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Full text of "Storia critico-cronologica de romani pontefici e d' generali e provinciali concili"

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262.13 

P57s 
vio 


STORIA 

CRITICO-CRONOLOGICA 

DE'     ROMANI 

PONTEFICI 

E  de  Generali  e  Provinciali  Conci!] 

SCRITTA 

I>A  D.  GIUSEPPE  ABATE  PIATTI 

Sacerdote   Veneziana 
TOMO    DECIMO, 


NAPOLI      MDCCLXVIL 

A  spese  di  GIOVANNI  GRAVIER 

Presso     Giuseppe     Raimondi 

CON   LICENZA    DE'  SUP ERIORl* 


Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2012  with  funding  from 

University  of  Illinois  Urbana-Champaign 


http://www.archive.org/details/storiacriticocro10piat 


j*   Z.      SIGNOR 

D.FRANCESCO    VARGAS 

MACCIUCCA 

Cavaliere  Gerosolimitano  ,    Consigliere    della  Reale 

Camera    di  Santa  Chiara  ,    Delegato    della 

Reale    Giurisdizione  ,     Prefetto 

dell'  Annona  ec. 


D.  GIUSEPPE      PIATTI 

Sacerdote  Veneziano  . 


I  fapientiffimi  Maggiori  no- 
ftri  fino  da  que'  felici  tem- 
pi ne'  quali  la  Letteraria 
Repubblica  pella  Copia 
de'Volumi  e  pella  aurea  Erudizione  era 
venerata  dalle  Genti,  e  con  parziale  affet- 
to dai  Monarchi  più  gloriofi  favorita  5  il 
più  delle  volte  coftumarono  di  efibire  al 
Pubblico  li  Parti  del  loro  ingegno  fot- 
to  T  ombra  di  autorevole  Mecenate, 
per  cui  ad  un  tempo  fteffo  con  laude 
fiano  accolti  dalli  Eruditi ,  e  difefi  dal- 
le dicerìe  dei  Malevoli  diretti  dordina- 

2    2  ria 


482793 


rio  da  livore  ingiufto  o  da  brutale  in- 
vidia .  Quefta  faggia  confuetudine  alla 
età  noftra  con  onore  pervenuta  parve- 
nti fempre  degna  di  encomio  e  di  ve- 
nerazione ;  talché  nel  produrre  alla  lu- 
ce le  Opere  de'  miei  privati  Stud)  an- 
co in  età  più  frefca  fempre  mi  piacque, 
con  attenta  cura  Quelli  imitando  la 
praticai  ,  e  con  pari  ofTequio  riputai 
fempre  mio  dovere  di  efeguirla .  11  per- 
chè dovendo  ora  prefentarfi  alla  luce 
il  Decimo  Volume  di  codetta  mia  qua- 
lunque fiafi  Letteraria  fatica  non  vol- 
li da  quella  allontanarmi  ;  ma  piutto- 
fto  foliecitamente  ad  effò  proccurai  chi 
con  piacevole  modo  lo  accolga  e  con 
Magnificenza  autorevole  il  protegga . 
Ciò  eflendo  non  molto  incerto  fui  e 
dubbiofo  a  chi  dovetti  offerirlo  ,  dal 
cui  Nome  ed  Autorità  condecorato  fof- 
fe  e  protetto;  poiché  le  rare  doti  «,  che 
adornano  Y  animo  Voftro  vi  rendono 
anche  ne'  Paefì  ftranieri  apprezzabile 
ed  ammirevole  ,  e  li  Maggiori  voftri 
che  fempre  furono  degni  di  laude  e 
venerazione  non  men  pella  Nobiltà 
del    fangue    che    pelle   magnanime   A- 

zio- 


*$  0» 


Zioni  onde  furono  accetti  ai  Monarchi 
delle  Spagne,  fufcitarono  in  me  impa- 
ziente defiderio  di  dedicarvelo  .  Con 
tutto  quello  però  temetti  neir  efeguir- 
lo  ,  e  mi  giudicai  troppo  ardimentofo 
ancora  nelTaverlo  concepito.  Ma  dile- 
guoffi  onninamente  il  timore,  allorché 
udii  dalla  comune  Fama  encomiata  la 
rara  voftra  erudizione  e  la  buona  Gra- 
zia onde  accogliete  chi  Vi  fi  prefenta, 
ed  apprezzate  li  Parti  della  mente  che 
Vi  fi  efibifcono:  il  che  mi  fa  fperare, 
che  il  tenue  dono  farà  da  Voi  accol- 
to con  quella  Benignità  che  è  propria 
di  Voi  e  vi  rende  a  tutti  caro  ed  ap- 
prezzabile. Quello  che  mi  animò  a  fi- 
ducialmente  offerirvelo ,  fi  fu  la  Natu- 
ra voftra  mite  ed  affabile  derivata  in 
Voi  dalla  antichiflima  Nobiltà  della 
voftra  Gente  e  dalla  avita  Gloria,  che 
da  Voi  fommamente  fi  aumentò  coli' 
aurea  Sapienza  ,  e  colla  coftante  ed 
ammirevole  Moderazione  nei  fommi  o- 
nori,  e  nella  amminiftrazione  dei  Ma- 
giftrati  piti  decorofi  della  Monarchia. 
Niente  potea  riufcirmi  più  dolce  e 
giocondo,  quanto  il  fapere  che  in  Voi 


non 


non  folo  la  mia  fatica   ma   le  Lettere 
fteflè  ancora  e  tutte  le  Belle  Arti    go- 
dono   ficuro  afillo,  e  da  Voi    protette 
fono    efficacemente  *   Imperciò    chi    di 
Voi   neir  età  noftra   è  più  pratico    nel 
privato    e    pubblico    Diritto  ?    Oh    di 
quanta   copia   di  Cofe  ,    di  Fatti  ,    di 
Antichità  è  mai  feconda  la  voftra  men- 
te !    Di    ogni   Arte   Voi    trattate    con 
franchezza;  talché  li  voftri  difeorfi  ac- 
colti fono  con  offequio,  né  in  chi   ha 
r  onore    e    contento .  di   edere    a  parte 
della    voftra  converfazione ,  può  infor- 
gere  dubbiezza  della  vafta  erudizione  e 
della  peregrina  Letteratura,  che  apprezza- 
bile vi  rendono   predò   li  Eruditi.  Ciò 
effendo  certamente  non    le  anguftie    d' 
una    Lettera    ma    Y  ampiezza    di   vafto 
Volume  acconcia  farebbe  per  celebrar- 
vi con  degno  encomio;  ma  l'aureo  vo- 
ftro  coftume  che  non  nelle  altrui  Lau- 
di  ma  ne*  Fatti  efimj    e    nelle  magna- 
nime azioni  v'  induce   a  riconofeere   la 
vera    gloria  ,    mi    vieta    di  fporre    qui 
cornai    vorrei    Y  encomio    alla    voftra 
Virtù  meritamente  dovuto.  Ben  è  ve- 
ro,  che  grilluftri  Onori    compartitivi 

dal 


dal  gloriofo  voftro  Monarca  ,  Ji  quali 
tra  li  voftri  Pari  vi  diftinguono  ed  af- 
fai più  decorofamente  vi  efaltano  5  che 
non  farebbelo  l'Opra  mia  fé  a  ciò  foffe 
opportuna  •  Nel  rimanente  chi  è  prati- 
co   delli    Annali    delle  Spagne  e  delle 
Storie  delli  Mariana  ?  Ulloa  e  Sandoval, 
e   di  altri  accurati  Scrittori  3  baftevol- 
mente    conofce    gì*  innumerevoli  Mag- 
giori   voftri    che    col    valor    militare  5 
colla  coltura  delle  belle  Arti  ,  e  colle 
generofe  azioni  illuftrarono    la  propria 
gloria    ed    accrebbero    il    decoro    della 
voftra    Famiglia  .    Del    refto    per   non 
meritarmi    la  voftra   indignazione  nell* 
atto  che    la  voftra  Grazia   e  Protezio- 
ne imploro  5  devo    contenere  il  defide- 
rio  che  a   fporre  le  voftre  Glorie  effi- 
cacemente mi  fpigne  .    Dunque  mi  ri- 
ftringo    a    pregarvi    di  accogliere  colla 
Benignità  che  è  Dote  propria  dell'ani- 
mo voftro  il  tenue  Dono  ,    e   ftendere 
in   favore    di    chi   forfè    con   foverchia 
temerità  vel  offerifce ,  Y  autorevole  vo- 
ftro Patrocinio;  e  permettetegli  di  de- 
dicarti   con  inviolabile    rifpettofo  ofTe- 
quio  al  voftro  fervigio,  e  di  venerarvi 
con  profonda  divozione, 


INDICE 

DELLE       VITE 

DE'   ROMANI    PONTEFICI 

Che  fi  contengono  in  quefto  Decimo  Tomo . 


e 


Letnente   VII, 
Paola  UL 
Giulia  UL 


p.  I 

Marcello  IL 

3*9 

85 

Paolo  IV, 

3" 

2S£ 

CLEMENTE    VII 

PONTEFICE     CCXXI. 

Anno  del  Signore  MDXXIII. 


Sec.XVI. 


Ompiuti  li  funerali  del  religiofiffimo  A- 
driano  VI.  ,  li  Cardinali    nelle  Calende 
di  Ottobre  fi   portarono  in  Conclave  ,  la 
di  cui  cuftodia  fu  raccomandata   a   Lila- 
damo  Gran  Maftro    dell'Ordine  Gerofo- 
limitano.    Tennero    torto   trattato    della 
elezione  del  Papa  e  divifi  in  fazione  vi 
oppofero  grave  difficoltà.   Li  Vecchi  era 
no    diretti    da   Pompeo  Colonna  ,  ed    i 
Giovani    da  Giulio    de  Medici  ;  poiché    eflì  Colonna    e  Medici 
afpiravano  al  Pontificato  ,  e  quefti  avea  maggior  numero  di  fau- 
tori ,  de'  quali  nel  Conclave  di  Adriano  VI.  avea  acquiftato  V 
animo  e    l'amore.    Imperciò  era  in  impegno    di  promovere    la 
propria  efaltazione,  o   almeno  quella  di  Cardinale  luo  amico  .   A 
Giulio  fi  opponea  il  Colonna,  il  quale  riputava  indegno,  che  fia 
eletro    chi  diceafi  nato    da   Padre  illegittimo  ,    fcbbene    quando 
fu  fatto   Cardinale  con  fentenza    dei   Giudici    fi   fmentl   frnia    s\ 
calunniofa  .  Li  Giovani  all'oppoflo  con  tanta  fermezza  il  favo- 
rivano che  unicamente  a  Papa  il   voleano  :   laddove  molti  de'Vec- 
chi  afpiravano  alla  dignità,  ed  erano  li  Fiefchi  ,   Farnefe,  Graffi,   del 
Monte,  e  Soderini  ;  per  il  che  l'invidia  facilmente  feminò  in   effi 
pregiudiziale  diffidio  .  Quefla  imperciò  con   ifcandalo  del  Criftia- 
nefimo  e  difonore   dei  Cardinali    Medici  e  Colonna  dilungò  cin- 
quanta giorni   la  elezione  del   Papa.    Intanto  la  fazione  del  Me- 
dici  propofe  il   Cardinale   Orfini  ,  ma   il   Colonna  che  temea  di 
quello  avvenutofi  nel    Cardinale  Medici    diffe:    Mi  farà  grato   fé 
lo  efalto  al  Pontificato  ?  A    che   rifpofe   egli  :     Se  dite  feriamente  fa» 
rò  fempre  memore  del  vofì ro*  favore  .    Imperciò   promifegli   con  Scrit- 
tura di   farlo  Vicecancelliere,   ed  il    Palazzo  fabbricato  dalla  Ca- 
fa  Medici    in  Roma .    Di  ciò    fa  menzione    il  Guicciardini    nel 
Tom.X.  A  lib. 


Divi  fione 
de'  Cardina- 
li nella  ele- 
zione del 
Papa;  ed  e- 
leggonoGiu- 
lio  de  Medi- 
ci che  è  co- 
ronato; Tuoi 
principi . 


2  Storia  de  Romani  P  ontefici . 

lib.  15.  e  foggiugne  .,  che  il  Colonna     in  vigore    di  quefte  prò 
Sec.XVI.  meffe  il  favorì.  Il  Giovio  nella  Vita  di  eflbColonna  fcrive,  che 
primamente  di  promoverlo  da  erto    ottenne  il  perdono  pel  Car- 
dinale Soderini.  Annojati  li  Elettori  del    lungo  Conclave  e   di- 
retti   da  buon  animo    fotto  il  dì   18.    di  Novembre    del  1523. 
eleffero    a  Papa  Giulio    de  Medici  Firentino     e    Vicecancelliere 
della  S.  R.  Chiefa  pervenuto    all'anno  quarantefimofefto  .    Volea 
quelli   ritenere    il  proprio  nome  ,    ma    poi    fi  appellò  Clemente 
di  quefto  nome  VII..  Ricevette    torto    nella    fua    grazia    il  So- 
derini, che  li   Padri  dai  Cartello  di  S.Angelo  ove  era  riftretto, 
introduffero    in  Conclave  ,    e    con    tutto    il    potere    erafi  oppo- 
fto  alla  di  lui  efaltazione  ,  ed  ufando  con  tutti  bontà  fi  moftrò 
a  tutti  benigno.  Il  Cabrerà    ed    il  Ciaconio    con  errore  accen- 
nano li  Cardinali  che  afiìfterono  al  Conclave.  In  fatti   dicono, 
che  Ludovico  Borbone,  Silvio  PafTerini  ,  e  Guillelmo  Enchen- 
vord  non  v'intervennero;    ma  li  Mfs.  Monumenti  Vaticani  li 
rammentano    nel  numero  del  li  Elettori.   Vogliono,  che  Bernar, 
dino  Carvajal  vi  adirti  ,  ma  quelli    era  trapalato  ;    e    rapporto 
il  Cardinale  Gaetano  che '1  dicono  membro  del  Conclave,  l'U- 
ghelli  comprova  ,  che  dimorava  in  Ungheria  .  Ricordano  aflente 
Matteo  Schiner  che  era  morto  fino  dalli  z.  di  Ottobre  ovvero 
di   Dicembre  del   1522.  Il   Palazzi  dice,  che  non  folo  il  Carva- 
jal era  prefente  al  Conclave  ,    ma  che  afpirava  al   Pontificato. 
Se  diamo  fede  al  Panvini    1'  Interregno    durò  due  mefi    e  quat- 
tro giorni  '  e  Gerolamo  dal  Negro    dice  :   „  Mentre    fi  compi- 
„  rono  li  giorni  della   Pentecorte    cioè    dopo  cinquanta  giorni  , 
,,  feendette  nel  Conclave  lo  Spirito  Santo  ,, Ma  il  Let- 
tore   deve  crederli    uniformi  .    Imperciocché    quegli    defume    il 
principio  dell'  Interregno  dalla  morte  di   Adriano  VI.  fucceduta 
nelli   4.  di  Settembre;   e  quefti  dal  giorno     in  cui    li  Cardinali 
fi  chilifero  in  Conclave:  e  fu  le  Calende    di  Ottobre  ;    ciò  ef- 
fendo    dopo    cinquanta  giorni    feendette     lo  Spirito  Santo    nella 
mente  di  quelli.  Arebbe  il  Vettorelli  detto  bene ,  fé  averte  po- 
tuto conferire  1'  afferzione  del   Negro  coi   fentirpenti  del  Conti- 
nuatore  del  Fleury  ,  afferente  che '1   Conclave   li   prolungò   a  due 
e  più   Mefi.  Il  Negro   dice:   ,,  In  quefta  mattina    alle  ore   16. 
,,  la  cofa    fi  pubblicò    pronunciato    il    nome    di  Clemente  VII. 
,,   Io  l'ho  veduto  portare  nella   Bafilica    di  San   Pietro    accorri- 

„   pagnato  dai   Cardinali    ,, Da  ciò  fi  raccoglie  ,    che 

Clemente  VII.  è   fiato  eletto  nelli    18.    di   Novembre  ,    ovvero 
nella  notte  precedente  in  cui  dordinario  fi  fa  lo  Scrutinio,  e  li 

Car- 


Storia  de  Romani  Pontefici .  3 

Cardinali  nel  giorno  confermano  la  elezione    e  vertono    l'Elet- 
to delli  ornamenti   Pontificj .    Clemente    diede    le   Pillole  Enei-     ^ic.  XVI. 
eliche  all'  Imperatore  ed  al   Re  di  Francia    lignificando    loro     la 
propria  efaltazione  e  fono  recitate  dalli  Oldoini  e  Rinaldi .    Vo- 
gliamo tralcrivere  porzione  della  diretta  ai  Re  di   Francia  ,  con 
cui  lo  aflicurò  della  buona  fua  grazia  ,  ed  il  pregò    di    deporre 
la  fofpizione  concepita  :  Carijfimo  abbiamo  creduto    dovere  no/ìro    di 
efporre  le  anzidette  co/e  alla  tua  eccellentijjima  Maeflà  diretti  da  amo» 
re  ;  perchè  ficcome    tu  fei  fempre  flato  giocondo    al  Vicario    di    Cri/io  t 
così  puoi  rallegrarti  della  no/ira  affun^ione  ,  che  farà  comune    a  tutti  . 
Imperciocché  la  Maefìà  tua  troverà  un  Pontefice  ,  che  con  follecitudtne 
farà  attento  per  promovere    la   pace  e  felicità    dei   Re    e  Princìpi  Cri* 
fìiani ,    la  conferva^ione  e  rifìabilimento    della  Religione    contro  il  crii* 
dele   Tiranno  y  ne   mancherà    a  ciò    che    alla  tua  gente    appartiene  per 
quanto  gli  verrà  da  Dio  permejfoy  e  la  Maefìà  tua  colla  f peri  e  n\a  co» 
nofeerà  .   Data  nel C  anno  1523.  prima  della  Coronazione  .   Le    Piflcle 
furono  grate  al  Monarca  .  Del  refto  appena  quefti  e  Cefare  in- 
tefero  la  efaltazione  di  Clemente  ,  deputarono  Ambafciadori  per 
adorarlo  e  configliarlo  a   favorirne    li   refpettivi   negozj .  Rifpon- 
dette  egli,  che  farebbe  Padre  comune,  e  fi  efibì  loro  paciere  fe- 
condo   che    verrebbegli    conceduto    dall'  Appoftolico    miniftero. 
Tale  indifferenza    riufeì  molefta    a  Cefare    che    per  le  neceflìtà 
de'  pafTati  tempi    e    perchè  avea  favorito  la    di  lui  efaltazicne, 
fperavalo  protettore  parziale  dei  proprj   intereffi:  per  il  che  do- 
po alcune  efpreflìoni  di  gaudio    il  pregò   di  oflervare    V  alianza 
fatta  dai  fuoi  Anteceffori  pel  vantaggio  d'Italia  contro  li  Fran- 
cefi  .  A  che  ripigliò  Clemente  ,  che  fé  nella  vita  privata  favo- 
rì le  di  lui  parti ,  ora  innalzato  al  Soglio  Pontificio  dovea  qua- 
le  Padre  comune    cercare    il  bene    di  tutti  ,    Arrivò    il  giorno 
desinato  pella  Coronazione,  e  fi  fece  con  pompa  non  mai  vedu- 
ta nell' addietro  ;  né  mai  li  Romani    concepirono    fperanze    piìt 
floride  del  decoro  e  vantaggio  della  Chiefa  .  Nel  dì  16.  di  No- 
vembre intanto  fecondo    il   Panvini    ed  Ughelli  Clemente  VII. 
ricevette  folennemente  le  infegne    del  Pontificato .    Quefti    dice 
così  :  ,,  Il  fatto    è  riferito  dai  Monumenti  Mfs.    che  io  pofTe- 
„  do;  fotto  il  dì  16.  di  Novembre  verfo  le  ore  ventuna  e  mez- 
,,  zo  nell'atrio  della  Bafilica  delli  Appoftoli   fu  coronato,,.   Il 
Rinaldi  accennalo  diverfamente: ,,  Fu  adornato  della  fagra  Tia- 
„  ra  con  folenniflimo  rito  nelli  27.  di  Novembre  „  .    La  di- 
vertita   del  parere  proviene  dai  Libraj . 

A     2  IL 


4  Storia  de  Romani  Pontefici . 

— IL     Clemente   nel  principio   del  1524.   avea  mandato  Legati 

Sec.  XVI.    a  cefare  ed  ai   Re  di  Francia  ed  Inghilterra  per  pacificarli  ,  o 
Tratta  del- a^meno  indurli  a^a  tregua,  talché  agiatamente  poffa  trattarli  di 
la    pace   di  pace  .  Il  Monarca  Francefe  acconfentiva  alla  tregua    di  due  an« 
Carlo  V.  e  ni  ,  e  pregavalo  di  ftipulare  la  pace    che    difperava    di  ottenere 
Francefco  I.  con  onefte  condizioni.  Diflegli  il  Papa  colle  Piftole  del  di   io. 
ma   inutil-  ^  Aprile,  che  difliperà  le  diicordie,  le  quali  opprimevano  la  Cri- 
?fntL  a^  ftiana  Repubblica  e  che  favorirà  li   Principi    con  paterno  amo- 
alla   Dieta    re*  ^a  Cefare  riprovava  efla  tregua  e  dicea,    che '1  Re    col  dì 
lei  mezzo  procacciavafi  opportunità  di   preparare    cruda  guerra  j 
non  ricufava  però  la  pace.  Il   Re  d'Inghilterra  retto    dalli  am- 
biziofi  configli  di  Tomafo  Volfeo  Cardinale    di  Yorck  non  ap- 
provava  le  condizioni  efibite  dal  Papa    ripetendo    il  Dritto    de' 
fuoi  Maggiori  nella  Francia  .  Intanto  le  faccende  di  Cefare  eb- 
bero buona  piega  ,  e  quelle  di   Francefco  precipitarono  :   imper- 
ciocché la  Fortezza  di  Fontarabico  in  Navarra  cadde    in  potere 
dei  Spagnuoli  •  pel  rigore  del  verno  perì  buon  numero  di  Fran- 
cefi*  Cremona  fi  coniegnò  a  Cefare;  ed  effi  Francefi    dopo  al- 
cune   battaglie    mercè    li    tradimenti    dei    Svizzeri    e    debolezza 
della  Cavalleria  furono  coftretti  di  ripaflare  le  Alpi .  Novara  , 
Lodi  ,    ed  Alexandria    che    eglino  prefiedevano ,  cadettero  nelle 
mani  delli  vittoriofi  .  Intanto  Ferdinando    d'  Auftria  fratello    di 
Carlo  V.  che  in  Germania  facea  le  veci  dell'Imperatore,  fignificò 
a  Clemente  VII.,  che  avea  intimato  la  Dieta  in  Norimberga,  e 
primamente  con  Lettere  indi  col  mezzo  di  Oratore    lo  aflìcurò 
di   impiegarfi  in  difefa    della  Cattolica  Fede    e    della  Sede  Ap- 
poftolica.   Il   Papa  quando    intefe  ciò,   mandò  a   Norimberga    il 
Cardinale  Lorenzo  Campeggi   Bolognefe  infigne  per    integrità  , 
fapienza  ,  ed  erudizione  ;    ed    il  raccomandò    a  Garlo   V.    colle 
Piftole  delli   17.  di  Gennajo   recitate  dal   Rinaldi  al  num.  2.   ,  e 
pregollo  di  proteggerlo.   Dovea  il  Legato   configliare  li  Principi 
ad  abbandonare  Lutero  né  permettere,  che  l'empia  dottrina  fia  di 
nuovo  ad  efame  ridotta  ;  aggiugneva  divoti   {limoli  a  Cefare  per 
cuftodire  la  Cattolica  Fede,   venerare  il  divino  culto,  e   vieta- 
re ai    Principi  di  Germania  il  favore  di   Lutero  già   proferitto. 
Li   Principi   e  lo   fteflb   Arciduca  ufeirono  incontro  al   Cardinale 
avvicinatofi  alla  Città,  ed  il   pregarono  di  non  entrarvi  colle  ceri- 
monie praticate  coi  Legati  Appoftolici  per  evitare  l'infulto  del- 
la  plebe  Luterana  .   Il   perchè  entrò  con  eflì   Principi   e  fi  portò 
all'  ofpizio  fenza  Clero  e  Croce .  Gerolamo  dal  Negro  nella  Pi- 
Pi- 


/ 


Sec.  XVI. 


Storia  de  Romani  Pontefici .  5 

Itola  27.  dice  ,  che  fu  accolto  con  onore  ,  e  che 'l  Duca  di 
Saflonia  partì  improvvifamente  .  Il  Coeleo  aggiugne,  che  nella  Die- 
ta fi  recitarono  due  Orazioni  ,  una  dal  Velcovo  Scarenfe  Ita- 
liano ,  l'altra  dal  Legato,  il  quale  con  atteggiamento  affai  grave 
pregò  li  Principi  di  opporli  a  Lutero  che  macchinava  fedizio- 
ne  conerò  la  Chiefa  ed  Impero.  Indi  efpofe  loro,  che  la  Scric- 
tura  dei  cento  gravami  efibita  al  Papa  era  iniqua  ;  né  potea 
effo  Papa  concedere  il  richiedo  ;  nel  rimanente  li  aflicurava  , 
che  non  era  lontano  dal  fare  ciò  che  farebbe  onefto*  e  li  efor- 
tò  ad  armare  contro  il  Turco  nimico  della  Religione.  L'Ora- 
tore di  Cefare  fi  querelò,  che  non  fiali  efeguito  il  Decreto  di 
Worms;  ed  eglino  differo,  che  dovea  pregarli  il  Papa  e  Cefare 
di  convocare  quantoprima  in  Germania  libero  e  Generale  Con- 
cilio ,  dal  quale  fieno  definite  le  controverfie.  Si  preferifle  poi 
nelli  11.  di  Novembre  altra  Dieta  in  Spira  ,  in  cui  fi  delibe- 
rarebbe  1'  opportuno  per  la  convocazione  di  elfo  Concilio  ;  e 
farebbono  efaminati  da  Uomini  prudenti  li  cento  gravami  di 
Germania  e  li  Libri  di  Lutero  e  dei  Novatori  ,  talché  riprovati 
li  erronei  o  fcandalofi  fi  ricevano  li  retti.  Intanto  addattandofi 
alle  condizioni  de'   tempi   fi  offervarà  il   Decreto  di   Worms  . 

III.     La  Dieta  promulgò  varie  Leggi    nelli   18.    di  Aprile  ,  jP6"2^  c 
che  fommamente  fpiacquero  al  Pontefice,   perchè   li  Principi   non       provati 
veneravano  li   Dogmi   infegnati  da  Crifto    e    dalli   Appoftoli  ,  e  ^  papa)a 
confermati  dai   Santi    Padri  ed   Ecumenici  Concilj;   e  vollero  al-  cheinduce  li 
tra  volta  efaminarli   predando  adito    ai   Sediziofi    di    fpargere    il  Re   di   In- 
veleno  fino  alla  convocazione  del   Concilio;   ed  ammonì   Cefare  ghilterra   e 
di   non   permettere   la    Dieta  di   Spira   né   defraudare  la  Sede  Ap-  di  Francia, 
poftolica  della  decifione  del  li  affari   di  Religione  ;   fi  lagnò  anco, 
che  li    Principi  fedotti  dalli  allettamenti   dell'empia  dottrina  non 
attefero  alli  Decreti   che   vietarono  di  richiamare  ad  efame  li  Scrit- 
ti di  Lutero  condannati   dalla  Sede  Appoftolica  ,    la  quale  ordì- 
nò  di  darli  alle   fiamme  .  Conofcea   il    Pontefice,  che  li   Princi- 
pi fedotti    da  Lutero    erano  difpofti    a   foftenerlo    meditando    di 
ricirarfi    da  Cefare;    a  cui    diede    gravi   Piftole    efortandolo    di 
proteggere  la  Fede  Criftiana  e  di   redimire   la   Imperiale  autori- 
tà   nel  primiero  vigore  :    furono  date    in   Roma    nel  dì    17.    di 
Maggio  .  Carlo  afcoltò  con   divozione    li   configli    del   Papa  ,  e 
con   Lettere  fcritte  in   Cartiglia   non   folo  proibì   la  Dieta   in  Spi- 
ra, ma  ancora  annullò  li   Decreti   di  quella  di    Norimberga  ;  in- 
terdiffe  di  formare  legge  in  materia  di  Religione  fenza  l'aflen. 

fo 


Decreti  di 


/ 


5  Storia  de  Romani  Pontefici . 

=^rt^=  fo  del   Papa  ,  e  comandò  la  oflervanza  del  Decreto  di  Worms  ; 
Sec. XVI.    jn   f0Tir^a  Clemente   foddisfece  al  dovere   di   zelante  Paftore  per 
impedire   li   progredì    della  Erefia.    Comunicò    per  tanto    al  Re 
d'  Inghilterra  ,  e  pregollo  di  foftenere     la   Fede    di  cui   godea    il 
nome    di    Difenfore  .    Ammonì    anco    il    Nunzio    d'  Inghilterra 
dell'  infauflo  progreffo  della  erefia  di    Lutero  ,  e  che  li  Principi 
di  Germania  deprezzaci   li   ordini   di  Carlo    V.    intimarono  altra 
Dieta  in  Spira  pelli  undici  di   Novembre,  in  cui   li  Ecclefiaftì- 
ci   e  Laici   doveano  difporre  delli  affari  di    Religione  ,  quaficchè 
appartenga  alla  Germania  il  deciderne:  che  que*  popoli  difprez- 
zano  del  pari  la  Maeftà  di  Dio  e  di  Celare  ,    nella    di  cui  af- 
fenza  li   Principi   ed  Ordini  dell'  Imperio    trascurano    il  Decreto 
di  Worms.  E  perchè  in  Inghilterra  eralì  fparfo  rumore,  che  ei 
abboniva   il   Sinodo  Univerlale  quafi   timorofo    della  autorità   di 
quello  ,  gli  difle  ,  che  avendo  occafione  di   farne  parola  afferifea, 
che  ei   non  abborrifee  d' intimarlo,  purché   fia  diretto  al   fine  per 
cui  dalla  Chiefa  è  flato  iftituito  ,    né    temea    per  divina  bontà 
di  elTere  deporto  dalla  Sede  Appoftolica  ,    a  cui    era  flato  pro- 
moflb  con  retto  ordine .    Indi    fi   lagnò    col   Re    di   Francia    del 
Decreto  di   Norimberga,  e   ne  implorò  l' ajuto     in  favore    della 
Chiefa  per  foftenerla  in  vigore.  Imperciocché  quegli   era  atten- 
to ,  che  la  dottrina  di  Lutero  non  penetri  nel  fuo  Regno  e  vi 
fi  confervi  la  purezza  della   Religione,  ed  avea  decretato    gafti- 
ghi  a  chi  fi  oppone  ai  retti   Dogmi .   Per  la  qual  cofa  Clemen- 
te con  tenera  Piftola  lo  encomiò  e   gli  dice  :   Non  ebbe  duopo  la 
tua  Pietà  della  no/ira  efort  azione  •    per  il  che  dobbiamo  noi    accompa- 
pagnarla  col  dovuto  elogio  ;  quello  che  da  te  fu  fatto  ed  è  lodato  dalla 
fama  ed  approvazione  comune  ,   fempre  s'indirizzo    da  te    alla  maggior 
gloria  di  Dio  ed  all'  onore  delle  divine  co/e  •  talché    niuna  voce  d  em» 
pietà  niuno  furore  di  erefia  s*  introduca  nel  tuo  fioritijfimo  Regno  .... 
Il  Legato       IV.     Intanto    pria    che    fia  giunto    in  Germania    il    Decreto 
celebra    in  Cefareo  il  Legato    attento    ai  bene    della  Religione    col  favore 
Ratisbona     dell'Arciduca  Ferdinando  ,  Cardinale  Arcivefcovo    di    Salisbur- 
Provinciale  gQ  ^  Duchi    di  Baviera  ,  Vefcovo    di  Trento  ,  Amminiftratore 
Sinodo .        della  Chiefa  di  Ratisbona  ,  e  dei  Procuratori    dei   Vefcovi    di 
Bamberga  ,  Spira,  Argentina,  Augufla  ,  Coftanza  ,  Bafilea  ,  Fri- 
fi  nga  ,  Breffanone  ,  e   Paflavia  convocò  in  Ratisbona  grave  Adu- 
nanza ,  a  cui  quefti  intervennero  ,    e  vi  decretarono    1'  alianza 
di  Religione  fotto  il  dì  6.  di  Luglio.  Stabilirono  pure,  che  il 
Vangelo  fi  promulghi  uniformemente  alla  dottrina  de'  Santi  Pa- 
dri: 


Storia  de  Romani  Pontefici .  7 

dri  :  li  Predicatori  fieno  approvati  dai  Vefcovi  :  nella  ammini- 
ftrazione  dei  Sagramenti,  celebrazione  della  Meffa  ,  digiuni  ,  ora-  Sec.  XVI. 
zioni  ,  offerte  fi  ofiervino  li  antichi  riti  :  ai  Sacerdoti  e  Mo- 
naci è  illecito  il  Matrimonio:  li  Libraj  non  pubblichino  Scrit- 
ti fé  non  fieno  fiati  feriamente  efaminati  :  li  Scolari  di  Wir- 
tetnberg  fudditi  delli  alianti  alla  Adunanza  nel  corfo  di  tre 
Mefi  fiano  richiamati  ,  né  loro  fi  permetta  di  ritornarvi  ,  e  li 
violatori  del  decreto  fi  privino  della  eredità  ed  inabili  fiano 
a  confeguire  beneficj  ed  il  Magiftero  :  il  Luterano  profcritto  da 
un  Principe  fia  ancora  da  tutti  .  E  perchè  fi  riceva  il  Decreto, 
il  Legato  promulgò  prolifla  Coftituzione  che  contenea  trenta- 
cinque capi  di  riforma  del  Clero  e  l'abolizione  di  molti  abufi, 
e  promettea  quella  della  Romana  Curia  .  Li  Principi  prefenti 
ne  preferifiero  P  efecuzione  •  fi  legge  nel  tom.  14.  della  Edizio- 
ne del  Labbè .  Li  Eretici  quand*  ebber  notizia  dell'operato,  in 
Luglio  convennero  in  Spira  ;  e  poiché  erafi  ordinato  P  efame 
dei  libri  ,  formarono  certo  Scritto  dedotto  dai  confulti  delle  va- 
rie Città  ,  e  lo  efibirono  a  tutti  in  nome  della  Generale  Adu-  1*. 
nanza  di  Spira.  Imperciò  deputarono  chi  dovea  trafeerre  certi 
Capi  di  Religione  ed  efporre  alla  Dieta  il  proprio  fentimento. 
Del  refto  coftoro  promoveano  la  diftruzione  della  Cattolica 
Religione,  di  cui  erano  nimici. 

V.     Mentre  Lutero  fpogliò  con  difprezzo    la  Cocolla    e    con     Conferma 
effa  il  roffore  e  verecondia,  Dio  fufeitò    in  Italia  Uomini  Ap-  1'  Iftituto  ^ 
poftolici    e    furono  Giampietro   Carafa    Napolitano    Vefcovo    di  £^   Cnenci 

Chieti  ,  e  Marcello  Gaetano  Tiene  Vicentino,   li  quali    proccu-  ,  ea'nI  >  e 

1      dt  j  „.  *     1  />  «•  >  1  n     •  1        .  beatincaLo- 

rarono   la   Ritorma  delli   Ecclefiaitici  ,  ed    erano  Itati  avvalorati  renz0    q1{1. 

nella  pia  intenzione  da  Papa  Adriano  VI.,  la  di  cui  immatu-  ftiniani . 
ra  morte  impedì  di  ridurre  ad  effetto  quello  che  erafi  nudità. 
to  .  Per  tanto  Clemente  intefone  il  propofito  con  Diploma  da- 
to nel  dì  24.  di  Giugno  del  1524.  che  comincia:  Ex  poni  no» 
bis....  permife  ad  effi  confervato  l'antico  abito  fotto  titolo  di 
Cherici  Regolari  di  fare  li  tre  voti  di  Povertà  ,  Caftità  ,  ed 
Obbedienza  ,  di  vivere  in  comune  fotto  il  governo  dei  Superiori, 
di  formare  le  Coftituzioni  ed  effere  a  parte  dei  Privilegj  de'Che- 
rici  Regolari  •  ed  il  tutto  avvalorò  con  altro  Diploma  delli 
7.  di  Marzo  del  1533.  C'°  eflendo  quelli  nelli  14.  di  Set- 
tembre ferono  la  folenne  Profeflìone  nelle  mani  di  Giambarti- 
fìa  Bonziani  Vefcovo  di  Caferta  e  Datario  Appoftolico  ,  ed 
cleflero    a   Prepofito  Giampietro    Carafa    che    effo    Bonziani    in 

no- 


8  Storta  de  Romani  Pontefici; 

:.  nome  del  Papa  confermò.   Il   Carafa    per  defiderio    di    folitudì- 
Sec.  XVI.    ne  rjnunzjò  la  Chiefa  di   Chieti  ,   ricusò    quella    di  Brindili  ,    e 
profefsò  l'Iftituto,  fé  diamo   fede  aiCaraccioli.   PaolollI.il  prò- 
molle  alla   Sagra    Porpora  ,   e  con   nome  di   Paolo   IV.  la  Santa 
Romana  Chiela  amminiftrò  .  Sotto  l'anno  corrente  ancora  Clemen- 
te a  petizione  del    Doge  di  Venezia  prelcrifle  ferio    efome  dtrlle 
virtù    e  prodigj  di  Lorenzo  Giuftiniani   Patriarca    di   Venezia  * 
lo  onorò  col  nome  di   Beato,   e   perniile,  che  fia  efaltata  la    di 
lui   Immagine    e   venerata  con  Ecclefiaftico   Rito  la    rimembran- 
za .  Lorenzo  morì   nelli  8.   di  Gennujo    del    1455.    dell'età  lua 
fettantefimo  quarto .   Del  cadavero    di  lui    altercarono    li   Cano- 
nici   della    Patriarcale    con     quelli    della    Congregazione    di    S« 
Giorgio  d' Alega,  li  quali  faceano  valere  la   di  lui  ordinazione. 
Agitandofi  1' affare  fu   riporto   il  Depofito  nella  Sagreftia,  che   non 
tramandò   cattivo  odore  febbene    era   morto    di   putrida  febbre   * 
dopo  felfantadue  giorni    fi    feppellì    nella   Patriarcale    coìl' onore 
dovuto  ai  Santi.  La  di   lui   Vita     deicritta    da   Bernardo  Giusti- 
niani  di  lui  nipote  è  recitata  dal  Surio  nel  tom.  1.    e    dai  Boi- 
landifti  alli  otto  di  Gennajo. 
Promove  la       VI.     Intanto  Carlo  V.  ed  il  Re  d'Inghilterra  difpofero,  che 
pace  di  Ce-  \\  Duca    Borbone    Conteftabile    del    Rtgno    di    Francia    il  quale 
lare  e  delli  avea  cofpirato  contro   la    Patria  ,  invada    la     Provenza    che    per 
.        .5""  certo  diritto  gli  apparteneva.  Celare  nel   tempo  ftefìTo  afTalireb- 
shilterra        ^e  ^a   Francia  j    e^    ^   ^e  d'Inghilterra    fomminilìrartbbe    fo^do 
per  la  guerra  ,    ed  occuparebbe    qualche   Provincia   Francefe.    Il 
Borbone   intanto  colle   truppe  di  Celare  entrò    in    Provenza  ,    e 
s'impadronì   di  Tolone  e  di    Aix  ,   e  mentre  meditava  di   pene- 
trare nel  Regno  ,  dai  Cefarei  ai  quali    non  era  ben  affetto  ,  fu 
configliato  di  attediare  Marfiglia  ,  da  cui  dopo  40.  giorni  fi  ri- 
tirò   e  con  frettolofo  cammino    ritornò    in   Italia  .    Il   Pontefice 
dubbiofo  di   tanti  apparati  di   guerra  comecché  defiderava  la  pa- 
ce dei  Griftiani   per  muovere  l'armi  contro    li   Turchi    e    diffi- 
pare  la  Erefìa  che  dilatavafi    in  Germania,  dettino  l'Arcivefco- 
vo  di  Capoa  con  titolo  di   Legato  a  Cefare  ed  ai   Re  di   Fran- 
cia ed   Inghilterra  ,  efortandoli  alla   pace  neceffaria  pe'  vantaggi 
del  Criftianefimo.  Diede    ancora  Lettere    di    configlio    al  Duca 
di   Savoja    ed    alla   Madre    del   Re  Criltianiflimo    pregandoli    di 
promovere     la    pace  .    Intanto    mutarono    afpetto    li    affari    di 
quello    che    infeguì    l' efercito    di  Cefare    febbene    era  inoltrata 
la  ftagione ,  e  circa  il  fine  di  Ottobre  riacquiftò  Milano  ed  al- 
tre 


Storia  de  Romani  Pontefici.  p 

tre  Città .  Si  credette  ,  che  diverrebbe  padrone    del  Ducato  ,  e    - 
per  ventura  farebbevi  riufcito ,  fé  aveffe  sfidato  quello    a  batta-    Secavi. 
glia  che  era   molto  avvilito.    Ma  trattenutoli    per  alcuni   giorni 
:n   Milano  Carlo  fi  rinforzò  prefTo  Pavia  e  Cremona  ,  e  tentò 
di   riacquiflare  il  perduto.   Il   Re  conduffe  1' efercito    nel  dì   2.8. 
di  Ottobre  a  Pavia  ne  proccurò  1*  efpugnazione  ,   e  febbene  era 
fpihoia    non    1'  abbandonò  .     Intanto    invaghito    del    Regno    di 
Napoli  deftituto  di  forze  ,  o  per  impedire    a  Carlo    il  ioccorfo 
di   Pavia    dettino    altrove  parte  delle  truppe  .  Il   Pontefice  con- 
figliò  Carlo  V.  che  era   in  Ifpagna  alla  pace  ,  e  gli   fignificò  ,  che 
mandato  avea    al  Re  Francefco  Gianmatteo  Gitarti   Vefcovo  di 
Verona  per  indurvelo .  Ma  perchè  quelli   afpirava    al  Regno    di 
Napoli  e  per  la  via  dello  Stato  Ecclefiaftico    tenuta    dai  Tede- 
schi andò  ad  incontrarli,   il   Papa  fé  gli   fi  oppole ,  e   mercè     il 
Giberti  tentò  di  diftorlo    dal  penfiero.    Con   Lettera    fcritta    al 
Viceré  Lanojo  ed  al  Marchefe  di   Pefcara  fi  querela    della  poca 
gratitudine  ai   proprj   beneficj  •    ma  eglino  con    voci  poco  rifpet- 
tofe  giunfero  a  dire  che '1  riputavano  nimico  di  Celare  ufurpan- 
do  il   detto  della  Scrittura  :    Qui  non  ejì  mecum    contra  me  eft  .    Il 
Bellaj    e   Giovanni  Capella   vogliono  ,    che    Clemente    configliò 
Francefco  alla  fpedizione  di   Napoli  ;    ma  il  Guicciardini    ed  il 
Vefcovo    di   Metz  accennano  5  che  lo  efortò    a  non  dividere    le 
forze  ed   impadronirfi   dello  Stato  di   Milano   prima  di   affalire  il 
Regno  di    Napoli.  Gli   preftò  però  ajuto  ,    e  proccurò  la  pace, 
a  condizione    che    il    Ducato    di   Milano    divilo    dai    Regno    di 
Francia  fia  conferito  al  fecondo  di  lui  Figliuolo  ,  e  ne  riferbò  il  fupre- 
mo    diritto  all'  Imperatore  :   di  che   abbiamo  Lettere  del  Sadole- 
ti   date  al  Nunzio  nella  Corte  di  Cefare  ;    alle  quali    è  unifor- 
me  il  detto  del    Vefcovo  di    Mtrz. 

VII.     CommoiTo  il  Re  di  Francia  da  tali   cofe  ,  e  perchè  il  Papa     Striglie  a- 
non   volea   permettete  alle  di   lui   genti   la   invafione  di   Napoli,  u^l*  £C° 
né  la  via  per  lo  Stato  Eccleftaflico  ,  comandò    al  Duca    di  Al-  cja     e  ce. 
bania  di    retrocedere;    febbene    per  opera    di   Bonivet    eleguì    1'  fare    fé    ne 
imprefa.   Li   Francefi   fi   avvicinavano    a   Roma,    ed   il    Papa  da  lagna. 
neceflìtà  indotto  pubblicò   l' alianza  contratta  col    Re  Francefco. 
Il   Legato   Appoftolico  efibì   a  Cefare  li   patti.    Quelli  che    non 
credea   di  effeie  abbandonato  dal   Papa  ,   mofib  dalla  novità  dif- 
f e ,  che  ei   inrimò  guerra  al    Re  di   Francia   indotto    non   da  odio 
o  ambizione   ma  dal   comando  di    Papa  Leone  X.   Soggiunie,  che 
elfo  Leone  per  configliò  di  Clemente  allora  Cardinale    de  Me- 
Tom.X.  B  di- 


io  Storia  de* Romani  Pontefici. 

■Si  ^ici  credette  neceffario ,  che'l  Re  di  Francia  non  poffegga  Sta- 
Sec.XVI.  t0  in  Italia  ;  che  Clemente  poco  prima  della  morte  di  Adria- 
no fu  autore  della  alianza  contratta  colla  Corte  di  Roma .  Per 
tanto  non  dovea  eflere  abbandonato  da  chi  era  (lato  ridotto 
nelle  prefenti  contingenze.  Dicea  di  averne  con  efficaci  mezzi 
promofso  la  esaltazione  alla  Sede  Appoftolica  ,  e  fperava  col  di 
lui  ajuto  di  ftabilire  la  libertà  dell'  Italia  .  Attendea  nullameno 
foccorfo  da  Dio  nella  propria  caufa,  (ebbene  era  bruttamente  ab- 
bandonato dal  Papa  ;  e  conteftò ,  che  non  volea  ritirarli  dalla 
imprefa.  Il  Legato  volea  foftenere  ,  che  Clemente  efsendo  Padre 
comune  non  dovea  favorire  uno  più  dell'altro.  Già  ei  avealo 
più  volte  ammonito,  che  nella  nuova  Dignità  non  potea  aderi- 
re al  defiderio  di  alcuno  ;  lo  avvertì  di  non  fpedire  efercito  in 
Provenza  e  di  non  provocare  il  Re  a  calare  in  Italia;  che  nel 
territorio  di  Piacenza  affrettò  la  Spedizione.  Il  Papa  trattò  col 
Lanojo  configliandolo  alla  pace  ovvero  tregua  col  Re  ,  da  cui 
arebbe  ottenuta  con  eque  condizioni  ;  ma  egli  non  curò  la  di 
lui  mediazione  moftrandoiì  contrario  ad  efsa  pace  e  tregua. 
Contuttociò  fé  preftiamo  fede  al  Belcari  ,  il  di  cui  Fratello  ac- 
compagnava il  Re  Francefco,  Clemente  occultamente  avea  con 
iti.  quello  contratto  alianza  . 
"1  eli  Vili.     Siamo  coftretti    d'interrompere    il  racconto    delle  di- 

'  feordie  di  Cefare  col  Papa  per  non  allontanarci  dalla  elatta 
Cronologia.  Dunque  nel  dì  23.  di  Dicembre  del  1524.  Cle- 
mente pubblicò  il  Giubileo  che  arebbe  principio  nella  Vigilia 
del  Natale  di  Gefucrifto  ;  ed  il  Diploma  fu  dato  in  Roma  preffo 
San  Pietro  neW  anno  della  Incarnatone  Dominica  1 5  24.  /otto  ti  dì 
23.  di  Dicembre  e  del  Pontificato  noftro  2.  Dunque  il  Pontefice  ne 
primi  Vefperi  aprì  la  Porta  che  dicono  Santa  della  Bafilica  di 
San  Pietro  ;  e  per  comando  di  lui  il  Cardinale  Farnele  aprì 
quella  di  San  Giovanni  Laterano ,  dal  Monte  quella  di  S.  Pao- 
lo ,  dalla  Valle  quella  di  Santa  Maria  Maggiore  .  Si  celebrò  il 
Giubileo  nel  fufseguente  anno;  ma  il  concorfo  del  popolo  per 
la  guerra  d'Italia  fu  afsai  riftretto .  Del  refto  il  Papa  nel  Diploma 
non  fece  parola  di  limofine;  e  perchè  erafi  raccolto  nelle  Pro- 
vincie Cattoliche  molto  foldo  ,  e  perchè  Lutero  non  inveifea 
contro  li  coflumi  della  Religione.  Ordinò  per  tanto  ,  che  per 
acquifere  il  Giubileo  li  Fedeli  recitino  cinque  volte  la  Ora- 
zione Dominicale.  Il  pubblicò  con  folenne  rito  ,  e  nel  Diplo- 
ma rammentò  più  volte  li  Decreti  di  Bonifacio  Vili. ,  Clemen- 
te 


Storia  de  Romani  Pontefici.  n 

te  VT.  »  e  di  Gregorio  IX.  in  tale  maniera:  Noi  che  colmerò  di  al»  25S2!!?"*- 
tre  nojìre  Lettere  abbiamo  rinnovato  ed  approvato  la  pienijjima  InduU     *EC' A 
gen^a  del  detto  anno  e  le  Bolle    dei  mede/imi  noflri  Predeceffori  ,    vo- 
gliamo ,  che  fi  dia  principio  al  Giubileo  ne    primi  Vederi  della  Nati» 
vita  del  Signor  noftro  Gefucriflo  ,   e  concediamo  le  pìenijjime  Indulge** 

re  e  facoltà   di  commutare  voti e  la  totale  remijjione   dei  pecca» 

ti   a  chi  fecondo   il  co/lume    vifiterà    le    Baftlicbe    de  Santi  uéppo/ìoìi 
Pietro  e  Paolo ,  di  S.  Giovanni  Lateranenfe ,  e  di  Santa  Maria  Mag» 

g'ore  

IX.     L'anno   1525.    in  cui  entra    la  Storia  ,    è  memorabile      Tratta  dì 
per  le  molte  battaglie  ;  e  febbene  Clemente  proccurava  di  com-  Pace   con 
porre  le  difeordie  inforte  tra  Cefare  ed  il  Re    di  Francia  ,  ed  Carlo  V. 
indurli  ad  armare  contro  il  Turco,  nullameno  quelli  invaghito  da  va- 
nagloria e  dai  configli  del   Boniver  tentò  la  battaglia  ,  tuttoché 
nelle  fue  genti   foriero  confufi  quattro  mila  Svizzeri ,  li  quali  ab- 
bandonatolo tornarono  alla  Patria  ,  e  l'efercito  era  molto  indebolito 
per  la  fpedizione  di  Napoli.   Per  dire  in  poco  la  faccenda  fcrit- 
ta  diffufamente  dal  Guicciardini   nel  lib.  15.,  dal  Giovio,  e  dal 
Belcari  nel  lib.  18.  ricordiamo  ,    che  nelli   24.    di  Febbrajo    at- 
taccata la  zuffa  il   Re  combattette  con  bravura ,  ma  ferito  nella 
mano,  bocca,  e  fianco  e  perduro    il  deftriero  che  cavalcava ,  fi 
vide  nelle  mani    del  Viceré  Lanojo    con  Enrico   Re    di  Navar- 
ra .   Il  Nunzio  diede  notizia  al   Papa  dell'accaduto.     Rimale  ci 
forprefo  ,  e  timorofo  di  efTere  affalito  dall'efercito  Cefareo  comandò 
all'  Arcivefcovo  di  Capoa  di  trattare  col  Viceré  la  pace  ,  che  fi 
conchiufe  con   indegne  condizioni  ,    fé  diamo  fede    al  Guicciar- 
dini nel  Itb.  16.   Dunque  Clemente  per  metterli    al  ficuro    dalle 
truppe  Cefaree    comprò    collo  sborfo    di    ducento  mila  feudi    la 
pace  dai  Spagnuoli  ,  e  conduffe  nello  fteflb  penfiero  li   Firentini 
per  detto,  del    Belcari   nel  1/b.iS.:   „  Tra  il    Pontefice  e  Cefare 
„  fi  riftabrì    la   pace    ed    amicizia:    entrambi    difenderono    con 
„  buon  numero  di   truppe  il    Principato  di    Milano  .    Cefare    ri- 
,,   cevette  fotto   la   propria   tutela  il   Romano  Pontificato  ,  la  Re- 
,,  pubblica   di    Firenze  e  la  Famiglia   Medici  .   Clemente  in   vi- 
„  gore  del   patro  sborsò  cento   mila  feudi   d'oro  ,    che    darebbe 
t,   be    al    Viceré   Lanojo  ,    quando    li   Cefariani    fi     faranno     ri- 
j,  tirati    dal    Dominio   Ecolefhftico  ;   approvò   l'alianza    col   Du- 
n  ca  di  Ferrara  ,  a   cui    reftitui  Reggio  ,    Rubiera  ,  ed   altri    Luo- 
,,  gli   occupati     nel!'  Interregno    di    Adriano  :     li    M'ianefi    pren- 
M  deranno  il  fale  dalle  Saline  di  Cervia    al  prezzo  fìabilito   da 

B     2  ,,  Leo- 


Sec.  XVI. 


1 2  Storia  de  Romani  Pontefici . 

„  Leone  col  Re  di  Francia.  Nelle  liti   Ecclefiaftiche  del  Regno 
„  di   Napoli   Clemente  elerciterà     la  giutifdizione    defcrirta    nel 
}>   Diploma;  e  divenuto   padrone   del   proprio  snoderà  altri  cento 
,,   mila    feudi   d'oro  „ .   11   Viceré   accettò  la  pace  ,  e  fi   pubblicò 
nelle  Calende    di    Maggio    del    1525.    nella  Bafilica    dei    dodici 
Apposoli     con  allegrezza    per  afferzione    di   Gerolamo    dal   Ne- 
gro .   Ma   poco  dopo   le  condizioni   furono  violate  dalli  Spagnuo- 
li  ,   ed   il   Viceré   e  Cefate   ricevuto  il   foldo   non   attefero   la  pa- 
rola.   Imperciò  le   truppe  non   ufeirono    ma    depredavano    il  do- 
minio  Ecclefiaftico  ed  il   territorio  di    Piacenza  ;   non   refluiro- 
no alla  Chiela  Reggio  né  Rubiera  ,  e  non  verificarono  la  promeflfa 
fatta  al  Duca  di   Ferrara  .   In  lomma  Carlo  non  approvò  il   con- 
certato dai   proprj    Miniftri  . 
Lutero  fa        ^'     ^ra  dobbiamo  efporre  le  funefte  confeguenze  da  Lutero  pro- 
fata  contro  dotte  >  'l  Suale  colle  armi   e  ferirti   fturbò   la  Cattolica  Religione  . 
la    Fede    li   Tutto  quefto  fu   preveduto  dai    Papi  ,   li   quali   ammonirono  Car- 
popoli  ,    ed  lo   ed   i    Principi  dell'Impero,  che   li    Eretici   difprezzata   l' aucoi 
il  Papa    gli  rità  Ecclefiaftica  non  arebbono  curato  la  Civile.    Non   era   dub- 
oppone.    jjj0   \\   prefagio  dopo  che  Lutero  efortò    la  plebe    a   trucidare    li 
Vefcovi  ,   Sacerdoti  ,  e  Monaci  .  Ma   perchè   li    Principi    con   in. 
degna  connivenza  non  fi  oppofero  all'empio  attentato  ,    la   ple- 
be eccitata   prefe   le  armi  ,  uccife    li   Sacerdoti  ,    ed    abbattè    li 
Templi  .   Siaci   lecito  di  produrre   il   racconto  del  Coeleo  :  ,,  Me- 
„   ravigliola  e  milerabile  era   in  quefti   tempi    la  condizione  del- 
la Germania  fuperiore  ,   inaudita  ed   irreparabile    la   miferia   , 
il   terrore  ed  il  tremore   mafTimo  ,  quando   nel   medefimo  tem- 
po  li   Sudditi   dei    Principi    che  con   lento   modo    e    negligen- 
,,  za  fi   erano  opporli   al  fermento   Luterano  ,   apertamente   loro 
,,  refifteano  ,    ovvero    occultamente    macchinavano     ribellione  . 
„   Dunque   molte  migliaja  di  Ruttici   armarono   contro  il   Princi- 
„  pe   nella  Svevia  ,   Alfazia  ,  Franconia  ,    e  Turingia  •    talché 
,,  appena  erano  alcuni  abbattuti,  comparivano  altri    più  forti  e 
„  coftanti  .    Prima   però  che   li  Principi  afloldino  eferciti  ,  la  tur- 
,,  ba   tumultuante  produfTe   gravitimi   danni  diftruggendo  e  depre- 
„  dando  li  Monifterj  ,  li  Templi  ,  e  le  Città,  e  nel  folo  Mefe  di 
„   Maggio   la  Germania  fuperiore  foflfrì   maggiori  e  più  crudeli  di- 
„  favventure    che    non   ha   patito    la   mifera    Italia    nelle  guerre 
,,  dei  Francefi  e  Sp.tgnuoli   pel  corfo  di   dieci   anni   ,,  ....   Pie- 
tro  Crinito  nel   toni.  3.    deferive     la   funefta    ribellione:    Nell'anno 
1525.    è  infetta    in  Germania   feditone  cwdelijfima    e   pericolofìjfi*na 

del» 


Storia  de  Romani  Pontefici .  1 3 

dell*  ignobile  volgo  contro  It  Superiori  e  Magi/Irati .  Il  popolo  di 
Svevia  pubblicò  Scrittura  divila  in  dodici  articoli  conducenti  ^ec. avi. 
più, torto  alla  adizione  che  alla  pace*  fé  non  venivagli  conce- 
duto ciò  che  chiedeva  ,  accertava  di  avere  mezzo  per  ottener- 
lo .  Lucerò  intanto  autore  e  faurore  della  fedizione  fecela  pub- 
blicare anco  nella  SafTonia ,  ed  approvolla  e  riprovolla  ad  ar- 
bitrio efortando  tutti  a  prendere  l'armi.  Li  Sediziofi  deprez- 
zarono le  leggi  ,  alterarono  la  divina  Scrittura  ,  uccideremo  li 
Monaci  ,  violarono  le  fagre  Vergini  ,  depredarono  li  Templi  y 
calpestarono  le  Reliquie  de'  Santi  ,  e  conculcarono  li  Battifterj 
diipergendo  l'acqua  fantificante.  Lutero  baccante  per  allegrezza 
promulgò  certo  libro  intitolato  :  Fedele  ammonizione  ai  Crifliani 
per  prevenire  la  {edizione  e  la  ribellione  •  accendette  maggiore 
fuoco  di  dilcordia  ,  e  proiettando  di  effere  illuminato  da  Cri- 
fio  predifle  ,  che  diftruggerebbefi  l'Ordine  Ecclefiaftico:  Lafcia  , 
eòe  in  quej}t  due  anni  fi  agitino  tali  co/e  ,  dopo  vedrai  ,  che  /vanirà) 
come  ti  fumo  il  Papa  e  [eco  lui  li  Vescovi ,  Cardinali ,  Preti  ,  Mona- 
ci ,  Monache  ,  campane  ,  torri ,  meffe  ,  vigilie  ,  cocolle  ,  cappe  ,  rafure, 
regole,  Jìatuti ,  e  tutto  lo  jciame  e  congerie  del  Papale  dominio.  Pre- 
dirle ancora  la  vittoria  ,  che  otterrebbono  li  iediziofi  ,  e  l'eccidio 
dei  Principi  e  delli  Ecclelìaftici  ;  ma  quando  udì  la  (confitta 
di  quelli  con  altro  libro  li  correfTe,  perchè  fotto  titolo  di  Van- 
gelo moflTrro  le  armi  contro  li  Principi  ed  i  Magiftrati  .  Dalla 
Germania  fi  diffbndea  il  veleno  nelle  vicine  Provincie.  In  fat- 
ti nelP  Arcivefcovato  di  Brema  tanto  efficacemente  Lutero  ec- 
citò la  plebe,  che  affali  li  Ecclefiattici  ,  dittrufle  li  Templi  ed 
i  Monittcrj  ,  calpeftò  le  Immagini  di  Critto,  della  Vergine  ,  e 
dei  Santi  ,  li  caiiei  ,  fagre  vefti  ,  e  Reliquie  ,  e  fcacciò  il  Clero 
e  1  Arcivefcovo .  Qjiefti  però  non  fi  perdette  d'animo,  fofte- 
nuto  dai  Cattolici  ed  affittito  dal  Dio  Ottimo  e  Maflìmo  trion- 
fò ,  e  fignificò  al  Pontefice  ,  che  fperava  di  ricuperare  Brema  eie 
Fortezze  occupate  dai  Luterani  pregandolo  di  fuffidio  .  Diffegli  que- 
lli coile  Lettere  del  dì  25.  di  Novembre  ,  che  avea  efaufto  l'erario  e 
le  difficoltà  dei  tempi  lo  anguttiavano;  nullameno  gli  conferì  la  fa- 
coltà di  d:lpenfare  moki  Sacerdozi  ,  e  raccorre  le  Decime  ,  e 
che  animarebbe  li  Principi  vicini  a  fovvenirlo  .  Dunque  pregò 
T  Arcivefcovo  di  Colonia,  il  Cardinale  di  Magonza  ,  il  Duca 
di  Brunfvich  ,  ed  il  Principe  di  Luneburg  di  proteggerlo.  Di- 
cea  loro  :  Né  omettiamo  emendo  que/ìa  Santi  Sede  p>/va  di  foldo  di 
taccone  ciò  che  potemmo  dalle  Decime,  dalli  Ecclefiaftici ,  dalle  Città  ,  e 

Lue 


14  Storia  de  Romani  Pontefici. 


-  —  Luoghi  mediatamente   o    immediatamente   [oggetti  alla  Santa  Romana 

òEC.AVI.    Qfczfa  ^  e  dalli  Officiali  della  Romana  Curia ,  e  le  concediamo    ad  un 
■Principe  il  quale  conduca  /'  efercito  contro  li  Luterani  e  per  la  confer- 
vazjone  del  Regno  d1  Ungheria . 
Manda  la      XI.     Intanto  eflfi  Luterani  fi  (Uvifero  in  Zuingliani  ,  Carlo. 
Cenfura  del- ftadiani ,  Luterani,  ed  Anabattifti ,  ed  erano  a  fé  ftefii  contra- 
la   Fede   al  rj   per  titolo  di  Religione;  e  Lutero  tentava  di  fovvertire  il  Cat- 
Cardinale     toljco  Mondo  .  Oltre  la  Danimarca  e  la  Svezia    fi  vide  conta- 
F"    d°   l"    m'nata  *a  Livonia  ;  Alberto    di  Brandeburgo  Maeftro    dell'  Or- 
fcrive    al'     ^ne  Teutonico  favorì  l'Erefia ,  e  violati  li  fagri  voti  contraile 
Parlamento  fagrileghe  nozze .  Lutero  fteffo  dominato  da  libidine  fposò  Cat- 
di  Parigi,     tarina  Bora,  che  configliato  avea  due  anni  addietro  ad  apporta- 
tare  ,  e  fu  feguita  da  otto  altre  nella  notte  del   Venerdì  Santo: 
affali    con  temerarie  Lettere    il  Cardinale  Arcivefcovo    di  Ma- 
gonza  e  di  Maddeburgo ,  ed  il  configliò    di  cambiare    in  Prin- 
cipati le  due  Chiefe  e  prendere  moglie  aflicurandolo  ,    che    fa- 
rebbe feguito  da  altri  Vefcovi .  Ma  il  pio   Porporato    non  curò 
il    configlio    e    pubblicamente    alle  fiamme    confegnò    le    di  lui 
Lettere.  L'indegno  nell'anno  fteflb  tentò  Giorgio   Duca  di  Saf- 
fonia ,  e  Carlo  di  Savoja  ;  da  Giorgio  ebbe  la  rifpofta  che  do- 
vea  attenderfi  da  animo  Cattolico  ,    e  Carlo    difprezzandone    il 
Mefib  nemmeno  gli  rifpondette .    Così  delufo  difperò    di   trion- 
fare di  quefti  e  di  altri  Cattolici   Principi.  Sollecitò  poi  li  Po- 
poli del  Brabante ,  Olanda  ,  e  Fiandre  ,    nelle  quali   Provincie 
avea  diffufa  la  fagrilega  dottrina ,  e  febbene  Papa  Adriano  VT. 
avea  riabilito  quivi  la  Cenfura  della  Fede  ,  malamente  fi  efeguì 
dalli  Miniftri.  E  Clemente  VII.    comandò    al  Legato    di  folti- 
£uire  altri   più  opportuni  in  luogo  di  quelli;   e  con  Pillole  efor- 
tò  il  Cardinale  de  Marcha  Vefcovo  di  Liegi    di  combattere    l" 
erefia  e  promoverne  il  diftruggimento  :   Tu  per  tanto  o  diletto  Fi* 
gliuolo   ricevi   la  nojlra  commi fjione    e   provincia  fanti fjì  ma   con    animo 
grande  e  colla  Jolita  tua  pietà  ,  e  fecondo  il  doppio  talento    datoti    dal 
Signore  adopra  il  %elo  per  ifvellere    dalla  Domìnica  vigna    la  pejjima 
ZJZjanid  della  Luterana  erefia ,  che  /'  inimico  uomo  avvi  fovraffeminato 
per  difperdere    la  buona  femente  ,  fiducialmente    appoggia    le  fperan^e 
nel  divino  ajuto   •    non  ti  fi  può  offerire    occafìone   più    opportuna   per 
promovere  il  maggior  decoro  di  Dio  ,  né  cofa    più  appartenente    al  tuo 
grado  e  dignità  ,  né  più  grata   a  noi    ed    a  quefla  fanta  Sede .    Date 
in  Roma  nel  dì   12.  di  Febbrajo    dell*  anno   1525.    del  noflro  Pontifi- 
cato fecondo  .  Intanto  la  Erefia  pervenne  in  Francia  ;  Luigia  Ma- 
dre 


Storia  di  Romani  Pontefici  •  i  5 

dre  di  Franccfco  ne  lo  lignificò  al  Papa  pregandolo  di  provve- 
dere al  bifogno  .  Quefti  diede  Lettera  al  Senato  di  Parigi  nelli  ^Ec'  XVI. 
20.  di  Maggio.  Con  effa  primamente  lo  encomia,  perchè  avea 
deputato  chi  attenda  al  decoro  della  Religione  ,  e  condannato 
chi  ad  eflo  fi  oppone  ;  ne  approvò  la  deputazione  ed  elortol- 
lo  ad  addattare  a  tanto  male  la  opportuna  medicina.  Dicea  , 
che  il  Senato  non  ha  duopo  di  coniglio  ;  nuìlameno  per  com- 
pire al  proprio  miniftero  volle  ad  eflb  efporre  la  neceffità  del- 
la impreia.  Approvò  l'operato;  ed  il  configliò  alla  gloria  di 
Dio  ed  alla  faluce  del  Regno  .  Già  eflb  Senato  avea  condannato 
alle  fiamme  Jacopo  Pavana  Bolognefe  difieminatore  in  Parigi 
della  dottrina  Luterana  ;  promulgò  leggi  in  difefa  della  Reli- 
gione 1  e  gaftigò  chi  da  quella  dilettava  o  contro  quella  parla- 
va .  Declamarono  torto  li  Eretici  calunniandolo  ,  e  V  indolenze 
loro  fono  ricordate  dal  Longoli  e  da  altri  Scrittori  .  Indi  diven- 
nero più  furibondi  ed  audaci ,  e  feduffero  molti  Principi  ed  Ec- 
clefiaftici  ,  li  quali  apoftatarono  dalla  Fede . 

XII.  Mentre  in  Europa  Serpeggiava  la  Erefia  ,  molti  fedotti  di-  approva 
fertavano  dalla  vera  Religione  ,  ed  1  Vefcovi  ed  Ecclefiaftici  col  pra-  «Religione 
vo  coftume  avvaloravano  l'errore  ,  nacque  nel  terreno  della  Chiefa  •  " 
l'Ordine  de' Cappuccini ,  li  quali  colla  pietà  e  fante  azioni  ri- 
duceano  le  genti  dalla  via  della  perdizione  e  fmentivano  Lute- 
ro ed  i  di  lui  amatori  .  Matteo  nato  in  Baffi  luogo  dell'  Um- 
bria Sacerdote  dell'Ordine  de'  Minori  illuftre  per  fantità  nel 
1525.  diede  principio  ovvero  occafione  alla  religiofiflìma  Con- 
gregazione .  Ebbe  ei  Genitori  vili  ,  ma  adorno  di  virtù  ed 
egregio  coftume  (ottenne  angufta  povertà  ,  ed  attento  nel  pre- 
dicare il  Vangelo  udì  più  volte  dal  Cielo  chi  lo  efortava  di 
offervare  la  Regola  di  San  Francefco  fecondo  la  Lettera  ;  e  poi- 
ché vide  il  Patriarca  dipinto  con  cappuccio  acuminato  ,  riiolvet- 
te  d'imitarlo  in  quefto.  Dunque  nell'anno  corrente  e  non  nel 
precedente  ,  come  erroneamente  il  Boveri  accenna  ,  colle  piante 
nude  ed  abito  mozzato  fino  a  mezza  gamba  fi  fé  vedere  col 
cappuccio  acuminato.  Per  la  nuova  convenzione  Fra  Matteo 
fopportò  grave  difturbo;  ma  portatofi  a  Roma  ottenne  da  Cle- 
mente la  facoltà  di  vivere  in  eftrema  povertà  focto  vita  eremi- 
tica ,  e  di  predicare  il  Vangelo  di  Crifto  ;  e  diretto  da  fanto 
zelo  nel  1516.  configliò  Fra  Ludovico  da  Foflbmbrone  ad  ab- 
bracciare il  nuovo  Iftituto.  Tale  fu  il  piincipio  di  quefta  Con- 
gregazione ,    che  poi  ottenne  Diploma    nel   1528.    da  eflb  Cle- 

rnen- 


1 6  Storia  de  Romani  Pontefici . 

2^2?^=^   mente  VII.    fotto   il  dì  3.    di  Luglio    di    aggregare    al    nuovo 
Secavi.    jpcjEuto  liberamente  Alunni  . 

Riceve  Pi-'     XIII.     Nell'anno  antecedente  Clemente  dettino  in  Mofcovia 
ftola  da  Ba-  al   Duca  Bafilio  illuftre  Legazione  (bllecito  di   riunire  quella  gen- 
filio  Duca  di  te  alla  Cattolica  Chiefa.  Accompagnò  il  Legato  con  gravi  Lette. 
Mofcovia  ;  re  <]el  dì   25.  di   Maggio  del  1524.  dirette  ad  effo  Duca  efortan- 
e  coniglia    €jqj0    ^j   venerare    la   Romana  Chiefa    e  nodrire  equi  fenti menti 
]       °    '  *  "  rapporto  la  retta  credenza;  e  gli  promife  fé  riprova  lo  Scifma, 
la  Regia  Dignità.  Bafilio  accolfe  con  gaudio  la  Legazione  ,  ed 
incontanenti  mandò  a  Roma  Ambafciatore ,  ed  efibì  al   Papa   di 
unire  le  fue  forze  a  quelle  dei  Criftiani    contro  li  Turchi  .    Ci 
piace  di  recitare  porzione  della  Lettera  di  erto  Duca  :  %A  Clemente 
Papa  Paftore  e  Dottore    della  Romana  Chiefa    il  gran  Signore  Bafilio 
per  la  grafia  di  Dio  Imperatore  e  dominatore  delle  RuJJie . .  . .  „    A- 
,,  vete    mandato    a    noi    Paolo  Centurioni    Cittadino  Genovefe 
„  con  Lettere  esortatorie  ,  che  vogliamo  unirci    a  voi    ed    alli 
„  Principi  Criftiani  col  configlio    e  colla  forza    in  danno    dell' 
,,  inimico  del  nome  Criftiano  ,  e  di  concedere  ai   notòri     e  vo- 
,,  ftri  Legati   vicendevolmente  la   libertà    del  cammino;    talché 
,,   fi  conofca  da  tutti   il  mutuo  officio    di   amicizia    rapporto    la 
„  falute  di  entrambi  e  lo  flato    delle  cofe .    Noi    coll'ajuto    di 
„  Dio  ficcome  nel  pattato  coftantemente  refiftemmo  alli  nimici 
„  della  Criftiana   Religione,  così   rifolviamo  di   fare    nelP  avve- 
„  nire  :   e  fiamo  difpofti    di  acconfentire    alli   Principi  Criftiani 
,,  e  di  preftare  loro  il  cammino  certo  e  ficuro  pel  dominio  no- 
„  ftro .   Per  la  qual  cofa  inviamo    a   voi    Demetrio  noftro   Am- 
,,  bafciatore  con  quefta  Lettera  ,    e  vi  rimandiamo   Paolo  Cen- 
„  turioni  :   vi  preghiamo  di   rifpedirci  con  preftezza  eflb  Deme- 
„  trio,  ed  ordinate,  che  ritorni   incolume  ai   confini  del   noftro 
,,  dominio;   lo  fteflb  faremo  noi   fé  con   Demetrio  ci    mandare- 
,,  te  Legato,  affinchè  colla  voce    e  fcritto    portiamo  figr.ificar- 
„  vi  cofe  meravigliofe  :  così  conofciuta  la  volontà    dei  Cnftia- 
,,  ni  concepimmo  ottimi  configli  ,,  ....   Demetrio  compiute  le 
commiflìoni  di   Bafilio,  ofiervate  le  antichità  di    Roma  ,     e  ri- 
cevuti dal    Papa  donativi  tornò  in   Mofcovia  accompagnato     dal 
Vefcovo    Scarenfe    da    quefto    fpediro    per    trattare     la    riunione 
delle    due  Chiefe.  Li   Mofcoviti   negavano    la    Proftffione  dello 
Spirito  Santo,  feguivano  il   Rito  della  Chiefa  deca,    in  molte 
cofe   però  convenivano  colla   Romana  ,   fé  crediamo    a   Giovanni 
Fabri  nella  Pillola  diretta  all'Arciduca  d' Auftria .    Ma  eflcndo 

di- 


Storia  de  Romani  "Pontefici*  17 

xiifcordi   li  Principi    e  divenendo  tuttodì  temeraria    la  Luterana  yv  ' 

creda   non   riduffe   ad   effetto   la  fanta  unione  ,  né  le  armi  Criftia.      EC' 
ne   fi   mcflero  contro  li   Turchi.    Appare  dalle  Lettere    di   Cle- 
mente date   a   Baflio    e    dalla  rilpofta  di   quefto    l'errore    dello 
Spondano  e   dell'Oldoini   alTegnanti   la  Legazione  al    153 1.  che  al 
prefente  appartiene.    La  Criftianità    fi  riduffe    a  flato  infelice  ; 
ma  il   Papa    per  ridonarle  quiete    efortò    1'  Imperatore    a   pacifi- 
carfi  col  Duca  di   Milano    e  col   Re    di   Francia.    Quegli    dopo 
frequenti   configli  rapporto  la   libertà   di  quefta  conobbe,  che  in 
proprio  danno  fi  univano   il    Papa,   Francefi  ,  Veneziani,    e   Fi- 
rentini  ,   li  quali   abborrivano  li   patti  riabiliti,  in  vigor  de' qua- 
li  lo  fpogliavano  di   ampie  Provincie  e   molti   diritti*   e  ferirle  ;  al 
Papa  ,  che   feordavafi   delle   ingiurie  ricevute  dai    Francefi  ,   e  **c- 
ftiruirebbe  il   Re    in   libertà  mercè    il  matrimonio    della  propria 
Sorella, e  coftituivalo   arbitro  e  giudice  della  pace.   Per  tanto  mi- 
fe  in  libertà  effo  Re  Francefco  ,  ma  erettolo  con  duriffime  leggi  me- 
ditava di   trasferire  il  Ducato  di   Milano   nel   Duca  Borbone  fuo 
amiciflimo    per  tenerfi   loggette    T  Italia  e  la   Francia  .  11  Guic- 
ciardini  nel  l'rb.  i<5.  ricorda   le  condizioni   della   libertà    di   Fran- 
cefco   e    fono  :     Il   Re  cederà    a  Cefare    il    Ducato    di    Borgo- 
gna  ed  altri   Luoghi:    Rinunzierà  il   Regno  di   Napoli,  Milano, 
Genova,   Afti  ,    la   Fiandra,  l'Artefia,  e  relìituirà  le  Città  che 
in  quelle   Provincie  poffedea  :   Spofe+à  Eleonora   Vedova    del   Re 
di    Portogallo:   Concederà  al   Duca  Borbone  li  di  lui  Stati  :    Da- 
rà  in   oftaggio   li   due  Figliuoli   maggiori ,  perchè   effo   Re  dicea  , 
che   non  aderirà  al  trattato    finché   non   fia    nel   proprio   Regno. 
Quefte  ed  altre  condizioni  accettò  Francefco  per  rimetterà*  in  li- 
bertà ,  poiché   in  altro  modo  non    potea  ;    ma  poi  non  le  attefe 
fotto   pretefìo  di   effervi   fiato  corretto  dalla  forza.    Ed    in    fatti 
per  detto  del  Guicciardini   li    Principi  fé  ne  meravigliarono  ,   ed 
il  Re  era   rifoluto  di   non   attenerle.   Intanto  dati    in  oftaggio  li 
due  Figliuoli   nel  dì    18.  di   Marzo   ufcì  dal  carcere.    Dopo   negò 
di   privarfi  della   Borgogna   che  fenza   T  affenft    dei   Sudditi    non 
dovea  fmembrare  dal   Regno   ,   e  quando   fa  lì   il   Trono  giurò  d( 
confervarne  li  diritti  .    La   promeffa  fatta    in   Madrid    fu   effetto 
della  forza  ,  e  fovente   avea  detto    di   non   attenere    le  condizio- 
ni ,  alle  quali   era   violentato  .     Dunque   negò    a  Cefare    la  Bor- 
gogna ;  ed   efibiva   in   vece  due  millioni  di  feudi  ;    e  quando  fa 
vifitato  dalli  Oratori   del    Papa  e  dei   Veneziani  ciò  ripetè  .   Per 
tanto  nelli   20.  di  Maggio    non  già    nelli  17.    come    fcrive    lo 
Tom.X.  G  Spon- 


18  Storia  de  Romani  Pontefici. 

Spondano  ei  flipulò  alianza  col  Pontefice  ,  Veneziani  ,    e  Duca 

Sec.XVI.     jj   Milano    colle    condizioni   rammentate  dalli  Guicciardini    nel 
lib.ij.y  Belcari   lib.  18.  num.  54.  ,   e  Giberti    nelle  Pillole    date 
ai   Nunzj   Apposolici  ed  alli  Oratori  dei   Principi  . 
Lettere  di       XIV.     Era  il    Papa  motto  piuctofto  alla  guerra    che    alla  pa« 
Clemente  e  ce  per  timore    della  fervitù    d' Italia  ,    e    riflettendo    alli    patti 
Celare  con-  acerDj  di  Gefare   col   Re  di  Francia  dubitava  ,    che  detto    volea 
enzio  e,  ri-  0pprjmer[0  f    attediare   Milano  ,  ridurre  in  foggezione    la  Lom- 
ce  ed  è  mal-  Darc^a  »  e  depredare  Parma    e   Piacenza.    Sapea  ,    che  Carlo    in 
trattato.        Spagna  avea  pubblicato  Editti  oppofti  alla  Ecclefiaftica  libertà  , 
diedegli    Lettere    fcufando     la  fatta  alianza;    e    fi  querelò    feco 
lui  delle  ingiurie  ricevute  dai  di  lui  Minifìxi.  Lo  Sleidano  nel 
Itb.  6.   accenna  effe  Lettere,  ed   il  Goldafti   le  recita   nel  tom.i. 
delje   Imperiali   Coftituzioni  .  La  rifpofta  di   Cefare    affai   prolif- 
fa  fu  data  da  Granata  nel  dì    17.  di  Settembre    del    15  2(5.  Bre- 
vemente encomia  la  giuftizia  del    Papa;  difende  li   fuoi  Miniftri 
che  non  fono  la  cagione  di  guerra,  né  di  ambizione    ed  avari- 
zia come  egli  dicea  ;  il  che  difdice  al  Paftore  ed  alla  divozione 
fua  verfo  la  Sede  Appoftolica .    Indi  convince    ciò  che    il   Pon- 
tefice adduce  in   fua  accufa  ,   rapprefenta  li   fuoi   meriti  ,  ricorda 
lo  ftipulato  da  etto  in  vantaggio  del  Re  di  Francia    e  dei  fuoi 
nimici;  che  attolvette  quello  dal  giuramento ,  febbene  non  ne  fu 
richiedo  ,  e  favorì  la  guerra  .  Imperciò  lo  eforta  a  deporre  le  ar- 
mi ed  indurvi  li  fuoi  Confederati:  ciò  effendo  pronto  il  rroverà  per 
debellare  li  nimici  del   nome  Crifliano  ,  comprimere  la  Setta  Lu- 
terana,  e  promovere    l'opportuno    per  la  (alme    della  Criftiana 
Repubblica.  Se  egli  non  accetta  quello    che  gli  propone  ,  pro- 
teftava  alla  prefenza  di   Dio   e  del   Mondo ,  che  accadendo    fini- 
ftro  alla  Religione  fi  dovrà  afcriverlo    a  di  lui  colpa  .    Il  Papa 
ricufando  la  pace  non  attenea  le  veci    di   Padre    ma    di   parte  , 
non  di   Paftore  ma  d' invafore    del   paftorale  officio;  il  che    ef- 
fendo   volea  fottomettere    la  fua  caufa    al  giudizio    di  Generale 
Concilio.  Pregalo*  per  tanto  d'intimarlo  in  luogo  ficuro  e  con 
certa  prefcrizione  di  tempo.  Carlo  diede  Lettere  anco  alli   Car- 
dinali feco  loro  Iagnandofi  delle  conrumeliofe    fpeditegli  ,    e  li 
pregò  fé  il  Papa  ripugna  di  convocare  il  Concilio  neceffario  per 
la  propria  giuftificazione  e  lalute  della  Cattolica  Religione  ,  ovvero 
il  differifce  a  lungo  termine  ,  d'indurvelo  follecitamente  :   in  calo  di- 
verta farà  ei  coftretto  di  adattare  il  rimedio  convenevole   a  tanto 
male.  Ma  perchè  nelfuffeguente  dì  gli  pervenne  altra  Lettera   del 

Pa- 


'Storia  de  Romani  Pontefici.  19 

Tgpa  piìi  mite,  ei  a  quello  rifpondette.  Del  refto  Carlo  fpaven-  — "' 

tato  dalla  unione    di  tanti  Principi    fpedì  Ugone  Moncada    con   Sec.XVI. 
ampia  irruzione  al   Re  di   Francia,  allo  Sforza  ,    ed    al   Ponte. 
fice  per  efibire  loro  la  pace  .   Il   Moncada  tentò  di   fiaccare  dal- 
la alianza  il  Re  ed   il  Duca,     ma  inutilmente:     e    però    trattò 
col  Papa  ,  e  fu  avvalorato  dal   Duca  di  Suefia  Oratore  predo  la 
Sede  Appoftolica.    Primamente    gli    efpofe    il  defiderio    di   pace 
che  Celare  nodriva  ,  ed  i  di  lui  configli    per  la  quiete  d'  Italia 
€    del  Criftiano  Mondo  ;    dicea    di  avere    per  tale  duopo    am- 
pia irruzione,  e  che  efibiva  la   pace  o   la  guerra,  come    ei  vo- 
lea  .   Del  refto  Celare    anjantifiìmo  figliuolo    di   fua  Beatitudine 
bramava  piuttofto    la  quiete;    non   perchè    abborrifea    la  guerra 
che  avea   baftevoli   forze   per  foftenerla  ,  ma    per  li   voti  pubbli- 
ci.  A   cui  riipofe  il  Papa,   che  avea  proccurato  la  quiete  d'Ita- 
lia e   l'amicizia  di  Cefare  ,  ma  che  li  Miniftri   di   lui   lo  aveano  co- 
fìreao  alla  guerra,  che  non   potea   fofpendere  ,  fé  eflb  Cefare  non 
concede  alla    Italia  la  libertà  ,  reftituifee    al    Re    di    Francia     li 
Figliuoli,  e  sborfi  a  -quello  d'Inghilterra   la  fomma  che  gli   deb- 
be .     Del  refto    non   potea  riftabilire    trattati    di    pace    fenza    il 
confenfo  de'luoi  Confederati  .  Ciò  udito  il  Moncada  parlò  tuttavia 
di   pace  ,  e  difle  a  Clemente  ,  che  in  altro  giorno   proporrà  le  ragio- 
ni per  riconciliarla.   In  fatti  poco  dopo  gli  efibì  la  (eguente  Formola: 
Gelare  fi   accomodarà    alla  volontà  del    Pontefice  rilerbato    però 
l'ordine  del   giudizio  per  difendere  il  proprio  onore:  permette- 
rà a   Francefco  Sforza    il  Principato    di   Milano  ;    terminerà  le 
controverfie  che  avea  colli   Veneziani  ;    richiamerà    dalla  Lom- 
bardia 1'  efercito ,  purché    a  quefto    fia  dato  lo  ftipendio  .    Cle- 
mente difle  ,  che  fenza    il  confenfo   dei   Principi    non  potea  ri- 
folvere.    11  Moncada  pregollo  di  favorire  la  pace,  e  difle  ,   che 
Celare  fi   rimetterà  all'arbitrio  di   lui;    ma  Clemente    negò    di 
ritirarfi    dall'impegno;    tuttocchè    Jacopo  Sadoleti    Vefcovo    di 
Carpentras    e  quindi   Cardinale    efortavalo    di  deporre    le  armi . 
Intanto  trattoffi  di    porre  al  governo  della   Flotta    dei  Confede- 
rati  Pietro  Navarro;    ^uefti   ricusò    di   aflumerne    il  comando  , 
perchè    avea  giuramento    di  unicamente    combattere    coi   nimici 
della  Fede;  e  Clemente   il  difpensò  colle  Lettere  del  dì  3.  di  Lu- 
glio del  15x6.  e  con  altre  delli  29.  d'Agofto  il   dichiarò  Condot- 
tiero della   lptd'.zione  contro  Genova.   L'armata   ne  corfeggiava 
li   lidi,  alla  quale   fi  unirono     li     legni    Veneziani     e    Pontificj  • 
non   potè   però  coftrignere     la   Città    ad  arrenderfi  ,    poiché    era 
foftenuta  dall' efercito  che  quivi  campeggiava.  Impcrciò  febbene 

G     a  li 


2 a  Storia  de  domani  P artefici. 

■— — —  li  Confederati  aveano  promeflb  al   Duca  di  Milano  ,  che  farebbe 
Sec.XVi.  fovvenuto  quello  d'Urbino  Condottiero    delle  truppe  Veneziane* 
o    perchè    abbia    operato    con    imprudenza  ,     o    con    tradimen- 
to, ovvero    con   poca  precauzione  delle  quali  colpe  fu  accufato, 
perduta  l'occafione    di  acquiftare   Milano    e   Genova    lalciò    op- 
portunità aiCefariani  di  ftrignere  con  afled io  eflb  Milano;  talché 
il  Duca  falva  la  propria  Perfona  fu  corretto    di  cedere  loro  li 
attrecci  militari  e  la  piazza.   A  ciò  cooperò  anco  la  negligenza  del 
Re  Francefco    nell'  efeguire    l*  ordinato    dai  Confederati  ;    per  il 
che  niente  di  buono  fi  operò;  e  la  gente  di  Cefare  s'incoraggi,  e  fcacciò 
da  molto  tratto  di  paefe  li  Confederati .   Per  il  che  poco  dopo  il  Papa 
fu  coftretto  di  trattare    di  tregua .    Nel  tempo  fteflb    li  Colon- 
nefi fautori  di  Cefare    ed  inimici    di   Clemente    poiché  feppero, 
che  il  Papa  trattava  di  alianza  col   Re  di   Francia    e  coi   Vene- 
ziani ,    fotto  la  condotta    del  Cardinale  Profpero    cominciarono 
ad  efercitare    le  truppe    con   titolo  di   difefa  del   Regno    di    Na- 
poli ,   ma  in  fatti  per  aflalire  eflb   Pontefice  e   fufcitargli  contro 
il   popolo   Romano  che    n*  era   poco  contento;    ed  infettavano  l1 
Ecclefiaftico  Dominio.   Il   Papa  con   pubblico  Editto    li    ammo- 
ni   di    ritirare    le    genti    da    eflb    Dominio  ,    dopoi    per  opera 
del   Moncada  che  fimulava  amicizia  ,  fi  (labili  ,  che  li  Colonnefi 
restituiranno  Anagni  ed  altri   luoghi   riconducendo  le  truppe  nel 
Regno  di  Napoli.  Dovea  poi  il  Pontefice  condonare  loro  le  ingiurie 
annullando  l'Editto  ,  né  permettere  al  lì  Orfini  di  portare  danno 
alle  terre  di  efli  Colonnefi  .  Cosi  patteggiata  amicizia  il  Papa  li- 
cenziò le  truppe  dei  prefidj ,  ed  anguftiato  dal  fucceflb  dei  Tur- 
chi in  Ungheria    e  dalle  calamità    d' Italia    nelli   24.    d' Agoflo 
deputò  il  Gardinale  Salviati   Legato  della  Sede  Appoftolica    all' 
Imperatore  per  la  comune  pace.  Intanto  vivea  ficuro  ,    quando 
li   Colonnefi   con  infigne  fraude  ,  ed  il  Moncada    con  piti  turpe 
tradimento  cofpirarono  contro  il   Papa    e  con   fagrilega  violenza 
tentarono  di  opprimerlo.  Nella  notte  precedente  li   21.    di  Set- 
tembre otto  mille  Uomini  introduflero    in    Città    per    la     Por- 
ta del  Laterano  ,  ed  impadronitifi    del   Palazzo   Pontificio  ,  Bi- 
blioteca ,    e  fuppellettili  pofero    le  mani  nefande    nelle  dovizie 
della  Bafilica  di  S.Pietro,  e  ne  le  ufurparono.    Il   Papa  pieno 
di  fpavento  e  cofternazione  decretò  in  tanto  turbamento  di  co- 
fe  ad  efempio    di  Bonifacio  VIII.    di  ricevere    la    violenza    dei 
Colonnefi  ;  ma  li  Cardinali  lo   fconfigliarono   e   fi   ritirò  con  po- 
chi dimeftici  nel  Cartello  di  Sant' Angelo  ,  come  fcrive  ilGuic 


cjar- 


. 


'Storia  de  Romani  Pontefici.  21 

ciardini'nel  lib.iy.    Il   Panvini   dice,  che   non  fu  fovvennto  dal         . - 

popolo,  il  quale  godeva  delle  di  lui  dilavventure  :  „  Colla  Tua  Secavi. 
,,  avarizia  aveafi  concitato  contro  l'odio  di  tutti  ,  talché  niu- 
,,  no  ebbe  affanno  delle  di  lui  difavventure .  Imperciò  con  nuo- 
„  ve  Decime  aggravò  li  Ecclefiaftici  ;  avea  fvagato  le  rendite 
,,  del  1  i  Orftcj  e  {buratto  il  falario  dei  Dottori  dell'Accademia: 
5,  la  plebe  era  irritata  dai  monopolj  del  grano  ,  e  provavafi  nel- 
j,  la  Città  gravofa  careftia  ,,....  Tn  tal  modo  circonvenuto  il 
Papa  non  potè  ad  alcun  de'  Tuoi  affidare  li  affari  •  quindi  chia- 
mò a  colloquio  il  Moncada  che  vi  andò  ad  onta  del  Cardinale 
Colonna  ,  e  dopo  moiri  tratcati  ftipulò  la  pace  a  condizione 
che  egli  ritiri  le  lue  truppe  da  Milano  :  rimetta  le  offe- 
fé  ai  Colonnefi  ;  mandi  a  Napoli  con  titolo  di  ortaggio  Fi- 
lippo Strozzi  fuo  nipote.  Il  Paciere  delle  difcordie  fu  l'Amba- 
fciadore  del  Re  di  Portogallo,  come  accenna  elfo  Pontefice  nel- 
le Lettere  del  dì  21.  di  Settembre  riferite  dal  Rinaldi  al  152^. 
num.  21. 

XV.     Così  li    Principi  Crirtiani  in  difprezzo    della  Religione        pre°a  li 
vicendevolmente  combattevanfi  ,  ed   in   vece  di   riprovare  la  paf-  Princip-    di 
fata   condotta   moltiplicavano  l'uno  all'altro   le  ingiurie.   Il    Pa.  recar   ajuto- 
pa   con   paterne  ammonizioni  li  efortava  alla   pace  ed  a  Tortene-  a)l'   Unghe 
re  li  affari  della  Criftianità  che  nell'Ungheria  pativano    inevita- rIa' 
bile   pericolo.    Per  la  qual  cofa   inviò  con   titolo  di  Legato  Pao- 
lo Vittorio  a  Cefare  ,    a  cui  confegnò    le    Pirtole    fcritte     nelle 
Calende  di    Marzo  del    1 5  2<5.  :    E  je    nei  paffati  giorni   col    me%zo 
di    altre  Lettere  abbiamo  figmfjcato  alla  tua  Serenità  ,   che  fono  agita* 
ti    dal    timore    e   dal    pericolo    il    Re    e   Regno    d?  Ungheria  ,    perchè 
fono    a  noi  pervenute  notizie  ,    le  quali  confermano    le  verità    dinanzi 
dette  ,   ed  annunciano  più  certi  pericoli ,  abbiamo  voluto  fpedire    il  di» 
letto  figlimi  nofìro  Paolo  littorio  alla  tua  Serenità  ,  perchè   efpongali  a  te 
in  noflro  nome  ed  altro  ancora  appartenente  alla  comune  falute  della  Crifìianu 
tà   ,    e    perchè  altro  affare    efeguifca Ammonì   pure  del    trop- 
po vicino   pericolo  il   Re  Francefco,  la  di   lui    Madre,  e   li  Mo- 
narchi  d'  Inghilterra  ,  e   Portogallo  •     pregò  ancora    con   Lettere 
delle  Calende  di   Marzo  li    Primati   della  Francia  di  trattare  con 
benignità   eflb    Paolo    Vittorio   Prefetto    delle  galere   Pontificie  , 
che  per  tale  cagione   inviato  avea  al  Re.  Crefcea  cotidianamen- 
te  il   terrore     de'  Turchi   ,    e  Clemente     (occorrendo    ai    pericoli 
dell'Ungheria    man'ò  cinquanta    mila    feudi   al  Re.   Oltrecchè  or- 
dinò  a  Girolamo  Rotari  Nunzio    preffo    V  Arciduca  Ferdinando 

di 


22  Storia  de  Romani  Pontefici. 

-  di  ammonire  quello ,  che  nel  pericolo  di  quel  Regno  dovea  tenie- 
SEC.  XVI.  re   i[  turbamento  dell' Auftria  .   Non  ebbero  effetto    le  follecitu- 
dini    del    Papa  ,    e    li   Principi    negligentarono    la    difefa    d'un 
Regno  Cattolico;  e  fé  diamo  fede  al  Coeleo  ciò  accadette  mer- 
cè la  Fazione  Luterana    che    dominava    il  maggior  numero    di 
quelli .    Per  il  che  il   Pontefice  con  paterna  diligenza    efortò    1' 
Imperatore,  e   li  Re  di  Polonia  ,   Francia ,  Inghilterra  ,   e  Spagna 
di  fovvenire  li  Ungheri  ,  e  quelli  a  non   mancare  a  fé  medefimi, 
e  di  far  ufo  dei   fagri   arredi   per  difendere  la  Fede .   Intanto  So- 
limano dubitò,  che  li  Principi  Criltiani  lo  afTalgano  per  configlio 
del  Papa,  e  fpontaneamente  efibì  la   pace  al  Re  d'Ungheria.  Que- 
lli perfuafo  da  Clemente  il   rigettò  ed   ufando   le  ricchezze  e  vi- 
ta in  difefa  della  Fede  negò  di  macchiare  il  proprio  nome  e  la 
gloria  di   quella    accettando  patti   abbominevoli .     Il  Turco    rac- 
colfe  improvvifamente  forte   efercito  ,  e   lo  indirizzò  in  danno  di 
lui.  Il   Re  n'ebbe  fpavento ,  e  condotti   tumultuariamente    ven- 
ticinque  mila  uomini     non   attefe    le  truppe   Tranfilvane  ,    dalle 
quali   potea  prometterli   valido  ajuto  ,  andò  contro  Solimano  ,  da 
cui   fu  refpinto  ,  e  le  truppe  tagliate    a   pezzi .    Fuggi    con  pre- 
cipitoso corfo  ed  abbattutofi   in   vicina   palude  miferamente  perì  . 
La  grave  perdita    è  deferitta  dal   Dubravio   Vefcovo    di  Olmu'tz 
nel  liò.  33.  della  Storia  ,  e  da  Broderico  .  Intanto  Solimano  in- 
foiente per  la  vittoria  vantava  di  trasferirfi    a  Roma.    Il   Pon- 
tefice   con  lagrime  pubblicò  5  che  avea  efortato  li   Principi    alla 
pace  ,  e  fpedito  molto  foldo   al  Re    per  afioldare  truppe.    Indi 
per  opporfi  al  Turco  che  avea  cagionato  tanto  danno,  deliberò  di  ripa- 
rarlo ,   e  preferirle  con  certe  condizioni   la  tregua;    poi  falita  la 
nave   volea  vifitare    li   Criftiani    Principi    ammonirli    colle  lagri. 
me  ed  indurli  alla  pace.    Efortò  li   Cardinali,  che  lo  accompa- 
gnino   nel   viaggio  ,  che   plachino    con  orazioni    la    irata  divina 
Giuftizia;  e  diffe,  che  ei  offeriva  la  vita  pella  Criftianità  e  per  eftin- 
guere  le  fiamme  di  tanto  incendio.    Per  la  qual  cofa  decretò  la 
vendita  delli   beni  ,  Croci ,  e  calici  per  foftencre    la  facra  guer- 
ra ;   e  comandò  ai   Vefcovi  di  confegnare  V  oro  e  l'argento  del- 
le Chiefe .    Le  Lettere  Encicliche    riferite    dal   Rinaldi    al  cor- 
rente anno  num.  66.  furono  date  da   Roma    nelli    3.    di  Ottobre 
del    1525.  ,  e  fi  rrafmilero  al  Vefcovo  di  Adria.    Impofe  ancora  al- 
li   Ecclefiaftici  nuove   Decime  affretto    da  dura  neceffirà  ,    ed   il 
protetta   fcrivendo  al   Duca  di  Savoja  :    Effendo  giontt  difficili  tempi 
non  jolo  per  noi  ma  ancora  per  tutù  It  Criftiant  fuccedendo  alle  une  altre 

di* 


Storia  de  Romani  Pontefici.  23 

difavventure  ,    nuovamente    per  la  perdita  del  regno    d  Ungheria    che 

una  volta  èva  /'  antemurale  della  Cri/ìianità  ,  fiamo  fiati  cojlretti .... 

Date  in  Roma  nel  giorno   8.  di  Ottobre  del  1526. 

XVI.     Ma  li  divoti   configli  o  perchè  a  poco  a  poco    fcemò 

il  timore,  o  perchè    li  Colonne!!    ed    i  Spagnuoli    rinnovarono0011!1^ 10    e„ 
1         a  r  •  1  °     r>\  r   peneguita  li 

le    orfele  ,    perirono    interamente  .     Impervio    Clemente    conu-£ _•  b    r- 

gliato  dalli   Re  di   Francia  ed   Inghilterra  dilTe  di   non  efl*erete-e    fpèdjfce' 
liuto  alla  oflervaiiza  dello  Inabilito,  e  negò  di  ritirare    dal   Du-  Nonzj    in 
cato  di  Milano  le  truppe.    Il  perchè    veggendo    di    mal  occhio  Armenia. 
li   vantaggi    dei   Colonnefì    fpedì    Paolo  Vitelli   (ottenuto  da  die- 
cimila Soldati  ad  efpugnarne  le  Fortezze;    quegli    fé  ne    impa- 
dronì depredandole,  incendiandole,    e  diftruggendole.    Poi    di- 
chiarolli-nimici   della  Chiefa  ,   privò  il  Cardinale    del  Capello  , 
e   loro  interdice    l'ufo  delle  cofe  fagre    con  ferali   maledizioni. 
Ma  il  Cardinale   Pompeo    quando    udì    depredati    li   fuoi  Feudi 
e  di  morti  e  ftragi  riempiuti,  pregò  il  Lanojo  di   mandare  trup- 
pe nel  pa.'fe  nimico    e  principiare    la  guerra  j    poi    calunniò    il 
Papa  quafi  che  con  Simonia  abbia  ottenuto  il  Pontificato  ,  e  con 
pubblico  Scritto  divolgato    in   Napoli   appellò    al   futuro  Conci- 
lio.  Di  ciò  tratta  il  Guicciardini  nel  lib.ij.  ed  il  Giovio  nel- 
la Vita  di  eflb  Cardinale  Colonna  ;  ed  accennano  ,    che  quelli 
formò  pubblico  Strumento  rapporto  l'intimazione  del  Concilio, 
e  di  notte  il  fece  affiggere  in  Roma  ,  e  citò  Clemente  al  Concilio 
che     farebbe    da  Cefare    convocato    in  Spira.    In    tal    modo    li 
Principi  cagionarono  alli   affari  della  Cristianità  gravifiìmi  dan- 
ni, ed  invece  di   unire   le  loro  forze  contro   l'inimico  comune  fé 
ne  fervirono   per  accrefcere  l'uno  all'altro  le  difavventure .  Ta- 
li  cofe  in    Italia   fucctdemi  li  Turchi   ed  Eretici  diftruggeano  la 
Cattolica   Religione  ,    ed  i  Vangelici   Predicatori    nell'America 
ed   Indie    la  diffeminavano    con   felice  avvenimento.    In    quefti 
tempi    li   abitatori    del  Monte  Libano    fpedirono    in    Occidente 
Legati    pregando   il    Papa    ed   i   Criftiani    di  ajuto  ,    poiché    op- 
preflì  dalla  fchiavitudine  dei  Turchi  voleano  fcuoterne  il  ferale 
giogo.   Clemente  fuggerì    loro  pij  configli  ,  ed  efortò  il   Patriar- 
ca  de' Maroniti   di   erudirli   ne' dogmi   della  Fede,  e  nell'ofiequio 
della   Sede   Appoftolica  .    Inoltre  fpedì    Nunzj  ad  eflì  Patriarchi 
■Armeno  e  Maronita  per  confermare  la  fanta   Unione  {labilità  nel 
Concilio  di   Firenze,  ed   amm.)eftrarli     nei   facri   riti.     Riguardo 
1  America  comandò  a  Pietro  Martire  dipartire  e  dirgli  fedelmen- 
te ciò  che  fucccde  nel  Medico  ;  ed  il  zelante  Sacerdote  pubbli- 

con- 


£4  Storia  de  Romani  "Pontefici. 

conne    dotto  Gomentario  .  Fioriva    colà    la  Criftiana  Religione 
Sec.  XVI.    per    opera    di  quello    che    foggiogati  que'  popoli    loro  dicea   di 
effere  colà  fpedito  da  fommo   Imperatore   per  erudirli    nella  Fe- 
de di   Crifto ,   che  comanda    l"  adorazione    di  un  folo  Dio    e    la 
d'irruzione    degl'  Idoli  :    efponea    loro    V  inganno    del  Demonio 
che  riduce  alle  miferie  eterne  ;    che  Dio    punifce     li  cattivi    e 
premia  li  buoni .  Li  felici  fuccefli  rallegrarono  i  1  Pontefice  ,  il  quale 
efortò  con   paterne  ammonizioni   li    Vangelici    Miniftri  a  diffon- 
dere quivi  la  luce  del  Vangelo  e  la  gloria  della  Croce  di  Ge- 
fucrifto  . 
T     ei  di       XVII.     L'anno  2527.  in  cui  entra  la  Storia,  è  affai  più  Iut- 
pace    tra   il  tuofo   dello  fcaduto  mercè   l'odio  vicendevole  dei   Principi,  de- 
Papa  e  Ce*-  predazione  di   Roma,  e  cattività  del   Romano  Pontefice;  il  che 
fare.  COn  animo  dolente    veniamo    Icrivendo.    Dunque  Clemente    ri- 

dotto alle   ftrette  dalle  genti    di   Celare    e    dai   Colonnefi    rifol- 
vette    per  redimerfi    dalle    venazioni    e    proccurare    la   pace    di 
mandare  a  Carlo  V.    il   Miniftro  Generale  de'  Padri   Minori     in 
qualità  di  Nonzio  Appoftolico,   e  poco  dopo  quefti    fu   rifpedi- 
to  da  Carlo  ,  perchè  ad  elfo  Clemente  efponga  il   buon   animo  che 
avea  di  vedere  in  quiete   la  Criftiana  Repubblica  :   che   verrà   in  Ita- 
lia con   cinque  mila  Soldati    per  ricevere    dalle    di   lui   mani    la 
corona  dell'  Imperio  :   e  poi   condurrà,  le   truppe  contro  Lutero  , 
ficchè   non  farà  duopo  di   Ecumenico  Concilio  :    ftipulerà  alian- 
za    coi  Veneziani  :    rimetterà    la  caufa    di   Francesco  Sforza    ai 
Giudici    da  elfo  delegati  ,    e  trovatolo  reo  di  lefa  Maeftà    farà 
fpogliato  del  Ducato  di   Milano,  che  fi  darà  a  Carlo  Borbone* 
richiamerà  dall'Icalia  le  truppe,  a  condizione  che  il   Papa  ed  i 
Veneziani   sborfino  per  quelle  il  dovuto   ftipendio;    reftituirà  al 
Re  di  Francia  li  Figliuoli  ,  purché  ei  diagli   la  patteggiata  fomma 
di   foldo  :  ed  accorderà   per  lo  ftabiiimento  della  pace  la  tregua 
di   otto  o  dieci   mefi .    Li    Francefi    non  accettarono    le  propofi- 
zioni  •   e  giudicavano   inconveniente  la   venuta  di   Cefare  in  Ita- 
lia accompagnato  da  Soldati  :     imperciò  tenendo  egli    in  Lom- 
bardia   efercito  e   potendo  facilmente    dalla  Germania    condurne 
Tnaggior  numero    opprimerebbe    V  Italia  ,    e    negavano   il   foldo 
per    la  libertà  de' Figliuoli    del   Re.    Il  Giberti  Segretario    del 
Papa  dicea  ,  che  Cefare  pacifico  calava    in  Italia:    che    il  foldo 
per  la  libertà  delti  Ortaggi   fugli   efibito,  ed  alle  indolenze  che 
il  Papa  volea  aderire  a  Cefare  ,  ripigliò  ,  che  quefti   in  Italia  avea 
contratto  alianza   con  effo   prima    di  ftipularla    col  Re  France- 

feo  : 


Storia  de  Romani  Pontefici  •  25 

fto  :    che  poi    non  curò  ,    e  per    di   lui  colpa    le    cofe    felice-    ^ .r- 

nienre   intraprefe    fi   riduffero    alilo  fiato    in  cui  fono:    l'erario     Sec.XVi. 
Pontificio  efaufto  ed  il  Papa  indebolito  di  forze    configliano    la 
pace  :    e   Roma  caderà  in  potere  di  Gefare .    Ora  effendo  unico 
mezzo  di  efla  pace  lo  ftipulamento  della  tregua  ,    ingiuftamente 
farebbe  biafimato    il   Pontefice    nel  non  ricevere    dure  leggi  ed 
afpre  condizioni  ,    quando    non  può  ottenerne  migliori  .    Il   Re 
non  deve  offenderfene  ;  ma  piuttofto  riconefcere  dal  Papa  il  be- 
neficio   della  pace .    Li  Spagnuoli    che    udirono    le  querele    dei 
Francefi  ,  non  furono  meno  infoienti  ;    e  perchè  le  faccende  di 
Carlo  cambiarono  afpetto,  lo  efortavano  di  non  trattare  di  pace 
e  propofero    al  Papa    leggi    indegne    per    la    tregua .    Imperciò 
Giorgio  Frofpero  Luterano  affaldato  in  Germania    copiofo  efer- 
cito  il  conducea  in  Italia  per  depredarla  fecondo  il  Guicciardini 
nel  Uà.  17.  ;  coftui  era  Vicario  delle  truppe  Pontificie  nell'efercito 
dei  Confederati  :  la  Flotta  di  Cefare  avea  trafportato  da  Spagna 
nuova  gente  nel  Regno  di  Napoli  :  il  Duca  di  Ferrara  ne  abbrac- 
ciò il  partito  mercè  il  Diploma  di  Carlo  che  lo  invertiva  di  Mo- 
dena e  Reggio,  ed  il  matrimonio  di  Margherita  fua  figliuola  natu- 
rale con  Ercole  figliuolo  di  quello  .    Il  Lanojo  a  cui  Clemente 
mandò  il  Generale  de'  Minori  per  la  formola  della  tregua  ,  vo« 
lea  da  quello  ftipendio    pe'  Soldati    ed  il  rifarcimento    dei   dan- 
ni cagionati  ai  Colonnefi .    Volea    ancora  Odia  ,  Parma  ,   Pia- 
cenza ,    e  dai  Firentini  Livorno  e   Pifa  per  pegno    della  alian- 
za  contratta  con  Gefare  .   Non  dovea  però    ei    ciò  pretendere  , 
poiché    non  aveane  verun  diritto  j  e  Clemente  fotto  la  condotta 
del  Cardinale  Triulzi    tenea    nel  Regno    dieci   mila  foldati   ,  e 
Pietro  Navarro    colle  galere    Pontificie    dimorava    ne'  porti   vi- 
cini .    Se  non    che  Carlo  almeno    in  apparenza    trattò    il    Papa 
con  mitezza  ;  ed  oltre  il  Miniftro  Generale  de'  Minoriti    fpedi- 
gli  il  Feramofca  con  Lettere  Icritte  di   propria  mano  e  piene  di 
efpreflìoni  d'amore    e    figliale  obbedienza.  Clemence  (ìmilmen- 
te  nel  fine  di   Dicembre  del  152Ó.  diedene  ad  effo  Cefare  altre 
proteftando    di   non  avere  mira   che  al   pubblico  bene;   e  che  li 
pericoli  deli'  Ungheria    lo    amareggiano  .    Del    refto    nelle  cofe 
ìuccedute  non  mai]  fi  allontanò  da  lui   ,    e    fu   indotto   a   pren- 
dere  le  armi   dai  di  lui  Miniftri  che  tentarono  la  fchiavitù  del- 
la Lombardia  ed  oppreffione  d'Italia.    Dicevagli    di   confegnare 
all' obblivione  le   paffate  cofe  ,    e  di  attendere    alle  pre l'enti  :   Ci 
lagnava  però ,  che  efli  Miniftri    non  abbiano    per    la  Sede  Ap- 
Tem.X,  D  pò- 


2 6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

.  poftolica  oflequio    e  divozione;    e  ciò  deduce    dalli  loro  ragio* 
Sec. XVI.    ^amenti  tenuti;  e  nel  proporre  leggi  di  pace  il  fanno    con  al- 
terigia: non  ancora  la   Romana  Chiefa  è  abbattuta  in  modo  che 
non  vegga  eguale  al  fuo  il  pericolo  altrui  :  oltrecchè  chieggono 
cofe    che    non    poflbno  accordarfi  ;    tali  farebbono    lo  sborio  d' 
jmmenfo  foldo  ,    il  pò  (Te  fio    di   Parma  ,   Piacenza  ,  ed  Oftia  a 
titolo  di  pegno ,  ed  il  perdono    non  folo  per    li  Colonnefi    mi 
lo  riftabilimento    ancora    nelle  dignità  e  Feudi  ;  è  trattato  non 
quale  Pontefice  ,    ma    a  guifa    di  fervo  che  merita  gaftigo  :  in 
fomma  fprezzano  in  modo  la  Dignità   Pontificia    che    la  voglio- 
no diftrutta.     Egli  febbene  potea  nel   paffato  invadere  il   Regno 
di   Napoli    e  (turbare    le  faccende    di  lui   ,    non  lo  efeguì  ;   ma 
quelli   lenza  riguardo  occuparono  il  dominio  Ecclefiaftico  ,  mac- 
chinarono tradimenti    contro    la  vita  propria,  e   mofTero  li   Ma- 
gnati della  Città    ad  armare    contro    il  fuo  Principe  ;    e    fé  la 
divina  virtù  e   la  forza  delle  truppe  non     lo  aveflero   protetto  , 
già  con  danno  della  Sede  Appoftolica  e  difonore    di   Cefare    fa- 
rebbe divenuto  ingiufto  oppreflb  ,  e  chi   fi  gloria    d*  efsere    Av- 
vocato della  Chiefa  farebbene  ropprefiore.    Soggiugne    d'  effere 
coftretto    a    difendere    la  propria    Perfona    e  dominio        però  è 
difpofto    a  ricevere  la  pace  ,  a  rinnovare  feco  lui    amicizia  ,    e 
riftabilire     il    pio    configlio     in    vantaggio     della    Criftianità    , 
per    cui    non    può    abbandonati    li  Principi    aderire    unicamente 
ad  eflb  lui  .    Del  redo  entrambi    dobbiamo    prorrrovere    piutto- 
Ito  il  pubblico  che  privato    bene  :    per  il  che  egli  meditava  di 
portarli  in  Ifpagna  ,    ed    avea    fperanza  ,    che    abboccandoli    fe- 
co   lui    ed    efponendo    1*  uno    all'  altro    vicendevolmente    li    ar- 
cani   fi    diffiparebbono    le   difcordie  ,    che  '1  dividono    dai  Gri- 
ftiani  Principi.  Non  vorrebbe,    che    gli  chiegga    perdono  ,    ed 
entrambi  pella  pace  d'Italia  e  vantaggio  della  Criftiana  Repub- 
blica molli   di  dolce  pianto  e  tra  (inceri  baci  riftabilirebbono  1* 
antica  amicizia.   Pregalo  dunque  ,    che    con  amore    e    prudenza 
tratti  la  tregua,  a  cui  ei  prederà  ajuto    quando    li  Miniftri    di 
lui  efibifcano  condizioni  giufte  :  e  fé  ora  ciò  non  convenga,  al- 
meno ei  può  impedire  molti  mali  ,  _ed  operare    feco    lui  finché 
la  pace  defiderata  da  tutti  e  voluta  da  elfo  Carlo  fia  compiuta. 
a     d    a-       XVIII.     Il  Guicciardini  accenna ,  che  il  Re  di  Francia  quan» 
°    a  .      ,.1  do  intefe  dal  Nonzio  Appoftolico,  che  il  Pontefice    volea  tras- 
trasferirfi       ferire  a  Barcellona    ed  abboccarfi    con  Cefare  ,    il  difluafe;    ei 
i»  Spagna  .  temea  ,  che  Clemente  e  Cefare  pacificati  privatamente    attenda- 


no 


Storia  de  Romani  Pontefici,  27 

no  all'i  proprj  vantaggi  .  Il  perchè  fìgnificogli ,  che  farebbe    af-  "  ■ 

fai  più  onorevole,  che  il  Re  d'Inghilterra  il  quale  era  fuo  Sec.XVI, 
amiciflimo ,  proponga  trattati  di  pace ,  e  non  già  che  ei  a  Gè- 
fare  la  cerchi .  Ma  il  Pontefice  con  altre  Lettere  efpofegli,  che 
deliberò  di  girfene  in  Ifpagna  ;  e  poiché  credea  ,  che  il  Re 
d'  Inghilterra  ed  il  Cardinale  Volfeo  effendo  mediatori  di  pace 
arebbono  foftenuto  li  vantaggi  di  Cefare  ,  acconfentì  poi,  che  lì 
ponga  in  viaggio.  Francefco  Vittorio  ricorda  ,  che  il  Papa  il 
viaggio  ritardò  certificato  dal  Generale  de' PP.  Minori ,  che  Ce- 
fare bramava  la  pace  ,  al  quale  fi  rimife  .  Dunque  prima  della 
partenza  trattò  della  tregua,  e  volendone  a  parte  il  Re  di  Fran- 
cia ed  i  Veneziani  vi  fi  oppofero  li  Miniftri  di  Carlo  *  diflero, 
che  non  fegnando  egli  privatamente  la  pace  ,  V  Imperatore  non 
badarà  più  alla  univerfale  quiete  della  Criftiana  Repubblica  ,  e 
farà  ai  Francefi  e  Veneziani  più  crudele  guerra  con  difonore 
della  Santità  fua .  Ma  il  Papa  fignificò  al  Viceré  di  Napoli,  che 
non  potea  permettere ,  che  li  Tuoi  Confederati  fiano  efclufi  dal- 
la tregua  ;  e  rapporto  le  Città  volute  in  pegno  ditte  ,  che  da- 
rebbele  al  Marchefe  di  Mantova  ,  due  Figliuoli  del  quale  an« 
drebbono  in  Spagna  in  qualità  di  ortaggio  .  Quanto  al  foldo  fi 
compiacque  di  sborfarlo  ,  a  condizione  che  li  Firentini  ancora 
fiano  comprefi  nella  tregua  e  pace .  Ma  perfeverando  il  Viceré 
nel  fentimento  di  ricevere  l'oro  e  le  Città  Pontificie  ,  e  dai 
Firentini  Pifa  e  Livorno  fentì  dirfi  ,  che  non  imporrebbegli 
leggi  più  fevere  fé  quefti  forfè  fuo  fchiavo  .  Delufo  imper- 
ciò  dall'Imperatore  né  potendo  moderare  l'alterigia  ed  info- 
lenza  dei  di  lui  Miniftri  ,  e  dall'  altra  parte  effendo  dal  Duca 
de  Borbone  depredata  la  Lombardia  temette  qualche  attentato 
contro  la  Tofcana  e  Roma ,  ed  oppofe  alla  gente  di  Carlo  le 
proprie  truppe,  finché  piaccia  a  Dio  di  fufeitare  in  quello  fenti- 
menti  veraci  di  pace  .  Spedì  per  tanto  Nunzj  in  Inghilterra  fa- 
cendo mediatori  di  effa  pace  il  Re  ed  il  Cardinale  Volfeo*  altri 
ne  mandò  a  Cefare  efponendogli  che  li  Fedeli  la  defiderava- 
no  .  Intanto  V  efercito  del  Papa  mantenuto  col  foldo  della 
Francia  ed  Inghilterra  fi  accampò  nel  Regno  di  Napoli  :  ed  il 
Viceré  nell'  ultimo  di  Gennajo  fu  battuto  preffo  Frofinone  For- 
tezza del  Lazio  appartenente  al  dominio  della  Chiefa  .  Era  ve- 
nuto in  Italia  Renato  Conte  di  Vaudemont  fratello  del  Duca 
di  Lorena  ,  che  per  diritto  ereditario  pretendea  elfo  Regno  . 
Quefti  improvvifamente  l'occupò  ed  intimorì    li  Spagnuoli .    S* 

D     a  im- 


28  Storia  de  Romani   "Pontefici. 

""  '■>  Trppa^rnni   di  Aquila  ,  Salerno,  Borgo,  e  Sorrento;    ma  ri  ri- 

Sec.  XVI.    tardo  delli   Francefi  che  doveano  foftenerlo ,  diftruffe  interamen- 
te  la  vittoria  e  la  fperanza  di  maggiori  avanzamenti  •  di  ciò  il 
Datario  Giberti  fi  lagna  acerbamente .  In  fatti   poco  dopo  Tefer- 
cito  per  negligenza  de' Francefi    e  per  colpa    de' Miniftri   Vene- 
ziani e  Pontificj  che  lentamente  troppo  il  neceffario    prepararo- 
no, indebolito  fu  corretto  di  fepararfi   per  non  venire  meno  di 
fame  ;  e  1'  armata  navale  che  non  fu  accrefciuta,  e  dovea  cufto- 
dire  le  Città  maritime  delle  quali  erafi   impadronita,    non  potè 
fare   progredì  .  Succedette  ancora  nella   Lombardia  e  nella   Emi- 
lia ,  che  il    Ouca    d'  Urbino  Condottiero    delle  genti   Veneziane 
e  dei  Confederati  reprimendo  1'  ardore  nel  combattere  dei  Fran- 
cefi  e   Pontificj   pretto  adito  al   Borbone  di  girfene    ove  volea  ; 
contento    di    feguirlo    lentamente    quando    dovea    prevenirne    il 
cammino:    e    l' efercito  divenne    non  folo  inutile    ai  Confede- 
rati ,   ma  piuttofto    ne  tradì    V  affare    ,    e    permife    al    Borbone 
di    portarfi  a   Roma. 
in"       XIX.      Il   Lanojo  intanto  paventò  di  perdere  il   Resno    e  col 
delli    Spa-     mezzo  "*  Celare   Feramofca    fece    a   Clemente   propofizioni    più 
gnu  ili     dai  e(lue  e   mltl  »  e  dopo   molti    configli     fi   addattò    alla   tregua.    E 
quali  è  tra   perchè   il   Papa  conofcea  ,  che  il    Re  di   Francia  promettea   mol- 
dito.  to  ,  e   poco  atcendea  ,  che  li   fufli.ij   di   quello  d'Inghilterra  era- 

no incerti,  e  che   li   Veneziani    ftentatamente   fi  offerivano  di  pa- 
gare li   foldati  ,    e   perchè   avea    il   Borbone  rifolco    di    condurre 
1'  Efercito  a   Roma  ,   provò  fommo  affanno  ,    e   non  potendo  di- 
fenderti  né   fapendo  ioftenere   le  avverficà   fluttuò  per  alcun  tem- 
po,   ma  poi   nel  dì    15.  di    Marzo   (tabilì   la   tregua   col   Feramo- 
fca ,  a  condizione    che    egli  sborferà    all'  efercito    condotto    dal  Duca 
Borbone  fejfanta  mila  feudi ,    e    fi   rejlttuifcano    li  Luoghi    vicendevol- 
mente ufurpati .'   Il   Viceré  di  Napoli  fi  portava  a  Roma  ed  il   Trtul^i 
Legato  %Appo(lolico  al  Campo  Cefareo  per  indurre    il  Borbone    a   retro» 
cedere  ,  e  non  depredare    il  dominio  Eccle/ìa/lico    e    la  Tofcana  :    e   li 
Francefi  e  Veneziani  potranno  accettare  la  tregua  .    Non   fi   parlò  del- 
li  Colonnefi   permettendo  al   Papa    il  polTeflb  delle   Fortezze   lo- 
ro appartenenti.  Rinvigorito  Clemente  credette,  che   il   Borbone 
obbedirebbe    alli    ordini    di    Cefare  ,    e    preferirle    al  Cardinale 
Triulzi  ed  alli  Comandanti  dell' efercito  di   ritirarlo  dal  Regno. 
Opero  ciò   facendo  imprudentemente,   poiché   fapea,  che   il  Bor- 
bone non  accettò    le  condizioni  ;    li    Re    di   Francia    ed   Inghil- 
terra lo  aveano  ammonito  di  non  fidarfi  delli  Spagnuoli  ,    e  li 

Ve- 


Storta  de  Romani  Pontefici  .  2P 

Veneziani   riprovavano  la   tregua  .    Nullameno  reftituì  a    Lanojo    - 


le  Città,  e  ricirò  1' efercito  con  grave  fuo  difonore  ed  allegrez-  SeC.XvI. 
za  dei  Spagnuoli  dal  Regno.  Per  placare  le  truppe  Cefaree  pa- 
gò il  foldo  ed  oflervò  le  condizioni  ftipulate  :  ed  il  Gibertì 
ferine  al  Triulzi  ,  che  il  Pontefice  volea  piuttofto  ,  che  dalli 
nimici  fiano  diftrutee  le  proprie  cofe  che  gli  fi  aferiva  1'  efito 
infelice  della  guerra  .  Diceagli,  che  Cefare  promife  al  Papa  molto ,  e 
fé  li  fatti  alle  parole  corrilpondono,  potea  dirfi  lapace  ftipulata. 
Ma  quelli  non  attele  la  data  fede,  ed  il  pio  confìglio  della  pace 
fvanì .  Imperciò  Clemente  indotto  da  avarizia  o  da  riftrettezza  li- 
cenziò le  truppe,  febbene  non  era  certo,  che  il  Borbone  accettò 
la  tregua.  Dunque  quando  cercò  ,  che  quefti  1' approvi,  trovollo 
dominato  da  gravi  difficoltà  ,  vi  ripugnarono  li  Tedefchi  li  quali 
fautori  della  Erefia  Luterana  aveano  concepito  odio  contro  il 
Papa  e  la  Romana  Chiefa  ;  e  non  contenti  del  foldo  patteggia- 
to voleano  la  guerra  .  Furono  dubbie  per  alcuni  giorni  le  co- 
fe ;  ma  poi  il  Borbone  depredando  Firenze  non  adenti  alla  tre- 
gua ,  difprezzò  li  configli  di  Lanojo,  che  a  bella  pofta  il  vifi- 
tò ,  e  con  marchie  sforzate  guidò  1' efercito  a  Roma.  Per  il  che 
con  incredibile  celerità  non  trovato  per  via  oracolo  fi  prefentò 
a  Roma  difefa  da  Renzio  Ceres,  da  pochi  veterani  foldari ,  e  da 
molta  gente  collettizia  .  Quando  ebbefi  notizia  ,  che  1'  efercito 
Cefareo  per  la  porca  Flaminia  entrava  in  Città  ,  fu  comune  lo 
fpavento.  Si  leggono  Lettere  di  alcuni  della  Romana  Curia  da- 
te a  Niccolò  Capponi  Firentino  circa  la  metà  di  Gennajo  ,  nel- 
le quali  fi  rammentano  li  errori  dell'umano  configlio  nelle  guer- 
re d'  Italia  ;  che  il  Turco  preftò  opportunità  alla  Cafa  d'  Au- 
lirla d'ingrandimento;  che  1' efercito  Cattolico  raccolto  contro 
quello  fi  dettino  alla  devaftazione  d'Italia;  che  li  sforzi  per 
abbattere  la  potenza  di  Cefare  per  divino  configlio  riufeirono 
inutili  ;  e  che  la  tregua  contratta  con  quello  non  giovò  per 
evitare  la  divina  Giuftizia  la  quale  mercè  1' efercito  Tedefco  volle 
punire  li  peccati  dei  Romani .  E  cos'i  appunto  accadette  .  Il 
Pontefice  che  tentò  ogni  modo  di  fventare  la  procella  ,  non 
potè    impedirne    il    flagello. 

XX.      EfTenJo   vicino  a   Roma  1'  avverfario  il    Papa    pensò    al  Vende  a!cu« 
rimedio   troppo  tardi;    imperciò   non   volle  all'erario  efaufto    ri-  ni  Ca!iina~ 

parare  con   mali   arti,  ed   eforcato   a   vendere   alquanti  Capelli  Car-    atl  '  Lc ,},' 

di  v      i-    r    .         ^.  •    i  •    «  •      •      i-     j-  r»       deinUattel" 

ìnalizj   nego   di    farlo.   Chiedette   per  tanto  ai    Principali   di  Ko-  jq  s    ^npe. 

ma   foldo  e   ricchezze   per  affaldare  gente;   ma  quefti    non   obbe-  j0  ^  en'efce 

girono  ,  e  quindi  pagarono  il  fio  della  propria  avarizia  e  dilob-  a  collo  di 

be-  gravo  patto. 


go  'Storia  de  Romani  Pontefici. 

bedienza.  Le  Vergini  venute  nelle  mani  dei  Soldati  ne  faziaro3 
Sec.XVI.  no  ia  libidine,  e  perdute  le  foftanze  altri  furono  fcannati  ,  ed 
altri  con  grave  prezzo  la  libertà  ricomprarono  :  e  Clemente 
quattro  foli  Capelli  Gardinalizj  vendette  nella  Congregazione  delli 
6.  di  Maggio  ;  febbene  li  Padri  gli  ne  accordarono  altri .  Il 
Rinaldi  riduce  ad  altro  tempo  la  faccenda  ,  ed  il  Ciaconio  ne 
la  trafcura.  Biagio  da  Cefena  ed  il  Contelorio  acennano,  che 
Clemente  creò  dieci  Preti  e  quattro  Diaconi .  Noi  però  dicia- 
mo, che  quattro  furono  li  promoflì  ;  cioè  Benedetto  Accolti  Fi- 
rentino  Vefcovo  di  Ravenna;  Agoftino  Spinola  da  Savona  Ve- 
fcovo  di  Perugia;  Niccolò  Gaddi  Vefcovo  di  Firenze;  e  Mari- 
no Grimani  Patriarca  d' Aquileja ,  e  furono  pubblicati  nel  Feb- 
brajo  del  1528.  Intanto  nelli  5.  di  Maggio  il  Borbone  avvici- 
natofi  a  Roma  con  militare  inlolenza  mandò  Meflb  al  Papa  di- 
cente  che  pattava  per  la  Città  andando  a  Napoli .  Negò  il  Pon- 
tefice di  compiacerlo;  e  nel  fufleguente  egli  tentò  di  fcalare  le 
mura  ;  ma  ferito  mortalmente  mori  ,  (e  diamo  fede  alli  Guic- 
cierdini  ,  Bellaj  ,  e  Glorieri .  L' efercito  creò  Duce  Filiberto 
Principe  di  Oranges  ,  e  l'ardore  non  folo  fcemò  ,  crebbe  piur- 
tofto  ,  ed  avendo  combattuto  con  grande  animo  debellò  le 
truppe  Pontificie  ,  e  s'  impadronì  dei  Sobborghi  .  Periro- 
no di  quefte  quattro  mila  fecondo  il  Guicciardini  ,  il  Giovio 
ne  accenna  periti  fette  mila  .  li  Pontefice  ciò  accaduto  fi  ri- 
tirò in  Cartello  di  Sant'Angelo  accompagnato  da  tredeci  Car- 
dinali .  Si  tenne  torto  trattato  fé  dovea  fuggirfene  ;  il  che 
non  farebbe  ftato  malagevole  ,  poiché  li  ni  mici  entrarono  in 
Città  nella  fera  :  ma  avvifato  da  Berardo  Padovano  che  volea- 
no  la  pace,  infelicemente  abbandonò  il  penfiero  della  fuga.  In 
tal  modo  non  avente  l'ajuto  dei  Veneziani  e  Francefi  poco  pri- 
ma non  curati  fi  fidò  delli  Spagnuoli  ,  e  tradito  vide  colli  oc- 
chi proprj  depredata  la  Città  .  In  ogni  luogo  erano  li  Nobili 
fcannati;  le  Vergini,  Matrone,  e  Monache  divennero  oggetto  del- 
la libidine;  le  Cafe  dei  Cardinali  ,  Principi  ,  ed  Arnbafciatori 
lì  fpogliarono  ;  le  fagre  Reliquie  fi  dierono  alle  fiamme  ;  V  Eu- 
cariftia  fi  calpeftò;  ed  ogni  genere  di  fcelleraggine  rendette  la 
difavventura  oltremodo  lamentevole  .  La  preda  fecondo  alcuni 
pervenne  alla  fomma  di  venti  millioni  di  feudi  d' oro  ;  che 
crebbe  poi  molto  per  lo  sborfo  fatto  a  titolo  di  libertà .  Il  mag- 
gior danno  fu  il  devartamento  della  Biblioreca  del  Vaticano,  la 
dilacerazione  dei  Libri,  e  l'incendio  delli  Editti  Pontifici;  il  che 
con  mai  bartevolmente  farà  compianto  dai  Letterati .  A  tutto- 
ciò 


Storia  de  Romani  Pontefici.  31 

ciò  fi  unì   T  infamia  dei  Vefcovi    e  Cardinali    dai  Soldati  e  Lu-    Vvt 

terani  porti  fopra  vili  fomieri  e  condotti  per  Roma  con  grave  c*  V*# 
onta  e  fcorno  ;  ed  alcuni  maltrattati  perderono  nelle  contume- 
lie la  vita  .  Né  meno  acerbamente  furono  trattati  li  Cardinali 
e  Vefcovi  Tedefchi  e  Spagnuoli  ,  febbene  mercè  il  driti»  della 
Nazione  fi  riputavano  ficuri  ,  poiché  gl'Italiani  dominati  dalla 
avarizia  e  libidine  contro  etti  il  proprio  fdegno  armarono  .  In- 
tanto Filiberto  Comandante  dell' efercito  attediò  il  Gattello  di 
Sant'Angelo  ed  era  attento,  che  non  vi  s'introduca  vettovaglia 
per  coftrignere  il  Papa  ad  arrenderli,  il  quale  facilmente  farebbe  fla- 
to liberato  ,  fé  ei  aveffe  voluto.  Softenne  imperciò  per  alcuni 
giorno  l' attedio,  fperanzito  che  li  Confederati  gli  recarebbero 
ajuco.  Ma  il  Duca  d'Urbino  febbene  poteva  fovvenirlo  ,  a  che 
li  Veneziani  e  Francefi  erano  difporti,con  fraudolente  tergiver- 
fazione  perdertene  la  occafione .  Dunque  Clemente  privo  di  fpe- 
ranza  nel  li  6.  di  Giugno  fé  crediamo  al  Guicciardini,  confegnò 
il  Cartello  alli  Avverfarj,  e  riacquiftò  a  cotto  di  duriffime  condi- 
zioni la  libertà  e  la  vita.  Intanto  dovette  confegnare  il  Cartel- 
lo, Oftia  ,  Civita  Vecchia,  Piperno ,  Piacenza,  Parma,  e  Mo- 
dena al  Comandante  Cefareo,  che  ne  conferverà  il  pofleflb  fin- 
ché gli  piacerà,  e  sborfarà  50.  mila  feudi  d'oro  ;  e  per  li  tre- 
dici Cardinali  prigionieri  fomma  proporzionata  contribuirà.  Si  portò 
a  Napoli  ovvero  Gaeta,  attendendo  Cefare  il  quale  rifolverà  di  ef- 
fo .  Per  ficurezza  di  ciò  die  al  Comandante  Cefareo  alcuni  O- 
ftaggi  ,  e  rimite  li  Colonnefi  nel  primiero  grado  e  dignità.  Sta- 
bilito ciò  Ahcornio  Spagnuolo  (  querti  è  lo  fletto  a  cui  in  Ifpa- 
gna  Carlo  V.  raccomandò  la  cuftodia  di  Francefco  I.  )  entrò 
in  Cartello,  cuttodì  il  Papa  fei  mefi,  né  offervò  con  abbominevo- 
le  lieenza  quello  che  era  ftato  patteggiato.  Imperciò  con  eguale 
durezza  trattò  il  Papa  come  con  un  Capo  di  Ladroni  fatto  arebbe. 
E  certamente  l'inimico  della  Religione  farebbefi  vergognato  di 
maltrattarlo  in  tal  modo  ,  e  fé  crediamo  a  Fabrizio  Cornaro 
nella  Lettera  ricordata  dal  Bzovio  ,  il  Turco  fi  meravigliò  del 
fatto  indegno  e  del    Papa   villaneggiato  nella  fua  Sede. 

XXI.     La  prigionìa  di  Clemente   riempi  di   trittezza  ed  afFan-     Ce  fare  ne 
no  li   Principi  Cattolici  .    Per   il  che   il   Re  d'Inghilterra    nelli  ordina  la  li- 
dieci  di    Luglio  diede  Lettera  al   Cardinale  Cibo    deplorando    li  berta  . 
maltrattamenti   fatti  ad  etto  Papa.    Diceva,   che  dopo  la   depreda- 
zione  della  Città   e  le   ingiurie    del    Vicario    di    Crifto     attendea 
la   rovina  del  Santuario-   poiché   ridotto    in   vile   ferviti]   il   Som- 
mo Sacerdote    venivane    di    confeguenza     la    conculcazione  delle 

Re- 


2  2  Storia  de  Romani  Pontefici . 

— — —    Reliquie  e  la  profanazione    dei   Sagramenti  e  del  Corpo  e  Sari- 
Sec.aVL    gue  di  Crifto  :    e  difie,    che  in  vigore    del  titolo  di   Difenfore 
della  Chiefa  arebbe  operato  per  la  di  lui   libertà  e  per  la  quie- 
te del  Santo  Gregge  ciò  che  verrebbegli  fuggerito  .     Efpofe  in- 
oltre, che  avea  fpedito  al  Re  di   Francia  Tomafo  Cardinale    dì 
Yorck  feco  lui  trattando  della  maniera  di  rifarcire  il   decoro  di 
Clemente  :  ed  il  pregò  di  convocare  li  Padri  e  fuggerirgli   1'  op- 
portuno .    Dunque    con  fommo   ftudio  li    Monarchi   Francefe  ed 
Jnglefe  trattarono  della  libertà  di   Clemente  ,  e  li  Cardinali   ri- 
folverono  di   liberarlo  dalle  mani   dei   Cefariani    e   rimetterlo  in 
libertà.  Quelli   intanto  configliarono  efli  Monarchi  di  non   man- 
care alla  azione   a  cui  erano  eccitati   dai   loro   Maggiori   dai   qua- 
li ereditarono   il  titolo  di   Cri/ìianifftmo ,    o   fi   meritarono  quello 
di   Difenfore  della  Fede.    Per  il   che     il    Monarca     Inglde     nel    dì 
l8.  di   Agofto  unì   le  fue  genti   a  quelle  del   Francefe,    e  fotto 
la  condotta  di  Odetto  Laucrech  le  fpedì   in   Italia.  Carlo  quand' 
ebbe  notizia  della   prigionia    del    Papa  ,  moftrò  fommo  affanno, 
e  fofpendette  l'allegrezza  che  era  in  Corte    pel   nafeimento    del 
fuo  Figliuolo;   pure  polliamo  dire,  che    n'abbia   avuto    conten- 
to dilazionando   di   porlo   in   libertà.   Ma   conofeendo    poi    che   l' 
azione  era  difonorata  ,   per  non   irritarli  contro   il    Re    d'  Inghil- 
terra con  cui   era   unito   in  depreflìone  di   quello  di   Francia  ,    e 
perchè   li    Prelati   di   Spagna   riprovavano  il  fatto,  moderò  il  rigo- 
re e  promofiene  la  libertà  .   Per  la  qual  cofa  diede  Lettere  Cir- 
colari ai   Principi  condannando  l'accaduto  ed  acculandone  il  Pa- 
pa ,  di  cui   fi   lagnò,  che   col   prendere   le  armi   lo  avea    corretto 
a  difendere  colla  forza  li  fuoi  Stati  d'  Italia  :  e  febbene  in  no- 
me fuo  Ugone  di  Moncada  ftipulò  la  tregua,  ei   nullameno  con- 
tro ogni  diritto  la  violò.   Dolevafi  ancora,  che  Clemente   occu- 
pò  buona  porzione  del   Regno  di   Napoli   .    Dunque  effendo  de- 
fraudata la  fede  dovette  in  difefa  propria  fpedire  in  Italia  efercito; 
quefto  però  fenza  fuo  ordine  affali  Roma,  e  non  curando  il  divie- 
to dei  Capitani  fé  ne  impadronì    e    la  depredò  .   Il  che  riputa- 
va ordinazione  di  Dio,  che   volle  prendere  vendetta  delle  ingiu- 
rie fatte  alla  propria  Perfona  .   Ne  fentiva  però  dolore  ,  e  vor- 
rebbe piuttofto  eflere  vinto  che  vederfi    in  tale    maniera    vinci- 
tore .  Per  tanto  dicea  ,  che  alla  difavventura  adattava    acconcio 
rimedio,  e  promettea  di  adoprare    le  fue  armi  contro    li  Eretici 
e  nimici  della   Religione.  Le  Lettere  furono  date  da  Vagliado- 
lid  nel  dì  2.  di  Agofto .  Con  proliffa  Apologia  poi  difendette  il 

fat- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  33 

fatto  non  parlò  della  libertà  dei  Papa  per  acquifere  tempo  .  <* 
Rifondea  la  caufa  del  male  nelle  azioni  di  eflo  Papa,  che  non  Sec.XVI. 
avea  armato  contro  li  Spagnoli  ,  ma  contro  li  Colonnefi  che 
difertarono  il  fuo  dominio  e  depredarono  fagrilegamente  la  Ba- 
filica  di  San  Pietro.  Patta  però  fotto  filenzio ,  che  Clemente  fu 
coftretto  dalla  imporrunità  dei  Spagnuoli  ad  occupare  il  Regno 
di  Napoli  ,  poiché  il  Viceré  Lanojo  condotto  V  efercito  non 
molto  lungi  da  Roma  volea  da  quella  fcacciarnelo  con  violen- 
za ,  e  nemmeno  rammenta  le  irruzioni  comunicate  al  Feramo- 
fca  che  chiedettegli  la  pace,  né  la  probità  di  Clemente  che  nella 
vittoria  arreftò  la  propria  gente  ad  onta  dei  Confederati,  li  qua- 
li  il  difapprovarono  quanto  reftituì  alli  Spagnuoli  ridotti  in 
anguftia  le  Città  .  Scusò  bensì  la  fede  violata  indegnamente  dai 
fuoi  Miniftri,  accufando  il  Pontefice  quale  refrattore  della  {labi- 
lità pace  ;  ma  pure  fé  quefti  non  foffe  ftato  ingannato,  arebbe  fa- 
cilmente colle  proprie  e  colle  genti  dei  Confederati  trionfato 
delli  Spagnuoli.  Intanto  l' efercito  di  Cefare  veniva  meno  di 
pefte  ;  ed  il  Principe  Filiberto  che  ne  avea  il  comando,  fi  por- 
tò a  Siena  fotto  pretefto  di  fedarvi  li  tumulti  •  ma  realmente 
per  evitare  la  fevizie  del  male  .  Dunque  Cefare  poiché  li  Fran- 
cefi  calarono  in  Italia  ,  ed  il  Re  d'  Inghilterra  favorivane  il  di- 
fegno  ,  fpedì  altra  volta  a  Roma  con  titolo  di  Ambafciadore  il 
Generale  de' PP.  Minori ,  e  col  mezzo  di  Verio  Miliacenfe  or- 
dinò al  Principe  Filiberto  e  ad  Ugone  di  Moncada  di  porre  in 
libertà  il  Papa  .  Sfotzatamente  ciò  efeguì  per  offervazione  dello 
Spondano  j  poiché  le  condizioni  erano  sì  ambigue,  che  poreano 
edere  da  quelli  inteie  in  diverfo  fenfo  *  ficchè  non  perdano  la 
opportunità  dello  ftabilimento  della  Monarchia.  Quindi  teftifica 
Paolo  Giovio  ,  che  Celare  mofTb  da  religione  ovvero  da  infa- 
mia che  al  di  lui  nome  rilultava  ,  comandò  ai  Capitani  di  por- 
lo in  libertà  e  di  venerarne  la  Sagrofanta  Dignità  ,  purché 
egli  dia  lo  ftipendio  delle  truppe.  Raccomandava  loro  di  otte- 
nere Omaggi  ,  affinché  il  Papa  ricordevole  delle  iofferte  ingiurie 
ridotto  in  libertà  non  patteggi  altra  volra  colli  proprj  Avverfa* 
rj  :  ma  Cefare  ciò  prefcrivendo  operò  ingiuftaroente  •  poiché 
avendo  indotto  il  Pontefice  alla  pace  con  promeffa  di  vol- 
gere le  armi  contro  li  Luterani  e  Turco  ,  e  fotto  pretefto 
di  pace  opprefTo  dovea  rimetterlo  fenza  rifcatto  e  reftituirgli 
V  ufurpato .  Ma  pure  nel  riprovare  l'azione  de'  fuoi  volea  da 
quella  raccorre  frutto,  e  coflrignere  il  Padre  della  Crifìianità  a 
7*003.  X.  E  sbor. 


24  Storta  de  Romani   Pontefici. 

*  sborfare  foldo  per  la  propria  libertà,  come  fé  ei  foflc  ftato  pru 


Sec.  XVI.  .  gioniero    di  giufta  guerra .    Qltrecchè    riufciva   al  Papa    fomma- 
mente  difficile  eflendo  cuftodito  di  raccorre  foldo ,  e  perchè  non 
appariva  ragione  onde  aggravare  li  Sudditi ,  non    arebbe  trovato 
fede  preflb  li  creditori  ,  né  potrebbe  coltrignere  quelli  a  (ovve* 
nirlo .  La  cofa  però  arrivò  a  fegno,  che  dovette  dare   in  ortag- 
gio certi   Arcivefcovi  fuoi  famigliari,  e  promettere  il  foldo  pre. 
tefo  ingi  ultamente  dai  Tedefchi  r  li  quali   pofero  in  ferri  quelli   e 
li  maltrattarono  con  crudezza  j  poco  dopo  li  conduffero  al  Campo 
di   Flora  ove  erano  eretti   patiboli  y  e  li  minacciarono  diappender- 
veli .  Ma  li  miferi  furono    non  fenza  prodigio    dalla  divina  po- 
tenza difefi  .  Il   principale  di  quefti  fu  Gianmaria  Arcivefcovo  Si- 
pontino  che  eletto  a  Papa  fi  appellò  Giulio  III.  Tutti  però  non  mol- 
to dopo  eflendo  li  cuftodi  per  crapola  e  vino  affannati  fuggirono. 
LiCefaria-       XXIf.     Giunti  in   Italia  li  Francefì  li  affari  dell'Imperatore  de- 
S'ip      0n-°  caderono  .  Imperciò  quelli  s'impadronirono  di  Aleffandria  ;  Genova 
«orofe  e r  *  n€  abbandonò    il  partito*  Pavia    fu  faccheggiata  :   Parma  ,  Pia- 
dizioni  che  ccnza  »  e  Bologna    fpontaneamente    li  accettarono;    il   Duca    di 
fono    accet-  Ferrara    ed  il  Marchefe    di  Mantova    ne  abbracciarono     le  parti 
tate  .  attenti  d' invadere   Napoli  e  fcaccìare  da  Roma    li  Cefariani  .  Il 

Guicciardini  nel  lib.  18.  fcrive  ,  che  il  Lauftrech  nelli  18.  d' 
Ottobre  pafsò  il  Pò;  ma  mentre  attendea  l'unione  del  li  Sviz- 
zeri e  l'armata  navale  neceffaria  per  l' imprefa  ,  o  perchè  non 
averle  forze  per  opporfi  ai  Cefariani  ,  o  perchè  il  fuo  Re  co- 
rnandogli di  operare  con  lentezza  ,  poiché  trattava  con  Carlo 
V.  della  libertà  dei  proprj  Figliuoli  ,  non  molto  fi  fegnalò  .  E 
Clemente  non  potendo  più  (offrire  le  miferie  della  prigionìa  e 
timorofo  della  pestilenza  da  cui  perirono  alcuni  fuoi  Famigliar*, 
approvò  le  pretenfioni  dei  Cefariani.  Intanto  li  Soldati  che  non 
riceverono  lo  ftipendio  ,  non  più  attendeano  al  comando  dei 
Capitani  ed  imponeano  al  Papa  nuovi  aggravj  ;  ed  ei  per  al- 
ferzione  del  Guicciardini  sforzatamente  accettò  dt  non  opporfi 
alli  avanzamenti  di  Gefare  nel  Regno  di  Napoli  e  Djcato  di 
Milano,  di  concedergli  il  foldo  raccolto  nelle  Spagne  a  titolo 
di  fagra  guerra  e  le  Decime  delli  Ecclefiafiici  ,  di  oonfegnargtì 
Oftia  ,.  Civita  Vecchia,  Tiferno  y  e  Forlì  ,  li  proprj  nipoti  Alef- 
fandro  ed  Ippolito  dimoranti  in  Parma  Scacciati  da  Firenze  ,  -e 
tre  Cardinali  ■  e  di  sborfare  ai  Tedefchi  fettanrafette  mila  feudi, 
e  trenracinoue  mila  alli  Spagnuoli  .  Così  in  breve  tempo  il  Papa 
sborsò    trecencinquanta  mila  feudi    che    poco    fi  prezzarono    dal 

li. 


Storia  de  Romani  Pontefici.  35 

iicenziofo  efercito  Cefareo .  Con  tutto  quefto  non  fi  vide  in  li-  ■  »yj- 
berta,  e  la  faccenda  dilungavafi  a  genio  dei  Miniftri,  che  arrab. 
biati  pel  felice  fucceffo  delle  armi  Francefi  in  Italia  nuove  e  più  cru- 
deli aggravj  gl'imponevano  ,  e  negavano  dipartire  da  Roma  le 
non  aveano  il  preteio  foldo.  Non  potea  il  Papa  darlo  ridotto  quafi 
a  mendicità,  e  ricevendo  afsai  gravola  la  prigionìa  dilungata  a 
fette  mefi  approvò  turpe  commercio  ,  e  concedette  loro  di  alie- 
nare li  beni  Ecciefiaftici  nel  Regno  di  Napoli  e  vendere  al- 
tri Capelli  Cardinalizj  ,  e  mercè  li  occulti  e  fantiftimi  giudicj 
di  Dio  li  beni  della  Chiefa  divennero  preda  della  rapacità  Lu- 
terana,  che  formava  il  numero  maggiore  dell' efercito  di  Cefare  . 
Li  Storici  fono  difeordi  rapporto  il  tempo  della  promozione  ed 
il  numero  de'  promofli .  Il  Giovio ,  lo  Spondano  ,  ed  il  Palaz- 
zi vogliono  creati  da  Clemente  fei  Cardinali  che  collo  sborfo 
di  certo  foldo  furono  aferitti  al  Collegio  facro  :  elfo  Giovio 
però  accenna  tre  foli  alla  Porpora  giunti  collo  sborfo.  Li  Rinaldi 
e  Spondano  non  rammentane  il  giorno  né  il  mefe  della  promo- 
zione: ed  il  Panvini  li  vuole  condecorati  nelli  3.  di  Marzo  y 
in  cui  Clemente  creonne  14.;  erra  però  enormemente.  L' Ol- 
doini  ed  il  Contelorio  che  diligentemente  oftervarono  li  Monu- 
menti Vaticani ,  fcrivono  la  promozione  di  cui  favelliamo,  fuc- 
ceduta  nelli  21.  di  Novembre  del  1527.;  e  noi  voloncieri  ap- 
proviamo la  loro  opinione.  Li  promofli  furono  Antonio  Sanie- 
verini  Napolitano;  quefti  era  flato  da  Leone  X.  nominato  lot- 
to certe  condizioni  che  non  adempiute  rimafe  nello  flato  di 
privata  convenzione.  Clemente  approvò  le  Lettere  di  Leone 
e  nelli  ip.  di  Febbrajo  del  1528.  il  pubblicò  :  Vicenzo  Cara- 
fa  Napolitano  ed  Arcivescovo  di  Napoli:  Matteo  Palmeri  Na- 
politano Arcivelcovo  di  Matera  e  Cirenza  :  Antonio  dal  Prato 
Francefe  Cancelliere  di  Francia  Arcivelcovo  di  Sens  :  Enrico 
di  Cardona  Spagnuolo  Arcivefcovo  di  Monte-Reale  :  Gerola- 
mo Grimaldi  Genovefe  Vefcovo  di  Venafro  :  Pirro  Gonzaga 
Velcovo  di  Modena.  Alcuni  annoverano  anco  Sigifmondo  Pap- 
pacoda  Napolitano  Vefcovo  di  Tropea*  ma  il  Ciaoonio  non  ne 
fa  menzione;  e  l'Ugheili  dice  ,  che  ei  diretto  da  umiltà  non  ac- 
confentì  ;  ed  adduce  la  fcrizione  del  di  lui  fepolcro  :  Cafar  Et*, 
genius  qui  nuper  de  Ecdefits  Neapohtanìs  Hijìoriam  faipfit  ,  in  de- 
ftripttone  Ecclefìa  S.Joannis  de  Pappacaudis  fubjettum  Epitapbium  ad 
Stgtfmundt  Tropejen/ìum  Prafulis  monumentum  appofitum  fuiffe  nanat; 
in    quo    babetut  Sigifmundum    a  Clemente  VII.  Ponti/ice  Maximo    in 

E      2  Or- 


g  6  Storia  de  Romani  Pontefici  . 

-  -  -  Cardinalium  numerum  cooptatum  mcluijfe  in  Patria  Epifcopum  vivere, 
'  .  quam  Vaticana  purpura  decoravi.  M<i  i'OIdoini  che  come  dicemmo, 
con  attenzione  ofTervò  li  Monumenti  Vaticani  ,  accerta  di  non  avere 
letto  parola  della  promozione  di  Sigifmondo  ;  per  il  che  l'Ughelli 
non  può  giuridicamente  dire,  che  egli  non  aderì  al  favore  di 
Clemente.  E'  degno  però  di.  compatimento  ,  poiché  lo  afferì 
colla  autorità  dell'  Epitafio  incito  nel  fepolcro  di  etto  Sigifmondo, 
che  tale  fu  :  D.  O.  M.  Sigifmundo  Pappacaudte  F  ranci  [et  FiJio  vi- 
ro optimo  &  juris  confulto  ;  qui  cun  in  ccetum  Cardinalium  a  Cle- 
mente  VII.  afctttts  futffet ,   maluit  in  patria  Epifcopus  vivere 

Sotto  abi-       XXin.      Confumati   Der   tanto   li  ornamenti  '  delle   Chiefe    per 
to    mentito  r  ,»    ■  .•  ,  ;,•    ^  f  i  ,,  •   f  ,•        n  r 

f      e     .  j,     taziare    I     ingordigia  del  li   Celarei    dovette   1  infelice    rapa    con- 

mani  dei  fer're  alcuni  Capelli  come  dicemmo  con  sborfo  di  foldo,  né  ot- 
Celariani.  tenne  con  quefto  la  libertà.  Per  il  che  li  Spagnuoli  nelli  no- 
ve di  Dicembre  rifolverono  di  condurlo  in  Luogo  ficuro  ,  non 
efeguirono  però  il  penfiero  per  la  morte  del  Lan  jo  .  Vide  il 
Papa  in  peggior  condizione  il  proprio  intereflfe  ,  poiché  il  Moti. 
cada  che  ne  foftenea  le  veci,  era  fuo  capitale  nimico.  Dubiiò 
di  efTere  trattenuto  •  di  notte  fotto  abito  mentito  di  Merca- 
tante  ufcì  dalla  Città  ,   e  coli'  ajuto  di   Ludovico  Gonzaga    che 

10  attendea  ,  follecitamente  fi  portò  a  Mante  Fiafcone  indi  a 
Civita  Vecchia  e  finalmente  ad  Orvieto  relpirando  aria  giocon- 
da dopo  fette  mefi  di  travagliofa  prigionìa  ,  in  cui  non  rade 
volte  fi  vide  in  pericolo  di  vita  per  afferzione  del  Giovio  nel 
lib.  25.,  che  lo  accenna  fovvenuro  dalla  attenzione  dei  Cardina- 
li   Morono   e   Colonna  ,    ai   quali    fatto   avea    liberali   promette. 

11  Guicciardini  nel  lib.  18.  aggiugne  ,  che  di  notte  giunfe  a 
Civita  Vecchia  folo  ed  inerme.  Scrifle  torto  al  Lautrech  Con- 
dottiero del  li  Francefi  ed  Inglefi  desinati  in  fuo  ajuto  ,  e  rin- 
graziollo  per  l'operato  rapporto  la  fua  libertà.  Le  Lettere  fu- 
rono date  nella  no/ira  Civita  Vecchia  fotto  il  dì  [4.  dt  Dicembre  del 
1527.;  in  cui  ne  fcrifle  altre  alli  Re  di  Francia  e  d*  Inghil- 
terra, e  li  ringrazia  della  cura  della  fua  falvezza  .  Si  feufa  con 
efn  dei  patti  contratti  coi  Cefariani  indotto  da  neceflirà.  A 
quello  di  Francia  promise  di  adoprarfi  per  la  libertà  dei  fuoi 
Figliuoli.  Tale  fu  il  fine  delle  difav  venture  e  guerre  di  Cle- 
mente Papa  VII.  coli' Imperatore  Carlo  V.  :  ne  trattano  ti 
Guicciardini,  Giovio,  e  Pallavicini  nel  lib.  il.  della  Storia  del 
Concilio  di  Trento. 

XXIV.     Per  non  omettere    cofa    che    appartiene    alla    Storia 

del- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  37 

delle  difavventure  di   Clemente  Vii.  ofierviamo    col   Vettorelli , 
che   nella   prig  onìa   fono   le   Idi   di   Luglio    pubblicò    grave   San-    "Blc»*»i. 
zioiie  rapporto  la  elezione  del    Papa  .   Di  quefta   il   folo  Sponda-   Coftituzio- 
no    fa   parola  .    Abbiamo    altra   Coftituzione    pubblicata    quando  ne  rapporto 
Clemente   rifolvetre   di   vifitare  Cario  V.    ed    il    Re    di   Francia. la    elezione 
Con   quefta  prelcrive  la  elezione  del   Papa   in   Roma,  fé  accada, del   Papa  ; 
che    ei    nel    viaggio   (occomba  ,   e  rinnovò   li    Decreti   di    Aleflan-  ^  C1jea      ue 
dro   III.  Gregorio   X.  emanati   nel  Sinodo  di   Lion  ,    e  di  Cle- 
mente  V.   in  quello   di   Vienna;   e   li   avvalorò  ed  approvò   nelli 
6.  di  Ottobre  del    1520.  e   ne'  3.  di   Settembre  del    1533-    Dicea 
così  :    ,,   Effendo  già   tre  me/ì  che  noi  viviamo  cujìoditi  dai  Capitani 
„   dell  eferctto  di  Carlo    Re   dey  Romani  e  delle   Spegne  non  fen^a  pe~ 
,,   vicolo  della  no/ira   vita   ,  e  principalmente    per   cagione    della   pe/ìì* 
„  len^a  che  non  folo  nella  Città  infieri fee  crudelmente  ,   ma  ancora  pe~ 
, ,   netrò    nella  no/ira  abitazione    levando    di  vita  •  alcuni  noflri  Fami* 
>i  gì  tari  >    Per  la  qual  co  fa  volendo  noi  prevenire    gC  impedimenti    che 
,,   per  ventura  proverrebbero  dalla  nojìra    morte  vacando    la  Sede  %Ap» 
,,   poflolica  y   ed  impedirebbono  ai  Cardinali    di  eleggere  il  Papa  ,  decre- 
„  tiamo  ,  che  vacando  la  Sede    *Appoflolica  emendo  noi  in  Cajìello  Sant* 
»»   angelo    0  in  ifcbtavitudine     li  Cardinali    convengano    in   Bologna  , 
„  ovvero  Perugia  ,   ovvero  xAncona  ,    ove  fecondo  li   Decreti    eleggano 
,,   effo  Pontefice  :  purché  le  anzidette  Città  non  fìano  ribelli  della  Cbiem 
>»  fa  nè  fottopofte  air  Interdetto  ;  nel  cafo  colf  ordine  fuddetto  conver- 
sa vanno  in  Firenze  ,  Torino  ,  ovvero  in  Mantova  ,  purché  quefte  an- 
,,   cora  non  fìano  punite  colle  Cenfure  della  Cbiefa  ;  ciò   effendo  li  Car- 
si  dinalt  dimoranti  in  Italia  0   il    maggior  numero   di  effi  potranno  ra- 
„   dunarfi  tn  Luogo  di  effa  Italia  fecondo  che  piacerà  loro  .   Quivi  nel- 
,,   lo  ftabilito  tempo  eleggeranno  il  Papa  .  Se  il  Papa  muore  fuori  d'Italia  , 
,,   /*  Cardinali  converranno  in  Roma  per  eleggere  il  Succefjore  ,  purché  la 
>»  fteUa  R°w>a  non  fi  a  fog  getta  alle  Eccle/ìafìicbe  Cenfure;  in  tal  cafo  con- 
fi venuti  in  alcuna  Città  dfltaìia  eleggeranno  il  Vicario  di  Criflo  .  Data  in 
,,   Roma  nel  Caflello  di  Sant'angelo  [otto  le  Idi  di  Luglio  del  I  527.  ,, . 
Il  Cardinale  Armellini  Tamerlengo  della  Chiefa   Romana   pubbli- 
colla;   e  fìamo   meravigliati  ,    che    non    fìa   fiata  avve?tita    dalli 
Storici,   lì  quali   di   Clemente  VII.    trattarono.   Non  omettiamo 
ancora  di   dire,  che  effo  Papa  effendo  prgioniero  nelli  7.  di  Di- 
cembre creò  Cardinale  Franrefco  Guigmoni    detto    delM    Angeli 
Spagnuolo   figliuolo   del   Conte  di   Luna   Generale   dell'Ordine   di 
S.  Franaefco  e   Confeffore  di    Carlo  V.  ,  di   cui    più   vo're  direm- 
mo.  Il  Ciaconio  doco  amatore  della  verità  con  groffo  abbaglio 

it 


3  8  Storia  de  Romani  Pontefici . 

--  •  il  vuole  creato  nella  prima  promozione  ;  ma  il  di  lui  parere  è 

c  riprovato  dalli  Storici.  Il  Giovio   nella   Vita  di  Clemente  VU. 

dice,  che  Francefco  fu  autore  della  libertà  di  quello  ,  e  con 
faviezza  ricordando  a  Cefare  la  mala  azione  dei  proprj  Mini- 
ftri  lo  indufle  a  prefcriverne  la  libertà;  e  per  ventura  fenza  la 
follecitudine  di  lui  il  comando  di  Cefare  non  farebbefi  obbedi- 
to. Per  il  che  Clemente  confapevole  di  quefto  lo  afcrifle  al 
Sacro  Senato.  Il  Vadingo  nelli  Annali  de' Minori  il  dice  promof- 
fo  nel  Giugno  del  1528.  dimorante  il  Papa  in  Viterbo;  giacché 
fotto  il  dì  7.  di  Dicembre  del  1627.  quelli  vivea  riftretto  in  Ca- 
mello Sant'Angelo,  e  Francefco  in  Spagna  operavane  la  libertà. 
Si  leggono  certe  Lettere  dirette  al  Papa  nelle  Calende  di  Mag- 
gio del  1 52.8. ,  nelle  quali  effo  Francefco  (i  denomina  Generale  del- 
l' Ordine .  Aroldo  riprova  chi  vuole  creato  effo  Francefco  nelli 
7.  di  Dicembre  del  1527.  e  la  di  lui  promozione  afiegna  pub- 
blicata in  Viterbo  nel  1528.  Certamente  li  argomenti  del  Va- 
dingo a  noi  fembrano  giuridici  ,  e  non  abbiamo  ardire  di  con- 
tradirvi.  Dall'altra  parte  l'Oldoini  colla  autorità  de' Monumen- 
ti Vaticani  il  dice  prò  modo  nel  dì  7.  di  Dicembre  del  1527. 
e  che  nel  152.9-  nelli  dieci  di  Gennajo  ricevette  il  Capello. 
Checché  fiato  di  ciò  ,  è  certo  ,  che  Carlo  V.  aggradì  tutto 
quefto,  ed  efpofe  a  Clemente  il  contento  che  n'ebbe.  Nelli  20. 
di  eflb  Mefe  creò  Prete  Cardinale  Francefco  Cornaro  Venezia- 
no ,  e  pubblicollo  nel  Febbrajo  del  1528.;  ciò  raccogliamo  dal 
Diploma  di  Clemente  e  dai  Monumenti  del  Vaticano  rammen- 
tati . 
Non  ven-       XXV.     Il   Papa  rimetto  in  libertà  dai  Re  di  Francia  ed   In- 

dica  li  torti  ghilterra  fu  configliato  alla  vendetta    delle  gravi  offefe    operate 

vr^v'uri     Hill    ^^  ^^  ^"^  ■  ■  • 

*     o       j-\   contro  la  Sede  Appoftolica  ;  ed  il   Lautrech  fé  crediamo  al  Guic- 
fuarifpofta'-  giardini  nel  lib.  18.  dettino  Miniftri  al   Pontefice    per  quefto  ef- 
e   beatifica  fette  Ma  egli  che  volea  dare  efempio    di  Criftiana  pietà  ,    rr- 
Giacinto.      fpondette  ,  che  oppreffo    dalle  parlate  difavventure    e    privo    di 
foldo  non  potea  efporfi  a  nuovi  pericoli  ed  aggravj  .    Il  Rinal- 
di  recita  le  Piftole  del   Papa  date  a  quefto    da  Orvieto    nelli  22. 
di  Dicembre  deli1  anno  quinto  del  noflro  Pontificato.   Ricordagli,  che 
non  può  aderire  alla  meditata  vendetta,  poiché  l'erefia  Lutera- 
na che  dilatavafi  ,  e  l'infelice  fiato  del  dominio  della  Ghiefa  lo 
induceano    a  penlare    diverfamente  .    In  fatti    era  miferabile    la 
condizione  della  Romana  Curia:   nella  prigionìa  del  Papa 'il  Du- 
ca di  Ferrara  favorito  dal  Re  di  Francia  ufurpò  Modena  e  Re- 
gio 


Storia  de  Romani  Pontefici.  39 

gio;  li  Veneziani    (otto  j>retefto    di  difefa    s'impadronirono    di  — -  -? 

Ravenna  e  di  Cervia;  il*  Duca  di  Urbino  confegnò  ai  Baglio.  Sec«xvL 
ni  Perugia  ;  li  Peppoli  affettavano  il  dominio  di  Bologna*  Sciar- 
la Colonna  poflcdea  Camerino  ;  li  Spagnuoli  ufurparono  Oftia  , 
Civita  Vecchia,  Viterbo,  ed  altre  Fortezze;  ed  i  Tedefchi  oc- 
cupavano Narni  e  Terni .  La  guerra  di  Carlo  V.  e  Francefco 
I.  era  crudele,  e  quefti  in  Italia  era  troppo  infelice.  Li  Ere- 
tici infoienti  non  la  perdonavano  ai  Sagramenti  ,  e  vennero  irt 
tanca  fagrilega  audacia  di  riconofcere  Crifto  quale  Profeta  ali* 
ulo  dei  Maometani  .  E  Cefare  diflìmulandone  le  fceleraggini 
con  li  raffrenò  e  voltò  le  fue  forze  in  depreflione  della  Chie- 
fa  e  dei  Cattolici  Principi  .  Tale  era  lo  fiato  del  Cattolico 
Mondo  circa  il  fine  del  1527»  in  cui  Clemente  fu  (limolato 
dai  Re  di  Francia  ed  Inghilterra  ad  unirli  {'eco  loro  in  danno 
di  quello.  Quefti  fopportò  a  motivo  di  Religione  li  diflurbi  e 
prò  m  offe  con  lollecitudine  li  vantaggi  di  quella.  Diamo  fine  alla 
Storia  del  prefente  anno  colla  Beatificazione  di  Giacinto  Polacco 
ed  Alunno  dell'  Ordine  de'  Predicatori  ,  che  confofenne  rito 
Clemente  VII.  celebrò.  Nacque  egli  nella  D:oce(ì  di  Breslavia  ; 
fu  afcritto  al  li  Canonici  di  Cracovia  ,  ed  in  Roma  accolto  da 
San  Domenico  nel  proprio  Iftituro  :  morì  in  Cracovia  dopo 
quarantanni  di  religiofa  convertazione  nelli  15.  di  Agofto  del 
1257.  Apparve  illuftre  per  li  prodigj  e  fantità;  e  Clemente  lo 
annumerò  al  li  Beati  col  Diploma  dato  in  Roma  preffo  San  Pietro 
fatto  /'  anello  del  Pefcatore  nel  giorno  undici  di  Febbrajo  del  1527. 
Da  quello  raccogliamo  ,  che  il  Papa  afcoltò  le  fuppliche  del 
Vefcovo  di  Paleftrina  Cardinale  del  titolo  de'Santi  Quattro  Co- 
ronati Protettore  del  Regno  di  Polonia  e  del  Re  Sigifmondo  , 
e  concedette  all'Ordine  Domenicano  ed  alli  Ecclefiaflict  del  Re- 
gno di  celebrarne  con  Officio  e  MeiTa  l'annua  rimembranza;  e 
la  di  lui  Canonizzazione  religiofamente  celebrò  Fapa  Clemente 
Vili,  nel   1594.   fotto  il  dì    17.  di   Aprile. 

XXVI.     Nel    1528.    in  cui    entra  la  Storia  Carlo  V.    ed    il    £'  indotto 
Re  di   Francia  trattarono  di  pace  che    non  ebbe  effetto»    Svanì  da   Cefare 
la    fperanza    che    fé    nr  era    concepito  ;    ed   i    Principi   ripiglia-  alla  pace  . 
rono  la  guerra  con   maggior  calore.     Intanto  li   Re  Confederati 
tentarono  altra  volta  di   condurre  nel   loro   partito  il   Papa  efor- 
tandolo    a  vendicare    li    torti   fatti    alla  Appoftolica  Sede.    Del 
rcfto  febbene  1'  efercito  del  Lautrech  con  felice  fucceflb  perven- 
ne nel  Regno  di   Napoli  »    ad  ogni  modo    il   Papa    non  rimafe 

dal- 


40  Storia  de  Romani  Pontefici. 

-.  i   dalla  felice  force  allucinato  ,  né  favorì    verun  partito    per  non 

Sec.XVI.  •  fefa  anfa  alla  Erefia  Luterana  di  dilatarti"  e  per  liberamente 
trattare  la  pace.  Per  tanto  dopolaPiftola  diretta  a  que'Principi 
lignificò  alli  Ambafciatori  Francefe  ed  Inglefe  ,  che  volea  adem- 
pire all'officio  di  Padre  comune  né  fraftornare  le  fperanze  di 
pace,  di  cui  veniva  aflicurato  dal  Guigmoni  per  parte  di  Ce- 
fare  :  per  il  che  volea  mandare  in  Spagna  il  Vefcovo  di  Pi- 
ftoja  per  conofcere  fé  daddovero  l*  animo  di  quello  fia  alla  pa- 
ce propenfo  :  fé  Cefare  vi  ripugna  ,  unirà  le  poche  fue  forze  a 
quelle  di  eflì  Monarchi,  a  condizione  che  non  facciano  pace  con 
Cefare  fenza  il  configlio  della  Sede  Appoftolica.  Volea  prima 
di  aderire  al  loro  partito  ,  che  li  Veneziani  reftituifcano  alla 
Chiefa  Ravenna  e  Cervia  ed  il  Duca  di  Ferrara  Modena ,  e 
Reggio  ;  al  Regno  di  Napoli  venuto  in  loro  potere  daranno 
Principe  a  fua  difpofizione,  ed  in  vigor  della  Formola  di  Leo- 
ne X.  confegneranno  alla  Chiefa  ciò  che  le  appartiene  m  e  prov- 
vederanno opportunamente  alli  affari  di  Tofcana  e  Lombardia. 
Di  tutto  quefto  il  Sanga  Segretario  di  Clemente  diede  prolifla 
Lettera  al  Gambara  Nunzio  Appoftolico  in  Inghilterra,  perchè 
eforti  Enrico  di  non  ricevere  in  mala  parte  la  rifoluzione  del 
Papa  ,  che  dovea  in  tal  modo  nelle  circoftanze  prefetti  rego- 
larfi  .  E  le  Piftole  date  al  Cardinale  Salviati  Legato  in  Francia 
rammentano,  che  il  Re  eflfendo  felici  le  fue  armi  rapporto  il 
Regno  di  Napoli  trattò  col  Papa  di  darlo  al  Duca  di  Angou- 
leme  fuo  terzogenito,  col  pano  che  quefti  fi  mariti  colla  fua 
Nipote  :  in  tal  modo  uniti  potrebbono  ftipulare  alianza  offenfi- 
va  e  difenfiva  ,  e  fpogliare  Carlo  V.  della  Dignità  Imperiale. 
Ma  Clemente  febbene  Cefare  non  avea  reftituito  Oftia,  e  Civi- 
ta Vecchia  né  lafciati  in  libertà  li  Cardinali,  non  aderì  al  Re, 
né  intricofiì  neHi  affari  di  guerra ,  fé  l'efercito  Cefareo  non  fia 
fcacciato  dal  Regno,  e  Ravenna  e  Cervia  ritornate  in  domìnio 
della  Chiefa.  Pativa,  che  il  Duca  di  Ferrara  il  quale  ufurpò  Mo- 
dena e  Reggio,  fia  protetto  dal  Re  di  Francia.  Rapporto  la  de. 
pofizione  di  Cefare  diffe  ,  che  febbene  niuna  Imperatore  depo- 
rto perdecreto  del  Romano  Pontefice  avea  imprigionato  il  Vicario 
di  Crifto,  e  febbene  non  mai  tante  Erefie  inforfero  in  danno  della 
Chiefa  come  fi  videro  in  tempo  del  fuo  governo  ,  nullameno  le 
circoftanze  dei  tempi  perfuadevano  ,  che  ei  facendo  ufo  del  di- 
ritto e  deponendo  Carlo  la  Germania  difertarebbe  dalla  Chiefa 
di  Dio ,  e  riputarebbefi  ciò  fatto  per  ef  al  tare  ali*  Impero   il  Re 

di 


Storta  de  Romani  Pontefici,  41 

dì  Francia,  e  dilatarebbefi  l'Erefia  di  Lutero.  Dunque  dov'cafi 
trattare  di  pace  e  permettergli  l'adempimento  dei  doveri  di  Pa-  Sec.  XVf. 
dre  comune.  Intanto  Carlo  che  temea  di  perdere  il  Regno  di  Na- 
poli occupato  dalle  truppe  della  Francia  ,  conobbe  ,  che  giova- 
vagli  l'amicizia  del  Papa,  e  cominciò  a  trattare  feco  lui  con 
dolcezza,  rinnovò  l'antica  alianza,  e  promife  di  redimirgli  Oftia 
e  Civita  Vecchia  ,  e  di  porre  in  libertà  li  Cardinali  ;  ne'primi 
di  Ottobre  il  Cardinale  Guigmoni  ordinò  Tefecuzione  di  tutto 
quefto  •  eCefare  lo  aflìcurò  di  correggere  li  difordini  dell'Eferci- 
to  *  ciò  apprendiamo  dalle  Piftole  date  al  Cardinale  Salviati  . 
Comandò  quindi  al  Principe  di  Oranges  di  promovere  ogni 
vantaggio  del  Papa,  di  fovvenire  Roma  venuta  in  anguftia  ed 
cfortare  quello  a  trasferirfi  nella  Appoftolica  Sede.  Finalmente 
promettea  di  reftituire  alli  Medici  il  dominio  di  Firenze,  e  d'in- 
durre li  Veneziani  e  Duca  di  Ferrara  alla  refìituzione  delle  Cit- 
tà della  Chiefa.  Le  promefie  di  Cefare  fé  diamo  fede  al  Guic- 
ciardini nel  itb.ig.  commoflero  Clemente;  e  perchè  le  armi 
di  quello  battuti  li  Francefi  riacqui ftarono  il  Regno  di' Napoli, 
feordate  le  pallate  difavventure  rifolvette  di  aderire  aderto  e 
di  promovere  con  follecitudine  la  pace .  Intanto  eflendo  il  Re  di 
Francia  perduto  nelle  voluttà,  e  quello  d'Inghilterra  attento  allo 
fcioglimento  del  matrimonio,  Carlo  V.  operava  con  maggior  fa- 
viezza  le  cofe  lue,  e  combattea  felicemente  colli  avverfarj;  talché 
il  Regno  di  Napoli  fi  dichiarò  in  favore  di  lui  e  fi  diede  lot- 
to il  di  lui  dominio.  Tentarono  in  vero  li  Francefi  di  fofte- 
nerfi  in  elfo  Regno  e  ridurlo  nuovamente  in  foggezione  ;  ma 
furono  corretti  ad  abbandonare  l'imprefa;  e  trasferendofi  ad 
Averfa  s'abbatterono  nei  Cefarei  che  li  diftruflero  .  Li  affari 
della  Lombardia  ebbero  diverfe  vicende  fecondo  le  truppe  che 
di  Germania  e  Francia  vi  giugneano  per  difendere  li  diritti 
de'  refpettivi  Principi.  In  quefte  calamità  li  Eretici  dilatavano 
la  forza  e  li  errori  in  Germania  ed  in  altri  Regni  .  Delle 
difavventure  prefenti  abbiamo  varie  Lettere  tra  le  fcritte  ai 
Principi  ,  e  ne  fa  menzione  il  Coeleo  nelli  Atti  di  Lutero. 
Il  Papa  per  arredare  li  progrefli  Luterani  e  fovvenire  la  Cri- 
ftiana  Repubblica  fi  accinfe  a  trattare  di  pace  coli' Imperatore 
e  Re  di  Francia  ,  ed  in  tale  faccenda  ogni  cura  adoprò  .  Scrif- 
fe  imperciò  a  Carlo  da  Viterbo  fotto  il  dì  12.  di  Settembre 
dell'anno  1528.;  e  fcrifle  ancora  al  Cardinale  Salviati  Legato 
Appoftolico  in  Francia  prefcrivendogli  di  ottenere  dal  Re  Fran- 
Tom.X  F  eia 


42  Storia  de  Romani  Pontefici. 


. cefco  l'aflenfo  per  la  pace;    e    nell'anno  fufleguente    riconciliò 

Sec.XVI.  efli  Principi  in  Cambrai .  Infanto  il  Papa  partito  da  Viterbo 
fi  portò  a  Roma  ,  e  vi  giunfe  nelli  6.  di  Ottobre  indotto  dal- 
le importune  preghiere  di  Celare  .  Li  Romani  al  vederlo  pian- 
fero  ;  ma  poi  fi  rallegrarono.  Siaci  lecito  di  recitare  la  Pitto, 
la  di  Clemente  data  a  Carlo  V.  nel  i  24.  di  Ottobre  del  1528.: 
iW  affidati  nella  miferìcordia  delC  Onnipotente  Dio  ed  ajffijìiti  dalla 
tua  vinù  e  pietà  ritornammo  a  Roma  ,  ed  abbiamo  avuto  avvilo  , 
che  il  tuo  eferato  dimorante  in  Nipoti  diede  fegni  di  allegrerà  pel 
nojìro  arrivo  '  [periamo  ,  che  niente  più  di  giocondo  proverrà  alla  Mae- 
fià  tua  dai  frutti  della  vittoria  quinto  che  il  Mondo  intenda  ,  che 
la  navicella  di  S-  Pietro  agitata  finora  da  tempejlofi  flutti  di  diverfe 
vicende  fiafi  ridotta  in  porto  mercè  li  venti  felici  della  tua* fortuna 
con  fomma  tua  laude  e  de*  tuoi ,  e  con  ammirevole  allegrerà  di  tut- 
ti abbiamo  col  divino  ajuto  acquiftato  terra  /  'le  pubbliche  rovine  però 
dell'  Italia  e  principalmente  le  calamità  di  quefla  no/ira  Città  e  de* 
minio  tanto  alla  no/ira  venuta  ingrandirono  ed  aumentarono  la  mole- 
fi  ta  ed  il  dcl« re  ai  quei  che  le  miravano  y  che  fé  non  avejfimo  noi 
collocato  la  fiducia  nofìra  in  Dio  ,  non  potremo  rifanarne  le  piaghe  -, 
nemmeno  co  rtmedj  prefìatici  dalla  tua  Setemtà  y  e  quefla  no/Ira  Città 
colla  prefen?a  della  Curia  aiutandoci  fecondo  H  poffibde  la  tua  bontà 
a  poco  a  poco  acquijlerà  vigore  .  Imperciocché  0  carijfìmo  Figliuolo  ci  fia» 
mo  abbattuti  nel  miferabtle  cadavere  della  Città  ,  né  v  è  cofa  che  mo- 
derare poffa  il  nolìro  grave  dolore ,  che  da  quefla  calamità  è  generato  , 
0  che  poffa  alleviare  l 'afflitta  Città  e  Romana  Chiefa^  fé  non  la  fperan^a 
della  d'uturna    pace  e  tranquillità  ,    che   prefumtamo  di    ottenere    dalla 

moderazione    della    tua  Serenità Avea    Carlo  V.    con    varie 

aftuzie  indotto  Clemente  a  tornartene  a  Roma;  imperciocché 
molto  pativane  la  di  lui  fama  ed  era  proverbiato  il  di  lui  no- 
me, perchè  ("cacciò  dalla  fanta  Sede  il  Romano  Pontefice  ;  di 
ciò  godeano  li  Eretici  ,  quali  che  in  tal  modo  abbattuta  la 
Cattolica  Religione  debba  perire.  11  perchè  Clemente  diede 
Lettere  Encicliche  ai  Vefcovi  loro  ricordando  che  la  Maettà 
della  Sede  Appofìolica  avea  acquiftato  il  primiero  decoro  ,  e 
che  li  Ptincipi  obbedivano  alle  ordinazioni  del  Vicario  di  Ol- 
ito. Oca  che  abbiamo  compiuto  il  racconto  delie  calamità  di 
Roma  e  della  Sede  Appofìolica  ,  dobbiamo  dire  principio  ad 
altro  non  meno  deplorabile  avvenimento  che  recò  danno  in- 
dicibile alla  Chiefa  e  dolore  immenfo  all'infelice  PonLc-fìce.  Ci 
corre  obbligo    di    fare  parole    del    luttuoib    divorzio    di  Enrico 

Re 


Storia  de  Romani  Pontefici.  43 


Re  cP  Inghilterra  ,    il  quale    difprezzata    la   Orrodofla  Religione ~-~r 

abbracciò  la   fioltezza  ed  erefia    di  Lucerò  iebbene    aveala    nell' 
addierro  riprovata  e  convinta  con   dotti   e  pii  Comentarj  . 

