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Full text of "Serie di Fourier e altre rappresentazioni analitiche delle funzioni di una variabile reale"

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Presented  to  the 

LIBRARY  oj  the 

UNIVERSITY  OF  TORONTO 

by 
PROFESSOR  K.O.  MAY 


SERIK  DI   FOURIER 

E 

ALTRE  RAPPRESENTAZIONI  ANALITICHE 

DELLE 

FUNZIONI  DI  UNA  VARIABILE  REALE 


SERIE  DI  EOLUIEU 


E 


AilPiE  UPPMSmZil  iMiira 


nnri 


DELLE 


FUNZIONI  DI  UNA  VARIABILE  REALE 


ULISSE    DINI 


PROFESSORE      ORDINARIO      NELLA       R.     UNIVERSITÀ      DI      PISA 


if 


PISA 

TIPOGRAFIA    T.    NISTRI    e    C. 


1880 


(}^ 


Proprietà  Letteraria 


c!fe;::^06c:5C3s*:5C5c:5C!3!0C330C!^wX!!3^ 


Le  questioni  intorno  agli  sviluppi  delle  funzioni  di 
una  variabile  reale  data  arbitrariamente  in  un  certo 
intervallo,  hanno  formato  soggetto  degli  studi  dei  più 
celebri  geometri,  segnatamente  da  una  cinquantina 
d'  anni  a  questa  parte. 

Pubblicare  un  libro  che  riunisse  i  principali  fra 
questi  studi,  insieme  a  quel  poco  che  avessi  potuto 
aggiungervi  di  mio,  e  dare  così  un  seguito  al  libro  già, 
pubblicato  col  titolo  „  Fondamenti  per  la  teorica  delle 
funzioni  di  una  variabile  reale  „  fu  dapprima  il  mio 
intendimento. 

Questo  concetto  però  si  è  andato  man  mano  slar- 
gando, specialmente  perchè,  rinvenuto  un  processo  ge- 
nerale, ho   potuto   de.lurre   con   metodo    uniformo  gli 


sviluppi  conosciuti  fin  ora  ed  altri  nuovi  o  non  per 
anco  completamente  dimostrati,  dandoli,  a  mio  credere, 
in  un  modo  pienamente  rigoroso;  e  così  il  libro,  che 
secondo  i  miei  primi  intendimenti  avrebbe  dovuto  pre- 
sentarsi al  pubblico  sotto  le  più  modeste  apparenze, 
viene  ora  a  prendere  una  mole  alquanto  considerevole. 
Ho  reputato  opportuno  perciò  il  dividere  il  libro  stesso 
in  due  parti;  dando  nella  prima  tutto  quello  che  si 
riferisce  alla  possibilità  degli  sviluppi,  e  riunendo  nella 
seconda  quello  che  si  riferisce  alle  proprietà  degli  svi- 
luppi medesimi,  come  ad  es.  alla  loro  convergenza  in 
ugual  grado,  alla  loro  integrabilità  o  differenziabilità 
termine  a  termine;  alla  unicità  ec.  . . 

Non  entrerò  in  dettagli  ne  per  ciò  che  l'iguarda 
la  prima,  ne  per  ciò  che  riguarda  la  seconda  parte. 

Dirò  solo  che  nei  metodi  seguiti  ho  sempre  cercato 
di  conservare  la  maggior  generahtà  possibile;  ed  è  per 
questo  appunto  che  i  varii  risultati  li  ho  potuti  ottenere 
colla  più  grande  semplicità,  e  senza  bisogno  di  lunghi 
calcoli,  e  ho  potuto  trovare  altresì  che  la  maggior 
parte  dei  risultati  medesimi,  che  fin  ora  erano  stati 
dati  con  processi  speciali  e  calcoli  assai  laboriosi  pel 
caso  soltanto  degli  sviluppi  di  Fourier,  valgono  anche 
per  altre  classi  estesissime  di  sviluppi.  Il  vantaggio  di 
quei  metodi  poi,  oltre  che  nel  loro  carattere  generale, 
sta  anche  nella  circostanza  che  in  essi  le  difficoltà  tro- 


vansi  separate  in  due;  T una  cioè  relativa  alla  funzione 
da  svilupparsi,  e  T  altra  relativa  soltanto  alla  natura 
dello  sviluppo.  In  tal  modo  per  es.  volendo  ricono- 
scere se  un  certo  sviluppo  è  possibile ,  s'incomincia  sem- 
pre dal  fare  alcune  verificazioni  sugli  sviluppi  di  quella 
forma  indipendentemente  dalla  funzione  da  sviluppar- 
si; e  dopo  di  aver  fatto  queste  verificazioni,  i  teoremi 
generali  del  Gap.  ITI  nei  quali  si  ha  riguardo  soltanto 
alla  natura  della  funzione  negli  intorni  dei  punti  nei 
quali  vuole  svilupparsi,  danno  subito  alcune  classi  di 
funzioni  alle  quali  lo  sviluppo  è  applicabile.  Fra  queste 
funzioni  si  trovano  sempre  quelle  che  negli  stessi  intorni 
non  fanno  oscillazioni,  e  nella  maggior  parte  dei  casi 
vi  si  trovano  anche  alcune  classi  estesissime  di  fun- 
zioni con  infiniti  massimi  e  minimi. 

Di  fronte  però  al  vantaggio  che  porta  seco  la  gene- 
ralità che  ho  mantenuta,  si  ha  l'inconveniente  che  gli 
enunciati  di  alcuni  teoremi  vengono  forse  troppo  pro- 
lissi, e  talvolta  occorre  entrare  in  considerazioni  al- 
quanto minuziose;  ma  tali  inconvenienti  mi  sembrano 
ben  compensati  dai  vantaggi  che  per  altri  lati  se  ne 
hannO;  e  dalla  importanza  dei  risultati  che  se  ne  ot- 
tengono. 

Questo  libro  presenta  certamente  dei  difetti,  alcuni 
dei  quali  però  sono  più  specialmente  da  attribuirsi  alla 
circostanza  che  la  sua  pu])l)licazione  si  è  fatta  a  inter- 


VI 


valli,  e  con  concetti  che,  come  gih,  ho  detto,  si  anda- 
vano soltanto  a  poco  a  poco  svolgendo.  Voglio  ciò  non 
ostante  sperare  che  i  cultori  della  scienza  non  lo  tro- 
veranno del  tutto  privo  di  un  qualche  valore;  e  ad  ogni 
modo  sarò  lieto  se,  per  l' insieme  dei  risultati  che  in 
esso  trovansi  riuniti,  contribuirà  ad  agevolare  lo  stu- 
dio di  una  delle  parti  più  belle  dell'  Analisi  moderna. 

Fisa,  Ottobre  ItiSO. 


PARTE  PRIMA 


POSSIBILITÀ  DELLE  KAPPRESENTAZMI  ANALITICHE  PER  LE  FUNZIONI 

TATE  ARBITRARUMEiNTE  IN  UN  CERTO  INTERVALLO 


I.    Considerazioni   generali . 

1.  Uno  dei  problemi  più  interessanti  dell'analisi  è  quello 
di  cercare  se  e  in  quali  casi  le  funzioni  di  una  variabile  reale 
date  arbitrariauiente  in  un  certo  intervallo  finito  o  infinito  (a,h) 
possono  esprimersi  analiticamente  per  ogni  valore  di  ce  fra 
a  e  b,  per  modo  cioè  che  i  valori  della  funzione  data  per  questi 
valori  di  x  possano  tutti  ottenersi  per  mezzo  di  una  serie  finita 
o  infinita   di   operazioni    di    calcolo    da  farsi  sulla    variabile. 

Però  un  problema  posto  in  una  maniera  così  generale 
non  potrebbe  risolversi,  o  almeno  difficilmente  potrebbe  aversi 
un  metodo  per  trattarlo ,  ove  non  si  stabilisse  qualche  cosa 
intorno  alla  natura  della  espressione  analitica  che,  quando  la 
cosa  sia  possibile,  dovrà  rappresentare  la  funzione;  ed  è  perciò 
che  nelle  ricerche  di  questo  genere  che  finora  sono  state  fatte 
si  è  sempre  limitato  il  problema  stesso  cercando  soltanto  se  ed 
in  quali  casi  una  funzione  data  arbitrariamente  in  un  certo  in- 
tervallo può  avere  una  espressione  analitica  di  forma  data. 

I  risultati  che  così  si  sono  ottenuti  possono  dirsi  di  una 
straordinaria  importanza ,  non  tanto  per  1'  Analisi ,  quanto,  e 
più  specialmente,  per  le  loro  applicazioni  alla  Fisica  matema- 
tica ;  e  noi  ne  esporremo  alcuni  dei  principali ,  avendo  però 
più  particolarmente  in  mira  la  rappresentazione  analitica  delle 
funzioni  di  una  variabile  reale  per  mezzo  di  serie  convergenti 
formate  con  date  funzioni  speciali  della  variabile,  o  per  mezzo 
di  certi  integrali  definiti . 


2.  Il  problema  generale  della  rappresentazione  analitica 
delle  funzioni  di  una  variabile  reale  data  arbitrariamente  in  un 
certo  intervallo,  sarebbe  sorto  naturalmente  dopo  la  introdu- 
zione che  Dirichlet  fece  nella  scienza  del  suo  concetto  di  fun- 
zione (*).  Limitato  però  alla  rappresentazione  delle  funzioni  per 
mezzo  di  serie  trigonometriche,  questo  problema  può  dirsi  ormai 
vecchio  e  celebre  nella  storia  della  scienza;  e  può  dirsi  anzi 
che  per  esso  appunto  Dirichlet  sia  stato  condotto  alla  sua  defi- 
nizione generale  della  parola  funzione. 

Questo  problema  infatti  si  è  presentato  per  la  prima  volta 
verso  la  metà  del  secolo  scorso  nel  trattare  una  questione  di 
Fisica  matematica,  quella  cioè  delle  corde  vibranti. 

Con  alcune  supposizioni  prossime  alla  realtà ,  era  stato 
trovato  che  la  forma  di  una  corda  che  vibra  in  un  piano,  alla 
fine  del  tempo  t  è  data  dalla  equazione  a  derivate  parziali  : 

ove  a  è  una  costante,  e  a:  e  ?/  sono  le  coordinate  ortogonali 
situate  nel  detto  piano  coli' origine  in  uno  degli  estremi  della 
corda,  e  1'  asse  delle  x  disposto  secondo  la  retta  (  orizzontale  ) 
che  passa  per  gli  estremi  della  corda  stessa. 

D'Alembert  prendendo  a  studiare  questo  problema  delle 
corde  vibranti,  trovò  pel  primo  che  la  soluzione  generale  della 
equazione  (1)  era  data  dalla  formola: 

y=  f{x+o.t)  +  z{.c-rxt), 

ove  /"  e  'f  sono  due  funzioni  arbitrarie;  e  poi  osservando  che,  se  l 
è  la  lunghezza  della  corda  nella  posizione  di  equilibrio,  y  do- 
veva essere  zero  per  qualunque  valore  di  t  ai  punti  estremi 
iC^O,  x=l  della  corda,  ne  dedusse  che  le  funzioni  /"  e  'f  do- 
vevano soddisfare  alle  equazioni  : 


(*)  Avanti  Dirichlet ,  per  es.  da  Monge,  si  era  definita  la  parola  funzione  ia 
nn  modo  quasi  così  gf^nerale  come  quello  di  Dirichlet;  però  allora  vi  era  sempre 
espresso  o  sottinteso  il  concetto  della  esistenza  di  una  data  espressione  analitica 
per  la  funzione  medesima. 


fh.t)  =  -  z{-yt)  ^         filmai)  =  -  z{l-o.t) , 

le  quali  cambiando  ai  in  z  davano: 

/-(:)  =  -  'f(-:)  =  -  z{  l-{l^z)  )  =/'(2Z4-:), 

per  modo  che  si  poteva  concludere  che  la  soluzione  generale 
del  problema  delle  corde  vibranti  era  contenuta  nella  equazione: 

y=f{o.t-\-x)-f{'xt-x), 

ove  /"  è  il  simbolo  di  una  funzione  arbitraria  per  la  quale  si 
ha  /•(:)=/•(  2  ^fz). 

Dopo  D' Alembert,  anche  Eulero  prese  a  trattare  il  pro- 
blema di  cui  parliamo',  e  trovò  che  la  funzione  /",  e  quindi  le 
vibrazioni  della  corda  restavano  pienamente  determinate,  quan- 
do era  data  la  forma  della  corda  e  la  velocità  di   ognuno   dei 

suoi  punti  (  cioè  y  e  —  j  e  così  venne  a  completare  la  solu- 
zione del  D'Alembert . 

La  memoria  di  Eulero  diede  occasione  ad  un  altra  di 
D'Alembert  nella  quale  egli  mosse  alcune  obiezioni  contro  la 
estensione  fatta  da  Eulero  del  suo  metodo;  e  dopo  questa  ne 
comparve  una  di  Daniele  Bernoulli  nella  quale  venne  data 
una  nuova  soluzione  del  problema  fondata  sopra  una  osserva- 
zione fatta  qualche  tempo  prima  da  Taylor . 

Taylor  aveva  osservato  che  la  funzione: 

nzx        n-ta 


y=^  sen  — ;-  cos 


II 

con  n  intero  qualunque  soddisfaceva  alla  equazione  (1),  e  alle 
condizioni  ì/=0  per  x=^0  e  x=l  qualunque  sia  f,  e  aveva 
spiegato  così  il  fatto  fisico  che  una  corda  ,  oltre  il  suono 
fondamentale  che  gli  è  proprio,  può  dare  anche  il  suono  fonda- 
mentale di  una  corda  della  stessa  costituzione  e  di  una  lunghezza 

—  ,  —  ,  -j  .  .  .  .  della  sua;  Bemoulli  guidato  da  questa  osserva- 
zione, e  dall'  altra  che  una  corda  poteva  dare  anche  contem- 
poraneamente questi  suoni,  ne  dedusse  che  essa  avrebbe  potuto 
vibrare  anche  conformemente  alla  equazione  : 


(2)  l/=  l(/ii  scii  — j—  cos ^ -, 

ove  le  a»  e  b„  sono  costanti  arbitrarie  ;  e  ])oi  avendo  ricono- 
sciuto che  con  questa  formola  qualsiasi  fenomeno  del  suono 
veniva  spiegato,  ne  concluse  che  essa  doveva  essere  la  formola 
generale  . 

Dopo  questo  lavoro  di  Bernonlli  ne  comparve  un  altro 
di  Eulero  nel  quale  questo  celebre  matematico  rispondeva  alle 
obiezioni  fattegli  da  D'  Alembert,  e  osservava  contro  Bernonlli 
che ,  siccome  per  ogni  valore  del  tempo  t  la  formola  (2)  dava 
la  equazione  della  corda  sotto  la  forma: 

ìlTtX 

(3)  2/=  -  y»  sen  -^-  , 

bisognava  concluderne  che  la  detta  formola  (2)  non  sommini- 
strava la  soluzione  generale  del  problema,  in  quantochè,  almeno 
per  un  dato  istante  la  forma  della  corda  poteva  darsi  arbitra- 
riamente, e  non  era  dimostrato  che  una  curva  qualunque  data 
arbitrariamente  fra  due  ascisse  0  e  l  potesse  sempre  rappre- 
sentarsi con  una  equazione  della  forma  (3);  e  anzi  si  riteneva 
allora  come  impossibile  di  rappresentare  una  curva  algebrica , 
o  più  generalmente  ima  curva  analitica  data  e  non  periodica , 
per  mezzo  di  una  espressione  periodica  come  quella  scritta 
sopra  o  anche  come  V  altra  : 

(4)  if=  1  a,j  sen  — \-  1  ^j.,  cos  — y-  . 

Il  problema  era  portato  a  questo  punto,  e  incidentalmente 
aveva  dunque  fatto  nascere  la  questione  se  una  curva  data  arbi- 
trariamente fra  ()  e  l  potesse  o  nò  rappresentarsi  sempre  con 
una  equazione  della  forma  (3)  o  (4),  per  quanto,  ritenendosi 
allora  la  cosa  del  tutto  impossibile,  una  tal  questione  venisse 
posta  immediatamente  da  parte;  né  ancora  le  questioni  sorte 
fra  Eulero,  D'Alembert,  e  Bernonlli  potevano  dirsi  decise,  ma 
soltanto  Eulero  e  D'Alembert  si  trovavano  d'  accordo  nel  rite- 
nere che  la  soluzione  del  Bernonlli  non  fosse  la  soluzione  ge- 
nerale del  problema    delle  corde  vibranti- 


Fu  allora  elio  Lagrange,  ancor  f^ìovaiiisslmo,  prese  a  stu- 
diare egli  pure  il  problema,  e  ne  detto  una  soluzione  in  un  modo 
tutto  nuovo,  quantunque  non  altrettanto  rigoroso .  In  questo 
lavoro  egli  ebbe  occasione  di  dare  la  formola  che  esprime  per 
una  serie  f.aita  di  funzioni  circolari  la  ordinata  di  una  curva 
che  passa  per  un  numero  fìnito  di  punti  disposti  comunque  su 
rette  equidistanti  parallele  all'  asse  delle  ?/;  ma  per  quanto, 
avendo  usato  il  segno  J  per  rappresentare  quelle  somme  che 
ora  rappresenteremmo  con  -,  e  avendo  usato  il  segno  dx  per 
rappresentare  l' intervallo  finito  A  a;,  Lagrange  giungesse  a  una 
formola  che  col  farvi  n=co  concorda  pienamente  con  quella 
che  fu  trovata  più  tardi  per  una  funzione  qualunque  ,  è  certo 
però  che,  avendo  il  Lagrange  tralasciato  di  studiare  il  passaggio 
dal  finito  all'  infinito,  la  questione  della  possibilità  o  impossi- 
bilità di  rappresentare  una  curva  data  arbitrariamente  in  un 
certo  intervallo  con  una  equazione  della  forma  (3)  o  (4)  restò 
ancora  insoluta.  Né  P  insieme  della  memoria  di  Lagrange  mostra 
che  egli  pensasse  che  una  funzione  del  tutto  arbitraria  potesse 
realmente  rappresentarsi  con  una  serie  di  seni  o  con  una  serie 
di  seni  e  coseni;  ma  anzi  mostra  piuttosto  che  egli  intraprese 
il  suo  lavoro  perchè  credeva  che  queste  funzioni  arbitrarie  non 
fossero  esprimibili  per  una  formola,  e  solo  credeva  che  le  serie 
trigonometriche  potessero  rappresentare  ogni  funzione  periodica 
data  analiticamente  . 

3.  Dopo  il  lavoro  di  Lagrange,  la  questione  della  possibilità 
della  rappresentazione  per  serie  trigonometriche  delle  funzioni 
date  arbitrariamente  non  fece  alcun  passo  per  circa  un  mezzo 
secolo;  quando  inaspettatamente  Fourier  nel  1807,  più  per  di- 
vinazione è  vero  che  per  dimostrazione,  dette  la  formola  che 
porta  il  suo  nome,  e  mediante  la  quale  ogni  funzione  f{x)  data 
arbitrariamente  fra  — ;:  e  ~,  sotto  certe  condizioni  pochissimo 
limitative  viene  rappresentata  analiticamente  in  serie  trigono- 
metrica della  forma  : 


(5)  f{x)  =■■  ^\au  cos  nx-[-ìiu  sen  n  x  \  , 

0 


6 

ove  (tu  e  ìhi  sono  coefficienti  costanti  che  risaltano  determinati 


dalle  forinole 
(6) 


(7=    _   /  f(^x)dx,On=-'  I  f{x)cosH.rdr,b„=  ^  /  f{x) senni  dx, 

per  tutti  i  valori  di  n . 

Per  giungere  alla  sua  serie,  Fourier  osservò  che  se  f{x)  è 
la  somma  della  serie: 

co 
(7)  J^  j Un  cos  nx  -\-  bn  sen  iix\, 

0 

uguagliandola  a  /{x^^ ,  e  moltiplicando   poi  i  due    membri   una 
volta  per  cos?»  a;  e  un  altra  per  sen  tu  x  e  integrando  fra  — t: 
e  ~,  si  trova: 
rz  o)/      rz  ri:  \ 

I  f(x)  cos  mxdx=2i   «"  /  cos  nx  coBmxdx-\-l)n  j  sen  nv  cos  vixdx  ]  , 

J-Z  0\       J--  J-T.  I 

I  f{x)  sen ìnxdx=2^{  (In  j  cos  nix  sen nxdx-\-bn  /  sen  nxsenmxdx  |, 
e    quindi ,    avendo    riguardo    ai    valori    noti    degli    integrali 

r-  r^ 

/  cos  n  X  cos  m  X  dx    ,       /  sen ìi x  cos  mxdx  ,  . .  .  , pei  diversi 


valori  di  interi  m  e  «,  ne  dedusse  che  i  cofficienti  della  serie  (7) 
vengono  determinati  appunto  dalle  formole  (6) ,  e  ne  concluse 
allora  senz'altro  che  la  formola  (5)  ove  (in  e  bn  erano  dati 
dalle  (6),  e  che  egli  riscontrava  giusta  per  funzioni  particolari 
anche  discontinue,  serviva  a  rappresentare  qualunque  funzione 
data  in  una  maniera  del  tutto  arbitraria  pei  valori  di  x  fra 
— ■;:  e  tc  . 

4.  Fourier  presentò  il  21  Dicembre  1807  alla  Accademia 
delle  Scienze  di  Parigi  la  memoria  nella  quale  si  trovano  i 
risultati  ora  indicati;  e  questi  risultati  che  Lagrange  contestò 
nel  modo  il  più  formale,  trovarono  ben  presto  applicazioni  me- 
ravigliose nella  fisica  matematica  ove  numerosi  esempì  persua- 
denti ne  confermavano  ogni  dì  più  la  esattezza  . 


Astrazion  fatta  però  anche  dalla  obiezione  che  ora  fareb- 
besi  al  processo  che  condusse  Fonrier  alla  sua  formola  ,  per 
avere  egli  in  questo  processo  applicata  una  integrazione  per 
serie  termine  a  termine  senza  dimostrare  prima  la  legittimità 
di  questa  operazione  ,  è  certo  che  il  processo  stesso  presenta 
un  altro  difetto  capitale  perchè  ammette  a  priori  la  possibilità 
dello  sviluppo  della  funzione  data  /*(.r)  sotto  la  forma  (7),  il 
che  è  quello  appunto  che  trattavasi  di  dimostrare  ;  talché,  an- 
che dopo  la  memoria  di  Fourier ,  la  questione  della  rappre- 
sentabilità di  una  funzione  f{.r)  data  arbitrariamente  fra  — -  e  ~ 
per  mezzo  di  una  serie  trigonometrica  della  forma  (7),  restava 
ancora  del  tutto  insoluta. 

5.  I  risultati  di  Fourier  però  gettavano  gran  luce  sulla 
questione,  perchè  non  ostante  le  obiezioni  ora  indicate,  il 
riscontrare  che  essi  erano  giusti  nei  singoli  casi  nei  quali 
venivano  applicati  faceva  acquistare  la  presunzione  della  loro 
esattezza,  se  non  in  generale,  almeno  in  casi  estesissimi.  Con- 
veniva perciò  allora  ammettere  come  data  la  forma  della  serie 
trigonometrica  (7),  e  cercare  in  quali  casi  generali  la  serie 
stessa  è  convergente  pei  vari  valori  di  x  fra  — ::  e  ;c  e  ha  per 
somma  la  funzione  data  f{x\;  e  questa  ricerca  tentata  prima  dal 
Cauohy,  fu  fatta  poi  rigorosamente  la  prima  volta  da  Dirichlet 
in  una  memoria  pubblicata  nel  Voi.  IV  del  Giornale  di  Creile 
ai  primi  dell'  anno  1829. 

6.  Dirichlet  osservò  dapprima  che  le  serie  della  forma  (7), 
0  le  altre: 

1  ^ 

(8)  -^  a^  -{-  2(«,i  cos  iix  -(-  h„  sen  ìix  ), 


ove 


_-  /  f^A  cos  nx  dx  ,  hn=  —  /  /"(■ 


(0)     (lu  =  ^   j  fi  A  cos  nx  dx  ,  hu=  —  /  f{x)  sen  nx  dx  , 

non  sono  sempre  convergenti  indipendentemente  dall'  ordine  dei 
termini;  e  quindi  per  decidere  della  loro  convergenza  non  biso- 


gua  riferirsi  al  modo  secondo  cui  tendono  a  zero  questi  termini, 
ma  bisogna  cercare  il  limite  verso  cui  converge  la  somma  dei 
primi  n  o  n-\-l  di  essi  quando  n  cresce  indefinitamente,  e 
vedere  se  questo  limite  è  o  nò  determinato  e  finito;  e  per  di- 
mostrare poi  che  cpiesta  serie  ba  per  somma  /"(.r),  almeno  in 
dati  casi,  bisogna  anche  far  vedere  che  il  detto  limite  è  ap- 
punto f{.r). 

Dietro  questa  osservazione ,    la    questione    si    riduceva    a 
cercare  il  limite  della  somma  dei  primi  non-\-ì  termini  della 
serie  (8)  ;  e  poiché  la  somma  di  c^uesti  n-\-l  termini ,  quando 
si  pongano  per    le  a»  e  bn  i  loro    valori   (9)  e  si  muti  x  in  a 
fuori  dei  segni  integrali,  può  scriversi: 

(  1        *^  ) 

[x) l  —  -J-'^POSH  {x—a) l  dx  , 

e  per  essere  (*) 


vP? 


n  sen— ^^^  {x—a) 

(10)  2  "^  ^'°'  "  ^'""''^  ^ 1 ' 

1  2  sen-(a; — a) 


(*)  La  dimostrazione  di  questa  forinola  si  fa  nel  modo   seguente.  Si  osserva 
che  posto: 

n 
§  =     V  cos  r  G     1 
1 
si  ba: 

2  S  cos  9  =  V^  2  c-js  f)  cos  r  fj  =  Yi    1   cos  (  r+  1  )  6  +  cos  (  r-1  )  0  \  = 
1  1     '  ' 

n 

=  2  V  cos  r  fj  -\-  cos  (  n-j-l  )  0  —  cos  11  fj  -\-  l  —  cos  Q  , 
1 


da  cui  : 


2  (S  +Ì  J^^^  '°'  ^^  =  ^  ''"  '^  ^ 


sen|, 


2n-fl 
i  2  sen^ 


si  riduce  all'  integrale; 


""•  sen  2  (r— a) 

il  problema  venne  così  ridotto  alla  ricerca  del  limite  di  questo 
integrale  per  n=  co;  e  cercando  allora  efFettiraraente  questo 
limite ,  Dirichlet  giunse  a  dimostrare  rigorosamente  che  una 
funzione  f(x)  di  r  che  è  data  arbitrariamente  fra  — -  e  -,  e 
che  in  questo  intervallo  è  sempre  fluita  e  non  ha  un  numero 
infinito  di  massimi  e  minimi ,  per  tutti  i  valori  di  x  compresi 
fra  gli  stessi  limiti  pei  quali  è  continua  può  rappresentarsi  per 
mezzo  della  serie  (8)  :  e  pei  valori  di  x  interni  all'  intervallo 
( — - ,  -)  pei  quali  la  funzione  stessa  è  discontinua  (  le  discon- 
tinuità venendo  allora  ad  essere  discontinuità  ordinarie  )  (*) ,  la 
serie  (8)  dà  il  valore  medio  fra  i  due  verso  cui  tende  la  funzione 
quando  ci  si  avvicina  indefinitamente  a  quel  valore  di  x  dalle 
due  parti  di  esso;  vale  a  dire  se  a  è  un  punto  interno  all'  in- 
tervallo ( — -  e  r')  nel  quale  la  funzione  è  continua  o  discon- 
tinua la  somma  della  serie  per  x=a  può  sempre  rappresentarsi 

con  -  \f(  a-\~0  )  -j-  f{  a — 0  )  J  ;  mentre  pei  punti  estremi  rb"  la 

dà 

somma  della  serie  è  7^  1 /"(::-{- 0)  -!-  /"(---O)!  . 

7.  Dirichlet  fece  inoltre  una  estensione  del  suo  teorema 
considerando  anche  alcune  classi  di  funzioni  che  divenivano  in- 
finite in  alcuni  punti  fra  — -  e  r,  e  che  ,  avendo  soltanto  un 
numero  finito  di  massimi  e  minimi,  non  potevano  naturalmente 
essere  infinite  altro  che  in  un  numero  finito  di  punti;  e  in 
fine  della  sua  memoria  aggiunse  (  senza  però  neppure  accen- 
nare alla  dimostrazione  )  che  il  teorema  stesso  sarebbe  stato 
applicabile  a  tutte    le    funzioni ,    anche  dotate    di    un  numero 

(*)  V.  per  es.  il  mio  libro  Fun'lamenti  per  la  teorica  delie  funzioni  di  varia- 
hiU  reali  al  §.  187.  G.»'  [n  ciò  che  segu.^  le  cit-izioiii  a  questo  libro  saranno  imlicate 
col  se?no  [  m,  1.  ). 


10 

infinito  di  massimi  e  minimi,  por  lo  quali  gli  integrali  che 
compariscono  nelle  espressioni  dei  coefficienti  ((„  e  i„  hanno  un 
significato  (  nel  senso  inteso  da  lui  );  includendo  così  fra  le 
funzioni  rappresentabili  per  tutti  i  valori  di  x  fra  — -  e  ~ 
mediante  la  serie  (8)  tutte  le  funzioni  finite  e  continue. 

Quest'  ultima  asserzione  di  Dirichlet  è  stata  trovata  ora 
inesatta  dal  sig.  Du  Bois-Re^niiond;  però  i  lavori  di  Riemann, 
quelli  di  Lipscliitz  (  Ur-gli  ultimi  dei  ({uali  1'  asserzione  di  Di- 
richlet fu  per  la  prima  volta  messa  in  dubbio),  e  quelli  di  Du 
Bois-Reymoud  e  di  altri  hanno  aggiunto  alle  funzioni  con  un 
numero  finito  di  massimi  e  minimi  per  le  quali  Dirichlet  dimo- 
stra rigorosamente  il  suo  teorema  altre  classi  estesissime  di 
funzioni  continue  e  discontinue  con  un  numero  infinito  di  mas- 
simi e  minimi,  al  punto  da  potere  asserire  che,  almeno  nello 
stato  attuale  della  scienza,  finché  la  si  riguardi  nelle  sue  appli- 
cazioni ai  fenomeni  naturali,  la  formola  di  Fourier  è  applicabile 
in  casi  anche  ben  al  di  là  di  quelli  che  occorre  di  considerare. 

8.  Noi  esporremo  i  principali  fra  i  risultati  che  sono  stati 
ottenuti,  per  gli  sviluppi  in  serie  di  Fourier  e  per  altri;  e  per 
questo  dovremo    prendere   a  studiare  gli  integrali  della    forma 

/  j.,  s  sen  li  X   j        I  .Y  \  sen  h  x  ■.  ^  ^      ^l^^i- 

I  f(x) a  X,    I  f(x) a  X  con  0  <C  a  <  o  <       dai 

,  '^J  sen  x  J^^  sen  x  2 

quali,  come  vedremo ,  vengono  a  dipendere  gli  integrali  (1 1) 
che  conducono  alla  somma  della  serie  di  Fourier  (8),  e  dovremo 
studiarne  anche  altri  più  generali;  però,  onde  procedere  con 
ordine,   noi  premetteremo  alcuni  teoremi   sugli   iutegrali   della 

forma  /  f(x)  's{x)  dx ,  che,  potendo    essere    utili  anche  in   altre 

teorie,  saranno  da  noi  esposti  con  maggiore  generalità  di  quella 
che  qui  sarebbe  necessaria,  e  ne  esporremo  alcuni  sugli  integrali 

rh  fb 

I  sen  h  T  ^         I  sen  hx     ^  ....  .  ,     , . 

f   a  X ,    ì   dx   CUI    si    riducono    i    precedenti 

JO    sen  X  Ja  sen  x 

nel  caso  particolare  di  /'(x)=l . 


11 
IL  Teoremi  preliminari  di  Calcolo  Integrale. 

0.  Consideriamo  1  integrale     /  f{.r) '^(x)  dx  ove  a  e  Z»  sono 

numeri  qualunque  finiti  o  infiniti,  e  f{x)  e  z{x)  sono  funzioni 
atte  alla  integrazione  fra  a  e  h,  una  delle  quali  per  es.  f(x)  è 
sempre  finita,  e  V  altra  può  anche  essere  infinita  in  un  gruppo 
finito  0  infinito  di  punti  di  prima  specie  fra  a  e  ò,  ma  in  modo 
però  che  anche  il  prodotto  f{x)  's{x)  sia  atto  alla  integrazione 
fra  a  e  b. 

Supponendo  allora  dapprima  che  fra  a  e  bla  funzione  'f(x) 
sia  sempre  dello  stesso  segno ,  si  può  ricordare  che  si  ha  la 
formola  ( /n.  /.  §§.  190,  230,  247  ): 

(1)  f{^)z{x)dx  =  J      's{x)dx, 

ove  f  indica  un  numero  compreso  fra  i  limiti  inferiore  e  supe- 
riore dei  valori  di  f{x)  nell'intervallo'  (a  ,  b)  d'integrazione, 
per  modo  quindi  che  quando  f{x)  è  continua  fra  a  e  b  {a  e  b 
incl.  )  f  è  un  valore  f{i)  di  f(x)  che  corrisponde  a  un  valore  i 
di  X  preso  fra  a  e  />  (  a  e  6  incl.  ) . 

Nel  caso  particolare  poi  in  cui  a  e  b  sono  ambedue  finiti 
e  fra  essi  la  funzione  'f  (.r)  è  sempre  finita,  allora  anche  se  essa 
ha  dei  cambiamenti  di  segno  fra  a  e  6,  indicando  con  Zq  il 
limite  superiore  dei  suoi  valori  assoluti  o  un  numero  maggiore, 
e  con  f  e  f  due  numeri  determinati  compresi  fra  i  limiti  infe- 
riore e  superiore  dei  valori  ài  f{x)  nell'intervallo  d'integrazione, 
si  può  osservare  che  siccome  '^(x)-f-'fo  '^on  è  mai  negativa  fra 
a  e  è,  la  foimola  precedente  ci  darà  l'altra: 

rb  rb  rb 

/  A-r)  'M  dx=       f{x)  \ 'f (a;)-j-(po S dx—z^  /  f(cc)  d x  = 

=  7  /  'f  (•'■)  d  X   \-  'f  „  /■    /  dx  —  'f  0  f  ì  dx, 
*J  a  Ja  Ja 


12 
ovvero; 


rh  rh 


{-)  I  A-'-)  'ri-'')  '^^=f  I  'f  (^:  d  ^  +  0,  '^0  D  (  b-a), 

essendo  0„  un  numero  compreso  fra  — lei  ( — 1  e  1  inclus.), 
e  D  l'oscillazione  di  /"(/)  fra  a  e  b. 

Qualunque  poi  sia  il  segno  della  funzione  's{x)  fra  a  e  b, 
se  essa  è  sempre  finita  e  atta  all'  integrazione,  e  se  f{x)  col 
passare  di  x  da  a  a  b  non  è  mai  crescente  o  non  è  mai  decre- 
scente, si  ha  la  formola  {ni.  l.  §§.  213  e  262): 

rh  ri  rb 

(5)      /  A-r)  ri-r)  d  X  =  fi  a+O  )  /  '^(x)  d  x -{- f{  6-0)  /  '^(.r)  d  x  , 

0  anche: 

(4)     ì  f{^)r{^)dx^f{a-^^)  ì  '^{x)dx+\f^b-^)-f{a-^())\       'i{x)dx, 
^a  Ja  Ji 

ove  f^a-\-Q)  ef(b — 0)  indicano  i  valori  limiti  di  f{x)  per  x=a-\-0 
e  x=b — 0  che  certamente  hanno  un  significato,  6  è  un  numero 
determinato  compreso  fra  i  due  numeri  a  e  b  che  possono  essere 
finiti  o  infiniti,  e  si  supp  )ne  a<Cj>;  e  queste  formole  valgono, 
come  vedremo,  anche  nel  caso  in  cui  z{.m)  diviene  infinita  fra 
a  e  b  restando  atta  all'  integrazione   (*j . 

10.  Alle  formole  precedenti  se  ne  possono  aggiungere  altre 
che  ci  torneranno  poi    utili. 

Ammettiamo  perciò,  come  già  si  fece  sopra ,  che  la  fun- 
zione f(x)  sia  sempre  finita  e  atta  all'integrazione  fra  i  numeri 
finiti  o  infiniti  aeb,  e  l'altra  'S[x)  possa  anche  essere  infinita 
ma  in  modo  che,  oltre  alle  funzioni  f{x)  e  'f(.c),  anche  il  loro 
prodotto  f(x)'c(x)  sia  atto  al r integrazione  fra  a  e  b  (come  per  es. 
avviene  {m.   l.   §§.  226,   245)   se  'f{x)  è    sempre  finita,    o  se, 

(*)  Nel  mio  libro  ho  attribuito  le  formole  (3_)  e  (4)  al  sig.  Weierstrass,  però, 
dietro  quanto  dopo  ho  saputo,  il  sig.  AVeierstra^s  le  comunicò  nelle  sue  lezioni  ai 
suoi  scolari,  ma  il  sig.  Du  Bois-Peynioiid  le  pubblicò  per  il  primo.  (  V.  Giorn. 
di  BorcbarJt  Voi.  09,  pag.  82  ). 


13 

essendo  infinita,  la  funzione  'Si(x)  dei  snoi  valori  assoluti  è  atta 
anch'  essa  alla    integrazione  fra  a  e  h)    (*) . 

Allora  se  per  es.  a<^b,  indicando  con  cr,  ,  a.,, ...  a„— ^  n — 1 

punti  presi  fra  a  e  b  in  modo  che    sia   rt<Coi,<^7o<C 

<^a„_j  <^b,  si  avrà  identicamente  : 

;5)  ff{x:rrU)dx=\f{a)-fia,)\   U[x)dxJr\f{y.,)-f{y..M  /  'fW^^^+ 
Ja  -rt  -^a 

Ja  Ja 

+  /   ik^O  -  /■(«)  1  r W  f^  ^  +  /  ÌA'^)  -  A«,)  ì  'f  W  f?  ^  +  . . .  -[' 

+  f    i/(.r)-A'^-..-il'fW^^> 
e  quindi  se  gli  integrali  : 


(*)  Ai  casi  uoti  d' iutcgrabilità  dei  prodotti  /(-r-)  'f{x)  quando  ambedue  lo  fuii' 
zioni  f{x),^{x)  sono  atte  alla  integiazioue  fra  «  e  i  si  può  aggiungere  1'  altro  «  cbe 
•■  le  funzioni  /,x)  e  y(x)  non  divengano  infinite  insieme  e  che  negli  intorni  dei  punti 
«  d'infinito  dell'una  di  esse,  per  es.,  di  'r*!*),  1' altra /v  a;)  sia  continua  e  abbia  un 
«  estremo  oscillatorio  /  .  fiuito  e  atto  all'integrazione  ".   In   questi  intorni  infatti  il 

prodotto  f{x)  I   'j' (x) d X  sa,Tk  finito  e  continuo,  e  per  uno  dei  suoi  estremi  oscillatorii 


)  /  -fixjdx 

l.  j    ?{x)dx- 

btessi  into 
'l-f  j    ?i^)  dx  , 


potrà  prendersi  (m.  1.  §.  269)  la  somma  ),    I   '^{x)  dx-\-f(x)  V(x),  e  questa  somma  sar.à 

^J  a 
atta  all'integrazione  negli    stessi  intorni;  quindi    poiché  lo  stesso    accade  della    sua 

prima  parte  )      1   'f(x)dx,  altrettanto  avverrà  del  prodotto /(x)  y(x)  ,    come  appunto 


volevamo  mostrare.  Alla  condizione  poi  clie  )..  sia  finito  e  atto  all'integrazione 
negli  indicati  intorni  si  può  evidentemente  sostituire  l'altra  che  se  / ,  è  infinito  esso 
resti  atto  all'integrazione  anche  ridotto  ai  suoi    valori  assoluti,  o  almeno  non  vi  di- 


venga infinito   altro  che  in  un  numero  fiuito  di  punti  e  l' integrale  /    'r{x)  d  x    nei 
medesimi  intorni  non  (accia  infinite  oscillazioni  ce. 


9  /  vH 

Ja 


14 


(^) 


sono  sempre  dello  stesso  segno  o  nnlli  e  non  vanno  crescendo 
in  valore  assoluto ,  siccome  le  somme  successive  dei  loro  coef- 
ficioiti  sono  comprese  fra  f{a)  —  Le f{a.)  —  l  ove  li  e  l  sono  i 
limiti  superiori  e  inferiori  di  f{.r)  fra  a  e  h,  per  un  noto 
teorema  di  Abel  (  vedi  per  es.  m,  1.  §.  89  )  la  somma  dei  pri- 
mi   n — 1    termini    del    secondo    membro    sarà    compresa    fra 

\f{a)—L\   j  z{x)dx    e     \f{n) — 1\   j  z{.r)d.c,e  potrà  quiu- 
Ja  Ja 

di  indicarsi  con  )f{a)  —  f  \   I  z{j-)d.r,  essendo/  un  numero  com- 

preso  fra  il  limite  inferiore  e  il  limite  superiore  di  f{.r)  fra  aeb. 
Invece  se  gli  integrali  (G)  sono  dello  stesso  segno  o  nulli, 
ma  non  vanno  decrescendo  in  valore  assoluto,  allora  sempre 
per  il  teorema  di  Abel  si  vedrà  che  la  somma  dei  primi  n — 1 
termini  del   secondo   membro  della  formola  precedente  è  com- 

e  può  quindi  indicarsi  con  ]f — /'(7.,;_j)|    /  rp(.r)f/.r;  e  si  può  ag- 

giungere  che  in  ambedue  questi  casi  invece  della  somma  dei 
primi  ti — 1  integrali  si  potrà  considerare  quella  dei  primi  n 
quando   anche  gli  integrali  : 

I  (p{x)dx  ,    1  'f{x)dx  ,     .     .     .     .    I  'f{x)dx  ,    /  ff{x)dx 
•^^a  Ja  Ja  Ja 

siano  dello  stesso  segno  o  nulli  e  non  vadano  crescendo,  o  non 
vadano  decrescendo,  in  valore  assoluto,  salvo  in  questo  ultimo 

caso    a    sostituire  al    prodotto    \f — f{'-j.n^^)\    1  '^{x)dx  T  al- 


presa  fra    j  Z— /"(a,,.,)  j  /  's{x)  dx    e      jL— /'(a„_^)[   /  'f{x)dx 


-  r 

tro  f  I  'f{x)  d  X . 
Ja 


Imllcando  poi  con  D,,  D.,,  .  .  D„  le  oscillazioni  di  /"(./) 
negli  intervalli  (a,  a,),  (a,  ,  a.,).  .  .  (««_,  ,  ^),  si  vede  chiara- 
mente, che  se  'f,(.r)  è  la  funzione  dei  valori  assoluti  di  '^{x) 
fra  rt  e  ò  ed  è  atta  alla  integrazione  in  questo  intervallo,  la 
somma  degli  ultimi  n  integrali  del  secondo  membro  della  (5) 
sarà  numericamente    inferiore  all'  altra  : 

D,  j  'f  l(.r)  d  x  +  D,  /  'l{x)  r?  ^  -f   .   .  +  D,.  /  '^,{x)  d  X  ; 

e  se  la  funzione  ^{x)  sarà  sempre  finita  fra  «  e  &,  e  il  limi- 
te superiore  dei  suoi  valori  assoluti  sarà  rpQ,  la  stessa  somma 
sarà  anche  numericamente  inferiore  all'  altra:  '^q  S  §.,  D.v,  ove 
0^  ,  5o  ,  .  .  .  5„  indicano  gli  intervalli  {a  ,  a^)  ,  (a^  ,  a^)  .  .  . 
(a„_i  ,  h)\  talché  indicando  con  9^  ,  9^  ,  ^3  numeri  compresi 
fra  — 1  eie  con  D  1'  oscillazione  totale  di  /"(,/■)  fra  «  e  6, 
resta  ora  dimostrato  che  „  quando  fra  a  eh  le  funzioni  f{x)  e 
„  '^{x)  sono  atte  alla  integrazione  insieme  al  loro  prodotto  f\x)'^{x)^ 
„  e  la  f{x)  è  sempre  finita,  indicando  con  a^  ,  a»  ,  .  .  a„_, 
„  dei  punti  fra  a  e  6  presi  in  modo   che  gli  integrali: 


P 


(7)  /  'i{x)dx  ,     /  (p(.r)fZ,r  ,  .  .  .     /  's{x)  d  x 


siano  tutti  dello  stesso  segno  o  nulli  e  non  vadano  mai  cre- 
scendo 0  non  vadano  mai  decrescendo  in  valore  assoluto,  si 
avranno  le  formole: 


\J  a 


h  rb  r<y-s+\ 


ir 


(8) 


/■(%(.r)(/x=9iDX,+/-(7,._,)      'i{x)dxi-2       \f{x)-f{cLMr^{x)dx, 


Mz{x)dx=%J)X,-{-firj.,,_,)  I  '^{x)dx-{-^,2^s  /  ?^{^)dx, 

ove  D  è  r oscillazione  di  f{x)  fra  «  e  6  ,  X,  è  il  massimo  fra 
i  valori  assoluti  degli  integrali  (7),  e  'f^(.p)  è  la  funzione  dei 
valori  assoluti  di  z{x)  fra  a  e  b  che,  nel  caso  della  seconda 
forraola,  si  suppone  atta  anch'essa  alla  integrazione  nel  me- 


(^) 


16 

desimo  intervallo  {'t  J));  e   se  gli  integrali  /    '•fj(.r)fZa'    sono 
inferiori  a  A  si  avrà  anche  : 

/  f{.r)  zi.r)  (f,r-=9,D  X,+  /-(-y,,,,)  K(.r)  (/  ,r  +  9,  A  ^^D.,, 


„  mentre  nel  caso  in  cui  anche  z{x)  è  sempre  finita  fra  a  q  h 
„  e 'f 0  è  il  limite  sniieriore  dei  suoi  valori  assoluti  o  un  nu- 
„  mero  maggiore  si  potrà  anche  scrivere: 

(10)      /  A.r)'f(.r)cZ^=9,DX,+Aa..-,)  j  'i{^)dx^%  'fo^^^D,., 

y,  ove  s'intende  che  il  segno  I  venga  esteso  agli  intervalli  (a  ,  a^), 
»  (^i  1  ^j)!  •  •  1  (^•>i— 1 1  ^)  che  giìt,  abbiamo  indicato  con  o, ,  o»  , . . ,  o„  „ . 

In  particolare  dunque  se  l'integrale     /  (s{x)  d x  fra   a  e  b 

Ja  \ 

ha  dei  massimi  postivi  che  non  vanno  crescendo  o  non  vanno 
decrescendo,  o  ha  dei  minimi  positivi  pei  quali  si  verifica  la 
stessa  particolarità,  potremo  prendere  per  a^ ,  c^,  .  .  a„._j  questi 
punti  di  massimo  o  quelli  di  minimo  rispettivamente,  e  appli- 
care   poi  le  formole   precedenti  ;    e    se    anche  il  punto  b  sarà 

XX 
z{x)  d  X, 

o  almeno  se,  nel  caso  che  gli  integrali  (7)  corrispondenti  non 

p„-,  fb 

vadano  crescendo,  si  avrà  /    's{x)  d  jc^  j  '^(x)  dx^  e  nel  caso 

Ja  -'a 

ra,._,  rb 

che  non   vadano   decrescendo  si  avrà  /  'z{x)  d  x  ^  f  '^{x)dx^ 

•^ft  Ja 

fh 
allora  nelle  formole    precedenti  il    termine  /"(«-hj)  /  't[x)  d  x 

Ja. 


17 

potni  essere  tralasciato;  e  nell'  ultimo  caso  (  quello  cioè  in  cui 
gli  integrali  (7)  non  vanno  clecrescenclo),  alle;  stesse  formole  (8) 
e  (10)  si  potranno  sostituire  le  altre: 

ff{x)  z{x)  d  X  =7  /   W^-)  ^^  ^  +  2  /  XA')-fM  \  r{^)dx , 
Ja  ^a  ^'y-H 


;)rf..-  +  G3VD,  /  'f,{x)dx, 


rh  _    rh 

f{x)'i^{o:)dx^f      'i{x) 
Ja  Ja 

ff{x)  'f{x)  dx=J  I  'i{x)  d  ^  +  93  'f 0  2  ^^s  D,, , 
-'a  _  *  a 

nelle  quali  f  indica  un  numero  compreso  fra  i  limiti  inferiore 
e  superiore  di  f{x)  nell'intervallo  (a  ,  b). 

11.  Per  trovare  altre  formole  simili  alle  precedenti,  si  os- 
servi che  si  ha  anche  identicamente: 

"'  J  e/ 

■~  f]m^)-f{a)-f{a,)\'f{x)dx-^\  /  '\2f{x)-f{'^,)~f{a,)]^{x)dxi- 
^Ja  J  0.^ 

1  r^ 

+  .  .  .  +-2  /  \%Kx)-f{:u-^-m\'s{x)dx', 

e  questa  che  è  analoga  alla  (5)    ci   condurrà  ad  altre  formole 
notevoli . 

Si  supponga  infatti  dapprima  che  i  punti  rt  ,  a,  ,  ,  a.,  .  . 
a„_,  ,  b  siano  punti    di  minimo    e    di  massimo   dell'  integrale 

Jrx 
'  9(.r)  d  X  ,    essendo  a,  ,  c.3  ,  75  .  .  .  .  massimi  e  a  ,  a^  ,  a^  .  .  . 
a 
minimi ,  e  i  valori  minimi  corrispondenti  dell'  integrale   stesso 


18 

11011  vadano  decrescendo ,  e   i  massimi  non  vadano   crescendo . 
Allora  le  quantità: 

ì  f{i)  d  •^" ,  —  /  'f  l^i")  dx,\  ^{x)  dx,—  ì  's{x)  dx,... 

saranno  positive  e  non  crescenti,  e  siccome  le  somme: 

2                       2          "^          2 
arrestate  a  un  termine  qualunque  sono  comprese  fra  ~ 

e ^ ■   essendo  L'  il  limite  superiore  dei   valori  assoluti 

di  /"(.»•)  fra  a  e  />,  pel  solito   teorema  di  Abel   si    vedrà  subito 
che  la  somma  dei  primi  n  termini  della  (11)   si  potrà  rappre- 

-   Ter, 
sentare  cou  /  (^)  ±  /  p  |  C5(.r)  d  x  ,  essendo  f^  un  numero  positivo 

che  non  superi   il  limite    superiore  dei  valori   assoluti  di  f{x) 
fra  a  e  b. 

La  somma    poi    degli    ultimi    n    integrali  della  (11)    po- 
trà  anche   rappivsentarsi   come   nel   paragrafo  precedente  con 

Qg^Dj  /  Zi(x)dx,  0  con03'fQSòsD.v,  supposto  in  quest'ultimo  caso 

Jcf.s 
che  's(x)  sia  sempre  finita  e  'Sq  sia  il  limite  superiore  dei  valori 
assoluti  di    's{x)  fra    a  e  b,  o   un    numero    maggiore;    quindi 
possiamo  ora  asserire  che  „  se  a  ,  a^  ,  a.,  .  .  .  a„_^  ,  b  sono 
,  alternativamente    punti  di  minimo    e  di  massimo   dei  valori 

rx 
„  dell'integrale  /  's{x)  dx^   e  i  massimi    non  vanno  crescendo , 


mentre  i  minimi  invece  non  vanno  decrescendo,  si  avranno 
le  formole: 


19 
I  J  m  r(-r)  f^  X=-M^j  'f(.r)  d  X  + 

I  /(a:)  't{x)  d  x  =/(^^1±/!p  /  ,^|^.) ,;  ^  ^  %\T),U%)  d  X, 

„  nella  seconda  delle  quali  'f /.^O  indica  al  solito  la  funzione  dei 
„  valori  assoluti  di  's{x)^  che,  per  la  formola  stessa,  si  suppone 
„  atta  all'integrazione  fra  a  e  b.  ^  quando  z{x)  è  sempre  finita 
,  fra  a  e  b^  e  'Sq  è  il  limite  superiore  dei  suoi  valori  assoluti  o 
,  un  numero  maggiore,  queste  formole  si  possono  anche  ridurre 
„  all'  altra  : 

(13)    ff{x)  's(x)  dx=  ^(^0  /  IIj^  ,/  ^  +  93  ',^  2  ^^  D. .  , 
Ja  -      Ja 

Nel  caso  poi  che  i  massimi  e  minimi  che  qui  si  conside- 

XX 
'^{x)  d  X    siano    successivi,  si    può  osser- 

vare    che    allora    in    ciascuno    degli    integrali 


r 


2f{x) — /"(a,)— /"(ois+i)  I  't{x)dx  la  funzione  'f (■:??),  all'infuori  tut- 
'a 

t'  al  più  di  una  funzione  d'  integrale  nullo,  ha  sempre  lo  stesso 
segno  0  è  nulla  (perchè  negli  intervalli  (a^  ,  a^+j  )  l'integrale 

/  ^(jj) fZx  ha  gli  estremi  oscillatorii  dello  stesso  segno  0  nulli),  e 
J  a 
quindi  a  causa  della  formola  (1)  ciascuno  degli  integrali  medesimi 

)    ["-'^^ 
può  rappresentarsi  con  \  2fs — f{y.<,)—f {0.^+1)  \   j  's{x)dx  essendo  fs 

un  numero  compreso  fra  il  limite  inferiore  e  superiore  di  f[x) 


l-'O 


neir intervallo  (a^ ,  as+,).  Si  vedrà  da  ciò  che  la  somma  del- 
la prima  delle  (12)  nelle  attuali  ipotesi  rispetto  ai  punti 
a  ,  a,  ,  a.,  .  .  .  .  a„_i  ,  b     potrà    anche    rappresentarsi   con 


/'a, 
0^  V  Ds  1  (^{.i)  (Ir,  essendo  0^  compreso  fra 
Ja 


— 1  e  1,  e  in  con- 


seguenza si  avrà  anche  la  formola  seguente: 
(14)         ff{.r)'f{x)dx==[(^^^l^^Q,yD^^^^ 

12.  La  formola  (11)  ci  conduce  anche  ad  altre  nelle  quali 
invece  di  avere  delle  condizioni  pei  punti  aj  ,  a^  .  .  .  a„_i  che 
può  dirsi  dipendano  dalla  funzione  'f  (.r)  che  continua  a  comparire 
sotto  i  segni  integrali  dei  secondi  membri,  si  hanno  altre  con- 
dizioni per  la  funzione  f{x)  che  è  fuori  dei  segni  integrali. 

Si  supponga  infatti  che  le  quantità: 

/•(«)+ A^-i)  ,  /W  +  fe), ,  fyan^ò+m 

siano  tutte  dello  stesso  segno  o  nulle,  e  in  valore  assoluto  non 
vadano  mai  crescendo  o  non  vadano  mai  decrescendo,  e  si  ap- 
plichi il  solito  teorema  di  Abel  coli' osservare  che  le  somme 
successive  dei  coefficienti  di  queste  quantità  nel  senso  in  cui 
sono  scritte  o  nel  senso  opposto  sono  comprese  fra  i  limiti  infe- 
ra? 
riori  e  superiori  X  e  A  dell'  integrale  /  'f  (a")  dx,    o   fra  quelli 

Ja 

X   e  A'  dell'altro  /  '^{x)dx. 
Jx 
Si  vedrà  subito  allora  che  nel  primo  caso  la  somma  dei  primi 

n  termini  della  (11)  è  compresa  fra  f^/I^x   e  ^^^^^1+^A, 

e  nel  secondo  fra   ^1^+2^  >/    e    /fe=^)  a';  quindi 

rx  rh 

poiché  gli  integrali  /  's{x)  d  x  ^    ì  z{x)dx,  come  funzioni  con- 

Ja  J  X 

tinue  di  x  fra  a  e  6,  col  passare  di  x  da  a  a  h  prendono  qua- 


21 

lunque  valore  compreso  fra  X  e  A  o  fra  X'  e  A',  indicando  con 
i  un  valore  determinato  di  x  ha.  a  e  b  sì  vede  chiaramente 
che  la  somma  dei  primi  n  termini  del  secondo  membro  della  for- 
mola  (11)  nel  primo  caso  potrà  rappresentarsi   con 

MMhì  /";(.,),,.,,  e  nel  secondo  con  fJ^^l+M  /"*(..)  dx;. 

talché,  osservando  al  solito  che  la  somma  degli  ultimi  n  termini 
del  secondo   membro  della  (11)  può  ancora  rappresentarsi  con 

Oj  31  ^^  I  rM)  <^^  0  con  O3  '^^V  0^  D,,  si  conclude  intanto  ^he 

quando  le  somme  : 

(15)        /■(fl)+/-(a,)  ,  fM+fM  ,  .  .  .  ,  f{y..-i)^m 

siano  dello  stesso  segno  0  nulle  e  in  valore  assoluto  non  vadano 
mai  crescendo  o  non  vadano  mai  decrescendo,  si  avrà  respetti- 
vamente  1'  uno  0  l'altro  dei  sistemi  di  formole  seguenti  : 


'a 


}  1     ry-s+\ 

/  k^)  'f  C^O  dx=  fS^}±P^  ff(jc)  dx-ir%2^s  f^Pii-^-ìdx, 
^nx)',{x)dx^f^'-^'^^^f^^^j  's{x)dx-^%\J)sJjl{h  dx  ; 


e  nel  caso  che  'f(.'')  sia  sempre  finito,  e  sia  'f^  il  limite  supc- 
riore dei  suoi  valori  assoluti  o  un  numero  maggiore,  queste 
formole  si  potranno  anche  scrivere: 

(18)  ff{.r)  '^(.r)  d  X  JS^^à-J^  fl^,.)  d  X  +  0,  '^,]g  5,  D. , 
J  a  ^        Ja 

(19)  j  f{x)  'f{x)  d  X  =^i±^±/y!l  J..(,r)  dx  +  9,  '^,  2:  ^^  D, . 

Si  può  poi  osservare  che  la  condizione  che  le  somme  (15) 
siafio  dello  stesso  segno  e  non  vadano  mai  crescendo  o  non 
vadano  mai  decrescendo  in  valore  assoluto ,  equivale  all'  altra 
che  le  due  somme  estreme  siano  dello  stesso  segno,  e  si  abbiano 
i  due  sistemi  di  condizioni 

0  i  due  altri  sistemi: 

M<f{c^.)<f^^i)<  .... 

Aa,1  <  A^a)  <  A«5^  <  .  .  .  . 
talché  se  per  es.  fx)  ha    fra  a  e  6  e  in  a  e  />  dei    punti  di 

massimo  o  di  minimo,  e  in  essi  i  valori    della  funzione    sono 

positivi  e  non  vanno  crescendo  o  non  vanno  decrescendo,  allora 

potremo  prendere  i  punti  di  massimo  o  quelli  di  minimo  come 

punti    a  ,  a,  ,  7-2  .  .  .  .  an^^  ,  b  e  applicare  le  formole  (16) 

e  (17)  respettivamente . 

13.  Le  formole  del  paragrafo  precedente  conducono  ad 
estendere  le  (3)  e  (4)  al  caso  in  cui  'f(.r)  divenga  infinita  fra 
a  e  b;  ma  per  questo  è  necessario  premettere  il  teorema  se- 
guente: 

Se  '\>{x)  è  una  funzione  che  in  un  intervallo  finito  (a  ,  (3)  è 
atta  alla  integrazione  ma  diviene  infinita  in  un  gruppo  finito  o 
infinito  di  punti  di  prima  specie ,  questi  punti  d'infinito  di 
'}(a')  si  potranno  racchiudere  in  un  numero  finito  d'intervalli  tal- 
mente piccoli  che  il  valore  assoluto  della  somma  degli  integrali 
estesi  a  questi  intervalli^  e  anche  la  somma  dei  loro  valori  asso- 
luti sia  inferiore  a  quel  numero  che  piti  ci  piace  o . 


23 


E  chiaro  iufatti  che  ciò  avviene  sempre  se  i  punti  d'  in- 
finito or.,  ,  aj  ,  .  .  di  '}(.r)  sono  in  numero  finito ,  perchè  allora 
se    per    es.    a  <:  a,  ■<  aj  <<  .  .  .  <;  ,3,    ognuno   dei    contributi 

I  ,     /  ,  •  .  .  relativi  agli  intorni  di  questi  punti 

(m.  l.  §.  222),  quando  s^  ,  s^  ,  .  .  .  s'^  ,  e'o  ,  .  .  .  son  numeri 
positivi  sufficientemente  piccoli,  è  minore  in  valore  assoluto  di 
cjuel  numero  che  più  ci  piace  o. 

Se  poi  i  punti  d'infinito  di -J;  .r)  costituiscono  un  gruppo  G 
di  ordi)ie  v^O,  allora  indicando  con  y.^  ,  a^  ,  .  .  c/.m  i  punti 
del  v''  gruppo  derivato  G^'''\  e  supponendo  per  es.  a<^a,<^o'..2<;].. 
<Cy-m<C?i  si  potranno  racchiudere  questi  punti  entro  m  inter- 
valli (a, — E,  ,  aj-fs'i),  (7.3 — So  ,  oca-l-s'o)'  •  •  •  talmente  piccoli  che 


rali  / 


'a, 

0 


ciascuno  degli  integrali  /  ,  /  1  •  •  •   sia 


numerica- 


mente inferiore  a  — , — -^r.  1   e    quindi    la   somma  dei  loro  va- 

lori  assoluti   sarà  inferiore  a  — -—  . 

v+1 

Allora  negli  intervalli  rimasti  non  cadranno  altro  che  un 

numero  finito  ni'  di  punti  a',.a'o , .  .  .  del  gruppo  derivato  G^"''"^^ 

di  ordine  v — 1 ,  e  anche  questi  si  potranno    escludere  con  altri 

intervalli  tali  che  ciascuno  degli  integrali   estesi  a  questi  nuovi 

o 
intervalli  sia  numericamente  inferiore  a  —n — 7-^^  ,    e    quindi    la 

m  (v-f  1) 

somma   dei  loro   valori  assoluti  sia  inferiore  a  — -^. 

v+1 

Così  continuando,  si  vede  chiaramente  che  si  verranno  a  for- 
mare un  numero  finito  m-\-m' ...-]-  m^-'^  d"  intervalli  i'i,f 3,.. ?"«,.. 
che  comprendano  tutti  i  punti  d'  infinito  di  '!/(.r)  e  tali  che  la 
somma  dei  valori  assoluti  degli  integrali  estesi  ad  essi  sia  nu- 
mericamente inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace  a,  come 
appunto  abbiamo  enunciato  sopra . 

14.  Ciò  premesso,    si    osservi   che  se  per   le    funzioni  del 


24 

§.  12.  si  suppone  per  es.  che  f{.v)  fra  a  e  b  abbia  sempre  lo 
stesso  segno  o  sia  nulla  e  non  vada  mai  crescendo  in  valore 
assoluto,  il  simbolo  /"(a-j-O)  'avrà  un  significato  ,  e  escludendo 
naturalmente  il  caso  in  cui  /"(.')  fosse  sempre  zero,  f{(i-^0)  non 
sarà  zero,  e  inoltre,  quand'anche  non  fosse  f{a)  =  f{a^O),  po- 
tremo, senza  alterare  nulla,  supporre  f{a)  =  /'(a-{-0). 

Oltre  a  ciò,   i   punti  a  ,  a,  ,  a^  ,  .  .  .  ,  a„_,  ,  b  potranno 
supporsi  prossimi  fra  loro  quanto  si  vuole  senza  che  le  quantità: 

_  /■(«)  +  /■(«.)     ,    /(a,)  +  /'(^-.)  ,  .  .  .  ,f{y.n-ò+m 
cessino    per  questo  di  soddisfare  alla  condizione  di  mantenersi 
tutte  dello  stesso  segno  o  nulle  e  di  non  andare  mai  crescendo 
in  valore    assoluto  ;  e  in  conseguenza  la  somma   dei    primi    n 
termini    del  secondo  membro  della  (11)   sarà  sempre  compresa 

fra        ■  l'      -  X  e  '  '     '     A ,  essendo  X  e  A  1  valori  mi- 

u  ti 


nimo  e  massimo  dell'integrale  /  '^{x)dx  per  x  compreso  fra  a  e  b. 

Siccome  poi  si  ammette,  come  è  naturale ,  che  il  prodot- 
to f{x)  '^(.r)  sia  atto  all'  integrazione  insieme  a  'f (r)  fra  a  e  6, 
quand'  anche  'f(?)  divenga  infinita  in  un  gruppo  di  punti  finito 
0  infinito  di  prima  specie,  pel  teorema  del  paragrafo  precedente 
si  potrà  intendere  di  aver  racchiusi  questi  punti  d'  infinito  di  rp^x) 
in  un  numero  finito  di  intervalli  jj  ,  i.,  ,  .  .  .  ^s  ,  .  •  •  tal- 
mente piccoli  che  la  somma    dei  valori  assoluti  degli  integrali 

/  A-^) 'f('^)f^'^i  /  'fC'^)^-^  estesi  a  questi  intervalli  sia  minore  di 

quel  numero  che  più  ci  piace. 

Allora  evidentemente  altrettanto  accadrà  della  somma  dei 
valori  assoluti  di  quelli  fra  gli  ultimi  n  integrali  del  secondo 
membro  della  (11)  pei  quali  uno  almeno  dei  limiti  at  ,  a<+i 
viene  a  cadere  negli  intervalli  4 ,  e  basterà  quindi  occuparsi  di 
quelli  fra  gli  stessi  integrali  i  cui  limiti  cadono  negli  intervalli 
rimanenti  Ji,y2,..>,.. 

Ma  poiché  in  questi  intei valli  ,y.v  la  funzione  'f(x')  è  sempre 


numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  Tq,  s'intende  sabito 
che  la  somma  degli  stessi  integrali  in  valore  assoluto  sarà  in- 
feriore a  'fQ^òsD,,,  ove  D.^  sono  le  oscillazioni  di  f{.c)  negli 
intervalli  (7.5  ,  7.4+,);  quindi,  poiché  /"(r)  è  sempre  finita  e  atta  alla 
integrazione  fra  a  e  6,quando  i  punti  a  ,  aj  ,  aj ,  .  .  .  a„_j  ,  b 
siano  presi  abbastanza  vicini  fra  loro,  le  somme  S  o^  D^  e  così 
anche  la  somma  degli  stessi  integrali  saranno  numericamente 
inferiori  a  quel  numero  che  più  ci  piace. 

Segue    da    ciò    evidentemente    che    la    quantità 

^^-^l^-^Jj(,,yfi,yi.v,  0  anche  l'altra  ^J^k-^yf(.)d. 

(  poiché  /(aj)  può  supporsi  prossima  quanto  si  vuole  a  f{a-\-0)  ) 
sarà  compresa  fra  k — '3  e  A-|-a,  essendo  0  un  numero  piccolo 
a  piacere,  e  perciò  anche  fra  X  e  A,  ove  X  e  A  sono  come  abbia- 


mo  detto  i  limiti  inferiore  e  superiore  dell'integrale  /  ^(j")  d  x  ; 

dunque  poiché  a  causa  della  continuità  questo  integrale  col  va- 
riare di  X  fra  a  e  (j,  prende  qualsiasi  valore  fra  X  e  A,  resta 
ora  evidente  che  indicando  con  i  un  numero  compreso  fra  a  e  6 
{a  e  b  incl.)  si  avrà  la  formola  : 

/  fi^)  rW  (i  x=f{a-^0)  /  z{x)  d  x . 

In  modo  simile  se  f{x)    non    cangia  mai  segno  da  a  a  6 
e  non    va  mai  decrescendo  in  valore  assoluto,  si  trova  che 

/  f{x)  '^{x)  dx  =  f{b-0)J  'f(.r)  d  X  , 

con  a  <  6  <  6  ;  dunque  si  può  ora  evidentemente  concludere 
che:  „  Se  le  funzioni/"(.r)  e  'f(.r)  sono  atte  alla  integrazione 
„  fra  i  numeri  finiti  a  e  b  insieme  al  loro  prodotto  f{x)  (f{x\ 
,  e  la  funzione  f{x)  oltre  esser  sempre  finita  fra  a  eb  non  cangia 
,  mai  di  segno,  e  nel  passare  di  a;  da  a  a.  6  non  va  mai  cre- 
,  scendo  in  valore  assoluto  si  avrà  la  formola: 


20 

(20)  ff{x)  'f{x)  d  x^Aa-f  0)  A(.r)  d  x  ; 

„  mentre  se  da  a  a  6  f{x)  è  sempre  finita ,  non  cangia  mai 
„  seguo,  e  non  va  mai  decrescendo  in  valore  assoluto,  si  avrà 
„  invece  1"  altra  : 

rh  rh 

(21)  /  f{x)  'c{x)  d  X  =  f{h-0)  /  '.(.r)  d  X, 
'a  .  ^i 

„  essendo  in  ambedue  i  casi  i  un  numero  determinato  compreso 
„  fra  a  eh  {ae  b  iucl.)  „. 

15.  Questo  teorema  estende  evidentemente  quello  del  §.  212 
del  mio  libro  al  caso  in  cui  la  funzione  cp(x)  fra  a  e  b  divenga 
infinita  in  un  gruppo  finito  o  infinito  di  punti  di  prima  specie; 
e  ora  coi  ragionamenti  stessi  del  §.  213.  dello  stesso  libro  si 
trova  che  la  formola  (3),  cioè: 

(22)  ff{x)  z{x)  dx=  f{a^  0)  /  l{x)  d  x  +  flb~0)  /  z{x)  d  x , 

che  è  relativa  al  caso  in  cui  f{x)  da  a  e  b  non  va  mai  crescendo 
o  non  va  mai  decrecendo,  sussiste  anche  quando  's{x)  non  è 
sempre  finita  fra  a  e  b,  essendo  però  atta  all'integrazione  in- 
sieme al  prodotto  /{x)  z{x)  uelF  intervallo  stesso  (a  ,  b),  come 
appunto  fu  trovato  sotto  altra  forma  dal  sig.  Du  Bois-Reymond. 

Ripetendo  poi  i  ragionamenti  del  §,  262.  del  mio  libro  si 
trova  che  le  formole,  (20),  (21)  e  (22)  sussistono  anche  nel  caso 
in  cui  r  intervallo  («  ,  b)  è  di  ampiezza  infinita  purché  restino 
verificate  tutte  le  altre  condizioni  che  si  sono  poste  nel  caso 
dì  a  e  b  finiti;  talché  vengono  così  estesi  i  casi  di  validità  delle 
formole  (3)  o  (4). 

16.  Le  formole  generali  dei  paragrafi  precedenti  sono  quelle 
che  al  §.  8.  dicemmo  trovare  utile  di  esporre,  per  quanto  non 
tutte  verranno  da  noi  applicate  nei  presenti  studii.  Ora  pas- 
siamo a  considerare  gli  inte^jrali  della  forma  / dx     e 

^  °  J     sena-         ' 

incominciamo  col  dimostrare  il  seguente: 


Teorema  I.  Se  A=2«-fli  qualinique  sia  il  numero  intero 
e  positivo  n  si  ha: 


t 

san  /ì  X  ,  Tz 

d  X  =~  , 

,      sen  .r  2 


e  quindi  auclie: 


Osserviamo  infatti  che  cambiando  — ^in  x  nella  (10)  del 
§.  G,    si   ha  qualunque  sia  n  : 

■ —  =  1  +  2  y  cos  2  «  J- , 

sen  X  'T 

e  di  c[uì  integrando  fra  0  e  '  si  trova  subito  la  prima  e  quindi 
anche  la  seconda  delle  formole  precedenti, 

17.  Teorema  IL  Supponendo  0<^a<C&^-^,  e  indicando 

u 

ora  con  h  un  numero  positivo  che  cresce  all'  infinito  con  una 
le[/ge  qucdsiasi ,  e  con  [j-  un  numero  che  può  prendersi  sempre 
uguale  a  A,  ma    che  propriamente  basta  prendere  uguale  a  4 

2- 

se  né  a  ne  h  sono  midtipli  esatti  di  -j- ,    e   uguale  a  0  o  a  2 

se  a  e  b  0  una  sola  di  queste  quantità  è  un  multiplo  esatto  di 

-  -,  si  avrà  in  valore  assoluto: 
h 

23)  ■ dx<^-^ \-j ; 

^     ^  J       sen  X  h  sen  a      h  sen-  a 

e  quindi  se  a  e  b  sono  indipendenti  da  //,  o  anche   se  variano 


58 


COI  il  ma  ì)i  Dìodo  die  non  superino  inai  „  e    «    redi  sempre 


discosto  da  zero  piii  di    una  quantità  determinata  (*),  si  avrà 
anche  : 

(24)  li»  ['''-^^d.r^O. 

/ì=cc  I      sen  .r 


Per    dimostrare  questo    teorema,    consideriamo  un   valore 

speciale  di  h  fra  quelli  che  esso  può  avere ,  e   indichiamo  con 

2-  .        .  .  .   2-  .        .  2n 

p    -  il  primo  multiplo  di  —  non  inferiore  ad  «,  e  con  {p-\-q)-j- 

9- 

quello  immediatamente  inferiore  o  uguale  a  h.  Saràj"^  ^h  —  a, 


e  SI  avrà; 


pz 

IT  n 

sen  A  .r         ,   .    ,  ,    ,  ,  .       ,      I     sen  /«  .r 


essendo: 


2(p+.+i)|  r2ip+.+^). 

sen  hx  ^          1     I               sen .i;  , 
jr    d  x  =  ^      I  d  X  , 

^2{p-^s)-       h 

e  dei  due  integrali  del  secondo  membro  uno  o  tutti  e  due  man- 
cheranno   se    una    o    tutte  e   due    le  quantità    a  e  b  saranno 

27C 

multipli  esatti   di  -j-  . 
h 


(')  Per  ciò  che  si  richiede  a  dimostrare  la  formola  di  Fourier,  basterebbe  sup- 
porre che  i  limiti  degli  integrali  che  si  considerano  in  questi  teoremi  e  nei  seguenti 
fossero  fissi,  soddisfacendo  però  alle  condizioni  che  via  via  si  pongono .  Ma  ove  si 
può  con  facili  considerazioni  supporli  variabili  con  h  senza  che  i  teoremi  stessi  ces- 
sino di  sussistere  ,  noi  ammetteremo  che  possano  variare  (  dicendolo  però  sempre 
esplicitamente  );  e  ciò  allo  scopo  di  non  porre  icutili  limitazioni  negli  enunciati  di 
teoremi  che  possono  tamaro  utili  anche  per  altro  teorie. 


29 

Ora,    ponendo    per    comodità,   di    notazione    2(p-{-.s);:=:a, 
(2/;+2s+l );:=?,  si  ha: 

sen  .r  ,  _    . 


Ip         [    1              1      1,        2    I   ^"^"■"'^"27,^/1+21 
y  /  sen  X  ) fdx=-- 


hj             )       X          x-\-z'           h  1                    X     a?  4-71 
"  '  senr     sen—, —  \  ^  a.  sen^sen 


") 


'dx\ 


h  li     ]  h         h 


....  .  ,•   •    .         T    -      ^+ir  .   „ 

quindi,  siccome  in  questi  integrali  j  e  —. —  sono  sempre  nife- 

TU  TI  , 

riori  a  ~   perchè    b'^  -  ,  le  quantità  tg  saranno   sempre  posi- 
la u 

ti  ve,  e  si  avrà  : 

^  ^         R  27C 

2sen^    r^  t- 

ts<-, P-      senxdx   <      ^ 


h  sen  -a  J^  hsen-a  ' 

2;r 
donde  osservando  che  q'r<^b — a,  e  che  i  due  integrali  che  com- 
pariscono nel  secondo  membro  della  (25)  in  valore  assoluto  sono 

2-  . 

entrambi  inferiori  a  ^-^^ —  ,  si  otterrà  subito  la  formola  (23) 
Il  sen  a 

e  quindi  anche  la  (24)'. 

Si  può  osservare  che  la  formola  (24)  continua  a  sussi- 
stere anche  quando  a  tende  a  zero  al  crescere  indefinito  di  /?, 
purché  però  al  tempo  stesso  la  quantità  h  serica  ,  o  h  a-  cresca 
indefinitamente,  o  almeno  tenda  a  zero  anche  h,  e  ha  e  il  quo- 
ziente  -.,—  crescano  indefinitamente  . 

0 

18.  Giova  anche  notare  che  dal  processo  di  dimostrazione 
che  abbiamo  seguito  apparisce  chiaramente  che  quando  per  un 
dato  valore  di  h  si  fa  crescere  b  a  partire  da  un  multiplo  di 

h 
2tz              „      ,.                   T^    ^,^  L        ^     r  sen/«x 
-y-  senza  largii  superare  ^,  1  integrale  /     -ax  viene  seni- 

Ja 


30 

pre  ad  aumentare,  giacché  le  nuove  quantità  fs  che  cosi  si 
vengono  ad  aggiungere  sono  positive  e  V  ultimo  integrale  è 
pure  positivo. 

Del  resto  poi,  considerando  l'integrale  / -dx  per  x 

Jo      senx- 

compreso  fra  0  e  pj  ,  se  si  osserverà  che  sen  iti"  si  annulla  can- 
giando segno  nei  punti    -,-,—  ,....    e  si    annulla  pure 

per  a'=0,  mentre   fra   0   e  ^  è   positivo,  si   concluderà  subito 

Jrx 
^    '-  dx  fra  0  e  ^  ha  i  suoi    mi- 
0     sen  X  2 

2z    Atz  ..... 

nimi  nei  punti  0,    ,- ,  -y-  , .  . . ,  e  ha  i  suoi   massimi   nei  punti 

"  ,  -^  ,  -^,  .  .  .  .  ;  e  siccome   per  ciò  che  vedemmo  la  diffe- 

ih  fi  fi 

renza  /«  fra  un  valore  minimo  e  il  precedente  è  positiva, 
mentre  si  vedrebbe  al  modo  stesso  che  la  differenza  fra  un 
valore  massimo  e  il  precedente  è  negativa ,  si  può  anche  evi- 
dentemente affermare  che  per  a?  fra  0  e  _  ,  qualunque    sia    il 

X 


Jrx 
sen  h 
'  
OsenJ? 


ix 
valore  che  si  considera  di  /<,  i  minimi  dell'integrale  /  dx 

°       JO  sen  X 

col  passare  di  .r  da  0  a   '  vanno  sempre  crescendo,  e  i  massimi 

vanno  sempre  decrescendo,  e  col  crescere  di  x  a  partire  da  un 

;:  2- 

multiplo  di  ,   0  di  -^—l'integrale  stesso  va  decrescendo  o  cre- 
h  II 

scendo  respettivamente.  Inoltre  fra  0  e  -  -  questo  integrale  non 


sen  hx 

è  mai  negativo  e  il  suo  massimo  valore  è  / dx  ,   e  in 

°  /q     sen-r 


TE 

re  e  /     - 
J(\ 


conseguenza    non    supera  mai    -;    giacché    per    la    (1)    si    ha 

J<^<^             sen  h.v' 
h ,               hx'  ,  . 

dx  =71 ,  ove  .r  e  un  numero 
sena;' 
0                 ~x~ 

7^  sen  n 

compreso  fra  0  e    •  e  siccome  per  y  fra  0  e  -  la  funzione  - 

h  '  y 

è  decrescente,  è  evidente  che  la  quantità  che  moltiplica  il  ti  è 

inferiore  all'  unità. 

19.  Questi  risultati  conducono  a  dimostrare  anche  il  se- 
guente : 

Teorema  III.  Se  li  è  un  numero  positivo  che  cresce  inde- 
fnitamente  con  una  legge  qualunque,  e  b  è  un  numero  diverso 
da     zero    e    ijositivo    che    anche    se    varia  con    h    non  supera 

mai       e  non  si    accosta  a    zero   piìc  dì    una    quantità   deter- 

Li 

minata ,  si  avrà  : 


rb 

(26)  1™      /     senhx     7: 


'è 

^b 


Consideriamo  infatti  1'  integrale  /     dx  per  uno  qua- 

Jq    sen.-c        A  ^ 

lunque  dei  valori  speciali  che  h  può  avere. 

Evidentemente   indicando  con   h'   il  primo  numero  dispari 
uguale  0  superiore  a  /^  e  con  a  un  numero  diverso  da  zero  ma 

inferiore  a  ^  e  compreso  fra  0  e  5,  che  può  anche  prendersi 

piccolo  a  piacer  nostro,  si  potrà  scrivere: 

Jrb  ^a  rh 

0  sen.r  ^0  sen^  "^ a  senx 

essendo  y  i^'i  numero  positivo  compreso  fra  0  e  2 . 
Ora  si  ha: 


32 


seu  {Ji — 7).»  i  seu/t'.r  cosy-ì" 

'0  sen  a;  «^0       sen  x  JO       sen  a? 


•^0  sen  a;  «^0 


—  /  cos  /ì'.rsen  Y'^^  , 

/   ■ '-  dx , 

•/O         sen  a; 

e  poiché  la  nota  formola  /'(ò)=/'(0)+o/"(0o)  con  0<;9<C1  ci 
dà  cos  Ya-=1 — 7.csen'c,a",  essendo  7^  un  numero  positivo  infe- 
riore a  Y,  e  quindi  compreso   anch'esso  fra  0   e    2,  sarà: 

X^sen  h  X  ,         i'^sen  h'x  _         r^'tx  sen  h'  x  sen  Yi  a?  , 
clx=  I dx—  I     ' ~!—dx  — 
sen  X          Jq     sen  a-          J^              sen  x 


[ 


^^cos  /i'a?sen  Y^  , 
JQ  sen  X 

donde  per  la  seconda  delle  (27),  e  per  essere  (  §.  16): 

sen/i'.r,  /   sen  A 'a? ,  I   sen/i'.?"-,        :r         i   sen /?'a; 


f 


sen  X  f     sen  a-  -(^         f     sen  x 


*j^  *y"  .y« 


si  deduce  che  : 
.6 


Jf  sen  /?r  ,       tc       /  sen  hx  , 
rfa?  — -=  /  -dx 
0  sen.x           ^     7«  sena; 


-t/a; — 
'0 


/  ,,    senYi-^,         /         ,,  senYX* 

—  f   Ya^  sen  h  x dx —  f ^cos  h  x ax . 

jQ  '  sen.r  jO  senx 

Ma  evidentemente,  essendo  y  e  Yi  inferiori  a  2  ,  e  essendo 

o     .   <.    •  '^     •  L-  senYi-^      seuYa^  .   „    .     .      ^ 

2a  mferiore  a  -,  1  rapporti  ~  ,  —  sono  mteriori  a  2 

2  sen  X        sen  a; 

in  tutto    il    corso    dell'  integrazione ,  giacché,    per    0<C.x^a , 

dall'essere  sen  Yr^  <C  sen  2a',  e  sen  2a;  =  2  sen  x  cos  a?,  si  ha 

'-^<'2cosa'<^2,  ec;  quindi  sarà  in  valore  assoluto: 

sena-   ^  ^ 


33 


/  %senh'x^^^^dx<4:  fxdx,  cìoh<2a^  /  cos  h'x  -^-^^  dx  <:2a; 

dunque  poiché  la  (23)  ci  dà  anche: 

% 

sen/i  J? ,       .     iiTT        ,        2  [XTT  ic 


I 


senx^  /i'sena  /t'sen-a  /tsena         2^sen-a 


senx'    '         A  sen  «        A  sen-  a         h  sen  a       2/i  sei^-  ff' 
si  conclude  che  in  valore  assoluto  sarà: 

(28)  /  senfo-         z        2a-^+2«  +  y^^^  +  ,-^ , 

JO  sena-  '2  A  sen  a       7isen-a   ' 

ove  [1  è  tutt'  al  più  eguale  a  4;  e  questa,  coli' osservare  che  il 
numero  a  può  prendersi  piccolo  a  piacer  nostro  ,  e  poi  dopo 
di  averlo  scelto  si  può  far  crescere  h  quanto  si  vuole,  ci  mo- 
stra appunto  che: 

J> 
lim      /  sen  hx         ti 

^'=°%'s^^'^"''^2' 

qualunque  sia  il  modo  di  crescere  all'infinito  di  A,  e  anche  se 

h  varia  con  h  in  modo  però  da  non  superare  mai  ^,  e  da  non 

accostarsi  a.  zero  più  di  un  numero    determinato    h'  . 

20.  Se  poi  h  pur  restando  sempre  diverso  da  zero  e  posi- 
tivo si  accosta  indefinitamente  a  zero  al  crescere  indefinito  di  A, 
ma  almeno  da  un  certo  valore  /«q  di  h  in  poi  il  prodotto  hh- 
si  mantiene  sempre  maggiore  di  un  numero  dato  arbitrariamente 

A  11  .        .  lini      fhenhx         r.      . 

grande  w,  allora  si  avrà  ancora  ,  /    »'^=7ì;  giacche 

°  '  7i=co  _  /      sen  x  2'  ^ 

indicando  con  e  un  numero  fisso  ma  piccolo  a  piacer    nostro , 

e  considerando  i  valori  di  h  maggiori    nello    stesso  tempo  del 

D.  8 


34 

numero  ÌIq  e  di  quel  numero  //|  pel  quale  /ìe-  è  sempre  supe- 
riore a  to,  s'intende  subito  che  nella  formola  (28)  pei  valori  di 
h  superiori  a  //(,  e  /i,  pei  quali  h  sia  inferiore  o  uguale  a  e 
potremo  prendere  «=&,  e  per  quelli  pei  quali  il  b  sia  supe- 
riore a  £  potremo  prendere  «=£,  e  così  si  avrà,  sempre  in  va- 
lore assoluto: 


£ 


0    sena?  2  wsen  e         wsen^s 


e  quindi  sarà  ancora  .^      1    ??B^^j._=,5 
'        Jo    sena?  2 


'6 
lenhx . 

2* 

Del  resto  poi,  quando  b  non  si  accosta  a  zero  più  di  una 
quantità  determinata ,  indicando  con  «p  (/?)  una  quantità  che 
cresce  indefinitamente  con  h  ma  di  ordine  inferiore  a  quello  di 

/ì,  si  potrà  prendere  a  ==  y/  '^-^ ,  e  lo  stesso  potrà  farsi  quan- 
do b  tende  a  zero,  purché  vi  tenda  in  modo  che  almeno  da  un 

certo  valore  di   h  in    poi    non    si    abbia    mai  b  <C1    y  ^-'^  ; 

»     h 

talché  in  questi  casi  si  avrà,  sempre  in  valore  assoluto,  a  partire 

da  un  certo  valore  di  h: 

rb  

essendo  q  il  valore  del  rapporto  p=: ,  per  modo  che  a 

partire  da  un    conveniente  valore  di  h  in  poi  potrà  prendersi 
per  9  quel  numero  che  più  ci  piace  superiore  a  1 . 

In  particolare  prendendo  'f(//)  =  /<'"-,  con  s  numero  po- 
sitivo prossimo  quanto  si  vuole  a  zero,  si  avrà  la  formola: 


,1 

I 


35 

rh 

(30)        /    sen/<a-         t:  ^  2^    ,     _^  _,     29tx7r  Q^^ 

^0    sen.r  "       2  ^  /ì^  "^      ^e  "^     ^-i£    +  /i^-e  ' 

«-  h     ' 

che  viene  così  a  valere  dopo  che  h  sia  maggiore  di  un  certo 
numero,  e  quando  b  non  si  accosta  a  zero  più  di  un  numero 
determinato  b\    o  accostandosi   a  zero    indefinitamente   finisce 

1 

per  restar  sempre  maggiore  o  uguale  a  ~-^  . 

Si  può  poi  aggiungere  che  se  h  cresce  indefinitamente  per 
numeri  dispari,    allora  osservando  che: 


e  applicando  il  lemma  secondo  si  trova  che  in  valore  assoluto, 
per  b  compreso  fra  0  e  ^  si  ha  la  formola  più  semplice: 


'0    sen  X  2        h  sen  b       h  sen-6  ' 


»6 


r 

2  t:   ,     ,._  /sen  hx ,        % 


e  se  &  è  un  multiplo  esatto  di    ,  ,  la  differenza  L dx —  ^ 

^  h  «^0  sena'  2 

è  negativa,  e  si  può  prendere  \x=2. 


III.  Studio  sugli  integrali   che  sono  atti 
a  rappresentare   analiticamente  una   funzione. 

21.  Gli  integrali  che  noi  avremmo  da  considerare,  ove 
volessimo  occuparci  soltanto  degli  sviluppi  in  serie  di  Fourier, 
sarebbero  quelli  del  §.6.,  e  come  è  facile  a  vedersi  basterebbe 
limitarsi  a  considerare  i  seguenti: 


36 


(1)  /  f(^)  - — <^-^  '        /  A'^  i^^rv^'"  ' 

JO        seii.T  y^         sena; 

con  0<^a<Cò<-  . 

Volendo  però  stndiare  anche  altri  svilnppi  con  un  metodo 
uniforme,  noi  osserveremo  che  le  proprietà  date  sopra  per  gli 


integrali  /     «_^^^j;  ^      /    !^^^ 


,-  »    ,      ,  -(?a;  ci  mostrano  che  gli  inte- 

0     seno?  ^a    sen  r 

grali   (1)  rientrano  nella  forma  piti  generale  /  f{x)(p{x  ,h)dx, 

I  f{x)z{x,  h)dx,  ove  a  e  b  sono  numeri  diversi  da  zero  e  dello 

stesso  segno  che  almeno  ordinariamente  dovranno  essere  presi 
fra  limiti  determinati,  e  !f(.^' ,  //)  è  una  funzione  che  per  qual- 
siasi valore  finito'di  h  è  atta  all'  integrazione  nelPintervallo  nel 
quale  si  considera,  e  per  x  diverso  da  zero  si  mantiene  finita 
anche  al  crescere  indefinito  di  /<,  ma  in  vicinanza  del  punto  j?=0, 
a  destra  o  a  sinistra  secondochè  a  è  positivo  o  negativo,  prende 
anche  valori  tanto  più  grandi  quanto  più  è  grande  /*,  e  oltre  a 
ciò  è  tale  che  per  gli  indicati  valori  di  a  e  Z»  si  ha: 


(2) 


/ji,^   hp{x  ^  h)dx=0,       j^^^   /  ^{x  ,  h)djc=^G, 


essendo  G  una  quantità  determinata  e  finita  indipendente  da  a, 
e  diversa  da  zero  (*);  e  noi  quindi,  anziché  prendere  a  studiare 

C)   Di    funzioni    y(x ,  h)    che    soddisfano   alle   condizioni    qui   indicate    ve 
ne  sono  un   numero   infinito.  Fra  esse  alcune  delle    pii   semplici   sono  le  seguenti: 

— ^^  *  ; 

f{x,h)=  k  6        ,  f(x  ,h)= — - mCx,^)=^— ?,  per  la  prima  delle  quali  aeb 

1-|-A*x''  sena; 

devono  siipporsi  positivi,  per  la  seconda  aeb  possono  essere  qualunque  purché  però 
dello  stesso  segno,  e  per  la  terza  aeb  devono  soddisfarò  alle  condizioni  dei 
§§.  17,  18  e  19.  S'intende  poi  che  essendo  a  e  6  per  es.  positivi,  la  funzione  'f(x  ih) 
deve    di    necessità    soddisfare    alla    condiziona  che   in  vicinanza  di    x=0    a    destra 


37 
gli  integrali  (1),   studieremo    gli    integrali    più  generali 

rh  rb 

I  f[h)'^{x  Ji)dx,  I  f{x)'^{.r  Ji)d.r,  ove  'f{x,h)  è  una  funzione 

per  la  quale  da  principio  noi  supporremo  soltanto  che  sia  finita 
e  atta  all'integrazione  fra  i  limiti  degli  integrali  e  soddisfi  alle 
condizioni  (2),  senza  neppure  richiedere,  per  ora,  che  a  eb  deb- 
bano essere  dello  stesso  segno,  e  che  G,  oltre  essere  determinata 
e  finita  e  indipendente  da  a,  debba  essere  anche  diversa  da  zero. 

22.  Con  ciò  noi  troveremo  dei  teoremi  generali  che  nel  caso 

speciale  di  'dx  ,  h)= e  di  deb  numeri  positivi  che  soddi- 

^  ^  sena; 

sfano  alle  condizioni  dei  §§.  17,  18  e  19  si  ridurranno  a  quelli 
che  servono  per  gli  sviluppi  delle  funzioni  in  serie  trigonome- 
triche ;  e  questi  teoremi  (  alcuni  dei  quali  furono  già  dati  dal 
sig.  Du  Bois-Reymond  (*)  che  primo  ebbe  V  idea  di  fare  studi 
così  generali  ),  oltre  a  servire,  come  il  sig.  Du  Bois-Reymond 
ha  mostrato,  a  rappresentare  analiticamente  le  funzioni  per 
mezzo  d'integrali  definiti,  ci  condurranno  anche  a  trovare,  e 
con  un  metodo  uniforme,  infiniti  sviluppi  (in  serie  di  funzioni 
speciali)  per  la  rappresentazione  analitica  delle  funzioni  di  una 
variabile  reale  date  arbitrariamente  in  dati  intervalli. 

23.  Ciò  premesso,  incominciamo  dal  dimostrare  che:  se  la 
funzione  '^{x  ,  h)  per  valori  comumpie  grandi  di  h  e  per  x  com- 
preso nelV  iniervalìo  finito  {a,b)  si  man  tiene  sempre  inferiore  in 
valore  assoluto  a  un  numero  finito  's>q,  e,  oltre  essere  atta  all'in- 
tegrazione fra  a  e  b,  per  tutti    i  sistemi  di    valori    di  a    e  b' 


premia    audio    valori    cho    crescono    iudefìnitamente    con     h ,    altrimenti     avendosi 

lim     C' 
, I   'f(.c  ,/ì)  d.c=z  0  qualuniiiic  siano  a  a  b  purcliò  positivi  e  diversi  da  zero,  sarebbe 

ra 

impossibile  che  l'integrale  /  'f  (,c  ,  h)  dx  (che  evidentemente  può  ridursi  alla  somma 

Jo 

1   'f(j;  ,  h)  dx -\-  j  f{x  ,  h)dx,  con   2   arbitrariamente  piccolo)  avesse  un  limite  G 

diverso  da  zero  per  A=co  . 

(*)  Borchardt  Journ.    Voi   79,  , 


compresi  fra  a  e  b  {  a  e  b  incL  )    soddisfa    alla   condizione 

lim 
/»=oo 


r 

I  f  ('^  ì  h)dx=0^  si  avrà  : 
Ja' 

(3)  j^^    ff{^)^{xji)dx=0, 

Ja 

tutte  le  volte    che    fra  a  e  b  f{.r)    è   sempre  finita  e  atta  alla 
integrazione . 

Supponiamo  infatti  che  l' intervallo  (a  ,  b)  sia  scomposto 
in  p  intervalli  5,  ,00,..  Op  coi  punti  a  ,  .t,  /.r^  ,  .  .  .r^,_,  ,  b. 
Indicando  con  fg  un  numero  compreso  fra  il  limite  superiore 
e  inferiore  di  /"(.r)  fra  .Vg^^  e  Xg ,  con  D^.  1'  oscillazione  di  f{x) 
in  questo  intervallo,  e  con  9s  un  numero  compreso  fra  — lei, 
per  la  (2)  del  §.  9  si  avrà  : 

rxs  rx, 

j    f{x)  '{;{x  ,  h)dx  =  fs  I  ^{x  ,  h)dx  -f  cPqQsS^Ds  , 

e  quindi  sarà  : 

J/^b  7)        fx  t) 

f  f{x)  ^^{x  ,  ìì)dx=  y^  fg  /  ^Ix ,  h)  dx  +990  2^,0,  , 
«  1         -^Xs-ji  1 

con  0  compreso  fra  — 1  e  1. 

Ora  la  somma  2  5s  D., ,  quando  per  p  si  prenda  un  numero 
sufficientemente  grande ,  è  numericamente  inferiore  a  quel  nu- 
mero che  più  ci  piace  —  ;  e  dopo  di  avere  fissato  così  il  nume- 

ro  2^  1  e  per  quanto  grande  esso  sia ,  si  può  prendere  poi  li 
così  grande  che  anche  al  suo  accrescersi  ulteriormente  (  con 
lasciar   fermo  il  p  )  gli  integrali    che    figurano  nella    somma 

P      r^s  .    .       a 

\fs  j  9(^,  '0  dx  siano  numericamente  inferiori  a  — - ,  essendo 
1      A,_,  ^P 

X  il  limite  superiore  dei  valori  di  f{x)  fra  a  e  b;  dunque  evi- 
dentemente al  crescere  indefinito  di  h  il  secondo  membro  della 
formola  precedente  finirà    per  divenire    e    restare    poi  sempre 


39 

numericamente  inferiore  a  2a,  e  questo  permette   appunto    di 
dire  che  : 

rh 

lim      /  f{.v)  '^{x  ,  h)dx  =  0  , 
h=oo  Ja 

con  che  il  teorema  è  dimostrato. 

Osservazione.  La  formola  (4)   serve  anche    a    trovare   un 

fb 

limite   superiore  dei  valori  assoluti  di  /  f{x) 's{x  ,  h)  dx ,  poiché 

ci  dà  l'altra: 

fb  p  rx,  p 

vai.  ass.  /  f{x)  cp(j3  Ji)dx  <I  XV    vai.  ass.  /  (f{x  ,  h)dx-\-  (pQySgDg; 

e  di  qui  in  particolare,  nel  caso  di  ^(.r  , /«)  = ,  ponendo 

sen  X 

per  a  eb  (§§.  17,  18  e  19)  le  condizioni  0<a<16<^,  eosser- 

vando  che  per  la  formola  (23)  del  §.  17  si  ha  : 


/Xg 
se 


sen  hx                 {itt  òg  4::  5^ 

^^  <  L .        r  r— -T- —  <  r— — :  + 


sena;  hsenxs_^       hsen^Xg^^    '^hsena       hsen^a 


s—i 


si  troverà  la  seguente:         ' 

/-N        1  ft  ^senhx      ^  Ap^^r.     .  X{b—a)         1    ^^-r, 

(d)    vai.  ass.  /  f(x) dx  <  -^ U-  -^ — y^sDs , 

^  ^  J^'^  ^  senx        ^  h  sena    '   /«  sen^a    ^  sen  a^         ' 

nella  quale  2^  è  il  numero  degli  intervalli  in  cui  bisognerà  di- 

videre  l' intervallo  {a  ,  b)  per  far  sì  che  la  somma  V  Og  Ds   sia 

1 
di  quel  grado  di  piccolezza  che  più  ci  piace. 

