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STORIA
CRITICO-CRONOLOGICA
DE' ROMANI
PONTEFICI
E de Generali e Provinciali Conci!]
SCRITTA
I>A D. GIUSEPPE ABATE PIATTI
Sacerdote Veneziana
TOMO DECIMO,
NAPOLI MDCCLXVIL
A spese di GIOVANNI GRAVIER
Presso Giuseppe Raimondi
CON LICENZA DE' SUP ERIORl*
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in 2012 with funding from
University of Illinois Urbana-Champaign
http://www.archive.org/details/storiacriticocro10piat
j* Z. SIGNOR
D.FRANCESCO VARGAS
MACCIUCCA
Cavaliere Gerosolimitano , Consigliere della Reale
Camera di Santa Chiara , Delegato della
Reale Giurisdizione , Prefetto
dell' Annona ec.
D. GIUSEPPE PIATTI
Sacerdote Veneziano .
I fapientiffimi Maggiori no-
ftri fino da que' felici tem-
pi ne' quali la Letteraria
Repubblica pella Copia
de'Volumi e pella aurea Erudizione era
venerata dalle Genti, e con parziale affet-
to dai Monarchi più gloriofi favorita 5 il
più delle volte coftumarono di efibire al
Pubblico li Parti del loro ingegno fot-
to T ombra di autorevole Mecenate,
per cui ad un tempo fteffo con laude
fiano accolti dalli Eruditi , e difefi dal-
le dicerìe dei Malevoli diretti dordina-
2 2 ria
482793
rio da livore ingiufto o da brutale in-
vidia . Quefta faggia confuetudine alla
età noftra con onore pervenuta parve-
nti fempre degna di encomio e di ve-
nerazione ; talché nel produrre alla lu-
ce le Opere de' miei privati Stud) an-
co in età più frefca fempre mi piacque,
con attenta cura Quelli imitando la
praticai , e con pari ofTequio riputai
fempre mio dovere di efeguirla . 11 per-
chè dovendo ora prefentarfi alla luce
il Decimo Volume di codetta mia qua-
lunque fiafi Letteraria fatica non vol-
li da quella allontanarmi ; ma piutto-
fto foliecitamente ad effò proccurai chi
con piacevole modo lo accolga e con
Magnificenza autorevole il protegga .
Ciò eflendo non molto incerto fui e
dubbiofo a chi dovetti offerirlo , dal
cui Nome ed Autorità condecorato fof-
fe e protetto; poiché le rare doti «, che
adornano Y animo Voftro vi rendono
anche ne' Paefì ftranieri apprezzabile
ed ammirevole , e li Maggiori voftri
che fempre furono degni di laude e
venerazione non men pella Nobiltà
del fangue che pelle magnanime A-
zio-
*$ 0»
Zioni onde furono accetti ai Monarchi
delle Spagne, fufcitarono in me impa-
ziente defiderio di dedicarvelo . Con
tutto quello però temetti neir efeguir-
lo , e mi giudicai troppo ardimentofo
ancora nelTaverlo concepito. Ma dile-
guoffi onninamente il timore, allorché
udii dalla comune Fama encomiata la
rara voftra erudizione e la buona Gra-
zia onde accogliete chi Vi fi prefenta,
ed apprezzate li Parti della mente che
Vi fi efibifcono: il che mi fa fperare,
che il tenue dono farà da Voi accol-
to con quella Benignità che è propria
di Voi e vi rende a tutti caro ed ap-
prezzabile. Quello che mi animò a fi-
ducialmente offerirvelo , fi fu la Natu-
ra voftra mite ed affabile derivata in
Voi dalla antichiflima Nobiltà della
voftra Gente e dalla avita Gloria, che
da Voi fommamente fi aumentò coli'
aurea Sapienza , e colla coftante ed
ammirevole Moderazione nei fommi o-
nori, e nella amminiftrazione dei Ma-
giftrati piti decorofi della Monarchia.
Niente potea riufcirmi più dolce e
giocondo, quanto il fapere che in Voi
non
non folo la mia fatica ma le Lettere
fteflè ancora e tutte le Belle Arti go-
dono ficuro afillo, e da Voi protette
fono efficacemente * Imperciò chi di
Voi neir età noftra è più pratico nel
privato e pubblico Diritto ? Oh di
quanta copia di Cofe , di Fatti , di
Antichità è mai feconda la voftra men-
te ! Di ogni Arte Voi trattate con
franchezza; talché li voftri difeorfi ac-
colti fono con offequio, né in chi ha
r onore e contento . di edere a parte
della voftra converfazione , può infor-
gere dubbiezza della vafta erudizione e
della peregrina Letteratura, che apprezza-
bile vi rendono predò li Eruditi. Ciò
effendo certamente non le anguftie d'
una Lettera ma Y ampiezza di vafto
Volume acconcia farebbe per celebrar-
vi con degno encomio; ma l'aureo vo-
ftro coftume che non nelle altrui Lau-
di ma ne* Fatti efimj e nelle magna-
nime azioni v' induce a riconofeere la
vera gloria , mi vieta di fporre qui
cornai vorrei Y encomio alla voftra
Virtù meritamente dovuto. Ben è ve-
ro, che grilluftri Onori compartitivi
dal
dal gloriofo voftro Monarca , Ji quali
tra li voftri Pari vi diftinguono ed af-
fai più decorofamente vi efaltano 5 che
non farebbelo l'Opra mia fé a ciò foffe
opportuna • Nel rimanente chi è prati-
co delli Annali delle Spagne e delle
Storie delli Mariana ? Ulloa e Sandoval,
e di altri accurati Scrittori 3 baftevol-
mente conofce gì* innumerevoli Mag-
giori voftri che col valor militare 5
colla coltura delle belle Arti , e colle
generofe azioni illuftrarono la propria
gloria ed accrebbero il decoro della
voftra Famiglia . Del refto per non
meritarmi la voftra indignazione nell*
atto che la voftra Grazia e Protezio-
ne imploro 5 devo contenere il defide-
rio che a fporre le voftre Glorie effi-
cacemente mi fpigne . Dunque mi ri-
ftringo a pregarvi di accogliere colla
Benignità che è Dote propria dell'ani-
mo voftro il tenue Dono , e ftendere
in favore di chi forfè con foverchia
temerità vel offerifce , Y autorevole vo-
ftro Patrocinio; e permettetegli di de-
dicarti con inviolabile rifpettofo ofTe-
quio al voftro fervigio, e di venerarvi
con profonda divozione,
INDICE
DELLE VITE
DE' ROMANI PONTEFICI
Che fi contengono in quefto Decimo Tomo .
e
Letnente VII,
Paola UL
Giulia UL
p. I
Marcello IL
3*9
85
Paolo IV,
3"
2S£
CLEMENTE VII
PONTEFICE CCXXI.
Anno del Signore MDXXIII.
Sec.XVI.
Ompiuti li funerali del religiofiffimo A-
driano VI. , li Cardinali nelle Calende
di Ottobre fi portarono in Conclave , la
di cui cuftodia fu raccomandata a Lila-
damo Gran Maftro dell'Ordine Gerofo-
limitano. Tennero torto trattato della
elezione del Papa e divifi in fazione vi
oppofero grave difficoltà. Li Vecchi era
no diretti da Pompeo Colonna , ed i
Giovani da Giulio de Medici ; poiché eflì Colonna e Medici
afpiravano al Pontificato , e quefti avea maggior numero di fau-
tori , de' quali nel Conclave di Adriano VI. avea acquiftato V
animo e l'amore. Imperciò era in impegno di promovere la
propria efaltazione, o almeno quella di Cardinale luo amico . A
Giulio fi opponea il Colonna, il quale riputava indegno, che fia
eletro chi diceafi nato da Padre illegittimo , fcbbene quando
fu fatto Cardinale con fentenza dei Giudici fi fmentl frnia s\
calunniofa . Li Giovani all'oppoflo con tanta fermezza il favo-
rivano che unicamente a Papa il voleano : laddove molti de'Vec-
chi afpiravano alla dignità, ed erano li Fiefchi , Farnefe, Graffi, del
Monte, e Soderini ; per il che l'invidia facilmente feminò in effi
pregiudiziale diffidio . Quefla imperciò con ifcandalo del Criftia-
nefimo e difonore dei Cardinali Medici e Colonna dilungò cin-
quanta giorni la elezione del Papa. Intanto la fazione del Me-
dici propofe il Cardinale Orfini , ma il Colonna che temea di
quello avvenutofi nel Cardinale Medici diffe: Mi farà grato fé
lo efalto al Pontificato ? A che rifpofe egli : Se dite feriamente fa»
rò fempre memore del vofì ro* favore . Imperciò promifegli con Scrit-
tura di farlo Vicecancelliere, ed il Palazzo fabbricato dalla Ca-
fa Medici in Roma . Di ciò fa menzione il Guicciardini nel
Tom.X. A lib.
Divi fione
de' Cardina-
li nella ele-
zione del
Papa; ed e-
leggonoGiu-
lio de Medi-
ci che è co-
ronato; Tuoi
principi .
2 Storia de Romani P ontefici .
lib. 15. e foggiugne ., che il Colonna in vigore di quefte prò
Sec.XVI. meffe il favorì. Il Giovio nella Vita di eflbColonna fcrive, che
primamente di promoverlo da erto ottenne il perdono pel Car-
dinale Soderini. Annojati li Elettori del lungo Conclave e di-
retti da buon animo fotto il dì 18. di Novembre del 1523.
eleffero a Papa Giulio de Medici Firentino e Vicecancelliere
della S. R. Chiefa pervenuto all'anno quarantefimofefto . Volea
quelli ritenere il proprio nome , ma poi fi appellò Clemente
di quefto nome VII.. Ricevette torto nella fua grazia il So-
derini, che li Padri dai Cartello di S.Angelo ove era riftretto,
introduffero in Conclave , e con tutto il potere erafi oppo-
fto alla di lui efaltazione , ed ufando con tutti bontà fi moftrò
a tutti benigno. Il Cabrerà ed il Ciaconio con errore accen-
nano li Cardinali che afiìfterono al Conclave. In fatti dicono,
che Ludovico Borbone, Silvio PafTerini , e Guillelmo Enchen-
vord non v'intervennero; ma li Mfs. Monumenti Vaticani li
rammentano nel numero del li Elettori. Vogliono, che Bernar,
dino Carvajal vi adirti , ma quelli era trapalato ; e rapporto
il Cardinale Gaetano che '1 dicono membro del Conclave, l'U-
ghelli comprova , che dimorava in Ungheria . Ricordano aflente
Matteo Schiner che era morto fino dalli z. di Ottobre ovvero
di Dicembre del 1522. Il Palazzi dice, che non folo il Carva-
jal era prefente al Conclave , ma che afpirava al Pontificato.
Se diamo fede al Panvini 1' Interregno durò due mefi e quat-
tro giorni ' e Gerolamo dal Negro dice : „ Mentre fi compi-
„ rono li giorni della Pentecorte cioè dopo cinquanta giorni ,
,, feendette nel Conclave lo Spirito Santo ,, Ma il Let-
tore deve crederli uniformi . Imperciocché quegli defume il
principio dell' Interregno dalla morte di Adriano VI. fucceduta
nelli 4. di Settembre; e quefti dal giorno in cui li Cardinali
fi chilifero in Conclave: e fu le Calende di Ottobre ; ciò ef-
fendo dopo cinquanta giorni feendette lo Spirito Santo nella
mente di quelli. Arebbe il Vettorelli detto bene , fé averte po-
tuto conferire 1' afferzione del Negro coi fentirpenti del Conti-
nuatore del Fleury , afferente che '1 Conclave li prolungò a due
e più Mefi. Il Negro dice: ,, In quefta mattina alle ore 16.
,, la cofa fi pubblicò pronunciato il nome di Clemente VII.
,, Io l'ho veduto portare nella Bafilica di San Pietro accorri-
„ pagnato dai Cardinali ,, Da ciò fi raccoglie , che
Clemente VII. è fiato eletto nelli 18. di Novembre , ovvero
nella notte precedente in cui dordinario fi fa lo Scrutinio, e li
Car-
Storia de Romani Pontefici . 3
Cardinali nel giorno confermano la elezione e vertono l'Elet-
to delli ornamenti Pontificj . Clemente diede le Pillole Enei- ^ic. XVI.
eliche all' Imperatore ed al Re di Francia lignificando loro la
propria efaltazione e fono recitate dalli Oldoini e Rinaldi . Vo-
gliamo tralcrivere porzione della diretta ai Re di Francia , con
cui lo aflicurò della buona fua grazia , ed il pregò di deporre
la fofpizione concepita : Carijfimo abbiamo creduto dovere no/ìro di
efporre le anzidette co/e alla tua eccellentijjima Maeflà diretti da amo»
re ; perchè ficcome tu fei fempre flato giocondo al Vicario di Cri/io t
così puoi rallegrarti della no/ira affun^ione , che farà comune a tutti .
Imperciocché la Maefìà tua troverà un Pontefice , che con follecitudtne
farà attento per promovere la pace e felicità dei Re e Princìpi Cri*
fìiani , la conferva^ione e rifìabilimento della Religione contro il crii*
dele Tiranno y ne mancherà a ciò che alla tua gente appartiene per
quanto gli verrà da Dio permejfoy e la Maefìà tua colla f peri e n\a co»
nofeerà . Data nel C anno 1523. prima della Coronazione . Le Piflcle
furono grate al Monarca . Del refto appena quefti e Cefare in-
tefero la efaltazione di Clemente , deputarono Ambafciadori per
adorarlo e configliarlo a favorirne li refpettivi negozj . Rifpon-
dette egli, che farebbe Padre comune, e fi efibì loro paciere fe-
condo che verrebbegli conceduto dall' Appoftolico miniftero.
Tale indifferenza riufeì molefta a Cefare che per le neceflìtà
de' pafTati tempi e perchè avea favorito la di lui efaltazicne,
fperavalo protettore parziale dei proprj intereffi: per il che do-
po alcune efpreflìoni di gaudio il pregò di oflervare V alianza
fatta dai fuoi Anteceffori pel vantaggio d'Italia contro li Fran-
cefi . A che ripigliò Clemente , che fé nella vita privata favo-
rì le di lui parti , ora innalzato al Soglio Pontificio dovea qua-
le Padre comune cercare il bene di tutti , Arrivò il giorno
desinato pella Coronazione, e fi fece con pompa non mai vedu-
ta nell' addietro ; né mai li Romani concepirono fperanze piìt
floride del decoro e vantaggio della Chiefa . Nel dì 16. di No-
vembre intanto fecondo il Panvini ed Ughelli Clemente VII.
ricevette folennemente le infegne del Pontificato . Quefti dice
così : ,, Il fatto è riferito dai Monumenti Mfs. che io pofTe-
„ do; fotto il dì 16. di Novembre verfo le ore ventuna e mez-
,, zo nell'atrio della Bafilica delli Appoftoli fu coronato,,. Il
Rinaldi accennalo diverfamente: ,, Fu adornato della fagra Tia-
„ ra con folenniflimo rito nelli 27. di Novembre „ . La di-
vertita del parere proviene dai Libraj .
A 2 IL
4 Storia de Romani Pontefici .
— IL Clemente nel principio del 1524. avea mandato Legati
Sec. XVI. a cefare ed ai Re di Francia ed Inghilterra per pacificarli , o
Tratta del- a^meno indurli a^a tregua, talché agiatamente poffa trattarli di
la pace di pace . Il Monarca Francefe acconfentiva alla tregua di due an«
Carlo V. e ni , e pregavalo di ftipulare la pace che difperava di ottenere
Francefco I. con onefte condizioni. Diflegli il Papa colle Piftole del di io.
ma inutil- ^ Aprile, che difliperà le diicordie, le quali opprimevano la Cri-
?fntL a^ ftiana Repubblica e che favorirà li Principi con paterno amo-
alla Dieta re* ^a Cefare riprovava efla tregua e dicea, che '1 Re col dì
lei mezzo procacciavafi opportunità di preparare cruda guerra j
non ricufava però la pace. Il Re d'Inghilterra retto dalli am-
biziofi configli di Tomafo Volfeo Cardinale di Yorck non ap-
provava le condizioni efibite dal Papa ripetendo il Dritto de'
fuoi Maggiori nella Francia . Intanto le faccende di Cefare eb-
bero buona piega , e quelle di Francefco precipitarono : imper-
ciocché la Fortezza di Fontarabico in Navarra cadde in potere
dei Spagnuoli • pel rigore del verno perì buon numero di Fran-
cefi* Cremona fi coniegnò a Cefare; ed effi Francefi dopo al-
cune battaglie mercè li tradimenti dei Svizzeri e debolezza
della Cavalleria furono coftretti di ripaflare le Alpi . Novara ,
Lodi , ed Alexandria che eglino prefiedevano , cadettero nelle
mani delli vittoriofi . Intanto Ferdinando d' Auftria fratello di
Carlo V. che in Germania facea le veci dell'Imperatore, fignificò
a Clemente VII., che avea intimato la Dieta in Norimberga, e
primamente con Lettere indi col mezzo di Oratore lo aflìcurò
di impiegarfi in difefa della Cattolica Fede e della Sede Ap-
poftolica. Il Papa quando intefe ciò, mandò a Norimberga il
Cardinale Lorenzo Campeggi Bolognefe infigne per integrità ,
fapienza , ed erudizione ; ed il raccomandò a Garlo V. colle
Piftole delli 17. di Gennajo recitate dal Rinaldi al num. 2. , e
pregollo di proteggerlo. Dovea il Legato configliare li Principi
ad abbandonare Lutero né permettere, che l'empia dottrina fia di
nuovo ad efame ridotta ; aggiugneva divoti {limoli a Cefare per
cuftodire la Cattolica Fede, venerare il divino culto, e vieta-
re ai Principi di Germania il favore di Lutero già proferitto.
Li Principi e lo fteflb Arciduca ufeirono incontro al Cardinale
avvicinatofi alla Città, ed il pregarono di non entrarvi colle ceri-
monie praticate coi Legati Appoftolici per evitare l'infulto del-
la plebe Luterana . Il perchè entrò con eflì Principi e fi portò
all' ofpizio fenza Clero e Croce . Gerolamo dal Negro nella Pi-
Pi-
/
Sec. XVI.
Storia de Romani Pontefici . 5
Itola 27. dice , che fu accolto con onore , e che 'l Duca di
Saflonia partì improvvifamente . Il Coeleo aggiugne, che nella Die-
ta fi recitarono due Orazioni , una dal Velcovo Scarenfe Ita-
liano , l'altra dal Legato, il quale con atteggiamento affai grave
pregò li Principi di opporli a Lutero che macchinava fedizio-
ne conerò la Chiefa ed Impero. Indi efpofe loro, che la Scric-
tura dei cento gravami efibita al Papa era iniqua ; né potea
effo Papa concedere il richiedo ; nel rimanente li aflicurava ,
che non era lontano dal fare ciò che farebbe onefto* e li efor-
tò ad armare contro il Turco nimico della Religione. L'Ora-
tore di Cefare fi querelò, che non fiali efeguito il Decreto di
Worms; ed eglino differo, che dovea pregarli il Papa e Cefare
di convocare quantoprima in Germania libero e Generale Con-
cilio , dal quale fieno definite le controverfie. Si preferifle poi
nelli 11. di Novembre altra Dieta in Spira , in cui fi delibe-
rarebbe 1' opportuno per la convocazione di elfo Concilio ; e
farebbono efaminati da Uomini prudenti li cento gravami di
Germania e li Libri di Lutero e dei Novatori , talché riprovati
li erronei o fcandalofi fi ricevano li retti. Intanto addattandofi
alle condizioni de' tempi fi offervarà il Decreto di Worms .
III. La Dieta promulgò varie Leggi nelli 18. di Aprile , jP6"2^ c
che fommamente fpiacquero al Pontefice, perchè li Principi non provati
veneravano li Dogmi infegnati da Crifto e dalli Appoftoli , e ^ papa)a
confermati dai Santi Padri ed Ecumenici Concilj; e vollero al- cheinduce li
tra volta efaminarli predando adito ai Sediziofi di fpargere il Re di In-
veleno fino alla convocazione del Concilio; ed ammonì Cefare ghilterra e
di non permettere la Dieta di Spira né defraudare la Sede Ap- di Francia,
poftolica della decifione del li affari di Religione ; fi lagnò anco,
che li Principi fedotti dalli allettamenti dell'empia dottrina non
attefero alli Decreti che vietarono di richiamare ad efame li Scrit-
ti di Lutero condannati dalla Sede Appoftolica , la quale ordì-
nò di darli alle fiamme . Conofcea il Pontefice, che li Princi-
pi fedotti da Lutero erano difpofti a foftenerlo meditando di
ricirarfi da Cefare; a cui diede gravi Piftole efortandolo di
proteggere la Fede Criftiana e di redimire la Imperiale autori-
tà nel primiero vigore : furono date in Roma nel dì 17. di
Maggio . Carlo afcoltò con divozione li configli del Papa , e
con Lettere fcritte in Cartiglia non folo proibì la Dieta in Spi-
ra, ma ancora annullò li Decreti di quella di Norimberga ; in-
terdiffe di formare legge in materia di Religione fenza l'aflen.
fo
Decreti di
/
5 Storia de Romani Pontefici .
=^rt^= fo del Papa , e comandò la oflervanza del Decreto di Worms ;
Sec. XVI. jn f0Tir^a Clemente foddisfece al dovere di zelante Paftore per
impedire li progredì della Erefia. Comunicò per tanto al Re
d' Inghilterra , e pregollo di foftenere la Fede di cui godea il
nome di Difenfore . Ammonì anco il Nunzio d' Inghilterra
dell' infauflo progreffo della erefia di Lutero , e che li Principi
di Germania deprezzaci li ordini di Carlo V. intimarono altra
Dieta in Spira pelli undici di Novembre, in cui li Ecclefiaftì-
ci e Laici doveano difporre delli affari di Religione , quaficchè
appartenga alla Germania il deciderne: che que* popoli difprez-
zano del pari la Maeftà di Dio e di Celare , nella di cui af-
fenza li Principi ed Ordini dell' Imperio trascurano il Decreto
di Worms. E perchè in Inghilterra eralì fparfo rumore, che ei
abboniva il Sinodo Univerlale quafi timorofo della autorità di
quello , gli difle , che avendo occafione di farne parola afferifea,
che ei non abborrifee d' intimarlo, purché fia diretto al fine per
cui dalla Chiefa è flato iftituito , né temea per divina bontà
di elTere deporto dalla Sede Appoftolica , a cui era flato pro-
moflb con retto ordine . Indi fi lagnò col Re di Francia del
Decreto di Norimberga, e ne implorò l' ajuto in favore della
Chiefa per foftenerla in vigore. Imperciocché quegli era atten-
to , che la dottrina di Lutero non penetri nel fuo Regno e vi
fi confervi la purezza della Religione, ed avea decretato gafti-
ghi a chi fi oppone ai retti Dogmi . Per la qual cofa Clemen-
te con tenera Piftola lo encomiò e gli dice : Non ebbe duopo la
tua Pietà della no/ira efort azione • per il che dobbiamo noi accompa-
pagnarla col dovuto elogio ; quello che da te fu fatto ed è lodato dalla
fama ed approvazione comune , fempre s'indirizzo da te alla maggior
gloria di Dio ed all' onore delle divine co/e • talché niuna voce d em»
pietà niuno furore di erefia s* introduca nel tuo fioritijfimo Regno ....
Il Legato IV. Intanto pria che fia giunto in Germania il Decreto
celebra in Cefareo il Legato attento ai bene della Religione col favore
Ratisbona dell'Arciduca Ferdinando , Cardinale Arcivefcovo di Salisbur-
Provinciale gQ ^ Duchi di Baviera , Vefcovo di Trento , Amminiftratore
Sinodo . della Chiefa di Ratisbona , e dei Procuratori dei Vefcovi di
Bamberga , Spira, Argentina, Augufla , Coftanza , Bafilea , Fri-
fi nga , Breffanone , e Paflavia convocò in Ratisbona grave Adu-
nanza , a cui quefti intervennero , e vi decretarono 1' alianza
di Religione fotto il dì 6. di Luglio. Stabilirono pure, che il
Vangelo fi promulghi uniformemente alla dottrina de' Santi Pa-
dri:
Storia de Romani Pontefici . 7
dri : li Predicatori fieno approvati dai Vefcovi : nella ammini-
ftrazione dei Sagramenti, celebrazione della Meffa , digiuni , ora- Sec. XVI.
zioni , offerte fi ofiervino li antichi riti : ai Sacerdoti e Mo-
naci è illecito il Matrimonio: li Libraj non pubblichino Scrit-
ti fé non fieno fiati feriamente efaminati : li Scolari di Wir-
tetnberg fudditi delli alianti alla Adunanza nel corfo di tre
Mefi fiano richiamati , né loro fi permetta di ritornarvi , e li
violatori del decreto fi privino della eredità ed inabili fiano
a confeguire beneficj ed il Magiftero : il Luterano profcritto da
un Principe fia ancora da tutti . E perchè fi riceva il Decreto,
il Legato promulgò prolifla Coftituzione che contenea trenta-
cinque capi di riforma del Clero e l'abolizione di molti abufi,
e promettea quella della Romana Curia . Li Principi prefenti
ne preferifiero P efecuzione • fi legge nel tom. 14. della Edizio-
ne del Labbè . Li Eretici quand* ebber notizia dell'operato, in
Luglio convennero in Spira ; e poiché erafi ordinato P efame
dei libri , formarono certo Scritto dedotto dai confulti delle va-
rie Città , e lo efibirono a tutti in nome della Generale Adu- 1*.
nanza di Spira. Imperciò deputarono chi dovea trafeerre certi
Capi di Religione ed efporre alla Dieta il proprio fentimento.
Del refto coftoro promoveano la diftruzione della Cattolica
Religione, di cui erano nimici.
V. Mentre Lutero fpogliò con difprezzo la Cocolla e con Conferma
effa il roffore e verecondia, Dio fufeitò in Italia Uomini Ap- 1' Iftituto ^
poftolici e furono Giampietro Carafa Napolitano Vefcovo di £^ Cnenci
Chieti , e Marcello Gaetano Tiene Vicentino, li quali proccu- , ea'nI > e
1 dt j „. * 1 /> «• > 1 n • 1 . beatincaLo-
rarono la Ritorma delli Ecclefiaitici , ed erano Itati avvalorati renz0 q1{1.
nella pia intenzione da Papa Adriano VI., la di cui immatu- ftiniani .
ra morte impedì di ridurre ad effetto quello che erafi nudità.
to . Per tanto Clemente intefone il propofito con Diploma da-
to nel dì 24. di Giugno del 1524. che comincia: Ex poni no»
bis.... permife ad effi confervato l'antico abito fotto titolo di
Cherici Regolari di fare li tre voti di Povertà , Caftità , ed
Obbedienza , di vivere in comune fotto il governo dei Superiori,
di formare le Coftituzioni ed effere a parte dei Privilegj de'Che-
rici Regolari • ed il tutto avvalorò con altro Diploma delli
7. di Marzo del 1533. C'° eflendo quelli nelli 14. di Set-
tembre ferono la folenne Profeflìone nelle mani di Giambarti-
fìa Bonziani Vefcovo di Caferta e Datario Appoftolico , ed
cleflero a Prepofito Giampietro Carafa che effo Bonziani in
no-
8 Storta de Romani Pontefici;
:. nome del Papa confermò. Il Carafa per defiderio di folitudì-
Sec. XVI. ne rjnunzjò la Chiefa di Chieti , ricusò quella di Brindili , e
profefsò l'Iftituto, fé diamo fede aiCaraccioli. PaolollI.il prò-
molle alla Sagra Porpora , e con nome di Paolo IV. la Santa
Romana Chiela amminiftrò . Sotto l'anno corrente ancora Clemen-
te a petizione del Doge di Venezia prelcrifle ferio efome dtrlle
virtù e prodigj di Lorenzo Giuftiniani Patriarca di Venezia *
lo onorò col nome di Beato, e perniile, che fia efaltata la di
lui Immagine e venerata con Ecclefiaftico Rito la rimembran-
za . Lorenzo morì nelli 8. di Gennujo del 1455. dell'età lua
fettantefimo quarto . Del cadavero di lui altercarono li Cano-
nici della Patriarcale con quelli della Congregazione di S«
Giorgio d' Alega, li quali faceano valere la di lui ordinazione.
Agitandofi 1' affare fu riporto il Depofito nella Sagreftia, che non
tramandò cattivo odore febbene era morto di putrida febbre *
dopo felfantadue giorni fi feppellì nella Patriarcale coìl' onore
dovuto ai Santi. La di lui Vita deicritta da Bernardo Giusti-
niani di lui nipote è recitata dal Surio nel tom. 1. e dai Boi-
landifti alli otto di Gennajo.
Promove la VI. Intanto Carlo V. ed il Re d'Inghilterra difpofero, che
pace di Ce- \\ Duca Borbone Conteftabile del Rtgno di Francia il quale
lare e delli avea cofpirato contro la Patria , invada la Provenza che per
. .5"" certo diritto gli apparteneva. Celare nel tempo ftefìTo afTalireb-
shilterra ^e ^a Francia j e^ ^ ^e d'Inghilterra fomminilìrartbbe fo^do
per la guerra , ed occuparebbe qualche Provincia Francefe. Il
Borbone intanto colle truppe di Celare entrò in Provenza , e
s'impadronì di Tolone e di Aix , e mentre meditava di pene-
trare nel Regno , dai Cefarei ai quali non era ben affetto , fu
configliato di attediare Marfiglia , da cui dopo 40. giorni fi ri-
tirò e con frettolofo cammino ritornò in Italia . Il Pontefice
dubbiofo di tanti apparati di guerra comecché defiderava la pa-
ce dei Griftiani per muovere l'armi contro li Turchi e diffi-
pare la Erefìa che dilatavafi in Germania, dettino l'Arcivefco-
vo di Capoa con titolo di Legato a Cefare ed ai Re di Fran-
cia ed Inghilterra , efortandoli alla pace neceffaria pe' vantaggi
del Criftianefimo. Diede ancora Lettere di configlio al Duca
di Savoja ed alla Madre del Re Criltianiflimo pregandoli di
promovere la pace . Intanto mutarono afpetto li affari di
quello che infeguì l' efercito di Cefare febbene era inoltrata
la ftagione , e circa il fine di Ottobre riacquiftò Milano ed al-
tre
Storia de Romani Pontefici. p
tre Città . Si credette , che diverrebbe padrone del Ducato , e -
per ventura farebbevi riufcito , fé aveffe sfidato quello a batta- Secavi.
glia che era molto avvilito. Ma trattenutoli per alcuni giorni
:n Milano Carlo fi rinforzò prefTo Pavia e Cremona , e tentò
di riacquiflare il perduto. Il Re conduffe 1' efercito nel dì 2.8.
di Ottobre a Pavia ne proccurò 1* efpugnazione , e febbene era
fpihoia non 1' abbandonò . Intanto invaghito del Regno di
Napoli deftituto di forze , o per impedire a Carlo il ioccorfo
di Pavia dettino altrove parte delle truppe . Il Pontefice con-
figliò Carlo V. che era in Ifpagna alla pace , e gli fignificò , che
mandato avea al Re Francefco Gianmatteo Gitarti Vefcovo di
Verona per indurvelo . Ma perchè quelli afpirava al Regno di
Napoli e per la via dello Stato Ecclefiaftico tenuta dai Tede-
schi andò ad incontrarli, il Papa fé gli fi oppole , e mercè il
Giberti tentò di diftorlo dal penfiero. Con Lettera fcritta al
Viceré Lanojo ed al Marchefe di Pefcara fi querela della poca
gratitudine ai proprj beneficj • ma eglino con voci poco rifpet-
tofe giunfero a dire che '1 riputavano nimico di Celare ufurpan-
do il detto della Scrittura : Qui non ejì mecum contra me eft . Il
Bellaj e Giovanni Capella vogliono , che Clemente configliò
Francefco alla fpedizione di Napoli ; ma il Guicciardini ed il
Vefcovo di Metz accennano 5 che lo efortò a non dividere le
forze ed impadronirfi dello Stato di Milano prima di affalire il
Regno di Napoli. Gli preftò però ajuto , e proccurò la pace,
a condizione che il Ducato di Milano divilo dai Regno di
Francia fia conferito al fecondo di lui Figliuolo , e ne riferbò il fupre-
mo diritto all' Imperatore : di che abbiamo Lettere del Sadole-
ti date al Nunzio nella Corte di Cefare ; alle quali è unifor-
me il detto del Vefcovo di Mtrz.
VII. CommoiTo il Re di Francia da tali cofe , e perchè il Papa Striglie a-
non volea permettete alle di lui genti la invafione di Napoli, u^l* £C°
né la via per lo Stato Eccleftaflico , comandò al Duca di Al- cja e ce.
bania di retrocedere; febbene per opera di Bonivet eleguì 1' fare fé ne
imprefa. Li Francefi fi avvicinavano a Roma, ed il Papa da lagna.
neceflìtà indotto pubblicò l' alianza contratta col Re Francefco.
Il Legato Appoftolico efibì a Cefare li patti. Quelli che non
credea di effeie abbandonato dal Papa , mofib dalla novità dif-
f e , che ei inrimò guerra al Re di Francia indotto non da odio
o ambizione ma dal comando di Papa Leone X. Soggiunie, che
elfo Leone per configliò di Clemente allora Cardinale de Me-
Tom.X. B di-
io Storia de* Romani Pontefici.
■Si ^ici credette neceffario , che'l Re di Francia non poffegga Sta-
Sec.XVI. t0 in Italia ; che Clemente poco prima della morte di Adria-
no fu autore della alianza contratta colla Corte di Roma . Per
tanto non dovea eflere abbandonato da chi era (lato ridotto
nelle prefenti contingenze. Dicea di averne con efficaci mezzi
promofso la esaltazione alla Sede Appoftolica , e fperava col di
lui ajuto di ftabilire la libertà dell' Italia . Attendea nullameno
foccorfo da Dio nella propria caufa, (ebbene era bruttamente ab-
bandonato dal Papa ; e conteftò , che non volea ritirarli dalla
imprefa. Il Legato volea foftenere , che Clemente efsendo Padre
comune non dovea favorire uno più dell'altro. Già ei avealo
più volte ammonito, che nella nuova Dignità non potea aderi-
re al defiderio di alcuno ; lo avvertì di non fpedire efercito in
Provenza e di non provocare il Re a calare in Italia; che nel
territorio di Piacenza affrettò la Spedizione. Il Papa trattò col
Lanojo configliandolo alla pace ovvero tregua col Re , da cui
arebbe ottenuta con eque condizioni ; ma egli non curò la di
lui mediazione moftrandoiì contrario ad efsa pace e tregua.
Contuttociò fé preftiamo fede al Belcari , il di cui Fratello ac-
compagnava il Re Francefco, Clemente occultamente avea con
iti. quello contratto alianza .
"1 eli Vili. Siamo coftretti d'interrompere il racconto delle di-
' feordie di Cefare col Papa per non allontanarci dalla elatta
Cronologia. Dunque nel dì 23. di Dicembre del 1524. Cle-
mente pubblicò il Giubileo che arebbe principio nella Vigilia
del Natale di Gefucrifto ; ed il Diploma fu dato in Roma preffo
San Pietro neW anno della Incarnatone Dominica 1 5 24. /otto ti dì
23. di Dicembre e del Pontificato noftro 2. Dunque il Pontefice ne
primi Vefperi aprì la Porta che dicono Santa della Bafilica di
San Pietro ; e per comando di lui il Cardinale Farnele aprì
quella di San Giovanni Laterano , dal Monte quella di S. Pao-
lo , dalla Valle quella di Santa Maria Maggiore . Si celebrò il
Giubileo nel fufseguente anno; ma il concorfo del popolo per
la guerra d'Italia fu afsai riftretto . Del refto il Papa nel Diploma
non fece parola di limofine; e perchè erafi raccolto nelle Pro-
vincie Cattoliche molto foldo , e perchè Lutero non inveifea
contro li coflumi della Religione. Ordinò per tanto , che per
acquifere il Giubileo li Fedeli recitino cinque volte la Ora-
zione Dominicale. Il pubblicò con folenne rito , e nel Diplo-
ma rammentò più volte li Decreti di Bonifacio Vili. , Clemen-
te
Storia de Romani Pontefici. n
te VT. » e di Gregorio IX. in tale maniera: Noi che colmerò di al» 25S2!!?"*-
tre nojìre Lettere abbiamo rinnovato ed approvato la pienijjima InduU *EC' A
gen^a del detto anno e le Bolle dei mede/imi noflri Predeceffori , vo-
gliamo , che fi dia principio al Giubileo ne primi Vederi della Nati»
vita del Signor noftro Gefucriflo , e concediamo le pìenijjime Indulge**
re e facoltà di commutare voti e la totale remijjione dei pecca»
ti a chi fecondo il co/lume vifiterà le Baftlicbe de Santi uéppo/ìoìi
Pietro e Paolo , di S. Giovanni Lateranenfe , e di Santa Maria Mag»
g'ore
IX. L'anno 1525. in cui entra la Storia , è memorabile Tratta dì
per le molte battaglie ; e febbene Clemente proccurava di com- Pace con
porre le difeordie inforte tra Cefare ed il Re di Francia , ed Carlo V.
indurli ad armare contro il Turco, nullameno quelli invaghito da va-
nagloria e dai configli del Boniver tentò la battaglia , tuttoché
nelle fue genti foriero confufi quattro mila Svizzeri , li quali ab-
bandonatolo tornarono alla Patria , e l'efercito era molto indebolito
per la fpedizione di Napoli. Per dire in poco la faccenda fcrit-
ta diffufamente dal Guicciardini nel lib. 15., dal Giovio, e dal
Belcari nel lib. 18. ricordiamo , che nelli 24. di Febbrajo at-
taccata la zuffa il Re combattette con bravura , ma ferito nella
mano, bocca, e fianco e perduro il deftriero che cavalcava , fi
vide nelle mani del Viceré Lanojo con Enrico Re di Navar-
ra . Il Nunzio diede notizia al Papa dell'accaduto. Rimale ci
forprefo , e timorofo di efTere affalito dall'efercito Cefareo comandò
all' Arcivefcovo di Capoa di trattare col Viceré la pace , che fi
conchiufe con indegne condizioni , fé diamo fede al Guicciar-
dini nel Itb. 16. Dunque Clemente per metterli al ficuro dalle
truppe Cefaree comprò collo sborfo di ducento mila feudi la
pace dai Spagnuoli , e conduffe nello fteflb penfiero li Firentini
per detto, del Belcari nel 1/b.iS.: „ Tra il Pontefice e Cefare
„ fi riftabrì la pace ed amicizia: entrambi difenderono con
„ buon numero di truppe il Principato di Milano . Cefare ri-
,, cevette fotto la propria tutela il Romano Pontificato , la Re-
,, pubblica di Firenze e la Famiglia Medici . Clemente in vi-
„ gore del patro sborsò cento mila feudi d'oro , che darebbe
t, be al Viceré Lanojo , quando li Cefariani fi faranno ri-
j, tirati dal Dominio Ecolefhftico ; approvò l'alianza col Du-
n ca di Ferrara , a cui reftitui Reggio , Rubiera , ed altri Luo-
,, gli occupati nel!' Interregno di Adriano : li M'ianefi pren-
M deranno il fale dalle Saline di Cervia al prezzo fìabilito da
B 2 ,, Leo-
Sec. XVI.
1 2 Storia de Romani Pontefici .
„ Leone col Re di Francia. Nelle liti Ecclefiaftiche del Regno
„ di Napoli Clemente elerciterà la giutifdizione defcrirta nel
}> Diploma; e divenuto padrone del proprio snoderà altri cento
,, mila feudi d'oro „ . 11 Viceré accettò la pace , e fi pubblicò
nelle Calende di Maggio del 1525. nella Bafilica dei dodici
Apposoli con allegrezza per afferzione di Gerolamo dal Ne-
gro . Ma poco dopo le condizioni furono violate dalli Spagnuo-
li , ed il Viceré e Cefate ricevuto il foldo non attefero la pa-
rola. Imperciò le truppe non ufeirono ma depredavano il do-
minio Ecclefiaftico ed il territorio di Piacenza ; non refluiro-
no alla Chiela Reggio né Rubiera , e non verificarono la promeflfa
fatta al Duca di Ferrara . In lomma Carlo non approvò il con-
certato dai proprj Miniftri .
Lutero fa ^' ^ra dobbiamo efporre le funefte confeguenze da Lutero pro-
fata contro dotte > 'l Suale colle armi e ferirti fturbò la Cattolica Religione .
la Fede li Tutto quefto fu preveduto dai Papi , li quali ammonirono Car-
popoli , ed lo ed i Principi dell'Impero, che li Eretici difprezzata l' aucoi
il Papa gli rità Ecclefiaftica non arebbono curato la Civile. Non era dub-
oppone. jjj0 \\ prefagio dopo che Lutero efortò la plebe a trucidare li
Vefcovi , Sacerdoti , e Monaci . Ma perchè li Principi con in.
degna connivenza non fi oppofero all'empio attentato , la ple-
be eccitata prefe le armi , uccife li Sacerdoti , ed abbattè li
Templi . Siaci lecito di produrre il racconto del Coeleo : ,, Me-
„ ravigliola e milerabile era in quefti tempi la condizione del-
la Germania fuperiore , inaudita ed irreparabile la miferia ,
il terrore ed il tremore mafTimo , quando nel medefimo tem-
po li Sudditi dei Principi che con lento modo e negligen-
,, za fi erano opporli al fermento Luterano , apertamente loro
,, refifteano , ovvero occultamente macchinavano ribellione .
„ Dunque molte migliaja di Ruttici armarono contro il Princi-
„ pe nella Svevia , Alfazia , Franconia , e Turingia • talché
,, appena erano alcuni abbattuti, comparivano altri più forti e
„ coftanti . Prima però che li Principi afloldino eferciti , la tur-
,, ba tumultuante produfTe gravitimi danni diftruggendo e depre-
„ dando li Monifterj , li Templi , e le Città, e nel folo Mefe di
„ Maggio la Germania fuperiore foflfrì maggiori e più crudeli di-
„ favventure che non ha patito la mifera Italia nelle guerre
,, dei Francefi e Sp.tgnuoli pel corfo di dieci anni ,, .... Pie-
tro Crinito nel toni. 3. deferive la funefta ribellione: Nell'anno
1525. è infetta in Germania feditone cwdelijfima e pericolofìjfi*na
del»
Storia de Romani Pontefici . 1 3
dell* ignobile volgo contro It Superiori e Magi/Irati . Il popolo di
Svevia pubblicò Scrittura divila in dodici articoli conducenti ^ec. avi.
più, torto alla adizione che alla pace* fé non venivagli conce-
duto ciò che chiedeva , accertava di avere mezzo per ottener-
lo . Lucerò intanto autore e faurore della fedizione fecela pub-
blicare anco nella SafTonia , ed approvolla e riprovolla ad ar-
bitrio efortando tutti a prendere l'armi. Li Sediziofi deprez-
zarono le leggi , alterarono la divina Scrittura , uccideremo li
Monaci , violarono le fagre Vergini , depredarono li Templi y
calpestarono le Reliquie de' Santi , e conculcarono li Battifterj
diipergendo l'acqua fantificante. Lutero baccante per allegrezza
promulgò certo libro intitolato : Fedele ammonizione ai Crifliani
per prevenire la {edizione e la ribellione • accendette maggiore
fuoco di dilcordia , e proiettando di effere illuminato da Cri-
fio predifle , che diftruggerebbefi l'Ordine Ecclefiaftico: Lafcia ,
eòe in quej}t due anni fi agitino tali co/e , dopo vedrai , che /vanirà)
come ti fumo il Papa e [eco lui li Vescovi , Cardinali , Preti , Mona-
ci , Monache , campane , torri , meffe , vigilie , cocolle , cappe , rafure,
regole, Jìatuti , e tutto lo jciame e congerie del Papale dominio. Pre-
dirle ancora la vittoria , che otterrebbono li iediziofi , e l'eccidio
dei Principi e delli Ecclelìaftici ; ma quando udì la (confitta
di quelli con altro libro li correfTe, perchè fotto titolo di Van-
gelo moflTrro le armi contro li Principi ed i Magiftrati . Dalla
Germania fi diffbndea il veleno nelle vicine Provincie. In fat-
ti nelP Arcivefcovato di Brema tanto efficacemente Lutero ec-
citò la plebe, che affali li Ecclefiattici , dittrufle li Templi ed
i Monittcrj , calpeftò le Immagini di Critto, della Vergine , e
dei Santi , li caiiei , fagre vefti , e Reliquie , e fcacciò il Clero
e 1 Arcivefcovo . Qjiefti però non fi perdette d'animo, fofte-
nuto dai Cattolici ed affittito dal Dio Ottimo e Maflìmo trion-
fò , e fignificò al Pontefice , che fperava di ricuperare Brema eie
Fortezze occupate dai Luterani pregandolo di fuffidio . Diffegli que-
lli coile Lettere del dì 25. di Novembre , che avea efaufto l'erario e
le difficoltà dei tempi lo anguttiavano; nullameno gli conferì la fa-
coltà di d:lpenfare moki Sacerdozi , e raccorre le Decime , e
che animarebbe li Principi vicini a fovvenirlo . Dunque pregò
T Arcivefcovo di Colonia, il Cardinale di Magonza , il Duca
di Brunfvich , ed il Principe di Luneburg di proteggerlo. Di-
cea loro : Né omettiamo emendo que/ìa Santi Sede p>/va di foldo di
taccone ciò che potemmo dalle Decime, dalli Ecclefiaftici , dalle Città , e
Lue
14 Storia de Romani Pontefici.
- — Luoghi mediatamente o immediatamente [oggetti alla Santa Romana
òEC.AVI. Qfczfa ^ e dalli Officiali della Romana Curia , e le concediamo ad un
■Principe il quale conduca /' efercito contro li Luterani e per la confer-
vazjone del Regno d1 Ungheria .
Manda la XI. Intanto eflfi Luterani fi (Uvifero in Zuingliani , Carlo.
Cenfura del- ftadiani , Luterani, ed Anabattifti , ed erano a fé ftefii contra-
la Fede al rj per titolo di Religione; e Lutero tentava di fovvertire il Cat-
Cardinale toljco Mondo . Oltre la Danimarca e la Svezia fi vide conta-
F" d° l" m'nata *a Livonia ; Alberto di Brandeburgo Maeftro dell' Or-
fcrive al' ^ne Teutonico favorì l'Erefia , e violati li fagri voti contraile
Parlamento fagrileghe nozze . Lutero fteffo dominato da libidine fposò Cat-
di Parigi, tarina Bora, che configliato avea due anni addietro ad apporta-
tare , e fu feguita da otto altre nella notte del Venerdì Santo:
affali con temerarie Lettere il Cardinale Arcivefcovo di Ma-
gonza e di Maddeburgo , ed il configliò di cambiare in Prin-
cipati le due Chiefe e prendere moglie aflicurandolo , che fa-
rebbe feguito da altri Vefcovi . Ma il pio Porporato non curò
il configlio e pubblicamente alle fiamme confegnò le di lui
Lettere. L'indegno nell'anno fteflb tentò Giorgio Duca di Saf-
fonia , e Carlo di Savoja ; da Giorgio ebbe la rifpofta che do-
vea attenderfi da animo Cattolico , e Carlo difprezzandone il
Mefib nemmeno gli rifpondette . Così delufo difperò di trion-
fare di quefti e di altri Cattolici Principi. Sollecitò poi li Po-
poli del Brabante , Olanda , e Fiandre , nelle quali Provincie
avea diffufa la fagrilega dottrina , e febbene Papa Adriano VT.
avea riabilito quivi la Cenfura della Fede , malamente fi efeguì
dalli Miniftri. E Clemente VII. comandò al Legato di folti-
£uire altri più opportuni in luogo di quelli; e con Pillole efor-
tò il Cardinale de Marcha Vefcovo di Liegi di combattere l"
erefia e promoverne il diftruggimento : Tu per tanto o diletto Fi*
gliuolo ricevi la nojlra commi fjione e provincia fanti fjì ma con animo
grande e colla Jolita tua pietà , e fecondo il doppio talento datoti dal
Signore adopra il %elo per ifvellere dalla Domìnica vigna la pejjima
ZJZjanid della Luterana erefia , che /' inimico uomo avvi fovraffeminato
per difperdere la buona femente , fiducialmente appoggia le fperan^e
nel divino ajuto • non ti fi può offerire occafìone più opportuna per
promovere il maggior decoro di Dio , né cofa più appartenente al tuo
grado e dignità , né più grata a noi ed a quefla fanta Sede . Date
in Roma nel dì 12. di Febbrajo dell* anno 1525. del noflro Pontifi-
cato fecondo . Intanto la Erefia pervenne in Francia ; Luigia Ma-
dre
Storia di Romani Pontefici • i 5
dre di Franccfco ne lo lignificò al Papa pregandolo di provve-
dere al bifogno . Quefti diede Lettera al Senato di Parigi nelli ^Ec' XVI.
20. di Maggio. Con effa primamente lo encomia, perchè avea
deputato chi attenda al decoro della Religione , e condannato
chi ad eflo fi oppone ; ne approvò la deputazione ed elortol-
lo ad addattare a tanto male la opportuna medicina. Dicea ,
che il Senato non ha duopo di coniglio ; nuìlameno per com-
pire al proprio miniftero volle ad eflb efporre la neceffità del-
la impreia. Approvò l'operato; ed il configliò alla gloria di
Dio ed alla faluce del Regno . Già eflb Senato avea condannato
alle fiamme Jacopo Pavana Bolognefe difieminatore in Parigi
della dottrina Luterana ; promulgò leggi in difefa della Reli-
gione 1 e gaftigò chi da quella dilettava o contro quella parla-
va . Declamarono torto li Eretici calunniandolo , e V indolenze
loro fono ricordate dal Longoli e da altri Scrittori . Indi diven-
nero più furibondi ed audaci , e feduffero molti Principi ed Ec-
clefiaftici , li quali apoftatarono dalla Fede .
XII. Mentre in Europa Serpeggiava la Erefia , molti fedotti di- approva
fertavano dalla vera Religione , ed 1 Vefcovi ed Ecclefiaftici col pra- «Religione
vo coftume avvaloravano l'errore , nacque nel terreno della Chiefa • "
l'Ordine de' Cappuccini , li quali colla pietà e fante azioni ri-
duceano le genti dalla via della perdizione e fmentivano Lute-
ro ed i di lui amatori . Matteo nato in Baffi luogo dell' Um-
bria Sacerdote dell'Ordine de' Minori illuftre per fantità nel
1525. diede principio ovvero occafione alla religiofiflìma Con-
gregazione . Ebbe ei Genitori vili , ma adorno di virtù ed
egregio coftume (ottenne angufta povertà , ed attento nel pre-
dicare il Vangelo udì più volte dal Cielo chi lo efortava di
offervare la Regola di San Francefco fecondo la Lettera ; e poi-
ché vide il Patriarca dipinto con cappuccio acuminato , riiolvet-
te d'imitarlo in quefto. Dunque nell'anno corrente e non nel
precedente , come erroneamente il Boveri accenna , colle piante
nude ed abito mozzato fino a mezza gamba fi fé vedere col
cappuccio acuminato. Per la nuova convenzione Fra Matteo
fopportò grave difturbo; ma portatofi a Roma ottenne da Cle-
mente la facoltà di vivere in eftrema povertà focto vita eremi-
tica , e di predicare il Vangelo di Crifto ; e diretto da fanto
zelo nel 1516. configliò Fra Ludovico da Foflbmbrone ad ab-
bracciare il nuovo Iftituto. Tale fu il piincipio di quefta Con-
gregazione , che poi ottenne Diploma nel 1528. da eflb Cle-
rnen-
1 6 Storia de Romani Pontefici .
2^2?^=^ mente VII. fotto il dì 3. di Luglio di aggregare al nuovo
Secavi. jpcjEuto liberamente Alunni .
Riceve Pi-' XIII. Nell'anno antecedente Clemente dettino in Mofcovia
ftola da Ba- al Duca Bafilio illuftre Legazione (bllecito di riunire quella gen-
filio Duca di te alla Cattolica Chiefa. Accompagnò il Legato con gravi Lette.
Mofcovia ; re <]el dì 25. di Maggio del 1524. dirette ad effo Duca efortan-
e coniglia €jqj0 ^j venerare la Romana Chiefa e nodrire equi fenti menti
] ° ' * " rapporto la retta credenza; e gli promife fé riprova lo Scifma,
la Regia Dignità. Bafilio accolfe con gaudio la Legazione , ed
incontanenti mandò a Roma Ambafciatore , ed efibì al Papa di
unire le fue forze a quelle dei Criftiani contro li Turchi . Ci
piace di recitare porzione della Lettera di erto Duca : %A Clemente
Papa Paftore e Dottore della Romana Chiefa il gran Signore Bafilio
per la grafia di Dio Imperatore e dominatore delle RuJJie . . . . „ A-
,, vete mandato a noi Paolo Centurioni Cittadino Genovefe
„ con Lettere esortatorie , che vogliamo unirci a voi ed alli
„ Principi Criftiani col configlio e colla forza in danno dell'
,, inimico del nome Criftiano , e di concedere ai notòri e vo-
,, ftri Legati vicendevolmente la libertà del cammino; talché
,, fi conofca da tutti il mutuo officio di amicizia rapporto la
„ falute di entrambi e lo flato delle cofe . Noi coll'ajuto di
„ Dio ficcome nel pattato coftantemente refiftemmo alli nimici
„ della Criftiana Religione, così rifolviamo di fare nelP avve-
„ nire : e fiamo difpofti di acconfentire alli Principi Criftiani
,, e di preftare loro il cammino certo e ficuro pel dominio no-
„ ftro . Per la qual cofa inviamo a voi Demetrio noftro Am-
,, bafciatore con quefta Lettera , e vi rimandiamo Paolo Cen-
„ turioni : vi preghiamo di rifpedirci con preftezza eflb Deme-
„ trio, ed ordinate, che ritorni incolume ai confini del noftro
,, dominio; lo fteflb faremo noi fé con Demetrio ci mandare-
,, te Legato, affinchè colla voce e fcritto portiamo figr.ificar-
„ vi cofe meravigliofe : così conofciuta la volontà dei Cnftia-
,, ni concepimmo ottimi configli ,, .... Demetrio compiute le
commiflìoni di Bafilio, ofiervate le antichità di Roma , e ri-
cevuti dal Papa donativi tornò in Mofcovia accompagnato dal
Vefcovo Scarenfe da quefto fpediro per trattare la riunione
delle due Chiefe. Li Mofcoviti negavano la Proftffione dello
Spirito Santo, feguivano il Rito della Chiefa deca, in molte
cofe però convenivano colla Romana , fé crediamo a Giovanni
Fabri nella Pillola diretta all'Arciduca d' Auftria . Ma eflcndo
di-
Storia de Romani "Pontefici* 17
xiifcordi li Principi e divenendo tuttodì temeraria la Luterana yv '
creda non riduffe ad effetto la fanta unione , né le armi Criftia. EC'
ne fi mcflero contro li Turchi. Appare dalle Lettere di Cle-
mente date a Baflio e dalla rilpofta di quefto l'errore dello
Spondano e dell'Oldoini alTegnanti la Legazione al 153 1. che al
prefente appartiene. La Criftianità fi riduffe a flato infelice ;
ma il Papa per ridonarle quiete efortò 1' Imperatore a pacifi-
carfi col Duca di Milano e col Re di Francia. Quegli dopo
frequenti configli rapporto la libertà di quefta conobbe, che in
proprio danno fi univano il Papa, Francefi , Veneziani, e Fi-
rentini , li quali abborrivano li patti riabiliti, in vigor de' qua-
li lo fpogliavano di ampie Provincie e molti diritti* e ferirle ; al
Papa , che feordavafi delle ingiurie ricevute dai Francefi , e **c-
ftiruirebbe il Re in libertà mercè il matrimonio della propria
Sorella, e coftituivalo arbitro e giudice della pace. Per tanto mi-
fe in libertà effo Re Francefco , ma erettolo con duriffime leggi me-
ditava di trasferire il Ducato di Milano nel Duca Borbone fuo
amiciflimo per tenerfi loggette T Italia e la Francia . 11 Guic-
ciardini nel l'rb. i<5. ricorda le condizioni della libertà di Fran-
cefco e fono : Il Re cederà a Cefare il Ducato di Borgo-
gna ed altri Luoghi: Rinunzierà il Regno di Napoli, Milano,
Genova, Afti , la Fiandra, l'Artefia, e relìituirà le Città che
in quelle Provincie poffedea : Spofe+à Eleonora Vedova del Re
di Portogallo: Concederà al Duca Borbone li di lui Stati : Da-
rà in oftaggio li due Figliuoli maggiori , perchè effo Re dicea ,
che non aderirà al trattato finché non fia nel proprio Regno.
Quefte ed altre condizioni accettò Francefco per rimetterà* in li-
bertà , poiché in altro modo non potea ; ma poi non le attefe
fotto pretefìo di effervi fiato corretto dalla forza. Ed in fatti
per detto del Guicciardini li Principi fé ne meravigliarono , ed
il Re era rifoluto di non attenerle. Intanto dati in oftaggio li
due Figliuoli nel dì 18. di Marzo ufcì dal carcere. Dopo negò
di privarfi della Borgogna che fenza T affenft dei Sudditi non
dovea fmembrare dal Regno , e quando fa lì il Trono giurò d(
confervarne li diritti . La promeffa fatta in Madrid fu effetto
della forza , e fovente avea detto di non attenere le condizio-
ni , alle quali era violentato . Dunque negò a Cefare la Bor-
gogna ; ed efibiva in vece due millioni di feudi ; e quando fa
vifitato dalli Oratori del Papa e dei Veneziani ciò ripetè . Per
tanto nelli 20. di Maggio non già nelli 17. come fcrive lo
Tom.X. G Spon-
18 Storia de Romani Pontefici.
Spondano ei flipulò alianza col Pontefice , Veneziani , e Duca
Sec.XVI. jj Milano colle condizioni rammentate dalli Guicciardini nel
lib.ij.y Belcari lib. 18. num. 54. , e Giberti nelle Pillole date
ai Nunzj Apposolici ed alli Oratori dei Principi .
Lettere di XIV. Era il Papa motto piuctofto alla guerra che alla pa«
Clemente e ce per timore della fervitù d' Italia , e riflettendo alli patti
Celare con- acerDj di Gefare col Re di Francia dubitava , che detto volea
enzio e, ri- 0pprjmer[0 f attediare Milano , ridurre in foggezione la Lom-
ce ed è mal- Darc^a » e depredare Parma e Piacenza. Sapea , che Carlo in
trattato. Spagna avea pubblicato Editti oppofti alla Ecclefiaftica libertà ,
diedegli Lettere fcufando la fatta alianza; e fi querelò feco
lui delle ingiurie ricevute dai di lui Minifìxi. Lo Sleidano nel
Itb. 6. accenna effe Lettere, ed il Goldafti le recita nel tom.i.
delje Imperiali Coftituzioni . La rifpofta di Cefare affai prolif-
fa fu data da Granata nel dì 17. di Settembre del 15 2(5. Bre-
vemente encomia la giuftizia del Papa; difende li fuoi Miniftri
che non fono la cagione di guerra, né di ambizione ed avari-
zia come egli dicea ; il che difdice al Paftore ed alla divozione
fua verfo la Sede Appoftolica . Indi convince ciò che il Pon-
tefice adduce in fua accufa , rapprefenta li fuoi meriti , ricorda
lo ftipulato da etto in vantaggio del Re di Francia e dei fuoi
nimici; che attolvette quello dal giuramento , febbene non ne fu
richiedo , e favorì la guerra . Imperciò lo eforta a deporre le ar-
mi ed indurvi li fuoi Confederati: ciò effendo pronto il rroverà per
debellare li nimici del nome Crifliano , comprimere la Setta Lu-
terana, e promovere l'opportuno per la (alme della Criftiana
Repubblica. Se egli non accetta quello che gli propone , pro-
teftava alla prefenza di Dio e del Mondo , che accadendo fini-
ftro alla Religione fi dovrà afcriverlo a di lui colpa . Il Papa
ricufando la pace non attenea le veci di Padre ma di parte ,
non di Paftore ma d' invafore del paftorale officio; il che ef-
fendo volea fottomettere la fua caufa al giudizio di Generale
Concilio. Pregalo* per tanto d'intimarlo in luogo ficuro e con
certa prefcrizione di tempo. Carlo diede Lettere anco alli Car-
dinali feco loro Iagnandofi delle conrumeliofe fpeditegli , e li
pregò fé il Papa ripugna di convocare il Concilio neceffario per
la propria giuftificazione e lalute della Cattolica Religione , ovvero
il differifce a lungo termine , d'indurvelo follecitamente : in calo di-
verta farà ei coftretto di adattare il rimedio convenevole a tanto
male. Ma perchè nelfuffeguente dì gli pervenne altra Lettera del
Pa-
'Storia de Romani Pontefici. 19
Tgpa piìi mite, ei a quello rifpondette. Del refto Carlo fpaven- — "'
tato dalla unione di tanti Principi fpedì Ugone Moncada con Sec.XVI.
ampia irruzione al Re di Francia, allo Sforza , ed al Ponte.
fice per efibire loro la pace . Il Moncada tentò di fiaccare dal-
la alianza il Re ed il Duca, ma inutilmente: e però trattò
col Papa , e fu avvalorato dal Duca di Suefia Oratore predo la
Sede Appoftolica. Primamente gli efpofe il defiderio di pace
che Celare nodriva , ed i di lui configli per la quiete d' Italia
€ del Criftiano Mondo ; dicea di avere per tale duopo am-
pia irruzione, e che efibiva la pace o la guerra, come ei vo-
lea . Del refto Celare anjantifiìmo figliuolo di fua Beatitudine
bramava piuttofto la quiete; non perchè abborrifea la guerra
che avea baftevoli forze per foftenerla , ma per li voti pubbli-
ci. A cui riipofe il Papa, che avea proccurato la quiete d'Ita-
lia e l'amicizia di Cefare , ma che li Miniftri di lui lo aveano co-
fìreao alla guerra, che non potea fofpendere , fé eflb Cefare non
concede alla Italia la libertà , reftituifee al Re di Francia li
Figliuoli, e sborfi a -quello d'Inghilterra la fomma che gli deb-
be . Del refto non potea riftabilire trattati di pace fenza il
confenfo de'luoi Confederati . Ciò udito il Moncada parlò tuttavia
di pace , e difle a Clemente , che in altro giorno proporrà le ragio-
ni per riconciliarla. In fatti poco dopo gli efibì la (eguente Formola:
Gelare fi accomodarà alla volontà del Pontefice rilerbato però
l'ordine del giudizio per difendere il proprio onore: permette-
rà a Francefco Sforza il Principato di Milano ; terminerà le
controverfie che avea colli Veneziani ; richiamerà dalla Lom-
bardia 1' efercito , purché a quefto fia dato lo ftipendio . Cle-
mente difle , che fenza il confenfo dei Principi non potea ri-
folvere. 11 Moncada pregollo di favorire la pace, e difle , che
Celare fi rimetterà all'arbitrio di lui; ma Clemente negò di
ritirarfi dall'impegno; tuttocchè Jacopo Sadoleti Vefcovo di
Carpentras e quindi Cardinale efortavalo di deporre le armi .
Intanto trattoffi di porre al governo della Flotta dei Confede-
rati Pietro Navarro; ^uefti ricusò di aflumerne il comando ,
perchè avea giuramento di unicamente combattere coi nimici
della Fede; e Clemente il difpensò colle Lettere del dì 3. di Lu-
glio del 15x6. e con altre delli 29. d'Agofto il dichiarò Condot-
tiero della lptd'.zione contro Genova. L'armata ne corfeggiava
li lidi, alla quale fi unirono li legni Veneziani e Pontificj •
non potè però coftrignere la Città ad arrenderfi , poiché era
foftenuta dall' efercito che quivi campeggiava. Impcrciò febbene
G a li
2 a Storia de domani P artefici.
■— — — li Confederati aveano promeflb al Duca di Milano , che farebbe
Sec.XVi. fovvenuto quello d'Urbino Condottiero delle truppe Veneziane*
o perchè abbia operato con imprudenza , o con tradimen-
to, ovvero con poca precauzione delle quali colpe fu accufato,
perduta l'occafione di acquiftare Milano e Genova lalciò op-
portunità aiCefariani di ftrignere con afled io eflb Milano; talché
il Duca falva la propria Perfona fu corretto di cedere loro li
attrecci militari e la piazza. A ciò cooperò anco la negligenza del
Re Francefco nell' efeguire l* ordinato dai Confederati ; per il
che niente di buono fi operò; e la gente di Cefare s'incoraggi, e fcacciò
da molto tratto di paefe li Confederati . Per il che poco dopo il Papa
fu coftretto di trattare di tregua . Nel tempo fteflb li Colon-
nefi fautori di Cefare ed inimici di Clemente poiché feppero,
che il Papa trattava di alianza col Re di Francia e coi Vene-
ziani , fotto la condotta del Cardinale Profpero cominciarono
ad efercitare le truppe con titolo di difefa del Regno di Na-
poli , ma in fatti per aflalire eflb Pontefice e fufcitargli contro
il popolo Romano che n* era poco contento; ed infettavano l1
Ecclefiaftico Dominio. Il Papa con pubblico Editto li ammo-
ni di ritirare le genti da eflb Dominio , dopoi per opera
del Moncada che fimulava amicizia , fi (labili , che li Colonnefi
restituiranno Anagni ed altri luoghi riconducendo le truppe nel
Regno di Napoli. Dovea poi il Pontefice condonare loro le ingiurie
annullando l'Editto , né permettere al lì Orfini di portare danno
alle terre di efli Colonnefi . Cosi patteggiata amicizia il Papa li-
cenziò le truppe dei prefidj , ed anguftiato dal fucceflb dei Tur-
chi in Ungheria e dalle calamità d' Italia nelli 24. d' Agoflo
deputò il Gardinale Salviati Legato della Sede Appoftolica all'
Imperatore per la comune pace. Intanto vivea ficuro , quando
li Colonnefi con infigne fraude , ed il Moncada con piti turpe
tradimento cofpirarono contro il Papa e con fagrilega violenza
tentarono di opprimerlo. Nella notte precedente li 21. di Set-
tembre otto mille Uomini introduflero in Città per la Por-
ta del Laterano , ed impadronitifi del Palazzo Pontificio , Bi-
blioteca , e fuppellettili pofero le mani nefande nelle dovizie
della Bafilica di S.Pietro, e ne le ufurparono. Il Papa pieno
di fpavento e cofternazione decretò in tanto turbamento di co-
fe ad efempio di Bonifacio VIII. di ricevere la violenza dei
Colonnefi ; ma li Cardinali lo fconfigliarono e fi ritirò con po-
chi dimeftici nel Cartello di Sant' Angelo , come fcrive ilGuic
cjar-
.
'Storia de Romani Pontefici. 21
ciardini'nel lib.iy. Il Panvini dice, che non fu fovvennto dal . -
popolo, il quale godeva delle di lui dilavventure : „ Colla Tua Secavi.
,, avarizia aveafi concitato contro l'odio di tutti , talché niu-
,, no ebbe affanno delle di lui difavventure . Imperciò con nuo-
„ ve Decime aggravò li Ecclefiaftici ; avea fvagato le rendite
,, del 1 i Orftcj e {buratto il falario dei Dottori dell'Accademia:
5, la plebe era irritata dai monopolj del grano , e provavafi nel-
j, la Città gravofa careftia ,,.... Tn tal modo circonvenuto il
Papa non potè ad alcun de' Tuoi affidare li affari • quindi chia-
mò a colloquio il Moncada che vi andò ad onta del Cardinale
Colonna , e dopo moiri tratcati ftipulò la pace a condizione
che egli ritiri le lue truppe da Milano : rimetta le offe-
fé ai Colonnefi ; mandi a Napoli con titolo di ortaggio Fi-
lippo Strozzi fuo nipote. Il Paciere delle difcordie fu l'Amba-
fciadore del Re di Portogallo, come accenna elfo Pontefice nel-
le Lettere del dì 21. di Settembre riferite dal Rinaldi al 152^.
num. 21.
XV. Così li Principi Crirtiani in difprezzo della Religione pre°a li
vicendevolmente combattevanfi , ed in vece di riprovare la paf- Princip- di
fata condotta moltiplicavano l'uno all'altro le ingiurie. Il Pa. recar ajuto-
pa con paterne ammonizioni li efortava alla pace ed a Tortene- a)l' Unghe
re li affari della Criftianità che nell'Ungheria pativano inevita- rIa'
bile pericolo. Per la qual cofa inviò con titolo di Legato Pao-
lo Vittorio a Cefare , a cui confegnò le Pirtole fcritte nelle
Calende di Marzo del 1 5 2<5. : E je nei paffati giorni col me%zo
di altre Lettere abbiamo figmfjcato alla tua Serenità , che fono agita*
ti dal timore e dal pericolo il Re e Regno d? Ungheria , perchè
fono a noi pervenute notizie , le quali confermano le verità dinanzi
dette , ed annunciano più certi pericoli , abbiamo voluto fpedire il di»
letto figlimi nofìro Paolo littorio alla tua Serenità , perchè efpongali a te
in noflro nome ed altro ancora appartenente alla comune falute della Crifìianu
tà , e perchè altro affare efeguifca Ammonì pure del trop-
po vicino pericolo il Re Francefco, la di lui Madre, e li Mo-
narchi d' Inghilterra , e Portogallo • pregò ancora con Lettere
delle Calende di Marzo li Primati della Francia di trattare con
benignità eflb Paolo Vittorio Prefetto delle galere Pontificie ,
che per tale cagione inviato avea al Re. Crefcea cotidianamen-
te il terrore de' Turchi , e Clemente (occorrendo ai pericoli
dell'Ungheria man'ò cinquanta mila feudi al Re. Oltrecchè or-
dinò a Girolamo Rotari Nunzio preffo V Arciduca Ferdinando
di
22 Storia de Romani Pontefici.
- di ammonire quello , che nel pericolo di quel Regno dovea tenie-
SEC. XVI. re i[ turbamento dell' Auftria . Non ebbero effetto le follecitu-
dini del Papa , e li Principi negligentarono la difefa d'un
Regno Cattolico; e fé diamo fede al Coeleo ciò accadette mer-
cè la Fazione Luterana che dominava il maggior numero di
quelli . Per il che il Pontefice con paterna diligenza efortò 1'
Imperatore, e li Re di Polonia , Francia , Inghilterra , e Spagna
di fovvenire li Ungheri , e quelli a non mancare a fé medefimi,
e di far ufo dei fagri arredi per difendere la Fede . Intanto So-
limano dubitò, che li Principi Criltiani lo afTalgano per configlio
del Papa, e fpontaneamente efibì la pace al Re d'Ungheria. Que-
lli perfuafo da Clemente il rigettò ed ufando le ricchezze e vi-
ta in difefa della Fede negò di macchiare il proprio nome e la
gloria di quella accettando patti abbominevoli . Il Turco rac-
colfe improvvifamente forte efercito , e lo indirizzò in danno di
lui. Il Re n'ebbe fpavento , e condotti tumultuariamente ven-
ticinque mila uomini non attefe le truppe Tranfilvane , dalle
quali potea prometterli valido ajuto , andò contro Solimano , da
cui fu refpinto , e le truppe tagliate a pezzi . Fuggi con pre-
cipitoso corfo ed abbattutofi in vicina palude miferamente perì .
La grave perdita è deferitta dal Dubravio Vefcovo di Olmu'tz
nel liò. 33. della Storia , e da Broderico . Intanto Solimano in-
foiente per la vittoria vantava di trasferirfi a Roma. Il Pon-
tefice con lagrime pubblicò 5 che avea efortato li Principi alla
pace , e fpedito molto foldo al Re per afioldare truppe. Indi
per opporfi al Turco che avea cagionato tanto danno, deliberò di ripa-
rarlo , e preferirle con certe condizioni la tregua; poi falita la
nave volea vifitare li Criftiani Principi ammonirli colle lagri.
me ed indurli alla pace. Efortò li Cardinali, che lo accompa-
gnino nel viaggio , che plachino con orazioni la irata divina
Giuftizia; e diffe, che ei offeriva la vita pella Criftianità e per eftin-
guere le fiamme di tanto incendio. Per la qual cofa decretò la
vendita delli beni , Croci , e calici per foftencre la facra guer-
ra ; e comandò ai Vefcovi di confegnare V oro e l'argento del-
le Chiefe . Le Lettere Encicliche riferite dal Rinaldi al cor-
rente anno num. 66. furono date da Roma nelli 3. di Ottobre
del 1525. , e fi rrafmilero al Vefcovo di Adria. Impofe ancora al-
li Ecclefiaftici nuove Decime affretto da dura neceffirà , ed il
protetta fcrivendo al Duca di Savoja : Effendo giontt difficili tempi
non jolo per noi ma ancora per tutù It Criftiant fuccedendo alle une altre
di*
Storia de Romani Pontefici. 23
difavventure , nuovamente per la perdita del regno d Ungheria che
una volta èva /' antemurale della Cri/ìianità , fiamo fiati cojlretti ....
Date in Roma nel giorno 8. di Ottobre del 1526.
XVI. Ma li divoti configli o perchè a poco a poco fcemò
il timore, o perchè li Colonne!! ed i Spagnuoli rinnovarono0011!1^ 10 e„
1 a r • 1 ° r>\ r peneguita li
le orfele , perirono interamente . Impervio Clemente conu-£ _• b r-
gliato dalli Re di Francia ed Inghilterra dilTe di non efl*erete-e fpèdjfce'
liuto alla oflervaiiza dello Inabilito, e negò di ritirare dal Du- Nonzj in
cato di Milano le truppe. Il perchè veggendo di mal occhio Armenia.
li vantaggi dei Colonnefì fpedì Paolo Vitelli (ottenuto da die-
cimila Soldati ad efpugnarne le Fortezze; quegli fé ne impa-
dronì depredandole, incendiandole, e diftruggendole. Poi di-
chiarolli-nimici della Chiefa , privò il Cardinale del Capello ,
e loro interdice l'ufo delle cofe fagre con ferali maledizioni.
Ma il Cardinale Pompeo quando udì depredati li fuoi Feudi
e di morti e ftragi riempiuti, pregò il Lanojo di mandare trup-
pe nel pa.'fe nimico e principiare la guerra j poi calunniò il
Papa quafi che con Simonia abbia ottenuto il Pontificato , e con
pubblico Scritto divolgato in Napoli appellò al futuro Conci-
lio. Di ciò tratta il Guicciardini nel lib.ij. ed il Giovio nel-
la Vita di eflb Cardinale Colonna ; ed accennano , che quelli
formò pubblico Strumento rapporto l'intimazione del Concilio,
e di notte il fece affiggere in Roma , e citò Clemente al Concilio
che farebbe da Cefare convocato in Spira. In tal modo li
Principi cagionarono alli affari della Cristianità gravifiìmi dan-
ni, ed invece di unire le loro forze contro l'inimico comune fé
ne fervirono per accrefcere l'uno all'altro le difavventure . Ta-
li cofe in Italia fucctdemi li Turchi ed Eretici diftruggeano la
Cattolica Religione , ed i Vangelici Predicatori nell'America
ed Indie la diffeminavano con felice avvenimento. In quefti
tempi li abitatori del Monte Libano fpedirono in Occidente
Legati pregando il Papa ed i Criftiani di ajuto , poiché op-
preflì dalla fchiavitudine dei Turchi voleano fcuoterne il ferale
giogo. Clemente fuggerì loro pij configli , ed efortò il Patriar-
ca de' Maroniti di erudirli ne' dogmi della Fede, e nell'ofiequio
della Sede Appoftolica . Inoltre fpedì Nunzj ad eflì Patriarchi
■Armeno e Maronita per confermare la fanta Unione {labilità nel
Concilio di Firenze, ed amm.)eftrarli nei facri riti. Riguardo
1 America comandò a Pietro Martire dipartire e dirgli fedelmen-
te ciò che fucccde nel Medico ; ed il zelante Sacerdote pubbli-
con-
£4 Storia de Romani "Pontefici.
conne dotto Gomentario . Fioriva colà la Criftiana Religione
Sec. XVI. per opera di quello che foggiogati que' popoli loro dicea di
effere colà fpedito da fommo Imperatore per erudirli nella Fe-
de di Crifto , che comanda l" adorazione di un folo Dio e la
d'irruzione degl' Idoli : efponea loro V inganno del Demonio
che riduce alle miferie eterne ; che Dio punifce li cattivi e
premia li buoni . Li felici fuccefli rallegrarono i 1 Pontefice , il quale
efortò con paterne ammonizioni li Vangelici Miniftri a diffon-
dere quivi la luce del Vangelo e la gloria della Croce di Ge-
fucrifto .
T ei di XVII. L'anno 2527. in cui entra la Storia, è affai più Iut-
pace tra il tuofo dello fcaduto mercè l'odio vicendevole dei Principi, de-
Papa e Ce*- predazione di Roma, e cattività del Romano Pontefice; il che
fare. COn animo dolente veniamo Icrivendo. Dunque Clemente ri-
dotto alle ftrette dalle genti di Celare e dai Colonnefi rifol-
vette per redimerfi dalle venazioni e proccurare la pace di
mandare a Carlo V. il Miniftro Generale de' Padri Minori in
qualità di Nonzio Appoftolico, e poco dopo quefti fu rifpedi-
to da Carlo , perchè ad elfo Clemente efponga il buon animo che
avea di vedere in quiete la Criftiana Repubblica : che verrà in Ita-
lia con cinque mila Soldati per ricevere dalle di lui mani la
corona dell' Imperio : e poi condurrà, le truppe contro Lutero ,
ficchè non farà duopo di Ecumenico Concilio : ftipulerà alian-
za coi Veneziani : rimetterà la caufa di Francesco Sforza ai
Giudici da elfo delegati , e trovatolo reo di lefa Maeftà farà
fpogliato del Ducato di Milano, che fi darà a Carlo Borbone*
richiamerà dall'Icalia le truppe, a condizione che il Papa ed i
Veneziani sborfino per quelle il dovuto ftipendio; reftituirà al
Re di Francia li Figliuoli , purché ei diagli la patteggiata fomma
di foldo : ed accorderà per lo ftabiiimento della pace la tregua
di otto o dieci mefi . Li Francefi non accettarono le propofi-
zioni • e giudicavano inconveniente la venuta di Cefare in Ita-
lia accompagnato da Soldati : imperciò tenendo egli in Lom-
bardia efercito e potendo facilmente dalla Germania condurne
Tnaggior numero opprimerebbe V Italia , e negavano il foldo
per la libertà de' Figliuoli del Re. Il Giberti Segretario del
Papa dicea , che Cefare pacifico calava in Italia: che il foldo
per la libertà delti Ortaggi fugli efibito, ed alle indolenze che
il Papa volea aderire a Cefare , ripigliò , che quefti in Italia avea
contratto alianza con effo prima di ftipularla col Re France-
feo :
Storia de Romani Pontefici • 25
fto : che poi non curò , e per di lui colpa le cofe felice- ^ .r-
nienre intraprefe fi riduffero alilo fiato in cui fono: l'erario Sec.XVi.
Pontificio efaufto ed il Papa indebolito di forze configliano la
pace : e Roma caderà in potere di Gefare . Ora effendo unico
mezzo di efla pace lo ftipulamento della tregua , ingiuftamente
farebbe biafimato il Pontefice nel non ricevere dure leggi ed
afpre condizioni , quando non può ottenerne migliori . Il Re
non deve offenderfene ; ma piuttofto riconefcere dal Papa il be-
neficio della pace . Li Spagnuoli che udirono le querele dei
Francefi , non furono meno infoienti ; e perchè le faccende di
Carlo cambiarono afpetto, lo efortavano di non trattare di pace
e propofero al Papa leggi indegne per la tregua . Imperciò
Giorgio Frofpero Luterano affaldato in Germania copiofo efer-
cito il conducea in Italia per depredarla fecondo il Guicciardini
nel Uà. 17. ; coftui era Vicario delle truppe Pontificie nell'efercito
dei Confederati : la Flotta di Cefare avea trafportato da Spagna
nuova gente nel Regno di Napoli : il Duca di Ferrara ne abbrac-
ciò il partito mercè il Diploma di Carlo che lo invertiva di Mo-
dena e Reggio, ed il matrimonio di Margherita fua figliuola natu-
rale con Ercole figliuolo di quello . Il Lanojo a cui Clemente
mandò il Generale de' Minori per la formola della tregua , vo«
lea da quello ftipendio pe' Soldati ed il rifarcimento dei dan-
ni cagionati ai Colonnefi . Volea ancora Odia , Parma , Pia-
cenza , e dai Firentini Livorno e Pifa per pegno della alian-
za contratta con Gefare . Non dovea però ei ciò pretendere ,
poiché non aveane verun diritto j e Clemente fotto la condotta
del Cardinale Triulzi tenea nel Regno dieci mila foldati , e
Pietro Navarro colle galere Pontificie dimorava ne' porti vi-
cini . Se non che Carlo almeno in apparenza trattò il Papa
con mitezza ; ed oltre il Miniftro Generale de' Minoriti fpedi-
gli il Feramofca con Lettere Icritte di propria mano e piene di
efpreflìoni d'amore e figliale obbedienza. Clemence (ìmilmen-
te nel fine di Dicembre del 152Ó. diedene ad effo Cefare altre
proteftando di non avere mira che al pubblico bene; e che li
pericoli deli' Ungheria lo amareggiano . Del refto nelle cofe
ìuccedute non mai] fi allontanò da lui , e fu indotto a pren-
dere le armi dai di lui Miniftri che tentarono la fchiavitù del-
la Lombardia ed oppreffione d'Italia. Dicevagli di confegnare
all' obblivione le paffate cofe , e di attendere alle pre l'enti : Ci
lagnava però , che efli Miniftri non abbiano per la Sede Ap-
Tem.X, D pò-
2 6 Storia de Romani Pontefici.
. poftolica oflequio e divozione; e ciò deduce dalli loro ragio*
Sec. XVI. ^amenti tenuti; e nel proporre leggi di pace il fanno con al-
terigia: non ancora la Romana Chiefa è abbattuta in modo che
non vegga eguale al fuo il pericolo altrui : oltrecchè chieggono
cofe che non poflbno accordarfi ; tali farebbono lo sborio d'
jmmenfo foldo , il pò (Te fio di Parma , Piacenza , ed Oftia a
titolo di pegno , ed il perdono non folo per li Colonnefi mi
lo riftabilimento ancora nelle dignità e Feudi ; è trattato non
quale Pontefice , ma a guifa di fervo che merita gaftigo : in
fomma fprezzano in modo la Dignità Pontificia che la voglio-
no diftrutta. Egli febbene potea nel paffato invadere il Regno
di Napoli e (turbare le faccende di lui , non lo efeguì ; ma
quelli lenza riguardo occuparono il dominio Ecclefiaftico , mac-
chinarono tradimenti contro la vita propria, e mofTero li Ma-
gnati della Città ad armare contro il fuo Principe ; e fé la
divina virtù e la forza delle truppe non lo aveflero protetto ,
già con danno della Sede Appoftolica e difonore di Cefare fa-
rebbe divenuto ingiufto oppreflb , e chi fi gloria d* efsere Av-
vocato della Chiefa farebbene ropprefiore. Soggiugne d' effere
coftretto a difendere la propria Perfona e dominio però è
difpofto a ricevere la pace , a rinnovare feco lui amicizia , e
riftabilire il pio configlio in vantaggio della Criftianità ,
per cui non può abbandonati li Principi aderire unicamente
ad eflb lui . Del redo entrambi dobbiamo prorrrovere piutto-
Ito il pubblico che privato bene : per il che egli meditava di
portarli in Ifpagna , ed avea fperanza , che abboccandoli fe-
co lui ed efponendo 1* uno all' altro vicendevolmente li ar-
cani fi diffiparebbono le difcordie , che '1 dividono dai Gri-
ftiani Principi. Non vorrebbe, che gli chiegga perdono , ed
entrambi pella pace d'Italia e vantaggio della Criftiana Repub-
blica molli di dolce pianto e tra (inceri baci riftabilirebbono 1*
antica amicizia. Pregalo dunque , che con amore e prudenza
tratti la tregua, a cui ei prederà ajuto quando li Miniftri di
lui efibifcano condizioni giufte : e fé ora ciò non convenga, al-
meno ei può impedire molti mali , _ed operare feco lui finché
la pace defiderata da tutti e voluta da elfo Carlo fia compiuta.
a d a- XVIII. Il Guicciardini accenna , che il Re di Francia quan»
° a . ,.1 do intefe dal Nonzio Appoftolico, che il Pontefice volea tras-
trasferirfi ferire a Barcellona ed abboccarfi con Cefare , il difluafe; ei
i» Spagna . temea , che Clemente e Cefare pacificati privatamente attenda-
no
Storia de Romani Pontefici, 27
no all'i proprj vantaggi . Il perchè fìgnificogli , che farebbe af- " ■
fai più onorevole, che il Re d'Inghilterra il quale era fuo Sec.XVI,
amiciflimo , proponga trattati di pace , e non già che ei a Gè-
fare la cerchi . Ma il Pontefice con altre Lettere efpofegli, che
deliberò di girfene in Ifpagna ; e poiché credea , che il Re
d' Inghilterra ed il Cardinale Volfeo effendo mediatori di pace
arebbono foftenuto li vantaggi di Cefare , acconfentì poi, che lì
ponga in viaggio. Francefco Vittorio ricorda , che il Papa il
viaggio ritardò certificato dal Generale de' PP. Minori , che Ce-
fare bramava la pace , al quale fi rimife . Dunque prima della
partenza trattò della tregua, e volendone a parte il Re di Fran-
cia ed i Veneziani vi fi oppofero li Miniftri di Carlo * diflero,
che non fegnando egli privatamente la pace , V Imperatore non
badarà più alla univerfale quiete della Criftiana Repubblica , e
farà ai Francefi e Veneziani più crudele guerra con difonore
della Santità fua . Ma il Papa fignificò al Viceré di Napoli, che
non potea permettere , che li Tuoi Confederati fiano efclufi dal-
la tregua ; e rapporto le Città volute in pegno ditte , che da-
rebbele al Marchefe di Mantova , due Figliuoli del quale an«
drebbono in Spagna in qualità di ortaggio . Quanto al foldo fi
compiacque di sborfarlo , a condizione che li Firentini ancora
fiano comprefi nella tregua e pace . Ma perfeverando il Viceré
nel fentimento di ricevere l'oro e le Città Pontificie , e dai
Firentini Pifa e Livorno fentì dirfi , che non imporrebbegli
leggi più fevere fé quefti forfè fuo fchiavo . Delufo imper-
ciò dall'Imperatore né potendo moderare l'alterigia ed info-
lenza dei di lui Miniftri , e dall' altra parte effendo dal Duca
de Borbone depredata la Lombardia temette qualche attentato
contro la Tofcana e Roma , ed oppofe alla gente di Carlo le
proprie truppe, finché piaccia a Dio di fufeitare in quello fenti-
menti veraci di pace . Spedì per tanto Nunzj in Inghilterra fa-
cendo mediatori di effa pace il Re ed il Cardinale Volfeo* altri
ne mandò a Cefare efponendogli che li Fedeli la defiderava-
no . Intanto V efercito del Papa mantenuto col foldo della
Francia ed Inghilterra fi accampò nel Regno di Napoli : ed il
Viceré nell' ultimo di Gennajo fu battuto preffo Frofinone For-
tezza del Lazio appartenente al dominio della Chiefa . Era ve-
nuto in Italia Renato Conte di Vaudemont fratello del Duca
di Lorena , che per diritto ereditario pretendea elfo Regno .
Quefti improvvifamente l'occupò ed intimorì li Spagnuoli . S*
D a im-
28 Storia de Romani "Pontefici.
"" '■> Trppa^rnni di Aquila , Salerno, Borgo, e Sorrento; ma ri ri-
Sec. XVI. tardo delli Francefi che doveano foftenerlo , diftruffe interamen-
te la vittoria e la fperanza di maggiori avanzamenti • di ciò il
Datario Giberti fi lagna acerbamente . In fatti poco dopo Tefer-
cito per negligenza de' Francefi e per colpa de' Miniftri Vene-
ziani e Pontificj che lentamente troppo il neceffario prepararo-
no, indebolito fu corretto di fepararfi per non venire meno di
fame ; e 1' armata navale che non fu accrefciuta, e dovea cufto-
dire le Città maritime delle quali erafi impadronita, non potè
fare progredì . Succedette ancora nella Lombardia e nella Emi-
lia , che il Ouca d' Urbino Condottiero delle genti Veneziane
e dei Confederati reprimendo 1' ardore nel combattere dei Fran-
cefi e Pontificj pretto adito al Borbone di girfene ove volea ;
contento di feguirlo lentamente quando dovea prevenirne il
cammino: e l' efercito divenne non folo inutile ai Confede-
rati , ma piuttofto ne tradì V affare , e permife al Borbone
di portarfi a Roma.
in" XIX. Il Lanojo intanto paventò di perdere il Resno e col
delli Spa- mezzo "* Celare Feramofca fece a Clemente propofizioni più
gnu ili dai e(lue e mltl » e dopo molti configli fi addattò alla tregua. E
quali è tra perchè il Papa conofcea , che il Re di Francia promettea mol-
dito. to , e poco atcendea , che li fufli.ij di quello d'Inghilterra era-
no incerti, e che li Veneziani ftentatamente fi offerivano di pa-
gare li foldati , e perchè avea il Borbone rifolco di condurre
1' Efercito a Roma , provò fommo affanno , e non potendo di-
fenderti né fapendo ioftenere le avverficà fluttuò per alcun tem-
po, ma poi nel dì 15. di Marzo (tabilì la tregua col Feramo-
fca , a condizione che egli sborferà all' efercito condotto dal Duca
Borbone fejfanta mila feudi , e fi rejlttuifcano li Luoghi vicendevol-
mente ufurpati .' Il Viceré di Napoli fi portava a Roma ed il Trtul^i
Legato %Appo(lolico al Campo Cefareo per indurre il Borbone a retro»
cedere , e non depredare il dominio Eccle/ìa/lico e la Tofcana : e li
Francefi e Veneziani potranno accettare la tregua . Non fi parlò del-
li Colonnefi permettendo al Papa il polTeflb delle Fortezze lo-
ro appartenenti. Rinvigorito Clemente credette, che il Borbone
obbedirebbe alli ordini di Cefare , e preferirle al Cardinale
Triulzi ed alli Comandanti dell' efercito di ritirarlo dal Regno.
Opero ciò facendo imprudentemente, poiché fapea, che il Bor-
bone non accettò le condizioni ; li Re di Francia ed Inghil-
terra lo aveano ammonito di non fidarfi delli Spagnuoli , e li
Ve-
Storta de Romani Pontefici . 2P
Veneziani riprovavano la tregua . Nullameno reftituì a Lanojo -
le Città, e ricirò 1' efercito con grave fuo difonore ed allegrez- SeC.XvI.
za dei Spagnuoli dal Regno. Per placare le truppe Cefaree pa-
gò il foldo ed oflervò le condizioni ftipulate : ed il Gibertì
ferine al Triulzi , che il Pontefice volea piuttofto , che dalli
nimici fiano diftrutee le proprie cofe che gli fi aferiva 1' efito
infelice della guerra . Diceagli, che Cefare promife al Papa molto , e
fé li fatti alle parole corrilpondono, potea dirfi lapace ftipulata.
Ma quelli non attele la data fede, ed il pio confìglio della pace
fvanì . Imperciò Clemente indotto da avarizia o da riftrettezza li-
cenziò le truppe, febbene non era certo, che il Borbone accettò
la tregua. Dunque quando cercò , che quefti 1' approvi, trovollo
dominato da gravi difficoltà , vi ripugnarono li Tedefchi li quali
fautori della Erefia Luterana aveano concepito odio contro il
Papa e la Romana Chiefa ; e non contenti del foldo patteggia-
to voleano la guerra . Furono dubbie per alcuni giorni le co-
fe ; ma poi il Borbone depredando Firenze non adenti alla tre-
gua , difprezzò li configli di Lanojo, che a bella pofta il vifi-
tò , e con marchie sforzate guidò 1' efercito a Roma. Per il che
con incredibile celerità non trovato per via oracolo fi prefentò
a Roma difefa da Renzio Ceres, da pochi veterani foldari , e da
molta gente collettizia . Quando ebbefi notizia , che 1' efercito
Cefareo per la porca Flaminia entrava in Città , fu comune lo
fpavento. Si leggono Lettere di alcuni della Romana Curia da-
te a Niccolò Capponi Firentino circa la metà di Gennajo , nel-
le quali fi rammentano li errori dell'umano configlio nelle guer-
re d' Italia ; che il Turco preftò opportunità alla Cafa d' Au-
lirla d'ingrandimento; che 1' efercito Cattolico raccolto contro
quello fi dettino alla devaftazione d'Italia; che li sforzi per
abbattere la potenza di Cefare per divino configlio riufeirono
inutili ; e che la tregua contratta con quello non giovò per
evitare la divina Giuftizia la quale mercè 1' efercito Tedefco volle
punire li peccati dei Romani . E cos'i appunto accadette . Il
Pontefice che tentò ogni modo di fventare la procella , non
potè impedirne il flagello.
XX. EfTenJo vicino a Roma 1' avverfario il Papa pensò al Vende a!cu«
rimedio troppo tardi; imperciò non volle all'erario efaufto ri- ni Ca!iina~
parare con mali arti, ed eforcato a vendere alquanti Capelli Car- atl ' Lc ,},'
di v i- r . ^. • i • « • • i- j- r» deinUattel"
ìnalizj nego di farlo. Chiedette per tanto ai Principali di Ko- jq s ^npe.
ma foldo e ricchezze per affaldare gente; ma quefti non obbe- j0 ^ en'efce
girono , e quindi pagarono il fio della propria avarizia e dilob- a collo di
be- gravo patto.
go 'Storia de Romani Pontefici.
bedienza. Le Vergini venute nelle mani dei Soldati ne faziaro3
Sec.XVI. no ia libidine, e perdute le foftanze altri furono fcannati , ed
altri con grave prezzo la libertà ricomprarono : e Clemente
quattro foli Capelli Gardinalizj vendette nella Congregazione delli
6. di Maggio ; febbene li Padri gli ne accordarono altri . Il
Rinaldi riduce ad altro tempo la faccenda , ed il Ciaconio ne
la trafcura. Biagio da Cefena ed il Contelorio acennano, che
Clemente creò dieci Preti e quattro Diaconi . Noi però dicia-
mo, che quattro furono li promoflì ; cioè Benedetto Accolti Fi-
rentino Vefcovo di Ravenna; Agoftino Spinola da Savona Ve-
fcovo di Perugia; Niccolò Gaddi Vefcovo di Firenze; e Mari-
no Grimani Patriarca d' Aquileja , e furono pubblicati nel Feb-
brajo del 1528. Intanto nelli 5. di Maggio il Borbone avvici-
natofi a Roma con militare inlolenza mandò Meflb al Papa di-
cente che pattava per la Città andando a Napoli . Negò il Pon-
tefice di compiacerlo; e nel fufleguente egli tentò di fcalare le
mura ; ma ferito mortalmente mori , (e diamo fede alli Guic-
cierdini , Bellaj , e Glorieri . L' efercito creò Duce Filiberto
Principe di Oranges , e l'ardore non folo fcemò , crebbe piur-
tofto , ed avendo combattuto con grande animo debellò le
truppe Pontificie , e s' impadronì dei Sobborghi . Periro-
no di quefte quattro mila fecondo il Guicciardini , il Giovio
ne accenna periti fette mila . li Pontefice ciò accaduto fi ri-
tirò in Cartello di Sant'Angelo accompagnato da tredeci Car-
dinali . Si tenne torto trattato fé dovea fuggirfene ; il che
non farebbe ftato malagevole , poiché li ni mici entrarono in
Città nella fera : ma avvifato da Berardo Padovano che volea-
no la pace, infelicemente abbandonò il penfiero della fuga. In
tal modo non avente l'ajuto dei Veneziani e Francefi poco pri-
ma non curati fi fidò delli Spagnuoli , e tradito vide colli oc-
chi proprj depredata la Città . In ogni luogo erano li Nobili
fcannati; le Vergini, Matrone, e Monache divennero oggetto del-
la libidine; le Cafe dei Cardinali , Principi , ed Arnbafciatori
lì fpogliarono ; le fagre Reliquie fi dierono alle fiamme ; V Eu-
cariftia fi calpeftò; ed ogni genere di fcelleraggine rendette la
difavventura oltremodo lamentevole . La preda fecondo alcuni
pervenne alla fomma di venti millioni di feudi d' oro ; che
crebbe poi molto per lo sborfo fatto a titolo di libertà . Il mag-
gior danno fu il devartamento della Biblioreca del Vaticano, la
dilacerazione dei Libri, e l'incendio delli Editti Pontifici; il che
con mai bartevolmente farà compianto dai Letterati . A tutto-
ciò
Storia de Romani Pontefici. 31
ciò fi unì T infamia dei Vefcovi e Cardinali dai Soldati e Lu- Vvt
terani porti fopra vili fomieri e condotti per Roma con grave c* V*#
onta e fcorno ; ed alcuni maltrattati perderono nelle contume-
lie la vita . Né meno acerbamente furono trattati li Cardinali
e Vefcovi Tedefchi e Spagnuoli , febbene mercè il driti» della
Nazione fi riputavano ficuri , poiché gl'Italiani dominati dalla
avarizia e libidine contro etti il proprio fdegno armarono . In-
tanto Filiberto Comandante dell' efercito attediò il Gattello di
Sant'Angelo ed era attento, che non vi s'introduca vettovaglia
per coftrignere il Papa ad arrenderli, il quale facilmente farebbe fla-
to liberato , fé ei aveffe voluto. Softenne imperciò per alcuni
giorno l' attedio, fperanzito che li Confederati gli recarebbero
ajuco. Ma il Duca d'Urbino febbene poteva fovvenirlo , a che
li Veneziani e Francefi erano difporti,con fraudolente tergiver-
fazione perdertene la occafione . Dunque Clemente privo di fpe-
ranza nel li 6. di Giugno fé crediamo al Guicciardini, confegnò
il Cartello alli Avverfarj, e riacquiftò a cotto di duriffime condi-
zioni la libertà e la vita. Intanto dovette confegnare il Cartel-
lo, Oftia , Civita Vecchia, Piperno , Piacenza, Parma, e Mo-
dena al Comandante Cefareo, che ne conferverà il pofleflb fin-
ché gli piacerà, e sborfarà 50. mila feudi d'oro ; e per li tre-
dici Cardinali prigionieri fomma proporzionata contribuirà. Si portò
a Napoli ovvero Gaeta, attendendo Cefare il quale rifolverà di ef-
fo . Per ficurezza di ciò die al Comandante Cefareo alcuni O-
ftaggi , e rimite li Colonnefi nel primiero grado e dignità. Sta-
bilito ciò Ahcornio Spagnuolo ( querti è lo fletto a cui in Ifpa-
gna Carlo V. raccomandò la cuftodia di Francefco I. ) entrò
in Cartello, cuttodì il Papa fei mefi, né offervò con abbominevo-
le lieenza quello che era ftato patteggiato. Imperciò con eguale
durezza trattò il Papa come con un Capo di Ladroni fatto arebbe.
E certamente l'inimico della Religione farebbefi vergognato di
maltrattarlo in tal modo , e fé crediamo a Fabrizio Cornaro
nella Lettera ricordata dal Bzovio , il Turco fi meravigliò del
fatto indegno e del Papa villaneggiato nella fua Sede.
XXI. La prigionìa di Clemente riempi di trittezza ed afFan- Ce fare ne
no li Principi Cattolici . Per il che il Re d'Inghilterra nelli ordina la li-
dieci di Luglio diede Lettera al Cardinale Cibo deplorando li berta .
maltrattamenti fatti ad etto Papa. Diceva, che dopo la depreda-
zione della Città e le ingiurie del Vicario di Crifto attendea
la rovina del Santuario- poiché ridotto in vile ferviti] il Som-
mo Sacerdote venivane di confeguenza la conculcazione delle
Re-
2 2 Storia de Romani Pontefici .
— — — Reliquie e la profanazione dei Sagramenti e del Corpo e Sari-
Sec.aVL gue di Crifto : e difie, che in vigore del titolo di Difenfore
della Chiefa arebbe operato per la di lui libertà e per la quie-
te del Santo Gregge ciò che verrebbegli fuggerito . Efpofe in-
oltre, che avea fpedito al Re di Francia Tomafo Cardinale dì
Yorck feco lui trattando della maniera di rifarcire il decoro di
Clemente : ed il pregò di convocare li Padri e fuggerirgli 1' op-
portuno . Dunque con fommo ftudio li Monarchi Francefe ed
Jnglefe trattarono della libertà di Clemente , e li Cardinali ri-
folverono di liberarlo dalle mani dei Cefariani e rimetterlo in
libertà. Quelli intanto configliarono efli Monarchi di non man-
care alla azione a cui erano eccitati dai loro Maggiori dai qua-
li ereditarono il titolo di Cri/ìianifftmo , o fi meritarono quello
di Difenfore della Fede. Per il che il Monarca Inglde nel dì
l8. di Agofto unì le fue genti a quelle del Francefe, e fotto
la condotta di Odetto Laucrech le fpedì in Italia. Carlo quand'
ebbe notizia della prigionia del Papa , moftrò fommo affanno,
e fofpendette l'allegrezza che era in Corte pel nafeimento del
fuo Figliuolo; pure polliamo dire, che n'abbia avuto conten-
to dilazionando di porlo in libertà. Ma conofeendo poi che l'
azione era difonorata , per non irritarli contro il Re d' Inghil-
terra con cui era unito in depreflìone di quello di Francia , e
perchè li Prelati di Spagna riprovavano il fatto, moderò il rigo-
re e promofiene la libertà . Per la qual cofa diede Lettere Cir-
colari ai Principi condannando l'accaduto ed acculandone il Pa-
pa , di cui fi lagnò, che col prendere le armi lo avea corretto
a difendere colla forza li fuoi Stati d' Italia : e febbene in no-
me fuo Ugone di Moncada ftipulò la tregua, ei nullameno con-
tro ogni diritto la violò. Dolevafi ancora, che Clemente occu-
pò buona porzione del Regno di Napoli . Dunque effendo de-
fraudata la fede dovette in difefa propria fpedire in Italia efercito;
quefto però fenza fuo ordine affali Roma, e non curando il divie-
to dei Capitani fé ne impadronì e la depredò . Il che riputa-
va ordinazione di Dio, che volle prendere vendetta delle ingiu-
rie fatte alla propria Perfona . Ne fentiva però dolore , e vor-
rebbe piuttofto eflere vinto che vederfi in tale maniera vinci-
tore . Per tanto dicea , che alla difavventura adattava acconcio
rimedio, e promettea di adoprare le fue armi contro li Eretici
e nimici della Religione. Le Lettere furono date da Vagliado-
lid nel dì 2. di Agofto . Con proliffa Apologia poi difendette il
fat-
Storia de Romani Pontefici. 33
fatto non parlò della libertà dei Papa per acquifere tempo . <*
Rifondea la caufa del male nelle azioni di eflo Papa, che non Sec.XVI.
avea armato contro li Spagnoli , ma contro li Colonnefi che
difertarono il fuo dominio e depredarono fagrilegamente la Ba-
filica di San Pietro. Patta però fotto filenzio , che Clemente fu
coftretto dalla imporrunità dei Spagnuoli ad occupare il Regno
di Napoli , poiché il Viceré Lanojo condotto V efercito non
molto lungi da Roma volea da quella fcacciarnelo con violen-
za , e nemmeno rammenta le irruzioni comunicate al Feramo-
fca che chiedettegli la pace, né la probità di Clemente che nella
vittoria arreftò la propria gente ad onta dei Confederati, li qua-
li il difapprovarono quanto reftituì alli Spagnuoli ridotti in
anguftia le Città . Scusò bensì la fede violata indegnamente dai
fuoi Miniftri, accufando il Pontefice quale refrattore della {labi-
lità pace ; ma pure fé quefti non foffe ftato ingannato, arebbe fa-
cilmente colle proprie e colle genti dei Confederati trionfato
delli Spagnuoli. Intanto l' efercito di Cefare veniva meno di
pefte ; ed il Principe Filiberto che ne avea il comando, fi por-
tò a Siena fotto pretefto di fedarvi li tumulti • ma realmente
per evitare la fevizie del male . Dunque Cefare poiché li Fran-
cefi calarono in Italia , ed il Re d' Inghilterra favorivane il di-
fegno , fpedì altra volta a Roma con titolo di Ambafciadore il
Generale de' PP. Minori , e col mezzo di Verio Miliacenfe or-
dinò al Principe Filiberto e ad Ugone di Moncada di porre in
libertà il Papa . Sfotzatamente ciò efeguì per offervazione dello
Spondano j poiché le condizioni erano sì ambigue, che poreano
edere da quelli inteie in diverfo fenfo * ficchè non perdano la
opportunità dello ftabilimento della Monarchia. Quindi teftifica
Paolo Giovio , che Celare mofTb da religione ovvero da infa-
mia che al di lui nome rilultava , comandò ai Capitani di por-
lo in libertà e di venerarne la Sagrofanta Dignità , purché
egli dia lo ftipendio delle truppe. Raccomandava loro di otte-
nere Omaggi , affinché il Papa ricordevole delle iofferte ingiurie
ridotto in libertà non patteggi altra volra colli proprj Avverfa*
rj : ma Cefare ciò prefcrivendo operò ingiuftaroente • poiché
avendo indotto il Pontefice alla pace con promeffa di vol-
gere le armi contro li Luterani e Turco , e fotto pretefto
di pace opprefTo dovea rimetterlo fenza rifcatto e reftituirgli
V ufurpato . Ma pure nel riprovare l'azione de' fuoi volea da
quella raccorre frutto, e coflrignere il Padre della Crifìianità a
7*003. X. E sbor.
24 Storta de Romani Pontefici.
* sborfare foldo per la propria libertà, come fé ei foflc ftato pru
Sec. XVI. . gioniero di giufta guerra . Qltrecchè riufciva al Papa fomma-
mente difficile eflendo cuftodito di raccorre foldo , e perchè non
appariva ragione onde aggravare li Sudditi , non arebbe trovato
fede preflb li creditori , né potrebbe coltrignere quelli a (ovve*
nirlo . La cofa però arrivò a fegno, che dovette dare in ortag-
gio certi Arcivefcovi fuoi famigliari, e promettere il foldo pre.
tefo ingi ultamente dai Tedefchi r li quali pofero in ferri quelli e
li maltrattarono con crudezza j poco dopo li conduffero al Campo
di Flora ove erano eretti patiboli y e li minacciarono diappender-
veli . Ma li miferi furono non fenza prodigio dalla divina po-
tenza difefi . Il principale di quefti fu Gianmaria Arcivefcovo Si-
pontino che eletto a Papa fi appellò Giulio III. Tutti però non mol-
to dopo eflendo li cuftodi per crapola e vino affannati fuggirono.
LiCefaria- XXIf. Giunti in Italia li Francefì li affari dell'Imperatore de-
S'ip 0n-° caderono . Imperciò quelli s'impadronirono di Aleffandria ; Genova
«orofe e r * n€ abbandonò il partito* Pavia fu faccheggiata : Parma , Pia-
dizioni che ccnza » e Bologna fpontaneamente li accettarono; il Duca di
fono accet- Ferrara ed il Marchefe di Mantova ne abbracciarono le parti
tate . attenti d' invadere Napoli e fcaccìare da Roma li Cefariani . Il
Guicciardini nel lib. 18. fcrive , che il Lauftrech nelli 18. d'
Ottobre pafsò il Pò; ma mentre attendea l'unione del li Sviz-
zeri e l'armata navale neceffaria per l' imprefa , o perchè non
averle forze per opporfi ai Cefariani , o perchè il fuo Re co-
rnandogli di operare con lentezza , poiché trattava con Carlo
V. della libertà dei proprj Figliuoli , non molto fi fegnalò . E
Clemente non potendo più (offrire le miferie della prigionìa e
timorofo della pestilenza da cui perirono alcuni fuoi Famigliar*,
approvò le pretenfioni dei Cefariani. Intanto li Soldati che non
riceverono lo ftipendio , non più attendeano al comando dei
Capitani ed imponeano al Papa nuovi aggravj ; ed ei per al-
ferzione del Guicciardini sforzatamente accettò dt non opporfi
alli avanzamenti di Gefare nel Regno di Napoli e Djcato di
Milano, di concedergli il foldo raccolto nelle Spagne a titolo
di fagra guerra e le Decime delli Ecclefiafiici , di oonfegnargtì
Oftia ,. Civita Vecchia, Tiferno y e Forlì , li proprj nipoti Alef-
fandro ed Ippolito dimoranti in Parma Scacciati da Firenze , -e
tre Cardinali ■ e di sborfare ai Tedefchi fettanrafette mila feudi,
e trenracinoue mila alli Spagnuoli . Così in breve tempo il Papa
sborsò trecencinquanta mila feudi che poco fi prezzarono dal
li.
Storia de Romani Pontefici. 35
iicenziofo efercito Cefareo . Con tutto quefto non fi vide in li- ■ »yj-
berta, e la faccenda dilungavafi a genio dei Miniftri, che arrab.
biati pel felice fucceffo delle armi Francefi in Italia nuove e più cru-
deli aggravj gl'imponevano , e negavano dipartire da Roma le
non aveano il preteio foldo. Non potea il Papa darlo ridotto quafi
a mendicità, e ricevendo afsai gravola la prigionìa dilungata a
fette mefi approvò turpe commercio , e concedette loro di alie-
nare li beni Ecciefiaftici nel Regno di Napoli e vendere al-
tri Capelli Cardinalizj , e mercè li occulti e fantiftimi giudicj
di Dio li beni della Chiefa divennero preda della rapacità Lu-
terana, che formava il numero maggiore dell' efercito di Cefare .
Li Storici fono difeordi rapporto il tempo della promozione ed
il numero de' promofli . Il Giovio , lo Spondano , ed il Palaz-
zi vogliono creati da Clemente fei Cardinali che collo sborfo
di certo foldo furono aferitti al Collegio facro : elfo Giovio
però accenna tre foli alla Porpora giunti collo sborfo. Li Rinaldi
e Spondano non rammentane il giorno né il mefe della promo-
zione: ed il Panvini li vuole condecorati nelli 3. di Marzo y
in cui Clemente creonne 14.; erra però enormemente. L' Ol-
doini ed il Contelorio che diligentemente oftervarono li Monu-
menti Vaticani , fcrivono la promozione di cui favelliamo, fuc-
ceduta nelli 21. di Novembre del 1527.; e noi voloncieri ap-
proviamo la loro opinione. Li promofli furono Antonio Sanie-
verini Napolitano; quefti era flato da Leone X. nominato lot-
to certe condizioni che non adempiute rimafe nello flato di
privata convenzione. Clemente approvò le Lettere di Leone
e nelli ip. di Febbrajo del 1528. il pubblicò : Vicenzo Cara-
fa Napolitano ed Arcivescovo di Napoli: Matteo Palmeri Na-
politano Arcivelcovo di Matera e Cirenza : Antonio dal Prato
Francefe Cancelliere di Francia Arcivelcovo di Sens : Enrico
di Cardona Spagnuolo Arcivefcovo di Monte-Reale : Gerola-
mo Grimaldi Genovefe Vefcovo di Venafro : Pirro Gonzaga
Velcovo di Modena. Alcuni annoverano anco Sigifmondo Pap-
pacoda Napolitano Vefcovo di Tropea* ma il Ciaoonio non ne
fa menzione; e l'Ugheili dice , che ei diretto da umiltà non ac-
confentì ; ed adduce la fcrizione del di lui fepolcro : Cafar Et*,
genius qui nuper de Ecdefits Neapohtanìs Hijìoriam faipfit , in de-
ftripttone Ecclefìa S.Joannis de Pappacaudis fubjettum Epitapbium ad
Stgtfmundt Tropejen/ìum Prafulis monumentum appofitum fuiffe nanat;
in quo babetut Sigifmundum a Clemente VII. Ponti/ice Maximo in
E 2 Or-
g 6 Storia de Romani Pontefici .
- - - Cardinalium numerum cooptatum mcluijfe in Patria Epifcopum vivere,
' . quam Vaticana purpura decoravi. M<i i'OIdoini che come dicemmo,
con attenzione ofTervò li Monumenti Vaticani , accerta di non avere
letto parola della promozione di Sigifmondo ; per il che l'Ughelli
non può giuridicamente dire, che egli non aderì al favore di
Clemente. E' degno però di. compatimento , poiché lo afferì
colla autorità dell' Epitafio incito nel fepolcro di etto Sigifmondo,
che tale fu : D. O. M. Sigifmundo Pappacaudte F ranci [et FiJio vi-
ro optimo & juris confulto ; qui cun in ccetum Cardinalium a Cle-
mente VII. afctttts futffet , maluit in patria Epifcopus vivere
Sotto abi- XXin. Confumati Der tanto li ornamenti ' delle Chiefe per
to mentito r ,» ■ .• , ;,• ^ f i ,, • f ,• n r
f e . j, taziare I ingordigia del li Celarei dovette 1 infelice rapa con-
mani dei fer're alcuni Capelli come dicemmo con sborfo di foldo, né ot-
Celariani. tenne con quefto la libertà. Per il che li Spagnuoli nelli no-
ve di Dicembre rifolverono di condurlo in Luogo ficuro , non
efeguirono però il penfiero per la morte del Lan jo . Vide il
Papa in peggior condizione il proprio intereflfe , poiché il Moti.
cada che ne foftenea le veci, era fuo capitale nimico. Dubiiò
di efTere trattenuto • di notte fotto abito mentito di Merca-
tante ufcì dalla Città , e coli' ajuto di Ludovico Gonzaga che
10 attendea , follecitamente fi portò a Mante Fiafcone indi a
Civita Vecchia e finalmente ad Orvieto relpirando aria giocon-
da dopo fette mefi di travagliofa prigionìa , in cui non rade
volte fi vide in pericolo di vita per afferzione del Giovio nel
lib. 25., che lo accenna fovvenuro dalla attenzione dei Cardina-
li Morono e Colonna , ai quali fatto avea liberali promette.
11 Guicciardini nel lib. 18. aggiugne , che di notte giunfe a
Civita Vecchia folo ed inerme. Scrifle torto al Lautrech Con-
dottiero del li Francefi ed Inglefi desinati in fuo ajuto , e rin-
graziollo per l'operato rapporto la fua libertà. Le Lettere fu-
rono date nella no/ira Civita Vecchia fotto il dì [4. dt Dicembre del
1527.; in cui ne fcrifle altre alli Re di Francia e d* Inghil-
terra, e li ringrazia della cura della fua falvezza . Si feufa con
efn dei patti contratti coi Cefariani indotto da neceflirà. A
quello di Francia promise di adoprarfi per la libertà dei fuoi
Figliuoli. Tale fu il fine delle difav venture e guerre di Cle-
mente Papa VII. coli' Imperatore Carlo V. : ne trattano ti
Guicciardini, Giovio, e Pallavicini nel lib. il. della Storia del
Concilio di Trento.
XXIV. Per non omettere cofa che appartiene alla Storia
del-
Storia de Romani Pontefici. 37
delle difavventure di Clemente Vii. ofierviamo col Vettorelli ,
che nella prig onìa fono le Idi di Luglio pubblicò grave San- "Blc»*»i.
zioiie rapporto la elezione del Papa . Di quefta il folo Sponda- Coftituzio-
no fa parola . Abbiamo altra Coftituzione pubblicata quando ne rapporto
Clemente rifolvetre di vifitare Cario V. ed il Re di Francia. la elezione
Con quefta prelcrive la elezione del Papa in Roma, fé accada, del Papa ;
che ei nel viaggio (occomba , e rinnovò li Decreti di Aleflan- ^ C1jea ue
dro III. Gregorio X. emanati nel Sinodo di Lion , e di Cle-
mente V. in quello di Vienna; e li avvalorò ed approvò nelli
6. di Ottobre del 1520. e ne' 3. di Settembre del 1533- Dicea
così : ,, Effendo già tre me/ì che noi viviamo cujìoditi dai Capitani
„ dell eferctto di Carlo Re dey Romani e delle Spegne non fen^a pe~
,, vicolo della no/ira vita , e principalmente per cagione della pe/ìì*
„ len^a che non folo nella Città infieri fee crudelmente , ma ancora pe~
, , netrò nella no/ira abitazione levando di vita • alcuni noflri Fami*
>i gì tari > Per la qual co fa volendo noi prevenire gC impedimenti che
,, per ventura proverrebbero dalla nojìra morte vacando la Sede %Ap»
,, poflolica y ed impedirebbono ai Cardinali di eleggere il Papa , decre-
„ tiamo , che vacando la Sede *Appoflolica emendo noi in Cajìello Sant*
»» angelo 0 in ifcbtavitudine li Cardinali convengano in Bologna ,
„ ovvero Perugia , ovvero xAncona , ove fecondo li Decreti eleggano
,, effo Pontefice : purché le anzidette Città non fìano ribelli della Cbiem
>» fa nè fottopofte air Interdetto ; nel cafo colf ordine fuddetto conver-
sa vanno in Firenze , Torino , ovvero in Mantova , purché quefte an-
,, cora non fìano punite colle Cenfure della Cbiefa ; ciò effendo li Car-
si dinalt dimoranti in Italia 0 il maggior numero di effi potranno ra-
„ dunarfi tn Luogo di effa Italia fecondo che piacerà loro . Quivi nel-
,, lo ftabilito tempo eleggeranno il Papa . Se il Papa muore fuori d'Italia ,
,, /* Cardinali converranno in Roma per eleggere il Succefjore , purché la
>» fteUa R°w>a non fi a fog getta alle Eccle/ìafìicbe Cenfure; in tal cafo con-
fi venuti in alcuna Città dfltaìia eleggeranno il Vicario di Criflo . Data in
,, Roma nel Caflello di Sant'angelo [otto le Idi di Luglio del I 527. ,, .
Il Cardinale Armellini Tamerlengo della Chiefa Romana pubbli-
colla; e fìamo meravigliati , che non fìa fiata avve?tita dalli
Storici, lì quali di Clemente VII. trattarono. Non omettiamo
ancora di dire, che effo Papa effendo prgioniero nelli 7. di Di-
cembre creò Cardinale Franrefco Guigmoni detto delM Angeli
Spagnuolo figliuolo del Conte di Luna Generale dell'Ordine di
S. Franaefco e Confeffore di Carlo V. , di cui più vo're direm-
mo. Il Ciaconio doco amatore della verità con groffo abbaglio
it
3 8 Storia de Romani Pontefici .
-- • il vuole creato nella prima promozione ; ma il di lui parere è
c riprovato dalli Storici. Il Giovio nella Vita di Clemente VU.
dice, che Francefco fu autore della libertà di quello , e con
faviezza ricordando a Cefare la mala azione dei proprj Mini-
ftri lo indufle a prefcriverne la libertà; e per ventura fenza la
follecitudine di lui il comando di Cefare non farebbefi obbedi-
to. Per il che Clemente confapevole di quefto lo afcrifle al
Sacro Senato. Il Vadingo nelli Annali de' Minori il dice promof-
fo nel Giugno del 1528. dimorante il Papa in Viterbo; giacché
fotto il dì 7. di Dicembre del 1627. quelli vivea riftretto in Ca-
mello Sant'Angelo, e Francefco in Spagna operavane la libertà.
Si leggono certe Lettere dirette al Papa nelle Calende di Mag-
gio del 1 52.8. , nelle quali effo Francefco (i denomina Generale del-
l' Ordine . Aroldo riprova chi vuole creato effo Francefco nelli
7. di Dicembre del 1527. e la di lui promozione afiegna pub-
blicata in Viterbo nel 1528. Certamente li argomenti del Va-
dingo a noi fembrano giuridici , e non abbiamo ardire di con-
tradirvi. Dall'altra parte l'Oldoini colla autorità de' Monumen-
ti Vaticani il dice prò modo nel dì 7. di Dicembre del 1527.
e che nel 152.9- nelli dieci di Gennajo ricevette il Capello.
Checché fiato di ciò , è certo , che Carlo V. aggradì tutto
quefto, ed efpofe a Clemente il contento che n'ebbe. Nelli 20.
di eflb Mefe creò Prete Cardinale Francefco Cornaro Venezia-
no , e pubblicollo nel Febbrajo del 1528.; ciò raccogliamo dal
Diploma di Clemente e dai Monumenti del Vaticano rammen-
tati .
Non ven- XXV. Il Papa rimetto in libertà dai Re di Francia ed In-
dica li torti ghilterra fu configliato alla vendetta delle gravi offefe operate
vr^v'uri Hill ^^ ^^ ^"^ ■ ■ •
* o j-\ contro la Sede Appoftolica ; ed il Lautrech fé crediamo al Guic-
fuarifpofta'- giardini nel lib. 18. dettino Miniftri al Pontefice per quefto ef-
e beatifica fette Ma egli che volea dare efempio di Criftiana pietà , rr-
Giacinto. fpondette , che oppreffo dalle parlate difavventure e privo di
foldo non potea efporfi a nuovi pericoli ed aggravj . Il Rinal-
di recita le Piftole del Papa date a quefto da Orvieto nelli 22.
di Dicembre deli1 anno quinto del noflro Pontificato. Ricordagli, che
non può aderire alla meditata vendetta, poiché l'erefia Lutera-
na che dilatavafi , e l'infelice fiato del dominio della Ghiefa lo
induceano a penlare diverfamente . In fatti era miferabile la
condizione della Romana Curia: nella prigionìa del Papa 'il Du-
ca di Ferrara favorito dal Re di Francia ufurpò Modena e Re-
gio
Storia de Romani Pontefici. 39
gio; li Veneziani (otto j>retefto di difefa s'impadronirono di — - -?
Ravenna e di Cervia; il* Duca di Urbino confegnò ai Baglio. Sec«xvL
ni Perugia ; li Peppoli affettavano il dominio di Bologna* Sciar-
la Colonna poflcdea Camerino ; li Spagnuoli ufurparono Oftia ,
Civita Vecchia, Viterbo, ed altre Fortezze; ed i Tedefchi oc-
cupavano Narni e Terni . La guerra di Carlo V. e Francefco
I. era crudele, e quefti in Italia era troppo infelice. Li Ere-
tici infoienti non la perdonavano ai Sagramenti , e vennero irt
tanca fagrilega audacia di riconofcere Crifto quale Profeta ali*
ulo dei Maometani . E Cefare diflìmulandone le fceleraggini
con li raffrenò e voltò le fue forze in depreflione della Chie-
fa e dei Cattolici Principi . Tale era lo fiato del Cattolico
Mondo circa il fine del 1527» in cui Clemente fu (limolato
dai Re di Francia ed Inghilterra ad unirli {'eco loro in danno
di quello. Quefti fopportò a motivo di Religione li diflurbi e
prò m offe con lollecitudine li vantaggi di quella. Diamo fine alla
Storia del prefente anno colla Beatificazione di Giacinto Polacco
ed Alunno dell' Ordine de' Predicatori , che confofenne rito
Clemente VII. celebrò. Nacque egli nella D:oce(ì di Breslavia ;
fu afcritto al li Canonici di Cracovia , ed in Roma accolto da
San Domenico nel proprio Iftituro : morì in Cracovia dopo
quarantanni di religiofa convertazione nelli 15. di Agofto del
1257. Apparve illuftre per li prodigj e fantità; e Clemente lo
annumerò al li Beati col Diploma dato in Roma preffo San Pietro
fatto /' anello del Pefcatore nel giorno undici di Febbrajo del 1527.
Da quello raccogliamo , che il Papa afcoltò le fuppliche del
Vefcovo di Paleftrina Cardinale del titolo de'Santi Quattro Co-
ronati Protettore del Regno di Polonia e del Re Sigifmondo ,
e concedette all'Ordine Domenicano ed alli Ecclefiaflict del Re-
gno di celebrarne con Officio e MeiTa l'annua rimembranza; e
la di lui Canonizzazione religiofamente celebrò Fapa Clemente
Vili, nel 1594. fotto il dì 17. di Aprile.
XXVI. Nel 1528. in cui entra la Storia Carlo V. ed il £' indotto
Re di Francia trattarono di pace che non ebbe effetto» Svanì da Cefare
la fperanza che fé nr era concepito ; ed i Principi ripiglia- alla pace .
rono la guerra con maggior calore. Intanto li Re Confederati
tentarono altra volta di condurre nel loro partito il Papa efor-
tandolo a vendicare li torti fatti alla Appoftolica Sede. Del
rcfto febbene 1' efercito del Lautrech con felice fucceflb perven-
ne nel Regno di Napoli » ad ogni modo il Papa non rimafe
dal-
40 Storia de Romani Pontefici.
-. i dalla felice force allucinato , né favorì verun partito per non
Sec.XVI. • fefa anfa alla Erefia Luterana di dilatarti" e per liberamente
trattare la pace. Per tanto dopolaPiftola diretta a que'Principi
lignificò alli Ambafciatori Francefe ed Inglefe , che volea adem-
pire all'officio di Padre comune né fraftornare le fperanze di
pace, di cui veniva aflicurato dal Guigmoni per parte di Ce-
fare : per il che volea mandare in Spagna il Vefcovo di Pi-
ftoja per conofcere fé daddovero l* animo di quello fia alla pa-
ce propenfo : fé Cefare vi ripugna , unirà le poche fue forze a
quelle di eflì Monarchi, a condizione che non facciano pace con
Cefare fenza il configlio della Sede Appoftolica. Volea prima
di aderire al loro partito , che li Veneziani reftituifcano alla
Chiefa Ravenna e Cervia ed il Duca di Ferrara Modena , e
Reggio ; al Regno di Napoli venuto in loro potere daranno
Principe a fua difpofizione, ed in vigor della Formola di Leo-
ne X. confegneranno alla Chiefa ciò che le appartiene m e prov-
vederanno opportunamente alli affari di Tofcana e Lombardia.
Di tutto quefto il Sanga Segretario di Clemente diede prolifla
Lettera al Gambara Nunzio Appoftolico in Inghilterra, perchè
eforti Enrico di non ricevere in mala parte la rifoluzione del
Papa , che dovea in tal modo nelle circoftanze prefetti rego-
larfi . E le Piftole date al Cardinale Salviati Legato in Francia
rammentano, che il Re eflfendo felici le fue armi rapporto il
Regno di Napoli trattò col Papa di darlo al Duca di Angou-
leme fuo terzogenito, col pano che quefti fi mariti colla fua
Nipote : in tal modo uniti potrebbono ftipulare alianza offenfi-
va e difenfiva , e fpogliare Carlo V. della Dignità Imperiale.
Ma Clemente febbene Cefare non avea reftituito Oftia, e Civi-
ta Vecchia né lafciati in libertà li Cardinali, non aderì al Re,
né intricofiì neHi affari di guerra , fé l'efercito Cefareo non fia
fcacciato dal Regno, e Ravenna e Cervia ritornate in domìnio
della Chiefa. Pativa, che il Duca di Ferrara il quale ufurpò Mo-
dena e Reggio, fia protetto dal Re di Francia. Rapporto la de.
pofizione di Cefare diffe , che febbene niuna Imperatore depo-
rto perdecreto del Romano Pontefice avea imprigionato il Vicario
di Crifto, e febbene non mai tante Erefie inforfero in danno della
Chiefa come fi videro in tempo del fuo governo , nullameno le
circoftanze dei tempi perfuadevano , che ei facendo ufo del di-
ritto e deponendo Carlo la Germania difertarebbe dalla Chiefa
di Dio , e riputarebbefi ciò fatto per ef al tare ali* Impero il Re
di
Storta de Romani Pontefici, 41
dì Francia, e dilatarebbefi l'Erefia di Lutero. Dunque dov'cafi
trattare di pace e permettergli l'adempimento dei doveri di Pa- Sec. XVf.
dre comune. Intanto Carlo che temea di perdere il Regno di Na-
poli occupato dalle truppe della Francia , conobbe , che giova-
vagli l'amicizia del Papa, e cominciò a trattare feco lui con
dolcezza, rinnovò l'antica alianza, e promife di redimirgli Oftia
e Civita Vecchia , e di porre in libertà li Cardinali ; ne'primi
di Ottobre il Cardinale Guigmoni ordinò Tefecuzione di tutto
quefto • eCefare lo aflìcurò di correggere li difordini dell'Eferci-
to * ciò apprendiamo dalle Piftole date al Cardinale Salviati .
Comandò quindi al Principe di Oranges di promovere ogni
vantaggio del Papa, di fovvenire Roma venuta in anguftia ed
cfortare quello a trasferirfi nella Appoftolica Sede. Finalmente
promettea di reftituire alli Medici il dominio di Firenze, e d'in-
durre li Veneziani e Duca di Ferrara alla refìituzione delle Cit-
tà della Chiefa. Le promefie di Cefare fé diamo fede al Guic-
ciardini nel itb.ig. commoflero Clemente; e perchè le armi
di quello battuti li Francefi riacqui ftarono il Regno di' Napoli,
feordate le pallate difavventure rifolvette di aderire aderto e
di promovere con follecitudine la pace . Intanto eflendo il Re di
Francia perduto nelle voluttà, e quello d'Inghilterra attento allo
fcioglimento del matrimonio, Carlo V. operava con maggior fa-
viezza le cofe lue, e combattea felicemente colli avverfarj; talché
il Regno di Napoli fi dichiarò in favore di lui e fi diede lot-
to il di lui dominio. Tentarono in vero li Francefi di fofte-
nerfi in elfo Regno e ridurlo nuovamente in foggezione ; ma
furono corretti ad abbandonare l'imprefa; e trasferendofi ad
Averfa s'abbatterono nei Cefarei che li diftruflero . Li affari
della Lombardia ebbero diverfe vicende fecondo le truppe che
di Germania e Francia vi giugneano per difendere li diritti
de' refpettivi Principi. In quefte calamità li Eretici dilatavano
la forza e li errori in Germania ed in altri Regni . Delle
difavventure prefenti abbiamo varie Lettere tra le fcritte ai
Principi , e ne fa menzione il Coeleo nelli Atti di Lutero.
Il Papa per arredare li progrefli Luterani e fovvenire la Cri-
ftiana Repubblica fi accinfe a trattare di pace coli' Imperatore
e Re di Francia , ed in tale faccenda ogni cura adoprò . Scrif-
fe imperciò a Carlo da Viterbo fotto il dì 12. di Settembre
dell'anno 1528.; e fcrifle ancora al Cardinale Salviati Legato
Appoftolico in Francia prefcrivendogli di ottenere dal Re Fran-
Tom.X F eia
42 Storia de Romani Pontefici.
. cefco l'aflenfo per la pace; e nell'anno fufleguente riconciliò
Sec.XVI. efli Principi in Cambrai . Infanto il Papa partito da Viterbo
fi portò a Roma , e vi giunfe nelli 6. di Ottobre indotto dal-
le importune preghiere di Celare . Li Romani al vederlo pian-
fero ; ma poi fi rallegrarono. Siaci lecito di recitare la Pitto,
la di Clemente data a Carlo V. nel i 24. di Ottobre del 1528.:
iW affidati nella miferìcordia delC Onnipotente Dio ed ajffijìiti dalla
tua vinù e pietà ritornammo a Roma , ed abbiamo avuto avvilo ,
che il tuo eferato dimorante in Nipoti diede fegni di allegrerà pel
nojìro arrivo ' [periamo , che niente più di giocondo proverrà alla Mae-
fià tua dai frutti della vittoria quinto che il Mondo intenda , che
la navicella di S- Pietro agitata finora da tempejlofi flutti di diverfe
vicende fiafi ridotta in porto mercè li venti felici della tua* fortuna
con fomma tua laude e de* tuoi , e con ammirevole allegrerà di tut-
ti abbiamo col divino ajuto acquiftato terra / 'le pubbliche rovine però
dell' Italia e principalmente le calamità di quefla no/ira Città e de*
minio tanto alla no/ira venuta ingrandirono ed aumentarono la mole-
fi ta ed il dcl« re ai quei che le miravano y che fé non avejfimo noi
collocato la fiducia nofìra in Dio , non potremo rifanarne le piaghe -,
nemmeno co rtmedj prefìatici dalla tua Setemtà y e quefla no/Ira Città
colla prefen?a della Curia aiutandoci fecondo H poffibde la tua bontà
a poco a poco acquijlerà vigore . Imperciocché 0 carijfìmo Figliuolo ci fia»
mo abbattuti nel miferabtle cadavere della Città , né v è cofa che mo-
derare poffa il nolìro grave dolore , che da quefla calamità è generato ,
0 che poffa alleviare l 'afflitta Città e Romana Chiefa^ fé non la fperan^a
della d'uturna pace e tranquillità , che prefumtamo di ottenere dalla
moderazione della tua Serenità Avea Carlo V. con varie
aftuzie indotto Clemente a tornartene a Roma; imperciocché
molto pativane la di lui fama ed era proverbiato il di lui no-
me, perchè ("cacciò dalla fanta Sede il Romano Pontefice ; di
ciò godeano li Eretici , quali che in tal modo abbattuta la
Cattolica Religione debba perire. 11 perchè Clemente diede
Lettere Encicliche ai Vefcovi loro ricordando che la Maettà
della Sede Appofìolica avea acquiftato il primiero decoro , e
che li Ptincipi obbedivano alle ordinazioni del Vicario di Ol-
ito. Oca che abbiamo compiuto il racconto delie calamità di
Roma e della Sede Appofìolica , dobbiamo dire principio ad
altro non meno deplorabile avvenimento che recò danno in-
dicibile alla Chiefa e dolore immenfo all'infelice PonLc-fìce. Ci
corre obbligo di fare parole del luttuoib divorzio di Enrico
Re
Storia de Romani Pontefici. 43
Re cP Inghilterra , il quale difprezzata la Orrodofla Religione ~-~r
abbracciò la fioltezza ed erefia di Lucerò iebbene aveala nell'
addierro riprovata e convinta con dotti e pii Comentarj .