XXVII.     Dunque  nell'anno  prefente  per  imprudenza  ed   am-  *'  Papa 

bizione    del   Cardinale  Volfeo    ebbe    funefto  principio  lo  Scifma     ePuta  ^m" 

0 1C1       rjp    'a 

d'Inghilterra,  e  venne  poi   feguito  dal   totale  eccidio  della  Cri-    cau^a   dej 
{liana   Religione  in  quel    Regno.   Il   Re    perduto    nelle    voluttà    ked'lnehil- 
ed   infaftiditofi  di  Cattarina  d' Auftria  meditò  altre  nozze   ,  alle  terra, 
quali   con   maggior  calore  afpirava,  perchè  dalla   Regina   non   ri- 
cevette Figliuolo  mafehio  .    Erafi   unito  con  Cattarina    figliuola 
di   Ferdinando  ed   Ifabella  Re  di  Spagna  iorella    delia  Genitrice 
di   Carlo  V. ,  la  quale  primamente  fpolata   fu  ad  Arturo  fratello  di 
lui;  rimafe  però  intatta  mercè  la  imbecille  compleflìone  di  quello, 
che  aggravato  da   cotidiano   malore  non  mai  confumò    il   matri- 
monio. Il  Guicciardini   poco  affetto  ai   Papi  dice  ,  che  Arturo 
conlumò  la  copula  carnale  ,   tuttocchè  concordemente    gì'  Inglefi 
ciò  neghino.  Giulio  TI.  che  concedette  ad  Enrico   il   matrimonio 
di  Cattarina,  difpeniollo  dall'impedimento  di   affinità,  ancorché 
fìa  fucceduta  la  unione  carnale  di   Arturo.    Dunque  Enrico  che 
con  difpenfa   Pontificia  contraffe  il  matrimonio,  dopo  venti  an- 
ni dubitò  della  validità  di  quello  e  della  autorità  del   Papa  che 
glielo  accordò .  Adduceva  la  Legge  del  Levitico  che  vietava  al 
Fratello  di  manifeftare  la  turpezza  dell'altro,    e    la  riprenfione 
fatta  dal  Battifta  ad  Erode  unitofi    ad   Erodiade    moglie    di   fuo 
fratello.  Si  difle   però,  che   febbene  fofTe  intervenuta  tra  Artu- 
ro e  Cattarina   la  marirale  unione    (  lo  che  Cattarina    collante- 
mente   negava  )    la  Legge    del  Levitico    non  condanna    codefto 
matrimonio:   poiché  nel   Deuteronomio  fi  preferivea    al  Fratello 
di   lufeitare   il  feme  dell'altro  lenza  figliuoli   trapalato  .  Oltrec- 
chè  comunque  la  cofa   fi   fofTe  tra  li  Giudiziali  ,  ai   quali   unica- 
mente il  popolo  Giudaico  era  foggetto  ,  nelle  leggi   della  natu- 
ra   non    conteneanfi    precetti     immutabili   :     altrimenti    il     Pa- 
triarca Giuda  non  arebbe  preferitto  ad  Onia   di  fpofare  Tamari 
vedova  del  fuo  fratello  .  La  riprenfione  del   Precurfore  condan- 
nava Erode  perchè  fervivafi  a  traftullo  illecito  della  moglie  del 
fratello   vivente.  La  difpenfa    di  Giulio   II.  Enrico    fenza   fcru- 
polo  accettata  avea  e  da  Cattarina   ricevette  tre   figliuoli    e  due 
figliuole;  quelli   morti  fece   riconofeere  nel   Regno   Maria  unica 
figliuola  rimandagli  e  le  conferì  il  titolo  di    Principeffa    di  Gal- 
les   ed  il  diritto    al  Regno .    Del  refto    voleva    il  divorzio    di 

F     a  Cat- 


44  Storia  de  Romani  'Pontefici* 

S      yvT1  Cattarina  che  con  fantiflìmi  coftumi  efficacemente  il  riprendea. 
*    Sì  avvide  il  Cardinale  Volfeo  del  malanimo  di  lui  contro  efla 
Cattarina,  e  comecché  avea  molta  autorità  nella  Corte,  difponea 
dell'animo  del  Re.  Imperciò  amante  della  Politica    e  non  del- 
la  Religione  ,  del    proprio    ingrandimento  e  non    della  giuftizia 
meditò  di   favorirne  il  pravo  defiderio .  E  perchè  era  nimico  di 
Carlo  V.  ,    per  vendicarfene  infinuò    al  Monarca     la  invalidità 
del  Matrimonio  di  Cattarina  y    e    ne  favorì  le  dubbiezze    con- 
cepite.   Enrico    foftenuto    da    Cardinale    sì  potente  nel    Regno 
tentò    il    divorzio    della    Regina  .     Il    perchè    quando    feppe  , 
che  Clemente  VII.  era  meffo  in  libertà,  gli  mandò  Ambafcia- 
dori   per  felicitarlo  e  parlargli  del  matrimonio  ,    che  tanti    anni 
addietro  per  conceffìone  ingiufta  di  Giulio  II.  contratto  avea  con 
Cattarina  d'Auftria  .  Il  favorivano  li  Magnati ,  poiché  non  efsen- 
do  di  efso  Figliuoli  mafchi  fovraftava  al  Regno  grave  pericolo.  Il 
Re  credea  ,  che  Clemente  favorito  da  efso  e  fovvenuto  nelle  difav- 
venture  dovette  compiacerlo- e  l'affare  non   era  malagevole,  poi- 
ché la  Regina  attenta  ad  opere  di  pietà  farebbefi  facilmente  indot- 
ta a  vivere  in   ritiro.  Efibigli   foldo  per  mantenere  quattro  mila 
uomini,  che  faiebbono  attenti    alla  cuftodia    della    di   lui   vita. 
Tuttociò  apprendemmo  dal  Sandero  nel  lib.  I.    dello  Scifma    d* 
Inghilterra  ,   e   da  Edoardo  Rishton  Editore  del  di   lui  Comenta- 
rio .  Il  Pontefice  primamente  fi  fcusò  della  alianza  fatta  con  Ce- 
fare;rapporto  il  divorzio  non  fi  moftrò  alieno  dal  riceverne  la  iftanza, 
diffegli  di  compiacerlo    in  ciò  che  farebbe    giufto  ;    e  comandò 
ai  Legati  del   Regno    ed  ai  Cardinali  e  Teologi    di  ridurre    ed 
efame  la  faccenda  .    Ma    perchè    gli  Ambafciatori    conobbero  , 
che  quefli   arebbono  fofienuto  il   Matrimonio    di   Catarina    /W//- 
folubile  per  Diritto  Divino  ,   e  che    il  giudizio    non  accaderebbe 
uniforme  al  genio  del  Monarca  ,  tentarono  altra  via  ,    e  diflero 
che  la  difpenfa    conferita  da  Giulio    non    fu  Canonica    ma  (or- 
rettizia  ,   poiché  quegli  era  flato  con  fallaci  ragioni  ingannato  . 
Per  tanto  pregarono  il  Papa  di  deputare    all'  efame    della    con- 
troverfia  particolari  Giudici.  Clemente  coll'affenfo  dei  Cardina- 
li li  efaudì  ,    e  deputò  li  Cardinali    Campeggi    e    Volfeo  .    Al 
Campeggi   però  diede  irruzioni  fecrete,  e  gli  ordinò  di  ufare  ogni 
arte  per  rinnovare  nei   Principi  la  conjugale  benivolenza  :    e  fé 
non  evvi   fperanza  di  riconciliazione    dovea    perfuadere  alla   Re- 
gina il  ritiro    del  Chioftro  :    né  potendo    da    efia    ciò    ottene- 
re dilongare    1'  efame    né  mai    affumere    le  parti    di  Giudice  . 

n 


Storia  de  Romani  Pontefici.  45 

Il  Cardinale  Campeggi  giunfe  a  Londra  nelli  7.  di  Ottobre  e  fu  accol- 
io  dal  Re  con  onorificenza  3  ma  torto  conobbe,  che  non  potea  ricon- 
liarlo  colla  Regina  .  Per  il  che  fegreramente  tentò  il  penfiero 
di  Canarina  Portandola  a  vita  Clauftrale  ;  ma  ella  coftante- 
mente  foftenea  il  legittimo  fuo  matrimonio  ,  ed  il  Legato  ne 
lo  lignificò  al  Papa.  Diflìmulò  quefti  la  faccenda  ,  e  dilazionò 
1'  efame  fino  al  Maggio  del  1529.  cioè  otto  meli  ;  ma  poi 
affretto  dall'Appellazione  della  Regina  ridufTelo  a  Roma  e  vie- 
tò ai  Legati  di  attendervi  .  Imperciocché  li  Ambafciatori  di 
Carlo  V.  e  di  Ferdinando  Re  di  Spagna  nipoti  di  Cattarina 
credeano  fofpetta  ogni  decifione  fatta  in  Inghilterra  :  e  con  ciò 
Clemente  era  fperanzito  ,  che  Enrico  vergognandocene  riprovare 
lo  fìolto  defiderio  .  Li  Giovio,  Guicciardini  e  Belcari  Scrivo- 
no, che  Clemente  diede  al  Campeggi  Bolla  annullante  il  Matri- 
monio :  e  che  gli  preferirle  dì  occultamente  manifeftarla  ai  Re 
ed  al  Cardinale  Volfeo  con  promeda  di  pubblicarla^  dovea  però 
dilungarne  alquanto  l'efecuzione  ,  e  fino  a  nuovo  precetto.  Infatti 
Clemente  volea  differirne  il  giudizio  per  afiicurarfi  dell'animo  di  Ce- 
iare.U  Campeggi  efeguì  la  irruzione, e  poi  diede  alle  fiamme  la  Bolla 
quando  leppe  dello  fdegno  di  Ce  fare  *  ed  il  Papa  riduffe  la  cau- 
fa  alla  Rota  Romana.  Il  Guicciardini  autore  della  favola  è  fé  ve- 
ramente riprelo  dal  Cardinale  Pallavicini  nel  lib.i.  cap.15.  del- 
la Storia  del  Concilio  di  Trento  .  Ed  in  vero  come  mai  egli 
penetrò  l'aftrufo  arcano?  certamente  non  può  dirli  che  il  Cam- 
peggi abbia  manifeftato  al  Re  la  Bolla  prima  dell'efame,  ne  può 
dirfi  ,  che  Clemente  il  quale  per  evitare  lo  fdegno  di  Cefare 
avea  deputato  Giudici  pella  caufa  ,  fiafene  poi  addoflato  le  col- 
lere.  Oltrecchè  in  qual  modo  Enrico  non  fi  corucciò  col  Campeggi 
con  cui  anco  dopo  la  Legazione  ebbe  commercio  di  Lettere  ? 
Dunque  il  Pontefice  gli  ordinò  di  non  affumere  le  parti  di  giu- 
dice nella  cognizione  della  caufa  ,  ed  il  comando  rinnovò  con 
quattro  Lettere  date  prima  che  quegli  pervenga  a  Londra,  fé  credia- 
al  Palazzi  ;  non  ofiamo  però  di  farli  malevadori  del  detto  di  lui 
che  troppe  volte  V  abbiamo  trovato  enormemente  errato  .  Cer- 
tamente il  Sandero  ed  il  Rifthon  diligentiflìmi  offervatori  di 
quefto  affare  non  accennano  la  fuddetta  Bolla  riputata  da  gra- 
viffimi  Scrittori  invenzione  del  Guicciardini  .  Oltrecchè  non 
fappiamo  donde  abbia  egli  raccolto  ,  che  fi  trattarono  le  nozze  di 
Enrico  con  Margarita  Vedova  del  Duca  Alenconio ,  quando  il  Re 
comandò  al  Cardinale  Volfeo  di  promovere  il  divorzio  di  Car- 
ta- 


4  5  Storia  de  Romani  Pontefici, 


S y»i'  carina  fenza    trattare  della   Spofa  futura;  di  che.  fa  teftimonianza 

il  Sa  riderò  .    Tuctociò   ci   afficura  dell'animo  appaflìonato    di  ef- 
fo  Guicciardini   e  configliamo  il  Lettore  di  non  fidarfi  in  quefto 
del    di    lui   racconto  .    Per    profeguire    con    ordine    Cronologico 
fiamo  coftretti  di  rimettere  all'anno  iuileguente  il  racconto  del 
decreto  del   Papa  . 
Eforta  il  Re      XXVIII.     Delle  calamità  della  Romana  Chiefa  efultavano  gli 
di     Francia  Eretici,  e  temerarj  all'inganno  unirono  Ja  forza   per  diftruggerla. 
di     opponi  Zuinglio  ,  Ecolampadio,  e   Bucero  contro  Lutero  pubblicarono  varj 
a  a  libri  ,edifprezzata  la  verità  che  tutti  egualmente  odiavano,  diretti 

da  vanagloria  yicendevolmente  fi  oppugnavano.  Anco  li  Svizzeri 
in  Berna  giudicarono  di  dieci   articoli  ;   iftituirono  nuova   Rifor- 
ma ;  prefcriffero  ,  che  non  fi  afcoltino  li  Vefcovi  ,  fi  abolifca  la 
Mefia  ,  fi  abbattino  li  altari  ed  Immagini  Sagre  ,    e  fi  diftrug. 
gano  li  Riti  Cattolici.  Li   Popoli  di  Coftania  ,  Ginevra,  ed  Ar- 
gentina   feguirono  la  pretefa  riforma.  Per  il  che  l'Erefia    s1  in- 
troducea  in  Francia  e  li  Eretici   vi   praticarono*  fagrilego  furore; 
ed  in  Parigi  alcuni   col  furor    della    notte    mozzarono    la    tefla 
alle   Immagini   di   Crifto  e  di  Maria.    Dalla  fcelleratezza    ferito 
il  Re  Francefco  promife  premio  allo  fcopritore  delli  delinquenti; 
indi  fece  travagliare  altrettante  tefte    d' argento    e  le  ripofe    fui 
bufto   delle  Immagini  oltraggiate  per  rifarcirne  l'ingiuria  :    con 
che  fi  meritò  l'encomio  di  Clemente  colla  Lettera  de' 5.  di  Lu- 
glio del  1518.;  con  cui  lo  efortò  di   refiftere  all'  Erefia  dicendo  : 
Spente  le  fcmtille  della  .di/prezzata  Religione  fi  /pengono    li  maggiori 
incendj  che  poj/ono  quindi  injorgeve  ,  e  con  tali  ottimi  e/empii    dei  Su* 
periori  e   Principi  facilmente    gC  inferiori    che  non  anno    amore    per  la 
virtù  ,  per  timore  della  pena  /ono  indotti  ad  imitarli'  il  che  piace/m 
/e  a   Dio,  che  nell'i  altri  Regni  ancora  fi  /offe  /atto,  né  fi  /of/ero  ian~ 
to  negligentati  li  principj  del  male  ....    Ma   perchè    il   Re   delti- 
nò  due   Periti  del  Diritto  Canonico  ed  altrettanti  Teologi  Giù» 
dici  della  Fede,  ed  effì  egregiamente  al   miniftero  foddisfaceano, 
alcuni  ottennero  col  favore  de\Miniftri  Regj    dal   Pontefice  Di- 
ploma, mercè  cui  la  Sorbona  fu  privata  del  diritto  di   giudica- 
re delle  controverfie  della  Fede  ,    e    fi  trasferì    ne'  Senatori    di 
Parigi  :   e  ciò  appunto  apri  le  porte  all'  Erefia  .    Avvifatone    il 
Papa  incontanente  annullò    il   Diploma    con  fraude  ottenuto  ,  e 
raccomandò  la  cenfura  della  Fede  a  Giudici  che  farebbono  elet- 
ti da  e  {fa  Sorbona.  E  qui  crediamo  dovere  noftro  di  fporre  lo  fra- 
bilico  dall'Adunanza  di  Parigi  nelli    anni  1527.  e   1528.    Pre- 

fie- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  47 

fìederte   a  quefla  Antonio  dal   Prato  Prete  Cardinale"  del    titolo  « xvi~~ 

di  S.  Anaftalìa  Arcivefcovo  di  Sens  ,  v*  intervennero  fei  Ve- 
fcovi  ,  ed  il  Vicario  del  Settimo  che  compongono  la  Provincia 
di  Sens  ;  e  pubblicarono  ledici  Sanzioni  rapporto  il  Dogma 
della  Fede  •  proibirono  li  libri  di  Lutero,  ed  emanarono  40. 
Decreti  pelJa  riforma  del  Clero  .  Per  la  formazione  di  quefti 
deputarono  li  Dottori  della  Facoltà  di  Parigi,  e  fi  dierono  alla 
luce  illuftr.,ti  con  erudite  note  da  Jodoco  Clittoveo  Dottore  efi- 
mio  di  quella.  Con  quefti  principalmente  fi  comprova ,  che  Lu- 
tero rinnovò  le  Erefie  di  Simone,  Niccolò  ,  Manichei,  Ario, 
Macedonio,  Vigilanzio  ,  Gioviniano^  Pelagio,  Valdefi  ,  Viclef- 
fo  ,  Marfilio  Padovano,  edHufl".  Indi  li  Padri  anatematizzaro- 
no chi  infegna  Dogmi  oppofti  alla  Ortodofla  Fede,  li  fautori,  di- 
fenfori  ,  ed  accettatcri  di  quelli,  e  preferiffero  ai  Fedeli  la  ma- 
niera onde  contenerli  .  Proibirono  ancora  le  adunanze  notturne, 
e  la  lezione  de' Libri  Eretici.  Finalmente  esortarono  li  Princi- 
pi a  favorire  li  Prelati  della  Chiefa  e  foftenerli ,  ficchè  libera- 
mente portano  perfeguitare  li  empj.  Infinuarono  ad  elfi  1'  efem- 
pio  dei  Maggiori  col  zelo  ed  autoricà  de'  quali  fi  confervò  net 
Criftianefimo  illibata  la  Religione;  e  ne  li  afltcurarono  del  pre- 
mio eterno  . 

XXIX.      Nel  princìpio  dell'anno  1529.  Clemente    creò  Car*      Crea   tre 
dinali  Gerolamo  Doria  Genovefe  ,  ed    Ippolito  Medici  luo  nipo-  Cardinali  e 
te  di   anni    18.  o  19.  come  altri   vogliono, e  fu   promofib  elfendo  j?ccorfe' ^ 
il   Papa   forprefo   da   male   nella  notte  delli   dieci  di  Gennajo,  ed  &|,ena# 
ebbe   il   titolo  di    Diacono  di   S.   Praffede  ;    ciò  appare    dal    Di- 
ploma  del    Papa  ,    che  '1    condecorò    colle    inlegne    Cardinalizie 
lebbene     promefTb    avea    di    crearlo    accaduta    la    morte    di     al- 
tri .    Li  Scrittori    fono    difeordi    nel   Mefe    della    creazione   del 
Doria  :    alcuni     la    riducono    alli     3.    di    Octobre    del     1528.  , 
altri   l  aflegnano  alli    ig.  di   Settembre  del    1529.  Biagio  di  Ce- 
ftna  coli* autorità  de*  Mfs.    del    Vaticano    accenna     Ippolito    de 
Medici   creato  primamente  dei   Doria.  ,,   Nel    Lunedì  ottavo  di 
,,   Novembre  del   1529.    fi   convocò  Confiftoro  fegreto  in  cui   fu 
,,  promoflb  il   Doria   lebbene  non  doveafi   pubblicamente  ricevere 
,,   nel  numero de'Padri  mercè  li  molti  impedimenti  ;   però  così  piac, 

,,   que  al    Pontefice Al   medefimo  diede  luogo   dopo    il 

,,  Cardinale  de  Medici,  poiché  il  Papa  diceva  di  averlo  creato 
,,  prima,  ed  il  nuovo  Cardinale  al  voler  di  lui  fi  foggettò  „  . 
Li   Panvini  e  Ciaconio  vogliono    promofTo    il    Doria    nelli  17» 

di 


.  g  Storia  de  Romani  Pontefici . 

d' Settembre  delist?.  Ma  il  Lettore  facilmente  ne  conoscerai' 

SSXVW   «rote curvando  il  Breve  del  Papa  dato  ne', 5    di  Gennajo di  effo 
anno  che  concedegti  la  facoltà  di  deputare  >1  Vefcovo  che  1  vedi 
delle  infeene  Cardinalizie.  Dunque  ei  primamente    de.  quindici 
d    Gennajo  fu  afcritto  al  Collegio.  Nel  terzodec.mo  di  Agofto 
nói  Clemente  per  gratificar»  Cefare  .lcr.fle    ai    Preti    Cardinal 
Mercurio  Arboree  di  Gattinara    P.emontefe    fuo  CMcelhere   * 
f  pelli   18.  d'Agofto  prefcrifse  ai  Legati  Appoftolicl  AlefTandro 
Vefcovo  d'Odia,    Francefco    Prete    del  titolo    di   S.  Croce    .0 
Gè rufalemme  ,  ed  Ippolito  de  Medici  Diacono    di  S.    Praffede  , 
dimoanrpr  ffo    Cefare    di    conferire    ad    efso  Mercurio  le   in- 
fene  Cardinalizie  .    11  Ferroni   vuole     1  Ga.tinara    autore   de  - 
a  pace  tanto  bramata.  Nelli  diflid,  de' Cnfti.nl   Principi   enei- 
e  calamità  della  Romana  Chiefa  li  affari    della  Fede   quali  pe- 
rirono  in  Germania  ed  in   Ungheria,  e  la  civile  difcordia  fu   la 
Se    Piti    fdnefta    di    tanto    male    di    effa    Ungheria  .     Co. 
me  che    il  Re  Ludovico    morì   nel   ijatf.  fenza  erede  legittimo 
S  trono  ,    li  Elettori    fi  divifero  in  fazione  .    Ferdinando    Ar- 
ciduca   d'  Aurina  fratello  di  Carlo  V.  ne  pretendeva   il  dominio 
ner  diritto  di  Anna  fua  Conforte  forella    del  trapaffato    Monar- 
£     e  pe     le  convenzioni  ftipulate  dai  fuoi   Maggior,  con    1    Re 
Mattia    ed  Uladislao  :    dall'  altro    canto  Giovanni    Vaivoda    di 
Slvenie  afpirava  al  Regno  ,  che  tentò  d.  ufurpart .anco .do. 
no  la  morte  di  Uladislao.   Prevalfe  Ferdinando  ,    e  tu  eletto  e 
P     \TZ   i<*7    Scacciò  dal  Regno  Giovanni,  che  fi  rifugiò 
coronato  nel   15 17.  ocacnu  "«•       5  t„,.„.„  il  Turco 

meffo  il  Re  di  Polonia  di  cui  era  Cognato  .  In  unto  il  1  ureo 
l  evalendofi  delle  difeordie  affali  Saica  primaria  Citta  della 
Ea  ed  mpadronitofene  invafe  la  Croazia.  S,  d.vulgò qu  nd  , 
et  quefti  pregato  dal  Vaivoda  Giovanni  il  quale  antepofe  alla  felici- 
tadeTl'Unohefiaefantità  della  Cattolica  Religione  1.  propr,vn- 
uS,  conduce,  contro  Ferdinando  copulò  efercito  ;  e  quefti 
melò  U  Papa  di  ajuto ,  che  mandò  colà  1' Arc.vefcovo  di  RoT. 
Fano  con  titolo  di  Legato  Appoftolico  per  donare  1  popoli  ad 
lano  con  luui  a  rI  ■  :i   o,orlo  ne  a    protezio- 

armare  contro  Solimano  ,  per  ricevere  11  Ke  no  n  y 

„<■  della  Sede  Appoftolica,  e  per  animare  alla  coftanza  ■)  Mo- 
arcaL  Le.3  Pontificie  appartengono  alli  1$.  di  G.ugno  . 
Ttem^o  difficile  e  fpinofo  if  Re  *<f$<$>  £™\£™ 
contro  li  Eretici  e  Solimano  invafore  dell  Ungheria .  Per  tanto 
ffe  do  accanti  li  Settarj  e  divifi .  li  Principi  non  potè  eg 
raccorre  efercito  baftevole    per  reprimerli ,  e  dovette   loro   per- 


Storta  de  Romani  Pontefici.  49 

mettete  loro  ciò  che  voleano  fperanzito  di  ammanfirli  ,  ma  in 
damo  ;    piuttofto  infegnavaoo  pubblicamente    il  tradimento  dei-    Sec.XVL 
la  Fede  e  di  dare  le  Città  Cattoliche  in  mano  del  Turco ,  e  che 
peccavafi  armando  contro  quefto .  L'autore  del  perniciofo  dogma 
era  lo  fteffo  Lutero  ,  che  con  empio  Libro  volle  perfuadere  il- 
lecita la  gueira  in  danno  del  Turco,  ed  avea  contento    di  ve- 
dere ufurpata  la  Germania  ,  diftrutta  l' Italia  ,  ed  abbattuta  Ro- 
ma.   Ferdinando  inviò  al  Papa  altro  Oratore  pregandolo  di  fuf- 
fìdio  ,  e  Clemente  contribuì  quello    che  potè.    Intanto  Solima- 
no  con  formidabile  efercito  entrò  nell'Ungheria,  e  s'impadronì 
di  alcune  Città  che  Ipontaneamente    fé  gli   fi  foggettarono  :  ot- 
tenne quindi  Buda  fortezza  principale  del  Regno;    e    fatto  in- 
foiente per  le  vittorie  nelli  26.  di  Settembre    affediò    per  terra 
e  per  acqua  Vienna  Capitale    dell' Auftria.    Il  Papa   diede    nel 
dì   a.  di  Ottobre  zelanti   Lettere  a  Cefare  pregandolo  di  fovve- 
nire  Ferdinando,  altra  ne  fcnffe  al  Re  d'Inghilterra  ed  ai  Prin- 
cipi efortandoli    ad  affumere    la  difefa    della  Religione.  Animò 
anco  il  Re  di  Francia    ad  impiegare    le  fue  truppe    per  la  glo- 
ria del  Nome  di  Crifto  ,  e  comandò  al  Cardinale  del  Prato  Ar- 
civescovo   di  Sens  di    configliarlo    alla    neceffaria  imprefa .    Ma 
perchè  li  Principi  affai  lentamente  attendeano  al  vantaggio  del- 
la Religione,  Solimano  acquiftò  quali  tutto  il  Regno,  ed  impa- 
dronirò ancora  farebbefi  di  Vienna  ,    fé    per  divina  Providenza 
non  fofle  fiata  difefa  con  valore  dai  Filippo  Palatino  del  Reno, 
Niccolò  Conte  di  Salm  ,  e  Guillelmo  Rogendorf;  che'l  coftrin- 
fero  a  fuggire  e  ritirarfi  dall' Auftria   nelli  14.  di  Ottobre  per- 
duti feffantamila  uomini;  portò  però  fcco  molta  preda  ;  e  li  Cri- 
ftiani  che  rimafero  fchiavi    o  perirono  ,    arrivarono  a  quaranta 
mila .  Quindi  reftituì  al  Vaivoda  Giovanni  Buda   ed  il  coftituk 
fuo  triburario .  Non  dovea  quefti  avvilirfi  né  tradire  la  Fede  , 
ma  ambiziofo  proccurò  il  Regno.  Poco  dopo  Solimano   fi  riti- 
rò dalla  Ungheria  per  timore  di  Carlo  V.  che  con  copiofo  efer- 
cito fi   trasferì  in  Germania;  e  cefsò  l'affanno  dei  Cattolici. 

XXX.     Ogni  dì    più    decadevano    li    affari    della    Repubblica    Medita  di 
Griftiana    per  le  incurfioni    delli   Eretici  e  difcordic  dei  Princi»  Pa^re   le 
pi  ;  e  Clemente  oppreffo  da  tanti   mali  rifolvette  di  portarfi  in  ™'Pl  Fef\/.a 
Spagna  ed   in   Francia    per  pacificare  Cefare  ed  il  Re  .    Ma  nel  Pace  fta°l,i- 


ta  con  Ce- 
cui 

Alpi    e  pacificare  quei  Principi  .    Di  ciò    tratta  Jacopo  Salviati  di  Francia. 
Tum.X.  G  nel* 


principio  dell'  anno  affalito    da  grave  male  convocò    li   Padri   ,  fare 
e  loro  manifeftò  il  difegno    che  avea  fé  rifarà  va  ,  di  paffare  le  eforta  il 


50  Storia  de  Romani  "Pontefici. 

*— — ■—— *  nelle  Lettere  date  al  Conte  della  Mirandola ,  a  cui  dice  ,    che 
Sec.XVI.    il   Pontefice  volea  vifitare  Gcfare    e  trattare    feco  lui  di  pace  e 
del  Concilio  Ecumenico.  Rifanato  la   Dio  mercè  favorì    coftan- 
terrrente  la  convocazione  di  eflb  Concilio  ;  ciò  raccogliamo  dalle 
Lettere  di  Girolamo  dal  Negro  date  a  Jacopo  Sadoleti  :  Il  Pori» 
tefice  MaJJimo  Clemente  riacquijìò  la  primiera  falut e  '  ogni  giorno  avea 
in  bocca  ti  configlio  di  vifitare  Cefare    e  trattare  feco  lui    della  pace  ' 
e  fé  lo  aveffe  adempiuto  prima  delle  no/ire  calamità  ,    non  ne   /offrire* 
mo  ora  /' aggravio.  Intanto  deputò  a  Cefare    con  titolo    d' Inter- 
nunzio  il  Vefcovo  di   Vaifon  per  efibirgli  la  pace,  ed  intendere 
fé  potea  trasferirli  in  Spagna  ,  oppure  foflegli  in  piacere    di   ri- 
durfi  in   Italia  .    Anco  Cefare  fpedì  due  Ambafciatori    al   Papa 
per  configliarlo  alla  pace  •    a  quefti   Clemente    difTe  ,    che  Ce- 
fare deve  con  quiete  dare  fine  alle  controverfie  .  Ed  alla  ricer- 
ca fé  fia  più  opportuno,  che  Celare  fi  porti  in  Italia  ovvero  ei 
vadi  in  Ifpagna,  riputò  più  utile,  che  quegli  fi  ponga  in  viag- 
gio ,  riceva  in   Roma    le  infegne  Imperiali  ,    e    conduca    gente 
in  Germania  per  foftenere  li  affari  della  Fede.  Finalmente  Cle- 
mente ridufle  ad  effetto  la  pace  e  fu  conchiufa*  e  le  condizioni 
fono  ridette  dal  Guicciardini  nel  lib.  io.    Dunque    dopo  diverfi 
combattimenti  fucceduti   nel  Regno  di   Napoli  e  Ducato  di  Mi- 
lano   il   più    delle  volte  felici    per  Cefare    il   Pontefice    fmontò 
dalle  dubbiezze,  ed  abbraccionne  il   partito  fcordandofi  con  nuo- 
va alianza  delle  offefe  ;   a  che  s' induffe  perchè  temea  la  poten- 
za di  Cefare  vittoriofo  ,  e  da  quello  più  che  dal  Re    di   Fran- 
cia li  proprj   Nipoti  poteano  riftabilirfi  in  Firenze.     Impercioc- 
ché Carlo  con   favori  e  buone  grazie  volea  correggere    il   paffa- 
to.   Intanto  ei  reftituì  alla  Chiefa  Oftia  e  Civita  Vecchia ,  e  pofe 
jn  libertà  li  Cardinali-    Li  Veneziani    non  sì   facilmente    areb- 
bonlo  favorito  per  l'innalzamento  dei   Medici  ,    e  non   peranco 
aveano  reltituito  le  Città  poffedute  ;  e  li  Francefi  non  poteano 
coftrignerveli .  Dunque  vicendevolmente  il  Papa   e  Cefare    fpe- 
dirono  e  rifpedirono  Legazioni    per  comporre  la  primiera  alian- 
za ;    e  mentre    li  Legati    pubblica  pace    trattavano  ,  il   Papa  la 
propria  ftipulò  con  Cefare  in  Barcellona    circa    il  fine    di  Giu- 
gno   colle    condizioni    ricordate    dal  Guicciardini  :    Il   Pontefice 
permetterà  il  paffo  all'  efercito  di  Cefare   ritornante    dal  Regno 
di  Napoli  :  Aleflandro  de  Medici  nipote  di  lui    fpoferà  Marga- 
rita figliuola  naturale  di  Carlo  V.  che   lo  riftabilirà    in  Firen- 
ze: Cefare  proccurerà,  che  fi  reftituifcano  alla  Chiefa  Ravenna, 

Cer- 


Storta  de  Romani  Pontefici .  5 1 

Cervia  ,  Reggio,  Modena  ,  e  Rubiera  ,  falvo  però  Tempre  il  Gè-  — : 

fareo  diritto;  ed  ei  in  gratificazione  del   beneficio  farà  invertito  "EC. XVI. 
«lei   Regno    di  Napoli  col  cenfo  di  un  deftriero  bianco  ,  e  della 
nomina  di  24.   Velcovati .  Dell'affare  di  Francefco  Sforza  fi  trattari 
quando  ei  farà  pervenuto  in  Italia,  ed  effendo  innocente  riacquifterà 
il  Ducato  di  Milano;  altrimenti  fi  difponerà  di  quello  coll'affen- 
fo  e  configlio  del  Papa;  febbene  il  diritto  a  Celare  appartenga. 
Si  diffe  ancora,  che  quefti   e  Ferdinando     proccureranno    di   ri- 
durre li  Eretici  all'obbedienza    della  Chiefa  ;    il  Pontefice  darà 
loro  ajuto  :    ed    effendo  quefti  contumaci    faranno  aftretti    colla 
forza  :  Effo  Pontefice  eforterà  li  Principi  a  fradicare  dalla  Cri» 
ffiana  Repubblica  tanto  male .  Si  diffe,  che  Clemente  concederà 
la  quarta  parte    dei  frutti  Ecclefiaftici  :    darà    il  perdono    a  chi 
direttamente  o  indirettamente    operò  contro    la  di   lui   Perfona . 
L' Imperatore  fi  obbligò  con  giuramento  di  attenere    tutto  que- 
fto  nella  Cattedrale  di  Barcellona  nelli  io.  di  Giugno  del  1529. 
Tale  fu   la  foferizione  dello  Strumento  :   Per  rifiorare  /'  Italia  dal- 
ie calamità  oppreffa  ,  e  per  dare  fine  al  turbine  della  guerra  ,  e  fegna» 
temente  per  f  affedio  di  Napoli  fatto   dai  France/ì  ....   Dato  in  Bar» 
tellona  nel  giorno  io.  di  Giugno  del   l$zp.  Quefta  pace  aprì  adito 
felice    alli  affari    della  Chiefa  ;    e    fu  opportuna    ancora    per  le 
faccende  di  Cefare  in  Italia  e  per  la  quiete  univerfale  ,  di  cui 
fi  fece  mediatore  Papa  Clemente .  Imperciò  egli  fignificò  al  Re 
di   Francia  che  avea  rinnovata  con  Cefare  1*  alianza  :    aflicurol- 
lo  però  d'averla  in  modo  ftabilita,  che  non  portigli  danno;  e 
fperava  effendo  amico  di  Cefare  d' indurlo  ad  accomodarfi     feco 
lui:   Crediamo    che  fia  pervenuto  alle  orecchie  della  tua  Serenità ,  che 
noi  abbiamo  rinnovato  la  pace  col  Seremjjimo  Imperatore  ....   Per  que» 
fio  inviammo  in  Spagna  ti  Venerabile  Fratello  Vefcovo  di  Vaifon   mae- 
JIyo  della  no/ira  Famiglia  ,    a  cui   concedemmo  facoltà    di  primamente 
trattare  della  pace  univerfale  e  chiederla  in  nome  nofiro  a  Cefare  .    Se 
in   quejìo  non  riefee  ,  ed  il  mede/imo  Imperatore    per  la  vicendevole  fi» 
eureka  voglia  la  nofira  amicizia  come  cercò  più  volte  nel  pajfato ,  dì» 
cemmo  al  predetto  Vefcovo  di  rinnovarla  tn  modoy  che  non  fiamo  tenuti 
a  cofa  che  ridondi  in  danno  altrui  j  poiché  il  fine    del  nofiro  propofit* 
fu  ed  è  ,  che  effendo  noi    colla  nuova  amicizia  più  uniti  a  Cefare  ac» 
quifìiamo  maggiore  autorità  preffo  quello  per  la  concordia  e  ad  effo  confi* 
gltavla  .   Lo  che  quanto  è  da  noi  mantfeflerà  la  cofa  fieffa  ,    e  fé  Iddio 
vorrà  alleviarci  alquanto  dalle  calamità  che    ci  opprimono  ,   fi  degnerà 
incora  di  confolarci  in  quefio .  Conoscerà  la  tua  Serenità  ,  che  noi  ab» 

G     2  bia» 


5  2  Storta  de  Romani  Pontefici 

S  biamo  foretto  con  Ce/are  amicizia  principalmente   in  riguardo   della  tua 


Seg.  XVI.    cavi  fa:  e  vogliamo  ,  che  ne  fi  a  perfuafo  ,  e  che  il  no  foro  animo  è  ìndi- 
rizzato  #1  bene  comune  ed  alla  reflituxjone  dei  tuoi  Figliuoli  .  Efortia- 
mo  per  tanto  nel  Signore    la  Serenità  tua   di  credere   fermamente    que- 
fio....  Data  in  Roma  nel  dì   18.  di  Luglio  del  1529.    e  del  Ponti- 
ficato noforo  VI,  Nello  fteffo  giorno    diede  Lettere    al  Re    d'  In- 
ghilterra efortandolo  a  riftabilire  la  pace  in  Europa  .    Il   Guic- 
ciardini nel  lib.ig.  accenna,  che  Enrico  favorì  la  pubblica  quie- 
te ,    e    che  mandò  a  Gambrai    due  Oratori  .    Il    Re    di   Francia 
preftò  orecchio  alle  voci  di  pace  ,    che    fi  riftabilì    poco  dopo. 
Bramava  egli  fommamente  la  libertà  de'  Figliuoli ,  e  poiché  le 
fue  armi   non  aveano  profpero  fucceffo,  nel  Luglio  deputò  Ara» 
bafciatori    in    Cambrai  ,    ove    fi    riduffero  Margarita    d' Auflria 
Zia  di  Cefare  e  Governatrice  delle  Fiandre  ,  e  Ludovica  Geni- 
trice del  Re  di  Francia  ,  li  Legati    del  Pontefice ,  e  li  Oratori 
Inglefi  ,  Veneziani  ,  e  di   altri   Principi  ,  e  dopo  proliffe  difpu- 
te  fi  conchiufe  la  pace    nelli  cinque    di  Agofto.    Gon  quella  fi 
decretò  ,  che  li  Figliuoli  del  Re  di  Francia  fiano  rimeffi  in  li- 
bertà ;  per  cui  quegli  sborfarà  a  Carlo  certa  fomma  difoldo:   re- 
ftituirà  quello  che  poffede  in  Lombardia    e    nel   Regno    di   Na- 
poli :  rinunziare  al  dominio  delle  Fiandre  e  della  Artefia:  abo- 
lirà li  bandi  contrarj  al  Borbone,  reftituendo  ai  di  lui  Eredi   li 
beni  occupati  in  tempo  della  guerra:    la  Borgogna    rimarrà    in 
di  lui  potere.  Si  decretò  ancora,  che  li  Firentini    e   Veneziani 
patteggieranno  nel  corfo  di  quattro  Mefi    con  Cefare  :    e  Mar- 
garita non  permife  ,  che  nella  Adunanza  di  altro  fi  tratti,  e  fi 
ftabilifca.  Il  Pontefice  però  ringraziolla    per  l'operato  ,    per  la 
reftituzione  di  Cervia    e  Ravenna  ,    e    pello  riftabilimento    dei 
proprj   Nipoti  nella  Tofcana . 
E'  mal-       XXXL     Intanto  Cefare  navigò  verfo  l'Italia  feco  conducen- 
trattato  dai  do  mille  Cavalli  e  nove  mila  Fanti,  ed  approdò  a  Genova  nel 
^rent1"1    i  giorno  27.  di  Agofto,  fé  diamo  fede  al  Guicciardini  nel  Iib.19, 
cna  •     fa     ^^en^°  ei  accompagnato  da  tanta  gente  ingelosì  li  Confederati  del 
Decreto.       ^e  ^i  Francia  .  Lì  Firentini    fpedirono    a  Genova  Inviati    per 
rinnovare    con    effo  alianza    contro    li   Medici  ;   ma  non  furono 
efauditi  ,  ed  il  Cardinale  Gatti nara  loro  difle  ,    che  Confederati 
effendofi  col  Re  di  Francia  aveano  perduto    il  diritto    di  liber- 
tà, e  li  ammonì  di  comporre  le  differenze  che  aveano  col  Pa- 
pa. Eglino  fi  moftrarono  nimici  dei  Medici    e    di    effo  Papa   • 
rinferrarono  con  violento  modo  in  Moniftero  Cattarina  Medici; 

fprez- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  53 

fprezzarono  nel  Principato  le  infegne  Medicee  ,  ne  confifcarono  .  ■ -, 
le  foftanze  ,  incendiarono  le  ville,  e  ferono  in  loro  danno  gio-  Sec. XVI. 
care  ogni  attentato .  Quindi  fi  accefe  più  atroce  guerra  ,  ed  il 
Papa  che  era  troppo  villaneggiato,  condufle  l'efercito  di  Cefare 
contro  li  Firentini  che  indotti  dai  Perugini  a  fcuotere  il  domi- 
nio Ecclefiaftico  fortificarono  la  Città  con  truppe  .  Per  tanto 
il  Papa  primamente  contro  Perugia  ordinò  la  guerra,  e  le  trup- 
pe che  facilmente  s  impadronirono  d'  Ifpella  fortezza  poco  di- 
ttante dalla  Città ,  la  ridufiero  in  dovere  :  ciò  accadette  nelli 
12.  di  Settembre  del  1525?.  Quindi  le  genti  di  Cefare  inonda- 
rono la  Tofcana  fotto  la  condotta  dei  Principe  d'Oranges  ,  a  cui 
fi  aggettarono  Arezzo  ,  e  Cortona  .  Ma  perchè  troppo  tardo 
indirizzò  l'efercito  a  Firenze  li  Cittadini  che  fi  credeano  cor* 
ciò  affretti  ad  aderire  al  Papa  ,  rifolverono  di  foftenere  ad  ogni 
cotto  la  libertà  ,  fperanziti  che  Cefare  dovrebbe  condurre  l'efer- 
cito in  difefa  dell'  Auftria  aflalita  dal  Turco  .  Intanto  effo  Ce- 
fare pervenne  a  Piacenza  e  fu  ricevuto  da  tre  Cardinali  che 
vennero  ad  incontrarlo.  Doveano  ei  ed  il  Papa  ridurfi  in  cer- 
to Luogo  per  trattare  di  pace-  nacque  dubbio  quale  dei  due  fa- 
rebbeff  dall'altro  trasferito,  e  fi  rifolvette,  che  il  Papa  fi  porti 
a  Bologna,  e  quivi  farà  vifitato  dall'  Imperatore  .  Pertanto  Cle- 
mente incerto  dell'  efito  del  viaggio  e  provvido  d'  impedire  le 
dilcordie  nella  elezione  del  SuccefTore  prima  di  partire  da  Ro- 
ma nelli  6.  di  Ottobre  formò  Decreto,  e  dichiarò,  che  lafciava 
in  Roma  la  Udienza  delle  Lettere  Appoftoliche  e  delle  caufe 
ad  effetto  che  accadendo  la  propria  morte  il  Succefibre  fi  eleg- 
ga in  Roma,  purché  non  fia  ribelle  né  foggetta  all'interdetto  ; 
altrimenti  fi  farebbe  in  Città  di  Cartello,  Civita  Vecchia , o  Pe- 
rugia-: dichiarando  nulla  la  elezione  fatta  in  altra  Città  .  Ecco 
li  fenti menti  del  Papa  :  Imperciò  decretiamo  ,  che  la  elettone  fatta 
altrove  contro  il  tenore  delle  prefenti  Lettere  dai  medejìmi  Cardinali 
Jia  di  niun  valore  ,  e  che  quejli  non  osservatane  la  forma  procedano 
ad  altra  elezione  ,  ne  posano  efìmerft  dal  nojìro  Decreto  .  Nel  dì  fufse- 
guente  partì  dicendo  il  Rinaldi:  „  Nell'anno  1520.  della  Natività  di 
))  Crifto  nella  Indizione  feconda  in  giorno  di  Giovedì  fette  di 
,,  Ottobre  del  Pontificato  del  Santiffimo  in  Crifto  Padre  e  Signore 
,,  noftro  Signore  Clemente  per  divina  Providenza  Papa  VII. 
w  anno  VI.  Itinerario  dell'  anzidetto  Santiffimo  Signore  noftro 
»,  Papa  Clemente  VII.  dalla  Città  di  Roma  verfo  Bologna 
„  per  coronare  il  Serenifiìmo  Carlo  eletto  Imperatore,  e  qui- 

„  vi 


>) 

31 


>4  Storia  de  Romani  Pontefici  ; 

„  vi  conchiuderc  con  quefto  molte  cofe  appartenenti  alla  Italia  e 
Sec  XVI.  ^   contro  il  Turco  ed   Infedeli   ,, .   Lo  Scrittore  accenna,  che  il 
Papa  era  prevenuto  dalla   Eucariftia    pofta    con  pompa  fopra  un 
deftriero  fuperbamente  bardato,  accompagnato  con  religiofo  culto 
dai  Vefcovi  di  Nepi,  Tivoli ,  e  Cortona  ,  dal  Prefetto  dell'Oratorio 
Pontificio,  e  da  altri  Miniftri  :    fufleguivala  effo  Papa  che  giun- 
to  a   Bologna    entrò   in  effa  accompagnato  da   Tedici   Cardinali  . 
La  più  colpicua  Nobiltà  il  ricevette  e   proftata  ai  di  lui  piedi  gli 
confegnarono   le  chiavi  :   indi   il  Vefcovo  Suffraganeo   ed  il  Cle- 
ro nell' ingrefib   dierongli  da  baciare  la  Immagine  del   Crocififso 
„  ed    il   Papa    fi  portò    alla  Chiefa    preceduto    dalla    Croce    e 
dai-  Cardinali    .    Il    Suffraganeo    e    Canonici    intonarono    il 
Te  Deum  laudamus  ,    ed  il  conduflero  all'  altare     maggiore   , 
preMo  cui   era  preparato   il  Faldiftorio  .   Il  Suffraganeo  dimo- 
„  rando  dalla  parte  della  Epiftola  e  tenendo    nelle  mani    il  li- 
bro recitò    inchinato    verfo    il  Papa    li  vedetti    e  preci    del 
Pontificale.  Ciò  fatto  quefti   fi  alzò  baciando  l'Altare  ;    in- 
di benedì  il  popolo    e  concedette    Indulgenza    plenaria  ,    che 
j,  fu  pubblicata  dal  Reverendi  Aimo  Cardinal  Cibo  „.   Nel  Ve- 
nerdì   io.  tenne  Confiftorio  fegreto    in  cui    propofe    e    deliberò 
■la  Coronazione  di  Cefare  le  cerimonie    e  tempo    in  cui   li  efe- 
guirebbe  ;  ne  raccomandò    a  lei   Padri     la  direzione    e  prepara- 
zione, e  decretò  la  Meffa  dello  Spirito  Santo  in  rendimento  di 
grazie  per  la  liberazione  di  Vienna  . 
Riceve    in       XXXII.     Quindi  lo  Scrittore  efpone    il  ricevimento    di   Ce- 
Bologna    V  fare  in  Bologna    la  pompa    ed    ordine    offervato    dal   Papa  .  In 
Imperato-    Martedì  due  di  Novembre  ebbefi  notìzia    che  Cefare    arrivò    a 

£f  '    ,..,    Gaftel  Franco  quindici   miglia  dalla  Città  dittante .  Si  alzò  nella 
Duca  di  Mi.    •  ji  •••irijio  n 

lano  piazza  grande  un  battuto  in  cui  il   loglio  del  Papa  era  collocato 

in  altezza  di  tre  gradi  ,  e  vi  fi  distribuirono  le  Sedi  pe'  Cardi- 
nali come  fi  coftuma  in  Confiftorio  .  Nel  Giovedì  Cefare  fi 
avviò  verfo  Bologna  ;  li  Cardinali  ufcirono  dalla  porta  di  S. 
Felice  quafi  mezzo  miglio  per  accoglierlo  :  quando  '1  videro  fi 
pofero  in  ordine,  e  fcoperto  il  capo  lo  attefero  ;  il  Farnefe  De- 
cano del  Collegio  in  nome  del  Papa  il  complimentò,  Cefare 
brevemente  rifpondette  ,  e  camminando  in  mezzo  del  Decano  e 
del  Cardinale  di  Ancona  andò  alla  Certofa  ,  ove  fi  trattenne- 
quivi  rimafero  alcuni  Padri  e  li  altri  fi  reftituirono  alla  Città. 
Nelli  5.  pervenne  a  Bologna  onorificentiffimaraente  accolto 
dal  Pontefice  ;    fall  il  battuto  ,    fi  proftro  ai  piedi  di  quefto   e 

li 


Storta  de  Romani  "Pontefici .  5  5 

H  baciò,  ed  alzare»  vicendevolmente    fi   baciarono    in  volto    con    -  -       -^ 
parole  di   confolazione  .    Il  Giovio  nel  lib.   27.    deferive    il  rito    .  * 

cui  Celare  il  venerò:  „  Si  proftrò  ai  di  lui  piedi  ma  tofto  fu 
,,  rialzato  dal  ridente  Paftore  e  baciatili  in  volto  in  lingua  Spa- 
,,  gnuola  sì  gli  parlò  :  Sono  venuto  Santiffimo  Padre  ai  tuoi  pie- 
,,  di  ,  il  che  ho  fempre  bramato ,  perchè  di  comun  animo  fovveniamo 
„  la  Qnfìtana  Repubblica  .  Prego  Dio  Onnipotente  Maffimo  ,  che  mi 
„  ba  fatto  partecipe  di  quejìo  contento ,  che  ajftjìa  ai  nojlri  configli  t 
„  e  che  la  mia  venuta  fia  falutevole  all'i  Crtjìiani .  Ciò  detto  ripi- 
I,  gì  io  il  Papa:  Certamente  di  quefto  congvejfo  ,  ed  enne  te/limonio 
,,  Dio  immortale ,  niente  a  me  fu  pm  caro  j  e  gli  rendo  grafie ,  eh* 
,,  veggo  te  felicemente  qua  condotto  e  conosco  ridotte  a  fegno  le  co  fé  , 
„  che  non  dt I periamo  della  concordia  e  comune  pace  „  .  Quindi  Ge- 
fare  offerigli  dieci  libre  d'oro  travagliato  :  e  calarono  entram- 
bi :  Clemente  tenealo  per  mano  ,  ed  andarono  verfo  la  Chie- 
fa  di  S.  Petronio  :  quivi  il  lafciò  ,  e  preceduto  dalla  Croce 
e  dai  Cardinali  in  Sede  geftatoria  fu  recato  in  palazzo  .  Entrò 
Cefare  in  Chiefa  accompagnato  da  due  Cardinali  Preti  e  due 
Diaconi,  e  li  Cantori  recitavano  verfecti  opportuni  e  l'Inno  di 
rendimento  di  grazie  :  Orò  genufletto  nel  Faldiftorio  all'altare 
maggiore  ,  e  baciatolo  fi  portò  alla  preparata  abitazione  .  Dob- 
biamo qui  notare  enormiffimo  errore  del  Palazzi  fcrivente 
effere  quejìo  il  fecondo  Congreffo  tenuto  in  Bologna  dal  Papa  e  da  Ce- 
fare •  donde  lo  abbia  raccolto  noi  fappiamo  j  certo  è,  che  niu- 
no  Scrittore  ciò  accenna  .  Dovea  dire,  che  nel  corrente  anno  152^. 
accadette  in  Bologna  il  primo  Congreffo  e  rimettere  il  fecondo 
al  1532.  Ma  torniamo  in  cammino.  Anco  Francefco  Sforza  Du- 
ca di  Milano  fi  trasferì  a  Bologna  per  comporre  li  proprj  inte- 
reffi  con  Cefare  mercè  la  mediazione  del  Papa  :  e  fperava  di 
riacquiftare  il  perduto  Dominio  .  Lo  Scrittore  Anonimo  ripi- 
glia: „  Nel  Lunedì  22.  l'Illuftriflìmo  Signore  Francefco  Sforza 
,,  Duca  di  Milano  giunfe  privatamente  a  Bologna  aflicurato 
„  con   Lettere  dal    Papa  ,    che  li  di   lui    affari    farebbono  acco- 

„  modati   con  Cefare Il   Duca  reggeafi   in  piedi  coli' 

si  ajuto  del  baftoncello  :  volle  però  genufletto  baciare  li  piedi 
ti  del  Papa,  che  non  glielo  accordò  attefane  la  debolezza,  e  (eb- 
.,♦.  Jsene  gli  comandò  di  federe  ,  ei  non  acconfentì  ;  ma  ttando 
,,  appoggiato -al  baftoncello  parlò  feco  lui  con  voce  batta  ed 
,,  umile.  Indi  rivolto  ai  Cardinali  li  ftrinfe  e  baciò  .  Svanì 
*  però  la  di  lui    alianza    con    Cefare  ;    poiché    Antonio    Leva 

avea 


$6  Stona  'de  Romani  Pontefici; 

p——  flve3  efpugnato  Pavia,  e  configliava  il  profeguimento  della  gueri 
Se.  XVI.  ra  e  di  trasferire  il  Ducato  nella  Perfona  di  Aleffandro  Medi- 
ci; ma  il  Papa  non  acconfentl ,  e  tanto  fece-  che  lo  Sforza  fi 
preferito  a  Cefare  afficurato  con  fede  pubblica;  egli  però  non  Faccettò 
proteftando  di  volerli  difendere  colla  propria  innocenza,  e  Cefa- 
re con  bontà  die  fine  ad  ogni  controverfia  ;  lo  accolfe  beni- 
gnamente e  gli  reftituì  il  Principato  per  cui  avea  tanto  guer- 
reggiato' :  però  fi  efeguì  a  cotto  di  gravofe  condizioni  .  Do- 
vette lo  Sforza  sborfare  quattrocento  mila  ducati  e  la  penfione 
dì  cinquanta  mila  per  dieci  anni,  e  lafciare  in  potere  di  quel- 
lo per  un'anno  il  Gattello  di  Milano  e  la  Città  di  Como. 
Stupirono  tutti  di  ciò  ;  ma  lo  (lato  infelice  di  Germania  ,  le 
preghiere  del  Re  Ferdinando  per  difendere  l'Auftria  dal  Turco, 
li  defiderj  del  Papa  che  li  Medici  riacquiftino  Firenza  ,  lo  in- 
duffero  a  quefto .  Dunque  compofte  le  faccende  d'  Italia  e  rice- 
vuta la  Imperiale  Corona  Carlo  più  attentamente  promoffe  li 
affari  di  Germania  .  Se  non  che  a  petizione  di  Clemente  ac- 
cordò anco  la  pace  alli  Veneziani  f  Duca  di.  Savoja  ,  Marchefi 
di  Mqnferrato,  e  di  Mantova,  e  Lucchefi  ;.  li  foli  Firentini  fu- 
rono trattati  afpramente  perchè  ricufarono  di  fottomerfi  ai  do- 
minio dei  Medici .  Per  feguire  la  retta  Cronologia  rimettiamo 
all'anno  fuffeguente  il  racconto  della  coronazione  di  Cefare  e 
pubblicazione  della  pace  ,  e  ripigliamo  il  divorzio  di  Enrico 
che  anguttiò  il  Cattolicifmo  . 
Vuolecono-  XXXIII.  Dunque  le  difeordie  d'Inghilterra  tanto  crebbero 
feere  lacau.  che  cagionarono  la  totale  rovina  del  Regno,  da  cui  fu  lacrime- 
T    iti  volmente  efiliata  la  Fede.  Già  il  Papa  per  comprovare  all'  Im- 

s,  1  terra .  peratore  ja  buona  amicizia  avea  mandato  in  Inghilterra  al  Le- 
gato Campeggi  Francefco  Campana  prefcrivendogli  di  non  deci- 
dere la  caufa  di  Enrico.  Il  Sanga ,  ricorda  che  li  Ambafciatori 
di  Cefare  e  di  Ferdinando  proiettarono  al  Papa,  che  non  fi  fa- 
rebbono  accomodati  al  giudizio  d'Inghilterra  rapporto  la. caufa 
di  Cattarina  ;  e  l'appellazione  di  quefta  alla  Sede  Appoftolica 
da  cui  la  voleà  efaminata  ,  è  teftimonio  di  ciò  che  diciamo  • 
Dunque  il  Pontefice  a  petizione  di  quetta  diede  al  Legato 
altre  Pillole  nellì  29.  di  Maggio  prefcrivendogli  nuove  dilazio- 
ni per  non  incorrere  1' avverfione  del  Monarca,  fperanzito.xhe 
V infano  di  lui  amore  dilazionando  il  giudizio  verretrbe  meno  ; 
ma  quetto  procedere  lo  inafprì  effendo  pofTeduro  dalla  libidine  . 
Il  Papa  tentò  di  raddolcirlo  con  Lettere,  afficurandolo  che  prez- 
zava- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  57 

lavane  l'amicizia  e  che  volea  favorirne  il  defiderio.  Dicea  pe- 
rò, che  non  potea  permettere  l'efame  della  caufa  in  Inghilterra,  Sec.XVL 
né  che  nel  Regno  fi  pubblichi  il  giudizio  .  Poco  dopo  poi  gli 
(crilTe,  che  non  potea  compiacerlo  fé  non  fi  offervi  ogni  diritto- 
e  che  era  affretto  di  richiamarlo  al  proprio  tribunale  ,  e  già  ne 
lo  raccomandò  al  Capifucchi  Decano  della  Romana  Rota ,  ma 
non  la  facoltà  di  pronunciarne  la  decifiva  fentenza ,  poiché  vo- 
lea favorire  un  Monarca  tanto  benemerito  della  Religione  .  Il 
Campeggi  che  con  varie  arti  dilungò  la  faccenda,  fu  poi  richia- 
mato dal  Papa  ,  e  laiciata  indecifa  la  caufa  a  Roma  ritornò.  Il  Re 
perduta  ogni  fperanza  e  mifurando  la  cofa  non  più  con  giufti- 
zia  ed  equità  ma  con  cupidigia  e  libidine  voltò  lo  fdegno  con- 
tro il  Cardinale  Vclfeo  ,  quafiche  per  di  lui  cagione  fia  di- 
ftructo  il  negozio.  Prerefe  per  afferzione  dello  Sleidano,  che  ei 
pregò  il  Papa  di  difapprovare  il  divorzio,  poiché  effo  Enrico  pre- 
tenda di  fpofare  Anna  Bolena  infetta  della  Luterana  Erefia  . 
Altri  dicono,  che '1  Cardinale  pentito  dell'  operato  abborrì  il 
penfiero  del  divorzio.  Enrico  che  fé  ne  moftrò  non  molto  con- 
tento ,  gli  ordinò  di  ritirarli  dalla  Corte  ;  il  privò  del  Can- 
cellierato e  relegollo  in  Yorck  *  quivi  agitato  in  varj  mo- 
di fi  ridurle  a  povertà  ,  e  portatofi  a  Londra  per  purificarli 
morì  in  viaggio  nelli  28.  di  Novembre  del  1530.  Dicemmo,  che  il 
Pontefice  vietò  ai  Legati  di  continuare  l'efame  della  caufa ,  ma 
eglino  a  petizione  del  Re  ne  lo  proleguirono  lentamente  però 
e  con  animo  fofpefo  .  Quegli  feppe  ,  che  li  Teologi  riputavano 
neceflaria  la  difpenfa  Pontificia  fenza  cui  non  arebbe  potuto 
unirfi  con  Anna  ,  e  voltò  la  cura  per  infievolire  il  Diploma  di 
Papa  Giulio  II.  •  ma  le  ragioni  prodotte  furono  convìnte 
dalli  Avvocati  della  Regina  .  Il  Sandero  nel  Ub.  1.  accurata- 
mente deferive  la  faccenda  .  Del  redo  effa  Regina  era  protetta 
dall'  Arcivefcovo  di  Cantorbery  e  da  altri  Velcovi  e  Teolo- 
gi che  non  aderirono  al  Re  ,  e  giudicarono  fecondo  le  maf- 
fime  della  Sagra  Scrittura  ,  Tradizione  Appoftolica  ,  e  Canoni 
della  Chieia .  Eglino  colli  Scritti  che  fi  efibirono  ai  Cardinali 
Legati  ,  comprovarono,  che  niuna  podeftà  può  annullare  il  ma- 
trimonio contratto  con  Catrarina  :  ma  il  Re  colli  donativi  ac- 
quilo il  favore  di  molti  altri  di  Francia,  Italia,  e  Germania, 
li  quali  per  favorirlo  diceano  il  matrimonio  di  Catterina  vietato 
dalla  Legge  divina  ,  e  che  Papa  Giulio  non  potea  giuridica- 
mente difpenfarlo  .  In  vero  molti  non  attendendo  alla  equità 
ma  alla  carne  fcriffero  a  norma  della  paflione  di  Enrico  ,  ma 
Tom.X.  H  dai 


^ 8  Storia  de  Romani  'Pontefici. 

— — — fc  dai  Fedeli  furono  Tempre  riputati  violatori  della  giuftizia  •  ma?. 

Sec.  XVI.  gior  numero  però  condannò  la  paflìone  del  Re  ioftenendo  indif- 
iolubile  il  di  lui  matrimonio  .  Per  il  che  ei  volea  ,  che  li 
Legati  riducano  ad  effetto  lacaufa  ;  procraftinavano  eglino  e 
gli  ricordarono  ,  che  la  preftezza  in  affare  di  tanto  pefo  farebbe  ri- 
provata dal  Criftianefimo  *  che  non  mai  baftantemente  fi  efa- 
mina  un  matrimonio  pel  corfo  di  venti  anni  pacificamente  ri- 
putato giuridico*  che  è  autorizzato  dalli  figliuoli  riconofciuti  le- 
gittimi, e  dalla  regia  fanciulletta  Maria  dichiarata  Principefla  di 
Galles  ed  erede;  e  che  rifultarebbono  gravi  danni  dalla  difpen- 
fa  .  Intanto  il  Campeggi  fi  trasferì  a  Roma  ,  e  lafciò  nel  Re- 
gno indecifa  la  caufa . 

XXXIV.     Nel  principio  dell'anno  1530.  l'Europa  godette  del- 

Pubblicalo-  la  pace  ftjpulata  folennemente .   Il   Guicciardini  l'accenna   fofcritta 

iennemente    1  !  0  •     •   •       n-  j-    r»-        l       j  i  e   n     •  •     1  r. 

1  pace         dai  Principi  nelh   13.  di   Dicembre  del  1520.  Solleciti  il  Papa  e 

Gefare  della  pubblica  quiete  riceverono   il   Duca  Sforza    che  eb- 
be parte  nella  guerra  di  Milano.  Del   Duca  Ferrara  fi  decretò, 
che  ne  goderebbe  convenutoli   col  Papa  e  con  Cefare  .    Li   Ve- 
neziani  che  non  vollero  restituire   Ravenna  e  Cervia  ,  riconcilia- 
ti  con  Carlo  mercè   lo  sborfo  di   cento  mila  feudi  d*  oro  otten- 
nero il   pacifico  dominio  delle  Città  e  Fortezza  del  Continente 
a  condizione  di  riconfegnare  alla   Romana   Chiefa  Cervia  e   Ra- 
venna ,  e  di   fovvenirlo  con  quindici  galere   effendo  aflalito    nel 
Regno  di   Napoli,  e  fi  diffe,   che  le  controverfie  del   Patriarcato 
d' Aquileja  deciderebbonfi  con  ordine    giudiciario  ;    il    Duca    di 
Urbino  ne  farebbe    a  parte  volendolo    e   pella    durevole  felicità 
altre  cofe  fi  (Spularono  .    Il  Maeftro  de'  Riti    deferive    ciò  che 
offervato  fu  nel  Congreflb  :   ed  il  Giovio    nel  Itb.  2  7.    racconta 
r  allegrezza  d' Italia  :  ,,   Nelle  Calende  di  Gennajo    con  folenne 
„   modo    fi    celebrarono     li    divini    Sacrificj    colla    aflìftenza    di 
,,  molti-  poi   fi  pubblicò  la  defideratiflìma  notizia  della   pace  che 
„  fu  improvvifa  :    demente  e  Cefare  furono  detti   Confervatori 
,,  del  nome  Criftiano  ed  ottimi  Genitori  della   Italia  .    Appena 
„  li  Togati  ,  Cittadini,   Sacerdoti,  ed  Oratori  di   Francia,  In- 
,,  ghilterra,  Portogallo,  Scozia,  Ungheria  ,   Dalmazia,   Dazia  , 
„  Venezia,  Duchi  di  Lombardia,  e  Mantova  ,  e  di  Urbino ,  delle 
,,  Città   di   Genova,  Siena,  Lucca  poterono  contenere   le   lagri- 
,,  me  per  allegrezza  .    Francefco  Sforza    più    di  tutti- diede  fé- 
j,   gni   di   confolazicne  ,   e  lagrimante  fedette  dopo   li   Cardinali. 
„  Quello  dì  apportò  la  pubblica  tranquillità  ,    ed    il  fine    delle 

„di. 


Storta  de  Romani  Pontefici.  jp 

'„  difavventure  .  .  ,  „  Li  Firentini  non  ne  confeguirono  il  be-  » 

neficio    poiché    non    vollero    foggettarfi    al    Papa   ned    accettare    Sec.XV-I. 

il  governo  dei  Medici  :  „  Nel  Giovedì  6.  di  Gennajo  fetta  del. 

„  la  Epifania    li  Ambafciatcri   di  Firenze    entrarono    in    Città 

„  fenza  onore,  e  baftevolmente,  come  dicevafi  ,  tepidi  per  uni. 

„  formarfi  al  genio  del  Papa  e  dare  fine  alla  guerra    che  li  af- 

„  fljaoea*  ma  s  in  refe ,  che  niente  recavano  di  buono,  e  nien. 

3J  DO         J  '  ^^  •* 

„  te  di  certo  prometteano „    Dunque    contro    elfi. 

fi  ordinarono  le  truppe  Tedefche  e  Spagnuole  rimafte  nella 
Lombardia  ,  e  per  configlio  del  Papa  il  Principe  d' Oranges 
guidò  a  Firenze  l'efercito:  la  infelice  Città  opprefla  dall'  afle- 
dio  dopo  molti  trattati  e  combattimenti  accettò  le  leggi  nel 
congregò  di  pace  ftabilite . 

XXXV.     Dunque  il   Papa  ridotto    in  Bologna    difpofe  la  fo-        Corona 
lenne  coronazione  di  Celare.    Quefti  poi  ricevette  Lettere    dal  in  Bologna 
Re  Ferdinando- e  dalli  Elettori  dell'Imperio    che    lo  pregavano  Carlo  V. 
di  ridurfi  in  Germania .  Per  il  che  ei  affrettò  la  coronazione  ; 
di  cui  il  Giovio  dice  così  :  ,,  Comecché    li  antichi  Cefari    co. 
j,  ftumarono  di  ricevere    in  Monza    la  corona    di  ferro    infegna 
,,  del  Regno  Longobardico  e  quella  d'argento  in  Aquifgrana  in. 
,,  fegna  del  Regno  Germanico,  Carlo  fé  ne  adornò  prima  di  coronarli 
j,  con  quella  d'oro.  Li  Legaci  di   Monza  per  confervare  l' an- 
j,  tico  diritto  portarono  a  Bologna    quella    di  ferro    adorna    di 
„  gemme ,  e  li  Godici  nobiliffimi  per  antichità  .  Con  quefta  fi 
,,  adornò  Cefare  dopo  la  Meffa  e  due  giorni  prima  di  ricevere  il 
,,  terzo  diadema.   Per  tanto  nelli  22.    di  Febbrajo    il  Papa    lo 
,,  adornò  colla  corona  di  ferro    e    con  quella    di  oro    nelli  24. 
,,  che  era  feliciflìmo  per  Cefare,  po' che  in  eflb  nacque ,  e  preffo 
,,  Pavia  ebbe  prigioniero    il   Re    di  Francia,    Vi  afiìfterono    li 
j,  Canonici  del  Vaticano,  li  quali  accetraronlo  quando  entrò  in 
„  Chiefa  ,,  .  Sebbene  la  fcrizione    del   Palazzo  Appoftolico    di 
Bologna  rammenti  Carlo    coronato    con  unico  diadema  ,  è  fuor 
di  dubbio,  che  apparve  adorno  con  quello  de'Longobardi  e  del- 
l'Imperio.  E  la  dubbiezza  è  diflìpata  dalli  Guicciardini,  Sigo- 
nio  ,  Giovio  ,  Maeftro  de*  riti  che  diffufamente  ne  trattano  ,  e 
dal  Diploma  di  Clemente  dato  in  Bologna  fotto  le  Calende  di 
Marzo    del   1530.  Con  quefto    il   Papa    dice    di   avere  adornato 
Cefare  con  entrambi   le  corone.   Primamente  della  funzione  ap- 
provò la  elezione   fatta    dalli  Elettori    e    la  coronazione    di  A- 
quifgrana  .    Cefare  promife ,  che    farebbe  Avvocato   e  Difenfore 

H     2  del 


Sec.  XVI. 


60  Storia  de  Romani  Pontefici . 

del  Papa  e  della  Sede  Appoftolica  :    indi  pubblicò  quattro    Di- 
plomi confermanti  la  libertà,  immunità  ,   prerogative  ,    e    pof- 
feflìoni  del  Patrimonio  Appoftolico.    Ciò    efeguito    il  Papa    lo 
adornò  colle  infegne  del  Romano  Impero  fantificate  colla  bene- 
dizione, e  gli  diede  lo  Scettro  d'oro,  la  Spada  fvainata ,  il  Po- 
mo d'oro,  la  Corona  d'oro  ,    ed  il  falutò  Imperatore  de' Ro- 
mani   .     Nei    Diploma    della    coronazione    difpensò    il    difetto 
incorfo  :  e  concedette  a  Carlo  il  Regno  di  Napoli .    Gefare^  ador- 
no   dell'  Imperiale    diadema    fall    il   trono    collocato    alla  deftra 
del   Papa.  Compiuta  la  funzione  l'Imperatore  affittene  al   Papa 
che  faliva  il  deftriero,  per  porre  il  fagrato  piede  nella   flaffa  d' 
oro*   ne   attefe  le  iftruzioni  dei  Cerimoniale,  e  con  inaudita  mo- 
deftia  il  Cavallo    guidò   per  alcuni  palli  .    Salì   poi    il   proprio  , 
ed  entrambi  cavalcarono  fotto  l'ombrello  accompagnati   dai   Ma- 
gnati.   Indi   fi  fepararono;   Y  Imperatore  giunto  alla  Bafilica  de' 
Canonici  Lateranenfi    da  quelli     di   San  Giovanni    di   Roma    là 
dimoranti  colle  confuete  cerimonie  fu  accolto,  ed  egli  ne  con- 
decorò molti  colla  equeftre   Dignità,  ed  al   palazzo  ritornò. 
Colloquio       XXXVI.     Quindi  il  Papa  e  l'Imperatore  trattarono  di   rifta- 
del  Papa   e  bilire  la  Ecclefiaftica   Difciplina  ed  il   Dogma  da  Lutero  altera- 

,        ,      to,  li  di  cui  fagrileehi   errori   fi  dilatarono,  e  ne  divifarono  il  ri- 
Dsr  lii  cele-  •  od  ... 

orazione  del  me^10  •   Ma  *a  faccenda  era    accompagnata  da  fpinofe  difficoltà, 
Concilio.      ec*  all'intento  fembrava    più  opportuno    l'Ecumenico  Concilio. 
Volea  Adriano  VI.  convocarlo;   ma  prevenuto  dalla   morte  non 
potè .  Clemente  febbene  ne  fu  più  volte  pregato,  non  fapea  in- 
durvifi  perfuafo  ;    che    li   Dogmi    della  Religione    non  doveano 
efaminarfi:    il  che  piacque    alli  antichi   Papi  ,    che    fi  oppofero 
alli  Greci ,  li  quali    per  la  unione    delle  due  Chiefe    il  Sinodo 
Ecumenico  voleano  .  Ma  altri   facilmente  li  convocarono  ;    non 
perchè  fi  riducano  ad  efame   li  dogmi  ,    ma    perchè  diftrutti   li 
errori  fplenda  la  luce  indeficiente  del  Vangelo.    Di  che  appun- 
to   fi  fervirono    il    Cardinale  Gattinara    e    Cefare    per    indurre 
Clemente,  a  convocarlo.  Anco  li  Luterani  defideravanlo  da  ani- 
mo pravo  condotti  .    Afcolto  Clemente  le  comuni   preghiere  ,  e 
promifelo  a  condizione  che  li  Eretici     ritornino    all'obbedienza 
della  Chiefa  ,  e  depofte  le  novità   vivano    fecondo    l'antico  co- 
fiume,  finché  effo  Concilio  formi   Decreto,  a  cui  dovranno  ob- 
bedire .  Ma  perchè  anco  in  Italia  bruttamente    l' errore  fi  dila- 
tò ,  il   Papa   nelli   5.  di  Gennajo  pubblicò  in  Bologna   Refcritto 
che  comincia:  Cum  ficut  ex  relation...,  e  lo  indirizzo  a  Paolo 

Eo- 


Storia  eie  Romatii  Pontefici  ;  61 

Boticeli!  Dominicano  Inquifitore  nelle  Diocefi  di  Ferrara  e  di  -f^^S* 
Modena.  Con  quefto  gli  preferive  di  procedere  contro  li  diffa-  Sec.  XVI. 
mati  o  iofpetti  di  Erefia  ;  e  gii  conferifee  facoltà  di  ricevere  li 
Luterani  ed  altri  Apoftati  dalla  retta  Fede  non  condannati  dall' 
Ordinario  o  da  altri  Giudici  ,  e  chi  legge  e  conferva  li  libri  di 
Lutero  ,  purché  abjurato  1'  errore  promettano  di  perfeverare  nel- 
la obbedienza  della  Chiefa .  Con  tale  modo  il  Papa  rifanò  la 
Italia  e  ftendè  il  Refcritto  poi  a  tutti  gì'  Inquifitori  conceden- 
do Indulgenze  ai  Confratelli  della  Società  della  Croce  attenti 
al  fervigio  della  Inquifizione  . 

XXXVIL  Cefare  prima  della  partenza  pregò  Clemente  di  Crea  alai- 
condecorare  certi  fuoi  Famigliari  colla  Porpora.  Per  il  che  nel  m  Cardina- 
Venerdì  undici  di  Marzo  convocati  li  Padri  loro  efpofe  il  de- .  '  ,e  riduce. 
fìderio  di  Cefare.  Nelli  quattordici  poi  trattò  di  quelli  che  do-  Srentfnf  l 
veano  crearfi,  e  determinò,  che  nel  profiìmo  Sabbato  io.  fareb- 
benc  la  promozione  •  ed  appunto  nominò  Cardinali  Bernardo 
Glefi  Tedefco  del  titolo  di  S.  Celio  Vefcovo  di  Trento  ed  Am- 
bafeiatore  del  Re  d'  Ungheria  :  Ludovico  Gorrevodo  de  Cha- 
lant  del  titolo  di  S.  Cefario  Vefcovo  Maurinenfe  ;  Garzia  Loai- 
fa  Spagnuolo  Generale  de'Predicatori  e  ConfefTore  di  Carlo  V*.  • 
ed  Enneco  de  Eftunica  Spagnuolo  Vefcovo  di  Burgos .  Anco  il 
Re  Francefe  favorì  Francefco  de  Tournon  Prete  del  titolo  de'Santi 
Pietro  e  Marcellino  :  quefti  non  fuaferittoal  Sacro  Collegio  nelli  16. 
di  Marzo  come  vogliono  alcuni  né  fotto  li  ip.  di  Gennajo  come  altri 
ripigliano,  ma  nelli  ip.  di  Marzo  del  1530.  ,  e  lo  apprendiamo  dalle 
Lettere  di  Clemente  delle  Calende  di  Novembre  del  1529. ,  col- 
le quali  ei  promife  al  Re  di  crearlo  :  era  quefti  Alunno  dell'Ordi- 
ne di  S.  Antonio  Viennefe  ed  Arcivefcovo  di  Bourges  poi  di 
Lion  .  Reftituitoffì  a  Roma  creò  Gabriello  de  Grandmont  Fran- 
cefe Vefcovo  di  Tarbes ,  Ambafciatore  di  eflb  Re  Francefco  , 
e  lo  aggregò  al  numero  de'  Preti  col  titolo  di  S.  Cecilia  .  Dal- 
le Piftole  di  Clemente  deduciamo  V  errore  del  Cabrerà  ,  affe- 
rente che  quefti  è  ftato  promoffo  in  Bologna  col  de  Tournon. 
Dopo  tali  cofe  fi  riduffero  a  felicità  li  affari  d' Italia  ,  e  11  Im- 
peratore ordinò,  che  colle  armi  fieno  domati  li  Firentini  ,  in- 
di decife  la  controverfia  rapporto  Modena  e  Reggio  inforta 
tra  il  Papa  ed  il  Duca  di  Ferrara  ,  e  nelli  22.  di  Marzo  par- 
tì da  Bologna;  e  Clemente  nell'ultimo  a  Roma  fi  ridufle  .  Li 
Firentini  perfeverarono  nella  orinazione  tutto  l'anno.  Ma  poi 
riceverono  il  governo  di  Aleffandro  Medici  nipote  del  Papa. 
.Molti  fanno  parola  della  guerra  dei  Firentini  ;  il  Guicciardini, 

Gio- 


6i  Storta  de  Romani  Pontefici. 

«  Giovio,  ed  il  Sanga  dicono ,  che  il  Papa  arebbe  voluto  il  fine 

Sec.XVI.    della  guerra.  Per  il  che  li  Firentini ,  che  rinchiufero  in  Monì- 
ftero    Cattarina  Medici    nipote    di    quefto    negarono    al    Re    di 
Francia  di  porla  in  libertà ,  e  meditavano  di  efporla    alla  libi- 
dine dei  diffoluti  ovvero  condurla  alle  mura    della  Città  ,  per- 
chè fia  il  berfaglio  delle  treccie  dei  nimici  .  Ma  poiché  il  Prin- 
cipe Filiberto  efpugnò  Empoli  e  Volterra  ,  e  fu  occifo  preflb  Pifto- 
ja,  Ferdinando  Gonzaga  Duca  di  Mantova  il  quale  in  quefta  oc- 
cafione  ottenne  il  titolo  di  Duca ,  condufie  1' efercito  Imperiale, 
li  domò  e  colla  fame    li  ridufle    in  anguftia  .  Clemente    moflb 
dalle  difavventure  della   Patria  ,  né  volendo  diftrutto  il   Princi- 
pato detonato  al  fuo  Nipote  pregò  Celare  di  perdonare  ai  Cit- 
tadini ,    ed  al   Duca    di   Mantova    di  contenere    li  Soldati .    Il 
Giovio  accenna,  che  nelli  nove  di  Agofto  fi  trattò  della  pace, 
li    Firentini     fottometteronfi    ai    Medici    ;     sborfarono    ottanta 
mila  feudi  pello  ftipendio  dei  Soldati ,  fi  rimifero  al   Papa  ed  a 
Cefare  falva  la  libertà   della  Repubblica  .    Dunque  la  Città   fu 
lafciata    in  potere    del   Papa,    e  l'autorità  dei  Medici    divenne 
affoluta  .    In   quefto  il    Pontefice    fu  compiaciuto    da  Carlo  V. 
ma    non  già    rapporto  Modena  e  Reggio  che  fi  concederono  al 
Duca  di   Ferrara;  il  Papa  a  ciò  fi  oppofe.  Ma  Cefare  vietò  al 
Duca    di  pagare    il  cenfo    del  Ducato  di  Ferrara  ,    Modena-,  e 
Reggio ,  come  per  l'addietro  coftumava,  fé  diamo  fede  al  Guic- 
ciardini nel  lib.  zó. 
Li  Tede-      XXXVIIT.     Avea  l'Imperatore  intimato  la  Dieta  dell'Impe- 
fchi  chieg-  rio  in  Augufta  pel  dì  8.  di  Aprile  del   1531.,  in  cui  comporre 
gono  il  Si-  fj  doveano  le  controverfie  di   Religione    e  la  fpedizione    contro 
nodo;  il  Fa-  -j  Turco  •  ei   pervenne  ad  Augufta  nelli   15.  di  Luglio    e    nelli 
be  celebrar-  2°*  diede  principio  alli  Atti   pubblici .    Il  Gocleo  prelente    alla 
lo  in  Roma;  Dieta  racconta  ciò  che  fu  detto  e  fatto.   Carlo  cercò    di    ftabi- 
e   ne  fcrive  lire  li  affari  della  Religione  e  placare  li  animi  fenza  il   Conci- 
ai Principi,  lio  ;   poiché  fapeva  efTere  ciò  grato  al  Papa .    Ma  li   Protettami 
appunto  perchè   1'  Imperatore  ed  il  Papa  fé  ne  moftravano  alie- 
ni ,  con  tutto  vigore  il  chiedeano;  talché  Carlo  di  proprio  pu- 
gno fcrifle  a  Clemente  ,  che  per  chiudere  la  botea    ai  Luterani 
doveafi  convocare  eflb  Concilio.  Ed  il  Cardinale  Campeggi  Lega- 
to Appoftolico  che  lo  accompagnò  in  Germania   fìgnificò  al  Pa- 
pa ,  che  li   Principi    della  Dieta    erano    dello  fteflb  fentimento . 
Rifpofe  il  Papa,  che  li  Cardinali   penfano  ,  che  il   Sinodo  volu- 
to dai   Luterani   non  fi  condurrà  a  fine  ,    poiché  quefti    occulte- 
ranno fotto  onefto  titolo  penfìeri  efecrandi  j  il  tempo  in  cui  lo 

vo- 


Storta  de  Romani  Pontefici.  6$ 

vogliono,  polche   le   molte  guerre  tengono  in  agitazione  li  Prin- — ^ 

cipi,   non   fembra  opportuno  all'intento,  e  li   apparati  formi  dabi-  ^ec.  XVI. 
li  co'  quali   il  Turco  minaccia  le    Provincie  Criftiane  ,  non   per- 
mettono ,  che  fi   promovono  li  affari  di   Religione.    Per  la  qual 
cola   fi   può  credere,  che  li  Eretici  meditino  gravifììmo  detrimen- 
to della  Chiefa  .  Da  tutto  quefto  agitato    e    fluttuante    non  fa- 
pea  indurfi  alla  celebrazione  del  Concilio,  fé  Cefare  noi  reputi 
rimedio  neceflario  pei  mali  di  Germania  che  non   fi  conofcoro  da 
chi    è  affente.  In  oltre  dicea  di  eflere  perfuafo,  che  Cefare  deve  pro- 
porre quello  che  appartiene  al   bene  del  Criftiano  Impero:  e  però  il 
prega  a  ben   riflettere,  fe'l  Concilio  fia  il   mezzo  opportuno  all' 
intento*   quando  tale   fia,  volontieri  acconfente  ,che  lì  prometta, 
a  condizione  che  li   Eretici  riprovino  li  errori   e   predino  obbe- 
dienza alla   Romana  Chiefa,  finché  effo  Concilio  decreti   il  ret- 
to .  Ciò  non  effendo  non   può  aderire  ad   effi  ,  poiché    ridonde- 
rebbene  offefa  alli   Crifliani   e  peflìmo  efempio  ai   pofteri .    Del 
refto  accettata  la  condizione  Clemente    approvò    la  convocazio- 
ne  in   tempo  opportuno  e  dopo  breve  intervallo.  Del  Luogo  fi 
rifolverà    poi    ;    pregava  Carlo    di   accettare    la  propria    delibe- 
razione ,    e    dicea    di   non   avere  affetto    per    luogo  particolare. 
Credea   però,  che  Roma  farebbe  opportuna  pel  comodo  dei    Pa- 
dri ,  giacché   il   Concilio  non  deve  effere  convocato    per  Scifma 
inforto  nella  Chiefa  né  per  pacificare    li  Principi  ;    il  che    per 
ventura  la  renderebbe  fofpetta,  ma  per  abbattere  l'erefia,  ed  ifta- 
bilire  il  modo  di   foftenere  la  guerra  facra .   Se  Roma  non  piace, 
efibiva  Bologna,  Piacenza,   Mantova,  o  altra  d'Italia,  che  pof- 
fa  provvedere  quelli   che  vi  accorreranno.    Non  contento  Carlo 
d'avere  pregato  il   Papa  pel  Sinodo,    comecché    continuamente 
nafceano  in  Germania  difordini,  con  altra   Pillola  gliene  efpofe  la 
neceffirà  ,    e  dicealo  unico  rimedio.    L' Ambafciatore  ne  avva- 
lorò colla  voce  la  richiefta .  Il   Papa    lo  afficurò  di  configliarfi 
coi  Cardinali  ,    ed  efplorare  la  volontà  dei  Principi  ,  e  ringra- 
zioìlo  pel  zelo  della  Religione  .  Quindi  fu  avvifato    dal   Re    d* 
Ungheria  dell'operato  nella  Dieta  d' Augufla ,  e  che  li  Lutera- 
ni   perfeverarono    nel    proponimento    appellando    all'  Ecumenico 
Concilio:   il  che  gli  fignificò  anco  il  Legato  ,  e  ricordò  1'  Am- 
bafciatore di  Carlo  .  Per  il  che  Clemente    rifolvette    di   convo- 
carlo    in   Italia,  follecito  che   li    Padri    non   fiano   fiurbati    dalli 
eretici  ,  e  pregò  effo   Re    di   ammonire    li   Velcovi    ad   interve- 
rvi .   Vogliamo  efibire  porzione  della   Lettera:   Tenuto  fovra  dò 

coi 


#4  Storia  de  Romani  Pontefici. 

j  coi  Venerabili  Fratelli  noftri  Cardinali  della  Romana  Cbìe fa  [erto  confi* 

Sec.XVI..  gHo  abbiamo  riputato  rimedio  fi  curo  bufato  in  fimi  li    cafi    dalli  noftri 
Predecejfori    ed    a  noi  tramandato   cioè   ,    la    convocazione    di  Generale 
Concilio  ,  il  quale  ancora  è  voluto  dai  Luterani  ,    in  cui   pojfa    a  tanto 
male    rimediar/i  e  provvedere   ti  necejfario   per  opporre   valoroso  ejercito 
ai  Turchi  che  minacciano    le  Cattoliche  Provincie  ....   Diede  poi  ai 
Principi  Crifriani  Lettere  Encicliche  ammonendoli    della  necef- 
fità  del  Concilio  .    Nacque  torio  quiftione    rapporto  il  Luogo  ; 
Clemente  e  molti  Principi  il  bramavano  in  qualche  Città  d'  Ita- 
lia,   ed  i  Tedefchi  in  Germania  il  voleano .  Ma  febbene  il  Con- 
cilio era  neceflario  ,  il   Papa  vi  ripugnava  ,    perchè  li  Luterani 
che  aveano  appellato  ad  eflb  Concilio  ,  non  attenevano  le  con- 
dizioni promette,  e  negavano  di  ridurli  all'antico  rito  e  pietà, 
e  di  riceverne  li  Decreti  :   piuttofto  fonoramente  difprezzavano  la 
facra  Adunanza,  ed  unicamente  con  tale  fpeciofo  prefetto  volea- 
no cconeftare  la  propria  caufa  .  La  guerra  facra  per  impedire  li 
pericoli    della    Criftianità    indutte    più    facilmente     il    Papa    al 
Concilio.   Imperciò  Solimano  nell'anno  fcaduto    che  da  Vienna 
nell'Auftria  era  flato  refpinto,  minacciò  nei  partire  di  condurre 
più  forte  efercito  e  di  depredare  le  Crìftiane   Provincie  :   e  Cle- 
mente che  temea  la  invafìone  d' Italia  ,  raccomandò  ,  che  fi  for- 
tifichi la  Ungheria  e  fi  promova  la  caufa    della  Fede.   Sperava- 
te felice  fucceflb  ;  poiché  effendo  li   Principi   in  pace  avvalora- 
rebbono  la  fpedizione.    Imperciò    diede  Lettere  Encicliche    all' 
Imperatore,  alli  Re  d'Ungheria  e  Boemia  ,  di   Francia,  d' In- 
ghiicerra  ,  di  Polonia,  di   Portogallo,  ai   Duchi  di  Savoja  e  dì 
Milano    efortandoli    di  conferire    alli  rifpettivi  Miniftri    facoltà 
di   decretare  il  neceflario  provvedimento  per  la  guerra  facra .  Ciò 
comproviamo  colli  Brevi  di  eflb  Clemente  dati  nell'anno  1530.   In 
oltre  efpofe  la  neceflìtà  di   fov venire  con  foldo  il   Re  d'Unghe- 
ria che  guerreggiava  pella  Grittiana  Religione.    Volea  per  tan- 
to, che  in  ogni   mefe  fé  gli  fi  diano  ottanta  mila  feudi   d'oro: 
Cefare  ne  darebbe  venti  mila  ,    altrettanti    il  Re    di  Francia  , 
dieci  mila  la  Romana  Chiefa  ,  il  Re  d'Inghilterra  ed  altri  Prin- 
cipi contribuirebbero  l'opportuno.   Dell'accaduto  con  Solimano 
diremo  nella  Storia  dell' anno  fufleguente  corretti  dalla  Cronolo» 
già  a  ripigliare  la  caufa  del   Re  d'Inghilterra. 
Difcordie       XXXIX.      Quefti    avendo    col    foldo    corrotti    molti   Dottori 
del  Re  d'In-  e  principalmente  alcuni  della  Univerfità    di   Parigi    produrle    le 
ghilterracol  ragioni  di  quefti;  e  quelli  che  non  cederono  all'oro,   tentò  cotìe 
*aPa-  minacele  e  colla  privazione  dei  beneficj  ;    però    colla    voce  de' 

fuoi 


Storta  de  Romani  Pontefici-,  6$ 

fuoi  Ambafciatori  preflb  il  Pontefice  perchè  dichiari  che,   Papa  - 


Giulio  non  potea  concedere  la  difpenfa- poi  cercava  la   facolrà  di  Sec  XVT. 
fpofare  Maria  fua  figliuola  col  Duca  di   Richmond  fuo   figliuolo 
naturale  per  ftabilire  la  fucceflione  del  Regno  ;  con  che  moftrò  d' 
impugnare  il  matrimonio  di  Gartarina  non  per  ifcrupolo  di  cofcien- 
za  ,  e  credea  ,  che  colla  difpenfa    del  Papa  farebbe  legittimo    il 
contratto  della  Sorella  col  Fratello  ;  e  le  Pi  (Iole  del  Legato  Cam- 
peggi fono  teftimonio  della  verità  che  efibiamo .  Dicea  il  Re  , 
che  (ebbene  ei  conobbe  Maria  Bolena  madre  di  Anna  ,  né  po- 
tea in  vigor  delle  Leggi  Ecclefiaftiche  renderfela  Gonforte  ;  pre- 
gava nullameno  il  Papa  moderatore  di  effe  Leggi    di  conceder- 
gli d' impalmacela .    Di  ciò    trattano    li  Cardinali  Gaetano  ,    e 
Polo  nel  lib.  3.    della  Unione  Ecclefiaftica .    Dunque    importunò 
Clemente  per  l'abrogazione  del  Decreto  di  Giulio  II.    che    ra- 
tificavane    il  matrimonio    con  Gattarina;    il  che    dovendo  trat- 
tarli con  ordine  il  Papa  volle  il  Decreto  autentico  di  eflb  Giu- 
lio II. ,  ed  approvando  ciò  T  Imperatore  ei  il  mandò  a  Roma , 
ed    efibì    Scrittore    per    difefa    della    fua     caufa  .     Intanto     per 
ifpaventare  il  Papa    vietò    con  Editto  ai  Sudditi    di  tener  com- 
mercio colla  Romana  Curia  ;    indi    ftipulò    alianza   col  Re    di 
Francia  in  danno  di  Cefare    ed  ottenne  da  quello  ,  che  li  Car- 
dinali   de  Tournon    e  Grandmont  operino  preflb  il  Papa  in  fa- 
vore del  divorzio  di  Gattarina  ;    elfi  Cardinali    pregarono  Cle- 
mente di  fiaccarli  da  Cefare  ed  aderire  al  proprio  Re .  Ma  egli 
che  volea  diflìpare  e  non  favorire  la  guerra  ,    vietò  ad  Enrico 
fotto  pena  di  feommunica  le  feconde  nozze,  finché  non  fiali  de- 
cretato del  matrimonio    di  Gattarina  .    S'  inafprl    per  ciò  egli  ■ 
e  li  Cardinali  ammonirono  Clemente  del  pericolo;  poiché  En- 
rico amante  di  Anna  Bolena  volea  fpofarla  ad  onta  ancora  del- 
la Sede  Appoftolica .  Clemente  tentò  di  porre  freno  alla  di  lui 
libidine  ,  e  con  Diploma  del  dì   5.  di  Gannajo  nuovamente  gli 
vietò  fotto  pena  di  feommunica  altro  matrimonio  effendo  inde- 
cifa  la  lite  del  primo*  e  per  rendere    più  certa    la  proibizione 
Appoftolica  interdille  a  tutti  colle  cenfure  della  Chiefa  di  favori- 
re la  paffione  di  Enrico.    Il  Diploma   Pontificio  è  recitato    dal 
Rinaldi  al   1531.  num.  79.  e  nel  Libro  de'  Brevi  emanati  da  Cle- 
mente VII.  ;  nel  quale  fi  leggono  anco  le  Lettere  date  ad  Enrico 
ehe  riducono  al  tribunale  Apoftolico  il  giudizio  della  caufa  :   e  quel- 
le che  ne  raccomandarono  all'i  Cardinali  Campeggi   e  Volfeo  di  lui 
amiciflimi  V  efame  e  la  fentenza  ;  ma  la  Regina  che  appellò  alla 
Torrt.X.  I  Se- 


66  Storia  de  Romani  Pontefici  . 


?  Sede  Appoftolica  obbligollo  ad  aflumerlo.    Il  Re  poiché  li  Ec- 

Sce.  XV.I.    defiaftici  favorivano  la  Regina  ed  abborrivano  il  divorzio,  ren- 
.  tò  di  acquietarli  ;  per  il  che  fi  arrogò  di  giudicare    li  Leviti  e 
Sacerdoti  s  e  perchè    eflì  veneravano    1'  autorità  de'  Legati  Pon- 
tifici ,  ufurpò  li  loro  beni  ,  e  ne  li  fpogliò  quafi   rei  foriero    di 
Lefa  Maeftà  .  Così  Enrico  guidato  dalla  paflione  e  dalie  adulazioni 
dei  Cortigiani  cadette  nel  profondo  delle  iniquità   ,  difprezzò  le 
Cenfure  ed  affrettò  le  nozze  impudiche    di  Anna  Bolena .    Im- 
perciò  favori  il  Luteranifmo,  che  concede  lo  sfogo  delli  appetiti, 
e  il  divorzio  dei  matrimonj  ,  e  credette  indegno,  che    il   Papa 
non  aderifca  allo  fcioglimento  del  proprio  .    Quindi  a  guifa  di 
toro  indomito  rotti  li  vincoli    di  oneftà    e    rettezza   fposò  An- 
na Bolena  nell'anno  fufifeguente. 
Conferma      XL,     Ne>   prjmj    je[    t^U  Carlo  V.    coi    favore    della    di- 
diFeriinan  **B*  Provvidenza  ne^a  Dieta  d' Augufta  dilatò  la  potenza    del- 
do- calunnia  ^a  ^ua  Famiglia  e  fifsò    in  quella    l'Impero    di  Germania.  Im- 
contro  il  Pa-  perciò  fotto  il  dì  5.  di  Gennajo  fece  eleggere    a   Re  de'  Roma- 
pa.  ni  il  fuo  Fratello  Ferdinando  ,  febbene  vi  fi  oppofe  a  tutto  po- 

tere 1'  Elettor  di  Sa  (Toni  a    che  denominò  Carlo  refrattore    della 
Bolla  d'oro  di  Carlo  IV.  Ferdinando  nelli  undici   fecondo  l'an- 
tico cofiume  fu  condecorato    colla  corona    d' argento    in  Aquif- 
gran*,  dicendo  il  Surio  :   ,,   Nell'anno   153 1.  fotto  il  dì   5.    di 
„  Gennajo  Ferdinando  in  Colonia  fu  eletto  col  voto  dei  Prin- 
,,  cipi  Elettori  nel  Tempio  maggiore  a  Re  de'  Romani ,  e  nel- 
„  Ji  undici  fu  coronato  folennemente  in  Aquifgrana   „   Clemen- 
te ne  confermò  la  elezione  col  Diploma  che  comincia:  Pro  uni- 
veyfie  Cbrifìtana  Republica  falute .  ...  e   fi   rallegrò  feco  lui   con 
Lettera    del  dì  3.  di   Febbrajo  .    Adornollo    colle    infegne    Im- 
periali ,  e  gli  trafmife    la  Spada  per  debellare    li  nimici    della 
Chiefa,  ed  il  Capello  indicante  il  padrocinio  che  ei  dovea  ave- 
re di  effa  Chiefa.  L'Elettor  di  Saflbnia  e  li  Principi  Proteftan- 
ti    implorarono    1*  ajuto    dei  Re  di   Francia    ed  Inghilterra    che 
di  mala  voglia  vedeano    V  ingrandimento    di  Carlo    e    della    di 
lui  Famiglia  ,  e  tentarono  di  armarli  in  danno    di  quello    e  di 
coftrignere  il  Papa  alla  celebrazione    del  Sinodo  ,    in  cui    tutti 
efpongano  la  fede .  Per  la  qual  cofa  convennero  in  Smalcalda , 
e  rifolverono  di  armare  contro  li  Cattolici  ;  ed  il  Re  di  Fran- 
cia promife  loro    di  comunicare    la  faccenda    con  quello    d'  In- 
ghilterra ,  e  che  loro  fignificarebbe    il  rifultato .     Ne  trattò    in 
fatti  con  Enrico  ,  e  fpedì    colà  Guillelmo  Bella;    a  ftabilire    le 

con- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  6j 

condizioni  onde  fovvenire  li  Procedami ,  fé  quefti  debbano  colle 
armi  difenderli  da  Celare.  Siamo  meravigliati,  che  il  Guicciar*.  Sec  XVI, 
dini  nel  lib.  20.  aflerifca ,  che  il  Re  di  Francia  patteggiò  col 
Turco  fufcirandolo  contro  Cefare  :  il  Giovio  nimico  per  altro 
dei  Francefi  il  condanna  di  menzogna.  E  lo  Spondano  al  1531, 
num.  3.  riprova  la  calunnia  data  a  Clemente,  che  ripugnava  di 
convocare  il  Concilio.  Era  quefti  offefo  di  Carlo  che  favori  il 
Duca  di  Ferrara  riguardo  Modena  e  Reggio,  e  ad  ogni  occafio- 
ne  opprimeva  eflb  Duca,  e  quefti  all'oppofto  pofelo  in  dififtima 
preffo  Cefare .  Il  Bzovio  accenna  ,  che  il  Duca  fermò  certe 
Lettere  di  Clemente  date  ai  Re  di  Francia  e  d' Inghilterra  , 
colle  quali  promettea  loro  di  favorirli  ,  purché  impedifcano  la 
convocazione  del  Concilio  voluto  dai  Protettami  e  Principi  di 
Germania ,  e  promife  a  quello  di  Francia  di  desinare  nuove 
cofe  nella  Lombardia  e  Regno  di  Napoli  ,  ed  a  quello  d'In- 
ghilterra di  annullare  il  matrimonio  di  Gattarina.  Della  dicerìa 
Clemente  ebbene  fenfuivo  dolore,  e  fé  ne  lagnò  con  Cefare  col- 
le Lettere  delli  21.  di  Settembre,  e  pregollo  di  coftrignere  il 
Duca  a  produrre  quelle  promettenti  tali  cofe  ,  giacché  egli 
dicea  d'  averle  in  fuo  potere  .  Indi  comandò  ali*  Arcivefco- 
vo  di  Brindifi  Internunzio  di  fventare  la  calunnia  del  Du- 
ca .  Elfo  Arcivefcovo  fi  era  colà  portato  per  difporre  il  necef- 
fario  pella  convocazione  del  Concilio  *  di  che  fanno  fede  le 
Piftole  Pontificie  date  a  Cefare  nelli  30.  di  Agofto  del  1531. 
e  dicono  ,  che  non  fono  ignote  le  cagioni  onde  li  Re  di  Fran- 
cia e  d' Inghilterra  non  approvano  elfo  Concilio . 

XLI.     Erano  li  Svizzeri  e  principalmente  quei  di  Zurigo  af-  Cerca  ajuta 
fezionati  per  la  Sede  Appoftolica  ,    più  volte    in  di  lei    favore  *    ?•     CA  e 

prefero  le  armi ,  e  fovente    dai  Papi    furono  denominati  Difen-  Gemmando 

•  contro    li 

fori   della   Eccle/ìajììca    libertà .    Ma  Zuinglio    nimico    della  Fede  Zuinsliant 

feminò  in  elfi  troppo  fecondo  livore  .  Coftui  abbracciò  li  erro-  e  Svizzeri, 
ri  di  Lutero  ;  e  con  pravi  ammaeftramenti  in  breve  tempo 
quafi  tutti  li  Svizzeri  ritirò  dalla  retta  Fede.  Furono,  non 
poco  maltrattati  li  Cattolici  di  Lucerna  ,  Urania  ,  Svitto ,  Un-  "- 
dervald  ,  Zug  ,  Friburgo  ,  e  Soletta  ,  e  fotto  prefetto  di  Van« 
gelo  videro  inforte  nelle  proprie  vifeere  la  ribellione  e  difeor- 
«%•  Per  ifcanfarle  intimarono  guerra  al  li  Eretici .  Clemente 
con  Lettere  delli  7.  di  Maggio  del  1 53  r.  efortò  quei  di  Zu- 
rigo di  comunicare  colla  Romana  Chiefa  ;  eglino  però  non  ne 
ascoltarono  il  configlio  con  loro  danno    e    dilavventura  .    Modi 

I     2  da 


68  Storta  de  Romani  Pontefici. 

^  da  ferale  odio  contro  la  Religione  ed  il  Papa  ,  e  follecitati  da 
SECtXVI.    Zuinglio  armarono  contro  il  Duca    di  Savoja .    Clemente    nelli 
undici  di  Agofto  fcrifle  a  Carlo  V.,  ai   Re  di  Francia,  Inghil- 
terra, e  Portogallo  ammonendoli  di  opporre  le  armi  alli  Svizzeri, 
li  quali   minacciavano  d'invadere  la  Savoja  e  diftruggere  neli'Ita» 
lia  la  pace  e  la  Religione.   Ma  l'Onnipotente  Dio  prefene  la  cura, 
e  quattro  volte  nell'  Ottobre  felicitò  le  armi  de'  Cattolici ,  che 
trionfando    dei   Sagramentarj    ne    ferono    ftrage  .    Della  vittoria 
teftimoniano  la   Piftola  del  Cardinale  d'Arezzo  delli    12.  di  Di- 
cembre del   1 5 3 1.,  e  quelle  del   Vefcovo  di  Veroli  Nunzio  Ap- 
poftolico.    Il   Papa    non  potè  contenere    le  lagrime    per    l'alle- 
grezza del  trionfo,  refe  grazie  a   Dio,  e  fcrifle  ai  Cantoni  Cat- 
tolici la  Lettera  del  dì   23.  di  Ottobre  loro  congratulandofi  del- 
la generofa  azione ,  che  rende  il  nome  loro    illuftre    nelle  ven- 
ture   etadi  ,    ed  affteurò    alla  Fede    di  Crifto    in  Italia  la  Sede 
e  la  felicità.  Quando  poi   ebbe  notizia,  che  li  Eretici  raccolto 
più   copiofo  efercito   voleano   aflalire  li   Cattolici,  fovvenne  que- 
lli con  foldo,  e  con  Lettere  li   elortò  a  guerreggiare  per  la  Re- 
ligione ,    ed    attendere    da    Dio  Ottimo    Maflìmo    più  gloriofo 
trionfo.  Succedettono  tre  altre  battaglie  ,    che    mercè  il  divino 
ajuto  furono  pe'  Cattolici  felici ,  li  quali  fugarono  li  Eretici  ed 
onninamente  diftruflero:   la  vittoria  è  deferitta  dal  Coeleo,  il  quale 
ricorda   la  pace  e  che  celarono  nella   Provincia  li  tumulti .  In- 
tanto difertò  dalla   Fede   Alberto  di  Brandeburgo  ,  che  fi  rifugiò 
pretto  il   Re  di    Polonia  •  e  difprezzando  li  diritti   umani    e  di- 
vini ridufle  in  Ducato  ereditario    li  beni    della   Religione  Teu- 
tonica.   Il   Papa  efortò   il   Re    di  non   proteggerlo    poiché  enor- 
memente abbandonata   la   Religione  Cattolica  introdufle  in  Pruf- 
fia  il  Luteranifmo  .   E   perchè   fovraftava  grave   pericolo  alla  Li- 
vonia  ,  e  temea  ,  che  ad  efempio  di  quella  quefta  ancora   fcuota 
il  giogo  di   Cefare ,  configliò  con  Lettere  li  Cavalieri  di  elegge- 
re a  Gran   Maftro  dell'Ordine  chi  fia  amante  della  giuftizia.  Le 
Piftole  appartengono  alli   25.  di  Gennajo  del   1531.   Né  furono 
vani  li  timori  del  Papa  ,  poiché  Lutero    infettò  sì  nobile  Pro- 
vincia e  deformò  in  efla  il  Santo  Dogma  di  Gefucrifto  ,  come 
accenna    il  Tilmanni .    In    tanta    difavventura    della    Fede    non 
mancarono  Popoli  generofi  che  per  la  di  lei  difefa  fangue  e  fo- 
ftanze  confagrarono  ;  e  furono  quei  di  Colonia ,  li  quali  febbene 
circondati  dalla  EreGa  confervarono  illibata  la  Fede,  e  fi  meritaro- 
no il  feguente  encomio  di  Clemente  :  Rendiamo  grafie  alla  divina 

Mi» 


Storia  de  Romani  Pontefici.  69 

Mifericordia  ,  perchè  ha  dtfefo  dalli  affalti  del  Demonio  la  vo/lra  in» 
/igne  Città  ,  e  f  ha  refa  finta  Colonia  nel  nome  e  nel  fatto  .  ...  In  SEC.  XVI. 
vero  dilettijjimi  figliuoli  defìderiamo  occafione  per  comprovarvi  il  no* 
/irò  paterno  amore  :  ed  oh  così  piaccia  a  Dio  di  pre/entarcela  !  certa* 
mente  bramiamo  di  dare  a  voi  fegni  della  paterna  carità  che  ver/o  di 
voi  nodriamo .  Vi  eforttamo  impercih  colla  abbondanza  del  nojìro  affet* 
to  e  quanto  conviene  al  noflro  mimjìero  di  perseverare  nella  pietà  pri- 
mamente alla  vo/lra  /alute  provvedendo  indi  alla  gloria^  ed  attendere  dal 
Dio  Ottimo  Ma/fimo  /'  immarcejjibile  corona  dovuta  alla  anione  ,  con 
cui  difendete  la  Religione  a  voi  tramandata  dai  voftri  Maggiori  .... 

XLU.  Rendette  Clemente  memorabile  l'anno  prefente  colla  Crea  .tre 
promozione  di  Cardinali  .  Per  tanto  creò  nelli  22.  di  Marzo Cardma"  ? 
a  petizione  di  Carlo  V.  Alfonfo  Manrico  de  Lara  Spagnuolo  [je°™°V  ^eL 
Arcivefcovo  di  Siviglia  ed  Inquifitore  delle  Spagne,  e  Giovan-  ja  Fede, 
ni  de  Tavera  de  Pardo  Arcivefcovo  di  Toledo  e  Prefidente  del 
Regio  Configlio  di  Cartiglia ,  Il  Ciaconio  con  errore  li  accen- 
na creati  nelli  io.  di  Gennajo  dell'anno  precedente  ;  ma  le 
Piftole  di  Clemente  lo  fmentifcono.  Anco  il  Monarca  France- 
fe  pregollo  di  creare  Giovanni  d'Orleans  figliuolo  di  Francefco 
Duca  di  Longavilla  Arcivefcovo  di  Tolofa;  ed  il  Papa  fi  fcu- 
SÒ  :  Più  lungamente  di  quello  che  Carlo  V.  credea  effendo  affente  dal* 
le  Spagne  dimorò  in  Germania  per  opporre  le  fue  for^e  ai  movimenti 
dei  Turchi ,  e  vincere  gC  infoienti/fimi  Luterani  ,  e  pregò  Noi  ed  il 
Sagro  Collegio  indotto  da  pubblica  utilità  per  la  promozione  dell'i  an- 
zidetti %Arcivefcovi  Giovanni  capo  del  di  lui  Con/ìglio  ,  ed  *4lfonfo 
Generale  Inquifitore  nelle  Spagne ,  perchè  quejìi  adorni  della  Dignità 
in  tempo  di  fua  a(fen?a  fieno  più  folleciti  al  loro  miniflero  pel  decoro 
della  Crifliana  Repubblica ... .  Dato  in  Roma  fotto  il  dì  23.  di  Mar* 
XP  del?  anno.  1 55 1.  del  Pontificato  noflro  VII.  Da  che  appare  1'  er- 
rore del  Ciaconio ,  a  cui  dobbiamo  condonarne  molti  di  fimil 
fatta  ;  poiché  trafcurò  li  monumenti  neceffarj  alla  Storia .  Nel 
Giugno  poi  mandò  a  Giovanni  e  ad  Alfonfo  le  infegne  del  Car- 
dinalato e  la  Formola  del  giuramento  .  Né  dovea  elfo  Ciaconio  paf- 
fare  fotto  filenzio  la  creazione  di  Antonio  Pucci  Firentino  perito 
nelle  Sagre  Lettere  Vefcovo  di  Piftoja ,  che  nelli  25.  di  Settem- 
bre fi  vide  fcfcritto  ai  Preti  col  titolo  de' SS.  Quattro  Corona- 
ti; il  che  eruditamente  comprovano  li  Panvini ,  Guicciardini  , 
Gìovìo,  Ughelli  ,  e  Vettorelli .  L'anno  1532.  torna  affai  la- 
mentevole  alla  noftra  penna .  In  effo  il  Signor  de'  Turchi  av- 
valorato   dalle  difcordie    dei  Principi    e    dalla  fazione  Luterana 

me- 


yo  Storta  de  Romani  "Pontefici* 

P— — ^  meditò  la  fovverfione  della  Fede.  Era  ftata  convocata  in  Spira 
Sec.XVI.  ja  £)ieta  dei  Principi  dell'  Impero  per  rifanare  li  Luterani  e 
per  la  imminente  irruzione  del  Turco  .  Clemente  follecito  dell' 
efito  felice  oltre  il  Campeggi  Legato  Appoftolico  mandò  colà 
Girolamo  A leffandri  Arcivefcovo  di  Brindili  e  con  Piftole  efortò 
Cefare  al  bene  della  Criftiana  Religione.  Li  Luterani  non  vol- 
lero afliftervi  e  fi  unirono  in  Suinfordia  nella  Franconia  ,  ove 
per  comando  dell'  Imperatore  per  affare  di  pace  andarono  Al- 
berto Arcivefcovo  di  Magonza  ,  e  Ludovico  Conte  Palatino  ; 
ma  non  riufeirono  nel  negoziato  mercè  le  fmoderate  dimande 
dei  Protettami .  Quefti  nel  Giugno  fi  unirono  altra  volta  in  No- 
rimberga ,  e  di  nuovo  ad  eflì  s' inviarono  altri  Principi  per  la 
pace:  finalmante  nelli  23.  di  Luglio  trattarono  diquefta,a  con- 
dizione che  per  titolo  di  Religione  non  fi  faccia  aggravio  a 
veruno  fino  alla  celebrazione  del  Sinodo  che  dovrà  intimarli 
dal  Papa  nel  corfo  di  fei  mefi  e  dopo  un'anno  convocarfi .  La 
Formola  di  pace  con  cui  concedevafi  ai  Luterani  la  libertà  di  Re- 
ligione ,  e  quefti  meditarono  ed  efeguirono  orribile  Scifma  e  la 
feparazione  della  Germania  dalla  Romana  Chiefa,  fu  comprova- 
ta da  Cefare  indotto  da  neceflìtà*  nullameno  non  ifeansò  le  di- 
fapprovazioni  de'  buoni ,  poiché  fi  arrogò  il  miniftero  del  Ro- 
mano Pontefice .  Quindi  il  Giovio  fi  lagna  ,  che  troppo  con- 
cedette ai  Protettami  con  azione  che  derogava  alla  autorità  del 
Vicario  di  Crifto .  Li  Proiettanti  approvarono  poi  la  elezione 
di  Ferdinando,  gli  preftarono  offequio ,  e  promifero  di  fovve- 
n'irlo  nella  guerra  dei  Turchi .  Del  retto  l'Imperatore  non  trat- 
tò con  feverità  li  Luterani  pel  terrore  che  concepì  de' Turchi, 
e  per  non  foftenere  in  un  fol  tempo  due  guerre  .  Il  Papa  poi- 
ché il  Turco  con  copiofo  efercito  affaliva  la  Germania  ,  fcriffe 
ad  elfo  Imperatore  ed  al  Re  Ferdinando  che  arebbe  voluto  effere 
colà  ,  foftenere  con  eflì  le  fatiche  della  guerra ,  e  fpargere  il 
fangue  per  la  difefa  della  Legge  di  Crifto .  Ma  perchè  l'Italia 
abbifognava  della  fua  prefenza  ,  mandovvi  con  titolo  di  Legato 
Ippolito  de  Medici,  e  febbene  era  affai  efaufto  l'erario  della 
Chiefa,  loro  affegnò  50.  mila  feudi  d'oro  in  ogni  mefe .  Il 
Gualtieri  deferive  la  Legazione  del  Cardinale  Ippolito  de  Me- 
dici dicendo:  Nelli  8.  di  Luglio  del  1532.  //  Cardinale  de  Medici 
Legato  xAppoflolico  partì  alla  volta  dell*  Ungheria  contro  li  Turchi . 
Fa  menzione  di  ciò  ancora  il  Cardinale  Campeggi,  e  dice,  che  il 
Papa  efibì  all'Imperatore  lo  ftipendio  pc'dieci  mila  Ungheri,  ed  uni 

al- 


Storta  de  Romani   "Pontefici*  71 

alla  di  lui  Flotta  dodici  Galere.  Li  Principi  poi  di  Germania  eia  ' 

Città  libere  armarono  copiofo  efercito  ,  e  fi  concepì  certa  vit-  SECAVI. 
toria  da  chi  offervonne  la  quantità  e  la  bravura  .  Ma  1'  efito 
fu  oppofto  alla  fperanza  ed  il  terrore  fu  affai  diffìmile  fecondo 
il  Guicciardini  nel  Itb.  20.  Poiché  Solimano  entrato  nell'Unghe- 
ria non  combattè  con  Cefare  foftenuto  da  immenfo  efercito  , 
ma  portate  qua  e  là  le  armi  -e  fatta  oftentazione  di  guerra  fi 
ritirò  a  Coftantinopoli  ;  così  difpofe  il  Dio  Ottimo  Maffimo 
che  è  il  Re  de'  Re  ed  il  Padrone  affoluto  dei  Dominanti  .  Del 
refto  Cefare  quando  feppe,  che  l'inimico  era  giunto  nell'Un- 
gheria, non  ebbe  coraggio  di  avvanzarfi,  e  dopo  la  di  lui  par- 
tenza fi  fervi  della  occafione  e  voltò  le  armi  contro  Giovanni 
Vaivoda  che  contendea  al  Re  Ferdinando  il  pacifico  poffeffo  di 
quei  Regno  ,  e  ne  trionfò  .  Se  non  che  defiderofo  di  tornace- 
ne in  Spagna  tenne  la  via  d' Italia  feco  conducendo  buon  nu- 
mero della  gente  che  era  fiata  vittoriofa  del  Vaivoda . 

XLIII.  La  partenza  del  Turco  liberò  l'Italia  dal  timore  Va  a  Bo- 
della  guerra;  intanto  li  Re  di  Francia  ed  Inghilterra  conven- l°Sna»  traf- 
ilerò in  certo  luogo  della  Picardia  tra  Calais  e  Bologna,  e  qui.  ta  co11  *m" 
vi  formarono  alianza  e  trattato  d' invadere  l'Italia;  ma  Carlo  V.  "  a  ore 
calato  in  effa  Italia  fventonne  le  mirje  meditate  contro  Milano  e 
Napoli.  Quelli  volea  reftituirfi  in  Spagna  per  la  via  d'Italia  ;  e 
quando  ebbe  notizia  del  trattato  dei  Monarchi  fuoi  nimici  de- 
fiderò di  abboccarli  col  Pontefice  ,  e  difporre  feco  lui  le  fac- 
cende che  doveano  ad  effetto  ridurli.  Aveano  riabilito  di  tro- 
varti in  Bologna  ne'  primi  di  Ottobre;  ma  alquanto  fé  ne  dif- 
ferì l'arrivo.  Clemente  deputato  il  Governatore  di  Roma  par- 
tì nel  Lunedì  18.  di  Novembre  ,  e  pervenne  a  Bologna  nel 
decimottavo  di  Dicembre  .  Li  Cardinali  Grimani  e  Cefarini 
ufcirono  a  ricevere  Cefare  e  condurlo  in  Città  ,  in  cui  fi  trat- 
tò della  pace  d'  Italia  ,  del  Concilio  Ecumenico  ,  e  del  di- 
vorzio del  Re  d'  Inghilterra  .  Volea  Carlo  ftabilire  in  Ita- 
lia la  pace  ,  e  rinnovò  colli  Principi  di  quella  alianza  , 
ma  non  colli  Veneziani  .  Quanto  al  Concilio  il  Guicciardi- 
ni non  fenza  livore  dice  ,  che  Carlo  ne  proccurò  la  convoca- 
zione ;  il  Papa  però  non  ne  favorì  li  defiderj  ,  timorofo  che  li 
Re  di  Francia  ed  Inghilterra  non  approvandolo  formino  Scifma 
nella  Chiefa  di  Dio;  e  però  volea  indurveli  con  deprezza  in- 
viando  loro  Legati.  Ripigliò  Carlo,  che  fenza  jl  Concilio  li 
Eretici  diverrebbero  temerarj ,  usò  ogni  arte  col  Papa  ,  ma  noi 

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72  Storta  de  Romani  Pontefici. 

vinfe,  ne  potè  indurvelo  .   Il  perchè  quefti  dettino  ai  Principi  Legati 
Sec.  XVi.    con  niunn  fperanza  di  conseguirne  l'intento  .   Ma  con  buona  i'ua  pace 
è  ftnentito  da  Cefare  che  dìflìpa  la  menzogna  ond  'ei  con  livore  aggra- 
va Clemente  VII.  Etto  Cefare  dice  così  :   „  Dopo  di  avere  ordinato 
il  noftro  viaggio  verfo  l'Italia  fiamo  pervenuti  alla  Santità  del 
Romano  Pontefice    Clemente  di  felice  rimembranza  ,    abbia- 
mo ridetto  T  affare   fecondo  la  prometta  fattaci  da  fua  Santi- 
tà e  da  noi  aderita    in  alcune  Adunanze  Imperiali    ai   Prin- 
cipi Elettori    ed  ai  Stati  comuni  dell'Imperio;   fi  è  tant' ol- 
tre ridotta  la  faccenda  ,    che  la  Santità  fua    volle  condifeen- 
dere    alla  convocazione    del  Generale  Concilio    nel  corfo    di 
un'anno,  come  noi    abbiamo  lignificato    ai   Principi  Elettori 
ed  alli  Stati  dell'Imperio;    niente  omettemmo,  ficchè  l'Ita- 
lia per  quanto  a  noi  appartiene,  abbia  quiete    e    vera  pace. 
Abbiamo  rilòito  ancora  nel  tempo  che  precede  il  Sinodo,  di 
vifitare  li  noftri  Regni  di  Spagna  e  recare  ad  eflì  ajuto  .  In 
tal  modo  le  cofe  difpofte  polliamo    intervenire    ad  elfo  Con- 
,,  cilio  ,,....  Il  Sandero  nel  lib.  i.  dello  Scifma  Anglicano  ri- 
ferifee  la  rifpofta  di  Clemente  data  a  Carlo  V.    rapporto    l' in- 
giuria che  il   Re  Enrico  operava    contro  Cattarina .     Promi(«.gli 
imperciò  fegretamente  di   p.erfeguitare  elfo  Enrico  ed  Anna  Bo- 
lena  colle  cenfure  della  Chiefa  e  di  tentare  ogni  mezzo,  ficchè 
alla  Regina  Cattarina    niente  avvenga    di   lamentevole  ;    e    fog- 
giugne,  che  in  fatti  ammonì  Enrico  dì  non  indurre  la  Sede  A  p- 
poftolica  a  promulgare  la  condanna  ;  ma  egli  difprczzate  le  am- 
monizioni e  fchiavo  della  libidine  più  non  fi  curò  della  difpenfa 
uè  del  Vicario  di  Crifto,  e  contratte  il  riputato  matrimonio  con 
Anna  Bolena  nel  corrente  anno  1532. 
Approva       XL1V.     Non  lievi  commozioni    fufeitò    nell'Ordine  Serafico 
la  eretta  Of-  1' emulazione  della  rigorofa  Offervanza  ,    talché  bandita    la  pace 
fervanza   di  dai  Frati  Minori  che  Offervanti  appellano  ,  l'Ordine  fi   divife  in 
S.Francefco,  fazioni.    Imperciò    frequentemente    proponeanfi    da  ottervarfi    li 
e  li  Barna-  Statuti  approvati  da  Leone  X.    e   da  altri  Pontefici  dichiarati  , 
bm'  dittimi,  riformati,  ovvero  difpenfati ,  e  con  grazie    e  privilegj 

aumentati .  Dunque  li  Frati  che  amavano  la  rigorofa  offervanza,  pre- 
garono il  Pontefice  Clemente  VII.  perchè  loro  fiano  deputati  Con- 
venti ,  ne'quali  offervino  efattamente  la  Regola  e  Cottiiuzioni  del 
Patriarca  San  Francefco  .  Quelli  li  afcoltò  ,  ed  approvò  la  nuova 
Congregazione  che  appellò  dei  Recolletti,  colla  Ccftituzione  data 
in   Roma    fotto    il  dì   16,    di    Novembre    del  1532.    Con  effa 

co- 


'Storia  de  Romani  Pontefici.  73 

comandò  ai  Superiori  di  aflegnare  loro  Conventi  "t    e    prefcrive  '  e      y vr 

certa  Regola  di  governo.  Giacché  fcriviamo  di  Religioni  ram- 
mentiamo altra  Congregazione  approvata  da  Clemente  VII.  feb- 
bene  propriamente  appartiene  all'anno  fuffeguentc .  Quefti  di- 
morando in  Bologna  colla  Coftituzione  delli  18.  di  Febbrajo 
approvò  la  Congregazione  de'  Cherici  Regolari  di  San  Giovan- 
ni Decollato  teftè  iftituita  in  Milano  da  Bartolommeo  Ferrari , 
e  da  Anconmaria  Zaccaria  illuftri  per  pietà.  Elortavano  quefti 
li  Fedeli  a  penitenza  colle  Piftole  di  S.  Paolo  Appoftolo  infe- 
gnando  la  regola  del  ben  vivere;  fi  unirono  ad  efli  altri  Ec- 
clefiaftici,  e  dierono  principio  ad  Iftituto  che  oflervava  li  tre 
foftanziali  voti  di  Religione  fotto  l'obbedienza  dell'Ordinario. 
Loro  fu  dato  Oratorio  dedicato  all'  Appoftolo  San  Barnaba  ,  da 
cui  loro  provenne  il  nome  di  Barnabiti,  La  Coftituzione  di 
Clemente  fu   confermata  da    Paolo    III. 

XLV.  Ritorniamo  alla  retta  Cronologia  della  Storia  .  Dun-  Riceve Le- 
que  nelli  20.  di  Gennajo  del  153?.  dimorando  Clemente  in  W11?*^ 
Bologna  ricevette  Lettere  dei  Re  di  Portogallo  e  dell'  Etiopia,  n  j  ?» 
li  quali  pregavanlo  di  ricevere  que'popoli  alla  comunione  della  Imperatore 
Romana  Chiefa.  Li  Giovio  ed  Oldoini  le  efibifeono .  L' Impe-  di  Jttiopia  . 
ratore  Guidone  dopo  il  racconto  de'  nomi ,  titoli ,  e  regni  ,  e 
della  Criftianità  introdotta  nella  Etiopia  proteftava  di  effere  ob- 
bediente al  Papa .  Sì  querela  di  non  avere  finora  da  eflb  avuto 
Lettera,  e  che  col  mezzo  dei  folo  Re  di  Portogallo  ebbene  no- 
tizia .  Il  fupplica  imperciò  di  fpedire  nel  fuo  Regno  Legato 
Appoftolico  colla  pienezza  delle  divine  benedizioni  .  Soggiu- 
gne  ,  che  conservava  nelli  Archivj  la  Piftola  di  Eugenio  IV. 
data  nel  Concilio  di  Firenze  al  fuo  Proavo  .  Il  prega  di 
alcune  Immagini  de' Santi  e  della  Beata  Vergine  Maria  ,  e  di 
fabbricieri  che  le  travaglino  ed  abbiano  faenza  di  fare  Or- 
gani. Indi  il  configlia  di  efortare  li  Principi  alla  pace  ,  effen- 
do  egli  il  loro  Paftore  ,  ed  eglino  le  di  lui  pecorelle.  Imper- 
ciocché quando  quefti  abbiano  fentimento  uniforme,  facilmente 
poffono  affalire  li  Maometani  e  diftruggerli  .  Li  Ambafciatori 
preftarono  a  nome  del  Re  obbedienza  e  venerazione  al  Papa . 
Rifpondette  il  Segretario,  che  quefti  dava  laude  a  Dio  che  ne' 
tempi  fuoi  li  Fedeli  videro  in  Roma  li  Ambafciatori  di  Re 
Criftiano  tanto  lontano .  Encomiò  quello  di  Portogallo  ,  che 
oltre  altri  meriti  verfo  la  Criftiana  Repubblica  li  ha  condotto 
incolumi  a  Roma.  Rapporto  le  fuppliche  fi  rifpondette  ,  che 
Tom.X.  K  il 


74  Storia  de  Romani  Pontefici. 

■      il  Papa  le  efaudirebbs  per  quanto  gli  fi  permetterà  dalla  diftan- 
Seq.  XVI.    za  .  i0  afficurò  del  paterno  amore  verfo    di  eflb  e  del  Regno  , 
e  che    lo  annovera  nei  Principi  fuoi  figliuoli  in  Crifto.    Della 
Religione  Criftiana  e  dei  Re  di  Etiopia    abbiamo    noi    fovente 
fatto  parola  ,  e  principalmente  nella  Storia  di  Aleffandro  III.  ; 
ove  colla  autorità    del  Pagi    dicemmo  ,    che  li  Re    di  Etiopia 
erano  Sacerdoti  infetti  della  Erefia  di  Neftorio . 
^  Crea  due      XLVL     Dopo  l'alianza  del  Pontefice,  Carlo  V. ,  e  Principi  d* 
Cardinali  i  Traila  contro  il  Turco  e  Re  di  Francia  effo  Carlo  fi  moftrò  poco 
ed  eforta  h  foddisfatto  di  Clemente  che  dilazionava  il  Generale  Concilio  per 
intervenire    ^a  cupid'gia  di  dare  la  propria  Nipote  ad  Enrico  Secondogenito 
al  Concilio .  ^i  eflb  Re  di  Francia,  e  perchè  non  volle  a  fua  petizione  crea, 
re  Cardinali;  né  fi  placò ,  febbene  quegli  ridufle  in  Roma  l'efame 
del  divorzio  del  Re  d'Inghilterra.   Dunque  Clemente  non  volle 
promovere  li    tre  efibiti  Ecclefiaflici  ;    nel    dì  21.    di  Febbrajo 
però    creò    Stefano  Gabriello  Merini    Spagnuolo    Patriarca    dell' 
Indie  e  gli  conferì  il  titolo  di  S. Vitale.  Nel  giorno  fteflb  per 
certo  temperamento  prefo  da  Carlo  V.  e  dal  Re  di  Francia  giac- 
ché il  Papa  non  volea  più    ad  uno    che    ad  altro    compiacere  , 
pubblicò  Cardinale  del  titolo    di  S.  Martino  de' Monti  Giovanni 
d' Orleans  Arcivefcovo  di  Tolofa  e  Vefcovo  d' Orleans .    Quelli 
nel  1520.  creato    da  Leone  X.    per   la  varietà    delle  cofe    non 
era  flato  pubblicato.  Il  Rinaldi  al  num.  4.  recita  le  Pillole  A p* 
polloliche  date  ai  Re  di  Francia  ed  Inghilterra  da  Bologna  fot» 
to  il  dì  20.  di  Gennajo,  ed  altre  dirette  al  Re  de'Romani  nel- 
li  20.   di  Febbrajo  ,    che    comprovano    il  buon  animo    di  Cle- 
mente pel  Concilio  .    Con    effe    promette   di  convocarlo  :    fog- 
giugne ,  che  quello    era  opportuno    per  riftorare    li  affari   della 
Chiefa,  convincere  li  Eretici,  e  riformare  il  coflume  .  L'eforta 
di  aderire    a  ciò  che    la  Sede  Appoflolica    opera    pella  falutare 
imprefa  .    Scriffe  per    tale    duopo  ancora    al  Duca  di  Norfolck 
ed    al    Vefcovo  di  Vilton  che    molto    poteano    preffo    l'animo 
di  Enrico  ,    ed    ai    due  Cardinali    di  Lorena   e  Borbon  perchè 
configliano     il     Re    Francefco    ad    opera    -tanto    falutare  .     Ma 
perchè    li  Principi    di    Germania    Cattolici    con    pio  affetto    ed 
i  Luterani    con  parole  fubdole    voleano    il  Concilio  ,    Clemen- 
te da  Bologna    nelli  dieci    di  Gennajo    die  Lettera    all'i   Eletto- 
ri dell'Impero  afficurandoli  della  fua  cura  per  quello.  Ed    ope- 
rando con  faviezza    mandò    il  Vefcovo  Rangoni    all' Elettor    di 
Saffonia  primiero  fautore  dei  Luterani  per  fapere   il  di  lui  ani- 
mo 


Storta  de  Romani  Pontefici.  75 

tno  rapporto  effo  Concilio.  Al  Nunzio  Appoftolico  Cefare  uni  ì***^ 
Lamberto  Briarede  con  titolo  di  Oratore  Imperiale  ;  ed  entrambi  do-  Sec'  XVI. 
veano  indurlo  ad  approvare  le  condizioni  dal  Pontefice  propofte» 
Il  Coeleo  dice  così:,,  Nell'anno  fteffo  furono  fpediti  in  Germania 
„  due  Ambafciatori  da  Papa  Clemente  VII.  e  da  Cefare  per  an- 
„  nunziare  ai  Principi  e  Stati  dell'Imperio  il  futuro  Concilio,  e 
„  con  certi  articoli  loro  fi  efpofe  la  maniera  di  celebrarlo  ,,  . 
Pervennero  li  Ambafciatori  a  Weimar  ove  dimorava  il  Duca.  Il 
Fangoni  gli  efibì  alcuni  capitoli  riguardo  il  modo,  luogo,  e  tem- 
po; che'l  Concilio  farebbe  libero  e  comune,  e  che  li  Decreti  formati 
dai  Padri  Piano  da  tutti  offervati  e  ricevuti.  Quelli  che  impediti 
legittimamente  non  poflbno  intervenirvi,  deputeranno  Ambafcia- 
tori ;  intanto  non  fi  dovea  introdurre  novità  nella  Religione. 
Effo  Concilio  fi  ridurrà  in  Piacenza,  Bologna  ,  o  Mantova  ;  fé  li 
Principi  non  v'intervengono  né  deputano  Ambafciatori ,  il  Papa 
ne  profeguirà  la  celebrazione;  l'Imperatore  e  Principi  ne  foftene- 
ranno  l'autorità,  ed  efporranno  l'animo  proprio*  il  Papa  col 
conlenfo  loro  nel  corfo  di  fei  mefi  lo  intimerà;  e  dopo  un'an- 
no convocarà.  Intanto  fi  difporrà  il  neceflario  per  la  falutevo- 
le  imprela.  Quando  il  Duca  intefe  le  condizioni  difle  ,  che 
arebbele  comunicate  ai  fuoi  Compagni  ,  ai  quali  ordinò  di  ri- 
durfi  in  Smalcalda  nelli  24.  di  Giugno.  Quivi  tennero  tratta- 
to di  quelle ,  alcune  accettarono  ed  altre  riprovarono  ,  né  vo- 
leano  il  Concilio  in  tempo  che'l  dimandavano.  Primamente 
voleano ,  che  fi  celebri  in  Germania  ,  ove  certamente  non  fa- 
rebbe ftaro  libero  ai  Cattolici  di  opporli  alli  errori  ;  che  l'Im- 
peratore fia  antepongo  al  Papa  ,  ed  i  Principi  e  Nobili  antece- 
dano li  Cardinali  e  Vefcovi  ;  che  il  tutto  fi  giudichi  unifor- 
memente alle  fagre  Scritture;  il  P*pa  che  è  parte  del  Conci- 
lio, non  dovrà  efferne  giudice  ;  li  Laici  decideranno  le  Quiftio- 
ni  appartenenti  alla  Fede;  niuno  dovrà  obbedire  ai  Decreti  del 
Sinodo  ,  effendo  ciò  oppofto  alla  Criftiana  libertà.  Da  quello 
raccogliamo  il  livore  delli  Guicciardini  e  Belcari  quando  acculano 
Clemente  VII.  di  negligenza  nella  celebrazione  del  Concilio  ; 
imperciocché  le  condizioni  che  il  Rangoni  efibì-  al  Duca  di  Saf- 
fonia  ,  li  fmentifeono  e  perfuadono  ,  che  ei  volea  convocarlo  , 
purché  li    Principi  vi   acconfentano ,  com'era  di  dovere. 

XLVII.  Avea  Clemente  con  Appoftolico  Diploma  vietato  Sentenza 
ad  Enrico  Re  d'  Inghilterra  di  effettuare  nuove  nozze  effendo  c?ntro  £n- 
in  giudizio  la  caufa  del  pretefo  divorzio:  effo  Re  fprezzonne  le  „..ku:,.".°n 

K     2.  am« 


j      

pubblicata. 


j6  Sfori  a  de  Romani  Pontefici. 

=:  ammonizioni,  ed  impaziente  dei  fponfali  di  Anna  Bolena  creolla 


Sec.  XVI.  Marchefe  di  Pembrock  e  poi  occultamente  fposò  ne' 14.  di  No- 
vembre del  1532.  Indi  con  autorità  inufitata  deftinò  Vefcovo  di 
Cantorbery  Tomafo  Granmero  Padre  di  quella  a  condizione  che 
approvi  il  divorzio .  A  tutto  quefto  ripugnò  il  Papa;  ma  coftui  chia- 
mò in  giudizio  Cattarina,  e  pronunziò,  che  il  Re  era  coftretto  dal 
Dritto  Divino  a  ripudiarla,  eflendo  moglie  del  morto  fuo  fratello 
Arturo;  per  il  che  ei  era  in  piena  libertà  di  ammogliarli  con  al- 
tra Donna  .  Munito  Enrico  di  tale  fentenza  con  pompa  e  rito 
celebrò  li  fponfali  da  cinque  mefi  privatamente  efeguiti  .  Ciò 
accadette  nelli  12.  di  Aprile  Vigilia  della  Rifurrezione  di  Ge- 
fucrifto  ,  e  nelli  2.  di  Giugno  la  coronò  col  Regio  Diadema . 
Il  Sandero  nel  lik  11.  dello  Scifma  Anglicano  dice  :  „  Eflen- 
,,  do  pervenuta  la  fama  di  quefto  matrimonio  nei  confini  del 
,,  Regno  non  può  dirli  l'ammirazione  inforta  nell'animo  di 
„  tutti ,  ed  il  dolore  generato  nel  cuore  dei  Cattolici .  Prima- 
,,  mente  Carlo  V.  Imperatore  in  Italia  ove  dimorava ,  la  fentì 
„  malamente,  e  pregò  il  Papa ,  che  in  vigore  dell'autorità  con- 
„  cedutagli  da  Crifto  non  lafcia  impunita  la  nequizia  di  En« 
,,  rico .  Il  Pontefice  baftevolmente  commofso  dalla  indegnità  per 
,,  la  fupplica  di  Carlo  V.  più  fentì  l'affanno  :  nullameno  usò  indul- 
,,  genza  con  Enrico,  e  volle  diferire  la  fentenza  fino  al  fuo  ritorno 
„  di  Francia  ,  ove  meditava  di  trasferirfi,,  . . .  Più  veracemente 
accenna  il  Belcari  nel  lib.  20.  colla  autorità  del  Bellaj,  che  En- 
rico non  curò  le  cenfure  del  Papa .  Per  tanto  quefti  nelli  30. 
di  Luglio  del  prefente  anno  in  fegreto  Confiftorio  proferì  la 
fentenza;  e  decretò  nullo  il  matrimonio  contratto  ,  ed  illegit- 
tima la  prole  che  da  quello  proverrebbegli .  Quindi  preferisse, 
che  la  Regina  fia  reftituita  nei  primieri  diritti  e  dignità,  de'qua- 
li  ingiuftamente  era  ftata  privata.  Sino  al  Settembre  però  fofpen- 
dettene  la  efecuzione, fperanzito  d'indurre  Enrico  a  riprovare  1' 
indegna  azione,  e  foggettarfi  ai  comandamenti  della  Sede  Appo- 
ftolica  .  Imperciò  meditava  di  prevalerfi  del  Re  di  Francia  ;  e 
credea,  che  lo  sfogo  della  paffione  con  Anna  arebbene  faziato  la 
libidine  .  Il  Sandero  ed  il  Rishron  vogliono  ,  che  l'impedi- 
mento di  affinità  di  Enrico  ed  Anna  rendea  nullo  il  Matrimo- 
nio. LoSpondano  però  dice,  che  eflb  Sandero  accufa  di  tale  rei- 
tà li  Sponfali  di  Enrico  con  Anna  per  aggravarne  1'  Apoftafia  ; 
di  che  non  vogliamo  produrre  parere  per  la  ftima  che  conce- 
pimmo della  veracità  dei  due  Scrittori.  Del  refto  l'impudici- 
zia 


in  Francia  e 
crea  Cardi- 
nali 


Storta  de  Romani  Pontefici.  77 

zia  di  Anna  che  le  cagionò  la  morte,  avvalora  non  poco  il  fal- 
limento del  Sandero.  Sec.XVI. 
XLVIII.     Mentre  sì  abbominevolmente  gl'Inglefi  difettarono  Spedifce  Le- 
dalla   Cattolica  Chiefa    per    fecondare    la    sfrenata    cupidigia    di  gati  a  Jaco- 
Enrico,   il   Papa  temette,  che  Jacopo  V.    Re  di  Scozia  nipote  di  P°   Re   di 
quello  imitandone    li  peflimi  efempli    fé  ne  fepari  ,   e  risolvette  Scozia  y  va 
d'inviargli  Legazione  per  confermarlo    nella   Fede.    Jacopo  che 
fi  compiacque  della  follecitudine  del  Papa,  convocò  nelli    17.  di 
Maggio  in  Edemburgo  li  Ordini  del   Regno,  loro  diffe,  che  vo- 
lea  confervarfi  nell'obbedienza  dell'antica   Religione,  ed   efortò 
tutti  di  non  fepararfi  dalla  Comunione  del  Papa.    Li  Ordini  il 
compiacquero    e    decretarono  ,    che    non     ifcemi    1*  offequio  lo- 
ro   tramandato    dai    Maggiori    verfo    la    Romana    ed    Appofto- 
lica   Chiefa   'y    prefcriflero    ad    ognuno    di    predare    al   Papa  ob- 
bedienza ;    deliberarono  ,    che  fé  ne   punifcano  li  nimici    colla 
feverità  delle  leggi;  che   fi   elimini  dal   Regno  l'Erefia,  che  fotto 
abito  di  Religione  vi  s'introducea .    Tutto  quefto   provenne  dalla 
follecitudine    di  Clemente  VIT.    e  dalla  efortazione    del   fedelif- 
lìmo   Re  Jacopo  V.  che  ci  viene  fignificata    dal  Lesleo    nel  lib. 
g.  della  Storia  di  Scozia  :   „  Effendo    li  noftri   Maggiori  (  Sud- 
diti  miei  cariffimi  )  li  primi  ovvero  non  molto    dittanti  dai 
primi  che  dierono  nome    alla  Cattolica  Religione    e    la  me- 
defima  con  tanta  fantità  coltivarono  finceramente  ad  effa  ob- 
bedirono né  mai  derogarono  alla  autorità  Pontificia    nel  lun- 
go fpazio  di   tempo,  fono  di   parere  ,  che    noi   ancora    nella 
fpinofa  circoftanza  di  cofe  oppofte    alla  Chiefa    e  colle  quali 
li   Eretici   fabbricano  infidie  a  Dio    ed    al  Pontefice   ,   ferbia- 
mo  intatta  la  purezza  della  Cattolica  Fede  .    Dobbiamo  cre- 
dere ,  che  non  minore  laude    dai   Nipoti  noftri    confeguiremo 
nella  confervazione  della  Religione  di   quella  che    da  noi  eb- 
bero li  Maggiori  noftri   nel!'  averla  abbracciata  ed  a  noi  tra- 
mandata .  All'  oppofto  fé  comportiamo  ,  che  la  fantità    della 
Religione  a  noi  da  quelli  tramandata    fia    dalle  impertinenze 
delli  Eretici  e  dai  loro   indegni  configli  lievemente  turbata  , 
ci  aggraviamo  con  più  enorme  fcelleraggine  ,  che  non  fareb- 
bono  quelli  che  non  l'aveffero  da  integerrimi   Padri  ricevuta; 
ficcome  furono  H   noftri    che  devotamente    l'abbracciarono    e 
follecitamente  la  difenderono  ,, .  Il  zelo  di  Jacopo    confermò 
Sudditi    nella  obbedienza    del  Vicario    di  Crifto    e    neli' offe- 
quio della   Romana  Chiefa  ,  ed  eliminò    dai  confini    la  infezio- 
ne .  Intanto  Carlo  V,  fconfigliò  il  Papa  dal  viaggio    di  Francia 

che 


78  Storta  de  Romani  Ponefici, 

.-  che  femealo  poco  favorevole  a  fé  fteffo .  Perfeverò  quelli    nella 
Sec.  XVI.    prefa  rjfoluzione;  né  altro  fine  avea,  che    di  confermare  la  pa- 
ce ,    promovere  la    militare    fpedizione    contro    il  Turco  ,    ri- 
durre nel  fentiero  della  giuftizia  il  Re  d'Inghilterra  ,  e  tratta- 
re col  Criftianiflimo  del  Generale  Concilio  .  La  principale  cagione 
però,  che  lo  induffe  al  viaggio  fu  fé  diamo  fede  alli  Guicciardini 
lib.  20.  Bella;    lib.  14.  e  Belcari    lib.  20.  di  conchiudere    il  Ma- 
trimonio della  nipote  Cattarina  de  Medici  con  Enrico  Duca  d' 
Orleans  fecondogenito  del  Re.  Intanto  partì  da  Bologna  ,  vifi. 
tò  la  Santa  Cala  di  Loreto  ,  e  pervenne  a  Roma .  Quivi  giun- 
to preparò    il  neceffario    pel  viaggio    che    nel  Settembre    intra- 
prendere volea.  Il  Gualtieri  ne  lo  defcrive  :    Nel  Martedì  p.  di 
Settembre  del   1535.  il  Papa  partì  da   Roma  accompagnato    dalla  Cu» 
ria.  Ripiglia,  che  arrivò  a  Pifa  nel  di  cui  porto  era  attefo  dalle 
Galere  di  Francia  ,    e  che  con  felice   e    profpera  navigazione    in 
pochi  giorni  approdò    a  Marfiglia  :    Nel  Sabbato   undici   di  Ottobre 
circa    le  ore  dodici    entrammo    felicemente   nel  porto   di  Marfiglia  /  il 
"Papa  fcendette  dalla  Galera  ,  e  venne  condotto    nel  giardino   vicino  al 
palazzo  che  nella  Città  eragli  fiato  preparato  ,  ficcbè  poffa  con  pompa 
fare  il  folenne  ingreffo .  Succedette  quefto    nella   Domenica    dodici 
di  Ottobre.  Clemente  lignificò  al  Cardinale  Farnefe  nella  Let- 
tera fcritta  nel  dì  che  entrò  in  Marfiglia  ,  il  felice  fuo  arrivo, 
1*  allegrezza ,  pompa  ,  e  magnificenza  onde  dai  Cittadini    fu  ac- 
colto, perchè  ne  lo  efponga  ai  Padri  di  Roma .  Data  in  Marfi- 
glia nelli  dodici  di  Ottobre  del  1533.:  Jeri  coir  ajuto  della  divi- 
na grafia  fiamo  felicemente    pervenuti    a   Marfiglia    con  li  venerabili 
Fratelli  che  ci  accompagnano ,  li  altri  Prelati  e  Famigliari  noftri .  La 
umanità   degna    di  rimembranza   del  Crifiianijfimo  Re   ha  raddoppiato 
il  noflro  gaudio    e    contento  ,  poiché   ha  accolto   noi   con  onorificenza  , 
amore ,  e  divozione  •  e  quello  che  fommamente  ci  rallegra,  è  ,    che    /' 
operato  in  noflro  decoro    ed    onore    proviene    dall'  amore  ,    onde    vuole' 
comprovare  la  veracità  e  /incerila  della  fua  divozione .   Imperciò  fecondo 
il  coflume  in  Confiflorio  pubblico  nel  di  fuffeguente  ci  efibirà  obbedienza .  . 
..  Il  Bella;  recitò  erudita  Orazione  in  laude  di  Clemente  detta 
dal  Re  Francefco  quando  fé  gli  fi  prefentò .    II  Papa  ed  il  Re 
trattarono    con  fegretezza  delli  affari  ,    né  alcuno    penetrò  quel- 
lo che  risolverono .  Certamente  fi  conchiufero  le  nozze  di  Cat- 
tarina Medici  con  Enrico,  febbene  entrambi  erano   affai  giova- 
ni di  età  ;  quefti  contava  anni  quindici  e  quella  tredici  :  fi  ese- 
guirono poi  effe  nozze  con  gaudio  e  contento  del  Papa .  Il  che 

ap- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  y$ 

apportò  ai  Principi  ed  Ordini  del  Regno  allegrezza  ,  né  fi   può  -- 

efporre  la  munificenza  del  matrimonio  :    ed  al  Papa  venne  efi-     Sec«XVI. 
bito  per  comando  del  Re  onore  e  venerazione.    Il  Giovio    ac- 
cenna, che  a  gara  fi  arricchirono  con  grazie  e  donativi ,    né  il 
Re  permife  di  eflere  dal  Papa  fuperato .  Iraperciò  alti  Cardina- 
li che  lo  accompagnavano,    furono  aflegnate  pingui  rendite    dei 
Sacerdozj  di  Francia  ,    e  con    più    generofi  donativi  furono  di- 
pinti quelli  che  godeano  la  grazia    del   Pontefice  ,    e    quefti  in 
favore    del  Re  in  Marfiglia    promoflc  alla  Porpora    quattro  Ec- 
clefiaftici  ;    ciò    accadette    nel  Venerdì  fette  di  Novembre*  tre 
furono  promofii  per  compiacere  il  Re  ,  ai  quali  il  Papa  unì  un 
Savojardo  di  tanto  decoro  degniflìmo .    Furono  quefti  Giovanni 
la  Veneur  Francefe  Vefcovo  di  Lilieuz  ,  Abate  di  Bec  ,  Gran- 
de Limofiniero  di  Francia  :  Claudio    de  Giury  Francefe  Vefco- 
vo di  Mafcon  indi  di  Amiens    e  di  Poitiers  :  Odone    de  Coli- 
gny  Francefe  di  anni  undici  ;  quefti  infelicemente    difertò  dalla 
Cattolica  Religione  ,    e    nell'anno   15Ó2.    fegui    li    falfi  dogmi 
delli  Eretici;  fu  deporto  dal  Vescovato  di  Beauvais  ed  alcre  Di- 
gnità ,  e  fpogliato  della  Porpora  in  vigore  della  fentenza  di  Pio  IV., 
che  più   volte  in  damo  Io  ammonì,  ed  il  configliò  alla  abjura  . 
A  quefti    unì  il  Pontefice  Filippo    de  la  Chambr  Savojardo    di 
nazione  fratello  Uterino  del   Duca  d'  Alba  ,    e  che    di  Monaco 
Benedettino  ed  Abate  di  Corbia  era  ftato  promoflb  al   governo 
della  Chiefa  di   Bologna.   Il  Gualtieri  ne*  Diarj  Mfs.  che  fi  fer- 
bano    nell'  Archivio    Vaticano    dice  :  „    Nelli    fette    Clemente 
„   VII.  creò  Cardinali  Giovanni   Vefcovo    di  Lifieuz  ,  Claudio 
„   Vefcovo  di  Mafcon  ,  Odone  de  Coligny  Francefi  ,  e  Filippo 
,,  Abate  di  Corbia  fratello  del  Duca  d' Alba  ;  quefti  nella  pre- 
„  fente  occafione  fi  pubblicò;  poiché    era  ftato  creato    nelli  6» 
„  di  Settembre  del   153 1.  „.  Dunque  tre  furono  li  promofii  in 
grazia  del  Re  Francefco ,  e  non  quattro,  come  con  errore  mol- 
ti accennano.  Soggiugne  il  Gualtieri,  che  il  Papa  nelli  7.  die- 
de ai  nuovi  Padri   il  Capello  ,    e    nelli  8.    al  Vefcovo    di  Li- 
fieuz affegnò  il  titolo  di  S.  Bartolommeo  in  Ifola  ,  a  quello  di 
Mafcon  di  Sant*  Agnefe  ;  al  Coligny  de' SS.  Sergio  e  Bacco,  ed 
al  Vefcovo  di  Bologna  di  San  Martino  in  Monte. 

XLIX.  Il  Papa  ed  il  Re  trattarono  con  premura  dell*  at-  Tratta  dei- 
tentato  del  Monarca  Inglefe  e  della  maniera  di  fiaccarlo  dalla  {*  c.au'a  dl 
libidine .  Avea  Enrico  inviato  a  Marfiglia  Oratori;  ma  quefti  nien-  -J?!^  r0] 
te  ottennero  da  Clemente ,  il  quale  come   nota   il  Guicciardini  raa  •  e  ne 

nel 


go  Storia  de  Romani  Pontefici» 

«       ■-- Ha.  20.  per  la  inurbanità    loro    e    perchè  appellarono    al  futuro 

Sec.XVI.  Concilio,  fi  moftrò  irato;  ed  il  Re  di  Francia  diffe  che  più  non 
pubblica  la°perarebbe  in  favore  di  Enrico  col  Pontefice,  fé  ei  voglia  far  ufo 
fentenza:  a- del  fuo  Dritto  .  Il  Sandero  neìltb.i.  la  faccenda  defcrive  :  ,,  Giun- 
poftafia  di  „  fero  a  Marfiglia  li  Ambafciatori  di  Enrico  ,  e  nella  fianza 
Enrico.  M  fteffa  del  Papa  alla  prefenza  del  Re  Francefco  sì  infolente- 
„  mente  fi  portarono,  che  non  vollero  pubblicamente  parlargli. 
„  Francefco  fi  pentì  di  avere  operato  a  prò  di  Enrico  ,  ed  il 
„  Papa  di  avere  ufato  feco  lui  tanta  indulgenza  ;  e  quegli 
„  configliollo  di  definirne  la  caufa  fecondo  il  prefcritto  delle 
»  Leggi  Ecclefiaftiche;  imperciocché  egli  nell'  avvenire  non 
„  più  difenderebbene  la  inobbedienza  ,  e  fé  gli  fi  protetto 
„  coftantemente  contrario.  Il  medefimo  fignificò  ad  altri  Am» 
„  bafciatori  di  Enrico  che  '1  pregavano  di  ajuto  in  vigore  del 
s,  trattato  di  alianza .  Diffe  ,  che  in  tutto  fi  moftrarà  attento 
„  ai  vantaggi  di  Enrico,  ma  in  ciò  che  era  oppofto  alla  Religio- 
„  ne,  non  potea  feco  lui  uniformarfi  „  .  Per  il  che  il  Cardinale 
Polo  lo  encomiò.  Intanto  il  Papa  per  configlio  di  quefto  medi- 
tava di  non  pubblicare  la  fentenza  finché  fiafi  a  Roma  refti- 
tuito  ;  e  Francefco  promifegli  di  configliare  effo  Re  d'  In- 
ghilterra alla  obbedienza  della  Sede  Appoftolica  ;  ciò  raccoglia- 
mo dal  Belcari  nel  lib.  20.  Compiute  le  faccende  per  le  quali 
Clemente  erafi  portato  a  Marfiglia  rifolvette  di  reftituirfi  a  Ro- 
ma ;  ed  in  fatti  nelli  22.  di  Novembre  ufcì  dal  porto  di  Mar- 
figlia  volte  le  prore  verfo  l'Italia.  In  tal  modo  li  Diarj  Mfs. 
deferivono  il  ritorno  di  Clemente  :  Nel  Mercoledì  22.  di  Novem» 
bre  fìamo  partiti  da  Marfiglia ,  ed  approdammo  a  certo  Luogo  detto  Sa- 
lita .  Nel  Giovedì  giugnemmo  ad  altro  denominato  Tropee  .*  e  nel  Ve» 
nerdì  4.  arrivammo  a  Villa  Franca .  Soffrì  il  Papa  difturbo  per  la 
moleftia  del  mare ,  e  giunto  felicemente  a  Savona  alquanto  fi 
riftorò  ;  indi  falita  la  nave  del  Duca  Doria  licenziò  le  Galere 
di  Francia  ,  nel  giorno  7.  di  Dicembre  arrivò  a  Civita-Vec- 
chia  ;  nelli  nove  partì  e  nel  fuffeguente  circa  le  ore  21. 
rientrò  in  Roma.  Nelli  undici  diede  Lettera  al  Re  de' Romani 
lignificandogli  il  fuo  ritorno  la  Dio  mercè  a  Roma  ,  la  cagio- 
ne che  indotto  lo  avea  al  viaggio  di  Marfiglia  ed  a  tenere  col- 
loquio col  Re  di  Francia  ,  e  che  lo  riabilito  è  ordinato  alla 
falute  del  Romano  Impero  .  Altra  ne  fpedì  a  Cefare  efponen- 
do  1'  operato  ,  e  pregava  il  Dio  Ottimo  Maflìmo  di  ridurlo  a 
fine  ;  ciò  effendo    tutto  fuccederebbe    felicemente    alla  Criftiana 

Fé- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  81 

Fede .  Svani  la  fofpizione  concepita    dal  Mondo  Cattolico    ere-  --■ 

dente  il  Papa  ridotto  in  Francia  per  vendicare  le  ingiurie  che  Sec.XVI. 
gli  provennero  nelli  anni  andati.  Nel  1534.  in  cui  entra  la  Sto- 
ria ,  ebbe  fine  la  caufa  del  divorzio  di  Enrico  Vili.  Re  d'In- 
ghilterra. Mentre  Clemente  VII.  meditava  di  pubblicare  la  fen- 
tenza  decifiva,  il  Re  di  Francia  efortava  effo  Enrico  di  non  fe- 
pararfi  dalla  Romana  Chiefa  né  dall'  offequio  del  Vicario  di 
Crifto  •  quefti  diffe  ,  che  differirebbe  1'  apoftafia  ,  fé  il  Papa  di- 
lazioni la  fentenza.  Ma  inforgendo  qualche  principio  di  concor- 
dia ,  o  almeno  fé  n'era  concepita  fperanza  ,  Clemente  violen- 
tato dalli  Oratori  Cefarei  pubblicolla  ,  fé  diamo  fede  al  Belca- 
ri  nel  ìtb.  20.  della  Storia  .  Dice  egli ,  che  il  Re  Francefco  avea 
mandato  a  Londra  Giovanni  Bellaj  Vefcovo  di  Parigi  per  con- 
figliare  Enrico  alla  obbedienza  ed  offequio  del  Papa  .  Il  pru- 
dente Vefcovo  appoco  appoco  acquiftò  potere  fovra  l'animo  di 
quello;  e  febbene  nel  paffato  avea  operato  molte  cofe  in  difonore 
del  Vicario  di  Crifto ,  e  comporto  indegno  libro  promifegli  ,  che 
differita  effendo  la  fentenza  dilongarebbe  l'Apoftafia  dalla  Sede 
Appoftolica.  Il  Vefcovo  con  follecito  Meffo  comunicò  al  Papa 
ed  ai  Cardinali  l'operato:  quefti  verfo  la  fine  del  Dicembre 
pervenne  a  Roma,  e  non  ancora  erafi  pubblicata  la  fentenza.  Il 
Bellaj  avea  ordinato  ad  effo  Meffo  di  ridurfi  a  Roma  entro  certo 
tempo,  che  fi  compì,  né  fi  vide.  Li  A  mbafeiatori  Cefarei  opera- 
vano preffo  il  Papa  pella  fentenza  ;  all'oppofto  altri  allegando 
le  vie  rotte  pregavano  ,  che  fi  attenda  ancora  per  fei  giorni  il 
Corriere .  Li  più  prudenti  ne  approvavano  il  fentimento  ;  il 
maggior  numero  però  condannando  la  contumacia  di  Enrico  af- 
feriva,  che  la  Sede  Appoftolica  ne  pativa  difonore  ,  e  riduffe 
il  Papa  in  tali  anguftie,  che  pubblicò  la  fentenza  e  condannò 
Enrico.  Quelli  che  mifurano  li  fatti  coi  futuro  evento,  diceano, 
che  quegli  precipitò  il  giudizio  con  danno  della  Cattolica  Religio- 
ne .  In  vero  dopo  pochi  giorni  arrivarono  a  Roma  le  Piftole  di 
Enrico ,  che  promettea  di  obbedire  al  Pontefice  ,  purché  non 
fia  feparato  dalla  Chiefa  ,  e  fi  efcludano  dalla  fua  Caufa  li  fo- 
fpetti .  11  male  certamente  fu  più  funefto  all'Inghilterra  che 
alla  Romana  Chiefa;  però  il  Papa  non  potè  efferne  indovino. 
Se  non  che  Carlo  V.  che  lo  indufie  alla  fentenza  ,  poco  dopo 
fìipulò  alianza  con  Enrico  ,  e  le  cofe  della  Religione  in  In- 
ghilterra fi  riduffero  ad  eftrema  rovina  .  Il  Papa  ed  i  Cardina- 
li ebbero  pentimento  di  non  avere  dilazionato  per  alcuni  gior- 
Tom.X.  L  ni 


82  Storia  de  Romani  Pontefici  . 

*  ni  ancora  V  affare  .  Il  Belcari  in  tal  modo  la  faccenda    raccon- 
Sec.XVI.     ta  :   ìy  Dopo  due  giorni  giunfe  ilCorriere  con  commiffìoni  arn- 
„   pliflìme  del  Re  Enrico  :    per  la  qual   cofa    li  Cardinali    che 
„   voleano  correggere  l'errore  ,  proccurarono  modo  per  tale  duo- 
,,  pò  opportuno  ;   fi  radunarono  di  ciò  trattando  ,    ma  non  po- 
terono rivocare  la  fentenza  pubblicata  nelli  24.    di  Marzo    del 
1534.   Con  effa  il  Pontefice    il  dichiara  caduto    nella  maggiore 
fcommunica  ,  e  che  li   Fedeli    doveano  evitarne    il  colloquio    e 
converfazione.    Ad  elfo  poi  fi  comandava    di  reftituire  Canari- 
na   al   lecto  maritale    ed  alla   Regia  dignità    e    di  fcacciarne    la 
Bolena .  Concedettegli   fei  mefi  per  riprovare   l'errore:   e  fé  non 
obbediva    dovea   foggiacere    alla  fentenza  Appoftolica  .    Irritato 
Enrico   fi    feparò  da  quella  ed  apoftatò  dalla  Religione  ;  decife  , 
che   in   ciò  che  a  quella  appartiene,  egli  era  il  Superiore.   Proi- 
bì  per   tanto  ai   Sudditi    fono  rigorofe  pene    di  pagare    1'  annuo 
tributo   al    Papa  e  di   dire  Catterina  vedova  del  fuo  fratello  Ar- 
turo fua  Conlorie   e   Maria  nata  da  quella  fua  Figliuola  ,  febbene 
aveala  con   folenne  Editto  dichiarata  erede*  privolle  del  diritto  con- 
dannandole a   vita  privata;  ed  in  di  lei   vece  efaltò  Lifabetta  che 
ricevette  da  Bolena  dopo  cinque  mefi  di   matrimonio.   Privò  anco 
il  Papa  di   ogni   autorità   nella  Inghilterra  ed   Ibernia  ;   e  nominò 
ribelli  di  flato  e  rei  di  Lefa   maeftà  quelli  che  favorirebbonne  il 
Primato,  giurifdizione ,  ed   autorità.    DifTe,  che    nel   Regno    ei 
era  il  Capo  della  Chiefa  ,  che  nell'avvenire  arebbe  fuprema  au- 
torità di   correggere  1'  errore  ,    condannare    l' erefie  ,    emendare 
li   abufi  ,  e  ad  elfo  farebbono  pagate   le   Annate    dei  beneficj    e 
le  Decime.   Proferisse  dal   Regno  il  nome  del   Papa  ed  alle  Li- 
tanie  che  recitar  doveanfi,  accomodò:    Dalla  tirannia  del  Vefcovo 
di  Roma    e    dalla  di  lui  deteftanda  enormità  liberateci  0  Signore .   Fu 
abborrita  dai  Cattolici  la  efecranda  apoftafia  ;   il   Re  di  Francia, 
nemmeno  volle  riceverne  li   Ambafciatori  :    e    lo  fteffo  Lutero 
e  Calvino  riprovarono  la  ufurpazione  del  Sacerdozio;  colle  Pre- 
diche e  Libri  non    pochi  nei  Pergami   la  condannarono ,  ed  altri 
con  Scritture  la  difenderono;  molti  fpontaneamente  ciò  faceano 
effendo  nimici    del  nome  ed  autorità  del   Papa  :    e  molti    vi   fi 
erano  indotti  per  non  offendere    il  Re    ed  evitarne    la  indigna- 
zione. Quefti  tentò  l'animo    e    valore    di  Reginaldo  Polo    fuo 
confanguineo ,  e  da  efso  efigeva  il  favore  dal  Primato  afsunto: 
ma  in  damo;    poiché    il  magnanimo  Ecclefiaftico    con  coftanza 
al  fagrilego  attentato  fi  oppofe ,  e  pubblicò  Libri  in  difefa  del- 
la 


Storia  de  Romani  Pontefici  .  8? 

U  giurifdìzione  Ecclefiaftica  ,    ed  intitololli    Della  Unione  Eccle-  » 

fta(itca  ed  al  medefimo  li  dedicò.  Con  quefti  ei  convinceva  V  Sec.XVI. 
empio  Primato  affunto,  e  con  libero  modo  gli  efpofe  li  nefandi 
delitci  :  con  che  tanto  le  ne  acquiftò  l'odio,  che  Enrico  riputollo 
traditore  della  Patria  e  reo  di  Lefa  Maeftà .  Il  Polo  vide  la  prò. 
pria  Famiglia  afflitta  e  quali  eftinta.  Armò  anco  l'inumano 
Principe  contro  li  Religiofi  ,  che  riprovavano  loScifmaj  e  pa- 
recchi morirono  Martiri  gloriofi  di  Grifto  :  perirono  ancora 
Giovanni  Filcher  Velcovo  di  Rochefler  ,  e  Tommafo  Moro  , 
del  gloriofo  trionfo  de'  quali  tratta  il  Sandero  nel  lib.  i.  dello 
Scilma  Anglicano  . 

L.     Mentre    in    Inghilterra    fabbricavafi    il    nefando    Scifma      Morte  di 
che    feparolla    dalla  Comunione    dei  Fedeli  ,    il  Turco    infefta-  Clemente 
va  li  mari  d'Italia  con  poderofa  Flotta,  li  Annabattifti  in  Ger-  VII.   fue 
mania  prenderono  le  armi  contro  li   Principi   per  fìabilire  nuo-  (lua^,ta' 
Vo   Imperio  ,    e    le  Erefie  Zuingliana    e  Luterana    acquietavano 
copiofi  feguitatori  ,  Clemente  VII.    dopo    d'aver    innalzato    la 
propria    Famiglia    al    Principato    della  Tofcana    vide    l'ultimo 
giorno  di   vita  :  e  lalciò  al  Succeffore  la  gloria  di  convocare  I' 
Ecumenico  Concilio    che    forfè  arebbe  conlervato    l' Inghilterra 
nella  obbedienza  della  Chiefa  ,  fé  foffe  flato  intimato  e  convo» 
cato  .  Egli  quali   prefago  della  fua  morte  fi  preparò     il  fepolcro 
ed  il  veftito  con  cui   logliono  adornarfi     li   Pontefici  trapaflati  : 
e  Iblea  dire  con  animo  quieto,  che  fra  poco  morrebbe.  Si  fen- 
tì   molto   agitato  dai  dolori  di  fìomaco,  ai  quali   fi  unì  la  feb- 
bre, a  cui  cedette  nelli  25.  di  Settembre  del  1534.  di  buon  mattino. 
Morì   nell'anno  di   lua   età   cinquantefimofefto   e  quattro  mefi ,  e 
di   Pontificato  decimo  ,  dieci  mefi  e  giorni  fette  ,    come    offer- 
vano  li  Biafio  di  Cefena,  Gualtieri,   Panvini  ed  altri,  e  non  nel- 
li 24.  come  con  groffo  errore  fcrive  il  Cabrerà.   Alcuni  il  vo- 
gliono trapalato  di  lento  veleno  :   altri  danno  colpa  al  Medico, 
che  ordinatogli  diverta  metodo    di  vita    contrario    all' oifervato 
tramutogli  in  cafcaticcia  la  complefiione  quando  credea    eli  ren- 
dergliela robufta .    Il  di  lui  cadavero    primamente    fu  feppellito 
nel  Vaticano  ;  poi    fi  trafportò  alla  Chiefa  di  Santa  Maria    fo- 
pra  Minerva  e  fi  collocò  in  fepolcro    privo  di   fcrizione    vicino 
alle  ceneri  di  Leone  X.  di   lui  Cugino.    La  di   lui   rimembran- 
za  torna  ingrata  ai   Poderi   per  detto  del  Guicciardini   fcrivente, 
che  e?   morì   lafciando  in   Cartello  Sant'  Angelo    molte  gioje    di 
raro  valore  raccolte  dalli  Minifterj  della  Romana  Curia  vendu- 

L     2  ti  • 


84  Storia  de  Romani  Pontefici . 

ti  ;  però  contro  la  opinione  comune  lo  rammenta  morto  pieno 
Sec.XVI.    <Ji  ricchezze.  Trapafsò  odiato  dalia  Guria,  fofpetto  ai  Principi, 
di  fama  piuttoflo  abbominevole  che  grata  ;  fu  riputato  avaro   , 
di  fede  ambigua,  di  natura  aliena  al  beneficio  ;    contuttoquefto 
fu  foramamente  grave ,  fagace  ,  vittoriofo  di  fé  medefimo ,  ador- 
no di  ingegno  ;   ma   foventi  volte  il  timore  corrompea  il  retto 
giudizio  che  delle  co  fé  naturalmente  formava .  Il  Pallavicini   di- 
ce ,  che  li   Romani   fi  rallegrarono  della    di  lui  morte  .    Ma    a 
dire  vero  qual  altro  mai    arebbe  confervato    la  libertà    d'  Italia 
nella  guerra  inforta  tra  Carlo  V.  ed  il   Re  di   Francia,  la  cupi- 
digia de'  quali  efpofe  la  Criftiana  Repubblica    alla  tirannia    de* 
Turchi?   Erano  graviflime  le  incurfioni  di  quelli  ,    e  Clemente 
febbene  intricato  nelle  guerre  dimeftiche  non  abbandonò  li  Cat- 
tolici di  Germania  ,  ai  quali  diede  fuflìdio  raccolti  dalle  Deci- 
me Ecclefiaftiche    imporle    ai  Sudditi  e  Miniflri    della   Romana 
Chiefa .  Nel   i$z6.  donò  al   Re  d'Ungheria  cinquanta  mila  feu- 
di d'oro;  nel   1529.  quando  nel  vicino  pericolo    della  invaso- 
ne del  Turco  li  Luterani    macchinavano    di  opprimere    li  Cat- 
tolici, fovvenne  Carlo  V. ,  febbene  le  di   lui  truppe  devaftarono 
Roma,  ed  i  Cardinali   mandarono  all'efercito  Cattolico  l'annuo 
ftipendio  ,  fedelmente  attenendo  le  promeffe  •   il  che  per  ventu- 
ra   non  ferono    li  Criftiani   Principi  :   nel    1532.  affaldati    dieci 
mila  Ungheri  li  diede  a  Carlo  V.  che  preparava  truppe  contro 
Solimano,  ed  uni  dodici  Galere    alla  Flotta    di  quello.    E    nei 
corrente  poiché  il  Barbaroffa  Corfaro  Turco  minacciò   alla  Ita- 
lia lo  fterminio ,  preparò   l'armata,  e  coli' efempio    configliò  li 
Principi.  Il  che  baftevolmente  comprova    l'attenta    di  lui  cura 
pella  falute    e    decoro     della  Criftiana  Repubblica  ;    e    baftevol- 
mente  fmentifee  chi  lo  accufa  di  avarazia  .  Scritte  Clemente  va- 
rie Goftituzioni  e  Bolle  recitate  da  Laerzio  Cherubini  nel  Ma- 
gno   Bollano  :    e    molte  Lettere    fpedì    a  Francefco   I.    Re    di 
Francia  ,  maggior  numero  ne  diede  a  Carlo  V.  Imperatore  ,  a 
cui  una  ne  indirizzò  due  giorni  prima  della  morte  ,  cioè    nelli 
23.  di  Settembre  del  1524.  .  Gon  quella  gli  raccomanda  Alef- 
fandro  Duca    di   Firenze    ed    Ippolito  Cardinale    della   Romana 
Chiela .  Ma  a   Dio  piacerle ,  che  in  vece  di  ciò  lo  aveffe  mof- 
fo    alla  difefa  della  Fede,  ed    aveffe  pregato  Iddio    pe'  Nipoti! 
per  ventura  quelli  non  farebbono  periti  fubito    dopo    la    di  lui 
morte  .    Tmperciò    febbene  Clemente    per  tenere    in  foggezione 
Firenze  fabbricò  in  effa  buona  Fortezza  e  bene  prefidiolla ,  nul- 
la- 


Storia  de  Romani  Pontefici  .  85 

lameno  Alexandre»  colle  fporcizie  ed  adulterj    fufeitatofi    contro    ^r^ima     '  ' 
il  popolo  fu   trucidato  da  Lorenzo  de  Medici  •  ed   il   Cardinale      Sec.XVI. 
Ippolito  non  ancora  compiuto  l'anno  morì  con   fofpetto    di   ve- 
leno.  Ma  di  ciò  bafta;   poiché  non   appartiene   alla   noftra    Pro- 
vincia il  deferivere  le  azioni  delli  Confanguinei  dei   Papi . 


PAOLO         III. 

PONTEFICE     CCXXIL 

Anno  del  Signore  MDXXXIV. 


e 


I.    jr~   liOmpiute  T  efequie  di  Clemente  VII.    fecondo  il  co«    Aleffandro 

fiume    prolongate    a    nove  giorni  ,    li    trentacinque  Farnefe  elet- 

Cardinali   dimoranti    in   Roma  entrati     in   Conclave  *°   a    PaPa 
j-  11:  jiii  jiè  coronato, 

dierono    pnnciDio    alh    trattati     della    elezione     del  r    .       ■„-, 

nuovo    Pontefice.  Il  Ciaconio    vuole,   che  celebrata  p:  > 
la  Meffa    dello  Spirito  Santo    abbiano    nelli   undici    di   Ottobre 
eletto  a   Papa  il  Cardinale  Aleffandro  Farnefe  :  altri  la  elezione 
al  giorno  duodecimo  affegnano  ;   noi   il   parere  feguendo  dei  mo- 
derni Critici  e  maflìmamente  del   Pagi  diciamo  ,  che  fu   eletto 
nelli  tredici.  Quelli  che  ne   feri  (fero  ,   lo  accennano  efaltato    da 
trentacinque  Cardinali.  Ciò  effendo  erra  l'Oldoini  nel  dire  col- 
la autorità  del   Panvini,  che  nella  morte  di  Clemente  VII.  vi- 
veano  quarantafei  Cardinali  ,  trentotto  de'  quali    affifterono    al 
Conclave    ed    otto  erano  affenti .    Jmperiocchè    nei   Regiftri    di 
effo  Conclave  e  nel  Compendio  de'  Papi    fi  ricordano    trentafei 
Cardinali,  uno  de*  quali  cioè  Aleffandro  Farnefe    fu  detto  Pa- 
pa nel  giorno   13.  di  Ottobre  del   1534.  Li   Cardinali    il  favo- 
rirono modi  dalla  nobiltà  dei  di  lui   Maggiori  ,  dalla  efimia  di 
lui  virtù  pel  corfo  di  quafi  quaranta  anni  nel  Sagro  Senato  com- 
provata, ma  affai  più  dalla  efortazione    di  Clemente  VII.    che 
per  afferzione  delli  Giovio    e  Guicciardini  vicino  a  morte  loro 
propofe  la  efaltazione  dell'  efimio  Ecclefiaftico  ;  ed  il  Medici  ne 
la  promoffe  efficacemente.  A  che  Clemente  s'induffe  per  la  pro- 
bità di  effo  Farnefe .   Il  Panvini  fcrive,  che  li  facri  Elettori  appena 
trapaffato  Clemente  meditarono  con  nuovo  ed  inuficato  efempio 

fen- 


S6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

.  fenza  ritirarli  in  Conclave  di  nominarlo  Pontefice  ;    ei  non  ac. 

Sec.XVI.    conienti  rifoluto  che  fecondo  il  coftume  de'Maggiori   la  promo- 
zione fi  faccia.  Ed  il  Giovio  dice,  che  non  fu  eletto  con  voti 
.  fcritti  e  porti  nella  fagra  urna  ,  ma  che  con  acclamazione  nella 
Sede  Appoftolica  fi  collocò .  Biafio  di    Cefena  Maeftro  di    Ce- 
rimonie   del   Papa    e  Notajo  Appoftolico    prefente    al  Conclave 
defcrivendone    la  elezione    dice:  „  Nel  giorno   12.    di    Ottobre 
„  del   I534«    celebrata    la  Mefla    fi  convocò    la  Congregazione 
,,  dei  Cardinali  ,    e  fi  leflero    le  Leggi   Pontificie    appartenenti 
„  alla  elezione  del   Papa  ,    e    dopo  due  ore    non  fenza  ftupore 
„   fi  elette  il  Cardinale  Farnefe    e    tutti  proftrati    gli  baciarono 
„  li  piedi    „.   Indi   entrarono    nell'Oratorio  ,    ed    il  Cardinale 
Senefe*  Vefcovo  di    Porto  il  dichiarò   Papa  dicendo  :   Colla  coope- 
ratone   dello  Spirito  Santo   io  ed  il  /agro  Collegio  eleggiamo    a  Papa 
Vefcovo  e  Pa/ìore  della  Cattolica  Cbiefa  te  0  *Alefl "andrò  Farnefe   Vefco- 
vo d1 0/ìia  e  Decano  del  Sagro  Collegio  .    Egli   ringraziò    Iddio    ed 
i  Padri ,    ed  alla  elezione  acconfentì  .  Torto  li  Cardinali  accla- 
marono, lo  abbracciarono,  e  baciarongli  le  mani  ed  i  piedi  .  Bra- 
mofi  di  confermare  l'operato    collo  fcrutinio    lo  accompagnare 
no  all'Oratorio,  ove  pervenuti  pofero  nell'urna  il  voto  ,  e  ca- 
nonicamente il  nominarono  .  Il  Cardinale  Senefe  ripigliò  le  pa- 
role di  prima  ,  e  li  Padri  acclamarono  dicendo  :  Così  lo  eleggia- 
mo ,  così  diciamo ,  e  così  pronunciamo  nel  nome  del  Signore.  Allora  il 
Sanefe  il  chiedette  del  fuo  aflenfo  ,  e  di  nuovo  ei  lo  prertòj  e 
ricevuto  dalle  mani    del  Camerlengo  l'anello  Pontificio  ringra- 
ziando Dio,  la  Vergine  ,  li  Santi  Apportoli   Pietro    e   Paolo  ^ 
ed  i  Cardinali  fé  lo  pofe  in  dito.  Volle  denominarfi  Paolo  ,*e 
fi  veftì  dei  li  arredi  Pontificj .  Indi   il  Cardinale  Cibo    inoltran- 
do al  popolo  dalla  feneftra  la   Croce  diffe  :   Vi  fignifico  una  gran- 
de allegrerà  /    abbiamo  Papa    il    ReverendiJJimo    Signore  Jlleffandro 
Vefcovo  dì  O/ìia  Cardinale  Farnefe  ,  /'/  quale  vuol  effere  appellato  Pao- 
lo III.  Piva,  viva  Paolo  Terxp  .   Alcuni   vogliono,   che   appellarfi 
volea  Onorio  V.,  ma  poi  condifeefe  al  genio    dei   Padri    che 'l 
pregarono  di  denominarli  Paolo .    Errano   però  ,    fé  diamo  fede 
ai  Comentarj   Mfs.  del  Conclave  ,    ai   Diarj  di  Biafio    di  Cefe- 
na ,  al  Gualtieri ,  ed  al  Libro  in  cui  fono  deferitti  li  Atti  del 
Senato  Vaticano.  Non    fu  nelli  anni  andati   Conclave    fimile  a 
quefto  nella  {implicita  ,  unione*  e  religione.     Il  popolo  Roma» 
no  quand'  ebbe  notizia  della  elezione  del  Farnefe,  fi  mortrò  efu- 
berante  di  confolazione  ,  perchè  dopo  cencotre  anni    vide  fede- 
re 


Storia  de  Romani  Pontefici,  87 

re  nella  Sede  Appoftolica  un    Tuo   Concittadino  .    Biafio    di   Ce-  .-Ll~"*WM* 
fena  dice,  che  nelli    19.  di  Octobre  formò    tre  maeftofi  Cocchi    Sec. XVI. 
rapprefentanti   con  archi   trionfali   le  Teologali    virtù  Fede  ,   Spe- 
ranza,   e  Carità  ,  e  condottili    nella   gran    piazza    del    Vaticano 
encomiò  la  faviezza  del  Sommo   Pontefice.    Li    Nobili    che  re- 
cavano  nelle  mani  candidiflime  facelle  ,  decorarono    la   pompofa 
comparfa  :   li  Confervatori   della  Città  ,  e  li   Capi  d'  Ordine     lo 
adorarono  ,  e  renderono   più    gloriofa    la   pompa  :     e    Gerolamo 
Capiferri    primo  Confervatore   recitò  elegante  Orazione  e  n'en- 
comiò   la    prudenza  e  faviezza.    Del  refto  fiamo  meravigliati   , 
che  elfo   Biafio  di  Cefena  febbene    perfonalmente    affìftette    alla 
coronazione  di   Paolo  ,   la  riduca  alli   tre  di   Novembre*   eflendo 
veriflìmo  che   quefto  giorno  fu  Martedì  ,  e  però  non  opportuno 
per  la  coronazione  del  Papa  la  quale  fino  dai  Secoli  vetufti  ce- 
lebroffi  in   Domenica,  ovvero  in  qualche  folenne  giorno.   Erra 
pure   il  Giovio  nello  fcrivere,  che   Paolo  III.   è   (tato  coronato 
nelli  4.  di  Novembre  ;  quefto  dì   era   Feria  quarta.  Dunque  colli 
Scrittori  più  accurati  accenniamo  celebrata  la  coronazione  di  Pao- 
lo  III.   nelle  Calende  di    Novembre    dedicate    alla  rimembranza 
di   tutti   li  Santi,  che   caddero  in  Domenica  .   Il    Panvini    racconta, 
che  la  Farnefe  Famiglia  venuta  da  Germania  e    fermato  in   Ita- 
lia il  domicilio  fu  fovente  condecorata  con   Ecclefiaftiche  Digni- 
tà   e   Prefetture    di  guerra    e    di   toga.     Nacque  AlefTandro    da 
Pierluigi   Farnefe  e  Giovannella  Gaetani   in   Carino  nella  Toica- 
na  .   Alcuni   pprò  il  vogliono  nato  in    Roma    nelli    18.    di   Feb- 
brajo  del    14J8.  Fu   educato  con   fingolare  provvidenza  ,  e  fotto 
la  difciplina    di   Pomponio  Leti     in    Roma    fece    profitto    nelle 
belle  Lettere.  Quindi    fi   portò  a  Firenze  ,  ove  apparve    ornato" 
di  ogni   genere  di  erudizione.   Fifsò  la  fua  abitazione  in   Roma 
fotto  il  Pontificato  di  Innocenzo  VIII.  •  quivi   protetto  dal  Cardi- 
nale Roderico  Borgia  che  col  nome  di  AlefTandro  VI.  governò  la 
Chiefa  di  Dio,  fi   mofirò  Giovane  di   molta  fperanza .  Quelli  fe- 
dendo nella  Cattedra  Appoftolica  gli  conferì  il  Vefcovato  di  Monte 
Fiafcone  e  Corneto,  e  nel  dì  20.  di   Settembre  del  1499.  creollo 
Diacono  Cardinale  febbene  era  pervenuto    all'anno  lo.    Lo  ac- 
cumulò poi  di  Dignità    della  Chiefa  ;     ed    inviatolo    a  Viterbo 
con    titolo    di   Legato    ricevette    ad  ofpizio  Carlo   VII.    Re    di 
Francia  che  conduceva  l' efercito  nel   Regno  di   Napoli.  Giulio 
II.  falito  alla  Sede  Appoftolica   non   minor  cura  n'ebbe;  il  de- 
putò Legato  nel  Piceno,  da  Monte  Fiafcone  al  governo    della 

Chie- 


g8  Storia  de  Romani  Pontefici. 

Ghiefa  di  Parma  il  dettino ,  fé  ne  fervi  nella  celebrazione  del  Latera- 
Sec.XVI.  nenfe  Goncilio,  e  gli  conferì  la  pingue  Diaconia  di  Santo  Eufta- 
chio.  Da  Leone  X.  ebbe  la  Ghiefa   di  Frafcati  ,    fu  inviato    a 
Gefare  ;  e  tanto  prudentemente   fi  maneggiò    nelli  affari    racco- 
mandati che  fu  grato  alli  Spagnuoli  e  Francefi  .  Fu  accetto  an- 
co a  Clemente  VII.  che  vicino  à  morte  raccomandò    ai   Padri 
la  di  lui  efaltazione.  Il  Cardinale  Sadoleti  dimorante  nelle  Gai- 
lie  con   Piftola  del  dì   12.  di  Dicembre  accenna  la  confolazione 
dei  Francefi  quand'  ebber  notizia  della  efaltazione  di  Papa  Pao- 
lo III.  Ciò  elfendo  riputavamo,  che  ei  prima  di  dare  nome  al- 
la Ecclefiaftica  milizia  abbia  avuto  da  legittimo  matrimonio  due 
figliuoli   Pierluigi,  eCoftanza.  Ma  da  impenfata  notizia  appre- 
fa  da  Guillelmo  Buri  conofcemmo  Pierluigi  e  Coftanza  figliuo- 
li naturali  di  Aleflandro*  ed  il  parere  del  Buri  è  avvalorato  dal- 
li Spondano  ,  Oldoini ,  ed  altri  Critici  •    la  virtù    di  lui    però 
nel  grado  di  Cardinale  e  Pontefice  emendò  in  tal  modo  il  tra- 
fporto  giovanile  ,    che   quafi  apprefiò    non    n'  è  rimafta  rimem- 
branza del  di  lui  delitto. 
Tratta  del-      II.     Paolo  torto  meditò  la  riforma    del  Clero    ed    il  decoro 
la    Riforma  maggiore  della  Chiefa.    Per  il  che    nella    prima    generale  Con- 
e   della   ce-  gregaz,jone  che  convocò  nel  Sabbato  17.   di  Ottobre,  e  non  nelli 
jVa£°"e.    13.  di  Novembre  come  con  groflb  abbaglio  fcrive  il  Pallavicini, 
}j0<  trattò  dei  modo  di  ridurla    ad  effetto  .    Li   Padri  decretarono, 

che  il  Pontefice  nel  corfo  di  un'  anno  intimi  Generale  Conci- 
lio :  e  di  quefto  Paolo  nella  Congregazione  trattò  ,  e  diffe  , 
che  arebbelo  intimato  e  promoffo .  11  Gualtieri  efibifce  il  di- 
fcorfo  del  Papa:  ,,  Nel  Sabbato  17.  di  Ottobre  del  1534.  il 
„  fantiflìmo  Signore  Noftro  Paolo  III.  nella  prima  Congrega- 
,,  zione  tenuta  dopo  la  fua  afiunzione  couvocò  li  Reverendiffi- 
,,  mi  Cardinali  ed  alla  loro  prefenza  renduro  alla  Divina  Bon- 
,,  tà  il  dovuto  oflequio  li  ringraziò  perchè  a  tanta  Dignità 
,,  graziofamente  lo  aveano  efakato .  Indi  parlò  prolifTamente 
,,  dello  fiato  delia  Criftiana  Repubblica,  e  principalmente  del- 
„  l'Ecumenico  Concilio  che  loro  promife  affolutamente  .  Dichiarò 
„  che  follecitamente  darebbe  compimento  alle  Sagre  Cerimonie* 
„  li  efortò  alla  onefta  converfazione  e  cofiumi  retti,  li  afiìcurò , 
„  che  promoverà  la  pace  ed  unione  dei  Principi  .  Ed  i  Reve- 
,,  rendifiìmi  il  lodarono  „  .  In  fatti  ei  con  diligenza  favorì  il 
Sinodo,  né  ebbe  pace,  finché  non  fu  convocato.  Li  gravi  in- 
toppi incontrati  prefib  li  Principi  fcufarono  il  di  lui  Antecef- 
fo. 