24.  Nella  formola  (3)  non  si  ha  alcuna  limitazione  né  in 
f(x)  nò  in  (f{x ,  /t),  airinfuori  di  quelle  relative  alla  integrabilità 
di  f(x\  e  di  quelle  generali  cui  devono  sempre  soddisfare  le 
funzioni  <p{x ,  h)  che  abbiamo  detto  di  prendere  in  considera- 
zione in   questi  studii. 


40 

A  questa  forinola  poi ,  quando  per  es.  i^O,  si  può  ag- 
giungere la  seguente: 

(^^         A=ìo  Z^-^)  "f^-^  '  '^^^•'"  =  f^^^^  h=a,  f'ri'^'  '  '')^'"  ' 

che    a    causa    del    teorema    del  §.19  nel  caso    particolare  di 

a(x  ,  /i)= ,  e  0<Cb<i-^   si    riduce  all'altra  : 

^^  san  X  '  ~~  2 


lim       ' 
A=oo  ,^ 


XAVf^>  =  |«+0). 


che  è  quella  che  serve  agli  sviluppi  in  serie  di  Fourier;  però 
per  la  validità  della  formola  (6) ,  oltre  a  richiedersi,  come  è 
ben  naturale,  che  f{-\-0)  abbia  un  significato,  bisogna  porre 
negli  intorni  del  punto  0  a  destra  alcune  limitazioni  per  la  fun- 
zione /"(•'")  1  a  meno  che  non  si  pongano  per  'f  (.r ,  h)  altre  con- 
dizioni speciali  oltre  a  quelle  generali  indicate  sopra. 

Indicando  infatti  con  s  un  numero  fisso  diverso  da  zero  e 
positivo  ma  piccolo  a  piacer  nostro,  si  ha: 

•6 


jf{x)  ^{x  ,  h)dx=(p  +  /  )  '  ^'^•'^^"^^+^^  !  '^("^  '  '^^^-^  + 
+/(+0)  f'ii-r  ,  h)dx=  f]  f{x)-f{JrO)  ]  'f (.r  ,  h)  clx  + 

+/'(+0)  j  9(^  ,  h)dx^J^  l  f{x)-f{-^0) ] ^{x  ,  h)dx  ; 

e  siccome  pel  teorema  precedente  l'ultimo  integrale  ha  per  limite 
zero  si  vede    subito  che,  onde  sussista  la  formola  precedente, 

lim  r^ 

basterà  che  sia  ,  ^^    /    \f{x)—f{-\-0)^(p{xJi)dx=0,  quando  s. 

è  piccolo  a  piacer  nostro. 

Ora,    se    £    è  preso    in   modo    che  per    ogni  valore  di  x 
fra   0    e    £    (  0    al    più    esci.  )    si    abbia    in    valore   assoluto 


41 

K^)  —  f{-\-^)  <r  <5,  ove  0  è  un  numero  positivo  arbitraria- 
mente piccolo,  si  vede  subito  che  il  valore  assoluto  dell'integrale 

J\A^)—f{-\-^)\'i{^  ,h)dx   è  minore  dell'altro  a  /  ^^{x  Ji)dx  ^ 
0  Jo 

ove  <Pi(^,  h)  è  la  funzione  dei  valori  assoluti  di  (p{x,h)  fra  0  e  e; 
quindi  si  può  enunciare  col  sig.  Du  Bois-Reymond  il  teorema 
che  dice  che:  se  la  funzione  ({^{x^h)  oltre  a  soddisfare  alle  solite 
condizioni  generali  poste  in  fine  del  §.  21,  soddisfa  anche  alV altra 

che  V integrale  j  'f  ,(a? ,  h)dx  della  funzione  f^^{x ,  h)  dei  suoi  valori 

assoluti  esteso  a  un  intorno  (0,£)  a  destra  del  punto  0  resti  sempre 

inferiore  a  un  numero  finito  anche  al  crescere  indefinito  di  h, 

basterà  che  la  funzione  f{x)  resti  finita  e  atta  all'  integrazione 

fra  0  e  b  e  che  f{-\-0)  abbia  un  significato  per  poter  dire  che  sia: 

rh  rb 

lini      /  f{x)  (p{x  ,  h)dx  =  /'(+0)  Lm  /  '{^{x  ,  h)dx  . 

h=oo  Jo  Jo 

Si  ha  così  un  teorema  che  non  pone  limitazioni  per  la  fun- 
zione f{x)  nell'intorno  a  destra  del  punto  0,  ma  esso  le  pone 
per  la  funzione  fi{x  ,  A);  né  all' infuori  di  questo  si  hanno  altri 
teoremi  ,^che  conservino  tale  generalità  a  f{x). 

La  condizione  però  che  si  ha  per  (p{x,h)  in  questo  teore- 
ma, per  quanto  lasci  al  teorema  stesso  una  importanza  e  una 
utilità  grandissime,  fa  sì  che  esso  non  torni  utile  altro  che  per 
certi  sviluppi  in  serie  della  funzione  f{x)  fra  i  quali  non  si 
trova  lo  sviluppo  di  Fourier,  perchè  per  quest'ultimo  sviluppo 

SGll  II  I' 

dovrebbe  essere  'f{x,h)= -;  quindi,  senza  più  esigere  che 

SGn  oc 

non   debbano  esservi  limitazioni  in  f{x)   nell'intorno  a  destra 

del   punto    0 ,    noi  ^passeremo    ora    a    studiare    1'  integrale 

/    l/l^) — /l+O)!  (f{x,h)dx  per  trovare    dei    casi    in    cui    la 

Jo 

formola  (G)  sussiste  rigorosamente  anche  quando  non  si  pongano 
limitazioni  nella  funzione  (p{x  ,  A),  o  almeno  con  limitazioni  che 


42 

non  escludano  l' ipotesi  ^{x  ,  h)  = ,  onde  la  formola  stes- 

S6I1  •*' 

sa  resti  applicabile    al  caso  degli  sviluppi   in  serie  di  Fourier 
e  di  altri  sviluppi  che  noi  vogliamo  qui  considerare. 

E  osserviamo  che  quando    si    sarà  trovato  un  numero  9/i 


non  inferiore   al  valore  assoluto  di  /   \f{x)—K-\-0)\  ^{x^h)dx^ 

JQ 
si  avrà  un  limite  superiore   anche    del    valore    assoluto    della 

ri)  j-j^      rh 

differenza  ^  f{x)  (f{x\h)dx  —  f{-\-0)  ,  ^      j  ({^{x ,  h)dx  ,  poiché 

evidentemente  sarà: 

(7)  vai. s^ss}jf{xyf{x,h)dx-f{-{-0)^^  j ^{x , h)dx\^ <9,+ 

-f-  vai.  ass.  /"C+O)  j   /  (c{x  ,  lì)  dx  —  lim  /  ^{x  ,  h)dx)  [  -f" 

rh 
-f  vai.  ass.  /   j  f{x)—-f{-^Qi)  j  ^{x  ,  h)dx', 

e  così  nel   caso  particolare  di  rf{x ,  h)  =  per    la    (28) 


del  §.  19.  e  per  la  (5)  del  §.  23.  si  avrà  : 


rh 

(8)  vai.  ass.     /  f{x)  '-^  -  ^/]:+0)  (  <9,+ 

r  ^A  sen  x         e  i 


"y       '        'A  sens  '  /tsen-s/  '   h  sen  e  ^  /*  sen^  s  '  sen  z^   '       ' 

essendo  e  il  numero  piccolo  a  piacer  nostro  che  abbiamo  preso 
sopra,  f+Q  il  valore  assoluto  di  /"(-f-O),  e  Xq  il  limite  superio- 
re dei  valori  assoluti  di  f{x)  —  f{-^0)  pei  valori  di  x  fra  0  e  6 
e  pel  quale  può  prendersi  anche  il  numero  uguale  o  maggiore 
2).,  e  p  infine  essendo  il  numero  degli  intervalli  §«  in  cui  bi- 


43 
sogna  dividere  l'intervallo  (c,6)  o  V  intervallo  totale  (0,&)  per 

fare  in  modo  che  la  somma  corrispondente  \  Ss  Divenga  mi- 

1 
nore  di  quel  numero  che  più  ci  piace. 

25.  Ciò  premesso,  prendiamo  dunque  a  studiare  l'integrale 

/   jA-^)— /'(+O)j?0^i^)f^-^»  ove  f{x)  fra  0  e  £  è  sempre  finita 
^0 

e  atta  all'integrazione,  f{-]-0)  ha  nn  significato,  e  ^{xji)  sod- 
disfa alle  solite  condizioni  generali  poste  in  fine  del  §.  21;  e  con 
queste  ipotesi  troviamo  dei  casi  in  cui  questo  integrale  ha  per 
limite  zero  per  /i=oo  dando  al  tempo  stesso  caso  per  caso  un 
valore  pel  numero  indicato  ora  con  0/,  . 

Il  primo  di  questi  casi  sarà  quello  che  corrisponde  alle 
funzioni  f{x)  che  nell'  intorno  (0  ,  s)  del  punto  0  a  destra  sod- 
disfano alla  condizione  che  diremo  di  Dirichlet;  quella  cioè  di 
avere  un  numero  finito  q  di  massimi  e  minimi  fra  0  e  s,  o  me- 
glio di  potersi  scomporre  l' intervallo  (0  ,  s)  in  un  numero  fini- 
to q  d'intervalli  in  ciascuno  dei  quali  la  funzione  f{x)  varii 
sempre  in  un  senso  o  resti  costante. 

In  questo  caso  infatti  indicando  con  [j{x)  la  funzione 
/(•^)  — /l+O) ,  con  (0  ,  Si) ,  (ci  ,  £.)  ,  (s,^_,  ,£)  i  q  intervalli  nei 
quali  supponiamo  scomporsi  l' intervallo  (0  ,  s)  per  la  funzio- 
ne f{x)  e  quindi  anche  per  la  [j{x)\,  e  con  T|  ,  Tj  ,  .  .  t^  dei 
numeri  determinati  compresi  in  questi  intervalli  respettivamen- 
te,  basta  applicare  a  ciascun  intervallo  (s^,.  ,j.,+[)  la  formola  (3) 
del  §.  9.  per  ottenere  subito: 

j  ] m-fi-rO)  \  'i{x,h)dx=ilt,~0)j  9(.r  ,  h)  dx  4- 

+  K^i+0)  /  ^lx,h)dxJ^^{B,  -0)  /  ^,Ji)dx  +  .  .  + 
+  K-y-i-f  0)  /  "^{x  ,  h)dx  +  K^-O)  /  l{x  ,  h)dx, 


44 


ove  p  (s, — 0) ,  fX^i+O)  .  •  •  •  lianno  certamente  un  significato 
perchè  [>(.r)  fra  0  e  £  ha  un  nuuicro  finito  di  oscillazioni;  quindi 
se  supponiamo  che  per  x  compresa  fra  0  e  s  (0  al  piii  esci.)  si 
abbia    sempre  f{-v) — /I~h^)<^''  i  ®  ^^^^®  ^  ^^^  poniamo  la  con- 


rx 
3grale  I  ^(.t  , 
^0 


dizione  che  V  integrale  |  ^(.t  ,  h)dx  per  ogni  valore  di  x  com- 

preso  fra  0  e  s  e  qualunque  sia  h  resti  sempre  numericamente 
inferiore  a  un  numero   finito  A,  basterà  osservare  in   generale 


.  fi  f-  r< 

Ja      Jo      Jo 


che  1=1  —  I     ,  per  concludere  subito  che  : 


r 

ass.  / 
^0 


vai.  ass.  /     i  /*(.r)-/'(4  0)  j  ^(.r  ,  h)dx  <  (43— 2)Ao  ; 

e  questo  ci  permette  intanto  di  dire  che  „  la  formula  (6)  sus- 
„  siste  sempre  quando  fra  0  e  6  la  funzione  f{x)  è  atta  alla 
„  integrazione,  e  nell'intorno  (0,£)  del  punto  0  a  destra,  essa 
,  fìt  soltanto  un  numero  finito  di  oscillazioni,  e  la  funzione 
„  (r(.P ,  h)  è  tale  che,    oltre   a    soddisfare  alle  solite  condizioni 

,  generali,  soddisfa  anche  a  quella  che  l'integrale      '^{x,h)dx 

Jo 

„  pei  valori  di  x  fra  0  e  s  e  qualunque  sia  h  si  mantiene  sem- 
„  pre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  A  „ . 

Si    può    poi     aggiungere    che    in    questo    caso    si    ha 

Qh<a^q — 2)Ao;    e  se  (p(.r, /;)  = -^  osservando  che  allora  la 

sen^r 

condizione  posta  qui  per  's{x ,  h)    è    soddisfatta    (§.  18),  e  può 

prendersi  A=:r,  si  potrà  senz'altro  asserire  che  quando  f{x)  fra 

0  e  e  fa  soltanto  un   numero  finito  q  di  oscillazioni,  oltre  ad 

aversi  per  0<CJ>K.  «  • 
si  ha  altresì  per  la  (8)  : 


45 


(9)     vai.  ass.^Jj(^x)^dJ^-  2^(4 0)|<(4^-2);:o+ 

2G.  Se  poi  la  funzione  f{x)  fra  0  e  s  ha  un  numero  infinito 
di  massimi  e  minimi,  ma  è  sempre  continua  e  viene  a  perdere 
tutti  questi  massimi  e  minimi  colP aggiungervi  una  funzione  di 
primo  grado  |xr+v,  o  più  semplicemente  [i.r ,  allora  la  for- 
mola  (6)  continuerà  ancora  a  sussistere  sotto  le  stesse  condi- 
zioni relativamente  a  tp (.f  ,  A);  e  siccome  sarà  : 

/  V(-^")-/"(+^H^=  \   \f{^)-V^x—f{-^^m^{x,h)clx^]s.  f  x^{x,h)dx 
^0  JO  Jo 

avremo  0/,  <  2  A(a-[-|J.£)+  2A[j,c  <^  4  A((3-f  l-»-^)  i  e  nella  formola 
(9)  basterà    sostituire  4:z{g-{-'^=)  al  termine  {iq — 2):ta . 

27.  Supponendo  ora  che  la  funzione  z{x  ,  h)  sia  tale   che 

il  prodotto  X  z{x  ,  ]i)  anche  al  crescere  indefinito  di  h  si  man- 
tenga inferiore  a  un   numero   finito  Aj,  ciò  che    non    esclude 

sGn  /itX' 
r  ipotesi  's{x  ,  h)= ^  poiché  basta  allora  supporre  v  >  1 , 

si  osserverà    che  : 

f]m-f{+(^)\'^{^.h)dx=  I  'gg-A+Q)    xYxJi)dx, 
Jo  Jo  x^ 

e  si  concluderà    quindi  che   la  formola    (6)    sussisterà  sempre 

V 

quando  fra  0  e  s  il  prodotto  x  r^[x ,  h)  col  crescere  indefinito 
di  li  non  superi  mai  un  numero  finito  A,,  e  col  tendere  di  J?  a 

f(^x) f(  IO) 

zero  il  rapporto  ~ non  cresca  indefinitamente,  o  se 

x 

cresce  indefinitamente  resti  atto  all'  integrazione  anche  ridotto 
ai  valori  assoluti,  come  per  es.  accade  quando  non  è  di  ordine 
superiore  a  quello  di  una  delle  funzioni  : 


(10) 


46 

1  1  1 


«^     '  a-(?.r)i+f*'a.-?.r(^^j?)Hf*  '  * 


nella  prima  delle  quali  ja  è  positivo  e  minore    d'  uno ,   e  nelle 
altre  jx  è  semplicemente  diverso  da  zero  e  positivo  . 

In  particolare  dunque  „  la  formola  (G)  sussisterà  se  il 
„  prodotto  X'f{x^h)  per  j;  fra  0  e  s  non  supera  mai  un  numero 
a  finito  A,  e  se,  considerando  f^x)  come  continua  nel  punto 
j,  x=0  e  uguale  a  f{-\-^)-,  il  suo  rapporto  incrementale  destro 

- non  cresce  indefinitamente  al  tendere  a  zero  di 

X 

„  X,  0  almeno  se  crescendo  indefinitamente  resta  atto  all'inte- 
„  grazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti , .  E  supposto  al 

solito  in  particolare  che   si    abbia  's(x  ,  h)  =  ,    e    che 

^  '^  '         senJ? 

non    divenga  infinito  per  a;  =  -|-  0  di  ordine  su- 

9.   -    ^^'  ^" 


xixi'-x...{rxy+i' 

ovvero: 

almeno   per  z  sufficientemente  piccolo,  e  sostituendo  nella  (7) 
si  avrà  un  limite  superiore  del  valore  assoluto  della  differenza 

i^  .  sen  hx  'c   .,  ,  . . 

28.  Supposto  che  a,  ,  a^  .  .  .  a„_i   siano  i  punti  di  mas- 


rx 


simo  successivi    dell'integrale    |  's{x^h)dx    per    x    compreso 

•  o' 

fra  0  e  £  (  0  e  =  esci.),  o  siano  i  punti  di  minimo,  e  questi 
valori  massimi  o  minimi  dell'  integrale  siano  tutti  dello  stesso 
segno,  e  non  vadano  mai  crescendo  o  non  vadano  mai  decre- 


47 


scendo  in  valore  assoluto  C^"")  e  saii^TOsòo  sempre  che  fra  0  e  2 
si  abbia  in  valore    assolato  f{.v)  —  /\-f  0)  <C  a,   le   forinole  del 

§.  10.  applicate  all'integrale  /   )  f{-i')  —  f{  +  0\  ^s{x  Ji)  d  x   ci 

la 


mostrano  che  l' integrale   stesso   sarà    numericamente  inferiore 
a  2a  A-f'^  /  '.fiix  ,h)dx-{-   2d  D*-  /  'fit^  ,  h)dx,  o  anche  a: 


Jl,{x,h)dxJr   1 

A,.„,  0 

(«)    2^A+o/  Tv  /       \,{x  ,  /Or/.r-fYD.  /  U^  ,  h)  dx, 

indicando  con  ^^  (•^,^)  la  funzione  dei  valori  assolati  di  's{xji)^ 
con  D,  l'oscillazione  di  f{x)  negli  intervalli  (a», 7.4^-1),  e  con  A 
nn  numero  finito  di  cui  si  suppone  che  siano  sempre  inferiori  i 

Jrx 
'  'c{x^h)dx  pei  valori  di  x  fra  0  e  s 
0' 
e  per  qualsiasi  valore  finito  di  h. 

Ma  supponendo  per    es.  che    aj,aj,..,at4_j  siano  i  punti  di 

Jrx 
'  'f[x^h)dx^  e  indicando  in  generale  con 
0 
a',  il  pnnto  di  minimo  fra  as  e  a^+j,  si  osservi  che  'i{x^h)  da 
a^  a  a's  non  sarà  mai  positiva  e  da  a'^  a  «s+i  non  sarà  mai 
negativa,  o  almeno  i  valori  positivi  che  prendesse  nel  primo 
intervallo  e  i  negativi  che  prendesse  nel  secondo  non  avranno 
influenza  sull'  integrale,  e  quindi  sarà: 

/  '^i{x  ^h)dx  =  —  j  'f(.r  ,  A)fZx-f  /  (p{xji)dx; 
e  se  aj  ,  7o  , . . ,  a„_,    saranno  i  punti  di  minimo    dell'  integrale 


(*J  Si  suppone  sempre  in  questi    studi  che  fra  0  e  s  l  integrale   I    f(x,h^.  d  x 
per  ogni  valore  finito  di  h  abbia  soltanto  un  numero  finito  di  uiassimi  e  di  minimi . 


IS 


c^  .... 

I  rf{.v  Ji)  (ì  .r  ^  e  a,,  sarà    il  punto  di  massiiuo  fra  a,  e  a.,^,, 

questa  formola  sussisterà  ancora  quando  si  cangino  soltanto  i 
segni  degli  integrali  del  secondo  membro . 

Si  dedurrà  da  ciò   che   nella  espressione  («)   gli  integrali 


saranno  sempre  numericamente  inferiori  a  4  A; 


e  propriamente  potrebbe  anche  dirsi  che  il  secondo  di  essi  non 
supererà  mai  3  A,  e  non  supererà  neppure  A  quando  l'integrale 

I  's{x,h)dx  fra  Oe  aj  varierà  sempre  nello  stesso  senso;  talché 

Jo' 

intanto  può  dirsi  che  i  primi  due  termini  della  espressione  (a) 
sono  inferiori  a  10  A  a,  e  l'ultimo  è  inferiore  a  4  1  D, . 

Di  qui  risulterebbe  subito  un  altro  caso  di  validità  della 
formola  (6);  ma  ora,  riservandoci  di  tornarvi  sopra  fra  breve, 
studieremo  in  altro  modo  l'ultimo  termine  della  espressione  («). 

Osserveremo  perciò  che  aggiungendo  l'ipotesi  che  il  prodot- 
to X  'f  (•2',/ì)  per  qualsiasi  valore  di  h  e  di  .r  resti  sempre  numerica- 
mente inferiore  a  un  certo  numero  finito  B,  e  indicando  con  D/,  la 
massima  oscillazione  di  f{x)  negli  intervalli  (as,as+,)  si  vede  subito 

r^dx 
che  l'ultimo  termine  della  (a)  è  inferiore  a  B  D^  /     —  ,  ovvero    a 

BD/,logs — BD^loga,;  talché  ammettendo  che  f{x)  sia  continua  fra 
0  e  s  (0  al  più  esci.),  e  ammettendo  anche  che  i  punti  a,,ao,..,a„_^ 
si  avvicinino  fra  loro  indefinitamente  col  crescere  di  h  in  modo 
che  le  loro  distanze  Cj+j — a,  finiscano  per  essere  minori  di  quel 
numero  che  più  ci  piace,  ma  tali  però  da  essere  sempre  dello 
stesso  ordine  di  piccolezza  di  a.^  (*),  si  vede  chiaro  che  a  partire  da 

un  certo  valore  di  h  in  poi  l'integrale  /    \f{x) — f{-\-0)  j  's{x^h)  dx 

JQ  '' 

a      — a 

{')  Ciò  equivale  a  dire  che  i  rapporti    ^*^       "  devono  esser  sempre  inferiori 

a  Qu  certo  numero  finito  p  e  discosti  da  zero  più  di  un  numero  dato  7  . 


40 

sarà  nuuiericaniente  inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace 
tutte  le  volte  che  il  prodotto  DJog(  a,,+,  —  a,)  potrà  rendersi 
piccolo  a  piacere;  dunque,  osservando  anche  che  =  può  supporsi 
piccolo  quanto  si  vuole  ,    si    potrà    ora  evidentemente  asserire 

che    „  se   V  integrale  /  's{x  ,  li)  d  x    e    il    prodotto  x  '^{x  ,  h)  si 

„  mantengono  sempre  numericamente  inferiori  a  numeri   finiti 

„  A  e  B,  e  lo  stesso  integrale  nei  suoi  punti  di  massimo  (o  di 

„  minimo)  ai,7.2,..,a„_,  fra  0  e  s  ha  sempre  lo  stesso  segno  e  non 

„  va  mai  crescendo  o  non  va  mai  decrescendo,  e  questi  punti  si  av- 

„  vicinano  indefinitamente  al  crescere  di  h,  ma  in  modo  però  che 

;  le  differenze  as+^ — a,  si  mantengano  sempre  dell'ordine  di  pic- 

„  colezza  di  otj,  allora  la  formola  (6)  sarà  applicabile,  e  si  avrà: 

9,<10AG  +  BU,logs  +  Ba,  , 

„  tutte  le  volte  che  nei  punti  di  un  intorno  a  destra  del  punto 
„  zero  (  0  al  più  esci.  )  la  funzione  f{x)  è  sempre  continua,  e 
„  oltre  a  ciò  è  tale  che  per  ogni  numero  comunque  piccolo  Gj 
„  si  può  trovare  un  intorno  (0  ,  =)  dotato  della  proprietà  che 
„  in  ogni  intervallo  o  preso  in  esso,  il  prodotto  D">log5  del- 
„  l'oscillazione  D,  della  funzione  moltiplicata  per  il  logaritmo 
„  log 5  dell'intervallo  o  corrispondente  sia  sempre  minore  di 
„  'Ji  „.  [S'intende  che  nel  calcolo  delle  oscillazioni  D,j>  relative 
agli  intervalli  o  che  terminano  al  punto  zero  si  dovrà  prende- 
re f{-\~0)  come  valore  della  funzione  in  questo  punto  ]  . 

In  particolare  dunque  se  's{x    h)  = ,   le   condizio- 

^  '  sen  a;  ' 

ni  poste  per  'p{x  ,  h)  saranno  soddisfatte  ,  e  si  pobrà  prendere 

A=7c ,  B^l-j-s;  quindi  si  può  dire  che   „  si  avrà; 

„  tutte  le  volte  che  negli  intorni  a  destra  del  punto  zero  (0  al 
„  più  esci.  )  la  funzione  f{x)  è  continua,  e  per  ogni  numero 
„  comunque  piccolo  ^^  esiste  un  intorno  (0  ,  s)  tale  che  in  ogni 


50 

„  intervallo  5  preso  in  esso  si  abbia  in  valore  assoluto 
»  r^(?^0o '^  ^ '^1  '  essendo  D^  l'oscillazione  di  f{.v)  nell'iuter- 
„   vallo  5   „  .  In  questo  caso  poi  si  potrà  scrivere  : 

G,  <10-a4-2(14-sh,  , 

e  con  questo  valore  di  0/,  la  (8)  ci  darà  un  limite  superiore   del 

Ji         sen  Jix  TT 

/(j")— dx — ^/T+0). 
Q          sen  .r  2 

Questo  risultato  pel  caso  di  '^(.r,//)= può  dirsi  do- 

sen  ci" 

vuto  a  Lipschitz  (*)  ;  e  sì  in  questo  caso  particolare,  che  in  quello 
generale  di  's{x  ,  h)  qualunque,  esso  non  rientra  sempre  in  quello 
del  §.  precedente  perchè,  bastando  nel  caso  attuale  che  si  abbia 
Dj'logS  •<!<3i,  potrà  anche  darsi  che  questa  condizione  sia  sod- 
disfatta, e  il  rapporto sia  infinito  d'ordine  superiore 

0  uguale  a  quello  di  una  delle  funzioni     ,   „,    ,  — ^—^ — r^—  ,  . . 

xlxl-x    xlxrxrx 

29.  Come  accennammo  nel  paragrafo  precedente,  avendo  ivi 

dimostrato  che  l'espressione  (o)  è  inferiore  a  10  A  0-1-4  A  X  Dj, 

avremmo  senz'altro  potuto  concludere  che  „  la  formola  (6)  è  ap- 

„  plicabile  alla  funzione  f{i')  quando  per  ogni  numero  comunque 

„  piccolo  Oj  si  può  trovare  un  intorno  (0  ,  s)  del  punto  zero  a 

„  destra  dotato  della  proprietà  che  anche  scomponendolo  in  in- 

„  tervalli   piccoli  a  piacere  o,  ,  Og  ,  . . ,  5^  la  somma  S  D^  delle 

„  oscillazioni  corrispondenti  D^  è  sempre  inferiore  a  a,;  (come 

„  avviene  per  es.  se  in  ogni  intervallo  o  preso  fra  0  e  e  si  ha 

,  Do»  <C  c5,  con  e  sempre  inferiore  a  un  certo  numero  finito)  „. 

Giova  però  dimostrare  in  altro  modo   questo  teorema,  perchè 

allora  non  si  hanno  per  's{x  ,  h)  tutte    le    condizioni  poste    in 

principio  del  paragrafo  precedente,    ma    basta  che,  oltre    alle 

solite  condizioni  generali,  sia  posta  l'altra  che  si  ha  in  tutti  i 


(•)  Lipscbitz  propriamente,  invece  della  condizione  J)  ^  \o^  ^j  <^'^ „  dette  l'altra 
più  restrittiva  I)-,<:^c  o"' con  v  positivo  qualunque  (Borchardt.  louru.  Bd.  63). 


51 

r 

casi;  quella  cioè  clic  P  integrale  /  c:(.r,A)(^f  sia  sempre  nume- 
ro' 
ricamente  inferiore  ad  A. 

Indichiamo  perciò  con  f.(.'')  la  ditferenza  f{x)  —  /"(+^0»  6 
con  a,  ,  ao ,  . . ,  a„_,  i  punti  successivi  di  massimo  o  di  minimo 

deir  integrale  /  'f  (.'' ,  li)  d  x  fra  0  e  3  (0  e  s  esci.)  per  cs.  quelli 

di  massimo .  Si  avrà  : 

iP)  rV)-A+0)J  '^{x  ,  h)dx  =n  Xj  +...+  p    y>(,r)'.(,,; ,  h)dx, 

e  se  ps  è  il  punto  di  minimo  fra  a»  e  a^+i,  la  funzione  (f{x,h),  al- 
l'infuori  tutt'al  piìi  di  una  funzione  d'integrale  nullo,  fra  a»  e%  è 
sempre  negativa,  e  fra  ps  e  as+^  è  sempre  positiva,  e  quindi  avremo: 


I  [>(.r)'f(j7,7i)clr=[Js  /  'f(.r,/i)dr-|-f>'s  /  'i{x  ,  h)  dx  = 

/       U{x,h)dx-]-^j'sì         —  h{x,h)dx, 


essendo  ps  e  p's  numeri  compresi  fra  i  limiti  inferiori  e   supe- 
riori  di  p(x)  negli  intervalli  (e/.,, ,  Ps)  ,  (ps ,  a^+j);  e  una  formola 
analoga  si  avrà  per  gli  integrali  da  0  a  a|  e  da  a„-,i  a  s. 
Sostituendo  ora  nella  espressione  precedente  (^),  il  secondo 

Xcts 
(t{x,h)dx^ 

G  ('^A-  — p-'s)  /  '{■{x  ,  h)dx^  e  di  più  vi  sarà  un  termine  che  sarà 

il  prodotto  di  p„_,  o  p'„_j  per  1'  integrale  /  (f{xji)dx;  dunque, 

poiché  le  differenze  p's-j  — p,,  0  ps — p's  non  superano  le  oscilla- 
zioni che  si  hanno  da  0  a  p^  ,  da  p^  a  Pj  ,  . . ,  o  da  0  a  a^ , 
da  a,  a  a^,...^  si  vede  chiaro  che,  se  fra  0  e  £  si  ha  f{x) — /"(+0)<!a, 


siii-ii  0,,  <  A(  --f  2  I  D.,  ),  ovvero  0/,  <  A  (  'j  -j-  2  -5,  ),  e  tiucsto 
dimostra  il  teorema . 

30.  Sef^uendo  il  procosso  del  §  28  è  facile  trovare  altri 
casi  di  validità  della  forinola  ((>). 

S'immagini  perciò  scomposta  la  fnnzione  fi^f)  —  f{-\-0)  nel 
prodotto  a(.r)^(.r)  delle  due  funzioni  a(.r),  ,3(.r),  per  modo  che  il 


primo  membro  della  ((3)  si  riduca  all'integrale  /  a{.v)[j{x)'s{.rji)dx; 

e  per  quanto  in  questo  integrale  il  prodotto  a(.r)  p(.r)  tenderà  a 
zero  con  .r,  studiamolo  dapprima  indipendentemente  da  questa 
condizione. 

Supponiamo    perciò  che  a^ ,  7.j , .  . ,  7„_j    siano  i  punti    di 

massimo  o  quelli  di  minimo  successivi  dell'  integrale  /  '^{oc^h)dx 

compresi  fra  0  e  s  (0  e  s  esci.  ),  e  per  esso  come  per  z{x ,  lì) 
siano  soddisfatte    le    varie    condizioni   del  teorema    del  §.  28, 

tranne  tutt'  al  più  quella  che  i  rapporti  -^^- debbano    re- 

stare  sempre  discosti  da  zero  più  di  un  certo  numero  <i. 
Per  le  formole  del  §.  10,  avremo: 

/7.(.r):i(.r)'f(.r,/0r/,r=0D  A+  /  lk^),3W  -  Yo  ì'fC^  ,  ^¥^'^  + 

Ji)  Jo 

a{x)^.{xy^(x,h)dx+'^    f  \a{x)^{x)  —  a{as''^{<Xs)z{x,h)dx 


'0 

+ 


ove  9  è  un  numero  compreso  fra  —  1  e  1  ,  D  è  1'  oscillazione 
di  a{x)%i)  fra  0  e  s,  e  Yo  è  il  valore  che  ha  a.{x)^{x) ,  o  che 
gli  si  attribuisce,  nel  punto  x=0  . 

Ora,  poiché  il  primo  integrale  è  evidentemente  inferiore  a 
ra,  re 

D  /  's^{x,h)dx,  mentre  il  secondo  è  inferiore  a  [x  /  cc,(a?,7i)dfa:, 

ove  [}.  è  il  limite  superiore  dei  valori  assoluti  di  v.{x)^(x)  fra 


l 


53 

0  e  E,  si  vede  subito  come  al  §.  2M.  che  gP  integrali  stessi  sono 
inferiori  a  3  A  D,  e  4  A  jj<  respettivamente . 

Rispetto  poi  air  integrale  che  figura  sotto  il  segno  ^    si 
può  osservare  che  si  ha: 

a(.r)  3(.r)  -  a(or.,)  ,3(?.)=  ]  <r)  -  a(a.)  <  ,3(-r)+<a.)  |  P(.r)-.X.3,)  |  , 
e  se  ^(.r)  fra  a,  e  s    è  finita  e  continua  e  Xo  è   il   suo  estremo 

oscillatorio,  siccome  si  potrà  anche  scrivere  (m.  ì.  §.  198) 
|3(.r)  —  p  (p.,)  =  {x—%)  X,  ,  ove  K  è  un  numero  compreso  fra 
i  limiti  inferiori  e  superiori  di  X^j  nell'intervallo  (a^,  .r),  si  avrà: 

1  -^as  1  *^a.5 


-2  1  *(^-)^^^ 


+  2     I   a(a,))v,  (.r— a,)'f(.r,/i)c?j;, 

Ora,  se  Jj(.r)  fra  0  e  £  è  sempre  finita  e  il  limite  superiore  dei 
suoi  valori  assoluti  è  ,3',  e  la  funzione  7.(r)  non  è  mai  decre- 
scente   o    non    è    mai    crescente ,    1'  integrale 

I    \'y.{x)—y.{rf.s)\%-T)'^{x^Jiyj.r  non  supererà  in  valore  assoluto 


quello  della    quantità  3' }'5.(a.5+,) — a(a,,)|    /  '^^{xji)dx^  la  quale 

per  quanto  si  vide  al  §.  28  non  supera  4  A  J3';a(as+|) — a(a,)); 
dunque  la  somma  di  questi  integrali  non  supererà ,  in  va- 
lore assoluto,  quello  della  quantità  4A(5'la(£)  —  a(aj)J,  e 
quindi ,  per  t  sufficientemente  piccolo ,  essa  sarà  piccola  a 
piacere  . 


/"«.?+ 1 


Passando  ora  agli  integrali  /  a(ay)Xs(.r — af)rf{x,h)dx^  col- 

V  ammettere  che  fuori  del  punto  zero  X   sia  sempre  finito,  osser- 

P 
viamo  che  se  n{x)  è  sempre  positiva  fra  0  e  =,  e  X^^  è  il  limite 
superiore  dei  valori  assoluti    di  X^^  fra  c/.g  e  a^+j,  gli  stessi  in- 


54 

tecrah  sono  numericamente  interiori  a ^ ,  e 

2a., 


quindi    la    loro    somma    sarà    inferiore    in    valore    assoluto    a 

„  >  afajX"^  iXs     — ■ I  — ^     ,    ove    13    e   mi    numero  posi- 

tivo    di    cui    è   sempre    numericamente    inferiore    il    prodotto 
X  fp{x  ,  h) . 

Ma  ,   per   le    ipotesi    fatte  sui  numeri    c.j  ,  7 ., ,  .  .  .  %,^^  ,    i 

rapporti  -  '^^ ^'  sono  tutti  inferiori  al  numero  finito  ^?,  quindi 

a, 

la    stessa  somma    sarà    inferiore  a  -  „— ^  'y-i^s)  ^A  a*  (  —  )  ,  e 

2    ^  \a.,  J 

questo  evidentemente  ci  mostra  che    se  il   prodotto  rtirt.^  X^s  a^ 

non   supererà    mai    un   certo    numero  finito  C,    e    la    somma 

^1     '  I   anche  al  crescere  indefinito  di  //  si  manterrà  inferiore 


a    un     numero    finito  li   [  come   avviene  per    es.    nel    caso    di 
(p(j; ,  }ì)  =  ■ — —  ,    perchè  allora   si  ha  a,,  =  (2  s  —  1  )  a,  ]  , 

la  somma  degli    integrali  i  a(a,s)  X.(.i'  —  a^) 'f(^; , /<)(/u;  sarà  nu- 


mericamente   interiore  a  — x — \\  —     i  ^  3, 


2     •^\'3.J  '2 
Ma  è  chiaro  che  se  vi  saranno  degli  intervalli  (7.^,7.4.+])  nei 
quali  À,  non  diviene  efi'ettivaraente    uguale   in  valore  assoluto 

ja.  X^f,  indicando  con  X'^  un  valore  che  sia  fra  i  valori  assoluti 
che  vengono  effettivamente  presi  da  X^  nell'intervallo  indicato 

si  avrà: 

e  evidentemente  si  potrà    supporre  X',    talmente  vicino    a    X'',, 
che    il    secondo    termine   del    secondo    membro  sia  sempre    di 


quel  grado  di  piccolezza  che  più  ci  jiiace  indipendentemente  da 
h;  dunque,  poiché  se  4s-  è  il  valore  di  x  fra  a,  e  a^^  pel  quale 

X   =  ±  X',, ,  e  se  ^{x)  da  Gas  è  positiva  e  non  è  decrescente,  si 

r 

ha  'y.{y.s)y.s<C'y{ìs)  L  ,  e  y.{ois)  ^  .,  «s  5^^-(^s)  ^'s  ^y ,  si  può  affermare 
che,  sotto  le  varie  ipotesi  che  abbiamo  fatto,  basterà  che  il  pro- 
dotto o'.(.r)  x  X^  col  tendere  a  zero  di  .r  non  superi  mai  in  valore 

assoluto  il  numero  C  per  poter  dire  che  la  somma  degli  integrali 

I  a(cs)  X.,  (.e — y.g) 's{j;  ,  h)  dx  sarà  sempre  numericamente  infe- 
ra., 

riore  a  — ^  — ,  e  m  valore   assoluto  si  avrà: 

(10)  j  y.{ir)%r)  's{.rJt)iU'<4.]  D+|j,4.3' Ws)-c'.(+0)]|  A^--?^ 

Se  poi  y.(x)  da  0  a  z,  cs?en'^lo  ancora  positiva,  non  sarà 
crescente ,  la  quantità  a(-|-0)  non  sarà  certo  uguale  a  zero  a 
meno  che  non  fosse  sempre  7.(a')==0,  il  che  è  da  escludersi;  e 
quindi  se  s  è  preso  sufficientemente  piccolo,  y.{.c)  fra  0  e  s,  oltre 
essere  positiva,  sarà  sempre  diversa  da  zero.  Ma  allora  si  avrà: 

a(a,)  l's  y,  <  -yTT  ^■(^«)  '^  '  ^^  <  "    .  x    a(^»)  ^'s  ^s,  e  quindi  quando 

sia   soddisfatta  la    condizione  precedente  relativa    al    prodotto 

a(  ■'•)  ce  X     si  avranno  ancora  gli  stessi  risultati  che  sopra,  salvo 

P 
a    sostituire  nella    formola    precedente  a  a(s)  —  «(-j-O)    il   suo 

valore  assolato,  e  a  C  il  prodotto  C  ^7~n  >  d^nq^^e,  poiché 
evidentemente  nel  caso  di  y.{jj)  negativo  basta  considerare  l'in- 
tegrale —  I  y.{a;)  ^{■'')  doo  per  ricadere  subito  nel  caso  prece- 
do 
dente,  riassumendo  si  potrà  ora  affermare  che:  „  quando  la 
„  funzione  z{r  ,  //)  soddisfa  a  tutte  le  condizioni  poste  nel 
,  paragrafo  precedente  ed  è  tale  altresì  che,  se  a^ ,  a,, ...  a„_j 


56 

rx 
sono  i  punti  di  massimo  successivi  dell'integrale  /  's{x,h)  dx 

fra  0  e  e,  o  sono  i  punti   di    minimo  ,  i  rapporti 


,  restino    sempre    inferiori  a    un  certo    numero  finito  p,  e  la 

V  /     N  - 

anche  al  crescere  indefinito  di  li  si  mantenga 


,  sempre  inferiore  a  un  numero  pure  finito  /.•;  allora  se  fra  0  e  = 
,  a(./,)  è  una  funzione  sempre  finita  e  senza  oscillazioni,  e  ^j{x) 

,  è  anch'essa  finita,  l'integrale  /  a.{x)  p(a?)  (p{x ,  h)dx   potrà  non 

•A) 

,  avere  un  limite  determinato  al  crescere  indefinito  di    k,    ma 

,  non  supererà  mai  in  valore  assoluto  un  numero  finito  tutte  le 

„  volte  che  fra  0  e  s  (0  al  più  esci.)  ^{x)  è  continua  e  ha  un  estre- 

,  mo  oscillatorio  X    sempre  finito  e  tale  eh?  il  prodotto  a(.r).rX 

„  non  supera  in  valore  assoluto  un  certo  numero  finito  C;  e  in 
,  questo  caso  si  avrà  la  forinola  (10)  nella  quale  però,  sé  y.{x)  non 
,   è  crescente  in  valore  assoluto  da  0  a  s,  a  C  deve  sostituirsi 

,   C  — 7T~  '   ®   s'intende  sempre  che  per  a{c)  —  a(-|-0)  debba 

,   prendersi  il  valore  assoluto  di  questa  difi'erenza   „  . 

Si    può    inoltre    aggiungere    che    la    condizione    relativa 

alla    somma    ^f— j      è    sempre    soddisfatta    quando,    come 

nel    caso    di    z(.c,h)  =   ,  le   differenze    «,+,  —  a,    sono 

sena? 

dello  stess'  ordine    di    piccolezza  di  '■/^  ,  per  modo    cioè    che    i 

rapporti   —- ^\  oltre  a  restar  sempre  inferiori  a  un  numero 

finito  p,  non  si  accostano  a  zero  più  di  un  certo  numero  q;  per- 
che  allora,  ponendo   —  =  (/.,  le  differenze  7,+  ,  —  q 


^•s  ì     T«.  y»+{ — a« 


a 


non  saranno  mai  inferiori  a  </,  e  siccome  si  ha  per  t^l 


2r?y=A 


+  ..<- 


57 
1.1, 


/Ti  \a,/     qui'     qt+ì'  ii^t^\    qt+iqt^ì 

ovvero  ; 

s  f<\''^^ 1 /  J L^        1       / 1 1 V 


sarà; 


a.\-2    .    1 


vf^   <: 


t7\  \«*/        ?  ?< 


e  in  particolare  si  avrà^f  -  ]  =\-\-^[  —  )  <C1  +      ,   talché 


\a./  q 

si  vede  anche  che  in  questo  caso  nelle  forniole  precedenti  a  k 

può  sostituirsi  1  +-     o     —  . 
q  q 

31.  In  particolare  poi  si  può  dire  che  „  se 

^  f[x)=f{^())  -(-  a('),3(.f),  e  f{x)  è  atta  alla  integrazione  fra 

„  0  e  £  come  -enipre  abbiamo  supposto,  la  formola  (6)  sarà  ap- 

,  plicabile  tutte  le  volte  che  la  funzione  '^{cr  ,  h)  soddisfa  alle 

,  condizioni   del  paragrafo   precedente  e  al  tempo  stesso  a{x) 

y,  fra  0  e  £  è  finita  e  non  fa  oscillazioni,  e  p(.r)  è  pur  sempre  fi- 

,  nita,  e  in  ogni  intervallo  fra  0  e  s  che  non  termina  al  punto  zero 

"  è  anche  continua  e  ha  un  estremo  oscillatorio  X^  tale  che  il 

y,   prodotto  7.(.r)  x  X^  ha  per  limite  zero  per  .r=-|-0;  e  in  questo 

H 
,  caso  se  fra  0  e  s  si  ha  f{.t)  —  /I+O)  «<  "3,  e  a(.r)  x  X    <^  a^ , 

,  si  potrà  anche  scrivere  : 
j    I  /■(•^)-A+0)  ì  'f  (•' , /0f?-r<2  ;  5a+2p'[a(c)-a(+0)]  j  A  +i'o^  ^m 

,   ove  p^y=\,  0  =  — j-^-  nei  casi  indicati  sopra  „. 

E  quando  'x(')  sia  continua  fra  0  e  t  ma  abbia  un  numero 
infinito  di  oscillazioni,  allora  se  '^{x  ,  lì)  soddisfarà  sempre  alle 


58 

condizioni    precedenti   e  il    prodotto  a(.r)  x  X^  avrà   per  limite 

zero  per  x  =  -|-0,  la  formola  (6)  continuerà  ancora  a  sussistere, 

purché    anche    il    prodotto    .r-  X^  abbia    per    limite    zero    per 

V 
.r= -(- 0  ,  e  a(.r)  perda   tutti  i  massimi  e  minimi  coli' aggiun- 
gervi una  conveniente  funzione  di  primo  grado. 

È  degno  di  nota  che  sotto  questa  forma  generale  il  teo- 
rema ora  enunciato  non  richiede  l'esistenza  della  derivata  della 
funzione  /"(.r)  fra  0  e  s,  e  neppure  suppone  la  sua  continuità 
fuori  del  punto  0,  perchè  a(x)  può  essere  anche  discontinua. 
Se  poi  si  suppone  in  particolare  che  a(.r)  si  riduca  all'  unità  e 
che  f[x)  fra  0  e  £  (0  al  più  esci.)  abbia  una  derivata  determi- 
nata e  finita,  la  condizione  precedente  relativa  al  prodotto 
a(.r).rX^  si  riduce  all'altra    che  la  funzione  J'f'ix)  abbia  per 

limite  zero  per  a;  =^  -|-  0';  e  anche  così  resta  sempre  estesa 
quella  condizione  data  dal  Du  Bois-Reymond  nel  Voi.  79  del 
Giornale  di  Borchardt  per  la  quale  si  richiede  che  la  derivata 
/'(•'■)  sia  atta  alla  integrazione  anche  ridotta  ai  valori  assoluti. 
Aggiungiamo  che  nel  paragrafo  seguente  ci  occuperemo 
del  caso  in  cui  il  prodotto  .r/"  (,r) ,  o  l'altro  più  generale 
o.[jc)  x\^  non   hanno  per    limite    zero    per    .x-|-=05    "^^   ^^~ 

tanto  è  da  osservare  che  se  f\x)  ha  la  forma  precedente , 
e  questi  prodotti  non  superano  mai  un  numero  finito,  il 
teorema  del  §.  30  non  ci  assicura  che  la  formola  (6)  con- 
tinui ad  essere  applicabile,  ma  ci  permette  però  ancora  di 
dire    che    al    crescere    indefinito    di    //-   1'  integrale 

/  \f{x)  — f{-\-^')\z{x^K)dx  non  supererà  mai  un  certo  numero  fini- 
to; e  se  a(c)  [j(jc)==7.(.>;)  cos  'I)(.r'),  basterà  che  a(.r),r']j'(,r)  abbia  per 
limite  zero  per  r  =-|-0  onde  altrettanto  accada  per  /t^^=oo  del- 


l' integrale  /  a(.r)  cos  ^{x)  (pf.r  ,  ]ì)dx\  mentre  se  a(.r)  .r  <]^  {x)  non 
^0 

tende  a  zero  con  j?,  ma  è  sempre  inferiore  a  un  numero  finito, 


59 


l'integrale  /  a.  .ì-)cns  <l{.r)  z{x  ,h)d.v   potrà  non  avere  per  limite 

zero   né   una  quantità   determinata ,   ma  oscillerà   soltanto  fra 
limiti  finiti.  In   ciò  sono  compresi  alcuni  dei  risultati  ottenuti 

per  altra  via  e  soltanto  pel  caso  speciale  di  's(i' ,  h)  =  -~ — 

sen  X 

dal  sig.  Du  Bois-Reymond  nella  sua  memoria   Untersuclningen 

ìiher  die  Convergenz  nnd  Divergenz  der  Fourierschen  Darstel- 

luìujs-formeln  (  Ahhandl.  der  k.    haijer  Akad.  der   W.  II.  CI. 

XII.    Bd.  II.   Abth.  ) . 

Si  deve  poi  notare  che  nel  caso  particolare  di  's{x  ,  h)  = 

sen  hx  t  •     •         ,  ,      -, 

,  le  condizioni  poste  sopra  per  z\x  Ji)  sono  tutte  sod- 

SGn  •// 

disfatte  ,    e    potendo    prendere  A==z  ,B  =  l-j-e  ,i^=  2,  q=2, 

3 

/i'=^  ,  se  7.(.r)  [ì(a-)   tende   a  zero  con  .r,  e  per  j:  fra  0  e  =  si 

ha  a(j;)  ^(a:)<]a,  si  potrà  scrivere: 

/  o^{x)^{x)    — — rf^<2j5.+215'[a(s)-a(+0)]ìr  +  3(l+s)C, 
JQ  sen  .t 

salvo  a  sostituire  a  7.(3)  —  ^-(-{-0)    il  suo    valore  assoluto,  e  a 

C  il    prodotto  C   -^—---   nei  casi  indicati  sopra  . 

0(3) 

32.  Il  teorema  dimostrato  ci  assicura  dunque  che  cenando 
af.r)  è  finita  e  non  fa  oscillazioni  fra  0  e  e  ,  e  ^j{x)  ha  un 
estremo  oscillatorio  X^  che  fra  0  e  =  (  0  al  più  esci.  )  è  seni- 

pre  finito,    mentre   y.{x)  [■^(x)   tende    a    zero    con  .r,    e  's{x  ,  h) 
soddisfa  alle  condizioni  dei  due  paragrafi  precedenti,  la  forinola: 


non  può  cessare    di  sussistere  altro  che  quando  a{x)  x  X     non 

r 

tende  a  zero  con  x. 

A  complemento  ora    di    questo  teorema  ne  darò  nn  altro 


60 

che  riguarda  appunto  il  caso  in  cui  il  prodotto  a(x)  x  X.  non 

ha  per  limite  zero  per  .t'=-^-0,  o  si  è  incerti  sull'esistenza  e 
sul  valore  di  questo  limite  . 

Si  supponga  perciò  che   1"  estremo    oscillatorio  /^^  pi'enda 

anche  valori  indefinitamente  grandi  col  tendere  di  x  a  zero,  e, 
limitandoci  ad  un  caso  particolare,  si  ammetta  che  per  x  di- 
verso da  zero  esso  sia  il  prodotto  |jL(.r)v(r)  di  due  funzioni 
ji,(a),  v(x)  r  una  delle  quali  v(.r)  è  finita  e  continua  per  .r  di- 
verso da  zero,  ma  cresce  indefinitamente  senza  oscillare  al  ten- 
dere a  zero  di  .r,  e  fuori  del  punto  zero  ha  una  derivata 
determinata  o  uu  estremo  oscillatorio  atto  alla  integrazione, 
mentre  \ì.{x)  è  tale  che  il  prodotto  a(x)|x(.r)  ha  per  limite  zero 
per  x=-{-0,  0  almeno  non  cresce  indefinitamente;  essendo  al 
solito  a(.r)  una  funzione  senza  oscillazioni  fra  0  e  s  che  (con  e 
sufficientemente  piccolo  )  può  anche  supporsi  sempre  positiva, 
e  '^{x)  essendo  sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero 
finito  ji' .  Inoltre ,  poiché  il  prodotto  ,3(a:')  v(.r)  è  finito  e  con- 
tinuo fra  £,  e  s,  ove  s,  è  un  numero  qualunque  fra  0  e  e 
!  0  al  più  esci.  ) ,  ammettiamo  che  se  '/.{x)  è  una  funzione  fra 
e    e  £  la    cui    derivata  è  JE(x)  v(.r)  [  come    ad    es.    1'  integrale 

XX 
P(j')  'j{x)dx~\,  il  prodotto  a(j')/(j)  col  tendere  a  zero  di  x  sia 

sempre  inferiore  a  un  numero  finito;  e  ammettiamo  infine  che 
il  prodotto  Jv(x),  non  vada  mai  decrescendo  in  valore  asso- 
luto col  tendere  a  zero  di  x;  e  ciò  anche  nel  caso  in  cui  esso 
non  ha  per  limite  Tinfinito  per  x=-\-0  (  il  che  però  potrà  sol- 
tanto   avvenire   quando    a(-}-0)    non    è    zero,    se    il    prodotto 

a.{x)  X  X^  =  a{x)  ijl(j?)  x  v(j?)    non    deve  tendere  a  zero  con  x). 
P 
Così  essendo,  scegliamo  il  numero  i  talmente  piccolo  che 

fra  0  e  s  sia    sempre    a(.i')3(-r)<C^)    ^    indichiamo  ancora  con 

«pOtj,...  a<,..,a„_,  i  punti  di  massimo  o  di  minimo  dell'integrale 

j  'f(x  ,  A)  d-r  fra  0  e  =  (0  e  £  esci.)   pei   quali  poniamo  intanto 


61 

tatte  le  condizioni  dei  due  paragrafi  precedenti  ,  supponendo 
inoltre  in  ([uesto  caso  che  '^{x  , //)  sia  continua  fra  0  e  s  (0  al 
più    esci.  ),   e   includendo   pure    la    condizione  che,   mentre    ^^ 

tende  a  zero  al  crescere    indefinito    di  A  .    i    rapporti   -^ \ 

....  '^ì 

oltre  a  mantenersi  sempre  interiori  a  un  numero  finito  ^; ,  non 

si  accostino  a  zero  più  di  una  certa  quantità   q  . 

Considerando  allora  le  quantità  v(7.,),v(7.2),..,  v(a/;,..,  'K'^-n-i), 
per  le  ipotesi  che  abbiamo  fatto  si  vede  subito  che  esse  andranno 
successivamente  diminuendo  in  valore  assoluto,  e  quindi  per  quel 
valore  che  si  considera  di  h  o  di  a^ ,  o  saranno  tutte  numerica- 
mente inferiori  a  —  ^.  ,  ove  r  è  un  numero  positivo  non  supe- 
riore all'unità,  o  fra  esse  ve  ne  sarà  una  che  è  maggiore  o 
uguale  a  — ;.,  mentre  le  precedenti  sono  pur  maggiori  o  uguali 
e  le  seguenti  non  lo  sono,  o  esse  saranno  tutte  maggiori  o  uguali 

ad  — ;.  ;  e  noi  suppoi'remo  perciò  in  generale   che  sia  in  valore 
^1 

assoluto  v(a<)  ^  — ,  e  v(a/+|)  <!^  —  ,  .  •  •  senza  escludere  che  a/ 
possa  anche  essere  lo  zero  o  a„_i ,  ec. 

Osserveremo  poi  che  se  l'integrale  1  (p{x,h)dx  non  supe- 

ra  mai  A  in  valore  assoluto,  per  le  formole  del  §.  30  si  può 
scrivere  : 

/  a(.r)  (3(x)x(.r , h)  de  =  10  9  Aa-j-V    /    ul{x )—  oJa,)  \  |3C%(x ,  h)dx-\- 

+  ^'  a(a.)  /    \llv)  -  |3{a,)  \^{x  ,h)dx  , 
1  Ja, 

con — ll\9<l;  e  coi  ragionamenti  stessi  del  medesimo  paragrafo 
si  vedrà  intanto  che  la  prima  somma  del  secondo  membro 
è    numericamente    inferiore    in    valore     assoluto    a   quello    di 


62 

4  A  p'  !  a(s)  —  'y{-\-^)  \  1  ^  qniiuli  se  s  è  abbastanza  piccolo  , 
essa  sarà  piccola  a  piacere. 

La  seconda  somma  poi  può  porsi  sotto  la  forma: 

1  -^at  <+' 

e  se  a<  sarà  zero  la  prima  somma  mancherà  insieme  al  secondo 
termine,  mentre  se  o.i  sarà  a„_,  mancherà  questo  termine  in- 
sieme all'ultima  somma;  e  se  ai  sarà  a,  mancherà  soltanto 
la  prima  somma ,  mentre  se  a/  =  cf„_o  mancherà  soltanto 
r  ultima. 

Ora  per  Tintegrale  «(</./)  1    |  PO^)— ,3(7.^)|'f(.r,/?)rZ,r,   quando 

J'y.t 

occorre  di  considerarlo,  si  osserverà  che  se  a"t   è  un  punto   fra 

OLI   e  a<+^    nel  quale    la    differenza  [j{v) — [j{ai)    ha   il    massimo 

valore  assoluto,  l' integrale    stesso    è    numericamente  inferiore 

a   a(a<)  !  [j(a"/)  —  p(of./)  {    /  ':;>  ^{x  ,  h)  d  x  ove  'f,(r,/i)  è    la    fun- 

zione    dei   valori    assoluti    di  z[r  ,  //);  e  poiché  al  solito  si    ha 

/    '^{x  Ji)  d  X   <^  '^  K  ^    osso    sarà  numericamente  inferiore 

al  valore  assoluto  di  4  A  a  a/)  [  jj(a"i)  —  P(^<)],  e  quindi,  os- 
servando che  questa  quantità  può  porsi  sotto  la  forma 
4  A  p,a"0  [  a(aO  -  -/(a'O  ]  +  4  A  [  7.(7.",)  .3(VV)  -  a(7,)  ^(7.,))  ]  , 
si  vedrà  senz'altro  che  lo  stesso  integrale  è  numericamente 
inferiore  a  4  A  .3'[7.(=)— a(-f  0)] +8  A  a,  ove  di  [«(s)— 7.(H-0)] 
deve  prendersi  il  valore  assoluto,  e  in  conseguenza  esso  è  ar- 
bitrariamente piccolo . 

Rispetto  poi  alla  somma  "S\  quando  occorra   di   conside- 

rarla,  si  osserverà  che ,  se  x  '^(.r  ,  lì)  è  sempre  inferiore  a  B  in 
valore  assoluto,  col  processo  stesso  del  §.30  si  trova  che  essa  è  nu- 

mericamente  inferiore  all'altra       Zafa^X^cas  (  ^^ 1  i  — 


03 
ove  k'^s  ò  ili  solito  il  limite  superiore  dei  valori  assoluti  di  X 


.  a,+|  —a. 


Ira   as  e  7.,+,  ;  e  se  i  rapporti   — ^- ~  sono  sempre  inferiori 

a, 

a  un  numero  finito  p,  e  a^'j,  è  il  limite  superiore  dei  valori  as- 
soluti di  [).{■>')  fra  a^s'  e  a,v+,  ,    si  vede  subito  che  essa  sarà    an- 


t)  " — 2 

che    inferiore    a  ^Pl   V  01(7.,) -A- a,  v(7,) 


n        —  ve'-' 

2     t+i 


Ma  avendo  ammesso  che  in  valore  assoluto  il  prodotto 
X  v(.i")  col  tendere  a  zero  di  x  non  vada  mai  decrescendo,  è 
chiaro  che  nella  ultima  somma  il  maggiore  valore  assoluto  dei 
varii    prodotti  a.s  v(o',,)    sarà  quello  di  a.t^i  ^(77+1)  ,  e  quindi  non 

suj)eri'rà  ai'"'    ^'   giacche  v(7/+i)<^ — ^.  ;  dunque   si  vede  intanto 

Il  —2   /  ^••'+1 
che  la  somma    \   j   \'^{x) — |5(7.s)|  z{ì'Ji)  'l'i'   sarà  numericamente 

interiore  a   -    _ \  «(a,)  a",,   —     . 

2  a,    ni  VW 

Ora,  cpiando  vi  siano  degli  intervalli  (7.5 ,  a^+i)  nei  quali 
\i^s  non  sia  il  massimo ,  ma  sia  semplicemente  il  limite  supe- 
riore dei  valori  assoluti  di  [^.{j'),  indicando  con  [j/.,  uno  di  quei 
valori  assoluti  che  vengono  effettivamente  presi  da  [}.{x)  nello 
stesso  intervallo  (  a» ,  a,+|  ) ,  si  potrà  supporre  [i.'s  vicino  f^uanto 
si    vuole  a  \)Pf ,  e  si    avrà  : 

Bp^'7.,'-'-7.,,V    r    ^    oM'       Bp^7.,^-'-7.„  \|    .    .     ,  /«iV   1 

— o --^   1  ^'■■'■s)  '/s   -    )    = 9^-^  2  a(a.)  tJ^  4  -  )   + 

^  a,     /+i  \aj,./  Z  a^     ^+1  \as/ 

+  --^S^ -;,—  1  a(a..)([xO,-iJ. ,)    --  )    , 

e  indipendentemente  da  h  e  da  s  la  seconda  somma  del  secondo 
membro  potrà  rendersi  piccola  a  piacere  prendendo  [j/,  abba- 
stanza vicino  a  }x^s- 

Ora  se  ci.{x)  tende    a    zero    con  ^,  e  x',  e  il  valore  di  x 
D.  5 


04 

pel  quale  ;jl('')^= +;ì'„  si  ha  evidentemente  'y.{y.>.)\i.'g<CoL{.i;'s)[is; 

quindi,  se  y  ^  '^w  numero  di  cni    è  sempre  inferiore  in  valore 

assoluto  il  prodotto  a(.r)|x(.r),  si  avrà  sempre  'y.{a,)\i.'s<Jl  - 

Se    poi    a(.r)    non    tende    a    zero    con    x,    si    avrà 

afa  ) 
a(a,){i'»  =  — -4-^a(a;'s)a's,  e  quindi    sarà  «(a.)  |j.'g  <C  a  7 ,  essen- 
a(.r  s) 

ai  ~ì 
do  a  il  rapporto   —rr-^^  0  il  rapporto  inverso;  dunqne  in  ogni 

caso  si  avrà  in  valore  assoluto: 


.1—2  ra 


essendo  a=\  se  a(-[-  0)  =  0  ,    e    ugnale    al  maggiore   dei  due 

a(e)     a(-|-0)  ,  .  ^.  .  .    ,.         .  ,  , 

rapporti        '  '    ,       '         se  a(-|-0)  non  e  zero:   qunidi,  poiché 
a(+0)      a.{^) 

per    le    nostre    ipotesi    sui    rapporti    -^^ *  si  ha   (§.  80) 

\Ym'<  J^^e^^^l+^'^^^^^^kl+Z^  si  vede  ora  chia- 


a. 


«+i 


ramente  che    la    somma        V  a(a,)  /    i?(-c) — ^{s'-s)\'f{x ^h)(lx 

sarà    numericamente    inferiore    a ^-  ,    e   quindi , 

dipendentemente  da  s ,  quando   a(x)  \i{x)  tende   a    zero   con  x 
sarà  anch'essa  minore  di  quel    numero  che    più  ci  piace;  e  lo 
stesso  accadrà  anche  quando  a.{j:)  \ì.{x)  non  tende  a  zero  con  x 
ma  non  cresce  indefinitamente^  purché  allora  non  sia  r=l. 
Resta    dunque    ora    a    considerarsi    la    somma 

<-i        ra,+, 

2a(a,)  /    |p(x)[ — P(as)|  's{x^h)dx  nel  caso  che  essa  vi  sia, 
e  per  questo  osserveremo  che  essa  si  compone  delle  due: 


65 


y^ct,)  /  p(.r)'^(.r,/«)f/^— ^7.(ot,)P(a,)  /  '^{xjì)dx\  e  poiché  (a 
causa  delle    ipotesi    che   abbiamo  poste  intorno  ai  valori  del- 

r-^  

l'integrale  /  'c{x^h)dx  nei  suoi  punti  di  massimo  successivi, 

o  in  quelli  di  minimo)  gli  integrali  /  '^{x,h)dx    sono    tutti 

dello  stesso    segno  o  nulli,    è  evidente  che  il  secondo  termine 

sarà  numericamente  inferiore  al  valore  assoluto  di  a  /  '^{x^h)dx^ 

ovvero  a  2oA,  e  basterà  quindi  occuparsi  del  primo. 

Per  questo  poniamo  x  '^{jo  ,  h)  =  -{/(r  ,  h) .  Questa  funzione 
'^{x  ,  h)  sarà  sempre  inferiore  a  B  in  valore  asioluto,  e  sarà 
zero  nei  punti  7.1,7.2,  .  .   .,  a,j_i  ;  quindi  poiché  si  ha: 


fi 


s+i  r°'*+i  fUx ,  h) 

{X)  z{x  ,  7i)  dx  =^  I    ^{X)  ,{X)  Ar^U  X  , 


x^Ax) 

JOLs  =        ^ 

tb{x  ,  lì) 


applicando  una  integrazione  per  parti  col  prendere  - — ^  co- 
me  fattore  finito,  e  coli' osservare  che  per  l'integrale  indefinito 

TT 

fj{x)\{x)dx  può  prendersi "-/(.r) — -,  ove   H  é  il  limite 

per  x^=-\-()  di  a{x)y(x)  se  si  sa  che  questo  limite  esiste,  0 
altrimenti  é  un  numero  finito  che  potrebbe  essere  qualuncpe 
ma  che  allora  noi  lo  prenderemo  senz'  altro  uguale  a  zero ,  si 
troverà  subito: 


/' 


'K^  .ti  ) 


dx  ^ 


a  (a,)J  ^{x)  '^{x  ,  ìì)  dx  =  -  7.(7., )J    |  /  (,r)  —  —  j  - 
ovvero: 
a(a,)  j  p(x)'^(.r  ,  h)dx=-J    j  7.(7.,)  y^-H  j  -K^,A)^(^^J  dx- 


■L 


ic  v(.r) 


60 

]\Ia  si  osservi  che  se  per  x=0  e  h  finito  's(.f  ,  Ji)  si  man- 
tiene finito,  con    una  integrazione  per  parti  si  lia  : 

'  z{z  ,  h)  dx  =  ();(;»  ,  h)  log  a^      —  /  log  a-  -^/^ —  dx  , 


'0 
ovvero 

->0'    T  — - 

dx 


l 


«;(.r  ,  h)  dx  =  —  /  log  o;  -^y  d  X 


d^\    /;!...;.._     A^ 


ove  (    —  )    indica  un  numero  compreso  fra  i  limiti  inferiore  e 
\dxj^ 

d'Hx    h\ 
superiore    di    — ^t^^    per  x  fra  0  e  ^g.  Si    vedrà    subito  da 
ci  X 

lim     f^ 
ciò  che  in  forza  delle  nostre  ipotesi  a  meno  che  , /  z{x  ,h)dx 

Il — co  J^ 

non  sia  zero,  la  derivata        ,    —  col  tendere  a  zero  di  x  deve 

dx 

prendere  anche  valori  tanto  piti  grandi  quanto  più  aj  è  piccolo, 
talché  se   s' indica  con  ']<'q  il  limite  superiore  dei  valori  asso- 
luti   di  ■     ■  ^ —  fra  a-  e  s,  questo  numero  'Vn  dovrà  crescere 
dx  i         '  -1  .  u 

indefinitamente  all'impiccolire  indefinito  di  a,. 

Sostituendo  ora  nel  valore  precedente  di  o{n.s)  I  ^{xy^{x,h)dx, 

e  indicando  con  x',  il  valore  di  x  fra  a.g  e  a.s+i  pel  quale  la 
funzione  continua  a(as)  y{x)  —  H  prende  il  suo  massimo  valore 
assoluto  fra   «s  e  a^+j  ,    si  vede  chiaro  che  lo  stesso  integrale 

°-{'^>)  1  P("^)  'f  (^  ì  h)  dx  sarà  numericamente  inferiore  a  : 

S a(a.)  y(.r',)  -  H \  \b( \-~ ]-.)  +  f  o   ''"V'\] 


ove  di  c.(c<»)  '/(^■v's)  —  n  bisogna  prendere  il  valore  assoluto  ; 
quindi  se  per  i  valori  1,  2,..,i— 1  di  s  queste  quantità 
al^.s)  ■/{■('' ,)   —   H    si     mantengono     inferiori    ar,     la    somma 

V    r).{as)  I  p(j^)'f  (.r  ,  h)  dx  ,  quando  è  da  considerarsi;  sarà  nu- 

mericamente    inferiore    a: 

ì        \ar,{o.i)       aiv(7.,V        ar/(a,)'  '' )  ' 

ovvero  a  : 

giacche  v(7./)  > — ^. ,  e <C  1  • 

Si  supponga  ora  dapprima  che  a(j;ì  y{x)  per  a?  ==  -|-  0 
abbia  un  limite  determinato,  e  questo  limite  sia  il  numero  H. 
Allora,  se  s  è  talmente  piccolo  che  per  x  fra  0  e  s  si  abbia 
sempre  in  valore  assoluto  a(.r) -^(.r)  —  H  <<a^,  essendo  a,  un 
numero  piccolo  a  piacere  ,  si  vede  subito  che  nel  caso  in  cui 
oc(.r)  pei   a?  =  -j-  0  ^'^'^  P®^    limite  zero  ;   cj^uando  H=0  si  avrà 

o.{r/.s)  -/{x  s)  —  H=        _;     ole  s)  /(.r  s)  ■<  aj  ,  e  quando  H  è  di- 

a.{x  s) 

verso  da  zero,  per  es.  positivo,  per  essere  allora  anche  x{x) 
positivo,  sarà  7.(7.,)  '/.{x'^)  —  H  <  a{x',)  /(.r'j)  —  H  <^rj,,  talché 
in  questi  casi  t  sarà  inferiore  a  Oj  . 

Invece    se    a{x)    non    ha    per    limite  zero  par  a;  =  -|-  0 , 
avendosi  : 

^  0\X  s)  ) 

si  vede  chiaro  che  z  sarà  inferiore  a  ai-[-(H-|-ai)  -^ r , 

Cv 

ove  di  H-|-a,,  e  a(s) — a(-|-0)  bisogna  prendere  i  valori  assoluti, 
e  a'  è  7.(s)  o  7.(-|-0)  secondochè  a(.r)  da  s  a  0  non  va  decre- 
scendo o  non  va  crescendo;  dunque  anche  in  questo  caso  t  sarà 
piccolo    a    piacer   nostro ,    e   in    conseguenza    se    il    prodotto 


68 
°'i*'yo'  ®  '^i' — ^7 "^^  supera  mai    un  certo  numero  finito, 

anche    la    somma   \  a(o!g)  i  ^( j') '^  (j? ,  A)  cZ.r  sarà  piccola  in  va- 

loro  assoluto  quanto  si  vuole ,  poiché  essa  sarà  inferiore  a 
(o,  -|-  K-q)  (B  aj-j-aj*"  «{('o  ),  ove  A"q  è  zero  o  è  il  valore  assoluto  di 

(H-j-a^)  — — — ; ,  secondochè  a(  -f-O)  è  zero  o  nò  ,  e   g^  è 

tv 

la  differenza  numerica  fra  — —.  e  il  limite  di  — -, — r  per.T=4-0, 

£  v(e)  X'/{x)'- 

e  quindi  è  arbitrariamente  piccola  dipendentemente  da  e. 

Lo  stesso  risultato  si  ha  se  il  prodotto  a(.r)  /(.r),  pur  man- 
tenendosi sempre  inferiore  a  un  numero  finito  e  fra  0  e  e,  non 
ha  un   limite    determinato  per   a:"=-|-0  ,  o  si  è  incerti,  purché 

d  'l(x    h)        . 
allora  il  prodotto  a/  ò'q  ,  o  aj''  - — "—p^ —  abbia  per  limite  zero 

per  a;  =  -|-0,  giacche  in  tal  caso,  preso  H=0  ,  si  troverà 
che  il  valore  assoluto  di  t  sarà  inferiore  ad  a  e,  ove  a  ha 
il    significato    stabilito    sopra  ;    e    in    conseguenza  la   somma 


X    sarà    numericamente    inferiore    ad 
T  -^'^-s  ' 

a  e  {B'j.2-\-  'Vq^i')- 

Riassumendo  dunque  si  può  ora  evidentemente  concludere 
che:  „  se  la  funzione  ^{x  Ji)  è  continua  fra  0  e  s,  e  soddisfa 
„  ancora  alle  condizioni  dei  due  paragrafi  precedenti,  inclusa 
„  c|uella  che   mentre    a^    tende  a  zero    col   crescere  indefinito 

„  di /<,  i  rapporti -^^^^^ '-  oltre  a  restare  sempre  inferiori  a  un 

a, 

„  numero  finito  x>  iiou  si  accostino  mai  a  zero  più  di  un  certo 

„  numero  q^  e  di  più  è  tale  che  per  x  fra  aj  e  s  la  derivata 

„  di  X  z{x ,  h)    moltiplicata    per    a/   con    r  K^l  resti  sempre 

„  numericamente  inferiore   a    un    numero  finito    C;    allora   la 

„  formola    (6)    sussisterà    anche    nel    caso    in    cui    avendosi 

„  flx)=f{-\-0)-{-a.{x)  p(a?),  il  prodotto  a(.r)  ,3(.r)  per  x  =-f-0  ha 


69 

„  per  liinite  zero,  a(.<')  non  fìi  infinite  oscilluzioni  fra  0  e  s,  e  ,3(') 
„  è  sempre  namericamente  inferiore  a  un  numero  finito  jB',  ma 

„   non  è  soddisfatta  la  condizione  lini  a(.r)  x  X^  ^=  0  del  para- 
la 
„  ufrafo  precedente  o  si  è  incerti  su  questo,  purché  però  allora 
„  siano  soddisfatte  le  condizioni  seguenti:  1.^  che  X    si  decom- 

j,  ponga  nel  prodòtto  \i{x)  v(j?)  di  due  funzioni  [J.(.r),v(.^)  la  prima 
„  delle  quali  [j.(.r)  è  tale  che  se  r<^\  il  prodotto  a(.r)[x(.r)  non 
,  cresce  indefinitamente  al  tendere  di  x  a  zero,  e  se  r=l  ha 
„  per  limite  zero;  e  la  seconda  v(.-c)  è  finita  e  continua  fra 
„  0  e  3 ,  cresce  indefinitamente  al  tendere  a  zero  di  x  senza 
„  oscillare  ,  e  ha  una  derivata  o  un  estremo  oscillatorio  atto 
„  all'integrazione  fra  S]  e  s,  essendo  S]  un  numero  qualunque 
„  compreso  fra  0  e  a  (0  al  più  esci.);  2.*^  che  il  prodotto  x  v[x) 
ji  col  tendere  a  zei'O  di  x  non  decresca  mai  in  valore  asso- 
„  luto  (*),    e  se  -/(.r)  è  una  funzione  la  cui  derivata  fra  s,  e  £ 

fx 
'^{x)  v(.r)(:Zj?]  il  prodotto 

„  a(.r)  -/(.r)  per  J?=-{-0  abbia  un  limite  deterlninato  e  finito  H; 

„  con  questo  però  che    se    la    condizione  relativa   al  prodotto 

j)  "^O''")  ■/.(•^)  non  sarà  soddisfatta  o  si  sarà  incerti,  pur  sapendosi 

„  che  questo  prodotto  per  x  fra  0  e  s  resta  sempre  inferiore  a  un 

„  numero  finito  e.  la  formola  (6)  continuerà  ancora  a  sussistere 

„  purché  allora  il  prodotto  di    a,''  per  la  derivata  di  X's{x,h) 

„  quando  x  è  fra   a,  e  s  tonda  a  zero  insieme  ad  aj  „. 

33.  In  questi  casi  poi    se  Hq  sarà  il  limite  di  — — —  per 

X  =  -\-  0,  e  £  sarà  scelto  in  modo  che  fra  0  e  s  a(./)  non 
faccia    oscillazioni ,    e   si    abbia    sempre    in    valore    assoluto 

a{x)  l'{x)  <o,  a(.r)[A(x-)<  Y,  —r^  —  ^o  <  ^o ,   essendo  a  ,  e  c.2 

£  V(^£J 

(*)  E  chiaro  cbe  quando  xv(x)  col  tendere  a  zero  di  x  non  decresce  in  valore 

assoluto,  altrettanto  accade  del  suo  prodotto  per  la  funzione  crescente  -,   ossia  di 

v(a5Ì;  talché  allora  la  condizione  che  v(3")  cresca  all'  infinito  senza  oscillare  col 
tendere  a  zero  di  x  Tiene  soddisfatta  da  se,  e  si  potrebbe  fare  a  meno  di  porla 
esplicitamente . 


+-"^:^-^-Y   -     '+<I^^-2  +  C), 


70 

numeri  positivi  arbitrariamente  piccoli,  e  y  un  numero  finito 
che  se  r=l  dovrà  pure  essere  arbitrariamente  piccolo,  si  avrà 
in    valoi'e  assoluto  : 

f[fr)-f{+Onsi.r,h)dx<Ak  j5a+2,3'[a(E)-7.(-fO)]i  -- 

2q 

ove  di  a(s) — a(-|-0)  bisogna  prendere  il  valore  assoluto;  a  è  uguale 
ad  uno  se  a(-|-0)=0,  ed  è  invece  uguale  al  più  grande  dei  due 

numeri     ,"  '   ,  ,    — ——    quando  a(-f  0)  non  è  zero;  t  può  pren- 
a(-)-O)         a(=) 

dersi  uguale  ad  a  e  se  il  prodotto  o.{x)-f(^x)  è  sempre  numerica- 
mente inferiore  a  e  e  non  ha  un  limite  determinato  per  x=-l-  0, 
o  si  è  incerti,  e  allora  C  deve  potersi  rendere  arbitrariamente  pic- 
colo; mentre  se  o.{x)  y(.r)  ha  un  limite  determinato  H  per  a'=-|-0, 
e  fra  0  e  e  si  ha  ct.{x)y{x)  —  H<^T|  essendo  a,  arbitrariamente 
piccolo,  si  può  prendere  T=ai+/»Q,  ove  kf^  è  zero  se  7.(-|-  0)=0,  e  se 

a(-|-0)  non  è  zero  I-q  è  il  valore  assoluto  di  (Il-f-'^i)  -'- , , 

essendo  a'  il  più  piccolo  dei  due  numeri  «(-j-O),  a(£). 

E  si  può  al  solito  aggiungere  che  se  (/.{x)  fra  0  e  3  farà 
infinite  oscillazioni,  ma  le  verrà  a  perdere  tutte  coli' aggiungervi 
una  funzione  di  primo  grado,  la  formola  (G)  continuerà  ancora 
ad  essere  applicabile  tutte  le  volte  che  siano  soddisfatte  le  con- 
dizioni precedenti,  e  dei  prodotti  x  <x(.t),  x  y(.^),  il  primo  abbia 
per  limite  zero  se  r=ì  e  un  limite  finito  se  r<^l  ,  e  l'altro 
abbia  un  limite  determinato  e  finito,  o  almeno  siano  soddisfatte 
per  esso  le  condizioni  che  si  avevano  sopra  pel  prodotto a(.r)y(.r). 

34.  E  degno  di  nota  che  i  due  ultimi  teoremi  qui  dimo- 
strati danno  un  campo  immenso  di  validità  della  formola  (6), 
e  può  dirsi  che  si  completino  a  vicenda,  perocché  quando  per 
una  certa  funzione  f{'^)=f{-\-0)-\-cit.{x)  ^{x)  non  sia  applicabile  il 

primo  teorema  per  la  ragione  che  il  prodotto  'y.{x)x\    non  ha  per 

P 
limite  zero  per  .r=-)-0,  o  si  è  incerti,  sarà  subito  il  caso  di  esa- 


71 

minare  se  sia  applical^ile  il  secondo;  né  le  condizioni  che  si  hanno 
per  's{x  ,h)  sono  molto  restrittive,  e  d'altronde  esse  sono  tutte 

soddisfatte  quando  '^{■^Ji)=  ,  perchè  allora,  con  a,  =-v  , 

^  sen  .f  II 

TT  X 

as=(2s — 1)     ,  si  ha  i)=(j=^2,  e,  essendo  x'f{.r  ,  //,)= sen  /<.r, 

Il  sen  X 

•1         1   ,.  cZr  J?(c(.r ,  h)  ^  „      ^ 

il  prodotto  a,  — ^ — ^ ^  per  J?  compreso  fra  0  e  s  non  supera 

7r(2-|-£)-,  e  può  prendersi  C|uindi  C=z{2-\-s)-,  con  A=-,B=l-f-s. 

E  mentre  p.  es.  se  a(.r)  tenderà  a  zero  con  x  senza  oscillare, 

la  formola  (G)  sarà  applicabile  senza  eccezione  veruna  in  forza  del 

primo  teorema  quando  x  X    non  cresce  indefinitamente,  nel  caso 

P 
invece  in  cui  col  tendere  a  zero  di  x  questo  prodotto  x  X^  prenda 

P 
anche  valori  indefinitamente  grandi  il  primo  teorema  potrà  pre- 
sentare delle  eccezioni  che  ci  facciano  restare  nel  dubbio;  ma 
allora  si  potrà  passare  ad  applicare  il  secondo  teorema,  e  bene 
spesso  le  indicate  eccezioni  verranno  a  sparire  nel  fare  questa 
applicazione, 

35.  Così  in  particolare  quando  '^{x  ,  h)  soddisfa  alle  con- 
dizioni che  respettivaraente  abbiamo  poste  nei  varii  casi,  sup- 
ponendo che  sia  : 

A>)  =  /'(+0)  +  <.r)F[-K'^)], 
ove  a(.r)  tende  a  zero  con  x  senza  oscillare,  '\i{x)  cresce  in- 
definitamente ,  e  F  ['5'(-^)]  fa  infinite  oscillazioni ,  se  avverrà 
che  la  funzione  F{z)  anche  al  crescere  indefinito  di  z  resti 
inferiore  a  un  numero  finito  insieme  alla  sua  derivata  F'(2'), 
per  il  primo  teorema  si  potrà  dir  subito  che  se  il  prodotto 
X  >\i'{x)  col  tendere  a  zero  di  x  non  supera  mai  un  certo  numero 
finito  la  formola  (6)  è  applicabile  alla  funzione  f{x) . 

E  se  il  prodotto  x  'h'{x)  crescerà  indefinitamente ,  il  primo 
teorema  potrà  non  bastar  più  ;  ma  allora  applicando  il  secondo 
teorema,  coli'  osservare  che  posto  ora  P(^)  =  F ['|(.r)]  si  ha 
p'(j?)=:F'['{;(.r)]'|>'('^),  e  si  può  prendere  quindi  [j,(.t)=F'['K-^)], 
v(.f)='V(j^),  si  vedrà  subito  che  se  F  (^)  è  sempre  finita,  e  '^"{x)  è 


atta  alla  integrazione  fra  ì,  e  s  (0<£,<^s),  la  forinola  ((>)  è  ancora 
applicabile  tutte  le  volte  che  il  prodotto  x  (^(.r)  nel  suo  crescere 
air  infinito  mentre  J"  tende  a  zero  non  fa  oscillazioni,  e  l'altro 

°'('')  /  ^^  L'K'^O]  ^  {'^)d-^    lifi  un    limite  determinato   e    finito  ,   o 

almeno  non  supera  mai  in  valore  assoluto  un  numero  finito  e. 
Più  particolarmente  dunque,  supponendo  che  sia  : 

f{^)  ^^/l-f^^)  -f  '^■i-"^)  cos  'X-c)  ,  o  F(^)  =  cos  2" , 
si  trova  ora  che  se  a(.r)  tende  a  zero  con  x  senza  oscillare,  la 
formola  (6)  sarà  applicabile  a  questa  funzione  f{x)  quando  il 
prodotto  X  ò'{x)  non  prende  mai  valori  superiori  a  un  numero 
finito,  e  anche  quando  cresce  indefinitamente  al  tendere  a  zero 
di  x^  purché  allora  esso  non  faccia  infinite  oscillazioni  fra  0  a  e, 
e  la  funzione  '];'  {x)  sia  atta  all'integrazione  da  e^  a  s  (0<C^i<C^)i 
giacché  in  questo  caso  la  condizione  che  si  aveva  sopra  pel  prò- 

dotto  c.(.r)  /  F  ['X'^')]  'f'  {^)  f^*^  ^  evidentemente  soddisfatta. 

E,  come  già  dicemmo  ,    rispetto  a  z{x  ,  h)    non    si   hanno 

altro  che  le  limitazioni  poste  sopra;  talché  ritroviamo  così  come 

caso  particolarissimo  un  teorema  che  il  sig.  Du  Bois-Reymond 

dette  pel  primo  nella  memoria  citata  al  §.  31   sotto  la  ipotesi 

sen  A  -i' 
particolare  di  '^{x,h)= e  di  c/.(.r)  finita  e  continua  ec. 

36.    Nei   paragrafi   precedenti    abbiamo    supposto    che    se 
f{x) — ^(-)-0)=7.(.r),;(.r),  r  estremo  oscillatorio  )v^  tli    i'^i^)  ?  P^i'Q 

potendo  crescere  indefinitamente  col  tendere  a  zero  di  .r,  sia 
però  sempre  finito  per  x  diverso  da  zero. 

Volendo  ora   dare   un   teorema    che    s'  applichi    anche  al 
caso   in   cui  X  £  diviene  infinito  fuori  del    punto  zero  in   punti 

vicini  quanto  si  vuole  a  zero ,  e  quindi  anche  fra  0  e  e , 
mentre  o.{x)  resta  ancora  una  funzione  sempre  finita  e  priva  di 
oscillazioni  fra  0  e  s,  p(.x)  oltre  essere  sempre  finito,  è  anche 
continuo  per   tutto    tranne    tutt' al    più  per  j?=0,  e  <y.{x)[-i[x) 


73 

tende  u  zero  con  /;,  noi  osserveremo  che  se  X^  è  atto  alla  in- 
tegrazione  fra  0  e  s,  applicando  la  formola  del  Da  Bois-Rey- 
mond  data  al  §.   9.  e  poi  integrando  per  parti  si  trova: 

/  lfi-r)-f{+0)\U,h)dx=y.{+0)  I  Ìl.vy^{x,h)(lxi-y.{z)  I  l{xyf{x,h)dx= 

=  -a(+0)  /  y/x  /  z{.rJi)dvWM^)      'c{.v,h)dx-r,,£)  1  }     j'f{xji)dx, 

ove  0  <  £i  <£;  e  quindi,    se    per  a  fra  0  e  s  sarà  in  valore 

rx 
assoluto  /  's{x  ,  h)  dx  <  A,  a(.r)  ,3(^)  <  a,  '7.(.r)<a',  e  se  X    sarà 

atta  all'integrazione  anche  ridotta  alla  funzione  ).^ ..  dei  suoi  va- 
li 

lori  assoluti ,    1'  integrale  precedente  o  6/i  sarà  numericamente 

inferiore  a  [23-1-a'  /  )\dx^  A  e  la  formola  (6)  sarà  applicabile. 

Se  poi  ammettiamo  anche  che  i  valori  massimi  successivi  (o  i 

minimi)  dell  integrale  /  '■f{rji)dx  siano  sempre  dello  stesso  seguo  e 

^0 
non  vadano  crescendo  o  non  vadano  decrescendo  in  valore  assoluto, 
allora  si  può  osservare  che,  trovate  le  prime  formole  del  §.  30. 

invece  di  trasformare  la  sommai    /  a{y.s[fi{x) — Jj(a,)]'5(a:,A)c/ar 

coi  processi  di  quel  paragrafo,  possiamo  anche  trasformarla  ese- 
guendo sui  suoi  termini  una  integrazione  per  parti,  e  riducen- 

dola  così  all'altra    y    j  a.{'y.s)\r^  1  'f{x^h)dx. 
1  -^a.s  ■'  ./r 

Ammettendo  allora  che  a{x)  tenda  a  zero  con  x  e  che  a(.r)X 

sia  atta  all'integrazione  fra  0  e  e  anche  ridotta  alla  funzione 
[a(.i)X^]g  dei  suoi  valori  assoluti  (qualunque    sia    allora   X°^), 

r  !■' 

basterà  osservare  che  per  x  fra  0  e  £  si  ha  in  valore  assoluto 


(f{x  ,  /*)  (/  X  <^  2  A  ,  e  a  (cj)  <  a  (j")  ,  per  concludere    subito 
che    la     somma     precedente    è    numericamente     inferiore    a 
2A  /  [a(.r)  X  Ja  f?  .r,  e  che  in  conseguenza  la  formola  (G)  è  an- 
Cora  applicabile,  e  si  ha  in  valore  assoluto: 
9,  <  2  U  0  +  2  ?'  [a(E)  -  a(+0)]  +  /  [a(.r)X,]o  rf.J  A  . 

Se  poi  a(-f-O)  è  diverso  da  zero,  le  condizioni  d'integrabilità 

di  [a(j:')X^]{)  e  X%  non  sono  distinte    fra  loro,   e    allora   si 
r 

ricade  nel  caso  precedente;  dunque  si  può  ora  concludere  che 
„  se  la  funzione  'f{v ,  Ji)  per  x  compreso  fra  Q  e  s  è  tale  che 

„  l'integrale  /  z{xji)(lx  qualunque  sia  h  è  sempre  numerica- 

„  mente  inferior»^,  a  un  numero  finito  A,  e  i  suoi  massimi  suc- 
„  cessivi  (  0  i  snoi  minimi  )  sono  sempre  dello  stesso  segno ,  e 
„  non  vanno  mai  crescendo  o  non  vanno  mai  decrescendo  in 
„  valore  assoluto,  la  formola  (G)  sarà  applicabile  alla  funzione 
,  f{x)  tutte  le  volte  che,  essendo  f{x)  =  fi-\-0)-\-o.{x)[i{x),  la 
„  funzione  a{x)  fra  0  e  s  non  fa  infinite  oscillazioni  e  la  fun- 
„  zione  ,3{.r)  è  sempre  finita,  e  ha  una  derivata  o  un  estremo  oscil- 
„  latorio  X    che  moltiplicato  per  a.{x)  resta  atto  alla  integra- 

„  zione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti;  e  nel  caso  in  cui 
„  la  derivata  o  l'estremo  oscillatorio  di  f\x)  o  di  ^(x)  siano  atti 
„  all'integrazione  anche  ridotti  ai  valori  assoluti,  allora  perchè  la 

„  (G)  sia  applicabile  basta  che  V  integrale  /  's{x,h)dx  soddisfi 

„  alla  solita  condizione  di  essere  sempre  nuaiericamente  infe- 
„  riore  a  un  numero  finito  A  ,;  e  in  questi  casi  i  limiti  supe- 
riori dei  valori  corrispondenti  di  0/,  saranno  quelli  che  abbiamo 
indicati  sopra. 

Questo  teorema  pone  per  'f (f ,/t)  meno  restrizioni  di  quelle  che 


75 

si  avevano  nei  due  procetlonti,  e  nel  caso  in  cui  a(:/  ):^1  e  [j(x),  o  f{.f) 
ha  una  derivata  fra  0  e  s  si  riduce  a  quello  del  sig.  Du  Bois-Rey- 
mond  che  ahbianio  ricordato  al  §.31.  Esso  poi  evidentemente 
potrà  essere  applicabile  quando  non  lo  siano  quelli  dei  paragrafi 
precedenti,  come  potrà  accadere  anche  l'inversa;  e  in  particolare 
potrà  applicarsi  al  caso  appunto  che  noi  volevamo  considerare, 
quello  cioè  in  cui  X,;  fra  0  e  s  diviene  infinita  in  un  gruppo  infi- 
nito di  punti  di  prima  specie  di  cui  0  è  un  punto  limite. 
37.  Per  trovare  un  altro  caso  di  validità  della  formola  (6) 
rx 
quando  l'integrale  /  'fx,h)dx  soddisfi  alle  condizioni  del  teorema 
«>  0 

del  §.  precedente,  e  x  z{xji)  sia  sempre  numericamente  inferiore 

h 

a  B,  si  consideri  ancora  l'integrale  /  a.{x)  j3(.t)  '^{x^h)  d  r,  suppo- 

nendo  che  il  prodotto  7.(.r)|j(.r)  abbia  per  limite  zero  per  a:;=-J-0, 
che  a{x)  sia  sempre  finita  e  non  faccia  oscillazioni  fra  0  e  s,  e 
che  la  funzione  'p{x)  sia  atta  alla  integrazione  essa  pure  fra  0  e  s, 
essendo  al  tempo  stesso    finita  o  almeno  tale  che  il    prodotto 

ir. 

—  /  '{j{x)dx  sia  sempre  inferiore  a  un  numero  finito  {^). 

Con  questa  ipotesi,  ponendo  /     ^{x)dx^=x^({x),'({x)  quando 

Jo 

le  sia  attribuito  un  valore  finito  qualsiasi  anche  nel  punto  x=0^ 
sarà  una  funzione  di  x  sempre  finita  fra  0  e  s,  e  fuori  del 
punto  zero  sarà  anche  continua;  quindi,  poiché  in  ogni  inter- 

.    .  1  r' 

vallo  (s,  ,  s),  essendo  0<^cj  <,  s.  i  due  fattori  ~,  /  |3(J^)  dx 
hanno  per  estremi  oscillatorii ^  e  ^{x)  o  funzioni  che  dif- 

(*J  Così  p.  es.  non  potrebbe  essere  ,5(r)=— (k  a;  sen-j,  mentre  potrebbeaversi 
invece  3  (a)  =  '    {  j-  scn  -)  . 


70 

feriscono  da  questo    per    funzioni    J'iiitoo'nilo  nullo,    pofronia 

prendere  per  estremo  oscillatorio  ).     di  ','(.)')    per  .v   diverso  da 

7 

zero  la  somma  ^' — 3  /  i-iU)d.v,  e  onesta  somma  sarà  atta 

alla  integrazione  fra  s,  e  s  (m.  1.  §§.  2G5  e  269). 

Ora,  essendo  X   =  'Itl^-  \,  /  [,{x)  dx,     0    p(.r)=.r X  4-7(r), 

si  vede  subito  che  per  le  nostre  ipotesi,  il  prodotto  .1^  X     sarà 

atto  all'integrazione  non  solo  fra  Sj  e  s,  ma  anche  fra  0  e  e, 
come  lo  sono  pure  p(.r)  e  7(');  quindi  si  può  scrivere: 

J  a(a:)  ^{Jc)  z{xji)  dx  =  I  a(.r)  7(3-)  's{xji)  dx  +  /  ^•(•'f)  X    ocz{:c ,  //)  dx ^ 
0  '  JO  '  JQ  "     ' 

e  se  il  prodotto  ci'.(.r)  X    sarà  atto  all'integrazione  fra  0  e  s  anche 

ridotto  alla  funzione  [a(r)  X  \  dei  suoi  valori  assoluti,  il  secon- 
do integrale  sarà  numericamente  inferiore  a  B  /  {o{x)  X  ]q  d  x. 

Osserviamo  ora  che  siccome  7.(x)  fra  0  e  s  non  fa  oscilla- 
zioni ,  e  a'  .r)  ,3(r)  tende  a  zero  con  r,  la  o.{x  stessa  dovrà  pure 
tendere  a  zero,  o  dovrà  tendervi  [j(.j7)  e  quindi  anclie  7(a;),  e  il 
prodotto  o.{x)'{{x).  Xe  segue  che  a  questo  prodotto  sarà  ap- 
plicabile il  teorema  che  abbiamo  dato  nel  paragrafo  precedente 
pel  caso  del  prodotto  a(j;)  ,j(x);  e  quindi  Tessere  atta  alla  in- 
tegrazione la  funzione  [o'.(r)  X^  \  porterà  senz'  altro    che  anche 

l'integrale  /  o.{x)'{{x)'s{x^h)dx  sia  di  quel  gi-ado  di  piccolezza 

che  più  ci  piace;  e  nel  caso  in  cui  anche  la   funzione  dei  va- 
lori assoluti  di  X    sia  atta  alla  integrazione   fra  0  e  s  non  vi 
T 

rx 
sarà  neppur  bisogno  che  l'integrale  /  's{x,h)dx  soddisfi  a  tutte 

le  condizioni  del  teorema  del  §.  precedente,  ma  basterà  che  sod- 


77 

disfi  a  quella  di  essere  soiiipre  nmiiericamente  inferiore  ad  un 
numero  finito  A;  dunque  evidentemente  si  può  ora  asserire  che 
„  se  X  's{jo ,  h)  è  sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero 

XX 
z{x  ,  11)  dx  soddisfa  alle  condizioni 

„  del  teorema  del  §.  precedente,  e  f{x)  —  /"(+0)  =7.(a:)  [j(x),  ove 
,  a.{x)  non  fa  infinite  oscillazioni  e  ^x)  è  atta  alla  integrazione 

1    f^ 
;,  ed  è  tale  che  il  prodotto  v(^)=—   /  "^{x)  d  x  sia  sempre  nu- 

„  mericamente  inferiore  a  un  numero  finito,  allora  se  avverrà 

„  che  la  funzione  dlx)  X  ,  ove  X    è  uno  degli  estremi  oscillatorii 

Y  Y 

»    ~  [yi-^) — Y('''^)].'^^ì  y(^')'  resterà  atta  alla  integrazione  fra  0  e  s 

a   anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti,  la  formola  (6)  sarà  ap- 

„  plicabile  alla  funzione  f{x)\  e  nel  caso  in  cui  anche  la  fun- 

.  zione  dei  valori  assoluti  di  X    sia  atta  alla  integrazione  fra 

I 

rx 
,   0  e  £,  allora  per  l'integrale  /  z{^x  ,  h)dx  potrà  tralasciarsi  la 

„  condizione  relativa  ai  massimi  o  minimi,  e  basterà  che  esso 
„  sia  sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  A  „; 
e  anche  in  questi  casi  si  avranno  con  tutta  facilità  i  limiti 
superiori  del  valore  di  9/,. 

Se  o.{x)  =  1,  e  ^{{x)  ammette  una  derivata  fra  0  e  e,  questo 
teorema  si  riduce  a  quello  trovato  dal  Du  Bois-Re}miond;  e  se 
o.{x)  fra  0  e  £  fosse  continua  e  facesse  un  numero  infinito  di 
oscillazioni,  ma  però  venisse  a  perderle  tutte  coir  aggiungervi 
una  funzione  di  primo  grado,  il  teorema  continuerebbe  ancora 
a  sussistere  purché  allora  anche  x  ,3(.r)  o  x"^  À    avesse  per  limite 

zero  per  a?  =  -|-  0  ,  e  ^  X  o  '(j{x)  restasse  atta  alla  integra- 
zione fra  0  e  £  anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti . 