XXVII. Dunque nell'anno prefente per imprudenza ed am- *' Papa
bizione del Cardinale Volfeo ebbe funefto principio lo Scifma ePuta ^m"
0 1C1 rjp 'a
d'Inghilterra, e venne poi feguito dal totale eccidio della Cri- cau^a dej
{liana Religione in quel Regno. Il Re perduto nelle voluttà ked'lnehil-
ed infaftiditofi di Cattarina d' Auftria meditò altre nozze , alle terra,
quali con maggior calore afpirava, perchè dalla Regina non ri-
cevette Figliuolo mafehio . Erafi unito con Cattarina figliuola
di Ferdinando ed Ifabella Re di Spagna iorella delia Genitrice
di Carlo V. , la quale primamente fpolata fu ad Arturo fratello di
lui; rimafe però intatta mercè la imbecille compleflìone di quello,
che aggravato da cotidiano malore non mai confumò il matri-
monio. Il Guicciardini poco affetto ai Papi dice , che Arturo
conlumò la copula carnale , tuttocchè concordemente gì' Inglefi
ciò neghino. Giulio TI. che concedette ad Enrico il matrimonio
di Cattarina, difpeniollo dall'impedimento di affinità, ancorché
fìa fucceduta la unione carnale di Arturo. Dunque Enrico che
con difpenfa Pontificia contraffe il matrimonio, dopo venti an-
ni dubitò della validità di quello e della autorità del Papa che
glielo accordò . Adduceva la Legge del Levitico che vietava al
Fratello di manifeftare la turpezza dell'altro, e la riprenfione
fatta dal Battifta ad Erode unitofi ad Erodiade moglie di fuo
fratello. Si difle però, che febbene fofTe intervenuta tra Artu-
ro e Cattarina la marirale unione ( lo che Cattarina collante-
mente negava ) la Legge del Levitico non condanna codefto
matrimonio: poiché nel Deuteronomio fi preferivea al Fratello
di lufeitare il feme dell'altro lenza figliuoli trapalato . Oltrec-
chè comunque la cofa fi fofTe tra li Giudiziali , ai quali unica-
mente il popolo Giudaico era foggetto , nelle leggi della natu-
ra non conteneanfi precetti immutabili : altrimenti il Pa-
triarca Giuda non arebbe preferitto ad Onia di fpofare Tamari
vedova del fuo fratello . La riprenfione del Precurfore condan-
nava Erode perchè fervivafi a traftullo illecito della moglie del
fratello vivente. La difpenfa di Giulio II. Enrico fenza fcru-
polo accettata avea e da Cattarina ricevette tre figliuoli e due
figliuole; quelli morti fece riconofeere nel Regno Maria unica
figliuola rimandagli e le conferì il titolo di Principeffa di Gal-
les ed il diritto al Regno . Del refto voleva il divorzio di
F a Cat-
44 Storia de Romani 'Pontefici*
S yvT1 Cattarina che con fantiflìmi coftumi efficacemente il riprendea.
* Sì avvide il Cardinale Volfeo del malanimo di lui contro efla
Cattarina, e comecché avea molta autorità nella Corte, difponea
dell'animo del Re. Imperciò amante della Politica e non del-
la Religione , del proprio ingrandimento e non della giuftizia
meditò di favorirne il pravo defiderio . E perchè era nimico di
Carlo V. , per vendicarfene infinuò al Monarca la invalidità
del Matrimonio di Cattarina y e ne favorì le dubbiezze con-
cepite. Enrico foftenuto da Cardinale sì potente nel Regno
tentò il divorzio della Regina . Il perchè quando feppe ,
che Clemente VII. era meffo in libertà, gli mandò Ambafcia-
dori per felicitarlo e parlargli del matrimonio , che tanti anni
addietro per conceffìone ingiufta di Giulio II. contratto avea con
Cattarina d'Auftria . Il favorivano li Magnati , poiché non efsen-
do di efso Figliuoli mafchi fovraftava al Regno grave pericolo. Il
Re credea , che Clemente favorito da efso e fovvenuto nelle difav-
venture dovette compiacerlo- e l'affare non era malagevole, poi-
ché la Regina attenta ad opere di pietà farebbefi facilmente indot-
ta a vivere in ritiro. Efibigli foldo per mantenere quattro mila
uomini, che faiebbono attenti alla cuftodia della di lui vita.
Tuttociò apprendemmo dal Sandero nel lib. I. dello Scifma d*
Inghilterra , e da Edoardo Rishton Editore del di lui Comenta-
rio . Il Pontefice primamente fi fcusò della alianza fatta con Ce-
fare;rapporto il divorzio non fi moftrò alieno dal riceverne la iftanza,
diffegli di compiacerlo in ciò che farebbe giufto ; e comandò
ai Legati del Regno ed ai Cardinali e Teologi di ridurre ed
efame la faccenda . Ma perchè gli Ambafciatori conobbero ,
che quefli arebbono fofienuto il Matrimonio di Catarina /W//-
folubile per Diritto Divino , e che il giudizio non accaderebbe
uniforme al genio del Monarca , tentarono altra via , e diflero
che la difpenfa conferita da Giulio non fu Canonica ma (or-
rettizia , poiché quegli era flato con fallaci ragioni ingannato .
Per tanto pregarono il Papa di deputare all' efame della con-
troverfia particolari Giudici. Clemente coll'affenfo dei Cardina-
li li efaudì , e deputò li Cardinali Campeggi e Volfeo . Al
Campeggi però diede irruzioni fecrete, e gli ordinò di ufare ogni
arte per rinnovare nei Principi la conjugale benivolenza : e fé
non evvi fperanza di riconciliazione dovea perfuadere alla Re-
gina il ritiro del Chioftro : né potendo da efia ciò ottene-
re dilongare 1' efame né mai affumere le parti di Giudice .
n
Storia de Romani Pontefici. 45
Il Cardinale Campeggi giunfe a Londra nelli 7. di Ottobre e fu accol-
io dal Re con onorificenza 3 ma torto conobbe, che non potea ricon-
liarlo colla Regina . Per il che fegreramente tentò il penfiero
di Canarina Portandola a vita Clauftrale ; ma ella coftante-
mente foftenea il legittimo fuo matrimonio , ed il Legato ne
lo lignificò al Papa. Diflìmulò quefti la faccenda , e dilazionò
1' efame fino al Maggio del 1529. cioè otto meli ; ma poi
affretto dall'Appellazione della Regina ridufTelo a Roma e vie-
tò ai Legati di attendervi . Imperciocché li Ambafciatori di
Carlo V. e di Ferdinando Re di Spagna nipoti di Cattarina
credeano fofpetta ogni decifione fatta in Inghilterra : e con ciò
Clemente era fperanzito , che Enrico vergognandocene riprovare
lo fìolto defiderio . Li Giovio, Guicciardini e Belcari Scrivo-
no, che Clemente diede al Campeggi Bolla annullante il Matri-
monio : e che gli preferirle dì occultamente manifeftarla ai Re
ed al Cardinale Volfeo con promeda di pubblicarla^ dovea però
dilungarne alquanto l'efecuzione , e fino a nuovo precetto. Infatti
Clemente volea differirne il giudizio per afiicurarfi dell'animo di Ce-
iare.U Campeggi efeguì la irruzione, e poi diede alle fiamme la Bolla
quando leppe dello fdegno di Ce fare * ed il Papa riduffe la cau-
fa alla Rota Romana. Il Guicciardini autore della favola è fé ve-
ramente riprelo dal Cardinale Pallavicini nel lib.i. cap.15. del-
la Storia del Concilio di Trento . Ed in vero come mai egli
penetrò l'aftrufo arcano? certamente non può dirli che il Cam-
peggi abbia manifeftato al Re la Bolla prima dell'efame, ne può
dirfi , che Clemente il quale per evitare lo fdegno di Cefare
avea deputato Giudici pella caufa , fiafene poi addoflato le col-
lere. Oltrecchè in qual modo Enrico non fi corucciò col Campeggi
con cui anco dopo la Legazione ebbe commercio di Lettere ?
Dunque il Pontefice gli ordinò di non affumere le parti di giu-
dice nella cognizione della caufa , ed il comando rinnovò con
quattro Lettere date prima che quegli pervenga a Londra, fé credia-
al Palazzi ; non ofiamo però di farli malevadori del detto di lui
che troppe volte V abbiamo trovato enormemente errato . Cer-
tamente il Sandero ed il Rifthon diligentiflìmi offervatori di
quefto affare non accennano la fuddetta Bolla riputata da gra-
viffimi Scrittori invenzione del Guicciardini . Oltrecchè non
fappiamo donde abbia egli raccolto , che fi trattarono le nozze di
Enrico con Margarita Vedova del Duca Alenconio , quando il Re
comandò al Cardinale Volfeo di promovere il divorzio di Car-
ta-
4 5 Storia de Romani Pontefici,
S y»i' carina fenza trattare della Spofa futura; di che. fa teftimonianza
il Sa riderò . Tuctociò ci afficura dell'animo appaflìonato di ef-
fo Guicciardini e configliamo il Lettore di non fidarfi in quefto
del di lui racconto . Per profeguire con ordine Cronologico
fiamo coftretti di rimettere all'anno iuileguente il racconto del
decreto del Papa .
Eforta il Re XXVIII. Delle calamità della Romana Chiefa efultavano gli
di Francia Eretici, e temerarj all'inganno unirono Ja forza per diftruggerla.
di opponi Zuinglio , Ecolampadio, e Bucero contro Lutero pubblicarono varj
a a libri ,edifprezzata la verità che tutti egualmente odiavano, diretti
da vanagloria yicendevolmente fi oppugnavano. Anco li Svizzeri
in Berna giudicarono di dieci articoli ; iftituirono nuova Rifor-
ma ; prefcriffero , che non fi afcoltino li Vefcovi , fi abolifca la
Mefia , fi abbattino li altari ed Immagini Sagre , e fi diftrug.
gano li Riti Cattolici. Li Popoli di Coftania , Ginevra, ed Ar-
gentina feguirono la pretefa riforma. Per il che l'Erefia s1 in-
troducea in Francia e li Eretici vi praticarono* fagrilego furore;
ed in Parigi alcuni col furor della notte mozzarono la tefla
alle Immagini di Crifto e di Maria. Dalla fcelleratezza ferito
il Re Francefco promife premio allo fcopritore delli delinquenti;
indi fece travagliare altrettante tefte d' argento e le ripofe fui
bufto delle Immagini oltraggiate per rifarcirne l'ingiuria : con
che fi meritò l'encomio di Clemente colla Lettera de' 5. di Lu-
glio del 1518.; con cui lo efortò di refiftere all' Erefia dicendo :
Spente le fcmtille della .di/prezzata Religione fi /pengono li maggiori
incendj che poj/ono quindi injorgeve , e con tali ottimi e/empii dei Su*
periori e Principi facilmente gC inferiori che non anno amore per la
virtù , per timore della pena /ono indotti ad imitarli' il che piace/m
/e a Dio, che nell'i altri Regni ancora fi /offe /atto, né fi /of/ero ian~
to negligentati li principj del male .... Ma perchè il Re delti-
nò due Periti del Diritto Canonico ed altrettanti Teologi Giù»
dici della Fede, ed effì egregiamente al miniftero foddisfaceano,
alcuni ottennero col favore de\Miniftri Regj dal Pontefice Di-
ploma, mercè cui la Sorbona fu privata del diritto di giudica-
re delle controverfie della Fede , e fi trasferì ne' Senatori di
Parigi : e ciò appunto apri le porte all' Erefia . Avvifatone il
Papa incontanente annullò il Diploma con fraude ottenuto , e
raccomandò la cenfura della Fede a Giudici che farebbono elet-
ti da e {fa Sorbona. E qui crediamo dovere noftro di fporre lo fra-
bilico dall'Adunanza di Parigi nelli anni 1527. e 1528. Pre-
fie-
Storia de Romani Pontefici. 47
fìederte a quefla Antonio dal Prato Prete Cardinale" del titolo « xvi~~
di S. Anaftalìa Arcivefcovo di Sens , v* intervennero fei Ve-
fcovi , ed il Vicario del Settimo che compongono la Provincia
di Sens ; e pubblicarono ledici Sanzioni rapporto il Dogma
della Fede • proibirono li libri di Lutero, ed emanarono 40.
Decreti pelJa riforma del Clero . Per la formazione di quefti
deputarono li Dottori della Facoltà di Parigi, e fi dierono alla
luce illuftr.,ti con erudite note da Jodoco Clittoveo Dottore efi-
mio di quella. Con quefti principalmente fi comprova , che Lu-
tero rinnovò le Erefie di Simone, Niccolò , Manichei, Ario,
Macedonio, Vigilanzio , Gioviniano^ Pelagio, Valdefi , Viclef-
fo , Marfilio Padovano, edHufl". Indi li Padri anatematizzaro-
no chi infegna Dogmi oppofti alla Ortodofla Fede, li fautori, di-
fenfori , ed accettatcri di quelli, e preferiffero ai Fedeli la ma-
niera onde contenerli . Proibirono ancora le adunanze notturne,
e la lezione de' Libri Eretici. Finalmente esortarono li Princi-
pi a favorire li Prelati della Chiefa e foftenerli , ficchè libera-
mente portano perfeguitare li empj. Infinuarono ad elfi 1' efem-
pio dei Maggiori col zelo ed autoricà de' quali fi confervò net
Criftianefimo illibata la Religione; e ne li afltcurarono del pre-
mio eterno .
XXIX. Nel princìpio dell'anno 1529. Clemente creò Car* Crea tre
dinali Gerolamo Doria Genovefe , ed Ippolito Medici luo nipo- Cardinali e
te di anni 18. o 19. come altri vogliono, e fu promofib elfendo j?ccorfe' ^
il Papa forprefo da male nella notte delli dieci di Gennajo, ed &|,ena#
ebbe il titolo di Diacono di S. Praffede ; ciò appare dal Di-
ploma del Papa , che '1 condecorò colle inlegne Cardinalizie
lebbene promefTb avea di crearlo accaduta la morte di al-
tri . Li Scrittori fono difeordi nel Mefe della creazione del
Doria : alcuni la riducono alli 3. di Octobre del 1528. ,
altri l aflegnano alli ig. di Settembre del 1529. Biagio di Ce-
ftna coli* autorità de* Mfs. del Vaticano accenna Ippolito de
Medici creato primamente dei Doria. ,, Nel Lunedì ottavo di
,, Novembre del 1529. fi convocò Confiftoro fegreto in cui fu
,, promoflb il Doria lebbene non doveafi pubblicamente ricevere
,, nel numero de'Padri mercè li molti impedimenti ; però così piac,
,, que al Pontefice Al medefimo diede luogo dopo il
,, Cardinale de Medici, poiché il Papa diceva di averlo creato
,, prima, ed il nuovo Cardinale al voler di lui fi foggettò „ .
Li Panvini e Ciaconio vogliono promofTo il Doria nelli 17»
di
. g Storia de Romani Pontefici .
d' Settembre delist?. Ma il Lettore facilmente ne conoscerai'
SSXVW «rote curvando il Breve del Papa dato ne', 5 di Gennajo di effo
anno che concedegti la facoltà di deputare >1 Vefcovo che 1 vedi
delle infeene Cardinalizie. Dunque ei primamente de. quindici
d Gennajo fu afcritto al Collegio. Nel terzodec.mo di Agofto
nói Clemente per gratificar» Cefare .lcr.fle ai Preti Cardinal
Mercurio Arboree di Gattinara P.emontefe fuo CMcelhere *
f pelli 18. d'Agofto prefcrifse ai Legati Appoftolicl AlefTandro
Vefcovo d'Odia, Francefco Prete del titolo di S. Croce .0
Gè rufalemme , ed Ippolito de Medici Diacono di S. Praffede ,
dimoanrpr ffo Cefare di conferire ad efso Mercurio le in-
fene Cardinalizie . 11 Ferroni vuole 1 Ga.tinara autore de -
a pace tanto bramata. Nelli diflid, de' Cnfti.nl Principi enei-
e calamità della Romana Chiefa li affari della Fede quali pe-
rirono in Germania ed in Ungheria, e la civile difcordia fu la
Se Piti fdnefta di tanto male di effa Ungheria . Co.
me che il Re Ludovico morì nel ijatf. fenza erede legittimo
S trono , li Elettori fi divifero in fazione . Ferdinando Ar-
ciduca d' Aurina fratello di Carlo V. ne pretendeva il dominio
ner diritto di Anna fua Conforte forella del trapaffato Monar-
£ e pe le convenzioni ftipulate dai fuoi Maggior, con 1 Re
Mattia ed Uladislao : dall' altro canto Giovanni Vaivoda di
Slvenie afpirava al Regno , che tentò d. ufurpart .anco .do.
no la morte di Uladislao. Prevalfe Ferdinando , e tu eletto e
P \TZ i<*7 Scacciò dal Regno Giovanni, che fi rifugiò
coronato nel 15 17. ocacnu "«• 5 t„,.„.„ il Turco
meffo il Re di Polonia di cui era Cognato . In unto il 1 ureo
l evalendofi delle difeordie affali Saica primaria Citta della
Ea ed mpadronitofene invafe la Croazia. S, d.vulgò qu nd ,
et quefti pregato dal Vaivoda Giovanni il quale antepofe alla felici-
tadeTl'Unohefiaefantità della Cattolica Religione 1. propr,vn-
uS, conduce, contro Ferdinando copulò efercito ; e quefti
melò U Papa di ajuto , che mandò colà 1' Arc.vefcovo di RoT.
Fano con titolo di Legato Appoftolico per donare 1 popoli ad
lano con luui a rI ■ :i o,orlo ne a protezio-
armare contro Solimano , per ricevere 11 Ke no n y
„<■ della Sede Appoftolica, e per animare alla coftanza ■) Mo-
arcaL Le.3 Pontificie appartengono alli 1$. di G.ugno .
Ttem^o difficile e fpinofo if Re *<f$<$> £™\£™
contro li Eretici e Solimano invafore dell Ungheria . Per tanto
ffe do accanti li Settarj e divifi . li Principi non potè eg
raccorre efercito baftevole per reprimerli , e dovette loro per-
Storta de Romani Pontefici. 49
mettete loro ciò che voleano fperanzito di ammanfirli , ma in
damo ; piuttofto infegnavaoo pubblicamente il tradimento dei- Sec.XVL
la Fede e di dare le Città Cattoliche in mano del Turco , e che
peccavafi armando contro quefto . L'autore del perniciofo dogma
era lo fteffo Lutero , che con empio Libro volle perfuadere il-
lecita la gueira in danno del Turco, ed avea contento di ve-
dere ufurpata la Germania , diftrutta l' Italia , ed abbattuta Ro-
ma. Ferdinando inviò al Papa altro Oratore pregandolo di fuf-
fìdio , e Clemente contribuì quello che potè. Intanto Solima-
no con formidabile efercito entrò nell'Ungheria, e s'impadronì
di alcune Città che Ipontaneamente fé gli fi foggettarono : ot-
tenne quindi Buda fortezza principale del Regno; e fatto in-
foiente per le vittorie nelli 26. di Settembre affediò per terra
e per acqua Vienna Capitale dell' Auftria. Il Papa diede nel
dì a. di Ottobre zelanti Lettere a Cefare pregandolo di fovve-
nire Ferdinando, altra ne fcnffe al Re d'Inghilterra ed ai Prin-
cipi efortandoli ad affumere la difefa della Religione. Animò
anco il Re di Francia ad impiegare le fue truppe per la glo-
ria del Nome di Crifto , e comandò al Cardinale del Prato Ar-
civescovo di Sens di configliarlo alla neceffaria imprefa . Ma
perchè li Principi affai lentamente attendeano al vantaggio del-
la Religione, Solimano acquiftò quali tutto il Regno, ed impa-
dronirò ancora farebbefi di Vienna , fé per divina Providenza
non fofle fiata difefa con valore dai Filippo Palatino del Reno,
Niccolò Conte di Salm , e Guillelmo Rogendorf; che'l coftrin-
fero a fuggire e ritirarfi dall' Auftria nelli 14. di Ottobre per-
duti feffantamila uomini; portò però fcco molta preda ; e li Cri-
ftiani che rimafero fchiavi o perirono , arrivarono a quaranta
mila . Quindi reftituì al Vaivoda Giovanni Buda ed il coftituk
fuo triburario . Non dovea quefti avvilirfi né tradire la Fede ,
ma ambiziofo proccurò il Regno. Poco dopo Solimano fi riti-
rò dalla Ungheria per timore di Carlo V. che con copiofo efer-
cito fi trasferì in Germania; e cefsò l'affanno dei Cattolici.
XXX. Ogni dì più decadevano li affari della Repubblica Medita di
Griftiana per le incurfioni delli Eretici e difcordic dei Princi» Pa^re le
pi ; e Clemente oppreffo da tanti mali rifolvette di portarfi in ™'Pl Fef\/.a
Spagna ed in Francia per pacificare Cefare ed il Re . Ma nel Pace fta°l,i-
ta con Ce-
cui
Alpi e pacificare quei Principi . Di ciò tratta Jacopo Salviati di Francia.
Tum.X. G nel*
principio dell' anno affalito da grave male convocò li Padri , fare
e loro manifeftò il difegno che avea fé rifarà va , di paffare le eforta il
50 Storia de Romani "Pontefici.
*— — ■—— * nelle Lettere date al Conte della Mirandola , a cui dice , che
Sec.XVI. il Pontefice volea vifitare Gcfare e trattare feco lui di pace e
del Concilio Ecumenico. Rifanato la Dio mercè favorì coftan-
terrrente la convocazione di eflb Concilio ; ciò raccogliamo dalle
Lettere di Girolamo dal Negro date a Jacopo Sadoleti : Il Pori»
tefice MaJJimo Clemente riacquijìò la primiera falut e ' ogni giorno avea
in bocca ti configlio di vifitare Cefare e trattare feco lui della pace '
e fé lo aveffe adempiuto prima delle no/ire calamità , non ne /offrire*
mo ora /' aggravio. Intanto deputò a Cefare con titolo d' Inter-
nunzio il Vefcovo di Vaifon per efibirgli la pace, ed intendere
fé potea trasferirli in Spagna , oppure foflegli in piacere di ri-
durfi in Italia . Anco Cefare fpedì due Ambafciatori al Papa
per configliarlo alla pace • a quefti Clemente difTe , che Ce-
fare deve con quiete dare fine alle controverfie . Ed alla ricer-
ca fé fia più opportuno, che Celare fi porti in Italia ovvero ei
vadi in Ifpagna, riputò più utile, che quegli fi ponga in viag-
gio , riceva in Roma le infegne Imperiali , e conduca gente
in Germania per foftenere li affari della Fede. Finalmente Cle-
mente ridufle ad effetto la pace e fu conchiufa* e le condizioni
fono ridette dal Guicciardini nel lib. io. Dunque dopo diverfi
combattimenti fucceduti nel Regno di Napoli e Ducato di Mi-
lano il più delle volte felici per Cefare il Pontefice fmontò
dalle dubbiezze, ed abbraccionne il partito fcordandofi con nuo-
va alianza delle offefe ; a che s' induffe perchè temea la poten-
za di Cefare vittoriofo , e da quello più che dal Re di Fran-
cia li proprj Nipoti poteano riftabilirfi in Firenze. Impercioc-
ché Carlo con favori e buone grazie volea correggere il paffa-
to. Intanto ei reftituì alla Chiefa Oftia e Civita Vecchia , e pofe
jn libertà li Cardinali- Li Veneziani non sì facilmente areb-
bonlo favorito per l'innalzamento dei Medici , e non peranco
aveano reltituito le Città poffedute ; e li Francefi non poteano
coftrignerveli . Dunque vicendevolmente il Papa e Cefare fpe-
dirono e rifpedirono Legazioni per comporre la primiera alian-
za ; e mentre li Legati pubblica pace trattavano , il Papa la
propria ftipulò con Cefare in Barcellona circa il fine di Giu-
gno colle condizioni ricordate dal Guicciardini : Il Pontefice
permetterà il paffo all' efercito di Cefare ritornante dal Regno
di Napoli : Aleflandro de Medici nipote di lui fpoferà Marga-
rita figliuola naturale di Carlo V. che lo riftabilirà in Firen-
ze: Cefare proccurerà, che fi reftituifcano alla Chiefa Ravenna,
Cer-
Storta de Romani Pontefici . 5 1
Cervia , Reggio, Modena , e Rubiera , falvo però Tempre il Gè- — :
fareo diritto; ed ei in gratificazione del beneficio farà invertito "EC. XVI.
«lei Regno di Napoli col cenfo di un deftriero bianco , e della
nomina di 24. Velcovati . Dell'affare di Francefco Sforza fi trattari
quando ei farà pervenuto in Italia, ed effendo innocente riacquifterà
il Ducato di Milano; altrimenti fi difponerà di quello coll'affen-
fo e configlio del Papa; febbene il diritto a Celare appartenga.
Si diffe ancora, che quefti e Ferdinando proccureranno di ri-
durre li Eretici all'obbedienza della Chiefa ; il Pontefice darà
loro ajuto : ed effendo quefti contumaci faranno aftretti colla
forza : Effo Pontefice eforterà li Principi a fradicare dalla Cri»
ffiana Repubblica tanto male . Si diffe, che Clemente concederà
la quarta parte dei frutti Ecclefiaftici : darà il perdono a chi
direttamente o indirettamente operò contro la di lui Perfona .
L' Imperatore fi obbligò con giuramento di attenere tutto que-
fto nella Cattedrale di Barcellona nelli io. di Giugno del 1529.
Tale fu la foferizione dello Strumento : Per rifiorare /' Italia dal-
ie calamità oppreffa , e per dare fine al turbine della guerra , e fegna»
temente per f affedio di Napoli fatto dai France/ì .... Dato in Bar»
tellona nel giorno io. di Giugno del l$zp. Quefta pace aprì adito
felice alli affari della Chiefa ; e fu opportuna ancora per le
faccende di Cefare in Italia e per la quiete univerfale , di cui
fi fece mediatore Papa Clemente . Imperciò egli fignificò al Re
di Francia che avea rinnovata con Cefare 1* alianza : aflicurol-
lo però d'averla in modo ftabilita, che non portigli danno; e
fperava effendo amico di Cefare d' indurlo ad accomodarfi feco
lui: Crediamo che fia pervenuto alle orecchie della tua Serenità , che
noi abbiamo rinnovato la pace col Seremjjimo Imperatore .... Per que»
fio inviammo in Spagna ti Venerabile Fratello Vefcovo di Vaifon mae-
JIyo della no/ira Famiglia , a cui concedemmo facoltà di primamente
trattare della pace univerfale e chiederla in nome nofiro a Cefare . Se
in quejìo non riefee , ed il mede/imo Imperatore per la vicendevole fi»
eureka voglia la nofira amicizia come cercò più volte nel pajfato , dì»
cemmo al predetto Vefcovo di rinnovarla tn modoy che non fiamo tenuti
a cofa che ridondi in danno altrui j poiché il fine del nofiro propofit*
fu ed è , che effendo noi colla nuova amicizia più uniti a Cefare ac»
quifìiamo maggiore autorità preffo quello per la concordia e ad effo confi*
gltavla . Lo che quanto è da noi mantfeflerà la cofa fieffa , e fé Iddio
vorrà alleviarci alquanto dalle calamità che ci opprimono , fi degnerà
incora di confolarci in quefio . Conoscerà la tua Serenità , che noi ab»
G 2 bia»
5 2 Storta de Romani Pontefici
S biamo foretto con Ce/are amicizia principalmente in riguardo della tua
Seg. XVI. cavi fa: e vogliamo , che ne fi a perfuafo , e che il no foro animo è ìndi-
rizzato #1 bene comune ed alla reflituxjone dei tuoi Figliuoli . Efortia-
mo per tanto nel Signore la Serenità tua di credere fermamente que-
fio.... Data in Roma nel dì 18. di Luglio del 1529. e del Ponti-
ficato noforo VI, Nello fteffo giorno diede Lettere al Re d' In-
ghilterra efortandolo a riftabilire la pace in Europa . Il Guic-
ciardini nel lib.ig. accenna, che Enrico favorì la pubblica quie-
te , e che mandò a Gambrai due Oratori . Il Re di Francia
preftò orecchio alle voci di pace , che fi riftabilì poco dopo.
Bramava egli fommamente la libertà de' Figliuoli , e poiché le
fue armi non aveano profpero fucceffo, nel Luglio deputò Ara»
bafciatori in Cambrai , ove fi riduffero Margarita d' Auflria
Zia di Cefare e Governatrice delle Fiandre , e Ludovica Geni-
trice del Re di Francia , li Legati del Pontefice , e li Oratori
Inglefi , Veneziani , e di altri Principi , e dopo proliffe difpu-
te fi conchiufe la pace nelli cinque di Agofto. Gon quella fi
decretò , che li Figliuoli del Re di Francia fiano rimeffi in li-
bertà ; per cui quegli sborfarà a Carlo certa fomma difoldo: re-
ftituirà quello che poffede in Lombardia e nel Regno di Na-
poli : rinunziare al dominio delle Fiandre e della Artefia: abo-
lirà li bandi contrarj al Borbone, reftituendo ai di lui Eredi li
beni occupati in tempo della guerra: la Borgogna rimarrà in
di lui potere. Si decretò ancora, che li Firentini e Veneziani
patteggieranno nel corfo di quattro Mefi con Cefare : e Mar-
garita non permife , che nella Adunanza di altro fi tratti, e fi
ftabilifca. Il Pontefice però ringraziolla per l'operato , per la
reftituzione di Cervia e Ravenna , e pello riftabilimento dei
proprj Nipoti nella Tofcana .
E' mal- XXXL Intanto Cefare navigò verfo l'Italia feco conducen-
trattato dai do mille Cavalli e nove mila Fanti, ed approdò a Genova nel
^rent1"1 i giorno 27. di Agofto, fé diamo fede al Guicciardini nel Iib.19,
cna • fa ^^en^° ei accompagnato da tanta gente ingelosì li Confederati del
Decreto. ^e ^i Francia . Lì Firentini fpedirono a Genova Inviati per
rinnovare con effo alianza contro li Medici ; ma non furono
efauditi , ed il Cardinale Gatti nara loro difle , che Confederati
effendofi col Re di Francia aveano perduto il diritto di liber-
tà, e li ammonì di comporre le differenze che aveano col Pa-
pa. Eglino fi moftrarono nimici dei Medici e di effo Papa •
rinferrarono con violento modo in Moniftero Cattarina Medici;
fprez-
Storia de Romani Pontefici. 53
fprezzarono nel Principato le infegne Medicee , ne confifcarono . ■ -,
le foftanze , incendiarono le ville, e ferono in loro danno gio- Sec. XVI.
care ogni attentato . Quindi fi accefe più atroce guerra , ed il
Papa che era troppo villaneggiato, condufle l'efercito di Cefare
contro li Firentini che indotti dai Perugini a fcuotere il domi-
nio Ecclefiaftico fortificarono la Città con truppe . Per tanto
il Papa primamente contro Perugia ordinò la guerra, e le trup-
pe che facilmente s impadronirono d' Ifpella fortezza poco di-
ttante dalla Città , la ridufiero in dovere : ciò accadette nelli
12. di Settembre del 1525?. Quindi le genti di Cefare inonda-
rono la Tofcana fotto la condotta dei Principe d'Oranges , a cui
fi aggettarono Arezzo , e Cortona . Ma perchè troppo tardo
indirizzò l'efercito a Firenze li Cittadini che fi credeano cor*
ciò affretti ad aderire al Papa , rifolverono di foftenere ad ogni
cotto la libertà , fperanziti che Cefare dovrebbe condurre l'efer-
cito in difefa dell' Auftria aflalita dal Turco . Intanto effo Ce-
fare pervenne a Piacenza e fu ricevuto da tre Cardinali che
vennero ad incontrarlo. Doveano ei ed il Papa ridurfi in cer-
to Luogo per trattare di pace- nacque dubbio quale dei due fa-
rebbeff dall'altro trasferito, e fi rifolvette, che il Papa fi porti
a Bologna, e quivi farà vifitato dall' Imperatore . Pertanto Cle-
mente incerto dell' efito del viaggio e provvido d' impedire le
dilcordie nella elezione del SuccefTore prima di partire da Ro-
ma nelli 6. di Ottobre formò Decreto, e dichiarò, che lafciava
in Roma la Udienza delle Lettere Appoftoliche e delle caufe
ad effetto che accadendo la propria morte il Succefibre fi eleg-
ga in Roma, purché non fia ribelle né foggetta all'interdetto ;
altrimenti fi farebbe in Città di Cartello, Civita Vecchia , o Pe-
rugia-: dichiarando nulla la elezione fatta in altra Città . Ecco
li fenti menti del Papa : Imperciò decretiamo , che la elettone fatta
altrove contro il tenore delle prefenti Lettere dai medejìmi Cardinali
Jia di niun valore , e che quejli non osservatane la forma procedano
ad altra elezione , ne posano efìmerft dal nojìro Decreto . Nel dì fufse-
guente partì dicendo il Rinaldi: „ Nell'anno 1520. della Natività di
)) Crifto nella Indizione feconda in giorno di Giovedì fette di
,, Ottobre del Pontificato del Santiffimo in Crifto Padre e Signore
,, noftro Signore Clemente per divina Providenza Papa VII.
w anno VI. Itinerario dell' anzidetto Santiffimo Signore noftro
», Papa Clemente VII. dalla Città di Roma verfo Bologna
„ per coronare il Serenifiìmo Carlo eletto Imperatore, e qui-
„ vi
>)
31
>4 Storia de Romani Pontefici ;
„ vi conchiuderc con quefto molte cofe appartenenti alla Italia e
Sec XVI. ^ contro il Turco ed Infedeli ,, . Lo Scrittore accenna, che il
Papa era prevenuto dalla Eucariftia pofta con pompa fopra un
deftriero fuperbamente bardato, accompagnato con religiofo culto
dai Vefcovi di Nepi, Tivoli , e Cortona , dal Prefetto dell'Oratorio
Pontificio, e da altri Miniftri : fufleguivala effo Papa che giun-
to a Bologna entrò in effa accompagnato da Tedici Cardinali .
La più colpicua Nobiltà il ricevette e proftata ai di lui piedi gli
confegnarono le chiavi : indi il Vefcovo Suffraganeo ed il Cle-
ro nell' ingrefib dierongli da baciare la Immagine del Crocififso
„ ed il Papa fi portò alla Chiefa preceduto dalla Croce e
dai- Cardinali . Il Suffraganeo e Canonici intonarono il
Te Deum laudamus , ed il conduflero all' altare maggiore ,
preMo cui era preparato il Faldiftorio . Il Suffraganeo dimo-
„ rando dalla parte della Epiftola e tenendo nelle mani il li-
bro recitò inchinato verfo il Papa li vedetti e preci del
Pontificale. Ciò fatto quefti fi alzò baciando l'Altare ; in-
di benedì il popolo e concedette Indulgenza plenaria , che
j, fu pubblicata dal Reverendi Aimo Cardinal Cibo „. Nel Ve-
nerdì io. tenne Confiftorio fegreto in cui propofe e deliberò
■la Coronazione di Cefare le cerimonie e tempo in cui li efe-
guirebbe ; ne raccomandò a lei Padri la direzione e prepara-
zione, e decretò la Meffa dello Spirito Santo in rendimento di
grazie per la liberazione di Vienna .
Riceve in XXXII. Quindi lo Scrittore efpone il ricevimento di Ce-
Bologna V fare in Bologna la pompa ed ordine offervato dal Papa . In
Imperato- Martedì due di Novembre ebbefi notìzia che Cefare arrivò a
£f ' ,.., Gaftel Franco quindici miglia dalla Città dittante . Si alzò nella
Duca di Mi. • ji •••irijio n
lano piazza grande un battuto in cui il loglio del Papa era collocato
in altezza di tre gradi , e vi fi distribuirono le Sedi pe' Cardi-
nali come fi coftuma in Confiftorio . Nel Giovedì Cefare fi
avviò verfo Bologna ; li Cardinali ufcirono dalla porta di S.
Felice quafi mezzo miglio per accoglierlo : quando '1 videro fi
pofero in ordine, e fcoperto il capo lo attefero ; il Farnefe De-
cano del Collegio in nome del Papa il complimentò, Cefare
brevemente rifpondette , e camminando in mezzo del Decano e
del Cardinale di Ancona andò alla Certofa , ove fi trattenne-
quivi rimafero alcuni Padri e li altri fi reftituirono alla Città.
Nelli 5. pervenne a Bologna onorificentiffimaraente accolto
dal Pontefice ; fall il battuto , fi proftro ai piedi di quefto e
li
Storta de Romani "Pontefici . 5 5
H baciò, ed alzare» vicendevolmente fi baciarono in volto con - - -^
parole di confolazione . Il Giovio nel lib. 27. deferive il rito . *
cui Celare il venerò: „ Si proftrò ai di lui piedi ma tofto fu
,, rialzato dal ridente Paftore e baciatili in volto in lingua Spa-
,, gnuola sì gli parlò : Sono venuto Santiffimo Padre ai tuoi pie-
,, di , il che ho fempre bramato , perchè di comun animo fovveniamo
„ la Qnfìtana Repubblica . Prego Dio Onnipotente Maffimo , che mi
„ ba fatto partecipe di quejìo contento , che ajftjìa ai nojlri configli t
„ e che la mia venuta fia falutevole all'i Crtjìiani . Ciò detto ripi-
I, gì io il Papa: Certamente di quefto congvejfo , ed enne te/limonio
,, Dio immortale , niente a me fu pm caro j e gli rendo grafie , eh*
,, veggo te felicemente qua condotto e conosco ridotte a fegno le co fé ,
„ che non dt I periamo della concordia e comune pace „ . Quindi Ge-
fare offerigli dieci libre d'oro travagliato : e calarono entram-
bi : Clemente tenealo per mano , ed andarono verfo la Chie-
fa di S. Petronio : quivi il lafciò , e preceduto dalla Croce
e dai Cardinali in Sede geftatoria fu recato in palazzo . Entrò
Cefare in Chiefa accompagnato da due Cardinali Preti e due
Diaconi, e li Cantori recitavano verfecti opportuni e l'Inno di
rendimento di grazie : Orò genufletto nel Faldiftorio all'altare
maggiore , e baciatolo fi portò alla preparata abitazione . Dob-
biamo qui notare enormiffimo errore del Palazzi fcrivente
effere quejìo il fecondo Congreffo tenuto in Bologna dal Papa e da Ce-
fare • donde lo abbia raccolto noi fappiamo j certo è, che niu-
no Scrittore ciò accenna . Dovea dire, che nel corrente anno 152^.
accadette in Bologna il primo Congreffo e rimettere il fecondo
al 1532. Ma torniamo in cammino. Anco Francefco Sforza Du-
ca di Milano fi trasferì a Bologna per comporre li proprj inte-
reffi con Cefare mercè la mediazione del Papa : e fperava di
riacquiftare il perduto Dominio . Lo Scrittore Anonimo ripi-
glia: „ Nel Lunedì 22. l'Illuftriflìmo Signore Francefco Sforza
,, Duca di Milano giunfe privatamente a Bologna aflicurato
„ con Lettere dal Papa , che li di lui affari farebbono acco-
„ modati con Cefare Il Duca reggeafi in piedi coli'
si ajuto del baftoncello : volle però genufletto baciare li piedi
ti del Papa, che non glielo accordò attefane la debolezza, e (eb-
.,♦. Jsene gli comandò di federe , ei non acconfentì ; ma ttando
,, appoggiato -al baftoncello parlò feco lui con voce batta ed
,, umile. Indi rivolto ai Cardinali li ftrinfe e baciò . Svanì
* però la di lui alianza con Cefare ; poiché Antonio Leva
avea
$6 Stona 'de Romani Pontefici;
p—— flve3 efpugnato Pavia, e configliava il profeguimento della gueri
Se. XVI. ra e di trasferire il Ducato nella Perfona di Aleffandro Medi-
ci; ma il Papa non acconfentl , e tanto fece- che lo Sforza fi
preferito a Cefare afficurato con fede pubblica; egli però non Faccettò
proteftando di volerli difendere colla propria innocenza, e Cefa-
re con bontà die fine ad ogni controverfia ; lo accolfe beni-
gnamente e gli reftituì il Principato per cui avea tanto guer-
reggiato' : però fi efeguì a cotto di gravofe condizioni . Do-
vette lo Sforza sborfare quattrocento mila ducati e la penfione
dì cinquanta mila per dieci anni, e lafciare in potere di quel-
lo per un'anno il Gattello di Milano e la Città di Como.
Stupirono tutti di ciò ; ma lo (lato infelice di Germania , le
preghiere del Re Ferdinando per difendere l'Auftria dal Turco,
li defiderj del Papa che li Medici riacquiftino Firenza , lo in-
duffero a quefto . Dunque compofte le faccende d' Italia e rice-
vuta la Imperiale Corona Carlo più attentamente promoffe li
affari di Germania . Se non che a petizione di Clemente ac-
cordò anco la pace alli Veneziani f Duca di. Savoja , Marchefi
di Mqnferrato, e di Mantova, e Lucchefi ;. li foli Firentini fu-
rono trattati afpramente perchè ricufarono di fottomerfi ai do-
minio dei Medici . Per feguire la retta Cronologia rimettiamo
all'anno fuffeguente il racconto della coronazione di Cefare e
pubblicazione della pace , e ripigliamo il divorzio di Enrico
che anguttiò il Cattolicifmo .
Vuolecono- XXXIII. Dunque le difeordie d'Inghilterra tanto crebbero
feere lacau. che cagionarono la totale rovina del Regno, da cui fu lacrime-
T iti volmente efiliata la Fede. Già il Papa per comprovare all' Im-
s, 1 terra . peratore ja buona amicizia avea mandato in Inghilterra al Le-
gato Campeggi Francefco Campana prefcrivendogli di non deci-
dere la caufa di Enrico. Il Sanga , ricorda che li Ambafciatori
di Cefare e di Ferdinando proiettarono al Papa, che non fi fa-
rebbono accomodati al giudizio d'Inghilterra rapporto la. caufa
di Cattarina ; e l'appellazione di quefta alla Sede Appoftolica
da cui la voleà efaminata , è teftimonio di ciò che diciamo •
Dunque il Pontefice a petizione di quetta diede al Legato
altre Pillole nellì 29. di Maggio prefcrivendogli nuove dilazio-
ni per non incorrere 1' avverfione del Monarca, fperanzito.xhe
V infano di lui amore dilazionando il giudizio verretrbe meno ;
ma quetto procedere lo inafprì effendo pofTeduro dalla libidine .
Il Papa tentò di raddolcirlo con Lettere, afficurandolo che prez-
zava-
Storia de Romani Pontefici. 57
lavane l'amicizia e che volea favorirne il defiderio. Dicea pe-
rò, che non potea permettere l'efame della caufa in Inghilterra, Sec.XVL
né che nel Regno fi pubblichi il giudizio . Poco dopo poi gli
(crilTe, che non potea compiacerlo fé non fi offervi ogni diritto-
e che era affretto di richiamarlo al proprio tribunale , e già ne
lo raccomandò al Capifucchi Decano della Romana Rota , ma
non la facoltà di pronunciarne la decifiva fentenza , poiché vo-
lea favorire un Monarca tanto benemerito della Religione . Il
Campeggi che con varie arti dilungò la faccenda, fu poi richia-
mato dal Papa , e laiciata indecifa la caufa a Roma ritornò. Il Re
perduta ogni fperanza e mifurando la cofa non più con giufti-
zia ed equità ma con cupidigia e libidine voltò lo fdegno con-
tro il Cardinale Vclfeo , quafiche per di lui cagione fia di-
ftructo il negozio. Prerefe per afferzione dello Sleidano, che ei
pregò il Papa di difapprovare il divorzio, poiché effo Enrico pre-
tenda di fpofare Anna Bolena infetta della Luterana Erefia .
Altri dicono, che '1 Cardinale pentito dell' operato abborrì il
penfiero del divorzio. Enrico che fé ne moftrò non molto con-
tento , gli ordinò di ritirarli dalla Corte ; il privò del Can-
cellierato e relegollo in Yorck * quivi agitato in varj mo-
di fi ridurle a povertà , e portatofi a Londra per purificarli
morì in viaggio nelli 28. di Novembre del 1530. Dicemmo, che il
Pontefice vietò ai Legati di continuare l'efame della caufa , ma
eglino a petizione del Re ne lo proleguirono lentamente però
e con animo fofpefo . Quegli feppe , che li Teologi riputavano
neceflaria la difpenfa Pontificia fenza cui non arebbe potuto
unirfi con Anna , e voltò la cura per infievolire il Diploma di
Papa Giulio II. • ma le ragioni prodotte furono convìnte
dalli Avvocati della Regina . Il Sandero nel Ub. 1. accurata-
mente deferive la faccenda . Del redo effa Regina era protetta
dall' Arcivefcovo di Cantorbery e da altri Velcovi e Teolo-
gi che non aderirono al Re , e giudicarono fecondo le maf-
fime della Sagra Scrittura , Tradizione Appoftolica , e Canoni
della Chieia . Eglino colli Scritti che fi efibirono ai Cardinali
Legati , comprovarono, che niuna podeftà può annullare il ma-
trimonio contratto con Catrarina : ma il Re colli donativi ac-
quilo il favore di molti altri di Francia, Italia, e Germania,
li quali per favorirlo diceano il matrimonio di Catterina vietato
dalla Legge divina , e che Papa Giulio non potea giuridica-
mente difpenfarlo . In vero molti non attendendo alla equità
ma alla carne fcriffero a norma della paflione di Enrico , ma
Tom.X. H dai
^ 8 Storia de Romani 'Pontefici.
— — — fc dai Fedeli furono Tempre riputati violatori della giuftizia • ma?.
Sec. XVI. gior numero però condannò la paflìone del Re ioftenendo indif-
iolubile il di lui matrimonio . Per il che ei volea , che li
Legati riducano ad effetto lacaufa ; procraftinavano eglino e
gli ricordarono , che la preftezza in affare di tanto pefo farebbe ri-
provata dal Criftianefimo * che non mai baftantemente fi efa-
mina un matrimonio pel corfo di venti anni pacificamente ri-
putato giuridico* che è autorizzato dalli figliuoli riconofciuti le-
gittimi, e dalla regia fanciulletta Maria dichiarata Principefla di
Galles ed erede; e che rifultarebbono gravi danni dalla difpen-
fa . Intanto il Campeggi fi trasferì a Roma , e lafciò nel Re-
gno indecifa la caufa .
XXXIV. Nel principio dell'anno 1530. l'Europa godette del-
Pubblicalo- la pace ftjpulata folennemente . Il Guicciardini l'accenna fofcritta
iennemente 1 ! 0 • • • n- j- r»- l j i e n • • 1 r.
1 pace dai Principi nelh 13. di Dicembre del 1520. Solleciti il Papa e
Gefare della pubblica quiete riceverono il Duca Sforza che eb-
be parte nella guerra di Milano. Del Duca Ferrara fi decretò,
che ne goderebbe convenutoli col Papa e con Cefare . Li Ve-
neziani che non vollero restituire Ravenna e Cervia , riconcilia-
ti con Carlo mercè lo sborfo di cento mila feudi d* oro otten-
nero il pacifico dominio delle Città e Fortezza del Continente
a condizione di riconfegnare alla Romana Chiefa Cervia e Ra-
venna , e di fovvenirlo con quindici galere effendo aflalito nel
Regno di Napoli, e fi diffe, che le controverfie del Patriarcato
d' Aquileja deciderebbonfi con ordine giudiciario ; il Duca di
Urbino ne farebbe a parte volendolo e pella durevole felicità
altre cofe fi (Spularono . Il Maeftro de' Riti deferive ciò che
offervato fu nel Congreflb : ed il Giovio nel Itb. 2 7. racconta
r allegrezza d' Italia : ,, Nelle Calende di Gennajo con folenne
„ modo fi celebrarono li divini Sacrificj colla aflìftenza di
,, molti- poi fi pubblicò la defideratiflìma notizia della pace che
„ fu improvvifa : demente e Cefare furono detti Confervatori
,, del nome Criftiano ed ottimi Genitori della Italia . Appena
„ li Togati , Cittadini, Sacerdoti, ed Oratori di Francia, In-
,, ghilterra, Portogallo, Scozia, Ungheria , Dalmazia, Dazia ,
„ Venezia, Duchi di Lombardia, e Mantova , e di Urbino , delle
,, Città di Genova, Siena, Lucca poterono contenere le lagri-
,, me per allegrezza . Francefco Sforza più di tutti- diede fé-
j, gni di confolazicne , e lagrimante fedette dopo li Cardinali.
„ Quello dì apportò la pubblica tranquillità , ed il fine delle
„di.
Storta de Romani Pontefici. jp
'„ difavventure . . , „ Li Firentini non ne confeguirono il be- »
neficio poiché non vollero foggettarfi al Papa ned accettare Sec.XV-I.
il governo dei Medici : „ Nel Giovedì 6. di Gennajo fetta del.
„ la Epifania li Ambafciatcri di Firenze entrarono in Città
„ fenza onore, e baftevolmente, come dicevafi , tepidi per uni.
„ formarfi al genio del Papa e dare fine alla guerra che li af-
„ fljaoea* ma s in refe , che niente recavano di buono, e nien.
3J DO J ' ^^ •*
„ te di certo prometteano „ Dunque contro elfi.
fi ordinarono le truppe Tedefche e Spagnuole rimafte nella
Lombardia , e per configlio del Papa il Principe d' Oranges
guidò a Firenze l'efercito: la infelice Città opprefla dall' afle-
dio dopo molti trattati e combattimenti accettò le leggi nel
congregò di pace ftabilite .
XXXV. Dunque il Papa ridotto in Bologna difpofe la fo- Corona
lenne coronazione di Celare. Quefti poi ricevette Lettere dal in Bologna
Re Ferdinando- e dalli Elettori dell'Imperio che lo pregavano Carlo V.
di ridurfi in Germania . Per il che ei affrettò la coronazione ;
di cui il Giovio dice così : ,, Comecché li antichi Cefari co.
j, ftumarono di ricevere in Monza la corona di ferro infegna
,, del Regno Longobardico e quella d'argento in Aquifgrana in.
,, fegna del Regno Germanico, Carlo fé ne adornò prima di coronarli
j, con quella d'oro. Li Legaci di Monza per confervare l' an-
j, tico diritto portarono a Bologna quella di ferro adorna di
„ gemme , e li Godici nobiliffimi per antichità . Con quefta fi
,, adornò Cefare dopo la Meffa e due giorni prima di ricevere il
,, terzo diadema. Per tanto nelli 22. di Febbrajo il Papa lo
,, adornò colla corona di ferro e con quella di oro nelli 24.
,, che era feliciflìmo per Cefare, po' che in eflb nacque , e preffo
,, Pavia ebbe prigioniero il Re di Francia, Vi afiìfterono li
j, Canonici del Vaticano, li quali accetraronlo quando entrò in
„ Chiefa ,, . Sebbene la fcrizione del Palazzo Appoftolico di
Bologna rammenti Carlo coronato con unico diadema , è fuor
di dubbio, che apparve adorno con quello de'Longobardi e del-
l'Imperio. E la dubbiezza è diflìpata dalli Guicciardini, Sigo-
nio , Giovio , Maeftro de* riti che diffufamente ne trattano , e
dal Diploma di Clemente dato in Bologna fotto le Calende di
Marzo del 1530. Con quefto il Papa dice di avere adornato
Cefare con entrambi le corone. Primamente della funzione ap-
provò la elezione fatta dalli Elettori e la coronazione di A-
quifgrana . Cefare promife , che farebbe Avvocato e Difenfore
H 2 del
Sec. XVI.
60 Storia de Romani Pontefici .
del Papa e della Sede Appoftolica : indi pubblicò quattro Di-
plomi confermanti la libertà, immunità , prerogative , e pof-
feflìoni del Patrimonio Appoftolico. Ciò efeguito il Papa lo
adornò colle infegne del Romano Impero fantificate colla bene-
dizione, e gli diede lo Scettro d'oro, la Spada fvainata , il Po-
mo d'oro, la Corona d'oro , ed il falutò Imperatore de' Ro-
mani . Nei Diploma della coronazione difpensò il difetto
incorfo : e concedette a Carlo il Regno di Napoli . Gefare^ ador-
no dell' Imperiale diadema fall il trono collocato alla deftra
del Papa. Compiuta la funzione l'Imperatore affittene al Papa
che faliva il deftriero, per porre il fagrato piede nella flaffa d'
oro* ne attefe le iftruzioni dei Cerimoniale, e con inaudita mo-
deftia il Cavallo guidò per alcuni palli . Salì poi il proprio ,
ed entrambi cavalcarono fotto l'ombrello accompagnati dai Ma-
gnati. Indi fi fepararono; Y Imperatore giunto alla Bafilica de'
Canonici Lateranenfi da quelli di San Giovanni di Roma là
dimoranti colle confuete cerimonie fu accolto, ed egli ne con-
decorò molti colla equeftre Dignità, ed al palazzo ritornò.
Colloquio XXXVI. Quindi il Papa e l'Imperatore trattarono di rifta-
del Papa e bilire la Ecclefiaftica Difciplina ed il Dogma da Lutero altera-
, , to, li di cui fagrileehi errori fi dilatarono, e ne divifarono il ri-
Dsr lii cele- • od ...
orazione del me^10 • Ma *a faccenda era accompagnata da fpinofe difficoltà,
Concilio. ec* all'intento fembrava più opportuno l'Ecumenico Concilio.
Volea Adriano VI. convocarlo; ma prevenuto dalla morte non
potè . Clemente febbene ne fu più volte pregato, non fapea in-
durvifi perfuafo ; che li Dogmi della Religione non doveano
efaminarfi: il che piacque alli antichi Papi , che fi oppofero
alli Greci , li quali per la unione delle due Chiefe il Sinodo
Ecumenico voleano . Ma altri facilmente li convocarono ; non
perchè fi riducano ad efame li dogmi , ma perchè diftrutti li
errori fplenda la luce indeficiente del Vangelo. Di che appun-
to fi fervirono il Cardinale Gattinara e Cefare per indurre
Clemente, a convocarlo. Anco li Luterani defideravanlo da ani-
mo pravo condotti . Afcolto Clemente le comuni preghiere , e
promifelo a condizione che li Eretici ritornino all'obbedienza
della Chiefa , e depofte le novità vivano fecondo l'antico co-
fiume, finché effo Concilio formi Decreto, a cui dovranno ob-
bedire . Ma perchè anco in Italia bruttamente l' errore fi dila-
tò , il Papa nelli 5. di Gennajo pubblicò in Bologna Refcritto
che comincia: Cum ficut ex relation..., e lo indirizzo a Paolo
Eo-
Storia eie Romatii Pontefici ; 61
Boticeli! Dominicano Inquifitore nelle Diocefi di Ferrara e di -f^^S*
Modena. Con quefto gli preferive di procedere contro li diffa- Sec. XVI.
mati o iofpetti di Erefia ; e gii conferifee facoltà di ricevere li
Luterani ed altri Apoftati dalla retta Fede non condannati dall'
Ordinario o da altri Giudici , e chi legge e conferva li libri di
Lutero , purché abjurato 1' errore promettano di perfeverare nel-
la obbedienza della Chiefa . Con tale modo il Papa rifanò la
Italia e ftendè il Refcritto poi a tutti gì' Inquifitori conceden-
do Indulgenze ai Confratelli della Società della Croce attenti
al fervigio della Inquifizione .
XXXVIL Cefare prima della partenza pregò Clemente di Crea alai-
condecorare certi fuoi Famigliari colla Porpora. Per il che nel m Cardina-
Venerdì undici di Marzo convocati li Padri loro efpofe il de- . ' ,e riduce.
fìderio di Cefare. Nelli quattordici poi trattò di quelli che do- Srentfnf l
veano crearfi, e determinò, che nel profiìmo Sabbato io. fareb-
benc la promozione • ed appunto nominò Cardinali Bernardo
Glefi Tedefco del titolo di S. Celio Vefcovo di Trento ed Am-
bafeiatore del Re d' Ungheria : Ludovico Gorrevodo de Cha-
lant del titolo di S. Cefario Vefcovo Maurinenfe ; Garzia Loai-
fa Spagnuolo Generale de'Predicatori e ConfefTore di Carlo V*. •
ed Enneco de Eftunica Spagnuolo Vefcovo di Burgos . Anco il
Re Francefe favorì Francefco de Tournon Prete del titolo de'Santi
Pietro e Marcellino : quefti non fuaferittoal Sacro Collegio nelli 16.
di Marzo come vogliono alcuni né fotto li ip. di Gennajo come altri
ripigliano, ma nelli ip. di Marzo del 1530. , e lo apprendiamo dalle
Lettere di Clemente delle Calende di Novembre del 1529. , col-
le quali ei promife al Re di crearlo : era quefti Alunno dell'Ordi-
ne di S. Antonio Viennefe ed Arcivefcovo di Bourges poi di
Lion . Reftituitoffì a Roma creò Gabriello de Grandmont Fran-
cefe Vefcovo di Tarbes , Ambafciatore di eflb Re Francefco ,
e lo aggregò al numero de' Preti col titolo di S. Cecilia . Dal-
le Piftole di Clemente deduciamo V errore del Cabrerà , affe-
rente che quefti è ftato promoffo in Bologna col de Tournon.
Dopo tali cofe fi riduffero a felicità li affari d' Italia , e 11 Im-
peratore ordinò, che colle armi fieno domati li Firentini , in-
di decife la controverfia rapporto Modena e Reggio inforta
tra il Papa ed il Duca di Ferrara , e nelli 22. di Marzo par-
tì da Bologna; e Clemente nell'ultimo a Roma fi ridufle . Li
Firentini perfeverarono nella orinazione tutto l'anno. Ma poi
riceverono il governo di Aleffandro Medici nipote del Papa.
.Molti fanno parola della guerra dei Firentini ; il Guicciardini,
Gio-
6i Storta de Romani Pontefici.
« Giovio, ed il Sanga dicono , che il Papa arebbe voluto il fine
Sec.XVI. della guerra. Per il che li Firentini , che rinchiufero in Monì-
ftero Cattarina Medici nipote di quefto negarono al Re di
Francia di porla in libertà , e meditavano di efporla alla libi-
dine dei diffoluti ovvero condurla alle mura della Città , per-
chè fia il berfaglio delle treccie dei nimici . Ma poiché il Prin-
cipe Filiberto efpugnò Empoli e Volterra , e fu occifo preflb Pifto-
ja, Ferdinando Gonzaga Duca di Mantova il quale in quefta oc-
cafione ottenne il titolo di Duca , condufie 1' efercito Imperiale,
li domò e colla fame li ridufle in anguftia . Clemente moflb
dalle difavventure della Patria , né volendo diftrutto il Princi-
pato detonato al fuo Nipote pregò Celare di perdonare ai Cit-
tadini , ed al Duca di Mantova di contenere li Soldati . Il
Giovio accenna, che nelli nove di Agofto fi trattò della pace,
li Firentini fottometteronfi ai Medici ; sborfarono ottanta
mila feudi pello ftipendio dei Soldati , fi rimifero al Papa ed a
Cefare falva la libertà della Repubblica . Dunque la Città fu
lafciata in potere del Papa, e l'autorità dei Medici divenne
affoluta . In quefto il Pontefice fu compiaciuto da Carlo V.
ma non già rapporto Modena e Reggio che fi concederono al
Duca di Ferrara; il Papa a ciò fi oppofe. Ma Cefare vietò al
Duca di pagare il cenfo del Ducato di Ferrara , Modena-, e
Reggio , come per l'addietro coftumava, fé diamo fede al Guic-
ciardini nel lib. zó.
Li Tede- XXXVIIT. Avea l'Imperatore intimato la Dieta dell'Impe-
fchi chieg- rio in Augufta pel dì 8. di Aprile del 1531., in cui comporre
gono il Si- fj doveano le controverfie di Religione e la fpedizione contro
nodo; il Fa- -j Turco • ei pervenne ad Augufta nelli 15. di Luglio e nelli
be celebrar- 2°* diede principio alli Atti pubblici . Il Gocleo prelente alla
lo in Roma; Dieta racconta ciò che fu detto e fatto. Carlo cercò di ftabi-
e ne fcrive lire li affari della Religione e placare li animi fenza il Conci-
ai Principi, lio ; poiché fapeva efTere ciò grato al Papa . Ma li Protettami
appunto perchè 1' Imperatore ed il Papa fé ne moftravano alie-
ni , con tutto vigore il chiedeano; talché Carlo di proprio pu-
gno fcrifle a Clemente , che per chiudere la botea ai Luterani
doveafi convocare eflb Concilio. Ed il Cardinale Campeggi Lega-
to Appoftolico che lo accompagnò in Germania fìgnificò al Pa-
pa , che li Principi della Dieta erano dello fteflb fentimento .
Rifpofe il Papa, che li Cardinali penfano , che il Sinodo volu-
to dai Luterani non fi condurrà a fine , poiché quefti occulte-
ranno fotto onefto titolo penfìeri efecrandi j il tempo in cui lo
vo-
Storta de Romani Pontefici. 6$
vogliono, polche le molte guerre tengono in agitazione li Prin- — ^
cipi, non fembra opportuno all'intento, e li apparati formi dabi- ^ec. XVI.
li co' quali il Turco minaccia le Provincie Criftiane , non per-
mettono , che fi promovono li affari di Religione. Per la qual
cola fi può credere, che li Eretici meditino gravifììmo detrimen-
to della Chiefa . Da tutto quefto agitato e fluttuante non fa-
pea indurfi alla celebrazione del Concilio, fé Cefare noi reputi
rimedio neceflario pei mali di Germania che non fi conofcoro da
chi è affente. In oltre dicea di eflere perfuafo, che Cefare deve pro-
porre quello che appartiene al bene del Criftiano Impero: e però il
prega a ben riflettere, fe'l Concilio fia il mezzo opportuno all'
intento* quando tale fia, volontieri acconfente ,che lì prometta,
a condizione che li Eretici riprovino li errori e predino obbe-
dienza alla Romana Chiefa, finché effo Concilio decreti il ret-
to . Ciò non effendo non può aderire ad effi , poiché ridonde-
rebbene offefa alli Crifliani e peflìmo efempio ai pofteri . Del
refto accettata la condizione Clemente approvò la convocazio-
ne in tempo opportuno e dopo breve intervallo. Del Luogo fi
rifolverà poi ; pregava Carlo di accettare la propria delibe-
razione , e dicea di non avere affetto per luogo particolare.
Credea però, che Roma farebbe opportuna pel comodo dei Pa-
dri , giacché il Concilio non deve effere convocato per Scifma
inforto nella Chiefa né per pacificare li Principi ; il che per
ventura la renderebbe fofpetta, ma per abbattere l'erefia, ed ifta-
bilire il modo di foftenere la guerra facra . Se Roma non piace,
efibiva Bologna, Piacenza, Mantova, o altra d'Italia, che pof-
fa provvedere quelli che vi accorreranno. Non contento Carlo
d'avere pregato il Papa pel Sinodo, comecché continuamente
nafceano in Germania difordini, con altra Pillola gliene efpofe la
neceffirà , e dicealo unico rimedio. L' Ambafciatore ne avva-
lorò colla voce la richiefta . Il Papa lo afficurò di configliarfi
coi Cardinali , ed efplorare la volontà dei Principi , e ringra-
zioìlo pel zelo della Religione . Quindi fu avvifato dal Re d*
Ungheria dell'operato nella Dieta d' Augufla , e che li Lutera-
ni perfeverarono nel proponimento appellando all' Ecumenico
Concilio: il che gli fignificò anco il Legato , e ricordò 1' Am-
bafciatore di Carlo . Per il che Clemente rifolvette di convo-
carlo in Italia, follecito che li Padri non fiano fiurbati dalli
eretici , e pregò effo Re di ammonire li Velcovi ad interve-
rvi . Vogliamo efibire porzione della Lettera: Tenuto fovra dò
coi
#4 Storia de Romani Pontefici.
j coi Venerabili Fratelli noftri Cardinali della Romana Cbìe fa [erto confi*
Sec.XVI.. gHo abbiamo riputato rimedio fi curo bufato in fimi li cafi dalli noftri
Predecejfori ed a noi tramandato cioè , la convocazione di Generale
Concilio , il quale ancora è voluto dai Luterani , in cui pojfa a tanto
male rimediar/i e provvedere ti necejfario per opporre valoroso ejercito
ai Turchi che minacciano le Cattoliche Provincie .... Diede poi ai
Principi Crifriani Lettere Encicliche ammonendoli della necef-
fità del Concilio . Nacque torio quiftione rapporto il Luogo ;
Clemente e molti Principi il bramavano in qualche Città d' Ita-
lia, ed i Tedefchi in Germania il voleano . Ma febbene il Con-
cilio era neceflario , il Papa vi ripugnava , perchè li Luterani
che aveano appellato ad eflb Concilio , non attenevano le con-
dizioni promette, e negavano di ridurli all'antico rito e pietà,
e di riceverne li Decreti : piuttofto fonoramente difprezzavano la
facra Adunanza, ed unicamente con tale fpeciofo prefetto volea-
no cconeftare la propria caufa . La guerra facra per impedire li
pericoli della Criftianità indutte più facilmente il Papa al
Concilio. Imperciò Solimano nell'anno fcaduto che da Vienna
nell'Auftria era flato refpinto, minacciò nei partire di condurre
più forte efercito e di depredare le Crìftiane Provincie : e Cle-
mente che temea la invafìone d' Italia , raccomandò , che fi for-
tifichi la Ungheria e fi promova la caufa della Fede. Sperava-
te felice fucceflb ; poiché effendo li Principi in pace avvalora-
rebbono la fpedizione. Imperciò diede Lettere Encicliche all'
Imperatore, alli Re d'Ungheria e Boemia , di Francia, d' In-
ghiicerra , di Polonia, di Portogallo, ai Duchi di Savoja e dì
Milano efortandoli di conferire alli rifpettivi Miniftri facoltà
di decretare il neceflario provvedimento per la guerra facra . Ciò
comproviamo colli Brevi di eflb Clemente dati nell'anno 1530. In
oltre efpofe la neceflìtà di fov venire con foldo il Re d'Unghe-
ria che guerreggiava pella Grittiana Religione. Volea per tan-
to, che in ogni mefe fé gli fi diano ottanta mila feudi d'oro:
Cefare ne darebbe venti mila , altrettanti il Re di Francia ,
dieci mila la Romana Chiefa , il Re d'Inghilterra ed altri Prin-
cipi contribuirebbero l'opportuno. Dell'accaduto con Solimano
diremo nella Storia dell' anno fufleguente corretti dalla Cronolo»
già a ripigliare la caufa del Re d'Inghilterra.
Difcordie XXXIX. Quefti avendo col foldo corrotti molti Dottori
del Re d'In- e principalmente alcuni della Univerfità di Parigi produrle le
ghilterracol ragioni di quefti; e quelli che non cederono all'oro, tentò cotìe
*aPa- minacele e colla privazione dei beneficj ; però colla voce de'
fuoi
Storta de Romani Pontefici-, 6$
fuoi Ambafciatori preflb il Pontefice perchè dichiari che, Papa -
Giulio non potea concedere la difpenfa- poi cercava la facolrà di Sec XVT.
fpofare Maria fua figliuola col Duca di Richmond fuo figliuolo
naturale per ftabilire la fucceflione del Regno ; con che moftrò d'
impugnare il matrimonio di Gartarina non per ifcrupolo di cofcien-
za , e credea , che colla difpenfa del Papa farebbe legittimo il
contratto della Sorella col Fratello ; e le Pi (Iole del Legato Cam-
peggi fono teftimonio della verità che efibiamo . Dicea il Re ,
che (ebbene ei conobbe Maria Bolena madre di Anna , né po-
tea in vigor delle Leggi Ecclefiaftiche renderfela Gonforte ; pre-
gava nullameno il Papa moderatore di effe Leggi di conceder-
gli d' impalmacela . Di ciò trattano li Cardinali Gaetano , e
Polo nel lib. 3. della Unione Ecclefiaftica . Dunque importunò
Clemente per l'abrogazione del Decreto di Giulio II. che ra-
tificavane il matrimonio con Gattarina; il che dovendo trat-
tarli con ordine il Papa volle il Decreto autentico di eflb Giu-
lio II. , ed approvando ciò T Imperatore ei il mandò a Roma ,
ed efibì Scrittore per difefa della fua caufa . Intanto per
ifpaventare il Papa vietò con Editto ai Sudditi di tener com-
mercio colla Romana Curia ; indi ftipulò alianza col Re di
Francia in danno di Cefare ed ottenne da quello , che li Car-
dinali de Tournon e Grandmont operino preflb il Papa in fa-
vore del divorzio di Gattarina ; elfi Cardinali pregarono Cle-
mente di fiaccarli da Cefare ed aderire al proprio Re . Ma egli
che volea diflìpare e non favorire la guerra , vietò ad Enrico
fotto pena di feommunica le feconde nozze, finché non fiali de-
cretato del matrimonio di Gattarina . S' inafprl per ciò egli ■
e li Cardinali ammonirono Clemente del pericolo; poiché En-
rico amante di Anna Bolena volea fpofarla ad onta ancora del-
la Sede Appoftolica . Clemente tentò di porre freno alla di lui
libidine , e con Diploma del dì 5. di Gannajo nuovamente gli
vietò fotto pena di feommunica altro matrimonio effendo inde-
cifa la lite del primo* e per rendere più certa la proibizione
Appoftolica interdille a tutti colle cenfure della Chiefa di favori-
re la paffione di Enrico. Il Diploma Pontificio è recitato dal
Rinaldi al 1531. num. 79. e nel Libro de' Brevi emanati da Cle-
mente VII. ; nel quale fi leggono anco le Lettere date ad Enrico
ehe riducono al tribunale Apoftolico il giudizio della caufa : e quel-
le che ne raccomandarono all'i Cardinali Campeggi e Volfeo di lui
amiciflimi V efame e la fentenza ; ma la Regina che appellò alla
Torrt.X. I Se-
66 Storia de Romani Pontefici .
? Sede Appoftolica obbligollo ad aflumerlo. Il Re poiché li Ec-
Sce. XV.I. defiaftici favorivano la Regina ed abborrivano il divorzio, ren-
. tò di acquietarli ; per il che fi arrogò di giudicare li Leviti e
Sacerdoti s e perchè eflì veneravano 1' autorità de' Legati Pon-
tifici , ufurpò li loro beni , e ne li fpogliò quafi rei foriero di
Lefa Maeftà . Così Enrico guidato dalla paflione e dalie adulazioni
dei Cortigiani cadette nel profondo delle iniquità , difprezzò le
Cenfure ed affrettò le nozze impudiche di Anna Bolena . Im-
perciò favori il Luteranifmo, che concede lo sfogo delli appetiti,
e il divorzio dei matrimonj , e credette indegno, che il Papa
non aderifca allo fcioglimento del proprio . Quindi a guifa di
toro indomito rotti li vincoli di oneftà e rettezza fposò An-
na Bolena nell'anno fufifeguente.
Conferma XL, Ne> prjmj je[ t^U Carlo V. coi favore della di-
diFeriinan **B* Provvidenza ne^a Dieta d' Augufta dilatò la potenza del-
do- calunnia ^a ^ua Famiglia e fifsò in quella l'Impero di Germania. Im-
contro il Pa- perciò fotto il dì 5. di Gennajo fece eleggere a Re de' Roma-
pa. ni il fuo Fratello Ferdinando , febbene vi fi oppofe a tutto po-
tere 1' Elettor di Sa (Toni a che denominò Carlo refrattore della
Bolla d'oro di Carlo IV. Ferdinando nelli undici fecondo l'an-
tico cofiume fu condecorato colla corona d' argento in Aquif-
gran*, dicendo il Surio : ,, Nell'anno 153 1. fotto il dì 5. di
„ Gennajo Ferdinando in Colonia fu eletto col voto dei Prin-
,, cipi Elettori nel Tempio maggiore a Re de' Romani , e nel-
„ Ji undici fu coronato folennemente in Aquifgrana „ Clemen-
te ne confermò la elezione col Diploma che comincia: Pro uni-
veyfie Cbrifìtana Republica falute . ... e fi rallegrò feco lui con
Lettera del dì 3. di Febbrajo . Adornollo colle infegne Im-
periali , e gli trafmife la Spada per debellare li nimici della
Chiefa, ed il Capello indicante il padrocinio che ei dovea ave-
re di effa Chiefa. L'Elettor di Saflbnia e li Principi Proteftan-
ti implorarono 1* ajuto dei Re di Francia ed Inghilterra che
di mala voglia vedeano V ingrandimento di Carlo e della di
lui Famiglia , e tentarono di armarli in danno di quello e di
coftrignere il Papa alla celebrazione del Sinodo , in cui tutti
efpongano la fede . Per la qual cofa convennero in Smalcalda ,
e rifolverono di armare contro li Cattolici ; ed il Re di Fran-
cia promife loro di comunicare la faccenda con quello d' In-
ghilterra , e che loro fignificarebbe il rifultato . Ne trattò in
fatti con Enrico , e fpedì colà Guillelmo Bella; a ftabilire le
con-
Storia de Romani Pontefici. 6j
condizioni onde fovvenire li Procedami , fé quefti debbano colle
armi difenderli da Celare. Siamo meravigliati, che il Guicciar*. Sec XVI,
dini nel lib. 20. aflerifca , che il Re di Francia patteggiò col
Turco fufcirandolo contro Cefare : il Giovio nimico per altro
dei Francefi il condanna di menzogna. E lo Spondano al 1531,
num. 3. riprova la calunnia data a Clemente, che ripugnava di
convocare il Concilio. Era quefti offefo di Carlo che favori il
Duca di Ferrara riguardo Modena e Reggio, e ad ogni occafio-
ne opprimeva eflb Duca, e quefti all'oppofto pofelo in dififtima
preffo Cefare . Il Bzovio accenna , che il Duca fermò certe
Lettere di Clemente date ai Re di Francia e d' Inghilterra ,
colle quali promettea loro di favorirli , purché impedifcano la
convocazione del Concilio voluto dai Protettami e Principi di
Germania , e promife a quello di Francia di desinare nuove
cofe nella Lombardia e Regno di Napoli , ed a quello d'In-
ghilterra di annullare il matrimonio di Gattarina. Della dicerìa
Clemente ebbene fenfuivo dolore, e fé ne lagnò con Cefare col-
le Lettere delli 21. di Settembre, e pregollo di coftrignere il
Duca a produrre quelle promettenti tali cofe , giacché egli
dicea d' averle in fuo potere . Indi comandò ali* Arcivefco-
vo di Brindifi Internunzio di fventare la calunnia del Du-
ca . Elfo Arcivefcovo fi era colà portato per difporre il necef-
fario pella convocazione del Concilio * di che fanno fede le
Piftole Pontificie date a Cefare nelli 30. di Agofto del 1531.
e dicono , che non fono ignote le cagioni onde li Re di Fran-
cia e d' Inghilterra non approvano elfo Concilio .
XLI. Erano li Svizzeri e principalmente quei di Zurigo af- Cerca ajuta
fezionati per la Sede Appoftolica , più volte in di lei favore * ?• CA e
prefero le armi , e fovente dai Papi furono denominati Difen- Gemmando
• contro li
fori della Eccle/ìajììca libertà . Ma Zuinglio nimico della Fede Zuinsliant
feminò in elfi troppo fecondo livore . Coftui abbracciò li erro- e Svizzeri,
ri di Lutero ; e con pravi ammaeftramenti in breve tempo
quafi tutti li Svizzeri ritirò dalla retta Fede. Furono, non
poco maltrattati li Cattolici di Lucerna , Urania , Svitto , Un- "-
dervald , Zug , Friburgo , e Soletta , e fotto prefetto di Van«
gelo videro inforte nelle proprie vifeere la ribellione e difeor-
«%• Per ifcanfarle intimarono guerra al li Eretici . Clemente
con Lettere delli 7. di Maggio del 1 53 r. efortò quei di Zu-
rigo di comunicare colla Romana Chiefa ; eglino però non ne
ascoltarono il configlio con loro danno e dilavventura . Modi
I 2 da
68 Storta de Romani Pontefici.
^ da ferale odio contro la Religione ed il Papa , e follecitati da
SECtXVI. Zuinglio armarono contro il Duca di Savoja . Clemente nelli
undici di Agofto fcrifle a Carlo V., ai Re di Francia, Inghil-
terra, e Portogallo ammonendoli di opporre le armi alli Svizzeri,
li quali minacciavano d'invadere la Savoja e diftruggere neli'Ita»
lia la pace e la Religione. Ma l'Onnipotente Dio prefene la cura,
e quattro volte nell' Ottobre felicitò le armi de' Cattolici , che
trionfando dei Sagramentarj ne ferono ftrage . Della vittoria
teftimoniano la Piftola del Cardinale d'Arezzo delli 12. di Di-
cembre del 1 5 3 1., e quelle del Vefcovo di Veroli Nunzio Ap-
poftolico. Il Papa non potè contenere le lagrime per l'alle-
grezza del trionfo, refe grazie a Dio, e fcrifle ai Cantoni Cat-
tolici la Lettera del dì 23. di Ottobre loro congratulandofi del-
la generofa azione , che rende il nome loro illuftre nelle ven-
ture etadi , ed affteurò alla Fede di Crifto in Italia la Sede
e la felicità. Quando poi ebbe notizia, che li Eretici raccolto
più copiofo efercito voleano aflalire li Cattolici, fovvenne que-
lli con foldo, e con Lettere li elortò a guerreggiare per la Re-
ligione , ed attendere da Dio Ottimo Maflìmo più gloriofo
trionfo. Succedettono tre altre battaglie , che mercè il divino
ajuto furono pe' Cattolici felici , li quali fugarono li Eretici ed
onninamente diftruflero: la vittoria è deferitta dal Coeleo, il quale
ricorda la pace e che celarono nella Provincia li tumulti . In-
tanto difertò dalla Fede Alberto di Brandeburgo , che fi rifugiò
pretto il Re di Polonia • e difprezzando li diritti umani e di-
vini ridufle in Ducato ereditario li beni della Religione Teu-
tonica. Il Papa efortò il Re di non proteggerlo poiché enor-
memente abbandonata la Religione Cattolica introdufle in Pruf-
fia il Luteranifmo . E perchè fovraftava grave pericolo alla Li-
vonia , e temea , che ad efempio di quella quefta ancora fcuota
il giogo di Cefare , configliò con Lettere li Cavalieri di elegge-
re a Gran Maftro dell'Ordine chi fia amante della giuftizia. Le
Piftole appartengono alli 25. di Gennajo del 1531. Né furono
vani li timori del Papa , poiché Lutero infettò sì nobile Pro-
vincia e deformò in efla il Santo Dogma di Gefucrifto , come
accenna il Tilmanni . In tanta difavventura della Fede non
mancarono Popoli generofi che per la di lei difefa fangue e fo-
ftanze confagrarono ; e furono quei di Colonia , li quali febbene
circondati dalla EreGa confervarono illibata la Fede, e fi meritaro-
no il feguente encomio di Clemente : Rendiamo grafie alla divina
Mi»
Storia de Romani Pontefici. 69
Mifericordia , perchè ha dtfefo dalli affalti del Demonio la vo/lra in»
/igne Città , e f ha refa finta Colonia nel nome e nel fatto . ... In SEC. XVI.
vero dilettijjimi figliuoli defìderiamo occafione per comprovarvi il no*
/irò paterno amore : ed oh così piaccia a Dio di pre/entarcela ! certa*
mente bramiamo di dare a voi fegni della paterna carità che ver/o di
voi nodriamo . Vi eforttamo impercih colla abbondanza del nojìro affet*
to e quanto conviene al noflro mimjìero di perseverare nella pietà pri-
mamente alla vo/lra /alute provvedendo indi alla gloria^ ed attendere dal
Dio Ottimo Ma/fimo /' immarcejjibile corona dovuta alla anione , con
cui difendete la Religione a voi tramandata dai voftri Maggiori ....
XLU. Rendette Clemente memorabile l'anno prefente colla Crea .tre
promozione di Cardinali . Per tanto creò nelli 22. di Marzo Cardma" ?
a petizione di Carlo V. Alfonfo Manrico de Lara Spagnuolo [je°™°V ^eL
Arcivefcovo di Siviglia ed Inquifitore delle Spagne, e Giovan- ja Fede,
ni de Tavera de Pardo Arcivefcovo di Toledo e Prefidente del
Regio Configlio di Cartiglia , Il Ciaconio con errore li accen-
na creati nelli io. di Gennajo dell'anno precedente ; ma le
Piftole di Clemente lo fmentifcono. Anco il Monarca France-
fe pregollo di creare Giovanni d'Orleans figliuolo di Francefco
Duca di Longavilla Arcivefcovo di Tolofa; ed il Papa fi fcu-
SÒ : Più lungamente di quello che Carlo V. credea effendo affente dal*
le Spagne dimorò in Germania per opporre le fue for^e ai movimenti
dei Turchi , e vincere gC infoienti/fimi Luterani , e pregò Noi ed il
Sagro Collegio indotto da pubblica utilità per la promozione dell'i an-
zidetti %Arcivefcovi Giovanni capo del di lui Con/ìglio , ed *4lfonfo
Generale Inquifitore nelle Spagne , perchè quejìi adorni della Dignità
in tempo di fua a(fen?a fieno più folleciti al loro miniflero pel decoro
della Crifliana Repubblica ... . Dato in Roma fotto il dì 23. di Mar*
XP del? anno. 1 55 1. del Pontificato noflro VII. Da che appare 1' er-
rore del Ciaconio , a cui dobbiamo condonarne molti di fimil
fatta ; poiché trafcurò li monumenti neceffarj alla Storia . Nel
Giugno poi mandò a Giovanni e ad Alfonfo le infegne del Car-
dinalato e la Formola del giuramento . Né dovea elfo Ciaconio paf-
fare fotto filenzio la creazione di Antonio Pucci Firentino perito
nelle Sagre Lettere Vefcovo di Piftoja , che nelli 25. di Settem-
bre fi vide fcfcritto ai Preti col titolo de' SS. Quattro Corona-
ti; il che eruditamente comprovano li Panvini , Guicciardini ,
Gìovìo, Ughelli , e Vettorelli . L'anno 1532. torna affai la-
mentevole alla noftra penna . In effo il Signor de' Turchi av-
valorato dalle difcordie dei Principi e dalla fazione Luterana
me-
yo Storta de Romani "Pontefici*
P— — ^ meditò la fovverfione della Fede. Era ftata convocata in Spira
Sec.XVI. ja £)ieta dei Principi dell' Impero per rifanare li Luterani e
per la imminente irruzione del Turco . Clemente follecito dell'
efito felice oltre il Campeggi Legato Appoftolico mandò colà
Girolamo A leffandri Arcivefcovo di Brindili e con Piftole efortò
Cefare al bene della Criftiana Religione. Li Luterani non vol-
lero afliftervi e fi unirono in Suinfordia nella Franconia , ove
per comando dell' Imperatore per affare di pace andarono Al-
berto Arcivefcovo di Magonza , e Ludovico Conte Palatino ;
ma non riufeirono nel negoziato mercè le fmoderate dimande
dei Protettami . Quefti nel Giugno fi unirono altra volta in No-
rimberga , e di nuovo ad eflì s' inviarono altri Principi per la
pace: finalmante nelli 23. di Luglio trattarono diquefta,a con-
dizione che per titolo di Religione non fi faccia aggravio a
veruno fino alla celebrazione del Sinodo che dovrà intimarli
dal Papa nel corfo di fei mefi e dopo un'anno convocarfi . La
Formola di pace con cui concedevafi ai Luterani la libertà di Re-
ligione , e quefti meditarono ed efeguirono orribile Scifma e la
feparazione della Germania dalla Romana Chiefa, fu comprova-
ta da Cefare indotto da neceflìtà* nullameno non ifeansò le di-
fapprovazioni de' buoni , poiché fi arrogò il miniftero del Ro-
mano Pontefice . Quindi il Giovio fi lagna , che troppo con-
cedette ai Protettami con azione che derogava alla autorità del
Vicario di Crifto . Li Proiettanti approvarono poi la elezione
di Ferdinando, gli preftarono offequio , e promifero di fovve-
n'irlo nella guerra dei Turchi . Del retto l'Imperatore non trat-
tò con feverità li Luterani pel terrore che concepì de' Turchi,
e per non foftenere in un fol tempo due guerre . Il Papa poi-
ché il Turco con copiofo efercito affaliva la Germania , fcriffe
ad elfo Imperatore ed al Re Ferdinando che arebbe voluto effere
colà , foftenere con eflì le fatiche della guerra , e fpargere il
fangue per la difefa della Legge di Crifto . Ma perchè l'Italia
abbifognava della fua prefenza , mandovvi con titolo di Legato
Ippolito de Medici, e febbene era affai efaufto l'erario della
Chiefa, loro affegnò 50. mila feudi d'oro in ogni mefe . Il
Gualtieri deferive la Legazione del Cardinale Ippolito de Me-
dici dicendo: Nelli 8. di Luglio del 1532. // Cardinale de Medici
Legato xAppoflolico partì alla volta dell* Ungheria contro li Turchi .
Fa menzione di ciò ancora il Cardinale Campeggi, e dice, che il
Papa efibì all'Imperatore lo ftipendio pc'dieci mila Ungheri, ed uni
al-
Storta de Romani "Pontefici* 71
alla di lui Flotta dodici Galere. Li Principi poi di Germania eia '
Città libere armarono copiofo efercito , e fi concepì certa vit- SECAVI.
toria da chi offervonne la quantità e la bravura . Ma 1' efito
fu oppofto alla fperanza ed il terrore fu affai diffìmile fecondo
il Guicciardini nel Itb. 20. Poiché Solimano entrato nell'Unghe-
ria non combattè con Cefare foftenuto da immenfo efercito ,
ma portate qua e là le armi -e fatta oftentazione di guerra fi
ritirò a Coftantinopoli ; così difpofe il Dio Ottimo Maffimo
che è il Re de' Re ed il Padrone affoluto dei Dominanti . Del
refto Cefare quando feppe, che l'inimico era giunto nell'Un-
gheria, non ebbe coraggio di avvanzarfi, e dopo la di lui par-
tenza fi fervi della occafione e voltò le armi contro Giovanni
Vaivoda che contendea al Re Ferdinando il pacifico poffeffo di
quei Regno , e ne trionfò . Se non che defiderofo di tornace-
ne in Spagna tenne la via d' Italia feco conducendo buon nu-
mero della gente che era fiata vittoriofa del Vaivoda .
XLIII. La partenza del Turco liberò l'Italia dal timore Va a Bo-
della guerra; intanto li Re di Francia ed Inghilterra conven- l°Sna» traf-
ilerò in certo luogo della Picardia tra Calais e Bologna, e qui. ta co11 *m"
vi formarono alianza e trattato d' invadere l'Italia; ma Carlo V. " a ore
calato in effa Italia fventonne le mirje meditate contro Milano e
Napoli. Quelli volea reftituirfi in Spagna per la via d'Italia ; e
quando ebbe notizia del trattato dei Monarchi fuoi nimici de-
fiderò di abboccarli col Pontefice , e difporre feco lui le fac-
cende che doveano ad effetto ridurli. Aveano riabilito di tro-
varti in Bologna ne' primi di Ottobre; ma alquanto fé ne dif-
ferì l'arrivo. Clemente deputato il Governatore di Roma par-
tì nel Lunedì 18. di Novembre , e pervenne a Bologna nel
decimottavo di Dicembre . Li Cardinali Grimani e Cefarini
ufcirono a ricevere Cefare e condurlo in Città , in cui fi trat-
tò della pace d' Italia , del Concilio Ecumenico , e del di-
vorzio del Re d' Inghilterra . Volea Carlo ftabilire in Ita-
lia la pace , e rinnovò colli Principi di quella alianza ,
ma non colli Veneziani . Quanto al Concilio il Guicciardi-
ni non fenza livore dice , che Carlo ne proccurò la convoca-
zione ; il Papa però non ne favorì li defiderj , timorofo che li
Re di Francia ed Inghilterra non approvandolo formino Scifma
nella Chiefa di Dio; e però volea indurveli con deprezza in-
viando loro Legati. Ripigliò Carlo, che fenza jl Concilio li
Eretici diverrebbero temerarj , usò ogni arte col Papa , ma noi
vin-
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72 Storta de Romani Pontefici.
vinfe, ne potè indurvelo . Il perchè quefti dettino ai Principi Legati
Sec. XVi. con niunn fperanza di conseguirne l'intento . Ma con buona i'ua pace
è ftnentito da Cefare che dìflìpa la menzogna ond 'ei con livore aggra-
va Clemente VII. Etto Cefare dice così : „ Dopo di avere ordinato
il noftro viaggio verfo l'Italia fiamo pervenuti alla Santità del
Romano Pontefice Clemente di felice rimembranza , abbia-
mo ridetto T affare fecondo la prometta fattaci da fua Santi-
tà e da noi aderita in alcune Adunanze Imperiali ai Prin-
cipi Elettori ed ai Stati comuni dell'Imperio; fi è tant' ol-
tre ridotta la faccenda , che la Santità fua volle condifeen-
dere alla convocazione del Generale Concilio nel corfo di
un'anno, come noi abbiamo lignificato ai Principi Elettori
ed alli Stati dell'Imperio; niente omettemmo, ficchè l'Ita-
lia per quanto a noi appartiene, abbia quiete e vera pace.
Abbiamo rilòito ancora nel tempo che precede il Sinodo, di
vifitare li noftri Regni di Spagna e recare ad eflì ajuto . In
tal modo le cofe difpofte polliamo intervenire ad elfo Con-
,, cilio ,,.... Il Sandero nel lib. i. dello Scifma Anglicano ri-
ferifee la rifpofta di Clemente data a Carlo V. rapporto l' in-
giuria che il Re Enrico operava contro Cattarina . Promi(«.gli
imperciò fegretamente di p.erfeguitare elfo Enrico ed Anna Bo-
lena colle cenfure della Chiefa e di tentare ogni mezzo, ficchè
alla Regina Cattarina niente avvenga di lamentevole ; e fog-
giugne, che in fatti ammonì Enrico dì non indurre la Sede A p-
poftolica a promulgare la condanna ; ma egli difprczzate le am-
monizioni e fchiavo della libidine più non fi curò della difpenfa
uè del Vicario di Crifto, e contratte il riputato matrimonio con
Anna Bolena nel corrente anno 1532.
Approva XL1V. Non lievi commozioni fufeitò nell'Ordine Serafico
la eretta Of- 1' emulazione della rigorofa Offervanza , talché bandita la pace
fervanza di dai Frati Minori che Offervanti appellano , l'Ordine fi divife in
S.Francefco, fazioni. Imperciò frequentemente proponeanfi da ottervarfi li
e li Barna- Statuti approvati da Leone X. e da altri Pontefici dichiarati ,
bm' dittimi, riformati, ovvero difpenfati , e con grazie e privilegj
aumentati . Dunque li Frati che amavano la rigorofa offervanza, pre-
garono il Pontefice Clemente VII. perchè loro fiano deputati Con-
venti , ne'quali offervino efattamente la Regola e Cottiiuzioni del
Patriarca San Francefco . Quelli li afcoltò , ed approvò la nuova
Congregazione che appellò dei Recolletti, colla Ccftituzione data
in Roma fotto il dì 16, di Novembre del 1532. Con effa
co-
'Storia de Romani Pontefici. 73
comandò ai Superiori di aflegnare loro Conventi "t e prefcrive ' e y vr
certa Regola di governo. Giacché fcriviamo di Religioni ram-
mentiamo altra Congregazione approvata da Clemente VII. feb-
bene propriamente appartiene all'anno fuffeguentc . Quefti di-
morando in Bologna colla Coftituzione delli 18. di Febbrajo
approvò la Congregazione de' Cherici Regolari di San Giovan-
ni Decollato teftè iftituita in Milano da Bartolommeo Ferrari ,
e da Anconmaria Zaccaria illuftri per pietà. Elortavano quefti
li Fedeli a penitenza colle Piftole di S. Paolo Appoftolo infe-
gnando la regola del ben vivere; fi unirono ad efli altri Ec-
clefiaftici, e dierono principio ad Iftituto che oflervava li tre
foftanziali voti di Religione fotto l'obbedienza dell'Ordinario.
Loro fu dato Oratorio dedicato all' Appoftolo San Barnaba , da
cui loro provenne il nome di Barnabiti, La Coftituzione di
Clemente fu confermata da Paolo III.
XLV. Ritorniamo alla retta Cronologia della Storia . Dun- Riceve Le-
que nelli 20. di Gennajo del 153?. dimorando Clemente in W11?*^
Bologna ricevette Lettere dei Re di Portogallo e dell' Etiopia, n j ?»
li quali pregavanlo di ricevere que'popoli alla comunione della Imperatore
Romana Chiefa. Li Giovio ed Oldoini le efibifeono . L' Impe- di Jttiopia .
ratore Guidone dopo il racconto de' nomi , titoli , e regni , e
della Criftianità introdotta nella Etiopia proteftava di effere ob-
bediente al Papa . Sì querela di non avere finora da eflb avuto
Lettera, e che col mezzo dei folo Re di Portogallo ebbene no-
tizia . Il fupplica imperciò di fpedire nel fuo Regno Legato
Appoftolico colla pienezza delle divine benedizioni . Soggiu-
gne , che conservava nelli Archivj la Piftola di Eugenio IV.
data nel Concilio di Firenze al fuo Proavo . Il prega di
alcune Immagini de' Santi e della Beata Vergine Maria , e di
fabbricieri che le travaglino ed abbiano faenza di fare Or-
gani. Indi il configlia di efortare li Principi alla pace , effen-
do egli il loro Paftore , ed eglino le di lui pecorelle. Imper-
ciocché quando quefti abbiano fentimento uniforme, facilmente
poffono affalire li Maometani e diftruggerli . Li Ambafciatori
preftarono a nome del Re obbedienza e venerazione al Papa .
Rifpondette il Segretario, che quefti dava laude a Dio che ne'
tempi fuoi li Fedeli videro in Roma li Ambafciatori di Re
Criftiano tanto lontano . Encomiò quello di Portogallo , che
oltre altri meriti verfo la Criftiana Repubblica li ha condotto
incolumi a Roma. Rapporto le fuppliche fi rifpondette , che
Tom.X. K il
74 Storia de Romani Pontefici.
■ il Papa le efaudirebbs per quanto gli fi permetterà dalla diftan-
Seq. XVI. za . i0 afficurò del paterno amore verfo di eflb e del Regno ,
e che lo annovera nei Principi fuoi figliuoli in Crifto. Della
Religione Criftiana e dei Re di Etiopia abbiamo noi fovente
fatto parola , e principalmente nella Storia di Aleffandro III. ;
ove colla autorità del Pagi dicemmo , che li Re di Etiopia
erano Sacerdoti infetti della Erefia di Neftorio .
^ Crea due XLVL Dopo l'alianza del Pontefice, Carlo V. , e Principi d*
Cardinali i Traila contro il Turco e Re di Francia effo Carlo fi moftrò poco
ed eforta h foddisfatto di Clemente che dilazionava il Generale Concilio per
intervenire ^a cupid'gia di dare la propria Nipote ad Enrico Secondogenito
al Concilio . ^i eflb Re di Francia, e perchè non volle a fua petizione crea,
re Cardinali; né fi placò , febbene quegli ridufle in Roma l'efame
del divorzio del Re d'Inghilterra. Dunque Clemente non volle
promovere li tre efibiti Ecclefiaflici ; nel dì 21. di Febbrajo
però creò Stefano Gabriello Merini Spagnuolo Patriarca dell'
Indie e gli conferì il titolo di S. Vitale. Nel giorno fteflb per
certo temperamento prefo da Carlo V. e dal Re di Francia giac-
ché il Papa non volea più ad uno che ad altro compiacere ,
pubblicò Cardinale del titolo di S. Martino de' Monti Giovanni
d' Orleans Arcivefcovo di Tolofa e Vefcovo d' Orleans . Quelli
nel 1520. creato da Leone X. per la varietà delle cofe non
era flato pubblicato. Il Rinaldi al num. 4. recita le Pillole A p*
polloliche date ai Re di Francia ed Inghilterra da Bologna fot»
to il dì 20. di Gennajo, ed altre dirette al Re de'Romani nel-
li 20. di Febbrajo , che comprovano il buon animo di Cle-
mente pel Concilio . Con effe promette di convocarlo : fog-
giugne , che quello era opportuno per riftorare li affari della
Chiefa, convincere li Eretici, e riformare il coflume . L'eforta
di aderire a ciò che la Sede Appoflolica opera pella falutare
imprefa . Scriffe per tale duopo ancora al Duca di Norfolck
ed al Vefcovo di Vilton che molto poteano preffo l'animo
di Enrico , ed ai due Cardinali di Lorena e Borbon perchè
configliano il Re Francefco ad opera -tanto falutare . Ma
perchè li Principi di Germania Cattolici con pio affetto ed
i Luterani con parole fubdole voleano il Concilio , Clemen-
te da Bologna nelli dieci di Gennajo die Lettera all'i Eletto-
ri dell'Impero afficurandoli della fua cura per quello. Ed ope-
rando con faviezza mandò il Vefcovo Rangoni all' Elettor di
Saffonia primiero fautore dei Luterani per fapere il di lui ani-
mo
Storta de Romani Pontefici. 75
tno rapporto effo Concilio. Al Nunzio Appoftolico Cefare uni ì***^
Lamberto Briarede con titolo di Oratore Imperiale ; ed entrambi do- Sec' XVI.
veano indurlo ad approvare le condizioni dal Pontefice propofte»
Il Coeleo dice così:,, Nell'anno fteffo furono fpediti in Germania
„ due Ambafciatori da Papa Clemente VII. e da Cefare per an-
„ nunziare ai Principi e Stati dell'Imperio il futuro Concilio, e
„ con certi articoli loro fi efpofe la maniera di celebrarlo ,, .
Pervennero li Ambafciatori a Weimar ove dimorava il Duca. Il
Fangoni gli efibì alcuni capitoli riguardo il modo, luogo, e tem-
po; che'l Concilio farebbe libero e comune, e che li Decreti formati
dai Padri Piano da tutti offervati e ricevuti. Quelli che impediti
legittimamente non poflbno intervenirvi, deputeranno Ambafcia-
tori ; intanto non fi dovea introdurre novità nella Religione.
Effo Concilio fi ridurrà in Piacenza, Bologna , o Mantova ; fé li
Principi non v'intervengono né deputano Ambafciatori , il Papa
ne profeguirà la celebrazione; l'Imperatore e Principi ne foftene-
ranno l'autorità, ed efporranno l'animo proprio* il Papa col
conlenfo loro nel corfo di fei mefi lo intimerà; e dopo un'an-
no convocarà. Intanto fi difporrà il neceflario per la falutevo-
le imprela. Quando il Duca intefe le condizioni difle , che
arebbele comunicate ai fuoi Compagni , ai quali ordinò di ri-
durfi in Smalcalda nelli 24. di Giugno. Quivi tennero tratta-
to di quelle , alcune accettarono ed altre riprovarono , né vo-
leano il Concilio in tempo che'l dimandavano. Primamente
voleano , che fi celebri in Germania , ove certamente non fa-
rebbe ftaro libero ai Cattolici di opporli alli errori ; che l'Im-
peratore fia antepongo al Papa , ed i Principi e Nobili antece-
dano li Cardinali e Vefcovi ; che il tutto fi giudichi unifor-
memente alle fagre Scritture; il P*pa che è parte del Conci-
lio, non dovrà efferne giudice ; li Laici decideranno le Quiftio-
ni appartenenti alla Fede; niuno dovrà obbedire ai Decreti del
Sinodo , effendo ciò oppofto alla Criftiana libertà. Da quello
raccogliamo il livore delli Guicciardini e Belcari quando acculano
Clemente VII. di negligenza nella celebrazione del Concilio ;
imperciocché le condizioni che il Rangoni efibì- al Duca di Saf-
fonia , li fmentifeono e perfuadono , che ei volea convocarlo ,
purché li Principi vi acconfentano , com'era di dovere.
XLVII. Avea Clemente con Appoftolico Diploma vietato Sentenza
ad Enrico Re d' Inghilterra di effettuare nuove nozze effendo c?ntro £n-
in giudizio la caufa del pretefo divorzio: effo Re fprezzonne le „..ku:,.".°n
K 2. am«
j
pubblicata.
j6 Sfori a de Romani Pontefici.
=: ammonizioni, ed impaziente dei fponfali di Anna Bolena creolla
Sec. XVI. Marchefe di Pembrock e poi occultamente fposò ne' 14. di No-
vembre del 1532. Indi con autorità inufitata deftinò Vefcovo di
Cantorbery Tomafo Granmero Padre di quella a condizione che
approvi il divorzio . A tutto quefto ripugnò il Papa; ma coftui chia-
mò in giudizio Cattarina, e pronunziò, che il Re era coftretto dal
Dritto Divino a ripudiarla, eflendo moglie del morto fuo fratello
Arturo; per il che ei era in piena libertà di ammogliarli con al-
tra Donna . Munito Enrico di tale fentenza con pompa e rito
celebrò li fponfali da cinque mefi privatamente efeguiti . Ciò
accadette nelli 12. di Aprile Vigilia della Rifurrezione di Ge-
fucrifto , e nelli 2. di Giugno la coronò col Regio Diadema .
Il Sandero nel lik 11. dello Scifma Anglicano dice : „ Eflen-
,, do pervenuta la fama di quefto matrimonio nei confini del
,, Regno non può dirli l'ammirazione inforta nell'animo di
„ tutti , ed il dolore generato nel cuore dei Cattolici . Prima-
,, mente Carlo V. Imperatore in Italia ove dimorava , la fentì
„ malamente, e pregò il Papa , che in vigore dell'autorità con-
„ cedutagli da Crifto non lafcia impunita la nequizia di En«
,, rico . Il Pontefice baftevolmente commofso dalla indegnità per
,, la fupplica di Carlo V. più fentì l'affanno : nullameno usò indul-
,, genza con Enrico, e volle diferire la fentenza fino al fuo ritorno
„ di Francia , ove meditava di trasferirfi,, . . . Più veracemente
accenna il Belcari nel lib. 20. colla autorità del Bellaj, che En-
rico non curò le cenfure del Papa . Per tanto quefti nelli 30.
di Luglio del prefente anno in fegreto Confiftorio proferì la
fentenza; e decretò nullo il matrimonio contratto , ed illegit-
tima la prole che da quello proverrebbegli . Quindi preferisse,
che la Regina fia reftituita nei primieri diritti e dignità, de'qua-
li ingiuftamente era ftata privata. Sino al Settembre però fofpen-
dettene la efecuzione, fperanzito d'indurre Enrico a riprovare 1'
indegna azione, e foggettarfi ai comandamenti della Sede Appo-
ftolica . Imperciò meditava di prevalerfi del Re di Francia ; e
credea, che lo sfogo della paffione con Anna arebbene faziato la
libidine . Il Sandero ed il Rishron vogliono , che l'impedi-
mento di affinità di Enrico ed Anna rendea nullo il Matrimo-
nio. LoSpondano però dice, che eflb Sandero accufa di tale rei-
tà li Sponfali di Enrico con Anna per aggravarne 1' Apoftafia ;
di che non vogliamo produrre parere per la ftima che conce-
pimmo della veracità dei due Scrittori. Del refto l'impudici-
zia
in Francia e
crea Cardi-
nali
Storta de Romani Pontefici. 77
zia di Anna che le cagionò la morte, avvalora non poco il fal-
limento del Sandero. Sec.XVI.
XLVIII. Mentre sì abbominevolmente gl'Inglefi difettarono Spedifce Le-
dalla Cattolica Chiefa per fecondare la sfrenata cupidigia di gati a Jaco-
Enrico, il Papa temette, che Jacopo V. Re di Scozia nipote di P° Re di
quello imitandone li peflimi efempli fé ne fepari , e risolvette Scozia y va
d'inviargli Legazione per confermarlo nella Fede. Jacopo che
fi compiacque della follecitudine del Papa, convocò nelli 17. di
Maggio in Edemburgo li Ordini del Regno, loro diffe, che vo-
lea confervarfi nell'obbedienza dell'antica Religione, ed efortò
tutti di non fepararfi dalla Comunione del Papa. Li Ordini il
compiacquero e decretarono , che non ifcemi 1* offequio lo-
ro tramandato dai Maggiori verfo la Romana ed Appofto-
lica Chiefa 'y prefcriflero ad ognuno di predare al Papa ob-
bedienza ; deliberarono , che fé ne punifcano li nimici colla
feverità delle leggi; che fi elimini dal Regno l'Erefia, che fotto
abito di Religione vi s'introducea . Tutto quefto provenne dalla
follecitudine di Clemente VIT. e dalla efortazione del fedelif-
lìmo Re Jacopo V. che ci viene fignificata dal Lesleo nel lib.
g. della Storia di Scozia : „ Effendo li noftri Maggiori ( Sud-
diti miei cariffimi ) li primi ovvero non molto dittanti dai
primi che dierono nome alla Cattolica Religione e la me-
defima con tanta fantità coltivarono finceramente ad effa ob-
bedirono né mai derogarono alla autorità Pontificia nel lun-
go fpazio di tempo, fono di parere , che noi ancora nella
fpinofa circoftanza di cofe oppofte alla Chiefa e colle quali
li Eretici fabbricano infidie a Dio ed al Pontefice , ferbia-
mo intatta la purezza della Cattolica Fede . Dobbiamo cre-
dere , che non minore laude dai Nipoti noftri confeguiremo
nella confervazione della Religione di quella che da noi eb-
bero li Maggiori noftri nel!' averla abbracciata ed a noi tra-
mandata . All' oppofto fé comportiamo , che la fantità della
Religione a noi da quelli tramandata fia dalle impertinenze
delli Eretici e dai loro indegni configli lievemente turbata ,
ci aggraviamo con più enorme fcelleraggine , che non fareb-
bono quelli che non l'aveffero da integerrimi Padri ricevuta;
ficcome furono H noftri che devotamente l'abbracciarono e
follecitamente la difenderono ,, . Il zelo di Jacopo confermò
Sudditi nella obbedienza del Vicario di Crifto e neli' offe-
quio della Romana Chiefa , ed eliminò dai confini la infezio-
ne . Intanto Carlo V, fconfigliò il Papa dal viaggio di Francia
che
78 Storta de Romani Ponefici,
.- che femealo poco favorevole a fé fteffo . Perfeverò quelli nella
Sec. XVI. prefa rjfoluzione; né altro fine avea, che di confermare la pa-
ce , promovere la militare fpedizione contro il Turco , ri-
durre nel fentiero della giuftizia il Re d'Inghilterra , e tratta-
re col Criftianiflimo del Generale Concilio . La principale cagione
però, che lo induffe al viaggio fu fé diamo fede alli Guicciardini
lib. 20. Bella; lib. 14. e Belcari lib. 20. di conchiudere il Ma-
trimonio della nipote Cattarina de Medici con Enrico Duca d'
Orleans fecondogenito del Re. Intanto partì da Bologna , vifi.
tò la Santa Cala di Loreto , e pervenne a Roma . Quivi giun-
to preparò il neceffario pel viaggio che nel Settembre intra-
prendere volea. Il Gualtieri ne lo defcrive : Nel Martedì p. di
Settembre del 1535. il Papa partì da Roma accompagnato dalla Cu»
ria. Ripiglia, che arrivò a Pifa nel di cui porto era attefo dalle
Galere di Francia , e che con felice e profpera navigazione in
pochi giorni approdò a Marfiglia : Nel Sabbato undici di Ottobre
circa le ore dodici entrammo felicemente nel porto di Marfiglia / il
"Papa fcendette dalla Galera , e venne condotto nel giardino vicino al
palazzo che nella Città eragli fiato preparato , ficcbè poffa con pompa
fare il folenne ingreffo . Succedette quefto nella Domenica dodici
di Ottobre. Clemente lignificò al Cardinale Farnefe nella Let-
tera fcritta nel dì che entrò in Marfiglia , il felice fuo arrivo,
1* allegrezza , pompa , e magnificenza onde dai Cittadini fu ac-
colto, perchè ne lo efponga ai Padri di Roma . Data in Marfi-
glia nelli dodici di Ottobre del 1533.: Jeri coir ajuto della divi-
na grafia fiamo felicemente pervenuti a Marfiglia con li venerabili
Fratelli che ci accompagnano , li altri Prelati e Famigliari noftri . La
umanità degna di rimembranza del Crifiianijfimo Re ha raddoppiato
il noflro gaudio e contento , poiché ha accolto noi con onorificenza ,
amore , e divozione • e quello che fommamente ci rallegra, è , che /'
operato in noflro decoro ed onore proviene dall' amore , onde vuole'
comprovare la veracità e /incerila della fua divozione . Imperciò fecondo
il coflume in Confiflorio pubblico nel di fuffeguente ci efibirà obbedienza . .
.. Il Bella; recitò erudita Orazione in laude di Clemente detta
dal Re Francefco quando fé gli fi prefentò . II Papa ed il Re
trattarono con fegretezza delli affari , né alcuno penetrò quel-
lo che risolverono . Certamente fi conchiufero le nozze di Cat-
tarina Medici con Enrico, febbene entrambi erano affai giova-
ni di età ; quefti contava anni quindici e quella tredici : fi ese-
guirono poi effe nozze con gaudio e contento del Papa . Il che
ap-
Storia de Romani Pontefici. y$
apportò ai Principi ed Ordini del Regno allegrezza , né fi può --
efporre la munificenza del matrimonio : ed al Papa venne efi- Sec«XVI.
bito per comando del Re onore e venerazione. Il Giovio ac-
cenna, che a gara fi arricchirono con grazie e donativi , né il
Re permife di eflere dal Papa fuperato . Iraperciò alti Cardina-
li che lo accompagnavano, furono aflegnate pingui rendite dei
Sacerdozj di Francia , e con più generofi donativi furono di-
pinti quelli che godeano la grazia del Pontefice , e quefti in
favore del Re in Marfiglia promoflc alla Porpora quattro Ec-
clefiaftici ; ciò accadette nel Venerdì fette di Novembre* tre
furono promofii per compiacere il Re , ai quali il Papa unì un
Savojardo di tanto decoro degniflìmo . Furono quefti Giovanni
la Veneur Francefe Vefcovo di Lilieuz , Abate di Bec , Gran-
de Limofiniero di Francia : Claudio de Giury Francefe Vefco-
vo di Mafcon indi di Amiens e di Poitiers : Odone de Coli-
gny Francefe di anni undici ; quefti infelicemente difertò dalla
Cattolica Religione , e nell'anno 15Ó2. fegui li falfi dogmi
delli Eretici; fu deporto dal Vescovato di Beauvais ed alcre Di-
gnità , e fpogliato della Porpora in vigore della fentenza di Pio IV.,
che più volte in damo Io ammonì, ed il configliò alla abjura .
A quefti unì il Pontefice Filippo de la Chambr Savojardo di
nazione fratello Uterino del Duca d' Alba , e che di Monaco
Benedettino ed Abate di Corbia era ftato promoflb al governo
della Chiefa di Bologna. Il Gualtieri ne* Diarj Mfs. che fi fer-
bano nell' Archivio Vaticano dice : „ Nelli fette Clemente
„ VII. creò Cardinali Giovanni Vefcovo di Lifieuz , Claudio
„ Vefcovo di Mafcon , Odone de Coligny Francefi , e Filippo
,, Abate di Corbia fratello del Duca d' Alba ; quefti nella pre-
„ fente occafione fi pubblicò; poiché era ftato creato nelli 6»
„ di Settembre del 153 1. „. Dunque tre furono li promofii in
grazia del Re Francefco , e non quattro, come con errore mol-
ti accennano. Soggiugne il Gualtieri, che il Papa nelli 7. die-
de ai nuovi Padri il Capello , e nelli 8. al Vefcovo di Li-
fieuz affegnò il titolo di S. Bartolommeo in Ifola , a quello di
Mafcon di Sant* Agnefe ; al Coligny de' SS. Sergio e Bacco, ed
al Vefcovo di Bologna di San Martino in Monte.
XLIX. Il Papa ed il Re trattarono con premura dell* at- Tratta dei-
tentato del Monarca Inglefe e della maniera di fiaccarlo dalla {* c.au'a dl
libidine . Avea Enrico inviato a Marfiglia Oratori; ma quefti nien- -J?!^ r0]
te ottennero da Clemente , il quale come nota il Guicciardini raa • e ne
nel
go Storia de Romani Pontefici»
« ■-- Ha. 20. per la inurbanità loro e perchè appellarono al futuro
Sec.XVI. Concilio, fi moftrò irato; ed il Re di Francia diffe che più non
pubblica la°perarebbe in favore di Enrico col Pontefice, fé ei voglia far ufo
fentenza: a- del fuo Dritto . Il Sandero neìltb.i. la faccenda defcrive : ,, Giun-
poftafia di „ fero a Marfiglia li Ambafciatori di Enrico , e nella fianza
Enrico. M fteffa del Papa alla prefenza del Re Francefco sì infolente-
„ mente fi portarono, che non vollero pubblicamente parlargli.
„ Francefco fi pentì di avere operato a prò di Enrico , ed il
„ Papa di avere ufato feco lui tanta indulgenza ; e quegli
„ configliollo di definirne la caufa fecondo il prefcritto delle
» Leggi Ecclefiaftiche; imperciocché egli nell' avvenire non
„ più difenderebbene la inobbedienza , e fé gli fi protetto
„ coftantemente contrario. Il medefimo fignificò ad altri Am»
„ bafciatori di Enrico che '1 pregavano di ajuto in vigore del
s, trattato di alianza . Diffe , che in tutto fi moftrarà attento
„ ai vantaggi di Enrico, ma in ciò che era oppofto alla Religio-
„ ne, non potea feco lui uniformarfi „ . Per il che il Cardinale
Polo lo encomiò. Intanto il Papa per configlio di quefto medi-
tava di non pubblicare la fentenza finché fiafi a Roma refti-
tuito ; e Francefco promifegli di configliare effo Re d' In-
ghilterra alla obbedienza della Sede Appoftolica ; ciò raccoglia-
mo dal Belcari nel lib. 20. Compiute le faccende per le quali
Clemente erafi portato a Marfiglia rifolvette di reftituirfi a Ro-
ma ; ed in fatti nelli 22. di Novembre ufcì dal porto di Mar-
figlia volte le prore verfo l'Italia. In tal modo li Diarj Mfs.
deferivono il ritorno di Clemente : Nel Mercoledì 22. di Novem»
bre fìamo partiti da Marfiglia , ed approdammo a certo Luogo detto Sa-
lita . Nel Giovedì giugnemmo ad altro denominato Tropee .* e nel Ve»
nerdì 4. arrivammo a Villa Franca . Soffrì il Papa difturbo per la
moleftia del mare , e giunto felicemente a Savona alquanto fi
riftorò ; indi falita la nave del Duca Doria licenziò le Galere
di Francia , nel giorno 7. di Dicembre arrivò a Civita-Vec-
chia ; nelli nove partì e nel fuffeguente circa le ore 21.
rientrò in Roma. Nelli undici diede Lettera al Re de' Romani
lignificandogli il fuo ritorno la Dio mercè a Roma , la cagio-
ne che indotto lo avea al viaggio di Marfiglia ed a tenere col-
loquio col Re di Francia , e che lo riabilito è ordinato alla
falute del Romano Impero . Altra ne fpedì a Cefare efponen-
do 1' operato , e pregava il Dio Ottimo Maflìmo di ridurlo a
fine ; ciò effendo tutto fuccederebbe felicemente alla Criftiana
Fé-
Storia de Romani Pontefici. 81
Fede . Svani la fofpizione concepita dal Mondo Cattolico ere- --■
dente il Papa ridotto in Francia per vendicare le ingiurie che Sec.XVI.
gli provennero nelli anni andati. Nel 1534. in cui entra la Sto-
ria , ebbe fine la caufa del divorzio di Enrico Vili. Re d'In-
ghilterra. Mentre Clemente VII. meditava di pubblicare la fen-
tenza decifiva, il Re di Francia efortava effo Enrico di non fe-
pararfi dalla Romana Chiefa né dall' offequio del Vicario di
Crifto • quefti diffe , che differirebbe 1' apoftafia , fé il Papa di-
lazioni la fentenza. Ma inforgendo qualche principio di concor-
dia , o almeno fé n'era concepita fperanza , Clemente violen-
tato dalli Oratori Cefarei pubblicolla , fé diamo fede al Belca-
ri nel ìtb. 20. della Storia . Dice egli , che il Re Francefco avea
mandato a Londra Giovanni Bellaj Vefcovo di Parigi per con-
figliare Enrico alla obbedienza ed offequio del Papa . Il pru-
dente Vefcovo appoco appoco acquiftò potere fovra l'animo di
quello; e febbene nel paffato avea operato molte cofe in difonore
del Vicario di Crifto , e comporto indegno libro promifegli , che
differita effendo la fentenza dilongarebbe l'Apoftafia dalla Sede
Appoftolica. Il Vefcovo con follecito Meffo comunicò al Papa
ed ai Cardinali l'operato: quefti verfo la fine del Dicembre
pervenne a Roma, e non ancora erafi pubblicata la fentenza. Il
Bellaj avea ordinato ad effo Meffo di ridurfi a Roma entro certo
tempo, che fi compì, né fi vide. Li A mbafeiatori Cefarei opera-
vano preffo il Papa pella fentenza ; all'oppofto altri allegando
le vie rotte pregavano , che fi attenda ancora per fei giorni il
Corriere . Li più prudenti ne approvavano il fentimento ; il
maggior numero però condannando la contumacia di Enrico af-
feriva, che la Sede Appoftolica ne pativa difonore , e riduffe
il Papa in tali anguftie, che pubblicò la fentenza e condannò
Enrico. Quelli che mifurano li fatti coi futuro evento, diceano,
che quegli precipitò il giudizio con danno della Cattolica Religio-
ne . In vero dopo pochi giorni arrivarono a Roma le Piftole di
Enrico , che promettea di obbedire al Pontefice , purché non
fia feparato dalla Chiefa , e fi efcludano dalla fua Caufa li fo-
fpetti . 11 male certamente fu più funefto all'Inghilterra che
alla Romana Chiefa; però il Papa non potè efferne indovino.
Se non che Carlo V. che lo indufie alla fentenza , poco dopo
fìipulò alianza con Enrico , e le cofe della Religione in In-
ghilterra fi riduffero ad eftrema rovina . Il Papa ed i Cardina-
li ebbero pentimento di non avere dilazionato per alcuni gior-
Tom.X. L ni
82 Storia de Romani Pontefici .
* ni ancora V affare . Il Belcari in tal modo la faccenda raccon-
Sec.XVI. ta : ìy Dopo due giorni giunfe ilCorriere con commiffìoni arn-
„ pliflìme del Re Enrico : per la qual cofa li Cardinali che
„ voleano correggere l'errore , proccurarono modo per tale duo-
,, pò opportuno ; fi radunarono di ciò trattando , ma non po-
terono rivocare la fentenza pubblicata nelli 24. di Marzo del
1534. Con effa il Pontefice il dichiara caduto nella maggiore
fcommunica , e che li Fedeli doveano evitarne il colloquio e
converfazione. Ad elfo poi fi comandava di reftituire Canari-
na al lecto maritale ed alla Regia dignità e di fcacciarne la
Bolena . Concedettegli fei mefi per riprovare l'errore: e fé non
obbediva dovea foggiacere alla fentenza Appoftolica . Irritato
Enrico fi feparò da quella ed apoftatò dalla Religione ; decife ,
che in ciò che a quella appartiene, egli era il Superiore. Proi-
bì per tanto ai Sudditi fono rigorofe pene di pagare 1' annuo
tributo al Papa e di dire Catterina vedova del fuo fratello Ar-
turo fua Conlorie e Maria nata da quella fua Figliuola , febbene
aveala con folenne Editto dichiarata erede* privolle del diritto con-
dannandole a vita privata; ed in di lei vece efaltò Lifabetta che
ricevette da Bolena dopo cinque mefi di matrimonio. Privò anco
il Papa di ogni autorità nella Inghilterra ed Ibernia ; e nominò
ribelli di flato e rei di Lefa maeftà quelli che favorirebbonne il
Primato, giurifdizione , ed autorità. DifTe, che nel Regno ei
era il Capo della Chiefa , che nell'avvenire arebbe fuprema au-
torità di correggere 1' errore , condannare l' erefie , emendare
li abufi , e ad elfo farebbono pagate le Annate dei beneficj e
le Decime. Proferisse dal Regno il nome del Papa ed alle Li-
tanie che recitar doveanfi, accomodò: Dalla tirannia del Vefcovo
di Roma e dalla di lui deteftanda enormità liberateci 0 Signore . Fu
abborrita dai Cattolici la efecranda apoftafia ; il Re di Francia,
nemmeno volle riceverne li Ambafciatori : e lo fteffo Lutero
e Calvino riprovarono la ufurpazione del Sacerdozio; colle Pre-
diche e Libri non pochi nei Pergami la condannarono , ed altri
con Scritture la difenderono; molti fpontaneamente ciò faceano
effendo nimici del nome ed autorità del Papa : e molti vi fi
erano indotti per non offendere il Re ed evitarne la indigna-
zione. Quefti tentò l'animo e valore di Reginaldo Polo fuo
confanguineo , e da efso efigeva il favore dal Primato afsunto:
ma in damo; poiché il magnanimo Ecclefiaftico con coftanza
al fagrilego attentato fi oppofe , e pubblicò Libri in difefa del-
la
Storia de Romani Pontefici . 8?
U giurifdìzione Ecclefiaftica , ed intitololli Della Unione Eccle- »
fta(itca ed al medefimo li dedicò. Con quefti ei convinceva V Sec.XVI.
empio Primato affunto, e con libero modo gli efpofe li nefandi
delitci : con che tanto le ne acquiftò l'odio, che Enrico riputollo
traditore della Patria e reo di Lefa Maeftà . Il Polo vide la prò.
pria Famiglia afflitta e quali eftinta. Armò anco l'inumano
Principe contro li Religiofi , che riprovavano loScifmaj e pa-
recchi morirono Martiri gloriofi di Grifto : perirono ancora
Giovanni Filcher Velcovo di Rochefler , e Tommafo Moro ,
del gloriofo trionfo de' quali tratta il Sandero nel lib. i. dello
Scilma Anglicano .
L. Mentre in Inghilterra fabbricavafi il nefando Scifma Morte di
che feparolla dalla Comunione dei Fedeli , il Turco infefta- Clemente
va li mari d'Italia con poderofa Flotta, li Annabattifti in Ger- VII. fue
mania prenderono le armi contro li Principi per fìabilire nuo- (lua^,ta'
Vo Imperio , e le Erefie Zuingliana e Luterana acquietavano
copiofi feguitatori , Clemente VII. dopo d'aver innalzato la
propria Famiglia al Principato della Tofcana vide l'ultimo
giorno di vita : e lalciò al Succeffore la gloria di convocare I'
Ecumenico Concilio che forfè arebbe conlervato l' Inghilterra
nella obbedienza della Chiefa , fé foffe flato intimato e convo»
cato . Egli quali prefago della fua morte fi preparò il fepolcro
ed il veftito con cui logliono adornarfi li Pontefici trapaflati :
e Iblea dire con animo quieto, che fra poco morrebbe. Si fen-
tì molto agitato dai dolori di fìomaco, ai quali fi unì la feb-
bre, a cui cedette nelli 25. di Settembre del 1534. di buon mattino.
Morì nell'anno di lua età cinquantefimofefto e quattro mefi , e
di Pontificato decimo , dieci mefi e giorni fette , come offer-
vano li Biafio di Cefena, Gualtieri, Panvini ed altri, e non nel-
li 24. come con groffo errore fcrive il Cabrerà. Alcuni il vo-
gliono trapalato di lento veleno : altri danno colpa al Medico,
che ordinatogli diverta metodo di vita contrario all' oifervato
tramutogli in cafcaticcia la complefiione quando credea eli ren-
dergliela robufta . Il di lui cadavero primamente fu feppellito
nel Vaticano ; poi fi trafportò alla Chiefa di Santa Maria fo-
pra Minerva e fi collocò in fepolcro privo di fcrizione vicino
alle ceneri di Leone X. di lui Cugino. La di lui rimembran-
za torna ingrata ai Poderi per detto del Guicciardini fcrivente,
che e? morì lafciando in Cartello Sant' Angelo molte gioje di
raro valore raccolte dalli Minifterj della Romana Curia vendu-
L 2 ti •
84 Storia de Romani Pontefici .
ti ; però contro la opinione comune lo rammenta morto pieno
Sec.XVI. <Ji ricchezze. Trapafsò odiato dalia Guria, fofpetto ai Principi,
di fama piuttoflo abbominevole che grata ; fu riputato avaro ,
di fede ambigua, di natura aliena al beneficio ; contuttoquefto
fu foramamente grave , fagace , vittoriofo di fé medefimo , ador-
no di ingegno ; ma foventi volte il timore corrompea il retto
giudizio che delle co fé naturalmente formava . Il Pallavicini di-
ce , che li Romani fi rallegrarono della di lui morte . Ma a
dire vero qual altro mai arebbe confervato la libertà d' Italia
nella guerra inforta tra Carlo V. ed il Re di Francia, la cupi-
digia de' quali efpofe la Criftiana Repubblica alla tirannia de*
Turchi? Erano graviflime le incurfioni di quelli , e Clemente
febbene intricato nelle guerre dimeftiche non abbandonò li Cat-
tolici di Germania , ai quali diede fuflìdio raccolti dalle Deci-
me Ecclefiaftiche imporle ai Sudditi e Miniflri della Romana
Chiefa . Nel i$z6. donò al Re d'Ungheria cinquanta mila feu-
di d'oro; nel 1529. quando nel vicino pericolo della invaso-
ne del Turco li Luterani macchinavano di opprimere li Cat-
tolici, fovvenne Carlo V. , febbene le di lui truppe devaftarono
Roma, ed i Cardinali mandarono all'efercito Cattolico l'annuo
ftipendio , fedelmente attenendo le promeffe • il che per ventu-
ra non ferono li Criftiani Principi : nel 1532. affaldati dieci
mila Ungheri li diede a Carlo V. che preparava truppe contro
Solimano, ed uni dodici Galere alla Flotta di quello. E nei
corrente poiché il Barbaroffa Corfaro Turco minacciò alla Ita-
lia lo fterminio , preparò l'armata, e coli' efempio configliò li
Principi. Il che baftevolmente comprova l'attenta di lui cura
pella falute e decoro della Criftiana Repubblica ; e baftevol-
mente fmentifee chi lo accufa di avarazia . Scritte Clemente va-
rie Goftituzioni e Bolle recitate da Laerzio Cherubini nel Ma-
gno Bollano : e molte Lettere fpedì a Francefco I. Re di
Francia , maggior numero ne diede a Carlo V. Imperatore , a
cui una ne indirizzò due giorni prima della morte , cioè nelli
23. di Settembre del 1524. . Gon quella gli raccomanda Alef-
fandro Duca di Firenze ed Ippolito Cardinale della Romana
Chiela . Ma a Dio piacerle , che in vece di ciò lo aveffe mof-
fo alla difefa della Fede, ed aveffe pregato Iddio pe' Nipoti!
per ventura quelli non farebbono periti fubito dopo la di lui
morte . Tmperciò febbene Clemente per tenere in foggezione
Firenze fabbricò in effa buona Fortezza e bene prefidiolla , nul-
la-
Storia de Romani Pontefici . 85
lameno Alexandre» colle fporcizie ed adulterj fufeitatofi contro ^r^ima ' '
il popolo fu trucidato da Lorenzo de Medici • ed il Cardinale Sec.XVI.
Ippolito non ancora compiuto l'anno morì con fofpetto di ve-
leno. Ma di ciò bafta; poiché non appartiene alla noftra Pro-
vincia il deferivere le azioni delli Confanguinei dei Papi .
PAOLO III.
PONTEFICE CCXXIL
Anno del Signore MDXXXIV.
e
I. jr~ liOmpiute T efequie di Clemente VII. fecondo il co« Aleffandro
fiume prolongate a nove giorni , li trentacinque Farnefe elet-
Cardinali dimoranti in Roma entrati in Conclave *° a PaPa
j- 11: jiii jiè coronato,
dierono pnnciDio alh trattati della elezione del r . ■„-,
nuovo Pontefice. Il Ciaconio vuole, che celebrata p: >
la Meffa dello Spirito Santo abbiano nelli undici di Ottobre
eletto a Papa il Cardinale Aleffandro Farnefe : altri la elezione
al giorno duodecimo affegnano ; noi il parere feguendo dei mo-
derni Critici e maflìmamente del Pagi diciamo , che fu eletto
nelli tredici. Quelli che ne feri (fero , lo accennano efaltato da
trentacinque Cardinali. Ciò effendo erra l'Oldoini nel dire col-
la autorità del Panvini, che nella morte di Clemente VII. vi-
veano quarantafei Cardinali , trentotto de' quali affifterono al
Conclave ed otto erano affenti . Jmperiocchè nei Regiftri di
effo Conclave e nel Compendio de' Papi fi ricordano trentafei
Cardinali, uno de* quali cioè Aleffandro Farnefe fu detto Pa-
pa nel giorno 13. di Ottobre del 1534. Li Cardinali il favo-
rirono modi dalla nobiltà dei di lui Maggiori , dalla efimia di
lui virtù pel corfo di quafi quaranta anni nel Sagro Senato com-
provata, ma affai più dalla efortazione di Clemente VII. che
per afferzione delli Giovio e Guicciardini vicino a morte loro
propofe la efaltazione dell' efimio Ecclefiaftico ; ed il Medici ne
la promoffe efficacemente. A che Clemente s'induffe per la pro-
bità di effo Farnefe . Il Panvini fcrive, che li facri Elettori appena
trapaffato Clemente meditarono con nuovo ed inuficato efempio
fen-
S6 Storia de Romani Pontefici.
. fenza ritirarli in Conclave di nominarlo Pontefice ; ei non ac.