'Storta  de  Romani  Pontefici»  8p 

fore ,  e  piti  volte  credette  imponibile  di  ridurlo  ad  effetto .  Im-  ■  ....  ■ 
perciò  richiamò  li  Legati  desinati  ad  affiftervi  riè  potè  convo- 
carlo fé  non  pacificati  V  Imperatore  e  Re  di  Francia  ;  il  che 
volea  anco  Clemente  VII.  e  tornò  in  fomma  gloria  di  lui  ed 
onore.  Per  ridurre  a  fine  la  Riforma  del  coftume  ,  la  Difcipli- 
na  ,  e  depreffìone  delle  Erefie  deputò  eruditi  Teologi  e  li  Car- 
dinali Senefe,  San  Severino,  Cefi,  Guinucci  ,  Simonetti  ,  e  Cri- 
ftoforo  Giacobazzi  allora  Velcovo  Coffanenfe  ,  poi  Cardinale  , 
ed  i  Vefcovi  di  Nicofia  ,  e  di  Aix  .  Quefti  trattarono  del  mo- 
do per  ridurre  ad  effetto  la  imprefa  .  Li  Atti  Confiftoriali  ri- 
cordano,  che  il  Papa  fovente  raccomandava  alli  Cardinali  la 
oneftà  della  vita,  e  di  efibire  al  Clero  nel  coftume  la  riforma  che 
fi  meditava.  Per  il  che  chiamò  a  Roma  da  diverfe  Provincie 
li  Prelati  ehe  credea  opportuni  all'  intento  ;  e  però  da  Carpen- 
tras  vi  condurle  Jacopo  Sadoleti  ,  da  Verona  Matteo  Giberti  , 
da  Gubìo  Federico  Fregoli  Arcivefcovo  di  Salerno  ,  da  Vene- 
zia Gregorio  Correli  Abate  Gaffinefe ,  Reginaldo  Polo,  e  Giam- 
pietro Carafa  Vefcovo  di  Chieti  ,  e  li  configliava  pel  decoro 
della  Cattolica  Religione  ,  convocazione  dell'  Ecumenico  Conci- 
lio ,  e  quiete  della  Europa.  Primamente  proccurò  di  pacificare 
F  Imperatore  ed  il  Re  di  Francia  ,  la  unione  de'  quali  era  in- 
difpenfabile  pel  Concilio,  ed  adempì  alle  parti  di  Padre  comu- 
ne ,  né  volle  aderire  al  trattato  ftipulato  in  Bologna  da  Cle- 
mente VII.  e  da  Cefare  fotto  pretefto  di  difendere  la  libertà 
d' Italia  ,  ma'  infatti  per  fcacciare  da  quefta  li  Francefi  .  Il  per- 
chè difle  ad  Antonio  Leva  Ambafciatore  di  elfo  Cefare,  che  ad 
efso  conveniva  di  foddisfare  alle  parti  di  Padre  comune ,  ed  effendo  il 
Paflore  di  tutti  dovea  amare  con  eguale  benìvolen%a  tutti . 

III.     Dopo  ciò  volle  promovere  il  decoro    della  propria  Fa-      Crea  due 
migliale  nel   Venerdì  18.  Dicembre  creò  Cardinali  due  fuoi  Ni-  Cardinali  ; 
poti,  cioè   Aleffandro   Farnefe   Romano  pervenuto  all'  anno  quiri-  e   fp^difee 
todecimo  di   età,  e  diffelo  Diacono  del  titolo  di   Sant'Angelo  in  ^unz;  e  Pi- 
Foro  pifeium,  e  Guidone  Afcanio  Sforza  Romano  figliuolo  di  Bofio    -°:e  a      ?  * 
Conte  di   Santa  Fiore  e  Coftanza  Farnefe    di  anni   fedici    detto  celebrazio- 
Diacono  di   Santa  Fiore.    Entrambi  erano  adorni  di  egregie  do- ne  del  Con- 
ti ed   indole,  il  che  feusò    il  Zio    che    tanto    follecitamente    licilio. 
adornò  colla   Porpora.   Parecchi  condannano  in    Paolo  III.  la  fo- 
verchia  tenerezza  verfo  li  proprj   Congiunti   mercè  la  quale    ne 
proccurò  fempre  il   vantaggio    ed    arricchimento.    In   vero    non 
Tappiamo  difendere  la  di  lui  confervazione    da  quefta  macchia  , 
Tom.X.  M  ma 


pò  Storia  de  Komanl  Pontefici . 

-.  •  ma  pure  diciamo,  che  fu  baftevolmente  compenlata  dalle  altre  virtii 

che  ne  accompagnarono  1' Appoflolico  governo.  Per  il  che  chi 
condanna  li  Papi  per  la  tenerezza  praticata  col  fuo  fangue,  ten- 
ta in  effi  non  fo  che  di  divino;  di  che  fommamente  fu  partecipe 
il  magnanimo  Papa  Benedetto  XIV.,  nel  di  cui  gloriofo  Pontificato 
abbiamo  dato  principio  a  fcrivere  la  Storia  .  Quelli  fcevero  di 
tale  macchia  non  amò  la  carne  né  il  fangue  ;  ma  fu  attento 
in  ogni  tempo  al  maggior  decoro  della  Chiefa  e  del  Pontifica- 
to amminiftrato  con  indicibile  integrità  di  animo  e  con  pari 
erudizione  in  ogni  genere  di  dottrina  .  Il  Ciaconio  riduce  la 
creazione  dei  due  Porporati  alli  16.  di  Maggio  del  1535.;  ma 
li  Storici  uno  eccettuato  che  ne  parlano  ,  ?  aflegnano  alli  18. 
di  Dicembre  del  1534.  L' Oldoini  nelle  Aggiunte  alla  Storia 
di  elfo  Ciaconio  correggendone  1'  abbaglio  ne  incontra  uno  più. 
enorme.  Dice  egli  così:  „  Nell'anno  della  comune  falvezza 
,,  1534.  primo  del  Pontificato  di  Paolo  III.  in  Venerdì  18. 
,,  Dicembre  ottenuto  l' aflenfo  di  fedici  Cardinali  creò  in  Ro- 
„  ma  nei  Vaticano  un  Diacono  Cardinale .  Il  Ciaconio  ne  ri- 
,,  duce  la  creazione  alli  16.  di  Maggio  del  1535.  ed  afferma  , 
„  che  due  furono  li  promoflì .  Noi  però  iftrutti  dal  Diploma 
,,  di  Paolo  diciamo  ,  che  nel  Dicembre  creò  il  folo  Aleffan- 
„  dro  Farnefe  ,,....  E  poco  dopo  parlando  di  Guidone  Afca- 
nio  Sforza  lo  accenna  creato  nel  giorno  fuccennato  :   „  Guido- 

„  ne  Afcanio  Sforza quindici  giorni   prima  delle  Calende 

,,  di  Gennajo  del  1534.  fu  detto  Cardinale  Diacono    del  titolo 

„  de'  Santi   Vito    e    Modello  Martiri  „ quaficchè  il  dì 

quintodecimo  antecedente  le  Calende  di  Gennajo  non  convenga 
col  decimottavo  di  Dicembre ,  in  cui  entrambi  fono  flati  orna- 
li colla  fagra  Porpora  .  Del  reflo  li  due  Porporati  actendeano 
allo  ftudio  nella  Accademia  di  Bologna;  per  il  che  il  Papa  co- 
mandò a  Gianmaria  Arcivefcovo  Sipontino  Prefidente  dell'Emi- 
lia di  ricevere  da  quelli  il  giuramento  e  di  adornarli  colie  infe- 
gne  Cardinalizie  .  Il  che  quelli  efeguì;  e  laFormoladel  giuramen- 
to è  defcritta  dal  Gualtieri  nei  Diarj .  L'amore  verlo  li  Nipoti 
non  allontanò  il  Papa  dalli  affari  della  Chiefa  .  Per  la  qual  co- 
fa  riabilito  dal  canto  fuo  il  neceflario  pel  Concilio  mandò  ai 
Principi  Criftiani  Lettere  e  Nunzj  ,  lignificando  che  ne  avea 
decretato  la  convocazione.  Inviò  pertanto  al  Re  di  Francia  Ro- 
dolfo Pio  Vefcovo  di  Faenza  per  trattare  del  luogo  e  tempo  , 
in  cui  fi  celebrarebbe  ;    ed    il  Re    nelli  25.    di  Febbrajo    diede 

Lct- 


Storta  de  Romani  Pontefici.  pi 

Lettera  ai  Principi    di  Germania    rimettendoti    al  loro  genio  e  -  -  - 

volere;  poco  dopo  mandò  in  efla  Germania  Pietro  Paolo  Ver-    "•*  avi, 
gerì  nato   in   Iftria  ,   il  quale  primamente  da  Clemente  VII.  era 
ftaro  desinato  al  Re  de'Romani.  Quetti  colà  giunto  lignificò  ai 
Principi   Proiettanti  la  volontà  del  Papa  di   convocare  il  Sinodo 
in   Mantova  ;    indi  vifitò  Lutero  in  Wittemberg ,    ed    il  trattò 
con  fomma  umanità  ,  da  cui  venne    corrifpofto    con    altrettanta 
akeriggia  ,  e  di  lui  difeorfi  furono  di  difprezzo    del   Papa    e  di 
crudezza    verfo  li   Dogmi    della  Religione  .    Dalla    Lettera    del 
Vergeri  data  ad  Ambrofio  Recalcati  Segretario  di  etto  Paolo  ap. 
prendiamo   il  fine  della    di  lui  Legazione  .    Dice    egli  così  :  ,, 
„   Jl   Beat-ffimo   Padre  per  due  motivi   mi  dettino  in  Germania 
,,  con   [itolo  di  Legato;  primamente    perchè   impedifea    la  con- 
,,  vocazione  di  Nazionale  Concilio  che  fi  tentava;  fecondo  ,  perchè 
„   promeva    1'  Ecumenico  Concilio.    Non  mi  cade  di   mente  il 
,,  precetto  dell'ottimo  Pontefice,  cioè  di  efplorare    le   formido- 
,,   Iole  commozioni  di  quetti   popoli  ,    e  di  difporli     ad  accetta- 
,,  re   il  Concil'o  ,,....   Dalli   Protettami   convocati  in  Smalcal- 
da   ebbe  rilpotta  ,  che   bramavano  il  legittimo  Concilio  ,   il  vo- 
Jeano   pei ò  convocato  in   Germania;  il  che  loro  Cefare  promife* 
ed  a  cui   il    Pontefice  di    Roma  non   dovea    qual  Giudice    inter- 
venire,  poiché   era   loro  nimico.  Soggiugneano ,   che  Cefare  ,  e 
li    Principi    deputartbbono    idonei    Ecclefiaftici    ovvero    Laici  , 
li  qudli  fecondo  la  divina  parda  decideranno    della  caufa .    Ciò 
dicendo   indicavano   Lutero,   Melantone  ,   Bucero  ,    Pomerano  , 
ed    altri     Apottati    li    quali     certamente     arebbono    favorito    la 
Erefia   e  foftenuto   l'errore.   In   tal  modo    fcanfarono    il  Conci- 
lio in   tempo  che  dicevano   di  volerlo  ;  oppure    il  voleano  qua- 
le  non    mai    nel   pattato   li   Eretici   cercarono. 

IV.      Il    Papa   avea  per  ciò  necettità  d'  incorrotti   Configlieri,    crea  £ar_ 
e  però    nell'i    zi.    di    Maggio    del    1535.    in   Confittolo  fegrero  dinali  :  pe*- 
tenuto   nel   Vaticano  nominò  Cardinali   alcuni   egregi   Ecclefiatti.  fecuzione 
ci   illuttri   per   nobiltà,   dottrina,   e  fantità  .     Tali   fono   Niccolò  del  Re  d'In- 
de Schomberg   Svevo   Vefcovo   di    Capoa    dell'  Ordine  de'  Predi-  ghuterra. 
catori  ;  Giovanni    Bellaj   Vefcovo   di    Parigi  ;   Girolamo  Ghinuc- 
ci   Senefe   Vefcovo  in   Calabria;  Jacopo  Simonetti   Milanefe   Ve- 
fcovo di    Pefaro  ;   Giovanni    File her   Inglele   Vefcovo    di   Roche- 
tter  da  Enrico  Vili.   Re   d'Inghilterra    condannato    a   morte    in 
odio    della   Fade  ;    e    fu  promoMo    eflfendo   rittretto    in   carcere. 
Né  il   Pontefice  il  creò    fperanzito  ,    che    adorno    della   illuttre 

M     z  Di. 


p2  Storia  de  Romani  Pontefici 

x  -   Dignità  farebbe  rifpettato  ,  come  fcrive  il   Pallavicini,  e  fuppo.\ 

e.  Avi.    ne  ^  cjie  pjetr0  Soave  deridalo   quafi   che  in  tal  modo  abbia   vo» 
luto  proccurare    al  Fifcher  venerazione;    ma    piuttofto    per  alle* 
'    viargli    colla   Dignità    le    mole/ìie    del      carcere   •    Gafparo     Comari- 
ni   Veneziano;   e  Marino   Caraccioli  Napolitano  Nunzio  Apporto, 
lieo   pretto    1'  Imperatore.    Dunque    nel  li  fpinofi    correnti   tempi 
la   Cattolica    Chiefa    feffrì    in     Inghilterra     crudele    perfecuzione 
mercè   il   livore  d:    Enrico   Vili.  Quefti  divenutone    perfecutore 
dopocchè   n'era   fiato   acerrimo   difenfore,  la  eliminò  dal  Regno,  e 
condannò  a    morte  chi  al  fagrilego  Tuo  volere  non  aderì .  Tomafo 
Cromvel   fu   il   miniflro  della  di  lui  malizia.   Il   Re   primamente 
infuriò  contro  li    Rebgiofi   Cerrofini  ,  e  nelli    25?.  di   Aprile   fe- 
ce uccidere  tre   Priori,  e  feco  loro  un  Birgittino,  ed  un    Prete 
Secolare    Parroco    a  morte  condannò.  La  difavventura  di   quelli 
incontrarono  altri  ,  occifi   con    barbaro   modo   per  afferzione    dei 
Sandero  nel   Itb.  1.   della  Scoria  .   Ma   li   tormenti   che  oppreffero 
due   Eroi    illuflri    per  dignità  ,   nobilcà   ,  e   virtù  ,    fuperarono  1* 
altrui    pen fiero  .  Quelli   furono  Giovanni  Fiicher  Vefcovo  di  Ro« 
chefter  e   poco  dopo  Cardinale,   e  Tomafo  Moro  Cancelliere  del 
Regno;  eglino  pubblicamente   furono  decapitati;  cioè   il  Moro  nelli 
ó.  di  Luglio,  ed   il  Cardinale    nelli   22.    di  Giugno    del    1535. 
Il    Papa  quand'ebbe  notizia,   che  quelli   vivea  in   carcere  ,  creol- 
lo  Cardinale   per  alleviargli   le  afflizioni  ,     ma   la   nuova   Digni- 
tà gli  accelerò  la  morte.   Paolo   riprovò    le  condotta    del   Re  e 
diede  gravi   Lettere  a  Cefare  ,    al    Re    di   Francia  ,    e    ad  altri 
Principi   pregandoli   di   ammonirlo    e    ridurlo    nella    verità.    Ne 
recitiamo     porzione  :    In    quejla    cofa    Enrico     ba    voluto     imitare 
molti    emp]  ,    ed    il    proprio    progenitore  Enrico   IL   ,    il    quale  perse- 
guito   ed  a  morte  condannò    il  Beato  Martire  San  Tomafo  Vefcovo  dì 
Cantorbery  :   e  ncn  folo  uguagliò  /'  empietà  di  quello  ,    ma    ancora     la 
fuperò  •  poiché   quegli  unicamente    a    morte    condannò    il  Beato   Toma- 
fo  ,    e  que/ìt   occife  molti.'  quegli  condannò  uno    che  difendea    li  diritti 
di  particolare   Chi  e  fa  ,•  quefli  occife  li  Fautori  della   Religione  j   quegli 
amma^TÒ  /'  lArcivefcovo  •   quefli  un    Vefcovo    e  Cardinale  y    quegli    il 
punì  coli*  e/ìlio  ;    quefli  lo  gravò  colle  mole/ìie  di  lungo   carcere  ;  que- 
gli il  fece  ammalare    da  particolari  mintflri  ,  quefli  da  pubblici  car- 
nefici *  quegli  con  violenta  morte  dal  mondo    il  levò  *    quefli    col  fup- 
plicio   occife  il  Santo  del  Signore  ;  quegli  feusò  il  proprio  delitto  pref- 
fo   Papa  %Ale\fandro,  ed  incolpatone  altri   umilmente  accettò    la  correzione 
s  la  penitenza  ,*  quefli  con  animo  ojìinato  difende    il  fagrilego  attenta- 
to, 


Storia  de  Romani  "Pontefici,  $% 

to ,  e  non  Joìo  non  ri  è  pentito  ,  ma  pertinace  ,  ribelle ,  e  nimico  della  ^ 

Chiefa,  non  già  perchè  fia  flato  da  quefla  offe/o,  che  ptuttoflo  il  condecorò    ^EC,-«-V1' 
co/  titolo  di  Difenfore  della  Fede,  ingratijjtmo  armò  in  di  lei  danno ,  e 

froccurò  con  mille  modi  di  offenderla  e    maltrattarla Conobbe 

Paolo  la  orinazione  di  Enrico  che  difprezzò  li  configli  di  Pa- 
pa Clemente  VII.'  e  quindi  rinnovò  la  fentenza  e  Io  anace* 
matizzò.  Eipole  primamente  li  di  lui  delitti  e  fagrileghe  leg- 
gi obbligindo  li  Sudditi  a  foftenere  feifmatici  ed  ereticali  Ar- 
ticoli ,  un  dei  quali  era  ,  che  il  Romano  Pontefice  non  è  Capo  del- 
la Chiefa  né  Sicario  del  Redentore  :  e  che  egli  è  il  Jupremo  Capo  del- 
la  Chiefa  anglicana,  e  lo  elortò  poi  a  riprovare  l'errore.  Am- 
moniice  quindi  li  di  lui  Complici  e  Fautori  di  non  feguirne  1* 
eampio  configlio  ,  di  non  favorirlo  ,  né  predargli  ajuto  .  Se  ei 
ripugnava  ai  comandamenti,  ed  i  complici  non  riceveano  le  efor- 
tazioni  ,  prelcrive  a  quello  lotto  pena  di  feommunica  e  perdita 
del  Regno  di  prefentarfi  al  tribunale  Appoftolico  personalmente 
ovvero  col  mezzo  di  Procuratore  entro  novanta  giorni  ,  ed  ai 
complici  nel  giro  di  feflanta  :  altrimenti  dichiaralo  allacciato 
dalle  cenfuré  citila  Chiefa  e  privato  del  Regno.  Indi  fottopone 
all'Interdetto  li  Luoghi  o  Perfone  ,  colle  quali  Enrico  ed  i 
complici  tengono  commercio:  priva  li  loro  Figliuoli  di  ogni 
dignità  e  grazia;  difpenfa  li  Sudditi  dalla  Soggezione  ;  e  proibi- 
re ai  Cattolici  di  trattare  feco  lui  o  colli  Luoghi  e  Città  , 
che  ad  elio  obbedivano  .  Alli  Prelati  poi  ed  Ecdefiaftici  co- 
mandò di  partirne  dal  dominio,  ed  ai  Principi,  Duchi,  e  No- 
bili di  armare  contro  di  lui  ,  e  li  alTolvette  dall' obbligo  che 
aveano  di  aflifterlo .  Finalmente  comandò  ai  Vefcovi  di  pubbli- 
care la  Coftituzione  ,  e  far  ufo  delle  cenfure  della  Chiefa  con- 
tro chi  direttamente  ovvero  indirettamente  ne  la  impedifeonoo 
ritardano.  Tale  fu  la  fentenza  fulminata  contro  Enrico  Vili.  Re 
d'  Inghilterra  per  abbatterne  ia  protervia  ,  e  ridurlo  nel  fende- 
rò della  giuftizia;  nullameno  Paolo  pregato  dai  Principi  e  mof- 
io  dal  zelo  della  di  lui  falute  fofpendettene  tre  anni  la  efecu- 
zione  .  Se  non  che  crebbero  li  delitti  di  quello,  e  ne  ordinò  l" 
adempimento.  Data  in  Roma  preffo  San  Marco  nelli  30.  di  Jfgom 
fio  dell'anno  della  Incarnazione  del  Signore  15  5.  e  del  Pontificato 
noflro  I.  Errano  perciò  lo  Spondano  dicendola  data  nelli  zy, 
di  Novembre,  ed  il  Continuatore  del  Rinaldi  augnandola  al- 
li  30.  di  O'tobre. 

V.     L'  Imperatore  Carlo  V.   armò  contro  Earbarofla    infìgne 

Cor» 


Sec.  xvr. 


p4  Storia  de  Romani  Pontefici . 

?  Corfaro  di  Algeri  ,  che  (ottenuto    dal  Turco    infettava    le  Spa. 
gne  ,  e  minacciava  il  Regno  di  Napoli.  Raccolto  imperciò  co. 
Sommini-  P,0*°  cfercÌK>  e  preparata  la  Flotta  navigò    verfo    Y  Africa    per 
ttraajutoah  fiaccarne  1'  alteriggia  e  reftituire  a  Tunifi  MuleafTe    da   tui  era 
l'imperato-  fcacciato  .  Carlo  che  comunicato  avea  al  Pontefice  l'imprefa,  ne 
re  contro  li  riportò  encomio  e  fuflìdio  ,  cioè  le  Decime  dei   beneficj .  E  quetti 
Africani  ;     non  contento  di  ciò  col  foldo  della  Chiefa  fabbricò  in  Genova 
ecret1,  dieci  Galere,  alle  quali  ne  uni  quelle  di  Civita-Vecchia,    e  le 
confegnò    a  Virginio  Orfini  ,    a  cui    accompagnò    il  Giuftiniani 
Veneziano  infigne  nella  fcienza  navale  ,  ed   il  Gran  Maftro  de' 
Cavalieri  di   Malta,  e  col  loro  configlio  l'armata  Pontificia  do* 
vea  combattere  .   Poco  prima  fcrifle    ad  Andrea  Doria  Condot- 
tiero della  Flotta  Cefarea  ,  e  gli  mandò   la  fpada  confagcara  col- 
le confuete  Cerimonie    della  Chiefa    efortandolo    a  guerreggiare 
con  valore  la  guerra  del  Signore^  ed  il  buon  Vecchio  volontieri 
li  nuovi  travagli  accettò.  Tuttociò  apprendemmo  dal  Panvini  il 
quale  dice,  che   Paolo  concedette  le  Decime  al  Re  di  Francia  , 
a  condizione  richiedendolo  la  neceflìtà     di  difendere    con  venti 
Galere   li  lidi  Pontifici  e  della  Tofcana:   il  pregò  ancora  ad  imi- 
tare li  generofi  fuoi  Maggiori   li  quali  ottennero  dalla  Sede  Ap« 
poflolica  il  bel  titolo  di  Criftianijfimo  .    Del  retto    quetti    mercè 
l'odio  che  portava  a  Ce  fare  ,  non  accettò  l'indulto  né  fi   lai  e  io 
dalla  autorità  del  Papa  ammollire  .   Per  la  qual   cofa   Paolo  pregò 
di  ajuto  li  Veneziani  ;  ma  quetti   vollero  coltivare  l'amicizia  ftipu- 
lata  col  Turco  .  Il  Giovio  nel  lib.  3  4.  de  feri  ve  li  trionfi  dall'armata 
Pontificia  ed  Imperiale  che  confolarono   il  Papa,  e  deputò  il  Cefa- 
rini  per  complimentarne  Carlo  V.  ed  efporgli  il  gaudio  che  ebbe 
della  vittoria*  quegli  fu  da  etto  Carlo  accolto  onorificentiffimamente, 
il  quale  ufcì  dalle  porte  di  Napoli  per  abbracciarlo  .   Nell'anno  cor- 
rente Paolo  concedette  a  Bologna  il  Tribunale  di  Rota  colla  San- 
zione del  dì   ir.  di  Luglio,  che  decretò    la    qualità  delli   Udi- 
tori e  la  giurifdizione  che  loro  concedea  ,  e    preferirle  ,  che    la 
loro  fentenza  ad   altro  tribunale  non  fi   appelli  :     Noi  dunque  che 
vogliamo  provvedere  alle  molte  fpefe  di  quefti  noflri  Sudditi  ,  ne  rice- 
vemmo le  preghiere^  ordinando  che  nelV  avvenire  le  caufe  civili  che  na» 
feeranno  nei  Cittadini  ed  abitatori    della  Città    e  Diocejì    in  qual/ìvo* 
glia  ijìan^a  fiano  conofeiute  e  definite  nella  mede/ima  Rota    e    non  al* 
trove..^.   Nelli   16.    di  etto  Luglio    approvò    la  Congregazione 
de'  Barnabiti  ,  che  dicemmo  favorita  dalla  Sede  Appoftolica  fino 
nel  1533.  c°l  nome    di  Congregazione    de' Cherici  Regolari    di 

San 


Storia  de  Romani  Pontefici .  9  5 

San  Paolo  Decollato,  diede  alli  Alunni  leggi  ,  privilegi,  e  fa- 
coltà di  fare    li  tre  voti  effenziali  ,    veftire    l'abito  Chericale    ,      c* 
eleggere  il  Superiore  ,  accettare  Novizj ,  ed  amminiftrare  li  Sa- 
gramene .   Al   Prepofito  concedette  facoltà    di  difpenfare    gl'in- 
fermi  e  quelli  che  li   aflìfterebbono  dal  divino  Officio   ed  offer- 
vanza  del  digiuno.  Approvò  colla  Sanzione    del  giorno   2  e»,    di 
Agofto  del   153C».  li  Cappuccini,  che  fotto  nome  di  Minori   di 
vita  eremitica  nelli   3.  di   Luglio  del  1528.   Clemente  Papa  VII. 
avea  aferitto    alle  Clauftrali  Congregazioni  .    Dice   Paolo  cosi  : 
•Attendendo  noi  ai  cop'tofì  frutti  ,    che  fono  prodotti  da  codefìo  Ordine 
operante  nella  Vigna  della  Cbiefa  di  Dio  ,  e  fperiamo  ,  che  faranno   nel 
futuro  prodotti  ;  e  volendo    noi   favorire    quelle  cofe    che  appartengono 
alla    propagazione    di    quello  ,    ricevemmo    le  fupplicbe    delti  ^Alunni . 
Quindi  con  sAppofìolica  autorità  e  con  nofìra  faenza  approvando  e  con- 
fermando   le  Lettere    dell'  %Antecejfore    noftro  Clemente    il  di  cui  tenore 
abbiamo  voluto  effervare  ,    le    indirizziamo    al  Vicario  Generale    della 
predetta  Congregazione    che    la  governerà    ed  alli  Frati  ,   come  fé    ad 
ognuno  di  ejfì  fodero  dirette  /  e  decretiamo  ,  che  il  contenuto   nelle  pre» 
flette  Lettere  fìa  valido.  Dunque   Paolo  concedette  al  Vicario  Ge« 
nerale  la  facoltà  di  convocare  in  ogni  triennio    il  Generale  ca- 
pitolo ,  in  cui  fi  eleggerà  a  Vicario  un'Alunno  Cappuccino  ,   il 
quale  dopo  la  elezione    fi    prefenterà    al  Miniftro  Generale    de' 
Conventuali ,  da  cui  otterrà  la  conferma  e   la  facoltà  di  gover- 
nare  la  propria   Famiglia .  L'  Oldoini   accenna,  che   Paolo   fi   af- 
flitte nel  fencire  che  Fra  Bernardino  Ochini    apoftatò  dalla  Fe- 
de ;  e  dubitando  che '1  peflimo  efempio    di   coftui    induca    altri 
al  male,  convocò  Con  fi  (Iorio  ,  ed  efpofe  ai   Padri    il  danno  che 
fovraftava  ai  Cappuccini,  e  che  era  rifoluto  di   eftinguerli  nel  na- 
feere .  Li  Cardinali  convenivano  col   Papa:     il  folo  Sanfeverini 
perorò  in   favore  di  quelli,  e  configliò  di  non  gaftigare   nelli  inno- 
centi l'errore  altrui.  E  tanto  fu  facondo  nel  dire,  che  ritirò   il 
Papa  ed  i  Padri  dal  concepito  penfiero.  Per  il  che  quegli  coman- 
dò al   Cardinale  di  Carpi  Protettore  dell'Ordine  di   convocare  in 
Roma  li  Vicarj  delle   Provincie  e   Religiofi   più  affannati,  di  efa- 
minare  la  loro   fede,  e  ragguagliarne   la  Sede  Appofrolica.   Qué- 
gli  conobbe  la  rettezza  della  fede  e  converfazione  loro,  laelpo- 
*e  al   Papa  ,    e   fgombratofi   il  fofpetto  concepito    fvanì   il   turbi- 
ne che   ne   minacciò  l'eccidio.  Tuttociò  racconta   l' Oldoini,  ed 
aS§,ugne»  the   Paolo  perfuafo  della  rettezza  e  favio  coftume  dei 
Cappuccini  ne  confermò  l'Ordine,  e  con  efimj   beneficj    e  pri- 
vi- 


p6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

—^——p  vilegj  Io  arricchì .  Noi   però  dobbiamo  notare    il    di  lui  troppa 
EC  abbaglio  nel  fupporre,  che  Bernardino  Ochini  fotte  Superiore    e 

Capo  della  Congregazione  ;  è  cerio  ,  che  la  conferma    dell'  Or- 
■     dine  precedette  l*  Apoftafia  di  quello  r  il  quale  vifle  nella  offer- 
vanza  dell' Iftituto  ot.to  anni,   e  fuggi  da  quello  nel   1542. 
„.  VI.     Ne'  primi   del   1536.  in  cui  entra  la  Storia,  Carlo  V. 

onorificenza  VIttor'0^0  ne^a  spedizione  moda  contro  Barbarofla  partì  da  Na- 
l' ImDerato-  P0^  ec^  a   ^oma  fi  portò,  pel  cui  ricevimento    il   Papa  mandò 
re  Carlo V.  a  Terracina  due  Cardinali  con  titolo  di  Legati  Apposolici,  fé 
in  Roma,    diamo  fede  alli  Atti  Confiftoriali,  che  lo  accennano  accolto  in 
Roma  con  onorificenza.  Giunfe  ei  alle  porte  dell'alma  Gittà  fot. 
10  il  di   5.  di  Aprile  ;    quivi    attendealo   Paolo  Capifucchi   Ve- 
feovo  di   Nicaftro  e  Vicario  di  Sua  Santità  ,    che    gli    efibì    il 
bacio  della  Croce ,  e  l'Imperatore  feduto  nel  deftriero  con  rive- 
renza la  baciò:  quindi  il  condurle  al  Papa  dimorante  in  Trono 
afiìftito  dai  Cardinali  ;  e  Ce  fa  re  protrato  l'adorò.  Biafio  di  Ge- 
fena  in  tal  modo  il  fatto  deferive  :  ,,    L'  Imperatore  veduto  il 
„  Papa  gli  fece  riverenza,  che  ripigliò  vicino    al  Trono   Pon- 
,,  tificio;   poi  fi   proftrò  e   baciò  il  piede  di   fua  Santità  ,  ed  il 
,,   Papa  moftrò  in  qualche  modo  di  volerlo  ritirare  ;    indi    ba- 
,,  ciò  la  mano  di  fua  Santità  che  '1  ricevette    benigniffimamen- 
„  te  al  bacio  della  bocca.     Il   Papa    allora  alquanto    dalla  Sede 
,,  fi  alzò,  ed  abbracciatolo  con  tenerezza    tennero    vicendevole 
,,  difeorfo  „  .  Il  Giovio  ed  altri  accennano  ,  che    l*  Imperatore 
dimorò    in    Roma    quattro    giorni  ;    ma    il   Panvini    la    di  lui 
dimora  prolonga    a  giorni  tredici"    il  che    anco    afferifee  Biafio 
di  Cefena,a  cui   prediamo  fede,  perchè  era  prefente ,  e  perchè 
narra  il  fucceduto    con  accuratezza  .    Cefare  efpofe    che    portoni 
a  Roma  per  adorarlo  ed  efortarlo  alla  convocazione  dell'Ecume- 
nico e  Generale  Concilio:   ed  il    Papa  nelli  otto  di   Aprile    te- 
nuto Confiftorio  ne  pubblicò  il  Decreto  .   Di  ciò  trattano   li  At- 
ti  Confiftoriali  :   „   Nel  giorno  ottavo    di   Aprile    del     1536.  lì 
,,  convocò  la   Congregazione  de' Cardinali  ,    in   cui    il  Santiflì- 
,,  mo  Pontefice  dichiarò  di  voler  intimare  il  Concilio  ;  il  che 
,,  eflendo  da  tutti  comprovato  il   Reverendiflìmo  Vefcovo  d'O- 
,,  ftia  Cardinale  Senefe  ;  li   Reverendiffimi  Chinucci  ,  Simonet- 
„  ti  ,    Contarini   Preti  ;  Cefi  ,    e  Cefarini  Diaconi    furono  de- 
,,  putati  per  la    fanta    imprefa  :    quindi    efTendo  prefente  Cefa- 
„  re  s' introdufTero    l'Arcivefcovo    di   Brindili  y    il  Vefcovo    di 
11   leggio  »  e   PierPa°l°  Vergeri  ,, . . ..   Nella  Feria    feconda    di 
Pafqua    17.    di  Aprile    l'Imperatore    con    proliffa  Apologia    in 

Idio. 


Storia  de  Romani  Pontefici.  97 

Idioma  Spagnuolo  fi  congratulò  col  Papa,  che  decretò  l'Ecume- 
nico Concilio,  ed  il  pregò  di  accelerarlo.  E'  certo  però,  che  Recavi. 
Paolo  II L  nelP  anno  antecedente  ne  ordinò  la  convocazione 
come  dicemmo,  ed  efpofto  l'animo  fuo  ai  Cardinali  e  Princi- 
pi feco  loro  configlioflì  per  convocarlo  tortamente .  Piuttofto 
Cefare  colle  diuturne  difcordie  col  Re  di  Francia  era  la  cagione 
della  dilazione.  Ditte  Carlo  ancora  di  efferfi  trasferito  a  Roma 
per  lignificare  al  Papa  il  zelo  che  avea  pella  Fede  ed  il  defiderio 
di  comporre  le  controverfie  di  Religione  ,  e  di  volgere  le  fue 
forze  contro  il  Turco.  Conteftò  di  non  poter  foffr ire,  che  men- 
tre ei  preparava  la  militare  fpedizione  contro  il  Turco  ,  il  Re 
di  Francia  mofle  guerra  al  Duca  di  Savoja  con  animo  di  por- 
tarla nel  Ducato  di  Milano.  Quindi  fi  doveano  terminare  le 
difcordie  che  occafionavano  la  rovina  di  tanta  gente,  ed  entram- 
bi poteano  ricevere  privato  accomodamento  ;  e  dicea  d'  effere 
pronto  alla  pace,  purché  quegli  reftituifca  al  Duca  lo  Stato  • 
ed  ei  promettea  al  Terzogenito  di  lui  il  Ducato  di  Milano  : 
e  volea  ,  che  effo  Re  di  Francia  ed  i  Principi  che  non  atrer- 
rebbono  la  pace,  fieno  puniti  colle  pene  dovute  ai  nimici  della 
Cattolica  Religione  :  del  retto  tuttociò  defiderava  per  abbat- 
tere il  Turco.  Li  Giovio  ,  Bellaj ,  e  Belcari  recitano  l'Apolo- 
gia di  Carlo  V.  Se  non  che  quefti  con  quella  maggiormente 
inafpà  Francefco .  Perorò  per  un'  ora  alla  prefenza  del  Ponte- 
fice, di  Cardinali  ,  e  de' Miniftri  dei  Principi.  Ripigliò  il  Pa- 
pa, dicendo  che  provava  affanno  per  le  difcordie  tanto  invetera- 
te nelle  Corti  principali  di  Europa,  e  per  la  unione  loro  co- 
me ora  così  nell'avvenire  impiegare  ogni  attenzione  ,  defidero- 
fo  che  una  volta  ceffino .  Per  la  qual  cofa  con  aflìdue  lagrime 
orava  ai  Signore.  Indi  ringraziò  Cefare  della  difpofizione  che 
avea  per  la  pace  ,  e  pregollo  di  coltivarne  il  fanto  penfiero  ; 
efibi  la  propria  mediazione  per  ridurla  ad  effetto  -  e  promife- 
gli  ,  che  farebbe  Padre  amorofo  con  chi  la  favorifce  ,  e  fareb- 
be ufo  delle  cenfure  con  chi  ne  la  flurbi.  Rapporto  il  Conci- 
lio afificurollo,  che  follecitamente  lo  arebbe  convocato.  Ciò  det- 
to Carlo  Hemard  Vefcovo  di  Mafcon  Ambafciatoie  del  Re  di 
Francia  difle  a  Cefare  ,  che  il  fuo  Re  è  propenfo  per  la  pace , 
e  che  la  favorifce  ;  riguardo  le  altre  cofe  non  potea  dare  ri- 
fpofta,  poiché  ignorando  la  lingua  Spagnuola  non  avea  intefo  il 
propofto  ,  e  pregavalo  di  farglielo  efporre  ,  perchè  pofla  fignifi- 
Tom.X.  N  car- 


pg  Storia  de  Romani  Pontefici: 

■  cario    al    fuo  Monarca  :    ed    ei  promife    di  fargli  tenere    eopii 

Sec.XVI.   del]a  Apologia. 

VII.  Intanto  H  Papa  temea,  che  il  Re  di  Francia  offefo  da 
Proccura  quefta  il  creda  confapevole  ,  e  difie  alli  Oratori  di  quello,  che 
la  pace,  fenza  fua  notizia  l'Imperatore  avea  prodotto  il  fuo  penfiero  • 
e  certamente  non  arebbcglielo  permetto .  E  perchè  erafi  fatto  , 
pregavali  di  efporlo  con  tale  deftrezza  al  Re  ,  che  egli  non  fi 
adiri  né  abbandoni  la  pace.  Eglino  dittero,  che  bramavano  di 
fapere  da  Cefare  il  fentimento  nel  produrla  ,  e  lo  aflìcurarono 
di  efporlo  al  Re  colla  maggior  mitezza  e  poffibile  .  Per  tanto 
nelli  18.  di  Aprile  dovea  Cefare  partire  per  Siena,  ed  il  Papa 
ed  eflì  Oratori  il  pregarono  di  manifestare  il  proprio  animo  j 
ed  ei  conteftò,  che  non  intefe  di  offendere  il  Re  di  Francia; 
che  quefti  avea  detto  e  fatto  cofe  ,  che  ei  vorrebbe  ,  che 
non  foffero  dette  né  fatte;  nullameno  bramava  di  pacificarli  , 
ma  noi  volea  violentare.  Il  Pontefice  ciò  udito  fi  rallegrò  e 
diffegli ,  che  volea  pacificati  efTo  ed  il  Re  di  Francia,  poiché 
dalla  loro  unione  proverrebbe  la  felicità  maggiore  della  Chie- 
{ a  .  Né  diverfamente  lignificò  al  Re  di  Francia  e  conteftogli,  che 
con  zelo  operarebbe  pel  di  lui  bene.  E  Cefare  ripigliò  ,  che 
approverà  ciò,  che  verrebbegli  per  tale  affare  efibito .  Ma  poi 
con  vigore  la  guerra  contro  il  Re  Francefco  preparò.  Parti  in- 
tanto da  Roma,  e  pervenuto  in  Siena  fu  vifitato  dal  Cardinale 
di  Lorena  ,  che  in  nome  del  Re  Criftianiflimo  gli  efibì  propo- 
rzioni di  pace,  ma  ei  le  ripudiò.  E  perchè  avea  raccolto  buon 
efercito  meditava  d' invadere  la  Francia .  Per  la  qual  cofa  il 
Papa  non  poco  intriftito  con  Lettere  lo  efortò,  e  deftinò  ad  ef- 
fo  Legati  che  il  configlino  alla  pace.  Li  Atti  Gonfiftoriali  in 
tal  modo  la  cofa  deferivono  :  ,,  Nella  Feria  terza  2.  di  Giù- 
„  gno  del  I53<5.  fu  tenuto  in  Roma  Confiftorio  ,  nel  quale  il 
,,  fantiffimo  Signore  noftro  deliberò  di  fpedire  Legati  Apporto» 
„  liei  ali1  Imperatore  ,  al  Re  Criftianiflimo  ,  ed  a  quello  de' 
,,  Romani  ;  e  li  efortò  a  deporre  le  armi  e  comporre  le  di- 
„  feordie ,  perchè  la  Crifliana  Repubblica  era  minacciata  dai 
„  Turchi  ,,....  All'  Imperatore  deputò  il  Cardinale  Carac- 
cioli  ,  al  Re  Criftianiflimo  il  Triulzi  ;  ed  al  Re  de' Romani  il 
Wayvoda  .  Erra  imperciò  il  Ciaconio  nello  fcrivere,  che  quello  di 
Carpi  fu  mandato  in  Francia  :  poiché  quefti  non  ancora  eraaferit- 
to  al  Sacro  Senato.  Errò  anco  il  Bella)  nel  lib.  6.  fcrivendoche 
il  Cardinale  di  Carpi  fu  fpedito  all'Imperatore ,  ed  è  convinto  di 

cr- 


Storta  de  Romani  Pontefici*  99 

errore  dalle  Piftole  di  Paolo  date  a  quello  nelli  14.  di  Giugno:   "^""TIT^ 
E  [ebbene  in  quefto  giorno  inviamo  alla  tua  M.ieftà  li  noftri  Legati  Cav*     ÙEC,AVI. 
binali  della   Romana   Cbiefa  Triul^j  e  Caraccioli  ,  pure  ti   Triul-*}  vi* 
Jitata  la  Maejìà  tua  deve  portar/i    in  Francia-  per    la  mede/ima  cau- 

[a In  altro  tempo    vedremo    il  Carpi    Legato  Appoftolico 

preffo  Cefare .  Scritte  anco  al  Re  Francefco  e  pregollo  di  fa-  ■ 
Yorire  la  pace,  ed  efortò  Cefare  di  volgere  in  danno  del  Tur- 
co le  truppe.  Il  Triulzi  che  dovea  portarli  in  Francia,  vifitato 
Cefare  configliollo  alla  pace;  ma  in  damo  fé  diamo  fede  al 
Bellaj.  Lo  interrogò,  fé  accettarà  efla  pace,  quando  il  Re  di  Fran- 
cia reftituifca  al  Duca  di  Savoja  il  Piemonte  ?  fé  concederà  il 
Ducato  di  Milano  ad  un  Figliuolo  del  Re  fofpendendo  le  ofti- 
lità  finché  abbiafi  ridotto  ad  effetto  il  trattato  ?  ma  Cefare  fi 
moftrò  alieno  dal  propofto .  Il  Legato  pregollo  di  attenere  le 
promefie  ;  ma  ripigliò  ,  che  non  mai  pensò  di  concedere  ad  al- 
cuno il  Ducato  di  Milano;  avealo  propofto  folo  per  ammanfi- 
re  il  Re  ed  indurlo  a  deporre  le  armi  ,  né  altro  diffe:  ed  il 
Legato  partì  alla  volta  di   Francia  a  cui  era  deftinato. 

Vili.  Intanto  Cefare  afcolcò  il  configlio  del  Duca  Leva  ed  Rende  gra- 
invafe  la  Francia  con  tanta  fiducia,  che  ftimò  di  vederfi  in  Pa- 2ie  ad  An- 
rigi  e  fcacciarvene  il  legittimo  Monarca.  Per  il  che  affali  la  neo  Mom- 
Provenza  per  mare  e  per  terra.  Ma  il  Marefciallo  Anneo  Mom- moranci- 
morancì  Maggiordomo  della  Cafa  Reale  diftrufle  nel  Regno  li 
prodotti  neceffarj  per  l'armata  Cefarea ,  che  dovette  ritirarli  e 
ridurfi  affai  indebolita  in  Lombardia.  Il  Bellaj  nel  lib.  7.  ed  il 
Giovio  nel  36.  defcrivono  la  inutile  fpedizione  di  Carlo  V. 
Quando  il  Pontefice  ebbe  notizia  ,  che  Anneo  difefe  la  Contea 
di  Venaifin  ,  diedegli  affettuofa  Lettera  nelli  22.  di  Dicembre: 
Fummo  in  ogni  giorno  confapevofi  della  tua  buona  volontà  per  noi  e 
per  la  cuflod/a  dello  Stato  nojlro  e  delle  cofe  appartenenti  alla  Sede  %Ap~ 
poflolica  .  Sovente  a  noi  lignificò  il  venerabile  Fratello  noftro  Vefcovo 
di  Carpentras  (di  cui  tefìè  premiandone  li  meriti  e  virtìi  il  promovemmo  ali* 
Ordine  Cardinalizio  )  che  tu  per  difendere  lo  Stato  noftro  ed  i  nofìri  pò» 
poli  dai  pericoli  della  guerra  bai  praticato  tale  cura ,  che  non  ne  prò» 
varono  la  indigenza  .  Per  la  qual  co  fa  contefltamo  ,  che  non  potea  daU 
la  tua  follecitudine  operar/ì  cofa  a  noi  p.u  grata  ....  Errano  li  Scrit- 
tori che  riducono  quefta  Lettera  al  1537.  ,  non  folo  perchè  il 
fecondo  del  Pontificato  di  Paolo  conviene  col  1536.,  ma  anco- 
ra perchè  la  promozione  di  Jacopo  Sadoleti  accadette  nelli  20. 
ili  Dicembre  di  quefto.  Si  promovea  la  guerra  ,  ed  il  Papa  pa- 

N     2  ti* 


i.oo  Storia  de  Romani  Pontefici* 

tivane  pel  danno  che  ne  veniva  alla  Religione  ;  e  perchè  per- 
Sec.XVI.  ^  ja  0CCaf10ne  della  falute  d'Inghilterra  che  ei  proccurava. 
Intanto  il  Re  Francefco  trattò  coi  Turco  la  rovina  di  Carlo, 
■  obbligandolo  d'invadere  il  Regno  di  Napoli  in  tempo  che  egli 
afferebbe  il  Ducato  di  Milano.  Era  Cefare  mercè  la  guerra 
foftenuta  infelicemente  privo  di  foldo  e  di  Capitani  ;  né  areb- 
be  potuto  in  un  tempo  difendere  il  Ducato  di  Milano  ed  il 
£tgno  di  Napoli.  Per  tanto  li  Cardinali  Triulzi  e  di  Carpi 
Legati  Apposolici  ottennero  fìentatamente ,  che  non  fi  fomenti 
la  guerra;  non  poterono  però  pacificarli.  Il  Bellaj  nel  Ub.  zi. 
dice  :  ,,  Cefare  non  volea  edere  il  primo  a  parlare  di  pace,  né 
„  il  Re  volea  e  (Ter  lo  ;  quegli  riputava  le  fue  difavventure  ef- 
,,  fetto  di  cattiva  forte  non  già  del  valore  dei  Francefi  ,  que- 
,,  fli  perchè  il  fapea  affai  indebolito  non  volea  ritirarfi  .  Li 
,,  Cardinali  fovente  ne  fcriveano  al  Pontefice  ,  né  mancavano 
,,  al  proprio  dovere,,.... 
Intima  **•  Vedemmo  il  defiderio  di  Paolo  per  l'Ecumenico  Conci- 
li Concilio  li°  j  e  cke  avea  decretato  di  convocarlo  .  Angelo  Maffarelli  Se- 
Generale  in  gretario  del  Concilio  di  Trento  elpone  con  candore  le  cagioni, 
Mantova;  e  che  induffero  Paolo  a  dilazionarlo:  Ma  poiché  la  Criftianità  era 
crea  Cardi- a fìfa lira  e  quafi  abbattuta,  ed  il  Regno  d'Ungheria.  l'Italia,  e 
1  Aulirla  erano  agitate,  ri  Ibi  vette  di  convocarlo.  E  l'Imperato- 
re modo  da  pietà  verio  Dio  ed  affetto  verio  la  Religione  otte- 
nuto V  affenfo  dei  Re  d'Ungheria  e  Boemia,  delli  Elettori  dell'Im- 
perio ,  e  dei  Principi  di  Germania  fovente  operò  per  e ffo  Con- 
cilio; ed  il  Re  di  Francia  avealo  chiedo  più.  volte  a  Clemen- 
te VII.,  a  Paoio  III.,  ed  al  Collegio  de'  Cardinali  .  Il  perchè 
Paolo  lo  intimò  in  Mantova  fotto  il  dì  23.  di  Maggio  dell' 
anno  1536.,  fperanzito  con  quefto  di  reftituire  alla  Chiefa  di 
Dio  l'antico  fplendore  ,  di  riformare  il  Clero  ,  di  diflruggere 
le  erefie  ,  e  di  ridonare  ai  Principi  la  pace  .  Compofe  per  tan- 
to la  Bolla  e  la  pubblicò  in  Confiftorio  ne'  2.  di  Giugno  non 
nelli  29.  di  Maggio  come  con  abbaglio  fcrive.  il  Pallavicini. 
Li  Atti  Confiftoriali  Mfs.  del  Cardinale  Spada  accennano  ,  che 
nel  giorno  fecondo  di  Giugno  in  Roma  fi  formò  la  Cogitazio- 
ne e  venne  pubblicata  in  Confifìorfo  .  E'  ben  vero  ,  che  nelli 
20.  di  Maggio  fi  decretò  in  Confiftorio  ,  che  accadendo  la  mor- 
te di  Paolo  in  tempo  del  Concilio  la  elezione  del  Pontefice  ap- 
partiene ai  Cardinali  e  non  ai  Padri  .  Con  quefìa  Paolo  di- 
chiarò ii  Concilio  unico    rimedio    di    tanti  mali;  indi  efpofe  , 

che 


Storia  de  Romani  Pontefici.  101 

che  mercè  la  divina  Provvidenza  era  giunto  il  tempo  ,  in  cui   -  '    '  '  TJy^ 
lo  intimi   in  Mantova  Città  ficura    da  oftile  incurfione    ed    ab- 
bondantemente   provveduta  pel  foftentamento  de'Padri   che  vi   af- 
fitteranno :   e  dice,  che  nelli  23.  di  Maggio  del   1537.  darebbe- 
fi   principio  alla  falutevole  Adunanza.   Elortò  poi  Celare,  il   Re 
di   Francia  ,    e  Criftiani    Principi    ad   afiìftervi    perfonalmente  , 
ovvero  deputarvi  Minittri.    Ai   Vefcovi    e   Prelati    della  Chiefa 
comandò   in   virtù  di   fanta  obbedienza  di   trasferirli   in  Mantova 
ed   affittere  all'Ecumenico  Concilio.   Ma  perchè   Federico  Duca 
di  efla  Mantova  non  elfendo  prefidiata  la  Città  ripugnava  di  rice- 
vere tanta   moltitudine  di   popolo,   come  vuole    il  Cardinale  Sa- 
doleti;o  perchè  come  lo  fletto   Papa  accenna,  efigea  condizioni 
contrarie  troppo  alla  pietà  ,  alle  circoftanze  dei   tempi  ,  ed  alla 
dignità  e  libertà  della  Sede   Appoftolica  deputò  Vicenza  che  non 
ii  volea  come  troppo  dilcotta  dalla  Germania*   ed  affai   pili  per- 
chè li   Veneziani   al  cui   felice  dominio  quella  appartiene,  non   1* 
accordarono  per  non   irritare  il  Turco  che   paventa    V  Adunanze 
de'  Cattolici  .  Dunque  fi  deputò  Trento  ed   in   quefta  fi  celebrò 
il  Concilio.   Intanto  il    Papa    con   Lettere    chiamò    a   Roma    li 
Ecclefiaftici  illuftri   per  dottrina  ,  fantità  ,    e    virtù  ,    dai   quali 
fperava  ajuto  e  configlio    per  la  fanta  imprefa.    Ciò  apprendia- 
mo   dalle    date    a  Giampietro    Carafa   Vefcovo    di   Chieti    nelli 
23.  di    Luglio  ,  ed   a  Reginaldo   Polo  Inglefe    nelli   257.    Deter- 
minò ancora   coli' attenta    dei   Padri    di   mandare    in  varie    Pro- 
vincie  Apposolici   Nunzj   per  intimarvi   il  Concilio.    Molte  al- 
tre Lettere  feri  (Te  per  promoverne  il   felice  efito  .   Una  ne  diede 
fotto  il  dì    io.  di  Settembre  al   Re  di   Polonia  ,    e    gli   dice  di 
avere  intimato   il   Concilio.  Con  altra   fignificò  lo  ftefib  a  quel 
di   Danimarca  ,  ed  elortollo  ad   intervenirvi  o  permettere  ai  Ve- 
fcovi  del    Regno    di   aflittervi .    Dello  fteflb  argomento    ne  leg- 
giamo date  ai    Principi   Protettanti  ;  quefti  però  fedotti     dai  Lu- 
terani   negarono  di   comparirvi  ,   poiché   convocato  era    in   Città 
d'  Italia .  E   confettarono    di   volerlo  in   Germania  ;  e  poi   nega- 
rono di   aflittervi  ,   perchè   intimato    era  dal    Papa    che    odiavano 
mortalmente.  Imperciò  quando  in   Germania  Giovanni   Morono 
e  Legato   Appoftolico   lo  intimò,  etti   Luterani    prima  ne  temero- 
no ;   indi   il   riputarono  lofpetco  perchè   ad  etto  atti tterebbono  Ve- 
fcovi  Cattolici  .    Intanto   il   Papa  condecorò    colla   Porpora    ma- 
gnanimi  Ecclefiaftici  ,  li    quali    ad   etto  farebbono  di   ajuto  e  con- 
iglio   nel  governo    della   Crittiana   Religione  .    Li   Storici    non 
convengono  nel  numero.  Il  Gualtieri  ne  vuole  creati  nove;  il 

Cia- 


102  Storta  de  Romani  Pontefici. 

"""''y    Ciaconio  li  riduce  a  dieci:  il  Panvini  afferifce ,  che  furono  do- 
te. AVI.    (jjc-  ^  ^UQ  ^g»  qUajj   -j  papa  jn  petlo  rjferfc>ò    a  fuo  genio    ed  a 

piacere  dell'Imperatore:  TOldoini  è  di  parere,  che  fiano  nove 
•ai  quali  aggiugne  due  riferbati    in  perto  *    il  Continuatóre    del 
Fleury  incautamente  accenna  pubblicati    nelli   20.    di   Dicembre 
undici   Cardinali.  Noi  in  tanta  varietà  diciamo,  che  Paolo  III. 
xiellì  22.  di   Dicembre  pubblicò  nove  Cardinali    e  due  ferbò  in 
petto  :  così  terrificano    li  Atti  Confiftoriali  :   ,,  Nel  giorno  22. 
„  di  Dicembre  tenne  il   Papa  Con  fi  (torio ,  ed  in  quefto    aggre- 
„  gò  all'Ordine  de* Cardinali  della  Romana  Chiefa  Giampietro 
„  Carafa  Vefcovo    di  Chiesi  ;    Gianmaria    dal  Monte  Vefcovo 
„  Sipontino;  Ennio  Vefcovo    di  Veroli   Prefetto    del  Cartel  S. 
„  Angelo-  Jacopo  Sadoleti  Vefcovo  di  Carpentras  ;  Criftoforo 
„  Giacobazzi  Vefcovo    di  Coffano    Datario  di  Sua  Santità  ;    il 
„  Vefcovo  di  Mafcon  •  e  Pio  Vefcovo  di   Faenza  :  quefti  furono 
,,  detti   Preti  Cardinali  :  trai  Diaconi  annoverò  Reginaldo  Polo 
„  Inglefe  Protonotario  Appoftolico,  e  Ludovico  Borgia    nipore 
„  di   Aleffandro  Papa  VI.    Oltre    quefti    coll'affenfo    dei  Padri 
„  due  ne  riferbò  in  petto*   un  di  quefti   farebbe  fecondo  il  fuo 
5,  genio,  e  l'altro  ad  arbitrio  di  Cefare,,  . . . .   Da  che  fi  raccoglie, 
che  nelli   22.  di  Dicembre  del  1536'.   Paolo   III.  creò  Gianmaria 
dal  Monte  di  Arezzo  Uditore  della  Camera  Appoftolica  ed  Ar- 
civefeovo  Sipontino,  che  fotto  nome  di  Giulio  III.  falì  il  Tro- 
no Pontificio  ;  Giampietro  Carafa  Napolitano  Vefcovo  di  Chie- 
ti  che  fu  Papa  col  nome  di   Paolo   IV.  •    Ennio  Filonardi   Ita- 
liano Vefcovo  di  Veroli   ed  Uditore  della   Romana   Rota  :  Car- 
lo Hemard  Francefe  Vefcovo  di  Mafcon    Ambafciatore  di  Fran- 
cefeo  I.    preffo    la  Santa  Sede  :   Criftoforo  Giacobazzi   Romano 
Uditore  della   Rota   Romana  :  Jacopo  Sadoleti   Modenefe  Vefco- 
vo   di  Carpentras  ;    Rodolfo  Pio    di   Carpi   Vefcovo    di   Faenza 
Nunzio  in   Francia  ;    Reginaldo   Polo  Inglefe    confanguineo    de* 
Re    d'  Inghilterra    difenfore    invitto    della  Ecclefiaftica  libertà  , 
Principe  di  eroica  magnanimità  ,  che  foftenne    varie  Legazioni 
in  Francia,  Fiandra,  ed  Inghilterra ,  in  cui  reftituì  la  Cattolica 
Religione  fotto  il  Regno  di  Maria  :  e  Ludovico  Borgia  Spagnuolo 
figliuolo  del  Duca  di  GandU  e  nipote  di  Aleffandro  VI.  Li  rifer- 
vati  in  petto  e  pubblicati   nelli  13.  di   Marzo  del    1598.   furono 
Niccolò  Gaerani  confanguineo  di  Papa  Bonifacio  Vili,  e  Girolamo 
Aleffandro  de  Motta  de'Conti  di  Landro  nella  Carnia  Arcivefcovo 
di  Brindifi  •  quefti  foftenne  varie  Legazioni  in  Germania  pe'  negozi 
della  Fede  .  Il  Pontefice  quando  ne  pubblicò  la  promozione,  inte- 

fé 


Storie  de  Romani  Pontefici.  103 

fé,  che  non  farebbe  accetto  al  Re  de' Romani  ,  poiché  egli  era  -,      ....  ■' 
acre  troppo  colli  Luterani,  ed  arebbe  per  ventura  ricardato  la  J 

concordia  che  maneggiava!!;  e  foipendettene  la  pubblicazione;  il 
che  certamente  recò  aggravio  alli  Fedeli  e  principalmente  ai 
Cardinale  Sadoleti ,  che  fé  ne  querelò  col  Papa .  Così  dicono 
li  Atti  Confiftoriali  :  „  Nel  giorno  13.  di  Marzo  del  1538.  fi 
„  tenne  Confi/torio  ,  in  cui  il  Santiffìmo  Signore  noftro  creò 
11  Cardinali  della  Romana  Chiefa  V  Arcivefcovo  di  Brindifi  ,  e 
11  Niccolò  Gaetani  Protonotario  Appoftolico  ,,  .  .  »  .  Del  retto 
errano  nel  foggi ugnere  :  „  L' Arcivefcovo  di  Salerno  ,  a  cui 
„  liberalmente  fu  efibito  il  Cardinalato  ,  collantemente  rinun- 
1,  ziollo  con  meraviglia  di  tutti  „ . . . .  Quelli  fu  Federico  Fre- 
gofi  Genovefe  ,  e  venne  promoiTo  nelli  zc;.  di  Dicembre  del 
1530.  non  nelli  12.  di  Novembre;  poi  accettò  la  Dignità  in- 
dotto dal  comandamento  del   Papa  . 

X.  Quefti  intanto  defiderofo  di  reftituire  alla  Chiefa  il  pri-  .-Medita  *a 
•  ■•  *     1       t  jtir»  r*     •  1  riforma  del- 

miero  decoro  meditò  la  riforma  della  Romana  Curia  ,  e  nel  ,  D  „,„„„ 
...  ,.  ~  .. '  .      la   Romana 

1537.   ìftitui  grave  Congregazione  di   quattro  Cardinali    e    cin-  Curia- proc- 

que   Prelati  ,  li  quali     doveano  proporre    il  metodo    più  oppor-  cura  la  pa- 
tuno  per  la  imprefa  .  Li  Cardinali   furono    li   Contarini  ,   Cara-  ce  dell'  lin- 
fa, Sadoleti ,  e   Polo:   ed  i   Vefcovi  il  Fregofi  di   Salerno  ,  l'Alef-  peratore    e 
fandri  di  Brindifi,  il  Giberti   di   Verona,  il  Cortefi   Abare  Be-  ^e  di  Fran- 
nedettino  di   Su  Giorgio    di   Venezia  ,    ed    il  Badia   Dominicano  cla4e  'nvl' 
Maeftro    del  Sagro   Palazzo  ,    Quefti     formarono    certi  Capitoli  cjpj  3|Coe- 
appartenenti   alla  Economia  della  Chiefa  ,  e  li   dierono    al    Pon-  cilio . 
tefice  :   ne  fa  menzione  Natale  Aleffandro   nella  Vita  di   Paololll. 
Contro  li    Autori   appena   n'  ebber  notizia  li  Luterani  ,  pubblica- 
rono due  Scritture    in  Latino    compofte    dallo  Stormio   Rettore 
Argentinenfe,  una  poi  fu  tradotta  in  Tedefco   da  Lutero  e  vi  unì 
empie  note  confutate  dalli  Coeleo  e  Sadoleti  ,.  Lo  Sleidano    di 
malanimo  recita    quefti  Capitoli    di   riforma  ;    il   che  però    non 
ifeema  V  ofTequio  loro  dovuto .    Il  Pontefice    perchè    non  fi  ri- 
tardi il  Concilio  nell'anno  fcaduto  intimato  in  Mantova  ,  tentò 
di  diftruggere  gl'impedimenti  che  (turbare  lopoteano»  E  perchè 
le  difeordie  inforte  tra  Cefare  ed  il   Re  di  Francia  poteano  ritar- 
darlo, proccurò  di   riconciliarli.   Dicea  :   £'  vicina   la  primavera, 
in  cui    dovrebbe/i  dare  principio    a\C  Universale  Concilio   the  noi    inu- 
mammo ,  ed  è  rimedio  unico  per  diftruggere  /'  ere/te  ,  riformare  la  Cbie- 
fa  ,   conservarne  la  disciplina  ,  e  provvedere  altre  cofe  neceffarie  e  Salu- 
tari y  temiamo  però  ,  che  le  vojìre  armi    voltate    contro   la  Gallia  Ci- 

fé. 


oi4  Storia  de  Romani  "Pontefici. 

/alpina  vicina  al  Luogo  in  cut  deve  con-uocarfi  effo  Concilio,  ne  lo  ffur» 
bino....  Da  codejla  anfietà  agitati    per   non  mancare   al  noflto  mini* 
fiero  e  joddisfare   con  diligenza   alle  parti  no/ire    vogliamo   operare    ceti 
■     follecitudine  .  Però  non  contenti  di  avere  dato  alla  tua  Maejìà  per  que» 
/io  affare  le  no/ire  Pijlole  abbiamo  fpedito  li  JNun^j  %Appcflolicì  ,    che 
ricorderanno  a  tua  Maejìà  il  ne  ce/far  io  per  tale  faccenda  ....  Date  in 
Roma  nel  giorno  15.   di  Febbrajo    del   1557.     Nel   medefimo   tem- 
po   fpedì    altro    Inter-nunzio    al  Re  Criftianifiìmo    con    Lettere 
esortatorie    ad  operare    per    la  pubblica  falvezza  .     Dicea    così  : 
Sovente  abbiamo  trattato  colla  tua  Maefìà  ,  che  voglia    una  volta  fti* 
pulare  la  pace  col  Serenijjìmo  Ce/are  ,  dalla  quale  dipende    la  celebra- 
zione del  Concilio  ,  ejlin^jone  delle  erefìe  ,  riforma    della  Cbiefa  ,    de» 
predone  del  Turco ,  e  la  falute    e    tranquillità    della  Repubblica  Cri» 
/liana  in  circoftan^e  sì  Jpinofe    di  calamtto/ì  tempi  ....   Efortiamo  ini» 
perciò  e  applichiamo  la  Maejìà  tua    per  le  vi/cere    del  Signore  noflro 
Gefucrijìo  9  che  rimejfe  le  tue  offefe  a  Dio  ed  al  Cri/ìiano  popolo ,    ov» 
'vero  differite    in  altro  tempo  voglia  promoveve    la  pubblica  Jalute  j    il 
che  fempre  hanno  fatto  li  tuoi  Maggiori ,  a  neffuno    de    quali    tu    non 
cedi  ne  hai  ceduto  in  operazioni  magnanime  e  generofe  ....    La  folleci- 
tudine però  del   Pontefice  riufeì  vana  ;  ma  le  Piftole  ed  i  Nunzj 
per  la  pace  deftinati ,  co'quali  ei   favorì  1'  Ecumenico  Concilio  e 
la  tranquillità  e  decoro    della  Religione    fono    teftimonio  del   di 
lui    zelo  .    Per    tanto    comandò    a   Giovanni    Morono    Vefcovo 
di  Modena,  e  Nunzio  preiTo  il  Re  de'Romani  di   pubblicare  in 
Germania  la  Bolla  di  effo  Concilio  .   Deputò  in  oltre  con  titolo 
d'i   Nunzio  alli    Principi    ed  Elettori   Pietro   Vorftio   Vefcovo  di 
Aix:  in  Polonia  mandò   Pamfilo  Strafoldi  Vefcovo  di   Ragufi  ; 
al   Re  di   Scozia  fpedì   Dionifio  Laureri    di  Benevento  Generale 
de' Servi  di   Maria:   in  Portogallo    andò  Girolamo  Capiferri    di 
Recanati  :  Giovanni   Poggi   Collettore  Appoftolico  recò    in  Spa- 
gna la  notizia  •   e   Rodolfo   Pio  Vefcovo  di  Faenza    efpofene   al 
Re  di  Francia  la  intimazione.   Indi  il   Papa  fìgnificolla    ai  Ve- 
feovi  d' Italia  .    Intanto    li   Principi   Protettami    nel   Febbrajo    fi 
radunarono  in  Smalcalda,  ove  l'Imperatore    inviò  Mattia  Held 
Vicecancelliere  per  efporre  ad  effi  la  convocazione  del  Concilio  ed 
efortarli  ad  aflìftervi .   Mattia  fentì  dirfi ,  che  eglino  defideravano 
effo  Sinodo,  ma  che  voleanlo  libero  e  convocato  in  Germania,  a 
cui  il  Papa  non  dovea  affiftere  quale  Giudice.  Del  refto  all'inti- 
mato in  Mantova  non  interverranno^  poiché  erafi  convocato  in  loro 
danno  e  deve  condannare  l'Erefia,  cioè  la  loro  dottrina  .  La  prin- 

ci- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  105 

cipale  cagione  devon  eflere  le  turbolenze  di  Germania:  e  la  lo-  -  -  * 

ro   dottrina  effendo  odiofa  alli    Italiani,   fenza  dubbio   farebbe  da  avi. 

quelli  condannata  .  Tale  fu  la  rilpofìa  dei  Protettami  e  la  con- 
fermarono con  fievoli  argomenti  contro  l'ufo  de'  tempi  e  for- 
ma de'Concilj  ,  e  con  ciò  voleano  impedirne  la  celebrazione. 
Se  lì  fofle  tenuto  in  Germania  ,  li  Padri  condannanti  la  dot- 
trina Luterana  oppreflfi  dal  popolo  fedotto  facilmente  fareb- 
bono  flati  occifi  :  né  fecondo  efli  il  Concilio  farebbe  libe- 
ro al  quale  prefiede  il  Papa  .  Imperciò  chiedeano  ,  che  fia- 
no  ricevuti  quei  del  loro  partito  febbene  fono  Laici  ,  che 
niuno  prefieda  alla  Adunanza  ,  né  che  in  efia  fi  condannino 
li  errori  .  Falfamente  poi  diceano  ,  che  il  Papa  nella  Bol- 
la delia  convocazione  del  Sinodo  li  denominò  Eretici  prima 
della  fentenza  di  elfo  Concilio  .  Sapeano  ,  che  quefto  dovea  ri- 
provare l'empie  dottrine,  e  però  lo  abborrivano  e  ne  lo  im- 
pedirono con  arte  e  violenza  .  E  per  efporre  le  cagioni  onde 
ricufavanlo  convocato  in  Mantova,  pubblicarono  Scrittura  delu- 
dendo le  accufe  di  Cefare  e  dei  Cattolici  ,  e  procurarono  dai 
Principi  ajuto  le  mai  in  alcun  tempo  celebrarebbefi  il  Concilio, 
rn  difefa  della  propria  caufa  ,  poiché  eglino  attenti  fono  alla 
fallite  e  felicità  della    Criftiana   Repubblica. 

X  l.      Ma   il   Pontefice    non  curante    le  calunnie     e    male  arti  Prega  il  Du- 
de     Luterani     perleverò    nella    buona   volontà    di    celebrarlo    in  ca  dl  ^ari- 
Mantova  ;   ed   in  Febbrajo  diede  grave   Pillola  al  Duca  pregandolo  tova       pre" 
di    preparare  il  necefTario   per  elfo  Concilio.   Dicea  :   Ora  che  fi  av-  p  Ir   ~  '  nej 
vicina  ti  tempo  del  Sinodo  ,    il  di  cui  principio    è  fi  flato    alli  23.    di  sinodo    che 
Maggio  venturo  ,  febbene  abbiamo  fiducia  ,  che  tu  provvederat  il  neceffa-  noi  riceve 
rio  ;  pwe  creìtamo  dovere  nofìro  di  eccitare  con  Lettere  la  tua  prude** 
%a  e  dili^en^a  .    Per  la  qual  cofa    ti  esortiamo    di  disporre    /'  opportuno 
con  tutta  cura   pel   ricevimento  noflro ,   de  nojlri  Fratelli  Cardinali  del- 
la  Ro^iana  Cbiefa  ,  dei  Prelati  ,   Principi ,   ed  sAmbafciatori    chi    ver- 
vanno  al  Sinodo  che  deve  celebrarfi  ....   E  con   altre   nelli    21.  di 
Marzo    gli    mandò    la    Kofa    d'oro    benedetta    nella    Domenica 
Qjarca   di    Quarefima    •     e     ripigliò   :     Noi  feguendo   li  e  [empii   de* 
nolìri  Predecdffort  abbiamo  benedetto  colle  [olite  cerimonie   nella  Domeni- 
ca Quarta  di  Qttarefinja    la  Ro[a   d*  oro  ,    e  riflettendo    a  ehi  doveafi 
tale   dono  ,  conobàimo  la  tua  Serenità  ,  a  cui  fiamo   in  vigore    del  no- 
fìro amore  uniti  ....    Eipone   poi   il   miftero   del    fiore    dicendo  : 
Con  qwfìo  giocondo  ed  odorafo  fiore  fi  rapprefenta   il  gaudio  della  Ge- 
t'ujalemm*  trionfante   ,    e  della    militante  Chie[a  j    per  cui    il  Signore 
Tom.X.  O  no- 


io  5"  Storia  de  Romani  Pontefici. 

c „v  *   nofìro  Gefucrifto  fi  è  manife fiato  ai  Fedeli ,  il  quale  è  fiore  fpeciofìQì. 

mo  che  forma  la  corona  e  la  beatitudine  di  tutti  li  Santi  ....  In  tale 
modo  Paolo  favorì  il  Concilio  in  Mantova  ;  ma  improwilo  ac- 
cidente fìurbollo  e  ne  fraftornò  la  celebrazione.  Il  Duca  volea 
molto  foldo  per  arrollare  truppe  ,  poiché  temea  di  Cefare  nel 
concorfo  di  tanta  gente*  e  fcrifle  ad  Ercole  Cardinale  fuo  fra- 
tello, che  volea  provvedere  con  quelle  alla  libertà  del  Papa,  de* 
Cardinali  ,  e  Vefcovi  che  affifterebbono  al  Concilio  ,  di  difen- 
dere la  Città  da  ogni  fofpizione  e  le  vie  dalle  incurfioni  dei 
Ladri.  Diceva,  che  li  Principi  di  Germania  e  Francia  condur- 
rebbero in  propria  difefa  truppe;  e  però  non  potea  riceverli  fé 
non  abbia  forte  prefidio  per  difendere  in  ogni  fìniftra  congiun- 
tura il  dominio.  Tuttociò  obbligavalo  di  non  condifcendere  al 
Papa;  del  refto  il  compiacerà,  quando  fiano  affiditi  li  fuoi  timo- 
ri; ed  al  detto  che  il  prefidio  è  contrario  alla  libertà  del  Sinodo, 
ripigliò,  che  le  circoftanze  dei  fofpetti  prefenti  non  militarono  nel 
pattato.  Conchiude,  che  il  Papa  troppo  onorato  avealo  colla  Ro- 
ia  d'  oro ,  per  la  quale  eragli  obbligato .  Paolo  per  quefto  fen- 
tì  grave  affanno  e  fé  ne  lagnò  col  Duca:  e  poiché  giudicava 
oppofto  alla  libertà  del  Concilio  il  prefidio  non  eflendo  equo  di 
vedere  genti  in  armi  nella  Città  in  cui  doveafi  con  Ecclefiaftica 
libertà  il  retto  decidere  ,  non  approvò  la  forza  .  Elaminata  la 
faccenda  giacché  non  potè  colli  officj  ritirare  il  Duca  fofpettofo 
di  congiura  dal  penfiero,  deliberò  di  prorogare  il  Concilio  alle  Ca- 
lende  di  Novembre  ,  ed  efpofe  il  fuo  propofito  in  Confiftorio 
nelli  20.  di  Aprile,  fé  diamo  fede  al  Gualtieri  nel  Diario  e  ad 
Angelo  Maffarelli  Segretario  del  Concilio  di  Trento.  Recitia- 
mo porzione  della  Bolla  Data  preffo  San  Pietro  nelli  20.  aprile 
del?  anno  della  Incarnatone  del  Signore  1 5  37.  del  Pontificato  mflro 
III.  In  effa  efpofto  il  dolore  nel  prorogare  il  Concilio  foggiu- 
gne  :  Ora  effendo  vicino  il  tempo  del  Sinodo  il  diletto  figliuolo  nofìro 
Federico  Duca  di  Mantova  ,  che  noi  credevamo  prontiffimo  in  queflo , 
e  già  lo  avevamo  pregato  di  provvedere  il  neceffario  nella  Città  e  rap» 
porto  le  abitazioni  e  rapporto  le  vettovaglie  ,  rifpondette  ,cbe  in  quefto 
affare  provava  difficoltà  :  e  dicea  ,  che  eragli  duopo  di  pr  e  fi  dio  milita* 
re  e  lo  fìipendio  per  mantenerlo  ;  ciò  volea  per  la  nofìra  falute  e  per 
quella  del  Concilio  .  La  difficoltà  oppofìa  alla  fanta  imprefa  febbene 
fia  malagevole  a  noi  di  poterla  ad  effetto  ridurre  ne  fpinojì  tempi,  né 
quali  oltre  li  noftri  e  della  Sede  xAppofìohca  gravi ffimi  difpendj  dob» 
bi  amo  difendere  li  lidi  d1  Italia  e  le  Città  dello  Stato  nofìro  minaccia' 

ti 


Storia  de  Romani  Pontefici.  107 

ti  dal  nimico  del  nome  Crifìiano  ■•  nuli  ameno  arefjimo  con  isfor^o  ^M*^" 
fu  parato  f  aggravio  ,  fé  non  foffe  incongruo  e  di  cattivo  ef empio  il  ce.  oEC  AVI* 
lebrare  Ecumenico  Concilio  protetto  dalle  armi .  Per  tanto  abbiamo  rem 
ferino  ad  effo  Duca,  che  noi  e  quelli  che  devono  affiflcrvi,  non  temo* 
no  pencolo ,  e  che  non  è  giuflo  di  vedere  gente  armata  nella  Città  in 
cut  Ci  deve  con  libertà  Eccleftaflica  decidere  le  controverse  ,  ed  èva  lo 
Jlcjfo  ti  cercare  a  noi  il  preftdio  ed  il  negarci  la  Città  pel  Concilio  .  .  . , 
Dunque  per  fedare  la  perturbazione,  che  per  F  improvvido  accidente  pub 
fufeitare ,  e  per  prevenire  per  quanto  poffibil  fia  li  aggravj  ed  inco- 
modi ,  col  configlio  dei  Cardinali  e  loro  affenfo  proroghiamo  effo  Con» 
alio  alle  Calende  del  futuro  Novembre  *  efporrem-)  quantoprima  il 
Luogo  che  farà  da  noi  eletto  per  la  fanta  adunanza  .  .  .  .  Del- 
la prorogazione  del  Concilio  e  dei  Luogo  che  venne  deputa- 
to ,  abbiamo  Lettera  del  Cardinale  Jacopo  Sadoleti  data  al 
Cardinale  Salviati  dicendo:  „  In  tal  modo  è  flato  prorogato  il 
1,  Concilio,  finché  fi  trovi  opportuno  Luogo.  Ciò  accadde ,  per- 
„  che  il  Duca  di  Mantova  teme  di  tanta  gente  foreftiera  nel. 
„  la  fua  Città,  fé  non  fia  difefa  da  valido  prefidio .  Di  ciò  fi 
„  trattò  due  volte  nel  Senato  Appoftolico  ,  e  col  parere  di  tut« 
„  ti  fi  diffe,  che  non  dovea  riceverfi  effo  prefidio,  affinchè  li 
„  Luterani  che  erano  di  noi  fofpettiti  fé  intervengono  alla 
„  Adunanza  protetta  da  truppe,  non  dicano  d'  effe  re  violentati 
„  dal  Papa  a  decidere  quello  che  gli  foffe  in  grado.  Dunque 
,,  perduta  la  fperanza  di  Mantova  devefi  proccurare  altra  Città:  il 
,,  che  facilmente  non  può  efeguirfi  ,  dovendofi  pregare  li  Prin- 
,,  cipi  di  configlio.  Del  refto  avvicinandofi  il  giorno  del  Si- 
,,  nodo  ,  né  effendo  noto  il  penfiero  e  volontà  di  quelli  fi  de- 
„   liberò  la  prorogazione  ,,   .... 

XII.      Intanto  il   Pontefice  corretto  a  dilazionarlo    anco    per      Chiede  ai 
le  inteftine  difeordie  dell'Imperatore  e  Re  di  Francia  ordinò   nel-  Veneziani 
la  Chiefa    univerfali  preghiere    per  rendere  propizio    il  Sommo  Vicenza,  e 

Dio  alle  neceflìtà  della   Religione.    Non  ancora    avea  desinato  ^      v,5ne 
•iT  ìus        1  -e  r.     \  1       i.  j  •  n  •       conceduta. 

il   Luogo  poiché   volea  uniformarti  al  genio  e  velonta  dei  Prin- 

cipi  :   per  tanto  pregò  li   Veneziani    che    erano    mediatori    della 

pace,  di  concedergli   una  Città  del   loro  dominio  .  Scriffe  in    tal 

modo  alla  prudente   Repubblica  :    Diletti  figliuoli  nobtl  uomo  Doge 

e  Dominio  de  Veneziani .   %/fvvicinandofi  la  celebratone    delC  univerfa» 

le  Concilio  che  ne  23.  di  Maggio  per  altrui  colpa    cofìretti  funmo    di 

.    prorogarlo  alle  Calende  di  Novembre  ,  fiamo  agitati  pel  luogo  ,   in  cui 

convocarlo  ,  ed  in  cui  li  Padri   fi  riducano  volontieri  ,    e   vi  dimorino 

O     z  fen. 


io8  Storta  de  Romani  Pontefici. 

.»—  ii.  !  i  ,   ferina  (o/piz)one  •  e  fiamo  agitati ,  perchè  le  dijcordie  dei  Prìncipi   ap» 
Sec. XVI,    pena  lanciano  luogo  in  Italia  per  celebrarlo.   Ma  nel ly  affanno    e  penfìe* 
ro  ebbimo  conjolazjone  ,  poiché  come  eravamo  folleciti   di  celebrarlo  ,  così 
"   il   Dio  Onnipotente  ferbò   voi  illefi    dalle  fanoni    di    queflo    calamitofo 
tempo  ,  affinchè  in  ejfa  Italia  fia  chi  per  cagione  di  autorità  ed  innata 
bontà  voglia  ricevere  in  una  delle  fue  Città  quelli  che  al  Concilio  dovranno 
intervenire ;imper:iò  /periamo  queflo  da  voi  adorni  di  pietà  o  di  religione. 
Dunque  ejfendo  voi  foli  in  Italia  liberi  dalla  guerra  giacché  avete  nel 
vo/ìro  dominio  magnifiche  Città  ed  opportune  per  tale  duopo  ,  e  vi  »/« 
putiamo  degni  di  tanta  gloria  ,  con  pienezza  d?  animo    vi  /applichiamo 
di  concederla  pel  Concilio  ;    con  /ollecitudine    ve  la  cerchiamo   ,    e    con 
pienezza  di  carità  vi  coflrigniamo  di  coadiuvare  la  /anta  impre/a  .... 
Alle  fuppliche  del   Papa  acconfentirono  li   Padri  efimj,e  conce- 
dettero  peli'  Ecumenico  Concilio  Vicenza    nobile  e  ricca  .    Ma 
perchè   l'anguria  de'  tempi    non   permettea    la  convocazione    di 
quello  nelle  Calende  di   Novembre  ,  il  Papa  il  prorogò  al   Mag- 
gio  del  1538.  e  rrafportoUo  da  Mantova  ad  efia  Vicenza  .   Deputò 
intanto   Legati  del  Sinodo  li  Cardinali  Campeggi  Vefcovo  di  Sa- 
bina ,  Simonetti    Prete  del   titolo    di   Santo   Apollinare  ,  e  1'  A- 
leandri   Prete    del  titolo  di   San   Crifogono   ,    li    quali    a   quello 
darebbono    principio  .    Tutto    quefto  apprendemmo    dalle   Bolle 
della  nuova  convocazione. 
Invia  nel-      XII T.      Intanto    Paolo  non  perde  di   vifta  la   falute  del   Re  d* 
1'  Inghilter-  Inghilcerra .    Perfeverava   quefti    nella  oftinareiza    con   danno   ir- 
il   Cardinal  reparabile  della   Religione,  e  calunniofamente  pubblicò  fagrileghi 
Polo.  Libri   fecondo  il  coftume    delli   Scifmatici    contro    il   Concilio   , 

che  dovea  celebrarli  .  Diceva  ,  che  il  Papa  non  ha  autorità  di 
convocarlo  e  che  appartiene  ai  Principi  •  che  non  deve  convo- 
carli in  tempo,  in  cui  ardeva  sì  crudele  guerra,  e  che  Manto- 
va e  Vicenza  non  fono  opportune  per  tale  duopo  .  Se  non  che 
videfi  occafione  di  ridurlo  ,  poiché  in  Inghilterra  la  religione 
era  dalla  volontà  del  Re  introdotta.  Per  la  qual  cofa  li  Cat- 
tolici che  fperavano  dopo  la  morte  di  Bolena  lo  riftabilimento 
nel  Regno  della  fanta  Fede, veggendo  che  la  cofa  non  fuccedea 
fecondo  il  concepito  defiderio  ,  e  che  il  Re  fpogliava  delle  fo- 
ftame  le  Chieie  ed  i  Moniflerj,  meditavano  di  fcuoterne  il  gio- 
go ed  innalzare  altro  fui  trono.  Il  Pontefice  per  impedire  le 
novità  nel  Regno  ed  addolcire  Enrico  deliberò  di  fpedire  là 
con  titolo  di  Legato  il  Cardinale  Polo  ,  che  arebbe  configliato 
elfo  Re,  e  confermato  nella  Fede    chi  non  ancora  aderiva  alle 

in- 


f 


Storta  di  Romani  "Pontefici  l  i  op 

indegne  di  lui  maffime  .   Dunque  ne'7.  di  Febbrajo  decretò  la  Le-  £ 


gazione  del  Polo  in  Confiftorio  ,  di  che  li  Atti  Confiftoriali  °£<"AV1- 
M(s.  dicono:  ,,  Tn  Mercoledì  7.  di  Febbrajo  del  1537.  fi  ten- 
„  ne  in  Roma  Confiflorio  ,  in  cui  il  Santiflìmo  creò  Legato 
,,  a  Lacere  nel  Regno  d'Inghilterra  il  Reverendiflìmo  Regina!- 
„  do  Polo  Diacono  Cardinale  del  titolo  de'  SS. Nereo  ed  Achil- 
„  leo  Inglefe  con  facoltà  aflbluta  ,  come  appare  nelle  Lettere 
„  Pontificie  ,,  ....  Paolo  preferirle  al  Legato  di  prendere  la  via  di 
Francia  ed  efortare  quel  Monarca  alla  pace  con  Cefare,  a  volge- 
re le  armi  contro  il  Turco  ,  ed  a  favorire  il  Concilio  .  Il  Legato 
in  Parigi  fu  accolto  con  onore^  però  vi  dimorò  pochi  giorni  da  En- 
rico con  inganno  follecitato  di  fpeditamente  trasferirfi  nel  Regno, 
Partì  da  Parigi  e  giunfe  a  Liegi,  ma  con  grave  pericolo  di  vita; 
poiché  eflb  Enrico  promife  a  chi  l'occidea  cinquanta  mille  feudi  d' 
oro,  né  il  Re  di  Francia  potè  provvedere  alla  di  lui  falute  eflendo 
minacciato  da  Enrico  fé  non  licenziava  dal  Regno  il  Legato  Appo- 
fìolico.  Dunque  quegli  ammonillo  di  partire  efiendo  la  di  lui  vita 
in  pericolo.  Né  vano  fu  il  timore  ;  imperciocché  Cefare  che  con 
tutto  potere  avea  indotto  Papa  Clemente  VII.  a-  condannare  Enrico, 
erafi  quindi  unito  a  quello.  Per  il  che  Paolo  intefi  li  pericoli 
del  Legato  il  richiamò  a  Roma,  e  quivi  per  difefa  della  di  lui 
vita  deputò  cuftodia  fedele.  Intanto  Enrico  voltò  la  rabbia  con- 
cepita contro  il  Polo  in  danno  dei  di  lui  Confanguinei  ;  fece 
imprigionarne  la  Genitrice  ,  che  decapitò  e  feco  lei  condannò  a 
morte  chi  con  elfo  attinenza  avea  di  fangue.  Il  Sandero  nella 
Storia  dello  Scifma  Anglicano  deferive  la  crudeltà  di  Enrico 
«fata  contro  li  Fedeli  .  Ma  corrompendo  fecondo  il  fuo  coftu- 
me  la  Legazione  del  Polo  dice  ,  che  quefti  andò  in  Francia 
per  danno  del  Re:  lo  che  appare  calunniofo  nel  riflettere  alle 
Lettere  di  Paolo  date  al  Re  di  Francia  nelli  15.  di  Febbrajo  del 
1537.  e  del  fuo  Pontificato  III.  ,  a  cui  raccomanda  la  ficurezza 
del  Polo ,  e  la  pace  con  Cefare  .  Se  non  che  lo  Storico  in 
qualche  modo  è  degno  di  feufa  .  Imperciocché  gì'  Irrglefi  che 
favorivano  il  Re,  divolgarono ,  che  il  Polo  propofe  al  fuo  Fratel- 
lo di  efaltarlo  al  Trono.  Il  che  facilmente  farebbe  addivenuto, 
poiché  Enrico  dovea  difenderfi  da  efterno  nimico.  Prima  però 
che  il  Polo  pervenga  colle  truppe  Pontificie  ai  confini  del  Re- 
gno ,  ebbefi  notizia  della  congiura  ;  ed  Enrico  voltò  lo  fdegno 
in  danno  dei  Confanguinei  del  Cardinale.  Non  può  negarfi  , 
che  tale  penfiero  dell'i  aderenti  ad  Enrico  potea  riputarfi  giuri» 
dico,  fé  fi  rifletta  alle  Piftoie  di   Paolo  III.  del  dì  15.  di  Feo- 

bra. 


1 1  o  Storia  de  Romani  Pontefici  • 

brajo  date  al  Re  di  Scozia,  al  quale  raccomanda    la  tutela   de1 
Sec.XVI.    cartolici  d'Inghilterra;    ed   alle  ferine    al  Cardinale    di  Liegi 
pregando  di  dare  al  Polo  il  foldo  di  cui  farebbe  richiefto.   Ciò 
fembra  favore  della  congiura;  ma  pure  l'animo    del  Papa    era 
tutto  contrario,  e  ptoccurò  la   lalvezza  di  quel  Regno  una  volta 
Cattolicifiimo  e  Sede  della  Religione  e  della  fantità  . 
'  Stabilifce       XIV.     Intanto  il  Turco  prevalendo»"  delle  divifioni  de*  Prin- 
alianza  coli'  cìpi  invafe    con    formidabile  elercito    in  un  fol  tempo    li  Stati 
Imperatore,  della  Repubblica  di   Venezia  ,  la   Dalmazia  ed  i  Regni  d'Unghe- 
Re  de'  Ro-  rja  e  di  Napoli.    Il  Barbarofla    infigne  Corfaro    acquiftò    certo 
rnaDÌ'5^e"  Caftello  non  molto  difeofto  da  Taranto,  affali  Brindili,  e  lo  fpo- 
oeziani.  %^  ^  abitatori  e  di  dovizie.  Vifirò  poi  Solimano,  ed  il  configliò 

di  volgere  le  armi  contro  li  Veneziani;  e  quegli  rotta  l'antica 
pace  invafene  il  dominio.  Li  Morofini  nel  /<£.  5,  Giuftiniani 
nel  //£.  13.  Giovio  nel  lib.  36.  deferivono  il  fucceduto  preflb 
Corfù  ,  le  battaglie  dei  due  Eferciti  ,  e  le  fofpizioni  dei  Vene- 
ziani .  Ricordano  le  difavventure  del  Re  d'Ungheria,  li  di  cui 
Stati  occupati  furono  ,  ed  il  Turco  s' impadronì  di  Clifla  in 
Dalmazia  tre  leghe  dittante  da  Spalatro  per  molti  fecoli  dai 
Cattolici  valorofamente  difefa  ;  e  preflb  Efleck  riportò  vittoria 
con  tale  ftrage  ,  che  non  mai  fi  udì  l'eguale.  Nel  principio 
dell'  anno  impaurito  il  Capitano  difenfore  di  Clifla  chiedette 
fufijdio  al  Pontefice  che  ottenne  ;  e  lo  raccogliamo  dalle  Let- 
tere del  dì  5.  di  Febbrajo  del  1537.  Dice  il  Papa  così  :  Non 
dubitate  0  cari  miei  Figliuoli  e  /iato  di  buon  animo  ,  non  lafciaremo 
dì  darvi  fovvenimento  .  ^Abbiamo  in  ^Ancona  preparato  /'  armata  ,  che 
farebbe  a  quejV  ora  cofìà  giunta  3  fé  le  foffe  fiato  permeffb  di  naviga- 
re dalli  mari  burrafeofi  nelf  Inverno  .*  f periamo  ^  che  in  breve  partir àf 
e  forfè  prima  della  partenza  dell'  *Ambafiatore  vofiro;  dimeno  noi  ne  la 
abbiamo  ordinata  e  ne  affrettiamo  F  armamento  ....  Ma  il  Turco  occu- 
pò Clifla  ,  poiché  vergognoiamente  fuggì  chi  la  difendea  ;  e  poi 
fturbò  con  depredazioni  la  Dalmazia.  Per  il  che  Paolo  comandò 
al  Legato  del  Piceno  di  munire  opportunamente  le  Fortezze 
della  Provincia,  e  di  tenere  agguerrite  le  truppe.  Li  Atti  Con- 
fiftoriali  dicono  :  „  Il  Pontefice  Paolo  fotto  il  dì  23.  di  Lu- 
„  glio  del  1537.  deputò  in  Roma  preflb  San  Marco  tre  Re- 
„  verendiffimi  Cardinali  per  li  affari  dei  Turco.  Doveano  efli 
,,  preparare  il  neceflario  per  la  guerra  che  quegli  difponea  in 
„  danno  d'  Italia  ,  e  lignificare  al  Sagro   Collegio    quello  che  an- 

„  dava  fuccedendo  „ Intanto  ei  p  roccurava   la  pace  di  Ce- 

fa. 


Storia  de  Romani  Pontefici .  1 1  r 

fare  e  del  Re  di   Francia  ;  e  fpedì   a  quello  con  titolo  di  Nun-  , 
zio  il   Vefcovo  di    Rieti  ,  che  dovea  ammonirlo  de'pericoli   del-     Sic. XVI. 
la  Criftiana    Repubblica  ;   indi    con   Piftola    pregò    il  Segretario 
del    Re   Francefco  di  configliarlo  alla   pace  e  difefa  d*  Italia   mi. 
nacciata  dal  Turco.   Non  accettarono  quelli  le  paterne  ammoni- 
zioni, febbene  il  Turco  avea  invafo  effaltalia.il   Papa  pertan- 
to ripigliò  con   maggior  calore    il    trattato    di    pace    tra  Cefare 
ed   il   Re  di    Francia  ,  e  li  efortò  di   deputare  Ambafciatori  con 
facolcà    di   ricomporre    le  interine  difeordie.    Scritte    ancora    al 
Doge   e   Senato  di    Venezia  pregandoli  di  alianza   contro  li  Tur- 
chi :    le  Lettere  appartengono  atti  5.  di  sAgofto  del  1537.    e    del 
no/ìro  Pontificato  III.  Li  Gualtieri   ne' Diarj   Mfs.,Giovio   nel  lib. 
36.  della  Storia  ricordano,  che  col  divino  ajuto    le  armate    di 
Solimano  fi   fepararono  •   e  lo  Scrittore  del   Diario  Vaticano  di- 
ce così  :   ,,   Nel  giorno  23.  di  Settembre  fi  ferono  nella   Bafili- 
,,   ca  del    Principe  delti   Appoftoli   pubbliche  preghiere  ,    ed   eb- 
ti   befi   notizia  ,  che  li  Turchi   fi  erano  allontanati  da  Corfù   che 
11  attediavano  „....   Per  il   che  erra  il   Vettorelli    nello  fcrive- 
re  ,  che  in  Domenica  23.  di  Settembre   fi  ferono  in  Roma  pre- 
ghiere in   rendimento  di   grazie  a    Dio   per  1*  alianza    del   Ponte- 
fice,   Cefare,  e   Veneziani  contro  il  Turco.  Imperciò   quelle  fu- 
rono preferitte ,  perchè  quelli  ritirò    le  truppe    da  Corfù.    Del 
refto   l' alianza   fi  conchiufe   nell'i   8.  di   Febbrajo    del   1538.;  ed 
lì   raccogliamo    dalla  Coftituzione    di    Paolo  ,    onde    prorogò    il 
Concilio.   Dunque   nel   Febbrajo  fu  conchiufa  V  alianza    del    Pa- 
pa ,   Imperatore  ,   e  Veneziani ,  di  cui   fi  trattò    più  volte    Dell' 
anno  fcaduto  .   Il   Gualtieri   nei    Diarj  dice  così  :   ,,   Nel  giorno 
i,   ottavo   di    Febbrajo  fi   leffero    in  Confiftorio  li   Capitoli    dell* 
,,   alianza   del    Papa,  Cefare,   e   Veneziani    contro  il  Turco  ,,  . 
E   Biafio    di   Cefena    foggiugne  :   ,,   Nel  dì   8.    di   Febbrajo    del 
1»   153^.   fi   ftabilirono  li  Capitoli  dell' alianza  folcritta  dal  iantiflì- 
n   mo    in    Crifto     Padre    e    Signore    noftro   Paolo    per    Divina 
ti   Provvidenza   Papa   III.  ,  dal  Sereniflìmo  e    Potentiflìmo  Prin- 
N   c'pe    D.  Carlo   V.   Imperatore  de'  Romani  fempre  Augurio   Re 
,1  Cattolico  delle  Spagne  e  delle  due  Sicilie,  del   Re  de'  Roma- 
>»  ni  ,  e  dall'Illuftriflimo   Doge  e  Senato  de'Veneziani   uniti  con- 
ti  tro   li  Turchi   „ Ed   il   Maflarclli   foggiugne:   „  Nel  gior- 

m  no  ottavo  di  Febbrajo  nel  Senato  confermò  il  Pontefice  li 
»,  Capitoli  della  alianza  ,  che  neili  dieci  celebrata  la  Metta  nel 
11  Vacicano  fu  rinnovata  e  pubblicata;  Marco  Grimani  Patriar- 

„  ca 


112  Storia   de  Romani  Pontefici . 

"  _  ,,  ca  di  Aquileja  fi  deputò  Prefetto  della  Flotta  Pontificia,  e  nel 

Sec.  XVI.    ^  fa    ^    di  Marzo    partì    da   Roma    colle  Galere  alla  volta    di 
,,  Corfù  ,,....  Tali  furono  le  condizioni  dell' alianza     ricorda- 
•     te  da  Biafio    di    Cefena  .    La   Flotta    farà  comporta    di  ducento 
galere  ,  trentafei  a  pefo  del   Papa  ,  ottantadue  armate    da  Cela- 
re.» ed  altrettante  a  carico  dei  Veneziani  .  Si  trafportaranno  co- 
là cencinquanta   mila  foldatì  a  piedi ,  e  quattro   mila    e  cinque- 
cento a  cavallo.   Annualmente   nella  primavera  li  Confederati   il 
tutto  aranno  in  ordine  .  La  fpefa  per  la  guerra  in  tal  modo  venne 
diftribuita  ;    il   Papa  fupplirà  alla  fetta  parte  ,  l'Imperatore  a  tre 
parti,  e  la   Repubblica  a  due.   Il  comando  della  Flotta  farà  preffo 
Andrea  Doria  :   il   Patriarca  d'Aquileja  farà   Prefetto  delle  galere 
Pontificie*  e  Vincenzo  Capello  quelle  dei  Veneziani  condurrà  .  Le 
truppe  terreftri  faranno  comandate  dal  Duca  di  Mantova  e  dal  Vi- 
ceré di  Sicilia.   Il  Paefe  venuto  in  podeftà    delli  Criftiani    farà 
dato  a  chi   prima  apparteneva .    Costantinopoli    e    ciò    che  è  di 
ragione  dell'Imperio,  farà  ceduto  a  Cefare  ,    eccetto    il  domi- 
nio che  fu  dei   Veneziani .   Rodi  farà  reftituito  ai  Cavalieri  Ge- 
rofolimitani  ;    e    qualche    illuftre  Provincia    farà  conceduta    alla 
Sede  Appoftolica.    Nell'anno  corrente  farebbefi  diftrutio   l'arma- 
ta Turca  ,  fé  il   Doria  non  avelie  perduto    la  occafione    di  glo- 
riofo  trionfo .  Imperciocché    non  mai    con  tanta  prontezza   li  è 
intraprefa   la  guerra,   e  non   mai  quando   fi  trattò  di   bottino    (i 
è  operato  più  fordidamente    per    ignavia    o  tradimento    di    effo 
Doria .  Quanto  le    forze    Criftiane    fi  diminuivano    tanto    pren- 
deano  vigore  quelle  del  Turco:   e  la  colpa    è    dalli  Storici    at- 
tribuita al  Doria. 
Va  a  Niz-      XV.     Intanto  il  Papa  temea  ,    che  la  inimicizia    del   Re    di 
za  per  la  ri-  Francia  con  Cefare   fia  di  oftacolo  alla  alianza  ,   e  proccurò    di 
conciliarlo-  pacificarij#   \\  perchè  convocato  Confiftoro    nelli    \g.  di   Dicem- 
del  Re  ^re  ^ePuto  Legati   Appoftolici  il  Cardinale  Giacobazzi    a   Cefa- 
di  Francia    re  »  ec*   **   Carpi    al   Re    di   Francia*    li   quali    doveano  efortarli 
inutilmen-    alla  pace.  Si   tenne  in   Leucate  Città  della   Linguadocca  celebre 
te  ;  dilazio- Adunanza     dei   Minifiri    di    Cefare    e    del     Re  ;     dopo  prolifle 
na    il  Con-  conferenze  quelli  niente  operarono  -,   ma   poi    ftipularono    la  tre- 
cilio.  gua  fa   fei  mefi  ;  e   l'affare  tant' oltre  andò  a   richiefta  del  folle - 

cito  Papa  ,  che  Celare  ed  il  Re  convennero  di  abboccarfi  in 
una  Città  d'  Italia  .  E  perchè  Nizza  fembrò  opportuna  all'  in- 
tento ,  Paolo  pregò  il  Duca  di  Savoja  per  effa  e  fé  ne  fece 
malevadore  .  Dicea  :  Deputiamo  Ni^a  Città  del  tuo  dominio  come 
la  più  opportuna  pel  Colloquio^  e  comoda  non  tanto  a  noi  quanto  ai  due 

Prin- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  113 

Princìpi  ....  Per  la  qual  cofa  [applichiamo  la  tua  Nobiltà  con  premu-  ^  '    y~p 
va  di  concederla  ;  poiché  intraprendiamo  code/io  viagggio  gravofo  per  li     E  ' 
affari  della  Cnjlianità  ,  ne'  quali  fi  contengono  le  private  tue  cofe  :  ed 
affinchè  non  fi  a  occafione  di  Jofpetto  che  ti  aggravila  riceviamo  [otto 
la  no/ira  podeflà  per  rejìituirla    a  te    dopo  breve  tempo  .    Piacciati    di 
fìgnificarci  quantoprima   la  tua  volontà  rapporto  quefto .    Imperciò    fpe- 
ranetti  di  ottenere  da  te  quello  che  chiediamo  ,  fiamo  per  porci  in  cam» 
mino  per  non  perdere  foccaftone  che  ci  fi  presenta.  .  .  .   Niccolò  Tie- 
polo  Oratore  della   Repubblica    di   Venezia    che    accompagnò    il 
Pon:efice  nel   viaggio,  riferifce,  che  il   Duca  di  Savoja  promife 
di   accoglierlo  in   Nizza;  ma  poi   infol'pettito    che  Cefare    ed  il 
Re  di   Francia   la  occupino  colle  truppe,  non  attefe  la  prometta  . 
Encomia  quindi  il  zelo  e  la  follecitudine  del  Papa  che  efortò  alla 
pace  Cefare  ed  il   Re  ,  ed  a  volgere    le  armi   contro    li   Eretici 
e  Turchi;   nel  che   acquiftò  le  ammirazioni   del  Mondo.   Il  Gio- 
vio  accenna,  che  la  cagione  onde  Celare  ed  il   Re  Criftianifiìmo 
non  portaronfi  a  Nizza  vicendevolmente  pacificandoli  non  fu  l'anti- 
ca  nimicizia  di   eflì,  ma  certa  invidia   riguardo  il   Papa,  quafi  che 
ei   abbia  intraprefo  il   viaggio  non  pel  vantaggio  della  Religione, 
ma  della   fua   Famiglia;  il  che  occultò   (otto  titolo  di  zelo.  Egli 
in   fatti   al   fuo  nipote  Ottavio  unì   Margarita  figliuola  naturale  di 
Cefare,  e   tentò  di  dare  la  fua  nipote   Vittoria  al  Duca  di  Vando- 
mo,   che   poi   fposò  con   Guidobaldo  Duca  d'Urbino.    Col   tem- 
po  le   cofe  più   (egrete  di   Paolo   III.  apparirono.    Imperciocché 
li   Miniftri  dei   Principi    e    principalmente    il   Mommorancì    da 
invidia  modi   impedirono,   che  il   Pontefice,  Cefare  ,  ed  il   Re 
di   Francia   convenuti   in   Nizza   trattino  la  pace    tanto  defidera- 
ta  ;   il   Lettore  però   deve  credere  ,  che  li  Storici    fcrivendo    di 
Principe  vivente  cedono  al   rilpetto  umano  ,    e   per   la  fperanza 
del   premio  o  buona  grazia  corrompono  la  verità    del   racconto  . 
Con   tutto  quefto    il   Papa    follecito    della    Criftiana   Repubblica 
nel  dì   21.  di   Marzo  convocò  Confiftorio  ,  in  cui  dichiarò   Le- 
gato AppoRolico  in   Roma  in   tempo  di   fua  aflfenza  il  Cardina- 
le Carafa  .   Partì   da   Roma   alla   volta    di   Nizza  la   via    tenendo 
di    Piacenza    per    la  riconciliazione    dei  due    Principi    e  promo- 
vere  il  Concilio  fecondo  il   MafTarelli  .   Il   Tucci   dice  ,    che   li 
Lucchefi  avuta  notizia    del    viaggio    del    Papa    deputarono   Ara. 
bafeiatori    per  ottenere   1'  afloluzione  dell'Ecclefiaftko   Interdetto. 
Il   buon    Pontefice   li   afcoltò   e  nel  dì   7.   di    Aprile  con   folenne 
pompa    veflito    delli  arredi   Pontificj   entrò  in  Lucca,  e  per  corto 
Tom.X.  P  tem- 


114  Storta  de  Romani  Pontefici. 

Sec  XVI.  temP°  v*  dimorò    per  ridurfi    a  Nizza.    In  Piacenza    nell'i  25. 
'di  elfo  Mefe    convocati    li   Padri  prorogò    il  Concilio    intimato 
in  Vicenza  per  le  Galende  di  Maggio.  Li   Atti  Confiftoriali  in 
tal  modo  la  cofa  accennano:  ,,  Nel  giorno   25.    di  Aprile    dei 
„   1538.  fi  tenne  in  Piacenza  il  Conliftorio  de' Cardinali .    Seb- 
,,  bene  il  Santiffimo  Signore  Noftro  avea  fpedito  per  la  convo- 
„  cazione    del  Concilio    li   Reverendiflimi  Cardinali  Campeggi, 
,,  Simonetti,  e  di   Brindili ,  poiché  egli    era  occupato    nella  ri- 
,,  conciliazione  de'Criftiani   Principi,  e  quindi  non  potea  effe- 
,,  re  perfonalmente  in  Vicenza  nelle  Calende    di  Maggio  prof- 
,,  fimo*   pure  quando  feppe  ,    che    non  ancora    in  Vicenza    era 
,,  pervenuto  alcuno  di  quei  che  doveano  affiftervi  ,  e  che  fen- 
n  za  eflì    non  doveafi   cominciarlo  ,    decretò    col  configlio    dei 
,,  Padri    di    fofpenderlo  ,    ed    il    prorogò    ad  altro  tempo    che 
,,  poi  arebbe  dichiarato:  dicendo    che  prima    di  quello  Decreto 
,)  febbene  fi  pubblicò  dopo  le  Calende  di  Maggio,  elfo  Conci- 
,,  lio  non  fi  reputi  aperto.  Non  ottanti  ,,....   Partì  ne*  primi 
di    Maggio  da  Piacenza  ,    e  pervenne    ad  Alexandria    nelli  fei . 
Quivi  ebbe  notizia  ,  che  li  Veneziani  aveano  abolito  il  Decre- 
to con  cui  efigeano  dal  Clero  per  {ottenere  la  guerra  contro  il 
Turco  ducento  mila  ducati,  il  che  per  fentimento  del  Papa  viola- 
va la  Ecelefiafìica  libertà  ,  e  fé  ne  rallegrò    e    loro  concedette 
di  raccorne  cento  ottanta   mille  .  Pervenne  a  Savona  ,    e    nelli 
17.  accompagnato  da  diciotto  galere  di  Cefare    arrivò    a  Nizza 
ospitando  pretto  li  Frati  Minori  di  San  Francefco .  Torto  fi  ap- 
plicò alla  pace  ed  affrettò  il  Re  di  Francia  a  trasferirvifi .  Que- 
lli giunto  a  Villanova    di  là    dal  Varo    fpedì    al    Papa    Amba- 
fciatori ,   che  doveano  {bufarne  la  lentezza  .   Poco  prima  vi  per- 
venne 1'  Imperatore  ,  e  fu  accolto    con  onorificenza    dai  Cardi- 
nali.  Egli   venerò  il    Papa,  e  feco  lui   fi   trattenne  in  colloquio 
per  lungo  tempo,  fé  diamo  fede    ai  Giovio    ed    al   Belcari  ,    e 
poi   fi   rettituì    a   Villanova.    Arrivò    anco    il   Re  Crirtianiffimo 
accompagnato  dai  fuoi   Figliuoli  ;    vifitò  fubitamente    il   Papa  , 
ed  alla  prefenza  dei  Cardinali    lo  adorò  ,    dicendo    lo  Scrittore 
del  Diario:   ,,  Nelli   2.  di  Giugno  arrivò  il  Re  di  Francia  a  San 
,,  Lorenzo    luogo  vicino    la  Città  preparata    pel  Colloquio.    li 
„  Re    fu  accompagnato  dalli  Cardinali  Guinucci  e  Contarini,  e 
„  dalli  Re  di  Navarra  ,  Delfino,   Duca  d'Orleans,  e  Contefta- 
,,  bile  ;  baciò  con  riverenza  li  piedi  al  Papa    e    gli  pretto    ob- 
„  bedienza  :  e  fi  trattenne  col  Papa  fino  alla  fera  ,,....  Dun- 
que 


Storia  de* Romani  Pontefici.  115 

que  li  due  Principi  venerarono  feparacamente  Paolo  ,    ma    non  yvF" 

potè   egli  otcencre  il  vicendevole  colloquio;   li  indurle  nullame»     EC' 
no  alla  tregua  di  dieci  anni.   Il  Giovio    ed    il   Panvini    la  vo- 
gliono  ridotta  a  nove  ;  ma   il   Pontefice  nella  Bolla   della  proro- 
gazione del  Concilio  lignifica  ,  che  li  riconciliò  per  dieci   anni; 
il  che  è  confermato  dallo  Scrittore  del  Diario  con   quefte  paro- 
le :    Nel  giorno  decimottavo  di  Giugno  fi  {labili  la  tregua  di  dieci  an» 
ni  tra  Ce/are  ed  ti  Re  di  Francia.    Parecchi  attribuirono    a  que- 
llo  la  colpa   ,   poiché   non   volle  abboccarfi  coli'  Imperatore  :    ed 
il  Cardinale  Sadoleti  con  Lettera  data   al  Cattolico  Giorgio  Du- 
ca di  Saflbnia  dice  ,  che   Papa   Paolo  non  potè   indurre  a  collo- 
quio li  due    Principi,  e  che  Te  il   Re  Criftianiflìmo  moftrò  prò- 
pendone   per  la  pace,  Celare  la  comprovò.  Il  Tiepolo  Ambafcia- 
tore  Veneto  dice  ,   che  il   Re  Criftianifiimo    con  nuove  difficol- 
tà fraftornò  effa  pace  per  cui   tanto  operò  il   Papa  .   Inforfero  an- 
cora gravi  difficoltà   rapporto  la  ftipulàta  in  Madrid  ed  in  Cam- 
brevi   voleano   imperciò  il   Papa  e  Celare ,  che  quegli  impieghi  1* 
efercito  in  danno  del  Turco  e  de'Luterani  ,  che  favorifea  il  Con- 
cilio, e  fi  fepari  dal  Re  d'Inghilterra,  e  gli   prometteano  ,  che 
con  alcune  condizioni  il   Duca  d'Orleans    otterrebbe    il   Ducato 
di  Milano.  Ricorda  quindi    elfo  Tiepolo  ,  che  più  gravi    furo- 
no   le    discordie    rapporto    le    leggi    della    pace  .    Il  Re  volea  , 
che  fubito    il   Duca    d'  Orleans    fia  invertito    del    Milanefe  ,    e 
poi  acconfentirà  alle  pace  ;  Cefare  all'  oppofto  volea ,  che  fi  re- 
flituifeano    al  Duca    di  Savoja    le  Città    e    le  Fortezze    ufurpa- 
te  ;    e  concederebbe  a  quello  lo  Stato  di  Milano  dopo  tre   an- 
ni, purché  fpofi  la  Figlia  del  Re  de*  Romani.  Il  Papa  partì  da 
Nizza  nelli  20.  di  Giugno  prendendo  la  via  di  Genova  ,    ove 
fu  accompagnato    dall'  Imperatore  ;    e    con  felicità    pervenne    a 
Roma  nelli   24.  di  Luglio  .    Quindi  ebbe  notizia  ,  che  Carlo  e 
Francefco  in   Aiguefmortes  Città  di  Linguadocca   nel  dì   24.  di 
Giugno  fi  abboccarono  ,    e  con  teneri  abbracciamenti    ed    affet- 
tuofi  baci   fi  trattarono.     Il   Bellaj   di  quello  colloquio    dice  co- 
sì :  „  Il   Re  Francefco  andò  ad  Avignon  ;  qui  ricevette   V  Ora- 
„  tore  di  Cefare  ,  che   in  nome  di   quefto  lo  invitava  al  collo- 
,,  quio  ;  e  fé  ei   non  ricufa  di   trasferirli  ad   Aiguefmortes,  egli 
,,  colà  fi   portarebbe .    V'andarono,  e  giunti    pranfarono    unita- 
,,   mente    trattandone    con  benivolenza  e  dimoftrazione    d'amici- 
,,  z:a  .   Il   Re  entrò  nella  nave  di  Cefare  ,   parlarono  di  graviffi- 
,,  mi  affari  :   non  fo  quali  furono  li  difeorfi  ;    però  il  colloquio 

P     2  „  era 


n6  Storia  de  Romani  Pontefici  ; 


SEC. XVI.    »»  era  £*1'rett0  a^  ^ene  comu"e  „  .  .  .  .   Da  ciò  argomentarono; 

che  pacificati  vicendevolmente  aveano  deporto    l'antico  livore  * 

il   Pontefice  nullameno    non  li  credette  riconciliati  ,    eflendo    ei 

flato  efclufo  dalla  conferenza. 

Conferma       XVI.     Ei    prima    della    partenza    pregato    dal    Re    confermò 

gl'indulti  e  \\  privilegi  del  Cancelliere    di  Francia    e    del    Senato    di    Pari- 

privileg/del  gj  .   jn   vjg0r  de'  quali  eflb  Re  prefenta  e  nomina  quelli   Magì- 

jr-  ftrati  ed  Officiali*   ovvero  li  nominati  dai  Codicilli   Regi    fono 

cu  trancia  e  .  •  . 

Senato   di     invertiti    delli   Ecclefiaftici   Beneficj .    Tale    privilegio   Papa   Eu- 

Pangij  e  di- genio  IV.  concedette  a  Carlo  VII.;  non  fu  però  accettato  dalla 
Jaziona  al-  Chiefa  Gallicana  né  avvalorato.  Paolo  col  Diploma  del  dì  \g. 
tra  volta  il  d\  Giugno  dell1  anno  1538.  nel  Convento  dì  San  Francefto  fuori  h 
Concilio.  mura  di  Ni^za  il  compiacque,  e  concedette  diritto  al  Cancellie- 
re di  Francia,  Prefidenti,  e  Regj  Configlieri  del  Senato  di  Pari- 
gi di  eflere  promoffì  febbene  fieno  Laici  ai  Beneficj  Ecclefiafti- 
ci ,  Secolari  ,  e  Regolari  del  frutto  di  ducento  lire  di  Tours  , 
ovvero  di  nominare  li  proprj  confanguinei  e  famigliari ,  purché 
fiano  idonei .  Intanto  Paolo  operava  in  favore  del  Concilio  ; 
ma  al  di  lui  defiderio  ed  opera  tutto  fi  opponeva .  Avea  in- 
viato a  Vicenza  li  Cardinali  Campeggi  ,  Simonetti ,  ed  Alean- 
dri  ,  li  quali  lo  ammonirono  effere  colà  pervenuti  pochi  Vefco- 
vi ,  né  eravi  fperanza  ,  che  altro  vi  arrivi .  Per  la  qual  cofa 
prima  delle  Calende  di  Maggio  ,  in  cui  dovea  aprirli  il  Con- 
cilio prorogollo  ad  .altro  tempo  con  Decreto  dato  in  Piacenza 
come  tertè  dicemmo,  fperanzito  d'indurre  nel  Congreflb  di  Niz- 
za l'Imperatore  ed  il  Re  di  Francia  a  favorirlo  .  Quelli  gli  dif- 
fero  di  non  potervi  intervenire  perfonalmente  né  permettere 
ai  Vefcovi  d' afTiftervi  ,  finché  non  abbiano  vicendevolmente  di 
ciò  conferito  ,  e  lo  efortarono  di  prorogarlo  ,  ed  ei  il  differì 
alla  Pafqua  del  1539.  Il  MafTarelli  ciò  accenna:  ,,  Del  redo 
,,  li  Legati  Appoftolici  dimoranti  per  alcuni  mefi  in  Vicenza 
,,  attendendo  li  Prelati  lignificarono  al  Pontefice  ,  che  pochi 
,,  erano  pervenuti:  nello  rteffo  tempo  l'Imperatore,  li  Re  Cri* 
„  ftianifiìmo  e  de'  Romani  chiedettero  a  Sua  Santità  ,  che  li 
„  Prelati  de'  rifpettivi  dominj  differifcano  la  partenza  pel  Con- 
,,  cilio  ,  e  che  ne  decreti  altra  proroga  ;  il  Papa  per  non  con- 
,,  tradire  ad  effi  aflegnò  il  Sinodo  alla  Fella  di  Pafqua  di  Ri- 
,,  furrezione  del  1539.  e  comandò  ai  Legati  ed  ai  Vefcovi  di 
„  non  tenere  trattati  „  .  .  .  .  Quindi  recita  la  Bolla  di  Paolo 
III,  data  in  Genova  fotto  il  dì  28.  di  Giugno  ,   che  vogliamo 

eli. 


Storia  de  Romani  Pontefici  .  1 1 7 

cfibire    per    confondere    la    menzogna    del    Soave   accennante  da  ~-       ~Y\r7 
Paolo  prorogato    il  Sinodo,   perchè   in   verità    noi    volea    convo-        c' 
care  .   Dice  il    Pontefice  nella  Bolla  cosi  :    Pacati  alcuni  Meft    ef- 
fendo  vicino  il  giorno  dell'  aprimento  del  Concilio  ,  e  per  ciò  noi  intra» 
prendemmo  il  viaggio    di  Nizxa    Per  riconciliare    li  cavitimi  noflri    in 
Cri/io  figliuoli  Carlo  Imperatore  de*  Romani  fempre  %Au?ufio  ,  e  Fran- 
cefco  Re  Crtfliamffimo  ,  la  riconciliamone  de   quali  tante  volte    trattam- 
mo con  Lettere  e  colli   Nun^j  e  Legati  noflri  ,  ma  in  damo  :    ora    la 
procuriamo  colla  noftra  voce  e  prejen^a  ,    e  [periamo    di  ottenerla  .   Per 
il  che    non   abbiamo  potuto  perfonalmente    nello  Jìabtltto  tempo    affiflere 
al  Concilio ,  peto  mandammo  a  Vicenza  li  Legati    ddla  Sede  ^ppoflo- 
lica •  e  noi  pervenuti  a   Ni^a  abbiamo  operato  colli  dm  Princi- 
pi ,  e  con  efft  trattato  dilli   negozi  con  attenta  foUecitudìne  .  Finalmente 
ottenemmo  dalla  M/fericordia  del  noflro  Dio    di  Jìabilire    la  tregua    dì 
dieci  anni, giacche  non  potemmo  pacificarli  •  intorno  a  che  adcpr^to  ab» 
bìamo  il  nojlro  vigore  e  la  no/Ira  diligenza  .    Ora    avendoci  fignficato 
li  noflri  Legati  che  pochi  di  quelli  che  devono  intervenire    al  Sinodo  , 
fono  arrivati  a  Vicenza  ,  e  li  due  Principi  trattando    nel  noflro    Collo- 
quio del  Concilio  bramarono  ,  che  foffe  prerogato   poiché  aveano  neceffi- 
tà  di    rivedere  li  proprj  Regni  *    lo  fteffo    cercò    a  noi    il  carijftmo    in 
Criflo    figliuolo  noflro   Ferdinando  Re    de*  Romani    con   Lettere    per  li 
Prelati  del  proprio  dominio  .  Noi  confederando  lo  fiato  della  Crifl  imita 
e  delle  Nazioni  in  generale,  e  che  è  duopo  alle  prefenti  indigente  che 
molti  Padri  intervengano  al  Concilio  ,   e  che  pure    molti    dilazionarono 
la  partenza  attendendo  il  fine  del  noflro  colloquio  ,    in  cui    per  divino 
benefìcio  abbiamo  promojfo  la  pace  dell'i  due  Principi  ,    e    fperiamo    di 
ridurla  ad  effetto,  ed  in  tal  modo  convocare    il  Concilio  più  felicemen- 
te e  raccogliere  li  frutti  che  da  effe  fperiamo  ,  abbiamo  voluto  compia- 
cerli ,   e  proroghiamo  ti  Concilio  alla  Fefìa  di  Pafqua  di  Rifurre^ione 
del  Signore   noflro  Gefucriflo  ;  e  fìamo  fperan^iti  ,  che  effi  Principi  vi 
affileranno  perfonalmente....   Il   Cardinale  Sadoleti    che    accompa- 
gnava il   Papa  ed  udì  Carlo    e  Francefco    a  pregarlo    di  proro- 
gare   efTo  Concilio,  ne  lo    fcrive    al  Coeleo:   ,,  Quefta  ultima 
„  proroga  è  fiata  fatta  a  petizione  e  volere  dei  due  Principi  „. . 
Ed  in    altra    diretta    al  Vefcovo    di   Upfal  dice  :  ,,  Ed   il  Som- 
i,  mo   Pontefice,   come  da  eflb  intefi  ,    fu   indotto    a  prorogare 
,,   il  Concilio  dalla  petizione  dei  due  Sommi   Principi,  che  afteri- 
,,   vano  non  effere  quefto   tempo  idoneo   per  trattare    la  faccen- 
,,  da,   che  efigea   più  tranquilla  la  Criftiana   Repubblica,  la  pa- 
„    ce  dei   Principi  ,  e  la  ficurezza  che  la  Religione  aflalita  non 

„fia 


n8  Storia  de  Romani   "Pontefici. 


,,  fia  ,,••••  Ciò  convince  di  menzogna  il  Soave  ,  e  diftrugge  le 
Secavi.  ca|unnje  che  lacerano  ingiuftamente  la  fama  del  Papa. 
Spedifce  Le-  XVII.  Intanto  Lutero  dai  fautori  affittito  quando  feppe,  che 
gati  inGer-'in  Vicenza  erafi  intimato  il  Concilio  ,  tentò  con  infoienti  Scrit- 
maniaed  in  ture  di  distruggerne  l'autorità  ,  e  di  efporre  ai  popoli  ,  che 
Ungheria      qUelIo  non  giovava  ai  mali  che  opprimeano  la  Religione:  e  ne 

Pf.r   V  .urrf-  pubblicò  certa  piena  di  beftemmie  e  convicj  accufanti    di  vani- 

alla  tede   li  r;       ,    .     •   n.  .r  ,  ,      A  ,  j  /r 

Luterani  •  e  ^  ec*  mg'uituia  la  veneranda  Adunanza;  produfie  ancora  quat- 

condanna' il  tro  Lettere  di  Giovanni  Hufs  ,  ed  il  Libretto  della  donazione 
Red'lnghil-  di  Coftantino .  In  tale  condizione  infelice  erano  li  affari  della 
rerra.  Fede,  ed  il  Re  de' Romani  fignificò  al   Papa,  che  non  farebbe 

difficile  la  concordia  dei  Cattolici  e  Proreftanti  ,  purché  egli  man- 
di in  Germania  Personaggio  di  dottrina  e  probità  :  ed  appariva 
fperanza  di  accomandamene  .  Paolo  afcoltò  la  richieda  di  Fer- 
dinando ,  e  fpedì  colà  l'Aleandri  detto  il  Cardinale  di  B.indifi 
erudito  e  pratico  dei  coftumi  delli  Eretici  ;  e  fotto  il  dì  4.  di 
Luglio  il  creò  Legato  a  Latere.  Quefti  avea  notizia  dell'animo 
dei  Luterani,  ed  era  perfuafo  di  non  riportare  frutto  dalla  con- 
ferenza ;  fi  riduffe  nullameno  in  Germania  ,  e  da  Vicenza  ove 
era  Legato  del  Concilio,  partì  nelli  13.  d' Agofto  .  Dimorò  iti 
Germania  fino  all'Ottobre  dell'anno  fuffeguente,  né  niente  otten- 
ne dalli  Eretici ,  li  quali  tuttodì  con  tergiverfazioni  il  burlavano; 
tornò  a  Roma  nelli  15.  di  Dicembre.  Si  era  trasferito  anco 
in  Ungheria  per  ftabilire  1' alianza  di  Ferdinando  Re  de' Roma- 
ni col  Monarca  Unghero  ,  e  confermarla  con  autorità  Appoftoli- 
ca.  Quivi  tentò  di  riformare  il  Clero  e  ridurre  nel  primiero 
decoro  1'  Ecclefiaftica  Difciplina.  Ciò  appare  dalle  Lettere  di 
Paolo  III.  date  in  Lucca  fotto  il  dì  4.  di  Luglio  del  1538. 
del  Pontificato  IV.  Sino  dal  1535.  il  Papa  avea  condannato 
Enrico  Re  d'  Inghilterra  indurato  nello  Scifma  ,  nel  difprezzo 
della  Sede  Appoftolica  ,  e  nella  perfecuzione  dei  Cattolici  :  ma 
re  differì  la  efecuzione  indotto  dalle  preghiere  dei  Principi  , 
che  fperavano  di  ridurlo  nel  fentiero  della  falute  .  Ma  quefti 
perfeverando  nella  orinazione  condannò  a  morte  parecchi  dell' 
Ordine  di  San  Francefco  ,  fpogliò  delle  ricchezze  le  Chiefe  ed 
i  Monifterj  ,  e  (turbò  colle  depredazioni  e  difonori  le  Immagi- 
ni e  Reliquie  de' Santi .  Commoffo  dalle  enormi  fcelleraggini  il 
Pontefice  con  altro  Diploma  del  dì  17.  di  Dicembre  del  1538. 
fulminò  contro  Enrico  nuove  Cenfure  .  Mandò  poi  privatamen- 
te al  Re  di  Francia  ed  a  Cefare  il  Cardinale  Polo ,  pregandoli  a 

rom- 


Storia  de  Romani  Pontefici  •  1 1 p 

rompere   ogni  comunicazione  con  quello;  il  Diploma  fu  dato  in  5 


Roma  preffo  San  Pietro  nel  dì   17.    di  Dicembre    deW  anno    della  I»-     Sec.XVI. 

carnagione    del  Signore   153S.    e    del  Pontificato  nojlro  Qiùnto  *    non 

già    nelli  27.    come    con  errore    fcrive    Natale  Aleflandro.    In 

quefto  il   Papa  recita  le  fceleratezze  di  Enrico  ,  ed  ofTervato  1' 

ordine  giudiziario   dice  così  :  „  Mentre  avevamo  flabilito  di  procedere 

alla  efecu^ione  delle  anzidette  Lettere  fiamo  fiati  conjìgliati  dei  Principi 

di  fofpendere  la  fenten^a  *  il  che  facemmo  fperan^jti  che  ti  Re  pentito  delti 

errori  li  riproverà  .  Noi  come  comporta  la  umana  condizione,  facilmente  ab* 

biamo  pregiato  fede  a  quello    che  dejìderavamo  ,    e  ne  fofpendemmo    la 

e  [edizione  :  e  giudicammo  come  ci  era  fatto  credere,  che  ne  provenga  la  cor» 

regione  ed  il  pentimento,  non  già  la  pertinacia  ,  e  la  oftina^ione  ....  Ora 

non  potendo/i  quefto  male  fanare  [e    non  colla  recijione  del  putrido  mera» 

bro  ,   né  la  cura  farebbe   opportuna  fé  non  la  facciamo  come  no/ira  pref« 

fo  Dio ,  ci  fiamo  di  nuovo  ricordati  di  effa ,  e  quindi   fìamo  deliberati 

di  pubblicare  le  Lettere  e  colla  guida  di  Dio  ridurle  alla  efecu^tone .  . . 

Il  Sandero  nel  lib.2.  dello  Scifma  Anglicano   le  riferiice. 

XVIIL  E  perchè  il  Papa  avea  duopo  di  Gonfiglieri  nel  governo  Crea  al- 
della  Ghiefa  in  tempi  tanto  fpinofi,  rifolvette  di  creare  alcuni  Car.  curii  Cardi- 
dinali .  Non  convengono  li  Storici  nel  tempo  dèlia  promozione.  na'*  »  ec* 
Li  Panvini,  Ciaconio,  Aubrey  ,  Ughelli ,  Contelori  ,  ed  altri  *m™0°n^fce 
poiché  non  configliarono  li  monumenti  del  Vaticano,  errano  nel- 
l'epoca.  Il  folo  Oldoini  li  olTervò  ;  e  noi  ci  profelììamo  ob. 
Sligati  al  Continuatore  delli  Annali  del  Rinaldi  che  ce  li  efi- 
bifce .  Dicemmo,  che  Papa  Paolo  nelli  22.  di  Dicembre  del 
15 9<5.  fi  riferbò  in  petto  Niccolò  Gaetani  ,  e  Girolamo  Alean- 
dri  Arcivefcovo  di  Brindili  ,  e  li  pubblicò  nelli  13.  di  Marzo 
del  1538.  Poi  nel  dì  19.  di  Ottobre  del  corrente  a  petizione  di 
Margarita  d'  Auftria  e  dell'  Imperatore  afcriiTe  al  Senato  Cardi- 
nalizio Pietro  Sarmiento  Spagnuolo  Arcivefcovo  di  Compoftel- 
la  ;  e  nelli  20.  di  Dicembre  ne  nominò  quattro  e  due  in  pet- 
to riferbò  :  e  furono  Giovanni  Alvarez  Spagnuolo  figliuolo  del 
Duca  d'Alba  dell'Ordine  de'  Predicatori  Vefcovo  di  Burgos  , 
indi  Arcivefcovo  di  Compoftella  ;  Pietro  Manriquez  Spagnuolo 
Vefcovo  di  Corduba  ;  Roberto  de  Lenoncourt  Francefe  Vefco- 
vo di  Catalogna  ;  Davidde  Betoni  conlanguineo  di  Jacopo  Re 
di  Scozia  Metropolita  di  S.Andrea.  Li  Atti  Confiftoriali  di- 
cono così  :  „  In  Roma  nelli  20.  di  Dicembre  fi  tenne  Confi- 
,,  ftorio  fegreto  *  ed  il  Santiflimo  noftro  Signore  creò  Cardina- 
,,  li  il    Reverendo  Giovanni  di  Toledo    dell'Ordine    de'  Predi- 

,,  ca. 


no  Storia  de  Romani  Pontefici. 

SÈcXVTT  "  Cat°"  Ve^covo  c1i  Burgos  ,  Pietro  Manriquez  Vefcovo  di 
,,  Cordova  ,  Roberto  de  Lenoncourt  Vefcovo  di  Catalogna  ,  e 
,,  Davidde  Scozefe  confanguineo  di  Jacopo  Re  di  Scozia  „.  E 
.  ripigliano,  che  nello  fteflb  giorno  fé  ne  rifervò  in  petto  due  , 
che  pubblicò  nell'anno  fuffeguente  :  „  Nelli  24.  di  Marzo  del 
,,  1539.  in  Confittolo  il  Santiflìmo  Papa  nominò  Cardinale 
„  Pietro  Bembo  Nob;ie  Veneziano  e  dell'Ordine  Gerofolimi- 
„  tano  nella  nottra  età  a.  tutti  fuperiore  in  dottrina  ed  elo- 
,,  quenza  ....  E  nelli  27.  di  Ottobre  ricevette  al  bacio  de* 
,,  piedi  ,  mani  ,  e  bocca  il  Reverendìflimo  D.  Ippolito  Cardi- 
„  naie  di  Ferrara,  dandogli  il  biretto  rotto  colle  confuete  ce- 
,,  rimonie  in  fegno  del  Cardinalato  che  gli  conferiva  „  .  .  .  . 
Quelli  creato  fu  nel  1538.,  e  pubblicato  nel  fuffeguente  .  Intanto 
trattavafi  Palianza  dell'Imperatore,  del  Re  de' Romani,  due  Du- 
chi di  Baviera,  Giorgio  di  Saflbnia ,  e  di  altri  Principi  dell'Im- 
pero, ai  quali  fi  unì  il  Pontefice;  voleano  quetti  diffipare  l'u- 
nione dei  Luterani  ftipulata  in  Smalcada  .  Quand'ebbefi  notizia  di 
quetto,  il  Langravio  d'Aflìa  s' infofpettì  ,  che  contro  li  Luterani 
volg°rebbonfi  le  forze  ,  e  con  cura  li  Confederati  di  Smalcada 
ridufle  a  Francfort  per  decretare  il  provvedimento  nel  pericolo. 
Ma  li  Principi  Cattolici  riputando  affai  difficile  la  depreffione  del 
Luteranilmo  colle  armi  deliberarono  di  trattare  pacificamente  l'  ac- 
comodamento coi  Protettami  .  Per  il  che  effendo  convenuti  quetti 
in  Francfort  li  Cattolici  colà  fpedirono  Legati  .  Cefare  imperciò 
vi  deputò  Giovanni  Vefali  Arcivefcovo  di  Lunden  ,  il  Re  Fer- 
dinando dettino  li  Elettori  Palatino  e  di  Brandeburgo  ,  ed  il 
Papa  v'inviò  il  Cardinale  Aleandri.  Nell'Adunanza  dopo  mol- 
te difpute  convennero  le  parti  con  quette  condizioni  :  Ai  Pro- 
tettanti fi  concederanno  quindici  meli  di  tregua  ,  efclufi  però  li 
Anabattitti  ed  i  Sagramentarj  ;  intanto  Perfonaggi  prudenti  trat- 
teranno li  affari  di  Religione.  In  tempo  della  tregua  li  Catto- 
lici non  formeranno  alianze  ,  lafceranno  immuni  li  proventi 
Ecclefiattici  non  ancora  in  loro  poffeffo  venuti .  Il  che  arebbe 
effetto  effendo  da  Cefare  entro  fei  mefi  approvato  .  Quefta  con- 
cordia riulcì  fommamente  fpiacente  ai  Cattolici  e  fpecialmente 
al  Legato  Appoftolico  ;  il  quale  primamente  Ferdinando  colla 
voce,  e  poi  il  Papa  con  Lettere  configliò  di  ammonire  l'Impe- 
ratore a  non  comprovare  li  patti  ;  e  quetti  poi  mandò  in  Ifpagna 
Giovanni  Ricci  per  difiuadernelo,  e  gli  diede  le  iftruzioni  ricor- 
date nei  Mfs.    del  Cardinale  Barberini.    Ammonifce  Cefare    di 

tron- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  121 

troncare  li  decreti  Riputati  li  quali  fono  oppofti  ai  comandamenti  — 
che  ei  diede  al  Vefali  ,  né  li  poteano  confermare  lenza  grave  iEC,A>Vi. 
difonore  della  retta  Fede.  Soggiugne  ,  che  il  trattato  deroga  al 
diritto  che  avea  nella  Gueldria;  che  l'Elettore  di  Saflbnia  erafì 
oppotto  alla  elezione  del  Re  de'  Romani  ,  indotto  non  tanto  da 
motivo  di  Religione  quanto  da  altre  cagioni  note  a  Cefare  ,  il 
quale  fapea  di  efiere  ftato  delufo  in  Vienna  da  quello  che  par- 
ti. Era  poi  di  danno  alla  Religione,  poiché  niuno  Principe  in 
tempo  della  tregua  potea  ammetterli  alla  alianzaj  il  che  gio- 
vava ai  Protettami ,  che  ingrofiati  colle  aderanze  diverrebbono 
formidabili.  Del  retto  fi  lagnò  del  Vefali  ,  il  quale  fcordatolì 
dei  giuramento  preftàto  alla  Sede  Appoftolica  e  del  comando  di 
Cefare  acconfentì  al  1  i  Protettanti  con  tanto  pregiudizio  della 
Fede  e  difonore  di  Cefare  .  Quefti  mercè  le  ammonizioni  del 
Papa  fedamente  oflervò  il  trattato  di  Francfort  ,  e  quando  fu 
pregato  di  approvarlo,  riìpondette,  che  impedito  da  gravi  nego- 
zj  non  potea  attendervi  ;  e  dilapprovò  fonoramente  la  tregua 
^abilita.  Per  il  che  li  Protettanti  convocarono  in  Novembre 
altra  Adunanza  in  Arutteto  luogo  della  Turingia,  e  rifolverono 
di  fpedire  folenne  Ambafciata  alli  Re  d'Inghilterra,  e  di  Fran- 
cia. Ma  perchè  non  tutti  intervennero  a  quefta  ,  nelle  Calen- 
de  di  Marzo  dell'anno  fufleguente  nuova  Adunanza  in  Smal- 
cada  convocarono.  f 

XIX.     Ora  vergendo    il   Pontefice    che    colle    frequenti  indi-  -,  n    ^?.  e 

•     ■    i  i  r       -I-        •  j  •   r-        i-  •        «        n      •    -i  jI  Concilio; 

zioni   del  Concujo  niente  ottenea  dai   Cattolici   e   Proteltanti ,  il  e    promove 

fofpendette  a  beneplacito  della  Sede  Appottoliea  per  più  non  la  °uerra 
ripetere  il  nome  di  prorogazione.  Per  il  che  nelli  dieci  dell' contro  il 
anno  prefente  diede  di  ciò  Lettere  ai  Principi  Cattolici.  Non  è  Turco, 
battevole  proliflb  racconto  per  narrare  la  follecitudine  di  Paolo 
III.  pel  Concilio,  pacificare  Cefare  ed  il  Re  di  Francia,  e  fotte- 
nere  la  guerra  contro  il  Turco.  Nell'anno  fcaduto  erafi  intima- 
to il  Concilio ,  ed  ebbe  efito  infelice,  e  l'alianza  con  danno  del- 
la Crittiana  Repubblica  fvanì  .  Li  Veneziani  coftretti  a  fotte- 
nerne  il  pefo  fdegnati ,  che  il  Doria  abbia  perduto  l'occafìone 
di  dittruggere  l'armata  nimica,  meditavano  di  pacificarli  con 
Solimano:  tentarono  prima  l'animo  di  Cefare ,  e  perchè  ei  vo- 
lea  differire  ad  altro  anno  la  fpedizione  ed  intanto  Solimano 
devattava  il  loro  dominio  ,  rifolverono  d'introdurre  trattati  di  pace* 
e  tantoltre  andò  la  faccenda,  che  fotto  al'ro  pretetto  inviato  a 
Cottantinopoli  Lorenzo  Griti  ftipularono  primamente  la  tregua 
Tom.X.  Q.  di 


122  Storia  de  Romani  Pontefici. 


Sec~XVT    ^  tre  me^>  c^e  ^^on8°ffi  at*  altri  tre,  finché  depuiato  con  pubbli- 
co decreto  Oratore  conchiufero  nell'anno  fuffeguente  la  pace  per 
afferzione    del  Morofini    nel    lib.  5.    della  Storia  .    Il  Pontefice 
■  prevedendo  il  pericolo  di  formidabile  guerra    impiegò    ogni  di- 
ligenza per  impedirla  :   il  perchè  diede   Pillole  lotto  il  dì  3.  di 
Febbrajo    del  153*?.    al  Re  di   Polonia   ed  il  pregò    di  refiftere 
alla  indolenza  del  Turco*  inviò  a  quello  de' Romani  Gerolamo 
Rorari  efortandolo  a  prevenire  la  guerra;  e  lo  aflìcurò,  che  ope- 
rava predo  il   Re  Criftianiffima  per  la  riconciliazione    con  Ce- 
fare.    Avea  comandato    all'Eletto  Vefcovo    di  Tranfilvania    di 
portai  fi  a  Parigi  con  titolo  di   Nunzio  ,  ed  a  Cefare  deftinò  il 
Cardinale  Farnefe .  Dovea  il  Rorari  chiedere  a  Ferdinando  buon 
numero  di   truppe  ,  che  affoldarebbe  in  Ungheria,  Boemia  ,  Polo- 
Dia  ,   e  Germania  per  la  guerra    volendo  predargli    fuflìdio    op- 
portuno.  Poi  fi  voltò  al  Re  di   Portogallo    e  con  Lettera  data 
al  Cardinale  di  Lisbona  nelle  Calende  di  Ottobre    ne  lo  pregò 
di   ajuto  :     Non  giova  adejfo    di  ricordare    alla  tua  prudenza    in  qual 
perìcolo  fi    trovi  la  Crijìiawtà  e  particolarmente  la  noflra  Italia  ,   poim 
thè  l'i  Turchi    P  ajfalgono    con  forttjjima  armata  *    imperciò    neceffaria» 
mente  fiamo  indotti  a  raccorre  le  Decime  Ecclefiajìicbe    in  effa  Italia  , 
Spagna  ed  ancora  nel  tuo  Regno  ....   E/pugnato  Cafielnuovo   che  era 
pre/idiato  dalli  Cefarei ,  non  abbiamo  voluto  immuni  dalla  coatribu^jo» 
ne  li  Cardinali  e  nemmeno  li  nojlri  Nipoti  ... .   Intanto   Cefare   agi- 
tato dalla  fpedizione  di  Gand    fi   trasferì    colà    perfonalmente   , 
poiché  dalle  Fiandre  raccoglieva    il  forte    della  fu  a  potenza .    E 
perchè  volea  fcanfare  li    pericoli  della  navigazione   tentò  l'indo- 
le dolce  del   Re  di   Francia,  e  pregollo  del  libero  pattaggio  pel 
di   lui    Regno;   e  volle  rendercelo   propenfo  colle   promette  e  col- 
la efibizione  del  Principato  di  Milano  .  Ei  colla  fincerità  dell'animo 
fuo  mifurando  la  mente  di  Cefare  facilmente  pretto  fede  alle  di 
lui  promette  ,  e  gli   concedette  per  di   lui   Scurezza   l'opportuno. 
Per  il  che  inviò  ne'  confini  a  riceverlo  Enrico  Delfino    e  Car- 
lo  Duca  d'Orleans  fuoi  figliuoli  accompagnati    dal  Conteftabile 
Mommorancì  .  Quelli  accoltolo  con   onorificenza  il  guidarono  al 
Luogo  ove  il  Re  potè  febbene  era  gravato  da  male  ridurfi  .  Cefare 
non   volle  effere  corretto  ad  avvalorare  con   fcritto  la  prometta* 
ed  il  Re  fperanzito  che  pervenuto    nelle  Fiandre    atrerrebbela  , 
noi  violentò.  Corre  voce  torto,  che  li  due  Monarchi  fi  erano 
riconciUati  *   ed    il   Pontefice   proccurò  di  rattodarne    l'amicizia. 
Il  perchè  deputò    ad  etti    con  titolo    di  Legato  Appofiolico    il 

Car- 


Storta  de  Romani  Pontefici.  123 

Cardinale  Farnefe  ;  qucfti  dovea  efortarli    ad  attenere    ciò    che 
richiedevi  per  la   pace  e  pel  Concilio.    Ma    ritornato    a   Roma     Sec.  XVL 
il  Legato  intefe  con  fommo  dolore ,  che  non  eranfi  riconciliati 
come  credevafi  . 

XX.  Intanto  Paolo  nelli  io.  di  Dicembre  del  1530.  creò  Crea  Car- 
undici  Cardinali  ed  altro  rifervò  in  petto  :  furono  Federico  Fre-  dinali  ,  ed" 
gofi  Genovefe  Arcivefcovo  di  Salerno  :  Pietro  de  la  Baume  approva  la 
Francefe  Vefcovo  di  Ginevra  ;  Antonio  Sanguin  de  Medun  Compagnia 
Francefe  Vefcovo  d'Orleans:  Uberto  Gambara  Brefciano  Vtfco-  ^  Gesù, 
vo  di  Tortona  Nunzio  Appoftolico  in  Portogallo,  Francia  ,  ed 
Inghilterra  :  Afcanio  Parifiani  da  Tolentino  Vefcovo  di  Rimi- 
ni :  Pietro  Paolo  Parifi  Cofentino  Uditore  della  Camera  Ap- 
poftolica  :  Marcello  Cervini  di  Montepulciano  Vefcovo  di  Ni- 
caftro  Nunzio  pre(To  Cefare  ed  il  Re  Criftianiflìmo  e  Prefiden- 
te  del  Corcilio  di  Trento,  eletto  a  P,  pa  fotto  nome  di  Mar- 
cello II.  :  Bartolommeo  Guidiccioni  Luccheie  Datario  della  Ro- 
mana (.uria  e  Vefcovo  di  Lucca  :  Dionigi  Lorenzi  di  Bene- 
vento Generale  de' Servi  di  Maria:  Enrico  Borgia  Spagnuolo 
Pronipote  di  Aleffandro  VI.  :  Jacopo  Savelli  Romano  Confan- 
guineo  e  Cubiculario  del  Papa  :  e  Michele  Silvio  de' Conti  de 
Portalegria  Portoghele  Vefcovo  di  Vileu  ;  quefVi  riferbato  in 
petto  fu  pubblicato  nelli  2.  di  Dicembre  del  1541.  Dal  detto  racco- 
gliamo groffo  abbaglio  dell'Oldoini  afferente  ,  che  quefti  furono 
prornoMì  nelli  12.  di  Dicembre;  li  Atti  Confifloriali  e  li  Scrit- 
tori di  cjuefti  tempi  alli  io.  ciò  affegnano  .  Il  che  ancora  fi  de- 
duce dalla  Lettera  di  Paolo  data  al  Cervini  nel  giorno  io.  di 
Dicembre  de il*  anno  della  Incarnazione  del  Signore  1530.  e  del  Pon- 
tificato ncjlro  VI.  E  qui  dobbiamo  rammentare  l' approvazione  di 
varie  Società  e  varie  Sanzioni  di  Paolo  ;  le  quali  febbene  non 
appartengono  ai  tempi  prefenti  vogliamo  ad  un  Ibi  luogo  ri- 
durle .  Primamente  approvò  Paolo  la  Società  del  Santiffimo 
Corno  di  Crifto  :  certi  Cittadini  di  Roma  riflettendo  che  nel- 
le Parrocchie  men  onorificamente  fi  confervava  il  diviniffimo 
Sacramento  del  Corpo  del  Signore  e  portavafi  agl'Infermi,  isti- 
tuirono nella  Chiefa  della  Minerva  la  Confraternità  fotto  nome 
del  Santiffimo  Corpo  di  Crìjìo  ,  che  dovea  promovere  in  effe  Par- 
rocchie l'onore  ed  il  decoro  del  Corpo  di  Crifto  ;  perchè  con 
onorificenza  fìa  cuftodito  ,  ed  agl'Infermi  portato.  Il  pio  Ifti- 
tuto  Paolo  approvò  colla  Coftituzione  del  dì  30.  di  Novembre 
dell'  anno  1530.  della  Incarnatone  del  Signore  e  del  nojlro  Pontifica* 

Q.    %  to 


124  Storia  de  Romani  Pontefici. 

to  VI..  Nel  154.0.  apportò  altra  Società    attenta    in  ajuto  dell' 

Sec.XVI.  Orfani  e  Luogo  di  ritiro  per  le  Donne  convertite  introdotta 
nella  Chiefa  da  Girolamo  Miani  Veneto  ,  (  che  da  Benedetto 
XiV.  collocato  nel  numero  de' Beati  da  Clemente  XII.  fu  con  fo- 
lenne  rito  canonizzato  nel  17Ó7.  )  Quefti  raccolti  molti  Orfani  che 
per  le  guerre  d'Italia  andavano  ramminghi  e  bifognofi,  fabbricò  nella 
Città  di  Bergamo  uno  Spedale  fotto  nome  di  Santa  Maria  Madda- 
lena .  Il  pio  Iftituto  piacque  ai  Criftiani  di  Lombardia,  ed  appro- 
vato da  Paolo  ottenne  illuftri  privilegi  in  vigore  della  Sanzione 
data  nelle  None  di  Giugno  del? anno  della  Incarnatone  di  Crtfio  1540. 
e  del  no/ìro  Fortificato  Jejìo .  Pio  V.  dichiarollo  Congregszione  col 
titolo  di  Cherici  Regolari  di  S.  Majolo  detta  di  Somafca  fotto 
la  Regola  di  Santo  Agoflino .  Poi  fu  approvata  da  Paolo  III. 
colla  Coftituzione  delli  21.  di  Marzo  del  1542.  altra  deftina- 
ta  all'  ammaeftramento  dei  Neofiti  ,  che  danno  nome  alla  Cri- 
ftiana  Religione  e  ne  ampliò  li  privilegj .  Jftituì,  fotto  il  dì  12. 
di  Agofto  grave  Congregazione  di  fei  Cardinali  illufori  per  zelo 
e  fapienza  per  operare  contro  li  Eretici  e  Fedeli  di  depravato 
coftume .  E  nel  giorno  14.  di  Gennajo  avea  dato  facoltà  alli 
Inquifitori  d'Italia  di  procedere  contro  li  Religiofi  Regolari 
fofpetti  di  Fede,  e  che  propongono  nelle  Scuole  e  Prediche  pro- 
porzioni difcrepanti  dal  retto  dogma.  Nelli  3.  di  Febbrajo  avea 
pubblicato  Coftituzione  approvante  le  giurildizioni  ed  indulti 
della  Fabbrica  di  San  Pietro  in  Roma;  che  poi  confermò  con 
altra  del  dì  io.  di  Gennajo  del  1547.  Aumentò  li  diritti  dei 
Referendarj  ;  applicò  alla  Camera  Appofìolica  le  ricchezze  dei 
Sacerdoti  trapalati  ,  che  non  poteano  tettare  .  Finalmente  nel 
fine  del  1539  con  viva  voce  approvò  la  Compagnia  di  Gesù. 
Manda  al-  XXI.  Nel  fine  di  elfo  1530.  il  Papa  per  la  pacediCefare  e 
la  Dieta   di  Re   Francefco  con   titolo  di   Legato  Appoftolico  deputò    il  Car- 

ji,Sar~  dinaie   Farnefe  ,    a  cui  diede  Confìeliere   Marcello  Cervini   Ve- 
di naie  Mar-  r  j-   xt      a  1  ■  1     e      :        r 
cello  Cervi-                    Nicaltro;   e  nel   2540.  in  cui  entra  la  Stona,    li   con- 
ni ecoman-  ceP1   fpe'arza  di   pace,   poiché   Celare    proni i fé    ad   uno    de'   Fi- 
da   ad   altri  gliuoii  di   Francefco  l' inveftitura    del   Ducato    di  Milano.    Sva- 
diaffiftervi.  ri   qut-fìa  ad  un   tratto,  e   Celare  negò  di  avere  ciò  permerTb .   Il 
Cardinale   Farnele    efiendo    inutile    la    fua  dimora  in   Germania 
meditò    di  partire    dalla  Corte  Cefarea    e    ne  cercò    la    licenza 
al  Papa,    che  ottenne.    Ed    attendendonela  intefe   ,    che  Cefare 
volea  convocare  in  Spira  la   Dieta  dell'Impero  nelli  23.  di  Mag- 
gio* e  che  entro  tre  Settimane  doveano  comparire  colà  Uomi- 
ni 


Storia  de  Romani  Pontefici.  125 

ni  infigni    per  dottrina    che    farebbono  eletti    in    egual  numero 

dai  Luterani  e  dai  Cattolici,  li  quali  alla  prelenza  del  Legato  Secavi. 
Appoftolico  trattarebbero  di  Religione  proccurando  qualche  con- 
cordia.  Sembrò  l'Adunanza  inopportuna  ai  Cardinali  Legato 
e  Cervini,  e  che  favoriva  troppo  li  Luterani  ,  ed  opponendoli 
tentarono  di  (Ventarla  ;  ricordavano  ,  che  non  fi  dovea  trat- 
tare di  Religione  con  chi  tuttodì  muta  opinione  fenza  au- 
torità della  Sede  Appoflolica  ;  che  la  Germania  arebbe  con 
ciò  apoftatato  dalla  retta  credenza  -e  feparatafi  dalla  Catto- 
lica Chiefa  .  Suggerivano  a  Cefare  il  Generale  Concilio  ,  colla 
di  cui  autorità  lolamente  fi  decidono  le  controverfie  di  Reli- 
gione •  ed  intanto  meglio  (arebbe  favorire  l' alianza  contro  il 
Turco  col  Re  Criftianiflìmo .  Ma  Cefare  per  non  efacerbare  lì 
Luterani  non  acconfentì  al  prudente  confìglio .  Il  Cervini  però 
non  fi  acchetò  ;  e  con  Ecclefialtica  libertà  ricordò  a  Cefare  ed 
al  Re  Ferdinando  li  quali  deliberarono  il  colloquio  dei  Luterani 
co'  Cattolici  ,  che  quefto  indurrebbe  maggiori  pericoli  ,  ed  ap- 
portarebbe  più  grave  danno  alla  Religione.  Non  ottenne  il  bra- 
mato ,  e  FerLinando  configliò  il  Legato  di  pubblicare  Scrittura  (  che 
ei  compofe  }  efponente  a  Cefare  la  necefììtà  di  non  convocare  1' 
Adunanza  ,  né  tenere  il  Colloquio  in  affare  di  Religione  . 
Non  ricevetela  Cefare  in  buona  parte  e  convocò  la  Dieta  in 
Spira,  a  cui  perfonalmente  affitterebbe  il  Re  de' Romani .  Il 
Legato  partì  incontanenre  •  ed  il  Cervini  fi  trattenne.  Il  Pon- 
tefice intefe  dall'  Ambafciatore  Cefareo  la  convocazione  della 
Dieta  di  Spira  ;  e  timorofo  che  per  fraude  de'  Luterani  vi  fi 
decreti  cofa  indecorofa  ovvero  contraria  alla  Sede  Appofioìica, 
deputò  Legato  in  quella  effo  Cervini  ;  ciò  raccogliamo  dalli 
Atti  Confìftoriali  che  dicono:  „  Nel  dì  12.  di  Marzo  fi  ten- 
„  ne  Confittolo  ,  in  cui  il  Santiffimo  Signore  nottro  creò  Le- 
,,  gato  a  Latere  e  della  Santa  Romana  Chiefa  il  Reverendiflì- 
,,  mo  Cervini  Cardinale  e  Velcovo  di  Nicafìro  preffo  fua  Mae* 
„  ttà  Celarea  ed  il  Serenifiìmo  Re  de'  Romani  alla  Dieta  ,  per 
,,  quanto  fotte  duopo  colle  facoltà  che  vennero  efpreffe  nelle 
„  Lettere  Pontificie  ,,  ....  Il  Cervini  prima  di  trattare  eoa 
Celare  andò  in  Francia,  ed  efpofe  al  Re  la  Legazione,  che  fo- 
ftenea  pretto  Cefare  ,  e  pregollo  di  difendere  la  caufa  della  Re» 
ligione  .  Il  Re  ditte  ,  che  abborriva  il  colloquio  dei  Luterani  , 
li  quali  dnveano  ettere  ridotti  con  carità  e  prudenza  ,  e  non  afcol- 
lati  in  affari  di  Fede;  ed  il  detto  avvalorò  nella  Dieta,  ed  al 
fuo  Oratore  preferitte  di  difendere  in  quella  la  caufa  della  Re- 
li. 


ilo  Storia  de  Romani  Pontefici. 

=— yT-'  ligione.  Obbedì  quefti ;  e  nella  Adunanza  di  Haggenau  propofe , 
EC  •   cjie  non  fì  doveano  ridurre  ad  efame  li  dogmi    della  Religione 

confermati  dal  Sangue  di  tanti   Martiri  ,    dalle  tettimonianze  di 
.    tanti  Padri ,  e  dai   prodigj  innumerabili  del  Signore  .  Intanto  Paolo 
efortò  il  Cardinale  di  Magonza  ad  aflìftere  alla   Dieta  di  Spira. 
Diceagli:   Per  la  qual  cofa  opererai  in  modo  intervenuto  alla  Dieta  co» 
me  conviene  alla  tua  dignità    di  Cardinale    ed  Elettore  ,    e  come    noi 
ed  ì  tuoi    confratelli    Cardinali    della  Romana    Santa    Chiefa  [periamo 
dalla  tua  diligenza  in  quejto  tempo  ,    di  cui  certamente  non  può  efi* 
birfi  a  te  il  più  opportuno  per  manifeftare  la  tua  virtù  ,  e  [oddisfare 
al  tuo  officio  e  dignità  .  .  .  Data  in  Roma  [otto  il  dì    15.  di  Mag. 
gio  dell'anno  154.0. .  Scritte  ancora  ai  Duchi   di  Baviera,  ai   Vefco- 
vi  di  Vienna  e  di  Wurtzburg  raccomandando  loro  la  caufa  della 
Fede,  ed  ordinando  d'intervenire  alla   Dieta  di  Spira.  Configliò 
Giovanni  Coeleo  e  Giovanni  Echio  a  fcrivere  contro  gli  Eretici  e  h- 
{tenere  la  Fede.  Ma  perchè  la  Dieta  di  Spira  per  oflervazione  del 
Coeleo  fu  trasferita  in  Haggenau,  Paolo  colà  fpedì  Giovanni  Morono 
a  cui  diede  opportune  irruzioni,  ed  ordinò  di  partire  torto  dalla  Pro- 
vincia, fé  vi  fi  ttabilifca  cofa  alla  Religione  contraria,  e  di  fignificare 
di  giorno  in  giorno  al  Cardinale  Cervini  ciò  che  fi  tratterà, di  fcanfare 
ogni  difputa  di   Religione  ,  e  di  prettamente  ammonirlo  ,  fé  inforga 
principio  di  accomodamento  .  Niente  accadette  nella  Dieta  d'Hagge- 
nau  ,  perche  li  Protettami  non  vollero  ricevere  li  Articoli  una  volta 
concordati  inAugufta*   poiché  eglino,  come  ditte  il  Legato  Cervini 
a  Cefare,  cotidianamente  cambiavano  volontà  e  parere  ne'dogml 
della  Fede.  Dunque  dopo  molte  difpute  niente  fi  ottenne,  ap- 
punto perchè  erano  attenti  il  Duca  di  Sattbnja  ,  ed  il  Langravio 
d' Afia;  ed  il  Re  de'Romani  avuto  notizia  della  morte  di  quello 
d'Ungheria  frertolofamente  andò  nell'Auftria  edinWorms.  Indi 
al  dì  27.  di  Octobre  trasferì  l'Adunanza,  a  condizione  che  fi  at- 
tenda il   Decreto  di   Augufta  e  fia  intatto  il  diritto  del  Papa  di 
dettinarvi  fé  vuole  il  Legato  .    Intanto  finché  fi  decide  la  lite  , 
li  Sacerdoti  goderanno  li  primitivi  gradi  e  beni  .  Ma  li  Prote- 
ttanti non  acconfentirono    al  Decreto  ,    ricufarono    di  efibire  al 
Papa  e  Legatd  di  quello  li  confueti  onori  :    e  perchè  fapeano  , 
che  Cefare  non  erafi  pacificato  col  Re   Francefco  ,  fi  moftrarono 
Deputa  To-  nella  contumacia  più  temerarj . 

malo  Cam-  XXII.  „  Del  retto  fecondo  il  Matterelli  eflendo  quetta  ma- 
peggi  e  ai-  ^  niera  acconcia  più  a  muovere  fedizione  che  a  ttabilire  la  con- 
dotti alla  »  cort^a  il  Pontefice  mercè  il  Legato  Cervini  promofle  il  Gè- 
Dieta  di  a  nerale  Sinodo  unico  rimedio  pe' mali  dai  quali  è  agitata  la  Cat- 
Worms.  t0^" 


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11 

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5*fc74  de  Romani  Pontefici,  127 

tolica  Chiefa .  Ma  Cefare  perchè  li  Protettami  negavano  di  ff 
intervenirvi  e  fottometterfi  alle  ordinazioni  di  quello  ,  volle  ^EC' 
altra  volta  introdurre  trattato  di  riconciliazione  ,  ed  intimò 
l'Adunanza  di  Worms  prima  che  fi  dikiolga  quello  di  Hagge- 
nau,  pelli  20.  di  Ottobre  del  1540.  In  quella  doveano  li  Catto- 
lici e  Proiettanti  deputare  alcuni ,  che  trattino  amichevolmente 
l'affare,  che  noi  definivano  ,  ma  diano  adito  a  qualche  ac- 
comodamento,,. Per  il  che  il  Papa  fpedì  a  Worms  il  Campeggi 
Vefcovo  di  Feltre  ed  altri  eruditi  Ecclefiaftici  j  ciò  raccogliamo 
dalli  Atti  Confittoriali  dicenti:  ,,  Nel  primo  giorno  di  Ottobre 
„  il  Santiffimo  Signore  nottro  creò  Nunzio  della  Sede  Apporto- 
,,  lica  il  Reverendittimo  Tomafo  Vefcovo  di  Feltre  ed  altri  Uo- 
,,  mini  illuttri  che  furono  nominati  nel  Breve  di  Sua  San- 
,,  tità  ;  quetti  doveano  intervenire  alla  Dieta  ovvero  Colloquio 
,,  di  Worms  intimato  dalla  Cefarea  Maettà  ...  Il  Belcan  ag- 
giugne  eflere  ttar.o  decretato  dai  Principi  ,  che  lo  ttabilito  nella 
Dieta  non  fi  pubblichi,  fé  prima  non  fia  approvato  da  Cefare. 
Non  aflìftette  il  Campeggi  al  primo  Congreffo  deftinato  pe'puri  offìcj 
di  convenienza.  Li  Cattolici  temeano  ,  cheli  Protettanti  gli  per- 
mettano di  parlare,  poiché  nel  Colloquio  di  Haggenau  confettarono 
di  non  voler  ricevere  nella  Dieta  di  Worms  li  Miniftri  del  Ro- 
mano Pontefice  :  ma  perchè  il  Granvellano  Oratore  di  Cefare 
loro  promife,  che  non  ne  proverrebbe  loro  detrimento  3  e  che 
la  prefenza  del  Nunzio  Appoftolico  fomminittrarebbe  motivo  fa- 
cile per  la  concordia  ,  non  folo  il  Campeggi  fu  ricevuto,  ma 
ancora  gli  fi  die  facoltà  di  parlare.  Per  tanto  egli  nel  dì  8.  di 
Dicembre  perorò  configliando  la  pace  neceflaria  ai  Criftiani ,  ma 
principalmente  alli  Tedefchi  aflaliti  dal  Turco  .  Quindi  il  Pa- 
pa impietofito  delle  loro  difavventure  tentò  ogni  mezzo  per  ri- 
mediarvi ,  ed  intimò  in  Vicenza  il  Concilio  a  cui  pochi  inter- 
vennero. Celare  ancora  defiderofo  di  quetto  convocò  la  Dieta 
di  Worms,  in  cui  fi  tratti  della  maniera  di  riconciliare  le  partì 
elacerbate  .  Egli  imperciò  per  precetto  di  quello  ed  attenfo  di  que- 
tto eravi  intervenuto  alla  concordia  efortando  ,  ed  il  Pontefice 
impiegava  ogni  follecitudine  per  iftabilirla  .  Nella  Adunanza  fi 
permile  ad  Echio  che  tratti  con  Melantonedel  Dogma  del  pec- 
cato Originale,  e  fi  giudicò  neceflario  per  la  pace  il  Concilio.  In- 
tanto li  Granvellano  fu  deftinato  da  Cefare  ad  altro  affare  ;  fi  difciol- 
fe  l'adunanza,  e  fi  rimife  la  faccenda  ad  altra  che  verrebbe  in  Ra- 
tisbona  convocata  nell'i  6.  di  Gennajo  del  1541.  Bucero  ,  Melantonc 
ed  altri  Luterani  pubblicarono  l'operato  nella  Dieta  di  Worms  ; 

ed 


128  Storia  de  Romani  Pontefici. 

— *  ed  il  Coeleo  riferifee  l'Editto  di  Cefare  condannante  li  Libri   di 
V  .    Lutero  Luinglio,  Vicleffo  e  di   Huff    e  vietantene  fotto  pena  di 
morte  la   lezione  e  difefa.   Anco  il   Re  di   Francia   nelle  Calende 
di   Giugno    pubblicò  Editto    contro  li   ditteminatori    della  Lute- 
rana dottrina  •    febbene  li    Protettanti   proccurarono  di   placarlo  . 
Conferma       XXIII.     La  Compagnia  di  Gesù  che  nell'anno  antecedente   era 
la    Compa-  ^ata  commerTa  aj   giudizio  di  tre  Cardinali,  fi  vide  vicina  a  perire- 
*>  .  poiché  il  Cardinale  Guidiccioni   nimico  d'introdurre  nella  Chie- 

da'France-  ^  nuova  Religione  le  fi  oppofe  acerbamente  ;  ma  da  altri  fb- 
feo  Saverio  ftenuta  fu  ammetta ,  a  condizione  che  li  Proferii  non  eccedano  il 
nelle  Indie,  numero  di  feflanta .  Il  perchè  Paolo  III.  con  Sanzione  del  dì 
27.  di  Settembre  l'approvò  fotto  nome  di  Religione  de'  Cherici 
Regolari  della  Compagnia  di  Gesù*  comincia  :  Re gimini militanti s 
Ecclefìa  ...  In  quefta  fi  efprimono  li  fentimenti  d'  Ignazio  e 
de'  Compagni ,  che  fi  foggettarono  al  Papa  .  Elettero  quindi  a 
Generale  della  Compagnia  lo  fletto  Ignazio  nell'  Aprile  .  Cre- 
fceane  cotidianamente  il  numero  ,  ed  il  Papa  con  altro  Breve 
del  dì  14.  di  Marzo  del  1540.  confermò  1'  Ittituto  concedendo 
facoltà  ai  Superiori  di  ricevere  chi  arebbe  a  quello  date  nome; 
e  nel  1541.  con  altro  del  ò\  18.  di  Ottobre  efpofe  V  offi- 
cio e  la  facoltà  del  Prepofiro  Generale  ,  e  ne  ampliò  le  grazie, 
ed  i  privilegi»  Propagavafi  intanto  nelle  Indie  la  Religione  di 
Cri  fio  ,  ed  effendo  necefftrj  per  tale  duopo  Minittri  Vangelici  il 
Re  di  Portogallo  bramò  di  fpedire  là  alcuni  Gefuiti  ;  li  ricercò  al  Pa- 
pa,e  quetti  gli  concedette  Francefco  Saverio  e  Simore  Roderico.  Na- 
vigarono eglino  alla  volta  delle  Indie  nell'anno  fufleguente  con 
Martino  Alfonfo  Souza  .  Il  Saverio  al  Vangelico  miniftero  at- 
tefe  indefeffamente  ,  meritò  il  nome  di  Apposolo  dell'Indie,  ed 
illuftre  pe'  prodigj  e  magnanime  azioni  fu  aferitto  al  Catalogo 
,.f  ..  de'  ceLtti  Comprenfori  . 
Caldina"  XXlV-      Ne*. primi  del    1541.   il   Pontefice  decretò  Legato  alla 

Contarmi  Dieta  di  Ratisbona  il  Cardinale  Contarini;  e  Cefare  che  volea  l' 
allaDietadi  intervento  di  Nunzio  e  non  di  Legato  alla  Dieta  di  Worms,  ora 
Rr.tisbona  ;  pel  colloquio  di  Ratisbona  giudicò  necefìfaria  la  prefenza  di 
fucceduto  in  quefto  ;  e  Paolo  deputò  eflb  Coniarmi  accetto  a  Cefare  .  Ma 
emetta  ;  di-  poiché  per  la  depreflìone  dei  Protettami  acconcio  mezzo  era 
&nde  ll.  la  pace  di  Cefare  col  Re  Criftianiflìmo  ,  il  Pontefice  co- 
°n  d  lo  mandò  al  Legato  di  proccurarla  e  di  operare  con  etto  Cefare 
Legato  di  'n  modo  •,  che  egli  fi  difponga  a  ftabilirla  .Se  ne  concepiro- 
Boìo°na .  no  fperanze  mercè  le  promette  di  etto  Cefare,  che  efibì  di  fotte- 
nere  la  Fede  e  la  Sede  Appoftolica  .  Dovea  il  Legato  troncare 

il 


Storia  de  Romani  Pontefici.  np 

il  Colloquio  fubito  che  vi  fi  introduca  trattato  oppotto  alla  me- 
defima  ,  e  proteftare  contro  ciò  che  fi  proporrebbe  diffamante  ai  ^EC,X-V*' 
dognr.i  della  Religione.  Nel  dì  12.  di  Marzo  il  Legato  fu  ri- 
cevuto in  Ratisbona;  con  onore  ed  il  Coeleo  dice  :  ,,  Ed  ef- 
„  fendo  egli  alla  Città  pervenuto  fi  ricevette  con  onorificen- 
„  za  ,  e  fu  molto  riputato  da  Cefare  ;  imperciò  il  vifitarono 
„  a  titolo  di  onore  li  Principi  di  Germania  ,  ed  il  medefìmo 
„  Re  de'  Romani ,  e  nella  Meffa  e  folenni  cerimonie  gli  fi  die 
„  il  primo  luogo  dopo  Cefare  „  .  ..  .  Il  Legato  trattò  della 
pace  di  elfo  Cefare  col  Re  di  Francia ,  e  parlandone  con  quel- 
lo ne  la  promoffe  ,  affiorandolo  che  con  effa  maggiormente 
confolava  il  Papa  ed  i  Cattolici .  Ma  Cefare  vi  fi  moftrò  po- 
co propenfo ,  dicendo  che  al  fuo  avvedano  avea  efibito  eque 
condizioni,  le  quali  non  furono  accettate.  Il  Legato  perduta  la 
fperanza  di  pace  giudicò  ,  che  niente  di  buono  trarrebbefi  dalla 
Dieta.  Si  die  a  quetta  principio  nelle  Calende  di  Aprile  ;  vi 
affretterò  perfonal mente  l' Imperatore  ed  il  Legato  Apposoli- 
co ,  v'  intervennero  molti  Vefcovi  ,  Principi  Cattolici  e  Pro- 
tettanti  ,  li  Oratori  delle  Città,  e  diverfi  Dottori  d'una  e  d'al- 
tra parte.  Il  Coeleo  che  era  prefente,  la  cofa  accenna:  ,,  Nel- 
,,  la  Adunanza  Cefare  efortò  tutti  alla  pace  ,  e  decretò,  che  dal- 
,,  le  due  parti  fi  deputino  tre  per  le  controverfie  ridotte  ad 
„  efame  „ .  Li  Cattolici  furono  Giulio  Pffugio  ,  Giovanni  E- 
chio  ,  e  Giovanni  Groppero*  li  Protettami  nominarono  Filippo 
Melantone ,  Martino  Bucero,  e  Giovanni  Pittori:  al  colloquio 
affitterono  il  Principe  Palatino  e  Niccolò  Granvellano  ,  perchè 
ia  difputa  fucceda  con  rettezza.  Si  elaminò  certo  libro  conte- 
nente ventidue  capi  di  dottrina,  che  fu  prefentato  all'Impera- 
tore come  opportunifìimo  per  la  concordia  ;  ed  ai  Dottori  fi 
preferirle  di  approvare  il  retto  e  rigettare  l'erroneo.  Confuma- 
rono quetti  nell'  efame  del  libro  un  mefe,  ed  approvarono  certi 
Capi  non  molto  difficili  ovvero  li  correffero  :  rapporto  quelli 
di  maggior  confeguenza  della  podettà  della  Chiefa  ,  de'  Sagra- 
menti  della  Penitenza,  ed  Eucariftia  ,  dell'Ordine  de' Minittri  e 
di  altri  prefencarono  in  ifcritto  il  proprio  parere,  e  ne  ridufTero 
la  decifione  all'Imperatore.  Quetti  comunicò  la  cofa  al  Legato 
ed  ai  Magnati  dell'  Impero  Cattolici  e  Protettanti;  quetti  nem- 
meno li  approvarono;  nell' efame  li  Dottori  furono  uniformi  e 
dopo  proliffe  difpute  fi  conchiufe  ,  che  li  Vefcovi  non  ap- 
provarono la  concordia  ,  ed  il  Legato  volle  ,  che  1'  affare  fi 
cfponga  al  Papa  e  riduca  all'  Ecumenico  Concilio  che  dovea 
Tom.X.  R  con- 


120  Storia  de  Romani  Pontefici, 

- — -----  convocarfi  .  Li  Protettami  dopo  molte  dubbiezze  accettarono  la 
Sec.AVI.  confeflìone  Auguftana.  Il  Goldafti  riferifce  li  Atti  della  Dieta 
di  Ratisbona,  il  libro  e  li  ei'bitì  Capitoli,  le  varie  rifpotte  del 
Legato  ,  li  detti  dei  Dottori  e  Principi  Cattolici  e  Prote- 
ttami .  Degna  di  confiderazione  fu  l'Apologia  di  Giovanni  Echio 
contro  Martino  Bucero  che  tentò  di  confondere  li  ferirti  dei  Dot- 
tori Cattolici,  fpecialmente  le  dichiarazioni  del  Legato  Appo- 
ftolico .  Il  Continuatore  del  Rinaldi  riferifce  la  faccenda  dedot- 
ta dalle  Piftole  del  Vefcovo  d'  Aquila  dirette  alli  Cardinali  Far- 
nefe  e  Cervini .  Del  retto  fvanì  la  fperanza  di  accomodamento 
per  la  ornatezza  dei  Protettami  3  che  fottenuti  dal  Re  di  Fran- 
cia per  inimicarli  con  Cefare  non  aderirono  alla  pace.  Intanto 
li  Cattolici  propofero  ,  che  fi  ftabilifca  con  decreto  la  toleranza 
di  qualche  articolo  contrario  alla  Fede  Cattolica  ,  penfando  con 
ciò  di  placare  li  Proteftanti  •  a  che  fi  oppofe  con  animo  invitto 
il  Legato:  ma  eglino  ne  pregarono  il  P^pa .  Quefti  ne  condan- 
nò il  configlio  ftolto  ,  e  ne  rigettò  la  fupplica  .  Il  MafTarelli  di- 
ce così:  „  Alcuni  Cattolici  della  Dieta  pregarono  il  Pontefice, 
,,  che  voglia  dichiarare  tolerabili  certi  articoli  propofti  dai  Pro- 
„  tettanti  che  poi  farebbono  decifi  dall'Ecumenico  Concilio  ;  il 
,,  Papa  riputò  quefto  difconvenevole  alla  verità  Cattolica  ,  ed 
„  inopportuno  alla  di  lei  Dignità  ed  a  quella  della  Sede  Apporto- 
„  lica  ;  piuttotto  loro  efibl  la  follecita  celebrazione  del  Concilio, 
„  e  credette,  che  quetto  produrrà  la  vera  pace  e  fofìerrà  la  Fé- 
,,  de  ,,.  Il  fecondo  capo  efibito  al  Cardinal  Legato  e  che  ci  ac- 
cettò e  piacque  al  Papa ,  fu  1'  alianza  di  etto  Papa ,  Cefare  ,  Re 
de' Romani,  e  di  altri  Principi  Cattolici,  fé  li  Protettanti  armino 
contro  li  Criftiani ,  di  che  parlando  il  Matterelli  foggiugne:  „  Il 
,,  Legato  Appoftolico  efibì  ai  Proteftanti  più  "voice  la  pace  , 
,,  follecito  di  ridurre  ad  equa  rifoluzione  li  diflìdj  della  Reli- 
„  gione  ;  non  potè  però  ottenere  lo  fpediente  per  quella.  Però 
,,  conchiufe  alianza  col  Papa  ,  Cefare  ,  Re  de'  Romani  ,  e  Prin» 
„  cipi  Cartolici  dell'Imperio,  a  che  erano  flati  indotti  dal  Car- 
„  dinaie  Farnefe  in  nome  di  etto  Papa,  il  quale  con  altre  condizioni 
,,  la  confermò  nelli  29.  di  Luglio  del  1540.  „.  Si  di  (Te,  che  fi 
riferirebbe  il  rifultato  al  Concilio  Generale*  e  fé  quetto  non  fi 
potrà  ottenere,  fi  deciderà  dal  Nazionale  di  Germania;  ovvero 
dalla  Adunanza  dell'Imperio,  che  fi  convocarà  nel  corfo  di  diciot- 
to Mefi  .  Cefare  comandò  ai  Proteftanti  di  attenere  lo  ftabilito 
nel  colloquio,  ai  Vefcovi  di  rlftaurare  1'  Ecdefiaftica  Difciplina , 

ed 


Storta  de  Romani  Pontefici.  izr 

ed  a  quelli   privatamene  proraife  di  non  prefcrivere  modo  rap- 
porto li  dogmi  ,  neli'  efame    de'  quali    non  erano  convenuti    li     5ec.  XVL 
Dottori.   Né  dobbiamo  pafTare  fotto  filenzo   az;one  troppo  inde- 
gna dei   Proiettanti  mofla  contro  la  fama  del   Cardinale  Contari- 
ni  Legato  Appottolico.  Non  potendo  quelli  (offrirne  la  coftanza   il 
calunniarono  con  pubblici   fcritti  ;  dicevano,  che  ei    li   riputava 
difcordi  dal  fentimento  della  Chiefa  ,  ed  ammonì   li   Vefcovi  di 
vegliare  alla  cuttodia  del  gregge  ed  abolire   la  erronea  dottrina. 
Non  folo  li  Luterani  ma  ancora  li  Cattolici     fi   lagnarono    del 
Legato:   ed   in   Roma    fu  condannato,  che  fi   portò    con  troppa 
mitezza  colli  Protettami,  e  con  imprudenza  loro  concedette  non  fo 
che  rapporto  la  giuttificazione  e  tranfuttanziazione  ;    e  lo  accu- 
farono  in  Confittolo .  Del  retto  ei  fu  difefo    dalli  Dotti    intera 
venuti  alla  Dieta,  ed  anco  Cefare  pel  di   lui  decoro  operò  pref- 
fo  il  Papa  .   Per  il  che   Paolo  accolfene  le  giuttificazioni    e  die- 
de all'  Imperatore  Lettera  fignificando  che   non  era  duopo  ,  che 
ei  fi  adopri   nella  difefa  del  Cardinale  Contarini  ,  il  quale  fi  por- 
tò con  animo  invitto  nella  Legazione  di  Germania.  Quindi   en- 
comiatene le  azioni  ed  il  buon  nome  appena    pervenuto    a  Ro- 
ma il  creò  Legato  ed  Amminittratore  di   Bologna  . 

XXVf.     Intanto   il  Re  d'Inghilterra  prefcrifTe  al  popolo  di   non     Invia  Uo- 
venerare   le  Immagini  de*  Santi  ,  fprezzare   le  Fette  ordinate  dal-  mmi  Appo- 
la  Romana  Chiefa  ,  e  fervirfi    della  Scrittura    che    ei   pubblicò.  !°  icl  ,n  *r* 
Il  che  fece  per  acquifkrfi   la  grazia    dei    Proiettanti    di   Germa-  f0|]ec;ta  li 
ria  .    Imperciò  avea    egli   fpedito    alla   Dieta    di    Ratisbona    con  Svizzeri 
titolo    di  Oratori   Enrico   Cnevetto    e  Stefano  Gardineri    Vefco-  contro   il 
vo   Vintonenle  per  elporre   la  propria  fede  rapporto  la  Luterana  Turco, 
dottrina   e  difenderne  la  tardanza   nell' abbracciarla .    Ma  perchè 
conoicea   non  effere  a  quelli  accerto,  tentò  di  riconciliarfi  coli* 
Imperatore  fperanzito    di  acquiflare    anco    la   grazia    del    Papa  . 
Volea  però  falvo  1'  onore  proprio    non   fare  la  pubblica  confef- 
fione  ,   l' etterna  penitenza  ,   né  rettituire    quello  che  di   ragione 
della  Chiefa  avea  ufurpsto;    il  tutto    era    vietato    dai   Canoni. 
Con  che  il   Re  mottrò  di  non  bramare  la  propria  falute,e  che 
per  folo  nfpetto  ed  intereffe  umano  promeitea  ii  pentimento   la 
riconciliazione  cercando  dal   Pontefice.     Per  tanto   non  fu  accet- 
tato dall'  Imperatore  né  dal   Papa;   ed  egli    più   incrudelì    in  dan- 
no dei  Cattolici   ed  abitatori  del  Regno  d'Irlanda,  li  quali   in  di- 
fefa  della  propria  libertà  e  decoro    della  Cattolica    Religione    fé 
gli  fi  oppofero.  Dunque  contro  quelli    formidabile  efercito    de- 

R     2.  fìi- 


122  Storta  de  Romani  Pontefici. 

_  ftinò    che    ne  fece    ftrage  .    Non  eftirpò    però    come    volea    in 
Sec.XVI,    qUej  Regno  la  Religione  di  Crifto  ,  piuttofto    li  Fedeli  armaci 
quello  rifpinfero  e  difefero  con  valore    il  decoro    del  Papa .    li 
Principe  di  Ulfter  fi  diftinfe  fra  tutti;  ad  eflb  imperciò  il  Papa 
raccomandò  la  Religione  colla  Piftola  data    nelli  Z4.  di  Aprile 
del   1541.,  e  lo  efortò  di  fcacciare  dal  Regno  li  Parrochi  desi- 
nati da  Enrico  al  governo  delle  Chiefe  e  di  riftabilirvi  li  Cattolici. 
Spedì  poi  Uomini  Apposolici  per  (oftenervi  con  zelo  li  dogmi 
fanti ,  e  li   raccomandò  ai  Vefcovi  y   Clero  ,  e   Popolo.   Intanto 
Solimano   Imperator  de' Turchi  con  formidabile  efercito  per  ma* 
re  e  per  terra  minacciava  la  Criftianità  ,  e  Paolo  veglionne  al- 
la felicità  ,  trattò  colli  Svizzeri  ,    e  loro  promife    generofo  fti- 
pendio  .  Ciò  raccogliamo  dalle  Lettere  date  ai  Capi    della  Na- 
zione :   *Aì  diletti  figliuoli  Svizzeri    dimoranti  ne    tredici  Cantoni  dU 
fenfori  della  Ecclefìajìica    libenà  ,    e    che   fi  devono    congregare    nella 
Dieta    della  Superiore  %Alemagna  ....  Per  tanto    come  ejortammo    alla 
pace  li  Principi  /  così  arduamente  li  ammonimmo  di  difendere  la  caiu 
fa  della  comune  falute  :  quindi  effendo  noi  bifognofi  di  prefidio  per  mtt» 
nire  li  nofìri  Stati  dalle  invafioni    del  crudele  nimico  ....  rivolgiamo 
le  nofìre  mire  ,   e   le  fperan^e  nofìre  riponiamo    nella   vojlra  inclita    e 
forte  Nazione ,  da  cui  fperiamo  il  necejfario  prefidio  .    Imperciocché  non 
abbiamo  altri ,   della  virtù  e  valore  de  quali  pojfiamo  confidare    e  prò» 
metterci  benivolen^a  e  follecitudine  ,   fé  non   voi   che  fempre   fofìe  be* 
nemeriti    di  quefìa    Santa    Sede    e  dtfenfori   della  medefima  .    Per  la 
qual  cofa  fperan^iti  non  meno  del  vofìro  valore    come  lo  furono    li  Pre» 
deceffori  noflri ,  né  minor  affetto  e  tenerezza  abbiamo  pel  vofìro  comodo 
ed  onore  come  quelli  P  ebbero  per  li  vofìri  Maggiori ,  rifolviamo  di  con» 
fervare  [eco  voi  V  antica  benivolen^a  ,   e    di  non  ifcemare    la  primiera 
no/ira  tenerezza  e  dilezione.    Efortiamo  imperciò    le  vofìre  Divozioni  , 
che  fé  gC  Infedeli  noflri  non  meno  che  vofìri  nimici  tenteranno  d  inva* 
aere  le  noflre  Provincie  (  lo  che  fi  degni    il  mifericordiofiffimo  Dio  di 
allontanare  da  noi  )  vogliate  impiegare  previo    il  convenevole  fìipendio 
li  vofìri  faldati   per   la  difefa  della   Sede  */fppofiolica  ,  della  Crifiiana 
Religione  e  della  univerfale  falute ,  come  li  vofìri  Maggiori  e  voi  me* 
defimi  con  fomma  gloria  ne*  pacati  tempi  facefìe  ,«  fiete  per  fareycer» 
ti  che  noi  nelle  occafioni  fecondo  che  et  verrà  permeffo    dalla  condizione 
de    tempi ,  aremo  rimembranza    della  vofìra  follecitudine  ,    e  faremo  ti 
voi  grati.,  ..    Date  in  Roma  fono  il  dì   17.   di  Maggio    del   1541* 
Li  Turchi  però  rivolfero  le  forze  contro    1'  Ungheria   prevalen- 
doli della  debolezza  e  delle  discordie  colà  inforce  . 