38.  Del  resto  ,  ammettendo  ora  senz'  altro  che  'f(^  ,  h)  sod- 
disfi alltt  condizioni    tutte    dei  §§.  30  e  31,  è  facile   mostrare 


78 

anche  un  teorema  molto  più  generale  pel  caso  che  o'.(.r)  e  P(.i) 
soildisflno  ancora  alle  condizioni  poste  in  principio  del  §.  preced. 
Indichiamo  con  'p^  ,  'f., ,  'f  j ,.,.,  'f„_,  ,  'f„  «  funzioni  di  x  finite 
e  continue  fra  0  e  =,  e  ammettiamo  senz'  altro  che  fra  0  e  e 
(0  al  più  esci.)  esse  abbiano  le  loro  derivate  determinate  finite 
e  continue  almeno  sino  a  quelle  degli  ordini  2.",3.°,4.°..'/r,(n4'l)° 
respettivamente,  e  ne  esse  né  le  loro  derivate  o  i  prodotti  di 
queste  quantità  e  dì  potenze  di  x  facciano  fra  0  e  s  infinite 
oscillazioni.  Inoltre  ammettiamo  che  se  tutte  o  alcune  di  queste 
funzioni  '^ |  , 'f ^  , . . , 'f„  tendono  a  zero  con  .-r,  i  respettivi  loro 
ordini  d'infinitesimo  rapporto  a  a:,  oltre  essere  pienamente  deter- 
minati, siano  i  numeri  positivi  o  nulli  ?»,  ,  >»j ,  . . ,  ni„  tali  che  le 

quantità  ;n,  , w^-|-j»^,?h^-(-;h^  +  j'^s,--»?»] +»'5+•••-!-"^.-^+  "'»• 
non  superino  i  numeri  1  ,  2  ,  3  ,  . . ,  ?«  respettivamente. 
Con  queste  ipotesi,  se  poniamo: 

si  vede  subito  che  '/(x),  quando  le  sia  attribuito  un  valore 
finito  qualsiasi  anche  per  iC^O,  fra  0  e  e  sarà  una  funzione 
sempre  finita  che  per  x  diversa  da  zero  sarà  anche  continua  e 
avrà  la  forma  p^  a;"""''"'"- ■"••"•"""'"  ove  l'esponente  di  x  non  è 
negativo,  e  ^q  è  un  numero  sempre  finito  perchè  tale  è  l'in- 

1  r' 

tegrale  -  /  p(.i)  dx^  e  poiché  o  a(x)  tende  a  zero  con  iV,  o  vi 
tende  i%j;),  e  in  quest'  ultimo  caso  accade  lo  stesso   dell'  inte- 

1  r-^ 

graie  -   /  |5(x)  d  x,  si  vede  subito  che  il  prodotto  a(.r)  ^^  avrà 

per  limite  zero  per  a^  =  -|~  ^  • 

Oltre  a  ciò  per  «>>1  e  J^'  fra  0  e  s  (  0  al  più  esci.  )  y(^) 
avrà  una  d'^rivata  determinata  7'  che  sarà  anche  finita  e  con- 
tinua, mentre  per  n=l,  se  non  una  derivata,  esisterà  un  estremo 
oscillatorio  7'  di  '({>)',  e  (fatta  in  quest'ultimo  caso  astrazione 
da  funzioni  d'integrale  nullo)  per  dt-terminare  7'  si  avrà  sempre 
la  equazione: 


70 

nella    quale    il    secondo    membro    arra    al   solito    la    forma 
n— 1 -7rtj— ?n,  — ...— 7»„_j 
p,  -K  "  ,  ove  r  esponente  di   x  non  è  nega- 

tivo, e  (j[  è  finito  e  tale  che  il  pi'odotto  a(.i')  ,3i  abbia  per 
limite  zero  per  .t=0;  per  modo  che,  osservando  ora  che  'f',„ 
non  facendo  oscillazioni  fra  0  e  s,  sarà  infinitesimo  dell'ordine 
irin — 1  (*),   e    potrà   anche  essere  zero  assolutamente,  si  vede 

Jl— 7»,— m2 — ...—  Win 

subito  che  il  prodotto  .ry'  avrà  la  forma  i^x  , 

ove  I,  è  un  numero  finito  tale  che  a(j?)  si  ha  per  limite  zero 
per  x  =  -\-  0. 

Similmente,   se  »>2,   '({x)   avrà  una  derivata  seconda  y" 
fra   0  e  £  (0  al   più  esci.)  che    sarà  ancora  finita  e  continua, 
mentre  se  ìi=2  se  non  una  derivata  seconda  di  '/■(  r)  esisterà^un 
estremo  oscillatorio  y"  di  '('{■x);  e  si  avrà  1'  equazione: 
?"  7»-i  Y"-f(2  'i',>  'f..-i+'f"  'f'H-i)  Y'+('f'"  ?'».-!+?"»'  r"-i)  T= 


'0  t"-3  JO  t^'-'O 
che  determinerà  questa  derivata  o  estremo  oscillatorio  y" 
(  astrazion  fatta  in  que.st'  ultimo  caso  da  funzioni  d'  integrale 
nullo  )  ;    e    in  questa   equazione    il    secondo  membro    avrà    al 

n— 2  — 7«i- J«,—  .  .  .  .  —  ìì1n—2 

solito    la    forma  pj  a*  '  ,    ove    pj   è  un 

numero  finito  tale  che  il  prodotto  a(.r)  p,  ha  per  limite  zero 
per  x==-\-0,;  mentre  per  x  =  -|-0  il  coefficiente  di  y"  sarà  in- 
finitesimo dell'  ordine  m»  -\-  Wn-i ,  e  quelli  di  '('  e  y  saranno 
degli  ordini'  }»„-|-««n-i — 1 ,  fn„-{-nir,  i  — 2  o  di  ordini  superiori 
e  potranno  anche  essere  zero  assolutamente;  talché  il  prodot- 
ti—wi,—m2 —  ....  —  w„ 
to  X-  Y    avrà  ancora  la  forma  i^x  '  ,  ove  ?2 

è  al  solito  un  numero  finito  tale  che  il  prodotto  a(.r)  ii  abbia 
per  limite  zero  per  x  =^  -[-  0  . 

(•)  Per  semplicità  di  linguaggi (J  noi  parliamo  qui  sempre  d'infinitesimi:  alcuni 
però  di  questi  infinitesimi  possono  essere  d'ordine  negativo  e  quindi  corrispondere 
a  infiniti . 

D.  R 


80 

Cosi  contiiinando,  si  vede  chiaramente  che  y(.I')  fuori  del 
puuto  .v^=-0  avrà  le  prime  n — 1  derivate  y' ,  y'V  ■>  T^"~'^  fluite 
e  continue,  e  potrà  avere  uuche  la  derivata  «"  y^"),  o  tutt' al 
più  questa  si  ridurrà  ad  un  estremo  oscillatorio  di  y*"~^\  e  se 
/•\M  avremo  per  determinare  7*'^  una  equazione  della  forma: 

= / •  . .  /     -    /  p{-^')dx, 

mentre  per  ^=n  ne  avremo  un'  altra  simile: 

'f  „  'f  .._i  ...  92  Ti  7'"'  +  P«-i  T*"-*^  +  .  • .  +  Pi  y'  +  Po  T  =  P W . 

ove  però  y^"^  può  darsi  che  sia  soltanto  un  estremo  oscillatorio 

di  -fi**—^)  (  all'  infuori  di  funzioni  d' integrale  nullo  );  e  mentre 

nella    prima    di    queste    il    secondo    membro    ha    la    forma 

n — t  —  ìììi — ?Ho— ... — m  ^   . 

p<a:  "  "— '  ove  ,3^  è  un  numero  fìuito  tale  che 

a(.r)P;  ha  per  limite  zero  per  .^==-1-0,  per  la  seconda  può  dirsi 
soltanto  che  a(j')  ,3(.r)  ha  per  limite  zero  per  J"=0. 

Nella  prima  poi  il  coefficiente  di  >.<'' (.9=0,  1,  2,.. .,  f — 1) 
per  .r  =  -|-  0  è  infinitesimo  di  ordine  uguale  o  superiore  a 
wi„-|-w„_i  -{-  . .  ,4-»»n-<+i  — i-\-8;  ^  può  anche  essere  zero  asso- 
lutamente; nella  seconda  il  coefficiente  di  y^^U^^O,  1,  2,...  w — 1) 
è  infinitesimo  [dì  ordine  uguale  o  superiore  a  in^  -\-  m.^  -\-  .  . 
-|-  m»  —  n  -\-  s  ^  e  può  anch'  esso  essere  zero  assolutamente;  e 
infine  i  coefficienti  di  y*'^  e  y'"^  nella  prima  e  nella  seconda  sono 
infinitesimi  degli  ordini  »i„-|-m,i_|-|-"--|-»?H-<+n'Wi-j-m.2-|-""~h"^"> 
talché  procedendo  successivamente,  come  nei  casi  precedenti,  si 
vede  chiaramente  che  per  ^<Iw    e    anche  per  t=n    i    prodotti 

x'  Y^  avranno  la  forma  it  x  '  "  ove  ii  e  un  nume- 

ro finito  tale   che    il    prodotto  a{x)  ?<  ha  per  limite    zero   per 
x=-\-0. 

Ma  valendosi  della  formola  precedente  che  esprime  ^{x) 
per  Y  ,  y'  ì'I    !  '  •  •  y'"^  1  •'^i  trova  che: 

re  n_,    rt  rs 

/  <-m^)'s{T,h)dx=\   /  a(x)p,^('^^'^{x,h)dxJ^  /  a(x)'f,'f2../fH/'')'f(.r,/,y 


81 

intenilendo  qui  che  7°  indiclii  7  (r),   e   ammetteiulo ,    come  già 

dicemmo,    che  v^")  invece    della    derivata  W^    di    -({.r)  che  può 

non  esistere,  possa  anche  rappresentare  V  estremo    oscillatorio 

di   Y^"— ')   air  infuori    di  funzioni    d' integrale  nullo  ;    dunque  , 

poiché    per    quanto  abbiamo  visto    sugli  ordini   d' infinitesimo 

dì  pt,  e  x^f^\  i    prodotti    a(.r') /)«  7^**  tendono    a    zero  con    .r, 

e  inoltre    la    derivata  Xg  (o    estremo  oscillatorio)    di  2's  7'*^  è 

^'»7*'^ +iJs-7^*"^'*,  e    questa  è  tale  che  il    prodotto  a(.r)  a^  X^  ha 

per  limite  zero  per  .r  =  -|-  ^  1  basta  ora    applicare  il  teorema 

11—1 
del    §.  31.  per  concludere  subito  che  la  somma    V  del  secon- 

U 
do  membro  della  formola  precedente  ha  per  limite  zero  per  h=oo 
quando,  come  supponiamo,  's(x ,  h)  è  una  funzione  che  soddisfa 
alle  solite  condizioni  poste  nello  stesso  paragrafo  31. 

Segue  da  ciò  che  quando  il  prodotto  a(.r)  Tj  'f  j  .  .  .  'f  „  7*"^ 
che  figura  nell'ultimo  integrale  soddisfi  a  una  delle  condizioni 
dei  paragrafi  prece'lenti,per  es.  a  quella  che  diviso  per  x  resti 
atto  alla    integrazione  anche    ridotto    ai    suoi   valori  assoluti, 


r  integrale  /  c/^x)  [i{x) '^{x  ,h)cl) 


'.X  avrà  per  limite  zero  per  h=cc  ; 

dunque  si  può  ora  evidentemente  concludere  in  generale  che: 
„  se  tt(  a; ,  /i  )  soddisfa  alle  condizioni  poste  nel  §.  31.  e 
»  /'(■^)^/'(-f  0)=a(,r)'[3(.t')  ove  fra  0  e  s,  a{c)  è  finita  e  non  fa 
„  oscillazioni,  ^{x)  è  atta  all'  integrazione  e  ,  anche  se  diviene 

1  r 
„   infinita  per  .r  ==  4-  0,  è  tale  che  il  prodotto  ^  /  [j{x)dx  sia 

„  sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito,  allora 
„  per  la  validità  della  formola  (6)  basterà  che,  se  cp^  ,  'fg  1  •  -i  fn 
;,  sono    n    funzioni  che    soddisfano    alle    condizioni    poste    in 

„  prmcipio  di  questo  paragraio,  n  rapporto — = 

„  ove  7^"'  è  la  derivata  n"  0  l'estremo  oscillatorio  della  de- 
„  rivata    {n — 1)"     dell'  integrale 


82 


1  r-^  dx  c^  dx     c^dx  r-^ 

»  tW  =  -  /     ;;—  /     ,; —  •  •  •  /     —      H^)dx,  resti    atto 

,  air  integrazione  fra  0  e  s  anche  ridotto  ai  valori  assoluti,  o 
,  soddisfi  a  una  delle  condizioni  dei  paragrafi  precedenti  „. 

Particolarizzando  il  numero  ìi  e  le  funzioni  «pj  ,  ^^  , . .  ,  '£„ 
si  ottengono  altrettanti  teoremi  speciali;  e  così  per  es.  suppo- 
nendo n^l  e  'fi=JJ  si  ritrova  quello  del  §.  precedente;  e 
supponendo  '^,='pj=.,.  =  'p„=x  ,  o  'f  ,^'f2=  .  .  .  ='f»«-i  =  1, 
(fn  =  ^'"  ,  la  condizione  ora  trovata  viene  relativa  all'  inte- 
grale n«-P">  y(-^)=^  /  ''—  f  — ...  1-  h{-T:)dx,  o  all'altro 

■^    rx    rx        rx     rx 
v(*^')=  —  /  d'^  j  dx  ...  I  dx  ì  ^{x)  dx,  e  caso  per  caso  si  tro- 

^  Jo    Jo       Jo     JO 

vera  con   tutta  facilità  anche   un  limite   superiore  pel   valore 

assoluto  dell'  integrale    /    |  f{x)  —  f{-\-0  \  z{x  ,  h)  dx. 

Né  deve  tralasciarsi  di  osservare  che  se  ci  poniamo  nel 
caso  particolare  di  (f^  =  'p2=...  =  r"-i  =  l»  'fti=^-^"» 

^      rx      rx  rx     rx 

'(  (x)   =   — „   f  dx  ì  dx .  .  . .    I  dx  f    ^{x)dx,  dal  calcolo 

^'  ^0      Jo  Jo    Jo 

difi'erenziale   e  dalle   proprietà   degli  estremi   oscillatorii  si  ha 
subito  : 


Jrx  rx    rx 

'  ^{x)  dx  I  dx  j  15(.7?)  dx 

0  ■  Jo    Jo 


"x 

^{x)dx 
JO     «^0  *^0 


Jrx     rx  ro 

dx  j  dx  .  . .  I  [i 


e  quindi: 


83 


[  /  ^x)dx  dx      ^{x)dx 


dx      dx...  I  ^^x)dx] 

—  .  .  .  ±  jK«+1)  . .  .  (2«— 1) ) , 

ove  »,  ,  «0 ,  .  .  .  sono  i  soliti  coefficienti  binomiali . 

l    rx     rx 
Per  Jt=2  e  yW  ==  ::  /  dx  I  '^{x)dx   si    ha    dunque    in 

particolare  : 

(  /  ^{x)dx  /  dx  /  p(j;)(?j;) 

39.  Ammettendo  che  la  funzione  'f (r ,  A)  soddisfi  a  tutte 
le  condizioni  del  §.  32,  (  che  sono  le  più  restrittive  fra  quelle 
che  via  via  abbiamo  posto),  continuiamo  a  considerare  l'inte- 
grale /  a{x)  [3(.r)  (p(.r ,  h)  dx^  supponendo  però  ora  per  semplicità 

che    le   funzioni    'y.(x)   e    ^{x)    tendano    ambedue    a    zero    per 
x=^-\-  0,  e  ciascuna   di   esse  soddisfi  a  una  almeno    delle  con- 


a  lim  /  a.{x) 


dizioni   di    validità   della   formola  lim/  cf.{x) '^  {x  ,  h)  d  x  =^  0  , 


lim  /  {:i{x) 'f{x ,h)  dx  =  0  trovate  nei  paragrafi  precedenti. 

Jo 

Allora  se  fra  0  e  s  sarà  in  valore  assoluto  ol{x)  i3(.r)<^o, 
avremo  come  nei  §§.  30  e  32  : 

fl.{x)  p(.r)  '^(.r  ,  h) dx=ÌO  9  Ao+*2  /  K^)  -  ^- (^-.s)  { X-r)  ^{^ ,  h)dx-{- 


'•s+1 


1  «^as 


84 

con  0  compreso  fra  0  e  1:  e  se  a(.r)  e  (^(.r)  non  faranno  oscil- 
lazioni fra  0  e  e,  applicando  a  ciascuna  delle  due  somme  del 
secondo  membro  il  processo  stesso  con  cui  si  studiò  nel  §.  30. 
la  prima  delle  somme  stesse,  si  vedrà  che  per  £  abbastanza 
piccolo  il  loro  aggregato  è  piccolo  a  piacere . 

Se  poi  ot(.r)  fra  0  e  s  non  fa  oscillazioni,  e  fi(.r)  invece  di 
soddisfare  a  questa  condizione  soddisfa  alle  altre  D<^6'o,  o 
lim  D  log  0=0  dei  §§.  2S.  e  29,  allora  studiando  la  prima  somma 
col  processo  ora  indicato  e  la  seconda  con  (Quelli  dei  §§.  28 
e  29  si  vedrà  che  ciascuna  di  queste  somme  è  piccola  a  piacer 
nostro  dipendentemente  da  e;  e  lo  stesso  accadrà  se  a/.x)  e  Jj(.i') 
soddisfano  ambedue  alla  condizione  D  <^  e  o,  o  lim  D  log  6=0. 

Se  poi  a(.r)  soddisfa  alla  condizione  di  non  fare  oscillazioni 
fra  0  e  s  0  alle  altre  D<^cò,  o  lim  D  log  5^0,  e  la  funzione  ^{x) 
è  tale  che,  avendosi  ,'ì(a')=;y(jr)  o)(.r)  con  [j{x)  privo  di  oscillazioni 
fra  0  e  £  e  sempre  finito,  il  prodotto  [j{x)  x\    abbia  per  limite 

zero  per  a*  =  4-0,  allora  applicando  i  processi  precedenti  alla 
prima  somma ,  e  spezzando  la  seconda  somma  in  due  altre 
come  si  fece  al  §.  30.  per  la  somma  che  allora  considerammo 

y    /  l'y-{x)^{x)  —  a(a.,)  ,3(a4)] 'f(.r,/i)  f^r,  e  poi   ripetendo  i  ra- 

gionamenti  del  §.  30.  stesso,  si  vedrà  ancora    che  l'integrale 

J'  a(.r)p(.r)'i(.r  ,  /j)  fZ.r,    dipendentemente  da  e,  e  dopo   che  h 
0 
sarà  divenuto  abbastanza  grande,  sarà  minore  di  quel  numero 
che    più    ci    piace  ;    e    lo    stesso    pure    accadrà    se ,   essendo 
oi{x)  =  rjQ{x)(tìQ{x\  e  ^{x)=r^{x)  co(.r),   con  po(.r)  e  f,(.r)  finite  e 
prive  di  oscillazioni  fra  0  e  =,  i  prodotti  pQ(.r).rX     ,f/(x).x-X 

avranno  per  limite  zero  per  j'=-4-0,  essendo  al  solito  K    e  X 

estremi  oscillatorii  dei  rapporti  incrementali  di  o){x)  e  oìq{x). 

E  se  a(.r)  soddisfacendo  ad  una  qualsiasi  delle  tre  condi- 
zioni ora  indicate,  e  essendo  ,Xr)  =  f>(x)  oì{x)  con  f.{x)  finito  e 
privo  di  oscillazioni  fra  0  e  ;  e  oì{x)  sempre  fiuitn,  il  prodotto 


85 

r/.r)  X  X  non  avrà  per  limite  zero  per  .i"=-f  0,  ma  a  si  scom- 
'  (1)  ^  (li 

j)orrà  in  due  fattori  ]x(x) ,  v(a;)  il  primo  dei  quali  ]x{x)  è  tale  che 

p(x")  ^(x)  ha  per  limite  zero  per  x^=-|"0,  e  il  seco)ido,  oltre  a 

crescere  indefinitamente  senza  oscillare  quando  x  tende  a  zero, 

ha  un  estremo  oscillatorio  atto  all'  integrazione  fra  s^  e  s  con 

0  <C  =,  «<[  £,  e  gode  della   proprietà  che   x  v.^J?)  col    tendere   a 

zero    di    x    non    va    decrescendo ,    mentre    il    prodotto 

f,{x)  I  o){x)  v(.r)(^.r  per  x=^-\-0  ha  un  limite  determinato  e  finito, 

allora  applicando  i  relativi  processi  precedenti  alla  prima  somma 
collo  spezzarla  ove  occorra  in  due  parti,  e  spezzando  pure  in 
due  parti  la  seconda  somma,  e  poi  ripetendo  i  ragionamenti 
del  §.  32.  (  con  quelle  leggerissime  modificazioni  che  sono  dovute 
alla  circostanza  che  ora  alla  quantità  ivi  indicata  con  y.{y.s)  nella 
seconda  somma  è  sostituita    1'  altra  a(as)  o(as)   ec,  )  si  troverà 

ancora  che  l'integrale  /  0!.{x)  ^[x)  z{x  ^  h)  d  x    dipendentemente 

da  £  sarà  minore  di  quel  numero  che  più  ci  piace  dopo  che  h 
sarà  divenuto  abbastanza  grande.  Lo  stesso  poi  accadrà  se 
essendo  anche  a.{x)  della  forma  a{x)  =  Pq{x)  oìq{x)  ,  con  Po(^^) 
priva  di  oscillazioni,  e  tóy(j?)  sempre  finito,  saranno  soddisfatte 
per  [jq{x)  e  o)Q(.r)  le  condizioni  poste  ora  per  p{x)  e  w(.r)  ;  e 
collo  spezzare  ove  occorra  le  stesse  somme,  e  col  ripetere  i 
ragionamenti  del  §.  3G.  si  vedrà  che  lo  stesso  pure  accade  se 
le  funzioni  qui  indicate  con  ,o(.r)  e  tiì{x)  o  le  altre  po(-^)  e  oìq{x) 
invece  che  alle  condizioni  che  ora  si  avevano  soddisfano  all'altra 
che  le  quantità  X     o  À      siano  atte  alla  integrazione  fra    s,  e 


(1)  (0 


i  {0<^=i<Cz)  e  i  prodotti  pO^)  X   ,  o  Po(-z^)  X      restino  atti  all'in- 


(0  co, 


tegrazione  fra  0  e  =  anche   ridotti    ai    loro  valori  assoluti. 

Similmente  si  osservi  che  se  a{x)  soddisfarà  ad  una  qual- 
siasi delle  varie  condizioni  ora  ricordate,  e  essendo  ancora 
,3(.^)=p(./')  to(.r),  con  [.{x)  finito  e  privo  di  oscillazioni  fra  0  e  e. 


86 


1  r 

l'integrale,  1  i.o{.v)dx  sani  finito  fra  0  e  s  e    l'altro 

ove  e,  ,y2i-''r»  soddisfano  alle  condizioni  poste  in  principio 
del  paragrafo  precedente,  sarà  tale  che  la  sua  derivata  «"  o 
l'estremo  oscillatorio  7*"^  della    sua  derivata  («—!)"  inoltipli- 

cato  per  =-^^ — i-LJ^ l-     resti    atto    alla   integrazione    anche 

^  X  ° 

ridotto  ai  suoi  valori  assoluti,  allora  la  formola  del  paragrafo 

precedente  : 

[^{x)  ^{x)^  {X , h) dx  =  V  /  a(,r)  ^.(,r)  P,  f  »)  '^{x ,  70 dx  + 

+  /  <^)  K-»)  'fi  'fa  -  'inf'^  'f(-^'  1  '0^^-^, 

coli'  applicare  agli    integrali  del  secondo  membro   che   compa- 

»'-i 
riscono   sotto  il  segno    \    i  risultati  ora  ottenuti ,    ci  mostra 

u 

che  l'integrale  /  a.{x)'^{x)'t{x^h)dx^  dipendentemente  da  e,  sarà 

minore  di  quel  numero  che  più  ci  piace  dopo  che  h  sarà  dive- 
nuto abbastanza  grande;  e  lo  stesso  accadi-à  se,  avendosi  anche 
a(.r)=Po(a7)  (j)q(x)  con  [jq{x)  e  ^^(.r)  analoghe  alle  {j{x)  e  o)(.r) 
precedenti,  queste  funzioni  [j^x)  e  ^>i^|s.x)  soddisfaranno  alle  stesse 
condizioni  delle  p(.r)  e  to(.r),  perchè  allora  ogni  termine  della 
somma  del  secondo  membro  della  formola  precedente  potrà, 
trasformarsi  colla  equazione: 


/  a(^)  Ka?)P.  t^  ^{x  ,  h)dx  =y!  /  Po(^)  Q.'  Yo^''^p(^')  P*  7^'^  ^i^.m 
JO  u  Jo 


i)dx-\- 


+y^K'^)  P.S'  r  Po('^)  'h  'h  •  •  'h>'  T,/"'^  'f(-^^ ,  /'  )  f^-'^, 


87 

ove  «{^, ,  ó, ,.., '{>„'_|  ,  Qs',  7q<*'^  sono  le  funzioni  analoghe  alle 
'fi  l 'f -2 1  •  •  l 'f "  '  P»!  T^*^  relative  ora  alla  funzione  a(a');  e  in  questa 

equazione  gli  integrali  che  compariscono  nella  somma  V  han- 

1 
no  per  limite  zero  per  /«=oo    per    la    ragione  che  le   funzioni 
che  vi  figurano  a  moltiplicare  il  z{x  Jì)  soddisfano  alla  terza 
delle  condizioni  indicate  poc'  anzi,  e  l'ultimo  integrale  ha  -pure 
per  limite  zero  per  A=oo ,  perchè  il  prodotto   {j{x)  P^  ^"^    per 

x=-{-0  ha  per  limite  zero,  e  l'altro  — —     xì  "  '  y»     —  resta 

atto  alla  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti. 
Un  ugual  risultato  si  ha  se  a(.r)  soddisfa  alla  condizione 

del  §.  27,  quella  cioè  che  il  quoziente  ^-^  sia  atto  all'  inte- 
grazione anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti;  e  anzi  allora  non 
vi  è  neppure  bisogno  di  porre  per  %x)  altra  condizione  all' in- 
fuori di  quella  di  essere  sempre  finita:  dunque  riassumendo  ora, 
coir  osservare  che  se  f{x)  e  F(j;)  sono  due  funzioni  tali  che  si 
abbia; 

f{^)  =  /"C+O)  +  o.{x)  ,       F(.r)  =  F(+0)  +  ^{x) , 
ove  a.{x)  e  p(.r)  per  x  =  -\- Q  hanno  per  limite  zero ,  sarà  : 
f{x)  r(.r)  =  /•(+0)  F(+0)  +  F(+0)  a.{x)  +  /•(+0)  'p{x)^a{x)  ^.{x) , 
si  può  ora  evidentemente  concludere  che  „  se  la  funzione  f{x) 
„  fra  0  e  £  è  finita  e   atta    alla  integrazione  e  /"(-|-0)   ha  un 
ji  significato,  ad  essa   sarà   applicabile  la  formola  (6)  tutte  le 
„   volte  che  soddisfi  ad  una  delle  condizioni  seguenti: 
„  L  di  non  fare  oscillazioni  fra  0  e  s; 

„  II.  che    il  rapporto  incrementale  destro di 

j>  A^)  pel  punto  x==0  resti  atto  alla  integrazione  negli  intor- 
„  ni  a  destra  del  punto  zero  anche  ridotto  ai  suoi  valori 
„  assoluti; 

„  IH.  che   per  s  abbastanza  piccolo   in   ogni  intervallo  S 

fra  0  e  e  che  non  termini  al  punto  zero  sia  D^  <:^  e  5,  o  sia 

^  0 


88 
,   D^  log  5  <^a,  essendo  D    roscillazione  in  questo  iiitervallo,  ó 

,   un  numero  finito,  e  3  un  numero  positivo  piccolo  a  piacere; 

„   IV.  che  essendo  /"(.r) —/(-[- 0)  =  a(.r)  =  p(.T)  o)(x),  con 

,   o(.r)  privo  di  oscillazioni  fra  0  e  e  e  co(.t)  continua  fra  0  e  £ 

,  (  0  al    più  esci.)  e  sempre  finita,  sia  lini  ,c(./')  .r  À    ==^0,  es- 

,  aendo  X     l'estremo  oscillatorio  di  (o; 

(0 

„  Y.  che  essendo  ancora  f{x)  —f{-\-0)  =  a.{x)=p{x)  itì(x)i 
,  con  f,(.r)  e  o)(r)  dotate  delle  proprietà  ora  indicate,  ma 
,  senza  che  il  prodotto  r,{x)  x  X     abbia   per    limite    zero   per 

0) 

■f=-f-0,  si  trovi  che  À     si  scompone  in  due  fattori  [j.(a')i  '^i'^) 

il  primo  dei  quali  [x(x")  è  tale  che  (j{x)  |j.(.r)  ha  per  limite  zero 
per  x=-\-0^  e  il  secondo  v(.r),  oltre  a  crescere  indefinitamente 
senza  oscillare  quando  x  tende  a  zero,  ha  un  estremo  oscil- 
latorio atto  all'  integrazione  fra  e,  e  e  essendo  ()<C=i<^^^ 
gode  della  proprietà  che  x  v(.t)  col  tendere  a  zero  di  x  non 
va  decrescendo,  e  se  y(.r)  è  una  funzione  che  per  x  diverso 
da  zero  fra  0  e  £  ha  per  derivata  p(.r)/(.r),  il  pr-tdotto 
a(.r)  y(.r)  per  j;  =  -|-  0  ha  un  limite  determinato  e  finito  ; 
talché  se  a(x)  non  tende  a  zero  con  x  il  prodotto  ^{x)  \i{x) 
dovrà  essere  atto  alla  integrazione    fra  0  e  e; 

„  VI.  che  essendo  ancora /"(.r) — /"(+0)=,o(j)w(j),  con  ,c(.r) 
privo  di  oscillazioni  fra  0  e  s,  e  (tì{x)  continuo,   almeno  fuori 

del  punto  zero,  e  sempre  inferiore  a  un  numero  finito,  X      sia 

co 

atto  all'integrazione  fra  Sj  e  s  con  0<C^i<C-i  6  la  funzione 

f:,(.r)  X     sia  atta  all'  integrazione    fra  0  e  s  anche   ridotta  ai 

(0 

valori  assoluti  ; 

„  VII.  che  finalmente  essendo  sempre  f{x)  —  f{-\-0)  = 
=  (j{x)  o){x),  con  (j{x)  privo  di  oscillazioni  fra  0  e  =,  e  (.o{x) 
qualunque  purché  atto  alla  integrazione,  e  'fi,'f2,..,'f„  soddi- 
sfacendo alle  condizioni  poste  in  principio  del  paragrafo  pre- 

1    /"'' 
cedente,  l' integrale—  /  oì{x)dx  fra  0  e  a  sia  sempre  numerica- 


«9 
„  mente    inferiore    a    un    nnmero  finito ,    e    V  altro 

1  f'"-'  dx  r-^    r''dx  p 

^   Y(-t')=~^  /     /    •  •  •  I  1  ^'^{x)d X  sia  tale  che  la  sua 

„   derivata   n"  o  1'  estremo  oscillatorio    y^"*   della   sua    derivata 
„  («  —  !)"  moltiplicato  per  -        '^'  ~  "  '  '  '  "  resti  atto  alla  in- 

f,  tegrazione  anche  ridotto  ai  suci  valori  assoluti. 

„  E  se  al  tempo  stesso  la  funzione  F(.c)  fra  0  e  s  è  finita 
„  e  atta  alla  integrazione  e  F(-j-O)  ha  un  significato,  e  soddisfa 
,  anch'  essa  ad  una  di  queste  condizioni ,  la  formola  (G),  oltre 
„  essere  applicabile  a  ciascuna  delle  funzioni  f{x)  e  Y{x)  sepa- 
„   ratamente,  si  applicherà  anche  al  loro  prodotto  /"(.r)  ¥{x)  „ . 

Per  abbreviare ,  le  condizioni  suindicate  saranno  da  noi 
qualificate  coi  nomi  di  condizione  I,  II,  UT,  IV,  V,  VI  e  VII 
respettivamente;  e  come  già  notammo  al  §.  38.  si  può  osservare 
che  alla  condizione  VII  potrebbe  sostituirsi  V  altra  che  il  pro- 
dotto [■-'(J^)'fi  tpj .  .  • 'f  (1  Y*"^  soddisfacesse  invece  a  una  delle  con- 
dizioni I,  III,  IV,  V  0  VI.  Naturalmente  poi  la  condizione  VII 
per  r  arbitrarietà  che  resta  nelle  funzioni  9^,'pji''/f"  ®  ^^^^ 
numero  intero  »,  che  può  essere  anche  grande  a  piacere,  dà 
luogo  a  molte  condizioni  speciali  delle  quali  ora  può  tornare 
utile  r  una    ora  1'  altra  come  si  disse  al    §.    38  . 

Per  ciascuna  poi  .delle  sette  condizioni  sopra  enunciate 
z{x ,  lì)  dovrà  sempre  soddisfare  a  quelle  speciali  che  via  via 
respettivamente  le  abbiamo  imposte ,  e  potremo  sempre  pren- 
dere per  '^{x  ,  h)  una  funzione   che  soddisfi  alle  condizioni  del 

S.  32,  e  in  particolare  anche  z{x  .  h)  =  ■ . 

40.  Merita  inoltre  di  essere  notato  che  tolti  i  casi  in  cui 
f{x)  soddisfa  alla  condizione  I  e  VI  o  a  quella  parte  della 
condizione  III  che  è  espressa  dalla  formola  D^<Ccò,  in  tutti 

0 

gli  altri  casi  che  ora  abbiamo  indicato,  fra  le  varie  condizioni 
cui  deve  soddisfare  '{■{xji)  vi  è  sempre  quella  che  il  prodotto 
xr£{x  Ji)  resti  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  B  pei 
valori  di  x  fra  0  e  £  e  per  qualunque  valore  di  h;  e  quando  in 


90 

dati  studi  occorresse  di  toglier  questa  restrizione  rispetto  a 
'^(.r ,  h)  allora  bisogna  modificare  alquanto  le  condizioni  enun- 
ciate sopra  rispetto  a  fl-f). 

Così   per  es.,  quando,   invece    di  ;r^(r,^),  resti  finito  e 

V 

inferiore  a  B  soltanto  il  prodotto  x    rf{x  , /t)  con  v^l,  allora, 

osservando    che    la    somma  ^  Dj  /  (pi{x  ^h)  dx  considerata   al 

1        -'a, 

e  on  ^  •  r  •  n  p  r^-^  D/.B  f  i-.  i_v\ 
§.  29.  e  mferiore  a  DhB  j    -^  ,    ovvero  a     f  ^      ^         1 

si  vede  che  alla  condizione  ITI.  nella  parte  che  è  espressa  dalla 

V— 1 
diseguaglianza  D    log  8<Ca  bisogna  sostituire  l'altra  D^  S       <[3. 

Similmente ,  riprendendo  gli  integrali 
/  a(as)Xs(x — y.,) '^{x  Ji)  d  X  considerati  al  §.  30,  si  vede  che 
nel  caso  attuale  la  loro  somma  è  numericamente  inferiore  a 
—^  \  a.{(Xs)  X^"  cf.s  f  —  ]  ;  e  quindi  si  trova  al  modo  stesso 
che  in  questo  caso  alla  condizione  IV.  lim  p(x)  x  X  =0,  biso- 
gna sostituire  l'altra  lim  [.{x)  x  ~    X  =0;  e    in  modo   simile 


si  potrebbero  trasformare  la  condizione  V  e  la  Vlf. 

Può  darsi  poi  (  e  ciò  accade  per  es.  per  gli   sviluppi   in 

funzioni   sferiche)    che  (p(x ,  A),  oltre  a  portare  un  fattore  che 

cresce  indefinitamente  all'impiccolire    di   a;,  come    nel  caso    di 

sen  II  X 

's(xji)= ,  ne  abbia  uno  che  cresce  indefinitamente  con  ho 

'  ^  sen  X 

con  —  ;  e  qui  mi  piace  di  accennare  qualche  cosa  relativamente 
al  caso  in  cui  'f  (x ,  h)  è  della  forma  '^^  '  .,  '  ,  ove  (pi{a.^) 
diviene  infinito  con  —  in  modo  che  il  prodotto  a^   ^iCocj)   re- 


01 


sti  finito,  e  cpgC^ ,  /*)  è  sempre  inferiore  a  un  numero  finito  B, 
e  del  resto  sono  soddisfatte  tutte  le  altre  condizioni  poste  sopra 
per  rf{x  ,  h). 

In  questo  caso  la  somma    V  D^  /  ff^{x  ,h)dx  considerata 

1  '^«s 


l_v        1— V 

o   a 


X 


al  g.  29.  e  inferiore    a  —y^^ —  !  ^j       — e  ì 

Dh  'f  j(  «i)  B  (  log  0  —  log  e  )   secondochè  v  è  diverso    da   uno  o 

k 
uguale  ad  uno;    e    quindi,  ammesso   che   sia  'f i(ai)  =  — ]i  ove 

a,' 

^•^  è  inferiore  a  un  numero  finito  Jc^  „  alla  condizione  III  nella 
„  parte  D    logS*^;^  dovranno  evidentemente  sostituirsi  le  altre 

„   ^  <  a  quando  v  <  1;         ,f     <  a  quando  v  >  1;  e 

n      \u^   <^  quando  v=l    ,  . 

Riprendendo  poi  gli  integrali  /  a(or.,)  X,  (j:— as)'f  (r  ,  7i)  (Z 

del  §.  30,    si   vedrà  ora  che  la  loro  somma   è    numericamente 

inferiore  a  x— ^  Y  ir ovvero 

2a/   ^  «s 

_  ^—'^ 

^  Bp^o   V   a(a,)  X^s  CT^      (a,+,  —  a*),   e   se  t^- <  1   essa   sarà 
2        i  a/ 

anche  inferiore  a       ^£^<l  y  a(  a,)  X^  a^  (a.+j— a^),  ovve- 

^       Y 

ro  a  f— ^  essendo    M   il   massimo    valore    assoluto    di 

u 

ì—'t^—'-' 
a(a»)  X^s  «s  ;  talché  ripetendo  i  ragionamenti  del  §.  30  si 

vedrà  che  in  questo  caso  di  ^{'(oci)  =  — «:  con  |j.  <  1,  ec.  „  alla 


02 


coudizione    IV    può    sostituirsi    V  altra    che    „   il    prodotto 

.   rAx)  X    .r  resti  numericamente  inferiore  a  un  certo  numero 

„  finito,  senza  avere  ora  per  's{x  ,  h)  alcuna  condizione  rapporto 

,  alla  serie  \(    -  )  -. — In  nlodo   simile  si  trasformeranno  le 

„  condizioni  V  e  VII. 

41.  Fin    ora  abbiamo   ammesso  che    la    funzione  f{.v)  da 


Jfi-^)  'f( 


noi  considerata  negli  integrali  /  f{-r)  '{.{.r,h)d.r    fosse  sempre 

finita  nell'intervallo  di  integrazione.  Quando  però  'f(a^ , /i)  per 
valori  convenienti  di  a  e  h  per  es.  positivi,  soddisfa  alle  solite 
condizioni  : 

e  per  h  finito  è  sempre  finita  nelT  intervallo  nel  quale  si  con- 
sidera, è  facile  vedere  che  le  formole: 

(12)     Um      f{xys{x  Ji)dx=0,     \ìm      f{x)'f{xJi)dx=Gf(-j-0), 

continuano  a  susssistere  anche  quando  f{x)j  pur  soddisfacendo 
a  tutte  le  altre  condizioni  che  abbiamo  posto  respettivamente 
per  l'una  e  per  Taltra  delle  formole  stesse,  cessa  di  soddisfare 
a  quella  di  mantenersi  sempre  finita,  e  diviene  invece  infinita 
in  un  gruppo  finito  o  infinito  di  punti  di  prima  specie,  purché 
però  essa  resti  atta  alla  integrazione  anche  riducendola  alla 
funzione  f[{x)  dei  suoi  valori  assoluti,  e  purché  nel  caso  della 
seconda  formola  i  punti  d' infinito  (*  siano  diversi  dal  punto 
x=0. 

Osserviamo    infatti    dapprima    che,    sotto    queste  ipotesi, 

gli  integrali  1  f{x)'^{xji)dx  ^    I  fx)'t{xji)dx  avranno  un  si- 
Ja  Jo 

(*)  A  scanso    di   equivoci  ricordiamo  che  nei  caso  dei  gruppi    infiniti  di  prima 
specie  figurano  come  punti  d'infinito  anclie  i  punti-limiti  del  g:rui)po  (m.  1.  §.  218  ). 


03 

gnificato  per  ogni  valore  finito  di  h;  e  siccome  supponiamo  che 
f{.T)  non  sia  infinita  per  a'=0,  se  si  pone: 

/  f{.r)  's{x  ,  h) (Ir  =(  /     +  /     )f{xy^{x  ,  h)  dx, 

si  potrà  sempre  intendere  di  avere  preso  per  a  un  numero 
diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  ò  tale  che  fra  0  ed  a  non 
cadano    punti    d'infinito    di    /"(r) ,    e    allora    l'integrale 

I  fi')  -G^  1  ^0  ^"^    s^'*^    precisamente  come    quelli    considerati 

nei  paragrafi  precedenti  ;  talché  per  dimostrare  che  nei  casi 
suindicati  continuano  a  sussistere  le  formole  (12)  hasterà  limi- 

tarsi  a  studiare  gli  integrali  della  forma  /  f{x)'^[x  ^h)dx^  ove 

Ja 
0<a<ò. 

Considerando  dunque  l'integrale  1  f{x)'s{x^h)dx^   sup- 

poniamo  che  se  /"(r)  diviene  infinita  in  un  gruppo  di  punti  di 
ordine  v  >  0  fra  a  eh  {a  e  b  incl.),  essendo  0  <^  a  <  & ,  essa 
resti  atta  alla  integrazione  anche  riducendola  alla  funzione  f^{x) 
dei  suoi  valori  assoluti;  e  valendosi  del  teorema  del  §.  13.  im- 
maginiamo racchiusi  i  punti  d'infinito  di  f{x)  e  fi{x)  in  un  nu- 
mero finito  d'intervalli   z\  ,  é^,  . .,  é/,. .  tali  che  la    somma  degli 

integrali  /  fi{x)dx ,     /  fi{x)  dx,.  ..  estesi  a  questi  intervalli 

sia  minore   di  quel  numero  che  più  ci  piace  'j  . 

Allora  se  'f^  è    il    limite  superiore  dei    valori    assoluti  di 
ff{x ,  h)  per  X  compreso  fra  a  e  6  (  a  e   h  incl.  )  e  qualunque 


grali  /  /'(J^)'f(.r,- 


sia  ^,  ognuno  degli  integrali  /  f{x)'^[x,h)dx  h  numericamente 


inferiore  a  'f(,  /  /■,(.r)  dx  (  m.  1.  §.  225),  e  ciuindi  la  loro  som- 


94 


ma  sarà  inferiore  in  valore  assoluto  a  'fo  2  /  A('*')^-^'  ^  ^  ro  "• 

Tolti  poi  gli  intervalli  //,  negli  intervalli  restanti  (che  saranno 
in  numero  finito  )  la  funzione  f{-v)  è  sempre  finita,  e  pel  teo- 


rema 


integrali  / 


del  §.  22,  gli    integrali  /  f{x) '£(.r  ,  h)  d  x  estesi   a  questi 


ultimi  intervalli  col  crescere  indefinito  di  h  potranno    rendersi 

minori  di  quel  numero  che  più  ci  piace;  quindi  evidentemente 

può  dirsi  così  dimostrato  quanto  volevamo . 

,                ...        T     ,     ,x       senhx 
Aggiungiamo  che  nel  caso  particolare  di  'f(x,/t)  ==■ -, 

per  questa  dimostrazione  e  per  la  formola  (5)  del  §.  23.  si  può 

dire  che  se  0<;a<Cò<^\  si  avrà  in  valore  assoluto: 

,.«v   r^.  ,sen/«.r,        Apzl      l{b—a)         1      i^.-p.    ,  ^i  f  j- r  m    Ì 
^     W  '  ^  "^  sena;  hsena     h  sen ^  a      sen  a  r  — ^         '  ^  / .  '  '^  '      \ 

essendo  X  il  limite  superiore  dei  valori  assoluti  di  /"(.r)  negli 
intervalli  ^,  ,  £3 . .  .  che  restano  in  {a  ,  h)  dopo  di  aver  tolti  gli 
intervalli  i/,  e  2^  il  numero  degli  intervalli  in  cui  bisogna  scom- 
porre   gli    stessi    intervalli  £,  ,  £3 .  •  .  quando    si    vuole    che   la 

somma  corrispondente  V  o^  D^  sia  minore  di  quel  numero  che 

più  ci  piace  0. 

Inoltre  aggiungiamo  che  se  i  punti  d' infinito  di  /(r)  fra 
a  oh  sono  in  numero  finito,  e  la  funzione  '^{x,Ji)  anche  col 
crescere  indefinito  di  h  fk  sempre  soltanto  un  numero  di  oscilla- 
zioni fra  a  e  b  non  superiore  a  un  numero  finito  (  il  che  però 

non  si  verifica  quando  'i(x ,  h)  = ),  allora  non  è  neces- 

'  sen  X  J 

sario  porre  la  condizione  che  f{x)  resti  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti;  perchè  se  il  numero  delle 
oscillazioni  di  'f  (r ,  lì)  h&  a  e  b  non  è  mai  superiore  a  p,  ap- 
plicando il  teorema  del  §.  207  del  mio  libro  a  ciascuno  degli 


95 

integrali  definiti  singolari  relativi  ai  punti  d'  infinito ,  e  poi 
passando  alla  considerazione  dei  contributi  corrispondenti 

/  ,  /  ...  si  vede    che   ciascuno  di  questi   integrali 

può  rendersi  minore  di  4  /J  9  a  ,.  quando  si  prendano  s^  ,  £0, . .  ; 
z\ ,  e'j  1  •  •    Jn    mo(]o    che    gli    integrali    definiti    singolari 

f{r)dx  ,    /  f{.r)  dx  ^ .  .ove  0  <iE^  «Cs^  ,  0<iò\  <s/  ,  .  . .  siano 

numericamente  inferiori  a  a  . 

42.  Dobbiamo  pure  avvertire  che  la  proprietà  dimostrata 
nel    paragrafo    precedente    pel    caso    particolarissimo    di 

^(^xji)=  ,   e  di  un  numero  finito  di  punti  d'infinito  di 

f{x)  fra.  a  e  b  fu  data  da  Dirichlet;  né  il  suo  lavoro  portava 
che  egli  dovesse  occuparsi  del  caso  di  un  numero  infinito  di 
punti  d'infinito,  poiché  egli  considerava  soltanto  le  funzioni 
che  in  un  intervallo  dato  fanno  un  numero  finito  di  oscillazio- 
ni, e  in  queste  evidentemente  •  il  numero  dei  punti  d'  infinito 
non  può  ess  re  che  finito.  Nel  caso  di  Dirichlet  poi  non  vi 
era  bisogno  di  porre  la  condizione  che  f{x)  restasse  atta  alla 
integrazione  anche  riducendola  ai  suoi  valori  assoluti,  poiché, 
come  è  noto,  questa  condizione  porta  una  restrizione  soltanto 
rispetto  ai  valori  che  la  funzione  prende  negli  intorni  dei 
punti  d' infinito  { ra.  1.  §.  225  )  ed  é  sempre  verificata  nel 
caso  di  Dirichlet,  perché  la  funzione  /(.r),  avendo  un  numero 
finito  di  oscillazioni,  negli  intorni  di  quei  punti  finisce  per  avere 
sempre  lo  stesso  segno,  0  tutt'  al  più  il  cangiamento  di  segno 
avviene  passando  dall'  intorno  a  destra  a  quello  a  sinistra. 

Pel  caso  poi  delle  funzioni  '^{x  ,  h)  generali  la  proprietà 
dimostrata  nella  prima  parte  del  paragrafo  precedente  fu  data 
la  prima  volta  dal  Du  Bois-Reymond  per  un  numero  finito  di 
punti  d' infinito  di  f{x),  e  accennata  da  lui  anche  pel  caso  di 
nn  numero  infinito  di  punti  d' infinito  di  f{x) . 

D.  7 


96 


IV.    Applicazione    dei   risultati    precedenti 
agli   sviluppi    in   serie   di   Tourier. 

43.  I  risultati  generali  che  abbiamo  ottenuto  conducono  a 
molte  serie  e  a  molti  integrali  atti  a  rappresentare  analiticamente 
funzioni  di  una  variabile  reale  date  arbitrariamente  in  certi 
intervalli,  come  mostreremo  diffusamente  nel  capitolo  seguente. 
Ora  troviamo  utile    di    incominciare   coir  applicare    i    risultati 

medesimi  al  caso    particolare    di  z[x  ,  h)  = ,   mostrando 

sen  X 

così  intanto  come  essi  conducano  a  trovare  i  casi  piìi  notevoli 

nei  quali  la  serie  di  Fourier: 

1  °° 


2 

\ 


ove: 


(2) 


1  f''  1  r^ 

a„  "=  -  I  f{^)  cos  n  X  d  x.,     b„  =  —  1  f{x)  sen  n  x  d  x, 


può  servire  a  darci  il  valore  della  funzione /'(a;)  o  il  valore  me- 
^.^  f^r±0)±f{x-0)^ 

Ricordiamo  perciò  che,  come  già  trovammo,  la  somma  A„ 
dei  primi  n-\-l  termini  di  questa  serie  pel  valore  a  di  a;  è: 


2  "-fi. 
sen  — ^ — {x — a) 

A».  =  s^  /  /'(^)  1 dx  , 

sen  -  (x — a) 


'"=èj3: 


e  quindi  ponendo  x — a  =  2?/,  e  2  w-j-l  =  A,  si  ha; 

z — a 


'  J  --ti.  sen  ;/  "./o  '^^n  'J 


97 

o  anche  cambiando  y  in  — //  nel  primo  integrale: 

:r-j-a  >  :r — a 

1-    /  V        r.    sSen  /j  //  ,      ,   1   /  ^,    ,  ^    .  sen  hy  ^ 

A..  =  -  /  /a— 2  y ^  (Zy  +-  /  /•a+2  (/) ^^  dy; 

-7q''  -''sen//      -^       ttJq^^  ^    ■''  seny      ^' 

e  nel  caso  particolare  in  cui  sia  a=:r  o  a=  —  tt,  uno  dei  due 

intei^rali    che    qui  compariscono  verrà  a  mancare    e  l' altro  si 

ridurrà  fra  0  e  -. 

Ora  ammettendo  per   es.    che  ot    sia  nullo  o  positivo,  ma 

inferiore  a  ~,  e  indicando  con  t]  un  numero  piccolissimo  infe- 

TT — a 
riore  a  — ~  ,    si  potrà  scrivere  evidentemente: 

;r-|-a 


+^i/+/  '\<^>^^y^ 


mi  '  ) 


o  anche: 


A.=:£v-2,)+«.+2,)r-^^.,+ri-2.)'^^..+ 


2~ 


//■ 


2 

e  quindi  per  trovare  il  limite  di  A„  per  n=cc  o  per  h=co , 
ba:iterà  esaminare  i  varii  integrali  che  compariscono  nel  secon- 
do membro  di  questa  formola. 

Ma  ammesso,  come  è  naturale,    che    la    funzione  f{.T)  sia 
atta  alla  integrazione    fra  — tt  e  ;:,  e  ammesso  inoltre   che  se 


98 

diviene  infinita  in  un  gruppo  finito  o  infinito  di  punti  di  prima 
specie  in  questo  intervallo  es-a  resti  atta  alla  integrazione  an- 
che riduceiidola  ai  suoi  valori  assoluti ,  basta  applicare  la  se- 
conda delle  formole  (12)  del  capitolo  precedente  per  concludere 
subito  che  il  secondo  e  terzo  degli  integrali  che  qui  compari- 
scono hanno  per  limite  zero  per  h  =oc  . 

Il  quarto  integrale  poi  mancherà  evidentemente  se  a=0; 
e  se  a^O  col  cambiarvi  //  in  i: — y,  e  coll'osservare  che  h  è  un 


*^~— a 
~2~ 

ì  zero;  quind 

J    '                                      sen  h  u 
\^f{a-\- 2 }/)-{-  f{ci. — 2y)  |  '- d  y 
0                                                    " 


sen  lì'  y 

numero  dispari  si  ridurrà  all'altro  /  /Ta — 2  ;:  4-  2  ?/) —  d  y 

^  '     \  '  '  seny      -^ 

~2~ 

che  per  h=x    ha  pure  per  limite  zero;  quindi  tutto  si  riduce 

^'  sen  h  y 

'0 

nel  quale  figurano  soltanto  i  valori  di  f{x)  nei  punti  di  un 
intorno  piccolissimo  (a — 2  yj  ,  7.-j-2  Tj)  del  punto  a  che  si  con- 
sidera; talché,  osservando  ora  che  un  ugual  risultato  si  trova 
quando  a  è  negativo  o  nullo  e  differisce  da  — r,  noi  possiamo 
affermare  intanto  che  quando  f{x)  è  atta  alla  integrazione  fra 
— r.  e  ~,  e  se  diviene  infinita  in  un  gruppo  finito  o  infinito  di 
punti  di  prima  specie  in  questo  intervallo  resta  atta  alla  inte- 
grazione anche  riducendola  ai  valori  assoluti,  la  somma  della 
serie  (1)  pel  valore  a  di  r  compreso  fra  — tt  e  ::  (  gli  estremi 
ora  al  più  esci.  )  dipende  soltanto  dal  modo  di  comportarsi  di  f{x) 
in  un  intorno  comunque  piccolo  a  destra  e  a  sinistra  del  punto 
7..  ed  è  il  limite  per  A==gc  dell'  integrale: 


^..,+2y)  +  A«-2,)ì^^i,, 


quando  questo  limite  esiste. 

Se  poi  a=::,  allora  avendosi: 


A„=  1  /■;(._2,)?^i^^^v=  (  [\  r'W-2yf^^dy, 


2 


ovvero  cambiando  y  in  n— -//  nel  .secondo  integrale,  ce. 


f  !rtt-2y)+A-t4''Ì!/)t  dy, 

Jfì 


•2 

"n 


si  vede  che  la  somma  della  serie  sarà  il  limite  per  /«=oc  del- 
l' integrale 

e  lo  stesso  accadrà  anche  per  a=  —  ;r,  talché  pei  punti  estre- 
mi +;:  la  somma  della  serie  viene  a  dipendere  soltanto  dal 
modo  di  comportarsi  della  funzione  f{x)  negli  intorni  di  ambe- 
due questi  punti  nello  stesso  tempo,  e  anche  se  vuoisi  nell'  in- 
torno di  quello  soltanto  che  si  considera  di  questi  punti,  quando 
s'intenda  che  la  funzione  f[x)  sia  continuata  in  alcuni  intorni 
a  sinistra  di  — -  e  a  destra  di  z  con  una  funzione  che  riprende 
gli  stessi  valori  della  funzione  data  f{x)  in  punti  distanti  da  x 
di  multipli  di  2  tc,  per  modo  cioè  che  la  funzione  stessa  risulti 
periodica  e  col  periodo  2~. 

In  ogni  caso  adunque  la  convergenza,  divergenza  o  inde- 
terminazione della  serie  di  Fourier  pel  valore  a  di  x  viene  a 
dipendere  dal  modo  di  comportarsi  dell'integrale 

^/  1 A^' +  2  t/)  +  A'^- —  2  y)  ;   ~^^y^  0^6  ^  è  ""  numero 

fisso  ma  piccolo  ad  arbitrio,  quando  s' intenda,  onde  compren- 
dere i  punti  estremi  a= +~,  che  la  funzione  sia  continuata  in 
piccoli  intorni  anche  al  disopra  di  t:  e  al  disotto  di  — -  con  una 
funzione  periodica  con  quella  data  e  avente  per  periodo  2  ::;  e 
propriamente  se  questo  integrale  ha  un  limite  determinato  e 
finito  per  /i=x    la  serie   di  Fourier  pel  valore  a  di  x  è  con- 


100 

verf^ente  e  ha  per  somma  questo  limite:  mentre  se  lo  stesso 
integrale  è  indeterminato  o  è  infinito  la  serie  stessa  è  pure 
indeterminata  o  è  infinita.  —  E  poiché  questo  integrale,  essen- 

f  „  .  sen  hx 
f\x) d  J?,  e  caso  par- 

r^  ... 

ticolare  di  quello  /   f{x)'f{x^h)dx   che  noi    abbiamo  studiato 

^0 
nei  paragrafi  precedenti,  basterà  ricordare  i  risultati  ottenuti 
per  quest' ult'mo  integrale  onde  avere  subito  dei  casi  in  cui  la 
serie  di  Fourier  considerata  per  un  valore  qualunque  a  di  a; 
fra  — z  e  t:  ( — ~  e  ~  incl.)  è  convergente  e  di  essa  si  conosce 
la  somma  . 

44.  E  difatti,  intendendo  sempre  nei  teoremi  che  ora  enun- 
cieremo  che  la  nostra  funzione  /"(')  sia  atta  alla  integrazione 
fra  — ~  e  ~,  e  se  è  infinita  si  mantenga  atta  alla  integrazione 
anche  riducendola  ai  suoi  valori  assoluti;  e  intendendo  inoltre 
(  onde  comprendere  nei  nostri  enunciati  il  caso  in  cui  a  sia 
uguale  a  +-)  che  questa  funzione  f{r)  sia  continuata  in  piccoli 
intorni  anche  al  di.sopra  di  -  e  al  disotto  di  — ::  con  una  fun- 
zione periodica  con  quella  data  e  avente  per  periodo  2  ;r,  ba- 
sterà applicare  alcuni  dei  più  semplici  fra  i  risultati  generali 
ottenuti  nel  capitolo  precedente  agli  integrali 

-  /  f{o.—2y) '^-dtj  ,  -  /  Aa-f  2  v) d  >i  considerati 

separatamente,  o  all'altro  _  /    \f{y.—  2ij)-\-f{a.--\-2ìj)\- dij, 

per  giungere  subito  ad  enunciare  i  teoremi  seguenti  : 

I.  „  Se  in  un  piccolo  intorno  (a — -q  ,  a-f-'^j)  del  punto  a 
„  la  funzione  f{x)  è  sempre  finita  e  non  fa  un  numero  infinito 
„  di  oscillazioni,  la  serie  di  Fourier  (1)  per  a:=a  è  convergente 

„  e  ha  per  somma — '- — — ,  per  modo  che  se  nel  punto  a. 

dà 

„  f{x)  è  continua  la  somma  della  serie  stessa  sarà  precisamente 


ini 

■'   il  valore  f{x)  della  funzione.  S'intende  che    in    questo  caso 
,  /l^a-fO)  e  /"(a — 0  hanno  certamente  un  significato  ,. 

E  „  se,  qualunque  sia  il  modo  di  comportarsi  di  f{x)  negli 
,  intorni  del  punto  a,  la  funzione  V{t)=f{y.-]-t)  -\- fiy.—  t)  per  t 
„  compreso  fra  0  e  r^  è  finita  e  non  fa  un  numero  infinito  di 
,  oscillazioni,  allora  la  serie  di  Fourier  per  x=a.  sarà  ancora 

,  convergente,  e  la  sua  somma  sarà  f__r\— — ' ~-^ -,   e 

,  quindi    sarà    ancora  T       ^^^^^    ^®    ^°^^®    ^^^ 

,  f{a-\-0)  e  f{y. — 0)  hanno  un  valore  determinato  e  finito  „. 

,  Lo  stesso  poi  accadrà  se  f{x)  sarà  continua  nei  punti 
,  di  intorni  a  destra  o  a  sinistra  di  a,  e  farà  un  numero  infi- 
,  nito  di  oscillazioni  in  uno  o  in  tutti  e  due  questi  intorni 
,  (infiniti  massimi  e  minimi),  purché  però  i  massimi  e  minimi 
,  vengano  a  sparire  in  f{x)  o  in  F{t)  coli'  aggiungervi  una 
,  conveniente    funzione    di  primo  grado,  ec.  „  . 

II.  „  Se  nell'intorno  del  punto  a  la  funzione  f(x)  è  finita  e  in  a 
^  ha  tutt'  al  più  una  discontinuità  di  prima  specie,  ma  conside- 
„  rando  separatamente  gii  intorni  a  destra  e  quelli  a  sinistra  di  a 
,  e  intendendo  ogni  volta  ristabilita  la  continuità  nel  punto  a, 
,  si  trova  che  in  questo  punto  i  rapporti  incrementali  destri 

. — e    cosi    quelli    sinistri f 

t  ^  —t 

„  sono  sempre  inferiori  a  un  numero   finito,  o  almeno  se  cre- 

„  scendo  indefinitamente  restano  atti  alla  integrazione  rispetto 

,  a  ^  anche  ridotti  ai  loro    valori  assoluti ,  allora    la  serie  di 

„  Fourier    per    x  =  a  sarà  convergente    e    avrà    per    somma 

/•(a+Q)  +  /-(a-0) 

2 

Più  generalmente  „  se  per  ^=0  la  funzione  F(^)  =/'(a-|-^)-f- 

,  -|-/(a— ^)  sarà   continua  o  avrà  tutt'al  più  una  discontinuità 

.   di  prima  specie,  per  modo  che  il  limite  di  ({^.-{-t) -\- f{a. — t) 

y,  per  ^=0  sia  determinato  e  finito,  la  serie  di  Fourier  per  a?:=a 

lim  Ao+O  + /"(a-O 
,  sarà  convergente   e    avrà  per  somma  ^_^q —^ 


lui' 
,  quando  il  rapporto  iucreraentale  destro  di  f{'x-\  t) -\- f{^—t), 

,  cioè  ' — " ^-^ sia  sempre  in- 

,  feriore  a  un  numero  finito,  o  almeno  resti  atto  all'integra- 

,  zione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti  „. 

E  così  in  particolare  „  se  f{x)  sarà  finita  e  continua  nel 

,  punto  a,  la  serie  di  Fourier  per  j;=a  sarà  convergente  e  avrà 

f(y.Jf-t)  -  2 /"(a)  + /(a— 0 
,  per  somma  f{x)  quando  il  rapporto 

,  non  cresce  indefinitamente    col   diminuire   indefinitamente  di 

,  ^,  0  almeno  resta  atto  alla  integrazione  anche  ridotto  ai  va- 

„  lori  assoluti  „. 

Né  può  lasciarsi  di  osservare  che  questo    rapnorto  non  è 

altro  che  la  differenza  dei  rapporti  incrementali  destri  e  sinistri 

/•(a+O  -  /"(a)    f{'x—t)—f{a.)   ,..,,,  ,  ,     . 

— — — -^  •,  -^ 7 — -^  di  /(r)  nel   punto  a  per   valori 

uguali  di  t\  e  in  consepfuenza  del  teorema  ora  enunciato  si  può 
anche  dire  in  particolare  che  „  se  gli  estremi  oscillatorii  dei  rap- 
,  porti  incrementali  destri  e  sinistri  di  /(r)  presi  nel  punto  a, 
y,  0  almeno  quelli  destri  di  /"(a-j-^  +  /l^- — 0  presi  nel  punto 
^  f=0,  saranno  ^finiti,  allora  la  serie  di  Fourier  corrisponden- 
,  te  per  X:^=a  sarà  convergente ,  e  avrà  per  somma 
lim  /•(q-fO+Z^g-O 

"  ^=0  2 

III.  ,  Se  la  funzione  f{r)  in  un  intorno  (a— r; ,  a+'Z])  del 
,  punto  a  è  sempre  finita,  ed  è  continua  per  tutto,  tranne 
,  tutt'  al  più  nel  punto  a  ove  può  avere  una  discontinuità  ordi- 
,  naria,  e  se  indicando  con  z  un  numero  positivo  arbitrariamente 
„  piccolo  e  con  D  ^  le  oscillazioni  che  essa   fa  in  ogni  inter- 

,  vallo  0  preso  in  questo  intorno  cui  non  appartenga  il  punto 
„  a  si  ha  D^log  o<C,^i    la  serie   di    Fourier  per  .r=a    sarà 

ó 

»  convergente  e  avrà  per  somma   ^ . 

„  Un  ugual  risultato  si  ha  pel  caso  in  cui  queste  condi- 
y,  zioni  anziché  per  la  funzione   f{x)  sono  soddisfatte    per    la 


103 

,  funzione  F{t)  =  /'(a-f  O+A"' — 0  ^^  ^^  intorno  (0  ,  r^)  a  destra 
,  del  punto  t=0  . 

IV.  „  Se  la  funzione /"(j:)  in  un  intorno  (a — r^  ,  a-j-iQ)  del 
,  punto  a  è  sempre  finita  ed  è  continua  per  tutto  tranne 
,  tutt'  al  più  nel  punto  a  stesso  ove  può  avere  una  disconti- 
,  nuità  ordinaria,  e  se  il  prodotto  di  x  -  a  per  le  sue  derivate 
,  0  per  gli  estremi  oscillatorii  dei  suoi  rapporti  incrementali 
,  considerati  nei  punti  dello  stesso  intorno  fuori  di  a  ha  per 
,   limite  zero    per    a:=a,    la    serie  di    Fourier  per  x=%  sarà 

,  convergente   e   avrà  per    somma   ^ ,  . 

.  Ugual  risultato  si  ha  pel  caso  più  generale  in  cui  questa 
,  condizione  è  sod  disfatta  per  la  solita  fun  ione  i(0'^=/(^'i'0~t~ 
„  -(-/"(a-f-O  nell'i ntoruo  a  destra  del  punto  /=0,  e  così  in  parti- 
,  colare  si  può  dire  che„  se  nei  punti  diversi  da  a  delTintorno 
,  (a  — Y] ,  a+r,)  di  a  la  funzione  f{x)  ha  una  derivata  determinata 
,  e  finita,  e  l'altra  /"(a+/) -|- /ì[a— i)  per  f=0,ha  un  limite 
„  determinato  anch'  esso  e  finito  ,  basterà  che  il  prodotto 
„  t[f{'y.-\-t)  —  f{y.—t)]  abbia  per  limite  zero  per  t=^0  per 
,  potere  assicurare  che  la  serie  di  Fourier    è  convergente  per 

,                          lim   /■(a+0  +  «r-0 
,  a'=a  e  ha  per  somma  /__q^ ^ «  • 

Invece  poi  di  queste  condizioni  basterebbe  anche  che  fos- 
sero soddisfatte  le  altre  che  „  essendo  f{'y.-\-t)=f{oi-{-0)-{-  p(Oti»(0» 
,  e  /ì;a-0  =  /"(a-0)  +  h(0«(0,  o  F(0  =  Hm  [ /"(a+O + 
,  +/'(a— 0]  +  l-2Ìt)^h{t\  le  funzioni  [.{t)  e  p^(0,  o  l'altra  o^it) 
,  nell'intorno  del  punto  ^=0  a  destra  non  facessero  oscillazio- 
„  ni,  e  le  funzioni  (i)(0  e  a)i(0,  o  l'altra  {i)„(<)  fossero  sempre 
,  fi-lite   e  tali  che  i  prodotti    r.{t)tK   ,  e  ri{t)tX       o  l'altro 

,  rjs{t)t\      avessero     per     limite    zero    per    t  =  -fO,  essendo 

OÌ.Ì 

,  X     ,  X       e  X      estremi  oscillatorii  relativi  a  oi  ,  o),  ,  Wo   „ . 

co         Oij  Wj 

V,  Similmente  ,  se  f{x)  avrà  una  derivata  determinata  e 
„  finita  fuori  de!  punto  a,  e  fia-\-t)  +  f{a—t)  per  ^=0  avrà 
,  un  limite  pure  determinato  e  finito  L,  ma  i  limiti  di  t  f'{a-\-t) 


104 

e  t  f'{a — 0  0  quello  di  t[f'{a-\-t)—f'{a—t)]  non  saranno  lo 
zero,  allora  perchè  la  serie  di  Fonrier  sia  ancora  convergente 
per  .r=a  e  abbia  per  somma  L  basterà  che  fra  0  e  y]  (t]>0) 
ciascuna  delle  funzioni  f{a-\-t)ef  ia — 0  o  la  loro  differenza 
/■(a-fO  —  fi'^ — 0  si  scomponga  nel  prodotto  tJ.(^  v(0  di 
due  funzioni  V  una  delle  quali  \s.{t)  tende  a  zero  con  t  e 
1'  altra  v(0  cresce  indefinitamente  senza  oscillare,  e  ha  una 
derivata  o  un  estremo  oscillatorio  atto  alla  integrazione 
fra  ■/]!  e  7]  {0<yt\  <^ft),  mentre  t  v(0  ftl  tendere  a  zero  di  t 
non  va  decrescendo,  e  i  due  prodotti  [/"(^-fO  —  /(^•■|"^)]WOi 
[/•(a-O-A^-0)]v(n  0  l'unico  [/"(a+O-f  A^^-O -L]v(0 
sono  atti  air  integrazione  fra  0  e  7j  , . 

E  anche  qui  piìi  in  generale  può  dirsi  che  „  se,  essendo 
ancora  come  nei  casi  precedenti  f{'y--\-t)=f{<^.^0)-{-jj{t)  (ù{t\ 

e  /•(a-0=/'(^-0)+  h (0^1(0  o  F(0=^^^o  i  A«  +  0  + 

-|-/(a  —  t)  j  -\-  fyjvO  ^■2Ì^)  5  iii^ii  saremo  nel  caso  IV,  ma  però 
per  es.  per  la    rjjj)  a).,(/)  ,  (iì^{t)  sarà  tale  che  X       si    scom- 

porrà  nel  prodotto  \!{t)  .{i)  di  due  funzioni  che  soddisfano 
alla  condizione  V.  del  §.  39,  allora  la  serie  di  Fourier  cor- 
rispondente per  x='i.  sarà  ancora    convergente    e   avrà  per 

lim  /■(g+O+Z'Ca-O 
somma  , ^ -r . 

VI.  „  Se  poi  la  funzione  f{x)  nell'  intorno  (a — -q  ,  a-{-7]) 
del  punto  a  avrà  un  estremo  oscillatorio  che  quand'anche  di- 
venga infinito  in  punti  fuori  di  a  ma  vicini  quanto  si  vuole 
ad  a,  è  atto  all'  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori 
assoluti  tanto  negli  intorni  a  destra  che  in  quelli  a  sinistra, 
allora  per  x=7.  la  serie  di  Fourier  sarà  ancora  convergente 

e  avrà  per  somma  — ^ —    '   '  ^  , . 

dà 

„  E  al  solito  se  /"(a-f/)  =/"(«+ 0) -f- [:(Otó(0  ,  /"(a— 0  = 
=/"(a— 0)-j-f,,(Owi(0>  basterà  che  X     e  X      siano  atti  all'm- 

tegrazione  fra  r^^  e  •/;  (0<Trj,<;rj),  e  le  funzioni  [.{(%   if/jCO^ 


105 

,  lo  siano  fra  0  e  tj  anche  riducendole  ai  loro  valori  assoluti; 

,  0  se  si  avrà  F(0  =  lini  ^l^^^-ii^^H^-f  r.,(^)  oi,{t),  basterà 

a  che  X      sia  atta  alla  integrazione  fra  '/],  e  r,,  e  p.i{t)\      sia  atta 

,  all'integrazione  fra  0  e  ■/]  anche  ridotta  ai  valori  assoluti  „. 
VII.    „  Similmente   se,  essendo  'f,  ,'f2,.., 'f„,  e  ^{^|  ,^|>2,.m^»i 
„  funzioni  che   soddisfano   alle    condizioni    del    §.    38.    i    due 
n  integrali  : 


!-/>A-^-./?/[«=-+0-/(.+o)].«, 


0   f»«-i./0  ^"-2  «/Q  ^1*^0 

0  — Aa-0)](/< 


^  "'    ^^  rf^ 


j_  /  '  dt 


,  sono  tali  che  le  loro  derivate  n*  o  n\  o   gli  estrerai  oscil- 
,  latorii  delle  loro  ferivate  {n—Vf  o  {n — 1)*  moltiplicati  re- 

„  spettivamente  per  ^^  ^-'  "  '^"    ^Vi  Y2  •  ♦  •  V»  ^.g^tino  atti  all'in- 

*  r 

„  tegrazione  anche  ridotti  ai  valori  assoluti,  la  serie  di  Fourier 

„  sarà    ancora    convergente    per    x=y.    e    avrà    per    somma 

/•(g+O)  +  A^-Q) 

2 
E  al  solito  anche  questa  condizione  potrebbe  invece 
enunciarsi  per  la  funzone  ¥{t)  o  trasformarsi  col  supporre 
fi<x-\-t)  =  /-(a-f  0)  -f  f,(0  co(0,  f{y.-t)  =  /"(a-Oj+piCO  co,(0,  ec, 
come  anche  si  potrebbe  via  via  supporre  che  la  funzione  f{x)  a 
destra  di  a  verificasse  una  delle  condizioni  qui  enunciate,  e 
a  sinistra  ne  veritìcasse  un  altra,  te. 

Queste  condizioni,  anche  considerate  soltanto  a  destra  o 
soltanto  a  sinistra  del  punto  a,  saranno  dette  condizioni 
I,  II,  .  .  .  ,  VII   respettivamente. 

45.  Questi  risultati  che  noi  abbiamo  dati  soltanto  pel 
punto  x^=y.  si  applicano  naturalmente  all'  intiero  intervallo 
( — ;r,  z)  in  cui  è  data  la  funzione  f{x),  quando  in  ogni  punto 


lOfì 

di  questo  intervallo  siano  soddisfatte  una  o  più  delle  condizioni 

che  n^'l  paragrafo  precedente  abbiamo  date  come  sufficienti  pel 

punto  a  stesso. 

Così  per  es.  iu  forza  della   condizione  I.   si  può  dire    che 

,   la  serie  di  Fourier  (1)    ove  i    coefficienti  cr„   e   6„    hanno  i 

,  valori  (2),  rappresenta  la  funzione  data  f{r)  in  ogni  punto  x 

„  fra  — -  e  ~,  dandoci  però  per  suo  valore  nei  punti  a  di  discon- 

,.     ...    .,       ,            ,.     /(a-}-0)  +  /-(a-0)  .         ,.      ,        . 

,  tinnita  il  valor  medio e  nei  punti  estremi 

„  ±::  il  valo)e  medio ~ ,  tutte    le  volte    che 

u 

„  questa  funzione  f{x)  fra  — 7:  e  t:  è  sempre  finita  e  fa  soltanto 
,  un  numero  finito  di  oscillazioni  „,  per  modo  che  in  questo 
caso  (che  è  quello  considerato  da  Dlricldel  )  se  /'(./)  è  anche 
sempre  continua,  la  somma  della  serie  è  f\x)  in  ogni  punto  x 
interno    all'  intervallo  (  -  ti  ,  tt),   e    nei    punti    estremi  ±  7:  è  il 

valore  medio ^   fra  i  valori  estremi . 

Là 

Lo  stesso  accade  pei  punti  x  fra  — r.  e  ;:  pei  quali  f{x) 
è  finita  e  soddisfa  ad  una  qualsiasi  delle  altre  condizioni  II, 
III . . .  del  paragrafo  precedente,  supposto  al  solito  c'è  sef{x) 
diviene  infinita  fra  — ~  e  ;:  in  un  gruppo  finito  o  infinito  di 
punti  di  prima  specie  essa  resti  atta  alla  integrazione  anche 
ridotta  ai  suoi  valori  assoluti;  ma  fuori  di  questi  casi,  a  meno 
che  circostdnze  speciali  non  ci  permettano  di  dire  che  lo  svilup- 
po di  Fourier  continua  ancora  a  valere,  non  si  potrà  assicurar 
nulla;  e  anzi,  come  già  notammo  al  §.  7,  si  conoscono  effetti- 
vamenle  anche  delle  funzioni  che  sebbene  sempre  finite  e  con- 
tinue fra  — ;r  e  z,  almeno  in  dati  punti  non  sono  sviluppabili 
in  serie  di  Fourier. 

Però  s'intende  bene  che  lo  sviluppo  di  Fourier  viene  ap- 
plicabile a  classi  estesissime  di  funzioni  fra  le  quali  figurano 
tutte  quelle  che,  almeno  nello  stato  attuale  della  scienza,  occorre 
di  considerare  nelle  applicazioni  dell'  analisi  allo  studio  dei  fe- 
nomeni naturali;  e  oltre  a  ciò  è  degno  di  nota  che,  quando  f{^) 
è  sempre  finita  e  continua  in  una  certa  porzione  (a  ,  b)  dell'in- 


107 

tervallo  ( — r  .  r) ,  appogfriand^-si  sulla  condizione  II  del  para- 
grafo precedente,  e  facendo  astrazione  dal  caso  singolarissimo 
in  cui  gli  estremi  oscillatorii  dei  rapporti  incrementali  della 
funzione  f{x)  fossero  sempre  -|-co  o  — oo  in  ogni  punto  della 
stessa  porzione  [a  ,  h)  alm-no  da  una  parte,  si  può  affermare 
che  in  qupsta  porzione  vi  saranno  sempre  dei  punti  nei  quali 
la  sf-rie  di  Fourier  è  convergente  e  ha  per  somma  la  funzione 
stessa  f{x)\  poiché  potrà  esservi  incertezza  pei  punti  nei  quali 
uno  almeno  di  questi  estremi  oscillatorii  (  destri  o  sinistri  )  è 
infinito,  ma  negli  altri  punti  la  serie  stessa  sarà  sempre  con- 
vergente e  avrà  per  somma  f{x). 

46.  Ciò  premesso,  noi  possiamo  dunque  affermare  che  se 
f{x)  è  una  funzione  che  fra  — -  e  ~  è  atta  alla  integrazione 
ed  è  sempre  finita,  o  se  diviene  infinita  in  un  gruppo  finito  o 
infinito  di  punti  di  prima  specie,  resta  atta  alla  integrazione 
anche  riducendola  ai  suoi  valori  assoluti,  la  formola  di  Fourier: 

1  =^ 

(3)  f{x)  ==  ^  ffo  +  V  (  a„  cos  «  X  +  è„  sen  n  x), 


ove  ; 


'TT 


1  /  '^  1   y  " 

(4)     a„  =  —  /  /"(.r)  cos  X'  e?  J? ,         è„  =  —  /  f{x)  sen  nxdx  ^ 

sussisterà  per  tutti  i  punti  x  fra  — z  e  t:  ( — z  e  z  inclus.) 
pei  quali  sono  soddisfatte  le  condizioni  dei  paragrafi  precedenti, 
salvo  però  a  intendere  sempre  che  in  quelli  fra  questi  punti  x 
pei  quali  f{x)  è  discon  inua,    pel    valore  di  f{x)  che  figura  al 

primo  membro  deve  prendersi  —  '    ,  o  il  limite  per 

f{x-\-t\-X-  f(x t) 

t=0  di  T^     '  ;  e  pei    punti   estremi  ±  t:  (  quando 

questi  punti  siano  fra  quelli    da  considerarsi),  il  primo  mem- 

bro    deve    mtendersi    che    sia ^ ° 

lim  /T:-r-l-0-f/-(7c-0 
^=^0  2 • 


108 

Ed  è  dpgno  di  nota  che  „  quando  siano  soddisfatte  le  con- 
.  dizioni  d' integrabilità  di  f{-v)  che  ora  alìbiamo  indicate  ,  la 
,  validità  della  forniola  (3)  per  ogni  punto  speciale  -v  fra  — k 
,  e  -  (±-  incl.),  "on  dipenderà  affatto  dal  modo  di  compnr- 
,  tarsi  di  /\.r)  nei  singoli  punti  fuori  di  .r,  ma  soltanto  dal 
,  modo  di  comportarsi  ài  f{.v)  negli  intorni  di  quel  punto  a?,. 

47.  Aggiungeremo  che,  a  causa  della  forma  dei  coeffi- 
cienti a„  e  h„,  si  vede  subito  che  quando  la  funzione  data  f{.v) 
per  valori  eguali  e  di  segno  contrario  di  J'  ha  lo  stesso 
valore,  la  serie  di  Fourier  si  riduce  a  una  serie  di  coseni,  cioè 
si  ha  : 

(5)  f{^)=]  «o+^i  cos  x-^a^  cos  2  x  -|-  •  •  +«h  cos  n  x-\- . . . , 
ove  : 

2  T" 

(6)  rt».  =  -   /  f{x)  cosn  X  dx, 

e  questa  forraola  vale  per  tutti  i  valori  di  x  fra  — t:  e  ;: 
(  — ;:  e  :r  incl.  )  pei  quali  sono  soddisfatte  le  solite  condizioni 
dei  paragrafi  precedenti,  e  colle  avvertenze  fatte  sopra  rispetto 
ai  punti  di  discontinuità,  e  ai  punti  estrerai  ±  z,  negli  ultimi 
dei  quali  (  quando  ad  essi  la  formola  è  applicabile)  si  ha  per 
somma  della  serie  il  valore  f{z — 0)  o  f{ — :r-fO). 

Se  poi  la  funzione  data  /"(.r)  per  valori  eguali  e  di  segno 
contrario  di  x  prende  valori  uguali  e  di  segno  contrario,  la 
serie  di  Fourier  si  riduce  a  una  serie  di  seni,  e  si  ha  : 

(7)  f{x)  =  b^  sen  x  -\- h^  sen  2  x  -^  . . .  -{-hnsenn  x  -\-  . . . , 
con: 

2    T" 

(8)  bn==—      f{x)  sen  nx  dx  ^ 

'  Jo 

per  tutti  i  valori  di  x  che  soddisfano  alle  solite  condizioni  fra 
— z  e  z  {  — ::  e  r  incl.  ),  e  colle  solite  avvertenze  rispetto  ai 
punti  di  discontinuità  e  ai  punti  estremi,  negli  ultimi  dei  quali 


lOd 

come  nel  punto  x=0  la  somma  della  serie  viene  sempre  uguale 
allo  zero  . 

48.  Si  consirleri  ora  una  funzione  fra  0  e  ~  che  sia  atta 
alla  integrazione  e  sia  sempre  finita,  o  se  diviene  infinita  in  un 
gruppo  di  punti  di  prima  sppcie  resti  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  suoi  valori  assolati,  e  si  immagini  continuata 
anche  tra  0  e  — ~  con  una  finizione  qualunque  dotata  delle  stesse 
proprietà,  e  con  una  funzione  che  pel  valore  negativo  — .r  sia 
uguale,  o  uguale  e  di  segno  contrario  al  valore  della  funzione  data 
nel  punto  a:,  per  modo  da  formare  in  questi  ultimi  casi  una  funzione 
fra  -re-  per  la  quale  si  abbia  /"(  -  .r)=/'(.x),  o  f{—x)=  — /"(z"). 
Allora  si  avranno  tre  funzioni  fi-a  — t:  e  r.  che  nell'intervallo 
da  0  a  TT  saranno  uguali  per  tutto,  e  differiranno  1"  una  dal- 
l' altra  soltanto  fra  — z  e  0;  e  queste  funzioni  considerate  pei 
valori  di  J?  fra  0  e  ~  (  0  e  71  esclus.  )  soddisfaranno  o  nò  con- 
temporaneamente alle  condizioni  che  si  richiedono  per  essere 
sviluppabili  colle  forinole  (3),  (5)  e  (7),  perchè  queste  condi- 
zioni si  riferiscono  soltanto  ai  valori  della  funzione  negli  intorni 
dei  punti  corrispondenti ,  Ne  segue  che  pei  valori  di  x  fra  0 
e  z  (gli  estremi  0  e  r:  esclu-i)  pei  quali  la  funzione  data  soddisfa 
a  una  delle  condizioni  del  i^.  44,  essa  avrà  ad  un  tempo  le  tre 
espressioni  analitiche  distinte  (3),  '5)  e  (7);  quindi  evidentemente 
può  dirsi  che  una  stessa  funzione  pei  valori  di  -r  fra  0  e  :i 
(0  e  71  al  più  (  sci.)  pei  quali  è  sviluppabile  in  serie  di  Fourier 
può  rappresentarsi  ad  un  tempo  per  una  serie  di  seni  soltanto, 
o  per  una  serie  di  coseni  soltanto,  o  per  una  serie  di  seni  e 
coseni;  e  evidentemente  queste  varie  espressioni  della  stessa 
funzione  per  tutti  o  per  alcuni  valori  di  a;  fra  0  e  r  (  0  e  t: 
esci.  ),  potranno  anche  servire  a  stabilire  delle  relazioni  generali 
per  gli  stessi  valori  di  x  nelle  quali  figurerà  una  funzione  data 
arbitrariamente  fra  0  e  tt,  o  fra  0  e  — ti. 

49.  Aggiungiamo  che  se  la  funzione  f{x)  invece  di  essere 
data  fra  — r:  e  ;: ,  è  data  fra  due  numeri  qualunque  a  e  ò  fra 
i  quali  è  sempre  finita  o  diviene  infinita  in  un  gruppo  qua- 
lunque di  punti  di  prima  specie,  ma  in  modo  allora  che  essa 
resti  atta  alla  integrazione  anche  riducendola  ai  valori  assoluti. 


Ilo 

la  serie  di  Fourier  ci  conduce  subito  a  una  espressione  analitica 
che  vale  per  tutti  quei  valori  di  x  fra  «  e  6  pei  quali  sono 
soddisfatte  le  condizioni  dei  casi  precedenti,  e  colle  solite  avver- 
tenze rispetto  a  quelli  fra  questi  punti  che  sono  di  disconti- 
nuità e  rispetto  ai  punti  estremi  a  e  b. 

Osserviamo  infatti  che  se  si  cangia    la    variabile  x    nella 
variabile    y    con    una    equazione    della     forma  //  =  a  a;  +  p  , 

1  2  71 

ove    a    e    ,i    sono    costanti ,    basterà    prendere     a  =   . , 

P  =  —  — — V7  per  far  sì  che  la  funzione  f\x) ,  considera- 
ta come  una  funzione  'f  (//)  =  f  ( I  di  y,  possa  riguar- 
darsi come  data  per  tutti  i  valori  di  ij  da  — z  a  :r;  e  allora 
questa  funzione  z{i/),  pei  valori  di  y  o  di  x  che  soddisfano  alle 
solite  condizioni,  e  colle  solite  avvertenze  rispetto  ai  punti  di 
discontinuità  e  ai  punti  estremi,  si  svilupperà  secondo  la  for- 
mola: 

1  °° 

?(y)  =  9  «0 -h  ]l  (  «»•  cos n  y-{-bnsenny), 

^  1 


con 


1    /'^  1  r 

-   /  'f  (?/)  cos  nydy,  b„  =-  /  'f  (, 


On  =  -      'f(?/)  cos  nydy,  b„  =—  j  '^{y)  sen  nydy; 

talché  introducendo  nuovamente  la  variabile  x  colla  formola  di 
trasformazione  precedente,  si  troverà  subito  per  x  compreso 
fra  a  e  6: 

nt  .       1         ,%(           n::{2x—b—a)    .    ,  m:(2x—b—a)\ 

fi-)  =  2  «0  +  M  a.,  cos ^-^  +  b.  sen—\-^—)) 


1 
con  : 


2      r.,  ,      nz{2x-b-a),     .  2      T* 


mt(2x — b — e 


Ili 

ovvero  : 

-[       rh  cy    co    rh  Oji^(x—a) 

*^a  1  " 

0  anche  infine  : 

*6 


(10)      /lr)  =  ^— ;S|  -«  iz:^j/(-)-«^i::a-^«  + 

2«7r.r  A    ,         2«7ra       ) 
+  sen  -i /  f (a)  sen  -7 "«li 

colle  solite  condizioni  rispetto  ai  valori  di  x  pei  quali  si  vuole 
esser  certi  che  questa  formola  sussiste,  e  colle  solite  avvertenze 
rispetto  ai  punti  di  discontinuità  e  ai  punti  estremi  a  e  b. 

50.  Supponendo  ora  in  particolare  nelle  (9)  e  (10)  a=0, 
si  ottengono   le   formole  seguenti: 

\r  ^       1    rJr  ^  7      ,    2S    r^  ,        2«r(^-a)  , 

(11)  f^jr)=~J  A(a)(Za+-2    cos— ^    /  /"(a)  cos — ^—da  + 

f  2nr.x  r\  ^  2n7ia  ^  ) 
I  _x,  .■..^^ I  ^^Q^^  sgn —  «  a  S  , 


che  valgono  pel  caso  che  la  funzione  f{x)  sia  data  arbitraria- 
mente fra  0  e  ò;  e  supponendo  invece  nelle  (9)  e  (10)  stesse 
a  =  —  6,  si  ottengono  le  altre  : 

J l)  I    J Q 

"5  1    00 

I.  Yi,  7r ./;      I  Tt.Trn 


(12)  f{^)  =  2bj[f  ^  "^  +r^  (  '^'  ~b~J_[^^-^  '"^^  "r*^  "'■ 

-f-  sen  — -  -  /  /(a)  sen  —7—  «  a  [  , 


Ili? 

che  valgono  pel    caso  delle  funzioni    date    arbitrariamente  fra 
—h  e  b. 

Supponendo  inoltre  in  qnest'  ultima  formola  f{ — (y.)=fict.)y 
o  f{ — ^)  =  —  A')i  ^^  ottengono  anche  le  seguenti: 

(13)     f{x)  =  i  Jfia)  da.Jrl-S^  cos  '^  f  k^)  cos  -^  d  a. , 


f^A\  ^  N       2  ^        nzx  f'i  «Tra 

(14)  f{x)  =  -V  sen  -j-  j  f{o.)  sen  -^-   d  a 


e  queste  danno  come  le  (11)  e  pei  soliti  valori  di  .r  la  espressione 
analitica  di  una  funzione  f{x)  data  arbitrariamente  fra  0  e  6,, 
colla  differenza  però  Jche  mentre  le  (11)  per  dc=0  e  x=b 
(  quando  siano  applicabili  anche  a  questi    valori  di  a?  )  danna 

per  valore  di  f{x)  il  limite  per  ^=0  di  2^^(:^)^  \^  (13)  per 
a:=0  dà  per  valore  di  f[x)  il  limite  lim^^^fc^  =  lim  f{t)  = 

Ci 

lim  /-(-O,  e  per  x=h  dà  lim^^^~^^^-^^~^"^^^  ==  lim  /(ò-0= 

u 

=  lim  /"( — &+O1  mentre  la  (14)  per  a;=0  e  x=h  dà  per  valore 
di  f{x)  lo  zero . 

51.  Nell'ipotesi  dunque  che  la  funzione  data  f{x)  fra 
0  e  i  sia  la  stessa  in  tutte  le  formole  (11),  (12),  (13)  e  (14), 
e  anche  nelle  (9)  e  (10)  quando  a<:^  e  il  6  di  queste  ultime 
è  superiore  0  uguale  a  quello  delle  altre,  si  hanno  così  varie 
espressioni  analitiche  di  questa  funzione  per  tutti  quei  valori 
di  a;  fra  0  e  ft  (  gli  estremi  0  e  b  però  ordinariamente  esci.  ) 
pei  quali  sono  soddisfatte  le  solite  condizioni  dei  paragrafi 
precedenti;  e  questa  particolarità,  che  già  si  presentò  per  le 
serie  (7)  e  (8)  nel  caso  dell'  intervallo  (0  ,  :r),  permette  anche 
di  stabilire  delle  relazioni  generali  per  qualunque  funzione 
f{x)  quando  r  sia  compreso  fra  0  e  ò  ,  e  siano  soddisfatte 
le  solite  condizioni . 

È  però    da    notare    che    fuori  dell'  intervallo  (0 ,  h)  nella 


113 

parte  che  resta  deirintervallo  originariamente  considerato  (a, 6), 
o  ( — b^h),  le  varie  serie  (che  pure  fra  0  e  6  pei  soliti  valori  dia; 
hanno  tutte  la  stessa  somma  e  servono  a  rappresentare  la  stessa 
funzione)  vengono  ordinariamente  ad  avere  somme  differentissi- 
me;  ne  potrebbe  essere  altrimenti,  poiché,  come  vedremo  in 
seguito,  ove  questo  non  fosse,  le  serie  considerate  anziché 
essere  distinte  sarebbero  perfettamente  le  stesse. 

52.  Diamo  ora  alcune  applicazioni  dei  risultati  che  abbia- 
mo ottenuti . 

1.*'  Si  voglia  una  funzione  che  sia  uguale  ad  A  fra 
0  e  TC,  e  sia  uguale  a  — A  fra  0  e  —  ~,  e  per  .r^O  sia  uguale 
ad  A  0  ad  un  altro  valore  qualunque. 

In  questo  caso  la  funzione  essendo  data  fra  — ~  e  t:,  la 
serie  corrispondente  sarà  un  caso  particolare  della  vera  serie  di 
Fourier  (1).  Essa  conterrà  però  soltanto  i  seni,  per  modo  che 

<»  2A  r^ 

si  ridurrà  alla  forma  V  6„  sen  «  J",  ove  l>,t=  /  senìixdx] 

e  quindi  sarà  la  seguente  : 

4A^sen(2n+l).r^ 
71    ^      2n+l      ' 

talché  osservando  che  per  x  compreso  fra  0  e  ~  la  somma 
di  questa  serie  è  A,  e  per  x  fra  0  e  — ~  è  — A,  si  avranno 
le  formole  seguenti  : 

(      r.       ^^  sen(2«+l)a:  „      .  ,^  ,   . 

l       -7-= Zi ^5 — 1\  per  X  fra  0  e  t:  (  0  e  ;:  esci.  ), 

(15)  '         ^'"^^ 

f  _T.      ^sen  (2  «4-1)07 


-f=S        9    7,  per  ^  fra  0  e  ->  (0  e  --  esci.); 

^       4  j  ^  H-j-i 

e  quindi  facendo  x  =  ~-  e  ^  =  -j  nella  prima  di  queste  for- 


mole si  avranno  le  altre 
4       f  2n+l 


oc    ( }\n  1111 


114 

n 


2v/2~     ^  3         5        7^9^11       13       15 

2.®  Vogliasi  una  funzione  che  fra  0  e  -  sia  uguale  ad 


X,  e   fra  „  e  6  sia  uguale  a  —  .r . 

In  questo    caso    potremo    applicare  una    qualunque    delle 
serie  (11),  (13)  e  (14). 

Per  applicare  la  (11)  si  osserva  che  in  questo  caso  si  ha: 

6 
'b  o r2        n rb 


et  ,        2  w  7c  a    ,  r^        2  «  TT  a   ,  / 

/  net.)  cos  — '. — -  a  a.=^  ì  cf.  cos  — r—  »  * —    / 


/•2      2ma,          f^f       f,\      ^"'("+2). 
=  ì  cf.  cos — f— w  a  —  /       a  +  o   cos ~ a  a 

2       .  ( 


2  M  TT  a    , 

a  cos — } —  a  a  = 
6  6 


2  «Tt  a' 


f ,  sen  — r- 

'^  L2  M  ;c  0 


fe*     [  2«::a 

H r— »^rl    COS 


4  n*  TT^  Lq  6 


=  0  per  n  pari  , 


h-' 


(2^  +  1)^71 


j— :,  per  n  dispari  =  2  m  -)-  I  • 


Similmente  si  ha; 


b 

f{y.)cU 


b^ 


rj  2n7ra 

,    /  f  (a)  sen  — 7 —  act.  =  0  per  «  pan  , 

^0  ^ 


6-2 


(2  m+l)7c 


per  n  dispari  =2m  -\-  1^ 


e  quindi  infine  si  ha 


115 

,        2J.CCC0S 4-^ --oosen^ !r^ — 

•i      ^'Y       (2m+l)2     ^  71    0  2m+l       ' 

per  una  prima  espressione  della  attuale  funzione  f{.r). 

In  simil    modo  si  troverebbe  col  mezzo   delle  (13)  e  (14) 
per    la    stessa  funzione  f{  x)  : 

2(2m  +  l):ra; 
(17)  nx)=-'^\  b ^ 

4  TI-     -f  (2w-[-l)2  ^ 

(2  w  +  l)7r.r 
2  7,  00  cos  ^ , 

^  f         ^  2m+l       ' 

2{2m-\-\)T:x 


9  t  co    s  en 
(18)  f{.v)^^S    ^ + 


(2  m+ 1)71 3;  (2m+l)7ra: 

^"  r:"  r2»24-n2  ;:  2( 


4è2^  (  —  !)"■  sen- =f-^ —      9  j  00  sen ^ 

0  (2m+l)2  :r  f       2m-fl 


e  osservando  che  la  formola  (16)  deve  dare  —  ~  pel  valore 
di  f[x)  per  x=0  ,  si  ottiene  la  seguente  : 

^^^^         V=^  I  (2m+l)-  =  ^  +  3-^'  +  5^  +  7^+  •  •  •  ' 

che  si  sarebbe  ottenuta  anche  dalla  (17)  osservando  che  per 
x=0  e  x=^b  essa  deve  dare  respettivamente  0  e  6  per  valori 
di  /"(.r),  e  avendo  riguardo  alla  prima  delle  formole  (15). 

La  stessa  formola    si   trova  anche  coli' osservare   che  'per 

a:=  --  tutte  le  formole  precedenti  devono  dare    0    per    valore 

di  f{x) . 

Confrontando  poi  le  stesse  formole  fra  loro   si  trova  che 


llfì 


per  .r  compreso  ha  0  e  h  (0  q  h  esci.)  si  hanno  varie  rela- 
zioni fra  le  quali  è  da  notarsi  la  seguente  : 

^  sea ^  cos  ; 


che  per  b=K  (0  e  -  allora  esci.  )  si  riduce  all'altra  più  semplice: 

-^r,  sen  2{2m-\-l)T ^  (—1)"»  <^°^  (^  m-\-\)x 

^         2  ;»-f  ì        ~  ^  2//?+l 

3.^  Vogliasi  ora  una  funzione  che  sia  uguale  ad  x  fra 
0  e  ò. 

Le  serie  da  applicarsi  in  questo  caso  saranno  ancora  le 
(11),  (13)  e  (14). 

Per  applicare  la  (11),  si  osserva  che  ora  si  ha: 


rb  rb  1-2 


f^.  .        2  n  r.(x—oi)  ,            f^         2  mt  (x-a.)    ^ 
I  ncf.)  cos r da.=-    l   a  cos \ d  a. 