Sec.XVI. conienti rifoluto che fecondo il coftume de'Maggiori la promo-
zione fi faccia. Ed il Giovio dice, che non fu eletto con voti
. fcritti e porti nella fagra urna , ma che con acclamazione nella
Sede Appoftolica fi collocò . Biafio di Cefena Maeftro di Ce-
rimonie del Papa e Notajo Appoftolico prefente al Conclave
defcrivendone la elezione dice: „ Nel giorno 12. di Ottobre
„ del I534« celebrata la Mefla fi convocò la Congregazione
,, dei Cardinali , e fi leflero le Leggi Pontificie appartenenti
„ alla elezione del Papa , e dopo due ore non fenza ftupore
„ fi elette il Cardinale Farnefe e tutti proftrati gli baciarono
„ li piedi „. Indi entrarono nell'Oratorio , ed il Cardinale
Senefe* Vefcovo di Porto il dichiarò Papa dicendo : Colla coope-
ratone dello Spirito Santo io ed il /agro Collegio eleggiamo a Papa
Vefcovo e Pa/ìore della Cattolica Cbiefa te 0 *Alefl "andrò Farnefe Vefco-
vo d1 0/ìia e Decano del Sagro Collegio . Egli ringraziò Iddio ed
i Padri , ed alla elezione acconfentì . Torto li Cardinali accla-
marono, lo abbracciarono, e baciarongli le mani ed i piedi . Bra-
mofi di confermare l'operato collo fcrutinio lo accompagnare
no all'Oratorio, ove pervenuti pofero nell'urna il voto , e ca-
nonicamente il nominarono . Il Cardinale Senefe ripigliò le pa-
role di prima , e li Padri acclamarono dicendo : Così lo eleggia-
mo , così diciamo , e così pronunciamo nel nome del Signore. Allora il
Sanefe il chiedette del fuo aflenfo , e di nuovo ei lo prertòj e
ricevuto dalle mani del Camerlengo l'anello Pontificio ringra-
ziando Dio, la Vergine , li Santi Apportoli Pietro e Paolo ^
ed i Cardinali fé lo pofe in dito. Volle denominarfi Paolo ,*e
fi veftì dei li arredi Pontificj . Indi il Cardinale Cibo inoltran-
do al popolo dalla feneftra la Croce diffe : Vi fignifico una gran-
de allegrerà / abbiamo Papa il ReverendiJJimo Signore Jlleffandro
Vefcovo dì O/ìia Cardinale Farnefe , /'/ quale vuol effere appellato Pao-
lo III. Piva, viva Paolo Terxp . Alcuni vogliono, che appellarfi
volea Onorio V., ma poi condifeefe al genio dei Padri che 'l
pregarono di denominarli Paolo . Errano però , fé diamo fede
ai Comentarj Mfs. del Conclave , ai Diarj di Biafio di Cefe-
na , al Gualtieri , ed al Libro in cui fono deferitti li Atti del
Senato Vaticano. Non fu nelli anni andati Conclave fimile a
quefto nella {implicita , unione* e religione. Il popolo Roma»
no quand' ebbe notizia della elezione del Farnefe, fi mortrò efu-
berante di confolazione , perchè dopo cencotre anni vide fede-
re
Storia de Romani Pontefici, 87
re nella Sede Appoftolica un Tuo Concittadino . Biafio di Ce- .-Ll~"*WM*
fena dice, che nelli 19. di Octobre formò tre maeftofi Cocchi Sec. XVI.
rapprefentanti con archi trionfali le Teologali virtù Fede , Spe-
ranza, e Carità , e condottili nella gran piazza del Vaticano
encomiò la faviezza del Sommo Pontefice. Li Nobili che re-
cavano nelle mani candidiflime facelle , decorarono la pompofa
comparfa : li Confervatori della Città , e li Capi d' Ordine lo
adorarono , e renderono più gloriofa la pompa : e Gerolamo
Capiferri primo Confervatore recitò elegante Orazione e n'en-
comiò la prudenza e faviezza. Del refto fiamo meravigliati ,
che elfo Biafio di Cefena febbene perfonalmente affìftette alla
coronazione di Paolo , la riduca alli tre di Novembre* eflendo
veriflìmo che quefto giorno fu Martedì , e però non opportuno
per la coronazione del Papa la quale fino dai Secoli vetufti ce-
lebroffi in Domenica, ovvero in qualche folenne giorno. Erra
pure il Giovio nello fcrivere, che Paolo III. è (tato coronato
nelli 4. di Novembre ; quefto dì era Feria quarta. Dunque colli
Scrittori più accurati accenniamo celebrata la coronazione di Pao-
lo III. nelle Calende di Novembre dedicate alla rimembranza
di tutti li Santi, che caddero in Domenica . Il Panvini racconta,
che la Farnefe Famiglia venuta da Germania e fermato in Ita-
lia il domicilio fu fovente condecorata con Ecclefiaftiche Digni-
tà e Prefetture di guerra e di toga. Nacque AlefTandro da
Pierluigi Farnefe e Giovannella Gaetani in Carino nella Toica-
na . Alcuni pprò il vogliono nato in Roma nelli 18. di Feb-
brajo del 14J8. Fu educato con fingolare provvidenza , e fotto
la difciplina di Pomponio Leti in Roma fece profitto nelle
belle Lettere. Quindi fi portò a Firenze , ove apparve ornato"
di ogni genere di erudizione. Fifsò la fua abitazione in Roma
fotto il Pontificato di Innocenzo VIII. • quivi protetto dal Cardi-
nale Roderico Borgia che col nome di AlefTandro VI. governò la
Chiefa di Dio, fi mofirò Giovane di molta fperanza . Quelli fe-
dendo nella Cattedra Appoftolica gli conferì il Vefcovato di Monte
Fiafcone e Corneto, e nel dì 20. di Settembre del 1499. creollo
Diacono Cardinale febbene era pervenuto all'anno lo. Lo ac-
cumulò poi di Dignità della Chiefa ; ed inviatolo a Viterbo
con titolo di Legato ricevette ad ofpizio Carlo VII. Re di
Francia che conduceva l' efercito nel Regno di Napoli. Giulio
II. falito alla Sede Appoftolica non minor cura n'ebbe; il de-
putò Legato nel Piceno, da Monte Fiafcone al governo della
Chie-
g8 Storia de Romani Pontefici.
Ghiefa di Parma il dettino , fé ne fervi nella celebrazione del Latera-
Sec.XVI. nenfe Goncilio, e gli conferì la pingue Diaconia di Santo Eufta-
chio. Da Leone X. ebbe la Ghiefa di Frafcati , fu inviato a
Gefare ; e tanto prudentemente fi maneggiò nelli affari racco-
mandati che fu grato alli Spagnuoli e Francefi . Fu accetto an-
co a Clemente VII. che vicino à morte raccomandò ai Padri
la di lui efaltazione. Il Cardinale Sadoleti dimorante nelle Gai-
lie con Piftola del dì 12. di Dicembre accenna la confolazione
dei Francefi quand' ebber notizia della efaltazione di Papa Pao-
lo III. Ciò elfendo riputavamo, che ei prima di dare nome al-
la Ecclefiaftica milizia abbia avuto da legittimo matrimonio due
figliuoli Pierluigi, eCoftanza. Ma da impenfata notizia appre-
fa da Guillelmo Buri conofcemmo Pierluigi e Coftanza figliuo-
li naturali di Aleflandro* ed il parere del Buri è avvalorato dal-
li Spondano , Oldoini , ed altri Critici • la virtù di lui però
nel grado di Cardinale e Pontefice emendò in tal modo il tra-
fporto giovanile , che quafi apprefiò non n' è rimafta rimem-
branza del di lui delitto.
Tratta del- II. Paolo torto meditò la riforma del Clero ed il decoro
la Riforma maggiore della Chiefa. Per il che nella prima generale Con-
e della ce- gregaz,jone che convocò nel Sabbato 17. di Ottobre, e non nelli
jVa£°"e. 13. di Novembre come con groflb abbaglio fcrive il Pallavicini,
}j0< trattò dei modo di ridurla ad effetto . Li Padri decretarono,
che il Pontefice nel corfo di un' anno intimi Generale Conci-
lio : e di quefto Paolo nella Congregazione trattò , e diffe ,
che arebbelo intimato e promoffo . 11 Gualtieri efibifce il di-
fcorfo del Papa: ,, Nel Sabbato 17. di Ottobre del 1534. il
„ fantiflìmo Signore Noftro Paolo III. nella prima Congrega-
,, zione tenuta dopo la fua afiunzione couvocò li Reverendiffi-
,, mi Cardinali ed alla loro prefenza renduro alla Divina Bon-
,, tà il dovuto oflequio li ringraziò perchè a tanta Dignità
,, graziofamente lo aveano efakato . Indi parlò prolifTamente
,, dello fiato delia Criftiana Repubblica, e principalmente del-
„ l'Ecumenico Concilio che loro promife affolutamente . Dichiarò
„ che follecitamente darebbe compimento alle Sagre Cerimonie*
„ li efortò alla onefta converfazione e cofiumi retti, li afiìcurò ,
„ che promoverà la pace ed unione dei Principi . Ed i Reve-
,, rendifiìmi il lodarono „ . In fatti ei con diligenza favorì il
Sinodo, né ebbe pace, finché non fu convocato. Li gravi in-
toppi incontrati prefib li Principi fcufarono il di lui Antecef-
fo.
'Storta de Romani Pontefici» 8p
fore , e piti volte credette imponibile di ridurlo ad effetto . Im- ■ .... ■
perciò richiamò li Legati desinati ad affiftervi riè potè convo-
carlo fé non pacificati V Imperatore e Re di Francia ; il che
volea anco Clemente VII. e tornò in fomma gloria di lui ed
onore. Per ridurre a fine la Riforma del coftume , la Difcipli-
na , e depreffìone delle Erefie deputò eruditi Teologi e li Car-
dinali Senefe, San Severino, Cefi, Guinucci , Simonetti , e Cri-
ftoforo Giacobazzi allora Velcovo Coffanenfe , poi Cardinale ,
ed i Vefcovi di Nicofia , e di Aix . Quefti trattarono del mo-
do per ridurre ad effetto la imprefa . Li Atti Confiftoriali ri-
cordano, che il Papa fovente raccomandava alli Cardinali la
oneftà della vita, e di efibire al Clero nel coftume la riforma che
fi meditava. Per il che chiamò a Roma da diverfe Provincie
li Prelati ehe credea opportuni all' intento ; e però da Carpen-
tras vi condurle Jacopo Sadoleti , da Verona Matteo Giberti ,
da Gubìo Federico Fregoli Arcivefcovo di Salerno , da Vene-
zia Gregorio Correli Abate Gaffinefe , Reginaldo Polo, e Giam-
pietro Carafa Vefcovo di Chieti , e li configliava pel decoro
della Cattolica Religione , convocazione dell' Ecumenico Conci-
lio , e quiete della Europa. Primamente proccurò di pacificare
F Imperatore ed il Re di Francia , la unione de' quali era in-
difpenfabile pel Concilio, ed adempì alle parti di Padre comu-
ne , né volle aderire al trattato ftipulato in Bologna da Cle-
mente VII. e da Cefare fotto pretefto di difendere la libertà
d' Italia , ma' infatti per fcacciare da quefta li Francefi . Il per-
chè difle ad Antonio Leva Ambafciatore di elfo Cefare, che ad
efso conveniva di foddisfare alle parti di Padre comune , ed effendo il
Paflore di tutti dovea amare con eguale benìvolen%a tutti .
III. Dopo ciò volle promovere il decoro della propria Fa- Crea due
migliale nel Venerdì 18. Dicembre creò Cardinali due fuoi Ni- Cardinali ;
poti, cioè Aleffandro Farnefe Romano pervenuto all' anno quiri- e fp^difee
todecimo di età, e diffelo Diacono del titolo di Sant'Angelo in ^unz; e Pi-
Foro pifeium, e Guidone Afcanio Sforza Romano figliuolo di Bofio -°:e a ? *
Conte di Santa Fiore e Coftanza Farnefe di anni fedici detto celebrazio-
Diacono di Santa Fiore. Entrambi erano adorni di egregie do- ne del Con-
ti ed indole, il che feusò il Zio che tanto follecitamente licilio.
adornò colla Porpora. Parecchi condannano in Paolo III. la fo-
verchia tenerezza verfo li proprj Congiunti mercè la quale ne
proccurò fempre il vantaggio ed arricchimento. In vero non
Tappiamo difendere la di lui confervazione da quefta macchia ,
Tom.X. M ma
pò Storia de Komanl Pontefici .
-. • ma pure diciamo, che fu baftevolmente compenlata dalle altre virtii
che ne accompagnarono 1' Appoflolico governo. Per il che chi
condanna li Papi per la tenerezza praticata col fuo fangue, ten-
ta in effi non fo che di divino; di che fommamente fu partecipe
il magnanimo Papa Benedetto XIV., nel di cui gloriofo Pontificato
abbiamo dato principio a fcrivere la Storia . Quelli fcevero di
tale macchia non amò la carne né il fangue ; ma fu attento
in ogni tempo al maggior decoro della Chiefa e del Pontifica-
to amminiftrato con indicibile integrità di animo e con pari
erudizione in ogni genere di dottrina . Il Ciaconio riduce la
creazione dei due Porporati alli 16. di Maggio del 1535.; ma
li Storici uno eccettuato che ne parlano , ? aflegnano alli 18.
di Dicembre del 1534. L' Oldoini nelle Aggiunte alla Storia
di elfo Ciaconio correggendone 1' abbaglio ne incontra uno più.
enorme. Dice egli così: „ Nell'anno della comune falvezza
,, 1534. primo del Pontificato di Paolo III. in Venerdì 18.
,, Dicembre ottenuto l' aflenfo di fedici Cardinali creò in Ro-
„ ma nei Vaticano un Diacono Cardinale . Il Ciaconio ne ri-
,, duce la creazione alli 16. di Maggio del 1535. ed afferma ,
„ che due furono li promoflì . Noi però iftrutti dal Diploma
,, di Paolo diciamo , che nel Dicembre creò il folo Aleffan-
„ dro Farnefe ,,.... E poco dopo parlando di Guidone Afca-
nio Sforza lo accenna creato nel giorno fuccennato : „ Guido-
„ ne Afcanio Sforza quindici giorni prima delle Calende
,, di Gennajo del 1534. fu detto Cardinale Diacono del titolo
„ de' Santi Vito e Modello Martiri „ quaficchè il dì
quintodecimo antecedente le Calende di Gennajo non convenga
col decimottavo di Dicembre , in cui entrambi fono flati orna-
li colla fagra Porpora . Del reflo li due Porporati actendeano
allo ftudio nella Accademia di Bologna; per il che il Papa co-
mandò a Gianmaria Arcivefcovo Sipontino Prefidente dell'Emi-
lia di ricevere da quelli il giuramento e di adornarli colie infe-
gne Cardinalizie . Il che quelli efeguì; e laFormoladel giuramen-
to è defcritta dal Gualtieri nei Diarj . L'amore verlo li Nipoti
non allontanò il Papa dalli affari della Chiefa . Per la qual co-
fa riabilito dal canto fuo il neceflario pel Concilio mandò ai
Principi Criftiani Lettere e Nunzj , lignificando che ne avea
decretato la convocazione. Inviò pertanto al Re di Francia Ro-
dolfo Pio Vefcovo di Faenza per trattare del luogo e tempo ,
in cui fi celebrarebbe ; ed il Re nelli 25. di Febbrajo diede
Lct-
Storta de Romani Pontefici. pi
Lettera ai Principi di Germania rimettendoti al loro genio e - - -
volere; poco dopo mandò in efla Germania Pietro Paolo Ver- "•* avi,
gerì nato in Iftria , il quale primamente da Clemente VII. era
ftaro desinato al Re de'Romani. Quetti colà giunto lignificò ai
Principi Proiettanti la volontà del Papa di convocare il Sinodo
in Mantova ; indi vifitò Lutero in Wittemberg , ed il trattò
con fomma umanità , da cui venne corrifpofto con altrettanta
akeriggia , e di lui difeorfi furono di difprezzo del Papa e di
crudezza verfo li Dogmi della Religione . Dalla Lettera del
Vergeri data ad Ambrofio Recalcati Segretario di etto Paolo ap.
prendiamo il fine della di lui Legazione . Dice egli così : ,,
„ Jl Beat-ffimo Padre per due motivi mi dettino in Germania
,, con [itolo di Legato; primamente perchè impedifea la con-
,, vocazione di Nazionale Concilio che fi tentava; fecondo , perchè
„ promeva 1' Ecumenico Concilio. Non mi cade di mente il
,, precetto dell'ottimo Pontefice, cioè di efplorare le formido-
,, Iole commozioni di quetti popoli , e di difporli ad accetta-
,, re il Concil'o ,,.... Dalli Protettami convocati in Smalcal-
da ebbe rilpotta , che bramavano il legittimo Concilio , il vo-
Jeano pei ò convocato in Germania; il che loro Cefare promife*
ed a cui il Pontefice di Roma non dovea qual Giudice inter-
venire, poiché era loro nimico. Soggiugneano , che Cefare , e
li Principi deputartbbono idonei Ecclefiaftici ovvero Laici ,
li qudli fecondo la divina parda decideranno della caufa . Ciò
dicendo indicavano Lutero, Melantone , Bucero , Pomerano ,
ed altri Apottati li quali certamente arebbono favorito la
Erefia e foftenuto l'errore. In tal modo fcanfarono il Conci-
lio in tempo che dicevano di volerlo ; oppure il voleano qua-
le non mai nel pattato li Eretici cercarono.
IV. Il Papa avea per ciò necettità d' incorrotti Configlieri, crea £ar_
e però nell'i zi. di Maggio del 1535. in Confittolo fegrero dinali : pe*-
tenuto nel Vaticano nominò Cardinali alcuni egregi Ecclefiatti. fecuzione
ci illuttri per nobiltà, dottrina, e fantità . Tali fono Niccolò del Re d'In-
de Schomberg Svevo Vefcovo di Capoa dell' Ordine de' Predi- ghuterra.
catori ; Giovanni Bellaj Vefcovo di Parigi ; Girolamo Ghinuc-
ci Senefe Vefcovo in Calabria; Jacopo Simonetti Milanefe Ve-
fcovo di Pefaro ; Giovanni File her Inglele Vefcovo di Roche-
tter da Enrico Vili. Re d'Inghilterra condannato a morte in
odio della Fade ; e fu promoMo eflfendo rittretto in carcere.
Né il Pontefice il creò fperanzito , che adorno della illuttre
M z Di.
p2 Storia de Romani Pontefici
x - Dignità farebbe rifpettato , come fcrive il Pallavicini, e fuppo.\
e. Avi. ne ^ cjie pjetr0 Soave deridalo quafi che in tal modo abbia vo»
luto proccurare al Fifcher venerazione; ma piuttofto per alle*
' viargli colla Dignità le mole/ìie del carcere • Gafparo Comari-
ni Veneziano; e Marino Caraccioli Napolitano Nunzio Apporto,
lieo pretto 1' Imperatore. Dunque nel li fpinofi correnti tempi
la Cattolica Chiefa feffrì in Inghilterra crudele perfecuzione
mercè il livore d: Enrico Vili. Quefti divenutone perfecutore
dopocchè n'era fiato acerrimo difenfore, la eliminò dal Regno, e
condannò a morte chi al fagrilego Tuo volere non aderì . Tomafo
Cromvel fu il miniflro della di lui malizia. Il Re primamente
infuriò contro li Rebgiofi Cerrofini , e nelli 25?. di Aprile fe-
ce uccidere tre Priori, e feco loro un Birgittino, ed un Prete
Secolare Parroco a morte condannò. La difavventura di quelli
incontrarono altri , occifi con barbaro modo per afferzione dei
Sandero nel Itb. 1. della Scoria . Ma li tormenti che oppreffero
due Eroi illuflri per dignità , nobilcà , e virtù , fuperarono 1*
altrui pen fiero . Quelli furono Giovanni Fiicher Vefcovo di Ro«
chefter e poco dopo Cardinale, e Tomafo Moro Cancelliere del
Regno; eglino pubblicamente furono decapitati; cioè il Moro nelli
ó. di Luglio, ed il Cardinale nelli 22. di Giugno del 1535.
Il Papa quand'ebbe notizia, che quelli vivea in carcere , creol-
lo Cardinale per alleviargli le afflizioni , ma la nuova Digni-
tà gli accelerò la morte. Paolo riprovò le condotta del Re e
diede gravi Lettere a Cefare , al Re di Francia , e ad altri
Principi pregandoli di ammonirlo e ridurlo nella verità. Ne
recitiamo porzione : In quejla cofa Enrico ba voluto imitare
molti emp] , ed il proprio progenitore Enrico IL , il quale perse-
guito ed a morte condannò il Beato Martire San Tomafo Vefcovo dì
Cantorbery : e ncn folo uguagliò /' empietà di quello , ma ancora la
fuperò • poiché quegli unicamente a morte condannò il Beato Toma-
fo , e que/ìt occife molti.' quegli condannò uno che difendea li diritti
di particolare Chi e fa ,• quefli occife li Fautori della Religione j quegli
amma^TÒ /' lArcivefcovo • quefli un Vefcovo e Cardinale y quegli il
punì coli* e/ìlio ; quefli lo gravò colle mole/ìie di lungo carcere ; que-
gli il fece ammalare da particolari mintflri , quefli da pubblici car-
nefici * quegli con violenta morte dal mondo il levò * quefli col fup-
plicio occife il Santo del Signore ; quegli feusò il proprio delitto pref-
fo Papa %Ale\fandro, ed incolpatone altri umilmente accettò la correzione
s la penitenza ,* quefli con animo ojìinato difende il fagrilego attenta-
to,
Storia de Romani "Pontefici, $%
to , e non Joìo non ri è pentito , ma pertinace , ribelle , e nimico della ^
Chiefa, non già perchè fia flato da quefla offe/o, che ptuttoflo il condecorò ^EC,-«-V1'
co/ titolo di Difenfore della Fede, ingratijjtmo armò in di lei danno , e
froccurò con mille modi di offenderla e maltrattarla Conobbe
Paolo la orinazione di Enrico che difprezzò li configli di Pa-
pa Clemente VII.' e quindi rinnovò la fentenza e Io anace*
matizzò. Eipole primamente li di lui delitti e fagrileghe leg-
gi obbligindo li Sudditi a foftenere feifmatici ed ereticali Ar-
ticoli , un dei quali era , che il Romano Pontefice non è Capo del-
la Chiefa né Sicario del Redentore : e che egli è il Jupremo Capo del-
la Chiefa anglicana, e lo elortò poi a riprovare l'errore. Am-
moniice quindi li di lui Complici e Fautori di non feguirne 1*
eampio configlio , di non favorirlo , né predargli ajuto . Se ei
ripugnava ai comandamenti, ed i complici non riceveano le efor-
tazioni , prelcrive a quello lotto pena di feommunica e perdita
del Regno di prefentarfi al tribunale Appoftolico personalmente
ovvero col mezzo di Procuratore entro novanta giorni , ed ai
complici nel giro di feflanta : altrimenti dichiaralo allacciato
dalle cenfuré citila Chiefa e privato del Regno. Indi fottopone
all'Interdetto li Luoghi o Perfone , colle quali Enrico ed i
complici tengono commercio: priva li loro Figliuoli di ogni
dignità e grazia; difpenfa li Sudditi dalla Soggezione ; e proibi-
re ai Cattolici di trattare feco lui o colli Luoghi e Città ,
che ad elio obbedivano . Alli Prelati poi ed Ecdefiaftici co-
mandò di partirne dal dominio, ed ai Principi, Duchi, e No-
bili di armare contro di lui , e li alTolvette dall' obbligo che
aveano di aflifterlo . Finalmente comandò ai Vefcovi di pubbli-
care la Coftituzione , e far ufo delle cenfure della Chiefa con-
tro chi direttamente ovvero indirettamente ne la impedifeonoo
ritardano. Tale fu la fentenza fulminata contro Enrico Vili. Re
d' Inghilterra per abbatterne ia protervia , e ridurlo nel fende-
rò della giuftizia; nullameno Paolo pregato dai Principi e mof-
io dal zelo della di lui falute fofpendettene tre anni la efecu-
zione . Se non che crebbero li delitti di quello, e ne ordinò l"
adempimento. Data in Roma preffo San Marco nelli 30. di Jfgom
fio dell'anno della Incarnazione del Signore 15 5. e del Pontificato
noflro I. Errano perciò lo Spondano dicendola data nelli zy,
di Novembre, ed il Continuatore del Rinaldi augnandola al-
li 30. di O'tobre.
V. L' Imperatore Carlo V. armò contro Earbarofla infìgne
Cor»
Sec. xvr.
p4 Storia de Romani Pontefici .
? Corfaro di Algeri , che (ottenuto dal Turco infettava le Spa.
gne , e minacciava il Regno di Napoli. Raccolto imperciò co.
Sommini- P,0*° cfercÌK> e preparata la Flotta navigò verfo Y Africa per
ttraajutoah fiaccarne 1' alteriggia e reftituire a Tunifi MuleafTe da tui era
l'imperato- fcacciato . Carlo che comunicato avea al Pontefice l'imprefa, ne
re contro li riportò encomio e fuflìdio , cioè le Decime dei beneficj . E quetti
Africani ; non contento di ciò col foldo della Chiefa fabbricò in Genova
ecret1, dieci Galere, alle quali ne uni quelle di Civita-Vecchia, e le
confegnò a Virginio Orfini , a cui accompagnò il Giuftiniani
Veneziano infigne nella fcienza navale , ed il Gran Maftro de'
Cavalieri di Malta, e col loro configlio l'armata Pontificia do*
vea combattere . Poco prima fcrifle ad Andrea Doria Condot-
tiero della Flotta Cefarea , e gli mandò la fpada confagcara col-
le confuete Cerimonie della Chiefa efortandolo a guerreggiare
con valore la guerra del Signore^ ed il buon Vecchio volontieri
li nuovi travagli accettò. Tuttociò apprendemmo dal Panvini il
quale dice, che Paolo concedette le Decime al Re di Francia ,
a condizione richiedendolo la neceflìtà di difendere con venti
Galere li lidi Pontifici e della Tofcana: il pregò ancora ad imi-
tare li generofi fuoi Maggiori li quali ottennero dalla Sede Ap«
poflolica il bel titolo di Criftianijfimo . Del retto quetti mercè
l'odio che portava a Ce fare , non accettò l'indulto né fi lai e io
dalla autorità del Papa ammollire . Per la qual cofa Paolo pregò
di ajuto li Veneziani ; ma quetti vollero coltivare l'amicizia ftipu-
lata col Turco . Il Giovio nel lib. 3 4. de feri ve li trionfi dall'armata
Pontificia ed Imperiale che confolarono il Papa, e deputò il Cefa-
rini per complimentarne Carlo V. ed efporgli il gaudio che ebbe
della vittoria* quegli fu da etto Carlo accolto onorificentiffimamente,
il quale ufcì dalle porte di Napoli per abbracciarlo . Nell'anno cor-
rente Paolo concedette a Bologna il Tribunale di Rota colla San-
zione del dì ir. di Luglio, che decretò la qualità delli Udi-
tori e la giurifdizione che loro concedea , e preferirle , che la
loro fentenza ad altro tribunale non fi appelli : Noi dunque che
vogliamo provvedere alle molte fpefe di quefti noflri Sudditi , ne rice-
vemmo le preghiere^ ordinando che nelV avvenire le caufe civili che na»
feeranno nei Cittadini ed abitatori della Città e Diocejì in qual/ìvo*
glia ijìan^a fiano conofeiute e definite nella mede/ima Rota e non al*
trove..^. Nelli 16. di etto Luglio approvò la Congregazione
de' Barnabiti , che dicemmo favorita dalla Sede Appoftolica fino
nel 1533. c°l nome di Congregazione de' Cherici Regolari di
San
Storia de Romani Pontefici . 9 5
San Paolo Decollato, diede alli Alunni leggi , privilegi, e fa-
coltà di fare li tre voti effenziali , veftire l'abito Chericale , c*
eleggere il Superiore , accettare Novizj , ed amminiftrare li Sa-
gramene . Al Prepofito concedette facoltà di difpenfare gl'in-
fermi e quelli che li aflìfterebbono dal divino Officio ed offer-
vanza del digiuno. Approvò colla Sanzione del giorno 2 e», di
Agofto del 153C». li Cappuccini, che fotto nome di Minori di
vita eremitica nelli 3. di Luglio del 1528. Clemente Papa VII.
avea aferitto alle Clauftrali Congregazioni . Dice Paolo cosi :
•Attendendo noi ai cop'tofì frutti , che fono prodotti da codefìo Ordine
operante nella Vigna della Cbiefa di Dio , e fperiamo , che faranno nel
futuro prodotti ; e volendo noi favorire quelle cofe che appartengono
alla propagazione di quello , ricevemmo le fupplicbe delti ^Alunni .
Quindi con sAppofìolica autorità e con nofìra faenza approvando e con-
fermando le Lettere dell' %Antecejfore noftro Clemente il di cui tenore
abbiamo voluto effervare , le indirizziamo al Vicario Generale della
predetta Congregazione che la governerà ed alli Frati , come fé ad
ognuno di ejfì fodero dirette / e decretiamo , che il contenuto nelle pre»
flette Lettere fìa valido. Dunque Paolo concedette al Vicario Ge«
nerale la facoltà di convocare in ogni triennio il Generale ca-
pitolo , in cui fi eleggerà a Vicario un'Alunno Cappuccino , il
quale dopo la elezione fi prefenterà al Miniftro Generale de'
Conventuali , da cui otterrà la conferma e la facoltà di gover-
nare la propria Famiglia . L' Oldoini accenna, che Paolo fi af-
flitte nel fencire che Fra Bernardino Ochini apoftatò dalla Fe-
de ; e dubitando che '1 peflimo efempio di coftui induca altri
al male, convocò Con fi (Iorio , ed efpofe ai Padri il danno che
fovraftava ai Cappuccini, e che era rifoluto di eftinguerli nel na-
feere . Li Cardinali convenivano col Papa: il folo Sanfeverini
perorò in favore di quelli, e configliò di non gaftigare nelli inno-
centi l'errore altrui. E tanto fu facondo nel dire, che ritirò il
Papa ed i Padri dal concepito penfiero. Per il che quegli coman-
dò al Cardinale di Carpi Protettore dell'Ordine di convocare in
Roma li Vicarj delle Provincie e Religiofi più affannati, di efa-
minare la loro fede, e ragguagliarne la Sede Appofrolica. Qué-
gli conobbe la rettezza della fede e converfazione loro, laelpo-
*e al Papa , e fgombratofi il fofpetto concepito fvanì il turbi-
ne che ne minacciò l'eccidio. Tuttociò racconta l' Oldoini, ed
aS§,ugne» the Paolo perfuafo della rettezza e favio coftume dei
Cappuccini ne confermò l'Ordine, e con efimj beneficj e pri-
vi-
p6 Storia de Romani Pontefici.
—^——p vilegj Io arricchì . Noi però dobbiamo notare il di lui troppa
EC abbaglio nel fupporre, che Bernardino Ochini fotte Superiore e
Capo della Congregazione ; è cerio , che la conferma dell' Or-
■ dine precedette l* Apoftafia di quello r il quale vifle nella offer-
vanza dell' Iftituto ot.to anni, e fuggi da quello nel 1542.
„. VI. Ne' primi del 1536. in cui entra la Storia, Carlo V.
onorificenza VIttor'0^0 ne^a spedizione moda contro Barbarofla partì da Na-
l' ImDerato- P0^ ec^ a ^oma fi portò, pel cui ricevimento il Papa mandò
re Carlo V. a Terracina due Cardinali con titolo di Legati Apposolici, fé
in Roma, diamo fede alli Atti Confiftoriali, che lo accennano accolto in
Roma con onorificenza. Giunfe ei alle porte dell'alma Gittà fot.
10 il di 5. di Aprile ; quivi attendealo Paolo Capifucchi Ve-
feovo di Nicaftro e Vicario di Sua Santità , che gli efibì il
bacio della Croce , e l'Imperatore feduto nel deftriero con rive-
renza la baciò: quindi il condurle al Papa dimorante in Trono
afiìftito dai Cardinali ; e Ce fa re protrato l'adorò. Biafio di Ge-
fena in tal modo il fatto deferive : ,, L' Imperatore veduto il
„ Papa gli fece riverenza, che ripigliò vicino al Trono Pon-
,, tificio; poi fi proftrò e baciò il piede di fua Santità , ed il
,, Papa moftrò in qualche modo di volerlo ritirare ; indi ba-
,, ciò la mano di fua Santità che '1 ricevette benigniffimamen-
„ te al bacio della bocca. Il Papa allora alquanto dalla Sede
,, fi alzò, ed abbracciatolo con tenerezza tennero vicendevole
,, difeorfo „ . Il Giovio ed altri accennano , che l* Imperatore
dimorò in Roma quattro giorni ; ma il Panvini la di lui
dimora prolonga a giorni tredici" il che anco afferifee Biafio
di Cefena,a cui prediamo fede, perchè era prefente , e perchè
narra il fucceduto con accuratezza . Cefare efpofe che portoni
a Roma per adorarlo ed efortarlo alla convocazione dell'Ecume-
nico e Generale Concilio: ed il Papa nelli otto di Aprile te-
nuto Confiftorio ne pubblicò il Decreto . Di ciò trattano li At-
ti Confiftoriali : „ Nel giorno ottavo di Aprile del 1536. lì
,, convocò la Congregazione de' Cardinali , in cui il Santiflì-
,, mo Pontefice dichiarò di voler intimare il Concilio ; il che
,, eflendo da tutti comprovato il Reverendiflìmo Vefcovo d'O-
,, ftia Cardinale Senefe ; li Reverendiffimi Chinucci , Simonet-
„ ti , Contarini Preti ; Cefi , e Cefarini Diaconi furono de-
,, putati per la fanta imprefa : quindi efTendo prefente Cefa-
„ re s' introdufTero l'Arcivefcovo di Brindili y il Vefcovo di
11 leggio » e PierPa°l° Vergeri ,, . . .. Nella Feria feconda di
Pafqua 17. di Aprile l'Imperatore con proliffa Apologia in
Idio.
Storia de Romani Pontefici. 97
Idioma Spagnuolo fi congratulò col Papa, che decretò l'Ecume-
nico Concilio, ed il pregò di accelerarlo. E' certo però, che Recavi.
Paolo II L nelP anno antecedente ne ordinò la convocazione
come dicemmo, ed efpofto l'animo fuo ai Cardinali e Princi-
pi feco loro configlioflì per convocarlo tortamente . Piuttofto
Cefare colle diuturne difcordie col Re di Francia era la cagione
della dilazione. Ditte Carlo ancora di efferfi trasferito a Roma
per lignificare al Papa il zelo che avea pella Fede ed il defiderio
di comporre le controverfie di Religione , e di volgere le fue
forze contro il Turco. Conteftò di non poter foffr ire, che men-
tre ei preparava la militare fpedizione contro il Turco , il Re
di Francia mofle guerra al Duca di Savoja con animo di por-
tarla nel Ducato di Milano. Quindi fi doveano terminare le
difcordie che occafionavano la rovina di tanta gente, ed entram-
bi poteano ricevere privato accomodamento ; e dicea d' effere
pronto alla pace, purché quegli reftituifca al Duca lo Stato •
ed ei promettea al Terzogenito di lui il Ducato di Milano :
e volea , che effo Re di Francia ed i Principi che non atrer-
rebbono la pace, fieno puniti colle pene dovute ai nimici della
Cattolica Religione : del retto tuttociò defiderava per abbat-
tere il Turco. Li Giovio , Bellaj , e Belcari recitano l'Apolo-
gia di Carlo V. Se non che quefti con quella maggiormente
inafpà Francefco . Perorò per un' ora alla prefenza del Ponte-
fice, di Cardinali , e de' Miniftri dei Principi. Ripigliò il Pa-
pa, dicendo che provava affanno per le difcordie tanto invetera-
te nelle Corti principali di Europa, e per la unione loro co-
me ora così nell'avvenire impiegare ogni attenzione , defidero-
fo che una volta ceffino . Per la qual cofa con aflìdue lagrime
orava ai Signore. Indi ringraziò Cefare della difpofizione che
avea per la pace , e pregollo di coltivarne il fanto penfiero ;
efibi la propria mediazione per ridurla ad effetto - e promife-
gli , che farebbe Padre amorofo con chi la favorifce , e fareb-
be ufo delle cenfure con chi ne la flurbi. Rapporto il Conci-
lio afificurollo, che follecitamente lo arebbe convocato. Ciò det-
to Carlo Hemard Vefcovo di Mafcon Ambafciatoie del Re di
Francia difle a Cefare , che il fuo Re è propenfo per la pace ,
e che la favorifce ; riguardo le altre cofe non potea dare ri-
fpofta, poiché ignorando la lingua Spagnuola non avea intefo il
propofto , e pregavalo di farglielo efporre , perchè pofla fignifi-
Tom.X. N car-
pg Storia de Romani Pontefici:
■ cario al fuo Monarca : ed ei promife di fargli tenere eopii
Sec.XVI. del]a Apologia.
VII. Intanto H Papa temea, che il Re di Francia offefo da
Proccura quefta il creda confapevole , e difie alli Oratori di quello, che
la pace, fenza fua notizia l'Imperatore avea prodotto il fuo penfiero •
e certamente non arebbcglielo permetto . E perchè erafi fatto ,
pregavali di efporlo con tale deftrezza al Re , che egli non fi
adiri né abbandoni la pace. Eglino dittero, che bramavano di
fapere da Cefare il fentimento nel produrla , e lo aflìcurarono
di efporlo al Re colla maggior mitezza e poffibile . Per tanto
nelli 18. di Aprile dovea Cefare partire per Siena, ed il Papa
ed eflì Oratori il pregarono di manifestare il proprio animo j
ed ei conteftò, che non intefe di offendere il Re di Francia;
che quefti avea detto e fatto cofe , che ei vorrebbe , che
non foffero dette né fatte; nullameno bramava di pacificarli ,
ma noi volea violentare. Il Pontefice ciò udito fi rallegrò e
diffegli , che volea pacificati efTo ed il Re di Francia, poiché
dalla loro unione proverrebbe la felicità maggiore della Chie-
{ a . Né diverfamente lignificò al Re di Francia e conteftogli, che
con zelo operarebbe pel di lui bene. E Cefare ripigliò , che
approverà ciò, che verrebbegli per tale affare efibito . Ma poi
con vigore la guerra contro il Re Francefco preparò. Parti in-
tanto da Roma, e pervenuto in Siena fu vifitato dal Cardinale
di Lorena , che in nome del Re Criftianiflimo gli efibì propo-
rzioni di pace, ma ei le ripudiò. E perchè avea raccolto buon
efercito meditava d' invadere la Francia . Per la qual cofa il
Papa non poco intriftito con Lettere lo efortò, e deftinò ad ef-
fo Legati che il configlino alla pace. Li Atti Gonfiftoriali in
tal modo la cofa deferivono : ,, Nella Feria terza 2. di Giù-
„ gno del I53<5. fu tenuto in Roma Confiftorio , nel quale il
,, fantiffimo Signore noftro deliberò di fpedire Legati Apporto»
„ liei ali1 Imperatore , al Re Criftianiflimo , ed a quello de'
,, Romani ; e li efortò a deporre le armi e comporre le di-
„ feordie , perchè la Crifliana Repubblica era minacciata dai
„ Turchi ,,.... All' Imperatore deputò il Cardinale Carac-
cioli , al Re Criftianiflimo il Triulzi ; ed al Re de' Romani il
Wayvoda . Erra imperciò il Ciaconio nello fcrivere, che quello di
Carpi fu mandato in Francia : poiché quefti non ancora eraaferit-
to al Sacro Senato. Errò anco il Bella) nel lib. 6. fcrivendoche
il Cardinale di Carpi fu fpedito all'Imperatore , ed è convinto di
cr-
Storta de Romani Pontefici* 99
errore dalle Piftole di Paolo date a quello nelli 14. di Giugno: "^""TIT^
E [ebbene in quefto giorno inviamo alla tua M.ieftà li noftri Legati Cav* ÙEC,AVI.
binali della Romana Cbiefa Triul^j e Caraccioli , pure ti Triul-*} vi*
Jitata la Maejìà tua deve portar/i in Francia- per la mede/ima cau-
[a In altro tempo vedremo il Carpi Legato Appoftolico
preffo Cefare . Scritte anco al Re Francefco e pregollo di fa- ■
Yorire la pace, ed efortò Cefare di volgere in danno del Tur-
co le truppe. Il Triulzi che dovea portarli in Francia, vifitato
Cefare configliollo alla pace; ma in damo fé diamo fede al
Bellaj. Lo interrogò, fé accettarà efla pace, quando il Re di Fran-
cia reftituifca al Duca di Savoja il Piemonte ? fé concederà il
Ducato di Milano ad un Figliuolo del Re fofpendendo le ofti-
lità finché abbiafi ridotto ad effetto il trattato ? ma Cefare fi
moftrò alieno dal propofto . Il Legato pregollo di attenere le
promefie ; ma ripigliò , che non mai pensò di concedere ad al-
cuno il Ducato di Milano; avealo propofto folo per ammanfi-
re il Re ed indurlo a deporre le armi , né altro diffe: ed il
Legato partì alla volta di Francia a cui era deftinato.
Vili. Intanto Cefare afcolcò il configlio del Duca Leva ed Rende gra-
invafe la Francia con tanta fiducia, che ftimò di vederfi in Pa- 2ie ad An-
rigi e fcacciarvene il legittimo Monarca. Per il che affali la neo Mom-
Provenza per mare e per terra. Ma il Marefciallo Anneo Mom- moranci-
morancì Maggiordomo della Cafa Reale diftrufle nel Regno li
prodotti neceffarj per l'armata Cefarea , che dovette ritirarli e
ridurfi affai indebolita in Lombardia. Il Bellaj nel lib. 7. ed il
Giovio nel 36. defcrivono la inutile fpedizione di Carlo V.
Quando il Pontefice ebbe notizia , che Anneo difefe la Contea
di Venaifin , diedegli affettuofa Lettera nelli 22. di Dicembre:
Fummo in ogni giorno confapevofi della tua buona volontà per noi e
per la cuflod/a dello Stato nojlro e delle cofe appartenenti alla Sede %Ap~
poflolica . Sovente a noi lignificò il venerabile Fratello noftro Vefcovo
di Carpentras (di cui tefìè premiandone li meriti e virtìi il promovemmo ali*
Ordine Cardinalizio ) che tu per difendere lo Stato noftro ed i nofìri pò»
poli dai pericoli della guerra bai praticato tale cura , che non ne prò»
varono la indigenza . Per la qual co fa contefltamo , che non potea daU
la tua follecitudine operar/ì cofa a noi p.u grata .... Errano li Scrit-
tori che riducono quefta Lettera al 1537. , non folo perchè il
fecondo del Pontificato di Paolo conviene col 1536., ma anco-
ra perchè la promozione di Jacopo Sadoleti accadette nelli 20.
ili Dicembre di quefto. Si promovea la guerra , ed il Papa pa-
N 2 ti*
i.oo Storia de Romani Pontefici*
tivane pel danno che ne veniva alla Religione ; e perchè per-
Sec.XVI. ^ ja 0CCaf10ne della falute d'Inghilterra che ei proccurava.
Intanto il Re Francefco trattò coi Turco la rovina di Carlo,
■ obbligandolo d'invadere il Regno di Napoli in tempo che egli
afferebbe il Ducato di Milano. Era Cefare mercè la guerra
foftenuta infelicemente privo di foldo e di Capitani ; né areb-
be potuto in un tempo difendere il Ducato di Milano ed il
£tgno di Napoli. Per tanto li Cardinali Triulzi e di Carpi
Legati Apposolici ottennero fìentatamente , che non fi fomenti
la guerra; non poterono però pacificarli. Il Bellaj nel Ub. zi.
dice : ,, Cefare non volea edere il primo a parlare di pace, né
„ il Re volea e (Ter lo ; quegli riputava le fue difavventure ef-
,, fetto di cattiva forte non già del valore dei Francefi , que-
,, fli perchè il fapea affai indebolito non volea ritirarfi . Li
,, Cardinali fovente ne fcriveano al Pontefice , né mancavano
,, al proprio dovere,,....
Intima **• Vedemmo il defiderio di Paolo per l'Ecumenico Conci-
li Concilio li° j e cke avea decretato di convocarlo . Angelo Maffarelli Se-
Generale in gretario del Concilio di Trento elpone con candore le cagioni,
Mantova; e che induffero Paolo a dilazionarlo: Ma poiché la Criftianità era
crea Cardi- a fìfa lira e quafi abbattuta, ed il Regno d'Ungheria. l'Italia, e
1 Aulirla erano agitate, ri Ibi vette di convocarlo. E l'Imperato-
re modo da pietà verio Dio ed affetto verio la Religione otte-
nuto V affenfo dei Re d'Ungheria e Boemia, delli Elettori dell'Im-
perio , e dei Principi di Germania fovente operò per e ffo Con-
cilio; ed il Re di Francia avealo chiedo più. volte a Clemen-
te VII., a Paoio III., ed al Collegio de' Cardinali . Il perchè
Paolo lo intimò in Mantova fotto il dì 23. di Maggio dell'
anno 1536., fperanzito con quefto di reftituire alla Chiefa di
Dio l'antico fplendore , di riformare il Clero , di diflruggere
le erefie , e di ridonare ai Principi la pace . Compofe per tan-
to la Bolla e la pubblicò in Confiftorio ne' 2. di Giugno non
nelli 29. di Maggio come con abbaglio fcrive. il Pallavicini.
Li Atti Confiftoriali Mfs. del Cardinale Spada accennano , che
nel giorno fecondo di Giugno in Roma fi formò la Cogitazio-
ne e venne pubblicata in Confifìorfo . E' ben vero , che nelli
20. di Maggio fi decretò in Confiftorio , che accadendo la mor-
te di Paolo in tempo del Concilio la elezione del Pontefice ap-
partiene ai Cardinali e non ai Padri . Con quefìa Paolo di-
chiarò ii Concilio unico rimedio di tanti mali; indi efpofe ,
che
Storia de Romani Pontefici. 101
che mercè la divina Provvidenza era giunto il tempo , in cui - ' ' ' TJy^
lo intimi in Mantova Città ficura da oftile incurfione ed ab-
bondantemente provveduta pel foftentamento de'Padri che vi af-
fitteranno : e dice, che nelli 23. di Maggio del 1537. darebbe-
fi principio alla falutevole Adunanza. Elortò poi Celare, il Re
di Francia , e Criftiani Principi ad afiìftervi perfonalmente ,
ovvero deputarvi Minittri. Ai Vefcovi e Prelati della Chiefa
comandò in virtù di fanta obbedienza di trasferirli in Mantova
ed affittere all'Ecumenico Concilio. Ma perchè Federico Duca
di efla Mantova non elfendo prefidiata la Città ripugnava di rice-
vere tanta moltitudine di popolo, come vuole il Cardinale Sa-
doleti;o perchè come lo fletto Papa accenna, efigea condizioni
contrarie troppo alla pietà , alle circoftanze dei tempi , ed alla
dignità e libertà della Sede Appoftolica deputò Vicenza che non
ii volea come troppo dilcotta dalla Germania* ed affai pili per-
chè li Veneziani al cui felice dominio quella appartiene, non 1*
accordarono per non irritare il Turco che paventa V Adunanze
de' Cattolici . Dunque fi deputò Trento ed in quefta fi celebrò
il Concilio. Intanto il Papa con Lettere chiamò a Roma li
Ecclefiaftici illuftri per dottrina , fantità , e virtù , dai quali
fperava ajuto e configlio per la fanta imprefa. Ciò apprendia-
mo dalle date a Giampietro Carafa Vefcovo di Chieti nelli
23. di Luglio , ed a Reginaldo Polo Inglefe nelli 257. Deter-
minò ancora coli' attenta dei Padri di mandare in varie Pro-
vincie Apposolici Nunzj per intimarvi il Concilio. Molte al-
tre Lettere feri (Te per promoverne il felice efito . Una ne diede
fotto il dì io. di Settembre al Re di Polonia , e gli dice di
avere intimato il Concilio. Con altra fignificò lo ftefib a quel
di Danimarca , ed elortollo ad intervenirvi o permettere ai Ve-
fcovi del Regno di aflittervi . Dello fteflb argomento ne leg-
giamo date ai Principi Protettanti ; quefti però fedotti dai Lu-
terani negarono di comparirvi , poiché convocato era in Città
d' Italia . E confettarono di volerlo in Germania ; e poi nega-
rono di aflittervi , perchè intimato era dal Papa che odiavano
mortalmente. Imperciò quando in Germania Giovanni Morono
e Legato Appoftolico lo intimò, etti Luterani prima ne temero-
no ; indi il riputarono lofpetco perchè ad etto atti tterebbono Ve-
fcovi Cattolici . Intanto il Papa condecorò colla Porpora ma-
gnanimi Ecclefiaftici , li quali ad etto farebbono di ajuto e con-
iglio nel governo della Crittiana Religione . Li Storici non
convengono nel numero. Il Gualtieri ne vuole creati nove; il
Cia-
102 Storta de Romani Pontefici.
"""''y Ciaconio li riduce a dieci: il Panvini afferifce , che furono do-
te. AVI. (jjc- ^ ^UQ ^g» qUajj -j papa jn petlo rjferfc>ò a fuo genio ed a
piacere dell'Imperatore: TOldoini è di parere, che fiano nove
•ai quali aggiugne due riferbati in perto * il Continuatóre del
Fleury incautamente accenna pubblicati nelli 20. di Dicembre
undici Cardinali. Noi in tanta varietà diciamo, che Paolo III.
xiellì 22. di Dicembre pubblicò nove Cardinali e due ferbò in
petto : così terrificano li Atti Confiftoriali : ,, Nel giorno 22.
„ di Dicembre tenne il Papa Con fi (torio , ed in quefto aggre-
„ gò all'Ordine de* Cardinali della Romana Chiefa Giampietro
„ Carafa Vefcovo di Chiesi ; Gianmaria dal Monte Vefcovo
„ Sipontino; Ennio Vefcovo di Veroli Prefetto del Cartel S.
„ Angelo- Jacopo Sadoleti Vefcovo di Carpentras ; Criftoforo
„ Giacobazzi Vefcovo di Coffano Datario di Sua Santità ; il
„ Vefcovo di Mafcon • e Pio Vefcovo di Faenza : quefti furono
,, detti Preti Cardinali : trai Diaconi annoverò Reginaldo Polo
„ Inglefe Protonotario Appoftolico, e Ludovico Borgia nipore
„ di Aleffandro Papa VI. Oltre quefti coll'affenfo dei Padri
„ due ne riferbò in petto* un di quefti farebbe fecondo il fuo
5, genio, e l'altro ad arbitrio di Cefare,, . . . . Da che fi raccoglie,
che nelli 22. di Dicembre del 1536'. Paolo III. creò Gianmaria
dal Monte di Arezzo Uditore della Camera Appoftolica ed Ar-
civefeovo Sipontino, che fotto nome di Giulio III. falì il Tro-
no Pontificio ; Giampietro Carafa Napolitano Vefcovo di Chie-
ti che fu Papa col nome di Paolo IV. • Ennio Filonardi Ita-
liano Vefcovo di Veroli ed Uditore della Romana Rota : Car-
lo Hemard Francefe Vefcovo di Mafcon Ambafciatore di Fran-
cefeo I. preffo la Santa Sede : Criftoforo Giacobazzi Romano
Uditore della Rota Romana : Jacopo Sadoleti Modenefe Vefco-
vo di Carpentras ; Rodolfo Pio di Carpi Vefcovo di Faenza
Nunzio in Francia ; Reginaldo Polo Inglefe confanguineo de*
Re d' Inghilterra difenfore invitto della Ecclefiaftica libertà ,
Principe di eroica magnanimità , che foftenne varie Legazioni
in Francia, Fiandra, ed Inghilterra , in cui reftituì la Cattolica
Religione fotto il Regno di Maria : e Ludovico Borgia Spagnuolo
figliuolo del Duca di GandU e nipote di Aleffandro VI. Li rifer-
vati in petto e pubblicati nelli 13. di Marzo del 1598. furono
Niccolò Gaerani confanguineo di Papa Bonifacio Vili, e Girolamo
Aleffandro de Motta de'Conti di Landro nella Carnia Arcivefcovo
di Brindifi • quefti foftenne varie Legazioni in Germania pe' negozi
della Fede . Il Pontefice quando ne pubblicò la promozione, inte-
fé
Storie de Romani Pontefici. 103
fé, che non farebbe accetto al Re de' Romani , poiché egli era -, .... ■'
acre troppo colli Luterani, ed arebbe per ventura ricardato la J
concordia che maneggiava!!; e foipendettene la pubblicazione; il
che certamente recò aggravio alli Fedeli e principalmente ai
Cardinale Sadoleti , che fé ne querelò col Papa . Così dicono
li Atti Confiftoriali : „ Nel giorno 13. di Marzo del 1538. fi
„ tenne Confi/torio , in cui il Santiffìmo Signore noftro creò
11 Cardinali della Romana Chiefa V Arcivefcovo di Brindifi , e
11 Niccolò Gaetani Protonotario Appoftolico ,, . . » . Del retto
errano nel foggi ugnere : „ L' Arcivefcovo di Salerno , a cui
„ liberalmente fu efibito il Cardinalato , collantemente rinun-
1, ziollo con meraviglia di tutti „ . . . . Quelli fu Federico Fre-
gofi Genovefe , e venne promoiTo nelli zc;. di Dicembre del
1530. non nelli 12. di Novembre; poi accettò la Dignità in-
dotto dal comandamento del Papa .
X. Quefti intanto defiderofo di reftituire alla Chiefa il pri- .-Medita *a
• ■• * 1 t jtir» r* • 1 riforma del-
miero decoro meditò la riforma della Romana Curia , e nel , D „,„„„
... ,. ~ .. ' . la Romana
1537. ìftitui grave Congregazione di quattro Cardinali e cin- Curia- proc-
que Prelati , li quali doveano proporre il metodo più oppor- cura la pa-
tuno per la imprefa . Li Cardinali furono li Contarini , Cara- ce dell' lin-
fa, Sadoleti , e Polo: ed i Vefcovi il Fregofi di Salerno , l'Alef- peratore e
fandri di Brindifi, il Giberti di Verona, il Cortefi Abare Be- ^e di Fran-
nedettino di Su Giorgio di Venezia , ed il Badia Dominicano cla4e 'nvl'
Maeftro del Sagro Palazzo , Quefti formarono certi Capitoli cjpj 3|Coe-
appartenenti alla Economia della Chiefa , e li dierono al Pon- cilio .
tefice : ne fa menzione Natale Aleffandro nella Vita di Paololll.
Contro li Autori appena n' ebber notizia li Luterani , pubblica-
rono due Scritture in Latino compofte dallo Stormio Rettore
Argentinenfe, una poi fu tradotta in Tedefco da Lutero e vi unì
empie note confutate dalli Coeleo e Sadoleti ,. Lo Sleidano di
malanimo recita quefti Capitoli di riforma ; il che però non
ifeema V ofTequio loro dovuto . Il Pontefice perchè non fi ri-
tardi il Concilio nell'anno fcaduto intimato in Mantova , tentò
di diftruggere gl'impedimenti che (turbare lopoteano» E perchè
le difeordie inforte tra Cefare ed il Re di Francia poteano ritar-
darlo, proccurò di riconciliarli. Dicea : £' vicina la primavera,
in cui dovrebbe/i dare principio a\C Universale Concilio the noi inu-
mammo , ed è rimedio unico per diftruggere /' ere/te , riformare la Cbie-
fa , conservarne la disciplina , e provvedere altre cofe neceffarie e Salu-
tari y temiamo però , che le vojìre armi voltate contro la Gallia Ci-
fé.
oi4 Storia de Romani "Pontefici.
/alpina vicina al Luogo in cut deve con-uocarfi effo Concilio, ne lo ffur»
bino.... Da codejla anfietà agitati per non mancare al noflto mini*
fiero e joddisfare con diligenza alle parti no/ire vogliamo operare ceti
■ follecitudine . Però non contenti di avere dato alla tua Maejìà per que»
/io affare le no/ire Pijlole abbiamo fpedito li JNun^j %Appcflolicì , che
ricorderanno a tua Maejìà il ne ce/far io per tale faccenda .... Date in
Roma nel giorno 15. di Febbrajo del 1557. Nel medefimo tem-
po fpedì altro Inter-nunzio al Re Criftianifiìmo con Lettere
esortatorie ad operare per la pubblica falvezza . Dicea così :
Sovente abbiamo trattato colla tua Maefìà , che voglia una volta fti*
pulare la pace col Serenijjìmo Ce/are , dalla quale dipende la celebra-
zione del Concilio , ejlin^jone delle erefìe , riforma della Cbiefa , de»
predone del Turco , e la falute e tranquillità della Repubblica Cri»
/liana in circoftan^e sì Jpinofe di calamtto/ì tempi .... Efortiamo ini»
perciò e applichiamo la Maejìà tua per le vi/cere del Signore noflro
Gefucrijìo 9 che rimejfe le tue offefe a Dio ed al Cri/ìiano popolo , ov»
'vero differite in altro tempo voglia promoveve la pubblica Jalute j il
che fempre hanno fatto li tuoi Maggiori , a neffuno de quali tu non
cedi ne hai ceduto in operazioni magnanime e generofe .... La folleci-
tudine però del Pontefice riufeì vana ; ma le Piftole ed i Nunzj
per la pace deftinati , co'quali ei favorì 1' Ecumenico Concilio e
la tranquillità e decoro della Religione fono teftimonio del di
lui zelo . Per tanto comandò a Giovanni Morono Vefcovo
di Modena, e Nunzio preiTo il Re de'Romani di pubblicare in
Germania la Bolla di effo Concilio . Deputò in oltre con titolo
d'i Nunzio alli Principi ed Elettori Pietro Vorftio Vefcovo di
Aix: in Polonia mandò Pamfilo Strafoldi Vefcovo di Ragufi ;
al Re di Scozia fpedì Dionifio Laureri di Benevento Generale
de' Servi di Maria: in Portogallo andò Girolamo Capiferri di
Recanati : Giovanni Poggi Collettore Appoftolico recò in Spa-
gna la notizia • e Rodolfo Pio Vefcovo di Faenza efpofene al
Re di Francia la intimazione. Indi il Papa fìgnificolla ai Ve-
feovi d' Italia . Intanto li Principi Protettami nel Febbrajo fi
radunarono in Smalcalda, ove l'Imperatore inviò Mattia Held
Vicecancelliere per efporre ad effi la convocazione del Concilio ed
efortarli ad aflìftervi . Mattia fentì dirfi , che eglino defideravano
effo Sinodo, ma che voleanlo libero e convocato in Germania, a
cui il Papa non dovea affiftere quale Giudice. Del refto all'inti-
mato in Mantova non interverranno^ poiché erafi convocato in loro
danno e deve condannare l'Erefia, cioè la loro dottrina . La prin-
ci-
Storia de Romani Pontefici* 105
cipale cagione devon eflere le turbolenze di Germania: e la lo- - - *
ro dottrina effendo odiofa alli Italiani, fenza dubbio farebbe da avi.
quelli condannata . Tale fu la rilpofìa dei Protettami e la con-
fermarono con fievoli argomenti contro l'ufo de' tempi e for-
ma de'Concilj , e con ciò voleano impedirne la celebrazione.
Se lì fofle tenuto in Germania , li Padri condannanti la dot-
trina Luterana oppreflfi dal popolo fedotto facilmente fareb-
bono flati occifi : né fecondo efli il Concilio farebbe libe-
ro al quale prefiede il Papa . Imperciò chiedeano , che fia-
no ricevuti quei del loro partito febbene fono Laici , che
niuno prefieda alla Adunanza , né che in efia fi condannino
li errori . Falfamente poi diceano , che il Papa nella Bol-
la delia convocazione del Sinodo li denominò Eretici prima
della fentenza di elfo Concilio . Sapeano , che quefto dovea ri-
provare l'empie dottrine, e però lo abborrivano e ne lo im-
pedirono con arte e violenza . E per efporre le cagioni onde
ricufavanlo convocato in Mantova, pubblicarono Scrittura delu-
dendo le accufe di Cefare e dei Cattolici , e procurarono dai
Principi ajuto le mai in alcun tempo celebrarebbefi il Concilio,
rn difefa della propria caufa , poiché eglino attenti fono alla
fallite e felicità della Criftiana Repubblica.
X l. Ma il Pontefice non curante le calunnie e male arti Prega il Du-
de Luterani perleverò nella buona volontà di celebrarlo in ca dl ^ari-
Mantova ; ed in Febbrajo diede grave Pillola al Duca pregandolo tova pre"
di preparare il necefTario per elfo Concilio. Dicea : Ora che fi av- p Ir ~ ' nej
vicina ti tempo del Sinodo , il di cui principio è fi flato alli 23. di sinodo che
Maggio venturo , febbene abbiamo fiducia , che tu provvederat il neceffa- noi riceve
rio ; pwe creìtamo dovere nofìro di eccitare con Lettere la tua prude**
%a e dili^en^a . Per la qual cofa ti esortiamo di disporre /' opportuno
con tutta cura pel ricevimento noflro , de nojlri Fratelli Cardinali del-
la Ro^iana Cbiefa , dei Prelati , Principi , ed sAmbafciatori chi ver-
vanno al Sinodo che deve celebrarfi .... E con altre nelli 21. di
Marzo gli mandò la Kofa d'oro benedetta nella Domenica
Qjarca di Quarefima • e ripigliò : Noi feguendo li e [empii de*
nolìri Predecdffort abbiamo benedetto colle [olite cerimonie nella Domeni-
ca Quarta di Qttarefinja la Ro[a d* oro , e riflettendo a ehi doveafi
tale dono , conobàimo la tua Serenità , a cui fiamo in vigore del no-
fìro amore uniti .... Eipone poi il miftero del fiore dicendo :
Con qwfìo giocondo ed odorafo fiore fi rapprefenta il gaudio della Ge-
t'ujalemm* trionfante , e della militante Chie[a j per cui il Signore
Tom.X. O no-
io 5" Storia de Romani Pontefici.
c „v * nofìro Gefucrifto fi è manife fiato ai Fedeli , il quale è fiore fpeciofìQì.
mo che forma la corona e la beatitudine di tutti li Santi .... In tale
modo Paolo favorì il Concilio in Mantova ; ma improwilo ac-
cidente fìurbollo e ne fraftornò la celebrazione. Il Duca volea
molto foldo per arrollare truppe , poiché temea di Cefare nel
concorfo di tanta gente* e fcrifle ad Ercole Cardinale fuo fra-
tello, che volea provvedere con quelle alla libertà del Papa, de*
Cardinali , e Vefcovi che affifterebbono al Concilio , di difen-
dere la Città da ogni fofpizione e le vie dalle incurfioni dei
Ladri. Diceva, che li Principi di Germania e Francia condur-
rebbero in propria difefa truppe; e però non potea riceverli fé
non abbia forte prefidio per difendere in ogni fìniftra congiun-
tura il dominio. Tuttociò obbligavalo di non condifcendere al
Papa; del refto il compiacerà, quando fiano affiditi li fuoi timo-
ri; ed al detto che il prefidio è contrario alla libertà del Sinodo,
ripigliò, che le circoftanze dei fofpetti prefenti non militarono nel
pattato. Conchiude, che il Papa troppo onorato avealo colla Ro-
ia d' oro , per la quale eragli obbligato . Paolo per quefto fen-
tì grave affanno e fé ne lagnò col Duca: e poiché giudicava
oppofto alla libertà del Concilio il prefidio non eflendo equo di
vedere genti in armi nella Città in cui doveafi con Ecclefiaftica
libertà il retto decidere , non approvò la forza . Elaminata la
faccenda giacché non potè colli officj ritirare il Duca fofpettofo
di congiura dal penfiero, deliberò di prorogare il Concilio alle Ca-
lende di Novembre , ed efpofe il fuo propofito in Confiftorio
nelli 20. di Aprile, fé diamo fede al Gualtieri nel Diario e ad
Angelo Maffarelli Segretario del Concilio di Trento. Recitia-
mo porzione della Bolla Data preffo San Pietro nelli 20. aprile
del? anno della Incarnatone del Signore 1 5 37. del Pontificato mflro
III. In effa efpofto il dolore nel prorogare il Concilio foggiu-
gne : Ora effendo vicino il tempo del Sinodo il diletto figliuolo nofìro
Federico Duca di Mantova , che noi credevamo prontiffimo in queflo ,
e già lo avevamo pregato di provvedere il neceffario nella Città e rap»
porto le abitazioni e rapporto le vettovaglie , rifpondette ,cbe in quefto
affare provava difficoltà : e dicea , che eragli duopo di pr e fi dio milita*
re e lo fìipendio per mantenerlo ; ciò volea per la nofìra falute e per
quella del Concilio . La difficoltà oppofìa alla fanta imprefa febbene
fia malagevole a noi di poterla ad effetto ridurre ne fpinojì tempi, né
quali oltre li noftri e della Sede xAppofìohca gravi ffimi difpendj dob»
bi amo difendere li lidi d1 Italia e le Città dello Stato nofìro minaccia'
ti
Storia de Romani Pontefici. 107
ti dal nimico del nome Crifìiano ■• nuli ameno arefjimo con isfor^o ^M*^"
fu parato f aggravio , fé non foffe incongruo e di cattivo ef empio il ce. oEC AVI*
lebrare Ecumenico Concilio protetto dalle armi . Per tanto abbiamo rem
ferino ad effo Duca, che noi e quelli che devono affiflcrvi, non temo*
no pencolo , e che non è giuflo di vedere gente armata nella Città in
cut Ci deve con libertà Eccleftaflica decidere le controverse , ed èva lo
Jlcjfo ti cercare a noi il preftdio ed il negarci la Città pel Concilio . . . ,
Dunque per fedare la perturbazione, che per F improvvido accidente pub
fufeitare , e per prevenire per quanto poffibil fia li aggravj ed inco-
modi , col configlio dei Cardinali e loro affenfo proroghiamo effo Con»
alio alle Calende del futuro Novembre * efporrem-) quantoprima il
Luogo che farà da noi eletto per la fanta adunanza . . . . Del-
la prorogazione del Concilio e dei Luogo che venne deputa-
to , abbiamo Lettera del Cardinale Jacopo Sadoleti data al
Cardinale Salviati dicendo: „ In tal modo è flato prorogato il
1, Concilio, finché fi trovi opportuno Luogo. Ciò accadde , per-
„ che il Duca di Mantova teme di tanta gente foreftiera nel.
„ la fua Città, fé non fia difefa da valido prefidio . Di ciò fi
„ trattò due volte nel Senato Appoftolico , e col parere di tut«
„ ti fi diffe, che non dovea riceverfi effo prefidio, affinchè li
„ Luterani che erano di noi fofpettiti fé intervengono alla
„ Adunanza protetta da truppe, non dicano d' effe re violentati
„ dal Papa a decidere quello che gli foffe in grado. Dunque
,, perduta la fperanza di Mantova devefi proccurare altra Città: il
,, che facilmente non può efeguirfi , dovendofi pregare li Prin-
,, cipi di configlio. Del refto avvicinandofi il giorno del Si-
,, nodo , né effendo noto il penfiero e volontà di quelli fi de-
„ liberò la prorogazione ,, ....
XII. Intanto il Pontefice corretto a dilazionarlo anco per Chiede ai
le inteftine difeordie dell'Imperatore e Re di Francia ordinò nel- Veneziani
la Chiefa univerfali preghiere per rendere propizio il Sommo Vicenza, e
Dio alle neceflìtà della Religione. Non ancora avea desinato ^ v,5ne
•iT ìus 1 -e r. \ 1 i. j • n • conceduta.
il Luogo poiché volea uniformarti al genio e velonta dei Prin-
cipi : per tanto pregò li Veneziani che erano mediatori della
pace, di concedergli una Città del loro dominio . Scriffe in tal
modo alla prudente Repubblica : Diletti figliuoli nobtl uomo Doge
e Dominio de Veneziani . %/fvvicinandofi la celebratone delC univerfa»
le Concilio che ne 23. di Maggio per altrui colpa cofìretti funmo di
. prorogarlo alle Calende di Novembre , fiamo agitati pel luogo , in cui
convocarlo , ed in cui li Padri fi riducano volontieri , e vi dimorino
O z fen.
io8 Storta de Romani Pontefici.
.»— ii. ! i , ferina (o/piz)one • e fiamo agitati , perchè le dijcordie dei Prìncipi ap»
Sec. XVI, pena lanciano luogo in Italia per celebrarlo. Ma nel ly affanno e penfìe*
ro ebbimo conjolazjone , poiché come eravamo folleciti di celebrarlo , così
" il Dio Onnipotente ferbò voi illefi dalle fanoni di queflo calamitofo
tempo , affinchè in ejfa Italia fia chi per cagione di autorità ed innata
bontà voglia ricevere in una delle fue Città quelli che al Concilio dovranno
intervenire ;imper:iò /periamo queflo da voi adorni di pietà o di religione.
Dunque ejfendo voi foli in Italia liberi dalla guerra giacché avete nel
vo/ìro dominio magnifiche Città ed opportune per tale duopo , e vi »/«
putiamo degni di tanta gloria , con pienezza d? animo vi /applichiamo
di concederla pel Concilio ; con /ollecitudine ve la cerchiamo , e con
pienezza di carità vi coflrigniamo di coadiuvare la /anta impre/a ....
Alle fuppliche del Papa acconfentirono li Padri efimj,e conce-
dettero peli' Ecumenico Concilio Vicenza nobile e ricca . Ma
perchè l'anguria de' tempi non permettea la convocazione di
quello nelle Calende di Novembre , il Papa il prorogò al Mag-
gio del 1538. e rrafportoUo da Mantova ad efia Vicenza . Deputò
intanto Legati del Sinodo li Cardinali Campeggi Vefcovo di Sa-
bina , Simonetti Prete del titolo di Santo Apollinare , e 1' A-
leandri Prete del titolo di San Crifogono , li quali a quello
darebbono principio . Tutto quefto apprendemmo dalle Bolle
della nuova convocazione.
Invia nel- XII T. Intanto Paolo non perde di vifta la falute del Re d*
1' Inghilter- Inghilcerra . Perfeverava quefti nella oftinareiza con danno ir-
il Cardinal reparabile della Religione, e calunniofamente pubblicò fagrileghi
Polo. Libri fecondo il coftume delli Scifmatici contro il Concilio ,
che dovea celebrarli . Diceva , che il Papa non ha autorità di
convocarlo e che appartiene ai Principi • che non deve convo-
carli in tempo, in cui ardeva sì crudele guerra, e che Manto-
va e Vicenza non fono opportune per tale duopo . Se non che
videfi occafione di ridurlo , poiché in Inghilterra la religione
era dalla volontà del Re introdotta. Per la qual cofa li Cat-
tolici che fperavano dopo la morte di Bolena lo riftabilimento
nel Regno della fanta Fede, veggendo che la cofa non fuccedea
fecondo il concepito defiderio , e che il Re fpogliava delle fo-
ftame le Chieie ed i Moniflerj, meditavano di fcuoterne il gio-
go ed innalzare altro fui trono. Il Pontefice per impedire le
novità nel Regno ed addolcire Enrico deliberò di fpedire là
con titolo di Legato il Cardinale Polo , che arebbe configliato
elfo Re, e confermato nella Fede chi non ancora aderiva alle
in-
f
Storta di Romani "Pontefici l i op
indegne di lui maffime . Dunque ne'7. di Febbrajo decretò la Le- £
gazione del Polo in Confiftorio , di che li Atti Confiftoriali °£<"AV1-
M(s. dicono: ,, Tn Mercoledì 7. di Febbrajo del 1537. fi ten-
„ ne in Roma Confiflorio , in cui il Santiflìmo creò Legato
,, a Lacere nel Regno d'Inghilterra il Reverendiflìmo Regina!-
„ do Polo Diacono Cardinale del titolo de' SS. Nereo ed Achil-
„ leo Inglefe con facoltà aflbluta , come appare nelle Lettere
„ Pontificie ,, .... Paolo preferirle al Legato di prendere la via di
Francia ed efortare quel Monarca alla pace con Cefare, a volge-
re le armi contro il Turco , ed a favorire il Concilio . Il Legato
in Parigi fu accolto con onore^ però vi dimorò pochi giorni da En-
rico con inganno follecitato di fpeditamente trasferirfi nel Regno,
Partì da Parigi e giunfe a Liegi, ma con grave pericolo di vita;
poiché eflb Enrico promife a chi l'occidea cinquanta mille feudi d'
oro, né il Re di Francia potè provvedere alla di lui falute eflendo
minacciato da Enrico fé non licenziava dal Regno il Legato Appo-
fìolico. Dunque quegli ammonillo di partire efiendo la di lui vita
in pericolo. Né vano fu il timore ; imperciocché Cefare che con
tutto potere avea indotto Papa Clemente VII. a- condannare Enrico,
erafi quindi unito a quello. Per il che Paolo intefi li pericoli
del Legato il richiamò a Roma, e quivi per difefa della di lui
vita deputò cuftodia fedele. Intanto Enrico voltò la rabbia con-
cepita contro il Polo in danno dei di lui Confanguinei ; fece
imprigionarne la Genitrice , che decapitò e feco lei condannò a
morte chi con elfo attinenza avea di fangue. Il Sandero nella
Storia dello Scifma Anglicano deferive la crudeltà di Enrico
«fata contro li Fedeli . Ma corrompendo fecondo il fuo coftu-
me la Legazione del Polo dice , che quefti andò in Francia
per danno del Re: lo che appare calunniofo nel riflettere alle
Lettere di Paolo date al Re di Francia nelli 15. di Febbrajo del
1537. e del fuo Pontificato III. , a cui raccomanda la ficurezza
del Polo , e la pace con Cefare . Se non che lo Storico in
qualche modo è degno di feufa . Imperciocché gì' Irrglefi che
favorivano il Re, divolgarono , che il Polo propofe al fuo Fratel-
lo di efaltarlo al Trono. Il che facilmente farebbe addivenuto,
poiché Enrico dovea difenderfi da efterno nimico. Prima però
che il Polo pervenga colle truppe Pontificie ai confini del Re-
gno , ebbefi notizia della congiura ; ed Enrico voltò lo fdegno
in danno dei Confanguinei del Cardinale. Non può negarfi ,
che tale penfiero dell'i aderenti ad Enrico potea riputarfi giuri»
dico, fé fi rifletta alle Piftoie di Paolo III. del dì 15. di Feo-
bra.
1 1 o Storia de Romani Pontefici •
brajo date al Re di Scozia, al quale raccomanda la tutela de1
Sec.XVI. cartolici d'Inghilterra; ed alle ferine al Cardinale di Liegi
pregando di dare al Polo il foldo di cui farebbe richiefto. Ciò
fembra favore della congiura; ma pure l'animo del Papa era
tutto contrario, e ptoccurò la lalvezza di quel Regno una volta
Cattolicifiimo e Sede della Religione e della fantità .
' Stabilifce XIV. Intanto il Turco prevalendo»" delle divifioni de* Prin-
alianza coli' cìpi invafe con formidabile elercito in un fol tempo li Stati
Imperatore, della Repubblica di Venezia , la Dalmazia ed i Regni d'Unghe-
Re de' Ro- rja e di Napoli. Il Barbarofla infigne Corfaro acquiftò certo
rnaDÌ'5^e" Caftello non molto difeofto da Taranto, affali Brindili, e lo fpo-
oeziani. %^ ^ abitatori e di dovizie. Vifirò poi Solimano, ed il configliò
di volgere le armi contro li Veneziani; e quegli rotta l'antica
pace invafene il dominio. Li Morofini nel /<£. 5, Giuftiniani
nel //£. 13. Giovio nel lib. 36. deferivono il fucceduto preflb
Corfù , le battaglie dei due Eferciti , e le fofpizioni dei Vene-
ziani . Ricordano le difavventure del Re d'Ungheria, li di cui
Stati occupati furono , ed il Turco s' impadronì di Clifla in
Dalmazia tre leghe dittante da Spalatro per molti fecoli dai
Cattolici valorofamente difefa ; e preflb Efleck riportò vittoria
con tale ftrage , che non mai fi udì l'eguale. Nel principio
dell' anno impaurito il Capitano difenfore di Clifla chiedette
fufijdio al Pontefice che ottenne ; e lo raccogliamo dalle Let-
tere del dì 5. di Febbrajo del 1537. Dice il Papa così : Non
dubitate 0 cari miei Figliuoli e /iato di buon animo , non lafciaremo
dì darvi fovvenimento . ^Abbiamo in ^Ancona preparato /' armata , che
farebbe a quejV ora cofìà giunta 3 fé le foffe fiato permeffb di naviga-
re dalli mari burrafeofi nelf Inverno .* f periamo ^ che in breve partir àf
e forfè prima della partenza dell' *Ambafiatore vofiro; dimeno noi ne la
abbiamo ordinata e ne affrettiamo F armamento .... Ma il Turco occu-
pò Clifla , poiché vergognoiamente fuggì chi la difendea ; e poi
fturbò con depredazioni la Dalmazia. Per il che Paolo comandò
al Legato del Piceno di munire opportunamente le Fortezze
della Provincia, e di tenere agguerrite le truppe. Li Atti Con-
fiftoriali dicono : „ Il Pontefice Paolo fotto il dì 23. di Lu-
„ glio del 1537. deputò in Roma preflb San Marco tre Re-
„ verendiffimi Cardinali per li affari dei Turco. Doveano efli
,, preparare il neceflario per la guerra che quegli difponea in
„ danno d' Italia , e lignificare al Sagro Collegio quello che an-
„ dava fuccedendo „ Intanto ei p roccurava la pace di Ce-
fa.
Storia de Romani Pontefici . 1 1 r
fare e del Re di Francia ; e fpedì a quello con titolo di Nun- ,
zio il Vefcovo di Rieti , che dovea ammonirlo de'pericoli del- Sic. XVI.
la Criftiana Repubblica ; indi con Piftola pregò il Segretario
del Re Francefco di configliarlo alla pace e difefa d* Italia mi.
nacciata dal Turco. Non accettarono quelli le paterne ammoni-
zioni, febbene il Turco avea invafo effaltalia.il Papa pertan-
to ripigliò con maggior calore il trattato di pace tra Cefare
ed il Re di Francia , e li efortò di deputare Ambafciatori con
facolcà di ricomporre le interine difeordie. Scritte ancora al
Doge e Senato di Venezia pregandoli di alianza contro li Tur-
chi : le Lettere appartengono atti 5. di sAgofto del 1537. e del
no/ìro Pontificato III. Li Gualtieri ne' Diarj Mfs.,Giovio nel lib.
36. della Storia ricordano, che col divino ajuto le armate di
Solimano fi fepararono • e lo Scrittore del Diario Vaticano di-
ce così : ,, Nel giorno 23. di Settembre fi ferono nella Bafili-
,, ca del Principe delti Appoftoli pubbliche preghiere , ed eb-
ti befi notizia , che li Turchi fi erano allontanati da Corfù che
11 attediavano „.... Per il che erra il Vettorelli nello fcrive-
re , che in Domenica 23. di Settembre fi ferono in Roma pre-
ghiere in rendimento di grazie a Dio per 1* alianza del Ponte-
fice, Cefare, e Veneziani contro il Turco. Imperciò quelle fu-
rono preferitte , perchè quelli ritirò le truppe da Corfù. Del
refto l' alianza fi conchiufe nell'i 8. di Febbrajo del 1538.; ed
lì raccogliamo dalla Coftituzione di Paolo , onde prorogò il
Concilio. Dunque nel Febbrajo fu conchiufa V alianza del Pa-
pa , Imperatore , e Veneziani , di cui fi trattò più volte Dell'
anno fcaduto . Il Gualtieri nei Diarj dice così : ,, Nel giorno
i, ottavo di Febbrajo fi leffero in Confiftorio li Capitoli dell*
,, alianza del Papa, Cefare, e Veneziani contro il Turco ,, .
E Biafio di Cefena foggiugne : ,, Nel dì 8. di Febbrajo del
1» 153^. fi ftabilirono li Capitoli dell' alianza folcritta dal iantiflì-
n mo in Crifto Padre e Signore noftro Paolo per Divina
ti Provvidenza Papa III. , dal Sereniflìmo e Potentiflìmo Prin-
N c'pe D. Carlo V. Imperatore de' Romani fempre Augurio Re
,1 Cattolico delle Spagne e delle due Sicilie, del Re de' Roma-
>» ni , e dall'Illuftriflimo Doge e Senato de'Veneziani uniti con-
ti tro li Turchi „ Ed il Maflarclli foggiugne: „ Nel gior-
m no ottavo di Febbrajo nel Senato confermò il Pontefice li
», Capitoli della alianza , che neili dieci celebrata la Metta nel
11 Vacicano fu rinnovata e pubblicata; Marco Grimani Patriar-
„ ca
112 Storia de Romani Pontefici .
" _ ,, ca di Aquileja fi deputò Prefetto della Flotta Pontificia, e nel
Sec. XVI. ^ fa ^ di Marzo partì da Roma colle Galere alla volta di
,, Corfù ,,.... Tali furono le condizioni dell' alianza ricorda-
• te da Biafio di Cefena . La Flotta farà comporta di ducento
galere , trentafei a pefo del Papa , ottantadue armate da Cela-
re.» ed altrettante a carico dei Veneziani . Si trafportaranno co-
là cencinquanta mila foldatì a piedi , e quattro mila e cinque-
cento a cavallo. Annualmente nella primavera li Confederati il
tutto aranno in ordine . La fpefa per la guerra in tal modo venne
diftribuita ; il Papa fupplirà alla fetta parte , l'Imperatore a tre
parti, e la Repubblica a due. Il comando della Flotta farà preffo
Andrea Doria : il Patriarca d'Aquileja farà Prefetto delle galere
Pontificie* e Vincenzo Capello quelle dei Veneziani condurrà . Le
truppe terreftri faranno comandate dal Duca di Mantova e dal Vi-
ceré di Sicilia. Il Paefe venuto in podeftà delli Criftiani farà
dato a chi prima apparteneva . Costantinopoli e ciò che è di
ragione dell'Imperio, farà ceduto a Cefare , eccetto il domi-
nio che fu dei Veneziani . Rodi farà reftituito ai Cavalieri Ge-
rofolimitani ; e qualche illuftre Provincia farà conceduta alla
Sede Appoftolica. Nell'anno corrente farebbefi diftrutio l'arma-
ta Turca , fé il Doria non avelie perduto la occafione di glo-
riofo trionfo . Imperciocché non mai con tanta prontezza li è
intraprefa la guerra, e non mai quando fi trattò di bottino (i
è operato più fordidamente per ignavia o tradimento di effo
Doria . Quanto le forze Criftiane fi diminuivano tanto pren-
deano vigore quelle del Turco: e la colpa è dalli Storici at-
tribuita al Doria.
Va a Niz- XV. Intanto il Papa temea , che la inimicizia del Re di
za per la ri- Francia con Cefare fia di oftacolo alla alianza , e proccurò di
conciliarlo- pacificarij# \\ perchè convocato Confiftoro nelli \g. di Dicem-
del Re ^re ^ePuto Legati Appoftolici il Cardinale Giacobazzi a Cefa-
di Francia re » ec* ** Carpi al Re di Francia* li quali doveano efortarli
inutilmen- alla pace. Si tenne in Leucate Città della Linguadocca celebre
te ; dilazio- Adunanza dei Minifiri di Cefare e del Re ; dopo prolifle
na il Con- conferenze quelli niente operarono -, ma poi ftipularono la tre-
cilio. gua fa fei mefi ; e l'affare tant' oltre andò a richiefta del folle -
cito Papa , che Celare ed il Re convennero di abboccarfi in
una Città d' Italia . E perchè Nizza fembrò opportuna all' in-
tento , Paolo pregò il Duca di Savoja per effa e fé ne fece
malevadore . Dicea : Deputiamo Ni^a Città del tuo dominio come
la più opportuna pel Colloquio^ e comoda non tanto a noi quanto ai due
Prin-
Storia de Romani Pontefici. 113
Princìpi .... Per la qual cofa [applichiamo la tua Nobiltà con premu- ^ ' y~p
va di concederla ; poiché intraprendiamo code/io viagggio gravofo per li E '
affari della Cnjlianità , ne' quali fi contengono le private tue cofe : ed
affinchè non fi a occafione di Jofpetto che ti aggravila riceviamo [otto
la no/ira podeflà per rejìituirla a te dopo breve tempo . Piacciati di
fìgnificarci quantoprima la tua volontà rapporto quefto . Imperciò fpe-
ranetti di ottenere da te quello che chiediamo , fiamo per porci in cam»
mino per non perdere foccaftone che ci fi presenta. . . . Niccolò Tie-
polo Oratore della Repubblica di Venezia che accompagnò il
Pon:efice nel viaggio, riferifce, che il Duca di Savoja promife
di accoglierlo in Nizza; ma poi infol'pettito che Cefare ed il
Re di Francia la occupino colle truppe, non attefe la prometta .
Encomia quindi il zelo e la follecitudine del Papa che efortò alla
pace Cefare ed il Re , ed a volgere le armi contro li Eretici
e Turchi; nel che acquiftò le ammirazioni del Mondo. Il Gio-
vio accenna, che la cagione onde Celare ed il Re Criftianifiìmo
non portaronfi a Nizza vicendevolmente pacificandoli non fu l'anti-
ca nimicizia di eflì, ma certa invidia riguardo il Papa, quafi che
ei abbia intraprefo il viaggio non pel vantaggio della Religione,
ma della fua Famiglia; il che occultò (otto titolo di zelo. Egli
in fatti al fuo nipote Ottavio unì Margarita figliuola naturale di
Cefare, e tentò di dare la fua nipote Vittoria al Duca di Vando-
mo, che poi fposò con Guidobaldo Duca d'Urbino. Col tem-
po le cofe più (egrete di Paolo III. apparirono. Imperciocché
li Miniftri dei Principi e principalmente il Mommorancì da
invidia modi impedirono, che il Pontefice, Cefare , ed il Re
di Francia convenuti in Nizza trattino la pace tanto defidera-
ta ; il Lettore però deve credere , che li Storici fcrivendo di
Principe vivente cedono al rilpetto umano , e per la fperanza
del premio o buona grazia corrompono la verità del racconto .
Con tutto quefto il Papa follecito della Criftiana Repubblica
nel dì 21. di Marzo convocò Confiftorio , in cui dichiarò Le-
gato AppoRolico in Roma in tempo di fua aflfenza il Cardina-
le Carafa . Partì da Roma alla volta di Nizza la via tenendo
di Piacenza per la riconciliazione dei due Principi e promo-
vere il Concilio fecondo il MafTarelli . Il Tucci dice , che li
Lucchefi avuta notizia del viaggio del Papa deputarono Ara.
bafeiatori per ottenere 1' afloluzione dell'Ecclefiaftko Interdetto.
Il buon Pontefice li afcoltò e nel dì 7. di Aprile con folenne
pompa veflito delli arredi Pontificj entrò in Lucca, e per corto
Tom.X. P tem-
114 Storta de Romani Pontefici.
Sec XVI. temP° v* dimorò per ridurfi a Nizza. In Piacenza nell'i 25.
'di elfo Mefe convocati li Padri prorogò il Concilio intimato
in Vicenza per le Galende di Maggio. Li Atti Confiftoriali in
tal modo la cofa accennano: ,, Nel giorno 25. di Aprile dei
„ 1538. fi tenne in Piacenza il Conliftorio de' Cardinali . Seb-
,, bene il Santiffimo Signore Noftro avea fpedito per la convo-
„ cazione del Concilio li Reverendiflimi Cardinali Campeggi,
,, Simonetti, e di Brindili , poiché egli era occupato nella ri-
,, conciliazione de'Criftiani Principi, e quindi non potea effe-
,, re perfonalmente in Vicenza nelle Calende di Maggio prof-
,, fimo* pure quando feppe , che non ancora in Vicenza era
,, pervenuto alcuno di quei che doveano affiftervi , e che fen-
n za eflì non doveafi cominciarlo , decretò col configlio dei
,, Padri di fofpenderlo , ed il prorogò ad altro tempo che
,, poi arebbe dichiarato: dicendo che prima di quello Decreto
,) febbene fi pubblicò dopo le Calende di Maggio, elfo Conci-
,, lio non fi reputi aperto. Non ottanti ,,.... Partì ne* primi
di Maggio da Piacenza , e pervenne ad Alexandria nelli fei .
Quivi ebbe notizia , che li Veneziani aveano abolito il Decre-
to con cui efigeano dal Clero per {ottenere la guerra contro il
Turco ducento mila ducati, il che per fentimento del Papa viola-
va la Ecelefiafìica libertà , e fé ne rallegrò e loro concedette
di raccorne cento ottanta mille . Pervenne a Savona , e nelli
17. accompagnato da diciotto galere di Cefare arrivò a Nizza
ospitando pretto li Frati Minori di San Francefco . Torto fi ap-
plicò alla pace ed affrettò il Re di Francia a trasferirvifi . Que-
lli giunto a Villanova di là dal Varo fpedì al Papa Amba-
fciatori , che doveano {bufarne la lentezza . Poco prima vi per-
venne 1' Imperatore , e fu accolto con onorificenza dai Cardi-
nali. Egli venerò il Papa, e feco lui fi trattenne in colloquio
per lungo tempo, fé diamo fede ai Giovio ed al Belcari , e
poi fi rettituì a Villanova. Arrivò anco il Re Crirtianiffimo
accompagnato dai fuoi Figliuoli ; vifitò fubitamente il Papa ,
ed alla prefenza dei Cardinali lo adorò , dicendo lo Scrittore
del Diario: ,, Nelli 2. di Giugno arrivò il Re di Francia a San
,, Lorenzo luogo vicino la Città preparata pel Colloquio. li
„ Re fu accompagnato dalli Cardinali Guinucci e Contarini, e
„ dalli Re di Navarra , Delfino, Duca d'Orleans, e Contefta-
,, bile ; baciò con riverenza li piedi al Papa e gli pretto ob-
„ bedienza : e fi trattenne col Papa fino alla fera ,,.... Dun-
que
Storia de* Romani Pontefici. 115
que li due Principi venerarono feparacamente Paolo , ma non yvF"
potè egli otcencre il vicendevole colloquio; li indurle nullame» EC'
no alla tregua di dieci anni. Il Giovio ed il Panvini la vo-
gliono ridotta a nove ; ma il Pontefice nella Bolla della proro-
gazione del Concilio lignifica , che li riconciliò per dieci anni;
il che è confermato dallo Scrittore del Diario con quefte paro-
le : Nel giorno decimottavo di Giugno fi {labili la tregua di dieci an»
ni tra Ce/are ed ti Re di Francia. Parecchi attribuirono a que-
llo la colpa , poiché non volle abboccarfi coli' Imperatore : ed
il Cardinale Sadoleti con Lettera data al Cattolico Giorgio Du-
ca di Saflbnia dice , che Papa Paolo non potè indurre a collo-
quio li due Principi, e che Te il Re Criftianiflìmo moftrò prò-
pendone per la pace, Celare la comprovò. Il Tiepolo Ambafcia-
tore Veneto dice , che il Re Criftianifiimo con nuove difficol-
tà fraftornò effa pace per cui tanto operò il Papa . Inforfero an-
cora gravi difficoltà rapporto la ftipulàta in Madrid ed in Cam-
brevi voleano imperciò il Papa e Celare , che quegli impieghi 1*
efercito in danno del Turco e de'Luterani , che favorifea il Con-
cilio, e fi fepari dal Re d'Inghilterra, e gli prometteano , che
con alcune condizioni il Duca d'Orleans otterrebbe il Ducato
di Milano. Ricorda quindi elfo Tiepolo , che più gravi furo-
no le discordie rapporto le leggi della pace . Il Re volea ,
che fubito il Duca d' Orleans fia invertito del Milanefe , e
poi acconfentirà alle pace ; Cefare all' oppofto volea , che fi re-
flituifeano al Duca di Savoja le Città e le Fortezze ufurpa-
te ; e concederebbe a quello lo Stato di Milano dopo tre an-
ni, purché fpofi la Figlia del Re de* Romani. Il Papa partì da
Nizza nelli 20. di Giugno prendendo la via di Genova , ove
fu accompagnato dall' Imperatore ; e con felicità pervenne a
Roma nelli 24. di Luglio . Quindi ebbe notizia , che Carlo e
Francefco in Aiguefmortes Città di Linguadocca nel dì 24. di
Giugno fi abboccarono , e con teneri abbracciamenti ed affet-
tuofi baci fi trattarono. Il Bellaj di quello colloquio dice co-
sì : „ Il Re Francefco andò ad Avignon ; qui ricevette V Ora-
„ tore di Cefare , che in nome di quefto lo invitava al collo-
,, quio ; e fé ei non ricufa di trasferirli ad Aiguefmortes, egli
,, colà fi portarebbe . V'andarono, e giunti pranfarono unita-
,, mente trattandone con benivolenza e dimoftrazione d'amici-
,, z:a . Il Re entrò nella nave di Cefare , parlarono di graviffi-
,, mi affari : non fo quali furono li difeorfi ; però il colloquio
P 2 „ era
n6 Storia de Romani Pontefici ;
SEC. XVI. »» era £*1'rett0 a^ ^ene comu"e „ . . . . Da ciò argomentarono;
che pacificati vicendevolmente aveano deporto l'antico livore *
il Pontefice nullameno non li credette riconciliati , eflendo ei
flato efclufo dalla conferenza.
Conferma XVI. Ei prima della partenza pregato dal Re confermò
gl'indulti e \\ privilegi del Cancelliere di Francia e del Senato di Pari-
privileg/del gj . jn vjg0r de' quali eflb Re prefenta e nomina quelli Magì-
jr- ftrati ed Officiali* ovvero li nominati dai Codicilli Regi fono
cu trancia e . • .
Senato di invertiti delli Ecclefiaftici Beneficj . Tale privilegio Papa Eu-
Pangij e di- genio IV. concedette a Carlo VII.; non fu però accettato dalla
Jaziona al- Chiefa Gallicana né avvalorato. Paolo col Diploma del dì \g.
tra volta il d\ Giugno dell1 anno 1538. nel Convento dì San Francefto fuori h
Concilio. mura di Ni^za il compiacque, e concedette diritto al Cancellie-
re di Francia, Prefidenti, e Regj Configlieri del Senato di Pari-
gi di eflere promoffì febbene fieno Laici ai Beneficj Ecclefiafti-
ci , Secolari , e Regolari del frutto di ducento lire di Tours ,
ovvero di nominare li proprj confanguinei e famigliari , purché
fiano idonei . Intanto Paolo operava in favore del Concilio ;
ma al di lui defiderio ed opera tutto fi opponeva . Avea in-
viato a Vicenza li Cardinali Campeggi , Simonetti , ed Alean-
dri , li quali lo ammonirono effere colà pervenuti pochi Vefco-
vi , né eravi fperanza , che altro vi arrivi . Per la qual cofa
prima delle Calende di Maggio , in cui dovea aprirli il Con-
cilio prorogollo ad .altro tempo con Decreto dato in Piacenza
come tertè dicemmo, fperanzito d'indurre nel Congreflb di Niz-
za l'Imperatore ed il Re di Francia a favorirlo . Quelli gli dif-
fero di non potervi intervenire perfonalmente né permettere
ai Vefcovi d' afTiftervi , finché non abbiano vicendevolmente di
ciò conferito , e lo efortarono di prorogarlo , ed ei il differì
alla Pafqua del 1539. Il MafTarelli ciò accenna: ,, Del redo
,, li Legati Appoftolici dimoranti per alcuni mefi in Vicenza
,, attendendo li Prelati lignificarono al Pontefice , che pochi
,, erano pervenuti: nello rteffo tempo l'Imperatore, li Re Cri*
„ ftianifiìmo e de' Romani chiedettero a Sua Santità , che li
„ Prelati de' rifpettivi dominj differifcano la partenza pel Con-
,, cilio , e che ne decreti altra proroga ; il Papa per non con-
,, tradire ad effi aflegnò il Sinodo alla Fella di Pafqua di Ri-
,, furrezione del 1539. e comandò ai Legati ed ai Vefcovi di
„ non tenere trattati „ . . . . Quindi recita la Bolla di Paolo
III, data in Genova fotto il dì 28. di Giugno , che vogliamo
eli.
Storia de Romani Pontefici . 1 1 7
cfibire per confondere la menzogna del Soave accennante da ~- ~Y\r7
Paolo prorogato il Sinodo, perchè in verità noi volea convo- c'
care . Dice il Pontefice nella Bolla cosi : Pacati alcuni Meft ef-
fendo vicino il giorno dell' aprimento del Concilio , e per ciò noi intra»
prendemmo il viaggio di Nizxa Per riconciliare li cavitimi noflri in
Cri/io figliuoli Carlo Imperatore de* Romani fempre %Au?ufio , e Fran-
cefco Re Crtfliamffimo , la riconciliamone de quali tante volte trattam-
mo con Lettere e colli Nun^j e Legati noflri , ma in damo : ora la
procuriamo colla noftra voce e prejen^a , e [periamo di ottenerla . Per
il che non abbiamo potuto perfonalmente nello Jìabtltto tempo affiflere
al Concilio , peto mandammo a Vicenza li Legati ddla Sede ^ppoflo-
lica • e noi pervenuti a Ni^a abbiamo operato colli dm Princi-
pi , e con efft trattato dilli negozi con attenta foUecitudìne . Finalmente
ottenemmo dalla M/fericordia del noflro Dio di Jìabilire la tregua dì
dieci anni, giacche non potemmo pacificarli • intorno a che adcpr^to ab»
bìamo il nojlro vigore e la no/Ira diligenza . Ora avendoci fignficato
li noflri Legati che pochi di quelli che devono intervenire al Sinodo ,
fono arrivati a Vicenza , e li due Principi trattando nel noflro Collo-
quio del Concilio bramarono , che foffe prerogato poiché aveano neceffi-
tà di rivedere li proprj Regni * lo fteffo cercò a noi il carijftmo in
Criflo figliuolo noflro Ferdinando Re de* Romani con Lettere per li
Prelati del proprio dominio . Noi confederando lo fiato della Crifl imita
e delle Nazioni in generale, e che è duopo alle prefenti indigente che
molti Padri intervengano al Concilio , e che pure molti dilazionarono
la partenza attendendo il fine del noflro colloquio , in cui per divino
benefìcio abbiamo promojfo la pace dell'i due Principi , e fperiamo di
ridurla ad effetto, ed in tal modo convocare il Concilio più felicemen-
te e raccogliere li frutti che da effe fperiamo , abbiamo voluto compia-
cerli , e proroghiamo ti Concilio alla Fefìa di Pafqua di Rifurre^ione
del Signore noflro Gefucriflo ; e fìamo fperan^iti , che effi Principi vi
affileranno perfonalmente.... Il Cardinale Sadoleti che accompa-
gnava il Papa ed udì Carlo e Francefco a pregarlo di proro-
gare efTo Concilio, ne lo fcrive al Coeleo: ,, Quefta ultima
„ proroga è fiata fatta a petizione e volere dei due Principi „. .
Ed in altra diretta al Vefcovo di Upfal dice : ,, Ed il Som-
i, mo Pontefice, come da eflb intefi , fu indotto a prorogare
,, il Concilio dalla petizione dei due Sommi Principi, che afteri-
,, vano non effere quefto tempo idoneo per trattare la faccen-
,, da, che efigea più tranquilla la Criftiana Repubblica, la pa-
„ ce dei Principi , e la ficurezza che la Religione aflalita non
„fia
n8 Storia de Romani "Pontefici.
,, fia ,,•••• Ciò convince di menzogna il Soave , e diftrugge le
Secavi. ca|unnje che lacerano ingiuftamente la fama del Papa.
Spedifce Le- XVII. Intanto Lutero dai fautori affittito quando feppe, che
gati inGer-'in Vicenza erafi intimato il Concilio , tentò con infoienti Scrit-
maniaed in ture di distruggerne l'autorità , e di efporre ai popoli , che
Ungheria qUelIo non giovava ai mali che opprimeano la Religione: e ne
Pf.r V .urrf- pubblicò certa piena di beftemmie e convicj accufanti di vani-
alla tede li r; , . • n. .r , , A , j /r
Luterani • e ^ ec* mg'uituia la veneranda Adunanza; produfie ancora quat-
condanna' il tro Lettere di Giovanni Hufs , ed il Libretto della donazione
Red'lnghil- di Coftantino . In tale condizione infelice erano li affari della
rerra. Fede, ed il Re de' Romani fignificò al Papa, che non farebbe
difficile la concordia dei Cattolici e Proreftanti , purché egli man-
di in Germania Personaggio di dottrina e probità : ed appariva
fperanza di accomandamene . Paolo afcoltò la richieda di Fer-
dinando , e fpedì colà l'Aleandri detto il Cardinale di B.indifi
erudito e pratico dei coftumi delli Eretici ; e fotto il dì 4. di
Luglio il creò Legato a Latere. Quefti avea notizia dell'animo
dei Luterani, ed era perfuafo di non riportare frutto dalla con-
ferenza ; fi riduffe nullameno in Germania , e da Vicenza ove
era Legato del Concilio, partì nelli 13. d' Agofto . Dimorò iti
Germania fino all'Ottobre dell'anno fuffeguente, né niente otten-
ne dalli Eretici , li quali tuttodì con tergiverfazioni il burlavano;
tornò a Roma nelli 15. di Dicembre. Si era trasferito anco
in Ungheria per ftabilire 1' alianza di Ferdinando Re de' Roma-
ni col Monarca Unghero , e confermarla con autorità Appoftoli-
ca. Quivi tentò di riformare il Clero e ridurre nel primiero
decoro 1' Ecclefiaftica Difciplina. Ciò appare dalle Lettere di
Paolo III. date in Lucca fotto il dì 4. di Luglio del 1538.
del Pontificato IV. Sino dal 1535. il Papa avea condannato
Enrico Re d' Inghilterra indurato nello Scifma , nel difprezzo
della Sede Appoftolica , e nella perfecuzione dei Cattolici : ma
re differì la efecuzione indotto dalle preghiere dei Principi ,
che fperavano di ridurlo nel fentiero della falute . Ma quefti
perfeverando nella orinazione condannò a morte parecchi dell'
Ordine di San Francefco , fpogliò delle ricchezze le Chiefe ed
i Monifterj , e (turbò colle depredazioni e difonori le Immagi-
ni e Reliquie de' Santi . Commoffo dalle enormi fcelleraggini il
Pontefice con altro Diploma del dì 17. di Dicembre del 1538.
fulminò contro Enrico nuove Cenfure . Mandò poi privatamen-
te al Re di Francia ed a Cefare il Cardinale Polo , pregandoli a
rom-
Storia de Romani Pontefici • 1 1 p
rompere ogni comunicazione con quello; il Diploma fu dato in 5
Roma preffo San Pietro nel dì 17. di Dicembre deW anno della I»- Sec.XVI.
carnagione del Signore 153S. e del Pontificato nojlro Qiùnto * non
già nelli 27. come con errore fcrive Natale Aleflandro. In
quefto il Papa recita le fceleratezze di Enrico , ed ofTervato 1'
ordine giudiziario dice così : „ Mentre avevamo flabilito di procedere
alla efecu^ione delle anzidette Lettere fiamo fiati conjìgliati dei Principi
di fofpendere la fenten^a * il che facemmo fperan^jti che ti Re pentito delti
errori li riproverà . Noi come comporta la umana condizione, facilmente ab*
biamo pregiato fede a quello che dejìderavamo , e ne fofpendemmo la
e [edizione : e giudicammo come ci era fatto credere, che ne provenga la cor»
regione ed il pentimento, non già la pertinacia , e la oftina^ione .... Ora
non potendo/i quefto male fanare [e non colla recijione del putrido mera»
bro , né la cura farebbe opportuna fé non la facciamo come no/ira pref«
fo Dio , ci fiamo di nuovo ricordati di effa , e quindi fìamo deliberati
di pubblicare le Lettere e colla guida di Dio ridurle alla efecu^tone . . .
Il Sandero nel lib.2. dello Scifma Anglicano le riferiice.
XVIIL E perchè il Papa avea duopo di Gonfiglieri nel governo Crea al-
della Ghiefa in tempi tanto fpinofi, rifolvette di creare alcuni Car. curii Cardi-
dinali . Non convengono li Storici nel tempo dèlia promozione. na'* » ec*
Li Panvini, Ciaconio, Aubrey , Ughelli , Contelori , ed altri *m™0°n^fce
poiché non configliarono li monumenti del Vaticano, errano nel-
l'epoca. Il folo Oldoini li olTervò ; e noi ci profelììamo ob.
Sligati al Continuatore delli Annali del Rinaldi che ce li efi-
bifce . Dicemmo, che Papa Paolo nelli 22. di Dicembre del
15 9<5. fi riferbò in petto Niccolò Gaetani , e Girolamo Alean-
dri Arcivefcovo di Brindili , e li pubblicò nelli 13. di Marzo
del 1538. Poi nel dì 19. di Ottobre del corrente a petizione di
Margarita d' Auftria e dell' Imperatore afcriiTe al Senato Cardi-
nalizio Pietro Sarmiento Spagnuolo Arcivefcovo di Compoftel-
la ; e nelli 20. di Dicembre ne nominò quattro e due in pet-
to riferbò : e furono Giovanni Alvarez Spagnuolo figliuolo del
Duca d'Alba dell'Ordine de' Predicatori Vefcovo di Burgos ,
indi Arcivefcovo di Compoftella ; Pietro Manriquez Spagnuolo
Vefcovo di Corduba ; Roberto de Lenoncourt Francefe Vefco-
vo di Catalogna ; Davidde Betoni conlanguineo di Jacopo Re
di Scozia Metropolita di S.Andrea. Li Atti Confiftoriali di-
cono così : „ In Roma nelli 20. di Dicembre fi tenne Confi-
,, ftorio fegreto * ed il Santiflimo noftro Signore creò Cardina-
,, li il Reverendo Giovanni di Toledo dell'Ordine de' Predi-
,, ca.
no Storia de Romani Pontefici.
SÈcXVTT " Cat°" Ve^covo c1i Burgos , Pietro Manriquez Vefcovo di
,, Cordova , Roberto de Lenoncourt Vefcovo di Catalogna , e
,, Davidde Scozefe confanguineo di Jacopo Re di Scozia „. E
. ripigliano, che nello fteflb giorno fé ne rifervò in petto due ,
che pubblicò nell'anno fuffeguente : „ Nelli 24. di Marzo del
,, 1539. in Confittolo il Santiflìmo Papa nominò Cardinale
„ Pietro Bembo Nob;ie Veneziano e dell'Ordine Gerofolimi-
„ tano nella nottra età a. tutti fuperiore in dottrina ed elo-
,, quenza .... E nelli 27. di Ottobre ricevette al bacio de*
,, piedi , mani , e bocca il Reverendìflimo D. Ippolito Cardi-
„ naie di Ferrara, dandogli il biretto rotto colle confuete ce-
,, rimonie in fegno del Cardinalato che gli conferiva „ . . . .
Quelli creato fu nel 1538., e pubblicato nel fuffeguente . Intanto
trattavafi Palianza dell'Imperatore, del Re de' Romani, due Du-
chi di Baviera, Giorgio di Saflbnia , e di altri Principi dell'Im-
pero, ai quali fi unì il Pontefice; voleano quetti diffipare l'u-
nione dei Luterani ftipulata in Smalcada . Quand'ebbefi notizia di
quetto, il Langravio d'Aflìa s' infofpettì , che contro li Luterani
volg°rebbonfi le forze , e con cura li Confederati di Smalcada
ridufle a Francfort per decretare il provvedimento nel pericolo.
Ma li Principi Cattolici riputando affai difficile la depreffione del
Luteranilmo colle armi deliberarono di trattare pacificamente l' ac-
comodamento coi Protettami . Per il che effendo convenuti quetti
in Francfort li Cattolici colà fpedirono Legati . Cefare imperciò
vi deputò Giovanni Vefali Arcivefcovo di Lunden , il Re Fer-
dinando dettino li Elettori Palatino e di Brandeburgo , ed il
Papa v'inviò il Cardinale Aleandri. Nell'Adunanza dopo mol-
te difpute convennero le parti con quette condizioni : Ai Pro-
tettanti fi concederanno quindici meli di tregua , efclufi però li
Anabattitti ed i Sagramentarj ; intanto Perfonaggi prudenti trat-
teranno li affari di Religione. In tempo della tregua li Catto-
lici non formeranno alianze , lafceranno immuni li proventi
Ecclefiattici non ancora in loro poffeffo venuti . Il che arebbe
effetto effendo da Cefare entro fei mefi approvato . Quefta con-
cordia riulcì fommamente fpiacente ai Cattolici e fpecialmente
al Legato Appoftolico ; il quale primamente Ferdinando colla
voce, e poi il Papa con Lettere configliò di ammonire l'Impe-
ratore a non comprovare li patti ; e quetti poi mandò in Ifpagna
Giovanni Ricci per difiuadernelo, e gli diede le iftruzioni ricor-
date nei Mfs. del Cardinale Barberini. Ammonifce Cefare di
tron-
Storia de Romani Pontefici. 121
troncare li decreti Riputati li quali fono oppofti ai comandamenti —
che ei diede al Vefali , né li poteano confermare lenza grave iEC,A>Vi.
difonore della retta Fede. Soggiugne , che il trattato deroga al
diritto che avea nella Gueldria; che l'Elettore di Saflbnia erafì
oppotto alla elezione del Re de' Romani , indotto non tanto da
motivo di Religione quanto da altre cagioni note a Cefare , il
quale fapea di efiere ftato delufo in Vienna da quello che par-
ti. Era poi di danno alla Religione, poiché niuno Principe in
tempo della tregua potea ammetterli alla alianzaj il che gio-
vava ai Protettami , che ingrofiati colle aderanze diverrebbono
formidabili. Del retto fi lagnò del Vefali , il quale fcordatolì
dei giuramento preftàto alla Sede Appoftolica e del comando di
Cefare acconfentì al 1 i Protettanti con tanto pregiudizio della
Fede e difonore di Cefare . Quefti mercè le ammonizioni del
Papa fedamente oflervò il trattato di Francfort , e quando fu
pregato di approvarlo, riìpondette, che impedito da gravi nego-
zj non potea attendervi ; e dilapprovò fonoramente la tregua
^abilita. Per il che li Protettanti convocarono in Novembre
altra Adunanza in Arutteto luogo della Turingia, e rifolverono
di fpedire folenne Ambafciata alli Re d'Inghilterra, e di Fran-
cia. Ma perchè non tutti intervennero a quefta , nelle Calen-
de di Marzo dell'anno fufleguente nuova Adunanza in Smal-
cada convocarono. f
XIX. Ora vergendo il Pontefice che colle frequenti indi- -, n ^?. e
• ■ i i r -I- • j • r- i- • « n • -i jI Concilio;
zioni del Concujo niente ottenea dai Cattolici e Proteltanti , il e promove
fofpendette a beneplacito della Sede Appottoliea per più non la °uerra
ripetere il nome di prorogazione. Per il che nelli dieci dell' contro il
anno prefente diede di ciò Lettere ai Principi Cattolici. Non è Turco,
battevole proliflb racconto per narrare la follecitudine di Paolo
III. pel Concilio, pacificare Cefare ed il Re di Francia, e fotte-
nere la guerra contro il Turco. Nell'anno fcaduto erafi intima-
to il Concilio , ed ebbe efito infelice, e l'alianza con danno del-
la Crittiana Repubblica fvanì . Li Veneziani coftretti a fotte-
nerne il pefo fdegnati , che il Doria abbia perduto l'occafìone
di dittruggere l'armata nimica, meditavano di pacificarli con
Solimano: tentarono prima l'animo di Cefare , e perchè ei vo-
lea differire ad altro anno la fpedizione ed intanto Solimano
devattava il loro dominio , rifolverono d'introdurre trattati di pace*
e tantoltre andò la faccenda, che fotto al'ro pretetto inviato a
Cottantinopoli Lorenzo Griti ftipularono primamente la tregua
Tom.X. Q. di
122 Storia de Romani Pontefici.
Sec~XVT ^ tre me^> c^e ^^on8°ffi at* altri tre, finché depuiato con pubbli-
co decreto Oratore conchiufero nell'anno fuffeguente la pace per
afferzione del Morofini nel lib. 5. della Storia . Il Pontefice
■ prevedendo il pericolo di formidabile guerra impiegò ogni di-
ligenza per impedirla : il perchè diede Pillole lotto il dì 3. di
Febbrajo del 153*?. al Re di Polonia ed il pregò di refiftere
alla indolenza del Turco* inviò a quello de' Romani Gerolamo
Rorari efortandolo a prevenire la guerra; e lo aflìcurò, che ope-
rava predo il Re Criftianiffima per la riconciliazione con Ce-
fare. Avea comandato all'Eletto Vefcovo di Tranfilvania di
portai fi a Parigi con titolo di Nunzio , ed a Cefare deftinò il
Cardinale Farnefe . Dovea il Rorari chiedere a Ferdinando buon
numero di truppe , che affoldarebbe in Ungheria, Boemia , Polo-
Dia , e Germania per la guerra volendo predargli fuflìdio op-
portuno. Poi fi voltò al Re di Portogallo e con Lettera data
al Cardinale di Lisbona nelle Calende di Ottobre ne lo pregò
di ajuto : Non giova adejfo di ricordare alla tua prudenza in qual
perìcolo fi trovi la Crijìiawtà e particolarmente la noflra Italia , poim
thè l'i Turchi P ajfalgono con forttjjima armata * imperciò neceffaria»
mente fiamo indotti a raccorre le Decime Ecclefiajìicbe in effa Italia ,
Spagna ed ancora nel tuo Regno .... E/pugnato Cafielnuovo che era
pre/idiato dalli Cefarei , non abbiamo voluto immuni dalla coatribu^jo»
ne li Cardinali e nemmeno li nojlri Nipoti ... . Intanto Cefare agi-
tato dalla fpedizione di Gand fi trasferì colà perfonalmente ,
poiché dalle Fiandre raccoglieva il forte della fu a potenza . E
perchè volea fcanfare li pericoli della navigazione tentò l'indo-
le dolce del Re di Francia, e pregollo del libero pattaggio pel
di lui Regno; e volle rendercelo propenfo colle promette e col-
la efibizione del Principato di Milano . Ei colla fincerità dell'animo
fuo mifurando la mente di Cefare facilmente pretto fede alle di
lui promette , e gli concedette per di lui Scurezza l'opportuno.
Per il che inviò ne' confini a riceverlo Enrico Delfino e Car-
lo Duca d'Orleans fuoi figliuoli accompagnati dal Conteftabile
Mommorancì . Quelli accoltolo con onorificenza il guidarono al
Luogo ove il Re potè febbene era gravato da male ridurfi . Cefare
non volle effere corretto ad avvalorare con fcritto la prometta*
ed il Re fperanzito che pervenuto nelle Fiandre atrerrebbela ,
noi violentò. Corre voce torto, che li due Monarchi fi erano
riconciUati * ed il Pontefice proccurò di rattodarne l'amicizia.
Il perchè deputò ad etti con titolo di Legato Appofiolico il
Car-
Storta de Romani Pontefici. 123
Cardinale Farnefe ; qucfti dovea efortarli ad attenere ciò che
richiedevi per la pace e pel Concilio. Ma ritornato a Roma Sec. XVL
il Legato intefe con fommo dolore , che non eranfi riconciliati
come credevafi .
XX. Intanto Paolo nelli io. di Dicembre del 1530. creò Crea Car-
undici Cardinali ed altro rifervò in petto : furono Federico Fre- dinali , ed"
gofi Genovefe Arcivefcovo di Salerno : Pietro de la Baume approva la
Francefe Vefcovo di Ginevra ; Antonio Sanguin de Medun Compagnia
Francefe Vefcovo d'Orleans: Uberto Gambara Brefciano Vtfco- ^ Gesù,
vo di Tortona Nunzio Appoftolico in Portogallo, Francia , ed
Inghilterra : Afcanio Parifiani da Tolentino Vefcovo di Rimi-
ni : Pietro Paolo Parifi Cofentino Uditore della Camera Ap-
poftolica : Marcello Cervini di Montepulciano Vefcovo di Ni-
caftro Nunzio pre(To Cefare ed il Re Criftianiflìmo e Prefiden-
te del Corcilio di Trento, eletto a P, pa fotto nome di Mar-
cello II. : Bartolommeo Guidiccioni Luccheie Datario della Ro-
mana (.uria e Vefcovo di Lucca : Dionigi Lorenzi di Bene-
vento Generale de' Servi di Maria: Enrico Borgia Spagnuolo
Pronipote di Aleffandro VI. : Jacopo Savelli Romano Confan-
guineo e Cubiculario del Papa : e Michele Silvio de' Conti de
Portalegria Portoghele Vefcovo di Vileu ; quefVi riferbato in
petto fu pubblicato nelli 2. di Dicembre del 1541. Dal detto racco-
gliamo groffo abbaglio dell'Oldoini afferente , che quefti furono
prornoMì nelli 12. di Dicembre; li Atti Confifloriali e li Scrit-
tori di cjuefti tempi alli io. ciò affegnano . Il che ancora fi de-
duce dalla Lettera di Paolo data al Cervini nel giorno io. di
Dicembre de il* anno della Incarnazione del Signore 1530. e del Pon-
tificato ncjlro VI. E qui dobbiamo rammentare l' approvazione di
varie Società e varie Sanzioni di Paolo ; le quali febbene non
appartengono ai tempi prefenti vogliamo ad un Ibi luogo ri-
durle . Primamente approvò Paolo la Società del Santiffimo
Corno di Crifto : certi Cittadini di Roma riflettendo che nel-
le Parrocchie men onorificamente fi confervava il diviniffimo
Sacramento del Corpo del Signore e portavafi agl'Infermi, isti-
tuirono nella Chiefa della Minerva la Confraternità fotto nome
del Santiffimo Corpo di Crìjìo , che dovea promovere in effe Par-
rocchie l'onore ed il decoro del Corpo di Crifto ; perchè con
onorificenza fìa cuftodito , ed agl'Infermi portato. Il pio Ifti-
tuto Paolo approvò colla Coftituzione del dì 30. di Novembre
dell' anno 1530. della Incarnatone del Signore e del nojlro Pontifica*
Q. % to
124 Storia de Romani Pontefici.
to VI.. Nel 154.0. apportò altra Società attenta in ajuto dell'
Sec.XVI. Orfani e Luogo di ritiro per le Donne convertite introdotta
nella Chiefa da Girolamo Miani Veneto , ( che da Benedetto
XiV. collocato nel numero de' Beati da Clemente XII. fu con fo-
lenne rito canonizzato nel 17Ó7. ) Quefti raccolti molti Orfani che
per le guerre d'Italia andavano ramminghi e bifognofi, fabbricò nella
Città di Bergamo uno Spedale fotto nome di Santa Maria Madda-
lena . Il pio Iftituto piacque ai Criftiani di Lombardia, ed appro-
vato da Paolo ottenne illuftri privilegi in vigore della Sanzione
data nelle None di Giugno del? anno della Incarnatone di Crtfio 1540.
e del no/ìro Fortificato Jejìo . Pio V. dichiarollo Congregszione col
titolo di Cherici Regolari di S. Majolo detta di Somafca fotto
la Regola di Santo Agoflino . Poi fu approvata da Paolo III.
colla Coftituzione delli 21. di Marzo del 1542. altra deftina-
ta all' ammaeftramento dei Neofiti , che danno nome alla Cri-
ftiana Religione e ne ampliò li privilegj . Jftituì, fotto il dì 12.
di Agofto grave Congregazione di fei Cardinali illufori per zelo
e fapienza per operare contro li Eretici e Fedeli di depravato
coftume . E nel giorno 14. di Gennajo avea dato facoltà alli
Inquifitori d'Italia di procedere contro li Religiofi Regolari
fofpetti di Fede, e che propongono nelle Scuole e Prediche pro-
porzioni difcrepanti dal retto dogma. Nelli 3. di Febbrajo avea
pubblicato Coftituzione approvante le giurildizioni ed indulti
della Fabbrica di San Pietro in Roma; che poi confermò con
altra del dì io. di Gennajo del 1547. Aumentò li diritti dei
Referendarj ; applicò alla Camera Appofìolica le ricchezze dei
Sacerdoti trapalati , che non poteano tettare . Finalmente nel
fine del 1539 con viva voce approvò la Compagnia di Gesù.
Manda al- XXI. Nel fine di elfo 1530. il Papa per la pacediCefare e
la Dieta di Re Francefco con titolo di Legato Appoftolico deputò il Car-
ji,Sar~ dinaie Farnefe , a cui diede Confìeliere Marcello Cervini Ve-
di naie Mar- r j- xt a 1 ■ 1 e : r
cello Cervi- Nicaltro; e nel 2540. in cui entra la Stona, li con-
ni ecoman- ceP1 fpe'arza di pace, poiché Celare proni i fé ad uno de' Fi-
da ad altri gliuoii di Francefco l' inveftitura del Ducato di Milano. Sva-
diaffiftervi. ri qut-fìa ad un tratto, e Celare negò di avere ciò permerTb . Il
Cardinale Farnele efiendo inutile la fua dimora in Germania
meditò di partire dalla Corte Cefarea e ne cercò la licenza
al Papa, che ottenne. Ed attendendonela intefe , che Cefare
volea convocare in Spira la Dieta dell'Impero nelli 23. di Mag-
gio* e che entro tre Settimane doveano comparire colà Uomi-
ni
Storia de Romani Pontefici. 125
ni infigni per dottrina che farebbono eletti in egual numero
dai Luterani e dai Cattolici, li quali alla prelenza del Legato Secavi.
Appoftolico trattarebbero di Religione proccurando qualche con-
cordia. Sembrò l'Adunanza inopportuna ai Cardinali Legato
e Cervini, e che favoriva troppo li Luterani , ed opponendoli
tentarono di (Ventarla ; ricordavano , che non fi dovea trat-
tare di Religione con chi tuttodì muta opinione fenza au-
torità della Sede Appoflolica ; che la Germania arebbe con
ciò apoftatato dalla retta credenza -e feparatafi dalla Catto-
lica Chiefa . Suggerivano a Cefare il Generale Concilio , colla
di cui autorità lolamente fi decidono le controverfie di Reli-
gione • ed intanto meglio (arebbe favorire l' alianza contro il
Turco col Re Criftianiflìmo . Ma Cefare per non efacerbare lì
Luterani non acconfentì al prudente confìglio . Il Cervini però
non fi acchetò ; e con Ecclefialtica libertà ricordò a Cefare ed
al Re Ferdinando li quali deliberarono il colloquio dei Luterani
co' Cattolici , che quefto indurrebbe maggiori pericoli , ed ap-
portarebbe più grave danno alla Religione. Non ottenne il bra-
mato , e FerLinando configliò il Legato di pubblicare Scrittura ( che
ei compofe } efponente a Cefare la necefììtà di non convocare 1'
Adunanza , né tenere il Colloquio in affare di Religione .
Non ricevetela Cefare in buona parte e convocò la Dieta in
Spira, a cui perfonalmente affitterebbe il Re de' Romani . Il
Legato partì incontanenre • ed il Cervini fi trattenne. Il Pon-
tefice intefe dall' Ambafciatore Cefareo la convocazione della
Dieta di Spira ; e timorofo che per fraude de' Luterani vi fi
decreti cofa indecorofa ovvero contraria alla Sede Appofioìica,
deputò Legato in quella effo Cervini ; ciò raccogliamo dalli
Atti Confìftoriali che dicono: „ Nel dì 12. di Marzo fi ten-
„ ne Confittolo , in cui il Santiffimo Signore nottro creò Le-
,, gato a Latere e della Santa Romana Chiefa il Reverendiflì-
,, mo Cervini Cardinale e Velcovo di Nicafìro preffo fua Mae*
„ ttà Celarea ed il Serenifiìmo Re de' Romani alla Dieta , per
,, quanto fotte duopo colle facoltà che vennero efpreffe nelle
„ Lettere Pontificie ,, .... Il Cervini prima di trattare eoa
Celare andò in Francia, ed efpofe al Re la Legazione, che fo-
ftenea pretto Cefare , e pregollo di difendere la caufa della Re»
ligione . Il Re ditte , che abborriva il colloquio dei Luterani ,
li quali dnveano ettere ridotti con carità e prudenza , e non afcol-
lati in affari di Fede; ed il detto avvalorò nella Dieta, ed al
fuo Oratore preferitte di difendere in quella la caufa della Re-
li.
ilo Storia de Romani Pontefici.
=— yT-' ligione. Obbedì quefti ; e nella Adunanza di Haggenau propofe ,
EC • cjie non fì doveano ridurre ad efame li dogmi della Religione
confermati dal Sangue di tanti Martiri , dalle tettimonianze di
. tanti Padri , e dai prodigj innumerabili del Signore . Intanto Paolo
efortò il Cardinale di Magonza ad aflìftere alla Dieta di Spira.
Diceagli: Per la qual cofa opererai in modo intervenuto alla Dieta co»
me conviene alla tua dignità di Cardinale ed Elettore , e come noi
ed ì tuoi confratelli Cardinali della Romana Santa Chiefa [periamo
dalla tua diligenza in quejto tempo , di cui certamente non può efi*
birfi a te il più opportuno per manifeftare la tua virtù , e [oddisfare
al tuo officio e dignità . . . Data in Roma [otto il dì 15. di Mag.
gio dell'anno 154.0. . Scritte ancora ai Duchi di Baviera, ai Vefco-
vi di Vienna e di Wurtzburg raccomandando loro la caufa della
Fede, ed ordinando d'intervenire alla Dieta di Spira. Configliò
Giovanni Coeleo e Giovanni Echio a fcrivere contro gli Eretici e h-
{tenere la Fede. Ma perchè la Dieta di Spira per oflervazione del
Coeleo fu trasferita in Haggenau, Paolo colà fpedì Giovanni Morono
a cui diede opportune irruzioni, ed ordinò di partire torto dalla Pro-
vincia, fé vi fi ttabilifca cofa alla Religione contraria, e di fignificare
di giorno in giorno al Cardinale Cervini ciò che fi tratterà, di fcanfare
ogni difputa di Religione , e di prettamente ammonirlo , fé inforga
principio di accomodamento . Niente accadette nella Dieta d'Hagge-
nau , perche li Protettami non vollero ricevere li Articoli una volta
concordati inAugufta* poiché eglino, come ditte il Legato Cervini
a Cefare, cotidianamente cambiavano volontà e parere ne'dogml
della Fede. Dunque dopo molte difpute niente fi ottenne, ap-
punto perchè erano attenti il Duca di Sattbnja , ed il Langravio
d' Afia; ed il Re de'Romani avuto notizia della morte di quello
d'Ungheria frertolofamente andò nell'Auftria edinWorms. Indi
al dì 27. di Octobre trasferì l'Adunanza, a condizione che fi at-
tenda il Decreto di Augufta e fia intatto il diritto del Papa di
dettinarvi fé vuole il Legato . Intanto finché fi decide la lite ,
li Sacerdoti goderanno li primitivi gradi e beni . Ma li Prote-
ttanti non acconfentirono al Decreto , ricufarono di efibire al
Papa e Legatd di quello li confueti onori : e perchè fapeano ,
che Cefare non erafi pacificato col Re Francefco , fi moftrarono
Deputa To- nella contumacia più temerarj .
malo Cam- XXII. „ Del retto fecondo il Matterelli eflendo quetta ma-
peggi e ai- ^ niera acconcia più a muovere fedizione che a ttabilire la con-
dotti alla » cort^a il Pontefice mercè il Legato Cervini promofle il Gè-
Dieta di a nerale Sinodo unico rimedio pe' mali dai quali è agitata la Cat-
Worms. t0^"
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5*fc74 de Romani Pontefici, 127
tolica Chiefa . Ma Cefare perchè li Protettami negavano di ff
intervenirvi e fottometterfi alle ordinazioni di quello , volle ^EC'
altra volta introdurre trattato di riconciliazione , ed intimò
l'Adunanza di Worms prima che fi dikiolga quello di Hagge-
nau, pelli 20. di Ottobre del 1540. In quella doveano li Catto-
lici e Proiettanti deputare alcuni , che trattino amichevolmente
l'affare, che noi definivano , ma diano adito a qualche ac-
comodamento,,. Per il che il Papa fpedì a Worms il Campeggi
Vefcovo di Feltre ed altri eruditi Ecclefiaftici j ciò raccogliamo
dalli Atti Confittoriali dicenti: ,, Nel primo giorno di Ottobre
„ il Santiffimo Signore nottro creò Nunzio della Sede Apporto-
,, lica il Reverendittimo Tomafo Vefcovo di Feltre ed altri Uo-
,, mini illuttri che furono nominati nel Breve di Sua San-
,, tità ; quetti doveano intervenire alla Dieta ovvero Colloquio
,, di Worms intimato dalla Cefarea Maettà ... Il Belcan ag-
giugne eflere ttar.o decretato dai Principi , che lo ttabilito nella
Dieta non fi pubblichi, fé prima non fia approvato da Cefare.
Non aflìftette il Campeggi al primo Congreffo deftinato pe'puri offìcj
di convenienza. Li Cattolici temeano , cheli Protettanti gli per-
mettano di parlare, poiché nel Colloquio di Haggenau confettarono
di non voler ricevere nella Dieta di Worms li Miniftri del Ro-
mano Pontefice : ma perchè il Granvellano Oratore di Cefare
loro promife, che non ne proverrebbe loro detrimento 3 e che
la prefenza del Nunzio Appoftolico fomminittrarebbe motivo fa-
cile per la concordia , non folo il Campeggi fu ricevuto, ma
ancora gli fi die facoltà di parlare. Per tanto egli nel dì 8. di
Dicembre perorò configliando la pace neceflaria ai Criftiani , ma
principalmente alli Tedefchi aflaliti dal Turco . Quindi il Pa-
pa impietofito delle loro difavventure tentò ogni mezzo per ri-
mediarvi , ed intimò in Vicenza il Concilio a cui pochi inter-
vennero. Celare ancora defiderofo di quetto convocò la Dieta
di Worms, in cui fi tratti della maniera di riconciliare le partì
elacerbate . Egli imperciò per precetto di quello ed attenfo di que-
tto eravi intervenuto alla concordia efortando , ed il Pontefice
impiegava ogni follecitudine per iftabilirla . Nella Adunanza fi
permile ad Echio che tratti con Melantonedel Dogma del pec-
cato Originale, e fi giudicò neceflario per la pace il Concilio. In-
tanto li Granvellano fu deftinato da Cefare ad altro affare ; fi difciol-
fe l'adunanza, e fi rimife la faccenda ad altra che verrebbe in Ra-
tisbona convocata nell'i 6. di Gennajo del 1541. Bucero , Melantonc
ed altri Luterani pubblicarono l'operato nella Dieta di Worms ;
ed
128 Storia de Romani Pontefici.
— * ed il Coeleo riferifee l'Editto di Cefare condannante li Libri di
V . Lutero Luinglio, Vicleffo e di Huff e vietantene fotto pena di
morte la lezione e difefa. Anco il Re di Francia nelle Calende
di Giugno pubblicò Editto contro li ditteminatori della Lute-
rana dottrina • febbene li Protettanti proccurarono di placarlo .
Conferma XXIII. La Compagnia di Gesù che nell'anno antecedente era
la Compa- ^ata commerTa aj giudizio di tre Cardinali, fi vide vicina a perire-
*> . poiché il Cardinale Guidiccioni nimico d'introdurre nella Chie-
da'France- ^ nuova Religione le fi oppofe acerbamente ; ma da altri fb-
feo Saverio ftenuta fu ammetta , a condizione che li Proferii non eccedano il
nelle Indie, numero di feflanta . Il perchè Paolo III. con Sanzione del dì
27. di Settembre l'approvò fotto nome di Religione de' Cherici
Regolari della Compagnia di Gesù* comincia : Re gimini militanti s
Ecclefìa ... In quefta fi efprimono li fentimenti d' Ignazio e
de' Compagni , che fi foggettarono al Papa . Elettero quindi a
Generale della Compagnia lo fletto Ignazio nell' Aprile . Cre-
fceane cotidianamente il numero , ed il Papa con altro Breve
del dì 14. di Marzo del 1540. confermò 1' Ittituto concedendo
facoltà ai Superiori di ricevere chi arebbe a quello date nome;
e nel 1541. con altro del ò\ 18. di Ottobre efpofe V offi-
cio e la facoltà del Prepofiro Generale , e ne ampliò le grazie,
ed i privilegi» Propagavafi intanto nelle Indie la Religione di
Cri fio , ed effendo necefftrj per tale duopo Minittri Vangelici il
Re di Portogallo bramò di fpedire là alcuni Gefuiti ; li ricercò al Pa-
pa,e quetti gli concedette Francefco Saverio e Simore Roderico. Na-
vigarono eglino alla volta delle Indie nell'anno fufleguente con
Martino Alfonfo Souza . Il Saverio al Vangelico miniftero at-
tefe indefeffamente , meritò il nome di Apposolo dell'Indie, ed
illuftre pe' prodigj e magnanime azioni fu aferitto al Catalogo
,.f .. de' ceLtti Comprenfori .