XXVIL 


Storia  de  Romani  Pontefici.  123 


XXVIT.     Intanto  fi  violò  la  tregua  che  in  Nizza  Paolo  con-  -^ — yuT 
chiule  coli'  Imperatore  e  Re  di   Francia  per  colpa  del  Marche- 
te del   Vallo   Prefetto  delia  Lombardia  .    Imperciò    il  Re  inviò      Tenta  di 
a  Solimano  con  titolo  di   Ambafciarore  Antonio   Rinconi  e  Ce- abboccarti 
fare   Fregoli,  li  quali  tenendo  il  cammino  per  le  terre  di  Cefare  *n    Lucca 
afiìcurati  dalla  tregua  furono  trucidati  da  elfo  Marchefe  del  Va-  Irope- 

fto  fecondo  il   Re  Crifrianiflimo  per  infrangere    la  tregua.    Per 
canto  il  Papa  proccurò  di  allontanare  dalla  Criftianità   la  nuova 
guerra,  e  Celare  tornato  in   Italia  per  trafportarfi  in  Africa  vol- 
le abboccarli  in  Lucca  con  elfo   Papa.  Quefti   non  ottante  l'età 
avanzata  vi    fi   trasferì   volontieri,  ed  il  configliò  di   riconciliarli 
col  Re  di  Francia  e  promovere  1'  Ecumenico  Concilio  rimedio 
dei  mali .  Partì  da   Roma  nelli  27.    d'  Agofto  ;    deftinò   in  efla 
Legato  a  Latere  il  Cardinale  di  Carpi  ,    ed  accompagnato    da 
cencinquanta  foldati   a  cavallo  e  ducento  a  piedi  entrò  in  Luc- 
ca nel  dì  8.  di  Settembre.    Deputò    per  ufcire  incontro    a  Ce- 
fare il  Cardinale  Farnefe  ,  che  lo  afpcttò  otto  miglia  lungi   dal- 
la Città.  Quegli  venne  da  Genova   fervito  da  tre  galere  di  quel- 
la  Repubblica  .  Alla  porta  poi  della  Città    portaronfi    per  rice- 
verlo li   Cardinali   e  Vefcovi   che  erano  col   Papa,  e  li  Ordini  e 
Patrizj   della  Città.  Lo  accollerò  fotto  l'ombrello    conducendo- 
lo al   Palazzo  della  Città,  ed  il   Pontefice  abitò  nell' Epifcopio. 
Niccolò   Ardinghelli   Vefcovo  di   Foflbmbrone  rammenta  il  col- 
loquio del    Papa  coli' Imperatore ,  e  da  elfo  apprendiamo  ,    che 
quegli   non   trattò  della   convocazione  e  fcioglimento    della  Die- 
ta di   Ratisbona  ,  e   molti   credettero,  che  cercò  il  Generale  Con- 
cilio ,   la  conferma  della  alianza    de'  Cattolici  contro  li   Lutera- 
ni ,  e  la   fpedizione   in   Germania  di   Ecdefiaftico  rinomato    per 
virtù  e  fantità  .   Il  Pontefice  volle  tempo  per  configliare   li  Car- 
dinali  della  gravezza    della  cofa ,  e  trattò    pure    della  pace    che 
molto   premeagli ,  e  credette,  che  pel  fuccennato  aflafinio  viola- 
ta foffe  la  tregua  ftipulata.  Cefare  però  ed  il  Vallo    aderivano 
non  efferfi  ciò  operato  per  loro  commilitone  .   Adduceva  quefti, 
che  per  comando  del   Magiftrato  furono    li  cadaveri   fepolti  ;    il 
che  baftevolmente  li  comprova  affafiìnati   dai  Ladri  .  Ma  il  Re 
ci   Francia  che  riputavane  autore  il  Marchefe,  voleane  la  punizio- 
ne ;   in  diverfo  cafo    farebbe    frattore    della  tregua.    Dunque    il 
Pontefice    e    Cefare    trattarono    del    modo    di    ricomporla;    ma 
quando  fé  ne  efaminarono   le  condizioni  ,  Cefare   negò  di  conce- 
dere ad  un  Figliuolo  di  quello  il  Ducato   di  Milano;  difie ,  che 

col- 


1 24  Storia  de  Romani  Pontefici . 

g"**^  colle  Fiandre  dotarebbe  la  propria  Figliuola  a  quello  fpofata,  pur» 
Sic. XVI.    c^  fia  flcuro  jgjia  perfeveranza  della  tregua.   Per   la  qual  cofa 
il  Papa    mandò    in  Francia  Girolamo  Dandini  .    Intanto  Cefarc 
partì  da  Lucca  e  lafciò  il  Granvellano  pretto  il  Papa  per  rice- 
vere la  rifpofta  venuta    di  Francia.    Quefti  ancora    a  Roma    fi 
reftituì . 
Tratta  co'      XVIIL     Quivi  pervenuto  lignificò    ai  Cardinali    le    petizioni 
Cardinali     <*•   Cefare.  Si   trattò  primamente  del  Concilio,  e  li   Padri  con- 
che   d*  C     vennero  di  affrettamelo,  e  ne  deftinarono   varie  Città*  cioè  Man- 
fare  •  fpedi- tova  e  Ferrara  non  molte  difcofte  da  Germania  .    Il   Papa  efibì 
fce  inFran.  ancora  Cambray  fituata  nei  confini  di  efla  Germania  e  di  Francia; 
eia  il  Dan-  però  non  fi  pubblicò  riguardo  a  quefto  verun  decreto  .  Quindi  giuri- 
dini  ;  ed  indicamente  il  Continuatore  del  Rinaldi  corregge  lo  Storico  Adriano 
Germania  il  dicente,  che  Carlo  pregò   il  Papa  di  deputare  Trento  pel  Concilio, 
eralliedilja  qUa|  Cicca  dai  Tedefchi  era  bramata.  In  oltre  efpofe  ai  Car- 
dinali, che  Cefare  promovea  1*  alianza  dei  Principi  e  la  Riforma 
del  Clero    in  Germania.    Rapporto    ciò    li  Padri    diverlamente 
penfarono  ;  per  lo  riftabilimento  però  della  Ecclefiaftica  Difcipli- 
na  in  efla  Germania  crederono    opportuno  Giovanni  Morono  Ve- 
feovo  di  Modena.  Intanto  il  Dandini  ritornato    di   Francia    ri- 
ferì ,  che  il  Re  volea  vendicare  la  morte  dei   fuoi  Arabafciato- 
re  ,  fé  Cefare  non  gli  efibiva  foddisfazione  ;  appellava    al   Pon- 
tefice mezzano  della  tregua ,  e  ricercavane  l'  ajuto  conerà  il  vio- 
latore. Il  perchè  fece  arredare  in  Lione  Giorgio  d'Auftria  fra- 
tello naturale  dell'  Arcivefcovo  di   Valenza  ,    che    eletto  a  Ve- 
feovo  di  Liegi  pattava    per  Francia    e    minacciavagli    la  morte 
nel  modo  che  fu  data  ai  fuoi  Miniftri .  Li  Ambafciatori  di  Ce- 
fare diceano  al  Papa,  che  era  fuo  officio  di  ottenere  la   libertà 
dei  Vefcovi  e  prenderne  vendetta  ;  e  voleano  fapere  ,    fé  il   Re 
con  tale  azione  intendea  rotta   la  tregua .    Il  prudentiffimo  Pon- 
tefice  pregavali  di   non  trattare  con  quefto  acerbamente  ,  il  quale 
mercè   il   Vefcovo  di  Rodez  gli  promife  ,  che  non  arebbe  fatto 
novità  fino  al  ritorno  di  Cefare  dalla  fpedizione  d'  Algeri  .   Im- 
perciò  fperava  ,  che  quefti  efaminata  la  faccenda  efibirebbegli  il 
rifarciraento .  Rapporto   però  la   tregua  il   Re    parlò    in  modo  , 
che  moftrava  di  defiderare  piuttofto  la  guerra  che  la  pace  .  Per  il 
che   il   Papa  deliberò   di  fpedire  in   Francia   Niccolò  Ardinghelli 
perchè  pi  Re  Ggnifichi  la  neceffità  di  efla  pace;  quegli  ditte  ,  che 
Tarebbe  accettata, quando  gli  fi  ceda  il  Ducato  di  Milano.   Ma  perchè 
il  Papa  inutilmente  più  volte  avea  di  ciò  pregato  Cefarc,  difle, 

che 


Storta  de  Romani  Pontefici .  125 

che  proccurarebbegli  dominio  equivalente  ,  il  quale  farebbe  da- -' 

to  in  doce  alla  Principerà  che  fpofuebbe  il  Duca  d'Orleans.  Sec.XVI. 
Rapporto  l'occifione  del  li  Oratori  l'Ardinghelli  efpofe  al  Re, 
che  era  incerto  l'autore  ;  ed  i  Spagnuoli  negavano  d'averla 
meditata  :  era  però  certo,  che  '1  Veicovo  di  Liegi  era  cuftodito 
per  o-dine  fuo ,  il  quale  non  era  conlapevole  della  occifione  di 
quelli  ,  e  molto  meno  parte  avea  nel  tradimento  .  Dunque  non 
rettamente  fi  vendicava  dell'affronto.  In  fatti  dopo  pochi  mefi 
il  Vefcovo  fu  polio  in  libertà  .  Quindi  effo  Àrdinghclli 
trattò  col  Re  delli  affari  di  Religione  e  principalmente  del  Con- 
cilio e  della  Città  in  cui  dovea  celebrarfi  •  riguardo  alla  quale 
era  il  Papa  indifferenti  Mimo .  Non  fi  oppole  il  Re  a  ciò  ,  e  fi 
attenne  dalla  guerra  fino  alla  fpedizione  di  Algeri  ;  poiché  non 
volea  effere  riputato  invidiofo  della  gloria  di  Celare  ,  ovvero 
pr  tettore  degl'Infedeli.  Riulcì  quella  infelicemente:  Francefco 
deliberò  la  guerra;  non  tanto  perchè  Cefare  non  attefe  li  pro- 
metta del  Ducato  di  Milano  quanto  per  vendicare  la  morte  Uti- 
li Ontori  comandata  dal  Vafto  ;  il  che  quanto  era  afleveran- 
temente  detto  dal  Re  di  Francia  ,  tanto  afleverantemente  era 
negato  da  Cefare.  Per  dire  la  cofa  com'  è,  parecchi  Storici  con- 
dannano il  Marchefe  reo  del  delitto;  ed  i  pochi  che'l  difendo- 
no, vogliono,  che  ei  operò  con  rettezza  ,  poiché  quelli  erano 
mandati  al  Turco  in  danno  della  Criftianità.  Non  ofiamo  d' 
aflerirlo.  Intanto  Paolo  inviò  a  Ferdinando  Girolamo  Veralli 
per  efporgli  la  neceffità  del  Concilio.  Il  Nunzio  primamente 
fé  diamo  fede  al  Pallavicini,  intefe  dal  Re  gravi  indolenze  per  la 
neutralità  del  Papa  moietta  ai  Cefarei,  li  quali  abbifognavano  del- 
la di  lui  propenfione  :  amplificò  li  danni  che  foffriva  la  Chie- 
fa  per  colpa  del  Re  di  Francia  che  favoriva  li  Eretici  ,  ecci- 
tava contro  de'  Cattolici  il  Turco  ,  ed  imprigionava  li  Veico- 
vi  ;  eppure  con  beneficenza  era  dipinto  dal  Papa,  e  li  Auttria- 
ci  nemmeno  poterono  ottenere  la  promozione  alla  Porpora  di 
Ecclefiaflico  ,  di  cui  molti  Francefi  erano  condecorati.  Il  Nun- 
zio difendette  il  Papa,  e  diffe,  che  non  fi  allontanò  dalle  par- 
ti di  Padre  comune  ;  che  avea  fpedito  in  Francia  più  volte  Le- 
gati Appottolici  per  indurre  il  Re  alla  pace.  Lagnofli  piutto- 
sto di  Celare,  il  quale  nella  Dieta  di  Ratisbona  favorì  li  Eretici  e 
ne  fomentò  l'arditezza  ;  e  pregò  il  Re  di  configliarlo  a  rivocare 
il  conceduto  ;  ma  quegli  non  acconlentì  bifognofo  eflendo  dell' 
opera  dei  Tedefchi  .  Cercò  in  oltre,  fé  nella  Dieta  di  Spira  , 
trattarebbefi  di  Religione?  a  che  rifpofe  il  Re,  che  queAa  non 

fa- 


tl6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

SUI "~  farebbe  il  principale  motivo;  ma  forfè    fi  dovrà  trattarne.    Eà 

Secavi,  jj  ge   voiea  jl  Concilio  in  una  Città  di  Germania    per  gratifi- 
carli la  Nazione,  credendo  con  ciò  di  facilmente  convincere  le 
calunnie  de'  Francefi .  Ma  il  Nunzio  foftenea,  che  non  fi  dovea- 
no  compiacere    li  Luterani    oppugnatori    del  Sinodo    convocato 
dal   Papa   e  formato  dai  Vefcovi  :  che  pochi  Tedefchi    ripugna- 
vano a  quello  convocato    fuori    di  Germania  ,    e    le    altre  Na- 
zioni affolutamente    il  voleano    in  Paefe    non  fofpetto  :    dilTe  , 
che  in  breve  perverrebbe  in  Germania  il  Nunzio  Morono    re- 
cante la  rifpofta  alle  di  lui  indolenze.  In  fatti  quelli    vi  giun- 
fe  ne'  primi  del  1542.  con  titolo    di  Nunzio  Appoftolico    per 
la  Riforma  del  Clero  .    Il  Papa    gli  preferifle    di  afììftere    alla 
Dieta  di  Spira  ,  e  gli  comunicò  le  neceffarie  iftruzioni .   Per  la 
Riforma  di  Germania    diegli  l'efemplare    delle  leggi    recate    in 
quella  di  Ratisbona    dal  Contarini  Legato  Appoftolico  ,    e    gli 
concedette  facoltà  di  operare    ciò    farebbe    più  opportuno    nelle 
condizioni  fpinofe  dei  tempi.   Rapporto  l'alianza    di  Ratisbona 
alla  quale  invitavafi  il   Papa,  dicea,  che  favorirebbela  ;  non  era 
equo  però,  che  fi  cerchi  ad  elfo  tanta  fommadifoldo  pella  guer- 
ra facra  ;  nullameno  darà  l'opportuno  pel  mantenimento  di  cin- 
que mila  foldati ,  purché  Cefare  liane  il  Condottiero  ;    fé  altri 
jì  è  Comandante  ,  ne  manterrà  due  mille  e  cinquecento  ,  a  condi- 
zione che  la  Flotta  Turca  non  minacci  li  lidi  d'  Italia .  Ma  in 
fatti  il  Papa  più  attenne  di  quello    che  promife.    Imperciocché 
febbene  non  Cefare  ma  l'Elettore  di  Brandeburgo  comandò  l'Ar- 
mata ,  fpedì  in  Germania  tre  mille  Soldati  fotto  la  condotta  di 
Paolo  Vitelli ,  e  poi  feicento  diretti  da  Sforza  Pallavicini  .  Sug- 
gerì quindi  effo  Papa  ,  che  per  due  ragioni  bramava  convocato  il 
Sinodo    fuori  di   Germania  ,    e  perchè  volea    afliltervi  perfonal- 
mente   ,  e  perchè  eelebrandofi   in  Germania  inforgerebbono  liti. 
Ma  perchè    di   vero  cuore    voleva    la  quiete    di   effa  Germania, 
credea  opportuno  convocato    il  Concilio    ne'  confini    d'  Italia  , 
ed    efibiva    Mantova    ovvero    Ferrara    che    abbondano    del    ne- 
ceffario  .    Partì    da    Roma    il    Nunzio  Morono    e    pervenne    a 
Spira  ne'  primi  di  Febbrajo  ,  e  nelli  23.  di  Marzo  fu  introdot- 
to nella  Dieta,   in  cui  perorò.   Piacque    ai  Tedefchi    il  fuflìdio 
efibito  dal  Papa   per  la  guerra  del  Turco  ;   e  quando  trattò   del 
Concilio  accennò  le  Città  che  in  Italia  a  tale  duopo  erano  ac- 
concie ;  in   ultimo  offerì  la  Gittà  di  Trento  ,  che  quali    appar- 
tenea  alla  Germania  ,  e  fapea,  che  non  farebbe  difpiaciuta  alla  Na- 
zione Germanica.    Contento   di    quello    il  Re  Ferdinando  ,    lì 

Prin- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  127 

Principi  ed  i  Legati  di  Cefare  il  ringraziarono  ,  e  dittero,  che  - 


non  trovandofi  in  Germania  Luogo  opportuno  pel  Sinodo  facil-  ^ecavI. 
mente  farebbe  deputato  Trento.  Ma  li  Protettami  che  nel  vo- 
lere  il  Concilio  lo  abborrivano  ,  ripugnarono,  che  il  Papa  lo 
intimi,  che  nel  Decreto  fé  ne  parli,  riprovarono  Trento,  e 
con  indicibile  protervia  voleano  foli  difporre  di  quello  .  Sì 
feparò  la  Dieta  nelli  undici  di  Aprile  ,  e  perchè  in  efla  non  fi 
(labili  il  neceflario  per  la  guerra  del  Turco,  fé  ne  intimò  altra 
in   Norimberga  per  li   15.  di  Luglio. 

XXIX.  Intanto  il  Pontefice  attento  alla  tranquillità  del  Cat-  Pubblica 
tolicifmo  fubito  che  intefe  grata  pel  Concilio  la  Città  di  Tren-  la  Bolla  del 
to,  decretò,   che  nel  di   13.  di  Agofto  ad  efib  darebbe»"     princi.  Concilio  di 

pio.  Ma  perchè  ad   alcuni   fembrò  riftretto  il  tempo,  dopo  mol-  .  rent0  ;  e 

•  ri-        ir  j-    n /t  e        -     i     t>   11       j  11      t    .•   •      tratta    della 

ti  conlulti   nelli   22.  di   Maggio    tormo    la  Bolla    della    Indizio-  pace  jj  q^ 

ne   ,    e  nella   Fefta  de'  SS.  Pietro  e   Paolo    la  emanò   ,    dicendo  fare   e   Re 
che    nella    Solennità    di  tutti  li   Santi  darebbefi   a  quello   princi-  di  Francia, 
pio.  Nella  Bolla  dice  ,    che    per  obbedire   alla    divina    volontà 
e  promovere  il   vantaggio  della   Criftiana   Repubblica  lo   intima, 
e  comanda  ai  Velcovi   di  trovarG    in  Trento    nelle  Calende    di 
Novembre  del  corrente    1542.   Indi   pregò   con   Lettera    1'  Impe-. 
ratore,  il   Re  Criftianifiimo  ,  li  Principi  e  Duchi  di   aflìftere  per- 
iònalmente    al   Concilio  ovvero    di  deputarvi   Ambafciatori     con 
facoltà  di  operare.   Intanto  inviò  a  Trento  li  Vefcovi   della  Cava 
e  di  Verona  loro  ordinando    di    difporre  il  neceflario .   Poco  do- 
po fé  diamo  fede  al  Maflarelli  creò  tre  Cardinali  Legati  ,   per- 
chè    in  nome   fuo    alla  Santa  Adunanza    prefiedano  :    e    furono 
Pier    Paolo    Parili    Prete    del    titolo    di    S.  Balbina   ;    Giovan- 
ni   Morono  Vefcovo    di  Modena   Prete    del    titolo    di  San   Vi- 
tale •    e     Reginaldo    Polo    Diacono     dei     titolo     de'  SS.     Ne- 
reo ed  Achilleo  .    Li  Atti  Confiftoriali    aggiungono  ,    che  per 
evitare     lo  Scifma  in  cafo    di    fua    morte    nel  tempo    del  Con- 
cilio  Paolo  decretò,  che  li  Cardinali    eleggeranno    in    Roma    il 
Pontefice  .    Per  tanto  errano    quelli    che    aflegnano    la    partenza 
dei  Legati  da   Roma  al  dì   16.  di  Agofto  ,  nel  quale  non    peran- 
Co  erano  flati   defignati  .  Si  aumentavano   intanto   le  dilcordie  di 
Cefare  ,  e  del  Re  di  Francia,   e   fi   preparava   formidabile   guerra. 
Cefare  imperciò  ricevette  di  malanimo  la    Bolla   della   Indizione 
del   Concilio   in  Trento,   e   querelofli    col   Papa    di    effere  acco- 
munato col   Re  di  Francia  che  tanto  fi  era  oppoflo  ad  eflo  Conci- 
lio;  indi  raccontando  le  azioni  di  quello  il  condannava   né  per- 
Tom.X.  S  mi- 


128  Storia  de  Romani  Pontefici. 

mifene  la  pubblicazione.  Se  ne  offefe  il  Re,  fi  purificò  dalle  di 
Secavi,     juj  2CCÌ1fe  f    \0  aggravò    con    certa  Apologia  ,    e  diffelo  autore 
delle  inquietudini    della  Criftiana  Repubblica  ,    e  fautore    della 
temerità  delli  Eretici.  Il  Papa  era  afflitto  per  la  nimicizia  dei 
due  Monarchi ,  ed  efibì  la  fua  mediazione  per  pacificarli .    De- 
putò due  Legati  ai  quali  non  mancavano  eloquenza  per  perva- 
dere,  autorità  per  promovere,  e  benivolenza  per  riconciliare  : 
a  Cefare  fpedì  il  Cardinale  Contarini ,  a  cui  morto  foftituì  Mi« 
chele  Silvio  Portoghefe;  al  Re  di  Francia  mandò  il  Cardinale  Sa- 
doleti;  dalla  di  cui  autorità  egli  mofTo  die  mano  alla  pace;  e  nel 
bujo  più  ofcuro  della  difperazione    apparve    la  luce    di  quella  ; 
che  certamente  farebbefi  conchiufa,  fé  con  eguale  felicità  il  Le- 
gato mandato  in  Spagna  avefTe  piegato  l'animo  di  Cefare.  Sva- 
nì per  tanto  la  fatica  de' Legati;  poiché  effo  Cefare  diffe,  che  non 
darebbe  orecchio  a  trattato  di  pace,  finché    fi  vegga  accomunato 
col  Re  di  Francia  -  Per  il  che  conofcendo  Paolo  inutile  la  di- 
mora di  quello  in  Spagna  con  Lettere  delli  2.  di  Novembre  il 
richiamò.  Non  abbandonò  però  la  riconciliazione;    e  ne'  dodi- 
ci di  effo  Novembre    diede    ad  entrambi  Lettere  efortatorie  di 
pace,  e  rammentando  l'operato  per  tale  duopo  dice  ,  che  forfè 
per  le  fue  colpe  Iddio  non  lo  efaudì .   Però  non  difperava  della 
Divina  Clemenza  ;  e  quello  che  non  avea  potuto    ottenere    col 
mezzo  di  tante  Lettere  ,    configli ,    e  Legati  ,  fperavalo  mercè 
51  colloquio  che  bramava  di  tenere  feco  loro  :  intanto   pregava- 
li  della-fofpenfione  delle  armi  e  della  guerra  .  Poteano  imperciò 
credere,  che  egli  non  efporrebbefi  in  età  decrepita  all'incomo- 
do di  viaggio ,  fé  non    foffe  fperanzito    di   vederli  mercè  il  vi- 
cendevole abboccamento  pacificati .  Del  refto  doveano  compren- 
dere il  fuo  amore  eguale  per  entrambi  ,  e  che  ei  è  alieno    dal 
favorire  più  l'uno  che  l'altro;    e  li   pregava    di  comandare    ai 
Vefcovi    d'intervenire    all'intimato  Concilio.    Le  Lettere    non 
riportarono  frutto;  troppo  l' anjmo    di  quefti  Principi    era  ina- 
fprito. 
Crea  Car-       XXX.     Dopo  l' intimazione  del  Concilio  Paolo  creò  varj  Cardi- 
inali  :  e  11  najj   ne»  (jue  jj  Giugno  del    1542.,  e  furono   per  aflerzione  del- 
egare  i°n  ^l   ^ttl  Gonfiftoriali    Marcello    Crefcenzi    Romano    Vefcovo    di 
Bologna.      Marfico  :  Gianvincenzo  Aquaviva  Napolitano   Vefcovo  di  Mel- 
fi :    Pomponio  Ceci   Romano  Vefcovo  di  Nepi  e  Sutri   ,    e  Vi- 
cario di   Roma  :   Roberto  Pucci  Firentino  Vefcovo    di  Piftoja  : 
Giovanni  Morono  Milanefe    Vefcovo    di  Modena    Nunzio  Ap- 
po- 


Storia  de  Romani  Pontefici,  120 

poftolico  in  Germania  ,  Legato  e  Prefidente  del  Sagrofanto  Con- 
cilio di  Trento:   Gregorio  Corrcfi   Modenefe  Abate  Caflìnenfe^  SEC,XVl. 
Tomaio  Badia  Modenefe  dell'Ordine  de' Predicatori  Maeftro  del 
Sagro    Palazzo.   Li   Atti  Confilloriali   in  tal   modo    la  racconta- 
no:  »  Nel  fecondo  giorno  di  Giugno    dell'anno  1542.    il  San* 
„  tiflìmo  Signore    noftro    creò    Preti  Cardinali    della    Romana 
„  Chiela    li   RR.  SS.  Giovanni  Vefcovo    di  Modena  ,  Marcello 
„  Crelcemi   Vefcovo    di   Marfico  ,  -Giajivicenzo  Acquaviva  Ve- 
„  feovo    di   Melfi  ,   Pompeo  Ceci   Vefcovo    di  Nepi  ,  Roberto 
„   Pucci   Vefcovo  di   Piftoja ,  e  li  Religiofi  Tomaio  Badia  Mae- 
„  firo  del  Sagro  Palazzo,  e  Gregorio  Cortefi  Monaco  dell' Or- 
,,  dine    di  San   Benedeito  „  ....  L'Oldoini    nelle  Annotazioni 
al  Ciaconio    colla  autorità    del  1  i    Contelori     e    Gualtieri    vuole 
creati   nove  Cardinali ,  due  de'quali  ferbaci  in  petto:   e  poi  no. 
minonne  uno  e  fu  friftoforo  Madrucci   Vefcovo  e   Principe    di 
Trento,   il  quale  per  dire  la  cofa  com'è  ,  è  flato  creato    nelli 
3.  Luglio  del    1544-  L'altro  riferbato    in  petto  non  fi  fa,  che 
fia  flato  pubblicato.   Notiamo,  che   Paolo  non  promofle    verun 
Ellero  ne   Nunzio  dimorante   pretto  le  Corti     per  non  inafprirc 
l'animo  dei   Principi;  poiché  Celare  pretendeane  maggior  nume- 
ro ,>  ed  il   Re  di  Francia  volealo  eguale  con  effo  Celare.  Da  che 
fi   deduce,  che  un  folo  ne  ferbò  in  petto;  il  che  offervano  anco  li 
Atti  Confiftoriali  dicendo  :  ,,   II.  Santiffimo  Signore  noftro  dopo 
1,  il  Confiftorio  fegreto    del  Venerdì   2.    di  Giugno    del   1542. 
„   creò  col  configlio  dei  Cardinali....  e  decretò,  che  non  crea- 
,,  rebbene  ad  iftanza  dei  Principi   fenza  determinato  numero,  e  di 
,,   non  ferbarfene  in   petto  „  ....  Con  fomma  cura  intanto  at- 
tendea  al   Concilio  ,  e  però  diede    varie  Lettere    a  Celare  ,    al 
Re  di   Francia  ,  ed  ai   Principi  elortandoli  d'  intervenirvi  ovve- 
ro deputarvi   Legati    con   piena  autorità.    Pregò    il   Re  de'  Ro- 
mani   di    comandare    ai    Vefcovi    di    aflìfiervi    effendo    intima- 
to pei  bifogni  della  Chiefa .   Il   Maffarelli  che  ciò  accenna,   ri- 
corda ,  che  il  Monarca    aflìcurò    il   Papa  ,    che  con  follecitudi- 
ne    ne    promoverà     1'  incominciamento    e     buon     efito  .     Pao- 
lo   efortò    anco    li  Svizzeri    a  fpedire    in  Trento    Ambafciatori 
forniti   di   irruzioni  ,   e   le  Lettere  furono  date  tn  Roma  fitto  il  dì 
2 a.  di  Dicembre  del   I^Z.  ai  Diletti  figliuoli  Confo! 1  ,  Confidilo  ,    e 
Comune  di  Lucerna  ,   Difenfori  della  Ecclefia/lica  libertà,    Efortò    pu- 
re  li  Svizzeri   infetti   di   erefia     e  fi   moftrò    pronto    di   riceverli 
con   tenerezza  e  carità .  Date  in  Roma  fatto  il  dì  23,    di  Dicembre 

s    2  ad 


l?o  Storia  de  Romani  Pontefici* 

■  S    <&/   1542.»  *M  Svizzeri  di  Berna,  Bafìlea  ,  e  Scaffufa  Difettforì  del* 

Sec. XVl,     la  Ecclefìaftica  libertà.  Finalmente  ai  Canonici  di  Trento  lignifi- 
cò la  Indizione  del  Concilio  col  mezzo  di  Ottone  Truches  che 
mandava  a  Norimberga  per  pubblicare    il  Diploma.    Li  Catto- 
lici approvarono  il  coniglio  del  Papa  ,    a  cui    promifero    ogni 
favore-   li  Eretici   perfeverarono  nella  oftinazione ,  negarono  nel 
Pontefice  l'autorità  di  convocarlo  ,  né  vollero  approvarlo.  An- 
co li  Svizzeri  eretici  ripugnarono,  né  intervennero  al  Concilio 
di  Trento .    Ed    i   Prelati    di  Germania    inoltrarono    negligenza 
per  afferzione  di  Roberto  Vanchop .  Per  rendere  più  afflitta  la 
Criftiana  Repubblica    inforfero    ne'  primi    del    1543.    nuovc    e 
gravi  agitazioni   mercè  li  diflapori    di  Cefare    col   Re    di  Fran- 
cia, le  infolenze  delìi  Eretici,  e  l'armata  del  Turco    che  im- 
padronivafi    delle  Città  d'Ungheria.   Proccurò  il   Papa  d'impe- 
dire tanti   mali ,  pacificare  Cefare  ed  il  Re  di  Francia  ,    e    co- 
minciare il  Concilio.  Per  il  che  volle  abboccarli    coli' Impera- 
tole che  di  Spagna  venendo  pafTava    in  Italia.    Parti    imperciò 
da   Roma  nel  dì  26.    di  Febbrajo  ;    raccomandonne    il  governo 
al  Cardinale    de  Carpi  Legato  Appoftolico.    Pervenne    a  Bolo- 
gna circa  la  metà  di  Maggio,  ed  ammonì    fedamente   li   Car- 
dinali di  ofTervare  le  leggi   preferitte  per  la  riforma  ,    e  di  ec- 
citare coll'efempio  li   minori  Ecclefiafiici  alla  ofTervanza  di  quel- 
le.  Giunfe  Cefare  a  Genova  nella  primavera  ,  a  cui  Paolo  de- 
ttino Legato  il  Cardinale  Farnefe  pregandolo    di   abboccarfi    ie- 
co  lui.  Cefare  non  volle  compiacerlo*  gli  lignificò  poi,  che  ab- 
boccarebbefi   con  effo  trovandolo  in  un  Luogo    per  cui   parlava . 
Il  Cardinale  Sadoleti  pervenuto  a  Bologna  da  Francia  dice,  che 
in  Confiftorio  fi  trattò  fé  conveniva  al  Papa  di  attendere  Cefare: 
e  tutti  differo  ,  che  non  effendo  fperanza  di  riconciliazione  que- 
gli non  dovea   efporre  a  maggior  difprezzo  la  fua   Maeftà  j   ba- 
ftevolmente    col  mezzo    dei   Nunzj    potea   maneggiare    la   pace . 
Ma  poi  feriamente  efaminata  la  faccenda  li   più  gravi    differo  , 
che  il  Papa  non  fi  abballava  operando  peli' utilità  della  Chiefa 
e  che  colla  voce  più  facilmente  arebbe  indotto  Cefare  alla  pa- 
ce.   Per  il  che  Paolo    fi  trasferì    a  Bufieto    Luogo    fituato    tra 
Parma  e  Piacenza,  e  vi  pervenne  nelli  21.  di  Giugno  ,  e  nel 
fufieguente  vi  arrivò  Cefare.   Il  Pontefice    il  configliò    alla  pa- 
ce *   poiché  la  guerra  che  egli  foftenea  col   Re  di  Francia  ,  re- 
cava danno  alla  Religione  ,  ed  impediva    il  Concilio.    Ma  Ce- 
fare che  obbliati  li  affronti  ricevuti  dal  Re    d' Inghilterra   avea 

con- 


Vefcovi. 


Storta  de  Romani  Pontefici.  131 

confratto  feco  lui  amicizia  ed  alianza  ,  non  attefe  alle  eforta.  "e  yyv 
zioni  del  Papa.  Quelli  il  pregò  di  afcoltare  almeno  in  Confi- 
ftorio  il  fentimento  dei  Cardinali;  ei  compiacquelo  ,  ed  entrato 
in  Confiftorio  udì  eloquenti  (Tima  orazione  recitata  dal  Cardina- 
le Grirnani:  ma  fé  ne  moftrò  fcontento,e  con  poca  foddisfazio- 
ne  partì  alla  volta  delle  Fiandre  ,  ed  il  Pontefice  tornò  a  Ro- 
ma .  Moki  Storici  con  Pietro  Soave  fcrivono  ,  che  Paolo  fi 
abboccò  con  Cefare  non  per  1'  affare  di  pace  o  vantaggio  della 
Criftianità  ,  ma  per  decoro  della  propria  Famiglia  ;  e  che  ri- 
male però  delufo  nel  defiderio .  Ma  il  Soave  ed  i  fuoi  fegui- 
tatori  fono  (vergognati  dalli  moderni  Critici  che  n'encomiano 
Ja  follecicudine  per  riconciliarlo  col  Re  di  Francia  ,  per  cui 
fenza  riguardo  alla  decrapita  età  fi  efpoie  ai  pericoli  del  viaggio. 
Il  Cardinale  Sadoleti  ricordane  l'attenzione  per  indurre  Cefare 
alla  pace,  e  la  durezza  di  quefto  nel  negligentarne    il  configlio. 

XXXI.  Non  poterono  li  Legati  Apposolici  desinati  al  Sinodo  Pinole  En- 
efiere  in  Trento  nello  ftabilito  giorno  per  la  inclemenza  delle  v^J^Jf,,;31 
ftagioni  che  malagevole  troppo  rendeano  il  cammino,  e  perchè  il 
Morono  recentemente  aferitto  al  Collegio  Cardinalizio  dovea 
preparare  il  neceflario.  Il  Pontefice  intanto  vi  fpedì  li  Vefco. 
vi  della  Cava  e  di  Verona  per  dilporre  l'opportuno.  Giunfero 
quelli  a  Trento  nelli  22.  di  Novembre  del  1542.  e  nell'otta- 
vo giorno  di  Gennajo  del  154.J.  vi  arrivarono  li  Ambafciatori 
di  Cefare  Niccolò  Perenotto  Granvellano  Gran  Cancelliere  , 
Antonio  Perenotto  di  lui  figliuolo  Vefcovo  d'Arras  ,  e  Diego 
di  Mendoza  ,  che  vi  filarono  li  Legati .  Il  Granvellano  fi  que- 
relò col  Cardinale  Polo  che  fu  il  primo  vifitato  ,  d'aver  tro- 
vato molto  languide  le  dilpofizioni  pel  Sinodo;  a  che  ei  rifpo- 
fe,  che  la  lentezza  non  proveniva  dal  Papa  ma  dai  Principi  • 
il  perchè  quefti  fi  aftenne  dalle  indolenze  .  Quindi  difendete 
l'affenza  di  Cefare  ,  e  fignificò  al  popolo  ,  che  egli  in  nome 
di  quello  affiderebbe  al  Concilio  .  Dopo  le  varie  indolen- 
ze del  Granvellano  convennero  ,  che  egli  la  commiflione  efpor- 
rebbe  nelle  abitazioni  dal  Legato  Parifi  .  Dunque  nelli  nove  di 
Gennajo  con  difeorfo  latino  il  Vefcovo  d'  Arras  perorò  alla 
prefenza  di  molta  gente  introdotta  dalli  Ambafciatori.  Il  di- 
feorfo riufeì  difguftolo  al  Re  di  Francia  ,  contro  cui  non  poco 
fi  ditte  per  foftenere  le  ragioni  di  Cefare  e  contro  il  Papa  an- 
cora ,  della  di  cui  egualtà  verfo  li  due  Monarchi  fi  offelero  li 
dipendenti  da  quefto .  Conobbero  li  Legati  Appoftolici  ,  che  il 

Gran- 


ijl  Storia  de  Romani  Pontefici* 

- — -     Granvellano  non  volea  il  Sinodo ,    e    dal  difcorfo    del  Vefcora 

5ec. XVL    jn|cfero>  che  a  Gefare  farebbe  p>ù  grato  il   Nazionale.  Ciò  ac- 
cennano  nella  Lettera    diretta  al   Cardinale  Farnefe  nellì  12.  di 
Gennajo.    Il  Pallavicini  vuole  ciò  operato  ad  arte,  perchè  il  Papa 
impaurito  favorita  Cefare .  Nel  rimanente  il  Nazionale  ancora 
era  abborrito    da  eflb  Cefare    e  dai   Re    di  Francia  ,    e    ad    en- 
trambi   farebbe    fiato    pericolofo  .    Ciò    comprova   il  livore  del 
Soave,  dicente  che  il  Papa  fegretamente  comandò    ai  Legati  di 
dare  principio  al  Concilio  con  buon  numero    di  Prelati  ;  ed  in 
tal  modo  dilazionarlo  fenza  che  fi  fofpetti  dell'animo  fuo„  Del 
refto  impediti  li  Vefcovi  dalle  truppe  non  fi  metteano  in  viag- 
gio* ma  il  Papa  che  efficacemente  volea  effo  Concilio,  con  altre 
Lettere  Encicliche  li  pregò  ad  intervenirvi:  e  nuovamente  con- 
iglio Cefare  e  Ferdinando  di  ordinare  ai  fuoi  che  fi  portino  a 
Trento .  Diede  ancora  Lettere  all'  Elettore  Palatino    ed    ai   Ve- 
fcovi e   Principi  della  Dieta  di  Norimberga  ;  loro  fignificò,  che 
li  Legati  Apposolici  erano  pervenuti  in  Trento,  e  li  efortòdi 
trasferirvi  fi .  Per  il  che  quando  il   Re    di   Polonia    ebbe  notizia 
del  defìderio  del  Papa  rapporto  eflb  Concilio,   fé  ne  rallegrò  fe« 
co  lui ,  né  più  badò  alle  calunnie  dei  Luterani  dicenti    che    il 
Papa  lo  abborriva .  Intanto  li  Ambafciatori  di  Cefare  partirono 
da  Trento  ,  e  vi  fi  fermò  il  Mendoza  ,    il  quale  ancora  intefo 
che    li  Vefcovi    di  Spagna    effendo    negligenti    quei    delle  altre 
Nazioni  non  voleano  intervenire  al  Concilio  ,  partì  ;  di  che  fi 
querelò    il  Papa    con  Cefare  .    Li    Protesami    dall'altro    canto 
nemmeno  voleano    udirne    parlare   •    e  Cefare    diceva  ,    che  in- 
durrebbe li   Vefcovi  di  Germania  ad  aflìftervi,  fé  il  Re  di  Fran- 
cia non  fi  opponefle  alle  fue  mifure  .  Li  Vefcovi  a  Trento  per- 
venuti offefi   dalla  foverchia  dilazione  partivano.     Né  il   Ponte- 
fice   per  cagione    della  guerra    potea  incominciarlo  ,    e    quanto 
bramava  di   celebrarlo  ,  tanto  erano    da  quefta    introdotte    diffi- 
coltà che '1  fraftornavano  .   Dunque  pensò  ad  altro  ;    ed  arrivato 
a  Bologna  chiamò  colà  il  Parili  ed  il  Polo,   e  pregò    li   Padri 
di  opportuno  confìglio  .  Quefri  dilTero  ,    che  baftevolmente    ei 
comprovò  la  fincerità  dell'animo  fuo  ,    e  che    il  trattenere    in 
Trento  li  Legati  Apposolici   e  pochi  Vefcovi  esporrebbe  la  con- 
tumacia dei  Cattolici   e  l'arditezza   de  Ili   Eretici,  da  che  verreb- 
be offefa  e  quafi   deprefla  l'autorità    Pontificia.   Impererò  fareb- 
be  minor  male   il  dilazionare    il   Concilio    a  tempo    più  oppor- 
tuno «  Dunque  il  Papa  il  foipendette,  e  pubblicò  le  Lettere  in  Bo- 
lo» 


Storia  de  Roman!  Pontefici.  133 


logna  Cotto  il  dì   7.  di  Luglio.  Con  quefte  accenna    le  proprie  — 


follecitudini  per  celebrarlo,  e  che  non  ebbero  elito,  perchè  Ce-  •jEC,AV1, 
fare  ed  il  Re  di  Francia  dicevano  di  non  potervi  afiiftere  né 
abbandonare  il  proprio  dominio  nella  guerra  ;  ed  i  Vefcovi  ad- 
duceano  in  ifcufa  per  non  porfi  in  viaggio  li  pericoli  di  quel- 
la ,  e  le  inimicizie  delli  Eretici  .  Quindi  (Vanì  la  fanta  im- 
prefa  :  tanto  più  che  il  Turco  ancora  minacciava  il  Regno  d' 
Ungheria  ed  i  mari  della  Sicilia  .  Dunque  richiamò  li  Legati, 
permette  ai  Vefcovi  di  tornare  alle  loro  Chiefe  ed  al  lì  aflenti  di 
non  partire  ,  differì  il  Concilio  a  tempo  più  opportuno  ,  e 
prom  ile  di  accettare  l'occafione  quando  fé  gli  fi  prefenterà  .  Se  non 
che  la  vera  cagione  di  quello  fi  deduce  dalle  Lettere  al  Re  di 
Polonia  fcritte  da  Ancona  fotto  il  di  zi.  di  Luglio  del 
1543.*  e  f u  >  c^e  li  Vefcovi  di  Germania  fi  fcufavano  di  por- 
tarfi  a  Trento  per  timore  delle  infidie  de* Luterani,  che  nella 
loro  partenza  arebbono  depredato  le  Chiefe  ;  ficchè  la  fola  pa- 
ce dei  Principi  potea  dare  modo  alla  celebrazione  dell'  Ecume» 
oico  Concilio, 

XXXIL      Il   Re  di   Scozia    nell'anno  corrente  fu  affalito  dal      RDà,a,uto 
Re  d'Inghilterra,  che  invidiofo  della    di  lui  pietà    e  riverenza    .j°" 
verfo    il    Papa    il     chiamò    a  Londra    per    afiìftere    al  Congref-  vajora  nej|a 
fo  che  terrebbe  nella  Città  di   Yorch  .   Jacopo  fu  ammonito,  che  pecje    j[  ge. 
quefti   preparò  infidie  alla  di   lui  Fede  ,  a  cui  fé  vergognofamen-  nato  e  Cle- 
«e  non  rinunzia,  arebbe  perduto  la  vita.  Il  perchè  fi  fcusò  con  ro  di  Color 
umanità,  adducendo  motivi    di  non  potere    dal  Regno  partire  rma* 
Offefo  Enrico  e  perduta  Toccafione  di  tradirlo  gli  moffe    guer- 
ra per  ufurpare  le  ricchezze  delle  Chiefe  e  la  propria  ingordigia 
appagare.  Quando  Paolo  ebbe  di  ciò  notizia,  recò  ajuto  al  Re 
Jacopo  contro  T  Aggreflbre .    Imperciò  concedettegli    le  Decime 
Ecclefiaftiche,  e  gli  die  Lettera  prima  che  fia  pervenuta  a  Ro- 
ma la  notizia    della  battaglia  infelice    e    della  malattia    che    lo 
aggravava.    Scrittene  altra    al  Clero  efortandolo    di    non  aggra- 
varli per  le  Decime  ,  poiché  il  foldo    dovea  eflere    in  vantag- 
gio della  Criftiana   Religione  adoprato  :    e    fi  efprime  così  :    // 
Re  Enrico    medita    e    macchina  di  invadere    ed    occupare  il  Regno    di 
Scofiay  e  dì/Ir  uggere  in  quefto  come  ha  fatto  in  Inghilterra    la  Ortodoffa 
Fede....  Riufcì   ai  Scozzefi  infaufta  la   guerra  ,  poiché    li  Nobili 
corrotti  dall'Apoftata  non  vollero  obbedire  al  proprio  Monarca; 
di  che  intriftito  quefti    a  poco    a  poco    dal  male    fu  confumato 
ed  a  morte  fi  ridufle  nelli   13.  di  Dicembre  del   1542.    lafciata 

db» 


StcTxVL* 


124  Storia  de  Romani  Pontefici 

dopo  di  fé  Maria  unica  figliuola  nata    otto  giorni  prima.    De- 
putò amminiftratori  del  Regno  nella  minorità  di  quella  il  Car- 
dinale  Davidde  Betoni   Metropolitano    di    S.  Andrea  e  tre  Ma- 
gnati .  Ma  il  Conte  d'  Aravia    ne  ufurpò    il  governo    imprigio- 
nando il  Cardinale  •  di  che  il   Papa    ebbe  dolore,  e  mandò  colà 
il  Patriarca  d' Aquileja    per  (ottenere    il  decoro    della  Cattolica 
Religione  e  proccurare  la  libertà    del  Porporato.    Il  raccoman- 
dò al  Re  di  Francia  ,    col  di  cui  configlio    dovea  diriggere    la 
Legazione,  e  gli  confegnò  Lettera    diretta:    %Al  Venerabile  Fra» 
ullo    ed    ai  Diletti  tre  Figliuoli  amminiftratori  del  Regno    di  Scorcia  - 
Data  in  Bologna  [otto    il  dì  25.    di  Mar^o    dell'anno    1543.    e    dei 
nojìro  Pontificato  IX.  Coli' ajuto  del  Re    -di   Francia    il  Cardinale 
Betoni   riacqui ftò  la   libertà,  e  le  (correrie  di   Enrico    in  Scozia 
furono  rintuzzate  .   All'  anno  corrente  ancora  fi  riduce    1*  apofta- 
fia    di  Ermanno    de'  Conti    de  Weda  Arcivefcovo    di  Colonia. 
Quetti   nel    1536.  convocati  li    Vefcovi    della   Provincia    celebrò 
il  Sinodo  Provinciale  :   in  cui  formò  Decreti  appartenenti  ai  dogmi 
e  cerimonie  della  Religione  ,    alla    Ecclefiaftica   Difciplina  ,    ai 
coflumi  ,  alle  erefie   ,    e  ad  altre  cofe    per    la    retta  Economia 
della  Chiefa .   Ma  poco  dopo  corrotto  dai  Cortigiani   fautori  del 
Luteranifmo,   ed   infiacchito  dalle  difoneftà  e  piaceri    fotto  pre- 
tetto  di  riformare  il  Clero  e  diftruggere  li  abufi  introdotti  nel- 
la  Religione  raccomandò  la  Predicazione    della  divina  parola  a 
Martino  Bucero  empio  Apottata  Domenicano  ed  adultero  impu- 
ro di  tre  nozze  inceftuofe  ;  [ebbene  ad  elio  fi  oppofero  il  Clero 
1' Accademia  .  Ma  fafeinato    da    colui    proccurò    la    corruzione 
del  proprio  gregge,  e  deputò  Predicatori  nella  Provincia  li  Me» 
lantone,  Pittori,  Sarceri  ,  ed  altri  di  fimil  fatta.    .Quetti    pub- 
blicarono erroneo  libro    opportuno    per  difleminare    la  Riforma 
introdotta   da  Lutero  ^  al  quale  li   Colonnefi    rifpondendo    offe- 
rirono all' Arcivefcovo  Scrittura  ,    e  lo  efortarono    di    fcacciare 
dalla  Provincia  gì'  indegni  Predicatori,  e  di   promovere  la  rifor- 
ma .  Il  Papa  avuta  notizia  dell'  Apoftafia  dell'  Arcivefcovo  die- 
de Lettere  al  Senato  di  Colonia,  Capitolo,  e  Clero  nelli   30.  di 
Gennajo  del   1543.  configlia>ndoli  alla  perfeveranza    ed    alla  di- 
fefa  della  Fede .  Elfi  obbedirono  e  tentarono  il  pentimento  dell' 
Arcivefcovo.    Ma  in  damo;    poiché    quetti    non    ne  afcoltò    il 
configlio ,  né  abbandonò  1'  errore .  Paolo  gli  die  Lettera  ammo- 
nendolo primamente  di  far  ufo  delle  Cenfure.   Ermanno  il  tutto 
/prezzò;  il  Papa  lo  anatematizzò  e  privò  della  Chiefa    nel   iS4^« 

XXX1IL 


Storta  de  Romani  Pontefici»  145 

XXXIII.     In  varie  Diete  di  Germania  fi  trattò  del  modo  di  - 


foftenere  la  guerra  facra .    Ma  eflendo  Cefare    attento    ad  altro    Sec,x"L 
quella  ebbe  efito  infelice.    Il  Turco  battè    li  Cattolici    ed    ac-     Soccoreil 
quiftò  molto   Paefe .  Li   Duchi  di  Baviera  in  Ungheria   fpaven- Re  d' lin- 
eati dalle  truppe  vittoriofe  ne  dierono  notizia  al   Papa,  pregan-  gheria  ;  e 
dolo  delli  quattro  mila  Fanti  promeffi  all'Imperatore  nel  collo- ricu^a /au- 
quio  di   Bufferò.  Egli  le  patteggiate  condizioni  attefe  ;  ciò  rac-  fnza/ "i^ar- 
cogliamo  dalle  Lettere  date  al  Re  de'  Romani  ,  nelle  quali  di-  (°0  ,1'^°!]" 
ce  così  :   Spediamo   a  Vienna   quattro  mila  Soldati  Italiani  per  difen-  Francia 
derla  dal  comune  nimico ,  al  comando  de  quali  abbiamo  deputato  il  di* 
letto  figliuolo  Nobile  Uomo  Giambattifìa  Savelli  nofìro  fecondo  la  car* 

ne  confanguineo  ,  //  quale  è  fornito  cC  in/igne  virtù    ed  autorità 

Data  in  Rimini  nell'i   15.  di  Luglio  del  1543.  ^   Turco    non   me- 
ditava  l' efpugnazione  di   Vienna  come    credeafi  ,    ma    l'acquifto 
della  Ungheria  le  di  cui   primarie  Città  occupò  ,    e    depredatele 
tornò    a  C  oftantinopoli .    Contento    della  vittoria    non  pensò    a 
Vienna.  Intanto  il   Re  di  Francia    devaftava    li  Stati    dell'Im- 
peratore, e  ch'edecte  ajuto  col  mezzo  del  Barone  Polini  al  Tur- 
co ,  che  colla  condotta    del   Re  d'Algeri    proccurò    d' impadro- 
nirfi  di   Nizza.  Quelli  cagionò  danno    a  diverfe  Città    del   Re- 
gno di   Napoli  ,  ridufife  la   Flotta  a  Terracina  Città  dello  Stato 
Ecclefiaftico  ,   e  nella  Vigilia  di   S.  Pietro  ne  fpaventò    il   Prefi- 
dio,  che  meditò  di   fuggire.   Ma  il   Polini  aflìcurò  eflb   Prefiden- 
te di  quiete;   poiché   il  fuo   Re    a  cui  obbediva    l'armata  Tur- 
ca,  volea  rifpettata   la  Sede   Appoftolica.  In  fatti   provveduto  in 
Terracina  il   neceffario  quella    partì   navigando  alla  volta  di  Mar- 
figlia  .   Nullameno   Paolo  comandò  ai  Cavalieri  di    Malta  di  uni- 
re la   Flotta  alle   Galere  Pontificie,  finché  il   Barbaroffa   andava 
Corfeggiando   pel  Mediterraneo.    Oltrecchè    intimò    al  Clero    di 
Italia  e  di   Spagna   l'Ecclefiaftico  fufiidio  per  difefa  di  Nizza  af- 
falita  dal   Barba  rotta  ,  di  cui   impadronito  arebbe  libertà    di  gir- 
cene pel  Mediterraneo  con   danno    dei  lidi   Criftiani.    Ciò    rac- 
cogliamo dalle  Piftole  date    ad   Ercole  Diacono  Cardinale  di  S. 
Maria    Nova  :   Noi  per  prevenire  il  pericolo  per  quanto    ci  viene  conm 
Ceduto  dal  nofìro  officio  ....  abbiamo  comandato    il  pagamento    di  cin- 
que Decime  nella  Città  0  Ducato  di  Mantova  ,    e  nel  Marcbcfato    del 
Monferrato  ,  ebe  tu  in  nome    del  tuo  Nipote  amminiflvt  ....  Date  in 
Marmo  nella  Dioce/i  di  Albano  fotta  il  dì  3.   di  Settembre  del  1543. 
e  del  nofìro  Pontificato  IX.   Se  non    che  il  Barbarono    a   petizione 
del  Re  di   Francia  ne'primi  del  i544.fi  ritirò;  depredò  li  Luo- 
Tom.X.  T  ghi 


145  Storia  de  Romani  Pontefici . 

-  ghi   marittimi  però  allo  fteflb  Imperatore  appartenenti:  rìfpettò 

SfcC.AVI.  <jUeijj  della  Romana  Chiefa;  e  perchè  troppo  preflante  fu  la  racco- 
mandazione del  Re  e  del  Barone  Polini ,  fi  attenne  da  ogni  infulto  . 
Intanto  Carlo  fi  pacificò  col  Re  d'Inghilterra  per  non  compiacere  il 
Pontefice,  né  unirli  col  Re  di  Francia  .  Cooneftò  l'alianza  del  Re 
Scifmatico  con  quella  che  quelli  contrarle  col  Turco  nimico  del  no. 
me  Criftiano  ,  e  tentò  di  condurre  nel  fuo  partito  il  medefimo 
Papa  ,  esortandolo  ad  armare  contro  effo  e  ferirlo  colle  Cenfure  • 
Ma  Paolo  artefe  le  parti  di  Padre  comune.  E  perchè  T  Im- 
peratore coftrignealo  a  condannarlo  eflendo  collegato  col  Turco 
diflegli  ,  che  elfo  Re  avealo  violentato  contro  di  lui  collegato  ef- 
fendo  Monarca  eretico.  Ei  che  non  lo  efaudì,  dovea  non  compia- 
cere Cefare  nella  dimanda.  Imperciò  volea  dopo  di  avere  tentato 
ogni  mezzo  per  pacificarli  efercitare  il  rigore  di  Giudice  contro 
chi  farebbe  cagione  della  dilazione  della  pace  unico  rimedio  dei 
mali  della  Criftiana  Repubblica.  Dopo  ciò  il  Duca  d'Alba  diede 
prolifla  Lettera  al  Cardinale  Farnefe  ,  con  cui  encomiato  il  pen- 
derò del  Papa  attento  alla  cuftodia  del  gregge  di  Crifto  lo  e- 
fortava  di  condecorare  il  Pontificato  colla  alianza  di  Gefare  : 
e  proccurò  di  fnervare  li  argomenti  di  Paolo  con  apparenti  fo- 
filmi .  Ma  quefti  perfeverò  nel  proponimento .  Il  Re  di  Fran- 
cia difendette  tofto  preflb  il  Papa  V  alianza  ftipulata  con  So- 
limano ;  e  volea  fargli  credere ,  che  era  diretta  al  commercio  : 
il  che  fecero  altri  Criftiani  Principi .  Ripigliava  ,  che  bramava 
la  pace  che  non  può  accettare  ,  fé  Cefare  non  gli  renda  l'ufur- 
paio.  Ciò  eflendo  unirà  le  forze  fue  con  quelle  dei  Principi 
in  danno  del  Turco  .  In  tal  modo  ei  feusò  la  brutta  alianza  ; 
ma  per  dire  la  cofa  com'  è,  ficcome  quefti  collegatofi  col  Tur- 
co bruttò  il  titolo  di  Cr'tflianijfimo  ;  così  1'  Imperatore  macchiò 
il  nome  di  Cattolico  unitofi  col  Re  Apoftata  :  da  che  ad  en- 
trambi n'  è  provenuto  difonore  . 
Spedifce  XXXIV.  Nel  Dicembre  fi  convocò  la  Dieta  di  Spira  ,  al-# 
ì  U|t10    a~  *a  4ua^e  il  Pontefice  nell'ultimo  di  Novembre  mandò    con  ti- 

««J....I.-  tolo  di  Nunzio  Francesco  Sfrondati  Milanefe    Vefcovo  Amalfi- 
bpira;epro-  .  ..     .  n.     r  ,,     _.         . 

cara  la  pa-  tano  »  e  P°!  Cardinale.  Dovea  quelli  elporre  alla  Dieta  la  ne- 
ce   inutil-    ceflita  della  pace  per  refiftere  al  Turco  ed  alti  Eretici  9  e  dare 
mente.         principio  all'Ecumenico  Concilio.  Cornandogli  poi  di  efortare  effi 
Principi  ad  operare  preflb  Cefare  pella  pace  col  Re  di  Francia  ,  o  al- 
meno pella  tregua  ftabilita  in  Nizza  e  vergognofamente  violata,  e 
favorire  il  Concilio .  Preferitegli  anco  di  fporre  quanto  ei  avea  ope- 
ra* 


Storia  de  Romani  Pontefici*  147 

rato  per  pacificarli, di  giuftificare  la  fofpenfione  del  Concilio,  ef-  <J= — xvT~ 
fendo  troppo  manifefta  la  ragione  che  ve  lo  aftrinfe:  e  che  non 
era  alieno  dal  convocarlo  né  dal  Luogo  in  cui  fi  volea  .  E  per- 
chè qualche  Principe  difapprovava  li  abufi  introdotti  nella  Chie- 
fa  di  Dio  e  principalmente  nella  Romana  Curia,dovea  elfo  Nun- 
zio concedere  ciò  che  era  vero ,  e  ricordare  che  non    eranfi  in- 
trodotti nel  Pontificato  fuo ,  e  che  ei  non   li  favoriva  ;    e  per 
quello  con  calore  defiderava  il  Concilio.    Suggerivagli    di  afte- 
nerfi  dalle  contefe ,  e  tanto  parlarne  ,    quanto    baftava    per  di- 
fendere modeftamente  la  verità  ,    ed    edificare    li   Principi    alla 
Dieta  intervenuti.  Intanto  il  Papa  lignificò    al  Re    de' Romani 
che  mandava  alla  Dieta  il  Nunzio,  e  che  deputò  Legato  a  Ce- 
lare ed  al  Re  di  Francia    il  fuo  nipote  Cardinale  Farnefe  *  di- 
cea,  che  nella  opra  era  la  felicità  de*  Criftiani ,  poiché  egli   fo- 
lo  può  pacificarli.  Ciò  effendo  potrà    con  vigore    armare    con- 
tro il  Turco  ,  reprimerne  la  infolenza  e  favorire  il  Concilio.  Sia- 
ci lecito  di  recitarne   porzione  :   %Abbiamo  •voluto  riaffumere  il  trat. 
tato  di  pace  del  Sereni/fimo  Cefare  tuo  fratello  e  col  Re  CrifìtaniJJimo 
tante  volte  inutilmente    da  noi  proccurata .    Del  re/io  altro  mezzo    non 
evvi  onde  pojpame  più  facilmente  tefijlere  alle  armi  del  Turco  ,    e  ce* 
lebrare  il  Concilio  interrotto  per  le  molte  guerre  che  affliggono    la  Cri* 
/liana  Repubblica  •  che  quando  non  fiaci  da  tanto  fìreptto  di  armi  vie* 
tato  ,  vogliamo    affolutamente  profeguire  ,    ed  intendiamo    di  celebrare . 
Per  tale  ci  uopo  abbiamo  fpedito  alle  f uà  dette  Maeflà  il  diletto  Figliuo* 
lo  nojlro  .   Bramando  quindi  di  effere  nella  fanta  imprefa  ajutati  dalla 
tua  Serenità    e    dai    Principi    di  Germania    deputammo    cojìà    Nunzio 
il    diletto  figliuolo  Vefcovo  Sfondrati  ....  Date   in  Roma    nel  di    22. 
di  Novembre    del  1543.    e    del  nofìro  Pontificato  X.    Nelli    27.    di 
Novembre  fé  diamo  fede   alli  Atti  Confiftoriali    l'Ambafciato- 
re  di  Cefare  produfle  l' efemplare  delle  Lettere  del  Re  di  Fran- 
cia date  al  Duca  d'Orleans  ,  a  cui  prefcrive  di  ftrignere  amici- 
zia col  Langravio  d' Aflia  ,    e  che  volea  introdurre    il  Luterà- 
nifmo  nel  Paefc  di  Lucemburgo  :    e  quindi  configlò    il   Ponte- 
fice alla  condanna  di  quello  :  ma  ei  riferì  al   Senato  la  faccen- 
da^ comandò  al  Cardinale  Parifi  di  recarvi   la  CofHtuzione  (la- 
bilità   da  Carlo    nelle  Spagne    pregiudizievole    alla  Ecclefiaftica 
libertà:  con  che  tacitamente  corrette  la  fuperbia   di   quello    che 
troppo  l'encomiava  coll'altrui   abbaiamento .   Rapporto   le  Lette- 
re Paolo  ne  volle  l'Originale,  e  poi   comanderà  al    Re  di  efibi- 
re  le  difefe  :  laddove  le  Coftituzioni  di  Cefare    erano  pubbliche 

T     a  ne* 


148  Storia  de  Romani  Pontefici, 

ne'  di  lui  doroinj .  Intanto  il   Papa  fotto  il  dì  28.   di  Novem- 
Secavi.  jjre  del  1543.  die  grave  Piftola  alla  Regina  di  Francia  Sorella  di 
Gefare    efortandola    d'  interporre  la  tenerezza  ed  autorità    colli 
Marito  e  Fratello  per  la  pace  :  e   per  rendere    preffo  Dio    effi- 
caci le  fue  mifure  ordinò  nella  Chiefa  Orazioni   pubbliche   con- 
cedendo ai  Fedeli  il  Giubileo.  Ne'  primi   del  1544.    il  Cardi- 
naie  Farnefe  Legato  Appoftolico    partì    alla   volta    di    Francia. 
Quivi  giunto    comunicò    al  Re    le  preghiere    del   Pontefice;    e 
poco  dopo  fi  trasferì  nelle  Fiandre  ove  dimorava  l' Imperatore , 
e  trattò  feco  lui  della  pace.    Era  andato    quelli    a  Spira;    colà 
effo  Legato  fi  portò;  ma  il  trovò  propenfo  per  la  guerra;  e  fi- 
gnificò   al  Papa  ,  che  non  conofcea  in  effo  veruna  propensione  alla 
pace.  Quefti  convocò  ConfiftorOj  recitò  ai  Padri  le  Lettere  e  pre- 
golii  di  configlio  .  Intanto  Cefare  anteponendo  al  bene  della  Chiefa 
il  proprio  vantaggio  penfava  di  acquiftare  Panimo  dei  Principi. 
Si  moftrò  quindi  indulgente    ai  Luterani ,  e  prevenendo  li  mo- 
tivi d' indolenza  pervenuto  a  Worms  andando    a  Spira    licenziò 
il  Legato .   Nelli  20.  poi  di   Febbrajo    nella  Dieta    alla  prefen- 
za  del  Re  fuo  fratello,  delli  Elettori,  e  Principi  Cattolici  e  Pro- 
tettanti  y    e    di  Francefco  Sfondrati   Nunzio  Appoftolico    recitò 
Orazione    efponente    la  cagione    della  Dieta  :   'efaltò    la  propria 
follecitudine  per  la  facra  guerra,  diffe  li  oftacoli  che  gli   prove- 
nivano dal  Re  di  Francia  ;    e    però  volea  ,  che  tutti    concorde- 
mente gli  muovano  guerra;    ciò  effendo    più  facilmente    fi  po- 
trà contro    il  Turco  combattere  .    Per  la  qual  cofa    dichiarollo 
nimico  dell'Imperio,  e  contro  effo  ordinò  Soldati   e  fuflidj .  Pri- 
ma però  della  pubblicazione  del  decreto  alcuni    Principi  fcriffe- 
ro  al   Papa  ,  configliandolo  di  dare  ajuto  al   Duca  di  Savoja  ,  e 
di  non  permettere  che  Nizza  cada  in  potere  del  Turco ,  da  cui 
era  ftretta  d'affedio  .   Il  Papa  diffe,  che  volontieri  fofterrallo;  intan- 
to loro  caldamente   raccomandò  la  Criftiana  Repubblica,  di  fovveni- 
re  li   Principi  affaliti  dai  nimici  di  quella  ,  e  promovere  la  ri- 
conciliazione   e  pace  comune  ;    intorno    a    che    egli    per  molto 
tempo  ogni  cura  e  fatica  impiegò  ,  e    foggiugne  :    Già   intimato 
avevamo    in  Trento    non    molto   diftante    dalla  Germania    /'  Ecumenici 
Concilio  tanto  da  voi  dejiderato  e  tanto    a  tutti  neceffario    e  falutare  ,• 
e  neW  intimarlo  intendemmo  di  rendere  tranquilla    /'  inclita  voftra  iWi- 
Zjone  ,  di  riformare  li  depravati  co/lumi  ,  e  che  fi   decretino  le  neceffa» 
vie  leggi  ,  e  principalmente    la  pace  de  Principi  Cri/ìiani  ,  e  la  diflru* 
%ione  de1  Turchi ,  Ma  tentato  in  damo  tuttociò  appare  quello  ,    che  in 

fatm 


Storta  de  Romani  Pontefici .  149 

fatti  è  ,   che  la  falute  del  male  da  cui  è  aggravata  la  Cri/lianità  ,  da  -g  ~ 

una  fola  e  mede/ima  caufa  dipende  ,   che  non  potè  diflruggere  la  nojìra  ' 

follecitudine  ,  e  guida  a  mamfefla  rovina  la  Crifliana  Repubblica  .  Per 
la  qual  cofa  ficcome  voi  encomiate  la  opera  no/ira  per  la  difefa  di  A7/^- 
^at  così  a  voi  rifpondìamoì  che  noi  per  quanto  dalle  for^e  ci  verrà  per» 
vneffo  ,  non  mai  ne  gli gent  aremo  di  difenderla  e  con  effa  le  Provincie  Crifttanet 
perchè  non  fiano  dalli  uomini  perverft  corrotte  y  e  quindi  vogliamo  di- 
fenderle contro  il  Turco  ed  ogni  forte  di  empi  ,  e  non  mancaremo  col 
divino  ajuto  al  noflro  Officio  .  Però  la  cagione  della  comune  falute  è  , 
che  fi  dia  una  volta  fine  alle  dtfcordie  ed  alla  guerra  dei  Principi  Cri» 
fìtani ,  da  cui  prende  origine  il  gravijfimo  male  che  opprime  la  Chie» 
fa :  e  fìipulata  la  pace  tofto  quello  farà  fopito .  Dunque  Voi  effendo 
la  pace  tanto  neceffaria  dovete  promoverla  ....  Tutto  quello  operò 
il  faggio  Padre  ,  ma  non  fu  afcoltato  dall'  Imperatore  che  pen- 
fava  unicamente  al  modo  di  foftenere  la  guerra . 

XXXV.     Il  Re  Francefco    intanto  deputò  Miniftro  alla  Die-    Altra  Die- 
ta di  Spira  per  purificare  dalle  accufe    di  Cefare  :    ma  quelli  a  ta  di  Spira; 
Nancì  pervenuto  fofpendette  il  viaggio  attendendo  chi  aveafpe-  decreti    fat- 
dito    in    Germania    pel    Salvccondotto  .    Cefare    che    non    vo-  tl  ln«.     , 
lea  alla  Dieta  alcuno  dipendente  dal  Re  di  Francia  ,    lo  impri-  £j^°  l , a.. 
gionò  ,   perchè  fenza    il  di  lui  affenfo    ei  entrò    in  Germania  :  jR.elieione. 
di  che  fatto    confapevole    l'  Ambafciatore    fi  reftituì    a  Parigi  , 
ove  fi  divolgò  proliffa  Orazione  che  difende  l'onore  del  Re  e  la 
Lega  (labilità  col  Turco.  Cefare  nella  Dieta  tentò   di  vincolare 
fuo  Fratello  col   Principe  diSaffonia  principale  protettore  dei  Lu- 
terani ,  e  concedette  a  quello  di  fuccedere  al  Duca  Cattolico  di 
Cleves  ,  fé  addivenga  che  ei  fenza  figliuoli    fen  muoja.    Indi  lì 
pacificarono  le  liti  inforte    tra  Cefare    ed    il  Re    di  Danimarca 
Eretico,  il  quale  fcacciò  dal  Regno  ,  e  poi  imprigionò  Criftiano 
II.  ,   a  condizione    che  la  Danimarca    abbandoni    il  partito    del 
Re    di   Francia.   Perciò  fatti  li  Luterani  troppo  fuperbi    tratta- 
vano   tutti    con  tanta  temerità    con  quanta  follecitudine  Cefare 
moftravafi  defìderofo  di  riconciliazione.  Il  perchè    con   Decreto 
delli    io.  di   Giugno  fi  abolì  la  fofpenfione    dell'Editto    di  Au- 
gura ,  che  dovea  prolongarfi  fino  all'  Ecumenico  Concilio    con- 
vocato in  Germania  colla  affluenza  di  Cefare  fenza  fare  menzio- 
ne del  Papa  ;  fé  quello  non   può  ottencrfi  ,  li  affari  di    Religione 
jn  altra  Dieta  farebbono  definiti.  In  quella  alcuni  Perfonaggi  dell' 
una  ed  altra  parte  eletti  da  Cefare  fi  adopreranno,  e  decretaranno  la 
Redola  della  Religione.  Dunque  poiché  Cefare  attendea  alla  guerra, 

fi 


i  jo  Storia  de  Romani  "Pontefici . 

fi  fofpefero  le  quiftioni,  ed  ordino!!!  ad  ogni  parte  filenzio;eli 

«BC. XVI.    Cattolici   pagheranno  le  impofizioni  ,  febbene  li  frutti    tornava» 
.    no  in  vantaggio  delli  ufurpatori.  Si  aggiunfero  ai  decreto  cer- 
te cireoftanze,  in  vigor  delle  quali  li    Protettami  erano  idonei 
poffeflbri  di  elfi  beni.  In  tal  modo  nel  di  io»    di  Giugno    eb- 
be fine  la  Dieta  ,  li  di  cui  Atti    fono  recitati    dalli  Sleidano  , 
Belcari ,  Surio ,  e  Pontano  .  Quelli  cagionarono  dolore   ai  Cat- 
tolici e  principalmente  al  Pontefice  che  appena  n'  ebbe  notizia, 
diede  grave  Piftola  all'Imperatore,  e  io  ammonì    ad  annullare 
il  decretato  :  Fu  data  in  Roma  preffb-  San  Marca  fotta  il  giorno  24. 
di  %Agoflo  del  1544.  Gt  piace  di  efporla .    Dunque  Paolo  aramo. 
nifee  Cefare,  che  li  decreti  di  Spira  fono  ordinati  non  folo  al 
certo  pericolo  dell'anima  fua  ma  ancora  alla  perturbazione  del- 
la Ghiefa  ;  che  non  conveniva    di  allontanarfi   dalli   Iftituti  fa- 
cri  ,  dai  quali  è  preferitto  di  feguire  la  dottrina  della  Sede  Ap- 
poftolica  nelle  differenze  di  Religione  ,  e  che  non  fé  ne  deci- 
da fenza  il  di  lei  configlio»  Cefare  però  nella  Dieta  in  tal  mo- 
do fi  diportò,  che  fenza  riguardo  al  nome  ed  autorità  del  Pa- 
pa ,  al  quale  Dio  raccomandò  la  cuftodia  del  fanto  gregge  ,  la 
riverenza  dei  dogmi ,  ed  il  diritto  di  decretare  l'opportuno  per 
la  unità  ed  utilità  della  Chiefa,  trattò  di  Religione  nella  Adu- 
nanza dell'Impero;  permife  in  oltre  alii  Eretici  di  pronuncia- 
re a  piacere  delle  cofe  Sagre;  e  reftituilli  alli  onori  della  Chiefa 
febbene  da  quefta  fono  itati  condannati .  Egli  fperava ,  che  non 
fono  tali  decreti  effetto  dell'animo  di  Cefare, ma  del  configlio 
dei    malignanti    co'  quali    ei    fece  amicizia.    Ma    nella    divina 
Scrittura    fi  rammentano    molti  efempli    della   vendetta    di  Dio 
contro  chi  il  diritto  ufurpò  del  Sommo  Sacerdote.  Nella  Chie. 
fa  poi  Dio  beneficò  li   Principi  fedeli  alla  Sede  Appoftolica,  e 
gaftigò  li  di  lei  avverfarj;  per  il  che  ei   deve  temerne    lo  fde- 
gno  .    E'  commendabile  il  defiderio  di  riforma  del  Clero  e  ri- 
conciliazione delle  controverfie;  ma  deve  in  ciò  favorire  chi  per 
ordine  divino  può  proccurarlo .  Lo  eforta  all'obbedienza,  e  giac* 
che  ei  è    il  Primogenito    della  Ch'efa  ,   deve  deporre    le  armi 
e  promovere  la  pace;  fenza  cui  non  fi  può  convocare   il  Con- 
cilio. Imperciò  gli  preferive  di  annullare  lo  ftabilito:  altrimen- 
ti   farà    coftretto    di    moftrarfegli    fevero  ;    febbene    la    propria 
natura    non  glielo  confente  . . . . . .  Quefte  e  molte  altre  cofe  il 

prudentiflìmo  Papa  a  Cefare  ricordò  per  indurlo  ad  abolire 
il  decreto  delia  Dieta  ,  ed  a  favorire  il  diritto  della  Chie- 
fa •   Cefare   accettò   le   ammonizioni  del  Papa  alquanto  afpre  ; 

per 


Storia  de  Romani  Pontefici.  151 

per    il    che    li    Eretici    pubblicarono    nefande    Scritture   contro  T^TT*^ 
il    memorando    efempio     della    Pontificia    podeftà  ;     e    Lutero      EC* 
tentò  di  confutare    la  Pillola  del    Papa  con  proliflb  Libro  tan- 
to maledico  ed  ofeeno ,  che  non  può  leggerfi  fenza  roffore* 

XXXVI.  Dunque  Cefare  annullò  il  decreto  di  Spira;  e hec-  Deputa  Le- 
ene indifpettici  foflero  li  Eretici  ;  non  lo  afcoltò  però  rappor-  gati  per  la 
to  la  pace  ,  alla  quale  tanto  efficacemente  era  ftato  efortato .  Pace  »  Pu^ 
Piuctofto  unito  al  Re  Inglefe  meditò  d' invadere  con  doppio  j)llca  J*?0^ 
efercito  il  Regno  di  Francia.  Ma  pure  nello  ftrepito  <K  tante  -j- 
armi  nella  Corte  di  lui  fì  penfava  alla  pace.  Ne  avanzò  per 
tanto  il  Nunzio  la  notizia  al  Papa  ,  e  lo  efonò  in  nome  del 
Confeflbre  di  Cefare  di  promoverne  col  fuo  contìglio  il  pen- 
Cero  .  Paolo  ricevettela  con  allegrezza  ,  e  deputò  due  Legati 
Appoftolici  fecondo  li  Atti  Confiftoriali  ;  ,,  Nel  giorno  tren- 
ti tefirno  di  Luglio  del  1544.  ^  desinarono  due  Legati  per 
11  trattare  La  faccenda  tanto  premurosa  della  pace;  il  Reveren- 
„  diffimo  Signore  Giovanni  Girolamo  Morono  fu  inviato  ai 
,,  Seremflimo  Signore  Carlo  V.  Imperatore  de'  Romani  fempre 
„  Augufto,  ed  il  Reverendiflimo  Marino  Grimani  a  Francefco 
,,  Criftiaciifimo  Re  di  Francia  M.  Ed  il  Maflarelli  ciò  accen- 
na dicendo  ;  „  Non  difperò  il  Pontefice  di  potere  una  volta 
„  col  divino  ajuto  pacificare  li  fuddetti  Principi  ;  e  ne  ripi- 
i,  gì  io  il  trattato  febbene  tante  volte  eragli  riufeito  vano*  Per 
„  il  che  nelli  30.  di  Luglio  del  *S44*  creo  Legati  li  Reve- 
,,  rendiffimi  Cardinali  Marino  Grimani  Vefcovo  di  Porto  al 
,,  Re  di  Francia  e  Giovanni  Morono  Prete  del  titolo  di  S.Vi- 
r  tale  a  Cefare;  quefti  doveano  con  efli  trattare  di  pace,, ..« 
la  quale  col  mezzo  di  Eleonora  Sorella  di  Carlo  «Moglie  del  Re 
Francefco  finalmente  videfi  (labilità .  Paolo  aveala  con  Piftola 
pregata  ad  interporfi  preflb  il  Marito  e  Fratello.  Vi  preftè 
orecchio  Celare  configliato  dal  Confeflbre  e  da  Gabriello  GuU 
man  Sacerdote  mandatogli  dalla  Regina  psr  quefto  affare .  An- 
co il  Re  le  preghiere  afcoltò  della  Gonforte,  febbene  vi  ripugna- 
va il  Delfino,  che  vedea  1*  efercito  di  Cefare  ridotto  a  miferia- 
Dunque  dopo  molti  trattati  li  duejMonarchi  convennero  nelle  le- 
guenti  condizioni  :  Vicendevolmente  redimirebbe  l'uno  all'altro  ciò 
che  di  ragione  altrui  avea  occupato  ;  La  Figliuola  dell'Imperatore 
ovvero  del  Re  de'Romani  darebbefi  in  matrimonio  a  Carlo  d* 
Orleans  figliuolo  minore  del  Re;  Se  è  la  Figliuola  di  Cefare 
porterà  in  dote  le  Fiandre ,  fé  poi  di  Ferdinando   avrà    in  ap- 

pan- 


Ijì  Storia  de  Romani  Pontefici. 

~  -'  pannaggio  II  Principato  di  Milano;    la    di  cui  Cittadella    e   di 

Sec.XVI.  cremona  farebbono  prefidiate  dalle  genti  di  Gefare  finché  il 
Duca  abbia  dalla  Spofa  Figliuolo  mafehio.  Il  Re  rinunziarebbe 
ad  ogni  pretenfione  del  Regno  di  Napoli  e  Stato  di  Milano  ; 
Reftituirà  al  Duca  di  Savoja  il  di  lui  Dominio .  A  quello  al- 
tro fi  aggiunfe  che  non  effendo  appartenente  alla  noflra  Pro- 
vincia omettiamo.  Dunque  ne'  18.  di  Settembre  del  1544. 
quando  più  era  il  Cattolico  Mondo  oppreflb  dalle  calamità  vi- 
de apparire  la  luce  di  pace  flipulata  e  foferitta.  Il  Papa  per  la 
defideratiflima  notizia  ordinò  in  Roma  (blenni  ringraziamenti  a 
Dio  che  col  fegnalato  beneficio  la  Griflianità  favorì  ,  e  conce- 
pì fperanze  pel  Concilio  ,  e  pensò  di  ridurlo  a  compimento  . 
Li  Atti  Con  fi  dori  ali  dicono  così:  „  Nel  giorno  fettimo  di  Ot- 
„  tobre  tornò  il  Pontefice  a  Roma  da  Perugia  ;  ne'  dieci  ten- 
„  ne  Confiftorio  ,  in  cui  furono  lette  le  condizioni  della  pace 
„  (labilità  tra  Cefare  ed  il  Re  Criftianiflìmo .  Indi  lignificò  ad 
„  entrambi  le  proprie  congratulazioni  s,  ....  Le  Pillole  date 
al  Re  appartengono  al  dì  13.  di  Ottobre  del  l$44«  e  del  noftro  Pon» 
tìficato  XI.  Quelle  di  Gefare  all'i  16.  Notiamo  groflb  errore  di 
Adriano.  Quelli  moflb  da  privato  difgufto  aggrava  la  fama  di 
Paolo  III.  e  non  ha  roflbre  di  dire,  che  quelli  timorofo  di  Cefare 
fegreramente  contraffe  alianza  col  Re  di  Francia  e  colla  Re- 
pubblica di  Venezia  ;  e  fimulava  di  edere  indifferente  nelli  af- 
fari di  entrambi.  Ma  la  di  lui  calunnia  è  fmentita  dalle  azio- 
ni di  Paolo  che  in  quelli  tempi  flipulato  avea  l'alianza  con  Ce- 
fare,  a  cui  promife  quindici  mille  Soldati  contro  li  Luterani; 
ciò  apprendiamo  dalla  Lettera  del  Cardinale  Farnefe  data  al  Pog- 
gi, a  cui  accenna  che  il  Porporato  di  Trento  portò  a  Roma  le 
condizioni  della  alianza  fagra  fegnata  da  Cefare  ,  le  quali  fi  lef- 
fero  in  Senato  ed  il  Papa  diede  efecuzione  al  promeffo  ,  crean- 
do in  Confiftorio  Legato  dell'  Efercito  lo  fleffo  Cardinale  Far- 
nefe ,  e  la  direzione  raccomandò  ad  Ottavio  fratello  di  quello. 
Il  Maffarelli  narra,  che  Paolo  ricevute  le  condizioni  della  pa- 
ce comune  deputò  illuftri  Nunzj .  A  Cefare  deflinò  lo  Sfondra- 
ti  Arcivefcovo  Amalfitano;  ed  al  Re  il  Dandini,che  altre  Le- 
gazione foflenne  preffo  quello.  Del  redo  è  certo  ,  che  li  Le- 
gati Grimani  e  Morono  operarono  molto  per  la  concordia  ,  che 
fi  ftipulò  .  Di  ciò  abbiamo  giuridica  tellimonianza  dalle  Lette- 
re di  Paolo  III.  date  al  Re  di  £  rancia  :  Finalmente  quefto  fu  <* 
noi  accetto ,  che  fovrammodo  deftderavamo  la  pace  e  concordia  ,    e  fu 

da 


Storia  de  Romani  Pontefici.  153 

ia  te  con  prontezza  e  fpontaneamente  flìpulata  j    e   fe»X.a  attendere  C 
arrivo  del  Legato  nojlro  per  quejto  affare  deflinato  bai  compito    ti  no-       Ec'  XVT. 
(Irò  defiderio  ,  e  provenuto  col  tuo  offequio  le  no/ire  preghiere  ....   Li 
Atti  Confifloriali  dicono,  che  nel  Novembre  del   1544.  tenuto- 
fi  Confiftoro    fi    leffero    Je  Lettere    del    Re  Criftiamiìimo    date 
nelli  28.  di  Ottobre  lignificanti  al  Papa  ed  ai  Cardinali  il  defiderio> 
che  avea  di  confervare  l'onore  della  Chiefa  e  l'autorità  del  Pa- 
pa ,  e  di  promovere  lo  appartenente    al  comodo   di  lui  j    e  già 
▼olea    pregarlo    di  lovvenirlo    nella  guerra    intimata    al  Re    d' 
Inghilterra  per,  motivo  di   Religione  ;    poiché    li  Cattolici    ere- 
deano  ,  che  unite  le  truppe  Pontificie  colli  Francefi    facilmente 
lo  abbatterebbono .  Ma  perchè  non  potrebbefi  ciò  ottenere  len- 
za l'affenfo  dell'  Imperatore  ,    pregava  il  Papa  d'indurre  quefto 
alla  fanta  imprefa  .  E  perchè  il  bene    della  Criftiana   Repubbli- 
ca era  collocato  nella  pace  ,  quefta  fi  otterrà  col  Conci'io  ,    e 
però  era  duopo  di  convocarlo  in  Trento  ove  era  fiato  intimato. 
Paolo  per  tanto  radunò  Confiderò    e  pubblicò  la  Bolla  che  co- 
mincia :   Latore  Hierufalem    &  Conci liutn    facite    omnes    qui  ddigitis 
tant . . . .  Con  quella    ne  preferive    il    principio    in  Trento    nel 
giorno   15.  di  Marzo  del   1545.  Quarta   Domenica    di  Quarefi- 
ma  .  Nello  fleffo  giorno  altra    ne    emanò  ,    dichiarante    che  ac- 
caduta la  vacanza  della  Sede   Appoftolica    in  tempo    del  Conci- 
lio il  Papa    fi  eleggerà    in  Roma    dai  Cardinali .    Il   Maffareili 
ricorda, che  Paolo  per  impetrare  il  divino  ajuto  ordinò  in   Ro- 
ma e  nel  Criftianefimo  orazioni    e  proceflioni    per  tre  giorni   * 
alle  quali  ei  fìeffo  intervenne.  Nel  dì  12-  poi  comandò  alli  Pa- 
dri dimoranti  fuori  di  Roma  di  trasferirvisi   per  la  Epifania  del 
Signore,  poiché  col  loro  configlio    volea  dare  principio    a!  Sa- 
grofanto  Concilio .  Le  Lettere  appartengono  alli  3.    di  Dicem- 
bre del   1544. 

XXXVII.     Per  accrefeere  il  numero  dei  Configlieri    nel  go-    Crea  Car- 
verno    della  Chiefa    di  Dio  Piolo    fotto    il  dì    ip.    di  eflo   Di.  dinalì;  ede- 
cembre    creò  tredici   Cardinali    •    e    furono  Gafparo    de    Avalos  putali  Lega. 
Spagnuolo  Arcivefcovo  di  Compoflella  ,  indi   Vefcovo    di   Gra,  ['  del  Conci- 
nata  :  Giorgio  de  Armagnac  Francete  Vefcovo  di   Rodez;   Fran-    °  di^ren' 
celco    de    Mendoca    Vefcovo    di    Burgos   •    Jacopo    de   Anneba^ 
ult    Francefe    Abate    Beccenfe    e    Veicovo    di    Lifieuz  ;  Ottone 
Truchfes    de    Waltburg    Tedefco    Vefcovo  d'  Augufta   ;    B^rto- 
lommeo    de    la    Cueva  Spagnuolo    dei   Duchi  d' Alburquerque  ; 
Francefco  Sfondrati  Cremonele  Arcivefcovo  Amalfitano,  il  qua- 
Tom.X,  V  le 


154  Storia  de  Romani  Ponefici. 

— ——  ie  prja  di  dare  nome  alla  Ecclefiaftica  milizia  ebbe    m    moglie 
Sec. XVI.    Anna  Vifconti ,  da  cui  ottenne  un  Figlio,  che   fotto  nome    di 
Gregorio  Quartodecimo  prefiedette    alla  Cattolica  Chiefa  ;    Fé- 
derico  Geli  Romano  Vefcovo    di  Todi  •    Durante  Duranti  Bre- 
sciano   Vefcovo    di    Gaffano  ;    Niccolò    Ardinghelli    Firentino 
Vefcovo  di    Foflbmbrone    Nunzio    in    Francia  ;    Andrea    Cor* 
naro    Patrizio    Veneziano    Arcivefcovo    di    Spalatro  ;     Girola- 
mo Capiferri  Romano  ;    Tiberio  Crefpi  Romano    Canonico    di 
San  Pietro.  Offervammo  nello  fcrivere  la    promozione    dell*  an- 
no 1542. ,  che  Paolo  fi  riferbò  in  petto  Griftoforp  Madrucci  Ve- 
fcovo e  Principe  di  Trento  fotto  il  di  2.  di  Giugno  ,    e  nelli 
3.  di  Luglio  dei  corrente   1544.  il  pubblicò;  e  dicemmo  ,  che 
fé  ne  ferbò  altri    ad  iftanza    de'  Principi  che    fi    nominarebbono 
dopo  la  pace;  il  che  fece  in  quella  di  cui  parliamo.    Li   Atti 
Confiftoriali  dicono    così  :   ,,  Nei  giorno   ip.    di  Dicembre    del 
1544.  il  fantifiìmo  Signore  noftro    dopo    di    aver    creato    in 
Confiftoro    fegreto  in  giorno  di  Venerdì   22.  di  Giugno    del 
1542.  li  Reverendiflimi  Signori  Giovanni    allora  Vefcovo  di 
Modena  e  Marcello  Crefcenzi  allora  Vefcovo  di   Marfico  ,  e 
deputato  Preti  Cardinali  della  Romana  Chiefa  altri    col  con- 
figlio  dei  Fratelli    fi  riferbò    in  petto    alcuni    ad  iftanza    de* 
„  Principi  e  di  Sua  Santità  fenza  certo  numero  ;    quindi    pub- 
„  blicò  li  Preti  e  Diaconi  che  accenniamo  .  Ad  iftanza  di  Ce- 
„  fare    il  Reverendiflimo    Gafparo    de  Avalos    Arcivefcovo    di 
„  Gompoftella ,    Francefco    de  Bobadilla    Vefcovo    di  Burgos  , 
„  Bartolommeo  de  la.Cueva  Cherico  della  Diocefi    di  Segovia 
3,  Spagnuoli  Preti  Cardinali  ;  ad  iftanza    del  Re    di   Francia    il 
,,  Reverendiflimo  Giorgio    de  Armagnac  Vefcovo    di    Rodez    , 
„  Jacopo  de  Hanebault  Vefcovo  di  Lifieuz  Francefi  Preci  Cardinali; 
„  ad  iftanza  del  Re  de'Romani  il  Reverendiflimo  Ottone  Trufches 
„  Vefcovo  d*  Augufta  Tedefco  Prete  Cadinale  ;    ad  iftanza  del 
„  Sereniflìmo    Dominio    Veneziano    il  Reverendiflimo    Andrea 
„  Gornaro  eletto  Vefcovo  di  Brefcia  Veneziano    Diacono  Car- 
„  dinaie  ,,....  Intanto  nel  principio  del  1545.  Paolo  ripigliò 
le  antiche  follecitudini  pel  Concilio  di  Trento    ritardato    dalle 
incurfioni  del  Turco    e  dalla  guerra    dei  Principi  Criftiani  ;    e 
ile  affrettò    il  principio  per  deludere    li    Proteftanti  ,    che    fotto 
pretefto  di  pace  voleano  convocare  il  "Nazionale    in  Germania  . 
Deputò  li  Legati  che  in  fuo  nome    a  quello  prefiedano  ;    giac- 
ché la  cascaticcia  età ,  li  molti  mali  che  '1  gravavano,  ed  il  ri- 
gido 


9) 
» 
9» 


Storia  de  Romani   "Pontefici.  155 

gido  freddo  a  cui  è  (oggetto  Trento  ,  non  g^i  permetteano  d*  ^"*—S 
aflìftervi  perfonalmente .  Il  perchè  deputò  tre  Porporati  accetti  EC*  XVI. 
ai  Principi;  e  fono  Gianmaria  dal  Monte  Vefcovo  di  Paleftrina 
fucceduto  ad  elfo  Paolo  III.  nel  governo  della  Ghiefa  fotto  no- 
me di  Giulio  III.;  Marcello  Cervini  fucceffore  di  Giulio  III. 
col  nome  di  Marcello  IL;  e  Reginaldo  Polo  difenfore  della, 
Cattolica  Religione  .  Paolo  Soave  col  folito  livore  condanna  il 
Papa  dicendo,  che  egli  meditò  di  non  concedere  ai  Legati  affo* 
luta  facoltà,  che  a  poco  a  poco  loro  diede  con  varj  Diplomi .  Sia 
vero  quefto,  che  ne  avviene  imperciò?  baftevolmente  fu  provve- 
duto all'affare  colla  Prefidenza  al  Concilio  convocato.  Diede 
per  tanto  ad  elfi  le  Piftole  della  Legazione  fotto  il  dì  22.  di 
Febbrajo  :  e  concedette  loro  di  trasferirlo  ad  altra  Città  fé  fof- 
fé  giudicato  opportuno  dai  Padri  .  Con  quelle  poi  delli  fette  di 
Marzo  loro  altre  irruzioni  comunicò  ,  perchè  fi  profegua  il 
Concilio  quando  un  di  eflì  v'intervenga  :  e  con  quelle  del  dì 
io.  ne  aumentò  le  prerogative  ,  concedendo  loro  la  facoltà 
di  condonare  al  popolo  che  verrebbe  ad  incontrarli  nell'in- 
greffo  in  Trento  la  pena  dovuta  alle  colpe  .  Il  Soave  vuo- 
le ,  che  eflì  Legati  ciò  compartirono  pria  che  ne  abbiano  dal 
Pontefice  ottenuto  la  facoltà  ;  ed  il  Papa  avvalorò  il  tutto  per 
quiete  delle  colcienze.  Dunque  ordinato  il  neceffario  pel  Con- 
cilio verfo  la  fine  di  Febbrajo  li  Legati  partirono  da  Roma 
alla  volta  di  Trento  :  Gianmaria  dal  Monte ,  e  Marcello  Cer- 
vini pervennero  colà  nelli  dieci  di  Marzo  ;  poiché  pelli  15. 
era  fiato  intimato  ,  e  furono  accolti  colla  magnificenza  lo- 
ro dovuta  :  il  Polo  fi  tratcenne  in  Roma  per  eludere  le  infi- 
die  del  Re  d' Inghilterra  che  a  morte  il  perfeguitava ,  fé  dia- 
mo fede  al  Maffarelli  dicente  :  „■  il  Reverendifiìmo  Polo  di- 
„  moro  per  alcuni  giorni  in  Roma  per  ragionevoli  cagioni;. 
„  Imperciocché  erafi  divolgato  ,  che  Ludovico  dalle  Armi  Bo- 
„  lognefe,  ed  il  Conte  San  Bonifacio  furono  con  foldo  da  En- 
j,  rico  corrotti  ed  indotti  ad  asoldare  gente  in  Italia  :  e  per- 
5>  che  foventi  volte  quelli  avea  tentato  di  dargli  morte  ,  li 
„  temette,  che  li  due  Comandanti  colta  la  opportunità  del  viag- 
,,  gio  di  Trento  lo  uccidano  „  .  .  .  .  Effo  opportunamente  a 
Trento  arrivò  ed  aflìftette  alla  Prima  Seflìone  differita  al  fine 
dell'anno  per  mancanza  di  Padri  e  per  altri  difordini  che  ne 
vietarono  il  principio.  Il  Papa  per  arretrare  li  Vefcovi  nelli 
17.  di  Aprile  divolgò  Diploma,  ammonendoli    alla  partenza    e 

V     2  de- 


1^6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

decretando    pene. Canoniche  ;  comandò  loro  di  trasferirvifi  perfo. 
Sec.XVI.    nalmente  in  Trento,  e  non  deputare  Proccuratori .   In  forfè  poi  gra- 
ve lofpizione ,  che  Gefare  non  più  voleffe  il  Concilio    corrotto 
dai  Miniftri  ;    e   Pietro  di  Toledo  Viceré    di   Napoli    vietò    ai 
Vefcovi  dei  Regno  d'  intervenirvi  riflettendo  ai  danno  che  nel- 
la loro  partenza  ridondarebbe  alle  Diocefi ,  e  li  configliò  di  non 
abbandonarle ,  e  di  deputarne  quattro  che  in  nome    di  tutti  af- 
fidano   a    quello  .    Ripugnarono  li  Vefcovi ,  dicendo  che  volea- 
no    perfonalmente    intervenirvi  ;    e    fé  non  fia  loro    permeilo  , 
vi  arebbono  a  piacere  mandato  Proccuratore:   il  che  efacerbò  il 
Viceré  e  loro  preferire    di  non  ufeire   dal  Regno .    Voleano    li 
Principi  redrignere  in  pochi  Padri  la  volontà  di  tutti  ,    ed  in 
tal  modo  difporre  delli  affari  del  Sinodo,  e  torre  la  libertà    a 
quelli  che    vi  arebbono    affittito.    Il  Papa    imperciò    formò    il 
Decreto  di  cui  tede  dicemmo ,  e  prima  di  pubblicarlo  lo  fpedk 
ai  Legati  in  Trento .  Quedi  il  crederono  afpro ,    ed  ei  il  mo- 
derò ,  ficchè  li  Vefcovi  legittimamente  impediti    non  incorrano 
le  pene  decretate  contro  li  negligenti .  Sì  pubblicò    poi  ,    ed  il 
Nunzio    dimorante    in  Napoli    il  mandò  ai    Metropolitani    del 
Regno.  Allora  il  Viceré  fi  feusò  col  Papa,  e  fvanì  il  timore,  che 
li  Vefcovi  del  Regno    non    affidano    perfonalmente    al  Sinodo. 
Quindi  fi  vietò  aili  adenti  di  dare  voto  mercè  li   Proccuratori* 
ed  unicamente  a  quei  di  Germania  fu    il  privilegio  conceduto  • 
n  jei5z,?.ne       XXXVIII.  Dunque  per  tale  inconveniente  non  poco  fi  tardò 
unì  Farnefe    ^  principio  del  Sinodo:  ma  il  Papa  che  fommamente  defidera- 
valo,  mandò  aCefare  con  titolo  di  Legato  Appodolico  il  Car- 
dinale Farnefe  configliandolo  a  favorirlo .    Con  che  fi  convince 
la  menzogna  dell'Interprete  Latino  del  Soave,  il  quale  non  ebbe 
orrore  di  dire,  che  il  Papa  dedinò  a  Cefare  il  Nipote,  perchè 
ei    fi  opponga    al  Concilio.    Pervenuto    quedi    in  Germania    il 
Pontefice  preferifle  ai  Legati  del  Sinodo  di  cominciarlo  nelli  tre 
di  Maggio  Feda  della  Croce;  ed  il  Maflarelli  aggiugne ,  che  il 
Farnefe*  entrato  in  Trento   nelli  25.  di  Aprile    trovò  li  Legati 
divifi  d'  opinione  ,  né  fapeano  rifolvere  ,  fé  dov'eafi  aprire    elfo 
Concilio  ovvero  attendere  il  negoziato  coli' Imperatore .  Trion- 
farono quei  che  voleano  confultato  Cefare:  ed  il  Mendoza  Amba* 
feiatore  di  quello  diceva  di   non  fapere  del  giorno  precifo    del- 
l'aprimento  del  Sinodo.   Per  la  qual  cofa    il   Papa    ancora    nel 
differì  .  Il  Farnefe  fu  accolto    con  onore    da  Cefare ,    ma    con 
fuo  ftupore  inule  la  neceffità   di  fofpenderlo    e   di  differirlo    a 

tem- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  157 

tempo  più  opportono  .  Dubitava  egli,  che  li  Protettami  li  qua»  gj  7 — ■ 
li  ne  attendeano  la  certa  condanna  ,  armati  affalirebbero  di-  EC*  *-Vi* 
fperataraente  li  Cattolici  portando  anco  la  guerra  in  Italia  ;  e 
però  efortava  il  Papa  di  raccorre  piuttofto  dalli  Ecclefiaftid  il 
foldo  per  abbattere  quelli  colle  armi ,  che  efacerbarli  col  Con- 
cilio. Rifpondette  il  Legato,  che  il  Pontefice  quando  s'è  trat- 
tato di  Religione,  prontamente  ajurò  li  Principi  fecondo  le  fue 
forze:  il  che.  farebbe  nel  calo  di  guerra  contro  li  Proiettanti . 
Del  retto  non  fi  dovea  differire  il  Concilio  tante  volte  pro- 
metto :  e  ne  proverrebbe  ad  etto  lui  non  lieve  infamia.  Li  Mini- 
Ari  Cefarei  fofteneano  ,  che  il  prefente  tempo  non  era  opportu- 
no all'  intento;  potea  il  Papa  aprirlo  ,  ma  l'Imperatore  non 
preftarebbe  l'  attento  ;  lo  fletto  cornetto  il  Re  de'  Romani  alla 
prelenza  del  Cardinale  di  Augutta.  Rimafero  perciò  molto  con- 
fufi  li  Legati  di  Trento  ed  afierivano  ,  che  le  ragioni  addotte 
da  Cefare  non  convincono  la  dilazione  del  Concilio  ,  poiché  li 
Luterani  lo  hanno  fempre  abborrito  ,  e  faranno  lo  fteflb  anco 
dopo  la  Dieta  di  Worms.  Il  pregavano  imperciò  di  pubblicare 
elta  Dieta  che  non  per  colpa  del  Pontefice  fofpendeafi  il  Con- 
ilio ,  ma  per  genio  di  Cefare  ,  che  non  potrà  addurre  feufa  fé 
nella  Dieta  fi  decreterà  cofa  oppofta  alla  Religione:  temeano  ef- 
fi  e  non  fenza  fondamento  ,  che  in  Worms  Cefare  concederà 
ai  Luterani  per  pacificarli  con  etti  qualche  cofa  contraria  alla 
Religione  . 

XXXIX.     Per  tanto  fi   convocò    la  Dieta    in  Worms  ;    alla      Dieta  dì 
quale  Cefare  aflalito  da  podagra  non   intervenne,   vi  aflìftette  il  Worms  ;  e 
Re  de' Romani  .  Quelli  nelli  24.  di  Marzo  propofe  ai  Principi  e  "fpofta    del 
Baroni  dell'Imperio,  che  eralì  convocata  per  comporre    le  dif-    aPa* 
ferenze  inforte  nella  Religione;  e  perchè   fi  decreti  il  modo  di  fo- 
flenere    la  guerra  facra.   Ricordò,  che  era  fiato  aperto  in  Tren- 
to il  Concilio,  al  quale  li  affari  facri  doveano  rimetterli.    Ac- 
confentirono  li    Principi  Cattolici  ;  ma  li   Protettami  ripugnaro- 
no .  Diceano  ,  che  l' Adunanza  era  fiata  convocata  per  affari  di 
Religione,  e  per  pacificare  l'afflitta  Germania;  e  che  di  quelli  trat- 
tar fi  dovea  ,  e  poi  rerrebbefi  difeorfo    della  fpedizione    contro 
il  Turco.  Soggiugneano  ,  che  non   riconofeeano    il  Concilio    di 
Trento;   il  che  più  voice  aveano  conteftato  ;    ne  a  quello    vo- 
leano   Soggettare  la   pace;  e  perfeverarono    nel  fentimento    anco 
dopo  l'arrivo  dell'Imperatore    che  avvenne    nelli    14.    di   Mag- 
gio; febbene  quelli  più  volte  ne  li  pre^ò.  Ed  il  Cardinale  Far- 
ne. 


i<*8  Storia  de  Romani  Pontefici. 

•  '    ■    riefe  colà  fpedito  per  impedire  che  nella  Dieta  fi  tratti    dì  Re- 

Sec.XVI.  iJgione,  non  riufcì  .    Per  la  qual  cofa  Cefare  fi  addattò    al  loro 
genio,  e  perchè  il  folo  Elettore  Palatino    era  intervenuto    alla 
Dieta,  accordonne  ajtra,  che  fi  terrebbe  in  Ratisbona  nella  Epi- 
fania del  154^'i  intanto  l°ro  promife    di  deftinare    alcuni    che 
dopo  le  Calende  di   Dicembre    trattaranno    della  pace  dei    Pro- 
tesami coi  Cattolici.  Ricufavano  quefti  d'intervenirvi  per  non. 
effcre  fedotti .  Li  Padri  del  Concilio    ed    il  Papa    furono  ama- 
reggiati pel  nuovo  intimato  Colloquio*  e  quefti  fé  ne  lagnò  con 
Cefare,  dicendogli  che  quello  tornava  in  difprezzo  della  Sede  Appo* 
ftalica.   Il  perchè  Cefare  fpedì  a  Roma  1'Andalotti    per  aflìcurare 
il  Papa,  che  egli  era  nimico  dei  Protettami  li  quali   non  voleano 
obbedire  al  Concilio  di  Trento,  non  riprovare  la  propria  dottrina  , 
né  reftituire  li  beni  Ecciefiaftici.  Colla  fperanza  di  tali  cofe  aveane 
mitigato  i!  livore,  e  fi  erano  ritirati  dall'armare  contro  li  Cattoli- 
ci; e  quefti  potranno  prevenirne  Je  infolenze  .  Bramava  intanto, 
che  il   Pontefice  non  dia  principio  al  Sinodo;  e  fé  ciò  non  fia- 
gli  grato,  il  pregava  di  efferc  preventivamente  avvifato  del  tem- 
po in  cui  cominciarebbefi  ,  perchè  partendo  opportunamente    da 
Wormsafftcuri  la  propria  vita  ,  giachè  ora  non  è  tempo  di  con- 
dannare la   falfa  dottrina;    il  che  eccitarebbe  li  Eretici  a  mag- 
giore ferocia;  finalmente  l'Andalotti  al  Papa  efibì  obbedienza. 
Quefti  diflegli,  che  in  breve  tempo  poteafi  affaldare  l'efercito;a 
che  egli  cooperarebbe  vigorofamente .  Se  Cefare    vuole  dilazio- 
nare T  armamento  fi  rimettea  ad  eflb    effendo  peritiflimo    nella 
guerra.  Riguardo  al  Concilio  ripigliò,  che  avea  favorito  il  de- 
fiderio  di  Cefare ,  e  che    non  può  differirne    il  principio    fenza 
incorrere  il  biafimo  dei  Cattolici;  quanto  al  modo  di  celebrar- 
lo volontieri  il  compiacerà ,  finché  glielo  permetta  la  caufa  del- 
la Religione.  Del  refto  fi  efeguirà  il  tutto  uniformemente  aldi 
lui   animo.  Indi   fignificò  al   Vega  Ambafciatore  Cefareo        che 
ci  dovea  offervare  la  confuetudine  antica  nella  celebrazione  del- 
li  Ecumenici  Goncilj,  ed  attendere  come  a  principale  capo   al- 
la dichiarazione  della  dottrina. 
Princìpio        XL.       Mentre    li    Legati    ed  i   Padri    afpettavano    le  deli- 
dei   Conci-  berazioni  del  Papa  rapporto  l'aprimento  del  Concilio  ,    inforfe 
lio.  differenza  riguardo  la  traslazione  di  quello  a  Città    più  oppor- 

tuna ;  imperciocché  loro  diceafi,  che  Cefare  noi  vedea  di  buon 
animo  congregato  in  Trento;  e  che  piuttofto  vorrebbelo  trasferi- 
to a  Roma,  perchè  li  Padri  non  foggetti  alle  violenze  della   Na- 

zio- 


Storia  de  Romani  Pontefici .  1 59 

zione  Germanica  poflano  con  libertà  alli  affari  di  Religione  at-  ^— — ^ 
tendere  e  promoverne  la  caufa  .  Al  genio  di  Cefare  li  Legati  ^EC,-^V*' 
aderivano:  timorofi  che  li  Padri  ed  Ambafciacori  annojati  dal- 
le incomodità  di  Trento  non  vogliano  trattenervi»*  ;  credea- 
no  poi  ,  che  la  traslazione  recarebbe  danno  alla  caufa  :  tanto 
più  che  alcuni  Padri  fé  ne  moflravano  poco  contenti  ,  e  pre- 
gavano il  Papa  di  aprirlo  follecitamente  .  Ciò  lo  afflitte  mol- 
to ,  ed  ordinò  al  Veralli  Nunzio  pretto  Cefare  di  inveftigarne 
il  penderò  *  e  comandò  ai  Legati  di  lignificargli  intorno  a  que- 
llo più  legatamente  il  proprio  parere  .  Il  Pallavicini  efibi- 
fee  quello  che  in  tale  circoftanza  fi  operò,  ed  accenna  le  Scrit- 
ture autentiche  del  Vaticano  formate  nelli  8.  di  Agofto  del  1545. 
Intanto  il  Vega  in  Roma  adducea  in  ifeufa  del  decreto  di 
Worms  molte  ragioni  ,  e  pregò  il  Papa  di  non  aprire  per 
ora  il  Concilio.  Quefti  che  pur  volea  compiacere  l'Imperato, 
re,  propojjp  la  traslazione  di  quello  :  ma  perchè  quegli  ripiglia- 
va di  non  averne  irruzione,  Paolo  rifolvettc  di  fpedire  in  Ger- 
mania Nunzio  ,  che  tratti  con  Cefare  dell'affare.  Era  quelli 
agitato  da  diverfi  penfieri  di  aprire  il  Sinodo  e  di  trasferirlo 
altrove;  ma  poi  per  non  fufeitarfi  contro  l'odio  della  Nazio- 
ne acconfentì  al  Concilio  in  Trento  ,  e  comandò  al  Mendoza 
di  portarfi  colà  ed  affiftervi .  Il  Pontefice  perduta  la  fperanza 
della  traslazione  ne  ordinò  il  principio;  e  tenuto  nelli  6.  di  No- 
vembre Confifloro  decretò ,  che  nella  terza  Domenica  di  Di- 
cembre fi  apri  il  Sinodo,  e  preferirle  alli  Arcivefcovi  e  Ve- 
feovi  dimoranti  in  Roma  ancorché  impiegati  ne'  minifteri  del- 
la Curia  di  partire  alla  volta  di  Trento;  ciò  raccogliamo  dal- 
le Lettere  date  in  Viterbo  nelli  o.  di  Settembre.  Ed  ecco  che 
intorfe  nuova  molefiia  che  gii  recò  nuova  agitazione.  Dicono  li 
Belcari  e  Giovio,  che  mentre  artendeanfi  li  Vefcovi  Francefi  , 
e  dalla  amicizia  di  Francefco  I.  con  Carlo  V.  fperavafi  la  di- 
ftruzione  dei  Luterani  ed  il  felice  efito  del  Concilio,  d'improv- 
vifo  il  vincolo  della  unione  fi  ruppe.  Carlo  Duca  d'Orleans 
che  dovea  fpofare  la  Figliuola  del  Re  Ferdinando  ed  ottenere 
il  Principato  di  Milano,  morì  nelli  8.  di  Settembre.  Comin- 
ciò a  fturbarfi  la  concordia  ;  poiché  1'  Imperatore  vifitato  in 
Fiandra  dalli  Oratori  Francefi  ad  etti  quando  trattarono  del 
Ducato  di  Milano,  non  parlò.  Solo  ditte,  che  non  farebbe  guer- 
ra quando  non  fia  provocato .  Da  che  offefi  partirono,  e  tornati 
in  Francia  fufeitarono  nell'  animo  del  Re  e  della  Nazione  col- 
le- 


Sec.  XVI. 


160  Storia  de  Romani  Pontefici. 

Iera  e  fdegno.  Li  Protettami  ciò  avvenuto  pregarono  il  Re  di 
armare    contro    elfo  Carlo  .    Quegli  richiamò  ii  Oratori    depu- 
tati al  Concilio  e  proibì  ai   Vefcovi  d'intervenirvi*    tanto  piti 
che  alcuni  giunti  là    lo  aflìcuravano    non  effervi  fptranza    della 
celebrazione  ;    e    riputando    infruttuofa    TafTenza    delle  proprie 
Chiele  chiedeano  di  trasferirvi  fi.  Erx.no  quefii  Antonio  Tilhol  de 
Canac  Arcivescovo  d!  Aix  ,  il  Vefcovo  di  Rennes,  e  non  Ar- 
civelcovo  di  Roms  come  con  errore  fcrive    il   Pallavicini  ,    ed 
il  Vefcovo  di  Agde  ;  de'  quali  il  Maflarelli  nel  Diario  del  Con- 
cilio dice:   „  Nel   dì  24.  di  Novembre    del   1545.    ii   Vefcovi 
„  Francefi  chiefero  licenza  all'i  Reverendiflimi  Legati  di  parti- 
„  re  da  Trento  e  di  ritornarfene  in  Francia  :  afferendo  che  ciò 
„  viene    loro  comandato  dal  Re  Criftianiflimo  „  ....  Li  Le- 
gati fé  ne  affliffero  dubbiofi  che  il  Re  non  approvi  il  Sinodo  , 
ed  ufarono  fuppliche  e  comando  per  trattenerli.  Li  Vefcovi   ne- 
garono di  compiacerli  j  ma  perchè  li   Prelati   profetarono    con- 
tro la  loro  partenza ,  rifolverono    di  fpedire    in  Francia    il  Ve- 
fcovo di  Rennes  per  informarne  il   Re;  intanto  li  alrri  due    fi 
fermerebbero.  Dalle  Lettere    del   Nunzio  Appoftolico    di  Fran- 
cia dirette  al  Cardinale   Farnefe  fappiamo  ,  che  il   Re  ricevette 
con  onorificenza   li  Oratori  dei  Luterani ,  e  cinque  volte  (eco  loro 
lì  abboccò  .  Lo  efortarono  quelli  di  muovere  le  armi  contro  Celare, 
alle  quali  uniranno  le  proprie  per  1' acquifto  di   Milano,  e  per 
la  depreffione  della  Famiglia    d'  Auftria  ;    e    gli    promilero    di 
crearlo  Capo  della  Nazione  .  Né   minore  cura  ufarono  per  fiac- 
care da  Cefare  il  Re  d'Inghilterra.    In    sì   fpinofe  difficoltà    il 
Papa  non  fi  turbò ,  ma  conofeendo    che  erano  macchine    mofle 
dal   Demonio,  a  cui  molto  fpiaceva  il   Concilio  ,    comandò    ai 
Legati  di  cominciarlo,  fecondo  il  Maflarelli  dicente  :,,  Dunque 
„  eflendo  dimorati  li  Legati  e   Vefcovi    in  Trento    quafi    dieci 
„  mefi  attendendo  inutilmente   li  affenti ,  ed  erano    colà   perve- 
„  nuti    trenta   Padri ,  piacque  al  Sommo   Pontefice  di    non    più, 
„  dilongarne  il  principio,  e  comandò,  che  nella   Domenica  terza 
„  di  Avvento  fi  apri,,....  Dal  detto  fi   raccoglie ,  che  lo  Scrit- 
tore del  Mf.    Vaticano  accrefee  il  numero  dei   Vefcovi   Francefi 
quando  dice:  ,,  Nel  giorno  6.  di  Agofto    del   1545.    il   Reve- 
„  rendiffimo  Arcivefcovo  d'  Aix  ,  e  li   Vefcovi    di   Clermont  , 
,,  di  Rennes,  e  di   Agde  Francefi  pervennero  a  Trento,,.  .  .» 
Del  Vefcovo  di  Clermont  non   parlano  li   Storici  ,    ed  il   Maf- 
farelli    telìimonio   di  villa    fcrive  :  „  Nel  Lunedì  16*    di  No- 

„  vem- 


Storta  de  Romani  Pontefici'.  149 

^  vembrc    li  Reverendifiìmi  Legati    convocati    li  Prelati   Fran-  , 

„  cefi,   Arcivefcovo  di  Aix  ,  Vefcovi  di  Rannes  ,  e  di  Agde  ,    Sec>  XVI, 

,,  li  pregarono  di  fofpendere  il  ritorno  in  Francia  „.... 

CONCILIO  DI  TRENTO  GENERALE  XIX. 

XLT.ATE1  Venerdì  undici  di  Dicembre    li  Legati    riceverono    pr;ma  5^ 

1  \  le  Lettere  Pontificie  date  in  Roma  in  forma  di  f]one  ( 
Breve  nelli  4.  di  efTo  Mefe  del  154$.  loro  prefcriventi  di 
aprire  il  Concilio  ne'  13.  ;  ed  eglino  follecitamente  obbe- 
dirono .  Ordinarono  perciò  il  digiuno,  che  nel  giorno  fuffeguen- 
te  oflerverebbefi  implorando  il  divino  ajuto  per  1'  apriraento  : 
e  nel  Sabbato  12.  ferono  generale  proceflìone  .  Dunque 
nella  terza  Domenica  di  Avvento  13.  di  Dicembre  fi  die. 
de  cominciamento  al  Sagrofanto  Concilio  di  Trento.  Apparve- 
ro li  tre  Legati  per  la  prima  Seffione  adorni  de5  Sacerdotali  ve- 
ementi accompagnati  dalli  ventifei  Prelati ,  quattro  Arcivefco- 
vi ,  e  ventidue  Velcovi.  Intervennero  alla  Funzione  li  Amba- 
feiatori  del  Re  de'  Romani ,  li  Generali  delli  Offervanti  e  Con- 
ventuali di  S.Francefco,  Eremitano  di  Santo  Agoftino  ,  Carme- 
litano ,  e  dei  Servi  di  Maria  ,  molti  Dottori  Secolari  e  Rego- 
lari,  e  buon  numero  di  Nobili  e  Plebe.  La  Proceflìone  partì 
dalla  Chiefa  della  Santiflima  Trinità  e  terminò  nella  Cattedra- 
le dedicata  a  San  Vigilio  Vefcovo  e  Martire  una  volta  Pafto- 
re  di  Trento  .  Quivi  il  Cardinale  dal  Monte  primo  Legato  ce- 
lebrò la  Melfa  dello  Spirito  Santo,  in  nome  del  Pontefice  con- 
cedette alli  prefenti  Indulgenza,  ed  ordinò  pubbliche  orazioni  per 
la  pace  e  concordia  della  Chiefa.  Cornelio  Muffì  dell'Ordine 
di  San  Francefco  Vefcovo  di  Bitonto  efpofe  la  neceflìtà  del 
Concilio;  encomiò  il  zelo  di  Paolo  III.  che  col  favore  di  Ce- 
fare  ,  dei  Re  di  Francia,  de' Romani ,  di  Portogallo,  e  dei  Cri- 
ftiani  Principi  lo  avea  intimato  ;  efortò  li  Padri  alla  riforma 
del  coftume  ed  a  deporre  quello  che  al  loro  carattere  feonviene. 
Ordinarono  quindi  li  Legati ,  che  fi  legga  1'  ammonizione  del  Papa  ad 
efifi  Padri  diretta  efponente  le  cagioni  che  lo  inducono  a  celebrare 
il  Sinodo  ;  e  fono  la  eflirpazione  delle  Erefie  ,  lo  riftabilimento  della 
Ecclefiaftica  Difciplina  ,  e  la  pace  della  Chiefa:  difordini  occa- 
fionati  dai  Prelati  e  Cherici  negligenti  nell'elìbire  ai  Fedeli  il 
pane  della  Vangelica  dottrina,  e  nello  eflirpare  la  nafeente  ziz- 
zania .  Dovean  imperciò  riconofeerfi  rei  di  tanto  male  e  ,  pro- 
Tom.X.  X  met- 


150  Storia  di  Romani  Pontefici. 

^~=~=^  metterne  l' emenda  ;    altrimenti    indarno    farebbefi  convocato    il 
Sinodo,  ed  implorato  l'ajuto  dello  Spirito  Santo .  Indi  fi  le  (Te  la 
.  Bolla  della  Indizione  del  Concilio  fatta  nell'anno    1542.  e  l'al- 
tra che  defìgnava  li  Legati  li  quali  in  nome  del   Papa  a  quello  pre- 
fiederanno.  Intanto  Alfonfo  Torilla  Segretario    di    Diego  Men- 
doza  Ambafciatore  Cefareo    prefentò  le  Lettere  di  fcufa    per  la 
di  lui  aflenza  che  fi   recitarono  ad  alta  voce  :    e    fi  foggiunfero 
le  preci  ordinate  del  Rituale  Romano.    Ciò  fatto    il  Cardinale 
del  Monte  chiedette  ai  Padri,  fé  voleano  dare  principio  a  glo« 
ria  e  laude  della  Santa  ed  Individua  Trinità   Padre  ,  Figliuolo, 
e  Spirito  Santo  al  Sagrofanto  Concilio  di  Trento  ,  e  di  dichia» 
rarlo  aperto  per  promovere  il  decoro  ed  efaltazione  della  Fede  e? 
Religione  Criftiana  ,  ettirpazione  delle  erefie  ,  pace,  ed  unione, 
della  Chiefa  ,  riforma  del  Clero  e  popolo  Criltiano  ,    e  depref- 
fione  ed  eftinzione    delli  nimici  ?    e    dittero ,  che  loro    piaceva. 
Ripigliò  il  Legato,  fé    acconfentivano    alla  dilazione    della  Sef- 
fione  a  1  li  fette  di  Gennajo    del  fufleguente  1549.?  e  CI^  appro- 
varono .  Dunque  ei  benedilli,  e  cantato  il  Te   Deum  ebbe    fine 
la  prima  Seflione  *  e  li  Legati  deporti    li  arredi   Pontificj    e    le 
proprie  veftimenta  riaflunte  tornarono  alle  abitazioni     accompa- 
gnati dai    Padri  e  preceduti  dalla  Croce  . 
Si  difpone      XLII.     Intanto  efli  Legati    per  difporre    la  materia    tennero 
nelle    Con-  frequenti  Congregazioni  .    Si   trattò     primamente    della    riforma 
gregazioni    del  coftume  e  pietà  dei  Padri  e  de'loro  dimettici;  indi   fi  cercò  il 
.a   materia  mezzo  ^jj  rittabilire  l'erario  della  Chiefa,  perchè  il   Papa  porta 
y.Q  t  '  foflenerne  il  decoro, e  la  maniera  di  provvedere  li  Padri   affitten- 

ti al  Sinodo.  Deputarono  poi  li  Miniftri  ,  Abbreviatori  ,  Se- 
gretari, Avvocati,  Promotori,  Cantori  ,  Medico  ,  ed  Imprei- 
fori:  fi  ttabilirono  il  luogo  delle  Seflìoni  eia  distinzione  delle  Se- 
die per  li  Vefcovi  ed  Oratori  dei  Principi  che  non  doveano 
frammifchiarfi  co' Padri  veftiti  di  Piviale  e  Mitra;  che  in  ogni 
Seflione  fi  reciti  la  Predica  ,  e  fi  ditte,  che  le  materie  le  quali  fa- 
rebbono  trattate  e  definite  nel  Sinodo,  primamente  fi  elamini- 
no nelle  Congregazioni.  Si  decretò  il  Magiftrato,  a  cui  appar- 
tenga il  decidere  le  liti  che  potrebbono  inlorgere  nei  Padri  ,  e 
fi  raccomandò  l'impiego  al  Prefidente  della  Città;  ma  perchè 
fi  avvertì ,  che  li  Ecclefiaftici  non  devono  da  Uomo  Laico  ef- 
fere  giudicati,  fi  deputò  il  Pighini  Uditore  della  Romana  Rota, 
che  dovea  anco  raccorre  li  voti  dei  Padri  .  Poi  per  l'antica 
confuetudine  della  Chiefa  fi  elefse  il  Cuttode  ,  e  fu  dichiarato  il 

Con- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  io 

Conte  dWrco.   Non  cosi   facilmente    fi  difle    ciò,  che  fi  dovea  I 

trattare   nel  Concilio*   voleano  molti,  che   folamente  di   Religio-    Sec.  XVI. 
ne   fi   parli;  e  la  Ecclefiaftica  difciplina  altri  eGbivano  .  Si  dubitò, 
fé  li  Abati  fiano  Giudici    ovvero  Configuri   ,    dell*  cjuali  cofe 
non  ancora  li   Legati  aveano  ricevuto  l'oracolo  del  Papa.    Nel- 
la prima  Congregazione  1' Arcivefcovo  d'Aix   ed   il  Vefcovo  di 
Agde   proposero  la  fofpenfione  del   Concilio  ,    finché    pervenga- 
no  li   Prelati  ed   Ambafciatori  dal   Re  Criftianifiìmo  ;  a  che   ri- 
fponderono  li  Legati  confulrati   primamente  li    Padri  ,  che  il  Si- 
nodo prefìerà   al   Re  di   Francia    ogni  offequio  ,    poiché    egli    è 
la  gloria  della   Religione;   però  il  configliavano  di   affrettarne  la 
partenza  ,  poiché  li  affari  della  Chiefa   non  ammetteano  dilazio- 
ne.  Altra  faccenda   fi   definì   nella  prima  Seflione.    11  Re  di  Por- 
togallo avea   desinato   Ambafciatori  al  Concilio;   ma  quelli  do- 
vendo dilazionare  la  partenza   per  provvedere  il  convenevole   ef- 
fo   Re  intanto   mandò  a  Trento  tre   Religiofi    dell'Ordine  di  S. 
Domenico  ,  de'  quali   vi  pervenne    il  folo   Fra   Girolamo   Olea- 
ftri   che  con  feco  recò  le   Piftole   Regie  e  chiedette    d'  effere  ri- 
cevuto quale   Ambafciatore  ;    ma  efaminatele    comecché    non  at- 
tribuivangli  carattere  di  Miniftro  Regio,  non  lo  accettarono;  pe- 
rò gli  affegnarono  diftinto  luogo  in   riverenza    del   Re    e    della 
Nazione   Portoghefe .    Una  delle  difficoltà    che    anguftiavano    li 
Legati,  fu  il  dubbio  a  chi  appartenga  il  dare  voto  decifivo.  E 
per  non  ifturbare  il  Sinodo  deliberarono  ,    che    li  Generali  go- 
dano del  privilegio  ,    ed    intanto    li    Padri    fi   prevalgano    della 
probità  e  dottrina  loro.  Efpofero  nullameno  al   Papa  la  gravif- 
fìma  quiftione    ed    il  pregarono    dello  fcioglimento .    Quindi    li 
Padri  non  poco  fi   lagnarono  del  conceduto    ai   Regolari  ;    poi- 
ché il  diritto  di  dare  voto  nei  Concilj  unicamente    ai   Vefcovi 
appartiene  .     Crebbe    il  lamento,  allorché    il  Cardinale    Cervi- 
ni   ricevette    nel  numero    dei   Padri  tre  Abati  Caffmefi  arriva- 
ti in  Trento  ;    e    dovendofi  affegnare    loro  luogo    e    fede    non 
poco  fi  combattè.  Il   Papa  approvò  il  configlio  dei   Legati;  ciò 
raccogliamo  dalle  Lettere    del  Cardinale  Farnefe  date  nelli  un- 
dici di  Gennajo  del   154C).  :   che  li  efortò  di   foftenere    nei   Re- 
golari la  podeftà  di   giudicare  ;  poiché  era  ciò    non  folo  oppor- 
tuno ma  ancora  neceffario    per  la  faccenda .    Imperciocché    feb- 
bene  per  diritto    la  podeftà    di  giudicare    unicamente    convenga 
ai   Velcovi  ;  nullameno  per  privilegio  antico    ancora  la  godeano 
li  Prelati  inferiori ,  quali  erano  li  Abati    ed    i  Generali    delle 

X     a  Clau- 


Sec.  XVI. 


152  'Storta  de  Romani  Pontefici. 

Clauftrali  Congregazioni  .  Il  perchè  ne'  Concilj  di  Cofhnza  * 
Firenze,  e  Laterano  ,  di  Vienna  in  Francia  ,  ne*  due  di  Lion 
ed  in  altri  ne  ferono  ufo.  Succede  altra  contefa  ,  che  per  lun- 
go tempo  agitò  il  Sinodo ,  e  non  perfettamente  ledala  di  trat- 
to in  tratto  fufcirò  gravi  burraiche  lino  al  fine  di  quello  .  Il  Car- 
dinale del  Monte  propofe  il  metodo  tenuto  nel  Lateranenfe  Con- 
cilio ,  al  quale  intervenne  con  titolo  di  Velcovo  Sipontino  j 
cioè  volea  determinare  .Congregazioni ,  nelle  quali  privatamente 
fi  efamini  la  materia  ,  che  deciderebbe  il  Concilio  :  e  che  fi 
emani  il  Decreto  rapporto  la  converfazione  dei  Padri  e  delli 
altri  fino  al  fine  di  effo  Concilio.  Ma  perchè  il  Decreto  avea 
il  titolo:  II  fagrofanto  Ecumenico  Concilio  legittimamente  nello  Spi* 
rito  Santo  convocato  /otto  la  prejìden^a  dei  Legati  %Appoftolici ,  il  Ve- 
fcovo  di  Fiefole  fuggerì  di  aggiugnere  per  maggior  decoro:  Rap- 
prefentante  la  Unrverfale  Cbiefa  •  la  di  lui  opinione  fi  approvò  da 
chi  non  volea  inferito  il  nome  dei  Legati.  Ma  perchè  di  que- 
fte  parole  erafi  fatto  ufo  folamente  ne'  Sinodi  di  Coftanza  e  di 
Bafilea  ,  e  colle  prime  già  baftevolmente  fi  efponea  la  Univer- 
falità  della  Chiefa  ,  e  per  non  dare  motivo  ai  Luterani  di  pre- 
tendere che  debba  darfi  luogo  nel  Concilio  ai  Laici  ,  fi  giudicò 
di  non  inferirle  nel  Decreto.  E  perchè  fi  ordinarono  preci  pel 
Papa,  Imperatore,  e  Principi  che  favorivano  la  Santa  Adunan- 
za ,  li  Vefcovi  di  Francia  pretendeano  ,  che  del  proprio  Re  fi 
faccia  particolare  menzione ,  li  Legati  con  prudente  ritrovato  li 
ritirarono  dal  penfiero  per  non  fare  cofa  che  fia  d' ingiuria  ad 
altri  Principi. 
Crea  Car-  XLIII.  Sino  dalli  3.  di  Ottobre  del  1545.  »1  Cardinale  Far- 
dinali;e con- nere  con  Lettere  finnjficò  ai  Legati,  che  il  Pontefice  in  breve 
cede  ai  rar-  ■  •       .  **  «  •     1 

nefi    Parma  creare^De  Cardinali    per  riconciliare    al    Sinodo    la    benivolenza 

e  Piacenza.  dei  Principi  ,  e  moltiplicare  il  numero  de'  Configlieli  in  affare 
di  tanta  importanza,  Dunque  nel  dì  i<5.  di  Dicembre  ricorren- 
do il  fanto  digiuno  delli  quattro  Tempi  Paolo  III.  creò  quat- 
tro Cardinali,  tre  Preti,  ed  un  Diacono,  e  furono  Pietro  Pa« 
ceco  Spagnuolo  Vefcovo  di  Jaen  ;  Giorgio  d'  Amboife  Francefe 
Arcivefcovo  di  Roven  :  Enrico  figliuolo  del  Re  di  Portogallo 
Vefcovo  primamente  di  Braga  ,  indi  Arcivefcovo  d'  Evora  ,  e 
Generale  Inquifitore  della  Fede  :  e  Rannuccio  Farnefe  nipote  del 
Papa.  Il  Ciaconio  con  abbaglio  di  Cronologia  affegna  quella 
promozione  all'  1  546.  ;  ma  è  convinto  dalli  Atti  Confiftoriali  di- 
centi :  „  Nel  giorno  ledici  di  Dicembre  del   1545.  in  Roma  fi 

,,  ten. 


Storia  de  Romani  "Pontefici l  ¥53 

V,  tenne  Confiftorio  ,  in  cui  il  Santiffimo  Signore  noftro  col  tmm!^mmm^ 
1,  configlio  dei  Fratelli  creò  Preti  e  Diaconi  Cardinali  della  Sec. XVI, 
i,  Santa  Romana  Chiefa  il  Reverendiflìmo  D.Pietro  Paceco  Spa- 
,,  gnuolo  Vefcovo  di  J\en:  il  Reverendiflìmo  Giorgio  di  Am- 
„  boife  Francefe  Arcivefcovo  di  Roven;  il  Reverendiflìmo  D. 
,,  Enrico  Arcivefcovo  di  Evora  Portoghefe  ;  ed  il  Signore 
„  Rannuccio  Farnefe  amminiiìratore  deila  Chiefa  Napolitana 
,,  pervenuto  all'anno  feftodecimo  di  età*  quefti  fu  aftritto  al- 
,,  l'Ordine  de' Diaconi  e  li  altri  a  quello  de' Preti  ,,  ....  An- 
co le  Lettere  di  Paolo  IH.  lcritte  al  Re  di  Francia  ciò  accen- 
nano *  furon"»  Date  <n  Roma  [otto  il  giorno  \6>  di  Dicembre  del 
I545.  :  Oggi  in  quejìi  fanti  digiuni  nel  nojtvo  Confifloro  f  greto  fi  a» 
mo  venuti  alla  creazione  di  alcuni  Cardinali  ,  ed  in  gratta  di  Tua 
Mie.ld  ....  abbiamo  creato  Prete  Giorgio  d*  xAmboife  ^Arcivefcovo  di 
Rovsn  ....  Paolo  ebbe  condannabile  tenerezza  pel  la  fua  Fami- 
glia, né  intendiamo  di  difenderlo  dalle  accufe  del  li  Scrittori. 
•Erafene  prefitto  1'  ingrandimento  ,  e  meditò  di  darle  in  Princi- 
pato Parma  e  Piacenza  Città  nobilifiime  dell'Emilia  foggette  • 
all' Ecclefiaftico  dominio.  Il  perchè  proccurò  fagacemente  di  na- 
scondere la  tenerezza  ,  e  con  titolo  onorifico  ftipulò  nei  giorni 
12.  e  ip.  di  Agofto  nel  Senato  de'  Padri  la  compenfazione  del 
danno  che  quindi  potette  provenire  alla  Chiefa  ,  colla  permuta- 
zione di  Nepi ,  e  di  Camerino  ,  che  primamente  avea  donato 
ad  Ottaviano  figliuolo  di  Pierluigi  Farnefe  genero  di  Cefare:  e 
fé  diamo  fede  al  Pallavicini  le  due  Città  in  quello  tempo  era- 
no di  maggior  vantaggio  alla  Chiefa  che  non  lo  erano  Parma 
e  Piacenza  .  Il  Papa  proccurò  ,  che  '1  cambio  prima  fia  difeuf- 
fo  dal  Tribunale  della  Camera  ,  e  che  il  Cardinale  Camerlen- 
go ne  parli  in  Senato  ai  Padri .  Quefti  riprovarono  il  cambio 
dopo  molto  dibattimento  ,  ma  poi  timorofi  dei  Farnefi  o  dì 
quefti  amanti  favorirono  il  Pontefice.  Il  Pallavicini  accenna 
principale  fautore  di  quefta  faccenda  il  Cardinale  Ardinghelli 
poco  prima  da  Paolo  III.  aggregato  al  Sagro  Collegio  ;  e  ad 
etta  principalmente  fi  oppofero  li  Cardinali  Cupi  Romano  ,  ed 
il  Burgenfe  Spagnuolo  ;  ed  il  de  la  Chambre  Francefe  tacque 
febbene  vi  ripugnava:  li  Pifano  ,  Carpi  ,  e  Sadoleti  la  difap- 
provarono  ,  ma  poi  aderirono  al  Papa  rimettendoli  alla  di  lui 
prudenza  :  li  Trivulzi  ,  Carafa  ,  ed  Armagnac  non  intervenne- 
ro al  Confiftorio  fcanfando  la  difficoltà .  Cefare  Q  moftrò  di 
ciò  poco  contento ,  poiché  dicea  appartenenti  al  Ducato  di  Mi- 
la- 


154  Storia  de  Romani  Pontefici. 

-  lano  Parma  e  Piacenza;  né  mai    approvò    lo  ftabilito    dal  Pa. 

5ec.  XVI.  pa#  $e  attendiamo  alla  Storia  de' Papi  difficilmente  troveremo 
chi  poffa  paragonarfi  a  Paolo  III.  nella  follecitudine  pellaChie-. 
fa  di  Dio ,  riforma  della  Curia  di  Roma  ,  promozione  di  Pa- 
dri illufòri ,  e  generofità  nel  fovvenire  li  Principi  nelle  guerre 
facre  .  Non  ofiamo  però  di  dire  ,  che  ei  abbia  foddisfatto  alle 
parti  di  perfetto  Pontefice  :  imperciocché  troppo  foverchiamen- 
te  amò  il  proprio  fangue;  con  ciò  produrle  grave  danno  alla  Criftiana 
.Repubblica,  e  colla  ceflìone  di  Parma  e  Piacenza  a  Pierluigi 
Farnefe  ne  accelerò  la  morte  ,  feminò  difcordie  feraci  di  diu- 
turna guerra  tra  Cefare  ed  il  Re  di  Francia  ,  promofle  lo  fcio- 
glimento  del  Concilio  di  Trento  ,  impedì  la  converfione  de'Lu- 
terani  ,  e  produrle  nella  Chiefa  quafi  quafi  lo  Scifma . 
Promove  la  XLIV.  Mentre  tanti  popoli  di  Europa  corrotti  dall'  Erefia 
unione  della  abbandonarono  la  retta  Religione,  li  Etiopi  dell'Oriente  ripro- 
Etiopia  col- vat0  j0  Scifma  di  Diofcoro  meditavano  l'unione  della  Roma. 
£.  Roma"f  na  Chiefa.  Vennero  quindi  recate  al  Pontefice  Paolo  IH.  Pi. 
iftruzio'ni  ai  ^°'e  ^l  Claudio  fucceduto  nel  Regno  al  Genitore  Davidde  ;  e 
Legati  del  ^  Ambafciatore  fu  Paolo  Priore  de'  Monaci  Etiopi  dimoranti  in 
Concilio.  Gerulalemme.  Il  Papa  lodata  la  pietà  e  divozione  del  Re  gli  li- 
gnificò con  Lettera,  che  inviarebbe  colà  chi  ammaeftri  li  po- 
poli nel  dogma  Ortodoflo  ed  ordini  nuovi  Sacerdoti  per  li  Sa- 
grementi;  ha  tale  titolo:  %Al  Canfjìmo  in  Crijlo  figliuolo  no/ire 
Claudio  Re  illu/lre  di  Etiopia  .  Dice  il  Pontefice  così  :  Il  diletta 
figliuolo  Priore  del  Convento  de  "Monaci  Etiopi  dimoranti  in  Gerufa» 
lemme  portò  a  noi  le  Lettere  della  tua  Serenità  ;  e  lo  fleffo  Paolo  ci  fi- 
gnifìcò  altro  %Ambafciatore  di  Tua  Serenità  da  te  inviato  •  ma  poiché 
ei  morì  per  via  non  potè  qui  giugnere .  Per  tanto  [ebbene  arefjimo  vo» 
luto  ,  che  ei  [offe  a  noi  pervenuto  ,  ed  awjfe  con  noi  parlato  ;  pure 
quanto  abbiamo  dolore  della  di  lui  morte  ,  altrettanto  fìamo  conjolati  , 
e  rendiamo  grafie  a  Dio  ,  che  le  Lettere  di  sì  gran  Principe  e  tanto 
lontano  dalla  Italia  ci  fiano  confegnate  ,  e  che  ci  ba  conceduto  di  ri» 
ceverle  .  Dunque  ebbimo  fomma  allegrerà  nel  jentire  ,  che  tu  fei  fuc- 
ceduto alla  chiara  rimembranza  di  Davidde  tuo  genitore  nel  Regno  di 
Etiopia  ,  poiché  dalla  fama  della  tua  probità  fperiamo ,  che  tu  ficcoms 
nel  Regno  così  nella  offervan^a  della  Cattolica  Religione  e  nella  vera 
divozione  verfo  Dio  e  quefla  %Appoflolica  Sede  farai  fucceduto  ai  tuoi 
Progenitori  _,*  di  che  hai  dato  a  noi  fegno  certo  nelle  Lettere  ,  le  qua» 
li  ingenerarono  in  noi  certa  fperan^a  ,  che  tu  ficcome  fecero  quelli  con 
%elo  e  follecitudine  propagherai  la  fanta  Fede    Cattolica  e  la  vera  Re* 


Storia  de  Romani  "Pontefici;  155 

ligione  di  Cri  [io  in  coàefìe  Provincie  /  a  che  con  paterno  affetto  e  fa- 
tiamo la  tua  Serenità  .  Noi  concedendocelo  Iddio  per  la  via  di  mare 
inveremo  cojìà  Uomini  adorni  di  probità  e  dottrina  per  ammaejìrare  '  le 
genti  vicine  ai  tuoi  Regni  ,  e  con  effi  accompagnaremo  ti  noflro  Nun- 
zio ,  /'/  quale  col  divino  ajuto  in  noflro  noma  e  della  Sede  lAppofìolica 
vifiterà  la  tua  Serenità  ,  e  confolarà  celle  grafie  fpirituali  te  e  lì  tuoi 
popoli 'conte  fi  degnerà  il  Signore  dy  if pira? gli  .  Intanto  rimandiamo  al» 
la  tua  Serenità  con  quefle  Lettere  lo  flejfo  Paolo  Priore:  e  preghiamo 
Iddio  ,  che  ti  profpcri  nella  vha  predente ,  e  glorifichi  nella  futura  col 
frema  eterno.  Date  in  Roma  jotto  il  dì  23.  di  */fgoflo  del  1 5 45.  e 
dèi  Pontificato  noflro  XI.  Ripigliamo  il  racconto  del  Concilio  di 
Trento  .  Intanto  li  Legati  riceverono  le  iftruzioni  richiede  do- 
po 1'  aprimento  di  quello  .  Eglino  con  replicate  Lettere  lo 
richiedevano  di  configlio  ,  e  gli  efpofero  certi  dubbj .  Ei  loro  ri- 
fpondette  con  Lettere  dei  Cardinale  Farnefe  nelli  27.  di  Dicembre. 
Intorno  li  capi  di  Religione  preferirle  la  condanna  della  doctrina 
non  dtl.Je  Perfone  ,  l' efame  delle  propofizioni  che  s'infegnano 
e  fono  il  fondamento  delle  Erefie  .  Vietò  di  trattare  di  Rifor- 
mi, prima  fé  non  fiano  decife  le  controverfie  del  dogma,  né  di 
qu.lla  col  dogma  doveafi  definire  ;  poiché  .  effa  riforma  è  la 
men  principale  cagione  del  Concilio*  preferivea  però  tale  cau- 
tela, che  non  fi  penfi  ,  che  egli  ripugni  a  quella:  e  promette 
ai  Padri  ed  Ambalciatori  ,  che  fé  ne  parlarà  nel  progrefib. 
Delle  cole  poi  appartenenti  alla  Romana  Curia  ,  e  delle  quali 
molte  erano  le  indolenze,  doveafi  prontamente  predare  orecchio 
alle  accufe  ovvero  ai  configli  dei  Vefcovi  ;  non  perchè  eglino 
emendarle  debbano  ,  ma  perchè  ei  bsne  di  elle  iftrutto  provveda 
opportuno  rimedio  ..  Le  Scritture  e  Lettere  che  farebbono  date 
in  nome  del  Concilio,  fi  avvaloreranno  dai  Legati;  perchè  fi 
fappia  ,  che  il  Pontefice  è  l'unico  il  quale  giuridicamente  lo 
intima  ,  e  difpone  del  profeguimento  di  quello.  Danque  efìì 
Legati  doveano  trattarne  le  faccende  ,  finché  ricevano  nuo- 
vi comandi  ed  iftruzioni  :  ed  ottennero  dal  Papa  facoltà  di 
difpenlare  Indulgenze  in  modo  però  che  dilpenfate  fi  conosca- 
no dal  Papa  e  non  dal  Concilio.  Si  leflero  le  Lettere  Pon- 
tificie concedenti  al  li  Patriarchi  ,  Arcivefcovi  ,  Vefcovi  ,  A« 
bau  ,  e  Generali  delli  Ordini  prefenti  al  Concilio  o  che  in- 
terverranno li  privilegi  ,  tributi  ,  e  diritti  ,  come  fé  affittano 
alle  proprie  Chiefe  ,  e  dilpenfanti  da  qualunque  pefo  di  de- 
cime .     Inforfero    quindi    altre    indolenze    rapporto    elfo    pefo   ; 

con» 


Sec.  XVI. 


i$6  Storta  de  Romani  Pontefici* 

f— ^T  concertarono  li  Padri  ,    che    dovea    difpenfarli  il  Concilio  •    li 
Sec.XVI.    pju    pero    ricevuto    il    beneficio  ringraziarono  il  Papa  •    e  vol- 
lero,  che  il   privilegio  fia  eftefo  anco  in  vantaggio  dei  dimetti- 
ci ;    li  Generali    delli  Ordini    fupplicarono  ,    perchè  ne  fiano  a 
parte    le  Congregazioni    loro  ;    ed    i   Legati    voleano    portone 
del    foldo    che    fi  difpenfa    ai  Cardinali    dimoranti    in  Roma  , 
poiché    dalla  Legazione    loro    non    proveniva    emolumento    ma 
travaglio.   Paolo  pratico  nel  governo  della  Ghisfa  non  ricevet- 
te T  iftanza  dei  Vefcovi  ;  ai  Generali  rifpondecce  ,  che  troverà 
mezzo  per  fovvenirli  ,  e  pe' Legati  niente  decretò.   Nella  Con- 
gregazione del  dì  4.  di  Gennajo    il  Cardinale    del  Monte    difle 
di  avere  ricevute  dal   Papa  Lettere  approvanti    lo  ftabilito  nella 
prima  Seffione  e  nelle  Congregazioni  ,  e   li  efortava    alla  fpofi- 
zione  delli  articoli  controverfi .   Dicea  il   Papa  ,  che  manderà  li 
Officiali  del  Concilio  ,    ai  quali  Ibmminiftrarà    il  neceflario  fa» 
ftentarnento.   Le  quali  cofe  furono   approvate  dai   Padri    ed  en- 
comiare. Alcuni   però  per  afferzione  del  Maffareìli   fofteqeano  , 
che  effendo  affente  il   Papa  la  elezione  di  effi  Officiai  e  Miniftri 
apparteneva  ai   Padri  .    A  quefti  ripigliò  il  Cardinale  del  Mon-v 
te  ,  che  egli  avea  lette  le   Pillole  del   Papa   ,     perchè  inrendano 
quello  che  ordinavano.  Del  re/lo  li  Officiali  che  farebbono  fpe- 
diti,  dovranno  approvarfi .  E  perchè  il   Legato  intefe,  che  alcuni 
coli' aprimento  del  Concilio  voleano  fcemata  l'autorità    e    giu- 
rifdizione  del  Papa,  condannò    il  grave"  errore  ,  e  comprovolla 
piuttofto  ampliata  :    e  la  controversa    ebbe    tolto  fine  .    Indi  fi 
lefle  il  Decreto  formato  per  la  futura  Seffionc  ,  pella  maniera  di 
vivere,  e  per  altre  faccende  appartenenti  al  Concilio.  Si  trattò 
del  tempo  della  Seffione  ,  che  li  Vefcovi  Italiani  voleano  abbre- 
viato ed  i  Francefi  dilongato  a  due  Mefi  ;   fi   decretò,  che  ter. 
rebbefì  dopo  un   Mefe,  e  la  feconda  nel  dì   fufleguente  . 
Seconda         XLV.      Dunque  nelli  7.  di  Gennajo  del   1546.   fi  convocò  la 

Seffione  •     feconda  Seffione  del  Concilio.    Celebrò  folennemente    la   Meda. 

fuoidecreti.il  Vefcovo  di  Caftellamare  ,  e  quello  di  S.  Marco  perorò  con- 
tro li  pravi  coftumi  ed  abufi  in  materia  di  Religione.  Prefie- 
dcrono  ad  effa  li  Legati  Apposolici  ,  v'  intervennero  il  Car- 
dinale Madrucci  Vefcovo  e  Principe  di  Trento  ,  quattro  Arci- 
vefcovi  ,  ventotto  Vefcovi ,  tre  Abati  Caffinefi  ,  cinque  Gene- 
rali delli  Ordini ,  li  Ambafciatori  ,  e  venti  Teologi .  Il  Segre- 
tario recitò  l'ammonizione  ,  ovvero  efortazione  Pontificia  rap- 
porto le  cofe    che.doveano  fare  li  Padri.    Tale  fu  in  compen- 

dio: 


Storta  de  Romani  Pontefici,  i^j 

dio  Doveano  quefti  purificare  l' animo  da  ogni  difetto  e  ri-  -^L__?^ 
formare  fantamente  il  proprio  cortume  ;  e  perchè  parecchi  -fiàEC:XVI. 
erano  corretti  ,  poteano  fperare  l'afliftenza  dello  Spirito  Santo  : 
giacché  Iddio  condgliò  la  convocazione  ed  aprimento  del  Con- 
cilio per  provvedere  ai  bifogni  della  fua  Chiefa  .  Ricordava  di 
riflettere  all'azione  di  Efdra ,  Neemia  ,  e  Daniello  ,  li  quali 
con  animo  contrito  ed  umiliato  ottennero  dal  Signore  lo  rirta- 
bilimento  del  Tempio  e  di  Gerufalemme.  Efortò  li  deputati  dai 
Principi  di  obbedire  ai  loro  comandi  lenza  derogare  alla  Reli- 
gione ,  e  nodrire  fentimenti  di  unione  opportuna  alla  fanta  im« 
prefa.  La  efortazione  pubblicata  fu  colle  Stampe  ,  ed  il  Bini 
malamente  1' aferi  ve  alla  Prima  Seflìone.  Il  Vefcovo  che  cele- 
brava, lefTe  il  Decreto  formato  per  la  converfazione  de'  Padri  , 
pace  de'  Principi ,  ed  unione  della  Sanra  Chiefa  ,  frequenza  de* 
Sagramenti  ,  e  celebrazione  della  Meffa  almeno  nella  Domeni- 
ca ;  digiuno  da  offervarfi  nella  Seda  Feria,  limofine  ,  ed  altre 
cofe  operate  nella  feconda  Seflìone.  Si  dichiarò  ,  che  non  era 
mente  de' Padri  di  recare  ad  alcuno  aggravio  o  pregiudizio  nell* 
affegnare  li  luoghi  •  e  fi  pregarono  di  aftenerfi  da  voci  immode- 
fte  nel  produrre  il  proprio  fenti mento  rapporto  li  dubbj  che  fi  pro- 
porranno. Si  chiedette  ai  Padri  ,  fé  loro  piace  il  decretato  ? 
che  fi  approvò  comunemente  con  due  condizioni .  La  prima  fu 
del  Vefcovo  di  Glermont  ,  il  quale  volea  nel  Decreto  ordinante  le 
preci  per  l' Imperatore  rammentati  altri  Principi .  Avea  ciò  ri- 
chiedo affai  prima;  ma  poi  fi  acchetò  colla  confuetudine  della 
Chiefa  nel  Venerdì  Santo  ,  in  cui  fa  orazione  pel  folo  Impe- 
ratore. La  feconda  ebbe  Fautori  molti  volenti  nel  Decreto  le 
feguenti  parole:  il  Concilio  rapprefentante  la  unìverfale  Chiefa.  Ciò 
il  Soave  attribuifee  ad  efli  Francefi  ,  ma  il  Pallavicini  ricorda 
uniti  a  quelli  molti  Spagnuoli  ed  Italiani  ,  che  differo  nel  ap- 
provare quefta  fola  volta  la  femplice  fcrizione  porta  al  Decre- 
to ;  ad  elfi  pochi  altri  aderirono  .  Il  Cardinale  del  Monte 
chiedette ,  fé  piaceva  differita  la  terza  Seflìone  alli  4.  del  prof- 
fimo  Febbrajo  ?  ed  i  Padri  acconfentirono .  Ricordano  li  Atti 
del  Sinodo,  che  il  Vefcovo  di  Cartello  leffe  il  Diploma  di  Pao- 
lo che  vietava  ai  Vefcovi  d'aflìftere  al  Concilio  col  mezzo  di 
Procuratore  ;  e  la  Bolla  dell'  aprimento  del  Sinodo  :  Data  in 
Roma  preffo  San  Pietro  [otto  f  *Anelo  del  Pefcatore  nelli  4.  di  Di-. 
€embre  del   1545. 

XL  VI.     La  Gongregazione  dopo  la  feconda  Seflìone  fi  tenne  nel- 
Tom.X.  Y  ti 


158  Storia  de  Romani  Pontefici. 

g  li   13.  di  Gennajo  ,  perchè  il  Paceco  Vefcovo  di  Jaen  teftè  prò* 

Sec.XVI.    moff0  ai|a   Porpora  che  erafi  adenuto  dalle  fonzioni  del  Conci- 
Nuova  di-  Ho  non  avendo  ottenuto  l' affenfo  di  Cefare  ,    poflTa  aftìftervi  . 
fcordia    ri-    In  quello  il  Legato  del  Monte  fi  querelò,    che    riabilito  nella 
guardo  il  ti- ultima    Congregazione    di  omettere    la  fpeciofa    fcrizione    Un- 
tolo delCon.  pYefmtante  la  Cbiefa  Univerfale  alcuni  fi  a  n  lì  oppodi  nella  Seflìonc 
c      '.  ef        al  decretato  ;  e  difle,  che  li  pattati  Concilj  non  la  praticarono; 
ne'  Padri      c^e  Sue^°  àì  Codanza  fé  ne  fervi  [blamente  nella  citazione  di  Girola- 
mo da  Praga,  condanna  di  Giovanni  Huff,  e  contro  Papa  Giovanni  di 
quello  nome  XIII.  Il  Legato  Polo  con  pia  maniera  ammonì  li  Padri 
di  non  edere  vani  affetratori  del  proprio  decoro  ma  di  promovete  nel 
Concilio  la  maggior  gloria  di  Dio  ;  difle,  che  molti  mancavano  ,  non 
avendo  o  affai  di  rado  vifitata  la  propria  Diocefi  :  che  '1  Sinodo 
promettea  qualche  cofa  di  buono  non   per  diligenza    umana  ma 
per  beneficenza  di   Dio;  e  fu  encomiato  dai   Padri.  Ripigliò  il 
Cardinal   Paceco,  che  li   Padri  febbene  erano  pochi  rapprelenta» 
vano  la  univerfale  Chiefa ,  giacché  anco  li   Appoftoli  nel  Sino- 
do convocato  febbene  pochi  fcriflero    in  quello  modo  :    Piacque 
allo  Spirito  Santo,  ed  a  noi,  ed  a  tutta  la  Cbiefa:  dui   reflo  li  Pa- 
dri non  hanno  neceffità  di  fare  ufo  di   tale  fcrizione  .  La  prin- 
cipale cagione,  che  indufTe  li  Legati   a  riprovarla  fu,  perchè  te- 
meano  ,    che  altri    arebbono  chiedo    di  aggiugnere    la  Formola 
ufata  nei  Concilj  di  Collanza    e  Bafilea;  cioè:    Il  qual  Concili» 
immediatamente  la  fua  autorità  riceve   da  Criflo  ,    a  cui    qualfivoglia 
dignità  anco  Papale  è  tenuta  ad  obbedire .   Non   efpofero  quefto  nel- 
la Congregazione  ;    il  lignificarono    però    al   Papa.    Ma    molto 
giovò  ad  acchetarli  il  detto  di   Girolamo  Seripandi  Generale  del- 
li  Eremitani  di  Santo  Agoflino.  Quelli  per  riunire  li  animi  ri- 
cordò ,  che  la  Scrizione  non  dovea  efcluderfi  fempre  ,    ma    ri- 
metterla ad  altro   tempo  ,    quando  crefciuto    il  numero    farebbe 
più  acconciamente  convenuta  alla  Santa  Adunanza:   con  ciò  mol- 
ti fi  ritirarono    l'impegno;  vollero  però  ,    che    nel   Decreto  fi 
accennino   le  voci  Ecumenico  ed  Univerfale,  rammentate    dal  Pa- 
pa nella  Bolla  della  Convocazione:  e  quella  è    la  cagione,  che 
in  alcuni  efemplari    non    fi  leggono  ,    poiché    defii    erano  flati 
pubblicati   prima  della  contefa .  Il  folo  Vefcovo    di   Fiefole    in- 
vaghito del  titolo  fpeciofo  comedo  in  als^a  Congregazione  con- 
vocata per  formare  il  Decreto  del  Simbolo  della  Fede,  che  cre- 
deafi  obbligato  di  non  approvarlo,  quando  fia  privo  della  Scri- 
zione ;  e  non  aderì  al  Polo  febbene  encomiato    da  molti.    Ma 
la  pertinacia  tornò  in  di  lui  difonore ,  poiché  abbandonato  non 

ri- 


Storia  da' Romani  Pontefici.  i^p 

rifcofle  nelP avvenire  approvazione.    Nel   dì    ig.  di  Gennajo    fi  „    -^ 

convocò  la  Congregazione,  in   cui  furono  li   Padri  difuniti.  Alcu- 
ni  voleano  principiare  il   Sinodo    coli' efame    e  Decreti   apparte- 
nenti al    Dogma ,   altri  colli  fpettanti   alla  Ecclefiaftica   Difcipli- 
na  e   Riforma:  e  la  controverfia  durò  fempre.    Li   Vefcovi   di- 
pendenti da  Cefare  voleano,  che  primamente  fi  tratti  della  Rifor- 
ma; il  che  efigeano  anco  li  Luterani .  Altri  dipendenti  dal  Papa 
fuggerivano  di  efaminare  l'Erefie  e  condannarle  .   Ma  la   princi- 
pale ragione  che  inducea  il   Pontefice    ed    i  Legati    a  dilungare 
il  trattato  della  Riforma  ,    proveniva    dal  timore  ,    che    quella 
debba  primamente  farfi   nella   Romana  Curia  ,    e    rifonderli   fo- 
rra il   Papa.   Il  Cardinale   Madrucci  Vefcovo  e  Principe  di  Tren- 
to che   bramava  il    profitto  e  decoro  della  Germania,  dicea,  che 
fi   attenda   primamente    alla   Riforma  .    Ed    il  Cardinale   Paceco 
e  l'Arcivefcovo  u'Aix  fofteneano,   che  con  follecirudine  fi   trat- 
ti  del   Dogma   e   Criftiana   dortrina  ,   fi  condannino  li  errori  ,  e  li 
purifichino   le   Criftiane    Provincie.  Ben  è   vero  ,  che  ciò  pro- 
curavano pel  comodo  dei  Spagnoli   e   Francefi  d' intervenire     al 
Sinodo  ,    e    promovere    in   tale  modo    li    Decreti    più   acconci. 
Ma  il   Vefcovo  di   Feltrai  che  molto  riputavafi  ,  ditte,  che  Tratti- 
fi   in   un   fol  tempo  dei   Dogmi  e  della   Riforma:    ed    il    di   lui 
fentimento  fu  approvato    dai  Legati .    Dunque    nella  Congrega- 
zione del  giorno   22.   di  Gennajo  il  Cardinale  del  Monte   figni- 
ficò  ai    Padri  ,   ebe  per  comune  parere   fi  tratterà    dei   Dogmi  e 
della   Riforma:   e   loro  chiedeva  ,    fé  approvavano    lo  fpediente 
per  iftabilirfi   il   Decreto  della  proflìma  Sefiìone ?   Il  Cardinale  di 
Trento  ed  altri   pochi  proponeano  la  Riforma  ed  Ecclefiaftica   Dì- 
fciplina   quafi  certo  rimedio  per  riconciliare  li  Eretici  :   e  perchè 
il  difeorfo  di    lui   piacque    a  molti  ,    il  Legato  del   Monte    con 
prudenza    fi  appigliò    ad  un  configlio    opportuno    alla   caufa    ed 
acconcio  al  proprio  decoro,  e  diffe  ,    che    ringraziava  Dio  ,    il 
quale  ifpirato  avea  al  Cardinale  penfiero  retto  e  tutto  degno  di 
lui  ;  e  fi  efibi  va  di  approvarlo  coll'elempio  .    Per  tanto  arebbe  rinun- 
ziato la  Chiefa  di   Pavia  ,  deporto  lo  fplendore  delli  ornamenti 
e  fuppellettili  ,  minorati  li    Dimeftici,  e  lo  fteffo    volea  efegui- 
to  da   tutti   :   in  tal  modo    in   breve    vedrebbefi    nelle   Famiglie 
dei  Vefcovi   la   defiderata   Riforma  ,  che  certamente   farebbe  imi- 
tata dal   Clero.   Del  refto   non   doveano  differirli  ad  altro  tempo  li 
Decreti  appartenenti   al   Dogma  ,    a  cui   dalla  dilazione    prover- 
rebbe detrimento.    Ripigliò,    che    l'emenda    dell' uman  genere 

Y     2  era 


lóo  Storta  de  Romani  Pontefici. 

.1  era  negozio  di  fomma  premura  e  di  lungo  tempo:  che  la  Ro- 
Sec. XVI.    mana  Curia  non  era  la  fola  bifognofa  di  riforma;  che  li  abufi 
erano  comuni    e    tutti  aveano  duopo    di  correzione .    Li  Padri 
mofii  dalle  ragioni    ed    efempio    del  Legato    non  fenza  ftuporc 
acconfentirono  al  di  lui  parere  :  ed  il  Cardinale  di   Trento  ab- 
bandonato con  confufione  rimafe  folo  nel  conflitto  ,    poi  fi  la* 
gnò,  che  il  fuo  difcorfo  fia  prefo  in  finiftro  ienfo  :  dicea,   che 
non  pretendea  di  coftrignere  alcuno  :  che  poffedea  due  Chiefe  , 
ma  era  pronto  a   rinunziare  quella  di   Breffanone  ,   fé  è  creduto 
opportuno.  Da  ciò  raccogliamo  nera  menzogna  del  Continuatore  del 
Rinaldi  fcriveme,  che  il  Madrucci   fi  fcusò  per  le  due  Chiefe. 
Il   Legato  Cervini  efpofe  la  neceflità    di  non  dilazionare  l'efa* 
me  delle  dottrine  contrarie  alla  Fede;  ed  il  Polo  ripigliò,  che 
fi  potea  trattare  nel  tempo  fteflb  del  Dogma  e  della  Riforma; 
il  che  venne  confermato  dal  Generale  de'Servi  che  addufle  moU 
te  teftimonianze  delli   Eretici  aferivemi    alla  fallirà    della   Reli- 
gione  la  corruzione  del  coftume  :   il  perchè  fé  primamente  non 
fi  tratti  della  Santità  di   quefta    non  potrà  introdurfi    nel  Clero 
la  oneltà  del  coftume  .    Piacque  tanto  ai   Padri  la  dottrina  ,  che 
tofto  decretarono  Telarne  de' Mifterj    della  Fede  ,    purché    non 
fi   negligenti   quello    della  Riforma.    Dunque  fi  ordinò,  che    fi 
tratti   nel  medefimo  tempo  dei  Dogma  e  della  Riforma. 
Sentimen-      XLVH.     Ma  li  Legati  in  vece  di  effer  encomiati  dal   Papa 
to  del  Papa  per  la  follecitudine  nel  comporre  li  animi  de'  Padri    furono  fé- 
rapporto   il  veramente  riprefi;  poiché  quegli  loro    preferire    di  trattare  nel 
att0  ^ecre"  principio  del  Sinodo  del  Dogma  e  non  far  parola  di  Riforma  .  Ma 
perchè  a  ciò  ripugnavano  li  Padri ,  elfi  Legati  lo  lignificarono  al  Car- 
dinale Farnefe,  il  quale  loro  ferirle  in  nome  del  Papa  ;  ed  arrivò  in 
Trento   la  Lettera  primamente ,  che  fia  ridotto  ad  effetto  il  con- 
cordato. Loro  il  Farnefe  ordinava  di  attenerfi  alle  iftruzioni  ,  poiché 
sì  g^-avi  faccende  non   poteano  in   un  fol  tempo  trattarfi,  e  doveafi 
anteporre  a  tutto  il  negozio  della  Fede  ;  il  che  fu  fempre  offervato 
ne'Generali  Concilj .  Dicea,  che  malamente  cederono  non  curando 
il  comandamento  del  Papa.   Appare  più  vigorofa  la  riprenfione, 
quando  elfo  Papa   intefe  l'operato  nelle  Congregazioni  ;  ma  fu  men 
prudente  perchè  non  efaminò  le  condizioni  dei  tempi  ,  e  loro  ordinò 
diefeguire  li  fuoi  precetti;   febbene  aquefti   era  oppofto  il  Decreto 
de'Padri .   Ma   poi   riflettendo  all'affare  a  mente  fredda  conobbe, 
che  non   potrebbono  li  Legati  obbedire  ,    e  potendolo  per  ven- 
tura non  farebbe  fpedicme ,  e  loro  con  altra  Pillola  fignificò  , 

che 


Storta  de*  Romani  Pontefici.  lót 

che  non  effendo  più  libero  di  fare  l' ottimo  ,  nell'  avvenire  of-  -^—"-  '--- 
fervino  il  preferitto  ;  diffe  loro  però  di  non  permettere  ,  ^E,c*-V1 
che  fi  tratti  della  Riforma  del  a  Romana  Curia  ;  poiché 
ei  in  breve  tempo  al  dilordine  addattarà  il  rimedio  .  Tut- 
tociò  raccogliamo  dalle  Lettere  del  Cardinale  Farnele  ,  a  cui 
con  altra  dell i  2.  di  Febbrajo  li  Legati  efpofero  le  ragioni  dal- 
le quali  indotti  approvarono  il  Decreto  di  trattare  in  un  tem- 
po del  negozio  della  Fede  ,  e  della  Riforma  del  coftume  .  Im- 
perciocché le  fi  forte  detto  ai  Padri  ,  che  trattarebbefi  unica- 
mente del  li  affari  della  Fede,  arebbono  efpofta  l'autorità  Pon- 
tificia al  difprezzo  •  giacché  quelli  aderivano  di  non  volereffe- 
re  delufi  ,  come  lo  furono  li  Padri  del  Concilio  Pifano  fotto 
Aleffandro  V. ,  e  quelli  del  Sinodo  di  Coftanza  fotto  Martino 
V.  ,  ne' quali  compiuto  l' affare  del  Dogma  non  fi  trattò  di  Ri- 
forma. Bucero  ed  i  di  lui  Fautori  milantavano  con  difonore  del 
Clero,  che  era  flato  convocato  il  Concilio  per  condannare  la 
loro  dottrina,  non  per  corregere  li  abufi  de'  Cherici  che  era- 
no lo  fcandalo  della  Chiefa .  Li  Vefcovi,  e  Fedeli  penfano,  che 
le  dilazioni  del  Sinodo  derivano  dalla  Riforma  abborrito  dalla 
Romana  Curia  .  Ciò  effendo  convennero  coi  Padri  per  non  ren- 
dere inutile  il  Concilio  con  tanto  (lento  convocato  :  in  tale 
modo  levarono  dall'animo  di  quefti  li  moiri  penfieri  che  vi  al- 
lignavano non  convenevoli  alla  rettezza  delle  operazioni  del 
Papa.  D.-l  redo  una  cofa  era  il  non  ritardare  l'affare  della  Ri- 
forma ,  ed  altra  il  trattare  piuttoflo  di  quefta  che  del  negozio 
della  Fede  ,  e  dal  Dogma  piuttoflo  che  dalla  Riforma  dedur- 
re il  principio  del  Sinodo  .  Poteafi  operare  pello  riftabili- 
mento  della  Cafa  del  Signore  ,  configliandone  il  decoro  ed 
il  culto  ,  e  di  ordinare  l'opportuno  per  le  Famiglie  dei  Ve- 
fcovi, dei  Regolari,  e  dell'Ordine  Ecclefiaftico .  E  perchè  nel- 
la prima  Seflione  fi  tratterà  dell'Originale  peccato  e  della  Giu- 
ftificazione  ,  né  apparivano  argomenti  di  Riforma  coerenti  a 
tali  dogmi,  può  il  Pontefice  decretare  quella  della  Romana  Cu- 
ria: eglino  intanto  non  permetteranno,  che  fi  tratti  di  ciò  che  al 
Papa  appartiene.  Condifcefero  ai  Padri,  perchè  non'farebbefi 
fenza  quefto  dato  principio  al  Sinodo;  e  per  obbedire  al  pre- 
cetto trasferirono  ad  altra  Seffione  il  Decreto  dell*  efame  del 
Dogma  e  della  Riforma  ,  e  la  prolungarono  ad  altro  tempo:  li- 
gnificando ai  Padri  che  voleano  attendere  primamente  la  vo- 
lontà del  Pap*  ;  imperciò  quefti  potea  preferivere  1'  opportuno  . 
XLVIII.  Nelli  24.  di  Gennajo  altra  Congregazione  fi  ten- 
ne , 


1Ó2  Storia  de  Romani  Pontefici. 

~~^~T    ne,  in  cui  li  Legati  propofero  la  maniera  di  unire  all'efame  del  Dog- 
~tc'         '    ma  la  Riforma:  chiederono  ai  Padri,  fé  loro  piace,  che  dì  quella  parli- 
Varj  tratta-  no  alcuni  Prelati  ?  e  fé  doveanfi  eleggere  collo  fcrutinio?  ovvero  fé 
ti  preceden- divifi  in  treClafli   feparatamenre  nelle  ftanze  dei  Legati  in  tre  A- 
ti    la   terza  dunanze  efaminino  l'affare?  Eflì  Legati  ciò  facendo  penfarono  di 
Sewione.       evitare  la  confufione  ,    poiché  ove  concorre    minor  numero    di 
Perfone  ,  accadono  minori  difordini  *  e  penfarono    in  tal  modo 
di  fciorre  ogni  fazione  ed  ammutinamento,  ed  impedire  a  chi    è 
fornito  di  dottrina  di  promovere  la  divifione  ovvero  il  proprio 
fentimento  .   In  quefta  Congregazione  fi  decretò  ,  che  il  Sinodo 
ringrazj  il  Papa  della  follecitudine   moftrata  pel  felice  efito  ,  e 
lo  fupplichi  di  proteggerlo  con  eguale  diligenza-  poiché  fi  temea- 
no  nuove  rotture  dei    Principi.  Si   ftabilì   ancora  di  preffare  que- 
fti   a   mandare  Ambafciatori  al  Concilio  ,  fé  eglino  non  v'aflìftano 
perfonalmente  ,  e  di  prelcrivere  ai  Vefcovi  di  trasferirfi  a  Tren- 
to. Furono  quindi  fcritte  le  Lettere,  che  fi   efaminarono  nella 
Congregazione  delli   20.  di  Gennajo    dal  Vefcovo    di  San  Mar- 
co ,  e  fi  trafmilero  al   Pontefice,  all'Imperatore  ,  all'i  Re  Cri- 
ftianiffìmo,  de'  Romani  ,    di   Portogallo  ,    di   Polonia  ;   li    Padri 
ringraziarono  il   Papa  ed   il  pregarono    di  ammonire    li   Vefcovi 
d'intervenire  al   Concilio.  Lette   le  Lettere  alcuni    ebbero  fen- 
timento diverfo.  Il  Vefcovo  di  Matera  avvertì,  che  non  fi  do- 
vea  chiedere  al    Papa  tutto  quello  che  efpofe  il   Vefcovo    di  S. 
Marco;  cioè  che  egli  ammonifca  li  Vefcovi  d'Italia  e  non  quel- 
li delle  altre  Nazioni,  poiché  l'autorità  di  quello    è   eguale  in 
tutti.  Non  così  facilmente  li    Padri    aderirono    al   penfiero     del 
Vefcovo  Stabienfe,  che  volea  le  Lettere  dirette  al   Papa  fegna- 
te  da  tutti:   ma  il  Cardinale  del   Monte  foftenne,  che   le  Lette- 
re del  Sinodo  devono  fegnarfi  dai   Legati  in  nome   dei    Padri    * 
il  che  comprovò  coli'  efempio  delli   altri   Goncilj  .    II   Madrucci 
volea  ,    che    nelle    dirette    al    Re   de' Romani    li    Padri   n'enco- 
miano la  virtù  e  il  zelo  nei  guerreggiare  col  Turco  che  minac- 
ciava il  Criftianefimo ,  e   fi  preghi  di  efortare    li   Principi   dell* 
Impero    d' intervenire    al  Concilio  :    colla  medefima   Formola   fi 
fcriffe  anco  al   Re  di   Polonia.  Del  refto    nacque  difcordia  ,    fé 
nel   Decreto    debba    primamente  nominarli    il   Re  Criftianiffìmo 
di   quello  de'  Romani  ,   e  fé   nella  Seflione  prima    fi   leggano    le 
Piftole  date  a  quello,  ovvero  a  quefto  :   furono   molti    li    litigj* 
ma  poi  fi  concedette  ai   Legati  opportunità  di  fedare  li   Padri  , 
e  configliarli  ,    che  la  derilione    della  faccenda    apparteneva    al 

Pon- 


Stovtct  de  Romani  Poiìtejìci .  163 

Pontefice  e  non  al  Concilio.  Nel  fecondo  di  Febbrajo  fi  con- 
vocarono le  tre  particolari  Adunanze,  delle  quali  teftè  dicem-  Sec. XVI. 
mo .  In  ognuna  fi  propofe  ai  Padri  di  dilazionare  il  trattato 
della  Fede  attendendo  maggior  numero  di  Vefcovi  Francefi  , 
Spagnuoli  ,  Tedefchi ,  ed  Italiani,  che  erano  in  cammino,  e  fi 
approvò  eflendo  pochi  li  contradittori  nella  Congregazione  del 
dì  fufleguente.  In  quefta  fi  decretò  ancora  la  Seflìone  pelli  4. 
la  recita  del  Simbolo  della  Fede  ,  e  la  convocazione  di  altra 
Seflìone  nelli  8.  di  Aprile  ,  dando  con  ciò  opportunità  ai  Ve- 
fcovi  di   pervenire  in   Trento . 

XLIX.  Dunque  fi  convocò  nel  Giovedì  quattro  di  Febbrajo  Terza  Se(- 
la  terza  Seflìone  ,  in  cui  celebrò  la  Mefla  l'Arcivefcovo  di  Pa-  ^one  >  'ucr- 
lermo  ,  e  Fra  Ambrofio  Catarini  dell'Ordine  de'  Predicatori  «duco in ef- 
recitò  erudito  Diicorfo  .  V'intervennero  oltre  cinque  Cardinali 
l'Arcivefcovo  di  Rems,  Enrico  fratello  del  Re  di  Portogallo  Ve. 
fcovo  di  Evora  e  poi  Re  ,  Rannuccio  Farnefe  nipote  del  Pa- 
pa, e  fei  altri  Arcivefcovi  per  aflerzione  dello  Spondano  .  Noi 
però  col  parere  dell i  Eruditi  crediamo  '  che  quefti  non  aflifterono  alla 
terza  Seflìone  ,  e  quafi  quafi  diciamo  ,  che  alcuni  di  eflì  non  mai  fono 
intervenuti  al  Concilio  ,  poiché  nel  dì  13.  di  Dicembre  del 
1545.  tutti  tre  fono  flati  afcritti  al  Collegio  de' Cardinali  del- 
la Romana  Chiefa.  Dunque  aflifterono  alla  terza  Seflìone  cin- 
que Cardinali  ,  novanta  Vefcovi  ,  li  Abati  e  Generali  interve- 
nuti alla  Seconda.  Li  Legati  dilazionarono  il  trattato  della  Fe- 
de e  della  Riforma,  finché  fìa  crefciuto  il  numero  de'  Padri  • 
fi  recitarono  nullameno  due  Decreti  rapporto  il  Simbolo  della 
Fede  preludio  dell'i  Dogmi  che  doveano  definirfi  nella  futura 
Seflìone  ,  e  fi  efortarono  li  Padri  ad  ottenere  dal  Dator  d'ogni 
bene  lume  ed  ajuto  per  decretare  il  neceflario.  Coli' altro  De- 
creto fi  prorogò  la  quarta  Seffione  per  comodo  dei  Vefcovi  del- 
le Nazioni,  che  fi  erano  porti  in  cammino.  Intanto  li  Padri 
efamineranno  ciò  che  farebbe  materia  delle  Coftituzioni  e  De- 
creti del  Concilio;  il  che  fi  efeguì  nelle  Congregazioni  le  quali  ne' 
giorni  di  Lunedì  e  Venerdì  erano  convocate .  Indi  fi  cercò  il 
parere  del  primo  Decreto  e  della  Fede  in  elfo  efpofla  ?  e  ri- 
fponderono  li  Padri:  Così  ci  piace  ,  e  così  crediamo.  Trefoli  con 
Scrittura  propofero  qualche  aggiunta.  Uno  di  quefti  fu  il  Ve- 
feovo  di  Fiefole  oftinato  nel  volere  in  ogni  Decreto  le  parole 
Rapprefentante  la  Cbtefa  Vnivevfale  ,  aderendo  che  non  approvarà 
quelli ,  ne'  quali  non  fono  inferite  .  Li  altri  due  furono  il  Pa- 

cen- 


1^4  Storia  de' Romani  Pontefici. 

