddisfazione, poi si levo da sedere.
— Va bene, disse. Clara sara ora contenta. Vado a re-
carle il lieto annunzio.
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 699
— Mi permettete di venire io pure ? domando Arturo
Barrows.
— No, no ! Non 6 ancor tempo. Ve T ho gia detto piii
volte. Clara tollera la vostra presenza, ma amarvi, no dav-
vero ! E pure Tamore verra, non ne dubitate. Lasciate che
io prepari la via. Fidatevi di me. Mia figlia ha una cieca
fiducia nel suo papa, e per contentarmi si getterebbe nel
fuoco. Ah ! se mi fossi opposto, sette anni fa, al matrimonio
di lei col Plunkett ! Ma a quel tempo io Io credeva un ga-
lantuomo. Razza di cani quei Plunkett ! Scellerati ! Diavoli
dell' inferno !
— Allora, a rivederci domani, disse il Barrows, lasciando
Io studio del banchiere. Vi fa bisogno di altro?
— Per ora no. Quando domani venite all'ufficio, passate
dal cassiere. Egli vi proporra un piccolo affare sulle ferrovie
delPOvest che vi frutterk il cento per cento. & un boccone
delicato che volevo tenere per la mia tavola. Ma dopo il
servigio che mi avete reso...
II giovane sorrise, inchino in segno di ringraziamento il
banchiere, gli strinse la mano e si tolse dalla sua presenza.
Un istante dopo, Tascensore Io deponeva a pian terreno,
quindi una vettura Io trascinava rapidamente a perdersi nel
gran vortice dell' immensa citta.
II.
Partito il Barrows, il banchiere Hood Iasci6 anch' egli
Tufficio, ed impartiti gli ordini opportuni ai proprii irftpie-
gati, discese al pian terreno. Dinanzi alia porta d'ingresso
era fer.mo un calesse elegante. Vi mont6 su, prese in mano
le redini, e accompagnato da un servo in livrea che gli se-
deva a tergo mise il cavallo a buon passo verso la sua vil-
letta di Lincoln Park ad occidente di Chicago.
A Lincoln Park, fra le piante e i fiori, abitava il ban-
chiere Enrico Hood.
700 ATTRA VERSO IL MONDO
Quando giovinetto di pochi anni, povero e sconosciuto
entro a Chicago in una casa di commercio, aveva fatto il
proposito che, ove piu tardi fosse riuscito a farsi ricco, egli
si sarebbe fabbricato un villino vicino a un parco fra le
piante e i fiori che egli amava quanto la sua vita. La for-
tuna gli aveva sorriso. II giovane povero e sconosciuto era
diventato un ricco commerciante, quindi un ricchissimo ban-
chiere. Non stava alia pari, no, coi grandi magnati della ric-
chezza americana, ma gli Astor, i Rockefeller , i Jay Gould,
i Vanderbilt, i Pierpont Morgan, i Carnegie, ed altrettali
re della finanza e del commercio, si degnavano riconoscere
che a Chicago viveva e fioriva un umile loro collega. II ban-
chiere Hood andava fiero di questo loro riconoscimento, e
lavorava di mano e di piedi per rendersi sempre piu degno
della loro compagnia e per salire sempre piu alto verso le
cime quasi inaccessibili dove essi sedevano, circondati dal-
1'aureola della gloria, della ricchezza e della potenza. Pel
signor Hood unico fine sulla terra era accumular quattrini
e dominare il mercato finanziario.
Quando il cavallo del banchiere si arresto davanti alia
cancellata del giardino, apparve al soinmo della gradinata
che metteva nella villetta la figliuola Clara, la quale, secondo
il suo uso, veniva incontro al padre.
II signor Hood, di solito serio e cupo, vista la figlia, tutto
si rassereno e parve che il suo volto fosse illuminato da un
bel raggio di sole.
— Buone nuove ! Clara, le disse, mentre, presala per
mano, entravano insieme nella superba palazzina. Buone
nuove !
— Quali? domando la giovane. E intanto ella fissava in
faccia al padre due occhi chiari e scintillanti e moveva la
bocca a un dolce sorriso.
— Te lo diro poi. Te lo diro a tavola.
— Oh! cattivo papa. Sempre cosi con voi. Stuzzicate il
mio appetito e poi mi lasciate a denti asciutti. Cattivo pap& !
A questa ingenua e quasi fanciullesca sgridata della fi-
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 701
gliuola, 1'Hood sorrise. Egli si sentiva cosl beato quando la
figlia, dimenticando i suoi venticinque anni, lo trattava come
sogliono far le piccine. E non ricordava egli allora i lunghi
anni di felicita da lui passati con una moglie adorata, la pace
della famiglia, la dolcezza del domestico focolare, i cari figli,
rapiti tutti, ohime ! eccetto la figliuola Clara, dalla morte
crudele nel fiore della vita? Alia dolce ramanzina di Clara,
il signor Hood sorrise. Un'onda di strana dolcezza gl'invase
il cuore, gli titillo i nervi, e la voce di lei gli parve una
musica celeste, piii dolce, oh quanto ! del suono dell'oro cosl
famigliare alle sue orecchie, cosi pregno di sensi, cosl affa-
scinante per lui, come in generale per la povera umanita !
- No ! no ! papa, ditemela subito la buona notizia ! La
voglio sentire adesso ! insistette la figliuola.
- Mia cara, attacca per un momento la voglia al chiodo.
A tavola ti dir6 .ogni cosa. E un affare un po'lunghetto. A
proposito : avremo commensal! questa sera ?
- No, papa. Dovevano venire i Richardson, ma un paio
d'ore fa mi mandarono un biglietto per scusarsi. Sembra che
la signora Adele sia un po'amrnalata.
- Dunque saremo soli. Meglio cosi. E come sta la piccina?
— E quasi guarita. II medico mi ha detto che domani
potra lasciare il letto.
— Ottimamente. Da qui a un quarto d'ora fa mettere in
tavola.
Con una mano il banchiere allontand da se gentilmente
la figliuola che gli moveva dietro per sapere la buona no-
tizia, e si ritir6 nel proprio appartamento ad aspettarvi il
momento del pranzo.
Clara Hood rimase ferma in piedi sotto il lampadario elet-
trico della sala d'ingresso, e accompagnc con uno sguardo
pieno di tenerezza il caro suo genitore che si allontanava.
La luce viva e tranquilla che pioveva dall'alto metteva
in rilievo tutta la bella persona della signora Hood. I suoi
capelli biondi scintillavano come Toro ; il suo volto ovale era
pieno di grazia, la fronte alta e larga, modellata dal pen-
702 ATTRAVERSO IL HONDO
siero, gli occhi grand! e ombreggiati da due folte sopracciglia,
il naso diritto, le labbra sinuose e piene di sorrisi, il profilo
dolce, la pelle morbida e il colorito bianco roseo. La si-
gnora Hood andava famosa fra gli amici e i conoscenti per
la sua venusta, e piu volte, nelle gare affatto arnericane della
bellezza, le amiche 1'avevano esortata, benche invano, a
comparir nella singolar giostra promettendole sicura vittoria.
Ma la figliuola del banchiere non aveva solo il facile vanto
della bellezza. Possedeva inoltre una mente colta, una vo-
lonta tenace, un'anima affettuosissima e passioni forti che
spesso mettevano in tempesta il suo cuore, e stendevano un
velo di mestizia, di gioia o di collera sopra le sue belle sem-
bianze.
A tavola, padre e figliuola furono soli. Quando i servi
ebbero servita 1' ultima portata, il banchiere ordino loro di
andarsene e rimase a tu per tu con Clara.
- Figliuola mia; le disse, ora vengo alia notizia. Quello
che ti voglio dire non era per le orecchie dei servi.
— Ebbene? sclam6 Clara, mostrando negli occhi la viva
curiosita che tutta la divorava.
- Gustavo Plunkett e rovinato. Domani o dopo dimani
dovra dichiararsi fallito. Per lui non vi e rimedio alcuno.
E un uomo finito, morto e sepolto !
Ci6 detto, fisso la figlia per vedere T impressione che la
notizia produceva sopra di lei.
La signora Hood per un istante non mosse palpebra, non
muto lineamenti, non cambio colore. Poi un' onda vermiglia
je invase le guance, le si dilato il seno, e gli occhi le scin-
tillarono sotto le folte sopracciglia.
— Ah ! finalmente la giustizia di Dio ha raggiunto quello
scellerato ! grido — Ci ho gusto ! Ci ho gusto ! Evviva la
giustizia di Dio ! Contatemi papa ; come and6 il fatto ?
— Non 6 solo la giustizia di Dio ! Vi entra anche un poco
la giustizia umana; e propriamente la mia.
— Voi?
— Si, io. Non ti volli mai dir nulla, ma io, io sono stato
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 703
il grande giustiziere di Gustavo Plunkett. Ora che T ha pa-
gata sono contento, per me, e per te. Quel giorno quando,
non ostante le mie e le tue preghiere voile abbandonarti, io
giurai che mi sarei preso di lui ima terribile vendetta, e
in due anni ci sono riuscito. Cominciai dal ritirare i miei
capitali dalla sua ferriera. Fu un'impresa delicata, nella quale
mi servii di molte persone a me devote, e vi riuscii. Di poi
sparsi il dubbio sulla solidita de' suoi affari, sulla onesta
de' suoi procedimentL II Plunkett comincio a tentennare. Ri-
solvette di annaffiare il suo capitale. II Barrows per com-
missione avuta da me, corse tutti gli Stati Uniti a mettere
in guardia capitalist! e industrial! contro la speculazione del
Plunkett. II piano di costui falll miseramente. Allora il mi-
serabile, sentendosi nelle mie mani e perduto per sempre,
venne a gettarsi a miei piedi.
— Dio mio ! sclamo Clara.
— Si, venne a gettarsi a miei piedi, a scongiurarmi di
salvarlo, pronto a far divorzio dalla signora Muirhead e a
riprendersi Clara Hood.
— Miserabile ! gridd con vivo accento d' indegnazione la
figlia del banchiere.
- Io non gli risposi. L'ascoltai in silenzio, e poi gli ac-
cennai di uscire. Quella scena muta accadde due mesi fa.
Da quel giorno non Io vidi piu. Mercoledi scorso il tristo si
trov6 a fondo di quattrini. I suoi creditor! strepitarono : tutte
le banche gli chiusero in faccia i loro sportelli, e le azioni
della ferriera Plunkett comparirono a migliaia sul mercato.
Era giunto il momento decisivo. Io accrebbi il panico, e Gu-
stavo Plunkett cadde finalmente nella rete con tanto studio
da me preparata.
— Ha .dichiarato il fallimento?
— Non ancora. Forse domani. Forse fuggira, o si fara
saltar il cervello. Non me ne importa un corno. Per me, il
Plunkett e morto.
- Ma, e come mai non me ne diceste prima d'ora mm
sola parola?
704 ATTRAVERSO IL HONDO
— Ricordati, Clara, della mia promessa. Quel giorno che
tu cadesti svenuta nelle mie braccia, quando ti riavesti, mi
facesti promettere di non ricordarti mai piu queiruomo. lo
te lo promisi e non venni meno alia mia parola.
Padre e figlia restarono a lungo a tavola, discorrendo del
triste fatto e assaporando con diabolica volutta il piacere della
vendetta. II signor Hood era contento perch6 aveva schiac-
ciato 11 traditore della propria figlia: la signora Hood poi
nella rovina del Plunkett sfogava il suo odio intense contro
un uomo che essa aveva amato con tutta ranima, e dal quale
in verita aveva ricevuto la piii atroce ingiuria che possa
colpire un cuore di donna.
III.
Prima di ritirarsi nella propria camera pel riposo not-
turno, la figlia del banchiere si reco in punta di piedi nella
cameruccia dove dormiva la sua piccola Maria, una birnba
sui tre anni, dalle forme svelte ed eleganti, dai capelli d'oro
e dal viso simile a un cherubino. La piccola Maria ritraeva
in tutto la madre. Essa dormiva tranquilla, sopra il suo let-
tino di bambina innocente e ignorava la battaglia terribile
che si combatteva in quell'istante nel cuore della sua mamma,
battaglia silenziosa, ma piena di ansie come Tagonia della
morte, amara piu del veleno, straziante sopra le torture del-
T inferno.
Dalla camera della figliuola la signora Hood passo alia
propria, mando via la cameriera che le profferiva i suoi ser~
vigii, si chiuse entro a chiave, accese tutte le lampade elet-
triche e diede sfogo alia piena degli affetti che le erompevano
dal cuore.
Dalla parete principale della camera pendeva un gran
quadro, coperto da un velo. Clara, con uno strappo nervoso
tiro a se il drappo, e apparve la figura di un uomo nel fiore
deU'eta, il ritratto al naturale di Gustavo Plunkett.
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 705
Era un bell'uomo il marito divorziato di Clara Hood. Un
beH'uomo sui trentacinque anni, sul cui volto sembravano
fiorire tutti i sentiment! piii nobili e le piu belle virtu. Fronte
alta, naso aquilino e regolare, fattezze maschie e piene e
un'aria di candore che predisponeva chi lo mirava in suo
fa v ore.
La figlia del banchiere guardo quel ritratto con occhi
biechi e scintillanti. Esso era rimasto coperto per ben due
anni, e non era mai che Clara vi passasse davanti senza
mandargli un saluto d'odio, senza lanciargli un dardo di
maledizione. Ed ora essa lo contemplava con occhi orribil-
mente giulivi, ritta in piedi, nel cuor della notte, nel silenzio
delle cose morte e delle vive, colla faccia accesa, il petto
ansante, e tutta la persona in preda ad uno spasimo di sod-
disfazione e di dolore. Quella . Nemesi dalle trecce d'oro e
dalle belle sembianze, non parlava ; no ! Era muta al pari
della statua della dea vendicatrice. Ma, mentre nel suo odio
crudele divorava cogli occhi colui che fu gi£ suo marito e
poi suo nemico, essa rifaceva mentalmente la storia del suo
primo amore, il racconto del suo matrimonio, il paradiso
della sua gioia, T inferno de' suoi dolori.
Povera Clara Hood! A diciott'anni ella aveva amato ar-
dentemerite, appassionatamente Gustavo Plunkett, ricco in-
dustriale di Chicago, giovane buono, gentile, colto. I genitori
dei due giovani benedissero quel loro amore, gli amici vi fe-
cero plauso, i conoscenti predisser loro una felicit& inter-
minabile e Gustavo Plunkett dinanzi all'altare di Dio giur6
eterna fede a Clara Hood.
I due sposi passarono tre anni in piena armonia, aman-
dosi Tun altro, felici come possono essere felici due creature
umane in questa valle di lagrime. II Signore benedisse la
loro uniane, e due figliuoletti, un bimbo e una figliuolina
fecero lieta la loro terrena esistenza.
Ma in un giorno fatale, sul principio del quarto anno del
matrimonio, una donna spunt6 alrorizzonte della loro vita
coniugale, e divise quei due cuori amanti, s'epar6 per sempre
1904, vol. 1, fasc. 1290. 45 12 marzo 1904.
706 ATTRA VERSO 1L MONDO
cio che Dio aveva congiunto in eterno, e alzo fra loro con mano
maledetta un triste muro di separazione, di antipatia, di odio.
Nella primavera del 1892 la signora Hood fece una lunga
e pericolosa malattia. L'origine era semplice e nota : la na-
scita della piccola Maria. Male resto una debolezza profonda,
una nevrastenia prima acuta, poi quasi cronica, con forti
dolori di testa, capogiri, insonnia, dolori dorsali, palpitazioni
di cuore ed altri sintomi non men gravi, che piu o meno
Fobbligarono a guardare il letto o la camera per tutto il resto
dell'anno.
I medici poco le potevano giovare. Consigliavano cura
morale piu che fisica, aria pura, luce, cibi ricostituenti,
bagni e sopratutto conversazioni gradite e piacevoli. I si-
gnori Plunkett erano assai conosciuti e ben visti nel vicinato
di casa ioro; e pero frequenti erano le visite delle amiche
e conoscenti airammalata, e quasi quotidiane le conversa-
zioni, specie durante la lunga convalescenza nella Camera
di lei. Essa poco poteva parlare ; ma si dilettava incredibil-
mente di veder facce gioviali, di sentire allegri scroscii di
riso, e di assistere ad animate conversazioni.
Fra le molte signore che di tanto in tanto la visitavano
vi era an che la signora Muirhead, colle due flgliuole, la
maggiore di ventotto, la minore di ventitre anni. Esse appar-
tenevano ad una specchiatissima famiglia di Chicago, quan-
tunque non molto fornita di beni di fortuna, e abitavano in
un villino a poca distanza da quello del Plunkett.
L'inferma provava infinite diletto della compagnia dolce
e vivace delle signore Muirhead, e avrebbe voluto tenersele
sempre vicine. E queste, un po;per inclinazione naturale, un
po' per Tantica amicizia che le legava ai Plunkett non erano
restie a compiacerla. Ora la madre sola, ora Tuna o 1'altra
delle signorine Muirhead, od ambedue insieme le tenevano
compagnia, le raccontavano le novelle del giorno, leggevano
brani di giornali o di qualche libro ricreativo, oppure sedute
al piano le sonavano i pezzi di musica che sapevano tornarle
piu a grado.
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 707
A lungo andare le Muirhead divennero tanto necessarie
airinferma che questa a furia di preghiere ottenne che Tuna
o Taltra di loro passasse con esso lei settimane intere. Non
la servivano propriainente da infermiere. Pensava a cio una
trained nurse, o infer miera patentata, certa giovane di New
York, la quale, colla sua scuffia bianca all' ultima moda,
com'e uso nei paesi anglosassoni, prestava airinferma con
mano delicata e con passo leggero, tutti quei servigi che il
bisogno o la scienza le andava suggerendo. Le Muirhead si
facevano vedere di tanto in tanto al letto deirammalata, e
poi nel resto facevano vita comune coi signori Plunkett,
ospite graditissime in casa loro.
La maggiore delle sorelle Muirhead, Amalia, era di ca-
rattere serio, buono e tranquillo, n6, avendo pure una certa
cultura, possedeva grandi doti fisiche. Non cosi la minor
sorella Alice. Costei era una vera sirena. Quando si rnet-
teva in capo di piacere ad alcuno, il che accadeva spessis-
siino, era sicura di riuscirvi. Bslla, arguta, colta, piena di
brio, affascinante, era sempre circondata nelle conversazioni
da una turba di giovinotti che la corteggiavano e se la
disputavano a vicenda. Essa lasciava che si scaldassero per
esso lei ; anzi con mille astuzie donnesche accendeva vieppiu
Tesca del loro amore. Faceva talvolta le viste di corrispon-
dere a qualchs vagheggino; lo teneva nelle proprie grazie
per qualche giorno, per due o tre settimane ; poi subitamente
lo piantava, lo metteva in canzonella presso le amiche o
sparge va altrimenti il ridicolo [sul malcapitato. E cosi av-
venne che, a ventitre anni e in mezzo a mille occasion!,
potesse con verita vantarsi di avere il cuor libero, e non
tocco ancora dal dardo di amore.
La signora Muirhead, donna saggia e prudente, insisteva
colla figliuola Alice di farla una buona volta finita con quel
suo eterno adescare e poi rigettare da se i suoi ammiratori.
Ci6 non convenirsi a fanciulla per bene ; passare intanto gli
anni, e le occasion! buone, anche negli Stati Uniti, non pre-
sentarsi tutti i giorni. Che avverrebbe di lei, se, come la
708 ATTRAVERSO 1L HONDO
sorella Amalia, fosse lasciata in disparte, condannata a pas-
sare il resto della sua vita a carico dei fratelli? L' Alice si
stringeva nelle spalle, e, troppo sicura di se, rispondeva che
un marito 1'avrebbe sicuramente trovato ad ogni ora che il
desiderasse; volere intanto godersi nella liberta i migliori
anni della sua giovinezza.
La malattia della signora Hood prolungandosi oltre modo,
T Alice passava delle settimane intere al letto delPammalata
che essa sapeva divertire e distrarre in mille modi. E con cio
ebbe agio d'incontrarsi e di fare amicizia col signor Plunkett.
Da principio, il marito di Clara, piuttosto riservato per
natura, si tenne alia larga dinanzi all'avvenenza e alle aifa-
scinanti maniere della Muirhead; ma poi, la stretta convi-
venza degenerando in famigliarita, ebbe occhi da vedere e
orecchie per sentire i pregi non comuni onde Alice andava
adorna, e ne fu tutto turbato. La moglie giaceva in letto
ammalata, affetta da una malattia nervosa, pallida in'volto,
macilente, e quasi dimentica della sua bellezza, mentre egli
yedeva dinanzi a s6 un'altra giovane, ricca di tutte quelle
qualita di corpo e di spirito che possono sedurre un uomo
di eta matura, non che un giovane come lui, buono si per
aaturale rettitudine, ma non troppo fondato nei severi prin-
cipii della virtu cristiana, e non bene in guardia contro le
seduzioni dei sensi e della carne.
II Plunkett si avvide tuttavia del pericolo, e da principio
fece qualche sforzo per evitarlo. Cerco di persuadere la mo-
glie a passarsi della compagnia delle Muirhead, recando in-
nanzi per cio mentiti pretesti. Ma essa, ignorando il motivo
G-h'egii aveva in farle una simile richiesta, nego risolutamente
di compiacerlo. -- Le Muirhead esserle divenute necessarie;
non poter vivere senza di loro. Oh! perch6 voler mandar via
T Alice che, sola, Paiutava piu a guarire che non tutti i me-
dici ele medicine? Esse stavano volontieri al suo letto. Averle
interrogate piu volte su cio essa medesima. Le Muirhead essere
andate in collera non appena ella accenno a quel sacrifizio
di carita, quasi tornasse loro troppo grave. Erano cosi buone !
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 709
cosi gentili ! cosi caritatevoli ! Saprebbe ben ella, una volta
die fosse guarita, ricompensarle meritamente di tanta carita !
II marito tent6 di replicare : trovo altre scuse, mendico altri
pretest! ; ma invano. Clara rimase ferma nella sua volonta,
e Alice continue a rimanere le lunghe settimane in casa e
al letto di lei.
II Plunkett allora risolvette di passare il piu del suo tempo
alia ferriera. Ma anche in ci6 la moglie venne a guastargli
i bei disegni. Amantissima com'essa era di lui, non poteva
sopportare che le stesse lontano, e tanto faceva, diceva e
pregava che il misero marito, debole per carattere e di na-
tura affettuosa, consentiva a starsene lunghe ore in casa, in
compagnia delFammalata e della Muirhead.
E cosi, ad insaputa della moglie e quasi per opera incon-
sciente di lei, si andava ogni di piu stringendo quella rete
d' inferno che la scaltra Alice, prima per leggerezza imper-
donabile, poi per selvaggia passione, aveva tessuto intorno
al povero Plunkett.
L'Alice si era accorta naturalmente della studiata fred-
dezza che il signor Plunkett, i primi giorni, ostentava verso
di lei, e sulle prime ci si gabb6 interamente. Ella lo credette
in verita insensibile a' suoi fascini e risolvette di conquistarlo.
Non solo essa correva a chiamarlo perche andasse daH'am-
malata ogni qualvolta questa lo desiderava ; ma bene spesso
glie lo conduceva in camera, anche non chiamato, e man-
dando T infermiera a riposare, i due rimanevano soli al ca-
pezzale di Clara. E quivi avevano agio di contemplarsi, di
parlarsi, e di contarsi sottovoce un mondo di cose. Quando
I'ammalata chiudeva gli occhi al sonno, la giovane si met-
teva d'attorno al marifco dell' inferma, e lo avvolgeva sotto
il fascino ammaliatore che usciva a torrenti da' suoi occhi,
dalla sua lingua, e da tutta la sua persona.
II Plunkett provava un gran piacere a stare con lei. La
ferriera, il suo ufficio, i suoi affari, persino la stessa sua
moglie passavano in seconda linea, quasi scomparivano da-
vanti a quella visione seducente, ammaliatrice.
710 ATTRA VERSO IL HONDO
Clara, ingenua per natura e alienissima dal pensare il
male, non si avvedeva di nulla. La sua cara Alice, mentre
ella dormiva, teneva compagnia al marito. Oh! la dolce
creatura !
Questo giuoco pericoloso continue, dalla parte della
Muirhead, ben quindici giorni. Ma quando essa, da segni
piu che certi, venne in chiaro che il Plunkett era innamorato
pazzo di lei, fece un' altra scoperta, che la turbo profonda-
mente, le fece salire le fiamme al viso, e le suscito una
tempesta neiranima. Essa stessa era caduta nella fossa che
aveva scavata pel Plunkett. Alice amava perdutamente il
marito di Clara Hood.