Caldina" XXlV- Ne*. primi del 1541. il Pontefice decretò Legato alla
Contarmi Dieta di Ratisbona il Cardinale Contarini; e Cefare che volea l'
allaDietadi intervento di Nunzio e non di Legato alla Dieta di Worms, ora
Rr.tisbona ; pel colloquio di Ratisbona giudicò necefìfaria la prefenza di
fucceduto in quefto ; e Paolo deputò eflb Coniarmi accetto a Cefare . Ma
emetta ; di- poiché per la depreflìone dei Protettami acconcio mezzo era
&nde ll. la pace di Cefare col Re Criftianiflìmo , il Pontefice co-
°n d lo mandò al Legato di proccurarla e di operare con etto Cefare
Legato di 'n modo •, che egli fi difponga a ftabilirla .Se ne concepiro-
Boìo°na . no fperanze mercè le promette di etto Cefare, che efibì di fotte-
nere la Fede e la Sede Appoftolica . Dovea il Legato troncare
il
Storia de Romani Pontefici. np
il Colloquio fubito che vi fi introduca trattato oppotto alla me-
defima , e proteftare contro ciò che fi proporrebbe diffamante ai ^EC,X-V*'
dognr.i della Religione. Nel dì 12. di Marzo il Legato fu ri-
cevuto in Ratisbona; con onore ed il Coeleo dice : ,, Ed ef-
„ fendo egli alla Città pervenuto fi ricevette con onorificen-
„ za , e fu molto riputato da Cefare ; imperciò il vifitarono
„ a titolo di onore li Principi di Germania , ed il medefìmo
„ Re de' Romani , e nella Meffa e folenni cerimonie gli fi die
„ il primo luogo dopo Cefare „ . .. . Il Legato trattò della
pace di elfo Cefare col Re di Francia , e parlandone con quel-
lo ne la promoffe , affiorandolo che con effa maggiormente
confolava il Papa ed i Cattolici . Ma Cefare vi fi moftrò po-
co propenfo , dicendo che al fuo avvedano avea efibito eque
condizioni, le quali non furono accettate. Il Legato perduta la
fperanza di pace giudicò , che niente di buono trarrebbefi dalla
Dieta. Si die a quetta principio nelle Calende di Aprile ; vi
affretterò perfonal mente l' Imperatore ed il Legato Apposoli-
co , v' intervennero molti Vefcovi , Principi Cattolici e Pro-
tettanti , li Oratori delle Città, e diverfi Dottori d'una e d'al-
tra parte. Il Coeleo che era prefente, la cofa accenna: ,, Nel-
,, la Adunanza Cefare efortò tutti alla pace , e decretò, che dal-
,, le due parti fi deputino tre per le controverfie ridotte ad
„ efame „ . Li Cattolici furono Giulio Pffugio , Giovanni E-
chio , e Giovanni Groppero* li Protettami nominarono Filippo
Melantone , Martino Bucero, e Giovanni Pittori: al colloquio
affitterono il Principe Palatino e Niccolò Granvellano , perchè
ia difputa fucceda con rettezza. Si elaminò certo libro conte-
nente ventidue capi di dottrina, che fu prefentato all'Impera-
tore come opportunifìimo per la concordia ; ed ai Dottori fi
preferirle di approvare il retto e rigettare l'erroneo. Confuma-
rono quetti nell' efame del libro un mefe, ed approvarono certi
Capi non molto difficili ovvero li correffero : rapporto quelli
di maggior confeguenza della podettà della Chiefa , de' Sagra-
menti della Penitenza, ed Eucariftia , dell'Ordine de' Minittri e
di altri prefencarono in ifcritto il proprio parere, e ne ridufTero
la decifione all'Imperatore. Quetti comunicò la cofa al Legato
ed ai Magnati dell' Impero Cattolici e Protettanti; quetti nem-
meno li approvarono; nell' efame li Dottori furono uniformi e
dopo proliffe difpute fi conchiufe , che li Vefcovi non ap-
provarono la concordia , ed il Legato volle , che 1' affare fi
cfponga al Papa e riduca all' Ecumenico Concilio che dovea
Tom.X. R con-
120 Storia de Romani Pontefici,
- — ----- convocarfi . Li Protettami dopo molte dubbiezze accettarono la
Sec.AVI. confeflìone Auguftana. Il Goldafti riferifce li Atti della Dieta
di Ratisbona, il libro e li ei'bitì Capitoli, le varie rifpotte del
Legato , li detti dei Dottori e Principi Cattolici e Prote-
ttami . Degna di confiderazione fu l'Apologia di Giovanni Echio
contro Martino Bucero che tentò di confondere li ferirti dei Dot-
tori Cattolici, fpecialmente le dichiarazioni del Legato Appo-
ftolico . Il Continuatore del Rinaldi riferifce la faccenda dedot-
ta dalle Piftole del Vefcovo d' Aquila dirette alli Cardinali Far-
nefe e Cervini . Del retto fvanì la fperanza di accomodamento
per la ornatezza dei Protettami 3 che fottenuti dal Re di Fran-
cia per inimicarli con Cefare non aderirono alla pace. Intanto
li Cattolici propofero , che fi ftabilifca con decreto la toleranza
di qualche articolo contrario alla Fede Cattolica , penfando con
ciò di placare li Proteftanti • a che fi oppofe con animo invitto
il Legato: ma eglino ne pregarono il P^pa . Quefti ne condan-
nò il configlio ftolto , e ne rigettò la fupplica . Il MafTarelli di-
ce così: „ Alcuni Cattolici della Dieta pregarono il Pontefice,
,, che voglia dichiarare tolerabili certi articoli propofti dai Pro-
„ tettanti che poi farebbono decifi dall'Ecumenico Concilio ; il
,, Papa riputò quefto difconvenevole alla verità Cattolica , ed
„ inopportuno alla di lei Dignità ed a quella della Sede Apporto-
„ lica ; piuttotto loro efibl la follecita celebrazione del Concilio,
„ e credette, che quetto produrrà la vera pace e fofìerrà la Fé-
,, de ,,. Il fecondo capo efibito al Cardinal Legato e che ci ac-
cettò e piacque al Papa , fu 1' alianza di etto Papa , Cefare , Re
de' Romani, e di altri Principi Cattolici, fé li Protettanti armino
contro li Criftiani , di che parlando il Matterelli foggiugne: „ Il
,, Legato Appoftolico efibì ai Proteftanti più "voice la pace ,
,, follecito di ridurre ad equa rifoluzione li diflìdj della Reli-
„ gione ; non potè però ottenere lo fpediente per quella. Però
,, conchiufe alianza col Papa , Cefare , Re de' Romani , e Prin»
„ cipi Cartolici dell'Imperio, a che erano flati indotti dal Car-
„ dinaie Farnefe in nome di etto Papa, il quale con altre condizioni
,, la confermò nelli 29. di Luglio del 1540. „. Si di (Te, che fi
riferirebbe il rifultato al Concilio Generale* e fé quetto non fi
potrà ottenere, fi deciderà dal Nazionale di Germania; ovvero
dalla Adunanza dell'Imperio, che fi convocarà nel corfo di diciot-
to Mefi . Cefare comandò ai Proteftanti di attenere lo ftabilito
nel colloquio, ai Vefcovi di rlftaurare 1' Ecdefiaftica Difciplina ,
ed
Storta de Romani Pontefici. izr
ed a quelli privatamene proraife di non prefcrivere modo rap-
porto li dogmi , neli' efame de' quali non erano convenuti li 5ec. XVL
Dottori. Né dobbiamo pafTare fotto filenzo az;one troppo inde-
gna dei Proiettanti mofla contro la fama del Cardinale Contari-
ni Legato Appottolico. Non potendo quelli (offrirne la coftanza il
calunniarono con pubblici fcritti ; dicevano, che ei li riputava
difcordi dal fentimento della Chiefa , ed ammonì li Vefcovi di
vegliare alla cuttodia del gregge ed abolire la erronea dottrina.
Non folo li Luterani ma ancora li Cattolici fi lagnarono del
Legato: ed in Roma fu condannato, che fi portò con troppa
mitezza colli Protettami, e con imprudenza loro concedette non fo
che rapporto la giuttificazione e tranfuttanziazione ; e lo accu-
farono in Confittolo . Del retto ei fu difefo dalli Dotti intera
venuti alla Dieta, ed anco Cefare pel di lui decoro operò pref-
fo il Papa . Per il che Paolo accolfene le giuttificazioni e die-
de all' Imperatore Lettera fignificando che non era duopo , che
ei fi adopri nella difefa del Cardinale Contarini , il quale fi por-
tò con animo invitto nella Legazione di Germania. Quindi en-
comiatene le azioni ed il buon nome appena pervenuto a Ro-
ma il creò Legato ed Amminittratore di Bologna .
XXVf. Intanto il Re d'Inghilterra prefcrifTe al popolo di non Invia Uo-
venerare le Immagini de* Santi , fprezzare le Fette ordinate dal- mmi Appo-
la Romana Chiefa , e fervirfi della Scrittura che ei pubblicò. !° icl ,n *r*
Il che fece per acquifkrfi la grazia dei Proiettanti di Germa- f0|]ec;ta li
ria . Imperciò avea egli fpedito alla Dieta di Ratisbona con Svizzeri
titolo di Oratori Enrico Cnevetto e Stefano Gardineri Vefco- contro il
vo Vintonenle per elporre la propria fede rapporto la Luterana Turco,
dottrina e difenderne la tardanza nell' abbracciarla . Ma perchè
conoicea non effere a quelli accerto, tentò di riconciliarfi coli*
Imperatore fperanzito di acquiflare anco la grazia del Papa .
Volea però falvo 1' onore proprio non fare la pubblica confef-
fione , l' etterna penitenza , né rettituire quello che di ragione
della Chiefa avea ufurpsto; il tutto era vietato dai Canoni.
Con che il Re mottrò di non bramare la propria falute,e che
per folo nfpetto ed intereffe umano promeitea ii pentimento la
riconciliazione cercando dal Pontefice. Per tanto non fu accet-
tato dall' Imperatore né dal Papa; ed egli più incrudelì in dan-
no dei Cattolici ed abitatori del Regno d'Irlanda, li quali in di-
fefa della propria libertà e decoro della Cattolica Religione fé
gli fi oppofero. Dunque contro quelli formidabile efercito de-
R 2. fìi-
122 Storta de Romani Pontefici.
_ ftinò che ne fece ftrage . Non eftirpò però come volea in
Sec.XVI, qUej Regno la Religione di Crifto , piuttofto li Fedeli armaci
quello rifpinfero e difefero con valore il decoro del Papa . li
Principe di Ulfter fi diftinfe fra tutti; ad eflb imperciò il Papa
raccomandò la Religione colla Piftola data nelli Z4. di Aprile
del 1541., e lo efortò di fcacciare dal Regno li Parrochi desi-
nati da Enrico al governo delle Chiefe e di riftabilirvi li Cattolici.
Spedì poi Uomini Apposolici per (oftenervi con zelo li dogmi
fanti , e li raccomandò ai Vefcovi y Clero , e Popolo. Intanto
Solimano Imperator de' Turchi con formidabile efercito per ma*
re e per terra minacciava la Criftianità , e Paolo veglionne al-
la felicità , trattò colli Svizzeri , e loro promife generofo fti-
pendio . Ciò raccogliamo dalle Lettere date ai Capi della Na-
zione : *Aì diletti figliuoli Svizzeri dimoranti ne tredici Cantoni dU
fenfori della Ecclefìajìica libenà , e che fi devono congregare nella
Dieta della Superiore %Alemagna .... Per tanto come ejortammo alla
pace li Principi / così arduamente li ammonimmo di difendere la caiu
fa della comune falute : quindi effendo noi bifognofi di prefidio per mtt»
nire li nofìri Stati dalle invafioni del crudele nimico .... rivolgiamo
le nofìre mire , e le fperan^e nofìre riponiamo nella vojlra inclita e
forte Nazione , da cui fperiamo il necejfario prefidio . Imperciocché non
abbiamo altri , della virtù e valore de quali pojfiamo confidare e prò»
metterci benivolen^a e follecitudine , fé non voi che fempre fofìe be*
nemeriti di quefìa Santa Sede e dtfenfori della medefima . Per la
qual cofa fperan^iti non meno del vofìro valore come lo furono li Pre»
deceffori noflri , né minor affetto e tenerezza abbiamo pel vofìro comodo
ed onore come quelli P ebbero per li vofìri Maggiori , rifolviamo di con»
fervare [eco voi V antica benivolen^a , e di non ifcemare la primiera
no/ira tenerezza e dilezione. Efortiamo imperciò le vofìre Divozioni ,
che fé gC Infedeli noflri non meno che vofìri nimici tenteranno d inva*
aere le noflre Provincie ( lo che fi degni il mifericordiofiffimo Dio di
allontanare da noi ) vogliate impiegare previo il convenevole fìipendio
li vofìri faldati per la difefa della Sede */fppofiolica , della Crifiiana
Religione e della univerfale falute , come li vofìri Maggiori e voi me*
defimi con fomma gloria ne* pacati tempi facefìe ,« fiete per fareycer»
ti che noi nelle occafioni fecondo che et verrà permeffo dalla condizione
de tempi , aremo rimembranza della vofìra follecitudine , e faremo ti
voi grati., .. Date in Roma fono il dì 17. di Maggio del 1541*
Li Turchi però rivolfero le forze contro 1' Ungheria prevalen-
doli della debolezza e delle discordie colà inforce .
XXVIL
Storia de Romani Pontefici. 123
XXVIT. Intanto fi violò la tregua che in Nizza Paolo con- -^ — yuT
chiule coli' Imperatore e Re di Francia per colpa del Marche-
te del Vallo Prefetto delia Lombardia . Imperciò il Re inviò Tenta di
a Solimano con titolo di Ambafciarore Antonio Rinconi e Ce- abboccarti
fare Fregoli, li quali tenendo il cammino per le terre di Cefare *n Lucca
afiìcurati dalla tregua furono trucidati da elfo Marchefe del Va- Irope-
fto fecondo il Re Crifrianiflimo per infrangere la tregua. Per
canto il Papa proccurò di allontanare dalla Criftianità la nuova
guerra, e Celare tornato in Italia per trafportarfi in Africa vol-
le abboccarli in Lucca con elfo Papa. Quefti non ottante l'età
avanzata vi fi trasferì volontieri, ed il configliò di riconciliarli
col Re di Francia e promovere 1' Ecumenico Concilio rimedio
dei mali . Partì da Roma nelli 27. d' Agofto ; deftinò in efla
Legato a Latere il Cardinale di Carpi , ed accompagnato da
cencinquanta foldati a cavallo e ducento a piedi entrò in Luc-
ca nel dì 8. di Settembre. Deputò per ufcire incontro a Ce-
fare il Cardinale Farnefe , che lo afpcttò otto miglia lungi dal-
la Città. Quegli venne da Genova fervito da tre galere di quel-
la Repubblica . Alla porta poi della Città portaronfi per rice-
verlo li Cardinali e Vefcovi che erano col Papa, e li Ordini e
Patrizj della Città. Lo accollerò fotto l'ombrello conducendo-
lo al Palazzo della Città, ed il Pontefice abitò nell' Epifcopio.
Niccolò Ardinghelli Vefcovo di Foflbmbrone rammenta il col-
loquio del Papa coli' Imperatore , e da elfo apprendiamo , che
quegli non trattò della convocazione e fcioglimento della Die-
ta di Ratisbona , e molti credettero, che cercò il Generale Con-
cilio , la conferma della alianza de' Cattolici contro li Lutera-
ni , e la fpedizione in Germania di Ecdefiaftico rinomato per
virtù e fantità . Il Pontefice volle tempo per configliare li Car-
dinali della gravezza della cofa , e trattò pure della pace che
molto premeagli , e credette, che pel fuccennato aflafinio viola-
ta foffe la tregua ftipulata. Cefare però ed il Vallo aderivano
non efferfi ciò operato per loro commilitone . Adduceva quefti,
che per comando del Magiftrato furono li cadaveri fepolti ; il
che baftevolmente li comprova affafiìnati dai Ladri . Ma il Re
ci Francia che riputavane autore il Marchefe, voleane la punizio-
ne ; in diverfo cafo farebbe frattore della tregua. Dunque il
Pontefice e Cefare trattarono del modo di ricomporla; ma
quando fé ne efaminarono le condizioni , Cefare negò di conce-
dere ad un Figliuolo di quello il Ducato di Milano; difie , che
col-
1 24 Storia de Romani Pontefici .
g"**^ colle Fiandre dotarebbe la propria Figliuola a quello fpofata, pur»
Sic. XVI. c^ fia flcuro jgjia perfeveranza della tregua. Per la qual cofa
il Papa mandò in Francia Girolamo Dandini . Intanto Cefarc
partì da Lucca e lafciò il Granvellano pretto il Papa per rice-
vere la rifpofta venuta di Francia. Quefti ancora a Roma fi
reftituì .
Tratta co' XVIIL Quivi pervenuto lignificò ai Cardinali le petizioni
Cardinali <*• Cefare. Si trattò primamente del Concilio, e li Padri con-
che d* C vennero di affrettamelo, e ne deftinarono varie Città* cioè Man-
fare • fpedi- tova e Ferrara non molte difcofte da Germania . Il Papa efibì
fce inFran. ancora Cambray fituata nei confini di efla Germania e di Francia;
eia il Dan- però non fi pubblicò riguardo a quefto verun decreto . Quindi giuri-
dini ; ed indicamente il Continuatore del Rinaldi corregge lo Storico Adriano
Germania il dicente, che Carlo pregò il Papa di deputare Trento pel Concilio,
eralliedilja qUa| Cicca dai Tedefchi era bramata. In oltre efpofe ai Car-
dinali, che Cefare promovea 1* alianza dei Principi e la Riforma
del Clero in Germania. Rapporto ciò li Padri diverlamente
penfarono ; per lo riftabilimento però della Ecclefiaftica Difcipli-
na in efla Germania crederono opportuno Giovanni Morono Ve-
feovo di Modena. Intanto il Dandini ritornato di Francia ri-
ferì , che il Re volea vendicare la morte dei fuoi Arabafciato-
re , fé Cefare non gli efibiva foddisfazione ; appellava al Pon-
tefice mezzano della tregua , e ricercavane l' ajuto conerà il vio-
latore. Il perchè fece arredare in Lione Giorgio d'Auftria fra-
tello naturale dell' Arcivefcovo di Valenza , che eletto a Ve-
feovo di Liegi pattava per Francia e minacciavagli la morte
nel modo che fu data ai fuoi Miniftri . Li Ambafciatori di Ce-
fare diceano al Papa, che era fuo officio di ottenere la libertà
dei Vefcovi e prenderne vendetta ; e voleano fapere , fé il Re
con tale azione intendea rotta la tregua . Il prudentiffimo Pon-
tefice pregavali di non trattare con quefto acerbamente , il quale
mercè il Vefcovo di Rodez gli promife , che non arebbe fatto
novità fino al ritorno di Cefare dalla fpedizione d' Algeri . Im-
perciò fperava , che quefti efaminata la faccenda efibirebbegli il
rifarciraento . Rapporto però la tregua il Re parlò in modo ,
che moftrava di defiderare piuttofto la guerra che la pace . Per il
che il Papa deliberò di fpedire in Francia Niccolò Ardinghelli
perchè pi Re Ggnifichi la neceffità di efla pace; quegli ditte , che
Tarebbe accettata, quando gli fi ceda il Ducato di Milano. Ma perchè
il Papa inutilmente più volte avea di ciò pregato Cefarc, difle,
che
Storta de Romani Pontefici . 125
che proccurarebbegli dominio equivalente , il quale farebbe da- -'
to in doce alla Principerà che fpofuebbe il Duca d'Orleans. Sec.XVI.
Rapporto l'occifione del li Oratori l'Ardinghelli efpofe al Re,
che era incerto l'autore ; ed i Spagnuoli negavano d'averla
meditata : era però certo, che '1 Veicovo di Liegi era cuftodito
per o-dine fuo , il quale non era conlapevole della occifione di
quelli , e molto meno parte avea nel tradimento . Dunque non
rettamente fi vendicava dell'affronto. In fatti dopo pochi mefi
il Vefcovo fu polio in libertà . Quindi effo Àrdinghclli
trattò col Re delli affari di Religione e principalmente del Con-
cilio e della Città in cui dovea celebrarfi • riguardo alla quale
era il Papa indifferenti Mimo . Non fi oppole il Re a ciò , e fi
attenne dalla guerra fino alla fpedizione di Algeri ; poiché non
volea effere riputato invidiofo della gloria di Celare , ovvero
pr tettore degl'Infedeli. Riulcì quella infelicemente: Francefco
deliberò la guerra; non tanto perchè Cefare non attefe li pro-
metta del Ducato di Milano quanto per vendicare la morte Uti-
li Ontori comandata dal Vafto ; il che quanto era afleveran-
temente detto dal Re di Francia , tanto afleverantemente era
negato da Cefare. Per dire la cofa com' è, parecchi Storici con-
dannano il Marchefe reo del delitto; ed i pochi che'l difendo-
no, vogliono, che ei operò con rettezza , poiché quelli erano
mandati al Turco in danno della Criftianità. Non ofiamo d'
aflerirlo. Intanto Paolo inviò a Ferdinando Girolamo Veralli
per efporgli la neceffità del Concilio. Il Nunzio primamente
fé diamo fede al Pallavicini, intefe dal Re gravi indolenze per la
neutralità del Papa moietta ai Cefarei, li quali abbifognavano del-
la di lui propenfione : amplificò li danni che foffriva la Chie-
fa per colpa del Re di Francia che favoriva li Eretici , ecci-
tava contro de' Cattolici il Turco , ed imprigionava li Veico-
vi ; eppure con beneficenza era dipinto dal Papa, e li Auttria-
ci nemmeno poterono ottenere la promozione alla Porpora di
Ecclefiaflico , di cui molti Francefi erano condecorati. Il Nun-
zio difendette il Papa, e diffe, che non fi allontanò dalle par-
ti di Padre comune ; che avea fpedito in Francia più volte Le-
gati Appottolici per indurre il Re alla pace. Lagnofli piutto-
sto di Celare, il quale nella Dieta di Ratisbona favorì li Eretici e
ne fomentò l'arditezza ; e pregò il Re di configliarlo a rivocare
il conceduto ; ma quegli non acconlentì bifognofo eflendo dell'
opera dei Tedefchi . Cercò in oltre, fé nella Dieta di Spira ,
trattarebbefi di Religione? a che rifpofe il Re, che queAa non
fa-
tl6 Storia de Romani Pontefici.
SUI "~ farebbe il principale motivo; ma forfè fi dovrà trattarne. Eà
Secavi, jj ge voiea jl Concilio in una Città di Germania per gratifi-
carli la Nazione, credendo con ciò di facilmente convincere le
calunnie de' Francefi . Ma il Nunzio foftenea, che non fi dovea-
no compiacere li Luterani oppugnatori del Sinodo convocato
dal Papa e formato dai Vefcovi : che pochi Tedefchi ripugna-
vano a quello convocato fuori di Germania , e le altre Na-
zioni affolutamente il voleano in Paefe non fofpetto : dilTe ,
che in breve perverrebbe in Germania il Nunzio Morono re-
cante la rifpofta alle di lui indolenze. In fatti quelli vi giun-
fe ne' primi del 1542. con titolo di Nunzio Appoftolico per
la Riforma del Clero . Il Papa gli preferifle di afììftere alla
Dieta di Spira , e gli comunicò le neceffarie iftruzioni . Per la
Riforma di Germania diegli l'efemplare delle leggi recate in
quella di Ratisbona dal Contarini Legato Appoftolico , e gli
concedette facoltà di operare ciò farebbe più opportuno nelle
condizioni fpinofe dei tempi. Rapporto l'alianza di Ratisbona
alla quale invitavafi il Papa, dicea, che favorirebbela ; non era
equo però, che fi cerchi ad elfo tanta fommadifoldo pella guer-
ra facra ; nullameno darà l'opportuno pel mantenimento di cin-
que mila foldati , purché Cefare liane il Condottiero ; fé altri
jì è Comandante , ne manterrà due mille e cinquecento , a condi-
zione che la Flotta Turca non minacci li lidi d' Italia . Ma in
fatti il Papa più attenne di quello che promife. Imperciocché
febbene non Cefare ma l'Elettore di Brandeburgo comandò l'Ar-
mata , fpedì in Germania tre mille Soldati fotto la condotta di
Paolo Vitelli , e poi feicento diretti da Sforza Pallavicini . Sug-
gerì quindi effo Papa , che per due ragioni bramava convocato il
Sinodo fuori di Germania , e perchè volea afliltervi perfonal-
mente , e perchè eelebrandofi in Germania inforgerebbono liti.
Ma perchè di vero cuore voleva la quiete di effa Germania,
credea opportuno convocato il Concilio ne' confini d' Italia ,
ed efibiva Mantova ovvero Ferrara che abbondano del ne-
ceffario . Partì da Roma il Nunzio Morono e pervenne a
Spira ne' primi di Febbrajo , e nelli 23. di Marzo fu introdot-
to nella Dieta, in cui perorò. Piacque ai Tedefchi il fuflìdio
efibito dal Papa per la guerra del Turco ; e quando trattò del
Concilio accennò le Città che in Italia a tale duopo erano ac-
concie ; in ultimo offerì la Gittà di Trento , che quali appar-
tenea alla Germania , e fapea, che non farebbe difpiaciuta alla Na-
zione Germanica. Contento di quello il Re Ferdinando , lì
Prin-
Storia de Romani Pontefici* 127
Principi ed i Legati di Cefare il ringraziarono , e dittero, che -
non trovandofi in Germania Luogo opportuno pel Sinodo facil- ^ecavI.
mente farebbe deputato Trento. Ma li Protettami che nel vo-
lere il Concilio lo abborrivano , ripugnarono, che il Papa lo
intimi, che nel Decreto fé ne parli, riprovarono Trento, e
con indicibile protervia voleano foli difporre di quello . Sì
feparò la Dieta nelli undici di Aprile , e perchè in efla non fi
(labili il neceflario per la guerra del Turco, fé ne intimò altra
in Norimberga per li 15. di Luglio.
XXIX. Intanto il Pontefice attento alla tranquillità del Cat- Pubblica
tolicifmo fubito che intefe grata pel Concilio la Città di Tren- la Bolla del
to, decretò, che nel di 13. di Agofto ad efib darebbe»" princi. Concilio di
pio. Ma perchè ad alcuni fembrò riftretto il tempo, dopo mol- . rent0 ; e
• ri- ir j- n /t e - i t> 11 j 11 t .• • tratta della
ti conlulti nelli 22. di Maggio tormo la Bolla della Indizio- pace jj q^
ne , e nella Fefta de' SS. Pietro e Paolo la emanò , dicendo fare e Re
che nella Solennità di tutti li Santi darebbefi a quello princi- di Francia,
pio. Nella Bolla dice , che per obbedire alla divina volontà
e promovere il vantaggio della Criftiana Repubblica lo intima,
e comanda ai Velcovi di trovarG in Trento nelle Calende di
Novembre del corrente 1542. Indi pregò con Lettera 1' Impe-.
ratore, il Re Criftianifiimo , li Principi e Duchi di aflìftere per-
iònalmente al Concilio ovvero di deputarvi Ambafciatori con
facoltà di operare. Intanto inviò a Trento li Vefcovi della Cava
e di Verona loro ordinando di difporre il neceflario . Poco do-
po fé diamo fede al Maflarelli creò tre Cardinali Legati , per-
chè in nome fuo alla Santa Adunanza prefiedano : e furono
Pier Paolo Parili Prete del titolo di S. Balbina ; Giovan-
ni Morono Vefcovo di Modena Prete del titolo di San Vi-
tale • e Reginaldo Polo Diacono dei titolo de' SS. Ne-
reo ed Achilleo . Li Atti Confiftoriali aggiungono , che per
evitare lo Scifma in cafo di fua morte nel tempo del Con-
cilio Paolo decretò, che li Cardinali eleggeranno in Roma il
Pontefice . Per tanto errano quelli che aflegnano la partenza
dei Legati da Roma al dì 16. di Agofto , nel quale non peran-
Co erano flati defignati . Si aumentavano intanto le dilcordie di
Cefare , e del Re di Francia, e fi preparava formidabile guerra.
Cefare imperciò ricevette di malanimo la Bolla della Indizione
del Concilio in Trento, e querelofli col Papa di effere acco-
munato col Re di Francia che tanto fi era oppoflo ad eflo Conci-
lio; indi raccontando le azioni di quello il condannava né per-
Tom.X. S mi-
128 Storia de Romani Pontefici.
mifene la pubblicazione. Se ne offefe il Re, fi purificò dalle di
Secavi, juj 2CCÌ1fe f \0 aggravò con certa Apologia , e diffelo autore
delle inquietudini della Criftiana Repubblica , e fautore della
temerità delli Eretici. Il Papa era afflitto per la nimicizia dei
due Monarchi , ed efibì la fua mediazione per pacificarli . De-
putò due Legati ai quali non mancavano eloquenza per perva-
dere, autorità per promovere, e benivolenza per riconciliare :
a Cefare fpedì il Cardinale Contarini , a cui morto foftituì Mi«
chele Silvio Portoghefe; al Re di Francia mandò il Cardinale Sa-
doleti; dalla di cui autorità egli mofTo die mano alla pace; e nel
bujo più ofcuro della difperazione apparve la luce di quella ;
che certamente farebbefi conchiufa, fé con eguale felicità il Le-
gato mandato in Spagna avefTe piegato l'animo di Cefare. Sva-
nì per tanto la fatica de' Legati; poiché effo Cefare diffe, che non
darebbe orecchio a trattato di pace, finché fi vegga accomunato
col Re di Francia - Per il che conofcendo Paolo inutile la di-
mora di quello in Spagna con Lettere delli 2. di Novembre il
richiamò. Non abbandonò però la riconciliazione; e ne' dodi-
ci di effo Novembre diede ad entrambi Lettere efortatorie di
pace, e rammentando l'operato per tale duopo dice , che forfè
per le fue colpe Iddio non lo efaudì . Però non difperava della
Divina Clemenza ; e quello che non avea potuto ottenere col
mezzo di tante Lettere , configli , e Legati , fperavalo mercè
51 colloquio che bramava di tenere feco loro : intanto pregava-
li della-fofpenfione delle armi e della guerra . Poteano imperciò
credere, che egli non efporrebbefi in età decrepita all'incomo-
do di viaggio , fé non foffe fperanzito di vederli mercè il vi-
cendevole abboccamento pacificati . Del refto doveano compren-
dere il fuo amore eguale per entrambi , e che ei è alieno dal
favorire più l'uno che l'altro; e li pregava di comandare ai
Vefcovi d'intervenire all'intimato Concilio. Le Lettere non
riportarono frutto; troppo l' anjmo di quefti Principi era ina-
fprito.
Crea Car- XXX. Dopo l' intimazione del Concilio Paolo creò varj Cardi-
inali : e 11 najj ne» (jue jj Giugno del 1542., e furono per aflerzione del-
egare i°n ^l ^ttl Gonfiftoriali Marcello Crefcenzi Romano Vefcovo di
Bologna. Marfico : Gianvincenzo Aquaviva Napolitano Vefcovo di Mel-
fi : Pomponio Ceci Romano Vefcovo di Nepi e Sutri , e Vi-
cario di Roma : Roberto Pucci Firentino Vefcovo di Piftoja :
Giovanni Morono Milanefe Vefcovo di Modena Nunzio Ap-
po-
Storia de Romani Pontefici, 120
poftolico in Germania , Legato e Prefidente del Sagrofanto Con-
cilio di Trento: Gregorio Corrcfi Modenefe Abate Caflìnenfe^ SEC,XVl.
Tomaio Badia Modenefe dell'Ordine de' Predicatori Maeftro del
Sagro Palazzo. Li Atti Confilloriali in tal modo la racconta-
no: » Nel fecondo giorno di Giugno dell'anno 1542. il San*
„ tiflìmo Signore noftro creò Preti Cardinali della Romana
„ Chiela li RR. SS. Giovanni Vefcovo di Modena , Marcello
„ Crelcemi Vefcovo di Marfico , -Giajivicenzo Acquaviva Ve-
„ feovo di Melfi , Pompeo Ceci Vefcovo di Nepi , Roberto
„ Pucci Vefcovo di Piftoja , e li Religiofi Tomaio Badia Mae-
„ firo del Sagro Palazzo, e Gregorio Cortefi Monaco dell' Or-
,, dine di San Benedeito „ .... L'Oldoini nelle Annotazioni
al Ciaconio colla autorità del 1 i Contelori e Gualtieri vuole
creati nove Cardinali , due de'quali ferbaci in petto: e poi no.
minonne uno e fu friftoforo Madrucci Vefcovo e Principe di
Trento, il quale per dire la cofa com'è , è flato creato nelli
3. Luglio del 1544- L'altro riferbato in petto non fi fa, che
fia flato pubblicato. Notiamo, che Paolo non promofle verun
Ellero ne Nunzio dimorante pretto le Corti per non inafprirc
l'animo dei Principi; poiché Celare pretendeane maggior nume-
ro ,> ed il Re di Francia volealo eguale con effo Celare. Da che
fi deduce, che un folo ne ferbò in petto; il che offervano anco li
Atti Confiftoriali dicendo : ,, II. Santiffimo Signore noftro dopo
1, il Confiftorio fegreto del Venerdì 2. di Giugno del 1542.
„ creò col configlio dei Cardinali.... e decretò, che non crea-
,, rebbene ad iftanza dei Principi fenza determinato numero, e di
,, non ferbarfene in petto „ .... Con fomma cura intanto at-
tendea al Concilio , e però diede varie Lettere a Celare , al
Re di Francia , ed ai Principi elortandoli d' intervenirvi ovve-
ro deputarvi Legati con piena autorità. Pregò il Re de' Ro-
mani di comandare ai Vefcovi di aflìfiervi effendo intima-
to pei bifogni della Chiefa . Il Maffarelli che ciò accenna, ri-
corda , che il Monarca aflìcurò il Papa , che con follecitudi-
ne ne promoverà 1' incominciamento e buon efito . Pao-
lo efortò anco li Svizzeri a fpedire in Trento Ambafciatori
forniti di irruzioni , e le Lettere furono date tn Roma fitto il dì
2 a. di Dicembre del I^Z. ai Diletti figliuoli Confo! 1 , Confidilo , e
Comune di Lucerna , Difenfori della Ecclefia/lica libertà, Efortò pu-
re li Svizzeri infetti di erefia e fi moftrò pronto di riceverli
con tenerezza e carità . Date in Roma fatto il dì 23, di Dicembre
s 2 ad
l?o Storia de Romani Pontefici*
■ S <&/ 1542.» *M Svizzeri di Berna, Bafìlea , e Scaffufa Difettforì del*
Sec. XVl, la Ecclefìaftica libertà. Finalmente ai Canonici di Trento lignifi-
cò la Indizione del Concilio col mezzo di Ottone Truches che
mandava a Norimberga per pubblicare il Diploma. Li Catto-
lici approvarono il coniglio del Papa , a cui promifero ogni
favore- li Eretici perfeverarono nella oftinazione , negarono nel
Pontefice l'autorità di convocarlo , né vollero approvarlo. An-
co li Svizzeri eretici ripugnarono, né intervennero al Concilio
di Trento . Ed i Prelati di Germania inoltrarono negligenza
per afferzione di Roberto Vanchop . Per rendere più afflitta la
Criftiana Repubblica inforfero ne' primi del 1543. nuovc e
gravi agitazioni mercè li diflapori di Cefare col Re di Fran-
cia, le infolenze delìi Eretici, e l'armata del Turco che im-
padronivafi delle Città d'Ungheria. Proccurò il Papa d'impe-
dire tanti mali , pacificare Cefare ed il Re di Francia , e co-
minciare il Concilio. Per il che volle abboccarli coli' Impera-
tole che di Spagna venendo pafTava in Italia. Parti imperciò
da Roma nel dì 26. di Febbrajo ; raccomandonne il governo
al Cardinale de Carpi Legato Appoftolico. Pervenne a Bolo-
gna circa la metà di Maggio, ed ammonì fedamente li Car-
dinali di ofTervare le leggi preferitte per la riforma , e di ec-
citare coll'efempio li minori Ecclefiafiici alla ofTervanza di quel-
le. Giunfe Cefare a Genova nella primavera , a cui Paolo de-
ttino Legato il Cardinale Farnefe pregandolo di abboccarfi ie-
co lui. Cefare non volle compiacerlo* gli lignificò poi, che ab-
boccarebbefi con effo trovandolo in un Luogo per cui parlava .
Il Cardinale Sadoleti pervenuto a Bologna da Francia dice, che
in Confiftorio fi trattò fé conveniva al Papa di attendere Cefare:
e tutti differo , che non effendo fperanza di riconciliazione que-
gli non dovea efporre a maggior difprezzo la fua Maeftà j ba-
ftevolmente col mezzo dei Nunzj potea maneggiare la pace .
Ma poi feriamente efaminata la faccenda li più gravi differo ,
che il Papa non fi abballava operando peli' utilità della Chiefa
e che colla voce più facilmente arebbe indotto Cefare alla pa-
ce. Per il che Paolo fi trasferì a Bufieto Luogo fituato tra
Parma e Piacenza, e vi pervenne nelli 21. di Giugno , e nel
fufieguente vi arrivò Cefare. Il Pontefice il configliò alla pa-
ce * poiché la guerra che egli foftenea col Re di Francia , re-
cava danno alla Religione , ed impediva il Concilio. Ma Ce-
fare che obbliati li affronti ricevuti dal Re d' Inghilterra avea
con-
Vefcovi.
Storta de Romani Pontefici. 131
confratto feco lui amicizia ed alianza , non attefe alle eforta. "e yyv
zioni del Papa. Quelli il pregò di afcoltare almeno in Confi-
ftorio il fentimento dei Cardinali; ei compiacquelo , ed entrato
in Confiftorio udì eloquenti (Tima orazione recitata dal Cardina-
le Grirnani: ma fé ne moftrò fcontento,e con poca foddisfazio-
ne partì alla volta delle Fiandre , ed il Pontefice tornò a Ro-
ma . Moki Storici con Pietro Soave fcrivono , che Paolo fi
abboccò con Cefare non per 1' affare di pace o vantaggio della
Criftianità , ma per decoro della propria Famiglia ; e che ri-
male però delufo nel defiderio . Ma il Soave ed i fuoi fegui-
tatori fono (vergognati dalli moderni Critici che n'encomiano
Ja follecicudine per riconciliarlo col Re di Francia , per cui
fenza riguardo alla decrapita età fi efpoie ai pericoli del viaggio.
Il Cardinale Sadoleti ricordane l'attenzione per indurre Cefare
alla pace, e la durezza di quefto nel negligentarne il configlio.
XXXI. Non poterono li Legati Apposolici desinati al Sinodo Pinole En-
efiere in Trento nello ftabilito giorno per la inclemenza delle v^J^Jf,,;31
ftagioni che malagevole troppo rendeano il cammino, e perchè il
Morono recentemente aferitto al Collegio Cardinalizio dovea
preparare il neceflario. Il Pontefice intanto vi fpedì li Vefco.
vi della Cava e di Verona per dilporre l'opportuno. Giunfero
quelli a Trento nelli 22. di Novembre del 1542. e nell'otta-
vo giorno di Gennajo del 154.J. vi arrivarono li Ambafciatori
di Cefare Niccolò Perenotto Granvellano Gran Cancelliere ,
Antonio Perenotto di lui figliuolo Vefcovo d'Arras , e Diego
di Mendoza , che vi filarono li Legati . Il Granvellano fi que-
relò col Cardinale Polo che fu il primo vifitato , d'aver tro-
vato molto languide le dilpofizioni pel Sinodo; a che ei rifpo-
fe, che la lentezza non proveniva dal Papa ma dai Principi •
il perchè quefti fi aftenne dalle indolenze . Quindi difendete
l'affenza di Cefare , e fignificò al popolo , che egli in nome
di quello affiderebbe al Concilio . Dopo le varie indolen-
ze del Granvellano convennero , che egli la commiflione efpor-
rebbe nelle abitazioni dal Legato Parifi . Dunque nelli nove di
Gennajo con difeorfo latino il Vefcovo d' Arras perorò alla
prefenza di molta gente introdotta dalli Ambafciatori. Il di-
feorfo riufeì difguftolo al Re di Francia , contro cui non poco
fi ditte per foftenere le ragioni di Cefare e contro il Papa an-
cora , della di cui egualtà verfo li due Monarchi fi offelero li
dipendenti da quefto . Conobbero li Legati Appoftolici , che il
Gran-
ijl Storia de Romani Pontefici*
- — - Granvellano non volea il Sinodo , e dal difcorfo del Vefcora
5ec. XVL jn|cfero> che a Gefare farebbe p>ù grato il Nazionale. Ciò ac-
cennano nella Lettera diretta al Cardinale Farnefe nellì 12. di
Gennajo. Il Pallavicini vuole ciò operato ad arte, perchè il Papa
impaurito favorita Cefare . Nel rimanente il Nazionale ancora
era abborrito da eflb Cefare e dai Re di Francia , e ad en-
trambi farebbe fiato pericolofo . Ciò comprova il livore del
Soave, dicente che il Papa fegretamente comandò ai Legati di
dare principio al Concilio con buon numero di Prelati ; ed in
tal modo dilazionarlo fenza che fi fofpetti dell'animo fuo„ Del
refto impediti li Vefcovi dalle truppe non fi metteano in viag-
gio* ma il Papa che efficacemente volea effo Concilio, con altre
Lettere Encicliche li pregò ad intervenirvi: e nuovamente con-
iglio Cefare e Ferdinando di ordinare ai fuoi che fi portino a
Trento . Diede ancora Lettere all' Elettore Palatino ed ai Ve-
fcovi e Principi della Dieta di Norimberga ; loro fignificò, che
li Legati Apposolici erano pervenuti in Trento, e li efortòdi
trasferirvi fi . Per il che quando il Re di Polonia ebbe notizia
del defìderio del Papa rapporto eflb Concilio, fé ne rallegrò fe«
co lui , né più badò alle calunnie dei Luterani dicenti che il
Papa lo abborriva . Intanto li Ambafciatori di Cefare partirono
da Trento , e vi fi fermò il Mendoza , il quale ancora intefo
che li Vefcovi di Spagna effendo negligenti quei delle altre
Nazioni non voleano intervenire al Concilio , partì ; di che fi
querelò il Papa con Cefare . Li Protesami dall'altro canto
nemmeno voleano udirne parlare • e Cefare diceva , che in-
durrebbe li Vefcovi di Germania ad aflìftervi, fé il Re di Fran-
cia non fi opponefle alle fue mifure . Li Vefcovi a Trento per-
venuti offefi dalla foverchia dilazione partivano. Né il Ponte-
fice per cagione della guerra potea incominciarlo , e quanto
bramava di celebrarlo , tanto erano da quefta introdotte diffi-
coltà che '1 fraftornavano . Dunque pensò ad altro ; ed arrivato
a Bologna chiamò colà il Parili ed il Polo, e pregò li Padri
di opportuno confìglio . Quefri dilTero , che baftevolmente ei
comprovò la fincerità dell'animo fuo , e che il trattenere in
Trento li Legati Apposolici e pochi Vefcovi esporrebbe la con-
tumacia dei Cattolici e l'arditezza de Ili Eretici, da che verreb-
be offefa e quafi deprefla l'autorità Pontificia. Impererò fareb-
be minor male il dilazionare il Concilio a tempo più oppor-
tuno « Dunque il Papa il foipendette, e pubblicò le Lettere in Bo-
lo»
Storia de Roman! Pontefici. 133
logna Cotto il dì 7. di Luglio. Con quefte accenna le proprie —
follecitudini per celebrarlo, e che non ebbero elito, perchè Ce- •jEC,AV1,
fare ed il Re di Francia dicevano di non potervi afiiftere né
abbandonare il proprio dominio nella guerra ; ed i Vefcovi ad-
duceano in ifcufa per non porfi in viaggio li pericoli di quel-
la , e le inimicizie delli Eretici . Quindi (Vanì la fanta im-
prefa : tanto più che il Turco ancora minacciava il Regno d'
Ungheria ed i mari della Sicilia . Dunque richiamò li Legati,
permette ai Vefcovi di tornare alle loro Chiefe ed al lì aflenti di
non partire , differì il Concilio a tempo più opportuno , e
prom ile di accettare l'occafione quando fé gli fi prefenterà . Se non
che la vera cagione di quello fi deduce dalle Lettere al Re di
Polonia fcritte da Ancona fotto il di zi. di Luglio del
1543.* e f u > c^e li Vefcovi di Germania fi fcufavano di por-
tarfi a Trento per timore delle infidie de* Luterani, che nella
loro partenza arebbono depredato le Chiefe ; ficchè la fola pa-
ce dei Principi potea dare modo alla celebrazione dell' Ecume»
oico Concilio,
XXXIL Il Re di Scozia nell'anno corrente fu affalito dal RDà,a,uto
Re d'Inghilterra, che invidiofo della di lui pietà e riverenza .j°"
verfo il Papa il chiamò a Londra per afiìftere al Congref- vajora nej|a
fo che terrebbe nella Città di Yorch . Jacopo fu ammonito, che pecje j[ ge.
quefti preparò infidie alla di lui Fede , a cui fé vergognofamen- nato e Cle-
«e non rinunzia, arebbe perduto la vita. Il perchè fi fcusò con ro di Color
umanità, adducendo motivi di non potere dal Regno partire rma*
Offefo Enrico e perduta Toccafione di tradirlo gli moffe guer-
ra per ufurpare le ricchezze delle Chiefe e la propria ingordigia
appagare. Quando Paolo ebbe di ciò notizia, recò ajuto al Re
Jacopo contro T Aggreflbre . Imperciò concedettegli le Decime
Ecclefiaftiche, e gli die Lettera prima che fia pervenuta a Ro-
ma la notizia della battaglia infelice e della malattia che lo
aggravava. Scrittene altra al Clero efortandolo di non aggra-
varli per le Decime , poiché il foldo dovea eflere in vantag-
gio della Criftiana Religione adoprato : e fi efprime così : //
Re Enrico medita e macchina di invadere ed occupare il Regno di
Scofiay e dì/Ir uggere in quefto come ha fatto in Inghilterra la Ortodoffa
Fede.... Riufcì ai Scozzefi infaufta la guerra , poiché li Nobili
corrotti dall'Apoftata non vollero obbedire al proprio Monarca;
di che intriftito quefti a poco a poco dal male fu confumato
ed a morte fi ridufle nelli 13. di Dicembre del 1542. lafciata
db»
StcTxVL*
124 Storia de Romani Pontefici
dopo di fé Maria unica figliuola nata otto giorni prima. De-
putò amminiftratori del Regno nella minorità di quella il Car-
dinale Davidde Betoni Metropolitano di S. Andrea e tre Ma-
gnati . Ma il Conte d' Aravia ne ufurpò il governo imprigio-
nando il Cardinale • di che il Papa ebbe dolore, e mandò colà
il Patriarca d' Aquileja per (ottenere il decoro della Cattolica
Religione e proccurare la libertà del Porporato. Il raccoman-
dò al Re di Francia , col di cui configlio dovea diriggere la
Legazione, e gli confegnò Lettera diretta: %Al Venerabile Fra»
ullo ed ai Diletti tre Figliuoli amminiftratori del Regno di Scorcia -
Data in Bologna [otto il dì 25. di Mar^o dell'anno 1543. e dei
nojìro Pontificato IX. Coli' ajuto del Re -di Francia il Cardinale
Betoni riacqui ftò la libertà, e le (correrie di Enrico in Scozia
furono rintuzzate . All' anno corrente ancora fi riduce 1* apofta-
fia di Ermanno de' Conti de Weda Arcivefcovo di Colonia.
Quetti nel 1536. convocati li Vefcovi della Provincia celebrò
il Sinodo Provinciale : in cui formò Decreti appartenenti ai dogmi
e cerimonie della Religione , alla Ecclefiaftica Difciplina , ai
coflumi , alle erefie , e ad altre cofe per la retta Economia
della Chiefa . Ma poco dopo corrotto dai Cortigiani fautori del
Luteranifmo, ed infiacchito dalle difoneftà e piaceri fotto pre-
tetto di riformare il Clero e diftruggere li abufi introdotti nel-
la Religione raccomandò la Predicazione della divina parola a
Martino Bucero empio Apottata Domenicano ed adultero impu-
ro di tre nozze inceftuofe ; [ebbene ad elio fi oppofero il Clero
1' Accademia . Ma fafeinato da colui proccurò la corruzione
del proprio gregge, e deputò Predicatori nella Provincia li Me»
lantone, Pittori, Sarceri , ed altri di fimil fatta. .Quetti pub-
blicarono erroneo libro opportuno per difleminare la Riforma
introdotta da Lutero ^ al quale li Colonnefi rifpondendo offe-
rirono all' Arcivefcovo Scrittura , e lo efortarono di fcacciare
dalla Provincia gì' indegni Predicatori, e di promovere la rifor-
ma . Il Papa avuta notizia dell' Apoftafia dell' Arcivefcovo die-
de Lettere al Senato di Colonia, Capitolo, e Clero nelli 30. di
Gennajo del 1543. configlia>ndoli alla perfeveranza ed alla di-
fefa della Fede . Elfi obbedirono e tentarono il pentimento dell'
Arcivefcovo. Ma in damo; poiché quetti non ne afcoltò il
configlio , né abbandonò 1' errore . Paolo gli die Lettera ammo-
nendolo primamente di far ufo delle Cenfure. Ermanno il tutto
/prezzò; il Papa lo anatematizzò e privò della Chiefa nel iS4^«
XXX1IL
Storta de Romani Pontefici» 145
XXXIII. In varie Diete di Germania fi trattò del modo di -
foftenere la guerra facra . Ma eflendo Cefare attento ad altro Sec,x"L
quella ebbe efito infelice. Il Turco battè li Cattolici ed ac- Soccoreil
quiftò molto Paefe . Li Duchi di Baviera in Ungheria fpaven- Re d' lin-
eati dalle truppe vittoriofe ne dierono notizia al Papa, pregan- gheria ; e
dolo delli quattro mila Fanti promeffi all'Imperatore nel collo- ricu^a /au-
quio di Bufferò. Egli le patteggiate condizioni attefe ; ciò rac- fnza/ "i^ar-
cogliamo dalle Lettere date al Re de' Romani , nelle quali di- (°0 ,1'^°!]"
ce così : Spediamo a Vienna quattro mila Soldati Italiani per difen- Francia
derla dal comune nimico , al comando de quali abbiamo deputato il di*
letto figliuolo Nobile Uomo Giambattifìa Savelli nofìro fecondo la car*
ne confanguineo , // quale è fornito cC in/igne virtù ed autorità
Data in Rimini nell'i 15. di Luglio del 1543. ^ Turco non me-
ditava l' efpugnazione di Vienna come credeafi , ma l'acquifto
della Ungheria le di cui primarie Città occupò , e depredatele
tornò a C oftantinopoli . Contento della vittoria non pensò a
Vienna. Intanto il Re di Francia devaftava li Stati dell'Im-
peratore, e ch'edecte ajuto col mezzo del Barone Polini al Tur-
co , che colla condotta del Re d'Algeri proccurò d' impadro-
nirfi di Nizza. Quelli cagionò danno a diverfe Città del Re-
gno di Napoli , ridufife la Flotta a Terracina Città dello Stato
Ecclefiaftico , e nella Vigilia di S. Pietro ne fpaventò il Prefi-
dio, che meditò di fuggire. Ma il Polini aflìcurò eflb Prefiden-
te di quiete; poiché il fuo Re a cui obbediva l'armata Tur-
ca, volea rifpettata la Sede Appoftolica. In fatti provveduto in
Terracina il neceffario quella partì navigando alla volta di Mar-
figlia . Nullameno Paolo comandò ai Cavalieri di Malta di uni-
re la Flotta alle Galere Pontificie, finché il Barbaroffa andava
Corfeggiando pel Mediterraneo. Oltrecchè intimò al Clero di
Italia e di Spagna l'Ecclefiaftico fufiidio per difefa di Nizza af-
falita dal Barba rotta , di cui impadronito arebbe libertà di gir-
cene pel Mediterraneo con danno dei lidi Criftiani. Ciò rac-
cogliamo dalle Piftole date ad Ercole Diacono Cardinale di S.
Maria Nova : Noi per prevenire il pericolo per quanto ci viene conm
Ceduto dal nofìro officio .... abbiamo comandato il pagamento di cin-
que Decime nella Città 0 Ducato di Mantova , e nel Marcbcfato del
Monferrato , ebe tu in nome del tuo Nipote amminiflvt .... Date in
Marmo nella Dioce/i di Albano fotta il dì 3. di Settembre del 1543.
e del nofìro Pontificato IX. Se non che il Barbarono a petizione
del Re di Francia ne'primi del i544.fi ritirò; depredò li Luo-
Tom.X. T ghi
145 Storia de Romani Pontefici .
- ghi marittimi però allo fteflb Imperatore appartenenti: rìfpettò
SfcC.AVI. <jUeijj della Romana Chiefa; e perchè troppo preflante fu la racco-
mandazione del Re e del Barone Polini , fi attenne da ogni infulto .
Intanto Carlo fi pacificò col Re d'Inghilterra per non compiacere il
Pontefice, né unirli col Re di Francia . Cooneftò l'alianza del Re
Scifmatico con quella che quelli contrarle col Turco nimico del no.
me Criftiano , e tentò di condurre nel fuo partito il medefimo
Papa , esortandolo ad armare contro effo e ferirlo colle Cenfure •
Ma Paolo artefe le parti di Padre comune. E perchè T Im-
peratore coftrignealo a condannarlo eflendo collegato col Turco
diflegli , che elfo Re avealo violentato contro di lui collegato ef-
fendo Monarca eretico. Ei che non lo efaudì, dovea non compia-
cere Cefare nella dimanda. Imperciò volea dopo di avere tentato
ogni mezzo per pacificarli efercitare il rigore di Giudice contro
chi farebbe cagione della dilazione della pace unico rimedio dei
mali della Criftiana Repubblica. Dopo ciò il Duca d'Alba diede
prolifla Lettera al Cardinale Farnefe , con cui encomiato il pen-
derò del Papa attento alla cuftodia del gregge di Crifto lo e-
fortava di condecorare il Pontificato colla alianza di Gefare :
e proccurò di fnervare li argomenti di Paolo con apparenti fo-
filmi . Ma quefti perfeverò nel proponimento . Il Re di Fran-
cia difendette tofto preflb il Papa V alianza ftipulata con So-
limano ; e volea fargli credere , che era diretta al commercio :
il che fecero altri Criftiani Principi . Ripigliava , che bramava
la pace che non può accettare , fé Cefare non gli renda l'ufur-
paio. Ciò eflendo unirà le forze fue con quelle dei Principi
in danno del Turco . In tal modo ei feusò la brutta alianza ;
ma per dire la cofa com' è, ficcome quefti collegatofi col Tur-
co bruttò il titolo di Cr'tflianijfimo ; così 1' Imperatore macchiò
il nome di Cattolico unitofi col Re Apoftata : da che ad en-
trambi n' è provenuto difonore .
Spedifce XXXIV. Nel Dicembre fi convocò la Dieta di Spira , al-#
ì U|t10 a~ *a 4ua^e il Pontefice nell'ultimo di Novembre mandò con ti-
««J....I.- tolo di Nunzio Francesco Sfrondati Milanefe Vefcovo Amalfi-
bpira;epro- . .. . n. r ,, _. .
cara la pa- tano » e P°! Cardinale. Dovea quelli elporre alla Dieta la ne-
ce inutil- ceflita della pace per refiftere al Turco ed alti Eretici 9 e dare
mente. principio all'Ecumenico Concilio. Cornandogli poi di efortare effi
Principi ad operare preflb Cefare pella pace col Re di Francia , o al-
meno pella tregua ftabilita in Nizza e vergognofamente violata, e
favorire il Concilio . Preferitegli anco di fporre quanto ei avea ope-
ra*
Storia de Romani Pontefici* 147
rato per pacificarli, di giuftificare la fofpenfione del Concilio, ef- <J= — xvT~
fendo troppo manifefta la ragione che ve lo aftrinfe: e che non
era alieno dal convocarlo né dal Luogo in cui fi volea . E per-
chè qualche Principe difapprovava li abufi introdotti nella Chie-
fa di Dio e principalmente nella Romana Curia,dovea elfo Nun-
zio concedere ciò che era vero , e ricordare che non eranfi in-
trodotti nel Pontificato fuo , e che ei non li favoriva ; e per
quello con calore defiderava il Concilio. Suggerivagli di afte-
nerfi dalle contefe , e tanto parlarne , quanto baftava per di-
fendere modeftamente la verità , ed edificare li Principi alla
Dieta intervenuti. Intanto il Papa lignificò al Re de' Romani
che mandava alla Dieta il Nunzio, e che deputò Legato a Ce-
lare ed al Re di Francia il fuo nipote Cardinale Farnefe * di-
cea, che nella opra era la felicità de* Criftiani , poiché egli fo-
lo può pacificarli. Ciò effendo potrà con vigore armare con-
tro il Turco , reprimerne la infolenza e favorire il Concilio. Sia-
ci lecito di recitarne porzione : %Abbiamo •voluto riaffumere il trat.
tato di pace del Sereni/fimo Cefare tuo fratello e col Re CrifìtaniJJimo
tante volte inutilmente da noi proccurata . Del re/io altro mezzo non
evvi onde pojpame più facilmente tefijlere alle armi del Turco , e ce*
lebrare il Concilio interrotto per le molte guerre che affliggono la Cri*
/liana Repubblica • che quando non fiaci da tanto fìreptto di armi vie*
tato , vogliamo affolutamente profeguire , ed intendiamo di celebrare .
Per tale ci uopo abbiamo fpedito alle f uà dette Maeflà il diletto Figliuo*
lo nojlro . Bramando quindi di effere nella fanta imprefa ajutati dalla
tua Serenità e dai Principi di Germania deputammo cojìà Nunzio
il diletto figliuolo Vefcovo Sfondrati .... Date in Roma nel di 22.
di Novembre del 1543. e del nofìro Pontificato X. Nelli 27. di
Novembre fé diamo fede alli Atti Confiftoriali l'Ambafciato-
re di Cefare produfle l' efemplare delle Lettere del Re di Fran-
cia date al Duca d'Orleans , a cui prefcrive di ftrignere amici-
zia col Langravio d' Aflia , e che volea introdurre il Luterà-
nifmo nel Paefc di Lucemburgo : e quindi configlò il Ponte-
fice alla condanna di quello : ma ei riferì al Senato la faccen-
da^ comandò al Cardinale Parifi di recarvi la CofHtuzione (la-
bilità da Carlo nelle Spagne pregiudizievole alla Ecclefiaftica
libertà: con che tacitamente corrette la fuperbia di quello che
troppo l'encomiava coll'altrui abbaiamento . Rapporto le Lette-
re Paolo ne volle l'Originale, e poi comanderà al Re di efibi-
re le difefe : laddove le Coftituzioni di Cefare erano pubbliche
T a ne*
148 Storia de Romani Pontefici,
ne' di lui doroinj . Intanto il Papa fotto il dì 28. di Novem-
Secavi. jjre del 1543. die grave Piftola alla Regina di Francia Sorella di
Gefare efortandola d' interporre la tenerezza ed autorità colli
Marito e Fratello per la pace : e per rendere preffo Dio effi-
caci le fue mifure ordinò nella Chiefa Orazioni pubbliche con-
cedendo ai Fedeli il Giubileo. Ne' primi del 1544. il Cardi-
naie Farnefe Legato Appoftolico partì alla volta di Francia.
Quivi giunto comunicò al Re le preghiere del Pontefice; e
poco dopo fi trasferì nelle Fiandre ove dimorava l' Imperatore ,
e trattò feco lui della pace. Era andato quelli a Spira; colà
effo Legato fi portò; ma il trovò propenfo per la guerra; e fi-
gnificò al Papa , che non conofcea in effo veruna propensione alla
pace. Quefti convocò ConfiftorOj recitò ai Padri le Lettere e pre-
golii di configlio . Intanto Cefare anteponendo al bene della Chiefa
il proprio vantaggio penfava di acquiftare Panimo dei Principi.
Si moftrò quindi indulgente ai Luterani , e prevenendo li mo-
tivi d' indolenza pervenuto a Worms andando a Spira licenziò
il Legato . Nelli 20. poi di Febbrajo nella Dieta alla prefen-
za del Re fuo fratello, delli Elettori, e Principi Cattolici e Pro-
tettanti y e di Francefco Sfondrati Nunzio Appoftolico recitò
Orazione efponente la cagione della Dieta : 'efaltò la propria
follecitudine per la facra guerra, diffe li oftacoli che gli prove-
nivano dal Re di Francia ; e però volea , che tutti concorde-
mente gli muovano guerra; ciò effendo più facilmente fi po-
trà contro il Turco combattere . Per la qual cofa dichiarollo
nimico dell'Imperio, e contro effo ordinò Soldati e fuflidj . Pri-
ma però della pubblicazione del decreto alcuni Principi fcriffe-
ro al Papa , configliandolo di dare ajuto al Duca di Savoja , e
di non permettere che Nizza cada in potere del Turco , da cui
era ftretta d'affedio . Il Papa diffe, che volontieri fofterrallo; intan-
to loro caldamente raccomandò la Criftiana Repubblica, di fovveni-
re li Principi affaliti dai nimici di quella , e promovere la ri-
conciliazione e pace comune ; intorno a che egli per molto
tempo ogni cura e fatica impiegò , e foggiugne : Già intimato
avevamo in Trento non molto diftante dalla Germania /' Ecumenici
Concilio tanto da voi dejiderato e tanto a tutti neceffario e falutare ,•
e neW intimarlo intendemmo di rendere tranquilla /' inclita voftra iWi-
Zjone , di riformare li depravati co/lumi , e che fi decretino le neceffa»
vie leggi , e principalmente la pace de Principi Cri/ìiani , e la diflru*
%ione de1 Turchi , Ma tentato in damo tuttociò appare quello , che in
fatm
Storta de Romani Pontefici . 149
fatti è , che la falute del male da cui è aggravata la Cri/lianità , da -g ~
una fola e mede/ima caufa dipende , che non potè diflruggere la nojìra '
follecitudine , e guida a mamfefla rovina la Crifliana Repubblica . Per
la qual cofa ficcome voi encomiate la opera no/ira per la difefa di A7/^-
^at così a voi rifpondìamoì che noi per quanto dalle for^e ci verrà per»
vneffo , non mai ne gli gent aremo di difenderla e con effa le Provincie Crifttanet
perchè non fiano dalli uomini perverft corrotte y e quindi vogliamo di-
fenderle contro il Turco ed ogni forte di empi , e non mancaremo col
divino ajuto al noflro Officio . Però la cagione della comune falute è ,
che fi dia una volta fine alle dtfcordie ed alla guerra dei Principi Cri»
fìtani , da cui prende origine il gravijfimo male che opprime la Chie»
fa : e fìipulata la pace tofto quello farà fopito . Dunque Voi effendo
la pace tanto neceffaria dovete promoverla .... Tutto quello operò
il faggio Padre , ma non fu afcoltato dall' Imperatore che pen-
fava unicamente al modo di foftenere la guerra .
XXXV. Il Re Francefco intanto deputò Miniftro alla Die- Altra Die-
ta di Spira per purificare dalle accufe di Cefare : ma quelli a ta di Spira;
Nancì pervenuto fofpendette il viaggio attendendo chi aveafpe- decreti fat-
dito in Germania pel Salvccondotto . Cefare che non vo- tl ln«. ,
lea alla Dieta alcuno dipendente dal Re di Francia , lo impri- £j^° l , a..
gionò , perchè fenza il di lui affenfo ei entrò in Germania : jR.elieione.
di che fatto confapevole l' Ambafciatore fi reftituì a Parigi ,
ove fi divolgò proliffa Orazione che difende l'onore del Re e la
Lega (labilità col Turco. Cefare nella Dieta tentò di vincolare
fuo Fratello col Principe diSaffonia principale protettore dei Lu-
terani , e concedette a quello di fuccedere al Duca Cattolico di
Cleves , fé addivenga che ei fenza figliuoli fen muoja. Indi lì
pacificarono le liti inforte tra Cefare ed il Re di Danimarca
Eretico, il quale fcacciò dal Regno , e poi imprigionò Criftiano
II. , a condizione che la Danimarca abbandoni il partito del
Re di Francia. Perciò fatti li Luterani troppo fuperbi tratta-
vano tutti con tanta temerità con quanta follecitudine Cefare
moftravafi defìderofo di riconciliazione. Il perchè con Decreto
delli io. di Giugno fi abolì la fofpenfione dell'Editto di Au-
gura , che dovea prolongarfi fino all' Ecumenico Concilio con-
vocato in Germania colla affluenza di Cefare fenza fare menzio-
ne del Papa ; fé quello non può ottencrfi , li affari di Religione
jn altra Dieta farebbono definiti. In quella alcuni Perfonaggi dell'
una ed altra parte eletti da Cefare fi adopreranno, e decretaranno la
Redola della Religione. Dunque poiché Cefare attendea alla guerra,
fi
i jo Storia de Romani "Pontefici .
fi fofpefero le quiftioni, ed ordino!!! ad ogni parte filenzio;eli
«BC. XVI. Cattolici pagheranno le impofizioni , febbene li frutti tornava»
. no in vantaggio delli ufurpatori. Si aggiunfero ai decreto cer-
te cireoftanze, in vigor delle quali li Protettami erano idonei
poffeflbri di elfi beni. In tal modo nel di io» di Giugno eb-
be fine la Dieta , li di cui Atti fono recitati dalli Sleidano ,
Belcari , Surio , e Pontano . Quelli cagionarono dolore ai Cat-
tolici e principalmente al Pontefice che appena n' ebbe notizia,
diede grave Piftola all'Imperatore, e io ammonì ad annullare
il decretato : Fu data in Roma preffb- San Marca fotta il giorno 24.
di %Agoflo del 1544. Gt piace di efporla . Dunque Paolo aramo.
nifee Cefare, che li decreti di Spira fono ordinati non folo al
certo pericolo dell'anima fua ma ancora alla perturbazione del-
la Ghiefa ; che non conveniva di allontanarfi dalli Iftituti fa-
cri , dai quali è preferitto di feguire la dottrina della Sede Ap-
poftolica nelle differenze di Religione , e che non fé ne deci-
da fenza il di lei configlio» Cefare però nella Dieta in tal mo-
do fi diportò, che fenza riguardo al nome ed autorità del Pa-
pa , al quale Dio raccomandò la cuftodia del fanto gregge , la
riverenza dei dogmi , ed il diritto di decretare l'opportuno per
la unità ed utilità della Chiefa, trattò di Religione nella Adu-
nanza dell'Impero; permife in oltre alii Eretici di pronuncia-
re a piacere delle cofe Sagre; e reftituilli alli onori della Chiefa
febbene da quefta fono itati condannati . Egli fperava , che non
fono tali decreti effetto dell'animo di Cefare, ma del configlio
dei malignanti co' quali ei fece amicizia. Ma nella divina
Scrittura fi rammentano molti efempli della vendetta di Dio
contro chi il diritto ufurpò del Sommo Sacerdote. Nella Chie.
fa poi Dio beneficò li Principi fedeli alla Sede Appoftolica, e
gaftigò li di lei avverfarj; per il che ei deve temerne lo fde-
gno . E' commendabile il defiderio di riforma del Clero e ri-
conciliazione delle controverfie; ma deve in ciò favorire chi per
ordine divino può proccurarlo . Lo eforta all'obbedienza, e giac*
che ei è il Primogenito della Ch'efa , deve deporre le armi
e promovere la pace; fenza cui non fi può convocare il Con-
cilio. Imperciò gli preferive di annullare lo ftabilito: altrimen-
ti farà coftretto di moftrarfegli fevero ; febbene la propria
natura non glielo confente . . . . . . Quefte e molte altre cofe il
prudentiflìmo Papa a Cefare ricordò per indurlo ad abolire
il decreto delia Dieta , ed a favorire il diritto della Chie-
fa • Cefare accettò le ammonizioni del Papa alquanto afpre ;
per
Storia de Romani Pontefici. 151
per il che li Eretici pubblicarono nefande Scritture contro T^TT*^
il memorando efempio della Pontificia podeftà ; e Lutero EC*
tentò di confutare la Pillola del Papa con proliflb Libro tan-
to maledico ed ofeeno , che non può leggerfi fenza roffore*
XXXVI. Dunque Cefare annullò il decreto di Spira; e hec- Deputa Le-
ene indifpettici foflero li Eretici ; non lo afcoltò però rappor- gati per la
to la pace , alla quale tanto efficacemente era ftato efortato . Pace » Pu^
Piuctofto unito al Re Inglefe meditò d' invadere con doppio j)llca J*?0^
efercito il Regno di Francia. Ma pure nello ftrepito <K tante -j-
armi nella Corte di lui fì penfava alla pace. Ne avanzò per
tanto il Nunzio la notizia al Papa , e lo efonò in nome del
Confeflbre di Cefare di promoverne col fuo contìglio il pen-
Cero . Paolo ricevettela con allegrezza , e deputò due Legati
Appoftolici fecondo li Atti Confiftoriali ; ,, Nel giorno tren-
ti tefirno di Luglio del 1544. ^ desinarono due Legati per
11 trattare La faccenda tanto premurosa della pace; il Reveren-
„ diffimo Signore Giovanni Girolamo Morono fu inviato ai
,, Seremflimo Signore Carlo V. Imperatore de' Romani fempre
„ Augufto, ed il Reverendiflimo Marino Grimani a Francefco
,, Criftiaciifimo Re di Francia M. Ed il Maflarelli ciò accen-
na dicendo ; „ Non difperò il Pontefice di potere una volta
„ col divino ajuto pacificare li fuddetti Principi ; e ne ripi-
i, gì io il trattato febbene tante volte eragli riufeito vano* Per
„ il che nelli 30. di Luglio del *S44* creo Legati li Reve-
,, rendiffimi Cardinali Marino Grimani Vefcovo di Porto al
,, Re di Francia e Giovanni Morono Prete del titolo di S.Vi-
r tale a Cefare; quefti doveano con efli trattare di pace,, ..«
la quale col mezzo di Eleonora Sorella di Carlo «Moglie del Re
Francefco finalmente videfi (labilità . Paolo aveala con Piftola
pregata ad interporfi preflb il Marito e Fratello. Vi preftè
orecchio Celare configliato dal Confeflbre e da Gabriello GuU
man Sacerdote mandatogli dalla Regina psr quefto affare . An-
co il Re le preghiere afcoltò della Gonforte, febbene vi ripugna-
va il Delfino, che vedea 1* efercito di Cefare ridotto a miferia-
Dunque dopo molti trattati li duejMonarchi convennero nelle le-
guenti condizioni : Vicendevolmente redimirebbe l'uno all'altro ciò
che di ragione altrui avea occupato ; La Figliuola dell'Imperatore
ovvero del Re de'Romani darebbefi in matrimonio a Carlo d*
Orleans figliuolo minore del Re; Se è la Figliuola di Cefare
porterà in dote le Fiandre , fé poi di Ferdinando avrà in ap-
pan-
Ijì Storia de Romani Pontefici.
~ -' pannaggio II Principato di Milano; la di cui Cittadella e di
Sec.XVI. cremona farebbono prefidiate dalle genti di Gefare finché il
Duca abbia dalla Spofa Figliuolo mafehio. Il Re rinunziarebbe
ad ogni pretenfione del Regno di Napoli e Stato di Milano ;
Reftituirà al Duca di Savoja il di lui Dominio . A quello al-
tro fi aggiunfe che non effendo appartenente alla noflra Pro-
vincia omettiamo. Dunque ne' 18. di Settembre del 1544.
quando più era il Cattolico Mondo oppreflb dalle calamità vi-
de apparire la luce di pace flipulata e foferitta. Il Papa per la
defideratiflima notizia ordinò in Roma (blenni ringraziamenti a
Dio che col fegnalato beneficio la Griflianità favorì , e conce-
pì fperanze pel Concilio , e pensò di ridurlo a compimento .
Li Atti Con fi dori ali dicono così: „ Nel giorno fettimo di Ot-
„ tobre tornò il Pontefice a Roma da Perugia ; ne' dieci ten-
„ ne Confiftorio , in cui furono lette le condizioni della pace
„ (labilità tra Cefare ed il Re Criftianiflìmo . Indi lignificò ad
„ entrambi le proprie congratulazioni s, .... Le Pillole date
al Re appartengono al dì 13. di Ottobre del l$44« e del noftro Pon»
tìficato XI. Quelle di Gefare all'i 16. Notiamo groflb errore di
Adriano. Quelli moflb da privato difgufto aggrava la fama di
Paolo III. e non ha roflbre di dire, che quelli timorofo di Cefare
fegreramente contraffe alianza col Re di Francia e colla Re-
pubblica di Venezia ; e fimulava di edere indifferente nelli af-
fari di entrambi. Ma la di lui calunnia è fmentita dalle azio-
ni di Paolo che in quelli tempi flipulato avea l'alianza con Ce-
fare, a cui promife quindici mille Soldati contro li Luterani;
ciò apprendiamo dalla Lettera del Cardinale Farnefe data al Pog-
gi, a cui accenna che il Porporato di Trento portò a Roma le
condizioni della alianza fagra fegnata da Cefare , le quali fi lef-
fero in Senato ed il Papa diede efecuzione al promeffo , crean-
do in Confiftorio Legato dell' Efercito lo fleffo Cardinale Far-
nefe , e la direzione raccomandò ad Ottavio fratello di quello.
Il Maffarelli narra, che Paolo ricevute le condizioni della pa-
ce comune deputò illuftri Nunzj . A Cefare deflinò lo Sfondra-
ti Arcivefcovo Amalfitano; ed al Re il Dandini,che altre Le-
gazione foflenne preffo quello. Del redo è certo , che li Le-
gati Grimani e Morono operarono molto per la concordia , che
fi ftipulò . Di ciò abbiamo giuridica tellimonianza dalle Lette-
re di Paolo III. date al Re di £ rancia : Finalmente quefto fu <*
noi accetto , che fovrammodo deftderavamo la pace e concordia , e fu
da
Storia de Romani Pontefici. 153
ia te con prontezza e fpontaneamente flìpulata j e fe»X.a attendere C
arrivo del Legato nojlro per quejto affare deflinato bai compito ti no- Ec' XVT.
(Irò defiderio , e provenuto col tuo offequio le no/ire preghiere .... Li
Atti Confifloriali dicono, che nel Novembre del 1544. tenuto-
fi Confiftoro fi leffero Je Lettere del Re Criftiamiìimo date
nelli 28. di Ottobre lignificanti al Papa ed ai Cardinali il defiderio>
che avea di confervare l'onore della Chiefa e l'autorità del Pa-
pa , e di promovere lo appartenente al comodo di lui j e già
▼olea pregarlo di lovvenirlo nella guerra intimata al Re d'
Inghilterra per, motivo di Religione ; poiché li Cattolici ere-
deano , che unite le truppe Pontificie colli Francefi facilmente
lo abbatterebbono . Ma perchè non potrebbefi ciò ottenere len-
za l'affenfo dell' Imperatore , pregava il Papa d'indurre quefto
alla fanta imprefa . E perchè il bene della Criftiana Repubbli-
ca era collocato nella pace , quefta fi otterrà col Conci'io , e
però era duopo di convocarlo in Trento ove era fiato intimato.
Paolo per tanto radunò Confiderò e pubblicò la Bolla che co-
mincia : Latore Hierufalem & Conci liutn facite omnes qui ddigitis
tant . . . . Con quella ne preferive il principio in Trento nel
giorno 15. di Marzo del 1545. Quarta Domenica di Quarefi-
ma . Nello fleffo giorno altra ne emanò , dichiarante che ac-
caduta la vacanza della Sede Appoftolica in tempo del Conci-
lio il Papa fi eleggerà in Roma dai Cardinali . Il Maffareili
ricorda, che Paolo per impetrare il divino ajuto ordinò in Ro-
ma e nel Criftianefimo orazioni e proceflioni per tre giorni *
alle quali ei fìeffo intervenne. Nel dì 12- poi comandò alli Pa-
dri dimoranti fuori di Roma di trasferirvisi per la Epifania del
Signore, poiché col loro configlio volea dare principio a! Sa-
grofanto Concilio . Le Lettere appartengono alli 3. di Dicem-
bre del 1544.
XXXVII. Per accrefeere il numero dei Configlieri nel go- Crea Car-
verno della Chiefa di Dio Piolo fotto il dì ip. di eflo Di. dinalì; ede-
cembre creò tredici Cardinali • e furono Gafparo de Avalos putali Lega.
Spagnuolo Arcivefcovo di Compoflella , indi Vefcovo di Gra, [' del Conci-
nata : Giorgio de Armagnac Francete Vefcovo di Rodez; Fran- ° di^ren'
celco de Mendoca Vefcovo di Burgos • Jacopo de Anneba^
ult Francefe Abate Beccenfe e Veicovo di Lifieuz ; Ottone
Truchfes de Waltburg Tedefco Vefcovo d' Augufta ; B^rto-
lommeo de la Cueva Spagnuolo dei Duchi d' Alburquerque ;
Francefco Sfondrati Cremonele Arcivefcovo Amalfitano, il qua-
Tom.X, V le
154 Storia de Romani Ponefici.
— —— ie prja di dare nome alla Ecclefiaftica milizia ebbe m moglie
Sec. XVI. Anna Vifconti , da cui ottenne un Figlio, che fotto nome di
Gregorio Quartodecimo prefiedette alla Cattolica Chiefa ; Fé-
derico Geli Romano Vefcovo di Todi • Durante Duranti Bre-
sciano Vefcovo di Gaffano ; Niccolò Ardinghelli Firentino
Vefcovo di Foflbmbrone Nunzio in Francia ; Andrea Cor*
naro Patrizio Veneziano Arcivefcovo di Spalatro ; Girola-
mo Capiferri Romano ; Tiberio Crefpi Romano Canonico di
San Pietro. Offervammo nello fcrivere la promozione dell* an-
no 1542. , che Paolo fi riferbò in petto Griftoforp Madrucci Ve-
fcovo e Principe di Trento fotto il di 2. di Giugno , e nelli
3. di Luglio dei corrente 1544. il pubblicò; e dicemmo , che
fé ne ferbò altri ad iftanza de' Principi che fi nominarebbono
dopo la pace; il che fece in quella di cui parliamo. Li Atti
Confiftoriali dicono così : ,, Nei giorno ip. di Dicembre del
1544. il fantifiìmo Signore noftro dopo di aver creato in
Confiftoro fegreto in giorno di Venerdì 22. di Giugno del
1542. li Reverendiflimi Signori Giovanni allora Vefcovo di
Modena e Marcello Crefcenzi allora Vefcovo di Marfico , e
deputato Preti Cardinali della Romana Chiefa altri col con-
figlio dei Fratelli fi riferbò in petto alcuni ad iftanza de*
„ Principi e di Sua Santità fenza certo numero ; quindi pub-
„ blicò li Preti e Diaconi che accenniamo . Ad iftanza di Ce-
„ fare il Reverendiflimo Gafparo de Avalos Arcivefcovo di
„ Gompoftella , Francefco de Bobadilla Vefcovo di Burgos ,
„ Bartolommeo de la.Cueva Cherico della Diocefi di Segovia
3, Spagnuoli Preti Cardinali ; ad iftanza del Re di Francia il
,, Reverendiflimo Giorgio de Armagnac Vefcovo di Rodez ,
„ Jacopo de Hanebault Vefcovo di Lifieuz Francefi Preci Cardinali;
„ ad iftanza del Re de'Romani il Reverendiflimo Ottone Trufches
„ Vefcovo d* Augufta Tedefco Prete Cadinale ; ad iftanza del
„ Sereniflìmo Dominio Veneziano il Reverendiflimo Andrea
„ Gornaro eletto Vefcovo di Brefcia Veneziano Diacono Car-
„ dinaie ,,.... Intanto nel principio del 1545. Paolo ripigliò
le antiche follecitudini pel Concilio di Trento ritardato dalle
incurfioni del Turco e dalla guerra dei Principi Criftiani ; e
ile affrettò il principio per deludere li Proteftanti , che fotto
pretefto di pace voleano convocare il "Nazionale in Germania .
Deputò li Legati che in fuo nome a quello prefiedano ; giac-
ché la cascaticcia età , li molti mali che '1 gravavano, ed il ri-
gido
9)
»
9»
Storia de Romani "Pontefici. 155
gido freddo a cui è (oggetto Trento , non g^i permetteano d* ^"*—S
aflìftervi perfonalmente . Il perchè deputò tre Porporati accetti EC* XVI.
ai Principi; e fono Gianmaria dal Monte Vefcovo di Paleftrina
fucceduto ad elfo Paolo III. nel governo della Ghiefa fotto no-
me di Giulio III.; Marcello Cervini fucceffore di Giulio III.
col nome di Marcello IL; e Reginaldo Polo difenfore della,
Cattolica Religione . Paolo Soave col folito livore condanna il
Papa dicendo, che egli meditò di non concedere ai Legati affo*
luta facoltà, che a poco a poco loro diede con varj Diplomi . Sia
vero quefto, che ne avviene imperciò? baftevolmente fu provve-
duto all'affare colla Prefidenza al Concilio convocato. Diede
per tanto ad elfi le Piftole della Legazione fotto il dì 22. di
Febbrajo : e concedette loro di trasferirlo ad altra Città fé fof-
fé giudicato opportuno dai Padri . Con quelle poi delli fette di
Marzo loro altre irruzioni comunicò , perchè fi profegua il
Concilio quando un di eflì v'intervenga : e con quelle del dì
io. ne aumentò le prerogative , concedendo loro la facoltà
di condonare al popolo che verrebbe ad incontrarli nell'in-
greffo in Trento la pena dovuta alle colpe . Il Soave vuo-
le , che eflì Legati ciò compartirono pria che ne abbiano dal
Pontefice ottenuto la facoltà ; ed il Papa avvalorò il tutto per
quiete delle colcienze. Dunque ordinato il neceffario pel Con-
cilio verfo la fine di Febbrajo li Legati partirono da Roma
alla volta di Trento : Gianmaria dal Monte , e Marcello Cer-
vini pervennero colà nelli dieci di Marzo ; poiché pelli 15.
era fiato intimato , e furono accolti colla magnificenza lo-
ro dovuta : il Polo fi tratcenne in Roma per eludere le infi-
die del Re d' Inghilterra che a morte il perfeguitava , fé dia-
mo fede al Maffarelli dicente : „■ il Reverendifiìmo Polo di-
„ moro per alcuni giorni in Roma per ragionevoli cagioni;.
„ Imperciocché erafi divolgato , che Ludovico dalle Armi Bo-
„ lognefe, ed il Conte San Bonifacio furono con foldo da En-
j, rico corrotti ed indotti ad asoldare gente in Italia : e per-
5> che foventi volte quelli avea tentato di dargli morte , li
„ temette, che li due Comandanti colta la opportunità del viag-
,, gio di Trento lo uccidano „ . . . . Effo opportunamente a
Trento arrivò ed aflìftette alla Prima Seflìone differita al fine
dell'anno per mancanza di Padri e per altri difordini che ne
vietarono il principio. Il Papa per arretrare li Vefcovi nelli
17. di Aprile divolgò Diploma, ammonendoli alla partenza e
V 2 de-
1^6 Storia de Romani Pontefici.
decretando pene. Canoniche ; comandò loro di trasferirvifi perfo.
Sec.XVI. nalmente in Trento, e non deputare Proccuratori . In forfè poi gra-
ve lofpizione , che Gefare non più voleffe il Concilio corrotto
dai Miniftri ; e Pietro di Toledo Viceré di Napoli vietò ai
Vefcovi dei Regno d' intervenirvi riflettendo ai danno che nel-
la loro partenza ridondarebbe alle Diocefi , e li configliò di non
abbandonarle , e di deputarne quattro che in nome di tutti af-
fidano a quello . Ripugnarono li Vefcovi , dicendo che volea-
no perfonalmente intervenirvi ; e fé non fia loro permeilo ,
vi arebbono a piacere mandato Proccuratore: il che efacerbò il
Viceré e loro preferire di non ufeire dal Regno . Voleano li
Principi redrignere in pochi Padri la volontà di tutti , ed in
tal modo difporre delli affari del Sinodo, e torre la libertà a
quelli che vi arebbono affittito. Il Papa imperciò formò il
Decreto di cui tede dicemmo , e prima di pubblicarlo lo fpedk
ai Legati in Trento . Quedi il crederono afpro , ed ei il mo-
derò , ficchè li Vefcovi legittimamente impediti non incorrano
le pene decretate contro li negligenti . Sì pubblicò poi , ed il
Nunzio dimorante in Napoli il mandò ai Metropolitani del
Regno. Allora il Viceré fi feusò col Papa, e fvanì il timore, che
li Vefcovi del Regno non affidano perfonalmente al Sinodo.
Quindi fi vietò aili adenti di dare voto mercè li Proccuratori*
ed unicamente a quei di Germania fu il privilegio conceduto •
n jei5z,?.ne XXXVIII. Dunque per tale inconveniente non poco fi tardò
unì Farnefe ^ principio del Sinodo: ma il Papa che fommamente defidera-
valo, mandò aCefare con titolo di Legato Appodolico il Car-
dinale Farnefe configliandolo a favorirlo . Con che fi convince
la menzogna dell'Interprete Latino del Soave, il quale non ebbe
orrore di dire, che il Papa dedinò a Cefare il Nipote, perchè
ei fi opponga al Concilio. Pervenuto quedi in Germania il
Pontefice preferifle ai Legati del Sinodo di cominciarlo nelli tre
di Maggio Feda della Croce; ed il Maflarelli aggiugne , che il
Farnefe* entrato in Trento nelli 25. di Aprile trovò li Legati
divifi d' opinione , né fapeano rifolvere , fé dov'eafi aprire elfo
Concilio ovvero attendere il negoziato coli' Imperatore . Trion-
farono quei che voleano confultato Cefare: ed il Mendoza Amba*
feiatore di quello diceva di non fapere del giorno precifo del-
l'aprimento del Sinodo. Per la qual cofa il Papa ancora nel
differì . Il Farnefe fu accolto con onore da Cefare , ma con
fuo ftupore inule la neceffità di fofpenderlo e di differirlo a
tem-
Storia de Romani Pontefici. 157
tempo più opportono . Dubitava egli, che li Protettami li qua» gj 7 — ■
li ne attendeano la certa condanna , armati affalirebbero di- EC* *-Vi*
fperataraente li Cattolici portando anco la guerra in Italia ; e
però efortava il Papa di raccorre piuttofto dalli Ecclefiaftid il
foldo per abbattere quelli colle armi , che efacerbarli col Con-
cilio. Rifpondette il Legato, che il Pontefice quando s'è trat-
tato di Religione, prontamente ajurò li Principi fecondo le fue
forze: il che. farebbe nel calo di guerra contro li Proiettanti .
Del retto non fi dovea differire il Concilio tante volte pro-
metto : e ne proverrebbe ad etto lui non lieve infamia. Li Mini-
Ari Cefarei fofteneano , che il prefente tempo non era opportu-
no all' intento; potea il Papa aprirlo , ma l'Imperatore non
preftarebbe l' attento ; lo fletto cornetto il Re de' Romani alla
prelenza del Cardinale di Augutta. Rimafero perciò molto con-
fufi li Legati di Trento ed afierivano , che le ragioni addotte
da Cefare non convincono la dilazione del Concilio , poiché li
Luterani lo hanno fempre abborrito , e faranno lo fteflb anco
dopo la Dieta di Worms. Il pregavano imperciò di pubblicare
elta Dieta che non per colpa del Pontefice fofpendeafi il Con-
ilio , ma per genio di Cefare , che non potrà addurre feufa fé
nella Dieta fi decreterà cofa oppofta alla Religione: temeano ef-
fi e non fenza fondamento , che in Worms Cefare concederà
ai Luterani per pacificarli con etti qualche cofa contraria alla
Religione .
XXXIX. Per tanto fi convocò la Dieta in Worms ; alla Dieta dì
quale Cefare aflalito da podagra non intervenne, vi aflìftette il Worms ; e
Re de' Romani . Quelli nelli 24. di Marzo propofe ai Principi e "fpofta del
Baroni dell'Imperio, che eralì convocata per comporre le dif- aPa*
ferenze inforte nella Religione; e perchè fi decreti il modo di fo-
flenere la guerra facra. Ricordò, che era fiato aperto in Tren-
to il Concilio, al quale li affari facri doveano rimetterli. Ac-
confentirono li Principi Cattolici ; ma li Protettami ripugnaro-
no . Diceano , che l' Adunanza era fiata convocata per affari di
Religione, e per pacificare l'afflitta Germania; e che di quelli trat-
tar fi dovea , e poi rerrebbefi difeorfo della fpedizione contro
il Turco. Soggiugneano , che non riconofeeano il Concilio di
Trento; il che più voice aveano conteftato ; ne a quello vo-
leano Soggettare la pace; e perfeverarono nel fentimento anco
dopo l'arrivo dell'Imperatore che avvenne nelli 14. di Mag-
gio; febbene quelli più volte ne li pre^ò. Ed il Cardinale Far-
ne.
i<*8 Storia de Romani Pontefici.
• ' ■ riefe colà fpedito per impedire che nella Dieta fi tratti dì Re-
Sec.XVI. iJgione, non riufcì . Per la qual cofa Cefare fi addattò al loro
genio, e perchè il folo Elettore Palatino era intervenuto alla
Dieta, accordonne ajtra, che fi terrebbe in Ratisbona nella Epi-
fania del 154^'i intanto l°ro promife di deftinare alcuni che
dopo le Calende di Dicembre trattaranno della pace dei Pro-
tesami coi Cattolici. Ricufavano quefti d'intervenirvi per non.
effcre fedotti . Li Padri del Concilio ed il Papa furono ama-
reggiati pel nuovo intimato Colloquio* e quefti fé ne lagnò con
Cefare, dicendogli che quello tornava in difprezzo della Sede Appo*
ftalica. Il perchè Cefare fpedì a Roma 1'Andalotti per aflìcurare
il Papa, che egli era nimico dei Protettami li quali non voleano
obbedire al Concilio di Trento, non riprovare la propria dottrina ,
né reftituire li beni Ecciefiaftici. Colla fperanza di tali cofe aveane
mitigato i! livore, e fi erano ritirati dall'armare contro li Cattoli-
ci; e quefti potranno prevenirne Je infolenze . Bramava intanto,
che il Pontefice non dia principio al Sinodo; e fé ciò non fia-
gli grato, il pregava di efferc preventivamente avvifato del tem-
po in cui cominciarebbefi , perchè partendo opportunamente da
Wormsafftcuri la propria vita , giachè ora non è tempo di con-
dannare la falfa dottrina; il che eccitarebbe li Eretici a mag-
giore ferocia; finalmente l'Andalotti al Papa efibì obbedienza.
Quefti diflegli, che in breve tempo poteafi affaldare l'efercito;a
che egli cooperarebbe vigorofamente . Se Cefare vuole dilazio-
nare T armamento fi rimettea ad eflb effendo peritiflimo nella
guerra. Riguardo al Concilio ripigliò, che avea favorito il de-
fiderio di Cefare , e che non può differirne il principio fenza
incorrere il biafimo dei Cattolici; quanto al modo di celebrar-
lo volontieri il compiacerà , finché glielo permetta la caufa del-
la Religione. Del refto fi efeguirà il tutto uniformemente aldi
lui animo. Indi fignificò al Vega Ambafciatore Cefareo che
ci dovea offervare la confuetudine antica nella celebrazione del-
li Ecumenici Goncilj, ed attendere come a principale capo al-
la dichiarazione della dottrina.
Princìpio XL. Mentre li Legati ed i Padri afpettavano le deli-
dei Conci- berazioni del Papa rapporto l'aprimento del Concilio , inforfe
lio. differenza riguardo la traslazione di quello a Città più oppor-
tuna ; imperciocché loro diceafi, che Cefare noi vedea di buon
animo congregato in Trento; e che piuttofto vorrebbelo trasferi-
to a Roma, perchè li Padri non foggetti alle violenze della Na-
zio-
Storia de Romani Pontefici . 1 59
zione Germanica poflano con libertà alli affari di Religione at- ^— — ^
tendere e promoverne la caufa . Al genio di Cefare li Legati ^EC,-^V*'
aderivano: timorofi che li Padri ed Ambafciacori annojati dal-
le incomodità di Trento non vogliano trattenervi»* ; credea-
no poi , che la traslazione recarebbe danno alla caufa : tanto
più che alcuni Padri fé ne moflravano poco contenti , e pre-
gavano il Papa di aprirlo follecitamente . Ciò lo afflitte mol-
to , ed ordinò al Veralli Nunzio pretto Cefare di inveftigarne
il penderò * e comandò ai Legati di lignificargli intorno a que-
llo più legatamente il proprio parere . Il Pallavicini efibi-
fee quello che in tale circoftanza fi operò, ed accenna le Scrit-
ture autentiche del Vaticano formate nelli 8. di Agofto del 1545.
Intanto il Vega in Roma adducea in ifeufa del decreto di
Worms molte ragioni , e pregò il Papa di non aprire per
ora il Concilio. Quefti che pur volea compiacere l'Imperato,
re, propojjp la traslazione di quello : ma perchè quegli ripiglia-
va di non averne irruzione, Paolo rifolvettc di fpedire in Ger-
mania Nunzio , che tratti con Cefare dell'affare. Era quelli
agitato da diverfi penfieri di aprire il Sinodo e di trasferirlo
altrove; ma poi per non fufeitarfi contro l'odio della Nazio-
ne acconfentì al Concilio in Trento , e comandò al Mendoza
di portarfi colà ed affiftervi . Il Pontefice perduta la fperanza
della traslazione ne ordinò il principio; e tenuto nelli 6. di No-
vembre Confifloro decretò , che nella terza Domenica di Di-
cembre fi apri il Sinodo, e preferirle alli Arcivefcovi e Ve-
feovi dimoranti in Roma ancorché impiegati ne' minifteri del-
la Curia di partire alla volta di Trento; ciò raccogliamo dal-
le Lettere date in Viterbo nelli o. di Settembre. Ed ecco che
intorfe nuova molefiia che gii recò nuova agitazione. Dicono li
Belcari e Giovio, che mentre artendeanfi li Vefcovi Francefi ,
e dalla amicizia di Francefco I. con Carlo V. fperavafi la di-
ftruzione dei Luterani ed il felice efito del Concilio, d'improv-
vifo il vincolo della unione fi ruppe. Carlo Duca d'Orleans
che dovea fpofare la Figliuola del Re Ferdinando ed ottenere
il Principato di Milano, morì nelli 8. di Settembre. Comin-
ciò a fturbarfi la concordia ; poiché 1' Imperatore vifitato in
Fiandra dalli Oratori Francefi ad etti quando trattarono del
Ducato di Milano, non parlò. Solo ditte, che non farebbe guer-
ra quando non fia provocato . Da che offefi partirono, e tornati
in Francia fufeitarono nell' animo del Re e della Nazione col-
le-
Sec. XVI.
160 Storia de Romani Pontefici.
Iera e fdegno. Li Protettami ciò avvenuto pregarono il Re di
armare contro elfo Carlo . Quegli richiamò ii Oratori depu-
tati al Concilio e proibì ai Vefcovi d'intervenirvi* tanto piti
che alcuni giunti là lo aflìcuravano non effervi fptranza della
celebrazione ; e riputando infruttuofa TafTenza delle proprie
Chiele chiedeano di trasferirvi fi. Erx.no quefii Antonio Tilhol de
Canac Arcivescovo d! Aix , il Vefcovo di Rennes, e non Ar-
civelcovo di Roms come con errore fcrive il Pallavicini , ed
il Vefcovo di Agde ; de' quali il Maflarelli nel Diario del Con-
cilio dice: „ Nel dì 24. di Novembre del 1545. ii Vefcovi
„ Francefi chiefero licenza all'i Reverendiflimi Legati di parti-
„ re da Trento e di ritornarfene in Francia : afferendo che ciò
„ viene loro comandato dal Re Criftianiflimo „ .... Li Le-
gati fé ne affliffero dubbiofi che il Re non approvi il Sinodo ,
ed ufarono fuppliche e comando per trattenerli. Li Vefcovi ne-
garono di compiacerli j ma perchè li Prelati profetarono con-
tro la loro partenza , rifolverono di fpedire in Francia il Ve-
fcovo di Rennes per informarne il Re; intanto li alrri due fi
fermerebbero. Dalle Lettere del Nunzio Appoftolico di Fran-
cia dirette al Cardinale Farnefe fappiamo , che il Re ricevette
con onorificenza li Oratori dei Luterani , e cinque volte (eco loro
lì abboccò . Lo efortarono quelli di muovere le armi contro Celare,
alle quali uniranno le proprie per 1' acquifto di Milano, e per
la depreffione della Famiglia d' Auftria ; e gli promilero di
crearlo Capo della Nazione . Né minore cura ufarono per fiac-
care da Cefare il Re d'Inghilterra. In sì fpinofe difficoltà il
Papa non fi turbò , ma conofeendo che erano macchine mofle
dal Demonio, a cui molto fpiaceva il Concilio , comandò ai
Legati di cominciarlo, fecondo il Maflarelli dicente :,, Dunque
„ eflendo dimorati li Legati e Vefcovi in Trento quafi dieci
„ mefi attendendo inutilmente li affenti , ed erano colà perve-
„ nuti trenta Padri , piacque al Sommo Pontefice di non più,
„ dilongarne il principio, e comandò, che nella Domenica terza
„ di Avvento fi apri,,.... Dal detto fi raccoglie , che lo Scrit-
tore del Mf. Vaticano accrefee il numero dei Vefcovi Francefi
quando dice: ,, Nel giorno 6. di Agofto del 1545. il Reve-
„ rendiffimo Arcivefcovo d' Aix , e li Vefcovi di Clermont ,
,, di Rennes, e di Agde Francefi pervennero a Trento,,. . .»
Del Vefcovo di Clermont non parlano li Storici , ed il Maf-
farelli telìimonio di villa fcrive : „ Nel Lunedì 16* di No-
„ vem-
Storta de Romani Pontefici'. 149
^ vembrc li Reverendifiìmi Legati convocati li Prelati Fran- ,
„ cefi, Arcivefcovo di Aix , Vefcovi di Rannes , e di Agde , Sec> XVI,
,, li pregarono di fofpendere il ritorno in Francia „....
CONCILIO DI TRENTO GENERALE XIX.
XLT.ATE1 Venerdì undici di Dicembre li Legati riceverono pr;ma 5^
1 \ le Lettere Pontificie date in Roma in forma di f]one (
Breve nelli 4. di efTo Mefe del 154$. loro prefcriventi di
aprire il Concilio ne' 13. ; ed eglino follecitamente obbe-
dirono . Ordinarono perciò il digiuno, che nel giorno fuffeguen-
te oflerverebbefi implorando il divino ajuto per 1' apriraento :
e nel Sabbato 12. ferono generale proceflìone . Dunque
nella terza Domenica di Avvento 13. di Dicembre fi die.
de cominciamento al Sagrofanto Concilio di Trento. Apparve-
ro li tre Legati per la prima Seffione adorni de5 Sacerdotali ve-
ementi accompagnati dalli ventifei Prelati , quattro Arcivefco-
vi , e ventidue Velcovi. Intervennero alla Funzione li Amba-
feiatori del Re de' Romani , li Generali delli Offervanti e Con-
ventuali di S.Francefco, Eremitano di Santo Agoftino , Carme-
litano , e dei Servi di Maria , molti Dottori Secolari e Rego-
lari, e buon numero di Nobili e Plebe. La Proceflìone partì
dalla Chiefa della Santiflima Trinità e terminò nella Cattedra-
le dedicata a San Vigilio Vefcovo e Martire una volta Pafto-
re di Trento . Quivi il Cardinale dal Monte primo Legato ce-
lebrò la Melfa dello Spirito Santo, in nome del Pontefice con-
cedette alli prefenti Indulgenza, ed ordinò pubbliche orazioni per
la pace e concordia della Chiefa. Cornelio Muffì dell'Ordine
di San Francefco Vefcovo di Bitonto efpofe la neceflìtà del
Concilio; encomiò il zelo di Paolo III. che col favore di Ce-
fare , dei Re di Francia, de' Romani , di Portogallo, e dei Cri-
ftiani Principi lo avea intimato ; efortò li Padri alla riforma
del coftume ed a deporre quello che al loro carattere feonviene.
Ordinarono quindi li Legati , che fi legga 1' ammonizione del Papa ad
efifi Padri diretta efponente le cagioni che lo inducono a celebrare
il Sinodo ; e fono la eflirpazione delle Erefie , lo riftabilimento della
Ecclefiaftica Difciplina , e la pace della Chiefa: difordini occa-
fionati dai Prelati e Cherici negligenti nell'elìbire ai Fedeli il
pane della Vangelica dottrina, e nello eflirpare la nafeente ziz-
zania . Dovean imperciò riconofeerfi rei di tanto male e , pro-
Tom.X. X met-
150 Storia di Romani Pontefici.
^~=~=^ metterne l' emenda ; altrimenti indarno farebbefi convocato il
Sinodo, ed implorato l'ajuto dello Spirito Santo . Indi fi le (Te la
. Bolla della Indizione del Concilio fatta nell'anno 1542. e l'al-
tra che defìgnava li Legati li quali in nome del Papa a quello pre-
fiederanno. Intanto Alfonfo Torilla Segretario di Diego Men-
doza Ambafciatore Cefareo prefentò le Lettere di fcufa per la
di lui aflenza che fi recitarono ad alta voce : e fi foggiunfero
le preci ordinate del Rituale Romano. Ciò fatto il Cardinale
del Monte chiedette ai Padri, fé voleano dare principio a glo«
ria e laude della Santa ed Individua Trinità Padre , Figliuolo,
e Spirito Santo al Sagrofanto Concilio di Trento , e di dichia»
rarlo aperto per promovere il decoro ed efaltazione della Fede e?
Religione Criftiana , ettirpazione delle erefie , pace, ed unione,
della Chiefa , riforma del Clero e popolo Criltiano , e depref-
fione ed eftinzione delli nimici ? e dittero , che loro piaceva.
Ripigliò il Legato, fé acconfentivano alla dilazione della Sef-
fione a 1 li fette di Gennajo del fufleguente 1549.? e CI^ appro-
varono . Dunque ei benedilli, e cantato il Te Deum ebbe fine
la prima Seflione * e li Legati deporti li arredi Pontificj e le
proprie veftimenta riaflunte tornarono alle abitazioni accompa-
gnati dai Padri e preceduti dalla Croce .
Si difpone XLII. Intanto efli Legati per difporre la materia tennero
nelle Con- frequenti Congregazioni . Si trattò primamente della riforma
gregazioni del coftume e pietà dei Padri e de'loro dimettici; indi fi cercò il
.a materia mezzo ^jj rittabilire l'erario della Chiefa, perchè il Papa porta
y.Q t ' foflenerne il decoro, e la maniera di provvedere li Padri affitten-
ti al Sinodo. Deputarono poi li Miniftri , Abbreviatori , Se-
gretari, Avvocati, Promotori, Cantori , Medico , ed Imprei-
fori: fi ttabilirono il luogo delle Seflìoni eia distinzione delle Se-
die per li Vefcovi ed Oratori dei Principi che non doveano
frammifchiarfi co' Padri veftiti di Piviale e Mitra; che in ogni
Seflione fi reciti la Predica , e fi ditte, che le materie le quali fa-
rebbono trattate e definite nel Sinodo, primamente fi elamini-
no nelle Congregazioni. Si decretò il Magiftrato, a cui appar-
tenga il decidere le liti che potrebbono inlorgere nei Padri , e
fi raccomandò l'impiego al Prefidente della Città; ma perchè
fi avvertì , che li Ecclefiaftici non devono da Uomo Laico ef-
fere giudicati, fi deputò il Pighini Uditore della Romana Rota,
che dovea anco raccorre li voti dei Padri . Poi per l'antica
confuetudine della Chiefa fi elefse il Cuttode , e fu dichiarato il
Con-
Storia de Romani Pontefici* io
Conte dWrco. Non cosi facilmente fi difle ciò, che fi dovea I
trattare nel Concilio* voleano molti, che folamente di Religio- Sec. XVI.
ne fi parli; e la Ecclefiaftica difciplina altri eGbivano . Si dubitò,
fé li Abati fiano Giudici ovvero Configuri , dell* cjuali cofe
non ancora li Legati aveano ricevuto l'oracolo del Papa. Nel-
la prima Congregazione 1' Arcivefcovo d'Aix ed il Vefcovo di
Agde proposero la fofpenfione del Concilio , finché pervenga-
no li Prelati ed Ambafciatori dal Re Criftianifiìmo ; a che ri-
fponderono li Legati confulrati primamente li Padri , che il Si-
nodo prefìerà al Re di Francia ogni offequio , poiché egli è
la gloria della Religione; però il configliavano di affrettarne la
partenza , poiché li affari della Chiefa non ammetteano dilazio-
ne. Altra faccenda fi definì nella prima Seflione. 11 Re di Por-
togallo avea desinato Ambafciatori al Concilio; ma quelli do-
vendo dilazionare la partenza per provvedere il convenevole ef-
fo Re intanto mandò a Trento tre Religiofi dell'Ordine di S.
Domenico , de' quali vi pervenne il folo Fra Girolamo Olea-
ftri che con feco recò le Piftole Regie e chiedette d' effere ri-
cevuto quale Ambafciatore ; ma efaminatele comecché non at-
tribuivangli carattere di Miniftro Regio, non lo accettarono; pe-
rò gli affegnarono diftinto luogo in riverenza del Re e della
Nazione Portoghefe . Una delle difficoltà che anguftiavano li
Legati, fu il dubbio a chi appartenga il dare voto decifivo. E
per non ifturbare il Sinodo deliberarono , che li Generali go-
dano del privilegio , ed intanto li Padri fi prevalgano della
probità e dottrina loro. Efpofero nullameno al Papa la gravif-
fìma quiftione ed il pregarono dello fcioglimento . Quindi li
Padri non poco fi lagnarono del conceduto ai Regolari ; poi-
ché il diritto di dare voto nei Concilj unicamente ai Vefcovi
appartiene . Crebbe il lamento, allorché il Cardinale Cervi-
ni ricevette nel numero dei Padri tre Abati Caffmefi arriva-
ti in Trento ; e dovendofi affegnare loro luogo e fede non
poco fi combattè. Il Papa approvò il configlio dei Legati; ciò
raccogliamo dalle Lettere del Cardinale Farnefe date nelli un-
dici di Gennajo del 154C). : che li efortò di foftenere nei Re-
golari la podeftà di giudicare ; poiché era ciò non folo oppor-
tuno ma ancora neceffario per la faccenda . Imperciocché feb-
bene per diritto la podeftà di giudicare unicamente convenga
ai Velcovi ; nullameno per privilegio antico ancora la godeano
li Prelati inferiori , quali erano li Abati ed i Generali delle
X a Clau-
Sec. XVI.
152 'Storta de Romani Pontefici.
Clauftrali Congregazioni . Il perchè ne' Concilj di Cofhnza *
Firenze, e Laterano , di Vienna in Francia , ne* due di Lion
ed in altri ne ferono ufo. Succede altra contefa , che per lun-
go tempo agitò il Sinodo , e non perfettamente ledala di trat-
to in tratto fufcirò gravi burraiche lino al fine di quello . Il Car-
dinale del Monte propofe il metodo tenuto nel Lateranenfe Con-
cilio , al quale intervenne con titolo di Velcovo Sipontino j
cioè volea determinare .Congregazioni , nelle quali privatamente
fi efamini la materia , che deciderebbe il Concilio : e che fi
emani il Decreto rapporto la converfazione dei Padri e delli
altri fino al fine di effo Concilio. Ma perchè il Decreto avea
il titolo: II fagrofanto Ecumenico Concilio legittimamente nello Spi*
rito Santo convocato /otto la prejìden^a dei Legati %Appoftolici , il Ve-
fcovo di Fiefole fuggerì di aggiugnere per maggior decoro: Rap-
prefentante la Unrverfale Cbiefa • la di lui opinione fi approvò da
chi non volea inferito il nome dei Legati. Ma perchè di que-
fte parole erafi fatto ufo folamente ne' Sinodi di Coftanza e di
Bafilea , e colle prime già baftevolmente fi efponea la Univer-
falità della Chiefa , e per non dare motivo ai Luterani di pre-
tendere che debba darfi luogo nel Concilio ai Laici , fi giudicò
di non inferirle nel Decreto. E perchè fi ordinarono preci pel
Papa, Imperatore, e Principi che favorivano la Santa Adunan-
za , li Vefcovi di Francia pretendeano , che del proprio Re fi
faccia particolare menzione , li Legati con prudente ritrovato li
ritirarono dal penfiero per non fare cofa che fia d' ingiuria ad
altri Principi.
Crea Car- XLIII. Sino dalli 3. di Ottobre del 1545. »1 Cardinale Far-
dinali;e con- nere con Lettere finnjficò ai Legati, che il Pontefice in breve
cede ai rar- ■ • . ** « • 1
nefi Parma creare^De Cardinali per riconciliare al Sinodo la benivolenza
e Piacenza. dei Principi , e moltiplicare il numero de' Configlieli in affare
di tanta importanza, Dunque nel dì i<5. di Dicembre ricorren-
do il fanto digiuno delli quattro Tempi Paolo III. creò quat-
tro Cardinali, tre Preti, ed un Diacono, e furono Pietro Pa«
ceco Spagnuolo Vefcovo di Jaen ; Giorgio d' Amboife Francefe
Arcivefcovo di Roven : Enrico figliuolo del Re di Portogallo
Vefcovo primamente di Braga , indi Arcivefcovo d' Evora , e
Generale Inquifitore della Fede : e Rannuccio Farnefe nipote del
Papa. Il Ciaconio con abbaglio di Cronologia affegna quella
promozione all' 1 546. ; ma è convinto dalli Atti Confiftoriali di-
centi : „ Nel giorno ledici di Dicembre del 1545. in Roma fi
,, ten.
Storia de Romani "Pontefici l ¥53
V, tenne Confiftorio , in cui il Santiffimo Signore noftro col tmm!^mmm^
1, configlio dei Fratelli creò Preti e Diaconi Cardinali della Sec. XVI,
i, Santa Romana Chiefa il Reverendiflìmo D.Pietro Paceco Spa-
,, gnuolo Vefcovo di J\en: il Reverendiflìmo Giorgio di Am-
„ boife Francefe Arcivefcovo di Roven; il Reverendiflìmo D.
,, Enrico Arcivefcovo di Evora Portoghefe ; ed il Signore
„ Rannuccio Farnefe amminiiìratore deila Chiefa Napolitana
,, pervenuto all'anno feftodecimo di età* quefti fu aftritto al-
,, l'Ordine de' Diaconi e li altri a quello de' Preti ,, .... An-
co le Lettere di Paolo IH. lcritte al Re di Francia ciò accen-
nano * furon"» Date <n Roma [otto il giorno \6> di Dicembre del
I545. : Oggi in quejìi fanti digiuni nel nojtvo Confifloro f greto fi a»
mo venuti alla creazione di alcuni Cardinali , ed in gratta di Tua
Mie.ld .... abbiamo creato Prete Giorgio d* xAmboife ^Arcivefcovo di
Rovsn .... Paolo ebbe condannabile tenerezza pel la fua Fami-
glia, né intendiamo di difenderlo dalle accufe del li Scrittori.
•Erafene prefitto 1' ingrandimento , e meditò di darle in Princi-
pato Parma e Piacenza Città nobilifiime dell'Emilia foggette •
all' Ecclefiaftico dominio. Il perchè proccurò fagacemente di na-
scondere la tenerezza , e con titolo onorifico ftipulò nei giorni
12. e ip. di Agofto nel Senato de' Padri la compenfazione del
danno che quindi potette provenire alla Chiefa , colla permuta-
zione di Nepi , e di Camerino , che primamente avea donato
ad Ottaviano figliuolo di Pierluigi Farnefe genero di Cefare: e
fé diamo fede al Pallavicini le due Città in quello tempo era-
no di maggior vantaggio alla Chiefa che non lo erano Parma
e Piacenza . Il Papa proccurò , che '1 cambio prima fia difeuf-
fo dal Tribunale della Camera , e che il Cardinale Camerlen-
go ne parli in Senato ai Padri . Quefti riprovarono il cambio
dopo molto dibattimento , ma poi timorofi dei Farnefi o dì
quefti amanti favorirono il Pontefice. Il Pallavicini accenna
principale fautore di quefta faccenda il Cardinale Ardinghelli
poco prima da Paolo III. aggregato al Sagro Collegio ; e ad
etta principalmente fi oppofero li Cardinali Cupi Romano , ed
il Burgenfe Spagnuolo ; ed il de la Chambre Francefe tacque
febbene vi ripugnava: li Pifano , Carpi , e Sadoleti la difap-
provarono , ma poi aderirono al Papa rimettendoli alla di lui
prudenza : li Trivulzi , Carafa , ed Armagnac non intervenne-
ro al Confiftorio fcanfando la difficoltà . Cefare Q moftrò di
ciò poco contento , poiché dicea appartenenti al Ducato di Mi-
la-
154 Storia de Romani Pontefici.
- lano Parma e Piacenza; né mai approvò lo ftabilito dal Pa.
5ec. XVI. pa# $e attendiamo alla Storia de' Papi difficilmente troveremo
chi poffa paragonarfi a Paolo III. nella follecitudine pellaChie-.
fa di Dio , riforma della Curia di Roma , promozione di Pa-
dri illufòri , e generofità nel fovvenire li Principi nelle guerre
facre . Non ofiamo però di dire , che ei abbia foddisfatto alle
parti di perfetto Pontefice : imperciocché troppo foverchiamen-
te amò il proprio fangue; con ciò produrle grave danno alla Criftiana
.Repubblica, e colla ceflìone di Parma e Piacenza a Pierluigi
Farnefe ne accelerò la morte , feminò difcordie feraci di diu-
turna guerra tra Cefare ed il Re di Francia , promofle lo fcio-
glimento del Concilio di Trento , impedì la converfione de'Lu-
terani , e produrle nella Chiefa quafi quafi lo Scifma .
Promove la XLIV. Mentre tanti popoli di Europa corrotti dall' Erefia
unione della abbandonarono la retta Religione, li Etiopi dell'Oriente ripro-
Etiopia col- vat0 j0 Scifma di Diofcoro meditavano l'unione della Roma.
£. Roma"f na Chiefa. Vennero quindi recate al Pontefice Paolo IH. Pi.
iftruzio'ni ai ^°'e ^l Claudio fucceduto nel Regno al Genitore Davidde ; e
Legati del ^ Ambafciatore fu Paolo Priore de' Monaci Etiopi dimoranti in
Concilio. Gerulalemme. Il Papa lodata la pietà e divozione del Re gli li-
gnificò con Lettera, che inviarebbe colà chi ammaeftri li po-
poli nel dogma Ortodoflo ed ordini nuovi Sacerdoti per li Sa-
grementi; ha tale titolo: %Al Canfjìmo in Crijlo figliuolo no/ire
Claudio Re illu/lre di Etiopia . Dice il Pontefice così : Il diletta
figliuolo Priore del Convento de "Monaci Etiopi dimoranti in Gerufa»
lemme portò a noi le Lettere della tua Serenità ; e lo fleffo Paolo ci fi-
gnifìcò altro %Ambafciatore di Tua Serenità da te inviato • ma poiché
ei morì per via non potè qui giugnere . Per tanto [ebbene arefjimo vo»
luto , che ei [offe a noi pervenuto , ed awjfe con noi parlato ; pure
quanto abbiamo dolore della di lui morte , altrettanto fìamo conjolati ,
e rendiamo grafie a Dio , che le Lettere di sì gran Principe e tanto
lontano dalla Italia ci fiano confegnate , e che ci ba conceduto di ri»
ceverle . Dunque ebbimo fomma allegrerà nel jentire , che tu fei fuc-
ceduto alla chiara rimembranza di Davidde tuo genitore nel Regno di
Etiopia , poiché dalla fama della tua probità fperiamo , che tu ficcoms
nel Regno così nella offervan^a della Cattolica Religione e nella vera
divozione verfo Dio e quefla %Appoflolica Sede farai fucceduto ai tuoi
Progenitori _,* di che hai dato a noi fegno certo nelle Lettere , le qua»
li ingenerarono in noi certa fperan^a , che tu ficcome fecero quelli con
%elo e follecitudine propagherai la fanta Fede Cattolica e la vera Re*
Storia de Romani "Pontefici; 155
ligione di Cri [io in coàefìe Provincie / a che con paterno affetto e fa-
tiamo la tua Serenità . Noi concedendocelo Iddio per la via di mare
inveremo cojìà Uomini adorni di probità e dottrina per ammaejìrare ' le
genti vicine ai tuoi Regni , e con effi accompagnaremo ti noflro Nun-
zio , /'/ quale col divino ajuto in noflro noma e della Sede lAppofìolica
vifiterà la tua Serenità , e confolarà celle grafie fpirituali te e lì tuoi
popoli 'conte fi degnerà il Signore dy if pira? gli . Intanto rimandiamo al»
la tua Serenità con quefle Lettere lo flejfo Paolo Priore: e preghiamo
Iddio , che ti profpcri nella vha predente , e glorifichi nella futura col
frema eterno. Date in Roma jotto il dì 23. di */fgoflo del 1 5 45. e
dèi Pontificato noflro XI. Ripigliamo il racconto del Concilio di
Trento . Intanto li Legati riceverono le iftruzioni richiede do-
po 1' aprimento di quello . Eglino con replicate Lettere lo
richiedevano di configlio , e gli efpofero certi dubbj . Ei loro ri-
fpondette con Lettere dei Cardinale Farnefe nelli 27. di Dicembre.
Intorno li capi di Religione preferirle la condanna della doctrina
non dtl.Je Perfone , l' efame delle propofizioni che s'infegnano
e fono il fondamento delle Erefie . Vietò di trattare di Rifor-
mi, prima fé non fiano decife le controverfie del dogma, né di
qu.lla col dogma doveafi definire ; poiché . effa riforma è la
men principale cagione del Concilio* preferivea però tale cau-
tela, che non fi penfi , che egli ripugni a quella: e promette
ai Padri ed Ambalciatori , che fé ne parlarà nel progrefib.
Delle cole poi appartenenti alla Romana Curia , e delle quali
molte erano le indolenze, doveafi prontamente predare orecchio
alle accufe ovvero ai configli dei Vefcovi ; non perchè eglino
emendarle debbano , ma perchè ei bsne di elle iftrutto provveda
opportuno rimedio .. Le Scritture e Lettere che farebbono date
in nome del Concilio, fi avvaloreranno dai Legati; perchè fi
fappia , che il Pontefice è l'unico il quale giuridicamente lo
intima , e difpone del profeguimento di quello. Danque efìì
Legati doveano trattarne le faccende , finché ricevano nuo-
vi comandi ed iftruzioni : ed ottennero dal Papa facoltà di
difpenlare Indulgenze in modo però che dilpenfate fi conosca-
no dal Papa e non dal Concilio. Si leflero le Lettere Pon-
tificie concedenti al li Patriarchi , Arcivefcovi , Vefcovi , A«
bau , e Generali delli Ordini prefenti al Concilio o che in-
terverranno li privilegi , tributi , e diritti , come fé affittano
alle proprie Chiefe , e dilpenfanti da qualunque pefo di de-
cime . Inforfero quindi altre indolenze rapporto elfo pefo ;
con»
Sec. XVI.
i$6 Storta de Romani Pontefici*
f— ^T concertarono li Padri , che dovea difpenfarli il Concilio • li
Sec.XVI. pju pero ricevuto il beneficio ringraziarono il Papa • e vol-
lero, che il privilegio fia eftefo anco in vantaggio dei dimetti-
ci ; li Generali delli Ordini fupplicarono , perchè ne fiano a
parte le Congregazioni loro ; ed i Legati voleano portone
del foldo che fi difpenfa ai Cardinali dimoranti in Roma ,
poiché dalla Legazione loro non proveniva emolumento ma
travaglio. Paolo pratico nel governo della Ghisfa non ricevet-
te T iftanza dei Vefcovi ; ai Generali rifpondecce , che troverà
mezzo per fovvenirli , e pe' Legati niente decretò. Nella Con-
gregazione del dì 4. di Gennajo il Cardinale del Monte difle
di avere ricevute dal Papa Lettere approvanti lo ftabilito nella
prima Seffione e nelle Congregazioni , e li efortava alla fpofi-
zione delli articoli controverfi . Dicea il Papa , che manderà li
Officiali del Concilio , ai quali Ibmminiftrarà il neceflario fa»
ftentarnento. Le quali cofe furono approvate dai Padri ed en-
comiare. Alcuni però per afferzione del Maffareìli fofteqeano ,
che effendo affente il Papa la elezione di effi Officiai e Miniftri
apparteneva ai Padri . A quefti ripigliò il Cardinale del Mon-v
te , che egli avea lette le Pillole del Papa , perchè inrendano
quello che ordinavano. Del re/lo li Officiali che farebbono fpe-
diti, dovranno approvarfi . E perchè il Legato intefe, che alcuni
coli' aprimento del Concilio voleano fcemata l'autorità e giu-
rifdizione del Papa, condannò il grave" errore , e comprovolla
piuttofto ampliata : e la controversa ebbe tolto fine . Indi fi
lefle il Decreto formato per la futura Seffionc , pella maniera di
vivere, e per altre faccende appartenenti al Concilio. Si trattò
del tempo della Seffione , che li Vefcovi Italiani voleano abbre-
viato ed i Francefi dilongato a due Mefi ; fi decretò, che ter.
rebbefì dopo un Mefe, e la feconda nel dì fufleguente .
Seconda XLV. Dunque nelli 7. di Gennajo del 1546. fi convocò la
Seffione • feconda Seffione del Concilio. Celebrò folennemente la Meda.
fuoidecreti.il Vefcovo di Caftellamare , e quello di S. Marco perorò con-
tro li pravi coftumi ed abufi in materia di Religione. Prefie-
dcrono ad effa li Legati Apposolici , v' intervennero il Car-
dinale Madrucci Vefcovo e Principe di Trento , quattro Arci-
vefcovi , ventotto Vefcovi , tre Abati Caffinefi , cinque Gene-
rali delli Ordini , li Ambafciatori , e venti Teologi . Il Segre-
tario recitò l'ammonizione , ovvero efortazione Pontificia rap-
porto le cofe che.doveano fare li Padri. Tale fu in compen-
dio:
Storta de Romani Pontefici, i^j
dio Doveano quefti purificare l' animo da ogni difetto e ri- -^L__?^
formare fantamente il proprio cortume ; e perchè parecchi -fiàEC:XVI.
erano corretti , poteano fperare l'afliftenza dello Spirito Santo :
giacché Iddio condgliò la convocazione ed aprimento del Con-
cilio per provvedere ai bifogni della fua Chiefa . Ricordava di
riflettere all'azione di Efdra , Neemia , e Daniello , li quali
con animo contrito ed umiliato ottennero dal Signore lo rirta-
bilimento del Tempio e di Gerufalemme. Efortò li deputati dai
Principi di obbedire ai loro comandi lenza derogare alla Reli-
gione , e nodrire fentimenti di unione opportuna alla fanta im«
prefa. La efortazione pubblicata fu colle Stampe , ed il Bini
malamente 1' aferi ve alla Prima Seflìone. Il Vefcovo che cele-
brava, lefTe il Decreto formato per la converfazione de' Padri ,
pace de' Principi , ed unione della Sanra Chiefa , frequenza de*
Sagramenti , e celebrazione della Meffa almeno nella Domeni-
ca ; digiuno da offervarfi nella Seda Feria, limofine , ed altre
cofe operate nella feconda Seflìone. Si dichiarò , che non era
mente de' Padri di recare ad alcuno aggravio o pregiudizio nell*
affegnare li luoghi • e fi pregarono di aftenerfi da voci immode-
fte nel produrre il proprio fenti mento rapporto li dubbj che fi pro-
porranno. Si chiedette ai Padri , fé loro piace il decretato ?
che fi approvò comunemente con due condizioni . La prima fu
del Vefcovo di Glermont , il quale volea nel Decreto ordinante le
preci per l' Imperatore rammentati altri Principi . Avea ciò ri-
chiedo affai prima; ma poi fi acchetò colla confuetudine della
Chiefa nel Venerdì Santo , in cui fa orazione pel folo Impe-
ratore. La feconda ebbe Fautori molti volenti nel Decreto le
feguenti parole: il Concilio rapprefentante la unìverfale Chiefa. Ciò
il Soave attribuifee ad efli Francefi , ma il Pallavicini ricorda
uniti a quelli molti Spagnuoli ed Italiani , che differo nel ap-
provare quefta fola volta la femplice fcrizione porta al Decre-
to ; ad elfi pochi altri aderirono . Il Cardinale del Monte
chiedette , fé piaceva differita la terza Seflìone alli 4. del prof-
fimo Febbrajo ? ed i Padri acconfentirono . Ricordano li Atti
del Sinodo, che il Vefcovo di Cartello leffe il Diploma di Pao-
lo che vietava ai Vefcovi d'aflìftere al Concilio col mezzo di
Procuratore ; e la Bolla dell' aprimento del Sinodo : Data in
Roma preffo San Pietro [otto f *Anelo del Pefcatore nelli 4. di Di-.
€embre del 1545.
XL VI. La Gongregazione dopo la feconda Seflìone fi tenne nel-
Tom.X. Y ti
158 Storia de Romani Pontefici.
g li 13. di Gennajo , perchè il Paceco Vefcovo di Jaen teftè prò*
Sec.XVI. moff0 ai|a Porpora che erafi adenuto dalle fonzioni del Conci-
Nuova di- Ho non avendo ottenuto l' affenfo di Cefare , poflTa aftìftervi .
fcordia ri- In quello il Legato del Monte fi querelò, che riabilito nella
guardo il ti- ultima Congregazione di omettere la fpeciofa fcrizione Un-
tolo delCon. pYefmtante la Cbiefa Univerfale alcuni fi a n lì oppodi nella Seflìonc
c '. ef al decretato ; e difle, che li pattati Concilj non la praticarono;
ne' Padri c^e Sue^° àì Codanza fé ne fervi [blamente nella citazione di Girola-
mo da Praga, condanna di Giovanni Huff, e contro Papa Giovanni di
quello nome XIII. Il Legato Polo con pia maniera ammonì li Padri
di non edere vani affetratori del proprio decoro ma di promovete nel
Concilio la maggior gloria di Dio ; difle, che molti mancavano , non
avendo o affai di rado vifitata la propria Diocefi : che '1 Sinodo
promettea qualche cofa di buono non per diligenza umana ma
per beneficenza di Dio; e fu encomiato dai Padri. Ripigliò il
Cardinal Paceco, che li Padri febbene erano pochi rapprelenta»
vano la univerfale Chiefa , giacché anco li Appoftoli nel Sino-
do convocato febbene pochi fcriflero in quello modo : Piacque
allo Spirito Santo, ed a noi, ed a tutta la Cbiefa: dui reflo li Pa-
dri non hanno neceffità di fare ufo di tale fcrizione . La prin-
cipale cagione, che indufTe li Legati a riprovarla fu, perchè te-
meano , che altri arebbono chiedo di aggiugnere la Formola
ufata nei Concilj di Collanza e Bafilea; cioè: Il qual Concili»
immediatamente la fua autorità riceve da Criflo , a cui qualfivoglia
dignità anco Papale è tenuta ad obbedire . Non efpofero quefto nel-
la Congregazione ; il lignificarono però al Papa. Ma molto
giovò ad acchetarli il detto di Girolamo Seripandi Generale del-
li Eremitani di Santo Agoflino. Quelli per riunire li animi ri-
cordò , che la Scrizione non dovea efcluderfi fempre , ma ri-
metterla ad altro tempo , quando crefciuto il numero farebbe
più acconciamente convenuta alla Santa Adunanza: con ciò mol-
ti fi ritirarono l'impegno; vollero però , che nel Decreto fi
accennino le voci Ecumenico ed Univerfale, rammentate dal Pa-
pa nella Bolla della Convocazione: e quella è la cagione, che
in alcuni efemplari non fi leggono , poiché defii erano flati
pubblicati prima della contefa . Il folo Vefcovo di Fiefole in-
vaghito del titolo fpeciofo comedo in als^a Congregazione con-
vocata per formare il Decreto del Simbolo della Fede, che cre-
deafi obbligato di non approvarlo, quando fia privo della Scri-
zione ; e non aderì al Polo febbene encomiato da molti. Ma
la pertinacia tornò in di lui difonore , poiché abbandonato non
ri-
Storia da' Romani Pontefici. i^p
rifcofle nelP avvenire approvazione. Nel dì ig. di Gennajo fi „ -^
convocò la Congregazione, in cui furono li Padri difuniti. Alcu-
ni voleano principiare il Sinodo coli' efame e Decreti apparte-
nenti al Dogma , altri colli fpettanti alla Ecclefiaftica Difcipli-
na e Riforma: e la controverfia durò fempre. Li Vefcovi di-
pendenti da Cefare voleano, che primamente fi tratti della Rifor-
ma; il che efigeano anco li Luterani . Altri dipendenti dal Papa
fuggerivano di efaminare l'Erefie e condannarle . Ma la princi-
pale ragione che inducea il Pontefice ed i Legati a dilungare
il trattato della Riforma , proveniva dal timore , che quella
debba primamente farfi nella Romana Curia , e rifonderli fo-
rra il Papa. Il Cardinale Madrucci Vefcovo e Principe di Tren-
to che bramava il profitto e decoro della Germania, dicea, che
fi attenda primamente alla Riforma . Ed il Cardinale Paceco
e l'Arcivefcovo u'Aix fofteneano, che con follecirudine fi trat-
ti del Dogma e Criftiana dortrina , fi condannino li errori , e li
purifichino le Criftiane Provincie. Ben è vero , che ciò pro-
curavano pel comodo dei Spagnoli e Francefi d' intervenire al
Sinodo , e promovere in tale modo li Decreti più acconci.
Ma il Vefcovo di Feltrai che molto riputavafi , ditte, che Tratti-
fi in un fol tempo dei Dogmi e della Riforma: ed il di lui
fentimento fu approvato dai Legati . Dunque nella Congrega-
zione del giorno 22. di Gennajo il Cardinale del Monte figni-
ficò ai Padri , ebe per comune parere fi tratterà dei Dogmi e
della Riforma: e loro chiedeva , fé approvavano lo fpediente
per iftabilirfi il Decreto della proflìma Sefiìone ? Il Cardinale di
Trento ed altri pochi proponeano la Riforma ed Ecclefiaftica Dì-
fciplina quafi certo rimedio per riconciliare li Eretici : e perchè
il difeorfo di lui piacque a molti , il Legato del Monte con
prudenza fi appigliò ad un configlio opportuno alla caufa ed
acconcio al proprio decoro, e diffe , che ringraziava Dio , il
quale ifpirato avea al Cardinale penfiero retto e tutto degno di
lui ; e fi efibi va di approvarlo coll'elempio . Per tanto arebbe rinun-
ziato la Chiefa di Pavia , deporto lo fplendore delli ornamenti
e fuppellettili , minorati li Dimeftici, e lo fteffo volea efegui-
to da tutti : in tal modo in breve vedrebbefi nelle Famiglie
dei Vefcovi la defiderata Riforma , che certamente farebbe imi-
tata dal Clero. Del refto non doveano differirli ad altro tempo li
Decreti appartenenti al Dogma , a cui dalla dilazione prover-
rebbe detrimento. Ripigliò, che l'emenda dell' uman genere
Y 2 era
lóo Storta de Romani Pontefici.
.1 era negozio di fomma premura e di lungo tempo: che la Ro-
Sec. XVI. mana Curia non era la fola bifognofa di riforma; che li abufi
erano comuni e tutti aveano duopo di correzione . Li Padri
mofii dalle ragioni ed efempio del Legato non fenza ftuporc
acconfentirono al di lui parere : ed il Cardinale di Trento ab-
bandonato con confufione rimafe folo nel conflitto , poi fi la*
gnò, che il fuo difcorfo fia prefo in finiftro ienfo : dicea, che
non pretendea di coftrignere alcuno : che poffedea due Chiefe ,
ma era pronto a rinunziare quella di Breffanone , fé è creduto
opportuno. Da ciò raccogliamo nera menzogna del Continuatore del
Rinaldi fcriveme, che il Madrucci fi fcusò per le due Chiefe.
Il Legato Cervini efpofe la neceflità di non dilazionare l'efa*
me delle dottrine contrarie alla Fede; ed il Polo ripigliò, che
fi potea trattare nel tempo fteflb del Dogma e della Riforma;
il che venne confermato dal Generale de'Servi che addufle moU
te teftimonianze delli Eretici aferivemi alla fallirà della Reli-
gione la corruzione del coftume : il perchè fé primamente non
fi tratti della Santità di quefta non potrà introdurfi nel Clero
la oneltà del coftume . Piacque tanto ai Padri la dottrina , che
tofto decretarono Telarne de' Mifterj della Fede , purché non
fi negligenti quello della Riforma. Dunque fi ordinò, che fi
tratti nel medefimo tempo dei Dogma e della Riforma.
Sentimen- XLVH. Ma li Legati in vece di effer encomiati dal Papa
to del Papa per la follecitudine nel comporre li animi de' Padri furono fé-
rapporto il veramente riprefi; poiché quegli loro preferire di trattare nel
att0 ^ecre" principio del Sinodo del Dogma e non far parola di Riforma . Ma
perchè a ciò ripugnavano li Padri , elfi Legati lo lignificarono al Car-
dinale Farnefe, il quale loro ferirle in nome del Papa ; ed arrivò in
Trento la Lettera primamente , che fia ridotto ad effetto il con-
cordato. Loro il Farnefe ordinava di attenerfi alle iftruzioni , poiché
sì g^-avi faccende non poteano in un fol tempo trattarfi, e doveafi
anteporre a tutto il negozio della Fede ; il che fu fempre offervato
ne'Generali Concilj . Dicea, che malamente cederono non curando
il comandamento del Papa. Appare più vigorofa la riprenfione,
quando elfo Papa intefe l'operato nelle Congregazioni ; ma fu men
prudente perchè non efaminò le condizioni dei tempi , e loro ordinò
diefeguire li fuoi precetti; febbene aquefti era oppofto il Decreto
de'Padri . Ma poi riflettendo all'affare a mente fredda conobbe,
che non potrebbono li Legati obbedire , e potendolo per ven-
tura non farebbe fpedicme , e loro con altra Pillola fignificò ,
che
Storta de* Romani Pontefici. lót
che non effendo più libero di fare l' ottimo , nell' avvenire of- -^—"- '---
fervino il preferitto ; diffe loro però di non permettere , ^E,c*-V1
che fi tratti della Riforma del a Romana Curia ; poiché
ei in breve tempo al dilordine addattarà il rimedio . Tut-
tociò raccogliamo dalle Lettere del Cardinale Farnele , a cui
con altra dell i 2. di Febbrajo li Legati efpofero le ragioni dal-
le quali indotti approvarono il Decreto di trattare in un tem-
po del negozio della Fede , e della Riforma del coftume . Im-
perciocché le fi forte detto ai Padri , che trattarebbefi unica-
mente del li affari della Fede, arebbono efpofta l'autorità Pon-
tificia al difprezzo • giacché quelli aderivano di non volereffe-
re delufi , come lo furono li Padri del Concilio Pifano fotto
Aleffandro V. , e quelli del Sinodo di Coftanza fotto Martino
V. , ne' quali compiuto l' affare del Dogma non fi trattò di Ri-
forma. Bucero ed i di lui Fautori milantavano con difonore del
Clero, che era flato convocato il Concilio per condannare la
loro dottrina, non per corregere li abufi de' Cherici che era-
no lo fcandalo della Chiefa . Li Vefcovi, e Fedeli penfano, che
le dilazioni del Sinodo derivano dalla Riforma abborrito dalla
Romana Curia . Ciò effendo convennero coi Padri per non ren-
dere inutile il Concilio con tanto (lento convocato : in tale
modo levarono dall'animo di quefti li moiri penfieri che vi al-
lignavano non convenevoli alla rettezza delle operazioni del
Papa. D.-l redo una cofa era il non ritardare l'affare della Ri-
forma , ed altra il trattare piuttoflo di quefta che del negozio
della Fede , e dal Dogma piuttoflo che dalla Riforma dedur-
re il principio del Sinodo . Poteafi operare pello riftabili-
mento della Cafa del Signore , configliandone il decoro ed
il culto , e di ordinare l'opportuno per le Famiglie dei Ve-
fcovi, dei Regolari, e dell'Ordine Ecclefiaftico . E perchè nel-
la prima Seflione fi tratterà dell'Originale peccato e della Giu-
ftificazione , né apparivano argomenti di Riforma coerenti a
tali dogmi, può il Pontefice decretare quella della Romana Cu-
ria: eglino intanto non permetteranno, che fi tratti di ciò che al
Papa appartiene. Condifcefero ai Padri, perchè non'farebbefi
fenza quefto dato principio al Sinodo; e per obbedire al pre-
cetto trasferirono ad altra Seffione il Decreto dell* efame del
Dogma e della Riforma , e la prolungarono ad altro tempo: li-
gnificando ai Padri che voleano attendere primamente la vo-
lontà del Pap* ; imperciò quefti potea preferivere 1' opportuno .