J^-=f~--'  cenfe  e  Csputaquenfe,  li  -quali  acconfentivano,  che  non  fiano  ricorda- 
ste. XVI.  te  nej  prefente  s  purché  (]  conceda  al  Concilio  di  aggiungerle  nell'av- 
venire. Quefti  richiefti  dell'altro  Decreto  per  ifeanfare  le  altera- 
zioni con  Scrittura  efpolero  ,  che  fi  omettea  ciò  che  piacque  ai 
Padri*  cioè  la  unione  de*  Dogmi  e  della  Riforma.  Inforfe  dun- 
que grave  controverfia  ,  Ce  le  Leggi  e  Sanzioni  appartenenti  al- 
la Riforma  debbano  formarfi  in  Roma  ovvero  in  Trento  ?  di 
che  fi  dierono  al  Papa  molte  Lettere  ,  ed  altrettante  quelli 
ne  diede  ai  Padri  ;  ed  efaminata  la  faccenda  fi  ftabilì  ,  che  in 
Trento  fi  tratterà  delle  caufe  appartenenti  al  Dogma  ed  alla 
Riforma;  febbene  non  mancò  chi  volea  la  caufa  della  Riforma 
efaminata  in  Roma;  e  l'Imperatore  pregava  ,  che  il  negozio 
della  Fede  fi  maneggi  con  lentezza  per  non  efacerbare  li  Pro- 
iettanti colla  condanna  della  dottrina,  e  che  quello  della  Rifor- 
ma con  preftezza  fi  decida.  Tornò  moietta  ai  Legati  la  oppo- 
fizione  dei  tre  Vefcovi  ;  e  nella  Congregazione  del  dì  8. 
di  Febbrajo  quello  del  Monte  con  facondia  efpofe  il  per- 
chè non  fono  fiate  aggiunte  al  titolo  de'  Decreti  le  parole 
Rapprefentante  la  Universale  Cbiefa  ,  e  pregollì  di  effere  contenti 
del  titolo  fpeciofo  di  Concilio  Ecumenico  e  Generale  ;  giacché  ta- 
le Formola  non  mai  ufarono  li  Padri  antichi  ,  e  furono  intro- 
dotte folamente  in  quelli  di  Coftanza  ,  poiché  in  quei  tempi  non  era 
certo  Papa  che  prefiedeffe  alla  Chiefa  ;  e  nel  Firentino  e  Latera- 
nenfe  ai  quali  prefiedette  eflb  Papa,  non  fi  praticarono.  Imperciò 
pregava  li  Vefcovi  oppofitori  di  aderire  alli  Padri,  e  di  non  atten- 
dere a  sì  frivola  faccenda  ma  a  più  gravi  e  degne  di  loro. 
Alcuni  fi  rimifero  ,  ed  il  Legato  voltò  il  dilcorfo  ad  altro  ar- 
gomento, adducendo  le  ragioni  che  fpigneano  a  trattare  dei  Dog- 
mi feparatamente  dalla  Riforma;  di  che  molti  fi  erano  lagnati. 
Diffe  9  che  fi  doveano  attendere  altri  Vefcovi  per  decidere  af- 
fare tanto  importante  ;  che  non  proveniva  dal  filenzio  detri- 
mento alla  retta  Difciplina,  la  quale  colla  fantità  dei  cofiumi 
può  riftabilirfi;  che  nella  Bolla  ricordanfi  le  ragioni,  le  quali  mof- 
fero  il  Papa  ad  aprire  il  Sinodo  .  Il  Vefcovo  Afioricenfe  chie- 
dette  il  perchè  fi  mutò  il  Decreto  fatto  dai  Padri  ?  Gli  difle,  che 
volontieri  il  compiacerà  ,  poiché  con  sì  buona  grazia  lo  inter- 
roga.  Dunque  tal  cofa  fece  coli' animo  che  conviene  non  folo 
al  Legato  ma  ancora  ad  ogni  Vefcovo  della  Santa  Adunanza; 
per  quefto  propofe  il  cambiamento  del  Decreto  prima  che  fia. 
pubblicato  ;  del  refto  ne  rimife  ai  Padri  la  decifione .  Rappor- 
to 


Storta  de  Romani  Pontefici,  177 

to  1'  autorità  dei  Legati  Apposolici  non    adduffe  ragione  eflen-  "ór  ~xyT 
do  baftevolmente  nota.  Li    Padri  udirono   ii  Legato,  che  fi   por- 
tò con  dolcezza  ,  ed  aderirono  al  di  lui  fentimento  ,  ed  il  Ve- 
fcovo   moftrò    d'eterne  foddisfatto  .    Nella -ftefla  Congregazione 
lo  fteflb  Legato  -fpofe ,  che  fi  numerino    ed    approvino    li  Li- 
bri  Canonici   fecondo  la  Formola  {labilità  dai   Padri ,  dal  fecon- 
do Concilio  Cartaginefe ,  dalli  celebrati  fotto  li  Papi  Gelafio  ,  ed  In- 
nocenzo ,  e  da  quello  di  Firenze  ,  a  cui  prefiedette  Papa  Eugenio  IV. 
Si  trattò  ancora  della  autorità  delle  Tradizioni  ,  e  di  riprovare  chi 
fpiega  con  temerità  le  divine  Scritture  dando  a  quelle  fenfo  diverta 
dal  ricevuto  dalla  Chiefa:  diffe,che  li  Padri  nelle  private  adunan- 
ze tratteranno  :     Primo  ,    fé  debbano  effere  ricevuti  li   Volumi 
del  Vecchio  e  Nuovo  Teftamento  ?  Secondo  ,  fé  debbano  ridur- 
fi  a  nuovo  efame?  Terzo,  fé  debbanfi  dividere    in  due  Claflì  ? 
La  quillione   fu  propofla  dal  Seripandi  Generale  del  li  Eremiti  di 
Santo   Agoflino.    Volca  quelli,  che  in  una  ClafTe  fi  ponganoli 
Libri  opportuni  per  la  pietà  del  popolo  •   tali  iarebbono  li  Pro- 
verbi  e  la  Sapienza  non  peranco    riconolciuti  Canonici  ,  (ebbene 
foventi   volte  fono  encomiati  dai  SS.A^oftino  ,  e  Girolamo*   in 
altra   fi  numereranno   li   appartenenti  ai   Dogmi   della  Fede.   Ma 
quella  divifione  non  piacque  ai   Padri.     Dunque    delle  due  pro- 
porte   quiflioni  fenza  difeordia  tutti  feguirono    la  parte    afferma- 
tiva :    nella   terza    però  non   convennero.    Il  Legato    del  Mon- 
te favorito   dal   Paceco  ricusò  1' efame  de' Santi   Volumi,  poiché 
tale   (empre  fu  la  confuetudine  della  Chiefa;   ricordava  il  detto 
dei    Papi   Gelafìo  e   Leone  :   La  faccenda  una  volta  definita  non  de» 
ve  a  nuovo  efame  tidurft  .   Per  il  che   l'Imperatore   Marciano    de- 
cretò ,   che   li  Santi   Volumi   non   fieno  efaminati  :    erano    baile-  ^ 
voli     per    la  loro  ficurezza    le  difpute    de' Generali  Concilj  :    li 
cavilli    dell i   Eretici   fono  convinti  dalli   Coeleo,   Pighi  ,  ed   E- 
chio .  A   che  giovarebbe   mai   il   nuovo  elame  ?    forfè    perchè   il 
Concilio  dubiti   della   autorità  delle  Scritture  ?  ovvero  perchè  li 
Luterani   ne   traggafo  argomento  di   riputarle  fofpette     e  di   du- 
bitare delli   Ecumenici   Sinodi  ?    giacché- l' efame    s'iftituifee    di 
ciò  ,  della  cui    verità   fi   teme.   Li  Legati  Cervini  ,   e   Polo  col- 
1  aflenfo    di   quafi    tutti    li   Padri    voleano  ridurre    ad   dame    li 
Santi   Volumi   per  convincere  più   giuridicamente   la.  infolenza  e 
pervicacia  delli   Eretici,  e  dilucidarne    maggiormente    l'autori- 
tà.  Doveano  imperciò     li   Padri   attendere    non   fo!o    al  proprio 
vantaggio  e   nodrirfi   col  cibo  della  celefte  fapienza  ;     ma   ancora 
deggiono  quali   Pallori  alimentare  il  gregge  di  Crifto    colla  fa- 
Tom.X,                                                  Z                                   na 


178  Storia  de  Romani  Pontefici  . 

■       yTTT  na  dottrina  e   convincere  chi  a  quella  fi  oppone.  Per  il  che  il 
'.  Concilio  Lareranenfe  prefcrive    ai  Calcolici    di  eludere    li  argo- 
menti   conrrarj    ai    mifterj    della   Fede.    Così    praticò   Atanafio 
con   Ario,  Girolamo  con  Luciferiano  ,  Agoftino    coi   Donatifti 
ed  altri   Dottori  con  altri  Erefiarchi  riducendo  ad  efame  li   Li- 
bri Canonici  per  confermarne  la  verità  ed  autorità.   Piacque  ai 
Padri   il  loro  detto  ,  e   nella  Congregazione    delli    12.    di   Feb- 
brajo  fi   propofe  .   In  quefta  il  Cardinale  di  Trento  difìfe  ,  che  feb- 
bene  venerava  li  Santi  Volumi    approvati    dal  Concilio    di  Fi- 
renze •  però  non  devono  approvarli  dal  Sinodo,  finché   non  fo- 
no convinti  li  cavilli  delli  Eretici  .    Al  Cardinale   Paceco    pia» 
ceva  il   parere  del  Legato  del   Monte,  e  volea  lenza  efame  ap- 
provati li  Santi  Volumi.  Il  perchè  niente  di  pofitivo     fi  {labi- 
li .   Nella  Congregazione  poi  delli    15.  di  Febbrajo    fu  tanto  il 
difparere  e  la  confufione  ,    che    il  primo  Legato    comandò    allt 
Padri  di   proporre  con  ordine  il  fentimento  •  ed  efaminati   li  uo« 
ti    quafi    tutti  convenivano    nel  ricevere    li   Libri    delle    divine 
Scritture.   Ma  che?   ne  inforfe  difparere   rapporto  la  eguale  auto- 
rità  di   quefti  ;   imperciocché   molti   ne  riputavano    alcuni     degni 
di   maggior  onore:   ma  poi  fi  decretò,  che  efli  Libri  Santi   ge- 
neralmente hanno   la  medefima  autorità  . 
Ciò  che       L.     Dalle  Sagre  Scritture   fi   pafsò   nelle   private  adunanze   al- 
fi  definì  rap- le   Appoftoliche   Tradizioni  ;    intorno  a  quefte    in   tal  modo  pe- 
porto  leTra-  roro    j]   Legato    del  Monte:   ,,  Siamo  qui  convocati     per  tene- 
mzioni  Ap-       re  i»efame  de'  medefimi   principi  :     ma    perchè    quefti  confi- 
poltohche.    "   n  1.     o    •  i-  mi        j-  :  j  1    e-  u 

,,  itono  nelle  Scritture  divine  colla  benedizione  del   Signore    le 

,,  riceviamo.  Del  refto  crediamo,  che  non  tutte  le  azioni  del- 
„  li  Apposoli  furono  fcritte.  Dunque  dobbiamo  confettare  , 
,,  che  molte  ci  vennero  per  Tradizione  .  Imperciocché  erano 
,,  quefti  attenti  alla  predicazione  della  divina  parola  ,  e  nem- 
„  meno  miniftravano  alla  propria  menfa  ;  per  il  che  dobbiamo 
i,  dedurre  il  principio  delle  Tradizioni  dall' efame  prefente . 
„  Niuna  differenza  per  tanto  è  tr?  le  Sante  Scritture  e  le  Tra- 
„  dizioni  Appoftoliche:  quelle  fono  fcritte,  e  quefte  tramanda- 
,,  te  a  noi  per  giuridica  infinuazione  :  entrambi  però  proverà 
,,  gono  dal  medefimo  Spirito  Santo  il  quale  in  un  fol  modo  le  ha 
,,  a  noi  comunicate  ,, Quindi  fi  decretò,  che  fiano  rice- 
vute con  ogni  oftequio  e  fé  ne  ammaeftri  il  popolo.  Nel  di 
23.  di  Febbrajo  intanto  convennero  alla  prelenza  dei  Legati 
diverfi  Teologi    e    furono  interrogati    della  maniera    per   effere 

ri- 


Storia  de  Romani  Pontefici ,  i 79 

ricevute  effe  Sance  Scritture  ed  Appoftoliche  Tradizioni.  Clau-  - 

dio  Jayo  Geiuita  avvertì  ,    che    doveano  diftinguerfi    le  Tradì-    ÌEC*  evi- 
zioni :   imperciocché  altre  appartengono  alla  Fede  ,  e  quefte   fo- 
no venerate  collo  fteffo  ofiequio    onde    fi   venera    il   Vangelo  ; 
altre  convengono  alle  Cerimonie  ed   ai  Riti  ,   e   non  devono  con 
pari   ofiequio  rifpettarfi  .   Imperciocché  della  Bigamia  e  del  Sof- 
focato  noi   altrimenti    offerviamo  di  quello    che    li   Appoftoli   a 
noi  tramandarono  .   Il  detto  di   lui   piacque  al  Cardinale  Cervi- 
ni ed  al  Seripandi  ,  che'l   confermarono  colla  autorità   di    S.Bafi- 
Jio  dicente  ,  che  quelle  Tradizioni   devono  riceverfi  ,  che  li  Ap- 
poftoli   a    noi    tramandarono    e    perfeverano    ne'  noftri    tempi. 
Nelle  private  adunanze  fi  deputarono    delle  tre  Ciarli    due   Pa- 
dri ,  uno  nella  Teologia  ,  ed  altro  nei  Canoni   perito*  quefti  do- 
veano formare  li   Decreti   di   approvazione    delle  divine  Scrittu- 
re e  delle  Appoftoliche  Tradizioni.   E   nella  Congregazione  del- 
Ji   26.  fi   trattò  di  effe  Tradizioni   Appoftoliche  ,   in   cui   fé  dia- 
mo fede  al    Pallavicini  diverfo  fu  il  parere    dei   Padri  .    Imper- 
ciocché  alcuni  voleano ,  che  fi   efpongano    quelle    che    doveano 
riceverfi;  altri   fofteneano  ,  che  generalmente  fi  venerino  ,  lafciata 
però    la   voce    di  ^fppojìolic/je  ,   perchè   non  fi   creda   ,  che   fiano 
ripudiate    le   appartenenti  ai  Riti  da  eflt  Appoftoli   tramandateci. 
Ma  li    Vefcovi   di   Fiefole  ed   Aftoricano  fi   lagnarono  ,    che  ef- 
fendofi   riabilito  l' efame    delle  controverfie    della   Fede    e    della 
Riforma   non  attenevafi    il   decreto  .    Il  Legato   Polo    non   potè 
concenere  lo  fdegno    e    riprovonne    con  leverò  volto     la  contu- 
macia.  E  la  correzione  e   la  di   lui  autorità  facilmente    riduffe- 
ro  quefti  a  filenzio .    Intanto    il   Vefcovo    di  Chioggia    propofe 
nuovo  argomento    dicendo:   ,,   E  dovremo    con  animo  cieco    e 
„  fenza  cautela  approvare   le  Tradizioni  nella   maniera    che    ri- 
„  ceviamo  le  divine  Scritture  ,  affidati    al   Decreto    del   Sinodo 
„  di  Firenze    a    cui  certamente  quello    non   appartiene  ?    P  ulri- 
„  ma  Seflione  fi   tenne  nel   1439.,  ed  il  Decreto  è  fegnato  nel 

„  1441.  n Dunque  per  dirlo  in   breve   rifponderono 

ii  Legati  che  il  Firentino  Concilio  non  ebbe  fine  dopo  il 
Decreto  della  fanta  Unione ,  ma  che  fi  prolungò  fino  al  1441.; 
il  che  fi  raccoglie  dalle  Coftituzioni  ,  che  fi  leggono  riferi- 
te da  Agoftino  Patrizi  nel  Compendio  del  Sinodo  di  Bafilea  . 
La  Traslazione  del  Firentino  nel  Laterano  fi  decretò  nella  de- 
cima Seflione  del  dì  zó.  di  Aprile  del  1440.  ,  quando  Papa  Eu- 
genio   ebbe    notizia  ,    che    P  Ambafciatore    del   Re    di  Etiopia 

Z     2  par* 


180  Storia  de  Romani  Pontefici. 

jT" ytrp  partito  per  la  Italia  riceverebbe    dal  Concilio    le  iftruzioni  ■    e 

*    la  Bolla  pe'  Jacobiti  appartiene  al    1441.  ;    il   che    appare    dall' 
Originale  approvato  da  Eugenio  e  dai  Cardinali  ,  e  fi  conferva 
nel  Cartello  di  Santo  Angelo  .    Cosi   difcuffa  la  cofa  quafi  tutti 
li   Padri  vollero  ,  che  in  un  folo  Deereto  fiano  contenute  le  di- 
vine Scritture  e  le  Tradizioni  Appoftoliche  ,  le  quali  con  pari 
offequio  doveanfi  venerare  ;  e  per  la  formazione  di  quello    fu- 
rono deftinati  tre  Arcivelcovi  ed  altrettanti   Vefcovi   ;    ed  altri 
ofìervarono  li  abufi  e  le  corruttele  delle  Scritture.  Quefti   nella 
Congregazione    del  dì   17.    di   Maggio    riferirono    le  alterazioni 
cffervate  ,  ed   il  rimedio  meditato.  Quattro  furono    li    principa- 
li abufi  :    Primo  ,  la   varietà  delle  Verfioni  ,  che  rendeano  incer- 
ta la  verità  della  divina   Parola:  e  differo,  che  trafceita   una  li 
reputi  legittima  e   fi  accetti  dalla  Chiefa  ,    e   fi  denominarebbe 
Volgata.  Secondo,  la  copia  delle  correzioni  che  deturparono    le 
Bibbie  Latina  Greca    ed  Ebraica  'y    e    propoiero    la  Stampa    di 
cfemplare  che  il  Papa  pubblicarà  confegnandone  Copia  giuridica 
ad   ogni   Vefcovo.    Terzo  ,    oflervarono  ,    che    tutti    fi    arroga- 
vano  facoltà  d'  interpetrare   le  divine  Scritture  ,  e   per  reftrigne- 
re  la  temeraria  arditezza  efibirono    certe  Leggi    prefcriventi    la 
uniformità    delle    interpretazioni    fecondo    il  fentimento    amico 
della  Chiefa  e  de'  Padri ,  e  che  le  Opere  appartenenti     alle  di- 
vine Scritture   fi  pubblichino  dopo  rigorofo  efame  dei  Cenfori  Ec- 
clefiafiici .  Quarto,  il  vizio  de' Libraj  che  imprimeano    li  fanti 
Volumi  feguendo  efemplari  corrotti    da  arbitrarie  interpretazio- 
ni .  Imperciò  decretarono  pena  pecuniaria    ovvero    altro   gaftigo 
contro  chi  pubblicarà  efemplari  delle  divine  Scritture  fenza  ave- 
re ottenuto  dall'Ordinario   la  facoltà,  e   vollero  anneflb  all'ope- 
ra  il  nome  dell'Autore.  L' Arcivefcovo  di    Palermo  ed   il   Ve- 
fcovo Aftoricenfe    non  approvarono  la   pena  ,   afferenti  che    non 
doveano  li  Vefcovi  decretare   pena  pecuniaria    contro  li  Laici   , 
ma  cofirignerli  colle  Cenfure  della  Chiefa.   Quando  poi   fi   trat- 
tò, fé  doveafi  vietare  l'ufo  delle   Divine  Scritture  nell'Idioma 
del   Paefe  ,  il  Cardinale  Paceco  offervò,  che  da    tali  traduzioni 
proveniva  grave  fcandalo  ai  Fedeli  ;   e  fuggerì  di  non  conceder- 
le. Se  gli   lì  oppofe  il  Cardinale  di  Trento,   dicente  che  mala- 
mente fi   privano  li   Fedeli  della   lezione  facra     comandata    dall' 
Apposolo   Paolo  .    Li   Legati   voleano ,    che   P  articolo   propofto 
non  forfè  nelle  Congregazioni;  ma  li  Tedefchi  e  Polacchi   aven- 
ti   i-I   coftume    di  fervirfi    delle  divine.  Scritture    nella    naturale 
Lingua  foftencano ,  che  meglio  farebbe  il  concedere  ciò  alle  Na- 

zio- 


Storia  de  Romani  Pontefici,  181 

zioni .  Ma  il  Paceco  pretefe  ,  che  l'articolo  fia  ridotto  ad  efa- 
me  ;  poiché  li  Regni  di  Francia  e  Spagna  ed  Italia  non  folo  ^EC' 
non  ricevono  tali  traduzioni,  ma  ancora  le  vietarono.  Dunque 
trattandoti  dell'  abufo  introdotto  nelle  Sante  Lettere  era  de- 
gno oggetto  della  oflervazione  dei  Padri.  Contuttociò  fi  fepa- 
rò  la  Congregazione  lenza  decreto  rapporto  quefto  affare  . 

LT.  Con  più  rigorofo  efame  li  Padri  difcuftero  la  forma  Difpnta  de 
del  Decreto  preferi vente  le  Divine  Scritture  e  Tradizioni  ;  e  Padri  rap- 
molte  quiftioni  fi  moffero  ed  agitarono  pel  titolo  di  quello.  Li  portolaFor- 
Legati  propofero,  che  fi  ricevano  colle  divine  Scritture  le  Tra-  ™ola 
dizioni*  ma  ad  eflì  non  aderirono  alcuni.  Il  Vefcovo  di  Fano 
foftenea  non  eflere  le  Tradizioni  eguali  alle  divine  Scritture:  per- 
che lebbene  quelle  e  quelle  eraoo  da  Dio,  non  però  con  pari  vene» 
razione  erano  ricevute:  altrimenti  tutte  le  cole  da  Dio  ptove- 
nute  dovrebbono  paragonarfi  alle  divine  Scritture.  Aggiugnea, 
che  Iddio  non  comunicò  alle  Tradizioni  tale  fermezza  ,  che  in- 
violabili perleverino  nella  Chiefa  *  e  quindi  non  meritavano  la 
venerazione  dovuta  alle  divine  Scritture.  Il  Vefcovo  di  Bitonto 
fé  gli  fi  oppofe,  e  fu  approvato  dal  maggior  numero  .  Dicea  quelli, 
che  ogni  verità  realmente  da  Dio  proviene,  ma  non  ogni  vero  era 
Parola  di  Dio  ,  né  deve  effere  con  eguale  culto  ricevuto  .  Le 
Tradizioni  ,  e  divine  Scritture  fono  egualmente  Parola  di  Dio 
e  verità  della  Fede  ,  diftinte  però  da  certo  metodo  :  talché  le 
divine  Scritture  fono  a  noi  tramandate  ne' Santi  Volumi,  e  le 
Tradizioni  lono  inferite  nel  cuore  dell'uomo:  il  perchè  l' au- 
torità di  entrambi  è  immutabile  :  per  oppoflo  le  Leggi  fono 
egualmente  mutabili  nel  Vecchio  ,  e  nel  Nuovo  Teftamento  ; 
il  che  appare  nella  Circoncifione  ed  in  altri  Riti  della  Sinago- 
ga .  Dunque  con  eguale  venerazione  deggiono  riceverfi  le  Scrit- 
ture e  le  Tradizioni  confavate  con  fedele  fucceffione  nella 
Cattolica  Chiefa  .  Più  acerbamente  il  Vefcovo  di  Chioggia  par- 
lò contro  la  eguale  venerazione  della  Scrittura  ,  e  Tradizioni,  e 
giunfe  fino  adirla  empia;  il  che  recò  ammirazione  ai  Padri .  Li 
Velcovi  Pacenfe  e  di  Bertinoro  ne  riprovarono  l'audacia  ,  ed 
il  vcleano  punito.  Il  Legato  del  Monte  però  procedendo  con 
mitezza  deputò  Teologi,  che  efaminino  la  Forinola  del  Decreto, 
e  le  ragioni  del  Vefcovo  di  Chioggia  .  Quelli  ripigliò,  che  non 
avea  condannato  di  empiezza  il  Decreto  ,  ma  alcune  efpreffio- 
ni  di  quello  ,  e  quando  le  diffe  empie  non'  volea  dirle  ereti- 
che,   ma  inumane;  poiché   con  effe  fi  aggrava  il  pefo  della  Fede: 

ma 


1 8  2  Storia  de  Romani  Pontefici . 

=L ■  ma   convinto  dalle  ragioni  e  riprovato  dai  Padri  conterò  di  ri- 

&ec. aVJ,  Cevere  con  riverenza  eflb  Decreto  ,  effendo  approvato  dal  Con- 
cilio :  e  quando  nella  Solenne  Seffione  fecondo  il  coftume  fi 
chiedette  ai  Padri,  fé  loro  quello  piaceva?  egli  non  diffe  *Ad 
effe v  obbedirò  .  Inforfe  quindi  altra  discordia  rapporto  l'Anatema 
fulminato  contro  li  Violatori  delle  divine  Scritture  e  Tradizio- 
ne r  II  Seripandi  il  riprovò,  aflerendo  che  non  fi  praticò  nei  De- 
creti dei  Sinodi,  e  le  Genfure  della  Chiefa  devono  effere  fulmi- 
nate dal  Giudice,  e  non  incorrerà"  fubito  commetto  il  delitto. 
Gontuttociò  li  Padri  noi  cambiarono.  Piacque  loro  altro  detto 
di  lui  ,  e  dittero  ,  che  la  Foimola  di  violatore  delle  divi* 
ne  Scritture  e  Tradizioni  era  troppo  ampia,  febbene  ufata  fu  dal- 
li antichi  Concilj  :  per  il  che  fi  ftabilì  di  foftituire  in  vece 
della  parola  Violatore,  Contro  quelli  che  non  ricevono  li  Sagri  Libri, 
e  difpre?£ano  appojìat amente  le  Tradizioni .  L'Interpette  Latino 
del  Pobno  offerva  ,  che  molti  approvarono  il  Decreto  per  quel- 
lo appartiene  alle  Tradizioni  di  non  molta  autorità  e  di  non 
attoluta  obbligazione.  Imperciocché  in  qual  maniera  può  eflere 
autorevole  il  Decreto  che  preferive  di  ricevere  le  Tradizioni  , 
che  non  Tappiamo  quali  fiano  ,  né  con  qual  regola  debbano  ef- 
fere  propofte  ?  Il  che  non  fi  dichiarò  dal  Sinodo.  Oltrecchè  in- 
correa  le  Cenfure  chi  volontariamente  ed  avvertentemente  di f pretta  U 
Tradizioni:  a  che  non  è  fottopofto  chi  le  riceve  con  riverenza. 
Ma  il  detto  del  Polano  è  inutile  e  temerario.  Imperciocché  ap- 
partenendo molte  Tradizioni  al  Rito  ed  alla  Difciplina  de'  co- 
fiumi  ,  che  foventi  volte  fenza  difprezzo  ed  innavvertentemen- 
te  e  per  umana  fiacchezza  fi  trafgredifeono  9  non  fi  decretò  la 
cènfura  contro  il  violatore  ma  contro  li  protervi  difprezzaton  . 
Imperciò  fé  fono  puniti  li  difprezzatori  delle  leggi  dei  Princi- 
pi ,  ed  è  compatito  chi  per  umana  debolezza  non  le  otterva  • 
giuftamente  li  Padri  non  aggravarono  colla  cenfura  chi  inav- 
vertentemente  trafgredifee  le  Tradizioni  ,  e  punirono  chi  le  di- 
fprezza  e  conculca.  Del  redo  né  il  tempo  né  l'opportunità 
permifero  di  numerarle  nel  Decreto  ,  e  fi  rimifero  al  giudizio 
della  Chiefa.  Nel  che  li  Padri  imitarono  il  Settimo  Ecumeni- 
co Concilio  che  le  venerò  e  commendolle  fenza  dirne  partico- 
. .  ,  larmente  . 
tapportoV1  ■k**'  F°rmato  il  Decreto  nelle  Calende  di  Aprile  fi  trattò 
bufo  delle  ^e^"1  a^u^  delle  Tradizioni  e  Scritture  ,  e  della  maniera  di  ri- 
Sa°re  Scrit-  provarli ,  Era  fentimento  comune  di  anteporre  a  tutte  le  Ver- 
ture .  fio- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  183 

/ioni   la   Volgata,  poiché  avea   acquiftato   autorità  dall'ufo  comu-  - 


ne.   Il  Cardinale   Paceco    volea     le  altre  riprovate    e  principal-        c'  *■**• 
mente  le  pubblicate    dalli   Eretici  :    ed  inveì     contro  quella    dei 
Settanta  Interpetri .  Ad  eflb  fi  oppoie    il   Vefcovo    di    Fano    di. 
cente  :  ,,   Malamente  fi  condannano   le  varie  Edizioni  delle  Scrit- 
„  ture,   poiché  la  varietà  fu  fempre  dalli   Antichi   tolerata  ,  ed 
„  oggidì   ancora  deve  tolerarfi;    è    bensì   abufo    il   riconofcerne 
,,  molte  autentiche  e  prevalarlene   nelle  difpute  ,    interpetrazio- 
,,   ni,  e  prediche.  Imperciocché  vogliamo  noi    quale    giuridica 
,,  la   fola  Volgata  Edizione  ;  perchè    detta  è  antica,  e  fempre  fu 
„  accetta  alli  Criftiani  •   e  perchè  non   vogliamo  preftare    occa- 
,,  fione  alli  avverfarj  di  dire  ,     che   finora    non  abbiamo  avuto 
,,  Libri  Santi  giuridici.  E  certamente  direbbono   effi,  fé  non  li 
,,  ebbero  ,  in  qual   modo  ebbero  buoni   Dogmi  e  perfette    ceri- 
,,  monie?   per  tanto  non  riproviamo  le  altre  ,  perchè   non  vo- 
,,  gliamo  rigettare   le  Edizioni     delli  Eretici    imitando    1'  efem- 
,,  pio  de'  noftri    Maggiori  ....   Del   refto  chi   può  abborrire    la 
j,   Verfione  dei   Settanta  ,  di  cui   ci  ierviamo    ne'  Salmi    che    fi 
ii  cantano  nelle  Chiefe   „  ....?    Dopo  ciò  fi  dubitò,   fé  fia  ne- 
cefTario   produrre  certo  efemplare   Latino,   Ebraico,  e  Greco,  il 
che  ad  alcuni    piaceva;  ed  il  Cardinale  di   Trento  bramava,  che 
in  ogni    Idioma  fia   pubblicato:  pure  fé  ne  decretò  la  fola  Edizione 
Latina  .  L'altro  a  bufo  fu  rapporto  li  errori  delle  Stampe;  per  il 
che  fi   prefcrifle  diligenza    nell' imprimere     la  Santa  Scrittura    e 
principalmente   l'antica   Volgata.   Il   terzo  abufo  apparteneva  al- 
la  negligenza  de'Libraj  ,    che    pubblicavano    li   Eiemplari   delle 
Sante  Scritture   pieni  di  corruttele  ,   e   vi  aggiugneano  a  capric- 
cio interpetrazioni  .   Per  il  che   fi  vietò    ad  eflì    l'edizione    de' 
divini    Volumi,  fé  non   ne  abbiano  ottenuto  la  permiflìone  dalL' 
Ordinario  ,   coftrignendoli  con   pena   pecuniaria  e  cenfure    di  ap- 
porre   alla  Edizione    il  nome    dell'Autore.    L' Arcivefcovo    di 
Palermo   ed  il  Vefcovo  Aftoricenfe    riprovarono    la    pena  ;    ma 
perchè   l'ultimo  Sinodo  Lateranenfe   fi  fervi  di   effa  ,   ed   il  fol- 
do  raccolto  dovea  efiere  confumato  in  opere  pie,  venne   intima- 
ta .  Dunque   fi   proibì   d' interpetrare    a  talento    le  divine    Scrit- 
ture, e   torcerne  li  fentimenti  ;  quindi     furono  prelcritte    rigo- 
role   pene  a  chi   non   le  imerpetra  fecondo   V  ufo  della  Chiefa  e 
de'  Padri .    L'ultimo  abufo    fu    di  chi    fi   prevaleva    ne'  difcorfi 
profani  ,  favolofi  ,   nelle   fatire  ,    mormorazioni   ,    fuperfiizioni   , 
divinazioni,  incantefimi  ,    fortilegj  dei  fentimenti  e  parole  del- 
le 


1 84  Storia  de  Romani  Pontefici . 

11LL1JL---L  le  divine  Scritture.   Per  tanto  fi  preferirle    a  tutti    di  non  ufuù 
ìec.AVI.    ^arg  in  f\mt\i  tmpl  cofe\Je  parole    della  Sagra  Scrittura;    e  fi  ordinò 
ai  Vejcovi   di  punire    colle  pene    del   diritto    e    ad  arbitrio    li  temerari 
violatori  e  profanatovi  della  divina  Parola  . 
Succeduto       LUI.     Nelli    fette    di    Aprile    li    Legati    convocarono    altra 
nella  ultima  Congregazione    per  ultimare    li   Decreti    dei    Sagri  Volumi    ed 
Congrega-    Appoftoliche  Tradizioni  ,    ed  abufi    e    corruttele    che    doveano 
zione  .  condannarfi .   Il  Maflarelli  fcrive  ,  che  li   Padri    in  quefta     for- 

marono la  rifpoita  alla  propofìzione  dell'Oratore  di  Ce  fa  re . 
Era  flato  quefti  foftituito  a  Diego  Mendoza,  che  affalito  da  feb- 
bre ritornò  a  Venezia  ove  godea  il  grado  di  Cefareo  Miniftro. 
Dicea  quegli,  che  Celare  in  tal  modo  manifeftava  l'amicizia  che  avea 
col  Papa  ed  il  defiderio  del  Concilio.  In  fatti  vifitando  Ji  Le- 
gati loro  lignificò  lo  fteflb  ,  e  che  difapprovava  alcuni  Vefco- 
vi  fudditi  di  Gelare  che  non  ufarono  moderazione  nelle  Con- 
gregazioni ,  alle  quali  egli  farebbe  volontieri  intervenuto  per 
contenerli  *  poiché  quelli  loro  impofe  la  venerazione  ed  ofle- 
quio  verfo  il  Romano  Pontefice  e  la  Sede  Appoftolica.  Li  Le- 
gati il  ringraziarono  ,  e  differo  ,  che  realmente  quelli  arebbono 
potuto  portarfi  più  confideratamente  *  però  erano  degni  di  fti- 
ma  mercè  la  preftata  obbedienza  e  ioggezione  :  fé  ad  elio  pia- 
ce d'intervenire  alle  Congregazioni  ,  volontieri  aflentivano  al 
di  lui  genio.  Dunque  egli  a  quella  delli  fette  di  Aprile  afiì- 
ftette  ;  e  le  gli  efpofe  la  rifpofta  dei  Padri  ,  che  nella  SefTione 
folennemente  fi  pubblicò.  Fu  quefta  in  tali  termini  concepita: 
„  Uluftrifiimo  Signor  Ambafciatore,  l'arrivo  della  Voftra  Signo- 
„  ria  riefee  gratiflìmo  al  Sagrofanto  Concilio  ,  rapporto  alla 
,,  oflervanza  e  divozione  cui  il  medefimo  Concilio  rifpetta  me- 
,,  ritamente  lo  Auguftifiìmo  Imperatore  ,  e  riguardo  il  ^favore 
„  che  egli  promette  per  la  fanta  imprefa  in  nome  di  quello  * 
„  e  fpera  ,  che  la  prefenza  della  Signoria  Voftra  mercè  le  bel- 
,,  le  doti  dell'  animo  fuo  e  l'affetto  che  porta  alli  affari  della 
„  Religione,  farà  opportuna.  Per  il  che  riceve  la  Signoria  Vo- 
„  ftra  con  grato  e  benevolo  modo  ,  ed  accetta  fecondo  che  il 
,,  diritto  permette,  li   comandamenti  della   Cefarea   Maeftà   dalla 

,,  Signoria   Voftra  manifeftati   ,, Le  ultime   parole    in  tal 

maniera  fono  riferite  dai  Monumenti  del  Vaticano  ;  ed  appun- 
to tali  furono*  poiché  l' Ambafciatore  per  comando  di  Cefare 
non  folo  dovea  affiftere  alle  Congregazioni  e  Seffioni  del  Con- 
cilio, ma  ancora  concorrervi  con  voto;  il  che  era  onninamen- 
te 


Storia  de  Romani  Pontefici.  185 

te  oppofto  all'  Ecclefiaftico  diritto.  Poco  dopo  il   Promotore  del _• 

Sinodo  accusò  la  contumacia  de' Vefcovi  affenti  :  vi  fi  oppofe  il  Recavi. 
Cardinale  di  Trento,  affermando  che  li  Tedefchi  non  erano  contu- 
maci, ma  baftevolmente  difefi  dalla  Dieta  di  Ratisbona  ,  a  cui 
affìftevano  per  caufa  di  Religione  e  del  medefimo  Concilio  . 
Dittero  li  Legati  ,  che  ora  non  trattavafi  di  condannare  al- 
cuno ,  e  che  non  fi  nominava  particolare  Vefeovo  .  Il  Pro- 
motore al  proprio  miniftero  foddisfa  ;  ed  il  Concilio  fenza  ma- 
turo configlio  non  condannerà  li  Vefcovi  di  contumacia.  L'A- 
ftoricenfe  foggiunfe  ,  che  li  aflenti  non  poteano  dirfi  contuma- 
ci, fé  di  nuovo  non  fieno  invitati  al  Sinodo:  imperciocché  non 
eflendofi  quefto  aperto  nel  determinato  tempo  quelli  non  erano 
aftretti  dalla  legge  intimata.  Ma  1' Uditore  Pighini  e  l'Avvocato 
Graffi  difTero  ,  che  il  Diploma  promulgato  coftrignea  tutti;  tal- 
ché chi  non  affitte  non  deve  effere  invitato  nuovamente  ,  e  li 
Vefcovi  che  tardano  fono  rei  di  contumacia  .  Nel  dì  fuffeguen- 
te  l'Ambafciatore  di  Cefare  proccurò,  che  fia  ometto  il  Decre- 
to che  acculava  li  Vefcovi  aflenti  ;  di  cui  per  ventura  fi  of- 
fenderebbe l'Imperatore.  Li  Legati  prima  di  entrare  in  Chie- 
fa  per  la  Seflione  comunicarono  la  faccenda  ai  Cardinali  Pace- 
co  e  di  Trento  ,  ed  ai  Vefcovi  dai  quali  erano  accompagnati  , 
e  col  parere  di  molti  e  maffimamente  dei  Francefi  comandaro- 
no al  Segretario  del  Sinodo  di   ometterne  la  lezione. 

LIV.     Dunque  nel  Giovedì  otto  di   Aprile  li  Legati    tenne- Quarta  Sef- 
ro  la  Quarta  Seflione,  a  cui  etti  prefiederono;  intervennero  due  fione  . 
Cardinali,  nove  Arcivefcovi ,  quarantadue  Vefcovi  ,  il  Coadju- 
tore  Cefareo  ,  e  Claudio  Jayo  Gefuita  Proccuratore    del  Cardi- 
nale Vefeovo  di  Augufta.    Detta  la  Metta    dello  Spirito  Santo 
dall' Arcivefcovo  Turritano  ,  e  recitato    il  Sermone    dal  Gene- 
rale de'  Servi  di  Maria  eflb  Arcivefcovo    lette  il  Decreto  ,  col 
quale  il  fagrofanto  Concilio  ad  efempio  dei   Padri  Ortodofli  ri- 
cevea  e  venerava  con   pari  affetto  di  pietà    e    riverenza    li  Li- 
bri del   Vecchio  e  Nuovo  Teftamento  ,  e  le  Tradizioni    appar- 
tenenti alla  Fede  ed  al  coftume  provegnenti  dalla  bocca  fantif- 
fima  di  Gefucrifto  ,    ovvero  dettate    dallo  Spirito  Santo    e    con 
continuata  fuccefiione  oflervate    dalla  Chiefa  Cattolica.    Accen- 
nò l'Indice  de' Sagri   Libri   numerati   fecondo  l'ordine  del  Con- 
cilio III.   Cartaginefe    nel  Canone  48.  ;    d'  Innocenzo    Papa   L 
nella  Piftola   II!.;  di   Santo  Agoftino  nel  Mkl$.  della  Citta  -di 
Dio  ,  e  nel  Ub.  z.  cap.  8.  delia  Dottrina  Crifliana  ;    e    di  Geli- 
Voin.X.  A  a  fio 


1 8  5  Storia  de  Romani  Tontejict . 

■  fio  Papa  I.  nel  Concilio  Romano  ,    e  pubblicò  la  fcommunica 

oec.aVJ.  contro  chi  non  li  riceve  come  fono  in  ufo  preffo  la  Cattolica 
'Chiefa,  e  fi  leggono  nell'antica  Volgata  Verfione  ,  e  contro 
chi  a  bella  pofta  difprezza  effe  Tradizioni .  Li  Padri  poi  prefcrif- 
fero  ,  che  la  Volgata  Verfione  fi  u!ì  quale  autentica  nelle  pub. 
pliche  lezioni,  difpure  ,  e  prediche,  e  fi  riceva  la  Santa  Scrit- 
tura nel  modo  che  è  approvata  dalla  Chiefa  ,  a  cui  appartiene 
il  giudizio  del  vero  fentimento  ed  interpretazione  delle  Scrittu- 
re; vietarono  le  impreflìoni  de'  Sagri  Libri  fenza  porvi  il  no- 
me dell'  Autore  ,  e  di  fervirfene  quando  non  fieno  approvati 
dall'Ordinario:  rinnovarono  le  pene  contro  li  trafgreffori  de- 
cretate dal  Lateranenfe  Concilio  :  vietarono  di  far  ufo  de'  di- 
vini Oracoli  nelle  Favole,  e  di  abufarli  per  la  Magia;  ed  affe- 
gnarono  la  futura  Sefiione  alla  Feria  quinta  dopo  la  Pentecofte 
17.  di  Giugno,  Poi  fi  leffero  le  Pillole  dell'Imperatore,  colle  quali 
egli  deputa  il  Toledo  preffo  il  Sinodo  con  titolo  di  fuo  Orarore. 
Il  Maffarelli  dice ,  che  effo  Cefare  die  al  Toledo  altro  precet- 
to, in  cui  vigore  ei  dovea  aflifrere  in  fuo  nome  al  Sinodo  in 
vece  del  Mendoza  infermo.  Li  Decreti  furono  approvati  dai  Pa- 
dri ;  vi  fi  oppofero  però  alcuni  volenti  che  alla  Formola  fi  ag- 
giungano le  voci  Rapprefentante  la  Uviverfale  Chiefa .  Maggiore 
rumore  fi  lenti,  perchè  fi  omife  il  Decreto  contro  la  contuma- 
cia dei  Vefcovi  attenti.  Molti  crederono,  che  li  Legati  di  pro- 
pria autorità  noi  curino  ,  e  che  prelumano  di  cambiare  lo  ria- 
bilito nelle  Congregazioni.  Di  che  ammoniti  efli  Legati  dal 
Promotore  del  Sinodo  efpofero  ,  che  furono  a  ciò  configgati  di 
Padri  illufori  per  prudenza  ed  autorità  ,  dall'  Ambafciatore  Ce- 
sareo e  dalli  Cardinali  Paceco  e  Madrucci  .  Ciò  detto  fi  acche- 
tò il  tumulto  ,  e  fi  approvò  la  omiffione  del  decreto  ;  alcu- 
ni però  voleano  almeno  accufata  la  contumacia  dei  Vefcovi 
d'Italia;  ma  fi  avvertì,  che  non  dovea  ridurfi  in  controverfia 
una  intera  Nazione .  Contro  li  Decreti  di  codetta  SefTione  il 
Soave  appone  gravi  calunnie  :  e  poiché  ha  impegno  di  dimi- 
nuire P  autorità  della  Sede  Appoftelica  e  del  Papa  ,  e  diftrug- 
gere  onninamente  li  Decreti  del  Sagrofanto  Concilio,  con  teme- 
raria petulanza  difprezza  li  Padri  e  Teologi  che  v'intervennero, 
afferendo  che  l'ardua  quiftione  del  Canone  della  divina  Scrit- 
tura e  delle  Tradizioni  e  Volgata  Verfione  non  poco  contro- 
verfa  fu  definita  da  Padri  di  niuna  erudizione,  alcuni  de'  qua- 
li erano  Cortigiani  ed  Amminiftratori  di  Chiefe  povere ,  e  po- 
co 


Storta  eie  Romani  Pontefici .  187 

CO  amanti  della  Religione;  pochiffimi  furono  li  Teologi  ,  e  tut- 
ti di  erudizione  men  che  volgare.  Certamente  il  Lettore  cono-  Sec.XVL 
fee  fenza  altrui  avvertimento  la  calunnia  .  E  chi  non  fa  che  li 
tre  Legati  erano  adorni  di  efimie  doti  di  animo  ,  e  due  di  ef- 
fi  fpettabili  per  ogni  genere  di  feienza  ?  Oltre  li  Cardinali  Pa. 
ceco  e  Madrucci  decoro  del  Clero  di  Spagna  e  di  Germania  af- 
fifterono  alla  Seflìone  quarantadue  Vefcovi  ,  che  non  folo  non 
ammintftravano  tenui  Chiefe,  ma  prefiedevano  fecondo  la  con- 
fuetudinc  id  quefti  tempi  a  due  delle  più  illuftri  ,  ed  erano  co- 
fpicui  per  fantità  e  dottrina  .  A  quefti  pofliamo  aggiugnere  tre 
Abati  Caflìnefi  ,  cinque  Generali  di  Religioni  Mendicanti,  uno 
de'  quali  era  il  Seripandi  encomiato  dallo  fteflb  Calunniatore  . 
Si  numerano  ancora  Teologi  celebri  di  ogni  Nazione  ,  alcuni 
de'  quali  fono  tuttavia  nelle  loro  Opere  oggetto  di  ammirazio- 
ne .  Se  non  che  qual  neceffità  evvi  di  dottrina  per  la  forma- 
zione dei  Decreti  ftabiliti  una  volta  dalli  Ecumenici  Concilj  ed 
Ortodoffi  Padri  ,  ai  quali  non  fi  può  opporre  1'  accufa  d' igno- 
ranza ? 

LV.     Ma  perchè  il  Pontefice  bramava  la  riforma   della  Ro-      Configlio 
manà  Curia  e  volea  decretarla  ,  primamente  ordinò,  che  fé  ne  ^e'   Legati 
tenga  trattato   nel  Sinodo.  Il  perchè  mandò    ai  Legati    refem.dat0  al  Pa* 
piare  del   Diploma  pregandoli   di  configlio:    ed  eglino    gli   efpo-  Pa  ^P?01"!? 
iero  colla  Lettera  delti  7.  di  Marzo  quello  che  rapporto  ciò  rac.  na 
colfero  dai    Padri,  li  quali  voleano,  che  loro  non   fia  dalla  Cor- 
te  di   Roma  riftretta  la  libertà  né  limitata  f  autorità  di   regge- 
re  il  gregge  ad  eflì  raccomandato  ;   di   promovere  al  Sacerdozio 
li  Cherici   loro  foggetti ,  ovvero  fono  aferitti  ai   Collegj  dei  Ca- 
nonici :  che   li   Regolari   non  predichino  né   amminiftrino  ai   Fe- 
deli il  Sagramento   della  Penitenza    fenza    il    loro  affenfo  ;  che 
fìano  proibiti  li  Cercatori  ,  abolite  le  Indulgenze  e  le  condona- 
zioni delle  colpe  per  la  fabbrica  di  S.Pietro:  che  fi  riformi  la 
Romana  Curia  fatta  abbominevole  per  avarizia    e  lufTb  :  che  li 
Tribunali  della  Penitenziaria  ,  Cancellala  ,  e  Rota    fiano  refti- 
tuiti  alla  primiera  equità;    che    il  Sacerdozio    Ma  conferito    alli 
capaci  :  che  fi  moderino  li   fuflìdj    e  grazie    di   efpettazione    ca- 
gione di   gravi  difeordie.  Dovea  imperciò  il   Papa    rimettere    il 
rimedio  dell i  abufi  al  Concilio  :    ciò  facendo    non  deve  temere 
pregiudizio  né   legge  oppofta  alla  fuprema   fua  autorità  ,   poiché 
h  Padri  fono  pieni  di  oflequio  pel  Papa  e  pellaScde  Appoftolica; 

A  a     Z  e  ba- 


188  Storia  de  Romani  Pontefici. 

^mm^T^  e  baftevolmente  fanno,  che  per  deprimere  li  Eretici  non  deve 
diminuirà*  la  giuridica  aurorità  del  Capo  della  Chiefa  ;  e  quei 
fletti  che  importunamente  voleano  in  ogni  Decreto  la  efpreffio- 
ne  ,  che  il  Concilio  rapprefenta  la  Univerfale  Chiefa,  non  in- 
tendeano  di  pregiudicare  il  Pontefice  fupremo  Principe  e  Padre 
della  Cattolica  Religione,  e  parlavano  del  Sinodo  dal  Papa  con- 
vocato .  Paolo  approvò  il  configlio  de'  Padri  ;  ciò  raccogliamo 
dalle  Lettere  del  Cardinale  Farnefe  date  nelli  23.  di  Marzo. 
Quefti  lignificò  ai  Legati,  che  il  proporlo  configlio  dovea  ridur- 
fi  a  miglior  forma  ;  e  promife,  che  concederebbe!!  ai  Vefcovi  il 
libero  governo  delle  Chiefe ,  purché  non  affettino  immunità  di 
foggezione  della  Sede  Appoftolica.  Per  tanto  loro  prefcriffe  di 
attendere  feriamente  alla  riforma  ;  vietò  però  le  difpute  o 
quiftioni  rapporto  l'autorità  del  Pontefice  e  del  Concilio.  Li 
Legati  per  la  copia  delli  affari  non  poterono  torto  efporre  al 
Papa  il  proprio  parere*  ed  il  ferono  dopo  la  Quarta  Sefiione  .  Im- 
perniò dittero,  che  non  rettamente  provvedeafi  al  divin  culto  ,  all' 
onore  del  Ponrefice ,  alla  neceflicà  de'  tempi  ,  ed  alla  fperanza 
concepita  della  riforma  della  Dataria  con  Diplomi  ma  col  fatto. 
Ammonivanlo  ancora,  che  fi  preferiva  miglior  forma  alle  cofe 
trattate  nel  Senato  Pontificio:  che  fi  doveano  conferire  le  Chie- 
fe previo  T efame  ed  informazioni  di  quelli,  ai  quali  fi  conferi- 
feono  ;  e  quelle  la  nomina  delle  quali  appartiene  ai  Principi  , 
doveano  raccomandarfi  a  Prelati  illuftri  per  gravità  e  dottrina  , 
ed  a  condizione  che  refiedano  pretto  le  medefime  :  che  la  mol- 
tiplicità  delle  Chiefe  è  abbominevole  anco  pe'  Cardinali  ,  li  qua- 
li quanto  fono  fuperiori  nei  grado  tanto  debbono  precedere  col- 
l'efempio:  li  Vefcovi  devono  prefiedere  alle  Chiefe  non  a  ti- 
tolo di  oneftà  ma  di  neceflità:  il  che  era  dai  Padri  riputato 
dovere  febbene  malagevole  per  cagione  delie  Famiglie  Regola- 
ri,  dei  Signori  temporali,  e  della  Sede  Appoftolica.  Rapporto 
li  Regolari  potea  il  Papa  coi  Superiori  trattare  di  componi- 
mento: quanto  ai  Signori  temporali  poteanfi  rinnovare  le  pene 
fhbilite  contro  li  ufurpatori  della  Ecclefiaftica  Giurifdiiione  ov- 
vero decretarne  più  gravi  :  riguardo  la  Sede  Appoftolica  fi  ri- 
mettono alla  equità  del  Papa.  Circa  quefti  punti  molte  fono  le  in- 
dolenze dei  Vefcovi  •  eglino  riprovano  li  pefi  troppo  gravi  di 
penfioni,  e  decime  frequentemente  comandate;  li  Ecdefiafìici  pro- 
motti  ai  Sagri  Ordini  febbene    furono  riputati    indegni  ;    le  im. 

mu- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  i8p 


munita  e  privilegj  conceduti  alli  Acoliti  e  Protonotarj  *    le  af-  — - ttT7t 

foluzioni  e  proibizioni  della  Penitenziaria  •  li  beneficj  conferiti 
ai  Cortigiani  e  che  vivono  lontani  dalle  Chiefe;  e  le  Afpetta- 
tive  con  facoltà  di  prenderne  pofleflb  fenza  il  comando  del  Giù- 
dice,  perchè  non  inforga  contefa  colli  Ordinarj  ,  ai  quali  ap- 
partiene il  conferirlo.  Efibirono  poi  la  neceffità  delli  Seminar) 
per  amimeftrare  chi  dava  nome  alla  Ecclefiaftica  Milizia.  Ciò 
fatto  fcufavano  la  forfè  troppo  franca  libertà  nello  fcrivere  :  e 
pregarono  il  Papa  di  fare  loro  nota  la  propria  volontà  entro  la 
Settimana  di    Palqua  di   Rifurrezione . 

LV(.  Né  contenti  di  ciò  li  Legati  dopo  la  Generale  Con-  Rifpofta 
gregazione  delli  13.  di  Aprile  tenuta  per  eftirpare  li  abufi  ri-  del  Papa . 
guardo  le  Prediche  e  Letture  efpofero  al  Cardinale  Farnefe  , 
che  erano  li  Padri  unanimi  per  trattare  delli  oftacoli  che  vie- 
tano ai  Vefcovi  il  ritorno  alle  proprie  Chiefe  ;  e  che  due  co- 
fe  poteano  delberarfi  .  Primo  ,  dopo  il  Decreto  delle  divine 
Scritture  e  Tradizioni  fi  dovea  trattare  del  modo  di  ricevere  lì 
Concilj  ed  AppoftolicheCoftituzioni .  Secondo  ,  che  fi  riducano  ad 
efame  li  Dogmi  dando  principio  dall'Originale  peccato  ,  a  cui 
appartiene  ilMiftero  della  Redenzione,  e  dalla  Giuftificazione,  e 
dal  modo  di  ottenerla.  Per  la  prima  s'incontrano  fpinofifiìmi  in- 
roppi  .  Se  fi  proporrà,  che  tale  ricevimento  fi  ftabilifca  univer- 
si mente  ,  non  folo  riufeirà  poco  grato  ai  Padri  ma  ancora 
men'  opportuno  ;  poiché  varie  Sanzioni  che  più  non  fono  in  ufo, 
non  fi  potranno  rinnovare  fenza  indolenza  di  chi  le  vor- 
rà ridurre  a  particolare  efame  ;  il  che  farebbe  fatica  di  lun- 
go tempo,  e  cagione  di  contefe  e  difTapori.  E  dovendofi  abolirle 
alcuni  fufeitaranno  difiìdj  tra  il  Pontefice  ed  i  Padri  :  e  loro 
era  ordinato  di  aftenerfi  dalla  quiftione  che  farebbe  ferace  di 
Scilme  .  L'altra  cofa  che  fi  deve  trattare  col  dogma  ,  per  ven- 
tura fpiacerà  ai  Cefariani  :  il  farebbono  però,  quando  il  Papa  lo 
preferiva  ;  e  non  effendo  nell'Articolo  del  peccato  Originale  e  della 
Giuftificazione  veruna  corruttela  voleano  iftruzioni  ;  cioè  fé 
debba  trattarfi  di  Riforma  del  minifìero  de' Vefcovi  ,  e  farebbe 
l'obbligo  della  Refidenza,  e  delle  difficoltà  che  inforgerebbono . 
Il  Pontefice  approvò  il  modo  di  riforma  promofla  dai  Legati; 
ciò  raccogliamo  dalle  Lettere  del  Cardinale  Farnefe  delli 24.  di 
Aprile,  ed  encomionne  la  prudenza;  li  ammoniva  però  di  tre 
cofe .  Primo,  loro  ordinò  di  trattarla  con  cautela  ,  poiché  ad 
effa  principalmente  attendendo  li  Vefcovi  trafeureranno  il  ne- 
go- 


ipo  Storta  de  Romani  Pontefici. 

gozio  della  Fede .  Del  rcfto  li   Decreti  del   Dogma    fono  necef- 
Sec.  XVI.     j—  aj|a  conformità    della  Chiefa  ,    in  grazia    di  quefti    è  flato 
convocato  il  Concilio.    Secóndo  ,    preferi fle ,  che  nel  levare    li 
oftacoli  del  libero  efercizio  di  giurifdizione  ordinata  dalla  Sede 
Appoltolica  e  dai  fuoi  Miniftri  provvedano  alli  impedimenti  che 
venivano    dalla  Laicale  podeftà  ,    perchè    la  riforma    di    quella 
parte  che  appartiene  al  proprio  diritto  ,  fi  decretò  fenza  fenten- 
za  del  Concilio ,    che  deve    formare    legge    fopra    quefto    punto 
coli'  aflenfo  del  Papa.  Intanto  eflb  Papa  approvò  ,  che  la  Voi. 
gaia   Verfione   fia  corretta   dalli  errori  provenuti    dalla  negligen- 
za ovvero  ignoranza  delli   Editori  e  Libraj  ,  e  comandò  in  ciò 
ftraordinaria  diligenza.   Il   perchè   1' Interpetre     Latino  del  Soave 
il  condanna  di  avere  violato   la   libertà  del  Concilio  quando  in- 
timò ai   Legati   le  condizioni,  e  quefti  dipendeano  dalla   volontà 
di  lui  .  Ma  per  deluderne    la  calunnia    offerviamo  li  Atti    del- 
li  Ecumenici  Concilj  ,   e  le  irruzioni  date    dai   Papi  ai  Legati 
che   doveano  efeguirle  e  nel  Concilio  trattare  della  fola  faccenda 
preferitta  dalla   Romana  Sede.  Dunque  mentre   nelle  Congrega- 
zioni  precedenti  la  Quinta  Seffione   trattavafi    delli  articoli    che 
doveano  edere  decilì,  l'Ambafciatore  di  Cefare  fìgnificò  ai  Le- 
gati ,  che  quefti  volea  fofpefo    V  efame    dei  Dogmi    e   promofla 
unicamente  la  Riforma;  ed  il  Cardinale  di  Trento  afferì  ,  che 
fpiace  a   Cefare   la  decifione  delli  articoli   del   peccato  Originale, 
della  Lezione  della  divina  Scrittura,  e  della    Predicazione  della 
Parola  di   Dio;   tutto  quefto  è  contrario    a  ciò    che    ei   maneg- 
giava coi  Luterani.    Li  Legati  differo  ,    che    non  poteano    fo- 
fpendere  la  faccenda  effendo  ftata  decretata  dai   Padri  ,    ed  egli- 
no per  comando  del    Papa   doveano  proporla  .  Ripigliò  l'Amba- 
fciatore ,   che  il  faggio  Miniftro  deve  confervare  la  unione    del 
proprio   Principe   colli   altri   ,  né  con  rigore    tanto  efeguirne    le 
irruzioni    quando    da  quefte    ne   proviene  difeordia.    Li   Legati 
con   follecito   meflb  il  negozio  efpofero  al   Papa,  che   ftupì   per  la 
oimanda  dell'Ambafciatore  ,   la  quale  era  oppofta  alle  deliberazio- 
ni del   Concilio,  ed  impedifee  l'antidoto  delle  Erefie.  Comanda- 
va imperciò,  che  fia   pubblicata  la  petizione  di   elfo  Cefare   non 
bene   informato    dell'affare  ,    ma    piuttofto    dai    di  lui   Miniftri 
malamente    iftrurto  ;    e    volea   ,      che    il    Concilio    attenda    al 
negozio  della  Fede  ,   il  quale  non  deve   effere  ridotto  a  contro- 
verfia  .  Tale  iftruzione  piacque    ai  Legati  ,    che    intimarono  Ja 
Congregazione  in  cui  farebbelì  trattato  della  Fede  ,    pel  giorno 

28. 


Storia  de  Romani  Pontefici*  ipr 

28.  dì  Moggio  .   Iq  efla  il  Legato  del  Monte  diffe  ai  Padri:  ,,   Niu-  " —         - 
„   no   può   vietare  al  Concilio  di   attendere  al   Dogma:    chi     jn^EC.  AVI. 
,,  ciò  è   negligente,   favorifce  V  Erefia ,   ed   incorre  nelle  Cenfu- 
,,   re   decretate  contro  li   Fautori  di  quella  „  .  .  .  .    Propofe   poi 
1'  articolo    aell'  O-tginale  peccato  ,    di    cui    erafi    diffufamente 
trattato   nella   precedente.  Il   Cardinale   Paceco  contefTò  di  effere 
pronto    a    dare    mino    al   negozio    della   Reddenza    dei    Vefcovi 
punto   principale  propofto  nella   Adunanza  :    del   refto  nell*  uni- 
re il    Do_>ma   colla   Riforma,  e   (hbilire    la  dottrina    dell' Origi- 
nale* peccato  credea  ,  che   fi   defuma  il  principio  dalla  controverfia 
della    Immacolata  Concezione  della  Vergine.  Con  ciò  ei  favori- 
va  il   delìderio  di  Celare*    poiché   la  quidiorìe  agitata   nelle  Scuo- 
le confumerà     molto    tempo    *     ed    intanto    non    fi   riprovavano 
le  dottrine  dei   Luterani  .  Se  gli   fi   oppofe   il    Vefcovo    di   Fano 
dell'Ordine  de'  Predicatori  ,  li  quali  lofiengono  la  fentenza  men 
grata    alti   Teologi    e   Fedeli   ,    e    con    modeftia    diffe        che  le 
die  Scuole    hanno    in   proprio  favore  eruditi  Scrittori    •    che    la 
Chiefa   non  decretonne*   che  il  luogo  ed  il  tempo  non  fono  òp- 
p~>r:uni    ,  poiché  il  dogma  chiedeva  la  feria  attenzione    de'   Pa- 
dri .    Dunque  era   meglio   il   non   trattarne,  fedando  in  tal  modo 
le  alterazioni    poco  utili   •    il    di   lui    fentimento    fu  approvato 
dalla  maggior  parte,  e  fé  ne  trasferì   ad  altro  più  opportuno  co- 
modo   l' elame  .     Altri   voleano  opporre    nuovo  impedimento    al 
Dogma  ;   né   mancò  chi   giudicò  infruttuofa  la  quiftione  dell'  Ar- 
ticolo ;    non  pochi   diceano   feonveniente     ai   Padri    bifognofi    di 
riforma   il  trattare  de*  mifierj   della   Religione  .    Ripigliò   il  Le- 
gato del   Monte:    Li    Padri    dovendo  trattare    del   negozio    della 
Fede  pò  (Tono  volendolo  riformare  fé  fteflì  :  e  defiderofi  della  ri- 
forma dei   Vefcovi   e  de*l  Clero     doveano    attendere    quelli    che 
fi   fono  porti  in  cammino  e  li   Delegati  dei   Principi  :   e  con  ciò 
correggea  chi  afferiva  neceffario  maggior  numero    de'  Padri    per 
l'autorità    del  Concilio.    Li  Vefcovi  Stabienfe    e    di  Sinigaglia 
difendeano  la  ripugnanza  di  Cefare  .    Dicea  il  primo,  che   trat- 
tandofi   ad  onta  di  eflb  Cefare  del   Dogma  cagionarebbefi  a  quefto 
detrimento,  poiché  quegli   fi  opporrebbe  alli   Decreti.  Soggiugnea 
1  altro ,  che  Cefare   fi  offenderebbe  effendo   ad   efame  ridotto  ciò 
che  ei  maneggiava  nella  Dieta  per  pacificare  le  Parti  .  Ma  l'Ar- 
civefeovo  d'Aix  con  vigore  foftenne  il  comando  del  Papa  ed  il  con- 
figlio  de' Legati  ,  e  diffe,  che  dovea  efaminarfi  il   negozio   della 
Fede  per  cui  era  convocato  il  Sinodo:    che  ognuno    può  rifor. 


ma. 


ip2  Storia  de  Romani  Pontefici. 


^  mare  fé  fleflb  ,  ma  pel  negozio    della  Fede    era  duopo    la  con- 

Sec.XVI.  vocazione  dei  Concilj  .  Il  Vefcovo  di  Fano  ed  il  Generale  Se- 
ripandi  ne  approvarono  il  penfiero  feguiti  da  molti  Padri .  Il 
perchè  fi  decretò  l' efame  del  peccato  Originale. 
Varj  dubbi  LVI.  Nella  Congregazione  delti  15.  di  Aprile  furono  efa- 
e  quiftioni .  rninati  due  abufi  delle  divine  Scritture,  cioè  delle  Prediche  e 
delle  Lezioni .  Il  Cardinale  Paceco  diffe,  che  li  Padri  ai  quali 
fu  raccomandata  la  Provincia,  li  aveano  con-  follecitudine  offer- 
vati  ,  ma  non  con  eguale  modo  efpoflo  il  rimedio  .  Impercioc- 
ché le  cofe  proporle  furono  ordinate  anco  dai  Concilio  Latera- 
nenfe  fotto  Papa  Innocenzo  III.  non  però  con  felice  fucceffo. 
Molti  erano  di  parere  affinchè  li  Ecclefiaftici  fìano  iflrutti  nel- 
le fagre  dottrine,  che  fi  decreti  certo  provento  per  foftenimen- 
to  del  Canonico  che  Teologale  appellano ,  e  la  cura  ne  voleano 
raccomandata  ai  Vefcovi  \  pregando  il  Papa  di  desinare  in  ogni 
Diocefi  per  tale  effetto  il  beneficio  che  vacarà .  OfTervarono  al- 
tri ,  che  provengono  molti  difordini  dalle  prediche  dei  Que- 
ftuanti  e  dai  privilegi  della  Crociata:  e  voleano,  che  eferciti  il 
facro  miniftero  chi  con  previo  efame  ne  otterrà  la  facoltà  dall'Ordina- 
rio. Da  ciò  prefe  occafione  il  Vefcovo  di  Fiefole  malamente  affetto  al 
Papa  ed  alle  Regolari  Congregazioni  di  ricordare  ,  che  tale  mi- 
niflero  è  proprio  delli  Vefcovi ,  ed  eglino  efercitandolo  non  areb- 
bono  neceflità  dei  Mercenarj  :  ,,  Effendo  vero  che  li  Regolari 
poiché  non  fono  deputati  alla  predicazione  ,  deggiono  vivere 
ne'  Moniflerj  .  Dunque  nel  concedere  loro  la  predicazione  fi 
permette  ai  lupi  l' ingreffo  nell'ovile.  Per  il  che  vi  fupplico 
di  non  fopportare  quella  azione.  Se  decretate  diverfamente  , 
protetto  di  foggettarmivi  sforzatamente  :  non  lafcerò  però  di 
ricordarvi  dinanzi  il  tribunale  di  Criflo  ,  che  in  ciò  non  ho 
commetto  peccato.  Dunque  fopra  di  voi  farà  la  colpa  ed  il 
fangue  di  quelli  ,,.  Prima  che  li  Generali  Glauflrali  abbia- 
no modo  di  parlare  il  Vefcovo  di  Bertinoro  Dominicano  ripi- 
gliò: ,,  Noi  dobbiamo  fapere  9  che  il  Papa  è  ii  Vefcovo  dei 
Criftiani  ,  e  che  noi  fiamo  chiamati  a  parte  del  di  lui  mi- 
niftero. Per  la  qual  cola  non  meno  entra  nell'ovile  per  la 
porta  chi  da  quello  è  inviato  al  gregge  di  colui  che  da  noi 
è  mandato.  Dunque  (e  vi  piace  oflervate  ,  che  effo  Papa 
concedette  ai  Regolari  tanti  privilegi  per  cagione  della  no- 
lira  negligenza  fé  non  vogliamo  dirla  ignoranza  :  e  fé  in  tal 
$,  modo    non  averle    egli  difpoflo  ,  la  Chiefa  di  Criflo    farebbe 

,,  de. 


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Storta  de  Romani   "Pontefici,  193 

"„  decaduta  ;  imperciocché  li   Regolari  portano    il  pefo    de'  Ve-  ^         „  ' 
„  fcovi,li  quali  approfittano   del   vantaggio  fenza  fatica,,  .... 
Ad    effo  aderirono    li    Padri .    Ma    perchè    il    Cardinale   Paceco 
avea  introdotto  il  difcorfo    dalla   Refidenza    de'  Vefcovi    e    delli 
impedimenti   che  doveano  vietarti  ,  il  Legato    del  Monte    ripi- 
gliò :  ,,  Sebbene  nelle-  Sanzioni  o  Leggi     la  parte    più  difficile 
,,  fia  l'adempimento  e  la  difficoltà  principalmente  incontrali  in 
,,  ciò  che  diciamo^  nullameno  fi  può  fperare,  che  colla  prefen- 
,,  za    de'  Vefcovi    alle  proprie   Chiefe    fi  otterrà .    Intanto    pre- 
»,   fcrifte  feria  attenzione  peli' affare   che  trattavafi   ,,  .     Indi   ri- 
volto   al  Vefcovo    di  Fiefole    difie  :    ,,  Quelli    che  dal  divino 
,,  Giudizio  pel  gregge  loro  raccomandato  laranno  condannati   fé 
„  noi  difendono  dalli  avverfarj ,   perchè   mai   fi  aggravano,  che  lì 
,,   Regolari    fupplifcano    alle    loro    mancanze  ?    Se    poi    il  Papa 
„  vorrà  *fpogliarli   febbene  fono  tanto   benemeriti   della  Chiefa  , 
,,  eglino  traforeranno  la  predicazione  con  grave   danno,  però  de* 
,,  Fedeli,,...   Dunque  efaminata  feriamente  la  cofa  nelle  priva- 
te  Adunanze  fi  tenne  la  Congregazione  nelli   dieci  di  Maggio:  ed 
il  Decreto  rapporto  li  Regolari   fu,    che  eglino  predichino  fuo- 
ri  le  Chiefe   proprie    col  contenta    dei   Superiori    e    licenza    de' 
Vefcovi  .•   e  nelle  proprie  colla  facoltà  del   Superiore    in  ifcritto 
che  annualmente    fi  approverà    dai  Vefcovi.    Se   predicano    con 
offefa  de'  Fedeli  ,  efli   Vefcovi   loro  vietino    il   fanco  miniftero   , 
avvegnacchè   abbiamo    per  ciò  privilegio.    Se  efpongono    dottri- 
na  ereticale,   li   puniranno.    Li    Padri    però    moderarono    il   De- 
creto e  loro  permifero    di  predicare    nelle  proprie  Chiefe    fenza 
la  licenza  delli  Ordinarj  •  il  che    non   piacque    al  Cardinale   Pa- 
ceco,  che  volea  pel  vantaggio  della  Chiefa  non    vietata    ai   Re- 
ari  la   predicazione*    quattordici    ne  approvarono  il   parere,   e 
li  altri   confermarono  il   Decreto  che   moderava  li   privilegi  di  effì 
Regolari.   Del   redo  il  Seripandi   fupremo  Moderatore  delli  Agofti- 
niani  con  modeftia  ed  efficacia   perorò  per  la  propria  caufa.   Quin- 
di  trattofiì  della   maniera  per  introdurre    nelle  Scuole    de'  Rego- 
lari la  Lezione  della  Sagra  Scrittura  e  la   Refidenza  dei   Vefco- 
vi ,   perchè  opportunamente   il   proprio  gregge     ammaeftrino     nel 
bene.   Ditte   il  Cardinale   Paceco,  che  ciò    era  dovere   ,    e    che 
troppo  indulgente    è  chi   afferifee    non   efiere    eglino    per  diritto 
divino   tenuti  a  quefto  ;  e   volea  reftiruiti   li  Canoni   antichi  rap- 
porto  la  refidenza    de'  Vefcovi  :    talché    li   colpevoli    fieno   privi 
dei  proventi  e  con  pene  Ecclefiafliche    puniti  ,    e    li  contumaci 
Tom.X.  B  b  de- 


ìì 
J» 


ip4  Stovìa  deK.omanì  Pontefici, 

depofti ,  Riguardo  la  dottrina  de'  Vefcovi    era  di  parere ,  che    fi 
Sec.  XVI.    preghi  il   Papa  di  conferire  le  Chiefe  ad  Uomini  dotti    o  fufn- 
cientemente  iftrutti .  Ripigliò  il  Legato  del  Monte ,  che  in  tan- 
ta diverfuà  di  parere  non  lapea  a  qual  partito  appigliarfi  j  bra- 
mava  imperciò  ,  che  li  Padri  efpongano    il  proprio    per  evitare 
la  noja  colla  lezione    di  tanta  varietà  .    Dunque    dopo    di  avere 
con  impazienza  afcoltato  il  Vefcovo    di  Fiefole  diffegli  :  „  Voi 
„  Signore  dicefte  jeri  di  rfdurre  al  Tribunale    di  Crifto    quello 
„  che  contro  il  voftro  fentimento  li  Padri    decretarebbero  :  ora 
chieggo,  fé  nodrite  lo  fìefib  penfiero  ?   Rifpofe  quegli  :  In  di- 
re quefto  non  intendo  di  appellare  ad  un  Giudice  Superiore, 
ma  nel  modo  che  fa  chi  cerca  di  fgravarc  la  propria  cofcien- 
„  za  ;  per  cagione  di  che  io  fono  ora  benignamente  riprefo  dai 
,,  Legati,  dicenti  che  l'appellazione  al  Tribunale  di  Crifto  può 
j,  dirfi  ereticale,  fé  pertinacemente    in  quella  perfifto  .  "  Il  per- 
,,  che  protetto  di  non  aver  detto  ciò  con  animo    realmente    di 
„  appellare  al  Tribunale  di  Crifto,  ma  per  fgravare  la  mia  co- 
„  fcienza  't    e    quindi    riprovo    l' appellazione    prefa    in  rigorofo 
,,  fenfo  „.  Furono  introdotte  nell'Adunanza  delli  21.  di  Mag- 
,,  gio  varie  difpute  rapporto  la  Refidenza  de'  Vefcovi  e  liofta- 
coli  che  a  quella  fi  oppongono  ,  e   variamente  fenrirono    li  Pa- 
dri.   Il  Legato  Cervini  diffe  :    Il  cardine    di  quefta  deliberazio- 
ne   è  pofto    nella  formazione    del  Decreto    della    Refidenza    de' 
Vefcovi  ,    e    nelli  impedimenti    che    a  quella    fi  oppongono  ;  il 
che  richiede  tempo  opportuno    e    più  maturo  efarae  .    Li   Padri 
ne  approvarono  il  parere ,  e  fi  ftabilì ,  che  ]a  faccenda  con  na- 
turalezza fi  a  efaminata. 
Dubbi  tir.      LVII.     Nella  medefima  Congregazione    ed    in    altre    fi  pro- 
ea  il  pecca-  poterò  dubbj  rapporto  l'Originale  peccato,  e  fi  divifero   incin- 
to Origina-  Capi:    il  primo    riguarda    l' eflenza  di  quello  ;    il  fecondo 
le,  ed  imma- /  F  X   n    ,.      ©  .  J?  >.  ,. 
colata  Con-  *a  manlera  on°Q  fi  dirama  ne  Pofteri    di   Adamo  ;    il     terzo    11 
cezione  di    danni  cha  cagiona*   il  quarto    il  rimedio    di  quello;    il  quinto 
Maria.          l' efficacia    di  effo    rimedio  .    Il    Legato    del  Monte    perchè    li 
Padri  attendano  ad  affare  di  tanta  importanza  ,  loro  elibì   1'  au- 
torità dei  Concilj ,  il  Canone  2.  del  Mileviteno  ,    il  Capo   72. 
del  Cartaginefe  ,    li  Canoni   1.    e  2.    di  quello    d'Oranges  ,  il 
duodecimo    del  Toletano  ,    ed    il    fecondo    del  Firentino    nelle 
Lettere  della  Unione,  la  Piftola  d'Innocenzo  I.    data    al  Con- 
cilio Cartaginefe,  il  Capo  4.  della  prima  di  Celeftino  I.  ,  e  la 
84.  di  S.  Leone  feruta  al  Vefcovo  d' Aquileja .    Nella  Congre- 
ga- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  1^5 

gazione  dell*  ultimo  di  Maggio  furono  propofti  li  primi  tre  Ga-  —  ■ 

pi;  ed  i   Padri    il  proprio  parere    efpofero.    Circa    il  primo    il         ■X-Vl* 
Veicovo  Montulanenfe  trattò  della  natura  del  peccato  Originale;  e 
lo  Stabienfe  fpiegò  la  propagazione  con  termini  oppofti  a  quel- 
li del  Montulanenfe.  Del  terzo  eruditamente  favellò  quello    di 
Fano  ,  dicendo    che  bartevolmente  dal  confenfo  .  della  Ghiefa  è 
comprovato,  che  Adamo  era  fiato  ancora  arricchito    di  rettitu- 
dine e  di  giuftizia,eferbandola  come  mercè  il  divino    ajuto  po- 
tea  ,  arebbe  ottenuto  il  premio  della  beata  immortalità  :  il  che 
Dio  donò  ad  effo  come  a  Progenitore  dell'  Uman  Genere ,  tal- 
ché   li   di   lui   Pofteri  farebbono    falvi  in  virtù    di  sì  eccellenti 
doni.  E' certo ,  che  Adamo  peccò  alla  prefenza  di  Dio,  e  che  il 
di  lui  peccato  fu  atto  di  difobbedienza,  e  ne  perdette  la  grazia  per 
fé  e  per  quelli  che  da  effo  nati  farebbono.  Giò  diffe    1' Appo- 
solo :    Per  cagione  di  un  uomo  il  peccato  è  venuto    in  que/io  mondo  e 
col  peccato  la  morte  ,  e  così  pervenne    a  tutti  gC  uomini    in  cui    hanno 
peccato.   Pafsò  al  quarto  articolo,  e  diffe  ,    che    il  folo  Battefi- 
mo  purifica  1'  uomo  dalla  macchia  di  quefto  peccato  e  dalla  pe- 
na dovuta  ad  effo ,  e  notò    due  cofe  :    l' una    riguardo    la  retta 
divina  Giuftizia  che  punifce  ne'  bambini  l'altrui  peccato;  l'al- 
tra rapporto    la  neceflìtà    che'i  Figliuol    di  Dio    fia  venuto    al 
mondo  per  la  Redenzione  comune .  Nelle  altre  Congregazioni  lì 
trattò  del  rimedio ,  e  della  efficacia  di  quello .  Dalle  offervazio- 
ni  dei  Padri  fi    raccoglie  la  menzogna  del  Latino  Interpetre  di 
Pietro  Soave ,  che  vuol*  ciò  trattato  brevemente  e  fenza  atten- 
zione.   Dunque  nella  Congregazione  delli   8.  di  Giugno    fi  leffe 
il  Decrero  dell'Originale  peccato,  ed  il  Cardinale  Paceco    infi- 
nuò  di  aggiugnervi  :    //  fagrofanto  Sinodo  niente  intende  di  definire  della 
Beata  Vergine  ;  [ebbene  piamente  li  Fedeli  credono  ejfere  ella  fiata  con* 
cepita  fen^a  macchia  di  peccato  Originale  :  e  quafi   tutti   ne  approva- 
rono il  detto  ;  alcuni  fi  oppofero ,  ma  non  furono  feguiti  .  Dice- 
vano   quefti  ,    che    effendo    la    opinione    dal  Sinodo    dichiarata 
pia,  fi  riprovava  l'altra  di  empia;  il  che  definifce  la  materia. 
Per  la  qual  cofa  configliarono  l' efame    della  propofizione    e    di 
abolire  le  parole  che  offendeno  1' una    e  l'altra  opinione;    non 
fi  acchetò  il  Paceco-  e  diffe,  che    nella  Congregazione  il  mag- 
gior numero  acconfentì,  che  fiano  inferite  nel  Decreto  .  La  pia 
opinione  è  accetta  alli  Ordini  Regolari  uno  eccettuato,  ed  alle  Ac- 
cademie ce:  Regni  di  Francia  e  di  Spagna  .  Contuttociò  li  Padri  non 
voleano    1'  efarae    di    quella    che   era  da  troppe  fpinofe  difficol- 

Bb     z  tà 


ipó  Storia  de  Roman?  Pontefici. 

■ .  -  tà  accompagnata  ,  ed  attendere  alla  condanna  delle  Erefie  ,  poi- 

c  •     che  in  tempo  più  opportuno    la  quiftione    potrà  agitarfi  .    Dun- 

que lo  Aftoricenfe  volea  levate  dal   Decreto  quefte   parole:   Me». 
te    prefentemente    intende    il    fanto    Sinodo    di   fìabilire  :    e    dai   Do- 
minicani  fu  applaudito  nella  maniera  che   fuol    farli   in   fegnalata 
vittoria  ;  ciò  però  al  Paceco  ed  ai   Francefcani    riufcì    gravoio  . 
La  cofa  per  tanto  a  fegno  arrivò  ,   che  iebbene    molti  credeano 
la  Santa   Vergine  concepita  fenza   peccato  Originale  ,  fofteneano 
però,  che  riprovata  non   fia  l'altra  opinione.   Ed   il   Vefcovo  di 
Bi tonto  fu  di   parere  ,  che  non  fi  debba  decretare    del  Concepi- 
mento di   Maria  . 
Decreti       LVIII.     Dopo  l'efame  del  peccato  Originale  e  delli  altri  A r- 
della  quinta  tjcoij   nc\\i  diecifette  di  Giugno  fi    tenne  la  Quinta  Seflìone  ,  a 
oorto^On"  cul   'nrervennero  1'  tre  Legati  ,  il  Cardinale   Paceco  ,   nove  Ar- 
ginale   pec-  civefcovi  ,  quarantanove  Vefcovi  ,   li    Proccuratori  del  Cardinale 
cato   e  pre- e   Vefcovo  di  Augufta  ,  e  dell' Arci vefcovo  di  Treveri  ,  due  A- 
dicazione      bati  ,  tre  Generali,  ed  i    due  Ambafciatori    di  Cefare .    Il  Ve- 
della  divina  fcovo  di   Pienza  celebrò  •  ed  il  Sermone  recitò  Fra  Marco  Lau- 
Parola.         r€n^  dell'Ordine  de' Predicatori  ;  finito  il  quale  fi  recitò  il   De- 
creto dell'Originale  peccato  contenente  cinque  Canoni.    Il   pri- 
mo fcommunica  chi  non  confeffa  ,  che  *Adamo    colla  tragreffione    del 
divino  precetto  fu  tramutato  in  peggiore  rapporto  il  corpo  e  rtguardo  l 
anima .    Il  fecondo    condanna    chi  foftiene    la  prevaricazione    di 
Adamo  ad  erto  folo  e  non  alla  di   lui   Dipendenza  nociva*  che 
propagò  nel?  uman  genere  la  morte  e  le  pene  del  corpo ,  ma  non  il  pec* 
tato.   Il  terzo  riprova  chi  aflerifce  ,    che    l'originale  peccato    colla 
propagazione  e  non  colla  imitazione    in  tutti  trasfufo  fi  può   cancellare 
colla  for?a  della  umana  natura  o  col  me^XP  di  a^yo  vim^t0    c^e    non 
fiano  li  meriti,  dell'unico  Mediatore  Signore  noftto  Gefucrijìo  :  ovvero  ne* 
ga  ,  che  quefti  col  Sagramento  del  Batts/ìmo  conferito    rettamente    pof» 
fono  applicar  fi   ai  bambini    ed    all'i  adulti.   Il  quarto  anatemattizza 
chi  dice  non  dover  fi  battezzare  li  bambinelli  tofio  nati  ancorché  generati 
da  genitori  Crifìiani  /  ovvero  infegna,  che  non  fi  battezzano  per  confe* 
tir  loro  la  rem'ffìone  de* peccati;  che  non  contraggono  dal  peccato  di  ^da- 
mo brutez?a  ,  la  quale  debba  cancellar/}  col  lavacro  di  rigenerazione  per 
confeguire  la  vita  eterna.   Il  quinto   fcommunica    chi    nega  rimetter* 
fi  ti  reato  della  colpa  mercè   la  grazia    di  Gefucriflo    che   fi  confertfce 
col  Batt efimo  ;  ovvero  dice  ,   che  non  fia  tolto    dal?  anima    la  vera    e 
propria  ragione  del  peccato  •  ma  fi  opera  in  modo  ,  che   ad  ejfa  non  fia 
imputato  y  e  chi  nega  la  concupifcenxa  ejfere  dalli  %Appofìolo  detta  pec» 

ca» 


Storia  de  Romani  "Pontefici.  19J 

tato  ,  perchè  veramente  e  propriamente  ne1  rigenerati  sia  peccato  .  Qt'.e- ■" ' 

fi  a  è  nocevole  a  quei  the  non  acconfentono ,  e  ad  ejfa    con  fortezza    si    RECAVI. 
oppongono  per   la  grafia  di  Gefucrtjìo  •   e    ne*  rigenerati    niente  abòor» 
rtfee    Iddio  ,    fecondo    la    definizione    del    Sagrofento    Concilio  . 
Nel    fine    dei  Canoni    fi  dichiara    non  e-CTere  intenzione    del  Sa- 
grofanto  Concilio    di  comprendere    nel    Decreto    dell'  Originale 
peccato    la  beata    ed    immacolata    Vergine  Maria    Genitrice    di 
Dio*    fiordina  piuttoflo,  che  fi   offervino  le  Corruzioni   di  Sifto 
Papa    IV.   Li    Padri   nella  decifione  del  peccato  Originale    e    di- 
chiarazione dei   Dogmi   fi   attennero  dalli   articoli   fuperflui ,   e  da 
quelli  che  falva  la  Fede   fi  efaminano  dai  Teologi  nelle  Scuole, 
Ji   quali   non   fi  oppongono  alla  divina  Scrittura  ,  alle  Tradizio- 
ni ,   ed   alli   Concilj  :   e   fi   permife  ad  ognuno  di   feguire  la  Scuo- 
la   che    più    gli     aggrada  .    Dunque  non    decretoffì    della  natu- 
ra  dell'Originale   peccato,   intorno  cui   non  convengono    li  Sco- 
latici ,   ne   del   modo  cui   fi   propaga   nelP  uomo  ,    né  del   conce- 
pimento  immacolato  della  Madre  di   Dio.    Nella   medefima   Sef- 
fìone   fi  pubblicò  il    Decreto  di   Riforma  contenuto    in  due  Ca- 
pitoli. Col    primo  fi   preferirle  ai  Teologi  d' iftituire  nelle  Ghie- 
fé  Claultrali    e   Socolari    la   Lezione    della  divina   Scrittura  .    Il 
fecondo    appartiene    ai    Predicatori    ed    alli    Queftuanti    delle  li- 
mofine  ,   e  dichiara  ,  che  //  Vefcovi  fé  non  fono  legittimamente  impe» 
dni  ,  predichino  ti    Vangelo,  ovvero  raccomandino  ad  Uomini  ido- 
nei   il  fanto  miniftero.   In   damo  il    Paceco    fi  lagnò    della  pena 
unica  al    Decreto:   ed  il  Vefcovo  di   Fano  foftenne  ,    che   li  di- 
fprtzzatori     del   Decreto    poflbno  punirfi    colla   privazione    della 
Chiefa  .   Si   comandò   ancora   alli    Parrochi  ,  che    nella  Domenica    e 
giorni  folenni  pafeano  le  pecorelle  loro  raccomandate    col  pane    della  di' 
vtna    Parola  ,     e    con     ciò    che    è    necejfario    per    la   eterna  falute  *,    e 
che    li   Vefcovi    li    costringano  .     Li     Regolari     fenza      licenza 
dei     Superiori     e    fenza    benedizione    del    Vefcovo    poflbno  pre- 
dicare nelle  proprie  Chiefe  ,  e  nelle  altrui   coll'afleofo    di   que- 
fìo  .   Alli  Seminatori   di   zizzanie  e  difeordie  deve  vietarfi  la  pre- 
dicazione .  Li   Queftuarj  di  limoline  non   predichino  ,   e  contra- 
venendo al   Decreto    fiano    dalli    Vefcovi     privati    dell'impiego. 
La   futura  Seflìone   fi   afTegnò  alli    29.  di    Luglio;  che  per  le  tur- 
bolenze di   Germania   fu   prorogata  alli  13.   di  Gennaro   del  1547. 

LIX.     Eflendo   il   Concilio  attento    f.lla   condanna    delle   Ere-    Pao,°  l\L 

f;_    ;i    d  r  ■•„,    .  .        ,,    _     r  „.         ,  ,  icommum- 

le   11    rjpa   perleguitava   li  Eretici   colle  Cenlure .   Sino  dal  J  543-  ca  Ermanno 

dicemmo,  che  Ermanno  Arcivefcovo    di  Colonia    fedotto    dalli  Arcivefcovo 

Lu«  di  Colonia . 


Ip8  Storia  de  Romani  Pontefici, 

?  Luterani  introduffene  nella  Diocefi    l'empia  dottrina  ,    e  che  fi 
oEc.XVl.    proccu,ò  di  ritirarlo  dall'errore.  Ma  perchè  il  Clero    e    l'Ac- 
cademia di  Colonia  il  conofeeano  indurato  nell'inganno  ,  prega- 
rono il  Papa  ed  Imperatore  di  ajuto .  Primamente  Celare    con 
Lettere  del  dì  io.  di  Giugno  del   1545.    li  ricevette    fotto    la 
fua  protezione,  e  comandò  all'  Arcivefcovo  di  produrre  pedonal- 
mente le  proprie  difefe  odi  desinare  Procuratore  per  tale duopo; 
ed  intanto  di  non  fare  novità  e  correggere  le  fatte.  Il  Papa  di- 
provò Ce  fare ,  che  con  autorità  di  Giudice  trattò  dell'affare    di 
Fede  e  Riforma.  Ma  perfuafo  poi   della  retta  intenzione  di  luì 
approvò  il  decretato  ,  e  nelli  8.  di   Luglio    ordinò    all'  Arcive- 
fcovo di  comparire  in  Roma  nel  corfo  di  feflanta  giorni   o  per- 
•  fonalmente  o  col  mezzo  di   Proccuratore .  Dei  redo    febbene  ei 
con  tenerezza  proccurò  di  ridurlo,  il  Vefcovo  non  fé  ne  approf- 
fittò,  e  nel  dì  6.  di  Aprile  del  1546.  riportonne  la  condanna.  Il 
Papa  feparollo  dal  commercio  dei  Fedeli ,  e  depoftolo    dal  gra- 
do difpensò  il  popolo  dal  giuramento   di  fedeltà  ;    ed    in  di  lui 
vece  ordinò  al  governo  della  Chiefa  di  Colonia  Adolfo  de'Con» 
ti  di  Scuvemberg  zelante  della  OrtodofTa  Religione  da  molti  an- 
ni Coadjutore  di  effo  Ermanno,  e  comandò  al  Clero    e  Citta- 
dini   di    favorirlo  .    Ad  Ermanno    la    fentenza    manifeftò    colle 
Lettere  date  in  Roma   prejfo  San  Marco    fotto    il  dì    3.    di  Luglio 
del  1548.  e  del  Pontificato  noftro  XII.  L'Imperatore  che  conofeea- 
h  poco  favorevole    alle  cofe  proprie ,  non  la  curò  ;    e    nelli  7. 
fcrifle  ad  Ermanno  denominandolo  Arcivefcovo  ,  ed  efortandolo 
di  non  dare  ajuto  ai  Protettami,  e  di  proibire  ai  proprj  Suddi- 
ti di  militare  fotto    le  infegne  di  quelli .    Ermanno  ricevute    le 
Lettere  di  Cefare  pubblicolle  ,  e  ne  preferirle  l'efecuzione  .  Quin- 
di appellò  dalla  fentenza  del   Papa  al  legittimo  Concilio    che  fi 
convocarà   in  Germania.  Se  non  che  poi  l'Imperatore  vittoriofo 
delli  Eretici    nell'anno    fuffeguente    volle    efeguita    la    fentenza 
Appoftolica .    Mandò    per  tanto    a  Colonia    due  Uomini  illuftri 
con  autorità  di   efaltare  Adolfo    nella  Sede  con  titolo  di  Coad- 
iutore di  Ermanno  :  quefti  divenuto  più  abbominevole    al   Cle- 
ro ed  odiofo  al  popolo,  e  non  avendo  forze  per  refiftere  al  po- 
tere di  Carlo  fi  ritirò  in  certo  Luogo  del  Principato    a  vivere 
privata  vita*. 
Stipula  con      lx.  Intanto  che  li  Padri  del  Concilio  efaminavano  li  Articoli 
Celare  al-    della  .Giuftificazione    e  Refidenza    dei  Vefcovi  ,    in   Roma    con 
tro  liProte-Par*  Sollecitudine  li  Teologi  faceano  lo  fteflo .  Diceafi  ,    che  1' 

Ira- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  ipp 

Imperatore  preparava  numerofo  efercito    contro    li  Luterani  ;   fi  * 

vedea  la  recluta  de*  faldati  ,  febbene  quegli  occultavane  il  mo-  EC' 
trivo .  Imperciò  li  Luterani  deliberarono  di  non  attendere  al 
Concilio  di  Trento,  di  prolongare  1' alianza  ftipulata  pella  di-  tìanti,  ed  in- 
fefa  e  confervazione  della  nuova  dottrina  ,  di  non  abbandonare  llta. aJJu  .a 
1'  Arcivefcovo  di  Colonia  ,  e  di  configliare  Cefare  a  non  con-  atn  ^nncI'' 
trariaria  •  e  quefti  piuttofto  li  efortò  di  meditare  la  pace  e  de. 
porre  la  pertinacia.  Eglino  perciò  fi  convocarono  in  Ratisbo- 
na  e  vi  tennero  Colloquio,  che  riufcì  gravofo  all'Imperatore  il 
quale  cfortolli  di  afiiftere  alla  Dieta  che  ei  volea  radunare*  que- 
fti  non  v'intervennero,  però  vi  fpedirono  li  Legati .  Del  refto  fi 
riduffero  nelle  Calende  di  Aprile  in  Worms,  ove  trattarono  di 
molti  affari  ;  ed  ufciti  dall'Adunanza  prefero  le  armi  conrro  Ce- 
fare.  Il  Cardinale  Triulzi  per  comando  di  quello  avea  propofto 
al  Pontefice  1'  alianza  in  depreflione  dei  Luterani  ,  e  fi  con- 
chiufe  nel  Senato  Appoftolico  ne'  22.  di  Aprile  ,  in  cui  etto 
Triulzi  eipofe  le  condizioni  ,  ed  erano  :  Effendo  la  Germania 
dalla  Erelìa  combattuta  con  .danno  delli  affari  terreni  e  divini , 
ed  effendofi  proccurata  la  pace  fenza  frutto  ,  febbene  per  quella 
è  convocato  il  fagrofanto  Concilio  di  Trento  ,  a  cui  li  Lute- 
rani e  quei  di  Smalcalda  non  vogliono  foggettarfi  ;  imperciò 
attenti  il  Papa  e  Celare,  che  l'opera  fia  fruttuofa  ad  etta  Ger- 
mania  ,  di  decoro  a  Dio  e  vantaggio  alla  Criftiana  Repubbli- 
ca ,  deliberarono  di  ftipulare  vicendevole  alianza  .  Quindi  Ce- 
fare iovivenuto  dal  Pontefice  fi  porterà  nel  vicino  Giugno  con- 
tro li  Eretici  e  li  aftrignerà  di  ridurfi  alla  vera  Religione  ,  e 
predare  obbedienza  alla  Sede  Appoftolica;  ovvero  adoprerà  mez- 
zo più  mite  per  difingannarli  ,  (e  gli  verrà  permetto .  Vietavafi 
a  Cefare  di  ftipulare  accomodamento  colli  Eretici  oppofto  all' 
alianza  fenza  F  attenta  del  Papa:  quelli  entro  un  mele  sborfcrà 
in  Venezia  cento  mila  feudi  ,  altri  centomila  trafmeffi  ad  Au- 
gufta  s' impiegaranno  nella  guerra;  compiuta  quella  tornerà  in 
beneficio  del  Papa  il  foldo  non  confumato  .  In  oltre  quefti  ali- 
menterà dodici  mila  Fanti  e  cinquecento  Cavalli  fono  il  coman- 
do del  Legato  Appoftolico  che  li  condurrà  all' efercito:  conce- 
derà a  Cefare  la  metà  dei  proventi  deili  Monafteri  di  Spagna 
che  non  faranno  adoprati  in  altro  impiego.  In  tempo  della 
guerra  entrambi  vicendevolmente  fi  aiuteranno  effendo  dalli  av- 
veriarj  affaliti .  Falfamente  il  Potano  fcrive,  che  fegretamente  l'aliar.- 
zaapprovò,perchè  rimanga  occulto  lo  ftipulato  contro  il  Re  di  Fran- 
cia 


200  Storia  de  Romani  "Pontefici. 

rr-'  eia    ;    ma    pure    fi  ìeffe    in    pubblico    Confiftorio  ,   e    fi  regi- 

Secavi.  ^^  ne]|j  ^tti  #  Dicevafi  ancora  effere  lecito  ai  Principi  Cat- 
tolici di  aderire  all' alianza  colle  condizioni  di  pefo  e  di  ono- 
re convenevoli.  Il  Pontefice  ed  in  nome  dell'Imperatore  il 
Cardinale  Madrucci  e  Giovanni  Vega  foferiflero  il  trattato ,  ed 
i  Padri  detonarono  Legato  della  fpedizione  il  Cardinale  Farne- 
se .  Li  Capitoli  furono  approvati  concordemente  ,  e  fi  accor- 
da la  vendita  dei  beni  dei  Monafteri  di  Spagna,  a  condi- 
zione che  Cefare  dia  in  pegno  l'equivalente.  Quefti  feriffe  ai 
Principi  e  Città  di  Germania  ,  loro  efponendo  che  facea  guer- 
ra non  a  motivo  di  Religione,  ma  per  confervare  il  fuo  diritto, 
]a  dignità  Imperiale,  e  la  libertà  dalli  fediziofi  opprefia  ;  ed  il 
Pontefice  proccurò  d'indurre  contro  li  Luterani  li  Principi  Cat- 
tolici .  Primamente  fcrifle  a  quello  di  Francia  efortandoio  di  armare 
contro  quelli  che  erano  la  cagione  d'ogni  difordine,  che  negavano 
di  aflìfiere  al  Concilio  e  di  riceverne  le  decifìoni  :  xAbbiamo  of* 
fervato  ciò  che  tu  penfi  di  quejìa  condizione  di  uomini ,  e  Jappiamo  , 
che  bai  ordinato  ,  che  fiano  tenutijontani  dai  tuoi  dom'tnj  e  popoli  il 
malore  e  perverfa  fuperfìixjone  j  nel  che  rijplendcno  la  virtù  deli1  animo 
tuo  e  la  /ingoiare  pietà  verfo  Dio  Onnipotente  :  quejìa  sì  è  re  fa  palese 
a  tutti ,  ne  verrà  meno .  Noi  certamente  diretti  dalla  Fede  e  pietà  ab- 
biamo trattato  della  falute  e  ravvedimento  di  cofloro  col  carijfimo  fi* 
gliuolo  nóflro  Carlo  Imperatore  de*  Romani  fempre  %Augufìo  ,  a  cui  prin* 
cipalmente  appartiene  /'  affare  di  Germania  ,  operammo  con  ajjiduità  e 
diligenza ,  che  ei  intraprenda  la  cura  di  fanare  quella  nobiltjjima  Na- 
T^jone ,  e  chi  rìdur  non  può  nel  retto  fenderò  colla  autorità  ed 
ammonizioni ,  coflringa  colle  armi  e  col  ferro  .  Per  ti  che  a  Noi  confi» 
glia  V  opera  e  f  alian^a ,  e  Noi  ad  effo  efibimmo  foldati  ed  ajuto  ,  ed 
adempiremo  alle  promifjìoni  ,  f ebbene  non  molto  posano  le  nofìre  for^e 
e  le  ricchezze  della  Romana  Cbiefa  f  (  imperciocché  la  nofìra  facoltà  è 
fuperata  dalla  grande^X?  del?  affare  )  ma  per  cooperare  alla  divina 
ifpiraxjone  e  foddisfare  al  defideno  che  abbiamo  ,  proccuriamo    il  decoro 

*  della  Religione .  La  qtial  cofa  ancora  abbracciammo  ,  fperanxfti  che  ten- 

tato ogni  me^XP  inutilmente  quefìa  fia  la  via  certa  per  ottenere  la  pa- 
ce del  Crifìiano  nome  ....  Efortiamo  per  tanto  la  tua  Maefìà  nel  Si- 
gnore ,  e  preghiamo  di  approvare  le  ragioni  Nofìre  e  favorirle  col?  aju- 
to y  e  fé  le  preghiere  e  la  Dignità  Nofìra  hanno  vigere  preffo  te  ,  ti 
fupplichiamo  di  unire  alle  no/ire  le  tue  for^e  ....   Date    nel  li    21.  di 

«  Luglio  del  154Ó.   Nel  fuffeguenre  ne   fpedì   altra  al  Re  di  Polo- 

nia efortandoio  a  favorire  l'alianza.  Quefti  a vea  prometto  a  Ce- 
la- 


Storta  de  Romani  Pontefici;  201 

fare  opportuno  loccorfo  .  Scritte  ancora  al  Doge  di  Venezia  ed  al  **""*S 
Senato   ricordando  loro  li  eiempli  dei  Maggiori  che  tante  voli;e    ***wG*» 
militarono  contro  gì'  Infedeli  pella  Cattolica  Rejigione  ,  e  pre« 
golii   di  armare  contro  li  Luterani  .   Furono  li  Veneziani   tenta* 
ti  con  promette  olla  depreditene    dell'  Imperatore;    ma    li  efimj 
Padri  aderirono  al  Pontefice  .   E  Paolo  cfortò  all'imprefa  altri  Prin- 
cipi d'Italia  e  di  Germania.    Siaci  lecito    di  recitare    porzione 
della  Lettera  data  all'Arcivefcovo  di  Magonza  :   In  fomma  tuttala, 
no/ira  cura  e  follecitudine  è  attenta  nelfefortare  ed  ammonire  chi  è  collocato 
neW  onore  del  Principato  ,  perchè  fenta  bene   di  Dio    e    della  Cattolica 
Fede ....  e  fperan^iii  che  quejio  è  tempo  opportuno    alla  tua  pietà    ed 
animo  grato  verfo  Dia  coli'  aderire  alla  fanta  alian^a  [èco  Noi ,  ti  efor» 
tiamo  a  promovere  la  caufa  del  Signore  non  folo  col  de/ìderio    ma  an- 
cora coli1  opera  .  Il  che  appettiamo  da  te  Venerabile  Fratello  che  adorno  di 
tfimia  Ecclefiaflica  dignità  [et  Elettore  del  Sacro  Romano  Impero  ,  e  devi 
eftbire  ajuto  a  Dio  ed  alla  Patria  .. .  La  invitta  diligenza  e  diflimu- 
lazione  di  Cefare  non  poterono  tanto  occultare  le  mire  alli  Pro» 
telanti  e  principalmente  a  Gian-Federico  Duca  di  Saffonia  ed   Elet- 
tore ,  che  avvedutoli  di  quelle  prima  di   lui   condurle    1' e  fere  ito 
in  campo  .  Cefare  per  tanto  con  Editto  del  dì  20.  di  Luglio   il 
proferitte  dicendolo   perfido  ,   fediziofo  ,    reo    di  lefa  Maeftà   ,  e 
(turbatole    della  pubblica  quiete  ;    e    la  medefima  forte  toccò  al 
Lancgravia  d'Aflìa.  Li  due   Principi    noi  curarono    ed    intima- 
forigli  la  guerra,  adducendo  ragioni   per  purgarfi  dalle  accufe  ,  e 
conteftando  di  difendere    la  propria  caufa .    Frattanto    trattarono 
affai  lentamente  le  armi  ;  il  che  tornò  opportuno  a  Cefare  ,  il 
quale  non  ettendo   pervenute  in  Germania  le  truppe   Pontificie  , 
cercava  tempo  e  teneva  fofpefi   li   nimici  .  Il  Papa  foddisfece  al 
fuo  dovere,   e  mandò  a  Cefare  circa  dodici   mila  Fanti  ed  otto- 
cento a  Cavalli  ,  ai   quali  ducento  ne  unì  il   Duca  Cofmo  di  Fi- 
renze  ,  e  cento  quello  di  Ferrara.   Die  il  comando  dell' efercito. 
ad  Ottavio  Farnefe    fotto  la  direzione  del  Cardinale,  Aleffandro 
di    lui  Fratello;    ma    quando    richiamò     etto  Cardinale  a  Roma 
\i  foftiiuì  1'  Arcivefcovo  di   Rottano  .   Nelli  20.  di  Luglio  giun- 
fero   a  Trento   le   truppe   Pontificie  ,  ovvero    a   Mufatello   Villa 
dittante  due   miglia  dalla  Città  ;   di   quefto    fcrive     il   Mattarelli 
così  :    ,,  Nel   dì    2(5.    di   Luglio    1'  Illu^riflìmo  Oaavio   Farnefe 
„  Capitan  Generale  dell' Elercito  ,  Gutribattifta  Savelli   Genera- 
„  le    di   Cavalleria  ,   Aleffandro  Vitelli   Generale    di   Fanteria  , 
„  Paolo  Vitelli  ,    Federico,  Savelli  ,    Giulio  Orfini  ,    Sforzino 
TomX.  G  e  „  Sfor- 


202  Storia  de  Romani  Pontefici 

f— — — *  „  Sforza  di  S.  Fiora  Colonnelli ,  ed  altri  Capitani  e  Nobili  fui 
Sec.XVI.^  rono  ricevuti  dai  Legati    con  onorificenza.    Mentre    erano  a 
„  Menfa   1'  efercito  pofto  in  ordine  pafsò  dinanzi    eflì   Reveren- 
„  diflìmi  Legati,  ed  era  formato  di  Soldati  quafi  tutti  Italiani 
„  che  militano  a  proprie  fpefe    per  caufa    di   Religione    contro 
j,  li   Luterani  ,, .  Nelli    13.  di  Agofto  fi  unirono  colli  Cefarei: 
ed  il   Papa  ordinò  pubbliche  preci  per  ottenere  da  Dio  la  bene- 
dizione pella'fanta  imprefa  :  concedette  la  remiflione  de'  pecca* 
ti  a  chi   farebbe  orazione  per  la  pace  della  Chiefa  ed  annienta- 
mento della  Erefia.  Commoffi  li  Principi  e  popoli    dalle  folle* 
citudini  del   Pontefice    lo  favorirono  ,    e    dal  Regno    di  Napoli 
e  Lombardia  fi  radunarono  fei  mille  Soldati .  AH*  efercito  Cefa* 
re  depu  ò  con  titolo  di  Generale  Comandante  Ferdinando  Alva- 
ro di  Toledo  Duca  d'  Alba  valorofo  nelle  armi,  e  fotto  il  co- 
mando del  Conte  di  Burano  fi  unirono    all' efercito    dieci  mila 
Fanti  e  quattro  mila  Cavalli  della  Germania  inferiore,  e  pochi 
Italiani  e  Spagnuoli .    Cefare  poiché    avea    efercito    inferiore  a 
quello  dei   nimici,  volle  ftare  fulle  difefe  :   e  li  Proteftanti  facil- 
mente T  arebbono  vinto  ,    fé  il  Saflbne    ed    il  Lantgravio    non 
foffero  fiati   in  difparere  ,    cui   mercè    perderono    la  opportunità 
del   trionfo.   Unite   le  truppe  Carlo  fé  mirabili   progredì  ,  ricu- 
però molte  Città  e  battè  fovente  li  nimici .  Quindi  vide  il  Pa- 
latino Elettore  del  Reno  che  pregavalo  di  perdono;  l'efercito  Ere- 
tico fi  leparò   infruttuofamente  ;  ed  il   negozio  a  tale  miferia   fi 
riduffe  che  non   potè  più  riftabilirfi  ;  e  l'Imperatore    ai  nimici 
accordò  la  pace  con  dure  condizioni . 
Trattato      LXI.     Dei  refto    per  le  turbolenze    di  Germania    non  lafciò 
della  giudi- il  Concilio  di  efaminare  le  quiftioni  di  Giuftificazione  e  di  Gra- 
ficazione  in  zja  j  fe\\e  quaji  doveafi  tenere  trattato  dopo  il   Decreto  dell'O- 
vane    Adu-  rjgjnaie  peccato,  di  cui  erano  rimedio  .   Il  Legato  Cervini  effendo 
infermo  il  del  Monte  di  {Te,  che  l'Articolo  della  Giuftificazione  il 
quale    dovea  efaminarfi  ,  era  più  fpinofo    di  quello    della  origi- 
nale colpa.  Imperciò  di  quello  parlarono  molti  Scolaftici  ,  e  di 
quello  pochi.   Predavano  però  baftevole  lume  li  Scrittori  che    fi 
oppofero  ai  Luterani .   Ripigliò  il  Polo  ,  che  quello  Capo  era  bene 
a  quello  unito,  perchè  li  Fedeli  conofeano-,  che  li   danni  della 
colpa  di  Adamo  fono  fanati  dalla  copiofa  Redenzione  di  Crifto  .  Ma 
effendo  la  cofa  difficile  doveafi  impetrare  da  Dio  lume  ed  ajuto: 
efortava   imperciò  li  Padri  di  leggere  attentamente  li    libri  delli 
avverfarj,  ripudiare  il  cattivo  ,  e    ricevere    il  buono:  poiché  è 

co- 


Sporta  de  Romani  Pontefici.  203 

coftume  delli  Eretici  di  frammifchiare  col  fallo  alcun  vero  per 
avvalorare  la  menzogna.  Il  Paceco  ripigliò  ,  che  per  difcuterr  *BC,*,V*# 
il  dubbio  della  giuftificazione  mancano  li  lumi  delli  Scolaftici 
e  Concilj  :  per  il  che  peniava,  che  li  Teologi  riducano  l'affare 
a  certi  capi  ,  che  efibiranno  ai  Padri  nelle  Congregazioni .  In 
tal  modo  provveduto  lume  baftevole  alla  ofeurità  formarebbefi 
con  minore  difficoltà  il  Decreto  .  Dunque  più  volte  •  li  Teolo- 
gi convennero  in  certo  luogo  per  efaminare  la  materia.  Si  con- 
vocò quindi  altra  Congregazione,  in  cui  il  Legato  del  Monte 
dille ,  che  penfava  di  dividere  la  materia  in  tre  capi.  Primo  , 
in  qual  maniera  li  meriti  di  Gefucrifto  fi  applicano  ai  Fede- 
li ?  Secondo,  che.debbafi  fare  per  confervare  nell'anima  propria 
la  divina  Grazia  ?  Terzo ,  che  per  riacquiftarla  perduta  ?  e  fé 
può  ottener»*  colle  forze  naturali  ?  ed  in  qual  modo  fi  riac- 
quifti?  e  fé  la  ricuperazione  fia  fimile  o  diffimile  dalla  prima? 
Li  Padri  approvarono  il  penfiero  del  Legato:  il  folo  Proccuratore 
dell'Arcivefcovo  di  Treviri  volea  unito  a  quello  articolo  Pefame 
del  Libero  arbitrio;  fé  è  vero  che  per  ottenerlo  l'uomo  deve  coo- 
perarvi; il  che  certamente  proviene  dal  libero  arbitrio.  Dunque  li 
Teologi  doveano  efibire  il  loro  parere  riguardo  la  giuftificazione 
nome  e  natura  di  quella  e  la  caufa  di  efla  giuftificazione;  cioè 
quello  che  opera  Dio, e  che  fi  ricerca  dall'uomo?  del  detto  dell' 
Apposolo  :  L'uomo  è  glufiificato  per  la  Fede?  Se  appartengono 
alla  giuftificazione  le  opere  che  la  prevengono  e  fuccedono  ?  E 
li  Dogmi  che  devono  effere  definiti,  con  quale  autorità  debba- 
no effere  avvalorati  fé  delle  divine  Scritture,  dei  Concilj,  dei 
Padri  ,  ovvero  delle  Appoftoliche  Tradizioni  ?  Delle  quali  co. 
fé  dopo  molte  difpute  fi  formarono  li  Decreti  promulgati  nella 
Sefta  Seffione.  Li  Padri  fi  occuparono  nella  interpretazione  del- 
le parole  dell' Appoftolo  :  Ly  uomo  è  grufi ificato  perla  Fede  ,  poi- 
ché erano  ufurpate  dalli  Eretici  in  difefa  della  propria  caufa . 
Il  Padre  Claudio  Jayo  Gefuita  offervò  ,  che  1' Appoftolo  le  af- 
fermava comprovando  che  la  giuftificazione  è  graziofa  :  poiché 
la  Fede  delle  cofe  che  conducono  l'uomo  alla  giuftificazione,  è 
dono  gratuito;  e  le  altre  poffono  impetrarfi  col  mezzo  della 
Fede;  il  che  fi  attribuifee  alla  Fede  non  la  giuftificazione,  ma 
che  mercè  di  effa  poliamo  effere  giufti.  Del  refto  la  Fede  non 
è  baftevole  come  comprova  S.  Agoftino  nella  Lettera  data  a 
Bonifacio.  Dunque  la  Fede  può  effere  nell'anima  priva  di  buo- 
ne opere,  né  è  baftevole  per  fantificarla. 

C  e     z  LXII. 


204  Storta  de  Romani  Pontefici . 

^TMW"*'-  LXTT.  Nel  dì  26.  di  Luglio  giunfero  li  Oratori  del  Re 
Secavi.  £rjrtiani{fimo  che  elibirono  il  kegio  mandato  ,  e  fi  lefle  nella 
Giungono  li  Congregazione  doJli  trenta;  il  Legno  del  Monte  in  tal  modo 
Anbafcia  parlò:  „  Mi  viene  confcgnato  il  mandato  e  la  dimanda  delli 
tori  del  Re ^  Ambalciatori  per  effere  introdotti  nel  Sinodo  e  nelle  Genera- 
Tt nCr '"   ^   Congregazioni,   per  il  che  dobbiamo  riflettere  non  del  lo. 

1  Cor  '•*  ,•  lo  ricevimento  di  quelli  ma  ancora  del  Iuopo  che  loro  con- 
rapporto le"  „  .-  *..  ..  j  -d  j-.  r 
precedenti  "  Vlene*  "ercl°  attendiamo  il  parere  dei  radn  e  pentiamo  se- 
co fé  .  iì  cettarli  nel  modo  onde  ricevemmo  li  .Cefarei' „  .  Il  Paceco 
commendò  ia  pietà  del  Re  CriftianifTìmo ,  ed  efortò  li  Oratori 
che  pel  ricevimento  del  mandato  frano  grati  ai  Padri  che  li  ac« 
colfero  nelle  Seflioni  e  nelle  Congregazioni  y  perchè  fiano  di 
giovamento  colla  loro  prudenza.  Rapporto  il  luogo  dicea,  che  non 
doveafi  determinare  per  impedire  le  difeordie  colli  Oratori  Ce- 
farei  ;  la  faccenda  deve  ferbarfi  a  più,  opportuno  configlio  ,  che 
verrà  fuggerito  dalle  condizioni  del  tempo  .  Se  poi  vuol  decre- 
tarfì,  fuggeriva  ,  che  fi  oflervi  il  rito  de'  pattati  Concilj  e  del- 
la Sede  Appoftolica,  di  che  non  era  iftrutto.  Piacque  imper- 
ciò  ai  Padri  di  rimettere  l'affare  alla  prudenza  dei  Legati  ,  ov- 
vero di  approvare  il  parere  del  Paceco  .  Alcuni  però  importu- 
namente lulcitarono  la  controverfia  del  Re  de' Romani  ,  e  di- 
ceano  ,  che  li  Ambafciatori  del  Re  de'  Romani  nel  .Concilio 
Lateranenfe  furono  ammefsi  prima  dei  Francefi  :  a  che  rifpon- 
dette  1*  Arcivefcovo  di  Armach  ,  che  Mafsimilliano  in  quel  tem- 
po fé  non  era  adorno  della  Cefarea  Corona  ,  godeva  li  diritti 
della  dignità  Imperiale  ;  ma  Ferdinando  è  condecorato  col  folo 
titolo  di  futura  fuccefsione  dell'Impero.  Il  Vefcovo  di  Feltre 
ricordò  colla  autorità  di  antichi  efempli  ,  che  poflbno  in  un 
fol  tempo  effere  due  Imperatori,  e  che  il  Re  de' Romani  con- 
cede li  fa-vori  che  appartengono  all'Imperatore.  Ma  il  Vefco- 
vo di  Bitonto  negò  ,  che  Carlo  e  Ferdinando  fiano  due  Impe- 
ratori,  ed  iftupiva  nel  fentire  moffo  tale  dubbio.  Se  non  che 
il  Legato  ricordò  il  Decreto  fatto  ,  che  niuno  acquifti  dirirto 
col  luogo,  né  riceva  pregiudizio.  Li  Ambafciatori  avvifati  di 
quefto  fi  commoffero  ,  e  dichiararono  primamente  col  mezzo 
del  Vefcovo  di  Agde  e  poi  colla  propria  voce  quando  vifitaro- 
no  li  Legati ,  che  partirebbero,  fé  nel  Concilio  non  abbiano 
luogo  colli  Ambafciatori.  QueRi  procurarono  di  acchetarli,  di* 
cendo  che  riporterebbono  applaufo  fedendo  in  luogo  diftinto  , 
da  cui  produrranno    liberamente    il  proprio  femimento  ;    quelli 

di 


Storta  de  Romani  Pontefici.  205 

di  Ferdinando     non  ancora  aflìfterono    alle  pubbliche  Adunanze      — v\7J 
dopo  l'arrivo  delli   Cefarei,  li   quali  poflbno  intervenirvi   in  nome        c* AVi* 
dei  due  Fratelli  .  Li  Francefi  però  voleano  far  credere  ai  Legati,  che 
farebbonó  partiti:  cederono  poi,  perchè  l'affare  ridotto  a  controver- 
sa non  ifturbi  il  Concilio,  e  loro  ballò  di  ledere  dopo  li  Cefarei  •  e 
queftì  moftrarono  contento  di  afliftere  alla  Congregazione  colli  Fran- 
cefi :   talché   il    Mendoza  febbene  affalito  da  febbre    volle   inter- 
venirvi  col  Toledo,   che  folo  alle  altre  Congregazioni  affiftettc. 
Quindi   il   Danes  recitò  difeorfo   in  lode  del  Re  ,  Regno  ,  e  Chie- 
fà  Gallicana,   in  cui  fioriva  la  Fede  Cattolica^  lodonncle  fatiche 
(offerte  per  la  di   lei    propagazione  ,    eflirpazione    delle  erefie   , 
protezione  dei   Pontefici ,  ed  arricchimento  della  Romana  Chie- 
ia  j  che   il   Re  confervò   nel    Regno  efTa   Fede  ,   perfeguitò  li  E- 
retici,e  favorì   il  Concilili   decreti  del  quale  difenderà  .  Prega- 
va,  fé  quegli   operò  cofe  grandi   pel  vantaggio    della  Chiefa,  che 
gli   fi  confervino  li   privilegi  .   Rifpondette  il  primo  Legato,  che 
le  cofe  fatte  dai   Ke  Criftianiffimi   per  la  Religione  e  Sede  Ap- 
poftolica  deggiono  con  piacere  rammentarfi  :   e  fi   provò  fenfìbi- 
le   nel   fentirle  ridette.  Li    Padri  ricevono  per  tanto    il  manda- 
to della  Legazione    con   iftima    e    li   Ambafciatori    con  affetto. 
Ringraziano  il   Re,  che  con  tanto  buon  animo  favorifee   il  Con- 
cilio,   avendo  depurato  ad  aflìftervi   Uomini  efimj  ed   adorni   di 
dottrina  e  prudenza.  Si   conferveranno  li  privilegi,  purché   fiano 
uniformi  al  bene    della  Criftiana  Repubblica .    Dunque    erra    lo 
Spondano  nel   dire  recitato  dall' Oratore  .il  difeorfo    nella  Quin- 
ta Seflione.    Li   Atti    del  Vaticano  ,    li   Mfs.    del   Maflarelli    e 
molti    altri  Monumenti    lo    riducono    a  Congregazione    a  bella 
porta  convocata  . 

LXIII.  Dopo  varie  difeordie  per  la  prorogazione  della  Seflione      ^ttj  rap, 
quefta  fi   affegnò  alli    13.  di   Gennajo  dell'anno  proflimo.   Qpin-  p0rt0  ja  re. 
di   con    attento  ftudio   fi   trattò    la   Riforma  e    la    Refidenza    dei  fidenza   de' 
Vefcovi  ,   Dalle  Lettere  del   Cardinale   Farnefe  delli   30.  di  Giù-  Vefcovi . 
gno  raccogliamo  ,  che  il   Papa  ordinò  ai  Legati  ,    che  nel   De- 
creto  della   Refidenza   de'  Vefcovi   non   fiano  elprefli    li  Cardina- 
li :    poiché   le   rene   contro  li   fupremi   Senatori   del   Principe    dal 
"folo    Principe   dipendono,    ed  egli    di  ciò  difpofe    con   particola- 
re   Breve.  Cr-mandò   in.  oltre ,  che   non    fi   riduca  a   quiftione  ,   fé 
la  R  elìdenza   fia  di   diritto   divino  ovvero   umano;   ma   quando   lì 
Legati    propofero   il    Decreto,  febbene  omilero   li    due  Capi  ,  udi- 
rono, the  alcuni  ne  voleano  trattato,  e  furono  corretti  di  non 

tra- 


2o6  Storta  di  Romani  Pontefici. 

traforarli;  e  differo,  che  il  Pontefice  non  rilafsò  la  Refidenza, 
Sic.  XVI.    c  cne  era  fuperfiuo  confumare  il  tempo  in  brighe  ,  che  tendo- 
no a  reftrrgnerne  l'autorità  ^  Dclli  Cardinali  aflcrirono,  che  rut- 
li  erano  difpofti    a  rifiedere    preffo    le  proprie  Chiefe  ;    ma    la 
grandezza  del  grado  certamente  non  permette  ,  che  fieno  nomi- 
nati :  fi  può  bensì     far  ufo    di  forinole  generali    che    compren- 
dane .    Ma  perchè    alcuni    condannavano    la    moltipliche    delle 
Chiefe ,  il  che  fovente  fuccedea  in  favore  dei  Cardinali  ,  e    ne 
voleano  vietato  P  abafo  ,  il  Legato    del  Monte   ripigliò  ,    che 
non  fi  può  in  una  fol  volta  trattare  di  molte  cofe  ;    e  che    fé 
ne  parlerà  quando  il  Pontefice  decreterà   certa  Legge-  ed  appun- 
to così  fu  fatto.  Furono  diverfi    li  fentimensi  nella  formazione 
dei  Decreti .  Riguardo  la  Refidenza  e    diritto  divino    moho    fi 
difputò ,  e  niente  di  certo  fi  ftabilì .    Li  Spagnuoli    diretti    dal 
Paceco  voleano  ,  che  la  faccenda    fi  rimetta    ai  Sinodi  Provin- 
ciali .  Altri  diceano,  che  eflì  Provinciali  Sinodi   fi  trafeurano,  che 
fov*ente  approvano  il  configlio  dei  Principi,  ed  in  grazia  di  quefti  fi 
oppongono  al  Papa:  la  fperienza  comprova,  che  per  ciò  nacquero 
leerefie;  febbene  ne'primi  Secoli  efli  Sinodi  giovarono  alla  Chie- 
fa.  Non  pochi  voleano  decretate    graviffime  pene    contro  li  af» 
fenti  :  altri  fofteneano  ,  che  li  Re  non   poflbno  feiorre  li  Vefco- 
vi  dall' obbligo  della  refidenza,  ma  ciò  fi  trafeurò  per  non  of- 
fenderli .  Ad  altri  fpraceva  la  reftrizìone  onde    non   fi  eccettua- 
no li  legittimi  impedimenti;  ed  altri    la  riputavano    neceflaria 
e  doverofa .  Chiedevano  alcuni ,  che  li   Regolari    quando  pecca- 
no fuori  del  Moniftero  fiano  puniti  dai  Velcovi  ;  e  che  ad  ef- 
fi  Vefcovi  fi  accordino  altri  privilegj    per  accrefeimento    di  au- 
torità e  giurifdizione.  Ma  perchè  li  Legati  conobbero   ,  che  il 
trattato  era  inopportuno,  il  differirono  ad  altro  tempo. 
Trattafi      LXIV.     Intanto  nelP  efame    fatto    nelle  Congregazioni    delli 
éellaTrasla- Articoli   della  Giuftificazione  e  Refidenza  dei  Velcovi   fi  attribuì 
zio  del   Si-  ajja  incuria  loro  il  male  della  Chiefa  ,  ed  inforfero  tra  li   Car- 
»°ffftu[ip-  d inali  del  Monte  e  Madrucci  tali  diflìdj ,  che  agitarono    li   Pa- 
pa e  non  da  ^r' •  A  che  uniflì  il  terrore  della  guerra  che  avea  (turbato  mol. 
Cefare.        ti,  e  fi  cominciò  a  penfare  alla  fofpenfione  del  Sinodo  .    Molti 
voleano  partire  ed  afikurare  la   propria  vita;  e  poco  attendeano 
all'affare  del  Dogma  e  della  Riforma.  IJ  perchè  li  Legati  propo- 
fero    di    cambiare  Luogo    ed    altrove    trafportare    il    Concilio  . 
Prima  che  in  Trento  ebbefi  notizia  dell'alianza  del  Pontefice  e 
di  Cefare ,  quelli  feri  fiero  nelli  2 3.  di  Giugno  al  Cardinale  Farnefe , 

com- 


Storta  de  Romani  Pontefici .  207 

comprovando  che  il  Concilio    in  Trento    non   era    decorofo    rè 
ficuro,  ed  il   Madrucci  poco  attento  nel  provvedere    il  neceflario 
riducca  li    Padri  a  non  applicarfi  all'  efame  della   Fede  ,  per  cui 
erano  là  convocati .   Non  piacque  al  Papa  il  penfiero,  perchè  non 
volea  offendere  Cefare  ,  con   cui  trattava    di  alianza  ,    né  volea 
fciorre  il  Sinodo  per  cui  decoro  e  difefa  intraprendeva  la  guerra. 
Il  perchè  comandò  loro  di  non  partire  da  Trento,  e  di  non  più 
farne  parola .  Ma  avvertito  del  grave  diflìdio  inforto  tra  li  Car. 
dinali  del  Monte  e  Madrucci,  e  perfuafo  che  li  Padri  non  arten- 
deranno  al  negozio  della  Fede  vicini  effendo  allo  ftrepito    delle 
armi,  condifcefe,  che  fi  trasferisca  il  Concilio  ad  altra  Città:  e  ne 
formò  Diploma,  a  condizione  che  il  maggior  numero  de' Padri 
brami  la  traslazione.  E  diffe  loro  di  proporre  Lucca  fituata   ne* 
confini  della  Chiefa  e  di  vota  a  Celare,  a  cui    volea  comunica* 
ta  la  faccenda .  Per  il  che  diede  gravi  Lettere    al  Nunzio  Ve- 
ralli ,  e  le  mandò  ai  Legati  perchè    lette    le  indirizzino    al  de- 
ftino.   Dicea  ,  che  eflendo  imminente  il  pericolo  rimettea    l'af- 
fare alla  loro  prudenza  ,  e  poteano  trattenerle  fé  voleano  .   Bra- 
mava però ,  che  prima    del  cambiamento    fia  definito    il  dogma 
della  Giuftificazione  e  della  Refidenza,  perchè  non  fi  dica,  che  nien- 
te fi  operò  in  Trento  .  Il  Farnefc  non  ancora  partito  da  Tren- 
to quando  vi  giunfero  li  comandamenti   Pontificj  ,    li  manifeftò 
ai  Cefariani ,  li   quali  tanto  ferono,  che  ne  ottennero  la  fofpen- 
fione.  Il  Cardinale  Cervini  li  efortava  allo  riabilito  richiedendo- 
lo la  dignità  della  Sede  Appoftolica,  la  libertà    del  Concilio  , 
la  ficurezza  de' Vefcovi  ,  il  pericolo  dello  Scifma  ,    e    la  difefa 
della   legittima  autorità.  Se  la   guerra  avrà  buon  efito,ed  appaja 
fperanza,  che  li   popoli   che  chiedercno  il  Concilio,  fiano  difpofti 
ad  obbedirlo  ,  li   Padri   fenza   pericolo  e  con  decoro   vi   fi  appli- 
cheranno. Li  Legati   nella  Congregazione  propofero  ad  effi  Padri, 
la  Traslazione  del  Sinodo,  e  già  alli  rinnovati  comandi   del  Papa 
erano  pronti  di  partire  .  Ma  il  Cardinale  Farnefe  a  differire  la  parten- 
za li  configliò  e  di  attendere  altre  difpofizioni   del   Papa.  Il  Pal- 
lavicini è   di  parere,  che  Cefare  induffe   il   Farnefe  alla  circofpe- 
zione  col  mezzo  di   Girolamo  Corregio   mandato    in   Corte    due 
giorni    prima  che   fiano   inforti   li   diflìdj   in  Trento.   Dovea  que- 
gli  comporre  con   Cefare  l'opportuno   per  la   guerra,  infinuargli 
la  traslazione  del  Concilio   ftbbene  non   ancora  era  fiata  coman- 
data   dal   Papa  ;  poiché   li    Padri     intimoriti    partivano  da  Tren- 
to,  ed  i  Legati  molto  fi  affaticarono  per  traitenerveli.  Ma  do- 
po 


208  Storia  de  Romani  "Pontefici, 

^^"^j^  pò  la  difcordia  dovea  il  Corregio  efporre  a  Cefare  il  nuove* 
secavi.  oftac0)o  pei  profegui mento  del  Concilio  in' Trento  ,  e  pregarlo 
di  rimovere  il  Madrucci  con  ilpeciofo  titolo,  perchè  con  liber- 
tà e  tranquillità  li  Legati  difpongano  l'opportuno.  Rifpondette 
r  Imperatore  ,  che  (ebbene  lo  fcioglimcnto  ovvero  traslazione 
del  Concilio  gli  preftarebbe  modo  di  trattare  coi  Proteftanti 
d' accomodamento  j  nullameno  perchè  bramava  il  Divino  offe- 
quio  ed  il  felice  fucceflb  della  di  lui  cauia,  non  potea  approva» 
re  il  propofto.  Rapporto  il  Madrucci  difle  ,  che  dovea  rima* 
nerfene  per  alcuni  giorni  in  Trento  configliando  col  Farnefe  il 
progreffo ,  comodo,  e  ficurezza  del  Concilio;  e  poi  arebbe  ri- 
folto della  di  lui  dimora  o  partenza .  E  ciò  appunto  indufle  il 
Farnefe  ad  efortare  li  Legati  a  non  fare  novità  fé  non  do- 
po altro  comando  del  Pontefice.  Aggiugne  il  MafTarelli,  che  il 
Nunzio  Veralli  fignificò  ad  effi  Legati  ,  che  Cefare  abborriva 
la  traslazione  del  Concilio  ,  che  minacciò  la  fua  indignazione 
a  chi  ne  parlarebbe  :  e  moftravafi  adirato  col  Legato  Cetvini 
promotore  di  quella .  Dunque  li  Legati  diflimulato  il  faftidio 
efortarono  li  Padri  a  non  partire  \  tantoppiù  che  in  quefti  gior- 
ni pervennero  in  Trento  faufte  notizie  delle  armi  Cattoliche:. 
Il  Papa  riconfermò  la  facoltà  di  trasferirlo  altrove,  purché  tale 
fìa  il  defiderio  del  maggior  numero  :  ma  perchè  Cefare  difap- 
provavala,  rivocò  il  comando.  Nel  dì  18.  d' Agofto  icrifle  a 
Trento,  che  egli  avea  lo  fteffo  penfiero ,  ma  volea  con  loavità 
ridurlo  ad  effetto  per  non  indurre  Celare  a  fare  la  pace  coi  Lute- 
rani o  a  convocare  il  Sinodo  della  Nazione.  Comandava  im- 
perciò  .ai  Vcfcovi  di  trattenerli,  finché  il  Farnefe  tratti  con  elfo 
Cefare  ;  pregavali  di  non  fare  novità  ,  e  di  ridurre  le  quiftioni 
ad  efame  ;  ed  ai  Legati  ordinò  di  fpiarne  la  volontà  ,  ficchè 
egli   operi  con   ficurezza  . 

LXV.  Nelli  tredici  di  Gennajo  del  1547.  ^  Legati  convo- 
carono la  Sefta  Seffione  ,  a  cui  affifterono  li  Cardinali  Paceco  e 
Madrucci,  dieci  Arcivefcovi  ,  quarantafette  Vefcovi,  due  Proc- 
curatori  di  Vefcovi  affenti  ,  due  Abati  ,  e  cinque  Generali  ; 
niuno  Ambafciatore  v'intervenne:  li  Cefariani  erano  adenti  ,  e 
e  li  Francefi  fé  ne  aftennero  per  non  offendere  Cefare  ,  a  cui 
non  piacevano  li  Decreti.  Celebrò  V  Arcivefcovo  di  Spalatro  , 
e  predicò  lo  Salpenfe.  Quindi  fi  pubblicarono  fedici  Capitoli 
della  Giuftificazione ,  che  farebbono  Regola  di  Fede  contro  li 
errori  delli  Eretici .  E  perchè  tutti  ne  apprendano  la  verità ,  fi 

ag- 


Seffione 

Seda. 


Storia  de  Romani  Pontefici.  209 

aggiunfero  tre  Canoni  ed  altrettanti  anatemi   contro  chi    diver-     _  --J-Uy 
famente  arebbe  creduto.  Notiamo,  che  fatco  e  confermato  con       £* 
pace  il   Decreto  alcuni   rinnovarono  le  voci   tanto  decantate  del 
titolo  del  Sinodo ,  e  protettarono  di  abborrire  il  Concilio  feifma- 
tico  ,    e  di   riconoscere  in   etto    la   Univerfale  Chiefa    in   vigore 
dell'  autorità  Pontificia    che  avealo  convocato  ,    e    vi   prefiede- 
va  .  Quello  di  Sinigaglia  fi  oppofe  alla  Formola    del    Decreto  , 
che  credea  mancante  e  meno  efprimente  rapporto  la  Fede  e  di* 
vina  Mifericordia  ■  il  riceveva  per  quella  parte    che    negava  il 
certo  pottedimento  della  divina  grazia  ,  purché    fiano  riprovate 
Je  opinioni    delli   Eretici.    All'oppofto  quello    di  Bofa    volle  , 
che  le  parole  condannanti  il  certo  poflfedimento  di  etta  grazia  , 
fiano  riferite  nel  Canone  quartodecimo  ,    e  fi  anatematizzi    chi 
quello  difende.  Li  altri  con  venerazione    lo    approvarono.    Ai 
Decreti  e  Canoni  della  Giuftificazione  fu  unito  quello   della  RU 
forma  contenente  cinque  capi.  Il  primo  comanda  ai  Vefcovi   la 
Refidenza,   rinnovando  le  pene  dell'antico  diritto  e  preferen- 
done nuove  contro  li   trafgreflbri .   Il  fecondo    decretò  ,    che    li 
Sacerdoti  aventi   in  tìtolo  o  commenda  Ecclefiaftici   beneficj   fo- 
no coftretti  alla  refidenza .   Il  terzo  foggetta  alla  cenfura   e  cor» 
rezione  dell'Ordinario  li  Cherici  Secolari  e  Regolari  che  vivo- 
no eoa  delitto  fuori  del  Moniftero  .   Il  quarto  dichiara  ,  che  li 
Capitoli   delle  Cattedrali  e  di   altre  Chiefe,  e  li  Cherici  fono  fog- 
getti   alla  vifita  e  correzione  del  Vefcovo  ,  e  Prelato  non  orlanti  le 
efenzioni  ,  confuetudini ,  fentenze  ,  giuramenti  ,  concordati ,  li  quali 
favorifeono  li   Autori   ma   non   li  Succeffori.   Il  quinto  interdice 
ai   Vefcovi   li   Pontificali   nella   Diocefi  altrui  fenza   licenza  dell' 
Ordinario    fottopena  di   fofpenfione.  In  quefta  Seffione   fi  trattò 
unicamente  delli   impedimenti  della  Refidenza  ,  differendo  ad  al- 
tra  la  quiftione  fé  fìa  ordinata  dal  diritto  umano  ovvero    divi- 
no j   volendo  li  Legati   per  obbedire    al  Papa    fcanfarla.    Letto 
il   Decreto   fi  chiefe  ai   Padri  fé  loro  piaceva  ?    piacque    al  Car- 
dinale del  Monte  ed  a  molti ,  alcuni  però    volevano    altre  cofe 
ad  elfo    aggiunte  ,    ed    efibirono  Scritture    efponenti    il   proprio 
fentimento.     Dunque  raccolti    li   pareri    ed    effendo  diffuile    in 
poco  tempo     l'cfaminarli    il  Cardinale    del   Monte    ditte  :   „   Li 
,,  Padri  approvano  il   Decreto  eccettuate  alcune  cofe  ,  delle  qua- 
,,   h   parlaremo    in  altra  Generale  Congregazione  ,,  ....,   Il   che 
fatto  concordemente  desinarono  la   futura  Seffione    pel  dì    ».   di 
Marzr»  ;  ed  accufata  la  contumacia  delli   attenti  fé  ne  decreto  U 
Tom.X.  D  d  pe« 


^  I  o  Storia  de  Romani  Pontefici  • 

j,  y  vr  '  pena,  fi  eccettuarono  però  li  legittimamente  impediti*  e  fi  vietò 
alli  Padri  di  partire  da  Trento  prima  della  Seifione . 
Diploma  LXVI.  Dicemmo,  che  quando  fi  prtfcriffe  di  efaminare  la 
del  Papa  per  Refidenza  dei  Vefcovi  il  Pontefice  efprefTamente  vietò  ,  che  nel 
la  Refidenza  Decreto  fi  parli  dei  Cardinali,  che  quali  Senatori  della  Chiefa 
ardina-  <joveano  efTere  corretti  e  gaftigati  dal  iolo  Papa  .  E  perchè  co- 
nofcea  ,  che  li  Padri  tale  riforma  collantemente  voleano  , 
giudicò  di  compiacerli  :  e  fotto  il  dì  18.  di  Febbrajo  del 
1547.  pubblicò  in  Ccnfiftoro  il  Diploma  ,  in  cui  vigore 
li  Cardinali  doveano  ri  federe  preffo  le  proprie  Chiefe  ,  ed 
a  quelli  che  godeano  varj  beneficj  ,  preferirle  di  averne  un 
fblo  .  Alli  negligenti  intimò  ,  che  amminiftrino  l'ultimo  ot- 
tenuto .  Ciò  facendoli  in  Roma  il  Cardinale  del  Monte  nel- 
la Adunanza  due  giorni  dopo  la  Setta  Seflìone  fi  querelò  ,  che 
alcuni  troppo  oftinati  perfidiano  nel  proprio  parere,  ed  efsendo 
approvato  generalmente  il  Decreto  quattro  ricercavano  in  effo  le 
parole:  Rapprefentante  la  Univerfale  Chiefa 'y  altrettanti  che  la  Ri- 
forma fia  decretata  interamente  ;  fei  che  nel  Decreto  fiano  e- 
fpreffamente  nominati  li  Cardinali;  e  dodici  erano  di  parere ,  che 
li  Vefcovi  affenti  dalla  propria  Chiefa  fiano  puniti .  Che  può 
farfi  in  tanta  varietà  ?  Rapporto  il  titolo  il  Legato  accennò  ol- 
tre le  ragioni  il  detto  delli  Torrecremata ,  e  Gaetano  ,  li  quali 
riprendono  li  Concilj  di  Coftanza  e  di  Bafilea.  Della  Refidenza 
dei  Cardinali  diffe ,  che  quefti  occultamente  fono  comprefi  nel  De- 
creto :  né  doveano  volere  in  un  fol  tempo  la  riforma  di  quel- 
li ,  ma  piuttofto  lafciarfi  diriggere  dai  documenti  delli  Scrittori  e 
dalla  autorità  della  fperienza .  Delle  pene  ed  efecutori  di  quelle 
non  fapea  altro  fuggerire  dopo  il  detto;  „  Quello  ancora  direi, 
„  che  io  non  aflìlterò  nell'avvenire  alle  Congregazioni,  poiché 
,,  veggo  alcuni  troppo  oftinati  nel  proprio  fentimento*  e  cer- 
„  tamente  in  tal  modo  operando  in  darno  allumiamo  la  fatica 
e  la  noja  di  quelle.  Penfino  il  meglio:  io  volontieri  il  loro 
parere  afcoltarò .  Le  cofe  necefiarie  fono  li  Dogmi  ,  e  ma- 
teria dei  Sagramenti  :  fi  tratterà  poi  di  Riforma  e  delli  im- 
impedimenti  dei  Vefcovi:  e  fi  efaminerà  e  deciderà  ciò  che 
,,  appartiene  alla  Refidenza  ,,  .  Rifpofe  il  Cardinale  Paceco*, 
che  il  Decreto  che  ei  approvò  ,  fpiacque  ad  alcuni  ;  penfava  , 
che  farebbe  opportuno  di  convocare  particolari  Adunanze  ,  alle 
quali  affiliano  li  Jufperiti  .,  e  poi  nella  Congregazione  con  af- 
fenfo  comune    fi  formerà    il  Decreto;    il  che    farebbe  grato    al 

Fa- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  211 

Padri.   Ma  li  Velcovi  di  Calahorra ,  ed  Aftoricenfe    voleano  il     ^      y  ^ 
Decreto  formato    colla  confueta   Formola  ,    ed    aggiunta   di  ciò  ' 

che  da  alcuni  era  delìderato  ,  ed  allegarono  l'efempio  dell'  ulti* 
mo  Lateranenfe  Concilio.  Ditte  il  Legato,  che  le  cofe  variate 
nel  Decreto  deggiono  effere  grate  a  tutti  *  all'ultimo  Latera- 
nenfe Concilio  precedeva  il  Papa,  il  quale  poteva  ad  onta  del- 
le oppofìzioni  approvare  il  Decreto.  Nelle  adunanze  fi  propo- 
fero  li  Decreti  della  Riforma  ,  ed  il  Legato  del  Monte  nelli 
25.  di  Febbrajo  riferilli  alla  Congregazione  aggiunte  alcune  cofe, 
ed  altre  mutate  :  offervati  imperciò  li  voti  della  parlata  Sezio- 
ne fi  conobbe,  che  il  più  de' Padri  approvava  il  Decreto.  Dun- 
que numerati  quelli  e  ben  ponderatone  il  tenore  dirle  ,  che  li 
Padri  che  comprovano  il  Decreto  ,  e  che  aderirono  al  lenti- 
mento  de' Legati,  fuperano  la  metà:  ai  quali  fi  unifcono  li  Ge- 
nerali Regolari,  li  Abati  ,  e  fei  Vefcovi  che  fi  uniformarono 
al  giudizio  del  Concilio:  per  il  che  i'  Decreto  fu  applaudito 
dal    maggior  numero  •   e  concordemente  fi   pubblicò  , 

LXVII.  Il   Pallavicini  nel  hb.^.cap.^.  efpone  il  fucceduto  tra      Succeduto 
il   Pontefice  e  1*  Imperatore  rapporto    il  Concilio    e    1' alianza;  tra    il  Papa 
e  noi  fulla  fede  di   lui  ofTerviamo,  che  Paolo    era  dubbiofo    di  e    Cefare 
fofienere  efTa  alianza  .   Era  libero  dall' impegno,  non   folo   perchè  j^PPorto   U 
erano  pattati   li  fei  mefi  patteggiati  ,    ma    perchè  Cefare    fi  ac-  p  i"c*^°   e 
cordò  col   Palatino,  col    Duca  di  Wirtemberg ,  e  con  varie  Città, 
libere  non   attefa  la  condizione  efprefla  in  cui  vigore  dovea  intendere 
il  parere  del  Papa  ,  o  parlarne  al  Nunzio  .   Per  tanto  febbene  potea  li- 
beramente da  quella  ritirarfi  per  una  parte  ;  volea  però  foftenerla  per 
timore  che  Cefare  fi  accomodi  colli  Eretici  con   pace  obbrobriofa 
alla  Chiefa  e  perniciofa  alla  falute  delle  anime  ;  dall'altra   l'erario 
Pontificio  a  cui  carico  erano  molte  fpefe  del  Concilio,  non  po- 
tea  foffrire  il  difpendio  della  guerra  .    Tutto  quefto    farebbe  to- 
lerabile,fe  non  vi   fi  opponeffe  il  difegno  del    Re  di   Francia  di 
portare   la  guerra   in    Italia  contro  elfo  Cefare.   Quegli   con  gra- 
ve danno  avea  perduto  il  frutto  della  concordia  ;    e    difendendo 
ì  antichi  diritti    ai  quali  cede  ogni  trattato  ,  agitato  da  fofpet- 
tt   per  li   profperi  avvenimenti    di  Germania  ,    e    {limolato    dai 
Protestanti   volea  rifarfene.  Il   Papa  conofcea  durando  1' ajianza  , 
the  nel  nuovo  evento  dovea  prefiare  ajuto  a  Cefare    con   grave 
fuo  incomodo,  e  ritirarli'  dal   Re  membro  principale   della  Chie- 
fa e  necefTario   per  1' efito  felice  della  Religione  .  Quello  penfiero 
lì  ritirò  dalla  alianza  .  Imperciò  deputò  a  Cefare  Nunzio  efortan- 

D  d     2  dolo 


212  Storia  de  Romani  Poìttejìct . 

dolo  di   pacificarli  con  quello  :  e  nel  pervaderlo  ricusò  la  nuova 
Sfct.XVI.    aiiat2,a.   Ma  Celare   foveme  lo  ftimolava   alia  continuazione  del 
Concilio  e  dell' alianza*   ed  il   Papa  die   al    Nunzio  Comentario 
del  proprio  animo    e  Lettera  fiduciaria  che  dovea  confegnare  a 
quello  .    Efponea    il  Comentario    le  ragioni    che    induceanlo    a 
non  aderire  a  Cefare    nelle    Tue    petizioni  .   Rapporto  il  Conci- 
lio diceva  Cefare  che   volea  in  elfo     illefa   l'autorità  del    Papa  • 
bramava    in   vero  ritardata    la  definizione  dei   Dogmi  ,  del   pec- 
ca o  Originale,  e  della  Giuttificazione  ,    intorno  cui  dovrebbo- 
no  effere  accoltati  li   pareri  delle  Accademie*    propofe  però  que- 
fto  modefìameme  rimettendolo   alla  prudenza  del  Pontefice:   pe- 
rorò   pella    riforma    del  coftume  ,    poiché    la    riputava    rimedio 
delie  calamità  .  Erafi  oppofto  alla  fofpenfione  o  traslazione    del 
Concilio  per  non  dare  adito*  ai   Luterani  di  proverbiarne  le  de- 
finizioni  ed   opporfi  allo   riabilito  nelle   Diete  dell'Impero.    Ri- 
pigliò il    Pontefice,  che  nel  volere  il  Concilio  non  fu  inferiore 
a  Cefare;  con  follecitudine  proccurò    d'intimarlo  ,    il    convocò 
nelle  difficoltà,  e  con  grave  difpendio  il  foftenne  :  quindi  la  di- 
gnità della  Chiela  chiedea,che  efTendo  convocato  non  fia  oziofo* 
ma  attento  alla  condanna  ed  eftinzione  delie  Erefie.  La  pervica- 
cia dei  Protettami  coftrinfe  1'  Imperatore  alla  guerra;  né  fi  può 
fperare,  che  fi  riducano  nel  fentiero  della  falute  col  differirne  la 
•condanna  :   nullameno  ei  in  grazia  di   Cefare    fofpendette    il  ne- 
gozio ,  purché  fia  fenza  difonore  del  Concilio  ,  e  finora  niente 
s'è  fatto  che  non  fiagli  accetto  .  Nella  formazione  del  Decreto 
della  Giuttificazione  fi  fono  confumati  fei  mefi  '  il  parere  delle 
Accademie  appare  ne'  Scritti   ,  e  nelle  nuove  richiede    ne  pati- 
rebbe la  dignità  del  Concilio  ,    che    ammaeftrato    dallo  Spirito 
Santo  deve  erudirle.  Per  la  riforma  permife    ai   Padri    di  trat- 
tarne: e  comandò,  che  quelli  difpongano   anco    di  ciò  che  ap- 
partiene   alla  propria  Corte.    Se  averle  preveduto     tanta  fonno- 
}enza  nel  Sinodo    ed  aveffe  creduto    di   poter  correggere    Je    in- 
vecchiate confuetudini    delle  Nazioni,  arebbe  in  tal  modo  ope- 
rato, che  già  a  quefV  ora  fé   ne  vedrebbe  l'effetto*,  a  che  è  pron- 
tiflìmo.   Per  gravi  cagioni  s'è  indotto  alla  Traslazione  del  Con- 
cilio my   non  i'  avea   però  efeguita  ,  non  perchè   le  ragioni  addotte 
da  Cefare   fiano  efficaci  ,    ma  per  uniformarfi  al  di   lui   genio  . 
Della  guerra  fignificogli  ,  che  arebbe  voluto  continuarla  ,   finche 
Fi   Protettami   fi  foggettino    alla  obbedienza    della  Sede  Apporto- 
ika„    M  perchè  encomiavane    la  rifoluzione,  e  dicea  di  iperare 

una 


Storta  de  Romani  Pontefici.  213 

tanto  bene  ,  per  cui  avea  feco  lui  contratto  alianza ,  febbene  per  - 


la  pace  fatta  coi  Duca  di  Wirtemberg  e  colle  Città  Eretiche  Ut,^"n-V1> 
e  fenza  avergliela  comunicata  ei  mancò  alle  condizioni  .  Ma 
perchè  cercava  più  di  quello  che  nel  patto  fi  ftabilì,per  impo- 
tenza ri  (ì  ri  n  le  la  prometta  a  f ei  meli  :  tanto  più  che  Cefare 
dopo  la  vittoria  non  ha  neceflità  di  ajuto  .  li  fufiidio  maggiore 
farebbe  la  pace  col  Re  di  Francia  ,  per  la  quale  impiegava  la 
fua  cura.  Del  refto  come  nel  paffato  fenza  obbligo  il  fovvenne, 
ii  farebbe  volontieri  aderto  ancora,  quando  la  neceiTità  il  richieg- 
ga  eie  proprie  forze  reggano  al  pefo .  Con  quefte  ed  altre  ra- 
gioni il  Pontefice  foddisfece  alle  indolenze  di  Celiare.  Ritornia- 
mo alli   affari   del  Sinodo. 

LXVIII.     Erafi  ^abilito  di   trattare  de*  Sacramenti  mezzo  ne- Si  tratta  la 
cefTario    per  ottenere    la  Giuftificazione  ,    della  quale    fu  decifo  mareria  de/ 

nella  precedente  Soffione  ,    e    delli    impedimenti    della    refiden-  iagrarnent,9 
....  ,  '       ,  f ,  ,        c  •       r  e   delli   im- 

za  ;  e  perchè  il   principale  è    la  copia  de    benencj  ,    ie  ne  trar-  peciirncntj 

tò .  Nella  formazione  -dei  Decreti  non  faticarono  li  Padri;  quafi  del]a  Refi- 
in  ogni  mattina  li  Teologi  nelle  Camere  dtl  Legato  Cervini  ,  denza* 
ed  i  Giurifti  in  queile  del  Monte  convenuti  efaminavano  con 
ferietà  la  materia  arTtgnata  .  Il  giorno  confumavafi  nelle  Con» 
gregazioni  ;  in  effe  efponeafi  l'operato  nelle  private  Adunan- 
ze j  e  la  cotidiana  follecitudine  fi  praticò  coftantemente  fino 
alla  Seffione.  Furono  varie* 'le  difpute  rapporto  il  numero  dei 
Sagramenti  e  l'applicazione  di  quefto  nome  ad  altre  cofe  fagre 
fatta  impropriamente  dai  Padri  antichi;  rapporto  i'iftitutore  di 
quefti  che  fu  Crifto  fi  diflfe  ,  che  li  Apportali  non  ne  iftituiro- 
no  .  Si  trattò  ancora  del  valore  ,  dignità  ,  e  forma  di  quelli  ;  della 
intenzione  del  Miniftro  da  alcuni  non  riputata  neceffaria  ,  li  quali 
esibivano  l'efercizio  del  rito  citeriore.  Si  difputò  del  Battefimo 
conferito  dalli  Eretici  colla  forma  ed  intenzione  della  Chiefa  ; 
del  Minifìro  della  Confirmazione  da  alcuni  attribuito  ai  Ve- 
feovi  ed  a  qualunque  Sacerdote  colTarTenfo  del  Papa.  Per  la 
Riforma  fuccedette  veemente  difputa  particolarmente  rapporto  1* 
impedimento  della  Refidenza  ,  l'autorità  del  Papa  nel  difpen- 
farla  ed  il  coftume  commendabile  nel  principio  indotto  dalla 
neceflità  ma  poi  degenerato  in  abbominazione  pella  copia  de  be- 
neficj  ;  il  che  deve  eliminarfi  dalla  Chiefa.  Delle  quali  cofe  molti 
vollero  formate  le  legt>i  ,  che  farebbono  promulgate  nella  proflì- 
ma  Seffione.  Altri  insinuavano  ,  che  fia  rimeffo  il  negozio  al 
selo  e  prudenza  del  Papa:   ma  ii  Spagnuoli    diceano  ,   che  ciò 


214  Storia  de  Romani  Pontefici. 

~       r     -^  tornerebbe  in  offefa  di  quello  ,  quaficchè  egli  abbia  convocato  il 
oec.  a  VI.    Concilio  incapace  di  porre  alle  neceffìtà  rimedio,  e  che  ei  folo 
ve  lo  potrebbe  addattare  .  Dei  refto    falbamente   Paolo    accufato 
fu  di  non  avere  laiciato  in  libertà    li   Padri .    Imperciò  febbenc 
egli  loro  prefiede  ,    ad    eflì  rimife  il   negozio    dei    Dogmi    aju- 
tandoli  collo  ftudio  de*  Teologi ,  perchè  rimangano  inviolate    le 
fentenze  delle  Scuole,  né  tornino  in  danno  ovvero  aggravio  del- 
la Chiefa  .   Proccurò  dì  ritirarli  dalla  quiftione  ,  fé  la   Refiden- 
za  fia  ordinata  dalla  Legge  umana  o  divina,  la  quale  è  trattata 
dai  Cattolici  ma  non  con  inelutabile  argomento  •   quefto  ei  cre- 
deva gravofo  alla  autorità  propria  •  e  per  la  riforma  fovente  prò. 
motte  l'equo  e  men    grave  ai  Vefcovi  ,  ed    ai  Principi  ;    il  che 
fi  raccoglie  dalle  Lettere   del  dì  23.    di  Febbrajo    concedenti    ai 
Padri  la  facoltà  di  rivocare  e  reftngnere  le  unioni   dei   Sacerdo- 
zj ,  e  di  adoprare  li  rimedj  opportuni:     e    din*"»'    che    febbene    il 
beneficio  dei  Principe  dovea    efTere  perpetuo-    li    Papi    però    nel 
concederla  non  negligencarono  la  faluter   delle  anime;    e  riprova- 
rono le  concezioni  ettorte  dalla  nequizia  ed  ambizione. 
Settima       LXiX.      Natale  Akffandro   con  grotto  abbaglio    nella   Diferta- 
Sefftone.       zione  duodecima  dell'Articolo  V.   (  le    non    vogliamo  dirlo    er« 
rore  de'  Libraj  )  accenna  ,  che  nelli  3.    di   Maggio    fi  convocò  la 
Settima  Seffìone  ,  la  quale  fi  tenne  nelli  3.  di   Marzo  ,  per  cui  era 
fiata  intimata.  Celebrò  1' Arcivefcovo  di  Corfù  ,  mancò  quello  di 
San  Marco  che  dovea  predicare  ,  gravato  da  infreddamento  .    Vi 
aflifterono  due  Legati  ed  il  Cardinale  Paceco  (  quello  di  Trento 
erafi  portato  a  Roma    per  commiflione  di  Cefare  )  nove  Arcive- 
feovi  ,  cinquantadue  Vefcovi   ,    due   Proccuratori    de'  Vefcovi  af- 
fenti ,  due  Abati  ,   e  cinque  Generali  Regolari;    e   compiute    le 
cerimonie  il  Sagrofanto  Concilio   ad  imitazione   dei  paffati    ineren* 
do  al  parere  de    Padri  ,  alla  Dottrina  delle  divine  Scritture   ,    ed   al- 
fe Tradizioni  sAppofìolicbe    pubblicò    tredici   Canoni    fpettanti    alll 
Sagramenti  in  Genere  ed  altrettanti    Anatemi  ;    quattordici   rap- 
porto il  Battefimo;  e  tre  riguardo   la   Confermazione    contro  li 
moderni  Eretici.   Non  volle    il  Concilio  recare  detrimento  alio 
fentenze  delle  Scuole  Cattoliche  ;    e    però    fi   attenne    dalle  qui- 
ftioni  :   Se  li  Sagramenti   fiano  caufa  tìfica  ovvero  morale  ?  in  che 
fia  collocato  il  loro  Carattere?    Se  alla  efficacia  del  Sagramento 
fia  baftevole  l'intenzione  di  fare  con  eflerno  rito    ciò  che  fa  la 
Chiefa?  A  quefto.  fi  unì   il  Decreto  di    Riforma  contenente  quin- 
dici Capi  :  Salva  fempre  /'  autorità  della  Sede  *4ppoJlolica  .  Non  àom 

ve* 


Storia  de  Romani  Pontefici .  215 

vca  promoverfi   a  beneficj  di  Chiefa  Cattedrale  chi  nato  non  fìa  di    — y\>t~ 
legittimo   matrimonio,  di  età  matura   fornito,  di  retto  coftume, 
e  di  dottrina.   Non  doveano  conferirfi  ad   un   folo  molte  Chiefe: 
gì'  inferiori   beneficj  faranno  dati   ai   più  degni  ,     né   fi  aflegnino 
molti   incompoflibili  fotto  qualfivoglia  pretefto  :   LiOrdinarj   efa» 
mineranno   le  unioni  perpetue  ,   e  fé    fìa   duopo    li    divideranno: 
Li    promofli  alle  maggiori  Chiefe  riceveranno  il  miniftero  della 
conlagrazione  :    Li    Capitoli    delle    Sede    Vacanti     concederanno 
Lettere  dimifforie  dopo  l'anno  della   vacanza,  quando  li  Chieri- 
ci  non   fiano  violentati   dal   beneficio  alle  ordinazioni:  La  facoltà 
della   promozione  efpcrrà  la  cagione,  per  cui  quelli  debbono  pre- 
(entaru  al   Vefcovo  non   proprio;   ed    ara  vigore    per  un'anno: 
Li   prefentanti   faranno  invertiti    mercè    l' efame    delli  Ordinarj  : 
Le  caufe  civili  delli   efenti   e  dei  , Regolari  dimoranti    fuori    del 
Moniftero  faranno  afcoltate  e  decife  dalli  Ordinarj;   e  quefti  of- 
ferveranno ,  che  li   Spedali  efenti     ancora    dalla  loro  giurifdizio- 
ne    fìano    amminirtrati    fedelmente.    A  qn?fto    fi  unirono    certe 
condizioni  ,    ed  erano  tali  :    Alcuni   voleano   nominatamente    ne! 
Decreco  efprefli   li  Cardinali  ;    altri   porto    il  titolo    tante  volte 
nominato;  altri   che     non   fi   pregiudichi    alla  ordinaria  giurildi» 
zione  dei   Vefcovi,  quando  loro  fi  comanderà  di  operare  con   ti- 
tolo di  Legati  della   Sede   Apportolica;    altri    che    uno    pofleda 
due  beneficj   di   cura  d'anime.  Si   deputò  la  futura  Seflìone    alli 
Sri.  d'Aprile.   L'inrerpetre  Latino  del    Polano  accenna  ,  che  li 
Legati  afcoharono  li  Padri  ,  purché  il   parere  producano  a  guifa  di  re- 
fpiro .   Ma  quanto  cortui   fia   menzognero  fi   comprova  col  detto; 
né   ei   può  fé  non   vuole  da  fé  ftefTo  accecarfi  ,    non  conofeere  , 
che  li  Legati  doveano   portarfi   co' Padri    uniformemente    al   Di- 
ploma  Pontificio  ;   il   quale  preferivea,  che  quelli   fiano   liberi  nel 
dire  e  nel  dare  il   voto  :   e  ciò  tanto  rigorofamente    fi  ofTervò  , 
che  fi  dubitò  ,    che  nella   Seffione  alcuni*  non   approvino  li    De- 
creti ,  e  1'  affare  fi   prolongò  fino  a  due  meli  ,   con  penfiero  che 
fi  cambieranno;  né   fi   riputarono  giuridici   li   Decreti   finché  tutti 
non  furono  dello  rteffo   fentimento  .  Oltre   li   definiti  Dogmi   dei 
Sagrameriti  in  Genere  ,    e    del   Battefimo  e  Confermazione    due 
altre  cofe  furono  efaminate  nella  Seflìone  :     una    fu    il   detto  di 
Lutero  :   Subito   dopo  il  peccato  di  jJdamo  li  Sacramenti  doveano  con» 
ferire  la  grafia .  Quefto  non  era   erroneo,  e  rapporto  il  Matrimo- 
nio' è  prodotto  da  Santo  Agortino  .    Infegna   quefti  ,  che   Dio  con- 
cedette all'uomo  il  rimedio  per  la  falute  ,  affinchè  li  bambinelli 

che 


li 6  Storia  de  Romani  Pontefici , 

— -^  non  perifcano  e  fi  dannino  ;  ma  ciò  perchè  non  è  noto,  né  fi 

SEC.  Avi.  dovea  per  merito  ai  fanciulli,  fembrava  a  molti  Scolaftici  pro- 
priamente Sagramento  ,  e  dovendo  effere  efibico  con  rito  fog- 
getto  a  feafi  noftri  era  riconofeiuto  quale  Sagramento.  Il  che 
non  fi  forpafsò  fenza  efame.  Si  ponderò  il  detto  del  Gaetano: 
*4t  bambini  Crijìiam  che  muojono  nel?  utero  della  genitrice  deve  effere 
ordinato  qnalcbe  rimedio ,  fìcebè  non  vangano  a  perire .  Ne  parlò  il 
Porporato  con  timidezza  nei  Comentatj  della  Terza  Parte  di 
San  Tomaio.  Il  Seripandi  addufTe  effi:aci  ragioni  per  efimerlo 
dalla  cenfura  ;  li  Padri  noi  condannarono,  dicendo  che  non  ap- 
parceneva  alla  dottrina  del  Battefimo,  e  potea  ometterli  ;  non 
difTero  però  ,  che  debba  tolerarfi  .  Del  refto  molti  il  reputarono 
penfiero  erroneo  9  e  Pio  Papa  V.  comandò ,  che  fia  preferitto  * 
poiché  Gelucrifto  dice:  Chiunque  non  farà  rigenerato  col?  acqua  e 
colto  Spirito  Santo  non  avrà  parte  nel  regno  di  Dio.  Gerfone  infe- 
gna  ,  che  di  tratto  Iddio  fecondo  la  fua  volontà  difpenla  alcuni  da 
quefta  legge  alle  preci  dei  Parenti  •  e  San  Bonaventura  vuole  , 
che  ciò  accada  quando  il  Battefimo  cominciato  da  qualche  ora- 
colo non  colpevole  ovvero  per  qualche  occulto  delitto  non  può 
perfezionarli . 
E'oropofta  LXX.  Nelli  o.  di  Marzo  fi  tenne  la  Congregazione  ,  in  cui 
la  traslazio-  li  Padri  parlarono  della  Eucariftia  che  fi  efaminava  .  Ma  per- 
ne  del  Con- che  in  Trento  fi  fparfe  rumore,  che    il   Concilio    farebbe    traf- 

ciho  per  ti- portato  altrove  ,  grande  fu  l'agitazione  dei   Legati  ,  e   crederonlo 
more  di  pe-  ì  r         °  r  9        _    r     .     .r  ,  .    ,i0_ 

fìe-  e  fide-  occallone  Per  trafportarlo .    Infatti  rilolverono  come  volea 

cre'ta.  ^  Papa,  di  proporne  la  traslazione  quando  piaccia  al  maggior  nu- 

mero dei  Padri  ,  ed  eglino  conofeano  fovraftare  qualche  grave  in- 
comodo alla  Sede  Appoftolica.  Configliarono  li  Medici  periti 
del  male  che  ferpeggiava  ;  ed  il  Legato  del  Monte  nella  Con- 
gregazione lo  efpofe  y  ed  alcuni  per  ciò  partirono  ,  dodici  de 
quali  noi  falutarono  ed  altri  il  pregarono  ,  ma  non  ottenne- 
ro la  facoltà  :  moltifiimi  poi  fotto  pretefto  di  falute  voleano 
partire;  e  li  trattenne  ,  finché  abbiane  parlato  in  Congregazio- 
ne. Egli  non  volea  effere  autore  dell'  altrui  configl'o  y  diffe  , 
che  approvarebbe  lo  ftabilito  dai  Padri  fé  fia  il  meglio  per  la 
Griftiana  Repubblica  ,  e  non  fi  fciolga  il  Concilio  .  Il  Paceco 
che  in  affenza  delli  Oratori  Cefarei  e  del  Madrucci  fofteneane 
gì' intereflì,  ripigliò  ,  che  il  negozio  era  gravififimo  ,  e  nelle  fpi- 
nofe  condizioni  per  le  quali  fi  poflbno  trafportare  li  ConcHj  y 
non  ancora  avea  conofeiuto,  fé  fia  di  piacere  del  Papa ,  di  Ce- 

fa- 


Storia  di  Romani  Pontefici,  217 

fare  ,    del   Re  Criftianiflìmo  ,    e  dei  Cattolici  Principi  ,     a   pe-  ^!^ 
tizione  de'  quali  era  fiato  il  Concilio  convocato;    né  fapea    ri-  ^EC,AVi* 
folverne  :  fuggeriva  però  la  dilazione,  che  farà  opportuna  perat- 
tendere  il  configlio  del   Pontefice  e  diCefare.   Il   parere  del  Pa- 
ceco  piacque    alli  Spagnuoli     ed  a   pochi   altri;  li   più   però   vo- 
leano  partire;  poiché   il  timore  della  peftilenza  era   urgente    ,   e 
ricordavano,  che  nell'anno  Icaduto   febbene    due  foli    morirono 
di   pefte  in   Roveredo  ,    con  tale  feverità    fu  interdetto    il  com- 
mercio, che  alcuni  Padri  partiti  da  quella  Città  non  furono  ac- 
colti ,  e  dovettero  dimorartene  nella  notte  con  pericolo    di    vi- 
ta fenza  abitazione  .   Non  erano  uniformi   rapporto  il  Luogo  del- 
la traslazione  :  alcuni   ne  proponeano  la   fofpenfione;  altri   volea- 
710  la  facoltà  di  partire  ;  altri  il  bramavano    in  luogo  vicino  ; 
ed   altri  che  perfeveri  in  Trento  ,  fé  cosi   vuole  il  Papa  .   Il  Pa- 
ceco  di   nuovo  propofe  di   prolongare  il   negozio  ,  ed   il  Legato 
del   Monte   volontieri  il  compiacque  fperanzito    di   unire    in   uà 
ientimento  li  Padri  nella  feguente  Congregazione.    Dunque  nel 
dì   fufleguente  convocatili   dirle  loro,  che  efaminati   li  pareri   non 
potea  approvare   la   fofpenfione  del  Sinodo;   imperciocché    fareb. 
he  quafi  certo    lo  fcioglimento  ,    e    pregiudicata    la  Chiefa    del 
frutto  che  cominciava  a  guftare  ;    non   potea  parimenti    permet- 
tere la   partenza  di   alcuno.  Conofceva   però    neceflario    di   traf- 
portare  altrove  la  Santa  Adunanza  .   Per  tanto  attendere  dovea- 
fi  alla  elezione  del  Luogo,    che    fia  fufficiente    per  ricevere    li 
Padri  ,  e  provveduto    di   abitazione  ,    cibi  ,    e    di   aria   falubre  . 
Tutto  quefto   fi   trova  abbondantemente  in   Bologna  ,  e  credeala 
opportuna  all'intento:   „   Per  tanto  riputiamo,  che  fi  porla  de- 
„  cretare    la  traslazione    del  Concilio  in   Bologna  ,  celebrarfi  la 
„   Seflione  intimata   pelli   21.  di   Aprile,  ed  attendere  al   profe- 
,,  guimento  del   Concilio,  finché   il  Papa  ed  i  Padri  diverfamente 
decreteranno,,  .  Al  detto  fi  oppofe  il  Paceco,  dicendo  che  la  traslazio- 
ne de'Sinodi  fuuata  è  nella  fola  autorità  del  Papa;  che  li  Legati 
debbono  trattare  e  rifolvere  ponderatamente     il  grave  negozio  ; 
con    tale  precipitofa   azione  inconrrarebbefi    la   indignazione    co- 
mune .   L'unico  titolo   erano   le  febbri,che  bruttano   li   corpi  con 
peftilenziali     fegoi  ;     di    che  dovrà   prima   il  Concilio    farne  ri- 
gnrolo  efime  desinando  a  tale  impiego  alcuni    Padri  ;  l'autorità 
di  due  Medici    foraftieri    non    è   baflevole  ;    e  devono  afcoharfi 
quei  di  Trento  ancora  .   Ad  ogni  evento    non  conviene  ,  che  fi 
trafporti    iì   Concilio  lenza   l'unanime  voto  dei   Padri;  egli  cer- 
To>n.X,  E  e  tà- 


2 1 8  Storta  de  Romani  Pontefici . 

_—  Y.7r-   tamente  non  vi  acconfente  ,  e  volea    il  proprio  parere    regiftrai 
ec  AVI.    to  ^  e  cfoe  ^  attenda  il  volere  del   Papa  e  di  Cefare .  Ripiglia- 
rono li  Legati  ,    che  il  detto    dei    Medici    foraftieri    non  deve 
chiamarli  in  dubbio:   il  Concilio  fi  convocò  in  Trento    per  co- 
modità dei  Tedefchi  ;    del  redo  li   Proiettanti    in  due  Adunan- 
ze confettarono  di  non  riconofcerlo,  e  ricufarono  d' intervenirvi. 
Il  non  faperfi  la  volontà    del  Papa    non  impediva    il  negozio  ; 
eglino  fono  da  quello  lurrogati,  perchè  col  maggior  numero  de- 
terminino il  neceflario  mafiìmamente  quando  l'affare  non  amette 
dilazione  .  £  (ebbene  le  traslazioni  dei  Concilj  ftabilirfi  devono  con 
unanime  voto ,  e  fi  dicano  non  comprovate  dalle  Leggi ,  Scrit- 
tori,  e  ragioni:  nullameno  tutto  quello    non    h  oppofto    a  ciò 
che  fi  pretende  ;   perchè  la  prefente  è  neceflaria    ed    indifpenfa- 
bile.   Imperciò  qual  equità  prefcrive    di  lafciare    li  Padri  efpo- 
fti  alla  morte  per  la  pertinacia  di  pochi?     Ripigliò    il  Paceco  : 
Quando  li   Scrittori  attribuifcono  al  Papa  ed  alla  di  lui  autori- 
tà la  traslazione  dei  Concilj,  non  può  dirli,  che  la  giurifdizio- 
ne  fia  comunicata  ai  Legati ,  ma  richiedefi  fpeciale  conferimen- 
to di  etto  Papa.  Sedici   Padri  approvarono  il  detto  del  Paceco: 
quefti  erano  divoti  o  fudditi  di  Cefare  ,  e  con  Scrittura    efpo- 
ro  il  proprio  parere  .  il   Vefcovo  d'  Albenga  Uditore  della  Ca- 
mera Appottolica  ,  e  1' Alifano  Uditore  della  Romona  Rota  ten- 
tarono di  diftruggerne  le  ragioni.   Quindi   ammonirono  li  Padri, 
che  non  doveano  partire  dalla  Città  ,  in  cui   fu  dal  Papa    con- 
vocato il  Concìlio  fenza  il  di   lui   precetto,  purché   non   fi  vegga 
nella  dimora  certo  pericolo  di   vita,  che  appunto   era   riputato  da 
molti   tanto  imminente  ,    che    avea    ftimolato    li  Legati    a  por- 
tarfi  al  Tempio  e  convocata  la  Seflìone  decretare  la  partenza.  Il 
Legato   del  Monte   ripigliò  :  4,  Non  dobbiamo    più  faticarci    in 
„  quetto  ;  dimani  mattina  v>rfo  le  ore  dodici  andremo  alla  Chie- 
„  la,   e  quivi   celebrata  la   MefTa   pregheremo   il   Paraclito  Spiri. 
,,  to  Santo  ,  che  certamente  non  manca    a  chi    con  pietà    lo  in- 
,,  voca  •  quetto  ripetiamo,  che  qui  non  dobbiamo  trattenerci    per 
,,  aderire  al  genio  di   pochi.   Del  »etto    fé  tutti   decreteranno  la 
„  dimora,  hen  volontieri  ci  fermeremo    in  Trento    pofpotto  il 
3,  pericolo  della  vita   al   bene   pubblico    ,, . 
Seflìone       LXXI.     Li  Legati  intanto    non  afpettato    il  giorno  dettinato 
Vili-  in  cui  per]a  Seflìone  per  provvedere  al    pericolo   nell'undecimo  di  Mar- 
iì  decreta  la  ZQ  ja  convocarono      €CJ   ;n  e{fa    f,   proibì    o°ni  commercio    colla 
tras'a7ione     _.    v    .     ,.    r         ...  .       ....  f      D  i      ;    c-mn 

del  Concilio  *-iuaj-indi  li  pubblicarono  le  diligenze  latte  rapporto  la  intezio- 

a  Bologna  .  XìC 


Storta  de  Romani  Pontefici.  2ip 


ne  peftilenziale  e  l'atteftato  del  noftro  Concirtadino  Girolamo  Fra-  --— ""'"-— 
caftorio  illuftre  Letteraco  ed  efimio  Medico  di   quefta  età  .  E  chie-      c 
derono  ai    Padri   le  loro  piaccia  di   dichiarare  ,  che    il    male  no- 
toriamente   è  pregiudizievole  ,    e    che    non  devefi  dimorare    in 
Trento  fenza  pericolo  di   vita?   Molti   già   partirono,  ed  altri   di- 
cono di  voler  partire;  e   però  doveafi   trafportare  altrove  il  Con- 
cilio e  provvederne  il  profeguimento  .  La  Città  di   Bologna  ab- 
bondante di  viveri  ed  avvivata    da  aria  falubre    era  opportuna; 
quivi   potrebbefi  tenere  la  Seflìone    intimata    pelli   27.    di   Apri- 
le }  e  fuccefiìvamente  attendere  al  Concilio  ,    finché    piaccia  al 
Papa    ed    alli   Padri    di    decretare    il    ricorno    in    Trento    o    in 
altra  Città  ,  comunicato  il  configlio    coli'  Imperatore  ,  Re  Cri- 
fiianiffimo  ,     e    Principi  .     Li    Legati    e    trentotto    Padri    ap- 
provarono   la    traslazione  ,    fedici   vi  fi  oppofero  ,    due  ne   par- 
larono con  animo  dubbio    e    due  condizionatamente.    Del  refto 
oltre    li  trentotto    che    acconfentirono    alla  Traslazione ,    alcuni 
di  quei   che  ripugnavano,  dittero  di   volerla  quando   vi  acconfen- 
ta    il   Papa.    Dunque    li  Legati    pubblicarono    il   Diploma    che 
Paolo  loro  avea  fpedito  fino  dalli   20.    di   Febbrajo    concedente 
la  facoltà  di   trasferire  il  Concilio,  e  che    finora    occultarono  , 
perchè  li   Padri  pregati    di  configlio    non    fi  dicano    violentati. 
Si  decretò  dunque  ,  che  ciò  era  riputato  il  meglio    per  la  con- 
fervazione  e  comodo  del  Concilio,    Si  rallegrò    il  maggior  nu- 
mero de'  Padri ,   poiché  li  loro  voti  erano  cooneftati  dalla  auto- 
rità del  Papa  .   Il  Paceco  oppofe,  che  la  traslazione  non  fu  retta; 
giacché  per  Decreto  del  Sinodo  di  Coftanza  fi  richieggono  due  delle 
tre  parri;  negava  di  approvarla  per  Bologna  ed  applaudiva,  fé  fi  de- 
creta in  qualche  Città  di  Germania;  e  crcdea  con  ciò  di  dilazionare 
Ja  Seflione;  ed  intanto  li  Padri  prowederebbono  alla  falure  propria 
deponendo  il  vano  timore  .  Quefti   fu  oppugnato  dall'Arcivefco- 
vo  di  Matera ,  dicente  che  quando  trattifi    di  altra  caufa    forfè 
richiederebbefi  la  maggior  parte  de'  voti  ,     ma    non  quando    a     , 
decretarla  induca  il  motivo  della  falute  e  della  vita;  ed  il  Decreto 
del  Concilio    di  Cofianza    fi  annullò    dall'  ultimo    Lateranenfe . 
Il  Vefcovo  di  Feltre  difte  ,  che  il   Concilio    non  è  tenuto  alle 
leggi   e  decreti   di  altro  ,    e  lo  ftabilito    da  quello    di   Coftanza 
può  effere  annullato  da  quello  di  Trento  più  autorevole  e  giu- 
ridico. Né  polliamo  omettere  il  parere  del   Vefcovo    di  Siniga- 
glia    fommamente    giudizioso  ;    credette    egli    la  traslazione    del 
Concilio  necefiaria  per  la  falute  e  vita  de'  Padri  ,  ma  per   con- 

E  e     2  ci- 


2  20  Storia  de  Romani  Pontefici. 

o~~\\tT'  ci  Ilari  i  fembravagli  mezzo  acconcio  di  permettere  ad  efli  la  par- 
*  tenza ,  purché  promettano  (biennemente  di  ritornare,  quando  il 
Papa  ed  il  Concilio  ciò  reputino  convenevole.  Il  che  non  emen- 
do baftevole  per  evitare  lo  Scifma  ed  il  pericolo  doveano  li 
Padri  incontrare  la  morte  in  Trento  e  non  cercare  con  danno 
della  Chiefa  la  propria  felicità.  Dunque  fi  formò  il  Decreto  , 
e  nelli  1 1.  di  Marzo  fi  preparò  l' opportuno  per  la  partenza 
dei  Padri.  La  traslazione  non  piacque  a  Celare  ;  ed  in  Trento 
fi  fermò  chi  ripugnò  al  Decreto  di  quella*  ed  il  Maflarelli  nel 
Diario  MI",  deploralo  come  troppo  dannofo  alli  affari  della 
Cattolica  Religione. 
Sentimento  LXXH.  Soggiugne  quefti  ,  che  quando  il  Papa  ebbe  noti- 
dei  Papa  ri-  zja  della  peftilenza  inforta  in  Trento  prefcrifle  ai  Cardinali  de- 
guardo la  ftjnati  peui  affari  ^d  Concilio  di  deliberarne.  Li  più  favori- 
•  '  «  j_  vano  li  Legati  ,  e  che  perfeverando  il  pericolo  e  li  Padri  vo- 
le  dimande  lenc^°  partire  il  Sinodo  a  Bologna  fi  trasferita  ;  ma  poco  do» 
di  Cefare.  pò  il  Papa  avvifato  del  fucceduco  in  Trento  occultò  quello  che 
erafi  decretato  dai  Cardinali  ;  né  volle  diminuire  la  ftima  e 
buon  nome  dei  Legati  ;  anzi  convocato  il  Senato  approvò  lo 
ftabilito-,  febbene  li  Cardinali  di  Burgos  ,  Corienle  ,  e  Sadoleti 
infigni  per  faviezza  e  prudenza  lo  efortarono  di  non  rilolvere 
fenza  il  configlio  di  Cefare;  imperciocché  dalle  difcordie  di 
quello  proverrebbono  danni  alla  Chiefa.  Ma  ei  alquanto  irato 
diffe,  che  per  due  anni  li  Tedefchi  fi  attefero  inutilmente,  né 
più  doveano  afpettarlì  :  ed  il  Doria  dicente  che  farebbono  co- 
ftretti  da  Cefare  ad  intervenire  al  Concilio ,  fu  riprefo  come 
troppo  divoto  di  quello.  Ma  la  cofa  non  piacque  al  Papa  ,  e 
fu  riprovata  dal  Criftiano  Mondo;  ciò  raccogliamo  dalle  Let- 
tere date  al  Cervini  ,  colle  quali  fi  lagna  ,  che  eglino  attefe- 
ro al  proprio  genio  :  e  col  mezzo  del  Maffei  fignificò  ai  Lega- 
ti ,  che  la  traslazione  dopo  due  mefi  farabbegli  gratiflìma;  ne' 
quali  con  due  Sefiìoni  arebbono  potuto  formare  li  Decreti  ap- 
partenenti alla  Fede  ed  alla  Riforma  ;  né  doveafi  affrettarne 
tanto  la  traslazione  ,  quando  nelle  due  pofteriori  Seflìoni  tut- 
to è  fiato  decretato  con  riverenza  della  Sede  Appofiolica  . 
Loro  ancora  ricordò  le  querele  del  Cardinale  Paceco  ,  che  ri- 
prova come  falfo  il  timore  della  peftilenza  ,  e  pregava,  che  fia 
refiituita  in  Trento  la  lagrofanta  Adunanza  .  Al  Papa  rilpondette 
il  Legaro  Cervini,  che  egli  ancora  bramò,  che  la  traslazione  fuc- 
eeduta  fofie  in  tempo  più  opportuno;  ma  che  farebbe  quindi  av- 

ve- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  221 

venuto  alia  Sede   Appoftolica,  fé  in  Trento    li  Legati    affittito  -• — —SS 
avefTero  al  Sinodo,    in  cui   li   pochi   formati  Capitoli    iar^bbono    iEC,AVi« 
polpofti   alla  grazia  di  Cefare  ?  e  quando  effi    dai  quali  dipende 
la  Sanzione  delie  Leggi  e  la  elezione  della  Città  ,  non  arebbo- 
no  potuto  ripugnarvi   lenza  levare  ai    Padri  la  libertà?    Le   paf- 
fete Seffioni   non  furono  lcevere  di   diflurbi  ,   ma  piuttoflo   v'eb- 
be duopo  di   non  ordinaria  prudenza    per  vincere    il  genio  tor- 
bido di   alcuni  ,  e  per  ventura  il  maggior  numero  uniforme  die- 
de   fine  buono    all'  incominciato  .    E'   vero  ,  che   li  Legati    non 
allettarono   il   precetto  del  Papa  rapporto    quello  affare  ,    ma  è 
vero  ancora,  che  le  fpinofe  circoflanze  ve  li  hanno  indotti.  Le 
Scritture  del  Cardinale   Paceco  fono  inutili  e  vane  ;  oltre  li   te- 
fìimonj  efibiti  ed  approvati  dai  Padri   la  cola  è  autenticata  dal- 
le coudiane  morti .   Dunque   non   può  negarfi  il   fatto  ;    né   può 
difapprovarfì  poiché  fé  il    Papa  noi  vuole ,  facilmente  fpento  il 
malore  può  riflabilire  il  Concilio  in  Trento  .     Però    di   tale   ri- 
torno devefi   trattare  con  lentezza  .   Intanto   fi   rifponde  con  gran 
cautela  ed    oneftà    a    Cefare  efponendo    che  fé    Ipontaneamente  è 
partito  da  Trento  ;  così  è  conveniente  che  di  propria  volontà  vi 
ritorni.   11  perchè  dovrebbe  egli    comandare  a    chi  fi    fermò  in 
Trento  ,    di    portarfi    a  Bologna    ove    fi    decreterà    il    ritorno . 
Per  ampliare  la  dignità     del    Concilio    di   Bologna    fono  oppor- 
tune   tre    cofe .     Primo  ,    che  fiavi  tanto  numero  de'  Padri  che 
fupplifca    alla    mancanza    de1  Vefcovi    Cclariani  ;    fecondo  ,    che 
il    Papa  fi   porti  a  Bologna;    e    fé  non  glielo   permette    la  vec- 
chiezza, giova  il   rumore  che  fia  per  trasferirvifi  ;   terzo  ,    che 
effendo  decretati  li   Dogmi   principali   della  Fede  non  fé  ne  trat- 
ti  in  quello  tempo  per  far  cola  grata  a  Cefare  ,   ed  unicamente 
fi   dia   mano  alla    Riforma  ad  elfo  accetta  ed  al   popolo   Criflia- 
no  .  Dalle  Lettere  del  Cardinale  Farnefe  date  al   Nunzio  Appo- 
flolico  preffo  Cefare  apprendiamo  ,  che  inforlero    gravi   liti    tra 
il   Papa  e  quello  rapporto   la  traslazione  del  Concilio  .    Quando 
quelli   ebbene  notìzia   mandò  veloce  Corriero    al  fuo   Ambafcia- 
tore  in    Roma    prefcrivendogli    di   proccurare    il  pretefo   ritorno 
del  Concilio  di  Trento.  L'Oratore  fignificò  al   Papa  lo  fpiacere 
che   Cefare    ebbe    della     traslazione    fatea    fenza     fuo  configlio   , 
effendo  oppofla  ai   progreffi  della   fpedizione  ,  della   pace  ,  e  del- 
la   Religione   in  Germania  ;     la   ficurezza    del  Sinodo    appartiene 
ad   elfo  Celare    protettore   della   C  hieta  ,   ed  effendo  convocato  in 
Bologna   non   fi  potrà  difendere.    Il  Papa   non  ricevute    le  Lettere 
del  Nunzio  difje  all'Oratore,  che  era  flato  ciò    eleguito    lenza 

fuo 


22  2  Storta  de  Romani   "Pontefici. 

ST~mm?  fuo  configlio:  che  fopportò  di  malanimo  il  non  compimento  del 
Sec.XVL  sinodo  in  Trento ,  ove  operavafi  con  frutto    pel  la  Fede    e  Ri- 
forma ;  gì*  incomodi  accennati  fono  reali  ,  e  fperava  ,    che  Ce- 
fare  riflettendovi  fi  foggetterà  a  Dio,  riparerà  li  danni  che    ne 
temea  ,  e  ridurrà  alla   Chiefa  il  Paefe  che  acquiflò  colle  armi  . 
Efibiva  intanto    in  proprio  nome    e    del  Concilio    tuttociò    che 
farebbe  opportuno.  E'  partito  il  Concilio  volontariamente  e  con 
voti  del  maggior  numero:  e  fé  forzatamente  vi  fi   riduca,  cotti. 
provarebbefi  T  che  non  abbia  autorità   di  operare  ,    e    farebbene 
violata   la  libertà,  che  fempre  il  Papa  conlervò  anco  in  ciò  che 
fu  d'incomodo  ed  aggravio    della  propria  Corte.    Oltrecchè  ora 
non  fi  potea  ciò  efeguire  effendo  in  vigore  il   morbo  peftilenzia- 
le.  Se  il  Sinodo  liberamente  decreti  il  ritorno  egli  vi  acconfen- 
tira,  perchè  fa,  che  tale  è  l  animo  di  Cefare.  Ma  per  trattare 
quello  è  neceffario,  che  il  Concilio  fi  unifea  ove  fu  trafportato, 
e  che  li   Vefcovi   che   fi   fermarono  in  Trento,  li  riducano  a  Bo- 
logna :  la  dimora  de'  Padri  in   Bologna    non  può  efTere  fofpetta 
riè  può  rigettatfi  effendo  ufitate    le  convocazioni  de'  Concilj    in 
Roma  .  Bologna  fu  fempre  divota    di  Cefare  ,    e    per  l' abbon- 
danza dei  viveri  è  comoda  a  chi  interverrà  al  Sinodo.    Quan- 
do Cefare  giudichi  ciò    convenevole  ,    ei  ed  il   Papa    potranno 
trasferirvifi  e  giovare  alla  Fede  confermando  le  cofe  che  faranno 
decretate  .  Celare  dice,  che  ad  effo  appartiene  la  difefa  del  Conci- 
lio ;  ma  ciò    farebbe    quando    di  tale  difefa    fia  neceflìtà  ,    che 
non    appare    prefentemente.  Dunque  dovea  il   Nunzio    pregarlo 
a  non  preftare  fede  alli  emoli  che  invidiano  la  benivolenza  del 
Papa  con  tanti  modi  moftrata  ;    e    fé    alcuna  volta    quegli    noi 
compiacque,  vi  fu  indotto  da  neceflìtà  o  impotenza,  ovvero  dal- 
li affari  di  Religione.  Cefare    accolfe    con    animo  grave    la  ri- 
fpofla  del  Nunzio ,  e  diffe  ,  che  credea  il  tutto  fatto  con  noti- 
zia ed  affenfo  del   Papa  ;  il  quale  non  volle,  che  il   Concilio  fia 
compiuto  in  Trento;  che  operava  a  talento,  ed  efeguiva  ciò  che 
gli  piaceva  :    quelli  che  rimafero  in  Trento    non  debbono  por- 
tarfi  a  Bologna  •  ed  adirato  proruppe  in  tali  parole  :    Non  man» 
ca  Concilio  ,  che  dia  foddìs fazione    a  tutti ,    ed    il  tutto  corregga  •   il 
Papa   è  vecchio  pervicace ,    e  vuole  rovinare   e  perdere    la  Chiefa .   Il 
Nunzio  prcgollo  di  non  crederlo  pervicace,   poiché  fovente    ed 
in  tante  gravi  faccende  avealo  favorito:  e  febbene  è  vecchio  preve- 
de  il  futuro,  né  può  permettere  il  danno  ed  aggravio  della  Chiefa. 
SeHjoneiX.      LXXIII.     Intanto  li  Legati   con  umaniffime  Lettere    invita- 
Boloena  ***  rono  ^  Padri  rimarti  in  Trento  al  profeguimento   del  Concilio 

in 


Storia  de  Romani  "Pontefici  •  22  3 

inBologna, ed  appartengono  aldi  12.  di  Aprile.  Oiceano,  che  li  ^S5^^a 
Padri  in  Bologna  erano  trattati  con  umanità;  aflìcuravanli,  che  ne  *>ec,a"*» 
proveranno  l'effetto;  e  dolcemente  li  ammonirono  della  convoca- 
zione della  Seffione  nello  riabilito  giorno.  Non  poterono  però  ri- 
tirarli dall'impegno  vefTati  da  Celare  troppo  riloluto  ;  il  quale 
impetrò  dal  Papa,  che  nella  Seflìone  li  Padri  non  trattino  affa- 
ri di  confeguenza  né  confermino  il  Decreto  della  traslazione  - 
e  cjuefti  loro  ciò  preferifle  per  afferzione  del  Maffarelli  nel  MI. 
Diario.  Dunque  Belli  io.  di  Aprile  li  Padri  fi  riduflero  nelle 
ftanze  del  Legato  del  Monte  .  Quelli  loro  propofe  ,  che  eflen- 
do  riftrerto  il  numero  non  dovea  trattarli  jdi  Fede  né  di  Rifor- 
ma ,  e  che  era  meglio  differire  la  materia  alli  due  di  Giugno  , 
e  fi  riferbò  per  favorire  il  Concilio  la  facoltà  di  dilongare  e 
riftrignere  il  tempo  a  condizione  che  non  fi  ometta  la  Seflìone 
intimata  pelli  zi.  di  Aprile  ,  nella  quale  fi  decreterà  il  pre- 
cifo  tempo .  La  cofa  piacque  ai  Padri  ,  e  fi  convocò  la  Seflìo- 
ne Nona  decretata  in  Trento,  a  cui  prefiedettero  li  Legati  del 
Monte  e  Cervini ,  ed  afliflerono  lei  Arcivefcovi  ,  trenta  Vefco- 
vi  ,  un  Abate,  e  quattro  Generali  Regolari  ,  e  il  tenne  nella 
Collegiata  di  San  Petronio .  Dopo  la  Mefla  celebrata  dall'  Ar- 
civefeova  di  Naxos  predicò  il  Vefcovo  Minotienfe  ,  il  Legato 
del  Monte  recitò  le  confuete  preci,  ed  il  Decreto  fu  promulgato 
dall'  Arcivefcovo  celebrante ,  con  cui  fi  prolongò  la  Seflìone  al- 
li 2.  di  G'ugno,  perchè  li  Vefcovi  occupati  nelle  funzioni  del- 
la Maggiore  Settimana  e  Solennità  della  Pafqua  o  trattenuti  da 
impedimenti   non   poterono   finora  effere  in   Bologna. 