Jo  ^  Jo  ^ 


-[ ' 


ba             2m:  (x—a)!  ^  ,       6^      /       2 nrJx—a.)\b 
sen    ^ H-^^7^,    cos-  '^ 


2tn:  b  J  0      "^  *^^  ^^  \  ^         /  0 

b^  2«7r.r 

=  —  H — ■  sen  — , 

2n-!z  b 

e  si  trova  così  che  la  serie  corrispondente  è  : 

2nT.  x 
h__b_^^^''~b~ 

9  r-^ 


2       z^         n 


In  modo  analogo,  colla  (13)  e  (14)  si  trovano  le  serie  : 

(2  n-f  l)^  X  ,     -, X    1         ni:  X 

b__  4.-^^^°^ 1 2_b^^-^y     '^'"^f"' 


117 

e  quindi  si  conclncìe   che   pei  valori  di  x    fra  0  e  h  si  hanno 
le  formole  seguenti: 

/  2m:x 


0         "   V 

'y.  ir    ^" 


sen 


b         b  =&  ^'^'^      b 


(2  n-\-l)i:x 
(20)  (  6  _  4J  ^  ""^  6 

2        -^  ^       (2«+lf      ' 

n  z  X 

9  7)  00  sen  — = — - 

:-^2(-ir' — *- 

la  prima  delle  quali  però  non  vale  per  .i'=0  ed  x=b,  mentre 
la  seconda  vale  anche  per  questi  valori  di  x,  e  la  terza  vale 
anche  fra  0  e  — b  e  per  a:=r=.0,  ma  non  per  x  =  +  6  . 

Supponendo  ò=^-  in  queste  formole,  si  ottengono  le  altre: 

00  o 

r  „    sen  z  n  x 

2-^^  =  2 n ' 

1 

,    jt  _  4  52  cos^2n-H> 

^"^^  12  ^^f     (2n+l/^    ' 

1  00 

1         «-,      -,  s     ,  sen  n  x 

la  prima  delle  quali  vale  per  x  compreso  fra  0  e  ~  (  0  e  tc 
escl.)i  la  seconda  vale  per  gli  stessi  valori  di  x,  inclusi  però 
anche  i  valori  0  e  ;:,  e  la  terza  vale  per  x  compreso  fra  — ;c 
e  TT,  ma  esclusi  i  valori  ±7r. 

Le  formole  (20)  e  (21)    conducono  anch'  esse  ai  valori  di 

TT         7C 

-e  —   che  trovammo  sopra.  Applicando  poi  alla  seconda  delle 

(20)  la  integrazione  definita  fra  0  ed  a?  per  x  -^b  (il  che  può 
farsi  sia  perchè  la  serie  compresa  nel  secondo  membro  è  evi- 
dentemente convergente  in  ugual  grado  fra  0  e  ò,  sia  perchè, 
come  diremo  in  seguito,  alle  serie  di  Fourier  è  sempre  appli- 
cabile la  integrazione  definita),  si  ottiene  la  formola  seguente: 


US 

(2n-hl)K.r 


(22)  2         2  r^  if      (2»  +  l)3      ' 

che  vale  pei  valori  di  .r  fra  0  e  6  (0  e  h  incl.),  e  questa  con 
una  nuova  integrazione  definita  darebbe  altre  formole  notevoli. 

Facendo  in   questa  x  ==   -  si  ottiene  V  altra  : 

■^  _%    (-1)"    _  1         1     ,    1_   1 
32""^(2«+lf  33  "^53       73  •  •  • 

4.^  Vogliasi  ora  una  funzione  che  sia  uguale  a  zero  per 
tutti  i  valori  di  x  fra  — h  e  6,  tranne  per  quelli  compresi  fra 
x' — ^  e  -c'-f-?,  pei  quali  sia  uguale  ad  una  costante  A, 

Le  serie  da  applicarsi  in  questo  caso  sono  le  (12),  e  poi- 
ché si  ha  ora: 


A  /  drj.  =  2  A  ,3  , 


rh  rr- 

ì  f{a)  d'y.^A      da 

J—b  Jx  — 

ri.      nz{x-ci)^        f^'+?nz{x—a.)j  Ab\       mt^         J^'+P 

/  /Ta)cos 7 «a=  /  A  cos 7 da= i  sen  7-  (x—a)  \        = 

Jlb  ^  Jx'-^  ^  ^^^',         ^  '^^'_p 

A6        71 -;B        n- 
=  2  —  sen  — ~  cos  —r-  \x — x  ) , 
iitl  b  b  '  ^ 

sì  trova  che  la  serie  che  rappresenta    1'  attuale    funzione  è  la 
seguente  : 

n  ::  2         m: , 
AJ      lA-  sen-^cos-^(x-x) 

Questa  serie  però  per  x=x — p  e  x-=x'A;-^  dà  per  valore  della 
funzione    -^  . 

S.**  Vogliasi  infine  una  funzione  f{x)  che  fra  0  e  ^^    aia 

uguale  ad  x,  e  fra  f,    e  7:  sia  uguale  a  tì — x  . 


119 

Applicando  la  (14)    col  farvi  h~z  si  trova    subito    cogli 
stessi  processi  che: 

.  4(seii'"       sen  3  j;      san  5.r       senlx  ) 

^^''^-zl'V  3^~+      5'^ 77-  +  -  .  -^ 

e  questa  foruiola  vale  per  tutti  i  valori    di  ./■  fra  0  e  ir  (  0  e 
z  iucl.  ). 


V.  Altre  forme  analiticlie  delle  funzioni  di  una 
variabile  reale  date  arbitrariamente  in  un 
certo  intervallo. 

53.  Indicati  i  casi  principali  in  cui  una  funzione  f{x)  data 
arbitrariamente  fra  — -  e  tt  o  fra  a  e  6  è  esprimibile  analiti- 
camente per  serie  di  Fourier,  noi  dovremmo  passare  ad  esporre 
le  proprietà  principali  di  queste  serie.  Siccome  però  vi  sono 
anche  espressioni  analitiche  più  generali  per  le  funzioni  date 
arbitrariamente  fra  a  e  b  che  qui  pure  vogliamo  far  conoscere, 
e  anche  queste  espressioni  analitiche  hanno  molte  delle  pro- 
prietà che  dovremmo  dimostrare  per  la  serie  di  Fourier,  noi 
troviamo  utile  di  dare  prima  queste  nuove  espressioni  anali- 
tiche delle  funzioni  che  qui  consideriamo;  tanto  più  che  esse 
si  ottengono  con  un  metodo  del  tutto  simile  a  quello  che  ci  ha 
condotto  alla  serie  di  Fourier,  valendosi  cioè  dei  risultati  ge- 
nerali ottenuti  nel  Capitolo   III. 

Riprendiamo  perciò  la  solita  funzione  rf{x,h);  ma  per 
avere  la  massima  generalità ,  introduciamo  anche  una  nuova 
variabile  a,  considerando  cioè  la  funzione  (p{x ,  a  ,  Ji„)  ove  le  h» 
sono  numeri  positivi  che  crescono  indefinitamente  insieme  al  nu- 
mero intero  e  positivo  w,  e  per  la  quale  si  ammetterà  anche 
che,  se  a  e  b'  sono  numeri  qualunque  diversi  da  zero,  e  dello 
stesso  segno,  e  compresi  fra  certi  limiti  che  dipenderanno  ordi- 
nariamente da  a,  la  funzione  stessa  v{x  ,  a  ,  /«„)  per  x  compreso 
fra  a  ,  b'  {a  e  b'  incl.)  e  per  qualunque  valore  di  n  si  mantenga 
sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  (  variabile 


1-JO 

'6' 


.  r 

con  a  e  //),  e  gli  integrali  /  'f{T ,  a  ,  /<„)  dr  abbiano  per  limite 

zero  per  «=oo  ;  mentre  invece  gli   integrali  /  'f(-P  ,  a  ,  A„)  ^a?, 

f  '^(07, a,  ^„)  per  s   comunque   piccolo  e  positivo    al    crescere 
J — e 

indefinito  di  n  tendono  ambedue  verso  una  stessa  quantità  finita 
e  diversa  da  zero  G  indipendente  da  s  e  da  a. 

S'indichi  ora  con  f{f)  una  funzione  data  arbitrariamente 
fra  a  eh  {a  <ih),  che  è  atta  alla  integrazione  in  questo  intervallo 
insieme  ai  prodotti  f{x)  '^{x — a  ,  a  ,  hn  )  ove  a  è  un  numero 
qualunque  fra  rt  e  ò  (  a  e  è  incl.  ) ,  e  che  se  diviene  infinita 
resta  atta  alla  integrazione  anche  ridotta  ai  suoi  valori  asso- 
luti ;  e  per  la  funzione  di  cui  ci  serviremo  z{x ,  a ,  h„)  si  am- 
metta inoltre  che  per  ogni  valore  di  a  i  numeri  indicati  sopra 
con  a  e  h'  possano  prendersi  in  un  modo  qualunque  fra  a — a 
e  0  e  fra  0  e  h — a  (  0  esci,  e  gli  estremi  pure  al  più  esci, 
per  a^a  e  a==ò),  ciò  che  nel  caso  speciale  di  '^{jc  ,  a  ,  /i„)  indi- 
pendente da  a  porta  che  i  numeri  a  e  b'  possano  prendersi  in 
un  modo  qualunque  fra  — {b — a)  e  0  e  fra  0  e  b—a  (  0  esci. 
e  a  e  b  pure  al  più  esci.  ). 

Allora  considerando  la  serie: 


1     / 
2G  /  ^^'^^  r (^— ^-  '  ^-  '  h)  f^^  + 

1    "^    [^ 


2G  , 

1    >y  u 

per  un  valore  qualsiasi  di  a  fra  a  e  h,  si  vedrà  subito  che  la  som- 

1  r^ 

ma  dei  suoi  primi  «-j-1  termini  è  ^-^  /  t{'XÌ)fx — a.,  a.  ,h„)dx; 

e  questa  somma  per  a  diverso  àa  a  e  b  col  porre  x — iy.=t  può 
scriversi  : 


mentre  se  a  è  uguale  ad  a  o  a  ò  uno  dei  due  primi  integrali 
e  uno  dei  due  ultimi  verranno  a  mancare;  e  quando  (come  accade 

nel  caso    della  serie  di  Fourier  in  cui 'f  (.r  ,  a  , //„)  = ~~  y 

sen  I 

(2«+l)\ 
con  //„  = ]  per  a.=a  o  a=6  i  punti  ò — a,  o  —  (6 — a) 


figurino  come  il  punto  zero  per  la  funzione  corrispondente 
z{x*a^hn)  o  '^(x  ,b  Jìn),  allora  anche  quello  dei  due  primi  in- 
tegrali che  rimane  si  spezzerà  in  due  l'uno  dei  quali  sarà  della 
forma  degli  ultimi  e  V  altro  sarà  della  forma  dei  primi . 

Ricordando  dunque  i  risultati  generali  del  Gap.  3.^,  e  sup- 
ponendo che  fra  — e  e  s,  ove  e  è  un  numero  piccolissimo  che 
può  anche  dipendere  dal  valore  che  si  considera  per  a,  la  fun- 
zione 's{x  ,  a  ,  h„)  soddisfi  almeno  ad  alcune  delle  condizioni  cui 
doveva  soddisfare  fra  0  e  e  la  funzione  indicata  con  ^{x  ,  h)  nei 
teoremi  del  §.39;  e  ammettendo  inoltre  che  se  per  a==a  o  a=b 
i  punti  +{b — a)  non  possono  prendersi  come  punti  a  e  b',  essi 
figurino  allora  come  il  punto  zero  per  la  funzione  corrispon- 
dente 'f  (ar ,  rt  ,  7i„)  o  ^(x,ft,A„),  noi  vediamo  senz'altro  che 
per  tutti  i  punti  a  interni  all'intervallo  {a  ^b)  nei  quali  f{x) 
è  finita  e  continua  o  ha  tutt'  al  più  una  discontinuità  ordina- 
ria, e  nei  cui  intorni  a  destra  e  a  sinistra  soddisfa  a  una  delle 
condizioni  del  §.  39,  la  serie: 

(1)  2G  /  ^^''^  'f (^— a , 5(,  ìiQ)dx  + 

-j^   co    rb 


122 

sarà  convergente  e  avrà   per  somma  /(a)  o  - — ' —    ef^ 

se  in  questo  punto  f{x)  è  continua,  o  ha  una  discontinuità  or- 
dinaria; e  se  il  punto  a  ò  uno  degli  estremi  a  e  b  dell'inter- 
vallo e  in  esso  sono  verificate  le  condizioni  teste  indicate,  la 
serie  (1)  sarà  ancora   convergente  e  avrà  per  somma  uno  dei 

valori  i  fi  a+0) ,  l  f,{b  -  0) ,  o  ^"+°' +^*"''^'  dipende,,- 

temente  dalle  particolarità  che  presenteranno  le  funzioni 
(f(.T  ,  a  ,  //„),  z{x  ,  h  ,  /?„)  nei  punti  h — a  o  —  (6 — a)  come  sopra 
dicemmo;  talché,  fatta  eccezione  pei  punti  d'  infinito  e  delle 
discontinuità  di  seconda  specie  che  f{;x)  avesse  fra  a  e  i  e  per 
quelli  nei  cui  intorni  non  fosie  soddisfatta  nessuna  delle  con- 
dizioni del  §.  39.  e  colle  indicate  avvertenze  pei  punti  delle 
discontinuità  ordinarie  e  pei  punti  estremi  a  e  è,  la  serie  (1) 
ci  darà  una  espressione  analitica  in  serie  convergente  per  la 
funzione  f{x)  che  abbiamo  preso  a  considerare  nell'  intervallo 
(a,  6). 

Se    poi    col    mutare    .r    in    — x  la  funzione  ^{x ,  a  ,  /»„) 
non   muta ,    allora    si    potranno    riunire    i    due    integrali 

•0  j 

+0  'f  (  ^  a  ,  /?„  )  fZ  f  ,   ^  /  /(a+0  'f  (^ ,  a  1  ^h)  à  t   ridu- 

1  C' 

cendoli    all'  unico  —r,   I    \f{cf.-\-t)  -j-  f{'y.—t)  ]^  'f{t ,  a  ,Ji„)  d  t  ;  e 
«-  U 

quindi  in  tal  caso  invece  di  richiedere  che  sì  a  destra  che 
a  sinistra  dei  punti  interni  a.  che  si  considerano  sia  sod- 
disfatta per  la  funzione  f{.r)  una  almeno  delle  condizioni  del 
§.  39,  basterà  che  una  di  queste  condizioni  medesime  risulti 
soddisfatta  per  la  funzione  di  t  F{t)=f{cf.-{-t)-{-f{a — t)  nell'  in- 
torno a  destra  del  punto  t=0. 

54.  S'intende,  come  già  abbiamo  detto,  che  in  tutti  questi 
casi  la  funzione  (f{x  ,  a  ,  h»)  considerata  per  ogni  valore  spe- 
ciale di  a ,  oltre  che  alle  solite  condizioni  generali,  deve  sod- 
disfare   negli  intorni    del    punto  x=0  alle  condizioni  che  per 


1  n 


123 

essa  via  via  abbiamo  poste  nel  Gap.  Ili:  talché  in  particolare 
se  si  saprà  soltanto  che  pel  valore  speciale  di  a  che  si  considera 
la  funzione  'f(.r,a,//„)  soddisfa  alle   solite  condizioni  generali, 

rx 
e  tale  che  l'integrale  /  '^(a: ,  a  ,//,,)</ a-    pei    valori    di    x  fra 

Jo 

— E  e  e  (e  arbitrariamente  piccolo)  è  sempre  numericamente 
inferiore  a  un  numero  finito,  si  potrà  soltanto  affermare  che 
per  quel  valore  di  x  la  funzione  f{x)  è  sviluppabile  secondo 
la  serie  (1)  tutte  le  volte  clie  in  intorni  sufficientemente  piccoli 
a  destra  e  a  sinistra  di  a  essa  non  fa.  oscilhizioni,  o  essendo 
continua  ammette  una  derivata  che  resta  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  suoi    valori   assoluti,  o  anche   soddisfa  a  una 

di  quelle  altre  condizioni  che  per  1  integrale  /  z{x  ,  li)dx  richie- 

devano  soltanto  che  esso  fosse  sempre  numericamente  inferiore 
a  un  numero  finito,  come  ad  es.  a  quella  del  §.  20.  o  a  quella 
del  §.  37.  nel  caso  di  a.{x^=\\  mentre  se  z{x  ,  a  ,  h,)  soddisfarà 
alle  condizioni  che  si  avevano  per  z{x  ,  h)  nel  §.  32.  allora  per 
l'applicabilità  della  serie  (1)  alla  funzione  f{.r)  per  x^^ci. ,  ba- 
sterà che  nei  soliti  intorni  di  a  sia  soddisfatta  una  cpialunque 
delle  condizioni  del  §.  39. 

Se  poi  'f(.r,a.//,j)  sarà  tale  che  i  suoi  integrali  /  'r(r,a,7?„)f7r, 

considerati  per  ogni  valore  speciale  di  a  separatamente,  al  crescere 
indefinito  di  n  si  mantengano  inferiori  a  un  numero  finito  anche 
quando  a  '^(.r,a,/j„)  si  sostituiscono  i  suoi  valori  assoluti,  allora 
non  sarà  necessario  porre  per  f{x)  le  condizioni  ora  indicate,  ma 
in  forza  del  teorema  del  §.24.  e  delle  osservazioni  del  §.41.  quando 
si  sappia  soltanto  che  f{x)  è  atta  alla  integrazione  fra  a  e  i,  e 
che  se  diviene  infinita  si  mantiene  atta  alla  integrazione  anche 
ridotta  ai  suoi  valori  assoluti,  si  potrà  senz'  altro  affermare  che 
in  tutti  i  punti  a  fra  a  e  6  nei  quali  f{x)  è  finita  e  continua  e  ha 
soltanto  discontinuità  ordinarie,  essa  può  rappresentarsi  con  una 
serie  convergente  della  forma  (1)  ,  colle  solite  avvertenze  pei 
]iunti  di  discontinuità  e  ]ioi  punti  estremi,  per  modo  che  in  par- 


121 

ticolarc  „  con  queste  uUime  funzioni  's(x ,  ot ,  //„),  una  funzione 
„  /"(.'■)  che  fra  a  e  h  sia  sempre  finita  e  continua  potrà  rap- 
„  presentarsi  analiticamente  per  mezzo  di  una  ste.'^sa  serie  (1) 
„  in  ogni  punto  a  fra  a  e  i ,  fatta  tutt'  al  più  eccezione  pei 
„  punti  estremi  a  e  6  pei   canali    la    somma    della    serie    sarà 

»   o  fi^)ì  o  A^)  o  ' —  ;,.  E  in  questo   caso    della  conti- 

nuità  di  f[x)  fra  a  e  6,  siccome  possono  sempre  determinarsi 
due  costanti  p  ^  q  tali  che  la  funzione  f{x)  -\-  p  x  A^  q  si  an- 
nulli per  x=^a  e  x=b,  basterà  applicare  la  serie  (1)  a  questa 
funzione  f{x)  -{-  p  x  -{-  q  per  ottenere  subito  ,  uno  sviluppo 
;,  (1)  di  /'(r)  che  varrà  per  V  intiero  intervallo  {a  ^h),  e  pel 
„  quale  non  si  presenterà  più  neppure  la  eccezione  ora  indicata 
,  rispetto  ai  punti  estremi  a  e  b  „. 

Si  aggiunge  poi  che  se,  preso  un  valore  qualunque  di  a  fra 
a  e  6,  si  troverà  che  la  funzione  'f  (.r  ,  a  ,  A»),  considerata  pei  va- 
lori di  a;  fra  a — a  e  h — a,  anche  al  crescere  indefinito  di  n  fa 
soltanto  un  numero  finito  di  oscillazioni,  allora  per  quanto  si 
disse  in  fine  del  §.  41,  nel  caso  di  un  numero  finito  di  punti 
d' infinito  di  f{x)  (quando  essi  vi  siano)  non  sarà  neppure  ne- 
cessario richiedere  che  f{x)  resti  atta  alla  integrazione  negli  in- 
torni di  questi  punti  anche  riducendola  ai  suoi  valori  assoluti. 

Ed  è  pur  notevole  che  „  come  accade  per  gli  sviluppi  di 
„  Fourier  (§.  4G),  così  anche  per  tutti  gli  sviluppi  che  qui  con- 
n  sideriamo,  la  loro  validità  in  un  punto  x  fra  a  q  h  {a  e  b  al 
„  più  esci.  I,  non  dipende  afl^atto  dal  modo  di  comportarsi  di  f{x) 
„  nei  singoli  punti  fuori  di  a?,  ma  soltanto  dal  suo  modo  di 
„   comportarsi  negli  intorni  del  medesimo  punto  x  „, 

55.    In    particolare    dunque ,    prendendo    una    volta 

's{  a-  ,  a  ,  hn  )  =- — ,     "^'"  .^    ^,  ,    e    un    altra    z(x  ,  a  ,  h»  )  = 

7  'hìYnX  ...  .  Il    'S,iX 

=/<,i'f n  e  per  x  positivo,  e  z[x  ,  a  ,  hn)  =  ii„  'f„  e 

per  X  negativo,  con  Ao=0,  e  'f„  funzione  soltanto  di  a  sempre 
positiva,  finita  e  discosta  da  zero  più  di  un  certo  numero  per 
tutti  i  valori  di  x  fra  a  e  b  (a  e  b  incl),  si  osserverà  che  la 
funzione  '^{x,ci.,h„)  verrà  a  soddisfare  alle  condizioni  ora  indi- 
cate, giacché  per  ^  positivo  si  ha: 

lim    p    K'^dx    _iim    p    h,rudx        r      .„j    ,,     -,  _7E 


12^ 

n=Go   L    "'^"  w=^c»   /     "'" 

^'0  «^ — ^^ 


=  1 


l,ec; 


e  quindi ,  per  quanto  testé  dicemmo  si  potrà  affermare  che 
una  funzione  /'(r)  atta  alla  integrazione  fra  a  e  b  può  rappre- 
sentarsi colla  serie  : 


1 1 1  «-) 


'  /j,i  'fu  ^«-1    'f ..-1  ^       ,        ^^ 


o    coir  altra: 

■^  00  r    ra      ,  /?,/f„(.T— a)  7!„_i  ff„_i  (.r— a)  \ 

+  /  f{oc)\hn':^„  e  — ^„_i'f«_,  e  k^-ì? 

-  a         '  )      _ 

colle  solite  avvertenze  pei  punti  delle  discontinuità  ordinarie,  e 
con  esclusione  di  quelli  delle  discontinuità  di  seconda  specie  e 
degli  infiniti  della  funzione,  per  gli  ultimi  dei  quali  (  punti 
d' infinito  )  quando  siano  in  numero  infinito  conviene  anche 
ammettere  che,  eccettuatine  tutt'  al  più  un  numero  finito,  negli 
intorni  degli  altri  la  funzione  f{x)  resti  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti;  e  coli'  avvertenza  infine 
che  nei  punti  estremi  a  e  ò  le  serie  precedenti  danno  per  va- 
lore della  funzione  ^^  /"(a-fO)  e  .^  /",i  +  0)  ^w*^^^  le  volte  che 

queste  quantità  sono  determinate  e  finite. 

Osservando  poi  che    se    k    è    positivo,    si   ha    per  formole 
note: 


126 

ove  anche   .r  nella  seconda  è  positivo,    si  vede    subito  che  le 
serie  precedenti  possono  anche  ridursi  alle  altre: 

—X  —X 


,   co      rb               r°^                     /      hn  'f„  /<„_!  'f „_,  )  , 

V       f(x)dx      cos  X  (J— a)  (e             —  e                   }  d  x  , 

'^\      fi.c)dx      X 

1    °^       .      .        .         .      .    CK  .  .      f^  X'COsl{x  —  a)dl 


°^  ri  r°^  (1  1        ì 

'.*  cos  X  (.r— a)    r;^ 5 -^-2  —  75 — ^ — TTa  1  ^  ^ 


e  in  queste  /?„  e  'f„  devono  soddisfare  soltanto  alle  condizioni 

k  cf. 
poste  sopra;  talché  può  prendersi  per  es.  /i,,  ==  Vm  i  fn^^^  e 
con  A;  costante,   e  così  si  può  ridurre  per  es.  la  seconda   serie 
air  altra: 

2kaa:     rb  f"^  ^2        w          n  7^ 

e         V  /  /■rr\  .7  ^  /  '^^  cos  X  {x—a)  d  a 


Ika  ce    rb 
_^      f{x)dx 
7c"    1  «^a 


^(m— l)e        +X2j   jwe        +X2( 


e  „  questa,  come  le  precedenti  ed  altre  che  potrebbero  trovarsi 
,  al  modo  stesso,  servono  a  rappresentare  analiticamente  qual- 
,  siasi  funzione  continua  in  ogni  punto  x  fra  a  e  b  fatta  sol- 
„  tanto  eccezione  pei  punti  estremi  quando  in  essi  il  valore 
y,  della  funzione  non  sia  lo  zero;  e  servono  pure,  come  ab- 
,  biarao  detto,  e  colle  avvertenze  fatte  sopra,  per  qualsiasi  fun- 
,  zione  atta  all'ititegrazione  fra  a  eb  „\  e  col  particolarizzare 
f{x)^  specialmente  dopo  invertite  le  integrazioni,  come  appunto 
è  quasi  sempre  possibile  di  fare,  conducono  a  molte  formolo 
notevoli. 

Merita  poi   di    esser  notato  che  questi  risultati  ci   danno 


127 

il  modo  di  ottenere  infinite  espressioni  analitiche  di  funzioni 
date  arbitrariamente  fra  certi  limiti,  e  ci»  permettono  di  dire  in 
particolare  che  „  le  funzioni  sempre  finite  e  continue  in  un  in- 
„  tervallo  finito  hanno  sempre  infinite  espressioni  analitiche 
„  che  valgono  per  qualunque  punto  dello  stesso  intervallo , 
„  quando  si  eccettuino  tutt'  al  più  gli  estremi  „ . 

56.  Ora  venendo  a  casi  particolari  rispetto   alla   funzione 

SGTl  II     00 

'^(.r,a,/i„)  ammettiamo  che  (come  nel  caso  di  '^(a',a,/<„)=  ' — —^ — 

con  hn  =  — ^ —  j  che  corrisponde  alla  serie  di  Fourier  )  si 
abbia: 

(2)  z{x—rf.,'y.,h„)—z{x—a,  7.,  //„_,)=  H„„(a)K„„(.r) -f 

-f  H„,2(a)  K„,2  (.r)  + . .  +  H„,„,(a) K„,„.(j;), 

ove  m  è  un  numero  fisso,  e  le  H„,8(a)  sono  funzioni  della 
sola  a,  mentre  le  K„,s(r)  sono  funzioni  della  sola  a*,  e  dipen- 
dono le  une  e  le  altre  dagli  indici  n  e  s. 

Allora  la  serie  (1)  corrispondente  prenderà  la  forma  : 

(3)  ~j  m  'f  {-lo-rj. ,  a  ,  h,)  d  ^+/^Ì- 1  Pn„  H.„ , (a)4- 

-|-  P,„2  H„,.2  (a)  -(- ..  -|-P»iv»  H„„„  (a)  > , 

ove  Fti,,  ,  P„,2  • . .  P)i,m  sono  coefficienti  costanti  determinati 
dalla  formola: 


rh 

I  f{x)  K,„s 


talché  „astrazion  fatta  dal  termine  _  ^  /  f{x)'^{x — a,a, //y  )  (^1', 

„  quando  sia  data  una    funzione  ^{x — y.^a^hn)   dotata  delle 
„  solite  proprietà  generali  e  di  quelle  del  §.  24,  o  dei  §§.  se- 

I).  9 


,  jiruoiiti ,  c  jier  la  (pialo  si  al)bia  la  forinola  (li),  avronio  una 
,  espressione  analitica  di  f{.v)  in  serie  di  funzioni  H„,s(a) 
,  come  la  (3)  che  varrà  nei  soliti  casi  „ . 

Qui  poi  giova  osservare  che  le  condizioni  che  sempre  ab- 
biamo richiesto  per  ^(.r  ,  h)  o  's{x — a  ,  a  ,  h„)  possono  rendersi 
meno  restrittive;  poiché  se  nel  teorema  del  §.  22.  ammettiamo 
che  la  funzione  ivi  indicata  con  z{r^h)  non  si  mantenga  sem- 
pre numericamente  inferiore  a  un  certo  numero  quando  x"  si 
avvicina  a  un  numero  finito  di  punti  fra  a  e  è,  separando  questi 
punti  con  piccoli  intorni  e  poi  ripetendo  la  dimostrazione  che  si 
fece  del  teorema  medesimo  si  giunge  immediatamente  a  conclu- 
dere che  „  esso  continua  a  sussistere  anche  se  la  funzione  ivi  in- 
„  dicata  con  'f(.r,/i),  soddisfacendo  sempre  a  tutte  le  altre  con- 
„  dizioni  che  allora  si  posei'o ,  cessa  di  esser  finita,  o  almeno 
„  cresce  indefinitamente  con  Ji  in  un  numero  finito  di  punti  fra 
„  rt  e  Z;,  o  si  è  incerti,  purché  allora  qualunque  sia  /i  l'integrale 

»     /  f{-^')'i{-^ìh)dx  esteso  a  intorni  sufficientemente  piccoli 

„  degli  stessi  punti  e  la  cui  ampiezza  non  dipenda  da  h,  resti 
„  sempre  numericamente  inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace, 
,  anche  quando  la  funzione  sotto  il  segno  integrale  si  riduce  a 
„  quella  dei  suoi  valori  assoluti,.  Ed  è  in  forza  di  questa  osser- 
vazione che  noi  possiamo  anche  asserire  che  se  la  funzione  indi- 
cata sopra  con  z(j: — a  ,  a  ,  //„)  cesserà  di  esser  finita,  o  almeno 
crescerà  indefinitamente  con  n  al  tendere  di  x  a  un  numero 
finito  di  valori  speciali  fra  a  e  h  diversi  da  a,  o  si  sarà  incerti 
ma,  almeno  per  gli  altri  valori  di  .i',  tutte  le  altre  condizioni  sa- 
ranno ancora  soddisfatte,  allora  lo  sviluppo  precedi-nte  continuerà 
pure  a  sussistere  tutte  le  volte  che  per  qualsiasi  valore  di  ti  l'in- 

tf  graie  /  /"(./■)  'f(.r — a  ,  a  ,  h,i)'lx  esteso  a  intorni  sufficientemente 

piccoli  degli  stessi  punti  la  cui  ampiezza  non  dipende  da  n 
resti  sempre  numericamente  inferiore  a  quel  numero  che  piìi  ci 
piace  anche  riducendo  la  funzione  /"(.i) 'f(.r— a  ,  a  ,  Ah)    ai  suoi 


\20 

valori  assoluti;  talché  appunto  non  è  necessario  die  sia  soddi- 
sfatta la  condizione  che '■f(.r — ^a,a,/«„)  sia  sempre  finita,  purché 
allora  f{.c)  sia  tale  che  resti  soddisfatta  la  condizione  ora  indicata 
pel  prodotto  /'(.r)  '^{x — a  ,  a  ,  Jin) . 

57.  Ora  è  da  osservare  che  quando  invece  della  funzione 
'f(.r  ,  a  , /<j|)  siano  date  a  priori  le  funzioni  H„,s(a),  non  sempre 
sarà  possibile  (almeno  con  questi  processi)  sviluppare  nei  soliti 
casi  una  funzione  data  arbitrariamente  f{.v)  secondo  una  serie 
di  funzioni  H,,,., (a)  come  la  (3);  però  evidentemente,  per 
quanto  abbiamo  detto  al  §.  53,  onde  esser  sicuri  che  si  ha  que- 
sto sviluppo  bisognerà  che  si  possano  determinare  le  funzioni 
's{.r — a  ,  a  ,  Aq)  e  K,i,s(.r)  per  tutti  i  valori  di  x  e  di  a  fra  a  e  b 
in  modo  che  la  somma: 

(4)  'f(.r-a,a,/.J+    V     ÌH,,,(a)K,„(.r)  + 

+  H.,2(a)K,.„(a^)  + ..  +  H,,„,(a)  K,.,„,(jO  | 

rappresenti  una  funzione  z{,r — a  ,  e/. ,  /«„)  dotata  delle  solite  pro- 
prietà generali  dei  §§.  21  e  53  pei  valori  di  .r  e  di  a  fra  a  e  &, 
e  per  la  quale  riescano  soddisfatte  le  condizioni  che  si  richie- 
dono per  l'applicazione  del  teorema  del  §.  24  o  di  uno  di 
quelli    del  §.  39. 

Ponendo  in  questa  somma  x — a=/,  essa  diverrà: 

(5)  'f(  ^  a  ,  ^o)  +  2    !ll'-'i(^-)  K,.,,(a+0+ 

r=l 

+  H,,o(a)K,„(a+0+..-f H,,.„(7.)K,,.„(a+0j  ; 
quindi;   perchè   possa    corrispondere  a    una  funzione  z{x  ,  //,)  o 
'f  (.r — a  ,  a ,  h„)  per  la  quale  siano  soddisfatte  le  condizioni  dei 
§§.   21  e  53,  occorre    intanto  evidentemente  che  la  serie: 

((3)         /  '.(f,a,A,>?/+|\  II.,,(a)  /  K„,,(a^-0^^^  + 
H-H.„.  (a)  /  K„ , .,  (a-f  0  dt+..  -fH,.,,»  (a)  /  K„ ,  „.  (a-f  t)  d  t  )  , 


130 

per  a  compreso  fra  a  e  0  {ii  eb  al  più  esci,)  e  per  t  diverso  da  zero 
e  compreso  fra  a — a  e  0  o  fra  0  e  b — a  {b — a  e — (6 — a)  al  più 
esclus.  nel  caso  di  a^=a,  o  a=è  )  sia  convergente  e  abbia  per 
somma  una  stessa  quantità  diversa  da  zero  G  per  t  positivo  e  — Gr 
per  /  negativo,  che  cangia  segno  con  t  ma  che  del  resto  è  indi- 
pendente dai  valori  scelti  per  a  e  per  t  fra  i  limiti  indicati. 

Oltre  a  ciò,  se  S|  è  un  numero  positivo  piccolo  a  piacere, 
pei  valori  di  t  fra  a — a  e  — £,,  e  fra  a,  e  b- — a  (gli  estremi 
+  {b — a)  nel  caso  di  a=a  o  a=/>  al  più  esci.),  la  somma  (5), 
che  non  è  altro  che  la  derivata  rispetto  a  t  della  somma  dei 
primi  )ì-\-ì  termini  della  espressione  (6),  deve  per  qualunque 
valore  di  n  mantenersi  numericamente  inferiore  a  un  numero 
finito;  e  inoltre  pei  valori  di  t  compresi  fra  — s  e  s,  ove  e  è  un 
altro  numero  positivo  piccolissimo  che  potrà  anche  dipendere 
dal  valore  che  si  considera  per  a,  la  stessa  somma  dovrà  sod- 
disfare alle  condizioni  che  si  richiedevano  fra  0  e  s  per  la  fun- 
zione 's{jcji)  in  quelli  dei  teoremi  dei  §§.  24  o  39  che  vorremo 
applicare;  dunque  quando  tutte  queste  particolarità  si  verifichi- 
no, intendendo  che  nella  (3)  G  indichi  la  somma  della  serie  (6) 
per  t  positivo  si  avranno  i  precedenti  sviluppi  (3)  di  f{x)  pei 
soliti  punti  a  fra  a  e  6  nei  quali  è  finita,  colle  solite  particolarità 
pei  punti  di  discontinuità  e  pei  punti  estremi,  e  colle  limita- 
zioni o  nò  portate  dai  teoremi  dei  §§.  24  e  39  dipendentemente 
dalla    natura  della   funzione  z{t ,  a  ,  h„)  che  ora   viene  rappre- 

sentata  dalla  somma  (5)  o  da  — r-7-,  se  G,,,^  è  la  somma  dei 

primi  ii-f-l  termini  della  serie  (6) . 

E  così  in  particolare  quando  le  condizioni  suindicate  rispetto 

-\  n 
alla  serie  (6)  e  alla  derivata  — ~p-  della  somma  G„,/  dei  suoi 

ò  t 

primi  H-j-l  termini    siano   soddisfatte,    se   avverrà  che  questa 

Jrx 
'f  (.r  ,Zi)  dx 
0 
che  si  aveva  nel  cap.  III.)  per  t  compreso  fra  — e  e  e  si  man- 
tenga   numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  qualunque 


131 

sia  H,  gli  sviluppi  (3)  per  f{))  varranno  per  tutfi  i  punti  -x 
negli  intorni  dei  quali  f(x)  non  fk  infinite  oscillazioni  o  almeno 
ammette  una  derivata  che  resta  atta  alla  integrazione  anche 
riducendola    ai    suoi    valori    assoluti  ;  mentre    se    il    prodotto 

t~r~    col  tendere   a  zero  di  f  resterà  numericamente  inferiore 
«3 1 

a  un  numero  finito,  allora  gli  stessi  sviluppi  varranno  pei  punti 
a  pei  quali  i  rapporti  incrementali si  mantengono 

~i~  z 

sempre  finiti,  o  almeno  se  crescono  indefinitamente  restano  atti 
all'integrazione  fra  0  e  s  anche  ridotti  ai  valori  assoluti  ec;  e 
per  gli  altri  teoremi  dei  §§.  24   o    39  converrà    aver  riguardo 

anche  alla  funzione  dei  valori  assoluti  di  — ^r^~}  o  ai  massimi 

«j  t 

e  minimi  di  G»,^  per  t  fra  — s  e  =. 

Valendosi  poi  della  osservazione  fatta  nel  paragrafo  pre- 
cedente si  può  aggiungere  che  quando  per  un  numero  finito 
di  valori  a,  ,a^,..  di  t  fra  a — a  e  — s^  o  fra  s^  e  b — a,  la  som- 
ma (5)  0  — — '— non  si  mantenga  sempre  finita  o,  almeno  cresca 

indefinitamente  con  w,  o  si  sia  incerti,  allora  lo  sviluppo  (3)  per 
f{x:)  continuerà  ancora  a  sussistere,  purché  qualunque  sia  ii  l'in- 

tegrale  del  prodotto  /"(^--rO  ~VT^  esteso  ad  intorni  sufficieute- 

mente  piccoli  degli  stessi  punti,  la  cui  ampiezza  non  dipenda 
da  ?i,  si  mantenga  inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace  anche 
riducendo  il  prodotto  medesimo  ai  suoi  valori  assoluti.  E  quando 
questa  condizione  si  trovi  verificata,  allora  non  occorrerà  esami- 
nare se  pei  valori  eccezionali  'y.j,a^,. .  di  t  ora  indicati  sono  o  nò 
soddisfatte  le  altre  condizioni  che  si  hanno  per  G»!,^  poiché  esse 
Terranno  soddisfatte  di  per  sé.  —  Questa  osservazione,  senza 
stare  a  ripeterla  ogni  volta,  la  intenderemo  fatta  ora  anche  per 
il  seguito. 

58.  Si  aggiunga  ora  la  condizione  che  (come  accade  negli 
sviluppi  conosciuti  )  le  funzioni  K„,s(.a')  non  differiscano  dalle 
H«,,(.r)  altro  che    per   fattori    costanti    ;>„.,  variabili    soltanto 


l:i2 

dall'  una  all'altra,  e  per  im  fattore  fisso  F(.i")  fmi/ioue  finita 
della  .r,  per  modo  cioè  che  sia  K,„,,(.r)  =p„^,  t\.r)  H„„  (a;). 
Allora  la  serie  (0)  si  ridurrà  all'  altra  : 

(7)      /  'f(/,a,/g.//+ VJ^,.,„IL,„(7.)  /  F(a+On,.„(a+0  ^^^ + 
+  2^,.  H  ,.„  (a)  /  F(a+OH..„  (a+0  ^  f  +  .  .  .  + 

+iJ..,mH,.,„,  (a)  /  F(a+0  H,..„.  (a  +  Z)  r?  f    , 

mentre  la  espressione  (5)  che  ora  dovrà  corrispondere  a 
z{t  ,  a  ,/<„)  diverrà: 


ì)  Gii, 


-n 

' r.      -.       7,   N     ,      V>      \ 


(8)        -^=  'f  (^  a  ,  /.o)  4-  ^    );..„  H,.„  (a)  H.„  (a-1-0  + 

r==\ 

+  2>M2  H.„  (a)  H,,2  (a  -f  0  +  .  •  +;>..«.  H,„.  (a)  E,.,„.{y.-{-i)ÌF{a-^f), 

essendo  al  solito  G,„/  la  somma  dei  primi  'n-\-l  termini  della  (7); 
talché  si  può  ora  affermare  che  se  ^dipendentemente  soltanto 
dalla  forma  che  dovrà  avere  la  espressione  analitica  della  fun- 
zione da  svilupparsi,  e  non  già  dalla  natura  di  questa  funzione)  si 
potranno  determinare  le  costanti  ^j„,  pp»,.,  i..,^^,i,m  pei  varii  valori 
di  n  e  le  funzioni  F{x)  e  'f  (^,  a,^^)  in  modo:  1  .*'  che  la  serie  (7)  sia 
convergente  per  tutti  i  valori  di  a  fra  a  e  &  (a  e  ò  al  più  esci.)  e 
abbia  per  somma  una  stessa  quantità  diversa  da  zero  G  per 
tutti  i  valori  di  t  diversi  da  zero  e  compresi  fra  0  e  b — a,  e  per 
quelli  fra  a — a  e  0  abbia  invece  per  somma  — G  (  gli  estremi 
+  {b — a)  nel  caso  di  «=a  o  a=6  al  più  esci.);  2."  che  se  ^^  è 
un  numero  diverso    da  zero    e  positivo    comunque  piccolo    la 

"^  C 
derivata  -^t""  della    somma  G„,i  dei  suoi  primi  n-\-l  termini 

qualunque  sia  ìi  resti  sempre  numericamente  inferiore  a  un 
numero  finito  finché  t  è  compreso  fra  a — a  e  — £,,  e  fra  Sj  e  b — a 
(  gli  estr.   ±   {/) — fi)  nel  caso    di  7.=a  o  a=^ft  al  più   esci.  ); 


133 

o."  che  la  somma  G,„/  dei  primi  v-^1  termini  della  stessa  se- 

^  C 
rie  ola  sua  derivata— -'"-  per  t  fra  — s   e  s  soddisfi  alle  con- 
0 1 

dizioni  indicate  nel  para^^rafo  precedente;  allora  una  funzione 
f{x)  data  arbitrariamente  fra  a  e  h  potrà  rappresentarsi  colla 
serie: 


(^) 


+  P,„.  H,.,2  (7.)+  .  .  .  +  P„„.  H„„„  (7.)  j  , 


ove  : 


(10)  Pn,s  =  j»«,.  /  fi^r)  F(.r)  H,.„  (.r)  e/  .r  , 

e  ciò  per  tutti  i  punti  a  fra  rt  e  h  pei  quali  la  funzione  stessa 
f{x)  è  finita ,  colle  solite  particolarità  pei  punti  estremi  e  per 
quelli  di  discontinuità,  e  colle  limitazioni  o  nò  portate  dai  teo- 
remi del  §.  39.  dipendentemente  dalle  condizioni  cui  soddisfarà 

^  C 
fra  — ;e  s  la  somma  suindicata  Gn^t  o  la  sua    derivata  — r — -, 

V  t 

E  se  la  seconda   condizione  ora  indicata  non  sarà  soddi- 
sfatta per  un  numero  finito  di  valori  di  t,  o  si  sarà  incerti,  allora 

la  funzione  f{x)  dovrà  esser  tale  che  il  prodotto  fi^-Tf)  ^v^ 

soddisfi  alle  condizioni  poste  in  fine  del  paragrafo  precedente . 
59.  Se  poi,  come  pure  accade  negli  sviluppi  conosciuti,  il 
primo  termine  della  serie  (9)  avrà  la  forma  degli  altri,  per  modo 
che  la  serie  stessa  possa  scriversi  ; 

1    °^    i  ) 

2G  ^  r  ""  ^""  ^'^-^  +  ^"'--^  -^'"^  ^^-^  +  •  •  +^""" ^^"""  ^"-^  ( ' 

con  P.(,s  determinato  sempre  dalla  (10),  e  se  a  questa  serie  l'in- 
tegrazione definita  dovrà  essere  applicabile  termine  a  termine 


13 1 
almeno  da  a  a  />,  p  si  avrà: 


h 

F(.r)H„,.(.r)H,„<(x)(/x  =  0 


qiiamlo  non  sia  ad  nn  tempo  n=--p,  s=f ,  allora  dovrà  essere: 


/. 


b 

p  . 

2G  rh 

0  H2„,s  {x)  d  X 


fl\x) 


e  quindi  sarà  : 

2G^ 


L 


Y{x)'B^^,,{x)dx 


talché  allora,  onde  lo  sviluppo  precedeiite  per  la  solita  funzione 
f{x)  sia  possibile  nei  soliti  casi,  bisognerà  che  la  serie: 

[ Hn,s  (a)  /  F(a+OH„„(a+Of^^     H,,,,  (a)  /  F(a+0  H„,2(a+0  dt 

(11)  2  ?. ^, + -76 — + 


/  jY{x)RK,^{x)dx  1 


F{x)R\,2{^)  dx 


Bn^n  (a)    /  F(a+0  H„,.  (a+f)  dt . 


+ 


fF{x)B.^,„,{x)dx  ) 


(cui  ora  si  riduce    la   (7)  divisa  per    2G)  sia   convergente  e 
abbia  per  somma  -  per  t  positivo  e  compreso    fra  0  e    h — oc, 


e — ,)  pei"  /  negativo  e  compreso  fra  a — a  e  0  (0  sempre  esci. 

e  gli  estremi  ±  {h — a)  tutt'  al  più  anch'  essi  esci,  nel  caso  di 

a=a  e  a=6);  e  oltre  a  ciò  bisognerà  pure  che  nei  soliti  inter- 

^  C 
valli  da  a — a  a  — Sj  e  da   s,   a  b — a  la  derivata  della 

somma  G»,^  dei  primi  ìi  termini  di  questa  serie,  che  ora  cor- 
risponde alla  funzione  z{f ,  a  ,  /ìh),  resti  sempre  numericamente 
inferiore   a  un    numero  finito    per    qualunque    valore    di  w,  e 

questa  somma   G„,i!   o   la    stessa  derivata  — -— -  soddisfino  fra 

— £  e  £  alle   solite  condizioni  dei   paragrafi  precedenti.  E    se 

non  sarà  soddisfatta  la  condizione  che  — r^^  da  a — a  a  — £, 

et 

o  da  e,  a  h — a  resti  sempre  finita,  o  si  sarà  incerti,  allora  hi- 

sognerà  al  solito    che  il  prodotto  f{ci.-\-t)   — ---^    soddisfi   alla 

condizione  data  in  fine  del  §.  58. 

Lo  sviluppo  di  f{x)  poi  in  questo  caso  prenderà  la  forma: 

co    ,  ^ 


1 


con; 


Ja 


f{x)F(x)  E,^,s  {x)  d X 

'a 

(13  qn^s  = 


i 


h 

F(x)  H-„,5  {x)  d  X 


e  si  avrà  come  abbiamo  detto  : 

(14)  'f(^«,^«)=^7-  =  2.2,7/; — ^^"-^^^^ 

1      *      /  F(.7-)m,,(.ry.T 
essendo  G,„/  la  somma  dei  primi  n  termini  d»dla  serie  (11). 


136 

00.  Tutto  ciò  è  ^oneralo,  nò  si  esclude  che  le  funzioni 
Hm,s  possano  variare  da  un  termine  all'  altro  della  serie  con 
leggi  qualsiansi.  Ordinariamente  però  le  funzioni  che  si  corri- 
spondono nei  varii  termini  della  serie,  cioè  le  Hi,^ ,  H^,,, ,  .  .  , 
Hn,s  ,  •  •  ,  non  costituiscono  che  una  sola  funzione  nella  quale 
oltre  ad  x  figura  un'  altro  parametro  X  che  varia  dall'  una 
air  altra  di  esse,  prendendo  però  uno  stesso  valore  determinato 
per  es.  X»  nelle  m  funzioni  che  figurano  nello  stesso  termine , 
per  modo  cioè    che  si    ha  : 

H„„  (.r)=Hi  (X„  ,  .r) ,  H,,,.  (.r)=H.  (X„  ,  .r) , . . . ,  H„„„=H,„  {X^,^) . 

Allora  le  serie  (0)  e  (12)  che  devono  servire  allo  sviluppo 
della  funzione  data  f{r)  si  riducono  respettivamente  alle  altre  : 

(15)      ~jm's{x-a,  y.Ji,)dx+  ^|  |rn„Hi(X„,a)+ 

-f   P„,.R>(X„,7.)+"-fP'nmH„,(X„,7.)'    , 

CO    ,  \ 

(IG)   2     5..,1  H,  (X„  ,  7.)+  fjn  ,  2  Ho  (X„  ,  a)  +  .  .  -f  qn„n  H„  (X„,  7.)      , 

con  : 

(17)  P„„  =  p«,.,  /  f{x)  F(.r)  H,  (X„  ,  .r)  d  x  , 


"  a 

(18)  (/„,s  = 


jf{x)F{x)n,{K,x)dx 


l¥{x)EsHK, 


x)dx 


essendo  le  iì„,s  quantità  costanti  da  determinarsi;  e  onde  essere 
sicuri  che  lo  sviluppo  (15)  è  possibile  nei  soliti  casi  pei  valori 
di  7.  compresi  fra  i  due  numeri  dati  o  da  determinarsi  a  e  h^ 


137 
bisogna  poter  determinare  le  costanti  p^.s  in  uioilo  che  la  serie: 

(10)      /  's{f ,  7. ,  h,)  dt  +  \  L.„  H,  (X,„7.)  /  F(a-f  0  II,  (X,. ,  a-^i)d  ^h 

,„,.H,(X„,a)  /  F(a+OIL(X„,a+0<?H..+P«,-"H,„(X„a)  /  F{y.-\-t)E,„{h,,a-\^t)dt\ 

pei  valori  di  t  diversi  da  zero  e  compresi  fra  0  e  b — a  {b — « 
al  più  esci,  per  a=a)  sia  convergente  e  abbia  per  somma  una 
stessa  quantità  diversa  da  zero  che  allora  sarà  presa  per  la 
quantità  G  che  figura  nella  formola  (15)  stessa,  e  pei  valori 
di  t  diversi  da  zero  e  compresi  fra  a — a  e  0  (a — b  al  più  esci, 
per  a=6)  sia  pure  convergente  ma  abbia  per  somma  — G, 
essendo  G  indipendente  da  t  e  da  a;  mentre  onde  'esser  sicuri 
che  lo  sviluppo  (16)  è  possibile  bisognerà  invece  che  la  serie: 

lH,(X,.,a)/  F(a+0  H.  (X,  ,  a+0  fH 

(20)  V  ^  — ■ {- 4- 

[  /  F(.T)H,2(X„,a-)c?.r 


1 


Ha  (X„  ,  a)  /  F(a+0  H^  (X„,a+0             H„,  (X„ ,  a)  /  F(a+0  H„.  (X„  ,  a+^ 
—  ^..-j 


)dt 


/  Y{x)  Hg^  (X,.,ic)  dx  /  Y{x)  H\,  (X„,iO  d  X 

J  a  Ja 

abbia  per  somma       per  /  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e 

b — a  e  abbia  per  somma  —  -  per  t  diverso  da  zero    e   com- 

Li 

preso  fra  a — a  e  0,  {h — a,  e  a — b  al  più  esci,  se  a=a  o  a=b), 
e  supposto  ben  inteso  che  in  quest'ultimo  caso  si  abbia  sempre 
la  formola: 


13S- 


rF(,r)H 


(21)  /  F(.r)H,(X,,.r)H<(Xp,a:)rfr  =  0, 

tutte  le  volte  che  non  è  al  tempo  stesso  s=/  ,  n=p  . 

Oltre  a  ciò  poi  bisogna    sempre   che    indicando    al  solito 
con  G„,/  la  somma   dei  primi  H-j-1  termini  della  serie  (19)    o 

>  C 
quella  dei  primi  n  della  (2(>),  la  sua  derivata  -^  y  '     qualunque 

sia  n  resti  sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito 
per  t  compreso  nei  soliti  intervalli  da  a — a  a — =,  e  da  Ej  a  h — a 

^  (^      / 
o  almeno  sia  soddisfatta  pel  prodotte  f{o.-\-t)  — t-t^    la    condi- 
li t 

zione  posta  in  fine  del  §.  58  ;  e  bisogna  inoltre  che  la  stessa 

somma  G„,<  o  la  sua  derivata  — — ^  per   t    compreso  fra  — e 

e  s  soddisfino  alle  solite  condizioni  dei  paragrafi  precedenti. 

E  quando  poi  efi'ettuando  le  integrazioni  che  figurano  in 
queste  formole  si  trover:\  per  es. 


X 


t 

F(a-f  0  H,  (X„  ,  ,c+0  ^?  ^  =  h  (>mO  j  K.  (X„  ,  a+O  -  K,  (X„  ,  a)  [  , 


ove  le  k,„  e  9«  dipendono  soltanto  da  X„ ,  e  K,  dipende  anche 
da  a-\-t  0  da  a,  allora  le  serie  (19)  e  (20)  diverranno  respet- 
tivamente  le  seguenti: 


(22)     (l(^a, 


co    m  ! 

K)^^t+y,n IsP-^^  ^'' O^n) H,(X„,a)  K(X„,a-|-0-K.(X„,o() | 
JO  11  ^ 


(23)       V  „  V  ^^  H.  (X,, ,  a)     K.  (X,. ,  a+Z)- K.  (X„ ,  a)  , 


i3g 

nella  prima  (lollo  ri'inli  lo  quantità  /.-.,,  (X„)  si  potranno  anche 
includere  nelle  costanti  g,,,»;  e  per  queste  serie  e  per  le  somme 
G„,^  dei  loro  primi  »-j-l  o  n  termini,  come  per  le  derivate  di 
queste  somme,  dovranno  essere  soddisfatte  le  respettive  condi- 
zioni indicate  sopra. 

GÌ.  I  valori  X,  ,  Xg  ,  Xg  ,  .  . ,  che  prende  successivamente 
il  parametro  X  nei  varii  termini  delle  serie  che  qui  si  conside- 
rano sono  dati  ordinariamente  come  infiniti  o  parte  degli  infiniti 
di  una  funzione  monodroma  e  continua  iv{^)  di  una  variabile 
complessa  2',  o  come  radici  o  parte  delle  radici  della  equazione 

trascendente— —r  =  0,  supposti  per  semplicità  questi  infiniti  o 

infinitesimi  ^j  ;  Xj  ,  . . ,  X„  , . .  ,  tutti  di  prim' ordine,  e  reali  però 
o  complessi . 

Quando  poi  la  funzione  ui{z)  non  sia  data  avanti ,  ma  si 
sappia  che  in  ogni  porzione  finita  del  piano  z  cade  soltanto  un 
numero  finito  di  punti  Xj  ,  Xa  , . . ,  X„  ,  .  . ,  allora  per  un  teorema 
noto  (*)  potrà  sempre  costruirsi  una  funzione  di  z  monodroma 
e  continua  in  ogni  porzione  finita  del  piano  z  che  abbia  le 
quantità  X,,  X^, ..  ,X„,..  per  infiniti  o  infinitesimi  del  prim*  or- 
dine; quindi,  ammesso  appunto  che  dei  punti  X,  ,  Xo  ,  .  . ,  X„  ,  . . 
ne  cada  soltanto  un  numero  finito  in  ogni  porzione  finita  del 
piano  5",  noi  potremo  in  ogni  caso  considerarli  come  infiniti 
o  infinitesimi  di  prim'  ordine,  per  es.  come  infiniti,  di  una  fun- 
zione monodroma  e  continua  iv(z)^  e  potremo  quindi  introdurre 
sempre  in  calcolo  questa  funzione  w{z).  Con  ciò  noi  troveremo 
dei  teoremi  generali  che  daranno  il  modo  di  determinare  infiniti 
sviluppi  per  le  funzioni  di  una  variabile  reale  date  arbitraria- 
mente fra  due  limiti;  fra  i  quali  sviluppi  s'  trovano  appunto 
quelli  interessantissimi  che  si  presentano  nella  fisica  matema- 
tica, e  pei  quali,  a  quanto  so ,  non  era  stata  data  fin  ora  una 
dimostrazione  generale  e  rigorosa . 

ri  II  Prof.  Rptti  detto  pel  primo  nelle  sue  lezioni  dell'anno  scolastico  1859-60 
sulle  funzioni  ellittiche,  il  teorema  ora  riconlnto  poi  caso  in  cui  la  distanza  fra  duo 
qiinhinque  dei  punti  /,  ,/«,..,  Xm,  . . ,  non  scende  mai  al  disotto  di  nnii  certa 
quantità  rf,  e  pubblicò  questo  teorema  nel  tomo  IH  dt-fe'li  Annali  di  Matera.  del  Torto- 
lini,  li  sig.  Weierstrass  poi  dette  soltanto  in  questi  ultimi  anni  il  teorema  stosso 
pel  caso  generale,  tidla  sua  nionioria  sullo  funzioni  analitiche  uniformi  pubblicata 
m\\ii  Abhandlamjcn  dell' Accademia  delle  Scienze  di  Berlino  pel  1S76. 


140 

IVrò  oiulo  sfiunQ'iM'C  a  questi  tcorciiii  generali,  ci  è  utile 
premettere  delle  formole  (alcune  delle  quali  io  le  credo  nuove) 
sulle  funzioni  monodrome  e  continue  di  una  variabile  complessa. 

G2.  Sia  perciò  u'{z)  una  funzione  di  ^  che  è  monodroma  e 
continua  neirintorno  del  punto  a,  ma  diviene  infinita  di  ordine  [x 
in  questo  punto;  e  s' indichi  con  's.{:)  un  altra  funzione  di  z 
che  nell'intorno  del  punto  a,  oltre  esser  monodroma  e  continua 
come  «•(:),  è  anche  finita . 

Il  prodotto  z{z)ì(f  {z){z — af^  ,  ove  p  ^  "ii  numero  intero 
e  positivo,  sarà  pure  monodromo  finito  e  continuo  nell'intorno 
del  punto  a,  e  quindi  in  questo  intorno  applicando  il  teoiema 
di  Cauchy  si  troverà; 


-](ap-l) 


'^(l^P  — 1) 


e  quindi; 


li         <p{a)  A 
(f{z)  ur  {z)=- 


tf{z)tv^\z){z—af'^' 


{z—a) 


]xp 


{z — a) 


V'P  ' 


+ 


j^{z)w'^(z)  {z-af^ 


rptp-i) 


%  (ti  p—X)  {z—a) 


+  ^vXz), 


ove    A  è  il  limito    ài  n'{z){^  —  ay    per  z^^a^  «'iC^^)  è  una 
funzione  monodroma  finita  e  continua  nell'intorno  del  punto  a, 

f  p  ij,wl(*) 

e  il  simbolo  lz{z)u   {z){z — a)      \a     indica  il  valore  della  de- 
rivata s     di  <^{z)ìv   {z){z — ay       nel  punto  a. 

Integrando  dunque  lungo  una  linea  chiusa  Ca,  che  si  sup- 
porrà percorsa  nel  senso  diretto,  e  dovrà  esser  presa  in  modo 
che  non  passi  per  alcun  punto  d'infinito  ne  di  z{z)  ne  di  tc{s), 
e  che  oltre  al  punto  a,  non  racchiuda  altri  infiniti  di  queste 
funzioni,  si  avrà  di  qui  : 


141 


[25) 


Àif^^^"-' 


(z)  d  z 


y{z)nP{z){z-a)^'^'  « 
7:(;j.  p— 1) 


(p.;'-l) 


quindi  se  entro  certi  campi  ìr[z)  resta  sempre  monodroma 
e  continua  ma  diviene  infinita  respettivamente  degli  oi'dini 
|x,  ,  ;j.j , .  . ,  ;x,i , .  .  nei  punti  X, ,  Xj  , . . ,  X„  , . .  ,  sia  che  essa  di- 
venti o  nò  infinita  anche  in  altri  punti,  e  se  'f  (2;),  essendo  pure 
monodroma  e  continua,  non  diviene  infinita  negli  stessi  punti, 
indicando  con  C«.  una  linea  chiusa  posta  nei  detti  campi  che 
racchiuda  i  punti  Xj  ,  Xa , .  .  ,  X„  ,  e  non  passi  per  alcun  punto 
d'  infinito  né  di  's{z)  ne  di  ir{z),  e  indicando   con  Yi  ?  TlM  •  •  ?  Tm 

i  residui  corrispondenti  agli  altri  punti  d'infinito  di  's{z)ii-^  {z) 
entro  C„,  se  pur  ve  ne  sono,  si  avrà  la  formola: 


r  m„         n 

/   'p{z)>rP(z)dz-\'!,.=  \^ 


^^i^y%)i,-i^y^-p 


^(IJ-hì^— 1.1 


ove  nella  integrazione,  ora  e  in  seguito,  la  linea  C,i  s' intende 
percorsa  nel  senso  diretto  ;  e  di  qui ,  passando  al  limite  col 
far  crescere  C„  indefinitamente,  si  otterrà  subito  anche  la 
formola  seguente: 


limj^      z{z)w^\z)dz 

-Ve,. 


\i'nV 


Xn 


<Ni^— 1) 


che  varrà  tutte  le  volte  che  uno  dei  due  membri  di  essa  abbia 
un  significato. 

Son  queste  le  formole  che  volevamo  trovare;  e  ora  è  facile 
vedere  che  in  esse  i  termini  del  secondo  membro  si  esprimono 
tutti  pei  valori  di  'f(c)  e  delle  sue  derivate  nei  punti  corrispon- 
denti X^  ,  Xo ,  . .  ,  X,j , .  . . ,  e  per  quelli  delle  derivate  negli  stessi 

i)unti  della  funzione  idz)  =—-^  inversa  della  funzione  data  iviz). 

ic{z)  ^ 


li;.' 

Si  osservi  intatti  che  se  a  è  un  punto  d'infinito  d'ordine  \l 
di  ir{:),  esso  sarà  un  infinitesimo  dello  stess'  ordine  \i  di  m(^), 
e  quindi  n{:)  per  z=a  si  annullerà  insieme  alle  sue  prime  |i — 1 

derivate,  e  u^-^\a)  sarà  diversa  da  zero;  talché   applicando  il 
teorema  di  Cauchy  si  avrà: 


e  di  qui  calcolando  le  varie  derivate    di   ?r  (2)  (2— a)'^^  e  poi 
facendo    z=a ,    si    troverà    che    esse    vengono    espresse     per 

u    («),  m'       (a)..-,  ciò    che    dimostra   appunto  quanto  dice- 
vamo poc'  anzi  (*) . 

(*)  a).   Notiamo    di  passaggio   cbc    facendo  ^;:=1    la    (26)    ci   dà    la    forinola 
notevole  : 

lim  IO  (2)  (z—ay   =  A  = 


1 

che  determina  il  coefficiente  A  di [^  nello  sviluppo  di  ic(z);  e  questa  nel  caso 

(z—a)  ' 

particolare  di  '^=1  dà  luogo  all'altra   lim  io («)  f z—a)  = — r-r  che  potrebbe  trovarsi 

u  (u) 

subito  anche  direttamente,  e  che  ci  mostra  che  "  il  residuo  di  una  funzione  monodro- 
«  ma  e  continua  in  un  punto  «  ove  essa  diviene  infinita  del  prim' ordine  è  l'inversa 
•■  della  derivata  della  funzione  inversa  •> . 

b).  È  pur  da  notare  che  supponendo  ancora  p=l  le  formole  precedenti  ci  mo- 
strano che  se  o  è  nn  infinito   di    ordine  ,"■  di   w{z),  il  residuo  di  io{g)    in    questo 


lxc(zi  (z-af  ]a 


punto  è  L^^(g)  (2— «)     Jg         ,  0  il  valore  per  z=o  della  espressione 

—  '  -  +  (z—a)  +  . .  >       ,  per  modo  che  questo  residuo 


si    esprime  sempre  per  le  derivate  di  ordine  ,"•,. "-fi. ..  .della  funzione  inversa  «(2) 

di  w  (t)  prese  nel  punto  a. 

'{'(z) 
e).  Noteremo  inoltre   che  cambiando  fCzl  in  ~ —  ,  e  intendendo  che  la  nuova 

z — z 

funzione  «(z)  sia  ancora  raonodroma  e  continua  entro  C„  e  le  '/,•  siano  ora  i  residui 
di  'r'(~)i':^(z)  nei  punti  d'infinito  ^-j  ,5fj...di  questa  funzione  diversi  da  ),)  ,/2,..,/,ivii 


143 

63.  In    particolare  dunque,   supponendo    che   gli    infiniti 
X| ,  X^  ,  .  .  ,  X„,  . .  .  siano  tutti  del  prim'  ordine,  e  facendo  p=l, 

e  =2  coir  osservare  che  -7^7-:  •  appunto  il  residuo  c„  di  ?r(^) 

M(An) 

nel  punto  ).„  si  ottengono  le  formole  seguenti: 
(27);  -"  ■  ' 


:27)  ^  '"•■^^» 


w</^-2v^-2-.-f(>-)=2;\j 


le  quali  danno  luogo  alle  altre  ai  limiti  : 


\     (2^Uc„  Y     '    t  ^w(x„) 

28)  / 


che  saremo  sicuri  che  sussistono  appena  si  riscontri    che  uno 
dei  due  membri    ha  un  significato  determinato  . 

La  seconda  delle  (27)  poi  cambiandovi  z{z)  in  (f(^)'|(e),  si 
trasforma  nell'altra: 


e  z'  non  sia  un  punto  d' infinito  né   di  yfz)    né  di  w(z),  basta  osservare  che  la  som- 

m„ 
ma  precedente  ^  7^  conterrà  anche  il  termine  f(z')  icP^z'}  per  ottenere  subito  dalla 

1 
(25)   la  formola  seguente  : 

]    7r(y„p— l)iL  «'— a  J/» 

+  lin,k-^r^l!^^lÌ^-S"-^|, 
«  Ir' 

che  saremo  sicuri  che  sussiste  appena  si  riscontri  che  uno  dei  termini  del  secondo  mem- 
bro ha  un  sigrnificato,  e  servirà  perciò  in  tal  caso  a  dare  uno  sviluppo  di  f  («)  lo^(a) . 
S'intende  bene  come   queste  osservazioni  possano  riescire  utilissime  nella  teo- 
rica  delle   funzioni  di  una  variabile  complessa. 


1  14 

^^*  Jc„  1  1  (    **(^-) 

,        ,,    /y(X..)"'(>>..)-1'(M«"(Xn)) 


e  questa  vale  qualunque  siano  le  funzioni  z{z)  e  '{^(^),  purché 
siano  mouodrome  e  continue,  e  esse  o  almeno  il  loro  prodotto 
non  divenga  infinito  nei  punti  À,  ,  Àj ,,.,  X»,;  e  continua  a  va- 
lere anche  al  limite  quando  si  riscontri  che  uno  dei  suoi  membri 
conserva  un  significato  determinato . 

Neir  ipotesi  dunque  che  la  funzione  '\>{z)  soddisfi  anche  alla 
condizione  t}>'(X„)  w'(X„)  —  'j^pv^)  m"(X„)=0,  la  formola  precedente 
dà  luogo  alle  due: 

(^9)        1  ^«i  li 

delle  quali  la  seconda  non  può  assicurarsi  che  sussista  altro  che 
quando  si  riscontra  che  uno  dei  due  membri  ha  un  significato 
determinato;  e  poiché  si  soddisfa  alla  condizione  che  si  ha  per 
d(^)  prendendo  '\)(z)  =  rJ^z)  u  (2-),  ove  7:(^)  è  una  funzione  che  é 
monodroma  al  solito  e  continua,  e  la  cui  derivata  è  nulla  nei 
punti  X,  ,  X.,,..,  X„,...si  hanno  anche  le  formole  seguenti: 

— y   /  'f (^)  r.{z)  ìc  {2)  dz  —  \  Yr  =--—y,        ■  a         = 


1 


w'  {z)_ 


lim 


;  2^  j^  j(2) .(.)  ,r  (2)  .z .  - 1 V.  I  =  - 1  ^^^^^ 


^  '-  „2, 


2;  'f '(>>")  -(>-) 
1 


145 

la  seconda  delle  quali  sussiste  soltanto  quando  si  riscontri  che 
uno  dei  suoi  membri  ha  un  significato  determinato;  e  in  queste 
le  Y,-  sono  i  residui  della  funzione  '^{2)  z{z)  ic\z)  nei  suoi  punti 
d'  infinito  diversi  da  X,  ,  X.2,..,X„, ..,  e  'f(^)  e  t:{2)  sono  funzioni 
di  z  monodrome  e  continue  che  non  divengono  infinite  in  questi 
punti,  e  la  seconda  delle  quali  gode  della  proprietà  che  la  sua 
derivata  Tì\z)  è  zero  nei  punti  stessi  X,  ,Xj  ,..,Àh  ,..,  per  modo 
che  se  ii{z  è  sempre  finita  entro  C„,  0  diviene  infinita  soltanto 
di  ordine  superiore  al  primo  coi  residui  uguali  a  zero,  indicando 
con  y{z)  una  funzione  sempre  monodroma  finita  e  continua,  si 

potrà  prendere  izXz)  =  -/(z)  i({z),  ovvero  z{z)  =  j  -/{z)  ■u{z)  d  z , 

giacché    r  integrale  /  -/{z)  ti{z)  d  z  verrà  ad  essere  raonodrorao 

e  continuo,  oc 

Prendendo  7r(^)  =  l,  le  formole  precedenti    danno  luogo 
alle  altre  notevoli: 

f  1   r's{z)u{^^^    !;;-     ^L'^'o..) 


,  —  d  3 


l-'-là 


nelle  quali  u{z)  e  'f(^)  sono  funzioni  di  :  monodrome  e  continue 

la  prima    delle   quali    ammette  gli  infinitesimi  di  piim'  ordine 

,      -  ,  1  ..,.-.   '^{z)ii{s) 

h.  ,  /.j  ,  .  .  ,  X„  ,  .  .  ;  le  Yc    sono  1  residui  di  ~ — 57— —     nei    suoi 

punti  d'infinito  diversi  da  Xj  ,  Xj  ,  .  , ,  che  cadono  entro  C,(,  e  C,j 
è  una  linea  chiusa  sulla    quale  non  cadono    infiniti  della  fun- 

zione  ^    '    ■      . 
u-{z) 

Formole  analoghe  si  avrebbero  facendo  p==3,  4  , . .  nelle 

(24)  e  (25)  (*). 

(*)  Facendo  una  breve  digressiono,  mi  permetto  di  notare  che  le  formole  trovate  pos- 
sono riuscire  utili  anche  perla  ricerca  della  somma  delle  serie  ;  p<  iohè  quando  è  data  una 


140 

64.  Ciò  premesso,  torniamo  a  considerare  le  serie  del  §.  60, 
supponendo  appunto  che  in  esse  le  quantità  Xj  ,  X^  , . .  ,  X,, , . . 
siano  infiniti  di  prim'  ordine  di  una  funzione  iv{2)  monodroma 
e  continua  a  distanza  finita  in  campi  che  contengono  i  punii 

serie  v6h,  deteriuinando  le  funzioni  ?(2),  •/(«),  e  ic(a)  o  v{z)  in  modo  che  il  termine 

r 

che  figura  nelle  somme  dei  secondi  membri  delle  formolo  stesse,  o  la  riunione  di  alcuni 
di  questi  termini  sia    u^'uale  a  0„  <    la   questione    della    ricerca   della  somma   delle 

serie  ^^  Qn  si  ridurrà  a  quella   della  determinazione   del  limite   della  differenza   che 

T 

figura  nei  primi  membri,  e  questo  in  certi  casi  potrà  presentare  minori  difficoltà. 
Ciò  apparisce  chiaro  dai  seguenti  esempii. 

9?  senn^tsennj! 

]."  Vogliasi  la  somma  della  sene  2.  — s i —  '    ove  7  e  reale  0  complesso 

1      n  —  / 

senza  essere  però  un  numero  intero,  e  a.  e  x  sono  numeri    reali  e  positivi  compresi 

fra  0  e  ^ . 

Supponendo    in    primo    luogo  7    diverso   da    zero,    si   osserverà    che    preso 

sen  3t2  senxa  ,^  ,  ,  .   ,  ?("/«) 

<P(t\=  — — ; r— ,  w(z)=cotnz,  0  «(i)=tg7rzja  somma  dei  due  termini    . ,       che 

sennxsen»wr 
corrispondono  a /„=: — «e  )»=n(n/'0)dà  appunto ^_,  ^ — ;  e  quindi,  prendendo  per 

C„  un  rettangolo  coi  lati  paralleli   agli  assi  x  e  y   simmetrico  intomo  all'origine  e 

che  non  passi    pei  punti  «^^-J-nT,  e  servendosi  della  prima   delle  (28)    con  osser- 

Tare  che  in  questo  caso  le  quantità  7^  si  riducono  a  quella  che  corrisponde  a  sc=7# 

sen  a  7  sen  x  7  cot  t  7         .  ,  ,       ... 

e  che  è  uguale  a — ,  si  troverà  subito; 

i  7 

Zsen  n  a  sen  n  2         sen  «  7  sen  i  V  cot  r  7  ,  , . /  sen  ^  2  sen  x  a  cot  t»   , 
= —1 1 1  + limarvi  1   — -, —cu, 

j  n«-7*  27  J         (a-VjsenJTa 

ove  r  integrale  è  esteso  al  rettangolo  indicato;  e  quindi  la  nostra  riceica  sarà  ridotta 
a  quella  del  limite  dell'integrale  del  secondo  membro. 
Ma  essendo: 

sen  a  2  cos  r  2  :=  —  sen  (t — ot)z  -\-  cos  »  a  sen  -  z , 
il  medesimo  integrale  si  riduce  alla  somma: 

/'sen  X  z  sen  n — a)  2                /''sen  x  t  cos  x  a  . 
— r^ d»4-    1    da, 
(«-7jsen7i-»               J           2-7 

e  poiché   la  funzione diviene  infinita  entro  il   rettangolo   soltanto  nel 

punto  2=7  col  residuo  sen  x  7  cos  a  7,  il  secondo  di  questi  integrali  sarà  uguale  a 
*2  n  i  sen  x  7  cos  «  7;  quindi  sostituendo  e  riducendo  si  avrà: 

V  sen  na  sen  n  X       senx7sen(7r — «)7       ,.         1         /  sen  a;  «  sen  (tt — «)«    , 

—  lim  : :   f  — ; : d». 


]         n*-7*  2  7  sen  777 

Ora  avendosi: 


1         /^sen  X  t  sen  (tt — «] 
ìt:  yi  J        (*—'/)  sen  n  » 


147 

À,  ,  Xj , .  .  ,À„,  . .  ;  e,  ponendoci  dapprima  nel  caso  più  generale 
della  serie  (15),  cerchiamo  di  soddisfare  alle  condizioni  che 
allora  si  hanno  per  le  serie  (10)  e  (22)  e  per  la  somma  Gn,< 
dei  loro  primi  n  termini . 

2  sen  X  j  sen  f?:— a)a  =cos  [?r— (x-(-5t^]  z  -f-  cos  [r—  (z — x)]  x, 
se  pooiamo  nell'integrale  invece  dei  seni  e  coseni  le  loro  espressioni  per  esponen- 
ziali, e  osserviamo  che  x-|-- non  arriva  a  2??,  si  vede  subito  che  quando  x^x  le 
porzioni  dell'  ultimo  Integrale  che  sono  estese  ai  lati  orizzontali  tendono  a  zero  col- 
r  allontanarsi  di  questi  lati  dall'asse  delle  x.  e  quelle  estese  ai  lati  verticali  si  man- 
tengono sempre  finite  e  tendono  a  venire  eguali  e  di  segno  contrario  ;  e  questo  porta 
intanto  a  concludere  che  se  x<:^y.  si  ha  : 

y  sen  n  7.  sen  n  x       sen  x  7  sen  (tt — a)  7 

*J » T^ ^^ ;; ì 

\  n^ — '/'  2  7  sen  ti- 7 

e  questa  formola ,  a  causa  della  convergenza  in  uguale  grado ,  e  qniudì  della  conti- 
nuità della  serie  del  primo  membro,  vale  an<-he  per  x=z  . 

Cangiando  ora  a?  in  a,  e  a  in  x  si  trova  che  per  x^  a  si  ha: 

^  sen  n  a  sen  n  x        sen  a  7  sen  (^ — x)  y 
l"         n^— 7'  2  7  sen  rr  7         ' 

,1         •  j-     u     ,  j  ,1  .     ,  .      V  ^^°"==sennx  ^ 

e  81  conclude  quindi  che  la  somma  della  sene  data    \ per  x  <    x 

1         n^— /*        ^         -^ 

senxVsenfn^ — y)'/  \        sen  a  7  sen  (tt — oc)  7         j   ,,  -       1  1 

è    — — '- ^^ —,  e  per  x  >z  è quando  7  e  reale  0  complesso 

2  7  sen  TT  7  —  2  7  sen  -  7 

essendo  però  diverso  da  zero  e  non  intero,  ea  e  x  sono  compresi  fra  0  e  tt  (0  e  tt 
evid.  incl.  ). 

Osservando  poi  che  per  7  compreso  fra  —1  e  1   (  +1  esci.  )  la  serie   data  e 
le  somme  trovate,  considerate  anche  come  funzioni  di  7,   sono    finite  e   continue,  si 
tS  sen  n  y-sennx  ^-      ,  ,        «f^r — ■z) 

vede  subito  clie  la  sene  1  5 per  a;  <_  a  e  uguale  a  — -— —  ,    e  per 

j  n-  ■ —  <'  " 

T'^  a  è  uguale  a  ^         — .  e  così  la  somma    della  serie  data  resta  determinata  in 
di  "  27r 

termini  finiti  per  tutti  i  valori  di  7  diversi  dai  numeri  inteii  +1,  +2,..;  e  questa 

somma  ha  una  particolarità  notevole,  quale  è  quella  di  avere  due  espressioni  analitiche 

distiute  per  gli   indicati  valori  di  a;  e  di  « . 

,  ,,  .       ^      CO8  'in  X  .  _     _ 

2  "  Yoeliasi   la   somma   della  sene    i,   . per    a;    ira    —  tt    e    tt 

1    /n  sen  /  n  Tf 

(^Trescl.),  ove  le  )„),j,..  sono  le  radici  positive  della  equazione  senTrz— 7Tacos7rjp=0, 
le  quali  evidentement»  col  crescere  sempre  più  di  n  non  sono  numeri  interi,  ma  ten- 
dono invece  verso  i  numeri  della  forma  — —-. 

Per  servirsi  ora  della  seconda  delle  (29)     '  si  prenderà  «fz)=sen  -z—tzcost:», 
u'(«)  =  TT  '  z  sen  TT  z ,    e    poi    si    determinerà    il    ?(z)    colla    condizione    che    sia 

Tkrt}.  _  /°^  ^"^     ;  talché  basterà   prendere  7(2)  =7:«cos  »x,  0  ?(z)=- 


«'(>n)        /nsen  ;„  rr 

per  X  diverso  da  zero,  e  f{x)—'^^  per  x—0 


X 


US 

Ci  serviremo  per  questo  delle  forinole  che  abitiamo  scritte 
sopra: 

1      r  m„  Il  n      .^    X 


(30)  ^ 


^-  2Ì7X^(^)  '^-(^^  '  ^  -  ?  '^'  h ?  ^"  ^^'"^  =^  ?^  ' 


Si  avrà  così  dalla  formola  citata  per  .e  diverso  da  zero: 

V     eos  Al)  a:         ,.        i        /       tt*  «  sen  ar  z  sen  tt  z       , 

2.- — =lini    T— .     I    -— — -dt, 

1    A„  sen  /„  ;-  27rt  ,/c^  x{  sen  tt  z-z  cos  tt  z  J* 

quando  si  prenda  per  C„  per  es.  un  rettangolo  di  cui  un  lato  sia  suU'  asse  delle  y , 

quello  parallelo  passi  pel  punto  x^=n,  e  gli  altri  due  siano  a  distanza  grande  quanto 

si  vuole  dall'asse  delle  x,  e  s'intenda  escluso  con  un  piccolo  semicerchio  il  punto  z=0, 

perchè  in  esso  la  funzione    sotto   l'integrale  diviene  infinita  del  terz' ordine   con    un 

3  3  a;^ 

residuo  che  si  trova  facilmente  essere  uguale  a  77,  tt  —  —  —  , 

10  2    7T 

Ora  l'integrale    esteso    al    lato    che  è  sull'asse  delle  ;/  è  zero    identicamente 

perchè  la  funzione  sotto   il    segno   è    dispari;    quello    esteso    al    semicerchio  divisa 

per  27rt  è   la  metà  del  residuo  preso  col  segno  cambiato  fperchè  il  semicerchio  viene 

3  X*       3 
percorso  in  senso  inverso  )  e  quindi  è  uguale  a  ~  ■ 57>  ^'  S^'  integrali   estesi   ai 

lati  orizzontali  per  x  fra  — tt  e  t:  (+ tt  esci.)  coll'allontanarsi  sempre  piii  di  questi 
lati  dall'asse  delle  x  tendono  a  zero,  e  al  tempo  stesso  l'integrale  esteso  all'altro 
lato  verticale  su  cui  z=m-j-ij/,  si  mantiene  sempre  finito;  dunque  sarà  evidentemente; 

V    cos  ÀuX  3  X*        3  lim      ^     1        ^'  *  sen  x  z  sen  w  » 

7  y„sen"/„7r  "~  in  ~  20  '^  "'  n=oo  2  x  J_  ^  (sen  na—z  cos  tt  e)*      ^' 

intendendo  che  nell'integrale  del  secondo  membro  sia  2=n-fi  y. 

Ma  eseguendo  una  integrazione  per  parti  col  prendere  sen  x  z  per  fattore  finito, 
si  vede  subito  che  la  quantità  di  cni  deve  cercarsi  il  limite  equivale  all'altra: 

XOO                                                                          /»0O 
cos  a;  a  ——  I       cos  a;  fn-ft  1/)  d^ 

_oosen7r»— TTzcosrz    ^       V_oo     cos  h  tt  y      -f  n  tt  4-  i  tt  1/  q:  i  tgh  /r    ' 

ove  deve  prendersi  il  segno  -j-  0  —  secondochè    n  è    pari  0  dispari;  dunque  poiché 

questa  per  n  crescente  all'infinito  ha  per  limite  zero,  si  conclude  ora  senz'altro  che 

per  X  diverso  da  zero  e  compreso  fra  — tt  e  ^  (  +  7rescl.)  la  somma  cercata  della 

.   ?     cos  >„x      ,3  x^        3 

sene  2. e óa  ''^  • 

1  >„sen>„7r        4  tt        20 

Se  poi  x=0,  allora  prendendo  ^{z)  =  n'^  a,  si  trova: 


00  1  ì     i  n^  z^  sen  tt  z 

V  . : =  lim    --—  /    , 

--'  /„  sen  /.„  TT  ^^^Jc  '^^®°  ^  ^~''^  "  *'^''^ 


^    di 

a)4 


140 
che  danno  il  modo  di  esaminare  la  somma  dei  primi  n  termini 

00 

delia  serie  \c„'f(X„),  e  questa  serie  stessa,  o  le  due  formate 

1 
dalle  parti  reali  e  dai  coefficienti  dell'  immaginario  dei  singoli 
termini;  e  profittando  della  tanta  arbitrarietà  che  si  ha  in'f(2'), 
e  limitandoci    a    scrivere    le    formole  relative    alla  serie  (19), 
giacché    per    passare    poi  a  quelle    relative    alla    (22)  basterà 

porre  invece  di  /  Y{rj.-\-t)B.,{s  ^a. -\-f)dt  il  valore  corrisponden- 
do 
te    A-4.(^)  |Ks(2',a--j-0  —  K^(^,a){,  procureremo    di    ridurre    il 
secondo  membro  della  seconda  di  queste  formole  (30)  alla  parte: 

co    m  rt 

V    \  ^„„  H,  (},. ,  a)  /  F(a-f  0  H,  (Àn  ,  o.^t)dt 
1  "  T  ^0 

della  espressione    (19) ,    coli'  ammettere  però  che  le    funzioni 

n 

Hs(e,a)  /  F(a-[-0  Hs(^,a-|-^)fZ^  pei  varii  valori  di  a  e  ^  che  de- 

•^0 
vono  considerarsi  siano  funzioni  di  z    monodrome   e   continue 
ove  lo  è  ìv{2)^  e  non  divengano  infinite  né  complesse  nei  punti 

Per  questo,  gioverà  evidentemente  di  prendere: 

m  rt 

z{z]  =  \  's,{z)  R^z  ,  a)  /  F(a+0  H,(^  ,^.^t)dt, 
\  -0 

3 

e  osservando  che  il  residuo  per  1=0  della  funzione  sotto  1  integrale  ^  tt^  ^  '  ®  P'''^" 

.    s  1 

cedendo  come  nel  caso  precedente,  si  trova  che  la  somma  delle  sene  Z  -. ; 

1    /uSeny^TT 
3 
è  —  —  tt;  talché  si  può  dire  che  per  x  fra  — rr  e  tt  {+  tt  esci.)  si   ha  sempre  la 

formola: 

V       C"S)„   X     __  J  ^  _    1    ;y 

quando  le  quantità  )n . /^  ,..,).„'••  ^o""  ^^    radici  reali    e   positive  delia  equazione 
sen  n  »  —  ~  »  cos  -2=0. 


ir.o 

ove  le  'f  ,(c)  ,  Zìiz) ,  .  .  ,  "fmi^)  sono  m  funzioni  di  z  da  determi- 
narsi, nionodrome  e  continue  come  ìv{z),  che  possono  anche 
essere  tutte  eguali  fra  loro  ,  e  anche  esseie  tutte  costanti;  e 
oltre  non  divenire  infinite  nei  punti  X^  ,  X., , .  . ,  X„  , .  . ,  devono 
esser  tali  che  la  funzione  (f{z)  non  divenga  infinitesima  in 
questi  punti,  o  almeno  vi  deve  essere  una  classe  di  un  numero 
infinito  dei  punti  stessi  che  non  sono  infinitesimi  di  (f{z)  per 
nessuno  dei  valori  di  a  e  di  ^  che  occorre  di  considerare. 

Ora  con  questo  valore  di  'f{z)  la  prima  delle  formolo  (30) 
diviene  : 

1      r  w  rt  m„ 

(31)p-7  /  uiz)dzy^^{z)B,iz,<,)      F(a+OH,(.-,a+/)c?^-VY.= 

n    in  rt 

1  '^  1  «^0 

ove  le  Yi  ,  Ya'  •  •  ?  Ym  sono  i  residui  della  funzione  sotto  il  segno 
integrale  corrispondenti  ai  punti  d'infinito  diversi  da  Xi,X9,..,X„ 
(se  ve  ne  sono)  che  cadono  entro  C„;  e  quindi,  separando  in 
questa  equazione  la  parte  reale  dalla  parte  immaginaria,  s' in- 
tende subito  che  se  avverrà  che  per  a  compieso  fra  certi  nu- 
meri a  e  b  dati  o  da  determinarsi  convenientemente,  e  per  t 
diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  b — a  {b—a  al  più  esci,  per 
a=fl  )  la  parte  reale  della  quantità  : 

1       r  m  rt  nin 

(32)       2^    /    uiz)dzS^lz)R,{z,^)   /  F(a+OH,(^,a+0^^-  ^'ir 

JCn  i  JO  1 

abbia  un  limite  determinato  e  finito  '/(a,^)  che  come  funzione 
di  t  fra  gli  stessi  limiti  0,  e  b — a  (0  esci,  ec.)  è  una  funzione 

finita  e  continua  che  ammette  una  derivata  parziale  r-^  finita 

it 

e  atta  alla  integrazione  da  0  a  b — a,  e  se    lo  stesso  accadrà 

per  t  compreso  fra  a— a  e  0  (0  esci,  ec),  allora  indicando  iu 

generale  col  simbolo  [a]^  la  parte    reale  della  quantità  a,  si 

avrà  la  formola  seguente: 


151 


7.(a,±0)  =  -  /    ^^^+2„2J^"'^(^^-^1  H.(X.,,a)   /  F(a+0  H.  (X„  ,  a+0^  ^ 
^0  '  '  11  ^  Jo 

che  varrà  per  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  b — a 
o  fra  a— a  e  0  (gli  estremi  ±{b—a)  al  più  esci,  per 
a=a  0  a=6),  e  intendendo  che  in  •/(a,±0)  debba  prendersi 
il  segno  +  0  il  segno  —  secondochè   t  è  positivo  o    negativo  ; 

e  in  queste   formole  -~  potrà  anche  essere  discontinua  o  infi- 

nita  per  ^=0. 

Di  qui  apparisce  che  se  la  funzione  /(a,ri  sarà  disconti- 
nua per  t=^0  per  modo  che  y(a,  -fO)  e  -/(a,  — 0)  siano  diverse 
da  zero  e  siano  uguali  e  di  segno  contrario  e  indipendenti 
da  a ,  rimarrà  intanto  soddisfatta  la  condizione  relativa  alla 
convergenza  e  alla  somma    della    serie  (19)  quando  si  prenda 

'f{t ,  a  ,  /ìq)  =  —  -rj  ,p„  ,8  =  [  c„  'SsQ.n  )  ]o,  e    conseguentemente 

G=-/(7.,+0).   ^ 

Colle  notazioni  precedenti  poi  si  verrà  ad  avere: 


''>v.. 


n    m  rt 


Gn,^  =  -j    ^dt  +  2, 21s C^^  '^«(^-)]  0  S,  (Xr ,  a)   /  F(a+0  H.(X. ,  o.^-t)  d  t  = 

r  Chy  (      1      r  m  rt  m„      ) 

I  =-  /    :^-dt^-]^^.      uiz)dz\M^)Bsiz,a)      F{oi-^t)Us{z,a^t)dt-  ^  Yr     , 

•^0    ''  '    "'    -^Cn  1  «^0  1  ^ 

'  i)  G  "^v      ^    *** 

X^-^=  'f (^ ,  «  ,  ^»)  =  -  ^^  +  ;S,  2,  t^^^  'f^  (^'•)^o  H«  (>^r ,  «)  H.  (X, ,  a-[-0  F  (a+0  = 


1  '   1 


=  -  ^  +  V    9^^  /  <'^  '^  '  1  r'  (^)  ^^  (-^O      F(a  0  H,(^  ,  a-{-t)dt  -  ^'(r   U 

te^,  e  se  Sj  è  un  numero    positivo    piccolissimo,    per    t    compreso 

fra  a — ix  e  — s^    e  fra  Sj  e  h — a    (  a.=a  o  a=ò  al  più  esci.  ) 


\\ 


questa  quantità— r—'—-,  o  (  il  che  è  lo  stesso)  la  derivata  rispetto 

a  t  della  parte  reale  della  espressione  (32),  dovrà  restare  nu- 
mericamente inferiore  a  un  numero  finito  qualunque  sia  «;  e 
quando  queste  condizioni  siano  soddisfatte,  allora  per  concludere 
che  lo  sviluppo  (15)  è  applicabile  alla  funzione  /"(.r)  nei  soliti 

casi  basterà  vedere   se  la  somma  G,„<  o  la  sua  derivata  — r-*— 

ò  t 

per  t  fra  — s  e  s  soddisfa  alle  solite  condizioni  dei  paragrafi 
precedenti;  e  in  particolare  quando  (limitandosi  a  considerare 
f^x)  nei  punti  a  negli  intorni  dei  quali  essa  non  fò  infinite 
oscillazioni  o  ha  una  derivata  che  resta  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  valori  assoluti)  si  richiederà  soltanto  che  G„,/ 
debba  essere  sempre  finito  fra  — e  e  s,  allora  basterà  verificare 
questo  per  la  solita  parte  reale  della  espressione  (32). 

E  se  avverrà  che  per  un  numero  finito  di  valori  di  t  fra 
a — a  e  — s,  o   fra  s,  e  h — a  non  sia  soddisfatta  la  condizione 

che  — ;-  —  resti  numericamente  inferiore    a    un    numero  finito 
e  t 

qualunque  sia  n,  o  si  sarà  incerti,  allora  bisognerà  che  la  fun- 

\  n 

zione  f{r)  sia  tale  che  l'integrale  del  prodotto  /(a-f^)  , 

o  quello  del  prodotto  di  /"(a-j-O  P^r  la  derivata  rispetto  a  t 
della  parte  reale  della  espressione  (32),  esteso  a  intorni  suffi- 
cientemente piccoli  degli  stessi  punti  la  cui  ampiezza  non 
dipenda  da  n,  sia  numericamente  inferiore  a  quel  numero  che 
più  ci  piace  qualunque  sia  n,  e  ciò  anche  riducendo  il  prodotto 
medesimo  ai  suoi  valori  assoluti  (§.  57);  e  quando  questa  condizione 
si  trovi  soddisfatta  non  occorrerà  fare  le  altre  verificazioni  su 
G„,<  pei  valori  eccezionali  di  t  ora  indicati. 

Gli  stessi  risultati  si  hanno  se,  invece  che  per  la  parte 
reale  della  espressione  (32),  le  condizioni  qui  indicate  si  verifi- 
cano pel  coefficiente  dell'immaginario,  intendendo  però  allora 
che  il  simbolo  [a]Q  indichi  il  coefficiente  dell'immaginario  di  a; 
quindi  si  ha  così  un  teorema  generale  che,  sebbene  di  un  enun- 


ciato  assai  complicato  per  le  varie  condizioni  che  porta,  e  per 
la  generalità  che  voglio  ancora  conservare,  mi  sembra  però  di 
molta  importanza,  come  apparirà  chiaro  anche  dall'applicazioni 
che  poi  ne  farò  ;  e  questo  teorema  è  il  seguente:  ,  Se  pei 
,  valori  di  x  in  un  conveniente  intervallo  dato  o  da  deter- 
„  minarsi  (a  ,  b)  le  m  funzioni  H^  (0  ,x),E^{z,x)^..^E.m{z,  x) 
„  sono  anche  funzioni  monodrome  e  continue  della  variabile 
„  complessa  z  in  campi  che  contengono  i  punti  indici  delle 
„  quantità  reali  0  complesse  Xj ,  Xa  ,..,  À„  , . .  ,  nei  quali  punti 
„  le  funzioni  stesse  H^,H2,..,Hm  hanno  valori  reali;  e  se  queste 
„  quantità  X^  ,  X.2  ,.. ,  X„,. .  sono  date  come  infiniti  o  parte  degli 
„  infiniti  di  prim'ordine  di  una  funzione  pur  monodroma  e  con- 
„  tinua  negli  stessi   campi  ir{z),  0  come    radici  0  parte  delle 

,  radici  della  equazione   trascendente  — 7-  =0,  o  almeno  sono 

w{z) 

y,  quantità  tali  che  con  esse,  sole  o  insieme  ad  altre,  si  possa 
„  costruire  una  tal  funzione  uiz)  che  le  abbia  per  infiniti  di 
„  prim'  ordine;  allora,  una  funzione  f{x)  della  variabile  x^  data 
„  arbitrariamente  nell'intervallo  (a ,  h)  potrà  svilupparsi  nei 
„  soliti  casi  pei  punti  a  di  questo  intervallo  in  serie  della 
,  forma: 


1  r^ 

(33)  ^jm'i{x-o.,a.,h,)dx^ 


1    °^(  .  , 

+  oTa  ^  i^»"i  -^1  (^«1°^)  "h  Pw,2Hv2  (X,„a)  -)-•••  +  P>i,m  H^  (X„,a)| 


con 


(34)  P„,.  =p,,,  I  f{x)  Fico)  H.,  (X,„.r)  dx, 


r 


„  essendo  G  e  j;„„  costanti  determinate,  e  F(.r)  una  funzione 
„  reale  e  conveniente  di  x;  e  ciò  tutte  le  volte  che  riescano 
,  soddisfatte  le  condizioni  seguenti: 


154 

1.*'  .che  si  possano  trovare  ni  finizioni  di  z  ^j(2'),!pj(e),..,'^,„(^) 
tali  che  la  funzione  : 

m  rt 

?  (-')  =  5  'hiz)  Us{z  ,  a)      F(a+0  Es{z  ,a-^t)dt 
1  ^0 

risulti  monodroma  e  continua  nei  soliti  campi  suindicati,  e 
che  al  tempo  stesso  indicando  con  Yi  ?  T-i  ^  •  •  Y*"  ?  •  •  i  residui 
della  funzione  's{z)ìr{z)  n^i  suoi  punti  d'  infinito  v,,Vj,.MVr»i  ,•• 
diversi  da  X,  ,  X.,  ...,X„,  ..,  e  descrivendo  una  linea  chiusa  Cn 
entro  gli  stessi  campi  che  non  passi  per  alcun  punto  d'infinito 
della  medesima  funzione  z{z)  ir{z)  ma  contenga  nel  suo  interno 
i  punti  Xj  ,  Xj  ,  .  .  ,  X„  e  tutt'  al  più  anche  gli  altri  punti 
^1 1  '•'5 1  •  •  1  '•'in  ,  si  trovi  che  la  parte  reale  (  o  il  coefficiente 
deir  immaginario  )  della  quantità  : 


1  r  ^" 

(35)  K^.  hiU-)ir{z)dz-2'ir  = 


\     r  m  rt  nin 

=  2^.  /  tv{z)  d^2  ?(^)H.(^^a)  /  F(7.+0H.(^,a-f  O^i-2  > 
'  •  C„  1  «^0  1 

pei  valori  di  t  compresi  nei  soliti  intervalli  (  a — a  ,  — £^  ) , 
(£|  ,  b — a)  abbia  una  derivata  il  cui  valore  assoluto  è  infe- 
riore a  un  certo  numero  finito,  qualunque  sia  1'  ampiezza 
della  linea  C„;  e  di  piìi  ,  col  crescere  indefinito  di  C^  la 
parte  reale  (o  il  coefficiente  dell'immaginario)  della  quantità 
stessa  (35)  pei  valori  di  a  fra  a  e  6  (a  e  6  al  più  esci.)  e 
pei  valori  di  t  fra  a — a  e  b — a  abbia  per  limite  una  fun- 
zione /(5t,0  che,  oltre  essere  finita  e  continua  per  tutti  i 
valori  di  t  fuorché  per  ^=0,  ammetta  pei  valori  di  t  diversi 

da  zero  una  derivata  determinata  -/  finita  e  attn   alla  inte- 

ct 

grazione  fra  0  e  ò^— a  e  fra  a — a  e  0,  e  sia  tale  altresì  che  le 
due  quantità  /(^•, -]-0),  "/(a,  — 0)  siano  diverse  da  zero  uguali 
e  di  segno  contrario  e  indipendenti  da  a. 