XLVIII. Nelli 24. di Gennajo altra Congregazione fi ten-
ne ,
1Ó2 Storia de Romani Pontefici.
~~^~T ne, in cui li Legati propofero la maniera di unire all'efame del Dog-
~tc' ' ma la Riforma: chiederono ai Padri, fé loro piace, che dì quella parli-
Varj tratta- no alcuni Prelati ? e fé doveanfi eleggere collo fcrutinio? ovvero fé
ti preceden- divifi in treClafli feparatamenre nelle ftanze dei Legati in tre A-
ti la terza dunanze efaminino l'affare? Eflì Legati ciò facendo penfarono di
Sewione. evitare la confufione , poiché ove concorre minor numero di
Perfone , accadono minori difordini * e penfarono in tal modo
di fciorre ogni fazione ed ammutinamento, ed impedire a chi è
fornito di dottrina di promovere la divifione ovvero il proprio
fentimento . In quefta Congregazione fi decretò , che il Sinodo
ringrazj il Papa della follecitudine moftrata pel felice efito , e
lo fupplichi di proteggerlo con eguale diligenza- poiché fi temea-
no nuove rotture dei Principi. Si ftabilì ancora di preffare que-
fti a mandare Ambafciatori al Concilio , fé eglino non v'aflìftano
perfonalmente , e di prelcrivere ai Vefcovi di trasferirfi a Tren-
to. Furono quindi fcritte le Lettere, che fi efaminarono nella
Congregazione delli 20. di Gennajo dal Vefcovo di San Mar-
co , e fi trafmilero al Pontefice, all'Imperatore , all'i Re Cri-
ftianiffìmo, de' Romani , di Portogallo , di Polonia ; li Padri
ringraziarono il Papa ed il pregarono di ammonire li Vefcovi
d'intervenire al Concilio. Lette le Lettere alcuni ebbero fen-
timento diverfo. Il Vefcovo di Matera avvertì, che non fi do-
vea chiedere al Papa tutto quello che efpofe il Vefcovo di S.
Marco; cioè che egli ammonifca li Vefcovi d'Italia e non quel-
li delle altre Nazioni, poiché l'autorità di quello è eguale in
tutti. Non così facilmente li Padri aderirono al penfiero del
Vefcovo Stabienfe, che volea le Lettere dirette al Papa fegna-
te da tutti: ma il Cardinale del Monte foftenne, che le Lette-
re del Sinodo devono fegnarfi dai Legati in nome dei Padri *
il che comprovò coli' efempio delli altri Goncilj . II Madrucci
volea , che nelle dirette al Re de' Romani li Padri n'enco-
miano la virtù e il zelo nei guerreggiare col Turco che minac-
ciava il Criftianefimo , e fi preghi di efortare li Principi dell*
Impero d' intervenire al Concilio : colla medefima Formola fi
fcriffe anco al Re di Polonia. Del refto nacque difcordia , fé
nel Decreto debba primamente nominarli il Re Criftianiffìmo
di quello de' Romani , e fé nella Seflione prima fi leggano le
Piftole date a quello, ovvero a quefto : furono molti li litigj*
ma poi fi concedette ai Legati opportunità di fedare li Padri ,
e configliarli , che la derilione della faccenda apparteneva al
Pon-
Stovtct de Romani Poiìtejìci . 163
Pontefice e non al Concilio. Nel fecondo di Febbrajo fi con-
vocarono le tre particolari Adunanze, delle quali teftè dicem- Sec. XVI.
mo . In ognuna fi propofe ai Padri di dilazionare il trattato
della Fede attendendo maggior numero di Vefcovi Francefi ,
Spagnuoli , Tedefchi , ed Italiani, che erano in cammino, e fi
approvò eflendo pochi li contradittori nella Congregazione del
dì fufleguente. In quefta fi decretò ancora la Seflìone pelli 4.
la recita del Simbolo della Fede , e la convocazione di altra
Seflìone nelli 8. di Aprile , dando con ciò opportunità ai Ve-
fcovi di pervenire in Trento .
XLIX. Dunque fi convocò nel Giovedì quattro di Febbrajo Terza Se(-
la terza Seflìone , in cui celebrò la Mefla l'Arcivefcovo di Pa- ^one > 'ucr-
lermo , e Fra Ambrofio Catarini dell'Ordine de' Predicatori «duco in ef-
recitò erudito Diicorfo . V'intervennero oltre cinque Cardinali
l'Arcivefcovo di Rems, Enrico fratello del Re di Portogallo Ve.
fcovo di Evora e poi Re , Rannuccio Farnefe nipote del Pa-
pa, e fei altri Arcivefcovi per aflerzione dello Spondano . Noi
però col parere dell i Eruditi crediamo ' che quefti non aflifterono alla
terza Seflìone , e quafi quafi diciamo , che alcuni di eflì non mai fono
intervenuti al Concilio , poiché nel dì 13. di Dicembre del
1545. tutti tre fono flati afcritti al Collegio de' Cardinali del-
la Romana Chiefa. Dunque aflifterono alla terza Seflìone cin-
que Cardinali , novanta Vefcovi , li Abati e Generali interve-
nuti alla Seconda. Li Legati dilazionarono il trattato della Fe-
de e della Riforma, finché fìa crefciuto il numero de' Padri •
fi recitarono nullameno due Decreti rapporto il Simbolo della
Fede preludio dell'i Dogmi che doveano definirfi nella futura
Seflìone , e fi efortarono li Padri ad ottenere dal Dator d'ogni
bene lume ed ajuto per decretare il neceflario. Coli' altro De-
creto fi prorogò la quarta Seffione per comodo dei Vefcovi del-
le Nazioni, che fi erano porti in cammino. Intanto li Padri
efamineranno ciò che farebbe materia delle Coftituzioni e De-
creti del Concilio; il che fi efeguì nelle Congregazioni le quali ne'
giorni di Lunedì e Venerdì erano convocate . Indi fi cercò il
parere del primo Decreto e della Fede in elfo efpofla ? e ri-
fponderono li Padri: Così ci piace , e così crediamo. Trefoli con
Scrittura propofero qualche aggiunta. Uno di quefti fu il Ve-
feovo di Fiefole oftinato nel volere in ogni Decreto le parole
Rapprefentante la Cbtefa Vnivevfale , aderendo che non approvarà
quelli , ne' quali non fono inferite . Li altri due furono il Pa-
cen-
1^4 Storia de' Romani Pontefici.
J^-=f~--' cenfe e Csputaquenfe, li -quali acconfentivano, che non fiano ricorda-
ste. XVI. te nej prefente s purché (] conceda al Concilio di aggiungerle nell'av-
venire. Quefti richiefti dell'altro Decreto per ifeanfare le altera-
zioni con Scrittura efpolero , che fi omettea ciò che piacque ai
Padri* cioè la unione de* Dogmi e della Riforma. Inforfe dun-
que grave controverfia , Ce le Leggi e Sanzioni appartenenti al-
la Riforma debbano formarfi in Roma ovvero in Trento ? di
che fi dierono al Papa molte Lettere , ed altrettante quelli
ne diede ai Padri ; ed efaminata la faccenda fi ftabilì , che in
Trento fi tratterà delle caufe appartenenti al Dogma ed alla
Riforma; febbene non mancò chi volea la caufa della Riforma
efaminata in Roma; e l'Imperatore pregava , che il negozio
della Fede fi maneggi con lentezza per non efacerbare li Pro-
iettanti colla condanna della dottrina, e che quello della Rifor-
ma con preftezza fi decida. Tornò moietta ai Legati la oppo-
fizione dei tre Vefcovi ; e nella Congregazione del dì 8.
di Febbrajo quello del Monte con facondia efpofe il per-
chè non fono fiate aggiunte al titolo de' Decreti le parole
Rapprefentante la Universale Cbiefa , e pregollì di effere contenti
del titolo fpeciofo di Concilio Ecumenico e Generale ; giacché ta-
le Formola non mai ufarono li Padri antichi , e furono intro-
dotte folamente in quelli di Coftanza , poiché in quei tempi non era
certo Papa che prefiedeffe alla Chiefa ; e nel Firentino e Latera-
nenfe ai quali prefiedette eflb Papa, non fi praticarono. Imperciò
pregava li Vefcovi oppofitori di aderire alli Padri, e di non atten-
dere a sì frivola faccenda ma a più gravi e degne di loro.
Alcuni fi rimifero , ed il Legato voltò il dilcorfo ad altro ar-
gomento, adducendo le ragioni che fpigneano a trattare dei Dog-
mi feparatamente dalla Riforma; di che molti fi erano lagnati.
Diffe 9 che fi doveano attendere altri Vefcovi per decidere af-
fare tanto importante ; che non proveniva dal filenzio detri-
mento alla retta Difciplina, la quale colla fantità dei cofiumi
può riftabilirfi; che nella Bolla ricordanfi le ragioni, le quali mof-
fero il Papa ad aprire il Sinodo . Il Vefcovo Afioricenfe chie-
dette il perchè fi mutò il Decreto fatto dai Padri ? Gli difle, che
volontieri il compiacerà , poiché con sì buona grazia lo inter-
roga. Dunque tal cofa fece coli' animo che conviene non folo
al Legato ma ancora ad ogni Vefcovo della Santa Adunanza;
per quefto propofe il cambiamento del Decreto prima che fia.
pubblicato ; del refto ne rimife ai Padri la decifione . Rappor-
to
Storta de Romani Pontefici, 177
to 1' autorità dei Legati Apposolici non adduffe ragione eflen- "ór ~xyT
do baftevolmente nota. Li Padri udirono ii Legato, che fi por-
tò con dolcezza , ed aderirono al di lui fentimento , ed il Ve-
fcovo moftrò d'eterne foddisfatto . Nella -ftefla Congregazione
lo fteflb Legato -fpofe , che fi numerino ed approvino li Li-
bri Canonici fecondo la Formola {labilità dai Padri , dal fecon-
do Concilio Cartaginefe , dalli celebrati fotto li Papi Gelafio , ed In-
nocenzo , e da quello di Firenze , a cui prefiedette Papa Eugenio IV.
Si trattò ancora della autorità delle Tradizioni , e di riprovare chi
fpiega con temerità le divine Scritture dando a quelle fenfo diverta
dal ricevuto dalla Chiefa: diffe,che li Padri nelle private adunan-
ze tratteranno : Primo , fé debbano effere ricevuti li Volumi
del Vecchio e Nuovo Teftamento ? Secondo , fé debbano ridur-
fi a nuovo efame? Terzo, fé debbanfi dividere in due Claflì ?
La quillione fu propofla dal Seripandi Generale del li Eremiti di
Santo Agoflino. Volca quelli, che in una ClafTe fi ponganoli
Libri opportuni per la pietà del popolo • tali iarebbono li Pro-
verbi e la Sapienza non peranco riconolciuti Canonici , (ebbene
foventi volte fono encomiati dai SS.A^oftino , e Girolamo* in
altra fi numereranno li appartenenti ai Dogmi della Fede. Ma
quella divifione non piacque ai Padri. Dunque delle due pro-
porte quiflioni fenza difeordia tutti feguirono la parte afferma-
tiva : nella terza però non convennero. Il Legato del Mon-
te favorito dal Paceco ricusò 1' efame de' Santi Volumi, poiché
tale (empre fu la confuetudine della Chiefa; ricordava il detto
dei Papi Gelafìo e Leone : La faccenda una volta definita non de»
ve a nuovo efame tidurft . Per il che l'Imperatore Marciano de-
cretò , che li Santi Volumi non fieno efaminati : erano baile- ^
voli per la loro ficurezza le difpute de' Generali Concilj : li
cavilli dell i Eretici fono convinti dalli Coeleo, Pighi , ed E-
chio . A che giovarebbe mai il nuovo elame ? forfè perchè il
Concilio dubiti della autorità delle Scritture ? ovvero perchè li
Luterani ne traggafo argomento di riputarle fofpette e di du-
bitare delli Ecumenici Sinodi ? giacché- l' efame s'iftituifee di
ciò , della cui verità fi teme. Li Legati Cervini , e Polo col-
1 aflenfo di quafi tutti li Padri voleano ridurre ad dame li
Santi Volumi per convincere più giuridicamente la. infolenza e
pervicacia delli Eretici, e dilucidarne maggiormente l'autori-
tà. Doveano imperciò li Padri attendere non fo!o al proprio
vantaggio e nodrirfi col cibo della celefte fapienza ; ma ancora
deggiono quali Pallori alimentare il gregge di Crifto colla fa-
Tom.X, Z na
178 Storia de Romani Pontefici .
■ yTTT na dottrina e convincere chi a quella fi oppone. Per il che il
'. Concilio Lareranenfe prefcrive ai Calcolici di eludere li argo-
menti conrrarj ai mifterj della Fede. Così praticò Atanafio
con Ario, Girolamo con Luciferiano , Agoftino coi Donatifti
ed altri Dottori con altri Erefiarchi riducendo ad efame li Li-
bri Canonici per confermarne la verità ed autorità. Piacque ai
Padri il loro detto , e nella Congregazione delli 12. di Feb-
brajo fi propofe . In quefta il Cardinale di Trento difìfe , che feb-
bene venerava li Santi Volumi approvati dal Concilio di Fi-
renze • però non devono approvarli dal Sinodo, finché non fo-
no convinti li cavilli delli Eretici . Al Cardinale Paceco pia»
ceva il parere del Legato del Monte, e volea lenza efame ap-
provati li Santi Volumi. Il perchè niente di pofitivo fi {labi-
li . Nella Congregazione poi delli 15. di Febbrajo fu tanto il
difparere e la confufione , che il primo Legato comandò allt
Padri di proporre con ordine il fentimento • ed efaminati li uo«
ti quafi tutti convenivano nel ricevere li Libri delle divine
Scritture. Ma che? ne inforfe difparere rapporto la eguale auto-
rità di quefti ; imperciocché molti ne riputavano alcuni degni
di maggior onore: ma poi fi decretò, che efli Libri Santi ge-
neralmente hanno la medefima autorità .
Ciò che L. Dalle Sagre Scritture fi pafsò nelle private adunanze al-
fi definì rap- le Appoftoliche Tradizioni ; intorno a quefte in tal modo pe-
porto leTra- roro j] Legato del Monte: ,, Siamo qui convocati per tene-
mzioni Ap- re i»efame de' medefimi principi : ma perchè quefti confi-
poltohche. " n 1. o • i- mi j- : j 1 e- u
,, itono nelle Scritture divine colla benedizione del Signore le
,, riceviamo. Del refto crediamo, che non tutte le azioni del-
„ li Apposoli furono fcritte. Dunque dobbiamo confettare ,
,, che molte ci vennero per Tradizione . Imperciocché erano
,, quefti attenti alla predicazione della divina parola , e nem-
„ meno miniftravano alla propria menfa ; per il che dobbiamo
i, dedurre il principio delle Tradizioni dall' efame prefente .
„ Niuna differenza per tanto è tr? le Sante Scritture e le Tra-
„ dizioni Appoftoliche: quelle fono fcritte, e quefte tramanda-
,, te a noi per giuridica infinuazione : entrambi però proverà
,, gono dal medefimo Spirito Santo il quale in un fol modo le ha
,, a noi comunicate ,, Quindi fi decretò, che fiano rice-
vute con ogni oftequio e fé ne ammaeftri il popolo. Nel di
23. di Febbrajo intanto convennero alla prelenza dei Legati
diverfi Teologi e furono interrogati della maniera per effere
ri-
Storia de Romani Pontefici , i 79
ricevute effe Sance Scritture ed Appoftoliche Tradizioni. Clau- -
dio Jayo Geiuita avvertì , che doveano diftinguerfi le Tradì- ÌEC* evi-
zioni : imperciocché altre appartengono alla Fede , e quefte fo-
no venerate collo fteffo ofiequio onde fi venera il Vangelo ;
altre convengono alle Cerimonie ed ai Riti , e non devono con
pari ofiequio rifpettarfi . Imperciocché della Bigamia e del Sof-
focato noi altrimenti offerviamo di quello che li Appoftoli a
noi tramandarono . Il detto di lui piacque al Cardinale Cervi-
ni ed al Seripandi , che'l confermarono colla autorità di S.Bafi-
Jio dicente , che quelle Tradizioni devono riceverfi , che li Ap-
poftoli a noi tramandarono e perfeverano ne' noftri tempi.
Nelle private adunanze fi deputarono delle tre Ciarli due Pa-
dri , uno nella Teologia , ed altro nei Canoni perito* quefti do-
veano formare li Decreti di approvazione delle divine Scrittu-
re e delle Appoftoliche Tradizioni. E nella Congregazione del-
Ji 26. fi trattò di effe Tradizioni Appoftoliche , in cui fé dia-
mo fede al Pallavicini diverfo fu il parere dei Padri . Imper-
ciocché alcuni voleano , che fi efpongano quelle che doveano
riceverfi; altri fofteneano , che generalmente fi venerino , lafciata
però la voce di ^fppojìolic/je , perchè non fi creda , che fiano
ripudiate le appartenenti ai Riti da eflt Appoftoli tramandateci.
Ma li Vefcovi di Fiefole ed Aftoricano fi lagnarono , che ef-
fendofi riabilito l' efame delle controverfie della Fede e della
Riforma non attenevafi il decreto . Il Legato Polo non potè
concenere lo fdegno e riprovonne con leverò volto la contu-
macia. E la correzione e la di lui autorità facilmente riduffe-
ro quefti a filenzio . Intanto il Vefcovo di Chioggia propofe
nuovo argomento dicendo: ,, E dovremo con animo cieco e
„ fenza cautela approvare le Tradizioni nella maniera che ri-
„ ceviamo le divine Scritture , affidati al Decreto del Sinodo
„ di Firenze a cui certamente quello non appartiene ? P ulri-
„ ma Seflione fi tenne nel 1439., ed il Decreto è fegnato nel
„ 1441. n Dunque per dirlo in breve rifponderono
ii Legati che il Firentino Concilio non ebbe fine dopo il
Decreto della fanta Unione , ma che fi prolungò fino al 1441.;
il che fi raccoglie dalle Coftituzioni , che fi leggono riferi-
te da Agoftino Patrizi nel Compendio del Sinodo di Bafilea .
La Traslazione del Firentino nel Laterano fi decretò nella de-
cima Seflione del dì zó. di Aprile del 1440. , quando Papa Eu-
genio ebbe notizia , che P Ambafciatore del Re di Etiopia
Z 2 par*
180 Storia de Romani Pontefici.
jT" ytrp partito per la Italia riceverebbe dal Concilio le iftruzioni ■ e
* la Bolla pe' Jacobiti appartiene al 1441. ; il che appare dall'
Originale approvato da Eugenio e dai Cardinali , e fi conferva
nel Cartello di Santo Angelo . Cosi difcuffa la cofa quafi tutti
li Padri vollero , che in un folo Deereto fiano contenute le di-
vine Scritture e le Tradizioni Appoftoliche , le quali con pari
offequio doveanfi venerare ; e per la formazione di quello fu-
rono deftinati tre Arcivelcovi ed altrettanti Vefcovi ; ed altri
ofìervarono li abufi e le corruttele delle Scritture. Quefti nella
Congregazione del dì 17. di Maggio riferirono le alterazioni
cffervate , ed il rimedio meditato. Quattro furono li principa-
li abufi : Primo , la varietà delle Verfioni , che rendeano incer-
ta la verità della divina Parola: e differo, che trafceita una li
reputi legittima e fi accetti dalla Chiefa , e fi denominarebbe
Volgata. Secondo, la copia delle correzioni che deturparono le
Bibbie Latina Greca ed Ebraica 'y e propoiero la Stampa di
cfemplare che il Papa pubblicarà confegnandone Copia giuridica
ad ogni Vefcovo. Terzo , oflervarono , che tutti fi arroga-
vano facoltà d' interpetrare le divine Scritture , e per reftrigne-
re la temeraria arditezza efibirono certe Leggi prefcriventi la
uniformità delle interpretazioni fecondo il fentimento amico
della Chiefa e de' Padri , e che le Opere appartenenti alle di-
vine Scritture fi pubblichino dopo rigorofo efame dei Cenfori Ec-
clefiafiici . Quarto, il vizio de' Libraj che imprimeano li fanti
Volumi feguendo efemplari corrotti da arbitrarie interpretazio-
ni . Imperciò decretarono pena pecuniaria ovvero altro gaftigo
contro chi pubblicarà efemplari delle divine Scritture fenza ave-
re ottenuto dall'Ordinario la facoltà, e vollero anneflb all'ope-
ra il nome dell'Autore. L' Arcivefcovo di Palermo ed il Ve-
fcovo Aftoricenfe non approvarono la pena , afferenti che non
doveano li Vefcovi decretare pena pecuniaria contro li Laici ,
ma cofirignerli colle Cenfure della Chiefa. Quando poi fi trat-
tò, fé doveafi vietare l'ufo delle Divine Scritture nell'Idioma
del Paefe , il Cardinale Paceco offervò, che da tali traduzioni
proveniva grave fcandalo ai Fedeli ; e fuggerì di non conceder-
le. Se gli lì oppofe il Cardinale di Trento, dicente che mala-
mente fi privano li Fedeli della lezione facra comandata dall'
Apposolo Paolo . Li Legati voleano , che P articolo propofto
non forfè nelle Congregazioni; ma li Tedefchi e Polacchi aven-
ti i-I coftume di fervirfi delle divine. Scritture nella naturale
Lingua foftencano , che meglio farebbe il concedere ciò alle Na-
zio-
Storia de Romani Pontefici, 181
zioni . Ma il Paceco pretefe , che l'articolo fia ridotto ad efa-
me ; poiché li Regni di Francia e Spagna ed Italia non folo ^EC'
non ricevono tali traduzioni, ma ancora le vietarono. Dunque
trattandoti dell' abufo introdotto nelle Sante Lettere era de-
gno oggetto della oflervazione dei Padri. Contuttociò fi fepa-
rò la Congregazione lenza decreto rapporto quefto affare .
LT. Con più rigorofo efame li Padri difcuftero la forma Difpnta de
del Decreto preferi vente le Divine Scritture e Tradizioni ; e Padri rap-
molte quiftioni fi moffero ed agitarono pel titolo di quello. Li portolaFor-
Legati propofero, che fi ricevano colle divine Scritture le Tra- ™ola
dizioni* ma ad eflì non aderirono alcuni. Il Vefcovo di Fano
foftenea non eflere le Tradizioni eguali alle divine Scritture: per-
che lebbene quelle e quelle eraoo da Dio, non però con pari vene»
razione erano ricevute: altrimenti tutte le cole da Dio ptove-
nute dovrebbono paragonarfi alle divine Scritture. Aggiugnea,
che Iddio non comunicò alle Tradizioni tale fermezza , che in-
violabili perleverino nella Chiefa * e quindi non meritavano la
venerazione dovuta alle divine Scritture. Il Vefcovo di Bitonto
fé gli fi oppofe, e fu approvato dal maggior numero . Dicea quelli,
che ogni verità realmente da Dio proviene, ma non ogni vero era
Parola di Dio , né deve effere con eguale culto ricevuto . Le
Tradizioni , e divine Scritture fono egualmente Parola di Dio
e verità della Fede , diftinte però da certo metodo : talché le
divine Scritture fono a noi tramandate ne' Santi Volumi, e le
Tradizioni lono inferite nel cuore dell'uomo: il perchè l' au-
torità di entrambi è immutabile : per oppoflo le Leggi fono
egualmente mutabili nel Vecchio , e nel Nuovo Teftamento ;
il che appare nella Circoncifione ed in altri Riti della Sinago-
ga . Dunque con eguale venerazione deggiono riceverfi le Scrit-
ture e le Tradizioni confavate con fedele fucceffione nella
Cattolica Chiefa . Più acerbamente il Vefcovo di Chioggia par-
lò contro la eguale venerazione della Scrittura , e Tradizioni, e
giunfe fino adirla empia; il che recò ammirazione ai Padri . Li
Velcovi Pacenfe e di Bertinoro ne riprovarono l'audacia , ed
il vcleano punito. Il Legato del Monte però procedendo con
mitezza deputò Teologi, che efaminino la Forinola del Decreto,
e le ragioni del Vefcovo di Chioggia . Quelli ripigliò, che non
avea condannato di empiezza il Decreto , ma alcune efpreffio-
ni di quello , e quando le diffe empie non' volea dirle ereti-
che, ma inumane; poiché con effe fi aggrava il pefo della Fede:
ma
1 8 2 Storia de Romani Pontefici .
=L ■ ma convinto dalle ragioni e riprovato dai Padri conterò di ri-
&ec. aVJ, Cevere con riverenza eflb Decreto , effendo approvato dal Con-
cilio : e quando nella Solenne Seffione fecondo il coftume fi
chiedette ai Padri, fé loro quello piaceva? egli non diffe *Ad
effe v obbedirò . Inforfe quindi altra discordia rapporto l'Anatema
fulminato contro li Violatori delle divine Scritture e Tradizio-
ne r II Seripandi il riprovò, aflerendo che non fi praticò nei De-
creti dei Sinodi, e le Genfure della Chiefa devono effere fulmi-
nate dal Giudice, e non incorrerà" fubito commetto il delitto.
Gontuttociò li Padri noi cambiarono. Piacque loro altro detto
di lui , e dittero , che la Foimola di violatore delle divi*
ne Scritture e Tradizioni era troppo ampia, febbene ufata fu dal-
li antichi Concilj : per il che fi ftabilì di foftituire in vece
della parola Violatore, Contro quelli che non ricevono li Sagri Libri,
e difpre?£ano appojìat amente le Tradizioni . L'Interpette Latino
del Pobno offerva , che molti approvarono il Decreto per quel-
lo appartiene alle Tradizioni di non molta autorità e di non
attoluta obbligazione. Imperciocché in qual maniera può eflere
autorevole il Decreto che preferive di ricevere le Tradizioni ,
che non Tappiamo quali fiano , né con qual regola debbano ef-
fere propofte ? Il che non fi dichiarò dal Sinodo. Oltrecchè in-
correa le Cenfure chi volontariamente ed avvertentemente di f pretta U
Tradizioni: a che non è fottopofto chi le riceve con riverenza.
Ma il detto del Polano è inutile e temerario. Imperciocché ap-
partenendo molte Tradizioni al Rito ed alla Difciplina de' co-
fiumi , che foventi volte fenza difprezzo ed innavvertentemen-
te e per umana fiacchezza fi trafgredifeono 9 non fi decretò la
cènfura contro il violatore ma contro li protervi difprezzaton .
Imperciò fé fono puniti li difprezzatori delle leggi dei Princi-
pi , ed è compatito chi per umana debolezza non le otterva •
giuftamente li Padri non aggravarono colla cenfura chi inav-
vertentemente trafgredifee le Tradizioni , e punirono chi le di-
fprezza e conculca. Del redo né il tempo né l'opportunità
permifero di numerarle nel Decreto , e fi rimifero al giudizio
della Chiefa. Nel che li Padri imitarono il Settimo Ecumeni-
co Concilio che le venerò e commendolle fenza dirne partico-
. . , larmente .
tapportoV1 ■k**' F°rmato il Decreto nelle Calende di Aprile fi trattò
bufo delle ^e^"1 a^u^ delle Tradizioni e Scritture , e della maniera di ri-
Sa°re Scrit- provarli , Era fentimento comune di anteporre a tutte le Ver-
ture . fio-
Storia de Romani Pontefici. 183
/ioni la Volgata, poiché avea acquiftato autorità dall'ufo comu- -
ne. Il Cardinale Paceco volea le altre riprovate e principal- c' *■**•
mente le pubblicate dalli Eretici : ed inveì contro quella dei
Settanta Interpetri . Ad eflb fi oppoie il Vefcovo di Fano di.
cente : ,, Malamente fi condannano le varie Edizioni delle Scrit-
„ ture, poiché la varietà fu fempre dalli Antichi tolerata , ed
„ oggidì ancora deve tolerarfi; è bensì abufo il riconofcerne
,, molte autentiche e prevalarlene nelle difpute , interpetrazio-
,, ni, e prediche. Imperciocché vogliamo noi quale giuridica
,, la fola Volgata Edizione ; perchè detta è antica, e fempre fu
„ accetta alli Criftiani • e perchè non vogliamo preftare occa-
,, fione alli avverfarj di dire , che finora non abbiamo avuto
,, Libri Santi giuridici. E certamente direbbono effi, fé non li
,, ebbero , in qual modo ebbero buoni Dogmi e perfette ceri-
,, monie? per tanto non riproviamo le altre , perchè non vo-
,, gliamo rigettare le Edizioni delli Eretici imitando 1' efem-
,, pio de' noftri Maggiori .... Del refto chi può abborrire la
j, Verfione dei Settanta , di cui ci ierviamo ne' Salmi che fi
ii cantano nelle Chiefe „ ....? Dopo ciò fi dubitò, fé fia ne-
cefTario produrre certo efemplare Latino, Ebraico, e Greco, il
che ad alcuni piaceva; ed il Cardinale di Trento bramava, che
in ogni Idioma fia pubblicato: pure fé ne decretò la fola Edizione
Latina . L'altro a bufo fu rapporto li errori delle Stampe; per il
che fi prefcrifle diligenza nell' imprimere la Santa Scrittura e
principalmente l'antica Volgata. Il terzo abufo apparteneva al-
la negligenza de'Libraj , che pubblicavano li Eiemplari delle
Sante Scritture pieni di corruttele , e vi aggiugneano a capric-
cio interpetrazioni . Per il che fi vietò ad eflì l'edizione de'
divini Volumi, fé non ne abbiano ottenuto la permiflìone dalL'
Ordinario , coftrignendoli con pena pecuniaria e cenfure di ap-
porre alla Edizione il nome dell'Autore. L' Arcivefcovo di
Palermo ed il Vefcovo Aftoricenfe riprovarono la pena ; ma
perchè l'ultimo Sinodo Lateranenfe fi fervi di effa , ed il fol-
do raccolto dovea efiere confumato in opere pie, venne intima-
ta . Dunque fi proibì d' interpetrare a talento le divine Scrit-
ture, e torcerne li fentimenti ; quindi furono prelcritte rigo-
role pene a chi non le imerpetra fecondo V ufo della Chiefa e
de' Padri . L'ultimo abufo fu di chi fi prevaleva ne' difcorfi
profani , favolofi , nelle fatire , mormorazioni , fuperfiizioni ,
divinazioni, incantefimi , fortilegj dei fentimenti e parole del-
le
1 84 Storia de Romani Pontefici .
11LL1JL---L le divine Scritture. Per tanto fi preferirle a tutti di non ufuù
ìec.AVI. ^arg in f\mt\i tmpl cofe\Je parole della Sagra Scrittura; e fi ordinò
ai Vejcovi di punire colle pene del diritto e ad arbitrio li temerari
violatori e profanatovi della divina Parola .
Succeduto LUI. Nelli fette di Aprile li Legati convocarono altra
nella ultima Congregazione per ultimare li Decreti dei Sagri Volumi ed
Congrega- Appoftoliche Tradizioni , ed abufi e corruttele che doveano
zione . condannarfi . Il Maflarelli fcrive , che li Padri in quefta for-
marono la rifpoita alla propofìzione dell'Oratore di Ce fa re .
Era flato quefti foftituito a Diego Mendoza, che affalito da feb-
bre ritornò a Venezia ove godea il grado di Cefareo Miniftro.
Dicea quegli, che Celare in tal modo manifeftava l'amicizia che avea
col Papa ed il defiderio del Concilio. In fatti vifitando Ji Le-
gati loro lignificò lo fteflb , e che difapprovava alcuni Vefco-
vi fudditi di Gelare che non ufarono moderazione nelle Con-
gregazioni , alle quali egli farebbe volontieri intervenuto per
contenerli * poiché quelli loro impofe la venerazione ed ofle-
quio verfo il Romano Pontefice e la Sede Appoftolica. Li Le-
gati il ringraziarono , e differo , che realmente quelli arebbono
potuto portarfi più confideratamente * però erano degni di fti-
ma mercè la preftata obbedienza e ioggezione : fé ad elio pia-
ce d'intervenire alle Congregazioni , volontieri aflentivano al
di lui genio. Dunque egli a quella delli fette di Aprile afiì-
ftette ; e le gli efpofe la rifpofta dei Padri , che nella SefTione
folennemente fi pubblicò. Fu quefta in tali termini concepita:
„ Uluftrifiimo Signor Ambafciatore, l'arrivo della Voftra Signo-
„ ria riefee gratiflìmo al Sagrofanto Concilio , rapporto alla
,, oflervanza e divozione cui il medefimo Concilio rifpetta me-
,, ritamente lo Auguftifiìmo Imperatore , e riguardo il ^favore
„ che egli promette per la fanta imprefa in nome di quello *
„ e fpera , che la prefenza della Signoria Voftra mercè le bel-
,, le doti dell' animo fuo e l'affetto che porta alli affari della
„ Religione, farà opportuna. Per il che riceve la Signoria Vo-
„ ftra con grato e benevolo modo , ed accetta fecondo che il
,, diritto permette, li comandamenti della Cefarea Maeftà dalla
,, Signoria Voftra manifeftati ,, Le ultime parole in tal
maniera fono riferite dai Monumenti del Vaticano ; ed appun-
to tali furono* poiché l' Ambafciatore per comando di Cefare
non folo dovea affiftere alle Congregazioni e Seffioni del Con-
cilio, ma ancora concorrervi con voto; il che era onninamen-
te
Storia de Romani Pontefici. 185
te oppofto all' Ecclefiaftico diritto. Poco dopo il Promotore del _•
Sinodo accusò la contumacia de' Vefcovi affenti : vi fi oppofe il Recavi.
Cardinale di Trento, affermando che li Tedefchi non erano contu-
maci, ma baftevolmente difefi dalla Dieta di Ratisbona , a cui
affìftevano per caufa di Religione e del medefimo Concilio .
Dittero li Legati , che ora non trattavafi di condannare al-
cuno , e che non fi nominava particolare Vefeovo . Il Pro-
motore al proprio miniftero foddisfa ; ed il Concilio fenza ma-
turo configlio non condannerà li Vefcovi di contumacia. L'A-
ftoricenfe foggiunfe , che li aflenti non poteano dirfi contuma-
ci, fé di nuovo non fieno invitati al Sinodo: imperciocché non
eflendofi quefto aperto nel determinato tempo quelli non erano
aftretti dalla legge intimata. Ma 1' Uditore Pighini e l'Avvocato
Graffi difTero , che il Diploma promulgato coftrignea tutti; tal-
ché chi non affitte non deve effere invitato nuovamente , e li
Vefcovi che tardano fono rei di contumacia . Nel dì fuffeguen-
te l'Ambafciatore di Cefare proccurò, che fia ometto il Decre-
to che acculava li Vefcovi aflenti ; di cui per ventura fi of-
fenderebbe l'Imperatore. Li Legati prima di entrare in Chie-
fa per la Seflione comunicarono la faccenda ai Cardinali Pace-
co e di Trento , ed ai Vefcovi dai quali erano accompagnati ,
e col parere di molti e maffimamente dei Francefi comandaro-
no al Segretario del Sinodo di ometterne la lezione.
LIV. Dunque nel Giovedì otto di Aprile li Legati tenne- Quarta Sef-
ro la Quarta Seflione, a cui etti prefiederono; intervennero due fione .
Cardinali, nove Arcivefcovi , quarantadue Vefcovi , il Coadju-
tore Cefareo , e Claudio Jayo Gefuita Proccuratore del Cardi-
nale Vefeovo di Augufta. Detta la Metta dello Spirito Santo
dall' Arcivefcovo Turritano , e recitato il Sermone dal Gene-
rale de' Servi di Maria eflb Arcivefcovo lette il Decreto , col
quale il fagrofanto Concilio ad efempio dei Padri Ortodofli ri-
cevea e venerava con pari affetto di pietà e riverenza li Li-
bri del Vecchio e Nuovo Teftamento , e le Tradizioni appar-
tenenti alla Fede ed al coftume provegnenti dalla bocca fantif-
fima di Gefucrifto , ovvero dettate dallo Spirito Santo e con
continuata fuccefiione oflervate dalla Chiefa Cattolica. Accen-
nò l'Indice de' Sagri Libri numerati fecondo l'ordine del Con-
cilio III. Cartaginefe nel Canone 48. ; d' Innocenzo Papa L
nella Piftola II!.; di Santo Agoftino nel Mkl$. della Citta -di
Dio , e nel Ub. z. cap. 8. delia Dottrina Crifliana ; e di Geli-
Voin.X. A a fio
1 8 5 Storia de Romani Tontejict .
■ fio Papa I. nel Concilio Romano , e pubblicò la fcommunica
oec.aVJ. contro chi non li riceve come fono in ufo preffo la Cattolica
'Chiefa, e fi leggono nell'antica Volgata Verfione , e contro
chi a bella pofta difprezza effe Tradizioni . Li Padri poi prefcrif-
fero , che la Volgata Verfione fi u!ì quale autentica nelle pub.
pliche lezioni, difpure , e prediche, e fi riceva la Santa Scrit-
tura nel modo che è approvata dalla Chiefa , a cui appartiene
il giudizio del vero fentimento ed interpretazione delle Scrittu-
re; vietarono le impreflìoni de' Sagri Libri fenza porvi il no-
me dell' Autore , e di fervirfene quando non fieno approvati
dall'Ordinario: rinnovarono le pene contro li trafgreffori de-
cretate dal Lateranenfe Concilio : vietarono di far ufo de' di-
vini Oracoli nelle Favole, e di abufarli per la Magia; ed affe-
gnarono la futura Sefiione alla Feria quinta dopo la Pentecofte
17. di Giugno, Poi fi leffero le Pillole dell'Imperatore, colle quali
egli deputa il Toledo preffo il Sinodo con titolo di fuo Orarore.
Il Maffarelli dice , che effo Cefare die al Toledo altro precet-
to, in cui vigore ei dovea aflifrere in fuo nome al Sinodo in
vece del Mendoza infermo. Li Decreti furono approvati dai Pa-
dri ; vi fi oppofero però alcuni volenti che alla Formola fi ag-
giungano le voci Rapprefentante la Uviverfale Chiefa . Maggiore
rumore fi lenti, perchè fi omife il Decreto contro la contuma-
cia dei Vefcovi attenti. Molti crederono, che li Legati di pro-
pria autorità noi curino , e che prelumano di cambiare lo ria-
bilito nelle Congregazioni. Di che ammoniti efli Legati dal
Promotore del Sinodo efpofero , che furono a ciò configgati di
Padri illufori per prudenza ed autorità , dall' Ambafciatore Ce-
sareo e dalli Cardinali Paceco e Madrucci . Ciò detto fi acche-
tò il tumulto , e fi approvò la omiffione del decreto ; alcu-
ni però voleano almeno accufata la contumacia dei Vefcovi
d'Italia; ma fi avvertì, che non dovea ridurfi in controverfia
una intera Nazione . Contro li Decreti di codetta SefTione il
Soave appone gravi calunnie : e poiché ha impegno di dimi-
nuire P autorità della Sede Appoftelica e del Papa , e diftrug-
gere onninamente li Decreti del Sagrofanto Concilio, con teme-
raria petulanza difprezza li Padri e Teologi che v'intervennero,
afferendo che l'ardua quiftione del Canone della divina Scrit-
tura e delle Tradizioni e Volgata Verfione non poco contro-
verfa fu definita da Padri di niuna erudizione, alcuni de' qua-
li erano Cortigiani ed Amminiftratori di Chiefe povere , e po-
co
Storta eie Romani Pontefici . 187
CO amanti della Religione; pochiffimi furono li Teologi , e tut-
ti di erudizione men che volgare. Certamente il Lettore cono- Sec.XVL
fee fenza altrui avvertimento la calunnia . E chi non fa che li
tre Legati erano adorni di efimie doti di animo , e due di ef-
fi fpettabili per ogni genere di feienza ? Oltre li Cardinali Pa.
ceco e Madrucci decoro del Clero di Spagna e di Germania af-
fifterono alla Seflìone quarantadue Vefcovi , che non folo non
ammintftravano tenui Chiefe, ma prefiedevano fecondo la con-
fuetudinc id quefti tempi a due delle più illuftri , ed erano co-
fpicui per fantità e dottrina . A quefti pofliamo aggiugnere tre
Abati Caflìnefi , cinque Generali di Religioni Mendicanti, uno
de' quali era il Seripandi encomiato dallo fteflb Calunniatore .
Si numerano ancora Teologi celebri di ogni Nazione , alcuni
de' quali fono tuttavia nelle loro Opere oggetto di ammirazio-
ne . Se non che qual neceffità evvi di dottrina per la forma-
zione dei Decreti ftabiliti una volta dalli Ecumenici Concilj ed
Ortodoffi Padri , ai quali non fi può opporre 1' accufa d' igno-
ranza ?
LV. Ma perchè il Pontefice bramava la riforma della Ro- Configlio
manà Curia e volea decretarla , primamente ordinò, che fé ne ^e' Legati
tenga trattato nel Sinodo. Il perchè mandò ai Legati refem.dat0 al Pa*
piare del Diploma pregandoli di configlio: ed eglino gli efpo- Pa ^P?01"!?
iero colla Lettera delti 7. di Marzo quello che rapporto ciò rac. na
colfero dai Padri, li quali voleano, che loro non fia dalla Cor-
te di Roma riftretta la libertà né limitata f autorità di regge-
re il gregge ad eflì raccomandato ; di promovere al Sacerdozio
li Cherici loro foggetti , ovvero fono aferitti ai Collegj dei Ca-
nonici : che li Regolari non predichino né amminiftrino ai Fe-
deli il Sagramento della Penitenza fenza il loro affenfo ; che
fìano proibiti li Cercatori , abolite le Indulgenze e le condona-
zioni delle colpe per la fabbrica di S.Pietro: che fi riformi la
Romana Curia fatta abbominevole per avarizia e lufTb : che li
Tribunali della Penitenziaria , Cancellala , e Rota fiano refti-
tuiti alla primiera equità; che il Sacerdozio Ma conferito alli
capaci : che fi moderino li fuflìdj e grazie di efpettazione ca-
gione di gravi difeordie. Dovea imperciò il Papa rimettere il
rimedio dell i abufi al Concilio : ciò facendo non deve temere
pregiudizio né legge oppofta alla fuprema fua autorità , poiché
h Padri fono pieni di oflequio pel Papa e pellaScde Appoftolica;
A a Z e ba-
188 Storia de Romani Pontefici.
^mm^T^ e baftevolmente fanno, che per deprimere li Eretici non deve
diminuirà* la giuridica aurorità del Capo della Chiefa ; e quei
fletti che importunamente voleano in ogni Decreto la efpreffio-
ne , che il Concilio rapprefenta la Univerfale Chiefa, non in-
tendeano di pregiudicare il Pontefice fupremo Principe e Padre
della Cattolica Religione, e parlavano del Sinodo dal Papa con-
vocato . Paolo approvò il configlio de' Padri ; ciò raccogliamo
dalle Lettere del Cardinale Farnefe date nelli 23. di Marzo.
Quefti lignificò ai Legati, che il proporlo configlio dovea ridur-
fi a miglior forma ; e promife, che concederebbe!! ai Vefcovi il
libero governo delle Chiefe , purché non affettino immunità di
foggezione della Sede Appoftolica. Per tanto loro prefcriffe di
attendere feriamente alla riforma ; vietò però le difpute o
quiftioni rapporto l'autorità del Pontefice e del Concilio. Li
Legati per la copia delli affari non poterono torto efporre al
Papa il proprio parere* ed il ferono dopo la Quarta Sefiione . Im-
perniò dittero, che non rettamente provvedeafi al divin culto , all'
onore del Ponrefice , alla neceflicà de' tempi , ed alla fperanza
concepita della riforma della Dataria con Diplomi ma col fatto.
Ammonivanlo ancora, che fi preferiva miglior forma alle cofe
trattate nel Senato Pontificio: che fi doveano conferire le Chie-
fe previo T efame ed informazioni di quelli, ai quali fi conferi-
feono ; e quelle la nomina delle quali appartiene ai Principi ,
doveano raccomandarfi a Prelati illuftri per gravità e dottrina ,
ed a condizione che refiedano pretto le medefime : che la mol-
tiplicità delle Chiefe è abbominevole anco pe' Cardinali , li qua-
li quanto fono fuperiori nei grado tanto debbono precedere col-
l'efempio: li Vefcovi devono prefiedere alle Chiefe non a ti-
tolo di oneftà ma di neceflità: il che era dai Padri riputato
dovere febbene malagevole per cagione delie Famiglie Regola-
ri, dei Signori temporali, e della Sede Appoftolica. Rapporto
li Regolari potea il Papa coi Superiori trattare di componi-
mento: quanto ai Signori temporali poteanfi rinnovare le pene
fhbilite contro li ufurpatori della Ecclefiaftica Giurifdiiione ov-
vero decretarne più gravi : riguardo la Sede Appoftolica fi ri-
mettono alla equità del Papa. Circa quefti punti molte fono le in-
dolenze dei Vefcovi • eglino riprovano li pefi troppo gravi di
penfioni, e decime frequentemente comandate; li Ecdefiafìici pro-
motti ai Sagri Ordini febbene furono riputati indegni ; le im.
mu-
Storia de Romani Pontefici. i8p
munita e privilegj conceduti alli Acoliti e Protonotarj * le af- — - ttT7t
foluzioni e proibizioni della Penitenziaria • li beneficj conferiti
ai Cortigiani e che vivono lontani dalle Chiefe; e le Afpetta-
tive con facoltà di prenderne pofleflb fenza il comando del Giù-
dice, perchè non inforga contefa colli Ordinarj , ai quali ap-
partiene il conferirlo. Efibirono poi la neceffità delli Seminar)
per amimeftrare chi dava nome alla Ecclefiaftica Milizia. Ciò
fatto fcufavano la forfè troppo franca libertà nello fcrivere : e
pregarono il Papa di fare loro nota la propria volontà entro la
Settimana di Palqua di Rifurrezione .
LV(. Né contenti di ciò li Legati dopo la Generale Con- Rifpofta
gregazione delli 13. di Aprile tenuta per eftirpare li abufi ri- del Papa .
guardo le Prediche e Letture efpofero al Cardinale Farnefe ,
che erano li Padri unanimi per trattare delli oftacoli che vie-
tano ai Vefcovi il ritorno alle proprie Chiefe ; e che due co-
fe poteano delberarfi . Primo , dopo il Decreto delle divine
Scritture e Tradizioni fi dovea trattare del modo di ricevere lì
Concilj ed AppoftolicheCoftituzioni . Secondo , che fi riducano ad
efame li Dogmi dando principio dall'Originale peccato , a cui
appartiene ilMiftero della Redenzione, e dalla Giuftificazione, e
dal modo di ottenerla. Per la prima s'incontrano fpinofifiìmi in-
roppi . Se fi proporrà, che tale ricevimento fi ftabilifca univer-
si mente , non folo riufeirà poco grato ai Padri ma ancora
men' opportuno ; poiché varie Sanzioni che più non fono in ufo,
non fi potranno rinnovare fenza indolenza di chi le vor-
rà ridurre a particolare efame ; il che farebbe fatica di lun-
go tempo, e cagione di contefe e difTapori. E dovendofi abolirle
alcuni fufeitaranno difiìdj tra il Pontefice ed i Padri : e loro
era ordinato di aftenerfi dalla quiftione che farebbe ferace di
Scilme . L'altra cofa che fi deve trattare col dogma , per ven-
tura fpiacerà ai Cefariani : il farebbono però, quando il Papa lo
preferiva ; e non effendo nell'Articolo del peccato Originale e della
Giuftificazione veruna corruttela voleano iftruzioni ; cioè fé
debba trattarfi di Riforma del minifìero de' Vefcovi , e farebbe
l'obbligo della Refidenza, e delle difficoltà che inforgerebbono .
Il Pontefice approvò il modo di riforma promofla dai Legati;
ciò raccogliamo dalle Lettere del Cardinale Farnefe delli 24. di
Aprile, ed encomionne la prudenza; li ammoniva però di tre
cofe . Primo, loro ordinò di trattarla con cautela , poiché ad
effa principalmente attendendo li Vefcovi trafeureranno il ne-
go-
ipo Storta de Romani Pontefici.
gozio della Fede . Del rcfto li Decreti del Dogma fono necef-
Sec. XVI. j— aj|a conformità della Chiefa , in grazia di quefti è flato
convocato il Concilio. Secóndo , preferi fle , che nel levare li
oftacoli del libero efercizio di giurifdizione ordinata dalla Sede
Appoltolica e dai fuoi Miniftri provvedano alli impedimenti che
venivano dalla Laicale podeftà , perchè la riforma di quella
parte che appartiene al proprio diritto , fi decretò fenza fenten-
za del Concilio , che deve formare legge fopra quefto punto
coli' aflenfo del Papa. Intanto eflb Papa approvò , che la Voi.
gaia Verfione fia corretta dalli errori provenuti dalla negligen-
za ovvero ignoranza delli Editori e Libraj , e comandò in ciò
ftraordinaria diligenza. Il perchè 1' Interpetre Latino del Soave
il condanna di avere violato la libertà del Concilio quando in-
timò ai Legati le condizioni, e quefti dipendeano dalla volontà
di lui . Ma per deluderne la calunnia offerviamo li Atti del-
li Ecumenici Concilj , e le irruzioni date dai Papi ai Legati
che doveano efeguirle e nel Concilio trattare della fola faccenda
preferitta dalla Romana Sede. Dunque mentre nelle Congrega-
zioni precedenti la Quinta Seffione trattavafi delli articoli che
doveano edere decilì, l'Ambafciatore di Cefare fìgnificò ai Le-
gati , che quefti volea fofpefo V efame dei Dogmi e promofla
unicamente la Riforma; ed il Cardinale di Trento afferì , che
fpiace a Cefare la decifione delli articoli del peccato Originale,
della Lezione della divina Scrittura, e della Predicazione della
Parola di Dio; tutto quefto è contrario a ciò che ei maneg-
giava coi Luterani. Li Legati differo , che non poteano fo-
fpendere la faccenda effendo ftata decretata dai Padri , ed egli-
no per comando del Papa doveano proporla . Ripigliò l'Amba-
fciatore , che il faggio Miniftro deve confervare la unione del
proprio Principe colli altri , né con rigore tanto efeguirne le
irruzioni quando da quefte ne proviene difeordia. Li Legati
con follecito meflb il negozio efpofero al Papa, che ftupì per la
oimanda dell'Ambafciatore , la quale era oppofta alle deliberazio-
ni del Concilio, ed impedifee l'antidoto delle Erefie. Comanda-
va imperciò, che fia pubblicata la petizione di elfo Cefare non
bene informato dell'affare , ma piuttofto dai di lui Miniftri
malamente iftrurto ; e volea , che il Concilio attenda al
negozio della Fede , il quale non deve effere ridotto a contro-
verfia . Tale iftruzione piacque ai Legati , che intimarono Ja
Congregazione in cui farebbelì trattato della Fede , pel giorno
28.
Storia de Romani Pontefici* ipr
28. dì Moggio . Iq efla il Legato del Monte diffe ai Padri: ,, Niu- " — -
„ no può vietare al Concilio di attendere al Dogma: chi jn^EC. AVI.
,, ciò è negligente, favorifce V Erefia , ed incorre nelle Cenfu-
,, re decretate contro li Fautori di quella „ . . . . Propofe poi
1' articolo aell' O-tginale peccato , di cui erafi diffufamente
trattato nella precedente. Il Cardinale Paceco contefTò di effere
pronto a dare mino al negozio della Reddenza dei Vefcovi
punto principale propofto nella Adunanza : del refto nell* uni-
re il Do_>ma colla Riforma, e (hbilire la dottrina dell' Origi-
nale* peccato credea , che fi defuma il principio dalla controverfia
della Immacolata Concezione della Vergine. Con ciò ei favori-
va il delìderio di Celare* poiché la quidiorìe agitata nelle Scuo-
le confumerà molto tempo * ed intanto non fi riprovavano
le dottrine dei Luterani . Se gli fi oppofe il Vefcovo di Fano
dell'Ordine de' Predicatori , li quali lofiengono la fentenza men
grata alti Teologi e Fedeli , e con modeftia diffe che le
die Scuole hanno in proprio favore eruditi Scrittori • che la
Chiefa non decretonne* che il luogo ed il tempo non fono òp-
p~>r:uni , poiché il dogma chiedeva la feria attenzione de' Pa-
dri . Dunque era meglio il non trattarne, fedando in tal modo
le alterazioni poco utili • il di lui fentimento fu approvato
dalla maggior parte, e fé ne trasferì ad altro più opportuno co-
modo l' elame . Altri voleano opporre nuovo impedimento al
Dogma ; né mancò chi giudicò infruttuofa la quiftione dell' Ar-
ticolo ; non pochi diceano feonveniente ai Padri bifognofi di
riforma il trattare de* mifierj della Religione . Ripigliò il Le-
gato del Monte: Li Padri dovendo trattare del negozio della
Fede pò (Tono volendolo riformare fé fteflì : e defiderofi della ri-
forma dei Vefcovi e de*l Clero doveano attendere quelli che
fi fono porti in cammino e li Delegati dei Principi : e con ciò
correggea chi afferiva neceffario maggior numero de' Padri per
l'autorità del Concilio. Li Vefcovi Stabienfe e di Sinigaglia
difendeano la ripugnanza di Cefare . Dicea il primo, che trat-
tandofi ad onta di eflb Cefare del Dogma cagionarebbefi a quefto
detrimento, poiché quegli fi opporrebbe alli Decreti. Soggiugnea
1 altro , che Cefare fi offenderebbe effendo ad efame ridotto ciò
che ei maneggiava nella Dieta per pacificare le Parti . Ma l'Ar-
civefeovo d'Aix con vigore foftenne il comando del Papa ed il con-
figlio de' Legati , e diffe, che dovea efaminarfi il negozio della
Fede per cui era convocato il Sinodo: che ognuno può rifor.
ma.
ip2 Storia de Romani Pontefici.
^ mare fé fleflb , ma pel negozio della Fede era duopo la con-
Sec.XVI. vocazione dei Concilj . Il Vefcovo di Fano ed il Generale Se-
ripandi ne approvarono il penfiero feguiti da molti Padri . Il
perchè fi decretò l' efame del peccato Originale.
Varj dubbi LVI. Nella Congregazione delti 15. di Aprile furono efa-
e quiftioni . rninati due abufi delle divine Scritture, cioè delle Prediche e
delle Lezioni . Il Cardinale Paceco diffe, che li Padri ai quali
fu raccomandata la Provincia, li aveano con- follecitudine offer-
vati , ma non con eguale modo efpoflo il rimedio . Impercioc-
ché le cofe proporle furono ordinate anco dai Concilio Latera-
nenfe fotto Papa Innocenzo III. non però con felice fucceffo.
Molti erano di parere affinchè li Ecclefiaftici fìano iflrutti nel-
le fagre dottrine, che fi decreti certo provento per foftenimen-
to del Canonico che Teologale appellano , e la cura ne voleano
raccomandata ai Vefcovi \ pregando il Papa di desinare in ogni
Diocefi per tale effetto il beneficio che vacarà . OfTervarono al-
tri , che provengono molti difordini dalle prediche dei Que-
ftuanti e dai privilegi della Crociata: e voleano, che eferciti il
facro miniftero chi con previo efame ne otterrà la facoltà dall'Ordina-
rio. Da ciò prefe occafione il Vefcovo di Fiefole malamente affetto al
Papa ed alle Regolari Congregazioni di ricordare , che tale mi-
niflero è proprio delli Vefcovi , ed eglino efercitandolo non areb-
bono neceflità dei Mercenarj : ,, Effendo vero che li Regolari
poiché non fono deputati alla predicazione , deggiono vivere
ne' Moniflerj . Dunque nel concedere loro la predicazione fi
permette ai lupi l' ingreffo nell'ovile. Per il che vi fupplico
di non fopportare quella azione. Se decretate diverfamente ,
protetto di foggettarmivi sforzatamente : non lafcerò però di
ricordarvi dinanzi il tribunale di Criflo , che in ciò non ho
commetto peccato. Dunque fopra di voi farà la colpa ed il
fangue di quelli ,,. Prima che li Generali Glauflrali abbia-
no modo di parlare il Vefcovo di Bertinoro Dominicano ripi-
gliò: ,, Noi dobbiamo fapere 9 che il Papa è ii Vefcovo dei
Criftiani , e che noi fiamo chiamati a parte del di lui mi-
niftero. Per la qual cola non meno entra nell'ovile per la
porta chi da quello è inviato al gregge di colui che da noi
è mandato. Dunque (e vi piace oflervate , che effo Papa
concedette ai Regolari tanti privilegi per cagione della no-
lira negligenza fé non vogliamo dirla ignoranza : e fé in tal
$, modo non averle egli difpoflo , la Chiefa di Criflo farebbe
,, de.
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Storta de Romani "Pontefici, 193
"„ decaduta ; imperciocché li Regolari portano il pefo de' Ve- ^ „ '
„ fcovi,li quali approfittano del vantaggio fenza fatica,, ....
Ad effo aderirono li Padri . Ma perchè il Cardinale Paceco
avea introdotto il difcorfo dalla Refidenza de' Vefcovi e delli
impedimenti che doveano vietarti , il Legato del Monte ripi-
gliò : ,, Sebbene nelle- Sanzioni o Leggi la parte più difficile
,, fia l'adempimento e la difficoltà principalmente incontrali in
,, ciò che diciamo^ nullameno fi può fperare, che colla prefen-
,, za de' Vefcovi alle proprie Chiefe fi otterrà . Intanto pre-
», fcrifte feria attenzione peli' affare che trattavafi ,, . Indi ri-
volto al Vefcovo di Fiefole difie : ,, Quelli che dal divino
,, Giudizio pel gregge loro raccomandato laranno condannati fé
„ noi difendono dalli avverfarj , perchè mai fi aggravano, che lì
,, Regolari fupplifcano alle loro mancanze ? Se poi il Papa
„ vorrà *fpogliarli febbene fono tanto benemeriti della Chiefa ,
,, eglino traforeranno la predicazione con grave danno, però de*
,, Fedeli,,... Dunque efaminata feriamente la cofa nelle priva-
te Adunanze fi tenne la Congregazione nelli dieci di Maggio: ed
il Decreto rapporto li Regolari fu, che eglino predichino fuo-
ri le Chiefe proprie col contenta dei Superiori e licenza de'
Vefcovi .• e nelle proprie colla facoltà del Superiore in ifcritto
che annualmente fi approverà dai Vefcovi. Se predicano con
offefa de' Fedeli , efli Vefcovi loro vietino il fanco miniftero ,
avvegnacchè abbiamo per ciò privilegio. Se efpongono dottri-
na ereticale, li puniranno. Li Padri però moderarono il De-
creto e loro permifero di predicare nelle proprie Chiefe fenza
la licenza delli Ordinarj • il che non piacque al Cardinale Pa-
ceco, che volea pel vantaggio della Chiefa non vietata ai Re-
ari la predicazione* quattordici ne approvarono il parere, e
li altri confermarono il Decreto che moderava li privilegi di effì
Regolari. Del redo il Seripandi fupremo Moderatore delli Agofti-
niani con modeftia ed efficacia perorò per la propria caufa. Quin-
di trattofiì della maniera per introdurre nelle Scuole de' Rego-
lari la Lezione della Sagra Scrittura e la Refidenza dei Vefco-
vi , perchè opportunamente il proprio gregge ammaeftrino nel
bene. Ditte il Cardinale Paceco, che ciò era dovere , e che
troppo indulgente è chi afferifee non efiere eglino per diritto
divino tenuti a quefto ; e volea reftiruiti li Canoni antichi rap-
porto la refidenza de' Vefcovi : talché li colpevoli fieno privi
dei proventi e con pene Ecclefiafliche puniti , e li contumaci
Tom.X. B b de-
ìì
J»
ip4 Stovìa deK.omanì Pontefici,
depofti , Riguardo la dottrina de' Vefcovi era di parere , che fi
Sec. XVI. preghi il Papa di conferire le Chiefe ad Uomini dotti o fufn-
cientemente iftrutti . Ripigliò il Legato del Monte , che in tan-
ta diverfuà di parere non lapea a qual partito appigliarfi j bra-
mava imperciò , che li Padri efpongano il proprio per evitare
la noja colla lezione di tanta varietà . Dunque dopo di avere
con impazienza afcoltato il Vefcovo di Fiefole diffegli : „ Voi
„ Signore dicefte jeri di rfdurre al Tribunale di Crifto quello
„ che contro il voftro fentimento li Padri decretarebbero : ora
chieggo, fé nodrite lo fìefib penfiero ? Rifpofe quegli : In di-
re quefto non intendo di appellare ad un Giudice Superiore,
ma nel modo che fa chi cerca di fgravarc la propria cofcien-
„ za ; per cagione di che io fono ora benignamente riprefo dai
,, Legati, dicenti che l'appellazione al Tribunale di Crifto può
j, dirfi ereticale, fé pertinacemente in quella perfifto . " Il per-
,, che protetto di non aver detto ciò con animo realmente di
„ appellare al Tribunale di Crifto, ma per fgravare la mia co-
„ fcienza 't e quindi riprovo l' appellazione prefa in rigorofo
,, fenfo „. Furono introdotte nell'Adunanza delli 21. di Mag-
,, gio varie difpute rapporto la Refidenza de' Vefcovi e liofta-
coli che a quella fi oppongono , e variamente fenrirono li Pa-
dri. Il Legato Cervini diffe : Il cardine di quefta deliberazio-
ne è pofto nella formazione del Decreto della Refidenza de'
Vefcovi , e nelli impedimenti che a quella fi oppongono ; il
che richiede tempo opportuno e più maturo efarae . Li Padri
ne approvarono il parere , e fi ftabilì , che ]a faccenda con na-
turalezza fi a efaminata.
Dubbi tir. LVII. Nella medefima Congregazione ed in altre fi pro-
ea il pecca- poterò dubbj rapporto l'Originale peccato, e fi divifero incin-
to Origina- Capi: il primo riguarda l' eflenza di quello ; il fecondo
le, ed imma- / F X n ,. © . J? >. ,.
colata Con- *a manlera on°Q fi dirama ne Pofteri di Adamo ; il terzo 11
cezione di danni cha cagiona* il quarto il rimedio di quello; il quinto
Maria. l' efficacia di effo rimedio . Il Legato del Monte perchè li
Padri attendano ad affare di tanta importanza , loro elibì 1' au-
torità dei Concilj , il Canone 2. del Mileviteno , il Capo 72.
del Cartaginefe , li Canoni 1. e 2. di quello d'Oranges , il
duodecimo del Toletano , ed il fecondo del Firentino nelle
Lettere della Unione, la Piftola d'Innocenzo I. data al Con-
cilio Cartaginefe, il Capo 4. della prima di Celeftino I. , e la
84. di S. Leone feruta al Vefcovo d' Aquileja . Nella Congre-
ga-
Storia de Romani Pontefici* 1^5
gazione dell* ultimo di Maggio furono propofti li primi tre Ga- — ■
pi; ed i Padri il proprio parere efpofero. Circa il primo il ■X-Vl*
Veicovo Montulanenfe trattò della natura del peccato Originale; e
lo Stabienfe fpiegò la propagazione con termini oppofti a quel-
li del Montulanenfe. Del terzo eruditamente favellò quello di
Fano , dicendo che bartevolmente dal confenfo . della Ghiefa è
comprovato, che Adamo era fiato ancora arricchito di rettitu-
dine e di giuftizia,eferbandola come mercè il divino ajuto po-
tea , arebbe ottenuto il premio della beata immortalità : il che
Dio donò ad effo come a Progenitore dell' Uman Genere , tal-
ché li di lui Pofteri farebbono falvi in virtù di sì eccellenti
doni. E' certo , che Adamo peccò alla prefenza di Dio, e che il
di lui peccato fu atto di difobbedienza, e ne perdette la grazia per
fé e per quelli che da effo nati farebbono. Giò diffe 1' Appo-
solo : Per cagione di un uomo il peccato è venuto in que/io mondo e
col peccato la morte , e così pervenne a tutti gC uomini in cui hanno
peccato. Pafsò al quarto articolo, e diffe , che il folo Battefi-
mo purifica 1' uomo dalla macchia di quefto peccato e dalla pe-
na dovuta ad effo , e notò due cofe : l' una riguardo la retta
divina Giuftizia che punifce ne' bambini l'altrui peccato; l'al-
tra rapporto la neceflìtà che'i Figliuol di Dio fia venuto al
mondo per la Redenzione comune . Nelle altre Congregazioni lì
trattò del rimedio , e della efficacia di quello . Dalle offervazio-
ni dei Padri fi raccoglie la menzogna del Latino Interpetre di
Pietro Soave , che vuol* ciò trattato brevemente e fenza atten-
zione. Dunque nella Congregazione delli 8. di Giugno fi leffe
il Decrero dell'Originale peccato, ed il Cardinale Paceco infi-
nuò di aggiugnervi : // fagrofanto Sinodo niente intende di definire della
Beata Vergine ; [ebbene piamente li Fedeli credono ejfere ella fiata con*
cepita fen^a macchia di peccato Originale : e quafi tutti ne approva-
rono il detto ; alcuni fi oppofero , ma non furono feguiti . Dice-
vano quefti , che effendo la opinione dal Sinodo dichiarata
pia, fi riprovava l'altra di empia; il che definifce la materia.
Per la qual cofa configliarono l' efame della propofizione e di
abolire le parole che offendeno 1' una e l'altra opinione; non
fi acchetò il Paceco- e diffe, che nella Congregazione il mag-
gior numero acconfentì, che fiano inferite nel Decreto . La pia
opinione è accetta alli Ordini Regolari uno eccettuato, ed alle Ac-
cademie ce: Regni di Francia e di Spagna . Contuttociò li Padri non
voleano 1' efarae di quella che era da troppe fpinofe difficol-
Bb z tà
ipó Storia de Roman? Pontefici.
■ . - tà accompagnata , ed attendere alla condanna delle Erefie , poi-
c • che in tempo più opportuno la quiftione potrà agitarfi . Dun-
que lo Aftoricenfe volea levate dal Decreto quefte parole: Me».
te prefentemente intende il fanto Sinodo di fìabilire : e dai Do-
minicani fu applaudito nella maniera che fuol farli in fegnalata
vittoria ; ciò però al Paceco ed ai Francefcani riufcì gravoio .
La cofa per tanto a fegno arrivò , che iebbene molti credeano
la Santa Vergine concepita fenza peccato Originale , fofteneano
però, che riprovata non fia l'altra opinione. Ed il Vefcovo di
Bi tonto fu di parere , che non fi debba decretare del Concepi-
mento di Maria .
Decreti LVIII. Dopo l'efame del peccato Originale e delli altri A r-
della quinta tjcoij nc\\i diecifette di Giugno fi tenne la Quinta Seflìone , a
oorto^On" cul 'nrervennero 1' tre Legati , il Cardinale Paceco , nove Ar-
ginale pec- civefcovi , quarantanove Vefcovi , li Proccuratori del Cardinale
cato e pre- e Vefcovo di Augufta , e dell' Arci vefcovo di Treveri , due A-
dicazione bati , tre Generali, ed i due Ambafciatori di Cefare . Il Ve-
della divina fcovo di Pienza celebrò • ed il Sermone recitò Fra Marco Lau-
Parola. r€n^ dell'Ordine de' Predicatori ; finito il quale fi recitò il De-
creto dell'Originale peccato contenente cinque Canoni. Il pri-
mo fcommunica chi non confeffa , che *Adamo colla tragreffione del
divino precetto fu tramutato in peggiore rapporto il corpo e rtguardo l
anima . Il fecondo condanna chi foftiene la prevaricazione di
Adamo ad erto folo e non alla di lui Dipendenza nociva* che
propagò nel? uman genere la morte e le pene del corpo , ma non il pec*
tato. Il terzo riprova chi aflerifce , che l'originale peccato colla
propagazione e non colla imitazione in tutti trasfufo fi può cancellare
colla for?a della umana natura o col me^XP di a^yo vim^t0 c^e non
fiano li meriti, dell'unico Mediatore Signore noftto Gefucrijìo : ovvero ne*
ga , che quefti col Sagramento del Batts/ìmo conferito rettamente pof»
fono applicar fi ai bambini ed all'i adulti. Il quarto anatemattizza
chi dice non dover fi battezzare li bambinelli tofio nati ancorché generati
da genitori Crifìiani / ovvero infegna, che non fi battezzano per confe*
tir loro la rem'ffìone de* peccati; che non contraggono dal peccato di ^da-
mo brutez?a , la quale debba cancellar/} col lavacro di rigenerazione per
confeguire la vita eterna. Il quinto fcommunica chi nega rimetter*
fi ti reato della colpa mercè la grazia di Gefucriflo che fi confertfce
col Batt efimo ; ovvero dice , che non fia tolto dal? anima la vera e
propria ragione del peccato • ma fi opera in modo , che ad ejfa non fia
imputato y e chi nega la concupifcenxa ejfere dalli %Appofìolo detta pec»
ca»
Storia de Romani "Pontefici. 19J
tato , perchè veramente e propriamente ne1 rigenerati sia peccato . Qt'.e- ■" '
fi a è nocevole a quei the non acconfentono , e ad ejfa con fortezza si RECAVI.
oppongono per la grafia di Gefucrtjìo • e ne* rigenerati niente abòor»
rtfee Iddio , fecondo la definizione del Sagrofento Concilio .
Nel fine dei Canoni fi dichiara non e-CTere intenzione del Sa-
grofanto Concilio di comprendere nel Decreto dell' Originale
peccato la beata ed immacolata Vergine Maria Genitrice di
Dio* fiordina piuttoflo, che fi offervino le Corruzioni di Sifto
Papa IV. Li Padri nella decifione del peccato Originale e di-
chiarazione dei Dogmi fi attennero dalli articoli fuperflui , e da
quelli che falva la Fede fi efaminano dai Teologi nelle Scuole,
Ji quali non fi oppongono alla divina Scrittura , alle Tradizio-
ni , ed alli Concilj : e fi permife ad ognuno di feguire la Scuo-
la che più gli aggrada . Dunque non decretoffì della natu-
ra dell'Originale peccato, intorno cui non convengono li Sco-
latici , ne del modo cui fi propaga nelP uomo , né del conce-
pimento immacolato della Madre di Dio. Nella medefima Sef-
fìone fi pubblicò il Decreto di Riforma contenuto in due Ca-
pitoli. Col primo fi preferirle ai Teologi d' iftituire nelle Ghie-
fé Claultrali e Socolari la Lezione della divina Scrittura . Il
fecondo appartiene ai Predicatori ed alli Queftuanti delle li-
mofine , e dichiara , che // Vefcovi fé non fono legittimamente impe»
dni , predichino ti Vangelo, ovvero raccomandino ad Uomini ido-
nei il fanto miniftero. In damo il Paceco fi lagnò della pena
unica al Decreto: ed il Vefcovo di Fano foftenne , che li di-
fprtzzatori del Decreto poflbno punirfi colla privazione della
Chiefa . Si comandò ancora alli Parrochi , che nella Domenica e
giorni folenni pafeano le pecorelle loro raccomandate col pane della di'
vtna Parola , e con ciò che è necejfario per la eterna falute *, e
che li Vefcovi li costringano . Li Regolari fenza licenza
dei Superiori e fenza benedizione del Vefcovo poflbno pre-
dicare nelle proprie Chiefe , e nelle altrui coll'afleofo di que-
fìo . Alli Seminatori di zizzanie e difeordie deve vietarfi la pre-
dicazione . Li Queftuarj di limoline non predichino , e contra-
venendo al Decreto fiano dalli Vefcovi privati dell'impiego.
La futura Seflìone fi afTegnò alli 29. di Luglio; che per le tur-
bolenze di Germania fu prorogata alli 13. di Gennaro del 1547.
LIX. Eflendo il Concilio attento f.lla condanna delle Ere- Pao,° l\L
f;_ ;i d r ■•„, . . ,, _ r „. , , icommum-
le 11 rjpa perleguitava li Eretici colle Cenlure . Sino dal J 543- ca Ermanno
dicemmo, che Ermanno Arcivefcovo di Colonia fedotto dalli Arcivefcovo
Lu« di Colonia .
Ip8 Storia de Romani Pontefici,
? Luterani introduffene nella Diocefi l'empia dottrina , e che fi
oEc.XVl. proccu,ò di ritirarlo dall'errore. Ma perchè il Clero e l'Ac-
cademia di Colonia il conofeeano indurato nell'inganno , prega-
rono il Papa ed Imperatore di ajuto . Primamente Celare con
Lettere del dì io. di Giugno del 1545. li ricevette fotto la
fua protezione, e comandò all' Arcivefcovo di produrre pedonal-
mente le proprie difefe odi desinare Procuratore per tale duopo;
ed intanto di non fare novità e correggere le fatte. Il Papa di-
provò Ce fare , che con autorità di Giudice trattò dell'affare di
Fede e Riforma. Ma perfuafo poi della retta intenzione di luì
approvò il decretato , e nelli 8. di Luglio ordinò all' Arcive-
fcovo di comparire in Roma nel corfo di feflanta giorni o per-
• fonalmente o col mezzo di Proccuratore . Dei redo febbene ei
con tenerezza proccurò di ridurlo, il Vefcovo non fé ne approf-
fittò, e nel dì 6. di Aprile del 1546. riportonne la condanna. Il
Papa feparollo dal commercio dei Fedeli , e depoftolo dal gra-
do difpensò il popolo dal giuramento di fedeltà ; ed in di lui
vece ordinò al governo della Chiefa di Colonia Adolfo de'Con»
ti di Scuvemberg zelante della OrtodofTa Religione da molti an-
ni Coadjutore di effo Ermanno, e comandò al Clero e Citta-
dini di favorirlo . Ad Ermanno la fentenza manifeftò colle
Lettere date in Roma prejfo San Marco fotto il dì 3. di Luglio
del 1548. e del Pontificato noftro XII. L'Imperatore che conofeea-
h poco favorevole alle cofe proprie , non la curò ; e nelli 7.
fcrifle ad Ermanno denominandolo Arcivefcovo , ed efortandolo
di non dare ajuto ai Protettami, e di proibire ai proprj Suddi-
ti di militare fotto le infegne di quelli . Ermanno ricevute le
Lettere di Cefare pubblicolle , e ne preferirle l'efecuzione . Quin-
di appellò dalla fentenza del Papa al legittimo Concilio che fi
convocarà in Germania. Se non che poi l'Imperatore vittoriofo
delli Eretici nell'anno fuffeguente volle efeguita la fentenza
Appoftolica . Mandò per tanto a Colonia due Uomini illuftri
con autorità di efaltare Adolfo nella Sede con titolo di Coad-
iutore di Ermanno : quefti divenuto più abbominevole al Cle-
ro ed odiofo al popolo, e non avendo forze per refiftere al po-
tere di Carlo fi ritirò in certo Luogo del Principato a vivere
privata vita*.
Stipula con lx. Intanto che li Padri del Concilio efaminavano li Articoli
Celare al- della .Giuftificazione e Refidenza dei Vefcovi , in Roma con
tro liProte-Par* Sollecitudine li Teologi faceano lo fteflo . Diceafi , che 1'
Ira-
Storia de Romani Pontefici. ipp
Imperatore preparava numerofo efercito contro li Luterani ; fi *
vedea la recluta de* faldati , febbene quegli occultavane il mo- EC'
trivo . Imperciò li Luterani deliberarono di non attendere al
Concilio di Trento, di prolongare 1' alianza ftipulata pella di- tìanti, ed in-
fefa e confervazione della nuova dottrina , di non abbandonare llta. aJJu .a
1' Arcivefcovo di Colonia , e di configliare Cefare a non con- atn ^nncI''
trariaria • e quefti piuttofto li efortò di meditare la pace e de.
porre la pertinacia. Eglino perciò fi convocarono in Ratisbo-
na e vi tennero Colloquio, che riufcì gravofo all'Imperatore il
quale cfortolli di afiiftere alla Dieta che ei volea radunare* que-
fti non v'intervennero, però vi fpedirono li Legati . Del refto fi
riduffero nelle Calende di Aprile in Worms, ove trattarono di
molti affari ; ed ufciti dall'Adunanza prefero le armi conrro Ce-
fare. Il Cardinale Triulzi per comando di quello avea propofto
al Pontefice 1' alianza in depreflione dei Luterani , e fi con-
chiufe nel Senato Appoftolico ne' 22. di Aprile , in cui etto
Triulzi eipofe le condizioni , ed erano : Effendo la Germania
dalla Erelìa combattuta con .danno delli affari terreni e divini ,
ed effendofi proccurata la pace fenza frutto , febbene per quella
è convocato il fagrofanto Concilio di Trento , a cui li Lute-
rani e quei di Smalcalda non vogliono foggettarfi ; imperciò
attenti il Papa e Celare, che l'opera fia fruttuofa ad etta Ger-
mania , di decoro a Dio e vantaggio alla Criftiana Repubbli-
ca , deliberarono di ftipulare vicendevole alianza . Quindi Ce-
fare iovivenuto dal Pontefice fi porterà nel vicino Giugno con-
tro li Eretici e li aftrignerà di ridurfi alla vera Religione , e
predare obbedienza alla Sede Appoftolica; ovvero adoprerà mez-
zo più mite per difingannarli , (e gli verrà permetto . Vietavafi
a Cefare di ftipulare accomodamento colli Eretici oppofto all'
alianza fenza F attenta del Papa: quelli entro un mele sborfcrà
in Venezia cento mila feudi , altri centomila trafmeffi ad Au-
gufta s' impiegaranno nella guerra; compiuta quella tornerà in
beneficio del Papa il foldo non confumato . In oltre quefti ali-
menterà dodici mila Fanti e cinquecento Cavalli fono il coman-
do del Legato Appoftolico che li condurrà all' efercito: conce-
derà a Cefare la metà dei proventi deili Monafteri di Spagna
che non faranno adoprati in altro impiego. In tempo della
guerra entrambi vicendevolmente fi aiuteranno effendo dalli av-
veriarj affaliti . Falfamente il Potano fcrive, che fegretamente l'aliar.-
zaapprovò,perchè rimanga occulto lo ftipulato contro il Re di Fran-
cia
200 Storia de Romani "Pontefici.
rr-' eia ; ma pure fi ìeffe in pubblico Confiftorio , e fi regi-
Secavi. ^^ ne]|j ^tti # Dicevafi ancora effere lecito ai Principi Cat-
tolici di aderire all' alianza colle condizioni di pefo e di ono-
re convenevoli. Il Pontefice ed in nome dell'Imperatore il
Cardinale Madrucci e Giovanni Vega foferiflero il trattato , ed
i Padri detonarono Legato della fpedizione il Cardinale Farne-
se . Li Capitoli furono approvati concordemente , e fi accor-
da la vendita dei beni dei Monafteri di Spagna, a condi-
zione che Cefare dia in pegno l'equivalente. Quefti feriffe ai
Principi e Città di Germania , loro efponendo che facea guer-
ra non a motivo di Religione, ma per confervare il fuo diritto,
]a dignità Imperiale, e la libertà dalli fediziofi opprefia ; ed il
Pontefice proccurò d'indurre contro li Luterani li Principi Cat-
tolici . Primamente fcrifle a quello di Francia efortandoio di armare
contro quelli che erano la cagione d'ogni difordine, che negavano
di aflìfiere al Concilio e di riceverne le decifìoni : xAbbiamo of*
fervato ciò che tu penfi di quejìa condizione di uomini , e Jappiamo ,
che bai ordinato , che fiano tenutijontani dai tuoi dom'tnj e popoli il
malore e perverfa fuperfìixjone j nel che rijplendcno la virtù deli1 animo
tuo e la /ingoiare pietà verfo Dio Onnipotente : quejìa sì è re fa palese
a tutti , ne verrà meno . Noi certamente diretti dalla Fede e pietà ab-
biamo trattato della falute e ravvedimento di cofloro col carijfimo fi*
gliuolo nóflro Carlo Imperatore de* Romani fempre %Augufìo , a cui prin*
cipalmente appartiene /' affare di Germania , operammo con ajjiduità e
diligenza , che ei intraprenda la cura di fanare quella nobiltjjima Na-
T^jone , e chi rìdur non può nel retto fenderò colla autorità ed
ammonizioni , coflringa colle armi e col ferro . Per ti che a Noi confi»
glia V opera e f alian^a , e Noi ad effo efibimmo foldati ed ajuto , ed
adempiremo alle promifjìoni , f ebbene non molto posano le nofìre for^e
e le ricchezze della Romana Cbiefa f ( imperciocché la nofìra facoltà è
fuperata dalla grande^X? del? affare ) ma per cooperare alla divina
ifpiraxjone e foddisfare al defideno che abbiamo , proccuriamo il decoro
* della Religione . La qtial cofa ancora abbracciammo , fperanxfti che ten-
tato ogni me^XP inutilmente quefìa fia la via certa per ottenere la pa-
ce del Crifìiano nome .... Efortiamo per tanto la tua Maefìà nel Si-
gnore , e preghiamo di approvare le ragioni Nofìre e favorirle col? aju-
to y e fé le preghiere e la Dignità Nofìra hanno vigere preffo te , ti
fupplichiamo di unire alle no/ire le tue for^e .... Date nel li 21. di
« Luglio del 154Ó. Nel fuffeguenre ne fpedì altra al Re di Polo-
nia efortandoio a favorire l'alianza. Quefti a vea prometto a Ce-
la-
Storta de Romani Pontefici; 201
fare opportuno loccorfo . Scritte ancora al Doge di Venezia ed al **""*S
Senato ricordando loro li eiempli dei Maggiori che tante voli;e ***wG*»
militarono contro gì' Infedeli pella Cattolica Rejigione , e pre«
golii di armare contro li Luterani . Furono li Veneziani tenta*
ti con promette olla depreditene dell' Imperatore; ma li efimj
Padri aderirono al Pontefice . E Paolo cfortò all'imprefa altri Prin-
cipi d'Italia e di Germania. Siaci lecito di recitare porzione
della Lettera data all'Arcivefcovo di Magonza : In fomma tuttala,
no/ira cura e follecitudine è attenta nelfefortare ed ammonire chi è collocato
neW onore del Principato , perchè fenta bene di Dio e della Cattolica
Fede .... e fperan^iii che quejio è tempo opportuno alla tua pietà ed
animo grato verfo Dia coli' aderire alla fanta alian^a [èco Noi , ti efor»
tiamo a promovere la caufa del Signore non folo col de/ìderio ma an-
cora coli1 opera . Il che appettiamo da te Venerabile Fratello che adorno di
tfimia Ecclefiaflica dignità [et Elettore del Sacro Romano Impero , e devi
eftbire ajuto a Dio ed alla Patria .. . La invitta diligenza e diflimu-
lazione di Cefare non poterono tanto occultare le mire alli Pro»
telanti e principalmente a Gian-Federico Duca di Saffonia ed Elet-
tore , che avvedutoli di quelle prima di lui condurle 1' e fere ito
in campo . Cefare per tanto con Editto del dì 20. di Luglio il
proferitte dicendolo perfido , fediziofo , reo di lefa Maeftà , e
(turbatole della pubblica quiete ; e la medefima forte toccò al
Lancgravia d'Aflìa. Li due Principi noi curarono ed intima-
forigli la guerra, adducendo ragioni per purgarfi dalle accufe , e
conteftando di difendere la propria caufa . Frattanto trattarono
affai lentamente le armi ; il che tornò opportuno a Cefare , il
quale non ettendo pervenute in Germania le truppe Pontificie ,
cercava tempo e teneva fofpefi li nimici . Il Papa foddisfece al
fuo dovere, e mandò a Cefare circa dodici mila Fanti ed otto-
cento a Cavalli , ai quali ducento ne unì il Duca Cofmo di Fi-
renze , e cento quello di Ferrara. Die il comando dell' efercito.
ad Ottavio Farnefe fotto la direzione del Cardinale, Aleffandro
di lui Fratello; ma quando richiamò etto Cardinale a Roma
\i foftiiuì 1' Arcivefcovo di Rottano . Nelli 20. di Luglio giun-
fero a Trento le truppe Pontificie , ovvero a Mufatello Villa
dittante due miglia dalla Città ; di quefto fcrive il Mattarelli
così : ,, Nel dì 2(5. di Luglio 1' Illu^riflìmo Oaavio Farnefe
„ Capitan Generale dell' Elercito , Gutribattifta Savelli Genera-
„ le di Cavalleria , Aleffandro Vitelli Generale di Fanteria ,
„ Paolo Vitelli , Federico, Savelli , Giulio Orfini , Sforzino
TomX. G e „ Sfor-
202 Storia de Romani Pontefici
f— — — * „ Sforza di S. Fiora Colonnelli , ed altri Capitani e Nobili fui
Sec.XVI.^ rono ricevuti dai Legati con onorificenza. Mentre erano a
„ Menfa 1' efercito pofto in ordine pafsò dinanzi eflì Reveren-
„ diflìmi Legati, ed era formato di Soldati quafi tutti Italiani
„ che militano a proprie fpefe per caufa di Religione contro
j, li Luterani ,, . Nelli 13. di Agofto fi unirono colli Cefarei:
ed il Papa ordinò pubbliche preci per ottenere da Dio la bene-
dizione pella'fanta imprefa : concedette la remiflione de' pecca*
ti a chi farebbe orazione per la pace della Chiefa ed annienta-
mento della Erefia. Commoffi li Principi e popoli dalle folle*
citudini del Pontefice lo favorirono , e dal Regno di Napoli
e Lombardia fi radunarono fei mille Soldati . AH* efercito Cefa*
re depu ò con titolo di Generale Comandante Ferdinando Alva-
ro di Toledo Duca d' Alba valorofo nelle armi, e fotto il co-
mando del Conte di Burano fi unirono all' efercito dieci mila
Fanti e quattro mila Cavalli della Germania inferiore, e pochi
Italiani e Spagnuoli . Cefare poiché avea efercito inferiore a
quello dei nimici, volle ftare fulle difefe : e li Proteftanti facil-
mente T arebbono vinto , fé il Saflbne ed il Lantgravio non
foffero fiati in difparere , cui mercè perderono la opportunità
del trionfo. Unite le truppe Carlo fé mirabili progredì , ricu-
però molte Città e battè fovente li nimici . Quindi vide il Pa-
latino Elettore del Reno che pregavalo di perdono; l'efercito Ere-
tico fi leparò infruttuofamente ; ed il negozio a tale miferia fi
riduffe che non potè più riftabilirfi ; e l'Imperatore ai nimici
accordò la pace con dure condizioni .
Trattato LXI. Dei refto per le turbolenze di Germania non lafciò
della giudi- il Concilio di efaminare le quiftioni di Giuftificazione e di Gra-
ficazione in zja j fe\\e quaji doveafi tenere trattato dopo il Decreto dell'O-
vane Adu- rjgjnaie peccato, di cui erano rimedio . Il Legato Cervini effendo
infermo il del Monte di {Te, che l'Articolo della Giuftificazione il
quale dovea efaminarfi , era più fpinofo di quello della origi-
nale colpa. Imperciò di quello parlarono molti Scolaftici , e di
quello pochi. Predavano però baftevole lume li Scrittori che fi
oppofero ai Luterani . Ripigliò il Polo , che quello Capo era bene
a quello unito, perchè li Fedeli conofeano-, che li danni della
colpa di Adamo fono fanati dalla copiofa Redenzione di Crifto . Ma
effendo la cofa difficile doveafi impetrare da Dio lume ed ajuto:
efortava imperciò li Padri di leggere attentamente li libri delli
avverfarj, ripudiare il cattivo , e ricevere il buono: poiché è
co-
Sporta de Romani Pontefici. 203
coftume delli Eretici di frammifchiare col fallo alcun vero per
avvalorare la menzogna. Il Paceco ripigliò , che per difcuterr *BC,*,V*#
il dubbio della giuftificazione mancano li lumi delli Scolaftici
e Concilj : per il che peniava, che li Teologi riducano l'affare
a certi capi , che efibiranno ai Padri nelle Congregazioni . In
tal modo provveduto lume baftevole alla ofeurità formarebbefi
con minore difficoltà il Decreto . Dunque più volte • li Teolo-
gi convennero in certo luogo per efaminare la materia. Si con-
vocò quindi altra Congregazione, in cui il Legato del Monte
dille , che penfava di dividere la materia in tre capi. Primo ,
in qual maniera li meriti di Gefucrifto fi applicano ai Fede-
li ? Secondo, che.debbafi fare per confervare nell'anima propria
la divina Grazia ? Terzo , che per riacquiftarla perduta ? e fé
può ottener»* colle forze naturali ? ed in qual modo fi riac-
quifti? e fé la ricuperazione fia fimile o diffimile dalla prima?
Li Padri approvarono il penfiero del Legato: il folo Proccuratore
dell'Arcivefcovo di Treviri volea unito a quello articolo Pefame
del Libero arbitrio; fé è vero che per ottenerlo l'uomo deve coo-
perarvi; il che certamente proviene dal libero arbitrio. Dunque li
Teologi doveano efibire il loro parere riguardo la giuftificazione
nome e natura di quella e la caufa di efla giuftificazione; cioè
quello che opera Dio, e che fi ricerca dall'uomo? del detto dell'
Apposolo : L'uomo è glufiificato per la Fede? Se appartengono
alla giuftificazione le opere che la prevengono e fuccedono ? E
li Dogmi che devono effere definiti, con quale autorità debba-
no effere avvalorati fé delle divine Scritture, dei Concilj, dei
Padri , ovvero delle Appoftoliche Tradizioni ? Delle quali co.
fé dopo molte difpute fi formarono li Decreti promulgati nella
Sefta Seffione. Li Padri fi occuparono nella interpretazione del-
le parole dell' Appoftolo : Ly uomo è grufi ificato perla Fede , poi-
ché erano ufurpate dalli Eretici in difefa della propria caufa .
Il Padre Claudio Jayo Gefuita offervò , che 1' Appoftolo le af-
fermava comprovando che la giuftificazione è graziofa : poiché
la Fede delle cofe che conducono l'uomo alla giuftificazione, è
dono gratuito; e le altre poffono impetrarfi col mezzo della
Fede; il che fi attribuifee alla Fede non la giuftificazione, ma
che mercè di effa poliamo effere giufti. Del refto la Fede non
è baftevole come comprova S. Agoftino nella Lettera data a
Bonifacio. Dunque la Fede può effere nell'anima priva di buo-
ne opere, né è baftevole per fantificarla.
C e z LXII.
204 Storta de Romani Pontefici .
^TMW"*'- LXTT. Nel dì 26. di Luglio giunfero li Oratori del Re
Secavi. £rjrtiani{fimo che elibirono il kegio mandato , e fi lefle nella
Giungono li Congregazione doJli trenta; il Legno del Monte in tal modo
Anbafcia parlò: „ Mi viene confcgnato il mandato e la dimanda delli
tori del Re ^ Ambalciatori per effere introdotti nel Sinodo e nelle Genera-
Tt nCr '" ^ Congregazioni, per il che dobbiamo riflettere non del lo.
1 Cor '•* ,• lo ricevimento di quelli ma ancora del Iuopo che loro con-
rapporto le" „ .- *.. .. j -d j-. r
precedenti " Vlene* "ercl° attendiamo il parere dei radn e pentiamo se-
co fé . iì cettarli nel modo onde ricevemmo li .Cefarei' „ . Il Paceco
commendò ia pietà del Re CriftianifTìmo , ed efortò li Oratori
che pel ricevimento del mandato frano grati ai Padri che li ac«
colfero nelle Seflioni e nelle Congregazioni y perchè fiano di
giovamento colla loro prudenza. Rapporto il luogo dicea, che non
doveafi determinare per impedire le difeordie colli Oratori Ce-
farei ; la faccenda deve ferbarfi a più, opportuno configlio , che
verrà fuggerito dalle condizioni del tempo . Se poi vuol decre-
tarfì, fuggeriva , che fi oflervi il rito de' pattati Concilj e del-
la Sede Appoftolica, di che non era iftrutto. Piacque imper-
ciò ai Padri di rimettere l'affare alla prudenza dei Legati , ov-
vero di approvare il parere del Paceco . Alcuni però importu-
namente lulcitarono la controverfia del Re de' Romani , e di-
ceano , che li Ambafciatori del Re de' Romani nel .Concilio
Lateranenfe furono ammefsi prima dei Francefi : a che rifpon-
dette 1* Arcivefcovo di Armach , che Mafsimilliano in quel tem-
po fé non era adorno della Cefarea Corona , godeva li diritti
della dignità Imperiale ; ma Ferdinando è condecorato col folo
titolo di futura fuccefsione dell'Impero. Il Vefcovo di Feltre
ricordò colla autorità di antichi efempli , che poflbno in un
fol tempo effere due Imperatori, e che il Re de' Romani con-
cede li fa-vori che appartengono all'Imperatore. Ma il Vefco-
vo di Bitonto negò , che Carlo e Ferdinando fiano due Impe-
ratori, ed iftupiva nel fentire moffo tale dubbio. Se non che
il Legato ricordò il Decreto fatto , che niuno acquifti dirirto
col luogo, né riceva pregiudizio. Li Ambafciatori avvifati di
quefto fi commoffero , e dichiararono primamente col mezzo
del Vefcovo di Agde e poi colla propria voce quando vifitaro-
no li Legati , che partirebbero, fé nel Concilio non abbiano
luogo colli Ambafciatori. QueRi procurarono di acchetarli, di*
cendo che riporterebbono applaufo fedendo in luogo diftinto ,
da cui produrranno liberamente il proprio femimento ; quelli
di
Storta de Romani Pontefici. 205
di Ferdinando non ancora aflìfterono alle pubbliche Adunanze — v\7J
dopo l'arrivo delli Cefarei, li quali poflbno intervenirvi in nome c* AVi*
dei due Fratelli . Li Francefi però voleano far credere ai Legati, che
farebbonó partiti: cederono poi, perchè l'affare ridotto a controver-
sa non ifturbi il Concilio, e loro ballò di ledere dopo li Cefarei • e
queftì moftrarono contento di afliftere alla Congregazione colli Fran-
cefi : talché il Mendoza febbene affalito da febbre volle inter-
venirvi col Toledo, che folo alle altre Congregazioni affiftettc.
Quindi il Danes recitò difeorfo in lode del Re , Regno , e Chie-
fà Gallicana, in cui fioriva la Fede Cattolica^ lodonncle fatiche
(offerte per la di lei propagazione , eflirpazione delle erefie ,
protezione dei Pontefici , ed arricchimento della Romana Chie-
ia j che il Re confervò nel Regno efTa Fede , perfeguitò li E-
retici,e favorì il Concilili decreti del quale difenderà . Prega-
va, fé quegli operò cofe grandi pel vantaggio della Chiefa, che
gli fi confervino li privilegi . Rifpondette il primo Legato, che
le cofe fatte dai Ke Criftianiffimi per la Religione e Sede Ap-
poftolica deggiono con piacere rammentarfi : e fi provò fenfìbi-
le nel fentirle ridette. Li Padri ricevono per tanto il manda-
to della Legazione con iftima e li Ambafciatori con affetto.
Ringraziano il Re, che con tanto buon animo favorifee il Con-
cilio, avendo depurato ad aflìftervi Uomini efimj ed adorni di
dottrina e prudenza. Si conferveranno li privilegi, purché fiano
uniformi al bene della Criftiana Repubblica . Dunque erra lo
Spondano nel dire recitato dall' Oratore .il difeorfo nella Quin-
ta Seflione. Li Atti del Vaticano , li Mfs. del Maflarelli e
molti altri Monumenti lo riducono a Congregazione a bella
porta convocata .
LXIII. Dopo varie difeordie per la prorogazione della Seflione ^ttj rap,
quefta fi affegnò alli 13. di Gennajo dell'anno proflimo. Qpin- p0rt0 ja re.
di con attento ftudio fi trattò la Riforma e la Refidenza dei fidenza de'
Vefcovi , Dalle Lettere del Cardinale Farnefe delli 30. di Giù- Vefcovi .
gno raccogliamo , che il Papa ordinò ai Legati , che nel De-
creto della Refidenza de' Vefcovi non fiano elprefli li Cardina-
li : poiché le rene contro li fupremi Senatori del Principe dal
"folo Principe dipendono, ed egli di ciò difpofe con particola-
re Breve. Cr-mandò in. oltre , che non fi riduca a quiftione , fé
la R elìdenza fia di diritto divino ovvero umano; ma quando lì
Legati propofero il Decreto, febbene omilero li due Capi , udi-
rono, the alcuni ne voleano trattato, e furono corretti di non
tra-
2o6 Storta di Romani Pontefici.
traforarli; e differo, che il Pontefice non rilafsò la Refidenza,
Sic. XVI. c cne era fuperfiuo confumare il tempo in brighe , che tendo-
no a reftrrgnerne l'autorità ^ Dclli Cardinali aflcrirono, che rut-
li erano difpofti a rifiedere preffo le proprie Chiefe ; ma la
grandezza del grado certamente non permette , che fieno nomi-
nati : fi può bensì far ufo di forinole generali che compren-
dane . Ma perchè alcuni condannavano la moltipliche delle
Chiefe , il che fovente fuccedea in favore dei Cardinali , e ne
voleano vietato P abafo , il Legato del Monte ripigliò , che
non fi può in una fol volta trattare di molte cofe ; e che fé
ne parlerà quando il Pontefice decreterà certa Legge- ed appun-
to così fu fatto. Furono diverfi li fentimensi nella formazione
dei Decreti . Riguardo la Refidenza e diritto divino moho fi
difputò , e niente di certo fi ftabilì . Li Spagnuoli diretti dal
Paceco voleano , che la faccenda fi rimetta ai Sinodi Provin-
ciali . Altri diceano, che eflì Provinciali Sinodi fi trafeurano, che
fov*ente approvano il configlio dei Principi, ed in grazia di quefti fi
oppongono al Papa: la fperienza comprova, che per ciò nacquero
leerefie; febbene ne'primi Secoli efli Sinodi giovarono alla Chie-
fa. Non pochi voleano decretate graviffime pene contro li af»
fenti : altri fofteneano , che li Re non poflbno feiorre li Vefco-
vi dall' obbligo della refidenza, ma ciò fi trafeurò per non of-
fenderli . Ad altri fpraceva la reftrizìone onde non fi eccettua-
no li legittimi impedimenti; ed altri la riputavano neceflaria
e doverofa . Chiedevano alcuni , che li Regolari quando pecca-
no fuori del Moniftero fiano puniti dai Velcovi ; e che ad ef-
fi Vefcovi fi accordino altri privilegj per accrefeimento di au-
torità e giurifdizione. Ma perchè li Legati conobbero , che il
trattato era inopportuno, il differirono ad altro tempo.
Trattafi LXIV. Intanto nelP efame fatto nelle Congregazioni delli
éellaTrasla- Articoli della Giuftificazione e Refidenza dei Velcovi fi attribuì
zio del Si- ajja incuria loro il male della Chiefa , ed inforfero tra li Car-
»°ffftu[ip- d inali del Monte e Madrucci tali diflìdj , che agitarono li Pa-
pa e non da ^r' • A che uniflì il terrore della guerra che avea (turbato mol.
Cefare. ti, e fi cominciò a penfare alla fofpenfione del Sinodo . Molti
voleano partire ed afikurare la propria vita; e poco attendeano
all'affare del Dogma e della Riforma. IJ perchè li Legati propo-
fero di cambiare Luogo ed altrove trafportare il Concilio .
Prima che in Trento ebbefi notizia dell'alianza del Pontefice e
di Cefare , quelli feri fiero nelli 2 3. di Giugno al Cardinale Farnefe ,
com-
Storta de Romani Pontefici . 207
comprovando che il Concilio in Trento non era decorofo rè
ficuro, ed il Madrucci poco attento nel provvedere il neceflario
riducca li Padri a non applicarfi all' efame della Fede , per cui
erano là convocati . Non piacque al Papa il penfiero, perchè non
volea offendere Cefare , con cui trattava di alianza , né volea
fciorre il Sinodo per cui decoro e difefa intraprendeva la guerra.
Il perchè comandò loro di non partire da Trento, e di non più
farne parola . Ma avvertito del grave diflìdio inforto tra li Car.
dinali del Monte e Madrucci, e perfuafo che li Padri non arten-
deranno al negozio della Fede vicini effendo allo ftrepito delle
armi, condifcefe, che fi trasferisca il Concilio ad altra Città: e ne
formò Diploma, a condizione che il maggior numero de' Padri
brami la traslazione. E diffe loro di proporre Lucca fituata ne*
confini della Chiefa e di vota a Celare, a cui volea comunica*
ta la faccenda . Per il che diede gravi Lettere al Nunzio Ve-
ralli , e le mandò ai Legati perchè lette le indirizzino al de-
ftino. Dicea , che eflendo imminente il pericolo rimettea l'af-
fare alla loro prudenza , e poteano trattenerle fé voleano . Bra-
mava però , che prima del cambiamento fia definito il dogma
della Giuftificazione e della Refidenza, perchè non fi dica, che nien-
te fi operò in Trento . Il Farnefc non ancora partito da Tren-
to quando vi giunfero li comandamenti Pontificj , li manifeftò
ai Cefariani , li quali tanto ferono, che ne ottennero la fofpen-
fione. Il Cardinale Cervini li efortava allo riabilito richiedendo-
lo la dignità della Sede Appoftolica, la libertà del Concilio ,
la ficurezza de' Vefcovi , il pericolo dello Scifma , e la difefa
della legittima autorità. Se la guerra avrà buon efito,ed appaja
fperanza, che li popoli che chiedercno il Concilio, fiano difpofti
ad obbedirlo , li Padri fenza pericolo e con decoro vi fi appli-
cheranno. Li Legati nella Congregazione propofero ad effi Padri,
la Traslazione del Sinodo, e già alli rinnovati comandi del Papa
erano pronti di partire . Ma il Cardinale Farnefe a differire la parten-
za li configliò e di attendere altre difpofizioni del Papa. Il Pal-
lavicini è di parere, che Cefare induffe il Farnefe alla circofpe-
zione col mezzo di Girolamo Corregio mandato in Corte due
giorni prima che fiano inforti li diflìdj in Trento. Dovea que-
gli comporre con Cefare l'opportuno per la guerra, infinuargli
la traslazione del Concilio ftbbene non ancora era fiata coman-
data dal Papa ; poiché li Padri intimoriti partivano da Tren-
to, ed i Legati molto fi affaticarono per traitenerveli. Ma do-
po
208 Storia de Romani "Pontefici,
^^"^j^ pò la difcordia dovea il Corregio efporre a Cefare il nuove*
secavi. oftac0)o pei profegui mento del Concilio in' Trento , e pregarlo
di rimovere il Madrucci con ilpeciofo titolo, perchè con liber-
tà e tranquillità li Legati difpongano l'opportuno. Rifpondette
r Imperatore , che (ebbene lo fcioglimcnto ovvero traslazione
del Concilio gli preftarebbe modo di trattare coi Proteftanti
d' accomodamento j nullameno perchè bramava il Divino offe-
quio ed il felice fucceflb della di lui cauia, non potea approva»
re il propofto. Rapporto il Madrucci difle , che dovea rima*
nerfene per alcuni giorni in Trento configliando col Farnefe il
progreffo , comodo, e ficurezza del Concilio; e poi arebbe ri-
folto della di lui dimora o partenza . E ciò appunto indufle il
Farnefe ad efortare li Legati a non fare novità fé non do-
po altro comando del Pontefice. Aggiugne il MafTarelli, che il
Nunzio Veralli fignificò ad effi Legati , che Cefare abborriva
la traslazione del Concilio , che minacciò la fua indignazione
a chi ne parlarebbe : e moftravafi adirato col Legato Cetvini
promotore di quella . Dunque li Legati diflimulato il faftidio
efortarono li Padri a non partire \ tantoppiù che in quefti gior-
ni pervennero in Trento faufte notizie delle armi Cattoliche:.
Il Papa riconfermò la facoltà di trasferirlo altrove, purché tale
fìa il defiderio del maggior numero : ma perchè Cefare difap-
provavala, rivocò il comando. Nel dì 18. d' Agofto icrifle a
Trento, che egli avea lo fteffo penfiero , ma volea con loavità
ridurlo ad effetto per non indurre Celare a fare la pace coi Lute-
rani o a convocare il Sinodo della Nazione. Comandava im-
perciò .ai Vcfcovi di trattenerli, finché il Farnefe tratti con elfo
Cefare ; pregavali di non fare novità , e di ridurre le quiftioni
ad efame ; ed ai Legati ordinò di fpiarne la volontà , ficchè
egli operi con ficurezza .
LXV. Nelli tredici di Gennajo del 1547. ^ Legati convo-
carono la Sefta Seffione , a cui affifterono li Cardinali Paceco e
Madrucci, dieci Arcivefcovi , quarantafette Vefcovi, due Proc-
curatori di Vefcovi affenti , due Abati , e cinque Generali ;
niuno Ambafciatore v'intervenne: li Cefariani erano adenti , e
e li Francefi fé ne aftennero per non offendere Cefare , a cui
non piacevano li Decreti. Celebrò V Arcivefcovo di Spalatro ,
e predicò lo Salpenfe. Quindi fi pubblicarono fedici Capitoli
della Giuftificazione , che farebbono Regola di Fede contro li
errori delli Eretici . E perchè tutti ne apprendano la verità , fi
ag-
Seffione
Seda.
Storia de Romani Pontefici. 209
aggiunfero tre Canoni ed altrettanti anatemi contro chi diver- _ --J-Uy
famente arebbe creduto. Notiamo, che fatco e confermato con £*
pace il Decreto alcuni rinnovarono le voci tanto decantate del
titolo del Sinodo , e protettarono di abborrire il Concilio feifma-
tico , e di riconoscere in etto la Univerfale Chiefa in vigore
dell' autorità Pontificia che avealo convocato , e vi prefiede-
va . Quello di Sinigaglia fi oppofe alla Formola del Decreto ,
che credea mancante e meno efprimente rapporto la Fede e di*
vina Mifericordia ■ il riceveva per quella parte che negava il
certo pottedimento della divina grazia , purché fiano riprovate
Je opinioni delli Eretici. All'oppofto quello di Bofa volle ,
che le parole condannanti il certo poflfedimento di etta grazia ,
fiano riferite nel Canone quartodecimo , e fi anatematizzi chi
quello difende. Li altri con venerazione lo approvarono. Ai
Decreti e Canoni della Giuftificazione fu unito quello della RU
forma contenente cinque capi. Il primo comanda ai Vefcovi la
Refidenza, rinnovando le pene dell'antico diritto e preferen-
done nuove contro li trafgreflbri . Il fecondo decretò , che li
Sacerdoti aventi in tìtolo o commenda Ecclefiaftici beneficj fo-
no coftretti alla refidenza . Il terzo foggetta alla cenfura e cor»
rezione dell'Ordinario li Cherici Secolari e Regolari che vivo-
no eoa delitto fuori del Moniftero . Il quarto dichiara , che li
Capitoli delle Cattedrali e di altre Chiefe, e li Cherici fono fog-
getti alla vifita e correzione del Vefcovo , e Prelato non orlanti le
efenzioni , confuetudini , fentenze , giuramenti , concordati , li quali
favorifeono li Autori ma non li Succeffori. Il quinto interdice
ai Vefcovi li Pontificali nella Diocefi altrui fenza licenza dell'
Ordinario fottopena di fofpenfione. In quefta Seffione fi trattò
unicamente delli impedimenti della Refidenza , differendo ad al-
tra la quiftione fé fìa ordinata dal diritto umano ovvero divi-
no j volendo li Legati per obbedire al Papa fcanfarla. Letto
il Decreto fi chiefe ai Padri fé loro piaceva ? piacque al Car-
dinale del Monte ed a molti , alcuni però volevano altre cofe
ad elfo aggiunte , ed efibirono Scritture efponenti il proprio
fentimento. Dunque raccolti li pareri ed effendo diffuile in
poco tempo l'cfaminarli il Cardinale del Monte ditte : „ Li
,, Padri approvano il Decreto eccettuate alcune cofe , delle qua-
,, h parlaremo in altra Generale Congregazione ,, ...., Il che
fatto concordemente desinarono la futura Seffione pel dì ». di
Marzr» ; ed accufata la contumacia delli attenti fé ne decreto U
Tom.X. D d pe«
^ I o Storia de Romani Pontefici •
j, y vr ' pena, fi eccettuarono però li legittimamente impediti* e fi vietò
alli Padri di partire da Trento prima della Seifione .
Diploma LXVI. Dicemmo, che quando fi prtfcriffe di efaminare la
del Papa per Refidenza dei Vefcovi il Pontefice efprefTamente vietò , che nel
la Refidenza Decreto fi parli dei Cardinali, che quali Senatori della Chiefa
ardina- <joveano efTere corretti e gaftigati dal iolo Papa . E perchè co-
nofcea , che li Padri tale riforma collantemente voleano ,
giudicò di compiacerli : e fotto il dì 18. di Febbrajo del
1547. pubblicò in Ccnfiftoro il Diploma , in cui vigore
li Cardinali doveano ri federe preffo le proprie Chiefe , ed
a quelli che godeano varj beneficj , preferirle di averne un
fblo . Alli negligenti intimò , che amminiftrino l'ultimo ot-
tenuto . Ciò facendoli in Roma il Cardinale del Monte nel-
la Adunanza due giorni dopo la Setta Seflìone fi querelò , che
alcuni troppo oftinati perfidiano nel proprio parere, ed efsendo
approvato generalmente il Decreto quattro ricercavano in effo le
parole: Rapprefentante la Univerfale Chiefa 'y altrettanti che la Ri-
forma fia decretata interamente ; fei che nel Decreto fiano e-
fpreffamente nominati li Cardinali; e dodici erano di parere , che
li Vefcovi affenti dalla propria Chiefa fiano puniti . Che può
farfi in tanta varietà ? Rapporto il titolo il Legato accennò ol-
tre le ragioni il detto delli Torrecremata , e Gaetano , li quali
riprendono li Concilj di Coftanza e di Bafilea. Della Refidenza
dei Cardinali diffe , che quefti occultamente fono comprefi nel De-
creto : né doveano volere in un fol tempo la riforma di quel-
li , ma piuttofto lafciarfi diriggere dai documenti delli Scrittori e
dalla autorità della fperienza . Delle pene ed efecutori di quelle
non fapea altro fuggerire dopo il detto; „ Quello ancora direi,
„ che io non aflìlterò nell'avvenire alle Congregazioni, poiché
,, veggo alcuni troppo oftinati nel proprio fentimento* e cer-
„ tamente in tal modo operando in darno allumiamo la fatica
e la noja di quelle. Penfino il meglio: io volontieri il loro
parere afcoltarò . Le cofe necefiarie fono li Dogmi , e ma-
teria dei Sagramenti : fi tratterà poi di Riforma e delli im-
impedimenti dei Vefcovi: e fi efaminerà e deciderà ciò che
,, appartiene alla Refidenza ,, . Rifpofe il Cardinale Paceco*,
che il Decreto che ei approvò , fpiacque ad alcuni ; penfava ,
che farebbe opportuno di convocare particolari Adunanze , alle
quali affiliano li Jufperiti ., e poi nella Congregazione con af-
fenfo comune fi formerà il Decreto; il che farebbe grato al
Fa-
Storia de Romani Pontefici. 211
Padri. Ma li Velcovi di Calahorra , ed Aftoricenfe voleano il ^ y ^
Decreto formato colla confueta Formola , ed aggiunta di ciò '
che da alcuni era delìderato , ed allegarono l'efempio dell' ulti*
mo Lateranenfe Concilio. Ditte il Legato, che le cofe variate
nel Decreto deggiono effere grate a tutti * all'ultimo Latera-
nenfe Concilio precedeva il Papa, il quale poteva ad onta del-
le oppofìzioni approvare il Decreto. Nelle adunanze fi propo-
fero li Decreti della Riforma , ed il Legato del Monte nelli
25. di Febbrajo riferilli alla Congregazione aggiunte alcune cofe,
ed altre mutate : offervati imperciò li voti della parlata Sezio-
ne fi conobbe, che il più de' Padri approvava il Decreto. Dun-
que numerati quelli e ben ponderatone il tenore dirle , che li
Padri che comprovano il Decreto , e che aderirono al lenti-
mento de' Legati, fuperano la metà: ai quali fi unifcono li Ge-
nerali Regolari, li Abati , e fei Vefcovi che fi uniformarono
al giudizio del Concilio: per il che i' Decreto fu applaudito
dal maggior numero • e concordemente fi pubblicò ,
LXVII. Il Pallavicini nel hb.^.cap.^. efpone il fucceduto tra Succeduto
il Pontefice e 1* Imperatore rapporto il Concilio e 1' alianza; tra il Papa
e noi fulla fede di lui ofTerviamo, che Paolo era dubbiofo di e Cefare
fofienere efTa alianza . Era libero dall' impegno, non folo perchè j^PPorto U
erano pattati li fei mefi patteggiati , ma perchè Cefare fi ac- p i"c*^° e
cordò col Palatino, col Duca di Wirtemberg , e con varie Città,
libere non attefa la condizione efprefla in cui vigore dovea intendere
il parere del Papa , o parlarne al Nunzio . Per tanto febbene potea li-
beramente da quella ritirarfi per una parte ; volea però foftenerla per
timore che Cefare fi accomodi colli Eretici con pace obbrobriofa
alla Chiefa e perniciofa alla falute delle anime ; dall'altra l'erario
Pontificio a cui carico erano molte fpefe del Concilio, non po-
tea foffrire il difpendio della guerra . Tutto quefto farebbe to-
lerabile,fe non vi fi opponeffe il difegno del Re di Francia di
portare la guerra in Italia contro elfo Cefare. Quegli con gra-
ve danno avea perduto il frutto della concordia ; e difendendo
ì antichi diritti ai quali cede ogni trattato , agitato da fofpet-
tt per li profperi avvenimenti di Germania , e {limolato dai
Protestanti volea rifarfene. Il Papa conofcea durando 1' ajianza ,
the nel nuovo evento dovea prefiare ajuto a Cefare con grave
fuo incomodo, e ritirarli' dal Re membro principale della Chie-
fa e necefTario per 1' efito felice della Religione . Quello penfiero
lì ritirò dalla alianza . Imperciò deputò a Cefare Nunzio efortan-
D d 2 dolo
212 Storia de Romani Poìttejìct .
dolo di pacificarli con quello : e nel pervaderlo ricusò la nuova
Sfct.XVI. aiiat2,a. Ma Celare foveme lo ftimolava alia continuazione del
Concilio e dell' alianza* ed il Papa die al Nunzio Comentario
del proprio animo e Lettera fiduciaria che dovea confegnare a
quello . Efponea il Comentario le ragioni che induceanlo a
non aderire a Cefare nelle Tue petizioni . Rapporto il Conci-
lio diceva Cefare che volea in elfo illefa l'autorità del Papa •
bramava in vero ritardata la definizione dei Dogmi , del pec-
ca o Originale, e della Giuttificazione , intorno cui dovrebbo-
no effere accoltati li pareri delle Accademie* propofe però que-
fto modefìameme rimettendolo alla prudenza del Pontefice: pe-
rorò pella riforma del coftume , poiché la riputava rimedio
delie calamità . Erafi oppofto alla fofpenfione o traslazione del
Concilio per non dare adito* ai Luterani di proverbiarne le de-
finizioni ed opporfi allo riabilito nelle Diete dell'Impero. Ri-
pigliò il Pontefice, che nel volere il Concilio non fu inferiore
a Cefare; con follecitudine proccurò d'intimarlo , il convocò
nelle difficoltà, e con grave difpendio il foftenne : quindi la di-
gnità della Chiela chiedea,che efTendo convocato non fia oziofo*
ma attento alla condanna ed eftinzione delie Erefie. La pervica-
cia dei Protettami coftrinfe 1' Imperatore alla guerra; né fi può
fperare, che fi riducano nel fentiero della falute col differirne la
•condanna : nullameno ei in grazia di Cefare fofpendette il ne-
gozio , purché fia fenza difonore del Concilio , e finora niente
s'è fatto che non fiagli accetto . Nella formazione del Decreto
della Giuttificazione fi fono confumati fei mefi ' il parere delle
Accademie appare ne' Scritti , e nelle nuove richiede ne pati-
rebbe la dignità del Concilio , che ammaeftrato dallo Spirito
Santo deve erudirle. Per la riforma permife ai Padri di trat-
tarne: e comandò, che quelli difpongano anco di ciò che ap-
partiene alla propria Corte. Se averle preveduto tanta fonno-
}enza nel Sinodo ed aveffe creduto di poter correggere Je in-
vecchiate confuetudini delle Nazioni, arebbe in tal modo ope-
rato, che già a quefV ora fé ne vedrebbe l'effetto*, a che è pron-
tiflìmo. Per gravi cagioni s'è indotto alla Traslazione del Con-
cilio my non i' avea però efeguita , non perchè le ragioni addotte
da Cefare fiano efficaci , ma per uniformarfi al di lui genio .
Della guerra fignificogli , che arebbe voluto continuarla , finche
Fi Protettami fi foggettino alla obbedienza della Sede Apporto-
ika„ M perchè encomiavane la rifoluzione, e dicea di iperare
una
Storta de Romani Pontefici. 213
tanto bene , per cui avea feco lui contratto alianza , febbene per -
la pace fatta coi Duca di Wirtemberg e colle Città Eretiche Ut,^"n-V1>
e fenza avergliela comunicata ei mancò alle condizioni . Ma
perchè cercava più di quello che nel patto fi ftabilì,per impo-
tenza ri (ì ri n le la prometta a f ei meli : tanto più che Cefare
dopo la vittoria non ha neceflità di ajuto . li fufiidio maggiore
farebbe la pace col Re di Francia , per la quale impiegava la
fua cura. Del refto come nel paffato fenza obbligo il fovvenne,
ii farebbe volontieri aderto ancora, quando la neceiTità il richieg-
ga eie proprie forze reggano al pefo . Con quefte ed altre ra-
gioni il Pontefice foddisfece alle indolenze di Celiare. Ritornia-
mo alli affari del Sinodo.
LXVIII. Erafi ^abilito di trattare de* Sacramenti mezzo ne- Si tratta la
cefTario per ottenere la Giuftificazione , della quale fu decifo mareria de/
nella precedente Soffione , e delli impedimenti della refiden- iagrarnent,9
.... , ' , f , , c • r e delli im-
za ; e perchè il principale è la copia de benencj , ie ne trar- peciirncntj
tò . Nella formazione -dei Decreti non faticarono li Padri; quafi del]a Refi-
in ogni mattina li Teologi nelle Camere dtl Legato Cervini , denza*
ed i Giurifti in queile del Monte convenuti efaminavano con
ferietà la materia arTtgnata . Il giorno confumavafi nelle Con»
gregazioni ; in effe efponeafi l'operato nelle private Adunan-
ze j e la cotidiana follecitudine fi praticò coftantemente fino
alla Seffione. Furono varie* 'le difpute rapporto il numero dei
Sagramenti e l'applicazione di quefto nome ad altre cofe fagre
fatta impropriamente dai Padri antichi; rapporto i'iftitutore di
quefti che fu Crifto fi diflfe , che li Apportali non ne iftituiro-
no . Si trattò ancora del valore , dignità , e forma di quelli ; della
intenzione del Miniftro da alcuni non riputata neceffaria , li quali
esibivano l'efercizio del rito citeriore. Si difputò del Battefimo
conferito dalli Eretici colla forma ed intenzione della Chiefa ;
del Minifìro della Confirmazione da alcuni attribuito ai Ve-
feovi ed a qualunque Sacerdote colTarTenfo del Papa. Per la
Riforma fuccedette veemente difputa particolarmente rapporto 1*
impedimento della Refidenza , l'autorità del Papa nel difpen-
farla ed il coftume commendabile nel principio indotto dalla
neceflità ma poi degenerato in abbominazione pella copia de be-
neficj ; il che deve eliminarfi dalla Chiefa. Delle quali cofe molti
vollero formate le legt>i , che farebbono promulgate nella proflì-
ma Seffione. Altri insinuavano , che fia rimeffo il negozio al
selo e prudenza del Papa: ma ii Spagnuoli diceano , che ciò
214 Storia de Romani Pontefici.
~ r -^ tornerebbe in offefa di quello , quaficchè egli abbia convocato il
oec. a VI. Concilio incapace di porre alle neceffìtà rimedio, e che ei folo
ve lo potrebbe addattare . Dei refto falbamente Paolo accufato
fu di non avere laiciato in libertà li Padri . Imperciò febbenc
egli loro prefiede , ad eflì rimife il negozio dei Dogmi aju-
tandoli collo ftudio de* Teologi , perchè rimangano inviolate le
fentenze delle Scuole, né tornino in danno ovvero aggravio del-
la Chiefa . Proccurò dì ritirarli dalla quiftione , fé la Refiden-
za fia ordinata dalla Legge umana o divina, la quale è trattata
dai Cattolici ma non con inelutabile argomento • quefto ei cre-
deva gravofo alla autorità propria • e per la riforma fovente prò.
motte l'equo e men grave ai Vefcovi , ed ai Principi ; il che
fi raccoglie dalle Lettere del dì 23. di Febbrajo concedenti ai
Padri la facoltà di rivocare e reftngnere le unioni dei Sacerdo-
zj , e di adoprare li rimedj opportuni: e din*"»' che febbene il
beneficio dei Principe dovea efTere perpetuo- li Papi però nel
concederla non negligencarono la faluter delle anime; e riprova-
rono le concezioni ettorte dalla nequizia ed ambizione.
Settima LXiX. Natale Akffandro con grotto abbaglio nella Diferta-
Sefftone. zione duodecima dell'Articolo V. ( le non vogliamo dirlo er«
rore de' Libraj ) accenna , che nelli 3. di Maggio fi convocò la
Settima Seffìone , la quale fi tenne nelli 3. di Marzo , per cui era
fiata intimata. Celebrò 1' Arcivefcovo di Corfù , mancò quello di
San Marco che dovea predicare , gravato da infreddamento . Vi
aflifterono due Legati ed il Cardinale Paceco ( quello di Trento
erafi portato a Roma per commiflione di Cefare ) nove Arcive-
feovi , cinquantadue Vefcovi , due Proccuratori de' Vefcovi af-
fenti , due Abati , e cinque Generali Regolari; e compiute le
cerimonie il Sagrofanto Concilio ad imitazione dei paffati ineren*
do al parere de Padri , alla Dottrina delle divine Scritture , ed al-
fe Tradizioni sAppofìolicbe pubblicò tredici Canoni fpettanti alll
Sagramenti in Genere ed altrettanti Anatemi ; quattordici rap-
porto il Battefimo; e tre riguardo la Confermazione contro li
moderni Eretici. Non volle il Concilio recare detrimento alio
fentenze delle Scuole Cattoliche ; e però fi attenne dalle qui-
ftioni : Se li Sagramenti fiano caufa tìfica ovvero morale ? in che
fia collocato il loro Carattere? Se alla efficacia del Sagramento
fia baftevole l'intenzione di fare con eflerno rito ciò che fa la
Chiefa? A quefto. fi unì il Decreto di Riforma contenente quin-
dici Capi : Salva fempre /' autorità della Sede *4ppoJlolica . Non àom
ve*
Storia de Romani Pontefici . 215
vca promoverfi a beneficj di Chiefa Cattedrale chi nato non fìa di — y\>t~
legittimo matrimonio, di età matura fornito, di retto coftume,
e di dottrina. Non doveano conferirfi ad un folo molte Chiefe:
gì' inferiori beneficj faranno dati ai più degni , né fi aflegnino
molti incompoflibili fotto qualfivoglia pretefto : LiOrdinarj efa»
mineranno le unioni perpetue , e fé fìa duopo li divideranno:
Li promofli alle maggiori Chiefe riceveranno il miniftero della
conlagrazione : Li Capitoli delle Sede Vacanti concederanno
Lettere dimifforie dopo l'anno della vacanza, quando li Chieri-
ci non fiano violentati dal beneficio alle ordinazioni: La facoltà
della promozione efpcrrà la cagione, per cui quelli debbono pre-
(entaru al Vefcovo non proprio; ed ara vigore per un'anno:
Li prefentanti faranno invertiti mercè l' efame delli Ordinarj :
Le caufe civili delli efenti e dei , Regolari dimoranti fuori del
Moniftero faranno afcoltate e decife dalli Ordinarj; e quefti of-
ferveranno , che li Spedali efenti ancora dalla loro giurifdizio-
ne fìano amminirtrati fedelmente. A qn?fto fi unirono certe
condizioni , ed erano tali : Alcuni voleano nominatamente ne!
Decreco efprefli li Cardinali ; altri porto il titolo tante volte
nominato; altri che non fi pregiudichi alla ordinaria giurildi»
zione dei Vefcovi, quando loro fi comanderà di operare con ti-
tolo di Legati della Sede Apportolica; altri che uno pofleda
due beneficj di cura d'anime. Si deputò la futura Seflìone alli
Sri. d'Aprile. L'inrerpetre Latino del Polano accenna , che li
Legati afcoharono li Padri , purché il parere producano a guifa di re-
fpiro . Ma quanto cortui fia menzognero fi comprova col detto;
né ei può fé non vuole da fé ftefTo accecarfi , non conofeere ,
che li Legati doveano portarfi co' Padri uniformemente al Di-
ploma Pontificio ; il quale preferivea, che quelli fiano liberi nel
dire e nel dare il voto : e ciò tanto rigorofamente fi ofTervò ,
che fi dubitò , che nella Seffione alcuni* non approvino li De-
creti , e 1' affare fi prolongò fino a due meli , con penfiero che
fi cambieranno; né fi riputarono giuridici li Decreti finché tutti
non furono dello rteffo fentimento . Oltre li definiti Dogmi dei
Sagrameriti in Genere , e del Battefimo e Confermazione due
altre cofe furono efaminate nella Seflìone : una fu il detto di
Lutero : Subito dopo il peccato di jJdamo li Sacramenti doveano con»
ferire la grafia . Quefto non era erroneo, e rapporto il Matrimo-
nio' è prodotto da Santo Agortino . Infegna quefti , che Dio con-
cedette all'uomo il rimedio per la falute , affinchè li bambinelli
che
li 6 Storia de Romani Pontefici ,
— -^ non perifcano e fi dannino ; ma ciò perchè non è noto, né fi
SEC. Avi. dovea per merito ai fanciulli, fembrava a molti Scolaftici pro-
priamente Sagramento , e dovendo effere efibico con rito fog-
getto a feafi noftri era riconofeiuto quale Sagramento. Il che
non fi forpafsò fenza efame. Si ponderò il detto del Gaetano:
*4t bambini Crijìiam che muojono nel? utero della genitrice deve effere
ordinato qnalcbe rimedio , fìcebè non vangano a perire . Ne parlò il
Porporato con timidezza nei Comentatj della Terza Parte di
San Tomaio. Il Seripandi addufTe effi:aci ragioni per efimerlo
dalla cenfura ; li Padri noi condannarono, dicendo che non ap-
parceneva alla dottrina del Battefimo, e potea ometterli ; non
difTero però , che debba tolerarfi . Del refto molti il reputarono
penfiero erroneo 9 e Pio Papa V. comandò , che fia preferitto *
poiché Gelucrifto dice: Chiunque non farà rigenerato col? acqua e
colto Spirito Santo non avrà parte nel regno di Dio. Gerfone infe-
gna , che di tratto Iddio fecondo la fua volontà difpenla alcuni da
quefta legge alle preci dei Parenti • e San Bonaventura vuole ,
che ciò accada quando il Battefimo cominciato da qualche ora-
colo non colpevole ovvero per qualche occulto delitto non può
perfezionarli .
E'oropofta LXX. Nelli o. di Marzo fi tenne la Congregazione , in cui
la traslazio- li Padri parlarono della Eucariftia che fi efaminava . Ma per-
ne del Con- che in Trento fi fparfe rumore, che il Concilio farebbe traf-
ciho per ti- portato altrove , grande fu l'agitazione dei Legati , e crederonlo
more di pe- ì r ° r 9 _ r . .r , . ,i0_
fìe- e fide- occallone Per trafportarlo . Infatti rilolverono come volea
cre'ta. ^ Papa, di proporne la traslazione quando piaccia al maggior nu-
mero dei Padri , ed eglino conofeano fovraftare qualche grave in-
comodo alla Sede Appoftolica. Configliarono li Medici periti
del male che ferpeggiava ; ed il Legato del Monte nella Con-
gregazione lo efpofe y ed alcuni per ciò partirono , dodici de
quali noi falutarono ed altri il pregarono , ma non ottenne-
ro la facoltà : moltifiimi poi fotto pretefto di falute voleano
partire; e li trattenne , finché abbiane parlato in Congregazio-
ne. Egli non volea effere autore dell' altrui configl'o y diffe ,
che approvarebbe lo ftabilito dai Padri fé fia il meglio per la
Griftiana Repubblica , e non fi fciolga il Concilio . Il Paceco
che in affenza delli Oratori Cefarei e del Madrucci fofteneane
gì' intereflì, ripigliò , che il negozio era gravififimo , e nelle fpi-
nofe condizioni per le quali fi poflbno trafportare li ConcHj y
non ancora avea conofeiuto, fé fia di piacere del Papa , di Ce-
fa-
Storia di Romani Pontefici, 217
fare , del Re Criftianiflìmo , e dei Cattolici Principi , a pe- ^!^
tizione de' quali era fiato il Concilio convocato; né fapea ri- ^EC,AVi*
folverne : fuggeriva però la dilazione, che farà opportuna perat-
tendere il configlio del Pontefice e diCefare. Il parere del Pa-
ceco piacque alli Spagnuoli ed a pochi altri; li più però vo-
leano partire; poiché il timore della peftilenza era urgente , e
ricordavano, che nell'anno Icaduto febbene due foli morirono
di pefte in Roveredo , con tale feverità fu interdetto il com-
mercio, che alcuni Padri partiti da quella Città non furono ac-
colti , e dovettero dimorartene nella notte con pericolo di vi-
ta fenza abitazione . Non erano uniformi rapporto il Luogo del-
la traslazione : alcuni ne proponeano la fofpenfione; altri volea-
710 la facoltà di partire ; altri il bramavano in luogo vicino ;
ed altri che perfeveri in Trento , fé cosi vuole il Papa . Il Pa-
ceco di nuovo propofe di prolongare il negozio , ed il Legato
del Monte volontieri il compiacque fperanzito di unire in uà
ientimento li Padri nella feguente Congregazione. Dunque nel
dì fufleguente convocatili dirle loro, che efaminati li pareri non
potea approvare la fofpenfione del Sinodo; imperciocché fareb.
he quafi certo lo fcioglimento , e pregiudicata la Chiefa del
frutto che cominciava a guftare ; non potea parimenti permet-
tere la partenza di alcuno. Conofceva però neceflario di traf-
portare altrove la Santa Adunanza . Per tanto attendere dovea-
fi alla elezione del Luogo, che fia fufficiente per ricevere li
Padri , e provveduto di abitazione , cibi , e di aria falubre .
Tutto quefto fi trova abbondantemente in Bologna , e credeala
opportuna all'intento: „ Per tanto riputiamo, che fi porla de-
„ cretare la traslazione del Concilio in Bologna , celebrarfi la
„ Seflione intimata pelli 21. di Aprile, ed attendere al profe-
,, guimento del Concilio, finché il Papa ed i Padri diverfamente
decreteranno,, . Al detto fi oppofe il Paceco, dicendo che la traslazio-
ne de'Sinodi fuuata è nella fola autorità del Papa; che li Legati
debbono trattare e rifolvere ponderatamente il grave negozio ;
con tale precipitofa azione inconrrarebbefi la indignazione co-
mune . L'unico titolo erano le febbri,che bruttano li corpi con
peftilenziali fegoi ; di che dovrà prima il Concilio farne ri-
gnrolo efime desinando a tale impiego alcuni Padri ; l'autorità
di due Medici foraftieri non è baflevole ; e devono afcoharfi
quei di Trento ancora . Ad ogni evento non conviene , che fi
trafporti iì Concilio lenza l'unanime voto dei Padri; egli cer-
To>n.X, E e tà-
2 1 8 Storta de Romani Pontefici .
_— Y.7r- tamente non vi acconfente , e volea il proprio parere regiftrai
ec AVI. to ^ e cfoe ^ attenda il volere del Papa e di Cefare . Ripiglia-
rono li Legati , che il detto dei Medici foraftieri non deve
chiamarli in dubbio: il Concilio fi convocò in Trento per co-
modità dei Tedefchi ; del redo li Proiettanti in due Adunan-
ze confettarono di non riconofcerlo, e ricufarono d' intervenirvi.