LXXIV.      Pervennero  a   Bologna  e   tofto   partirono  alla  -volta/-    ../■     r 

J-     r  •  r  r     i~      r      r      r-  r         r-r      j       •    r       ipedlfce   Le- 

di   Germania»   e    Francia    li    Cardinali    Francefco    Siondrati   Le- •  aatj  aì;»jm. 

gato  preffo  Celare  e  Gerolamo  Capiferri    preffo    il   Re  di   Fran-  paratore   ed 
eia.    Furono    quefti  deputati    nel  Confiftoro    delli    25.     di  Feb-  al  Re  di 
brajo  ;   e  loro  fu   raccomandata   la  riconciliazione    del    Regno    d'  Francia, 
Inghilterra  colla   Chieia  effendo  irapaffato  Arrigo  Vili.   Lo  Sfon- 
dratifu  fpedito  all'Imperatore,  perchè  eradi  lui  Suddito  e  Famiglia- 
re:   in    Francia  andò  il   Capiferri   accetto   del    Re   Francefco  :   ed 
in  Inghilterra  fi   trasferì   il  Polo   riputato  opportuno   per   li  affari 
del    Regno.    Intanto  fuccedettero    la   morte    di   Francefco    I.   Re 
di    Francia  e  la   traslazione  del   Concilio  di   Trento  .     Paolo   pe- 
rò   volle    li   Legati    partiti    pel  dettino  ;    folamente    cambiò    le 
iftruiioni   ovvero  alle   prime  altre   ne  unì  .   Le  cagioni  della  Le- 
gazione del  Capiferri    furono    per  efporre    al  Re  Enrico  II.    la 

tri» 


224  Storia  de  Romani  Pontefici, 

--  triHezza  del  Papa  per  la  morte  del  fuo  Genitore,  e  P  allegre^- 

c  '    za  pella  di    lui   affunzione  ,  e  per  efortarlo  alla  pace    con  Cefa- 

re.  Lo  Spondano  vuole,  che  il  Papa  ve  lo  fpedì  (otto  titolo  di 
configliare  il  Re  ad   inviare  li   Vefcovi   al  Concilio  di  Bologna, 
ma  in   fatti    per  ringraziarlo    delli  fponfali    conrratti    da  Orazio 
Farnefe  con  Diana  figliuola  di  lui   naturale  ,    ed  indurlo    a  fti- 
pulare  alianza  contro  Cefare  ,  le  di  cui   forze  divenivano    coti* 
dianamente  più  formidabili.  Il  che  non  folo  non  approvò  il  Re 
ma  nemmeno  moftrò  di   defiderarlo*  o  perchè  poco  fperava  dal- 
la età  troppo  avanzata  del  Papa;    o    perchè    non    volea  inimi- 
carfi  eflb  Cefare.  Non   neghiamo    il  detto;    ma    pure  crediamo 
guidati  dal   Pagi  ,    dal  Mnffei    nelle  Lettere    date    al  Cervini  , 
dalli  Atti  Confiftoriali,  che '1  Legato    andò    in   Francia    per  in- 
durre il  Re  alla  pace  con  Cefare:   poiché  erano  inforti  tra  Car- 
lo ed  il  Re  Francefco  nuovi  motivi  di  difcordia.  Del  refto  pel 
diffidio  del   Papa  con  Cefare  mercè   la  traslazione    del   Concilio 
di  Trento  ,  e  pel  dolore  della   morte    di    Pierluigi   Farnefe  ,    dì 
cui  il  credea  confapevcle,   per   ventura  eflb   Legato    avrà  avuto 
comando    di   fufckargli    contro  il   Re  Enrico.    In  fatti  dovea  Io 
Sfondrati  in  Germania   promovere   la   pace  dei   due   Monarchi  ,  ed 
amicare  Celare  col  Papa,  che  moftravafi    feco  lui    male  affetto 
per  la  traslazione  del  Sinodo.    Partì    quelli    da   Roma    nelli   6. 
di   Aprile  ,  ed  il   Mendoza  Ambafciatore  Cefareo    prefagiva    in- 
faufti  avvenimenti  alla  Criftiana  Repubblica    per    la  traslazione 
del  Concilio  ,  e  proponeva    maniere    di  accomodamento  ,    alle 
quali   febbene   Paolo  ripugnò  di    addattarfi   ,    poi   acconfentì  ,  e 
quefta  fu   la  cagione    del   lento  cammino    dello  Sfondrati  .    Pro- 
pofe   l'Oratore,  che  li    Vefcovi   rimarti    in   Trento  'fi    portino  a 
Bologna  :   quivi  fi  fofpenda   la  decifione  dei   Dogmi    che    fi  prò. 
feguirà  dai    Padri   tornati    in   Trento  ,    a  condizione  che    li  Te- 
defehi  ne  ricevano  li   Decreti,   e  fi   provvederà    ai  danni  che  ne 
proverranno  alla  Sede  Appoftolica,  cioè  che  morendo  in  quefte 
circoftanze   il   Papa  la  elezione  appartenga  ai   Cardinali  . 

crr,™»  v        LXXV.     Erano  preparati    li   Decreti    della  Eueariftia    e    folo 
Demone   a.  ,,,.j   .'  ,      .,    n  ,.    v      •    .  •     ,. 

celebrata  in  mancava  la  pubblicazione  ,  quando  il  Papa  ordino  ai   Legati   di 

Bologna.  fofpenderla,  finché  Cefare  manifefti  la  fua  volontà  intorno  le  co- 
fé  propofte  dal  Mendoza  .  Per  il  che  il  Legato  del  Monte  con- 
vocati li  Padri  nella  Congregazione  fotto  le  Calende  di  Giu- 
gno così  loro  parlò:  ,,  E'  imminente  il  giorno  deftinato  perla 
,,  Sefifione;  non  è  fpediente  peiò    la  pubblicazione    dei  Decreti 

„  ap- 


Stvrìa  de  Romani  Vontejici.  225 

;;  partenenti  al  Dogma  ,  e  Riforma  ;  quelli  della  Riforma    non * 

t,  ancora  fono  preparati ,  e  quei  del  Dogma  non  fi  devono  per    Seca  VL 

„  giufte  caule    ora  pubblicare  ,    poiché    di  entrambi    dovrebbe!! 

,,  tuttavia  tenere  traccato.  E'  neceffario,  che  fi  conceda    a  Ge- 

„  fare  certa  ragione  ,  non  approvando  egli   tuttavia   la  traslazio- 

,,  ne   fatta    con    tutta  rettezza  •    e    quindi    non    folamente    non 

„  manda  li  Vefcovi   fudditi  al  Concilio  ,  ma  ancora  vieta    alli 

„  rimarti  in  Trento  di   partire.  Devefi  anco  aver  rifletto  al  Re 

„  di   Francia  ,  non  effendo   in  Bologna  li  di   lui  Vefcovi   ed  Am« 

„   bafciatori  .  Sperafi  mercè  l'opera  dei  Legati    inviati    dal   Pa- 

„  pa  in  Germania  ed   in  Francia,  che  eflì  Monarchi    comandi- 

,,   no  ai   Vefcovi  d'intervenite  al  Concilio  ,  al  quale    fpediran- 

„  no    ancora  Ambafciatori   ,, .    Per  la  qual  cofa    fi    fofpendette 

la   pubblicazione  dei   Decreti  :   doveano  però    li    Padri    attendere 

alla   Riforma.  Ciò  fatto  fi  convocò  I3  Seflìone  Decima  nelli  2. 

di  Giugno  colle  confuete  cerimonie;  in  quefta   li    Padri    per  le 

addotte  ragioni   prolongarono   la  Seflìone  alli    15.  di   Settembre* 

a  condizione  che  nelle  Congregazioni    poflano  abbreviare    o   dì- 

longare  lo   Inabilito  termine ..  Come  in   fatti   fecero   in  quella  del 

dì    14.  di   Settembre  ,    a  cui   aflirterono  Claudio   Durpiè   Amba« 

feiatore  del   Re  di    Francia  ,  cinque   Arcivelcovi   ,  quarantafette 

Vefcovi,  e  tre  Generali    delle   Religioni    rimettendola  a  giorno 

incerto .  _  ,  . 

LXX.VI.     Ciò    facendofi    in  Bologna    il  Legato  Sfondrati     fi  Cardinale 
rallegrava    coli'  Imperatore    del   felice   iuccefTo    delle  fue  armi   ,  sfondrati  in 
proponendogli    per  intero  gaudio    la  unione    del    Concilio  ,    che  Germania  ; 
farebbe  di   profitto  alla  Chiel'a  .   EfpofegH     il   temperamento  fug-  Nunzio  fpe- 
gerito  dal    Papa  ed  approvato   dal   Mendoza  :   cioè  che  li  Velco-  dito    a  Ce- 
vi  dimoranti   in   Trento  fi   portino  a   Bologna  ,  ove  con   unani-     ,rf '  e   •**" 
me  aflenlo  reftttuifcano   a  Trento  la   fama  Adunanza  :   e  che  egli 
induca   li   popoli    di  Germania    a   riceverne    li    Decreti  .     Cefare 
diffe  ,   che  avea  fatto  guerra  non   per  umana   ambizione   ma   pei* 
decoro  della  caufa  di    Dio,   di   che    può  addurre    giuridici   tefti- 
rnonj.     In  fìtti   riconofee    premio    del   fuo  zelo    la    non   fperata 
così    prefta  vittoria;  che   non   fi  poffòno  in  Germania   ricomporre  li 
affi  ri   della    Religione    le   non   riftabilito   il   Concilio    in   Trento: 
che  in    tal    modo   (pera va   di   riconciliare   colla    Romana   Chiefa  li 
Eretici:    fapea  ciò  e  Aere   in   potere  del  Papa,  (e  è    vero,  che  fenza 
il  configlio  di   lui   era  flato  quello  trafportato  ;  e  già   era   fvamro 
ogni  timore  e  fofpizione    di  pefte .    Ciò    non  effendo    prevedea 
Tom.X.  F  f  gra- 


2  25  Storia  de  Romani  Pontefici. 

!!r""TT?"  gravifiimi  incomodi  :  e  reftava  quello,  onde    il  Pontefice  prefifo 
Ec  Pio  e  preflb  li  uomini  poffa  difendere  la  fua  caufa  »  Il  Legato 

pregollo  di  non  attribuire  tanto  alla  propria  pietà  :  diflegli  che  non 
era  conveniente  il  ritorno  del  Concilio  in  Trento  ,  ove  sforza- 
tamente  dimoravano  li  Padri,  fé  non  veggafi  il  vantaggio  perla 
Chiefa,  che  copnefli  il  ritorno:  che  almeno  dalla  vittoria  raccoL 
ga  il  decoro  della  Fede  coftrignendo  li  vinti  a  ricevere  ed  ofler- 
vare  li  Decreti  del  Concilio:  in  tal  modo  farà  palefe,  che  egli 
ha  combattuto  per  la  caufa  di  Dio.  Tutto  quefto  apprendem- 
mo dalle  Lettere  del  Legato  Sfondrati  date  da  B<imberga  fotto 
il  dì  7.  di  Luglio  del  1547.  a'  Cardinale  Farnefe .  Ma  l'Im- 
peratore che  non  volea  fottometterfi  ad  incerte  condizioni  dif- 
fe ,  che  gli  fi  proponea  l'accomodamento  con  futterfugio,  poiché 
nella  Adunanza  Cefarea  non  mancheranno  oftacoli  che  ne  impedi- 
scano il  termine  :  che  ei  fempre  avrà  mira  al  proprio  dovere 
in  ciò  che  farebbe  di  giovamento  alla  Religione,  e  bramava  al- 
tresì, che  tutti  egualmente  il  promovano.  Anco  il  Legato  prò- 
mife,  che  tale  era  il  volere  del  Papa:  ed  effendo  eglino  difeor- 
di  non  della  faccenda  ma  del  modo  per  ridurla  ad  effetto  gli 
ricordava  ,  che  1*  accomodamento  era  approvato  dal  Mendoza . 
L'Imperatore  foggiunfe,  che  il  fuo  Miniftro  può  effere  ingannato, 
e  che  ei  non  avea  duopo  di  più  riflettervi ,  poiché  avea  più  pen- 
fato  a  codeflo  affare  che  alla  guerra .  Il  Legato  ripigliò,  che 
farebbe  infruttuofa  la  fua  dimora  nella  Corte  :  e  Cefare  difle  , 
che  potea  con  più  maturezza  e  ferietà  riflettere  a  ciò;  ed  ebbe  fi- 
ne il  colloquio.  Il  Legato  fignificò  al  Pontefice  il  fucceduto  , 
e  diffegli ,  che  farebbe  opportuno  di  non  fermare  il  Concilio 
in  Bologna  ;  imperciocché  Cefare  facilmente  per  ampliare  l'Im- 
pero darebbe  adito  allo  Scifma  ed  a  gravi  divifioni .  Trattava!! 
in  tal  modo  del  Concilio,  quando  fuccedette  altra  cofa,  che  flur- 
bò  la  pace  e  la  quiete  d'Italia.  Cefare  altra  volta  fofpettò  di 
Pierluigi  Farnefe  Duca  di  Piacenza  ,  ed  il  giudicò  favorevole 
del  Fiefchi  e  del  Re  di  Francia .  Certi  Nobili  di  Piacenza  im- 
perciò  1'  uccifero  alli  dieci  di  Settembre  ,  occuparono  la  fortez- 
za, efpofero  il  corpo  ad  ogni  genere  di  contumelia,  e  confegna- 
rono  la  Città  al  Gonzaga  Prefetto  della  Infubria  :  Parma  fi  con- 
fervo  nella  divozione  del  Papa .  Gravi  argomenti  indicarono  !' 
Imperatore  confapevole  del  fatto;  e  li  Scrittori  che  ne  tratta- 
no, ne  lo  accufano  promotore  e  almeno  confenziente .  Il  Pon- 
tefice perciò  foprafatto  da  dolore  pregò  Cefare  di  perdonare  ai 
Nipoti  fuoi  loro  redimendo  Piacenza  ,  e  di  prendere  vendet- 
ta 


Storia  de  Romani  Pontefici.  217 

ta  della  fucccduta  morte.  Il  perchè  nelli  12.  di  Settembre diedegli  ^T^m^mmm * 
gravi  Pillole  e  gliele  mandò  pel  Vefcovo  di  Lucerà.  Diceagli  :  toc. X VI. 
P  enfi  amo,  che  la  tua  Maefìà  abbia  avuto  la  infaufia  novella  della  crii* 
dele  e  violenta  morte  delta  buona  memoria  di  Pierluigi  Farnefe  Duca  di 
Parma  e  Piacenza  efeguita  da  certi  Scellerati  fuoi  Sudditi ,  ed  operata 
Contro  ti  diritto  delle  genti  e  contro  il  giuramento  •  dubitiamo,  che  per 
molte  ragioni  farà  a  te  [piaciuta .  Noi  certamente  con  fommo  dolore  Gab- 
biamo intefa  ,  */  quale  crebbe  nell'udire  che  il  diletto  figliuolo  Ferrante 
Gonzaga  per  la  tua  Mae/là  Governatore  di  Milano  entrò  in  Piacenza 
con  numerofa  milizia  ,  e  fé  ne  impadronì  m  nome  tuo  ,  come  egli  va 
dicendo  .  Ciò  in  vero  fu  molefìo  a  noi  che  fempre  abbiamo  amcto  la 
tua  Maejìà  *  fpiacqus  a  quefìa  Santa  Sede  di  cui  .fei  Protettore  ;  e 
cagionò  grave  danno  al  Duca  Ottavio  tuo  genero ,  la  di  cui  offervan^a 
e  fedeltà  fé  non  hai  nel  paffato  conojciuta  bajìevolmente  ,  fi  manifefìb 
nella  guerra  Germanica  •  e  pure  danneggiò  li  tuoi  nipoti  ,  ai  quali  ap- 
partiene Piacenza  .  Si  fparfe  rumore  per  l  Italia  ,  che  la  tua  Mae- 
(là  abbia  prefo  le  armi  contro  Noi  e  la  Sede  *Appùfloltca .  Ma  faccia 
quegli  ciò  che  vuole  :  Noi  non  crederemo  ,  che  la  tua  Maejlà  abbia 
prefo  le  armi  contro  Noi  e  la  Sede  jfppoflolica  .  Ma  faccia  qu-gli  eie 
che  vuole:  Noi  non  crederemo  ,  che  la  tua  Maefià  abbia  acconfentito  aU 
l  enorme  delitto  ,  e  che  approvi  /'  operato  :  imperciocché  fappìamo  quan- 
to tu  fempre  fei  flato  gelofo  di  confervare  la  tua  fama  ,  la  quale  per- 
chè fìa  fcevsra  di  machia,  hai  impiegato  fudore  ed  astoni  *  né  vorrai 
offendere  Dio  ,  al  quale  fei  foltto  di  dirtggere  le  tue  vittorie  ....  Se 
ctò  non  ancora  y'  è  fatto,  devi  provvedere,  che  lo  fteffo  Ferrante  re/litui* 
fca  Piacenza  al  Duca  Ottavio  e  vendichi  la  morte  di  Pierluigi  fecon- 
do /'  autorità  di  tua  M%cfìà  ed  uniformemente  f  onore  della  detta  Se- 
de  Celare  non  fi   piegò  alle  preghiere  di    Paolo  ,    poi* 

che  li  Cittadini  patteggiando  condizioni  fi  fottopofero  ad  elfo 
lui  ;  nullaniwno  per  ifventare  la  folpizione  f*  moftrò  addolora- 
to, o  finf«  di  rattriftarfi  della  morte  di  Pierluigi  .  Anco  il  Gon- 
zaga con  Lettere  date  ad  effo  Celare  difle  ,  che  non  fapea  dell' 
attentato*  e  che  uditolo  fi  portò  a  Piacenza  per  acchetare  li 
tumulti:  il  che  fu  convinto  dal  Vefcovo  d' Arras  e  confutato 
dal  Cardinale  Sfondrari  ,  il  quale  difle  a  Celare,  che  prima  del- 
la congiura  fi  videro  apparati  di  guerra  in  Lodi  ,  Pavia  e  Cre- 
mona :  che  non  accufa  di  colpa  il  Gonzaga  ,  in  di  cui  porere 
è  la  Città  dovuta  ai  Genero,  Figliuola,  e  Nipoti  fuoi  contro 
li  quali  in  tal  modo  fenza  folpizione  erafi  opt  aro.  Efpofe  l 
ingiuria  del  Gonzaga,  li  meriti  di  Ottavio  Farnefe  ,  ed  il  gra- 

Ff    2  ve 


228  Storia  de  Romani  Pontefici. 

-  ve  dolore  che  ne  rifulta  al  Pontefice  .   Cefare  fcufando  l' azione 


'  del  Gonzaga  diffe,  che  ama  Ottavio  ed  il  difenderà  in  ciò  che 
ad  effo  appartiene:  ma  riguardo  l'operato  dal  Papa  era  {timo- 
lato  di  non  foccorrerlo .  Ripigliò  il  Legato,  che  nel  fatto  do- 
vea  rammentarli,  che  effo  Papa  non  folo  non  avea  accettato  le 
innumerabili  maniere  che  fé  gli  prefentarono  di  offenderlo ,  ma 
ancora  confumò  ne'  vantaggi  di  lui  la  maggior  porzione  dei 
proventi  del  fuo  Pontificato;  imperciò  alla  attenzione  di  lui  devefi 
il  fuo  maggior  dominio  di  Germania  •  e  ciò  che  poffede  in  Ita- 
lia,  il  poffede  coll'ajuto  della  Sede  Appoftolica  ,  alla  quale  mol- 
to  è  tenuto.  Se  nell'animo  del  Papa  regnaffe  amarezza  oppo- 
fìa  alla  ragione  ^  già  fturbarehbefi  il  negozio  della  Criftiana 
Repubblica  ,  e  principalmente  il  Concilio  oggetto  delle  atten- 
zioni comuni.  Ma  perchè  Cefare  foggiunfe  ,che  le  cofe  private 
non  debbono  frammifchiarfi  colli  affari  pubblici,  il  Legato  ripi- 
gliò ,  che  le  une  influirono  nelle  altre ,  e  che  da  effe  dipende 
la  benivolenza  fegno  delle  affezioni  dell'animo.  Cefare  prote- 
tto, che  preftarebbe  offequio  e  riverenza  alla  Sede  Appoftolica  : 
che  di  Piacenza  non  avea  decretato ,  e  fé  ne  configliarebbe  con- 
venientemente. Afcoltò  poi  il  Mignanelli  Nunzio  per  quefto  af- 
fare deputato  dal  Papa.  Proccurò  quefti  di  difenderlo  preffo  Ce- 
fare ;  gli  promifé,  che  refluirebbe  il  Sinodo  in  Città  non  fo- 
fpetta.  Al  Nunzio  rifpondette  il  Granvellano  ,  che  non  fi  do  vea 
frammifchiare  il  pubblico  col  privato  ,  col  profano  il  fagro;  che 
Cefare  ebbe  dolore  della  morte  di  Pierluigi  :  e  che  dell'affare  di  Pia- 
cenza non  può  rifolvere,  febbene  era  unito  con  Ottavio  sì  {let- 
tamente .  Per  altro  era  dovere  di  Cefare,  che  ei  foftenga  l'Im- 
periale autorità  e  la  quiete  d' Italia  :  che  le  reftituzìoni  fono 
affare  di  gran  conto,  né  fi  può  in  tempo  sì  corto  definire  tanto 
fpinofo  negozio.  Il  Nunzio  ritornò  a  Roma  e  ne  informò  il 
p  ,  Pontefice . 
Cardinal  "e  LXXVII.  Intanto  quefti  creòne'27-di  Luglio  due  Cardinali; 
riceve  quel- uno  a8£re8°  all'Ordine  de' Preti  ,  e  l'altro  a  quello  de' Diaco- 
lo  di  tran-  nl  •  Quegli  fu  Carlo  de  Guifa  di  Lorena  Arcivefcovo  di  Rems 
eia.  che  acquiftò  gran  nome  nel  Concilio  di  Trento  pe'  favori  pre- 

dati alla  Religione.  Qucfti  fu  Giulio  Fehrio  dalla  Rovere  fi- 
gliuolo del  Duca  d'Urbino  Arcivefcovo  di  Ravenna.  Il  Fir- 
mano accenna ,  che  quelli  non  fu  pubblicato  :  „  Nelli  27.  di 
„  Luglio  in  Confiftoro  fegreto  furono  creati  due  Cardinali  , 
„  1'  uno  fi  pubblicò  e  fu  Garlo  de  Guifa  Arcivefcovo  di  Rems, 

»  Tal- 


Storta  de  Romani  "Pontefici.  np 

J,  l'altro  il  Papa  fcrbò  in  petto,  cioè  Giulio  dalla  Rovere  fi-   -- — 
„  gliuolo  del  Duca  d'Urbino  ,,  ..  ..  Quefti  fu  promoffo  effen-    Secavi. 
do  affente  e  pervenuto  all'età  di  foli  dodici  anni    e  tre   mefi  * 
e  fi  vide   pubblicato  primamente  delli   g.  di   Gennajo  del  1548. 
fecondo  li  Monumenti  del-  Vaticano  ;  il  perchè  erra  il  Ciaconio 
dicendolo  promofìTo  fotto  quello  giorno  nel    1549.  11  Guifa  otten- 
ne la  Porpora  a  petizione  di  Enrico  li.  ed  ebbe  il  titolo  di  S. Ce- 
cilia. Tra   le  molte  cofe  che  l'Imperatore  fperava  dalli  torbidi 
di   Piacenza,  una  era  d'indurre  il    Papa  a  reftituire  il  Concilio 
in  Trento.    Il   perchè    configliò    li   Principi   Eretici    ed    alcune 
Città  Libere    di  ricevere    li    Decreti    del  Concilio    che    fi  cele- 
brarebbe   in  Trento,   nel  quale    larebbono  definiti     li   affari   uni- 
formemente le  divine  S'cntrure  e   Padri  •   promettea,  che  difen- 
derebbeli  ,   e  che   ai    Profeflori  della   Confi.ffione  Auguftana    da- 
rebbefi   libertà  di   parlare  e  ficurezza    di  domicilio.    Così   com- 
pone  le  cofe  ordino  al   Cardinale   Madrucci  di    portarfi  a  Roma 
ed  indurre  il  Paoa  a  rimettere  il   Concilio  in  Trento.   Il  Car- 
dinale   dovea    aflìcurarlo  ,    che    a  quello  fi  foggetterà    la  Ger- 
mania ,   e   ricordargli   la   fperanza  conceoita     che    quella    ritorni 
al   feno    della   Romana  Chiefa    e    Cattolica   Religione.    Dunque 
riftabilito  il  Concilio  in  Trento  il   Papa  farebbe  certo,  che  Ce» 
fare  non  mancherà  al  proprio  dovere.     Se  ei   ricuia  di  compia* 
cerio  ,    il    che    non    crede ,    farà  ei   baftevolmente  feufato   pref- 
fo   Dio  ed  i    Criftiani .  E  perchè  voleafi  ,  finché   fi  perfezioni  il 
negozio  del  Concilio  ,  che  fi  riordini  in  qualche  modo  in  quel- 
le  Provincie  l'affare  della  Fede  ,  né  quivi    era    chi  operi    con 
Pontificia  autorità,  chiedeva    al   Papa    alcuni  Legati  ,    li  quali 
intanto   impedirebbono    li   mali  che   fi   muovono  contro   la   Reli- 
gione .  Dovea  ancora  il  Madrucci  efporre  al  Pontefice,  che  la  Ri- 
forma   era    opportuna  per  la  falute  della  Germania  .    E    perchè 
alcuni  aveangli    fatto  credere  ,    che    trafporrato    il  Concilio    in 
Trento  e  fuccedendo   la  morte  del  Papa,  effo  Concilio  arrogareb- 
befi  la  elezione  del  nuovo  Pallore  ,  Cefare  lo  aflicurò,  che'l  volea 
eletto  in   Roma  fecondo  la  conluetudine  ,  e  per  quello  egli  ob- 
bligava la  Cefarea   parola  e  dignità.  Se   il   Madrucci   conofeea  il 
Pontefice  difficile  a  favorirlo  ed   a  reflituire  il  Concilio  in  Tren- 
to ,  dovea  col  Mendoza  ammonire   li  Cardinali  ed  Ambafciato- 
ri  della  diligenza  fatta  pel   vantaggio    della  Crifiiana   Repubbli- 
ca •    Ed    al    Mendoza    comandò   di    proteftare     contro   li    De- 
ere* 


230  Storia  de  Romani  Pontefici. 

5?  creti  che  fi  farebbono  in  Bologna  fé  fiano  in  pregiudizio  del  Conci- 


Sec.  XvJ.    li0  di  Trento.  Il  Cardinale  Madrucci  pervenne  a  Roma  nel  fine 
di  Novembre  e  comunicò  al  Papa  le  avute  commifiìoni .  Ma  que- 
lli per  delibare  con  prudenza  comandò    al  Cervini  di  configlia- 
re li   Cardinali   del  Monte  e  Sfondrati  pella  rifpofta  che  fi  dovea 
al  Madrucci.  Qaefti    lo  ammonirono  di  fofpendere  il  Concilio, 
li  Cardinale  del  Monte  pensò,  fé  il  Madrucci  comunicò  priva- 
tamente   le    commifiìoni  ,    che    rifpondagli    con  dolcezza  ,    che 
ei  non  può  né  vuole  privare  il  Concilio  della  libertà    di  trat- 
tenerfi  in  Bologna  o  reftituirfi  in  Trento.  Se  poi  pubblicamen- 
te minaccia,  dicagli,  che  in  Confiftoro  arebbe  la  rifpofta;  e  che 
fi  decretaranno  pene  contro  chi  vorrà  violentare  li  Padri  ,  poiché 
H  Scrittori  parlano    in    fimili    faccende    affai    feveramente    fen. 
za  eccettuare    li  Monarchi.    Del  refto    fi  redimirà    il  Concilio 
irt  Trento  fenza  condizione;    imperciò    la  dimora  colà    era  fo- 
fpetta  ai  Padri  crebbe    la  fofpizione  ,  e    quando    li  tumulti    di 
Piacenza  raanifeftarono  l'animo  di  Cefare  verfo  il   Papa.  Que- 
lli   nel  dì  p.    di  Dicembre    raccomandò    ad  alcuni  Cardinali    1' 
efame  delle  commifiìoni  del  Madrucci  ,  e  volle  fentirne  il  fen* 
timento    dal  Decano    in  Confiftoro  ;    e    tale  fu.    Dovea  eneo* 
miarfi  Cefare,  che  avea  coftretto  li  Protettami  a  ricevere  li  De- 
creti del  Concilio  ,    da  che    forgea  fperanza    della    loro    eterna 
falute  :   ma  poiché  efibivano  l'obbedienza  al  Concilio  celebrato 
in  Trento  ,  e  Cefare  chiedea  ,  che  là  fia  reftituito,    rifpondeafi , 
che  la  traslazione  fu  decretata  liberamente    dai   Padri  ,    li  quali 
poteano  trattenerli  in  Bologna  ovvero    reftituirfi  in  Trento  :  ad 
cflì  ancora  appartiene  l'altra  petizione  di  Gefare,  e  che  il   De- 
creto della  Riforma  è  ftato  ordinato  dal  Concilio.  Li  Padri   in 
Confiftoro    rifolverono  ,   che   la  caufa  fia  devoluta  al  Sinodo    di 
Bologna  e   lafciata  al  di  lui  arbitrio;  il  che  il   Papa  efeguì  .   In- 
tanto il  Madrucci  non  volle  effere  miniftro  del  grave  diflìdio  , 
e  partito  da  Roma  lafciò  il    Mendoza  attore  della  torbida  con- 
tefa. 
Sentenza      LXXVIII.     Dunque    nelli  18.  di  Dicembre    pervenne    a  Bo- 
rie' Padri      logna  ilGorriere  che  confe^nò  al  Cardinale  del  Monte  il   Diplo- 
i   Bologna  ma  i    i|  papa  preferi veagli  di  riferirlo  minutamente  ai  Padri  ,  dai 
rapporto  1  qUau  con  celerità  voleane  il  fentimento  .    Il    Legato  convocolli 
Concilio      nellì  ip.  in  Congregazione  .  In  efTa  efpofe  le  commifiìoni  del  Car- 
dinale Madrucci ,  il  parere  dei  Porporati,  ed  il  Diploma  Pontifi- 
cio .  Aggiunfe ,  che    eglino    doveano    proferire    il  proprio  .    Li 

Pa- 


Storta  de  Roman!  Pontefici  •  231 

Padri  convennero  eccetto  cinque  nella  opinione    di  Roma  .  Af-  ~ 

fifterono  alla  Adunanza  due  Ambafcìatori  del  Re  di  Francia  ,  Secavi. 
quarantotto  Arcivefcovi  e  Vefcovi,  e  fisi  Generali  delle  Religio- 
ni. Il  Legato  diffe  ,  che  le  Lettere  date  al  Papa  doveano  ef- 
fere  approvate  da  tutti  ,  e  che  fi  leggerebbono  in  altra  Con. 
gregazione.  Il  Pallavicini  offerva  ,  che  li  Padri  di  Bologna  po- 
chi erano  Sudditi  del  Papa,  ma  lo  Spondano  li  vuole  tutti  Ita- 
liani eccetto  due  Francefi  .  Nel  óì  fuffeguente  invocato  lo  Spi- 
rito Santo  fi  recitarono  le  Piftole  che  il  Legato  in  nome  dei 
Padri  dava  al  Papa  ,  e  furono  approvate  .  Primamente  li  Padri 
n'encomiavano  la  Paftorale  cura;  indi  lodarono  il  zelo  di  Cefarc 
verfo  la  Religione  ,  e  pregavano  entrambi  di  ajuto  pel  bene 
della  Chiela  .  Quando  il  Concilio  fu  trasferito  legittimamente 
a  Bologna  ,  li  Padri  furono  ammoniti  di  ridurvifi  .  Rimafero 
alcuni  pochi  in  Trento  ,  che  fono  flati  invitati  ad  unirli  alli 
pervenuti  in  Bologna  :  refifterono  quefti  con  difprezzo  del  Con* 
cilio,  il  quale  non  dovea  deliberare  pel  ritorno,  fé  prima  quelli 
che  dimorano  in  Trento  non  fi  trasferivano  a  Bologna  riconofeen- 
done  Ja  podeftà .  Allora  potranno  uniformemente  decretare  lo 
fpediente  ,  perchè  la  Germania  riceva  li  Decreti  formati,  e 
quelli  che  fi  flabiliranno  .  Diceano  ,  che  allo  fparfo  rumore 
che  il  Concilio  fi  reftituifea  in  Trento  contro  la  fama  e  buon 
nome  dei  Padri  ,  decorofamente  fi  provvegga  ,  perchè  non  fi 
cambi  V  ordine  finora  offervato  :  e  poffano  li  Padri  dimorar- 
fene  quivi  ficuri ,  ovvero  partirfene  ;  e  ceffate  le  caufe  per  le 
quali  s' intimò  effo  Concilio  ,  con  eguale  libertà  terminarlo  ■ 
Le  Lettere  pervennero  a  Roma  nellì  24.  di  Dicembre  ,  ed  il 
Pontefice  non  afpettato  il  Confiftoro  nellì  26.  comunicolle  ai 
Cardinali  ;  e  nel  fuffeguente  per  loro  confìglio  chiamato  il 
Mendoza  gli  efpofe  la  faccenda  e  l' egregia  fua  propenfionc 
verfo  l' Imperatore  e  la  Germania  ;  ma  che  dovea  egualmen- 
te curare  le  altre  Nazioni  .  Da  che  egli  moffo  ad  ira  vo» 
lea  proteftare  ,  ma  per  mediazione  dei  Cardinali  differì  la  cofa 
fino  al  dì  ventefimo  di  Gennajo  attendendone  il  comando  di 
Cefare;  il  quale  poi  ordinogli  di  proteftare  tofto  contro  il  pen- 
ficro  del  Papa .  Li  Ecclefia- 

LXXIX.  Cefare  volea  indurlo  a  redimire  in  Trento  il  Concilio,  "1CI  .dl  Ger- 

e  nella   Dieta  d' Augufta  nrorcurò  ,  che  li   Vefcovi  di  Germania  a  manif ,„ 

11  r      •    r     •         ~~         r  n        x-  «•  •.  tanoilPapa 

quella  preienti  elortino  effo  Pontone*  aqueito.  Eglino  per  tanto  il  ^j   reftituire 

pregarono  dicendo,  che  il  bramavano  in  Città  nei  confini  di  Germa.  \\  Concilio 

nia  in  Trento  , 


232  Storta  de  Romani  Pontefici, 

~   mania  ove  principalmente  era  il  male  :  che  non  poteano  a  quel* 


5EC.AVI.  jQ  jntervenire  fé  fià  convocato  altrove  impediti  dalle  ampie  Dio- 
cefi,  alle  quali   era  unito  il  governo  del  Principato.  Dunque  fpera- 
vano,  che  farà  reftituito   in  Trento;  e  ciò  eflendo  gli  prometteano 
offequio  e  foggezione,  e  di  ajutarlo  nelle  calamità  della  Chiefa.  Ta- 
le fu  la  Lettera    dei  Vefcovi    di  Germania    ed    appartiene    alli 
14.  di  Settembre  del   1547.  Tardò  alquanto    il  Pontefice    a  ri« 
fpondere  ;  poiché  attendea  il  Cardinale  Madrucci  ,   né  volea  ri- 
folvere    fé  non    avea    intefo    le    commiffioni  Cefaree .    Dunque 
nelle  Calende  di  Gennajo  del   1548.  confortato    dai   Francefi    e 
fegnatamente  dal  Cardinale  de  Guifa  foddisfece    alla  loro  ricer- 
ca.     Imperciò    commendonne    il  zelo  moftrato    pel    bene    della 
Chiefa;  il  che  ei  fempre  bramò  affettuofamente;  e  ne  diede  cer- 
ti argomenti  ,  e  principalmente  nella  elezione    di  Trento  ,  ove 
farebbefi  intimato  il  Sinodo  :   febbene  quella  Città  è  fommamente 
incomoda  alle  Nazioni .  Quivi  deputò  li  Legati  fenza  riguardo  a 
difpendio .   Ma  dopo  quindici  mefi   febbene  non  eravi  timore  di 
guerra,  li  Vefcovi  di  Germania  né  perfonalmente  né  col  mezzo  di 
Proccuratore  vi  fi  trasferirono  .  Ciò  non  doveafi  attribuire  a  fé 
fteflb  ,  ma  ad  effi  che  febbene  erano  vicini  a  Trento,  negligentarono 
di  portarvifi  fenza  addurre  feufa  .  Intanto   li   Padri  formarono  al- 
cuni Decreti ,  che  dichiarando  il  negozio  della  Fede  correggono  il 
coftume  e  confutano  le  dottrine  delli  Eretici  :    il  che    compro- 
va la  cura  propria  per  rimediare  al  male  di  Germania .  Se  dopo 
due  anni  il  Concilio    partì    da  Trento  ,    fi  fece    fenza    fuo  co- 
mando ,  e  fé  vuol  preftarfi  fede  al  fuo  detto  _  accadette  ancora 
fenza  fua  faputa  .  Del  refto  è  fuor  di   dubbio,  che  effo  Concilio 
ha  libera  podeftà  di  trasferirli    ove  il  chiama    lo  Spirito  Santo 
principalmente    trattando»"    della    propria    felicità  ;    il  Pontefice 
quando  non  abbia  cofa    in  contrario   deve  approvare    il  fatto   j 
né  è  diviib  il  Concilio,  perchè  alcuni  dimorano    in  Trento    e 
ricufano  di    portarfi  a  Bologna  .  Si   trasferì   in  Città  poco  dittan- 
te da  Trento ,  comoda  per  abitazioni  e  non  difaftrofa  pel  cam- 
mino, né  dee  eflere  fofpetta  effendo  fituata    nel  dominio    della 
Ghiefa  Romana  ,    dalla  quale    la  Religione    oltre    innumerabili 
beni   è  provenuta  alla  Germania  .   Potrebbeli  dire ,   che  le  Città 
vicine  a  Bologna  fono  fuddite    ovvero    divote  dell'Imperatore. 
Col  configlio  dei  Cardinali  confultò  li   Padri  di  Bologna  ,    dai 
•    quali  ebbe  la  rifpofla  che  ha  comunicato  all'Ambafciatore  Men« 
4oza.  La  minaccia  fatta  noi  commove;  poiché  fa  di  avere  ado- 

pra« 


Storia  de  Romani  Pontefici .'  135 

prato  per  la  pace  il  convenevole  al  fuo  miniftero:  fperava,  che  '        y  _-: 
Celare  non   farebbe  coia  lenza  il  Tuo  configlio:    in  cafo  diverfo      BC* 
nemmeno   vorrà  proibirlo  :   imperciocché   lo  fteflb  Iftitutore    del- 
la Chiel'a  Critto  Gesù  quando  ne  la  fondò, .  efpofe  alli  Appoftoli 
le  burralche  che   contro  quella  s' alzerebbono  ;  non   paventa-  efia 
però   eflendo  fondata  in  pietra  ftabile.   Per  tanto    lo  eforta  con 
vilcere  di   carità  di   promovere    la  pace  e    non   permettere,  che 
nelle  Diete  lì  trattino  cole  alla  dignità  e  fantità  di  quella  con- 
trarie . 

LXXX.     Ma  Cefare    che  volea  difporre    dell'i  affari  Secolari        Protese 
ed   La  lelìaftici,  conobbe  ,  che  le  difficoltà  per  redimire  in  Tren- *!e"  Amica- 
to  il   Concilio  erano  inoperabili,  e  che    colla  forza    potea  in-  /-clatore      j" 
durre    li    Protettami   a  riceverne   li   Decreti    de' Libri  Canonici   j  fpoQa'  dei 
del   peccato  Originale,   della  Giuftific  azione  ,  e  dei  Sagramenti  ,  Legati   del 
li   quali   dittrugge«no  la  falfa    e  lagrilega  dottrina.    Per  la  qual  Papa, 
cofa   li  di  lui    Ambalciatori  primamente   in   Bologna  poi  in  Ro- 
ma proiettarono  nel   modo  prelcruto  da  quello;    quelli  affitten- 
do alla  Congregazione  delti   dieci   di  Gennajo  esibirono   le  Let- 
tere dirette  non  al  Concilio  di   Bologna  ,     ma  alla  xAdunan^a  , 
ed    il   Vargas    in   tal   modo    parlò  ;     ma    il  Legato    del   Monte 
quando   ei   leggeva   la  protetta,   lo  interruppe  dicendo  che  ^ebbe- 
ne  li    Padri   non   erano  tenuti   ad  afcoltarlo,  poiché   il  comando 
non   appartiene  al  Sagrofanto  Sinodo ,  pure  perchè    niuno    lì   la- 
gni   di  efiere  violentato ,  lo  alcoltavano  a  condizione    che    non 
provenga  al  Sinodo  difpendio     né  alli   Ambalciatori    emolumen- 
to ;   e   che  fiano  liberi  li    Padri   di  proseguirlo  e  decretare    pene 
convenevoli   ai  contumaci;  ed   il   Vergas  volle  inferita  nelli  At- 
ti  pubblici    la   interruzione     prima    che    abbia  prodotto   parola  . 
Indi   (piegò  il  comando  dell'  Imperatore  pregando   li  Padri   a  mu- 
tare  il    Decreto  della  Traslazione  del  Concilio  fatto    fenza  pru- 
denza e  di  ridurli  in  Trento;   ricufando  di  farlo  doveano  credere, 
che    la  ripugnanza    cagionarebbe    gravi    pregiudizj    alla   Chiefa . 
Il  Legato  ai  (Te  ,  che    il   fatto    fi   decretò  legittimamente  ,    e    li 
Padri   pregavano  Cefare  di   cambiare   fentimento    e  di   coftrigne- 
re  li   tuibatori   del  Concilio  alia  obbedienza,   li   quali    incorrono 
le   pene   dei    Canoni   e   della   Chiela  .    Del   retto   in  qualunque  mo- 
do  fia  la   faccenda  ,  e   per  quanto    fiano  terribili    le  minaccie  , 
eglino    non   mancheranno    alla    libertà    ed    onore    del   Concilio. 
Intanto   il   Vargas  recitò   le   Lettere    di   Cefare    ed    affai    proliffa 
contettazione  :    in    cui    rammentò    ciò    che    peiia  convocazione 
Tom.X,  G  g  di 


2g4  Storta  de  Romani  Pontefici  . 

*— — ^  di  eflb  Concilio  Gefare  fece,  ed  aggiunfe  ,  che  efiendo  cominciato 
Seca  VI.    feiicemente  li  Padri  fenza  il  configiio  del  Papa  inventarono  ca- 
•  gione  colla  ripugnanza    di  preftantifiìmi   Vefcovi  ,  e  tumultuofa- 
mente  partirono  da  Trento.    Celare  avea  indotto    li  popoli    dì 
Germania  a  fottometterfi  al  Concilio  dì  Trento,  e  foventi  volte 
pregò  il  Pontefice  di  colà  redimirlo  ;  ma  quefti  non  ne  curò  le 
ammonizioni,  ed  approva  la  traslazione  denominando  l'Adunanza 
di   Bologna  Sinodo   Ecumenico  .   Efagerò    li   fatti     di  Cefare    che  '1 
pregava  efTendogli  raccomandata  la  tutela  della  Chiefa  di    retti- 
tuirlo  in  Trento;  poiché  era  fvanito  ogni  timore  di  male.    Del 
retto  et  conteftava  ,,  che  tuttociò  che  operarebbefi  in  Bologna  , 
farà  riputato  di  niun   valore  .    Diffe  francamente  ,    che  la  loro 
rifpofta  e  quella  del   Papa  era  piena    di   inganno    e    non  appog- 
giata a  foda   ragione.  Comunque  la  cofa  fucceda ,  Cefare   volea 
liberare  la  Chiefa  dalle  calamità  ,  che    per  colpa    e    negligenza 
del   Papa  e  per  la  oftinazione  di  quello  Sinodo  illegittimamente 
convocato  l'affalivano.   Detto  ciò  il  Soria  volle,  che  il  tutto  fia  in- 
ferito nelli  Atti.   Ripigliò    il  Legato,    che    il  detto    contro  la 
dignità  del  Concilio  era  falfo .  Voha   Dio  teftimonio  ,  ed  efibi- 
va  di  comprovare  ciò  che  diceva.   Del  refto  li    Padri    volentie- 
ri {otterranno   la  morte,   piuttoftochè   acconlentire  che   il    Princi- 
pe a  proprio  genio  convochi  Conci!).   L'Imperatore    è   figliuo- 
lo della  Chiefa  ,  non  Signore  né  Maeftro  .  Egli  ed  il  luo  Col- 
lega fono  Legati  della  Sede  Appoftolica  :    né   ricufano  di   rende- 
re conto  della  Legazione  a   Dio   ed   al    Pontefice.   Al  detto  trop- 
po prolifib   rifponderanno  dopo  quattro  giorni,  fé  vorrafli  atten- 
derne la  rifpofta;  ma  primamente  li  Proccuratori  partirono  da  Bo- 
logna .   Non  contento  Cefare  di  ciò  comandò  al  Mendoza  di  portarli 
a  Roma  e  rinnovare  più  acre  protetta  nel   Senato  de'  Cardinali: 
in  cui  ei  entrò  e  produfiela  in   fcrirto;   fu  la  fletta    di   Bologna 
mutate  alcune  efpreffioni .   La  udirono  il   Pontefice,  Cardinali, 
ed  Ambafciatori  ;  quegli  ridette  le  formole    che    dicono  Saluta- 
ri,  pregò  li   prefenti  di  efferne  teftimonj  ,     ed   ordinò    alli   No- 
ta} di   riferirla  nelli   Atti .   Intanto  il  Segretario  del    Papa   ditte- 
gli,  che   nel  primo  Confiftoro  gli  fi   farà   rifpofta.    Nelle  Calende 
di   Febbrajo   1'  Oratore   tornò  in  Senato;  in  cui   il  Cardinale   Po- 
lo in  nome  del   Papa  ad  eflb  parlò  in  tal   modo  :   E'  provenuto 
/  al   Pontefice   ed  ai   Cardinali   grave  trifìezza    dalla   protetta     pro- 

dotta in  nome  di  Cefare  ,  perchè    è  di  peflimo  efempio    e  pra- 
ticata dalli  foli  Eretici  ;  tanto   meno  attendeafi  dall'  Imperatore, 

quan- 


Storia  di  Romani   Vanterei.  235 

quanro  querti  fu  fovver.uto  dal  Pontefice  nella  guerra  di  Germania*    - 
rè   qnefta   era  la  corrilpondenza  al   beneficio.   E  fio  Papa  fi  duole      EC'AVI. 
confederando   il  comandamento  di   Cefare ,  che  non  die  al  Men- 
doza  facoltà  di   muovere  lite  al   Papa  ,  ma  alla   prefenza  di  que- 
fìo  ai    Padri   di   Bologna  ,   credendo  che  non   fono   legittimamen- 
te convocati  •    e    quindi   riduceva    la   caufa    al  fupremo  Giudice 
delia  Chiefa   e  dei  Concilj  ;    ed    il  Mendoza    dovea  contentare 
contro  il   Papa,  quando  querti   non   voglia  affumere  la  cognizio- 
ne della  caufa;  che  fino  ad  ora  fu  portata  al  Tribunale  Appo- 
ftalico.   E'  certo  dunque  ,  che    V  Ambafciatore    ha   ecceduto    li 
confini   del  comando,   pretendendo  non   ancora  conofeiuta  la  cau- 
fa   che    fiano  condannati    li   Legati    ed   il    maggior   numero    de* 
Padri   del   Concilio  di   Trento  ,    e    che    fiano  nulli    li   Decreti. 
Sarebbe  flato  più  conveniente,  che  li  Vefcovi   rimarti  in  Trento 
li  quali   reputano   il  Concilio  ingiurtamente  trafportato    a   Bolo- 
gna ,   ave  (fero  le  proprie   indolenze   ridotto   al    Pontefice,  che  fa- 
rebbono    da  quefto  efaminate.    Per  tanto    l'Imperatore    adempì 
all'officio  di   modertiflìmo  Principe,  volendo  che  il   Papa  legit- 
timo Giudice  conofea   la  cura  della  traslazione.  Ciò  porto  è  fu- 
perfluo   di   confurare   la   proterta  ,  che  è   vana    ed    inutile  .    Ma 
fé   le  cole  che  effa  oppone,   fi   foflero  paflate  fotto  filenzio,  pò. 
trebbono  riputarfi   vere  con  danno  delle  anime,  erto   Papa  vuo- 
le  provvederne  alla  ialute  e  rifpondere  diftintamente.   Il    perchè 
confutato  ciò  che  il   Mendoza  attribuì   alla  negligenza  del    Papa 
fi    moftrò  ,   che   più  di  Cefare  egli   fu  diligente  pel  Concilio  ,  e 
che  querti  ingiuftamente  accufalo  ,   perchè  alla  Adunanza  di  Bo- 
logna dà   il   nome    di   Concilio  ,    e  non  cortrigne  li    Padri    a  re- 
ftituirfi   in   Trento  ,  quaficchè  ad   effa  Città   (ìa  legato  lo  Spiri- 
to  Santo  ,   ovvero   fi   debba  celebrarvi    il   Concilio  ,    effendo   fu 
tuata  vicina  alli    Paefi   delli   Eretici  ;    fi   dittero    di   niun   vigore 
li   punti  denominanti  illegìttima  la  traslazione  del  Concilio  ,  in 
cui   era  fondato   il   cardine  della  controverfia  ;   fi   rifpofe ,  che   il 
Pontefice   ne  aflunfe   1' efame   e  raccomandollo  alli  Cardinali  Bel- 
la) ,  Burgenfe  ,  Crefcenzi  ,   e    Polo:   indi   ordinò  ai    Padri  di   Bo- 
logna ed  ai   Vefcovi  di  Trento,  che   efibifeano  il    proprio  fenti- 
mento  3    ed  intanto    fi   attengano    dalle  novità  .    E    perchè    non 
fucceda  danno   alla  Germania  ,   rifolvette  di   fpedire  colà  Legati, 
li   ^uali   le   addattaranno   il   rimedio   grato  a   Celare  ed   ai   di   lui 
Sudditi.   Compiuto  l' efame  fé  il    Pontefice  conofeerà   illegittima 
la  traslazione,  preferiverà  ai  Padri  di   reftituirfi  in  Trento:   in 

G  g     2  fom- 


2 $6  Storta  de  Romani  Pontefici. 

Sec  XVI     fomrna    non    mancherà    al    proprio  miniftero    per  ridonare    alla. 
Chiefa  la   pace  ed  il   primiero  decoro  alla   inclita   Nazione  Ger- 
. manica.  Colla  protetta  Cefare    non   ne   promofie    la  caufa  ;    do- 
vea  piuctofto  colf  offequio  e  colla  reftituzione    di    Piacenza  mo« 
flrarfene  attento  ,  e  li  Prelati  Spagnuoli    doveano  venerare    con 
Criftiana  umiltà  l'autorità  del  Concilio  di  Bologna ,  perchè   pili 
follecitamente  fia  trasferito    in  Trento  :    e    per  ogni  diritto    di 
giuftizia  efigevafi  ,  che    li  Luterani    (ìano  coftretti    ad  obbedire 
ai   Decreti  pubblicati ,  e  che  Cefare  permetta  ai  Padri  la  liber- 
tà fecondo  l'antico  coftume  della  Chiefa  .  Quindi  Li.  Legati  per 
impedire    il  pencolo  -dello  Scifma    ne    configliarono    la  fofpen- 
ììone  . 
Diploma  del       LXXXI.     Dopo    alcuni    giorni    ne'  quali   fi  trattò    col  Men- 
Papa   diret-  ,joza  inutilmente   la  riconciliazione,  il   Pontefice  diede  Pittole  ai 

*?  ^!    „  ^a*  Legati  di  Bologna  ,  efponendo    che  febbene    brama    il  fine    del 
ti    di    Bolo-    .  &  ,  n  il        •    a-  •       j  r 

ed  ai  Sinodo  »  nullameno  per  non  mancare  alla  gmltizia  dovea  eia- 
Padri  di  minarne  la  traslazione.  Il  perchè  loro  comandava  di  tralmet- 
Trento.  tergli  le  legittime  Scritture*  efortava  li  Padri  di  mandare  a 
Roma  tre  Vefcovi  li  quali  in  nome  di  tutti  ne  lo  informino  ;  ed 
intanto  fofpefe  il  profeguimento  del  Concilio,  che  fi  attenne  dal- 
le folenni  azioni.  Quindi  mandò  Diploma  ai  Vefcovi  rimarti 
in  Trento,  di  cui  tale  è  il  compendio:  Siccome  egli  avea  cre- 
duto ,  che  '1  rimedio  più  efficace  per  fanare  le  piaghe  della 
Chiefa,  era  l'Ecumenico  Concilio,  e  molto  fperò  mercè  li  fe- 
lici progredì  di  quello  di  Trento*  cosi  prova  indicibile  affan- 
no pella  divifione  de'  Padri  ,  da  cui  nafcono  difcordie  pernicio- 
fiflime  alla  Chiefa.  Lagnavafi  imperniò  con  etti,  che  non  fegui- 
rono  a  Bologna  il  Concilio  ,  o  almeno  non  abbiano  prodotto 
al  fupremo  Tribunale  le  cagioni  ,  in  vigore  delle  quali  la  ri- 
putarono illegittima.  Senza  dubbio  peccarono  gravemente:  e 
febbene  il  delitto  è  comune  a  tutti,  diviene  maggiore  pel  Car- 
dinale Paceeo  mercè  la  eminente  dignità  ,  che  lo  unifce  al  Pa- 
pa. Seco  lui  per  tanto  dolevafi,  che  abbia  efpofto  le  ragioni  ali* 
Imperatore ,  dal  quale  egli  lo  feppe  -  Narrava  brevemente  l' o- 
perato  da  quefto  contro  li  Legati  ed  i  Padri  di  Bologna ,  e  che 
egli  avea  aflunto  la  revifione  della  caufa .  Sinara  riputava  le- 
gittima la  traslazione  convinto  dalla  fama  comune:  ma  effendo 
ridotta  a  controverfia  volle  prendere  le  parti  di  Giudice  ,  ed 
a-fcoltare  le  ragioni  che  gli  verranno  addotte.  Operò  in  tal  mo- 
do per  b.  Nazione  Spagnuola ,  poiché  avea  fempre  fenato    cofe 


orao* 


Storia  de  Romani  Pontefici,  237 

grandi  della  di   lei   probità  ,  dottrina  ,    e    fatiche  .    Il  perchè    li  YwT 

cfortava  di   fpedire   tre  Vefcovi  a  Roma  per  efporgli     li  motivi    Secavi. 
onde  eflì  dilapprovano  la  traslazione.    Li   Padri    di  Bologna  ri- 
cevuto  il  comando  obbedirono    fecondo     li   Atti    del  Concilio  * 
Li   Legati  convocatili   ferono  recitare  il  Diploma  Pontifìcio:   tut- 
ti convennero  in  un  folo  parere,   ed  inviarono  a   Roma  1'  Arci- 
vef.ovo  di    Macera,  li   Vefcovi   di   Feltre ,  di   Modone  ,    di   Sa* 
luzzo  ,  di    Albi,  e  di   Alife.   OiTerva  il    Pallavicini  ,  che  avea- 
no  primamente  deputato  T  Arcivefcovo.  d' Aix  che  ricusò  l'im- 
piego  non   volendo    lenza  il  configlio    del  proprio  Re    foftenere 
aperta  lite  contro  li   Spagnuoli .   Pervenuti  a   Roma    li    Padri  di 
Bologna   furono    introdotti    nelli   22.    di     Marzo    in  Confiftoro. 
U   Pontefice  li  afcolrò    e  dopo  benigna  rifpofta    di   fperanza   mi- 
fta  e  di   laude  volle  ,    che  ne  trattino    coi  Cardinali  ,    ai   qua- 
li   avea  raccomandato    il   negozio  ,    e  deputò    Teologi    per  con- 
iglio .     Nelli    23.    giunfe    a   Roma     la    rifpofta    dei   Vefcovi  di 
Trento  :     quefti    fi    leufarono    con    parole  modefte    di     non   po- 
ter   obbedire    fenza    il    precetto    di  Cefare  .    Diceano    di  avere 
accolto  con  offequio   il   Diploma  ,  e  che    vorrebbono  efeguirlo. 
Appunto   fi    trattennero   in   Trento  ,   poiché    quelli    aveano   pro- 
metto di   ritornarvi   fubito  fvanito  il  timore  del  contagio  ,  e  che 
li   Popoli   di   Germania   fi  foggettino    ai    Decreti    del  Concilio   * 
il  primo  fvanì  ,  ed   i  Tedefchi   battuti  dalle  armi   di  Cefare   pro- 
mifero  di   fottometterfi   a  quefto.     Furono  corretti    a  trattenerli 
per  le  caufe  ,    che  oppofero    quando    formavafi    il   Decreto .    Se 
poi   non   le  hanno  efpofte  al    Papa,   meritano  feufa;   e  penfarono, 
che  avendole  efibite  in  ifcritto  ed   inferite   nelli   Atti-  foflero  dai 
Legati  mamfeflate,  e  moflì  de   riverenza    fi  attennero    per  non 
recargli  moleftia.   Se  aveffero  creduto  ciò  efTergli  grato    non   lo 
arebbono  omeffo.   Baftevolmente  fono  conofeiuti  obbedienti  del- 
la Sede  Appoftolica  ,    e    che    defiderano    li   Popoli    di  Germa- 
nia ritornati    al  di  lei   feno .  Se  Cefare  gli  avea  prevenuti ,  ciò- 
fu  non  per  loro  impulfo,   ma  perchè  effondo  Padrone  e  Tutore 
della  Chiefa  promove  la  unione  dei  Tedefchi,  e  proccura,  che  fi  Sot- 
tomettano al  Vicario  di  Crifto .  Si    lagnavano,  che  la  loro  dimo- 
ra  in  Trento  fia   Mata  cagione  di  offefa  e  di   fcandalo  :    ma  per 
purgarfi  daua  accufa  dìceano,  che  non  eglino-  ma  quelli  di  Bolo- 
gna  ne  furono  cagione  .  Le  laudi  onde   fono  encomiati,  proveni- 
vano dalla  bontà  del   Papa  né  erano  al   proprio  merito  dovute: 
però  opereranno  ia  guifa ,   che  fé  le  meritinole  Speravano ,  che 

non 


2<8  Sic;; a   de  Romani  Pontefici. 

: __r  non   verrà  afcrltta  a  colpa  o   fraude    la   preferite  ripugnanza  ,  e 

Secavi,    pagarono  jl    Papa  di   non  coftrignerli  a   litigare,    e  che  arebbe 
finito  la  caufa  reftituendo    in  Trento   il  Concilio  ,    che    veniva 
da  tutti  acclamato    unico  rimedio-  della    Criftiana  Repubblica   * 
fperavano,  che  ei  non  mancarà  al  proprio  officio*   di  che  fu  tem- 
pre diligentiflìmo .   Supplicavamo   per  fua  umanità   di  ricevere  li 
proprj  detti  benignamente;  poiché  non  fono  tanto  temerar),  che 
vogliano  trattare  di  ciò  che  appartiene  ad   efio  ,   ma   ne  parlano 
perchè  è   motivo  della  loro  fperanza  .  Tale  fu   la  rifpofta  dei  ri- 
marti in  Trento,  e  per  evitarne  il  giudizio  del    Papa  fotto  pre- 
teso   di  offequio    difenderono    la  dimora.    Li   Proccuratori    del 
Concilio  di   Bologna  chiederono  la  correzione  dei    Padri,  fé    ac- 
compagnati  non   fiano  dal  diritto  e  dalla  giuftizia;    riprefero  in 
quei   in   Trento   la   credenza   preftata  al   proprio  parere  ,    e    non 
alla  divina  Voce,  e  la  difobbedienza  al  Vicario  diCriflo.   Mol- 
te altre  cofe  aggiunfero   per  difefa  della  caufa  ,  che  non   fi   def- 
fini   pel   pericolo  dello   Scifma. 
Spedifce  1'      LXXXII.     Dalle  Lettere  del  Cardinale  Sfondrati   non  ancora 
Ardinghelli  feparatofi  da  Celare  date   nelli   8.  di   Febbrajo  al  Porporato  Far- 
a   Cefare  ,  nefe  raccogliamo,  che  quegli   volea   pubblicare  ciò  che  comandò 
ce  cerca  la  aj  Mendoza,  cioè  di    protefhre  in  Roma  e  di  appellare  al  futuro  Con- 
riforma   di        ••*  t  -v       -i     i-  r      r     •  re  ir  j    1     km 

Germania     c         *     *mtocio    ]1   Farnele  icrilfe    al   Legato    del    Monte;    ma 
quelli   ed  il  Cervini   differo:Se   la  protetta  fatta  al  Pontefice  dal- 
l' Ambafciatore  era   fiata  ratificata  da  Celare  che  appellare  volea 
al  legittimo  Concilio,  potea   il   Papa  convocarlo   in   Roma   ,   ed 
in  elfo  dichiarare  giuridica    la  traslazione.    Intanto   Paolo    nelli 
p.    di    Marzo    fpedì    a  Cefare  Giuliano  Ardinghelli    per  ammo- 
nirlo dell'imminente  Scifma,  ed  indurlo  alla  reftituzione   di  Pia- 
cenza .   Mentre  quefti   con   veloce  cammino  fi   trasferiva  in  Ger- 
mania, il  Cardinale  Madrucci   avvisò,   che  Cefare   erafi  alquanto 
pacificato  ,   e  che  appariva   fperanza  di  accomodamento  ,   purché 
fi  fofpenda   il  Concilio  ed  il  giudizio    della  traslazione   ,    né    fi 
moleftino   li   Vefcovi   di   Trento.  E   così   efio  Ardinghelli     poco 
dopo  tornò  a  Roma;  ciò  appare  dal   Diario     di   quella  faccenda 
e  della   reftituzione   di    Piacenza.   Di  quella  recò  egli   buona  fpe- 
ranza ;   Cefare  promife  ,  che  darebbeyi  mano,  fé  il  Papa  gli  m^n- 
di    chi    feco  lui    convenga    del    modo    di  compenlare    la   Città. 
Rapporto  il  Sinodo  accennò,  che  Cefare  non   parlò    del   ritorno 
de'  Padri  a  Trenco  ,   purché   in   Bologna  non  proiegua  il  Conci- 
lio,  ed  il  Papa  foprafeda  al  giudizio  delia  traslazione.    Intanto 

an- 


Storia  de  Romani  Pontefici,  2  39 

andranno  in  Germania  Legati   Apposolici  con  facoltà  ,    che  fa    - — ..'- 

riftretca  da  Cefare  in  tredici  capi   per  riconciliarfi  li   Eretici  ,  e    Secavi. 
foddisfare  alla  Nazione.   Il  che  ettendo   non  è  neceflario  il  Concilio, 
e  darebbefi   fine  ad  ogni  contefa  »  Legittimamente    l'Imperatore 
chiedeva   al   Pontefice    li   Nunzj    per  la  riforma    di  Germania  ; 
non   operava   però  legittimamente   nel  determinare   le  facoltà  on- 
de quelli   doveano  effere  premuniti.   Volea  permetto  ai   Preti  il 
concubinato  fotto  nome   di   matrimonio*     che  fi  abolifca    il  di- 
giuno;  e  che  l'ufo  del  Calice   fia  conceduto  ai  Laici.    Li   Le- 
gati di  Bologna  interrogati  dittero,  che  nell'aflentire  ai  capi  efibiti 
li  pecca  gravemente  :  che  il  Papa    non  può  negare    quello    che 
promite  al    Mendoza  :  che  dovea  mandare   in  Germania  il  Legato 
Appoftolico:   potea  deputarvi    lo  fletto  Cordinale  Sfondrati    ad- 
doct-inato  di   quefte  cole  e  della   Corte  ,  a  cui     può  unire    due 
Velcovi  con   titolo  di  Configlieri,  e  loro  conferire  lim'tata  facoltà  , 
perchè   quando   negherà  qualche  cofa  non   fu  riputato  auftero:  al- 
la di    lui    prudenza  e  cofeienza   però  rimetta    di   fervirfene    nelle 
occalìoni.  Quando  ebbero   notizia  di   quefto  li    Miniftri    del   Re 
di    Francia  ,  acqjjftarono  alcuni   de' Cardinali   eletti   pel   negozio 
e  dittero  al    Pontefice  ,  che  Cefare    con   tale   modo    afpirava     al 
pieno   dominio  di   Germania  per  opprimere    li   altri   Monarchi   ; 
di  che     era    troppo  chiaro  argomento   Piacenza    tette    occupata. 
Dunque   nel  concedergli   il  richiedo  fi  fabbricava   non  il   vincolo 
della   pace   ma   il   laccio  di   abbominevole  fervi  tu.   Ma  il    Ponte- 
fice quantunque   pet  riconciliare  li  Luterani   colla  Chiefa  era   di- 
fpotto  di    deputare   li    Legati  ,  giudicò   inique    le   propofizioni    di 
Celare.   Il   perchè    per  moderarle    mandò    al   Re    de'  Romani     il 
Velcovo  Chittemenfe  .    Quefti   febbene    avea    fegrete  iftruzioni    , 
dovea  dire  rifpetto  li  Legati,   che   il   Papa   per  fecondare  Cefare 
deputarebbe  gravi    Prelati ,  e  già  li  arebbe  inviati   ;    ma    la  fa- 
coltà che   in  quelli    fi   e(ìgey  vuole  maturo  configlio   e   pofata   de- 
liberazione.   Il    Nunzio   però   vide  occlufo    l'adito    alle   iftruzio- 
ni ,  poiché  nel  primo  colloquio  con  Cefare  conobbe,  che  avea, 
onninamente  cambiato   parere. 

LXXXIII.  Quefti  dopo  la  guerra  Smalcaldica  nella  Dieta  Cefare  pro- 
d'  Augutta  convocata  nelle  Calende  di  Sertembre  ofeurò  molto  mulga  il  li- 
li  riportati  trionfi  con  infaufta  Formola  di  Religione:  e  fi  ar-  bro  appella- 
rogò  l'autorità  di  decadere  le  quiftioni  della  Fede  e  della  Ec  t0  *»'««** 
clefiaftica  Difciplina.  Quando  conobbe,  che  non  eravi  fperanza  ^trofei'  e 
di  Concilio,  o  almeno    che  non  sì  tortamente    potea  feiorfi    la  pjoceftanti *. 

con- 


24©  Storia  de  Romani  Pontefici: 

'Tm^TTà'  controverfia  ,  propofe  alli  Ordini  dell'  Impero ,  che  fino  allo  rU 
Secavi.    flai3Ìlimento   del   Sinodo   fi   trovi  ragione  per  la  pace    di  Germa- 
nia .  Alcuni   ignoranti  troppo  delle  quiftioni  della  Fede    fperaro- 
no  ,  che  li  Eretici  farebbono  co'  Cattolici  convenuti  in  una  me- 
defima  dettrina  ,  ed  efi-birono    a  Cefare  certo  Libretto    denomi- 
nato Interim  ,  in  cui  preferi  veafi  ciò  che  dovea  crederti    fino  al 
futuro  Concilio  :    altri    però    attendendo    più  propriamente    alla 
cofa  il  denominarono  Intento  ,  ovverò  rovina  delle  anime  .  Ce- 
lare   il  diede    al  Vefcovo    di  Naumburg    illuftre    pe'Comentarj 
della  Repubblica   Griftiana  fcritti    contro  Lutero  ,    a    quello  di 
Sidone  Suffraganeo  dell'  Arcivefcovo  di   Magonza  ,  ed  a  Giovan- 
ni Agricola  Eretico  e  predicatore     dell'  Elettore    di   Brandebur* 
go .  Contenea  il  libro  ventifei  Capitoli  rapporto  le  recenti  con- 
troverfie  e  principali   Dogmi  Criftiani ,  li  Sagramenti  ,  l'Econo- 
mia ,  e  le  Cerimonie  della  Chiefa .  Quefti  dopo  longo  ftudio  ri- 
ferirono, che  il  contenuto  efpofto  con  lana  interpretazione    non 
è  contrario  alla  Cattolica  dottrina  ,  eccetto  però  il  matrimonio 
dei  Sacerdoti  e  l' ufo  del  Calice  pe'  Laici  ,    che    fi  permetteano 
febbene  non  leciti;  poiché  la  fperienza  inoltra  pe'  Sacerdoti  dif- 
fìciliffimo  il  fepararfi  dalla   Moglie  ,  e  che   alcuni    non  poflbno 
privarfi  della  Eucariftia  fotto  entrambi  le  fpecie.  Quefti  due  Ca- 
pi doveano  tolerarfi  ,    finché  il  Concilio  determini  il  maggiore 
profitto .   Per  la  qual  cofa  Cefare  efibì  il  libro  alla   Dieta  ,  non. 
in  modo  che  ne  preferiva  l'obbedienza,  ma  perchè  fia  ricono- 
sciuto dai   Principi  ;    comunicollo    al  Legato  Sfondrati  ;    di  che 
fanno  teftiraonianza    le  di  lui  Lettere    del  dì   undici    di  Aprile 
dirette  al  Cardinale  Farnefe  ,  perchè  fia  avvalorato    dalla  auto- 
rità del   Papa.  Operò  lo  fteffo  in  Bologna    preflb    li   Padri    del 
Concilio  per  aflerzione    del  Diario  ;  „  Nel  dì   iz.    di   Maggio 
„   li   Reverendiffimi  Legati  efpofero  al  Cardinale   Farnefe  il   loro 
„  fentimento  riguardo  la  Scrittura  che  dicono  Interim  ,  che  non 
„   ricevea  né  approvava  le  materie  determinate  nel  Concilio  di 
„  Trento:  e  rifpetto  alle  altre  propofero  varie  offervazioni  ,  le  quali 
„  la  comprovano  contraria  alla  verità  Cattolica;  e  (e  non  era  ri- 
,,   formata    e  corretta    non  doveafi  approvare  „  ....   Intanto  il 
Legato  Sfondrati    avvertì   Cefare,  che  molte  cofe    erano    mala- 
mente efprefle  :   poiché  fi  concedea    ai  Sacerdoti  il  Matrimonio^ 
il  che    febbene    è   vietato    da    fola  Ecclefiaftica  Legge    non   può 
concederfi  da  Laica  Podeftà  ;  e  quella  era  offervata  dalle  Chie- 
fe  Greca  e  Latina ,  e  ricevuta  quale  tradizione  Appoftolica  non 

mai 


Storta  de  Romani  Pontefici  ,  24 1 

mai  interrotta.    Si  permettea    ai  Laici    l'ufo    del  Calice    nella 
Eucariftia  ad  onta  delli  Decreti  delli  Ecumenici  Concilj .    Non 
volea  di  quefte  due  cofe  produrre  il  giudizio  ,  ma  (e  ne  dove* 
afpettare  la  definizione  dal  Papa.    L'Imperatore    che    fapea    la 
cautela  di'quefto  nell' approvare  il  libretto  diflegli  ,  che  confer- 
mava l'antica  volontà  per  comporre    li  difiidj    di  Germania    in 
materia  di   Religione;  il  che  però  non  fi  potea  confeguire    che 
col  mezzo  di  Concilio  Ecumenico  .  Intanto  dove»  provvedere  alle 
perniciofe  controverfie;  ed  appunto  gli  venne  prefentata  da  Uomini 
illufori  quefta  forma  di  dottrina  fino  al  Concilio;    ne  commife 
l'efame  ai  Vefcovi  eruditi  nelle  Divine  Lettere ,  li  quali  riputa- 
rono la  dottrina  fpiegata  con  fana  interpretazione  non  ripugnan- 
te alla  Cattolica  Fede ,  fé  fi  eccettuino  il  matrimonio  dei  Sacer- 
doti   e  l'ufo  promifcuo  del  Calice:  rìel  rimanente  la  concordia 
può  eflere    giovevole  nella  condizione    infelice    de'  tempi  .    In- 
tanto tutti  promettono  di  aderire  al  Concilio  ,  ei  efortò  li  Cat- 
tolici  ad  oflervare   li  proprj  riti  ;  e  chi  feguiva  li  nuovi  dogmi 
potea  ricevere  la  comune  Religione    e  la  dottrina    del  libretto. 
II   Surio  dice,  che  l'Imperatore  operò  quello  che    conveniva   a 
pio  Principe  ,  e   primamente  comunicò  al    Papa   il   libretto  dell* 
Interim.    Certamente    ne  fece  partecipe    il  Cardinale  Sfondrati   , 
ma  non  attefe  la  rifoluzione   Pontificia ,  né  volle  afcoltare   l'In- 
ternunzio   Appoftolico.    Il  negozio    con  candore    viene  defcritto 
dal  Maflarelli  nel   Diario  dkente  :  „   Nel  giorno  21.     di   Mag- 
„  gio  il   Reverendiffimo  Cardinale  del   Monte  ricevette  Lettere 
„  dal   Vefcovo  Chiflemenfe  Nunzio  Appoftolico  ,    che    accenna 
„  d'effere  pervenuto  ad  Augufta,  e  di  non  avere  ottenuto  udienza 
,,  da  Cefare  prima  delli  quindici ,  in  cui  quelli   vcrfo  le  ore  20. 
,,  pubblicò  la  Scrittura  che  denominano  Interim.  Con  quefta  prefcri- 
,,  ve  il   metodo  di   vivere  alla  Germania  riguardo  la  Religione  fino 
„  al   Concilio;  nell'ora  21.  afcoltollo  ;   ma  ei  aflai   freddamente 
„  efpofegli  la  commiffione,  poiché  il  vigore  di   quefta  confitte- 
„  va  in  difapprovazione   di  quello  che  erafi   pubblicato  ,  e    non 
,,  potè  trattarne   con  eflb  in  nome  del  Santiflìmo  Signore   No- 
,,  ftro  :   l'Imperatore   fi   fcusò  ,   perchè  non   potea    più   trattenere 
,,  la  Dieta,, . . .  .  La   nuova  Formola  propofta  alla   Dieta  fu  piut- 
tofto  riprovata  che  approvata  :   di  efla  li   Cattolici  fi   lagnarono 
e  li  Eretici  ancora;  poiché  in  molte  cofe  li  coftrignea  a  condanna- 
re la  propria  dottrina.   Il   perchè  eglino  la  riprovarono  ed  acre- 
mente la  confutarono  ;  e  tutti  ftupirono ,  che  Principe    di  tan- 
TomX.  H  h  ta 


bEc.XViT 


Sec.  XVI, 


242  Storta  de  Romani  Pontefici* 

ta  prudenza  dopo  la  vittoria  tanto  infuperbì  ,  che  fatto  arbitra 
con  giufti  ed  ingiufti  modi  delle  fagre  e  profane  cole  ne  ab- 
bia definito.  Imperciocché  nel  primo  afpetto  pareva  a  molti, 
che  abbiafi  arrogata  l'autorità  nelle  cofe  della  Fede  approvan- 
do erronee  dottrine  e  ripugnanti  alla  Chiefa  ed  ai  Decreti  del 
Concilio  .  Il  Pontefice  attento  a  provvedere  l'opportuno  ri- 
medio cercò  il  parere  di  periti  Teologi .  E  primamente  rap- 
porto il  Concilio  li  Ambafciatori  del  Re  di  Francia  dimoranti 
in  Bologna  ammonirono  il  Legato  del  Monte,  che  indarno  at- 
attendeafi  frutto  quando  vi  fi  opponga  chi  dominava  la  mag- 
gior parte  del  Mondo;  dunque  era  opportuno,  che  il  Pontefice 
dichiari  legittima  la  traslazione,  perchè  Celare  non  abbia  pretenfione 
di  continuare  il  Concilio  in  Trento,  quafi  quefto  non  fia  di  là 
partito  legittimamente  t  pòi  potrà  in  tempo  più.  opportuno  io- 
fpenderlo.  E Mb  Legato  volea,  che  tenuta  in  Bologna  una  Sef- 
fìone  fi  rifoonda  alla  protetta  dei  Proccuratori  Spagnuoli ,  e  che 
fi  pubblichi  la  fentenza  delli  Padri.  Il  Cervini  dimorante  in 
Roma  era  di  parere  ,  che  fi  annulli  la  inibizione  ,  che  il  Con- 
cilio di  Bologna  poffa  convocare  le  Congregazioni  e  fare  le 
confuete  funzioni  :  in  tal  modo  li  Padri  dimorano  colà  più  one- 
ftamente  :  diceva  però,  che  non  fi  tenga  Seflìone  fé  Cefare  non 
vi  acconfente  ;  giacché  non  erano  fincere  Tefibizioni  ed  opera 
dei  Francefi»  Imperciò  quando  fi  trattò  di  ftipulare  coi  Re  En- 
rico alianza  per  difefa  comune,  ei  non  T accettò.  Rapporto  il 
libretto  dell'  Interim  molti  configliarono  il  Papa  di  mandare  in 
Germania  li  Prelati  chiefti  da  Cefare,  ad  effi.  concedendo  facoltà 
di  ridurlo  in  forma  più  tolerabile.  Ma  li  più  prudenti  del  Con- 
cilio il  riprovavano  ,  poiché  non  era  fperanza  di  fuceeflb  feli- 
ce ;  né  fi  dovea  prefcriverne  ai  Nunzj  la  correzione:  imperciò 
Eccome  era  flato  formato  in  difpiacere  dei  Proteftanti  ,  così 
non  poteafi  tanto  correggere  che  non  fia  compendio  di  erronea 
dottrina  .  Il  Pontefice  efaminate  feriamente  le  ragioni  ripiovo 
efTb  Interim  ,  appunto  perchè  con  temerità  era  fiato  formato  : 
nullameno  per  non  irritare  Cefare  condannò  due  capi  ;  ed  efpole  a 
quello  col  mezzo  del  Cardinale  Sfondratf,  che  il  matrimonio  c"el 
Preti  già  ordinato  e  la  facoltà  data  ai  popoli  di  ricevere  la  Eu- 
cariftia  fotto  le  due  fpecie  fono  oppofti  al  retto;  quello  era 
inaudito  fino  dai  primi  Secoli  della  Religione;  e  quefto  abro- 
gato dai  Cattolici  e  dai  Proteftanti  ;  e  che  il  folo  Papa  può 
concederne  la  indulgenza  »  Diede  facoltà  ad  elfo  Sfondrati  di  por. 

tao 


Storta  de  Romani  Pontefici.  24? 

tarli  a  Roma,  e  partì  circa  li  7.  di  Luglio  attendendo    la  ve     '       — * 
ruta  del   Nunzio   Appoftolico.  mc.  XVI. 

LXXXIV.      Pria   però  della  deputazione  di   quello  il   Mendo.      Manda  in 
2a  el'ortò  il  Papa  di  ipedire  il  Nunzio  in  Germania  •  ma  il  Papa  difle  Germania 
di   effere  meravigliato  ,  che  fi  cerchino  Nunzj  dopo  la  pubblicazione  Nunzj    per 
dell'Interim  ,  ordinata  nell'arrivo  colà  del  Vefcovo  Chiflemenfe  •  *a  ri^rma  » 
e  Celare  decidendo  delli  negozj  di   Religione  nella  Dieta  di  Au-  cre,a  ^ardl* 
gufta  lotto  il  dì   14.  di  Luglio  avea  propofto  la  correzione  del- 
la  Ecclefiaftica   Disciplina  .  Il  Maflarelli  nel  Diario    racconta  la 
faccenda    in   tal  modo  :   ,,  Nel  dì   25.    di  Giugno    il  Reveren- 
„  diflimo  Cardinale  Morono  ricevette  Lettera  dal  Reverendiflì- 
„   mo  Cardinale  SfoncWati  ,  con  cui  gli   lignificava,  che   1' Impe- 
,,  ratore    avea  propofto    nella  Dieta    d'  Augufta    la  riforma    del 
„  Clero  di  Germania  ,  prefcrivendogli   la  maniera  di  vivere  ri- 
,,  guardo  il  coftume*  ciò  accadette  nelli  14.  di  quello  mele  •  talché 
„  ognuno  conofee,  che  ei  ufurpò   la  giurifdizione  Ecclefiaftica  .  Im- 
„  perciò  nelli   15.    del    Maggio  paffato   preferirle    certo  metodo 
„  di   credere  rapporto  li  dogmi  ;  poi  nelli    14.    di  Giugno    die- 
,,  de  al   Clero  la  forma  del  vivere  ,,..».  Quelle  Leggi  di   Ec- 
clefiaftica difciplina  conturbarono  la  Corte  di   Roma  ,  come   in- 
fìnua  il  Continuatore  del   Rinaldi  ;    ed  il    Pallavicini    accenna  , 
che  unicamente  fpiacquero  al   Papa  ,  perchè  fatte  fenza  fua  au- 
torità.   Intanto    fi  configliò  col  Legato  del  Monte,  fé  dovea  fpedi- 
re   Nunzj   in   Germania   per  la  riforma?    quelli   con   Lettere  da- 
te al   Cervini   nelli   14.  e   25.  di   Agofto    lo    efortò    di   compia- 
cere Celare  ,  e  conferire  ai   Legati    facoltà    di  riconciliare    alla 
Chiefa    li   Eretici    e  Scifmatici  ;     ed    ei    compiacque  Cefare  ,  e 
mandò  colà  con  titolo  di  Nunzj  Apposolici   il  Velcovo  di  Fano, 
il  Coadjutore  di   Verona,  ed   il    Ferrentino:  loro   però  non  con- 
ferì  la  facoltà  voluta  da   elfo  Cefare;   e  la  riftrinfe  non   per  di- 
ftruzione  ma  per  edificazione  della  Chiefa.   Imperciocché   li  de- 
purò non   perchè  confermino  il   decretato  ,   ma   perchè    imparti- 
vano  il  perdono  e   l'aflbluzione  ai   pentiti.    Doveano   efli    Nunzj 
concedere  fino  a  certo  tempo  il  Calice  a  chi  per  falute  dell'anima   ne 
avea  fatto  ufo,  purché  ciò  chiegga  con  oflequio,  e  conferii ,  che  la 
Chiefa  opera  faviamente  negandolo,  e  fi  communichi   feparatamen- 
te  ed  in  altra  Chiefa  ,  e  non  in  quelle  nelle  quali   altri  ricevo- 
no la  fola  fpecie  ;  per  condonare  li   frutti  ,  ed  unioni  dei  beneficj* 
e  per  delegare  altri  Vefcovi .    Ciò  appare  dalla   Bolla    delli   31. 
di  Agofto  .    Vietò   ad  efli   la  facoltà    rapporto    li   due  capitoli 

H  h     a  del- 


Sec.  XVI. 


244  Starla  de  Romani  Pontefici, 

del  li  tredici  ftabiliti  ;  cioè  che  ai  Religiofi  proferii  fotto  qualfi- 
voglia  titolo  non  permettano  il  matrimonio  *  né  concedano  ai 
Laici  il  poffefib  dei  beni  diChiefa-  promife  però  di  ufare  bon- 
tà e  clemenza  ,  quando  conofeerebbe  onefta  caufa  .  Ma  perchè 
li  Nunzj  pervennero  in  Germania  nell'anno  fufTeguente  ,  e ffo  Pa- 
pa loro  preferire  di  far  ufo  delle  efortazioni  piuttofto  che  del- 
le minacele;  ma  tale  precauzione  giovò  poco  ai  Protettami  , 
che  pervicacemente  non  vollero  ritirarli  dall'ufo  del  Calice  , 
poiché  l'impura  turba  dei  Predicatori  che  erano  quafi  tutti  Fra- 
ti apoftati  ed  amatori  d' impudici  amplefli  a  ciò  li  efortavano  » 
Intanto  li  Arcivefcovi  di  Magonza  ,  di  Qplonia  ,  e  di  Treveri 
convocarono  nelle  proprie  Diocefi  li  SinoTfi  ,  e  febbene  il  de- 
creto Cefareo  concedea  ai  Sacerdoti  il  matrimonio,  difiero  ,  che 
quello  avea  vigore  rapporto  li  Eretici  non  riguardo  ai  Cattoli- 
ci ;  annullarono  quelli  dei  proprj  Sudditi  dichiarandoli  inceftuofl 
ed  i  Figliuoli  illegittimi.  Diamo  fine  alla  Storia  del  1547.  co^ 
rammentare  la  promozione  di  Carlo  de  Borbon  figliuolo  del  Du- 
ca di  Vandomo  fatta  in  grazia  di  Enrico  II.  Re  di  Francia 
fotto  il  dì  g.  di  Gennajo  del  1548.  Quefti  fu  Ecclefiaftico  di 
gran  nome  e  governò  le  Chiele  più  illuftri  di  Francia.  Prima- 
mente fu  Vefcovo  di  Saintes  ,  poi  Arcivefcovo  di  Rems  ,  ed 
Anminiftratore  di  Beauvais  ,  Tutore  dei  Monarchi  Francefco 
II.  e  Carlo  IX.  Da  Enrico  III.  fu  aferitto  all'Ordine  di  San  Spirito  , 
e  deputato  Prefidente  dell'Adunanza  del  Clero  Gallicano  convoca- 
to in  Meiun  ,  acerrimo  Difenfore  della  Cattolica  Religione  ,  e 
nimico  della  Erefia.  Sarebbe  degno  di  ogni  laude  fc  non  avef- 
fe  brutato  la  propria  Condotta  colla  congiura  ftipulata  fotto 
nome  di  fagra  alianza  ambiziofo  del  Regno  di  Francia  .  Pietro 
Frifoni  il  vuole  promoffo  nel  1547.,  ed  il  Petramellari  nel  1540.; 
ma  entrambi  errano,  fé  riceviamo  le  Piftole  Appoftoliche  dare  nel 
giorno  fletto,  in  cui  eflb  Carlo  fu  aferitto  al  Collegio  .  Dice  il  Papa: 
Effendo  noi  flati  tejìè  dal  carijjimo  nofìro  in  Cri/io  figliuolo  Enrico  Re 
di  Francia  CrifììaniJJìmo  col  me^Z?  del  diletto  figltuol  nofìro  Cardini* 
le  de  Guifa  con  tutta  premura  fupplicatr  ,  che  vogliamo  crearti  Cardi* 
naie  della  Romana  Cb'teja  ;  Noi  febbene  molti  erano  e  tutti  gravitimi 
impedimenti  ,  cono/àuto  il  vivo  defiderio  del  mede/imo  Re  t  al  quale 
bramiamo  di  compiacere  in  tutto  quando  lo  poffiamo  oneflamente  ,  ed  il. 
mede/imo  Cardinale  de  Guifa  adoprò  in  nome  dello  fleffo  Re  ogni  di* 
ligen^a  e  follecttudme  in  code/io  affare  ,  nel  nofìro  Confìfìoro  fuperate 
ie  difficoltà  non  affettammo  li  /acri  digiuni  ,   e  col  configlio  dei  JPadti 

del* 


Storta  de  Romani  Pontefici  ì  245 

della  Romana  Cbiefa  per  la  maggior  gloria  di  Dìo    e  foddisfa^ione  del  -« yvT 

Re  abbiamo  creato  te  difendente   da   Regia  flirpc    e  Vefcovo    di  Sain* 
tes  ,  e  promoffo  al  fagro  Ordine  del  Presbiterato  ,   Facemmo  ciò  non  foto 
in  gratta   del   Re  ,  ma  ancora  in   benemerenza    della  virtù    che   abbia* 
mo  in  te   offervato  *  e  [periamo  ,  che  farai    in  quefli  difficili   tempi    dì 
ornamento  ed  ajuto  a  Noi    ed  a  quefla  Santa  Sede  .    Per  la  qual  cofa 
ti   e  forti  amo  o  Figliuolo  nojlro  ,  che  quanto  noi  abbi  fogniamo  di   Uomini 
genero/i  a  te  Jimtli  ,  effenclo  tu  flato   da  Dio   chiamato    a  parte    della 
foilecitudine  e  delle    cure  prejenti    ti   porti  a  Roma  ,    perchè    poliamo 
prevalerci  della  tua  opera  e  del  tuo  configlio  .    Sarai  nella  tua  venuta 
accetto  a   Noi  ed  a  tuoi  Confratelli ,   e  riceverai  da  noi    il  Capello  rof- 
Jo  totale  mfegna   del  Cardinalato  che  ti  verrà  dato  fecondo  l*  antico  co» 
fiume  :   infanto  ti  mando    il    Biretto  roffo    uniformemente    alla  confuetu» 
dine  benedetto;  e  colle   prefentt  Lettere  lo  trafmettiamo  allo  fìeffo  Re  Cri» 
fitaniffimo  ,  e  gli  abbiamo  comandato  di  affegnare  il  noflro  Nunzio  per 
corifegnartelo  ,   e  bramiamo  ,  che  lo   riceva   con  pari  riverenza  ali1  amore 
onde  lo  abbiamo  fpedito .     Dato  in   Roma    nel  giorno  nono    di  Gennaro 
del   1548.    e    del    noflro  Pontificato  XIV,    Ma   perchè    non   potè   ei 
trasferirli    a    Roma,   il    Pontefice  compiacque  il   Re,  e  trafmifegli 
anco  il  Capello   (otto  il  ài  io.  di  Giugno  colla  formola  del  giura- 
mento  che   fu   tale  :    Io  Carlo   Cardinale  prometto    e  giuro  ,  che    nell 
avvenire  farò  fedele  ed  obbediente  al  Beato  Pietro  ,  alla   Santa  Roma- 
na Chteja  ,  al  fanttffimo  Signore  Noflro  Paolo  Papa   III,  ed  ai  di  lui 
Succeffort   eletti  canonicamente  ....  Offervarò  le   Redole  de*  Santi  Padri 
Decreti  ,  Ordinazioni  ,   difpofizjoni  ,  provvifìonit  e  precetti  %Appoflolici  , 
e  li  farò   offervare  dalli   altri ,  perfeguitarò  ed  impugnare  con  tutto  pò» 
tere   li   Eretici ,  Sctfmatici ,   e  nimici  del  mede/imo  Signor  noflro    e  dei 
di  lui Succefjori . . . .   Notiamo,  che  il   Panvini  errò  enormemente, 
accennando  che  Paolo  nel    1547.    cre0  effo  Carlo    de  Borbon  e 
Carlo  de  Guifa   con  una  Ordirmene  ;  e- che  nel   T549.  promof- 
fe  Giulio  della   Rovere    di   Urbino:    dal  detto    il   Lettore    deve 
conofcere    l' abbaglio    di  quefto    per  altro    dotto    noftro  Concie» 
tadino  . 

LXXXV.  Era  il  Pontefice  agitato  dalla  caufa:  della  traslazione  Trattati 
del  Concilio:  il  perchè  volendo  definirla  divifene  la  cognizione  della  trasla- 
in   cinque  capi,  deputò  Cardinali  che  ne  li  efaminino,e  cornati-  zione    del 

dò  anco  ai  Padri    di    Bologna   di   produrne   il   parere  .    Lo  {>efTo  Concilio    e 

f   e  \.  .  ...  ì*  della    retti. 

Celare  che  conobbe   la  caufa   infuflìftente  ,    frudiava   il  modo    di  .  m  ^„a    ,. 

tuzione   cu 
perpetuamente   t'opprimerla.   TI   perchè   propofe  al    Nunzio  Berrà-  pjacenza  t 

ni,  che  per  fei  mefi  fi  foprafeda  alla  lire  ,  ed  intanto  li  Padri 

non 


24#  Storia  de  Romani  Pontefici . 

a.  ~  non  formino  Decreti  o  Sanzioni  •    che  il   Papa    mandi    in  Ger« 

Sec.XVI.  manja  Vefcovi  colla  facoltà  efpofta  ,    e    che    chiamati    a  Roma 
Prelati  di  ogni   Nazione  quivi   decreti    la  riforma    del  coftume . 
In  fatti  fi  fpedirono  li    Vefcovi  in  Germania  ,    ma    non    si  fa- 
cilmente potè  ridurfi  ad  effetto    la  fofpenfione    del   Concilio    da 
Cefare  voluta;  perchè  il   Re  di   Francia  non  vi  acconfentiva  ,e 
querelava!]  ,  che  li  Padri  per  compiacere  Cefare  fiano  oziofi  .  Ad 
eflb  fidifTe,che  quefti  non  operavano  in  grazia  della  pace  :  e  che 
il  Papa    non  dovea  contradire  ai   voti   di  eflb  Celare.   In  quelli 
tempi  mercè  li  affari  d'Italia  molto  riputavafi  il  Re  di  Francia, 
che  calato  colf  efercito  nelle  Alpi  maneggiava  l'alianza  col  Pon- 
tefice.   Dunque    refiftendo    il   Re    alla  fofpenfione    del  Concilio 
Paolo    non  potea  compiacere    ad  uno  fenza  dilpiacere  all'altro. 
Ma  il   Legato  del  Monte  perchè  Cefare  non  attenne  le  promef- 
fe ,  e  fofpettò,  che  li  Vefcovi   di  Trento  nella  morte  del  Papa 
attentarebbono    novità    in    danno    della    Religione  ,    rinnovò  V 
antico  configlio,  pregando  il  Pontefice  di  aflumere  giuridicamen- 
te   la  cognizione    della    traslazione    finora  trattata    con   lentezza 
per  ifeanfare  Io  Scifma.    Ma  quefti    gravato    da  vecchiezza    te- 
mea  prudentemente,  che   la   propria   morte  prevengane    il  fin^e  , 
e  che  il  conceduto  per  ifeanfare  lo  Scifma  divengane  ferace  fo- 
mento. Dunque  per  impedirlo  dichiarò  d'avere  conolciuto  e  dalli 
Atti  e  da  Monumenti   giuridici",  che  la  traslazione   fi   fece    per 
legittima  caufa  ,  che  tutti   doveano  riceverla;  e  pronunciò   con- 
tro li  contumaci  graviffìme  cenfure.    Ma    il   Cardinale  Cervini 
ammonillo,  che  in  ciò  era  duopo  di  accorta  tergiverfazione  ,  e 
che  non  riputava  retto  il  fondamento  della  fofpizione  del  Monte  : 
poiché  Cefare  ne    comandamenti  dati  al   Madrucci  dich'arò,  che 
la    elezione    del    Papa    appartiene    fuccedendo    in    quefìi    tempi 
la  morte  di  Paolo  III.  al  Collegio  dei   Cardinali .    E   perchè   li 
Padri  di  Trento  non  mai  aveario  ofato    di  operare    fotto  titolo 
di  Concilio,  e  quei   di  Bologna  quello  approvavano,  dovea  fpe- 
rarfi  ,    che    Cefare  fuccedendo    l' infàufto  accidente    non    opere- 
rà contro  la  elezione  del  Papa  .   Con  tale  patto     la  controverfia 
della  traslazione  non  fi  componeva  ,  ma  prorompea    in  manife- 
fìo  diflidio.  Molti  credeano  ,  che  la  lentezza    del   Papa  proven- 
ga dalla  cupidigia  di  riacquiftare  Piacenza,  e  dalla  tenerezza  ver- 
fo  il  proprio  fangue.  Checché  fiafi  è  certo,  che  inviò  all'impera* 
tore  Giulio  Orfini  per  l'affare  di  efla  Piacenza^  il  quale  tornò 
a  Roma  nel  Marzo  del  corrente  anno,  e  delufo  dalle  parole  di 


Storia  de  Romani  Pontefici»  347 

Celare  velocemente  fi  rettimi  a  Roma  ricreando   il  Pontìrfìce*  ma  ^T^v"^5 
la   confolazione  poco  appretto    (vanì.     Imperciocché    H  Gonzaga    ^EC,AVi» 
rei   famigliari   difeorfi   fi   beffava  dello  fparfo  rumore  ,   che   Pia- 
cenza  farebbe  rcft'.tuita  al  Duca  Ottavio  ,  e  rideafi    del  ritorno 
dell' Orfini,  qualìcchè  debba  dalle  fue  mani     ripetere    in  favore 
del   Papa  la  poffeduta  Città.  Ed   al  detto  del  Gonzaga  corrifpo- 
fero  li   fatti   di   Celare.  Quefli   intorbidò  le  promette  ,    e  confi. 
gli^ndo  li   Nunij  diceva  ,  che    contradicea  alla  colcienza  e  pub- 
blica quiete  operando  contrariamente  al  diritto  dell'Impero  y  e  che 
era  dilpofto  di  conofeere  lommariamente  le  ragioni  della  Sede  Ap. 
poftolica  rapporto   Piacenza  .    Il   Papa  ciò  abborriva  ,    allegando 
per  prova  del  legittimo  pottetto  il  lungo  tempo  ,  ed  efigéa  pri. 
ma  dell' efame    la  refìittfzione    della  Città.    Ma    perchè  Cefare 
non  s'acchetò,  né   volea  recare  pregiudizio  alle  parti  ,    il   Pon- 
tefice s'indutte  a  compiacerlo^  conteftò  nullamenOj  che  non  volea 
fottomerce  le  ragioni   della  Chicfa    alle  cavillazioni  dei   Mini- 
Ari.    Indi   produffe  certa  alianza  ftipulata    nel   151 1.  con  Giulio 
Papa  II.  »  in  cui   vigore    li  Aleati  riacquiftarebbero    quello    che 
loro  apparteneva  del  li  Stati  occupati  dai  Francefi;  in  vigore  di  que- 
sti  lo  Sforza   e  Cefare  ebbero  Milano,   ed   il   Pontefice  ricuperò 
Parma  e   Piacenza  ;  e  febbene  lo  Sforza  in  tempo    di  Sede  va. 
cante  ufurpolle,  al  nuovo  Pontefice   le  reftituì  .  In  oltre  produffe  la 
Celfione  fatta  da  Mafiìmiliano  colf  attento  del  Re  Cattolico;  e  ri- 
cordò li   patti  folennemente  contratti  da  etto  Carlo    col   Ponte- 
fice Leone  X.  nel   1521.   Ritornato  in  Germania   f  Orfini    inte- 
fe  ,  che  effendofi   ponderate  le  ragioni   del   Papa  fi  conobbe,  che 
né  la  Chiela  né  quelli  ai  quali  era  pervenuto  il  dominio  delle  due 
Città  ,  legittimamente  le  poffedeano  :  che  Celare  manderebbe  a  Ro- 
ma A!  fonio  Delno  per  dare  idoneo  temperamento  alla  cofa*  né  que- 
lli  molto  tardò,  e  recò  quelta  temenza:  che  non  appare  legitti- 
mo diritto,  che  comprovi  le  due  Città  effere  della  Chiefa-  che  erano 
più  chiare  le  ragioni  dell'Imperio  ■   prometea  però  di   dare  cori 
dono  gratuito  al   Duca  Ottavio  l'alvi  li  diritti  della  Sede  Appo- 
fìolica  e  dell'Imperio,   purché  quelli   confegni  a  Cefare     ancora 
la  Città  di  Parma  ,  quaraniamille  feudi  che  ei  annualmente  efige- 
là  dal    Regno  di    Napoli. 

LJfrXXVf.     Agitavafi    tra    il  Papa    e  Cefare    ardua  lite    pel  Nuove    fol- 
rego7io  del   Concilio*    quelli    lagnavafi    della  traslazione    fenza  lecitudini 
fuo  affenfo  avvenuta    per  vana  folpizione    di  peftilenza  ;    e    che  pi  Papapef 
li    Legati   non  concedendo  ai    Padri  tempo   propofero  nel  giorno  a  n  orraa  *" 
antecedente  il  penfiero  ,  decretarono  la  traslazione ,  e  cotto  par- 
ti. 


248  Storta  de  Romani  "Pontefici  l 

r1,  ""  tirono  ;  e  ce   provennero  gravi  detrimenti  alla  Criftiana  Repub. 

Sec.  XVI.  jJjjca  k  Nùllameno  propofe.  al  Nunzio  Bertani  ,  che  non  fi 
parli  per  fei  mefi  della  controverfia  ;  ed  intanto  il  Papa  chia- 
mati a  Roma  li  Vefcovi  può  decretare  la  riforma*  ma  non  per- 
mife  a  quei  di  Trento  di  colà  portarli .  Volea,  che  le  leggi  di 
difciplina  fi  apprendano  dall'  Interim .  Il  Papa  per  tanto  minac- 
ciò li  Vefcovi  di  Trento  che  non  ne  temerono  la  collera. 
Emanò  due  Formole  per  modo  di  Lettera;  una  diede  a  quat- 
tro Vefcovi  di  Trento  ;  1'  altra  inviò  a  quattro  di  Bologna  • 
entrambi  fono  riferite  dal  Continuatore  del  Rinaldi  ,  e  noi  le 
recitiamo  quale  giuridico  encomio  del  zelo  di  Paolo  III.: 
s,  E  febbene  li  Vefcovi  del  Concilio  deputati  col  primo  Lega- 
„  to  abbiano  con  ragioni  comprovato  la  neceffaria  traslazione, 
„  né  alcuno  può  dubitarne  della  validità;  pure  perchè  riguardo 
„  quella  nafeono  tuttodì  difficoltà,  e  perche  chiedefi  in  nome  di 
„  Cefare,  che  per  alcun  tempo  fé  ne  fofpenda  il  giudizio,  il  che 
„  efeguire  non  fi  può  fenza  danno  della  Religione  ,  e  diminu- 
„  zione  della  autorità  e  libertà  del  Concilio,  né  negare  fi  può 
„  ad  eflb  Cefare  fenza  grave  di  lui  indignazione  ed  incendio 
„  di  nuove  rivoluzioni  (  il  che  ad  ogni  corto  dovea  evitarli  ) 
„  e  fenza  maggiore  perturbamento  della  Chiefa  ,  il  Papa  da 
„  tutto  quefio  commoffo  decretò  di  chiederne  non  folo  il  fen- 
,,  timento  dei  Reverendiflìmi  Cardinali,  di  Cefare,  del  Re  di 
„  Francia  ,  ai  quali  mandò  Nunzj  per  tale  duopo  ,  ma  ancora 
,,  quello  dei  Vefcovi  di  diverfe  Nazioni ,  e  dei  Padri  del  Con- 
„  cilio  di  Bologna  ,  e  delli  dimoranti  in  Trento.^  Il  perchè 
„  fpedì  alle  Città  particolare  Nunzio  ,  e  chiamò  a  Roma  quat- 
,,  tro  Vefcovi  col  mezzo  di  Pillole  loro  fegnatamente  fcrit- 
,,  te  „  ....  Da  Trento  chiamò  il  Cardinale  Paceco  Vefcovo 
Gennenfe,  1' A  rei  vefcovo  di  Palermo,  li  Vefcovi  Pacenfe  e  di 
Calahorra.  Da  Bologna  s'invitarono  V  A  rei  vefcovi  di  Upfal  e 
di  Naxos,  e  li  Vefcovi  di  Noyen  e  di  Windfor.  Loro  fignificò  con 
Lettere  del  dì  18.  di  Luglio  lo  fiato  infelice  della  Chiefa;  e 
che  ei  non  volea  decretarne  col  folo  configlio  dei  Cardinali  , 
ma  defidera  quello  ancora  di  molti  Vefcovi;  per  la  qual  cofa 
invitavali  in  virtù  di  fanta  obbedienza  di  portarli  a  Roma  nel 
corfo  di  quaranta  giorni  ;  e  li  aflìcura ,  che  ne  afcoltarà  «I  lo» 
ro  parere.  Intanto  deputò  Gurfore  che  ad  ogni  Vefcovo  fuc- 
cennato  confegni  la  Lettera.  Quei  di  Bologna  in  esecuzione  del 
precetto  fi  difpofcro  pel  viaggio:  li  Trentini  che  più  dipendea* 

no 


Stòria  de  Ronui!  Vùntcjìù  ,  i.:q 

ito  da  Cefare  che  dal   Papa  rifpofero    dopo   venturi  giorno  ,    ed 
ititelo   il  lentimento  di  quello  dittero  ,   che  riceverono   con  ofie-     ì£C,aVI. 
quio  le  di    lui    Pillole,   e  che  bramavano  di  obbedirlo  ,  ma   per- 
chè  elfi   erano  convenuti  in  Trento   per  provvedere  col  Concilio 
al   bene  della  Chiela  quivi  attendeanne  il   riaprimenro»  Lo  fiato 
della  Chiela  li   trattenne  in  Trento,  e   però   non   devono  produr- 
ne il  parere.   Il  perchè   pregavanlo  di  non  indurli  ad  efporre  più, 
chiaramente  il  motivo  che  loro  vieta  in  tali   condizioni  di  por- 
tarli a    Roma.  Cefare   fi   lagnò,  che  il   Papa  fenza  fuo  confìglio 
abbia   dato  ai  Padri   di  Trento  Lettere,  ed   ei   rilpondette,  che  piut- 
totto  gli  fi  doveano  ringraziamenti,  poiché  con  tale  mezzo  confi- 
ggo al   bene  que'Vefcovi.  Imperciò  fé  non   anco    avea  decreta- 
to la  univerlale  correzione  del  coftume  ,    volea    ora  efeguirla  , 
iapendo  che  è  voluta  dal  medefimo  Cefare.  E  perchè    di  gior- 
no in  giorno  fé  gli    fi  opponeano    maggiori   impedimenti  ,    pe* 
quali  né  potea  farli   la  riforma  né  riftabilire  in  Trento  il  Con- 
cilio ,  convocò  in    Roma  grave  Adunanza  di   Vefcovi    per  deli- 
beraee  col   loro  configlio    della  difficile  imprefa ,    e    formare    il 
Decreto  con  pari   numero    di    Padri    di  Trento    e    di   Bologna . 
Dovea  piuttoflo  querclarfi   fé  avelie  trafcurato  li  Vefcovi   dimo- 
ranti  in  Luogo   non  molto  dittante.  Ciò  eflendo  credea,  che  fen- 
za offela   di   lui   potea  convocare   in  Roma  li   Vefcovi  della  Cri- 
ftianità  •   il  che  fece  non  accettando  la  fcufa  addotta  da  quei  di 
T  iento  ;  e  con  altre  Pillole  de'   18.  di  Settembre  loro  ricordò 
il  proprio  dovere  .  Ma  eglino  perfeverarono    nella  contumacia  , 
e  dipendenti    da  Cefare    produflfero    di  quella    inutile  fcula  ,    e 
tralcurarono  il  precetto  del   Romano   Pontefice, 

LXXXVII.     Ma    perchè    quelli    fi    moftrava  favorevole    alla      Sofpende 
traslazione  del   Concilio,  il   Mendoza  gli. fé  intendere  che    rin-  \.   Cor>cilio 
novarebbe  con  più  acre   modo  la  protetta.   Il  Legato  del   Mon- e     °  °^na  * 
te  propofe  al  Papa  varj  configli,  e  che  farebbe  pericolo  lo   fciogli- ^a    J0    fc;0* 
mento  del  Concilio    perfeverando    in    Trento    li   Vefcovi  ;    di-  glimento. 
ce  così  :   „   Perchè   fi   permette   1'  Adunanza  in  Trento  ?    nel  fo- 
,,  fpenderfi  la  fcntenza  della  retta  traslazione  per  evitare  lo  Scif- 
„  ma    più  facilmenre  quello  fi  occaliona  ,  quando  molti   Vefcovi 
credono  lecito  di  dimorarfene  qui,  ed  altri    fé  ne   rimangono 
altrove.  Il  perchè  la  Santità  Sua  nel  calo  -che  Iddio    il  tolga 
dalle  umane  cofe  ,  deve  dichiarare  e  fare  noto    alli    Principi   , 
Repubbliche  ,  Vefcovi  ,  Clero  ,  e  Popolo  ,   che  dopo  diligente 
elame  conobbe  retta  efla  traslazione,  e  che  li  motivi  di  quella 
Tom.X.  I  i  ,j  fu- 


2 jo  Storia  de  Romani  Pontefici. 

gf^*^^  „  furono  approvati  dai  Padri .    Se    alcuno  vi    fi  oppone  incórre 
Sec.XVI.    ^  ne[  fatto  jo  fdegno  de' Santi  Appoftoli   Pietro  e  Paolo,    e    Je 
„  cenfure  e  pene  ftabilite  dai  Canoni  e  Concilj  ;  ed  è  di  niuho 
,,  vigore  ciò  che  fi  rifolverà    con    temeraria  maniera  in  contrario  .  Se 
„  il   Pontefice  muore  fenza  quefta  dichiarazione,  il  tutto   verrà 
„  afcritto    a    noftra    colpa  „  .  .  .  .    Li    Cardinali    deputati    al- 
l' efame  di  quefto  negozio  configliarono  elfo  Papa  ad  aftenerfene; 
né  quefto  fu  configlio  di  Paolo    e  del  Cardinale  Farnefe  ,    come 
parecchi  diflero.   Il   Pontefice  decrepito  non  ebbe  forra  pel  com- 
battimento :  1*  Imperatore  fi  opponea  tuttodì  con  maggior  vigo- 
re al  Concilio    di   Bologna  ;    e    Ja  fperanza    ddle  promette    de* 
Francefi  cotidianamente  languiva;   il   perchè  effo  Papa  era   rifo- 
luto  di   non  pronunciare  in  tale  circoftanza  la  fenrenza  che  noti 
farebbe  accolta;  fi  ferbò  per  akro  di  farlo.   Convocò  in   Roma 
li   Vefcovi ,    e    diffe  ,    che    col   loro   voto  arebbe    più  felicemen- 
te condannato  li  Padri  di  Trento.   Per  ora  il  tutto  fofpendctte  e 
giudicò  meglio  di  non  difendere   l'autorità  Appoftolica   con  gra- 
ve   turbamento    della    Criftiana  Repubblica    ad  onta    di   Celare 
che  macchinava  molte  rifoluzioni;  quindi  non  dichiarò    legitti- 
ma la  traslazione  ,  e  fopporrò   male  minore  per  non   dare  occa- 
fìone  a  maggiore;  in  fomma    rifolverte    di  fciorre    il  Concilio 
di  Bologna  ed  il  penderò  efeguì .  Il  Maflarelli  in  taf  modo    il 
fatto  racconta:,,  Dunque  eflendo  le  cofe  in  tale  ftato  e  di  gior- 
,i  no  in  giorno    divenendo    peggiori    riufciva    malagevole    ogni 
£♦  deliberazione,  di  grave  danno  alla  Ghiefà,e  di  certo  pericolo 
,,  diScifma.  Per  il  che  il  Sommo  Pontefice  adattandoli  alli  fpinofi 
»  tempi  fi  riferbò  la  decifione  della   controverfia ,  e  fofpendette 
h  il  Concilio  affidato  nella  Provvidenza  del  folo  Dio.    Il  per- 
»  che  follecico  che  li  Prelati  di  Bologna  non  fiano    per  lungo 
»»  tempo  afienti  dalle  Diocefi    con  detrimento    delle  anime    ad 
,,  eflì  permife  di  trasferirvi!!,,  attendendo  dalla  divina  Provviden- 
„  za    tempo    piti    opportuno    pel    profeguimento    del  Concilio. 
„  Diede  imperciò  Lettere  al  Legato  del  Monte  (poiché  il  Cer- 
)t  vini  era  da  Bologna  partito   )  preferi vendogli  di  licenziare  li 
,,  Padri;  e  fino  da  quefto  giorno  fu  fciolto  il  Concilio:  quelle  fu* 
»  rono  date  nel  di  13.  di  Settembre    del   154^  „  . . .  Cefsò  il 
Concilio  fino  alla  morte  di  elfo  Paolo  III.;  fi  erano  con  varie  Con- 
gregazioni efaminati  e  condannati  li  errori  ,  febbene  non  fé  ne 
pubblicarono  li  Decreti  nelle  Seflìoni  ,    poiché    li    Vefcovi   fud- 
4iti  di  Cefare  contumacemente   fi  fermarono   in  Trento.    Di- 


cem- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  251 

ccmmo  ,    che  il  Concilio  cefsò    fino  alla  morte  di  Paolo  III.*  ■- = 

poiché    il  riaffunfe  il   Legato  d$  Monte  che  fatto  Papa  Giulio    "EC-XVI# 
Ili.    fi   nominò,   e   nell'anno    1555.  il  trafportò  a  Trento. 

LXXXVIII.     Morì  Enrico  VIIT.  Re  d'Inghilterra  nelli   28.    E' illecito 
di  Gennajo  del    1547.  ed  Edoardo  VI.  di  lui  figliuolo  nato  da    *  «ftituire 
Giovanna    Scimera   nell'anno  nono  di  fua  età    fi  vide  innalzato"6     .   f;  "* 
al  Trono .   Il  Padre  dettino  fedeci  Tutori  del  Fanciullerto  ,  e  lo-  tojjca   »  J5" 
ro  preferirle  di  educarlo    colle  mafiime    della  Cattolica  Religio,  gione  •    e  " 
ne,  di   ritenere  il   titolo  di   Primate  della  Chiefa  Anglicana,  e  crea  Cardi- 
di   purgare   il    Regno  dalle   fediziofe  dottrine    delli  Eretici.    Magali, 
perchè    il  Conte  di  Herford  Zio  del   Re  era   infetto  di  Erefia  Zuin. 
gliana  ,  usò  ogni    mezzo    per  allontanarlo    dalla  Cattolica   Reli- 
gione   ed  ammaendarlo    colli  errori    di   Zuinglio .     Il   principale 
Miniftro    del  fagrilego  attentato    fu  Tomafo  Cranmero    infame 
e  depravato  Arcivefcovo  di  Cantorbery,  il   quale   per  afferzione 
del   Sandero   nel  lib.  l.  della   Storia  configliò,  che  nel   Novembre 
convocati  li  Ordini   del    Regno  fi  riprovi    il  Sagnfizio  della  Mef- 
fa  ;    viecinfi  ai  Cattolici    la   predicazione  della  divina  Parola  ,  e  l' 
adorazione  delle   Immagini;   fi  permetta  a  tutti   la   lezione  della 
divina  Scrittura  ;   fi  conceda  ai   Cherici  e  Sacerdoti   il  matrimo- 
nio •   e  deporti  dalle  Univerfità   li  Cattolici    Dottori    vi   s'intro- 
ducano  li   Eretici  .  Allo  ftabilimento  di   quelte    e    peggiori   cofe 
giovò  lo   fpirito  di  Erefia  e  di  crudeltà,  da   cui  quelli  era  domi- 
nato, ed  a-  ben   radicarle  cooperarono  li  Eretici   dimoranti   nel  Re- 
gno.  Intanto   il  Pontefice  con  umaniflìme  Lettere  efortò  gl'Inglefi 
a  riabbracciare  la  Cattolica   Religione  e  ritornare    al  feno  della 
buona  Madre  ,  da  cui   vaghi    di   libertà    ed    amanti    dell'errore 
erano  dipartiti  :  e  deputò  il  Cardinale    Polo  Legato  Appoftolico 
per  riconciliarli   colla  Chiefa .   Del   refto   li  Popoli   d'ibernia  mo. 
Ibyrono    maggior  coftanza    per  la  Cattolica  Religione    delli  In- 
glefi  ,  e   non  curarono    le  minaccie    ed   i  tormenti .    Ad  eflì    il 
Papa  die   grave   Piftola  rallegrandoti   per  la  generofa  coftanza  ,  e 
li  efortò  ad  attenderne  dal  Sommo  Dio    premio    ed    ajuto .    Li 
Magnati   di   Scozia  ancora  dal   Pontefice  ebbero  configlio  di  unio- 
ne per  refiftere  al  lì   avverlarj   e  cuftodire   illibata   la  Fede  ,  e  loro 
promile  ajuto  ed  alianza,  fé  duopo   fia  di   armare  contro  gl'In- 
glefi    per  allontanare    dal    Regno    la  Erefia.     Nell'anno  prefente 
imperciò  intarlerò   in    Inghilterra  civili   commozioni  ;    il   popolo 
Rapportando  amaramente   la   fovverfione  della  Fede,  e  che  li    No- 
bili e  Primati  ulurpino  le  private  caccie  e  le  campagne  del  Pub- 

I  i     2  bli- 


Sec.  XVI. 


252  Storta  de  Romani  Pontefici. 

blico   prefe  l'armi,  e  luccedette  ftrage   in  ogni   Provincia.  Il  Re 
di   Francia    prevalendoiene    oprlbnunamente    fcacciò    da  Bologna' 
e   dalla   Piccardia   gì'  Inglefì ,  e  ridottili    a  neceflìtà    li  coftnnfe 
di    ritirartene.   La   Nazione    fi   rammaricò    per  la  perdita,  e  ri- 
fondendo   il  difonore   nella  condotta    del    Protettore    del  Regno 
nelli    15.  di  Otcobre  il  chiufe  in  carcere    e  vel  coftodì    quattro 
meli  -   e   pollo   in  libertà  di   nuovo  lo  imprigionò  e  di  nuovo  in, 
libertà   il  rimile;   ma  finalmente  il  condannò    a  morte  ;    in   tal 
modo   l'empio   A  portata    pagò    il   fio    della  ufata  crudezza    colli 
Cattolici.   Del  refto   la   fedizione   produffe  turbamento    e    perfe- 
cuzione  de'  Cattolici  ;   molti   furono   privati   delle  Chiele   e  fac- 
ciati dai  Collegj  ;    altri  fpogliati    delle    dignità    riftretei   in  car* 
cere    ed    a    morte    condannati  .    Si    tenne    più    volte     in   Con- 
fiftoro    trattato    del    modo    di     reftituire    in    Inghilterra  la  Cri- 
ftiana   Religione.   Riguardo  ciò    abbiamo    nei   Monumenti   Vati- 
cani  Lettere  del  Cardinale   Farnele  date  al    Nunzio  che  rifiede- 
va   predo  Cefare  ;  con  quefte    in  nome    del   Papa    gli   preferi  ve 
di   trattare  con   quello  della  maniera   di  ristabilire    colà    la  Cri- 
ftiana  Fede.     Porea  facilmente   indurlo    a   favorire    la   imprela   . 
poiché   l'Inghilterra    difertò    dalla   Religione.    Il   Cardinale    del 
Monte  era  molto  fperanzito  dell'  efico  felice,  e  feri  (Tene    lenia- 
te   Lettere    al    Farnefe  ,     configliando     il    Papa    di     prevalerli 
del    Polo    e    di    crearlo  Legato    in    Inghilterra  .    Ma    f  Impe- 
ratore attento  nella  guerra  di  Fiandra  ed   il  Senato  d' "Inghilter- 
ra  placato    il   popolo    non    fi   ridufTe    ad  effetto    il   faggio  confi- 
glio  .   Intanto   il   Papa  nelli   8.  di   Aprile  ale  ri  (Te  al  Collegio  dei 
Cardinali     quattro    Ecclefiaftici   ,     e    non     fotto     li     14-    come 
fcrive    il    Panvini   .     Furono  Girolamo   Veralli   Romano   Veico- 
vo    di   Caferta    e    dopoi   Arcivefcovo  di   Roffano   Nunzio     pref- 
fo    l'  Imperatore   ,    e    Legato    ad    Enrico    II.    Re    di  Francia; 
Gianangelo     de    Medici     di    Milano    Arcivefcovo    di    Ragufi   , 
che  eletto   a  Papa   fi  denominò  Pio   IV,  ;   Filiberto  Ferreri    Ve- 
feovo   Eboredienfe   nato    in    Vercelli;    e   Bernardino   MaftVi   Ro- 
mano Arcivefcovo  di  Chieti .     Il   Firmano  nel   Diario    Mi.    che 
efaminàmmo  confervato   nell'  Archivio   Vaticano  ,   ne  riferifee   lì 
nomi  ed  i  titoli   dicendo:   ,,   Si   tenne  in  Roma  Confiftoro   pref- 
,,  fo  San   Pietro  nel  Lunedi   8.  di   Aprile  del   1549.;    in  clue"' 
,,   fio   il  Sommo   Pontefice    creò  Preti  Cardinali    della   Romana 
„  Chiefa  Girolamo   Veralli   Arcivefcovo  di    RofTano;   Gianange- 
„  lo  Medici  Arcivefcovo  di   Ragufi  ,    che    fotto  nome    di  Pio 

„IV. 


Storta  de  'Romani  Pontefici»  2  $ 3 

'„   IV.  governò   la  (  hiela  ,   e  diede   fine  al  Concilio  di   Trento  ,    .""? 

,,  Filiberto  Fcrreri  Velcovo  Eboredienfe  ;  e  Bernardino  Maffe'  Secavi. 
,,  Velcovo  di  Chieti  ....  Nelli  12.  li  ricevette  al  bacio  de' 
5,  piedi,  mano,  e  bocca,  e  loro  diede  il  Capello  rofTò .  Nelli 
5,  io  di  Maggio  li  adornò  con  anelli  preziofi  e  co'  proprj  ti- 
,,  toli  .  Il  Veralli  ottenne  quello  di  San  Martino  ne' Monti  , 
„  il  Medici  di  Santa  Potenziana  ,  il  Maffei  di  San  Ciriaco 
,,  nelle  Terme,  ed  il  Ferreri  di  San  Vicale  ,,  .  Si  riferbò  in 
petto  due  altri  ,  fé  crediamo  alli  Atti  Confiftoriali  :  ,,  In  ol- 
s,  tre  Sua  Santità  due  altri  afTunfe  in  Cardinali  della  Romana 
„  Chiefa  che  farebbono  nominati ,  e  la  pubblicazione  per  qual- 
,,  che  tempo  a  fé  fteffo  riferbò  ,,  .  Quefta  è  l'ultima  promo- 
zione di  Paolo  III.;  e  la  Criftiana  Repubblica  è  ad  efib  mol- 
to obbligata  ,  poiché  condecorò  colla  Porpora  Ecclefiaftici  di 
merito   per   fantità  ,   erudizione  ,   e  zelo  di    Religione  . 

LXXXIX.  Intanto  fi  avvicinò  l'anno  Santo  1550.  ,  ed  il  Morte  di 
Papa  febbene  pervenuto  all'ottantesimo  di  fua  età  fperava  di  dare  Paolo  III. 
ad  eflfb  con  folenne  Rito  principio  ;  il  perchè  comandò  di  prepa-  virtùe  fent- 
rare  il  neceflario  ,  e  di  coniare  le  medaglie  che  farebbono  di-  *l  di  lui  • 
ftribuite  ai  Fedeli  venuti  a  Roma.  Ma  non  ebbe  la  forte  di 
vederlo.  Imberciò  follecito  di  comporre  il  negozio  del  Conci- 
lio, e  re  turbolenze  d'Italia  e  della  propria  Famiglia  ,  perchè 
non  potè  riacquiftare  Piacenza  ,  e  temea  di  perdere  ancora  Par- 
ma, decretò  di  riunirla  al  dominio  della  Chiefa,  ed  aftegr.ò  ad 
Ottavio  fuo  Nipote  il  Ducato  di  Camerino.  Se  gli  riufeiva  di 
Jiipulare  Talianza  col  Re  di  Francia,  dovei  queftì  dare  Piacen- 
za e  Parma  non  ad  elfo  Ottavio  che  riputava  Ino  nimico  ,  ma 
ad  Orazio  il  quale  fi  ammogliarebbe  con  Diana  figliuola  fua 
naturale.  Se  poi  non  ftipulavafi  ,  volea  unire  le  due  Città  a! 
Dominio  della  Chiefa.  Si  era  a  ciò  indotto,  perchè  il  Secretano- 
di  Cefare  acramente  lignificò  al  Nunzio,  che  quefH  era  rifoluto  di 
rimetterle  allo  fiato  della  Chiefa  ,  fé  non  apparterranno  all'Im- 
pero ,  e  di  non  permettere  che  rimangano  in  potere  dei  Far- 
nefi  .  Per  ventura  il  Papa  credette,  che  Cefare  piìi  facilmente 
alla  Romana  Chiefa  concederebbele ,  fé  ei  non  poteva  difporne 
fenza  il  confenfo  di  quello  .  Per  la  qual  cofa  ad  effo  Impera- 
tore fignificò,  che  volea  ridurre  le  due  Città  nel  Dominio  del- 
la Chiefa;  e  fperava  ciò  fatto  di  parlargli  confidentemente  , 
giacché  pel  zelo  della  Chiefa  e  non  pel  vantaggio  di  fua  Famiglia 
operava .  Camillo  Orfini  governava  Parma  in  nome  della  Chiefa  e 

ere» 


2^4  Storia  de  Romani  "Pontefici* 

y— TT^  credeafi,  che  il  Gonzaga  non  la  invaderebbe  poiché  fpctta  alla  Sede 
Secavi.  App0ft0lica.  Ma  il  Duca  Ottavio  fpogliato  del   proprio  Stato  dal 
Suocero  e  dal  Zio  tanto  fi  rattriftò  che  fuggì  da  Roma:  tentò 
primamente  di  edere  dall'  Orfini   accolto  in   Parma;    quelli  pe- 
rò fé  gli  fi  oppofe,  dicendo  di  cuftodirla  in  nome  del   Papa  ,  e 
che    fenza  il  comando    di   quello    non  può  permetterglielo.    Il 
perchè  ei   meditonne  la  ufurpazione  ,  ma  riufcì  vano    l' attenta- 
to .  Quindi   Paolo  richiamollo  a  Roma  ;  ei  ricusò    di  obbedire 
e  chiedette    ajuco    al  Gonzaga    per  riacquiftare   Parma  .    Quelli 
rifpofe  ,  che  fovvenirebbelo ,  ma  effendo  Mi  ni  Uro  dell'Imperato- 
re noi  potea  fenza  il  vantaggio  di  quello:  prometteagli  però  corri- 
penlazione  ,  ovvero  che  in  nome  di  Cefare    ei   la  Città   potTeg- 
ga  .  Ottavio  accettò  il  patto.   Diede  quindi  Lettera    al   fratello} 
Cardinale    minacciando    di   prevalere  dell'opera    del  Gonzaga  , 
quando  il  Papa  non  gli  reftituifca  la  Città.  Quelli  canto  le  ne 
fdegnò ,  che  quafi  appreffo  mancò  ,    e    caduto  farebbe    in  terra 
fé  non  lo  aveffero  foftenuto  ed  avvalorato  con  efficaci  rimedj  • 
Dopo  quattro  ore   riacquiflò    lo    fpirito  .    Indi    fu    alTalito    da 
violenta  febbre ,  che  dopo  «inque  giorni  il  riduffe  a  morte  mu- 
nito dei  Sagramenti  che  ricevette  con  di  voto  affetto .  Morì  fot- 
to  il  dì   io.  di  Novembre  del   1540.  verfo  le  ore  tredici     nel- 
la età  di  ottantuno  anno,  meli  otto,  e  dieci  giorni,  e  di  Se- 
de Appoftolica  quindici,  un  mefe  ,  e  fette  giorni.    Fu  feppel- 
lito    nella  Bafilica  Vaticana    fecondo    il  Panvini    portatovi    dai 
Dimeflici  fenza  pompa  dal  Quirinale,  ove  poco  prima  erafi  ri» 
dotto  per  godere  dell'aria  più  falubre;  poi  gli  fu  eretto    nella 
medefima  Bafilica  m2gnificentiffimo  Monumento.  Diceiì,  che  vi- 
cino a  morte  fovente  riprovò  l'ingratitudine    de'  fuoi  ,    e    che 
farebbe  flato    più  felice    fé    al    loro  ingrandimento    atrefo    non 
avefle ;    fervendoli  del  verfetto    di    Davidde    nel  Salmo    18.    Si 
fnei  non  futffent  dominati  ,  tunc  immaculatus  ejfem  ,    &    emundarer  a 
delitto  maxtmo .  Li   Belcari   e    Pallavicini   accennano  colla  autori- 
tà del  Maflarelli  e  delli  Atti  Confiftoriali  ,  che  Paolo  quando 
fi  vide  ridotto  a  morte  convocò    li  Cardinali  ,    e    li   efortò    al 
vantaggio  della  Chiefa,   e  loro  concedette    effendo    ancor    vivo 
di   provvedere  l'opportuno  ;  e  commoffo  dall'amore  della  giudi- 
zia  o  del  fangue  nell'ultimo  momento  reflituì   Parma    al    Duca 
Ottavio,  e  mandò  il    Diploma  all' Orfini;  a  cui   il   recò   il  Ve- 
fcovo  di   Pola .  Ma    l' Orfini   retto    dall'amore    della  Sede  Ap- 
poftolica, o  poco  ben  affetto  al  Duca  Ottavio   primamente   dif- 

felo 


Storia  de  Romani  Pontefici.  255 

felo  furrettizio  :   poi  conofciuta  la  verità    ripigliò  ,    che  per  ri-  •— — ^— 
vocare  un  comando    del  Pontefice    fano    di  mente    non  era  ba-   Sec.  XVL- 
fievole  il  tumultuario,  e  di  chi  per  ventura  moriva.    Fu  Pao- 
lo di  chiara  rimembranza  pel  decoro  di  lublime  virtù  ,  affabi- 
lità ,  umanità  ,  e  prudenza    raccolta    dalli  diverfi  minifteri    pel 
corfo  di  quarantanni  efercitati»    Penetrava;    li  penfieri  altrui  : 
lnveftigava   li  fentimenti  più  occulti;   avea  pronte    le  rifpofte  r 
ed  opportune  le  fcufc  ,  s'infinuò    nell'altrui  animo    e    ne  rice- 
vette li  configli  .  A  quelle  virtù  uni  fetenza  delle  arti  Libera- 
li ,  attendette  alle  matematiche;  di  quelle  però  che  fovente  in- 
vanirono   e  non    del  tutto  convengono-    ad  uomo    dedicato    al 
divin  culto  e  fervitù,  ne  portò  il  difetto    e  la  colpa  r    amò  li 
Letterati;   verfo  il  proprio  (angue    fu  tanto' propenfo    che    coti 
Intemperanza    favorì    li   Nipoti    a    cofpicue  dignità    efaltandoli 
e  provvedendoli  con  profufione  ;    due    alla    Porpora     promofle  ; 
il  che   non   mai  per  l'addìetro  fu   praticato .  Del  redo  in    qual- 
che  modo   è  degno  di   feufa  ;  quelli  erano  adorni  d'ogni  virtù. 
Dalle   Nazioni   elefle  li   Ecclefiaftici   più  illuftri,nè  dovea  efclu- 
dere  li  proprj   Nipoti  quando  erano  eguali  pel  decoro  di  virtù. 
Se   non  avefle    vefTato    li  Sudditi    con    gravofi    tributi  ,    fareb- 
be gloriofa   la  di   lui  rimembranza  ;    pure    febbene    fu  biafimato 
poi   fommamente  fi  defiderò.   Promoffe  a  maggior  decoro  la  Se- 
de Appoftolica    ed  il  Senato  de'Cardinali  con  Ecclefiaftici  rino- 
matiflìmi ,  de'qualr  quattro  reffero  la  Chiefa  di  Dio  :  cioè  Giulio 
III.  Marcello  IL  Paolo  IV., e  Pio  IV*  L'Amafei  encomiane  la  fa- 
pienza  ,  giuftizia ,  prudenza,  pietà,  fublimezzza  d'animo  ,  uma- 
nità ,  clemenza,  magnanimità  nelle  cofe  avverfe  ,    liberalità  , 
magnificenza,  cognizione  delle  divine    ed  umane  cofe  ,    dottri- 
na y  ed  eloquenza.  Li  Vettorelli  ed  Oldoini  i.elle  Aggiunte  al 
Ciaconio  rammentano,  che  ei  proccurò  il  decoro  di  molte  Chie- 
fe  dr  Italia  e  di  Roma .  Arricchì  con  magnifici  donativi  la  San- 
ta Cafa  di  Loreto;  adornò    e  riftaurò    le  Bafiliche  Vaticana    e 
Lateranenfe;  con  fontuofe  fabbriche  nobilitò  Roma;  ed  amplian- 
do   le  vie  e  pubblici    edificj   fi  meritò  dal  Senato  e   Popolo   Ro- 
mano nel  Campidoglio  fontuofa  Statua  .  Riftòrò  il  Dominio  Eccle- 
fiaftico  dalle  guerre    devaftato  ;    più    volte    mofle    le  armi  con- 
tro li  nimici   del  nome  Oiftiano  :   cominciò  e  per  lungo  tempo 
(ottenne  il  Concilio  di  Trento,  imprefa  ardua  per  le  fpinofe  difficol- 
tà che  vi  fi  oppofero;  decretò  la  rifotma  della  Eccìefiaft'ca  Difci- 
plina  ,  e  con  Sanzioni  avvalorò  U  Dogmi  Cattolici .   Li  Ereti- 
ci 


2^6  Storia  de  Rmnarii   Pontefici, 

_     --_--_  ..   cj    ec|   apo'ftjti  Ochino  ,   Vergeri  ,    Paleo  ,  Sleidano  ,  ed  altri  Imi 
Sec.XVI.  putì  Scrittori  il  calunniarono  ,  e  colle  Storie  l'empio  detto  eternaro- 
no ;  ma     il  Lettore  Gnftiano    conoscendone    la  infame  forgente 
deve  riprovarli  .  Solo  col  Soverchio  amore    verfo  il  fuo  fangue 
Paolo   III.   bruttò    la  propria  converfazione  ;    nel  rimanente    da 
tutti   meritò  il  nome  >  di  Eroe.    Scriffe    alcuni   Poemi:    illuftrò 
con  Comenrarj   le  Piftole    di  Cicerone    date    ad  Attico:    diede 
Lettere  a   Naufea ,  Erafmo  ,  Carlo  V.  Imperatore,  Francefco  I. 
Re  di  Francia  ,  ed  alli  Sadoleti ,  e  Cortefi  Cardinali .    Formò 
75,  Cofticuzioni  rammentate  nella   Raccolta   Romana;    feffanta- 
nove  fé   ne  leggono  nel   Magno  Bollano  del  Cherubini  ;  il  Wa« 
dingo  nel  tom.  8.  delli   Annali  de'  PP.  Minori  ne  accenna    tren- 
tuna  date  ai  Franceicani  :   e  TUghelli   nel  tom.  8.  dell' Italia  Sa- 
gra ne  riferilce  molto  dirette    a  Francefco    della  Rovere  Arci- 
vefcovo  di  Benevento ,  colle  quali  conferma  li  diritti  e    privi* 
legj  di  quella  Chiefa  . 


GIULIO         IIL 
PONTEFICE     CCXXIIL 


S 


Anno  del  Signore  MDL. 

I.  ^"^I  Ucceduta  la  morte  di  Paolo  III.  li  Cardinali  che  era- 
no in  Bologna    ed  in  Trento    con  veloce  cammino    fi 
portarono    a   Roma  ,    e    nel    dì    12.    di   Dicembre    vi 
giunfero  dalla  Francia    il  Bella;  ,  ed  altri  .  Apparvero 
tofto  divifi;  alcuni  voleano  il   Papa  di  genio  Cefareo; 
li  Francefi  favorivano  il  proprio  Monarca;  ed  altri  diretti     J a l 
Farnefe  ne  attendeano  il  configlio  .  Quefti    erano    fuperiori    di 
numero  alli  due  partiti  ,  e  facilmente    arebbono  eletto    il  Pon- 
tefice .   Il  Farnefe  da  eflì  ottenne  Refcritto  che  ordinava  a  Ca- 
millo Orfini  di  confegnare  la  Città  di   Parma  al  Duca  Ottavio: 
ma  quefti  rifpondette  ,  che  per  comando  di  altro  Papa  l'abban- 
donerà ;     li    Cefariani    gli    efibirono    trenta    mille    feudi    loro 
confegnandola  ,  ma  ei  non  mancò  al  proprio  dovere .    Crebbero 
in  Roma    per    altra    cagione    li    timori .   Imperciocché  Afcaniq 

Co- 


Stovia  de  Romani  Pontefici*  257 

Colonna   mono   Paolo  aflbldata  gente    occupò   Palli  ano    eci   aini  —    ,   .  ^ 
Luoohi   perduti   pella   ribellione  :   e   fi   feusò  col   diritto     di   con-    '-,EC'•  XyT. 
Servare   il   proprio.   Efiendo   coftume  nei  giorno  decimo  dopo   la 
morte  del    Papa  che  li   Cardinali    fi   chiudalo  in  Conclave,  dila- 
zionarono   la   faccenda    alli   ig.    di    Novembre    fecondo    li   Atti 
del    Vaticano   dicen»i  :     In  Venerdì   Vigilia    di  Santo  *Andrea  lAppo* 
fido     celebrata    la  Meffa    dello    Spirito  Santo    nella   Bafilica^di    San 
Pietro,  e  recitata    l'Orazione    dal  Reverendo  Ve/covo  Tele/ino    li  Re* 
•verendijjirni  Signori  Cardinali  preceduti  dalla  Croce  entrarono  in  Con* 
clave    per    la  elezione    del    Pontefice.    La   dilazione     provenne    dai 
Cardinali   Francefi  ,  che   vollero  attendere    li   Nazionali    che    fi 
erano   porti   in   cammino.   Nullameno  prima  che  quefti    giunga- 
no ,  fi  trattò  della  elezione    del  Cardinale   Poro  ,    in  cui    colla 
nobiltà  del   fangue  concorrevano  la  gravità    del  coftume  ,    e    1' 
«fimia  dottrina*   ed   in  uno  fcrutinio  due   voti   mancarono    per- 
chè fofle   Papa  :     egli    però  ringraziò    li   fuoi   benevoli  ,    e    eoa 
eguale  dolcezza  trattando  li  contrarj   la   cofa   indirizzò   alla  mag- 
gior gloria  di   Dio.   Vollero  alcuni  adorarlo-    ma  egli   li   licen- 
ziò, non   permettendo    che  la   propria  efaltazione    non  delìdera- 
ta     fucceda    con    modo   tumultuario  ,  poiché    il  Papa  eleggerfi  do- 
•vea  nella  luce  e  non  nelle  tenebre  ;    la  voile  differita  al  giorno  ,    e  fé 
farebbe  piaciuto  a  Dio,  arebbono  potuto  con  meglio  modo   prontovevla . 
Ma  perchè  li  di  lui  contrarj   ne  temeano  la   virtù,  pubblicarono, 
che   egli    non  era  fcevero    di   Luteranifmo.    Il  principale    fu   il 
Carafa    Cardinale    di  Chieti     dotto    per  altro    e    pio  ,    ma   non 
molto  amante  del   Polo  ,    e  lo  accusò  fofpetto    di   Fede  •    e    per 
avvalorare  il  proprio  detto  dicea  ,  che    nella  Legazione    di   Vi. 
terbo   ei   non   punì   colla    feverità    neceflaria    li   fofpetti    di    E  re- 
fi a  ;   il   perchè   fé  ne  intorbidò  la  degna  elezione-   e   non   fu  prò- 
morto  fecondo  il   Sandero  ,   perchè   non  abbia  confeguito    il  me- 
rito di   ridurre   la  propria   Patria  alla   unione  della  Chiefa . 

II.      Paolo   III.    configliò    efficacemente     li   facri    Elettori    ad      Eleggono 
efaltare  chi    poffa  foftenere  la  unione  della  Catcolica    Religione .  Giulio  I  IT.  • 
Erano  in  Conclave  quarantaotto    Padri   fecondo  il    Panvini  ,  do-  'ue  azi0;11  e 
dici    Francefi,   due  Tedefchi  ,   cinque   Spagnuoli  ,   un    Inglefe   ,   e  princip; . 
li  altri   Italiani    e   Romani  ;    le  di  cui    vicendevoli   alterazioni 
differirono   la  elezione  del    Papa  al   Febbrajo  del    1550.   non   cu- 
ranti   il  Giubileo    che    fino    dalla   Vigilia    del    Natale    di    Crifto 
dovea  avere  avuto   principio  ,    né    alla    moltitudine    dei    Fedeli 
per  tale  duopo    giunti    a   Roma  .    Giovanni   Alvaro    di   Toledo 
Tom.X.  K  k  Pre- 


1$%  Storia  de  Romani  Pontefici . 

p^*^!  Prete  del  titolo  di  San  Clemente  ,  illuftre  per  probità  e  gravi» 
ÒEC.  XVI.    t^  fai  coftum,i  dal  favore  di   Cefare    e  di  Cofmo  Duca    di   Fi- 
renze  era  promoflb  al  Pontificato.   Aleflandro   Farnefe    per  pri- 
vato affetto  volea   Papa  Marcello  Cervini*    ma  era  ricufaco  dal- 
la fazione  di   Cefare:   li   Cardinali  Giovanni  Salviati  Firentino, 
e   Ridolfo   Pio  da  Carpi  erano  promoffi.    dalli   Francefi  ,     ma  !' 
uno  era  .d' impedimento    all'altro.    Ridolfo    era  foftenuto    dalla 
Regina  di   Francia  e  dalla   potenza  delli  Strozzi;  il  Salviati  ve- 
deafi    avvalorato    dalla    autorità    e    fperienza    ne'   maneggi  ;    né 
mancava  per  effo  1'  aura   Francefe  •  ma  il   Farnefe    non   mai    ne 
approvò    la  elezione .    Finalmente    contro    la    fperanza    comune 
compiuto  il  terzo  mefe  della  Sede   Vacante   nelli   7.   di    Febbra- 
jo   verfo  l'ora  terza  di   notte  fu  eletto  a  Sommo  Pontefice  Giam- 
maria Cardinale  del  Monte    detto   Aretino  ,    ma    tenia   dubbio 
Romano:    e  lì  denominò  Giulio  III.    per  corri  fponcl  ere    ai   be- 
neficj  ,  onde  fu  la  propria  Famiglia    di  (finta   da  Giulio  di    que- 
llo nome   IL,  li  di  cui  efempli   proccurò  d'imitare..    Li    Scrit- 
tori   afTegnano  alla  di  lui  elezione  il  giorno  ottavo  ;  ma  li   Atti 
Confiftoriali  la  riducono  al  fertimo  dicendo:    Nd   Venerdì  giorno 
fettimo  dì  F ebbra jo  dell1  anno   1550.    nelle    tre  ore    di   notte    fu  eletto 
ed    affunto     al  Pontificato    il    Reverendi /fimo    Signore   Gianmaria    del 
Monte   Vefcovo   di  Porto  Cardinale    della   Romana  Cbiefa  ,    che    volle 
denominar  fi  Giulio  III.   Del   redo  in  quefto   Conclave  come   in  al- 
tri apparve  quanto  fia  errato  il  conOglio  di  chi    col   favore  de' 
Principi   penfa  falire  al   Pontificato.     Niuno    più    del   Cardinale 
del   Monte  era   lontano   dall' effere  eletto,   perchè   la   potenza  di 
Cefare  fé  gli    fi  opponea      né   era  favorito  dal  Cardinale   Farne- 
fe ,   che  fcordatofi  delle   private  ingiurie  fi  unì    ai   Celariani    ed 
al   Porporato  di  Mantova  fratello  di  chi  fu  riputato  uceifore  del 
proprio   Padre;  e  perchè  godea   il  favore  dei    Francefi   che '1   co- 
nobbero fempre  contrario  ad  eflb  Cefare  nel   foftenere   la   trasla- 
zione del   Concilio    di  Trento  ,    di   cui    era  (iato    il   principale 
autore  ;  e  perchè  quegli  avealo  privato  del  Vefcovato  di  Pavia; 
ma   pure  ordinamelo  Iddio  egli  in  Conclave   incontrò    lievi   dif- 
ficoltà  per   la   propria  esitazione.    Alcuni    però    vogliono,     che 
col   mezzo  di    Cofmo   Duca   di    Firenze   trattò  coi    Cefariani   loro- 
infinuando  buona  opinione  di  fé.  medefimo,  ed   attribuendo  la  colpa 
della  traslazione    del  Concilio    al  Legato   Cervini  .     Fu   favorito 
principalmente  dalli   Cardinali   de  Guifa    e  di   Ferrara  ;    ciò  rac- 
coaliamo  dalle  Lettere    di  lui   date    nel  giorno    dopo    la  eialra- 

zio- 


Storia  de  Romani   "Pontefici.  259 

*zione  al    Duca   di    Ferrara  :    Fatto  fu  prtmamvate  per  wìfrra^ioKe  di 
Dio  in   cm   dcbb?  rifonderft     tutto  quejìo  negozio  /    indi   per  opera    dèi 
diletti  figliuoli   nojiri   Cardinali    de   Gu/fa   tuo  affine    e  di   Ferrara  tuo 
fratello  ,    li  quali  il  promoffero  caldamente  ,  ficebè  pel-  concorde  ed  una- 
nime voto    cieili  altri  fiamo  flati  efaltati    alT  apice    del  Sommo  *Appo* 
fìolato  ....   Data  nel  giorno  ottavo  di  Febbrajo  del   I55O.    Nelli  22. 
Fetta  della  Cattedra   di   San   Pietro  fu   con   (bienne   rito  corona- 
to dal   Cardinale  Cibo  primo  Diacono-   vi  affifterono  li   Amba» 
feiatori   di    Cefare,  dell  1    Re   Criftianifiìmo  ,  de'  Romani  ,   di  Por- 
togallo ,   dei    Veneziani    e  dei   Firentini  .    Li    Maggiori    di  Giu- 
lio   ITI.   abitavano   certa   Villa   del   Territorio  d'Arezzo  che  de- 
rominavafi    Mente  di    San   Sabino-    e   quindi    dal    luogo    dei   na- 
tali   tramutarono    l'antico   de' Ciocchi    in   quello  del  Monte.   Il   di 
lui    Padre   Vincenzo   fu   Avvocato  facondo   nel  difendere    in   Ro- 
ma  li   Clienti   ,    e    la   Genitrice    fu   Senefe    di    nobile  profapia . 
Nacque   in    Roma   nel  li    io.   di   Settembre  del    14S7.  ,e  nel   Bat- 
tedmo  &  denominò  Gianmaria-   e   (ebbene  nacque  e  fi   educò  in 
R    ma,    nullamtno  dice.Ti   Cardinale   Aretino.   EbbeZio   Antonio 
del   Monte  eloquentiflimo  cieli'  e'tà   fua     promorTo    da  Giulio  II. 
al:'  Arcivelcovato   Sipontino  ed   all'  Auditorato   di    Rota  ,   da  cui 
ei    tu    educato    con   diligenza-    tali  he   ammaefìrato    nelle   Accade- 
mie   di    Perugia    e    di   Siena    perorò    nella    Quinta   Soffione'  del 
Concilio  Lateranenfe  .    Da   Giulio    II.    fu   eletto    alla   Chitfa  Si- 
pontina   rinunz'ata  dal   Zo  .   Sotto  Clemente  VII.   due  volte   go- 
vernò   la  Città   di  Roma    con    tanta    prudenza   e  faviezza  che  me- 
ritò  le   laudi   dei   Cittadini.     Nella   di   cui    invafione   a  corto    di 
ftenti    li   cor  fervo    in    vita  *    poiché   con   altri     due   volte    fu   con- 
dotto  a  guifa   di  empio   in  Campo  di    Flora,  ove   fovvenuto  da 
Pompeo   Colonna  e   tolto  dalle   funi   riacquiflò    la   libertà*     indi 
foftenne  il   miniftero  di    Auditore  di    Rota.    Fu   inviato    a  Ter- 
racina   per  accogliere  Carlo  V.  ritornante   dalla    vittoria    di   Tu- 
nifi  *  con   che  merirò  di  effere  daPaoloHI.  promofTo  alla  Porpo- 
ra  poi    al   Vefcovato  di  Palefttina;  e   perchè   era  adorno  di    firgo- 
lare   prudenza  prohicà    e   dottrina,  diede    prova   di    fé   nelle   Lega- 
zioni   e    negozj    pubblici  :    fu   detto   il   primo  Legato  e    Prefidente 
del    Sagrofanto  Concilio    di    Trento.     E   certamente    furono    po- 
chi   che    al   pari     di   Giulio   III:    fieno     dimorati    nella    Romana 
Curia   pel  corfo  di   tanti   anni   con   giu'ìizia   e  fedeltà,   con   foffe- 
renza   di   tante  fatiche  ,    e   con    maggiore  difintereffe     nel'i   pub- 
blici governi.  Aveano  decretato  li   Cardinali    in  Conclave  cer- 

Kk     2  te 


-Sec.  XVI, 


i6q  Storia  de  Romani  Pontefici. 

te  leggi  ,  e  tutti   con  giuramento  fi  obbligarono  ad    offervarle  » 
o£c. Avi.  jj  Farnefe    follecito    del   vantaggio  della   propria  Famiglia    fece 
decretare  ,  che  l'eletto   Papa  appena  collocato  nella  Sede  Appo- 
ftalica  reftituifca  al   Duca  Ottavio    la  Città    di    Parma .    Giulio 
per  tamo  grato  verfo    chi    lo   avea   beneficato       ed    attento    di 
confervare  l'unione  diede   prova  del   proprio  cuore   nato  fatto  per 
beneficare  nel  momento  fteffo  della  elezione*  e  non  folo  ordinò, 
che    Parma  fi   reftituifca  al   Duca   Ottavio  ,   ma  ancora    del  pro- 
prio sborsò  a  Camillo  Orfini  venti  mille  feudi    che    avea  con- 
fumati nella  difefa  e  nel  governo  di   quella  ,  inviando  colà  Gi- 
rolamo Sauli   Areivefcovo  di  Bari  e  Vicelegato   di  Bologna.  A 
quefti  comraife  di   ridurre  ad  effetto  il  negozio;  talché    parea  , 
che  doveffe  riacquiftarla  ,   e   non  ad  altri   reftituirla  .    La  diede 
dunque  ad  Ottavio  collo  ftipendio  di  due  mille  feudi    al  mefe 
per  la  confervazione  di  quella.  Oltrecchè  col  mezzo  di   Legati 
raccomandò  li   Farnefi  a  Cefare  ed  al   Re    di  Francia    con  tale 
tenerezza  d'  affetto  che  per  ventura  maggiore  non  potea  averne 
pe'  proprj  Congiunti  ;  e  perchè  riputavafi  Papa    mercè    V  opera 
e  configlio  dei  Cardinali  di   Frància  ,   ne'primi  giorni    del   Pon- 
tificato comprovò  la  propria  gratitudine   verfo  il   Re   Criftian'.f- 
fimo.    Imperciò    in   pubblico    Confiftoro    quando  Claudio  Dursè 
fecondo  il  coftume  in   nome  di  quello   il   venerò,  ditte  :    Jf  cih 
che  ricordò  il  nojìro  Segretario  ,  abbiamo  voluto  foggi  ugnere  ,  che   quan- 
to noi  dobbiamo  per  pubblico    e    privato  dovere    al  Re  Criftiamjftmo   > 
non  mai  in  verun  tempo  diffimularemo  ,  e  con.  ogni  gratitudine  fempre 
mojìraremo  a  fua  Mae/là.    A    Cefare    a  cui    non   [piacque    la   pro- 
pria elezione,   fignificò  eguale   buon   animo,  ed  efibì   falvo  il  di- 
ritto di   entrambi    la    cuftodia    di   Piacenza    levando    ogni  occa- 
fione  di  diflidio  ,  e  che   il   Duca  Ottavio  poffegga   Parma   quale 
beneficiario  della  Sede   Appoftolica  ;  a  cui   in   vece    di  Piacenza 
fi   fondino   certe   rendite  .    E    per    dare    giuridica   teftimonianza 
della  fua   manfuetudine  alle  fuppliche  del  Mendoza  ricevette  nel- 
la  fua  grazia   Afcanio  Colonna ,   e  redimigli  li    luoghi    e  digni- 
tà ,  de'  quali    da   Papa   Paolo    era   fiato  privato  .    Con  che    per 
fentimento    di    alcuni    die     fegno    piuttofto    di  debolezza  ,    che 
di  generofità    di   animo  ;    poiché  il   Colonna    nella  Sede   Vacan- 
te erafi   impadronito  dei  Feudi  ,  e  ferabrò,  che  il  Papa  glieli   ab» 
hia  ceduti  e  non  donati .  Condonò   parimenti   all'  Abate   Farfen- 
ie  Orfini   li   delitti   pe'  quali     era   fiato    da   Paolo  proferitto   ,    e 
gli  reftituì   le  pofiefiìoni  e  feudi .    Efercitò    generofa  munificerv» 

za 


Storia  de  Romani  Pontefici.  161 

za  con  chi   l'offe  fé,  e  conferì   la   Chiefa  di    Pavia    a  Girolamo  —    ■  ■  ~.  vp 
Rofii  ,  il  quale  per  configlio   del  Gonzaga  Governatore  di  Milano      E" 
e  del   Senato   vietato  aveagli   il    poflefib  ,  e  perciò  era   flato  con- 
dannato da   Papa   Paolo   II.   Al   Cardinale   Madrucci  che  tracol- 
lo  villanamente   eflendo  Legato  del   Concilio     di   Trento  ,    non 
folo  sborsò  dieci   mille  feudi   che  gli   fi   doveano  a   titolo  di   di- 
fpendio,  né  quegli  potè   rifeuotere  da  Paolo  III. ,  ma  ancora  ne  do- 
nò altri  dicci   mille;   però  non   fappiamo  dire  le  tali  doni   fiano 
prudenti  .   Aggiugne  il    Maflarelli  ,  che  Giulio    diede  efempli   di 
benignità   verlo  il    Popolo  Romano    fgravandolo  di  certa  impo- 
fìzione  onerofa  .    Confermò  li   privilegi   dei  Curiali  e  Cittadini; 
abolì   le   ragioni   che  arrogavafi    il   Filco  Appoftolico    nelle  ric- 
chezze di   chi    moriva  fenza   teftamenta;   vietò    il  depredamento 
della  eredità  dei   Cherici   moribondi  :   riftrinfe   la   podeflà   del  Pe- 
niteileiere  e   del   fuo   Vicario,   ed  avvalorò  li   privilegj   dell' Ap- 
poflolico  Camerlengo .   Accolle  con   tenerezza  il   Patriarca    dell' 
Armenia   maggiore   che  denominano  Cattolico  ,  il  quale   fi   portò  a 
Roma  per  ottenere   la  conferma  ,    e    coli' accompagnamento     di 
un   Arcivefcovo  e  due   Vefcovi   dopo  che  colla   Profeflione    del- 
la Fede  fi  morirò  Cattolico  y  il  rimandò    alla  Patria    arricchito 
di   donativi   e   privilegj, 

.    III.     E   perchè  l'anno  prefente    era  anno  di   Giubileo,  diede  pubblica    il 
principio    al   Pontificato    colla   pubblicazione    di   quello    nelli   z.  Giubileo   e 
di    Febbrajo  ,   ed  aprì    la   Porta  fanta  fecondo  il  coftume  per  re-  vuole  ridur- 
ftiraonianza  delli   Atti  Confiftoriali   dicenti:   ,,    Nel  Lunedì   24.  tQ  H  ~2ncl" 
,,  di    Febbrajo    folennità   dell'  Appofiolo  Santo   Mattia    la  Santi-    l0 
n   tà  Sua  apri   la    Porta  del   Giubileo-,   cioè   la   Porta  Santa  del» 
„  la   Bafilica  di   San    Pietro.   Nel  medefimo  giorno  tenne  Con- 
„  gregazione  dei   Cardinali,   nella  quale  deputò  Legati   perapri- 
„  re  le  altre  ,-cioè  il    Reverendiflìmo  Tranenfe  Decano  per  quello 
,,  di  San  Giovanni    Luterano  ,   il   Reverendiflìmo   Portuenle   per 
,,  quella  di   San  Paolo  ,  ed   il   Reverendiflìmo  Camerlengo    per 
„  quella    di  Santa   Maria   Maggiore  r,  .  .  .  .   Nel  giorno  fteflb 
pubblicò  Coftituzione  dichiarante    che    l'anno  del  Giubileo    era 
cominciato  dalla  Vigilia   del   Nafcimento    di   Criflo  ;    e    volle  , 
che  le    Indulgenze  ordinarie  delle   medefime   Bafiliche  e  delle  al- 
tre Chiefe  di    Roma    abbiano  vigore;    fofpendette    le  concedute 
alle  fuori  di    Roma  ,    li   privilegj   e   facoltà  di   aflblvere  dai  cali 
riferva:i  ottenuti  dalli  Ordini   Regolari   e  da  altri   Ecclefiaftici  , 
perchè  non  ifeemi  la  venerazione  dovuta  al  Giubileo  :  eccettuò 

a 


26 1  Storia  de  Romani  Pontefici, 

- — L   lì   Alunni   della  Compagnia  di   Gesù.   Intanto  coltivò    con  rell- 
Sec.  avi  gjofa  divozione  elfo  Giubileo;    e    \  edito    de'  lagri   arredi    pub- 
blicamente chiufe  la    Porta   Santa   nella   Epifania  del  1551.    Ma 
perchè   non   tutti  li   Fedeli   poterono   trasferirli   a   Roma  ,   conce- 
dette all'Imperatore,  e   Re   di  Spagna  ,   che  ancora  afTenti   e  eoa 
feco  loro  li   Cortigiani   fiano  a   parte  delle   Indulgenze   colle   Pi- 
llole date  in  Roma    preffo  San  Pietro   [otto  il  dì  29.     di  Novembre 
del    1550.  del  nofìro  Pontificato  J.   Lo   fleiTo   privilegio   confeti  al- 
li    lontani    d'   Italia   ,      le    crediamo    all'  Orlandini    nel  lib.  io. 
Li    Principi   che  per  ricevete  il  Giubileo  fi   portarono  a  Roma  ,  fe- 
condo l'antico  Iftituto  della  Chitfa   fono   flati   introdotti    in  pub- 
blico Confìftoro    a    predare    obbedienza    al    Sommo    Pontefice. 
Da   varj   monumenti   raccogliamo  ,    che  uno    del  li   patti   abiliti 
in  Conclave  e  dai  Cardinali  con  giuramento  accettati   fu   il  pro- 
leguimento    del  Sagrofanto  Concilio    da   Paolo   III.    per    ¥t  ad- 
dotte ragioni   fofpefo .   Il  perchè   Giulio   fedele  attenitore    medi- 
tò di  ridurlo  ad  effetto  ,   poiché   quello  era  neceffario   pel   deco- 
ro della    Religione  ,   eftirpazione    delie  Erefie  ,    e    felicità   della 
Sede   Appoftolica.    Per  il  che    invio    a   Cefare    con   Lettere  di 
umanità   Pietro    di  Toledo  ,    ed    al   Re  CriftianifTimo    l'Abate 
Roffeti    ringraziandoli    delia   parte  avuta    nella   fua   efaltazione  , 
offerendo  ad  effi   la   fua   benivolenza   ,    ed  efortandoli     alla   paco 
per  cui   egli   farebbe  attento.  Ma   perchè  intefe  ,    che   il   Re  di 
Francia  non   approvava  la  reftituzione  di    Parma  in  favore     del 
Duca   Ottavio  ,   e  voleane  Padrone  Orazio  Farnefe  ,    gli   efpofe 
l'equità  della  caula  fuppofro  il   giuramento  fatto  in   Conclave  , 
il  ioliievo  della  Sede  Appoftolica  che  dovea    con   difpendio    di- 
fenderla ,    la    necefFità    di  fcanfare  le  difeordie    dei   due   fratelli 
Farnefi   e  la  guerra    funefta    d'   Italia,    e  la  prudenza    di   ritira- 
re Cefare  dall' occuparla  ,  poiché   ei   non   amava  Orazio.     Quin- 
di  fignifkò  a  quello  ,   che  volea  compiacerlo  col   profeguimento 
del  Concilio,  purché  egli  foddisfi   alle  fue   parti   togliendone   ogni 
impedimento  .    Dopo    di   che    il   Mendoza    nelli    \g.    di   Aprile 
pregollo  pel  riftabilimento  di  quello  in  Trento:   e  Giulio   torto 
efpofe  nel   Senato   Appoftolico   la   neceflità   di   farlo  ,    e    le  diffi- 
coltà  che  gli   fi   opponeano  ,  pregando   li    Padri   di   confìglio.    In 
fatti   dopo  varj  confulti   decretonne  la  reftituzione  in  Trento  ,   a 
condizione  che  ciò   piaccia  al   Re  Criftianiffimo      e  le   Sanzioni 
fiano  ricevute  dai    Protettami.    11   perchè    nella   fine    di  Giugno 
mandò  con  titolo  di  Nunzio    1'  Arcivefcovo   Sipontino  all'Ini. 

pe- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  26 3 

peratore    ed    il  Vefcovo  Tolonenfe    al  Re    di   Francia  *    Quefti    

dovea    indurlo    allo  riftabilimento    del  Concilio    in  Trento  ,   e    SeC  XVL 
pregarlo  di   non   ricevere  in  mala  parte  l'azione*    dovea  queHo 
persuadere  Celare  ad  accettare    la  ragione    che    farebbe  grata  al 
Pontefice  ed  al   Re  di  Francia.   Quefti  moftrò  di   farlo  non  per 
compiacere  Celare,   ma  pel   negozio  della  Fede.  Ed  il   Papa  ri- 
peteagli  ,  che  il   Concilio  celebrato  in  Trento   non  era  per  riu- 
scire utile  all'  Imperatore  ,    né    dovea  recare  aggravio    al   Re  ; 
poiché   non   dovea    quello  convocarfi   ,    perchè    in   elfo    fi   tratti 
di   affari    del    Regno,   né    fiano  ridotti   in   controverfia   li    privile- 
gi della  Chiela  Gallicana  .   Il  Pighini  dovea  el  porre  a  Cefare  ,  che 
in   tal  modo  convocarebbefi  in  Trento  il   Concilio;  cioè   che   il 
Re  CriflianifTimo   il  favorifca    coli' intervento  de' Veicovi    Fran- 
cefi  ,  1'  afienza  de'  quali   cagionarebbe  grave  difturbo  alla  Chie- 
fa  ,    poiché    non    riputarebbeli    UniveYJale  ,    ed    apparterrebbe    ad 
una   (ola   Nazione.   Olrrecchè   mancando   li   Vefcovi   di   quel    Re- 
gno chi   non  approva  il   Concilio  ,   prenderebbe  occafione   di   di- 
IprezzarJo  •   e   quando   in   effo    non    lì   tratti   cofa  gravola    al    Re 
Cri  Aia  ni  (lìmo,  fi   accetterà  ,   febbene  convocato  fia    in  Città    d;l 
dominio   Auftriaco.    Dovea  Celare    nella    Dieta    d'Augura     pre- 
fcrivere   la  obbedienza   ai    Decreti  di   quello;    fé    li   Eretici    ciò 
ricufano  ,   era   fuperfiuo  di   convocarlo  ;    e  quefti  rimanendo   nel- 
la oftinazione   Celare    contro  elfi   armerà  ,   perchè    non   fiano  ri- 
dotti a  controverfia  li    Decreti   del  Concilio.  Ed  il  Triulzi   do- 
vea  fuggerire   al    Re  altri   configli    per  comporre  la  lite  di   Par- 
ma. Già  fperavafi  felice  fucceffo  ,   e  che  elfo  Re  afcolti  il  Papa  . 
Cefare   approvò   le  cole  appartenenti   al    Re  ,    purché  quefti     fa- 
vorita la  celebrazione  del   Concilio  in   Trento  ;  non  volea   pe- 
rò impiegarvi   buoni  offic;-  ,   poiché    al    Pontefice    appartiene    la? 
convocazione  ed  a  Cefare   il   favorirlo,  ed  il  preftare    obbedien- 
za ai   Decreti  inducendovi  li    Protettami  ;   però    volea  ,  che  non 
fiano  chiamate  a  dubbiezza   le  cofe  definite    in  Trento  ;    il  che 
farebbefi  a  più  opportuno   tempo  .    Varie  difficoltà    incontrò    il 
Nunzio  preflb  il   Re  rapporto  le  faccende    di   Parma  ,    il  quale 
bramava  ,    che  Cefare  decida  la  caufa  con  diritto  e  giuftizia. 

IV.     Si   principiò  la   Dieta  d' Augufta  ,    in   cui  fi   difle  ,  che  Forma 

colli   Decreti   del  Concilio  di   Trento  darebbefi   fine    alle  difcor-  la  Bolla  del 

die    della   Retinone:    imperciocché    il    Nunzio     Pighini    ftabilì  "aPr^ent0 
n>  r  &      1      •  j  11     r-  •_•         1        1    o      del    Lonci- 

coll   Imperatore,  che   in   nome  della  Germania  cnieggalo  al   ra-  jj0< 

pa;    e    perchè    fi  aggiugnea    1'  elpreflione    della  continuazione    del 

Con* 


»•• 


2^4  Storta  de  Romani  ■  Pontefici'. 


T— »— "*-•   Concìlio  di  Trento  ,  effo   Nunzio    a  cui   venne  manifeftsta  ,    non 
Sto  XVI.    l'approvò  per  non   recare   pregiudizio   alla  legittima  traslazione; 
per  il  che  fi  ufarono  altre   Formole.   L'Elettore  di  Saffonia   af- 
fafcinato  dai    Proteftanti    volea  ,  che  al  Concilio   non  prefiedano 
li   Legati   Pontificj  ;    che    li   Proteftanti  abbiano  diritto    di  da- 
re il  voto  nelli   Decreti  ;    che  fieno    ad  efame    ridotte    le  De* 
cifioni   fatte;  che   li    Vefcovi    fciolti    dal  giuramento    non  fiano 
obbligati  al   Papa;  e  che  le  petizioni  fue  fi  regiftrino  nelli  Atti 
pubblici.   Ma  fi  rigettarono  come  difcordi  dalla  parlata  Dieta.  Al- 
tri Cattolici  e   Proteftanti  convennero  nel  parere,   e  Cefare  pro- 
mife  in  nome  della  Germania  obbedienza  al  Concilio  ed  al  Pa- 
pa ;  il  quale  pubblicò  nel  Senato  Appoftolico  la  Coftituzione  del 
riaprimento    del  Concilio    nelli   14.  di   Novembre    del    1550.   , 
ed    è  regiftrata    nel  /ow.  14.    dei  Concilj    del  Labbè .    Con  effa 
dichiara,  che  per  abolire  li  diftìdj   in   materia  di  Religione  con 
danno  della  Fede  diffeminati  in  Germania  giudicò,  che  il  Con- 
cilio intimato  da  Papa  Paolo  III.  ,  a  cui    ei  effendo  Cardinale 
prefiedette  ,  ed  in  cui    dai    Padri    formati    e    pubblicati   furono 
yarj   Decreti  ,    fi    riapra    in   Trento:     fperava    di   vederlo  favo- 
rito e  protetto  dai   Principi  Criftiani:    approvò    le  mifure  con- 
venevoli al   vantaggio  della   Religione,  e  chi   per  diritto    ovve- 
ro privilegio  affitte    ai  Concilj  ,    farà   premurofo  d'intervenirvi 
nelle  Calende  di   Maggio  ,  nelle  quali  fi  riarTumerà    in  Trento  . 
Egli    colà  fpedirà  li  Legati  ,    col  mezzo    de'  quali    fé  non  po- 
trà portarvifi  impedito  dalla  avanzata  età  e  negozj  di  Religione, 
fotto  la  protezione  ed  ajuto    dello  Spirito  Santo  a  quello    pre- 
siederà. Mandò  la   Coftituzione  a  Cefare    prima    di  promulgar- 
la ;   e  perchè  ei   riputolh  alquanto  afpra  nel  foftenere  l'autorità 
Pontificia,  e   nell'  indurre   li  Luterani    al  Concilio  ,    il   fupplicò 
di  efpreffioni  più  miti  ed  addattate  al  gufto  dei  Proteftanti  .   Ma 
Giulio  con   coftanza  dirle,  che  non  dovea  il    Vicario    di  Crifto 
parlare  con  diffimulazione  e  doppiezza  ,  né   porre   la  lucerna  fot- 
to il  moggio   ma  fopra  il  Candelliero  ,  e  la  promulgò    avvalo- 
randola   con    altro    Breve    del    dì    27.    di    Dicembre  .    Intanto 
dobbiamo  per  retto  ordine  di  Storia   narrare  le  faccende  di  Par- 
ma ,   dalle  quali  dipendono  quelle  del   Concilio. 

rwfJp0*       ^'     ^   ^aPa  era  f°"ec't0  ^   manifeftare  il   proprio  amore  al- 

P°  li  Farnefi  ,   perchè   non   muovano  contro  Cefare  le  armi  del  Re 

papercom-,.   „        .  '   r    _.  .  .r     .     .      .         .     .     ,       „ 

porre  le  dit-  °1  **rancla  pretìo  cui   viveano   rifugiati  ;  in  tal   modo  allontana- 

ferenze    di  re  volea  dall'  Italia  la  guerra  e  promovere  il  felice  riufcimento 

Parma .  del 


Storia  de  Romani  Pontefici,  26$ 

del  Concilio.  Intanto  nella  Corte  di  Celare  fi  diffem  ina  tono 
diverfi  pareri;  l'uno  era  del  Senato  di  Milano  dicente  che  a  Sec,^''Ì- 
quello  appartengono  Parma  e  Piacenza;  l'altro  era  del  Gon- 
zaga Governatore  della  Lombardia  afferente  che  al  dominio  di 
Klilar.o  fovrafta  grave  pericolo  :  che  dal  Piemonte  teftè  occupato 
dai  Francefi  fé  ne  operava  la  invafione  ;  e  che  li  Farnefi  padroni 
di  Parma  doveano  effere  riputati  di  Celare  avverfarj .  Per  que- 
fto  fu  rifpofto  al  Nunzio  Pighini,  che  qutfti  bramava  decifa  la 
caufa  fecondo  le  regole  del  diritto.  Il  Pontefice  intefone  l'ani- 
mo ripigliò,  che  li  Giuriiconfulti  di  Milano  attribuivangli  di- 
ritto lovra  quelle  Città,  ma  quelli  di  Roma  le  mofiravano  ap- 
partenenti alla  Romana  Chiela .  Egli  per  tanto  infinuava  certa 
toleranza  ;  quefta  farebbe  più  utile  ad  eflb  ,  e  con  quella  mo- 
ftrarebbe  più  onefto  il  pofleffo  di  Piacenza  :  né  Ottavio  Farne- 
fe  avea  forza  per  (turbare  li  Gefarei  Miniftn  :  poiché  era  loro 
vietato  di  fortificare  li  Luoghi  ,  de'  quali  ei  ne  volea  la  di- 
ftruzione  .  Ma  l'Imperatore  non  afcoltò  ir*configlio  del  Pon- 
tefice, rimirava  li  Farnefi  quali  nimici  ,  ed  oftentava  diritto 
iòvra  Parma  dalle  ragioni  del  Gonzaga  perfuafo  .  Per  il  che  il 
Duca  Ottavio  nelli  6.  di  Settembre  fece  imprigionare  Gianfran- 
cefco  Sanfeverini  fofpetto  d'intelligenza  con  Celare.  Il  Papa 
follecito  di  comporre  la  difcordia  inviò  in  Germania  con  rito- 
Io  di  Nunzio  il  Vefcovo  Bertani  ;  quefti  dovea  fignificare  a  Ce- 
fare  effere  difconvenevole  al  Papa  s  che  gli  conlegni  le  due 
Città  con  diritto  beneficiario,  e  che  effoCefare  pagarà  annual- 
mente alla  Sede  Appoflolica  certo  tributo;  non  mai  li  Cardi- 
nali accorderanno  tal  cofa  violatrice  della  giuftizia  ,  ed  offen- 
derebbe li  Principi  e  principalmente  quei  che  hanno  in  Italia 
dominio.  Cefare  per  difefa  di  Milano  non  ha  duopo  di  Parma; 
e  può  valerfi  di  Modena  ,  Reggio,  e  Bologna;  e  li  Principi  of- 
ferveranno  tale  pofleffo  con  gelofia  non  perchè  diffidino  di 
lui  ma  dei  di  lui  Succeflbri  .  Ld  il  Papa  farebbe  reo  di  grave 
colpa.  Per  tanto  proponeagli  equa  toleranza;  ovvero  che  Ot- 
tavio Farnefe  riacquilli  il  dominio  delle  due  Città  prometten- 
do ad  entrambi  foggezione  :  intanto  Cefare  può  confervare  la 
Fortezza  di  Piacenza;  il  Governatore  d'Ila  Città  farebbe  ad  ef- 
fo  accetto  :  né  Otcavio  in  quella  dimorerà  ;  ovvero  colle  an- 
zidette condizioni  falvo  il  diritto  del  Papa  e  di  Cefare  rico- 
nofcerà  quello  Signore  di  Parma  ,  e  quello  di  Piacenza  .  Bra- 
mava imperciò  pronta  riioluzione  ,  poiché  non  fperava  di  mo- 
Tom.X.  L  1  de 


l66  Storia  de  Romani  Pontefici, 

derare  per  lungo  tempo  li  due  Giovani   Principi  oppreflì    dalla 
Sec.  XVI.    meftizia    e  difperanti    del  buon  animo    di  lui:    della  loro  fede 
non  può.dubitarfi  quando  fia  {labilità    la  concordia;    poiché  fa- 
rà   foftenuta    dalla  autorità  del   Papa  e  dei  Cardinali  ,    ed    Ot- 
tavio è  pronto  a  trattenerfi  in  Città  grata  all'Imperatore.  Or- 
dinò anco  al   Nunzio  Bertani,  che  Celare  non  accomodandoli  ai 
propofti  modi  mentre  li  Farnefi  meditavano  il  riacquifto  di  Pia. 
cenza ,    gli  dica  ,    che    è  pronto    a  concedergli    con  diritto  be- 
neficiario effa  Piacenza,  purché  ei  ancora  ai  Farnefi    il  conce- 
da fovra  Parma  ,  e  colli   proventi  di   Piacenza  compenfi  al  dan- 
no di  quelli .  Ma  importunamente    per  via    il  Bertani    s' infer- 
mò ,  e  fi  abboccò  con  Celare  dopo  moki  giorni;  ciò  raccoglia- 
mo dalle   Pillole  del  Dandini  inviato  al  medefimo  Celare.  Irti. 
perciò   li  Farnefi  che  aveano    nella  di  lui  opera  ogni  lperanza, 
molto   fi  conturbarono  ;  ed  Ottavio  per  ifcanfare  la  vicina  pro- 
pria rovina  afcoltò  li  configli  di  Orazio  ,    che  eflendo    confan- 
guineo  del  Re  di  rtancia  lo  induffe  a  rifugiarfi    lotto  la  prote- 
zione di  quello .  Quando  il  Papa  ebbene  notizia  mandò  ad  Ot- 
tavio Pietro  Gamajani  fuo  Cameriere  efponendogli  la  grave  ca- 
gione di  difcordia,  che  inforgerà  non  folo  tra  eflb  Pontefice  ed 
i  Farnefi,  ma  ancora  tra  l'Imperatore  ed  il   Re  di  Francia. 
Crea  un       vi.     La  prima  Porpora  difpenfata  da  Giulio  bruttonne  non  poco 
Cardinale  ;  jj  pomificato  f  eflendo  fiata  conferita  a  certo  Giovane  denominato 
Gefuiti  *  e*  ^nnocenzo  di   tanto  ofcuri   natali  che  non  furono  da  veruno  Sto- 
forma   Bre-  "co  rammentati .  Il  Pallavicini  dice  d'avere  raccolto  dalle  Scrit- 
▼i.  ture  e  dal  detto  delle  genti  quello    che    trafcriviamo.    Eflendo 

Giulio  Arcivefcovo  Sipontino  prefiedette  con  titolo  di  Legato 
a  Piacenza;  quivi  amò  teneramente  certo  Fanciulletto  che  lo 
ferviva  con  attenzione  a  menfa  ,  e  riputatolo  di  raro  talento 
fornito  il  fece  con  ogni  cura  ammaeftrare  .  Quelli  fi  erudì  nei 
fludj  delle  umane  Lettere;  di  che  tanto  il  Legato  fi  compiac- 
que, che  favorivalo  quafi  prole  del  proprio  giudizio  ,  e  tant' 
oltre  andò  l'amore,  che  comandò  al  fuo  fratello  Baldoino  del 
Monte  di  addotarfelo  per  figliuolo;  il  che  con  falfità  dal  Po- 
lano  è  ridotto  al  primo  anno  del  di  lui  Pontificato .  Quelli 
imperciò  nel  dì  31.  di  Maggio  pervenuto  alia  età  di  diecifette 
anni  febbene  né  allora  né  dopoi  fu  degno  della  Porpora,  fi  vi- 
de creato  Cardinale;  e  Giulio  non  curando  le  indolenze  dei 
Cardinali  lo  adornò  collo  fletto  fuo  Capello  ,  il  condecorò  col- 
le Legazioni  di  Bologna ,  Emilia  ,  protezione    del  Collegio  de 

v  Ca- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  26 j 

Catecumeni  ,   e  lo    arricchì     di    copiofi   beneficj    poffeduti    JV  — 

Cardinale  Innocenzo  Cibo  teftè  trapaffato  .  Gianpietro  Garafa  Sec.  XVj. 
perorò  con  facondia  pregandolo  di  non  difonorare  l'Ordine  Car- 
dinalizio colla  promozione  di  coftui  ,  efpofe  la  ofcurità  del  di 
lui  fungile  ,  V  indole  infoiente  della  futura  converfazione  peflì- 
mo  indizio  ;  ma  non  riulcì  nella  imprefa  ,  poiché  il  Papa  af- 
fannato il  favorì.  Scufonne  la  promozione  col  dire- che  li  pro- 
prj  Nipoti  incapaci  erano  pel  decoro  della  Porpora.  Se  non  che 
quefto  Cardinale  macchiato  colle  fordidezze  di  abbominevoli 
delitti  ed  abborrito  da  tutti  fu  privato  dei  beneficj  da  Papa 
Pio  IV.,  ed  imprigionato  nel  Cartello  di  Sant'Angelo  per  un' 
anno  :  non  perciò  divenne  migliore  ,  e  Pio  V.  nuovamen- 
te lo  imprigionò  ed  ordirò  ai  Cardinali  di  aftenerfi  dalla  di 
lui  converfazione.  L'Oldoini  accenna,  che  alcuni  il  vogliono  fi- 
gliuolo legittimo  e  non  addotivo  di  Baldoino  fratello  del  Pontefice, 
ed  adduce  a  fuo  credere  Monumenti  giuridici,  e  la  fcrizione  in  mar- 
mo nella  Villa  di  Baldoino  fuori  della  Porta  Flaminia  ,  da  cui  fi 
dice  eflere  Innocenzo  figliuolo  di  quello.  Ma  da  quefta  non  può 
inferirfi  l'accennato*  a  noi  piace  il  parere  del  Panvini  avvalo- 
rato dalli  Srorici  di  quefta  età  afferenti  che  Innocenzo  fu  ad- 
dotato  da  Baldoino.  L'  Iftituto  de' Cherici  Regolari  detti  della 
Compagnia  di  Gesù  approvato  da  Paolo  III.  Giulio  colla  Co- 
ftituzione  recitata  nel  tom.i.  del  Bollano  Romano  di  Laerzio 
Cherubini  confermò  nel  dì  22.  di  Luglio  dichiarando  ciò  che 
nel  Breve  di  Paolo  III.  era  ofcuro  ,  e  lo  efpofe  fecondo  la 
mente  d'  Ignazio  Prepofito  Generale  ed  Iftitutore  come  dicono 
li  Gefuiti  del  proprio  Ordine  .  Sia  baftevole  al  Lettore  di  fa- 
pere  ciò  che  in  grazia  di  quefta  Clauftrale  Famiglia  Giulio  or- 
dinò; eflendo  alieno  dalla  noftra  Provincia  il  dilungarne  il 
racconto .  Dunque  quefti  compiacendo  il  Cardinale  Mendoza 
concedette  fettecento  feudi  annui  al  Collegio  Salmaticenfe  di 
queft' Ordine  :  ne  aflegnò  mille  e  cinquecento  al  Romano:  fop- 
prefle  il  Domicilio  di  Donne  iftituite  in  Ceferaugufta  da  Gio- 
vanni Conlalvo  Confervatore  del  Regno  di  Aragona,  e  ne  do- 
nò le  rendite  ai  Gefuiti  ,  li  quali  fino  dal  loro  nafeere  parvero 
attenti  non  meno  a  promovere  la  gloria  di  Dio  che  ad  arric- 
chirli; di  che  fa  teftimonianza  giuridica  la  lugubre  difavvenrura 
loro  avvenuta  nei  Regni  di  Portogallo  e  di  Francia  e  Spagna  ,  dai 
quali  e'iliati  con  obbrobrio  perderono  buon  numero  di  Cale  e 
Monifteri  di  copiofiflìme  rendite  forniti .  Giulio    alle  preghiere 

LI     2  co- 


l6%  Storta  eie  Romani  Pontefici* 

gT—TTS*  come    dicono    d'  Ignazio    loro    concedette  fpeciofi  privilegi  ,    e 
SECAVI.    preferiffe     di    ammonirlo    confidentemente    quando    li    Monifte- 
rj    dei    Profefli    abbilognino    di    fovvenimento  »    Intanto  fu  av- 
vertito ,     che    parecchi    difertati    dalla    Chiefa     non    ritornava- 
no   pentiti    al    di    lei    feno    pel    timore    delle  pene  Canoniche , 
e    comandò  ,    che    gì'  Inquificori   li  accolgano  amorofamente  lo- 
ro   preferivendo    certa    formola    di    privata    penitenza    (    eccet- 
to però  li  foggetti  alla    generale  Inquifizione  di  Spagna  e   Por- 
togallo )    purché    riprovino    V  errore  •    e    contro  gl'impeniten- 
ti  più  Tevere  cenfure  preferiffe  colla  Coftituzione  data  in  Roma 
preffo  San  Pietro  nelf  anno  della  Incarnazione   del   Signore   ISSO,   nel 
dì   zp.    di  aprile    e    del    nojìro  Pontificato  I.     Nello    fteffo   giorno 
pubbliconne  altra  condannante  varj  Libri   e  vietante  ai  Fedeli  di 
leggerli  e  confervarli  •    eccettuonne    gì'  Inquinatori    della   Fede   , 
dei   quali   amplificò  li   privilegi  .  Se   diamo  fede    al  Gefuita   Ol- 
doini   fu  Giulio   il   primo  che  decretò  cenfure  per  tale  cagione, 
e  condannò  li   libri  del  Li   Eterodonti  ;   noi   però  il   riputiamo  Sto- 
rico  troppo   parziale  di   quefto   Papa  appaffionato  pei  di   lui  Or- 
dine.   E'   ben   vero  ,    che    prima    di  Giulio   III.    non   troviamo 
legge   Pontificia  o  Cefarea  che   vieti    la   lezione    dei   libri   infet- 
ti '   ma   è    vero   ancora,  che   altri    Pontefici   condannarono   li   libri 
delli   Eretici.   Emanò  Giulio  altra  Ccltituzione  rapporto  l'auto- 
rità del   Sommo    Penitenziere  concedutagli    da  Sifto   IV.   e    Pao- 
lo   III.*    e  confermò   quella   del    Vicario   fuo     circa  le   caufe    de' 
Giudei   vietando  ai  Giudici   della   Città   di   intrometterfi   in   effe. 
Comandò  alli    Apoftati  di   tornarfene  ai   Monifterj  »  ed  ai   Prela- 
ti  di   riceverli   provvedendo    al    troppo    facile  difordine  t  ed  al- 
tra  ne   promulgò   contro  li   Laici    che  s'intromettono  nell*  efame 
della  Erefia  .   E    perchè   li   Veneziani  con  nuovo  Editto  aveano 
libretto  l'autorità  dei   Cenfori   della   Fede  e  voleano  loro  uniti 
Laici   Giudici   per   li   mali  che  quindi  poteano  inforgere  ,  non  ap- 
provollo  ,    e   fu  encomiato   dai-  Cardinali   fé  diamo   fede  al  Maf- 
farelli    afferente    per  tale  duopo    convocato    nel  dì   30.    di    Pi- 
cembre  Confiftoro.   La  formata   Sanzione   fi   pubblicò   nel  dì    15. 
di  Febbraio  del    1551.    ed   ebbe  il   titolo:    Contro  li  Secolari  cks 
i  intromettono   nella  cognizione   della  Erejìa  . 
Deputa       VII.     Tra   le  varie  cure  che  lo  occupavano,  non  omife   l'af- 
Legati    al     £are  ^   Concilio.   Il  perchè   compiuta  la  Dieta  d'  Augufta  ,  in 
rp°  cui   fecondo   lo  Sleidano  nel  lib.  22.   l' Imperatore  formò    Decre- 

to ,  che  tutti  debbano  intervenirvi    quando    fi  riaprirebbe,    at- 

ten- 


Storta  de  Romani  Pontefici.  16 p 

tento  al  profeguimento  di  effo  Concilio    convocò    nelli  quattro        "  ..    --" 
di   Marzo  Conliftoro  ,    e  depurò   Legato     il   Cardinale  Marcello     iEC,A*E. 
Crefcenzi  (   non    potè   prevalerli   del   Cervini   dal   quale   era  trop- 
po alieno   l'animo  di  Celare   )  .    Non   creonne  altri,   perchè    1* 
erario    Pontificio  era  affai    riftretto   mercè    li   difpendj    pel   Con- 
cilio,  per   T  affare  di    Parma  ,    e    per   le   funzioni    della   propria 
affunzione  ,   e  ripucava  contraria   al   bene   pubblico  autorità  egua- 
le  in    molti   nelle  fupreme   decifioni  .   Diedegli    però    due   Vefco- 
vi  con   titolo  di    Prendenti  ,  e   furono   il   Sipontino  e  quello     di 
Verona;  ciò  appare   dalle    Pillole    date    *4l  diletto  figliuolo   Mar- 
cello  del  titolo  di  San   Marcello  Prete  Cardinale  Crefcenzi  nojìro  e  del' 
la  Sede  ^fppo/loiica  Legato   de  Latere  nel  Concilio  di  Trento  ,    ed   ai 
Venerabili   Fratelli  Sebafliano  Pigbmi  i/frctvejcovo  Sipontino  ,   e  Luigi 
Ltppomani  Vescovo  di   Verona  no/ìri  e  della  mede/ima  Sede    nelf  an"zj~ 
detto  Concilio  con  effo  Marcello  Cardinale   e  Legato  Nun^j  Salute  ed 
xAppofìoltca  benedizione...   Ordinò   quindi   pubbliche   preghiere  pel 
riaprimento   ,   prcleguimento ,  e   fine  del   Concilio;    e    comandò 
ai    Vefcovi   che  erano  in    Roma  di   trasferirli   a   Trento  .   Il  Maf- 
farelii   ricorda  ,  che   profeguì    lentamente    il   Concilio    per  genio 
di   Celare:    ,,    Nel   dì    24.  di    Aprile     il   Reverendo  Signore  Gi- 
,,   rolamo  Dandini    Vefcovo  d'Imola  riferì    rn  Trento,  che    era 
,,  penfiero  di   Cefare  che  fi    prolegua    lentamente    il  Concilio  , 
„   finché    pervengano  li   Vefcovi   di   Germania     e  che  nelle  fac« 
„  cende   di   Parma  con  animo   pronto  darebbe   ajuto  a  Sua  San» 
,,   tira   ,,....   Defcrive   l'ordine  e   la  pompa    onde   il  Legato 
fece   1*  ingreffo   in  Trento  ,   ove  pervenne    nelli    29.    di  Aprile. 
Lo   incontrarono  due  miglia    lungi  dalla  Città   il   Cardinale  Ma- 
drucci ,  li    Arcivescovi'  e  Vefcovi:    Lorenzo    Platani   Fiammin- 
go  con .  dilcorlo  Latino  accolfe   effo  Legato    ed    i  Prefidenti    in 
nome  del    Madrucci   ,  di  cui   era  Segretario  ;   encomiò    il  confi- 
glio  del   Papa  ,  ed  offerì    la  Città    promettendo    ogni  follecitu- 
dine  pel   comodo  dei    Padri  .     Ad   effo    rifpondette    con   difeorfo 
latino   in   nome  del   Legato   Antonio  Floribelli  di   lui  Segretario. 
Pervenuti   alla  Chiefa  deporto   il   veftito  di   viaggio  affunfero    li 
Pontificali  :   quivi   Francefco  Vargas   Proccuratore  del   Fifco  Ce- 
fareo  e  fi  bV   Lettere    della   podeftà   conferitagli    dall'  Imperatore   ; 
con   voci  di   riverenza  offerì   l'attenzione  di   quello     pel   Conci- 
lio ;  ed   encomiò  il   Papa,   Legati,  e   Prefidenti .   Allora  il  Legato 
con   gravità  ringraziò  Cefare,  lodonne  la  mente  ,  ed  efibì   la  propria 
cura  e  dei  Prendenti  pel  profeguimento  del  Concilio;  e  fperava 

mevm 


270  Storia  de  Romani  Pontefici. 

— — ■»  mercè  la  prudenza  del  Papa  il  favore  di  Cefare   e    dei  Princi- 
Sec.XVI.    p^che  la  fanta  opera  fi  ridurrà  al  bramato  fine.  Quindi  ripre- 
fo   il  cammino  cavalcando  entrarono  in  Città    il  Legato    ed  il 
Madrucci  ,  poi  li  due   Prefidenti    e    li  altri  Vefcovi .    Neil'  in- 
greffo  il  Legato  fu  accolto    con  allegrezza    dalli  Ecclefiaftici    e 
Cittadini,  e  lotto  l'ombrello  condotto  alle  abitazioni.   Ei  convo- 
cò la  Generale  Congregazione  dei    Padri   nel  dì   30.  di  Aprile, 
ed  in  efia   fi  decretò,  che  nel  fuffeguente  fi   riaprirebbe  il  Sino- 
do. Dunque  nelle  Calende  di  Maggio  fecondo  il  comando  del  Papa 
fi  riapri  il  Concilio,  e  colle  folite  cerimonie  fi  tenne  la  Undecima 
Seflìone.   Il  Legato  folennemente  celebrò  la  Mefla,   predicò  Si- 
gifmondo  Diruta    Teologo    dell'Ordine    de' Minori  Conventua- 
li ,  ed  il  Maflarelli   leffe  li   Diplomi   Pontificj .    Quindi    fi   pro- 
mulgò il   Decreto  del   riaprimento  del   Concilio,   e  della  elezio- 
ne dei   Prefidenti ,  e  furono  accolti  li  Ambafciatori  dell'Impera- 
tore .    Il    Legato     con     elegante    difeorfo    efortò    li    Padri  :    e 
perche  il  numero  di  quefti  era  riftrerto  ,    ed    il   pericolo    della 
guerra    di  Parma  imminente    deputarono    la  Seflìone    nelle  Ca- 
,.    lende  di  Settembre . 
ne°del  Papa       Vili.  Quando  il  Pontefice  ebbe  notizia  ,  che  li  Farnefi  aderivano 
per  cortìp0r.  al  Re  di  Francia,  follecitamente  come  dicemmo,  mandò  a  Parma 
re  lafaccen- Pietro  Camajani  per  trattare  della  libertà  del  Sanfeverini    porto  in 
da    di   Par.  Carcere  dal  Duca  Ottavio,  e  per  ricordargli  le  ragioni  mercè  le  quali 
rna;difcor.     non  potea  il   Papa  permettergli   il   partito  del    Re  e  prendere  da 
dia   inforca  qUejj0  ftipendio .   Principalmente  perchè  effendo  egli  Comandante 
^•Jp^  delle  armi   Pontificie  dovea  obbedire  al    Papa  che    con  giuridico 
fe>  divieto  può   proibirgli   tale  fervitù  .   Dovea  ancora   rapprefentare 

ai  Farnefi  le  difavventure  ,  alle  quali  fi  conducono  provocan- 
dofi  contro  la  collera  di  Cefare  ,  che  potea  privare  il  Duca 
Ottavio  ed  i  due  Cardinali  delle  rendite  che  poffeggono  nei 
fuoi  dominj  ,  e  fotto  onefto  titolo  invadere  la  Città  *  ed  il  Papa 
farebbe  corretto  di  unire  alle  di  lui  truppe  quelle  della  Chiefa  per 
punirne  la  contumacia  e  difendere  da  genti  forafiiere  le  Città  del- 
la Chiefa.  Se  Ottavio  abbandona  l'aflunto  configlio,  potea  fpe- 
rare'  migliori  cole  dalla  protezione  del  Papa  che  tratterà  con 
Celare  la  faccenda;  e  quefii  facilmente  potea  promoverne  il 
vantaggio.  Se  poi  il  Camaja'ni  non  può  ritirare  il  Duca  Otta- 
vio dall'impegno,  dovea  efibirgli  in  vece  di  Parma  il  Duca- 
to di  Camerino;  imperciocché  refiituita  quarta  al  Pontefice  né 
da  Cefare  né  dal  Gonzaga  farà  occupata  .    Intanto  elfo  Gonzaga 

che 


Storta  de  Romani  Pontefici.  271 

che  invafe  Piacenza ,  minacciava  Parma  ancora  ,    ed  efponea  a  ,» 

Cefare   ii   Farnefi   folpetti  di   fellonìa  effendofi  uniti    col   Re    di    Sec.  XVI. 
Francia.  II  perchè  Ottavio  vedendo  li  fatti  ed  udendo    li  detti 
dei   Celariani    non  badò  alle  ragioni  del  Camajani  ;  e  ne  fprez- 
zò  il  configlio.    Il  Pontefice  avutane  notizia    il  chiamò    a  Ro- 
ma ;  ma  prima  alla  prefenza  di  telìimonj  confegnò  tre  Diplomi 
al   Duca;  vietavagli  con  uno  fotto  pena  di  ribellione  e  p  rotea- 
zione dei  beni  di  ricevere  nel  territorio  di  Parma    truppe  ftra- 
niere  :   coll'altro  ordinava  a  Paolo  Vitelli  di   partire  da  Parma  fé 
il  Farnefe  fia  oflinato;  e  col  terzo   volea  a   Roma  il   Cardinale 
AleflTandro   Farnefe    per  efercitare    il  miniftero    di  Sommo  Peni- 
tenziere.   Il    Panvini  aflegna  altre  ragioni  della  ripulfa  del   Du- 
ca Ottavio,  e  dice,  che  Giulio  gli  reftitut  Parma  a  condizione 
che   non  riceva  in  quella  truppe  foraftiere  per  non  dare  occafione 
di  guerra   ai    Re  concordi ,  e  per  difenderla    dalia  forza    di  Ce- 
fare;  e  i  Ottavio  non  dovea  poflTederla  ad  onta  di   e(fo  Cefare  .   Il 
perchè   coli' intervento  del   fuo  fratello  Orazio   fi    raccomandò  al- 
la protezione    del    Re  Enrico  (  falva    però    in   tutto    l'autorità 
della   Romana  Sede  )  ed  introduffe  in  Città   il    prefidio  France- 
fe .   Il    Papa  per  timore  di   Cefare  negò  di   avergli   ciò  concedu- 
to  ;  ma  Ottavio  confettava  di  avere  il  di  lui  configlio  efeguito. 
Il  Papa   torto  meditò  la  guerra  e  proccurò  Falianza  dell'Impera- 
tore.  Tutto  queflo  apprendemmo  dal   Panvini  ,    che  però    fem- 
bra  non   molto  propenfo   per  Giulio:  effendo  veriffimo  che  que- 
lli follecitamente  tentò  di  eftinguere  le  liti  ,    ed  efibì  condizio- 
ni   onorevoli    al    Duca    Ottavio  ,    fé    crediamo    al    Pallavicini 
che  adducene  li  Monumenti . 