155 


2."   „  che  pei  valori  di  t  fra  — z  e  s  la  quantità  che  ora 
corrisponde  alla  G„,ì: 


-{^>+[Lf,[ 


m, 


y,  [  ove  s' intende  che  il  secondo  termine  sia  la  parte  reale  (  o 
„  il  coefficiente  dell'  immaginario  )  del  termine  stesso  ],  o  la 
,  derivata  di  questa  quantità,  soddisfino  alle  solite  condizioni 
»  dei  paragrafi  precedenti  pel  valore  a  che  si  considera;  e  nel 
„  caso  particolare  in  cui  (  considerando  la  funzione  f{x)  sol- 
,  tanto  nei  punti  a  nei  cui  intorni  non  fa  infinite  oscillazioni 
„  o  ammette  una  derivata  che  resta  atta  alla  integra'-^ione  anche 
„  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti  )  ci  si  limiti  a  richiedere  che 
„  fra  — e  e  s  Gn,t  debba  restar  sempre  numericamente  inferiore 
,  a  un  numero  finito,  allora  basterà  che  questa  condizione  si 
„  trovi  soddisfatta  per  la  parte  reale  (  o  per  il  coefficiente 
„  dell'  immaginario  )  della  solita  espressione  (35)  „ . 

E  se  avverrà  che  per  un  numero  finito  di  valori  di  t 
fra  a — a  e  — s,  o  fra  B^  e  b — a  la  derivata  rispetto  a  t  della 
espressione  (35)  non  sia  numericamente  inferiore  a  un  certo 
numero  finito  qualunque  sia  l'ampiezza  di  Cm,  o  si  sia  incerti, 
allora  bisognerà  che  il  prodotto  di  questa  derivata  per  /"(a-j-^)  o 

"^  ri 

l'altro  /"(a-j-O  — ^r^^  soddisfi    alla    condizione    indicata    sopra 

(§.  57);  e  in  tal  caso  per  questi  valori  eccezionali  di  t  non  sarà 
neppure  necessario  di  fare  le  altre  verificazioni. 

Le  indicate  verificazioni  poi,  anziché  sulla  parte  reale  o  sul 
coefficiente  dell'  immaginario  della  espressione  (35)  o  sui  loro 
limiti,  potranno  farsi  talvolta  con  maggiore  facilità  sulle  parti 
corrispondenti  della  somma  o  delle  serie  che  loro  corrispon- 
dono secondo  le  formole  precedenti.  Ordinariamente  poi  la 
derivata  della  espressione  (35),  oltre  che  sotto  la  forma  : 

n  m 

V  V  e.  'fs  (X.)  H.(X, ,  a)  H.,  (X, ,  a-f  0  F(a+0, 

ri- 


156 

che  risulta  dalla  (31),  potrà  porsi  anche  sotto  T  altra: 


2 


iTT  /  ^'^^^  2  "^'^'^  H.(.  ,  a)  H.(^ ,  a+0  i^  -  --^  2;  V. , 
*^C„        1  *^     1 


e  le  verifìcaz'oni  relative  potranno  farsi  sulla  parte  reale  o  sul 

coefficiente  dell'  immaginario    nell'  una  o  nell'  altra  di    queste 

espressioni;  e  quando  in  un  modo  o    in    un    altro  le  indicate 

verificazioni  siano    state    fatte ,    allora    potrà  dirsi  che    nella 
serie  (15)  si  ha  : 


?(^  «  ,  ^0 )  =  —  >-■    ,  V»:s=  ic»  'h  Om.)]o    .  C^=/  (a ,  -f  0), 

^Y    r  1   3  r  c>  """ 


n    m 


+  2  S  t^'-  '^*(^'^')]o  H«  (X. ,  a)  H,  (X, ,  a+0  F(a+0  , 
(36),  Y'f' 

U  ^{t,oi,  K)dt=yi',.,±0)  -y(a,04-  T^.  K(^)  Hz)dz  -  Y  T..1=x(«,±0)- 

«    ;»  ri 

—/(a,0+  5;  1  [  e,,  'f,  (X,)  ]o  H,  (X..  ,  a)  /  F(a+0  H.(X,. ,  a+O'^^, 

ove  Ci,Cj , . .  ,  c„  ,..,  sono  i  residui  di  iv{z)  nei  punti  d'infinito 
XjjXa,..,  X„ ,..;  in  y{a,±0)  deve  prendersi  il  segno  4"  o  il  se- 
gno —  secondochè  nella  formola  il  t  è  positivo  o  negativo;  e 
i  simboli  [  ]q  indicano,  secondo  i  casi,  la  parte  reale  o  il  coef- 
ficiente dell'  immaginario  della  quantità  entro  la  parentesi. 

Ordinariamente  poi  potranno  invertirsi  le  integrazioni  rela- 
tive a  i  e  a  2",  e  talvolta  facendo  questa  inversione  i  calcoli 
potranno  ridursi  più  semplici. 

65.  Merita  inoltre  di  essere  notato  che ,  in  forza  delle 
nostre  ipotesi  e  della  equazione  (31),  se  si  troverà  che  i  pro- 
dotti Cr  'Ss  (X,)  sono  reali  (  o  puramente  immaginarli)  altrettanto 


157 

dovrà  accadere  della  espressione  (35)  e  della  funzione  -/(a  ,  /) ,  e 
quindi  le  verificazioni  potranno  farsi  senz'  altro  sulla  espres- 
sione stessa  e  sulla  sua  derivata  ec.  (o  su  queste  quantità  divise 
per  i  );  1'  immaginario  venendo  a  sparire  di  suo  a  calcoli  ese- 
guiti . 

Se  poi,  senza  stare  a  distinguere  la  parte  reale  dalla 
immaginaria  nella  espressione  (35)  e  nella  sua  derivata,  trove- 
remo che  si  verificano  pei  moduli  le  particolarità  che  sopra  si 
chiedevano  pei  valori  assoluti  delle  parti  reali  (o  dei  coefficienti 
dell'immaginario  );  e  oltre  a  ciò  troveremo  che  per  m=oo  la 
intiera  espressione  (35)  ha  un  limite  determinato  e  finito  (reale 
o  complesso);  e  indicato  ancora  questo  limite  con  y(a,f),  esso 
gode  delle  proprietà  dette  sopra,  o  anche,  senza  soddisfare  alla 
condizione  •/(a,-|-0)=  —  yi.'^i — 0),  è  tale  che  sono  diverse 
da  zero  e  eguali  e  di  segno  contrario  le  parti  reali  di  y(a ,  -|-0) 
e  '/(a, — 0) ,  0  lo  sono  le  parti  immaginarie;  allora  le  condi- 
zioni del  teorema  rimarranno  tutte  verificate  di  per  sé  sulle 
formole  che  si  ottengono  prendendo  soltanto  la  parte  reale 
delle  quantità  che  vi  figurano,  o  prendendo  soltanto  i  coefficienti 
delle  parti  immaginarie;  talché  lo  sviluppo  (33)  sarà  certamente 
applicabile . 

E  per  questo  appunto  che,  senza  distinguere  nelle  nostre 
formole  la  parte  reale  dalla  parte  immaginaria ,  le  verifica- 
zioni verranno  fatte  da  noi  sulla  intiera  espressione  (35)  o  sulla 
sua  derivata;  coli'  avvertenza  soltanto  che  quando  si  trovi  che 
qualche  condizione  non  è  soddisfatta  e  i  coefficienti  Cr^ps^kr) 
sono  complessi,  allora  converrà  passare  a  considerare  separa- 
tamente le  parti  reali  o  le  parti  immaginarie,  potendo  darsi 
per  es.  che  l'indeterminazione  nel  limite  della  espressione  (35) 
provenga  dalla  parte  immaginaria  e  non  dalla  parte  reale,  ec. 

Giova  però  avvertire  che  se  nel  fare  queste  verificazioni 
sulla  intiera  espressione  (35)  si  troverà  che  la  sola  condizione 
non  soddisfatta  è  quella'relativa  alle  parti  reali  o  immaginarie  di 
•/(a  ,  -1-0)  e  /(a,— 0),  e  si  avrà  7(a,-[-0)=[j,-|-?"v,7(a,— 0)==p-[-«o, 
senza  che  sia  né  |x=^  — p  ,  nò  v=  — a;  allora  fatta  eccezione  sol- 
tanto pel  caso  in  cui  si  avesse  f>  v  —  [x  a  =  0 ,  potremo  sempre 


i:s8 

determinare  iiitiniti  numeri  reali  p  e  q  pei  quali  si  abbia 
^p  —  vq  =  —  (p  ^  —  0  g-),  ovvero  ([x+fj)  p—  (v-p'^)  ?=0,  senza 
che  ^p — vq  sia  uguale  allo  zero;  e  quindi  se  alle  funzioni  'f«(2') 
sostituiremo  le  altre  (p+' 9)'f*(-?)  rimarrà  soddisfatta  anche  la 
condizione  che  dapprima  non  trovavasi  verificata. 

66.  Aggiungiamo  ora  che,  come  notammo  sopra,  le  fun- 
zioni cp,(^),'fj(^),.. 'fm(^)  non  possono  divenire  infinitesime  in 
ciascuno  dei  punti  X,  ,  Xj  , .  .  X„  , .  .  ;  ma  questa  condizione  (cui 
pure  talvolta  gioverà  di  tenere  mente  nel  fare  la  determinazione 
delle  funzioni  stesse  )  sarà  soddisfatta  di  per  sé  quando  lo  sa- 
ranno le  altre  condizioni  poste  sopra,  E  quando,  come  ordi- 
nariamente accade ,  i  punti  X,  ,  Xg  , .  .  ,  X„  , . .  sono  tutti  da  una 
stessa  parte  di  uno  degli  assi  x  e  y,  per  es.  a  destra  di  quello 
delle  y,  allora  potrà  prendersi  per  linea  C„  una  linea  che  sia 
anch'essa  tutta  a  destra  di  quest'asse,  come  ad  es.  Tasse  delle  y 
e  una  mezza  circonferenza  col  centro  all'origine,  o  un  rettan- 
golo di  cui  un  lato  sia  sull'  asse  delle  y,  quando  però  non  vi 
siano  punti  d'infinito  di  's{z)  w{z)  su'  quest'asse,  o  altrimenti 
escludendo  questi  punti  con  piccoli  semicerchi,  ec.  . .  In  questi 

casi  poi  l'integrale  /  <p(z)  tv{z)  d  z  esteso  ad  alcune  porzioni  di 

Cn  potrà  talvolta  essere  zero  identicamente,  o  tendere  a  zero 
al  crescere  indefinito  di  Cm,  e  allora  questa  parte  potrà  trala- 
sciarsi senz'altro;  e  così  per  es.  se  l'asse  delle  y  farà  parte  di 
C„  e  la  funzione  't[z)w{z)  cambierà  soltanto  di  segno  al  mutare 
di  z  in  — 2^,  0  almeno    questo  avverrà   sull'asse    delle  ?/,  allora 

nell'  integrale  /  'Jf{z)  w{z)dz  potrà  tralasciarsi  la  parte  estesa  al- 

r  asse  delle  ?/,  poiché  essa  sarà  zero  identicamente,  ec. 

1  r  """ 

67.  Lo  studio  della  difiFerenza  ^r~.  I  '^{z)  w{2)  dz  —  ^  Yr, 

ove  C„  è  l'intiera  linea  C„  o  quella  parte  di  essa  che,   secondo 

quanto  abbiamo  detto,  basterà  di  considerare,  presenterà  spesso 

co 
difficoltà  assai  gravi.  Giova  però  notare  che  se  la  serie  \  Tf 

1 


150 

si  ridurrà  a  un  numero  finito  ili  termini  o  si  saprà  che  è 
convergente ,  allora  nel  cercare  per  es.  il  limite  della  indicata 
differenza  (  o  delle  sue  parti  reali  o  immaginarie),  basterà  limi- 

tarsi  a  considerare  l'integrale  ^—.  1  z{z)tc{2)d2',  e  se  il  prodot- 
te „ 
to  z{z)w{z)  quando  il  modulo  di  z  sia  sufficientemente  grande 
si  potrà  porre  sotto  la  forma  P(a  ,  ^ ,  z) -}- A(a  ,  ^ ,  2),  ove  per 
aef  compresi  fra  i  soliti  limiti  (dati  o  da  determinarsi)  P(a,^,  s) 
è  sempre  raonodroma  e  continua  entro  le  curve  C„  e  diviene 
infinita  in  un  numero  limitato  o  illimitato  di  punti  a,  ,  a., ,  . . 
coi  residui  6,  ,  i.j ,  .  .  che  in   generale    dipenderanno    da    a    e 

da  t,  mentre  A(  a  ,  ^  ,  :  )  è  tale  che  l'integrale  /  A{cf.,t,z)dz 

al  crescere  indefinito  di  C„  abbia  per  limite  zero  o  una  quan- 
tità conosciuta  A  ot ,  t),  allora    la    quantità  da    considerarsi  si 

ridurrà    all'  altra     -^.  /  P(a  ,  ^  2)  (/  2  +  ^^   -  5  Y  ,• ,    e 

basterà  vedere  se  il  limite  di  questa  (0  della  sua  parte  reale 
o  del  coefficiente  dell'  immaginario  )  darà  una  funzione  '/(a  ,  t) 
che    soddisfa  alle  condizioni  generali  poste  sopra. 

Nel  caso  poi  che  C  „  sia  l'intiera  linea  C„  e  non  vi  siano  su 

ir 

essa  punti  d'infinito  di  P(a,^,:),  all'integrale,^ —  /  P(a  ,  ^ ,  :)  dz 

potremo  sostituire  senz'  altro  la  somma  S  h.  dei  residui  di 
P(a,^,2);  mentre  se  C'„  è  soltanto  una  parte  di  C„  ed  è 
percorsa  nel  senso  diretto,  formando  con  questa  parte  C'„  e 
con  un  altra  linea  C"„  un  contorno  chiuso  che  non  passi 
mai  per  alcuno  dei  punti  0,  ,  a^ ,  .  . ,  e  che  potrà  anche  essere 
la  intera  linea  primitiva  C„ ,  noi  potremo  sostituire  all'  inte- 
grale —  I  P(a  ,t,:)dz  la  somma  1  b,    dei   residui  ,  con    più 


'C' 


1  HO 

r  integrale  -  .  /  P  (  a  ,  ^ ,  :  )  f?  :  esteso  alla  linea  aggiunta  C"„ 
percorsa  conrenientemente. 

Rispetto  poi  air  integrale  /  A(a  ,t,i)dz   farò    osservare 

che  quando  C'„    sarà    una    porzione    di  cerchio   di    raggio  p, 

9  i 
allora,  avendosi  su  C'„  :=f>  e        ^d:  =  z  i  d^,  e  Tintegrazione 

rispetto  a  0  venendo  a  farsi  fra  limiti  finiti,  l'integrale  stesso 

al  crescere  indefinito  di  Cu  verrà  ad  avere  per  limite  zero  tutte 

le  volte  che  su  C'„  la  funzione  z  Afa  ,  < ,  :)  finisce  per  avere  un 

modulo  sempre   inferiore  a  un  numero  arbitrariamente    piccolo 

in  tutti  i  punti  di  C'm,  o  fatta  tutt'  al    più  eccezione  per    un 

numero  finito  di  punti  nei    cui    intorni  però    il  detto  modulo 

resta  ancora  finito,  ec. 

Queste  osservazioni  ed  altre  simili    che    caso  per  caso  si 

presenteranno  spesso  spontaneamente  ,  potranno    tornare    utili 

anche  per   gli   altri  studi  che    dovremo    fare    sulla   differenza 

1     r  ^"" 

^r— ;  /  9(2)  U'{z)dz —  y  Y,-  per  applicare  il  teorema  enunciato 

2^VC'„  1 

sopra . 

68.  Ma  la  difficoltà  più  grave  per  l' applicazione  del  teo- 
rema del  §.  64.  proverrà  di  solito  dalla  ricerca  che  sarebbe  da 
farsi  delle  funzioni  9,(2) ,  cpo(:) ,  .  .  ,  's>m{^)' 

In  certi  casi  però  queste  funzioni  si  trovano  subito  ;  e 
d'altronde,  poiché  il  più  spesso  invece  degli  sviluppi  (15)  si 
hanno  da  considerare  quelli  più  particolari  (16) ,  la  indicata 
difficoltà  nei  casi  ordinarii  viene  a  sparire  di  per  sé;  perchè 
essendo  dati  allora  anticipatamente  i  coefficienti  ^^,,,  e  alle  serie 
(19)  0  (22)  venendo  a  sostituirsi  le  (20)  o  (23)  nelle  quali  tutto  è 
già  conosciuto,  si  vede  subito  come  debbano  essere  scelte  le 
funzioni  'f  ,(^) , '^2(2^) , .  ,  , 'fm(^) ,  0  la  funzione  'f(^)  che  compa- 
risce nell'integrale  ^.  I  <p{z)  tv{z)  d  js . 


161 

In  questo  caso  infatti,  por  potere  applicare  le  formole  (30) 

conviene  ridurre  la  serie    V   c„'f(X„),  o  1' altra  V  ^'/VT     ®^® 

u{z)  è  l'inversa  di  w{z),  alle  forme  (20)  o  (23);  dunque,  limi- 
tandosi al  caso  della  serie  (20),  evidentemente  la  funzione  's{z) 
dovrà  ora  determinarsi  colla  formola  : 


r,a)  /  F(a- 


H,(^,a)      F(a+0  H,(^  ,  a-\-t)dt 
ni  Jq 


ove  la  7r,(  a  ,  f ,  ^  )  è  una  funzione  monodroma  di  z  che  si 
annulla  nei  punti  À,  ,  }.j , .  .  ,  À„  ,  . .  ma  che  del  resto  è  ar- 
bitraria, e  quindi  può  anche  prendersi  uguale  a  zero  senz'  al- 
tro ,  o  in  quel  modo  che  più  tornerà  adatto  pei  calcoli  da 
farsi  ;  giacché  (  come  anche  del  resto  potrebbe  vedersi  diret- 
tamente), non  venendo  essa  a  figurare  nel  secondo  membro 
della  formola  (20),  non  può  alterare  il  valore  del  primo 
membro  . 

Così  facendo  la  prima  delle  (30)  ci  darà  la  formola: 


-1     r  nin  n    m 


^0 


2-^-^:  f     rr       ^^ 


i 


F(0  H.^(X.  ,t)dt 


ove  'c{z)  è  data  dalle  formole  precedenti,  e  le  Yr  sono  i  residui 
di  z{z)  iv{z)  nei  punti  d'infinito  entro  C,,  diversi  da  X,  ,  Xj  ,  . .  . , 
X„,..,  talché  evidentemente  la  questione  della  possibilità  o  nò 
di  rappresentare  la  funzione  f{r)  data  fra  a  e  b  con  una 
serie  come    la    (16)    viene    ridotta    all'esame    della    differenza 

1      r  '"" 

^ — ;  /  z{z)  iv{z)  d  z  —  V  Y>-  ^3.  quale  ora  contiene  l'immaginario 


1C2 

soltanto  apparentemente  (  perchè  il  secondo  membro  della 
formola  precedente    è    reale  )  ;    e    per   a  compreso   fra    a  e  b 

questa  differenza  deve  avere  per  limite  ^   quando   t   è  diverso 

da  zero  e  compreso  fra  0  e  b — a,  e  —  -  quando  t  è  pure  di- 
verso da  zero  e  compreso  fra  a — a  e  0  (gli  estremi  ±{b — a) 
al  più  esci,  per  rt^=a  o  a=/>);  e  per  questa  differenza  si  do- 
vranno avere  inoltre  le  varie  particolarità  che  si  richiedevano 
nel  caso  precedente,  intendendo  però  ora  che  la  quantità  allora 

indicata  con  /(a ,  t)  debba  essere       per  t  positivo  e  —  ^  per 

t  negativo. 

In  questo  caso  particolare  dunque  il  teorema  del  §.  64. 
prende  l'enunciato  più  semplice  seguente:  ,  Posti  gli  stessi 
„  dati  che  nel  teorema  del  §.  64.  con  più  la. condizione  che 
,  quando  non  è  al  tempo  stesso  s^^t ,  n=p  si  abbia  : 

(37)  /  F{x)  H,(X,. ,  X)  H,(X„  ,x)dx^O, 

,  si  può  assicurare  che  una  funzione  di  una  variabile  reale  x 
^  data  arbitrariamente  fra  a  e  ò  si  svilupperà  nei  soliti  casi 
,  secondo  la  serie: 

00    (  ) 

(38)  y  )  3n,i  Hi(X,. ,  a)  +  q,,,^  H.(X„  ,  a)  +  . .  .  +  ^„  „„  H„.  (X„ ,  7.) 
f  ^  ' 

«ove: 


(39)  qn 


rb 

f  f{x)F{x)B.{K,x)clx 
a 

/   F{X)  Es\ln  ,  X)  dx 


3  tutte  le  volte  che  ponendo: 


163 


m 


H,(c,a)      V{y.+t)UXz,^.-^t)dt 


^(-y=is  — ^TT — ^ ^''(^^) + "i^'^-  '  ^  '  -)  ' 


,  questa  funzione  z(2)  pei  valori  di  a  e  di  ^  che  si  conside- 
„  rano  risulta  una  funzione  monodroma  e  continua  di  z  entro 
„   i  soliti  campi  C„  tale  che  la  differenza: 

1  r  "^»* 

(40)  2:^-      '^(^)^'-(^)dz-2'(r 

„  per  a  compreso  fra  a  e  b  {a  e  h  al  più  esci.)  al  crescere  in- 
„   definito  di  C„  abbia  per  limite  —  quando  t  è  fra   0  e  b — a, 

di 

„  e  —  7^    quando  t  è  fra  « — a  e  0  (0  sempre  esci);  e  di  più 

„  per  ogni  valore  di  n  e  pei  valori  di  t  compresi  nei  soliti 
,  intervalli  da  a — a  a  — Sj  e  da  £[  a  b — a  la  stessa  differenza 
„  abbia  una  derivata  rispetto  a  t  sempre  inferiore  a  un  numero 
,  finito,  e  similmente  pei  valori  di  i  compresi  fra  — s  e  e  la 
,  differenza  medesima  abbia  un  valore  numericamente  inferiore 
„  a  un  numero  finito,  o  soddisfi  alle  solite  condizioni  dei  pa- 
a   rajjrafi  precedenti  „. 

Al  solito  poi  se  la  derivata  rispetto  a  f  della  espressione 
(40)  per  un  numero  finito  di  valori  di  t  negli  intervalli  da 
a — a  a  — =,  e  da  =j  a  b — a  non  si  manterrà  sempre  nume- 
ricamente inferiore  a  un  numero  finito  o  si  sarà  incerti,  il 
prodotto  di  essa  per  f(a-\-t)  negli  intorni  degli  stessi  punti 
dovrà  soddisfare  alla  condizione  d' integrabilità  che  si  aveva 
negli  stessi  casi  per  /"(a-J-^)  G„,(  nei  paragrafi  precedenti;  e 
allora  per  questi  valori  eccezionali  di  t  non  occorrerà  fare  le 
altre  verificazioni  sulla  differenza  (40) . 

Né  si  deve  dimenticare  che  in  queste  forraole  la  funzione 
^((a,^,^)  potrà,  come  fu  detto  sopra,  essere  presa  uguale  a  zero, 


164 

o  anche  in  quell'altro  modo  qualsiasi  clie  più  renderà  agevole 
r  esaaie  della  indicata  ditFerenza  (40),  con  che  però  essa  si  an- 
nulli nei  pùnti  X,  ,Xo ,  .  .  ,  X„  ,  .  . ,  e.  sia  monodroma  e  continua 
entro  C„.  Al  variare  poi  di  questa  funzione  ti, (a,  #,2^)  varie- 
ranno  naturahiiente,  come  's{z),  anche  le  quantità  •/■>■  che  sono  i 
residui  di  'f{z)w{z)  nei  punti  d'infinito  diversi  da  X,  ,X.2,..,  X„  ,.•; 
e  in  ogni  caso  per  1'  esame  de  la  differenza  (40)  potranno  gio- 
vare le  considerazioni  del  paragrafo  precedente . 

69.  Se  invece  delle  (30)  si  usano  le  altre  formole  simili 
che  abbiamo  date  nel  §.  63,  si  trovano  dei  teoremi  analoghi 
a  quelli  dei  paragrafi  precedenti  che  in  certi  casi  possono 
servire  nn^glio  di  questi  per  esaminare  se  sia  possibile  svilup- 
pare la  solita  funzione  f{x)  secondo  le  serie  (15)  o  (10). 

Limitiamoci  infatti  a  considerare  il  caso  più  comune  della 
serie  (10),  e  ricordiamo  che  nel  §.  03.  si  trovò  la  formola: 


I  ,      w'(X„) 


ove  's{z) ,  w{z) ,  ì({z)  e  -(,■  hanno  i  soliti  significati  generali  del 
§.  63  stesso ,  e  la  funzione  ^{z)  è  anch'  essa  monodroma  e 
continua  entro  C»i,  e  olti-e  a  ciò  soddisfa  alla  condizione 
<j>'(Xn)  ?^'(X„) — '\tQ^n)it'"Q^K)=0  per  modo  che  può  prendersi  sempre 
'\){s')  =  7:{z)  u'{z)  ove  ~{z)  è  monodroma  e  continua  entro  Cn  e 
la  sua  derivata  si  annulla  nei  punti  Xj,X., , . .  ,X„  ,  . .  ;  e  se  vor- 
remo servirci  di  questa  formola  per  studiare  la  serie  (20)  e 
la  somma  dei  suoi  primi  n  termini,  converrà  potere  determina- 
re ff{z)  e  >h{0)  in  modo  che  si  abbia: 


?'(>-) 'KM  _'-v  '^^ 


H,(X,. ,  oc)  /  F(a+0  H,(X„,7.+0  dt 


u'iK)^  f  fb 


I. 


con 


F(0  H.2(X„  ,t)dt 


'y(u)u\K,)-^(K„)u'{K,)  =  o. 


165 
Per  questo  basterà  che  sia: 

^^^  H.(^  ,  a)  /  F(a+0  II.(^  ,  a-f  0  d  t 

^'.^)=2  7t ^ "'(-^)'-^  'i^'^^  '  ^  *)  ' 

^         'ì^iz)      F{t)E,\z,t)dt 

con: 

f  (x,o  m'(x„)  - 'K>M.)  «"(U  —  0, 

ove  ^((a.f,^)  deve  essa  pure  essere  monodroma  e  continua  entro 
Cm  e  annullarsi  nei  punti  X^  ,  Xg  ,.•  i^m  •  -j"  dunque  se  questa  fun- 
zione;r|(^,a,f)  potrà  determinarsi  insieme  a  '\i{z)  in  modo  che  ^'(^) 
sia  finita  entro  C„,  o  che  nei  punti  d'infinito  che  essa  vi  avesse  i 
residui  corrispondenti  siano  uguali  a  zero,  allora  siccome  la  fun- 
zione 'f(2)  verrà  ad  essere  monodroma  ontro  C„,  si  potrà  assicu- 
rare che  si  ha  la  formola  : 

•  ^,,^^  ^   ^     H.(X.,a)  rr(a+OH,(X.,a+0^^ 

ove  nel  primo  membro  l' immaginario  non  sarà  che  apparente 
perchè  il  secondo  è  reale;  talché  si  conclude  ora  senz'  altro  che 
,  Po^ti  i  dati  del  paragrafo  precedente,  la  funzione  f{x)  data  fra 
„  a  e  &  sarà  sviluppabile  nei  soliti  casi  in  serie  della  forma: 

2  1 5'«,i  Hi  (X„  ,  a)  +  2.1,2  H/  X„,a)  -{-...•{-  2„,„,  H« (X„  ,  a  j  , 


ove 

f{x)Y[x)E,i:k^,x)dx 

'a 


/F(a;)H.2(XH,.r)dr 


y,  tutte  le  volte  che: 


166 

1.*^  indicata  con  ^{z)  una  funzione  monodroraa  e  continua 
,  entro  C»  por  la  quale  si  abbia  '{^'(X„)  «'(^^O-^'yP^n)  «' (^^»i)=0, 
,  e  con  z^('x,f,z)  una  funzione  pur  monodroma  e  continua 
,  entro  C„  che  si  annulli  nei  punti  À|,Xo,X,i,..,  si  possano  deter- 
„  minare  queste  funzioni  in  modo^che  la  espressione: 

(41)  2 -b         — ■ ^''^^^'  "^''^'''  '  ^  '^^' 

,  resti  sempre  finita  entro  C,i  o  abbia  i  suoi  infiniti  di  ordine 
„  superiore  al  primo  e  coi  residui  tniti  uguali  a  zero; 

2.^  „  che  determinata  una  funzione  '^{z)  (clie  allora  sarà 
„  pur  monodroma  e  continua  entro  C„)  che  abbia  per  derivata 
„  la  espressione  (41),  si  trovi  che  la   diff"erenza: 

-I      n  Wu 

,  al  crescere  indefinito  di  C»  pei  valori  di  a  fra  a  e  i  (a  e  è 
,   al   più    esci.)  ha  per  limite  -  quando  t  è  diverso  da  zero  e 

„   compreso  fra  0  e  b — a  e  —  ^  quando  t  è  pur  diverso  da  zero 

,  e  compreso  fra  a — a  e  0;  e  di  più  si  trovi  che  per  ogni 
^  valore  di  «  e  pei  valori  di  t  nei  soliti  intervalli  (a — a  ,  — s,), 
,  (s,  ,  h — a)  la  stessa  differenza  ha  una  derivata  rispetto  a  t 
„  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito,  e  pei  valori  di  t 
ji  compresi  fra  —  e  e  s  questa  differenza  è  sempre  numericamente 
„  inferiore  a  un  numero  finito,  o  soddisfa  alle  altre  condizioni 
„  dei  paragrafi  precedenti  „. 

Al  solito  poi  se  la  derivata  rispetto  a  t  della  espressione 

(42)  non  soddisfarà  alla  condizione  di  esser  sempre  numerica- 
mente inferiore  a  un  numero  finito  negli  intervalli  (a  — a,  —  «/)  , 


107 

(e,  ,  b — a),  o  si  s^rà  incerti,  allora  il  prodotto  di  questa  derivata 
per /"(a-j-^  )  negli  intorni  dei  punti  di  eccezione,  supposti  in 
numero  finito  ,  dovrà  soddisfare  alla  coudizione  stessa  che  nei 
casi  simili  si  aveva  pel  j>rodotto  f{y.-\-t)  Gn.t  nei  paragrafi  pre- 
cedenti ;  e  non  vi  sarà  bisogno  di  verificare  se  per  questi 
valori  di  t  le  altre  condizioni  sono  soddisfatte . 

E  si  può  notare  che  spesso  vi  rimarrà  molta  arbitrarietà 
per  le  funzioni  <^{z}  e  7r,(a,^,^);  e  di  questa  arbitrarietà  po- 
tremo   giovarci  per  rendere  più   semplice  la  determinazione  di 

i    r  m» 

<£(^),  o  l'esame  della  differenza  ^r— .  /  z{z)  ^{z)  w\z)  dz  —  "V  y^  pel 

quale  esame  potranno  tornare  utili  anche  le  considerazioni 
del    §.    67. 

Inoltre  si  deve  notare  che  quando  il  teorema  ora  dimo- 
strato, 0  gli  altri  analoghi  che  si  potrebbero  ottenere  valendosi 
delle  altre  formole  del  §.  63,  ci  conducono  a  concludere  che  gli 
sviluppi  sotto  la  forma  (15)  o  (16)  sono  possibili,  anche  i  teo- 
remi dei  paragrafi  precedenti  ci  condurrebbero  evidentemente  a 
concludere  altrettanto,  ma  in  certi  casi  potrebbero  essere  di  una 
applicazione  più  difficile. 

70.  È  ora  utile  l'osservare  che   se  cercando  i  limiti  delle 

espressioni  (40)  o  (42),  invece  di  trovare  ^  quanto  t  è  positi- 
vo  e  —  -  quando  t  è    negativo,  si  trovasse    per   limite    una 

Là 

1 
funzione  di  t  che  per  t  positivo  è  ugual-^  a-  9  +  7i(^rO   ^  per  t 

negativo  è  uguale  a  —  9  +  7i(^  1  0  1    0^6    /[(a  ,  t)   è  finita  e 

continua,  si  annulla  con  f,  e  ammette  una  derivata  che  è  determi- 
nata e  finita  rispetto  a  t  per  ogni  valore  di  a  fra  r/  e  6  (a  e  è  al 
più  esci.)  e  per  ogni  valore  di  t  fra  a — a  e  h — a,  tranne  tutt'al 
più  pei  soliti  valori  eccezionali  di  t  in  numero  finito  negl'  in- 

r  ^., 

torni  dei  quali  però  V  integrale  /  f{''J.-\-t)  ~  d  t    è    piccolo    a 


168 

piacere  anche  ridiicetido  f{'y--\-t)  -^  ai  suoi  valori  assoluti;  al- 

lora  non  saranno  applicabili  i  teoremi  dei  due  paragrafi  pre- 
cedenti, e  non  si  avrà  precisamente  lo  sviluppo  (38),  ma  sarà 
evidentemente  applicabile  il  teorema  del  §.  64;  e  invece  delio- 
sviluppo  (38)  se  ne  avrà  un  altro  che  differisce  da  questo  per 

t\jr)  [Jf-]dx  ,  ove  (  ~  j  indica 

ciò  che  diviene  -—  cambiandovi  t  in  x — a,  per  modo  cioè  che 
si  ha  lo  sviluppo  : 

-  /  f{^)  (^)  ^  X  +  V   I  g,.„  H,(A.„a)  +  .  . .  +  2n,«.  H„.(X„a)  | 

ove  le  5„„  sono  date  ancora  dalla  (39). 

71.  E  inoltre  degno  di  nota  che  quando  il  teorema  del 
§.  64.  è  applicabile,  colle  notazioni  in  esso  usate  si  ha  la  for- 
mola  : 

00    00  rt 

(43)    y>,0=V„S.^»'f*C/-)]oHA.,a)  /  F(a-fOH.(X„,a+0^^ 

ove  t  è  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  h — a  o  fra  a — a 
e  0  (a:=:a,    e   a.==b    al    più  esci.  )  . 

Invece  quando  saranno  applicabili  i  teoremi  dei  §§.  68 
0  69,  avremo  1'  altra  formola: 

H,(X„  ,  a)    l  F(a+0  H,(X„  ,  a-4  0  d  t 

(44)    ±  i  =:s«  1^ TT, , 

*      ^  Y{t)E.MX„,t)dt 

ove  t  è  ancora  diverso  da  zero  e  compreso  negli  intervalli 
precedenti,  e  nel  primo  membro  deve  prendersi  il  segno  -|~  o 
il  segno  —  secondochè  t  è  positivo  o  negativo. 


169 

72.  Prima  di  passare  a  applicare  i  teoremi  ultimamente 
dimostrati  e  quelli  dei  §§.  57,  58,  59  e  60  ci  è  utile  di  fare 
una  osservazione  generale  . 

Si  incominci  perciò  dal  notare  che  avendo  applicato  sem- 
pre il  teorema  del  §.  23,  nella  dimostrazione  del  quale  si  ebbe 
in  mira  di  non  porre  alcuna  limitazione  per  la  funzione  f{x) 
air  infuori  di  quella  di  essere  finita  e  integrabile  fra  a  e  ò, 
n'  è  venuto  di  necessità  che  nei  teoremi  del  capitolo  presente 
abbiamo  dovuto  porre  sempre  la  condizione  che  la  derivata 
rispetto  a  t  della  quantità  indicata  con  G,,,^  o  delle  differen- 
ze (35),  (40)  0  (42)  per  tutti  i  valori  di  t  fra  a — a  e  — $|  e 
fra  Ej  e  h — a  restasse  sempre  numericamente  inferiore  a  un 
numero  finito  al  crescere  indefinito  di  ??,  o  tutt'  al  più  vi  fosse 
soltanto  eccezione  per  un  numero  finito  di  valori  di  t  pei  quali 
allora  dovevano  verificarsi  le  condizioni  che  si  posero  in  fine 
del  §.  57. 

Quando  però,  come  ordinariamente  accade,  ci  si  limita  a 
considerare  funzioni  f{i')  per  le  quali  1'  intervallo  in  cui  sono 
date  può  scomporsi  (quando  sia  necessario)  in  un  numero  finito 
d' intervalli  parziali   ove  le  funzioni  stesse  oltre  essere  finite  e 
integrabili  soddisfano  a  una  almeno  delle  condizioni  seguenti: 
a)  di  presentare  un  numero  finito  di  oscillazioni; 
h)  di  ammettere  una  derivata  o  un  estremo  oscillatorio 
che  resti  atto  alla  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori 
assoluti  ;  • 

e)  che  scomposto  V  intervallo  parziale  che  si  considera 
in  altri  comunque  piccoli,  la  somma  delle  oscillazioni  corri- 
spondenti non  superi  mai  un  numero  finito; 
allora  nella  applicazione  dei  teoremi  di  questo  capitolo  non 
importa  richiedere  come  dicevamo  sopra  che  fra  a — a  e  — e^ 
e  fra  s,  e  b — a  la  derivata  rapporto  a  t  di  &„,<  o  delle  diffe- 
renze (35),  (40)  0  (42)  resti  sempre  numericamente  inferiore  a 
un  numero  finito  qualunque  sia  «,  ma  basta  invece  richiedere 
che  questa  derivata  considerata  per  ogni  valore  finito  di  n  se- 
paratamente sia  finita  e  continua  e  cangi  segno  un  numero 
finito  di  volte,  e  che  per  gli  stessi  valori  di  t  fra  a — a  è  — s, 


170 

e  fra  s,  eh—y.  la  quantità  medesima  G„,t  o  le  differenze  (35), 
(40)  o  (42)  convergano  in  ugnai  grado  verso  il  loro  limite  al 
crescere  indefinito  di  n;  o  tutt' al  più  vi  siano  incertezze  per  il 
solito  numero  finito  di  valori  di  t  pei  quali  allora  si  richiederà 
che  sia  verificata  la  condizione  posta  in  fine  del  §.  57.  o 
quella  che  porremo  al  §.  73. 

Tutto  questo  avviene  perchè  può  dimostrarsi  che  ,  se  in 
^  ciascuno  dei  varii  intervalli  in  cui  quando  sia  necessario  deve 
„  intendersi  scomposto  {(i}b)  la  funzione  f{.r)  oltre  essere  finita  e 
y,  integrabile  soddisfa  a  una  almeno  delle  condizioni  a),  b),  e) 
^  ora  indicate,  il  teorema  del  §.  23.  continua  a  sussistere  anche 
,  quando  per  la  funzione  ivi  rappresentata  con  '{■(■T,h)  si  sa  sol- 
„  tanto  che  essa  è  finita  per  ogni  valore  speciale  di  n  separata- 
„  mente,  purché  allora  questa  funzione  ^{■v,h)  sia  anche  continua 
„  e  per  ogni  valore  di  n  cangi  di  segno  un  numero  finito  di  volte 
,   (che  può  anche  crescere  indefinitamente  con  m),  e  oltre  a  ciò 

r.r 
j,  sia  tale  che  l'integrale  /  z{x  Ji)dx  al  crescere  indefinito  di  ^ 

„  converga  in  ugual  grado  verso  il  limite  zero  „. 

Considerando  infatti  una  delle  porzioni  (a,P)  in  cui,  quando 
è  necessario,  si  ammette  potersi  scomporre  l'intervallo  dato  (flf,/;), 
supponiamo  dapprima  che  f{x)  fra  a  e  ^  soddisfi  alla  condizio- 
ne a)  o  alla  e);  e  prendendo  un  valore  qualsiasi  di  A,  indichiamo 
con  a^  ,a.^  ,  .  . ,  a„,   i  punti    fra  a  e  (3  nei  quali  z{.v ,  h)   cangia 

fx 
z{  .r  ,  A  )  ci  X 

nei  punti   a,  ,  a, ,  .  .  ,  a,„_,  ,  P  ,    e    con   /"i  ,  A  ,  /"a  ;  •  •  • ,  /"-"-i  .  A» 
dei  valori  convenienti    presi    fra    i    limiti  inferiori  e  superiori 
di  f{x)  negli  intervalli  da  e.  a  a,,  da  a^  a  a^,  da  a^  a  «3,  . ., 
da  a„,_j  a  a„,_,  ,  e  da  a„i_^  a  ,3  . 
Avremo  : 

/  A-r)  '^{.c  Ji)dx=[ì  +      +..+  /     -I-     /         ]  /-(.r)  '^{x  ,  h)  d  X  , 

e  per  la  formola  (1)  del  §.  9.  sarà: 


i;  +  .. 


171 

+  /*,„_,  /  <f(.r  ,  h,  dx^  f,n  /  'f(.r  ,  /()  d  j-, 

ovvero: 

/ /"(o^)  'f(.r,/,)  cZ  .r=9,(A-A)+  0,(A- A)-f  ..+9.-i(^-i-^)+03/'..; 
a  '"' 

quindi,  se  a  partire  dal  valore  che  si  considera  di /t  l'integrale 

I  's{x ,  h)  d  X  per  x  fra  a  e  p  non  supera  in  valore  assoluto  il 
Jet. 

numero  o  sarà: 

vai.  ass.  /  f{.r)  '^{x  ,  /?)  d  x  <Co{\-]-l  D'.,) , 

ove  X  è  il  limite  superiore  dei  valori  assoluti  di  f\x)  fra  a  e  [3 
e  D',  ,  Do,...  sono  le  oscillazioni  di /'(.r)  fra  a  e  «3,  fra  a^ 
e  7.3  ,  fra  aj  e  7.^  ,  . .  ,  e  la  somma  di  queste  oscillazioni  non 
supera  evidentemente  quella  delle  oscillazioni  fra  a  e  otj,  fra 
a.,2  e  7.4,  fra  a^  e  acvi  e  fra  a  e  a^,  fra  a]  e  7.3,  fra  7.3  e  7-5,..; 
e  questo  basta  evidentemente  per  poter  dire  che  la  particola- 
r'tà  suindicata  sussiste  sempre  quando  f{x)  fra  a  e  p  soddisfa 
alle  condizioni  a)  e  e). 

Lo  stesso  accade  se  f{x)  fra  a  e  (3  soddisfa  alla  condizio- 
ne 6),  giacché  allora  indicando  coi^  fi{x)  la  derivata  o  l'estre- 


mo  oscillatorio  di  /"(.r),   e  con  %x)  l'integrale  /    '^{x,h)dxy   e 
facendo  una  integrazione  per  parti  si  trova: 

t _...  r?.   _  ^     TP 

Jr/. 


rP  r?  TP 

e  m  questa  l'integrale  /  's{xjì)dx  o  %v)  a  partire  da  un  certo 
Jcf. 


172 

valore  di  h  e  per  qualsiasi  valore  di  r  fra  a  e  p  è  numerica- 
mente inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace;  dunque  è  ora 
dimostrato  complt'tamente  quanto  abbiamo  enunciato. 

73.  Aggiungiamo  che  la  condizione  posta  ora  che  ({■{-'cji)  o 
le  derivate  di  G,„^  o  delle  differenze  (35),  (40)  o  (42)  per  ogni 
valore  finito  di  li  o  di  n  cangino  di  segno  un  numero  finito 
di  volte  quando  x  o  t  sono  negl'  intervalli  che  si  considerano 

Jrx 
cp(.r  , /;)  (f  .r  ,  o  le  funzioni 
a 
stesse  G„,<,  (35) ,  ^40)  o  (42)  abbiano  negli  intervalli  medesi- 
mi un  numero  finito  di  massimi  e  minimi;  e  propriamente  que- 
sta condizione  può  anche  tralasciarsi  quando  /"(.e)  soddisfa  alla 
condizione  h)  perchè  nella  dimostrazione  fatta  sopra  per  questo 
caso  non  si  tien  conto  di  quei  massimi  e  minimi . 

Del  resto  poi  tanto  questa  condizione  quanto  l'altra  posta 
sopra  che  la  funzione  <f{^  ,h)  o  le  derivate  di  (jn,t  e  delle  dif- 
ferenze (35),  (40)  o  (42)  siano  finite  e  continue  sono  soddi- 
sfatte da  sé  nei  casi  considerati  in  questo  capitolo,  poiché  si 
tratta  sempre  di  somme  di  un  numero  finito  di  funzioni  or- 
dinarie ec. 

E  finalmente  „  quando  resti  incerto  se  sia  o  nò  soddisfatta 
„'la  condizione  che  si  aveva  sopra  intorno  alla  convergenza  in 

y,  Ugual  grado  delPintegrale  /  '^(.r  ,  ìi)  d  x  ,  o  delle  quantità  G,,,?, 

„  (35),  (40)  0  (42),  ma  si  sappia  però  che,  esclusi  dall'inter- 
„  vallo  che  si  considera  con  altrettanti  intorni  comunque  piccoli 
,  un  numero  finito  di  punti  speciali  p^jVìi-iVmi  negli  inter- 
y,  valli  restanti  sia  soddisfatta  la  condizione  della  indicata  con- 
„  vergenza  in  ugual  grado;  allora,  tenendo  ferme  per  questi  in- 
„  tervalli  le  altre  condizioni,  basterà  verificare  che  negli  intorni. 
„  a  destra  e  negli  intorni  a  sinistra  degli  stessi  punti  p^,p^,..,p„, 

Jrx 
rf{xji)clx  o  le  quantità  G„,<,(35),  (40) 
a 

„  0  (42)  sono  sempre  numericamente  inferiori  a  un  numero  finito 


17?, 

y,  A  (  qualunque  sia  n  )  e  la  fnnzioue  f{x)  o  f{y.-\-t)  sotUlisfa 
„  alle  condizioni  a)  o  h)^  o  all'altra  che  la  somma  delle  oscil- 
,  (azioni  corrispondenti  agli  intervalli  nei  quali  si  scompon- 
„  gono  quelli  intorni  può  rendersi  piccola  quanto  si  vuole 
„   preudendo  sufficientemente  piccoli   i  medesimi  intorni  „  . 

Si  osservi  infatti  che  se  (;j, — s,  , />,  )  è  uno  dei  detti  in- 
torni, e  in  esso  f{.i')  soddisfa  alla  condizione  b) ,  la  quantità 
fi  Pi — ^)  ^^^'à'  un  significato  (ni.  1.  §§.  235.  e  seg.  ),  e  indi- 

rx 
cando  con  0(.r)  l'integrale  /  z{x^Ji)dx  si  avni  la  formola: 

-Ti— Si 

/  /W'fC-^,/*)  (li-  =  f{pi-0)  j  z{xji)dx—  ì  f,{x)%x)  dx 

dalla  quale  apparisce  subito  che  l'integrale  /  f{x)  's{x  ,  h)  dx 

'^  a 
ha  per  limite  zero  per  /i=oo  . 

Se  poi  f{x)  Soddisfa  alla  prima  o  alla  terza  delle  condizio- 
ni suindicate,  i  suoi  valori,  per  un  noto  teorema  sui  limiti 
(m.  1.  §.22),  avranno  ancora  un  limite  determinato  f{p^ — 0)  per 
.r=/;, — 0  (per  modo  cioè  che  f{x)  nel  punto  p^  a  sinistra  non 
verrà  ad  avere  discontinuità  di  seconda  specie);  e  oltre  ad  aversi: 

In        - 


CPs 

rP\ 

f{.c)'^{xji)djj=f{p,- 

-0)  /  's{x,h)dx 

'p-h 

Jpi-h 

'P 


sarà  : 


'P\ 
vai.  ass.  /  [  /•(..-)  -  l\iJ-0)  ]  'l[x ,h)  dx  <  2  A  [X^  +  I  D',  ], 

essendo  Xq  il  limite  superiore  dei  valori  assoluti  di  f{x) — /"(p, — 0) 
che  sarà  arbitrariamente  piccolo,  e  D'.,  le  solite  oscillazioni;  e 
questo  mostra  appunto  quanto  noi  abbiamo  detto. 


ITI 

È  da  notare  che  queste  ultime  condizioni  possono  sosti- 
tuirsi anche  a  quelhx  che  si  aveva  nei  paragrafi  precedenti 
rispetto  ai  prodotti  di  /"(a-j-^  P^i'  Gr„,/  o  per  le  differenze  (35), 
(40)  o  (42)  nei  punti  eccezionali  t  negli  intorni  dei  quali  non 
poteva  assicurarsi  che  le  derivate  di  queste  quantità  restassero 
numericamente  inferiori  ad  un  numero  finito. 

74.  Passiamo  ora  a  fare  qualche    applicazione  dei  teoremi 
dimostrati. 

Cerchisi  perciò  in  primo  luogo  coli'  applicazione  del  teo- 
rema del  §.  64,  se  una  funzione  f{x)  di  una  variabile  reale  x 
data  in  un  certo  intervallo,  pei  punti  a  pei  quali  soddisfa  ad 
alcune  delle  condizioni  del  §.  30,  sia  rappresentabile  analitica- 
mente mediante  una  serie  della  forma: 

1  °° 

9  "o  +  y  (  e»  cos  X„  iT-f-  ^>„  sen  X„  x  )  , 

^  \ 

essendo  X,  ,  X.j  ,  .  •  . ,  X,j , .  .  .  radici  reali  e  positive  della  equa- 
zione trascendente  iiiz)  =  — 7—  =  0 .  o  infiniti  della  funzione 
monodroma  e  continua  «"(^),  supposti  al  solito  tutti  di  prim'or- 
dine,  e  coi  residui  c,=^— -—  pei  punti  X,  ;  e  supposto    inoltre, 

'<  (/>s) 

per  semplicità,  che  v'{z)  divenga  infinita  di  priin' ordine  e  col 

residuo  c,i=  -, /^v  anche  nel  punto  ^=0,  e  che  oltre  ai  punti 
u  (0) 

0,  X,  ,  X.2 , .  .  ,  X„  , .  .   non  vi  siano   altri  infiniti  di  iv{z)  a  destra 

dell'asse  delle  y  ne  su  quest'asse. 

In  questo   caso    avremo  «i  =  2  ,  e  H,(  s'  ,  a;  )  =  cos  z  x , 

B<i{z,x)=seTì^ x;  e  prendendo  Y{x)=l  e 'f ^(e)='f 2(2")  =^{^(2;),  la 

funzione  z{z)  del  §.  64.  si  ridurrà  a  ^— ,  e  quindi    in 

ordine  al  teorema  del  paragrafo  stesso  si   dovrà  esaminare    la 

,.^              1     fn7{z)'ìf{z)sentz,         ^^'  ,         .        .,   . 

differenza  r—.  /  ^ dz--  v  Yr,  essendo  v,-  1  residui 


I7Ó 

della  funzione  .sotto  il  segno  integrale  nei  punti  d'  infinito  di- 
versi da  Xi  ,  Àj  ,  .  .  ,  À„  ,  .  , ,  che  essa  avesse  entro  C„. 

Si  supponga  ora  per  semplicità  che  '{/(:)  sia  sempre  finita 
a  destra  dell'asse  delle  //,  e  non  si  annulli  per  2=0,  e  si  prenda 
per  curva  C„  un  contorno  a  destra  dell'asse  delle  y  formato  da 
un  semicerchio  di  raggio  piccolissimo  o  descritto  intorno  all'ori- 
gine, dalle  due  porzioni  di  asse  y  nei  tratti  da  — ìJq  a  — 5  e 
da  5  a  ^q,  e  da  una  linea  grandissima  C'„  che  passi  pei  punti 
Vo  *  — Ha  dell'asse  delle  y  e  che  può  essere  per  es.  un  semi- 
cerchio di  raggio  [^^yo,  o  una  linea  che  insieme  all'  asse  delle  y 
forma  un  contorno  rettangolare  ec. 

Così  evidentemente  si  avrà  y  '[r=0 ,  e  l'integrale  esteso 

al  semicerchio  di  raggio  5  (venendo  percorso  nel  senso  inverso) 

sarà    uguale    a  —  —Cq  '^{0)  <,  mentre  quelli  estesi  ai  due  tratti 

(— Vq  1 — ^)  1  (^  1  .Vo)  dell'asse  delle  y  si  distruggeranno  identi- 
camente se  noi  ammettiamo  che  il  prodotto  'l{^)  ìc{z)  sull'asse 
delle  y  al  cambiare  di  y  in  — y  muti  soltanto  di  segno;  dun- 
que    la    differenza    (35)    si    ridurra     ora    all'altra 


1_  r  'l{2)  iiiz)  sent^  ^  ^       1 

ItzÌ  tri'  Z 


fj— .  I      d^  — ^  ^'o'K'^)^  ^^  ^  gi^  indipendente  da  a 

e  cangia  soltanto  di  segno  al  mutare  di  t  in   — t;  e  quindi  si 
può  ora  asserire  che  „  se,  a  destra  dell'asse  delle  ^  e  su  ciue- 

„  st'asse,  tv{z)  è  una   funzione  di  g    monodroma  e  continua  a 

„  distanza  finita,  che  suH'  asse  delle  y  diviene  infinita  soltanto 

„  per  ^=0;  e  le  infinite  quantità  reali  e  positive  X{,Xo,.. ,).„,.., 

„  sono  i  soli  infiniti  che  questa  funzione  n-{z)  ha  nella  stessa 

„  parte  del  piano,  o  sono  le  radici  della  equazione   (  inversa  ) 

,  u{3)=  — - — =0,  supposti  questi  infiniti  come  quello  nel  pun- 

W'(^) 

,   to  z^^^-O  tutti  del  prim' ordine,  allora  pei  punti  x  di  tutto  o 
„  parte  dell'  intervallo    in   cui    è  data    (  arbitrariamente  )  una 
„  funzione   /"(.r)    della  variabile  reale  x,    questa    funzione  /"(•') 
„  potrà    svilupparsi    nei    soliti  casi  in  serie  della  forma  : 
1)  ,., 


17fi 

1  "^ 

(45)  5  «0  +  2  (  ^"  cos  X„  .r  -h  h^  sen  X„  -r  ), 

1 

,  tutte  le  volte  che,  indicando  con  C'„  una  linea  grandissima 

,  situata  a  destra  dell'  asse  delle  //  che   incontri  quest'asse  in 

„  punti  «immetrici    rispetto  all'  origine,    e   senza    passare    per 

,  alcun  punto  d'infinito  di  w{^)  formi  collo  stesso    asse  y  un 

,  contorno    chiuso    che   racchiuda    nel    suo    interno   i    punti 

„  X,  ,  X.2 , . . ,  X„ ,  si  potrà  trovare  una  funzione  di  z  monodro- 

,  ma  e  continua    •\){z)    che  non    si    annulla    per  z=^0  per    la 

,  quale  riescano  soddisfatte  le  condizioni  seguenti  : 

1."   „   che  il  prodotto   >Y.z)v'{z)  sia  una  funzione  dispari 

a  di  ^  0  almeno  abbia  valori  uguali  e  di  segno  contrario  nei 

,  punti  dell'asse  y  simmetrici  rispetto  all' origine; 

2,*'  ,    che ,    essendo    ^q   un    certo    numero    positivo    da 

,  determinarsi,    e   s,  un  numero    pur    positivo    ma    piccolo  a 

,  piacere,  l'integrale: 

(46)  ir^z)ui.)sent,j^ 


yf  pei  valori  di  t  fra  z^  e  It^  abbia  una  derivata  rispetto  a  t: 

(47)  - — .  /  ^{2!)  w{z)  co%t  z  dz 

2  ^  ve., 

j,  di  Cui  il  modulo,  o  anch'^  soltanto  il  valore  assoluto  della 
,  parte  reale  o  quello  del  coefficiente  dell'immaginario,  è  sem- 
,  pre  inferiore  a  un  numero  finito  (dipendente  da  Ej)  qualunque 
j,   sia  l'ampiezza  di  C'„. 

3.®  „  che  al  crescere  indefinito  di  C'„  l' integrale  stesse 
,  (4G),  0  almeno  la  sua  parte  reale,  o  il  coefficiente  dell'  im- 
,  maginario,  pei  valori  di  ^  fra  0  e  2  fg  (o^^  ^^^^-  esci.)  abbia 
,  per  limite  una  funzione  •/,(^)  di  t  che  ha  una  derivata  de- 
,  terminata  '/^{{t)  finita  per  t  diversa  da  0  e  da  2  t^^e  atta  al- 
„  l'integrazione   fra  0  e  2^Q;^e  "/((H-O)  sia  diverso  da  zero. 

4.*^  j.  che  imlicando  con  /(«,0  Tintegrale  (4G)  o  la  parf 


177 

^  reale  o  il  coefficiente  deirimmaginario  di  questo  integrale  a  se- 
,  conda  del  significato  di  "/i(0»  la  quantità  7.i(-f  O) — 7.i(0H~/(*''0 
„  che  ora  corrisponde  alla  G»i,<,  o  la  sua  derivata  rispetto  a  t 
„  soddisfi  alle  solite  condizioni  dei  paragrafi  precedenti;  talché 
,  in  particolare,  nel  caso  che  si  considerino  soltanto  i  punti 
,  X  negli  intorni  dei  quali  la  funzione  non  fa  infinite  oscil- 
„  lazioni  o  ammette  una  derivata  che  resta  atta  alla  integarzione 
„  anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti,  basta  che  la  quantità 
,  precedente  per  t  compreso  fra  0  e  s  resti  sempre  numerica- 
„  mente  inferiore  a  un  numero  finito  „. 

Al  solito  poi  se  per  un  numero  finito  di  valori  a,  ,  a., , .  .  , 
di  t  fra  s,  e  2  f^ — s,  la  condizione  seconda  non  sarà  soddisfatta 
o  si  sarit  incerti,  allora  negli  intorni  a  destra  e  a  sinistra  di 
questi  valori  di  t  il  prodotto  di  f{y.-\-t)  per  V  integrale  (47) 
dovrà  soddisfare  alla  solita  condizione  posta  in  fine  del  §.  57  , 
o  a  quella  posta  nel  §.  73:  e  in  questo  caso  non  occorrerà  fare 
le  altre  verificazioni  pei  valori  di  t  negli  intorni  degli  indicati 
punti  eccezionali  y.^  ,  7.0 ,  .  . 

E  se  invece   che    per  un  numero  finito  di  valori  di  t  fra 
E,  e  2  t^^  —  6|  la  condizione  seconda    non  sarà  soddisfatta  mai 
in  alcune  porzioni    finite    dell'  intervallo  stesso  (  e,  ,  2  ^p  —  s,  ) 
o  in  tutto  l'intervallo,  o  si  sarà  incerti,  allora  dietro  quanto 
-i  disse  al  §.  72.  basterà  che    si   sappia  che  al  crescere  inde- 
bito di  C'„  l'integrale  (46)  (o  almeno  la  sua  parte  reale  o  il 
coefficiente  dell'  immaginario  )    converge  in  ugual  grado  verso 
il  suo  limite  '/_[{t)  per    t    compreso  nelle    dette    porzioni,  e  al 
tempo  stesso  /"(a-j-O  nelle  varie  parti  (in  numero  finito)  in  cui 
supporremo  scomporsi    le    porzioni  medesime    soddisfa  ad  una 
almeno  delle  condizioni  «),  6),  e)  dello  stesso  paragrafo  72.  E 
quando  vi  restino    incertezze    per    un    numero    finito  di  punti 
!    come  al  §.  73,    allora    negli  intorni    a    destra  e  a  sinistra  di 
I    questi    punti    dovranno    verificarsi    le    coudizioni    poste    nello 
'    stesso  §.  73. 

~i  L'intervallo  poi,  ove  cadono  i  punti  x  ai  quali  nei  soliti 

casi  sarà  applicabile  lo  sviluppo  (45)  risulterà  di  ampiezza  2  t^, 
;    e  potrà  essere  quello  da  —  f,^  a    f^'  questo  numero  ^^    dipen- 
dendo dalla  natura   dello  sviluppo  (o  della  equazione  t({z)=0) 


178 

e  non  già  dalla  funzione  da  svilupparsi  f{x);  per  niodochè,  se 
f{.v)  fosse  data  in  un  intervallo  minore  di  2  t^,  si  potrebbe  in- 
tendere continuata  con  una  funzione  qualsiasi  finita  e  atta  alla 
integrazione  in  tutta  la  porzione  rimanente  dell'  intervallo  2  ^q^ 
e  in  particolare  potrebbe  intendersi  continuata  con  una  fun- 
zione nulla  in  ogni  punto  di  questa  porzione,  con  che  si  otter- 
rebbe che  gli  integrali  che  figurano  nei  coefficienti  della  serie 
fossero  estesi  all'  intervallo  soltanto  in  cui  la  funzione  f{x)  è 
data  originariamente.  —  Del  resto  poi  nei  casi  in  cui  l' inter- 
rallo  (a  ,  6)  nel  quale  è  data  /"(r)  non  è  quello  da  —  t^  a  f,„ 
potremo  sempre  intenderlo  ridotto  a  questo  col  cambiamento 
della  variabile  x  in  un  altra  //  mediante  la    relazione    lineare 

ij  =  j — -  X ^ =-  °  "^ ,  analogamente  a  quan- 
to si  fece  pel  caso  della  serie  di  Fourier  al  §.  49. 

Si  aggiunge  inoltre  che  siccome  l'integrale  (47),  come 
anche  evidentemente  la  quantità  /VOi  ^on  mutano  al  cangiare 
di  t  in  — t,  accadrà  lo  stesso  di  'f{t,c(.,h^);  e  quindi,  secondo 
quanto  si  disse  in  fine  del  §.  53,  perchè  sia  applicabile  a  f{x) 
in  un  punto  x  lo  sviluppo  (45)  non  importerà  che  negli  intorni 
a  destra  e  a  sinistra  di  x  siano  soddisfatte  per  questa  funzio- 
ne f{x)  quelle  fra  le  condizioni  del  §.  39.  che  vorremo  applicare; 
ma,  come  nel  caso  degli  sviluppi  di  Fourier,  basterà  che  queste 
condizioni  si  trovino  soddisfatte  per  la  funzione  f{'^-\-t)-\-f{j(; — f) 
nell'  intorno  del  punto  ^=0,  e  pel  valore  di  x  che  si  considera. 

75.  Quando  poi  le  condizioni  per  1'  applicabilità  del  teo- 
rema del  paragrafo  precedeute  sono  soddisfatte ,  allora  se 
Cq  ,  e,  ,  Cj  ,..,  c„,..,  sono  i  residui^  di  vj{z)  nei  punti  À^Xg,  ..,X„,.., 
nella  serie  (15)  o  (42)  «i  potrà  prendere: 

9  (« ,  a  ,  ;?o)  =  —  xVO  +  2  '^o  W)  '  ^  ='/.i(+0),  j;„„=Cn'^  (X„), 
1         r*'    .  1 

"•»  =  2y  y!i  0)  /  /'(•^)  cos  X„  xdx,  bn  =  ^^4V^)  /  fi^)  s«n  >^n  (x;d  x, 


179 

ove  in  queste  forinole  e  nelle  seguenti  di  /((Oi  ^o 'K^)  ^  ^«  ^(À»)ì 
se  sono  complessi,  s'  intende  che  debba  prendersi  soltanto  la 
parte  reale  o  il  coefficiente  dell*  immaginario;  e  inoltre  in  questo 
caso  sarà: 

1  ^ 

'f (f ,  a  ,  K)  =  -  y\  (0  -I  2  ^0  •1'  (^)  +2  <^r  'KM  cos  ). .  i  == 

=  —  Al  (0  4-  ?r"-  /    'K^M^)costz de  ; 

e  talvolta  le  condizioni  che  figurano  nell'  enunciato  del  teorema 
precedente,  anziché  studiarle  sugi'  integrali  (47)  o  (46),  tornerà 
meglio  di  studiarle  respettivamente  sulle  espressioni: 

(4«)  -  X'i  (0  +  1^0  'ÀO)  +  i  e,.  'XX,)  cos  À..  t , 

2  1 

1  "  sen  )    t 

(49)         -/,  (+0)  -  y,  (0  +  ^^o  ']>  (0)  ^  +  2  e  'XX,-)  -^^'  , 

delle  quali  (fermo  stante  il  significato  che  abbiamo  detto  dovere 
attribuire  a  '/ivOi  ^o'K*^)i  ^  Cr 'X^r)  ss  sono  complesse)  la  prima 
rappresenta  's  (?,  a ,  /«,»)    e  la   seconda  il  suo  integrale  rispetto 


n 

,  cioè    /  's{t ,  a  ,  h^)dt. 


a  f 

'0 

E  se,  come  notammo  ingenerale,  le  quantità  Cq'1{0)  ,c„'XXn) 
saranno  reali,  allora  tutte  le  espressioni  precedenti  saranno  pure 
reali ,  e  le  parti  immaginarie  che  vi  comparissero  dovranno 
distruggersi  identicamente,  e  quindi  potranno  anche  tralasciarsi 
senz'  altro  . 

«     Per  la  condizione  S.'^  poi;  o  per  quanto  fu  detto  in  generale 
al  §.  71.  si  avrà  la  formola  notevole: 


1 80 

(50)  7,(0  =  l  e,  -KO)  t+^c„  -].  (X..)  "^  , 

che  varrà  per  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  2  -  (  2  ;r' 
al  più  esci.  ). 

70.  È  poi  da  osservare  che  le  verificazioni  sugli  integrali 
(46)  o  (47)  si  faranno  con  molta  facilità  quando  la  funzione 
sotto  l'integrale  possa  porsi  sotto  la  forma  ¥{t ,  z) -{- A{t ,  z) 
ove  P(/,^)  e  A(^,^)  hanno  le  proprietà  indicate  nel  §.  67; 
e   allora   se   P(^,3')    sarà  per    es.   una  funzione  dispari   di  z,. 

siccome  l'integrale  ^r—,  /  P(/ ,  z)  dz    insieme    a    quello    uguale 

esteso  alla  linea  C  '„  simmetrica  a  C',i  corrisponde  precisamente 
alla  somma  X  6,-  dei  residui  relativi  ai  punti  d'  infinito  di  P(^ ,  z) 
che    cadono    entro    la   linea    C'„  -\-  C  ',»,     sarà    evidentemente 


P{t  ,z)dz^=^  o  ^^»i  qualunque  sia  la  linea    C'„;  talché 
C'„  ^ 

allora    V  esame    dell'  integrale    corrispondente  (46)  o    (47)  si 

ridurrà  a  quello  della  somma  _   X  5^  +  /  A(^ ,  z)  d  z  . 

77.  Oltre  a  questo  giova  osservare  chesey',(0  ^^"^  diviene 
infinito  col  tendere  a  zero  di  i,  a  causa  delle  proprietà  che  hanno 

n 
le  funzioni  'f(^,a,/?„),   la    somniaV  e,- '^Xr)  cosX,-^    che   figura 

1 
nella  (48)  considerata  al  limite  per  ^=0  deve  crescere  indefini- 
tamente  con    n,   e   quindi  il    prodotto    Cr  'K^m)i  o    quella  parte 
di  esso  [e,-  'X^>i-)]o  che  dicemmo  dovere  soltanto  considerare,  al 
crescere  indefinito  di    X^  non  potrà  mai  divenire  infinitesimo  di 

un  ordine  determinato  superiore  al  primo  l-j-lJ-  rispetto  a  - . 

-At— >  ,   ,  risulta    intanto    di  qui  eh  e    la 
u  {z)jX- 


E  poiché  e,  'X^m) 


181 

funzione     .r^   non  potrà    all'infinito  divenire    infinitesima  di 

ordine  determinato  superiore  al  primo. 

Inoltre,  siccome  la  somma  (49),  che  rappresenta  l'inte- 
ra 
graie  /  zit.a.  Jin)lt,  al  limite  per  h=oo   si  riduce  a  una  serie 

che  per  ^=0  è  identicamente  nulla,  e  pei  valori   positivi  di  t 
fra  0  e  2fj  ha  un  valore  fisso  diverso  da  zero,  è  chiaro  che  la 

sen  K  t 
serie  V  e,-  '}(Xr)  — ^—^  dovrà  essere  discontinua  per  f=0,  e  quindi 

il  prodotto  c,'}(X,.)  non  potrà  divenire  infinitesimo  con —  o  -- 

X,.      n 

neppure  di  un  ordine  determinato  [a  piccolo  a  piacere;  ciò  che 

'liz) 
porta    evidentemente    che  la    funzione  ';.— non    potrà    restare 

H  (:) 

monodroma  finita  e  continua  all'infinito  senza  essere  della  forma 

A        A 

A  -| -\-  -/  -|-...ove  A,  A^  ,  Aj ,  . . ,  sono  quantità  costanti, 

z        z~ 

e  A  è  diverso  da  zero. 

S' intende  che  queste  osservazioni  potranno  essere  utili 
per  la  determinazione  della  funzione  <L(^);  e  anzi  di  qui  risulta 
che  in  primo  luogo  per  ^{z)  sarà  da  provarsi  la  funzione 
'];(£')=rA  iì{z)  con  A  reale;  e  allora  si  avrà  Cg  'X'^)=  ^r  '\^^r)=  A, 
e  tutte  le  espressioni  precedenti ,  e  quindi  anche  in  partico- 
lare gli  integrali  (46)  e  (47)  verranno  reali ,  e  se  le  condi- 
zioni del  teorema  precedente  saranno  soddisfatte ,  la  somma 
(48)  che    ora   rappresenta    la   funzione  'f(^,a,/i„)  si  ridurrà    a 


/'ilO  +  A 


1        " 

2+2  ^°^  '^'-  ^ 


,    e    per    r=  0   sarà  uguale  a 


—  "/'i("h^)H ^o — -A*'    ®  inolti'e  dalla    formola    (50)  avremo 


r  altra 


'/i(0_  ^  J^     I   v  senX„f 


l 


182 

che  varrà  per  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  2  tz  (  2  tc 
al  più  esci.  }. 

78.  Faremo  poi  altre  osserrazioni  che  talvolta  potranno 
riescire  utili  per  la  determinazione  della  funzione  ^{^);  ma  prima 
giova  applicare  i    risultati  precedenti   al    caso  in  cui    essendo 

y'(2f)  = ,  cioè  essendo  X,  ,X.„  . . ,  Xn  ,  ..  i  numeri  naturali 

sen  TI  5-  '     " 

1  ,  2  ,  3  ,..,«...  ,  lo  sviluppo  (45)  si  riduce  allo  sviluppo  di 
Fourier. 

Per  questo  osserviamo  che,  essendo   ora  i({2f)  =  sen  ti  z, 

se  si  prende  Uz)  = ,  o  ^(2^)  -=  cos  ti  z,  le  (/„  e  h„  si  riducono 

a  quelle  che  figurano  nella  serie  di  Fourier  al?  infuori  per  ora 
del  divisore  2  "/^(-i-O)  che  poi  vedremo  essere  uguale  all'unità; 
e  gli  integrali  (46)  e  (47)  divengono: 

1     r    cos  TI  ^  sen  tz  1      C  cos  Tzzcosts  .  ^ 

2,KiJn'        2;  sen  7:^  "   '    ^^Uc        sen  z  2; 

talché  tutto  si  riduce  all'  esame  di  questi  due  integrali  nei  quali 

l'immaginario    non  figurerà  che  apparentemente. 

Ora,  avendosi  : 

cos  z  z  sen  i  ^  =  sen  t:  z  cos  i  z  -\-  sen  {t — -)  z  , 

,    j.  .       Q.o'Atz      sen  (< — tC)z 
la  funzione  sotto  il  primo  integrale  diviene 1 , 

e  la  prima  parte  figura  come  la  funzione  P(i ,  z)  del  §.  76,  e 
diviene  infinita  soltanto  per  0=0  col  residuo   uguale   ad  uno, 

talché  r  integrale    -^— .  /     -^ d  z  ha  per  valore  -;  mentre  per 

°  2~l    n>        z  2 

la  seconda  parte  sarà  facile  vedere  che    essa    figura    come    la 
funzione  A{t,z)  dello  stesso  §.  76,  0  del  §.  67. 
Intanto  dunque  si  ha: 

1     r  cosTzzsentz  ,  1,1/     sen  (^ — r.)z   ^ 

ìT-ì àz  =  ^-\-K~.\     — ^ ~dz, 

21:1  Jq-      z  sen  Tiz  2        2rajQ'    z  sen  7:  z 


183 
e  derivando  rapporto  a  <  si  otUcn*  : 

1      r  cosTzzcostz  .  .         1      f  cosit—r.)z 

— :  / dis\=  pr-~   /     dz  ; 

2  n  tjQ'       sen  ti  z  àTzt  Jq'       sen  ;:  z 

1            1,-   .         1      r  sen(f  -  r)z 
e  se,  come  appunto  vedremo,  Imteffrale    /     ciz  per 

'  "^  °  'r'    z  sen  z  z 

t  compreso  fra  0  e  2  t^  ha  per  limite  zero,  si  potrà   dire  che 
2  ' 


•/..(Ó  =  l,  e; 


\      r  cosr.zcostz-  '      /    cos(f — t^)  ^^  j 

^^  '       ^     2  K  t  Jq'^     senzz  2  ~  iJq'       sen  t:  ^ 

rS.     L  ^  7.        1      r  cos  r  2  sen  ^  ^  ,         1,1       T  sen(^— r)^ 
Jq^  2  à  t  /q'       ^  sen  ;t  2;  2    '  2  ;:ì  Jq'^  zsenr.z 

e  allora  basterà  studiare  i  due  integrali  degli  ultimi  membri; 
e  propriamente  quando  fosse  soltanto  dimostrato  che  y_i{t)  =^  .j, 
siccome  valendosi  della  espressione  (48)  si  troverebbe  come  nel 

(2n+l)^ 
l  /l       n  \         sen        ^ 

caso  di  Fourierf(f,o(,^„)=  —  (  —  4-  V  cos  r  <  ]  = , 

1  2z  sen  — 

non  occorrerebbe  fare  altre  verificazioni  per  potere  assicurare  che 
lo  sviluppo  di  Fourier  sussiste  in  tutti  i  casi  del  §.  44. 

79.  Noi  però  vogliamo  fare  queste  verificazioni  sugli 
integrali  precedenti,  per  accennare  al  modo  da  tenersi  quando 
si  vogliono  applicare  i  teoremi  generali  che  abbiamo  dato,  e 
perchè  questo  ci  sai'à  utile  per  gli  studi  successivi. 

Si  prenda  perciò  per  linea  C'„  la  porzione  di  rettangolo 
formato  da  un  lato  parallelo  all'  asse  dell'  y  e  distante  da 
quest'  asse  di  una  quantità  k  compresa  frsL  n  e  n  -\-  1  {n  e  n  -\-  1 
esci.  ),  e  da  due  lati  paralleli  all'asse  delle  x,  uno  sopra  e  l'altro 
sotto  a  quest'  asse,  alla  distanza  //^  da  esso . 


184 

Cou  questa  linea  C'„  si  avrà  in  generale  per  una  funzione 
qualsiasi  0(e): 

"  i^k  Cìi  i^Tt. 

e  se  avverrà  che,  lasciando  fermo  il  A-,  e  facendo  crescere  y^ 
indefinitamente  le  funzioni  ^x—iy^)  e  0(j?-f-i  j/q),  o  almeno  la 
loro  differenza,  finiscano  per  avere  un  modulo  che  per  ogni  va- 
lore maggiore  di  //q  e  per  qualsiasi  valore  di  x  fra  0  e  ^  è  sempre 
inferiore  a  quel  numero  che  più  ci  piace,  allora  si  avrà  : 

/  %z)  d  z  =    lim    /  /  9(/;-f  ?•  y)dy  , 
e  si  potrà  anche  scrivere  : 


f(ì{z)dt  = 

JC'  J- 


00 

%k-{-iy)dy, 


tutte  le  volte  che  V  integrale  del  secondo  membro  avrà  un  signi- 
ficato determinato. 

Ora,  avendosi  in  generale 

sen  {a.-\-i  p)  =  sen  a  cosh  p  -j-  ?'  cos  a  senh  ,3  , 
cos  (a-j-i  (3)  =  cos  a  cosh  (3  —  i  sen  a  senh  p  , 
ove  cosh  e  senh  indicano  le  solite  funzioni  iperboliche,   basta 
ricordare  le  espressioni  di  queste  funzioni  per  esponenziali  per 
riconoscer  subito   che    quando  t  è  diverso    da    0  e    da    2  tt  le 

.     .  sen(^— ;r)^        co^{t—7t)z  r  •     • 

lunzioni  — ,    e  soddisfano  alle  condizioni 

z  sen  71  z  sen  ::  z 

ora  indicate  per  la  9; 2');  quindi  sarà  anche: 

reo 
co^U'—t:)  A:cosh(^ — ;r)?/ — isenit — :r)Z;senh(^ — i:)?/  , 
— ^ — T — ir'h-^ — 1 — i — -^ ~^y^ 
<Ui.  , QQ                   sen~A;cosn;:y-|"^cos-A:senh;r?/ 

sen{t — 7r)A;cosh(^ — 5r)//-|-?cos(^ — 7r)A'senh:ty     dy 
^       scii  ;:  li  cosh  n  y  -^  i  cos  k  h  senh  t:  y       lc-\-iy 


JW^^Mdt=^J^~j^ 


185 

e  se  si  osserva  che  quando  uella  porzione  di  rettangolo  C'„ 
si  muta  il  lato  parallelo  all'asse  ij  in  modo  che  la  sua  distanza 
da  quest'asse  resti  sempre  compresa  fra  n  e  n-f-1,  (  n,  en-\-l 
esci.)  lo  spazio  che  resta  compreso  fra  questi  lati  non  contiene 
singolarità    delle    funzioni    che    figurano     sotto    gli    integrali 

/    ,  si  vede  subito  che  questi  integrali  e  in  conseguenza  anche 
•^  (_/  « 

i  due  delle  formole  precedenti  restano  invariati,  per  modo 
che  queste  sono  funzioni  determinate  di  k  fra  n  e  w-j-1  {ne 
n-f-1    esci.)  che  conservano  sempre  lo  stesso  valore. 

Segue  da  ciò  che  senza  cambiare  i  valori  degli  integrali 
che  compariscono  nelle  formole  precedenti,  si  può  fare  senz'al- 
tro k=^n-{-  ^,  e  quindi  si  ha; 

.        1     /        sen  f  fc  cosh  (•< — ::  )  y -f- i  cos  f  k  senh  (t — 7r)y, 


'0 


,       ,  ., ^ j_^    l        — cos^A:cosh(^ — K)y-\-isenfksenh{t—'!i)i/   dy 

talché  osservando  che  i  moduli  delle  funzioni   sotto  i  segni  inte- 

,.                        , , .            ,       K  sen^  tk-\-  senh'^  {t — tu)  y 
gran    sono     respettivamente ^-i -^  ,  e 

COSh  TT  IJ 
V 0,0^^  t  k  -\-  SQXi\l^  {t Tt)lf  .  .       . 

—, e    qumdi    non    sono    superiori    a 

Vk--\-if'  cosh  71  y 

cosh(f— tc)«/     1    cosh(;— 7r)?/      •      j    •   .      .       ,     ,.  o 

■ , , ^^— -SI  vede  intanto  che  tra  e  e  1% — s 

cosh  7Z  y        k        cosh  tt  y 

la  funzione  '^{t^a^hn)  è  sempre  inferiore  a  un  numero  finito  (va- 

.       .       r^ 

riabile  con  s)  qualunque  sia  n,  e  l'integrale  /  '^{t,ajin)dt  ha 

per  limite  —     per  n=oo    qualunque  sia  t  purché  compreso  fra 

z 

0e2z(0e2z  esci.  ). 


Osserviamo  inoltre  che  se  nelle  funzioni  sotto  i  segni 
integrali  precedenti  si  separano  le  parti  reali  e  le  porti  imma- 
ginarie, (moltiplicando  per  questo  e  diridendo  per  k—i  y  quella 
sotto  il  secondo  integrale)  si  trova  che,  come  appunto  doveva 
essere,  gli  integrali  estesi  alle  parti  immaginarie  sono  identi- 
camente nulli  perchè  esse  sono  funzioni  dispari  di  y,  e  quindi 
si  ha  anche  :  (*) 

/'OC 


"      JO 


— r "  y  1 

cosh  T^  y  "^ 

/    /,      T  N  7^     1    I  1    / — ^-cos  ìA;  cosh(^ — 71)?/  +  -?/ sen/Z;  senhf^ — r)// , 
Jq  2      zJq  {k^-{-y)  cosh  ti  y  •^' 

e  siccome  l'integrale  che  comparisce  in  (f(t,ci.Jin)  è  evidente- 
mente positivo  e  al  crescere  di  i  da  0  a  :r  va  sempre  diminuendo, 
oltre  di  veder  chiaro  di  qui  che  'f{t ,  a. ,  hn)  si  annulla  cangiando 

it     2t 
di  segno  nei  punti  0,  ^  ,  ^-  , .  . ,  si    riscontra    altresì    che    i 
fc      k 

n 

massimi  successivi  dell'integrale  /  z{t ,  a,  hn)  d  t  fra.   0  e  z  sono 

nei    punti   ,7,7-    ,  •  •  ,    e    sono    positivi  e  vanno  decrescendo, 

mentre   i   minimi    sono    pure  positivi    e    sono    nei   punti   0 , 

2tz  4z 

—  ,-j-,..  e  vanno  crescendo;  e  fra  7:  e  2;:  si  ripete  lo  stesso, 
fc      fC 

ma  simmetricamente  rispetto  al  punto  r. 

(*j  Siccome  per  altra  via  già  sappiamo  che  per   la    serie    di    Fourier  e  con 

]                                     S6n  t  ìt 
k=:n-\- -siha,?(t  ,0^  ,h„)=  ■ noi    possiamo    dire    eTidentemeute     che     sarà 

iTTsen 
2 


OD 

1  /"cosh  f«— 7r)  y    , 

=     I  ; »  !/ 

_  t  I       cosh  7r  y 

2sen   -  Jo  ■^ 


18: 


Da  ciò  risulterà    che    il    massimo    valore  cieli'  integrale 
I  (f{t,a.^hn)dt  per  t  fra  0  e  ;r  sarà  /     z{t  ,ciL,hn)dt,  ossia 

Jo  Jo 

^        ^    ^ooA,-cosh(l-|)^I/    ^y 

— I — -  / lìTT*  '  ®  fiuindi    sarà  inferiore 

2        K   Iq  cosh  r  t/  ^  'vV 


.00 


apparisce  intanto   che  per  tutti   i  valori  di  t  fra  0  e  tt  l'inte- 

[^ 
graie  /  (f{t,cf.,h,i)dt  è  sempre  inferiore  all'unità. 

Osservando  infine  che  cambiando  y  in    ,  e  ponendo  -  =»  a 


si  ha: 


o)    — y     -(2rt— 1),, 


cosh  (a — l)w  .       senfA;  /       n_ , 


se  ne  deduce  che  per  i  fra  0  e  2  r  sarà 


e  quindi  il  prodotto  t'f{t/j.Ji„)  col  tendere  a  zero  di  t  resta 
sempre  numericamente  inferiore  a  un  numero  finito  e  consi- 
derato per  ogni  valore  speciale  di  k  ha  per  limite  zero  per  f=0; 
dimque,  quando  /  è  fra  0  e  2  ;r,  per  l'attuale  funzione  '^{t ,  a  ,  A,,) 
sono  soddisfatte  tutte  le  condizioni  che  si  avevano  per  la 
funzione  'f(i* ,  h)  del  §.  32,  e  evidentemente  pel  valore  t  =2  tt 
essa  si  comporta  come  per  ^=0;  e  questo  basta  per  assicurare 


ài 


iss 

nuovamente  che  lo  sviluppo  di  Fourier  è  possibile  in  tutti  i 
casi  del  §.  44.  colle  solite  condizioni  rispetto  ai  punti  di  discon- 
tinu'tà  e  ai  punti  estremi. 

8{'.  Prima  di  applicare  il  teorema  del  §.  74.  alla  ricerca 
di  altri  sviluppi  della  forma  (45)  per  le  funzioni  di  una  variabile 
reale,  serviamoci  dei  risultati  del  paragrafo  precedente  per  fare 
un  altra  osservazione  cbe  in  certi  casi  sarà  ancora  di  guida 
per  la  determinazione  della  funzione  '}(^)- 

Osserviamo  cioè  ,    che  avendo  dimostrato  che    1'  integrale 

cos;r:sen/  5^  .  ■    ^  e   -i      j  ^ì      ^■         n' 

— a  ^  al  crtscere  indfiinito    della   linea  U  « 

^  Q.^     ^  sen  -  ^ 

ha  per  limite    -  quando  f  è  fra  0  e  2  ::  (0  e  2  ~  esci.)  e  C'„  è 

una  porzione  di  rettangolo,  accadrà  lo  stesso  se  C»  è  un  altra 
linea  qualunque  che  parte  da  due  punti  dell'asse  y  simmetrici 
rispetto  all'origine  e  traversa  1' asse  x  a.  una  distanza  dall'ori- 
gine compresa  fra  n  e  «-j-1;  e  se  ammettiamo  di  essere  nel  caso 

in  CUI  1  integrale  p-—.  1 dz  considerato  al  g.  74. 

ha  un  limite  determinato  per  n=cc  ,  e  indichiamo  con  •/,(^) 
questo  limite,  si  vede  subito  che  avendosi: 

1-     '/\(f)     r  cos  TC  2  sen  t  z  ,         y,  (t) 
lim   -    .  -   / — -  a  z  = 


2rà    Jq'      z  sen  "rz  2 


r  integrale: 


sen  7C  z  I 


avrà  per  limite  ^lo    zero    quando  ^  è  fra  0  e  2  7.  (2  -  al  più 
esci.  ) . 

Osservando  dunque  che  per  z=x-\-iy^  si  ha: 

sen  i  z sen  t  x  cosh  t  y  -\-  i  cos  t  x  senh  t  y 

z  x-\-i  y  ' 


180 
si  vede  chiaro    che,  ahueno  nei  casi   ordinarii,  al  crescere  in- 

POR  TT  Z 

definito  di  \i   la    funzione  i(^)  «"(■s')  —  2  y,  {Ù    -    ,  contide- 

rata  per  oj^ni  valore  speciale  di  ^  fra  0  e  2  ;:  (0  e  2  t:  al 
più  esci.  )  deve    tendere    a    zero;    e    siccome    per  y  positivo  il 

quoziente  tende  verso  — z,  e  per  y  negativo  tende  invece 

verso  -\-i ,  così  la  funzione  (j;(2')M;(^)-[-2r/,(f)  per  ij  crescente 
all'infinito  dalla  parte  positiva,  e  l'altra  <^{z)  xi\z)  — 2  ?'  /,  [ì')  per 
y  crescente  indefinitamente  dalla  parte  negativa  devono  ten- 
dere ambedue  a  zero  per  ogni  valore  di  t  fra  0e2;u(0e2;c 
al  più  esci.). 

Questo  evidentemente  (  per  essere  '\{z)  ìv{z)  indipendente 
da  i  )  porta  che  7,(0  debba  ordinariamente  essere  una  costante 
diversa  da  zero  A  =  "/{(-[-O),  e  c[uesta  costante  col  mutare  pro- 
porzionalmente il  ^{z)  (cambiando  cioè  ^{z)  in  -  -.  \  può  sem- 
pre intendersi  ridotta  uguale  ad  -•  ;  quindi  almeno  al  crescere 
indefinito  di  y  la  funzione  ^\{z)  iv{z)  deve  ordinariamente  potersi 

ridurre  della  forma  '- h  Q(-)i  essendo  9(^)  una  funzione  che 

sen  71  z 

è  zero,  o  tende  a  zero  al  crescere  indefinito  di  //  come  le  espo- 
nenziali con  esponente  negativo,  e  in  modo  che  tenda  a  zero 
anche  il  prodotto  ^  z)  sen  t  ^  ;  e  allora  il  numero  Iq  dipenderà 
da  queste  esponenziali  ;  e  evidentemente  questa  funzione  9(^) 
per  z=i  y,  e  ^  =>=  —  i  y  dovrà  avere  valori  uguali  e  di  segno 

COS  TT  2/ 

contrario  come  accade  di  'Uz)  w{z)  e  di  . 

sen  71  z 

Quando  poi  con  una  funzione  conveniente  'l{z)  si  trovi 
effettivamente  per  '\i{z)  tr{z)  la  forma  ora  indicata  ,  allora  es- 
sendo : 

1     /     'K<)uiz)sentsr ,         1     T  cosTifsen^.^  ,    ,    1     /    ^(z)aentz^ 

,     . dz^-=-^r~.  d>-f  ^r-,   /        ^ dz, 


100 


basterà  prendere    per  C'„  il    solito    contorno  rettangolare    per 
trovare  : 


1     r  (|i(ei  wjzUeutz  l       '^    f       sen  [(/—::)  (^-|-i//)l 

/-«oc 


ove  Al  è  fratto  e  compreso  fra  X„  e  X»^i,  e  /i=/?-f-  ^^  i  essen- 
do j>  l'ultimo  numero  intero  che  non  supera  J:^;  e  se  l'ultimo 
integrale  avrà  per  limite  zero,  allora  "/i(0  verrà  effettivamente 

uguale   ad    ^r  e  le  altre  verificazioni  da  farli  sugli  integrali  (46) 
z 

o  (47),  all' infuori  di  quella  che  abbiamo  fatta  nel  caso  prece- 
dente rispetto  ai  massimi  e  minimi  dell'  integrale  (46)  e  per  la 
quale  dorrà  ora  studiarsi  tutto  il  secondo  membro  della  for- 
inola precedente,  si  ridurranno  a  verificazioni  analoghe  sui  due 
integrali  : 


2nj_ 


-  '        ./^  y  i^  J)     J  I         Q(/,,4,-^)cos/(/.-,-f*»Jy; 


•00 


y  2;r^ 


e  essendo  ora  -/^{t)  un  numero  reale,  nelle  forraole  del  §.  74. 
dovremo  intendere  prese  per  c^  '\){q)  e  c^  '\>0^u)  le  loro  parti  reali 
aoltanto. 

81.  Premessa  la  osservazione  precedente,  passiamo  a  fare 
una  seconda  applica  zione  del  teorema  del  §.  74.  al  caso  degli 
sviluppi  della  forma  : 

1  °° 

'  2  ^0  "t~   ^f  <hi  cos  À„  X  -j-  hn  sen  X„  x  j, 

nella  ipotesi  che  0  ,  Xj  ,  X^  ,  X„  ,  .  .  ,  siano  le  radici  positive 
supposte  tutte  del  primo  ordine  della  equazione: 

Y{z)  0,0% -K  z  -\-  Y^{z)  sen  %  z^=0 , 


101 

ove  si  suppone  che  F(^)  e  F|(^)  siano  funzioni  di  z  monodiome 
e  continue  a  distanza  finita,  delle  quali  una  è  pari,  e  l'altra 
è  dispari,  o  almeno  per  0-=i  i/ e  ^=  —  iy  una  di  esse  prende 
gli  stessi  valori  e  V  altra  prende  valori  uguali  e  di  segno 
contrario;  e  si  suppone  inoltre  ^ che  a» destra  dell'asse  delle  y 
o  su  quest'asse  non  vi  siano  altre  radici  della  stessa  equazione, 
e  ¥{^)  e  F,(3')  coli' introduzione  o  colla  soppressione  di  fattori 
adattati  siano  ridotte  iu  modo  che  non  divengano  infinite  nei 
punti  0  ,  X,  ,  )..2 ,  .  .  À„  , .  . 
Si  avrà  : 

.  .  1  1  1 

«'(^)  =  r7rT    =  X?r^^ I     l?  r^^ '     ^0 


Ch  = 


ii{z)         F(^)cos;r^4-F,(^)sen7r/     "       F'(0)  +  jrFi(O)' 

1 

F'(Xn)cos-Xn-|-FV'^>»i)  sen-Àn  —  7:PXX„)  sen;:À„-|-;:  F,(X«)cos7r),n  ' 


e  volendo  cercare  di  valersi  della  osservazione  precedente,  sarà 
ora  naturale  di  provare  per  'i;(^)  una  funzione  della  forma 
AI  cos  ~  2; -j- N  sen  ~^,  ove  M  ed  N  sono  funzioni  da  determi- 
narsi in  modo  che  non  divengano  infinite  nei  punti  O,^!,).»,..,).,,,.., 

COS  7C  2^ 

e  che  il  prodotto  'l(z)  u\z)  venga    della    forma 1-  9(z) , 

sen  7z  z 

ove  ^){z)  ha  il  significato  del  paragrafo  precedente. 
Sarà  allora: 

.,  .         M  cos  ::2'-]- N  s^nJT  0       cos  tt  ^ 

U{Z)    =  f^ r-H — ^  = 

r  COS  z  s-\- 1 1  sen  i:  z       seu  -  z 
Ol—F^)cos^.z-\-{'ìs-]-F)senzz..  F 


F  COS  7:  ;?  +  F^  sen  ;: -s  senj:s"(F  cos  tt  ^ -j-Fj  senT;  2")' 

F 

e  se    al    crescere  indefinito   di    y  il  rapporto  ^    non    tenderà 

verso  -j-z  per  y  positivo,  e  verso  —  i  per  y  negativo,  un  modo 
particolare  di  soddisfare  alla  condizione  precedente  sarà  eviden- 
temente quello  di  prendere  M  =  F|  ,  N  =  —  F  ,  o: 

i!/{3f)  =  Fi  COS  Tz  z  —  F  sen  z  z. 
e.  13 


10:? 


Così  facendo,  e  supponendo  senz'altro  che  non  sia  F(*)=0, 
onde  non  ritornare  nel  caso  degli  sviluppi  di  Fourier,  si  avrà: 

sen  t  zdz 


1     r  <^{2){t{9)sQntz.^^  1     /    cosTì^seniz  ,         1     C 
^"vC'n         "^  2^VC'    ^sen;r2r  27ri JJq- ^sen7r2'(cos;r2-j-Ysen7rs')* 

1      /    1/   N  ^   \         ^7  1      r    COSTT^COSf^'  -  1       e  COS  tZffz 

^—.  \  'l{z)>r{z)costzdz=~.  / d^—n'  I r \ n 

"'^>Jq>  ^'^ijn'       sen  tc  z  2izi  q^  se)iT4cos;r2'-|-Ysen;:^)» 

F  (z) 
essendo  y  il  rapporto  ~~  ;  e  poiché  si  può  sempre    supporre 

di  prendere  per  C'„  la  solita  porzione  di  linea  rettangolare  che, 
oltre  a  non  passare  pei  punti  1  ,  2 ,..,«,. .  dell'  asse  delle  x, 
non  passi  neppure  nei  punti  X  ,  ,  Xj , .  .  ,  X„  ,  . .  ,  applicando  i 
processi  del  §.  79.  potremo  trasformare  gli  integrali  dei  secondi 
membri  di  queste  formole,  e  troveremo  così  che  per  t  fra  0  e  2  t: 
(0  e  2  ;:  al  più  esci.)  i  secondi  membri  medesimi  sono  respet- 
tivaraente  uguali  alle  seguenti  quantità: 

11   r     — Acos^^cosh(^ — ::)ìj-\-yser\tlsenh{t — ^)'J  ^     _ 
2+z7o  (AS^-)~oshTy  ~~~      ^ 

!  1     /  sen  t  z  , 

{W\  <  —    -   /         du , 

^"^    '   j  2:rJ ^-2;sen7C2'(cos7C5;-f-Ysen7r2r) 

en^/»-  /       cosh  (^— ^)i/ ,         1     /  cos  ^  2: 

r  7o         cosh  TU  y      -^     2;r^__      sen7rWcos7rs'-|-Ysen7:2^)    ^' 


intendendo  che   negli  ultimi  integrali  sia  z=h^  ~\-  ^  !/  ove  /„  è 
un  numero  positivo  non  intero  compreso  fra  X„  e  X„+^  (X„  e  X„+i 

esci.),  e  A"  è  uguale  a  p-\-^ ,  essendo  2>  l' ultimo  numero  intero 

u 

che  non  supera  /'„. 

Ora  i  primi  integrali  che  compariscono  in  queste  espres- 
sioni li  studiammo  già  nel  §.  79  ;  tutto  dunque ,  come  già 
dicemmo  nel  paragrafo  precedente,  si  riduce  a  considerare  gli 
ultimi  integrali. 