Il non faperfi la volontà del Papa non impediva il negozio ;
eglino fono da quello lurrogati, perchè col maggior numero de-
terminino il neceflario mafiìmamente quando l'affare non amette
dilazione . £ (ebbene le traslazioni dei Concilj ftabilirfi devono con
unanime voto , e fi dicano non comprovate dalle Leggi , Scrit-
tori, e ragioni: nullameno tutto quello non h oppofto a ciò
che fi pretende ; perchè la prefente è neceflaria ed indifpenfa-
bile. Imperciò qual equità prefcrive di lafciare li Padri efpo-
fti alla morte per la pertinacia di pochi? Ripigliò il Paceco :
Quando li Scrittori attribuifcono al Papa ed alla di lui autori-
tà la traslazione dei Concilj, non può dirli, che la giurifdizio-
ne fia comunicata ai Legati , ma richiedefi fpeciale conferimen-
to di etto Papa. Sedici Padri approvarono il detto del Paceco:
quefti erano divoti o fudditi di Cefare , e con Scrittura efpo-
ro il proprio parere . il Vefcovo d' Albenga Uditore della Ca-
mera Appottolica , e 1' Alifano Uditore della Romona Rota ten-
tarono di diftruggerne le ragioni. Quindi ammonirono li Padri,
che non doveano partire dalla Città , in cui fu dal Papa con-
vocato il Concìlio fenza il di lui precetto, purché non fi vegga
nella dimora certo pericolo di vita, che appunto era riputato da
molti tanto imminente , che avea ftimolato li Legati a por-
tarfi al Tempio e convocata la Seflìone decretare la partenza. Il
Legato del Monte ripigliò : 4, Non dobbiamo più faticarci in
„ quetto ; dimani mattina v>rfo le ore dodici andremo alla Chie-
„ la, e quivi celebrata la MefTa pregheremo il Paraclito Spiri.
,, to Santo , che certamente non manca a chi con pietà lo in-
,, voca • quetto ripetiamo, che qui non dobbiamo trattenerci per
,, aderire al genio di pochi. Del »etto fé tutti decreteranno la
„ dimora, hen volontieri ci fermeremo in Trento pofpotto il
3, pericolo della vita al bene pubblico ,, .
Seflìone LXXI. Li Legati intanto non afpettato il giorno dettinato
Vili- in cui per]a Seflìone per provvedere al pericolo nell'undecimo di Mar-
iì decreta la ZQ ja convocarono €CJ ;n e{fa f, proibì o°ni commercio colla
tras'a7ione _. v . ,. r ... . .... f D i ; c-mn
del Concilio *-iuaj-indi li pubblicarono le diligenze latte rapporto la intezio-
a Bologna . XìC
Storta de Romani Pontefici. 2ip
ne peftilenziale e l'atteftato del noftro Concirtadino Girolamo Fra- --— ""'"-—
caftorio illuftre Letteraco ed efimio Medico di quefta età . E chie- c
derono ai Padri le loro piaccia di dichiarare , che il male no-
toriamente è pregiudizievole , e che non devefi dimorare in
Trento fenza pericolo di vita? Molti già partirono, ed altri di-
cono di voler partire; e però doveafi trafportare altrove il Con-
cilio e provvederne il profeguimento . La Città di Bologna ab-
bondante di viveri ed avvivata da aria falubre era opportuna;
quivi potrebbefi tenere la Seflìone intimata pelli 27. di Apri-
le } e fuccefiìvamente attendere al Concilio , finché piaccia al
Papa ed alli Padri di decretare il ricorno in Trento o in
altra Città , comunicato il configlio coli' Imperatore , Re Cri-
fiianiffimo , e Principi . Li Legati e trentotto Padri ap-
provarono la traslazione , fedici vi fi oppofero , due ne par-
larono con animo dubbio e due condizionatamente. Del refto
oltre li trentotto che acconfentirono alla Traslazione , alcuni
di quei che ripugnavano, dittero di volerla quando vi acconfen-
ta il Papa. Dunque li Legati pubblicarono il Diploma che
Paolo loro avea fpedito fino dalli 20. di Febbrajo concedente
la facoltà di trasferire il Concilio, e che finora occultarono ,
perchè li Padri pregati di configlio non fi dicano violentati.
Si decretò dunque , che ciò era riputato il meglio per la con-
fervazione e comodo del Concilio, Si rallegrò il maggior nu-
mero de' Padri , poiché li loro voti erano cooneftati dalla auto-
rità del Papa . Il Paceco oppofe, che la traslazione non fu retta;
giacché per Decreto del Sinodo di Coftanza fi richieggono due delle
tre parri; negava di approvarla per Bologna ed applaudiva, fé fi de-
creta in qualche Città di Germania; e crcdea con ciò di dilazionare
Ja Seflione; ed intanto li Padri prowederebbono alla falure propria
deponendo il vano timore . Quefti fu oppugnato dall'Arcivefco-
vo di Matera , dicente che quando trattifi di altra caufa forfè
richiederebbefi la maggior parte de' voti , ma non quando a ,
decretarla induca il motivo della falute e della vita; ed il Decreto
del Concilio di Cofianza fi annullò dall' ultimo Lateranenfe .
Il Vefcovo di Feltre difte , che il Concilio non è tenuto alle
leggi e decreti di altro , e lo ftabilito da quello di Coftanza
può effere annullato da quello di Trento più autorevole e giu-
ridico. Né polliamo omettere il parere del Vefcovo di Siniga-
glia fommamente giudizioso ; credette egli la traslazione del
Concilio necefiaria per la falute e vita de' Padri , ma per con-
E e 2 ci-
2 20 Storia de Romani Pontefici.
o~~\\tT' ci Ilari i fembravagli mezzo acconcio di permettere ad efli la par-
* tenza , purché promettano (biennemente di ritornare, quando il
Papa ed il Concilio ciò reputino convenevole. Il che non emen-
do baftevole per evitare lo Scifma ed il pericolo doveano li
Padri incontrare la morte in Trento e non cercare con danno
della Chiefa la propria felicità. Dunque fi formò il Decreto ,
e nelli 1 1. di Marzo fi preparò l' opportuno per la partenza
dei Padri. La traslazione non piacque a Celare ; ed in Trento
fi fermò chi ripugnò al Decreto di quella* ed il Maflarelli nel
Diario MI", deploralo come troppo dannofo alli affari della
Cattolica Religione.
Sentimento LXXH. Soggiugne quefti , che quando il Papa ebbe noti-
dei Papa ri- zja della peftilenza inforta in Trento prefcrifle ai Cardinali de-
guardo la ftjnati peui affari ^d Concilio di deliberarne. Li più favori-
• ' « j_ vano li Legati , e che perfeverando il pericolo e li Padri vo-
le dimande lenc^° partire il Sinodo a Bologna fi trasferita ; ma poco do»
di Cefare. pò il Papa avvifato del fucceduco in Trento occultò quello che
erafi decretato dai Cardinali ; né volle diminuire la ftima e
buon nome dei Legati ; anzi convocato il Senato approvò lo
ftabilito-, febbene li Cardinali di Burgos , Corienle , e Sadoleti
infigni per faviezza e prudenza lo efortarono di non rilolvere
fenza il configlio di Cefare; imperciocché dalle difcordie di
quello proverrebbono danni alla Chiefa. Ma ei alquanto irato
diffe, che per due anni li Tedefchi fi attefero inutilmente, né
più doveano afpettarlì : ed il Doria dicente che farebbono co-
ftretti da Cefare ad intervenire al Concilio , fu riprefo come
troppo divoto di quello. Ma la cofa non piacque al Papa , e
fu riprovata dal Criftiano Mondo; ciò raccogliamo dalle Let-
tere date al Cervini , colle quali fi lagna , che eglino attefe-
ro al proprio genio : e col mezzo del Maffei fignificò ai Lega-
ti , che la traslazione dopo due mefi farabbegli gratiflìma; ne'
quali con due Sefiìoni arebbono potuto formare li Decreti ap-
partenenti alla Fede ed alla Riforma ; né doveafi affrettarne
tanto la traslazione , quando nelle due pofteriori Seflìoni tut-
to è fiato decretato con riverenza della Sede Appofiolica .
Loro ancora ricordò le querele del Cardinale Paceco , che ri-
prova come falfo il timore della peftilenza , e pregava, che fia
refiituita in Trento la lagrofanta Adunanza . Al Papa rilpondette
il Legaro Cervini, che egli ancora bramò, che la traslazione fuc-
eeduta fofie in tempo più opportuno; ma che farebbe quindi av-
ve-
Storia de Romani Pontefici* 221
venuto alia Sede Appoftolica, fé in Trento li Legati affittito -• — —SS
avefTero al Sinodo, in cui li pochi formati Capitoli iar^bbono iEC,AVi«
polpofti alla grazia di Cefare ? e quando effi dai quali dipende
la Sanzione delie Leggi e la elezione della Città , non arebbo-
no potuto ripugnarvi lenza levare ai Padri la libertà? Le paf-
fete Seffioni non furono lcevere di diflurbi , ma piuttoflo v'eb-
be duopo di non ordinaria prudenza per vincere il genio tor-
bido di alcuni , e per ventura il maggior numero uniforme die-
de fine buono all' incominciato . E' vero , che li Legati non
allettarono il precetto del Papa rapporto quello affare , ma è
vero ancora, che le fpinofe circoflanze ve li hanno indotti. Le
Scritture del Cardinale Paceco fono inutili e vane ; oltre li te-
fìimonj efibiti ed approvati dai Padri la cola è autenticata dal-
le coudiane morti . Dunque non può negarfi il fatto ; né può
difapprovarfì poiché fé il Papa noi vuole , facilmente fpento il
malore può riflabilire il Concilio in Trento . Però di tale ri-
torno devefi trattare con lentezza . Intanto fi rifponde con gran
cautela ed oneftà a Cefare efponendo che fé Ipontaneamente è
partito da Trento ; così è conveniente che di propria volontà vi
ritorni. 11 perchè dovrebbe egli comandare a chi fi fermò in
Trento , di portarfi a Bologna ove fi decreterà il ritorno .
Per ampliare la dignità del Concilio di Bologna fono oppor-
tune tre cofe . Primo , che fiavi tanto numero de' Padri che
fupplifca alla mancanza de1 Vefcovi Cclariani ; fecondo , che
il Papa fi porti a Bologna; e fé non glielo permette la vec-
chiezza, giova il rumore che fia per trasferirvifi ; terzo , che
effendo decretati li Dogmi principali della Fede non fé ne trat-
ti in quello tempo per far cola grata a Cefare , ed unicamente
fi dia mano alla Riforma ad elfo accetta ed al popolo Criflia-
no . Dalle Lettere del Cardinale Farnefe date al Nunzio Appo-
flolico preffo Cefare apprendiamo , che inforlero gravi liti tra
il Papa e quello rapporto la traslazione del Concilio . Quando
quelli ebbene notìzia mandò veloce Corriero al fuo Ambafcia-
tore in Roma prefcrivendogli di proccurare il pretefo ritorno
del Concilio di Trento. L'Oratore fignificò al Papa lo fpiacere
che Cefare ebbe della traslazione fatea fenza fuo configlio ,
effendo oppofla ai progreffi della fpedizione , della pace , e del-
la Religione in Germania ; la ficurezza del Sinodo appartiene
ad elfo Celare protettore della C hieta , ed effendo convocato in
Bologna non fi potrà difendere. Il Papa non ricevute le Lettere
del Nunzio difje all'Oratore, che era flato ciò eleguito lenza
fuo
22 2 Storta de Romani "Pontefici.
ST~mm? fuo configlio: che fopportò di malanimo il non compimento del
Sec.XVL sinodo in Trento , ove operavafi con frutto pel la Fede e Ri-
forma ; gì* incomodi accennati fono reali , e fperava , che Ce-
fare riflettendovi fi foggetterà a Dio, riparerà li danni che ne
temea , e ridurrà alla Chiefa il Paefe che acquiflò colle armi .
Efibiva intanto in proprio nome e del Concilio tuttociò che
farebbe opportuno. E' partito il Concilio volontariamente e con
voti del maggior numero: e fé forzatamente vi fi riduca, cotti.
provarebbefi T che non abbia autorità di operare , e farebbene
violata la libertà, che fempre il Papa conlervò anco in ciò che
fu d'incomodo ed aggravio della propria Corte. Oltrecchè ora
non fi potea ciò efeguire effendo in vigore il morbo peftilenzia-
le. Se il Sinodo liberamente decreti il ritorno egli vi acconfen-
tira, perchè fa, che tale è l animo di Cefare. Ma per trattare
quello è neceffario, che il Concilio fi unifea ove fu trafportato,
e che li Vefcovi che fi fermarono in Trento, li riducano a Bo-
logna : la dimora de' Padri in Bologna non può efTere fofpetta
riè può rigettatfi effendo ufitate le convocazioni de' Concilj in
Roma . Bologna fu fempre divota di Cefare , e per l' abbon-
danza dei viveri è comoda a chi interverrà al Sinodo. Quan-
do Cefare giudichi ciò convenevole , ei ed il Papa potranno
trasferirvifi e giovare alla Fede confermando le cofe che faranno
decretate . Celare dice, che ad effo appartiene la difefa del Conci-
lio ; ma ciò farebbe quando di tale difefa fia neceflìtà , che
non appare prefentemente. Dunque dovea il Nunzio pregarlo
a non preftare fede alli emoli che invidiano la benivolenza del
Papa con tanti modi moftrata ; e fé alcuna volta quegli noi
compiacque, vi fu indotto da neceflìtà o impotenza, ovvero dal-
li affari di Religione. Cefare accolfe con animo grave la ri-
fpofla del Nunzio , e diffe , che credea il tutto fatto con noti-
zia ed affenfo del Papa ; il quale non volle, che il Concilio fia
compiuto in Trento; che operava a talento, ed efeguiva ciò che
gli piaceva : quelli che rimafero in Trento non debbono por-
tarfi a Bologna • ed adirato proruppe in tali parole : Non man»
ca Concilio , che dia foddìs fazione a tutti , ed il tutto corregga • il
Papa è vecchio pervicace , e vuole rovinare e perdere la Chiefa . Il
Nunzio prcgollo di non crederlo pervicace, poiché fovente ed
in tante gravi faccende avealo favorito: e febbene è vecchio preve-
de il futuro, né può permettere il danno ed aggravio della Chiefa.
SeHjoneiX. LXXIII. Intanto li Legati con umaniffime Lettere invita-
Boloena *** rono ^ Padri rimarti in Trento al profeguimento del Concilio
in
Storia de Romani "Pontefici • 22 3
inBologna, ed appartengono aldi 12. di Aprile. Oiceano, che li ^S5^^a
Padri in Bologna erano trattati con umanità; aflìcuravanli, che ne *>ec,a"*»
proveranno l'effetto; e dolcemente li ammonirono della convoca-
zione della Seffione nello riabilito giorno. Non poterono però ri-
tirarli dall'impegno vefTati da Celare troppo riloluto ; il quale
impetrò dal Papa, che nella Seflìone li Padri non trattino affa-
ri di confeguenza né confermino il Decreto della traslazione -
e cjuefti loro ciò preferifle per afferzione del Maffarelli nel MI.
Diario. Dunque Belli io. di Aprile li Padri fi riduflero nelle
ftanze del Legato del Monte . Quelli loro propofe , che eflen-
do riftrerto il numero non dovea trattarli jdi Fede né di Rifor-
ma , e che era meglio differire la materia alli due di Giugno ,
e fi riferbò per favorire il Concilio la facoltà di dilongare e
riftrignere il tempo a condizione che non fi ometta la Seflìone
intimata pelli zi. di Aprile , nella quale fi decreterà il pre-
cifo tempo . La cofa piacque ai Padri , e fi convocò la Seflìo-
ne Nona decretata in Trento, a cui prefiedettero li Legati del
Monte e Cervini , ed afliflerono lei Arcivefcovi , trenta Vefco-
vi , un Abate, e quattro Generali Regolari , e il tenne nella
Collegiata di San Petronio . Dopo la Mefla celebrata dall' Ar-
civefeova di Naxos predicò il Vefcovo Minotienfe , il Legato
del Monte recitò le confuete preci, ed il Decreto fu promulgato
dall' Arcivefcovo celebrante , con cui fi prolongò la Seflìone al-
li 2. di G'ugno, perchè li Vefcovi occupati nelle funzioni del-
la Maggiore Settimana e Solennità della Pafqua o trattenuti da
impedimenti non poterono finora effere in Bologna.
LXXIV. Pervennero a Bologna e tofto partirono alla -volta/- ../■ r
J- r • r r i~ r r r- r r-r j • r ipedlfce Le-
di Germania» e Francia li Cardinali Francefco Siondrati Le- • aatj aì;»jm.
gato preffo Celare e Gerolamo Capiferri preffo il Re di Fran- paratore ed
eia. Furono quefti deputati nel Confiftoro delli 25. di Feb- al Re di
brajo ; e loro fu raccomandata la riconciliazione del Regno d' Francia,
Inghilterra colla Chieia effendo irapaffato Arrigo Vili. Lo Sfon-
dratifu fpedito all'Imperatore, perchè eradi lui Suddito e Famiglia-
re: in Francia andò il Capiferri accetto del Re Francefco : ed
in Inghilterra fi trasferì il Polo riputato opportuno per li affari
del Regno. Intanto fuccedettero la morte di Francefco I. Re
di Francia e la traslazione del Concilio di Trento . Paolo pe-
rò volle li Legati partiti pel dettino ; folamente cambiò le
iftruiioni ovvero alle prime altre ne unì . Le cagioni della Le-
gazione del Capiferri furono per efporre al Re Enrico II. la
tri»
224 Storia de Romani Pontefici,
-- triHezza del Papa per la morte del fuo Genitore, e P allegre^-
c ' za pella di lui affunzione , e per efortarlo alla pace con Cefa-
re. Lo Spondano vuole, che il Papa ve lo fpedì (otto titolo di
configliare il Re ad inviare li Vefcovi al Concilio di Bologna,
ma in fatti per ringraziarlo delli fponfali conrratti da Orazio
Farnefe con Diana figliuola di lui naturale , ed indurlo a fti-
pulare alianza contro Cefare , le di cui forze divenivano coti*
dianamente più formidabili. Il che non folo non approvò il Re
ma nemmeno moftrò di defiderarlo* o perchè poco fperava dal-
la età troppo avanzata del Papa; o perchè non volea inimi-
carfi eflb Cefare. Non neghiamo il detto; ma pure crediamo
guidati dal Pagi , dal Mnffei nelle Lettere date al Cervini ,
dalli Atti Confiftoriali, che '1 Legato andò in Francia per in-
durre il Re alla pace con Cefare: poiché erano inforti tra Car-
lo ed il Re Francefco nuovi motivi di difcordia. Del refto pel
diffidio del Papa con Cefare mercè la traslazione del Concilio
di Trento , e pel dolore della morte di Pierluigi Farnefe , dì
cui il credea confapevcle, per ventura eflb Legato avrà avuto
comando di fufckargli contro il Re Enrico. In fatti dovea Io
Sfondrati in Germania promovere la pace dei due Monarchi , ed
amicare Celare col Papa, che moftravafi feco lui male affetto
per la traslazione del Sinodo. Partì quelli da Roma nelli 6.
di Aprile , ed il Mendoza Ambafciatore Cefareo prefagiva in-
faufti avvenimenti alla Criftiana Repubblica per la traslazione
del Concilio , e proponeva maniere di accomodamento , alle
quali febbene Paolo ripugnò di addattarfi , poi acconfentì , e
quefta fu la cagione del lento cammino dello Sfondrati . Pro-
pofe l'Oratore, che li Vefcovi rimarti in Trento 'fi portino a
Bologna : quivi fi fofpenda la decifione dei Dogmi che fi prò.
feguirà dai Padri tornati in Trento , a condizione che li Te-
defehi ne ricevano li Decreti, e fi provvederà ai danni che ne
proverranno alla Sede Appoftolica, cioè che morendo in quefte
circoftanze il Papa la elezione appartenga ai Cardinali .
crr,™» v LXXV. Erano preparati li Decreti della Eueariftia e folo
Demone a. ,,,.j .' , ., n ,. v • . • ,.
celebrata in mancava la pubblicazione , quando il Papa ordino ai Legati di
Bologna. fofpenderla, finché Cefare manifefti la fua volontà intorno le co-
fé propofte dal Mendoza . Per il che il Legato del Monte con-
vocati li Padri nella Congregazione fotto le Calende di Giu-
gno così loro parlò: ,, E' imminente il giorno deftinato perla
,, Sefifione; non è fpediente peiò la pubblicazione dei Decreti
„ ap-
Stvrìa de Romani Vontejici. 225
;; partenenti al Dogma , e Riforma ; quelli della Riforma non *
t, ancora fono preparati , e quei del Dogma non fi devono per Seca VL
„ giufte caule ora pubblicare , poiché di entrambi dovrebbe!!
,, tuttavia tenere traccato. E' neceffario, che fi conceda a Ge-
„ fare certa ragione , non approvando egli tuttavia la traslazio-
,, ne fatta con tutta rettezza • e quindi non folamente non
„ manda li Vefcovi fudditi al Concilio , ma ancora vieta alli
„ rimarti in Trento di partire. Devefi anco aver rifletto al Re
„ di Francia , non effendo in Bologna li di lui Vefcovi ed Am«
„ bafciatori . Sperafi mercè l'opera dei Legati inviati dal Pa-
„ pa in Germania ed in Francia, che eflì Monarchi comandi-
,, no ai Vefcovi d'intervenite al Concilio , al quale fpediran-
„ no ancora Ambafciatori ,, . Per la qual cofa fi fofpendette
la pubblicazione dei Decreti : doveano però li Padri attendere
alla Riforma. Ciò fatto fi convocò I3 Seflìone Decima nelli 2.
di Giugno colle confuete cerimonie; in quefta li Padri per le
addotte ragioni prolongarono la Seflìone alli 15. di Settembre*
a condizione che nelle Congregazioni poflano abbreviare o dì-
longare lo Inabilito termine .. Come in fatti fecero in quella del
dì 14. di Settembre , a cui aflirterono Claudio Durpiè Amba«
feiatore del Re di Francia , cinque Arcivelcovi , quarantafette
Vefcovi, e tre Generali delle Religioni rimettendola a giorno
incerto . _ , .
LXX.VI. Ciò facendofi in Bologna il Legato Sfondrati fi Cardinale
rallegrava coli' Imperatore del felice iuccefTo delle fue armi , sfondrati in
proponendogli per intero gaudio la unione del Concilio , che Germania ;
farebbe di profitto alla Chiel'a . EfpofegH il temperamento fug- Nunzio fpe-
gerito dal Papa ed approvato dal Mendoza : cioè che li Velco- dito a Ce-
vi dimoranti in Trento fi portino a Bologna , ove con unani- ,rf ' e •**"
me aflenlo reftttuifcano a Trento la fama Adunanza : e che egli
induca li popoli di Germania a riceverne li Decreti . Cefare
diffe , che avea fatto guerra non per umana ambizione ma pei*
decoro della caufa di Dio, di che può addurre giuridici tefti-
rnonj. In fìtti riconofee premio del fuo zelo la non fperata
così prefta vittoria; che non fi poffòno in Germania ricomporre li
affi ri della Religione le non riftabilito il Concilio in Trento:
che in tal modo (pera va di riconciliare colla Romana Chiefa li
Eretici: fapea ciò e Aere in potere del Papa, (e è vero, che fenza
il configlio di lui era flato quello trafportato ; e già era fvamro
ogni timore e fofpizione di pefte . Ciò non effendo prevedea
Tom.X. F f gra-
2 25 Storia de Romani Pontefici.
!!r""TT?" gravifiimi incomodi : e reftava quello, onde il Pontefice prefifo
Ec Pio e preflb li uomini poffa difendere la fua caufa » Il Legato
pregollo di non attribuire tanto alla propria pietà : diflegli che non
era conveniente il ritorno del Concilio in Trento , ove sforza-
tamente dimoravano li Padri, fé non veggafi il vantaggio perla
Chiefa, che copnefli il ritorno: che almeno dalla vittoria raccoL
ga il decoro della Fede coftrignendo li vinti a ricevere ed ofler-
vare li Decreti del Concilio: in tal modo farà palefe, che egli
ha combattuto per la caufa di Dio. Tutto quefto apprendem-
mo dalle Lettere del Legato Sfondrati date da B<imberga fotto
il dì 7. di Luglio del 1547. a' Cardinale Farnefe . Ma l'Im-
peratore che non volea fottometterfi ad incerte condizioni dif-
fe , che gli fi proponea l'accomodamento con futterfugio, poiché
nella Adunanza Cefarea non mancheranno oftacoli che ne impedi-
scano il termine : che ei fempre avrà mira al proprio dovere
in ciò che farebbe di giovamento alla Religione, e bramava al-
tresì, che tutti egualmente il promovano. Anco il Legato prò-
mife, che tale era il volere del Papa: ed effendo eglino difeor-
di non della faccenda ma del modo per ridurla ad effetto gli
ricordava , che 1* accomodamento era approvato dal Mendoza .
L'Imperatore foggiunfe, che il fuo Miniftro può effere ingannato,
e che ei non avea duopo di più riflettervi , poiché avea più pen-
fato a codeflo affare che alla guerra . Il Legato ripigliò, che
farebbe infruttuofa la fua dimora nella Corte : e Cefare difle ,
che potea con più maturezza e ferietà riflettere a ciò; ed ebbe fi-
ne il colloquio. Il Legato fignificò al Pontefice il fucceduto ,
e diffegli , che farebbe opportuno di non fermare il Concilio
in Bologna ; imperciocché Cefare facilmente per ampliare l'Im-
pero darebbe adito allo Scifma ed a gravi divifioni . Trattava!!
in tal modo del Concilio, quando fuccedette altra cofa, che flur-
bò la pace e la quiete d'Italia. Cefare altra volta fofpettò di
Pierluigi Farnefe Duca di Piacenza , ed il giudicò favorevole
del Fiefchi e del Re di Francia . Certi Nobili di Piacenza im-
perciò 1' uccifero alli dieci di Settembre , occuparono la fortez-
za, efpofero il corpo ad ogni genere di contumelia, e confegna-
rono la Città al Gonzaga Prefetto della Infubria : Parma fi con-
fervo nella divozione del Papa . Gravi argomenti indicarono !'
Imperatore confapevole del fatto; e li Scrittori che ne tratta-
no, ne lo accufano promotore e almeno confenziente . Il Pon-
tefice perciò foprafatto da dolore pregò Cefare di perdonare ai
Nipoti fuoi loro redimendo Piacenza , e di prendere vendet-
ta
Storia de Romani Pontefici. 217
ta della fucccduta morte. Il perchè nelli 12. di Settembre diedegli ^T^m^mmm *
gravi Pillole e gliele mandò pel Vefcovo di Lucerà. Diceagli : toc. X VI.
P enfi amo, che la tua Maefìà abbia avuto la infaufia novella della crii*
dele e violenta morte delta buona memoria di Pierluigi Farnefe Duca di
Parma e Piacenza efeguita da certi Scellerati fuoi Sudditi , ed operata
Contro ti diritto delle genti e contro il giuramento • dubitiamo, che per
molte ragioni farà a te [piaciuta . Noi certamente con fommo dolore Gab-
biamo intefa , */ quale crebbe nell'udire che il diletto figliuolo Ferrante
Gonzaga per la tua Mae/là Governatore di Milano entrò in Piacenza
con numerofa milizia , e fé ne impadronì m nome tuo , come egli va
dicendo . Ciò in vero fu molefìo a noi che fempre abbiamo amcto la
tua Maejìà * fpiacqus a quefìa Santa Sede di cui .fei Protettore ; e
cagionò grave danno al Duca Ottavio tuo genero , la di cui offervan^a
e fedeltà fé non hai nel paffato conojciuta bajìevolmente , fi manifefìb
nella guerra Germanica • e pure danneggiò li tuoi nipoti , ai quali ap-
partiene Piacenza . Si fparfe rumore per l Italia , che la tua Mae-
(là abbia prefo le armi contro Noi e la Sede *Appùfloltca . Ma faccia
quegli ciò che vuole : Noi non crederemo , che la tua Maejlà abbia
prefo le armi contro Noi e la Sede jfppoflolica . Ma faccia qu-gli eie
che vuole: Noi non crederemo , che la tua Maefià abbia acconfentito aU
l enorme delitto , e che approvi /' operato : imperciocché fappìamo quan-
to tu fempre fei flato gelofo di confervare la tua fama , la quale per-
chè fìa fcevsra di machia, hai impiegato fudore ed astoni * né vorrai
offendere Dio , al quale fei foltto di dirtggere le tue vittorie .... Se
ctò non ancora y' è fatto, devi provvedere, che lo fteffo Ferrante re/litui*
fca Piacenza al Duca Ottavio e vendichi la morte di Pierluigi fecon-
do /' autorità di tua M%cfìà ed uniformemente f onore della detta Se-
de Celare non fi piegò alle preghiere di Paolo , poi*
che li Cittadini patteggiando condizioni fi fottopofero ad elfo
lui ; nullaniwno per ifventare la folpizione f* moftrò addolora-
to, o finf« di rattriftarfi della morte di Pierluigi . Anco il Gon-
zaga con Lettere date ad effo Celare difle , che non fapea dell'
attentato* e che uditolo fi portò a Piacenza per acchetare li
tumulti: il che fu convinto dal Vefcovo d' Arras e confutato
dal Cardinale Sfondrari , il quale difle a Celare, che prima del-
la congiura fi videro apparati di guerra in Lodi , Pavia e Cre-
mona : che non accufa di colpa il Gonzaga , in di cui porere
è la Città dovuta ai Genero, Figliuola, e Nipoti fuoi contro
li quali in tal modo fenza folpizione erafi opt aro. Efpofe l
ingiuria del Gonzaga, li meriti di Ottavio Farnefe , ed il gra-
Ff 2 ve
228 Storia de Romani Pontefici.
- ve dolore che ne rifulta al Pontefice . Cefare fcufando l' azione
' del Gonzaga diffe, che ama Ottavio ed il difenderà in ciò che
ad effo appartiene: ma riguardo l'operato dal Papa era {timo-
lato di non foccorrerlo . Ripigliò il Legato, che nel fatto do-
vea rammentarli, che effo Papa non folo non avea accettato le
innumerabili maniere che fé gli prefentarono di offenderlo , ma
ancora confumò ne' vantaggi di lui la maggior porzione dei
proventi del fuo Pontificato; imperciò alla attenzione di lui devefi
il fuo maggior dominio di Germania • e ciò che poffede in Ita-
lia, il poffede coll'ajuto della Sede Appoftolica , alla quale mol-
to è tenuto. Se nell'animo del Papa regnaffe amarezza oppo-
fìa alla ragione ^ già fturbarehbefi il negozio della Criftiana
Repubblica , e principalmente il Concilio oggetto delle atten-
zioni comuni. Ma perchè Cefare foggiunfe ,che le cofe private
non debbono frammifchiarfi colli affari pubblici, il Legato ripi-
gliò , che le une influirono nelle altre , e che da effe dipende
la benivolenza fegno delle affezioni dell'animo. Cefare prote-
tto, che preftarebbe offequio e riverenza alla Sede Appoftolica :
che di Piacenza non avea decretato , e fé ne configliarebbe con-
venientemente. Afcoltò poi il Mignanelli Nunzio per quefto af-
fare deputato dal Papa. Proccurò quefti di difenderlo preffo Ce-
fare ; gli promifé, che refluirebbe il Sinodo in Città non fo-
fpetta. Al Nunzio rifpondette il Granvellano , che non fi do vea
frammifchiare il pubblico col privato , col profano il fagro; che
Cefare ebbe dolore della morte di Pierluigi : e che dell'affare di Pia-
cenza non può rifolvere, febbene era unito con Ottavio sì {let-
tamente . Per altro era dovere di Cefare, che ei foftenga l'Im-
periale autorità e la quiete d' Italia : che le reftituzìoni fono
affare di gran conto, né fi può in tempo sì corto definire tanto
fpinofo negozio. Il Nunzio ritornò a Roma e ne informò il
p , Pontefice .
Cardinal "e LXXVII. Intanto quefti creòne'27-di Luglio due Cardinali;
riceve quel- uno a8£re8° all'Ordine de' Preti , e l'altro a quello de' Diaco-
lo di tran- nl • Quegli fu Carlo de Guifa di Lorena Arcivefcovo di Rems
eia. che acquiftò gran nome nel Concilio di Trento pe' favori pre-
dati alla Religione. Qucfti fu Giulio Fehrio dalla Rovere fi-
gliuolo del Duca d'Urbino Arcivefcovo di Ravenna. Il Fir-
mano accenna , che quelli non fu pubblicato : „ Nelli 27. di
„ Luglio in Confiftoro fegreto furono creati due Cardinali ,
„ 1' uno fi pubblicò e fu Garlo de Guifa Arcivefcovo di Rems,
» Tal-
Storta de Romani "Pontefici. np
J, l'altro il Papa fcrbò in petto, cioè Giulio dalla Rovere fi- -- —
„ gliuolo del Duca d'Urbino ,, .. .. Quefti fu promoffo effen- Secavi.
do affente e pervenuto all'età di foli dodici anni e tre mefi *
e fi vide pubblicato primamente delli g. di Gennajo del 1548.
fecondo li Monumenti del- Vaticano ; il perchè erra il Ciaconio
dicendolo promofìTo fotto quello giorno nel 1549. 11 Guifa otten-
ne la Porpora a petizione di Enrico li. ed ebbe il titolo di S. Ce-
cilia. Tra le molte cofe che l'Imperatore fperava dalli torbidi
di Piacenza, una era d'indurre il Papa a reftituire il Concilio
in Trento. Il perchè configliò li Principi Eretici ed alcune
Città Libere di ricevere li Decreti del Concilio che fi cele-
brarebbe in Trento, nel quale larebbono definiti li affari uni-
formemente le divine S'cntrure e Padri • promettea, che difen-
derebbeli , e che ai Profeflori della Confi.ffione Auguftana da-
rebbefi libertà di parlare e ficurezza di domicilio. Così com-
pone le cofe ordino al Cardinale Madrucci di portarfi a Roma
ed indurre il Paoa a rimettere il Concilio in Trento. Il Car-
dinale dovea aflìcurarlo , che a quello fi foggetterà la Ger-
mania , e ricordargli la fperanza conceoita che quella ritorni
al feno della Romana Chiefa e Cattolica Religione. Dunque
riftabilito il Concilio in Trento il Papa farebbe certo, che Ce»
fare non mancherà al proprio dovere. Se ei ricuia di compia*
cerio , il che non crede , farà ei baftevolmente feufato pref-
fo Dio ed i Criftiani . E perchè voleafi , finché fi perfezioni il
negozio del Concilio , che fi riordini in qualche modo in quel-
le Provincie l'affare della Fede , né quivi era chi operi con
Pontificia autorità, chiedeva al Papa alcuni Legati , li quali
intanto impedirebbono li mali che fi muovono contro la Reli-
gione . Dovea ancora il Madrucci efporre al Pontefice, che la Ri-
forma era opportuna per la falute della Germania . E perchè
alcuni aveangli fatto credere , che trafporrato il Concilio in
Trento e fuccedendo la morte del Papa, effo Concilio arrogareb-
befi la elezione del nuovo Pallore , Cefare lo aflicurò, che'l volea
eletto in Roma fecondo la conluetudine , e per quello egli ob-
bligava la Cefarea parola e dignità. Se il Madrucci conofeea il
Pontefice difficile a favorirlo ed a reflituire il Concilio in Tren-
to , dovea col Mendoza ammonire li Cardinali ed Ambafciato-
ri della diligenza fatta pel vantaggio della Crifiiana Repubbli-
ca • Ed al Mendoza comandò di proteftare contro li De-
ere*
230 Storia de Romani Pontefici.
5? creti che fi farebbono in Bologna fé fiano in pregiudizio del Conci-
Sec. XvJ. li0 di Trento. Il Cardinale Madrucci pervenne a Roma nel fine
di Novembre e comunicò al Papa le avute commifiìoni . Ma que-
lli per delibare con prudenza comandò al Cervini di configlia-
re li Cardinali del Monte e Sfondrati pella rifpofta che fi dovea
al Madrucci. Qaefti lo ammonirono di fofpendere il Concilio,
li Cardinale del Monte pensò, fé il Madrucci comunicò priva-
tamente le commifiìoni , che rifpondagli con dolcezza , che
ei non può né vuole privare il Concilio della libertà di trat-
tenerfi in Bologna o reftituirfi in Trento. Se poi pubblicamen-
te minaccia, dicagli, che in Confiftoro arebbe la rifpofta; e che
fi decretaranno pene contro chi vorrà violentare li Padri , poiché
H Scrittori parlano in fimili faccende affai feveramente fen.
za eccettuare li Monarchi. Del refto fi redimirà il Concilio
irt Trento fenza condizione; imperciò la dimora colà era fo-
fpetta ai Padri crebbe la fofpizione , e quando li tumulti di
Piacenza raanifeftarono l'animo di Cefare verfo il Papa. Que-
lli nel dì p. di Dicembre raccomandò ad alcuni Cardinali 1'
efame delle commifiìoni del Madrucci , e volle fentirne il fen*
timento dal Decano in Confiftoro ; e tale fu. Dovea eneo*
miarfi Cefare, che avea coftretto li Protettami a ricevere li De-
creti del Concilio , da che forgea fperanza della loro eterna
falute : ma poiché efibivano l'obbedienza al Concilio celebrato
in Trento , e Cefare chiedea , che là fia reftituito, rifpondeafi ,
che la traslazione fu decretata liberamente dai Padri , li quali
poteano trattenerli in Bologna ovvero reftituirfi in Trento : ad
cflì ancora appartiene l'altra petizione di Gefare, e che il De-
creto della Riforma è ftato ordinato dal Concilio. Li Padri in
Confiftoro rifolverono , che la caufa fia devoluta al Sinodo di
Bologna e lafciata al di lui arbitrio; il che il Papa efeguì . In-
tanto il Madrucci non volle effere miniftro del grave diflìdio ,
e partito da Roma lafciò il Mendoza attore della torbida con-
tefa.
Sentenza LXXVIII. Dunque nelli 18. di Dicembre pervenne a Bo-
rie' Padri logna ilGorriere che confe^nò al Cardinale del Monte il Diplo-
i Bologna ma i i| papa preferi veagli di riferirlo minutamente ai Padri , dai
rapporto 1 qUau con celerità voleane il fentimento . Il Legato convocolli
Concilio nellì ip. in Congregazione . In efTa efpofe le commifiìoni del Car-
dinale Madrucci , il parere dei Porporati, ed il Diploma Pontifi-
cio . Aggiunfe , che eglino doveano proferire il proprio . Li
Pa-
Storta de Roman! Pontefici • 231
Padri convennero eccetto cinque nella opinione di Roma . Af- ~
fifterono alla Adunanza due Ambafcìatori del Re di Francia , Secavi.
quarantotto Arcivefcovi e Vefcovi, e fisi Generali delle Religio-
ni. Il Legato diffe , che le Lettere date al Papa doveano ef-
fere approvate da tutti , e che fi leggerebbono in altra Con.
gregazione. Il Pallavicini offerva , che li Padri di Bologna po-
chi erano Sudditi del Papa, ma lo Spondano li vuole tutti Ita-
liani eccetto due Francefi . Nel óì fuffeguente invocato lo Spi-
rito Santo fi recitarono le Piftole che il Legato in nome dei
Padri dava al Papa , e furono approvate . Primamente li Padri
n'encomiavano la Paftorale cura; indi lodarono il zelo di Cefarc
verfo la Religione , e pregavano entrambi di ajuto pel bene
della Chiela . Quando il Concilio fu trasferito legittimamente
a Bologna , li Padri furono ammoniti di ridurvifi . Rimafero
alcuni pochi in Trento , che fono flati invitati ad unirli alli
pervenuti in Bologna : refifterono quefti con difprezzo del Con*
cilio, il quale non dovea deliberare pel ritorno, fé prima quelli
che dimorano in Trento non fi trasferivano a Bologna riconofeen-
done Ja podeftà . Allora potranno uniformemente decretare lo
fpediente , perchè la Germania riceva li Decreti formati, e
quelli che fi flabiliranno . Diceano , che allo fparfo rumore
che il Concilio fi reftituifea in Trento contro la fama e buon
nome dei Padri , decorofamente fi provvegga , perchè non fi
cambi V ordine finora offervato : e poffano li Padri dimorar-
fene quivi ficuri , ovvero partirfene ; e ceffate le caufe per le
quali s' intimò effo Concilio , con eguale libertà terminarlo ■
Le Lettere pervennero a Roma nellì 24. di Dicembre , ed il
Pontefice non afpettato il Confiftoro nellì 26. comunicolle ai
Cardinali ; e nel fuffeguente per loro confìglio chiamato il
Mendoza gli efpofe la faccenda e l' egregia fua propenfionc
verfo l' Imperatore e la Germania ; ma che dovea egualmen-
te curare le altre Nazioni . Da che egli moffo ad ira vo»
lea proteftare , ma per mediazione dei Cardinali differì la cofa
fino al dì ventefimo di Gennajo attendendone il comando di
Cefare; il quale poi ordinogli di proteftare tofto contro il pen-
ficro del Papa . Li Ecclefia-
LXXIX. Cefare volea indurlo a redimire in Trento il Concilio, "1CI .dl Ger-
e nella Dieta d' Augufta nrorcurò , che li Vefcovi di Germania a manif ,„
11 r • r • ~~ r n x- «• •. tanoilPapa
quella preienti elortino effo Pontone* aqueito. Eglino per tanto il ^j reftituire
pregarono dicendo, che il bramavano in Città nei confini di Germa. \\ Concilio
nia in Trento ,
232 Storta de Romani Pontefici,
~ mania ove principalmente era il male : che non poteano a quel*
5EC.AVI. jQ jntervenire fé fià convocato altrove impediti dalle ampie Dio-
cefi, alle quali era unito il governo del Principato. Dunque fpera-
vano, che farà reftituito in Trento; e ciò eflendo gli prometteano
offequio e foggezione, e di ajutarlo nelle calamità della Chiefa. Ta-
le fu la Lettera dei Vefcovi di Germania ed appartiene alli
14. di Settembre del 1547. Tardò alquanto il Pontefice a ri«
fpondere ; poiché attendea il Cardinale Madrucci , né volea ri-
folvere fé non avea intefo le commiffioni Cefaree . Dunque
nelle Calende di Gennajo del 1548. confortato dai Francefi e
fegnatamente dal Cardinale de Guifa foddisfece alla loro ricer-
ca. Imperciò commendonne il zelo moftrato pel bene della
Chiefa; il che ei fempre bramò affettuofamente; e ne diede cer-
ti argomenti , e principalmente nella elezione di Trento , ove
farebbefi intimato il Sinodo : febbene quella Città è fommamente
incomoda alle Nazioni . Quivi deputò li Legati fenza riguardo a
difpendio . Ma dopo quindici mefi febbene non eravi timore di
guerra, li Vefcovi di Germania né perfonalmente né col mezzo di
Proccuratore vi fi trasferirono . Ciò non doveafi attribuire a fé
fteflb , ma ad effi che febbene erano vicini a Trento, negligentarono
di portarvifi fenza addurre feufa . Intanto li Padri formarono al-
cuni Decreti , che dichiarando il negozio della Fede correggono il
coftume e confutano le dottrine delli Eretici : il che compro-
va la cura propria per rimediare al male di Germania . Se dopo
due anni il Concilio partì da Trento , fi fece fenza fuo co-
mando , e fé vuol preftarfi fede al fuo detto _ accadette ancora
fenza fua faputa . Del refto è fuor di dubbio, che effo Concilio
ha libera podeftà di trasferirli ove il chiama lo Spirito Santo
principalmente trattando»" della propria felicità ; il Pontefice
quando non abbia cofa in contrario deve approvare il fatto j
né è diviib il Concilio, perchè alcuni dimorano in Trento e
ricufano di portarfi a Bologna . Si trasferì in Città poco dittan-
te da Trento , comoda per abitazioni e non difaftrofa pel cam-
mino, né dee eflere fofpetta effendo fituata nel dominio della
Ghiefa Romana , dalla quale la Religione oltre innumerabili
beni è provenuta alla Germania . Potrebbeli dire , che le Città
vicine a Bologna fono fuddite ovvero divote dell'Imperatore.
Col configlio dei Cardinali confultò li Padri di Bologna , dai
• quali ebbe la rifpofla che ha comunicato all'Ambafciatore Men«
4oza. La minaccia fatta noi commove; poiché fa di avere ado-
pra«
Storia de Romani Pontefici .' 135
prato per la pace il convenevole al fuo miniftero: fperava, che ' y _-:
Celare non farebbe coia lenza il Tuo configlio: in cafo diverfo BC*
nemmeno vorrà proibirlo : imperciocché lo fteflb Iftitutore del-
la Chiel'a Critto Gesù quando ne la fondò, . efpofe alli Appoftoli
le burralche che contro quella s' alzerebbono ; non paventa- efia
però eflendo fondata in pietra ftabile. Per tanto lo eforta con
vilcere di carità di promovere la pace e non permettere, che
nelle Diete lì trattino cole alla dignità e fantità di quella con-
trarie .
LXXX. Ma Cefare che volea difporre dell'i affari Secolari Protese
ed La lelìaftici, conobbe , che le difficoltà per redimire in Tren- *!e" Amica-
to il Concilio erano inoperabili, e che colla forza potea in- /-clatore j"
durre li Protettami a riceverne li Decreti de' Libri Canonici j fpoQa' dei
del peccato Originale, della Giuftific azione , e dei Sagramenti , Legati del
li quali dittrugge«no la falfa e lagrilega dottrina. Per la qual Papa,
cofa li di lui Ambalciatori primamente in Bologna poi in Ro-
ma proiettarono nel modo prelcruto da quello; quelli affitten-
do alla Congregazione delti dieci di Gennajo esibirono le Let-
tere dirette non al Concilio di Bologna , ma alla xAdunan^a ,
ed il Vargas in tal modo parlò ; ma il Legato del Monte
quando ei leggeva la protetta, lo interruppe dicendo che ^ebbe-
ne li Padri non erano tenuti ad afcoltarlo, poiché il comando
non appartiene al Sagrofanto Sinodo , pure perchè niuno lì la-
gni di efiere violentato , lo alcoltavano a condizione che non
provenga al Sinodo difpendio né alli Ambalciatori emolumen-
to ; e che fiano liberi li Padri di proseguirlo e decretare pene
convenevoli ai contumaci; ed il Vergas volle inferita nelli At-
ti pubblici la interruzione prima che abbia prodotto parola .
Indi (piegò il comando dell' Imperatore pregando li Padri a mu-
tare il Decreto della Traslazione del Concilio fatto fenza pru-
denza e di ridurli in Trento; ricufando di farlo doveano credere,
che la ripugnanza cagionarebbe gravi pregiudizj alla Chiefa .
Il Legato ai (Te , che il fatto fi decretò legittimamente , e li
Padri pregavano Cefare di cambiare fentimento e di coftrigne-
re li tuibatori del Concilio alia obbedienza, li quali incorrono
le pene dei Canoni e della Chiela . Del retto in qualunque mo-
do fia la faccenda , e per quanto fiano terribili le minaccie ,
eglino non mancheranno alla libertà ed onore del Concilio.
Intanto il Vargas recitò le Lettere di Cefare ed affai proliffa
contettazione : in cui rammentò ciò che peiia convocazione
Tom.X, G g di
2g4 Storta de Romani Pontefici .
*— — ^ di eflb Concilio Gefare fece, ed aggiunfe , che efiendo cominciato
Seca VI. feiicemente li Padri fenza il configiio del Papa inventarono ca-
• gione colla ripugnanza di preftantifiìmi Vefcovi , e tumultuofa-
mente partirono da Trento. Celare avea indotto li popoli dì
Germania a fottometterfi al Concilio dì Trento, e foventi volte
pregò il Pontefice di colà redimirlo ; ma quefti non ne curò le
ammonizioni, ed approva la traslazione denominando l'Adunanza
di Bologna Sinodo Ecumenico . Efagerò li fatti di Cefare che '1
pregava efTendogli raccomandata la tutela della Chiefa di retti-
tuirlo in Trento; poiché era fvanito ogni timore di male. Del
retto et conteftava ,, che tuttociò che operarebbefi in Bologna ,
farà riputato di niun valore . Diffe francamente , che la loro
rifpofta e quella del Papa era piena di inganno e non appog-
giata a foda ragione. Comunque la cofa fucceda , Cefare volea
liberare la Chiefa dalle calamità , che per colpa e negligenza
del Papa e per la oftinazione di quello Sinodo illegittimamente
convocato l'affalivano. Detto ciò il Soria volle, che il tutto fia in-
ferito nelli Atti. Ripigliò il Legato, che il detto contro la
dignità del Concilio era falfo . Voha Dio teftimonio , ed efibi-
va di comprovare ciò che diceva. Del refto li Padri volentie-
ri {otterranno la morte, piuttoftochè acconlentire che il Princi-
pe a proprio genio convochi Conci!). L'Imperatore è figliuo-
lo della Chiefa , non Signore né Maeftro . Egli ed il luo Col-
lega fono Legati della Sede Appoftolica : né ricufano di rende-
re conto della Legazione a Dio ed al Pontefice. Al detto trop-
po prolifib rifponderanno dopo quattro giorni, fé vorrafli atten-
derne la rifpofta; ma primamente li Proccuratori partirono da Bo-
logna . Non contento Cefare di ciò comandò al Mendoza di portarli
a Roma e rinnovare più acre protetta nel Senato de' Cardinali:
in cui ei entrò e produfiela in fcrirto; fu la fletta di Bologna
mutate alcune efpreffioni . La udirono il Pontefice, Cardinali,
ed Ambafciatori ; quegli ridette le formole che dicono Saluta-
ri, pregò li prefenti di efferne teftimonj , ed ordinò alli No-
ta} di riferirla nelli Atti . Intanto il Segretario del Papa ditte-
gli, che nel primo Confiftoro gli fi farà rifpofta. Nelle Calende
di Febbrajo 1' Oratore tornò in Senato; in cui il Cardinale Po-
lo in nome del Papa ad eflb parlò in tal modo : E' provenuto
/ al Pontefice ed ai Cardinali grave trifìezza dalla protetta pro-
dotta in nome di Cefare , perchè è di peflimo efempio e pra-
ticata dalli foli Eretici ; tanto meno attendeafi dall' Imperatore,
quan-
Storia di Romani Vanterei. 235
quanro querti fu fovver.uto dal Pontefice nella guerra di Germania* -
rè qnefta era la corrilpondenza al beneficio. E fio Papa fi duole EC'AVI.
confederando il comandamento di Cefare , che non die al Men-
doza facoltà di muovere lite al Papa , ma alla prefenza di que-
fìo ai Padri di Bologna , credendo che non fono legittimamen-
te convocati • e quindi riduceva la caufa al fupremo Giudice
delia Chiefa e dei Concilj ; ed il Mendoza dovea contentare
contro il Papa, quando querti non voglia affumere la cognizio-
ne della caufa; che fino ad ora fu portata al Tribunale Appo-
ftalico. E' certo dunque , che V Ambafciatore ha ecceduto li
confini del comando, pretendendo non ancora conofeiuta la cau-
fa che fiano condannati li Legati ed il maggior numero de*
Padri del Concilio di Trento , e che fiano nulli li Decreti.
Sarebbe flato più conveniente, che li Vefcovi rimarti in Trento
li quali reputano il Concilio ingiurtamente trafportato a Bolo-
gna , ave (fero le proprie indolenze ridotto al Pontefice, che fa-
rebbono da quefto efaminate. Per tanto l'Imperatore adempì
all'officio di modertiflìmo Principe, volendo che il Papa legit-
timo Giudice conofea la cura della traslazione. Ciò porto è fu-
perfluo di confurare la proterta , che è vana ed inutile . Ma
fé le cole che effa oppone, fi foflero paflate fotto filenzio, pò.
trebbono riputarfi vere con danno delle anime, erto Papa vuo-
le provvederne alla ialute e rifpondere diftintamente. Il perchè
confutato ciò che il Mendoza attribuì alla negligenza del Papa
fi moftrò , che più di Cefare egli fu diligente pel Concilio , e
che querti ingiuftamente accufalo , perchè alla Adunanza di Bo-
logna dà il nome di Concilio , e non cortrigne li Padri a re-
ftituirfi in Trento , quaficchè ad effa Città (ìa legato lo Spiri-
to Santo , ovvero fi debba celebrarvi il Concilio , effendo fu
tuata vicina alli Paefi delli Eretici ; fi dittero di niun vigore
li punti denominanti illegìttima la traslazione del Concilio , in
cui era fondato il cardine della controverfia ; fi rifpofe , che il
Pontefice ne aflunfe 1' efame e raccomandollo alli Cardinali Bel-
la) , Burgenfe , Crefcenzi , e Polo: indi ordinò ai Padri di Bo-
logna ed ai Vefcovi di Trento, che efibifeano il proprio fenti-
mento 3 ed intanto fi attengano dalle novità . E perchè non
fucceda danno alla Germania , rifolvette di fpedire colà Legati,
li ^uali le addattaranno il rimedio grato a Celare ed ai di lui
Sudditi. Compiuto l' efame fé il Pontefice conofeerà illegittima
la traslazione, preferiverà ai Padri di reftituirfi in Trento: in
G g 2 fom-
2 $6 Storta de Romani Pontefici.
Sec XVI fomrna non mancherà al proprio miniftero per ridonare alla.
Chiefa la pace ed il primiero decoro alla inclita Nazione Ger-
. manica. Colla protetta Cefare non ne promofie la caufa ; do-
vea piuctofto colf offequio e colla reftituzione di Piacenza mo«
flrarfene attento , e li Prelati Spagnuoli doveano venerare con
Criftiana umiltà l'autorità del Concilio di Bologna , perchè pili
follecitamente fia trasferito in Trento : e per ogni diritto di
giuftizia efigevafi , che li Luterani (ìano coftretti ad obbedire
ai Decreti pubblicati , e che Cefare permetta ai Padri la liber-
tà fecondo l'antico coftume della Chiefa . Quindi Li. Legati per
impedire il pencolo -dello Scifma ne configliarono la fofpen-
ììone .
Diploma del LXXXI. Dopo alcuni giorni ne' quali fi trattò col Men-
Papa diret- ,joza inutilmente la riconciliazione, il Pontefice diede Pittole ai
*? ^! „ ^a* Legati di Bologna , efponendo che febbene brama il fine del
ti di Bolo- . & , n il • a- • j r
ed ai Sinodo » nullameno per non mancare alla gmltizia dovea eia-
Padri di minarne la traslazione. Il perchè loro comandava di tralmet-
Trento. tergli le legittime Scritture* efortava li Padri di mandare a
Roma tre Vefcovi li quali in nome di tutti ne lo informino ; ed
intanto fofpefe il profeguimento del Concilio, che fi attenne dal-
le folenni azioni. Quindi mandò Diploma ai Vefcovi rimarti
in Trento, di cui tale è il compendio: Siccome egli avea cre-
duto , che '1 rimedio più efficace per fanare le piaghe della
Chiefa, era l'Ecumenico Concilio, e molto fperò mercè li fe-
lici progredì di quello di Trento* cosi prova indicibile affan-
no pella divifione de' Padri , da cui nafcono difcordie pernicio-
fiflime alla Chiefa. Lagnavafi imperniò con etti, che non fegui-
rono a Bologna il Concilio , o almeno non abbiano prodotto
al fupremo Tribunale le cagioni , in vigore delle quali la ri-
putarono illegittima. Senza dubbio peccarono gravemente: e
febbene il delitto è comune a tutti, diviene maggiore pel Car-
dinale Paceeo mercè la eminente dignità , che lo unifce al Pa-
pa. Seco lui per tanto dolevafi, che abbia efpofto le ragioni ali*
Imperatore , dal quale egli lo feppe - Narrava brevemente l' o-
perato da quefto contro li Legati ed i Padri di Bologna , e che
egli avea aflunto la revifione della caufa . Sinara riputava le-
gittima la traslazione convinto dalla fama comune: ma effendo
ridotta a controverfia volle prendere le parti di Giudice , ed
a-fcoltare le ragioni che gli verranno addotte. Operò in tal mo-
do per b. Nazione Spagnuola , poiché avea fempre fenato cofe
orao*
Storia de Romani Pontefici, 237
grandi della di lei probità , dottrina , e fatiche . Il perchè li YwT
cfortava di fpedire tre Vefcovi a Roma per efporgli li motivi Secavi.
onde eflì dilapprovano la traslazione. Li Padri di Bologna ri-
cevuto il comando obbedirono fecondo li Atti del Concilio *
Li Legati convocatili ferono recitare il Diploma Pontifìcio: tut-
ti convennero in un folo parere, ed inviarono a Roma 1' Arci-
vef.ovo di Macera, li Vefcovi di Feltre , di Modone , di Sa*
luzzo , di Albi, e di Alife. OiTerva il Pallavicini , che avea-
no primamente deputato T Arcivefcovo. d' Aix che ricusò l'im-
piego non volendo lenza il configlio del proprio Re foftenere
aperta lite contro li Spagnuoli . Pervenuti a Roma li Padri di
Bologna furono introdotti nelli 22. di Marzo in Confiftoro.
U Pontefice li afcolrò e dopo benigna rifpofta di fperanza mi-
fta e di laude volle , che ne trattino coi Cardinali , ai qua-
li avea raccomandato il negozio , e deputò Teologi per con-
iglio . Nelli 23. giunfe a Roma la rifpofta dei Vefcovi di
Trento : quefti fi leufarono con parole modefte di non po-
ter obbedire fenza il precetto di Cefare . Diceano di avere
accolto con offequio il Diploma , e che vorrebbono efeguirlo.
Appunto fi trattennero in Trento , poiché quelli aveano pro-
metto di ritornarvi fubito fvanito il timore del contagio , e che
li Popoli di Germania fi foggettino ai Decreti del Concilio *
il primo fvanì , ed i Tedefchi battuti dalle armi di Cefare pro-
mifero di fottometterfi a quefto. Furono corretti a trattenerli
per le caufe , che oppofero quando formavafi il Decreto . Se
poi non le hanno efpofte al Papa, meritano feufa; e penfarono,
che avendole efibite in ifcritto ed inferite nelli Atti- foflero dai
Legati mamfeflate, e moflì de riverenza fi attennero per non
recargli moleftia. Se aveffero creduto ciò efTergli grato non lo
arebbono omeffo. Baftevolmente fono conofeiuti obbedienti del-
la Sede Appoftolica , e che defiderano li Popoli di Germa-
nia ritornati al di lei feno . Se Cefare gli avea prevenuti , ciò-
fu non per loro impulfo, ma perchè effondo Padrone e Tutore
della Chiefa promove la unione dei Tedefchi, e proccura, che fi Sot-
tomettano al Vicario di Crifto . Si lagnavano, che la loro dimo-
ra in Trento fia Mata cagione di offefa e di fcandalo : ma per
purgarfi daua accufa dìceano, che non eglino- ma quelli di Bolo-
gna ne furono cagione . Le laudi onde fono encomiati, proveni-
vano dalla bontà del Papa né erano al proprio merito dovute:
però opereranno ia guifa , che fé le meritinole Speravano , che
non
2<8 Sic;; a de Romani Pontefici.
: __r non verrà afcrltta a colpa o fraude la preferite ripugnanza , e
Secavi, pagarono jl Papa di non coftrignerli a litigare, e che arebbe
finito la caufa reftituendo in Trento il Concilio , che veniva
da tutti acclamato unico rimedio- della Criftiana Repubblica *
fperavano, che ei non mancarà al proprio officio* di che fu tem-
pre diligentiflìmo . Supplicavamo per fua umanità di ricevere li
proprj detti benignamente; poiché non fono tanto temerar), che
vogliano trattare di ciò che appartiene ad efio , ma ne parlano
perchè è motivo della loro fperanza . Tale fu la rifpofta dei ri-
marti in Trento, e per evitarne il giudizio del Papa fotto pre-
teso di offequio difenderono la dimora. Li Proccuratori del
Concilio di Bologna chiederono la correzione dei Padri, fé ac-
compagnati non fiano dal diritto e dalla giuftizia; riprefero in
quei in Trento la credenza preftata al proprio parere , e non
alla divina Voce, e la difobbedienza al Vicario diCriflo. Mol-
te altre cofe aggiunfero per difefa della caufa , che non fi def-
fini pel pericolo dello Scifma.
Spedifce 1' LXXXII. Dalle Lettere del Cardinale Sfondrati non ancora
Ardinghelli feparatofi da Celare date nelli 8. di Febbrajo al Porporato Far-
a Cefare , nefe raccogliamo, che quegli volea pubblicare ciò che comandò
ce cerca la aj Mendoza, cioè di protefhre in Roma e di appellare al futuro Con-
riforma di ••* t -v -i i- r r • re ir j 1 km
Germania c * *mtocio ]1 Farnele icrilfe al Legato del Monte; ma
quelli ed il Cervini differo:Se la protetta fatta al Pontefice dal-
l' Ambafciatore era fiata ratificata da Celare che appellare volea
al legittimo Concilio, potea il Papa convocarlo in Roma , ed
in elfo dichiarare giuridica la traslazione. Intanto Paolo nelli
p. di Marzo fpedì a Cefare Giuliano Ardinghelli per ammo-
nirlo dell'imminente Scifma, ed indurlo alla reftituzione di Pia-
cenza . Mentre quefti con veloce cammino fi trasferiva in Ger-
mania, il Cardinale Madrucci avvisò, che Cefare erafi alquanto
pacificato , e che appariva fperanza di accomodamento , purché
fi fofpenda il Concilio ed il giudizio della traslazione , né fi
moleftino li Vefcovi di Trento. E così efio Ardinghelli poco
dopo tornò a Roma; ciò appare dal Diario di quella faccenda
e della reftituzione di Piacenza. Di quella recò egli buona fpe-
ranza ; Cefare promife , che darebbeyi mano, fé il Papa gli m^n-
di chi feco lui convenga del modo di compenlare la Città.
Rapporto il Sinodo accennò, che Cefare non parlò del ritorno
de' Padri a Trenco , purché in Bologna non proiegua il Conci-
lio, ed il Papa foprafeda al giudizio delia traslazione. Intanto
an-
Storia de Romani Pontefici, 2 39
andranno in Germania Legati Apposolici con facoltà , che fa - — ..'-
riftretca da Cefare in tredici capi per riconciliarfi li Eretici , e Secavi.
foddisfare alla Nazione. Il che ettendo non è neceflario il Concilio,
e darebbefi fine ad ogni contefa » Legittimamente l'Imperatore
chiedeva al Pontefice li Nunzj per la riforma di Germania ;
non operava però legittimamente nel determinare le facoltà on-
de quelli doveano effere premuniti. Volea permetto ai Preti il
concubinato fotto nome di matrimonio* che fi abolifca il di-
giuno; e che l'ufo del Calice fia conceduto ai Laici. Li Le-
gati di Bologna interrogati dittero, che nell'aflentire ai capi efibiti
li pecca gravemente : che il Papa non può negare quello che
promite al Mendoza : che dovea mandare in Germania il Legato
Appoftolico: potea deputarvi lo fletto Cordinale Sfondrati ad-
doct-inato di quefte cole e della Corte , a cui può unire due
Velcovi con titolo di Configlieri, e loro conferire lim'tata facoltà ,
perchè quando negherà qualche cofa non fu riputato auftero: al-
la di lui prudenza e cofeienza però rimetta di fervirfene nelle
occalìoni. Quando ebbero notizia di quefto li Miniftri del Re
di Francia , acqjjftarono alcuni de' Cardinali eletti pel negozio
e dittero al Pontefice , che Cefare con tale modo afpirava al
pieno dominio di Germania per opprimere li altri Monarchi ;
di che era troppo chiaro argomento Piacenza tette occupata.
Dunque nel concedergli il richiedo fi fabbricava non il vincolo
della pace ma il laccio di abbominevole fervi tu. Ma il Ponte-
fice quantunque pet riconciliare li Luterani colla Chiefa era di-
fpotto di deputare li Legati , giudicò inique le propofizioni di
Celare. Il perchè per moderarle mandò al Re de' Romani il
Velcovo Chittemenfe . Quefti febbene avea fegrete iftruzioni ,
dovea dire rifpetto li Legati, che il Papa per fecondare Cefare
deputarebbe gravi Prelati , e già li arebbe inviati ; ma la fa-
coltà che in quelli fi e(ìgey vuole maturo configlio e pofata de-
liberazione. Il Nunzio però vide occlufo l'adito alle iftruzio-
ni , poiché nel primo colloquio con Cefare conobbe, che avea,
onninamente cambiato parere.
LXXXIII. Quefti dopo la guerra Smalcaldica nella Dieta Cefare pro-
d' Augutta convocata nelle Calende di Sertembre ofeurò molto mulga il li-
li riportati trionfi con infaufta Formola di Religione: e fi ar- bro appella-
rogò l'autorità di decadere le quiftioni della Fede e della Ec t0 *»'««**
clefiaftica Difciplina. Quando conobbe, che non eravi fperanza ^trofei' e
di Concilio, o almeno che non sì tortamente potea feiorfi la pjoceftanti *.
con-
24© Storia de Romani Pontefici:
'Tm^TTà' controverfia , propofe alli Ordini dell' Impero , che fino allo rU
Secavi. flai3Ìlimento del Sinodo fi trovi ragione per la pace di Germa-
nia . Alcuni ignoranti troppo delle quiftioni della Fede fperaro-
no , che li Eretici farebbono co' Cattolici convenuti in una me-
defima dettrina , ed efi-birono a Cefare certo Libretto denomi-
nato Interim , in cui preferi veafi ciò che dovea crederti fino al
futuro Concilio : altri però attendendo più propriamente alla
cofa il denominarono Intento , ovverò rovina delle anime . Ce-
lare il diede al Vefcovo di Naumburg illuftre pe'Comentarj
della Repubblica Griftiana fcritti contro Lutero , a quello di
Sidone Suffraganeo dell' Arcivefcovo di Magonza , ed a Giovan-
ni Agricola Eretico e predicatore dell' Elettore di Brandebur*
go . Contenea il libro ventifei Capitoli rapporto le recenti con-
troverfie e principali Dogmi Criftiani , li Sagramenti , l'Econo-
mia , e le Cerimonie della Chiefa . Quefti dopo longo ftudio ri-
ferirono, che il contenuto efpofto con lana interpretazione non
è contrario alla Cattolica dottrina , eccetto però il matrimonio
dei Sacerdoti e l' ufo del Calice pe' Laici , che fi permetteano
febbene non leciti; poiché la fperienza inoltra pe' Sacerdoti dif-
fìciliffimo il fepararfi dalla Moglie , e che alcuni non poflbno
privarfi della Eucariftia fotto entrambi le fpecie. Quefti due Ca-
pi doveano tolerarfi , finché il Concilio determini il maggiore
profitto . Per la qual cofa Cefare efibì il libro alla Dieta , non.
in modo che ne preferiva l'obbedienza, ma perchè fia ricono-
sciuto dai Principi ; comunicollo al Legato Sfondrati ; di che
fanno teftiraonianza le di lui Lettere del dì undici di Aprile
dirette al Cardinale Farnefe , perchè fia avvalorato dalla auto-
rità del Papa. Operò lo fteffo in Bologna preflb li Padri del
Concilio per aflerzione del Diario ; „ Nel dì iz. di Maggio
„ li Reverendiffimi Legati efpofero al Cardinale Farnefe il loro
„ fentimento riguardo la Scrittura che dicono Interim , che non
„ ricevea né approvava le materie determinate nel Concilio di
„ Trento: e rifpetto alle altre propofero varie offervazioni , le quali
„ la comprovano contraria alla verità Cattolica; e (e non era ri-
,, formata e corretta non doveafi approvare „ .... Intanto il
Legato Sfondrati avvertì Cefare, che molte cofe erano mala-
mente efprefle : poiché fi concedea ai Sacerdoti il Matrimonio^
il che febbene è vietato da fola Ecclefiaftica Legge non può
concederfi da Laica Podeftà ; e quella era offervata dalle Chie-
fe Greca e Latina , e ricevuta quale tradizione Appoftolica non
mai
Storta de Romani Pontefici , 24 1
mai interrotta. Si permettea ai Laici l'ufo del Calice nella
Eucariftia ad onta delli Decreti delli Ecumenici Concilj . Non
volea di quefte due cofe produrre il giudizio , ma (e ne dove*
afpettare la definizione dal Papa. L'Imperatore che fapea la
cautela di'quefto nell' approvare il libretto diflegli , che confer-
mava l'antica volontà per comporre li difiidj di Germania in
materia di Religione; il che però non fi potea confeguire che
col mezzo di Concilio Ecumenico . Intanto dove» provvedere alle
perniciofe controverfie; ed appunto gli venne prefentata da Uomini
illufori quefta forma di dottrina fino al Concilio; ne commife
l'efame ai Vefcovi eruditi nelle Divine Lettere , li quali riputa-
rono la dottrina fpiegata con fana interpretazione non ripugnan-
te alla Cattolica Fede , fé fi eccettuino il matrimonio dei Sacer-
doti e l'ufo promifcuo del Calice: rìel rimanente la concordia
può eflere giovevole nella condizione infelice de' tempi . In-
tanto tutti promettono di aderire al Concilio , ei efortò li Cat-
tolici ad oflervare li proprj riti ; e chi feguiva li nuovi dogmi
potea ricevere la comune Religione e la dottrina del libretto.
II Surio dice, che l'Imperatore operò quello che conveniva a
pio Principe , e primamente comunicò al Papa il libretto dell*
Interim. Certamente ne fece partecipe il Cardinale Sfondrati ,
ma non attefe la rifoluzione Pontificia , né volle afcoltare l'In-
ternunzio Appoftolico. Il negozio con candore viene defcritto
dal Maflarelli nel Diario dkente : „ Nel giorno 21. di Mag-
„ gio il Reverendiffimo Cardinale del Monte ricevette Lettere
„ dal Vefcovo Chiflemenfe Nunzio Appoftolico , che accenna
„ d'effere pervenuto ad Augufta, e di non avere ottenuto udienza
,, da Cefare prima delli quindici , in cui quelli vcrfo le ore 20.
,, pubblicò la Scrittura che denominano Interim. Con quefta prefcri-
,, ve il metodo di vivere alla Germania riguardo la Religione fino
„ al Concilio; nell'ora 21. afcoltollo ; ma ei aflai freddamente
„ efpofegli la commiffione, poiché il vigore di quefta confitte-
„ va in difapprovazione di quello che erafi pubblicato , e non
,, potè trattarne con eflb in nome del Santiflìmo Signore No-
,, ftro : l'Imperatore fi fcusò , perchè non potea più trattenere
,, la Dieta,, . . . . La nuova Formola propofta alla Dieta fu piut-
tofto riprovata che approvata : di efla li Cattolici fi lagnarono
e li Eretici ancora; poiché in molte cofe li coftrignea a condanna-
re la propria dottrina. Il perchè eglino la riprovarono ed acre-
mente la confutarono ; e tutti ftupirono , che Principe di tan-
TomX. H h ta
bEc.XViT
Sec. XVI,
242 Storta de Romani Pontefici*
ta prudenza dopo la vittoria tanto infuperbì , che fatto arbitra
con giufti ed ingiufti modi delle fagre e profane cole ne ab-
bia definito. Imperciocché nel primo afpetto pareva a molti,
che abbiafi arrogata l'autorità nelle cofe della Fede approvan-
do erronee dottrine e ripugnanti alla Chiefa ed ai Decreti del
Concilio . Il Pontefice attento a provvedere l'opportuno ri-
medio cercò il parere di periti Teologi . E primamente rap-
porto il Concilio li Ambafciatori del Re di Francia dimoranti
in Bologna ammonirono il Legato del Monte, che indarno at-
attendeafi frutto quando vi fi opponga chi dominava la mag-
gior parte del Mondo; dunque era opportuno, che il Pontefice
dichiari legittima la traslazione, perchè Celare non abbia pretenfione
di continuare il Concilio in Trento, quafi quefto non fia di là
partito legittimamente t pòi potrà in tempo più. opportuno io-
fpenderlo. E Mb Legato volea, che tenuta in Bologna una Sef-
fìone fi rifoonda alla protetta dei Proccuratori Spagnuoli , e che
fi pubblichi la fentenza delli Padri. Il Cervini dimorante in
Roma era di parere , che fi annulli la inibizione , che il Con-
cilio di Bologna poffa convocare le Congregazioni e fare le
confuete funzioni : in tal modo li Padri dimorano colà più one-
ftamente : diceva però, che non fi tenga Seflìone fé Cefare non
vi acconfente ; giacché non erano fincere Tefibizioni ed opera
dei Francefi» Imperciò quando fi trattò di ftipulare coi Re En-
rico alianza per difefa comune, ei non T accettò. Rapporto il
libretto dell' Interim molti configliarono il Papa di mandare in
Germania li Prelati chiefti da Cefare, ad effi. concedendo facoltà
di ridurlo in forma più tolerabile. Ma li più prudenti del Con-
cilio il riprovavano , poiché non era fperanza di fuceeflb feli-
ce ; né fi dovea prefcriverne ai Nunzj la correzione: imperciò
Eccome era flato formato in difpiacere dei Proteftanti , così
non poteafi tanto correggere che non fia compendio di erronea
dottrina . Il Pontefice efaminate feriamente le ragioni ripiovo
efTb Interim , appunto perchè con temerità era fiato formato :
nullameno per non irritare Cefare condannò due capi ; ed efpole a
quello col mezzo del Cardinale Sfondratf, che il matrimonio c"el
Preti già ordinato e la facoltà data ai popoli di ricevere la Eu-
cariftia fotto le due fpecie fono oppofti al retto; quello era
inaudito fino dai primi Secoli della Religione; e quefto abro-
gato dai Cattolici e dai Proteftanti ; e che il folo Papa può
concederne la indulgenza » Diede facoltà ad elfo Sfondrati di por.
tao
Storta de Romani Pontefici. 24?
tarli a Roma, e partì circa li 7. di Luglio attendendo la ve ' — *
ruta del Nunzio Appoftolico. mc. XVI.
LXXXIV. Pria però della deputazione di quello il Mendo. Manda in
2a el'ortò il Papa di ipedire il Nunzio in Germania • ma il Papa difle Germania
di effere meravigliato , che fi cerchino Nunzj dopo la pubblicazione Nunzj per
dell'Interim , ordinata nell'arrivo colà del Vefcovo Chiflemenfe • *a ri^rma »
e Celare decidendo delli negozj di Religione nella Dieta di Au- cre,a ^ardl*
gufta lotto il dì 14. di Luglio avea propofto la correzione del-
la Ecclefiaftica Disciplina . Il Maflarelli nel Diario racconta la
faccenda in tal modo : ,, Nel dì 25. di Giugno il Reveren-
„ diflimo Cardinale Morono ricevette Lettera dal Reverendiflì-
„ mo Cardinale SfoncWati , con cui gli lignificava, che 1' Impe-
,, ratore avea propofto nella Dieta d' Augufta la riforma del
„ Clero di Germania , prefcrivendogli la maniera di vivere ri-
,, guardo il coftume* ciò accadette nelli 14. di quello mele • talché
„ ognuno conofee, che ei ufurpò la giurifdizione Ecclefiaftica . Im-
„ perciò nelli 15. del Maggio paffato preferirle certo metodo
„ di credere rapporto li dogmi ; poi nelli 14. di Giugno die-
,, de al Clero la forma del vivere ,,..». Quelle Leggi di Ec-
clefiaftica difciplina conturbarono la Corte di Roma , come in-
fìnua il Continuatore del Rinaldi ; ed il Pallavicini accenna ,
che unicamente fpiacquero al Papa , perchè fatte fenza fua au-
torità. Intanto fi configliò col Legato del Monte, fé dovea fpedi-
re Nunzj in Germania per la riforma? quelli con Lettere da-
te al Cervini nelli 14. e 25. di Agofto lo efortò di compia-
cere Celare , e conferire ai Legati facoltà di riconciliare alla
Chiefa li Eretici e Scifmatici ; ed ei compiacque Cefare , e
mandò colà con titolo di Nunzj Apposolici il Velcovo di Fano,
il Coadjutore di Verona, ed il Ferrentino: loro però non con-
ferì la facoltà voluta da elfo Cefare; e la riftrinfe non per di-
ftruzione ma per edificazione della Chiefa. Imperciocché li de-
purò non perchè confermino il decretato , ma perchè imparti-
vano il perdono e l'aflbluzione ai pentiti. Doveano efli Nunzj
concedere fino a certo tempo il Calice a chi per falute dell'anima ne
avea fatto ufo, purché ciò chiegga con oflequio, e conferii , che la
Chiefa opera faviamente negandolo, e fi communichi feparatamen-
te ed in altra Chiefa , e non in quelle nelle quali altri ricevo-
no la fola fpecie ; per condonare li frutti , ed unioni dei beneficj*
e per delegare altri Vefcovi . Ciò appare dalla Bolla delli 31.
di Agofto . Vietò ad efli la facoltà rapporto li due capitoli
H h a del-
Sec. XVI.
244 Starla de Romani Pontefici,
del li tredici ftabiliti ; cioè che ai Religiofi proferii fotto qualfi-
voglia titolo non permettano il matrimonio * né concedano ai
Laici il poffefib dei beni diChiefa- promife però di ufare bon-
tà e clemenza , quando conofeerebbe onefta caufa . Ma perchè
li Nunzj pervennero in Germania nell'anno fufTeguente , e ffo Pa-
pa loro preferire di far ufo delle efortazioni piuttofto che del-
le minacele; ma tale precauzione giovò poco ai Protettami ,
che pervicacemente non vollero ritirarli dall'ufo del Calice ,
poiché l'impura turba dei Predicatori che erano quafi tutti Fra-
ti apoftati ed amatori d' impudici amplefli a ciò li efortavano »
Intanto li Arcivefcovi di Magonza , di Qplonia , e di Treveri
convocarono nelle proprie Diocefi li SinoTfi , e febbene il de-
creto Cefareo concedea ai Sacerdoti il matrimonio, difiero , che
quello avea vigore rapporto li Eretici non riguardo ai Cattoli-
ci ; annullarono quelli dei proprj Sudditi dichiarandoli inceftuofl
ed i Figliuoli illegittimi. Diamo fine alla Storia del 1547. co^
rammentare la promozione di Carlo de Borbon figliuolo del Du-
ca di Vandomo fatta in grazia di Enrico II. Re di Francia
fotto il dì g. di Gennajo del 1548. Quefti fu Ecclefiaftico di
gran nome e governò le Chiele più illuftri di Francia. Prima-
mente fu Vefcovo di Saintes , poi Arcivefcovo di Rems , ed
Anminiftratore di Beauvais , Tutore dei Monarchi Francefco
II. e Carlo IX. Da Enrico III. fu aferitto all'Ordine di San Spirito ,
e deputato Prefidente dell'Adunanza del Clero Gallicano convoca-
to in Meiun , acerrimo Difenfore della Cattolica Religione , e
nimico della Erefia. Sarebbe degno di ogni laude fc non avef-
fe brutato la propria Condotta colla congiura ftipulata fotto
nome di fagra alianza ambiziofo del Regno di Francia . Pietro
Frifoni il vuole promoffo nel 1547., ed il Petramellari nel 1540.;
ma entrambi errano, fé riceviamo le Piftole Appoftoliche dare nel
giorno fletto, in cui eflb Carlo fu aferitto al Collegio . Dice il Papa:
Effendo noi flati tejìè dal carijjimo nofìro in Cri/io figliuolo Enrico Re
di Francia CrifììaniJJìmo col me^Z? del diletto figltuol nofìro Cardini*
le de Guifa con tutta premura fupplicatr , che vogliamo crearti Cardi*
naie della Romana Cb'teja ; Noi febbene molti erano e tutti gravitimi
impedimenti , cono/àuto il vivo defiderio del mede/imo Re t al quale
bramiamo di compiacere in tutto quando lo poffiamo oneflamente , ed il.
mede/imo Cardinale de Guifa adoprò in nome dello fleffo Re ogni di*
ligen^a e follecttudme in code/io affare , nel nofìro Confìfìoro fuperate
ie difficoltà non affettammo li /acri digiuni , e col configlio dei JPadti
del*
Storta de Romani Pontefici ì 245
della Romana Cbiefa per la maggior gloria di Dìo e foddisfa^ione del -« yvT
Re abbiamo creato te difendente da Regia flirpc e Vefcovo di Sain*
tes , e promoffo al fagro Ordine del Presbiterato , Facemmo ciò non foto
in gratta del Re , ma ancora in benemerenza della virtù che abbia*
mo in te offervato * e [periamo , che farai in quefli difficili tempi dì
ornamento ed ajuto a Noi ed a quefla Santa Sede . Per la qual cofa
ti e forti amo o Figliuolo nojlro , che quanto noi abbi fogniamo di Uomini
genero/i a te Jimtli , effenclo tu flato da Dio chiamato a parte della
foilecitudine e delle cure prejenti ti porti a Roma , perchè poliamo
prevalerci della tua opera e del tuo configlio . Sarai nella tua venuta
accetto a Noi ed a tuoi Confratelli , e riceverai da noi il Capello rof-
Jo totale mfegna del Cardinalato che ti verrà dato fecondo l* antico co»
fiume : infanto ti mando il Biretto roffo uniformemente alla confuetu»
dine benedetto; e colle prefentt Lettere lo trafmettiamo allo fìeffo Re Cri»
fitaniffimo , e gli abbiamo comandato di affegnare il noflro Nunzio per
corifegnartelo , e bramiamo , che lo riceva con pari riverenza ali1 amore
onde lo abbiamo fpedito . Dato in Roma nel giorno nono di Gennaro
del 1548. e del noflro Pontificato XIV, Ma perchè non potè ei
trasferirli a Roma, il Pontefice compiacque il Re, e trafmifegli
anco il Capello (otto il ài io. di Giugno colla formola del giura-
mento che fu tale : Io Carlo Cardinale prometto e giuro , che nell
avvenire farò fedele ed obbediente al Beato Pietro , alla Santa Roma-
na Chteja , al fanttffimo Signore Noflro Paolo Papa III, ed ai di lui
Succeffort eletti canonicamente .... Offervarò le Redole de* Santi Padri
Decreti , Ordinazioni , difpofizjoni , provvifìonit e precetti %Appoflolici ,
e li farò offervare dalli altri , perfeguitarò ed impugnare con tutto pò»
tere li Eretici , Sctfmatici , e nimici del mede/imo Signor noflro e dei
di lui Succefjori . . . . Notiamo, che il Panvini errò enormemente,
accennando che Paolo nel 1547. cre0 effo Carlo de Borbon e
Carlo de Guifa con una Ordirmene ; e- che nel T549. promof-
fe Giulio della Rovere di Urbino: dal detto il Lettore deve
conofcere l' abbaglio di quefto per altro dotto noftro Concie»
tadino .
LXXXV. Era il Pontefice agitato dalla caufa: della traslazione Trattati
del Concilio: il perchè volendo definirla divifene la cognizione della trasla-
in cinque capi, deputò Cardinali che ne li efaminino,e cornati- zione del
dò anco ai Padri di Bologna di produrne il parere . Lo {>efTo Concilio e
f e \. . ... ì* della retti.
Celare che conobbe la caufa infuflìftente , frudiava il modo di . m ^„a ,.
tuzione cu
perpetuamente t'opprimerla. TI perchè propofe al Nunzio Berrà- pjacenza t
ni, che per fei mefi fi foprafeda alla lire , ed intanto li Padri
non
24# Storia de Romani Pontefici .
a. ~ non formino Decreti o Sanzioni • che il Papa mandi in Ger«
Sec.XVI. manja Vefcovi colla facoltà efpofta , e che chiamati a Roma
Prelati di ogni Nazione quivi decreti la riforma del coftume .
In fatti fi fpedirono li Vefcovi in Germania , ma non si fa-
cilmente potè ridurfi ad effetto la fofpenfione del Concilio da
Cefare voluta; perchè il Re di Francia non vi acconfentiva ,e
querelava!] , che li Padri per compiacere Cefare fiano oziofi . Ad
eflb fidifTe,che quefti non operavano in grazia della pace : e che
il Papa non dovea contradire ai voti di eflb Celare. In quelli
tempi mercè li affari d'Italia molto riputavafi il Re di Francia,
che calato colf efercito nelle Alpi maneggiava l'alianza col Pon-
tefice. Dunque refiftendo il Re alla fofpenfione del Concilio
Paolo non potea compiacere ad uno fenza dilpiacere all'altro.
Ma il Legato del Monte perchè Cefare non attenne le promef-
fe , e fofpettò, che li Vefcovi di Trento nella morte del Papa
attentarebbono novità in danno della Religione , rinnovò V
antico configlio, pregando il Pontefice di aflumere giuridicamen-
te la cognizione della traslazione finora trattata con lentezza
per ifeanfare Io Scifma. Ma quefti gravato da vecchiezza te-
mea prudentemente, che la propria morte prevengane il fin^e ,
e che il conceduto per ifeanfare lo Scifma divengane ferace fo-
mento. Dunque per impedirlo dichiarò d'avere conolciuto e dalli
Atti e da Monumenti giuridici", che la traslazione fi fece per
legittima caufa , che tutti doveano riceverla; e pronunciò con-
tro li contumaci graviffìme cenfure. Ma il Cardinale Cervini
ammonillo, che in ciò era duopo di accorta tergiverfazione , e
che non riputava retto il fondamento della fofpizione del Monte :
poiché Cefare ne comandamenti dati al Madrucci dich'arò, che
la elezione del Papa appartiene fuccedendo in quefìi tempi
la morte di Paolo III. al Collegio dei Cardinali . E perchè li
Padri di Trento non mai aveario ofato di operare fotto titolo
di Concilio, e quei di Bologna quello approvavano, dovea fpe-
rarfi , che Cefare fuccedendo l' infàufto accidente non opere-
rà contro la elezione del Papa . Con tale patto la controverfia
della traslazione non fi componeva , ma prorompea in manife-
fìo diflidio. Molti credeano , che la lentezza del Papa proven-
ga dalla cupidigia di riacquiftare Piacenza, e dalla tenerezza ver-
fo il proprio fangue. Checché fiafi è certo, che inviò all'impera*
tore Giulio Orfini per l'affare di efla Piacenza^ il quale tornò
a Roma nel Marzo del corrente anno, e delufo dalle parole di
Storia de Romani Pontefici» 347
Celare velocemente fi rettimi a Roma ricreando il Pontìrfìce* ma ^T^v"^5
la confolazione poco appretto (vanì. Imperciocché H Gonzaga ^EC,AVi»
rei famigliari difeorfi fi beffava dello fparfo rumore , che Pia-
cenza farebbe rcft'.tuita al Duca Ottavio , e rideafi del ritorno
dell' Orfini, qualìcchè debba dalle fue mani ripetere in favore
del Papa la poffeduta Città. Ed al detto del Gonzaga corrifpo-
fero li fatti di Celare. Quefli intorbidò le promette , e confi.
gli^ndo li Nunij diceva , che contradicea alla colcienza e pub-
blica quiete operando contrariamente al diritto dell'Impero y e che
era dilpofto di conofeere lommariamente le ragioni della Sede Ap.
poftolica rapporto Piacenza . Il Papa ciò abborriva , allegando
per prova del legittimo pottetto il lungo tempo , ed efigéa pri.
ma dell' efame la refìittfzione della Città. Ma perchè Cefare
non s'acchetò, né volea recare pregiudizio alle parti , il Pon-
tefice s'indutte a compiacerlo^ conteftò nullamenOj che non volea
fottomerce le ragioni della Chicfa alle cavillazioni dei Mini-
Ari. Indi produffe certa alianza ftipulata nel 151 1. con Giulio
Papa II. » in cui vigore li Aleati riacquiftarebbero quello che
loro apparteneva del li Stati occupati dai Francefi; in vigore di que-
sti lo Sforza e Cefare ebbero Milano, ed il Pontefice ricuperò
Parma e Piacenza ; e febbene lo Sforza in tempo di Sede va.
cante ufurpolle, al nuovo Pontefice le reftituì . In oltre produffe la
Celfione fatta da Mafiìmiliano colf attento del Re Cattolico; e ri-
cordò li patti folennemente contratti da etto Carlo col Ponte-
fice Leone X. nel 1521. Ritornato in Germania f Orfini inte-
fe , che effendofi ponderate le ragioni del Papa fi conobbe, che
né la Chiela né quelli ai quali era pervenuto il dominio delle due
Città , legittimamente le poffedeano : che Celare manderebbe a Ro-
ma A! fonio Delno per dare idoneo temperamento alla cofa* né que-
lli molto tardò, e recò quelta temenza: che non appare legitti-
mo diritto, che comprovi le due Città effere della Chiefa- che erano
più chiare le ragioni dell'Imperio ■ prometea però di dare cori
dono gratuito al Duca Ottavio l'alvi li diritti della Sede Appo-
fìolica e dell'Imperio, purché quelli confegni a Cefare ancora
la Città di Parma , quaraniamille feudi che ei annualmente efige-
là dal Regno di Napoli.
LJfrXXVf. Agitavafi tra il Papa e Cefare ardua lite pel Nuove fol-
rego7io del Concilio* quelli lagnavafi della traslazione fenza lecitudini
fuo affenfo avvenuta per vana folpizione di peftilenza ; e che pi Papapef
li Legati non concedendo ai Padri tempo propofero nel giorno a n orraa *"
antecedente il penfiero , decretarono la traslazione , e cotto par-
ti.
248 Storta de Romani "Pontefici l
r1, "" tirono ; e ce provennero gravi detrimenti alla Criftiana Repub.
Sec. XVI. jJjjca k Nùllameno propofe. al Nunzio Bertani , che non fi
parli per fei mefi della controverfia ; ed intanto il Papa chia-
mati a Roma li Vefcovi può decretare la riforma* ma non per-
mife a quei di Trento di colà portarli . Volea, che le leggi di
difciplina fi apprendano dall' Interim . Il Papa per tanto minac-
ciò li Vefcovi di Trento che non ne temerono la collera.
Emanò due Formole per modo di Lettera; una diede a quat-
tro Vefcovi di Trento ; 1' altra inviò a quattro di Bologna •
entrambi fono riferite dal Continuatore del Rinaldi , e noi le
recitiamo quale giuridico encomio del zelo di Paolo III.:
s, E febbene li Vefcovi del Concilio deputati col primo Lega-
„ to abbiano con ragioni comprovato la neceffaria traslazione,
„ né alcuno può dubitarne della validità; pure perchè riguardo
„ quella nafeono tuttodì difficoltà, e perche chiedefi in nome di
„ Cefare, che per alcun tempo fé ne fofpenda il giudizio, il che
„ efeguire non fi può fenza danno della Religione , e diminu-
„ zione della autorità e libertà del Concilio, né negare fi può
„ ad eflb Cefare fenza grave di lui indignazione ed incendio
„ di nuove rivoluzioni ( il che ad ogni corto dovea evitarli )
„ e fenza maggiore perturbamento della Chiefa , il Papa da
„ tutto quefio commoffo decretò di chiederne non folo il fen-
,, timento dei Reverendiflìmi Cardinali, di Cefare, del Re di
„ Francia , ai quali mandò Nunzj per tale duopo , ma ancora
,, quello dei Vefcovi di diverfe Nazioni , e dei Padri del Con-
„ cilio di Bologna , e delli dimoranti in Trento.^ Il perchè
„ fpedì alle Città particolare Nunzio , e chiamò a Roma quat-
,, tro Vefcovi col mezzo di Pillole loro fegnatamente fcrit-
,, te „ .... Da Trento chiamò il Cardinale Paceco Vefcovo
Gennenfe, 1' A rei vefcovo di Palermo, li Vefcovi Pacenfe e di
Calahorra. Da Bologna s'invitarono V A rei vefcovi di Upfal e
di Naxos, e li Vefcovi di Noyen e di Windfor. Loro fignificò con
Lettere del dì 18. di Luglio lo fiato infelice della Chiefa; e
che ei non volea decretarne col folo configlio dei Cardinali ,
ma defidera quello ancora di molti Vefcovi; per la qual cofa
invitavali in virtù di fanta obbedienza di portarli a Roma nel
corfo di quaranta giorni ; e li aflìcura , che ne afcoltarà «I lo»
ro parere. Intanto deputò Gurfore che ad ogni Vefcovo fuc-
cennato confegni la Lettera. Quei di Bologna in esecuzione del
precetto fi difpofcro pel viaggio: li Trentini che più dipendea*
no
Stòria de Ronui! Vùntcjìù , i.:q
ito da Cefare che dal Papa rifpofero dopo venturi giorno , ed
ititelo il lentimento di quello dittero , che riceverono con ofie- ì£C,aVI.
quio le di lui Pillole, e che bramavano di obbedirlo , ma per-
chè elfi erano convenuti in Trento per provvedere col Concilio
al bene della Chiela quivi attendeanne il riaprimenro» Lo fiato
della Chiela li trattenne in Trento, e però non devono produr-
ne il parere. Il perchè pregavanlo di non indurli ad efporre più,
chiaramente il motivo che loro vieta in tali condizioni di por-
tarli a Roma. Cefare fi lagnò, che il Papa fenza fuo confìglio
abbia dato ai Padri di Trento Lettere, ed ei rilpondette, che piut-
totto gli fi doveano ringraziamenti, poiché con tale mezzo confi-
ggo al bene que'Vefcovi. Imperciò fé non anco avea decreta-
to la univerlale correzione del coftume , volea ora efeguirla ,
iapendo che è voluta dal medefimo Cefare. E perchè di gior-
no in giorno fé gli fi opponeano maggiori impedimenti , pe*
quali né potea farli la riforma né riftabilire in Trento il Con-
cilio , convocò in Roma grave Adunanza di Vefcovi per deli-
beraee col loro configlio della difficile imprefa , e formare il
Decreto con pari numero di Padri di Trento e di Bologna .
Dovea piuttoflo querclarfi fé avelie trafcurato li Vefcovi dimo-
ranti in Luogo non molto dittante. Ciò eflendo credea, che fen-
za offela di lui potea convocare in Roma li Vefcovi della Cri-
ftianità • il che fece non accettando la fcufa addotta da quei di
T iento ; e con altre Pillole de' 18. di Settembre loro ricordò
il proprio dovere . Ma eglino perfeverarono nella contumacia ,
e dipendenti da Cefare produflfero di quella inutile fcula , e
tralcurarono il precetto del Romano Pontefice,
LXXXVII. Ma perchè quelli fi moftrava favorevole alla Sofpende
traslazione del Concilio, il Mendoza gli. fé intendere che rin- \. Cor>cilio
novarebbe con più acre modo la protetta. Il Legato del Mon- e ° °^na *
te propofe al Papa varj configli, e che farebbe pericolo lo fciogli- ^a J0 fc;0*
mento del Concilio perfeverando in Trento li Vefcovi ; di- glimento.
ce così : „ Perchè fi permette 1' Adunanza in Trento ? nel fo-
,, fpenderfi la fcntenza della retta traslazione per evitare lo Scif-
„ ma più facilmenre quello fi occaliona , quando molti Vefcovi
credono lecito di dimorarfene qui, ed altri fé ne rimangono
altrove. Il perchè la Santità Sua nel calo -che Iddio il tolga
dalle umane cofe , deve dichiarare e fare noto alli Principi ,
Repubbliche , Vefcovi , Clero , e Popolo , che dopo diligente
elame conobbe retta efla traslazione, e che li motivi di quella
Tom.X. I i ,j fu-
2 jo Storia de Romani Pontefici.
gf^*^^ „ furono approvati dai Padri . Se alcuno vi fi oppone incórre
Sec.XVI. ^ ne[ fatto jo fdegno de' Santi Appoftoli Pietro e Paolo, e Je
„ cenfure e pene ftabilite dai Canoni e Concilj ; ed è di niuho
,, vigore ciò che fi rifolverà con temeraria maniera in contrario . Se
„ il Pontefice muore fenza quefta dichiarazione, il tutto verrà
„ afcritto a noftra colpa „ . . . . Li Cardinali deputati al-
l' efame di quefto negozio configliarono elfo Papa ad aftenerfene;
né quefto fu configlio di Paolo e del Cardinale Farnefe , come
parecchi diflero. Il Pontefice decrepito non ebbe forra pel com-
battimento : 1* Imperatore fi opponea tuttodì con maggior vigo-
re al Concilio di Bologna ; e Ja fperanza ddle promette de*
Francefi cotidianamente languiva; il perchè effo Papa era rifo-
luto di non pronunciare in tale circoftanza la fenrenza che noti
farebbe accolta; fi ferbò per akro di farlo. Convocò in Roma
li Vefcovi , e diffe , che col loro voto arebbe più felicemen-
te condannato li Padri di Trento. Per ora il tutto fofpendctte e
giudicò meglio di non difendere l'autorità Appoftolica con gra-
ve turbamento della Criftiana Repubblica ad onta di Celare
che macchinava molte rifoluzioni; quindi non dichiarò legitti-
ma la traslazione , e fopporrò male minore per non dare occa-
fìone a maggiore; in fomma rifolverte di fciorre il Concilio
di Bologna ed il penderò efeguì . Il Maflarelli in taf modo il
fatto racconta:,, Dunque eflendo le cofe in tale ftato e di gior-
,i no in giorno divenendo peggiori riufciva malagevole ogni
£♦ deliberazione, di grave danno alla Ghiefà,e di certo pericolo
,, diScifma. Per il che il Sommo Pontefice adattandoli alli fpinofi
» tempi fi riferbò la decifione della controverfia , e fofpendette
h il Concilio affidato nella Provvidenza del folo Dio. Il per-
» che follecico che li Prelati di Bologna non fiano per lungo
»» tempo afienti dalle Diocefi con detrimento delle anime ad
,, eflì permife di trasferirvi!!,, attendendo dalla divina Provviden-
„ za tempo piti opportuno pel profeguimento del Concilio.
„ Diede imperciò Lettere al Legato del Monte (poiché il Cer-
)t vini era da Bologna partito ) preferi vendogli di licenziare li
,, Padri; e fino da quefto giorno fu fciolto il Concilio: quelle fu*
» rono date nel di 13. di Settembre del 154^ „ . . . Cefsò il
Concilio fino alla morte di elfo Paolo III.; fi erano con varie Con-
gregazioni efaminati e condannati li errori , febbene non fé ne
pubblicarono li Decreti nelle Seflìoni , poiché li Vefcovi fud-
4iti di Cefare contumacemente fi fermarono in Trento. Di-
cem-
Storia de Romani Pontefici. 251
ccmmo , che il Concilio cefsò fino alla morte di Paolo III.* ■- =
poiché il riaffunfe il Legato d$ Monte che fatto Papa Giulio "EC-XVI#
Ili. fi nominò, e nell'anno 1555. il trafportò a Trento.
LXXXVIII. Morì Enrico VIIT. Re d'Inghilterra nelli 28. E' illecito
di Gennajo del 1547. ed Edoardo VI. di lui figliuolo nato da * «ftituire
Giovanna Scimera nell'anno nono di fua età fi vide innalzato"6 . f; "*
al Trono . Il Padre dettino fedeci Tutori del Fanciullerto , e lo- tojjca » J5"
ro preferirle di educarlo colle mafiime della Cattolica Religio, gione • e "
ne, di ritenere il titolo di Primate della Chiefa Anglicana, e crea Cardi-
di purgare il Regno dalle fediziofe dottrine delli Eretici. Magali,
perchè il Conte di Herford Zio del Re era infetto di Erefia Zuin.
gliana , usò ogni mezzo per allontanarlo dalla Cattolica Reli-
gione ed ammaendarlo colli errori di Zuinglio . Il principale
Miniftro del fagrilego attentato fu Tomafo Cranmero infame
e depravato Arcivefcovo di Cantorbery, il quale per afferzione
del Sandero nel lib. l. della Storia configliò, che nel Novembre
convocati li Ordini del Regno fi riprovi il Sagnfizio della Mef-
fa ; viecinfi ai Cattolici la predicazione della divina Parola , e l'
adorazione delle Immagini; fi permetta a tutti la lezione della
divina Scrittura ; fi conceda ai Cherici e Sacerdoti il matrimo-
nio • e deporti dalle Univerfità li Cattolici Dottori vi s'intro-
ducano li Eretici . Allo ftabilimento di quelte e peggiori cofe
giovò lo fpirito di Erefia e di crudeltà, da cui quelli era domi-
nato, ed a- ben radicarle cooperarono li Eretici dimoranti nel Re-
gno. Intanto il Pontefice con umaniflìme Lettere efortò gl'Inglefi
a riabbracciare la Cattolica Religione e ritornare al feno della
buona Madre , da cui vaghi di libertà ed amanti dell'errore
erano dipartiti : e deputò il Cardinale Polo Legato Appoftolico
per riconciliarli colla Chiefa . Del refto li Popoli d'ibernia mo.
Ibyrono maggior coftanza per la Cattolica Religione delli In-
glefi , e non curarono le minaccie ed i tormenti . Ad eflì il
Papa die grave Piftola rallegrandoti per la generofa coftanza , e
li efortò ad attenderne dal Sommo Dio premio ed ajuto . Li
Magnati di Scozia ancora dal Pontefice ebbero configlio di unio-
ne per refiftere al lì avverlarj e cuftodire illibata la Fede , e loro
promile ajuto ed alianza, fé duopo fia di armare contro gl'In-
glefi per allontanare dal Regno la Erefia. Nell'anno prefente
imperciò intarlerò in Inghilterra civili commozioni ; il popolo
Rapportando amaramente la fovverfione della Fede, e che li No-
bili e Primati ulurpino le private caccie e le campagne del Pub-
I i 2 bli-
Sec. XVI.
252 Storta de Romani Pontefici.
blico prefe l'armi, e luccedette ftrage in ogni Provincia. Il Re
di Francia prevalendoiene oprlbnunamente fcacciò da Bologna'
e dalla Piccardia gì' Inglefì , e ridottili a neceflìtà li coftnnfe
di ritirartene. La Nazione fi rammaricò per la perdita, e ri-
fondendo il difonore nella condotta del Protettore del Regno
nelli 15. di Otcobre il chiufe in carcere e vel coftodì quattro
meli - e pollo in libertà di nuovo lo imprigionò e di nuovo in,
libertà il rimile; ma finalmente il condannò a morte ; in tal
modo l'empio A portata pagò il fio della ufata crudezza colli
Cattolici. Del refto la fedizione produffe turbamento e perfe-
cuzione de' Cattolici ; molti furono privati delle Chiele e fac-
ciati dai Collegj ; altri fpogliati delle dignità riftretei in car*
cere ed a morte condannati . Si tenne più volte in Con-
fiftoro trattato del modo di reftituire in Inghilterra la Cri-
ftiana Religione. Riguardo ciò abbiamo nei Monumenti Vati-
cani Lettere del Cardinale Farnele date al Nunzio che rifiede-
va predo Cefare ; con quefte in nome del Papa gli preferi ve
di trattare con quello della maniera di ristabilire colà la Cri-
ftiana Fede. Porea facilmente indurlo a favorire la imprela .
poiché l'Inghilterra difertò dalla Religione. Il Cardinale del
Monte era molto fperanzito dell' efico felice, e feri (Tene lenia-
te Lettere al Farnefe , configliando il Papa di prevalerli
del Polo e di crearlo Legato in Inghilterra . Ma f Impe-
ratore attento nella guerra di Fiandra ed il Senato d' "Inghilter-
ra placato il popolo non fi ridufTe ad effetto il faggio confi-
glio . Intanto il Papa nelli 8. di Aprile ale ri (Te al Collegio dei
Cardinali quattro Ecclefiaftici , e non fotto li 14- come
fcrive il Panvini . Furono Girolamo Veralli Romano Veico-
vo di Caferta e dopoi Arcivefcovo di Roffano Nunzio pref-
fo l' Imperatore , e Legato ad Enrico II. Re di Francia;
Gianangelo de Medici di Milano Arcivefcovo di Ragufi ,
che eletto a Papa fi denominò Pio IV, ; Filiberto Ferreri Ve-
feovo Eboredienfe nato in Vercelli; e Bernardino MaftVi Ro-
mano Arcivefcovo di Chieti . Il Firmano nel Diario Mi. che
efaminàmmo confervato nell' Archivio Vaticano , ne riferifee lì
nomi ed i titoli dicendo: ,, Si tenne in Roma Confiftoro pref-
,, fo San Pietro nel Lunedi 8. di Aprile del 1549.; in clue"'
,, fio il Sommo Pontefice creò Preti Cardinali della Romana
„ Chiefa Girolamo Veralli Arcivefcovo di RofTano; Gianange-
„ lo Medici Arcivefcovo di Ragufi , che fotto nome di Pio
„IV.
Storta de 'Romani Pontefici» 2 $ 3
'„ IV. governò la ( hiela , e diede fine al Concilio di Trento , .""?
,, Filiberto Fcrreri Velcovo Eboredienfe ; e Bernardino Maffe' Secavi.
,, Velcovo di Chieti .... Nelli 12. li ricevette al bacio de'
5, piedi, mano, e bocca, e loro diede il Capello rofTò . Nelli
5, io di Maggio li adornò con anelli preziofi e co' proprj ti-
,, toli . Il Veralli ottenne quello di San Martino ne' Monti ,
„ il Medici di Santa Potenziana , il Maffei di San Ciriaco
,, nelle Terme, ed il Ferreri di San Vicale ,, . Si riferbò in
petto due altri , fé crediamo alli Atti Confiftoriali : ,, In ol-
s, tre Sua Santità due altri afTunfe in Cardinali della Romana
„ Chiefa che farebbono nominati , e la pubblicazione per qual-
,, che tempo a fé fteffo riferbò ,, . Quefta è l'ultima promo-
zione di Paolo III.; e la Criftiana Repubblica è ad efib mol-
to obbligata , poiché condecorò colla Porpora Ecclefiaftici di
merito per fantità , erudizione , e zelo di Religione .
LXXXIX. Intanto fi avvicinò l'anno Santo 1550. , ed il Morte di
Papa febbene pervenuto all'ottantesimo di fua età fperava di dare Paolo III.
ad eflfb con folenne Rito principio ; il perchè comandò di prepa- virtùe fent-
rare il neceflario , e di coniare le medaglie che farebbono di- *l di lui •
ftribuite ai Fedeli venuti a Roma. Ma non ebbe la forte di
vederlo. Imberciò follecito di comporre il negozio del Conci-
lio, e re turbolenze d'Italia e della propria Famiglia , perchè
non potè riacquiftare Piacenza , e temea di perdere ancora Par-
ma, decretò di riunirla al dominio della Chiefa, ed aftegr.ò ad
Ottavio fuo Nipote il Ducato di Camerino. Se gli riufeiva di
Jiipulare Talianza col Re di Francia, dovei queftì dare Piacen-
za e Parma non ad elfo Ottavio che riputava Ino nimico , ma
ad Orazio il quale fi ammogliarebbe con Diana figliuola fua
naturale. Se poi non ftipulavafi , volea unire le due Città a!
Dominio della Chiefa. Si era a ciò indotto, perchè il Secretano-
di Cefare acramente lignificò al Nunzio, che quefH era rifoluto di
rimetterle allo fiato della Chiefa , fé non apparterranno all'Im-
pero , e di non permettere che rimangano in potere dei Far-
nefi . Per ventura il Papa credette, che Cefare piìi facilmente
alla Romana Chiefa concederebbele , fé ei non poteva difporne
fenza il confenfo di quello . Per la qual cofa ad effo Impera-
tore fignificò, che volea ridurre le due Città nel Dominio del-
la Chiefa; e fperava ciò fatto di parlargli confidentemente ,
giacché pel zelo della Chiefa e non pel vantaggio di fua Famiglia
operava . Camillo Orfini governava Parma in nome della Chiefa e
ere»
2^4 Storia de Romani "Pontefici*
y— TT^ credeafi, che il Gonzaga non la invaderebbe poiché fpctta alla Sede
Secavi. App0ft0lica. Ma il Duca Ottavio fpogliato del proprio Stato dal
Suocero e dal Zio tanto fi rattriftò che fuggì da Roma: tentò
primamente di edere dall' Orfini accolto in Parma; quelli pe-
rò fé gli fi oppofe, dicendo di cuftodirla in nome del Papa , e
che fenza il comando di quello non può permetterglielo. Il
perchè ei meditonne la ufurpazione , ma riufcì vano l' attenta-
to . Quindi Paolo richiamollo a Roma ; ei ricusò di obbedire
e chiedette ajuco al Gonzaga per riacquiftare Parma . Quelli
rifpofe , che fovvenirebbelo , ma effendo Mi ni Uro dell'Imperato-
re noi potea fenza il vantaggio di quello: prometteagli però corri-
penlazione , ovvero che in nome di Cefare ei la Città potTeg-
ga . Ottavio accettò il patto. Diede quindi Lettera al fratello}
Cardinale minacciando di prevalere dell'opera del Gonzaga ,
quando il Papa non gli reftituifca la Città. Quelli canto le ne
fdegnò , che quafi appreffo mancò , e caduto farebbe in terra
fé non lo aveffero foftenuto ed avvalorato con efficaci rimedj •
Dopo quattro ore riacquiflò lo fpirito . Indi fu alTalito da
violenta febbre , che dopo «inque giorni il riduffe a morte mu-
nito dei Sagramenti che ricevette con di voto affetto . Morì fot-
to il dì io. di Novembre del 1540. verfo le ore tredici nel-
la età di ottantuno anno, meli otto, e dieci giorni, e di Se-
de Appoftolica quindici, un mefe , e fette giorni. Fu feppel-
lito nella Bafilica Vaticana fecondo il Panvini portatovi dai
Dimeflici fenza pompa dal Quirinale, ove poco prima erafi ri»
dotto per godere dell'aria più falubre; poi gli fu eretto nella
medefima Bafilica m2gnificentiffimo Monumento. Diceiì, che vi-
cino a morte fovente riprovò l'ingratitudine de' fuoi , e che
farebbe flato più felice fé al loro ingrandimento atrefo non
avefle ; fervendoli del verfetto di Davidde nel Salmo 18. Si
fnei non futffent dominati , tunc immaculatus ejfem , & emundarer a
delitto maxtmo . Li Belcari e Pallavicini accennano colla autori-
tà del Maflarelli e delli Atti Confiftoriali , che Paolo quando
fi vide ridotto a morte convocò li Cardinali , e li efortò al
vantaggio della Chiefa, e loro concedette effendo ancor vivo
di provvedere l'opportuno ; e commoffo dall'amore della giudi-
zia o del fangue nell'ultimo momento reflituì Parma al Duca
Ottavio, e mandò il Diploma all' Orfini; a cui il recò il Ve-
fcovo di Pola . Ma l' Orfini retto dall'amore della Sede Ap-
poftolica, o poco ben affetto al Duca Ottavio primamente dif-
felo
Storia de Romani Pontefici. 255
felo furrettizio : poi conofciuta la verità ripigliò , che per ri- •— — ^—
vocare un comando del Pontefice fano di mente non era ba- Sec. XVL-
fievole il tumultuario, e di chi per ventura moriva. Fu Pao-
lo di chiara rimembranza pel decoro di lublime virtù , affabi-
lità , umanità , e prudenza raccolta dalli diverfi minifteri pel
corfo di quarantanni efercitati» Penetrava; li penfieri altrui :
lnveftigava li fentimenti più occulti; avea pronte le rifpofte r
ed opportune le fcufc , s'infinuò nell'altrui animo e ne rice-
vette li configli . A quelle virtù uni fetenza delle arti Libera-
li , attendette alle matematiche; di quelle però che fovente in-
vanirono e non del tutto convengono- ad uomo dedicato al
divin culto e fervitù, ne portò il difetto e la colpa r amò li
Letterati; verfo il proprio (angue fu tanto' propenfo che coti
Intemperanza favorì li Nipoti a cofpicue dignità efaltandoli
e provvedendoli con profufione ; due alla Porpora promofle ;
il che non mai per l'addìetro fu praticato . Del redo in qual-
che modo è degno di feufa ; quelli erano adorni d'ogni virtù.
Dalle Nazioni elefle li Ecclefiaftici più illuftri,nè dovea efclu-
dere li proprj Nipoti quando erano eguali pel decoro di virtù.
Se non avefle vefTato li Sudditi con gravofi tributi , fareb-
be gloriofa la di lui rimembranza ; pure febbene fu biafimato
poi fommamente fi defiderò. Promoffe a maggior decoro la Se-
de Appoftolica ed il Senato de'Cardinali con Ecclefiaftici rino-
matiflìmi , de'qualr quattro reffero la Chiefa di Dio : cioè Giulio
III. Marcello IL Paolo IV., e Pio IV* L'Amafei encomiane la fa-
pienza , giuftizia , prudenza, pietà, fublimezzza d'animo , uma-
nità , clemenza, magnanimità nelle cofe avverfe , liberalità ,
magnificenza, cognizione delle divine ed umane cofe , dottri-
na y ed eloquenza. Li Vettorelli ed Oldoini i.elle Aggiunte al
Ciaconio rammentano, che ei proccurò il decoro di molte Chie-
fe dr Italia e di Roma . Arricchì con magnifici donativi la San-
ta Cafa di Loreto; adornò e riftaurò le Bafiliche Vaticana e
Lateranenfe; con fontuofe fabbriche nobilitò Roma; ed amplian-
do le vie e pubblici edificj fi meritò dal Senato e Popolo Ro-
mano nel Campidoglio fontuofa Statua . Riftòrò il Dominio Eccle-
fiaftico dalle guerre devaftato ; più volte mofle le armi con-
tro li nimici del nome Oiftiano : cominciò e per lungo tempo
(ottenne il Concilio di Trento, imprefa ardua per le fpinofe difficol-
tà che vi fi oppofero; decretò la rifotma della Eccìefiaft'ca Difci-
plina , e con Sanzioni avvalorò U Dogmi Cattolici . Li Ereti-
ci
2^6 Storia de Rmnarii Pontefici,
_ --_--_ .. cj ec| apo'ftjti Ochino , Vergeri , Paleo , Sleidano , ed altri Imi
Sec.XVI. putì Scrittori il calunniarono , e colle Storie l'empio detto eternaro-
no ; ma il Lettore Gnftiano conoscendone la infame forgente
deve riprovarli . Solo col Soverchio amore verfo il fuo fangue
Paolo III. bruttò la propria converfazione ; nel rimanente da
tutti meritò il nome > di Eroe. Scriffe alcuni Poemi: illuftrò
con Comenrarj le Piftole di Cicerone date ad Attico: diede
Lettere a Naufea , Erafmo , Carlo V. Imperatore, Francefco I.
Re di Francia , ed alli Sadoleti , e Cortefi Cardinali . Formò
75, Cofticuzioni rammentate nella Raccolta Romana; feffanta-
nove fé ne leggono nel Magno Bollano del Cherubini ; il Wa«
dingo nel tom. 8. delli Annali de' PP. Minori ne accenna tren-
tuna date ai Franceicani : e TUghelli nel tom. 8. dell' Italia Sa-
gra ne riferilce molto dirette a Francefco della Rovere Arci-
vefcovo di Benevento , colle quali conferma li diritti e privi*
legj di quella Chiefa .
GIULIO IIL
PONTEFICE CCXXIIL
S
Anno del Signore MDL.
I. ^"^I Ucceduta la morte di Paolo III. li Cardinali che era-
no in Bologna ed in Trento con veloce cammino fi
portarono a Roma , e nel dì 12. di Dicembre vi
giunfero dalla Francia il Bella; , ed altri . Apparvero
tofto divifi; alcuni voleano il Papa di genio Cefareo;
li Francefi favorivano il proprio Monarca; ed altri diretti J a l
Farnefe ne attendeano il configlio . Quefti erano fuperiori di
numero alli due partiti , e facilmente arebbono eletto il Pon-
tefice . Il Farnefe da eflì ottenne Refcritto che ordinava a Ca-
millo Orfini di confegnare la Città di Parma al Duca Ottavio:
ma quefti rifpondette , che per comando di altro Papa l'abban-
donerà ; li Cefariani gli efibirono trenta mille feudi loro
confegnandola , ma ei non mancò al proprio dovere . Crebbero
in Roma per altra cagione li timori . Imperciocché Afcaniq
Co-
Stovia de Romani Pontefici* 257
Colonna mono Paolo aflbldata gente occupò Palli ano eci aini — , . ^
Luoohi perduti pella ribellione : e fi feusò col diritto di con- '-,EC'• XyT.
Servare il proprio. Efiendo coftume nei giorno decimo dopo la
morte del Papa che li Cardinali fi chiudalo in Conclave, dila-
zionarono la faccenda alli ig. di Novembre fecondo li Atti
del Vaticano dicen»i : In Venerdì Vigilia di Santo *Andrea lAppo*
fido celebrata la Meffa dello Spirito Santo nella Bafilica^di San
Pietro, e recitata l'Orazione dal Reverendo Ve/covo Tele/ino li Re*
•verendijjirni Signori Cardinali preceduti dalla Croce entrarono in Con*
clave per la elezione del Pontefice. La dilazione provenne dai
Cardinali Francefi , che vollero attendere li Nazionali che fi
erano porti in cammino. Nullameno prima che quefti giunga-
no , fi trattò della elezione del Cardinale Poro , in cui colla
nobiltà del fangue concorrevano la gravità del coftume , e 1'
«fimia dottrina* ed in uno fcrutinio due voti mancarono per-
chè fofle Papa : egli però ringraziò li fuoi benevoli , e eoa
eguale dolcezza trattando li contrarj la cofa indirizzò alla mag-
gior gloria di Dio. Vollero alcuni adorarlo- ma egli li licen-
ziò, non permettendo che la propria efaltazione non delìdera-
ta fucceda con modo tumultuario , poiché il Papa eleggerfi do-
•vea nella luce e non nelle tenebre ; la voile differita al giorno , e fé
farebbe piaciuto a Dio, arebbono potuto con meglio modo prontovevla .
Ma perchè li di lui contrarj ne temeano la virtù, pubblicarono,
che egli non era fcevero di Luteranifmo. Il principale fu il
Carafa Cardinale di Chieti dotto per altro e pio , ma non
molto amante del Polo , e lo accusò fofpetto di Fede • e per
avvalorare il proprio detto dicea , che nella Legazione di Vi.
terbo ei non punì colla feverità neceflaria li fofpetti di E re-
fi a ; il perchè fé ne intorbidò la degna elezione- e non fu prò-
morto fecondo il Sandero , perchè non abbia confeguito il me-
rito di ridurre la propria Patria alla unione della Chiefa .
II. Paolo III. configliò efficacemente li facri Elettori ad Eleggono
efaltare chi poffa foftenere la unione della Catcolica Religione . Giulio I IT. •
Erano in Conclave quarantaotto Padri fecondo il Panvini , do- 'ue azi0;11 e
dici Francefi, due Tedefchi , cinque Spagnuoli , un Inglefe , e princip; .
li altri Italiani e Romani ; le di cui vicendevoli alterazioni
differirono la elezione del Papa al Febbrajo del 1550. non cu-
ranti il Giubileo che fino dalla Vigilia del Natale di Crifto
dovea avere avuto principio , né alla moltitudine dei Fedeli
per tale duopo giunti a Roma . Giovanni Alvaro di Toledo
Tom.X. K k Pre-
1$% Storia de Romani Pontefici .
p^*^! Prete del titolo di San Clemente , illuftre per probità e gravi»
ÒEC. XVI. t^ fai coftum,i dal favore di Cefare e di Cofmo Duca di Fi-
renze era promoflb al Pontificato. Aleflandro Farnefe per pri-
vato affetto volea Papa Marcello Cervini* ma era ricufaco dal-
la fazione di Cefare: li Cardinali Giovanni Salviati Firentino,
e Ridolfo Pio da Carpi erano promoffi. dalli Francefi , ma !'
uno era .d' impedimento all'altro. Ridolfo era foftenuto dalla
Regina di Francia e dalla potenza delli Strozzi; il Salviati ve-
deafi avvalorato dalla autorità e fperienza ne' maneggi ; né
mancava per effo 1' aura Francefe • ma il Farnefe non mai ne
approvò la elezione . Finalmente contro la fperanza comune
compiuto il terzo mefe della Sede Vacante nelli 7. di Febbra-
jo verfo l'ora terza di notte fu eletto a Sommo Pontefice Giam-
maria Cardinale del Monte detto Aretino , ma tenia dubbio
Romano: e lì denominò Giulio III. per corri fponcl ere ai be-
neficj , onde fu la propria Famiglia di (finta da Giulio di que-
llo nome IL, li di cui efempli proccurò d'imitare.. Li Scrit-
tori afTegnano alla di lui elezione il giorno ottavo ; ma li Atti
Confiftoriali la riducono al fertimo dicendo: Nd Venerdì giorno
fettimo dì F ebbra jo dell1 anno 1550. nelle tre ore di notte fu eletto
ed affunto al Pontificato il Reverendi /fimo Signore Gianmaria del
Monte Vefcovo di Porto Cardinale della Romana Cbiefa , che volle
denominar fi Giulio III. Del redo in quefto Conclave come in al-
tri apparve quanto fia errato il conOglio di chi col favore de'
Principi penfa falire al Pontificato. Niuno più del Cardinale
del Monte era lontano dall' effere eletto, perchè la potenza di
Cefare fé gli fi opponea né era favorito dal Cardinale Farne-
fe , che fcordatofi delle private ingiurie fi unì ai Celariani ed
al Porporato di Mantova fratello di chi fu riputato uceifore del
proprio Padre; e perchè godea il favore dei Francefi che '1 co-
nobbero fempre contrario ad eflb Cefare nel foftenere la trasla-
zione del Concilio di Trento , di cui era (iato il principale
autore ; e perchè quegli avealo privato del Vefcovato di Pavia;
ma pure ordinamelo Iddio egli in Conclave incontrò lievi dif-
ficoltà per la propria esitazione. Alcuni però vogliono, che
col mezzo di Cofmo Duca di Firenze trattò coi Cefariani loro-
infinuando buona opinione di fé. medefimo, ed attribuendo la colpa
della traslazione del Concilio al Legato Cervini . Fu favorito
principalmente dalli Cardinali de Guifa e di Ferrara ; ciò rac-
coaliamo dalle Lettere di lui date nel giorno dopo la eialra-
zio-
Storia de Romani "Pontefici. 259
*zione al Duca di Ferrara : Fatto fu prtmamvate per wìfrra^ioKe di
Dio in cm dcbb? rifonderft tutto quejìo negozio / indi per opera dèi
diletti figliuoli nojiri Cardinali de Gu/fa tuo affine e di Ferrara tuo
fratello , li quali il promoffero caldamente , ficebè pel- concorde ed una-
nime voto cieili altri fiamo flati efaltati alT apice del Sommo *Appo*
fìolato .... Data nel giorno ottavo di Febbrajo del I55O. Nelli 22.
Fetta della Cattedra di San Pietro fu con (bienne rito corona-
to dal Cardinale Cibo primo Diacono- vi affifterono li Amba»
feiatori di Cefare, dell 1 Re Criftianifiìmo , de' Romani , di Por-
togallo , dei Veneziani e dei Firentini . Li Maggiori di Giu-
lio ITI. abitavano certa Villa del Territorio d'Arezzo che de-
rominavafi Mente di San Sabino- e quindi dal luogo dei na-
tali tramutarono l'antico de' Ciocchi in quello del Monte. Il di
lui Padre Vincenzo fu Avvocato facondo nel difendere in Ro-
ma li Clienti , e la Genitrice fu Senefe di nobile profapia .
Nacque in Roma nel li io. di Settembre del 14S7. ,e nel Bat-
tedmo & denominò Gianmaria- e (ebbene nacque e fi educò in
R ma, nullamtno dice.Ti Cardinale Aretino. EbbeZio Antonio
del Monte eloquentiflimo cieli' e'tà fua promorTo da Giulio II.
al:' Arcivelcovato Sipontino ed all' Auditorato di Rota , da cui
ei tu educato con diligenza- tali he ammaefìrato nelle Accade-
mie di Perugia e di Siena perorò nella Quinta Soffione' del
Concilio Lateranenfe . Da Giulio II. fu eletto alla Chitfa Si-
pontina rinunz'ata dal Zo . Sotto Clemente VII. due volte go-
vernò la Città di Roma con tanta prudenza e faviezza che me-
ritò le laudi dei Cittadini. Nella di cui invafione a corto di
ftenti li cor fervo in vita * poiché con altri due volte fu con-
dotto a guifa di empio in Campo di Flora, ove fovvenuto da
Pompeo Colonna e tolto dalle funi riacquiflò la libertà* indi
foftenne il miniftero di Auditore di Rota. Fu inviato a Ter-
racina per accogliere Carlo V. ritornante dalla vittoria di Tu-
nifi * con che merirò di effere daPaoloHI. promofTo alla Porpo-
ra poi al Vefcovato di Palefttina; e perchè era adorno di firgo-
lare prudenza prohicà e dottrina, diede prova di fé nelle Lega-
zioni e negozj pubblici : fu detto il primo Legato e Prefidente
del Sagrofanto Concilio di Trento. E certamente furono po-
chi che al pari di Giulio III: fieno dimorati nella Romana
Curia pel corfo di tanti anni con giu'ìizia e fedeltà, con foffe-
renza di tante fatiche , e con maggiore difintereffe nel'i pub-
blici governi. Aveano decretato li Cardinali in Conclave cer-
Kk 2 te
-Sec. XVI,
i6q Storia de Romani Pontefici.
te leggi , e tutti con giuramento fi obbligarono ad offervarle »
o£c. Avi. jj Farnefe follecito del vantaggio della propria Famiglia fece
decretare , che l'eletto Papa appena collocato nella Sede Appo-
ftalica reftituifca al Duca Ottavio la Città di Parma . Giulio
per tamo grato verfo chi lo avea beneficato ed attento di
confervare l'unione diede prova del proprio cuore nato fatto per
beneficare nel momento fteffo della elezione* e non folo ordinò,
che Parma fi reftituifca al Duca Ottavio , ma ancora del pro-
prio sborsò a Camillo Orfini venti mille feudi che avea con-
fumati nella difefa e nel governo di quella , inviando colà Gi-
rolamo Sauli Areivefcovo di Bari e Vicelegato di Bologna. A
quefti comraife di ridurre ad effetto il negozio; talché parea ,
che doveffe riacquiftarla , e non ad altri reftituirla . La diede
dunque ad Ottavio collo ftipendio di due mille feudi al mefe
per la confervazione di quella. Oltrecchè col mezzo di Legati
raccomandò li Farnefi a Cefare ed al Re di Francia con tale
tenerezza d' affetto che per ventura maggiore non potea averne
pe' proprj Congiunti ; e perchè riputavafi Papa mercè V opera
e configlio dei Cardinali di Frància , ne'primi giorni del Pon-
tificato comprovò la propria gratitudine verfo il Re Criftian'.f-
fimo. Imperciò in pubblico Confiftoro quando Claudio Dursè
fecondo il coftume in nome di quello il venerò, ditte : Jf cih
che ricordò il nojìro Segretario , abbiamo voluto foggi ugnere , che quan-
to noi dobbiamo per pubblico e privato dovere al Re Criftiamjftmo >
non mai in verun tempo diffimularemo , e con. ogni gratitudine fempre
mojìraremo a fua Mae/là. A Cefare a cui non [piacque la pro-
pria elezione, fignificò eguale buon animo, ed efibì falvo il di-
ritto di entrambi la cuftodia di Piacenza levando ogni occa-
fione di diflidio , e che il Duca Ottavio poffegga Parma quale
beneficiario della Sede Appoftolica ; a cui in vece di Piacenza
fi fondino certe rendite . E per dare giuridica teftimonianza
della fua manfuetudine alle fuppliche del Mendoza ricevette nel-
la fua grazia Afcanio Colonna , e redimigli li luoghi e digni-
tà , de' quali da Papa Paolo era fiato privato . Con che per
fentimento di alcuni die fegno piuttofto di debolezza , che
di generofità di animo ; poiché il Colonna nella Sede Vacan-
te erafi impadronito dei Feudi , e ferabrò, che il Papa glieli ab»
hia ceduti e non donati . Condonò parimenti all' Abate Farfen-
ie Orfini li delitti pe' quali era fiato da Paolo proferitto , e
gli reftituì le pofiefiìoni e feudi . Efercitò generofa munificerv»
za
Storia de Romani Pontefici. 161
za con chi l'offe fé, e conferì la Chiefa di Pavia a Girolamo — ■ ■ ~. vp
Rofii , il quale per configlio del Gonzaga Governatore di Milano E"
e del Senato vietato aveagli il poflefib , e perciò era flato con-
dannato da Papa Paolo II. Al Cardinale Madrucci che tracol-
lo villanamente eflendo Legato del Concilio di Trento , non
folo sborsò dieci mille feudi che gli fi doveano a titolo di di-
fpendio, né quegli potè rifeuotere da Paolo III. , ma ancora ne do-
nò altri dicci mille; però non fappiamo dire le tali doni fiano
prudenti . Aggiugne il Maflarelli , che Giulio diede efempli di
benignità verlo il Popolo Romano fgravandolo di certa impo-
fìzione onerofa . Confermò li privilegi dei Curiali e Cittadini;
abolì le ragioni che arrogavafi il Filco Appoftolico nelle ric-
chezze di chi moriva fenza teftamenta; vietò il depredamento
della eredità dei Cherici moribondi : riftrinfe la podeflà del Pe-
niteileiere e del fuo Vicario, ed avvalorò li privilegj dell' Ap-
poflolico Camerlengo . Accolle con tenerezza il Patriarca dell'
Armenia maggiore che denominano Cattolico , il quale fi portò a
Roma per ottenere la conferma , e coli' accompagnamento di
un Arcivefcovo e due Vefcovi dopo che colla Profeflione del-
la Fede fi morirò Cattolico y il rimandò alla Patria arricchito
di donativi e privilegj,
. III. E perchè l'anno prefente era anno di Giubileo, diede pubblica il
principio al Pontificato colla pubblicazione di quello nelli z. Giubileo e
di Febbrajo , ed aprì la Porta fanta fecondo il coftume per re- vuole ridur-
ftiraonianza delli Atti Confiftoriali dicenti: ,, Nel Lunedì 24. tQ H ~2ncl"
,, di Febbrajo folennità dell' Appofiolo Santo Mattia la Santi- l0
n tà Sua apri la Porta del Giubileo-, cioè la Porta Santa del»
„ la Bafilica di San Pietro. Nel medefimo giorno tenne Con-
„ gregazione dei Cardinali, nella quale deputò Legati perapri-
„ re le altre ,-cioè il Reverendiflìmo Tranenfe Decano per quello
,, di San Giovanni Luterano , il Reverendiflìmo Portuenle per
,, quella di San Paolo , ed il Reverendiflìmo Camerlengo per
„ quella di Santa Maria Maggiore r, . . . . Nel giorno fteflb
pubblicò Coftituzione dichiarante che l'anno del Giubileo era
cominciato dalla Vigilia del Nafcimento di Criflo ; e volle ,
che le Indulgenze ordinarie delle medefime Bafiliche e delle al-
tre Chiefe di Roma abbiano vigore; fofpendette le concedute
alle fuori di Roma , li privilegj e facoltà di aflblvere dai cali
riferva:i ottenuti dalli Ordini Regolari e da altri Ecclefiaftici ,
perchè non ifeemi la venerazione dovuta al Giubileo : eccettuò
a
26 1 Storia de Romani Pontefici,
- — L lì Alunni della Compagnia di Gesù. Intanto coltivò con rell-
Sec. avi gjofa divozione elfo Giubileo; e \ edito de' lagri arredi pub-
blicamente chiufe la Porta Santa nella Epifania del 1551. Ma
perchè non tutti li Fedeli poterono trasferirli a Roma , conce-
dette all'Imperatore, e Re di Spagna , che ancora afTenti e eoa
feco loro li Cortigiani fiano a parte delle Indulgenze colle Pi-
llole date in Roma preffo San Pietro [otto il dì 29. di Novembre
del 1550. del nofìro Pontificato J. Lo fleiTo privilegio confeti al-
li lontani d' Italia , le crediamo all' Orlandini nel lib. io.
Li Principi che per ricevete il Giubileo fi portarono a Roma , fe-
condo l'antico Iftituto della Chitfa fono flati introdotti in pub-
blico Confìftoro a predare obbedienza al Sommo Pontefice.