Vili.     Non  potè  però  ritirarlo  dalla  amicizia    del  Re  Enri-     Spedifce  a 

co  colle  ammonizioni  né  colle  minaccie  e  cenfure  :  e  perchè  li  S's,reI5  a 
,~  r  -   r  r       •  •  •  r         •/•       i   '     t  j    •  **e  ditran- 

Celanani  erano  inioipettiti ,  che  ei   ne  favorilca  le  mdure  ed  1  cia   j^unz: 

difegni   nell*  unire  le  fue  forze  con  quelle  di   Cefare,  previde  di  per  p  affare 

ridurre  ad  eftrema  difavventura  il  dominio  Ecclefiaftico  ,  di  ao  di  Parma  e 

cendere  la  guerra  tra  l'Imperatore  ed   il   Re  di  Francia  ,  di  con- per  pacifka- 

citare  contro  quello  il  Turco  ed  i  Luterani  ,    e  di  frafiornare  re    Ottavio 

il  profeguimento  del  Concilio.   Per  tanto  deliberò    di   fpedire  a  Farnefe. 

Cefare  con  titolo  di   Nunzio  il   Dandini,  a  cui  comunciò  le  fé. 

guenti   irruzioni  .    Dovea  efibirgli    1'  animo  fuo  candido    in  ciò 

che    avea  fatto;    indi    rammentargli    il    fatto    rilpetto   Parma: 

che  ei  era   efacerbato  pel  deprezzo   del   Re  Enrico    e    del    Duca 

Ottavio  ;  e  che  quelli  non  riducendofì  ad  equo  accomodamento 

Ili- 


272  Storta  de  Romani  Ponejìci. 

"  ftipulerà  alianza  feco   lui  ,    fé    (ìa  duopo    rompere    in    m  anife- 
Sec.  XV],    fta  rottura.   Dovea  in  oltre  e f porgli  ,  che    la  guerra    è  labirin- 
to,  in   cui   facilmente  fi  entra   e  da  cui   difficilmente  fi   efce  ,  « 
per  la  quale   fi  richieggono  difpendj  :    che    (ì   pofTòno  temere    li 
attentati    del  Turco  ,    col  quale    li   Francefi    arebbono  ftipulato 
alianza  ;   e  non   minor  pericolo    fovraftava    all'  efito    del  Conci- 
lio, pel  quale  è  neceflaria  la  pace.  Effendo  egli  impegnato  nel- 
la guerra  non  potrebbe  vegliare  in  Germania  al  1  i  andamenti  dei 
Proteftanti .   Ma  perchè  Celare  propendea   alla  guerra    contro  li 
Francefi   le  azioni   de' quali  mirava  di  cattivo  occhio,  e  contro 
il   Duca  Octavio,  efibì  al    Papa    ampie  condizioni;  quefti     però 
volle   tentare   primamente  l'animo     del   Re   Enrico    con    paterna 
(òllecitudine.    Nemmeno    quelli    afcoltò    il    Nunzio   Appoftolico 
che    lo    efortava    di   non    proteggere    il    Duca    Ottavio  :     volea 
piuttofto  ,    che    il   Pontefice    impedifca    a  Cefare    l'acquilo    di 
Parma  ,  e  riputandoli  offelò  ordinò  con  Lettera  Enciclica  ai  fud- 
diti    Vefcovi    di   reftituirfi     nel    corfo    di    lei    mefi    alle    proprie 
Chiefe ,  e  che  fi  difpongano    alla   celebrazione    di   nazionale  Si- 
nodo.  Di   ciò  provò  il    Papa   veemente    collera  piuttoftocchè   ti- 
more:   non  tanto   però     fi   lafciò    da    quella   dominare    che    non 
cerchi    mezzi   per   ilcanfare   la   guerra  .   Spedigli    imperciò  il   pro- 
prio  Nipote   Afcanio  Corneo  ,   a  cui   diede   irruzioni    opportune 
per   Parma  e   per  lo  affare  del  Concilio.     Rapporto    quella    do- 
vea  Afcanio  efporre  al    Re  l'animo  grato  del    Papa   pell'operato 
nella  fua  efaltazione,  e  l'amore  che  avea   per  li  Fratelli    Farnefi,  e 
quanto  pel   loro  vantaggio  fece;  talché  Cefare  è  perfuafo,  che  egli 
foverchiamente  propenfo  per  elfi  abbia  condifcefo  alla  introduzione 
delle  truppe  Francefi   in    Parma  .   Tutto  quefto  in   Roma   il    Pa- 
pa difle  all' Ambafciacore   di   Enrico,   ed   in  Francia    ad  elfo    il 
Nunzio    ripetè     pregandolo    d'  indurre  Ottavio    alla    foggezione 
della  Sede   Appoftolica,  ovvero    di   non   proteggerlo    con    detri- 
mento di  quella.   Dicea  di   riflettere  alla   pertinacia  di   Octavio, 
che  farà  di  peflìrno  efempio  alli  Beneficiarj  della  Chiefa  ;   fareb- 
'begli  opportuna  più  la  benivolenza  del  Papa   per  confervargli  Par- 
ma che  favorirlo    ad  occupare    quella .    Quegli   verrebbe  agretto 
per  difendere  li   proprj  diritti  a   far  ufo  delle    fue  forze    per  ri- 
cuperarla. Se  il   Re  non   lo  accoglie,  dovrà  ei   fiipulare  alianza 
con  Cefare    e  difendere    colle  armi    li  diritti    della  Sede  Appo- 
ftolica .  Quindi   pregavalo    di   favorire    il   Concilio  ,    e    dire    ai 
Vefcovi ,  che  non  intefe    di  vietare    loro  d' intervenirvi  :   Prin- 
cipe 


Storia  de  Romani   "Pontefici  l  27  J 

tipe  Criftiano  non  potei  operare  più  malamente  contro  Dio  e  f— T^*^ 
la  Chiela  quanto  che  (turbare  il  profeguimento  di  quello .  Con  SEC. XVI. 
ambigui  Pentimenti  fi  rilpondette  ad  Afcanio  dalla  Corte  del 
CriftianilTimo  ;  e  perchè  ei  conobbe,  che  con  ciò  cercavafi  tem- 
po per  promovere  il  negozio  di  Parma,  meditò  di  partire;  il 
Re  però  gli  fé  fapere,  che  efporrà  al  Papa  la  propria  volontà 
col  mezzo  del  fuo  Ambafciatore  .  Incanto  Orazio  Farnefe  tor- 
nato in  Francia  in  nome  dei  Fratelli  nelli  27.  di  Maggio  pat- 
teggiò col  Re,  e  promife  ,  che  il  Duca  Ottavio  militerà  per 
lui  in  ogni  fpedizione  non  già  però  contro  la  Sede  Appoftoli- 
ca  ;  e  permetterà  alle  di  lui  truppe  di  occupare  Parma  e  li 
Cartelli  del  proprio  dominio.  Il  Re  dall'altra  parte  efibì  ad 
Ottavio  ajuto  ;  che  difenderà  Parma  contro  ogni  alTalto  ;  e 
fé  invaderebbefi  darebbe  opportuni  comandi  a  Paolo  Vitelli 
per  foftenerla  .  Se  Cefare  priverà  li  Cardinali  Farnefi  dei  be- 
neficj  che  poffedono  ,  egli  prontamente  ne  li  compenferà  . 
Ma  il  Gonzaga  infofpettito  che  ftudiolamente  l' affare  fi  dilun- 
ghi, perchè  li  Parmigiani  fi  fortifichino,  occupò  Brelello  luogo 
neceflario  per  condurre  in  Parma  il  bisognevole.  Quindi  il 
Monluc  lignificò  si  Papa  la  risoluzione  del  Re  feufandofi  per 
l'azione  del  Gonzaga  di  dare  mano  ad  accomodamento.  Non 
orni  fé  effo  Papa  diligenza  per  ritirare  Ottavio  dal  partito  Fran- 
cete ;  e  perchè  quelli  diceva,  che  eragli  proibito  dal  Re  ,  cui 
erafi  obbligato,  ei  ripigliava  di  averglielo  prima  vietato  con 
Diploma  ,  poi  con  Scrittura  comminatoria  •  ed  il  configliò  di 
non  '.rritarfi  contro  efìTo  Gonzaga  ,  promettendo  di  effere  pron- 
to in  fua  difefa  .  E  perchè  conofeea,  che  per  fedare  la  burrafea 
dovrebbefi  persuadere  il  Re  di  Francia  ed  i  Farnefi,  che  l'Im- 
peratore non  meditava  d'ingrandire  in  Italia  il  proprio  dominio, 
ad  Ottavio  mandò  il  Cardinale  AletTandro  Medici  per  ammonirlo. 
Inviò  ancora  il  Dandini  a  Bologna  a  prepararvi  il  neceffario 
per  la  guerra ,  ed  intanto  efibì  condizioni  onorevoli  di  pace . 
Ottavio  moftravafi  pronto  all'accomodamento;  temea  però,  che 
il  Papa  operi  con  finzione  :  il  perchè  il  Dandini  andò  a  Par- 
ma per  trartare  feco  lui  più  confidentemente  l' affare .  Ottavio 
non  comenro  di  Camerino  volea  anco  Città  Nuova  fortezza 
del  Piceno  ed  altre  rendite  ed  emolumenti  .  Il  Daniini  fé  gli 
fi  moitrò  facile  riputando  ciò  rifiretto  pel  riacquifto  di  Parma 
e  per  la  comune  quiete,  e  credendo  di  uniformai  fi  alla  volon- 
tà del  Papa  .  Si  convenne  per  tanto  ,  che  quefh  fpedirà  al 
Tom.X.  Mm  Du- 


274  Storta  de  Romani  Pontefici* 

-        'v~    Duca  li  Diplomi  avvalorati  dal  Senato  ,    perchè    l' affare  fia  piti 
.  cautQ  .    ed    ej    con    diritto    beneficiario    poffederà    Camerino    , 
.  Città  Nuova    e  la  pendone   di    otto    mille  Scudi    all'  anno  dei 
proventi    Pontificj  :     Cefare     poi    permetteragli    il    dominio    di 
ciò  che  nei  di  lui  Stati  poffedea  ,  e  di  alienare  li  beni  che  avea 
nel  Regno  di  Napoli .  Ottavio  fi  moftrò  offefo  per  certa  preda 
fatta    dai  Gefariani  ,    e  perchè    il  Gonzaga    erafi    appreffato    al 
Taro  •  e  negò  di  approvarle  fé  prima    non    fia    compenfato   del 
danno ,  ed  il  Gonzaga  fi  ritiri  .    Pel    rifarcimento    della    preda 
facilmente  convennero  li  Miniftri  dei  Papa  ,  e  promifero  di  o- 
perare    preffo    il    Gonzaga    pel    rimanente  .    Abbenchè  Ottavio 
nuovi  intoppi  opponeva  all'accomodamento,  nullameno  li  Mini, 
ftri  del  Papa  tanto  maneggiarono  la  faccenda  deliramente  ,    che 
poterono     inviare     al    Gonzaga     Meffo     che     gli    notifichi    la 
politura  dell'affare  ed  il  preghi    di  fofpendere    le    oftilità  .  Ma 
quelli  trovò  le  Cefaree  truppe  di  qua    dal  fiume.  Ottavio  tanto 
fdegno  concepì  ,  che  torto  tolto  annullò    il  trattato    e    ftipulato 
co'  Miniftri  Pontificj  .  Né  giovò    la  prontezza    del  Gonzaga    di 
reftituire  Noceto  e  di  richiamare  le  fue  genti.  Intanto  il   Papa 
proccurò  di  perfuadere  il  Re    di  Francia,    che    ei  non    favorirà 
T  ingrandimento  di   Cefare  in  Italia  ;    e  per  fuo  decoro   e  ficu- 
rezza   de' Francefi  ottenne  da  quefto  Lettere  afficurantilo  (falvo 
Tempre  ogni  diritto  dell'  Impero  )    di  occupare  Parma    in   nome 
della    Sede  Appoftolica    e    confermava    la  promeffa    con  folenne 
patto;  dall'altra  parte    il   Pontefice  promettea  al  Re  di  Francia 
di  deputare  il  Governatore  di  Parma  indifferente  per  le  due  Fa- 
zioni governandola  per  la  Romana  Chiefa  .  Niente  di  quefto  fi 
effettuò;  e  nacque  crudele  guerra  tra  il   Pontefice ,    li   Farnefi  , 
l'Imperatore  ed  il  Re  di   Francia  ;    fé  ciò    fia  addivenuto    per 
colpa  del   Papa  ,  de'  Farnefi ,  dell'  Imperatore  ,  del   Re  di   Fran- 
eia  ,  ovvero  di  tutti  unitamente  è  tuttavia  incerto  per  afferzio. 
ne  dello  Spondano. 
Accrefci-      XIII.     Intanto  il  Re  di  Francia    era    propenfo    per    favorire 
mento   de'    Ottavio    Farnefe  ,    per    promoverne    li    vantaggi    ,     e    difende- 
diflìdj  tra  il  re  Parma  dalle  violenze  de'  Cefariani  ;    e    proccurò    di    riconci- 
Papa  ed  il  liare  con  elfo  anco  il   Papa.   Per  quefto  divolgò  di  dare  a'  pro- 
Re  di  Fran-  prj  Vefcovi  la  Piftola  Enciclica    di    cui  dicemmo,  loro  coman- 
Cla'  dando  di  tornarfene  alle  proprie  Chiefe  entro  fei  mefi  e  difpor- 

iì  alla  celebrazione  di   Nazionale  Sinodo  ;    di  che  Giulio    molto 
fi  lagnò  ;  e  nel  Senato  del  dì  fei  di  Aprile  rapprefentò  ai  Car» 

di- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  275 

dinali   il  Re  di  Francia  quale  (turbatore  dell'Ecumenico  Conci-  - 


lio .   Per  il  che  Enrico  prima  di  dar  mano   alle  armi   comandò      E0,  *"*' 
a  Paolo  Termy    fuo    Ampafciadore    pretto    la  Sede  Appoftolica 
di   purgarlo  dalle  accufe  del   Papa  ,    e    di  efporre   in  Confiftoro 
la  legittima  fua  mente  e  volontà.  Il  fece  1' Ambafciadore  fotto 
il  dì  7.  di  Luglio.  11  Pallavicini  nel  lìb.x    cap.  16.  della  Sto- 
ria del  Concilio  di  Trento  accenna  il  compendia  della  Scrittura 
efibita  in  nome  di  Enrico  ai  Cardinali  ,  e  dice  di  averla  avuta 
<ìall' Archivio  Vaticano,  e  ne  tratta  anco  il  Tuani    nel    lib.  8. 
Dunque  1'  Ambafciadore  fi  lagnò  ,  che  il   Pontefice  Supremo  Ca- 
po del  Criftianefimo    abbia    tramutato    il  miniftero    di    comune 
Padre  ,    Giudice  integerrimo  ,    e   Padrone    della     verità  ,  e  dei 
Principi  coli' officio  di  accufatore  e  nimico  privato  *  che  abbia 
bruttato  il   nome    del  Re  quafi    che    quefti    mediti    di  fepararfi 
dalla  Cattolica  Ghiefa  ,  quando  foftiene    con  magnanime    azioni 
il  Criftianefimo;  ha  aderito    pel  decoro    della   Romana  Sede    al 
Concilio  trasferito     da  Trento  in   Bologna,  raccolte    con  groflb 
difpendio  truppe  in  difefa    della  Cattolica  Religione    in    Scozia 
ed  Inghilterra  .  .  .  Ciò  avvenne  ,  perchè  egli  ammonì  con  Let- 
tere li  Vefcovi  fuoi  fudditi  di   reftituirfi  alle  proprie  Chiefe  per 
comprimere   le  ferpeggianti   erefie,   vifitare  le   Diocefi ,    gaftigare 
li   vizj  ,   e  riformare  li  coftumi  ;   il  che  difficilmente    potea  pre- 
dare l'Ecumenico  Concilio.  E  perchè    li   Prelati   erano  alquan- 
to negligenti   nel  paftorale  miniftero  ,  comandò    ai    Metropolita- 
ni  di  vegliare  alli   andamenti  di  quelli  ,  e    feveramente    punirli 
nel  Sinodo   Nazionale  che   farebbefi  convocato  .   Del  refto  quefto 
non  ancora  è  flato  convocato,  né  ha  intefo  il  Re  colle  Lettere 
d'intimarlo;  ma  folamente  volle,  che  in  ogni  Provincia  fi  con- 
vochino   le  Ecclefiafliche    Adunanze    dai  Sagri  Canoni    appella- 
te Sinodi   Provinciali.  Quefti  per  molti  anni    fi   negligentarono 
con  grave  danno  della  pietà    e   difciplina  Ecclefiaftica  ;    e  però 
ne  incaricò    ai    Metropolitani    e  Vefcovi    la    celebrazione  :    ma 
con  quefto  non  medita  cofa  contraria  alla  Sede  Appoftolica    ed 
all'  Ecumenico  Concilio  .  Tutto  quefto  in  nome  di  eflb  Re  era 
ftato  dal  Cardinale    di  Lorena  fignificato    al  Nunzio  ;    ed    ora 
egli   efpone  ai   Padri.   E' noto  abbaftanza  ,  che  in   Italia   fi  rom- 
pe la  pace    e  fi  prendono    l' armi     con    manifefto    difturbo    dei 
Concilio  ,  a  che  però  il  Re  s' induce    ftentatamente  ,    e    ve    lo 
coftringono  li  di    lui  awerfarj  .    Sapea    egli    di  eflere  accufato 
quale  autore   della  guerra    col  favorire    il    Duca    Ottavio  :    ma 

M  m     z  defi- 


lj6  Storia  de  "Romani  Pontefici. 

*— "^  defiderava  ,  che  eglino  offervino  la  faccenda  difappaflìonatamen- 
Sec.  AVI.  te  e<j  j}  conofceranno  fccvero  da  ogni  macchia  .  Gli  venne  li- 
gnificato dal  Duca  Ottavio  ,  che  non  avea  forze  baftevoli  per 
difendere  Parma  Città  di  grave  momento  appartenente  alla 
Chiefa  ed  alla  libertà  d*  Italia  opportuna  ;  il  perchè  gli  fom- 
miniftrò  danaro  e  foldati  ,  afficurato  che  non  farebbefi  fatta  co- 
fa  contraria  al  Papa  ed  alla  Sede  Appoftolica  :  ed  il  tutto  fece 
Senza  obbligo  di  reftituzione  confervata  la  Città  nel  Dominio 
del  Papa.  Del  retto  non  folo  è  lecito  ma  da  GeSucrifto  è  pre- 
ferito di  dare  ajuto  al  miserabile"  ed  i  Farnefi  non  meditaro- 
no la  offefa  del  Papa  né  della  Sede  Appoflolica,  non  tentarono  di 
fcuoterne  la  Soggezione  e  diftruggerne  il  dominio.  Imperciò  ri- 
flettere doveano,  le  la  magnanima  azione  del  Re  (turbi  la  pace 
d'  Italia  e  la  quiete  della  Criftiana  Repubblica  .  Per  tanto  que. 
fti  in  prova  della  fua  fede  efibiva  quando  Cefare  ritorni  alla 
Chiefa  l'occupato,  che  Ottavio  reftituirebbe  Parma*  purché  fia 
giuridicamente  aflìcurato  ,  che  rimanga  perpetuamente  in  domi- 
nio della  Chiefa  .  In  oltre  il  Re  promottea  al  Papa  di  difen- 
dere Parma  fé  non  farà  ad  altri  conceduta  ;  ed  egli  ricompen- 
fera  li  Farnefi  del  danno  per  tale  duopo  Sofferto  .  Se  il  Papa 
non  accoglie  ciò  che  propone  e  prende  le  armi  ,  egli  imitando 
li  fuoi  Maggiori  dovrà  proteggere  li  proprj  Amici  .  Ripigliava  , 
che  Sturbata  la  pubblica  tranquillità  neceflaria  tanto  pel  Conci- 
lio né  egli  né  li  Vefcovi  Francefi  a  quello  affideranno  ;  e 
proiettava  ,  che  li  mali  provenuti  alla  Santa  Chiefa  non  fono 
per  proprio  volere  occafionati  ;  non  intende  però  in  qualfivo- 
glia  evento  di  fepararfi  dalla  Cattolica  Religione.  Il  Papa  non 
volle  rifpondere  alla  coptefiazione  :  e  quello  che  reca  meravi- 
glia fperanzito  dell'amore  ed  ajuto  di  Cefare  ,  coraggiofamente 
incontrò  la  guerra.  Molti  Storici  accennano  ie  cagioni  e  la  col- 
pa di  quefta  ,  e  noi  lafciamo  di  recitarle  ,  poiché  non  ci  Sem» 
brano  giuridiche. 
Muove  XIV.  Era  neceffaria  la  pace  pel  profeguìmento  del  Conci- 
guerra  ad  lio*  ed  è  occulto  il  perchè  Giulio  prefe  l'armi  contro  il  Re  di 
Ottavio.  Francia  e  Duca  Ottavio  che  occupavano  Parma  ,  e  non  piut- 
tofto  contro  Cefare  che  ufurpò  Piacenza.  Intanto  s'imbrogliò 
nella  guerra  ,  ed  in  grazia  di  effo  Cefare  che  colla  folita  aftu- 
zia  non  volle  comparirne  autore,  raccolfe  truppe ,  le  moffe  in 
danno  del  Duca  Ottavio  e  de'  Francefi  ,  e  deputò  Comandanti 
di    quelle    il  Gonzaga    e  GiambattifU    del  Monte    figliuolo    di 

Bai» 


Storia  de  Romani  "Pontefici  *  277 

Baldoino  ,  li  quali  con  profpero  avvenimento    dierono  principio  " 


alle  oftilità  .  Li  Francefi  all'  oppofto  difendeano  Parma  e  Mj.  &EC.XVI. 
randola  in  favore  di  Octavio  ;  e  rinnovarono  la  guerra  nella 
Lombardia  ,  ove  Carlo  Colse  Marefciallo  del  Regno  diriggea 
le  truppe.  Li  Comandanti  Pontificj  ed  i  Cefariani  ad  un  tem- 
po afTalirono  Parma  e  Mirandola  ,  e  fuccedcttero  diverfi  com- 
battimenti ora  ad  uno  ora  ad  altro  Elercito  favorevoli  ;  e  fi 
moltiplicarono  !i  deviamenti ,  morti,  ftragi  ,  rapine  ,  compa- 
gne individue  della  guerra;  e  li  territorj  di  Parma  e  di  Miran- 
dola fi  videro  miferamente  diftrutti  ;  febbene  li  Francefi  erano 
trionfatori,  ed  aveano  battuto  le  truppe  Pontifìcie  ed  occifo  Giambac. 
tifta  del  Monte  .  Continuò  la  guerra  un  anno,  e  larebbefi  dilungata 
ancora  fé  il  Marefciallo  Cofse  non  fofle  calato  nella  Lombar- 
dia per  ritirare  dall'  attedio  di  Parma  le  truppe  dell' Imperato- 
re ;  e  quindi  il  Gonzaga  condurle  in  difefa  di  quella  il  mag- 
gior nerbo  della  lua  gente;  e  li  PontinVj  dovettero  ritirarfi 
dall' affedio  di  Parma  e  di  Mirandola;  nel  che  il  Papa  incon- 
trò le  dilapprovazioni  comuni  .  intanto  il  Re  Enrico  patteggiò 
alianza  coi  Tedelchi  e  preparava  in  tal  modo  maggiore  guerra 
all'Imperatore,  che  indagatore  delle  riffe  quafi  quali  fé  ne  vi- 
de meritamente  oppreflb  .  Enrico  rinnovò  le  protette  in  Confi- 
floro  nelle  Calende  di  Agotto  ;  e  perchè  feppe,  che  varie  erano 
le  opinioni  dei  Cardinali  rapporto  la  difefa  del  Duca  Ottavio  , 
le  quali  occafìonavano  maggiori  diflìdj,  follecitamente  comandò 
al  proprio  Ambafciatore  di  efporre  finceramente  la  faccenda  in 
Confittoro  .  Quetti  imperciò  rammentò  alli  Padri  le  protette 
recitate:  ma  febbene  il  Re  diede  quefte  ed  altre  teftimonianze 
di  fincera  volontà  ,  il  Papa  che  dovea  confervare  la  pace  ,  fat- 
to amatore  di  guerra  la  fufcitò  in  Europa  ,  e  pretto  impe- 
dimento all' efito  del  Concilio.  Dicea  loro  per  tanto  di  riflet- 
tere alle  protefle  ,  colle  quali  il  Re  proibiva  ai  proprj  Vefcovi 
di  portarfi  in  Trento ,  perchè  la  guerra  impediva  la  ficurezza 
del  viaggio  ,  ed  il  Concilio  non  più  farebbe  LJniverfale  ma 
Nazionale  e  convocato  pel  piacere  di  alcuni  Principi  ;  il  perchè 
le  Sanzioni  di  quello  non  avrebbono  vigore  nel  fuo  Regno  .  Dovea 
far  ufo  dei  rimedj  efibiti  dal  diritto,  de*  quali  fi  prevalfero  li 
fuoi  Anteceflbri  per  difendere  la  libertà  della  Chiefa  Gallicana; 
cornetta  però,  che  non  fi  fé  para  dalla  obbedienza  della  Sede  Appo- * 
fìolica  ,  alla  quale  efibifce  ofTequio  ,  e  prcccurerà  di  promover- 
ne li  vantaggi:  attendendo  tempo  più  felice  quando  il  Papa  il- 
luminato   dallo  Spirito  Santo    deponga    le  armi    con  ingiuftizia 

pre- 


278  Storia  de  Romani  Pontefici. 

c "  prefe ,  e  pacifichi  l'animo  Tuo  torbido.  Il   Pontefice  ditte  così: 

«cavi.    ^  tutti  è   manifefta  la  follecitudine    e    la  diligenza  noftra    rap- 
porto li  affari  di   Parma  ,  con  cui    abbiamo  efibito  al   Duca  Ot- 
tavio opportuno  fuflìdio  ,  perchè  non  introduca  in  quella    trup- 
pe ftraniere   :    ed    il  noftro  nipote  Afcanio  Corneo    che    fecegli 
giuridiche  promette,  ne  riporto  parole  dubbie  ed  ambigui  {enti- 
memi j  e  fiamo  rei  di  avere  preftato  fbverchia  credenza  ai  det. 
ti  di  quello  .  Il  nome  fplendido  che  il   Re  fi  attribuiva  di  fov- 
venire  1'  oppreffo  ,  non  può  fcufarlo  ;    imperciocché    non  Tempre 
è  lecito  T  ajuto  dato  al  poffeffore ,   fé  non  fia  quello    accompa- 
gnato dal  diritto  delle  genti ,  dal  tempo  ,  luogo  ,  e  modo .    E 
rapporto  li   oftacoli  della  guerra    in  vigore  de'  quali    li    Prelati 
di   Francia  non  interverranno  al  Concilio,  ripigliò ,    che  ciò  de- 
ve  afcriverfi  al   Re  ,    che  occupata    la  Città    appartenente    alla 
Chiefa  dava   motivo  alla  guerra  :   ei   però  ad  etti   Vefcovi    efibi- 
va  Lettere  di  libertà  e  ficurezza,   le  quali  da' Principi    verreb- 
bono  conceffe.  Del  refto  il  Re    non  potea    giuridicamente    vie- 
tare   loro    di  afliftere    al  Concilio    convocato    pei  bilogni  della 
Criftiana    Repubblica  ,    e  voluto    dallo   fletto    di  lui  Genitore  ; 
dovrebbe    piuttofto    imitare    li  fuoi    Maggiori  ,    li  quali    mercè 
la  divozione  efibita  ai   Pontefici  fi  meritarono  il  titolo    di  Cri. 
fìianijjìm't  .    Efortalo  di  non  perdere    il  bel  decoro    di   Difenfore 
della  Chiefa  per  la  vanagloria  di  configli  giovanili  :     né    dovea 
affidato    alle  proprie  forze    ed  alle    deboli    del   Papa    fperare    il 
trionfo;  ma  rammentarfi  che  più  forti  Imperi  per  divino  vole- 
re perirono  non  predando  il  dovuto  offequio  al  Vicario  di  Cri- 
fto  ed  alla  Sede  Appoftolica  .   Il   Pallavicini    nel  lib.  2.  cap.  \6. 
riferifce  le  conteftazioni  del  Re  e  la  rifpofta  del  Papa   ,    e  noi 
colla    autorità    di  etto    le  abbiamo    ricordate .    Enrico    frante  il 
niun    profitto    le  fece    rinnovare    nella  Seflione  XII.     del  Con- 
cilio, come  verremo  dicendo:   ma  perchè  nemmeno   con  quelle 
ammollì  l'animo  del  Papa,  nelli  fette  di  Settembre  pubblicò  al- 
tra Scrittura  ,  efponendo  le  ingiurie  ricevute  da  quello  e  le  ca- 
gioni della  guerra  di   Parma  ,  e  preferi  ve  pene  alli   proprj  Sud- 
diti ,  che  trafmetteranno  a  Roma  foldo  al  Tribunale  Appoftoli- 
Protefte  co   le  caufe  riducendo, 
del   Re  di        XV.     lncanto  giunfero  in  Trento  li   Arci  vefcovi    di  Magon- 
i.    cwr        za  e  di  Treviri  Elettori  del  Romano  Impero,  e  vi  fi  attende» 
duodecima    anco  Sue^°  "l  Colonia  che   poco  dopo  vi   arrivò    accompagnato 
dei  Conci-  da  molti  Vefcovi    di  Germania  .    Cefare    ed    il    Re  Ferdinando 
Ho.  co- 


Storta  de  Romani  Pontefici»  279 

colà  inviarono  li  refpettivi  Ambafciatori;  per  altro  era  affai  ri-  Z      ^VJ 
ftretto  il  numero  dei   Padri.  Si  avvicinavano  le  Calende  di  Set- 
tembre deftinate  per  la  duodecima  Seflìone.  Nell'ultimo    di  A- 
gofto  fi  convocò  la  Congregazione  Generale  ,  a  cui  intervenuti 
li  due  Arcivefcovi  Elettori  furono  pregati  di  ritirarli    finché   li 
Padri  deputino  il  luogo  che  loro  conveniva;   fi  ritirarono  egli- 
no, ed  il  Legato  propofe,  che  fedano  vicino  ai  Prefidenti  :  fé  ne 
contentarono  li  Arcivefcovi  più  antichi  di  quelli ,  purché  fi  fap- 
pia  ,    che  non  vogliano  inferire    pregiudizio    al  proprio  diritto. 
Nella  Congregazione  fi  decretò  la  duodecima  Seflìone   pel  gior- 
no vegnente  ,  in  cui  fi  deputerà  1'  altra  Seflìone    pelli  undici  di 
Ottobre;  ed  in  quefta  fi  pubblicaranno  li  formati  Decreti .  Dun- 
que nelle  Calende    di  Settembre    fi  tenne    la  Duodecima  Seflìo- 
ne .  L' Arcivefcovo  Turritano  celebrò  folennemente  ;  fi  omife  la 
predica  ,  ed  il  Maflarelli  recitò  orazione  efortatoria    rapporto  il 
modo  del  vivere  ;  quindi  fi  approvarono  li   comandamenti  del  li 
Ambafciatori  dell'  Imperatore  Carlo  V.  e  di  Ferdinando  Re  de* 
Romani  ,  e  fi  diffe ,  che  nella  proflima  Seflìone  fi  terrebbe  trat- 
tato di  ciò  ,  che  appartiene  al  Santiffimo  Sagramento  della  Eu- 
caristia ,  alla  riforma,  ed  a  quello    che    poffa  rendere    più  age- 
vole la   Refidenza  dei  Vefcovi .    Vi  affiftette  anco  Jacopo  Ami- 
ot  Abate  Bollozano  fpedito    dal   Re  Criftianiflìmo    con  Lettere 
delle  quali   tale  fu  la  Scrizione  :  %Ai  Santijfimi    in  Crìflo  e  [omma. 
mente   offervandt  Padri  della  ^Adunanza  di  Trento  .  Molto   fi   difpu- 
tò  fé  doveanfi    ricevere;  li   Vefcovi  Spagnuoli  voleano  rigettar- 
le,  poiché   denominava  adunanza  e  non  Concilio  il  Sagrofanto  Si- 
nodo .   Dopo  molto  rumore  feparatamente  nella  Sagriftia    fi  efa- 
minò  l'affare,  e  fu  detto  all'Amiot,  che  li  Padri  ne  permetteran- 
no la  lezione,  poiché  interpretavano  in  buono  fenfo  la  voce  di 
adunanza;  altrimenti  non   le  arebbono  ricevute.  Ne'  Comenw- 
rj   pubblicati    dal   Puteano    fé  ne  accenna    altra    di    effo   Amiot 
fcritta    al  Morvillier    Maeftro    delle    Suppliche    dandogli    conto 
del  negoziato  ,  e  gli  dice ,  che  dopo    li  tumulti    dei  Vefcovi  V 
Elettore  ed  Arcivefcovo    di  Magonza    parlò    così  :     Se  Voi   non 
afcoltate  le  Lettere  del  Re  di  Francia  ,  in  qual  modo  afcoharete  lì  Pro» 
teftanti   di  Germania  ,    che  ci  appellano  Concilio  de  Malignanti  ?    Ed 
il  Gonte    di    Montfort  Ambafciatore    di    Cefare    ripigliò  ,    che 
proteftarebbe  ,  fé  non  fi  leggono  le  Lettere  del   Re    di  Francia 
né  fi  afcolti  l'Abate.  Dunque  fi  leffero,  e  furono  date  nelli  13. 
di  Agofto  da  Fontanablou.  Con  effe  il  Re  lignificò  ai  Padri  la 

prò- 


280  Storta  de  Romani  Pontefici. 

~    propria  ofTervanza  e  de'   proprj   Maggiori    verfo  la  Chiefa  ,    ed 
Sec. XVI.    efp0fe   le  giufte  cagioni  che   lo  coftrinfero  a   vietare    ai    Vefcovi 
di  afliftere  alla   Adunanza  convocata     in  Trento    da  Giulio   III. 
Pontefice   Maflimo;   fperavali  difappafiionati  ,  e   però  li  deputava 
arbitri  della  faccenda  ,    e    li   pregava    di  accoglierne    le  ragioni 
non   come  dette  da   avverfario  ,    ma  come  prodotte    dal   Primo- 
genito figliuolo  della  Chiefa  ,  che  proteggela  e  difende  ,  e  fpc- 
rava   nella  divina  bontà  di   non   mancare   in  quefto*   poiché   fi  è 
proporlo  ad  imitare  li  fuoi   Maggiori  .    Dunque    nel  dare    ajuto 
ad  un  oppreflb  e  nel  refiftere  alle  ingiurie    non  volea  negare  il 
proprio  favore  alla  Chiefa  né  ad  eflì  l'oflequio  .  Lette  le  Lette- 
re  l'Abate  recitò  la  f  rotefta ,  che  in  nome  del  Re  fu  efpofta  in 
Roma    dall' Ambafciatore  al   Papa  ed  al  Senato*  e  che  eflb  Re 
afTunfe  la  difefa  del  Duca  Ottavio  ,  e  deliberò  la  guerra  di   Par- 
ma.   Il   Promotore  dirle  all'Abate,  che  il  Santo  Concilio    rin- 
graziava il  Re    per  1' efprefiìoni    contenute    nelle  Lettere:    non 
potea  però  accettarlo  ,  e  lo  ammoniva  di   prefentarfi  nelli  undi- 
ci di   Ottobre  ,  in  cui    convocata    la  Seffione    verrebbegli    data 
deci  fi  va  rìfpofta. 
Si  efamina-       XVI.     Nelli  2.  di   Settembre    fi  dierono    ai  Teologi    li  arti- 
no  li  artico-  coli   per  eflere  efaminati  ,  e   nelli   8.    quelli    efpofero    il  proprio 
li  delSa^ra  fentimento.  Li  articoli  efpofti   e  che  erano  flati  contradetti    da 
mento  della  Zuinglio  ,  e  Lutero  furono  dieci.   1.  Nella  Eucariftia  non  fono  il 
'    Corpo  Sangue    e   Divinità    di  Gefucrifto  ;    ma    folamente    vi    fi 
contengono   in  figura  .  2.   Viene  efibito  Crifto  ai  Fedeli  ,  ma  que- 
lli  lo  mangiano  fpiritualmente  ed  in   vigore  della   Fede  non  già 
fagramentalmente .  3.  Nella  Eucariftia  iono  il  Corpo  ed  il  San- 
gue di  Gefucrifto,   ma  colla  foftanza  del  pane  e  del   vino*   non 
fi  fa  la  tranfuftanziazione ,  ma  l'unione  ipoftatica  della  Umani- 
tà e  della  foftanza  del  pane  e  del  vino  :    ed    in  tal  modo    dire 
fi   può  :   Quejlo  pane  è  il  mio  Corpo  ,    e  qttejìo  vino  è  ti  mio  [angue . 
4.  L'Eucariftia  è  fiata  iftituita  unicamente   per  la  remiflìone  dei 
peccati.   5.  Crifto  non  deve  adorarfi    nella  Eucariftia    né  vene- 
rarfi  colle  Fefte  ,  né  portarfi  nelle  Proceflioni ,  né  conferirfi  all' 
infermo:  e  li  di  lui  adoratori  fono  Idolatri .  6.  La  Eucariftia  non 
può  confervarfi  nel  Ciborio  :  ma  deve  confumarfi  ovvero  diftri- 
buirfi  ;  e  chi  fa  diverfamente  abufa  del  Sagramento  :    né  ad  al- 
cuno   è  lecito    il  comunicar  fé  medefimo.  7.    Nella  Oftia  con- 
fagrata  che  rimane  dopo  la  comunione ,  non  è  il  Corpo  del  Si- 
gnore,  ma  folamente  quando  fi  afiume,  e  non  prima    né  dopo 

la 


Storia  de  Romani  Pontefici*  281 

la  comunione.   8.   Per  diritto  divino  deve  effere  comunicato    il       . S 

popolo  fotto  le  due  fpecie  ,  ed  i  bambini  devono  eflere  a  par-  oS,cXVI. 
te  di  quelle  ;  per  il  che  pecca  chi  coftrigne  elfo  popolo  a  con- 
tentarli di  una  fola  fpecie  .  9.  Non  fi  contiene  in  una  fpecie  quan- 
to è  contenuto  in  entrambi;  né  tanto  riceve  chi  melìo  è  a 
parte  di  una  quanto  chi  le  riceve  entrambi.  10.  La  fola  Fede 
è  fufficiente  preparazione  per  li  uomini  dotti  ;  li  Crilfiani  non 
devono  comunicarfi  nella  Pafqua .  Tali  erano  errori  delli  Ete- 
rodoffi  ;  e  li  Teologi  differo,  che  doveano  condannarli  dal  Con- 
cilio femplicemente  li  primo,  terzo,  quinto,  fefto  ,  fettimo  , 
ed  ottavo;  e  li  altri  efporfi  e  ne  efibivano  la  dichiarazione. 
Circa  la  dottrina  della  Confeffione  Sagramentale  da  premetterli 
per  ricevere  degnamente  la  Eucariftia  quando  la  cofcienza  fia 
lorda  di  peccato  grave,  fu  varia  la  dottrina  dei  Teologi,  e  vario  il 
parere  dei  Padri .  Alcuni  negavano  neceffaria  la  Confeffione  e 
voleano  baftevole  la  Contrizione  con  animo  però  di  farla  in 
tempo  opportuno.  Altri  la  fofteneano  neceffaria  femplicemente, 
e  riprovavano  di  erefia  la  contraria  opinione;  non  pochi  dice- 
vanla  erronea,  fcandalofa  ,  e  conducente  le  anime  alla  danna- 
zione .  Il  Canone  non  la  volea  condannata  di  erefia  ,  poi- 
ché era  Mata  infegnata  da  Adriano  VT.  Gaetano  ,  Roffenfe 
nell'  Articolo  16.  contro  Lutero  ,  dal  Padulano  ,  da  Riccar- 
do nel  4.  delle  Sentenze  ,  da  Teofilatto  ,  e  da  San  Giangrifo- 
ftomo .  Conteftò  nullameno  di  non  efferne  fautore  ,  e  che  era 
ftata  convinta  con  inconcuffi  argomenti  da  San  Cipriano  nel 
Libro  de  Lapfis  ,  da  Gennadio  nel  Libro  de'  Dogmi  Ecclefia- 
ftici  cap.13.  da  Ugone  di  San  Vettore  nel  lib.  2.  de' Sagramen- 
ti  ricordati  da  Eulebio  nel  lib.  6.  della  Storia  Ecclefuftica  .  L' 
Olavio  Procuratore  del  Vefcovo  Cardinale  d'Augufta  volea  pre- 
merla la  Confeffione  alla  Comunione  per  impedire  li  abufi  che 
provenivano  dalla  oppofta  opinione;  non  volea  però,  che  fia  de- 
cretata alfolutamente  neceffaria.  Il  Pelargi  fu  di  parere,  che  lì 
fpec i fichi  ,  purché  Jì avi  copia  ed  opportunità  di  Confe flore .  Il  Vii- 
Jarva  Teologo  dell'  Arcivefcovo  di  Granata  diffe,  che  1'  obbligo 
non  è  di  precetto  divino  ma  provenuto  da  lodevole  confueru- 
dine  della  Chiefa  .  Il  Legato  Prefidente  avverei  nella  Congre- 
gazione,  che  elfendo  le  due  opinioni  da  gravi  Scrittori  prodotte 
non  li  doveano  condannare  di  erefia,  ma  riprovare  femplicemen- 
te chi  afferiva  non  neceffaria  prima  della  Comunione  la  Sagra- 
mentale  Confeffione ,  dichiarando  ad  effa  alfolutamente  obbliga- 
re»»^. N  n  to 


282  Storta  de  Romani  Pontefici. 

r_,     yx/T    £0  c^*  ^a  ^'an'ma  l°rda  di   peccare    L' Arcivefcovo  Turritano 
EC"  '    configliò  di   aggiugnere  al  Canone  quefte  parole:   Purché  non  fi  a* 

vi  fomma  neceffnà .    Il  Vefcovo  Stabienfe    volea  ,  che   fi    di  e  effe  : 
Quando  lo  fcandclo  ciò  non  vieti.    Altri    alrre  reftrizioni    infinua- 
vano.   Per  tanfo  fi   formò    e  pubblicò    il    Decreto    nella  folenne 
Se  filone  :    Se  alcuno  dirà  :    E  (fere    la  fola  Fede  [ufficiente  preparalo* 
ne  per  ricevere  il   SantìJJimo  Sagramento  della  Eucarifìia  ,    fta  feomu* 
nicato .    E  perchè  tanto  Sagramento  non  fia  prefo  indegnamente  ,    e  per 
conseguente  a  morte  ed  a  condannatone  ,  decreta    e  dichiara    il  Sagro* 
fanto  Concilio  ,  che  quelli  che  hanno    la  Co  fetenza  gravata    dì  mortalo 
peccato  Jebbene  fi  reputino  contriti  quando  abbiano  opportunità    di   Con* 
feffore  ,  debbono  alla  Comunione  premettere  la  Sagra-mentale  Confeffione, 
Se  alcuno  farà  sì  temerario  ,  che  ardifea  di  afferire  pertinacemente  fin» 
Jegnare  ,  predicare  ,  ovvero  pubblicamente   difputanda    difendere    il  con* 
trario  ,   immediatamente  è  feommunicato .    A    titolo  di   brevezza     non 
accenniamo    le  difpute  fatte    delli  altri   articoli  ,    li  cavilli    del 
Polano  confutati   dal   Pallavicini  ,  e   le  Congregazioni   tenute   per 
la   Riforma  del  coftume  ,  poiché    dovremmo   riferire    li   Decreti 
nella   Seffìone  terzodecima  che  veniamo   fcrivendo  . 
Seffìone       XVII.     La   terzodecima  Seflìone  fi  tenne  nelli   undici   di  Ot- 

XIII.  tobre ,  alla  quale   prefiedettero  il   Legato    ed   i   due    Prefidenri   , 

ed  intervennero    oltre    il  Cardinale   Madrucci    ed   i   tre  Arcive- 
feovi   Elettori   fei  Arcivefcovi   e  trentaquattro  Vefcovi  ,  tre   A- 
bati ,  un  Generale,   ed   i   due  Vefcovi   Ambafciatori   del  Re  Fer- 
dinando .    Giambattifta  Campetti    Vefcovo   Majoricenfe    celebrò 
la   Mefla  con  folennità  ;  ed  il  Turritano  recitò  difeorfo    in   lau- 
de della  Eucariftia.  La  dottrina   della   Fede  rapporto  efla  Euca- 
rifìia  fi   pubblicò    e    fi   fpiègò    con   otto  Capitoli    contenuti    nei 
Decreti  della  reale  prefenza   di  Crifto  forto  le  fpecie  Sagramen- 
tali  ,   della   Iftiruzione  del   Sagramento;  della   Eccellenza  di  quel- 
lo ;   della  Trafuflanziazione;    del  Culto    e  Venerazione    ad   effo 
dovuti  ;  della  Confervazione  di  quello  e  portamento    alli   Infer- 
mi ;    della    neceflaria  preparazione    per  riceverlo  ,    e    principal- 
mente   della  Sagramentale  Confezione    dei    peccati   mortali    per 
comando    dell*  Appoftolo    tanto  fegnatamente  efprefla  ;    dell'ufo 
cui    alcuni   lo   ricevono  folo  fagramentalmente      altri  fpirttualmente9 
ed    altri  fagramentalmente  e  fpiritualmente .    Quindi    fi  fulminarono 
undici    Anatemi   contro  chi  nega  la  dottrina  ,  o  altra    ne  intro- 
duce .   Piacque  ai   Padri  di  omettere  le  quiftioni  delle  Scuole  , 

aè  trattarono,  fé  maggiore  beneficio  di  grazia  ottenga   chi    ri- 

ce- 


Storta  de  Romani  Pontefici  .  283 

ccve  la  Eucariftia  fotto  le  due  fpecie  ovvero  fotto  una  ;  poi-  ~ —  y 
che  il  più  de' Teologi  foftenea  la  differenza  della  participazio- 
ne  della  grazia  ,  ed  il  Concilio  dovea  riprovare  e  condannare  l' 
Erefìe  .  Nella  medefima  Sefììone  fi  formò  e  promulgò  il  Deere- 
to  della  Riforma  contenente  otto  Capitoli  appartenenti  alla  giiu 
rifdizione  dei  Vefcovi ,  e  Refidenza,  alla  correzione  dei  Sudditi , 
e  giuridicità  delle  vifite  .  Si  decretò  delle  appellazioni  e  del 
modo,  e  che  il  Vefcovo  dimorante  nella  propria  Chiefa  quale 
Legato  Appoftolico  efamini  la  grazia  dell'  afToluzione  di  qual- 
che pubblico  delitto,  di  cui  fu  cominciato  l' efame,  ovvero  la 
remiffione  della  pena  per  cui  fu  condannato  il  reo  ,  che  la  fo- 
fìenne  con  falfe  fuppliche .  Decretò  in  oltre  il  modo  di  accu- 
fare  li  Vefcovi  ,  la  qualità  dei  teftimonj  ,  e  che  loro  caufe  ri- 
dotte al  tribunale  del  Papa  fìano  condannate  ovvero  afiolute . 
E  perchè  fu  difputato  nelle  Congregazioni:  1.  Se  è  neceffario  al- 
la fallite  e  da  divino  precetto  ordinato ,  che  li  Fedeli  ricevano  il  Ve- 
iterabile  Sagr amento  fotto  le  due  fpecie  ?  2.  Se  riceve  lo  fìeffo  cbt  fi 
comunica  fotto  una  e  chi  fotto  due  fpecie  ?  3.  Se  la  Santa  Cbiefa  er- 
ta nel  comunicare  li  Laici  ed  i  Sacerdoti  non  celebranti  con  una  fola 
fpecie?  4.  Se  li  bambini  debbano  comumcarfi  ?  Il  Conte  di  Mont- 
forc  Ambaiciatore  Cefareo  avvertì  ,  che  i'vanifce  ogni  fperanza 
di  riconciliare  li  Protesami  ,  fé  loro  fi  vieti  V  ufo  del  Calice  , 
per  cui  tanto  fecero,  fi  d  i  fé  ri  l' efame  di  quefìe  quillioni'  alla 
loto  venuta;  ed  ebbe  fine  la  Seffione  col  decreto  della  futura 
affegnata  al  di  25.  di  Novembre,  in  cui  tratterebbe^  de'Sagra- 
menti   della    Penitenza,  ed   Eftrema  Unzione. 

XVIII.     Si  concedette  quindi    la  pubblica  Fede    ovvero  Sai-      ca'Vocon* 
vocondotto  al  li  -  Protettami  ,   e  permetteafi    alli   Secolari     ed   E  e  dottodato  ai 
clefiaftici   di  Germania   piena   libertà  di  intervenire  al  Concilio  ,  Protettami  : 
di  trattenerfi   in  Trento,  partire,  proporre,  difputare  ,  ed   eleg-  ribolla    del 
gere  li  Giudici  dei   commetti  delitti.   Immeritamente    il   Polano  Concilio  al- 
dice,  che  la   forma  di  effo  Salvocondotto  fu  artificiofa  ,    quan- j?.  p'otij}? 
do   il   Concilio  il  concedette  ampio  per  quanto  a  fé  appartiene^   e  J?  nc;a 
quefto  dovea  promettere  quello  che  era    di  fuo  diritto  ;    né  ar- 
rogarfi   podeftà  ed  autorità  nell'  altrui  dominio .    Ora    può  acca, 
dere,  che  quelli  ai  quali  prometteafi   ficurezza ,  commettano  de- 
litto in  Trento;  potrebbe  pretendere  facoltà    di   punirlo    il  Ve- 
fcovo che  n' è   Principe,   ovvero  il  Re  Ferdinando  che    con   fu- 
premo  diritto  n' è   padrone;  prudentemente  imperciò    effo  Con- 
cilio appofe la  reftriziooe  per  quanto  afe  appartiene,  perchè  non  fi  ' 

N  n     a  ere- 


2  84  Storia  de  Romani  Pontefici . 

creda,  che  voglia  arrogarfi  l'altrui  podettà    e  diritto;    non  co- 
ec.avI.    me  ca[unnja  il   Polano    per  dare  adito    al    Papa    di  (ottenere    la 
dignità   propria  e  del  Concilio,  ed  operare    ciò  che  volea .    Né 
con   minor  calunnia  ei  contradice  alla  libertà  data  ai   Proteftan- 
ti  di  eleggere  il  Giudice  per  l' efame    dei  delitti  •    poiché  l'uo- 
mo faggio   non  vi  conofce  inganno   ma  piuttofto  ampiezza  di  fi. 
curezza.   E'  certo,  che  etti   Protettami   non  arebbono  chiefto    a! 
Concilio  l'impunità  dei  delitti;   né  giammai    s'intefe  ,    che    11 
sfrenata  licenza  di   peccare  fia  fenza  gaftigo  ,  od  avvalorata    con 
pubblica   Fede.    Quindi    non    era  ficurezza    il  poter  eleggere    li 
Giudici   che  arebbono  efaminato  e  condannato  li  delitti?   Intan- 
to l'Abate   Amiot  ebbe  dal  Sinodo  rifpotta    e    fu    la  prefcritta 
dal    Papa  e  fabbricata  dal   Mendoza   Ambafciatore    di   Cefare    in 
Roma  ,   poiché   efla  protetta  non  fu  fatta  dal   Concilio   ma  fola- 
mente  a  quefto   manifettata;   nullameno  li   Padri   foddisfecero    al 
prefente   Abate,   perchè   fia  noto  al   Mondo  il   proprio   fentimen» 
to  .   Dunque  fi  moftrarono  contenti  pelli   molti   Vefcovi   e   Prin- 
cipi  pervenuti   in  Trento,  pelle   Ambafcierie    dell'Imperatore    e 
del   Re   Ferdinando,  e  pelle  Lettere  de l li   Monarchi  di   Polonia  e 
Portogallo,  che  vi    mandarono  Oratori.    Speravano    imperciò  di 
ricevere  da  quello  di   Francia  ancora  eguali  officj ,  effendo  trop- 
po   luminofi    li    meriti    di    lui   verfo  la  Cattolica  Chiefa .    Ma 
per  le  efibite  Lettere    e  Scrittura    recate    in  Trento    dall'  Aba- 
te ebbero  melanconia  ;     non   perchè   manchino  di   riverenza    do- 
vuta al  Concilio  ,   ma   perchè  conofeono    in   effe    grave  difficol- 
tà e  non  ajuto.'Il  Concilio  non  è  motto  da  privata  faccenda  ; 
ma  è   convocato  per  ettirpare    dal  terreno  Cattolico    l' Erefie    e 
Je   Scifme .   Della  guerra  di   Parma    baftevolmente    il    Papa    ren- 
derà conto ,  ed  i    Padri   bramano   la   pace    e    la  concordia .    Del 
retto  per  privata  differenza   non  fi  deve  impedire  il  pubblico   bene, 
e   li   Vefcovi   invitati   al   Concilio   non   fono  chiamati    a   maneg- 
giare armi  ed  a  trattare  di  guerra  ,    ma  del   negozio    della  Fe- 
de. Li   Francefi  non   deggiono  temere,  che  loro  fi   vieti  di  par- 
lare;  poiché  fu  conceduto  al   Metto  del  Re  di   dire    quanto    gli 
fu  in  grado.  Li  Padri   piuttofto  pregano  etto  Re,  che  permetta  ai 
Vefcovi  di  giovare  alla  fanta   imprefa  ;   febbene  egli    non  ve  ne 
mandi  ,  il  Concilio  non  perderà   la  dignità  ed  autorità  ,  poiché» 
legittimamente  è  ftato  convocato  e  per  caufe   giufte   fu  in  Tren- 
to reftituito  .   Riguardo  la  protetta  di   prevalerfi   del  rimedio  ufa- 
to  dai  luoi  Maggiori  ,    il  Concilio  fperava  ,    che    ciò  che    per 

foni- 


Storia  de  Romani  "Pontefici.  285 

fommo  emolumento  del   Regno  fu  abolito  ,  non  farà  rinnovato        ■  * 

con   danno  di  quello;   ed   ei    eftendo  da   Dio  arricchito  con  par-        c*         ' 
ziali   beneficenze  attenderà  alle  azioni   gloriofe  di   quelli,  al   no- 
me di   Cri ftiani (Timo,  ed  al  proprio  Padre  che  deputò  al  Conci- 
lio  Vefcovi    ed   Ambafciatori  ,    ed    anteporrà    il    bene   pubblico 
della  Criftiana   Repubblica  alle  private  offefe . 

XIX.      Dovendofi  fecondo  il  Decreto  della  pattata   Sefìione  efa- Sono  ridor- 
minaifi  li  articoli  dei  Sagramenti  della  Penitenza  ed  Eftrema  Unzio-  ti  ad  e  fame 
ne  il  Legato  ed  i  Prefidenti  nelli  15.  di  Ottobre  dierono  ai  Teologi  '1  articoli  de 
li  feguenti  Articoli .  .1.  La   Penitenza   non  è  Sagramento  iftitui-  ,af?ram,en" 
to  da  Crifto  per  la   riconciliazione  di   chi   pecca  dopo    il   Batte-  tenza  ecjE„ 
lìmo  :    né    rettamente    li    Padri    la  denominano    feconda  Tavola  ftrema  Un* 
dopo  il  naufragio  ;  il  Battefimo  è   il   vero  Sagramento  della  Pe-  zione  . 
nitenza  .   2.    Non  fono  parti    della   Penitenza    la  Contrizione  , 
Confeffionc  ,  e   Soddisfazione;    ma    il  timore    ingenerato    nelle 
cofeienze,   la  cognizione  dei   peccati  ,  la  Fede  concepita  mercè 
il   Vangelo,  ovvero  per  mezzo  della  affoluzione  onde  il  Fedele 
crede,  che  pe'   meriti  di  Crifto    fiengli   condonate    le  colpe.  3. 
La  Contrizione  che  fi  concepifee  coli' efame  e  defecazione    dei 
peccati,  non   prepara  l'anima   per  ricevere  la  grazia  di   Dio  3  né 
rimette  li   peccati  ;   ma  piuttofto  rende    V  uomo  ipocrita    e  pec- 
catore ,   poiché  è  dolore  sforzato    e    non   libero.   4.  La  Confef- 
fìone  Sagramentale  fegreta   non  è  di   precetto  Divino;  né  li  an- 
tichi   Padri   ne   trattarono,   bensì  parlarono    della  pubblica  peni- 
tenza.   5.    Non  è  neceflaria  nella  Confeflìone  per  ottenere  la  re- 
rnifTìone    de'  peccati    la    fincera    enumerazione    di    quelli   ;    ma 
in   quefta   età  è  utile  per  ammaeftrare  il   penitente,  ed  una  vol- 
ta  lo    fu   per  imporre    la  foddisfazione  Canonica;    molto  meno 
è   necefTaria   quella  dei   peccati  mortali  occulti  ,  e  contrarj  ai  due 
ultimi   precetti  del  Decalogo  ,    e    delle  circoftanze    che    furono 
vana  invenzione  di  oziofi  ;  ed  il   voler  confettare    tutti    li   pec- 
cati   leva  alla   Divina   Mifericordia   la  rimeflione  ;   però  è  illeci- 
ta   la    Confeflione     dei    peccati     veniali  .     6.     La    Confeflìone 
di    tutti    li    peccati    comandata    dalla    Chiefa    è     vana    impoflì- 
bile    tradizione    umana    che    deve    effere  diftrutta  ,    ed   in   tem- 
po   di    Quarefìma    non    è    necefTaria  .     7.    L'  Abduzione    del 
Sacerdote   non  è   atto  giudiziale  ,    ma   puro  miniftero    o  dichia- 
razione che  fono  rimeffe  al   peccatore  le  colpe  ,   purché  ei  cre- 
da di  effere   aflblto  ;  ancorché   non    fia   contrito  ovvero   il  Sacer- 
dote lo  affolva    per    giuoco  :    il  qu?le  può  aflblverlo  fenza  che 
fia  affolto .  8.  Li  Sacerdoti  non  hanno  autorità  di  feiorre  e  le- 


2  86  Storia  de  Romani  Pontefici  < 

■- ?  gare  ,    fé  non  fono  adorni    della  grazia    e    carità    dello  Spirito 

SEC.  XVI.  sanro  :  nè  fono  li  foli  Miniftri  della  affoluzione ,  poiché  a  tut- 
ti li  Fedeli  fu  detto:  Tuttofò  che  /dorrete  in  terra  ,  farà  faolto  nei 
Cieli.  La  virtù  di  quefte  parole  può  fciorre  l'uomo  dai  pecca- 
ti pubblici  colla  correzione,  purché  il  corretto  vi  fi  accomodi, 
e  dai  fegreti  col  mezzo  di  Ipontanea  confezione .  g.  Il  Mini- 
ftro  della  affoluzione  febbene  aflblve  in  onta  della  proibizione 
del  Superiore,  veramente  aflblve  dalla  colpa  dinanzi  a  Dio;  niuno 
può  riftrignere  l'autorità  dell'  affolvente  :  ed  il  Vefcovo  ha  di- 
ritto di  riferbarfi  Caft  riguardo  l'efterna  polizia.  IO.  La  pena 
e  la  colpa  fono  unitamente  rimeffe  da  Dio  ,  e  la  foddisfazione 
del  penitente  non  è  altro  che  la  fede  onde  apprende  ,  che  Cri- 
fto  ha  foddisfatto  per  effo  ;  il  perchè  le  foddisfazioni  Canoni- 
che che  una  volta  fi  ufavano  a  titolo  di  difciplina  e  prova  dei 
Fedeli  ,  ebbero  principio  nel  Concilio  Niceno  ,  non  però  ri- 
guardo la  remiffione  della  pena.  il.  L'ottima  penitenza  è  la 
buona  vita  ,  né  può  foddisfarfi  Iddio  colle  pene  ingiunte,  non 
colle  limoline,  digiuni,  orazioni  ,  ed  altre  opere,  che  fi  dicono 
di  lupererogazione .  12.  Le  foddisfazioni  non  fono  culto  dovu- 
to al  Signore,  ma  tradizione  del  li  uomini  che  olcurano  la  dot- 
trina della  grazia  e  del  vero  culto  divino,  ed  il  beneficio  della 
morte  di  Crifto:  è  favola  il  dire,  che  colla  virtù  delle  chiavi 
fi  tramutano  li  eterni  fupplicj  in  pene  temporali,  quando  il  mi- 
niftero  di  quelle  non  è  d' imporle  ma  di  fciorre .  A  quefti  fuc* 
cederono  quattro  articoli  della  Eftrema  Unzione.  1.  L'  Eftrema 
Unzione  non  è  Sagramento  iftituito  da  Crifto  ,  ma  certo  rito 
ricevuto  dai  Padri  ,  ovvero  umana  invenzione.  2.  La  Eftrema 
Unzione  non  conferifce  la  grazia  né  la  remiffione  de'  peccati  ; 
né  può  recare  follievo  all'  infermo  ,  che  una  volta  colla  grazia 
delle  guariggioni  rifanava  •  il  perchè  colla  primitiva  Chiefa 
quella  ancora  mancò  .  3.  Il  rito  ed  ufo  della  Eftrema  Unzione 
non  fi  conferva  dalla  Chiefa  Romana  fecondo  il  detto  dell' A p- 
poftolo  Jacopo;  però  deve  mutarli  ,  ed  i  Criftiani  fenza  pecca- 
to pofTono  fprezzarlo.  4.  Il  Miniftro  della  Eftrema  Unzione 
non  è  il  folo  Sacerdote:  li  Preti  della  Chiefa  che  per  1'  e(br« 
tazione  del  B.Jacopo  Appoflolo  doveano  chiamarfi  dall'infer- 
mo, non  fono  li  ordinati  dai  Vefcovi  ,  ma  li  Vecchi  delle  Co- 
munità. Si  convocò  nelli  20.  di  Ortobre  la  Congregazione  in 
cui  furono  efaminati  ,  e  fufTeguentemente  altre  fé  ne  convoca- 
rono ;  concordemente  li  Teologi  produflero  alcune  annotazioni, 

ai 


Storia  de  Romani  Pontefici.  287 


ai  Padri  ,  li  quali  molte  volte  fi  convocarono.  Nel  feftodeci-  ^"T*^ 
tuo  li  propole  la  prima  Formola  rapporto  la  Penitenza  ed  Eftre- 
ma  Unzione  nella  Congregazione  dei  Vefcovi  deftinari  ,  e  nuo- 
vamente lì  elaminarono  li  luddetti  articoli  ,  e  fi  condannarono 
nella  Sedicine .  Nelle  Congregazioni  fi  ordinarono  le  Leggi  ap- 
partenenti alla  Difciplina,  per  afferzione  del  Pallavicini  che  nel 
lib.  12.  cap.  io.  della  Storia  defcrive  li  pareri  dei  Padri  e  Teo- 
logi, e  diftrugge  le  calunnie  del  Polano.  Tale  fu  il  Decreto 
della  Contrizione  :  //  fanto  Concilio  decreta  ,  che  la  Contrizione  dai 
Teologi  detta  Attrizione  effendo  imperfetta  e  prodotta  folamente  dalla 
confi  aerazione  della  bruttezza  del  peccato  ovvero  dal  timore  della  pena 
deh'  inferno  eòe  dice/ì  fervile  ,  fé  efclude  la  volontà  del  peccato  ,  ed 
e/prima  qualunque  dolore  de*  com>a>  ffi  peccati  ,  non  folo  non  rende  V 
uomo  ipocrita  e  maggiormente  peccatore  (  come  alcuni  befìemmiano  )  ma 
ancora  è  {ufficiente  per  la  Cojìitu^tone  di  quefìo  Sagramento ,  ed  è  do» 
tto  di  Dio  ,  e  verijfimo  impulfo  dello  Spinto  Santo  ,  non  già  inabitan- 
te ma  movente  ,  da  cui  avvalorato  ti  penitente  poiché  non  può  effere 
privo  di  qualche  movimento  di  dilezione  verfo  Iddio  ,  fi  prepara  la 
fìrada  per  la  giu/ti^ia  ,  e  fi  di  [pone  col  di  lui  me^XP  °d  ottenere  pili 
facilmente  la  gratta  di  Dio.  L' Arcivefcovo  di  Granata  avvertì  , 
che  fallamenre  aflTetivafi  efTere  codefto  dolore  lenza  amore.  Di- 
vedo quindi  fu  il  parere  dei  Teologi  ,  fé  l'Attrizione  fia  bafte- 
vole  a  formare  il  Sagramento?  talché  in  virtù  della  abluzio- 
ne fono  condonati  li  peccati  ,  e  molti  voleano  levata  dal  De- 
creto la  rimembranza  di  dilezione  ed  amore.  Per  la  qual  cofa 
il  teftè  recitato  fi  riformò  e  pubblicò  nella  Seffione  XiV.  che 
veniamo   deferivendo. 

XX.  Quefta  fi  convocò  nelli  25.  di  Novembre;  il  Vefco-  Sefìfion» 
vo  Aurienfe  celebrò  e  quello  di  S.  Marco  perorò.  Dopo  prolif.  XIV. 
io  elame  delii  Articoli  fopradetti  farro  colle  divine  Scritture  , 
Appoftoliche  Tradizioni,  Coftituzioni  de'  Papi  ,  Autorità  dei  Pa- 
dri e  lentimento  della  Chiefa  fi  fpiegarono  la  neceffìtà  ed  ifti- 
tuzione  del  Sagramento  della  Penitenza  d'fferente  onninamente 
dal  Battefimo  ,  e  le  parti  cioè  la  Contrizione  (  e  fotto  di  que- 
fìa  fi  ridufle  U  dottrina  dell'  Attrizione  unita  al  Sagramento 
della  Penitenza  )  Confezione ,  e  Soddisfazione,  il  Miniftro  ,  V 
afToluzione  ,  e  la  rifervazione  dei  Cafi  .  La  dottrina  della  Efrre- 
ma  Ui.zione  fi  riftrinle  a  tre  Capitoli  ,  cioè  alla  Tftituzione,  rtff-t- 
to  ,  e  Miniftro.  Quindi  fi  decretarono  quindici  anatemi  conrro 
chi  impugna  lo  ftabilito  rapporto  il  Sagramento  «Iella  Peniten- 
za 1 


288  Storia  de  Romani  Pontefici* 

za  ,  e  nuovo  parere  ne  introduce  nella  Chiefa  ;  quattro  furono 
Secavi,  jj  riguardanti  la  Eflrema  Uuzione .  Nella  medefima  Seffione  fi 
formarono  e  pubblicarono  tredici  Articoli  appartenenti  alla  Ri- 
forma .  Il  primo  decreta  ,  che  niuno  fu  promoffo  alle  fagre  Or- 
dinazioni dal  Superiore  per  qualfivoglia  cagione  anco  per  occulto 
delitto  fofperto  ,  ovvero  fia  fofpeio  dalli  Ordini  e  Dignità  .  Il 
fecondo  vieta  ai  Vefcovi  di  conferire  li  Ordini  ai  Cherici  non 
fuoi  ,  tuttocchè  dimorino  nella  loro  Corte  fenza  T  allenta  del 
proprio  Prelato  ;  in  pena  fi  preferirle  la  fofpenfione  per  un'  an- 
no dai  Pontificali,  ed  i  Cherici  dall' efercizio  dell'Ordine  rice- 
vuto finché  piaccia  al  proprio  Prelato .  Dierono  occafione  al 
Decreto  li  Vefcovi  che  non  hanno  Diocefi,  li  quali  conferivano 
le  Ordinazioni  ai  Cherici  fenza  le  Dimifforie  del  proprio  Pallore. 
Terzo  fi  concedette  ai  Vefcovi  di  folpendere  a  piacere  li  Che- 
rici non  convenevolmente  iftrutti  nella  celebrazione  dei  divini 
Officj  ed  amminiftrazione  dei  Sagramenti  .  Quarto,  fi  prefcriffe, 
che  li  Cherici  Secolari  efenri  non  fi  iottraggano  dalla  correzio- 
ne del  Vefcovo  nemmeno  fuori  il  tempo  della  Vifita  .  Quin- 
to, fi  rifirinfe  la  Giurifdizione  dei  Confervatori  deputati  dalla 
Sede  Appoftolica;  e  fi  volle,  che  le  Lettere  Confervatorie  non 
abbiano  vigore  in  prefenza  del  proprio  Vefcovo  o  di  altro  Su- 
periore nelle  caufe  criminali  o  mifte .  Setto  ,  fi  decretarono  le 
pene  pe' Cherici ,  che  promoffi  ai  Sagri  Ordini  o  pofTedenti  Ec- 
clefiaftico  Beneficio  non  vertono  come  conviene  al  proprio  Sta- 
to .  Settimo  ,  fi  dichiarò  inabile  pelli  Ordini  ed  Ecclefiaftici  be- 
neficj  il  reo  di  volontario  omicidio  ancorché  occulto  .  Chi  ac- 
cidentalmente l'operarà  o  per  difefa  neceffaria  colla  licenza  del- 
l'Ordinario o  del  Metropolitano  conofciuta  la  verità  potrà 
poffederli  .  Ottavo,  fi  proibifce ,  che  li  Vefcovi  privilegiati  pu- 
nìfcano  li  Cherici  ad  altro  foggetti  fenza  il  confenfo  di  quello. 
Non  fi  riprova  la  unione  dei  Beneficj  efiftenti  in  una  Diocefi 
con  quelli  di  altra.  Decimo,  fi  comandò,  che  li  Regolari  be- 
neficj debbano  conferirfi  a  chi  poffa  profefTarne  1'  Ifìituto  ,  non 
fi  rivocarono  però  le  Commende  dei  Beneficj  Regolari  conferi- 
te ai  Cherici  Secolari  per  evitare  il  turbamento  nella  Chiefa  , 
poiché  molti  Cardinali  e  Vefcovi  ne  poffedeano  ;  né  farebbe!! 
potuto  configliare  li  Principi  li  quali  hanno  diritto  di  nominare  li 
Sacerdoti,  che  riftringano  la  giurifdizione  ai  foli  Regolari  .  Un- 
decimo ,  fi  decretò ,  che  li  Regolari  trafportati  ad  altro  Ordine 
vivano  nel  Chioftro  fotto  1'  obbedienza  e  fieno  incapaci  de'  be- 
ne- 


Storia  de  Romani  Pontefici»  289 

neficj  Secolari  anco  Curati.  Duodecimo,  fi  dichiarò  che  il  di-  ^p^fTTp 
ritto  Patronato  fi  ottiene  mercè  la  dote  o  fondazione  del  Bene- 
fìcio. Terzodecimo,  fi  comandò  al  Padrone  anco  privilegiato  di 
preientare  il  Cherico  pel  Beneficio  al  folo  Ordinario  del  Luo- 
go ,  a  cui  fpettarebbene  la  collazione  fé  ei  non  godette  il  Pri- 
vilegio . 

XXI.  Intanto  Giulio  agitato  dalla  Cofcienza  ed  in  fé  fteflb  Giulio  in- 
tornar.0  meditò  penfieri  di  pace  ,  e  volle  tentare  l'animo  del  via  Legati  a 
Re  CriftianirTimo  .  Già  il  negozio  di  Parma  che  s' intraprefe  Cefare  ed  al 
con  profpero  fucceflb  ,  profeguiva  affai  malamente:  era  afflitto  ^e  di  Fran- 
per  la  povertà  dell'erario,  per  la  ofeurità  della  propria  gloria,  Cla  ' 
di  cui  era  molto  follecito  ,  e  per  le  impofizioni  onde  gravò  li 
Sudditi"  e  perchè  li  Cefariani  non  prefiarongli  ajuto  come  dovea- 
no .  Per  tanto  con  penfieri  di  pace  convocò  Confiftoro  circa  la 
metà  di  Settembre  ,  e  defiinò  due  Cardinali  con  titolo  di  Le- 
gati a  Cefare  ed  al  Re  di  Francia.  Ridolfo  Pio  di  Carpi  a 
quello  mandò  ,  e  Girolamo  Veralli  a  quefto  :  e  li  accompagnò 
con  Lettere  che  per  erudizione  della  Storia  efibiamo  :  Sino  dal 
giorno  che  piacque  a  Dio  per  fola  [uà  provvidenza  e  bontà  e  fen^a  ve» 
vun  no/ìro  merito  di  editarci  al  fupremo  Soglio  della  Sede  ^4ppofìolicat 
nodrimmo  penfiero  di  fare  le  parti  di  Padre  con  tutti  e  majfimamente 
colla  Tua  Serenità  ,  alla  quale  molto  dobbiamo  :  /ebbene  fia  tnforta  tra 
noi  non  [o  quale  discordia  ,  non  ci  dimenticammo  del  paterno  amore  . 
"Ma  perchè  non  poffiamo  lignificarti  f  animo  nojlro  colla  voce  per  li 
molti  impedimenti  del  no/ìro  mmijìero  e  della  noflra  Perfona  ,  perchè 
appaja  quanto  noi  apprendiamo  la  tua  Maejlà  ed  il  Regno  di  Fran» 
eia  ,  e  che  vogliamo  mamfefìo  ti  buon  affetto  che  verfo  te  Jerbtamo  ,  in 
Con/ijìoro  fegreto  abbiamo  eletto  col  con  figlio  dei  nofìri  fratelli  Cardi» 
fiali  della  Romana  Cbiefa  il  Venerabile  fratello  nojlro  Girolamo  delti» 
lolo  di  San  Martino  ne'  Manti  Prete  Cardinale  Veralli  per  dignità) 
dottrina  e  prudenza  illuflre  ,  ed  amiaflìmo  di  tua  Maejlà  ,  ed  ora  col» 
la  benedizione  di  Dio  e  no/ira  mandiamo  alla  tua  Co'te  con  titolo  di 
Legato  nofìro  e  della  xAppofloltca  Sede  .  Quefli  efponà  a  Tua  Maejlà 
li  noflri  penfieri  per  la  pubblica  pace ,  pei  decoro  e  riforma  della  Reli» 
gione  ,  pel  la  {lima  di  Te  ,  e  peli  a  tranquillità  di'  Italia  e  della  Crtjìia» 
na  Repubblica  .  Dunque  efortiamo  e  fupphcbiamo  nel  Signore  la  tua 
Serenità  ,  che  per  la  tua  pietà  e  de  tuoi  Maggiori  verfo  quella  Santa 
Sede  ricevalo  con  onorificenza  ,  e  che  lo  af colti  con  quelli  fi  lucia,  on» 
de  noi  udirefli  fé  perfonalmente  a  te  faveUa/Jimo.  Imperciò  promettia- 
mo in  parola  di  vero  Papa  di  ojfervare  fedelmente  quello  che  egli  in 
Tom.X.  O  o  «o- 


2po  Storta  de  Romani  Pontefici . 

^!^m^mmmm  nome  mflro  ton  te  verrà  operando ....  Data  in  Roma  nel  dì  primo  di 
SEC. XVI.  Ottobre  del  155 1.  e  del  noftro  Pontificato  IL  Sotto  lo  fteffo  gior- 
no con  altre  Lettere  efortò  la  Regina  Catterina  di  avvalorare 
pretto  il  Re  Conforte  li  configli  del  Legato  in  vigore  dell'  af- 
fetto che  dovea  renderla  benefica  ai  Romani  Pontefici  ;  de*  due 
de*  quali  era  degna  Nipote  .  Pervenne  il  Legato  a  Fontana- 
blou  ove  dimorava  il  Re  ,  nelli  13.  di  Dicembre  ;  e  poco  do- 
po con  folenne  pompa  fecondo  il  coftume  fu  ricevuto  in  Pari- 
gi dalli  Ordini  del  Regno.  Si  portarono  in  Senato  li  comanda- 
menti Pontificj,  e  fi  pubblicarono  colle  condizioni  praticate  nel 
pattato  coi  Cardinali  Gufier,  di  Prato,  Farnefe,  Sadoleti  ,  e  Ca- 
piferri ,  fé  diamo  fede  al  Tuano  ne'  lib.  3.  6*.  ed  8.  ;  e  fi  ag- 
giunfe,  che  il  Legato  perfonalmente  il  proprio  miniftero  efer- 
citi  in  Francia;  però  che  non  ordini  cofa  oppofta  ai  Decreti  , 
patti ,  diritti ,  privilegi  ,  e  prerogative  del  Re  ,  Chiefa  Galli- 
cana,  pubbliche  Scuole  ,  e  Regie  Coftituzioni  :  e  gli  fi  chie- 
dette  Scrittura  che  prometta  di  offervarle .  Della  pace  (labilità 
dal  Pontefice  col  Re  di  Francia  trattaremo  nell'  anno  fuf- 
feguente  a  cui  appartiene.  Riguardo  la  Legazione  inviata  a  Ce- 
fare  diciamo,  che  non  ebbe  effetto;  poiché  fu  desinata  fotto  ti- 
tolo di  oneftà  non  di  neceflìtà.  E  perchè  la  mandata  in  Fran- 
cia non  intorbidi  1*  animo  di  Cefare  ,  il  Pontefice  inviogli  il 
Camajani ,  e  gli  efpofe  le  facoltà  comunicate  al  Legato  Veralli, 
e  che  ei  era  fermo  nel  penfiero  di  profeguire  la  guerra  le  non 
fìa  accolto  con  benignità  il  Legato,  ed  efortava  effo  Cefare  ad 
Crea  Car    attenere  con  vigore  l'impegno. 

binali.  XXII.     Intanto  era  non  poco  veflato    dalle  dimande    di  Ce- 

fare il  quale  col  mezzo  di  Giovanni  Manriquez  fuo  Ambafcia- 
tore  voleva  per  opporre  eguali  forze  ai  Cardinali  Francefi  la 
promozione  di  otto  de'  fuoi  ,  quattro  de'  quali  faranno  nomi- 
nati dal  Papa  ,  e  quattro  rimedi  ad  etto.  ,  che  arebbe  no- 
minato fecondo  le  condizioni  dei  tempi  .  Negò  il  Papa  di 
compiacerlo  ;  promifegli  però  di  conferire  la  Porpora  a  due 
oltre  li  nominati  ;  poiché  ciò  farebbe  acerbo  ai  Cardinali  , 
né  potrebbe  ottenerne  l*  aflenfo  .  Avea  neceflìtà  di  gratifica- 
re altri  Principi  ;  ed  era  giufto  ,  che  promova  alcuni  be- 
nemeriti della  Romana  Curia.  Anco  il  Re  Ferdinando  vo- 
lea  efaltato  Giorgio  Martinufi  Arcivefcovo  di  Strigonia  < 
che  non  attefo  il  dì  della  comune  promozione  ottenne  la  Por- 
pora. Quelli  eflendo  iupremo  mìnifìro    del  Re  Giovanni    e  di- 

fen» 


Storta  de  Romani  Pontefici  .  29 1 

fenfore  del  Figliuolo  pupillo  e  della  Regina  Vedova  avea  prima  --  XVI" 
ftretto  amicizia  col  Turco*  ma  poi  diede  ai  Re  Ferdinando  il 
pacifico  pofleffo  dell'Ungheria  e  Dacia  a  corto  di  alcune  con- 
dizioni .  Se  non  che  eflb  Ferdinando  poco  dopo  il  fece  infidio- 
famente  ammazzare ,  perchè  volea  ufurpare  coli'  ajuto'  de'Turchi 
il  dominio  di  ella  Dacia  ,  ed  era  direttore  della  fcelleratezza 
Giambattifta  Gaftaldi  Marchefe  di  Cattano .  Dunque  nelli  20. 
di  Novembre  Giulio  creò  dodici  Preti  Cardinali  ed  un  Dia- 
cono •  cioè  Criftoforo  del  Monte  fuo  confanguineo  ,  ed  il  con- 
decorò col  nome  di  fua  Famiglia  Patriarca  d'  Aleffandria  :  Ful- 
vio Corneo  di  Perugia  figliuolo  della  Sorella  di  etto  Papa  Ve- 
fcovo  di  Perugia:  Gianmichele  Saraceni  Napolitano  Arcivefco- 
vo  di  Cirenza  e  di  Matera:  Giovanni  Ricci  di  Monte  Pulcia- 
no  Arcivefcovo  Siponrino  :  Jacopo  dal  Pozzo  di  Ni^za  Udito- 
te  della  Romana  Rota  Arcivefcovo  di  Bari  :  Aleflandro  Cam- 
peggi Bolognefe  Vefcovo  di  Bologna  :  Gianandrea  Mercuri  Si- 
ciliano Arcivefcovo  di  Medina  :  Pietro  Bertani  Modenefe  Ve- 
fcovo di  Fano  dell'Ordine  de'  Predicatori  :  Fabio  Mignanelli 
Senefe  Vefcovo  di  Groffeto  :  Giovanni  Poggi  Bolognefe  Vefco- 
vo Tropienfe  Nunzio  pretto  Ce  fa  re  :  Giambattifta  Cigala  Geno- 
vele  Vefcovo  d'Albenga:  Girolamo  Dandini  di  Cefena  Vefco- 
vo d'Imola:  Luigi  Cornaro  Veneto  Arcivefcovo  di  Zara  della 
Religione  Gerofolimitana .  Errano  quelli  che  accennano  prò- 
motto  Sebaftiano  Pighini  uno  de'  Prefidenti  del  Concilio  di 
Trento;  quefti  riferbatc  in  petto  fu  pubblicato  nelli  30.  di  M  >g- 
gio  del  futteguente  1511.  •  ciò  raccogliamo  dalli  antichi  Mo- 
numenti e  dalli  Atti  Confittoriali  riprovanti  l'abbaglio  del  Ge- 
fuita  Oldoini  che  aflegna  la  promozione  al  Venerdì  ai.  di  Dicem- 
bre del  155 1.  Dconoquefti  :  ,,  Nel  Venerdì  20.  di  Novembre 
»>  del  1551.  in  Roma  fi  convocò  Confiftoro,  in  cui  Sua  Santità 
,,  col  configlio  ed  affenfo  dei  Reverendiflimi  Signori  creò  ed 
„  aflunle  in  Preti  Cardinali  della  Romana  Chiela  ,  e  Diacono 
„  Cardinale  gì'  infraferitti  cioè  ,,  ....  Erra  ancora  eflb 
OSdoini  riducente  la  pubblicazione  del  Pighini  al  Lunedì  20. 
di  Maggio:  „  In  Roma  nel  Lunedì  30.  di  Maggio  del  1551. 
„  avendo  Sua  Santità  coli' affenfo  e  configlio  de'  Reverendiflì- 
„  mi  creato  in  Prete  Cardinale  della  Romana  Chiefa  Sebaftia- 
>»  n°  Pighini  Vefcovo  Sipontino  allora  attente  ,  e  per  non  fo 
„  quali  cagioni  occultonne  la  pubblicazione  ,  pronunciò  effere 
„  elfo  Arcivefcovo    Prete  Cardinale    della    Romana  Chiefa  „  . 

O  o     a  Of. 


292  Storia  de  Romani  Pontefici; 

Oflerviamò  ancora  per  verità  della  Storia  ,  che  Giulio  non  fo- 
Sec.aV  lo  creò  Cardinale  l'anzidetto  Giorgio  Martinufi  ,  ma  ancoragli 
concedette  facoltà  di  veftire  di  color  violaceo  e  roffo  febbene 
era  Regolare,  purché  faccia  ufo  delle  infegne  del  fuo  Ordine  ,  fé 
crediamo  alli  Atti  Confiftoriali  :  „  Nel  dì  16.  di  Ottobre  del 
,,  1 5 5 1.  fu  Confiftoro  ,  in  cui  fi  decretò  ,  che  un  Cameriere 
„  di  Sua  Santità  rechi  il  Biretto  e  Capello  roflb  al  Reveren- 
y  .,  didimo  Signor  Giorgio  Cardinale  creato  novamente    con  pri- 

,,   vilegio  fé  gli  parerà    opportuno    di  far  ufo    delle  veftimenta 
,,  roffe  e  violacee  alla   maniera   che  fanno  li  altri    che    prima- 
,,  mente  della  affunzione  erano  Preti  o  Cherici  Secolari  ,  pur- 
,,  che   nafcoftamente   porti   l'abito   Regolare  „.... 
Confìglia  li       XXIII.     Intanto    il   Principe   Maurizio  ftipulò  alianza  in   fuo 
Elettori  Ec- nome  e  dei   Principi   di   Brandeburgo  e  di  Alììa  col  Re  di  Fran- 
clefiathci  di  cja  contro  Cefare  per  la   libertà  di  Germania;  l'autore  di  quello 
d°T^ntore^u  il  Conte  di   Bologna  Città  della  Picardia  ;  ad  efla  poi  aderiro- 
no altri  Principi  ,  Città  ,  ed  Ordini ,  e  fi  riputò  ribelle    e  tra- 
ditore della   Patria  chi  impedirebbe  la  guerra  o  recarebbe  ajuto 
ad  eflb  Cefare  .  Li   Predicatori  Luterani  fufcitarono  il  Principe 
Maurizio  per  dilatare  la  propria  Setta  ,  ed  i   Soldati  armati    di 
falfo  zelo  nella  Turìngia  cagionarono  graviffimo  danno  ai  Car- 
tolici .  Lo  ftrepito  della  perfecuzione  giunfe  a  Trento  ,  e  fi  di- 
cea ,  che  li  abitatori  dell'Impero  erano  forzati  a  militare.  Per 
il  che  li   Arcivefcovi  di  Colonia  ,  Treviri ,  e  Magonza   Eletto- 
ri efsendo  efpofti  a  certo  pericolo  li  proprj  Stati  chiederono  al 
Legato  Appoftolico  facoltà  di   partire.  L'Imperatore    che  fom- 
mamente  desiderava  il  profegui  mento  del  Concilio    per  afserzio- 
ne  dello   Sleidano  nel  lib.i^.,  con   Lettera   li   efortò  di   non  pre- 
dare fede  allo  fparfo  rumore:   che  la  ribellione  era  foftenuta  da 
pochi  ;  e  che  le  Città  e   Principe  Maurizio  Condottiero  dei  Fa- 
zionarj   aveano  deteinato   il   Minifìro  per  intervenire  al  Concilio. 
Già  efli  Arcivefcovi   aveano  efpoflo  al   Pontefice   la  faccenda  ed 
i   timori  ,  pe'  quali   meditavano  di   partire  .   Ma  quefti   li   efortò 
di  perfeverare  in  Trento  ,    poiché    alla  loro  partenza    potrebbe 
fepararfi  il  Concilio  ,    e    difse  ,    che    cefseranno    li  tumulti    di 
guerra  ;  ciò  appare  dalle  Lettere  date  in  Roma  nel  giorno  24.  dì 
Dicembre  dell' anno  155 1.  Quello    di   Colonia    volea  attendere    al 
Concilio  non  curando  li  tumulti  di  guerra  ,    ed    il  di  lui  zelo 
fu    encomiato    da  Giulio    con    Lettera    del    medefimo    giorno. 
Crebbero  poi  tanto  effì  tumulti  e  pericoli,  che  tutti  li  Arcivefcovi 
;  Elei. 


'Storia  de  Romani  Pontefici:  29$ 

Elettori  partirono  da  Trento  ,  ed  il  Concilio  fi  difciolfe  per 
cagione  attribuita  all'  Imperatore  ,  al  Re  di  Francia  ,  ed  Sec.XVI. 
ai  Principi  Proteftanti  per  aflerzione  del  Tuano  nel  lib.  8. 
Quefti  dà  a  noi  opportunità  di  efporre  la  caufa  che  morte  il 
Turco  contro  li  Cnftiani .  Cefare  ed  i  di  lui  Aderenti  la  rifondo- 
no nel  Re  di  Francia;  ma  li  veri  fautori  ne  furono  il  Re  Fer- 
dinando che  occupò  alcuni  Luoghi  della  Ungheria  appartenenti  ad 
effo  Turco  ,  e  l'Imperatore  colla  efpugnazione  cliAfrodifio.  Col 
pretefto  di  ciò  per  cui  Solimano  riputavafi  offefo,  con  entrambi 
fi  lagnò,  e  ditte  che  vendicarà  colle  armi  l'affronto  ricevuto. 
Dunque  onninamente  Enrico  ed  i  di  lui  Miniftri  non  occafìo- 
narono  la  guerra  :  piuttofto  tentarono  di  ritirare  effo  Solimano 
dall'impegno.  Ciò  fi  comprova  colla  teftimonÌ2nza  de  Ili  Belca- 
ri  nel  lib.  25.  Belleforefti  nel  lib.  o.  cap.  17.  e  Bofio  nella  par. 
3.  cap.  15.  e  16.  della  Storia  Gerofolimitana  ,  e  fi  deludono  li 
ftrepiti  di  Papa  Giulio  e  le  calunnie  di  Celare  ,  che  vorrebbo- 
no  autore  della  guerra  effo  Re  Criftianiflìmo .  E*  ben  vero  pe- 
rò, che  dopo  due  anni  il  Turco  per  configlio  di  quefto  colla  ar- 
mata navale  infefìò  li  mari  d'Italia  e  di  Sicilia  ,  e  delufo  dal 
Principe  Maurizio  fagrificò  il  vantaggio  della  Religione  alle 
proprie   private   pafTioni.  ,, 

XXIV.      Il   perchè   follecito  di  vendicarli  del  Papa  e  dell'Ira-  D       a°n,7 
v  r      re     i-    r*    •         •    ^        i-.        r.         r  •  ■•  Proteltanti 

peratore  opero  pretto  li  Svizzeri  Cattolici   e  Sagramentarj  ,  e  li  aj  j>inoci0 

Grigioni   di   non  deputare   Ambafciatori  al  Concilio  di  Trento,  e   ioro  fo 
al  quale  erano  invitati  dal  Papa,  e  li   efortò  di  richiamare  li  partiti  mande . 
per  effo  Trento,  poiché  temea  ,  che  li  Svizzeri  dimoranti  colà  areb- 
bono    difelo    1'  Imperatore  .     Per    quefto  negozio    turpemente    lì 
prevalfe  di    Pietro    Paolo   Vergeri    una    volta   Vefcovo  Giuftino- 
politano  ,  che   aportata    della    Religione    vivea    tra    li    Grigioni 
per  detto   del   Tuano  nel  lib.  8.  Se  non  che   l'Elettore  di  Bran- 
deburgo,  il   Duca  di  Wirtemberg ,  ed  alcune  Città  dell'Impero 
per  fare  cofa  grata  a   Cefare   mandarono    a  Trento  Ambafciato- 
ri ;  uno  de'  quali  deputato  dalla  Città  di  Argentina  fu  lo  Sto- 
rico Sleidano,  il  quale  delcrivendo  la  negoziazione  propria  e  quel- 
la delli   altri   Proteftanti  dice,  che  non  comunicaronla  ai  Lega- 
ti   Pontificj     per  non  avvalorare    per  quanto    penfavano    la  loro 
autorità  .   Da  che   fi  raccoglie  ,  che  eglino  levarono    la  opportu- 
nità di   unione  ,    e    promofTero    le  difeordie  .     Poco  dopo    per- 
vennero ancora  quelli  dell'Elettore  di   Seffonia  ,  e  comunicaro- 
no 


2P4  Storia  de  Romani  Pontefici . 

B — ■  no  alli  Cefarei   le  iftruzioni   fidili  a  quelle  delli  altri  .    Dunque 

5ec. XVI.  ^  Oratori  Proteftanti  furono  introdotti  nelle  abitazioni  del 
Legato  Appoftolico  efTendovi  convocata  Congregazione  (otto  il 
dì  2.4.  di  Gennajo  precedente  la  Seflìone  ,  perchè  ad  effo  Le- 
gato e  Padri  efpongano  le  irruzioni .  Primamente  quelli  dell' 
Elettore  di  Brandeburgo,  Duca  di  Wirtemberg  ,  e  Città  deli' 
Impero  congegnarono  al  Maffarelli  la  forma  della  Confeflione  , 
e  vollero,  che  nelle  controverfie  di  Religione  fiano  deftinati 
Giudici  indifferenti*  poiché  il  Papa  ed  i  Vefcovi  foggetti  al 
Concilio  non  poflbno  foftenerne  le  parti .  Furono  licenziati  dal- 
la Adunanza  ,  e  loro  fignificofli ,  che  li  Padri  confuteranno  1' 
addotta  propofizione ,  ed  in  tempo  opportuno  efporranno  il  ri- 
fiatato. Nello  fteflb  giorno  fi  afcoltarono  li  Oratori  dell'Elet- 
tore di  Saflbnia  ,  li  quali  produfsero  al  Legato  ed  ai  Padri  le 
proprie  dimande  ridotte  a  quattro  Capi  per  detto  del  Malfarei- 
li.  Primo,  l'Elettore  fpedirà  al  Concilio  Teologi  ,  e  lo  fteflb 
faranno  li  altri  Principi  Proteftanti  :  e  per  ciò  efigea  la  fe- 
de pubblica  uniforme  a  quella  del  Sinodo  di  Bafilea .  2.  Il 
Concilio  fofpenderà  la  decifione  delli  articoli  fino  all'arrivo  di 
«(lì  Teologi  ,  che  in  breve  tempo  perverrebbero  in  Trento  .  3. 
Quefti  giunti  fi  annulleranno  li  formati  e  pubblicati  Decreti 
contrarj  alla  Confeflione  d'  Augufta  .  4.  Non  fi  permetterà  al 
Papa  la  Prefidenza  del  Concilio,  a  cui  egli  fteffo  è  foggetto  , 
e  difpenferà  li  Vefcovi  dal  giuramento;  talché  liberi  diano  il 
voto  rapporto  le  controverfie  di  Fede  .  A  tutto  quefto  ripi- 
gliò il  Legato  con  comune  officio  ed  indifferente  fenti mento  : 
indi  licenziatili  fi  rifolvette  di  concedere  ad  efli  ciò  che  per- 
mette il  negozio  inalterabile  della  Cattolica  Religione.  Intan- 
to fi  dilazionava  la  Seflìone  in  cui  doveanfi  pubblicare  li  De- 
creti del  Sagrificio  della  Metta  e  del  Sagramento  dell'  Ordine 
formati  nelle  Congregazioni  dai  Padri  e  dai  Teologi .  Si  ordinò, 
che  intanto  efli  Padri  e  Teologi  efaminino  le  cofe  appartenen- 
ti al  Sagramento  del  Matrimonio  ,  perchè  fi  riduca  a  fine  il 
Concilio.  Si  preferiflero  nuove  Scritture  di  pubblica  fede  che 
darebbonfi  ai  Proteftanti  facilitandone  la  partenza  ,  e  fi  forma- 
rono ad  imitazione  di  quelle  del  Sinodo  di  Bafilea*  Alcuni 
Padri  parlarono  del  luogo  che  farebbe  loro  aflegnato  nelle  Con- 
gregazioni ,  e  della  maniera  che  terrebbe!!  nel  conferire  coi  lo- 
ro Teologi  ,  e  fé  con  parole  onorifiche  eglino  ed  i  loro  Prin- 
cipi doveano  ofleguiarfi  ;  e  febbene  tutti  diflero  di  trattarli  con 

mi- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  2pj 

mitezza,  nullameno  quelli  proiettarono  contro  lo  ftabilito,  e  la  T-      

conteftazione  fi   regiftrò  nelli   Atti  del  Concilio.  Sec  XVI. 

XXV.  Nelli  15.  di  Gennajo  fi  tenne  la  Seflìone  Quintode-  Seflione 
cima  e  quinta  lotto  il  Pontificato  di  Giulio  III.  ;  aflìftettero  XV. 
ad  efia  il  Legato  Appoftolico  ,  li  Vefcovi  Prefidenti ,  lì  Pa- 
dri alla  antecedente  pervenuti  ,  ed  altri  nove  giunti  iti  Trento. 
II  Vefcovo  di  Catania  celebrò;  predicò  quello  di  Majorica  :  fi 
lefTe  quindi  il  Decreto  ,  col  quale  li  Padri  in  grazia  di  quei 
che  fi  denominano  Protettami  differivano  la  Seflìone ,  nella  qua- 
le fi  pubblicheranno  li  articoli  ,  alti  io.  di  Marzo  dedicato  al- 
la rimembranza  del  Patriarca  San  Giufeppe;  e  fperavano  di  do- 
nare coli'  intervento  di  quelli  la  pace  alla  Chiefa  .  Concede- 
vano loro  ampio  Salvo-condotto  e  dittero  ,  che  farebbono 
definiti  li  Articoli  del  Matrimonio  oltre  quelli  del  Sagrificio 
d.lla  Merla  e  del  Sagramento  dell'Ordine;  e  che  fi  opererà  pel- 
la  Riforma.  Quindi  fipregò,che  non  fi  ritardi  il  Concilio  perle 
aherc.izioni  che  inlorgeranno  ,  e  che  non  fi  pregiudichino  li  diritti  di 
quello  per  qualfivoglia  cofa  che  accada.  Ma  li  Protettami  non 
contenti  del  Salvo-tcndotto  ,  ed  offefi  che  prima  della  venu- 
ta dei  loro  Teologi  nelle  Congregazioni  fi  trattino  li  dub- 
b;  del  Sagramento  del  Matrimonio,  e  che  fi  erano  formati  De» 
creti  pella  futura  Seflione ,  produfTero  nuove  indolenze  riferite 
dallo  Sleidano  nel  //£.  23.  in  tal  modo:  Appoggiati  alla  fpe- 
rienza  conolciamo ,  che  la  caufa  dei  Protettanti  foventemente  (ì 
„  tratta  con  animo  dubbio;  imperciò  la  prima  dimanda  dell'E» 
„  lettore  di  SafTonia  fu  tale:  Riputando  egli  non  affatto  certa 
„  la  ficurezza  data  con  pubblica  fede  ,  e  perchè  i!  Sinodo  di 
„  Cottanza  avea  decretato, che  quella  non  è  dovuta  a  chi  apo» 
„  fìatò  dalla  Religione,  ne  cercò  altra  limile  alla  conceduta  ai 
„  Boemi  da  quello  di  Bafilea  „  .  Quetta  però  è  nera  calun- 
nia dalli  Eretici  a  noi  apporta.  Tale  Decreto  non  mai  formò  it 
Concilio  di  Cottanza ,  e  con  quello  abbiamo  comprovato  feri- 
Vendo  di  Papa  Giovanni  XXII.  ,  che  non  mai  fi  preferi  fle  la 
violazione  della  fede  data  alli  Eretici.  Imperciocché  due  cofe 
riordinarono  in  Cottanza:  Primo,  la  Podefìà  Secolare  non  im« 
pedifea  alla  Ecclefiattica  di  operare  ciò  che  le  conviene  *  ed  il 
Principe  Laico  che  dà  alli  Eretici  il  Salvo-condotto,  non  dero- 
ga  all' Ecclefiaftico  Giudice  di  operare  legittimamente  il  pro- 
prio miniftero.  Secondo,  il  Principe  che  promile  ficurezza  ali* 
Eretico ,  quando  ioddisfa  al  proprio  obbligo ,  non  è  tenuto   ad 

ai» 


t$6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

'§mmmmyTrf  altro.  Con  quefto  non  intefe  il  Concilio  di  violare  la  fede. 
Per  il  che  la  dimanda  dell'Oratore  Saffone  era  diretta  da  me- 
ra calunnia  ,  volendo  dire  che  li  Concilj  prefcrivono  di  non  at- 
tenere la  fede  data  alli  Eretici.  Rapporto  il  Salvo  condotto  che 
non  piaceva  alli  Protettami  ,  diciamo  ,  che  fu  formato  quafì 
colle  voci  ftefle  onde  il  Concilio  di  Bafilea  il  proprio  formò  .  Da 
quefto  apprendiamo,  che  li  Eretici  attenti  Tempre  furono  per  diftrug- 
gere  il  Concilio  con  cavilli  e  calunnie  :  nullameno  il  Papa  che 
volea  alla  improbità  loro  piuttoftocchè  al  rigore  afcritto  1'  efito 
infelice  della  concordia,  comandò  ai  Prefidenti,  che  con  infigne 
carità  ne  foffrano  le  infolenze  ,  e  che  fi  accomodino  alle  loro 
dimande  quando  da  quefte  non  provenga  danno  alla  Religione. 
Ma  poi  certificato  delle  impudentiffime  petizioni  con  nuovo  pre. 
cetto  impofe  al  Legato  di  riprovarle  ;  e  gli  fpedì  con  iftruzio. 
ni  il  Vefcovo  di  Monte  Fiafcone.  Dunque  il  Legato  dovea  lo- 
ro dire  ,,  che  ridotta  in  deliberazione  la  richieda  dell'  Orato- 
„  re  del  Duca  di  Wirtemberg  ,  e  quella  dei  Duca  di  Saf- 
„  fonia  fi  giudicò  non  folo  utile  ed  onefto  ma  neceffario 
„  ancora  il  rifpondere,  perchè  non  fi  dolgano  di  efTere  fprezza- 
,,  ti,  e  traggano  occafione  d'inimicizia  ,  ovvero  credano,  che 
fiano  approvati  ,  e  fi  ofTervi  filenzio  per  imperizia  o  timore; 
ed  in  tal  modo  le  prave  opinioni  fi  avvalorino  con  danno 
del  popolo  ;  e  perchè  quefto  lappia  la  ragione,  onde  il  Con- 
„  cilio  procedette  contro  parole  tanto  imprudenti,  e  conofca, 
„  che  è  fiato  coftretto  a  rifpondere  quando  dirle  :  *AJcoltò  tutte 
,,  le  cofe  e  con  deliberazione  provvedeva  .  E  non  effendofi  rilpofto  ver- 
,,  rebbe  eflb  Concilio  condannato  di  connivenza.  Intanto  hb- 
,,  bene  il  Papa  prefcrifTe  di  rifpondere  ,  volle  però ,  che  non 
ogni  parola  loro  fia  convinta  per  la  ragione  ricordata  al  Le- 
gato ;  il  Giudice  non  rifponde  alla  parte  per  non  dare  occafione  a 
più  grave  litigio  .  Dunque  fi  deve  rifpondere  rapporto  quello 
che  appartiene  alla  giurifdizione  del  Concilio  ,  poiché  deffo 
è  Giudice  retto  nella  Fede  ;  il  che  è  approvato  dalla  ragio- 
ne ed  ufo  della  Chiefa .  In  quefto  li  Cattolici  convengono  , 
e  li  Proteftanti  fttfft  non  potranno  opporfi  .  Per  tanto  la  giu- 
rifdizione ed  autorità  farà  illuftrara  e  confermata  ,  e  la  ri- 
fpofta  moderata  in  modo  ,  che  nel  dire  il  vero  fi  moftri  la 
„  paterna  carità ,  ed  il  defiderio  che  fi  ha  della  loro  riconci- 
liazione*; perciò  non  fi  devono  correggere  con  contumelia  , 
né  dare  loro  occafione    di  protervia.    E    perchè    il  Legato  , 

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Storia  de  Romani  Pontefici*  29 J 

Prefic)eMÌ  ,  e   Padri   illuftri    per  dottrina  ianno  opportunamen- 


te ciò  che  debba  rifponderlì,  è  baftevole,  che  fappiano  l'ani-  S£C'XVI, 
mo  ed  intenzione  del  Papa  ,  e  la  formula  della  nfpotta  ;  del 
retto  aggiungano  ad  effa  e  da  effa  levano  ciò  che  lata  con- 
veniente ed  addartato  alla  circofìanza  dei  tempi  s,  ....  Or- 
dinò ancora  al  Vefcovo  Achille  di  vificare  I'  Imperate, re  ,  ed 
elporgli  le  propofizioni  fatte  al- Concilio  dalli  Oratori  Prote- 
ttami ,  e  la  neceffuà  d'  impugnarne  la  impudenza  ed  arditez- 
za •  e  che  lebbene  loro  doveafi  nlpondere  con  modo  impenofo, 
nullameno  il  Papa  prelcrifie  al  Legato  ,  Prendenti  ,  e  Padri  di 
trattare  leco  loro  con  mitezza  :  e  dovea  elibirgli  la  fteffa  ri- 
fpotla  ,  perchè  conolca  la  volontà  efficace  che  fi  ha  della  Llute 
della  Germania,  ed  il  Papa  lperava,  che  Celare  favorirà  la  buo- 
na lua  intenzione  .  Hi  reftituì  in  Trento  il  Concilio  con  luo 
dispendio  ,  e  con  fatica  de'Padri,e  però  ebbe  dolore  pel  male  che 
dall'animo  iniquo  dei  Luterani  proverrà  alla  Chi^fa  ;  quelli  in 
vece  di  dare  legno  di  (incera  convezione  indurano  nelle  prave 
opinioni,  e  rompono  il  commercio  lalutevole  col  Concilio  chie- 
dendo tante  ingiuite  ed  orribili  cofe  ,  ovvero  tentano  di  diru- 
parlo o  almeno   fedurlo  . 

XXVI.      Mentre  il    Papa  trattava  di   pace  col   Re  di  Francia,  Patti    flabi- 
Ctlare   lebbene  età  intricato  nella  guerra  di  Germania  ,  e   perciò  liti   dal  Pa« 
irr.potente    di   auendere  ad  altre  militari   fpedizoni  ,  lo  efortava  Pa  col  Redi 
di   non   ridurla  ad   effetto.  Giambattifta  del   Monte    che   per  ar.  trancia, 
dor  giovanile   la  guerra   più    che    la   pace  amava  ,  configliava  il 
Z.o    di     non   ftipuiare    né  iolcrivere    le    condizioni     patteggiate. 
Ivla   la    morte    di   quefto   fucceduta    in    certo  combattimento    in- 
durle  il    Pa^a  a  folpendere   le   armi   ed   a  ritirare  da    Parma  e  da 
Mirandola   le   truppe.  Egli   era   mefto    per   la   gente   perita     nella 
guerra  di   effa  Parma,  ed   affai   più   pel   pericolo  che  fovraftava  al 
luo   dominio  ed  alla   Italia   peli' elercito  Turco;   e   cimorolo   nel 
(oftentre   tenacemente   il   proprio  decoro  di   divenire  reo   di    gra- 
ve colpa   prefTo  Dio   e  li  Uomini  antepofe    al   privato  vantaggio 
le  felicità  della  Chiefa  .    Per  tanto   abbracciò  il   configlio  di   pa- 
ce,  per  cui   il    Re  di    Francia   deputò    il   Cardinale    de    Tournon 
fupremo    Governatore     de'   luoi     Paefì     Italiani  .     Dunque    quefti 
giunto  a    Koma   pregò  il    Pontefice  di   concedere     al    Duca   Otta- 
vio  il   dominio  di   Parma;   nel   rimanente  gli   efibì   generoGr  con- 
dizioni .  Giulio  con  animo    pacifico  lo   udì  t  e  perchè    conolcea 
che  lenza  quefto  lvanifce  la  pace,  morirò    di  voler  compiacere 
Totn.X.  P  p  il 


Sec.  XVI. 


zp8  Storia  de   "Romani  Pontefici, 

il  Re.  Si  convenne  quindi  per  la  Colpendone  delle  oftilità  ,  e 
poi  fu  ftabilito  ,  che  effo  Poncefice  farà  il  paciere  tra  V  Impe- 
ratore ed  il  Re  Crifti ani  {fimo;  pef  due  anni  cenerebbero  le  otti- 
lità  ;  Parma  darebbefi  al  Duca  Ottavio,  il  quale  dopo  due  an- 
ni ftipularebbe  perpetua  concordia  colla  Chiefa  fciolco  da  ogni  ob- 
bligazione contratta  col  Re  di  Francia;  il  Papa  intarlo  colle  ar- 
mi e  colle  truppe  non  darà  aj.uto  a  veruno  dei  due  Principi  ; 
T  Imperatore  dopo  ledici  giorni  fé  vuole  aderirà  al  trattato  dì 
pace.  Quefti  ebbene  fpiacere;  vi  aderì  nullamcno  pei  configli  di 
Colmo  Duca  di  Firenze.  Dovea  effere  relìituico  ai  due  Fratel- 
li Cardinali  Farnefi  il  Principato  di  Caftro  ;  il  Re  dì  Fran- 
cia da  codefto  Principato  non  tenterà  contro  li  dominj  della 
Chiefa  e  di  Cefare  ,  né  contro  Siena:  e  preftarà  ofiequio  al 
Papa  ordinandone  l'adempimento  dei  Diplomi  nel  Regno  ;  il 
Papa  rivocherà  leCenlure  ed  Atti  Giudiziari  fatti  in  danno  di 
Ottavio  e  di  lui  Aleati  per  due  anni .  Quefte  condizioni  furo- 
no approvate  dal  Pontefice  in  tal  modo:  Io  Gtulio  Vedovo  della 
Cattolica  Cbtefa  prometto  ed"  afferifeo  quanto  fi  è  detto  di  /opra  :  ed 
il  Cardinale  deTournon  in  nome  del  Re  le  fofcrifTe.*  Io  Francejco 
da  Tournon  Cardinale  Vedovo  di  Sabina  in  nome  del  Re  di  Francia 
prometto ,  giuro,  ed  affermo.  Ciò  accadette  circa  il  fine  di  Aprile 
del  1552.  e  nel  Maggio  fi  confermò  la  fofpenfione  di  armi  tra 
l'Imperatore,  il  Duca  Ottavio,  e  Re  di  Francia. 
Sofnende  XXVII.  Eflb  Imperatore  dopo  le  dimande  dei  Proiettanti 
il  Concilio  mandò  Metto  al  Pontefice  pregandolo  di  fofpendere  per  alcuni 
Seflione  giorni  il  Concilio  dando  opportunità  a  quelli  di  portarfi  a 
Trento;  e  comandò  ai  fuoi  di  non  procedere  nell'affare  del 
Concilio  e  di  fare  ufo  delle  protette,  le  li  Vefcovi  vi  ripugna- 
no. Il  Pontefice  ed  i  Padri  convennero  nello  tteflb  lenimen- 
to, e  differirono  la  Seflfione  intimata  pelli  io.  di  Marzo.  Con- 
vocoffi  in  quello  Generale  Congregazione  ,  in  cui  furono  ao 
colti  li  Ambafciatori  del  Re  di  Portogallo  poco  prima  perve- 
nuti in  Trento,  e  con  voto  unanime  de'Hadri  differirli  la  Sellìone 
alle  Calende  di  Maggio:  a  che  molto  giovò  la  partenza  dell'Ar. 
civefeovo  di  Treveri  fucceduta  nelli  Ip.  di  Febbrajo  per  li  tumul- 
ti di  guerra  .  Del  retto  quefti  partì  con  pretefto  di  poca  latti- 
le •  nel  che  venne  imitato  dalli  altri  due  Arci  vefcovi  nelli  21, 
di  Marzo,  li  quali  dittero  di  dover  attendere  alla  difefa  dei  proprj 
Stati,  e  promifero  di  ritornare  fvanito  ogni  timore.  Erano  li 
Padri  fpavencati  dalla  guerra  moffa  dal  Principe  Maurizio   con- 

tro 


Storta  de  Romani  Pontefici.  299 

tro  l'Imperatore  ,  dalla  occupazione  di  Augutta,  e  dall'avvicinamen-  2 


to  delle  truppe  Protettami  ad  Infpruck  .  Torto  molti  partirono,  ^EC'XVJ» 
febbene  li  Ambafciatori  Cefarei  poteano  trattenerli  .  Il  Papa 
certificato  di  ciò  a  cui  ancora  il  Cardinale  di  Trento  lignificò  di 
non  poter  difendere  la  propria  Città  dall' empito  dei  Proiettan- 
ti ,  col  configlio  del  Legato  Appottolico  e  dei  Padri  mandò  co- 
là il  Diploma  concedente  loro  facoltà  di  fofpendere  il  Concilio 
quando  il  voglia  la  neceflità  .  Li  Arti  dicono  :  „  Stando  in 
,,  tal  modo  i'  affare  del  Concilio  cotidianamente  crefceva  il 
„  pericolo  della  guerra  •  poiché  Maurizio  Duca  Elettore  di 
,,  SafTonia  foftenuto  da  altri  prefe  le  armi  contro  Cefare  y  ed 
,,  occupata  Augutta  avvicinavafi  ad  Infpruck,  ove  quetti  dimora- 
,,  va  con  poca  genre .  Li  Padri  tanto  fi  fpaventarono,  che  mol- 
,,  ti  partirono  da  Trento  fenza  nemmeno  chiederne  la  permif- 
,,  fione ,  e  poco  mancò  che  non  fi  fciolga  il  Concilio.  Quefto 
,,  pervenuto  alla  notizia  del  Papa  fi  addattò  alle  condizioni 
,,  ad   tempi   ed   il  folpendette  col    Breve  del  giorno    15.    di    A- 

,,   pi  ile    del    1552 „    Quetta    fofpenfione    è     accennata 

dalli  Atti  ConUtcriali  in  tèi  modo.  ,,  Nel  Venerdì  Santo  15. 
,,  di  Aprile  del  1552.  in  Roma  prima  della  celebrazione  dei 
1,  divini  Offi:j  fu  convocata  Congregazione  dei  Reverendiffìmi 
,,  Cardinali ,  in  cui  il  Sant'Aimo  Signore  nottro  col  configlio 
,,   e  confenfo  di  qutfti   folpendette   il   Concilio  di  Trento  che  fi 

,,   ripiglici  à  a   beneplacito  di   Sua   Santità ,,   All'oppo- 

fìo  li  Celariani  che  ne  abborrivano  l' interrompimento,  ttrepita- 
rono  fecondo  il  cottume  loro  •  e  però  li  Pref.denti  non  dava- 
no di  efeguire  fubiramente  li  precetti  ricevuti;  ed  ammonirono 
il  Papa,  che  riulcirebbe  moietta  ai  Padri  la  fofpenfione  intimata 
fenza  la  volontà  lc»ro  i  bramavano  ,  che  non  lia  pubblicato  il 
D.ploma,  e  che  ordini  loro  di  configliarfi  a  decretare  la  fofpen- 
fione.  Ma  il  Papa  loro  prelcrifiene  il  pronto  efeguimento.  Ciò 
raccog^amo  dalle  Pillole  del  Camajani  date  nelle  Calende  di  Mag- 
gio al  Matterelli  :  cioè  che  ei  poco  curavane  le  minacele.  Ma 
quette  niente  operarono,  poiché  prima  del  loro  arrivo  il  nego- 
zio fi  adempì  .  Imperciocché  conofeiuto  imminente  il  pericolo 
ed  inevitabile  la  fuga  ,  nelli  24.  di  Aprile  convocata  Generale 
Congregazione  nella  Chiefa  Cattedrale  con  fentimento  comune  li 
Padri  favorirono  la  fofpenfione  ;  e  nel  dì  28.  fi  celebrò  la 
Sefiìone  intimata  pelle  Calende  di  Maggio  .  A  quetta  prefiedet- 
tero  1'  Arcivefcovo  Sipontino  ed  il   Vefcovo  di  Verona    effendo 

P  p     2  gra- 


300  Sto/ta  de  Romani  Pontefici, 

^ — v\Fi   Sravemente  'nferm0  il  Cardinale  Crefcenzi  Legato  Appoftolico  ° 
5ec.AVI.  ^   Vefcovo  di   Ceneda   celebrò    e  fenza    Predica    fi  promulgò    il 
Decreto  della  fofpenfione  del   Concilio  :    in  cui   vigore    li    Padri 
.che  vedeano  in  armi  la  Germania    e  partiti     li   Elettori    Eccle- 
fi^ftici  e  buon  numero  de'Vefcovi,  ne  folpendettero   il  profegui- 
mento  per  due  anni  :   a   condizione  che   più   prefto  ritornando  la 
tranquillità  ,     più  prefto   fi   ripigli    ;    e  fé  dopo    due    anni    con- 
tinui    la    guerra  ,     la    folpenfione    fi    dilungò    fino    alla    pace  . 
Inumo  efortarono   li  Principi,  che  facciano  offervare   il  preferitto. 
Al  D.creto  fi  oppofero  dodici  Veicovi  SpagnuoliJi  quali  fonoramen- 
te  proteftarono .    Ma   non   furono  curati   dai   Prefidenti    che  die- 
rono  facoltà  ai  Padri  di  partire;  ed  eglino  e  li  Vefcovi  Italiani  torto 
partirono;  poco  dopo  ancaefiì  Spagnuoli  fi  ritirarono  da  Trento  .   L* 
ultimo  che  partì  fu  il  Legato  Crefcenzi,  e  pervenuto  a  Verona  aggra- 
vato di  male  morì  .   Intanto  trapalarono  in  Roma  li  Papi  Giulio  ,  e 
Marcello  li.   e   (accederono  nel  governo  di    Paolo  IV.  nuove  tur- 
bolenze  le   quali   impedirono  il  Concilio,  che  fi   radunò  fotto  Pio 
IV.   nel    15Ó2.  ,   come  a   fuo   luogo  col   divino  ajuto  diremo. 
Scomunica       XXVIII.      Nel   mezzo  di  quelle    cole    Giulio    introduce     nei 
<j  rerdi    Tribunali   la  caula   del    Re   Ferdinando   per  la   morte     del   Cardi- 
_      1      ',  .    naie    Giorgio    Martinufi    Governatore    di   Tranfìlvania    trucidato 
ve  t  per  comando  di    lui  o  per  paffione  dei  di    lui    Miniftri  .   Alcuni 

vogliono,  che  elfo  Cardinale  fia  (tato  occifo  ,  perchè  meditava 
di  confe^nare  nelle  mani  dei  Turchi  la  Tranfìlvania  ;  altri  il 
dicono  innocente  del  delitto ,  acculando  di  calunnia  chi  ne  lo 
incolpa  ;  e  lo  accennano  a  morte  ridotto  per  difporre  a  talen- 
to della  vedova  Regina  e  del  pupillo  Figliuoletto  .  Il  perchè  il 
Marchefe  di  CafTano  Condottiero  delle  truppe  di  Ferdinando  per 
ufurparne  le  ricchezze  taccheggio  efla  Tranfìlvania,  ed  ammazzol- 
lo  .  Per  tanto  Giulio  indotto  dai  configli  dei  Cardinali  riputò 
reo  di  tal  morte  elfo  Re  Ferdinando  ',  e  feommuniconne  li  Mi- 
niftri efecutori  del  fagrilego  attentato.  Ma  poi  quegli  purifican- 
dofi  dalla  infamia  pubblicò  prolifTa  Scrittura,  e  la  fpedì  al  Vefcovo 
di  Raab  o  Javarin  Viceré  nell'  Ungheria  dandogli  elatto  conto 
dell'accaduto  ;  e  con  più  attento  modo  tentò  di  purificarli 
predo  il  Papa,  il  quale  delegò  chi  giuridicamente  formi  l'efame  del- 
la faccenda.  Il  perchè  nel  dì  12.  di  Febbrajo  pervenuta  a  Ro- 
ma la  difcolpa  fu  feparata  in  Confiftoro  la  cau fa  del  Re  da  quella 
delli  Uccifori,  e  fi  giudicò  quegli  immune  della  occifione  ;  pur- 
ché fia  vero  il  prodotto    in  propria    diftolpa  .    Ma    perchè    ciò 

di» 


Storia  de  Romani  Pontefici.  301 

dicendo  poteafi  dubitare  della  di    lui   innocenza,   fu   affblto  anco.  —         ■ 
ra   dal   lolpeuo  dell'  attentato  .  Se   non  che  febbene    ingiuftamen-  s*c'  XVI. 
te   («a   (hto   uccilo   il   Cardinale,   niuro  in   Unpheria  ed    in    Roma 
fé   di«m<»   fede  al   Tuano   dubitò  di   chi    lo  ammazzò.    Il    Polano 
-vuole,   che    il    odino  commetto   nell' aflbluzione    fia    flato    falu- 
bre  alla   Cnftiana    Repubblica  :    ma   ficcome    lovenri    volte    nelle 
empiute   non    ù   Icopre   la   tela  del  tradimento,  cesi  fu   fempre  in- 
cetta  pretto  li  Storiti  la  innocenza  o  tradimento  del  Cardinale  Mar- 
tirud.   Lj    varietà   però  dei    pareri   non   difende     il     Polano    che 
temerariamente  accula   il   Re   Ferdinando   autore    di   tale   morte  , 
ed    il    Papa   di   loverchia   connivenza   nell'  aflfblverlo.    Dovea  però 
ijpere  ,    the    Paolo    Partita   Sconco  della  Sereniffima     Repubblica 
di    Venezia   e  però   iftrurto  delli   andamenti   del   Turco    in  quelli 
tempi     vuole   troppo  certo   il   tradimento     tentato    dal  Cardinale 
Martinufi.   Ma  thecchè    fiafi   di   ciò,  il   Re  Ferdinando  che  dal- 
la  morte  di   quello  lpeiava   vantaggio  ,     ne  riportò    grave  detri- 
mento ,   avendo  conferita    l' amminiftrazione  di   quelle    Provincie 
a    Perlone  Fora'here.   Li    Palatini   efclufi   dal   governo  non  ferono 
relìlfenza  al    Turco;   e   richiamato  al   Irono   il   Re  Giovanni   ne 
ftofTero  il  giogo,   e   fi   ribellarono.  Anco    la  Tranfilvania    feffri 
danno   ptila    morte  del    Martinufi  ;   a   che   non  badarono  Ferdinan- 
do ,   il   Caftaldi  ,   ed  altri    Regj  Minifkri  ,  li  quali   troppo  attenti  al 
politico   non    vegliarono  al   negoz'o  della   Religione  .     Il   perchè 
facilmente  fi  dilatarono    in   effa   f  Arianilmo   e   li  Antitrinitarj  , 
che  brutarono   la   purezza  della   Cattolica  Chiefa  ;   vi    fi   diffeminò 
anto  il   Luteraniimo  ;   il  che  occafionò    ftrage    e  rovina    ai   Re- 
denti del   Fighuol   di   Dio.  c 

XXlX       Intanto    il    Re    di   Francia    fu    delufo    dal   Principe  fetta^nelia 
Maurizio  che  li    proprj  vantaggi   e  quei   della   Riforma    cercando  adunanza  di 
non    badò  ad   effo  ,  e  lebbene   ricevette  lo   ftipendio   pe'  foldari  e  Paravia.  In 
patteggiò  di  non   trattare  fenza   fuo  configlio  di  pace ,  proccurava  damo  fi  af. 
di   pacificarli   con  Celare  .     In   fatti  circa  le  Calende    di    A goft o  fatica  '1  Pa- 
la  pace  fu   lofcritta   in    PafTavia  .    Rapporto  la   Religione    che  è  Pf^  «j»" 
quello  che  alla   nofrra    Provincia   appartiene,  due  cofe  principal-  neCi*2 e  de- 
mente  G   Pabilirono  .   Primo,   veruna  delle  due   parti  non   accufi  p^' Legati 
1  altra   in   materia  di    Fede   ,    né   per  quello    vicendevolmente    fi  per  la  pace, 
molclti  :    in   ogni    evento    entrambi     ricorrano    al    Tribunale    di 
Celare  .    Secondo  ,    entro   fei    mefi   fi   convocarà   la   Dieta  ,     in 
cui    fi  decreterà    il   modo   per  comporre    il   negozio    della     Reli- 
gione, le  coli' Ecumenico  Concilio,  o  Nazionale  ,  ovvero  Collo- 
quio 


j0  2  Storia  de  Romani  Pontefici  . 

_—  -~    --     quio  o  Dieta  Cefarca  non  fi  otterrà  l'intento.Così  ebbe  fine  il  Decreto 
MG  Avi.    jnterintì  per  cui  fi  fufcitarono  nella  Chiefa  tante  difcordie.  Certamen- 
te non  polliamo  fcufare  in  quello  l'Imperatore  Carlo  V.  glorioio  per 
innumerabili  magnanime  imprefe;  ed  i   Proteflanti  tanto  apprez- 
zano la  concordia  contratta  con  effo  che  da  quella    deducono  1* 
Epoca  della  infame  Apoflalìa.  Intanto  lì  Cittadini  di  Siena  ag- 
gravati   dal  Mendoza  e  dalli  Spagnuoli    meditavano    di  fcuoter. 
ne  il  giogo .   Dunque  pentiti  di  e  (Te  re  flati   fino   ad  ora  fedeli  a 
Cefare  trattarono  col   Re  di  Francia  della    maniera    di    nacqui- 
Ilare  la  libertà  ;  ed  avendo  contratto  con  quello    fegretiflima    a- 
lianza  introduflero  in  Città  li  Francefi  che  ne  fcacciarono  torto 
li  Spagnuoli  atterrata    la  Fortezza  .    Leggiamo    nel    Volume  3. 
delle  Lettere  date  ai   Principi   una  dei   Senefi    fcritta    al   Re    di 
Francia  fotto  il  dì   5.  di  Agofto,  con  cui   il   ringraziano  dell'ajuto 
loro  predato,  ed  il  pregano  di   protezione.  Gli  efpongono,  che  mer- 
cè l'opera  delli  Cardinali   Ippolito  di   Ferrara,  de  Tournon  ,    e 
di   Paolo  Termy    di   lui    Prefetto    in   Italia  ricuperarono    la    li- 
bertà .    Il   Re  loro  referivendo    diffe  ,  che  fi   era  mollo  in   loro 
ajuto  ,  perchè   vedeali  oppreflì    dall'  Imperatore    il   quale  appoco 
appoco  volea  acquiftare  l'Italia.  Dall'impenfato  avvenimento  li  fufci- 
tarono in  Italia  calamitofe  difcordie.  Ma  il  Papa  attento  per  {oppri- 
merle mandò  a  Siena  il  Legato  per  ridurre  alla  concordia  que'Cit- 
tadini  ,  ed  efortarli  a  non   fottomerterfi   ai   Francefi   ovvero  Spa- 
gnuoli.  Convocò  il  Senato  nelli   3.  di   Agoflo  e  dettino  Legato 
Fabio  Mignanelli   Prete  Cardinale  del  Titolo    di     San  Silveflro 
Senefe  ed  il   fornì  di  ampia  facoltà  .   Produfle   l'efempio  di  Leo- 
ne X.  e  di  altri  Pontefici  che  con  pari  Legazioni  onorarono  la 
Repubblica  Senefe  .    Quindi  efpofe  ai  Firentini  il  penfiero    e  li 
pregò  di   non  aggravare  li  Senefi,  non  dare  ajuto  in   )oro  danno 
ai   Spagnuoli,  e  di  non  fufeitare  nuova  guerra  in  Italia.   Perven- 
ne a  Siena  il  Legato;    ma  li  Cittadini   timorofi    di  elfere  for- 
prefi   dalli  avverfarj  tennero  trattato  coi   Francefi   ;   non  attefero 
al  configlio  di   quello  né  al  comandamento  del  Papa  .   Il  perchè 
quelli    preferirle  a  quello  di   rellituirfi   a  Roma .  Ma   incrudeliteli 
le  cofe  nell'anno  fufseguentedeputò  altri  Legati   per  ricomporle; 
ed  ei  medefimo    fi   trasferì    a   Viterbo  Città   più   vicina  a  Siena 
per    accomodare    al   negozio    il  convenevole    rimedio  .    Intanto 
proccurò  di  raddolcire  Cefare  incollerito  contro    elfi   Sentii  ,    e 
di   ammorzare   l'incendio  della  guerra  accefo   in    Ungheria  ,  Ger- 
mania ,  Francia,  ed  Italia;  con  pari  animo    tentò   di    pacifica. 

re 


Storta  de  Romani  Pontefici.  303 

fé  Cefare  ed  il  Re  Criftianifiìmo,  e  di  ridurre  a  termine  li  dif-   ^~ 


fidj  di  Parma.  Già  nello   l'eaduto  avea  efpofto  ai  Cardinali  ,  che  ^EC'  *"*• 
li   Turchi   corteggiavano  nel  Mediterraneo,    e  che  li  tumulti  di 
Germania  generarono  infettino  odio  ne'  Principi  .  Ei   però  volea 
fpcdire    illufori    Nunzj    a   Cefare    ed  al   Re  Criftianiflimo    pella 
pace,  e  ad  Riempio  de' Tuoi   Predeceflbri  trasferirfi  perfonalmente 
ad  efortarli .    Dunque  per  configlio  de'  Padri  deputò  con  titolo  di 
Legaci   Apposolici  predo  Cefare  Achille  Graffo  ,  e  pretto  Enrico 
Proipero  Santacroce.  A  quefto  ordinò  di  aflìcurare  il  Re  della  fin- 
cera   lua  amicizia,  di  configliarlo  alla   pace,  e  di  efibirgli  la  lua 
mediazione.   Al   Graflis  comandò    di   ringraziare  Cefare,   perchè 
approvò  il   fuo  negoziato  rapporto  l'affare  di   Parma,    ed  efpor- 
g'i  quello  che  operava  col   Re  Enrico  per  la   pace.  Ma  accaduto 
ciò    lenza    profitro    nell'  anno    1555.    dettino    Legato    Girolamo 
Dandini  prefTb  l'Imperatore,  e  Girolamo  Capiferri    preffo  Enri- 
co ,    e  con    Lettere   delli    12.    di    Aprile    efortolli    alla    concor- 
dia .  Comandò  ai   Legati  di   negoziarla  .  Era  fuperfluo  di  cfpor- 
re  alli   due    Principi   il  comodo  e  vantaggio,  che  effa  pace  appor- 
ta alla  Crittiana   Repubblica    e   la  lode    che    loro  ne  proverrà  . 
Ma   perchè  fovente  la  cognizione  non  è   baftevole  ,    ei    fi   efibì 
defiderofo  di   ridurla    ad  effetto  .     Fece  loro    dire    di  rinunziare 
al   dritto  proprio  rapporto  Siena.  Ma  le  efortazioni   non  ferono 
colpo  nell'animo  loro  .    Il   Re  rifpondette  ,  che    operava   per  la 
pace  fenza  nuove  condizioni  *    poiché  febbene    dia  foddisfazione 
a   Cefare  ,   non  era  certo  di  durevole  accomodamento  .    Quindi 
era   rifoluto  di  non  offerirgli   ma  di  attendere   da  eflb    le  propo- 
rzioni di   pace.  Quefti   poi  affidato  nella   potenza  e  fortuna  orien- 
tava grandezza  d'animo  nel  maggior  pericolo,  ed  al  primo  trat- 
tato ditte,  che  il    Re  di  Francia  reftituifea  all'imperio,  ai  Du- 
chi di   Lorena  e  di  Savoja   l'ufurpato  :    che  Ottavio   Farnefe     fi 
foggetii     alla    Sede    Appoftolica  :    che    ritiri    dal    territorio    di 
Siena   lo  truppe  e  dia  ricompenfa  pe'  danni  cagionati  .  A  che  il 
Fé   non   fi   addattò  e  con  rigorófo  filenzio  abbandonò  il  trattato 
di   pace.  Tutto  quetto  apprendemmo    dalli    Atti    Confittomi!  , 
e  da   varie  Lettere  dei  Legati . 

XXX.  In  tanti  tumulti  di  guerre  fuccedette  la  morte  di  E-  Tenta  di 
doardo  VI.  Re  d'Inghilterra  nelli  7.  di  Luglio,  rimanendo  e-  riconciliare 
ftinta  la  prole  mafcolina  di  Enrico  Vili.  ,  e  non  fenza  prodi-  c(°\l^^ 
gio  Divino  falì  fui  Trono  Maria  Sorella  di  efTo  Edoardo  Hata  d*  inghilter- 
da  Enrico  e  da  Cattarina  d'  Auttria  .  Dunque  quefti  a  morte  ra  e  djchia- 
ridotto    il   Duca    di    Norturberland    preffo    cui    era    V  autorità  ra   il   Car- 

del  dmale  Polo 


2 04  Storia  de  Romani  Pontefici. 

^ — -       ~  del   Regno,  meditò  di  ufurparlo  ;    perciò  fé  crediamo  ad  accre- 
Secavi.    Nitori  Storici  diede    al   Re  lento    ma    certo    veleno.    E    perchè 
morti    li  Figliuoli  di   Enrico   Vili,    il    Regno    apparteneva    alle 
Legato  Ap-  Figliuole  Grajo   Duca  di   Dorchefter  e  di   Suffolck  diede    le  due 
poitolico.       minori   a'  primarj   Signori  ,    e  la  primogenita  riferbò    pel    pro- 
prio Figliuolo  che  infatti  fpofolla .  Crebbe  il   male  di  Edoardo , 
e  fi  avvicinava  a  morte;  e  per  evitare    li    tumulti    fece    tefta- 
mento .    E  (ebbene    Enrico    avea  difpofto,  che    il   Regno    dopo 
morrò    Edoardo    appartenga    a    Maria    ed    Ehfaberta  >     egli    %. 
diferedò  mercè  li  difettofi   natali,  e  pel    pericolo  di  cambiamen- 
to della  Religione  introdotta  dal  Genitore  .   Dunque  moffo  da  que- 
lle ragioni   il  giovanetto  Monarca    diferedò    le  due  lue    Sorelle , 
e  coftituì   erede  del   Regno  Giovanna  primogenita    del   Duca    di 
Suffolck.   Morì  ei  poco  dopo;   e   Maria  che  dimorava   in   Huntin- 
gton ,  confapevole  dell*  ingiufto  attentato  del   Duca  di    IMortum- 
berland   con  celerità  fi   trasferì    nelia   Provincia  di    Norfo  k  ,  ed 
affonto  il  titolo  di   Regina    fi  raccomandò  alla  primaria    Nobil- 
tà, e  ne  ottenne  il  favore ,  e  quello  del  Popolo  .    Dall'altra   par- 
te eflb  Duca  proccurò    1*  efaltazione    di    Giovanna    (ebbene    effa 
vi   ripugnava  .    Ma    poco  dopo  fu  condannato  dai   Senatori   No- 
biltà   e  popolo  ,    e    chiufa    in    carcere    effa  Giovanna  acclama- 
rono Maria  .     Non    tardò    quefta    di   promovere  lo   riftabiltmen- 
to  della  Cattolica  Religione    nel   Regno  ,    e    ricufato    il    titolo 
di   Capo  della   Chiefa  Anglicana    appoco  appoco  per  non   irrita- 
re la  plebe  meditò  d'introdurre  li   Riti    Romai  i .   Primieramen- 
te dichiarò  nullo  il   matrimonio  contratto    dal  fuo  genitore   En- 
rico con    Anna  Bolena  ,    e  con  ciò    provvide    al    proprio    deco- 
ro e  della  Genitrice   Regina.    Il   Papa   inrefa  la   morte  d;  Edoar- 
do  meditò    lo  nftabilimento    della  Cattolica   Fede  ;    neili    i.    di 
Ago'to    fcrifse    al    Cardinale   Polo    e   prevaJendofi   della  occalio- 
ne    configliollo    di    negozio    sì   grande    e    premurofo  .     Diceagli 
imperciò:   Se  la  tua  Circo/pecione  crede,   che  la  Perjona  no/ira  avvi* 
ànatafì  al    Regno  ,    come  fembra    ad    alcuni    opportuno  ,     più,    fatti* 
mente  potrà   ottener/i   Poffare   che   bramiamo,  ce  lo  figmficbt  apertamente 
e  liberamente.    Imperciocché   in  quefla  cofa  abbiamo   tanto   cora  ^g<o ,  che 
per  non  aggravarti  di  foverchio  pefo  quando  non  fin  mutile  la   no/ira 
fatica,   e  fi  avi  fperan^a,   che  noi  poliamo  njlaù/lire  nel  Regno  la  Re- 
ligione, volontìert   ne   affumiamo  ti  pejo .  Ptr   il  che  tu   devi   tn   que/lo 
deliberare .   Parimenti  bramiamo  ,   che  la  tua    Circo/pecione  e/ponga    a 
noi  ingenuamente  e  liberamente,  fé  fta  fpediente ,  che  comunichiamo    la 
faccenda    a    Cefare    al     Re    di    Francia    ovvero  ad  entrambi  .... 

Il 


Storia  de  Romani  Pontefici»  303 

Il    Polo    avuta  notizia  dell'  innalzamento    al   Trono    di    Maria  —  '  "  *"5 
ebbe    fperar.za    di    riftabilire  in     Inghilterra    la   Fede  Cattolica  ,      C,-^"I. 
e  nelli   6.  di   Agofto    fcriffe   al    Papa   ,    e    gli     mandò  col   mez- 
zo dell'  Abate  di   S.  Salvadore  la  Lettera  ,   con  cui  eccitavalo  a 
dare    mano  alla  fanta   imprefa  .    Avea    lperanza    riflettendo    all' 
animo   di   Maria  ed  alla  di    lei   illibata  credenza   ,    per    cui   fop- 
portò  grave  affanno  nelle    turbazioni    del    Regno  e   la   prigionia 
dei   fuoi  :   dall'altra  parte  temea,   poiché   feppe,  che  effa  aderì  al- 
lo Scifma  ;   fcufavala   però  colla  debolezza  del   Setto  ,    e     perchè 
dopo  la   morte  di  Tomaio   Moro    e   del   Cardinale   Fifcher    non 
ebbe  Cattolico  che   l'avvalori.    La  maggiore    difficoltà    per    ri- 
durre ad  effetto  il  negozio  riconofceala  in  chi  era  pofTeflbre   de* 
beni   della  Chiefa  che  non   vorrà  privarfene  .    Imperciò  il  confi- 
gliava di  effere  indulgente;  era    meglio  perdere  quefli     che  tan- 
ta gente,   la  quale   per  vile   intereffe  non   ritornarebbe  al   Catto- 
Jicilmo  .  Sarebbe  opportuno  ,   che  eforti    1'  Imperatore  ed   il   Re 
di   Francia  a  (ottenere  l'imprela  .    Ed  efibiva    la   Tua    opera,   fé 
per  tale  duopo  la  reputi  acconcia  .    In  fatti  Giulio    fé    ne    pre- 
valle   volontieri  ,    e   convocaro  ConfiRoro  circa    il   principio    d' 
Agofto    il    dichiarò    Legato    della    Sede  Appoftolica     in    Inghil- 
terra;  e  di   ciò  fece   confapevoli   l'Imperatore  ed   il    Re   di  Fran- 
cia e   li   efortò  ad   avvalorare   il   coniglio  prefo  .    Nelli    fei    poi 
diede  Lettera   alla  Regina   Maria  feco  lei   rallegrandoli    dell'  in- 
nalzamento   al    Trono  ,    e     pregoila    di   operare    con    vigore    il 
riftabi  li  mento  della  decaduta  Religione.  Il   (Cardinale  Polo   rice- 
vute le   Piftole  di  Giulio  in  virtù  delle  quali  era  deputato  pref- 
fo   Maria   Legato  Appoftolico,    fignificogli  ,  che    volontieri   affu- 
mea   la  Legazione  :   ma  per  non  elporre    a    pericolo    1'  autorità 
Appoftolica    volea  tentare  col   mezzo    di    privata   Perfona   1'  ani- 
mo   della  Regina  e  la  condizione    del   Regno  .    Per    il    che    vi 
fpedì    Enrico    Peningo  fuo  famigliare,  al  quale  confegnò  Lettere 
pel   Cardinale  Dandini    Legato   Appofklico   preflo  Celare  ,  altre 
per  Antonio   Bonvifi   negoziante  in    Inghilterra,  ed  altre    per  la 
Regina   Maria.  Già  il    Dandini   era   flato  ammonito    da!    Papa  , 
che   per   ridurre  ad   effetto    la   imprefa   mandi   in    Inghilterra  Per- 
fonaggio  più   illufire  del   Peningo,  e  che  ofTervi   con   prudenza  il 
p:ù    fpediente  .   EfTo   Dandini    feco  avea  Gianfrancefco    Commen- 
doni   Veneziano   Cameriere    del    Papa   ,    il    quale    poi    per  la   ra- 
ra   fua    prudenza   ed   ingegno  ottenne   la   Porpora  :    a  quefto  vor- 
rebbe   raccomandata   la  faccenda    fenza   riftringerlo    con    irruzio- 
ni.  Il   Papa  ricevette  il  configlio  ,    e   mandollo    in    Inghilterra 
Tom.X,  Q_q  pre- 


jo5  Storia  de  Romani  Pontefici, 

—  preferi  vendogli  di  efplorare  la  verità  ,  di  abboccarli  colla  Re. 
3sc.AVI.  gjna  j-e  gjj  f,  prefenti  opportunità  ,  ed  efortarla  alla  riconcilia- 
zione con  Dio  e  eolla  Chiefa .  Il  Commendoni  partirò  da  Bru- 
xelles giunfe  in  Inghilterra  ;  diffìcilmente  fi  abboccò  colla  Regi- 
na,  ma  trovolla  facile.  Molto  fi  contalo  per  la  di  lui  venuta, 
e  configliandogli  la  fegretezza  diegli  fperanza  di  efito  felice . 
Gli  confegnò  quindi  Lettera  diretta  al  Papa  ;  con  quefta  gli 
promettea  la  futura  fua  obbedienza  e  del  Regno  ,  che  in  pro- 
prio nome  altre  cofe  gli  efporrebbe  il  Commendoni  .  E  furo- 
no: che  nelle  Adunanze  del  Regno  ella  annullarà  ciò  che  con- 
trario alla  Cattolica  Religione  era  (lato  introdotto  ,  e  manderà 
a  Roma  Oratori  per  impetrare  dalla  Sede  Appoftolica  il  perdo- 
no. Pregavala  di  compartirle  indulgenza,  e  di  deputare  nel  Re- 
gno il  Cardinale  Polo  Legato  Appoftolico  ,  il  quale  farebbe  il 
Miniftro  del  perdono .  Del  refto  credea  di  afpettare  alquanto  ,  finché 
il  popolo  s'  innammori  della  Fede  che  abborriva  ;  ovvero  fatto 
più  rifpettofo  con  fé  più  non  penfi  alla  fua  Sorella  Elifabetta 
molto  amata,  e  perchè  era  più  fpiritofa,  e  perchè  favoriva  loScif- 
ma .  Il  Commendoni  fi  reftiruì  a  Bruxelles  ,  e  per  configli©  del 
Dandini  con  follecito  viaggio  andò  a  Roma  ,  ove  giunfe  nelli 
undici  di  Settembre  ,  febbene  dovette  per  abboccarfi  col  Polo 
divertire  alquanto  il  cammino.  Fedelmente  efpofe  al  Pontefice 
TafFare:  quefti  per  foverchia  allegrezza  pianfe  teneramente  ,  e 
volle,  che  ne  lo  efponga  ai  Cardinali  in  Confiftoro,  e  gli  co- 
mandò di  occultare  il  delìderio  della  Regina,  che  il  Polo  fia  fpe- 
dito  nel  Regno  con  titolo  di  Legato  Appoftolico  •  ma  ciò  non 
_     ,.r     ..  fi  potè  tanto  occultare,  che  non  fiafi  penetrato. 

Spedita  il       XXXI.     Dimorava  il  Polo  nel  Moniftero  di  M aguzzano  pref- 
Polo    quale  r    ..   T  T.  '       .  ,       .  -n       •  11 

riconciliato  *°  "  Lago  di  Garda ,  ove  attendea  le  opportune  ìltruzioni   pella 

re  di  Cefa-  Legazione.  Intanto  ibtto  il  dì  28.  d' Agofto  inviò  alla  Regina 
re  e  del  Re  Michele  Trochmerton  con  Lettere  fignificantile  ,  che  febbene 
Enrico.  non  era  conveniente  che  egli  entri  nel  Regno  ,  dovea  però  av- 
vicinarfi  ai  confini  per  trattare  perfonalmente  con  chi  lo  avver- 
ta dell' avvenuto  nelle  Adunanze  del  Regno.  La  Regina  accol- 
tolo ringraziò  il  Cardinale  del  configlio  aflicurandolo  del  fuo  of- 
fequio  verfo  la  Sede  Appoftolica*  pure  il  pregava  di  differire  la 
venuta,  finché  fi  prelenti  opportunità  all'intento,  ed  ella  fteffa 
lo  inviterà  nel  Regno.  Le  Lettere  della  Regina  appartengono  aU 
li  io.  di  Ottobre.  Già  il  Papa  ed  i  Cardinali  fino  dalli  18.  di 
Settembre  conofeendo  dubbio  lo  feettro  nelle  mani  di  Maria  ri- 
solverono di  non  precipitare    colla  troppa   follecitudine    il  fanto 

prin» 


Storia  de  Romani  Pontefici.  307 

^principio  ,  e  di  non  muoverle  contro  più  fieri  tumula  .  Per  II  che  — " -~  -^^t 
quegli  ordinò  al  Polo  prima  di  pubblicare  la  Sanzione  di  efplorare    EC,^L 
l'animo  della  Regina.  E  perchè  fot  to  qualche  preteso  fi  avvici- 
ni al  Regno  fu  incaricato  della  pace  dell'Imperatore  e  Re  di  Fran- 
cia .    Per  tale  duopo  il  Papa    gli  fpedì   Diploma   e    diedegli    fa- 
coltà di  concedere  agi' Inglefi  l'acconcio   per  la  falute  .   Il  Polo 
ricevute  le  irruzioni  della  nuova  Legazione    parti    da  Maguzza- 
no  ;  fi  fermò  alquanto  in  Dilinga  Luogo  della  Diocefi  d'  Augu- 
fta  fituato  pretto  il  Danubio  ;  quivi  fu  pregato  da  Cefare  di  non 
trasferirfi  in  Inghilterra  fenza  il  fuo  aflenio.  Ciò  efigea  ,  perchè 
efsendo  propofto  nelle  Adunanze  del  Regno  il  Marito  della  Re- 
gina, uno  di  quefti   era  efso  Polo  Principe    di  Regio  fangue  ,  e 
fommamente  illuftre  per  gravità    di    coftumc  ,    fantità  di  vita  , 
e  grandezza    d'animo   accompagnata  da  rara  prudenza:  e  la  Re- 
gina comunicollo  al  Commendoni    per  intendere   fé   il  Pontefice 
concederebbegli  esfendo  Diacono    di   feco    lei  unirfi  .    Il  perchè 
erra  lo  Spondano  nello  fcrivere  ■  che   il  Polo   non  era  falito    ad 
Ordine  Sagro.  Altro  delli  efibiti  fu  il  Gonte  di  Devonshire  gra- 
to a  quella  pella  giovinezza  e  politezza  di  tratto  ;  ed   ei  ancora 
era  di  fangue  Regio.  Il  terzo  fu  Filippo    figliuolo  di  efso  Impe- 
ratore. Quefti  più  di  tutti  piacque  alla  Regina   guidata    da  am- 
bizione, poiché  nello  fpofare  un  Inglefe  prevedea    qualche  dimi- 
nuzione di  dominio;  lo  che  fperava  non  addivenirle  ftrignendofi 
con  Principe  foraftiere  e  potente,  col  cui  mezzo  terrà  in  fogge- 
zione  li  Sudditi ,  e  fi  opporrà  ai  Francefi  che  aveano  occupato  la 
Scozia  .  Dunque    l' Imperatore  temea  ,   che  entrato   il  Polo    nel 
Regno    fturbi  il  matrimonio  di  efso  Filippo  ,    e  gli  vietò    di  là 
trasferirfi.  Ma  il  Polo  noi  curò  ,  e  fatto   poco    viaggio   per  le 
terre  del  Duca  di  Wirtemberg,   a  cui  chiedette    la  ficurezza  dei 
cammino  e  la  ottenne  ,  fi  abbattè   in  Giovanni  Mendoza  ,    che 
gli  recava  Lettera  di  Cefare  del  giorno  15.  di  Ottobre.   Quefti 
efponeagli  ,    che  per  gravi  caufe  comunicate    al  Papa  non  potea 
permettergli  1*  avvicinamento  alla  propria  Corte  ,  ed  il  pregava 
di  trattenerfi  quivi  ovvero  di  trasferirfi  altrove  :  poi  il  Mendoza 
gliele  lignificò  .  Una  era  che  ne  patirebbe  la  fama  propria,  fé  ei 
primamente  con    titolo  di  Legato   il  vifiti  :    e    la  difficoltà    che 
fraftornava  il  negozio  della  pace  ,  la  quale  dovea  efsere  fpianata  col- 
la opera  di  lui,  era  l'altra.    Difse  qualche  cofa  del   matrimonio 
della  Regina  ,  che    dovea  ftabilirfi    con  Principe   foraftiere    per 
ficurezza  maggiore  del  Regno  .  Non  diflimulò  il  Polo  l' ingiuria 
che  gli  fi  facea,e  fé  ne  querelò  molto  in  nome  anco  della  Sede 

Qq     a  Ap- 


308  Storia  de  Romani  Pontefici. 

Appoftolica;  poiché  comandandogli  il  Papa  di  profeguire  il  cam- 
Secavi.  mlno  non  iapea  il  perchè  gli  fia  vietato  da  altro  Principe .  Ma 
poi  mercè  il  configlio  di  Pietro  Soto  una  volta  Confeflbre  di 
Gefare  quelli  gli  permife  di  profeguire  il  viaggio  ed  entrare  in 
Corte.  La  cagione  che  a  ciò  indufle  Cefare  ,  non  fu  il  merito 
del  Soto  ,  ma  il  matrimonio  della  Regina  con  Filippo  contrat- 
to.  Imperciocché  la  Pillola  che  concedea  al  Polo  di  portarli  in 
Corte  ,  appartiene  alli  22.  di  Dicembre  ,  ed  il  Pontefice  diede 
ad  effo  Celare  quella  di  congratulazione  pel  matrimonio  comu- 
nicatogli dall'  Ambafciatore  nelle  Calende  di  Gennajo  del  1554. 
Fu  il  Polo  accolto  da  Cefare  con  onorificenza  ,  ed  efercitando 
la  Legazione  trattò  di  pace  col  Re  di  Francia  ,  che  per  tale 
cagione  vifitò  ;  ma  poiché  erano  troppo  efacerbati  li  animi  9 
niente  ottenne  .  Diremo  la  maniera  onde  eflb  Polo  dalla 
Regina  è  fiato  introdotto  nel  Regno  feguendo  ora  il  racconto 
delle  azioni  di  Giulio  all'anno  1553.  appartenenti. 
Riceve  e  XXXII.  Per  la  morte  di  Simone  Marna  Metropolitano  cT 
conferma  il  Oriente  fi  elefie  Simone  Sulazi  dell'Ordine  di  S.  Bafilio  ador- 
Patriarca  di  n0  di  fano  coftume  ,  di  erudizione  rara  ,  e  di  Cattolica  creden- 
Onente  :  e  za  ^  che  pregò  il  Papa  perfonalmente  della  conferma  .  Giù- 
crea  arai-  j-Q  jQ  accoj{e  con  .amore ,  indi  finto  il  dì  20.  di  Febbrajo  nel 
Palazzo  Appoftolico  gl'intimo  la  Profeffìone  della  Fede  ,  poi 
ne  ordinò  la  confacrazione  •  e  colle  proprie  mani  in  Gonfillo- 
ro  col  Pallio  Patriarcale  lo  adornò  .  Quindi  lo  arricchì  di  do- 
nativi ed  il  rimandò  nell'Oriente  accompagnato  da  Religiofi  eru- 
diti nella  lingua  Siriaca  e  ne' Riti  Romani.  L^Oldoini  produ- 
ce certa  Lettera  del  li  Neflorìani  ed  Orientali  ,  che  nel  1552. 
da  Seleucia  de'  Parti  fi  fpedì  al  Papa  per  la  confacrazione  del 
Patriarca,  e  feco  lui  fi  lagnano,  che  per  quafi  trecento  anni 
fia  fiato  loro  vietato  di  portarfi  a  Roma  come  bramavano.  E 
li  Atti  Vaticani  accennano,  che  li  Ecclefiaftici  e  Laici  profef- 
fando  obbedienza  al  Papa  il  pregano  della  conferma  del  pro- 
prio Patriarca  Simone  e  di  fpedire  Religiofi  che  gì' iflruifcano 
nei  dogmi  della  Religione,  e  recitano  anco  la  Profeflione  fat- 
ta dal  Patriarca  in  Confiftorio.  In  quell'anno  fteflb  fecondo  lo 
Spondano  pervenne  a  Roma  Mosè  Mardeno  Sirio  Jacobita  fpe- 
dito  dal  Patriarca  di  Antiochia  per  dare  conto  della  propria 
fede  e  predare  al  Papa  obbedienza  .  L'  Interpetre  Latino  del 
Soave  non  ha  rofTore  di  fcrivere,che  tutto  quello  fu  invenzio- 
ne  di  Giulio,  il  quale  volle  compenfare  lo  fcioglimento  del  Conci- 
lio colla  ofienta2Ìpne  delle  adorazioni  delli  Orientali  ,  e  fecele 

prò- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  gop 

promulgare;  e  con   pari   livore  accufa   Paolo  IH.  dicente    di  ef- 
iere flato  riconofciuto  dal    Patriarca  e   Vefcovi    dell'  Armenia  ; 
né   lafcia  di   riprovare  Eugenio   IV.,  col  dire  che  con  eguale  aflu- 
zia  contrappofe  ai    Padri  del   Concilio  di   Bafilea  la  unione    dei 
Greci   ed   Armeni   colla  Latina  Chiefa  .  Ma  per  convincerlo  di 
fagrilega   menzogna   bafta  oflervare  ,  che   pubblicamente  l'Impe- 
ratore di   Costantinopoli   nel   Pontificato  di  Eugenio  IV.    fu  ac- 
colto in   Italia    e    con  eflb    il   Patriarca  ,  Vefcovi  ,    e  Teologi 
Greci,  che  vi   fi   trattennero  fino  al  compimento  della   fanta  Ti- 
mone .    E  fé  non    può  negarfi    la  unione  de' Greci  fotto  Euge- 
nio   IV.      riputata     dallo     Scifmatico    invenzione    ed    aftuzia  , 
perchè   noi  riprovaremo  quale  fagrilego  impoftore    nell'  attribui- 
re alle  fubdole  arti  di  Giulio  III.  e  di   Paolo  III.   la  profeffio- 
ne    della   Fede  delli  Orientali  diretti   dalla  divina  Provvidenza  ? 
Dunque  deve  abborrirfi  la  continuata  menzogna  di  coftui    nella 
Storia.  Giulio  intanto  nel  1  i   22.  di  Dicembre  dell'anno   corrente 
nominò   Cardinali    Pietro  Tagliavia  di   Aragona   Palermitano    ed 
Arcivefcovo  di   Palermo;   Roberto    de  Nobili    nipote    del   Papa 
adorno  di  candido  coflume  e  rara  erudizione;  Girolamo  Simon- 
celli  di  Orvieti   pronipote  del   Papa;  e  Ludovico  deGuifaFran- 
cefe  fratello  del  Cardinale  de  Lorena  Arcivefcovo  diRems.  Li 
di  lui  creazione  però  eccitò  ne'  Padri   tale  invidia    ,    che  afliin- 
fero  eflb  Papa  nel   principio  dell'anno  furTeguente  a  formare  e  pub- 
blicare Legge ,  che  nell'  avvenire    non  fi  promova  alla   Porpora 
chi  ha  Cardinale  fratello.    Ciò    fatto    raccomandò  al    Porporato 
Marcello  Cervini   l'affare  della  Riforma  ,  prefcrivendo    ad  eflb 
ed  alla  Congregazione    di  altri   Padri    per  tale  duopo    decretata 
di  cominciarla  dal  Conclave  e  dalla  elezione  del  Pontefice,  per- 
chè  la  rettezza  del   vivere  delli  Superiori   fia  incentivo    alli   in- 
feriori .   Dunque    fi  confegnò    ad  ogni   Padre    l'efemplare    della 
Bolla  di   tale   riforma  ,  perchè    con   maturatezza    confiderata    fia 
moderata  ovvero  accrefciuta   opportunamente  al  bifogno.   Ritor- 
niamo ora  alli   affari  cT  Inghilterra  ed  ai   progredì    dei  Cattolici 
riprovati  e  defcritti  dalli  Eretici  con  animo  amaro    ed  infoien- 
te penna. 

XIII.      Dunque  nel    1554.   pervenne  al   Pontefice   la  lieta   no-    ~*  rallegr* 
tizia    del   matrimonio    conchiufo    da   Filippo    figliuolo    di   Carlo  Pe    m*u*~ 
V.  e   fucceflbre  di    lui  nelle  Spagne  e   Maria   Regina    d'  Inghil-  p;jjDD0    [r 
terra,  poiché   fperava   la  reflituzione  della  Cattolica  Fede  in  quel  e  \fana  Rj. 
Regno.   Il  perchè  deputò  il  Mozzarelli  Arcivefcovo    di  Colen-  gina   d'  In- 

za  ghilterra  ; 


grò  Storia  ci  e  Romani  Pontefici, 

— za  all'  Imperatore  Carlo  V.  con  titolo  di  Nunzio  feco  lui  con- 

&EC.AVI.  gratulandoli  del  patteggiato  matrimonio  ramo  vantaggiofo  per 
Lettera  let-  ^  Augufta  di  lui  Cafa  e  profittevole  pel  decoro  della  Ortodoffa 
ta  in  Confi-  Religione  .  Dovea  quegli  esortarlo  a  proteggere  la  integrità  del 
(torio  per  or- Cardinale  Polo,  ed  a  ftipulare  la  pace  col  Re  di  Francia  ne- 
dine  del  Pa-  cefiaria  pelli  affari  del  Criftianefimo.  Stimulò  anco  ad  effa  pa- 
P*'  ce  il  Re  Ferdinando  con  altro  Nonzio  che  fu    il  Vefcovo  Fa- 

renfe  .  Intanto  ne*  primi  di  Gennajo  pervennero    in  Inghilterra 
li  Ambafciatori  di  Gefare  per  conchiudere  il  matrimonio ,  e  lo 
ftipularono  colle  condizioni  riferite  dalli  Inglefi  ,  che  omettiamo 
non  effondo  appartenenti  alla  noflra  Provincia,  Ben  è  vero,  che 
per  quefte  inforfero  nuove  turbolenze  e  movimenti  nel  Regno,  li 
quali  furono  cagione    di  crudele  guerra  .   Imperciò  il   Duca  To- 
mafo  Viari  Condottiero  dei  ribelli   e  nimico  piuttofto  delli  Cat- 
tolici e  Spagnuoli  che  della  Regina  raccolte  truppe  battè    e  fu- 
gò il  Duca  di   Norfokk.  che  gli   venne  fpedito  contro .    La  ca- 
gione di  quefto  fu  la  promeffa  fatta  da  Maria  che  non  ftabilirebbc 
le  nozze  lenza  il  configlio  dei  Magnati  ;    che  avendo  confuma- 
t*  nella  virginità  buona  porzione  di   vita  meditava    di   perieve- 
rare  nel  proponimento  per  aderire  alla  prefcrizione  delli  Ordini 
del  Regno  .    Intanto    elfo  Viati    fu  profcritto    e    molti    ribelli 
imprigionati  *  e  nel  Febbrajo  più  di  ottanta    fc  ne  condannaro- 
no aireftremo  fupplizio.  Non  pochi  impietosii  della  condizio- 
ne infelice  di  Giovanna  ne  impetrarono  da  Maria  il  perdono  : 
ma  li  nuovi  tumulti  la  coftrinfero  a  facrificarla  alla  felicità  del 
Regno.  Intanto  Maria  che  fino  dalle  Calende  dell'Ottobre  del- 
l' anno  fcaduto  nelle  quali  era  fiata  innalzata  al  Trono,  defide- 
rava  di  refìituire  nel  primiero  decoro  la  Cattolica  Religione,  ri- 
nunziò al  vano  titolo    di   Primate    della  Chiefa  Anglicana  ,    e 
contocò  il  Parlamento ,  dal  quale  fu  riconofciuta  nata  di  legit- 
timo matrimonio  di  Arrigo  e  della  Regina  Cattarkia  ,    e  però 
unica  erede  del  Regno.  Si  abrogarono  quindi  le  Sanzioni  di  E- 
doardo  contro  la  Cattolica  Religione  ;   fi  riftabilì  con  fantifiìme 
leggi  la  Ecclefiaftica  difciplina  ,  e  fi  prefcriffe  alli  nimici    della 
vera  Fede  di  partire  dal  Regno    e  rimettere    in   libertà    li  Ve- 
fcovi  ed  Ecclefìaftici  imprigionati.  Tuttociò  apprendemmo  dal- 
l'accurato Sandero,  il  quale  foggiugne,  che  la  Regina  Cattolica 
Sollecita  di  dare  fegno  di  pietà  e  divozione    verfo  la  Sede  Ap- 
poftolica    promofle    al  governo    di  otto  Chiefe  vacanti  Ecclefia» 
ilici  iliuftrij  e  nelli  2.5.  di  Aprile  del  1534.  Griffe  al  Pontefi- 
ce 


Storta  de  Romani  Pontefici  .  j  1 1 

ce  di  proprio  pugno    ampliffima  Lettera    pregandolo    della  con-   o <fttt 

ferma  dell'operato  .  Si  prevalfe  per  quefto  del  Cardinale  Po- 
lo, fé  crediamo  al  li  Atti  Confiftoriali  dclli  fei  di  Giugno  dicen- 
tì  che  a  quello  dal  Papa  fi  conferi  affoluta  facoltà  di  confer- 
mare nella  dignità  li  Vefcovi  che  riprovando  lo  Scifma  torna- 
no pentiti  al  feno  della  Cattolica  Chiefa .  Nello  Ptetfb  giorno 
per  comando  di  Giulio  fi  leffero  in  Confiftoro  le  Lettere  del- 
la Regina  Maria;  alle  quali  fi  die  la  rifpofta  che  per  erudizione 
della  Sroria  efibiamo  .  Dicea  il  Papa  così  :  E*  indicibile  il  gau- 
dio  cui  ricevemmo  le  Letfre  dt  tua  Serenità  fpediteci  nelli  25.  di  *A- 
prile  t  ed  il  contento  dei  Venerabili  fratelli  nojìri  Cardinali  della  Ro- 
mana Chtefa  .  Quando  fi  fono  lette  tutti  unanimamente  abbiamo  ef ai- 
tato la  benignità  del  fommo  Dio  operata  in  te  ,  la  particolare  di  lui 
tura  e  protezione  delle  cofe  tue  ,  e  la  tua  gratitudine  verfo  effo  che 
tanti  beneficj  ti  comparti  •  ne  ceffiamo  di  encomiate  la  conferma  della 
magnanima  opera  ,  che  in  te  ha  operato  il  fantijfimo  Dio  dal  tempio 
juo  fanto.  Imperciocché  la  promozione  di  tanti  probi  Sacerdoti  ordinata 
da  tua  Serenità  alle  Parrocchie  e  governo  delle  Chiefe  del  tuo  Regna 
perchè  effi  fono  a  noi  ed  alla  Sede  */fppoflolica  accetti  ,  volentieri  da  noi 
è  approvata  che  condì feendiamo  alla  ef aitatone  di  quelli.  In  vero  nien* 
te  più  magnanimo  tu  potevi  operare  per  foftenere  la  caufa  di  Dio ,  e 
pienamente  Jìabilirla  ,  quantocchè  affumere  tali  genero/i  Ecclefiafìici  com- 
pagni della  tua  follecttudine  e  cooperatori  della  tua  fatica  ,  li  quali 
con  fede  ,  pietà  ,  e  retta  religione  rapporto  Dio  furono  fempre  cofìanti 
nel  di  lui  fervigio  nella  varietà  fpinofa  dei  tempi.  Per  tanto  appena 
ebbimo  notizia  della  promozione  di  quefli  dal  diletto  figlimi  nofìro  Le- 
gato  Reginaldo  Polo  a  petizione  e  fuppliche  di  tua  Serenità  fecondo  il 

coftums  offervato  dai  Predeceffori  tuoi  vo'ontieri  li  approvammo 

Data  in  Roma  preffo  San  Marco  fotto  il  dì  IO.  di  Luglio  del  1554. 
Il  Cardinale  Polo  zelantifftmo  di  riftabilire  nel  Regno  la  Re- 
ligione molto  giovò  alla  fervorofa  Regina  ,  e  fovente  efortol- 
la  ad  operare  eroicamanr,e  pel  decoro  di  Dio,  e  della  fanta  di 
lui  Cafa,   e  di   reftituire  alla  Sede  Appoftolica  ogni   diritto. 

XXXIV.     Intanto  elfo  Cardinale   Polo   vifitò  Cefare    con  fé-  "    #J^ 

co  recando  le  petizioni   del   Re  di  Francia  che    non   furono    da   :  1     _  ... 
11  i-/y-      ir  1  11  !•  richiamato 

quello  accettate  ;  e  ditte  al  Legato  ,  che  quando    altro  non  gli  cjajja   Lepa. 

recava  ,   farebbe  flato  meglio    il    non  efferfene   venuto.    Da  ciò  zj0ne  e  per- 

fofpettò  quefti  ,    che  la  fua  dimora  non  fi  a    ad  effo  accetta,  e  che? 

proccurò  dal    Papa   la  rivocazione.   Nelli   24.  di  Aprile  da  Bruf- 

felles  fcriffegli  ,    che  farebbegli  grato   d' effere  richiamato    dalla 

Le- 


gli  Storia  de  Romani  Pontefici. 

1  -■-  Legazione.    Ma    quefti    attento    alla  unione    dei  due  Monarchi 

5ec.  AVI.     penso  diverfamente ,  e  trattenendoli   collo  Stella  fpedito    da  elfo 
Polo  ditte,  che  ei   non  dovea   mancare  alla  coftanza  Tempre  ino- 
ltrata e  che  gli   meritò   le  comuni  laudi*   e  prefenremente  dovea 
evitare  d' inimicarti  Cefare  e  di  alienare  da  fé  l'animo  di  altri .  Del 
refto   elfo   Polo    prima  di   ricevere  l'efortazionc   Pontificia    eraft 
con   quello   pacificato  ,  e  diede  altra  Lettera  alla   Regina    ed    al 
Re   feco   loro   rallegrandoli ,   ed  efìbendo  finceramente    loro  ofTe- 
cjuio  e  divozione  ;  e  con  maggiore  cura  operò  preffo  Cefare  ,  il  quale 
volea    noto   sili    Pofleflbri   dei   beni  di   Chiefa  ,  che  non   farebbo. 
no   (turbati  •    il   che  elfo   Polo    lignificò    al   Pontefice    colle  Let- 
tere  delli   giorni   13.  e    14.   di   Ottobre   per  aflerzione  del    Palla- 
vicini  nel  lib.  13.  cap.p.    Noi   però  fiamo  di   parere,  che  qualche 
tempo  prima   lìano  mandate  a  Roma  perfuafi  dalle  fpedite  da  Giu- 
lio  allo   fteffb  Polo  ,  che  furono  date  preffo  San  Pietro  [otto  il  dì  28. 
di  Giugno  del  1554.  e  del    noflro  Pontificato  V.    Con  quelle   ei   gli 
concede  Appoftolica  autorità  ,  ed  il  configlia    di  ufare    mitezza 
colìi  pofTefìfori  dei  beni  di  Chiefa,    e  credea ,  che  in  tal  modo 
più  facilmente  fi  ridurranno  all'orTequio    del  Papa    ed    alla  ob- 
bedienza delia  Cattolica  Religione.   Poco  dopo  il   Polo  ebbe  ri- 
fpofta  dal   Re  Filippo  di  ciò  che     ad  elfo   lui    per  ventura    con 
troppo  zelante    e    proliffo  modo  avea    efpofio  .    Il  richiefto  dal 
Monarca  compendiofamente  a  tre  cofe  fi  riducea  .   Primo  ,  egli 
può  tornare  in   Regno  fenza  le  infegne    della  Legazione  Appo- 
ftolica  ,   poiché  era  accetto  alla  propria   Nazione;    ed    il   Re  lo 
accoglie  coli' onore  dovuto  ai  Cardinali:   può  riferbare  la  facol- 
tà di  riaffumere  il  nome  e  la  podeflà  di  Legato  Appoftolico  in 
tempo  più  opportuno.  Secondo,  fé  egli  dovea  efercitare  le  Ap- 
poftoliche  commiffioni  ,  ovvero  arebbele    prima    ai   Re  comuni- 
cate ?  Terzo,*' fé  farebbe  opportuno  di  ottenere  prima  dal   Papa 
più  ampia  facoltà?   Imperciocché  arebbe  egli  dovuto  compartire 
il   perdono  ai   trafgreflfori  ,  rilaffare    la  Jegge    pe'  Sacerdoti    am- 
mogliati  a  condizione  che  non  fi   accollino  all'altare,  non  efer- 
citino  il  fagro  miniftero  ,  né  il  titolo  di  Sacerdote  ferbino,  con- 
cedere ai   Fedeli  l'ufo  delle  carni  nei  giorni  di  attinenza  ,  e  levare 
ogni  motivo  di   fofpizione  ai   polfelTori   dei  beni  ,  loro  donandoli 
pel  vantaggio  della  pubblica  quiete  e  felicità.  Se  gli  verrà  accorda- 
to dalla  Sede  Appoftolica  ,    come  fpera,  potrà   farne  quell'ufo  che 
nel   cafo    farà  opportuno  .     Il  Legato    foddisfece    alle  dimandc 
Diffe  alla  prima  ,    che  iebbene  il  Re    volea    più  lunga  dimora 

per 


Storta  de  Romani  Pontefici .  313 

ptr  rifarcirgli  1' ampliflimo  decoro;  nullameno  per  tìniformaifi  Jj 
«Ila  volonrh  del  Poritefice,  che  bramava  fpeditamente  provveda-  ÙEc 
to  alla  falute  del  Regno,  era  fufficientc  che  gli  venga  accorda- 
to 1'  ingreffo  men  decorofo  e  iplendido  :  imperciocché  egli  fo- 
flenea  tre  gradi  ,  di  privata  Perfona ,  di  Nunzio  del  Papa  ,  e 
di  Legato  della  Sede  A-ppoflolica  ;  dunque  farebbe  egli  ufo  del 
fecondo  omettendo  quello  di  Legato  Appoiìolico.  Alla  feconda 
ripigliò  ,  che  tutto  opererebbe!!  nel  Regno  col  configlio  del  Re 
e  Regina;  tale  era  la  mente  e  volontà  del  Pontefice.  AH*  ul- 
tima rifpofe  ,  che  oltre  le  particolari  facoltà  portava  con  feco 
Pontificio  Diploma  di  fare  generalmente  que'lo  ,  .che  farebbe 
più  opportuno  per  la  felicità  del  Regno  e  talute  delle  anime. 
Si  ebbe  fomma  coniolazione  quando  li  teppe  ,  che  il  Cardinale 
Polo  tenea  sì  ampio  Diploma  ,  e  preghili  di  comunicarlo  ed 
cfibirlo  al  Re  ;  col  mezzo  di  quello  fremeranno  le  gravi  in- 
forte difficoltà .  _ 

XXXV.     Appena  in  Roma  ebbefi   notizia    del  genio    di  Ce-         re     ]* 
fare,  che   fia  ampliata  la  facoltà  conceduta  al   Polo  ,  il   Pontefi-  faco|tà   ad 
ce   nelli  cinque  di  Ottobre  coli' alfe nfo  dei   Cardinali    conferì   a  p0|0       che 
quello  affolura  autorità  ;  ciò  appare  dalle  Lettere    del   Caldina-  è    ricevuto 
le  del   Monte  date  al  medefimo   Polo.    Intanto  fi   folennizzaro- in    Inghii- 
no  con  indicibile  pompa   in   Winchefter  le  nozze;    ed   il  fauflo  terra, 
giorno    fu  confacrato    alla   rimembranza    di   S.Jacopo   Appoflolo 
Padrone  delle  Spagne;   la   Regina   però  non   potè  ottenere    dalli 
Ordini,  che  il   Re  Contorte  fia  con  folenne  pompa  coronato.    Il 
perchè   l'Imperatore  provvedendo  al  decoro  della  Regina   donò  a 
quello  il   Regno    di   Napoli,    e  conferirgli    il   titolo    Reale.    Se 
ne  compiacque  il   Papa,  e  della   nuova  felicità   rallegrandofi  con 
Pilippo  gli  diede  Lettere   Appoftoliche,  ed  il   pregò  di   facilita- 
re al   Polo  1'  ingreffo  nel   Regno  .    Nel  Senato    convocato  nelli 
26.  di  Ottobre  approvò   la   deliberazione  di   Cefare  e  riconobbe 
Filippo  Signore  del   Regno  di   Napoli   fecondo  li  Atti   Confiflo- 
riali  .  Significò  con  altra   Pillola   ad  effo  Cefare  ,    che    ha   con- 
ferito a  Filippo   li.  con  diritto  fiduciario  il   Regno  di   Napoli  . 
Intanto  fi   diffiparono  le  difficoltà   rapporto   1'  ingreffo  del    Polo 
nel    Regno  ,  e   la   Regina   fteffa   nel  dì   3.  di    Novembre     mandò 
ad   effo   il  fuo  Capellano  con  Lettere  efponendogli   ,  che  il    Re 
in   Parlamento  avea  conchiufo    1'  affare  del    di   lui   ingreffb    nel 
Regno  e  della   riconciliazione  dì   quello    colla   Sede  Appoftolica 
e  Cattolica   Religione.  Il   Polo  die   notizia  al   Papa    dell' avve- 
Tom.X.  R  r  nu- 


314  Storia  de  Romani  Pontefici. 

'*"""'—*•  nuto;  di  che  fommamente  fi  rallegrò .  Dicono  li  Atti  :  jNelful* 
RECAVI,  f'm0  ^-  Novembre  fi   lejfero  in  Confijhro    le  Lettere   del   Reverendijji* 
mo  Pelo  ,  il  quale  fignificò   al  Papa    ebe   dopo    due  giorni    partirebbe 
dalle  Fiandre  alla  volta  d*  Inghilterra  .    Nel   Regno  ei  foftenne  il 
grado  di  Legato  Appoftolico  ,  e  con  onorificenza  fu  ricevuto  dai 
Monarchi ,    fé  diamo  fede  al  Sandero  .    Primamente  per  Editto 
delli  Ordini  fi  rivocarono  li  Atti  riabiliti  nell'  addietro  ,    e    fi 
conobbe  nel  Cardinale  il  decoro  ,  che  alla  di  lui  Cafa    conve- 
niva e  da  cui  erane  fiato  fturbato  per  decreto  di  Arrigo  Vili.: 
indi    fi    deputarono    per   riceverlo    due    Primarj    nel  Regno  ;  e 
dallo    fteflb    Monarca    fu  accolto  alle    rive    del    Tamigi  .    In- 
terrogato quefti  chi  ricevea  nel  Regno  ,  francamente  rifpondet- 
te ,  che  andava    ad  accogliere  il  Legato  della  Sede  Appoftolica 
e  del  Romano  Pontefice.    Il  Polo    poi    recitò    nel  Parlamento 
elegante  difeorfo ,  con  cui  ringraziò  li  Magnati  per  1'  onore  ac- 
cordatogli, e  loro  diffe  ,  che  erafi  là  trasferito  per  conferire  ad 
efli  più  eccellente  nobiltà  e  la  eredità  nel  Regno  di   Dio  ,  dal 
quale  erano  decaduti   feparatifi  dalla  unità    della  Chiefa  ;  e  per 
tutto  quefto    avea  facoltà    dal   Papa.    Quindi    con  tenerezza    li 
efortò  a   riprovare  l'errore  e  comporre  il  neceffario   per  reftitui- 
re  nel  Regno  la  Cattolica  Fede  .  Il  che  fece  principalmente  il 
Vefcovo  di  Winchefter  Cancelliere  del   Regno,  e  li  Ordini  pre- 
fentarono  Scrittura  ai  Re  ,  con  cui  proteftavano    di   eflere  pen- 
titi   della  Apoftafia  ,    ed  il  pregavano    d'impetrare    dal   Legato 
Appoftolico  il  perdono  ,   e  la  reftituzione  al  gremio    della  Cat- 
tolica Chiefa.   Dunque  nelli   30.   di    Novembre  proftrati    il   Re 
«d   Ordini  a  piedi  del  Legato    furono    affolti    con  folenne    rito 
ed  ottennero  il  perdono:  /ndi  il  Legato  proccurò  ,  che  il  Clero 
e  popolo    nella  propria  Parecchia    fiano  affolti .    Ciò    fatto    de- 
putofli    onorifica   Ambafciata    al   Papa    che    fu    raccomandata    a 
Tomafo  Thyrlbeo  Vefcovo  Elienfe  ,  ad  Antonio   Btown    Diani- 
fìa ,  ed   a  Edoardo  Carni   Popolare.    Quefti    doveano    in   nome 
del   Re  e  delli  Ordini  preftare  obbedienza  al    Papa  ;   ed  al  Car- 
ni fu  preferitto    di  trattenerli    in   Roma    con  titolo    di  Amba- 
feiatort    del  Regno.    Tutrociò    il  Re  Filippo    fignificò    a   Papa 
Giulio  con  Lettera  fcritta  di  propria  mano,  e  letta  fu  nel  Se- 
nato dei   Padri .  Tofto  il   Papa    decretò    preghiere    di   ringrazia- 
mento a  Dio  in   Roma  e  nel  Criftianefimo    concedendo    ai  Fé- 
deli    Indulgenza  in  modo  di  Giubileo.    Intanto    il  Legato  Ap- 
poftolico lebbene  molti  erano  invidiofi  del  di  lui  decoro  e  del- 
la 


Storia  de  Romani  Pontefici*  315 

lo  riftabilimento  della  Cattolica   Religione,  fi   confervò  nel  riac- 
quiftuto  onore  •  e  con  autorità,   conliglio  ,  e    prudenza  purificò    ^EC' XVL 
da  ogni   macchia  quella  novella  Chiefa  deponendo    li    Paftori   di 
falla  dottrina    e    foftituendo    in  loro  vece  Ecclefiaftici  Cattolici 
e  telanti   del   vero  bene  e  decoro    del  iommo  Dio  .    Non   potè 
però  ottenere  febbene  la   Regina  il  favorì    nel   Parlamento  ,  che 
li   beni  dell»  Chiefe  conceduti  ai   Primati    del  Regno  fiano  rc- 
ftituiti    alle  medefime  ;    e    per  impedire    nuove  torbolenzc    che 
quindi    poteano    inforgere    a    richieda    delli    Ordini    con    Stru- 
mento giuridico  in  nome  del  Papa  aflblvette  dalle  Cenfwre  Ca- 
noniche li   Poffeffori   di   quelli   dichiarandoli  in  perpetuo    ficurì  . 
Si  decretò  nullameno,  che  le  primizie  e  decime  che  in   vigore 
delle  Sanzioni  di  Enrico    ed   Edoardo  erano  devolute  al   Fiico  , 
fiano  desinate  al  mantenimento  delli  Ecclefiaftici  ,  e  Monifterj 
che    verrebbono    dalla  pia  liberalità    de' Fedeli    rifrabbicati .    Il 
Legato  dichiarò  legittimi  li  Matrimonj  contratti   nel  grado  non 
vietato  dai  Canoni  •  confermò  li  Vefcovi  Cattolici  creati   in  tem- 
po   dello    Scifma  ,    e    li    fei    che    erano    fiati    iftituiti    da    En- 
rico .  Tutto  quefto  apprendemmo    dal  Sandero    nel  lib.  1.  ,  dal 
Tuano  nel  ltb.i%.,  dallo  Sleidano  nel  lib.  25.  ,  dal  Belcari   nel 
lib.  26.  ,    e  da  molti  altri  .    Del  refto  durò  pochiffimo    in  In- 
ghilterra la  nobile  felicità. 