Passarono altri quattro mesi. L'estate, che quell'anno
fu calda ed afosa, entrava in un dolce autunno, rallegrato
da una temperatura fresca e piacevole, quando la natura,
prima di posare il capo nel sonno tranquillo dell'inverno,
sembra ripigliare per un istante !nuova vita nei prati ver-
deggianti e nei fioriti giardini. La signora Plunkett ritornava
a poco a poco alia sanita primiera. E colle forze novelle riac-
quistava il roseo colorito, le belle forme, il brio e 1'antica
bonta.
A casa Plunkett la vita continuava come il solito. Alice
Muirhead era divenuta quasi di famiglia e il Plunkett non
faceva troppi misteri della sua amicizia per lei. I servi ne
mormoravano. I genitori di Gustavo, benche da bravi ame-
ricani, non badassero troppo pel sottile a cotali cose, pure
rammonirono seriamente a guardarsi dalla seduzione di
Alice: persino una parola era giunta all'orecchio del signor
Hood, il quale, colla moglie ancora viva, benche assai mala-
ticcia, e uno dei figliuoli maschi, viveva a Lincoln Park. Ma la
troppo ingenua Clara non si era ancora accorta della tresca
o la scambiava per un' innocente amicizia. Quelli poi che
vedevano piii addentro nel turpe fatto, per non affliggerla,
per non ucciderla di dolore, com'essi dicevano, glielo teue-
vano celato.
Ma ogni cosa ha fine. La tempesta che da gran tempo
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 711
si addensava, scoppio fulminea sulla testa della povera Clara.
Una mattina suirultimo scorcio di settembre, Gustavo Plunkett
ed Alice Muirhead uscirono insieme per una passeggiata in
carrozza. Non ritornarono a pranzo. Giunse la sera, e i due
erano ancora fuori di casa. Fu telefonato ai villini Hood e
Muirhead. Nulla si conosceva cola dei due giovani. Giunse
la notte, oscura, minacciosa, gravida di tempeste e di ful-
mini, e i due infelici la passarono fuori di casa, dimentichi
ambedue del proprio onore e de' proprii doveri. Passarono
giorni, settimane e nulla si seppe dei fuggitivi.
Finalmente, un mese dopo, una lettera del Plunkett al
signer Hood e un'altra della Muirhead alia madre confessava
il loro colpevole amore e il proposito nefando di convivere
insieme flno alia morte.
Dire che cosa patisse Clara Hood durante quei terribili
giorni e impossibile. Per una settimana e piu fu guardata a
vista perch6 si credette dovesse impazzirne. Gli occhi di lei
erano asciutti, ma scintillavano stranamente nelle livide
occhiaie. La fronte aveva ardente, le guance rosse, le fauci
arse. Non poteva mangiare, rifiutava il bere, e passava le
lunghe ore chiamando di tratto in tratto P infedele marito.
Poi, al dolore violento del primo colpo successe una certa
tranquillita che mise al sicuro le sue facolta mentali. La po-
verina pot6 piangere, pot6 empire di gemiti e di lament! la
casa, pot6 slanciarsi nelle braccia del padre e della madre,
stringere al seno i due figliuoletti e fuggire da casa Plunkett
dove aveva amato tanto e tanto soiferto per rifugiarsi nel
villino paterno a Lincoln Park.
Dello scandalo Plunkett si occuparono per parecchi giorni
i giornali di Chicago, e tutti, senza eccezione condannarono
.1* infedele marito e compatirono la povera Clara Hood. Poi,
il torrerite della vita portando a galla altri dolori, altre mi-
serie, i giornali trovarono nuovo pascolo alia curios! ta umana,
e il Plunkett, la Muirhead e la Hood ripiombarono nelPan-
tico obllo.
II triste fatto ebbe un epilogo ancor piu triste, un cuso
712 ATTRA VERSO IL HONDO
di divorzio davanti ai tribunal!. La povera Clara si senti la
forza di vedere un momento lo sciagurato marito e di abboc-
carsi con lui. Colle lagrime agli occhi ella le protesto il suo
amore, si disse pronta a perdonargli; scacciasse solamente
da se la druda, ritornasse al suo affetto, all'affetto de' figliuo-
letti. Pianse, prego, si gett6 ginocchioni davanti a lui, lo scon-
giuro per le vergini teste de' suoi piccini. Tutto fu indarno. II
ribaldo, stregato da quella donna a lui fatale, rimase fermo
nel volere il divorzio, e 1'ottenne. La famiglia Hood persuase
la derelitta a ricorrere ai tribunal!, e questi col vigore della
legge consacrarono 1'assassinio morale di una innocente, die-
dero facolta alia parte colpevole di godere il frutto de' suoi
delitti, e resero definitiva la rovina, che una pazzia, forse
temporanea, aveva cagionata in una famiglia.
Colla sentenza il tribunale assegnava il figliuoletto al ma-
rito, la bimba alia moglie, che da quel momento, smesso il
cognome del Plunkett, torno a chiamarsi Clara Hood. II bam-
bino venne collocato in un collegio di Chicago con permesso
alia madre di visitarlo quante volte volesse : la piccola Maria
rimase con lei. II padre per 6 poteva vederla e parlarle, in
casa altrui e alia presenza di testimonii, tre volte 1'anno.
Insieme col nome dello scellerato marito la signora Hood
strappo dal proprio cuore 1'amore ardentissimo che prima
sentiva per lui, e vi pose in sua vece un odio terribile, un
rancore profondo, una smania incessante di vendetta.
La vendetta era giunta due anni dopo, merce 1' opera
tenebrosa del banchiere Hood e di Arturo Barrows che aspi-
rava alia mano di lei. E in quel momento, dinanzi al ritratto
del Pluukett, essa tutta 1' assaporava quella vendetta, im-
mersa com'era in un'estasi di odio, distratta in una visione
d'inferno, rapita da un vortice di diabolica volutta.
IV.
La notte era giunta a meta del suo corso. Le fredde
ombre notturne coprivano la terra. Le stelle brillavano di
CLARA HOOD. STORIA DI UN 'ANIMA 713
luce tranquilla e serena ne' lontani cieli. Quietavano nel-
r immensa citta gli odii e gli amori, sepolti in un sonno
comune. Ma il cuore di Clara non quietava, no ! Era in tem-
pesta violenta. L'uragano sibilava attr averse la densa fore-
sta de' suoi affetti e delle sue idee, confuse, tumult uanti,
ribelli. Non era pace in quella povera anima, ma ricordi
dolorosi, echi di amore sprezzato, richiami d' odio, palpiti
d'ira, sussulti d' indomato furore. Ah ! il Plunkett 1' aveva
pagata, ma e la Muirhead? Era troppo piccolo il calice del
complice per lei ; per lei che era stata la cagion prima
de' suoi dolori, 1'architetto principale della sua infelicita. E
se Dio era in cielo, perche aveva egli permesso che quella
donna in fame, per due anni interi, vivesse felice accanto a
un uomo non suo, un uomo che essa aveva rubato all'al-
trui amore? Ma no ! quell' uomo or a e suo ! La legge glielo
ha donato : la Chiesa protestante ha consacrato quel dono.
E Dio ? In quel momento terribile essa alzo gli occhi in alto
e una parola che sapeva di ribellione le corse sul labbro
contro la societa, contro la Chiesa, contro Dio!
Allora un tremito 1'assalse. L'idea di Dio apparve grande,
dignitosa, divina al suo sguardo. Pens6 alia preghiera del
Signore, che essa, da buona protestante, soleva recitare fe-
delmente mattina e sera : « perdona a noi i nostri peccati,
come noi perdoniamo a coloro che ci hanno offesi » . Ah !
essa odiava, Dio perdonava ! Essa odiava, Dio amava! Essa
era stata offesa, mortalmente si, ma una sola volta, e non
sapeva perdonare : Dio era oifeso di continue dagli uomini,
e sempre rimetteva la colpa ai pentiti. E come avrebbe po-
tuto essa domandare a Dio perdono de' suoi peccati col cuore
pieno di odio inestinguibile contro i suoi due offensori?
In preda a vivissima agitazione, sotto la sferza di que-
sto pensiero cristiano che le frugava le inti me. fibre del-
r anima, si vergogn6 di se stessa, si batte il petto, pianse,
grido a Dio dal profondo del cuore, invoco la morte, spense
i lumi, e spalancando le finestre del proprio appartamento,
fiss6 gli occhi nel buio della notte, affranta dalla lotta cru-
714 ATTRAVERSO IL HONDO
dele, assetata di pace, invocante ohime indarno ! la tran-
quillita dello spirito.
L'aria era fredda e serena. Dal lago spirava un venti-
cello lene lene che faceva stormire dolcemente le frondi
degli alberi del giardino intorno alia villa, e quelli del parco
non molto lontano. Di tanto in tanto il fischio delle locomo-
tive o dei vapori che arrivavano o partivano rompeva la
quiete solenne della notte, ovvero qualche uccello notturno
dava segno col mesto canto della sua presenza.
Clara rimase a lungo davanti alia finestra, e il freddo
deH'aria notturna le quieto i nervi. Ritorno in s6, sentl la
voglia di pianger di bel nuovo, e alzando gli occhi verso le
stelle, domando a Dio che le desse la forza di perdonare.
Oh ! la volutta della vendetta era un piacere amaro, pieno
di angoscie arcane, col mo di riniorsi e di dolori ! E Iddio
rispose subito alia sua preghiera. Lagrime silenziose e* dolci
sgorgarono abbondanti da' suoi occhi, e piangendo, perdono
allo scellerato che aveva troncata la felicita della sua vita.
Riavuta alquanto la pace delPanima, and6 a coricarsi.
Ma non pot6 dor mire tuttavia. Era ancora troppo agitata
per trovar quiete in un sonno ristoratore. I suoi pensieri
andavano al Plunkett, a' suoi dolori, ai figli. Vedeva dinanzi
a se tutta ranima propria e ne analizzava i sentimenti ad
uno ad uno, provandone diletto insieme e tormento. In questo
travaglio della mente passarono piu ore.
Finalmente, non potendo piu oltre rimaner coricata, si
levo, si coperse ben bene, riaperse la finestra e poggio la
persona sul davanzale. L'aria fredda e 1ft quiete notturna le
faeevano bene. Era quivi da circa un quarto d'ora quando
sentl nel giardino, ma un po' lontano, un passo d'uomo. II
giardino era abbastanza vasto e circondava il villino da ogni
lato : si stendeva tuttavia piii a tergo della casa, dove davano
le finestre della camera di Clara.
La signora si arresto sorpresa a que' passi umani. -- Chi
poteva essere in giardino a queH'ora? Erano da poco sonate
le quattro dopo mezzanotte. I servi no ; il giardiniere, nean-
CLARA HOOD. STORIA DI UN'ANIMA 715
che. Non era credibile. Era troppo presto per mettersi al la-
voro a quell'ora. Chi poteva essere quell' intruso ? Essa tese
le orecchie. I passi si avvicinavano sempre piu e battevano
duramente sulla ghiaia. Forse era un ladro. No ! no ! Un
ladro non avrebbe fatto tanto rumore. Poi chi andava pel
giardino lo conosceva gia: camminava troppo sicuro, nella
profonda oscurita della notte. Ma oh ! Dio ! Quella persona
.misteriosa si avvieinava proprio alia sua finestra.
La signora Hood fu colta da uno strano terrore. Lasci6
la finestra aperta e senza accendere il lume, a tastoni fuggl
dalla camera. In una stanza vicina dormiva la sua came-
riera. La sveglio in fretta, le racconto in due parole quanto
accadeva, e tutte due insieme volarono a dar Tallarme ai
servi. Ma quando stavano per bussare alia porta di uno di
essi, un colpo secco come uno scoppio di arme da fuoco giunse
distintamente alle loro orecchie. Le due donne si guardarono
in viso e impallidirono. Che voleva dir tutto ci6?
Cinque minuti dopo i quattro servi della casa, messi s*l-
Tavviso e bene armati, uscirono in giardino per vedere di
scoprire il presunto ladro. La cameriera accompagno la sua
signora in camera.
Ma quando Clara entrava, un grido di orrore si levo dai
servi che erano giunti sotto alia stanza di lei. Essa vo!6 alia
finestra, e giu, a pochi metri di distanza, steso sulla ghiaia,
illuminato dalla lanterna dei servi di casa, vide il cadavere
di Gustavo Plunkett.
Lo sciagurato marito di Clara Hood era venuto a suiti-
darsi sotto alle finestre di lei !
(Continua)
RIVISTA BELLA STAMPA
IL PROGESSO DI GESU.
« L'anno di Roma 783 un cittadino di Nazareth e arrestato a
Gethsemani, condotto in giudizio a Gerusalemme e messo a morte
sul Golgotha come reo di sedizione.
« Sacerdoti avari Than denunziato, falsi testimonii incolpato,
giudici di mala fede condannato; un amico 1' ha venduto, nessuno
1' ha difeso ; 1' hanno trascinato con ogui maniera di scherni e di
violenze alia croce del reo, donde ha proferito 1'ultima parola della
verita e della fratellanza tra gli uomini.
« E stata la piu grande e la piu memorabile delle ingiustizie. »
Con queste parole Ton. Deputato al Parlamento italiano ed avvo-
cato Giovanni Eosadi principia il suo elegante volume di 440 pa-
gine, stampato teste in Eirenze \ col titolo sopra esposto, ed insieme
annunzia la tesi che in esso ha inteso di cornpiutamente svolgere
e- dimostrare.
Che la uccisione di Ges& di Nazareth conseguente il processo
fattogii in brevi ore, dal Sinedrio e da Pilato, sia stata « la piu
grande e la piu memorabile delle ingiustizie » e verita che, in chi
ha la fede cristiana, non ammette dubbio ne discussione. Solo chi
non crede Gesu Uomo e Dio pud ritener bisognosa di dimostrazione
questa tesi. Troppo e per se manifesta 1'assoluta impeccabilita sua,
al cospetto del cielo e della terra, e quindi la pari impossibilita
ch' egli, mentre quaggiu viveva mortale, fosse mai in qualsiasi modo
giustamente punibile da verun tribunale divino od umano. Peraltro
ai tempi nostri questa dimostrazione e divenuto necessario farla
lampante, per dissipare le bestemmie degli odierni razionalisti, e le
viete cavillazioni degli ebrei, che hanno loro fornito il bagaglio
delle bestemmie e dei sofismi.
Dae memorarjde fra le altre se ne sono fatte, nel decorrere del
seaolo passato. L'lina ebbe per autore 1'illustre giurisconsulto fran-
ceae Dupin, il quale, con un bello e sensato suo scritto, confute
1 GIOVANNI EOSADI. II processo di Gesu. Firenze G. C. Sansoni edi-
tor«. — 1904.
IL PROCESSO DI GESU 717
1'ebreo Salvador, pretendente di legittimare le enormita del Sinedrio
contro Gesu Cristo *. L'altra fu opera del due celebri fratelli Le'mann,
gia israeliti, divenuti poi fervidi saeerdoti della Chiesa cattolica, con
la quale hanno superato il Dupin e gli altri scrittori precedent!,
si per la parte novissima che riguarda le persone fornianti il Si-
rjedrio, e si per la minuta disquisizione delle illegalita ed iniquita
che nel giudizio contro Gesu si commisero; e vengono indicate,
1'una dopo 1'altra, con una perizia della legislazione ebraica, pint-
tosto unica che rara. Le quali illegalita ed iniquita appariscono or-
dinatamente numerate e provate nel numero di ventisette, tutte e
ciascuna aventi forza di annullarne la validita 2. Di questo classico
lavoro noi demmo un ragionato conto ai nostri lettori quando usci
a luce, ne vi ritorneremo sopra 3.
Noteremo soltanto averci data gran meraviglia che il Rosadi, il
quale dichiara essersi lui, col suo libro, proposto di « rifare il pro-
cesso di Gesvt su i testi e le tradizioni della legislazione mosaica
e della romana, dalle quali fu alternativamente mosso ed ispirato »,
abbia mostrato d'ignorare il lavoro ammiratissimo dei Lemann; ne
1'abbia mai citato, fra i tanti degni ed indegni, frivoli e gravi, an-
tichi e moderni, che nelle sue pagine vi cadono sotto gli occhi.
Ma checche sia di cio, certo e che tanto i Lemann quanto il Ro-
sadi, nelle loro scritture, vengono alia medesima conclusione, espri-
mente, si rispetto al Sinedrio di Caifa e si rispetto al Pretorio di
Ponzio Pilato, 1'archetipo della politica piu scellerata che fosse mai ;
ritratta da chi lamentd di aver veduto nel luogo del giudizio I'em-
pieta, e nel luogo della giustizia 1' iniquita 4. Parimente e certo che
le due opere si compiono a vicenda, 1'una illustrando perfettamente
1'infainia del processo di Gesu al lurne del giure ebraico, e 1'altra
principalmente ai lume del giure romano.
Sotto il riguardo di questo giure, la pienezza della luce che porta
il Rosadi nel maneggiare il suo argomento, nulla sembra che lasci
adesiderare; ne conosciamo altro simile trattato di questo soggetto,
che ne superi la copia dell'erudizione e 1'autorita delle allegazioni,
avvegnache non manchino punti discutibili e discussi, tra i cultori
di storia .del diritto.
1 Jesux devant Caiphe et Pilate, Paris, Garnot. — 1840.
2 Valeur de I' assemble qui prononga la peine de mort contra J6sus-
Christ, per MM. les Abbes LKMANN. Paris, Poussielgue. — 1876.
8 V. Civilta Cattolica Serie X. Vol. I. pag. 641 seg. 1'articolo inti •
tolato Del Sinedrio deicida.
4 Vidi sub sole in loco iudicii impietatem, et in loco iustUiae iniqui-
tatem. Eccle. Ill, 16.
718 IL PROCESSO DI GESti
Quello poi che merita lode nel libro del Rosadi 5 la dichiara-
zione esplicita che egli fa, di non considerare, in tutto lo svolgi-
mento critico di questo processo, se non la parte umana delle re-
lazioni del Giudicabile coi suoi giudicanti, senza mettere in dubbio,
e molto meno escludere, che il Giudicabile fosse Dio.
Dopo accennati gli antichi errori di chi o negava in Gesu runita
della persona divina, o le due nature Fumana e la divina sussi-
stenti nell'unica sua persona, soggiunge: « Oggi si conviene da
tutta I'ortodossia cattolica e protestante che Gesu e Uomo e Dio,
quale venne definite nel secolo IY nel Concilio di Nicea (325) e
di Costantinopoli (381). » Ed in questa professione di fede egli, che
intende restare ortodosso, si tien fermo, non mai negando o sot-
traendo a Gesu quello che divinamente gli compete.
Riconosciutagli per buona nella sostanza questa, diciamo cosl,
.patente di ortodossia cattolica, cui non recano grave pregiudizio le
impropriety di linguaggio, scusabili in lui non teologo, occorrerebbero
non poche osservazioni intorno al suo modo di opinare circa la
dottrina di Gesu nel tema economico, nel tema religioso, nel tema
politico ed in altri capi diversi, che egli tocca o sviluppa nel suo
libro. Ma questo ci condurrebbe troppo fuori di strada e per le
lunghe.
Ci restringeremo invece a due sole, attinentisi ai recenti scrittori
razionalisti ed ai miracoli.
« Nella seconda meta dell'ultimo secolo sono uscite da un grande
lavoro di critica opere magistrali » ; afferma egli, e cita una lunga
fila di autori, quasi tutti neganti la divinita di Gesu e 1'ordine so-
prannaturale della sua Fede, rnanifestandone tuttavia un'alta stima.
Ma, con sua buona pace, come possono meritare lode di « magi-
strali », in questa materia, opere che mancano di fondamento? Quale
critica del Cristianesimo puo essere quella che parte dalla esclusione
a priori di Dio rivelante? Lo stesso Renan scriveva della sua Vita
di Gesu: « se la Fede soprannaturale e vera, il nostro metodo d
detestabile l. » Or chi ammette per vera questa Fede e confessa Gesu
TJomo-Dio, non pu6 di sicuro logicamente stimare « magistrali », e
frutti di « grandi lavori di critica » opere che si fondano nel pre-
supposto della falsita di tale Fede e dell'essere umano-divino del
suo Rivelatore.
Percio non reputiamo serio 1'aggravio che il Rosadi fa alia Ci-
vilta Cattolica, di non riverire 1'autorita somma del Harnack e
di censurarlo come autore di « falsita storiche e di dialettica pue-
1 Pa£. V.
IL PROCESSO DI GESU 719
rile » . Pud non essere accusato di falsita storiche chi nega tutte
le verita cristiane, eccetto la paternita di Dio? L'autorita di un
razionalista, in questo argomento, tanto vale quanto i raziocinii suoi
e le prove che egli adduce. Fuori di cio, il nome suo non ha peso,
ne personalmente ha diritto di essere creduto sull'ipse clixit. Ma
quando i raziocinii suoi e le prove sue mancano di verita e di dia-
lettica, 1'asserirlo con franca parola non e temerita, e giustizia, non
e scortesia, e lealta l.
Di fatto piu avanti, com'egli entra a toccare la questione dei
miracoli operati da Gesu, e suno tanta parte della sua vita pubblica,
avverte chiaramente che una cosiffatta questione, in quanto « s' im-
pernia sulla loro verita e la loro spiegazione, non pud essere indif-
ferente dinanzi alia critica teologica e razionalista » : e nota che
« una tale indifferenza, affermata dal Harnach, e confutata con piena
ragione dalla Civilta Cattolica. » Daaque egli viene a darci « piena
ragione » quando al Harnach, che non cura o rifiuta il fatto del
miracolo e ne disprezza il valore, rimproveriamo di falsare la verita
storica e di puerilmente ragionare.
Tutto il dissidio tra i cattolici ed i razionalisti, in punto di critica
del Cristianesimo, fa capo qui. « 80 il miracolo ha qualche reaita,
scrisse il Kenan nella sua Vita di Gesu, il mio libro 6 un tessuto
di errori 2. » E giustamente : perocche il miracolo e atto del solo
Dio, Autore onnipotente e Signore del creato. Ogni opera che porti
il suggello del miracolo, si manifesta apertamente divina. Ma co-
siffatta e cosi autenticata da Dio fu la missione di Gesu nel mondo.
Egli stesso a questo divino suggello si aprjellava, quando diceva ai
suoi discepoli ed ai suoi nemici : — Se non credetejillejnie parole,
1 E^curiosa 1'associazione che fa il Rosadi del Gesu, dipinto dai mo-
derni razionalisti critici del Cristianesimo, con S. Francesco d'Assisi,
ch'egli dice « risorto per 1'opera storica e critica di Angusto (Paolo) Sa-
batier. » Eppure non vi e stato mai demolitore piu farisaico ed audaee
delle virtu soprannaturali e della santita del Poverello di Assisi, di questo
incredulo scrittore. Intorno a cio merita di essere letto, ed esortiamo il
Rosadi a leggerlo e meditarlo, un ponderoso e poderoso articolo di P.
A. Coletti, intitolato: II « Gesu » del Penan e il € S. Francesco » del Sa-
batier nel Cattolico Militante per la restatirazione cristiana di Geneva
11 ° del 20 gennaio 1904, che termina con questa provatissima sentenza :
« L'opera del Sabatier, per noi cattolici, e un'opera empia e detesta-
hile come e piit di quella del Renan». Legittima conseguenza giu-
stificante la condanna fatta dalla Congregazione dell' Indice del suo
libro, che tanti, presi dalle artificiose sdolcinature, onde le sue pagine
sono asp'erse, assaporano quasi un giulebbe di paradiso.
2 L. c.
*T20 IL PROCESSO DI GESU
credete alle opere che fo, le quali sono opere del Padre mio che
e nei Cieli. II volere pertanto escludere da ogni discussione, sul
merito della divina legazione di Gesu nella terra, la realta ed il
valore del miracolo, non e da uomo sensato, e, per dire il meno,
da insipiente.
II Rosadi, per non incorrere in questa taccia, avvisa, che la
questione dei miracoli di Gesu, e pero « affatto indifferente rispetto
alia materia delle sue pagine, nelle quali ogni atto della vita di
Gesu e osservato od omesso, secondo che e o non e conferente alia
ragione stataria della giustizia penale contemporanea. Ora i mira-
coli, attribuiti a Gesu, in tanto suscitarono la gelosia dei suoi ne-
mici, in quanto li persuasero del favore popolare che si accre-
sceva, in grazia del fascino teurgico, attorno a lui : infatti le solle-
citudini scambiate tra gli anziani e i sacerdoti adunati per la prinia
volta a consiglio (contro di lui) non ebbero altro significato : ma i
miracoli non potevano essere e non furono mai di per se stessi un
titolo d'accusa legale. »
E bene sta. Quello per altro che egli soggiunge di poi del « si-
gnificato che si attribuisce oggi al miracolo, in virtu d'una cono-
scenza piu o meno chiara che si presume di possedere delle leggi
natural! e dei limiti loro »; con tutte le altre asserzioni sue, ri-
guardanti le moderne teorie dell'ipnosi, dell'autosuggestione, delle
suggestion! collettive e simili ; genera una confusione di idee sin-
golare, la quale pu6 condurre ad errori capital! .