Da varj monumenti raccogliamo , che uno del li patti abiliti
in Conclave e dai Cardinali con giuramento accettati fu il pro-
leguimento del Sagrofanto Concilio da Paolo III. per ¥t ad-
dotte ragioni fofpefo . Il perchè Giulio fedele attenitore medi-
tò di ridurlo ad effetto , poiché quello era neceffario pel deco-
ro della Religione , eftirpazione delie Erefie , e felicità della
Sede Appoftolica. Per il che invio a Cefare con Lettere di
umanità Pietro di Toledo , ed al Re CriftianifTimo l'Abate
Roffeti ringraziandoli delia parte avuta nella fua efaltazione ,
offerendo ad effi la fua benivolenza , ed efortandoli alla paco
per cui egli farebbe attento. Ma perchè intefe , che il Re di
Francia non approvava la reftituzione di Parma in favore del
Duca Ottavio , e voleane Padrone Orazio Farnefe , gli efpofe
l'equità della caula fuppofro il giuramento fatto in Conclave ,
il ioliievo della Sede Appoftolica che dovea con difpendio di-
fenderla , la necefFità di fcanfare le difeordie dei due fratelli
Farnefi e la guerra funefta d' Italia, e la prudenza di ritira-
re Cefare dall' occuparla , poiché ei non amava Orazio. Quin-
di fignifkò a quello , che volea compiacerlo col profeguimento
del Concilio, purché egli foddisfi alle fue parti togliendone ogni
impedimento . Dopo di che il Mendoza nelli \g. di Aprile
pregollo pel riftabilimento di quello in Trento: e Giulio torto
efpofe nel Senato Appoftolico la neceflità di farlo , e le diffi-
coltà che gli fi opponeano , pregando li Padri di confìglio. In
fatti dopo varj confulti decretonne la reftituzione in Trento , a
condizione che ciò piaccia al Re Criftianiffimo e le Sanzioni
fiano ricevute dai Protettami. 11 perchè nella fine di Giugno
mandò con titolo di Nunzio 1' Arcivefcovo Sipontino all'Ini.
pe-
Storia de Romani Pontefici* 26 3
peratore ed il Vefcovo Tolonenfe al Re di Francia * Quefti
dovea indurlo allo riftabilimento del Concilio in Trento , e SeC XVL
pregarlo di non ricevere in mala parte l'azione* dovea queHo
persuadere Celare ad accettare la ragione che farebbe grata al
Pontefice ed al Re di Francia. Quefti moftrò di farlo non per
compiacere Celare, ma pel negozio della Fede. Ed il Papa ri-
peteagli , che il Concilio celebrato in Trento non era per riu-
scire utile all' Imperatore , né dovea recare aggravio al Re ;
poiché non dovea quello convocarfi , perchè in elfo fi tratti
di affari del Regno, né fiano ridotti in controverfia li privile-
gi della Chiela Gallicana . Il Pighini dovea el porre a Cefare , che
in tal modo convocarebbefi in Trento il Concilio; cioè che il
Re CriflianifTimo il favorifca coli' intervento de' Veicovi Fran-
cefi , 1' afienza de' quali cagionarebbe grave difturbo alla Chie-
fa , poiché non riputarebbeli UniveYJale , ed apparterrebbe ad
una (ola Nazione. Olrrecchè mancando li Vefcovi di quel Re-
gno chi non approva il Concilio , prenderebbe occafione di di-
IprezzarJo • e quando in effo non lì tratti cofa gravola al Re
Cri Aia ni (lìmo, fi accetterà , febbene convocato fia in Città d;l
dominio Auftriaco. Dovea Celare nella Dieta d'Augura pre-
fcrivere la obbedienza ai Decreti di quello; fé li Eretici ciò
ricufano , era fuperfiuo di convocarlo ; e quefti rimanendo nel-
la oftinazione Celare contro elfi armerà , perchè non fiano ri-
dotti a controverfia li Decreti del Concilio. Ed il Triulzi do-
vea fuggerire al Re altri configli per comporre la lite di Par-
ma. Già fperavafi felice fucceffo , e che elfo Re afcolti il Papa .
Cefare approvò le cole appartenenti al Re , purché quefti fa-
vorita la celebrazione del Concilio in Trento ; non volea pe-
rò impiegarvi buoni offic;- , poiché al Pontefice appartiene la?
convocazione ed a Cefare il favorirlo, ed il preftare obbedien-
za ai Decreti inducendovi li Protettami ; però volea , che non
fiano chiamate a dubbiezza le cofe definite in Trento ; il che
farebbefi a più opportuno tempo . Varie difficoltà incontrò il
Nunzio preflb il Re rapporto le faccende di Parma , il quale
bramava , che Cefare decida la caufa con diritto e giuftizia.
IV. Si principiò la Dieta d' Augufta , in cui fi difle , che Forma
colli Decreti del Concilio di Trento darebbefi fine alle difcor- la Bolla del
die della Retinone: imperciocché il Nunzio Pighini ftabilì "aPr^ent0
n> r & 1 • j 11 r- •_• 1 1 o del Lonci-
coll Imperatore, che in nome della Germania cnieggalo al ra- jj0<
pa; e perchè fi aggiugnea 1' elpreflione della continuazione del
Con*
»••
2^4 Storta de Romani ■ Pontefici'.
T— »— "*-• Concìlio di Trento , effo Nunzio a cui venne manifeftsta , non
Sto XVI. l'approvò per non recare pregiudizio alla legittima traslazione;
per il che fi ufarono altre Formole. L'Elettore di Saffonia af-
fafcinato dai Proteftanti volea , che al Concilio non prefiedano
li Legati Pontificj ; che li Proteftanti abbiano diritto di da-
re il voto nelli Decreti ; che fieno ad efame ridotte le De*
cifioni fatte; che li Vefcovi fciolti dal giuramento non fiano
obbligati al Papa; e che le petizioni fue fi regiftrino nelli Atti
pubblici. Ma fi rigettarono come difcordi dalla parlata Dieta. Al-
tri Cattolici e Proteftanti convennero nel parere, e Cefare pro-
mife in nome della Germania obbedienza al Concilio ed al Pa-
pa ; il quale pubblicò nel Senato Appoftolico la Coftituzione del
riaprimento del Concilio nelli 14. di Novembre del 1550. ,
ed è regiftrata nel /ow. 14. dei Concilj del Labbè . Con effa
dichiara, che per abolire li diftìdj in materia di Religione con
danno della Fede diffeminati in Germania giudicò, che il Con-
cilio intimato da Papa Paolo III. , a cui ei effendo Cardinale
prefiedette , ed in cui dai Padri formati e pubblicati furono
yarj Decreti , fi riapra in Trento: fperava di vederlo favo-
rito e protetto dai Principi Criftiani: approvò le mifure con-
venevoli al vantaggio della Religione, e chi per diritto ovve-
ro privilegio affitte ai Concilj , farà premurofo d'intervenirvi
nelle Calende di Maggio , nelle quali fi riarTumerà in Trento .
Egli colà fpedirà li Legati , col mezzo de' quali fé non po-
trà portarvifi impedito dalla avanzata età e negozj di Religione,
fotto la protezione ed ajuto dello Spirito Santo a quello pre-
siederà. Mandò la Coftituzione a Cefare prima di promulgar-
la ; e perchè ei riputolh alquanto afpra nel foftenere l'autorità
Pontificia, e nell' indurre li Luterani al Concilio , il fupplicò
di efpreffioni più miti ed addattate al gufto dei Proteftanti . Ma
Giulio con coftanza dirle, che non dovea il Vicario di Crifto
parlare con diffimulazione e doppiezza , né porre la lucerna fot-
to il moggio ma fopra il Candelliero , e la promulgò avvalo-
randola con altro Breve del dì 27. di Dicembre . Intanto
dobbiamo per retto ordine di Storia narrare le faccende di Par-
ma , dalle quali dipendono quelle del Concilio.
rwfJp0* ^' ^ ^aPa era f°"ec't0 ^ manifeftare il proprio amore al-
P° li Farnefi , perchè non muovano contro Cefare le armi del Re
papercom-,. „ . ' r _. . .r . . . . . , „
porre le dit- °1 **rancla pretìo cui viveano rifugiati ; in tal modo allontana-
ferenze di re volea dall' Italia la guerra e promovere il felice riufcimento
Parma . del
Storia de Romani Pontefici, 26$
del Concilio. Intanto nella Corte di Celare fi diffem ina tono
diverfi pareri; l'uno era del Senato di Milano dicente che a Sec,^''Ì-
quello appartengono Parma e Piacenza; l'altro era del Gon-
zaga Governatore della Lombardia afferente che al dominio di
Klilar.o fovrafta grave pericolo : che dal Piemonte teftè occupato
dai Francefi fé ne operava la invafione ; e che li Farnefi padroni
di Parma doveano effere riputati di Celare avverfarj . Per que-
fto fu rifpofto al Nunzio Pighini, che qutfti bramava decifa la
caufa fecondo le regole del diritto. Il Pontefice intefone l'ani-
mo ripigliò, che li Giuriiconfulti di Milano attribuivangli di-
ritto lovra quelle Città, ma quelli di Roma le mofiravano ap-
partenenti alla Romana Chiela . Egli per tanto infinuava certa
toleranza ; quefta farebbe più utile ad eflb , e con quella mo-
ftrarebbe più onefto il pofleffo di Piacenza : né Ottavio Farne-
fe avea forza per (turbare li Gefarei Miniftn : poiché era loro
vietato di fortificare li Luoghi , de' quali ei ne volea la di-
ftruzione . Ma l'Imperatore non afcoltò ir*configlio del Pon-
tefice, rimirava li Farnefi quali nimici , ed oftentava diritto
iòvra Parma dalle ragioni del Gonzaga perfuafo . Per il che il
Duca Ottavio nelli 6. di Settembre fece imprigionare Gianfran-
cefco Sanfeverini fofpetto d'intelligenza con Celare. Il Papa
follecito di comporre la difcordia inviò in Germania con rito-
Io di Nunzio il Vefcovo Bertani ; quefti dovea fignificare a Ce-
fare effere difconvenevole al Papa s che gli conlegni le due
Città con diritto beneficiario, e che effoCefare pagarà annual-
mente alla Sede Appoflolica certo tributo; non mai li Cardi-
nali accorderanno tal cofa violatrice della giuftizia , ed offen-
derebbe li Principi e principalmente quei che hanno in Italia
dominio. Cefare per difefa di Milano non ha duopo di Parma;
e può valerfi di Modena , Reggio, e Bologna; e li Principi of-
ferveranno tale pofleffo con gelofia non perchè diffidino di
lui ma dei di lui Succeflbri . Ld il Papa farebbe reo di grave
colpa. Per tanto proponeagli equa toleranza; ovvero che Ot-
tavio Farnefe riacquilli il dominio delle due Città prometten-
do ad entrambi foggezione : intanto Cefare può confervare la
Fortezza di Piacenza; il Governatore d'Ila Città farebbe ad ef-
fo accetto : né Otcavio in quella dimorerà ; ovvero colle an-
zidette condizioni falvo il diritto del Papa e di Cefare rico-
nofcerà quello Signore di Parma , e quello di Piacenza . Bra-
mava imperciò pronta riioluzione , poiché non fperava di mo-
Tom.X. L 1 de
l66 Storia de Romani Pontefici,
derare per lungo tempo li due Giovani Principi oppreflì dalla
Sec. XVI. meftizia e difperanti del buon animo di lui: della loro fede
non può.dubitarfi quando fia {labilità la concordia; poiché fa-
rà foftenuta dalla autorità del Papa e dei Cardinali , ed Ot-
tavio è pronto a trattenerfi in Città grata all'Imperatore. Or-
dinò anco al Nunzio Bertani, che Celare non accomodandoli ai
propofti modi mentre li Farnefi meditavano il riacquifto di Pia.
cenza , gli dica , che è pronto a concedergli con diritto be-
neficiario effa Piacenza, purché ei ancora ai Farnefi il conce-
da fovra Parma , e colli proventi di Piacenza compenfi al dan-
no di quelli . Ma importunamente per via il Bertani s' infer-
mò , e fi abboccò con Celare dopo moki giorni; ciò raccoglia-
mo dalle Pillole del Dandini inviato al medefimo Celare. Irti.
perciò li Farnefi che aveano nella di lui opera ogni lperanza,
molto fi conturbarono ; ed Ottavio per ifcanfare la vicina pro-
pria rovina afcoltò li configli di Orazio , che eflendo confan-
guineo del Re di rtancia lo induffe a rifugiarfi lotto la prote-
zione di quello . Quando il Papa ebbene notizia mandò ad Ot-
tavio Pietro Gamajani fuo Cameriere efponendogli la grave ca-
gione di difcordia, che inforgerà non folo tra eflb Pontefice ed
i Farnefi, ma ancora tra l'Imperatore ed il Re di Francia.
Crea un vi. La prima Porpora difpenfata da Giulio bruttonne non poco
Cardinale ; jj pomificato f eflendo fiata conferita a certo Giovane denominato
Gefuiti * e* ^nnocenzo di tanto ofcuri natali che non furono da veruno Sto-
forma Bre- "co rammentati . Il Pallavicini dice d'avere raccolto dalle Scrit-
▼i. ture e dal detto delle genti quello che trafcriviamo. Eflendo
Giulio Arcivefcovo Sipontino prefiedette con titolo di Legato
a Piacenza; quivi amò teneramente certo Fanciulletto che lo
ferviva con attenzione a menfa , e riputatolo di raro talento
fornito il fece con ogni cura ammaeftrare . Quelli fi erudì nei
fludj delle umane Lettere; di che tanto il Legato fi compiac-
que, che favorivalo quafi prole del proprio giudizio , e tant'
oltre andò l'amore, che comandò al fuo fratello Baldoino del
Monte di addotarfelo per figliuolo; il che con falfità dal Po-
lano è ridotto al primo anno del di lui Pontificato . Quelli
imperciò nel dì 31. di Maggio pervenuto alia età di diecifette
anni febbene né allora né dopoi fu degno della Porpora, fi vi-
de creato Cardinale; e Giulio non curando le indolenze dei
Cardinali lo adornò collo fletto fuo Capello , il condecorò col-
le Legazioni di Bologna , Emilia , protezione del Collegio de
v Ca-
Storia de Romani Pontefici* 26 j
Catecumeni , e lo arricchì di copiofi beneficj poffeduti JV —
Cardinale Innocenzo Cibo teftè trapaffato . Gianpietro Garafa Sec. XVj.
perorò con facondia pregandolo di non difonorare l'Ordine Car-
dinalizio colla promozione di coftui , efpofe la ofcurità del di
lui fungile , V indole infoiente della futura converfazione peflì-
mo indizio ; ma non riulcì nella imprefa , poiché il Papa af-
fannato il favorì. Scufonne la promozione col dire- che li pro-
prj Nipoti incapaci erano pel decoro della Porpora. Se non che
quefto Cardinale macchiato colle fordidezze di abbominevoli
delitti ed abborrito da tutti fu privato dei beneficj da Papa
Pio IV., ed imprigionato nel Cartello di Sant'Angelo per un'
anno : non perciò divenne migliore , e Pio V. nuovamen-
te lo imprigionò ed ordirò ai Cardinali di aftenerfi dalla di
lui converfazione. L'Oldoini accenna, che alcuni il vogliono fi-
gliuolo legittimo e non addotivo di Baldoino fratello del Pontefice,
ed adduce a fuo credere Monumenti giuridici, e la fcrizione in mar-
mo nella Villa di Baldoino fuori della Porta Flaminia , da cui fi
dice eflere Innocenzo figliuolo di quello. Ma da quefta non può
inferirfi l'accennato* a noi piace il parere del Panvini avvalo-
rato dalli Srorici di quefta età afferenti che Innocenzo fu ad-
dotato da Baldoino. L' Iftituto de' Cherici Regolari detti della
Compagnia di Gesù approvato da Paolo III. Giulio colla Co-
ftituzione recitata nel tom.i. del Bollano Romano di Laerzio
Cherubini confermò nel dì 22. di Luglio dichiarando ciò che
nel Breve di Paolo III. era ofcuro , e lo efpofe fecondo la
mente d' Ignazio Prepofito Generale ed Iftitutore come dicono
li Gefuiti del proprio Ordine . Sia baftevole al Lettore di fa-
pere ciò che in grazia di quefta Clauftrale Famiglia Giulio or-
dinò; eflendo alieno dalla noftra Provincia il dilungarne il
racconto . Dunque quefti compiacendo il Cardinale Mendoza
concedette fettecento feudi annui al Collegio Salmaticenfe di
queft' Ordine : ne aflegnò mille e cinquecento al Romano: fop-
prefle il Domicilio di Donne iftituite in Ceferaugufta da Gio-
vanni Conlalvo Confervatore del Regno di Aragona, e ne do-
nò le rendite ai Gefuiti , li quali fino dal loro nafeere parvero
attenti non meno a promovere la gloria di Dio che ad arric-
chirli; di che fa teftimonianza giuridica la lugubre difavvenrura
loro avvenuta nei Regni di Portogallo e di Francia e Spagna , dai
quali e'iliati con obbrobrio perderono buon numero di Cale e
Monifteri di copiofiflìme rendite forniti . Giulio alle preghiere
LI 2 co-
l6% Storta eie Romani Pontefici*
gT—TTS* come dicono d' Ignazio loro concedette fpeciofi privilegi , e
SECAVI. preferiffe di ammonirlo confidentemente quando li Monifte-
rj dei Profefli abbilognino di fovvenimento » Intanto fu av-
vertito , che parecchi difertati dalla Chiefa non ritornava-
no pentiti al di lei feno pel timore delle pene Canoniche ,
e comandò , che gì' Inquificori li accolgano amorofamente lo-
ro preferivendo certa formola di privata penitenza ( eccet-
to però li foggetti alla generale Inquifizione di Spagna e Por-
togallo ) purché riprovino V errore • e contro gl'impeniten-
ti più Tevere cenfure preferiffe colla Coftituzione data in Roma
preffo San Pietro nelf anno della Incarnazione del Signore ISSO, nel
dì zp. di aprile e del nojìro Pontificato I. Nello fteffo giorno
pubbliconne altra condannante varj Libri e vietante ai Fedeli di
leggerli e confervarli • eccettuonne gì' Inquinatori della Fede ,
dei quali amplificò li privilegi . Se diamo fede al Gefuita Ol-
doini fu Giulio il primo che decretò cenfure per tale cagione,
e condannò li libri del Li Eterodonti ; noi però il riputiamo Sto-
rico troppo parziale di quefto Papa appaffionato pei di lui Or-
dine. E' ben vero , che prima di Giulio III. non troviamo
legge Pontificia o Cefarea che vieti la lezione dei libri infet-
ti ' ma è vero ancora, che altri Pontefici condannarono li libri
delli Eretici. Emanò Giulio altra Ccltituzione rapporto l'auto-
rità del Sommo Penitenziere concedutagli da Sifto IV. e Pao-
lo III.* e confermò quella del Vicario fuo circa le caufe de'
Giudei vietando ai Giudici della Città di intrometterfi in effe.
Comandò alli Apoftati di tornarfene ai Monifterj » ed ai Prela-
ti di riceverli provvedendo al troppo facile difordine t ed al-
tra ne promulgò contro li Laici che s'intromettono nell* efame
della Erefia . E perchè li Veneziani con nuovo Editto aveano
libretto l'autorità dei Cenfori della Fede e voleano loro uniti
Laici Giudici per li mali che quindi poteano inforgere , non ap-
provollo , e fu encomiato dai- Cardinali fé diamo fede al Maf-
farelli afferente per tale duopo convocato nel dì 30. di Pi-
cembre Confiftoro. La formata Sanzione fi pubblicò nel dì 15.
di Febbraio del 1551. ed ebbe il titolo: Contro li Secolari cks
i intromettono nella cognizione della Erejìa .
Deputa VII. Tra le varie cure che lo occupavano, non omife l'af-
Legati al £are ^ Concilio. Il perchè compiuta la Dieta d' Augufta , in
rp° cui fecondo lo Sleidano nel lib. 22. l' Imperatore formò Decre-
to , che tutti debbano intervenirvi quando fi riaprirebbe, at-
ten-
Storta de Romani Pontefici. 16 p
tento al profeguimento di effo Concilio convocò nelli quattro " .. --"
di Marzo Conliftoro , e depurò Legato il Cardinale Marcello iEC,A*E.
Crefcenzi ( non potè prevalerli del Cervini dal quale era trop-
po alieno l'animo di Celare ) . Non creonne altri, perchè 1*
erario Pontificio era affai riftretto mercè li difpendj pel Con-
cilio, per T affare di Parma , e per le funzioni della propria
affunzione , e ripucava contraria al bene pubblico autorità egua-
le in molti nelle fupreme decifioni . Diedegli però due Vefco-
vi con titolo di Prendenti , e furono il Sipontino e quello di
Verona; ciò appare dalle Pillole date *4l diletto figliuolo Mar-
cello del titolo di San Marcello Prete Cardinale Crefcenzi nojìro e del'
la Sede ^fppo/loiica Legato de Latere nel Concilio di Trento , ed ai
Venerabili Fratelli Sebafliano Pigbmi i/frctvejcovo Sipontino , e Luigi
Ltppomani Vescovo di Verona no/ìri e della mede/ima Sede nelf an"zj~
detto Concilio con effo Marcello Cardinale e Legato Nun^j Salute ed
xAppofìoltca benedizione... Ordinò quindi pubbliche preghiere pel
riaprimento , prcleguimento , e fine del Concilio; e comandò
ai Vefcovi che erano in Roma di trasferirli a Trento . Il Maf-
farelii ricorda , che profeguì lentamente il Concilio per genio
di Celare: ,, Nel dì 24. di Aprile il Reverendo Signore Gi-
,, rolamo Dandini Vefcovo d'Imola riferì rn Trento, che era
,, penfiero di Cefare che fi prolegua lentamente il Concilio ,
„ finché pervengano li Vefcovi di Germania e che nelle fac«
„ cende di Parma con animo pronto darebbe ajuto a Sua San»
,, tira ,,.... Defcrive l'ordine e la pompa onde il Legato
fece 1* ingreffo in Trento , ove pervenne nelli 29. di Aprile.
Lo incontrarono due miglia lungi dalla Città il Cardinale Ma-
drucci , li Arcivescovi' e Vefcovi: Lorenzo Platani Fiammin-
go con . dilcorlo Latino accolfe effo Legato ed i Prefidenti in
nome del Madrucci , di cui era Segretario ; encomiò il confi-
glio del Papa , ed offerì la Città promettendo ogni follecitu-
dine pel comodo dei Padri . Ad effo rifpondette con difeorfo
latino in nome del Legato Antonio Floribelli di lui Segretario.
Pervenuti alla Chiefa deporto il veftito di viaggio affunfero li
Pontificali : quivi Francefco Vargas Proccuratore del Fifco Ce-
fareo e fi bV Lettere della podeftà conferitagli dall' Imperatore ;
con voci di riverenza offerì l'attenzione di quello pel Conci-
lio ; ed encomiò il Papa, Legati, e Prefidenti . Allora il Legato
con gravità ringraziò Cefare, lodonne la mente , ed efibì la propria
cura e dei Prendenti pel profeguimento del Concilio; e fperava
mevm
270 Storia de Romani Pontefici.
— — ■» mercè la prudenza del Papa il favore di Cefare e dei Princi-
Sec.XVI. p^che la fanta opera fi ridurrà al bramato fine. Quindi ripre-
fo il cammino cavalcando entrarono in Città il Legato ed il
Madrucci , poi li due Prefidenti e li altri Vefcovi . Neil' in-
greffo il Legato fu accolto con allegrezza dalli Ecclefiaftici e
Cittadini, e lotto l'ombrello condotto alle abitazioni. Ei convo-
cò la Generale Congregazione dei Padri nel dì 30. di Aprile,
ed in efia fi decretò, che nel fuffeguente fi riaprirebbe il Sino-
do. Dunque nelle Calende di Maggio fecondo il comando del Papa
fi riapri il Concilio, e colle folite cerimonie fi tenne la Undecima
Seflìone. Il Legato folennemente celebrò la Mefla, predicò Si-
gifmondo Diruta Teologo dell'Ordine de' Minori Conventua-
li , ed il Maflarelli leffe li Diplomi Pontificj . Quindi fi pro-
mulgò il Decreto del riaprimento del Concilio, e della elezio-
ne dei Prefidenti , e furono accolti li Ambafciatori dell'Impera-
tore . Il Legato con elegante difeorfo efortò li Padri : e
perche il numero di quefti era riftrerto , ed il pericolo della
guerra di Parma imminente deputarono la Seflìone nelle Ca-
,. lende di Settembre .
ne°del Papa Vili. Quando il Pontefice ebbe notizia , che li Farnefi aderivano
per cortìp0r. al Re di Francia, follecitamente come dicemmo, mandò a Parma
re lafaccen- Pietro Camajani per trattare della libertà del Sanfeverini porto in
da di Par. Carcere dal Duca Ottavio, e per ricordargli le ragioni mercè le quali
rna;difcor. non potea il Papa permettergli il partito del Re e prendere da
dia inforca qUejj0 ftipendio . Principalmente perchè effendo egli Comandante
^•Jp^ delle armi Pontificie dovea obbedire al Papa che con giuridico
fe> divieto può proibirgli tale fervitù . Dovea ancora rapprefentare
ai Farnefi le difavventure , alle quali fi conducono provocan-
dofi contro la collera di Cefare , che potea privare il Duca
Ottavio ed i due Cardinali delle rendite che poffeggono nei
fuoi dominj , e fotto onefto titolo invadere la Città * ed il Papa
farebbe corretto di unire alle di lui truppe quelle della Chiefa per
punirne la contumacia e difendere da genti forafiiere le Città del-
la Chiefa. Se Ottavio abbandona l'aflunto configlio, potea fpe-
rare' migliori cole dalla protezione del Papa che tratterà con
Celare la faccenda; e quefii facilmente potea promoverne il
vantaggio. Se poi il Camaja'ni non può ritirare il Duca Otta-
vio dall'impegno, dovea efibirgli in vece di Parma il Duca-
to di Camerino; imperciocché refiituita quarta al Pontefice né
da Cefare né dal Gonzaga farà occupata . Intanto elfo Gonzaga
che
Storta de Romani Pontefici. 271
che invafe Piacenza , minacciava Parma ancora , ed efponea a ,»
Cefare ii Farnefi folpetti di fellonìa effendofi uniti col Re di Sec. XVI.
Francia. II perchè Ottavio vedendo li fatti ed udendo li detti
dei Celariani non badò alle ragioni del Camajani ; e ne fprez-
zò il configlio. Il Pontefice avutane notizia il chiamò a Ro-
ma ; ma prima alla prefenza di telìimonj confegnò tre Diplomi
al Duca; vietavagli con uno fotto pena di ribellione e p rotea-
zione dei beni di ricevere nel territorio di Parma truppe ftra-
niere : coll'altro ordinava a Paolo Vitelli di partire da Parma fé
il Farnefe fia oflinato; e col terzo volea a Roma il Cardinale
AleflTandro Farnefe per efercitare il miniftero di Sommo Peni-
tenziere. Il Panvini aflegna altre ragioni della ripulfa del Du-
ca Ottavio, e dice, che Giulio gli reftitut Parma a condizione
che non riceva in quella truppe foraftiere per non dare occafione
di guerra ai Re concordi , e per difenderla dalia forza di Ce-
fare; e i Ottavio non dovea poflTederla ad onta di e(fo Cefare . Il
perchè coli' intervento del fuo fratello Orazio fi raccomandò al-
la protezione del Re Enrico ( falva però in tutto l'autorità
della Romana Sede ) ed introduffe in Città il prefidio France-
fe . Il Papa per timore di Cefare negò di avergli ciò concedu-
to ; ma Ottavio confettava di avere il di lui configlio efeguito.
Il Papa torto meditò la guerra e proccurò Falianza dell'Impera-
tore. Tutto queflo apprendemmo dal Panvini , che però fem-
bra non molto propenfo per Giulio: effendo veriffimo che que-
lli follecitamente tentò di eftinguere le liti , ed efibì condizio-
ni onorevoli al Duca Ottavio , fé crediamo al Pallavicini
che adducene li Monumenti .
Vili. Non potè però ritirarlo dalla amicizia del Re Enri- Spedifce a
co colle ammonizioni né colle minaccie e cenfure : e perchè li S's,reI5 a
,~ r - r r • • • r •/• i ' t j • **e ditran-
Celanani erano inioipettiti , che ei ne favorilca le mdure ed 1 cia j^unz:
difegni nell* unire le fue forze con quelle di Cefare, previde di per p affare
ridurre ad eftrema difavventura il dominio Ecclefiaftico , di ao di Parma e
cendere la guerra tra l'Imperatore ed il Re di Francia , di con- per pacifka-
citare contro quello il Turco ed i Luterani , e di frafiornare re Ottavio
il profeguimento del Concilio. Per tanto deliberò di fpedire a Farnefe.
Cefare con titolo di Nunzio il Dandini, a cui comunciò le fé.
guenti irruzioni . Dovea efibirgli 1' animo fuo candido in ciò
che avea fatto; indi rammentargli il fatto rilpetto Parma:
che ei era efacerbato pel deprezzo del Re Enrico e del Duca
Ottavio ; e che quelli non riducendofì ad equo accomodamento
Ili-
272 Storta de Romani Ponejìci.
" ftipulerà alianza feco lui , fé (ìa duopo rompere in m anife-
Sec. XV], fta rottura. Dovea in oltre e f porgli , che la guerra è labirin-
to, in cui facilmente fi entra e da cui difficilmente fi efce , «
per la quale fi richieggono difpendj : che (ì pofTòno temere li
attentati del Turco , col quale li Francefi arebbono ftipulato
alianza ; e non minor pericolo fovraftava all' efito del Conci-
lio, pel quale è neceflaria la pace. Effendo egli impegnato nel-
la guerra non potrebbe vegliare in Germania al 1 i andamenti dei
Proteftanti . Ma perchè Celare propendea alla guerra contro li
Francefi le azioni de' quali mirava di cattivo occhio, e contro
il Duca Octavio, efibì al Papa ampie condizioni; quefti però
volle tentare primamente l'animo del Re Enrico con paterna
(òllecitudine. Nemmeno quelli afcoltò il Nunzio Appoftolico
che lo efortava di non proteggere il Duca Ottavio : volea
piuttofto , che il Pontefice impedifca a Cefare l'acquilo di
Parma , e riputandoli offelò ordinò con Lettera Enciclica ai fud-
diti Vefcovi di reftituirfi nel corfo di lei mefi alle proprie
Chiefe , e che fi difpongano alla celebrazione di nazionale Si-
nodo. Di ciò provò il Papa veemente collera piuttoftocchè ti-
more: non tanto però fi lafciò da quella dominare che non
cerchi mezzi per ilcanfare la guerra . Spedigli imperciò il pro-
prio Nipote Afcanio Corneo , a cui diede irruzioni opportune
per Parma e per lo affare del Concilio. Rapporto quella do-
vea Afcanio efporre al Re l'animo grato del Papa pell'operato
nella fua efaltazione, e l'amore che avea per li Fratelli Farnefi, e
quanto pel loro vantaggio fece; talché Cefare è perfuafo, che egli
foverchiamente propenfo per elfi abbia condifcefo alla introduzione
delle truppe Francefi in Parma . Tutto quefto in Roma il Pa-
pa difle all' Ambafciacore di Enrico, ed in Francia ad elfo il
Nunzio ripetè pregandolo d' indurre Ottavio alla foggezione
della Sede Appoftolica, ovvero di non proteggerlo con detri-
mento di quella. Dicea di riflettere alla pertinacia di Octavio,
che farà di peflìrno efempio alli Beneficiarj della Chiefa ; fareb-
'begli opportuna più la benivolenza del Papa per confervargli Par-
ma che favorirlo ad occupare quella . Quegli verrebbe agretto
per difendere li proprj diritti a far ufo delle fue forze per ri-
cuperarla. Se il Re non lo accoglie, dovrà ei fiipulare alianza
con Cefare e difendere colle armi li diritti della Sede Appo-
ftolica . Quindi pregavalo di favorire il Concilio , e dire ai
Vefcovi , che non intefe di vietare loro d' intervenirvi : Prin-
cipe
Storia de Romani "Pontefici l 27 J
tipe Criftiano non potei operare più malamente contro Dio e f— T^*^
la Chiela quanto che (turbare il profeguimento di quello . Con SEC. XVI.
ambigui Pentimenti fi rilpondette ad Afcanio dalla Corte del
CriftianilTimo ; e perchè ei conobbe, che con ciò cercavafi tem-
po per promovere il negozio di Parma, meditò di partire; il
Re però gli fé fapere, che efporrà al Papa la propria volontà
col mezzo del fuo Ambafciatore . Incanto Orazio Farnefe tor-
nato in Francia in nome dei Fratelli nelli 27. di Maggio pat-
teggiò col Re, e promife , che il Duca Ottavio militerà per
lui in ogni fpedizione non già però contro la Sede Appoftoli-
ca ; e permetterà alle di lui truppe di occupare Parma e li
Cartelli del proprio dominio. Il Re dall'altra parte efibì ad
Ottavio ajuto ; che difenderà Parma contro ogni alTalto ; e
fé invaderebbefi darebbe opportuni comandi a Paolo Vitelli
per foftenerla . Se Cefare priverà li Cardinali Farnefi dei be-
neficj che poffedono , egli prontamente ne li compenferà .
Ma il Gonzaga infofpettito che ftudiolamente l' affare fi dilun-
ghi, perchè li Parmigiani fi fortifichino, occupò Brelello luogo
neceflario per condurre in Parma il bisognevole. Quindi il
Monluc lignificò si Papa la risoluzione del Re feufandofi per
l'azione del Gonzaga di dare mano ad accomodamento. Non
orni fé effo Papa diligenza per ritirare Ottavio dal partito Fran-
cete ; e perchè quelli diceva, che eragli proibito dal Re , cui
erafi obbligato, ei ripigliava di averglielo prima vietato con
Diploma , poi con Scrittura comminatoria • ed il configliò di
non '.rritarfi contro efìTo Gonzaga , promettendo di effere pron-
to in fua difefa . E perchè conofeea, che per fedare la burrafea
dovrebbefi persuadere il Re di Francia ed i Farnefi, che l'Im-
peratore non meditava d'ingrandire in Italia il proprio dominio,
ad Ottavio mandò il Cardinale AletTandro Medici per ammonirlo.
Inviò ancora il Dandini a Bologna a prepararvi il neceffario
per la guerra , ed intanto efibì condizioni onorevoli di pace .
Ottavio moftravafi pronto all'accomodamento; temea però, che
il Papa operi con finzione : il perchè il Dandini andò a Par-
ma per trartare feco lui più confidentemente l' affare . Ottavio
non comenro di Camerino volea anco Città Nuova fortezza
del Piceno ed altre rendite ed emolumenti . Il Daniini fé gli
fi moitrò facile riputando ciò rifiretto pel riacquifto di Parma
e per la comune quiete, e credendo di uniformai fi alla volon-
tà del Papa . Si convenne per tanto , che quefh fpedirà al
Tom.X. Mm Du-
274 Storta de Romani Pontefici*
- 'v~ Duca li Diplomi avvalorati dal Senato , perchè l' affare fia piti
. cautQ . ed ej con diritto beneficiario poffederà Camerino ,
. Città Nuova e la pendone di otto mille Scudi all' anno dei
proventi Pontificj : Cefare poi permetteragli il dominio di
ciò che nei di lui Stati poffedea , e di alienare li beni che avea
nel Regno di Napoli . Ottavio fi moftrò offefo per certa preda
fatta dai Gefariani , e perchè il Gonzaga erafi appreffato al
Taro • e negò di approvarle fé prima non fia compenfato del
danno , ed il Gonzaga fi ritiri . Pel rifarcimento della preda
facilmente convennero li Miniftri dei Papa , e promifero di o-
perare preffo il Gonzaga pel rimanente . Abbenchè Ottavio
nuovi intoppi opponeva all'accomodamento, nullameno li Mini,
ftri del Papa tanto maneggiarono la faccenda deliramente , che
poterono inviare al Gonzaga Meffo che gli notifichi la
politura dell'affare ed il preghi di fofpendere le oftilità . Ma
quelli trovò le Cefaree truppe di qua dal fiume. Ottavio tanto
fdegno concepì , che torto tolto annullò il trattato e ftipulato
co' Miniftri Pontificj . Né giovò la prontezza del Gonzaga di
reftituire Noceto e di richiamare le fue genti. Intanto il Papa
proccurò di perfuadere il Re di Francia, che ei non favorirà
T ingrandimento di Cefare in Italia ; e per fuo decoro e ficu-
rezza de' Francefi ottenne da quefto Lettere afficurantilo (falvo
Tempre ogni diritto dell' Impero ) di occupare Parma in nome
della Sede Appoftolica e confermava la promeffa con folenne
patto; dall'altra parte il Pontefice promettea al Re di Francia
di deputare il Governatore di Parma indifferente per le due Fa-
zioni governandola per la Romana Chiefa . Niente di quefto fi
effettuò; e nacque crudele guerra tra il Pontefice , li Farnefi ,
l'Imperatore ed il Re di Francia ; fé ciò fia addivenuto per
colpa del Papa , de' Farnefi , dell' Imperatore , del Re di Fran-
eia , ovvero di tutti unitamente è tuttavia incerto per afferzio.
ne dello Spondano.
Accrefci- XIII. Intanto il Re di Francia era propenfo per favorire
mento de' Ottavio Farnefe , per promoverne li vantaggi , e difende-
diflìdj tra il re Parma dalle violenze de' Cefariani ; e proccurò di riconci-
Papa ed il liare con elfo anco il Papa. Per quefto divolgò di dare a' pro-
Re di Fran- prj Vefcovi la Piftola Enciclica di cui dicemmo, loro coman-
Cla' dando di tornarfene alle proprie Chiefe entro fei mefi e difpor-
iì alla celebrazione di Nazionale Sinodo ; di che Giulio molto
fi lagnò ; e nel Senato del dì fei di Aprile rapprefentò ai Car»
di-
Storia de Romani Pontefici. 275
dinali il Re di Francia quale (turbatore dell'Ecumenico Conci- -
lio . Per il che Enrico prima di dar mano alle armi comandò E0, *"*'
a Paolo Termy fuo Ampafciadore pretto la Sede Appoftolica
di purgarlo dalle accufe del Papa , e di efporre in Confiftoro
la legittima fua mente e volontà. Il fece 1' Ambafciadore fotto
il dì 7. di Luglio. 11 Pallavicini nel lìb.x cap. 16. della Sto-
ria del Concilio di Trento accenna il compendia della Scrittura
efibita in nome di Enrico ai Cardinali , e dice di averla avuta
<ìall' Archivio Vaticano, e ne tratta anco il Tuani nel lib. 8.
Dunque 1' Ambafciadore fi lagnò , che il Pontefice Supremo Ca-
po del Criftianefimo abbia tramutato il miniftero di comune
Padre , Giudice integerrimo , e Padrone della verità , e dei
Principi coli' officio di accufatore e nimico privato * che abbia
bruttato il nome del Re quafi che quefti mediti di fepararfi
dalla Cattolica Ghiefa , quando foftiene con magnanime azioni
il Criftianefimo; ha aderito pel decoro della Romana Sede al
Concilio trasferito da Trento in Bologna, raccolte con groflb
difpendio truppe in difefa della Cattolica Religione in Scozia
ed Inghilterra . . . Ciò avvenne , perchè egli ammonì con Let-
tere li Vefcovi fuoi fudditi di reftituirfi alle proprie Chiefe per
comprimere le ferpeggianti erefie, vifitare le Diocefi , gaftigare
li vizj , e riformare li coftumi ; il che difficilmente potea pre-
dare l'Ecumenico Concilio. E perchè li Prelati erano alquan-
to negligenti nel paftorale miniftero , comandò ai Metropolita-
ni di vegliare alli andamenti di quelli , e feveramente punirli
nel Sinodo Nazionale che farebbefi convocato . Del refto quefto
non ancora è flato convocato, né ha intefo il Re colle Lettere
d'intimarlo; ma folamente volle, che in ogni Provincia fi con-
vochino le Ecclefiafliche Adunanze dai Sagri Canoni appella-
te Sinodi Provinciali. Quefti per molti anni fi negligentarono
con grave danno della pietà e difciplina Ecclefiaftica ; e però
ne incaricò ai Metropolitani e Vefcovi la celebrazione : ma
con quefto non medita cofa contraria alla Sede Appoftolica ed
all' Ecumenico Concilio . Tutto quefto in nome di eflb Re era
ftato dal Cardinale di Lorena fignificato al Nunzio ; ed ora
egli efpone ai Padri. E' noto abbaftanza , che in Italia fi rom-
pe la pace e fi prendono l' armi con manifefto difturbo dei
Concilio , a che però il Re s' induce ftentatamente , e ve lo
coftringono li di lui awerfarj . Sapea egli di eflere accufato
quale autore della guerra col favorire il Duca Ottavio : ma
M m z defi-
lj6 Storia de "Romani Pontefici.
*— "^ defiderava , che eglino offervino la faccenda difappaflìonatamen-
Sec. AVI. te e<j j} conofceranno fccvero da ogni macchia . Gli venne li-
gnificato dal Duca Ottavio , che non avea forze baftevoli per
difendere Parma Città di grave momento appartenente alla
Chiefa ed alla libertà d* Italia opportuna ; il perchè gli fom-
miniftrò danaro e foldati , afficurato che non farebbefi fatta co-
fa contraria al Papa ed alla Sede Appoftolica : ed il tutto fece
Senza obbligo di reftituzione confervata la Città nel Dominio
del Papa. Del retto non folo è lecito ma da GeSucrifto è pre-
ferito di dare ajuto al miserabile" ed i Farnefi non meditaro-
no la offefa del Papa né della Sede Appoflolica, non tentarono di
fcuoterne la Soggezione e diftruggerne il dominio. Imperciò ri-
flettere doveano, le la magnanima azione del Re (turbi la pace
d' Italia e la quiete della Criftiana Repubblica . Per tanto que.
fti in prova della fua fede efibiva quando Cefare ritorni alla
Chiefa l'occupato, che Ottavio reftituirebbe Parma* purché fia
giuridicamente aflìcurato , che rimanga perpetuamente in domi-
nio della Chiefa . In oltre il Re promottea al Papa di difen-
dere Parma fé non farà ad altri conceduta ; ed egli ricompen-
fera li Farnefi del danno per tale duopo Sofferto . Se il Papa
non accoglie ciò che propone e prende le armi , egli imitando
li fuoi Maggiori dovrà proteggere li proprj Amici . Ripigliava ,
che Sturbata la pubblica tranquillità neceflaria tanto pel Conci-
lio né egli né li Vefcovi Francefi a quello affideranno ; e
proiettava , che li mali provenuti alla Santa Chiefa non fono
per proprio volere occafionati ; non intende però in qualfivo-
glia evento di fepararfi dalla Cattolica Religione. Il Papa non
volle rifpondere alla coptefiazione : e quello che reca meravi-
glia fperanzito dell'amore ed ajuto di Cefare , coraggiofamente
incontrò la guerra. Molti Storici accennano ie cagioni e la col-
pa di quefta , e noi lafciamo di recitarle , poiché non ci Sem»
brano giuridiche.
Muove XIV. Era neceffaria la pace pel profeguìmento del Conci-
guerra ad lio* ed è occulto il perchè Giulio prefe l'armi contro il Re di
Ottavio. Francia e Duca Ottavio che occupavano Parma , e non piut-
tofto contro Cefare che ufurpò Piacenza. Intanto s'imbrogliò
nella guerra , ed in grazia di effo Cefare che colla folita aftu-
zia non volle comparirne autore, raccolfe truppe , le moffe in
danno del Duca Ottavio e de' Francefi , e deputò Comandanti
di quelle il Gonzaga e GiambattifU del Monte figliuolo di
Bai»
Storia de Romani "Pontefici * 277
Baldoino , li quali con profpero avvenimento dierono principio "
alle oftilità . Li Francefi all' oppofto difendeano Parma e Mj. &EC.XVI.
randola in favore di Octavio ; e rinnovarono la guerra nella
Lombardia , ove Carlo Colse Marefciallo del Regno diriggea
le truppe. Li Comandanti Pontificj ed i Cefariani ad un tem-
po afTalirono Parma e Mirandola , e fuccedcttero diverfi com-
battimenti ora ad uno ora ad altro Elercito favorevoli ; e fi
moltiplicarono !i deviamenti , morti, ftragi , rapine , compa-
gne individue della guerra; e li territorj di Parma e di Miran-
dola fi videro miferamente diftrutti ; febbene li Francefi erano
trionfatori, ed aveano battuto le truppe Pontifìcie ed occifo Giambac.
tifta del Monte . Continuò la guerra un anno, e larebbefi dilungata
ancora fé il Marefciallo Cofse non fofle calato nella Lombar-
dia per ritirare dall' attedio di Parma le truppe dell' Imperato-
re ; e quindi il Gonzaga condurle in difefa di quella il mag-
gior nerbo della lua gente; e li PontinVj dovettero ritirarfi
dall' affedio di Parma e di Mirandola; nel che il Papa incon-
trò le dilapprovazioni comuni . intanto il Re Enrico patteggiò
alianza coi Tedelchi e preparava in tal modo maggiore guerra
all'Imperatore, che indagatore delle riffe quafi quali fé ne vi-
de meritamente oppreflb . Enrico rinnovò le protette in Confi-
floro nelle Calende di Agotto ; e perchè feppe, che varie erano
le opinioni dei Cardinali rapporto la difefa del Duca Ottavio ,
le quali occafìonavano maggiori diflìdj, follecitamente comandò
al proprio Ambafciatore di efporre finceramente la faccenda in
Confittoro . Quetti imperciò rammentò alli Padri le protette
recitate: ma febbene il Re diede quefte ed altre teftimonianze
di fincera volontà , il Papa che dovea confervare la pace , fat-
to amatore di guerra la fufcitò in Europa , e pretto impe-
dimento all' efito del Concilio. Dicea loro per tanto di riflet-
tere alle protefle , colle quali il Re proibiva ai proprj Vefcovi
di portarfi in Trento , perchè la guerra impediva la ficurezza
del viaggio , ed il Concilio non più farebbe LJniverfale ma
Nazionale e convocato pel piacere di alcuni Principi ; il perchè
le Sanzioni di quello non avrebbono vigore nel fuo Regno . Dovea
far ufo dei rimedj efibiti dal diritto, de* quali fi prevalfero li
fuoi Anteceflbri per difendere la libertà della Chiefa Gallicana;
cornetta però, che non fi fé para dalla obbedienza della Sede Appo- *
fìolica , alla quale efibifce ofTequio , e prcccurerà di promover-
ne li vantaggi: attendendo tempo più felice quando il Papa il-
luminato dallo Spirito Santo deponga le armi con ingiuftizia
pre-
278 Storia de Romani Pontefici.
c " prefe , e pacifichi l'animo Tuo torbido. Il Pontefice ditte così:
«cavi. ^ tutti è manifefta la follecitudine e la diligenza noftra rap-
porto li affari di Parma , con cui abbiamo efibito al Duca Ot-
tavio opportuno fuflìdio , perchè non introduca in quella trup-
pe ftraniere : ed il noftro nipote Afcanio Corneo che fecegli
giuridiche promette, ne riporto parole dubbie ed ambigui {enti-
memi j e fiamo rei di avere preftato fbverchia credenza ai det.
ti di quello . Il nome fplendido che il Re fi attribuiva di fov-
venire 1' oppreffo , non può fcufarlo ; imperciocché non Tempre
è lecito T ajuto dato al poffeffore , fé non fia quello accompa-
gnato dal diritto delle genti , dal tempo , luogo , e modo . E
rapporto li oftacoli della guerra in vigore de' quali li Prelati
di Francia non interverranno al Concilio, ripigliò , che ciò de-
ve afcriverfi al Re , che occupata la Città appartenente alla
Chiefa dava motivo alla guerra : ei però ad etti Vefcovi efibi-
va Lettere di libertà e ficurezza, le quali da' Principi verreb-
bono conceffe. Del refto il Re non potea giuridicamente vie-
tare loro di afliftere al Concilio convocato pei bilogni della
Criftiana Repubblica , e voluto dallo fletto di lui Genitore ;
dovrebbe piuttofto imitare li fuoi Maggiori , li quali mercè
la divozione efibita ai Pontefici fi meritarono il titolo di Cri.
fìianijjìm't . Efortalo di non perdere il bel decoro di Difenfore
della Chiefa per la vanagloria di configli giovanili : né dovea
affidato alle proprie forze ed alle deboli del Papa fperare il
trionfo; ma rammentarfi che più forti Imperi per divino vole-
re perirono non predando il dovuto offequio al Vicario di Cri-
fto ed alla Sede Appoftolica . Il Pallavicini nel lib. 2. cap. \6.
riferifce le conteftazioni del Re e la rifpofta del Papa , e noi
colla autorità di etto le abbiamo ricordate . Enrico frante il
niun profitto le fece rinnovare nella Seflione XII. del Con-
cilio, come verremo dicendo: ma perchè nemmeno con quelle
ammollì l'animo del Papa, nelli fette di Settembre pubblicò al-
tra Scrittura , efponendo le ingiurie ricevute da quello e le ca-
gioni della guerra di Parma , e preferi ve pene alli proprj Sud-
diti , che trafmetteranno a Roma foldo al Tribunale Appoftoli-
Protefte co le caufe riducendo,
del Re di XV. lncanto giunfero in Trento li Arci vefcovi di Magon-
i. cwr za e di Treviri Elettori del Romano Impero, e vi fi attende»
duodecima anco Sue^° "l Colonia che poco dopo vi arrivò accompagnato
dei Conci- da molti Vefcovi di Germania . Cefare ed il Re Ferdinando
Ho. co-
Storta de Romani Pontefici» 279
colà inviarono li refpettivi Ambafciatori; per altro era affai ri- Z ^VJ
ftretto il numero dei Padri. Si avvicinavano le Calende di Set-
tembre deftinate per la duodecima Seflìone. Nell'ultimo di A-
gofto fi convocò la Congregazione Generale , a cui intervenuti
li due Arcivefcovi Elettori furono pregati di ritirarli finché li
Padri deputino il luogo che loro conveniva; fi ritirarono egli-
no, ed il Legato propofe, che fedano vicino ai Prefidenti : fé ne
contentarono li Arcivefcovi più antichi di quelli , purché fi fap-
pia , che non vogliano inferire pregiudizio al proprio diritto.
Nella Congregazione fi decretò la duodecima Seflìone pel gior-
no vegnente , in cui fi deputerà 1' altra Seflìone pelli undici di
Ottobre; ed in quefta fi pubblicaranno li formati Decreti . Dun-
que nelle Calende di Settembre fi tenne la Duodecima Seflìo-
ne . L' Arcivefcovo Turritano celebrò folennemente ; fi omife la
predica , ed il Maflarelli recitò orazione efortatoria rapporto il
modo del vivere ; quindi fi approvarono li comandamenti del li
Ambafciatori dell' Imperatore Carlo V. e di Ferdinando Re de*
Romani , e fi diffe , che nella proflima Seflìone fi terrebbe trat-
tato di ciò , che appartiene al Santiffimo Sagramento della Eu-
caristia , alla riforma, ed a quello che poffa rendere più age-
vole la Refidenza dei Vefcovi . Vi affiftette anco Jacopo Ami-
ot Abate Bollozano fpedito dal Re Criftianiflìmo con Lettere
delle quali tale fu la Scrizione : %Ai Santijfimi in Crìflo e [omma.
mente offervandt Padri della ^Adunanza di Trento . Molto fi difpu-
tò fé doveanfi ricevere; li Vefcovi Spagnuoli voleano rigettar-
le, poiché denominava adunanza e non Concilio il Sagrofanto Si-
nodo . Dopo molto rumore feparatamente nella Sagriftia fi efa-
minò l'affare, e fu detto all'Amiot, che li Padri ne permetteran-
no la lezione, poiché interpretavano in buono fenfo la voce di
adunanza; altrimenti non le arebbono ricevute. Ne' Comenw-
rj pubblicati dal Puteano fé ne accenna altra di effo Amiot
fcritta al Morvillier Maeftro delle Suppliche dandogli conto
del negoziato , e gli dice , che dopo li tumulti dei Vefcovi V
Elettore ed Arcivefcovo di Magonza parlò così : Se Voi non
afcoltate le Lettere del Re di Francia , in qual modo afcoharete lì Pro»
teftanti di Germania , che ci appellano Concilio de Malignanti ? Ed
il Gonte di Montfort Ambafciatore di Cefare ripigliò , che
proteftarebbe , fé non fi leggono le Lettere del Re di Francia
né fi afcolti l'Abate. Dunque fi leffero, e furono date nelli 13.
di Agofto da Fontanablou. Con effe il Re lignificò ai Padri la
prò-
280 Storta de Romani Pontefici.
~ propria ofTervanza e de' proprj Maggiori verfo la Chiefa , ed
Sec. XVI. efp0fe le giufte cagioni che lo coftrinfero a vietare ai Vefcovi
di afliftere alla Adunanza convocata in Trento da Giulio III.
Pontefice Maflimo; fperavali difappafiionati , e però li deputava
arbitri della faccenda , e li pregava di accoglierne le ragioni
non come dette da avverfario , ma come prodotte dal Primo-
genito figliuolo della Chiefa , che proteggela e difende , e fpc-
rava nella divina bontà di non mancare in quefto* poiché fi è
proporlo ad imitare li fuoi Maggiori . Dunque nel dare ajuto
ad un oppreflb e nel refiftere alle ingiurie non volea negare il
proprio favore alla Chiefa né ad eflì l'oflequio . Lette le Lette-
re l'Abate recitò la f rotefta , che in nome del Re fu efpofta in
Roma dall' Ambafciatore al Papa ed al Senato* e che eflb Re
afTunfe la difefa del Duca Ottavio , e deliberò la guerra di Par-
ma. Il Promotore dirle all'Abate, che il Santo Concilio rin-
graziava il Re per 1' efprefiìoni contenute nelle Lettere: non
potea però accettarlo , e lo ammoniva di prefentarfi nelli undi-
ci di Ottobre , in cui convocata la Seffione verrebbegli data
deci fi va rìfpofta.
Si efamina- XVI. Nelli 2. di Settembre fi dierono ai Teologi li arti-
no li artico- coli per eflere efaminati , e nelli 8. quelli efpofero il proprio
li delSa^ra fentimento. Li articoli efpofti e che erano flati contradetti da
mento della Zuinglio , e Lutero furono dieci. 1. Nella Eucariftia non fono il
' Corpo Sangue e Divinità di Gefucrifto ; ma folamente vi fi
contengono in figura . 2. Viene efibito Crifto ai Fedeli , ma que-
lli lo mangiano fpiritualmente ed in vigore della Fede non già
fagramentalmente . 3. Nella Eucariftia iono il Corpo ed il San-
gue di Gefucrifto, ma colla foftanza del pane e del vino* non
fi fa la tranfuftanziazione , ma l'unione ipoftatica della Umani-
tà e della foftanza del pane e del vino : ed in tal modo dire
fi può : Quejlo pane è il mio Corpo , e qttejìo vino è ti mio [angue .
4. L'Eucariftia è fiata iftituita unicamente per la remiflìone dei
peccati. 5. Crifto non deve adorarfi nella Eucariftia né vene-
rarfi colle Fefte , né portarfi nelle Proceflioni , né conferirfi all'
infermo: e li di lui adoratori fono Idolatri . 6. La Eucariftia non
può confervarfi nel Ciborio : ma deve confumarfi ovvero diftri-
buirfi ; e chi fa diverfamente abufa del Sagramento : né ad al-
cuno è lecito il comunicar fé medefimo. 7. Nella Oftia con-
fagrata che rimane dopo la comunione , non è il Corpo del Si-
gnore, ma folamente quando fi afiume, e non prima né dopo
la
Storia de Romani Pontefici* 281
la comunione. 8. Per diritto divino deve effere comunicato il . S
popolo fotto le due fpecie , ed i bambini devono eflere a par- oS,cXVI.
te di quelle ; per il che pecca chi coftrigne elfo popolo a con-
tentarli di una fola fpecie . 9. Non fi contiene in una fpecie quan-
to è contenuto in entrambi; né tanto riceve chi melìo è a
parte di una quanto chi le riceve entrambi. 10. La fola Fede
è fufficiente preparazione per li uomini dotti ; li Crilfiani non
devono comunicarfi nella Pafqua . Tali erano errori delli Ete-
rodoffi ; e li Teologi differo, che doveano condannarli dal Con-
cilio femplicemente li primo, terzo, quinto, fefto , fettimo ,
ed ottavo; e li altri efporfi e ne efibivano la dichiarazione.
Circa la dottrina della Confeffione Sagramentale da premetterli
per ricevere degnamente la Eucariftia quando la cofcienza fia
lorda di peccato grave, fu varia la dottrina dei Teologi, e vario il
parere dei Padri . Alcuni negavano neceffaria la Confeffione e
voleano baftevole la Contrizione con animo però di farla in
tempo opportuno. Altri la fofteneano neceffaria femplicemente,
e riprovavano di erefia la contraria opinione; non pochi dice-
vanla erronea, fcandalofa , e conducente le anime alla danna-
zione . Il Canone non la volea condannata di erefia , poi-
ché era Mata infegnata da Adriano VT. Gaetano , Roffenfe
nell' Articolo 16. contro Lutero , dal Padulano , da Riccar-
do nel 4. delle Sentenze , da Teofilatto , e da San Giangrifo-
ftomo . Conteftò nullameno di non efferne fautore , e che era
ftata convinta con inconcuffi argomenti da San Cipriano nel
Libro de Lapfis , da Gennadio nel Libro de' Dogmi Ecclefia-
ftici cap.13. da Ugone di San Vettore nel lib. 2. de' Sagramen-
ti ricordati da Eulebio nel lib. 6. della Storia Ecclefuftica . L'
Olavio Procuratore del Vefcovo Cardinale d'Augufta volea pre-
merla la Confeffione alla Comunione per impedire li abufi che
provenivano dalla oppofta opinione; non volea però, che fia de-
cretata alfolutamente neceffaria. Il Pelargi fu di parere, che lì
fpec i fichi , purché Jì avi copia ed opportunità di Confe flore . Il Vii-
Jarva Teologo dell' Arcivefcovo di Granata diffe, che 1' obbligo
non è di precetto divino ma provenuto da lodevole confueru-
dine della Chiefa . Il Legato Prefidente avverei nella Congre-
gazione, che elfendo le due opinioni da gravi Scrittori prodotte
non li doveano condannare di erefia, ma riprovare femplicemen-
te chi afferiva non neceffaria prima della Comunione la Sagra-
mentale Confeffione , dichiarando ad effa alfolutamente obbliga-
re»»^. N n to
282 Storta de Romani Pontefici.
r_, yx/T £0 c^* ^a ^'an'ma l°rda di peccare L' Arcivefcovo Turritano
EC" ' configliò di aggiugnere al Canone quefte parole: Purché non fi a*
vi fomma neceffnà . Il Vefcovo Stabienfe volea , che fi di e effe :
Quando lo fcandclo ciò non vieti. Altri alrre reftrizioni infinua-
vano. Per tanfo fi formò e pubblicò il Decreto nella folenne
Se filone : Se alcuno dirà : E (fere la fola Fede [ufficiente preparalo*
ne per ricevere il SantìJJimo Sagramento della Eucarifìia , fta feomu*
nicato . E perchè tanto Sagramento non fia prefo indegnamente , e per
conseguente a morte ed a condannatone , decreta e dichiara il Sagro*
fanto Concilio , che quelli che hanno la Co fetenza gravata dì mortalo
peccato Jebbene fi reputino contriti quando abbiano opportunità di Con*
feffore , debbono alla Comunione premettere la Sagra-mentale Confeffione,
Se alcuno farà sì temerario , che ardifea di afferire pertinacemente fin»
Jegnare , predicare , ovvero pubblicamente difputanda difendere il con*
trario , immediatamente è feommunicato . A titolo di brevezza non
accenniamo le difpute fatte delli altri articoli , li cavilli del
Polano confutati dal Pallavicini , e le Congregazioni tenute per
la Riforma del coftume , poiché dovremmo riferire li Decreti
nella Seffìone terzodecima che veniamo fcrivendo .
Seffìone XVII. La terzodecima Seflìone fi tenne nelli undici di Ot-
XIII. tobre , alla quale prefiedettero il Legato ed i due Prefidenri ,
ed intervennero oltre il Cardinale Madrucci ed i tre Arcive-
feovi Elettori fei Arcivefcovi e trentaquattro Vefcovi , tre A-
bati , un Generale, ed i due Vefcovi Ambafciatori del Re Fer-
dinando . Giambattifta Campetti Vefcovo Majoricenfe celebrò
la Mefla con folennità ; ed il Turritano recitò difeorfo in lau-
de della Eucariftia. La dottrina della Fede rapporto efla Euca-
rifìia fi pubblicò e fi fpiègò con otto Capitoli contenuti nei
Decreti della reale prefenza di Crifto forto le fpecie Sagramen-
tali , della Iftiruzione del Sagramento; della Eccellenza di quel-
lo ; della Trafuflanziazione; del Culto e Venerazione ad effo
dovuti ; della Confervazione di quello e portamento alli Infer-
mi ; della neceflaria preparazione per riceverlo , e principal-
mente della Sagramentale Confezione dei peccati mortali per
comando dell* Appoftolo tanto fegnatamente efprefla ; dell'ufo
cui alcuni lo ricevono folo fagramentalmente altri fpirttualmente9
ed altri fagramentalmente e fpiritualmente . Quindi fi fulminarono
undici Anatemi contro chi nega la dottrina , o altra ne intro-
duce . Piacque ai Padri di omettere le quiftioni delle Scuole ,
aè trattarono, fé maggiore beneficio di grazia ottenga chi ri-
ce-
Storta de Romani Pontefici . 283
ccve la Eucariftia fotto le due fpecie ovvero fotto una ; poi- ~ — y
che il più de' Teologi foftenea la differenza della participazio-
ne della grazia , ed il Concilio dovea riprovare e condannare l'
Erefìe . Nella medefima Sefììone fi formò e promulgò il Deere-
to della Riforma contenente otto Capitoli appartenenti alla giiu
rifdizione dei Vefcovi , e Refidenza, alla correzione dei Sudditi ,
e giuridicità delle vifite . Si decretò delle appellazioni e del
modo, e che il Vefcovo dimorante nella propria Chiefa quale
Legato Appoftolico efamini la grazia dell' afToluzione di qual-
che pubblico delitto, di cui fu cominciato l' efame, ovvero la
remiffione della pena per cui fu condannato il reo , che la fo-
fìenne con falfe fuppliche . Decretò in oltre il modo di accu-
fare li Vefcovi , la qualità dei teftimonj , e che loro caufe ri-
dotte al tribunale del Papa fìano condannate ovvero afiolute .
E perchè fu difputato nelle Congregazioni: 1. Se è neceffario al-
la fallite e da divino precetto ordinato , che li Fedeli ricevano il Ve-
iterabile Sagr amento fotto le due fpecie ? 2. Se riceve lo fìeffo cbt fi
comunica fotto una e chi fotto due fpecie ? 3. Se la Santa Cbiefa er-
ta nel comunicare li Laici ed i Sacerdoti non celebranti con una fola
fpecie? 4. Se li bambini debbano comumcarfi ? Il Conte di Mont-
forc Ambaiciatore Cefareo avvertì , che i'vanifce ogni fperanza
di riconciliare li Protesami , fé loro fi vieti V ufo del Calice ,
per cui tanto fecero, fi d i fé ri l' efame di quefìe quillioni' alla
loto venuta; ed ebbe fine la Seffione col decreto della futura
affegnata al di 25. di Novembre, in cui tratterebbe^ de'Sagra-
menti della Penitenza, ed Eftrema Unzione.
XVIII. Si concedette quindi la pubblica Fede ovvero Sai- ca'Vocon*
vocondotto al li - Protettami , e permetteafi alli Secolari ed E e dottodato ai
clefiaftici di Germania piena libertà di intervenire al Concilio , Protettami :
di trattenerfi in Trento, partire, proporre, difputare , ed eleg- ribolla del
gere li Giudici dei commetti delitti. Immeritamente il Polano Concilio al-
dice, che la forma di effo Salvocondotto fu artificiofa , quan- j?. p'otij}?
do il Concilio il concedette ampio per quanto a fé appartiene^ e J? nc;a
quefto dovea promettere quello che era di fuo diritto ; né ar-
rogarfi podeftà ed autorità nell' altrui dominio . Ora può acca,
dere, che quelli ai quali prometteafi ficurezza , commettano de-
litto in Trento; potrebbe pretendere facoltà di punirlo il Ve-
fcovo che n' è Principe, ovvero il Re Ferdinando che con fu-
premo diritto n' è padrone; prudentemente imperciò effo Con-
cilio appofe la reftriziooe per quanto afe appartiene, perchè non fi '
N n a ere-
2 84 Storia de Romani Pontefici .
creda, che voglia arrogarfi l'altrui podettà e diritto; non co-
ec.avI. me ca[unnja il Polano per dare adito al Papa di (ottenere la
dignità propria e del Concilio, ed operare ciò che volea . Né
con minor calunnia ei contradice alla libertà data ai Proteftan-
ti di eleggere il Giudice per l' efame dei delitti • poiché l'uo-
mo faggio non vi conofce inganno ma piuttofto ampiezza di fi.
curezza. E' certo, che etti Protettami non arebbono chiefto a!
Concilio l'impunità dei delitti; né giammai s'intefe , che 11
sfrenata licenza di peccare fia fenza gaftigo , od avvalorata con
pubblica Fede. Quindi non era ficurezza il poter eleggere li
Giudici che arebbono efaminato e condannato li delitti? Intan-
to l'Abate Amiot ebbe dal Sinodo rifpotta e fu la prefcritta
dal Papa e fabbricata dal Mendoza Ambafciatore di Cefare in
Roma , poiché efla protetta non fu fatta dal Concilio ma fola-
mente a quefto manifettata; nullameno li Padri foddisfecero al
prefente Abate, perchè fia noto al Mondo il proprio fentimen»
to . Dunque fi moftrarono contenti pelli molti Vefcovi e Prin-
cipi pervenuti in Trento, pelle Ambafcierie dell'Imperatore e
del Re Ferdinando, e pelle Lettere de l li Monarchi di Polonia e
Portogallo, che vi mandarono Oratori. Speravano imperciò di
ricevere da quello di Francia ancora eguali officj , effendo trop-
po luminofi li meriti di lui verfo la Cattolica Chiefa . Ma
per le efibite Lettere e Scrittura recate in Trento dall' Aba-
te ebbero melanconia ; non perchè manchino di riverenza do-
vuta al Concilio , ma perchè conofeono in effe grave difficol-
tà e non ajuto.'Il Concilio non è motto da privata faccenda ;
ma è convocato per ettirpare dal terreno Cattolico l' Erefie e
Je Scifme . Della guerra di Parma baftevolmente il Papa ren-
derà conto , ed i Padri bramano la pace e la concordia . Del
retto per privata differenza non fi deve impedire il pubblico bene,
e li Vefcovi invitati al Concilio non fono chiamati a maneg-
giare armi ed a trattare di guerra , ma del negozio della Fe-
de. Li Francefi non deggiono temere, che loro fi vieti di par-
lare; poiché fu conceduto al Metto del Re di dire quanto gli
fu in grado. Li Padri piuttofto pregano etto Re, che permetta ai
Vefcovi di giovare alla fanta imprefa ; febbene egli non ve ne
mandi , il Concilio non perderà la dignità ed autorità , poiché»
legittimamente è ftato convocato e per caufe giufte fu in Tren-
to reftituito . Riguardo la protetta di prevalerfi del rimedio ufa-
to dai luoi Maggiori , il Concilio fperava , che ciò che per
foni-
Storia de Romani "Pontefici. 285
fommo emolumento del Regno fu abolito , non farà rinnovato ■ *
con danno di quello; ed ei eftendo da Dio arricchito con par- c* '
ziali beneficenze attenderà alle azioni gloriofe di quelli, al no-
me di Cri ftiani (Timo, ed al proprio Padre che deputò al Conci-
lio Vefcovi ed Ambafciatori , ed anteporrà il bene pubblico
della Criftiana Repubblica alle private offefe .
XIX. Dovendofi fecondo il Decreto della pattata Sefìione efa- Sono ridor-
minaifi li articoli dei Sagramenti della Penitenza ed Eftrema Unzio- ti ad e fame
ne il Legato ed i Prefidenti nelli 15. di Ottobre dierono ai Teologi '1 articoli de
li feguenti Articoli . .1. La Penitenza non è Sagramento iftitui- ,af?ram,en"
to da Crifto per la riconciliazione di chi pecca dopo il Batte- tenza ecjE„
lìmo : né rettamente li Padri la denominano feconda Tavola ftrema Un*
dopo il naufragio ; il Battefimo è il vero Sagramento della Pe- zione .
nitenza . 2. Non fono parti della Penitenza la Contrizione ,
Confeffionc , e Soddisfazione; ma il timore ingenerato nelle
cofeienze, la cognizione dei peccati , la Fede concepita mercè
il Vangelo, ovvero per mezzo della affoluzione onde il Fedele
crede, che pe' meriti di Crifto fiengli condonate le colpe. 3.
La Contrizione che fi concepifee coli' efame e defecazione dei
peccati, non prepara l'anima per ricevere la grazia di Dio 3 né
rimette li peccati ; ma piuttofto rende V uomo ipocrita e pec-
catore , poiché è dolore sforzato e non libero. 4. La Confef-
fìone Sagramentale fegreta non è di precetto Divino; né li an-
tichi Padri ne trattarono, bensì parlarono della pubblica peni-
tenza. 5. Non è neceflaria nella Confeflìone per ottenere la re-
rnifTìone de' peccati la fincera enumerazione di quelli ; ma
in quefta età è utile per ammaeftrare il penitente, ed una vol-
ta lo fu per imporre la foddisfazione Canonica; molto meno
è necefTaria quella dei peccati mortali occulti , e contrarj ai due
ultimi precetti del Decalogo , e delle circoftanze che furono
vana invenzione di oziofi ; ed il voler confettare tutti li pec-
cati leva alla Divina Mifericordia la rimeflione ; però è illeci-
ta la Confeflione dei peccati veniali . 6. La Confeflìone
di tutti li peccati comandata dalla Chiefa è vana impoflì-
bile tradizione umana che deve effere diftrutta , ed in tem-
po di Quarefìma non è necefTaria . 7. L' Abduzione del
Sacerdote non è atto giudiziale , ma puro miniftero o dichia-
razione che fono rimeffe al peccatore le colpe , purché ei cre-
da di effere aflblto ; ancorché non fia contrito ovvero il Sacer-
dote lo affolva per giuoco : il qu?le può aflblverlo fenza che
fia affolto . 8. Li Sacerdoti non hanno autorità di feiorre e le-
2 86 Storia de Romani Pontefici <
■- ? gare , fé non fono adorni della grazia e carità dello Spirito
SEC. XVI. sanro : nè fono li foli Miniftri della affoluzione , poiché a tut-
ti li Fedeli fu detto: Tuttofò che /dorrete in terra , farà faolto nei
Cieli. La virtù di quefte parole può fciorre l'uomo dai pecca-
ti pubblici colla correzione, purché il corretto vi fi accomodi,
e dai fegreti col mezzo di Ipontanea confezione . g. Il Mini-
ftro della affoluzione febbene aflblve in onta della proibizione
del Superiore, veramente aflblve dalla colpa dinanzi a Dio; niuno
può riftrignere l'autorità dell' affolvente : ed il Vefcovo ha di-
ritto di riferbarfi Caft riguardo l'efterna polizia. IO. La pena
e la colpa fono unitamente rimeffe da Dio , e la foddisfazione
del penitente non è altro che la fede onde apprende , che Cri-
fto ha foddisfatto per effo ; il perchè le foddisfazioni Canoni-
che che una volta fi ufavano a titolo di difciplina e prova dei
Fedeli , ebbero principio nel Concilio Niceno , non però ri-
guardo la remiffione della pena. il. L'ottima penitenza è la
buona vita , né può foddisfarfi Iddio colle pene ingiunte, non
colle limoline, digiuni, orazioni , ed altre opere, che fi dicono
di lupererogazione . 12. Le foddisfazioni non fono culto dovu-
to al Signore, ma tradizione del li uomini che olcurano la dot-
trina della grazia e del vero culto divino, ed il beneficio della
morte di Crifto: è favola il dire, che colla virtù delle chiavi
fi tramutano li eterni fupplicj in pene temporali, quando il mi-
niftero di quelle non è d' imporle ma di fciorre . A quefti fuc*
cederono quattro articoli della Eftrema Unzione. 1. L' Eftrema
Unzione non è Sagramento iftituito da Crifto , ma certo rito
ricevuto dai Padri , ovvero umana invenzione. 2. La Eftrema
Unzione non conferifce la grazia né la remiffione de' peccati ;
né può recare follievo all' infermo , che una volta colla grazia
delle guariggioni rifanava • il perchè colla primitiva Chiefa
quella ancora mancò . 3. Il rito ed ufo della Eftrema Unzione
non fi conferva dalla Chiefa Romana fecondo il detto dell' A p-
poftolo Jacopo; però deve mutarli , ed i Criftiani fenza pecca-
to pofTono fprezzarlo. 4. Il Miniftro della Eftrema Unzione
non è il folo Sacerdote: li Preti della Chiefa che per 1' e(br«
tazione del B.Jacopo Appoflolo doveano chiamarfi dall'infer-
mo, non fono li ordinati dai Vefcovi , ma li Vecchi delle Co-
munità. Si convocò nelli 20. di Ortobre la Congregazione in
cui furono efaminati , e fufTeguentemente altre fé ne convoca-
rono ; concordemente li Teologi produflero alcune annotazioni,
ai
Storia de Romani Pontefici. 287
ai Padri , li quali molte volte fi convocarono. Nel feftodeci- ^"T*^
tuo li propole la prima Formola rapporto la Penitenza ed Eftre-
ma Unzione nella Congregazione dei Vefcovi deftinari , e nuo-
vamente lì elaminarono li luddetti articoli , e fi condannarono
nella Sedicine . Nelle Congregazioni fi ordinarono le Leggi ap-
partenenti alla Difciplina, per afferzione del Pallavicini che nel
lib. 12. cap. io. della Storia defcrive li pareri dei Padri e Teo-
logi, e diftrugge le calunnie del Polano. Tale fu il Decreto
della Contrizione : // fanto Concilio decreta , che la Contrizione dai
Teologi detta Attrizione effendo imperfetta e prodotta folamente dalla
confi aerazione della bruttezza del peccato ovvero dal timore della pena
deh' inferno eòe dice/ì fervile , fé efclude la volontà del peccato , ed
e/prima qualunque dolore de* com>a> ffi peccati , non folo non rende V
uomo ipocrita e maggiormente peccatore ( come alcuni befìemmiano ) ma
ancora è {ufficiente per la Cojìitu^tone di quefìo Sagramento , ed è do»
tto di Dio , e verijfimo impulfo dello Spinto Santo , non già inabitan-
te ma movente , da cui avvalorato ti penitente poiché non può effere
privo di qualche movimento di dilezione verfo Iddio , fi prepara la
fìrada per la giu/ti^ia , e fi di [pone col di lui me^XP °d ottenere pili
facilmente la gratta di Dio. L' Arcivefcovo di Granata avvertì ,
che fallamenre aflTetivafi efTere codefto dolore lenza amore. Di-
vedo quindi fu il parere dei Teologi , fé l'Attrizione fia bafte-
vole a formare il Sagramento? talché in virtù della abluzio-
ne fono condonati li peccati , e molti voleano levata dal De-
creto la rimembranza di dilezione ed amore. Per la qual cofa
il teftè recitato fi riformò e pubblicò nella Seffione XiV. che
veniamo deferivendo.
XX. Quefta fi convocò nelli 25. di Novembre; il Vefco- Sefìfion»
vo Aurienfe celebrò e quello di S. Marco perorò. Dopo prolif. XIV.
io elame delii Articoli fopradetti farro colle divine Scritture ,
Appoftoliche Tradizioni, Coftituzioni de' Papi , Autorità dei Pa-
dri e lentimento della Chiefa fi fpiegarono la neceffìtà ed ifti-
tuzione del Sagramento della Penitenza d'fferente onninamente
dal Battefimo , e le parti cioè la Contrizione ( e fotto di que-
fìa fi ridufle U dottrina dell' Attrizione unita al Sagramento
della Penitenza ) Confezione , e Soddisfazione, il Miniftro , V
afToluzione , e la rifervazione dei Cafi . La dottrina della Efrre-
ma Ui.zione fi riftrinle a tre Capitoli , cioè alla Tftituzione, rtff-t-
to , e Miniftro. Quindi fi decretarono quindici anatemi conrro
chi impugna lo ftabilito rapporto il Sagramento «Iella Peniten-
za 1
288 Storia de Romani Pontefici*
za , e nuovo parere ne introduce nella Chiefa ; quattro furono
Secavi, jj riguardanti la Eflrema Uuzione . Nella medefima Seffione fi
formarono e pubblicarono tredici Articoli appartenenti alla Ri-
forma . Il primo decreta , che niuno fu promoffo alle fagre Or-
dinazioni dal Superiore per qualfivoglia cagione anco per occulto
delitto fofperto , ovvero fia fofpeio dalli Ordini e Dignità . Il
fecondo vieta ai Vefcovi di conferire li Ordini ai Cherici non
fuoi , tuttocchè dimorino nella loro Corte fenza T allenta del
proprio Prelato ; in pena fi preferirle la fofpenfione per un' an-
no dai Pontificali, ed i Cherici dall' efercizio dell'Ordine rice-
vuto finché piaccia al proprio Prelato . Dierono occafione al
Decreto li Vefcovi che non hanno Diocefi, li quali conferivano
le Ordinazioni ai Cherici fenza le Dimifforie del proprio Pallore.
Terzo fi concedette ai Vefcovi di folpendere a piacere li Che-
rici non convenevolmente iftrutti nella celebrazione dei divini
Officj ed amminiftrazione dei Sagramenti . Quarto, fi prefcriffe,
che li Cherici Secolari efenri non fi iottraggano dalla correzio-
ne del Vefcovo nemmeno fuori il tempo della Vifita . Quin-
to, fi rifirinfe la Giurifdizione dei Confervatori deputati dalla
Sede Appoftolica; e fi volle, che le Lettere Confervatorie non
abbiano vigore in prefenza del proprio Vefcovo o di altro Su-
periore nelle caufe criminali o mifte . Setto , fi decretarono le
pene pe' Cherici , che promoffi ai Sagri Ordini o pofTedenti Ec-
clefiaftico Beneficio non vertono come conviene al proprio Sta-
to . Settimo , fi dichiarò inabile pelli Ordini ed Ecclefiaftici be-
neficj il reo di volontario omicidio ancorché occulto . Chi ac-
cidentalmente l'operarà o per difefa neceffaria colla licenza del-
l'Ordinario o del Metropolitano conofciuta la verità potrà
poffederli . Ottavo, fi proibifce , che li Vefcovi privilegiati pu-
nìfcano li Cherici ad altro foggetti fenza il confenfo di quello.
Non fi riprova la unione dei Beneficj efiftenti in una Diocefi
con quelli di altra. Decimo, fi comandò, che li Regolari be-
neficj debbano conferirfi a chi poffa profefTarne 1' Ifìituto , non
fi rivocarono però le Commende dei Beneficj Regolari conferi-
te ai Cherici Secolari per evitare il turbamento nella Chiefa ,
poiché molti Cardinali e Vefcovi ne poffedeano ; né farebbe!!
potuto configliare li Principi li quali hanno diritto di nominare li
Sacerdoti, che riftringano la giurifdizione ai foli Regolari . Un-
decimo , fi decretò , che li Regolari trafportati ad altro Ordine
vivano nel Chioftro fotto 1' obbedienza e fieno incapaci de' be-
ne-
Storia de Romani Pontefici» 289
neficj Secolari anco Curati. Duodecimo, fi dichiarò che il di- ^p^fTTp
ritto Patronato fi ottiene mercè la dote o fondazione del Bene-
fìcio. Terzodecimo, fi comandò al Padrone anco privilegiato di
preientare il Cherico pel Beneficio al folo Ordinario del Luo-
go , a cui fpettarebbene la collazione fé ei non godette il Pri-
vilegio .
XXI. Intanto Giulio agitato dalla Cofcienza ed in fé fteflb Giulio in-
tornar.0 meditò penfieri di pace , e volle tentare l'animo del via Legati a
Re CriftianirTimo . Già il negozio di Parma che s' intraprefe Cefare ed al
con profpero fucceflb , profeguiva affai malamente: era afflitto ^e di Fran-
per la povertà dell'erario, per la ofeurità della propria gloria, Cla '
di cui era molto follecito , e per le impofizioni onde gravò li
Sudditi" e perchè li Cefariani non prefiarongli ajuto come dovea-
no . Per tanto con penfieri di pace convocò Confiftoro circa la
metà di Settembre , e defiinò due Cardinali con titolo di Le-
gati a Cefare ed al Re di Francia. Ridolfo Pio di Carpi a
quello mandò , e Girolamo Veralli a quefto : e li accompagnò
con Lettere che per erudizione della Storia efibiamo : Sino dal
giorno che piacque a Dio per fola [uà provvidenza e bontà e fen^a ve»
vun no/ìro merito di editarci al fupremo Soglio della Sede ^4ppofìolicat
nodrimmo penfiero di fare le parti di Padre con tutti e majfimamente
colla Tua Serenità , alla quale molto dobbiamo : /ebbene fia tnforta tra
noi non [o quale discordia , non ci dimenticammo del paterno amore .
"Ma perchè non poffiamo lignificarti f animo nojlro colla voce per li
molti impedimenti del no/ìro mmijìero e della noflra Perfona , perchè
appaja quanto noi apprendiamo la tua Maejlà ed il Regno di Fran»
eia , e che vogliamo mamfefìo ti buon affetto che verfo te Jerbtamo , in
Con/ijìoro fegreto abbiamo eletto col con figlio dei nofìri fratelli Cardi»
fiali della Romana Cbiefa il Venerabile fratello nojlro Girolamo delti»
lolo di San Martino ne' Manti Prete Cardinale Veralli per dignità)
dottrina e prudenza illuflre , ed amiaflìmo di tua Maejlà , ed ora col»
la benedizione di Dio e no/ira mandiamo alla tua Co'te con titolo di
Legato nofìro e della xAppofloltca Sede . Quefli efponà a Tua Maejlà
li noflri penfieri per la pubblica pace , pei decoro e riforma della Reli»
gione , pel la {lima di Te , e peli a tranquillità di' Italia e della Crtjìia»
na Repubblica . Dunque efortiamo e fupphcbiamo nel Signore la tua
Serenità , che per la tua pietà e de tuoi Maggiori verfo quella Santa
Sede ricevalo con onorificenza , e che lo af colti con quelli fi lucia, on»
de noi udirefli fé perfonalmente a te faveUa/Jimo. Imperciò promettia-
mo in parola di vero Papa di ojfervare fedelmente quello che egli in
Tom.X. O o «o-
2po Storta de Romani Pontefici .
^!^m^mmmm nome mflro ton te verrà operando .... Data in Roma nel dì primo di
SEC. XVI. Ottobre del 155 1. e del noftro Pontificato IL Sotto lo fteffo gior-
no con altre Lettere efortò la Regina Catterina di avvalorare
pretto il Re Conforte li configli del Legato in vigore dell' af-
fetto che dovea renderla benefica ai Romani Pontefici ; de* due
de* quali era degna Nipote . Pervenne il Legato a Fontana-
blou ove dimorava il Re , nelli 13. di Dicembre ; e poco do-
po con folenne pompa fecondo il coftume fu ricevuto in Pari-
gi dalli Ordini del Regno. Si portarono in Senato li comanda-
menti Pontificj, e fi pubblicarono colle condizioni praticate nel
pattato coi Cardinali Gufier, di Prato, Farnefe, Sadoleti , e Ca-
piferri , fé diamo fede al Tuano ne' lib. 3. 6*. ed 8. ; e fi ag-
giunfe, che il Legato perfonalmente il proprio miniftero efer-
citi in Francia; però che non ordini cofa oppofta ai Decreti ,
patti , diritti , privilegi , e prerogative del Re , Chiefa Galli-
cana, pubbliche Scuole , e Regie Coftituzioni : e gli fi chie-
dette Scrittura che prometta di offervarle . Della pace (labilità
dal Pontefice col Re di Francia trattaremo nell' anno fuf-
feguente a cui appartiene. Riguardo la Legazione inviata a Ce-
fare diciamo, che non ebbe effetto; poiché fu desinata fotto ti-
tolo di oneftà non di neceflìtà. E perchè la mandata in Fran-
cia non intorbidi 1* animo di Cefare , il Pontefice inviogli il
Camajani , e gli efpofe le facoltà comunicate al Legato Veralli,
e che ei era fermo nel penfiero di profeguire la guerra le non
fìa accolto con benignità il Legato, ed efortava effo Cefare ad
Crea Car attenere con vigore l'impegno.
binali. XXII. Intanto era non poco veflato dalle dimande di Ce-
fare il quale col mezzo di Giovanni Manriquez fuo Ambafcia-
tore voleva per opporre eguali forze ai Cardinali Francefi la
promozione di otto de' fuoi , quattro de' quali faranno nomi-
nati dal Papa , e quattro rimedi ad etto. , che arebbe no-
minato fecondo le condizioni dei tempi . Negò il Papa di
compiacerlo ; promifegli però di conferire la Porpora a due
oltre li nominati ; poiché ciò farebbe acerbo ai Cardinali ,
né potrebbe ottenerne l* aflenfo . Avea neceflìtà di gratifica-
re altri Principi ; ed era giufto , che promova alcuni be-
nemeriti della Romana Curia. Anco il Re Ferdinando vo-
lea efaltato Giorgio Martinufi Arcivefcovo di Strigonia <
che non attefo il dì della comune promozione ottenne la Por-
pora. Quelli eflendo iupremo mìnifìro del Re Giovanni e di-
fen»
Storta de Romani Pontefici . 29 1
fenfore del Figliuolo pupillo e della Regina Vedova avea prima -- XVI"
ftretto amicizia col Turco* ma poi diede ai Re Ferdinando il
pacifico pofleffo dell'Ungheria e Dacia a corto di alcune con-
dizioni . Se non che eflb Ferdinando poco dopo il fece infidio-
famente ammazzare , perchè volea ufurpare coli' ajuto' de'Turchi
il dominio di ella Dacia , ed era direttore della fcelleratezza
Giambattifta Gaftaldi Marchefe di Cattano . Dunque nelli 20.
di Novembre Giulio creò dodici Preti Cardinali ed un Dia-
cono • cioè Criftoforo del Monte fuo confanguineo , ed il con-
decorò col nome di fua Famiglia Patriarca d' Aleffandria : Ful-
vio Corneo di Perugia figliuolo della Sorella di etto Papa Ve-
fcovo di Perugia: Gianmichele Saraceni Napolitano Arcivefco-
vo di Cirenza e di Matera: Giovanni Ricci di Monte Pulcia-
no Arcivefcovo Siponrino : Jacopo dal Pozzo di Ni^za Udito-
te della Romana Rota Arcivefcovo di Bari : Aleflandro Cam-
peggi Bolognefe Vefcovo di Bologna : Gianandrea Mercuri Si-
ciliano Arcivefcovo di Medina : Pietro Bertani Modenefe Ve-
fcovo di Fano dell'Ordine de' Predicatori : Fabio Mignanelli
Senefe Vefcovo di Groffeto : Giovanni Poggi Bolognefe Vefco-
vo Tropienfe Nunzio pretto Ce fa re : Giambattifta Cigala Geno-
vele Vefcovo d'Albenga: Girolamo Dandini di Cefena Vefco-
vo d'Imola: Luigi Cornaro Veneto Arcivefcovo di Zara della
Religione Gerofolimitana . Errano quelli che accennano prò-
motto Sebaftiano Pighini uno de' Prefidenti del Concilio di
Trento; quefti riferbatc in petto fu pubblicato nelli 30. di M >g-
gio del futteguente 1511. • ciò raccogliamo dalli antichi Mo-
numenti e dalli Atti Confittoriali riprovanti l'abbaglio del Ge-
fuita Oldoini che aflegna la promozione al Venerdì ai. di Dicem-
bre del 155 1. Dconoquefti : ,, Nel Venerdì 20. di Novembre
»> del 1551. in Roma fi convocò Confiftoro, in cui Sua Santità
,, col configlio ed affenfo dei Reverendiflimi Signori creò ed
„ aflunle in Preti Cardinali della Romana Chiela , e Diacono
„ Cardinale gì' infraferitti cioè ,, .... Erra ancora eflb
OSdoini riducente la pubblicazione del Pighini al Lunedì 20.
di Maggio: „ In Roma nel Lunedì 30. di Maggio del 1551.
„ avendo Sua Santità coli' affenfo e configlio de' Reverendiflì-
„ mi creato in Prete Cardinale della Romana Chiefa Sebaftia-
>» n° Pighini Vefcovo Sipontino allora attente , e per non fo
„ quali cagioni occultonne la pubblicazione , pronunciò effere
„ elfo Arcivefcovo Prete Cardinale della Romana Chiefa „ .
O o a Of.
292 Storia de Romani Pontefici;
Oflerviamò ancora per verità della Storia , che Giulio non fo-
Sec.aV lo creò Cardinale l'anzidetto Giorgio Martinufi , ma ancoragli
concedette facoltà di veftire di color violaceo e roffo febbene
era Regolare, purché faccia ufo delle infegne del fuo Ordine , fé
crediamo alli Atti Confiftoriali : „ Nel dì 16. di Ottobre del
,, 1 5 5 1. fu Confiftoro , in cui fi decretò , che un Cameriere
„ di Sua Santità rechi il Biretto e Capello roflb al Reveren-
y ., didimo Signor Giorgio Cardinale creato novamente con pri-
,, vilegio fé gli parerà opportuno di far ufo delle veftimenta
,, roffe e violacee alla maniera che fanno li altri che prima-
,, mente della affunzione erano Preti o Cherici Secolari , pur-
,, che nafcoftamente porti l'abito Regolare „....
Confìglia li XXIII. Intanto il Principe Maurizio ftipulò alianza in fuo
Elettori Ec- nome e dei Principi di Brandeburgo e di Alììa col Re di Fran-
clefiathci di cja contro Cefare per la libertà di Germania; l'autore di quello
d°T^ntore^u il Conte di Bologna Città della Picardia ; ad efla poi aderiro-
no altri Principi , Città , ed Ordini , e fi riputò ribelle e tra-
ditore della Patria chi impedirebbe la guerra o recarebbe ajuto
ad eflb Cefare . Li Predicatori Luterani fufcitarono il Principe
Maurizio per dilatare la propria Setta , ed i Soldati armati di
falfo zelo nella Turìngia cagionarono graviffimo danno ai Car-
tolici . Lo ftrepito della perfecuzione giunfe a Trento , e fi di-
cea , che li abitatori dell'Impero erano forzati a militare. Per
il che li Arcivefcovi di Colonia , Treviri , e Magonza Eletto-
ri efsendo efpofti a certo pericolo li proprj Stati chiederono al
Legato Appoftolico facoltà di partire. L'Imperatore che fom-
mamente desiderava il profegui mento del Concilio per afserzio-
ne dello Sleidano nel lib.i^., con Lettera li efortò di non pre-
dare fede allo fparfo rumore: che la ribellione era foftenuta da
pochi ; e che le Città e Principe Maurizio Condottiero dei Fa-
zionarj aveano deteinato il Minifìro per intervenire al Concilio.
Già efli Arcivefcovi aveano efpoflo al Pontefice la faccenda ed
i timori , pe' quali meditavano di partire . Ma quefti li efortò
di perfeverare in Trento , poiché alla loro partenza potrebbe
fepararfi il Concilio , e difse , che cefseranno li tumulti di
guerra ; ciò appare dalle Lettere date in Roma nel giorno 24. dì
Dicembre dell' anno 155 1. Quello di Colonia volea attendere al
Concilio non curando li tumulti di guerra , ed il di lui zelo
fu encomiato da Giulio con Lettera del medefimo giorno.
Crebbero poi tanto effì tumulti e pericoli, che tutti li Arcivefcovi
; Elei.
'Storia de Romani Pontefici: 29$
Elettori partirono da Trento , ed il Concilio fi difciolfe per
cagione attribuita all' Imperatore , al Re di Francia , ed Sec.XVI.
ai Principi Proteftanti per aflerzione del Tuano nel lib. 8.
Quefti dà a noi opportunità di efporre la caufa che morte il
Turco contro li Cnftiani . Cefare ed i di lui Aderenti la rifondo-
no nel Re di Francia; ma li veri fautori ne furono il Re Fer-
dinando che occupò alcuni Luoghi della Ungheria appartenenti ad
effo Turco , e l'Imperatore colla efpugnazione cliAfrodifio. Col
pretefto di ciò per cui Solimano riputavafi offefo, con entrambi
fi lagnò, e ditte che vendicarà colle armi l'affronto ricevuto.
Dunque onninamente Enrico ed i di lui Miniftri non occafìo-
narono la guerra : piuttofto tentarono di ritirare effo Solimano
dall'impegno. Ciò fi comprova colla teftimonÌ2nza de Ili Belca-
ri nel lib. 25. Belleforefti nel lib. o. cap. 17. e Bofio nella par.
3. cap. 15. e 16. della Storia Gerofolimitana , e fi deludono li
ftrepiti di Papa Giulio e le calunnie di Celare , che vorrebbo-
no autore della guerra effo Re Criftianiflìmo . E* ben vero pe-
rò, che dopo due anni il Turco per configlio di quefto colla ar-
mata navale infefìò li mari d'Italia e di Sicilia , e delufo dal
Principe Maurizio fagrificò il vantaggio della Religione alle
proprie private pafTioni. ,,
XXIV. Il perchè follecito di vendicarli del Papa e dell'Ira- D a°n,7
v r re i- r* • • ^ i-. r. r • ■• Proteltanti
peratore opero pretto li Svizzeri Cattolici e Sagramentarj , e li aj j>inoci0
Grigioni di non deputare Ambafciatori al Concilio di Trento, e ioro fo
al quale erano invitati dal Papa, e li efortò di richiamare li partiti mande .
per effo Trento, poiché temea , che li Svizzeri dimoranti colà areb-
bono difelo 1' Imperatore . Per quefto negozio turpemente lì
prevalfe di Pietro Paolo Vergeri una volta Vefcovo Giuftino-
politano , che aportata della Religione vivea tra li Grigioni
per detto del Tuano nel lib. 8. Se non che l'Elettore di Bran-
deburgo, il Duca di Wirtemberg , ed alcune Città dell'Impero
per fare cofa grata a Cefare mandarono a Trento Ambafciato-
ri ; uno de' quali deputato dalla Città di Argentina fu lo Sto-
rico Sleidano, il quale delcrivendo la negoziazione propria e quel-
la delli altri Proteftanti dice, che non comunicaronla ai Lega-
ti Pontificj per non avvalorare per quanto penfavano la loro
autorità . Da che fi raccoglie , che eglino levarono la opportu-
nità di unione , e promofTero le difeordie . Poco dopo per-
vennero ancora quelli dell'Elettore di Seffonia , e comunicaro-
no
2P4 Storia de Romani Pontefici .
B — ■ no alli Cefarei le iftruzioni fidili a quelle delli altri . Dunque
5ec. XVI. ^ Oratori Proteftanti furono introdotti nelle abitazioni del
Legato Appoftolico efTendovi convocata Congregazione (otto il
dì 2.4. di Gennajo precedente la Seflìone , perchè ad effo Le-
gato e Padri efpongano le irruzioni . Primamente quelli dell'
Elettore di Brandeburgo, Duca di Wirtemberg , e Città deli'
Impero congegnarono al Maffarelli la forma della Confeflione ,
e vollero, che nelle controverfie di Religione fiano deftinati
Giudici indifferenti* poiché il Papa ed i Vefcovi foggetti al
Concilio non poflbno foftenerne le parti . Furono licenziati dal-
la Adunanza , e loro fignificofli , che li Padri confuteranno 1'
addotta propofizione , ed in tempo opportuno efporranno il ri-
fiatato. Nello fteflb giorno fi afcoltarono li Oratori dell'Elet-
tore di Saflbnia , li quali produfsero al Legato ed ai Padri le
proprie dimande ridotte a quattro Capi per detto del Malfarei-
li. Primo, l'Elettore fpedirà al Concilio Teologi , e lo fteflb
faranno li altri Principi Proteftanti : e per ciò efigea la fe-
de pubblica uniforme a quella del Sinodo di Bafilea . 2. Il
Concilio fofpenderà la decifione delli articoli fino all'arrivo di
«(lì Teologi , che in breve tempo perverrebbero in Trento . 3.
Quefti giunti fi annulleranno li formati e pubblicati Decreti
contrarj alla Confeflione d' Augufta . 4. Non fi permetterà al
Papa la Prefidenza del Concilio, a cui egli fteffo è foggetto ,
e difpenferà li Vefcovi dal giuramento; talché liberi diano il
voto rapporto le controverfie di Fede . A tutto quefto ripi-
gliò il Legato con comune officio ed indifferente fenti mento :
indi licenziatili fi rifolvette di concedere ad efli ciò che per-
mette il negozio inalterabile della Cattolica Religione. Intan-
to fi dilazionava la Seflìone in cui doveanfi pubblicare li De-
creti del Sagrificio della Metta e del Sagramento dell' Ordine
formati nelle Congregazioni dai Padri e dai Teologi . Si ordinò,
che intanto efli Padri e Teologi efaminino le cofe appartenen-
ti al Sagramento del Matrimonio , perchè fi riduca a fine il
Concilio. Si preferiflero nuove Scritture di pubblica fede che
darebbonfi ai Proteftanti facilitandone la partenza , e fi forma-
rono ad imitazione di quelle del Sinodo di Bafilea* Alcuni
Padri parlarono del luogo che farebbe loro aflegnato nelle Con-
gregazioni , e della maniera che terrebbe!! nel conferire coi lo-
ro Teologi , e fé con parole onorifiche eglino ed i loro Prin-
cipi doveano ofleguiarfi ; e febbene tutti diflero di trattarli con
mi-
Storia de Romani Pontefici* 2pj
mitezza, nullameno quelli proiettarono contro lo ftabilito, e la T-
conteftazione fi regiftrò nelli Atti del Concilio. Sec XVI.
XXV. Nelli 15. di Gennajo fi tenne la Seflìone Quintode- Seflione
cima e quinta lotto il Pontificato di Giulio III. ; aflìftettero XV.
ad efia il Legato Appoftolico , li Vefcovi Prefidenti , lì Pa-
dri alla antecedente pervenuti , ed altri nove giunti iti Trento.
II Vefcovo di Catania celebrò; predicò quello di Majorica : fi
lefTe quindi il Decreto , col quale li Padri in grazia di quei
che fi denominano Protettami differivano la Seflìone , nella qua-
le fi pubblicheranno li articoli , alti io. di Marzo dedicato al-
la rimembranza del Patriarca San Giufeppe; e fperavano di do-
nare coli' intervento di quelli la pace alla Chiefa . Concede-
vano loro ampio Salvo-condotto e dittero , che farebbono
definiti li Articoli del Matrimonio oltre quelli del Sagrificio
d.lla Merla e del Sagramento dell'Ordine; e che fi opererà pel-
la Riforma. Quindi fipregò,che non fi ritardi il Concilio perle
aherc.izioni che inlorgeranno , e che non fi pregiudichino li diritti di
quello per qualfivoglia cofa che accada. Ma li Protettami non
contenti del Salvo-tcndotto , ed offefi che prima della venu-
ta dei loro Teologi nelle Congregazioni fi trattino li dub-
b; del Sagramento del Matrimonio, e che fi erano formati De»
creti pella futura Seflione , produfTero nuove indolenze riferite
dallo Sleidano nel //£. 23. in tal modo: Appoggiati alla fpe-
rienza conolciamo , che la caufa dei Protettanti foventemente (ì
„ tratta con animo dubbio; imperciò la prima dimanda dell'E»
„ lettore di SafTonia fu tale: Riputando egli non affatto certa
„ la ficurezza data con pubblica fede , e perchè i! Sinodo di
„ Cottanza avea decretato, che quella non è dovuta a chi apo»
„ fìatò dalla Religione, ne cercò altra limile alla conceduta ai
„ Boemi da quello di Bafilea „ . Quetta però è nera calun-
nia dalli Eretici a noi apporta. Tale Decreto non mai formò it
Concilio di Cottanza , e con quello abbiamo comprovato feri-
Vendo di Papa Giovanni XXII. , che non mai fi preferi fle la
violazione della fede data alli Eretici. Imperciocché due cofe
riordinarono in Cottanza: Primo, la Podefìà Secolare non im«
pedifea alla Ecclefiattica di operare ciò che le conviene * ed il
Principe Laico che dà alli Eretici il Salvo-condotto, non dero-
ga all' Ecclefiaftico Giudice di operare legittimamente il pro-
prio miniftero. Secondo, il Principe che promile ficurezza ali*
Eretico , quando ioddisfa al proprio obbligo , non è tenuto ad
ai»
t$6 Storia de Romani Pontefici.
'§mmmmyTrf altro. Con quefto non intefe il Concilio di violare la fede.
Per il che la dimanda dell'Oratore Saffone era diretta da me-
ra calunnia , volendo dire che li Concilj prefcrivono di non at-
tenere la fede data alli Eretici. Rapporto il Salvo condotto che
non piaceva alli Protettami , diciamo , che fu formato quafì
colle voci ftefle onde il Concilio di Bafilea il proprio formò . Da
quefto apprendiamo, che li Eretici attenti Tempre furono per diftrug-
gere il Concilio con cavilli e calunnie : nullameno il Papa che
volea alla improbità loro piuttoftocchè al rigore afcritto 1' efito
infelice della concordia, comandò ai Prefidenti, che con infigne
carità ne foffrano le infolenze , e che fi accomodino alle loro
dimande quando da quefte non provenga danno alla Religione.
Ma poi certificato delle impudentiffime petizioni con nuovo pre.
cetto impofe al Legato di riprovarle ; e gli fpedì con iftruzio.
ni il Vefcovo di Monte Fiafcone. Dunque il Legato dovea lo-
ro dire ,, che ridotta in deliberazione la richieda dell' Orato-
„ re del Duca di Wirtemberg , e quella dei Duca di Saf-
„ fonia fi giudicò non folo utile ed onefto ma neceffario
„ ancora il rifpondere, perchè non fi dolgano di efTere fprezza-
,, ti, e traggano occafione d'inimicizia , ovvero credano, che
fiano approvati , e fi ofTervi filenzio per imperizia o timore;
ed in tal modo le prave opinioni fi avvalorino con danno
del popolo ; e perchè quefto lappia la ragione, onde il Con-
„ cilio procedette contro parole tanto imprudenti, e conofca,
„ che è fiato coftretto a rifpondere quando dirle : *AJcoltò tutte
,, le cofe e con deliberazione provvedeva . E non effendofi rilpofto ver-
,, rebbe eflb Concilio condannato di connivenza. Intanto hb-
,, bene il Papa prefcrifTe di rifpondere , volle però , che non
ogni parola loro fia convinta per la ragione ricordata al Le-
gato ; il Giudice non rifponde alla parte per non dare occafione a
più grave litigio . Dunque fi deve rifpondere rapporto quello
che appartiene alla giurifdizione del Concilio , poiché deffo
è Giudice retto nella Fede ; il che è approvato dalla ragio-
ne ed ufo della Chiefa . In quefto li Cattolici convengono ,
e li Proteftanti fttfft non potranno opporfi . Per tanto la giu-
rifdizione ed autorità farà illuftrara e confermata , e la ri-
fpofta moderata in modo , che nel dire il vero fi moftri la
„ paterna carità , ed il defiderio che fi ha della loro riconci-
liazione*; perciò non fi devono correggere con contumelia ,
né dare loro occafione di protervia. E perchè il Legato ,
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Storia de Romani Pontefici* 29 J
Prefic)eMÌ , e Padri illuftri per dottrina ianno opportunamen-
te ciò che debba rifponderlì, è baftevole, che fappiano l'ani- S£C'XVI,
mo ed intenzione del Papa , e la formula della nfpotta ; del
retto aggiungano ad effa e da effa levano ciò che lata con-
veniente ed addartato alla circofìanza dei tempi s, .... Or-
dinò ancora al Vefcovo Achille di vificare I' Imperate, re , ed
elporgli le propofizioni fatte al- Concilio dalli Oratori Prote-
ttami , e la neceffuà d' impugnarne la impudenza ed arditez-
za • e che lebbene loro doveafi nlpondere con modo impenofo,
nullameno il Papa prelcrifie al Legato , Prendenti , e Padri di
trattare leco loro con mitezza : e dovea elibirgli la fteffa ri-
fpotla , perchè conolca la volontà efficace che fi ha della Llute
della Germania, ed il Papa lperava, che Celare favorirà la buo-
na lua intenzione . Hi reftituì in Trento il Concilio con luo
dispendio , e con fatica de'Padri,e però ebbe dolore pel male che
dall'animo iniquo dei Luterani proverrà alla Chi^fa ; quelli in
vece di dare legno di (incera convezione indurano nelle prave
opinioni, e rompono il commercio lalutevole col Concilio chie-
dendo tante ingiuite ed orribili cofe , ovvero tentano di diru-
parlo o almeno fedurlo .
XXVI. Mentre il Papa trattava di pace col Re di Francia, Patti flabi-
Ctlare lebbene età intricato nella guerra di Germania , e perciò liti dal Pa«
irr.potente di auendere ad altre militari fpedizoni , lo efortava Pa col Redi
di non ridurla ad effetto. Giambattifta del Monte che per ar. trancia,
dor giovanile la guerra più che la pace amava , configliava il
Z.o di non ftipuiare né iolcrivere le condizioni patteggiate.
Ivla la morte di quefto fucceduta in certo combattimento in-
durle il Pa^a a folpendere le armi ed a ritirare da Parma e da
Mirandola le truppe. Egli era mefto per la gente perita nella
guerra di effa Parma, ed affai più pel pericolo che fovraftava al
luo dominio ed alla Italia peli' elercito Turco; e cimorolo nel
(oftentre tenacemente il proprio decoro di divenire reo di gra-
ve colpa prefTo Dio e li Uomini antepofe al privato vantaggio
le felicità della Chiefa . Per tanto abbracciò il configlio di pa-
ce, per cui il Re di Francia deputò il Cardinale de Tournon
fupremo Governatore de' luoi Paefì Italiani . Dunque quefti
giunto a Koma pregò il Pontefice di concedere al Duca Otta-
vio il dominio di Parma; nel rimanente gli efibì generoGr con-
dizioni . Giulio con animo pacifico lo udì t e perchè conolcea
che lenza quefto lvanifce la pace, morirò di voler compiacere
Totn.X. P p il
Sec. XVI.
zp8 Storia de "Romani Pontefici,
il Re. Si convenne quindi per la Colpendone delle oftilità , e
poi fu ftabilito , che effo Poncefice farà il paciere tra V Impe-
ratore ed il Re Crifti ani {fimo; pef due anni cenerebbero le otti-
lità ; Parma darebbefi al Duca Ottavio, il quale dopo due an-
ni ftipularebbe perpetua concordia colla Chiefa fciolco da ogni ob-
bligazione contratta col Re di Francia; il Papa intarlo colle ar-
mi e colle truppe non darà aj.uto a veruno dei due Principi ;
T Imperatore dopo ledici giorni fé vuole aderirà al trattato dì
pace. Quefti ebbene fpiacere; vi aderì nullamcno pei configli di
Colmo Duca di Firenze. Dovea effere relìituico ai due Fratel-
li Cardinali Farnefi il Principato di Caftro ; il Re dì Fran-
cia da codefto Principato non tenterà contro li dominj della
Chiefa e di Cefare , né contro Siena: e preftarà ofiequio al
Papa ordinandone l'adempimento dei Diplomi nel Regno ; il
Papa rivocherà leCenlure ed Atti Giudiziari fatti in danno di
Ottavio e di lui Aleati per due anni . Quefte condizioni furo-
no approvate dal Pontefice in tal modo: Io Gtulio Vedovo della
Cattolica Cbtefa prometto ed" afferifeo quanto fi è detto di /opra : ed
il Cardinale deTournon in nome del Re le fofcrifTe.* Io Francejco
da Tournon Cardinale Vedovo di Sabina in nome del Re di Francia
prometto , giuro, ed affermo. Ciò accadette circa il fine di Aprile
del 1552. e nel Maggio fi confermò la fofpenfione di armi tra
l'Imperatore, il Duca Ottavio, e Re di Francia.
Sofnende XXVII. Eflb Imperatore dopo le dimande dei Proiettanti
il Concilio mandò Metto al Pontefice pregandolo di fofpendere per alcuni
Seflione giorni il Concilio dando opportunità a quelli di portarfi a
Trento; e comandò ai fuoi di non procedere nell'affare del
Concilio e di fare ufo delle protette, le li Vefcovi vi ripugna-
no. Il Pontefice ed i Padri convennero nello tteflb lenimen-
to, e differirono la Seflfione intimata pelli io. di Marzo. Con-
vocoffi in quello Generale Congregazione , in cui furono ao
colti li Ambafciatori del Re di Portogallo poco prima perve-
nuti in Trento, e con voto unanime de'Hadri differirli la Sellìone
alle Calende di Maggio: a che molto giovò la partenza dell'Ar.
civefeovo di Treveri fucceduta nelli Ip. di Febbrajo per li tumul-
ti di guerra . Del retto quefti partì con pretefto di poca latti-
le • nel che venne imitato dalli altri due Arci vefcovi nelli 21,
di Marzo, li quali dittero di dover attendere alla difefa dei proprj
Stati, e promifero di ritornare fvanito ogni timore. Erano li
Padri fpavencati dalla guerra moffa dal Principe Maurizio con-
tro
Storta de Romani Pontefici. 299
tro l'Imperatore , dalla occupazione di Augutta, e dall'avvicinamen- 2
to delle truppe Protettami ad Infpruck . Torto molti partirono, ^EC'XVJ»
febbene li Ambafciatori Cefarei poteano trattenerli . Il Papa
certificato di ciò a cui ancora il Cardinale di Trento lignificò di
non poter difendere la propria Città dall' empito dei Proiettan-
ti , col configlio del Legato Appottolico e dei Padri mandò co-
là il Diploma concedente loro facoltà di fofpendere il Concilio
quando il voglia la neceflità . Li Arti dicono : „ Stando in
,, tal modo i' affare del Concilio cotidianamente crefceva il
„ pericolo della guerra • poiché Maurizio Duca Elettore di
,, SafTonia foftenuto da altri prefe le armi contro Cefare y ed
,, occupata Augutta avvicinavafi ad Infpruck, ove quetti dimora-
,, va con poca genre . Li Padri tanto fi fpaventarono, che mol-
,, ti partirono da Trento fenza nemmeno chiederne la permif-
,, fione , e poco mancò che non fi fciolga il Concilio. Quefto
,, pervenuto alla notizia del Papa fi addattò alle condizioni
,, ad tempi ed il folpendette col Breve del giorno 15. di A-
,, pi ile del 1552 „ Quetta fofpenfione è accennata
dalli Atti ConUtcriali in tèi modo. ,, Nel Venerdì Santo 15.
,, di Aprile del 1552. in Roma prima della celebrazione dei
1, divini Offi:j fu convocata Congregazione dei Reverendiffìmi
,, Cardinali , in cui il Sant'Aimo Signore nottro col configlio
,, e confenfo di qutfti folpendette il Concilio di Trento che fi
,, ripiglici à a beneplacito di Sua Santità ,, All'oppo-
fìo li Celariani che ne abborrivano l' interrompimento, ttrepita-
rono fecondo il cottume loro • e però li Pref.denti non dava-
no di efeguire fubiramente li precetti ricevuti; ed ammonirono
il Papa, che riulcirebbe moietta ai Padri la fofpenfione intimata
fenza la volontà lc»ro i bramavano , che non lia pubblicato il
D.ploma, e che ordini loro di configliarfi a decretare la fofpen-
fione. Ma il Papa loro prelcrifiene il pronto efeguimento. Ciò
raccog^amo dalle Pillole del Camajani date nelle Calende di Mag-
gio al Matterelli : cioè che ei poco curavane le minacele. Ma
quette niente operarono, poiché prima del loro arrivo il nego-
zio fi adempì . Imperciocché conofeiuto imminente il pericolo
ed inevitabile la fuga , nelli 24. di Aprile convocata Generale
Congregazione nella Chiefa Cattedrale con fentimento comune li
Padri favorirono la fofpenfione ; e nel dì 28. fi celebrò la
Sefiìone intimata pelle Calende di Maggio . A quetta prefiedet-
tero 1' Arcivefcovo Sipontino ed il Vefcovo di Verona effendo
P p 2 gra-
300 Sto/ta de Romani Pontefici,
^ — v\Fi Sravemente 'nferm0 il Cardinale Crefcenzi Legato Appoftolico °
5ec.AVI. ^ Vefcovo di Ceneda celebrò e fenza Predica fi promulgò il
Decreto della fofpenfione del Concilio : in cui vigore li Padri
.che vedeano in armi la Germania e partiti li Elettori Eccle-
fi^ftici e buon numero de'Vefcovi, ne folpendettero il profegui-
mento per due anni : a condizione che più prefto ritornando la
tranquillità , più prefto fi ripigli ; e fé dopo due anni con-
tinui la guerra , la folpenfione fi dilungò fino alla pace .
Inumo efortarono li Principi, che facciano offervare il preferitto.
Al D.creto fi oppofero dodici Veicovi SpagnuoliJi quali fonoramen-
te proteftarono . Ma non furono curati dai Prefidenti che die-
rono facoltà ai Padri di partire; ed eglino e li Vefcovi Italiani torto
partirono; poco dopo ancaefiì Spagnuoli fi ritirarono da Trento . L*
ultimo che partì fu il Legato Crefcenzi, e pervenuto a Verona aggra-
vato di male morì . Intanto trapalarono in Roma li Papi Giulio , e
Marcello li. e (accederono nel governo di Paolo IV. nuove tur-
bolenze le quali impedirono il Concilio, che fi radunò fotto Pio
IV. nel 15Ó2. , come a fuo luogo col divino ajuto diremo.
Scomunica XXVIII. Nel mezzo di quelle cole Giulio introduce nei
<j rerdi Tribunali la caula del Re Ferdinando per la morte del Cardi-
_ 1 ', . naie Giorgio Martinufi Governatore di Tranfìlvania trucidato
ve t per comando di lui o per paffione dei di lui Miniftri . Alcuni
vogliono, che elfo Cardinale fia (tato occifo , perchè meditava
di confe^nare nelle mani dei Turchi la Tranfìlvania ; altri il
dicono innocente del delitto , acculando di calunnia chi ne lo
incolpa ; e lo accennano a morte ridotto per difporre a talen-
to della vedova Regina e del pupillo Figliuoletto . Il perchè il
Marchefe di CafTano Condottiero delle truppe di Ferdinando per
ufurparne le ricchezze taccheggio efla Tranfìlvania, ed ammazzol-
lo . Per tanto Giulio indotto dai configli dei Cardinali riputò
reo di tal morte elfo Re Ferdinando ', e feommuniconne li Mi-
niftri efecutori del fagrilego attentato. Ma poi quegli purifican-
dofi dalla infamia pubblicò prolifTa Scrittura, e la fpedì al Vefcovo
di Raab o Javarin Viceré nell' Ungheria dandogli elatto conto
dell'accaduto ; e con più attento modo tentò di purificarli
predo il Papa, il quale delegò chi giuridicamente formi l'efame del-
la faccenda. Il perchè nel dì 12. di Febbrajo pervenuta a Ro-
ma la difcolpa fu feparata in Confiftoro la cau fa del Re da quella
delli Uccifori, e fi giudicò quegli immune della occifione ; pur-
ché fia vero il prodotto in propria diftolpa . Ma perchè ciò
di»
Storia de Romani Pontefici. 301
dicendo poteafi dubitare della di lui innocenza, fu affblto anco. — ■
ra dal lolpeuo dell' attentato . Se non che febbene ingiuftamen- s*c' XVI.
te («a (hto uccilo il Cardinale, niuro in Unpheria ed in Roma
fé di«m<» fede al Tuano dubitò di chi lo ammazzò. Il Polano
-vuole, che il odino commetto nell' aflbluzione fia flato falu-
bre alla Cnftiana Repubblica : ma ficcome lovenri volte nelle
empiute non ù Icopre la tela del tradimento, cesi fu fempre in-
cetta pretto li Storiti la innocenza o tradimento del Cardinale Mar-
tirud. Lj varietà però dei pareri non difende il Polano che
temerariamente accula il Re Ferdinando autore di tale morte ,
ed il Papa di loverchia connivenza nell' aflfblverlo. Dovea però
ijpere , the Paolo Partita Sconco della Sereniffima Repubblica
di Venezia e però iftrurto delli andamenti del Turco in quelli
tempi vuole troppo certo il tradimento tentato dal Cardinale
Martinufi. Ma thecchè fiafi di ciò, il Re Ferdinando che dal-
la morte di quello lpeiava vantaggio , ne riportò grave detri-
mento , avendo conferita l' amminiftrazione di quelle Provincie
a Perlone Fora'here. Li Palatini efclufi dal governo non ferono
relìlfenza al Turco; e richiamato al Irono il Re Giovanni ne
ftofTero il giogo, e fi ribellarono. Anco la Tranfilvania feffri
danno ptila morte del Martinufi ; a che non badarono Ferdinan-
do , il Caftaldi , ed altri Regj Minifkri , li quali troppo attenti al
politico non vegliarono al negoz'o della Religione . Il perchè
facilmente fi dilatarono in effa f Arianilmo e li Antitrinitarj ,
che brutarono la purezza della Cattolica Chiefa ; vi fi diffeminò
anto il Luteraniimo ; il che occafionò ftrage e rovina ai Re-
denti del Fighuol di Dio. c
XXlX Intanto il Re di Francia fu delufo dal Principe fetta^nelia
Maurizio che li proprj vantaggi e quei della Riforma cercando adunanza di
non badò ad effo , e lebbene ricevette lo ftipendio pe' foldari e Paravia. In
patteggiò di non trattare fenza fuo configlio di pace , proccurava damo fi af.
di pacificarli con Celare . In fatti circa le Calende di A goft o fatica '1 Pa-
la pace fu lofcritta in PafTavia . Rapporto la Religione che è Pf^ «j»"
quello che alla nofrra Provincia appartiene, due cofe principal- neCi*2 e de-
mente G Pabilirono . Primo, veruna delle due parti non accufi p^' Legati
1 altra in materia di Fede , né per quello vicendevolmente fi per la pace,
molclti : in ogni evento entrambi ricorrano al Tribunale di
Celare . Secondo , entro fei mefi fi convocarà la Dieta , in
cui fi decreterà il modo per comporre il negozio della Reli-
gione, le coli' Ecumenico Concilio, o Nazionale , ovvero Collo-
quio
j0 2 Storia de Romani Pontefici .
_— -~ -- quio o Dieta Cefarca non fi otterrà l'intento.Così ebbe fine il Decreto
MG Avi. jnterintì per cui fi fufcitarono nella Chiefa tante difcordie. Certamen-
te non polliamo fcufare in quello l'Imperatore Carlo V. glorioio per
innumerabili magnanime imprefe; ed i Proteflanti tanto apprez-
zano la concordia contratta con effo che da quella deducono 1*
Epoca della infame Apoflalìa. Intanto lì Cittadini di Siena ag-
gravati dal Mendoza e dalli Spagnuoli meditavano di fcuoter.
ne il giogo . Dunque pentiti di e (Te re flati fino ad ora fedeli a
Cefare trattarono col Re di Francia della maniera di nacqui-
Ilare la libertà ; ed avendo contratto con quello fegretiflima a-
lianza introduflero in Città li Francefi che ne fcacciarono torto
li Spagnuoli atterrata la Fortezza . Leggiamo nel Volume 3.
delle Lettere date ai Principi una dei Senefi fcritta al Re di
Francia fotto il dì 5. di Agofto, con cui il ringraziano dell'ajuto
loro predato, ed il pregano di protezione. Gli efpongono, che mer-
cè l'opera delli Cardinali Ippolito di Ferrara, de Tournon , e
di Paolo Termy di lui Prefetto in Italia ricuperarono la li-
bertà . Il Re loro referivendo diffe , che fi era mollo in loro
ajuto , perchè vedeali oppreflì dall' Imperatore il quale appoco
appoco volea acquiftare l'Italia. Dall'impenfato avvenimento li fufci-
tarono in Italia calamitofe difcordie. Ma il Papa attento per {oppri-
merle mandò a Siena il Legato per ridurre alla concordia que'Cit-
tadini , ed efortarli a non fottomerterfi ai Francefi ovvero Spa-
gnuoli. Convocò il Senato nelli 3. di Agoflo e dettino Legato
Fabio Mignanelli Prete Cardinale del Titolo di San Silveflro
Senefe ed il fornì di ampia facoltà . Produfle l'efempio di Leo-
ne X. e di altri Pontefici che con pari Legazioni onorarono la
Repubblica Senefe . Quindi efpofe ai Firentini il penfiero e li
pregò di non aggravare li Senefi, non dare ajuto in )oro danno
ai Spagnuoli, e di non fufeitare nuova guerra in Italia. Perven-
ne a Siena il Legato; ma li Cittadini timorofi di elfere for-
prefi dalli avverfarj tennero trattato coi Francefi ; non attefero
al configlio di quello né al comandamento del Papa . Il perchè
quelli preferirle a quello di rellituirfi a Roma . Ma incrudeliteli
le cofe nell'anno fufseguentedeputò altri Legati per ricomporle;
ed ei medefimo fi trasferì a Viterbo Città più vicina a Siena
per accomodare al negozio il convenevole rimedio . Intanto
proccurò di raddolcire Cefare incollerito contro elfi Sentii , e
di ammorzare l'incendio della guerra accefo in Ungheria , Ger-
mania , Francia, ed Italia; con pari animo tentò di pacifica.
re
Storta de Romani Pontefici. 303
fé Cefare ed il Re Criftianifiìmo, e di ridurre a termine li dif- ^~
fidj di Parma. Già nello l'eaduto avea efpofto ai Cardinali , che ^EC' *"*•
li Turchi corteggiavano nel Mediterraneo, e che li tumulti di
Germania generarono infettino odio ne' Principi . Ei però volea
fpcdire illufori Nunzj a Cefare ed al Re Criftianiflimo pella
pace, e ad Riempio de' Tuoi Predeceflbri trasferirfi perfonalmente
ad efortarli . Dunque per configlio de' Padri deputò con titolo di
Legaci Apposolici predo Cefare Achille Graffo , e pretto Enrico
Proipero Santacroce. A quefto ordinò di aflìcurare il Re della fin-
cera lua amicizia, di configliarlo alla pace, e di efibirgli la lua
mediazione. Al Graflis comandò di ringraziare Cefare, perchè
approvò il fuo negoziato rapporto l'affare di Parma, ed efpor-
g'i quello che operava col Re Enrico per la pace. Ma accaduto
ciò lenza profitro nell' anno 1555. dettino Legato Girolamo
Dandini prefTb l'Imperatore, e Girolamo Capiferri preffo Enri-
co , e con Lettere delli 12. di Aprile efortolli alla concor-
dia . Comandò ai Legati di negoziarla . Era fuperfluo di cfpor-
re alli due Principi il comodo e vantaggio, che effa pace appor-
ta alla Crittiana Repubblica e la lode che loro ne proverrà .
Ma perchè fovente la cognizione non è baftevole , ei fi efibì
defiderofo di ridurla ad effetto . Fece loro dire di rinunziare
al dritto proprio rapporto Siena. Ma le efortazioni non ferono
colpo nell'animo loro . Il Re rifpondette , che operava per la
pace fenza nuove condizioni * poiché febbene dia foddisfazione
a Cefare , non era certo di durevole accomodamento . Quindi
era rifoluto di non offerirgli ma di attendere da eflb le propo-
rzioni di pace. Quefti poi affidato nella potenza e fortuna orien-
tava grandezza d'animo nel maggior pericolo, ed al primo trat-
tato ditte, che il Re di Francia reftituifea all'imperio, ai Du-
chi di Lorena e di Savoja l'ufurpato : che Ottavio Farnefe fi
foggetii alla Sede Appoftolica : che ritiri dal territorio di
Siena lo truppe e dia ricompenfa pe' danni cagionati . A che il
Fé non fi addattò e con rigorófo filenzio abbandonò il trattato
di pace. Tutto quetto apprendemmo dalli Atti Confittomi! ,
e da varie Lettere dei Legati .
XXX. In tanti tumulti di guerre fuccedette la morte di E- Tenta di
doardo VI. Re d'Inghilterra nelli 7. di Luglio, rimanendo e- riconciliare
ftinta la prole mafcolina di Enrico Vili. , e non fenza prodi- c(°\l^^
gio Divino falì fui Trono Maria Sorella di efTo Edoardo Hata d* inghilter-
da Enrico e da Cattarina d' Auttria . Dunque quefti a morte ra e djchia-
ridotto il Duca di Norturberland preffo cui era V autorità ra il Car-
del dmale Polo
2 04 Storia de Romani Pontefici.
^ — - ~ del Regno, meditò di ufurparlo ; perciò fé crediamo ad accre-
Secavi. Nitori Storici diede al Re lento ma certo veleno. E perchè
morti li Figliuoli di Enrico Vili, il Regno apparteneva alle
Legato Ap- Figliuole Grajo Duca di Dorchefter e di Suffolck diede le due
poitolico. minori a' primarj Signori , e la primogenita riferbò pel pro-
prio Figliuolo che infatti fpofolla . Crebbe il male di Edoardo ,
e fi avvicinava a morte; e per evitare li tumulti fece tefta-
mento . E (ebbene Enrico avea difpofto, che il Regno dopo
morrò Edoardo appartenga a Maria ed Ehfaberta > egli %.
diferedò mercè li difettofi natali, e pel pericolo di cambiamen-
to della Religione introdotta dal Genitore . Dunque moffo da que-
lle ragioni il giovanetto Monarca diferedò le due lue Sorelle ,
e coftituì erede del Regno Giovanna primogenita del Duca di
Suffolck. Morì ei poco dopo; e Maria che dimorava in Huntin-
gton , confapevole dell* ingiufto attentato del Duca di IMortum-
berland con celerità fi trasferì nelia Provincia di Norfo k , ed
affonto il titolo di Regina fi raccomandò alla primaria Nobil-
tà, e ne ottenne il favore , e quello del Popolo . Dall'altra par-
te eflb Duca proccurò 1* efaltazione di Giovanna (ebbene effa
vi ripugnava . Ma poco dopo fu condannato dai Senatori No-
biltà e popolo , e chiufa in carcere effa Giovanna acclama-
rono Maria . Non tardò quefta di promovere lo riftabiltmen-
to della Cattolica Religione nel Regno , e ricufato il titolo
di Capo della Chiefa Anglicana appoco appoco per non irrita-
re la plebe meditò d'introdurre li Riti Romai i . Primieramen-
te dichiarò nullo il matrimonio contratto dal fuo genitore En-
rico con Anna Bolena , e con ciò provvide al proprio deco-
ro e della Genitrice Regina. Il Papa inrefa la morte d; Edoar-
do meditò lo nftabilimento della Cattolica Fede ; neili i. di
Ago'to fcrifse al Cardinale Polo e prevaJendofi della occalio-
ne configliollo di negozio sì grande e premurofo . Diceagli
imperciò: Se la tua Circo/pecione crede, che la Perjona no/ira avvi*
ànatafì al Regno , come fembra ad alcuni opportuno , più, fatti*
mente potrà ottener/i Poffare che bramiamo, ce lo figmficbt apertamente
e liberamente. Imperciocché in quefla cofa abbiamo tanto cora ^g<o , che
per non aggravarti di foverchio pefo quando non fin mutile la no/ira
fatica, e fi avi fperan^a, che noi poliamo njlaù/lire nel Regno la Re-
ligione, volontìert ne affumiamo ti pejo . Ptr il che tu devi tn que/lo
deliberare . Parimenti bramiamo , che la tua Circo/pecione e/ponga a
noi ingenuamente e liberamente, fé fta fpediente , che comunichiamo la
faccenda a Cefare al Re di Francia ovvero ad entrambi ....
Il
Storia de Romani Pontefici» 303
Il Polo avuta notizia dell' innalzamento al Trono di Maria — ' " *"5
ebbe fperar.za di riftabilire in Inghilterra la Fede Cattolica , C,-^"I.
e nelli 6. di Agofto fcriffe al Papa , e gli mandò col mez-
zo dell' Abate di S. Salvadore la Lettera , con cui eccitavalo a
dare mano alla fanta imprefa . Avea lperanza riflettendo all'
animo di Maria ed alla di lei illibata credenza , per cui fop-
portò grave affanno nelle turbazioni del Regno e la prigionia
dei fuoi : dall'altra parte temea, poiché feppe, che effa aderì al-
lo Scifma ; fcufavala però colla debolezza del Setto , e perchè
dopo la morte di Tomaio Moro e del Cardinale Fifcher non
ebbe Cattolico che l'avvalori. La maggiore difficoltà per ri-
durre ad effetto il negozio riconofceala in chi era pofTeflbre de*
beni della Chiefa che non vorrà privarfene . Imperciò il confi-
gliava di effere indulgente; era meglio perdere quefli che tan-
ta gente, la quale per vile intereffe non ritornarebbe al Catto-
Jicilmo . Sarebbe opportuno , che eforti 1' Imperatore ed il Re
di Francia a (ottenere l'imprela . Ed efibiva la Tua opera, fé
per tale duopo la reputi acconcia . In fatti Giulio fé ne pre-
valle volontieri , e convocaro ConfiRoro circa il principio d'
Agofto il dichiarò Legato della Sede Appoftolica in Inghil-
terra; e di ciò fece confapevoli l'Imperatore ed il Re di Fran-
cia e li efortò ad avvalorare il coniglio prefo . Nelli fei poi
diede Lettera alla Regina Maria feco lei rallegrandoli dell' in-
nalzamento al Trono , e pregoila di operare con vigore il
riftabi li mento della decaduta Religione. Il (Cardinale Polo rice-
vute le Piftole di Giulio in virtù delle quali era deputato pref-
fo Maria Legato Appoftolico, fignificogli , che volontieri affu-
mea la Legazione : ma per non elporre a pericolo 1' autorità
Appoftolica volea tentare col mezzo di privata Perfona 1' ani-
mo della Regina e la condizione del Regno . Per il che vi
fpedì Enrico Peningo fuo famigliare, al quale confegnò Lettere
pel Cardinale Dandini Legato Appofklico preflo Celare , altre
per Antonio Bonvifi negoziante in Inghilterra, ed altre per la
Regina Maria. Già il Dandini era flato ammonito da! Papa ,
che per ridurre ad effetto la imprefa mandi in Inghilterra Per-
fonaggio più illufire del Peningo, e che ofTervi con prudenza il
p:ù fpediente . EfTo Dandini feco avea Gianfrancefco Commen-
doni Veneziano Cameriere del Papa , il quale poi per la ra-
ra fua prudenza ed ingegno ottenne la Porpora : a quefto vor-
rebbe raccomandata la faccenda fenza riftringerlo con irruzio-
ni. Il Papa ricevette il configlio , e mandollo in Inghilterra
Tom.X, Q_q pre-
jo5 Storia de Romani Pontefici,
— preferi vendogli di efplorare la verità , di abboccarli colla Re.
3sc.AVI. gjna j-e gjj f, prefenti opportunità , ed efortarla alla riconcilia-
zione con Dio e eolla Chiefa . Il Commendoni partirò da Bru-
xelles giunfe in Inghilterra ; diffìcilmente fi abboccò colla Regi-
na, ma trovolla facile. Molto fi contalo per la di lui venuta,
e configliandogli la fegretezza diegli fperanza di efito felice .
Gli confegnò quindi Lettera diretta al Papa ; con quefta gli
promettea la futura fua obbedienza e del Regno , che in pro-
prio nome altre cofe gli efporrebbe il Commendoni . E furo-
no: che nelle Adunanze del Regno ella annullarà ciò che con-
trario alla Cattolica Religione era (lato introdotto , e manderà
a Roma Oratori per impetrare dalla Sede Appoftolica il perdo-
no. Pregavala di compartirle indulgenza, e di deputare nel Re-
gno il Cardinale Polo Legato Appoftolico , il quale farebbe il
Miniftro del perdono . Del refto credea di afpettare alquanto , finché
il popolo s' innammori della Fede che abborriva ; ovvero fatto
più rifpettofo con fé più non penfi alla fua Sorella Elifabetta
molto amata, e perchè era più fpiritofa, e perchè favoriva loScif-
ma . Il Commendoni fi reftiruì a Bruxelles , e per configli© del
Dandini con follecito viaggio andò a Roma , ove giunfe nelli
undici di Settembre , febbene dovette per abboccarfi col Polo
divertire alquanto il cammino. Fedelmente efpofe al Pontefice
TafFare: quefti per foverchia allegrezza pianfe teneramente , e
volle, che ne lo efponga ai Cardinali in Confiftoro, e gli co-
mandò di occultare il delìderio della Regina, che il Polo fia fpe-
dito nel Regno con titolo di Legato Appoftolico • ma ciò non
_ ,.r .. fi potè tanto occultare, che non fiafi penetrato.