193 

Polliamo  perciò  '(=a-\-il>.  I  moduli  di  sen  t  z  e  cos  tz 
saranno  inferiori  a  cosh.fi/,  e  per  quello  M  del  prodotto 
sen 'Kz  {  cos  ~z  ^r'{  seiiTzz)  che  figura  nel  denominatore  degli 
ultimi  integrali,  per  z=^li„-\i  tj ,  si  avrà: 

M'^=(sen^r/.„-f  senh-ry  j  (asen;:/.-H-f  cos;:/.-,,)-— 1  -j-(cosh-</  —  èsenh7:^)^+ 
-|-a-senli-7://4-^"'sen- il/.-,,  |  =  (sen-TC/.n-l-senli--«/)  j  (asen~/\,-|- costì/.' ,j)^ — 
— b^cos'zh,,-\^a-sen\ì.^-Kij-\-cos\rTiij{b — tgh  tjj)^]^  ; 

e  quindi  si  potrà  scrivere  M  =  "j.  cosh-  z  y  ,  ove  u.  è  finito  se 
tali  sono  a  e  b;  dunque  se  questo  numero  [i  per  tutti  i  valori 
reali  di  >/  e  pei    valori  di  /.„  superiori    a  un    certo  numero    è 

sempre  discosto  da  zero  più  di  un  certo  numero  determinato  v, 

/co 
dì/ 
_^  z  sen  z  z  {  cos  TZ  z  -\- '(  sen  tt  z) 

/oo 
cosh  1 1/  d>/ 
■  /  ■      ,  e   quello  deli  altro  in- 
_^    COSh^JTf/ 

/^OO 
/  COS  t  z 

tegrale   /  -. , r  d  ii    sarà  inferiore    a 

'  sen  ;:  z  (cos  izz  -\-^{  seu  ;:  z) 


00 

cosh  t  y 


-d  y. 


ir 

V  ./—co  cosh- -7/ 

Di  qui  apparisce  subito  che  in  questi  casi  il  primo  integrale 
pei  valori  di  t  compresi  fra  0  e  2  -  (  2-  al  più  esci.)  avrà  per 
limite  zero  al  crescere  indefinito  di  X„,  e  quindi  di  k„;e  se  s  è  un 
numero  positivo  piccolo  a  piacere,  fra  0  e  2  ;: — e  tanto  il  mo- 
dulo del  primo  integrale  che  quello  del  secondo  si  manterranno 
inferiori  a  un  certo  numero  finito,  e  in  conseguenza  il  pro- 
dotto di  t  per  r  ultimo  integrale  tenderà  a  zero  con  t  qua- 
lunque   sia    H',    dunque    evidentemente    si    avrà    ora 

y.i(0  =  '/j(~hO)  =  Gr  =  -  ,  e  le  due  espressioni  (51),  ove  i  primi 

integrali  hanno  le  proprietà  trovate  per  essi  nel  §.  79,  e  i  se- 
condi hanno  quelle  ora  indicate  ,  rappresenteranno  respettiva- 


194 

mente  le  due  quantità  /  z[t  ,  a  ,  /<)r?/,  '^(  /  ,  a  ,  //„  )  ;    talché  noi 

possiamo  senz'  altro   asserire  che   ,  se,    essendo  «^=.r-j-j//,  la 
equazione  : 

(52)  Y{-)  cos  ;:  z  +  F,(c)  s.ni  -  .^^0 

y,  considerata    a    destra  dell'  asse  delle  y  o  su    qnest'  asse    ha 

,  soltanto  per  ralici    lo    zero  e  le    infinite    «luantità    positive 

„  X,  ,Xj,..,  X.,,..,   le    quali    crescono    indefinitamente   con    ;?, 

,  e  si  esse  che  la  radice  zero    sono    tutte   del  prini'  ordine;  e 

f,  se    inoltre,    sempre   a    destra    dell'  asse    delle  //    o    su    que- 

,  st'asse,  le    funzioni  F(^)  e  Fl(^),  oltre  essere  mouodrome  e 

,  continue,  sono  finite  nei  punti  0,  X^ ,  X^ ,..,  X„  ,.,,    e    sono    tali 

,  altresì  che  per  z^^iy  e  z^=  —  iy  una  di  esse  prende  gli  stessi 

,  valori  e  l'altra , prende  valori  eguali  e  di  segno  contrario,  e 

„  al  tempo    stesso   per    y    positivo  o    negativo    ma    numerica- 
„'^mente  maggiore    di    un    certo    numero  e    qualunque    sia    x 

-  le  differenze  respettive  „J4 *'i  ^^f4" +«"    hanno    un    mo- 

^  ¥{z)  Y{z) 

,  dulo  che  non  si  accosta    a    zero  più  di  una  certa   quantità; 

,   allora,  quando  al  crescere  indefinito  di  X„  si  trovi  sempre  un 

„  numero  non  intero  /■'„  compreso  fra  X„  e  Xn+i  tale  che,  ponendo 

F(^) 
„  il  modulo  del  prodotto  sen  :r  ^  (  cos  ti  2- -|"  t^  /      senirs'  )    per 

,  z=h-„-\-{  y   sotto    la    forma  |j.  cosh^~y,  il    numero    |x    resti 
„  sempre  discosto  da  zero  più  di  un  certo  numero  determinato 

„  V,  la  funzione  reale  flx)  data    arbitrariamente  nell'  intervallo 
,   ( — :: ,  ~)    potrà    svilupparsi    secondo  la  serie: 

1  ^ 

„  per  tutti   i  punti    x    dell'intervallo  stesso  ( — t:  ,  tt)   diversi 

,  dagli  estremi  ±-,  negli  intorni    dei    quali    si    verifica    una 

,  almeno    delle    condizioni    I,  e   II    del    §.    39,  o    l'altra    di 

-  ammettere     una    derivata    o    un    estremo     oscillatorio    che 


105 


,   resta    atto  alla    integrazione    aiiclie  ridotto    ai    suoi    valori 
„   assoluti  ;    e    in    questa  serie  i  coefficienti  a^  ,  a„  ,  b„  saranno 


dati  dalle  forniole 
F,(0) 


f{.r)dx, 


F'(0)H-;:F,(0)ioJ__J 

Fi(XJ  cos  TT  l„  —  F(XJ  sen  tt  X„ 


F  (XJ  cos7:X„+F",(XJ  sen;:  X,.  —  7cF(X„)sen7rX„-i-7r  F,(Xjcos7:X„ 


fi 


x)cosl^rdx 


J 


F,  (X,  )  cos  71  X„  — F  (XJ  sen  ;c  X„ 


[_F'(X„)cos7:X„-|-F'<(X„)sen7rX„— ;i:F(X„)sen7rX„4-;rF,(X„)cos7rX„ 
0  anche,  per  essere  F().„)  cos  r  X„  -j-  F|  (X„)  sen  tt  X„  =  0, 


x)  sen  X„  X  dx 


F^(0) 


Lf'(0)+-f,(0)I,m;^ 


]fh 


)  d  X  ^ 


L 

\ 


F'^(x„)-fF;TA«) 


F'(Xh)  F,(X„)  -  F\{1„)  F(X„)  +  71  F-^(X„)  +  TU  l\-^  (X„) 


=r^ 


¥%K)^  F,2(XJ 


inK)  F,(XJ  -  FVXJ  F(XJ  +  TT  FU.)  +  ^  F,  ^'(X„)J 

„  ove  le  parentesi  quadre  indicano  che  delle  quantità  in  esse 
„  racchiuse  bisogna  prendere  soltanto  la  parte  reale;  per  modo 
„  che  in  particolare,  se  ¥{2)  e  ¥^{2)  saranno  reali  per  z  reale 
„  positivo  0  nullo ,  i  coefficienti  degli  integrali  saranno  le 
„   quantità  fra  parentesi  senz'  altro  „ . 

Se  poi  non  potremo  assicurare  che  i  numeri  ^„  qui  in- 
dicati esistano  eeiupre  fra  le  radici  successive  X„  e  X„+^  ,  X„+, 
e  X„+.2  ,  . .  ,  ma  sapremo  però  che  essi  esistono  per  es.  fra  le 
radici  X„  e  X„4j  ,    fra  le    radici    X„+„    e    X.,+„.+^,    fra    le    radici 


/■(.r)  cos  X,.  xdx  ^ 


f(x)sen\„xd  X  ^' 


(j+«,+ii 


X„+„  +„    e  X„+„   +„^+j,..,  allora    la   funzione /l[.i?)  potrà  ancora 

svilupparsi  pei  soliti  punti  x  secondo  la  serie  (53),  ma  bisognerà 
intendere  che  i  termini  di  questa  serie  siano  riuniti  in  gruppi 
corrispondenti  imo  alle  radici  X„+,,X„+j ,  .  . ,  X^+^^^  uno  alle  radici 


10(1 

Ag<,nnngiamo    che  se  /(— -'O^A'')    ^^  ^^^'^^    (<'j'^)  •''i  l'iJuce 
a    una   sei  ie  di    soli    coseni  : 


(50) 


ove 


1  ^ 

2  ^0+  2S  f'"COsX„  .r, 


F(0) 


_F'(0)  +  F,(0)J 


(57) 


(I 


o 


FUJ+FiMU 


F'(>s.)F^(XJ-F',(X..)F(XJ+-F^(XJ+-F^2(aJ 


^0 


/■(.r)cosX„a7(:Za^^ 


g  gg  ^^ — ,,)  =  —  f(^.v)  la  stessa  serie  si  riduce  alT  altra  di  soli 
seni  : 


(68) 


co 

V  /y„  sen  l„  .r, 
1 


ove: 


(59)  K=2\irrr^^, 


Y%K)-\-F,%X„) 


f{x)senX„xdx, 


e  ciueste  possono  quindi  servire  allo  sviluppo  per  soli  seni  e 
per  soli  coseni  di  una  funzione  f{x)  data  arbitrariamente  frd 
0  e  ::,  ec. 

Inoltre  osserviamo  che  se  F{z)  =  0  questi  sviluppi  si  ri- 
ducono a  quelli  di  Fourier.  Per  essi  poi  le  finizioni  corrispon- 

n 

denti  'f(^,a,A„)  e   /  (p{i  ,a.,hu)  d  t  sono  date  respettivamente, 

come  già  notammo,  dalla  seconda  e  dalla  prima  delle  espressioni 
(51),  e  sono  indipendenti  da  a^  e  a  causa  delle  (48)  e  (49) 
possono  anche  porsi  sotto  le  forme: 

1     ,     ,    V     '  .    ,        1    '  .    1    V    '    senXn^ 


107 

ove  per  semplicità  di  scrittura  abbiamo  rappresentato  con  a',,  e  a'„ 
i  coefficienti  degli  integrali  che  figurano  in  «j,  e  «„  nelle  (54) 
e  (55). 

Per  la  (50)  poi  si  ha  la  formola  notevole 

che  varrà  per  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra  0  e  2z  (2  t: 
al  più  esci.). 

82.  S'intende  che  l'ultima  condizione  che  figura  nelPenun- 
ciato  del  teorema  precedente  sugli  sviluppi  (53)  sarà  ordinaria- 
mente conseguenza  dell'  ipotesi  che  abbiamo  fatta  che  la 
equazione  (52)  a  destra  dell'  asse  delle  y  non  abbia  altro  che 
radici  reali . 

Del  resto  ciò  si  \erifica  con  tutta  facilità  nei  tre  casi  se- 
guenti che  sono  i  più  comuni  ; 

F  (2^ 
1°   „    che  essendo    '(  =  r!,      =  a  -}-  i  h,  al  crescere  inde- 

y,  finito  di  X  per  valori  positivi  e  qualunque  sia  1/  il  valore 
,  di  a  finisca  per  restare  sempre  discosto  da  zero  più  di  un 
„  numero  determinato  ; 

2."  „  che  il  modulo  [  a-^b'  del  rapporto  y  finisca  per 
„  restare  sempre  superiore  all'  unità  più  di  un  certo  numero 
„  determinato; 

3.°  „  che  se  a  tende  a  zero  0  almeno  può  accostarsi 
„  quanto  si  Tuole  a  zero  0  passare  per  zero  (  senza  essere  nel 
„  caso  precedente  )  esso  non  superi  mai  in  valore  assoluto 
„  un  certo  numero  dato,  e  h  resti  sempre  numericamente 
,   inferiore  all'unità  più  di  una  quantità  determinata  „. 

Indichiamo  infatti  con  a„  il  valore  di  a  per  •^  =  À,,,?/^0, 
e  osserviamo  che  per  questi  valori  di  .r  e  >/  il  b  deve  annul- 
larsi   onde    X„    possa  soddisfare  alla  equazione  (52).  Si  avrà; 

cos  z  X„  -|-  a„  sen  ~  X„  =  0  ; 
e    quindi    poiché  non  solo    nel  primo    dei    casi    ora    indicati , 


108 

ma  anche  nel  secondo  il    valore  di  a,,    sarà  discosto    da    zero 

più    di    una    quantità   determinata,  è  certo  che  in   qu(-sti  due 

casi  X„  resterà  sempre  discosto  più  di  quantità  determinate    dai 

2i  4-  l  .  ,   . 

numeri  della  forma       -,        ove  /  è  intero  . 

Allora,  ammettendo  che,  almeno  a  partire  da  un  certo 
valore  di  m,  i  termini  della  serie  (53)  vengano  riuniti  in  gruppi 
corrispondenti    alle    radici    X„    che    fossero    comprese    fra  0  e 

-t  1  Q  Q  ^ 

-,  fra  _   e  ]^,  fra       e  -  ,  . . ,  se  si  suppone  che  X„    sia   1'  ul- 

,•       .•  .     2i— 1     ^  ,      ^  2?-|-l      . 

tima  radice  di   un   gruppo  e  sia     — ~ —  <C  a„  <C  — ^   -  ,  si 

2è-fl  ,, 

potrà  prendere    A-„  =  — - — ,  e  allora  sarà  : 


M  =  cosh-  -  1/  Va^-  -{-  (&— tgh  r  y)^  =  \i  cosh-  Tt  y  ; 
e  quindi  se,  essendo  nel  pruno  caso,  a  partire  da  un  certo 
valore  .i'q  di  3?  e  qualunque  sia  y,rt  sai-à  sempre  discosto  da 
zefo  in  valore  assoluto  più  di  un  certo  numero  «,,  allora  per 
.T  ^  .r^  sarà  jj-  >  a^ ,  e  la  condizione  che  figura  nell'  enunciato 
del  teorema  precedente  rimarrà  soddisfatta. 

Se  poi  saremo  nel  secondo  caso,  e  a  partire  da  un  certo 
valore  .Tq  di  a'  e  qualunque  sia  ?/,  si  avrà  a^-\-h^  =  1+p^  ove 
n  non  si  accosta  a  zero  più  di  un  certo  numero  ^Pq  ,  al- 
lora preso  X,.  maggiore  di  questo  valor  .Tq  di  x,  si  osserverà 
che  quando  sia  ^>  1  potremo  porre  h=±VV{J}  e  quindi 
a2=/-^-,    e 

l^'  =  Vf  -  b,^  +  (  V  1+1^2  +  tgh  TT  yf  ; 
e  poiché  il    valore    assoluto    di    tgh  tt  y  non  supera    V  unità  , 


è  evidente  che  "J-  non  sarà  inferiore  a  Vp^ — ^^^  -f  (Kl-j-ft/^  — ^f 
ovvero  a  Vp'^-{-2{ì — |/ lipii^s);  e  siccome,  essendo  h^-<^p^, 
questa  quantità  non  è  inferiore  all' altra  V2^'2_|_2  (1 — Kl  +  p^) 

che  è  ugnale  a  p    y,  1 —    ^      == ,  così   è  certo    che    per 


199 
ht  ^  -^0  e  pei  valori  «li  //  pei  quali  6  _^  1  il  numero  ;j.  non  ai  ac- 


costa a  zero  più  di  p^^   \'   1 


ì 


l-f-|/l4.p2 

Quando  poi  sia  fc  <^  1 ,  allora  evidentemente  a^  sarà  mag- 
giore di  p^f,  e  a  sarà  maggiore  di  ;),^;  dunque,  anche  nel  se- 
condo dei  casi  indicati  sopra  la  condizione  relativa  ad  M  che 
figura  neir  enunciato  del  teorema  precedente  finirà  per  es- 
sere   sempre  soddisfatta  . 

Passando  poi  al  terzo  caso,  osserveremo  che  per  le  ipotesi 
ohe  ora  si  ammettono  sui  valori  di  a  e  quindi  delle  «„,, alcune 
0  tutte    le    quantità  X„  potranno    anche    accostarsi  quanto    si 

2  i-\-l 
vuole  a  numeri  della  forma  — ^ —  ,  o  essere  di  questa  forma  me- 
desima; e  il  ragionamento  precedente   non  sarà    più    rigorosa- 
mente applicabile,  sia    perchè   nonpotremo    più    prendere  con 

1  ^         A'        1  2/-fl 

sicurezza,  per  quauinqne  valore  di  n,l:n  =  — - —  ,     sia     per- 

ch'P',  anche  nei  casi  in  cui  ciò  potrebbe  farsi  ,  M  potrebbe  per 
certi  valori  di  n  e  per  //^=0  venire  piccolo  quanto  si  vuole. 

Prenderemo  perciò  in  questo  caso  k„  in  modo  che  sia 
sen  A:,,  7:=  a,  essendo  a  una  c|nantità  da  determinarsi;  e  osserve- 
remo che  allora  si  ha  : 

M^-=(7.2-|-senh2  -  jf)  ;  {a  a-f  yiH^f^h-^ a^  -  1  +  «^  seiih^  zy-{- 

4-cosh-^zy(l-Mgh;:^)-2;=cosh^.^(l--J^)|^ 

■"^ — ^osh?^y-^-^+«^tgh-^'^^ 

e  siccome  in  valore   assoluto    tgh-y  non    supera    mai    V  unità, 
se  s'indica    con  a'  il  valore    assoluto  di    a,    e  con  òy    il  limi- 
te superiore    dei    valori  assoluti  che  prenderà   6  dopo  che  x 
sarà    divenuta    abbastanza    grande,    si    avrà    Òq  <1  1  e 
[J.  ^  a' [    (L — 6q)- — e,  ove    e  è  il  limite   superiore    dei    valori 


:l>00 


assoluti    di    ««(l-6^)-2aal^l-a^^  supposto  che  a  possa 

cosh- ~  y 
determinarsi  in  modo  che  sia  c<<(l— Jf,)-. 
Ora  si  ha  : 

a\\  —  h')  —  2  a  a  ^l^Ta}  _    ,  a'  (1— 6^)±  2a  )/III^ 
cosh^  IT  y  ~  cosh*  7t  y 

PQjj  gj' _^  4- sen /,„  z ,  e    evidentemente,    se    a,,  è  il  limite    su- 
periore dei  valori  assoluti    di  a  dopo  che  x    sarà    abbastanza 

grande,  il  fattore   -^ ^li^""^; moltiplica     a, 

qualunque  )  siano    y  e  il   valore    che    poi    prenderemo    per    a, 
non   sarà    mai  superiore  a   l-f^aoi  dunque  quando  si  prenda 

(1— //o)2 

per  a!  un  numero  diverso  da   zero    e  da  ^  ^^     e  compreso 

(^-^)'      /-Il 
fra  questi  numeri,  come  per  es.  a  =  9714^^^'  ^       ^^^' 

dentemente  potrà  sempre  farsi  perchè  rTr2  V  ^^J    ^^     ^^^* 

Segue  da  ciò  che  anche  in  questo  caso  la  condizione  re- 
lativa ad  M  che  figura  nell'  enunciato  del  teorema  precedente 
sarà  soddisfatta  quando  per  le  /„  si  prendano  i  numeri  che 
soddisfano  alla  equazione  sen  k^it^  +  a,  ove  a'  deve  determinarsi 
nel  modo  ora  indicato;  dunque  „  quando  per  F{z)  e  F,(^)  si  pre- 
,  senti  uno  dei  tre  casi  1.''  2.**  e  3.*^  suindicati,  allora  senza 
,  stare  a  occuparsi  della  condizione  che  abbiamo  posta  nel- 
„  teorema    precedente    rispetto    al    modulo    M    del     prodotto 

,   sen  :r^  (cns  ;r  2 -|- ^-— sen:r^),  si  potrà  asserire  che  se  tutte 

,  le  altre  condizioni   del  teorema  saranno  soddisfatte,  lo    svi- 

,  luppo  in  serie  (53)  sarà  applicabile  nei  soliti  casi  alle  funzioni 

„  f{x)  quando  i  termini  della  serie  almeno  a  partire  da  un  certo 

„  punto  s'intendano  riuniti  in  gruppi  corrispondenti  successi- 


201 

„   vainento  alle  radici  X,  ,)..2,.  . ,  X„  ,  .  . ,  che  nei  primi  due  casi 

^  fossero  comprese  fra  0  e     ,  fra  ^^  e  ,^,  fra  —  e  ^, . .  ,    e    nel 

„  terzo  fossero  comprese  fra  0  e  /{^  ,  fra  /.,  e  A,  -f  1,  fra/.', -fi 
„  e  /ii-|-2,  fra  J^'f-\-2  e  /)(-f-3  ,  ,  .  ,  essendo  /.",  la  più  piccola 
,  radice  positiva  p  della  equazione  sen -t  7r==-'a'  o  l'altra  1 — ,0  „. 
Spesso  però  questa  riunione  dei  termini  della  serie  in  grappi 
potrà  farsi  in  più  modi  dilfert-'uti,  specialmente  nel  terzo  caso 
in  cui  si  ha  una  certa  arbitrarietà  nella  determinazione  del 
numero  a. 

S' intende  poi  che  in  tutti  questi  casi  se  le  differenze 
fra  le  ra  liei  successive  della  equazione  (52)  finiranno  per  non 
essere  mai  inferiori  a  x,  i  termini  della  serie  (53)  0  delle  (56) 
o  (58)  potranno  prendersi  successivamente  uno  per  uno  senza 
bisogno  di  riunirli  in  gruppi  convenienti. 

83.  Ao-o-innjjriamo  che  se  uno  almeno  dei  tre  casi  ora  con- 

siderati ,  anziché  presentarsi  soltanto  per  valori  sufficientemente 

grandi    di  x    qualunque  sia  i/,  si   presenta    sempre    quando  il 

modulo  di  z  è  abbastanza   grande,  allora  evidentemente  viene 

soddisfatta  da  sé  anche  la    condizione  relativa    alle   differenze 

Vii) 
~ +  i  =  '[±i,e  quindi  basta  in  tal  caso  verificare:   1."  che 

le  funzioni  F(^)  e  F,(^)  siano  monodrome  e  continue  a  destra 
dell'  asse  delle  1/  e  su  quest'  as-^e  ,  e  non  divengano  infinite 
nei  punti  0,  X,  ,  X2  ,  .  .  ,  X„  ,  . .  ;  2."  che  le  funzioni  stesse  F{z) 
e  F(^)  siano  1'  una  pari  e  l'altra  dispari  o  almeno  si  abbia 
F( — iij)  =  ±  F[(i/)  con  F^( — ///)  =  +  F, (///),  e  che  la  equazio- 
ne (52)  a  destra  dell'  asse  delle  1/  e  su  quest'asse  non  abbia 
altro  che  radici  reali  e  del  prim'ordine,  e  queste  siano  le  so- 
lite quantità  crescenti  indefinitamente  0,  X,  ,Xj ,  .  .  ,  X„  ,  .  . 

In  particolare  dunque,  osservando  che  se  F^z)  e  F|(2;) 
sono  funzioni  razionali  intei'e  di  z  delle  quali  la  prima  è  dispari 
e  la  seconda  è  pari  si  ha  lim  y^'O  o  limY=oo  quando  mod  z=oo  , 
si  potrà  dire  evidentemente  che  „  se  Ff^)  e  F^{z)  sono  fun- 
,  zioni  razionali  intere  di  z  delle  quali  la  prima  è  dispari 
»  e    la    seconda    è    pari,   e  l'equazione: 


202 

F(^)  cos  ;:  z  +  F^{^)  sen  x .-  =  0 

,  a  destra  dell'  asse  delle  //  o  su  quest'  asse  ha  soltanto  le  ra- 
,  dici  reali  e  del  priiu'  ordine  0,  X,  ,  Xj ,  .  .  . ,  X„ ,  . . ,  lo  sviluppo 
,  (53)  ove  i  coefficienti  a^  ,  a„  e  b»  sono  dati  dalle  (54)  o  (55), 
,  e  gli  altri  (56)  o  (58)  ove  i  coefficienti  sono  dati  dalle  (57) 
,  e  (59)  sono  applicabili  alle  solite  funzioni  f{r)  date  fra 
,  — ;:  e  :t,  per  tutti  i  valori  di  x  diversi  da  +  ;r  negli  intorni 
,  dei  quali  \  soddisfatta  una  delle  condizioni  I,  II  del  §.  39. 
,0  1'  altra  di  animettm-e  una  derivata  o  un  estremo  oscillatorio 
,  che  resta  atto  alla  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori 
,  assoluti,  e  colle  solite  particolarità  pei  punti  delle  disconti- 
,  nuità  ordinarie,  e  escluso  il  punto  zero  per  la  serie  (58) 
,   (][uando  non  sia  /"(-h^)  =  ^   i- 

Lo  stesso  accade  se  ¥{2)  e  F/2;)  sono  funzioni  irrazionali 
di  z  che  non  hanno  punti  di  diramazione  a  destra  dell'  asse 
delle  y  0  su  quest'asse,  purché  si  abbia  F{ — iy)  =  ±F(iy), 
con  F, (—«?/)  =  + Fi(///)|:  oc.  .  .  . 

84.  Gli  sviluppi  per  soli  seni  (58)  nel  caso  particolare  di 
Y{z)  =  cz  e  F,(^)  =  6')  con  e  e  e,  costanti  (  il  caso  di 
e  -j-C|  7r=0  esci.)  concordano  pienamente  con  quelli  che  si  sono 
presentati  in  alcune  questioni  della  fisica  matematica  (*),  e  dei 
quali,  per  quanto  è  a  mia  cognizione  ,  non  era  stata  data  fin 
ora  una  dimostrazione  rigorosa . 

Oltre  a  questi  poi  noi  abbiamo  dunque  gli  sviluppi  (53)  e 
(56):  e  questi,  come  i  (58)  stessi,  si  hanno  non  solo  per  le  indi- 
cate funzioni  particolari  F(2)-^=C2;,  F,(2;)=e,,  ma  anche  per  altre 
molto  generali,  e  tutti  questi  nuovi  sviluppi  possono  servire 
alla  risoluzione  delle  medesime  questioni  della  fisica  matematica 
a  cui  servivano  quelli  ora  ricordati,  e  anche  alla  risoluzione  di 
altre,  per  quanto,  tolti  i  casi  di  F(2')=0  0  F,(2')=0,  che  in 
sostanza  corrispondono  a  sviluppi  di  Fourier,  gli  sviluppi  (53) 
per  seni  e  coseni  ad  un  tempo  e  gli  sviluppi  (56)  per  soli 
coseni  non  soddisfano  alla  condizione  (37)  che  si  ha  in    quelli 

{')  V.  p.  Rieuiaiin.   I  artitlle  differtintial  (ìlfiichung'fiii  pag.  159. 


203 

che  si  sono  presentati  nella  fisica  matematica,  e  gli  sviluppi 
(58)  vi  soddisfano  soltanto  quando  F{z)  =  e  ^  ,  e  F^{z)  =  e,  . 

85.  Aggiungiamo  che  se  le  radici  0,  À,  ,X2,  .  . ,  X„  , . . , 
invece  di  appartenere  alla  equazione  (52),  appartengono,  sempre 
come  radici  di  prim'  ordine,  a  un  altra  più  generale  che,  almeno 
pei  valori  di  z  di  modulo  grandissimo  a  destra  dell'asse  delle  y, 
prende  la  forma: 

u{z)  -3  F(^)  cos  :r  ^  +  F,  (z)  sen  r  :  +  F,  (s)  =  0  , 

ore  per  semplicità  supporremo  suhito  senz'altro  che  almeno  sul- 
r  asse  delle  ij  delle  tre  funzioni  ¥{2) ,  ¥^{z) ,  F^{z)  la  prima  è 
1'  ultima  siano  ambedue  dispari  e  la  seconda  sia  pari,  e  a  destra 
dello  stesso  asse  e  sopra  di  esso  queste  funzioni  siano  monodrome 
finite  e  continue  ec;  allora  si  hanno  altri  sviluppi  per  f{.r)  che 
sono  ancora  della  forma  (53)  ;  ma  questi  nuovi  sviluppi  invece 
di  valere  fra  — tz  e  t:  come  quelli  del   caso    precedente,    si  può 

TT  7t  TT 

assicurare  che    valgano  soltanto  fra  — ^  e  ^  (±  -  al  piì;  esci.) . 

In    questo    caso    infatti    l' integrale  (46)  da  considerarsi 

1     /  Mz)  sen  t  z  d  z  ,       . 

diverrà      o /     "7^ — r'e Pc^T  '    ®    P®'^    valersi 

2  "i^  iJn'  z  {h  cos  izz-\-  f  j  sen  TU  z-\-£:^ 

delle  considerazioni  del  §.  77,  si  prenderà  come  nel  §.  81. 
^[z)  ==  Fi  cos  r.z  —  F  sen  -  ^^  ;  e  "allora   1'  integrale    precedente 
diverrà  : 

1       /    cos:r5'senf2  1      C  (F-fFa  cos  %z)^^ntz 

2  7Z  i  jp-    zseuKZ  27rt\'Q'  ^  sen  7:«'(F  cos  t^z-^-F^  sen  tt  ^J-fF^-)      ' 

e    basterà   occuparsi  del  secondo    di  questo  integrali,    giacché 
per  <  fra  0  e  2  ;:  (0  e  2  tu  esci.)  il  primo  ha  per  limite-    (§.  79.) 
Ora,  se  F(^)  non  è  zero,  ponendo  : 

F^(-^)  ,   .,      F,(^)       .  ,    .  ; 


204 
il  detto  integrale  diviene: 

(l-|-5  cos  z  2)  sen  t  z 


2  7lt    In 


ri-  z  sen  T^z  (  cos  ;:  2"  -]-  7  sen  r  ^  -f-  S) 


fZ^  ; 


e  supponendo  che  al  crescere  indefinito  di  niod  z,  il  0  tenda  a 

zero,  o  almeno    il    suo  mo.lulo  non  superi    un    certo  numero, 

e  i  modali    di  Y-f-i  e  7—/  non  si    accostino  a  zero  più  di  un 

numero  determinato,    basta  seguire  il  processo  del  §.    79.  per 

giungere  a  riconoscere  che  se  <  è  fra — ;:  e  :r  (±Kescl.)  questo 

integrale  si  riduce  all'altro: 

>oo 

(1  -f-  5  cos  z z)  sen  t  z 


2kJ_ 


z  sen  t:  z  (cos  iz  z  -\-  'i  sen  r^  z  -\-c,) 


d 


y 


nel  quale  z  •=  l„  -\-  i  //  ,  essendo  A"„  un  numero  positivo  non 
intero  che  è  grandissimo  e  non  è  radice  della  equazione  u{z)=0; 
talché  ora,  osservando  come  al  §.  81  che  per  z=k„-\-itj  il  mo- 
dulo M'  del  prodotto  s^n  n  z  (cos  z  ^  4~  Y  sen  -  ;  -|-  ^)  si  pone 
sotto  la  forma  M'  =  [jl'  cosh'^  z  y  ,  si  conclude  iminediatamente 
che  ,  se  X,  ,  X^ , .  . ,  X„  , . .  ,  sono  al  solito  radici  reali  positive 
„  e  del  prim'  ordine  ec.  della  equazione: 

(60)  Y{2)  cos  -  ^  +  P/e)  sen  -  ^  +  F.(^)  =  0 , 

y,  ove  come  abbiamo  detto  delle  funzioni  F,  F,  e  F^  la  prima  e 
,  l'ultima  almeno  sull'asse  delle  y  sono  ambedue  dispari,  e  la 
,  seconda  è  pari,  e  a  destra  dello  stesso  asse  e  sopra  di  esso  sono 
,  monodrome  finite  e  continue  ec.  e  F(^)  non  è  sempre  zero; 
,   e    se    al  tempo    stesso    al    crescere    indefinito    di    raod  «,  il 

F  (  ?'\ 
„  rapporto  ^      si  mantiene  col  modulo  sempre  inferiore  a    un 

-  numero  finito,  e  i    modali  di  ~„|  ^ 1  e  =-—--!- i restano  di- 

,   scosti  da  zero  più  di  un  certo  numero,  allora  lo  sviluppo  ; 

1  °^ 


205 
ore  : 


''''    1  Ib'-' 


LF'(0)+;:F,(0)+F',(0)| 


Fi(X„)  cos  :r  X„  —  F(X„)  sen  ;:  In 


,)cos7rX„+F',(X;Jo7  '\ 


F'(X„)cos7rX„-f-F'i(A„)sen7:X„— 7:F(X„)seu;rX„-)-;rFi(X„)cos7 

~2 

'=- I\Og^osja,^-^X„)senjrX„ ]    T^.^)  3^11  X„  a;  c?x 

F'(X,.)cosKXn+F',(X„)senzX„-7:F(XJsen::X„-hzF,(A„)cos-Xn+F^,(Xn)_oj  '\' 

,  sarà  applicabile  alla  funzione  f{x)  nei  soliti  punti  x  fra  —  — 

Li 

TI    f        TI  \ 

»   e  ^  f    ±  r)    8,1   più   esci    j  tutte  le  volte  che  per  valori  con- 

,   venienti  comunque  grandi  di  />„  e  per  ^=/.„4-  /«/ ,  il  modulo 

(  F  F  ) 

,    M'  del  prodotto  sen  7: 2  ■  cos  ::  2;  +  ^  sen  u  e  +  eT  |  si  riduca 

„  alla  forma  |j/co8h'7ry,essendo  {j/  sempre  discosto  da  zero  più 
,   di  un  certo  numero  , . 

86.  Ora  per  trovare  dei  casi  particolari  semplici,  indichiamo 
con  w  cosh  T:y  il  modulo  di  cos  7:2; -[-7  sen  7::,  e  con  ^-cosh-7:y 
quello  di  sen  -  ^  (  cos  7:  z  -\-  ^[  sen  ~  ^  )  quando  z  ==■  Av.  +  «  y\  si 
vedrìt  subito  che  il  quadrato  di  quello  di  cos  tt  2  -f~  Y  sen  r^z-\-l  è: 

w'  cosh'  T.  y  A^  e''  -\-  d}  -\-  2\c  (cos  t:  Ah  +  a  sen  tt  /n)  4" 
*  -[-    b  d  sen  rc  /n]  cosh  t^y  -\-  2  [  e?  (a  cos  ti  A'„  —  sen  tt  A'„)  — 

—  6  e  cos  71  A'h  ]  senh  7t  y, 

e  in  conseguenza  il  modulo  M'  di  sen  ti  z  (cos  7r  ^^-f  7  sen  -  z-\-Z') 
è  a'  cosh*  ~  ?/,  con: 


206 

•4         i  {  1    ,        c'^-{-d^        ,    o  (^c^-6(^sen;T/^„4-ccosrt/n  , 

V-    —V-    il  -1 a — r^ r  «^ )"       , "~  + 

(  m-cosh- 71 1/  tn'-coshzi/ 

^  (q  d—b  e)  cos  -  />•„— ^  sen  z  /.„  ^  ^^  _  ^  |  _ 

"  ?n^  oosh  Jr  y  »  "  ./  j  '  ^ 

quindi,  osservando  che  se  7  non  è  identicamente  zero,   e  7,  è 
il  suo  argomento  si  iia: 

S   -       ac-{bd-^i{ad—hc)    .,  ,  r,  j  ,  v    j     7    x-,    2/7, 

7  5  =  -  7«= ^ ^^^ 7^=[^  c+6  d^i{ad-b  r)]  e       ", 

si    vede    chiaro ,    senza    neppure    eschidere     ora     il    caso    di 
7=0,  che  se  al  crescere  ind.  finito  di  n  i  numeri  §676  ten- 
dono ambedue  a  zero,  basta  che  [j.  resti  discosto  da  zero    più  i 
di    un  numero    determinato  perchè    altrettaKto    accada    di  ji';        U 
e    quindi,  limitandosi  a  un    caso  particolare  soltanto,    si  potrà 
dire   evidentemente     che    „  lo    sviluppo    precedente    (61)    sarà 


cre- 


,   applicabile   fra    —  '^  e  ^^  (  +  -al  più  esci.)  quando  al 

,   8cere  indefinito  del  modulo  di  z  il  rapporto  rr  tenda  a  zero 

,  e    r  altro  „*  sia  nel  terzo  dei  casi  del  §.  82,  o,  essendo  in  uno 

r 

,  degli  altri  due  oasi  dello  stesso  paragrafo,  converga  contempo- 

F  F.,     . 
,  raneamente  a  zero  il  prodotto  —|vt^  dei  rapporti  medesimi  „ . 

Facilmente  si  troverebbero  altri  casi  semplici  di  equazioni 

della  forma  (60)  pei  quali  lo  sviluppo  (61)  riesce  applicabile. 

87.  Passando    ora   al    caso  di  F=0,  con   Fj    diverso    da 

zero,    osserveremo   che     ponendo   J^    .  =  p  =  e  -\-  if  ^  V  inte- 

,     ,             ..         ...                1       /     p  co^z  z  SQXit  z  dz 
graie  da    considerarsi  diverrà .    /   -, — ; ., 

2  z  i  Jq'    z  sen  -2  (p-)-sen  zz) 

e  siccome  le  X|,)v2,..,  devono  essere  reali,  il  p  al  crescere 
indefinito  di  mod  z  dovrà  prendere  anche  valori  reali  non  su- 
periori air  unità    in  valore  assoluto.   „  Limitandosi  dunque    al 


207 


case 


F,(^)  ,, 


jo  in  cui,  essendo  ;;=   "      ,  il    modulo  di  p   finisce  per  re- 

,  stare  sempre  inferiore  a  un  numero  finito,  si  vedrà  al  solito  che, 
„  anche  nel  caso  attuale  della  equazione: 
(62)  F,(0)  sen  ;:  ^  +  F^  (z)  =  0 

„  lo  sviluppo  (61)'garà  applicabile  fra  —  -e  -  f  +  ^al  più  esci,  j 

,  quando   per    valori    convenienti    non   interi    ma    comunque 

,  grandi  di  />„  e  pev  z=k„-\-iy  il  modulo  M,  di  sen  tzz  [p^^en  tzz) 

,  si  riduce  alla  forma  M,=[Xi  cosli^  %  y  con  [Xj  discosto  da  zero 

,  pili    di    un  certo  numero;    (^    in    questo    caso    i  coefficienti 

,  «0 ,  a„  e  6„  dello  sviluppo  saranno  dati  dalle  formole: 


F,(0) 


L7rF,(0)+F'2(0). 


f{x)dx, 


(63)  \«- 


Fi(X„)  cos  7rX„ 


_F\(XJsen;uX„+;:Fi(X„)cos7cX„+F'o(X„)_ 

F^(X„)  cos  71  Xh 

"  ~"LF',(X„)sen;rX,.+:rFi(X„)cos7rX„+F'.(XjJ 


J    iz 


)C0s\nXdx^ 


2 

TU 

-2 
f{x)  cos  X^xdx, 

"2 


che  sono  quelle  cui  si  riducono  le  corrispondenti  del  caso  prece- 
dente facendovi  F{z)=0. 

88.  Ora,  per  trovare  alcuni  casi  semplici  particolari  nei  quali 
questo  teorema  è  applicabile,  osserviamo  che  per  z  =  /v„-|-  i  y 
si  ha  : 
M|^=^(cosh':r// — cos*7rA"„)[(é^-|  s"^'^^''..cosh7ri/)^-!-(/'-|-cos7rA-„senh7rt/)^] , 

e  prendendo  A'n^^-^si  trova  p.^^^l  +  e^sl^)  +c"~osh^y' 
e  quindi  si  ha  subito  in  paiticolare  che  „  se  trattandosi  ancora 

D.  14 


208 

,  della  equazione  (62),  mod/)  finisce  per  esser  sempre  inferiore 
,  a  uno  più  di  una  certa  quantità  diversa  da  zero  5,  allora 
,  (essendo  e*<C(l — l)'y  e  (Xi^»  q)  lo  sviluppo  (GÌ)  ove  i  coefficienti 
,  Oq  ,  «n  »  &M  sono  dati  dalle  (63)  sarà  applicabile  alla  solita  fun- 

TT  <r  TI 

„  zione  fx)  per  x  fra  —  7^  e    -  (+  7^  al  più  esci.  )  „. 

Osservando  poi    che    col  prendere    /r,,    in   modo    che    sia 
sen  /,„  ;:  =  a,    con   a  quantità  diversa  da  zero  da  determinarsi, 

^  ^  ^  ^         ^  ^  cosh  -y  ^  co^\\Hn  ^  cosh  ~  </  ' 

'   cosh^jri/~cosh  ;:?/     '     '^              '      ^      -^            cosh  ti  ?/ 
=  ^    +  cosh  ;:  y)  +^+(1-  -  -  f'j  tgh-.y-f ,,31,,/ 

si  vede  subito  che  se  f  tende  a  zero  al  crescere  indefinito  di 
mod -?;  e  mod^?  invece  non  si  accosta  a  zero  più  di  una 
quantità  determinata  q,  e  al  tempo  stesso  finisce  per  non  supe- 
rare mai  l' unità,  0  almeno  i  valori  che  prendesse  superiori 
ad    uno  finiscono  per  essere  prossimi  ad  uno  quanto  si  vuole, 

allora  preso  per  es.  a  =—  q^  il  jx,  finirà  per  non  essere  mai  in- 

feriore  a  ~.  più  di  una  quantità  piccola  a  piacere;  e  si  conclude 

quindi  come  nuovo  caso  particolare  semplice  di  applicabilità  del 
teorema  precedente  che  „  se,  trattandosi  ancora  della  equazio- 
,  ne  (62),    al    crescere    indefinito    di    mod  ^    il    numero    'p   o 

-    ~-    tende    a  divenire  sempre   reale ,  e  in   valore   assoluto 

Fi(2) 

,  la  sua  parte  reale  non  si  accosta  a  zero  più  di  un  numero 
,  determinato,    e    non    supBra  1'  unità  o  tutt'  al  più    la  supe- 


209 

„  ra  di   quantità   che   finiscono    per   essere   piccole  a  piacere , 
,  allora  lo  sviluppo  (01)  ove  i  coefficienti  sono  dati  dalle  (03) 

,  è    ancora  applicabile  alla   solita  funzione  /(.r)  per  x  fra  — 

,  e    ^r(+   '^    al   più  esci.)  ,. 

Si  hanno  così  due  casi  semplici  di  equazioni  della  forma  : 

F,  [z)  sen  r.z-^Y,  {z)=  0, 

per  le  quali  lo    sviluppo    (61)  è  applicabile,    e    evidentemente 
sarebbe   facile  di  trovarne  anche  degli  altri. 

Al  solito  poi  da  questi  sviluppi  per  seni,  e  coseni  se    ne 

possono  avere  altri  per  soli  seni  o  per  soli  coseni  fra  0  e  —  ec. 

89.  È  utile  ora  presentare  la  osservazione  seguente  : 
Nelle  applicazioni  che  abbiamo  fatte  nei  §.  74  e  seg.  alla 
ricerca  degli  sviluppi  della  forma  : 

.|  00 

o  ^0  +"5  (^«  ^°^  ^"  a;+&n  sen  X„a'), 

ove  À|,  X.-),..,  X,„  .  .  sono  le  radici  reali,  positive  e  del  prim'  or- 
dine di  una  equazione  u{z)-^  —  .■^)=0?    abbiamo  supposto   che 

(juesta  equazione  a  destra  dell'asse  xj  e  su  quest'asse  non  avesse 
altre  radici  che  le  stesse  X^,  Xg,...,  X„, ..  e  la  radice  zero. 

Se  questo  non  fosse,  e  la  equazione  data,  a  destra  sempre 
dell'asse  delle  ?/  o  su  quest'asse,  avesse  anche  altre  radici, 
come  pure,  più  generalmente,  se  la  funzione  indicata  sopra  con 
^[z)ìc{z)  divenisse  infinita  nello  stesso  campo  in  punti  diversi 
da  0,  Xj,  Xo...,X„..,  allora  le  quantità  y,-,  che  sono  i  residui 
di  ^{z)x{:,{z')'s,^x^tz  nei  suoi  punti  d'infinito  [j.j,  ix.2,..,  [J-      ,...  di- 

versi    da  0,  X, ,  Xj,  .  .  .  ,  X„.  .  ,  non    sarebbero    più    uguali    allo 

mn 
zero,  e  occorrerebbe  esaminare  anche  la  somma  ^  y  dei  residui 


810 

Y  corrispondenti  ai  punti  d'infinito  [i,,  [Xo, . . .  [x      che    cades- 

sere  fra  V  asse  delle  y  e  la  solita  linea  C'„  . 

Però  i  risultati  precedenti  dovrebbero  modificarsi  soltanto 
in  questo  che  agli  integrali  (46)  e  (47)  verrebbero  sostituite 
le  diflFerenze  : 

e  le  condizioni  che  si  avevano  per  gli  integrali  stessi  (  o  per 
quelli  che  ad  essi  corrispondono  nei  casi  particolari)  dovrebbero 
verificarsi  per  la  parte  reale  di  queste  difi'erenze. 

Ne  segue  che  se  la  parte  reale  della  quantità  y  y»-  avesse 

1 
per  limite  per  n=oo  una  funzione  "/■o(0  di  t  che  si  annulla 
per  <=0,  e  che  fra  0  e  t^  (0  a  f.Q  incl.  )  è  finita  e  continua  e 
ammette  una  derivata  finita  e  atta  alla  integrazione,  allora  per 
gli  integrali  (46)  e  (47),  o  per  quelli  che  loro  corrispondono 
nei  casi  particolari;  dovranno  ancora  verificarsi  le  condizioni  che 
si  avevano  per  essi  nei  paragrafi  precedenti;  e  le  varie  formole 
dovranno  mutarsi  col  sostituire  alla  funzione  X^  {t)  che  allora 
si  aveva  l'altra  X^  (^) — Xg  (/)  ;  talché  negli  attuali  sviluppi 
non  si  verrà  ad  avere  un  cambiamento  altro  che  nel  valore  del 

termine  —Uq  . 

dà 

In  particolare  dunque  nel  caso  degli  sviluppi: 

1  °° 

o  ^0  +  ^51  (^..  cos  ^^"  ^  +  ^n  sen  X„  X) 

che  corrispondono  alle  equazioni  (52),  (60)  e  (62)  per  le  quali  gli 

integrali  (46)  e  (47)  hanno  le  proprietà  volute  e  X,  (+0)  =  ^, 

quando  avverrà  che  le  equazioni  stesse  a  destra  dell'asse  delle  y 
0  su  quest'asse  oltre  alle  radici  0  ,  Xj  ,  X» , . . ,  X„  , . . ,  ne  abbiano 


211 

anche  altri  tali  che  la  somma  corrispondente  ^  Yr  abbia  perli- 

i 
mite  una  funziona  '/-.i  (0  che  ha  le  particolarità  indicate  sopra, 
allora  gli  svikipjai  stessi   saranno  ancora  possibili,  con  questo 
però  che  mentre  in  essi  i  coefficienti  a„  e  ò„  per  m>;1  rimar- 
ranno ancora  quelli    che  abbiamo  dato    sopra ,  il  termine     a^ 

u 

invece    subirà   un  cambiamento,  inquantochè  nell'integrale  che 
comparisce  in  a^  a  {{x)  dovremo  sostituire  il  prodotto 

1-}-— ^^^-ì — '-  /(;r),' essendo  a\  il  fattore  che  figura  fuori  del 

^  o  J 

detto  integrale. 

È  inoltre  da  notare  che  se  i  punti  d' infinito  [j.^  ,  [i^  . . . 
di  f^{z)  iv{2)  diversi  da  0  ,  X^  ,  Xg  ,  .  .  sono  tutti  di  prim'  ordine , 
6  Yi  1  V'a  1  •  •  s°^^  ^  residui  corrispondenti,  si  avrà 

m„ 
T»-  =  l'r  S6n  ^  [JLr ,  e  X^{t)  =    lim  V  y',.  san  t  [i,- . 

n=oo  1 

90.  Preudiamo  ora  a  trattare  il  problema  più  generale 
posto  già  dallo  Sturm  (*),  quello  cioè  di  rappresentare  una 
funzione  reale  f{x)  della  variabile  pure  reale  x  data  arbitra- 
riamente fra  a  e  6  in  serie  della  forma  S  qn  H(X„  ,  .x),  con  : 

rb 

F{x)f{x)E{l„,x)dx 
(64)  q„  =  —^ , 


Ja 


F{x)R\ln,x)dx 


a 


quando  per  tutti  i  valori  di  tn  diversi  da  n  e  per  una  funzione 
reale    conveniente  F{.r)  si  ha  : 

(65)  /  F{x)  H(X^,  X)  H(X,. ,  x)  dx  =  0, 

(')  Journal  da  LìoutìUs.  Voi.  I. 


212 

e  le  H(^ ,  .r)  per  .r  compreso  fra  a  e  i  (a  e  b  incl.  )  sono 
funzioni  monodroiue  e  continue  di  z  che  per  semplicità  saranno 
supposte  sempre  reali  quando  la  x  ha  gì'  indicati  valori  fra  a  e  b 
{a  e  b  incl.)  e  la  «  ha  i  valori  X,  ,  Xo ,  .  .  X.. ,  .  .  ;  e  inoltre  le 
stesse  funzioni  U{z,x),  almeno  per  qnesti  valori  partico- 
lari X,  ,Xo ,  . . ,  Xn  , . .   di  5",  soddisfano  alla  equazione  differenziale: 

essendo  K  nna  funzione  indipendente  da  ^,  raentr*  g  invece 
dipende    anche    da    2;    e  le  Xj  ,  'X^  ,  •  •  1  ht  >  •  •  •   essendo    radici 

semplici  di  nna  certa  eqnazione  trascendente  uh)  = — ;— =  0  . 

Questi  sviluppi  rientrano  appunto  fra  quelli  considerati 
nei  §§.  68  e  69;  quindi  sarà  il  caso  di  applicare  1'  uno  o  l'altro 
dei  teoremi  dei  paragrafi  stessi. 

Indichiamo  perciò,  per  abbreviare  con  H,H„,^..  le  funzioni 
H(2;,x),H(Xn,-^),5'(X„,'T)  respettivamente;  e  osserviamo  che  essendo: 

avremo  : 

(67)     (^«-^.)H„.H«+^-|K(^H.^-H..^^  j|  =0, 

e  ammettendo  che  le  H„  siam)  funzioni  di  .r  finite  e  continue 
fra  a  e  ò,  e  che  fj  .sia  della  forma  F(c)  v(^)  -f  Fj(.r)  onde  la 
differena'a  g^—gm  si  riduca  al  prodotto  F(ar)  [v(X„)  —  v(X^Ì], 
si  troverà  la  formola  seguente  : 

(68)    /  ¥{x)  H.  n^dx  =  ■..   /     ..    .  \  K  fH,  -.?^  -H.„^0  \  "^ 

Ja  v(a„)— v(X„,)(      \    *'    ^x  ^^  J\b 

che  varrà  per  Xm  diverso  da  X„;  talché,  onde  col  valore  della 
funzione  F(.-(;)  che  figura  nella  equazione  {fi^)  0  nella  seguente  : 


213 

sia  soddisfatta  la  condizione  (65),  bisognerà  che  gli  integrali 
H  e  le  radici  X,,Xj,. ..,).„,..,   siano  prese  in  modo  che  si  abbia: 

k/h„  ^'"  -  uJJ^)  -K„  (e„  ^-^  -  n.,.  ^-^')  =  0 

per  tutti  i  valori  di  X,„  e  X„  diversi  fra  loro;  intendendo  ora  e 
in  seguito  che  le  lettere  ti  o  h  messe  in  basso  a  date  quantità 
indichino  che  nelle  quantità  stesse  deve  farsi  .T=a  o  x=b  re- 
spettivamente  . 

91.  Fra  i  modi  particolari  di  soddisfare  a  questa  condizio- 
ne vi  è  quello  di  supporre  che  per  ogni  valore  di  n  si  abbiano 
le  due  equazioni: 

l  K  -y^  —  /i'  H„  =  0     per  x=a, 

(k^-/,H..  =  0     per.r=^ 

ove  h  e  h'  sono  due  costanti    reali    qualunque,  includendo  in 

CIO  anche  i  casi  m  cui  K  o  -r —  sono  zero  per  .c=a  o  x=b,  i 

i>X  ^ 

quali  quando  non  si  abbiano  singolarità  in  — — "  o  in  K  corri- 
spondono a  A'  =  0  0  /t=0;  e  includendovi  pure  i  casi  di 
H„=0  per  x=a  o  x=b  che  corrispondono  ai  valori  limiti 
h'  =^  +  <x>  o  /i  =  +  oo;  e  noi  supporremo  senz'  altro  che  queste 
due  equazioni  debbf.no  essere  soddisfatte. 

Così  essendo,  osserveremo  che,  se  sono  dati  a  e  ò  e  queste 
equazioni  (70)  non  si  riducono  alle  due  K„=0  ,  K6=0,  l'una  di 
esse,  per   es.  la    prima,    potrà    servire  a  determinare  il  valore 

di  H„    0  quello  di    --^  per  x=a  quando  sia  fissata  l'altra  di 
ùx 

queste  quantità ,  determinando  così  completamente  l' integra- 
le H„  che  dovrà  figurare  nella  serie  Sg,,  H„,  e  che,  come  abbia- 
mo detto,  dovrà  risultare  reale  per  tutti  i  valori  di  a;  fra  a  e  b 
{a  e  b  incl.);  e  V  altra  equazione  allora  figurerà  come  una 
equazione  in  À,i  che  determinerà  le  quantità  X„;  talché  in  que- 


214 

sto  caso  per  equazione  uh)  =  —j—^  =  0    si   potrà  prendere  la 
'^         ^  '       w{jt) 

seguente  : 


u{z)  = 


ÒX 


=  0. 


Quando  poi,  per  es.  per  x=^a  si  abbia  K=0  senza  che 
per  x=b  siaK=0,  allora  se  sarà  già  stabilito  di  quali  integrali 
n„  della  equazione  (66)  o  (69)  si  vorrà  fare  uso,  la  seconda  delle 
equazioni  (70)  potrà  riguardarsi  come  quella  che  determina  le 
radici  X„  e  quindi  potrà  prendersi  per  la  equazione  i({z)  =  0  ; 
ma  se  per  gli  integrali  H„  sarà  dato  soltanto  il  valore  di  H» 

o  quello  di  ^—^  per  x=5,  allora  la  seconda  delle  equazioni  (70) 

uX 

medesime  potrà  farsi  servire  a  determinare  1'  altro  di  questi 
valori,  e  in  tal  caso  potrà  prendersi  a  piacere  la  equazio- 
ne ti{^)^^0  che  deve  determinare  le  quantità  ).„;  mentre  infine 
se  le  equazioni  (70)  si  ridurranno  alle  due  Kn=0  e  Kj^=0, 
allora  rimarranno  pienamente  indeterminate  le  due  costanti 
arbitrarie  che  figurano  negli  integrali  delle  (66)  o  (69)  e  potranno 
prendersi  a  piacere  e  anche  funzioni  di  ^  ,  come  potrà  pren- 
dersi a  piacere  la  equazione  u(z)  =  0  che  deve  determinare  le 
quantità  X„;  salvo  bene  intese  in  ogni  caso  a  procurare  che  gli 
integrali  H  non  presentino  singolarità  né  rispetto  'ad  x  né 
rispetto  a  z  nei  campi  ove  devono  considerarsi ,  e  siano  reali 
pei  valori  Xj  ,  ).o  ,..,X,i,  .  . ,  di  z  e  per  qualunque  valore  di  x 
fra  a  e  6;  e  riservandosi  sempre  di  esaminare  se  sia  o  nò 
possibile  di  soddisfare  alle  varie  condizioni  dei  teoremi  dei  §§.  68 
o  69  prima  di  potere  assicurare  che  lo  sviluppo  S  g„  H»  é 
possibile  nei  soliti  casi  per  una  funzione  reale  f{x)  data  arbi- 
trariamente fra  a  e  b. 

Similmente,  se  saranno  dati  per  es.  gli  integrali  H„,  senza 
però  che  si  conoscano  i  numeri  a  e  6,  e  questi  numeri  per 
valori  convenienti  delle  costanti  h  e  h'  potranno  determinarsi 
in  modo  che  riescano  identiche  le  equazioni  (70)  qualunque 
sia  X„,  allora  rimarrà  ancora  pienamente  indetermioata  la  ec^ua- 


?15 

zione  u{z)  =  0  che  determina  questa  quantità  X„  ;  e  lo  stesso 
accadrà  se  ,    essendo  dati  per   es.  soltanto    a  e  uno  dei  valori 

H„  0  -T — "  per  x=a,  si  potrà  determinare  1'  altro  di  questi 
valori  Hn  o  -r —  mediante  la  prima  delle  (70)  e  il  ò  mediante 

vX 

la  seconda. 

92.  In  ogni  caso  però  se  F{x)  è  reale  e  non  cangia  mai  di 
segno  per  x  reale  e  compreso  fra  a  e  b;  e  se  per  ogni  valore 
reale  o  complesso  di  z  in  un  campo  simmetrico  attorno  all'asse 
reale,  la  H{z  ,  x),  considerandovi  anche  x  come  variabile  com- 
plessa, è  funzione  di  x  monodroma,  finita  e  continua  in  un  certo 
campo  connesso  C  che  racchiuda  i  punti  a  e  &,  allora  la  condi- 
zione (65)  fa  sì  che  le  radici  deUa  equazione  da  considerarsi 
u{z)  =  0  debbano  necessariamente  essere  reali  quando  questa 
equazione  è  la  seconda  delle  (70),  o  la  Hj  =  0,  o  anche,  più 
generalmente,  quando  essa  è  tale  che  ammettendo  una  radice 
complessa  dovesse  necessariamente  ammettere  anche  la  sua 
coniugata. 

Supposto  infatti  che  ).,„  e  Xn  fossero  due  radici  co- 
niugate della  nostra  equazione  i({z)^=0,  sarebbe  per  x  reale 
H(Xm,-^)=P-h»  Q)  H(^..>^)  =P — *  Q  essendo  P  e  Q  certe  funzioni 
reali   di  x,  e  allora  la  condizione  (65)  si   ridurrebbe  all'  altra 

r^ 

I  F(.r)  (  P2-|~Q'  )d  X  =  0  ;    quindi  ,    poiché    questa   porterebbe 

P=Q=0  (perchè  F(x),  P  e  Q  si  suppongono  naturalmente  con- 
tinue ),  le  funzioni  H(X„, ,  x)  ,  H()  „  ,  x)  come  funzioni  di  x  sa- 
rebbero zero  in  tutto  il  tratto  rettilineo  (a  ,  ò)  e  quindi  anche 
in  tutto  0,  e  questo  non  può  essere . 

93.  Aggiungiamo  che  quando  la  nostra  H(^  ,  x),  considerata 
come  funzione  delle  due  variabili  z  e  x^  sì  mantiene  finita  e  con- 

r      •   •       11        1  •   f     ■  ,  :)H    ;)H     ;)2H 

tmua  insieme  alle  sue  derivate  prime  e  seconde  t —  ,  r —  ,  ;- — ;-- 

'-  ^x       Hx       ^xì^z 

per  tutti  i  valori  reali  di  x  fra  a  e  6  (a  e  b  incl.)  e  pei  valori  com- 


S16 

plessi  di  e  in  intorni  dei  punti  X,,(*),  e  per  questi  valori  di  .r  e  di  «" 
essa  soddisfa  sempre  alla  equazione  {(j6)  o  (09);  e  inoltre  o  si 
ha  K=0  per  x^a,  o  è  identicamente  soddisfatta  la  equazione 

H=0  o  r  altra  K  r h'  H=0  per  x=a  e  per  qualsiasi  ya- 

vX 

lore  di  z  negli  indicati  intorni  ,    allora    sarà  facile  di   trovare 

.  rK 

anche  i  valori  degli  integrali  /  I(.r)H„'  dv   che    figurano    nei 

00 

\« 

coefficienti  q„  della  serie -^  (/„  H„  . 

I 
Si  osservi  infatti  che  cambiando  nella  (67)  il  X^  in  z,  (il 
che   ora    può  farsi) ,  e  integrando    fra  a  e  x  sì  ottiene  la  se- 
guente : 


f. 


^  '  v(2')  —  v(X„)      l       ;)  X'  ì^x 


che  varrà  per   x  compreso  fra    a  e  b  {a  e  b  incl.)  e  per  qual- 
siasi valore  di  z  negli  indicati  intorni;  e  siccome,  per  le  nostre 
ipotesi,  il  primo  membro  è  una  funzione  continua  di  ^  per  z  =  X,„ 


il  suo  limite  per  z  =  X»  sarà  l' integrale     /  F(.r)  Hm^  d  x. 


'a 
Invece  a  causa  delle  nostre  ipotesi  il  limite    del    secondo 

rj_    /^  ^_     ^xi 

membro  sarà  |^,/(j)  "^  ^  ;)  ^     ^  x  "Uììzjj     J^       o^^^ro 

-TTT— ,K(  -— — ^  v-^— H,,— — ~  I;  dunque    facendo  x  =  b  e   pas- 
v(X„)    \/ò\,i^x         ^)X„:5.v  ^  ^ 

sando    al    limite   nella  formola  precedente,  si  trova   subito  che 

sotto  le  fatte  ipotesi  1'  integrale  cercato  è  dato  dalla  formola  : 

(71)        fmE„^dx  =  ^^  K'(l?"^  -  H..v^  )  ; 

(*)  S' intende  che  qui  si  parla  di  continuità  rispetto  alle  variabil  i  s  e  a?  prese 
insieme. 


217 

e  se  li  sarà  finito  a  causa  della  seconda  delle  formole  (70)  si 
potrà  anche  scrivere: 

(69)        /  F(..,  H„2  dx  =  -4-,  [h..  (h^-^~  K-^")  1  ; 

mentre  se  h  è  infinito,  riducendosi  la  seconda  delle  (70)aH6=0, 
si    avrà  : 

/  Y{x) H,.2  d  X  =   ^     ^^'^     '^^/^ 
Ja  v'(X„) 

donde  risulta  anche  che  se,  come  supponiamo,  F{x)  e  H„  sa- 
ranno sempre  reali  per  x  compreso  fra  a  e  b  e  F(a;)  non  mu- 
terà mai  di  segno  in  questo  intervallo,  le  varie  condizioni  che 
abbiamo  poste  per  giungere   a  trovare  il  valore  dell'  integrale 

I  F{x)  H„^(iv  non  potranno  coesistere  quando  per  x=b  sia  zero 
Ja 

li    K,  0  lo  sia  tin    insieme  a  ^- o  a:-^ — ,  o^siazeroper  2;  =  A„ 

U  X  0   hn 


anche  la  derivata  rapporto  a  z  della  espressione 


i  X  ji 

e  allora  per  avere  il  valore  dell'  integrale  precedente  converrà 
seguire  altri  processi. 

S' intende  poi  che  nelle  formole  ora  trovate  per  l'integrale 

/  F{x)  H„*  dx,  a  X„  potremo  anche  sostituire  2  purché  z  sia  in 
■'a 

quei  campi  nei  quali  con  x  compreso  fra  a  e  b  la  funzione  H 
soddisfa  alla  equazione  (66)  0  (69)  e  alle  altre  condizioni  poste 
sopra. 

04.  A  questo  inoltre  aggiungiamo  la  osservazione  seguente. 

Quando  è  data  la  equazione  differenziale  (66), ponendo  H=tP, 

ove  r  è  una  certa  funzione  di  .r,  e  calcolando  con  questa  il  r — 

ó*JO 


218 


e  poi  il  *"  ^      '^  ^,  e  sostituendo  nella  precedente  si  trova: 


donde,  moltiplicando  per  t  si  passa  alla  equazione 


.(K,.V^)       ,  .(k^)^ 


+   ?''  +  ^^Tir^   P=0, 


che  è  della  stessa  forma    della    (CG)  ;  e  il  t  può    prendersi  in 

modo  che  il  coefficiente  (j  t--[-t  — -^- — —  di  P  o  quello  K  x-  di 

1—  soddisfino  a  certe  condizioni  speciali. 
ùx 

Così  per  es.  se  </  è  della    solita    forma  F(,r)  v(c)  -+-  Fi(a?), 

presa  per    i    una  funzione  delia  sola  x  in  modo  che  sia: 


MK 


(72)  ^^+SF,(:r)  +  cF(.r)it  =  0, 

con  e  costante  arbitraria,  la  equazione  precedente  diverrà: 


(73)  ^       '""^  +  t^  F(x)  t ,{z)  -  e ì  P=0  , 

cioè  prenderà  la  forma  cui  si  riduce  la  (G9)  nel  caso  partico- 
lare di  Fi(.r)  =  0  ,  donde  apparisce  che  nella  (69)  stessa  po- 
tremo supporre  sempre  ridotta  a  zero  la  funzione  F^ '.■»),  salvo 
a  sviluppare  poi  /"(/;) ,  anziché  per  funzioni  H„  ,  per  funzioni 

TT 

Pn  o  —,  essendo  runa  funzione  della  sola  x  determinata  dalla 
equazione  (72);  per  modo  che  applicando  lo  sviluppo  in  serie 


219 

ffx) 
S  ^n  Pn  a     ^   ■  invece  che  a  /*(./),   s'intende  che  si  verrà    ad  ot- 
tenere anche  lo  svihippo  -  q„  H„  di  f{v)  per  funzioni  H,»,  con 
sole    differenze  nei  coefficienti  g„  della  serie,  i  quali  invece  di 
essere  dati    dalla    formola  (64)    verranno  dati  dall'  altra  : 
•61 


Ja     ^ 


^~f(x)  Endx 


(74)  Qu—       , 


'a     '' 


EJ  dx 


95.  Si  può  poi  aggiungere  che  se  per  un  valore  conveniente 

K 


della  costante  arbitraria  e  si  ha  F^{x)  -\-  e  F(i')  =  —  -^  con  |i 


costante,  la  (72)  diverrà: 

.^  3  T  (5    /^ li  z\  <)  r 

lixlix\    lìx J       ^  ìx 

e  quindi  indicando  con  p  una  costante  arbitraria,  si  avrà  : 

donde  si  otterrà  t  con  una  sola  quadratura  ;  e  in    particolare 
se  [t   è    positivo,   prendendo  p  =^Q  si  troverà  : 

,  ._    Cdx   ,    ,  ^  P-  /  v^ 

log  T  =  V  jj  y  -—  4-  log  Cj ,    ovvero    t  =  e,  e    ^/    K  , 

essendo  e,  una  costante  arbitraria,  e  di  y^  potendo  prendersi  il 
valore  positivo   o  il  valore  negativo. 

Invece    se  [x  è  negativo,    supponendo  p  positivo,  si  potrà 
prendere  : 

ove  i  radicali  possono  prendersi  col  segno  che  più  ci  piace. 


220 

OG.  Ciò  premesso,  passiamo  a  studiare  gli  sviluppi 
^  Qn  H,„  ove  H„  soddisfa  alla  equazione  {(SiS)  o  (69)  nella 
quale,  come  abbiamo  detto  ,  può  sempre  supporsi  Fi(.r)  =  0 , 
e  le  qn  sono  determinate  dalla  formola  (64). 

Ammettiamo  per  semplicità  che  i  punti  X„  siano  tutti  a 
destra  dell'asse  delle  y,  e  le  funzioni  M{z,  x) ,  siano  come  nel 
§.  93,  finite  e  continue  insieme  alle  loro  derivate  prime  e  se- 
conde per  tutti  i  valori  di  .r  fra  a  e  h  {a  e  b  incl.)  e  pei  valori 
di  z  entro  gli  intorni  dei  punti  X„;edi  più  queste  funzioni 
H(-?,  x)  come  funzioni  di  2',  siano  monodrome  e  continue  anche 
entro  i  soliti  campi  formati  dalle  linee  C„  ;  e  al  tempo  stesso  o 
sia  K  =  0  per  .r=a  ,  o  per  x  ^=  a  e  z  compreso  negli  indicati 
intorni  sia  soddisfatta  identicamente  la  equazione  H=^0  o  l'altra 

K^_/,'H  =  0. 
dx 

Allora  per  quanto  si  disse  ai  §§.  90  e  91.  Kb  uon  sarà  zero, 

r  i)H         1 

e  la  equazione  i  K hli     ==  O^che  corrisponde  ad  h  finito, 

0  P  altra  Ha^O  che  corrisponde  a/j=±oo  non  saranno  sod- 
disfatte altro  che  da  valori  particolari  di  z  che  saranno  reali 
e  non  soddisfaranno  alla  respetiiva  equazione  derivata;  e  di 
questi  valori  quelli  positivi  noi  dovremo  prenderli  per  le  radi- 
ci X„;  quindi  nel  <;aso  attuale  se  h  è  finito  avremo,  colle  nota- 
zioni dei  paragrafi  precedenti  : 


(75)      rb 


ììx 


(/«-— --è,["<'S--.S)]r-'-"=ì£ 


(H„)(,  n'  (Xn) 
)       ' 


e  se  /j  è  infinito  avremo  invece: 

u{z)  =  — ;—  =  Hi , 


(76)  rb 


P>)«»'-=t'i(^^'); 


221 


talché  pei  teoremi  dei  §§.  68.  e  CO.  noi  possiamo  affermare  che 
onde  esser  sicuri  che  hi  funzione  /"(')  si  possa  sviluppare  pei 
soliti  punti  r  fra  a  e  h  secondo  la  serie  il  q»  H»,  quando  h  è 
finito  occorrerà  prendere  ad  esame  l'una  o  l'altra  delle  due 
espressioni  seguenti  : 

t 


■,a)  fi 


7) 


3) 


27r* 


2  71  : 


/Cn' 


-'0 ,      ,       .      .}  dz 


'f '^)  ^^i^)^^ 


'C„ 


ÒX 


E{z,b) 


m„ 
1 


uX 


ove  le  '(r  sono  i  residui  delle  funzioni  sotto  gli  integrali  nei 
punti  d' infinito  che  esse  hanno  entro  C»i  diversi  da  Xj  ,X2,."^^n; 
e  nella  prima  ;r  (o( ,  ^ ,  ^)  è  una  funzione  monodroma  e  continua 
entro  Cn  che  si  annulla  nei  punti  X^,  X2,..À„,.«  e  può  prendersi 
uguale  a  zoro  senz'  altro ,  mentre  nella  seconda  ']j  (z)  deve 
soddisfare   alla  condizione  'l'{h„)  n'{\,t)  —  4(a„)  ?e"  (Xn)  =  0  ,  es- 


sendo il  («•)  = 
condizione  che  sia 


K AHI      ez  (z)  deve  determinarsi    colla 

ò  X  'b  ' 


H 


(70)     'f'0..)  = 


v'(X„)  uXkn)  H(X„  ,  a)  /  F;a+0  H(X„  ,  a+0  dt 


^{K)  H(X„  ,  6) 


Se  poi  li  è  infinito,  allora  invece  degli  integrali  precedenti, 
dovremo  esaminare  gli  altri: 


(80) 


v'(:)H(^,a)/F(a+OH(.v.+0./^ 


(4 


+  -(a,^^) 


d  z 


1 


\\\{z,h) 


Din 

l 


con  ^{.'(Xh)  H'(X.,  ,  h)  -  ({-(X,,)  H"(X,. ,  ò)  =  0,  e  : 

v\X„)  H'(Xn  ,  i)  H(X,. ,  a)  /  F(a+OH(X,. ,  a-\~t)dt 
(82)    'f '(>.„)= ^ 

ove  s'  intende  che  H'(X,„  ò)  e  H"(X,„  h)  siano  le  derivate  di 
H(^,/')  prese  rispetto  a  z  per  z  =^Xn;  e  mentre  le  (77)  e  (80) 
dovranno  soddisfare  alle  condizioni  che  si  avevano  per  la  (40) 
nel  teorema  del  §.  C8,  le  (78)  e  (81)  dovranno  soddisfare  alle 
coudizioni  che  si  avevano  per  la  (42)  nel  teorema  del  §.  69. 
Siccome  poi  la  equazione  (69)  ci  dà  : 

potremo  trasformare  le  espressioni  precedenti  per  mezzo  di 
questa  formola  ;  e  nel  caso  particolare  di  F^  {x)  =  0,  avendosi 
di  qui  : 

(e3)  X^'^^+"«<-+'>"=-i)  jrK^f)^^^-(K^)  j  , 


potremo  sostituire  nelle  stesse  espressioni  invece  dell'integrale 
P  (a-hO  H  (2,a-[-0  f^^  ^3-  quantità  perfettamente    conosciuta 

0 


i 


fei('^)  -(4").(. 

a.+t  \ 


V 


Quando  però  dopo  di  aver  fatta  questa  sostituzione  la  de- 
terminazione  di  'f(5^),  0  lo  studio  delle    espressioni    precedenti 


223 

riesca  diffìcile,  allora  potrà  tornar  comodo  di  non  fare  la  sosti- 
tuzione medesima  e  non  esej^uire  la  integrazione  rispetto  a  t  ; 
lasciando  cioè  il  cp'(*)  sotto  le  forme  che  si  ottengono  dalle 
(79)  0  (82)  col  cambiarvi  À„  in  z,  o  sotto  forme  simili ,  e  poi 
nelle  varie  forinole  incominciando  coli'  eseguire  le  integrazioni 
rispetto  a  a,  invece  che  rispetto  a  t,  ec.  ,  come  chiaramente 
apparirà  nel  trattare  il  caso  speciale  di  cui  fra  poco  ci  occu- 
peremo. 

E  se  le  espressioni  precedenti,  non  soddisfaranno  alle  con- 
dizioni che  si  avevano  per  la  (40)  o  per  la  (42),  ma  presen- 
teranno la  particolarità  menzionata  nel  §.  70.  allora  invece  dello 
sviluppo  X  q„  H„  per  rappresentare  /"(.r)  si  avrà  V  altro  simile 

(/ jT-f-  '?•«  H,„  ore  /.,  ha  il  significato  attribuito- 


-Mf) 


gli  nel  §.  70.  medesimo,  e  le  ^u  sono  date    ancora    dalla   for- 

mola  (64). 

97.  Applichiamo    ora  questi  risultati  allo    sviluppo    delle 

funzioni  di  una  variabile  reale  /"(.«)  per  funzioni  H(X„.r),  ove 
le  X„  sono  le  radici  reali  positive  e  del  prim'  ordine  di  una 
equazione  trascendente  che  verrà  poi  determinata,  e  le  H{zjc) 
dipendono  per  ogni  valore  di  x  e  dì  z  da  una  classe  di  equa- 
zioni differenziali  della  solita  forma: 

^^■f  |F(.r)v(^)  +  F,(.r)jH=0. 

Giova  prima  però  determinare  quali  siano  queste  equazioni 
e  fare  un  breve  studio  su  esse  ;  e  per  questo  osserveremo  che 
ponendo  z  x  =  s,  e  indicando  con  K'  la  derivata  di  K  rispetto 
ad  X,  dovrà  aversi: 

^    ^g^^+  K      c^^'+l     K        lrj+      K      i  ' 

ove  H  ora  è   funzione  della  sola  ^  ;  e  quindi,  dando  ad  x   un 
valore  costante  qualunque  e  indicando  con  a,  b  e  e  coefficienti 


224 

costanti,  e  con  |jl(;)  una  funzione  conveniente  di  6,  si  vede  che 
H  (;)  dovrà  soddisfare  a  una  equazione  della  forma  : 

donde,  tornando  a  porre  ^x  al  posto  di  ^,  si  ottiene  l'altra: 


a — 2 
ovvero,  moltiplicando  per  x 

_L_l^_Z  +  [  i  ^«  -  V  (^  X)  +  e  x"--]  H=0 , 

essendo  ora  H  funzione  di  zx  . 

Ne  segue  che  la  equazione  data  deve  necessariamente  avere 
questa  forma,  e  quindi  deve  essere  : 


F[x)  y{g)  -\-  F,(r)  =  b  X     ^[>.{^x)  -{-ex     ", 


da  cui: 


a— 1 


T{x)  v'(^)  ==  h  X       ^'{zx) ,  ovvero    [i.'{z  x) 


ciò  che  porta  che  sia  : 


_  hx 


a—i 


z  v"{z) 


-  hx 


a— 1 


v'(^) 


''{  ' 


ovvero  : 
F(x) 


''-'  vw. 


hx 


a—i 


hx 


a-i 


dx  \  v'(^)  =  di»  \   |x'  (4;  x)  =  ddi  {x  x)  ' , 


essendo  a^,  rf,  (fj  costanti  arbitrarie;  qumdi,  se  a^  non  è — 1 


225 


dovrà  essere  ;j.  (j  j)  = ~  {z  x)     "^   4  "^  ;    ^    se   «j  =  —  1 

dovrà  essere  ]ì.{zt)  =  d  d^  log  z  x  -[-  d.^  ^  con  fZj  nuova  co- 
stante arbitraria,  per  modo  che  le  sole  equazioni  che  potreb- 
bero ora  considerarsi  quando  H  è  funzione  di*-r,  sono  le 
serjuenti  : 


H  x<'^^\ 


(84) 


'ÒX 


^/+x«-^(i^>"<+^.^>+^4-^)H=0, 


—^^-\-  /'  '(ilog  X  z^c)  H=0 , 
ox 


con  a,  h,  e,  rt,  costanti  arbitrarie  P ultima  delle  quali  è  diffe- 
rente da  —  1  ;  e  quando  II  è  funzione  della  sola  variabile  x 
(o  per  ^  =  1)  esse  si  riducono  alle  altre  : 


(85) 


[         ^^        +  ^""-{h  log  x+c)  H=0  , 

la  prima  delle  quali  quando  a  =  c=0,  ai  =  b  =^\  si  riduce  a 
quella  che  definisce  le  funzioni  sen  x  e  cos  i',  e  quando 
a^^=a^  =  6  =  1  ,  e  ==  —  v-  sì  riduce  a  quella  che  definisce  la 
funzione  di  Bessel  l.^^). 

98.  Noi  qui  ci  occuperemo  soltanto  della  prima  di  queste 

(( 2 

equazioni;  e  allora  volendo  fare  sparire    il   termine    ex  si 

H(2r.r) 
porrà  come    al  §.  94.  P=  — ^ , essendo  x  uno  funzione  di  x 

1» 

determinata  dalla  equazione  : 


M  ^'*- 


c>    X 


+  .^^'Hc  +  c'^^W)x  =  0, 


226 
ove  e    è  una  costante  arbitraria  che  gioverà  prendere  uguale  a 
zero,  per  modo  che  si  abbia  : 


(86)  \^%x) 


rt-2 


e  così  la  prima  delle  equazioni  (84)  si  ridurrà  alla  seguente 
Ora ,    se    »»,    e    m,    sono    le    due    radici    dell»    equazione 

l'I  1  »        "' I       r      TI     ^ì^ì 

,„i_(l_(i)  ,„_|-cz:-=0,  SI  vede  subito  che  T=Aa;  ' -\-ì5x  , 
con  A  e  B  costanti  arbitrarie,  soddisfa  alla  equazione  (86);  e 

noi,  supposte  }>»,  e  m^  reali,  prenderemo  x=x  ;  e  cosi  po- 
nendo 2  v=2  mi+a—1,  2  [x  =-=  «i -}- 1  ,  la  equazione  ultima 
diverrà  : 


ovvero 


àXJ  .       Oli       C»1_L2V 1„ 

^X  ' 


x— 2  +  (2v+l)  — +  6^  '  J^   '        P=0, 

<)  .r''  '     ^^x 

donde,  applicando  il  processo  d' integrazione  per  serie  colla 
formola  di  Taylor,  e  facendo  le  verificazioni  richieste  da  questo 
processo,  si  trova  con  facilità  che  se  [j.  è  diverso  da  zero  e  po- 

V 

sitiro  e  —  non  è  un  numero  intero  negativo,  uno  degli  in- 
tegrali    P.»  ijnx)    di  questa    equazione  è  dato    dalla  formola: 

P    (..^=pJi_^^^fl-,__^!(!^)^!^__ 

"^"•l '^  ^^         'l      2.iJ.(2v  +:2|x)+  2.4.a^(2v  -f-2i^)(2v+4tx) 


2 .4.6.a'(2v4-2;j.)(2v  f  4a)(  2  v+6[x) 


221 
e  j:'"i  P,„  (.r)   viene  ad  essere    un  integrale  della   prima  delle 


1 


equazioni  (85),  come  (^o-)"*!?,,,  fzr)  lo  è  della  prima  delle  (84). 

Osservando  dunque  che,  essendo  mj-f-»'i  =  l — «  i  due 
numeri  2m,-[-rt—l,  2mo-|-ot — 1  sono  ambedue  zero  sQ'm^  =  m^, 
e  negli  altri  casi  sono  uguali  e  di  segno  contrario,  si  vede 
subito  che  insieme  a  2  v=2  }}l^  ~\-  a  —  1  ,    noi    possiamo  porre 

—  2'>=2  ììi.,-\-a  —  1;    e  allora,    avendosi    7)»,=  — [-v, 

ì—a  .    ..  f\—a  V        ,  - 

wij  =  — V  ,    e  qnmdi    c  =  m^m^  =  (    — ^    j  —  v*,  la 

prima    delle    equazioni    (85)   coli'  introduzione    della  costante 
V  invece  di  e,  assumerà  la  forma  seguente  : 

(87)      Ì!j^;+/-j,..^^(I=.«J_,,JH„o, 

nella  quale  ci  limiteremo  a  supporre  a  e  b  reali  e  •>.  diverso  da 
zero  e  positivo. 

E  per  quanto  abbiamo  visto,  noi  potremo  intanto  asserire 

che  se  il  rapporto   -   è  un  numero  diverso  da  zero  e  fratto,  e 

A    e    B    sono  due    costanti    arbitrarie,    i  due    integrali    della 
equazione  (87)    che  qui  consideriamo  sono  i  seguenti  : 


2.;x(2v+2;j.)  ^  2.4.;x2(2v+2a)(2v-h4;jO 


1-a 

— V 


Bx  "        \\ 


2.4.6  ;j.3(2v-i-2(x)(2v+4a)(2v+6|j.)  r-     , 


(        2.ìJ.(-2v-f  2;i)    '  2.4.a^(-2v+3.j.)(-2v+4[jO 

l^x' 

~  2.4.6.'j.3(-2y+2[j.)(-2y+4[j.)(-2v-i-6.jO 


+-, 


:'-.S 


1  — «  I  1  —  fi    .. 

-77-+"  .,     -' 

che  possono  indicarsi  con  k  x~        P     (.r),Bx  "        p         ^^^^ 
essendo  A  e  B  coatauti  arbitrarie  e  P      (-vì.P         (.r)    le  quan- 

•J.'J.  — -j^u.  ■* 

tità  fra  parentesi  che  sono  integrali  delle  respettive  equazioni: 

V  .  .  . 

mentre  se  il  rapporto  —  è  zero  i  due  integrali  precedenti  sod- 
disfano ancora  alla  (87)  ma  si  riducono  ad  un  solo,  e  se      è 

diverso  da  zero  ed  è  intero,  uno  degli  stessi  integrali  soddisfa 
ancora  alla  equazione  stessa  (87)  ma  l'altro  perde  ogni  signi- 
ficato,   e    quest'ultimo    è     quello    per    il    quale    il    rapporto 

corrispondente  —    o è  un  numero  intero  diverso  da  zero 

e  negativo;  talché  fatta  eccezione  per  quest'ultimo  caso,  i  due 
integrali  H  della  equazione  (87)  non  differiscono  che  per  un 
fattore  da  quelle  funzioni  che  ora  abbiamo  indicato  con  P      ,  e 

v,u 

d'  ora  innanzi  basterà  che  noi  introduciamo  queste  ultime  nei 
nostri  calcoli . 

99.  Occupandoci  ora  delle  funzioni  P    ,    per  le  quali   «i  è 

diverso    da    zero  e    positivo  e  —  se  è  negativo   non  è    intero  , 

giova  premettere  alcune  loro  proprietà  prima  di  passare  alla 
questione  che  vogliamo  trattare  degli  sviluppi  della  solita  fun- 

z'ione  fix)  per  serie  di  funzioni  P      (K^)  ^ —^ 1  o   anche 

a;    2   +■' 


se  vuoisi  per  serie  di  funzioni 


H.    (K^) 


229 

Serriamoci  perciò  della  variabile  z  invece  che  di  J?  o  di  nx^ 
e  osserviamo  in  primo  luogo  che  si  ha  : 

^•^.S"^^  ^""2]  [j,(2v4-2[j.)+2.  4.{x2(2v+2ix)(2v+4ti,)"" 


h^x 


6|X 


2.4.6.{x^(2v-h2[j.)(2v+4ii)(2v+6[j.) 
e  P     {z)  soddisfa  alla  equazione: 


+  ••- 


^Z'  ÒZ  -ò  Z 

intendendo    sempre    che    anche    se   [x    è    un   numero    fratto   e 

9 1    .      a        a    u.  9  i 
2'=,oe       sia  z'  =p     e        ,  ec. 

Avendosi  poi  dalla  precedente: 


hz 


^-l^-i(  ^/^ 


^•V^^'^  2v+2[x   i^     2.|x(2v4-2;x+2.^.)'^ 

"^2.4.{x^(2vH-2{i-f2"^)l2'^+2l^-+4lx) 
si  trova  subito  la  formola  notevole  : 

(89)  P'      r.)  =  _^-f P    ,        (z\ 

che  esprime  la  derivata  di  P      {z)  per  la  funzione  P    ,        {z)\ 

V.  O.  ■'"1    1^)1* 

e  poiché  questa  formola  ci  dà  : 

P"   i,\ (2^.-1)63-  (>)-^^- p'      aì  = 

Oli o  7  0   4!-''  —  2 

2H=2;i  v+.,u  ^  ^  ^(2v+2.^)(2v+4[j.)    v+2.,u  ^  -'' 


£30 
eliminando  con  queste  V\^  ^  {z)  e  V\^Jz)  dalla  (88)    si  ottiene 

r  altru  : 

211 

(90)       V^Jr)  =  P.^^^  J.)  -  (-o.;+|[x2;+4;7)^v+,,,,  (^)' 

che  esprime  la  P.^  J^)  per  le  due  P,^.,,j,Wi    Pv+g....^^^  '  '  '^"' 

indici  sono  superiori  di  >^  e  di  2[J.. 

Osservando  poi  che  dalla  (89)  si  ha: 

e  sostituendo  nella  precedente  si  trova  anche  V  altra  : 

rl^"+''P..      (.)ì=(2v+2,)."+"^-'P,^J.) 

che  è  pure  notevole. 

100.  Aggiungiamo  che  potendo  scrivere: 


p   (^)=1- — ) 


2(2^+2)  2.4  (2^ +2)  (2^ +4) 
^.-  )  ,  . 

i.4.6(2^+2)(2^+4)(2^+6) 

si  vede  subito  che  si  ha    P      (*)  =  P  ■'     .  (  —  )    talché    pro- 
priamente  quando    siano    studiate  le  P     (:)  lo    sono    anche  le 

Noi  per  questo  d'ora  innanzi  non  ci  occuperemo  altro  che 


2'M 

delle  P     (z),  che  inilicheremo  più    semplicemente    con  P./z), 
■■',1 

giacché  quando    dulie  formole    che    contengono   queste    P   {z) 
Torremo   passare    alle    corrispondenti    per    le    P      (z)   basterà 

•1      .       V        .,        .      z^ 
cambiare  in  e>se  il  v  in    -  e  u  z  in    -  • 

E  siccome  queste  funzioni  P,^(-?)  Tengono  a  soddisfare  alla 
equazione  : 

(91)  Z-V1-+  (2v+l)-^^  +  hzV{z)==0 

ÒZ^  ÒZ 

che  risulta  dalla  (88)  facendovi  [J.'^l ,  e  sono  date  dalla  serie: 

(92)  P   fe)=l 1 -^ _ 

^     ^  ^^^  2(2v+2)  ^2.4(2v-|-2)(2v-f-4) 

2.4.6(2  y-[-2) (2v4-4)  (2  7+6)"^  ■"  ' 

si  Tede  chiaramente  che  all'infuori  di  nn  fattore  costante  esse 

corrispondono    a    2      I   [  y^  z  )■,  essendo  I  {f)    una  funzione 

di  Bessel;  talché   in  sostanza  gli  sviluppi  che    poi    troveremo 
per  funzioni  P^,  saranno    sviluppi  per  funzioni  di  Bessel. 

101.  Ricordando  ora   che    per  v]>- —  —  si  ha: 
I  (:)  =  A  2    /  cos  (2  cos  oj)  sen      w  d!  w  , 

Jo 

ove   A    è   una  costante,  si  può  affermare  che  quando  v> — - 
sarà  : 


2  V 
co»  {z  cos  w)  sen     co  d  w, 

0 


232 

ove  /:     è  un  coefficiente  costante  che  è   ucruale  all'  inversa  del- 

X^   "V              rf2v-4-i) 
sen  "  w  d  co,  o  a ^-  ~  ^     ,  ,  essendo  F  il  noto 

simbolo  degli  integrali  Euleriani  di  seconda  specie ,  e  per 
semplicità  si  è  supposto  6=1  senz'  altro,  non  avendo  del  resto 
che  da  cambiare  :  in  V b  .z  quando  si  voglia  tornare  a  intro- 
durre in  calcolo  il  numero  b. 

Posto  poi  cos  to=-r;  e  a  cos  v  z  sostituito  il  suo  valore  per 
esponenziali,  si  trova: 


.11-  ' 

1    +tf^'  V  —  - 


e 


(l-r^)        -^y^ 


1 

V-- 

ove  s'intende  che  (1 — r')  "  per  t'=0  si  riduca  all'unità  posi- 
tiva;  e  da   questa   formola,  che   vale  quando  v>  —  —  e  qua- 

lunque  sia  z^  ci  sarà  facile  dedurre  un'altra  espressione  di 
V.j{i)  per  la  quale  basterà  sapporre  che  v  non  sia  un  numero 

intero  negativo,  ma  bisognerà  per  essa  che  «  sia  diverso  da  zero 
e  abbia  un  argomento  9  che  non  supera  —  in  valore  asso- 
luto, per  modo  cioè  che  i  punti  z  corrispondenti  cadano  a 
destra  dell'  anse  delle  y,  o  su  quest'  ass»  (<=^0  esci.). 

]  02.  Supponendo  perciò  ancora  v  ^  —  ^  ,    prendiamo    a 

considerare  l'integrale  /  e  "(l-(-t(;')  ^  J?r,  ove  «r  è  una 
variabile    complessa   u-J-ii",   estendendolo  a  un  rettangolo  coi 


233 

lati  paralleli  agli  assi  ri  e  t'  e  coi  vertici  nei  punti  iv= — t, 
iv=i,  ft^^i-j-A',  »'■=/>: — t,  essendo  k  un  numero  positivo  grande 

1 

ad  arbitrio,  e  intendendo  che  (1 -f-^«'-)  per  jr^-^O  sia  l'unità 

positiva. 

Siccome    movendosi    entro    il    i-ettangolo  indicato  non    si 
gira  attorno  ai  punti  u'=±j  che  sono  i  soli  che  possono  pro- 

1 

ll'^  V — 

durre  singolarità  nella  funzione  e  {ì-\-iv'^)  '«^5  e  siccome 
quand'  anche  in  questi  punti  +  i  la  funzione  stessa  divenga 
infinita,  essa  lo  diviene  d'  ordine  inferiore  al  primo  perchè  per 

ora  si  ha  v^ —  — ,  è  certo  che  Tintegrale  /  e        (ì-^-w')         ^^^ 

esteso  al  contorno  del  medesimo  rettangolo  sarà  uguale  a  zero, 
e  quindi  si  avrà  : 

J—l  Jo 

^  Jk 

e  poiché,  supponendo  che  l' indice  di  z  sia  situato  a  destra 
deir  asse  delle  y  per  modo  che  la  parte  reale  di  »"  venga  ad 
essere  positiva,  si  vede  subito  che  al  crescere  sempre  più  del 
numero  positivo  A'  il  terzo  integrale  iinirà  per  avere  un  modulo 
piccolo  a  piacere,  mentre  il  secondo  e  il  c^uarto  hanno  un 
valore  determinato  anche  per  />==^oo  ,  è  certo  che  sarà: 


•— 1 


<x> 

'      e       {l-v'')     ^dv==i  j  e 
J-.\  Jq 


—  H'S"  y_L  f  U3i^     iz  V L  iz  y L- 


e       |l-f(n-f-0|  -e|l  +  0*-0'i       -p'*, 


donde  si  ottiene  subito: 


t  Vo 


'^ M^r  ix  \     ^  ix  ^  ~ 

e         [^e         [l+(u+,y^j'-''^  -e     [l+(„_,7]'-"2- 


du , 


234 


per  mia  nuora  espressione  di  P  (^)  che  vale  quando  v  ^  —  „ 

V  * 

elèa  destra  dell'  asse  delle  y  (qnesf  asse  ora  esci.  ). 

Ora,  quando  z  è   reale  e  positivo,  possiamo  porre  uz=z\ 

e  allora  sviluppando  i  quadrati    fra    parentesi,  e  facendo    altri 

calcoli    semplici,    con    osservar»    anche    che,    essendo 

±  i=  e  può  scriversi   {±  i)         z=-.  q  ,  ce.  si  avrà  : 


^-^r-..-'-:-/^-^:^-      - 


Z-^2 


2'>+l  ,  I  , 


^,v-^v.  .v-.w. 


2z 
e  quindi  sarà: 

»         2  ( 

'^  1  1 

--(-'4i-)i-"--'t('+£)'"'-(-É)'"l' 

ove  le  due  quantitàf  1—  o"  )        ^  '  (  ^H — o  /         ^^^  *^  ^^*  ^ 

1 
s' intende  che  si  riducano  a  2       "  onde  resti  soddisfatta  la  con- 


1 

V- 


2 

dizione  che  (l^-""^)         si  riduca  all'unità  per  ?r=0;  e  questa 


235 

formula  che  ora  è  dimostrata  soltanto  quando  z  è  reale  e 
positivo,  è  facile  vedere  che  vale  per  qualunque  valore  di  z 
diverso  da  zero  il  cui  indice  è  a  destra  dell'asse  delle  y  o  »u 
queiit'  asse  (*). 

Si  consideri  infatti  sul  piano  u\-iv  a  destra  dell'  asse  v 
un  contorno  formato  dall'  asse  «,  da  una  retta  che  passi  per 
l'origine  e  faccia  l'angolo  y  con  quest'asse,  e  dall'arco  di  cer- 
chio di  raggio  r  racchiuso  fra  queste  rette  col  centro  all'  ori- 
gine; e  si  prendano    a    studiare  gli  integrali 

r  —  WZ+  iz  V— -^ 

/  e  1 1 -f  (i" +  0"^  j  d IV  estesi  a  questo  contorno  . 

Posto  ?<'=R  e    ,  sul  cerchio  si  avrà  ?r=r  e^  ^  d  iv  =t  ir  d  o>; 

sulla  retta  y  si  avràti'=Re      ,  dw=e      dlì;  e  sull'asse  ti  si 

7        ^  •    r  *^        ^ 

avrà  w*=u ^  aw^'^au;  quindi,   se    «=pe       sarà: 


1  r" i„-,^-.  V— 1 


1  r^__  , 

4-,      no  '^-"^  /  e      ^^'^+tz         r...^Mi       2 


'0 


essendo  nel  terzo  integrale  tc^U  e^  ^,  dtv=e^  ^dU;  e  se  l'argo- 
mento 9-j-co  del  prodotto  ivz  entro  l'indicato  spazio  è  sempre 

Ti        TZ 

compreso  fra  —  g  ^  9  (g^J  ^str.  esci.),  il    secondo  integrale    al 

crescere  indefinito    di  r  quando  p  è  diverso    da   zero  avrà  per 
limite  zero,  e  quindi  sarà: 

(')  Fino  a  questo  punto  il  processo  seguito  per  giungere  alla  forinola  (94) 
concorda  con  quello  tenuto  da  Lipschitz  allapag.  1^9  e  seg.  dol  voi.  56  del  giornale 
di  Borchardt  nello  studio  corrispondente  sullo  funzioni  di  Bessel.  Lipschitz  limita 
cosi  i  suoi  risultati  al  caso  di  «  reale   0  positiro. 


Jo 


23C) 

ore  r  integrale   del  secondo  membro  è  esteso  alla  retta  y;  dal 

che  apparisce  che  quando  0    è   compreso  fra  —  13  ^  -^  (gli  estr. 

esci.)  l' integrale  del  primo  membro  anziché  alla  retta  u  della 
quantità  reali  può  anche  intendersi  esteso  a  una  retta  qualunque 
che  faccia  con  questa  un  angolo  y  pel  quale  y4~^  sia  compreso 

fra  — -^  e  ^  (gli  estr.  ±  ^  esci.). 

In  ogni  caso  dunque  quando  0  è  compreso  fra    —  k^^ 
(  gli  estr.  +   -  esci.)  si  potrà  prendere  y= — ^ì  e  allora  sarà: 

di 

e  [14-(?<+?)  J  ««<=  e  le  [li-(K'  e        ±0  J         f*"' 

JO 

e  ora,  potendo  porre  R  p  =  r,  si  trova  : 

e  questa  evidentemente  ci  riconduce  alla  formola  (94)  che  resta 
cosi  dimostrata  per  tutti  i  punti  z  il  cui  indice  è  a  destra 
dell'asse  delle  ij  (quest'asse  per  ora  esci.). 

Se  poi  si  osserva  che  la  funzione  P.^  {z)  è  sempre  finita  e 

continua,  e  se  v  ^  —  ^  gli    integrali   che  figurano  nella  (94) 

conservano  un  significato  anche  quando,  essendo  9=+-^,  si 
ha  ^=±ip  con  p  diverso  da  zero,  e  allora  essi  sono  i  limiti 
per  9=  +  —  degli    integrali  che  corrispondono   a   9    compreso 

Ti        T>. 

fra — —  e-,  gè  ne  concluderà  subito  chela  formola  (94)  vale 

anche  suU'  asse  delle  y  quando  si  escluda  soltanto  ilpunto  ^=0,  2 


I 


! 


237 


e  così  la  nostra  dimostrazione  può  dirsi  ora  completa  nel  caso 
sempre  di    v  ^  —     . 

Là 

101.    Giova  ora   trasformare  nella    (94)  i  coefficienti    di 


cos    z  — 


/       2v+l    \  /        2v+l    \ 

\z — zi,   e  senf  ^; ~ — -j  quando    il   modulo    p 

di  ^'  è  abbastanza  grande  e  0  è  fra  —  :>  ^  q  (g^^  ^•''^'^-    iucl.),  re- 

stando  sempre  per  ora  v  ^  —  ^ . 

Per  questo  osserveremo  che  si  ha  ; 


--    V-„--/        ÌA  2,  I     /     ;      /   "-^    V     --V-3    /        iz\ 


e  nei  due  integrali  del  secondo  membro  sarà  respettivamente: 


1 

V — — 


quando  si  prenda  un  valore  conveniente  per  [  i^  ]  ^ ,  e  s' in- 
tenda che  (v— 2)^  siano  i  soliti  coefficienti  binomiali  ;  quindi, 
poiché  si  riscontra  subito  che  a  queste  serie  è  applicabile  la 
integrazione  termine  a  termine  da  0  a  2  0  e  da  2  ,0  a  co  re- 
spettivamente,  si  avrà  : 

e»  1  1  2o 


co 

— ■:  I 


+(*i)"1(-0.(4')Tr-'.--" 


Ora,  si  osservi  in  generale  che  qualunque  sia    il   numero 
A"  si   ha  per  0  assai  grande  : 


238 

oc  co         .   .  co 


I  co 

— r  ''■+-  ,  —  2  p       /.-Ln  r  r/r 

et  '^^<e        \2r.f-^'      ^, 


'  -p 


orrero: 


e      z    dz<C     e      (2p)        , 


per  modo    che,  qualunque    sia    A',  purché    finito,    gli    integrali 


•  oo 


/  e      T 'VZr  al  crescere  indefinito  di  o  divengono  infinitesimi  di 
^2o 

ordine  grande  quanto  si  vuole  in  confronto  a     . 


Oltre  a  ciò 

si  ha: 

-l+"ch- 

/      ^GO        /»  00 

je       X                               \       ^ 

-ex              dz, 

J2[j 

1 

co 
J2[j 

e     T       " 

X                        ^2[j    T 

e 

7 

(n+g)  (2^)"+?, 

con  6j<^e~^'  (2p)  "^  qualunque  siano  i  numeri  n  e  (jf  pur- 
ché n-\-q^  sia  diverso  da  zero  e  positivo  e  p  sia  abbastanza 
grande  ;  e  inoltre  per  ìC^fl  si  ha  : 


;39 


V    f(2r>)'* 


—  (2p)'/'  n-q\ 

esseinlo    £/    inferiore     al    massimo    dei    valori    che    prende 
e'"x'^''   2'" ^    per   t  compreso  fra  0  e  2p,  il  qnale    si    vede 


v+>+,V+^+^' 


snbito  essere   \  — | I  ;    dunqne    si    potrà   scrivere 

evidentemente  : 

ove  le  0„  sono   le  quantità    infin  tesime   d'  ordine    superiore    a 

1 
'et       -  (Z  r,  e  <2  e  2'  sono 

2p 
numeri  interi  positivi  qualunque. 