Lasciamo stare la incongruenza della similitudine che egli pone
tra il caso di Gesu, gridato a morte dal popolo che prima lo ince-
kva, con quello di Era Girolamo Savonarola, ascrivendo tutti e
due i casi ad una « suggestione collettiva capace di spingere una
moltitudine fiao alia intera incoscienza ed irresponsabilita » . Ma 1'ac-
creditare Topinione dello Charcot, capo della scuola ipnotica, che
cioe la suggestione possa operare guarigioni organiche, come si
operano nei santuarii, per esempio in quello di Lourdesrnon e un
procedere da persona avvisata e savia.
Lo Charcot, stretto fra 1'uscio ed il muro da chi gli oppose se
non altro la subitezza fulminea colla quale nei santuari si dile-
guano le piaghe, si rinnovano occhi, polmoni, nervi e muscoli con-
sunti ; che diede in risposta? — E vero, la nostra scienza non pud
renderne la ragione. "Di tali effetti la causa e per anco « inintel-
ligibile ». Ma col progresso degli studi questa si scoprira i.
1 Civ. Catt. Serie XV, vol. XI, pag. 129 segg. A questo proposito
e da vedere il LBROY, Constellation du miracle et I' objection positiviste.
Paris Bloud 1901.
IL PROCESSO DI GESU 721
Conseguentemente il dottore piu magnificato della scienza nega-
trice del iniracolo, fu messo al puoto di dover addurre « 1'inin-
telligibile » a causa scentifica di un effetto che sosteneva naturale.
Che dire di una scienza che ha per ultima sua ragione I'igno-
ranza ? Ed uscira ella mai da questa ? Potra ella mai dimostrare
scieutificamente naturale il soprannaturale ? Lo crede possibile il
Rosadi ?
Senza parlare dell' impossibility che naturalmente si rifacciano,
e molto piu si rifacciano in un subito, organi distrutti. quali sono
gli occhi ed i polmoni, conforme si vedono talora rifatti verbigrazia
in Lourdes, e da avvertire, che cosi nel regno vegetale, come nel-
1'animale e legge fissa e costante della natura 1'operare a gradi, tanto
nella formazione primitiva e nello sviluppo degli organismi, quanto
nella restaurazione loro, se patiti e curabili. II subito e 1'istantaneo e"
contrario a questa legge; ne pu6 accadere, se non in virtu di una
potenza alia legge superiore ; quindi ogni guarigione repentina, da
un morbo che lede un organo, non fosse se non per la sua subi-
tezza, e superiore e contraria alle leggi della natura. Ne mai ac-
cadra che niuna scienza giunga a scoprire una causa naturale, che
passi o contrarii quest'ordine ; giacchS per cid stesso questa causa
sarebbe soprannaturale. Onde la speranza dello Charcot, che si
possa mai scoprire una causa, la quale renda false le proprieta delle
cause conosciute e certe, non era speranza dell' ignoto, era spe-
ranza dell'assurdo.
Del resto queste ei altrettali osservazioni, che si possono fare
al libro dell'on. Rosadi, non ne menomano il merito potissimo, che,
come abbiamo avvisato, 6 tutto di ragione storica e giuridica. II
suo minuto esame "critico della legislazione mosaica e romana ap-
plicata al processo di Gesu, comprende, senza trascurar nulla, tutta
quella tragedia che ebbe princlpio nel consiglio degli anziani e dei
sacerdoti, adunati in Sinedrio per decretare a qualunque costo la
morte della Vittima designata, ed ebbe il suo cornpimento nel Con-
summatum est del Calvario. II Rosadi ne tesse la narrazione discu-
tendone tutte le circostanze legali, con una sicurezza e precisione
da maestro. Se noi dovessimo renderne conto, dovremmo rifare in
queste pagine la storia dolorosa della Passione del Redentore. A
noi basta il poter dire con verita, che tutto 1'esame stofico, critico
e giuridico delPAutore dimostra ad evidenza la grande verita, da
lui afferinata nell'esordire il suo lavoro, che cioe la ingiustizia com-
messa contro Gesu di Nazareth, per ucciderlo, « e stata la piu
grande e la piu memorabile delle ingiustizie. »
1904, vol. 1, fasc. 1290. 46 12 marzo 1904.
722 IL PROCESSO DI
II libro del Rosadi, pare a noi, non ha solo importanza per gli
studios! di leggi e di erudizione, ma Y ha eziandio pel cultori delle
scienze sacre, non esclusi quelli che trattaao volentieri 1'oratoria
evangelica e 1'ascetica cristiana. II vedere, anzi il toccar con mano,
che non vi e stata violazione di diritto naturale e positive, religioso
e civile, divino ed umano, che non si sia usata nel processo fatto
a Gesu, per vilipenderlo, per umiliarlo, per infamarlo, per tormen-
tarlo, ce lo viene a rappresentare come quel Re degli oppressi, che
cpnforta in se stesso col suo esempio chiunque soffre oppressions
al mondo.
II Rosadi conchiude il suo scritto con queste parole : « Gesu,
reclinato il capo, spird. Tutto e consumato quanto era di umano
in lui. La croce del suo martirio rimarra piantata per sempre sul
vertice delle ingiustizie, delle cupidigie, delle menzogne civili, segno
di riprovazione eterna e di rigenerazione infinita; si che a para-
gone del legno indistruttibile della croce diventeranno trastulli il
ferro ed il fuoco. »
Noi ancora conchiuderemo come facemmo, esponendo gia; le ini-
quita del Sinedrio nel processo di Gesu, noverate dai fratelli Leinann.
Queste continuano sempre a riprodursi in aitri Sinedrii contro Gesur
redivivo nel suo Yicario, ne' suoi ministri e nel corpo mistico dei
suoi fedeli. Egli lo predisse : — Se hanno perseguitato me, persegui-
teranno ancora voi. Ma non temete : io ho vinto il mondo. La fede
ci rassicura che la Chiesa come partecipa alle ingiurie del suo Capo
divino, cosi partecipa sempre ai suoi trionfi. Quanto durarono i trionfi
del Sinedrio deicida sopra Gesu ? Durarono appena tre giorni : e
poi ? lesus resurrexit, alleluia.
SCIENZE NATURALI
II radium. — Certezze e incertezze. — Costo ed estrazione. — Analogic
e differenze del raggi Becquerel colle radiazioni gia conosciute.
Dopo i raggi X, le onde Hertziane; poi il telegrafo Marconi; oggi
£ la volta del radium: tutte scoperte di pochi anni, che hanno occu-
pato il mondo scientifico non meno che il profano, che parvero avere
sconvolto molte idee, rovesciati sistemi, dato luogo a nuove ipotesi,
recata luce su molti punti, ma al tempo stesso rivelate ombre non
sospettate, buttando sul tappeto un cumulo di problemi impreveduti.
II detto della scrittura c mundum tradidit disputation! eorum » non
•6" forse mai stato meglio avverato. Eppure ognuna di queste novita
solleva un lembo, un cantuccio del velo che ricopre il mistero della
natura. II fisico se ne rallegra, non ostante il molto che sempre ri-
mane inesplorato, perche inestimabile S il valore della verita in se
stessa, anche d'una particella conquistata a fatica. Ma il filosofo spe-
culative, che piu facilmente si adagia nella coscienza di stringerla in
pugno tutta, certa, indubitata, almeno in germe, dinanzi allo scon-
certo cagionato tra i fisici per la comparea del radium, sogghigna con
una cotale compiacenza... : « Lo dicevo io, che non bisogna far caso
di tanti sistemi, atomi, vibrazioni, ondulazioni, etere... tutte ciance.
Per me non ho voluto mai rcmpermi il capo colle onde del Fresnel,
ne coi calcoli del Clausius sui movimenti atomici dei gas, ne colla
teoria elettromagnetica della luce... tutte ciance. Yedete se avevo ra-
gione. Yiene il radium, e ne pure i fisici ci capiscono piu nulla. Si
torna al sistema dell'emissione. Almeno la si capiva qualcosa, un
raggio era costituito di particelle materiali, vere, quasi palpabili :
mentre quelle onde benedette, lunghe o corte, sottoposte alle fasi
oome la luna, chi le ha viste mai?... Torno a dirlo, non se ne sa
nulla. Stiamo all'antico: due principii e bastaj > '•
Un pocolino di verita c'e sicuramente in tutto questo. Chi ha mai
dubitato che da molti non si sappia nulla ne di onde, n& di fasi, no"
di vibrazioni, n§ dei fenomeni che possono dare un po' di luce sulla
oostituzione della materia? Ma chi ha faticato per sapere qualche cosa,
nella scoperta del radio e degli altri corpi chiamati radioattivi, come
Vuranio e simili, vedendosi rivelare nuove forme di radiazioni rette
tftt£i4^^Hiv
5IHE*
724 SCIENZE NATURALI
da nn meccanismo differente da quelle degli ordinarii fenomeni lumi-
nosi, calorific!, attinici, elettrici, magnetic!, egli diia lealmente: sieno
le benvenute anche lore. Studiereino il loro passo, il loro cammino
attraverso corpi solid! e liquid!, attraverso a quelli che chiamavamo
opachi per gli antichi raggi e che pei nuovi sono trasparenti, e vice-
versa indagheremo qual sia 1' intoppo che trovano nel vetro una parte
di loro, mentre un'altra v' ha libero il passo.
Non percio sara bisogno di spingersi all'estremo opposto. Come
chi vede e conta gia sulle dita i milioni di elettroni o atom! piu mi-
nuti nei quali si dovrebbero scindere gli atom! fin qui creduti indi-
visibili : li vede correre, precipitarsi, danzare, circolare come pianeti
intorno al nucleo centrale, o prendere posizioni stabili, quasi figure
e parate di gruppi coreografici. E per contro v' e chi si turba di questo
rifiorire di teoria atomica e dei connessi caprice! di fantasia. Ne 1'uno
ne 1'altro hanno ragione di tanto commuoversi. Aspettate, e intanto
studiate.
Certo ella e cosa che rnerita tutta I'attenzione di qualunque spi-
rito serio, un nuovo elemento, un metallo, finora neppure conosciuto
per congettura, i compost! del quale e maggiormente il suo. cloruro,
sono luininosi di per se, e collo spandere luce intorno non si consu-
mano. Prendete un pezzettino di un tale composto, riponetelo diligen-
temente al buio; esso irraggia placidamente intorno i suoi bagliori,
rischiarando gli oggetti circostanti, e quel ch' e piu non in forma
passeggera, ma comunicando loro una parte della sua attivita. Cosa
curiosissima : si dice che ne' laboratori ove si maneggia il radio, tutti
gli oggetti di vetro e di porcellana alia fine si tingono stabilmente di
un colore leggero e diventano luminosi essi stessi. Forse che qualcosa
emani da quel minuzzolo della nuova sostanza e aderisca agli altri
oggetti, ovvero che 1'energia stessa si comunichi e si desfci dentro di
loro? E un quesito riserbato all'avvenire.
II Becquerel n'aveva incartato un frammento e se lo teneva nel
taschino del panciotto. Tosto s'avvide a spese sue che cogli scono-
sciuti non s' ha a fare troppo a fidanza : poiche si senti scottare il
fianco ben bene. II signer Curie, che colla sua signora ha il merito
della scoperta e dei piu important! siudii sul radio, voile provare sul
braccio 1'effetto di cotali scottature : e ne fu generosamente compia-
ciuto, ch5 la piaga peno parecchie settimane a rimarginarsi. L'ame-
ricano ing. Hammer buttando un pezzettino di cloruro di radio, ser-
rato dentro un tubetto di vetro, in una coppa d'acqua limpida ove
nuotavano dei pesciolini rose! di di versa grandezza, se li vide morire
tutti, i piu piccoli in tre o quattr'ore, un altro in 24, e il piu grosso
che misurava 6 cm. in tre giorni.
Questi effetti fisiologici, com'e naturale, hanno fatto presagire su-
IL RADIO 725
bito gli usi inedicali del naovi composti : diciamo presagire, cioe rite-
nerli possibili, anche probabili se vegliamo. Ma tanto non bastava ai
giornali quotidian! ; essi dettero tosto le guarigioni bell'e fatte e per-
fettamente riuscite, anzi curato il cancro per 1' appunto. Molte spe-
ranze, qualche tentative e nulla piu.
Come volete che abbia gia trovate ample, sicure, metodiche appli-
cazioni nella medicina una sostanza di cui si posseggono pochi grammi
in tutto il mondo? II prof. Sella, in una delle conferenze che tenne lo
scorso febbraio e in questo marzo all' Istituto fisico in via Panisperna,
si stimo fortunate di lavorare con 50 milli grammi di cloruro di radio,
rinchiuso in un tubettino di vetro. Ed i coniugi Curie nel 1902 per po-
terne preparare un grammo, ebbero un sussidio di 20 000 franchi sul-
1'entrate della cospicua fondazione Debrousse, che 1'Istituto di Francia
deve assegnare all' incremento di un'opera utile alle lettere, alle scienze
e alle arfci. Ora, dietro la grave e magistrale relazionedi Maurice Levy,
lo cinque Accademie, che formano 1'Istituto di Francia, a sezioni riunite
non giudiearono che fossero mal collocati 20 000 franchi per un grammo
d'una sostanza, che sparge intorno a se dei raggi di misteriosa na-
tura, ma destinati a chi sa quali rivelazioni sulla costituzione della
materia e delle sue energie. Si trattava d'un'impresa d'interesse fisico
e filosofioo insieme, di suprema importanza.
Tra i diversi corpi capaci di questa nuova forma d'attivita, cioe
Vwanio, il torio, il polonium, il radium che & il pill erergico s'in-
contra finora cosi scarso in natura, che per ottenere alcuni decigrammi
del suo cloruro bisogna sottomettere parecchie tonnellate, cioe dire
parecchie migliaia di chilogrammi, di certi minerali d'uranio, gia
inolto rari per se stessi, ad un lungo e costoso procedimento di pu-
rificazione e di concentrazione : impresa che trapassa i mezzi ordinarii
del laboratorio meglio allestito. Ecco la ragione della forte spesa oc-
corrente ai signori Curie per proseguire le loro ricerche.
Ora la Societe centrale des produits chimiques di Parigi ha fatto sa-
pere, non ha guari, ch'essa non tardera a porre in commercio del
radio quasi chimicamente puro, al prezzo volgare di 30 000 franchi il
grammo. Chi ne ha bisogno si provvegga avanti che sia andato a
ruba. Che prezzi, pensera taltmo: un diamante dell'acqua piu pura
e di egual peso non costerebbe che 7000 franchi ! Frattanto se stiamo
ad una recente pubblicazione, copiosa di notizie ma assai disordinata,
dei signori Hammer ed Hess A si potrebbe ritenere che al presente
esistano 3 grammi di radio chimicamente puro, e circa 2 chilogrammi
di radio cominerciale di buona qualita. A sua volta La Nature rife-
4 II radio, sue propriety ed applicazioni, Torino, Rosenberger & Sel-
lier 1903.
726 SCIENZE NATURALI
risce che parecchi professor! dell'universita di Princeton ritengono
che il radio si trovi pure in America, non gia nella pechUenda, donde
si cavava finora, ma nella carnolite, minerale assai piu comune, anzi
abbondante nell'Utah, e contenente degli ossidi di uranio e di vanadio.
Sicche, verificandosi il fatto, presto ribasserebbe il prezzo.
II costo enorme della materia con cui si deve sperimentare in-
tralcia naturalmente le investigazioni ; a molti gabinetti scarsamente
dotati le rende addirittura impossibili ; impedisce che si moltiplichino
da numerosi osservatori le verificazioni, i saggi, i riscontri e le misure.
Ne segue che per un bel pezzo ancora sara necessaria una grande
cautela nell'accogliere le nuove notizie, e maggiore anoora nel dedurne
conseguenze. Certo e frattanto che si possono ritenere vani ed esagerati
i timori d'un rivolgimento nelle leggi e nei principii della fisica spe-
rimentale. Potranno mutare le ipotesi escogitate a dar ragione di certi
fatti o di certe classi di fenomeni : ma e bene ricordare che 1 'ultimo
pensiero per gli spiriti serii e sempre stato quello di fabbricare ipo-
tesi, avanti d'avere bene stabilito cid che e di fatto.
Se e vero, come si annunzia, che i raggi di questa nuova sostanza
non vengono riflessi, ne rifratti, n& polarizzati; se n' inferifa ch'essi
non consistono in vibrazioni ne* si propagano per via meccanica eguale
a quella dell'osde sonore, luminose, calorifiche, elettriche; le quali
tutte debbono appunto al meccanismo comune, che e" quasi il sub-
stratum delle loro different! forme specifiche, quella somiglianza nei
predetti e indubitati fenomeni. La teoria delle ondulazioni, per quella
parte che rappresenta le misure sperimentali, non ne patisce nulla;
ne acquista nuova probabilita quella dell'emissione. GiacchS anche
dopo la scoperta del radium, come dopo quella dei raggi X, ritnane
certo e inconcusso, per es. che la velocita della luce nell'aria e mag-
giore che nell'acqua, come esige la propagazione per onde e come con
misura diretta fu dimostrato dal Foucault, mentre 1'ipotesi dell'emis-
sione, importando per 1'appunto il contrario, fu smentita dall'espe-
rienza per sempre.
Le immortali sperienze del Fresnel sulla polarizzazione e sull'in-
terferenza della luce; la forma dell'onda nei cristalli biassi, la rifra-
zione conica interna e quella esterna, dedotte a priori dall' Hamilton
collo studio geometrico della superficie d'onda del Fresnel, e verificate
dall'esperienza sulle lastrine d'arragonite, non sono conquiste passeg-
gere che abbiano nulla a temere dalla comparsa di nuove radiazioni
negli anfiteatri della fisica.
Meglio e" adunque riserbare le teorie all'avvenire, quando s'avranno
piu larghe informazioni.
La scoperta di questi interessanti fenomeni e dovuta al fisico fraacese
Enrico Becquerel, membro dell' Istituto e professore al Museo, figlio
1L RADIO 727
e nipote di Edmondo e d' Antonio Becquerel, i nomi del quali sono
g:a registrati con onore nella storia della fisica.
I raggi da lui scoperti nel 1896 hanno una stretta somiglianza coi
famosi raggi X, detti pure raggi Roentgen : con questa notevole dif-
ferenza per 6, che mentre quest! ultimi sono prodotti all'esterno di
quelle ampolle di Crookes, entro le quali, estremamente rarefatte, si
scagliano gl' impetuosi raggi catodici eccitati da una forte batteria
elettrica, i raggi del Becquerel all' incontro emanano spontaneamente
da alcuni minerali, come una loro proprieta permanente.
II Becquerel si stava occupando dei noti fenomeni di fluorescenza,
per cui certe sostanze sotto 1' influsso dei raggi invisibili ultravioletti
diventano temporaneamente luminose; e similmente della fosforeseenza,
vocabolo onde suol designarsi un fenomeno somigliante al precedente,
che perdura dopo 1'eccitamento momentaneo della luce o del calore.
Egli sapeva di certi sali d'uranio che erano forniti di tal proprieta,
e sapeva pure che i raggi residui in certi corpi fosforescenti avevano
la qualita singolare di agire sopra una lastra fotografica anche at-
traverso una carta nera, del tutto opaca, anche attra verso uno schermo
di cartone ; che insomnia per loro non esisteva opacita.
Ma i sali d'uranio su cui sperimentava gli dettero piu che non
cercava. Essi non avevano pure bisogno di quello stimolo preventive
di luce o di calore, ne anche quelli che per se non erano fluorescent!
ne fosforescenti : e il rischiararli o scaldarli non ne aumentava 1'ef-
ficacia per niente.
Risaputa questa novita, ecco tutti in moto, i Ssici e i chimici, a
cercare se anche altre sostanze fossero cosi capaci di influire attraverso
i corpi opachi.
II Curie e la sua signora, due fisici polacchi stabiliti a Parigi,
trovarono che un minerale nero d'uranio chiamato pechblende (blenda
color di pece) si mostrava piu energico ancora dell'uranio puro. So-
spettarono che vi fosse nascosto qnalche altro corpo sconosciuto; pro-
vando e riprovando riescono a separare dei compost! chimici di questo
nuovo corpo, che denominarono polonium, eon legittimo richiamo alia
patria lontana, dando la giusta appellazione di radioattivitd alia cu-
riosa energia che ne emanava. Essi stimarono che questa nel polonium
fosse circa quattrocento volte maggiore che nell'uranio.
Ne si arrestarono qui le loro ricerche : poiche continuando a dis-
cernere minerale da minerale, sale da sale, e seguitando sagacemente
le tracce delle curiose emanazioni, pervennero nel 1898 a mettere le
man! sulla sostanza le cui radiazioni parvero centomila volte piu
intense che quelle dell'uranio ; e pero a designarla come radioattiva
per eccellenza la battezzarono col nome stesso di radium.
Avuta in mano questa fonte di novelle energie, eccola sottoposta
728 SCIENZE NATURALI
ad esame. Nel che la fisica moderna non precede a caso ; ma fornita
delle sicure conquiste in tanti campi different!, la mette al cimento
delle proprieta gia conosciute di altri agenti naturali : proprieta chi-
miche, elettriche, niagnetiche, ottiche, ecc.
Queste proprieta richiamarono naturalmente 1'attenzione sulla so-
miglianza dei nuovi raggi Becquerel coi raggi X gia conosciuti presso
a poco dal medesimo tempo cioe dal 1896, ma meglio studiati a ca-
gione della maggior facilita di produrli con piccolo costo.
I raggi X, come e noto, hanno efficacia sopra una lastra fotogra-
fica ancorche involta in una carta nera perfettamente opaca alia luce
ordinaria. I medesimi raggi camminano sernpre in linea retta senza
deviare ne per incontro di ostacoli, ne per passaggio in un nuovo
mezzo diversamente rifrangente : in una parola non si riflettono ne si
rifrangono. Le apparenti tracce di riflessione, che si credette ricono-
scervi a principio, meglio studiate, si palesarono per una specie di
fluorescenza eccitata da loro nel corpo ia cui s'abbattono.
Se nelle ombre prodotte dalla luce ordinaria i contorni non sono
nettamente definiti per effetto del fenomeno detto diffrazione, invano
si cerco qualcosa di somigliante nelle ombre dei raggi X, o sia perche
essi non abbiano alcun carattere vibratorio, o perche in ogni caso la
lunghezza d'onda sia troppo piccola e insufficiente a produrre frange
di diffrazione. Similmente non furono potuti scoprire segni di poia-
rizzazione.
All' incontro 1'azione elettrica dei raggi X e una delle loro qualita
piii notevoli, ma al tempo stesso e quella che diede luogo alle piu
lunghe e dibattute controversie. Come la luce o, per dir meglio, i raggi
ultra-violetti facilitano 1'esplosione della scintilla elettrica; GOBI del
pari i conduttori elettrizzati si scaricano prontamente quando sono
esposti ai raggi X, il che vuol dire che i raggi X rendono 1'aria con-
duttrice deU'elettricita. Anzi non solamente 1'aria cessa d'essere iso-
lante nei punti attraversati dai raggi X, ma per tutta la lunghezza
delle linee di forza elettrica che vengono incrociate dai medesimi.
Le prime proprieta dianzi rammentate, stabiliscono una sostanziale
differenza tra la luce e le nuove radiazioni X, in quanto al modo della
loro propagazione meccanica : i raggi Roentgen non hanno che fare col
moto ondulatorio. Or bene le qualita finora riscontrate nei raggi Bec-
querel, li ravvicinano strettamente ai raggi X, e li distinguono forse
con altrettanta differenza dalla natura dei raggi luminosi.
Cominciando dall' ultima proprieta, anch'essi rendono 1'aria con-
duttrice dell'elettricita. Infatti in un circuito ove sia inserito un elet-
trometro, e una batteria elettrica, e sia stabilita un'interruzione me-
diante due piatti conduttori disgiunti da un certo intervallo ; basta
presentare un pezzettino di radio al detto intervallo perche tosto si
IL RADIO 729
trovi chiuso il circuito e I'elettrometro accusi la scarica. L'aria in-
terposta, divenuta conduttrice, colma la lacuna.
Quando alle altre proprieta del raggi in presenza di ostacoli contro
cui s'urtano, pare che le leggi ordinarie della riflessione e della ri-
frazione vengano meno, come gia nei raggi Roentgen. Tuttavia non
e dissipata ogni incertezza. Forse a schiarire i fenomeni giovera in
seguito la distinzione di tre specie di radiazioni emesse dai corpi ra-
dioattivi, le quali sono designate e un pochino accreditate presso il
volgo con tre belle lettere greche a, (3 e y.