XXXVI.     Li  tumulti  e  fedizioni    di  Siena  ,    e    la  Dieta    di         Deputa 
Augufta  amareggiarono  la  felicità  di  Giulio  pella  eftinzione  del-  ~:e8at0  a"a 
lo  Scifma  d'Inghilterra.    Imperciocché    la  guerra    di  Cefare    e  Alttan     .. 
del  Ke  di   trancia  non  ottanti  le  di   lui   lollecitudini  occaliono-  Cardinale 
gli  non  lieve  difturbo .  E  febbene  le  militari  fcorrerie  ordinate  Morono. 
dal  Marchefe  di  Mariniano  che  occupò  Siena  in  favore   di  Ce- 
fare, gravavano   il  fuo  dominio;  nullameno  ei  era  più  afflitto  per 
la  guerra  di  Germania    che    producea    maggiori    dilavventure  e 
nuovi  pericoli    per  la  Religione  colla  imminente  Dieta    di   Au- 
gura. Intanto  Celare  pregollo    di  fpedire    ad  effa   Dieta    il  Le. 
gato  ;    vi  ripugnò   egli    poiché    non  dovea    in  fimili   Adunanze 
trattarfi  di   Religione  5   ma  altra  volta   pregato    dal   Re    de'  Ro- 
mani, afferente  che  a  quella  aflifterebbono  perfonalmente  li  Prin- 
cipi principali  di  Germania    per  formare  gravi  decreti  ,    e    che 
non  farebbefi  trattato  di  affari  della  Chiefa  ,  de'  Padri  ,    e    dei 
Concilj  ,    e  particolarmente    delle  Sanzioni   di   Trento    fenza  il 
configlio  ed  aflenfo  del  fuo  Legato,  vi  deputò  il  Cardinale  G'<o- 
vanni  Morono  illuftre  per  pietà  e  dottrina  ,    e  pratico    di  effa 

R  r     z  Ger- 


3 1 6  Storia  de  Romani  Pontefici  . 

*  mania .  A   quefto  il   Pontefice  preferiffe    di  vifitare    il   Duca  di 


AV1'    Saffonia,  il  Conce   Palatino  del  Reno ,  ed  il  Marchefe  di    Braa- 
deburgo*   ed  appellavalì  nelle  Lettere  col  ritolo  di  diletti  Figliuo- 
li  ,  e  loro  prometteva    di  convocare    il  Concilio    in  Trento  , 
purché  accettino  ciò  ,    che    in  quefto    verrà  decretato .    Se  non 
che  mentre  il  Re  Ferdinando  aprì  la  Dieta   d'  Augufta  ,  li  Du- 
ca di  Safifonia  ,    Marchete  di   Brandeburgo  ,  Lantgravio  ,   ed  al- 
tri  Principi  Luterani   convennero*  in   Neoburg  per  configliare   li 
proprj   intereffi ,  ed  afFafcinati  dai   pravi   Miniftri    rifolverono  di 
perfeverare  nella  Confeffione  di   Augufta:    e    per  non  effere  ri- 
putati ribelli  di  Cefare  gli  efpofero  il  (acceduto    di   Neoburg  , 
e  che  voleano  perfeverare  nella  Confezione   Auguftana,  finché  le 
controverfie  di   Religione  con   Decreto    delli  Ordini    deiT  Impe- 
rio e  di  lui  aflenfo  fiano  accomodate  .    Dunque    nelle   None  dì 
Marzo  fi  tenne  Adunanza  in  Augufta,  a  cui  aflifterono    li   pri- 
ma t  j   Principi  di  Germania,  ed  in  efla  fi  preferiffe,  che  fino  al's 
convocazione  di  Generale  o  Nazionale  Concilio  efiì   Principi    e 
Città  liberamente  profefiino  la  Fede  Cattolica  ovvero    la  Con- 
fezione d*  Augufta  come  loro  fembrerà  opportuno  .    Si  aggiunfe 
al  decreto,   che  li   Ecclefiaftici   ancorché  Vefcovi    li   quali  cara- 
bieranno   Religione,  fiano    ad  altro    beneficio    o  Chiela   trasferi- 
ti s  e  che  il   cambiamento  non   fia  loro  aferitto  ad  infamia.  L' 
affare    dei  beni  Ecclefiaftici    dai   Laici    ufurpati    fu    rimeffo    al- 
la  Adunanza  di   Paffavia,  ed   intanto    deve    riputarfi    lofpefo    e 
non  giudicato.  Cole  tanto  oppofte  alla  Cattolica   Religione  on- 
ninamente diftruffero  la  vittoria  ottenuta  dall'  Imperatore  fopra 
de'  Luterani  ,  ed   il  frutto  che  da  quella   provenne;    né   potè  in 
alcun   modo  il  Legato    impedirle  ;    poiché    giunto    ad  Augufta 
tenti   la  trifte  notizia  della  morte  del    Pontefice  Giulio  ,    e  col 
Cardinale   Vefcovo  d' Augufta   fi   pofe  in   viaggio   per   Roma. 
Morte  d'       XXXVII.      Intanto  li   divoti  configli  e   le  pie  azioni  di  Giù- 
Giulio    fue  ^l0  ordinartelo   Iddio  da  immatura   morte   furono  fventati   e  di- 
virtù  e'  di-  ftrutti  ,    febbene    il  Cattolico  Mondo    avea  concepito    fperanze 
fetti .  della  converfione  d'Inghilterra.  Morì   Giulio   nelli   23.  di  Mar- 

zo del  1 5 55.  pervenuto  al  feffantefimofefto  ,  fei  mefi,  e  giorni 
14.  di  vita  ,  e  di  Pontificato  anni  cinque  e  giorni  quarantaquattro. 
Erra  enormemente  il  Pallavicini  dicendolo  di  anni  fettanta  , 
poiché  egli  nacque  nel  dì  io.  di  Settembre  del  1487.*  Della 
malattia  eftrema  e  della  morte  di  Giulio  li  Atti  Gonfiftoriali 
dicono:  }>  In  Roma   nel  Venerdì  22,    di  Marzo    del  1555.  fi 

„  ten- 


Storia  de  Romani   Pontefci,  517 

,,  tenne  Congregazione  Generale  ali*  prefenza  del  Santiflimo  „ ~~y iVy" 
Signore  noitro  ,  di  cui  era  dilperaca  la  vita  ;  in  quefla  eflb 
Papa  rapporto  il  governo  ed  amminiflrazione  della  Chiela 
comandò  al  Sacro  Collegio  di  provvedere  •  ciò  fatto  diede  la 
benedizione  ai  Padri  ,  e  molti  di  eflì  gli  baciarono  la  ma- 
no.  Nel  Sabbato  fufleguente  ventitre  circa  le  ere  20.  mori 
Giulio  Paoa  l'I.  nel  Palazzo  di  S.Pietro  ,,  ....  Eflb  Giu- 
lio tu  aflalico  di  febbre,  che  contralte  dalla  mutazione  dei  ci- 
bi Ingeritagli  da  imprudenti  Medici  per  alleviargli  1'  incomo- 
do della  podagra.  Il  Panvini  adduce  altra  cagione  di  efla  mor- 
te. Era  il  Papa  oppreflfo  da  melanconia  •  fi  attenne  dai  cibi 
grofTolani  che  fempre  usò,  e  fé  ufo  de' più  delicati  •  ciò  fece 
per  ileanfare  le  troppo  follecite  premure  del  proprio  Fratello 
Baldovino  e  Nipote  Fabiano  che  fi  erano  innamorati  del  Duca- 
to di  Camerino,  poiché  conolcea  ,  che  li  Cardinali  non  lo  areb- 
bono  compiaciuto:  procraftinando  P attinenza  contrade  ferio  ma- 
le che  a  morte  brevemente  il  ridufle .  Eflb  Panvini  condannol- 
lo,  che  con  troppo  dilpendio  fabbricò  ed  adornò  la  Villa  fuori 
delia  Porta  Flaminia,  nella  quale  fovente  ritiravafi  non  per  at- 
tendere alli  affari  del  Principato  e  della  Chiefa  ,  ma  piuttoflo 
per  aflittere  a  laute  menfe  e  godere  li  piaceri  e  voluttà  ; 
ma  dejto  arebbe  più  rettamente  fcrivendo  ,  che  vi  fi  trasfe- 
riva per  follevarfi  dalle  affannofe  cure  del  Pontificato  ,  e  refpi- 
rarc  Paria  più  amena  di  quel  luogo.  E  di  fatto  quivi  Giulio 
fino  dal  principio  dell' Appottolico  governo  ordinò  copiofa  Li- 
breria per  attendere  ai  gravi  fludj  ,  de'  quali  fempre  fi  dilettò. 
Né  dobbiamo  ricevere  altra  menzogna  di  eflb  Panvini  dicente,  ' 
che  Giulio  proccurata  con  follecito  modo  la  propria  efaltazio- 
ne  defraudò  le  comuni  fperanze  del  facro  governo  di  lui  con- 
cepite; poiché  ei  con  attento  zelo  operò  P  interefle.  della  Fe- 
de. E  chi  può  fporre  le  magnanime  azioni  di  Giulio  operate 
in  tempo  del  Pontificato?  chi  le  diligenze  per  la  eftinzione  del- 
lo Scilma  d'Inghilterra,  e  pel  maggior  vantaggio  della  Chiefa 
e  della  Sede  Appottolica  ?  Il  Lettore  attendendo  al  racconto  efi- 
bitogli  nella  Storia  deve  credere  quello  che  andiamo  dicendo:  e 
le  di  lui  gravi  Cottituzioni  ,  e  li  feveri  Edicci  contro  li  Be- 
ftemmiatori  ed  Ebrei  il  detto  nottro  avvalorano  .  Fu  feppellito 
nella  Bafilica  di  S.Pietro  fenza  pompa,  di  che  fa  teftimonian- 
za  prefentemente  ancora  il  di  Jui  fepolcro  diftinto  col  folo  no- 
me di  Giulio  III.  Era  molto  propenfo    all'  amore  ,    facile    alla 

col- 


^i 8  Storia  de  Romani  Pontefici. 

g  "'"iii*  collera ,  ma  più  facile  a  deporla  che  ad  accenderli  :  volontieri 
Sec.avI.  ozjava  }  difficilmente  fi  addattava  alla  fatica:  pronto  era  a  favori- 
re ma  non  premiare  li  meritevoli  :  amò  però  fempre  la  giu- 
stizia ;  ed  effendo  erudito  con  affabilità  tratteneafi  colli  Lette- 
rati ;  e  fempre  fu  follecito  della  pubblica  e  dimeftjca  quiete. 
A  dire  però  vero  più  fi  meritò  l'altrui  amore  nella  privata 
vita  che  nel  fublime  Trono  Appoftolico.  Troppo  teneramente 
favorì  li  proprj  Congiunti  promovendone  alcuni  alla  Porpora  , 
febbene  non  eranne  degni  o  piuttofto  indegni  quale  fu  Inno- 
cenzo del  Monte  ,  che  ei  più  dì  quelli  del  proprio  fangue  amò 
e  favorì .  Ottenne  nullameno  nella  paflionata  connivenza  vedo 
li  fuoi  l'altrui  encomio,  poiché  ad  effi  non  confeiì  beni  ap- 
partenenti alla  Sede  Appoftolica .  Se  non  che  il  di  lui  Ponti- 
ficato rimafe ,  ed  è  ofeuro  preflb  li  Pofteri  per  la  infelice  fpe- 
dizione  di  Parma,  pello  fcioglimento  del  Concilio  di  Trento  , 
e  per  la  Concordia  di  Paflavia  :  quefti  gravi  difetti  però  furo- 
no da  elfo  ricompenfati  colla  eftinzione  dello  Scifma  d'  Inghil- 
terra, la  quale  fé  non  perfeverò  nella  obbedienza  della  Sede  Appo- 
ftolica non  fu  per  colpa  di  luì ,  né  deve  provenirne  alla  di  lui 
follecimdirìe  difonore  o  macchia . 


MARCELLO       IL 
PONTEFICE     CCXXIV. 


Ani^o  del  Signore  MDLV. 

I.  "m        Jg"  Orto  Giulio  e  compiuti  li  di   lui  Funerali  fecondo 
Elezione         j^     /■     ^  coftume  2^.   Cardinali  nelli  cinque    di   Aprile 
del  Cervini;  m^         dimoranti  in  Roma  entrarono    in  Conclave    per- 

z"oneC°éd  a-      -A-    »   JL  faafi    cne  doveffero    tantofto    ufeirne  ,    poiché    li 
zioni  prima  più  meditavano  di  efaltare   nella  Sede  Appoftoli- 

del  Papato,  ca  il  Cardinale  di  Ferrara  riputato  opportuno  per  fapere  e  po- 
tenza ;  ed  era  anco  favorito  dai  Francefi  .  Li  Cefariani  che 
lo  abborrivano ,  maneggiarono  la  elezione  di  Marcello  Cervini 
adorno  di  ogni  virtù  e  però  caro  a  tutti  :  a  cui  a  poco  a  po- 
co aderirono  molti  Fautori  del  Ferrarefe,  e  poi  concordemente 

cut- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  3 ip 

tutti    convennero    nell'  eleggerlo.    Ciò    fuccedette    con  unanime  — ■ — =5S 
affcnfo  dei  lacri  Elettori  ed  aggradimento  univerfaie  del  Criftianefi-        c' AV1* 
mo  nel  li  9.  di   effo  Aprile  del  1555.  Si   oflervò  per  avvertimento 
del  Cardinale  de  Medici  amiciffimo  di   lui  il  rito  della  elezione 
confueta ,  ed  eflendo     flato  acclamato    da  Gianpietro  Carafa    ad 
alca  voce  li  altri  col   proprio  voto   lo  efalcarono  .   Marcello  con 
difeorfo   latino  ringraziò  li    Padri,  e  li   accertò,  che  febbene  ei 
non  ave*   talento  acconcio  per  tanto   pelo ,  non  arebbe  trafeura- 
to  di  corrilpondere  al  comune  defiderio  ,    e  perciò    non  baderà 
al  proprio  comodo  o    fatica  .    Per  tanto  nelli  dieci    con  Teore- 
ti  voti   fi   ripigliò    la  di   lui   elezione  ,    e  con  giuridico  rito    fi 
confermò  ;    ciò  appare  dal  Codice   Ms.  della  Biblioteca  Vatica- 
na.   Non  volle   il  novello   Papa  cambiare  il  nome  ,  e  confiscan- 
dolo   ad    imitazione    di    altri    Pontefici    fi   denominò    Marcello 
II.    Per  tanto   nel   dì   fufTeguente  ricevette  l'Ordine   Vefcovile  , 
e    dal  Cardinale    di    Pifa  primo  Diacono    nella  Bafilica  Vatica- 
na fu  adornato  colla  facra  Tiara  effendo  vicina  la  folennità    di 
Palqua  •   da  che  li    buoni   trafTero  lieto  augurio'  delle    di   lui  fe- 
licità. Crebbe  1*  ottimo  pen fiero  ,   poiché  ei  adorno  delli  arredi 
Pontificj  fi   acquiftò    improvvifamente    l'encomio    ed  allegrezze 
comuni.    Prima  di  parlare    del  breve  di  lui  governo    vogliamo 
fporne  li   principj    e    li   molti    gravi  impieghi    che    ei   foftenne . 
Nacque   Marcello    in   Montifano    del  Campo   Piceno    nel    dì   6. 
di   Maggio    del    150L    da    Riccardo  Cervini   Teforiere  Appofto- 
lico  nella   Marca  ,   e  da   Caflandra   B^nci   nobile    e    pia   Donna. 
Alcuni   il   vogliono  nato  da  ofeuri   Paremi  ,     ma  quefti    fi   con- 
vincono di   errore  ,  attendendo  alle  Lettere  di   Aleffandro   Papa 
VI.    e    di   Agoflino    Barbarigo   Doge    di   Venezia    date    ad  erto 
Riccardo  e  riferite  dal    Panvini   nella   Vita  che    ne  ferirle.    Eb- 
be  Marcello   egregio  talento  ,  ed  effendo   ftato    dal   Genitore  at- 
tentamente  educato  fi   fornì   di   rare  erudizioni  .    Dimorando    in 
Siena  fu   aferitto  alla  Accademia,  da  cui  partì   per  comando  del 
Padre  che  a   Roma    il   mandò.    Quivi    converfando    con   pij  ed 
eruditi   Uomini   feriamente   ftudiò  li   Codici  Mfs.  ,  de'  quali  for- 
nì  la  Libreria    che  nello  flato    di   Cardinale    fi   procacciò.    Im- 
perciò  apparve  preflb  tutti  Giovane  faggio  ed   adorno  di  virtù: 
e  la  di   lui  dottrina    probità   e  prudenza  gli  ottennero    la  ftima 
ed  amore  di   tutti.   Per  il   che   Paolo  III.    il  dettino  moderatore 
del     proprio    nipote  Cardinale  Francefco   Farnefe    impiegato    in 
affari  di  rilevanza  ;  e  cjuefti  fé  ne  prevalfe  nelle  molte  Lettere 

che 


Sec.  XVI. 


3 20  Storta  de  Romani  Pontefici» 

che  fcrivere  dovea  .  Fu  quindi  detto  Protonotario  Appoftolico, 
e  deputato  allo  Scrigno  Pontificio  ed  alla  cura  della  Repubbli- 
ca: ne'  quali  impieghi  tanto  piacque  al  Papa  ,  che  ne  enco- 
miava ed  ammirava  la  prudenza ,  integrità  ,  e  fedeltà  ;  ed  in 
tempi  fpinofi  Legazioni  difficili  ad  effo  raccomandò.  Il  prò- 
rnofle  poi  alle  Chiefe  di  Nicaftto,  Reggio,  e  Gubbio;  ei  però 
non  volle  ricevere  la  ordinazione  Vefcovile;  poco  dopo  depu- 
tollo  fuo  Segretario  ,  e  con  titolo  di  Nunzio  all'  Imperatore 
Carlo  V.  ed  a  Francefco  I.  Re  di  Francia  mandò  ;  ed  «i  Tem- 
pre diede  tali  prove  di  prudenza  e  deprezza  ,  che  effendo  da 
Roma  attente  nelli  12.  di  Dicembre  del  153^.  colla  facra  Por- 
pora fi  vide  onorato.  Salito  a  grado  maggiore  minifteri  maggiori 
loftenne,  e  predo  Cefare  nelle  Fiandre  ed  in  Genova  gravi  affari  ;  « 
finalmente  fu  Legato  Appoftolico  nel  Concilio  di  Trento  ,  in  cui 
rifplendette  con  magnanima  coftanza  difendendo  la  podeflà  Pontifìcia 
e  l'Ecclefiaftica  libertà.  Im perciò  poiché  Cefare  nella  Traslazione  del 
Concilio  era  contrario  alla  dignità  della  Romana  Sede,  per  pri- 
vati interefiì  fé  gli  fi  oppofe;  ma  egli  né  colle  preghiere  né  colle 
minacele  fu  rimofTb  dalla  prefa  rifoluzione .  Queffi  per  tanto 
con  unanime  affenfo  dei  Cardinali  fu  eletto  a  Papa  appena 
giunto  all'anno  cinquantefimoquarto  di  fua  vita. 
Suoi  fatti  II.  Vennero  efibite  a  Marcello  certe  Sanzioni  che  formate 
e  detti  egre- nel  Conclave  doveano  effere  avvalorate  dai  Padri  con  autorità  Ap- 
gj  nel  Pori-  poftolica  quando  fiano  eletti,   ed  ei   volontieri  le  confermò,  af- 

1  '       figurandoli   che  le  atterrà  col  detto  e  col  fatto.    Appena  fedet- 
lui  morte.  ,,      ~         ,  ,.    c        t>-  nr   v  e     •  u 

te  nella  Cattedra    di   San   Pietro    pubblicò    gravi  Scritture    che 

farebbono  di  regola  ai  Minifìti  della  Chiefa  ;  preferirle  alli 
Uditori  di  Rota  ed  alli  Magiftrati  di  aftenerfi  dal  lupeifluo  e 
di  attendere  feriamente  al  proprio  dovere.  Al  Cardinale  di  Man- 
tova diffe  più  volte  ,  che  egli  defiderava  di  operare  perfetta- 
mente e  fé  fi  allontanava  dal  propofito  il  pregò  di  correggerlo 
con  libertà  :  e  con  feco  lui  trattando  di  Religione  per  cui  ri- 
putava neceffario  il  Generale  Concilio  ,  era  di  parere,  che  prima- 
mente fi  attenda  alla  Riforma  :  con  ciò  pretendea  di  confonde- 
re li  Eretici  e  li  nimici  della  Romana  Curia.  Ripigliava,  che 
non  mai  permetterà  ai  Vefcovi  ed  a  chi  ha  cura  d'anime  l'af- 
fenza  dalle  Chiefe  e  l'impiego  in  affari  politici.  Non  ingrandì 
quei  del  proprio  Sangue;  vietò  ad  efli  di  trasferirà"  a  Roma,  e 
:  con  animo  amaro  accolfe  due  Nipoti  che  educava  negando  lo- 
ro abitazione  nel  palazzo  Pontificio.  Alli  Ambafciatori  di  Ce- 

fa- 


Storia  de  Romani  Pontefici,  gli 

fere  e  Re  di  Francia  ingiunfe  di  lignificare  ai  proprj   Principi  , 
che   volea  ridotti  ad  effetto  li   fanti  configli     efpofli    nelle  Lee-    ^C'AVZ. 
tere  appartenenti  alla  pace*    che    non  cefìarà    di  efortarveli  ,  e 
che  fi   porterà  in    Perfona    nelle  loro   Corti    per  indurveli .    Al 
popolo   Romano  che '1   pregò  di  diminuire  li   tributi,  rifpondette 
di   farlo   rifanato  che  fia  V  erario  della  Chiefa ,  e  pagati   li  grof- 
fi   debiti   contratti  ;    per  il  che    ei  ridurrebbefi    a  riltretta  parfi- 
monia:   benché   non  sì   prefto  come   arebbe  voluto,  potea  compia- 
cerlo.   E  qui  ci  corre  obbligo    ancora    di  encomiarne    la  circo- 
fpezione  nel  non  accettare  la   petizione  dei   Senefi    fpeciofa    per 
altro  ,  trattandoli  di  compiacere  Città  ne'  confini  dell'  Ecclefia- 
ilico    dominio    fituata  ,    e    negolle    ajuto    contro    Cofmo    Duca 
di   Firenze  ed  i  Cefariani ,  dai  quali   era   ftretta  di  affedio  ;  poi» 
che   il   Padre  comune  non  dovea  più  ad   una  che    ad  altra  par. 
te  aderire  .   Con  tali  detti  e  fatti  il   Papa  cagionò  fomma  alle- 
grezza al   Criftianefimo  ,  che  fu  troppo  prefto  nelle  contentezze 
amareggiato.   Intanto   Marcello  era  attento  a  purificare  la  Chiefa 
dalle  Erefie  ,   la   Repubblica  dalle  guerre  ,    e    la   Romana  Curia 
dalle  Superflue  fpele  j    ma    per  divino    non  intendevole  giudizio 
fu  affalito    da  certa  infoffribile  debolezza  generata    dalle    lunghe 
febbri    nell'anno    fcaduto    fofferte  ,    dalle    fpinofe  faccende    del 
Pontificato,   incomodi   del  Conclave  ,  e  cerimonie    delle   Dome- 
niche di    ParTione    e    di   Pafqua  .    Quindi    fi    fentì    oppreffo    da 
malore  che   a  poco  a  poco  crefeendo  produlfegli  grave  colpo  di 
apopleffia  nel  dì   30.  di   Aprile  ,   e  nella  notte  fuffeguente   moti 
appena  compiuto  il   ventefimofecondo  giorno  di    Pontificato  ,  la. 
feiando    in   tutti  accefo  defiderio    di  elfo.    Il  di   lui  corpo    con 
pianto   trasferito  nella   Bafilica  Vaticana    fu  Seppellito    in   Sepol- 
cro di   marmo    con  quella  Scrizione  :    Marcellus  II.  Cervir.us  Po» 
ìttianus   Pont.  Max.    fedit  cìies  XXII.    Vìxit    anno  LV.     Obnt    pv'tdk 
Kal.  Maji  MDLV.    Girolamo  Seripandi   Arcivefcovo    di   Salerno 
diede  della  repentina  di  lui   morte  egregia   Lettera  al  Camajani 
Velcovo  di  Fielole  che  leggelì   in  quelle  dei    Principi  .  Li  Ciaco- 
nio  e  Genebrardo  fofpettarono  ,    che    Ila   morto    di   veleno    per 
opera  di   certo   Chirurgo  corrotto  dai   nimici   di   tanta   virtù  r.el 
medicargli    la  piaga  d'  una   gamba  .   Ma   perchè   di   ciò    non   par. 
la    il    Panvini   famigliare  di   lui  ,  non   pofliamo  approvarne   l'opi- 
nione .   Compofe  Marcello   molte   Orazioni   Latine    e  Tofcane  , 
e  copiofe  Lettere  fcrifTe  ,  due  delle  quali  diede  a  Giulio    III.  , 
una  all' Imperator  Carlo  V.    ed  altra  ad  Enrico  li.   Re  di  Fran- 
Tom.X.  S  s  eia 


3  22  Storia  di  Romani  Pontefici. 

_-.— -  y(77«  eia  per  pacificarli  ..  Lo  feifmatico  Soave  lo  accufa  di  troppa  at» 
fcEC.AVlc  tenzjone  all'arte  Genetliaca,  per  cui  aveafi  pronoflicato  il  Pon- 
tificato e  lunga  ferie  d'anni  nel  governo;  e  però,  erafi  propo- 
fio  magnanime  azioni:,  ma  fi  trovò  ne' fuoi  penfieri  improvvi- 
fameme  delufo .  L'enorme  calunnia  è  baftevolmente  convinta 
da*l!a  onefta  convenzione  ed  integrità  di  Marcello  ,  dalle  ra- 
gioni addotte  dal  Pallavicini  nel  lib*.  13.  cap.i  1. ,  e  dalla  Lette- 
ra fuccennata  deL  Seripandi .  Più  giuridicamente  è  convinto  dal- 
li Scrittori  che  ne  magnificano  la  vimi  ed  encomiano  la  fanti- 
tà  ;  due  de'  quali  fono  preftantiflìmi  per  dignità  e  fapere  , 
cioè  li  Cardinali  Sadoleti  e  Bembo  nelle  Lettere  date  ad  elfo 
Cervini .  Li  Manuzio  ,  Panvini  ,  Bzovio  %  Spondano  ,  Orlandi- 
hi,  Pietrafanta  ,;  e  Bibliandri  che  con  magnifici  encomj  la  fan- 
tità  ne  efaltano  ,  manifeftano  l'a»imo  invido  ed  empio  del 
menzognero  Scifmatico.  In  fomma.  fecondo  il  Pallavicini  que- 
llo Pontefice  può  dirli  felicifflmo  mercè  la  buona  fama  •  per 
ventura  affai  difficilmente  fé  vifTuto  folle  molto  tempo  nella. 
Sede  Appoflolica  ,  arebbe  potuto  foddisfare  alle  fperanze  che  di 
elfo  concepì  il  Cattolico  Mondo  fc 


P     A    O     L     O 


IV. 


PONTEFICE     CCXXV. 


Anno  del.  Signore.  MDLV. 


Gianpietro  \ 
Carafa  elet- 
to a  Papa  ; 
fua  corona- 
zione e  prin- 
cipi .. 


C 


Ompiute  T  efequie  di  Marcello  IL  quarantacinque- 
Cardinali  dimoranti  in  Roma  fotto  le  Idi  di  Mag- 
gio entrarono  in  Conclave  per  afferzione  del  Pan- 
vini  ,  Caraccioli  ,  e  delli  Scrittori  della  Vita  di 
Paolo  IV.  ;  il  folo  Pallavicini  vuole  intervenuti  al 
Concilio  quarantaotto  Padri  j;  ma  egli  erra  enormemente  : 
quelli  erano  cinquantafei  ,  ed  undici  non  vi  affiflerono  .  Il 
Farnefe  che  per  la  guerra  di  Parma  non  fu  tra  li  Elettori  di 
Marcello,  promovea  la  elezione  del  Polo,  e  poiché  erafi  acqui- 
ftato  l' amore  del  Re  di  Francia  operò  preflb  quello  in  favore 
di  quello  r  dicendo  che  il  Polo    effendo  promoflb    dai  Cefariani 

non 


Storia  eie  Romani  Pontefici.  323 

•non  dovea  privarfi  del    Pontificato  ,  di  cui   erane  degno  .    Dall' 
altro  canto  egli  abborriva  la   efaltazione    del   Cardinale    di    Ter-       EC.A.V1. 
rara  ,  a  cui   lì   opponea  vigorolamente  ;  e  conofeendo  che  ei  era 
foftenuto  dai    Francefi ,    tentò  di  alienare  da  elfo   il    Re  ,   ed  eli* 
bì    il  Cardinale   Gianpietro  Carafa    quando    non     voglia    favori- 
re   la    efaltazione    del    Polo  .    E    poiché    elfo    Farnele     proccu- 
ravafi  follecitamente   l'affetto  dei  Celariani   in   favore    del   Polo 
fuo  amiciffimo,  oltre  quefto   loro   propofe  anco   il  Cardinale  Mo« 
rono  caro  oltremodo  a  Cefa';e  .   Ma   li   Celariani    che  erano    in- 
fofpettiti    del    Polo  ,    meditavano    l' efaltamento    di    Jacopo    dal 
Pozzo  ,  il  quale  febbene  nato  nella  Linguadocca  Provincia  del* 
la  Gallia   Narbonenle  era  grato  a  Cefare,  che  gli   perniile   1'  Ar- 
civefeovato  di    Bari   nel   Regno  di   Napoli  ,   e  privatamente  noti 
dilpiaceva  ai   Francefi  ,    li    quali    ai  Cefarianì    ne  parlavano    in 
modo  quafi    che    ei   efalrato   forfè    al  Trono   Pontificio.    Ma    il 
Farnefe  che  conducea  il   maggior  numero  delli    Elettori,  sì    vigo- 
rolamente le  gli  fi  oppofe  ,    che    non  temette    di   pubMicamen- 
te    flurbarlo .   Per  tal  effetto   efibì   il  Carafa  fudd.to  di  Celare  e 
grato   ai  Francefi  più.  che  non  lo  era   il    Pozzi   febbene   nato    in 
Francia  ,    ed  appunto    elfo  Carafa    non    mai    potè    ottenere    da 
Cefare    per  la  propria  parzialità    col   Re    di   Francia     il   poff  ffo 
della  Chiefa  di    Napoli  ;   lo  efibì   però    con   animo    che    non   fia 
eletto,   ma  per  ifturbare  la  promozione  del   Pozzi  ;    poiché    egli 
era  naturalmente  fevero  ,  poco  pratico  dei   civili   negozj ,  alleva- 
to  nella    Religione,  e  difficile  affai  nell'  afcoltare    e    ricevere   1* 
altrui  configlio;   le  quali  cofe  facilmente  doveano  la  di  lui   efal- 
tazione  impedire  .    Dall'altro  canto  però  era  difpofto    piacendo 
ai   Cardinali  di   promoverlo-   ed   appunto  con  animo  di  amftare 
la  pratica    in    favore    del   Pozzi  conduffelo  nella  Capella  ,  e  fu 
accetto    a   tanti   Padri  quanti   poteano  eleggerlo  canonicamente  . 
Moki   il   favorivano  perchè    erano  amici    del  Farnefe  ,    ad   altri 
piaceva   la  di   lui   probità,  ed   altri   erano  alquanto   per   lui   pro- 
penfi  :     ficchè    eccetto    diecifette    tutti    applaudivano    la    di    lui 
efaltazione,  e  poteano  giuridicamente  ogni   altro    dal    Pontifica- 
to efcludere.  Se  non  che  il  Cardinale  Ottone  Turchefi    che  af- 
ficurò   il    Maeftro  di  Cerimonie  della  efaltazione   del  Pozzi,  quan. 
do   feppe,che   promoveafi   il   Carafa  ,   parlò   molto    in  di  lui    di- 
fapprovazione.    Ma   poi   agitato   da   rimorfo  del    detto    e    fatto   , 
mercè    effo    MaeRro  di   Cerimonie   lignificò    al    Carafa   di    con- 
correre   alia    di    lui    efaltazione  .  L'  tfempio  di   tanto  Ordina- 

Ss     2  K 


324  Storia  de* Romani  Pontefici. 

g~  Yt/t'*^  fufcitò  nei  contrarj    di   eflfo  Carafa    ftima    e  pregio    della    ài 
*    lui  virtù,  ficchè  il  favorivano,  ovvero   intimoriti   non   ardivano 
di  efcluderlo  .  Il   perchè   quelli  che  col   Farnefe  erano  convenu- 
ti nella  Capella  per  adorarlo  ,    febbene  realmente    noi  voleano 
Papa,  niella  data  parola  perfeverarono.    Dunque  Gianpietro  Ca- 
rafa fu  eletto  col  voto  di   quarantaquattro   Padri   pervenuto  alla 
età  di   anni  77.    nel  dì  deH'Afcenlìone  del  Signore  23.  di  Maggio 
del  1555.;  e  per  rimembranza  de'beneficj  ricevuti  da   Paolo  UT» 
e  gratificare  la  opera  del  Cardinale   Farnefe  fi  denominò  Paolo 
di  quefto  nome  IV.    Nella  proflima  Domenica    fu    con  folenne 
rito  coronato:   tutti    che   ne  temeano  la  feverità  ,   n'ebbero  in» 
triftimento ,  fé  crediamo  al  Panvini .    Nacque  egli   nel  Cartello 
di  Sant'  Angelo  della  Scala  ,    fé  diamo  fede    ad  effo   Panvini   t 
ovvero  nel  Cartello  di  Gaprilla    come  vogliono    il  Ciaconio    e 
lo  Spondano    nelli  28.    di  Giugno    del     1476.    da    Gianantonio 
Garafa  Conte  di   Maddaloni  ,  e  <la  Vittoria  Camponefchi  »    Si- 
no dai  primi  anni  fi  mortrò  erudito  nelle  Sacre  Lettere    e  nel- 
le Lingue  Latina  ,  Greca  ,  ed  Ebraica  ;  e  poiché  fovente    trat- 
teneafi  coi  Frati   Predicatori   meditava    di  dare  nome    alla  loro 
Religione;  non  però  mai  ne  veftì  l'abito,  come  erroneamente 
accennano  alcuni  .    Quindi    fi   trasferì    a  Roma    ove    fu  accolto 
umaniflimamente  dal  Cardinale  Olivieri  Carafa  che  a  Papa  Giu- 
lio II.  raccomandollo  ;  e  quefti  ad  eflb    confegnò    la  Chiefa    di 
Chieti .  Leone  X.  dopo  alcuni  anni    il   mandò  in   Inghilterra  con 
titolo  d*  Inrernunzio .  Poi  fi  portò  in  Spagna,  ove  dal  Re  Fer- 
dinando fu  dichiarato  fuo  Configliero  ,  e  condecorato    colla  di- 
gnità di   Maggiore  Capellano  ;  e  per  qualche  tempo  ancora  eb- 
be cale  onore  da  Carlo  V.  .  Adriano  VI.  lo  aferifle    alla  Gon- 
gregazione  della  Difciplina,  e  Clemente  VII.    volea  trafportar- 
lo    al  governo  dell' Arci vefeovato  di  Brindifi  :     ma    ei    amante 
di  folitudine  fé  ne  difpensò,  e  pregollo  piuteofto  di  accettare    la 
rinunzia  della  Chiefa  di   Chieti  ;  il  che  fi  efeguì,  ed  ei  poi  diede 
nome  alla  Congregazione  dei  Cherici  Regolari    dal    di   lui  Ve- 
feovato  decti   Teatini.  Si  portò  quindi   a   Verona  e   Venezia,  da 
dove  chiamollo   Paolo  III.  che  di  Ecclefiaftico  sì  efemplare  vo- 
lea prevalerli  nell'  affare  della  Riforma  e  del  Concilio  :   ma  egli 
nimico   della  Corte  vi  ripugnò,  ed  operò    col  fuo  Amico  Van- 
nucci  di   ritirare  il  Papa  dal  penfiero.   Paolo  però    gli  preferif- 
fé  4i  portarfi   follecitamente  a  Roma,  ed  il  creò  Cardinale    ad 
«ma   della    di  lui  umiltà .    Poco  dopo    il    nominò  Vefcovo   di 

Al* 


Storta  de  Romani  Pontefici.  325 

Albano,  e  poi  di  Sabina,  e  Giulio  III.   Arcivefcovo  di  Napoli 

il  ditte  ,   Vetcovo  di   Frafcati  ,  e  finalmente  di  Ottia  ;  e  codetta    Sec.XVI. 

Chiefa  Tantamente  reggendo  fu  efalcato  al  Trono  Pontificio  non 

ottanti    le  ripugnanze  dei  Cefariani  . 

IL      Intanto  Paolo  per  ifventare    la    fama    della    fua    feveri-  j;rinc*PJ  del 
v  ti-  r  •  v  d  j-  1    r-u-      *uo  Pontih- 

tà  promile  di   non   tare  novità  in   Koma  e  di  governare  la  Chic  „»„    j:/i;.. 

la  di    Dio    ed   il    Principato  coli  eiempio  de    luci   Antecetton  :  «ue  r Irlan- 
da!   Vaticano  imperciò  trasferitofi  al   Palazzo  di  San  Marco  con  da  col  tito- 
generofa  mano  beneficava  tutti;  ampliò  li   privilegi    nell'addie-  loRegio,ed 
tro  al    Popolo   Romano  conceduti  :    e    per    minorare    la  careftia  acc°ghe    l| 
che  affliggea  la  Città   impiegò   il  cenfo    di  cinquantamille  feudi  j  raj!0.rl 
d'oro  ipotecando  li  beni  dello  Spedale  di  S.  Spirito ,  ed  annui-    n&«i  terra. 
lo  alcuni  decreti  di  Giulio  III.  che  etto  popolo  abborriva  :    in 
fomma    con    tante    beneficenze    il   fa  voi  ì  ,  che   quefti  con  pub- 
blico   decoro     gli    erede    nel    Campidoglio    fuperba    Statua    di 
Marmo  ,  e  dettino  alla    di  lui   cuftodia    cento  Cavalieri    Roma- 
ni ,  ai  quali   1*  erario  delia   Città  contribuiva   lo  ftipendio.    Più 
d'ogni   altra  cofa    il    Papa  proccurò    la    ettirpazione    delli  abuft 
introdotti    nella   Romana  Curia    per    confondere    le  dicerìe    de' 
Luterani  .   Decretò  ,    che    li   Ebrei    li   quali     viveano    coi   Cri- 
ftiani  frammifehiati  ,  fiano  ridotti    in  certo  luogo    da  quelli  fé- 
parati  ;    per    moderarne    l' avarizia    preferifle   metodo    alle    loro 
ufure;  e  perche  lìano  noti  ordinò,  che  debbano  fervirfi  di  capel- 
lo roffo ,  vietando  ai   Criftiani   di  tener    feco    loro  commercio. 
Tuttociò  fi  raccoglie  dalla  Sanzione  j.    del  tom.  i.  delle    di  lui 
Coftituzioni .    Riformò  li   Officj  della   Dataria  ,   Penitenzieria    e 
Rota   riprovando   l' abufo  introdotto  delle  Compofizioni  :    e    di- 
chiarato  Datario  l'Ofio    fofpendettene    le  rendite    ammonendolo 
di  non  ricevere  foldo  per  le  cofe  ,  che  non  erano  degne    d' ef- 
fere  conferite,  volendo  in  tal  modo  correggere  li  Cardinali  al- 
li  quali   appartiene  l'efercizio    di   quefto  miniftera.    E  fi  1  io  dalla 
Città   li   Facinorofi  ,  e  promulgò    feveriffimo  Editto  contro    chi 
negava  la   Divinità  di  Gefucrifto  ,    il  di  lui  Concepimento    per 
opera  dello  Spirito  Santo  ,  e  la  illibatiflìma  Virginità    della  di 
lui  Genitrice.  Con  altro  Decreto  condannò  li   ufurpatori   dei  be- 
ai della  Chiefa  ,  chi  li    pofledea  con   modo  Simoniaco  ,    ovvero 
con  arte  ingiufta  aveali   ottenuti .    Nel    primo  Confittoro    con- 
vocato  ael   trentefimo  di    Maggio    accolfe  Ercole    Duca,    di   Fer- 
rara che  alla  prefenza  dei  Cardinali    gli  promife    obbedienza    e 
toggeiLone;   ed  in  quello    delli  %u    di  Giugno   accettò   li  tre 

Am- 


3 16  Storia  de  Romani   Pontefici. 

!S^"^r~*-;  A  e  )  baie':  aro  ri  che  dicemmo  inviaci  a  Roma  dal  Regno  d'In» 
Sec»  aVJ,  ghikerra  lotto  Giulio  III.  Quefti  il  pregarono  di  perdono  , 
e  promilero  obbedienza  alla  Sede  Appoltoiica  .  In  fatti  Pao- 
lo con  autorità  avvalorò  1'  alToluzione  conferita  alli  Ingle- 
fi  dal  Cardinale  Polo  Legato  Appoftoìico.  E  per  rendere  più 
gloriofo  il  decoro  di  quei  Monarchi  donò  il  titolo  Regio  all' 
Irlanda  ,  a  cui  diedelo  Arrigo  Vili,  in  tempo  dello  Scifma-. 
Dunque  li  Monarchi  d'  Inghilterra  che  per  antica  ufanza  go- 
devano il  titolo  di  Signori  di  effa  Irlanda,  nel  1555.  acquifta» 
rono  il  diritto  Regio  e  la  regia  autorità  per  governarla.  Trat- 
tò colli  Ambafciacori  dei  PorTeflbri  dei  beni  di  Chiefa  ;  ma 
poiché  conobbe  effere  affare  malagevole  lo  abbandonò  per  non 
irritarli  aon  ancora  del  tutto  Cattolici  ;  e  già  la  Regina  e  li 
Ordir,!  favorivano  le  Chiefe  colla  obblazione  dei  primi  frutti 
e  delle  Decime .  Ma  perchè  alla  perfetta  converfione  del  Regno 
fi  opponeano  li  maligni  ,  de'  quali  era  capo  Tomaio  Crammero 
Arcivefcovo  di  Cantorbery  che  iniquamente  avea  dichiarato  in- 
giulto  il  matrimonio  di  Cattarina  ,  e  ne  favorì  il  divorzio  ,  fi 
condannarono  rei  di  lefa  Maeftà  :  ed  il  Crammero  che  per 
la  fperanza  del  perdono  in  carcere  firn u lo  di  riprovare  lo  Scif- 
ma  e  di  dare  nome  alla  Cattolica  Religione  ,  poiché  apparve 
ipocrita  dalli  Velcovi  del  Regno  in  vigore  della  autorità  Ap. 
poftoiica  condannato  fu  e  deporto  dal  grado  e  conlegnato  al 
braccio  fecolare  ,  per  cui  fentenza  fu  abbrucciato  vivo .  Ciò 
accaduto  la  Regina  Maria  nominò  il  Polo  al  governo  di  quel- 
la Chiefa ,  e  Paolo  con  illuftre  elogio  il  promoffe  al  grado  dì 
Prete . 
Silagnadei  ttt%  Mentre  dilatavano*  in  Inghilterra  li  affari  di  Religio- 
Decrett  di  ne  .  venivano  meno  in  Germania.  Si  convocò  in  Augufta 
Augu  a  ,  e  ,  q  ^  partenza  del  Cardinale  Morono  la  Dieta  lì  di  cui  E- 
li  umlce  col   ,.  *\  *  r  .,  r     j  r\    '  kt  m 

Re  diFran-    im   rammentammo  lotto  1  anno  lcaduto,  (putivi   era   Nunzio  u 

eia  contro  Delfino,  al  quale  il  Papa  ordinò  di  portarli  a  Roma  per  iflruir- 
Cefare  .  lo  opportunamente,  e  ad  elfo  foftituì  il  Lippomanno  Vefcovo 
di  Verona  che  di  là  parlava  inviato  in  Polonia  pella  purezza 
della  Fede,  che  vi  pericolava.  QuefH  imperciò  ed  il  Delfino 
operarono  predo  il  Re  Ferdinando,  perchè  non  permetta  danno 
della  Cattolica  Religione.  Partì  intanto  il  Delfino  per  Roma, 
ed  il  Lippomano  eubigli  certo  Libretto  comprovante  che  alla 
fola  Sede  Appoftolica  appartiene  la  decifione  delle  quiftioni  di 
Religione;  ma  poiché  poco  o  niun  profitto  ne  lperava ,  profegui 

il 


Storia  de*  Romani  Pontefici.  327 

i!  viaggio  di  Polonia  .  Si  pubblicarono  quindi  li  Editti  della  J"""" 
Dieta  di  Augufta  ;  per  quefti  il  Pontefice  lì  lagnò  acerbamente  ^EC^i* 
col  Cardinale  Vefcovo  di  quella  Città  e  coli'  Ambafciatore  di 
Ferdinando  ,  perchè  fenza  configlio  della  Sede  Appoftolica  s* 
iftituì  trattato  di  Religione  e  pregollo  della  rivocazione  di 
quelli.  Ferdinando  in  vero  volea  (ottenere  li  Dogmi  Cattolici, 
ma  non  avea  forza  per  opporfi  ai  Luterani  ,    e    lcufavafi   preffo  , 

il  Papa  di  avere  chiefto  a  Cefare  ordini  premurofi  ed  efortato- 
lo  alla  pace  col  Re  di  Francia  per  agire  vigorolamente  contro 
li  Eretici  ;  a  che  ei  rifpofe  affai  freddamente  né  egli  potè  alli 
Eretici  ed  alli  Editti  di  Augufta  opporfi  .  Del  refto  ricevette 
ciò  che  li  Cattolici  ed  Eretici  vicendevolmente  ftabilirono . 
Imperciocché  fecondo  lo  Sleidano  li  Primati  di  Germania  poi- 
ché riputavano  imponìbile  la  convocazione  di  Ecumenico  Con- 
cilio ovvero  Nazionale  ne*  quali  fiano  decife  le  controver- 
fie  di  Religione,  approvarono  li  perniciofi  configli;  ed  i  Prote- 
ttami come  più  volte  dicemmo,  abborrivano  il  Papa  che  vi  pre- 
cederebbe ;  ciò  effendo  il  denominavano  Conciliabolo  e  Sina- 
goga di  Malignanti  .  Ma  perchè  la  Dieta  fi  ordinò  in  Ratisbo- 
ra  ,  Paolo  per  impedire  la  totale  diftnuione  delli  Cattolici 
Dogmi  voluta  dalli  Proteftanti  diede  ai  Vefcovi  di  Germania 
Appoftolica  Lettera,  donandoli  a  foftenere  la  caufa  di  Dio  ed  il 
decoro  della  Fede  ,  e  di  non  permettere  che  li  Proteftanti  con- 
tro quella  operino  fagrilegamente  .  Inforfe  intanto  grave  ed  in- 
opportuna difcordia  tra  il  Papa  e  Filippo  li.  Re  delle  Spagne, 
e  quegli  dal  Cardinale  de  Lorena  fu  indotto  a  ftipulare  alian» 
za  con  Enrico  Re  di  Francia  pel  Regno  di  Napoli .  Li  princi- 
pj  della  difcordia  provennero  dai  Nipoti  del  Pontefice  che  me- 
ditavano V  ingr.andimqnto  proprio  ,  e  fu  molto  avvalorata  da 
Cefare  contrario  al  Papa,  poiché  riputava!!  offefo  dai  Carafi,eli 
Cefariani  prepararono  infidie  alla  vita  di  elfo  Papa,  fé  crediamo  ad 
alcuni  Storici  ..  Adriano  accenna  nel  liù.  13..  che  lo  Sforza  Con- 
dottiero delle  truppe  Imperiali  e  Fratello  del  Cardinale  Camer- 
lengo accquiftata  Siena  affali  le  Galere  di  Francia  dimoranti 
nel  porto  di  Città  Vecchia  appartenente  al  Pontificio  dominio 
e  le  mandò  a  Napoli  conleqnandole  al  Mendozza  che  in  nome 
di  Celare  il  Regno  amminiftrava  .  Li  Miniftri  di  Francia  fi  la- 
gnarono acerbamente  peli' affronto  fatto  a  Città  fuddita  del  Pa- 
pa; il  quale  avvifato  della  faccenda  comandò  al  Cardinale  di 
Santa  Fiora,  di  ricondurre  le  predate  galere  al  porto  in  cui  giu- 
rì» 


gi8  Storta  de  Romani  Pontefici. 

~  ridicamente  dimoravano  .  Quefti  non  curonne  li  precetti  e  mi* 
bEC.AVl.  naccC)  e  rifpondette  francamente,  che  effe  galere  non  erano  in 
potere  del  Mendozza .  Ma  poi  timorofo  della  natura  impetuofa 
del  Papa  convocati  nelle  proprie  abitazioni  li  Ambafciarori  Ce- 
farei  lì  Colonnefi  ed  altri  feco  laro  tenne  trattato  dello  fpc- 
diente  in  tale  circoftanza  .  Alcuni  accennano,  che  fi  ricevette 
con  difprezzo  il  comando  Pontificio*  né  mancò  chi  riducea  a 
dubbiezza  la  di  lui  esitazione  dicendola  non  legittima  né  Ca- 
nonica. Tutto  quefto  Marcantonio  Colonna  lignificò  al  Cardina- 
le Farnefe  con  Lettera  dei  dì  24  di  Agofto  ricordata  dal  Palla- 
vicini ;  il  quale  foggiugne  ,  che  il  Papa  fu  ammonito  dell'  o- 
perato  dal  Cardinale  Burgenfe  che  quindi  ne  perdette  la  buona 
grazia.  Intanto  il  Santa  Fiora  fu  pofto  in  carcere  per  ordine 
di  Paolo  ,  che  ancora  preferiffe  gelofa  cuftodia  dei  Colonnefi  y 
contro  quali  era  più  accefa  la  di  lui  collera  .  Imperciò  a  Ca- 
millo che  intervenne  alla  adunanza  fuccennata,  fi  aferiveano  le 
acerbe  efprefiìoni  fatte  contro  la  fama  ed  elezione  di  elfo  Pao- 
lo: ed  ei  ancora  fu  imprigionato;  molti  altri  fi  efentarono  da 
Roma  e  dichiarati  contumaci  fi  fpogliarono  delle  foftanze  .  Ma 
il  Conte  Sforza  appena  avuta  notizia  della  prigionia  del  Car- 
dinale Fratello  operò  preflb  il  Mendozza  per  impedire  l'eccidio 
della  propria  Famiglia  ,  che  fi  riconducano  a  Città  Vecchia  le 
galere,  e  fi  congegnino  a  Niccolò  Alamanni,  il  quale  a  quelle  in 
nome  del  Re  di  Francia  prefiedeva.  Il  Papa  alquanto  con  ciò 
fi  placò  ed  a  petizione  del  Collegio  Cardinalizio  rimife  in  li- 
bertà il  Cardinale  di  S.  Fiora  avutone  però  per  ficurezza  lo 
sborfo  di  trecento  mille  feudi,  li  quali  nella  partenza  di  lui  fi  ap- 
propriarebbero  al  Fifco  e  la  perdita  della  dignità  ed  Ecclefia- 
flici  beneficj .  Poco  dopo  intimato  Confiftoro  acerbamente  il 
correffe  e  minacciollo  di  privarlo  della  Porpora  .  Si  pacificaro- 
no li  tumulti  ;  ma  quindi  altra  burrafea  inforfe  contro  li  Ca- 
rafi  ,  e  fi  pubblicò  ,  che  per  comando  di  Cefare  era  fiato  pre- 
parato il  veleno  al  Cardinale  Carafa  da  certo  Nannio  Abate,  il 
quale  per  tale  duopo  mandò  a  Roma  Celare  Spina  .  Eflo  Nan- 
nio tofio  fu  imprigionato  ,  e  nell'  efame  confettando  il  delitto 
difle  d'effere  inviato  all'Abate  Berfegni  in  Napoli  ,  il  quale 
fubitamente  arrecato  fu  condotto  a  Roma  e  con  feco  fi  trasfe- 
rirono le  Lettere  e  Scritture  all'affaflìnio  appartenenti.  Se  non 
che  colla  morte  del  ■  Nannio  e  dello  Spina  anco  quella  faccenda 
ebbe  fine ,  che  diede  occafione  a  longa  guerra  :  però  non  inan- 
ca. 


Storta  de  Romani  Pontefici .  J  29 

cario  Storici,  che  negano  ciò  attribuendolo  ad  arte  dei  Cardi-  >  ^  ■  j"* 
naie  Carafa  che  molto  agitò  e  conturbò  il  Papa  precipitandolo  EC' 
in  fconfgliate  riioluzioni  .  Quelli  dunque  convocò  nelle  proprie 
ftanze  Ambafciatori  e  Cardinali  ,  ai  quali  efpofe  li  tradimenti 
mofli  contro  la  propria  Famiglia  e  Perfona  ,  e  loro  comunicò 
li  formati  procefii  ;  Congiugnendo  ,  che  ei  affidava!!  all' atten- 
zione e  coniglio  del  Re  di  Francia.  Per  il  che  l'Oratore  di 
quefto  propole  le  condizioni  di  alianza  che  piacquero  al  Papa 
il  quale  tolto  con  (bienne  modo  le  avvalorò  ,  e  quegli  colla  più  au- 
rorevole  forma  in  nome  del  Re  le  approvò  ,  ed  ottenne  cinquan- 
ta giorni  di  tempo  per  trafmettergliele  ;  il  quale  fé  vorrà  le  ac- 
cetterà  ed  avvalorerà  .  Quefti  non  volea  intricarfi  in  sì  difficile 
guerra  •  ma  poi  cedette  alle  fuppliche  dei  Configlieri  ed  inviò  a 
Roma  li  Cardinali  de  Lorena  e  de  Tournon  per  approvarle; 
ed  il  fecero  nelli  14.  di  Dicembre  del  corrente  1555.  La  pri- 
maria di  quefte  fu  la  inveftitura  del  Regno  di  Napoli  acquifla- 
to  colle  armi  del  Re  e  del  Pontefice  in  favore  del  di  lui  Se- 
condogenito ;  e  già  quegli  concepì  Iperanza  d'impadronirfene. 

IV.     In  mezzo  di  tali  anguftie  Paolo  non  trafeurò  l'aumento     Creazione- 
dei   Padri,  e  con  due  promozioni  fotto  li  7.    di  Giugno    e    18   di  Cardina- 
li Dicembre    creò  molti  Cardinali.    Tn  quello    nominò  Diacono  li • 
Carlo  Carafa  fuo  nipote,  a  cui  raccomandò  la  Legazione  di  Bo- 
logna   ed  il  primo  luogo    nella  amminiftrazione    del  Principato  : 
ed   egli  che  fi  abusò  della  grazia  ed  autorità  conferitagli  dal  Z:o, 
fu  da  Pio  IV.   chiufo    in  Cartello    di  Sant'Angelo,    condannato 
reo  di  lefaMaeflà,e  fpogliato  delle  dignità  ed  onori  ;  ed  il  Car- 
nefice troncatagli  la  mano    lo  fìrangolò.    In  quefto    creò  Cardi- 
nali Giovanni  Ciliceo  Spagnuolo  Arcivefcovo  di  Toledo;  Gian- 
bernardino  Scoti  Italiano  Cherico  Regolare    dell'  Ordine  Teati- 
no  Arcivefcovo  di  Trani    e  quindi    di    Piacenza;   Diomede   Ca- 
rafa  fuo  confanguineo  Vefcovo  di   Ariano;  Giovanni  Suario  Ro- 
mano Uditore  di   Rota  e  Vefcovo    di   Mirepoix  ;  Scipione    Re- 
biba  Siciliano   Protonotario  Appoflclico  ,  indi   Vefcovo  di  Muret 
e    poi    di    Pefaro  ;  Gianantonio  Capifucchi    Romano  ;  Giovanni 
Groppero  Tedefco  Decano  della  Chiefa    di   Colonia    ed    efimio 
difenlore  della  Cattolica   Religione  contro    li   Luterani  .    Quefti 
ricusò  la   Porpora  fé   diamo   fede  alli    Petramellara    e   Panvini    • 
noi     però    il    lappiamo  accennato    dalli  Annali    della  Chiefa    di 
Colonia  col   titolo  di  Cardinale  .   Imperciocché   Paolo  nell'  anno 
fufleguente  comandò  ad   Adolfo  Arcivefcovo  di  Colonia  di  ador- 
Tom.X.  Ti  nar- 


3^o  Storia  de  Romani  Ponefici. 

narlo  colle  infegne  Cardinalizie ,  febbene  ei  vi  ripugni*  le  Lct- 
Sxc.XVI.  tere  pont|ficie  appartengono  alli  3.  di  Luglio  del  1556.  Im- 
perciò  elfo  Groppero  fi  portò  a  Roma  per  ringraziare  il  Papa , 
e  quivi  appunto  mori  nelle  Idi  di  Marzo  del  1558.  L' Epita- 
fio  del  del  di  lui  fepolcro  da  noi  veduto  in  Roma  nella  Ghiefa 
della  B.  Vergine  Maria  dell'Anima  della  Nazione  Tedefca  ri- 
corda, che  egli  coli'  affenfo  del  Papa  fi  aftenne  dall'  efercizio 
del  miniftero  Cardinalizio . 

del  PaT6  V*  Nel  1S$6'  Pa°l°  depUtÒ  graVC  Cogregazione  Per  la  Ri- 
con  Cdare  ^orma  ^e^a  Diiciplina  ,  alla  quale  dettino  Padri  e  Vefcovi 
e  Re  Filip-  ill«-iftri  per  erudizione  e  probità  ,  e  loro  preferire  di  attendere 
pò  ;  fpedifee  a"a  fanta  imprela  ;  non  ebbe  però  la  di  luì  follecitudme  il 
in  Fiandra  defiderato  effetto  y  febbene  non  Tappiamo  il  perchè.  Si  riduffe 
Legati.  bensì  a  compimento  la  tregua  dì  cinque  anni  e  per  terra  e  per 
mare  tra  Celare ,  Filippo  II.  Re  di  Spagna  ,  ed  Enrico  Re  di 
Francia  pretto  Calais  mercè  la  mediazione  della  Regina  d'In- 
ghilterra e  del  Cardinale  Polo  ,  giacché  inutilmente  tentarono 
di  pacificarli .  Si  ftipulò  effa  tregua  nel  dì  5.  di  Febbrajo  ,  non 
fi  fece  però  nel  trattato  menzione  del  Papa .  Il  Continuatore 
del  Rinaldi  ricorda  1'  allegrezza  di  Paolo  quand'ebbene  notizia* 
ma  noi  in  effo  offerviamo  col  Pallavicini  ed  altri  Scrirtori  forn- 
irla triftezza  e  turbamento;  perchè  il  Re  di  Francia  fenza  aver- 
gli comunicata  la  faccenda  la  ftipulò  avendo  poco  prima  con- 
chiufo  feco  lui  alianza  contro  Cefare.  Il  perchè  ei  applicò  le- 
samente l'animo  alla  guerra,  e  giacché  nelle  Galende  di  Gen- 
najo  avea  creato  Condottiero  delle  armi  della  Chiefa  il  proprio 
Nipote  Conte  di  Montorio  diedegli  opportune  iftruzioni  ,  folo 
perchè  egli  e  tutti  li  Nipoti  defideravano  la  guerra  .  Giunfe- 
ro  intanto  a  Roma  nelli  18.  di  effo  Gennajo  le  condizioni 
della  alianza  che  il  Re  di  Francia  contratte  con  feco  lui  ;  ma 
poco  dopo  il  Nunzio  Gualtieri  fignificogli  la  tregua  che  elfo 
Re  avea  ftipulato  con  Cefare ,  nel  cui  trattato  non  faceafi  men- 
zione di  lui  ;  il  che  ad  effo  ed  ai  fuoi  Confanguinci  riufeì  ama- 
ro.  Quindi  il  Cardinale  Carafa  diede  ad  effo  Re  Lettera  d'in- 
dolenza ,  in  cui  con  animo  troppo  libero  ricordavagli  la  viola- 
ta fede ,  e  fu  efibita  al  Re  dal  Duca  di  Somma .  Dunque  di- 
cevagli  quanto  lui  difeonveniva  la  fatta  tregua  dalli  Italiani 
riprovata  che  egualmente  fparlavano  delle  dì  lui  violate  pro- 
mette ;  che  di  fommo  vantaggio  per  Cefare  era  la  tregua  ;  poi- 
ché quelli  compiuto  il  tempo  e  riftabilite  le  forze    più  vigoro- 

fa- 


Storta  de  Romani  Pontefici .  331 

famcnte  ripigliata  la  guerra  imporrà  grave  giogo  alla  Italia  ,  ed        ■      ~— ^ 
armerà   in  danno  dei    Principi  che  non   potranno  opporgli    forze    EC*-X-VI, 
eguali  .    Poco  dopo    V  Ambafciatore    del   Re    efpofe    al   Papa  la 
tregua    flipulata  con  Cefare  ,  adducendogli  le  cagioni  che  ad  effa 
aveanlo  indotto.    Per  tanto    il   Pontefice    deftinò    con  titolo    di 
Legato  preffo  Cefare  ,  ed  il  Re  Filippo    il  Cardinale  Rebiba  , 
e  ad  Enrico  mandò  il  proprio  Nipote£ardinale  Carafa*  di  ciò  fanno 
teftimonianza  li  Atti  Confiftoriali  che  ricordano  per  tale  duopo 
convocato  Senato  nelli  9.  di  Aprile.    Ad  eflì  Legati    preferiffe 
di   rallegrarfi  coli' Imperatore  e  colli  Re  della  tregua  e  di  efpor- 
re  ad  effi   il  proprio  contento,  poiché  fperava   da  quella  la  per- 
fetta pace,  da  cui  dipende    la  felicità  della  Griftiana  Repubbli- 
ca.  Al  Carafa  diede  poi   irruzioni   fegrete ,   mercè  le  quali  egli 
dovea  avendone  opportunità  ricordare  ad  Enrico  li   contratti  im- 
pegni per  la  guerra  ,  indurlo  in  vigore  di  quelli  a  foftenerla  ,  ed  efor- 
tarlo  a  rompere  la  tregua  contratta  con  Cefare.   Il  perchè   le  Lettere 
conteneano  ordini  diverfì  :   le  pubbliche  efibivano  li   precetti  del 
Papa;   e  le  private  elponeano    le  fegrete   irruzioni    ad  effo  Ca- 
rafa comunicate.   Di   ciò  fa  teftjrnorianza  il   Pallavicini    nel  Ub. 
13.  cap.  16.:   non  adduce  però  autorevoli   Scrittori  ,    che  il   fat- 
to comprovino.    Lo   Spondano    vuole,  che  il    Papa    con  quefta 
Legazione  configliò  il   Re  alla  guerra  ,   e   per  quefto    gli   mandò 
la  Spada  e  lo  Stocco  che  nella   notte  del   Natale    di  Crifto    be- 
nedi  .     Dall'altro  canto    il  Legato  Rebiba    ebbe    irruzioni    che 
moftravano    il  zelo   Pontificio    pel  vantaggio    della   Religione   • 
e  quindi  dovea  fjgnificare  a  Cefare  ,  che  il  folo  Ecumenico  Con- 
cilio al  quale  intervenga  il   Papa   perfonalmente  ,  può  apprettare 
rimedio  alle  difavventure  della  Chiefa  :   ma  perchè  l'età  di  que- 
fto decrepita    non  permetteagli    di  trasferirli    altrove ,    arebbelo 
volontien   intimato  nella  Lateranenfe  Bafilica .   Nel  Concilio  pri- 
mamente fi   tratterà  della  Riforma  delli  Ecclefiaftici   e   Laici  ,  li 
coftumi  di  quelli  correggendo  ed  a  queftì  vietando    di  frammi- 
fchiarfi    nelli  affari    di  Religione:    e    però    dovea  efortarlo    alla 
fanra  imprefa.  E  perchè  al  Concilio  affidano  Ecclefiaftici  ador- 
ni  di   virtù  e  fceveri   di  paflìone  era  neceffaria  la  pace  ,  a    cui 
effo  Pontefice  paternamente  il  configliava.  Doveano  li   Principi 
pacificarfi;  ed  il  Papa  ciò  fperava  ,  poiché  il  Re  di  Francia  mercè 
il  Cardinale  de  Lorena  aveagli  comunicato  di   rimettere  ad  effo 
l'accomodamento  delli  litigj  e  di  definirli  con  vicendevole  contento. 
Perciò  mandòad  Enrico  con  titolo  di  Legato  Appoftolico  il  proprio 
Nipote  il  quale  dovea  efporgli ,  che  ei  decretarà  pene  e  cenfure  con- 

T  t     2  tro 


g  3  2  Storia  de  Romani  Pontefici . 

?*     YVf    tro  chi  impedirebbe  1'  efecuzione  della  pace  o  porrebbevi   impe- 
EC"         '    dimento.    Ma  li  configli    di   Paolo    non  ottennero    il  defiderato 

effetto . 
Indolenze  vi.  Li  continui  diffapori  dei  Miniftri  dei  Re  Filippo  ,  ed 
del  Papa  col  jj  troppo  amore  di  Paolo  per  li  proprj  Nipoti  privarono  le 
Nap0l, .  fua  conferenze  di  pace  del  felice  fucceffo  .  Imperciò  il  Papa  ordi- 
gravedilcor.no  la  fabbrica  della  Fortezza  di  Palliano  poco  prima  levata  ai 
dia,cherom-  Colonnefi  proferitti ,  anatematizzati  ,  e  privati  di  ogni  domi- 
pe  in  aper-  nio ,  e  con  diritto  beneficiario  diede  il  tutto  al  Conte  di  Mon- 
ta guerra.  tor]0  ed  ai  di  lui  Eredi  con  pretefto  che  dovea  conferirfi  a  chi 
difendealo  dalle  aggreflionì  di  eflì  Colonnefi  e  dalli  affalti  im- 
prowifì  del  Re  di  Napoli  .  Quindi  il  Duca  d'Alba  che  era  (la- 
to dall'  Imperatore  fpedito  in  Italia  per  difendere  quelli  dall' 
impeto  troppo  precipitofo  del  Papa  ed  i  confini  del  Regno  di 
Napoli ,  dovea  aflalire  le  truppe  Pontificie  quando  abbia  forze 
a  quelle  fuperiori  .  Sollecitamente  quelli  affoldò  genti  e  le 
conduffe  a  fronte  di  quelle  del  Papa  ,  che  fé  ne  lagnò  in 
Senato  convocato  nelli  undici  di  Giugno,  rammentando  ai  Pa- 
dri che  il  Duca  ingiuftamente  protegge  la  caufa  dei  Colonnefi 
rei  di  lefa  Maeftà  ,  e  col  configlio  di  eflì  Padri  infinuò  alli 
Oratori  dei  Principi  che  defiderava  di  vivere  in  pace  con  rut- 
ti .  Ma  la  Lettera  di  Garzìa  Lafib  della  Vega  Ambafciatore 
del  Re  Filippo  data  al  Duca  venuta  nelle  mani  del  Papa  il  pro- 
vocò a  fdegno .  Da  quella  intefe  ,  che  quegli  efortavalo  ad  in- 
vadere il  Dominio  della  Chiefa  ;  il  perchè  Paolo  ne  comandò 
l'arredo:  e  per  occultare  il  livore  o  malanimo  ordinò  fegreta- 
mente  a  Silveftro  Aldobrandini  Avvocato  del  Fifco  di  efporre 
con  pubblico  fcritto  ai  Padri  ,  che  li  Miniftri  di  Cefare  e  del 
Re  Filippo,  e  fegnatamente  il  Viceré  di  Napoli  macchinavano 
la  invafione  del  dominio  della  Chiefa  e  della  fteffa  Roma  col 
favore  preftato  ai  Colonnefi  e  col  fomcniniftrare  a  quefti  buon 
numero  di  truppe.  Ciò  certamente  era  comando  dei  Principi  , 
li  quali  non  curavano  il  Diploma  Appoftolico  vietante  a  tutti  di 
^are  ajuto  ad  eflì  Colonnefi  ribelli  della  Chiefa.  Il  perchè  1* 
Avvocato  del  Fifco  configliò  il  Papa  di  deputare  Cardinali  per 
la  revifione  della  Scrittura  efibita,  li  quali  conofeeranno  la  ve- 
rità del  fatto,  e  che  il  Pontefice  deve  dichiarare,  che  eflì  Mi- 
niftri e  Principi  devono  punirfi  colle  Cenfure  della  Chiefa  ,  privarli 
del  dominio  loro  conferito  da  efla  Chiefa  ,  e  difpenfare  li  Sud- 
diti   dal  giuramento .    In  Confiftoro    fi  riceverono    le  fuppliche 

del- 


Storia  de  Romani  Pontefici.  333 

dell'  Avvocato  e  Proccuratore  del  Fifco  .  Nelli  2.  di  Aoofto  il  —  •  — 
Marchete  di  Sarria  Ambafciatore  Cefareo  ebbe  di  ciò  notizia 
e  tentò  di  efentarfi  da  Roma  fotto  pretefto  che  altrove  il  vo- 
Jeano  premurofi  negozj  ,  ed  il  Papa  gli  accordò  la  partenza. 
Intanto  il  Duca  d'  Alba  non  ancora  ben  agguerrito  per  difen- 
dere il  Garzia  e  foderarne  la  caufa  mandò  a  Roma  Giulio 
Conte  di  San  Valentino  per  efporre  al  Bapa  moire  indolen- 
ze •  ma  quefti  ripigliò  ,  che  effo  Garzia  era  ftato  giuridicamen- 
ta  imprigionato  ,  poiché  conobbefi  cofpiratore  contro  la  fua  Vi- 
ta :  che  li  Regj  non  doveano  offenderò*  della  giuftizra  efercita- 
ta  in  danno  dei  loro  Sudditi  :  che  il  Marchefe  di  Sarria  non 
era  ftato  ingiuriato  ma  accolto  ed  afcoltato  quando  chiedette 
udienza;  e  che  fé  ne  fopportò  la  rea  azione  ,  con  cui  di  notte  violò 
la  porta  della  Città  ritornando  dalla  caccia.  Ciò  udito  il  Vi- 
ceré nuove  indolenze  efpofe  in  Roma  per  mezzo  di  Pietro  Lof- 
fredi ,  il  qu.ile  diffe  ,  che  ei  non  dovea  ricevere  la  Scrittura  dell' 
Avvocato  Fifcale  ;  ciò  facendo  comprovava  d'avere  l'animo  av- 
vedo a  Celare  ed  al  Re  Filippo:  il  perchè  quelli  dovrebbono 
con  giufta  guerra  far  valere  le  fue  ragioni  ;  a  chs  s' inducono 
ftencatamente  .  Egli  elponea  al  mondo  il  proprio  offequio  e 
quello  di  eflì  Principi  verfo  il  Papa,  ed  il  pregava  di  deporre 
lo  fdegno  ed  afTumere  la  mitezza  promovendo  la  pace  del  Cri- 
ftianefimo  .  Portava  il  Loffredi  varie  Lettere  dirette  al  Papa 
ed  ai  Cardinali  ,  ai  quali  dovea  parlare  in  nome  del  Duca  d' 
Alba  che  gli  preferirle  di  trattenerli  in  Roma  quattro  giorni  , 
e  quindi  reftituirfi  a  Napoli  ancorché  non  abbia  avuto  rifpofta. 
Al  Papa  però  giovava  la  dilazione  dell'affare  per  attendere  il 
Cardinale  Carafa  di  Francia  ,  e  diffegli  ,  che  non  potea  sì  pie- 
namente deliberare  faccenda  tanto  importante  ;  con  che  gli  fé 
fperare  accomodamento;  ed  effo  Loffredi  non  offervò  il  comando  dei 
Duca  ed  affai  più  dello  prefcrktogli  in  Roma  fi  fermò.  Ma  il  Duca 
non  curò  le  parole  del  Papa  e  raccolto  l'elercito  improvvifamente 
intimogli  la  guerra.  In  fatti  nelle  Calende  di  Settembre  inva- 
fé  il  Dominio  della  Chiefa  occupandone  varj.  Caftelli  .  E  quefto 
fìurbò  la  convocazione  dell'  Ecumenico  Concilio  nel  Laterano 
ridotta  a  buon  fine,  poiché  il  Re  di  Francia  e  Cefare  conven- 
nero in  accordarlo  e  nello  fpedirvi  li  Vefcovi  ;  ma  la  guerra 
intimata  al  Papa  dal  Duca  d'Alba  l'ordine  Itabilito  fventò. 
Intanto  Paolo  nelli  6.  di  effo  Settembre  convocò  li  Cardinali,  e 
loro  efpofe,  che  le  truppe  Cefaree  occuparono  molti  Luoghi  dei 

Do- 


5j4  Storia  de  Romani  Pontefici* 

-  Dominio  Ecclefiaftico;  ed  introdotto  in  Senato  il  Loffredi  afpra- 
J>EC.  AVI.     roente  il  mortificò  per  le  oftilità  del  Viceré,  afferendo  che  que- 
lli avea  violato  il  diritto  delle  genti,  che  non  atrefe  il  trattato 
con  cui  fi  riducea  il  tutto  pacificamente  ad  effetto.    Ma  poiché 
era  di   milizie  fprov veduto  e  cotidianamente  riduceafi  in  maggiori 
anguftie  ,  tentò  li  Veneziani  volendo  -ftipulare  feco  loro  alianza; 
ma    quefti    colla  prudenza  naturale    l'affare    offervando    fi  appi- 
gliarono alla  neutralità  ,  e  configliarono    effo  Papa    alla  quiete 
ed  a  ciò  che  a  comune  Padre  conviene .    Di  tutto  quefto  Pao- 
lo ammonì  il  Cardinale  Carafa    prefcrivendogli    di   reftituirfi    a 
Roma.  Ma  quefti   proccurò  di  ammollire  il   Re    di  Francia  ,  ri- 
cordandogli che  fenza  il  di  lui  ajuto  rimarrebbero    il   Papa  e  1* 
Ecclefiaftico  dominio  preda    dei  Spagnuoli.    Enrico    dopo  molti 
configli  rifolvette  di  favorire  il  Papa  ,    e    rotta    la  tregua  pat- 
teggiata con  Cefare  dal  cui  giuramento  fu  affolto    dal  Carafa  , 
promife  di  preftare    al  Capo    della  Chiefa    opportuno  ajuto.    Il 
Duca    d' Alba  intanto    della  forte  buona    prevalendofi    occupato 
il  Lazio  fi  avvicinò  coli'  efercito  a  Roma  per  ftrignerla    di  af- 
fedio  ;  ed  Ottavio  Farnefe  ritiratofi   dal  partito  di  Enrico  aderì 
al   Re  Filippo  da  cui  ebbe  in  dono  Piacenza.  Ciò  effendo  effo 
Enrico  dìcea  di  affumere  le  armi    e  la  guerra    fenza  violazione 
della  tregua  patteggiata  con  Cefare    e  col  Re  Filippo:    e  quin« 
di   meditando  di   mandare  a  Roma  numerofe  truppe  ftipulò    col 
Cardinale  Carafa  condizioni  poco  diffimili  dalle  riferite.  lì  Duca 
d'Alba  intanto  impadronivafi    delle  Città  primarie    e    più  forti 
dell' Ecclefiaftico  dominio  ,    e    riducea    alle  ftrette    il  Pontefice 
attendente  con  impazienza  il  Cardinale  nipote  ,  il  quale  pervenne  a 
Roma  circa  la  metà  di  Settembre  portando    con  feco  danaro  e 
comando  alle  truppe  Guafcone  che  dalia  Corfica  ove  dimorava» 
no,  fi  trasferifcano  a  Roma  per  cuftodirla  e  difenderla.  Ed  in- 
tanto Enrico    mandò    in   Italia    altro    efercito    fotro    la  condot- 
ta del  Duca  de  Guifa  ,    del  quale  conferì  il  fupremo  comando 
ad  Ercole  Duca  di  Ferrara.  Succedettero  nell'anno  alcuni  com- 
battimenti con  efito  vario,  e  con  difcorfi  di    tregua  e  di   pace. 
Il  Papa  è       VI.     L' Erefia    Luterana    dilatavafi    in  Polonia    troppo    feli- 
foliecitoper  cernente,  e  per  impedirnela  il  Papa  avea  colà  fpedito  il  Veico- 
la   Religio-  vo  jj  Verona  a  cui  ordinò  di  foftenere  la  Fede  ,  e  di  ridurre  ad 
rell  3tp  lo*  e^a  c^*  *e  n'  era  a^ontanato  Per  vaghezza  di  libertà.    Quegli  al 
nia  •    prodi,  Pr0Pr'°   c^c'°   adempiendo  divenne  l'odio,  e    l'abbominio  delli 
gio  '  della    Eretici  e  principalmente  di  Giovanni  Laski ,  e  di  Pierpaolo  Ver. 
Eucarirtia.  ge« 


Storia  de  Romani  Pontefici,  335 

gerì  Vcfcovo  una  volca  di  Capo  d' Iftria  infigne  Apoftata,  della 
di  cui  opera  più  volte  nelli  affari  di  Germania  fé  ne  prevalfero  òEC'XVI. 
li  Romani  Pontefici .  Quefti  due  troppo  acerbamente  ne  prover- 
biavano la  fama  ed  Appoftolico  miniftero .  Per  tanto  il  Papa  con 
Lettere  pregò  il  Re  Sigifmondo  di  non  predare  credenza  alli 
Apoftati  ,  e  di  cacciarli  dal  Regno  provvedendo  in  tal  mo- 
do alla  purezza  della  Fede.  E  perchè  molti  configliavano  quel 
Re  di  operare  prefTo  il  Papa  la  convocazione  del  Concilio, 
in  cui  fi  decretino  le  controverfie  di  Religione  e  le  inforte  rap- 
porto la  comunione  delle  due  Specie  ;  quefti  il  configliò  di  atten- 
dere alle  Sanzioni  già  emanate ,  di  annullare  li  Editti  oppofti  al- 
la Ecclefiaftica  libertà ,  e  di  eliminare  dal  Regno  li  Eretici,  ani- 
curandolo  della  prefta  celebrazione  dell'Ecumenico  Concilio .  Spe- 
dille  ai  Miniftri  Regj  ,  li  quali  poiché  erano  depravati  dalla  E- 
refia  le  comunicarono  al  Vergeri ,  che  le  pubblicò  con  infolen- 
tiffime  annotazioni  ,  configliando  tutti  a  non  accettare  la  con- 
cordia efibita  dalla  Sede  Appoftolica,  quando  non  li  permetta  la 
Moglie  alli  Ecclefiaftici  ed  al  popolo  la  Comunione  fotto  le  due 
fpecie.  Molti  molli  da  zelo  Cattolico  fi  oppofero  alle  infolenze 
delli  Eretici  ;  il  più  illuftre  fu  Andrea  Vefcovo  di  Cra- 
covia, che  fi  meritò  l'encomio  del  Papa;  e  Stanislao  Ofio  Ve- 
fcovo di  Ermeland  con  dotto  Libro  le  arguzie  confutò  del  Ver- 
geri ,  ed  ammoni  il  Monarca,  che  erano  oppofte  alla  felicità 
del  Regno  le  maflime  introdotte  dalli  Eretici .  Ma  quefti  favo- 
rivali  un  po' troppo  ;  ed  era  molto  propenfo  per  introdurre  nel 
Regno  la  comunione  fotto  le  due  fpecie;  ma  il  Santifiìmo 
Dio  confermollo  nella  retta  Fede  col  prodigio  riferito  dal  Su- 
rio .  Gerta  Donna  Criftiana  di  vile  condizione  denominata  Do- 
rotea  Lezeski  abitante  nella  Villa  detta  Sacha^eto  appartenente 
alla  Diocefi  di  Pofnania  ferviva  certo  Ebreo,  dal  quale  più  vol- 
te con  promette  fu  indotta  a  dargli  la  Sacra  Particola  ;  ed  ap- 
punto la  infame  ricevuta  nel  dì  di  Pafqua  la  Comunione  trac- 
tafiela  di  bocca  gliela  confegnò  .  Quefti  la  portò  nella  Si- 
nagoga ;  quivi  con  afillati  coltelli  la  ferì  ,  e  dalle  ferite  la 
Sacra  Oftia  tramandò  goccie  di  Sangue.  Si  pubblicò  il  fagrile- 
go  delitto,  e  Tempia  donna  ed  i  perfidi  Giudei  ne  riportarono 
il  meritato  gaftigo .  Con  tale  prodigio  il  Santiffirno  Dio  confer- 
mò il  Dogma  Cattolico ,  infegname  che  fotto  il  facro  Pane  fi 
occultano  il  Corpo,  Sangue,  Anima,  e  Divinità  del  Figliuolo  di 
Dio;  e  da  quefto  commoflb  il  Re ,    e  fortificati  li  Fedeli  vene- 

ra- 


,,  umuanm 


gj5  Storia  de  Romani   'Pontefici 

rarono  la  confuetudine  introdotta  dalla  Romana  Chiefa  di  comu- 


Sec.XVI.  nìcare  li  Criftiani  col  folo   Pane  ,  e  riprovarono  li  errori  de'  Sa. 

cramentarj . 
Iftituifcè  il      Vii.     Il  Pontefice  ne' primi   dei  1557.  diede  illuftre  efempio 
Tribunale    di   pietà  e  giuftizia  colla  iftituzione    del  Tribunale    di  Udienza  , 
di  Udienza,  ^  ingenerò  giufto   timore    nelli  Officiali  della  Romana   Cuna  , 
ì  il    e         e  coman^  aI  Predicatori  di  pubblicare  il  formato  Decreto .  Coa 
dradiS  Pie- crue^°  Promette  di  afcoltare  alla  prefenza  di  due  Cardinali,   Pre- 
tto in   Ro-  ^at'  »  e^  Officiali  due  volte  alla  Settimana  le  indolenze  di  tutti  » 
ma ,  e  crea  Ma    il    preferite©    durò    affai    poco    recando  foverchia    fatica    al 
Cardinali.     Pontefice,  moleftia  ai  di  lui  Confanguinei  ,   e  terrore  alli  Mini- 
/tri  .  Nello  fteffo  Confiftoro    decretò    la    celebrazione  della  Fefta 
della  Cattedra  di  S.  Pietro  in  Roma  per  li  18.  di  Gennajo,  che 
tuttavia  o'ffervafi  nel  Crifiianefimo  :  e  nel  1553.  rinnovò  li  due 
Decreti  confermandoli  colla  Bolla  :    Ineffabtlts  Divtn<e  providentt* 
ahitudo  ....   data  in  Rema  preffo  San  Pietro  nel  dì   6.  di  Genna- 
jo del   1558.   ,    e   del  Pontificato    nojìro    tcr^o  .     Al  giorno   15.    di 
Marzo  del  prefente  anno  appartiene  la  creazione    di  dieci  Eccle- 
fiaftici  di  efimia  Virtù    adorni  •  furono  Taddeo   Gaddi    Firentino 
Arcivescovo  di  Cofenza  di   cui  fi  fervi  in    affari    fpinofi  :   Anto- 
nio Triulzi  Miianefe  Vefcovo  di  Tolon  e  Nunzio  preffo  la  Re- 
pubblica di  Venezia:  Lorenzo  Strozzi   Firentino  Cugino  di  Cat- 
tarina  Medici  Regina  di  Francia    Vefcovo  di  Beziers  :    Virgilio 
Rofari  di  Spoleti  Vicario  di  Roma:  Giovanni    Bertran    France- 
fé  eletto  a  Vefcovo  di  Comminges  ,  e  poi  Arcivefcovo  diSans: 
Michele  Ghisleri  del  Bofco  Diocefi  di  Tortona  dell'  Ordine  de* 
Predicatori   Vefcovo  di   Nepi  e  Sutri  ,  che  eletto  a   Papa  fi  de- 
nominò  Pio   V.  :  Clemente  Dolera    Italiano    Miniftro   Generale 
de' Frati  Minori:   Alfonfo    Carafa    Napolitano    ftio    nipote   non 
ancora  pervenuto  all' anno  diecifette  ,    e    poco    dopo  nominollo 
Arcivefcovo  di   Napoli  :   Vitellio   Vitelli   Vefcovo  di  Tiferno  lua 
Patria;   e  Giambattifta  Configlier-i   Romano   Prefidente  della  Ca- 
mera Appoftolica  .  Offerviamo  ,  che  febbene  Paolo  IV.  moftra- 
vafi  fevero  zelatore  della  Ecclefiafiica  difciplina  ,  in  sì  corto  tem- 
po condecorò  colla   Porpora  tre  del  proprio  fangue  ,    e  ad  uno 
tanto  giovinetto  confegnò  la  Chiefa  illuftre  non  meno    che  dif- 
fìcile di  Napoli  ;   prefe riffe  però  ,  che  ei  la  governi  giunto  all'anno 
27.  Quefti   mercè  la  onefta  indole  e  faggi  coftumi  lcansò  le  di- 
favvemure  della  Famiglia  Carafa  e  fu  confermato    nella  dignità* 
Ma  checché    fiafi    della    foverchia    tenerezza    di  Paolo    verfo  li 

prò- 


Storia  de  Romani   Pontéfici.  337 

proprj  Congiunti,  è  certo,  che  afcrifle  al  Collegio  Cardinalizio  ""■  ^fS* 
Ecclef attici  degni,  li  quali  molto  faticarono  pel  fervido  della  ^EC,XVI 
Cattolica  Chic-fa  ,   e  pel   decoro  della   Sede  Apppoftolica. 

Vili.     Intanto    Paolo    affittirò    dal    Re    di  Francia    in    bre*  Scommuni- 
ve    tempo    riacquifiò    le    Città    del    Dominio    Ecclefiafìico    ca- ca   *i   Spa- 
duto    in    mano    delli    Spagnuoli  ;    poiché    il    Duca  d'Alba    ef.  enuJ?     '  fe 
fendo  affai  debole  di  truppe  fi  ritirò  ,  e  le  impiegò  nella  difefa  JeVco'lor» 
di   Napoli,  che  prevedea  affalito  dalli  avveriarj  .    Il    perchè  lo  ]a  pace, 
Strozzi   ,  ed   il   Duca  di  -Montorio  triacquiftarono  le  Fortezze    e 
Città   della  Chiefa .   Ma  perchè   li    Miniftri   Spagnuoli  operavano 
contro  il  diritto  ed  autorità  della  Sede  Appottolica  ,  Paolo  con- 
dotto per  ventura  dal  foverchio  amore  de'  tuoi  deputò  Tribuna- 
le di   Uomini  dotti  per  punire  Carlo  V.  e  Filippo  li. ,  e  ad  effi. 
preferifle  di   ufare  del  rigore  delle  Leggi;    indi   richiamò  a  Ro- 
ma li   Nurzj ,  che  dimoravano  pretto  la  Corte    di  quelli  .    Poi 
cella  Feria  Quinta  della  Settimana  Santa  promulgò  il  Diploma 
che   fi   appella   In  Caria  Domini  y  e  feommunicò  gì' Invafori   delle 
Città  e  dominio  della  Romana  Chiefa  ,  li  loro  Fautori  e  Configliene 
e  nelli   Officj   della   Feria   fufleguente  omife  la    preghiera    per  la 
felicità   di  Cefare.  Il   Duca  d'Alba    impaurito    dei   Franetfi   de- 
putò arbitra  della  pace    Giovanna    Carafa    Matrona    ornat  fT  ma 
Sorella  del   Papa  ;   efibì  Siena   al  Duca  di  Montorio  ,  purché   fia 
reftituito   Palliano  ai  Colonne!!  ,    pe' quali    facevafi    guerra.  Ma 
Paolo  che  prometto  avea  il  Regno   di    Napoli   al  Figliuolo  del 
Re  di   Francia  e  concepito  fperanza  di   vittoria,  non  afeoltò  le 
propofizioni   di   pace  ,  e  quindi   con  tale  configlio   quafi   precipi- 
tò  Roma  .   Imperciò  conferì  il  fupremo  Impero  delle  truppe  ad 
Ercole   Duca  di    Ferrara  con   Lettere    del  dì    io.    di   Febbrajo   • 
quefti  ,  il  Duca  de  Guifa  ,  ed  il   Carafa  fi   riduttero   in   Reggio  di 
Modena  per  ordinare  la  Campagna  .   Voleano  Ercole    ed   il  Ca- 
rafa    invadere  Cremona    e  Milano    pctttduto    dalli    Spagnuoli   • 
ma    il  Guifa    riprovandone    il  cor.figlio    volle    condurre    V  efer- 
cito    alla    difefa    di  Roma  ;     di    ciò    ebbene    alToluto    comando 
dal    proprio    Monarca ,  e  minacciò    ad    etti  di    unirfi  colli  Spa- 
gnuoli fe  non  abbandonavano   l'imprefa  di   Cremona,  e  di   Mi- 
lano.   Li   Carafi  il  pregavano  di   invadere  con    prettezza   il   Re. 
gno  di  Napoli  :    ed   in  fatti    il  Guifa   difponendo  di  aflalirne  la 
Capitale  riiblvè  di  là  condurre  1'  efercito  per  la  vja   Flaminia  ; 
ma  quindi   fi   fpaventò  di  immaginati   pericoli  ;    appunto   perchè 
le  genti  Pontifìcie  non  erano  nomerofe ,  come  promife    il  Car- 
Tom.X.  V  v  di- 


Storta  de  Romani  Pontefici . 

dinaie  Carafa,  e  li  altri  Nipoti  del  Papa  impiegavano  pel  prò. 
•SCAVI.  prj(>  ingrandimento-  il  foldo  deflinato  per  quelle.  E  quello  ca- 
.  gicnò  difcordia  acerba  tra  eflb  Duca  ed  il  Marchefe  di  Mon- 
tebeilo.  Dovea  quelli  per  comando  del  Papa  invadere  Napoli* 
ed  infatti,  occupato  Campii  picciola  Città  dell'Abruzzo  ulterio- 
re affali  Civita  di  Penna;  ma  quando  feppe  che  fi  avvicina- 
vano li  Spagnuoli,  levò  l'affedio  e  prefentò  ad  elfi  la  battaglia. 
Ma  accortoli  che  di  giorno  in  giorno  fcemava  il  numero  dei 
Francefi,  in  buon  punto  frejjò  il  fuoco  e  con  faggie  tergiverfa- 
zioni  fcansò  effa  battaglia  che  potea  effere  la  rovina  d'Italia. 
Il  Papa  intanto  per  provvedere  le  truppe  di  ftipendio  con  nuova 
tributo  gravò-  li  Sudditi;  ed  il  Duca  de  Guifa  condufle  l'efercito 
a  Roma;  nel  qual  tempo  il  Viceré  tenne  trattato  con  alcuni 
Cittadini  per  effervi  introdotto  col  favore  delle  tenebre;  e  per 
ciò  mandò  colà  efploratori  che  ne  oflervino  la  parti  debole  ; 
poi  non  ridufle  ad  effetto  il  meditato  difegno.  Intanto  arrivò 
in  Italia  la  notizia  della  battaglia  accaduta  predo  Santerre  di 
Picardia  tra  li  Spagnuoli  e  Francefi  colla  peggio  di  quelli  ;  il 
perchè  Enrico  fu  coftretto  di  abbandonare  il  Papa  e  richiama- 
re in  Francia  il  DucadeGuifa.  Il  nuovo  finiftro  coflrinfe  Pao- 
lo a  trattare  di  pace  col  Viceré  di  Napoli.  Ma  quelli  infuper- 
bito  diflfe  ,  che  non  vi  acconfentirà  ,  fé  non  riprovi  la  fli- 
pulata  alianza  colli  Francefi  nimici  del  proprio  Re,  ed  alli  ami- 
ci di  quello  rellituifca  le  ricchezze  ed  onori .  Non  volea  ac- 
comodare" alla  dura  legge;  e  pregò  li  Veneziani  ed  il  Duca  di 
Firenze  di  fovvenirlo .  Si  prevalfe  del  Cardinale  Triulzi;  quelli 
feppe  si  bene  efporre  a  quelli,  che  li  Spagnuoli  meditavano  dr 
impadronirfi  della  Italia,  che  eglino  promoffero  la  pace  e  con- 
cordia .  Il  Re  di  Portogallo  favorì  la  imprefa  efortando 
il  Papa  alla  pace;  ed  ei  poi  con  Lettere  del  dì  15.  di  Luglio 
ringraziollo  e  ad  eflb  raccomandò  lo  flipulamento  di  quella  co» 
onorevoli  condizioni.  Anco  il  Re  Filippo  la  bramava  etemear 
che  la  vittoria  di  Santerre  muova  in  proprio  danno  la  invidia 
dei  Principi  che  concepirono  in  effo  il  penfiero  di  maggio- 
ranza •  e  fpedì  a  Venezia  con  titolo  di  Ambafciatore  France- 
fca  di  Valenza.  Quelli  nello  fporre  al  prudentiflimo  Senato  il 
fucceflb  della  battaglia  dovea  manifellare  la  moderazione  del 
Re  che  era  .pronto  di  reftituire  al  Pontefice  le  acquiflate  Ter- 
re ,  purché  quelli  voglia  la  quiete  d'  Italia .  Il  Senato  per 
sant».  ed  il  Duca  di  Firenze  deputarono  Miniflri ,  li  quali  con- 
fi gl'i  a- 


'Storia  de  Romani  Pontefici*  g^p 

gliarono  alla  pace  il  Duca  d'Alba  che  non  voleala ,  fembrando-  w?F 

gli  troppo  duro  di  non  raccorre  da  tanta  vittoria  profìtto.    Ma      EC,AvX 
Filippo  gli  comandò    di  ftipularla  e  diedegli    opportune  irruzio- 
ni .  Dunque  eflendo  li  Principi  alla  pace  propenfi    Paolo  conferì, 
al  Cardinale  nipote  la  facoltà   di    trattarla    col  Viceré  .    Quegli 
imperciò    fi  portò    nelli    otto    di  Settembre    alla  Cava  accompa- 
gnato   dalli  Cardinali    di  S.  Fiora    e  Vitelli  ;    quivi    poco  dopo 
pervenne  il  Viceré  ,  e  nelli  quattordici    fegnarono    la  pace    con 
rali  condizioni  :   Il  Duca  dimanderà  perdono  al   Papa    predando- 
gli oflequio  :   11  Re  Cattolico  manderà  a  Roma  Oratore  che  col 
Papa  lo  ftefib  efeguifca:   Il   Pontefice  accoglierà    eflò  Re  Filip- 
po quale  diletto  figliuolo,  rinunzierà   alla  alianza  dei    Francefi , 
ed  oflerverà  colli  uni    e    colli  altri    le  parti     di   (incero   Padre: 
Li   Spagnuoli   refluiranno  al   Pontefice   le  Città  dirttuttene     pe- 
lò  le  fortificazioni  :   Il  Papa  e  Spagnuoli   rimetteranno  alle  Cit- 
tà e  Cittadini  il  meritato  gaftigo  .    Ma  elfo  Papa    fi  riferbò  la 
facoltà  di  ammonire  li  Colonnefi  autori    della  guerra  .    Dunque 
confegnò  Palliano  a  Giovanni  Carboni  accetto    alle  due  parti  , 
alle  quali  prometterà    di  oflervare  fedelmente    li    patti   ftipulati 
dalli   Cardinale  Garafa  e  Duca  d'Alba.    La  pace  fu' avvalorata 
dai   due  Cardinali  di   S.Fiora  e  Vitelli,  dal   Vefcovo  dell'Aqui- 
la, e  dal  Cancelliere  del  Viceré.  Il   Pallavicini  nel  ltb.14.    cap. 
4.   vuole    pattegiate   private  condizioni   dalli   Cardinale  Carafa   e 
Viceré,   e  ne  recitiamo  il  compendio.    Doveafi  confegnare  Gal- 
liano ad  uno  grato  alle  due  parti ,  ed  il  Cartello  rovinato    ncn 
più   farà   rifabbricato  ;   il  Re  nel  corfo  di   fci   mefi    darà    al    pof- 
i  e  flore    di   qutllo    onorevole  compenfazione  .    Ciò    non   efeguito 
Giovanni   Carboni   confegnarà  al   Duca   il  Cartello  dirtrutro  ,   ed 
inforgendo   nuovo  litigio  fi  deciderà    dal  fapientiflìmo  Senato  di 
Venezia.  Se  poi   il   Duca  di    Alba   convenevolmente    il   cornpen- 
fi  ,  confegnerà   Palliano  a  chi   non  fia   nimico    del   Papa  ,  da  cui 
impetrarà   il  perdono.  Lo   Scrittore  della  Vita  di   Filippo    II.  n' 
encomia  il  zelo  che  con  tanto  danno   (ì    mortrò  properfo   al  Pa- 
pa    e    corrifpofe    con    magnanima    azione    al    titolo    di    Catto, 
lieo  .    Ciò    riabilito   il    Duca    nelli     io.    di     Settembre   partì     da 
Roma  •   e   Paolo    n'  efaltò    la  faviezza    e    prudenza    con   Lettere 
delli    15.    In  quefto  efTo   Duca  accompagnato  da    molti    vifunllo, 
ed   in   nome  del  Monarca  umilmente  pregolio  di   pe-dono,  ed  o(- 
fequio  gli   preftò .    Paolo    corrifpofe    al    Viceré    con   umanità    e 
dolcezza  ,  e  mandò  alla  di  lui  Conlorte  la  Rofa  d'oro  col  mez- 

V  v     a  ics 


340  Storia  de  Romani  Pontefici. 

zo  di  Matteo  Acquaviva   che   condecorò   col  titolo    di  Nunzia 
Sec.  XVI.    Appoft0i;co, 

Proccura  di  IX.  Nelli  20.  Paolo  convocò  Gonfiftoro  ,  ed  il  Malfarei!! 
pacificare  li  lignificò  ai  Padri  la  pace,  le  condizioni  di  quella  ,  e  ciò  che 
Re  di  Fran- il  Duca  diffe  quando  al  Pontefice  fi  prefentò.  Quelli  ordinò  nel 
eia  ediSpa-tft  fulfeguente  ringraziamenti  a  Dio  nella  Gapella  Pontificia,  e 
Sna*  deputò  Legati  Appoftolici  alli  Re  di  Francia    e  di  Spagna    per 

pacificarli  .  Dunque  il  Cardinale  Triulzi  fu  indirizzato  a  quel- 
lo, ed  a  quello  mandò  il  Cara  fa .  Non  potè  però  il  Papa  paci- 
ficarli ,  poiché  per  folo  privato  intereffe  ed  ingrandimento  della 
propria  Famiglia  aveali  divifi  coli'  indurre  quello  di  Francia  a 
mancare  enormemente  alli  patti  contratti  con  Cefare  .  Ed  il 
Garafa  non  favorì  la  pace  efficacemente  ,  frammifehiando  in  effa  il 
Ducato  di  Palliano  ufurpato  ai  Colonnefi .  Il  Pallavicini  nel  //£. 
14.  cap.  5.  recita  le  irruzioni  che  il  Papa  diede  alli  due  Lega- 
ti .  Al  Triulzi  preferirle  di  ringraziare  il  Re  del  predatogli  aiuto, 
di  elortario  alla  pace,  di  efibirgli  la  fua  mediazione  già  accettata 
prima  che  per  opera  de'  malevoli  fiali  l'animo  di  lui  alienato 
dalla  Romana  Corte  ,  e  di  lignificargli  che  il  decoro  della  Religio» 
ne  dipende  dalla  pace  comune.  Adelfo  ancora  confegnò  Lettera 
Appoftolica  che  afficuravalo  dell'efficace  defiderio  di  vedere  ad  effet- 
to ridotta  la  concordia.  Al  Carafa  due  cofe  il  Zio  raccomandò; 
primo,  dovea  efortare  il  Re  Cattolico  alla  pace;  il  che  ei  pre- 
Ilo  con  Lettera .  Con  quella  ancora  gli  efibì  la  propria  media- 
zione ,  e  che  volontieri  fi  porterà  al  Luogo  delle  Conferenze  , 
purché  fia  vicino  a  Roma.  Secondo,  non  dovea  perdere  di  villa 
li  affari  dimenici  ma  promoverne  l'ingrandimento  ,.come  pure  la  de- 
raolizione  di  Palliano,  ed  il  gratuito  dono  di  qualche  Principato 
ai  Garafi  per  gratificarli  l'animo  fuo  .  Ed  effendo  venuto  in  po- 
tere di  quello  il  Ducato  di  Bari  colla  morte  di  "Bona  figliuola 
di  Galeazzo  Sforza  ,  con  paffionato  modo  Paolo  avanzò  la  no- 
tizia al  Cardinale  Nipote  incaricandolo  di  proccurarne  la  invefti- 
tura  del  proprio  Fratello  col  tributo  Metto  che  ne  proveniva  al 
Monarca.  Giunfe  il  Carafa  a  Bruffe'les-  nelli  13.  di  Dicembre; 
fu  accolto  da  Filippo  con  onorificenza  ed  effetto.  Si  moflrò 
quelli  propenfo  alla  pace  ,  ed  encomiò  la  follecitudine  che  il 
Papa  ne  avea  .  Difle  però,  che  non  potea  l'affare  decidere  in  breve 
tempo;  né  credea  ,  che  il  Re  di  Francia  finceramente  la  pace 
defideri .  Rapporto  li  vantaggi  de] li  Carafi  il  Re  fi  meraviglie 
della  franchezza  onde  oravano  di  pregarlo ,  dopo  che   con  tante 

in» 


Stoùa  de  Romani  Pontefici.  341 

ingiurie  lo  aveano  offefo .  Per  tanto  propofc  al  Cardinale  hi  ^~~y\ìj- 
ricomperila  del  Ducato  di  Palliano  che  non  dovea  rimanere  in  "E  * 
loro  podertà,  il  Principato  di  Roflano.  Ma  querti  intriftico  pel- 
la  rilporta  moftrofli  gravemente  turbato  colli  Minirtri  Regi  • 
poi  alquanto  mitigò  la  collera  fulla  offerta  della  penfione  di 
dodici  mille  Scudi  ,  e  torto  partì  per  Roma  .  Anco  ir  Re  di 
Francia  commendò  l'attenzione  del  Papa  pella  pace,  ed  afficurò 
il  Legato  ,  che  ei  la  favorirà,  quando  li  Spagnuoli  non  fieno 
infuperbiti   per  la  teftè   riporrata   vittoria  . 

X.         Paolo     nelli      14.     di    Luglio    convocato    Confiftoro  Crea  Lega- 
crcò  Cardinale  Guillelmo   Peytou   Frate  dell'  Ordine  de'  Minori  to  Appollo- 
Inglefe  ,    che    ne'  primi   tempi    della   apoftafia    di    Arrigo  Vili.  i.1C0,  Per 
con  Apportolica   libertà   foftenne  nel   Pulpito  il   legittimo  matri-    J° n0nèri- 
monio  contratto  con  Cattarina  ,    ne    riportò    in  gartigo  l' efilio  cevuto dalla 
e  per  lungo  tempo  viffe  in   Italia  col  Cardinale    Polo  :  ritornò   in  Regina  Ma- 
Inghilterra  nel   Regno  di   Maria,    che  fé  ne  fervi  pella  Confef.  ria. 
fione  Sagramentale,  ed  ottenne  laChiefa  di  Sarrisbury  e  dal  Pa- 
pa la  Porpora  e  la  Legazione  nel  Regno  in  vece  di  efib  Polo  .  Ma 
tal  cofa  recò  a  tuttti   ammirazione    che    fi  lagnarono    di  vedere 
deporto  querto  che  era  fornito  d'integerrimi   eòftumi ,  zelantifli- 
mo  difenlore  della  Fede  e  rifburatore    di  querta  in  Inghilterra* 
né   fappiamo  addurre  la  cagione  di  sì   rtrano  penfiero    del   Papa. 
Alcuni  accennano,  che  ei  s' infofpettì  della  credenza    del   Polo, 
ed  a   Roma  il  chiamò  per  efaminarla;   ma  noi  non  polliamo  ad 
efli   prertare  credenza  :  'troppo  accertatamente  fono  convinti  dal- 
le magnanime  azioni   di   effo    Polo  e  dalli   encomj  fatti    alla    di 
lui   eroica  virtù  .   Altri  ripigliano  ,  che  effo   Papa    fiafi    feco    lui 
corrucciato  ,   perchè  ei  cooperò  alla  tregua    jiatteggiara    dalli   Re 
di    Francia  e  Spagna    e  non   gli   manifsftò  il   conlìglio  .  Del  re- 
fto  egli   dovea  impiegarfi   in   tale  faccenda  con  impegno  avendone 
avuto  affoluto  comando  da   Papa  Giulio  III. ,  ed  efio  Paolo  non 
glielo  avea  vietato.   Altri   pretendono  ,  che    il    Polo   perdette  la 
grazia  di    Paolo,   perchè  non   ritirò  la    Regina  Maria  dalla  guer- 
ra intimata  al   Re  di    Francia.   Altri   aggiungono  ,    che  la  ripu- 
gnanza del   Polo   per    la  efaltazione    di   Paolo    gliene    meritò  le 
indignazioni.   Dunque  è   verifimile  ,    che    fiafi    ingenerata    nell' 
animo  di    Paolo  qualche  fofpizione  della  retta  credenza  del    Po- 
lo, e  perciò  il   privò  della  Legazione  ed  a    Roma  il   richiamò: 
e   per  eguale  fofpizione  imprigionò    in  Cartello    di  S.  Angelo  il 
Cardinale  Giovanni  Morono ,  e  Tomafo  Sanfelice  Vefcovo  del- 
la 


342  Storia  de  Romani  Pontefici. 

la  Cava  ,  e  deputò  quattro  Padri  ,  che  ne  afaminino  la  crede». 
Sec.  A-vl.    2a  .   ma  pQj  riconofciuti  di  probata  faviezza  li  rimandò  con  de- 
.    corofe  laudi.  Se  non  che  a  dire  vero  Paolo  con  tale  procedure  of- 
feie    la    ftima    che    preffo    il    Cattolico    Mondo    il    Polo  gode- 
va .  Intanto  la  Regina  Maria  occultò  il  Diploma    della    depofì- 
zione  del   Polo    ed  innalzamento    del  Peytou  ;    quegli    però    n* 
ebbe  fentore    ed    obbedientiflìmo    incontanente    fi    attenne    dalla 
Legazione,  ne  depofe  le  infegne,  e  mandò  a   Roma   Niccolò  Or- 
maneti  per  dare  conto  al  Papa  delle  proprie  azioni  ,  perchè   la 
Regina  non    permifegli    di  porfi  in  viaggio  .  Quella    vietò    col 
«onfiglio  dei  Senatori  e  Giudici   la  efecuzione  del    decoro  defti- 
nato  a  Guglielmo  Vefcovo  di  Sarrisbury ,  ne  occultò  le  infegne 
del  Cardinalato  trafmeffegli ,  e  comandò    al  proprio  Oratore  in 
Roma  di  ricordare  al  Papa  il   pericolo  della  Fede    alla  partenza 
del   Polo  venerato  dai  Nazionali    quale  autore    della    nuova  in- 
trodotta Credenza.  Alcuni  accennano,  che  Paolo  per  opera  dell' 
Orraaneti  reftituigli  il  primiero  onore*  li  più  accreditati  però  il 
rapprefentano  coftante  nel  fentimento  contro  il  Polo  concepito. 
E  certo,  che  il  Polo  fino  alla  fua  morte  accaduta  nell'anno  fuf- 
feguente  niente  operò  quale  Appoftolico  Legato  ;    ma    non    ne 
dimife  la  dignità    o    per  connivenza    di   Paolo    o    per    comando 
della  Regina .  Anco  il  Porporato  Guillelrno    morì    nell'  Aprile 
del  corrente . 
Sua  folle-      XI.     Già    1'  erefia    di  Calvino    dilatavafi  molto    in  Francia; 
«itudine  nel  febbene  il  Senato  di  Parigi  con  Editto  del    1542.    vietò  ai  Li- 
foftenere  la  bri  ed  Imprefibri  di  dare  alla  luce  o  venderne  la  peftilentiflima 
FedeL»atto-  iftituzj0ne  .    Dopo    la    battaglia    di    Santerre     li   Eretici   diven- 
nero più    teraerarj  *,    e    liberamente    fi    riducevano  ,    e    funefta- 
mente  bruttarono  colle  flragi  fuoco  e  morte  le  Città    e  la  fte- 
fa  Capitale  ,  fé  crediamo  alli  Surio  ne*  Comentarj  ,   Belcari   nel 
lib.zj.  e  Tuano  nel  lib.\$..   Nelle  Adunanze  prendeano   le   mi- 
sure più  opportune   per  difondere    in  quel   Criftianiftìmo   Regno 
li  errori;  e  l'effetto  loro  felicemente  fuccedea,  effendo  il   Re  ad 
altri  affari  attento,  e  non  avvertito  del  finiftro  che  nel  fuo  do. 
minio  accadea    alla  Cattolica  Religione    per  cagione    dei   Mini- 
ftri  infetti  delle   mafiìme   di   Calvino  .    Piacque    però    a   Dio  di 
■difendere  la  Chiefa  fua  Spofa ,  e  fufeitò  nell'animo  del  Monar- 
ca ferio  zelo  della  di    lei    fantità  e  decoro   .    Il    perchè  delibe- 
rò  d'iftituire  nelle    Provincie  del   Regno  certi   Tribunali    di  fa- 
era  Centina  contro  Calvino    ed  i  di  lui  Seguitatori  ;  il  che  ef- 

fen- 


Storia  de  Romani  Pontefici*  34 3 

fendo    dall'  Ambsfciatore   Regio    lignificato    al    Papa    comecché    £Z*""'& 
quefti  era  della  Cattolica  Fede    zelantiflìmo  ,    con    Appoftolica  ^sc*     *^' 
Lettera  encomiollo  ,  e  con   Diploma    del  dì  z$.    di  Aprile    del 
1557.  raccomandò  ai  Cardinali    dimoranti    in  Francia    di    con. 
dannare  e  punire  feveramente  li  Calvinifti  .    Ci    piace    di  reci- 
tarlo  quale  teflimonio  del  zelo  di   Papa  Paolo   IV.    nel   (ottene- 
re la  fantità  della   Fede  .    Dice    così  :     //  cariffimo   figliuol  no/ir» 
in  Cri/io  Enrico  di   Francia    Re  Crijltaniffimo   fece    a    noi    tefìè    col 
tnt^o  dei  [no  sAmbafctatore    e/porre  il  ^elo  ,    onde  follecito  della  Or» 
todoffa  Fede  e  della  Cattolica  pietà  brama  ,   che  ne  proprj   Regni  fia 
tjli tutto  /'  Officio  della  Inqwfi^ione  contro  /'  eretica  pravezja  con  *Ap* 
pojìolica  autorità    *  e  per  que/ìo  ci  fece  pregare  utilmente   %    che  con 
nojìra  potejìà  fia  raccomandato  ad   Uomini  probi    timorofi    di    Dio    e 
gelanti   del  di   lui  onore  la  facoltà  d*  introdurla  nel  Regno    e    nei  di 
lui    Dommj  ,   e  di  procedere  in  vigore  della  %Appoflolica  benignità  op» 
portunamente  nella  difefa  della  medefima  Religione  .  Noi  ìmperciò  en~ 
comtando  molto  nel  Signore  il  pio  e  fanto  defiderio  del   Re  ,    e    pie* 
riamente  confidando  della  in/igne  pietà  delle  voflre  Cìrcof pecioni ,  e  del* 
la  eftmia  voflra  prudenza  e  deflre^ja  magnanima    nel  ridurre    ad  ef* 
fetto  le  imprefe     ricevendo  le  di  lui  fuppltcbe  colle  preferiti  no/Ire  Let» 
teie    dtcbtaramo    e    deputiamo    in  virtù    della  fuddetta  no/ira  autorità 
Voi  a  Noi  tanto  uniti  ed  alla  Sede  %Appoflolica  in  negozio  di  Fede  Com» 
mi  (far j    nofìri    ed  affoluti  Inquifitori    della  eretica  pravità    nel  mede  fi* 
mo  Regno   e    net   Dominj 'del  fuddetto  Re . . . .   Se  non  che  la   guer- 
ra che   Enrico   (ottenne  colli   Spagnuoli   ed  Inglefi,  foffocò  li  buo. 
ni   concepiti   defiderj  ;  e   la  tenue  Cenfura  praticata  dai   Cardina- 
li non  fu  baftevole  per  foftenere  la  fantità    della   Fede .    Parec- 
chi  nullameno  abjurarono    li  errori    e    falfi  dogmi    di   Calvino. 
Intanto  Paolo  zelantiflìmo  dell'onore  di   quella  promoveane   nel 
Criftianefimo    la    oflervanza,    e  deputò    per    ogni  dove  Uomini 
Apposolici  che  ne   la  difendano.   Mandò   imperciò  al   Re  di  A- 
biflìnia  Nonnio  Berretti   Portogliele  Gefuita  dopo  di  averlo  no- 
minato  Patriarca;   quefti  dovea  iftruirlo  della  purezza    ed  unità 
«fella  Chiefa .  Iftiruì   ancora  nelle  Indie  Orientali  foggette  al  Re 
di   Portogallo    nuovi    Vefcovati  ,    condecorò    la  Chiefa  di   Goa 
eolla  Arcivefcovile  Dignità ,    ed    in   Roma    pubblicò    il    nuovo 
Teftamento  in  idioma  Siriaco,  onde  li  Sirj   più   facilmente  .ap- 
prendano   li  dogmi    della   Religione.     Nell'anno    poi   1559.    ad 
iftanza    del   Re  Filippo  II.    moltiplicò  nelle  Fiandre  le  Chiefe; 
colla  Dignità  Metropolitana  quelle  di  Cambray  ,  Maftricht  ,  e 

Ma- 


J44  Storia  de  Romani  Pontefici. 

Malines  illuftrò  foggettando    ad  effe    li  nuovi  Vescovati    eretti. 

Sec.XVI.  a  quella  di  Cambray  fonomife  le  Chiefe  di  Tournay  y  Arras, 
Namur  ,  ed  Audomarenfe  :  a  quella  di  Maftricht  li  Vefcovati 
di  Harlem  ,  Daventrienfe  ,  Leo;  rdienfe  ,"Gruvigenfe  ,  e  di  Mid- 
delburgo  :  e  fotto  quella  di  Milanes  riduffe  Anverfa  ,  Gand  , 
Bruges,  Ipri,  Ruremonda  ,  ed  il  Vefcovato  Butcoducenfe  ;  e 
concedette  al  Re  Cattolico  ed  ai  di  lui  Succeffori  la  facoltà  di 
nominarne  li  Prelati .  Preftò  ajuto  a  Maria  Stuarda  Regina  di 
Scozia  per  (ottenere  nel  Regno  la  Criftiana  Religione  ,  e  riac- 
quiftare  li  beni  della  Cafa  Reale  ufurpati  dalli  Eretici  .  Conce- 
dette più  ampia  facoltà  all'Officio  della  Inquifizione  ,  e  fogget- 
tò  a  quello  li  fl#flì  Cardinali  della  Romana  Chiefa  ,  li  delitti 
che  appartengono  alla  Religione,  e  chi  diede  motivo  di  fofpettare 
della  fua  credenza.  Le  caufe  di  effa  Inquifizione  in  certo  gior- 
no della  Settimana  doveano  eflere  difcuffe  alla  prelenza  del  Pa- 
pa, che  con  autorità  Appoftolica  arebbe  confermato  lo  ftabilito 
ovvero  propofto  dai  Cardinali.  In  fomma  per  confervare  incor- 
rotta la  Fede  prefcriffe  alli  Inquifitori  di  efaminare  li  Libri  qhe 
ne  trattano,  e  fermò  l'Indice  di  quelli  che  ne  parlano  erro- 
neamente, il  quale  nel  1559.  fi  pubblicò:  ed  effendo  tuttociò 
approvato  dai  di  lui  Succeffori  più  facilmente  fi  confervò  la 
purezza  della  Fede  di  Crifto. 
Vieta  la      XI.     Nella  Dieta  dell'Impero  cominciata  in  Ratisbona    «eli' 

Conferenza  anno  fcaduto  e  compiuta    nelli   13.    di   Maggio    del  corrente    fi 
.jtl  decretò,  che  amichevolmente  fi  trartino    e  decidano    le  contro- 

„;  ;  .;~~..I  verfie  di  Religione  dai  Cattolici  e  Luterani  nella  Conferenza 
ni  intimata  0.  ,  ....      ,.  .. 

in  Worms .  cne  "  terrebbe  in  Worms  ,  in  cui  dodici  di  ogni  parte  li  ar- 
Suoi  decre-  gomenti  della  propria  credenza  produranno.  Prefiedette  a 
ti  per  lari- quella  in  nome  del  Re  Ferdinando  il  Vefcovo  Naumbergenfc 
forma,  erudito    nelle    feienze  Teologiche;   ad  effo    fi   unirono  Affeffori 

Cattolici  e  Luterani  .  Li  Cattolici  furono  il  Vefcovo  di  Mers- 
burg  ,  il  Suffraganeo  di  Argentina,  il  Gefuita  Cani  fio  ,  e  due 
Teologi  di  Lovanio  ;  e  li  Luterani  furono  Melantone ,  Schne- 
pfio  ,  Brenzio  ,  Rungio,  Carfio  ,  ed  il  Pifiorio.  Il  Re  ordinò 
d' inveftigarc  la  maniera  di  vicendevole  accomodamento^  ei  poi 
decretarà  1'  opportuno  .  E  poiché  nel  Diploma  non  fece  men- 
zione del  Papa  com'era  dovere,  li  di  lui  Configlieri  lo  bu- 
farono preffo  il  Nunzio  Delfino  coi  dire  che  ne  orni  fé  il  no- 
me ed  autorità  ,  perchè  li  Eretici  non  arebbono  acconfentito 
alla  Conferenza  ,  ne  volle  «fporne  alle  indolenze  e  .  calunnie  di 

quel„ 


Storia  deRomsini  Pont  ef ci  •  345 

quelli  la  rifpettabiliflima  Perfona .  Nel  rimanente  non  arebbe  .—  1  "-— ■£ 
decifo  la  faccenda  fé  non  colla  dipendenza  del  Papa.  Tornò  "EC> XVI. 
fommamente  gravofo  il  Colloquio  ad  elfo  Papa  ,  perchè  fi  de- 
putò lenza  fuo  configlio,  e  perchè  l'affare  di  Religione  deve 
trattarfi  nei  Concilj  Ecumenici  .  Ed  il  Nunzio*  corrette  fevera- 
mente  li  Ecclefiaftici  che  aderirono  al  Monarca:  eglino  però  fi 
fcufarono  ,  poiché  crederono  il  Colloquio  ordinato  dal  Pontefi- 
ce ,  ed  il  Canifio  veniva  da  Roma  per  intervenirvi  .  In  fatti 
Paolo  perniile  ad  eflb  Canifio  di  trasferire  in  Germania  ,  con 
che  moftrò  di  non  abborrire  l'Adunanza;  o  piuttofto  ve  lo 
ipedì  comandando  ai  Cattolici  di  non  trattare  di  Religione  ,  fé 
dalla  Sede  Appoftolica  non  fia  approvato  il  Colloquio  .  Ed  in 
vero  fuccedette  felicemente  il  negozio  :  imperciocché  volendo 
li  Cattolici  affumere  per  regola  infallibile  delle  controverfie  di 
Fede  la  divina  Scrittuta  ,  la  Tradizione,  ed  il  fentimento  de* 
Santi  Padri ,  li  Luterani  efibirono  la  fola  Scrittura  che  aveano 
mutilata  con  prava  azione .  Inforfe  impererò  grave  difeordia  che 
preflò  occafione  allo  fciogliraento  del  Colloquio  con  fomma  con- 
folazione  del  Pontefice  9  il  quale  con  Lettera  efort.ò  il  Re  a  por 
fine  alla  Dieta  di  Worms  e  tentare  mezzo  più  opportuno  per 
Ja  converfione  delli  Eretici  e  pace  di  Germania  ;  quella  fu  da- 
ta in  Roma  nelli  15.  di  Novembre  del  1557.  e  del  noftro 
Pontificato  III.  E  con  altra  comandò  al  Vefcovo  di  Lubecca 
di  configliarlo  pello  fcioglimento  della  Dieta  ;  e  ciò  appunto 
avvenne;  a  che  cooperò  il  Re  Cattòlico,  che  mandò  a  Ferdi- 
nando dotto  Teologo  per  fignificargli  il  falutevole  configlio,  che 
ebbe  felice  fucceffo.  Intanto  Paolo  difponea  il  necefiario  pel 
riaprimento  dell'Ecumenico  Concilio,  e  pel  negozio  tanto  gra- 
ve di  Riforma  ed  Ecclefiaftica  Difciplina.  Per  quello  emanò  la 
Sanzione  che  comincia:  Inter  cietevas  caufas  ....  preferivente  a 
ire  Cardinali  ed  al  Datario  la  incolpabile  diftribuzione  dellf 
Ecdefiaftici  beneficj  e  vietante  ciò  che  può  deturparla  ;  abufo 
che  troppo  era  praticato  nella  Romana  Curia  .  E  perchè  nel  Mar- 
zo dell'anno  fcaduto  avea  ordinato  ai  Vefcovi  dimoranti  in  Ro- 
ma di  trasferirli  al  governo  delle  Chiefe  ,  e  molti  di  quelli  non 
ancora  erano  partiti  ,  li  convocò  nella  Manza  di  Coftantino  ,  e 
loro  con  elegante  difeorfo  latino  preferirle  la  follecita  partenza 
ricordando  coi  fentimenti  della  Scrittura  e  dei  Padri  li  gravi 
^attigni  che  da  Dio  incontrarebbono  nel  differirla  :  indi  ve  li 
coftrinfe  con  fevere  Cenfuce  .  La  mente  del  Pontefice  fu  appro- 
Tom.X.  X  x  va* 


24.6  Storia  de  Romani  Pontefici  • 

— "^^■*  vata  dal  loro  filenzio  ,  e  nello  ftabilito  tempo  da  Roma    parti- 
SEC. XVI.    rono.  Ciò  effendo   Paolo  ad  altro  difordine   ingiuriofo    alla  Fe- 
de provvide,  e  nelle  Calende  di   Marzo  del   1550.  emanò  altra 
Coftituzione  decretante  gravi  Cenfure  contro  li  Fautori  dell'i   E- 
retici ,  e  rinnovò  le  Sanzioni ,   Canoni  ,  e  Decreti  pubblicati  da 
fuoi  Anteceffori  ,  e  dai  Concilj.  Ordinò    la   Proferitone    di   Fe- 
de alli  Vefcovi  promoffì  nuovamente  ,  la  quale  oggidì  è  in  ufo: 
non   mai    concedette    difpenfe  matrimoniali    in    fecondo  grado   * 
preferirle  la  riforma  del  Clero  nei  vitto    e  veftito  ,    né  alcuno 
aferiverfi  dovea  alla  facra  Milizia  fé  non  abbia  comprovato  colia 
oneftàdel  coftume  la  fua  convenzione.   Volle,  che   le  liti    inforte 
tra   li   Cardinali   fiano  decife  dal  folo   Papa  ;    amplificò   le   Coftf- 
tuzioni   rapporto   le  Annate    che    li   Pofleflbri    delli  Ecclefiaftici 
beneficj    contribuifeono    alla  Camera  Appoftolica  :    prelcriffe    ai 
Clauftrali  di  vivere  nei  Monifterj ,  avvegnacchè  fiano  efenti  per 
facoltà  delli  Superiori;  e  colla  Coftituzione    del  dì   18.    di   Di- 
cembre del   1558.  rinnovò  quefti  Decreti    ampliando    le  Cenfu- 
re contro  li  Fautori  della.  Erefia ,  ed  inoftervanti  della  Ecclefia- 
ftica  Difciplina  ► 
Non  appro-      XII.     Ne'  primi  del  155^-  l'Imperatore  Carlo  V.  meditò  di 
va  larinun-  rinunziare  1'  Imperio  a  Ferdinando  Re  de'  Romani   e  di   ritirarli 
zia  deirim-  nella  folitudine.   Per  quefto  ei  da  Gand    diede   Lettere    al   Pre- 
So  Vfidente    ed  A{reffori    della  Camera  Imperiale    fino    dalli  27.    di 
favore    del   Sgotto  j  e  ne^i  27«  d'i  Settembre  altra  ne  diede  alli  Ordini  dei- 
Re   Ferdi-    1'  Imperio  preferivendo  di  riconofeere  quello.  E  perchè  fapea  , 
«andò,  che  tutto  quello  apparteneva  alli  Elettori,  loro  deftinò    magnifi- 

ca Legazione  ,  e  nel  corrente  1558.  quefti  il  compiacquero. 
Ma  perchè  nello  fcaduto  erano  trapalati  il  Palatino  ,  e  li  Ar- 
civefeovi  di  Colonia  ,  e  di  Treviri,  e  li  nuovi  attendeano  alla  vi- 
fìta  dell'  Elettorato  ,  ed  affai  più  perchè  dopo  la  rinunzia  di 
Carlo  la  guerra  delli  Re  di  Francia  e  di  Spagna  incrudelì  ,  la 
folenne  rinunzia  fi  fece  nelli  24.  di  Febbrajo  del  corrente  1558., 
e  li  Elettori  concordemente  nelli  28.  conferirono  a  Ferdinando 
le  infegne  Imperiali,  e  gli  promifero  offequio  ed  obbedienza .  Il 
nuovo  Cefare  participi  al  Papa  la  propria  efaltazione  ,  e  Mar- 
tino Gufman  prefentogli  la  Lettera ,  che  efibigli  obbedienza  ,  e 
promife  patrocinio  ;  affienandolo  che  con  onorificentiffima  Le- 
gazione il  pregarebbe  della  coronazione.  Ma  Paolo  troppo  ge- 
lofo  della  fua  Dignità  non  volle  ricevere  il  Gufman  né  rico- 
HoCcere^  Ferdinando  ;  poiché  figurava!!  pregiudizio  della  Appe- 
tto- 


Stona  de  Romani  Pontefici*  347 

ftolica  autorità  e  pericolo  della  Fede  .  Quindi  fé  diamo  fede  al  ** -***»s? 

Panvini  erette  certa  Congregazione  di  Cardinali  ;  alcuni  di  "EC*  XyJ» 
quelli  penfavano^  che  la  rinunzia  dell'  Imperio  e  1'  Imperatore 
ftefTo  apparteneva  al  Papa  ;  il  che  tentò  di  comprovare  con  ar- 
gomenti Francefco  Commendóni,  che  poi  fu  detto  Cardinale  da 
Pio  Papa  IV.  Il  perchè  Paolo  lignificò  a  Ferdinando,  che  dal- 
la di  lui  elezione  proveniva  detrimento  alla  Sede  Appofìolica  -, 
e  pericolo  alla  Cattolica  Religione*  quello  accadea ,  perchè  li 
Elettori  nella  fola  morte  di  Celare  DofTono  altro  foftituirne  ; 
il  che  non  era  nella  rinunzia  di  Carlo  V.,  che  fenza  l'affenfo 
della  Sede  A ppoftolica  non  potea  trasferire  in  Ferdinando  la  Impe- 
riale Dignità;  e  quefto,  perchè  li  Elettori  apoftati  noi  favorirono* 
€  potea  temerfi ,  che  eletto  arebbono  altro  che  fìa  Fautore  della 
Erdia  e  dello  Scifma.  Dubitava  ancora  ,  che  Ferdinando  avvalo- 
ri li  Decreti  delle  Diete  alla  Religione  opporli  condifeendendo 
ai  Luterani.  Voiea  imperciò,  che  quegli  lolennemente  rinunzì 
alli  Atti  della  Dieta  di  Francfort  rimettendofi  alle  decifioni 
della  Sede  Appofìolica*  nel  qual  cafo  ne  confermarà  la  elezio- 
ne: e  perseverando  nel  propofito  riprovò  la  traslazione  dell'Im- 
perio oppofta  ai  facri  Canoni.  Intanto  l'Oratore  di  Ferdinando 
lì  portò  a  Tivoli .  Li  Cardinali  ai  quali  raccomandoflì  1'  efame 
di  quello  negozio  ,  favorivano  il  Papa  •  ma  Giovanni  Groppero 
illuftre  per  la  confeguita  Porpora  e  per  la  folenne  rinonzia  di 
quella  confìgliava  altra  via  e  più  convenevole  al  decoro  della 
Religione  .  Dicea  ,  che  la  rinonzia  di  Cefare  era  dì  niun  vigo- 
re ,  e  Ferdinando  reo  nell'  avere  accettato  1'  Imperio  fenza  l'af- 
fenfo della  Sede  Appofìolica:  volea  però,  che  il  Papa  con  pru- 
denza addattifi  alle  condizioni  dei  tempi  ,  che  piuttofto  abbondi 
con  Ferdinando  che  con  feco  lui  ufi  rigore;  e  proponea  la  di- 
fpenfa  più  acconcia  al  bene  della  Chiela .  Anco  il  Re  Cattoli- 
co afficuraya  il  Pontefice  ,  che  il  proprio  Genitore  operò  in 
tal  modo  vincolato  dalle  preghiere  di  Ferdinando  e  non  per 
malivolenza  con  efib  •  e  pregavalo  di  perdono  e  di  avvalorare 
il  fatto  .  E  1'  Oratore  di  Ferdinando  tentò  ogni  mezzo  per 
placarlo  ed  indurlo  a  riconofeere  il  nuovo  Imperatore  ;  con 
che  egli  baftevolmente  provvedea  al  decoro  Appoftolico  ,  e 
fcanfava  li  pericoli  imminenti  .  E  certamente  chi.  potrà  in  Ger 
mania  contenere  il  furore  della  plebe  alle  rifoluzioni  del  Papa- 
chi  opporfi  alli  Eretici  che  non  condannino  di  tirannia  l'auto? 
rità  Pontificia?    chi  prevenire    il    molto,  che  Ferdinando    loro 

X  x     2  con* 


J48  Storia  de  Romani  Pontefici. 

~  concederà  ,  perchè    ad  onta    del   Papa  lo  (ottengano  nel  Trono? 


Tuttociò  il  Groppero  e  l'Oratore  di  Ferdinando  differo  a  Pao- 
lo,  fé  diamo  fede  al  Continuatore  del  Rinaldi  :  ma  noi  il  ripu- 
tiamo errato  ,  ed  accenniamo  quale  menzognero  il  di  lui  rac- 
conto .  Imperciò  non  potemmo  avere  nelle  mani  le  Lettere  del 
Re  Cattolico,  dicente  che  Carlo  V.  rinunziò  l'Imperio  a  pe- 
tizione di  Ferdinando  ,  e  quindi  accettiamo  il  parere  del  Pagi 
e  di  altri  Storici  che  attribuifcono  ad  invenzione  del  Continua- 
tore le  milantate  Lettere  e  le  fuppliche  di  Gufman  .  E'  ben 
vero,  che  quefti  la  infleflìbilità  di  Paolo  comunicò  a  Ferdinan- 
do, il  quale  gli  preferirle  di  partire  da  Roma  dopo  tre  giorni, 
febbene  non  abbia  da  quello  avuto  rifpofta  della  dimanda.  Il 
Gufman  efpofe  alli  Pontific)  Miniftri  V  ordine  di  Celare  ,  ed 
ottenne  ftentatamente  dal  Papa  di  efiere  ricevuto  a  privato  di- 
feorfo  ed  alla  prefenza  di  pochi  Cardinali  ;  in  tale  occafione 
efpofe  le  indolenze  di  Ferdinando,  con  franca  libertà  ne  ripro- 
vò la  ripugnanza,  e  tentò  di  comprovare,  che  non  era  necefla- 
ria  altra  elezione  perchè  quegli  fia  Imperatore  ,  poiché  era  Ara- 
to alla  augufta  Dignità  giuridicamente  affunro .  Quindi  diffegli 
la  contentezza  delli  Eretici  nel  vedere  ninnici  il  Papa  e  Cefa- 
re ,  e  la  follecitudine  delli  Auftriaci  nel  foftenere  in  Germania 
l'offequio  del  Pontefice  in  mezzo  di  tanta  corruzione;  gli  ri- 
cordò lo  ftupore  del  Mondo  nel  vederlo  fempre  oppofto  ai  Prin- 
cipi ,  che  con  affetto  di  divozione  il  favoriscono.  Imperciò  il 
pregava  di  riflettere  all'  affare  e  non  raccomandarne  ad  altri 
la  cura,  fé  voka  fventare  in  Germania  il  pericolo  della  Catto» 
lica  Religione.  Ma  il  Papa  fi  dilatò  nello  fpiegare  all'Oratore 
li  pregiudizi  che  ne  proverrebbero  alla  Sede  Appoftolica  ,  avva- 
lorando colla  propria  autorità  la  rinunzia  di  Carlo  e  la  elezio- 
ne di  Ferdinando:  indi  efpofe,  che  per  ifeanfare  tali  danni  e 
condifeendere  alla  petizione  molto  pensò  ,  ma  finora  non  trovò 
mezzo  opportuno  :  fperava  ,  che  Ferdinando  vorrà:  compatire  la 
Sacerdotale  coftanza  nei  foftenere  Ir  diritti  della  Sede  Appofto- 
lica y  e  promife  di  deputare  Legato  che  a  quello  manifefti  la 
cagione  della  ripugnanza.  In  fatti  deftinò  il  Cardinale  Scipione 
Rebiba,  che  mandava  in  Polonia  per  affari  di  Religione  .  Intan* 
to  fiflo  nel  proprio  parere  non  accettò  li  configli  del  Monar- 
ca Cattolico  e  delli  Veneziani  ,  che  vollero  pcrfuaderlo  ,  rrè 
alla  morte  di  Carlo  V.  fucceduta  nel  Settembre  fi  cambiò  ;  e 
finché  viffe  riprovò  la  efaleazione  di  Ferdinando ,  che  fu  da  Pa- 
pa 


Storta  ài  Romani  Pontefici  •  34P 

pa  Pio  IV.  nella  Cefarea   Dignità  confermato.  ~- 

XIII.     Intanto  Carlo  V.    che    riputò    fatta    con  folenne  rito    i>EC-^vl« 
la  rinunzia,    fi  ritirò  a  vivere  privata  vita  nel  Moniftero    deHi  Alla    morte 
Gerolomini   fituato  nella  Eftremadura  ;    quivi  attento    nelli   efer-  di  Carlo  V. 
cizj   di   pietà   prendea  a   milura  il   cibo,  contemplava   le   Divine   abbuia    la 
cofe  ,   e  depurò   l'anima  dalle  bruturc    della  colpa.    In  fatti  nel  vacanza  dei- 
mezzo  dei   fanti   efercizj   fi    vide   nelli   22.    di   Settembte    ridotto  l'imperio;  e 
a  morte  da  acuta  febbre.    11  Surio  ne'  Comentarj   ne  la  accenna-  Promove   ** 
e  delle    di   lui   magnanime  azioni   trattano  li  Sandoval ,    Ulloa   ,  Pace  * 
Dolce,  e  qu.ifi   tutti   li  Scrittori   che    lo  efaltano    con   magnifici 
elogj  .  E  certamente  ei   parve  nato  fatto  per  1'  Impero  di  Euro- 
pa ,   di  cui   farebbelene   impadronito  ,    fé  non   vi   fi  fofTero     con 
vigore  opponi   li    Re  di   Francia;    pel   parere    dello  Spondano  fi 
meritò   V  encomio  delle   Nazioni  colla  pietà  ,  religione  ,  tempe- 
ranza ,   giuftizia  ,   prudenza^   magnanimità  di   animo  ne*  pericoli , 
eroica  coftanza   nelle  avverfità  che  incontrò    nella   vita.    Giunta 
a    Roma    la   notizia   della  di   lui   morte    il   Papa    che    riprovonne 
la    rnunzia,  ne  ordirò   in  Ccnfiftoro  del  dì    12.  di  Dicembre   le 
folenni   efequie  pubblicando   il   Decreto    che  recitiamo:    Non  vo- 
lendo il  Pontefice  che  Ji   ometta  /'  ifficto    di  Religione    fello  jparjo    ru- 
more ,   ovvero  pella  fama  divolgata   dì  certa  rinuncia    dell'  Imperio  fat- 
ta   da   Carlo   ,    la  di  cui  giurìdica   notizia    non  è  pervenuta    a  Rema   , 
decretò  ,   che  fiano  celebrate  le  jolennt  efeqwe  ,  dichiarando  che  non  vo- 
lta con  eie  recare  pregiudizio  alla  Sede  %/ìppcfìtlica  ,  r,è  alla  di  lei  au- 
torità e  giuri  [ditone  ,  né   che  altri  da  ciò  tragga    diritto.     Nel    gior- 
no  ficfTo   portardofi    alla  Cspella  diffe  ai   Cardinali  :   V  Imperio  è 
vacante  per  la   mate  di  Carlo  non  già  per  la  rinunzia  di  quello j  poi- 
ché quejìa  fi  efeguì  in  mane  delli  Eletteti  e  non  nella  noftra,  come  pre- 
scrive ogni  diritto.    Dalle  quali   parole   fi   convince    di  calunnia   il 
Soave  dicente   che   il   Papa   fi   ufurpò  T  autorità  di   creare    1'  Im- 
peratore .  Ei   riputava   vacato  1'  Impero    colla  morte    di   CJarlo   , 
e  la  Sede  Appofìolica   nella   morte  di   Cefare    avea  conferito  al- 
li   Elettori   l'autorità  di   eleggerne    il  Succeffore*   per  quefto   non 
approvò  la  rinunzia  che  quegli   ne  fece.  Intanto  Paolo  col  mez- 
zo di  Legati   proccurò  di   pacificare   li    Re  di  Francia    e  di  Spa- 
gna ;    e   perchè    non   ebbene    il    bramato  effetto,  rinnovò  previo 
quelli  li  configli   più  volte.   Il   perchè   nelli   2.  di  Gennajo    con 
1/ettere  pregò  Filippo  di   cooperare  alla   pace  che    cagionarebbe- 
gli   fommo  decoro  ,    e  dicea  :    ^Abbiamo  provato  fomma  allegrezza 
nel  Signore  ricevendo  le  Lettere  che  la  tua  Serenità  fcritte   di  propria 


3^o  Storia  de  Ramati?  Pontefici. 

ì ~ — ~  mano  e  piene  di  pentimenti  di  ojfervanza   e  pietà  fece   a  noi  confegna* 

-    re  . .  .  .   Ma  le  cofe  che    con  grave  dolore  ncjìro   fono  accadute  ,   deg* 
.    giono  ejfere  onninamente    da  noi  due  obbliate  ,    ed    entrambi   dobbiamo 
pentire  condolanone  nello  fgombramento  delle  tenebre   che  offuscavano  ti 
candore  dell'  animo  noflro   e    la  no/ira  /incera  dilezione ,   che  come  fuol 
Avvenire  più  ilJufivamente  fi  è  manifejìata  .    Intanto  affolutamente  vq* 
gliamo    moflrare   al  mondo   il  gaudio  provenutoci    dalla  tua  pietà  ,    7* 
Jìima  che  facciamo  di  tanto  Figliuolo  ,  e  '  l*  amorevolezza    che  provieno 
dal  cuore  di  ottimo  ed  amanttffimo  Padre  .  Carijpmo  Figliuolo  /periamo 
mercè  il  divino  ajuto  di  ridurre  ad  effetto  quello   che  operiamo    per  la 
comune  pace  ,  pella  diftmzione  delle  erefte^  correzione  dei  cojlumi  ,  e  con» 
vocazione  dell'  Ecumenico  Concilio  *    per  tuttociò    ci  promettiamo   il  tuo 
favore .   Il  che  non  foto  defideviamo  peW  onore    di  Dio  e  Crifliana  Re- 
pubblica ,  ma  ancora  per  la  tua  gloria ,  poiché  a  te  preghiamo  da  Dio 
maggiore  felicità  di  quella  the  già  conofcMmo    avere    tu  raccolto    dalli 
trionfi ,  onde  fei  gloriofo  e  preffo  Dio  e  prejfo  il  Mondo ....  La   folle- 
citudine  di   Paolo  per  pacificare  Ji  Principi  Criftiani     è  efaltata 
dalli  Storici  di  quefti  tempi,  e  fiamo  meravigliati ,  che  Andrea 
Morofmi  nel  lib*  8.  della  Storia  all'anno   1558.  abbia  ridotto  a 
dubbiezza    ciò  che    andiamo  dicendo      né    l'areffimo    sì  franca- 
mente accennato  ,  fé  non  avefiìmo    monumenti  giuridici    che  e* 
inducono  a  fcriverlo  ;  e  fono  le  Lettere    dei  Re    di   Francia    e 
di  Spagna  che  ne  lo  ringraziarono,  poiché  eglino    mercè    li  di 
lui  configli  nel  maggior  furore  della  guerra  trattarono  di  pace; 
febbene   ne  fvani    la  fperanza    pella  morte    della  Regina    cV  In- 
ghilterra- 
Morte  del-      XIV.  Dunque  nella  maggiore  cura  di  Paolo  giunfe  aRoma  la 
la  Regina  d'  infaufta  notizia  della  guafta  falute  di  efia  Regina,  la  quale  faticava 
Inghilterra^  pello -ftabilimento  della  Cattolica  Religione  nel  Regno.  L'idro- 
meftizia  del  pe  ja  cuj  €ra  aggravata  ,    il  poco  amore    del  Re  Conforte  ,  e 
Papa,  le  molte  indolenze  dei  Primati  tanto  la  turbarono  ,  che  final- 

mente la  riduffero  a  morte  nelli  15.  di  Novembre  del  1558, 
nel  quinto  mefe  del  Trono,  e  nell'anno  quarantefimo  di  Vita, 
Il  Cardinale  ed  Arcivelcovo  di  Cantorbery  Reginaldo  Polo 
ridotto  da  febbre  quartana  ad  eftremo  languore  e  debolezza 
quando  feppe  la  morte  della  Regina,  tanto  rattriftoffì,  che  dopo 
17.  ore  rendette  Jo  fpirito  al  Divin  Creatore  nell'anno  58.  de' 
fuoi  giorni  ;  così  perirono  in  Inghilterra  li  due  Primai  j  fofte- 
nitori  della  Cattolica  Fede  .  Intanto  Maria  Regina  di  Scozia 
per  configlio  del  Suocero  Re  di  Francia  afiunfe    le  infegne    del 

Re. 


Storia  de  Romani  Pontefici.  351 

Regno,  e  pubblicò  le  ragioni  della  pretefa  eredità.   Ma  gl'In.  ■ 

glefi  nimici  dei  Scozzefi  e  Francefi  efalcarono  al  Trono  Lifa-  Sec. XVI<^ 
betta  tenuta  fotto  cuftodia  finora  dalla  defonta  Regina.  Avea 
quella  per  umano  timore  e  rifpetto  della  Sorella  profeffato 
il  Cattolicifmo  ,  e  quindi  non  per  affetto  di  Religione  , 
ma  per  non  eflere  dal  Regno  efclufa  fi  fece  ungere  da  Vefco- 
vo  Cattolico,  e  permife  ai  Sudditi  la  libertà  di  Religione.  II 
perchè  comandò  all'Oratore  dimorante  in  Roma  di  fignificarc 
al  Pontefice  la  propria  efaltazione  al  Trono.  Negò  Paolo  di  ap- 
provarla ,  allegando  il  difetto  dei  natali  di  lei  e  la  non  curan- 
za  della  Sede  Appoflolica  ,  feriza  il  cui  affenfo  falì  lui  Trono: 
nel  rimanente  conferraeralla  nella  affunta  Regia  Dignità  fa- 
cendonelo  giuridicamente  pregare.  Alcuni  attribuirono  alla  du- 
rezza di  Paolo  l'apoflafia  di  Lifabetta  ,  e  per  conseguente  la 
perdita  irreparabile  d'Inghilterra:  ma  lo  Spondano  ofierva  ,  che 
Paolo  tenaciffimo  della  autorità  propria  potea  contenere  le  pa- 
role acerbe*  del  refto  non  è  degno  di  condanna  ,  fé  difficilmente 
concedette  il  Regno  ad  una  fpuna  e  lofpetta  di  ere  fi  a  ;  né  vol- 
le pregiudicare  altrui  .  Imperciocché  Enrico  Re  di  Francia  gli 
lignificò  le  ragioni  ereditarie  della  Regina  dì  Scozia  ,  e  dovea 
proteggerne  l' efaltamenro  ►  Dunque  rettamente  fi  oppole  alla 
«{funzione  di  Lifabetta  riputata  figliuola  illegittima  di  Arrigo 
Vili.  ;  poiché  Clemente  VII.  dichiarò  di  niun  valore,  il  ma- 
trimonio con  Anna  Bolena,  e  li  Ordini  del  Regno  poco  pri- 
ma con  folenne  modo  fentenziaronla  naturale.  Dal  altro  canto 
avea  baftevole  motivo  di  fofpettare  della  credenza  di  Lifaberra  9 
fa  quale  profefsò  il  Cattolicifmo  per  fedurre  il  mondo  ed  ac 
quiltarfi  l'amore  dei  Cattolici,  e  ne*  tempi  di  Edoardo  diede, 
troppo  manifefte  prove  della  Erefia  occultata  fotto  la  vifiera  di 
retta  Fede  per  ambizione  del  Trono.  Dunque  l'equità  ,  pru- 
denza, e  dignità  volear.o  ,  che  il  Papa  fé  le  fi  opponga  ,  e  dal- 
la connivenza  di  lui  arebbe  tratto  Lifabetta  occafione  di  com- 
parire Cattolica  ,  ma  in  fatti  arebbe  favorito  la  Erefia  .  Ciò  ef- 
fendo  non  il  rigore  di  Paolo  con  Lifabetta,  ma  il  di  lei  ani- 
mo pravo  eliminò  dalla  Inghilterra  il  Cattolicifmo  ;  ed  effa 
mAnifeftò  T  affetto  che  nodriva  in  cuore  per  foftenere  la  E» 
refia  .  Procura  il 

XV.  Dopo  il  colloquio  di  Worms  non  più  in  Germania  fi  difputò  di  R  ,oro  e.a 
Religione;  impererò  Ferdinando  che  eradi  animo  mite  proccurò  la  p0ionia  e(j 
quiete  ,  e  gl'Imperatori  che  a  lui  incedettero  ».  furono  canto  deboli ,  jn  Germi» 

che  nia  - 


g^i  Storia  de  Romani  Pontefici. 

che    febbene  amavano  la  Cattolica  Religione  non  poterono  fare 
Secavi.    fronte  ai  Principi  ed  alle  Città  che  fegui vano  l'errore,  e  dovette- 
ro accordarlo.    E    perchè    l'unico  rimedio    pello  riftabilimento 
della  retta  credenza  era  l' abjura  del  male  ,  né  li  Eretici  ripro- 
varlo voleano ,  ogni  difputa  apparve  onninamente  fuperflua.  Già 
la    Cattolica    Fede    fondata    nella  Verità    non   potea  effere    dai 
cavilli  delli  Uomini  alterata  ,  e  molto  meno  diftrutta  .  Li  Pro. 
teftanti  e  Zuingliani    profeguivano    le  difpute  ,    ma   perchè    di- 
fprezzavano  il   Vangelo.,  non  mai  riprovarono  l'errore.  Intanto 
in  Germania  comunemente  regnava  1'  inganno  ,   e  tutti  a  Talen- 
to deturpavano  la  purezza  della  Fede  di   Crifto»   Il   perchè  Pao- 
lo mandò  colà  con  titolo  di   Nunzio  il   Vefcovo  Alifano,  efor- 
.tando  Ferdinando  di  opporli  alli   Eretici    e  distruggerli .    Col  di 
cui  mezzo  fpedì  anco  ai   Vefcovi  vatj   Decreti   appartenenti   alla 
Riforma  ed  allo  riftabilimento  della  Difciplina  .  Ciò  appare  dal- 
la Lettera  data  all'  Arcivefcovo  di  Magonza   ,    di  cui    ne  reci- 
tiamo fragmento  ,  perchè   il  Lettore  conofea    il  zelo    di    quello 
efìmio  Protettore  della   Cattolica   Religione:  Intenderà  latita  Fra- 
ternità le  eofe  ,  che  abbiamo  cominciato  a  fare    per  correggere    li  cojltu 
mi  e  rìfìabilire  la  Difciplina  ,  e  già  molto    col  divino  ajuto    perfetto* 
nammo  ,   ed  abbiamo  penfìero  di  operare  per  la  eflirpazione  della  erefim 
e  per  /'  annientamento  delle  feifme  ,  quello  che  ci  permetterà  la  Divina 
Clemenza .  Efortiamo  imperciò    la  tua  Fraternità    di  riflettere    al  detto 
delfvfppojlolo  Paolo.'  E' neceffaria   la  erefia  ,   perchè  appaja  la  ret- 
tezza di  quelli  che  perfeverano  fedelmente  nel  proprio  dovere  con 
Dio  .   Impercib  devi  vegliare  attentamente  alla  cufiodia  della  Chiefa  a  te 
raccomandata  ,  e  che    non  fta  oppugnata  nella    tua  Dìoceft  la  Cattolica 
Fede  ne  la  falute  delle  pecorelle  del  Signore  ,  le  quali    deggiom  effere 
da  te  e  dalli  altri  Prelati  follecitamente  difefe  ....  Diede  altre  Let. 
cere  del  medefimo  tenore   alli  Arcivefcovi   di  Treviri  ,  Colonia, 
e  Salisburg  %  al  Cardinale  Vefcovo  di  Augufta  ,    ed  ai   Vefcovi 
di  Bamberga  ,    e    di   Paffavia.    Anco    in   Polonia    la  Cattolica 
Religione  (offriva  difturbi  ;  e  li  Eretici    divenuti    temerarj    non 
curavano  li  Editti  del   Monarca  vietanti    nel  Regno    ogni  novi- 
tà rapporto  la  Eucariftia  .  Imperciò  quefli   foftenuti  da  varj  Pri- 
mati predicavano  liberamente  fagrileghi  errori  ,  e  colli  configli 
tanto  affascinarono  li  Abitanti ,  che  introduifero  arditamente  .nel- 
le Chiefe  di  quattro  principali  Città  del   Regno  l'ufo    del  Ca- 
lice* non  perchè  aveffero  defiderio  ed  affetto  di  quello,  ma  per 
foftenere    li    perniciofiffimi  errori  che  vengono  deferitti  da  Sta- 
nis- 


Storia  de  Romani   Pontefici»  353 

nislao  Ofio  Vefcovo  di   Ermenland.    Se    ne  lagnò    il  Papa    col  --' 

Re,  e  colla  Lettera    del   dì   21.  di   Ottobre    dell'anno    fcaduto    "£C,XVI, 
diflegli  ,  che  la  offervanza  della  Divina  Legge    e   la  retta  Fede 
fono  il   fondamento  della  felicità    del   Dominio  ;    e  lo  eforcò  di 
imitare  li  efempli  de'  fuoi   Maggiori,  che  foftennero    il  decoro 
di  quella.  Era  Sigifmondo  alquanto  propenfo  peli' ufo  del  Cali- 
ce, di  che  avvedutifine  li  Eretici  il  configliarono    a  pubblicare 
Editto    che  ne  lo  preferiva.    Ma    il  Vefcovo  Ofio    con  erudito 
Libro  fi  oppofe  all'empio  configlio ,  ed  ammonì  il   Re  del  trop- 
po grave  danno  che  proverrebbe  al  Regno  dalla  apoftafia .  Quan- 
do  il    Papa  ebbene  notizia,  fpedì   in   Polonia  con  titolo  di  Lega- 
to Appoftolico  il  Cardinale  Rebiba  per  confermare    con  zelanti 
efortazioni   il  Monarca  nel  fanto  prò  pò  fi  to ,  ed  ammonire  li  Ve- 
feovi  di  difendere  nelle  Adunanze    del   Regno    la  Cattolica  Re- 
ligione .    Tale    fu  la  Pifiola    che    in  quefta  occafione    diede    ali* 
Arcivefcovo  di  Gnefna  ed  alli  Vefcovi  del  Regno    nelli   undici 
di   Agofto  del    1558.  :    Voi  dovete  combattere  cogf  mimici   di  Crtjio , 
colit  avverfarj  della   Chiefa  e  della  Dtfcipltna  ,  colli  %Apoflati  e  [agri» 
leghi  Fautori  di  quelli  :    e  fi  crederà  ,    che    voi   per  di/cordie  private 
non  difendiate  la  verità  della  Cattolica  Chiefa  né  vi  opponete  alle  in* 
/olente  delti  Eretici  ?  Dunque   operate  generof amente  Fratelli  Diletti/fi. 
mi ,  imbrandite  lo  feudo  della  Fede  e  della  falute   ,    ed    armati    colla 
fpada  d  elio  fpirito  non  mancate  a  tanto  pio ,  gloriofo  ,  e  neceffarto  com. 
battimento  ,  nel  modo  che  conviene  ai  Sacerdoti    del  Dio  %rflttJJimo    ed 
ai  Pafìori  delle  Chiefe      a  cui  deggiono  preflare  offequio  ,  ed    alla    di 
lui  plebe  ajuto  ;    il  che  fempre    nel  paffato  facefìe  ....   Perfeverò  il 
Re  avvalorato  dai  configli  del  Legato  ;  ed  i  Vefcovi   fi  moftra- 
rono  obbedienti  del  Papa  ed  offervatori  della  Cattolica  Religio- 
ne .  Paolo  diede  altra  Lettera  al  Monarca  ,  encomiò    la  di  lui 
coftanza  ,  ed  efortollo  di  confervarfi  a  Dio  fedele    e   di  efiliare 
dalla  Corte  li  Senatori  depravati  ,  ed  i  Fautori  della  Erefia .       EfìJìa   dalla 
XVI.     Nel  principio  del  1559.   Paolo  IV.  diede    raro  efem-  Curiali  pro- 
pio  di  fcverità  e  giuftizia  ,  e  moftrò ,  che  l'amore  febbene  te-  Pri  Nipoti. 
nero  non  può  fopportare  la  troppo  continuata  licenza  e  la  trop. 
pò  lunga  ferie  d'iniquità.  Il  perché  fé  crediamo  al   Pallavicini 
nel  Uh.  14.  cap.y. ,  li  Nipoti  di   lui  colli  rinnovati  delitti  fé  ne 
meritarono  l'odio  e  lo  fdegno .  La  rovina  dei   Carafi    provenne 
dal  Duca  de  Guifa,  il  quale  quando  feppe,    che  Paolo  condan- 
nava la  fua  condotta  nell' affedio    di  Civitella  ,    fé    ne  aggravò 
e  rendette  oggetto  della  fua  vendetta  li   Nipoti  che  furono    au- 
tori del  proprio  difturbo .  Il  perchè  difle  allo  Strozzi ,  che  non 
Tom.X.  Y  y  vo- 


354  Storia  de  Romani  Pontefici  • 

i-  volea  lafciare  invendicate    le  azioni    dei  Garafi  ,    e    che  arebbc 

Sec.XVI.  fjgnificato  al  Papa  li  loro  tradimenti,  ed  al  Monarca  le  ingra- 
titudini .  Li  Spagnuoli  avvalorarono  le  indolenze  del  Duca .  Im- 
perciò  il  Re  Filippo  veggendo  inefficaci  li  fuoi  configli    efibiti 
al  Papa  in  favore    di  Marcantonio  Colonna  ,    e    che    quegli    fi 
moftrò  oftinato  ed  infleffibile  nella  caufa  del  Re  Ferdinando,  fo- 
fpettò,  che  la  cagione  di  tanto  male  fìa  il  Cardinale  Carafa  af- 
foluto  difpofitore  dell'  animo  e  volontà  del  Zio  ,  e  prefe    a  di- 
ftruggerne  la  potenza  col  mezzo  del  proprio  Oratore  e  del  Car- 
dinale Paceco .  Anco  il  Miniftro  del    Duca  di  Firenze  ne  pro- 
raoffe  la  rovina ,  perchè  da  quello   fu    con  alteriggia    accolto  , 
e  ne  efpofe  al  Papa  le  molte  ingiurie  ,  dicendo    che    gli  chiù- 
fé  la  porta    in  faccia  ,    e    vietogli    V  ingreflb    da  Sua  Santità  , 
quando  per  ordine    del  proprio  Principe    dovea  configliarlo    per 
affari  di  rilevanza .    Dunque   le  cotidiane  indolenze    crefciute    a 
difmifura  nella  Corte  commoflero  il  Papa,  che  nelli  27.  di  Gen- 
najo  del   i$5p.  convocato  Gonfiftorio   promife    ai  Padri    di  eli- 
liare  li  Nipoti  dal  Palazzo  Pontificio    e  da  Roma.    Il   Panvini 
defcrive  la  cofa  così  :  y,  Meritò  egli  fomma  laude    per  teftimo- 
„  riianza  di  tutti  ;  poiché  con  raro  efempio  di  equità    e  giufti- 
„  zia  conofciute  le  cofe  dalli  Figliuoli  di  fuo  Fratello    operate 
in  danno  dell'Ecclefiaftico  Dominio,  li  quali  fprezzarono  ogni 
diritto,  nel  Senato  fteffo  richiamò  dalla  Legazione    di  Bolo- 
gna il  Cardinale  Carafa,  privò  il  Duca  di  Palano  della  Pre- 
„  fettura  dell' efercito  Pontificio  e  di  ogni  dignità  ,  rimoffe  dal- 
„  la  cuftodia    del  Palazzo  Appoftolico    il  Marchefe    di  Monte- 
„  bello  :  e  perorando  in  loro  danno  ne  accusò  li  gravi  delitti, 
„  e  riprovò .    Alcuni  Padri    vollero  moderarlo    eflendo    troppo 
),  accefo,  ed  ifcufare   le  azioni    dei  Nipoti  ,    ma    ei    con  voi- 
„  to    atroce    li  minacciò  fé  non  ceffavano  di  difenderli .    Dun- 
,,  que  efiliò    li    Nipoti    dalla    Città  ,    e  decretò    contro  quelli 
„  gaftighi  fé  non  partivano:  relegò  il  Cardinale  pieno    di  rok 
„  fore  ed  ignominia  a  Lavinio ,  ed  alli  altri    deftinò    varj  Ca- 
„  ftelli .  Li  deputati  dai  Nipoti  al  governo  della  Città  ovvero 
„  alla  prefettura  dei  Magistrati  furono  riprefi  ;    ed    altri  priva- 
„  ti  del  Miniftero    fi    pofero    in  carcere  ;    e    fi  provvidero    di 
,,  Governatori  le  Provincie  e  Città  „  ....  in  oltre  vietò  ai 
Cardinali  ed  ai  Principi    di  pregarlo    di  perdono    in  favore   di 
quelli ,  ed  ordinò  ,    che  li  Decreti    fiano    fofcritti    fotta    /'  anno 
primo   del  Pontificato,    quafichè    fino    da    quello    doveffero  eflcre 

ema- 


3» 

9) 
1» 


Storia  de  Romani  Pontefici .  355 

emanati,  ed  i  Nipoti  efiliati .  Ciò  accaduto  comecché  dai  Ni.  ~  '-^' 
poti  dipendea  tutta  ed  ogni  amminiftrazione  del  Pontificato,  Pao- 
lo permile  al  Cardinale  Alfonlo  fuo  pronipote  illuftre  per  prò. 
bità  e  faviezza  di  rimanercene,  ed  in  efTo  ripofe  ogni  fiducia,  a 
condizione  che  da  Prelati  faggi  e  prudenti  fiano  retti  li  negozj 
del  Dominio  ed  interefiì  del  Pontificato.  Il  perchè  iftituì  il  Tri- 
bunale da  cui  tratte  la  origine  quello  che  oggidì  in  Roma  fi  de- 
nomina Con/ulta,  in  cui  dovea  trattarli  ciò  che  appartiene  al  go- 
verno dell'  Ecclefiaftico  dominio  5  il  che  fi  pratica  ne*  giorni 
noftri   ancora  . 

XVIT.     Appartenendo  come  dicemmo,  il  Regno  d'Inghilterra        Dirturbi 
a   Maria  Regina  di  Scozia  fu   defla  affittita  con   vigore    dal   Re  della  Fede 
di   Francia;  dall'altra  parte  Filippo  Re  di  Spagna    favoriva    le  ln    l°§hil- 
ragioni   di   Lifabetta  trattando  feco  lei  di   matrimonio   per  con-        a* 
fervariene   il  pofleffb  acquiftato  colle  nozze   della  defunta   Regi- 
na ,  e  ne  chiedette  la  dilpenfa  al  Pontefice  ,  fé  diamo  fede    al 
Tuano  .   Ma  il   Re  di   Francia  che  ciò  riputava    troppo  oppofto 
ai    proprj    interefli  ,   prefcrifle  al  fuo  Oratore  in   Roma    di  fufci- 
tare  in   Paolo  tali  fcrupoli   colli   fofpetti   della  erefia  di  Lilabet- 
ta  ,  che   il   trattengano    dal  concedere  a  Filippo  la  ricercata  di- 
fpenfa .    Ma  eflb   Filippo  fi  oppofe    alle  operazioni     di   Enrico  , 
ed    efficacemente    favori  Lifabetta    peli'  acquiflo    del  Regno  ,  e 
promile  di    foflenerla    fé  in   Inghilterra    conlerverà    la  Cattolica 
Religione.  Di  ciò  perfuafo  fcriffe  al  Papa,  che  volea  difendere 
le  ragioni  di  Lifabetta,  e  con  quelle  neltRegno  la  Religione  .  Ed 
il  Papa  che  fi  compiacque  della  follecitudine  di  Filippo,  ringra- 
ziollo  colla  Lettera  del  dì  2.  di  Maggio  del   1559.  »  e  lo  elor- 
tò  di  ridurre  a  fine  affare  tanto  vantaggiofo  .  Ma  ad  un  tratto 
perì  tutta  la  dolcezza  che    elfo  Paolo  concepì    della  buona  vo- 
lontà di  Filippo  ;  poiché  Lifabetta    che    per  folo  umano  rifpet- 
to  fimulò  di  favorire  la  Fede  di  Crifto  ,  convocato  Parlamento 
in  cui  prevalfe  la  potenza  dei   Primati  ,    annullò    li  decreti    di 
Maria,  e  rinnovò  quelli  di  Edoardo  al  Vangelo  contrarj,  pro- 
mettendo con  folenne  maniera  di  foftenerli  ;  il  che  ottenne  do- 
po grave  ripugnanza  di  molti  Prelati  ,    e  dei  Vefcovi    del  Re- 
gno, le  crediamo  al   Sandero  nel  lib.  3.    dello  Scifma  .   Dunque 
Lifabetta  vietò  ai  Sudditi  di   preftare  offequio  ed  obbedienza  al 
Papa,  ufurpò  ad  efempio  del  Genitore  e  del   Fratello  l'autorità 
fuprema  nelle  caule  Civili   ed  Ecdefiaftiche  ,  e  conferve  la  giu- 
rifdizione    di  riformare    il  Clero,  creare    Vefcovi,  e  convocare 

Y  y     2  Con- 


%$6  Storia  de  Romani  Pontefici. 

r-*»4  Concilj  eflendo  duopo  per  la    condanna  delle    fcifme    ed  abufi  . 


Sec. XVI.    Il  perchè  fi  denominò  Capo  Supremo  della  Chiefa  Anglicana  , 
e  ripeteva  le  Decime  delli  fpirituali  frusci ,  e  quelli    che  %Anna* 
ta  dicono  .  Quindi  concedette  al   Regio  Fifco    ed   alla  primaria 
Nobiltà  diftribuì  le  poffefiìoni  ai   Monafterj  e  Collegj  conferite 
o  donate  dalla  Regina  Maria:  dettino  alcuni  col  titolo    di  fuoi 
Vicarj  nell'  Ecclefiaftico  'y  fece*imprimere  particolare  figlilo   per 
le  caufe  della  Chiefa  :    vietò  V  adorazione    delle  Sacre  Immagi- 
ni :   abrogò  il  Sagrificio  della  Meffa,  e  l'ufo  dei  Sagramenti,  vali 
fagri ,  e  cerimonie,  ed  ordinò    le  orazioni    nella  natia  favella. 
Effb  Sandero    tratta   diffufamente    dei  fagrileghi  Editti    e    della 
confufione  introdotta  nel  Regno. 
Pace  tra  li      XVIII.     Quefto  graviffimo  danno    della  Fede  fu  compenfato 
Re  di  Spa-  dal  fegnalato  vantaggio  della  pace  dei   Re  di  Francia  e  di  Spa- 
gna   e  di     gna  ftabilita  con  ifpeciale  ajuto  di  Dio  ed  attenzione    del  Papa 
Ftancia  per  nej|j   ^    jj  Aprile    del  corrente   1559.    La  notizia  gioconda    fi 
SpaD**  folennizzò  con  giubilo  per  tre  giorni  ,  ed  il   Papa    affitti    pub- 

blicamente alle  Fette  per  afferzione  del  Maeftro  di  Cerimonie 
nel  Diario  alli  giorni  4.  e  7.  di  Maggio .  Effa  pace  fufci-tò  ne* 
Fedeli  fperanze  pel  decoro  della  Religione ,  non  folo  perchè  po- 
neafi  fine  alle  morti  e  ftragi  effetto  trifte  dalla  guerra,  ma  ancora 
perchè  li  due  Monarchi  favorivano  le  diligenze  del  Papa  per 
eftirpare  la  Erefia  che  molto  erafi  dilatata .  Varie  furono  le  con- 
dizioni della  pace  ;  la  principale  fu  ,  che  li  due  Monarchi  proc- 
ederanno preffo  il  Pontefice  la  convocazione  delP  Ecumenico 
Concilio,  da  cui  fiano  definite  le  controverfie  di  Fede;  ed  al- 
tra fu  la  reftituzione  vicendevole  delle  Città  e  Provincie  pof- 
fedute  nel  corfo  delli  otto  anni  che  durò  la  guerra .  Ma  la 
morte  troppo  precipitosa  del  Re  Cri ftiani (limo  accaduta  nel  dì 
io.  di  Luglio  troncò  ogni  felicità  della  Francia,  e  v'  introduf- 
fé  graviffimi  difordini  che  la  riduffero  quali  a  fterminio.  Im- 
perciocché rErefia  di  Calvino  nel  governo  di  Francefco  III.  fi- 
gliuolo di  tenera  età  fi  dilatò  nel  Regno,  fufeitò  funettiflirae 
guerre  civili,  e  feminò  da  per  tutto  morti  e  defecazioni .  Ira- 
perciò  li  Calvinifti  infuperbiti  del  felice  avvenimento  differo 
effetto  della  Divina  vendetta  ,  che  con  prodigio  volle  proteg- 
gere la  propria  innocenza  e  premiarli  pelli  aggrav;  fofferti  .  Il 
Papa  provò  fomrao  affanno  per  la  morte  di  Enrico  zelantifli- 
mo  dellaReligione;  ed  affai  più  per  la  potenza  delli  Spagnuoli, 
Ji  quali  morto  il  Difenforc  fuo  forfè  fi  ricorderanno  le  offefe  , 

e  ne 


Storia  de  Romani  Pontefici.  357 

e  ne    prenderanno    vendecta .    Il   nuovo  Cefare    in  fatti    altera»     — Vytt 
to  pella  di    lui    durezza    ed    infleflibilità    cui    non    volle  appro.    «EC-AV  • 
vare  la  traslazione  dell'  Impero  nella  propria  Perfona  ,  eralì  pri- 
vato di   ogni  commercio  colla  Corte  di    Roma.   Il   perchè    nel- 
la Dieta  d' Augufta  dopo  d'avere  propoflo  ai  Protettami  l'Ecu- 
menico Concilio  che    eglino  voleano    con  indegne  condizioni   , 
folennemente  conteflò  di   vivere    nella  Fede    profetata    dai  fuoi 
Maggiori  ,    e    poi    confermò    la  pace    di    Religione    patteggiata  • 
qua'tr'anni  prima;  in  tal  modo    fé  ne  introdufle    in  Germania 
la  libertà  .  Crebbero  le  afflizioni    di  Paolo  per    la  Erefia    della 
Regina   a' Inghilterra  la  quale  con  folenne  rito  afiunfe  il  titolo  ri- 
dicolo  non   meno  che  efecrabile  di  Supremo  Capo    della  Chiefa 
Anglicana  feparandofi  onninamente  dalla  obbedienza  ed  oflequio 
della  Sede   Appoflolica.  Anco  le  dimefliche  agitazioni  lo  afflig- 
geano  profondamente.    A  quello    altre  luttuole  faccende    fi  uni- 
vano. Li   Primati  di   Roma  noi  curavano,  il  popolo  che  ripu- 
tavafi  gravato  dalle  impofizioni ,  l'odiava,  li  Nipoti    difonorati 
con   perpetua   infamia   il  proverbiavano,    e    con  animo    di   ven- 
detta lo  accufarono  preflb  il   Re  di   Spagna  ,    dicendo    che    per 
ìftigazione  del  Zio   li  erano  da  lui  feparati ,  e  prometteangli  vaf- 
falaggio  ed  oflequio .   Quindi   iniquiflimi   moflero    contro  quello 
li  Colonnefi  ,  e  li  efortarono    al  riacquifto    di   Palliano  per  via 
giudiziaria,  atlìcurandoli  che  in  tal   modo  l'otterrebbero;  e  col 
livore  che  nodrivano  in  danno  del    Papa ,    fabbricarono    la  pro- 
pria  rovina.  Ed  appunto  il   Re  Cattolico  feve.ramente  li  ammo- 
nì  peli' ingrato  procedere,  e  li  confjgliò    di  ottenerfi    col  penti- 
mento ed  umiliazione   il  perdono  dal   Pontefice. 

XIX.     Intanto  quelli  oppreflb  da  tante  afflizioni    e  pervenu-      Morte  di 

to  ad  anni  84.  fi  lenti  gravato  da  crudele  deliquio  che  in  bre-  ra°    „„_,!,, 
•7-j/T-Ti  .V      •  j   r  •  n.       luo  encomio 

ve  a  morte  il  riduHe.  Il  perche  rimettendoli  con  animocoitan- e  fcntti . 

te  alle  divine  difpofizioni  convocò  nella  propria  ftanza    li  Car- 
dinali.  Primamente  pregolli  di  perdono,  fé  rade  volte  convoca- 
to avea  il  Confiftorio  ,  attribuendo  ciò  alla  troppo  avanzata  età 
ed  ai  fuoi  cotidiani  incomodi  di  falute;  indi  li  efortò  di  approvare 
l'Officio  della  Inquifizione  opportuniflimo    per  difendere    e    fo- 
ftenere    l'autorità    della  Sede  Appoflolica.    Il  Cardinale  Gueva 
Spagnuolo  probo  e  pio  con  amorofe  efpreffioni  il  ricreò ,  e  dif- 
fe,  che  eglino  ed  il  Cattolico  Mondo  fentivano  amaramente  la 
di   lui  perdita  nel  tempo  maflimamente  in  cui  mercè    il  di  lui 
configli©  erafi  dai  Principi  (labilità  la  pace  ,  e  perciò  riputava- 
no 


358  Storia  de  Romani  Pontefici* 

.._..  ■!!■_■->  no  nece{faria  la  di  lui  Perfòna  .  Ei  con  altrettanta  tenerezza  ri« 
Sec.AVI.    pjglJò.-C^e  era  in  tal  modo  vijfuto ,  che  potea  da  quefla  vita  parte»- 
do  fiducialmente  fottometterfì  alla  Divina  ordinazione .    Il  perchè   lieto 
appunto  da  que/ìo  miferc  mondo  fi  licenziava  ,  perchè  lanciava  un  forte 
dtfenfore  della  Fede  nel  Monarca   delle  Spagne  ,  fperanxjto   che   dalla 
di  lui  pietà  e  virth  fi  rìflabilirà  la  Repubblica  Cnfìiana . . . .  Quindi 
munito  fu  dei  mifterj  e  Sagramenti  della  Chiefa    che    ricevette 
•con  (ingoiare  pietà  e  divozione  ,    e  ricordevole    di  quell'  Impe- 
ratore che  volle  morire  in  piedi ,  cominciò  a  veftirfi  dicendo  , 
Non  ejfere  decente  ad  un  Principe  il  morire  giacente  in  letto;    ma  ab- 
battuto dal  male  non  potè  alzarli  •  e  dette  molte  cofe    ai   Car- 
dinali con  animo  tranquillo    li  licenziò.    Intanto    fi  avvicinava 
alla  morte,  e  le  ultime  parole    che    proferì    accompagnato    dal 
pianto  dei  dimettici  furono  quefte  :  Latatus  fum  in  bis  ,    qua  di* 
JEia  funt  mihi ,  in  domum  Domini  ibimus .  Mori  egli  non  nelle  Ca- 
lende  di  Settembre  come    con  grotto  abbaglio    fcrive  Bartolom- 
meo  Chioccarelli  nel  Libro  delli  Arcivefcovi    di  Napoli  ,    ma 
nelli  18.    di   A  gotto  ;    di  che    fanno    giuridica  teftimonianza    li 
Atti  Confiftoriali  :  „  Nel    Venerdì     18.    di    Agofto    dell'anno 
,,   1550.  eflendo    in  Roma"  aggravato    da  certa  infermità    morì. 
„  circa    le  ore  ventuna    come  piacque  a  Dio  ,  Paolo  Papa  IV. 
,,  di  felice  rimembranza  „  .    A  quelli    è  uniforme    il  Panvini 
che  ripiglia  :  „  Morì  Paolo  IV.    circa    le    ore  ventuna    del  dì 
,y  18.  di  Agofto  del   1559.  anno  quarto,  due  mefi  ,    e  venti» 
„  fette  giorni  di  Pontificato.    Il  di  lui  cadavero    dai  Canonici 
„"  di  S.  Pietro  portato  alla  Bafilica  Vaticana  con  tenue    pompa 
„  fu  Seppellito   in  fepolcro    di  vili  pietre  ,,....  Se  non  che 
fette  anni  dopo  Pio  Papa  di  quefto  nome  V.    grato    alle  bene- 
ficenze da  Paolo  ricevute  gli  erette  fontuofo  Monumento    nella 
Ghiefa  di  Santa  Maria  fopra  la  Minerva  appoftovi    egregio  E- 
pitafio,  da  cui  f«  ne  raccoglie  la  dottrina  ,  prudenza  ,  liberali- 
tà ,  innocenza ,  e  grandezza  d' animo  .  Del  retto  febbene   Paolo 
abbia  fuperato  nel    zelo    della  Religione    ed  Ecclefiaftica  Ditci- 
plina  li  fuoi  Anteceflbri;  nullameno  accadutane  la  morte  il  po- 
polo Romano  che  riputavafi  aggravato ,  con  tumultuaria  azione 
rovinò  le  carceri  della  Inquifizione ,  tentò  d'incendiare  il  Mo- 
nafìero  della  Minerva,  ed  iuvafe  il  Campidoglio.  Quivi   abbattè  la 
Statua  ad  etto  poco  prima  eretta  ,  ftrafcinata    con  indegna  ma< 
niera  per  la  Città  la  deformò  troncandone  le  braccia ,  e  la  git- 
tò    vergognofamente    nel  Tevere.    Nel  dì  fufleguente    pubblicò 

Edit- 


Storiai  de  Romani  Pontefici.  359 

Editto,  con  cui  fi  profcriflfero  da  Roma  e  dall'  Ecclefiaftico  do-   — 
minio  li  Carato"  :  e  molto  vi  volle  per  trattenerlo  che    non  at-    EC*  XVI. 
tacchi  fuoco  alle  loro  abitazioni  .    Tutto  quefto    però    non  può 
denigrare  la  rimembranza  del  prode  Pontefice  né  la  gloria    do- 
vuta alle  di  lui  magnanime  azioni  :  fu  e  farà  iempre  degna    di 
venerazione  ed  offequio  la  di  lui  converfazione .  Il  perchè  fé  vo- 
leflimo  recitare  li  encoraj  che  ne  efaltano  la  virtù  ,  troppo    di- 
longarebbefi  la  Storia .  Dunque  iafciato  ciò  che  ne  fcrivono  Giù- 
feppe  Silos  nella  Cronaca  dei  Teatini  ,  il  Cardinale  Polo  nella 
Lettera  data  al  Porporato  Sirleti,  Filippo  II.  Re  delle  Spagne  con 
magnifici  detti  lo  encomiò.  Ed  il  Firmano  Prefetto  delle  Cerimo- 
nie della  Capella  Pontificia  dice  così:,,   Nelli  1 8.  di  Ago  (ito  dell' 
„  anno   1559.  circa  le  ore  ventuna  Paolo  IV.  Pontefice  Mafiimo 
„  con  indicibile  divozione  rendette  l'anima  a  Dio  :   nello  fteflb 
„  di  il  popolo  armato  commife  abbominevoli  delitti  contro  la 
„  di   lui   rimembranza  .  Il  perchè   n'  ebbero  grave  dolore  quelli 
,,  che  fapevano  la  diluì  mente  ed  intenzione.  Sempre  fu  attea- 
^,  to  alla  riforma  di  perverto*  coftumi  ed  al  vantaggio  della  Città, 
„  e  della  Criftiana  Repubblica  ;  e  fé    li    proprj   Nipoti    non    lo 
„  avellerò  in  molte  cole    fedotto  ,    e    principalmente    nel  pro- 
,,  movere  la  perniciofa  guerra ,  non  folamente  li  Sudditi  ma  lì 
,,  Eftranei  ancora  lo  arebbono  riputato    il   Papa    più  fanto    che 
„  regnò    dopo    San    Gregorio  .    Ebbe    ottima     intenzione  ;     e 
,,  moftrò  in  ogni  tempo  zelo  efimio  e  principalmente    nel  per- 
„  feguitare  li  Eretici  ,  Ufuraj ,  Beftemmiatori  ,  ed  altri  facino- 
,,  rofi  e  cattivi....  In  fomma  finché  viffe,  non  mai  bruttò  il 
candore  dell'animo*  non  mai  intepidì  nelf  efercizio    delle  Cri- 
fìiane  virtù  •  né  mai  pofpofe  alle  terrene  e  caduche  cofe   il  de- 
coro Appoftolico  .  Fu  fornito  di  ammirevole  eloquenza  ,  era  «lotto 
nelle  Greche  e  Latine  fcienze,  e  nelle  divine  Scritture;  e  fem- 
pre  ne  favorì  e  premiò  li  Amatori .  Gompofc  erudito  Volume  di 
Difcorfi  e  Lettere:  alcuni  Gomentarj  ne'Libri  di  Ariftotile;  emanò 
cinquantanove  Goftituzioni  profittevoli  alla  Chiefa  di  Dio;  pubbli- 
cò l'Indice  dei  Libri  proibiti,  Trattati  per  la  riforma  ed  offer- 
vanza  della  Quarefima  ,  il  Simbolo ,  li  Privilegj  della  Vaticana 
Bafilica  ,    ed    altre    cofe    che    miferamente  perirono    nel    fatale 
cecidio  della  Famiglia  Carafa  .  Scriflero  di   Paolo  IV.  li   Panvi- 
ni  ,  Caraccioli ,  Gaftaldi  ,    Ciaconio  ,  li  Gomenutori  di  quefto, 
Pietrafanta  ,  ed  il   Pallavicini  . 

Fine  del  Tomo  Decimo . 


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