Ora,    nonostante    che    le    quantità  +-,+ t- abbiano  per 
'  ^  z         t(j 

modulo    r  unità ,   le  serie  che  compariscono  in  questa   formola 

sono  convergenti  e  col  modulo  sempre  inferiore   a  un    numero 

finito,  perchè  applicando  un  notissimo    teorema  di  Gauss  sulle 

serie    a    termini  positivi  ,  si  riscontra  elio  sono  convergenti   le 

D. 


Ho 

?H)..  ^.H).',    /  ,v.,  .,  , 

(lue  sene    w       «_«'    '  ^  ' ; 1  ove     v — „      indica  il  ralore 

assoluto  di  (  V — ^,  J  ;  dunque  evidentemente,  sostituendo  nella 
(94)  per  A.,  e  per  gli  integrali  precedenti  i  loro  valori,  si 
può  asserire  clie  se  v  ^  — -,  e  2  è  diverso  da  zero  ed  è  a  destra 
deir  asse  delle  y  o  su  ciuest'asse  si  ha  : 

p  .  ,            rC2v-hl)        r  .   ,       ,  V       f^       2v4-l    V     ,  ,  ,       f       2v+l    \1 
^•X^)= f-^ [jl  +  V^cosf  5f 4-^  )  +  '.'  ,»senU ^Tcj  , 

essendo  le  y-X^')  e  y'v(^)  funzioni  di  z  che  quando  il  modulo  di  z 
cresce  indefinitamente  divengono  ambedue  infinitesime  degli 
ordini  2.°  e  1.*^  respettivamente.  Oltre  a  ciò,  avendo  riguarda 
alla  (54)  e  allo  studio  fatto,  sugli  integrali  precedenti,  si  riscon- 
tra che  almeno  quando  v^- queste  funzioni  '(,^{z)  e'{'.^(:)han\\o 

una  derivata  che  al  crescere  indefinito  del  modulo  di  ^  diviene 
infinitesima    dell'ordine  3.'^  per  7./^)  e   2.®  per  Y  v(^)> 

Nel  caso  poi  che  v-j-^  e  v — .,-  non  siano  superiori  a  zero,  e 

V  se  è  negativo  non  sia  intero,  allora  servendosi  dapprima  una  o 
più  volte  della  (90)  ove  sia  fatto  [J-=1,  h^l  jpotremo  espri- 
mere Pvp)  per  funzioni  Py/(^)    per    le    eguali  v'-f-.i"    ^     anche 

v' siano  superiori  azero;  e  dopo  applicando  a  queste  funzioni 

P'/{z)  la  formola  precedente,  si  troverà  che  questa  forinola  con- 
tinua a  «ussistere  anche  per  la  P  •Z^')  da  cui  siamo  partiti,  cpian- 
do  tutt'  al  più  si  ponga  sott'  altra  forma  il  coefficiente  fuori 
di  parentesi,  e  le  '(-Xz)  ^  1*^  '(  X^)  hanno  sempre  le  stesse  par- 
ticolarità; talché  in  conclusione  noi  possiamo  dire  che  per  le 
funzioni  F./^s:)  per  le  quali  v  se  è  negativo  non  è  intero,  quando 
z  è  diverso  da  zero  ed  è  a  destra  dell'  asse  delle  //  o  su  qué- 
st'  ass»!;  si  avrà  sempre: 


241 


(96)     PvW=-^[|l+Y.W!  cos(^^-^^:r)+Y'v(^)sen(^^-?^;r 


ove  c.j  è  un  coefficiente  costante,  e  le  'i-j{z)  ,  y'  (2^)  al  crescere  in- 
definito del  modulo  di  x  direngono  ambedue  infinitesime  degli 
ordini  2."  e  1.°  respetti vameute  ,  e  ammettono  una  derivata 
che  diviene  infinitesima  del  3  °  ordine  per  y,(^)  e  del  2."  ordine 
per  y'vC?). 

Al  modo  stesso  e  negli  stessi  casi  si  trova  che  si  ha: 


(97)  P'.A>): 


e. 


^'■^2 


jl-fo,  (^)j8en  z -^71  ì-fo v(^)cosf^ ^:r 


ove  le  S;,  (i)  e  5'^  (-3")  hanno  le    stesse  particolarità    delle  fun- 
zioni YvC*)  ,Y'v(^)- 

104.  Ritornando  ora  nel  caso  di  v^ —     ,    aggiungiamo 

z 

che  cangiando  z  in  '^z  e  poi  t  in   j3r  nella  (94)  con  |5  diverso 
da  zero  e  positivo,  si  trova: 
1 


P(?.>)^A-.; 


v+ 


co       Or     V ,    , 


■_\V — - 


+ 1- 


2^ 


y — 


d.^ 


V  V — ' 


i+o-:ì-'fi-r 


V — - 


Ulz 


e  per  gli  integrali  che   qui   figurano  sì  avrà  la    formola  (95) 


-'^r 


nella  quale  sia   cangiato  e      '  in    e     ' 
Ora  si  ha  : 


2p 


X 


e        X 


00 


1 


-H^.v— . 


0 


'dr=%Je         ^      '^^^=T7T      n^+'W' 


P^+^ 


242 
con  0<Oq<;1;  e  per  »>0  si  ha: 

2&  2u 


'0 

1 

e-;    V  —  o 

ore  0<On<Cl,  e  ^I  ^'  i^  massimo  valore  di  e     '^'  t       "  ^''a  0  e  2p  o 


M  {        -\ 

fra  0  e  ce  ,  di  modochè  M=  - — —  ,  con  M,=  \  ~  .     / 

il  \    t     , 

Inoltre  ni  ha  per  n-\-(]  diverso  da  zero  e  positivo: 
00  co 

co 

dx  9',.M' 


+'+'       (»+3)(2rf"+'' 


ove    al    solito   0  <|0'„  <;  1  ,    e    M'    ò    il    massimo    valore    di 
g— ?'xV+2+'/  fra  0  e  c^,   di  modo  cbè  M'= ^^     con 

j,., 1  ■'  'r2-t-7  \       2~T  /.  quindi  se  y—  ^  è  zero  o  è  negativo, 

prendendo  q=—{v — „)  si  potrà  scrivere: 


2 
00  1 


?43 

e  se  V —  è  zero  o  ò  positivo  potremo  prendere  <2=0,  e  allora 
sarà: 

con  0'<0'q<'"1;  talché  evidentemente  sostituendo  nel  valore 
scritto  sopra  di  Pv(?-)  ^i  può  affermare  che  quando  v^ —  la 
funzione  Pv(?-)  può  porsi  sotto  la  forma: 

(98)  P(?^)= r^ rJA  cos('^z-^^z)-\-B  senfp^-^^TT^ 

ove  le  Ay  e  By  sono  funzioni  di  ^  e  di  0  il  cui  modulo  è  sempre 

inferiore  a  un  numero  finito  per  Cj[ualunque  valore  diverso  da 
zero  e  positivo  (sìa  pur  piccolo  quanto  si  vuole)  del  numero  p, 
e  per  qualunque  valore  di  2  diverso  da  zero,  e  anche  di  mo- 
dulo grande  quanto  si  vuole,  il  cui  indice  cade  a  destra  dell'asse 

delle  y  o  su  quest'  asse;  e  ^  è  il  maggiora  dei  due  numeri  ^  e  v. 

Osservando  poi  che  a  causa  della  (90)  si  ha: 


S9    -9 


e  se  —  1  <Cv<  —     ,     indicando    con    P.^,  ,  P,/    le    funzioni 

P       P  ,  del  secondo  membro,  si  ha  —  ^^  <Cv'<2   ,  v">  „  , 

si  vedrà  subito  che  la  formola  (98)  vale  anche  nel  caso  in 
cui  — 1<C'''<C — 9»  ®  ^^  applicazione  ripetuta  della  formola 
precedente  medesima  si  vede  che  la  (98)  stessa  vale  anche  per 
qualunque  valore  negativo  e  non  intero  di  v. 


1M4 
Osservamlc)  poi  clie  la  (80)  ci  dà  la  forinola  spt;;iiento  : 

ove  P'^  (p*)  indica  la  derivata  di  P^  (,3^)    presa  rispetto  a  2-,  si 
potrà  asserire  che  si  ha  : 


t99)P'.(?.') 


|3 


'+ 


A;eos(p.-2^x)+B'.se„  (^«.-5j:+l.J 


ore  A',^    e    B'.^  hanno   le    stesse   particolarità  delle  A^    e  B,^ 

sopra  indicate,  e  p'  e  il  maggiore  dei  due  numeri  .j  e  v-(-l. 

Questi  risultati  ci  saranno  utili  in  seguito  . 
105.    Date    ora    tutte    queste    proprietà    delle    funzioni 
P.,  (^) ,?'._,(?),  P,_,(j3^)  ,P',^(i3^),  passiamo  a  cercare  se   la  solita 

funzione  reale  f{x)  della  variabile  pure  reale  x  possa  svilup- 
parsi secondo  una  serie  di  funzioni  P._,(X„.r),  o  .x— ^Iy(X„a-),  ove  le  I^ 
sono  funzioni  di  Bessel,  supponendo  ora  però  che  v  sia  supe- 
riore a — 1,  e  ammettendo  al  solito  per  semplicità  che  sia  ò=l . 
In  questo  caso,  soddisfacendo  ^'■.{.zx)  alla  equazione: 


(100) 


r  2.^,SP.(«). 


i)X 


;).r 


+  X     ^    ^2P(2X)=0, 


le  equazioni  (67)  si  ridurranno  alle  due 


2v+1 


c^  P  [ZX) 


-T /i'P  {zx)=0  per  x=n, 


ò  X 


—  hP  {i^x)  =  0  per  x=b. 


con  h  e  h'  finiti  o  infiniti,  e  P^(sx)  definito  dalla  serie  che  viene 
dalla  (92)  cambiandovi  z  in  zx  e  facendovi  b=ì;  quindi  poiché, 


245 

essendo  or;i  v>  —  l,  la  prima  equazione  diviene  identica  qualun- 
que sia  2  quando  si  prende  a=\),  /i'=0,  gioverà  evidentemente 
intendere  che  l'estremo  inferiore  a  dell'intervallo  {a,h)  nel 
quale  f{x)  deve  svilupparsi  sia  lo  zero. 

Se  poi  come  estremo  superiore   dello  stesso  intervallo    si 
prendo  per  semplicità  l'  unità  positiva,  le  quantità  X„  dovranno 

esssre  radici  del!a  equazione    x        — '- A  P  {zx\         =^0 

L  ^•^'  ^    '\x=.\ 

ovvero  dell'  altra: 

ore  h  è  finito  o  infinito,  e  P,(:)  è  la  funzione  definita  dalla 
formola  (92)  e  soddisfa  alla  equazione  (91). 

Ora,  siccome  le  P,/^"C)  sono  sempre  funzioni  monodrome 
finite  e  continue  di  ?  e  di  a',  basta  ricordare  quanto  si  disse  al 
§.  92.  per  concludere  subito  che  la  equazione  (101)  per  h 
finito  o  infinito,  non  avrà  altro  che  radici  reali  e  queste  radici 
all' infuori  di  quella  zero  che  si  ha  quando /i=0,  saranno  tutte 
semplici  e  uguali  due  a  due  e  di  segno  contrario:  dunque  noi 
avremo  sempre  un  sistema  di  radici  reali  e  positive  che  potremo 
prendere  per  quantità  X„  (*). 

Così  essendo,  noi  cercheremo  dunque  se  la  solita  funzione 


D  Se,  invece  di  considerare  le  funzioni  Pv ,  avessimo  continuato  a  consid»- 
rare  le  P-.,,:x  saremmo  giunti   ad  una    equazione  di';  non  sarebba  stata  altro    che  la 

•i  ^       h 

(101)    stessa  nella   quale  a  v  ,  s  e  A  si  fossero    sostituiti  -,    -_,    -.      Conseguente- 

mente  essa  sarebbe  stata  soddisfatta  soltanto  da  valori  reali  di  —;  e  quindi  se,  invece 
di    considerare,    come    ora    faremo,    il  campo    a  destra   dell'ass)   delle    y,    si  fossa 

considerato   quello   dei  valori  z=:pQ      il  cui  argomento  non  supera  in  valore  assoluto 

il    numero  ~  ,  allora,  fatta    eccezione    per    la    ra  lice    zero  nel   caso   di    /ì=:0,    non 

avremmo  avuto  in  questo  campo  altro  che  radici  areali  e  positive  della  equazione  cor- 
rispondente, e  queste  si  sarebbero  potute  prendere  come  quantità  ),„. 


■246 


di  una  variabile  reale  /(.r)  data  arbitrariamente  fra  0  e  1  possa 
svilupparsi  secondo  una  serie  della  forma: 


ff{x)x 
JQ 


'^'^  ^.An^)  d  X 
-'0 

quando  si  suppone  che  il  prodotto  f{x)r^'^^  sia  atto  all'inte- 
grazione neir  intervallo  da  0  a  1  anche  riducendolo  ai  suoi  va- 
lori assoluti,  e  s'intende  che  le  quantità  X„  siano  le  radici  positive 

della  equazione  ii{z)  =  z— h  P  {z)-=0  con  h  finito,  o  del- 

0  Z  V 

l'altra  ì({z)=F'j{z)=0  che  corrisponde  al  caso  di  h=co  ,  per  modo 
che  verrà  già  soddisfatta  la  condizione  che  le  qn  e  le  Pv(X„a;) 
per  X  positivo  siano  reali;  e  noi  per  questa  ricerca,  applicheremo 
il  teorema  del  §.  69. 

106.  Supponendo  dunque  7/(^)  =  P^(^),  o  u{f)=zP\{2)—hF^{z), 
e  volendo  applicare  il  teorema  del  §.  69,  dorremo  determinare 
due  funzioni  's{z)  e  '^{z)   monodrome  e  continue   a  destra  del- 
l' asse  delle  y  e  su  quest'asse  e  tali  che  sia: 


^0 


ri  2V+1 

<!>(X«)/     oc       P\{k,^x)dx 

Jo 


'0 


1        r  Z(i^)  A» 

2k/  In       u'-(2) 


m, 


e  poi  dovremo  esammare  la  difiFerenza  - —  /     '      ,; — -dx  —  ^  ',v 

2ni  Ir,      u'{:)  -^ 

come  fu  detto  nel  §.  69.  stesso. 

Ora  si  ha  dalla  (68)  cambiandovi  X„  in  z: 


247 

^^  {zV\-V?\-z  P.P",  )  =^  (^  P'\+2  ^ Pv  P>  ^  P'v)  ' 
ove    per    semplicità  con  P   ,  P'   ,  P"     abbiamo    indicato 

^  ^  V  V  V 

V  (z)      ■>  r-;  qnindi,  fermandosi    dapprima  sul  caso 

di  u[z)  =  P  {z),  si  può  dire  che  in  questo  caso  sarà: 

ri  2V4-I  1  1      . 

J    X        P\(X,..T)tZx=^P\(},,)=2"  (^-)' 

come  sarà  anche: 

n"(>.n)_P"vM_       2v+l 
n{\)       P'.(>J  >^n     ' 

e  potrà  prendersi  senz'  altro: 

o  anche  per  la  (83): 

giacché  le  singolarità  in  questo  valore  di  'f'{z)  non  possono 
aversi  altro  che  per  z=0^  e  le  potenze  di  z  sono  tutte  superiori 
a — 1  perchè  v  ^  —  1. 

Invece  nel  caso  di  n{z)  =  z  P'v(^)  —  ^^  Pv(2^),  con  h  reale  e 
finito  qualunque,  si  avrà: 


i?48 


I 


^"    r^x),,  .r)  d  X  ^  ^^  I  h  (2  v-^/o-fx^.  !  ; 

e  essendo,  a  causa  del  valore  di  u{z)  e  della  (91): 

tt\z)  =  2  P",  +  (1-/0  P'v=  -  (2  V+/0  P'v  -  ^  P>, 

«  (?)=— (2  V+/0  P  V  —  ^  P  .^  —  P^=  ^ P 

-^P'.^  +  (2v+A-l)P, 
e  quindi: 

tnX..)=-54^   j/,(2v+/0+VÌ, 

«"(>0  =  ^#  !  M2v+1)  (2v+/0  4  (2v-l)  X^,  j , 
'■ti 

sarà  : 


L 


/'+'P(X.,  .r)(Zj; 


'0 
»|.'(X.,)_  ^^"<Xn)__         1  A(2v+l)(2v+/^)+:2v-l)X^  _ 

<;^  (>-,.)  ~  «'  (>-h)  ~    >^«         /^2v-+/o+>.-„ 

2v4-l  .  2X„ 


— ■  -i       +  Uk 


%    ' 


X„    ^/i(2v  +  A)+X«„ 

talché    per  soddisfare  alle  ondizioni    relative  a  '\{z)    basta    in 
questo  caso  fare  in  mòdo  che  sia  : 

^{Z)_         27+1  22: 

ì^~  z      "+'/<(2v+/0-}-^" 

cioè  prendere: 

_  /^2v+/0H-^ 

e  allora  Tenendo  ad  essere: 


249 


2v-M 


2V-I-I. 


<:'(ÀJ  =  2  >,.    "^  P  (a  X..)  /  (a+f;         P  «X„  (a+^jj  ./  ^ , 
basterà  anche  in  questo  caso  che  sia  come  nel  caso  precedente; 


con 


m 


A(2v+70  +  ^^ 


107.  Segue  da  ciò  che  con  u{z)=P./:2)  si  avrà 
1  2        ri 


(102)    -K^-) 


e  con  u{z)  =  zV\j{2f) — h'Pj{z)  si  avrà  invece 


/'(>)a;        P  (X„  x)dx, 


(1 03)  ,,(,)^M2v+M+.' ^ 


2v+l 
/•(.r)x        P  {hnx)  d  X 


e  inoltre,  ponendo  ^=s'.-p^  avremo  in  tutti  i  casi: 

/O 
e  siccome  dall'  essere: 


-v-fix.      r^  2V4-1 

f(;r)  =  2^        P.>^)  /    ?    ^P^.p^)fZ^; 


^^ 


f/''^'aSP(az)  =  0, 


ove  per  semplicità   indichiamo  con  P',(a?)  e  P'v(,3'2)  le  deri- 
vate di  P.,  (a  ^)  e  P.,  (,3  -)  rispetto  a  2,  si  deduce  : 


250 
e  quintli  anche 


i 


z        P  fa  z)  Pv(,i2)  rt  a  = 


0  '  P'-«' 

si  ve4e  chiaramente  che  potremo  prendere  in  ogni  caso: 

rt    -'H' 
^(,)  =  2z''+'   /   ? |P;fa:)P./.3e)-P;(?*)P;a.)ì(Z^ 

e     potremo    valerci    di    questa    espressione    di     'f  (?),    e    delle 

altre  ò  (:)  ==  -„^^   con    ^'(s)  =  P-X^^),    o    ^{i)  = ^^^^-^^ — 

con  ti{z)  =  •S'P'-X^)  —  /i  P-X^'i  P^i"  gli  s*^"-'^^  cl^^  0^**  abbiamo  da 
fare  sull'integrale  — -.  /  t  ,  n^-\'ir'^  talché,    osserrando 

che  in  questo  caso  quando  la  linea    C„  sia    presa  in  modo    da 

escludere  il  punto  «"=0  le  Yr  sono  tutte  zero,  la  questione  nel 
caso  di  u{z)  =-  P.,(2)  si  riduce  all'  esame  dell'integrale: 

'''''  ^i'^''^Jcr — pTw — —'-' 

e  nel  caso  di  ti{z)  =  0  P'>(s)  —  /*  P-X^)  'i  riduce  all'  esame  del- 
l'altro: 

e  si  può  notare    che    a    causa  della  prima   della  formola  (29) 
questi  integrali  rappresentano  respettivamente  anche  le  somme 


Il  o  fi   "V 


2  /  ''  2V4-1 


251 

nelle  quali  Xj ,  }o, . . ,  X„  ,  .  .  rappresentano  le  radici  delle  re- 
spcttive  equazioni  Pv(^)=0,  zV,,{z)  —  hPX^)=^ì  e  n  è  il  nu- 
mero di  queste  radici  che  cadono  entro  la  linea  C„;  talché  le 
proprietà  che  troveremo  per  gli  stessi  integrali  o  pei  loro  limiti 
corrisponderanno  anche  ad  altrettante  proprietà  di  queste  somme, 
0  delle  serie  corrispondenti. 

lOS.  ^Ciò  premesso,  passiamo  dunque  a  cercare  se  gli 
integrali  (104)  e  (105)  soddisfano  alle  condizioni  che  si  avevano 
per  la  differenza  (42)  nel  teorema  del  §.  69. 

Prendiamo  perciò  il  solito  contorno  rettangolare  a  de- 
stra dell'asse  delle  y  coi  vertici  nei  punti  z=^ih\  z=k-\-ih\ 
z^k — ih\  z= — ih.,  essendo  li  un  numero  positivo  comun- 
c[ue  grande,  e  /r  un  altro  numero  positivo  che  non  è  radice 
della  equazione  Pv(2;)=^0  quando  si  tratta  dell'integrale  (104), 
e  non  è  radice  dell'altra  2:  P'v(^) — A  P,^(^)=z.O  quando  si  tratta 
dell'integrale  (105);  e  dal  campo  rettangolare  così  formato 
escludiamo  il  punto  s'^O  con  un  semicerchio  di  raggio  e  pic- 
colo quanto  si  vuole,  e  prendiamo  per  C„  il  contorno  in  parte 
circolare  e  in  parte  rettangolare  del  campo  che  cosi  ne  risulta. 
Osservando  che,  come  apparisce  dalla  formola  (92),  P-X^)  è 
una  funzione  pari  di  S',  si  vedrà  subito  intanto  che  le  due  por- 
zioni degli  integrali  (104)  e  (105)  che  sono  estese  ai  due  tratti 
di  asse  delle  y  che  fanno  parte  di  Cn  si  distruggono  fra  loro 
identicamente. 

Similmente  ,  osservando  che  nel  caso  dell'  integrale  (104), 
e  così  in  quello  dell'  integrale  (105)  quando  h  non  è  uguale 
a  zero,  le  funzioni  che  compariscono  sotto  gli  integrali  non 
divengono  infinite  per  2;=0,  si  vede  subito  che  la  porzione 
degli  integrali  medesimi  che  è  estesa  al  cerchio  di  raggio 
e  dipendentemente  dalla  piccolezza  di  s  ha  un  modulo  piccolo 
quanto  si  vuole  qualunque  sia  ^,  e  quindi  essa  è  uguale  a 
zero.  Invece  per  h=0  la  funzione  sotto  l'integrale  (105)  di- 
viene infinita  di  prim'  ordine  nel  punto  2;=0,  e  poiché,  se  0  é 

l'angolo  polare,    sul  cerchio  e  si  ha  z=zq    ^  ch=tidQ,  e  9  va 
da  —a  — — ,  si  vede  subito  che  in  questo  caso  l'integrale    esteso 


Jr'2>-f-l  2V-j '2         2y-j  >2 

'   /3  (/f,0  a  — p  , 

0 
e  si  aniinlla  soltanto  per  ^=0,  talché  allora  l'integrale  (105) 
presenta    una  dillerenza  dagli    altri    casi,  della  qual  dilTerenza 
dovremo  tener  conto  a  suo  tempo  valendosi  delle  considerazioni 
del  §.  70. 

Per  le  porzioni  rimanenti  degli  integrali  (104)  e  (105), 
supponendo  a  compreso  fra  0  e  1  (0  e  1  esci.)  e  |2=a-|-i  con 
t  compreso  fra  —  a  -fé'  e  1  —  a  (e'  diverso  da  zero  e  positivo, 
ma  piccolo  a  piacere),  potremo  aisplicare  le  (98)  e  (99)  pren- 
dendo cioè:  ' 

P>.>)=  _Jl_r  j  1+.  (a^)jcos(  a.^-  -ti  ;:)+/,  (a:)  s^nfcz-'-^-) 

P',/a.>)  = — j     j  1  -f  ^^(7.r)  I  sen^a^—  =^ :: ^ +5' Ja3')cosU.^— ^tt 

e  similmente  per  Vy{^z\  e  Y.^'^z)-,  donde  moltiplicando  ec,  si  troverà  : 


X 


-  ?  t  [l+Y,(a^)][l+5./?^)]-S';p^)Y;(a^)  j  sen(p^-  '-^'  :r)coi  {<^--p-  :r)-f 
+  (a[l+S^(a0)]Y'v(p^)-p[l-f5,(?#)]T'Ja,e)  jsen(a^-^7:)  sen(p^-  ?^  ;:) 

+  l«[l+Y,(M5;(a^)-P[14-Y;a^)]S;(?:)  j  cos  (a*-  '-^z)  cos  (.3^-  ^tt) 

Si  aggiunga  ora  e  si  tolga  fra  le  grandi  parentesi  cpadre 
un  termine  chs  differisca  dal  primo  soltanto  per  esservi  can- 
giato il  seno  in  un  coseno  e  il  coseno  in  un  seno  delle  stesse 
quantità;  e  dopo  si  osservi  anche  che  le  formolo  (98)  e  (99)  ci 
danno  : 


>53 


P.(^Ì=-^,  1 1 4-V>(^)  i  [cos(:-  '"-il  z)i-  Y",(^)sen  (z-  '-'^  ^)  ] , 


(*.  .....      V        ,       A 


.P'v(.)-;.P..(.)=-  -i^  |l  +  5.X.)4-^^'^(,)|[sen(^-^r)  + 


+5^(^)cos(^-'-^')], 


ove  y"  (?)  e  5",^(>)  hanno  le  stesse  particolarità  di  ';' .^{z)  e  o  •^{z) 
respettivamente,  giacché  si  ha: 

,'r^^  5'v(^)+^[l+Y.(^)] 

l+Sv(^H-  -7,(2') 
^^ 

e  poi  si  sostituisca  tutto  negli  integrali  (104)  e  (105)  facendo 
al  tempo  stesso  altre  piccole  trasformazioni  con  porre  per  es. 
invece  dei  prodotti  di  seni  e  coseni  le  somme  e  differenze 
corrispondenti  date  dalla  trigonometria,  ec. 

Si  troverà  allora  che  le  porzioni  degli  integrali  (104)  e 
(105)  estese  alla  parte  C'„  che  resta  dell'intiero  contorno  C„ 
dopo  di  aver  tolto  il  semicerchio  di  raggio  =  e  i  due  tratti  di 
asse  delle  y  si  riducono  alla  forma  seguente: 

ove  £.^  al  crescere  indefinito  di  mod^  e  per  a  e  p  diversi  da 
zero  tende  a  zero  come  —,  e  può  porsi  sotto  la  forma  -^  es- 
sendo h  una  quantità  che  per  tutti  i  valori  di  a  e  ,3  fra  s'  e  1 
(  e'  diverso  da  zero  e  positivo  ma  arbitrariamente  piccolo  )  e 
pei  valori  di  z  il  cui  modulo  è  superiore  a  un  certo  numero  Aq 
(indipendente  da  questi  valori  di  a  e  ^  fra  e'  e  1)  ha  un  mo- 
dulo sempre  inferiore  a  un    numero  finito;  il  denominatore  D 


554 

è  tliito  dall'una  o  dall'ultra  delle  forinole: 

D  =  cos  {z ^  t:)  +  V  A-^)  sen  (e y-  t:  ) , 

D  =  sen  iz-  '-^  -)  +  5",(.^)  cos  (^  -  ^^  :r  ) , 

secondochè  si  vuole  studiare  l'integrale  (104)  o  il  (105),  e 
il  X.^  è  della  forma: 

X.  =  (/+g,)sen[(a4p)^-"'+-'-]  +  ri,cos/5'  +  g,cos[(a+^^^ 

ove  le  (/o  '  ?i  '  '?"2  ^^"^  funzioni  di  a ,  [3  e  s*  che  rispetto  ad  a 
e  a  p  hanno  la  forma  'f(a)']>(pi)  —  'f  (,3) '}(a);  e^  dietro  quanto 
abbiamo  detto  nei  paragrafi  precedenti  intorno  alle  derivate 
di  Vv ,  Yv  ,  S^  e  5'v ,  le  stesse  funzioni  q^  ,  f/i  e  g^^  ammettono 
le  derivate  rispetto  ad  a  e  a  p  ,  e  queste  derivate  al  crescere 
indefinito  di  mod  z  e  quando  a  e  (5  non  sono   zero  tendono  a 

zero    come   -j  per  q^^  e  come  -  per  q^  e  ^/.j,  e  vi  tendono  an- 

che  con  uguale  rapidità  per  tutti  i  valori  di  a  e  ,3  fra  e'  e  1; 

di  modo  che  i  rapporti  ,^ ,    -  ,    '  possono  porsi  sotto  le  forme 

ZZI 

respettive   -^  ,  -3  H — l  ^    -  H — f,   ove  le  a,  e  ao   dipendono 

soltanto  da  a  e  p ,  mentre  le  Ag  ,  &j  ,  h.2  possono  dipendere 
anche  da  s .  E  si  aggiunge  che  tutte  queste  quantità 
a^  ^a^^h^.h^  ,  ò._,  quando  a  e  P  sono  diversi  da  zero  restano 
finite  anche  al  crescere  indefinito  di  mod^;  e,  come  accade 
anche  per  h  finche  a  e  ^  sono  fra  e'  e  1  (e'  e  1  incL),  basterà 
che  mod  2;  sia  superiore  a  un  certo  numero  /q  (  indipend.  da 
a.  e  da  ,3  )  per  far  sì  che  i  moduli  di  queste  quantità  a  e  h 
siano  sempre  inferiori  a  uno  stesso  numero  finito  per  tutti  gli 
indicati  valori  di  a  e  di  [i. 

Ciu  premesso,    si    osservi    che    lungo  i  due  lati  paralleli 


255 

iiiriisse  (Ielle  x  clic  t'onuano  parte  di  C'„  si  ha  z=x±_ih\di=d.i'; 
mentre  lungo  il  lato  parallelo  all'asse  delle  y  si  ha  z^^=k-\-ì y^ 
(l  z^i  d  y ,  e  negli  integrali  estesi  a  C'„  la  variabile  d' inte- 
grazione pei  due  primi  lati  verrà  ad  essere  .r,  e  sul  lato  infe- 
riore andrà  da  0  a  ^  e  su  quello  superiore  andrà  da  ^^  a  0, 
mentre  sull'altro  lato  per  variabile  d'integrazione  potrà  pren- 
dersi y  facendola  andare  da  — Jt'  ad  Ji'.  Si  vedrà  subito  da  ciò 
che,  quando  a  e  [ì  siano  compresi  fra  0  e  1  (0  esci.)  e  cf.-\-'^j 
sia  inferiore  a  2,  nell'ultimo  termine    della    espressione  (107) 

le  parti  dell'  integrale  /     estese  ai  lati  paralleli  all'asse  delle  x 

verranno  coi  moduli  tanto  più  piccoli  quanto  più  è  grande  il 
numero  h'  (che  può  essere  preso  a  piacere)^  e  contemporanea- 
mente in  quello  esteso  al  lato  parallelo  all'asse  delle  y  i  limi- 
ti +  h'  dell'integrale  verranno  ognor  più  grandi. 

Considerando  poi  quelle  parti  dell'  integrale  del  primo  ter- 
mine che  sono  estese  ai  lati  paralleli  all'asse  delle  a?,  osserve- 
remo che  pr  z=x±_ih'  si  ha: 

sen  t  z       sen  t  x  .  senh  t  W 

cosh  t  II  + 1  cos  t  X 


t  t  -  t 

=  X  cos  /j  X  cosh  t  li   ±  i  il    cos  t  x  cosh  t^h^ 

ove  ?i  e  t.2  sono  compresi  fra  0  e  ^;  e  quindi,  siccome  t  non  è 
numericamente  superiore  a  1,  anche  quelle  parti  dell'integrale 
del  primo  termine  della  (107)  che  sono  estese  ai  lati  paralleli 
all'  asse  delle  x  al  crescere  indefinito  di  h'  vengono  piccole  a 
piacere,  mentre  nell'  altra  porzione  dell'integrale  del  primo  ter- 
mine della  (107)  (quella  porzione  cioè  che  è  estesa  al  lato 
parallelo  all'asse  delle  y)  i  limiti  +  A'  dell'integrale  relativo 
ad  y  divengono  ognor  più  grandi;  dunque  evidentemente,  sicco- 
me queste  ultime  porzioni  d' integrale  conservano  un  significato 
per  ambedue  i  terjnini  d^-lla  (107)  anche  quando  vi  si  fa 
II' =cc  ,  noi  potremo  tralasciare  seriz'  altro  tutti  gli  integrali 
estesi  ai  lati  paralleli  all'  asse  delle  .'",  riducendo  cioè  la  mede- 
sima espressione  (107)  alla  seguente: 


^2T^r^ 


nella  quale  T=k-{-iiJ,  essendo  k  un  numero  positivo  che 
crescerà  poi  indefinitamente  senza  esser  mai  radice  della  equa- 
zione  D=0,  e  pel    quale    potremo    prendere    in    conseguenza 

A:=r(  — ~ \-2n  ]-,  0  k={  — -^ [-2n-f-l  1-  secondochè  siamo 

partiti  dall'integrale  (104)  o  dall'integrale  (105),  essendo  n  un 

numero  intero  abbastanza  grande;  e  in  questa  e^  e  y  possono 

prendersi  sotto  la  forma: 


h;:-'+,^;)cos 


,  A'->  ,  '^-A       r/    ,  ^v        2v4-l    -, 
t  ^  +  [j-r  ^lj  cos  [(a+,3)^ ^tt]  , 


ove  le  a,  ,  flfo ,  &  ,  &o  ,  6|  e  &.,  hanno  le  proprietà  dette  sopra  ; 
ed  è  da  ricordare  che  questi  risultati  valgono  per  tutti  i  valori 
di  a  e  di  ^  pei  quali  p  (come  a)  viene  diverso  da  zero  e  com- 
preso fra  0  e  1,  e  a-f-?  viene  inferiore  a  2;  e  in  particolare 
essi  valgono  anche  pel  caso  di  a=l,  purché  allora  t  sia  sem- 
pre negativo,  e  compreso  fra  0  e  — 1  (0  e  — 1  esci.)- 

Ora,  per  z  :=  k  -{-  i  ij  ^   con  k  =  f     ^T"    -\-2  7i]^   o 

k  =  ( — -—  -t-2n-|-lj^,  si  avrà  D-=cosh  y(l-|-iT"v  tgh  ?/), 

o    D  =  cosh  //  (  1  —  i  ò'\j  tgh  y  ) ,     e    quindi    sarà    sempre 

1  1        /-,    ,    «tghy    ,   h'\  .,       ,    ..       ,  , 

rw  =  — Ta—      1  H — -,   ,  ove  0    può  dipendere  anche 

D*        cosh^^  V     '        0         '   ^y  ^  ^ 

da  2  ma  ha  un  modulo  sempre   inferiore  a    un    numero  finito 

quando  mod  z  o  k  sono  maggiori  di  un  certo  numero  /i,,,  mentre 


a    è  una  quantità  costante  e  sempre  finita  (■*");  dunque  la  espres- 
sione (108)  potrà  ridursi  anche  alla  forma  seguente: 


+(fi+:0--+ (?+.^)-K-^+.^)^-'-^'^]: 


ove  le  nuove    quantità    //'  ,  h\  ,  h\  e  h\  per  a  e   ,3  diversi  da 

zero  hanno    le    proprietà  di  restare    coi    moduli    finiti    anche 

quando    niod  z  cresce  indefinitamente,    per    modo    anche  che  i 

loro  modali  sono    contemporaneamente    inferiori  a  uno  stesso 

numero  finito  per  tutti  i  valori  di  7.  e  di  j3  fra"  s'  e  1  (s'  e  1 

incl.)  quando  k  è  superiore  a  un  certo  numero  finito  k^  (  che 

è  indipendente  da  questi  valori  di  a  e  p). 

Ora,  se  nel  secondo  degli  integrali  relativi  ad  y  si  considerano 

i  termini  che  hanno  per  denominatore  z-,  e  si  osserva  che  i  loro 

p 

moduli  sono   superiori  a  -7-, -,  ,  ove  p  è  sempre  finito  quando 

k-^ij- 

a  e  p  non  sono  zero  ,    si    vede    chiaramente    che  gli  integrali 

/-.  co 

degli  stessi    termini    sono    inferiori   a  jj  /  ,    ovvero    a 

P  Ti  .... 

^-,  e  quindi  essi  e  i  loro  integrali  rispetto  a  t  tendono  a  zero 
al  crescere  indefinito  di  /;,  e  vi  tendono  anche  con  uguale  ra- 


(*)     E   da  notare  che,  tenendo  mente  ai  siguificati  di  '/>(*)  e  §'-j{z)  e  alle 

formole  del  §.  103,  si  riscontra  subito  che  pel  primo  valore  di  D  si  ha   a'=— «fv  — ) 

2       1 
e  pel  secondo  si  ha  a'^^  — t  (V   —  r  —  -  /'  )• 


?a8 


piditìi  per  tutti  i  valori  di  a  e  [l,  fra  =[  e  1  (s,  o  1  ind.\  Lo  stesso 
accade  deo-li  altri  integrali     /       -        ■'at   J      —^,- p; — "Vi 

/  YPY+i^^^  /      ^ll^-^^  ,/^,    giacche    si    ha: 

sen^z       seni  A:       ,  ,     .  .       ,senhrv  i  ^    ;  •        4,       w 

= coshi?/+'cos</i — ^=Acosrj/,cosh  ti/^iijcostkcosntat/, 

t  t  i' 

cos  t  z  =  cos  t  /.  cosh  t  y  —  i  sen  t  k  seiih  ti/,  -> 

ove  fj  e  t.2  sono  compresi  fra  0  e  i  e  i  non  supera  Tunità  in 
valore  assoluto,  e  si  sii  d'  altra  parte  che  se  9  non  arriva  a  2 

/       cosh  Q//         /       senhQy 
in  valore  assoluto  gli  integrali  1       r^ —  r/y  ,  /        — t-t-  dii 

sono  sempre  finiti,  e  tali  si  mantengono  anche  se  la  funzione 
sotto  il  segnò  viene  moltiplicata  per  una  potenza  qualunque 
positiva  di  y;  duncpae  indicando  con  A  una  quantità  che  per 
a  e  [j  diversi  da  zero  tende  a  zero  al  crescere  indefinito  di  k 
e  vi  tende  anche  con  uguale  rapidità  per  tutti  i  valori  di  a 
e  (j  fra  ='  e  1  (e'  e  1  incl.),  l'espressione  precedente  si  ridurrà 
all'altra  più  semplice: 

4^-  /    (  -  ^^  /       (1-4-  -  tgh  y)— — dy4- 


'0  y-y      ^■^i'j-cc 


'VsV+i        dt    r"-cos[(a+.3).-g^-±^::l 

/Q    V-V  ^•4-lV-OD  2'COsh-t/ 


Posto  ora  per  0  il  solito  valore  Jì  -\-  i  y ,  e  fatto  per  co- 
modo a-[-?=^2  —  T,  basta  sviluppare  i  seni  e  coseni  che  qui 
compariscono  e  trascurare   quelli    integrali  che  sono    identica- 


259 

mente  nulli  (perchè  relativi  a  funzioni  dispari  di  y)  per  giun- 
gere subito  a  trasformare  questa  espressione  neir  altra  : 

ì^        v^^  t  I    1 

2^70  VV        t        J   coshhj  ^     2rJ  W      t    'V  (/;^7?)cosh^  ^^^+ 

—  OD  0  _ 

-^  2(1— a) 

•^2(1- a)  -o) 


OD 
2 


/    Ztgh?/ senile//  1    TasX   sentZ-       T coshfa+p) ?/ , 


^2. 


T  '    2  OD 

/S^i    cosT/-  ^     yt      tgh  ?/senh(a+^)?/       _ 


2(1— a)  -  -OD 

1 
~5  co 

costA'        /-  />cosli(7.4-,6)//  ,       1     ,-/fi\senT^        /^"^   :vsenh(a4-|5)y 


^^H-5  oo  T       '^+5 


2(1-7.)  -00  "^2(1^7.)  ■' 


—  GO 


ove  devono  prendersi  i  segni  superiori  o  gli  inferiori  secondochè 

si  studia  l'integrale  (104)  o  il  (105),  e  z  non  è  mai  negativo. 

Ora,  prendendo  a  esaminare  separatamente  i  varii  termini  di 

questa  espressione,  incomincieremo  dall'osservare  che  il  primo  di 

rf  1  /-«OO 

.    1         sen  t  k  /  k\yJ^  sen  t  ,     I       cosh  ^  ?,- 

essi   può  scriversi  ^-  / —   —         2 dt  }       — r^^^f/y, 

^  2-7(3     ?ent\rjj  t        J^^cosh^i/   -^^ 

riducendosi    così  alla  forma    di  quelli    che  si  presentano    nello 
studio    degli    sviluppi    di    Fourier  ;    e    siccome    la    funzione 

S\v+2sen^   /       cosh^// 

— ; —  /        nr^  ('//  Ila  una    derivata   sempre  hnita 


260 
rispetto  a  /,  tinche  /  non  arrivii  a  '2  in  valore  assolnto  epe  7.  sono 

discosti  da  zero,  e  il  suo  limite  per  f  =0  è  l'integrale  /         ^^gj^, 

che  è  ugnale  a  2,  si  vede  subito  che  il  termine  stesso  è  sem- 
pre inferiore  a  un  certo  numero  finito,  e  per  t  positivo  ha  per 

limite  -  e  per  t  negativo  ha  per  limite  —  tj  1  e  tende  anche  con 

ugual  rapidità   verso  questi    limiti    finche  t  è  discosto  da  zero 
più  di  £,  e  a  e  ,3  sono  discosti  da  zero  più  di  s'  . 

Osservando  poi  ehe  il  secondo  e  terzo  termine  possono  ridursi 

..   ai    /  yp\v4-5sen<         /       ^^?/tgh?/coshf// 
ai  seguenti  -- j^  [^-^J        "Tk''^'J_^¥+f-^9y      '^' 

o4  rr^T^^  eost/..?.    r  .^^-^^i^.^,,  «ve  U  ò 

.     .  ytghycoshii/    y  tghycosh^iy 
compreso  fra  0  e  ^,  e  le  funzioni 7.^ ?  cosh^  v         ' 

sono  atte  alla  integrazione  fra  —  oo  e  co  ,  e  si  ha  7^-r~j  \  1  1 

—  —  <;  1  ,  si  vede  chiaro  che  questi  termini  quando  k  è  supe- 
tic 

riore  a  un  certo  numero  ho  sono  numericamente  inferiori  a  quel 

numero  che  più  ci  piace  finche  ae  |5  sono  fra  2'  e  1  (='  e  1  incl.) 

Per  gli  altri  termini  poi  si  osserverà  dapprima  che  se  a  è 

differente  anche  da  1  ,  a-|-[3  sarà  sempre  discosto  da  2 ,  e  le 

funzioni   che   compariscono    sotto    gli    integrali   relativi    ad  1/ 

e  a  t  saranno  atte  alle  integrazioni  anche  quando  si    riducano 

ai  valori  assoluti  e  si  sopprimano  sotto  gli  integrali  i   fattori 

-portando  fuori  di    questi   integrali  il  fattore 


ad  essi  non  inferiore  ,  ;  dunque  con  a  diverso  da  1  tutti  questi  ter- 

n 

mini  saranno  sempre  finiti  e  tenderanno  a  zero  al  crescere  in- 
definito di  k  ;  e  vi  tenderanno  anche  con  ugual  rapidità  se  a 
sarà  compreso  fra  se  1  —  s^,  e  p  sarà  fra  s'  e  1  e  discosto  da  7. 


2G1 

più  di  3  (s ,  s' ,  ò^  diversi  da  zoro  e  positivi  ma  arbitrariamente 
piccoli  );  talché  per  a  compreso  fra  e'  e  1  (1  ora  esci.  )  è  certo 
che  tutta  V  espressione  (108)  al  crescere  indefinito  di  k  tendo 

verso  -  0  verso  —    -    secondochè    a    è    positivo    o    negativo , 

e  vi  tende  con  ugual  rapidità  per  tutti  i  valori  di  a  fra  e'  e 
1  —  e,  e  pei  valori  di  t  discosti  da  zero  più  di  e  e  pei  quali 
p  o  c(.-\-t  è  compreso  fra  e'  e  1  (s'  e  1  incl.);  e  al  tempo  stesso 
la  medesima  espressione  (108)  anche  pei  valori  di  t  che  possono 
considerarsi  fra  — s  e  b  e  poi  valori  di  a  fra  e'  e  1  —  £j  è  sem- 
pre numericamente  inferiore  a  un  numero  finito. 

Per  studiare  ora  gli  ultimi  cinque  termini  della  espressione 
precedente  (109)  anche  quando  a  si  accosta  indefinitamente  ad 
uno  o  prende  il  valore  uno,  osserviamo  prima  che  se  0  è  un  nu- 
mero fisso  inferiore  a  2,  e  'f  (//)  è  una  funzione  di  ij  che  è  sem- 
pre finita  insieme  alla  sua  derivata  anche  al  crescere  indefinito 
di  y ,  o  tutt'  al  più  per  y  =  oo  diviene  infinita  dell'  ordine  di 
una  potenza  di  y,  facendo  una  doppia  integrazione  per  parti 
si  trova: 

/^CO  /'OO  /«CX/  1   r,  1 

/       ,  ,coshQy,  1    /       ,,    senh9//  2    /     ,,    senh'Jysenh// 


-y  -00 

•00 


„    senhQ//,       2    /        ,,    cosWì/senhij ,     . 


__l 

,    4    /         ,    coshOy,       6    /         ,     cosh9// 
donde  si  ricava  : 

/OO  r.00 

,  ,cosh9«/  j  ^         /         '/  xSenh9// 

'•co  /"CO 

,      29-      /        ,,  ,coshO//senhv,    ,        6         /         ,.coshQ// 

seuhOy 
'f(^) — ^r^j'  ^"^y  ; 


e  quindi  facendo  Q=^ai-{-  p,  e  prendendo  dapprima  (s{y)  =--  1 ,  si 
vedrà  intanto  che  anche  il  Cjuarto  termine  della  espressione  (109) 
prende  la  forma  di  c^uelli  che  si  presentano  nello  stadio  degli 
sviluppi  di  Fonrier,  e  quindi,  se  a  è  diverso  da  uno,  per  /  supe- 
riore a  un  certo  numero  /'q  esso  è  sempre  numericamente  inferiore 
a  uu  numero  finito,  e  per  /:=oo  ha  per  limite  zero,  mentre  se 

00  00 

a=l,  osservando  che  per  G=2  si  ha  /     — rird  '/=  /    —   -v  4- 

/     cosh*t/    "^       /     cosh-y  ' 

"00 

si  troverà  che  esso   ha   per    limite  -j-  ,-,  o  —    secondochè  siamo 

partiti  dall'  integrale  (104)  o  dal  (105). 

Invece  per  il  cpiinto  e  ottavo  termine  della  espressione  (109), 
sostituendo  alle  funzioni  di  t  che  vi  compariscono  i  loro  va- 
lori assolati,  e  poi  applicando  le  formole  precedenti  col  farvi 

z(ij)  =",  /"^ — -,  0  's(ii)  =  r-7^;;; — ; ,  sì  Vedrà  subito  intanto  che  questi 

termini  sono  sempre  inferiori  in  valore  assoluto  a  un  numero 
finito,  e  se  1'  antica  variabile  t  o  la  nuova  t  sono  prossime  a 
zero  0  a  2(1 — a)  più  di  s,  i  termini  stessi  sono  sempre  nu- 
mericamente inferiori  a  p'ò  ove  p'  è  un  numero  positivo  e  finito 
indipendente  da  s . 

Similmente,  osservando    che    per    a-j-,3    K^   2    le  funzioni 

tgh|/senh(a-f-,3)^     cosh(a+,'i)^  .   „    .     .      _ 

— r-7> ~  , n sono  sempre  interiori  a  2,  e  po- 

cosh- /v  cosh^^y 

neudo  per  esse  2  nel  sesto  e  settimo  termine  della  espressione 
(109),  si  vede  chiaro  che  anche  cjuesti  termini  sono  sempre 
numericamente  inferiori  a  un  numero  finito,  e  se  ^  o  x  sono 
vicine  a  zero  o  a  2  (1 — a)  più  di  t  essi  sono  sempre  nume- 
ricamente inferiori  a  g-'s  ove  q  è  positivo  e  inferiore  a  un 
numero  finito  indipendente  da  s;  dunque;  osservando  che  gli  in- 
tegrali da  0  a  ^  (relativi  a  t)  quando  t  è  superiore  a  £  in  valore 
assoluto  possono  spezzarsi  in  due,  uno  cioè  da  0  a  s  e  uno  da  s 
a  i,  e  questi  ultimi  per  ciuanto  piccolo  sia  5  (  per  essere  allora 


a-j-[5  (liscosio  da  2  più  di  ;)  al  croscore  indefinito  di  k  possono 
rendersi  minori  di  quel  numero  che  più  ci  piace,  mentre  quelli 
da  0  a  £  sono  inferiori  a  p'i^  o  a  q'i,  si  può  evidentemente  con- 
cludere che  anche  per  a  =1  gli  ultimi  quattro  termini  della 
espressione  (109)  sono  sempre  numericamente  inferiori  a  un 
certo  numero  finito,  e  al  crescere  indefinito  di  /■  hanno  per  li- 
mite zero;  e  quindi,  riassumendo,  si  può  ora  affermare  che 
qua;ido  a,  (3  ,  e  ^  sono  diversi  da  zero  e  a  è  diverso  anche  da  1 , 

la  espressione  (10!>)  per  /■  ^=  oo  ha  per  limite  —  o  — —  secondo- 

che  t  è  positivo  o  negativo,  e  per  a=  1  ha  per  limite  zero 
o  —  1  secondochè  siamo  partiti  dall'integrale  (104)  o  dal  (105); 
come  si  può  affermare  inoltre  che  se  a  e  (B  sono  compresi  fra 
e'  e  1  (s'  e  1  incl.  e  ì'  diverso  da  zero  e  positivo  ma  arbitrariamente 
piccolo)  la  espressione  (109)  è  sempre  finita  per  A;  superiore  a  un 
certo  numero  /t^  indipendente  da  a  e  da  ^;  e  quando  t  è  discosto 
da  zero  e  da  — a  più  di  s  e  di  =',  e  a  è  compresa  fra  e'  e  1 — Sj 
(s  e  s,  diversi  da  zero  e  positivi  ma  arbitrariamente  piccoli  ) 
essa  al  crescere  indefinito  di  k  converge  in  ugual  grado  verso 

+  g-  qualunque  siano  i  valori  di  a  e,  t  fra  i  limiti  relativi. 

Così  restano  fatte  intanto  tutte  le  verificazioni  che  sono 
richieste  dal  teorema  del  §.  |G9  per  il  valore  degli  integrali 
(104)  e  (105)  quando  t  è  fra  —  ^  e  s,  e  par  il  limite  di  essi 
quando  t  è  diverso  da  zero  e  compreso  fra  — a-j-s' e  1 — a.  Per 
fare  ora  anche  le  verificazioni  relative  alla  derivata  rapporto 
a  t  degli  integrali  (104)  e  (105)  quando  t  è  diverso  da  zero 
e  da  — a,  osserveremo  che,  coi  ragionamenti  stessi  che  abbiamo 
fatti  sopra,  si  trova  subito  che  questa  derivata  pel  caso  dell'  in- 
tegrale (104)  si  riduce  all'  espressione  seguente: 

l_f^   r^P;(7..)P.;i3.-)-F,(p..)P,(a:) 

e  pel  caso  dell'  integrale  (105),  si  riduce  all'  una  o  all'  altra 
d(dle  due: 


2n4 

secondochè  A  è  diverso  da  zero  o  ugnale  a  zero ,  e  in  <\ne- 
sìq  z  ^=- k  -]- i  y\  Q  ora,  supponendo  a  diverso  da  zero  e  t  discosto 
da  zero  più  di  e  e  compreso  fra  — a -f- e'  e  1  — a  (  in  modo 
che  anche  ,3  ven^a  diverso  da  zero  ),  e  trasformando  queste 
espressioni  col  sostituirvi  per  Pv(7.^)  ,  Pv(,3^) , . . .  i  loro  valori, 
corno  si  fece  negli  studi  precedenti  intorno  agli  integrali  (104) 
e  (105),    si    troverà    al  modo  stesso  che  ,    astrazion  fatta  dal 

2V-1-1 

termine  — (2v-|-2)[ì"  che  comparisce  nell'ultima,  esse  si  ri- 
durranno tutte  alle  derivate  rapporto  a  t  delle  (108)  o  (109); 
e  considerate  per  ogni  valore  di  a.  fra  0  e  1  (  0  esci.  )  e  pei 
corrispondenti  valori  di  t  fra  — a-|-s'  e  1 — a  discosti  da  zero 
l)iiì  di  e  le  espressioni  medesime  quando  n  sia  divenuto  supe- 
riore a  uno  stesso  numero  n^  (indipendente  da  t)  avranno  i  loro 
moduli  sempre  inferiori  a  un  corto  numero  finito,  e  questo 
mimerò  n^  potrà  anche  prendersi  sempre  lo  stesso  finché  a 
resterà  compreso  fra  s'  e  1 — s,  ;  come  si  riscontrerà  inoltre  che 
è  soddisfatta  anche  la  condizione  che  per  a  compreso  fra  &'  e 
1  (1  ora  incl.)  e  per  n  superiore  a  un  medesimo  numero  (in- 
dipendente da  ^  e  da  a)  i  prodotti  delle  stesse  espressioni  per  t 
restano  inferiori  in  valore  assoluto  a  un  certo  numero  finito 
anche  quando  t  tende  a  zero  per  valori  positivi  o  per  valori 
negativi . 

Passando  poi  a  considerare  i  valori  di  t  fra  — 7.  e  oc-f-e', 
con  a  diverso  da  zero,  si  osserverà  che  siccome  il  ,3  prende  ora 
valori  prossimi  quanto  si  vuole  a  zero,  e  per  t=—rf.  si  ha 
^^0,  non  si  possono  più  usare  tutte  le  formole  di  cui  ci  siamo 
valsi  sopra,  né  si  possono  più  trarre  tutte  le  conclusioni  pre- 
cedenti ;  però,  dietro  quanto  si  disse  in  generale  anche  al 
§.  G9,  considerando  il  punto  ^= — a  come  un  punto  eccezionale 


2GÓ 

neirint')riio  del  quale  resta  incerto  s^  tutte  le  condizioni 
precedenti  sono  o  no  soddisfatte,  basterà  vedere  se  per  questo 
punto  il  prodotto  della  funzione  data  /ì^a-j-^  pcr  la  derivata 
degli  integrali  (lOi)  o  (105)  soddisfa  alle  aolite  condizioni 
generali  di  cui   abbiamo   tante  volte  parlato. 

Ora,  valendosi  dello  forinole  del  §.  104  si  trova  subito  che 
per  t   prossimo  quanto  si  vuole  a  — a  le  espressioni  precedenti 

si  riducono  alla  forma  p  "  /  ^{uyiVi  ove  p  h  \\  maggiore 
j  J — oo 

dei  due  numeri  v  e  -,  e  'i{y)  è  una  funzione  di  /r,  a,  [5  e  y  nella 

quale  il  numeratore,  oltre  a  fattori  il  cui  modulo  è  sempre  inferio- 
re a  un  numero  finito,  contiene  in  ogni  termine  uno  dei  fattori 
senli  a  y  ,  cosb  a.y^e  uno  dei  due  senh  ,3  y  ,  cosL  p  y,  mentre  il 
denominatore  ha  il  fattore  cosli-  y.  Ne  segue  che  il  modulo  del- 

r 

l'integrale    /  '^{y)dy  si  mantiene  sempre  inferiore  a  un  certo 

.7-00 

numero  finito^  e  ciò  avviene  per  i  valori  di  n  o  di  k  superiori 
a  uno  stesso  numero  finché  a  è  compreso  fra  Sj  e  1  (1  incl.) 
e  ^  è  fra  — a  e  — a-j-s';  quindi,  per  quanto  si  disse  negli  studi  ge- 

nerali,  basterà  che  il  prodotto /"(a-f-O?  negli  intornì   a 

2v-j-  -  —  p 
destra  del  punto  f=— a,  o  l'altro  f{'x)x         ^  negli  intorni  a 

destra  del  punto  .t=0  resti  atto  all'integrazione  anche  ridotto  ai 
suoi  valori  assoluti;  e  si  può  notare  che  quando  questa  con- 
dizione sia  soddisfatta,  se  2v-j— ^ — p  è  negativo  anche  f{x) 
verrà  di  suo  atta  alla  integrazione  negli  indicati  intorni  a 
destra  di  .r=0,  mentre  se  2v-[~  x — p  è  positivo,  per  la  validità 
dei  nostri  risultati  non  importa  richiedere  che  /"(.r)  resti  atta 
all'integrazione  nei  medesimi  intorni. 

Così  resta  provato  che  quando  f{x)  nell'  intorno  a  destra 
del  punto  x=:0  soddisfa  alla  condizione  ora  indicata,  se  li  è 
diverso  da  zero  (finito  o  infinito)  si  trovano  verificate  tutte  le 


266 

ci)n(lizi(»iii  ilei  todrt'iiiii  del  t;.  ()'.\  mentre  se  /<=0  il  limite 
deir  integrale  (105)  per  n=ao  e  t  diveriio  ila  zero,  in  con- 
fronto a  qnello  che  si  ha  negli  altri  casi  viene  aumentato  di 
fa  ^''  — ?)'  tanto  per-^  positivo  che  per  t  negativo,  e  quindi,  se- 
condo quanto  dicemmo  al  §.  70,  bisogna  in  tal  caso  aggiungere  alla 
o-  ri 

serie  V  r;„  P,_^  (X„  .r)    il    termine   (  2  v  +  2  )  |  /"(.x)  a;2v+i  d  x  ; 

dunque,  ricordando  anche  quanto  si  disse  in  generale  al  §.  53 
intorno  ai  punti  estremi,  e  osservando  che  per  a=l  il  t  non* 
può  prendersi  che  negativo  e  allora  gli  integrali  (104)  e  (105) 
hanno  per  limite  0  e  — 1  respettivamente,  e  il  punto  t=  —  1 
non  viene  a  figurare  come  il  punto  ^-=^0,  si. potrà  enunciare  il 
seguente  teorema  generale:    „  Se  v>> — 1,  e  ^,p)  è  l'integrale: 


■^~  2(2H^  ^  2.4(2v+2)(2yH-4)  ~  2.4.G(2v-|-2)(2v-h4)(2v4  G)  "^ 


,  della  equazione  : 

„  una  funzione    reale    /*(.r)  data  arbitrariamente    fra   0  e  1,  e 

1 

„  tale  che  il  prodotto  /"(r)  .r"^ "^2    ^\  ove  j;  è  il  maggiore    dei 

„  due  numeri   v    e   ^-i  l'^sti  atto    alla    integrazione    in    questo 

„  intervallo    anche    riducendolo    ai    suoi    valori  dissoluti ,  può 

„  rappresentarsi  analiticamente  secondo  le  tre  serie: 

co  r\  OO  00 

y?..P>(>..^0,    (2v+2)      /■Ox)/-'+\i.r+\r/„P.(X'„x-ì,    V<7"„P,X):'n.x), 

Y  ^0  T  1 

„  ove  le  X„  ,  X'„  ,  )."„    sono    respettivamente  le  radici   positive 

,  delle   equazioni  P.^(^)-=0,   P',(-)=0,  zV lz)—ìi\\{z)  =  ^, 

„  essendo  /*  una  costante   reale  qualunque  finita  e  diversa  da 

,  zero,  e  essendo: 


„ 2r'K ri       ^ 

„  e  questi  sviluppi  varranno  per  tutti  i  punti  x  fra  0  e  1 
„  (  0  al  più  esci.)  pei  quali  f{x-\-())  e  f{x—0)  sono  deter- 
„  minati  e  finiti  ed  è  soddisfatta  una  almeno  delle  condizioni 
„   seguenti  : 

1."  „  che  negli  intorni  degli  stessi  punti  x  la  funzione  f{x) 
y,  non  faccia  infinite  oscillazioni,  o  almeno  le  venga  a  perdere 
„  tutte  coir  aggiungervi  una  conveniente  funzione  del  primo 
„   grado  ; 

2."  „  che  negli  stessi  intorni  la  funzione  f{x)  si  com- 
,  porti  in  modo  che  scomponendoli  in  intervalli  comunque 
„  piccoli  Os  che  non  terminano  al  punto  x  la  somma  delle 
„  oscillazioni  D.,  corrispondenti  sia  di  quel  grado  di  picco- 
„  lezza  che  più  ci  piace; 

3.^  „  che  negli  stessi  intorni  la  funzione  medesima  /(.r) 
„  ammetta  una  derivata  o  un  estremo  oscillatorio  che  resta 
y,   atto  alla  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti  ; 

4.     „  che  1  rapporti  mcreraentali con- 

„  siderati  come  funzioni  di  t  si?  no  sempre  finiti  o  almeno 
,  restino  atti  alla  integrazione  anche  ridotti  ai  loro  valori 
„  assoluti;  e  s' intende  sempre  che  nei  punti  x  pei  quali  una 
„   almeno  di  queste  condizioni  è  soddisfatta  la  somma  della  serie, 

„   quando  si  tratta  di  punti  interni,  è  f{x)  o 

„  secondochè  in  essi  f{x)  è  continua  o  nò,  e  quando  si  tratta 
„  del  punto  estremo  .r^=l  è  zero  per  la  prima  serie,  e  /"(l— 0) 
,  per  le  altre  due  „ . 


26R 

E  si  aggiunge  che  avendo  riguardo  al  processo  di  dimo- 
strazione precedente  si  riconoscerebbe  che,  come  nel  caso  della 
serie  di  Fourier,  trattandosi  di  punti  x  intenù  all'  intervallo 
(0  ,  1)  basta  propriamente  che  queste  condizioni  1.»  ,  2."  ,  3.* 
e  4.3  siano  soddisfatte  per  la  funzione  di  t  ^{t)=f{r-\-t)-\-f{x—t) 
ueir  intorno  destro  (  o  sinistro  )  del  punto  f=0. 

109.  Introducendo    poi  invece  delle  P.,(^)    le    funzioni  di 

Bessel  h{z)  mediante  la  formola  P,(s)=A^~'  I,(^)  ove  A  è 
una  costante  (*),  e  cambiando  per  semplicità  f{x)  in  f{x)x  , 
il  teorema  ora  dimostrato  ci  conduce  anche  a  dire  che:  ,  Se 
„  v>  — 1,  e  f{x)  è  una  funzione  reale  di  x  che  fra  0  e  1  è  data 

,   arbitrariamente  ma  è  tale  che  il  prodotto  f{  r)x  ,  ove  V 

„  è  al  solito  il  maggiore  dei  due  numeri  v  e  ^,  resti  atto  alla 
,  integrazione  anche  ridotto  ai  suoi  valori  assoluti ,  questa 
funzione  f{x)  pei  punti  r  fra  0  e  1  (0  al  più  esci.)  pei  quali 
^  (;^.  _|_0)  e  /■  [x  — 0)  sono  determinati  e  finiti,  ed  è  soddi- 
sfatta una  almeno  delle  condizioni  1."  2."  3."  e  4.-*  del  teo- 
rema precedente  potrà  rappresentarsi  analiticamente  secondo 
,  le  tre  serie  di  funzioni  di  Bessel: 

00  ri  .    ,,  00  00 

yqA.Q^uX\    (2v4-2)  /     f{x)x'^   dxJ^y^q\,l,{:>:,,x),^qJ.XX'uX), 
"t  *^0  1  1 

,  ove  le  quantità   X„,  À',„  X"n  sono    ora  respettivamente  le  ra- 

,  dici  positive  delle  equazioni  1-X2)=0, -t^[  z      l.^(^)j  =  0    o 

„  ^  l'-X^)— vi-,  (2)=0,  e  s^r^C^)— (A+v)IX?)^=0  essendo   h   una 

(•J  Poiché  le  funzioni  (conosciute  sotto  il  nome  di  funzioni  di  Bessel)  Ivf«)  r*"^ 
V  frazionario  o  negativo  lianno  un  punto  singolare  per  «^=0,  mentre  le  altro  P^fa) 
sono  monodronie  finite  e  continue  in  tutto  il  piano  2,  e  non  diiToriscono  dalle  Iy(g) 
altro  che  pel  fattore  Iv(«j,  mi  sembra  che  sarei)be  forse  meglio  l' introdurre  sempre 
nell'analisi  le  attuali  funzioni  P.^fz)  invece  delle  I  fz).  Anche  la  equazione  differen- 
ziale cui  soddisfano  le  Py(2)  è  da  riguardarsi  come  più  semplice  di  quella  che  si  ha 
per  le  IvW,  e  molte  delle  formole  che  si  hanno  per  le  P.fz)  sono  più  semplici  di 
quelle  che  loro  corrispondono  per  le  Iv(8). 


260 
costante  reale  qualunque  finita  e  diversa  da  zero,  e  essendo: 


2    n 


2  X"  ^  /^^ 

^"""  j  M2V+/0+XV  jIv2(X'',,)  Jo"^^^''^^'^^' "'''''^"^' 

„  e  la  somma  di  queste  serie  per  gli  indicati  punti  :g  è  al  solito 

f  Ty  Q\     \f  r^    I   n\ 

„   /"(.'•)    0 quando  si  tratta  dei  punti  in- 

„  tei*ni;  e  per  x  =1  è  zero  per  la  prima  serie,  e  f{\ — 0)  per 
„  le  altre  due  ,. 

110.  E  si  può  aggiungere  che,  siccome  per  v>0  gli  espo- 
nenti 2v-| 2^  ®  ^"i"  9  — P  "°^  ^'^^^^  negativi,  perchè  allora 

si  ha2J=v  0  p=  ,j,  così,  nel  caso  di  v  ^  0,  perchè  le  condi- 

zioni    relative    ai    prodotti    f  {.f)  x  ,  f{x)  x 

vengano  soddisfatte   basterà  evidentemente    che    f{x)    sia  atta 
air  integrazione  fra  Gel  anche  ridotta  ai  suoi  valori  assoluti. 

E  se  sarà  — l<Cv<0  nel  caso  del  secondo  teorema,  e  —  ^"^'^^^ 

nel    caso    del    primo ,     allora   perchè    le    indicate    condizioni 

rispetto  ai  prodotti  f{-v)x  ,  f{x)  x  siano  sod- 

disfatte basterà  che  nell'  intorno  a  destra  di  x=0  la  f{r)  sia 

sempre  finita;  mentre  se  nel  primo  teorema  sarà  — l<!]v<C — -x  , 

allora  perchè  la  condizione  stessa  pel  prodotto  f{r)  x 

sia  soddisfatta  basterà  che  col  tendere  a  zero  di  x  la  f(x)  tenda 

a  zero  come  una   delle  funzioni: 

»•  18 


270 

r-(2V-|-i) 


ì       2v4-l/i  \14-c     '        2/4-1  ,  f -,      c>^\l+c'**' 

a-  ^  (log  x)  ^         X  ^   log  X  (  log-  x)  ^ 

ove  e  è  un  numero  diverso  da  zero  e  positivo  .  Queste  coudi- 
zioni però  sono  soltanto  sufficienti. 

Inoltre  aggiungiamo  che  avendosi  P'v(J^)= —  ^      -^  Pv+i(^)  » 

s' intende  subito  che  come  si  hanno  sviluppi  di  f{x)  in  serie  di 
funzioni  P.^,  così  se  ne  possono  avere  altri  simili  in  serie  di 
funzioni  derivate  P'^ , . .  . 

111.  Se    poi    osserviamo  in  particolare  che    per    v  =  +2 

la  funzione  P,/^)  si  riduce  alle  due: 

sen  3 

P_T  (- )  =  cos  z,        P ,  (^)  =  — —  , 

basterà  applicare  il  teorema  del  §.  108  per  trovare  sei  svi- 
luppi, tre  dei  quali  si  riducono  a  sviluppi  di  Fourier  della  forma: 

V  2»4-l  /-l  00  00 

2a  Vn  COS  — -—  TlX  ,    I  f(^x)dx-\-  S  p'„  cosuTix  ,  y^wscn  nr,  x, 

^  '^  ^0  1"  1 

e  gli  altri  si  riducono  alle  forme  seguenti  : 

sen  |j.„  X  sen  v„  a; 

1        Zi  ^u 


1 


2P"C0sX„^,    S      f{x)x^-dx-}-'^q» ^ 

con: 

j/<A— l)-fVjcos\jQ  /</«— l)+>^„Vo 

2    r^  2(1+0-  )  r^ 

g„  »=  — 2 — ■  /  f{x)  X  sen  •!.„  .T  (i  .r  = ^^  /  /"(-^O  •^'  «en  t^,,  a;  cZ  x, 

'\"  ,       .      fmxseny..xdxJ-^^^^^^  ff[x)xsemM 
hv^|sen-v,J^''  /i(/j_^l)_^v2,.  j^ 


sen^  [j.„  Jq 
2^ 


essendo  le  Xj  ,  Xo ,  .  .  ,  X„  ,  .  ,  le  radici  positive  della  equazione 
z  sen  z  -\-h  cos  z  =0;  le  |j.,,  [J-.j  ,  .  .  ,  [J.,,,  .  .  le  radici  positive  della 
equazione  .^  cos  2; — sen5'=0;  e  le  v,,  Vj,..,Vn;..  le  radici  positive 
dell'  altra  ^cos^'  —  (  1-1-/0 sen ^=0,  con  A  costante  reale  e  finita 
qualunque  ma  diversa  da   zero;  e  mentre  pel  primo  di  questi 

f(  t\ 

sviliippi  (  per  essere  allora  v  =  —  — )    si  richiede  che  -^   resti 

atta  all'integrazione  fra  0  e  1  anche  ridotta  ai  suoi  valori  assolu- 
ti, per  gli  altri  sviluppi  basta  che  soddisfi  a  questa  condizione  il 

prodotto  X  /■(,«),  perchè  per  essi  si  ha  v=  ,7-. 

.      f(r)    . 

Cambiando  poi  /"(.r)  in    — ,  1  due  ultimi  sviluppi  si  riducono 
ai  seguenti  : 


x(f 


00  00 

f{x)x  clx  -(-"V  <?„  sen  «j,,^  r,     y  vn  sen  v»  j", 
0  Y  Y 


q,i= — 5 —  /  f(r)  sen  <i„  xdx  = 5 /  /(a?)  sen  u.^  x  clx, 

..  .  ,      2l(l-{-/0-4-vl.ì  fi  , 

f{x) seivj nrdx= —      '     — — ^*    /  f[x)  sen  v,^x clx 


j;</i4-l)+V^.jsen-V„7Q"  /j(/j-[-l)_^V-n     Jq' 

con  h  costante  reale  e  finita  qualunque  diversa  da  zero  e  le 
[j-„,  e  y,,  radici  delle  respettive  equazioni  ^  cos  2; — sen  s"  =  0, 
^cos^  —  (  l -j- /i)  sen  S' =  0  ;  e  questi  sviluppi,  considerati  pei 
soliti  punti  X  fra  0  e  1  (0  al  più  esci.)  pei  quali  sono  soddi- 
sfatte   le    condizioni    dei    teoremi    precedenti,     rappresentano 

f{x)    0 — -^ '-  quando   si    tratta  di  punti  interni,  e 

di 

f{l — 0)  quando  si  tratta  del    punto   estremo  x=l;  e  rispetto 

a  f\x)    si    ha    ora  la  sola  condizione  che  essa  resti  atta  alla 

integrazione  fra  0  e  1  anche  riducendola  ai  suoi  valori  assoluti. 


Gli  sviluppi  V  /■„  cos  v„  X  che  ora  abbiamo  trovati  sono 
1 
quelli  della  fìsica  matematica  ai  quali  alludevamo  nel  §.  83, 
e  cambiandovi  .e  e  ^  in  ;:x  e  -^  si  riducono  precisamente  a 
quelli  che  si  hanno  dalla  formola  (5G)  nel  caso  in  cui  sia 
F(.)  =  -^,  F,(.i  =  -(l-f/0. 

112.  Merita  poi  di  essere  notato  che,  siccome  le  somme 
(10(3)  hanno  le  stesse  proprietà  degli  integrali  (104)  e  (105) 
cui  esse  sono  nguali,  e  si  ha  : 


r^2v+i  1 

'  ?         P.(?),,)J^=- 


-0 


Xn 


(a+O'" P'v  i  {'J.^t%.  I  -a'jP'vCaXn)  1, 


ove  le  derivate  s' intend.no  prese  rispetto  a  X»,  si  avranno  le 
formole  notevoli: 


P.  (aX,0 


4       fx„P'vT\)L 


2  V 


(a  4-0    P'vJ(a-hOX«|-^-     P'-.e^-Xn) 


nelle  quali  a  è  diverso  da  zero  e  da  1,  f  è  diverso  da  zero 
e  positivo  e  non  superiore  a  1 — a,  le  X„  ,  X'„eX"„  sono  ancora 
le  radici  reali  e  positive  delle  respettive  equazioni  P./^^)  =^0  , 
Pv('2')  =  0,  z^' ,{z) — AP'(r)=0,  e  nella  terza  h  è  finito  e  di- 
verso da  zero.  Per  t  di^erso  da  zero  e  negativo  e  superiore  a 
— a,  se  a  è  fra  0  e  1  (0  e  1  esclusi),  queste  formole  continuano 
ancora  a  sussistere  quando  si  mutino  soltanto  i  segni  dei  primi 
membri;  e  se  a  è  uguale  ad  uno  la  seconda  e  la  terza  di  que- 
ste formole  sussistono  pure  quando    nei   loro  primi  membri  si 


273 

ponga  — —  invoco  fli      >  o  allora    non  vi  ò  più    da  occnparsi 

(Iella  prima  poiché  in  essa  i  termini  del  secondo  membro  ven- 
gono tutti  identicamente  zero. 

Cambiando  nei  secondi  membri  ^.-{-t  in  [i,  si  hanno  di  qnì 
delle  funzioni  notevoli  di  a  e  .3  il  cni  valore  è  indipendente  da 
a  e  da  ,3  ,  ed  è  ngoale  a  —  o  a  — -r  secondochè  |3  ^  a  o  ,3  <^  a  , 

e  ngnale  azero  per  i3=a,  supposto  però  che  a  e  ,3  siano  compresi 
fra  Gel  (0  esci,  per  a  e  ,3,  e  1  esci,  soltanto  per  a).  Se  poi  a  è 
ugnale  ad  uno,  i  secondi  membri  della  seconda  e  terza  delle 
formolo  precedenti  col  cambiarvi  cf.-\-t  in  (3  divengono  fnnzioni 
della  sola  ^  che  pei  valori  di  questa  variabile  fra  Gel  (Gel 

esci.)  sono  costantemente  uguali  a  — ^,  mentre  per  (5=1  so- 
no identicamente  zero. 

Per  V  =  +  5-  queste  formolo  divengono  anche  molto  piìi 
semplici. 

113.  Aggiungiamo  che  la  funzione  's{t^c/.,h„)  per  gli 
sviluppi  attuali,  dietro  quanto  si  è  visto  nel  §.  108,  viene 
data  da  ir  una  o  dall'  altra  delle  formolo: 


co 

—  OD 

CO 

secondochè  siamo  nel  caso  degli  sviluppi  ^7,iPv(X„a;)  o  nel 
caso  degli  altri  due,  essendo  in  ambedue  queste  formolo  p=a-|-^ 
e  ^=A-+/^con/.=  ^^V2n)|  0  /— (^^S^+ljs 

respettivamonte.  Queste  funzioni  poi  possono  anche  rappresen- 
tarsi colle  derivate  rispetto  a  t  delle  espressioni  (1('7),  (108) 
o  (109),  e   anche  colle  somme  che  si  ottengono  derivando    ri- 


S74 

spetto  a  /  lo  espressioni  (106),  e  nggiunpjonflovi  mi  caso  di 
;j=0  la  quantità  (2  v+2)  p+i  . 

114.  E  si  può  notare  che  per  qnanto  la  attuale  funzione 
c7  ,  a  , /i„)  non  sia  indipendente  da  a,  come  erano  quelle  rela- 
tivo agli  altri  sviluppi  considerati  precedentemente,  essa  però 

e  il    suo   integrale  /  'fi^ ,  a  , /^,)f//  soddisfano    in    vgìial  grado 

per  tutti  i  valori  di  a  fra  ='  e  1— s,  e  di  /  fra  — oc-[-s"  e  1  — a 
(=,,£'  e  s"  diversi  da  zero  e  positivi,  ma  arbitrariamente  pic- 
coli )  a  tutte  le  condizioni  che  si  trovarono  nel  §.  108;  poiché 
da  ciò  che  precede  apparisce  che  quando  n  sia  preso  superiore  a 
uno  stesso  numero  finito  Uq  indipendente  da  t  e  da  a,  si  tro- 
ver;<,  che,  per  qualunque  valore  di  a  fra  s,  e  1  (gli  estr.  incl.))  e 

rt 
pei  valori  di  t  fra  — a-hs"  e  1 — a  l'integrale  /  z{t  ,  a  ,  h„)dt  e  il 

Jo' 

prodotto  t  z{t ,  a  ,  /i„)  sono  sempre  numericamente  inferiori  a  un 
numero  finito  anche  quando  t  si  accosta  indefinitamente  a  zero; 
e  prendendo  ancora  ii^n^  e  t  discosto  da  zero  più  di  e,  e  com- 
preso sempre  fra  — a-j-s"  e  1 — o.  si  troverà  pure  che  per  tutti 
gli  indicati  valori  di  a  fra  s'  e  1  (gli  estr.  ancora  incl.)  la  fun- 
zione z{t  ,  a  ,  /»„)  è  sempre  numericamente  inferiore  a  un  certo 
numero  finito,    e   se    a   è  compreso  fra  s'  e  1 — s,  l'integrale 

r 

I  '^{t ,  a  ,  Jì,t)  è  sempre  accosto  al  suo    limite  più  di  un   dato 

Jo 

numero   arbitrariamente  piccolo  g,  ec. 

115.  Per  dare  alcuni  esempì  di  sviluppi  particolari  dedotti 
dai  teoremi  precedenti  accenneremo  i  seguenti  che  sono  degni 
di  nota. 

1."  Vogliasi  la    funzione  che  fni  0   e    1  è  sempre  uguale 
a  1  sviluppata  in  serie  di  funzioni  P„  o  I.^  nel  caso  di  v> —  .^  . 
Ricordando  che  : 


275 

si  ottengono  subito  i  tino  sviluppi  sognonti  : 


2vP--(>->.-^-)     _2/,v  Pv(r.,-r) 


f  >.,  -P'vP^n)  '  "        f    j  /K2  V  +  ;Ì)  +  X"„^  j    P,  (X"  J' 

ove  X„  e  X"„  sono  al  solito  le  radici  positive  delle  respettive 
equazioni  P  (^)==0  ,  zV\^{z)—h  {\{z)=^0  ;  donde,  introducendo 
le   funzioni   di    Bessel    si    hanno   anche    gli  altri: 

-  ""    f  Ah  r,(x.  '      ^"  •"    f  j  /i(2v+A)+x"„^  j  i,(X",o  ' 

ove  le  X„  e  X"„  sono  le  radici  positive  delle  equazioni  lv(^)=0, 

z  l'-X^)  ~('*+v)  I.^(2')=0  ;  e  questi  sviluppi  per  x  diverso  da  zero 

e  da  1  e  compreso  fra  0  e  1  sono  tutti  ugnali  a  1,  e  per  x=l 

il  primo  è  uguale   a  zero  e  il  secondo  è  uguale  a  1;  talché  di 

qui  si  deduce  anche  la  particolarità  che  la  somma   della  serie 

00  ^  ^ 

y  vT7i — .  , ,   ,  ^ ,,.,    è  Uguale  a ^rj- . 

fh{2v-\-h)-\-X'\       °  2h 

2."  Vogliasi  la  funzione  che  fra  0  e  1  è  uguale  a  P,/y  ^) 
ordinata  per  funzioni  P./Xn  «») ,  P,^(X'„  a?),  e  Py(X"„a')  essendo  y 
una  costante  reale  qualunque,  e  X„,X'^  e  X"„  le  solite  radici  delle 

equazioni  P^(2;)  =  0,  P\{z)=0^  e  nel  caso  sempre  di  v>  — „. 

Siccome  si  ha  per  r  diverso  da  y  : 

n^v+,p  (,  .)P,^(,. .)  d .=  •l£1(^)^-p-v('-)p.ìv)  , 

si  avranno  gli  sviluppi  seguenti  : 

^ V"»,  P.  (X"„  .r) 

2 !  ■(  p'.(v)  -'' p,(-()(  Z  ,,,(2  v+/,)  +  x■■^. j (X",. -■('-) P.C-"..)' 


276 

che  rapprosontano  P,^(y  .r)  por  .r  diverso  da  zero  o  da  1  e  com- 
preso fra  Gel,  e  per  .r=l  sono  ugiuili  il  primo  a  zero  e  gli 
altri  due  a  P.^lv)  ;  e  sebbene  il  processo  tenuto  richieda  che 
pel  primo  sviluppo  7  non  sia  radice  della  equazione  P„(.c)=0  , 
e  pel  secondo  non  sia  radice  dell'altra  P',(^)=0 ,  è  chiaro 
però  che  questi  sviluppi  possono  riguardarsi  come  validi  qua- 
lunque sia  il  valore  di  7,  quando  per  le  serie  che  corrispondono 
a  Y=±^m  ;  Y  =  i^^''«  1  6  Y=+X",„  res]iettivamente  si  prendano 
quelle  formate  coi  valori  limiti  dei  singoli  termini  di  quelle 
scritte    sopra . 

Da  questi  poi  si  ottengono  gli  altri  sviluppi: 

9  T  (-A  V      ^^'^      KO'n^) 

00  V2    T    (1"    T^ 

rt(    j'  r  \       n  A-  \  \   /■^»V  "    •^       "    '^ 

^  J  i  .  (7)       (/*+v)  ^.  (Y) ,  2  s  /,(2  V+/0  +  r\  { {\"\-f)  1,(X" J  ' 

che  rappresentano  l.X'(  x)  per  a^  diverso  da  zero  e  da  uno  e 
compreso  fra  0  e  1,  e  per  x  =  \  sono  uguali  il  primo  a  ze- 
ro e  gli  altri  a  I.,  (7),  e  in  questi  le  X„  ,  X'„  e  X"„  sono  le 
radici  positive  delle  equazioni  I.^(5')=0,  zi' ^{:) ~'A.^{^)  =  0  , 
zI»-(/i4-v)i,(^)=0. 

Preso    poi    in  particolare  nelle  formolo  precedenti    v  =2, 

si  hanno  le  altre  notevoli  : 

°°  n 

sen  7  x=='2  n  sen  '(S  ( — 1)"+* — 5-^ — .  o  sen  n  n  oc, 

/  sen  7\  [        3t  ^        sen  X'„  x       ) 


7    y(         T      '     'fO^\-f)senK\,Y 
^■^  X"2    OPTI  k"    r 


277 

che  valgono  tutte  per  x  diverso  ria  uno  e  compr.''so  fra  0  e  1, 
e  la  seconda  e  la  terza  valgono  anche  per  a'=l;  e  in  queste, 
dietro  l'osservazione  fatta  sopra,  y  può  supporsi  qualunque,  e  le  X'», 
e/v"„  sono  le  radici  positive  delle  equazioni  z  cos  z  —  sen  z  =  0^ 
e  2^  cos  z  —  (1+/0  sen  z  =  0. 

X 

Cambiando    poi  x  in     -  e  y  in  «Yi  con  a  costante  qualun- 
a 

que,  si  hanno    altri   sviluppi    di  P._,(Y'0,  Iy(T  ^)  ^  sen  y  ^  che 

considerati  per  un  valore  speciale  qualsiasi  di  x  fra  0  e  «  (a 

esci,  per  il  primo  sviluppo)  valgono  per  qualsiasi  valore  di  y; 

e  così  supponendo  a^l  pel  primo  sviluppo  e  o^l  per  gli  altri 

due,  e  facendo  J^=l,  si  ottengono  sviluppi  notevoli  di  Pv(7)J,(v) 

e  sen  7.  In  particolare  si  hanno  le  formole  seguenti: 


00  n-i-l 

sen  '(  =  2>-  sen  «  y  \  l  —  1  )      —s—, 1~^  sen  h 


1 


ìrK- — a-'(-  a 


sen- 


/  senaY\  ^     ,   o        v  ^ 

sen  Y  ==  (  cos  a  y ^— f  -  «  Y  ZTV^^ ~^^^ v" 

V  «-T  /(      «Y  -f(A»-— «-Y-)senX„ 


•s   M3  '^      Il 

^  K  'n  seu 


Y  =2  j  a  Y  cos  a'(—{\^Ji)  sen  a  y  \  ^  >  7  o    ,  7  m  v^j  .  r  '^ ^r-r^ ^ 


che  danne  sviluppi  di  sen  y  che  valgono  qualunque  sia  y  e  per 
qualunque  valore  positivo  di  a  e  superiore  a  1  per  la  prima,  e 
superiore  0  uguale  ad  uno  per  le  altre  due. 

Facendo  -(  =  -^  ^==  r.  ,=~  7: ,  .  .  .  queste   formole    danno 

luogo  ad  altre  che  sono  pure  molto  notevoli.  Altre  si  ottengono 
facendo  a=l  nelle  due  ultime,  ec. 

116.  Passiamo  ora  a  trovare  coi  metodi  generali  che  pre- 
cedono anche  gli  sviluppi  di  una  funzione  f{x)  per  a;  fra  —  lei 

OD 

in  serie  ^A„X,  di  funzioni  di  Legendre  X„. 

Questi  sviluppi  soddisfano   come    è    noto    alla  condizione 


1^7  S 


I  X,„  \„  f/.r=rr-0  se  ))ì  ^  )},  e  por  essi  si  ha  /  X,/-  (/.r  = 
J-l  >  7_i 


2»+l' 

però  non  può  applicarsi  il  metodo  dei  §§.  90.  e  seg.  perchè  con- 
siderando la  funzione  X  che  soddisfa  alla  equazione: 


4(1-'-)^! 


^  X 


+<^+l)X=0 


che  per  z=ìi  si  riduce  a  quella  delle  X,„  si  vede  subito,  dietro 
le  osservazioni  del  §,  93,  che  questa  funzione  generale  X  pei 
valori  di  x  fra  — 1  e  1,  e  pei  valori  reali  e  complessi  di  z 
non  soddisfa  alle  condizioni  di  quel  paragrafo. 

Ci  varremo  perciò  delle  considerazioni  piij  generali  del 
§.  59.  e  prenderemo  a  esaminare  la  somma: 

(109)  ]^y^{2n-^r\)^.{v.)  /  X„(a-f-fW7^ 

"  u  *^0 

insieme  alla  sua  derivata  rispetto  a  t: 

42;(2»^+l)X„(a)X„(a-fO; 
^    0 

e  poiché  quest'  ultima  somma  considerata  come  funzione  di  t 
fra  — 1 — a  e  1 — a  è  finita  e  continua  e  ha  un  numero  finito 
di  massimi  e  minimi  per  ogni  valore  speciale  di  n,  così  se 
Torremo  limitarci  a  considerare  le  funzioni  /(')  del  §.  72, 
basterà  che  esaminiamo  la  piuma  delle  stesse  somme. 

Poniamo  perciò  a  =  cosO',a-|-^  =  h  =  cos  9,  con  9  e  0' 
compresi  fra  0  e  ;r  (0  e  ::  incl.),  e  ricordiamo  che  da  una  for- 
mola  nota  si  ha: 

X„  (cos  Q)  X„  (cos  9')  =  ^-  /  X.  (cos  v)  d 's , 


279 

con  : 

cos  7  =  cos  0  cos  9'  -f  sen  0  sen  0'  cos  ('f — 'f '), 

essendo  (9  ,  'f  )  ,  (0'  ,  '^')    le    coordinate    polari    sferiche  di  due 
punti  M  e  ]\['  di  una  sfera  di  raggio  uno,  e  y  la  distanza  sfe- 
rica di  questi  punti. 
Si  avrà  : 

1  n  rt  1   M  /'O  r2- 

..V(2».+  l)X,.(a)  /  XJa.-{t),lt=-~\{2n-\-\)  /  senQc/Q  /  X,.(co.sy  (/'f , 

donde  ricordando   che  : 

|(2«+l)X„(cosv)  =  -^-^^|f +  -^'j, 
si  troverà  anche: 

e  po'chè  fZ  9  e  d  t  sono  di  segno  contrario,  indicando  con  d  z 
r  elemento  superficiale  sferico ,  e  fissando  di  prendere  nelle 
forraole  seguenti  il  segno  superiore  o  l' inferiore  secondochè  t 
è  positivo  o  negativo,  si  potrà  scrivere: 


^|(2„H-1)X,,,OJJWO</^=4J/|'^  +  '^^^ 


sen  7 


intendendo  che  l'integrale  del  secondo  membro  sia  esteso  all'area 
sferica  A  compresa  fra  i  paralleli  9'  e  9  , 

Ma  prendendo  un  nuovo  sistema  di  coordinate  polari  sfe- 
riche Y  6  'fi  col  polo  nel  punto  fisso  M';  si  ha  fZ'j=seuYt/v<^f  1; 
quindi  sarà  : 


l>80 


e  così  potremo  ese<:]fnire  snlìito  1'  intep^razìone  relativa  a  7. 

Noi  fare  le  limitazioni  derrli  integrali  noteremo  che  se  0' 

non  è  =0  0  =::,  e  se  il  meridiano  iniziale  delle  longitndini  'f , 

è  preso  tangente  all'  antico  parallelo  9' ,  mentre  'f ,  va  da  0  a  :r, 

sn  fpiesto  parallelo  si   resta    sempre  nel   pnnto   M'    nel  cpiale 

X„  -J-  X„4.,  =  2 ,  e  so  0=  K  '  meridiani  'fi  =  0  e  'fi  =  7r  coin- 
cidono  col  cerchio  9=^  ;  e  noteremo  pure  che  se   nell'area 

Li 

sferica  A  cade  il  pnnto  M'^  diametralmente  opposto  a  M',  in 
qnesto  pnnto  sarà  7  =  7:  e  X„-j-X„+^  =  0;  e  qnindi  indican- 
do con  /  ,  /  integrali  relativi  a  'fj  estesi  ai  cerchi  0  e  0'  si 
avrà  evidentemente  : 

2  V(2«4-l)X„(a)  fx,i't-^t)dt=±l+^  I  (X„+X„„y'f,+  /  (X„-fX„,Of^f„ 

e  il  primo  integrale  del  secondo  membro  mancherà  se  il  cerchio 
9  si  ridnce  a  nn  punto  (polo),  come  mancherà  il  secondo  se  0' 
è  r  equatore  (antico)  della  sfera . 

Ricordando  ora  che  quando  7  è  fra  s  e  ti — s  con  s  diverso  da 
zero,  X,i  (cos  7)  al  crescere  indefinito  di  n  converge   a  zero  e  in 

ugual  grado  dell'  ordine  di   /         —     si  vede  subito  intanto  che 

V  n  sen  e 

se  vi  è  r  integrale  /  (X„-l-X„+,)'7'5i ,  e  non    è   9=:: — 9'    (onde 

J9 
non  sia  mai  7="),  esso  al  crescere  indefinito  di  n  converge  a 
zero,  e  si  vede  inoltre  che  vi  convergerà  anche  in  ugual  grado 
quando  9  cade  in  intervalli  che  non  comprendono  i  punti  ;: — 9'  ■ 


281 

e  0',  0  quantlo  t  ò  tale  che  ,3=a-|-^  cade  in  intervalli  che  non 
comprendono  i  punti  +a. 

Se  poi  vi  è  r  integrale    /  (X„-|-X„+,)<'/'f ,  ,   escludendo   sul 

parallelo  0'  il  punto  ]M'  con  un  piccolo  intorno  nel  quale  'f , 
andrà  da  -  a  --j-^  e  da  2-— s  a  2-  e  X„-|-X„+,  rimarrà  finito, 
si  vede  subito  che  nella  porzione  rimanente  dello  stesso  paral- 
lelo il  numero  y  per  quanto  possa  essere  piccolo  o  essere  pros- 
simo a  -  non  si  accosterà  a  zero  o  a  ~  più  di  un  certo 
numero  positivo  e,,  e  quindi  in  questa  porzione  X,^ -|- ^n+i 
convergerà  a  zero   in    ugual  grado;  talché  è  forza    concludere 

che  anche  V  integrale   /     (  X„-j-X,i+j  )   dJì  converge  a    zero    al 

crescere  indefinito   di  n.    Similmente  se,   essendovi  1'  integrale 

/    (X,i4-X„+,)fZ9,  si  ha  0=- — 0',    escludendo   con  un    piccolo 

intorno  sul  parallelo  0  il  punto  M',  diametralmente  opposto 
ad  M',  si  trova  al  modo  stesso  che  l'integrale  medesimo  tende 
anch'esso  a  zero;  dunque  si  può  ora  evidentemente  asserire  che 
quando  t  è  diverso  da  zero  la  somma  (109)  al  crescere  indefinito 

di  n  converge  verso  il  limite  g-  se  ^  è  positivo  e  verso  il  li- 
mite — g-  se  ^  è  negativo,  e    converge    anche  in    ugual   grado 

verso  questi  limiti  per  tutti  i  valori  di  t  che  cadono  in  inter- 
valli tali  che  il  punto  ,3^a-(-^  non  venga  mai  a  coincidere  coi 
punti  a  e  — a. 

Aggiungendo  dunque  l'osservazione  che^  se  a=l  si  riscontra 
subito  che  la  somma  della  serie  (109)  per  t  diverso  da  zero  e 
negativo  è  uguale  a — 1,  e  se  a=  — 1  la  stessa  somma  per  t  di- 
verso da  zero  e  positivo  è  uguale  ad  uno,  e  ricordando  quanto  si 
disse  nei  §§.  53,  59,  72  e  73  si  ottiene  ora  il  teorema  noto  seguen- 
te: „  sef{Jo)  è  una  funzione  sempre  finita  e  atta  all'  integrazione 
„  fra  — 1  e  1,  e  è  tale  che  scomposto  se  occorre  questo  iuter- 
„  vallo  in  un  numero  finito  di  parti  viene  a  soddisfare  in  eia- 


2se 

scniia  (li  queste  parti  a  una  almeno  dello  condizioni  a),  b),  e) 
del    §.  72,  allora    essa    sarà    sviluppabile    secondo    la    serie 

00 

V  A„  X,»  con 


'■='-¥-'/> 


)  X„  dx 


„  per  tutti  i  punti  .r  nel  qnali  essa  non  presenta  discontinuità 

„  di  seconda  specie,  purché  negli  intorni  a  destra  e  negli  intorni 

„  a  sinistra  di  questi  punti  x  e  dei    punti  simmetrici   —  x  la 

„  funzione  f{x)  soddisfi  alle    condizioni  a)  o  h)    del    §.  72    o 

„  air  altra  del  §.  73  che  la  somma  I  Dj  delle  oscillazioni  della 

„  funz'one  medesima  f{x)  in  intervalli  ognor   più  piccoli  presi 

„  negli  stessi  intorni  e  senza  tener  conto  del  valore  nei  punti  x 

„  e  — X  possa  rendersi  minore  di  quel  numero  che  più  ci  piace 

„  dipendentemente  dalla  piccolezza  degli  intorni  medesimi;  con 

„  questo  però  che  nei  punti  interni  x  di  continuità  e  in  quelli 

„  di  discontinuità    di  prima  specie  la   somma  della  serie  sarà 

„ '     ,    e    nei    punti    estremi  +16  —  1   sarà 

di 

„  respettivamente  f{\ — 0)  e  f{ — 1-|-0)  „. 

117.  Merita  poi  di  essere  notato  che  per  gli  attuali  svi- 
luppi  in  serie    di  funzioni  X„  si  ha  : 

'fyt,y. ,  h„)=  \S  {2nj-l)  X„  (7.)  X,(a+0  , 


n 

e ,  per  essere  /  X„  [.v)dx= 
Jp 

notevole  : 


2w+l 


2 
,  si  ha  la  formola 

P 


00 
±l=2;X,.(a)jX„,,(a+0-X„_i(a+0-X...,(a)+X,._,(a)j 
u 

ove  nel  primo  membro  deve  prendersi  il  segno  +0  —  secon- 


283 

docile  t  è  positivo  o  negativo,  e  s' intende  che  a  sia  compreso 
fra  — 1  e  1  (  gli  estr.  esci.  ),  e  t  sia  diverso  da  zero  e  com- 
preso fra  — 1  — a  e  1 — a.  Per  a  =  +  1  la  somma  delle  serie 
del  secondo  membro  è  uguale  a  +  2  . 

Oltre  a  ciò,  coi  ragionamenti    stessi  del  paragrafo  prece- 

dente,  si  riscontra  che  l' integrale  /  z{t ,  a  ,  Ji„)(ìt  e  così  aneli  e 

Jo' 

la  somma  dei  primi  n-\-l  termini  dell'  ultima  serie,  considerate 
come  funzioni  di  a  e  di  /,  e  pei  valori  di  t  discosti  da  zero  più 
di  £,  e  compresi  fra  — 1 — a  e  1 — a  (  s  e  e^  diversi  da  zero 
e  positivi  ma  arbitrariamente  piccoli  )  convergono  in  ugual 
grado  verso  i  loro  limiti  respettivi  per  tutti  i  valori  di  a  fra 
—  1+5  el  —  s;  e  per  a  compreso  fra  — 1  e  —  1  +  £  o  fra 
1 — 3  e  1  lo  stesso  integrale  e  così  la  somma  di  un  numero 
qualunque  di  termini  della  serie  restano  sempre  numericamente 
inferiori  a  un  numero  finito  . 

118.  Come   ultima   applicazione  dei  metodi   generali   che 
abbiamo  dati,  voglio  ora  dimostrare  che  per  le  funzioni  f{x)  date 
arbitrariamente  fra  0  e  2K  si  ha  anche  lo  sviluppo  seguente: 

ove  le  quantità  Xj  ,  Xs ,  .  .  .  X„  ,  .  .  sono  le  radici  della  equazione 
H'(2')=0  che  si  trovano  suU'  asse  delle  tj,  e  Xg  è  la  radice  K 
della  stessa  equazione,  essendo  ^{z)  e  H(^)  le  note  funzioni  di 

I  1  r^  .  ^  , 

Jacobi,  e  essendo  C==^=^  /  k-sn-zdz,  e  A;,/..' ,K,K'  le  notis- 

sime  quantità  che  s'  incontrano  nella  teorica  delle  funzioni 
ellittiche  (*). 