I raggi a sono i piu numerosi, poco penetranti, anzi pochissimo,
carichi di elettricita positiva, ed avrebbero una velocita uguale a 4/10 di
quella della luce. A deviarli si richiede un campo magnetico molto
intense. I raggi P invece, carichi di elettricita negativa, somigliano in
tutto i raggi catodici dei tubi Crookes, hanno efficacia sulle lastre
fotografiche, sono deviati da un magnete, ma per verso opposto ai
raggi a. La lora velocita s'accosterebbe a quella della luce. Final-
rnente i raggi Y sono restii al campo magnetico, sono penetrantissimi,
e simili per 1'appunto ai raggi X, con una velocita, dicesi, di 300 000
chilometri al secondo, come la luce ordinaria.
Ci6 posto assegnando a ciascun fascio le sue attribuzioni, si spie-
gherebbero da un canto le analogie coi raggi X, e da un altro canto,
se la preponderanza spetta ai raggi a, poco energici chimicamente,
s' intenderebbe come le fotografie ottenute col radium richieggano posa
molto piu lunga che non coi raggi Roentgen, e riescano pure meno
nitide e spiccate.
Rimane tuttavia un x, una vera incognita da distrigare di mezzo
ai fenomeni di radioattivita. Come il radio lavora e non consuma?
II Sig. Browker racconta, che trovandosi a tavola tra H. Becquevel
• Lord Kelvin, questi gli avrebbe detto [e la metafora e di gusto
perfettamente inglese] che la scoperta dei nuovi raggi ha segnato il
primo punto d'interrogazione accanto al principio della conservazione
dell' energia, dal giorno che esso principio fu enunciato. Non segue
pero che la risposta all' interrogazione abbia ad essere negativa ; ne"
»' ha da pretendere che le nostre bilance tra quelle estreme sotti-
gliezze della materia valgano qualcosa di piu che le grosse stadere
da mercato in un'analisi chimica di precisione ; ne abbiamo a dimen-
ticare che il peso non e la sola forma d' energia, che entra in giuoco
nel principio delPequilibrio e della conservazione.
Si parla e si scrive spesso e molto di altre radiazioni, 'di raggi n
che traversano 1'alLuminio, altri di luce nera (!), ecc. Avanti di par-
larne e di riferirne con sicurezza sara bene aspettare che sieno in-
ventati prismi capaci di sceverare tutta questa matassa, di dissociare
e di accertare i connotati, il credito e il debito di ciascuno.
GRONAGA GONTEMPORANEA
Roma, 26 febbraio - 10 marzo 1904.
I.
COSE ROMANE
1. Lettere apostoliche pel conferimento dei gradi accademici in Sacra Scrit-
tura. — 2. Programma del Congresso Mariano e della Mostra interna-
zionale per il Giubileo dell'Immacolata Concezione. Missioni Sacre in
Roma. — 3. Pellegrinaggio Viennese, belga, francese. La legazione co-
lombiana. — 4. Dispensa pontificia pei giorni 19 e 25 marzo.
1. Nell' Osservatore Romano del 5 marzo furono pubblicate le Let-
tere apostoliche colle quali il Santo Padre Pio X ad incremento sem-
pre maggiore degli studii esegetici istituisce due gradi accademici
da conferirsi dalla Commissione biblica a coloro che, gia laureati in
sacra teologia, con doppio esame saranno giudicati degni della licenza
e del dottorato in Sacra Scrittura. Eccone il testo :
SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI Pn PAPAE X
LITTERAE APOSTOLIOAE
DE ACADEMICIS IN SACRA ScRIPTVRA GRADIBVS
A « COMMISSIONE » BIBLICA CONFERENDIS
PITS PP. X
AD PERPETVAM REI MEMORIAM.
Scripturae sanctae magis magisque in Clero promovere studium,
conscientia Nos Apcstolici officii in primis admonet hoc tempore, quum
eum maxime divinae revelationis fideique foctem videmus ab intem-
perantia humanae rationis passim in discrimen adduci. Id ipsum quum
intelligent Noster fel. rec. decessor Leo XIII, non satis habuit de-
disse anno MDCCCXCIII proprias de re biblica Encyclicas litteras Pro-
vldentissimus Deus; nam paucis ante exitum mensibus, editis Apo-
stolicis litteris Vigilantiae, peculiare instituit ex aliquot S. R. E.
Carclinalibus pluribusque aliis doctis viris urbanum Consilium, quod,
praelucente doctrina et traditione Ecclesiae, etiam progredientis eru-
ditionis praesidia oonferret ad legitimam exegesim biblicam, et simul
catholicis praesto esset, turn ad adiuvanda ac dirigenda eorum in hoc
genere studia, turn ad controversias, si quae inter ipsos extitissent,
dirimendas.
CRONACA CONTEMPORANEA 731
Nos quidem, ut par est, praeclarum istud pontificalis providentiae
monumentuni a Decessore relictum, Nostris quoque curis et auctori-
tate complectimur. Quin etiam iam nunc, eiusdem Consilii sen Com-
rtiissionis navitate confisi, ipsius operam in negotio, quod magrii cen-
seinus esse momenti ad Scripturarum provehendum cultum, adhibere
constituimus. Siquidem hoc volumus, certain suppeditare rationem,
unde bona paretur copia magistrorum, qui gravitate et sinceritate
do^trinae commendati, in scholis catholicis divinos interpretentur Li-
bros. Huius rei gratia percommodum profecto esset, quod etiam in
votis Leonis fuisse novimus, proprium quoddam in Urbe Roma con-
dere Athenaeum, altioribus magisteriis omnique instrumento erudi-
tionis biblicae ornatum, quo delecti undique adolescentes convenirent,
scientia divinorum eloquiorum singulares evasuri. At quoniam eius
perficiendae rei deest in praesens Nobis, non secus ac Decessori, fa*
cultas, quae quidem fore ut aliquando ex catholicorum liberalitate
suppetat, spem bonam certamque habemus, interea quantum ratio
temporum sinit, id, harum tenore litterarum, exsequi et efficere de-
crevimus.
Itaque, quod bonum salutareque sit, reique catholicae benevertatr
Apostolica auctoritate Nostra, Academicos Proly tae et Doctoris in Sacrae
Scripturae disciplina gradus instituimus, a Commissione Biblica con-
ferendos ad eas leges, quae infra scriptae sunt.
I. Nemo ad Aceademicos in Sacra Scriptura gradus assumatur,
qui non sit ex alterutro ordine Cleri sacerdos ; ac praeterea nisi Do-
ctoratus in Sacra Theologia lauream, eamque in aliqua studiorum
Universitate aut Athenaeo a Sede Apostolica adprobato, sit adeptus.
II. Candidati ad gradum vel prolytae vel doctoris in Sacra Scri-
ptura, periculum doctrinae turn verbo turn scripto subeant: quibus
autem de rebus id periculum faciendum fuerit, Commissio Biblica
praestituet.
III. Commissionis erit, explorandae candidatorum scientiae dare
iudices: qui minimum quinque siat, iique ex consultorum numero.
Licet tamen Commission! id indicium, pro prolytatu tantummodo,
aliis idoneis viris aliquando delegare.
IV. Qui prolytatum in Sacra Scriptura petit, admitti ad periculum
faciendum, statim ab accepta sacrae Theologiae laurea, poterit : qui
vero doctoratum, admitti non poterit, nisi elapso post habitum pro-
lytatum anno.
Y. De doctrina examinanda candidati ad lauream in Sacra Scriptura,
hoc nominatim cautim sit, ut candidatus certam thesim, quam ipse
delegerit et Commissio Biblica probaverit, scribendo explicet, eamque
postea in legitimo conventu Bomae habendo recitatam ab impugnatio-
tibus censorum. defendat.
732 CRONACA
Haec volumus, edicimus et statuimus, contrariis quibusvis non
obstantibus. — - Restat, ut Yenerabiles Fratres Episcopi ceterique sa-
crorum Antistites in suae quisque dioecesis utilitatem ex hisce sta-
tutis Nostris eum fructum quaerant, quern, inde Nobis uberem polli-
cemur. Ideo, quos in suo Clero viderint singularibus Bibliorum studiis
natos aptosque, ad promerenda etiam huius disciplinae insignia hor-
tentur et adiuvent: insignitos porro habeant potiores, quibus in Sacro
Seminario Scripturarum magisterium committant.
Datum Romae apud S. Petrum sub anulo Piscatoris die XXIII Fe-
bruarii, festo S. Petri Damiani, an. MDCCCCIY, Pontiftcatus Nostri
anno primo.
A. CARD. MACCHI.
2. Come per le feste centenarie di S. Gregorio, cosi per il giu-
bileo dell' Immacolata Concezione ferve 1' opera preparatoria della
Commissione esecutiva e dei Comitati speciali onde ordinarne la so-
lenne celebrazione.
Nel periodico L} Immacolata sono stati pubblicati i programmi del
Congresso mariano mondiale e della Esposizione internazionale ma-
riana da tenersi in Roma. Al Congresso sono specialmente invitate
quelle persone e quelle Istituzioni che per loro vocazione sono chia-
mate ad esaltare Maria ; Ordini e Congregazioni religiose : Univer-
sita e Facolta cattoliche, Seminarii, Collegii ed Istituti superior! :
Confraternite : Compagnie ed altre pie Associazioni mariane : Rivi-
ste mariane : scrittori, oratori ; speciali rappresentanti di tutte le Na-
zioni e delle Diocesi di tutto il mondo per concorrere a questo nuovo
tribute di onore alia Yergine Immacolata. Esso avra luogo nei primi
giorni di dicembre per chiudersi colla solennissima funzione clie si
terra in S. Pietro il giorno ottavo dello stesso mese. La materia da
trattarsi nelld riunioni e distinta in tre temi : a) il culto di Maria
Santissima, specialmente sotto il titolo d'Immacolata, si nel riguardo
dottrinale che nello storico, e mezzi pratici per il suo maggior in-
cremento : — b] la stampa mariana, periodica e non periodica : -
c) gli istituti e le associazioni mariane, le loro tradizioni e il loro
apostolato di pieta inverse la Yergine : ' — e intorno a tali temi sono
ammessi lavori e proposte da svolgere al Congresso o da pubblicare
negli Atti dopo conapetente approvazione, purche siano presentati, in
qualsivoglia lingua, prima del 15 luglio prossimo. Spettera alia Com-
missione preparatoria e alia Presidenza generale del Congresso la
scelta dei relatori e la determinazione delle altre disposizioni spe-
ciali che saranno pubblicate piu tardi.
A com piemen to ed illustrazione del Congresso, il Comitato cen-
trale romano dei festeggiamenti ha pure bandito una esposizione in-
ternazionale di arte mariana quasi ad unire coll'omaggio della pieta
CONTEMPORANEA 733
figliale, quello del genio cristiano che accumulo tesori attraverso i
secoli attingendone altissime ispirazioni dalla phi pura e bella tra le
creature.
Questa esposizione sara aperta dal settembre 1904 alia Pasqua 1905
nel palazzo apostolico lateranese a cio concesso dal Santo Padre ; ed
il suo programma si modella sul programma del Congresso a cui serve
di illustrazione, ripartendosi in tre division! : a) culto di Maria San-
tissima e sue manifestazioni aella iconografia e nella numismatica.
Alia prima appartengono pitture, sculture, tan to lavori original! che
riproduzioni, incisioni, mosaici, ricami, vessilli con immagini della
Yergine, ecc. Alia seconda le medaglie, i sigilli, le monete, ecc. —
b) Stampa mariana, che abbraccia le Opere relative alia Yergine e
pregevoli altresi per valore artistico ; i libri corali e codici ; i perio-
dici e numeri unici illustrati artisticamente che trattino della B. Y.,
del suo culto, de' suoi Santuarii. — c) Istituti e associazioni ma-
riane, loro storia, agiografia, statiatica, relazioni e bibliografie spe-
ciali. — La mostra non avra scopo industriale e percio saranno am-
messi solamente quegli cggetti che abbiano pregio artistico o storico,
e dovranno essere consegnati non piu tardi del giorno 15 agosto.
Per la Corona di stelle che, come fu detto, dovra ornare 1'imma-
gine della Yergine nella cappella del coro in San Pietro, ricchissirni
doni vengono offerti ogni giorno da tutte' le parti del mondo cristiano:
e ci basti per oggi ricordare ad esempio il Santuario di Nostra Si-
gnora delle Yittorie di Parigi che ad ingemmare una delle dodici
stelle diede la bellezza di cencinquanta diamenti, de' quali ottanta-
sette lavorati a brillanti, con diecimila lire per la loro legatura.
Un'altra corona, e di pregio ancor piu caro alia Yergine, si sta
g:a inte^sendo in essequio di lei colle sante missioni che in quindici
parrocchie di Roma vennero cominciate il 10 marzo per chiudersi
il 19 festa di S. Giuseppe. Un secondo ed un terzo periodo di mis-
sioni sara aperto nel giugno e nel settembre prossimo, di modo che
Roma tutta e a suo esempio il mondo intero si rinnovi a purezza di
vita cristiana onde disporsi a celebrare degnamente le feste giubilari
di Colei che per antonomasia e detta 1'Immacolata.
3. (Hi ultimi giorni del febbraio videro i pellegrini riprendere
la via di Roma e prostrarsi ai piedi di Pio X, di cui gia conoscono
la squisita boata ed il paterno sorriso. Primo giunse un gruppo di
viennesi, circa un centinaio, diretti dal dott. Brauneiss e introdotti
all'udienza pontificia il 26 febbraio da Mgr. Lohninger, rettore del-
I'Oapizio teutonico di S. Maria dell'Anima. — Nel pomeriggio del 29
invece piu di tresento pellegrini della diocesi di Arras guidati dal
loro Pastore Mgr. Williez erano ricevuti in una delle logge vati-
cane, ed il Santo Padre, rispondendo all' indirizzo di ossequio pre-
734 CRONACA
sentatogli, raccomandava loro piu che mai la preghiera e la fiducia
nella divina provvidenza in mezzo ai mail che affliggono la Chiesa di
Francia ; poi accompagnato dal card. Matthieu e dai vescovi di Arras
e di Bayeux lentamente traversava le file dei pellegrini, benedicendo le
persons e gli oggetti da quelle presentati e soidisfacendo alle richieste
di tutti, acclamato quindi coi piu vivi applausi di riconoscenza figliale.
— A sua volta, la domenica 6 marzo, un pellegrinaggio belga com-
posto di oltre cencinquanta persone radunatesi nel Museo lapidario,
venne presentato a Sua Santita dal conte d'Ursel il quale eapresse
a nome comune i sentimenti di fede e di rispettosa affezione dei ca*t-
tolici belgi per la Santa Sede : alle quali proteste il Pontefice rispon-
dera colljassicurazione della paterna sua benevolenza e coll'apostolica
benedizione. — Ed il giorno appresso colle stesse prove di cordiale
bonta furono consolati i membri del primo pellegrinaggio nazionale
francese che in numero di ottocento nella stessa Galleria vennero am-
messi a baciar la mano dal Pontefice e ad offerirgli 1'oraaggio della
loro devozione.
Ne i ricevimenti de' psllegrini impedirono quelli de' romani. Piu
di un migliaio di giovanetti alunni del Pio Istituto delle scuole not-
turne di religione furono ammessi nello stesso Museo lapidario 1'ultima
domenica di febbraio, a baciar la mano del Papa chez accompagnato
da Mgr. Misciatelli presidente dell'Opera, da Mgr. Ugolini, vice presi-
dente, e da Mgr. Ceschini eoonomo, si trattenne dapprima encomiando
i direttori e maestri delle scuole ed incoraggiandoli all'opera di tanto
vantaggio religioso e sociale da loro compiuta; poi benedisse tutti
amorevolmente, facendo distribuire a ciasouno per ricordo una me-
daglia. — Colla stessa benevolenza Sua Santita aveva accolto pochi
giorni prima 1'arciconfraternita della Madonna della divina Provvi-
denzi, Ausiliatrice de' Cristiani ; le terziarie domenicane che offerser-o
una ricca stola; e parecchi altri istituti.
Sullo scorcio pure di febbraio il Santo Padre ricevette in parti-
colare udienza Don Jaime di Borbone figiio di Don Carlos, che, in
alta divisa di ufficiale russo, voile ricevere la benedizione del Pon-
tefice prima di lasciare 1' Italia per raggiungere il suo posto nell'eser-
cito belligerante sui confiui dell' Estremo Oriente. — Altra udienza
era concessa da Sua Santita alle LL. AA. II. il conte Filippo Gastone
d'Eu e la consorte Isabella di Braganza coi figli Pietro d' Alcantara
e Luigi Filippo e le persone del loro seguito.
fi poi degno a risapersi che il Governo della repubblica di Colombia
ha stabilito di ripristinare la legazione permanente presso la Santa
Sede che era rimasta senza titolare per 1'assenza del generale Gioac-
chino Yelez gia inviato straordinario e ministro plenipotenziario di
quella repubblica. A tale scopo d giuuto in Eoma il Signor Nicola
CONTEMPORANEA 735
Casas col titolo di segretario di legazione ed insieme incaricato di
affari temporaneo, sino al giungere del ministro titolare destinato a
tale ufficio dal Governo colombiano.
4. L' Osservatore Romano nel suo num. 56 dell'8 marzo corr. pub-
blicava quanto gegue : « Siamo incaricati di annunziave, con preghiera
ai giornali cattolici di riferire 1'anminzio, che la Santita di Nostro
Signore Papa Pio X si d benignamente degnata di dispensare i fedeli
di tutta Italia dalla legge ecclesiastica delPastinenza nell'unica co-
mesiione nei giorni di sabato 19 e venerdi 25 corrente, in cui ricor-
rono rispettivamente le solenni festivita del Patriarca S. Giuseppe e
della Santissima Annunziata. »
II.
COSE ITALIANS
1. Lavori Parlamentari. L'inchiesta sulla marina. — 2. Un monicipio socia-
lista disciolto. — 3. Ancora del P. Ehrle. — 4. Le avvocatesse. — 5. Una
commedia indecente. — 6. Le elezioni amministrative in Firenze.
1. Ricorderanno i nostri lettori come per i sospetti, che da lungo
tempo si erano venuti accumulando sull'amministrazione della Marina,
nel giugno dello scorso anno da tre deputati di partito diverse furono
presentate domande d' inchiesta. II favore che esse incontrarono fa si
largo che avrebbero ottenuto Papprovazione del Parlamento, se Pono-
revole Zanardelli, presidente del Consiglio, non si fosse opposto con
un abile discorso. I sospetti di allora crebbero e, specialmente dopo
il noto processo Ferri-Bettolo, si allargarono a tal punto da rendere
impossibile al governo un'assoluta opposizione. Percio la commissione
parlainentare d'accordo col governo stesso presento un disegno di legge,
per il quale si creava una commissione d' inchiesta composta di 6 se-
natori, eletti dal Senato, 6 deputati, eletti dalla Camera, e 5 fun-
zionari governativi da nominarsi dal governo con decreto reale. Su
tale proposta comincid la discussione al Parlamento il 25 febbraio.
Comune era la persuasione della necessita dell' inchiesta ; pero da
alcuni si osservd che sarebbe stato meglio aver] a fatta quando fu do-
mandata P anno scorso ; che in questo memento non era opportuna,
non essendo le condizioni internazionali sicure da pericoli di com-
plicazioni guerresche. Ma piu viva fu la discussione per un emen-
damento, proposto a nome delPEstrema sinistra, dall'on. Sacchi,
che voleva composta la commissione soltanto di 9 senatori e altret-
tanti deputati, escludendo i rappresentanti governativi, la cui pre-
senza avrebbe diminuito la fiducia del pubblico su i risultati del-
736 CRONACA
1' inchiesta. L'on. Giolitti alia prima difficolta rispose che 1'inchiesta
non avrebbe potuto annebbiare la fama deH'amininistrazione della ma-
rina e percio non era da temersi ; contro 1'emendamento dell'on. Sacclii
si oppose recisamente, mostrandosi pronto anche a provocare un voto
di fiducia. La legge fu approvata nel modo voluto dal governo con
una forte inaggioranza di 217 voti contro 52.
II Senato pero finora non ha fatto buon viso all' inchiesta, se si
vuol giudicare dall'accoglienza che ha incontrato negli uffici; giacche
dei cinque relatori eletti tre la giudicano inopportuna e ne propon-
gono la sospensione. Cio non ostante si crede che il governo la fara
passare, avendo, secondo un vecchio sistema, preparato un'« infornata »
di 28 nuovi senator! per il 4 ma_rzo, anniversario dello Statuto.
2. Fu un brutto quarto d'ora quello che 1'on. Santini fece passare ai
socialisti nella seduta del 23, interrogando il ministro dell'Interno sopra
certi affari del municipio di Bracciano nel quale i c compagni > spaclro-
neggiavano a man salva. Quel municipio fu sciolto con decreto reale
in data 21 febbraio e nominato commissario regio il cav. Carlo Botturi.
Le cagioni dello scioglimento sono morali e politiche. Tra le prime
pare che siano state accertate alcune irregolarita nell'amministrazione.
Ora ognuno sa, disse argutamente 1'on. Santini in un' interrogazione
al Ministro dell' interno, che quando si « adopera questo eufemismo
vuol dire che gli amministratori rubano > . Tra le altre lo stesso ono-
revole ricorda che nelio scorso carnevale i socialisti tolsero dalla sala.
che precede 1'aula consiliare, il ritratto del re Umberto e vi sostitui-
rono, in mezzo a trofei di bandiere rosse, quello di un tale Enrico,
che « non e Enrico IV di Francia, ma un Enrico I (Ferri) trionfa-
tore con 136 voti nel collegio di Ac^uav'va delle Fonti, monumen-
tato ancora vivo precisamente come Paolo Incioda della farsa. > (Si
ride lungamente ! !)
3. Anche la gita del P. Ehrle a Torino ebbe un eco nel Parla-
mento. Dopo le cortesi parole del Capitan Fracassa, riferite nel qua-
derno precedente, sono venute le proposte dell'on. Vigna, deputato
dell'Estrema sinistra. Questi in una interrogazione ai Ministri della
Istruzione Pubblica e dell' Interno si maravigliava che non ostante
un decreto del 1848, per il quale la Compagnia di Gesu e esclusa
dallo Stato « un gesuita straniero si e recato liberamente a Torino ed
ha passeggiato liberamente per Torino ! » Le grida di forcaiuolo ! accol-
sero degnamente le parole di questo fautora di liberta, al quale il
sottosegretario al Ministero dell'Interno fece meritamente osservare
che per la legge delle guarentige ogni straniero investito di ufficio
ecclesiastico in Roma gode la stessa liberta dei cittadini : che per
1'abolizione degli ordini religiosi non esistono piu Gesuiti davanti
allo Stato e che infine la espulsione degli stranieri e regolata dalla
CONTEMPORANEA 737
nuuva legge di pubblica sictirezza. Si vede che le cognizioni del-
1'on. Yigna su questa materia si erano fermate al 184.8.
A testimoniare poi la singolare stima che il P. Ehrle gode presso
tutti gli uomini dotti, pin che le asserzioni dell'on. Vigna potrebbe
bastare la lettera che due illustri professori dell' Istituto di Studii
Superiori, Pratici e di Perfezionainento di Firecze, Tocco e R^jna,
indirizzarono al Marxocco. La riproduciamo qui ad onore del vero:
Suscita sdegno il modo come da un certo tempo in qua i politicanti
parlano della Vaticana e di chi la regge.
Comincio taluno a fare la voce grossa a proposito del piccolo in-
cendio del novembre. L'incendio non piccolo, ahime, di Torino fu ri-
gposta indicibilmente amara alle balordaggini dette allora.
Ma ecco che, per attenuare i danni della tremenda sciagura, il Padre
Ehrle, invitato da non so chi, consents ad andare a Torino e a mettere
al servigio di un interesse che e nazionale in primo luogo, la sua grande
perizia nelle question! che concernono la conservazione e il restauro dei
manoscritti. Era da batter le mani. Invece si strepita, si pestano i piedi,
si minaccia.
Sappiano i gridatori che nel mondo degli studi si pensa in ben altra
maniera. Li, senza distinzione alcuna di crede.nze religiose e di nazio-
nalita, il Padre Ehrle 6 circondato dalla stima universal e, sia per la
dottrina, sia per il modo ammirabile come adempie il suo ufficio. Che
vesta 1'abito della Compagnia di Gesu, e cosa a cui nessuno bada, una
volta che da lui, per venire in aiuto ed esser cortese, non si chiede a
chicchessia una professione di fede. E 1' Ehrle e cortese e servizievole
coi dotti e coi novizi, con chi conosce da tempo e con chi vede per la
prima volta.
Vorrernmo che di tutte le biblioteche nostre ci fosse da dire il bene
che, per amore di verita, s'e costretti a dire della Vaticana ; che tutte
fossero altrettanto sicure; e che taluna almeno potesse gloriarsi di un
incremento che fosse paragonabile, anche solo lontanamente, a quello
che la Vaticana ha conseguito dacche il Padre Ehrle ne tiene il
governo.
Pio EAJNA.
FELICE Tocco.
4. Come se fossero pochi gli avvocati senza elienti, presto verranao
a dividers i guadagni della professione anche le avvocatesse.
II 1° del corr. infatti la Camera discusse e approve un semplice
articolo col quale « all'esercizio della professione di avvocato, regolato
dalla legge 8 giugno 1874, sono ammesse anche le donne». Si pro-
pose di ammetterle anche all'ufficio di procuratrici, ma' ai piu tale
ufflcio non parve convenire alia gentilezza femminile, e inoltre si
riflette che la donna maritata, nell'umcio di procuratrice, andrebbe
incontro a responsabilita civili, che non potrebbe assumere, secondo
il nostro codice, senza il consenso del marito; percio per una legge
1904, vol. 1, fasc. 1290. 47 12 marzo 1904.
738 CRONACA
incidentals bisognerebbe riformare il Codice Civile in un istituto tanto
importante quanto & quello della famiglia. Fu respinta anche la pro-
posta di ammettere le donne alia magistratura; benche taluno si ma-
ravigliasse come essendo capaci di diventare avvocatesse, non potes-
sero diventare anche magistratesse. — Si termino coll'accettare la
nuova legge come « un primo passo alia piena uguaglianza giuridica
dei due sessi ». Yedremo come il Senato accogliera questa inno-
yazione.
5. L'anticlericalismo veneto & riuscito in questi giorni a rappre-
sentare un'indecente commedia, che potrebbe intitolarsi // richiamo
e la seconda espulsione dei Fate bene-fratelli dal manicomio di S. Ser-
vilio. Ad esporre convenientemente le cagioni e le circostanze, on.de
si Bono svolti i fatti, non basterebbe un volume. Riferiamo breve-
mente alcuni punti principali.
Tutti ricordano 1'indegna campagna che fin dalPanno 1901 si co-
mincid a combattere contro quei benemeriti religiosi colle armi della
calunnia e della menzogna, e riferita a suo tempo dal nostro perio-
dico.
Per decreto della prefettura, si tolse allora la direzione del ma-
uicornio al P. Minoretti, si nomino un commissario nella persona del
cav. Ferrara, e i religiosi, rimasti alia cura degli infermi, furono
dapprima sospesi da qualunque attribuzione ed assegoo, ed infine
il 16 aprile dello SCOTSO anno si sentirono intimare 1'ordine di sloggiare
dali'isola entro cinque giorni. I Padri pero, forti dei loro diritti sanciti da
»a regoiamento approvato con decreto reale, benche non avessero piii
alcuna ingerenza nel manicomio, non lo vollero abbandonare, e pro-
testarono che avrebbero ceduto solo alia materiale violenza. A que-
sta non si crede prudente di ricorrere ; ma si ten to con uno strata -
gemma di guerra d'indurre i frati ad arrendersi... per fame. II giorno
dopo che fu notificato T ordine di sloggiare, il Commissario s' impa-
tlroni della cucina dei religiosi e la distrusse ; con una buona serra-
tura inglese impedi ad essi di penetrare nell'orto ; proibi agli inser-
yienti e perfino alle barche dell' Istituto di prestarsi a qualunque
servigio richiesto dai Padri ; talche in caso di grave tempesta, i reli-
giosi, non potendosi provvedere il cibo colle barche ordinarie dei pas-
«eggieri, avrebbero dovuto rinunziare al pranzo e alia cena. Pertanto
»e vollero prendere un po' di cibo, dovettero acconciare alia meglio
un fornelletto portatile sul davanzale d'una fenestra, con probability
di accattarsi una buona bronchite per la cortesia del CooLmissario. A
si dure condizioni i religiosi abbandonarono 1' isola inospitale, e ri-
masero al loro posto solamente tre, numero sufficiente per tutelare i
propri diritti.
Mentre i religiosi erano bloccati in piena regola, per 1' Istituto
CONTEMPORANEA 739
dovea cominciare un' epoca di agiatezza e di prosperita. Ma, ahime !
ben presto si levarono lament! ed accuse specialmente su i mezzi di
cura che si usavano coi ricoverati, sulle condizioni igieniche dell'Isti-
tuto, che si trovarono peggiorate, con aumento di mortalita, e sul-
1'alimentazione degli infermi diminuita. Queste accuse furono espo-
ste in un Memoriale presentato al Ministero dell' interno e da questo
mandato alia Prefettura di Yenezia per le necessarie informazioni.
Era dovere del prefetto fare piena luce su tali fatti ; invece si con-
tento di radunare il Consiglio sanitario provinciale il 29 febbraio, udi
una relazione del dott. Wolner, medico provinciale, che dichiarava
infondato ogni sospetto, e lodd 1'opera del R. Commissario. Ora giu-
stamente osserva il liberale Giornale di Venezia : « Sara anche me-
ritato questo voto di plauso, ma e anche desiderabile che dopo ac-
cuse categoriche note al pubblico siano resi di pubblico dorninio i ri-
sultati dell' inchiesta del dott. Wolner. Le accuse riguardano 1'tiso
della camicia di forza come mezzo contentivo, I'alirnentazione, i me-
todi curativi e la morfealita che in questi ultimi tempi sarebbe
enormemente aumentata ; a tutto cio non basta rispondere con un co-
municato in cui si annuncia che il Consiglio sanitario non ha trovato
niente a ridire, non basta la semplice inchiesta di un dottore, per
quanto rivestito di un pubblico ufficio, ed e semplicemente enorme
il dire che non e neppure il caso di nominare uca sottocommissionc
per una visita. L'opinione pubblica non puo ritenersi paga di questo ;
del resto, se tutto e regolare, se tutto e degno di plauso, si faccia
un po' piii di luce, che non costera niente ».
Erano ormai piu di dieci mesi che durava il blocco, quando il
giorno 19 dello scorso febbraio fu notificato ai Padri una delibera-
zione del Regio Commissario in data del 10, per la quale erano tutti
richiamati al servizio in qualita d'infermieri. I Padri furono ricevuti
dal nuovo direttore del manicomio, il dott. Colbacchini, a cui nei
rientrare in servizio intimarono per mezzo d'usciere un atto di piena
riserva di qualuuque diritto loro spettasse, secondo 1'antico Statuto
e regolamento gia in vigore. Questa notificazione era resa necessaria,
anche perche le parole in qualita d'infermieri, contenute nella deli-
berazione del Commissario, poteano ricoprire un tranello. Grandissima
fu I'impressione e gravi i commenti che in Yenezia e in tutta 1'Italia
si suscitarono per questo richiamo. Bastera riferire il giudizio del
Giornale d} Italia, che lo disse « un fiasco enorme del prefetto Cassis
e una srnentita solenne alia campagna di accuse mosse contro i frati
1'anno scorso >. L' Adriatico, giornale della Massoneria veneta, ne
rimase scombuiato e tento di provare che 1'ordine di riammissione
dei religiosi era venuto nientemeno dalla prefettura ! Non vi riusci,
sapendosi da tutti che era venuto da Roma il 17 del mese, quan-
740 CRONACA
tunque il Conamissario lo avesse segnato colla data del 10 ; ma non
si diede vinto per cosi piccola cosa. 83 il R. Commissario seppe
obbedire all'ordine venuto da Roma richiamando i religiosi, col suo
ingegao seppe pure trovare subito un modo per rimetterli alia porta.
Appena i religiosi erano tornati al loro posto, compile subito un re-
golamento interno pel manicomio, in cui intimo ai frati di deporre
il loro abito religiose, indossare il camiciotto o c blusa » degli infer-
mieri, e passare la notte nell'ospelale, ancorche non fossero di ser-
vizio. I Padri naturalmente si opposero a queste ingiunzioni nuove
e non conform! alle regole del loro Ordine ; ed allora il Commissa-
rio, con una nuova deliberazione li revocava da qualunque servizio
ed obbligava ad abbandonare 1' isola di S. Servilio entro tre giorni.
Yelremo ora se i carabinieri andranno a dare lo sfratto, giacche an-
che questa volta non intendono cedere se non alia forza.
Frattanto notiamo una vittoria riportata in tribunale dal P. Mi-
noretti contro VAdriatico, il quale aveva pubbiicato una lettera del
dott. Pieraccini, che tacciava il P. Minoretti d'avere in un memo-
riale di difesa citato fraudolentemente alcune parole d'un suo ma-
nuale. II P. Minoretti porse querela, e il tribunale con sentenza del
2 marzo ritenne provata 1'ingiuria, e condanno il dott. Pieraccini e
il gerente dell' Adriatico a L. 400 di multa per ciascuno, alle spese
del processo e alle spese di parte civile da liquidarsi in separata
sede. I nostri rallegramanti all'egregio P. Minoretti.
6. II giorno 28 febbraio ebbero luogo a Firenze le elezioni ammi-
nistrative. Tre liste si contendevano la vittoria. La prima, detta del
comitato indipendente, era stata concordata tra i cattolici e i moderati;
la seconda era sostenute, dai socialist! , e la terza era proposta dalla
unione dei democratic! coi moderati anticlerical!. I 48 deputati della
prima lista entrarono tutti nella maggioranza e capolista fu il signer
Giovanni del Greco che ottenne 7241 voti su 12333 votanti. I 12 posti
della minoranza furono guadagnati dai socialisti, di cui il primo che
fu il deputato Pescetti ebbe 4085 voti. Rimase pienamente sconfitta
la lista dell'unione democratica anticlericaie che al massimo raggiunse
circa 3000 voti. La lotta fu combattuta con grande ardore. Anche
il conte di Torino col suo aiutante di campo si reed alle urne. E do-
veroso rallegrarsi cogli elettori cattolici che colla loro compattezza e
discipliua seppero dare ai socialisti e agli anticlerical! fiorentiiii una
meritata lezione. Naturalmente ne ando sulle furie il Capitan jf'racassa.
Nemmeno aspetto 1'esito delle elezioni e gia, fin dalla vigilia, ricorrendo
al suo consaeto frasario, si sfogava contro Tarcivejcovo Mons. Mi-
strangelo, il quale sebbeae in biona salute compisse la sacra visita
nella sua vasta archidiocesi, pure, secondo il Fracassa, « malato e
chiuso nell' episcopio » mostrava < una indomabile invidia-energia (sic!)
CONTEMPORANEA 741
nella lotta contro ogoi progresso civile e contro ogni aspirazione uni-
taria e libarale >. Se la prese contro la < consorteria fiorentina ridotta
ad una schiera di scodinzoloni deli'arcivescovo e dei gesuiti... e com-
posta di incorreggibili corteggiatori delle Perpetue dei curati. » E con-
tent] amoci di questo saggio di « gentil parlare ».
III.
COSE STRANIERE
(Notizie Generali). ESTREMO ORIENTS. Nuovi combattimenti a Port-Arthur.
— Bombardamento di Vladivostock. — Dichiarazione di neutralita delle
Potenze. — Trattato di alleanza tra il Giappone e la Corea. — Due Note
del Governo russo contro il Giappone. — Risposte di questo.
(ESTREMO ORIENTE). Mentre, come abbiam detto neilo scorso qua-
derno, i due eserciti si concentrano verso la frontiera settentrionale
della Corea, la flotta giapponese rinnovd 1'assalto contro Port-Arthur
tentando colare a fondo le navi russe con torpedini o renderle im-
mobili col chiudere 1'entrata del bacino nel quale sono ancorate. A
tal effetto nella notte del 24 febbraio i giapponesi spinsero verso il
canale d' ingresso cinque vapori carichi di materie infiammabili, ac-
conipagnati da piu torpediniere : ma questa volta i russi vegliavano
attentamente e scorto il nemico alia luce dei riflettori lo cannoneg-
giarono dai forti e specialmente dai fianchi della Revitsan che e sem-
pre incagliata nella rada per i danni sofferti nel primo combatti-
mento ; i vapori presero fuoco e si sominersero, ma fuori del cauale,
sicche non fu raggiunto lo scopo delFaudace tentative. II giorno ap-
presso ii grosso della squadra giapponese comandata dalPammiraglio
Togo parve voler verificare 1'esito dell'assalto notturno, si avvicino a
bonibardare la fortezza per tre ore, danneggiando una controtorpedi-
niera ; ma senza altro effetto decisive. Un altro attacco di minor impor-
tanza ebbe luogo ne' giorni seguenti, probabilniente per inaacherare il
trasporto di truppe che intanto continua sulle coste della Corea. Si
era parlatp arche di uno sbarco nella penisola del Liaotung, sulla
cui estrema punta si trova Port- Arthur, per tagliarne le coinuniea-
zioni; ma nulla si e verificato finora. E da aspettarsi ch'e dalle due
parti si rinnovino ostinatamente gli assalti e le difese intorno a quella
fortezza che e chiave maestra della posizione e capo linea della fer-
rovia. I russi sentendosi inferior! evitano il combattimento e aspet-
tano rinforzi : i giapponesi invece moltiplicano i tentativi profittando
742 CRONACA
della presente loro superiorita. Anche a Yladivostock, che e all'altra
estremita orientale, sette navi giapponesi il 6 marzo bombardarono
violentemente i forti che non risposero, essendo le navi fuori di tiro,
ma, dicesi, con poco danno: si dice anche che una colonna di parec-
chie migliaia di uomini prendesse terra nella vicina baia di Fossiet,
ma fosse poi costretta dalle difficolta del paese e della stagione a ri-
tornare sui suoi passi. Uca tempesta violenta di mare ed una bufera
di neve desolo per parecchi giorni quelle latitudini, facendo scendere
il termometro a 12 gradi sotto zero.
Tali sono le principali notizie della guerra marittima. Degli eser-
citi, poche scaramucce d'avamposti, qualche scorreria di cosacchi
spinte in ricognizione fino a Phien yang dove si attestano i giappo-
nesi. Si e asserito piu volte che la ferrovia manciuriana fosse stata
guasta in varii punti, ma paiono piuttosto informazioni maliziose: piu
vera forse la notizia che alcuni ufficiali giapponesi gittatisi nasco-
stamente attraverso il paese per far saltare il ponte della ferrovia
sopra il Sungari furono scoperti dai russi e impiccati.
Piu important! sono gli atti diplomatici durante questo periodo.
II primo e la dichiarazione di neutrality dei Governi delle varie na-
zioni nel presente conflitto : e insieme la convenzione proposta dagli
Stati Uniti ed accettata dalle Potenze di proteggere la neutralita del
territorio cinese, fuori della Manciuria che e il campo della lotta.
Un altro atto di grave conseguenza e il trattato d'alleanza imposto
dal Giappone alia Corea col protocollo del 23 febbraio 1904 nel quale
il Giappone assicura « la tranquillita e la salvezza della oasa impe-
riale di Corea » e « 1' indipendenza e integrita territoriale del suo
impero » . Ma il Governo coreano mettera nel Governo giapponese
« una fiducia assoluta e adottera i consigli di quest' ultimo circa il
miglioramento della sua amministrazione. > Nell' art. 4 si stabilisce
che in caso di pericolo « il Governo del Giappone potra immediata-
mente prendere le misure necessarie » compresa 1'occupazione mili-
tare. E 1'egemonia giapponese che comincia nell'Estremo Oriente.
La nota del Governo giapponese a giustificazione delie ostilita aveva
accusato il Governo russo di aver per il primo interrotto i negoziati
lasciando senza risposta le ultime sue proposizioni di accordo, e profit-
tando del ritardo per meglio avvantaggiarsi ne'preparativi di guerra.
Per contradire a tali informazioni e giustificare la sua coadotta, la
Eussia faceva pubblicare nel giornale di Pietroburgo il Messaggero del
Ooverno un lungo comunicato ufficiale, nel quale dopo aver citato le
date delle proposte e dell'esame che se ne era fatto, si afferma che:
« il 4 febbraio, cioe quarantotto ore prima che la Russia ricevesse la
notifica della rottura dei rapporti diplomatici col Giappone, il ministro
degli esteri Lamsdorff informd il ministro giapponese Kurino che la ri-
CONTEMPORANEA 743
sposta della Russia all' ultima Nota ed alle rispettive proposfce era stata
trasmessa al ministro russo Rosen a Tokio. II vicere Alexcieff confermo
il 5 che Rosen aveva ricevuto tale risposta. II 6 aile ore quattro del
pomeriggio Kurino consegno inaspettatamente a Lamsdorff due note di
cui una, col pretesto che la Russia evitava di rispondere alle proposte
giapponesi, annunziava la rottura dei negoziati, e 1'altra la rottura
delle relazioni diplomat! che Queste note erano accompagnate da
lettere private in cui Kurino esprimeva a Lamsdorff la speranza che
tale rottura si limitasse al minor tempo possibile. — Quantunque la
sospensione delle relazioni diplomatiche non significhi affatto apertura
di ostilita, il Go^erno giapponese commise subito, violando il diritto
internazionale, nella notte del 9 e poi nella giornata del 9 e 10 tutta
:ina serie di attacchi indegni contro navi da guerra e mercantili russe.
L'ordinanza del Mikado che dichiarava la guerra alia Russia fu data
solamente il giorno 11. >
II Giappone di rimando rispose con una circolare nella quale dopo
di aver provato che la Russia non voleva la pace perche rifiutava le pro-
poste da lui fatte, e rinviava s'enza rnotivo la soluzione della questione,
si distende ad enumerare i preparativi bellicosi che intanto essa an-
dava compiendo coll' invio di navi da guerra nell' Estremo Oriente,
coH'aumento delle forze di terra, coi rinforzi delle sue posizioni di
Tladivostock, di Port- Arthur e di altri punti strategic!. La rota giap-
pone&e poi per render ragione che non fosse necessaria una dichiara-
zione di guerra, ricorda che quando il ministro giapponese avverti il
Governo russo della rottura delle trattative aveva ufficialmente dichia-
rato che ii Giappone prenderebbe < misure indipendenti » . Colla quale
espressione, secondo la circolare giapponese, si intendevano aperte le
ostilita.
In un'altra Nota diplomatica del 20 febbraio ai suoi rappresen-
lanti presso le nazioni il Governo russo si richiamo contro la viola-
zione commessa dal Giappone dell'autonomia e dintegrita della Corea
riconosciuta da tutte le Potenze e affermata nel trattato di Simonoseki
del 1902 e nella convenzione franco-russa dello stesso anno: e della
neutralita del suo territorio, dichiarata con risoluzione imperiale sul
principio del 1904 e partecipataa tutti i Governi. A dispetto dei trat-
tati e dei diritti internazionali, continua la Nota, il Giappone coin-
mise i seguenti atti: « 1) Avanti 1'aperfcura dell'ostilita sbarcd truppe
sul territorio indipendente della Corea che si era dichiara'ta neutrale.
— 2) Con una divisione della sua flotta assali improwisamente 1'8 feb-
braio, tre giorni prima della dichiarazione di guerra, due navi russe
che si trovavano nel porto neutrale di Chemulpo, i cui comandanti
non erano stati avvertiti della rottura diplomatica col Giappone, atte-
80'jhe i giapponesi avevano con perfidia arrestato la trasmissione dei
744 CRONACA
telegrammi russi e corrotto la direzione del teiegrafi. coreani. —
3) Qualche tempo prima dell'apertura delle ostilita, si impadroDi, come
preda di guerra, di alcune navi di commercio russe che si trovavano
nei port! neutri della Corea. — 4) Dichiaro all' imperatore della Corea
per mezzo del ministro giappocese a Seul che la Corea sarebbe sog-
getta aU'ammmistrazione del Giappone e in caso di resistenza le truppe
giapponesi occuperebbero il palazzo imperiale. — 5) Per mezzo del
ministro di Francia intimo al rappresentante russo presso il Governo
della Corea di lasciare il paese col personale della Legazione e del
cocsoJato. La Russia protesta contro tali usurpazioni e tali violazioni
di diritto, dichiarando nulli tutti gli atti del Governo coreano in tali
circostanze. »
A tale Nota il Governo giapponese replied negando che le truppe
fossero sbarcate prima della dichiarazione di guerra : 1'invio di quelle
truppe sul territorio minacciato era d'altronde una necessita: ed il
governo coreano vi aveva dato il suo consenso. La risposta giapponese
nega pure di avere intercettato i dispacci russi. Quanto alia questione
della neutralita, la Corea, dopo il consenso dato, si trovava in istato di
guerra ed ogni neutralita era cessata. II Giappone nega ancora di
aver imposto la sua amministrazione e di aver minacciato violenze :
dichiara infine che il ministro russo a Seul parti di suo pieno gra-
dimento.
Scelga ognuno di credere a chi piu gli piace tra le accuse e le
difese. Noi, fatfce le dovute riserve circa gli usi giapponesi nel dichia-
rare la guerra, quanto all'occupazione della Corea stentiamo a cre-
dere che la Russia ne avrebbe rispettato maggiormente la neutralifa
se avesse potuto giungere la prima sul campo. Tale pur troppo e il
ccsi detto « diritto > del piu forte.
Q-ERMANIA (Nostra Corrispondenza). 1. La guerra ruseo-giapponese e le
potenze europee; il pericolo giallo; la transiberiana. — 2. 11 Landtag
prussiano: miove misure eccezionali contro i polacchi. — 3. Le finalize:
condizioni economiche. — 4. Ostilita protestanti. — 5. Abrogazione del
divieto contro le congregazioni della SS. Vergine. — 6. Riforma elet-
torale in Baviera. — 7. Uno sciopero mal riuscito. — 8. La comunione
sotto le due specie presso i calvinisti.
1. All' improvviso, mentre si credevano appianate tutte le difficolta,
e scoppiata la guerra tra la Russia e il Giappone. Nei ritrovi delle
persone bene informate, comprese quelle dedite ai negozii, vi si pen-
aava tan to poco da sollevare nella Borsa tal panico, quale mai si
era avuto dopo il 1870. Ha recato grande sorpresa vedere una potenza,
CONTEMPORANEA 745
la cui forza militare data solo da ieri ; una potenza asiatioa, di razza
gialla, scendere in campo contro la Russia, giudicata dalla maggior
parte degli europei piu forte di ogni altra nazione : sebbene per GO-
loro che in questo ultimo scorcio di tempo hanno seguito lo svolgi-
mento dei fatti non fosse inaspettata qualche sorpresa nell' Estrenio
Oriente. Fin dal 1859 il principe Gortschakoff, dopo la conquista di
alcune regioni dell'Amur, terminava una sua memoria offlciale dichia-
rando che « la Manciuria e la Mongolia erano terre destinate a pas-
sare effettivamente e politicamente sotto il dominio della Russia. >
E cio e ben chiaro. La Russia, quantunque, riguardo alia estensione
del suo territorio sia T Impero piu vasto finora esistito, tuttavia non
possiede coste; ed unicamente per via indiretta e per mezzo di molti
strettt ha la possibilita di sboccare neH'Oceano. Soltanto nell' Asia,
al nord della Cina puo giungere al mare ed aprire comunicazioni con
1'Asia e con 1'America e per rimbalzo anche con le altre parti del
rnondo; percio in questi ultimi quarant'anni la Russia si e impa-
dronita cola dei porti di Wladivostok, di Balni e di Port-Arthur;
ma per assicurarne lo sviluppo avrebbe bisogno di conquistare tutta
la costa, non esclusa la Corea, circondando per tal modo dalla parte
del nord la Cina, compreso Pechino, e minacciando, anzi dominando
anche il Giappone, per mezzo delia Corea melesima, il cui popolo
essendo della medesima razza e molto amne ai giapponesi.
Le aspirazioni della Russia e quelle del Giappone evidentemente
sono inconciliabili. La Russia vuol sottomettere al suo dominio tutta
la costa con numerosi porti di guerra e di commercio ; e dalla Corea
renderebbe il Giappone schiavo e vincolato nel commercio. D'altra
parte il Giappone per tener fronte alia Russia ha bisogno della Corea,
ove potrebbe fortificarsi e difendersi con fasilita essendo la Corea di-
visa dal continente per mezzo di una catena di montagne formidabili.
II Giappor.e e costretto a prender possesso di questo paese prima che
la Russia si sia fermata stabilmente nella Manciuria e nella Mongolia;
fatto che potra verificarsi solo dopo molti anni. La linea transiberiana
e aperfca da circa diciotto mesi, ma e ancora interrotta a, causa del
lago immenso di Baikal, per assai tempo impraticabile per le nevi e
pel ghiaccio. Oecorreranno percio molti mesi a compire il trasporto
di truppe, di viveri e di munizione dall'interno e dalle regioni fer-
tili della Russia alle coste asiatiche; e con tutfea probabilita la guerra
presente sara lunga e costera molto denaro, in special modo alia
Russia. Ne il Giappone pud star sicuro di salvarsi da una'catastrofe.