(')  Quando  ebbi  il  piacere  di  passare  alcuni  giorni  col  sig.  ilittag-Leffler  nel 
tempo  in  cui  Egli  fu  a  Pisa  (  Aprile  1880),  seppi  da  lui  che  la  forma  (llOj  dello 
sviluppo  di  /  (a)  era  stata  data  dal  sig.  Hermite  nelle  sue  lezioni  sulle  funzioni 
ellittiche.  Il  sig.  Mittag-Leffler  mi  comunicò  gentilmente  anche  alcune  sue  note  su 
quelle  lezioni  ,  ma  in  quelle  uote  ho  trovato  soltanto  la  forma  dello  sviluppo,  suu^a 
trovarvi  aua  dimostrazione  della  possibilità  dello  sviluppo  medesimo. 


S8  I 


Incoiiiincifimo  porciò    dal    ricordare  che    da    Ibrmole  note 


si  ha 


■H'(^) 


=l-4-==c 


_H(^)J       K      su'^ 


.,-.2,  ' 


sn 


e  (luindi  sarà: 
H"(X„)  1-Csnn„ 


,  e  1— Csn-X„  = 


H(>^JH"(X„) 


di  modo  che  lo  sviluppo  precedente  può  anche  scriversi: 


2K    0(..r._x,.) 


0(.r) 


dx , 


e    se    si    osserva   che 


1 


H"(XJ 


è    il    residuo    c„    della    funzio- 


HQ  2,(^:\  =  :^-^  nel  punto  d'infinito  0=X,i.  questo  sviluppo  si 
ridurrà  anche  all'  altro  : 

Coi  processi  dunque  dei  §§.  57  e  seg.,  per  decidere  se  e 
in  quali  casi  questo  sviluppo  è  applicabile  a  f{x),  si  prenderà 
a  esaminare  la  serie: 

(113)       - -^<=„y^^jjj^^^jj^    g^^_^^^    .u, 


insieme  alla  somma: 
(111) 


ì^  "HW11(>> 


c^j: 


285 

dei  suoi  primi  n  toriniui  e  alla  derivata  rispetto  a  t  di  questa 
somma  per  tutti  i  valori  di  t  fra  — a  e  2  K — a,  esseudo  a  com- 
preso fra  0  e  2  K;  e  pel  nostro  scopo  basterà  vedere  se  per 
queste  quantità  sono  o  nò  soddisfatte  le  solite  condizioni 
generali  che  si  avevano  nel  §.  57.  per  le  espressioni  (6)  e  (5) 
e  per  la  derivata  della  (5),  con  più  la  condizione  che  la  quan- 
tità allora  indicata  con  G  venga  ora  ad  essere    uguale  ad  r-  . 

ìL 

E  quando  queste  condizioni  si  trovino  soddisfatte ,  la  derivata 
rispetto  a  t  della  espressione  (114)  figurerà  come  la  solata  fun- 
zione '^{t,a,h,t)  relativa  agli  attuali  sviluppi,  ec. 

119,  Seguendo  ora  i  metodi  dei  §§.  G4.  e  seg..  si  prenderà 
a  studiare  la  funzione: 


(115)  9(.)  =  -.-;;^  ^-^-^^-^^A    ^e(M=^  ^  ' 


klc        0(a+^)     /  ^e(a-f^— g) 
7r0(a)H(^)H'(0)j()    0(a+O 


che  è  monodroma  e  continua  in  tutto  il  piano,  e  ad  essa  si 
applicherà  l'integrazione  lungo  un  contorno  rettangolare  Cn  coi 
lati  paralleli  all'  asse  delle  y  condotti  pei  punti  .r  =  K  -)-  s  , 
x= — K-[-E  dell'asse  delle  x^  e  cogli  altri  due  lati  condotti 
pei  punti  ?/=(2h-[-1)K' 1  ?/= — {2n-{-\)K!  dell'asse  delle  ?/,  es- 
sendo e  compreso  fra  0  e  K  (  0  e  K  esci.  ). 

Così  lo  studio  della  somma  (114)  si  ridurrà  a  quello  della 
differenza  equivalente: 

(116)  ~  f6{z)dz-l'(,., 

essendo  Yr  i   residui  corrispondenti  ai  punti  d' infinito  di   9(^) 

che  cadono  entro    C,»  e    che    sono  distinti  dai  punti  X„,   e  lo 

studio  della  serie  (113)  si  ridurrà  a  quello  del  limite  per  n=co 

di  questa  differenza;    di   modo  che  per  essa    dovranno    essere 

soddisfatte  le  condizioni  stesse   che  si  avevano  nel  §.  G8.   per 
la  espressione  (40). 
D-  19 


286 

Ora,  si  dimostra  che  le  radici  reali  di  H'(^)  =  0  sono 
soltanto  nei  punti  ^={2n-j-\)K,  e  quelle  complesse  non  pos- 
sono essere  che  sulle  verticali  condotte  pei  punti  z  ^=2  pK 
{p  intero);  dunque,  entro  C„  la  funzione  H'(5')  non  si  annulla 
altro  che  nei  punti  X„,  e  in  conseguenza  le  '(r  si  riducono  ai 
residui  di  Q{z)  corrispondenti  ai  punti  d'  infinito  che  proven- 
gono dall'  annullarsi  di  H(^) . 

In  questi  punti  si  ha  z^2  r  i  K'(r=0  ,  ±  1  ,  ±  2  ,  .  . .  +  w), 

e  il  residuo  corrispondente  di  f^r^—   è  ^^,,^  .„,,  ;    quindi    sarà 
^  H(2)      H(2>7K)      ^ 

evidentemente  : 

=         ^^'   <"K«+2>-iK')  r%(a4-^— 2WK^) 
'^'~'     7r0(a)  H'^(2r/K')  Jo         ©(a+O 

e  osservando  che  da  formole  note  si  ha  : 

e  {z^2nK')={-iy  0(-)  e 

riiz.    .     .,^,. 
^^^'^    ,H(^+2nK')=(-l)'H(^)e 

/  ^..^  -f(.+nK') 

I  H'(^+2r.-K')=(- 1)^  I  ^V,  -  ~  E{z) }  e       "^ 

si  vede  subito  che  sarà  : 

e  poiché,  ricavando  Bi\z)  dalla  forinola  H(2)=  \/A;  0(^)  sn  s^,  e 
poi  facendo  2=0  si  trova  H'(0)  =  V^  8(0)  =  y— per- 


'2  k'  K 
che  0(0)  =\/ ^^ ,  sarà  anche; 


e       dt 
0 


e  in  conseguenza  si  avrà  : 


1  rvi    "    r- 


'sea(2»!+l);^ 
::A..  1      i  ^g„ 


-•"=-f  U2+:S™^X>«=-2K  I      -    -t       <^^ 


'™2K 


o  anche,  ponendo^  =  4; 


W(2«+i)é 


~  ^Q         sen^ 
di  modo  che  la  differenza  (116)  si  ridurrà  a: 

(118)         --L./'j(.),i,+l  /■^!!2(?^d^ 

Ora  nel  primo  termine  gli  integrali  estesi  ai  lati  paralleli 
all'  asse  delle  y  si  distruggono  identicamente,  perchè  nella  in- 
tegrazione questi  lati  sono  percorsi  in  senso  opposto  ,  e  nei 
punti  di  essi  che  si  trovano  alla  stessa  distanza  dall'  asse  delle 

X  i  valori  di  9(3:)    sono    uguali;  dunque    l'integrale  i  %z)  d  z 

si  riduce  ai  due  integrali  estesi  ai  lati  orizzontali  sui  quali 
0=  £C +(2  w-l-1)  ^  K',  e  x  va  da  — K-j-s  a  K-j-s,  o  anche  se 
vuoisi  da  — K  a  K. 

Ma  su  questi  lati  si  ha: 


hh' e(7.+a:+iK'+2>n-K') p^{'x-^t-x+iK'+2nìK  ) 

^^^~~7c(-)(70H(x±iK'±2««K')H'(a;±i-K:'±2mK')Jo  e(a+0  ^    ' 


288 

o  anche,  a  causa  delle  (117): 


nht 

+ 


kk'  0(a+.r+?-K')  _     p  Qjy.+t-TTi'K')  =^^ 

'jH(:i-±/K')  "^   K  ( 


dunque  questi  valori  di  9(^')  restano  sempre  finiti  insieme  alle 
loro  derivate  rispetto  a  ^,  e  al  crescere  indefinito  di  n  tendono 
a  zero  e  vi  tendono  in  ugual  grado  per  tutti  i  valori  di  x,  e 

anche  per  tutti  i  valori  di  t;  dimodoché  l' integrale  /  S(z)dz, 

e  la  sua  derivata  rapporto  a  t  sono  sempre  finiti ,  e  al  cre- 
scere indefinito  di  n  tendono  a  zero  per  ogni  valore  finito  di 
a  e  di  ^,  e  vi  tendono  anche  in  ugual  grado. 

Per  questo,  e  perchè  l'ultimo  termine  della  esp»'essione 
(118)  è  l'integrale  che  figura  negli  sviluppi  di  Fourier ,  le 
verificazioni  da  farsi  sulle  espressioni  precedenti  vengono  ricon- 
dotte a  quelle  che  si  fecero  pel  caso  di  questi  ultimi  sviluppi; 
dunque  si  può  ora  senz'  altro  affermare  che,  presa  come  fun- 
zione 'f  (f ,  a  , /«,,)  la  derivata  della  somma  (114)  o  della  espres- 
sione (118),  sono  soddisfatte  per  essa  tutte  le  condizioni  che 
si  hanno  per  la  funzione  corrispondente  agli  sviluppi  di 
Fourier,  tranne  tutt'  al  più  quella  relativa  all'  essere  sempre 
crescenti  o  sempre  decrescenti  i  valori  massimi  o  minimi  del- 

l'integrale  /  'f{t,y.Ji,^)dt;  e  si  può  quindi  in  particolare  con- 

eludere  che:  „se  Xj ,  X^ ,..,  X^  , .  .  sono  le  radici  della  equazione 
„  H'(2)  ^0  che  si  trovano  sull'asse  delle  ?/,  e  Xq  è  la  radice  K 
„  della  stessa  equazione  ,  una  funzione  f{x)  data  arbitraria- 
,  mente  fra  0  e  2  K  può  rappresentarsi  analiticamente  secondo 
,  la  serie: 

(120)    ^'  y Q(°'+^"^        r\^)  ^t=M  a  ^ 


289 


(121)      - 


e(a-f-X 


fXJ         f. 
f.)  H"  {K)Jo 


2J^e.'a;— X„) 


A^) 


e(x) 


dx  ^ 


e  questi  sviluppi  varranno  pei  punti  a  fra  0  e  2K  pei  quali  f{x) 
è  finita  e  soddisfa  a  una  almeno  delle  condizioni  1."  2.'  3.' 
e  4/  del  teorema  della  pag.  2(36;  con  questo  però  che  pei  punti 
a  delle  discontinuità  ordinarie  nel?  interìio  dell'  intervallo  la 


somma  della  serie  sarà  al  solito 


,    e    pei 


„   punti  estremi  (  quando  ad  essi  lo  sviluppo  è  applicabile)  la 

,                          ^  1       r,        r   A+0)+A2K-0) 
n  stessa  somma  sarà  la  solita  media  — ■ ,    come 

Ci 

„  nel  caso  degli  sviluppi  di  Fourier , 

E  poi  da  notare  che,  come  nel  caso  degli  sviluppi  di 
Fourier,  le  indicate  condizioni,  invece  di  verificarsi  per  f{x) 
neir  intorno  del  punto  a  che  si  avrà  da  considerare  ,  basterà 
che  si  verifichino  per  la  funzione  di  t  f{a.-\-t)-\-f{'x — t)  nel- 
r  intorno  del  punto  ^=0;  e  per  questo  le  indicate  condizioni 
potranno  anche  trasformarsi  in  altre ,  come  si  fece  nel  caso 
degli  sviluppi  di  Fourier  ec. 

120.  Aggiungiamo  che  avuto  riguardo  ai  valori  (119)  che 
ha  0(2)  sui  lati  orizzontali  di  C„,  si  vede  subito  che  per  gli 
attuali  sviluppi  la  funzione  corrispondente  9  (  ^ ,  a  ,  h„  )  può 
porsi  sotto  la  forma: 


fi^^^-A)=^ZiJF, 


W 


2;:-/tì(a)0(a-|-O 


niizt 

(■J(a-[-  «+iK')(-)(a-f  ^  -x—iK')e 


e(a+:K— fK:')0(a-h^— a:-f^•  K')  e 
n(a:— fK')-H'(x--/K')  V^H(.r -/K')! 

(  K  I  — ' 


H(;r+/K'))H'(.»-f-/K')~Hl:r+iK')j 


n  ird 

IT-, 


^  sen(2«+l)^^ 


sen 


2K 


?00 

p  il  primo  t(n'niiiip  potrobbe  ancbo  trasformarsi  giacché,  astrazion 
fatta,  dai  fattori  esponenziali  che  vi  fiiifurano,  esso  è  una  fun- 
zione simmetrica  di  <  e  di  a  che  è  doppiamente  periodica  coi 
periodi  2K  e  2/K',  e  di  essa  se  ne  trova  facilmente  la  espres- 
sione per  funzioni  sn. 

Un  altra  forma  della  attuale  funzione  !p(/,a,/(„)  si  ottiene 
prendendo  la  derivata  rispetto  a  t  della  espressione  (114),  e 
si  ha  così  : 

At.^.  /^J  -^  2  H(X;.)"H'()0  t)(a)H(a-+ 0  ' 

121.  Oltre  a  ciò  per  quanto  si  è  dimostrato  sulla  serie  (113) 
e  sulla  espressione  (118),  si  può  anche  asserire  che  per  a  com- 
preso fra  0  e  2  K  e  per  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra 
— a  e  2K — a  (  —a  e  2K  —y.  esci,  quando  a=2K  o  a=0  )  si 
ha  la  formola  notevole  : 

-2  ;:   2- e(a)H^X„)H"(X„Vo        e(a+0 

ove  nel  primo  membro    deve    prendersi    il    seguo    superiore  o 
l' inferiore  secondochè  t  è  positivo  o  negativo . 

Se  poi  a=0  e  /=2K,  o  se  a=2K  e  t  =  —  2K  allora  il 
primo  membro  di  questa  formola  deve  cambiarsi  in  ±  1,  di 
modo  che  si  ha  la  relazione  notevole: 

1  _  _  ^'  V f^iK) r^^rhi^  d  t 

K  ^0(O)H(x,Jh"(xj7q       e(o 

la  quale,  osservando  che  0(0)  =   y  - — —  ■,  e  che  come  vedre- 

mo  al    §.  125  si  ha    ^  ^i^  di=.  JZKl  JL(!0  _ 

2  K 


201 
si  può  riilnrre  air  altra  più  somplice  : 

1  =  -  ^_^-  V        ^HXJ        _ 

^  *^^^")  '^"  2K 

che  lega  fra  loro  le   radici  Xj, ,  Xj  ,  X.2 ,  . .  ,  X„  ,  .  , . 

In  queste  forraole  poi  a   H(X„)  H"(X„)  potrebbe  sostituirsi 
la  espressione  equivalente    — />' W-(X„)  (I-C  sn%,) ,    e  alle   fun- 
.     .  (-)(a+Xjea4-^-X.)         (-)(X..)H(^-X„) 

tuirsi  le  espressioni  corrispondenti  per  funzioni  sn  . 

122.  Aggiungiamo    che    oltre  allo    sviluppo  (120)  o  (121) 

di  f(y.)  ordinato  per  funzioni  —  ;^ — r^    .   si   ha   anche   il    se- 
,  gLiente: 

(122)  f{j,-  ^  ^  H(.r)  eilg,  e^'ixg^  ^^^'^    &{x)-  ^^ 


„   che  vale  negli  stessi  casi  finché  a  è   compreso  fra  0  e  2  K 

-   (0  e  2K  esci.),  ed  è  ordinato    per  funzioni  — ,'    .   -  ,    ove 

H(a) 

„  X'o  e  X'j  sono  le  radici  0  e  K  della  equazione  W  {x)  =  0  e 

»  '^'2  1  ^^'3,  •  •  ì  ^'11 1  •  •  sono  le  radici  puramente  immaginarie    di 

„  questa  equazione.  Invece  pei  punti  estrerai  a=0  e  a=2  K, 

„   quando  questi  punti  sono  da    considerarsi ,  questo  sviluppo 

,   dà  res{)ettivaraente — ~^ e  ^ — \. 

La  dimostrazione  della  possibililà  di  questo  nuovo  sviluppo 
si  fa  con  un  processo  del  tutto  simile  a  quello  tenuto  nel 
§.  119  per  la  dimostrazione  relativa  allo  sviluppo  (121);  e  noi 
quindi  l'accenneremo  soltanto  brevemente. 

Si  osserverà  perciò  che,  siccome     _^„    ,      è   il    residuo    di 

™    v^  n) 

^-r—   nel  punto  X'„ ,  così  in  questo  caso,  invece  della  funzio- 
0  {z) 


292 

110  0  (e)  fiata  dalla  (11'))  gioverà  prondoro  la  funziono  analoga: 

Or.>i=     ^■•^■•'     H(a+^)   f  H(a+^-.) 
^^        K0(a)H(z)e'(^Uo       «(a+0  ' 

e  a  questa  si  applicherà  1'  integrazione  lungo  un  contorno 
rettangolare  C„  che  sarà  formato  come  quello  del  §,  119,  colla 
sola  differenza  che  i  lati  del  rettangolo  paralleli  all'asse  delle  x 
si  condurranno  pei  punti  y=2  n  K'  ,  ?/  =  —  n  i  K'  dell'  asse 
delle  y  invece  che  pei  punti  y=(2«-|-l)K\  !/=  —  {2,n-\-\)ls.' . 
Con    ciò    si    avrà    da    studiare    la    differenza 

r — ;  /  ^{z)dz  —  2Y)-  analoga  alle  (116);  e  siccome  entro  C„ 
2^  ve,. 

la  q'{z)  non  si  annulla  altro  che  nei  punti  Xq  ,  X^  ,  X»  , .  . ,  le  Yr 
verranno  ora  ad  essere  i  residui  di  %z)  corrispondenti  ai  punti 
z^±{2  r-hl)  iW  (r=0  ,  1  ,  2  , . . ,  7z  —  1  )  nei  quali  %z)  di- 
viene infinita  per  1'  annullarsi  di  0(5") . 

Ora ,    poiché    in    questi    punti    il    residuo     di     -ky\    ^ 

_   kh'    H(«+(2r+l)?K')  pH(a+<— (2r4-l)^•K') 
'^'■~n0(a)    0'-l2r+l)iK']  Jq  0(a+O  '    ' 

ovvero,  per  le  (117): 


r  i  Tìt 

kk'    H(a4-/K')  [%(a+^-iK')    ~^ 


7r0(a)   0'2(^K')  Jq 
talché ,  essendo 


[(g+ZK')  pH(a+^-iK')     K 
9'n^K')Jo         0(a+O        '       '^^ 


2  «ÌT^ 

1 


0(5-+/  K')  =  iq  e     2K  u^^)^ 

i  izz 

'B.iz-\-iK')=iq      *    e      2^  0(^) 


1 


%\iY.')  =  iq     *n'(0)  =  zVy      ^Y^ 


:93 


con  ^  =  e        ^  ,  sarà  : 

e  quindi,  ponendo  -^.  =i  sì  troverà: 

V  Y,.  =  -  -  /    [cos  4  -[-  cos  3  S  +  .  .  +  cos  (2  n—ì)  i]  di  , 
da  cui ,  osservando  che  : 

2cos(2,-+l)4=2+2cos,1-(2+Vcos2,-i)= ^ i^^, 

0  1^1  2sen  — 


2sen2 


si  deduce  che 


^  2  r^.sen(4»+l)l,  ^^         1   rW2«+l)£ 

^  tJq  sene,  ir^^^        seu  ^ 

con  Ci  =  jTT  ;  e  quindi  questa  somma  2  7,-  è  ridotta  a  inte- 
grali di  Fonrier,  e  il  suo  limite  per  n=co ,  quando  t  non  è  zero 
ed  è  fra  —  2  K  e  2  K  (  ±2  K  esci.  )  è  appunto    uguale  a  +  — 

secondochè  t  è  positivo  0  negativo. 

Osservando  poi  che  coi  processi  stessi  del  §.  119.  si  dimostra 

1     r 

che  r  integrale  - — -,  /  9(e)  d  z  ha  per    limite  zero   per  n=c»  , 

si  conclude  ora  come  volevamo  che  lo  sviluppo  (122)  è  possi- 
bile in  quei  casi  stessi  in  cui  lo  è  lo  sviluppo  (120)  finché  a 
è  fra  0  e  2  K  (0  e  2  K  osci.).  Se  poi  a=0  0  a=2  K,  allora  dai 


204 

valori  di  Z'(r  e  di  S  e  di  €,  si  vede  subito  clie  lo  stosso  svilup- 
po (122)  quando  è  applicabile  ha  respettivamente  per   somma 

?l e ^ ,  e  COSI  il  teorema  emin- 

ciato  sopra  rosta  completamente  dimostrato  . 

E  s'intende  che,  come  per  gli  sviluppi  particolari  già  con- 
siderati non  si  esclude  neppure  ora  che  fra  0  e  2  K  la  f{x) 
div.'uga  infinita  in  un  gruppo  finito  o  infinito  di  punti  di  prima 
specie,  purché  resti  atta  alla  integrazione  anche  ridotta  ai 
valori  assoluti  §,  41.  ec. 

123.  È  poi  da  notare  che  per  lo  sviluppo  (122)  si  ha: 

^(f    .    h^J'^X      H(a+X',.)H(a+^-X',.) 

e  per  a  compreso  fra  0  e  2  K  e  ^  diverso  da  zero  e  compreso 
fra  — a  e  2  K — a  (  — a  e  2K — a  esci,  quando  «=2^  o  a=0) 
si  ha  : 

+  1  ^!!l^  H(a-fX'..)  fH(a+^ ->/..) 

-  2"        z  -^  0(a)0(X'J  t)"(À'«)  Jo         «(«+0  ' 

ove  nel  primo  membro  deve  prendersi  il  segno  super'ore  o 
r  inferiore  secondochè  t  è  positivo  o  negativo . 

Se  poi  a=0  e  t=2  K,  o  a=2  K  e  t^ — 2  K,  allora  a  causa 
del  valore  di  S'/t,  n^l  primo  membro  di  questa  fermola  biso- 
gna porre  lo  zero,  e  si  ha  quindi  la  relazione  notevole  : 

^        HO-'.,)        r2'<H(f-).',.) 

che  lega  fra  loro  le  radici  X\  ,  X'j ,  .  . ,  X'„  ,  .  .  . 

124.  Prima    di   dare    qualche    applicazione     degli    ultimi 
sviluppi,  dimostriamo  due  formole  che  servono    al   calcolo  dei 


d  X    estesi    alla 


295 

coefficienti  degli  sviluppi  medesimi  in  casi  abbastanza  no- 
tevoli . 

Si  sapponga  perciò  che  f{z)  e  f^{z)  siano  funzioni  mono- 
drome  e  continue  della  variabile  complessa  z  doppiamente 
periodiche,  o  almeno  tali  che  per  esse  si  abbia: 

f  (^+2  K)=/(^) ,  /•(.-+2  i  K')  =v  f{^) , 

/-.(.H  2  K)  =  -  az) ,  /•,(^+2  /  K'  )  =  p,  az) , 

con  p  e  Pi  costanti  (*);  e  ammettendo  che  /"(:)  e  fi{?)  non 
divengano  infinite  sull'asse  delle  .t  ,    si  cerchi  di  calcolare  gli 

.ntegrah  Jji'-)-^^  ''^' j/'^'fe 

porzione  (0  ,  2  K)  dello  stesso  asse,  nell'ipotesi  che  X  e  \i.  siano 
quantità  costanti,  la  seconda  delle  quali  è  reale  o  almeno  non 
ha  la  sua  parte  immaginaria  uguale  a  un  multiplo  dispari  di  IK  . 

Per     questo     si    osservi    che     le    funzioni    f{^)u^(  y 

f i(;)  w^ ^  ^  meno  che  non  siano  costanti,  dovranno  dive- 

nire  infinite  in  uno  o  più  punti  (  in  numero  finito  )  nel  ret- 
tangolo (  2  K  ,  2  i  K)  ;  e  se  indichiamo  con  a,  ,  a^ ,  . .  ,  «„,  i 
residui  delle  stesse  funzioni  pei  punti  d' infinito  che  cadono 
nelV  interno  di  quel  rettangolo  ,  e  con  òj  ,  63  i  •  •  i  ^m  •  quelli 
corrispondenti  ai  punti  d'infinito  che  cadessero  sul  lato  che  è 
sull'asse  delle  ?/,    si  avranno  le  formole  seguenti: 

1      r        Wz—,\  "^  ^'*' 


2rJ 


m  in 


/■.w||^<'^=2;''>+:s^^. 


(•)  Si  :immette  cioè  cho/(zj  e  /"(fz)  siano  i.;irtifnlari  funzioni  doppiamente  pe- 
riodiche di  2.»  specie. 


20fì 

nello  quali  s'intendo  che  rintof^razioni  siano  esteso  al  contorno 
del  rettangolo  suindicato  (2  K  ,  2  /  K'  )  o  a  quello  di  un  altro 
rettangolo  che  si  ottiene  da  questo  spostandolo  tanto  poco  quanto 
si  vuole  nel  senso  dell'asse  delle  .r,  onde  far  sì  che  sul  contorno 
non  cadano  punti  d' infinito  della  funzione . 

Ma  negli  integrali  dei  primi  membri,  le  parti  estesf^  ai 
lati  verticali  si  distruggono  identicamente  perchè  nei  punti  di 
questi  lati  che  si  trovano  su  una  parallela  all'  asse  delle  x  ì 
valori  delle  funzioni  da  integrarsi  sono  uguali,  e  i  lati  stessi 
sono  percorsi  in  senso  opposto;  dunque  le  formolo  precedenti 
conducono  subito  alle  altre  : 


"^l'^    H(.r-X),    ,    1    n.    ,  „.,.„H(x+2,-ir-).)        "• 


0  W  epr:ir''^+2^J2^'(^+2a<0é^,:j:5^,^^         «.+ 1^ 

e  queste,  per  essere: 

ci  danno  le  seguenti: 
1— 2)  e  ' 


r2K  ^(j;_^\  in  m 


l_p,  e       ^  r2K     TT..     .^  m  m 


2zi 


r^^     Hfr— )ì  '^  *^ 


297 

in{\ — {jl)  ìt:(\ — jj.) 

le  quali,   quando  non   sìa  pe  =1,  o  p,  e  =1, 

ci  conducono  subito  alle  altre  notevoli: 

/  fX-^ì^^) N  ^^^  =  ^7^ ^      y  «.  +  V  ^        , 

lo        %^—\^)  n:(X-|i.)  (  ^      ^  ^    M 

l-,.e      K 
(123)^, 


die  sono  appunto  quelle  che  volevamo  trovare. 

K  K 

Se  poi   fòsse  p  e  =1,  o  p,  e  =1,  allora 

colle  regole   note  invece  di   queste    formole    si    hanno  di  qui 
le  altre  : 

(124)  <; 

^2I\        TTrr— )^  J   (^^  ''^  ^ 


(*}  In  generalo  se  \o  (z)  è  una  funzione  di  z    mouotlroma  continua  e  periodica 
per  la  quale  si  ha: 

IO  («  -(-  2  Kj  =  IO  (a),  %0  (a  -j-  2è  K')  =  p.  IO  (z) , 

con  p  costante  diversa  da  uno.  e  sull'asse  dello  quantità  reali  questa  funzione  ò  sem- 
pre finita,  si  avrà  la  formola: 


/»2K  2rt    ("'  *"'     \ 


essendo  a-j  e  ?*y  i  r'^sidui  di  w  {z\  corrispondenti  ai  punti  d'infinito  die  cadono 
respettivamento  uell' intorno  del  ruttau^'olo  (2K  ,2  iVJ)  o  sul  lato  x  =  0  di  questo 
rettangolo. 


208 


(125) 


125.  In  jiarfcicolaro  (lnn(|uc  supponendo  ;x^=0,  e  ammetten- 
do dapprima  che  f{s)  o  ^(3')  divengano  infinite  del  prim' ordine 
coi  residni  a, ,  a^ ,  ^ .  ,  «,„  soltanto  nei  pnnti  Pi  ,  Pa  ,  •  •  ,  P»,  in- 
ferni al  rettangolo  (2K  ,  2/K'),  basta  osservare  che  ^—n  diviene 

,  1  •      *    't  /        TZ 

infinita  per  ^=i  k    col  residuo   ,.,..,,  =  —  ^7      V  n/  ;^-r- 

^  BOK  )  t'    2  A- A-  K  ove 

_:rK'  ìtzX 

q=e  ,  per  dedurne  subito,  che  se  non  èpe         =  1  ,    o 

p^Q        =1,  colle    attuali    ipotesi    rispetto    a  f{z)  o  f^{s')    si 
hanno  le  formole  : 

K 

1 — pe 


'i 


2Kn(.r-Xs  27li  ["1     H(P,-X)    .\/^      ^r^r^'^rrr■r^'    .^i 


0        ^'v^j  •'_^:'^  1 

1— Pi  e 


che  per  essere  : 


E  se  w(z)  contiene  un  altra  variabile  ), ,  rispetto  alla  quale  è  pure  monodroma 
e  continua  ce,  e  per  un  valore  particolare  Ìq  ^^  questa  variabile  si  ha  a=l,  allora 
sarà  : 

^'2K  27r» 


f\o{x,  'io)  =  -zr^i  S«'v  +Sfc'-.  )  , 


gli  apici  indicando  le  derivate  prese  rispetto  a    ),  per  /  =  ),o. 

Queste  osservazioni  potrebbero  utilizzarsi  anche  per  trovare  nuovi  sviluppi, 
poiché  per  esse,  posta  la  forma  dello  sviluppo,  si  possono  determinare  i  coefficienti, 
per  fare  dopo  le  relative  verificazioni  coli' applicare  i  metodi  generali  che  qui  ab- 
biamo dati. 


299 

'/:rX                                                   i  ttX 
I ,     . 

0(/K'— X)  =—  i  q        e  ^^  H(X) ,  H(/ K'—l)  =  iq     "*  e ^ ^  e(X) , 
danuo  luogo  anche  alle  altre: 

io  ^^■<W'''=  — 7^S2-.-%^-V2^e      A^K)H(X)), 

l-p  e 

12G)/  ,,X 


1  K 

la  prima  delle  quali  quando  f{x)  =  1  ci  d.-o  la  seguente  : 

[  izk 

127)      r^^(^^I±> aa:=. ^'^JUI  e  ^K  „ ,,,  ./^^    H().) 


*:r5; 


2  K 
e  la  seconda  quando  fi{2)  =  e        ,  e  quindi  ^;^  =  q,  dà  luogo 

all'  altra  : 

128)  /      e        -ko-''^  = i7xV2tóT(^      ^W. 

l-^e    ^ 

che   facendovi   X=-0  ,   e    osservando  che   sn  ^  =  -^  —Tyj, 


e  e(0)  =  \/ ^  ,  ci  dà  : 
.2K  ^"^^ 


r         2K           ;           ^Tciy-q 
I       e        snx  d  X  = ì, 


300 
ovvero 


•2K    _,.  /-2K 


(129)    /     cos -r— sn  J- (/ .r  =  0  ,    /    sen  —  sn  a:  e?  .e  =  ^lUL 
Jo         -^^  ^         2K  A(l-ry) 

126.  Supponendo  invece  che  f{z)  o  /"((j)  divengano  infinite 
per  *=/K'  e  non  lo  divengano  in  nessun  altro  punto  nell'in- 
terno   del   solito    rettangolo   nò    sul    lato    j:=0  ,    e    non    sia 
ìtìK  iizk 

"k"  ~K~ 

p  Q      =1  ,  0  jj,  e        =1,  si  avranno  le  formole  seguenti: 
•2K   (^f^     ^^  o_,-7,         r2K     xj/.     ,N  2zih, 


r-J?  Mx-l)j  2-ih         pK     H(.r-X)  , 


i-X' 


1  K  1  K 

1— p  e  1  —  j),  e 

essendo  b  q  b,  \  residui  delle  lunzioni- — ^,  ,  ,  f  \z)—^ — r- 

0(2)  6(^) 

per  ^=^  K'  ;  e.  di  qui  in  particolare  prendendo  per  es. 
«^)- W^-«^'=g^    °   /(.)  =  s„n,f(.)=dn.,.., 

si  hanno  altre  formole  notevolissime  nelle  quali  òse,  possono 
determinarsi  colle  formole  del  §.  62.  E  s' intende  al  solito  che 
ìtX  izk 

se  sarà  2^  e  =l,0  23ie  =1,  ai  quozienti  dei  corrispondenti 
secondi  membri  basterà  sostituire  i  quozienti  delle  derivate 
prese  rispetto  a  X. 

127.  Trovate  ora  queste  formole,  si  vede  subito  che 
cambiandovi  X  in  Xg ,  X,  ,  Xg  .  . . .  Xn  ,  . .  o  in  X'y  ,  X'|  ,  X'.^ , .  .  si 
ottengono  i  coefficienti  degli  sviluppi  (121)  o  (122)  corrispon- 
denti alle  attuali  funzioni  f{x)^  o  f^{x\  e  questi  sviluppi  val- 
gono evidentemente  per  tutti  i  valori  reali  di  x\  talché  si  può 
ora  aflfermare  che: 


301 

1."  „  Quando  è  data  una  funzione  periodica  e  finita  /"(./) 
y,  della  variabile  reale  x  col  periodo  2K,  se  si  troverà  che 
„  questa  funzione  considerata  anche  pei  valori  complessi  di  z 
„  è  monodroma  e  continua  e  doppiamente  periodica  coi  perio- 
„  di  2  K  e  2  /  K',  o  almeno  è  tale  che  per  essa  si  abbia  : 

f{z-\-2  K)  =  m  ,     /•(z+2  /  K')  =  2;  f{z) 

„  con  j)  costante ,  allora  indicando  con  Xq  ,  X,  ,  Xo ...  le  solite 
„  radici  della  equazione  H'(c)  =  0,  e  con  rt.^,„  e  6^,,,,  i  residui 

„  della  funzione  f{<^)^,jrr\      corrispondenti  ai  punti  d' infinito 

,  che  cadono  respettivameute  nell'  interno  del  rettangolo 
„  (2  K ,  2  i  K')  e  sul  lato  j:'=0  di  questo  rettangolo,  si  avrà 
„  la  formola  seguente: 

in  m 

co         e(T+xj  r         T 

f(x)=2ik'   \   e(:^;)e=-'(X„)(l-Csn%)  ^7^X„         ' 

1-  2^  e 


(131)  ]  m  in 

f{x)  =  -2i  Id'  V  ..,      t^ntH,,    ,  -^^ — ^^^ 

'^  ^  ^(à{x)E{\)ii"{X„)  ^^. 

1  ^ 

1 — ^>  e 

„  che  varrà  per  tutti  i  valori  reali  di  x ,  supposto  ben  inteso 

^'^X„ 

„  che  se  per  alcune  radici  X„  si   avesse  p  e        =  1 ,  allora  nel 

m  m 

a  termine  corrispondente,  al  quoziente  _ biso- 

Ì7:X„ 

1  ~^ 

1 — p  e 


D. 


-20 


à 
noi» 

„  gnerebbe  sostituire  il  quoziente  delle  derivate  rispetto  a  X, 
j^     /  m  m 

„    cioè    — -r^    J2"''""  ^  S^'"^'" 

„  2."  Quando  è  data  una  funzione  periodica  e  finita  /"!(•'') 
,  della  variabile  reale  or,  se  si  troverà  che  questa  finizione 
a  considerata  anche  pei  valori  complessi  di  2;  è  monodroma 
„  e  continua  e  tale  che  si  abbia: 

,   con  j:),  costante,  allora  indicando  con  X'q  ,  X'^  ,  X'^ ,  . . ,  X'„  ,.. 
,  le  solite  radici  della  equazione  (")'(-)=0,  e  con  rt.^,„ ,  e  6.^,„ 

,   i    residui    della    funzione    fÀz)  — ^.    '^     corrispondenti     ai 
"  '  ^  (■)(0) 

„  punti   d' infinito   di   questa   funzione  che  cadono  rispettiva- 

„  mente    nell'interno   del    rettangolo  (2K,2/K')  e  sul  lato 

^  a?=0,  si  avrà  la  formola  seguente  : 

m  m' 

.  K 

1— 2>i  e 

„  che  varrà  per  tutti    i    valori  reali  di  a;,  colla  solita   avver- 

rr 

y,  tenza  per  quei  termini  pei  quali  fosse  p,  e  ^=1. 

128.  E  nel  caso  particolare  in  cui  f{z)  o  f^{z)  non  di- 
vengano infinite  sul  contorno  del  nostro  rettangolo,  ma  lo 
divengano  soltanto  nell'  interno  e  del  prim'  ordine  nei  punti 
pi  ,  p2  , .  .  |3m  coi  residui  a, ,  a.2 ,  . .  a«, ,  allora  per  tutti  i  valori 
reali  di  x  si  avranno  le  formole  sej^uenti  : 


303 


(133)  /-(.O— /AA  ^  ^^^^  H(X.,)H"(X„)  ^jrX.  (  ^       0(pv) 

1  K 

1 — p  e 

ITlX,, 

U J4)  ;  A-» )  ^ B(.r)0( À',.)  W (X',.)  i^. I !«■-      e(o^)     -  + 

i— p,  e 

i:rX  n 

la  prima  delle    quali    per  /'(r)=l  dà  luogo   all'  altra    notevo- 
lissima: 

^  ^  ^     K     0    H  (X„)  mX^' 

,         K 
1 —  e 


ovvero  : 

(135)  e(.)  =  V-2K^— 7^^ 

H  (X,0  seri- 
che dà  uno  sviluppo    particolare    di  0(.r)  che  vale  per  tutti  i 
valori  reali  di  x. 

TZìX 

Similmente  la  (134)  per  f^ixi)  =  e       ci  dà  la  seguente: 


:ì04 


(137) 


(136)     H(.)=-v/'f  e      '""i a^.) 

che  dà  un  nuovo  sviluppo  di  H(.'')  per  tutti  i  valori  reali  di  x. 
129.  Invece  se  /"(:)  o  f^iz^  divengono  infinite  per  z=iK' 
senza  divenirlo  in  altri  punti  né  dell'i nterno  né  del  lato  .r=0 
del  solito  rettangolo  (2K  ,  2/K'),  allora  per  la  corrispondente 
f{x)  0  fi{x)  si  avranno  gli  sviluppi  seguenti  : 

A^)  =  -2^/''-^'^0(.r)H(X,.)H(X„)  ejr      , 

\  ,  K    " 

1  -2?  e 


^*^  ^~         '^©(^)e(X'je"(?^'«  wK 


1— /;,  e 

essendo    bn    e  6„    i    residui   di  f{2) — —— —  e  fAs') — 777-^— 

(!y{z)  fà{z) 

per  z=iK' ,   e  coll'avvertenza  fatta   sopra  pel  caso  in  cui  sia 

ìt:\  i  zi' n 

pe         =1,  op,   e  =1, 

È    da    notare    che    cambiando    in    tutte    queste    formole 

f(x)        f  (x) 
f{x)  e  f^{x)  in  q7-  e   ^-,    si   può    fare  sparire    il    diviso- 
re %ix)  che  figura  nei  varii  termini  delle  nostre  serie,  le  quali 
vengono  così  ordinate  per  funzioni  ^{x-{-\^^  e  H(a;-f-//„). 

f)(z ul) 

Queste  forinole  poi,  con  prendere  /'(0)=—  ,  f{z)=s\i^  z  , 

yy[z) 

H'  (z—'j.) 
fi{z)  =  cn  2; ,  /'i(c)  =  — ,     .      1  •  •  •  ,    con    p,    costante  ,  danno 
yj^z) 


305 

nuovi  sviluppi  notevoli  di  B{.jc — ij.) ,  sir  .i; ,  dn  r  ,  S'{x — [j,)  ,  . . 
H(j? — (x) ,  sn  X  ,  cu  X  ,  H'(^ — ;j.)  , .  .  .  ,  per  tutti  i  valori  reali 
di  X  ec;  e  questi  sviluppi,  che  risaltano  così  come  applica- 
zioni dei  teoremi  che  precedono,  possono  riguardarsi  come  altret- 
tante formole  della  teorica  delle  funzioni  ellittiche  (*). 

130.  Non  faremo  altre  applicazioni  dei  processi  generali 
che  abbiamo  dati  in  questo  capitolo,  perocché  quelle  che  ab- 
biamo fiitto  ci  sembrano  sufficienti  a  mostrare  1'  utilità  dei 
processi  medesimi,  e  il  modo  di  valersene. 

Faremo  invece  alcune  altre  considerazioni  generali  inco- 
minciando dall'  osservare  che  trovato  uno  sviluppo  di  una  fnn- 
zione  f{x)  coi  processi  qui  indicati,  se  ne  potranno  avere  infiniti 
altri  simili  cambiando  la  funzione  '^{t,a,h„)  che  vi  figura  in 
un  altra  '{/(^,  a)  'f(  ^  ,o:  ,  //„),  essendo  '\i{t ,  a)  una  funzione  che  per 
^=0  si  riduca  all'  unità  qualunque  sia  a,  e  che,  oltre  esser 
finita  pei  varii  valori  che  si  considerano  di  te  di  a ,  goda  della 
proprietà  che  riguardata  come  funzione  di  t  sia  atta  alla  inte- 
grazione per  ogni  valore  speciale  di  a,  e  soddisfi  a  una  delle 
condizioni  che  si  richiedono  per  potere  assicurare  che  con  t 
diverso  da  zero  e  comunque  piccolo  si  ha  : 

lim       '^^{f,y.) '^^{t,y.X)àt=y^m    I  '^{tYJ.Jin)dt; 

come  ad  es.  questa  funzione  '^{t,a.)  considerata  come  funzione 
di  t,  per  ogni  valore  speciale  di  a,  non  venga  ad  avere  nell'in- 
torno di  t=0  altro  che  un  numero  finito  di  massimi  e  di 
minimi . 

(')  Era  già  stampato  il  foglio  procedente  quando  ho  ricevuto  una  lettera  gen- 
tilissima del  Si^.  Hermite  nella  qusle  mi  annunzia  die  Egli  aveva  trovato  la  forma 
degli  sviluppi  precedenti,  ma  senza  avere  una  dimostrazione  rigorosa  della  loro  pos- 
sibilità. Però  anche  1'  avere  trovato  soltanto  la  detta  forma  (che  come  già  ho  detto 
nella  nota  alia  pag.  283  a  me  fu  fatta  conoscere  pel  caso  dello  sviluppo  (110)  dal 
sig.  Mittag-Leffler}  costituisce  un  passo  importantissimo  nella  teoria  degli  attuali  svi- 
luppi. Aggiungerò  che  nella  lettera  qui  indicata,  che  io  mi  riservo  di  comunicare  alla 
Direziono  degli  .annali  di  matematica  di  Milano  per  la  sua  pubblicazione,  il  Sig".  Her- 
mite giunge  Egli  pure  per  altra  via  a  formole  analoghe  a  quelle  che  io  ho  dato  nei 
paragrafi  precedenti,  e  ottiene  altri  risultati  notevolissimi. 


300 
Supposto  infatti    che  '|(f,a)    soddisfi  a    queste  condizioni , 
si  vede  subito  (  §.  39  )   che  se  lo    svihippo    (1)   del    §.   53   è 
applicabile    alla    funzione  /"(•'')    nel    punto    a  ,    le    sarà    pure 
applicabile    l'altro  sviluppo: 


ré 


1  °°  r^ 

e  così  pure  se  a  f{x)  nel  punto  a  sarà  applicabile  lo  sviluppo 
(3)  del  §.  56  cioè: 

'&  1     00    m 


1  r^ 


ove  le  P,„j  sono  quantità  costanti  determinate  dalla  formola  : 


Ja 


lo  stesso  sviluppo  sarà  applicabile  anche  quando  il  '^{x — a,a,/<Q) 
si  muti  in  <b{x — a  ,  a)'f  (.r — a  ,  a  ,  7/^) ,  e  le  quantità  P„,s,  senza 
essere  più  costanti,  vengano  invece  determinate  dalla  formola  : 

e  più  particolarmente  ancora,  se  sarà  applicabile  a  f{x)  pel 
punto  a  lo  sviluppo  (15)  del  §.  60  cioè: 

ì      rb  I    co     w 

—  /  f(xyf{x—CK,y.Ji(;)clx-\-~\y^  P„„H,(X„,a), 


307 

ove: 


h.s  [km 


e  le  2J„,s  sono  costanti  determinate,  lo  stesso  sviluppo  resterà 
applicabile  anche  quando    sia  : 

e  il  'c{x — a  ,  a  ,  A^)  sia  cangiato  in  ']i(.r  ,  a)  'f  (.x — a  ,  a  ,  h^) . 

131.  S'intende  come  Cjuesta  osservazione  possa  condurre 
a  infiniti  sviluppi  differenti  che,  per  quanto  si  disse  nel  §.  39, 
valgono  negli  stessi  casi  di  quello  da  cui  si  parte,  e  possono 
talvolta  valere  anche  in  casi  più  generali. 

Così  ad  es.  partendo  dagli  sviluppi  di  Fourier  si  giunge 
a  infiniti  altii  sviluppi  della  forma  : 

1  00 

o  ciQ-\-y^{a,^cosna-\-bn  senno.), 
ove  le  a„,6„  non  sono  più  costanti,  e  sono  date  dalle  formole: 

\  C''  1  r^ 

a„=-  /  /"(j;)  (j;(.r— a.7.)cos  wxf?.r,  &„=-  |  f{x)'\{x—a.,r})^Qnnxdx\ 
e  così  in  particolare  si  giunge  agli  sviluppi  nei  quali  si  ha: 

a,=^i  r/'(.r)e^'<-"-^U«.r^^,  b=^-  [}(..)  e^^^^^-^^^sen^^c^or, 
e  a  quelli  nei  quali  : 


308 


l       /    "  1       /     " 

a„=-    /  /l(.r)Xp(14-.r— a)cos//.r(/.r,  ?>„=-   /  /(.r)X/l+.r— a)seii«.rja-, 

ove  Xp  è  una  delle  note  funzioni  di  Legendre,  ec.  . . 

132.  Aggiungiamo  che,  se  per  es.  a>6,  e  ^{x)  è  una  fun- 
zione clie  prende  i  valori  a  e  6  per  x=a^  e  r=ò,,  e  da  «j  a  ftj 
è  finita  e  continua  e  non  è  decrescente  ,  e  ammette  una  deri- 
vata determinata  e  finita  e  atta  alla  integrazione  fra  a,  e  6,, 
dopo  di  avere  trovato  uno  sviluppo  di  una  funzione  f{x)  fra 
a  e  ò,  come  ad  es.  lo  sviluppo  generale  (1)  del  §.  53,  cioè: 

1     rò  1  co    y^è 

cambiandovi  a  in  «{/(a)  si  otterrà  una  serie  che  rappresenterà 
/]^({i(a)]  pei  soliti  valori  di  a  fra  «j  e  ò,  pei  quali  /"['^a)], 
considerandovi  6(a)  come  variabile ,  viene  a  soddisfare  alle 
solite  condizioni  ec.  E  cambiando  poi  anche  x  in  'l{x) ,  e 
/l'K-^)]  ili  /l-^)»  si  otterrà  lo  sviluppo  seguente: 


1  r*. 


[^(a^)-^(a) ,  ^(a) ,  h]  dx^ 


'b, 


1  °° 

che  sarà  ordinariamente  differente  dallo  sviluppo  (138)  dal 
quale  siamo  partiti,  e  rappresenterà  /'(a)  nei  soliti  punti  a  fra 
a,  e  òi  negli  intorni  dei  quali  la  funzione  f{x)  non  fa  oscil- 
lazioni, 0  soddisfa  a  una  delle  altre  condizioni  che  si  trovarono 
in  generale,  notando  però  che  alcune  di  queste  ultime  condi- 
zioni verranno  ora  leggermente  modificate  ,  dovendo  esse  ri- 
portarsi all'antica  funzione  /"['|(^)],  ec;  di  modo  che  per  es. 
le  condizioni  rispetto  alla  derivata  dell'antica  funzione  /"['X-^OJi 


300 

fX-v) 
verranno  ora  relative  «i  ,.,   .  ,  o  quindi  esso  resteranno  ancora 

relative  a  f{x)    semplicemente,    quando    fra    a.    e  />,  la    <y{.t') 
sia  sempre  diversa  da  zero,    ec. 

133.  Così,  in  particolare,  partendo  dagli  sviluppi: 

"^^a  1      1 

-  /  m  'f{.v  -  a  ,  a  ,  /^o)  ^/  -^  +  2"^,  ^,.  :5;3  P.m.  H.  ()... ,  a) , 

ove  si  ha  respettivaniente: 

rb  rb 

P„„  =  /  f{x)  K„„(.r)  (Z  ,r  ,  o  P„s  =  p,„,  /  M  F(.r)  H.(Xh  ,  x)  dx  , 

con  2'ji,s  quantità    costanti    determinate,    dietro    V  osservazione 
fatta  ora  se  ne  dedurranno  gli  altri  sviluppi: 

1     rb^  1    00  m 

1     /*i|  1    OD  m 

ove  si  ha  respettivamente  : 

rb^ 

P,n.  =  /  A^)'\\-^')K.s[:\{x)~\dx, 

o  : 


310 

cssoiido  p„.3  le  costanti  prt^codonti,   p  questi    sviluppi  ruppre- 

seuteranno  /(.J")  nei  soliti  punti  a  fra  a,  e  6^ ,  ec. 

134.  Più  particolarmente  ancora,  partendo  dallo  sviluppo 
di  Fourier: 

1  °° 

—  Oq  -|-  ^  (;f„  cos  »  a;  -j-  Z;„  sen  »  .t  ), 


ove; 


1  r-  1  r 

rt„  =  -  /  /■(:?•)  COS  11  X  d  X  ,  />„  =  -   /  f{x)  sen  «  ir  ti!  .r , 

7^  y_^  ^  J__;c 


si  ottiene  1'  altro: 


1  °^ 


ove  : 


1  r^  1  pi 

«„=  —  /  f{x)^\x)co^\nti^{x)'\dx,  K=  -   I  f{x)ò\x)sen[nf^{x)]dx, 

^  \  ^  Jtti 

con  ^(«i)  = — JT ,  'y(ò,)  =  ~,  ec.  talché  se  si  prende  per  es. 
^{x)  =-  ani  r ,  osservando  che  colle  solite  notazioni  della  teo- 
rica delle  funzioni  ellittiche  si  ha  ai= — 2K,  òi=2K,  ^'{x)=dnx, 
si  giunge  al  seguente  sviluppo: 

l  °^ 

o  "o  4"  y  [  f*»  cos  (w  ara  a:)  -]-  />„  sen  (n  ara  /r  )] 


ove 


1  r^^  1 

a«  =  —  /  /'(j")dnxcos(nara.r)fZj',      Z*it  =  —  /  /■(.r)dn.r  sen  (n  ara  .r)  (Zjc    , 


•2K  j    /'2K 

^(j")dnxcos(nara.r)fZj',      tit  =  —  /  /"(.r) 
-2K  ~^— 2K 


che  è  lo  sviluppo  cui  mi  accenna  il  sig.  Hermite  nella  lettera 
citata  in  nota  alla  pag.  805;  e  siccome  fra  —  2K  e  2K  la  dn.r 
è  sempre  diversa  da  zero,    questo    sviluppo    varrà    per  tutti  i 


311 

punti  a  fra  — 2K  e  2K  neir  intorno  dei  quali  /"(.«')  non  fa 
oscillazioni;  o  ha  una  derivata  che  resta  atta  alla  integrazione 
anche  ridotta  ai  valori  assoluti,  ec. 

Nuovi  sviluppi  si  otterrebbero  al  modo  stesso  dagli  altri 
sviluppi  particolari  per  funzioni  di  Bessel,  sferiche,  e  Jacobiane 
che  abbiamo  date  nei  paragrafi  precedenti. 

135.  Oltre  a  questo  osserviamo  che  in  tutti  gli  svilup])i 
precedenti,  gli  integrali  che  figurano  nei  singoli  termini  erano 
estesi  air  intiero  intervallo  {a ,  b)  nel  quale  la  funzione  f{.r)  da 
svilupparsi  era  data,  e  questo  intervallo  dipende  dalla  natura 
dello  sviluppo. 

Quando  però  invece  dell'  intiero  intervallo  {a ,  h)  se  ne 
consideri  soltanto  una  parte  (  ci  ,  lì  )  per  modo  che  sia 
a 'C^a  <Cb' ^b  ,  allora,  sia  valendosi  degli  antichi  sviluppi, 
con  prendere  arbitrariamente  la  f{x)  fra  deb'  e  prenderla 
uguale  a  zero  nelle  porzioni  rimanenti  di  (a,  6) ,  sia  valendosi 
delle  considerazioni  generali,  si  vede  subito  che  si  potranno 
fave  dei  nuovi  sviluppi  che  differiscano  dagli  antichi  in  quanto 
gli  integrali  che  in  essi  figurano  invece  di  a  e  b  abbiano  per 
limiti  a'  e  b' ;  e  questi  nuovi  sviluppi  varranno  ancora,  come 
gli  antichi,  per  tutti  i  valori  di  x  fra  a'  e  b'  pei  quali  saranno 
soddisfatte  le  solite  coudizioni;  con  questa  sola  differenza  che 
nel  nuovo  estremo  a',  quando  questo  punto  sia  fra  quelli  da 
considerarsi  e  sia  interno  all'  antico  intervallo   (a  ,  6) ,  i  nuovi 

sviluppi  avranno  per  somma  ^ /"  (''<' +  0)  ,    e    nell'estremo  //, 

se  anche  questo  è  interno  all'antico  intervallo  {a  ,  b)   ed  è  fra 

quelli  da  considerarsi,  essi  avranno  per  somma  -^f{b' — 0);  ec. 

Così  per  es.  negli  svilpppi  di  Fourier  gli  integrali  che 
figurano    nei    coefficienti    «„    e     b^    potranno    estendersi    fra 

—  ^  e  ^  ,  e  allora  gli  sviluppi  corrispondenti  varranno  soltanto 

Li  Li 

nell'intervallo  (  —  -,  -^  j;  gli  integrali  che  figurano  nei  coef- 
ficienti degli  sviluppi  per  funzioni  P    o  per  funzioni  di  Bessel  I 


312 

potranno  estendersi  per  es.  fra  0  e  o  fra  eie  allora 
o-li  sviluppi   corrispondenti  varranno  soltanto  pei  nuovi  inter- 

valli  (<^  '])'(^  '  l)'  e«- 

130.  Facciamo  anche  le  seguenti  osservazioni  generali. 

Notiamo  cioè  che  in  tutti  i  casi  da  noi  considerati  la  riu- 
scita dei  metodi  precedenti  dipende  dalla  circostanza  che  le  dif- 
ficoltà inerenti  alla  ricerca  della  possibilità  di  un  dato  sviluppo 
vengono  con  quei  metodi  decomposte  in  due  ;  l' una  relativa 
soltanto  alla  natura  dello  sviluppo,  e  1'  altra  relativa  alla  fun- 
zione da  svilupparsi. 

Alla  seconda  difficoltà,  dopo  di  avere  superato  la  prima, 
si  risponde  colla  applicazione  dei  teoremi  generali  del  Gap.  III.; 
la  prima  poi  viene  sempre  ridotta  all'esame    di    una  serie  che 

deve  rappresentare  il  limite  dell'integrale    1  z[t ,  a  ,  //„)  dt  corri- 

spondente  a  quello  sviluppo ,  e  all'  esame  della  somma  S„  dei 
primi  11  termini  di  questa  serie  e  della  derivata  S'„  di  questa 
somma;  e,  fondandosi  sulla  teorica  dei  residui,  l'esame  della 
detta  serie  e  delle  somme  S„  e  S'„  viene  ridotto  a  quello  di  una 
differenza  nella  quale  figura  un  integrale  esteso  a  un  certo  con- 
torno, ec. 

137.  Ora  è  degno  di  nota  che,  mentre  nei  §§.  64  e  seg., 
una  tale  riduzione  l'abbiamo  fatta  introducendo  in  calcolo  la 
funzione  w{z)  di  cui  erano  infiniti  le  quantità  Xj  ,  X^  ,  . . .  Xn  , . . 
potremo  sempre  però  introdurre  in  calcolo  anche  altre  funzioni; 
poiché,  quando  per  es.  si  conosca  una  funzione  monodroma  e 
continua  W(e)  che  per  valori  di  z  presi  ad  arbitrio  a^,a.2,..^an^.. 
divenga  infinita  del  prim'  ordine  e  abbia  per   residui  i  termini 

n 

della  serie  sopra  indicata  relativa  all'integrale  /  's{t,a^hn)dt^  (*), 

n  Si  dimostra  che  di  tali  funzioni  W(2)  ne  esiste  sempre  an  numero 
infinito,  quando  le  distanze  fra  i  punti  a^  ,  a2  ,  .  .  ,  a„  ,  .  .  ,  non  scendono  mai 
al  disotto  di  una  lunghezza  data  2,  e  anche  più  genrralmente  qu.'indo  in  ogni 
porzione  finita  dui  piano  s  non  cade  che  un  nìiniern  finito  drgli  stessi  punti. 


allora  se  C„  è  una  liuea  che  non  passa  per  alcun  punto  d'in- 
finito di  W  (z)  e  ha  nel  suo  interno  i  punti  a,  ,  «»,  .  .  ,  a„  , 
la   somma  dei  primi  n  termini   della  stessa    serie  sarà  uguale 

1     /"  "'" 

alla  differenza  .T^.  /  \Y(^)</-3' — Vvri  essendo  y>  i  residui  cor- 

rispondenti  agli  altri  punti  d'  infinito  di  W(5)  che  cadessero 
entro  C„;  e  quindi  lo  studio  di  quella  serie  si  ridurrà  allo  studio 
di  questa  differenza,  ec.  .  . 

Questa  osservazione,  che  può  applicarsi  anche  al  caso 
delle  serie  più  generali  dei  §§.  57,  58  e  59,  potrà  talvolta 
riuscire  utilissima . 

138.  Continuando  ora  le  nostre  osservazioni  generali 
ricordiamo  che  nei  §§.  53.  e  seg.  noi  abbiamo  sempre  richie- 
sto che  la  funzione  z{x,a,h„)  che  si  aveva  via  via  da  con- 
siderare soddisfacesse  alla  condizione  che  per  ogni  valore  diverso 
da  zero  e  positivo  ma  comunque  piccolo  di  s,  e  per  ogni  valore 

di  a  fra  a  e  b  {a  e  b  al  più  esci.)  gli  integrali  /  's(x,'y.Jin)dx, 

I  'f  (j?,  a,  h,i)dx  al  crescere  indefinito  di  n  tendessero    ambedue 

verso  una  sfessa  quantità  finita  e  diversa  da  zero  G,  indipen- 
dente da  s  e  anche  da  a . 

Ora,  quando  i  limiti  per  n=cc>  di  questi  integrali  esistes- 
sero e  fossero  ancora  indipendenti  da  s  ma  non  avessero  tutte 
le  altre  particolarità    ora   indicate,    per    modo  cioè  che  posto 

lira    /  'c{x  ,  a,  /t„)rZa?=G(a),  lim    /     ^(aj ,  a  ,  lin)dx^=Qf^  {a.) ,  G(a) 

1=00  c/a  n=  vìj    - 


0 

e  Gj  (a)  fossero  ancora  diversi  da  zero,  ma  non  soddisfacessero 
alle  condizioni  di  essere  uguali  fra  loro  e  indipendenti  da  a, 
allora  è  evidente  che  considerando  invece  della  serie  (1)  del 
§.  53  le  altre  serie  : 


:^14 

ri,  '  ^   r^> 

/  f\.v)'s{x-'x,ah^,)ilx-\-\    /  /•(.»•)  ;'f(.''-a,a,//„)-'f(''-o'W'..-i)^^* 
Ja  1  ^« 

b 

f(x)  'f  (,r— a  ,  a  ,  /?o)  (^  ■»  + 


(1^0)  ^ 


bn 


queste  pei  valori  di  a  fra  a  eh  pei  quali  sono  soddisfatte  le  solite 
condizioni  del  §.  39.  ec.  (a  e  6  al  più  esci.)  avranno  per  somme 
respettivameute  G(a)Aa4-0)+Gi(a)/'(a— 0)  e  i  j/'(a-f  0)+/(a-0)  j  ; 

talcliè  la  seconda  di  questa  serie  potrà  ancora  servire  alla 
rappresentazione  analitica  della  funzione  data  f{x),  ma  la  sua 
forma  sarà  ordinariamente  differente  da  quella  che  prima  si 
aveva . 

Quando  poi,  senza  escludere  ora  che  una  delle  due  fun- 
zioni G(a)  e  G,(a)  possa  anche  essere  zero,  si  riscontri  che  la 
funzione  G(3()-|-G,(of)  è  finita  diversa  da  zero  e  atta  alla  inte- 
grazione fra  a  e  b,  allora  cambiando   nella    prima  delle    serie 

f(x) 
precedenti  f{x)  in  ^        .  ^       ,  e  valendosi  di  quanto  si  disse 

al  §.  39,  si  vede  subito  che  „  la  serie  : 

y,  pei  punti  a  fra  a  e  b  nei  quali  f{x)  e  G(.r)-|-Gj(r)  soddisfano 
„  alle  solite    condizioni    del    ^,  39    ec.    (*)    avrà    per    somma 

(•)  Propriamente,  volendo  valersi  di  quanto  si  disse  nel  §.  39,  bisognerebbe 
richiedere  che  le  indicate  condizioni,  invece  che  per  la  funzione  G(x)  -\-  G|(a;j,  fossero 

soddisfatte  per  la  sua  inversa  —. — r-Tn — ■  nia  coi  ragionamenti  del  medesimo  §.  39 
G(x)-\-Gt(x) 

si  trova  che  quando  quelle  condizioni  sono   soddisfatte  per    una   funzione  Ffx),  esse 

lo  «ODO  anche  per  la  sua  inversa  pei  punti  negli  intorni  dei  quali  essa  ò  diversa  da 


315 
G(a)/l(a+0)  ,         CT,(a)/'(a-0) 


»)   r-./     .  ^,  ,  y-.  /     ,   ^v    I    /N/       ^^  ,  /N  /        /^'i  6  ciuìikIì  essa  darà 
G(a+0)H-G,(a+0)    '   G(a— 0)+G,(a— 0)'       ^ 

„  ancora  lo  sviluppo  di  f{x)  in  tutti  i  punti  a  nei  quali  /"(.r), 
y,  G(a;),  e  G,(^)  sono  continue,  e  f{x)  e  G(c)-f-G,(  r)  soddisfano 
„  alle  condizioni  ora  ricordate  del  §.  39  ec.  „;  e  si  può  notare 
che  la  serie  scritta  ora  non  è  altro  che  una  serie  più  generale 
della  (1)  del  §.  53  che  si  riduce  alla  (1)  stessa  nel  caso  partico- 
lare di  G^  =  G  =  cost;  e  si  ottiene  da  questa  sopprimendo  il 
divisore  2G   fuori  dei  segni  integrali  e  cambiando   la  funzione 

tf(.r-«,,,;,„)  nell  altra  g(Jj^e^(J)- 

Questa  serie  (140)  sarà  quella  di  cui  più  spesso  ci  varremo 
negli  studii  generali  clie  faremo  in  seguito;  e  per  questo  tro- 
viamo utile  anche  il  notare  che,  per  le  osservazioni  del  §.  41, 
il  teorema  ora  enunciato  intorno  alla  serie  (140)  vale  anche 
quando  G(r)  -|-  Gi(.r)  diventi  zero  in  un  gruppo  di  punti  finito, 
o  infinito  ma  di  prima  specie  fra  a  e  &,  purché  questi  punti  di 
zero  di  G(a:^) -[- Gi(x)    non    combinino    coi  punti  d'infinito  che 

potrebbe  avere  la  fix)    e   purché  la  funzione  ,,^  ,  ,  ^ resti 

G(.r)+Gi(x') 

atta  alla  integrazione  fra  a  qÌ)  anche  ridotta  ai  valori  assoluti. 

Del  resto  poi  se  le  fanzioni  G(^)  e  G,(j:^')  saranno  ambedue 

finite  e  diverse  da  zero   e    atte    alla    integrazione    fra    a  e  b, 

allora  quand'anche  sia  (}{x)-\-G.i{r)z=.0 ,   oltre  a  valersi  della 

seconda  delle  due  serie  (139),  e  anche,  ove  ne  sia  il  caso,  della 

serie  (140),  potremo  valerci  altresì  dell'  altra: 


1     C'^'  fx)  1   r^  f(x) 


x  4- 


j'f(x— a/y.,7/„)— 'fC^— a.^-i'^H-i)!  dx. 
139.  Passando  dunque  al    caso  particolare  delle  serie  del 

zero;  0  quindi  i  lisultati    ivi  ottenuti  poi  caso  del  prodotto  di    due   funzioni   valgono 
anche  pel  caso  del  loro  (luozieutc  finché  questo  it  fluito,  ec. 


X 


316 

§.  58,  noi  possiamo  notiire  che,  se  si  troverà  che  la  sonima 
deHa  serie  (7)  per  t  positiva  è  G(a) ,  e  per  t  negativo  è 
—  Oi(a),  e  tutte  le  altre  coudizioni  saranno  soddisfatte,  la 
serie  : 

h  00 

/■(x)  'f(.r-a,a,//o)(?a'-hV  |  P,.„H„,.(a)-f  P,„,H,„2(a)+..+P„,«.H,.,4a)  j , 


a 
ove 

h 


Ja 


considerata  pei  soliti  punti  a  fra  a  e  h  avrà  per  somma 
G(a)Aa+0)  +  G,(a)/'(a— 0);  e  se  G(.t)  +  G,(.r)  per  a;  com- 
preso fra  a  e  6  non  è  uguale  a  zero  o  lo  è  soltanto  in  un  gruppo 
di  punti  di  prima  specie  come  si  disse  sopra,  la  serie: 


ove: 


Ja 


F(.r) 


I 

G(c^)/-(a+0)  ,  G,(a)ir(a-0) 

avrà  per   somma  ^ —  — — -  -f  -^t a\    \    r  t K\ 

G(a-!-0)  +  Gi(a-|-0)    '    G(a— 0)  -\-  Gi(a — 0) 

nei  punti  a  nei  quali  f{x)  e  Gf{x)-\-(y ^{x)  soddisfano  alle  solite 
condizioni  del  §.  39  ec;  talché  evidentemente  si  può  ora  affer- 
mare che  quando,  prese  date  funzioni  F(.r)  e  ^{x — a  ,  a  ,  Ao)i  le 
somme  G  e  — G^  della  serie  (7)  per  t  diverso  da  zero  e  posi- 
tivo, e  per  t  diverso  da  zero  e  negativo  vengano  indipendenti 
da  t  ma  non  soddisfino  alla  condizione  di  essere  diverse  da  /ero 
e  uguali  e  di  segno  contrario  e  indipendenti  da  a,  allora,  se 
esse  avranno  una  discontinuità  per  t=0  (per  modo  cioè  che  non 
sia  G=^ — G,),  cambiando  nella  serie  (9)  le  funzioni  '^{x — a,a,/?(,) 


:U7 

«  l.-(.r)  nelle  altre  '^(,,"=^7^  "  G^+GT^y  '  ^"n^'""""- 
do  il  divisore  2G  fuori  dei  segni  intef^rali,  si  passerà  ad  un  altra 
serie  (140)  della  stessa  forma  che  pei  soliti  punti  a  suindicati 

G(a)  /-((x+O)  ,  G^(a)  /-(a-O) 

avrà  per  somma  ^.    ■^f^^~~^~>^l    f  _i_/%v  "r 


G(a+0)  +  G.  (a+0)  ^  G(a— 0)  +  G,(a-0)' 
e  che  in  conseguenza  rappresenterà  la  funzione  data  f{r)  in 
tutti  quelli  fra  questi  punti  a  nei  quali  f{jc)^  G(.r) ,  e  G^{.l) 
sono  finite  e  continue . 

140.  Fermandosi  dunque  più  specialmente  al  caso  delle  serie 
(139)  0  (140) ,  ne  segue  anche  più  in  particolare ,  che  se 
neir  applicare  il  teorema  del  §,  64.  si  troverà  che  la  differenza 
(35)  ha  per  limite  per  «=co  una  funzione  /-(a,^)  che  ha  una 
discontinuità  ordinaria  per  ^=0,  ma  senza  che  /(a,-|-0)  e 
/(a, — 0)  soddisfino  alla  condizione  di  essere  diversi  da  zero 
uguali  fra  loro  e  di  segno  contrario ,  e  indipendenti  da  a , 
allora  il  teorema  stesso  verrà  subito  applicabile  quando 
si  sopprima    il  divisore  2G    che    comparisce   nei    termini  delle 

serie  (33)  corrispondente ,  e  alle  funzioni  —  ^   e  F(.r)    si   sosti- 

/(.r,-f 0)— /.a?  — 0)    X(ar,+0)  —  /.(.r,  — 0) 
che  vengano  cambiati  i  coefficienti  ^^ms  i  e  solo   intendendo  che 
nei    punti    interni    a  di  continuità   di   f{"'),    a    di    y,(a;,-|-0)   e 
y.(.r, — 0),  la  somma  della  serie  corrispondente  sia  appunto  f{x) 
e  in  quelli  delle  discontinuità  ordinarie  sia 

7(a,+0>/-(a-^0) /(a  ,-0)/-(a-0) 

X(a+0,+0)-/(a+0,-0)        y (a-0,+0)-x(a- 0,-0)  '        ^ 
posto,  ben  inteso,  che  si  tratti  di  punti  a  pei  quali  sono  sod- 
disfatte le  solite  condizioni  del  §.  39,  e  intendendo  che  per  es. 
X(a-]-0,  -f-0)  sia  il  limite  di  /(j?,  -\-0)  per  x=a-f-0,  ec.  .  . . 

141.  E  se  neir  applicare  i  teoremi  dei  §§.  68  o  69,  si 
troverà   che    le    differenze  (40)    o    (42)   non  hanno    per  limite 

4~  o  o  — ^  ò  secoudocliè  t  è  positivo  o  negativo,  ma,    esistendo 


:^i8 

ancora  questi  limiti  e  avendo  una  discontinuità  per  /=0,  sono 
invece  uguali  a  G^a)  e  — ^\{^),  allora  perchè  i  teoremi  continui- 
no ancora  a  sussistere  basterà  cambiare  la  funzione  '^{x — a,a,/<„) 

F(.r) 
corrispondente,  ponendo  ^7-^r".^/S~r^  invece  di  F(j')  negli  inte- 

lT(:i')-|-lr,(.T) 

grali  cbe  compariscono  al  numeratore  dei  coefficienti  </,„«  della 
serie  che  serve  a  rappresentare  la  funzione  data  /^('O,  dimo- 
doché questa  serie  conserverà  ancora  la  forma: 

00 

(141)       V  !  'Z-.M  H,  (>..,a)+2„,8  E,  (X,„a)+ .  .  -\-rj,„„,  H„.  (X,.,a)  j  , 
1 


essendo  però  ora; 


ffm»' 


f}%T^^'^'^-''^^ 


/f(x)HMX„, 


x)dx 


e  la  sua  somma  pei  punti  a  nei  quali  f{x)  e  G(j;)  -{-  Gi(a?) 
soddisfano    alle    solite    condizioni    del    §.    39 ,    ec.    sarà 

G(»)/la-t-0)  G,W/I«-0) 

G(a+0)+G,(a+0)  +  G(a-0)+G,(a-0)'  '  "  """"'  ^"  ' 
per  quei  punti  a  nei  C|uali  le  funzioni  stesse  f{x) ,  (ji{x)  e  Gi(.'r) 
sono  continue;  talché  per  tutti  gli  indicati  punti  a  si  potrà 
scrivere  : 


G(a-hO)f  Gi(a+0)"  ■  '    '  '  G(a— 0)  4-  Gì  (a— 0)' 

OD 

=2 1  ^niiHi(X«,a)+g'„,2H2(X„,a)  +  •  •  +  (2».m  H„,  ((X„,a)  j  , 
1 

ove  le  qn^,  sono  date  dalla  formola  precedente. 

142.  Qui  però  è  da  osserv^are  che  se  dei  valori  a  pei  quali 
questa  formola  è  applicabile  ve  ne  ha  in  ogni  porzione  del- 
l' intervallo  {a ,  6),  e  se  alla  serie  del  secondo  membro  è 
applicabile  termine  a  termine  la  integrazione  definita  fra  a  eh 


310 

(il  che,  come  inostnnviiio  in  segiiifcu,  accade  ordiiiarianiente  ), 
allora  cambiando  a  in  x  e  moltiplicando  per  F{x)  H,  (X„  ,  x)  i 
due  membri  di  questa  formo  la  e  poi  formando  la  serie  degli 
integrali  fra  a  e  6,  questa  serie  rappresenterà  1'  integrale  della 
soinma.    Ora  la  serie    degli  integrali,  tenuto  conto  dei   valori 

i"^^  F  (x) 

attuali  di  ^„,„  si  riduce  a  /  f{x)^ — ~~r7—H,{\„x)dx,  mentre 

rb 
per  l'integrale  della  somma  può  prendersi  /  f{x)F(x)'H.s{'kuiX)dx, 

giacche    evidentemente   la    funzione  f{x)  differisce    dall'  altra 

G^.G^  ^(•"+«)  +  m+ki^)^^'"-'^'  '  ""'"''  ^"'''^ 

soltanto  per  funzioni  d' integrale  nullo;  dunciue  dovrà  essere  : 

/«"'''("^SgwÀ;w-Mh<'^".-)^-=o- 

Questo  evidentemente  porta  che  G{x)-\-G^{x)  debba  essere 
sempre  uguale  ad  uno  all' infuori  di  una  funzione  d'integrale 
nullo,  perchè  altrimenti  profittando  della  tanta  arbitrarietà  che 
è  in  f{x)  si  potrebbe  fare  in  modo  che  1'  ultima  eguaglianza 
non  fosse  soddisfatta;  dunque  nel  caso  attuale  la  funzione 
G{x)-{-G^{x)  dovrà  prendere  il  valore  uno  in  punti  di  qualun- 
que porzione  dell'  intervallo  (a  ,  ò),  e  se  essa  è  continua  fra 
a  e  b  dovremo  avere  sempre  G{x) -}- G^{x)  =  1;  di  modo  che 
allora  la  somma  della  serie  (141)  in  tutti  i  punti  x  fra  a  e  b 
pei  quali  f{x)  soddisfa   a   una  delle  condizioni   del    §.   39,   ec. 

«ara  G{x)  f{x  +  0)  +  Gi(.^)  ^^-O),  o  J-  jfix^O)  +  t{x-0)  \  + 

Questa  osservazione  vale  anche  pel  caso  delle  serie  gene- 
rali considerate  nel  §.  59. 


3?0 

1  12.  In  correlazione  colle  precedenti  osserrazione  generali  in- 
torno alle  variazioni  che  possono  farsi  snlle  fnnzioni  's{x — a,7.,//„), 
giova  ora  notare  che  se  nei  teoremi  di  questo  capitolo  la  fun- 
zione via  via  indicata  con  F(.r)  si  muta  in  un  altra  F^(.r),  e  al 
tempo  stesso  la  funzione  indicata   con  'f(.r— a  ,  a  , //q)  si  muta 

in  'f  (.r — a  ,  a  ,  /?q  )  ^va  '    allora    la    funzione    corrispondente 

FAx)  .    .. 

(f(.r— a  ,«,/?„)  risulterei    moltiplicata  per  ^j-r  ;  e  quindi  se,  es- 

sendo  a  un  punto  interno  air  intervallo  (a ,  h)  che  via  via  si 
aveva  da  considerare,  colla  primitiva  funzione  'z{x — a  ,  a  , /i„  ) 

fh' 
si   trovava    lim  /  'f(j;— a,a,/i„)f?.r=G(a)-[-G,(a)  quando    i  li- 

miti  q'  ,  ò'  dell'integrale  comprendevano  il  punto  a  per  modo 
che  fosse  a'<Ca<C^'i  si  vede  subito  che  colla  nuova  funzione: 

si  troverà  ordinariamente: 

r      r' f  1  ^  ^         F,(a+0)^.  ,   ,    F^(a-O)^  .  , 

2imy^.,(x-a,..,/0c?^=|,^^^:j^ 

talché  questa  funzione  z^{x — a,a,/«„)  figurerà  ordinariamente 

come  1' antica,  a  meno  che  neirintervallo  d'  integrazione  {a  ,b') 

F  (x) 
la  funzione  ^l-y  non    presenti  qualche    singolarità ,    come  ad 

esempio  quella  di  divenire  infinita  o  di  'avere  infinite  oscilla- 
zioni senza  soddisfare  ad  alcune  delle  condizioni  che  si  hanno 
nel  teorema  del  §.    39. 

Per  questo  adunque,  quando  la  funzione  F{x)  che  figura 
nei  nostri  sviluppi  non  sia  anticipatamente  conosciuta,  si  potrà 
ordinariamente  partire  da  una  funzione  ausiliaria  qualsiasi  F^{x\ 
salvo  ad  aver  poi  riguardo  alle  singolarità  che  la  scelta 
particolare  che  si  fosse  fatta  di  questa  funzione  potrebbe  por- 


321 

tare  quando,  con  valersi  delle  considerazioni  fatte  ora  o  di 
quelle  del  paragrafo  precedente,  si  volesse  passare  ad  un  altra 
funzione  F(.r)  per  la  quale  le  corrispondenti  G(7.)  e  Gj(a)  sod- 
disfacessero a  condizioni  speciali,  come  ad  esempio  a  quella  di 
essere  diverse    da  zero,  e  indipendenti  da  a. 

143.  Le  osservazioni  che  abbiamo  fatte  estendono  già 
grandemente  i  risultati  ottenuti  nei  primi  paragrafi  di  questo 
capitolo;  ma  questi  risultati  possono  venire  estesi  anche  ulte- 
riormente . 

Si  noti  perciò  che  se  è  data  una  funzione  9  {t^  o,^  A^J  che, 
considerata  per  un  valore  speciale  (ma  qualunque)  di  a  in  un 
certo  intervallo  {a,h)  (gli  estremi  al  più  esci.),  gode  della 
proprietà  che  per  t  compreso  fra  a — a  e  h — a  e  discosto  da 
zero  più  di  £  (e  diverso  da  zero  e  positivo  ma  arbitrariamente 
piccolo)  è  sempre  numericamente  i'  feri  ore  a  un  numero  finito 
(variabile  con  s)  qualunque  sia  «,  e  lo  stesso  accade  per  1'  in- 


ri 

tegrale  /  Q;^,a,/«„)f/^  anche  quando  ^  si  accosta  indefinitamente 

a  zero;  e  se  di  più  per  w=co  questo  integrale,  considerato  per 
ogni  valore  di  t  diverso  da  zero  e  compreso  fra  a — a  e  h  — a,  ha 
un  limite  determinato  e  finito  y  (a  ,  t)  che,  come  funzione  di  t, 
fuori  del  punto  ^=^0  è  anche  continuo  e  ammette  una  derivata 

parziale  ^'  finita  e  atta  all'integrazione  anche  fra  a — a  e  h — a, 

allora  y(  —a  ,  -|-0)  e  y  (a  ,  -f-O)  avranno   certamente  un   signi- 

rt.  . 

ficato  determinato,  e  si  avrà  lim.  /    )9  (f,7.,/2„)— -^■|(cZ^=y(a,-fO) 

per  t  positivo  e  lim.  /     1 9(^ ,  a  ,  AJ  —  ~  (  dt^=-  y(  a,  —  0)  per 

t  negativo,  per  modo  che  si  potrà  intanto  esser  certi  che, 
considerata  per  ogni  valore  speciale  di  a  fra  a  e  &  (  a  e  />  al 

più  esci.),  la  funzione  0(^,  a  , /«„) — .^'  figurerà  come  una  delle 
funzioni  'f  (.r  ,  ]i)  del  cap.  Ili . 


3P2 


Ne  segne  evidentementp  elio  so  la  funzione  ^f.y.Ji,,)^  oltre  ad 
avere  le  indicate  proprietà,  gode  anche  dell'altra  che,  considerata 
per  ogni  valore  speciale  (ma  qnalnnque)  di  a  fra  a  e  b,  tranne 
tutt'  al  più  pei  punti  estremi  a  e  b  e  per  v>n  gruppo  di  punti 
finito  o  infinito  ma  di  prima  specie  fra  a  e  &,  la  funzione  •/(a,^, 
come  funzione  di  t  fra  a  —%  e  b  —  a ,  ammette  sempre  una 
discontinuità  (che  sarà  necessariamente  ordinaria  )  per  ^=0, 
allora  la  indicata  funzione  9(^,  a  ,  h,.)  condurrà  sempre  a  una 
rappresentazione  analitica  delle  funzioni  f[x)  che  fra  ae  b  sono 

atte  alla  integrazione  insieme  alla  funzione '  '^^ 

7.(^,+0)— />,-oy 

e  questa  rappresentazione  analitica  varrà  pei  soliti  punti  a  fra 
n  eb  pei  quali  sono  soddisfatte  le  coadizioni  del  §.  39,  e  sarà 
della   forma  : 

r       6(j-— a,a,/jo)— -^y(a,a;_a)  co    r 

Ja  -/(T  ,  +0)  -x(.r  ,  -0)  +- j/^^^y(,7qpo)ZTJ^— 0)^P 

Questa  osservazione  generale ,  di  cui  in  sostanza  già  fa- 
cemmo una  speciale  applicazione  pel  teorema  del  ^.  64,  ci  sem- 
bra di  importanza  grandissima  ,  poiché  ,  preso  arbitrariamente 
uno  sviluppo  e  formata  la  funzione  %t ,  a  ,  h„)  corrispondente 
col  fare  la  somma  dei  primi  n  termini  dello  sviluppo  ec,  le 
condizioni  poste  sopra,  all'  infuori  di  quella  relativa  alla  discon- 
tinuità di  /(a,0  per  t=0,  saranno  ordinariamente  soddisfatte; 
e  quindi  basterà  ordinariamente  limitarsi  a  verificare  se  questa 
condizione  stilla  discontinuità  di  /(a ,  ^)  è  o  nò  soddisfatta  per 
decidere  se  il  dato  sviluppo  di  f{x) ,  o  quello  che  se  ne  deduce 
coir  aggiungere  un  divisore  '/_{x-^0) — '/(•^4-0)  sotto  gli  inte- 
grali dei  varii  termini  ec.  è  o  nò  possibile,  quando  questa  fun- 
zione f{x)  soddisfa  a  una  delle  condizioni  del  §.  39  ec. 

144.  Ed  è  degno  di  nota  che  anche  con  questi  processi 
generalissimi  gli  studi  per  la  ricerca  della  possibilità  di  svi- 
luppi di  forma  data  per  le  funzioni  in  un  certo  intervallo  (a,  />), 
quando  nei  termini  di  questi  sviluppi  la  funzione  f  {x)  figura 


323 

soltanto  a  moltiplicatore  sotto  un  integrale  che  è  esteso  fra 
a  e  h  ,  si  riducono  sempre  a  uno  studio  che  dipende  soltanto 
dalla  t'orma  dello  sviluppo,  senza  dipendere  affatto  dalla  natura 
della  funzione  f  (,r)  da  svilupparsi,  e  a  uno  studio  che  è  rela- 
tivo a  questa  funzione  e  che  si  fa  colle  considerazioni  gene- 
rali del  cap.  III. 

E    così   per  esempio ,    se    si    tratterà    di    sviluppi    della 
oc  rb 

forma  V  A„  H„  (a)  ove  A„  =    /    f{x)  K„  (x)  dx  ^  il  primo  di 

questi    studii  si   ridurrà   sempre  a    esaminare  la  serie 
ce  rf.  Gc 

V  H„  (a)  /    K„  (7.  -\-  t)  dt  (che  risulta  da  quella  data  y  A„  H„(a) 

sopprimendo  sotto  l'integrale  che  figura  in  A„  la  funzione  f{x), 
e   cangiandovi  a-  in  a-j-^,  e  i  limiti  a  e  ^  in  0  e  ^),  e  ad  esa- 

n  rt 

minare  al  tempo  stesso  la  somma  ^  H„  (a)  /    K„  (a-[-0  dt  dei 

primi    n  termini    di   questa    serie    insieme    alla    sua    derivata 
n 

V  ]^,,  (a)  K,i  (a  -|-  t) ,  onde  vedere  se  queste  tre  quantità  pos- 
J 

sano  o  nò  considerarsi  respettivamente  come  quantità  •/('/  ,  t), 

ri 

I    9  (^ ,  a, /il,)  r/^,  9  (^,  7.,  A,)  dotate  delle   proprietà  dette    sopra. 

Jo 

E   quando    queste    particolarità   si  trovino  verificate,  allora  si 

00 
potrà     afi'ermare    che  la    serie  A  (a)  -}-  S   A'„  H„  (a),  ove 

1 

Ja         /(•^.4-0)— -/(-J^,  — 0)  J^^       7>-,  +  0)-7(a;,-0) 

rappresenta    f  (7.)    per    tutti  quei  punti  7.  fra  a  e  h  pei  quali 
si  troverà   che  /'(■'' )i '/.(^i-|-*^0  e  '/(r — 0)  sono  finiti  e  continui, 


e  f(.v),  e  /(•^■i+^) — /(•**»  "f"0  soddisfano  a  ima  delle  condizioni 
del  §.  39.  ec. 

Così  pure,  trattando  per  es.  degli  sviluppi  dei  §§.  57  o  58, 
si  esaminerà  prima  se  la  serie  (0)  o  (.7),  ove  sia  soppresso  il  ter- 

mine  /  (s{f ,  a  ,  /<J  dt,  e  le  funzioni  K,„s  (.r) ,  o  i  coefficienti  p,,,, 

e  la  funzione  F(.r)  siano  presi  nel  modo  che  si  crede  meglio,  è  o 
nò  convergt'ute,  e  se  la  sua  somma  può  o  nò  considerarsi  come 
una  delle  funzioni  /(et ,  f)  qui  indicate,  per  le  quali  y(a,  — 0), 
e  -/(a,  -j-O)  sono  differenti  fra  loro,  ec;  e  nel  caso  affermativo, 
se  (come  ordinariamente  accadrà  )  si  troverà  anche  che  qualun- 
que sia  n  la  somma  dei  primi  n  termini  di  questa  serie,  per 
ogni  valore  di  t  fra  a — a  e  b  — a,  e  le  somme  (5)  o  (8),  ove  sia 
tralasciato  il  termine  's{t ,  a,  /jq),  pei  valori  di  t  discosti  da  zero 
più  di  s  ma  compresi  sempre  fra  questi  limiti  a  —  a  e  b  — a 
sono  sempre  numericamente  inferiori  a  un  numero  finito,  allora 
si  concluderà  senz'  altro  che  gli  sviluppi  (3)  o  (9)  sono  appli- 
cabili  alla  funzione  f(.r)  nei  soliti  casi  del  Gap.  Ili  ,    quando 

si   prenda  's{x  —  a  ,  a  ,  h^)  =  —  ^^'/.{^-  -^^  — ^■)i    ^   ^^    cangi 

ex 

V,  ^  ■  F(x) 

i^W  "',(., +0)-x(x.-0)"---- 

Questi  sviluppi  però,  per  la  presenza  del  primo  termine, 
non  soddisfaranno  spesso  alla  condizione  di  essere  rappresen- 
tazioni di  forma  data  della  funzione  f{x)\  ma  ciò  non  toglie 
che  essi  possano  avere  una  importanza  grandissima,  in  quanto 
possono  servire'  a  dare  per  tutti  punti  di  un  certo  intervallo 
(a,&)  una  unica  rappresentazione  analitica  di  una  funzione  f{x) 
che  sia  data  arbitrariamente  in  quell'  intervallo  (a ,  6) . 

Né  si  deve  tralasciare  di  notare  che  in  certi  casi  le  indi- 
cate verificazioni  potranno  riuscire  decisive  soltanto  quando  i 
termini  della  serie  che  si  considera  vengano  presi  o  aggrup- 
pati in  un  modo  determinato,  e  allora  la  validità  dello  sviluppo 
potrà  assicurarsi  soltanto  quando  i  suoi  termini  si  ordinino  o 
si  aggruppino  in  quel  dato  modo  . 


Di  qnosta  osservazione  del  resto  noi  ci  valemmo  già  per 
gli  sviluppi  trigonometrici  dei  §i^.  81  e  seg.;  e  può  dirsi  che 
ce  ne  siamo  valsi  tacitamente  anche  per  quelli  in  funzioni 
Jacobiane  dei  §§.  118  e  seg.,  giacché  da  tutto  il  processo  ivi 
seguito  apparisce  che  i  termini  di  tutti  questi  sviluppi  s'  in- 
tendono sempre  aggruppati  due  a  due,  riunendo  quelli  corri- 
spondenti alle  radici  coniugate  X„  o  X'^,  e  poi  s'intendono 
presi  questi  gruppi  nell'  ordine  naturale  secondo  cui  crescono 
i  moduli  di  queste  quantità  X„  o  X'„. 

145.  Aggiungiamo  inoltre  che  se  (come  appunto  avviene 
sempre  nei  casi  particolari  da  noi  studiati  )  la  funzione 
's  (  X  —  a  ,  a  ,  //„  )  che  si  ha  da  considerare  è  della  forma 
F(.r) 'l(  .r  ,  a  , /<„  ),  ove  ']>(J?,a,/i„)  è  simmetrica  rispetto  ad  x 
ed  a  a,  e  F(.r)  è  senza  infinite  oscillazioni,  ed  è  finita  continua 
e  diversa  da  zero  per  tutto  tranne  tutt'  al  più  in  punti  ecce- 
zionali, allora,  avendosi: 

si  vede  chiaro  che  se  in  questi  casi,  quando  a  non  è  un  estre- 
mo del  solito  intervallo  {a  ,  b)  ed  è  un  punto  interno  dell'Inter- 

vallo  {a  ,&'),  si  ha  lim    /  tc{x —  a,  a,/?„)  dx  =  G(a)  -f-  CI, (a),  si 

rb' 
avrà  anche  lim    /  f(x  —  a  ,  a ,  //„  )da^=  G(.r)  -f-  G,(j')  tutte  le 

volte  che  l' intervallo  d' integrazione ,  che  ora  deve  avere  nel 
suo  interno  il  punto  .?*,  non  comprende  punti  a  nei  quali  F(a) 
presenti  qualche  singolarità. 

Similmente  se  x  è  per  es.  l'estremo  inferiore  a  dell'integrale, 

rb' 
e//>x,  si  trova  che  insieme  a  lim   /  'f(a — a;,.T,/j„)f/a  =  G(.x') 

si  hn-  anche  lim   /  'f(.r — 7.,a,rt„)fZa=G(.r);  e  se  x  ò  esterno  all'in- 

n=noJx 


320 

torvallo  (aV'K  si  trova  che  insieme  a  lim    /  'f(a — x  ,  x  ,  Ji„)dv.=  0, 

7/ 

"     ec. 


/ 
si  ha    lim    /  c;(.i' — a  ,  a  ,  //„)  </  a=0 , 


14().  Del  resto  poi  è  facile  vedere  in  generale  che  se 
(  come  ordiuariamt'ute  accade)  'f(.i* — oc  ,  a  ,  Ii„)  considerata  come 
funzione  delle  due  variabili  x  e  a  è  finita  e  continua  in  un 
campo  ove  queste  variabili  possono  prendere  tutti  i  valori  da 
a  A  h,  o  almeno,  più  generalmente,  è  tale  che  per  a^c<id<^b 

rd      rd 

le  due  integrazioni  nell'integrale  doppio  /     dr  1  'f (r, a ,a ,/i„)rfa? 

possono  invertirsi ,    allora  quando    si    trovi  che    per    un    dato 
intervallo    d*  integrazione    (  a'  ,  b'  )    che    è    tutto    o    parte    di 

rb'    . 

(  a  ,  i  ),    si    ha    lira    /  'f(.r  —  a  ,  a  , //„)  (Z  x  =c  G  (a)  +  ^^(a) , 

e  hm    /  '^(.r — 7. ,  a  , //„)  fZ  a  =  H(i')  +  H,(.r),  le   due  funzioni 

G  (.r)  -|- G ,  (.r)  e  H(.r) -1- H,(.r) ,  supposte  atte  alla  integra- 
zione, o  saranno  uguali  fra  loro  in  ogni  punto  di  (a'  ,6'), 
come  nel  caso  precedente  ,  o  tutt'  al  più  differiranno  fra  loro 
soltanto  per  una  funzione  d'integrale  nullo;  e  ciò  tutte  le  volte 
che,  considerati  per  ogni  valore  speciale  di  n  separatamente,  gli 
integrali  precedenti  siano  finiti  per  ogni  valore  di  a  o  di  a? 
nell'intervallo  d'integrazione,  e  al  tempo  stesso  in  ogni  por- 
zione comunque  piccola  dell'intervallo  (a'  ,  Z*' ),  o  (a'-|-s  ,  ^' — =) 
(  s  diverso  da  zero  e  positivo  ma  arbitrariamente  piccolo  )  vi 
siano  dei  punti  x  o  e/,  pei  quali  al  crescere  indefinito  di  n  gli 
integrali  medesimi  convergono  in  ugual  grado  verso  i  loro  limiti 
respettivi  G(a)  +  G,(a) ,  R{x)  -\-  H^(.r) . 

Prendasi  infatti  una  porzione  qualsiasi  («),&,)  dell'inter- 
vallo   (  a'  ,  6'  ) ,    e    considerando    1'  integrale    doppio 


rh,      rh, 


{x  —  7  ,  7. , /<,,  )  r/ j:- ,  si    indichi    con  'J/,,,^   l'integrale 


327 

I  's{x — n.  ^ci.  Jin)dx  ^  e  si  osservi  che,  per  le  nostre  ipotesi, 

in  ogni  porzione  dell'intervallo  («j  -j  s  i  ^>\ — ^)  esisteranno  dei 
pnnti  a  pei  quali  l'integrale  (J^„,>.  considerato  per  qualsiasi  va- 
lore di  n  superiore  a  un  certo  numero  finito  ??(,  differisce  da 
G(a) -|- G|(7.)  meno  di  un  numero  piccolo  a  piacere  a.  Pren- 
dendo allora  un  valore  qualunque  di  n  superiore  a  Wq  ,  e 
immaginando  scomposto  l'intervallo  {a^-\-t^h^  —  e)  in  un  nu- 
mero finito  d'intervalli  parziali  o,  ,  o._, ,  .  .  ,  òp  ,  potremo  sempre 
trovare  in  questi  intervalli  dei  punti  a,  ,aj,.,,ay,  pei  quali  la 
indicata  condizione  sia  soddisfatta;  e  basterà  che  questi  intervalli 
sieno  presi  abbastanza  piccoli  perchè  si  possa  anche  affermare 

che  l'integrale  /  ò.i,^  r?a  differisce  dalla  somma   "V  Og 'j„  ,  .^,  e 

P   ^       ^ 
quindi  anche  dall' altra  V  òj  [G(c<s) -1- G^(as)  ]  meno  di  quel  nu- 

mero  che  più  ci  piace  o'. 

Ma  evidentemente,    se    le    o^  ,  2.1 1  •  •  i  ^/^    sono    abbastanza 
piccole,  l'ultima  somma  differisce    tanto   poco  quanto  si  vuole 

dall'integrale  /  [G(a)-1-Gi(a)]c?a;  e  d'altra  parte,  se  s  è  sufficien- 
temente  prossimo  azero,  questo  e  l'altro  integrale    /  'L,,,^.  rZa, 

differiscono  tanto  poco  quanto  si  vuole  (lai  due  /  [G(7.)-[-G|(a)]f?a, 

^^ 

({;„,^cZa;  dunque,   poiché    l'ultimo  integrale  non  è  altro  che 

l'integrale  doppio  /  da  I  z{x — a,a,/;„)fLr,  si  può  asserire 
intanto  che  il  limite  per  r«=co  di  questo  integrale  doppio   esi- 

r^h      , 

ste  ed  è  l'integrale  semidice  /  [G(a)  +  G  (a)]  do.. 


J  a 


328 

D'  altra  parto,  invortomlo  lo  iiitoì^vazioni ,  si  trova  anche 
ilio  lo  stesso  integrale    doppio    ha  per  limite  l'integrale  sem- 

plico     /  [li (.«■)-}- Hi (j')]  <^  •'■  j  tlnnque  sarà  evidentemente: 

/  ['G(r)  +  G,(.r)  ]  d  .V  =  fin{.v)  +  H,(.r)  ]  d  .r, 

fpialnnque  sia  la  porzione  che  sì  considera  {a^  ,  I>^)  di  {a'  ,  &')^ 
e  questo  dimostra  appunto  quanto  enunciammo  sopra. 

Questo  risultato  si  estende  subito  anche  al  caso  in  cui 
alcune  delle  varie  condizioni  poste  sopra  non  si  (rovino  sod- 
disfatte fra  a'  e  h'  altro  che  negli  inter  alli  che  restano  dopo 
di  avere  escluso  con  intorni  arbitrariamente  piccoli  un  gruppo 
finito  o  infinito  di  punti  di  prima  specie;  bastando  per  fare 
questa  estensione  1'  applicare  i  soliti  piocessi  con  considerare 
successivamente  il  caso  dei  gruppi  di  punti  di  prima  specie  e 
degli  ordini  0,  l\  2\  3^  .  .  ,  v— 1,  v,  ec. 


FINE   DELLA    PRIMA   PARTE 


INDICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  IN  QUESTA  PRIMA  PARTE 


Prefazione Pag.  Ili 

I.      Consìderas^ioni  generali „       1 

IL     Teoremi  'preliminari  di  Calcolo  integrale.     .     ,     „     11 

III.  Studio  sugli  integrali  che  sono  atti    a  rappre- 

sentare analiticamente  una  funzione     .     .     .     „     35 

IV.  Applicazione  dei  risultati  precedenti    agli  svi- 

luppi in  serie  di  Fourier »     9G 

V.  Altre  forme    analitiche    delle   funzioni  di   una 

variabile  reale  data  arbitrariamente  in  un 
certo  intervallo  (Serie  trigonometriche^  serie  di 
funzioni  di  Bessel,  sferiche,  e  lacobiane,  ec.)      „  119 


{) 


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r 

QA  Dini,  Ulisse 

40A       Serie  di  Fourier  e 

D5  altre  rappresentazioni  analitiche 

I  delle  funzioni  di  una  variabile 

I  reale 


P&ASci