Si parla di un pericolo giallo; perche i giapponesi vincitori occupe-
rebbero la Cina per trasformarla, organizzarla all7 Europea, e fame
soprattutto una potenza industriale e militare da scagliarsi sopra 1'Oe-
cidente. Ma prima di tutto occorre un periodo lungo di tempo, forte
746 CRONACA
molti secoli, per trasformare i cinesi ; i quali poi avrebbero da lot-
tare assai in Asia, specialmente contro i russi, prima di riuscire ad
invadere 1' Europa. Mano a mano che i cinesi arriverebbero amilioni,
da noi sarebbero sehiacciati, poiche gli Europe! di fronte ai gialli
conservano sempre uaa spiccata superiorita. Potrebbe anche aecadere
ad essi cio che accadde ai loro aatecati. Gli unni, i mongoli, i tar-
tari irruppero in Europa; gli unni, con a capo Attila, pervennero
fiuo alia Gallia, ove furono messi in rotta e dispersi sicche scompar-
vero dalla storta : i mongoli e i tartari incontrarono la distruzione
sui confiai della Germania. Questa, come la Polonia e 1' Ungheria,
si era creata una organizzazione politica piu forte che ai tempi di
Attila.
Ai cinesi e ai giapponesi, arrivando in Europa gia decimati, po-
trebbe eziandio toccare la medesima sorte dei popoli barbari, del ger-
niani e degli slavi allorche invasero 1'impero romano : di essere cioe
assimilati agli occidental! e divenire cristiani ; d'essere per tal modo
rigenerati. II pericolo giarllo e piuttosto immaginario. In qual modo
i cinesi, cosi affezionati alia loro terra natale, si indurrebbero ad
abbandonarla proprio allora che, grazie ai giapponesi ed agli inevi-
tabili europei, le ricchezze naturali dei proprio paese saranno rad-
doppiate, decuplicate per mezzo delle nostre arti, delie industrie agri-
cole? I ciuesi conservatori per natura non rinunceranno certamente
ai vantaggi della propria civilta. Le -strade ferrate, la navigazione a
vapore sui fiumi e la canalizzazione completa, preservera inoltre la
Cina dalla carestia.
Gli Stati Uniti e 1'Inghilterra senza dubbio parteggiano pel Giap-
pone e vi e la possibility che essi si oppongano alia sua invasione. In
Francia i partiti si moltiplicano nel far dimostrazioni russofile, chie-
dendo di portar aoecorso alia .Russia nella sua guerra di conquista ;
ma se la Francia desse ascolto a tali consigli, gli Stati Uniti e 1'In-
ghilterra si schiererebbero prontamente dalla parte del Giappone, e
cosi la marina francese potrebbe andare inoontro a guai irreparabili,
mentre il proprio commercio sarebbe diminuito a tutto vantaggio dei
suoi rivali, fra i quali la Germania. La classe borghese dirigentenon
permettera mai di intrapreudere una guerra contro I'lnghilterra, che
e uno dei suoi migliori clienti : ne d'altronde potrebbe aspettarsi di
essere aiutata dalla Russia, che trovasi impegnata neU'Estremo Oriente.
La condizione piu favorevole e quella della Germania, che la Euasia
trovasi costretta a rispettare, non essendole possibile di opporsi alia
sua politica e a quella dell' Austria nei Balcani, in Turchia, in Per-
sia ecc. Quanto piu va in lungo la guerra e tanto piu la posizione
della Germania diviene forfce ; ed al momento opportune, allorche si
trattera la conclusione della pace, avra modo di adoperarsi nel con-
CONTEMPORANEA 747
-ciliare gli interessi di tutti. E uno spettacolo nuovo il presente di
vedere 1'Europa, 1'Asia e 1'America seguire con grande attenzione la
guerra nella Manciuria, la quale, che Dio ci salvi, potrebbe essere
il prodrome di una guerra europea o universale ; fatto unico nella
storia. I popoli si avvicinano anche per mezzo della guerra, che scon-
volge tutti i paesi, li costringe a sacrificii inauditi terminando con
apportare qualche vantaggio alia civilta in generale, la cui espres-
sione piu sublime S il Cristianesimo.
Nel Schaa-tung i cinesi comiaciano a stimare i vantaggi derivanti
dalle istituzioni europee. I Tedeschi hanno costruito una via ferrata
dal porto di Tsing tau (Kiau-Tchau) nell'interno della provincia, a
Fusien e a Tsinanton, ove sono a mezzogiorno depositi carboniferi dai
cinesi non saputi sfruttare, perche essi non possedono macchine n&
pompe per estrarre 1'acqua dalle miniere. Adesso le miniere, prov-
viste di tutti gli attrezzi occorrenti, danno molto carbone di qualita
eccellente, e che d trasportato, per mezzo della via ferrata, a Tsing-
tau pel nolo dei bastimenti. I cinesi, essendo privi di combustibili,
comprano ora a buon prezzo il carbone ; e si sono stabiliti in grande
numero lungo la via ferrata, per esercitare con piu profitto il loro
commercio. La via ferrata al presente & lunga 380 chilometri ; ma
deve in seguito penetrare nell'interno per oltre 500 chilometri, con
una deviazione per Pechino. II porto e la citt& di Tsing-tau s'ingran-
discono a vista d'occhio. Nel territorio di Kiau-tchau, ceduto in af-
fitto alia Gtermania, questa vi ha fatto rimboscare le montagne, e il
tao-tai della provincia, vedendo i vantaggi ridondanti sul paese, ha
incominciato il rimboschimento della catena di montagne della sua
provincia con grande profitto dell'agricoltura ed insieme della silvi-
cultura. I cinesi, dotati di molto senso pratico, capiscono presto 1'uti-
lita della civilta europea, se ce toccano con mano i vantaggi.
2. Avendo 1'imperatore aperta person almente, il 16 gennaio, la
sessione del Landtag prussiano, tutti hanno avuto agio di accertarsi
della salute eccellente di Sua Maesta; tuttavia si parla di una cro-
ciera nel mediterraneo per rafforzarla. Frattanto egli non ha tralasciato,
ne tralascia di sbrigare i negozii dello Stato. II discorso del trono
mette in evidenza la floridezza delle finanze, apportata in modo spe-
ciale dal nuovo impulso dato all' industria ed all'agricoltura ; dimodo-
ch& vi e la possibilita di assegnare somme piti grosse all' istruzione
pubblica, alle istituzioni di previdenza, ai canali, alle qondutture di
acqua e per altre spese necessarie.
Oltre a cid il ministro accenna anche a nuove leggi eccezionali
contro il popolo polacco; una di queste presentata al Landtag sotto-
pone gli affitti e la lavorazione della terra nelle province di Posen e
della Prussia occidentale al capriccio della commissione incaricata di
748 CRONACA
stabilire affittuarii e coloni tedeschi in dette province : eicche per uni-
formarsi allo spirito di detta legge la commissione impedira a tutti i
polacchi di acquistare terre. Un'altra legge proibira 1'uso dell a lingua
polacca nelle riunioni pubbliche ; le cooperative e le altre associazioni
polacche, gli istituti di credito dovranno essere sottoposti a restrizioni
speciali. Di piu da molto tempo si tenta allontanare i polacchi dalle
imprese di lavori pubblici e dalle forniture. Gl' impiegati del governo
sono obbligati a non fare acquisti da polacchi ; e tuttocio nonostante
che 1' imperatore, nella occasione della visita fatta a Posen, avesse
data assicurazione di proteggere e far rispettare la lingua, le tradi-
zioni e i costumi dei proprii sudditi d'origine polacca.
Tutti i provvedimenti arbitrarii presi finora contro i polacchi sono
andati a vuoto. Dal 1886 in poi la commissione incaricata di fondare
colonie tedesche nelle province di Est ha speso 256 milioni dei 350
messi a sua disposizione, ed ha riscosso per la rivendita di piccole
proprieta agricole circa 54 milioni. Sono state insediate 7539 famiglie
con 48 o 50,00"J membri, spendendo per ciascun colono 5000 marchi.
Questi coloni, per una terza parte sono nativi delle province mede-
sime ove sono stati stabiliti; cosicche le due province suddette, con-
tenenti due milioni di polacchi (e un milione di tedeschi) hanno acqui-
stato solo 34 o 35,000 abitanti tedeschi. Fra le 1474 famiglie incor-
porate nel 1902, ve ne aveva solo 12 cattoliche. La commissione delle
colonizzazioni ha fatto costruire 25 chiese, 17 oratori, 24 presbiterii
con terreni da affittare, 177 scuole per i protestanti, ma niente per
i cattolici. Dal 1886 al 1902 la commissione ha acquistato 132,840
ettari da tedeschi e 105,326,200 da polacchi per la somma di
M. 175,853.630. Nel 1903 acquistd 42,052 ettari per 42,344,114 marchi
dei quali solo 3067 appartenevano a polacchi. Aleuni di questi offri-
rono 88 grandi proprieta e 143 poderi, in tutto 35,238 ettari : i te-
deschi 421 proprieta e 237 poderi, cioe circa 210,575 ettari di terreno.
Per gli acquisti fatti dalla commissione il prezzo medio dell'ettare e
salito da 767 a 1007 marchi, dando inoltre un grande incoraggiamento
alia speculazione. Di fatto alcuni polacchi vendono le loro proprieta
a prezzo assai elevato, per comprare terre altrove ad un prezzo piu
mite, mentre altri divengono proprietarii di case in citta, oppure im-
piegano il proprio denaro nel commercio e nell' industria con dispia-
cere dei tedeschi ai quali fanno concorrenza. In generale i polacchi
hanno fatto molto progresso nella economia sotto il governo prussiano
dal quale per questa parte hanno ricevuto molto impulse ed incorag-
giamento; si sono fatti lavoratori, economi, industriosi e intelligent!-
ma le leggi eccezionali dalle quali sono colpiti li fanno diffidenti, ostili
al governo e ai tedeschi in generale, i cui agenti rinfocolano gli cdii
ccntro di loro. Alia camera il ministro Hammerstein dichiaro il 25 gen-
CONTEMPORANEA 749
naio che nelle pubbliche assemblee deve essere tollerato solo il tedesco.
« Noi (i tedeschi) noi dobbiamo comandare ; ai polacchi resta solo di
obbedire; poiche i loro atti, le loro dimostrazioni ostili ci hanno esa-
cerbato all'estremo, hanno esaurita la nostra pazienza. > A tenore della
dottrina spiegata dal governo tutto il torto & dalla parte del polacchi;
sebbene sia vero che negli ultimi cinque anni la proprieta dei grandi
possidenti polacchi sia cresciuta di 22,000 ettari a danno dei tedeschi.
II ministro di giustizia sig. Schoenstedt ad una interpellanza ri-
guardante le espulsioni di sudditi russi rispose, trattarsi di anarchici
e di nichilisti che istigavano all'alto tradimento ; congiuravano, tene-
vano relazioni segrete con i rivoluzionarii della Russia, trasgredendo
inoltre le leggi tedesche. Coloro che fecero la interpellanza ed i so-
cialisti non erano in grado di smentire le asserzioni del ministro ne
di provare i fatti esposti in difesa degli espulsi ; percio la camera fu
costretta ad approvare la condotta del ministero : di alcuni fatti perd
non si sono portate prove molto sicure. In ogni circostanza il governo
prussiano si e dimostrato molto compiacente verso la Russia ; e spesso
le ha consegnato individui senza avere prove suffloienti intorno la
loro reita. Oggi, in forza di un trattato reciproco di estradizione, sono
restituiti anche i disertori, quasi tutti polaechi, i quali a migliaia
cercano asilo presso di noi. Essendo buoni lavoratori, modesti e tran-
quilli, i proprietarii e gli industrial! si lagnano vedendosi privati in
tal modo di buoni operai. In contraccambio la Russia e obbligata di
consegnare i disertori prussiani; solamente pero non si e mai da to il
caso di prussiani e nemmeno di polacchi disertori, rifugiati in Russia.
In seguito alle incessanti proteste della camera, il trattato di estra-
dizione non fu piu rinnovato dopo il 1860 ; avendo lasciato per di piu
nel popolo la ferma credenza che la Russia ne abusava, facendosi con-
segnare persone innocent i col pretesto di congiure anarchiche.
3. Dai resoconti presentati alia camera si rileva che il bilancio
del 1903 invece di avere un disavanzo si e chiuso con un avanzo di
70 milioni. Le entrate delle strade ferrate soprattutto sono auinentate,
merce il continue accrescimento del commercio agricolo. La Germania
ha superato 1'Inghilterra nella produzioae del ferro, avendone dato
nel 1903 8,700,000 tonnellate. La produzione del combustibile, sia
carbone o antracite, di colla, e di mattoni, e stata di 184.600,000
tonnellate, e continua a crescere, per la scoperta fatta di nuove mi-
niere di carbone, specialmente in Westfalia. II commercio con 1'estero
ha raggiunto la somma di 11 miliardi e 400 milioni di marchi ; somma
finora giamrnai avutasi, poiche nel 1903 fu di 10,600 e nei 1901 di
10,200 milioni. Durante i'ultimo triennio 1' importazione di metalli
preziosi ascese a 3 miliardi e 741 milioni; la esportazione a un mi-
liardo e 174 milioni. La bilancia percid si piega in favore della Ger-
750 CRONACA
mania, essendo la esuberante importazione di metalli preziosi il ter-
mometro dell'agiatezza di uua nazione. Anche 1'agricoltura ha pro-
gredito, non essendo accresciuta 1' importazione, sebbene sia aumentata
la popolazione e il conseguente consumo ; e cio perche 1'agricoltura
e aiutata molto con i sali a base di potassa, estratti dalle miniere di
Stassfurt, Leopoldstall ecc., e che formano un ingrasso energico in-
»ieme ai dieci milioni di tonnellate di fosfato di calce ricavati dalla
defosforazione del minerali lavorati nelle officine del ferro.
Per dare incremento all'agricoltura ed alPindustria si sono mol-
tiplicati anche in questi ultimi tempi sulle montagne gli argini per
condurre ed utilizzare le acque fluviali e impedire le inondazioni e
i danni da queste apportati. L'argine piu importante in tutta 1'Eu-
ropa stessa e quello di Urft (Prussia renana), il bacino del quale vi-
cino a Gemunde raccoglie le acque fluviali di una superficie di 375
ehilometri quadrati. Qaesto serbatoio potra contensre 45 milioni e
mezzo di metri cubi ; dara una cascata alta 110 metri, cioe cinque
metri piu alta che quella del Niagara, e fornira fino a 22 milioni di
kilowatt per forza motrice, dei quali 16 milioni sono gia afflttati per
600,000 marchi annui. Piu lungi 1'acqua della cascata sara utilizzata
per irrigare i prati e i campi. La spesa di otto milioni e mezzo in-
contrata nella costruzione fruttera dtinque grossi guadagni, senza con-
tare il vantaggio di poter stabilire officine e fabbriche nelle campagne,
lontano cioe dalle citta e dalle cave di carbone, ove gia si trovano
agglomerate molte fabbriche ; e gli operai potranno stabilirsi in cam-
pagna, liberi e disgregati. Nonostante che la Germania sia tanto ricca
di carbone, pure non tralascia di usufruire delle cascate di acqua
quale forza motrice; a piu forte ragione ci6 faranno gli altri paesi,
ove non esiste carbone.
4. Da alcuni anni va crescendo 1'agitazione e la guerra mossa dalle
associazioni protestanti contro la Chiesa Cattolica. Non passera molto
tempo e il Kulturkampf, la persecuzione contro i cattolici seoppiera
di nuovo, poich& i fanatici non hanno riguardo ne all'ordine pubblico,
ne al benessere, n& alle condizioni esterne. Eppure, sebbene le con-
dizioni nelle quali trovasi presentemente la Germania di fronte al mondo
siano ottime, le occorre 1'aiuto di tutti i suoi cittadini, di tutte le
proprie risorse per conservare tale stato di cose ed insieme star pre-
parata agli eventi che da un momento all'altro possono sorgere. Con.
tutto questo i protestanti sono cosi esaltati da preferire di mettere la
discordia e provocare magari la guerra civile ; e ci vanno accusando
di antipatriottismo, quantunque su tal punto non ci abbiano mai
potuto cogliere in fallo. Perfino nelle associazioni, nelle assemblee rac-
colte per trattare le question! interne riguardanti il protestantismo, si
dedicano prima di tutto a combattere la Chiesa Cattolica, ad aizzare
CONTEMPORANEA 751
le autorita politiche perchd la trattino duramente. La Kirchenausschuss,
composta di delegati delle chiese nazionali della Germania, allo scopo
di promuovere 1'unione e le federazioni di tali chiese, convoco la sua
prima adunanza il 18 e 19 febbraio u. s. in Dresda; ed in dettaadu-
nanza, secondo quanto riferisce il Dresdener Journal, si sono occupati
del bene spirituale dei protestanti dispersi nei paesi cattolici, eppoi
aH'unanimita protestarono per 1' abolizione dell' art. 2 della legge
contro i Gesuiti (che proibisce ai Gesuiti isolati di far dimora su
territorio dell' Impero) ; riprovando in pari tempo 1'accoglienza fatta
dal Keichstag alia mozione del Centre in favore della tolleranza. I
lettori si ricordano gia come di recente un prete cattolico, in se-
guito alia denunzia di un pastore fu condannato a 30 marchi di
multa per. aver conferito un battesimo nel Ducato di Brunswick.
Fatti simili accadono pure nel Kegno di Sassonia e nel Ducato di Me-
cklenbourg. La Kirchenaussehuss ha dato incarico al sig. Voigts, pre-
sidente del consiglio ecelesiastico della Prussia, di iniziare le pratiche
necessarie per dar corso ad ambedue le proteste suddette; e questo
fatto prova come si aveva ragione prevedendo che 1'unione delle Chiese
protestanti di Germania, voluta da Guglielmo II per amore di pace
e di concordia, si sarebbe risolta in un nuovo scoppio di odio unanime
contro la Chiesa Cattolica.
Nel 1872, nell'inizio del Kulturkampf, il ministro dei culti, M. Falk,
pubblico un d,ecreto contro le congregazioni della SS. Yergine, fondate
da tempo immernorabile fra gli alunni delle scuole superior! ; il giorno
23 gennaio 1904 il presente ministro dei culti e della pubblica istru-
zione, sig. Studt, ha annullato il decreto del suo predecessore : perd
ha circondata la esistenza delle congregazioni suddette con tante re-
strizioni e sottomissioni, le ha sottoposte ad una sorveglianza tanto
rigorosa e stucchevole da renderne estremamente difficile la conser-
vazione.
5. La camera bavarese discute presentemente la riforma elettorale
diretta allo scopo di migliorare il regime presente, pel quale i diritti
elettorali dei cittadini sono resi una vera commedia. L'elezione e di
due gradazioni. II governo forma le circoscrizioni elettorali, dividendole
poi in piccoli distretti, ciascuno dei quali elegge il numero di elettori
di secondo grado fissato daH'ammmistrazione. Questi elettori di 89-
condo grado in ciascuna circoscrizione eleggono da uno a quattro de-
putati secondo la divisione fatta dal ministero, il quale forma circoscri-
zioni di estensione diversa, in modo perd da ottenere che le circoscrizioni
medesime e i diritti elettorali assicurino da per tutto la maggioranza ai
protestanti, ai liberal!, ed ai ministerial*. Tale divisione e fatta con
tanta malizia da mettere i cattolici, costituenti quasi i tre quarti della
popolazione, nella condizione di ottenere nella camera solo una debo-
752 CRONACA
lissima maggtoranza. La legge nuova fissa una divisione piu equa,
mettendo 1'equilibrio nelle circoscrizioni ; ma quantunque non renda
plena giustizia ai cattolici, i liberal! e i protestanti gridano come os-
sessi coatro la persecuzione, e tentano di sollevare la plebaglia contro
il disegno di legge e contro gli ultramontani. Inoltre caratterizza molto
bene le condizioni della Baviera il fatto del conte de Moy, fratello
del gran maresciallo di Corte, ed egli stesso benviso al principe Reg-
geute, il quale alia camera propose di privare i sacerdoti cattolici
del diritto di voto.
7. II 18 gennaio 8000 tessitori di Krimmitschan (Sassonia) hanno
ripreso il lavoro senza alcun patto, dopo uno sciopero durato sei mesi,
nel qual tempo hanno esauriti tutti i loro risparmi e i sussidi rela-
tivam-ente considerevoli, elargiti dalle societa operaie. Lo sciopero
aveva per scopo di ottenere la riduzione della giornata a dieci ore ;
ma i socialisti volevano rnostrare la propria forza, imponendo condi-
zioni ai fabbricanti. Questi pero compresero subito che si voleva pri-
varli della direzione dei proprii stabilimenti, e metterli nella condi-
zione di troncare il commercio. II vero scopo dei nostri socialisti e
quello di stabilire fra padroni ed operai lo stato di guerra permanente;
fallito il primo tentativo, i capi vi penseranno su due volte prima di
ricominciare e gli operai non si afire tter anno tanto a seguirli. I nostri
uomini di governo, immersi troppo nella lotta contro i polacchi ed
anche contro i cattolici in generale, non capiscono ancora, non si
accorgono quale importanza abbia il moviinento socialista.
8. La parrocchia riformata (calvinista) di San Niccola in Amburgo
ha approvato Puso del calice personale. Tale questione e stata discussa
anche a Berlino ed in altre citta protestanti, essendo giudicato inci-
vile e disgustoso bere tutti in un medesimo calice, nel commemorare
la Santa Cena. Si teme la contaminazione ; del resto e molto facile
con la pratica presente della comunione protestante, di attaccarsi vi-
cendevolmente le malattie.
COSTANT1NOPOL1 (Nostra Corrispondenza). 1. La situazione politica in
Macedonia. — 2. II Generale Etnilio De Giorgis e T influenza italiana
in Oriente. — 3. La morte di un metropolita compromettente. — 4 Le
lettere del patriarca greco sull'unione delle Chiese e le risposte delle
Chiese autocefale. — 5. L'almanacco delle famiglie cattoliche di Costan-
tinopoli e la Nuova Biblioteca di autori ecclesiastic! greci.
1. La stanapa turca non pubblica piu i bollettini di vittorie delle
truppe imperial! sui malfattori e banditi della Macedonia. L'inverno
rigidissimo sospende le ostilita, ma i comitati bulgari preparano, e
forse a breve intervallo, nuove sommosse. La diplomazia si e studiata
di lenire i mali che travagliano la Macedonia e di prevenirne dei
CONTEMPORANE A 753
nuovi. La Russia e 1'Austria, che piu delle altre nazioni hanno degl'in-
teressi vital! nei Balcani, con 1'appoggio delle potenze firmatarie del
trattato di Berlino, presentarono non d guari alia Sublime Porta pel
tramite dei loro rispettivi ambasciatori un piano di riforme da attuarsi
gradatamente nella Macedonia. I giornali turchi non ne hanno parlato
e per giuste ragioni. La censura turca vieta rigorosamente la diifu-
sione di quelle notizie, che potrebbero malamente impressionare 1'opi-
nione pubblica musulmana. Per le tante disdette subite durante il
lungo suo regno, Abiul-Hamid II e inviso ai musulmani di vecchio
stampo, in peculiar inodo ai softa o studenti di teologia coranica, e
per giuata cordialrnente odiato dalla giovane Turchia. La divulgazione
di un trattato, mediante il quale due potenze cristiane dettano leggi
alia Sublime Porta, ed alle medesime piu non aggiudicano sulla Ma-
cedonia che una sovranita nominate, acuirebbe presso i Turchi gli
antichi rancori contro il Padiscia regnante. I sudditi di Abdul- Hamid II
devono ignorare il decadimento progressivo del loro impero, ed afflne
di non dissipare le tenebre della loro ignoranza, gli annuari ufficiali
turchi continuano a noverare 1' Algeria, 1'Egitto, la Tunisia, e la Bul-
garia tra le provineie dell' impero ottomano.
Nel loro memorandum la Russia e 1'Austria rivolgono un monito
ai governi turco e bulgaro. L'inSurrezione macedone non avrebbe assunto
si vaste proporzioni, se i comitati bulgari non avessero trovato un
tacito appoggio ed una larga tolleranza nel governo della Bulgaria.
Malgrado le sue strettezze finanziarie, la Bulgaria spandeva il suo oro
nella Macedonia, e vi mandava delle legioni di maestri, i quali si
arruolavano nelle file dei comitati ed obbedivano ciecamente ai loro
ordini. Per combattere T influenza greca ed elirninare i Serbi, che
rivendicano dei diritti storici sul territorio macedone, la propaganda
bulgara ebbe non di rado ricorso a violenze molto odiose. Alcuni villaggi
cattolici, quelli di Calinovo, Novo Selo, Rosclovo, Mijderek, Q-avaganzi
•ecc. sotto 1'incubo delle minacce dei comitati, abiurarono la loro fede,
e ritornarono allo scisma. II delegate apostolico della Macedonia, il ze-
lantissimo Mgr. Epifanio Scianov, corse rischio della vita. Per sostenere
la loro causa i Bulgari commisero dei truci delitti, barbaramente ucci-
dendo dei maestri serbi a Salonicco, a Prilep, a Grhevgheli ed altrove.-
Questi fatti, e gli ultimi attentati alia dinamite di Salonicco provo-
carono la sanguinosa repressione della Turchia, 1'mcendio e la rovina
di molti villaggi cristiani della Macedonia, e 1'esodo doloroso di mi-
gliaia d'infelici dai patrii lari. Molte vittime innocenti sono cadute
sotto il piombo dei basci-buzuk o truppe irregolari turche, le quali
nel loro finatismo contro i cristiani non hanno nemmeno risparmiati
i Greci, com'e avvenuto a Novoski, ad Armensko ed altrove.
Nella nota trasmessa alia Sublime Porta, la Russia e 1'Austria
1904, vol. 1, fasc. 1290. 48 12 marzo 1904.
754 CRONACA
riconosccno alia Turcliia il diritto di prevenire i disordini, e di pu»
nire gli autori, a condizione pero che siano eliminate le violenze ed i
soprusi. Le due potenze esigono inoltre che ispettori russi ed austriaci
siano aggiunti alia persona di Hilmi pascia, cui la Sublime Porta ha
affidato F incarico di pacificare la Macedonia. Gl' ispettori dovranno
seguire dovunque Hilmi pascia, studiare le condizioni ed i bisogni
della popolazione indigena, vegliare sulle sue sorti, impedire le vio-
lenze, chiedere pel compimento del loro rnandato 1'aiuto di esperti
dragomanni (interpreti). La polizia dovrebbe essere riorganizzata, ed
al comando supremo della medesima chiamato un generale stranieror
coadiuvato da ufficiali e sott' ufficiali stranieri. Per dirimere le cause
di conflitto e mantener 1'ordine, nei centri piu important! si forme-
rebbero alcune commissioni miste di cristiani e di musulmani, sulle
quali i consoli russo ed austriaco avrebbero diritto di sorveglianza*
II governo turco dovrebbe erogare alcune somme per restaurare o rie-
dificare i villaggi provati o distrutti dall' incendio, e permattere ai
rifugiati nella Bulgaria e nel Montenegro di reintegrare il loro do-
miciiio, esentare i medesimi dal pagamento delle imposte durante un
anno, e consegnare alle commissioni miste le somme da distribuirsi
ai danneggiati.
Tali sono in succinto i disegni di riforma proposti dalla Kussia e
dall'Austria. La Macedonia non pud come 1'isola di Greta aspirare
all'autonomia politica sotto la sovranita nominale della Turchia. In
Greta, la lotta religiosa e poiitica nello stesso tempo combattevasi
solamente tra Greci e Turchi, gli uni e gli altri legati per giunta
da identita di razza, perche i musulmini cretesi sono Greci apo-
stati dal cristianesimo. La Macedonia al contrario e un vero pande-
monio etnologico. Turchi, Albanesi, Serbi, Bulgari, Greci, Rumenir
Montenegrini vi dimorano guardandosi in cagnesco, e pronti a venire
alle mani per disputarsene il dominio assoluto. L'autonomia politica.
non avendo probabilita di riuscita in condizioni cosi sfavorevoli, egli
e giuocoforza tutelare con opportune riforme la vita e gli averi dei
suoi abitanti cristiani. Ma le riforme nei paesi sudditi dell' Islam sono
una fisima. Bisognerebbe abrogare il giure fondamentale dei Musul-
mani, che ai seguaci del Profeta attribuisce la superiorita religiosa
e politica sulle razze crisfciane. Inoltre, per quel che concerne la
Macedonia, 1'attuazione delle progettate riforma, susciterebbe vivis-
simo rancore, e forse sanguinose rivolte tra gli Albanesi musulmani,
che Abdul Harnid lusiuga ed accarezza per tenerseli amici. Prevediamo-
quindi che le provvidenze proposte dalla Russia e dall'Austria non sa-
ranno applicate. La diplomazia turca temporeggia, come Fabio Cun-
ctator, e 1' incalzarsi di nuovi avvenimenti nella politica europea fara
ben presto dimenticare la Macedonia, ed i suoi sciagurati abitantu
CONTEMPORANEA 755
2. La Colonia italiana di Costantinopoli aspetta per festeggiarlo
il generate Emilio De Giorgis, scelto a comandante supremo della
gendarmeria nella Macedonia. Questa carica non 6 esente da peri-
coli. Gli albanesi sono facinorosi, e potrebbero giocare al gene-
rale italiano il brutto tiro che gia hanno giocato ai due consoli
russi di Monastir e di Mitrovitza. La Sublime Porta si & mostrata
restia sul bel principio dallo stipendiare un generale italiano per ri-
stabilire 1'ordine nella Macedonia. Avrebbe preferito un tedesco o un
francese. L'esereito e la marina turca noverano nelle loro file degli
ufficiali superior! di queste due nazioni grassamente retribuiti. Q-l'Ita-
liani sono esclusi dall'esercito turco, fuor di dubbio perche si teme
che diffondano fra i soldati delle idee sovversive, secondo la pedante-
sca circonlocuzione della censura turca. S' ingannano perd di molto
coloro i quali scorgono nell'invio in Macedonia del generale De Gior-
gis un trionfo dell'influenza italiana nel Levante. L'ltalia ha molti
dei suoi connazionali nell' impero ottomano, ma il suo prestigio e ben
deeaduto, tanto piu se questo si paragoni con la supremazia che gli
operosi mercanti di Genova e di Yenezia esercitavano su tutti gli
scali dell'Oriente. La lingua italiana e totalmente dimenticata one-
.gletta dalle odierne generazioni : pei suoi traffici 1'Italia non possiede
in Turchia delle banche o degl'istituti di creditor nelle grandi am-
ministrazioni il numero degl'impiegati superiori italiani e limitatis-
simo, e le piu grandi prebende sono riservate ai tedeschi, frartcesi,
<ed inglesi. Noi abbiamo la prevalenza numerica a Costantinopoli
{12,000 ai 15,000), a Smirne (8000), a Salonicco (5000) ed in altri
centri imports nti : ma la nostra emigrazione risulta in massima parte
di braccianti ed operai, e ben sovente, e doloroso il dirlo, di ele-
menti che gettaco il discredito e 1'infamia sul nome italiano. Gli ope-
rai italiani sono sorvegliati con diffidenza dalla polizia turca. Spesso
si rifiuta loro il teskere (passaporto) per 1'interno della Turchia. Alle
volte, nelle grandi solennita, o durante il passaggio di sovrani esteri
per Costantinopoli, molti di questi sc*"agurati sono rinchiusi per vari
giorni nelle carceri turche, e Pambasciata italiana, per una prudenza
che alle volte pu6 sembrare eccessiva, non si occupa delle loro
sorti.
Al decadimento del nostro prestigio contribui per parecchi anni
Panticlericalismo della nuova Italia. Nell' Oriente dove per tutte le
razze e le confessioni religiose, la pubblica istruzione e nn mono-
polio quasi esclusivo del clero, il governo del Crispi voile acclimare
la scuola laica. La loggia massonica italiana di Costantinopoli, P/te-
lia Risorta, favori questa politica ostile al sentimento religiose e
al decoro nazionale. A scopo di beneficenza si organizzarono ogni
anno dei balli massonici, ai quali intervennero coloro che passano
756 CRONACA
per le piii spiccate personalita della colonia, ed anche degli ufficiali
di marina rivestiti delle iusegne massoniche. Dalla sua guerra alia
religione ed ai missionari Italian! tanto benemeriti dell' Oriente, il
governo non raccolse che il danno e le beffe. Le scuole italiane si
spopolarono, laddove le scuole francesi, dirette da zelanti edncatori
del clero regolare fiorirono mirabilmente. Le niigliori famiglie anche
italiane, mandarono i loro figli alle scuole francesi giudicando, e non
a torto, la loro tutela morale, superiore a quella delle scuole laiche
crispine, che a Costantinopoli su 12,000 italiani giunsero a stento a
raggranellare una scolaresca di 200 alunni. Copriamo poi di un velo
pietoso certi episodi che non ridonderebbero ad onore dei maestri scelti
a diffondere nel Levante 1' influenza e la lingua italiana. I meschini
politici della nuova Italia dimenticarono la frase di Garnbetta che
1'anticlericalismo non e un articolo di esportazione. Sembra che se ne
siano accorti alPora in cui scriviamo, quantunque un po' tardi. Un
nucleo di Salesiani coi sussidii ed a nome dell'Associazione per soc-
correre i missionari italiani all'estero si e stabilito a Smirne. Di botto
il nuinero degli alunni da novanta, quanti ne contava la scuola laica,
si e innalzato a duecento. Due altri padri Salesiani preparano a Co-
stantinopoli una novella fondazione. Ci e in tal guisa da sperare che
i figli dei nostri connazionali ed emigrant! in Turchia non saranno
esposti al pericolo di ricevere un'educazione atea, e d' imbeversi di
massime perniciose per la loro vita morale e sociale.
3. A Scopia (Uskub) e morto all'eta di 52 anni il metropolita
serbo Firnailiano. Da vari anni il suo nome era divenuto un vessillo
di guerra, un porno di discordia nella Macedonia. La Russia, la Tur-
chia, la Serbia, la Bulgaria, il patriarcato greco del Fanar non sa-
pevano come calmare 1'agitazione e risolvere i problemi che suscito la
sua nomina prima a vicario e poscia a metropolita di Scopia. La
morte ha sciolto il nodo gordiano. Mgr. Firmiliano, serbo di origine,
avea studiato al seminario di Belgrade, ed in seguito all'universita
di Praga e di Atene. Di ritorno in patria nel 1880, ottenne la cat-
tedra di teologia nel seminario nel quale avea trascorsi gli anni della
sua infanzia. Nel 1897, il Sinodo della Grande Chiesa di Costantino-
poli lo chiamavaa governare col titolo di vicario Teparchia di Scopia.
I serbi gongolarono di gioia. SulPesempio dei Bulgari speravano di
strappare alia Sublime Porta i berat necessari per la fondazione in
Macedonia di diocesi con titolari serbi. Durante il patriarcato di Co-
stantino Y (1897-1901) i loro voti erano sul punto di essere appagati.
II Fanar consentiva alia consecrazione di Firmiliano a metropolita di
Scopia. Tutto era gia pronto per la solenne cerimonia, che la Serbia
riguardava come un trionfo della sua influenza, quando la Sublime
Porta, cedendo alle pressioni della Russia, di& ordine che si differisse
CONTEMPORANEA 757
la consecrazione di Firiniliano. Temevasi nn sollevamento del Bulgari
detti patriarchisti, perch& sottomessi tuttora alia giurisdizione del pa-
triarcato greco. Ritornato al potere dopo un esilio di quattordici anni
1'attuale patriarca Gioacchino III, la Russia fe' delle istanze presso il
Fanar onde appagare i voti dei Serbi senza irritare i Bulgari. A questi
si concessero i Berat per le nuove diocesi di Melenic, Kastoria, Mo-
gliena, Doiran ; ai Serbi poi si die' formale promessa che Firmiliano
sarebbe stato assunto alia dignita di metropolita. Ed infatti il 15 giu-
gno 1902, nel monastero di Scaloti presso Dedeagatch egli fu consa-
crato dai metropoliti greci di Ohio, e di Vodena e Lititza. Non per
questo cessarono i dissidii ed i conflitti di razza nell'eparchia di
Uskub. II clero greco ribellossi al neoeletto, dichiarando che 1'elle-
nismo non doveva sottostare ad un vescovo slavo iinposto dalla Russia.
I Bnlgari lo considerarono come un intruso in una provincia abitata
da 60,000 Bulgari e 300 serbi. I Serbi alia loro volta si studiarono
di dimostrare la legittimita dell'elezione di Firmiliano, compilando
delle statistiche secondo le quali il vilayet di Uskub novera 60,000
famiglie serbe. II povero Firmiliano, levato a cielo in Belgrado, come
il pioniere dell' influenza serba in Macedonia, non ebbe il coraggio
di visitare il suo gregge. I comitati bulgari aveanlo minacciato di
sopprimerlo e le loro minacce si sarebbero avverate. L'insuccesso
degl' insorti macedoni, e la guerra mossa dalla Turchia all'elemento
bulgaro, lo indussero timidamente a recarsi nella sua sede metropo-
litana, dove la polizia lo teneva d'occhio per tutelare la sua persona.
La sua morte ha prodotto una tregua di breve durata. La nomina
del suo successore sara laboriosissima e provochera nuovi conflitti.
Con 1'andare del tempo, le singole citta della Macedonia diverranno
la sede di parecchie metropoliti greco, bulgaro, serbo, rumeno, e
questo miscuglio eterogeneo di pastori, i quali si odieranno cordial-
mente, e si diffameranno e si combatteranno a vicenda, sara la con-
seguenza logica di quel manco di unita che travaglia le chiese or-
todosse. Separate dal cattolicismo, sono divenute chiese nazionali
che immemori degl' interessi religiosi si trasforraano in servile stru-
mento del potere politico, e sperperano le loro energie in una lotta
sterile ed infeconda.
4. Neil'aprile del 1903 il patriarca greco di CostantiDopoli Gioac-
chino III indirizzava una lettera sinodale alle Chiese antocefale. Gioac-
chino III ed i dodici metropoliti del Sinodo del Fanar propone vano
agli altri patriarcati delPOriente ed alle Chiese antocefale di meditare
la soluzione di alcuni gravi problemi di vitale interesse' per la cri-
stianita l. Anzi tutto, scriveva il patriarca, e mestieri studiare la pos-
1 Di questo fatto diede gia un cenno il nostro Corrispondente della
Grccia, nel precedente quaderno 1290, pag, 625. N. d. D.
758 CRONACA
sibilita di un'unione delle Chiese ortodosse con la Chiesa romana e
la Riforma. S' innalzano continuamente preghiere per 1'estinzione
dello scisma che travaglia la societa cristiana : le Chiese dell'Occi-
dente anelano di ricongiungersi alle Chiese di Oriente, ma le pro-
poste di unione poggiano su condizioni che parvertono le tradizioni
dommatiche dell'ortodossia, e percid sono inaccettabili. Dimandavano
inoltre il loro parere sull'opportunita dell'adozione del calendario gre-
goriano, che buon numero di ortodossi giudicano piu esatto, e di mag-
giore utilita che il calendario giuliano per le relazioni continue del-
1'Oriente coi popoli civili dell'Occidente.
Con la sua lettera OHoacchino III mirava ad innalzare il decaduto
prestigio del patriarcato greco, ed a rivendicare al medesimo il di-
ritto ormai caduto in disuso di arrogarsi una supremazia dottrinale
sulle altre Chiese autocefale. La Verita Ecclesiastica, organo ufficiale
del Fanar, nel numero del 22 novembre (vecchio stile) 1903 inserisce
le risposte delle Chiese autocefale di Q-erusalemme, della Russia, della
Grecia, della Rumania, e della Serbia al documecto patriarcale. Spira
dalle medesime un'aura di fanatismo anticattolico che rivela nei loro
autori un accecamento intellettuale anche nelle verita piu lampanti.
II patriarca di Gerusalemme dichiara che 1'unione dell'ortodossia con
la Riforma ed il Vecchio cattolicismo, e desiderabile, & possibile, ed
e necessario perche 1' una e 1' altro sono pieni di deferenza e di ri-
spetto a rigaardo delle Chiese delPOriente : per giungere ad un' in-
tesa, si dovrebbe radunare a Costantinopoli una commissione mista di
teologi ortodossi, protestanti e vecchi cattolici, e togliere di mezzo le
divergenze dommatiche che li separano. Un accordo col cattolicismo
non e da tentarsi, perche la Chiesa romana esercita in Oriente a danno
dell'ortodossia una propaganda che e cagione di scandalo per le co-
scienze cristiane. Riguardo al calendario gregoriano nulla sotto 1'aspetto
dommatico e di ostacolo alia sua adozione : la prudenza tuttavia con-
siglia che si aspetti per questa riforma il momento in cui sia tolto
lo scandalo del proselitismo eterodosso nell' Oriente. II Sinodo di Pie-
troburgo e di parere che sarebbe piu utile di lasciare da banda le
proposte di unione onde consacrarsi con piu zelo a tutelare la fede
dei fanciulli ortodossi contro le insidie degli educatori protestanti e
latini. Nondimeno devesi tener conto delle vive e sincere aspirazioni
della Chiesa anglicana verso 1'unione. L' intesa coi vecchi cattolici,
quantunque non scevra di gravi difficolta, e prossima. E doloroso
tuttavia che risentano 1' influsso del protestantesimo e sdrucciolino nei
suoi errori. Nelle sue relazioni col vecchio cattolicismo, la Chiesa or-
todossa non deve lasciarsi fuorviare da un fanatismo assurdo, ne
cedere con la lusinga di procacciarsi degli alleati di valore contro
Roma.
CONTEMPORANEA 759
La Russia si occupa della ri forma del calendario. Durante il
regno di Alessandro III, 1'Accademia delle soienze avea studiata la
soluztone del probiema, ma i suoi lavori furono interrotti anzi tempo.
II calendario giuliano dovrebbe mantenersi in vigore nel compute ec-
clesiastico, riservando il calendario gregoriano al compute civile. Le
regole concernenti la fissazione della Pasqua e delle feste di pre-
cetto non dovrebbero subire veruna mutazione. II Sinodo di Atene
giudica che le attuali circostanze non permettono un mature esame
e la soluzione dei problemi relativi all'unione delle Chiese. I tenta-
tivi quindi per attuarla riuscirebbero vani presentemente e nel tempo
avvenire, ed acuirebbero vieppiu il dissidio religioso tra 1'Oriente e
1'Occidente. Tuttavia 1'accordo col vecchio cattolicismo non offrirebbe
serie difficolta, perche i teologi vecchi cattolici venerano 1'insegna-
mento orfcodosso, e vivo no in perfetta armonia con le chiese orientali.
Circa 1'adozione del calendario gregoriano, giova ricordare che una
riforma di tal genere implica delle mutazioni e dei rivolgimenti nel-
1'ordiue di celebrazione delle feste piu solenni dell'anno liturgico.
Dunque prima di dare un passo £ mestieri che le chiese autocefale
dichiarino di comune intesa che la proposta riforma non turbera in
veruna guisa le coscienze ortodosse. Tralasciamo le risposte della Serb;aT
della Rumania e del Montenegro perche di minor conto.
Abbiamo detto che 1'odio contro il cattolicismo accieca gli autori
di questi document!. Infatti a pift riprese ei in piu sinodi (quelli di
Jassy e di Gerusalemme nel secolo XVII) la Chiesa ortodossa lancio
1'anatema contro 1'eresia luterana. I teologi dell'ortodossia non igno-
rano lo scempio che fanno i protestanti dei sacramenti piu augusti
della Chiesa, del culto della Beatissima Yergine e dei Santi, e della
tradizione ecclesiastica. Sanno anche che il vecchio cattolicismo pre-
cipitando sempre piu nel caos dottrinale della Riforma, tende a di-
venire un larvato protestantesimo. Come dunque e possibile 1'unione
coi luterani e coi vecchi cattolici, che rinnegano parecchi dei dommi
fondamentali della chiesa ortodossa, e perche poi e impossibile Tunione
con la Chiesa romana, con la quale 1'ortodossia non ha delle diver-
genze important*, alPinfuori delPinfallibilita pontificia?... Gli uomini
di senno non saprebbero rispondere a tali quesiti se non confessando
che 1'odio ingenera nelle menti le piu strane contraddizioni, e che
le sette cristiane, anche le piu diverse, cercano sempre, ma indarno,
di allearsi contro la Chiesa di Gesu Cristo, che poggiata su Pietro &
la colonna incrollabile della verita.
5. Segnaliamo con lode, per coloro che bramano di conoscere il
movimento della vita e delle opere cattoliche in Oriente, I' Almanack
des families catholiques de Constantinople. E apparso il quarto volume
di questa importante pubblicazione, sorta per iniziativa di Mgr. Gio-
760 CRONACA
vanni Borgomanero, zelantissimo vicario generale della Delegazione
Apostolica. Cid che forma il pregio principale ed il valore storico di
questo almanacco, oltre la spirituale utilita pel fedeli di Costantino-
poli, e 1'abbondanza di dati che fornisce sulle origini e lo sviluppo
delle opere cattoliche in Oriente. Yi leggiamo per esempio delle pre-
gevoli memorie su Leone XIII e Punificazione del calendario, sul-
1'arciconfraternita di Nostra Signora delt'Assunzione per 1'unione delle
chiese, sulla casa delle Sucre dell' Immacolata Concesdone a Cadikeuy
(1'antica Calcedonia), sull'Associazione artigiana di pieta (asilo cat-
tolico pei vecchi, fondato nel 1838), sulla scuola elleno cattolica de-
nominata Simpnoia, sul patriarcato armeno cattolico delta Cilicia e
quello della Caldea ecc. Interessante e la statistica degli alunni che
frequentano le scuole cattoliche di Costantinopoli. II loro numero si
eleva a 4648 (lo giudichiamo inferiore alia realta) clei quali 3200 sono
cattolici, e 1448 appartengono ad altre religioni (ortodossi, protestanti,
ebrei, ed anche turchi). Tra le congregazioni religiose piu beneme-
rite dell' insegnamento cattolico citiamo i Lazzaristi coi due collegi
di S. Benedetto e di S. Pulcheria (290 alunni), i Fratelli delle Scuole
cristiane, con le scuole e collegi di Cadikeuy, del Taxim, di Galata,
di Pancaldi, di Pera, di Ferikeuy (1246 alunni), gli Assunzionisti di
Kumkapu (187 alunni), le Suore di Sionne col pensionato di Pan-
caldi (450 alunne), e le Suore di Carita con le scuole di G-alata, di
Ciukur-Bostan, e dell' Ospedale della Pace (1364 alunne). Queste
cifre sono eloquentissime e dimostrano 1'estimazione del cattolicismo in
Oriente, e la fiducia che gli ortodossi ripongono nell'educazione mo-
rale ed intellettuale dei missionari latini. Ci auguriamo che il sul-
lodato almanacco continui per lunghi anni la sua pubblicazione e rac-
colga dei dati utilissimi per la storia avvenire della latinita di
Costantinopoli.
II patriarcato greco annunzia la pubblicazione di una Nuova Bi-
blioteca di Autori ecclesiastic! (N£a BipXioOrjy-Y] 'ExxXTjataatiTCfiw Soy-
Ypacplaw). Sette volumi vedranno la luce ogni anno, e svolgeranno dei
temi storici, agiografici, ma sovratutto di diritto canonico. Prevediamo
secza tema d' ingannarci che si stamperanno delle vecchie produzioni
ammuffite di scrittori greci del secolo XYII e XVIII. La Chiesa greca
e giunta all'ultimo stadio della sua decadenza intellettuale. Lo scisma
ha non solo esaurite in essa le sorgenti della santita, ma anche del
pensiero teologico. Nell' impotenza di studiare e di difendere la rive-
lazione divina, il clero greco si diverte con un diritto canonico sui
generis, le cui fonti sono i codici degP imperatori bizantini, i firmani
della Sublime Porta, e le lettere sinodali dei Patriarchi. Si comprende
di leggieri che un giure canonico sgorgante da fonti si diverse, giu-
stifichi tutte le pretese, e sia anche strumento di mire politiche. Per
CONTEMPORANEA 761
eitare un esempio, il patriarcato greco si appoggia sulle massime del
suo giure canonico per dichiarare che i Bulgari non devono affac-
ciare del diritti sulla Macedonia. E cosi si avvera seinpre piu che lo
staccarsi dalla chiesa cattolica o produce il marasmo intellettuale nelle
scienze sacre, ovvero lascia libero il varco al pift sfrenato raziona-
lismo.
OPERE PERVENUTE ALL A DIRE ZI ONE
Alfani A. Ricreazioni. Racconti scelti e liberamente tradotti dal fran-
cese. Firenze, Alfani e Venturi, 1903, 16°, 304 p. L. 1,50.
Bittard des Fortes R. L 'expedition francaise de Rome sous la deu-
xieme Republique d'apres des documents inedits. Avec une carte des
environs de Rome. Paris, Douniol, 1904, 16°, X-432 p. Fr. 5.
Brandi S. S. I. Di chi e il Vaticano? Note storiche e giuridiche.
Roma, Befani, 1904, 8°, 72 p. L. 1,50.
Canto liturgico ambrosiano. Ordo ad Funera ducenda aliaque
officia mortuis praestanda, cum instnictionibus et decretis quae in pro-
vinc. et dioec. synodis hactenus sancita sunt. Mediolani, Palma, 8°,
XXVI-170 p.
- GARBAGNATI E. can. Gli Jnni del Breviario ambrosiano, corre-
dati delle melodie liturgiche. Milano, id. 8°, XVI -210 p.
- MBLODIE LITURGICHE. 1-5. Contengono : La Santa Messa. Inni in
onore del SS. Sacramento. Inni Domenicali pel Vespro e Compieta. Inni
del Piccolo Officio di M. SS. Inno allo Spirito Santo e di ringraziamento.
Mila.no, id., in 16.°
— « DIRECTORIUM CHORI •» per il Rito ambrosiano edito dal can. EMI-
LIO GARBAGNATI. 2-6. Milano. Idem, in 16.°
Cappellazzi A. sac. Sociologia civile. Siena, S. Bernardino, 1904,
16°, 324 p. L. 2,50.
Composizioni italiane con appendice di temi per le scuole secon-
darie. (Extr. del Gymnasium). Roma, tip. Salesiana, 1904, 16°, VIII-
280 p. L. 0,50.
Debroas L. Le drame de Pekin en 1900. Ouvrage illustre de nom-
b reuses gravures. Lille, Desclee, 8° gr. 300 p. Fr. 5.
Divus Thomas. Periodicum philosophico-teologicum scholasticam
sectantibus inserviens. Piacenza. Prezzo annuo di associazione L. 10
per r Italia; Fr. 12 per 1' Estero.
1 Non essaudo possiblle dar conto delle molte opera, che ci vengono inviate, oon quelld
sollecitudine che si vorrebbe dagli egregi Autori a da noi, ne diamo intanto un annnnzia
s^mmario oh« u«n import* alcun gludizio, riaerbandoci ds tornarvi sopra a seoonda dell'op-
portur.iu e dello spazio conoesso nel periodico.
762 OPERE
Fei R. 0. P. Theologia dogmatica III. De Christo restitutore ordinis
laesi. De mysteriis Christi. De Maria Matre Christi. Taurini-Romae,
H. Marietti, 1904, 8°, X-208 p. Cfr. Civ. Catt. 18, 10 (1903) 330.
Gorla P. sac. La Samaritana del Vangelo. Milano, scuola tip. sa-
lesiana, 1904, 16°, 382 p. L. 3.
Hilarii Pictaviensis de Trinitate (libri XI-XII). — De Synodis sen
de Fide Orientalium. (Bibl. SS. Patrum, VIZZINI Ser. V. Script, latini
postnicaeni. IV). Romae, via dei Cresoenzi 13-15, 1904, 8°, p. 663-926.
Cfr. Civ. Catt. 18, 4 (1901) 595: 9 (1903) 329.
Horae Diurnae. Editio II, post alteram typicam. Ratisbonae, Romae,
Pustet, 1903, 24.°
La Coree par un Missionnaire. Lille, Desclee, 8°, 192 p. Fr. 0,80.
Le Japon, par un Missionnaire, illustre de 13 gravures. Lille,
Desclee, 8°, 192 p. Fr. 0,80.
Lepin M. Jesus Messie et Fils de Dieu, d'apres les Evangiles sy-
noptiques. Paris, Letouzey, 1904, 18", XLVIII-284 p. Fr. 3,50.
Menghini J. B. mons. De oratione quadraginta horarum in instru-
ctionem clementinam commentaria. Textus exhibetur authentice italico
idiomate ac in latinum versus. Editio altera. Romae, Desclee, 1904, 8°,
160 p.
Moriconi F. Fede e scienza. Dialoghi. Roma, Tata Giovanni, 1904,
16°, 148 p. L. 1,50. Rivolgersi al Sig. Giuseppe Blasetti in Raiano (Aquila).
Muratori L. A. Rerum italicarum scriptores. Raccolta degli storici
italiani dal cinquecento al millecinquecento. Nuova edizione riveduta,
ampliata e corretta, con la direzione di GIOSUE CARDUCCI e VITTORIO
FIORINI. Fasc. 22 23. Citta di Castello, Lapi, 1904, in 4.° Ciascun fasci-
colo L. 10.
Nervegna J. mons. De Institutes votorum simplicium Religiosorum
et Monialium. Romae, Cooperativa polygr., 1904, 8°, 86 p. L. 2,50. Ven-
dibile in Roma, palazzo della Cancelleria.
Padovan A. L'uomo di genio come poeta. Sguardo generate. II poeta,
pittore: it poeta scultore: it poeta musicista. Conclusione. Milano, Hoepli,
1904, 16% VIII-376 p. L. 4.
Pighi J. B. can. Expositio casuum reservatorum in Dioecesi vero-
nensi. Ed. Ill Veronae, Cinquetti, 1904, 16°, 40 p. L. 0,70
Poletto G. mons. Prolusione alia cattedra dantesca nell' Istituto
Leoniano di alta letteratura in Roma per 1'anno scolastico 1903-1904.
Napoli, D'Auria, 1904, 8°, 52 p.
Ricci G. B. sac. La via ai rapporti melodici della musica naturale.
Indagine critica. Savona, Ricci, 8", 184 p. L. 3.
Rinieri I. La verita storica net processo Pettico-Maroncelli secondo
i loro costituti. Roma, Befani, 1904, 8°, 168 p. L. 1,50.
Rosadi G. 11 processo di Gesu. Firenze, Sansoni, 1904, XVI-444.
L. 4. Cfr. presente quad. p. 716 sgg.
Wernz F. X. S I. Tus Decretalium ad usum praelectionum in scholia
textus cvnonici sive iuris Decretalium. IV. lus matrimoniale Eccles. Ca-
tholicae. Romae, Polyglotta, 1904, 8°, XVI-1136. L. 15. Vendibile all'Uni-
versita Gregoriana, via del Seminario 120, Roma.
PERVENUTE ALL A DIREZIONE 763
Altre pubblicazioni pervenute: Varieta. — BONANNI E. monsig.
patria di San Tommaso. Roma, Yeratti, 1903, 8°, 42 p. — D' AGOSTINO A. vc-
scovo di Ariano. Giolbe. Parafrasi. Ariano, Appulo-Irpino, 1904, 16°, 24 p. —
EVOLA F. La modernitd e la Ohiesa sotto il Pontificate di Leone XIII, con pivfu-
zione di F. PARLATI. Palermo, « Boccone del povero », 1903, 16°. — FRANCO G.
G-. S. J. I diritti degli animali. (Estr. Civ. Catt. 1904, 1). Roma, Befani, 8°, 32 p.
L. 0,50. — KLITSCHE DE LA GRANGE D. Madame de Stael. (Estr. Giornale Ar-
cadico, gen. 1904). Roma, tip. Sallustiana, 1904, 8°, 16 p. — R1CG[ G. B. sac. /
rapporti matematici delta melodia gregoriana. Appendice dell'opuscolo « La via ai
rapporti melodici della musica naturale ». Koma, Forzani, 1904, 8°, 16 p. —
RONZONI D. la scena dcll'^azione fittieia della Divina Corn-media secondo Fran-
cesco Flamini. Note ed appunti. Napoli, D'Auria, 1903, 8°, 44 p. L. 1,50. — ZA-
NON G. A. Sulla supposta causa delle cavitd generate dall'elica nell'acqua. (Estr.
Atti E. Istituto Veneto di scienze, LX1II). 8°, p. 239-264.
Atti Episcopal!. — BLANDINI G. vescovo di Noto. Anno giuUlare della
Immacolata Concezione. Lettera Pastorale. Noto, Zammit, 1904, 8°, 68 p. —
BRIOSCHI P. arciv. di Cartagena. Primera palabra de Pio X. Obolo de • fan
Pedro. Pastoral. Cartagena, Rodriguez, 1904, 16°, 66 p. — CAMILLI D. ve-
scovo di Fiesole. Sull'azione popolare cristiana e notificazioni per la musica sacra
e canto gregoriano e per il Giubileo. Lettera pastorale. Firenze, Ricci, 1904, 8%
60 p. — FERRARI A. arciv. di Milano. Notificazione del Giubileo straordinario,
concesso dalla S. di N. S. Pio PP. X. Avvertenze e raccomandazioni. Milano r
1904, 8°, 48 p. — GIANI S. vescovo di Livorno. L'Immacolata. Lettera pasto-
rale. Livorno, Fabbreschi, 1904, 8°, 36 p.
Eloqnenza sacra. — DEGGIOVANNI mons. Gesd, Eedentore e la pace. Con-
ferenza. Roma, Tata Giovanni, 1904, 8°, 16 p. — FERRANTE G. sac. La Croce.
Panegirico. (Estr. Poliantea Oratorio, 1904, 3, 4). Palermo, Mesi, 1904, 8°, 12 p.
Ascetica. — FAUSTO DEL NOME DI MARIA, pass. Piccolo tesoro, ossia
la Passione di Gesu Cristo. Roma, Tata Giovanni, 1904, 24°, 64 p. Copie 12
L. 1. Rivolgersi alia Sagrestia di S. Celso. Roma. — PREPARAZ10NE e rin-
graziamento alia 8. Comunione secondo lo spirito di Santo Ignazio. Roma, Desclee,
1903, 24°, 64 p. Cent. 20. — RODRIGUEZ A. Esercizio di perfezione riveduto e
compendiato da F. T. Roma, Salesiana, 1904, 8°, VIII-820 p. L. 3.
Memorie. — FASSIOLO D. arcip. Nei solenni funerali di trigesima del reve-
rendo D. Luigi Caroggio priore di Santa Fede. Elogio funebre. Geneva, tip. ar-
civescovile, 1904, 8°, 16 p. — LORETO G. can. Pel giuMleo pontificate di
Leone XIII. Napoli, Pierro, 1903, 8°, 32 p. L. 1. Rivolgersi all' Autore .in
Afragola.
Letture religiose. — MUNERATI D. Nel XIII centenario dalla morte di
S, Gregorio Magno. Cenni storici sulla sua vita e sulle sue opere. Torino,
«Letture Cattoliche», 1904, 24°, 120 p. L. 0,20.
Letture ricreative. — FERRA VILLA E. La classe degli asini. Farsa. — G. F.
Massinelli in vacanze. Commedia in due atti. (Coll. di lett. drammatiche, gen.
feb. 1904). Roma, Salesiana, 24°, 88 p. L. 0,40.
Poesie. — SANTINI L. can. Le odi di Q. Orazio Flacco spiegate e com-
mentate. I. Spoleto, tip, deirUmbria, 1903, 16°, 208 p.
ERRATA CORRIGE
p. 609, lin. 28 sec. III. sec. IV.
INOICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOL. I
19O4.
Articoli.
DELL'AZIONE POPOLARE CRISTIANA.
« MOTU PROPRIO » DI S. S, Pio X.
Pag. 3
Di CHI E IL VATIC ANO? Note storiche
e giuridiche. 9, 145, 295
LA PROPRIETA DEL VATICANO SECONDO
LALEGGBDELLEGUARENTIGE. Note
storiche e giuridiche. 385
Di ALCUNI CRITERII 1NCERTI NELLA ?A-
LETNOLOGIA, ARCHEOLOGIA E STORIA
ANTICA. Le scoperte di Greta e il
criteria cronologico. 26, 434
IL CARBONARISMO E i COST/TUTI DI
SILVIO PELLICO E DI PIETRO MA-
RONCBLLI. 34
LETTER A E MOTU PROPRIO DI S. S.
PlO X SULLA MUSICA SACRA. 139
HERBERT SPENCER. La sua vita e le
sue opere. 158
MARONCKLLI E SILVIO PELLICO IN CAR-
CERE. / polli di Renzo. 170
RUSSIA EDlNGHILTERRA NEL TjBET. 191
I NUOVI DGCUMENTI PONT1FJCII SULLA
RESTAURAZIONE BELLA MUSICA SA-
CRA. 257
IL VANGELO DI ALFREDO LOISY ED i
FONDAMENTI DELLA FEDE. 277, 537
INUTILI APOLOGIE. Mostruose rivela-
zioni di Pietro Maroncelli. 310
I DIR1TTI DEGLI ANIMALI. 401, 682
PAPA INNOCENZO XI E L' UNGHERIA
LIBERATA DAI TURCHI (1676 1689).
415, 641
SANCTISSIMI DOMINI NOSTRI DIVINA
PROVIDENTIA PlI PAPAE X. LlTTERAE
ENCYCLIC AE. Testo latino e tradn-
zione italiana. 513
UN PREGIUDIZIO STORICO INTORNO 41 P1U
INSIGNI NATURALISTI. Pag". 554, 664
IL CAPORALE TRASTEVERINO. (Rac-
conto). 49
ATTRAVERSO IL MONDO. CLARA HOOD.
Storia di un'anima. 696
Riviste.
Concetti cattolici e razionalistici sul-
1'origine del Nuovo Testamento.
Pa^. 73
La Francia alPEstero (/. B. Piolef).
205
Dalle sfingi d'Egitto ai paesaggi del
Segantini. Una nuova storia del-
1'Arte (A. Fah). 207
II diritto delle sorgenti. 210
Le pitture delle catacombe romane
pubblicate da G, Wilpert. 329
A proposito di un nostro articolo in-
torno ad Herbert Spencer. 342
Consultazioni canoniche - liturgiche
(Card. G-ennari}. 448
Monografie d'arte e d'artisti (G-uth-
mann, Raushofer, Weber ecc). 453
La filosofia nelle scuole pubbliclie.
574
II Procesao di Gesii (G-. Rosadi).
716
BIBLIOGRAFIA. 82, 214, 346, 591
OPERE PERVENUTE ALL A DJREZIONE.
126, 255, 381, 510, 637, 761
Appendici.
ARCHEOLOGIA. / monumenti del Pa-
radiso nelVantica Basilica Vati-
cana. Pag. 463
INDICE
765
PER L'OBOLO DELLE POVERE MONACHE
D' ITALIA. Pag-. 509
SCIENZE NATURALI. Il « radium ».
723
Cronache contemporanee.
DalV 11 dicembre 1903
al 10 marzo 1903.
Cose romane.
i, L'anno giubilare della definizio-
ne dell' Immacolata Concezione.
Indulgenze concesse dal Santo Pa-
dre. 2. Le prime comunioni di a-
dulti, nell'anno giubilare. 3. La
Societk della Gioventu cattolica
ai piedi di Pio X. 4. II Cooaitato
pel monumento internazionale ope-
raio a Leone XIII. 5. Pellegrinag-
gio Toscano. 6. Pei lavori della
Commissione biblica. 7. Libri proi-
biti. Pag. 90
$. Ricevimento del Sacro Collegio
per gli augurii al Santo Padre.
Sao discorso. 2. Ricevimento del
Corpo Diplomatico. 3. Pubblica-
zione dei decreti sul martirio del
VenerabiliCrisino, Pongracz e Gro-
decz, e sulle virtu eroiche della
Yen. Giovanna d'Arco. 4. Accenni
storici intorno agli stessi Venera-
bili. 5. I milioni al Vaticano. 223
3. Motu proprio intorno all' elezio-
ne de'Vescovi. 2. La federazione
Piana ai piedi di Pio X. 3. II cir-
colo di S. Pietro alia messa pa-
pale. 4. La Commissione archeo-
logica al Vaticano. 5. Fondazione
di una Societa medico-cattolica.
6. La questions del Nobis nomina-
verit. 353
4. Motu proprio del Santo Padre per
la riunione delle Congregazioni
de' Riti e delle Indulgenze. 2.
Conferenza in Vaticano pel IX
centenario dell' Abazia di Grotta-
ferrata. 3. Ricevimento dato da
Sua Santitft alia Societa degli In-
teressi cattolici. 4. Movimento di-
plomatico pontificio. 5. Prescri-
zioni pel Giubileo contenute nel-
1'Enciclica del Santo Padre per il
50° anniversario dell'Imm. Conce
ziona. Pag. 474
5. Le feste centenari© di S. Grego-
rio. Congresso storico liturgico e
d' arte sacra. 2. La musica reli
giosa. Udienze pontiflcie. 3. De-
creti della Sacra Congregazione
de' Riti pubblicati in Vaticano.
4. Modificazioni alia cronotassi
de'Sommi Ponteflci. 5. Indulgenze.
605
6. Lettere apostoliche oel conferi-
mento dei gradi accademici in Sa-
cra Scrittura. 2. Programma del
Congresso Mariano e della Mostra
internazionale per il Giubileo del-
P Immacolata Concezione. Missioni
Sacre in Roma. 3. Pellegrinaggio
Viennese, belga, francese. La lega-
zione colombiana. 4. Dispensa pon-
tificiapei giorni 19 e 25 marzo. 730
Cose italiane.
1. Chiusura della Camera per le
vacanze. Suoi lavori. 2. Espo-
sizione finanziaria del Ministro
Luzzatti. 3. Le dimissioni di E.
Nathan da Gran Maestro della
Massoneria. Pag. 99
9. La morte di Giuseppe Zanardeili.
2. Una convenzione d'arbitrato tra
1'Italia e la Francia. 3. II IV Con-
gresso cattolico della Sicilia. 230
2. La riunione politica di Torino.
2. 11 regolamento della istruzione
elementare ed il catechismo. 3. II
novantesimo compleanno dell'Emo
card. Celesia. 359
4. Riapertura delle Camere. Agita-
zione settaria contro le congrega-
zioni religiose. 2. La proposta Be-
766
INDICE
renini sul divorzio. 3. La schiavitu
nel Benadir. 4. Incendio della biblio-
teca nazionale a Torino. Pag. 483
S. Lavori parlamentari. Accuse con-
tro la Societ^ de' telefoni. 2. Pro-
cesso Ferri-Bettolo: condanna del-
1' Avanti. 3. Discordie socialiste.
4. Congresso socialista di Brescia.
5. Nuovo Gran Maestro massonico
6. A proposito dell'incendio alia
biblioteca nazionale di Torino. 611
€». Lavori Parlamentari. L'inchiesta
sulla marina. Un municipio socia-
lista disciolto. 2. Ancora del P. Ehrle.
8. Le avvocatesse. 4. Una com media
indecente. 5. Le elezioni ammini-
Btrative in Firenze. 735
Cose straniere.
Notizie general!.
Francia. Pag. 103, 235. — G-erma-
nia. 103, 363, — Spagna. 104, 363.
— Serbia. 104. — Russia-Giap-
pone. 104, 236, 364, 490, 619, 741.
— Macedonia. 104. — Portogallo.
— 235. — Stati Uniii. 235, 491. —
Svezia-Norvegia. 363. -- Inghil-
terra. 364, 489.
Nostre corrispondenze.
FRANCIA.
\. La riapertura del parlamento. 2.
Condizione presente dell'opinione
parlamentare. 3. II governo palesa
il suo programma del lavori par-
lamentari. 4. Votazione del bilan-
cio. 5. II concordato e 1'ambasciata
presso la Santa Sede conservati
almeno pel 1904. 6. La lotta in-
torno alia legge deirinsegnamento.
7. Abrogazione della legge Fal-
loux. 8. Nuovi spedienti di perse-
cuzione religiosa. 9. Come i cat-
tolici si difendono. 10. L'accademia
francese e le religiose. Pag, 105
INDIA.
2. L'India e il nuovo Minister© in-
glese. 2. La spedizione militare
contro il Tibet. 3. Prodotti mine-
rali dell'India nell'ultimo d/ecennio.
4. Le vittime dei serpenti e delle
bestie feroci. 5. II Delegate apo-
stolico Mgr. Zaleski in visita negli
Stati Travancore e di Cochin. 6.
Notizie varie. Pag. 113
INGHILTERRA.
3. II nuovo Arcivescovo di Westmin-
ster. Sua presa di possesso. 2. Po-
litica interna. 3. Russia e Giappone.
4. Vertenza fra il Canada e gli
Stati Uniti. 5. Spedizione contro
il Tibet. 6. II lavoro giallo nel
Transvaal. 7. L'arbitrato fra P In-
ghilterra e la Francia. 8. La po-
sta elettrica deH'italiano Piscicelli.
9. I reali d' Italia in Inghilterra.
Pag 237
STATI UNITI.
4 La questione dell' istmo di Pa-
nama. 2. Frodi commerciali negli
Stati Uniti. 3. Gli opera! cattolici
contro il socialismo. 4. Suicidio
della stirpe. 5. Sua Eminenza il
Cardinale Gibbons contro il di-
vorzio. 6. Agitazione cattolica in
favore delle scuole confessional!.
7. Supplica dei negri degli Stati
Uniti a Papa Pio X. 8. Amicizia
degli episcopalian! pei cattolici.
Pag. 243
CINA.
5. Doni modestamente ricusati. 2.
Le present! difflcolta nel Koang-si
e nella Manciuria. 3. Trattato cino-
americano. 4. Persecuzioni de' cri-
stiani nel Chen-si e nel Tch6 Kiang.
5 Onorificenza ad un prefetto apo-
stolico. 6. Scuole francesinel Kiang.
1NDICE
767
si e fn altri luoghi 7. Relazioni
russo-giapponesi. Pag-. 251
. Lagnanze del Giappone contro la
Russia. 2. R'sposta della Russia.
3. Politica estera della Cina. 4. Un
Vicere progressista. 5. La questione
del Sou-pao termmata. 6 Student!
cinesi all'estero. 7. Ministero del
commercio. 8. I protestanti in Ci-
na. 9. Evangelizzazione cattolica.
497
A USTRI A- UNGHERI A .
. La situazione politica monarchica.
al principle del nuovo anno. 2.
Ungheria: il nuovo ministro Tisza;
continua 1'ostruzione parlamentare
e lo stato eslege. 3. Austria: 1'ul-
tima sessione del par]amento Vien-
nese; si governa col §. 14. 4. Atti-
vita delle Diete provincial]', specie
del Tirolo e della Dalmazia ; la
questione dell'universitk itallana.
5. Apertura delle Delegazioni; di-
scorso del ministro degli esteri;
nuovi bilanci, e nuovi aumenti di
gpesa. 6. Notizie del movimento
cattolico in Austria, specie in Ti-
rolo e nella Boemia. Pag. 364
GERMANIA.
8. La malattia dell'Imperatore e le
alleanze di famiglia. 2. La politica
arbitrate ; la politica europea in
Asia. 3. II Reichstag, cose militari,
la politica del Centre, la questione
finanziaria, il gruppo polacco, il
congresso degli operai conserva-
tori. 4. Cose protestanti. 5. II libro
intorno a Lutero del P. Denifle.
Pag. 372
O. La guerra russo-giapponese e le
potenze europee; il pericolo giallo;
la transiberiana. 2. II Landtag prug-
siano: nuove misure eccezionali
contro i polaccbi. 3. Le finanze :
condizioni economicbe. 4. Ostilita
protestanti. 5. Abrogazione del di-
vieto contro le congregazioni della
SS. Vergine. 6. Riforma elettorale
in Baviera. 7. Uno sciopero mal riu-
scito. 8. La comunione sotto le due
specie presso i calvinisti. Pag. 744
BELGIO.
1O. Come i liberali belgi intendono
la liberta. 2. Aspettando le pros-
sime elezioni politicbe e provin-
cial!. 3. Lo stato dei partiti. 4.
L'Aisociazione conservatrice. 5. Un
battesimo in Corte. 6. Le donazioni
di Re Leopoldo. 7. Nel Congo.
Pag. 491
RUSSIA.
11. La Russia ed il Giappone, la
guerra e la pace. 2. II Tzerkovnyi
Viestnik a proposito di una nostra
corrispondenza. 3. Le missioni orto-
dosse della Russia nel Giappone,
nella Cina e negli Stati Uniti. 4.
Gli atti di Pio X giudicati in
Russia. Pag. 502
1$. La guerra col Giappone ed il ma-
nifesto dello Czar. 2. L'entusiasmo
patriottico dei Russi. 3. L'adozione
del calendario gregoriano. 4. Le
polemicbe della stampa a proposito
dei decreti del Santo Sinodo rela-
tivi alia coiiversione degli Ebrei.
Pag. 620
GRECIA.
13. La politica presenter nuovo Mi-
niatero con vecchio programma.
2. La risposta delle Cbiese auto-
cefale alle proposte del Fanar. 3,
Le ragazzate attorno al sig. Silve,
strelli Ministro d' Italia in Atene-
768
INDICE
4. Le agitazioni degli Unirersitarii
di Atene. 5. La risposta delle Chiese
dissident! e certi teologi greci.
Pag. 625
GIAPPONE.
I 4. Antiche memorie della Religione
cristiana predicata gia in Giappone
da S. Francesco Saverio. Stato pre-
sente del progresso intellettuale
in quell'impero. La civilta europea
accettata, tranne il cristianesimo.
Condizioni di quella Chiesa e di
quelle Missioni. Grave pericolo per
1'avvenire religioso del Giappone
e della Cina. Pag. 633
Giorgis e 1' influenza italiana in
Oriente. 3. La morte di un metro-
polita compromettente. 4. Le let-
tere del patriarca greco sull'unione
delle Chiese e le risposte delle
Chiese autocefale. 5. L' almanacco
delle famiglie cattoliche di Costan-
tinopoli e la Nuova Biblioteca di
autori ecclesiastici greci. Pag. 752
Cose varie.
1. Una nuova bandiera nazionale.
2. La durata della vita umana.
3. La produzione librariaannua in
Germania. Pag. 12&
COSTANTINOPOLI.
15. La situazione politica in Mace-
donia. 2. II Generale Emilio De
CON APPROVAZIOKE DELL'ATITORITA ECCLESIASTICA
s
BX 804 .C58 SMC
La Civiltaa cattolica
AIP-2273 (awab)
Does Not Circulate
-•^ ' - **»*