Spedita il XXXI. Dimorava il Polo nel Moniftero di M aguzzano pref-
Polo quale r .. T T. ' . , . -n • 11
riconciliato *° " Lago di Garda , ove attendea le opportune ìltruzioni pella
re di Cefa- Legazione. Intanto ibtto il dì 28. d' Agofto inviò alla Regina
re e del Re Michele Trochmerton con Lettere fignificantile , che febbene
Enrico. non era conveniente che egli entri nel Regno , dovea però av-
vicinarfi ai confini per trattare perfonalmente con chi lo avver-
ta dell' avvenuto nelle Adunanze del Regno. La Regina accol-
tolo ringraziò il Cardinale del configlio aflicurandolo del fuo of-
fequio verfo la Sede Appoftolica* pure il pregava di differire la
venuta, finché fi prelenti opportunità all'intento, ed ella fteffa
lo inviterà nel Regno. Le Lettere della Regina appartengono aU
li io. di Ottobre. Già il Papa ed i Cardinali fino dalli 18. di
Settembre conofeendo dubbio lo feettro nelle mani di Maria ri-
solverono di non precipitare colla troppa follecitudine il fanto
prin»
Storia de Romani Pontefici. 307
^principio , e di non muoverle contro più fieri tumula . Per II che — " -~ -^^t
quegli ordinò al Polo prima di pubblicare la Sanzione di efplorare EC,^L
l'animo della Regina. E perchè fot to qualche preteso fi avvici-
ni al Regno fu incaricato della pace dell'Imperatore e Re di Fran-
cia . Per tale duopo il Papa gli fpedì Diploma e diedegli fa-
coltà di concedere agi' Inglefi l'acconcio per la falute . Il Polo
ricevute le irruzioni della nuova Legazione parti da Maguzza-
no ; fi fermò alquanto in Dilinga Luogo della Diocefi d' Augu-
fta fituato pretto il Danubio ; quivi fu pregato da Cefare di non
trasferirfi in Inghilterra fenza il fuo aflenio. Ciò efigea , perchè
efsendo propofto nelle Adunanze del Regno il Marito della Re-
gina, uno di quefti era efso Polo Principe di Regio fangue , e
fommamente illuftre per gravità di coftumc , fantità di vita ,
e grandezza d'animo accompagnata da rara prudenza: e la Re-
gina comunicollo al Commendoni per intendere fé il Pontefice
concederebbegli esfendo Diacono di feco lei unirfi . Il perchè
erra lo Spondano nello fcrivere ■ che il Polo non era falito ad
Ordine Sagro. Altro delli efibiti fu il Gonte di Devonshire gra-
to a quella pella giovinezza e politezza di tratto ; ed ei ancora
era di fangue Regio. Il terzo fu Filippo figliuolo di efso Impe-
ratore. Quefti più di tutti piacque alla Regina guidata da am-
bizione, poiché nello fpofare un Inglefe prevedea qualche dimi-
nuzione di dominio; lo che fperava non addivenirle ftrignendofi
con Principe foraftiere e potente, col cui mezzo terrà in fogge-
zione li Sudditi , e fi opporrà ai Francefi che aveano occupato la
Scozia . Dunque l' Imperatore temea , che entrato il Polo nel
Regno fturbi il matrimonio di efso Filippo , e gli vietò di là
trasferirfi. Ma il Polo noi curò , e fatto poco viaggio per le
terre del Duca di Wirtemberg, a cui chiedette la ficurezza dei
cammino e la ottenne , fi abbattè in Giovanni Mendoza , che
gli recava Lettera di Cefare del giorno 15. di Ottobre. Quefti
efponeagli , che per gravi caufe comunicate al Papa non potea
permettergli 1* avvicinamento alla propria Corte , ed il pregava
di trattenerfi quivi ovvero di trasferirfi altrove : poi il Mendoza
gliele lignificò . Una era che ne patirebbe la fama propria, fé ei
primamente con titolo di Legato il vifiti : e la difficoltà che
fraftornava il negozio della pace , la quale dovea efsere fpianata col-
la opera di lui, era l'altra. Difse qualche cofa del matrimonio
della Regina , che dovea ftabilirfi con Principe foraftiere per
ficurezza maggiore del Regno . Non diflimulò il Polo l' ingiuria
che gli fi facea,e fé ne querelò molto in nome anco della Sede
Qq a Ap-
308 Storia de Romani Pontefici.
Appoftolica; poiché comandandogli il Papa di profeguire il cam-
Secavi. mlno non iapea il perchè gli fia vietato da altro Principe . Ma
poi mercè il configlio di Pietro Soto una volta Confeflbre di
Gefare quelli gli permife di profeguire il viaggio ed entrare in
Corte. La cagione che a ciò indufle Cefare , non fu il merito
del Soto , ma il matrimonio della Regina con Filippo contrat-
to. Imperciocché la Pillola che concedea al Polo di portarli in
Corte , appartiene alli 22. di Dicembre , ed il Pontefice diede
ad effo Celare quella di congratulazione pel matrimonio comu-
nicatogli dall' Ambafciatore nelle Calende di Gennajo del 1554.
Fu il Polo accolto da Cefare con onorificenza , ed efercitando
la Legazione trattò di pace col Re di Francia , che per tale
cagione vifitò ; ma poiché erano troppo efacerbati li animi 9
niente ottenne . Diremo la maniera onde eflb Polo dalla
Regina è fiato introdotto nel Regno feguendo ora il racconto
delle azioni di Giulio all'anno 1553. appartenenti.
Riceve e XXXII. Per la morte di Simone Marna Metropolitano cT
conferma il Oriente fi elefie Simone Sulazi dell'Ordine di S. Bafilio ador-
Patriarca di n0 di fano coftume , di erudizione rara , e di Cattolica creden-
Onente : e za ^ che pregò il Papa perfonalmente della conferma . Giù-
crea arai- j-Q jQ accoj{e con .amore , indi finto il dì 20. di Febbrajo nel
Palazzo Appoftolico gl'intimo la Profeffìone della Fede , poi
ne ordinò la confacrazione • e colle proprie mani in Gonfillo-
ro col Pallio Patriarcale lo adornò . Quindi lo arricchì di do-
nativi ed il rimandò nell'Oriente accompagnato da Religiofi eru-
diti nella lingua Siriaca e ne' Riti Romani. L^Oldoini produ-
ce certa Lettera del li Neflorìani ed Orientali , che nel 1552.
da Seleucia de' Parti fi fpedì al Papa per la confacrazione del
Patriarca, e feco lui fi lagnano, che per quafi trecento anni
fia fiato loro vietato di portarfi a Roma come bramavano. E
li Atti Vaticani accennano, che li Ecclefiaftici e Laici profef-
fando obbedienza al Papa il pregano della conferma del pro-
prio Patriarca Simone e di fpedire Religiofi che gì' iflruifcano
nei dogmi della Religione, e recitano anco la Profeflione fat-
ta dal Patriarca in Confiftorio. In quell'anno fteflb fecondo lo
Spondano pervenne a Roma Mosè Mardeno Sirio Jacobita fpe-
dito dal Patriarca di Antiochia per dare conto della propria
fede e predare al Papa obbedienza . L' Interpetre Latino del
Soave non ha rofTore di fcrivere,che tutto quello fu invenzio-
ne di Giulio, il quale volle compenfare lo fcioglimento del Conci-
lio colla ofienta2Ìpne delle adorazioni delli Orientali , e fecele
prò-
Storia de Romani Pontefici. gop
promulgare; e con pari livore accufa Paolo IH. dicente di ef-
iere flato riconofciuto dal Patriarca e Vefcovi dell' Armenia ;
né lafcia di riprovare Eugenio IV., col dire che con eguale aflu-
zia contrappofe ai Padri del Concilio di Bafilea la unione dei
Greci ed Armeni colla Latina Chiefa . Ma per convincerlo di
fagrilega menzogna bafta oflervare , che pubblicamente l'Impe-
ratore di Costantinopoli nel Pontificato di Eugenio IV. fu ac-
colto in Italia e con eflb il Patriarca , Vefcovi , e Teologi
Greci, che vi fi trattennero fino al compimento della fanta Ti-
mone . E fé non può negarfi la unione de' Greci fotto Euge-
nio IV. riputata dallo Scifmatico invenzione ed aftuzia ,
perchè noi riprovaremo quale fagrilego impoftore nell' attribui-
re alle fubdole arti di Giulio III. e di Paolo III. la profeffio-
ne della Fede delli Orientali diretti dalla divina Provvidenza ?
Dunque deve abborrirfi la continuata menzogna di coftui nella
Storia. Giulio intanto nel 1 i 22. di Dicembre dell'anno corrente
nominò Cardinali Pietro Tagliavia di Aragona Palermitano ed
Arcivefcovo di Palermo; Roberto de Nobili nipote del Papa
adorno di candido coflume e rara erudizione; Girolamo Simon-
celli di Orvieti pronipote del Papa; e Ludovico deGuifaFran-
cefe fratello del Cardinale de Lorena Arcivefcovo diRems. Li
di lui creazione però eccitò ne' Padri tale invidia , che afliin-
fero eflb Papa nel principio dell'anno furTeguente a formare e pub-
blicare Legge , che nell' avvenire non fi promova alla Porpora
chi ha Cardinale fratello. Ciò fatto raccomandò al Porporato
Marcello Cervini l'affare della Riforma , prefcrivendo ad eflb
ed alla Congregazione di altri Padri per tale duopo decretata
di cominciarla dal Conclave e dalla elezione del Pontefice, per-
chè la rettezza del vivere delli Superiori fia incentivo alli in-
feriori . Dunque fi confegnò ad ogni Padre l'efemplare della
Bolla di tale riforma , perchè con maturatezza confiderata fia
moderata ovvero accrefciuta opportunamente al bifogno. Ritor-
niamo ora alli affari cT Inghilterra ed ai progredì dei Cattolici
riprovati e defcritti dalli Eretici con animo amaro ed infoien-
te penna.
XIII. Dunque nel 1554. pervenne al Pontefice la lieta no- ~* rallegr*
tizia del matrimonio conchiufo da Filippo figliuolo di Carlo Pe m*u*~
V. e fucceflbre di lui nelle Spagne e Maria Regina d' Inghil- p;jjDD0 [r
terra, poiché fperava la reflituzione della Cattolica Fede in quel e \fana Rj.
Regno. Il perchè deputò il Mozzarelli Arcivefcovo di Colen- gina d' In-
za ghilterra ;
grò Storia ci e Romani Pontefici,
— za all' Imperatore Carlo V. con titolo di Nunzio feco lui con-
&EC.AVI. gratulandoli del patteggiato matrimonio ramo vantaggiofo per
Lettera let- ^ Augufta di lui Cafa e profittevole pel decoro della Ortodoffa
ta in Confi- Religione . Dovea quegli esortarlo a proteggere la integrità del
(torio per or- Cardinale Polo, ed a ftipulare la pace col Re di Francia ne-
dine del Pa- cefiaria pelli affari del Criftianefimo. Stimulò anco ad effa pa-
P*' ce il Re Ferdinando con altro Nonzio che fu il Vefcovo Fa-
renfe . Intanto ne* primi di Gennajo pervennero in Inghilterra
li Ambafciatori di Gefare per conchiudere il matrimonio , e lo
ftipularono colle condizioni riferite dalli Inglefi , che omettiamo
non effondo appartenenti alla noflra Provincia, Ben è vero, che
per quefte inforfero nuove turbolenze e movimenti nel Regno, li
quali furono cagione di crudele guerra . Imperciò il Duca To-
mafo Viari Condottiero dei ribelli e nimico piuttofto delli Cat-
tolici e Spagnuoli che della Regina raccolte truppe battè e fu-
gò il Duca di Norfokk. che gli venne fpedito contro . La ca-
gione di quefto fu la promeffa fatta da Maria che non ftabilirebbc
le nozze lenza il configlio dei Magnati ; che avendo confuma-
t* nella virginità buona porzione di vita meditava di perieve-
rare nel proponimento per aderire alla prefcrizione delli Ordini
del Regno . Intanto elfo Viati fu profcritto e molti ribelli
imprigionati * e nel Febbrajo più di ottanta fc ne condannaro-
no aireftremo fupplizio. Non pochi impietosii della condizio-
ne infelice di Giovanna ne impetrarono da Maria il perdono :
ma li nuovi tumulti la coftrinfero a facrificarla alla felicità del
Regno. Intanto Maria che fino dalle Calende dell'Ottobre del-
l' anno fcaduto nelle quali era fiata innalzata al Trono, defide-
rava di refìituire nel primiero decoro la Cattolica Religione, ri-
nunziò al vano titolo di Primate della Chiefa Anglicana , e
contocò il Parlamento , dal quale fu riconofciuta nata di legit-
timo matrimonio di Arrigo e della Regina Cattarkia , e però
unica erede del Regno. Si abrogarono quindi le Sanzioni di E-
doardo contro la Cattolica Religione ; fi riftabilì con fantifiìme
leggi la Ecclefiaftica difciplina , e fi prefcriffe alli nimici della
vera Fede di partire dal Regno e rimettere in libertà li Ve-
fcovi ed Ecclefìaftici imprigionati. Tuttociò apprendemmo dal-
l'accurato Sandero, il quale foggiugne, che la Regina Cattolica
Sollecita di dare fegno di pietà e divozione verfo la Sede Ap-
poftolica promofle al governo di otto Chiefe vacanti Ecclefia»
ilici iliuftrij e nelli 2.5. di Aprile del 1534. Griffe al Pontefi-
ce
Storta de Romani Pontefici . j 1 1
ce di proprio pugno ampliffima Lettera pregandolo della con- o <fttt
ferma dell'operato . Si prevalfe per quefto del Cardinale Po-
lo, fé crediamo al li Atti Confiftoriali dclli fei di Giugno dicen-
tì che a quello dal Papa fi conferi affoluta facoltà di confer-
mare nella dignità li Vefcovi che riprovando lo Scifma torna-
no pentiti al feno della Cattolica Chiefa . Nello Ptetfb giorno
per comando di Giulio fi leffero in Confiftoro le Lettere del-
la Regina Maria; alle quali fi die la rifpofta che per erudizione
della Sroria efibiamo . Dicea il Papa così : E* indicibile il gau-
dio cui ricevemmo le Letfre dt tua Serenità fpediteci nelli 25. di *A-
prile t ed il contento dei Venerabili fratelli nojìri Cardinali della Ro-
mana Chtefa . Quando fi fono lette tutti unanimamente abbiamo ef ai-
tato la benignità del fommo Dio operata in te , la particolare di lui
tura e protezione delle cofe tue , e la tua gratitudine verfo effo che
tanti beneficj ti comparti • ne ceffiamo di encomiate la conferma della
magnanima opera , che in te ha operato il fantijfimo Dio dal tempio
juo fanto. Imperciocché la promozione di tanti probi Sacerdoti ordinata
da tua Serenità alle Parrocchie e governo delle Chiefe del tuo Regna
perchè effi fono a noi ed alla Sede */fppoflolica accetti , volentieri da noi
è approvata che condì feendiamo alla ef aitatone di quelli. In vero nien*
te più magnanimo tu potevi operare per foftenere la caufa di Dio , e
pienamente Jìabilirla , quantocchè affumere tali genero/i Ecclefiafìici com-
pagni della tua follecttudine e cooperatori della tua fatica , li quali
con fede , pietà , e retta religione rapporto Dio furono fempre cofìanti
nel di lui fervigio nella varietà fpinofa dei tempi. Per tanto appena
ebbimo notizia della promozione di quefli dal diletto figlimi nofìro Le-
gato Reginaldo Polo a petizione e fuppliche di tua Serenità fecondo il
coftums offervato dai Predeceffori tuoi vo'ontieri li approvammo
Data in Roma preffo San Marco fotto il dì IO. di Luglio del 1554.
Il Cardinale Polo zelantifftmo di riftabilire nel Regno la Re-
ligione molto giovò alla fervorofa Regina , e fovente efortol-
la ad operare eroicamanr,e pel decoro di Dio, e della fanta di
lui Cafa, e di reftituire alla Sede Appoftolica ogni diritto.
XXXIV. Intanto elfo Cardinale Polo vifitò Cefare con fé- " #J^
co recando le petizioni del Re di Francia che non furono da : 1 _ ...
11 i-/y- ir 1 11 !• richiamato
quello accettate ; e ditte al Legato , che quando altro non gli cjajja Lepa.
recava , farebbe flato meglio il non efferfene venuto. Da ciò zj0ne e per-
fofpettò quefti , che la fua dimora non fi a ad effo accetta, e che?
proccurò dal Papa la rivocazione. Nelli 24. di Aprile da Bruf-
felles fcriffegli , che farebbegli grato d' effere richiamato dalla
Le-
gli Storia de Romani Pontefici.
1 -■- Legazione. Ma quefti attento alla unione dei due Monarchi
5ec. AVI. penso diverfamente , e trattenendoli collo Stella fpedito da elfo
Polo ditte, che ei non dovea mancare alla coftanza Tempre ino-
ltrata e che gli meritò le comuni laudi* e prefenremente dovea
evitare d' inimicarti Cefare e di alienare da fé l'animo di altri . Del
refto elfo Polo prima di ricevere l'efortazionc Pontificia eraft
con quello pacificato , e diede altra Lettera alla Regina ed al
Re feco loro rallegrandoli , ed efìbendo finceramente loro ofTe-
cjuio e divozione ; e con maggiore cura operò preffo Cefare , il quale
volea noto sili Pofleflbri dei beni di Chiefa , che non farebbo.
no (turbati • il che elfo Polo lignificò al Pontefice colle Let-
tere delli giorni 13. e 14. di Ottobre per aflerzione del Palla-
vicini nel lib. 13. cap.p. Noi però fiamo di parere, che qualche
tempo prima lìano mandate a Roma perfuafi dalle fpedite da Giu-
lio allo fteffb Polo , che furono date preffo San Pietro [otto il dì 28.
di Giugno del 1554. e del noflro Pontificato V. Con quelle ei gli
concede Appoftolica autorità , ed il configlia di ufare mitezza
colìi pofTefìfori dei beni di Chiefa, e credea , che in tal modo
più facilmente fi ridurranno all'orTequio del Papa ed alla ob-
bedienza delia Cattolica Religione. Poco dopo il Polo ebbe ri-
fpofta dal Re Filippo di ciò che ad elfo lui per ventura con
troppo zelante e proliffo modo avea efpofio . Il richiefto dal
Monarca compendiofamente a tre cofe fi riducea . Primo , egli
può tornare in Regno fenza le infegne della Legazione Appo-
ftolica , poiché era accetto alla propria Nazione; ed il Re lo
accoglie coli' onore dovuto ai Cardinali: può riferbare la facol-
tà di riaffumere il nome e la podeflà di Legato Appoftolico in
tempo più opportuno. Secondo, fé egli dovea efercitare le Ap-
poftoliche commiffioni , ovvero arebbele prima ai Re comuni-
cate ? Terzo,*' fé farebbe opportuno di ottenere prima dal Papa
più ampia facoltà? Imperciocché arebbe egli dovuto compartire
il perdono ai trafgreflfori , rilaffare la Jegge pe' Sacerdoti am-
mogliati a condizione che non fi accollino all'altare, non efer-
citino il fagro miniftero , né il titolo di Sacerdote ferbino, con-
cedere ai Fedeli l'ufo delle carni nei giorni di attinenza , e levare
ogni motivo di fofpizione ai polfelTori dei beni , loro donandoli
pel vantaggio della pubblica quiete e felicità. Se gli verrà accorda-
to dalla Sede Appoftolica , come fpera, potrà farne quell'ufo che
nel cafo farà opportuno . Il Legato foddisfece alle dimandc
Diffe alla prima , che iebbene il Re volea più lunga dimora
per
Storta de Romani Pontefici . 313
ptr rifarcirgli 1' ampliflimo decoro; nullameno per tìniformaifi Jj
«Ila volonrh del Poritefice, che bramava fpeditamente provveda- ÙEc
to alla falute del Regno, era fufficientc che gli venga accorda-
to 1' ingreffo men decorofo e iplendido : imperciocché egli fo-
flenea tre gradi , di privata Perfona , di Nunzio del Papa , e
di Legato della Sede A-ppoflolica ; dunque farebbe egli ufo del
fecondo omettendo quello di Legato Appoiìolico. Alla feconda
ripigliò , che tutto opererebbe!! nel Regno col configlio del Re
e Regina; tale era la mente e volontà del Pontefice. AH* ul-
tima rifpofe , che oltre le particolari facoltà portava con feco
Pontificio Diploma di fare generalmente que'lo , .che farebbe
più opportuno per la felicità del Regno e talute delle anime.
Si ebbe fomma coniolazione quando li teppe , che il Cardinale
Polo tenea sì ampio Diploma , e preghili di comunicarlo ed
cfibirlo al Re ; col mezzo di quello fremeranno le gravi in-
forte difficoltà . _
XXXV. Appena in Roma ebbefi notizia del genio di Ce- re ]*
fare, che fia ampliata la facoltà conceduta al Polo , il Pontefi- faco|tà ad
ce nelli cinque di Ottobre coli' alfe nfo dei Cardinali conferì a p0|0 che
quello affolura autorità ; ciò appare dalle Lettere del Caldina- è ricevuto
le del Monte date al medefimo Polo. Intanto fi folennizzaro- in Inghii-
no con indicibile pompa in Winchefter le nozze; ed il fauflo terra,
giorno fu confacrato alla rimembranza di S.Jacopo Appoflolo
Padrone delle Spagne; la Regina però non potè ottenere dalli
Ordini, che il Re Contorte fia con folenne pompa coronato. Il
perchè l'Imperatore provvedendo al decoro della Regina donò a
quello il Regno di Napoli, e conferirgli il titolo Reale. Se
ne compiacque il Papa, e della nuova felicità rallegrandofi con
Pilippo gli diede Lettere Appoftoliche, ed il pregò di facilita-
re al Polo 1' ingreffo nel Regno . Nel Senato convocato nelli
26. di Ottobre approvò la deliberazione di Cefare e riconobbe
Filippo Signore del Regno di Napoli fecondo li Atti Confiflo-
riali . Significò con altra Pillola ad effo Cefare , che ha con-
ferito a Filippo li. con diritto fiduciario il Regno di Napoli .
Intanto fi diffiparono le difficoltà rapporto 1' ingreffo del Polo
nel Regno , e la Regina fteffa nel dì 3. di Novembre mandò
ad effo il fuo Capellano con Lettere efponendogli , che il Re
in Parlamento avea conchiufo 1' affare del di lui ingreffb nel
Regno e della riconciliazione dì quello colla Sede Appoftolica
e Cattolica Religione. Il Polo die notizia al Papa dell' avve-
Tom.X. R r nu-
314 Storia de Romani Pontefici.
'*"""'—*• nuto; di che fommamente fi rallegrò . Dicono li Atti : jNelful*
RECAVI, f'm0 ^- Novembre fi lejfero in Confijhro le Lettere del Reverendijji*
mo Pelo , il quale fignificò al Papa ebe dopo due giorni partirebbe
dalle Fiandre alla volta d* Inghilterra . Nel Regno ei foftenne il
grado di Legato Appoftolico , e con onorificenza fu ricevuto dai
Monarchi , fé diamo fede al Sandero . Primamente per Editto
delli Ordini fi rivocarono li Atti riabiliti nell' addietro , e fi
conobbe nel Cardinale il decoro , che alla di lui Cafa conve-
niva e da cui erane fiato fturbato per decreto di Arrigo Vili.:
indi fi deputarono per riceverlo due Primarj nel Regno ; e
dallo fteflb Monarca fu accolto alle rive del Tamigi . In-
terrogato quefti chi ricevea nel Regno , francamente rifpondet-
te , che andava ad accogliere il Legato della Sede Appoftolica
e del Romano Pontefice. Il Polo poi recitò nel Parlamento
elegante difeorfo , con cui ringraziò li Magnati per 1' onore ac-
cordatogli, e loro diffe , che erafi là trasferito per conferire ad
efli più eccellente nobiltà e la eredità nel Regno di Dio , dal
quale erano decaduti feparatifi dalla unità della Chiefa ; e per
tutto quefto avea facoltà dal Papa. Quindi con tenerezza li
efortò a riprovare l'errore e comporre il neceffario per reftitui-
re nel Regno la Cattolica Fede . Il che fece principalmente il
Vefcovo di Winchefter Cancelliere del Regno, e li Ordini pre-
fentarono Scrittura ai Re , con cui proteftavano di eflere pen-
titi della Apoftafia , ed il pregavano d'impetrare dal Legato
Appoftolico il perdono , e la reftituzione al gremio della Cat-
tolica Chiefa. Dunque nelli 30. di Novembre proftrati il Re
«d Ordini a piedi del Legato furono affolti con folenne rito
ed ottennero il perdono: /ndi il Legato proccurò , che il Clero
e popolo nella propria Parecchia fiano affolti . Ciò fatto de-
putofli onorifica Ambafciata al Papa che fu raccomandata a
Tomafo Thyrlbeo Vefcovo Elienfe , ad Antonio Btown Diani-
fìa , ed a Edoardo Carni Popolare. Quefti doveano in nome
del Re e delli Ordini preftare obbedienza al Papa ; ed al Car-
ni fu preferitto di trattenerli in Roma con titolo di Amba-
feiatort del Regno. Tutrociò il Re Filippo fignificò a Papa
Giulio con Lettera fcritta di propria mano, e letta fu nel Se-
nato dei Padri . Tofto il Papa decretò preghiere di ringrazia-
mento a Dio in Roma e nel Criftianefimo concedendo ai Fé-
deli Indulgenza in modo di Giubileo. Intanto il Legato Ap-
poftolico lebbene molti erano invidiofi del di lui decoro e del-
la
Storia de Romani Pontefici* 315
lo riftabilimento della Cattolica Religione, fi confervò nel riac-
quiftuto onore • e con autorità, conliglio , e prudenza purificò ^EC' XVL
da ogni macchia quella novella Chiefa deponendo li Paftori di
falla dottrina e foftituendo in loro vece Ecclefiaftici Cattolici
e telanti del vero bene e decoro del iommo Dio . Non potè
però ottenere febbene la Regina il favorì nel Parlamento , che
li beni dell» Chiefe conceduti ai Primati del Regno fiano rc-
ftituiti alle medefime ; e per impedire nuove torbolenzc che
quindi poteano inforgere a richieda delli Ordini con Stru-
mento giuridico in nome del Papa aflblvette dalle Cenfwre Ca-
noniche li Poffeffori di quelli dichiarandoli in perpetuo ficurì .
Si decretò nullameno, che le primizie e decime che in vigore
delle Sanzioni di Enrico ed Edoardo erano devolute al Fiico ,
fiano desinate al mantenimento delli Ecclefiaftici , e Monifterj
che verrebbono dalla pia liberalità de' Fedeli rifrabbicati . Il
Legato dichiarò legittimi li Matrimonj contratti nel grado non
vietato dai Canoni • confermò li Vefcovi Cattolici creati in tem-
po dello Scifma , e li fei che erano fiati iftituiti da En-
rico . Tutto quefto apprendemmo dal Sandero nel lib. 1. , dal
Tuano nel ltb.i%., dallo Sleidano nel lib. 25. , dal Belcari nel
lib. 26. , e da molti altri . Del refto durò pochiffimo in In-
ghilterra la nobile felicità.
XXXVI. Li tumulti e fedizioni di Siena , e la Dieta di Deputa
Augufta amareggiarono la felicità di Giulio pella eftinzione del- ~:e8at0 a"a
lo Scifma d'Inghilterra. Imperciocché la guerra di Cefare e Alttan ..
del Ke di trancia non ottanti le di lui lollecitudini occaliono- Cardinale
gli non lieve difturbo . E febbene le militari fcorrerie ordinate Morono.
dal Marchefe di Mariniano che occupò Siena in favore di Ce-
fare, gravavano il fuo dominio; nullameno ei era più afflitto per
la guerra di Germania che producea maggiori dilavventure e
nuovi pericoli per la Religione colla imminente Dieta di Au-
gura. Intanto Celare pregollo di fpedire ad effa Dieta il Le.
gato ; vi ripugnò egli poiché non dovea in fimili Adunanze
trattarfi di Religione 5 ma altra volta pregato dal Re de' Ro-
mani, afferente che a quella aflifterebbono perfonalmente li Prin-
cipi principali di Germania per formare gravi decreti , e che
non farebbefi trattato di affari della Chiefa , de' Padri , e dei
Concilj , e particolarmente delle Sanzioni di Trento fenza il
configlio ed aflenfo del fuo Legato, vi deputò il Cardinale G'<o-
vanni Morono illuftre per pietà e dottrina , e pratico di effa
R r z Ger-
3 1 6 Storia de Romani Pontefici .
* mania . A quefto il Pontefice preferiffe di vifitare il Duca di
AV1' Saffonia, il Conce Palatino del Reno , ed il Marchefe di Braa-
deburgo* ed appellavalì nelle Lettere col ritolo di diletti Figliuo-
li , e loro prometteva di convocare il Concilio in Trento ,
purché accettino ciò , che in quefto verrà decretato . Se non
che mentre il Re Ferdinando aprì la Dieta d' Augufta , li Du-
ca di Safifonia , Marchete di Brandeburgo , Lantgravio , ed al-
tri Principi Luterani convennero* in Neoburg per configliare li
proprj intereffi , ed afFafcinati dai pravi Miniftri rifolverono di
perfeverare nella Confeffione di Augufta: e per non effere ri-
putati ribelli di Cefare gli efpofero il (acceduto di Neoburg ,
e che voleano perfeverare nella Confezione Auguftana, finché le
controverfie di Religione con Decreto delli Ordini deiT Impe-
rio e di lui aflenfo fiano accomodate . Dunque nelle None dì
Marzo fi tenne Adunanza in Augufta, a cui aflifterono li pri-
ma t j Principi di Germania, ed in efla fi preferiffe, che fino al's
convocazione di Generale o Nazionale Concilio efiì Principi e
Città liberamente profefiino la Fede Cattolica ovvero la Con-
fezione d* Augufta come loro fembrerà opportuno . Si aggiunfe
al decreto, che li Ecclefiaftici ancorché Vefcovi li quali cara-
bieranno Religione, fiano ad altro beneficio o Chiela trasferi-
ti s e che il cambiamento non fia loro aferitto ad infamia. L'
affare dei beni Ecclefiaftici dai Laici ufurpati fu rimeffo al-
la Adunanza di Paffavia, ed intanto deve riputarfi lofpefo e
non giudicato. Cole tanto oppofte alla Cattolica Religione on-
ninamente diftruffero la vittoria ottenuta dall' Imperatore fopra
de' Luterani , ed il frutto che da quella provenne; né potè in
alcun modo il Legato impedirle ; poiché giunto ad Augufta
tenti la trifte notizia della morte del Pontefice Giulio , e col
Cardinale Vefcovo d' Augufta fi pofe in viaggio per Roma.
Morte d' XXXVII. Intanto li divoti configli e le pie azioni di Giù-
Giulio fue ^l0 ordinartelo Iddio da immatura morte furono fventati e di-
virtù e' di- ftrutti , febbene il Cattolico Mondo avea concepito fperanze
fetti . della converfione d'Inghilterra. Morì Giulio nelli 23. di Mar-
zo del 1 5 55. pervenuto al feffantefimofefto , fei mefi, e giorni
14. di vita , e di Pontificato anni cinque e giorni quarantaquattro.
Erra enormemente il Pallavicini dicendolo di anni fettanta ,
poiché egli nacque nel dì io. di Settembre del 1487.* Della
malattia eftrema e della morte di Giulio li Atti Gonfiftoriali
dicono: }> In Roma nel Venerdì 22, di Marzo del 1555. fi
„ ten-
Storia de Romani Pontefci, 517
,, tenne Congregazione Generale ali* prefenza del Santiflimo „ ~~y iVy"
Signore noitro , di cui era dilperaca la vita ; in quefla eflb
Papa rapporto il governo ed amminiflrazione della Chiela
comandò al Sacro Collegio di provvedere • ciò fatto diede la
benedizione ai Padri , e molti di eflì gli baciarono la ma-
no. Nel Sabbato fufleguente ventitre circa le ere 20. mori
Giulio Paoa l'I. nel Palazzo di S.Pietro ,, .... Eflb Giu-
lio tu aflalico di febbre, che contralte dalla mutazione dei ci-
bi Ingeritagli da imprudenti Medici per alleviargli 1' incomo-
do della podagra. Il Panvini adduce altra cagione di efla mor-
te. Era il Papa oppreflfo da melanconia • fi attenne dai cibi
grofTolani che fempre usò, e fé ufo de' più delicati • ciò fece
per ileanfare le troppo follecite premure del proprio Fratello
Baldovino e Nipote Fabiano che fi erano innamorati del Duca-
to di Camerino, poiché conolcea , che li Cardinali non lo areb-
bono compiaciuto: procraftinando P attinenza contrade ferio ma-
le che a morte brevemente il ridufle . Eflb Panvini condannol-
lo, che con troppo dilpendio fabbricò ed adornò la Villa fuori
delia Porta Flaminia, nella quale fovente ritiravafi non per at-
tendere alli affari del Principato e della Chiefa , ma piuttoflo
per aflittere a laute menfe e godere li piaceri e voluttà ;
ma dejto arebbe più rettamente fcrivendo , che vi fi trasfe-
riva per follevarfi dalle affannofe cure del Pontificato , e refpi-
rarc Paria più amena di quel luogo. E di fatto quivi Giulio
fino dal principio dell' Appottolico governo ordinò copiofa Li-
breria per attendere ai gravi fludj , de' quali fempre fi dilettò.
Né dobbiamo ricevere altra menzogna di eflb Panvini dicente, '
che Giulio proccurata con follecito modo la propria efaltazio-
ne defraudò le comuni fperanze del facro governo di lui con-
cepite; poiché ei con attento zelo operò P interefle. della Fe-
de. E chi può fporre le magnanime azioni di Giulio operate
in tempo del Pontificato? chi le diligenze per la eftinzione del-
lo Scilma d'Inghilterra, e pel maggior vantaggio della Chiefa
e della Sede Appottolica ? Il Lettore attendendo al racconto efi-
bitogli nella Storia deve credere quello che andiamo dicendo: e
le di lui gravi Cottituzioni , e li feveri Edicci contro li Be-
ftemmiatori ed Ebrei il detto nottro avvalorano . Fu feppellito
nella Bafilica di S.Pietro fenza pompa, di che fa teftimonian-
za prefentemente ancora il di Jui fepolcro diftinto col folo no-
me di Giulio III. Era molto propenfo all' amore , facile alla
col-
^i 8 Storia de Romani Pontefici.
g "'"iii* collera , ma più facile a deporla che ad accenderli : volontieri
Sec.avI. ozjava } difficilmente fi addattava alla fatica: pronto era a favori-
re ma non premiare li meritevoli : amò però fempre la giu-
stizia ; ed effendo erudito con affabilità tratteneafi colli Lette-
rati ; e fempre fu follecito della pubblica e dimeftjca quiete.
A dire però vero più fi meritò l'altrui amore nella privata
vita che nel fublime Trono Appoftolico. Troppo teneramente
favorì li proprj Congiunti promovendone alcuni alla Porpora ,
febbene non eranne degni o piuttofto indegni quale fu Inno-
cenzo del Monte , che ei più dì quelli del proprio fangue amò
e favorì . Ottenne nullameno nella paflionata connivenza vedo
li fuoi l'altrui encomio, poiché ad effi non confeiì beni ap-
partenenti alla Sede Appoftolica . Se non che il di lui Ponti-
ficato rimafe , ed è ofeuro preflb li Pofteri per la infelice fpe-
dizione di Parma, pello fcioglimento del Concilio di Trento ,
e per la Concordia di Paflavia : quefti gravi difetti però furo-
no da elfo ricompenfati colla eftinzione dello Scifma d' Inghil-
terra, la quale fé non perfeverò nella obbedienza della Sede Appo-
ftolica non fu per colpa di luì , né deve provenirne alla di lui
follecimdirìe difonore o macchia .
MARCELLO IL
PONTEFICE CCXXIV.
Ani^o del Signore MDLV.
I. "m Jg" Orto Giulio e compiuti li di lui Funerali fecondo
Elezione j^ /■ ^ coftume 2^. Cardinali nelli cinque di Aprile
del Cervini; m^ dimoranti in Roma entrarono in Conclave per-
z"oneC°éd a- -A- » JL faafi cne doveffero tantofto ufeirne , poiché li
zioni prima più meditavano di efaltare nella Sede Appoftoli-
del Papato, ca il Cardinale di Ferrara riputato opportuno per fapere e po-
tenza ; ed era anco favorito dai Francefi . Li Cefariani che
lo abborrivano , maneggiarono la elezione di Marcello Cervini
adorno di ogni virtù e però caro a tutti : a cui a poco a po-
co aderirono molti Fautori del Ferrarefe, e poi concordemente
cut-
Storia de Romani Pontefici. 3 ip
tutti convennero nell' eleggerlo. Ciò fuccedette con unanime — ■ — =5S
affcnfo dei lacri Elettori ed aggradimento univerfaie del Criftianefi- c' AV1*
mo nel li 9. di effo Aprile del 1555. Si oflervò per avvertimento
del Cardinale de Medici amiciffimo di lui il rito della elezione
confueta , ed eflendo flato acclamato da Gianpietro Carafa ad
alca voce li altri col proprio voto lo efalcarono . Marcello con
difeorfo latino ringraziò li Padri, e li accertò, che febbene ei
non ave* talento acconcio per tanto pelo , non arebbe trafeura-
to di corrilpondere al comune defiderio , e perciò non baderà
al proprio comodo o fatica . Per tanto nelli dieci con Teore-
ti voti fi ripigliò la di lui elezione , e con giuridico rito fi
confermò ; ciò appare dal Codice Ms. della Biblioteca Vatica-
na. Non volle il novello Papa cambiare il nome , e confiscan-
dolo ad imitazione di altri Pontefici fi denominò Marcello
II. Per tanto nel dì fufTeguente ricevette l'Ordine Vefcovile ,
e dal Cardinale di Pifa primo Diacono nella Bafilica Vatica-
na fu adornato colla facra Tiara effendo vicina la folennità di
Palqua • da che li buoni trafTero lieto augurio' delle di lui fe-
licità. Crebbe 1* ottimo pen fiero , poiché ei adorno delli arredi
Pontificj fi acquiftò improvvifamente l'encomio ed allegrezze
comuni. Prima di parlare del breve di lui governo vogliamo
fporne li principj e li molti gravi impieghi che ei foftenne .
Nacque Marcello in Montifano del Campo Piceno nel dì 6.
di Maggio del 150L da Riccardo Cervini Teforiere Appofto-
lico nella Marca , e da Caflandra B^nci nobile e pia Donna.
Alcuni il vogliono nato da ofeuri Paremi , ma quefti fi con-
vincono di errore , attendendo alle Lettere di Aleffandro Papa
VI. e di Agoflino Barbarigo Doge di Venezia date ad erto
Riccardo e riferite dal Panvini nella Vita che ne ferirle. Eb-
be Marcello egregio talento , ed effendo ftato dal Genitore at-
tentamente educato fi fornì di rare erudizioni . Dimorando in
Siena fu aferitto alla Accademia, da cui partì per comando del
Padre che a Roma il mandò. Quivi converfando con pij ed
eruditi Uomini feriamente ftudiò li Codici Mfs. , de' quali for-
nì la Libreria che nello flato di Cardinale fi procacciò. Im-
perciò apparve preflb tutti Giovane faggio ed adorno di virtù:
e la di lui dottrina probità e prudenza gli ottennero la ftima
ed amore di tutti. Per il che Paolo III. il dettino moderatore
del proprio nipote Cardinale Francefco Farnefe impiegato in
affari di rilevanza ; e cjuefti fé ne prevalfe nelle molte Lettere
che
Sec. XVI.
3 20 Storta de Romani Pontefici»
che fcrivere dovea . Fu quindi detto Protonotario Appoftolico,
e deputato allo Scrigno Pontificio ed alla cura della Repubbli-
ca: ne' quali impieghi tanto piacque al Papa , che ne enco-
miava ed ammirava la prudenza , integrità , e fedeltà ; ed in
tempi fpinofi Legazioni difficili ad effo raccomandò. Il prò-
rnofle poi alle Chiefe di Nicaftto, Reggio, e Gubbio; ei però
non volle ricevere la ordinazione Vefcovile; poco dopo depu-
tollo fuo Segretario , e con titolo di Nunzio all' Imperatore
Carlo V. ed a Francefco I. Re di Francia mandò ; ed «i Tem-
pre diede tali prove di prudenza e deprezza , che effendo da
Roma attente nelli 12. di Dicembre del 153^. colla facra Por-
pora fi vide onorato. Salito a grado maggiore minifteri maggiori
loftenne, e predo Cefare nelle Fiandre ed in Genova gravi affari ; «
finalmente fu Legato Appoftolico nel Concilio di Trento , in cui
rifplendette con magnanima coftanza difendendo la podeflà Pontifìcia
e l'Ecclefiaftica libertà. Im perciò poiché Cefare nella Traslazione del
Concilio era contrario alla dignità della Romana Sede, per pri-
vati interefiì fé gli fi oppofe; ma egli né colle preghiere né colle
minacele fu rimofTb dalla prefa rifoluzione . Queffi per tanto
con unanime affenfo dei Cardinali fu eletto a Papa appena
giunto all'anno cinquantefimoquarto di fua vita.
Suoi fatti II. Vennero efibite a Marcello certe Sanzioni che formate
e detti egre- nel Conclave doveano effere avvalorate dai Padri con autorità Ap-
gj nel Pori- poftolica quando fiano eletti, ed ei volontieri le confermò, af-
1 ' figurandoli che le atterrà col detto e col fatto. Appena fedet-
lui morte. ,, ~ , ,. c t>- nr v e • u
te nella Cattedra di San Pietro pubblicò gravi Scritture che
farebbono di regola ai Minifìti della Chiefa ; preferirle alli
Uditori di Rota ed alli Magiftrati di aftenerfi dal lupeifluo e
di attendere feriamente al proprio dovere. Al Cardinale di Man-
tova diffe più volte , che egli defiderava di operare perfetta-
mente e fé fi allontanava dal propofito il pregò di correggerlo
con libertà : e con feco lui trattando di Religione per cui ri-
putava neceffario il Generale Concilio , era di parere, che prima-
mente fi attenda alla Riforma : con ciò pretendea di confonde-
re li Eretici e li nimici della Romana Curia. Ripigliava, che
non mai permetterà ai Vefcovi ed a chi ha cura d'anime l'af-
fenza dalle Chiefe e l'impiego in affari politici. Non ingrandì
quei del proprio Sangue; vietò ad efli di trasferirà" a Roma, e
: con animo amaro accolfe due Nipoti che educava negando lo-
ro abitazione nel palazzo Pontificio. Alli Ambafciatori di Ce-
fa-
Storia de Romani Pontefici, gli
fere e Re di Francia ingiunfe di lignificare ai proprj Principi ,
che volea ridotti ad effetto li fanti configli efpofli nelle Lee- ^C'AVZ.
tere appartenenti alla pace* che non cefìarà di efortarveli , e
che fi porterà in Perfona nelle loro Corti per indurveli . Al
popolo Romano che '1 pregò di diminuire li tributi, rifpondette
di farlo rifanato che fia V erario della Chiefa , e pagati li grof-
fi debiti contratti ; per il che ei ridurrebbefi a riltretta parfi-
monia: benché non sì prefto come arebbe voluto, potea compia-
cerlo. E qui ci corre obbligo ancora di encomiarne la circo-
fpezione nel non accettare la petizione dei Senefi fpeciofa per
altro , trattandoli di compiacere Città ne' confini dell' Ecclefia-
ilico dominio fituata , e negolle ajuto contro Cofmo Duca
di Firenze ed i Cefariani , dai quali era ftretta di affedio ; poi»
che il Padre comune non dovea più ad una che ad altra par.
te aderire . Con tali detti e fatti il Papa cagionò fomma alle-
grezza al Criftianefimo , che fu troppo prefto nelle contentezze
amareggiato. Intanto Marcello era attento a purificare la Chiefa
dalle Erefie , la Repubblica dalle guerre , e la Romana Curia
dalle Superflue fpele j ma per divino non intendevole giudizio
fu affalito da certa infoffribile debolezza generata dalle lunghe
febbri nell'anno fcaduto fofferte , dalle fpinofe faccende del
Pontificato, incomodi del Conclave , e cerimonie delle Dome-
niche di ParTione e di Pafqua . Quindi fi fentì oppreffo da
malore che a poco a poco crefeendo produlfegli grave colpo di
apopleffia nel dì 30. di Aprile , e nella notte fuffeguente moti
appena compiuto il ventefimofecondo giorno di Pontificato , la.
feiando in tutti accefo defiderio di elfo. Il di lui corpo con
pianto trasferito nella Bafilica Vaticana fu Seppellito in Sepol-
cro di marmo con quella Scrizione : Marcellus II. Cervir.us Po»
ìttianus Pont. Max. fedit cìies XXII. Vìxit anno LV. Obnt pv'tdk
Kal. Maji MDLV. Girolamo Seripandi Arcivefcovo di Salerno
diede della repentina di lui morte egregia Lettera al Camajani
Velcovo di Fielole che leggelì in quelle dei Principi . Li Ciaco-
nio e Genebrardo fofpettarono , che Ila morto di veleno per
opera di certo Chirurgo corrotto dai nimici di tanta virtù r.el
medicargli la piaga d' una gamba . Ma perchè di ciò non par.
la il Panvini famigliare di lui , non pofliamo approvarne l'opi-
nione . Compofe Marcello molte Orazioni Latine e Tofcane ,
e copiofe Lettere fcrifTe , due delle quali diede a Giulio III. ,
una all' Imperator Carlo V. ed altra ad Enrico li. Re di Fran-
Tom.X. S s eia
3 22 Storia di Romani Pontefici.
_-.— - y(77« eia per pacificarli .. Lo feifmatico Soave lo accufa di troppa at»
fcEC.AVlc tenzjone all'arte Genetliaca, per cui aveafi pronoflicato il Pon-
tificato e lunga ferie d'anni nel governo; e però, erafi propo-
fio magnanime azioni:, ma fi trovò ne' fuoi penfieri improvvi-
fameme delufo . L'enorme calunnia è baftevolmente convinta
da*l!a onefta convenzione ed integrità di Marcello , dalle ra-
gioni addotte dal Pallavicini nel lib*. 13. cap.i 1. , e dalla Lette-
ra fuccennata deL Seripandi . Più giuridicamente è convinto dal-
li Scrittori che ne magnificano la vimi ed encomiano la fanti-
tà ; due de' quali fono preftantiflìmi per dignità e fapere ,
cioè li Cardinali Sadoleti e Bembo nelle Lettere date ad elfo
Cervini . Li Manuzio , Panvini , Bzovio % Spondano , Orlandi-
hi, Pietrafanta ,; e Bibliandri che con magnifici encomj la fan-
tità ne efaltano , manifeftano l'a»imo invido ed empio del
menzognero Scifmatico. In fomma. fecondo il Pallavicini que-
llo Pontefice può dirli felicifflmo mercè la buona fama • per
ventura affai difficilmente fé vifTuto folle molto tempo nella.
Sede Appoflolica , arebbe potuto foddisfare alle fperanze che di
elfo concepì il Cattolico Mondo fc
P A O L O
IV.
PONTEFICE CCXXV.
Anno del. Signore. MDLV.
Gianpietro \
Carafa elet-
to a Papa ;
fua corona-
zione e prin-
cipi ..
C
Ompiute T efequie di Marcello IL quarantacinque-
Cardinali dimoranti in Roma fotto le Idi di Mag-
gio entrarono in Conclave per afferzione del Pan-
vini , Caraccioli , e delli Scrittori della Vita di
Paolo IV. ; il folo Pallavicini vuole intervenuti al
Concilio quarantaotto Padri j; ma egli erra enormemente :
quelli erano cinquantafei , ed undici non vi affiflerono . Il
Farnefe che per la guerra di Parma non fu tra li Elettori di
Marcello, promovea la elezione del Polo, e poiché erafi acqui-
ftato l' amore del Re di Francia operò preflb quello in favore
di quello r dicendo che il Polo effendo promoflb dai Cefariani
non
Storia eie Romani Pontefici. 323
•non dovea privarfi del Pontificato , di cui erane degno . Dall'
altro canto egli abborriva la efaltazione del Cardinale di Ter- EC.A.V1.
rara , a cui lì opponea vigorolamente ; e conofeendo che ei era
foftenuto dai Francefi , tentò di alienare da elfo il Re , ed eli*
bì il Cardinale Gianpietro Carafa quando non voglia favori-
re la efaltazione del Polo . E poiché elfo Farnele proccu-
ravafi follecitamente l'affetto dei Celariani in favore del Polo
fuo amiciffimo, oltre quefto loro propofe anco il Cardinale Mo«
rono caro oltremodo a Cefa';e . Ma li Celariani che erano in-
fofpettiti del Polo , meditavano l' efaltamento di Jacopo dal
Pozzo , il quale febbene nato nella Linguadocca Provincia del*
la Gallia Narbonenle era grato a Cefare, che gli perniile 1' Ar-
civefeovato di Bari nel Regno di Napoli , e privatamente noti
dilpiaceva ai Francefi , li quali ai Cefarianì ne parlavano in
modo quafi che ei efalrato forfè al Trono Pontificio. Ma il
Farnefe che conducea il maggior numero delli Elettori, sì vigo-
rolamente le gli fi oppofe , che non temette di pubMicamen-
te flurbarlo . Per tal effetto efibì il Carafa fudd.to di Celare e
grato ai Francefi più. che non lo era il Pozzi febbene nato in
Francia , ed appunto elfo Carafa non mai potè ottenere da
Cefare per la propria parzialità col Re di Francia il poff ffo
della Chiefa di Napoli ; lo efibì però con animo che non fia
eletto, ma per ifturbare la promozione del Pozzi ; poiché egli
era naturalmente fevero , poco pratico dei civili negozj , alleva-
to nella Religione, e difficile affai nell' afcoltare e ricevere 1*
altrui configlio; le quali cofe facilmente doveano la di lui efal-
tazione impedire . Dall'altro canto però era difpofto piacendo
ai Cardinali di promoverlo- ed appunto con animo di amftare
la pratica in favore del Pozzi conduffelo nella Capella , e fu
accetto a tanti Padri quanti poteano eleggerlo canonicamente .
Moki il favorivano perchè erano amici del Farnefe , ad altri
piaceva la di lui probità, ed altri erano alquanto per lui pro-
penfi : ficchè eccetto diecifette tutti applaudivano la di lui
efaltazione, e poteano giuridicamente ogni altro dal Pontifica-
to efcludere. Se non che il Cardinale Ottone Turchefi che af-
ficurò il Maeftro di Cerimonie della efaltazione del Pozzi, quan.
do feppe,che promoveafi il Carafa , parlò molto in di lui di-
fapprovazione. Ma poi agitato da rimorfo del detto e fatto ,
mercè effo MaeRro di Cerimonie lignificò al Carafa di con-
correre alia di lui efaltazione . L' tfempio di tanto Ordina-
Ss 2 K
324 Storia de* Romani Pontefici.
g~ Yt/t'*^ fufcitò nei contrarj di eflfo Carafa ftima e pregio della ài
* lui virtù, ficchè il favorivano, ovvero intimoriti non ardivano
di efcluderlo . Il perchè quelli che col Farnefe erano convenu-
ti nella Capella per adorarlo , febbene realmente noi voleano
Papa, niella data parola perfeverarono. Dunque Gianpietro Ca-
rafa fu eletto col voto di quarantaquattro Padri pervenuto alla
età di anni 77. nel dì deH'Afcenlìone del Signore 23. di Maggio
del 1555.; e per rimembranza de'beneficj ricevuti da Paolo UT»
e gratificare la opera del Cardinale Farnefe fi denominò Paolo
di quefto nome IV. Nella proflima Domenica fu con folenne
rito coronato: tutti che ne temeano la feverità , n'ebbero in»
triftimento , fé crediamo al Panvini . Nacque egli nel Cartello
di Sant' Angelo della Scala , fé diamo fede ad effo Panvini t
ovvero nel Cartello di Gaprilla come vogliono il Ciaconio e
lo Spondano nelli 28. di Giugno del 1476. da Gianantonio
Garafa Conte di Maddaloni , e <la Vittoria Camponefchi » Si-
no dai primi anni fi mortrò erudito nelle Sacre Lettere e nel-
le Lingue Latina , Greca , ed Ebraica ; e poiché fovente trat-
teneafi coi Frati Predicatori meditava di dare nome alla loro
Religione; non però mai ne veftì l'abito, come erroneamente
accennano alcuni . Quindi fi trasferì a Roma ove fu accolto
umaniflimamente dal Cardinale Olivieri Carafa che a Papa Giu-
lio II. raccomandollo ; e quefti ad eflb confegnò la Chiefa di
Chieti . Leone X. dopo alcuni anni il mandò in Inghilterra con
titolo d* Inrernunzio . Poi fi portò in Spagna, ove dal Re Fer-
dinando fu dichiarato fuo Configliero , e condecorato colla di-
gnità di Maggiore Capellano ; e per qualche tempo ancora eb-
be cale onore da Carlo V. . Adriano VI. lo aferifle alla Gon-
gregazione della Difciplina, e Clemente VII. volea trafportar-
lo al governo dell' Arci vefeovato di Brindifi : ma ei amante
di folitudine fé ne difpensò, e pregollo piuteofto di accettare la
rinunzia della Chiefa di Chieti ; il che fi efeguì, ed ei poi diede
nome alla Congregazione dei Cherici Regolari dal di lui Ve-
feovato decti Teatini. Si portò quindi a Verona e Venezia, da
dove chiamollo Paolo III. che di Ecclefiaftico sì efemplare vo-
lea prevalerli nell' affare della Riforma e del Concilio : ma egli
nimico della Corte vi ripugnò, ed operò col fuo Amico Van-
nucci di ritirare il Papa dal penfiero. Paolo però gli preferif-
fé 4i portarfi follecitamente a Roma, ed il creò Cardinale ad
«ma della di lui umiltà . Poco dopo il nominò Vefcovo di
Al*
Storta de Romani Pontefici. 325
Albano, e poi di Sabina, e Giulio III. Arcivefcovo di Napoli
il ditte , Vetcovo di Frafcati , e finalmente di Ottia ; e codetta Sec.XVI.
Chiefa Tantamente reggendo fu efalcato al Trono Pontificio non
ottanti le ripugnanze dei Cefariani .
IL Intanto Paolo per ifventare la fama della fua feveri- j;rinc*PJ del
v ti- r • v d j- 1 r-u- *uo Pontih-
tà promile di non tare novità in Koma e di governare la Chic „»„ j:/i;..
la di Dio ed il Principato coli eiempio de luci Antecetton : «ue r Irlan-
da! Vaticano imperciò trasferitofi al Palazzo di San Marco con da col tito-
generofa mano beneficava tutti; ampliò li privilegi nell'addie- loRegio,ed
tro al Popolo Romano conceduti : e per minorare la careftia acc°ghe l|
che affliggea la Città impiegò il cenfo di cinquantamille feudi j raj!0.rl
d'oro ipotecando li beni dello Spedale di S. Spirito , ed annui- n&«i terra.
lo alcuni decreti di Giulio III. che etto popolo abborriva : in
fomma con tante beneficenze il fa voi ì , che quefti con pub-
blico decoro gli erede nel Campidoglio fuperba Statua di
Marmo , e dettino alla di lui cuftodia cento Cavalieri Roma-
ni , ai quali 1* erario delia Città contribuiva lo ftipendio. Più
d'ogni altra cofa il Papa proccurò la ettirpazione delli abuft
introdotti nella Romana Curia per confondere le dicerìe de'
Luterani . Decretò , che li Ebrei li quali viveano coi Cri-
ftiani frammifehiati , fiano ridotti in certo luogo da quelli fé-
parati ; per moderarne l' avarizia preferifle metodo alle loro
ufure; e perche lìano noti ordinò, che debbano fervirfi di capel-
lo roffo , vietando ai Criftiani di tener feco loro commercio.
Tuttociò fi raccoglie dalla Sanzione j. del tom. i. delle di lui
Coftituzioni . Riformò li Officj della Dataria , Penitenzieria e
Rota riprovando l' abufo introdotto delle Compofizioni : e di-
chiarato Datario l'Ofio fofpendettene le rendite ammonendolo
di non ricevere foldo per le cofe , che non erano degne d' ef-
fere conferite, volendo in tal modo correggere li Cardinali al-
li quali appartiene l'efercizio di quefto miniftera. E fi 1 io dalla
Città li Facinorofi , e promulgò feveriffimo Editto contro chi
negava la Divinità di Gefucrifto , il di lui Concepimento per
opera dello Spirito Santo , e la illibatiflìma Virginità della di
lui Genitrice. Con altro Decreto condannò li ufurpatori dei be-
ai della Chiefa , chi li pofledea con modo Simoniaco , ovvero
con arte ingiufta aveali ottenuti . Nel primo Confittoro con-
vocato ael trentefimo di Maggio accolfe Ercole Duca, di Fer-
rara che alla prefenza dei Cardinali gli promife obbedienza e
toggeiLone; ed in quello delli %u di Giugno accettò li tre
Am-
3 16 Storia de Romani Pontefici.
!S^"^r~*-; A e ) baie': aro ri che dicemmo inviaci a Roma dal Regno d'In»
Sec» aVJ, ghikerra lotto Giulio III. Quefti il pregarono di perdono ,
e promilero obbedienza alla Sede Appoltoiica . In fatti Pao-
lo con autorità avvalorò 1' alToluzione conferita alli Ingle-
fi dal Cardinale Polo Legato Appoftoìico. E per rendere più
gloriofo il decoro di quei Monarchi donò il titolo Regio all'
Irlanda , a cui diedelo Arrigo Vili, in tempo dello Scifma-.
Dunque li Monarchi d' Inghilterra che per antica ufanza go-
devano il titolo di Signori di effa Irlanda, nel 1555. acquifta»
rono il diritto Regio e la regia autorità per governarla. Trat-
tò colli Ambafciacori dei PorTeflbri dei beni di Chiefa ; ma
poiché conobbe effere affare malagevole lo abbandonò per non
irritarli aon ancora del tutto Cattolici ; e già la Regina e li
Ordir,! favorivano le Chiefe colla obblazione dei primi frutti
e delle Decime . Ma perchè alla perfetta converfione del Regno
fi opponeano li maligni , de' quali era capo Tomaio Crammero
Arcivefcovo di Cantorbery che iniquamente avea dichiarato in-
giulto il matrimonio di Cattarina , e ne favorì il divorzio , fi
condannarono rei di lefa Maeftà : ed il Crammero che per
la fperanza del perdono in carcere firn u lo di riprovare lo Scif-
ma e di dare nome alla Cattolica Religione , poiché apparve
ipocrita dalli Velcovi del Regno in vigore della autorità Ap.
poftoiica condannato fu e deporto dal grado e conlegnato al
braccio fecolare , per cui fentenza fu abbrucciato vivo . Ciò
accaduto la Regina Maria nominò il Polo al governo di quel-
la Chiefa , e Paolo con illuftre elogio il promoffe al grado dì
Prete .
Silagnadei ttt% Mentre dilatavano* in Inghilterra li affari di Religio-
Decrett di ne . venivano meno in Germania. Si convocò in Augufta
Augu a , e , q ^ partenza del Cardinale Morono la Dieta lì di cui E-
li umlce col ,. *\ * r ., r j r\ ' kt m
Re diFran- im rammentammo lotto 1 anno lcaduto, (putivi era Nunzio u
eia contro Delfino, al quale il Papa ordinò di portarli a Roma per iflruir-
Cefare . lo opportunamente, e ad elfo foftituì il Lippomanno Vefcovo
di Verona che di là parlava inviato in Polonia pella purezza
della Fede, che vi pericolava. QuefH imperciò ed il Delfino
operarono predo il Re Ferdinando, perchè non permetta danno
della Cattolica Religione. Partì intanto il Delfino per Roma,
ed il Lippomano eubigli certo Libretto comprovante che alla
fola Sede Appoftolica appartiene la decifione delle quiftioni di
Religione; ma poiché poco o niun profitto ne lperava , profegui
il
Storia de* Romani Pontefici. 327
i! viaggio di Polonia . Si pubblicarono quindi li Editti della J""""
Dieta di Augufta ; per quefti il Pontefice lì lagnò acerbamente ^EC^i*
col Cardinale Vefcovo di quella Città e coli' Ambafciatore di
Ferdinando , perchè fenza configlio della Sede Appoftolica s*
iftituì trattato di Religione e pregollo della rivocazione di
quelli. Ferdinando in vero volea (ottenere li Dogmi Cattolici,
ma non avea forza per opporfi ai Luterani , e lcufavafi preffo ,
il Papa di avere chiefto a Cefare ordini premurofi ed efortato-
lo alla pace col Re di Francia per agire vigorolamente contro
li Eretici ; a che ei rifpofe affai freddamente né egli potè alli
Eretici ed alli Editti di Augufta opporfi . Del refto ricevette
ciò che li Cattolici ed Eretici vicendevolmente ftabilirono .
Imperciocché fecondo lo Sleidano li Primati di Germania poi-
ché riputavano imponìbile la convocazione di Ecumenico Con-
cilio ovvero Nazionale ne* quali fiano decife le controver-
fie di Religione, approvarono li perniciofi configli; ed i Prote-
ttami come più volte dicemmo, abborrivano il Papa che vi pre-
cederebbe ; ciò effendo il denominavano Conciliabolo e Sina-
goga di Malignanti . Ma perchè la Dieta fi ordinò in Ratisbo-
ra , Paolo per impedire la totale diftnuione delli Cattolici
Dogmi voluta dalli Proteftanti diede ai Vefcovi di Germania
Appoftolica Lettera, donandoli a foftenere la caufa di Dio ed il
decoro della Fede , e di non permettere che li Proteftanti con-
tro quella operino fagrilegamente . Inforfe intanto grave ed in-
opportuna difcordia tra il Papa e Filippo li. Re delle Spagne,
e quegli dal Cardinale de Lorena fu indotto a ftipulare alian»
za con Enrico Re di Francia pel Regno di Napoli . Li princi-
pj della difcordia provennero dai Nipoti del Pontefice che me-
ditavano V ingr.andimqnto proprio , e fu molto avvalorata da
Cefare contrario al Papa, poiché riputava!! offefo dai Carafi,eli
Cefariani prepararono infidie alla vita di elfo Papa, fé crediamo ad
alcuni Storici .. Adriano accenna nel liù. 13.. che lo Sforza Con-
dottiero delle truppe Imperiali e Fratello del Cardinale Camer-
lengo accquiftata Siena affali le Galere di Francia dimoranti
nel porto di Città Vecchia appartenente al Pontificio dominio
e le mandò a Napoli conleqnandole al Mendozza che in nome
di Celare il Regno amminiftrava . Li Miniftri di Francia fi la-
gnarono acerbamente peli' affronto fatto a Città fuddita del Pa-
pa; il quale avvifato della faccenda comandò al Cardinale di
Santa Fiora, di ricondurre le predate galere al porto in cui giu-
rì»
gi8 Storta de Romani Pontefici.
~ ridicamente dimoravano . Quefti non curonne li precetti e mi*
bEC.AVl. naccC) e rifpondette francamente, che effe galere non erano in
potere del Mendozza . Ma poi timorofo della natura impetuofa
del Papa convocati nelle proprie abitazioni li Ambafciarori Ce-
farei lì Colonnefi ed altri feco laro tenne trattato dello fpc-
diente in tale circoftanza . Alcuni accennano, che fi ricevette
con difprezzo il comando Pontificio* né mancò chi riducea a
dubbiezza la di lui esitazione dicendola non legittima né Ca-
nonica. Tutto quefto Marcantonio Colonna lignificò al Cardina-
le Farnefe con Lettera dei dì 24 di Agofto ricordata dal Palla-
vicini ; il quale foggiugne , che il Papa fu ammonito dell' o-
perato dal Cardinale Burgenfe che quindi ne perdette la buona
grazia. Intanto il Santa Fiora fu pofto in carcere per ordine
di Paolo , che ancora preferiffe gelofa cuftodia dei Colonnefi y
contro quali era più accefa la di lui collera . Imperciò a Ca-
millo che intervenne alla adunanza fuccennata, fi aferiveano le
acerbe efprefiìoni fatte contro la fama ed elezione di elfo Pao-
lo: ed ei ancora fu imprigionato; molti altri fi efentarono da
Roma e dichiarati contumaci fi fpogliarono delle foftanze . Ma
il Conte Sforza appena avuta notizia della prigionia del Car-
dinale Fratello operò preflb il Mendozza per impedire l'eccidio
della propria Famiglia , che fi riconducano a Città Vecchia le
galere, e fi congegnino a Niccolò Alamanni, il quale a quelle in
nome del Re di Francia prefiedeva. Il Papa alquanto con ciò
fi placò ed a petizione del Collegio Cardinalizio rimife in li-
bertà il Cardinale di S. Fiora avutone però per ficurezza lo
sborfo di trecento mille feudi, li quali nella partenza di lui fi ap-
propriarebbero al Fifco e la perdita della dignità ed Ecclefia-
flici beneficj . Poco dopo intimato Confiftoro acerbamente il
correffe e minacciollo di privarlo della Porpora . Si pacificaro-
no li tumulti ; ma quindi altra burrafea inforfe contro li Ca-
rafi , e fi pubblicò , che per comando di Cefare era fiato pre-
parato il veleno al Cardinale Carafa da certo Nannio Abate, il
quale per tale duopo mandò a Roma Celare Spina . Eflo Nan-
nio tofio fu imprigionato , e nell' efame confettando il delitto
difle d'effere inviato all'Abate Berfegni in Napoli , il quale
fubitamente arrecato fu condotto a Roma e con feco fi trasfe-
rirono le Lettere e Scritture all'affaflìnio appartenenti. Se non
che colla morte del ■ Nannio e dello Spina anco quella faccenda
ebbe fine , che diede occafione a longa guerra : però non inan-
ca.
Storta de Romani Pontefici . J 29
cario Storici, che negano ciò attribuendolo ad arte dei Cardi- > ^ ■ j"*
naie Carafa che molto agitò e conturbò il Papa precipitandolo EC'
in fconfgliate riioluzioni . Quelli dunque convocò nelle proprie
ftanze Ambafciatori e Cardinali , ai quali efpofe li tradimenti
mofli contro la propria Famiglia e Perfona , e loro comunicò
li formati procefii ; Congiugnendo , che ei affidava!! all' atten-
zione e coniglio del Re di Francia. Per il che l'Oratore di
quefto propole le condizioni di alianza che piacquero al Papa
il quale tolto con (bienne modo le avvalorò , e quegli colla più au-
rorevole forma in nome del Re le approvò , ed ottenne cinquan-
ta giorni di tempo per trafmettergliele ; il quale fé vorrà le ac-
cetterà ed avvalorerà . Quefti non volea intricarfi in sì difficile
guerra • ma poi cedette alle fuppliche dei Configlieri ed inviò a
Roma li Cardinali de Lorena e de Tournon per approvarle;
ed il fecero nelli 14. di Dicembre del corrente 1555. La pri-
maria di quefte fu la inveftitura del Regno di Napoli acquifla-
to colle armi del Re e del Pontefice in favore del di lui Se-
condogenito ; e già quegli concepì Iperanza d'impadronirfene.
IV. In mezzo di tali anguftie Paolo non trafeurò l'aumento Creazione-
dei Padri, e con due promozioni fotto li 7. di Giugno e 18 di Cardina-
li Dicembre creò molti Cardinali. Tn quello nominò Diacono li •
Carlo Carafa fuo nipote, a cui raccomandò la Legazione di Bo-
logna ed il primo luogo nella amminiftrazione del Principato :
ed egli che fi abusò della grazia ed autorità conferitagli dal Z:o,
fu da Pio IV. chiufo in Cartello di Sant'Angelo, condannato
reo di lefaMaeflà,e fpogliato delle dignità ed onori ; ed il Car-
nefice troncatagli la mano lo fìrangolò. In quefto creò Cardi-
nali Giovanni Ciliceo Spagnuolo Arcivefcovo di Toledo; Gian-
bernardino Scoti Italiano Cherico Regolare dell' Ordine Teati-
no Arcivefcovo di Trani e quindi di Piacenza; Diomede Ca-
rafa fuo confanguineo Vefcovo di Ariano; Giovanni Suario Ro-
mano Uditore di Rota e Vefcovo di Mirepoix ; Scipione Re-
biba Siciliano Protonotario Appoflclico , indi Vefcovo di Muret
e poi di Pefaro ; Gianantonio Capifucchi Romano ; Giovanni
Groppero Tedefco Decano della Chiefa di Colonia ed efimio
difenlore della Cattolica Religione contro li Luterani . Quefti
ricusò la Porpora fé diamo fede alli Petramellara e Panvini •
noi però il lappiamo accennato dalli Annali della Chiefa di
Colonia col titolo di Cardinale . Imperciocché Paolo nell' anno
fufleguente comandò ad Adolfo Arcivefcovo di Colonia di ador-
Tom.X. Ti nar-
3^o Storia de Romani Ponefici.
narlo colle infegne Cardinalizie , febbene ei vi ripugni* le Lct-
Sxc.XVI. tere pont|ficie appartengono alli 3. di Luglio del 1556. Im-
perciò elfo Groppero fi portò a Roma per ringraziare il Papa ,
e quivi appunto mori nelle Idi di Marzo del 1558. L' Epita-
fio del del di lui fepolcro da noi veduto in Roma nella Ghiefa
della B. Vergine Maria dell'Anima della Nazione Tedefca ri-
corda, che egli coli' affenfo del Papa fi aftenne dall' efercizio
del miniftero Cardinalizio .
del PaT6 V* Nel 1S$6' Pa°l° depUtÒ graVC Cogregazione Per la Ri-
con Cdare ^orma ^e^a Diiciplina , alla quale dettino Padri e Vefcovi
e Re Filip- ill«-iftri per erudizione e probità , e loro preferire di attendere
pò ; fpedifee a"a fanta imprela ; non ebbe però la di luì follecitudme il
in Fiandra defiderato effetto y febbene non Tappiamo il perchè. Si riduffe
Legati. bensì a compimento la tregua dì cinque anni e per terra e per
mare tra Celare , Filippo II. Re di Spagna , ed Enrico Re di
Francia pretto Calais mercè la mediazione della Regina d'In-
ghilterra e del Cardinale Polo , giacché inutilmente tentarono
di pacificarli . Si ftipulò effa tregua nel dì 5. di Febbrajo , non
fi fece però nel trattato menzione del Papa . Il Continuatore
del Rinaldi ricorda 1' allegrezza di Paolo quand'ebbene notizia*
ma noi in effo offerviamo col Pallavicini ed altri Scrirtori forn-
irla triftezza e turbamento; perchè il Re di Francia fenza aver-
gli comunicata la faccenda la ftipulò avendo poco prima con-
chiufo feco lui alianza contro Cefare. Il perchè ei applicò le-
samente l'animo alla guerra, e giacché nelle Galende di Gen-
najo avea creato Condottiero delle armi della Chiefa il proprio
Nipote Conte di Montorio diedegli opportune iftruzioni , folo
perchè egli e tutti li Nipoti defideravano la guerra . Giunfe-
ro intanto a Roma nelli 18. di effo Gennajo le condizioni
della alianza che il Re di Francia contratte con feco lui ; ma
poco dopo il Nunzio Gualtieri fignificogli la tregua che elfo
Re avea ftipulato con Cefare , nel cui trattato non faceafi men-
zione di lui ; il che ad effo ed ai fuoi Confanguinci riufeì ama-
ro. Quindi il Cardinale Carafa diede ad effo Re Lettera d'in-
dolenza , in cui con animo troppo libero ricordavagli la viola-
ta fede , e fu efibita al Re dal Duca di Somma . Dunque di-
cevagli quanto lui difeonveniva la fatta tregua dalli Italiani
riprovata che egualmente fparlavano delle dì lui violate pro-
mette ; che di fommo vantaggio per Cefare era la tregua ; poi-
ché quelli compiuto il tempo e riftabilite le forze più vigoro-
fa-
Storta de Romani Pontefici . 331
famcnte ripigliata la guerra imporrà grave giogo alla Italia , ed ■ ~— ^
armerà in danno dei Principi che non potranno opporgli forze EC*-X-VI,
eguali . Poco dopo V Ambafciatore del Re efpofe al Papa la
tregua flipulata con Cefare , adducendogli le cagioni che ad effa
aveanlo indotto. Per tanto il Pontefice deftinò con titolo di
Legato preffo Cefare , ed il Re Filippo il Cardinale Rebiba ,
e ad Enrico mandò il proprio Nipote£ardinale Carafa* di ciò fanno
teftimonianza li Atti Confiftoriali che ricordano per tale duopo
convocato Senato nelli 9. di Aprile. Ad eflì Legati preferiffe
di rallegrarfi coli' Imperatore e colli Re della tregua e di efpor-
re ad effi il proprio contento, poiché fperava da quella la per-
fetta pace, da cui dipende la felicità della Griftiana Repubbli-
ca. Al Carafa diede poi irruzioni fegrete , mercè le quali egli
dovea avendone opportunità ricordare ad Enrico li contratti im-
pegni per la guerra , indurlo in vigore di quelli a foftenerla , ed efor-
tarlo a rompere la tregua contratta con Cefare. Il perchè le Lettere
conteneano ordini diverfì : le pubbliche efibivano li precetti del
Papa; e le private elponeano le fegrete irruzioni ad effo Ca-
rafa comunicate. Di ciò fa teftjrnorianza il Pallavicini nel Ub.
13. cap. 16.: non adduce però autorevoli Scrittori , che il fat-
to comprovino. Lo Spondano vuole, che il Papa con quefta
Legazione configliò il Re alla guerra , e per quefto gli mandò
la Spada e lo Stocco che nella notte del Natale di Crifto be-
nedi . Dall'altro canto il Legato Rebiba ebbe irruzioni che
moftravano il zelo Pontificio pel vantaggio della Religione •
e quindi dovea fjgnificare a Cefare , che il folo Ecumenico Con-
cilio al quale intervenga il Papa perfonalmente , può apprettare
rimedio alle difavventure della Chiefa : ma perchè l'età di que-
fto decrepita non permetteagli di trasferirli altrove , arebbelo
volontien intimato nella Lateranenfe Bafilica . Nel Concilio pri-
mamente fi tratterà della Riforma delli Ecclefiaftici e Laici , li
coftumi di quelli correggendo ed a queftì vietando di frammi-
fchiarfi nelli affari di Religione: e però dovea efortarlo alla
fanra imprefa. E perchè al Concilio affidano Ecclefiaftici ador-
ni di virtù e fceveri di paflìone era neceffaria la pace , a cui
effo Pontefice paternamente il configliava. Doveano li Principi
pacificarfi; ed il Papa ciò fperava , poiché il Re di Francia mercè
il Cardinale de Lorena aveagli comunicato di rimettere ad effo
l'accomodamento delli litigj e di definirli con vicendevole contento.
Perciò mandòad Enrico con titolo di Legato Appoftolico il proprio
Nipote il quale dovea efporgli , che ei decretarà pene e cenfure con-
T t 2 tro
g 3 2 Storia de Romani Pontefici .
?* YVf tro chi impedirebbe 1' efecuzione della pace o porrebbevi impe-
EC" ' dimento. Ma li configli di Paolo non ottennero il defiderato
effetto .
Indolenze vi. Li continui diffapori dei Miniftri dei Re Filippo , ed
del Papa col jj troppo amore di Paolo per li proprj Nipoti privarono le
Nap0l, . fua conferenze di pace del felice fucceffo . Imperciò il Papa ordi-
gravedilcor.no la fabbrica della Fortezza di Palliano poco prima levata ai
dia,cherom- Colonnefi proferitti , anatematizzati , e privati di ogni domi-
pe in aper- nio , e con diritto beneficiario diede il tutto al Conte di Mon-
ta guerra. tor]0 ed ai di lui Eredi con pretefto che dovea conferirfi a chi
difendealo dalle aggreflionì di eflì Colonnefi e dalli affalti im-
prowifì del Re di Napoli . Quindi il Duca d'Alba che era (la-
to dall' Imperatore fpedito in Italia per difendere quelli dall'
impeto troppo precipitofo del Papa ed i confini del Regno di
Napoli , dovea aflalire le truppe Pontificie quando abbia forze
a quelle fuperiori . Sollecitamente quelli affoldò genti e le
conduffe a fronte di quelle del Papa , che fé ne lagnò in
Senato convocato nelli undici di Giugno, rammentando ai Pa-
dri che il Duca ingiuftamente protegge la caufa dei Colonnefi
rei di lefa Maeftà , e col configlio di eflì Padri infinuò alli
Oratori dei Principi che defiderava di vivere in pace con rut-
ti . Ma la Lettera di Garzìa Lafib della Vega Ambafciatore
del Re Filippo data al Duca venuta nelle mani del Papa il pro-
vocò a fdegno . Da quella intefe , che quegli efortavalo ad in-
vadere il Dominio della Chiefa ; il perchè Paolo ne comandò
l'arredo: e per occultare il livore o malanimo ordinò fegreta-
mente a Silveftro Aldobrandini Avvocato del Fifco di efporre
con pubblico fcritto ai Padri , che li Miniftri di Cefare e del
Re Filippo, e fegnatamente il Viceré di Napoli macchinavano
la invafione del dominio della Chiefa e della fteffa Roma col
favore preftato ai Colonnefi e col fomcniniftrare a quefti buon
numero di truppe. Ciò certamente era comando dei Principi ,
li quali non curavano il Diploma Appoftolico vietante a tutti di
^are ajuto ad eflì Colonnefi ribelli della Chiefa. Il perchè 1*
Avvocato del Fifco configliò il Papa di deputare Cardinali per
la revifione della Scrittura efibita, li quali conofeeranno la ve-
rità del fatto, e che il Pontefice deve dichiarare, che eflì Mi-
niftri e Principi devono punirfi colle Cenfure della Chiefa , privarli
del dominio loro conferito da efla Chiefa , e difpenfare li Sud-
diti dal giuramento . In Confiftoro fi riceverono le fuppliche
del-
Storia de Romani Pontefici. 333
dell' Avvocato e Proccuratore del Fifco . Nelli 2. di Aoofto il — • —
Marchete di Sarria Ambafciatore Cefareo ebbe di ciò notizia
e tentò di efentarfi da Roma fotto pretefto che altrove il vo-
Jeano premurofi negozj , ed il Papa gli accordò la partenza.
Intanto il Duca d' Alba non ancora ben agguerrito per difen-
dere il Garzia e foderarne la caufa mandò a Roma Giulio
Conte di San Valentino per efporre al Bapa moire indolen-
ze • ma quefti ripigliò , che effo Garzia era ftato giuridicamen-
ta imprigionato , poiché conobbefi cofpiratore contro la fua Vi-
ta : che li Regj non doveano offenderò* della giuftizra efercita-
ta in danno dei loro Sudditi : che il Marchefe di Sarria non
era ftato ingiuriato ma accolto ed afcoltato quando chiedette
udienza; e che fé ne fopportò la rea azione , con cui di notte violò
la porta della Città ritornando dalla caccia. Ciò udito il Vi-
ceré nuove indolenze efpofe in Roma per mezzo di Pietro Lof-
fredi , il qu.ile diffe , che ei non dovea ricevere la Scrittura dell'
Avvocato Fifcale ; ciò facendo comprovava d'avere l'animo av-
vedo a Celare ed al Re Filippo: il perchè quelli dovrebbono
con giufta guerra far valere le fue ragioni ; a chs s' inducono
ftencatamente . Egli elponea al mondo il proprio offequio e
quello di eflì Principi verfo il Papa, ed il pregava di deporre
lo fdegno ed afTumere la mitezza promovendo la pace del Cri-
ftianefimo . Portava il Loffredi varie Lettere dirette al Papa
ed ai Cardinali , ai quali dovea parlare in nome del Duca d'
Alba che gli preferirle di trattenerli in Roma quattro giorni ,
e quindi reftituirfi a Napoli ancorché non abbia avuto rifpofta.
Al Papa però giovava la dilazione dell'affare per attendere il
Cardinale Carafa di Francia , e diffegli , che non potea sì pie-
namente deliberare faccenda tanto importante ; con che gli fé
fperare accomodamento; ed effo Loffredi non offervò il comando dei
Duca ed affai più dello prefcrktogli in Roma fi fermò. Ma il Duca
non curò le parole del Papa e raccolto l'elercito improvvifamente
intimogli la guerra. In fatti nelle Calende di Settembre inva-
fé il Dominio della Chiefa occupandone varj. Caftelli . E quefto
fìurbò la convocazione dell' Ecumenico Concilio nel Laterano
ridotta a buon fine, poiché il Re di Francia e Cefare conven-
nero in accordarlo e nello fpedirvi li Vefcovi ; ma la guerra
intimata al Papa dal Duca d'Alba l'ordine Itabilito fventò.
Intanto Paolo nelli 6. di effo Settembre convocò li Cardinali, e
loro efpofe, che le truppe Cefaree occuparono molti Luoghi dei
Do-
5j4 Storia de Romani Pontefici*
- Dominio Ecclefiaftico; ed introdotto in Senato il Loffredi afpra-
J>EC. AVI. roente il mortificò per le oftilità del Viceré, afferendo che que-
lli avea violato il diritto delle genti, che non atrefe il trattato
con cui fi riducea il tutto pacificamente ad effetto. Ma poiché
era di milizie fprov veduto e cotidianamente riduceafi in maggiori
anguftie , tentò li Veneziani volendo -ftipulare feco loro alianza;
ma quefti colla prudenza naturale l'affare offervando fi appi-
gliarono alla neutralità , e configliarono effo Papa alla quiete
ed a ciò che a comune Padre conviene . Di tutto quefto Pao-
lo ammonì il Cardinale Carafa prefcrivendogli di reftituirfi a
Roma. Ma quefti proccurò di ammollire il Re di Francia , ri-
cordandogli che fenza il di lui ajuto rimarrebbero il Papa e 1*
Ecclefiaftico dominio preda dei Spagnuoli. Enrico dopo molti
configli rifolvette di favorire il Papa , e rotta la tregua pat-
teggiata con Cefare dal cui giuramento fu affolto dal Carafa ,
promife di preftare al Capo della Chiefa opportuno ajuto. Il
Duca d' Alba intanto della forte buona prevalendofi occupato
il Lazio fi avvicinò coli' efercito a Roma per ftrignerla di af-
fedio ; ed Ottavio Farnefe ritiratofi dal partito di Enrico aderì
al Re Filippo da cui ebbe in dono Piacenza. Ciò effendo effo
Enrico dìcea di affumere le armi e la guerra fenza violazione
della tregua patteggiata con Cefare e col Re Filippo: e quin«
di meditando di mandare a Roma numerofe truppe ftipulò col
Cardinale Carafa condizioni poco diffimili dalle riferite. lì Duca
d'Alba intanto impadronivafi delle Città primarie e più forti
dell' Ecclefiaftico dominio , e riducea alle ftrette il Pontefice
attendente con impazienza il Cardinale nipote , il quale pervenne a
Roma circa la metà di Settembre portando con feco danaro e
comando alle truppe Guafcone che dalia Corfica ove dimorava»
no, fi trasferifcano a Roma per cuftodirla e difenderla. Ed in-
tanto Enrico mandò in Italia altro efercito fotro la condot-
ta del Duca de Guifa , del quale conferì il fupremo comando
ad Ercole Duca di Ferrara. Succedettero nell'anno alcuni com-
battimenti con efito vario, e con difcorfi di tregua e di pace.
Il Papa è VI. L' Erefia Luterana dilatavafi in Polonia troppo feli-
foliecitoper cernente, e per impedirnela il Papa avea colà fpedito il Veico-
la Religio- vo jj Verona a cui ordinò di foftenere la Fede , e di ridurre ad
rell 3tp lo* e^a c^* *e n' era a^ontanato Per vaghezza di libertà. Quegli al
nia • prodi, Pr0Pr'° c^c'° adempiendo divenne l'odio, e l'abbominio delli
gio ' della Eretici e principalmente di Giovanni Laski , e di Pierpaolo Ver.
Eucarirtia. ge«
Storia de Romani Pontefici, 335
gerì Vcfcovo una volca di Capo d' Iftria infigne Apoftata, della
di cui opera più volte nelli affari di Germania fé ne prevalfero òEC'XVI.
li Romani Pontefici . Quefti due troppo acerbamente ne prover-
biavano la fama ed Appoftolico miniftero . Per tanto il Papa con
Lettere pregò il Re Sigifmondo di non predare credenza alli
Apoftati , e di cacciarli dal Regno provvedendo in tal mo-
do alla purezza della Fede. E perchè molti configliavano quel
Re di operare prefTo il Papa la convocazione del Concilio,
in cui fi decretino le controverfie di Religione e le inforte rap-
porto la comunione delle due Specie ; quefti il configliò di atten-
dere alle Sanzioni già emanate , di annullare li Editti oppofti al-
la Ecclefiaftica libertà , e di eliminare dal Regno li Eretici, ani-
curandolo della prefta celebrazione dell'Ecumenico Concilio . Spe-
dille ai Miniftri Regj , li quali poiché erano depravati dalla E-
refia le comunicarono al Vergeri , che le pubblicò con infolen-
tiffime annotazioni , configliando tutti a non accettare la con-
cordia efibita dalla Sede Appoftolica, quando non li permetta la
Moglie alli Ecclefiaftici ed al popolo la Comunione fotto le due
fpecie. Molti molli da zelo Cattolico fi oppofero alle infolenze
delli Eretici ; il più illuftre fu Andrea Vefcovo di Cra-
covia, che fi meritò l'encomio del Papa; e Stanislao Ofio Ve-
fcovo di Ermeland con dotto Libro le arguzie confutò del Ver-
geri , ed ammoni il Monarca, che erano oppofte alla felicità
del Regno le maflime introdotte dalli Eretici . Ma quefti favo-
rivali un po' troppo ; ed era molto propenfo per introdurre nel
Regno la comunione fotto le due fpecie; ma il Santifiìmo
Dio confermollo nella retta Fede col prodigio riferito dal Su-
rio . Gerta Donna Criftiana di vile condizione denominata Do-
rotea Lezeski abitante nella Villa detta Sacha^eto appartenente
alla Diocefi di Pofnania ferviva certo Ebreo, dal quale più vol-
te con promette fu indotta a dargli la Sacra Particola ; ed ap-
punto la infame ricevuta nel dì di Pafqua la Comunione trac-
tafiela di bocca gliela confegnò . Quefti la portò nella Si-
nagoga ; quivi con afillati coltelli la ferì , e dalle ferite la
Sacra Oftia tramandò goccie di Sangue. Si pubblicò il fagrile-
go delitto, e Tempia donna ed i perfidi Giudei ne riportarono
il meritato gaftigo . Con tale prodigio il Santiffirno Dio confer-
mò il Dogma Cattolico , infegname che fotto il facro Pane fi
occultano il Corpo, Sangue, Anima, e Divinità del Figliuolo di
Dio; e da quefto commoflb il Re , e fortificati li Fedeli vene-
ra-
,, umuanm
gj5 Storia de Romani 'Pontefici
rarono la confuetudine introdotta dalla Romana Chiefa di comu-
Sec.XVI. nìcare li Criftiani col folo Pane , e riprovarono li errori de' Sa.
cramentarj .
Iftituifcè il Vii. Il Pontefice ne' primi dei 1557. diede illuftre efempio
Tribunale di pietà e giuftizia colla iftituzione del Tribunale di Udienza ,
di Udienza, ^ ingenerò giufto timore nelli Officiali della Romana Cuna ,
ì il e e coman^ aI Predicatori di pubblicare il formato Decreto . Coa
dradiS Pie- crue^° Promette di afcoltare alla prefenza di due Cardinali, Pre-
tto in Ro- ^at' » e^ Officiali due volte alla Settimana le indolenze di tutti »
ma , e crea Ma il preferite© durò affai poco recando foverchia fatica al
Cardinali. Pontefice, moleftia ai di lui Confanguinei , e terrore alli Mini-
/tri . Nello fteffo Confiftoro decretò la celebrazione della Fefta
della Cattedra di S. Pietro in Roma per li 18. di Gennajo, che
tuttavia o'ffervafi nel Crifiianefimo : e nel 1553. rinnovò li due
Decreti confermandoli colla Bolla : Ineffabtlts Divtn<e providentt*
ahitudo .... data in Rema preffo San Pietro nel dì 6. di Genna-
jo del 1558. , e del Pontificato nojìro tcr^o . Al giorno 15. di
Marzo del prefente anno appartiene la creazione di dieci Eccle-
fiaftici di efimia Virtù adorni • furono Taddeo Gaddi Firentino
Arcivescovo di Cofenza di cui fi fervi in affari fpinofi : Anto-
nio Triulzi Miianefe Vefcovo di Tolon e Nunzio preffo la Re-
pubblica di Venezia: Lorenzo Strozzi Firentino Cugino di Cat-
tarina Medici Regina di Francia Vefcovo di Beziers : Virgilio
Rofari di Spoleti Vicario di Roma: Giovanni Bertran France-
fé eletto a Vefcovo di Comminges , e poi Arcivefcovo diSans:
Michele Ghisleri del Bofco Diocefi di Tortona dell' Ordine de*
Predicatori Vefcovo di Nepi e Sutri , che eletto a Papa fi de-
nominò Pio V. : Clemente Dolera Italiano Miniftro Generale
de' Frati Minori: Alfonfo Carafa Napolitano ftio nipote non
ancora pervenuto all' anno diecifette , e poco dopo nominollo
Arcivefcovo di Napoli : Vitellio Vitelli Vefcovo di Tiferno lua
Patria; e Giambattifta Configlier-i Romano Prefidente della Ca-
mera Appoftolica . Offerviamo , che febbene Paolo IV. moftra-
vafi fevero zelatore della Ecclefiafiica difciplina , in sì corto tem-
po condecorò colla Porpora tre del proprio fangue , e ad uno
tanto giovinetto confegnò la Chiefa illuftre non meno che dif-
fìcile di Napoli ; prefe riffe però , che ei la governi giunto all'anno
27. Quefti mercè la onefta indole e faggi coftumi lcansò le di-
favvemure della Famiglia Carafa e fu confermato nella dignità*
Ma checché fiafi della foverchia tenerezza di Paolo verfo li
prò-
Storia de Romani Pontéfici. 337
proprj Congiunti, è certo, che afcrifle al Collegio Cardinalizio ""■ ^fS*
Ecclef attici degni, li quali molto faticarono pel fervido della ^EC,XVI
Cattolica Chic-fa , e pel decoro della Sede Apppoftolica.
Vili. Intanto Paolo affittirò dal Re di Francia in bre* Scommuni-
ve tempo riacquifiò le Città del Dominio Ecclefiafìico ca- ca *i Spa-
duto in mano delli Spagnuoli ; poiché il Duca d'Alba ef. enuJ? ' fe
fendo affai debole di truppe fi ritirò , e le impiegò nella difefa JeVco'lor»
di Napoli, che prevedea affalito dalli avveriarj . Il perchè lo ]a pace,
Strozzi , ed il Duca di -Montorio triacquiftarono le Fortezze e
Città della Chiefa . Ma perchè li Miniftri Spagnuoli operavano
contro il diritto ed autorità della Sede Appottolica , Paolo con-
dotto per ventura dal foverchio amore de' tuoi deputò Tribuna-
le di Uomini dotti per punire Carlo V. e Filippo li. , e ad effi.
preferifle di ufare del rigore delle Leggi; indi richiamò a Ro-
ma li Nurzj , che dimoravano pretto la Corte di quelli . Poi
cella Feria Quinta della Settimana Santa promulgò il Diploma
che fi appella In Caria Domini y e feommunicò gì' Invafori delle
Città e dominio della Romana Chiefa , li loro Fautori e Configliene
e nelli Officj della Feria fufleguente omife la preghiera per la
felicità di Cefare. Il Duca d'Alba impaurito dei Franetfi de-
putò arbitra della pace Giovanna Carafa Matrona ornat fT ma
Sorella del Papa ; efibì Siena al Duca di Montorio , purché fia
reftituito Palliano ai Colonne!! , pe' quali facevafi guerra. Ma
Paolo che prometto avea il Regno di Napoli al Figliuolo del
Re di Francia e concepito fperanza di vittoria, non afeoltò le
propofizioni di pace , e quindi con tale configlio quafi precipi-
tò Roma . Imperciò conferì il fupremo Impero delle truppe ad
Ercole Duca di Ferrara con Lettere del dì io. di Febbrajo •
quefti , il Duca de Guifa , ed il Carafa fi riduttero in Reggio di
Modena per ordinare la Campagna . Voleano Ercole ed il Ca-
rafa invadere Cremona e Milano pctttduto dalli Spagnuoli •
ma il Guifa riprovandone il cor.figlio volle condurre V efer-
cito alla difefa di Roma ; di ciò ebbene alToluto comando
dal proprio Monarca , e minacciò ad etti di unirfi colli Spa-
gnuoli fe non abbandonavano l'imprefa di Cremona, e di Mi-
lano. Li Carafi il pregavano di invadere con prettezza il Re.
gno di Napoli : ed in fatti il Guifa difponendo di aflalirne la
Capitale riiblvè di là condurre 1' efercito per la vja Flaminia ;
ma quindi fi fpaventò di immaginati pericoli ; appunto perchè
le genti Pontifìcie non erano nomerofe , come promife il Car-
Tom.X. V v di-
Storta de Romani Pontefici .
dinaie Carafa, e li altri Nipoti del Papa impiegavano pel prò.
•SCAVI. prj(> ingrandimento- il foldo deflinato per quelle. E quello ca-
. gicnò difcordia acerba tra eflb Duca ed il Marchefe di Mon-
tebeilo. Dovea quelli per comando del Papa invadere Napoli*
ed infatti, occupato Campii picciola Città dell'Abruzzo ulterio-
re affali Civita di Penna; ma quando feppe che fi avvicina-
vano li Spagnuoli, levò l'affedio e prefentò ad elfi la battaglia.
Ma accortoli che di giorno in giorno fcemava il numero dei
Francefi, in buon punto frejjò il fuoco e con faggie tergiverfa-
zioni fcansò effa battaglia che potea effere la rovina d'Italia.
Il Papa intanto per provvedere le truppe di ftipendio con nuova
tributo gravò- li Sudditi; ed il Duca de Guifa condufle l'efercito
a Roma; nel qual tempo il Viceré tenne trattato con alcuni
Cittadini per effervi introdotto col favore delle tenebre; e per
ciò mandò colà efploratori che ne oflervino la parti debole ;
poi non ridufle ad effetto il meditato difegno. Intanto arrivò
in Italia la notizia della battaglia accaduta predo Santerre di
Picardia tra li Spagnuoli e Francefi colla peggio di quelli ; il
perchè Enrico fu coftretto di abbandonare il Papa e richiama-
re in Francia il DucadeGuifa. Il nuovo finiftro coflrinfe Pao-
lo a trattare di pace col Viceré di Napoli. Ma quelli infuper-
bito diflfe , che non vi acconfentirà , fé non riprovi la fli-
pulata alianza colli Francefi nimici del proprio Re, ed alli ami-
ci di quello rellituifca le ricchezze ed onori . Non volea ac-
comodare" alla dura legge; e pregò li Veneziani ed il Duca di
Firenze di fovvenirlo . Si prevalfe del Cardinale Triulzi; quelli
feppe si bene efporre a quelli, che li Spagnuoli meditavano dr
impadronirfi della Italia, che eglino promoffero la pace e con-
cordia . Il Re di Portogallo favorì la imprefa efortando
il Papa alla pace; ed ei poi con Lettere del dì 15. di Luglio
ringraziollo e ad eflb raccomandò lo flipulamento di quella co»
onorevoli condizioni. Anco il Re Filippo la bramava etemear
che la vittoria di Santerre muova in proprio danno la invidia
dei Principi che concepirono in effo il penfiero di maggio-
ranza • e fpedì a Venezia con titolo di Ambafciatore France-
fca di Valenza. Quelli nello fporre al prudentiflimo Senato il
fucceflb della battaglia dovea manifellare la moderazione del
Re che era .pronto di reftituire al Pontefice le acquiflate Ter-
re , purché quelli voglia la quiete d' Italia . Il Senato per
sant». ed il Duca di Firenze deputarono Miniflri , li quali con-
fi gl'i a-
'Storia de Romani Pontefici* g^p
gliarono alla pace il Duca d'Alba che non voleala , fembrando- w?F
gli troppo duro di non raccorre da tanta vittoria profìtto. Ma EC,AvX
Filippo gli comandò di ftipularla e diedegli opportune irruzio-
ni . Dunque eflendo li Principi alla pace propenfi Paolo conferì,
al Cardinale nipote la facoltà di trattarla col Viceré . Quegli
imperciò fi portò nelli otto di Settembre alla Cava accompa-
gnato dalli Cardinali di S. Fiora e Vitelli ; quivi poco dopo
pervenne il Viceré , e nelli quattordici fegnarono la pace con
rali condizioni : Il Duca dimanderà perdono al Papa predando-
gli oflequio : 11 Re Cattolico manderà a Roma Oratore che col
Papa lo ftefib efeguifca: Il Pontefice accoglierà eflò Re Filip-
po quale diletto figliuolo, rinunzierà alla alianza dei Francefi ,
ed oflerverà colli uni e colli altri le parti di (incero Padre:
Li Spagnuoli refluiranno al Pontefice le Città dirttuttene pe-
lò le fortificazioni : Il Papa e Spagnuoli rimetteranno alle Cit-
tà e Cittadini il meritato gaftigo . Ma elfo Papa fi riferbò la
facoltà di ammonire li Colonnefi autori della guerra . Dunque
confegnò Palliano a Giovanni Carboni accetto alle due parti ,
alle quali prometterà di oflervare fedelmente li patti ftipulati
dalli Cardinale Garafa e Duca d'Alba. La pace fu' avvalorata
dai due Cardinali di S.Fiora e Vitelli, dal Vefcovo dell'Aqui-
la, e dal Cancelliere del Viceré. Il Pallavicini nel ltb.14. cap.
4. vuole pattegiate private condizioni dalli Cardinale Carafa e
Viceré, e ne recitiamo il compendio. Doveafi confegnare Gal-
liano ad uno grato alle due parti , ed il Cartello rovinato ncn
più farà rifabbricato ; il Re nel corfo di fci mefi darà al pof-
i e flore di qutllo onorevole compenfazione . Ciò non efeguito
Giovanni Carboni confegnarà al Duca il Cartello dirtrutro , ed
inforgendo nuovo litigio fi deciderà dal fapientiflìmo Senato di
Venezia. Se poi il Duca di Alba convenevolmente il cornpen-
fi , confegnerà Palliano a chi non fia nimico del Papa , da cui
impetrarà il perdono. Lo Scrittore della Vita di Filippo II. n'
encomia il zelo che con tanto danno (ì mortrò properfo al Pa-
pa e corrifpofe con magnanima azione al titolo di Catto,
lieo . Ciò riabilito il Duca nelli io. di Settembre partì da
Roma • e Paolo n' efaltò la faviezza e prudenza con Lettere
delli 15. In quefto efTo Duca accompagnato da molti vifunllo,
ed in nome del Monarca umilmente pregolio di pe-dono, ed o(-
fequio gli preftò . Paolo corrifpofe al Viceré con umanità e
dolcezza , e mandò alla di lui Conlorte la Rofa d'oro col mez-
V v a ics
340 Storia de Romani Pontefici.
zo di Matteo Acquaviva che condecorò col titolo di Nunzia
Sec. XVI. Appoft0i;co,
Proccura di IX. Nelli 20. Paolo convocò Gonfiftoro , ed il Malfarei!!
pacificare li lignificò ai Padri la pace, le condizioni di quella , e ciò che
Re di Fran- il Duca diffe quando al Pontefice fi prefentò. Quelli ordinò nel
eia ediSpa-tft fulfeguente ringraziamenti a Dio nella Gapella Pontificia, e
Sna* deputò Legati Appoftolici alli Re di Francia e di Spagna per
pacificarli . Dunque il Cardinale Triulzi fu indirizzato a quel-
lo, ed a quello mandò il Cara fa . Non potè però il Papa paci-
ficarli , poiché per folo privato intereffe ed ingrandimento della
propria Famiglia aveali divifi coli' indurre quello di Francia a
mancare enormemente alli patti contratti con Cefare . Ed il
Garafa non favorì la pace efficacemente , frammifehiando in effa il
Ducato di Palliano ufurpato ai Colonnefi . Il Pallavicini nel //£.
14. cap. 5. recita le irruzioni che il Papa diede alli due Lega-
ti . Al Triulzi preferirle di ringraziare il Re del predatogli aiuto,
di elortario alla pace, di efibirgli la fua mediazione già accettata
prima che per opera de' malevoli fiali l'animo di lui alienato
dalla Romana Corte , e di lignificargli che il decoro della Religio»
ne dipende dalla pace comune. Adelfo ancora confegnò Lettera
Appoftolica che afficuravalo dell'efficace defiderio di vedere ad effet-
to ridotta la concordia. Al Carafa due cofe il Zio raccomandò;
primo, dovea efortare il Re Cattolico alla pace; il che ei pre-
Ilo con Lettera . Con quella ancora gli efibì la propria media-
zione , e che volontieri fi porterà al Luogo delle Conferenze ,
purché fia vicino a Roma. Secondo, non dovea perdere di villa
li affari dimenici ma promoverne l'ingrandimento ,.come pure la de-
raolizione di Palliano, ed il gratuito dono di qualche Principato
ai Garafi per gratificarli l'animo fuo . Ed effendo venuto in po-
tere di quello il Ducato di Bari colla morte di "Bona figliuola
di Galeazzo Sforza , con paffionato modo Paolo avanzò la no-
tizia al Cardinale Nipote incaricandolo di proccurarne la invefti-
tura del proprio Fratello col tributo Metto che ne proveniva al
Monarca. Giunfe il Carafa a Bruffe'les- nelli 13. di Dicembre;
fu accolto da Filippo con onorificenza ed effetto. Si moflrò
quelli propenfo alla pace , ed encomiò la follecitudine che il
Papa ne avea . Difle però, che non potea l'affare decidere in breve
tempo; né credea , che il Re di Francia finceramente la pace
defideri . Rapporto li vantaggi de] li Carafi il Re fi meraviglie
della franchezza onde oravano di pregarlo , dopo che con tante
in»
Stoùa de Romani Pontefici. 341
ingiurie lo aveano offefo . Per tanto propofc al Cardinale hi ^~~y\ìj-
ricomperila del Ducato di Palliano che non dovea rimanere in "E *
loro podertà, il Principato di Roflano. Ma querti intriftico pel-
la rilporta moftrofli gravemente turbato colli Minirtri Regi •
poi alquanto mitigò la collera fulla offerta della penfione di
dodici mille Scudi , e torto partì per Roma . Anco ir Re di
Francia commendò l'attenzione del Papa pella pace, ed afficurò
il Legato , che ei la favorirà, quando li Spagnuoli non fieno
infuperbiti per la teftè riporrata vittoria .
X. Paolo nelli 14. di Luglio convocato Confiftoro Crea Lega-
crcò Cardinale Guillelmo Peytou Frate dell' Ordine de' Minori to Appollo-
Inglefe , che ne' primi tempi della apoftafia di Arrigo Vili. i.1C0, Per
con Apportolica libertà foftenne nel Pulpito il legittimo matri- J° n0nèri-
monio contratto con Cattarina , ne riportò in gartigo l' efilio cevuto dalla
e per lungo tempo viffe in Italia col Cardinale Polo : ritornò in Regina Ma-
Inghilterra nel Regno di Maria, che fé ne fervi pella Confef. ria.
fione Sagramentale, ed ottenne laChiefa di Sarrisbury e dal Pa-
pa la Porpora e la Legazione nel Regno in vece di efib Polo . Ma
tal cofa recò a tuttti ammirazione che fi lagnarono di vedere
deporto querto che era fornito d'integerrimi eòftumi , zelantifli-
mo difenlore della Fede e rifburatore di querta in Inghilterra*
né fappiamo addurre la cagione di sì rtrano penfiero del Papa.
Alcuni accennano, che ei s' infofpettì della credenza del Polo,
ed a Roma il chiamò per efaminarla; ma noi non polliamo ad
efli prertare credenza : 'troppo accertatamente fono convinti dal-
le magnanime azioni di effo Polo e dalli encomj fatti alla di
lui eroica virtù . Altri ripigliano , che effo Papa fiafi feco lui
corrucciato , perchè ei cooperò alla tregua jiatteggiara dalli Re
di Francia e Spagna e non gli manifsftò il conlìglio . Del re-
fto egli dovea impiegarfi in tale faccenda con impegno avendone
avuto affoluto comando da Papa Giulio III. , ed efio Paolo non
glielo avea vietato. Altri pretendono , che il Polo perdette la
grazia di Paolo, perchè non ritirò la Regina Maria dalla guer-
ra intimata al Re di Francia. Altri aggiungono , che la ripu-
gnanza del Polo per la efaltazione di Paolo gliene meritò le
indignazioni. Dunque è verifimile , che fiafi ingenerata nell'
animo di Paolo qualche fofpizione della retta credenza del Po-
lo, e perciò il privò della Legazione ed a Roma il richiamò:
e per eguale fofpizione imprigionò in Cartello di S. Angelo il
Cardinale Giovanni Morono , e Tomafo Sanfelice Vefcovo del-
la
342 Storia de Romani Pontefici.
la Cava , e deputò quattro Padri , che ne afaminino la crede».
Sec. A-vl. 2a . ma pQj riconofciuti di probata faviezza li rimandò con de-
. corofe laudi. Se non che a dire vero Paolo con tale procedure of-
feie la ftima che preffo il Cattolico Mondo il Polo gode-
va . Intanto la Regina Maria occultò il Diploma della depofì-
zione del Polo ed innalzamento del Peytou ; quegli però n*
ebbe fentore ed obbedientiflìmo incontanente fi attenne dalla
Legazione, ne depofe le infegne, e mandò a Roma Niccolò Or-
maneti per dare conto al Papa delle proprie azioni , perchè la
Regina non permifegli di porfi in viaggio . Quella vietò col
«onfiglio dei Senatori e Giudici la efecuzione del decoro defti-
nato a Guglielmo Vefcovo di Sarrisbury , ne occultò le infegne
del Cardinalato trafmeffegli , e comandò al proprio Oratore in
Roma di ricordare al Papa il pericolo della Fede alla partenza
del Polo venerato dai Nazionali quale autore della nuova in-
trodotta Credenza. Alcuni accennano, che Paolo per opera dell'
Orraaneti reftituigli il primiero onore* li più accreditati però il
rapprefentano coftante nel fentimento contro il Polo concepito.
E certo, che il Polo fino alla fua morte accaduta nell'anno fuf-
feguente niente operò quale Appoftolico Legato ; ma non ne
dimife la dignità o per connivenza di Paolo o per comando
della Regina . Anco il Porporato Guillelrno morì nell' Aprile
del corrente .
Sua folle- XI. Già 1' erefia di Calvino dilatavafi molto in Francia;
«itudine nel febbene il Senato di Parigi con Editto del 1542. vietò ai Li-
foftenere la bri ed Imprefibri di dare alla luce o venderne la peftilentiflima
FedeL»atto- iftituzj0ne . Dopo la battaglia di Santerre li Eretici diven-
nero più teraerarj *, e liberamente fi riducevano , e funefta-
mente bruttarono colle flragi fuoco e morte le Città e la fte-
fa Capitale , fé crediamo alli Surio ne* Comentarj , Belcari nel
lib.zj. e Tuano nel lib.\$.. Nelle Adunanze prendeano le mi-
sure più opportune per difondere in quel Criftianiftìmo Regno
li errori; e l'effetto loro felicemente fuccedea, effendo il Re ad
altri affari attento, e non avvertito del finiftro che nel fuo do.
minio accadea alla Cattolica Religione per cagione dei Mini-
ftri infetti delle mafiìme di Calvino . Piacque però a Dio di
■difendere la Chiefa fua Spofa , e fufeitò nell'animo del Monar-
ca ferio zelo della di lei fantità e decoro . Il perchè delibe-
rò d'iftituire nelle Provincie del Regno certi Tribunali di fa-
era Centina contro Calvino ed i di lui Seguitatori ; il che ef-
fen-
Storia de Romani Pontefici* 34 3
fendo dall' Ambsfciatore Regio lignificato al Papa comecché £Z*""'&
quefti era della Cattolica Fede zelantiflìmo , con Appoftolica ^sc* *^'
Lettera encomiollo , e con Diploma del dì z$. di Aprile del
1557. raccomandò ai Cardinali dimoranti in Francia di con.
dannare e punire feveramente li Calvinifti . Ci piace di reci-
tarlo quale teflimonio del zelo di Papa Paolo IV. nel (ottene-
re la fantità della Fede . Dice così : // cariffimo figliuol no/ir»
in Cri/io Enrico di Francia Re Crijltaniffimo fece a noi tefìè col
tnt^o dei [no sAmbafctatore e/porre il ^elo , onde follecito della Or»
todoffa Fede e della Cattolica pietà brama , che ne proprj Regni fia
tjli tutto /' Officio della Inqwfi^ione contro /' eretica pravezja con *Ap*
pojìolica autorità * e per que/ìo ci fece pregare utilmente % che con
nojìra potejìà fia raccomandato ad Uomini probi timorofi di Dio e
gelanti del di lui onore la facoltà d* introdurla nel Regno e nei di
lui Dommj , e di procedere in vigore della %Appoflolica benignità op»
portunamente nella difefa della medefima Religione . Noi ìmperciò en~
comtando molto nel Signore il pio e fanto defiderio del Re , e pie*
riamente confidando della in/igne pietà delle voflre Cìrcof pecioni , e del*
la eftmia voflra prudenza e deflre^ja magnanima nel ridurre ad ef*
fetto le imprefe ricevendo le di lui fuppltcbe colle preferiti no/Ire Let»
teie dtcbtaramo e deputiamo in virtù della fuddetta no/ira autorità
Voi a Noi tanto uniti ed alla Sede %Appoflolica in negozio di Fede Com»
mi (far j nofìri ed affoluti Inquifitori della eretica pravità nel mede fi*
mo Regno e net Dominj 'del fuddetto Re . . . . Se non che la guer-
ra che Enrico (ottenne colli Spagnuoli ed Inglefi, foffocò li buo.
ni concepiti defiderj ; e la tenue Cenfura praticata dai Cardina-
li non fu baftevole per foftenere la fantità della Fede . Parec-
chi nullameno abjurarono li errori e falfi dogmi di Calvino.
Intanto Paolo zelantiflìmo dell'onore di quella promoveane nel
Criftianefimo la oflervanza, e deputò per ogni dove Uomini
Apposolici che ne la difendano. Mandò imperciò al Re di A-
biflìnia Nonnio Berretti Portogliele Gefuita dopo di averlo no-
minato Patriarca; quefti dovea iftruirlo della purezza ed unità
«fella Chiefa . Iftiruì ancora nelle Indie Orientali foggette al Re
di Portogallo nuovi Vefcovati , condecorò la Chiefa di Goa
eolla Arcivefcovile Dignità , ed in Roma pubblicò il nuovo
Teftamento in idioma Siriaco, onde li Sirj più facilmente .ap-
prendano li dogmi della Religione. Nell'anno poi 1559. ad
iftanza del Re Filippo II. moltiplicò nelle Fiandre le Chiefe;
colla Dignità Metropolitana quelle di Cambray , Maftricht , e
Ma-
J44 Storia de Romani Pontefici.
Malines illuftrò foggettando ad effe li nuovi Vescovati eretti.
Sec.XVI. a quella di Cambray fonomife le Chiefe di Tournay y Arras,
Namur , ed Audomarenfe : a quella di Maftricht li Vefcovati
di Harlem , Daventrienfe , Leo; rdienfe ,"Gruvigenfe , e di Mid-
delburgo : e fotto quella di Milanes riduffe Anverfa , Gand ,
Bruges, Ipri, Ruremonda , ed il Vefcovato Butcoducenfe ; e
concedette al Re Cattolico ed ai di lui Succeffori la facoltà di
nominarne li Prelati . Preftò ajuto a Maria Stuarda Regina di
Scozia per (ottenere nel Regno la Criftiana Religione , e riac-
quiftare li beni della Cafa Reale ufurpati dalli Eretici . Conce-
dette più ampia facoltà all'Officio della Inquifizione , e fogget-
tò a quello li fl#flì Cardinali della Romana Chiefa , li delitti
che appartengono alla Religione, e chi diede motivo di fofpettare
della fua credenza. Le caufe di effa Inquifizione in certo gior-
no della Settimana doveano eflere difcuffe alla prelenza del Pa-
pa, che con autorità Appoftolica arebbe confermato lo ftabilito
ovvero propofto dai Cardinali. In fomma per confervare incor-
rotta la Fede prefcriffe alli Inquifitori di efaminare li Libri qhe
ne trattano, e fermò l'Indice di quelli che ne parlano erro-
neamente, il quale nel 1559. fi pubblicò: ed effendo tuttociò
approvato dai di lui Succeffori più facilmente fi confervò la
purezza della Fede di Crifto.
Vieta la XI. Nella Dieta dell'Impero cominciata in Ratisbona «eli'
Conferenza anno fcaduto e compiuta nelli 13. di Maggio del corrente fi
.jtl decretò, che amichevolmente fi trartino e decidano le contro-
„; ; .;~~..I verfie di Religione dai Cattolici e Luterani nella Conferenza
ni intimata 0. , .... ,. ..
in Worms . cne " terrebbe in Worms , in cui dodici di ogni parte li ar-
Suoi decre- gomenti della propria credenza produranno. Prefiedette a
ti per lari- quella in nome del Re Ferdinando il Vefcovo Naumbergenfc
forma, erudito nelle feienze Teologiche; ad effo fi unirono Affeffori
Cattolici e Luterani . Li Cattolici furono il Vefcovo di Mers-
burg , il Suffraganeo di Argentina, il Gefuita Cani fio , e due
Teologi di Lovanio ; e li Luterani furono Melantone , Schne-
pfio , Brenzio , Rungio, Carfio , ed il Pifiorio. Il Re ordinò
d' inveftigarc la maniera di vicendevole accomodamento^ ei poi
decretarà 1' opportuno . E poiché nel Diploma non fece men-
zione del Papa com'era dovere, li di lui Configlieri lo bu-
farono preffo il Nunzio Delfino coi dire che ne orni fé il no-
me ed autorità , perchè li Eretici non arebbono acconfentito
alla Conferenza , ne volle «fporne alle indolenze e . calunnie di
quel„
Storia deRomsini Pont ef ci • 345
quelli la rifpettabiliflima Perfona . Nel rimanente non arebbe .— 1 "-— ■£
decifo la faccenda fé non colla dipendenza del Papa. Tornò "EC> XVI.
fommamente gravofo il Colloquio ad elfo Papa , perchè fi de-
putò lenza fuo configlio, e perchè l'affare di Religione deve
trattarfi nei Concilj Ecumenici . Ed il Nunzio* corrette fevera-
mente li Ecclefiaftici che aderirono al Monarca: eglino però fi
fcufarono , poiché crederono il Colloquio ordinato dal Pontefi-
ce , ed il Canifio veniva da Roma per intervenirvi . In fatti
Paolo perniile ad eflb Canifio di trasferire in Germania , con
che moftrò di non abborrire l'Adunanza; o piuttofto ve lo
ipedì comandando ai Cattolici di non trattare di Religione , fé
dalla Sede Appoftolica non fia approvato il Colloquio . Ed in
vero fuccedette felicemente il negozio : imperciocché volendo
li Cattolici affumere per regola infallibile delle controverfie di
Fede la divina Scrittuta , la Tradizione, ed il fentimento de*
Santi Padri , li Luterani efibirono la fola Scrittura che aveano
mutilata con prava azione . Inforfe impererò grave difeordia che
preflò occafione allo fciogliraento del Colloquio con fomma con-
folazione del Pontefice 9 il quale con Lettera efort.ò il Re a por
fine alla Dieta di Worms e tentare mezzo più opportuno per
Ja converfione delli Eretici e pace di Germania ; quella fu da-
ta in Roma nelli 15. di Novembre del 1557. e del noftro
Pontificato III. E con altra comandò al Vefcovo di Lubecca
di configliarlo pello fcioglimento della Dieta ; e ciò appunto
avvenne; a che cooperò il Re Cattòlico, che mandò a Ferdi-
nando dotto Teologo per fignificargli il falutevole configlio, che
ebbe felice fucceffo. Intanto Paolo difponea il necefiario pel
riaprimento dell'Ecumenico Concilio, e pel negozio tanto gra-
ve di Riforma ed Ecclefiaftica Difciplina. Per quello emanò la
Sanzione che comincia: Inter cietevas caufas .... preferivente a
ire Cardinali ed al Datario la incolpabile diftribuzione dellf
Ecdefiaftici beneficj e vietante ciò che può deturparla ; abufo
che troppo era praticato nella Romana Curia . E perchè nel Mar-
zo dell'anno fcaduto avea ordinato ai Vefcovi dimoranti in Ro-
ma di trasferirli al governo delle Chiefe , e molti di quelli non
ancora erano partiti , li convocò nella Manza di Coftantino , e
loro con elegante difeorfo latino preferirle la follecita partenza
ricordando coi fentimenti della Scrittura e dei Padri li gravi
^attigni che da Dio incontrarebbono nel differirla : indi ve li
coftrinfe con fevere Cenfuce . La mente del Pontefice fu appro-
Tom.X. X x va*
24.6 Storia de Romani Pontefici •
— "^^■* vata dal loro filenzio , e nello ftabilito tempo da Roma parti-
SEC. XVI. rono. Ciò effendo Paolo ad altro difordine ingiuriofo alla Fe-
de provvide, e nelle Calende di Marzo del 1550. emanò altra
Coftituzione decretante gravi Cenfure contro li Fautori dell'i E-
retici , e rinnovò le Sanzioni , Canoni , e Decreti pubblicati da
fuoi Anteceffori , e dai Concilj. Ordinò la Proferitone di Fe-
de alli Vefcovi promoffì nuovamente , la quale oggidì è in ufo:
non mai concedette difpenfe matrimoniali in fecondo grado *
preferirle la riforma del Clero nei vitto e veftito , né alcuno
aferiverfi dovea alla facra Milizia fé non abbia comprovato colia
oneftàdel coftume la fua convenzione. Volle, che le liti inforte
tra li Cardinali fiano decife dal folo Papa ; amplificò le Coftf-
tuzioni rapporto le Annate che li Pofleflbri delli Ecclefiaftici
beneficj contribuifeono alla Camera Appoftolica : prelcriffe ai
Clauftrali di vivere nei Monifterj , avvegnacchè fiano efenti per
facoltà delli Superiori; e colla Coftituzione del dì 18. di Di-
cembre del 1558. rinnovò quefti Decreti ampliando le Cenfu-
re contro li Fautori della. Erefia , ed inoftervanti della Ecclefia-
ftica Difciplina ►
Non appro- XII. Ne' primi del 155^- l'Imperatore Carlo V. meditò di
va larinun- rinunziare 1' Imperio a Ferdinando Re de' Romani e di ritirarli
zia deirim- nella folitudine. Per quefto ei da Gand diede Lettere al Pre-
So Vfidente ed A{reffori della Camera Imperiale fino dalli 27. di
favore del Sgotto j e ne^i 27« d'i Settembre altra ne diede alli Ordini dei-
Re Ferdi- 1' Imperio preferivendo di riconofeere quello. E perchè fapea ,
«andò, che tutto quello apparteneva alli Elettori, loro deftinò magnifi-
ca Legazione , e nel corrente 1558. quefti il compiacquero.
Ma perchè nello fcaduto erano trapalati il Palatino , e li Ar-
civefeovi di Colonia , e di Treviri, e li nuovi attendeano alla vi-
fìta dell' Elettorato , ed affai più perchè dopo la rinunzia di
Carlo la guerra delli Re di Francia e di Spagna incrudelì , la
folenne rinunzia fi fece nelli 24. di Febbrajo del corrente 1558.,
e li Elettori concordemente nelli 28. conferirono a Ferdinando
le infegne Imperiali, e gli promifero offequio ed obbedienza . Il
nuovo Cefare participi al Papa la propria efaltazione , e Mar-
tino Gufman prefentogli la Lettera , che efibigli obbedienza , e
promife patrocinio ; affienandolo che con onorificentiffima Le-
gazione il pregarebbe della coronazione. Ma Paolo troppo ge-
lofo della fua Dignità non volle ricevere il Gufman né rico-
HoCcere^ Ferdinando ; poiché figurava!! pregiudizio della Appe-
tto-
Stona de Romani Pontefici* 347
ftolica autorità e pericolo della Fede . Quindi fé diamo fede al ** -***»s?
Panvini erette certa Congregazione di Cardinali ; alcuni di "EC* XyJ»
quelli penfavano^ che la rinunzia dell' Imperio e 1' Imperatore
ftefTo apparteneva al Papa ; il che tentò di comprovare con ar-
gomenti Francefco Commendóni, che poi fu detto Cardinale da
Pio Papa IV. Il perchè Paolo lignificò a Ferdinando, che dal-
la di lui elezione proveniva detrimento alla Sede Appofìolica -,
e pericolo alla Cattolica Religione* quello accadea , perchè li
Elettori nella fola morte di Celare DofTono altro foftituirne ;
il che non era nella rinunzia di Carlo V., che fenza l'affenfo
della Sede A ppoftolica non potea trasferire in Ferdinando la Impe-
riale Dignità; e quefto, perchè li Elettori apoftati noi favorirono*
€ potea temerfi , che eletto arebbono altro che fìa Fautore della
Erdia e dello Scifma. Dubitava ancora , che Ferdinando avvalo-
ri li Decreti delle Diete alla Religione opporli condifeendendo
ai Luterani. Voiea imperciò, che quegli lolennemente rinunzì
alli Atti della Dieta di Francfort rimettendofi alle decifioni
della Sede Appofìolica* nel qual cafo ne confermarà la elezio-
ne: e perseverando nel propofito riprovò la traslazione dell'Im-
perio oppofta ai facri Canoni. Intanto l'Oratore di Ferdinando
lì portò a Tivoli . Li Cardinali ai quali raccomandoflì 1' efame
di quello negozio , favorivano il Papa • ma Giovanni Groppero
illuftre per la confeguita Porpora e per la folenne rinonzia di
quella confìgliava altra via e più convenevole al decoro della
Religione . Dicea , che la rinonzia di Cefare era dì niun vigo-
re , e Ferdinando reo nell' avere accettato 1' Imperio fenza l'af-
fenfo della Sede Appofìolica: volea però, che il Papa con pru-
denza addattifi alle condizioni dei tempi , che piuttofto abbondi
con Ferdinando che con feco lui ufi rigore; e proponea la di-
fpenfa più acconcia al bene della Chiela . Anco il Re Cattoli-
co afficuraya il Pontefice , che il proprio Genitore operò in
tal modo vincolato dalle preghiere di Ferdinando e non per
malivolenza con efib • e pregavalo di perdono e di avvalorare
il fatto . E 1' Oratore di Ferdinando tentò ogni mezzo per
placarlo ed indurlo a riconofeere il nuovo Imperatore ; con
che egli baftevolmente provvedea al decoro Appoftolico , e
fcanfava li pericoli imminenti . E certamente chi. potrà in Ger
mania contenere il furore della plebe alle rifoluzioni del Papa-
chi opporfi alli Eretici che non condannino di tirannia l'auto?
rità Pontificia? chi prevenire il molto, che Ferdinando loro
X x 2 con*
J48 Storia de Romani Pontefici.
~ concederà , perchè ad onta del Papa lo (ottengano nel Trono?
Tuttociò il Groppero e l'Oratore di Ferdinando differo a Pao-
lo, fé diamo fede al Continuatore del Rinaldi : ma noi il ripu-
tiamo errato , ed accenniamo quale menzognero il di lui rac-
conto . Imperciò non potemmo avere nelle mani le Lettere del
Re Cattolico, dicente che Carlo V. rinunziò l'Imperio a pe-
tizione di Ferdinando , e quindi accettiamo il parere del Pagi
e di altri Storici che attribuifcono ad invenzione del Continua-
tore le milantate Lettere e le fuppliche di Gufman . E' ben
vero, che quefti la infleflìbilità di Paolo comunicò a Ferdinan-
do, il quale gli preferirle di partire da Roma dopo tre giorni,
febbene non abbia da quello avuto rifpofta della dimanda. Il
Gufman efpofe alli Pontific) Miniftri V ordine di Celare , ed
ottenne ftentatamente dal Papa di efiere ricevuto a privato di-
feorfo ed alla prefenza di pochi Cardinali ; in tale occafione
efpofe le indolenze di Ferdinando, con franca libertà ne ripro-
vò la ripugnanza, e tentò di comprovare, che non era necefla-
ria altra elezione perchè quegli fia Imperatore , poiché era Ara-
to alla augufta Dignità giuridicamente affunro . Quindi diffegli
la contentezza delli Eretici nel vedere ninnici il Papa e Cefa-
re , e la follecitudine delli Auftriaci nel foftenere in Germania
l'offequio del Pontefice in mezzo di tanta corruzione; gli ri-
cordò lo ftupore del Mondo nel vederlo fempre oppofto ai Prin-
cipi , che con affetto di divozione il favoriscono. Imperciò il
pregava di riflettere all' affare e non raccomandarne ad altri
la cura, fé voka fventare in Germania il pericolo della Catto»
lica Religione. Ma il Papa fi dilatò nello fpiegare all'Oratore
li pregiudizi che ne proverrebbero alla Sede Appoftolica , avva-
lorando colla propria autorità la rinunzia di Carlo e la elezio-
ne di Ferdinando: indi efpofe, che per ifeanfare tali danni e
condifeendere alla petizione molto pensò , ma finora non trovò
mezzo opportuno : fperava , che Ferdinando vorrà: compatire la
Sacerdotale coftanza nei foftenere Ir diritti della Sede Appofto-
lica y e promife di deputare Legato che a quello manifefti la
cagione della ripugnanza. In fatti deftinò il Cardinale Scipione
Rebiba, che mandava in Polonia per affari di Religione . Intan*
to fiflo nel proprio parere non accettò li configli del Monar-
ca Cattolico e delli Veneziani , che vollero pcrfuaderlo , rrè
alla morte di Carlo V. fucceduta nel Settembre fi cambiò ; e
finché viffe riprovò la efaleazione di Ferdinando , che fu da Pa-
pa
Storta ài Romani Pontefici • 34P
pa Pio IV. nella Cefarea Dignità confermato. ~-
XIII. Intanto Carlo V. che riputò fatta con folenne rito i>EC-^vl«
la rinunzia, fi ritirò a vivere privata vita nel Moniftero deHi Alla morte
Gerolomini fituato nella Eftremadura ; quivi attento nelli efer- di Carlo V.
cizj di pietà prendea a milura il cibo, contemplava le Divine abbuia la
cofe , e depurò l'anima dalle bruturc della colpa. In fatti nel vacanza dei-
mezzo dei fanti efercizj fi vide nelli 22. di Settembte ridotto l'imperio; e
a morte da acuta febbre. 11 Surio ne' Comentarj ne la accenna- Promove **
e delle di lui magnanime azioni trattano li Sandoval , Ulloa , Pace *
Dolce, e qu.ifi tutti li Scrittori che lo efaltano con magnifici
elogj . E certamente ei parve nato fatto per 1' Impero di Euro-
pa , di cui farebbelene impadronito , fé non vi fi fofTero con
vigore opponi li Re di Francia; pel parere dello Spondano fi
meritò V encomio delle Nazioni colla pietà , religione , tempe-
ranza , giuftizia , prudenza^ magnanimità di animo ne* pericoli ,
eroica coftanza nelle avverfità che incontrò nella vita. Giunta
a Roma la notizia della di lui morte il Papa che riprovonne
la rnunzia, ne ordirò in Ccnfiftoro del dì 12. di Dicembre le
folenni efequie pubblicando il Decreto che recitiamo: Non vo-
lendo il Pontefice che Ji ometta /' ifficto di Religione fello jparjo ru-
more , ovvero pella fama divolgata dì certa rinuncia dell' Imperio fat-
ta da Carlo , la di cui giurìdica notizia non è pervenuta a Rema ,
decretò , che fiano celebrate le jolennt efeqwe , dichiarando che non vo-
lta con eie recare pregiudizio alla Sede %/ìppcfìtlica , r,è alla di lei au-
torità e giuri [ditone , né che altri da ciò tragga diritto. Nel gior-
no ficfTo portardofi alla Cspella diffe ai Cardinali : V Imperio è
vacante per la mate di Carlo non già per la rinunzia di quello j poi-
ché quejìa fi efeguì in mane delli Eletteti e non nella noftra, come pre-
scrive ogni diritto. Dalle quali parole fi convince di calunnia il
Soave dicente che il Papa fi ufurpò T autorità di creare 1' Im-
peratore . Ei riputava vacato 1' Impero colla morte di CJarlo ,
e la Sede Appofìolica nella morte di Cefare avea conferito al-
li Elettori l'autorità di eleggerne il Succeffore* per quefto non
approvò la rinunzia che quegli ne fece. Intanto Paolo col mez-
zo di Legati proccurò di pacificare li Re di Francia e di Spa-
gna ; e perchè non ebbene il bramato effetto, rinnovò previo
quelli li configli più volte. Il perchè nelli 2. di Gennajo con
1/ettere pregò Filippo di cooperare alla pace che cagionarebbe-
gli fommo decoro , e dicea : ^Abbiamo provato fomma allegrezza
nel Signore ricevendo le Lettere che la tua Serenità fcritte di propria
3^o Storia de Ramati? Pontefici.
ì ~ — ~ mano e piene di pentimenti di ojfervanza e pietà fece a noi confegna*
- re . . . . Ma le cofe che con grave dolore ncjìro fono accadute , deg*
. giono ejfere onninamente da noi due obbliate , ed entrambi dobbiamo
pentire condolanone nello fgombramento delle tenebre che offuscavano ti
candore dell' animo noflro e la no/ira /incera dilezione , che come fuol
Avvenire più ilJufivamente fi è manifejìata . Intanto affolutamente vq*
gliamo moflrare al mondo il gaudio provenutoci dalla tua pietà , 7*
Jìima che facciamo di tanto Figliuolo , e ' l* amorevolezza che provieno
dal cuore di ottimo ed amanttffimo Padre . Carijpmo Figliuolo /periamo
mercè il divino ajuto di ridurre ad effetto quello che operiamo per la
comune pace , pella diftmzione delle erefte^ correzione dei cojlumi , e con»
vocazione dell' Ecumenico Concilio * per tuttociò ci promettiamo il tuo
favore . Il che non foto defideviamo peW onore di Dio e Crifliana Re-
pubblica , ma ancora per la tua gloria , poiché a te preghiamo da Dio
maggiore felicità di quella the già conofcMmo avere tu raccolto dalli
trionfi , onde fei gloriofo e preffo Dio e prejfo il Mondo .... La folle-
citudine di Paolo per pacificare Ji Principi Criftiani è efaltata
dalli Storici di quefti tempi, e fiamo meravigliati , che Andrea
Morofmi nel lib* 8. della Storia all'anno 1558. abbia ridotto a
dubbiezza ciò che andiamo dicendo né l'areffimo sì franca-
mente accennato , fé non avefiìmo monumenti giuridici che e*
inducono a fcriverlo ; e fono le Lettere dei Re di Francia e
di Spagna che ne lo ringraziarono, poiché eglino mercè li di
lui configli nel maggior furore della guerra trattarono di pace;
febbene ne fvani la fperanza pella morte della Regina cV In-
ghilterra-
Morte del- XIV. Dunque nella maggiore cura di Paolo giunfe aRoma la
la Regina d' infaufta notizia della guafta falute di efia Regina, la quale faticava
Inghilterra^ pello -ftabilimento della Cattolica Religione nel Regno. L'idro-
meftizia del pe ja cuj €ra aggravata , il poco amore del Re Conforte , e
Papa, le molte indolenze dei Primati tanto la turbarono , che final-
mente la riduffero a morte nelli 15. di Novembre del 1558,
nel quinto mefe del Trono, e nell'anno quarantefimo di Vita,
Il Cardinale ed Arcivelcovo di Cantorbery Reginaldo Polo
ridotto da febbre quartana ad eftremo languore e debolezza
quando feppe la morte della Regina, tanto rattriftoffì, che dopo
17. ore rendette Jo fpirito al Divin Creatore nell'anno 58. de'
fuoi giorni ; così perirono in Inghilterra li due Primai j fofte-
nitori della Cattolica Fede . Intanto Maria Regina di Scozia
per configlio del Suocero Re di Francia afiunfe le infegne del
Re.
Storia de Romani Pontefici. 351
Regno, e pubblicò le ragioni della pretefa eredità. Ma gl'In. ■
glefi nimici dei Scozzefi e Francefi efalcarono al Trono Lifa- Sec. XVI<^
betta tenuta fotto cuftodia finora dalla defonta Regina. Avea
quella per umano timore e rifpetto della Sorella profeffato
il Cattolicifmo , e quindi non per affetto di Religione ,
ma per non eflere dal Regno efclufa fi fece ungere da Vefco-
vo Cattolico, e permife ai Sudditi la libertà di Religione. II
perchè comandò all'Oratore dimorante in Roma di fignificarc
al Pontefice la propria efaltazione al Trono. Negò Paolo di ap-
provarla , allegando il difetto dei natali di lei e la non curan-
za della Sede Appoflolica , feriza il cui affenfo falì lui Trono:
nel rimanente conferraeralla nella affunta Regia Dignità fa-
cendonelo giuridicamente pregare. Alcuni attribuirono alla du-
rezza di Paolo l'apoflafia di Lifabetta , e per conseguente la
perdita irreparabile d'Inghilterra: ma lo Spondano ofierva , che
Paolo tenaciffimo della autorità propria potea contenere le pa-
role acerbe* del refto non è degno di condanna , fé difficilmente
concedette il Regno ad una fpuna e lofpetta di ere fi a ; né vol-
le pregiudicare altrui . Imperciocché Enrico Re di Francia gli
lignificò le ragioni ereditarie della Regina dì Scozia , e dovea
proteggerne l' efaltamenro ► Dunque rettamente fi oppole alla
«{funzione di Lifabetta riputata figliuola illegittima di Arrigo
Vili. ; poiché Clemente VII. dichiarò di niun valore, il ma-
trimonio con Anna Bolena, e li Ordini del Regno poco pri-
ma con folenne modo fentenziaronla naturale. Dal altro canto
avea baftevole motivo di fofpettare della credenza di Lifaberra 9
fa quale profefsò il Cattolicifmo per fedurre il mondo ed ac
quiltarfi l'amore dei Cattolici, e ne* tempi di Edoardo diede,
troppo manifefte prove della Erefia occultata fotto la vifiera di
retta Fede per ambizione del Trono. Dunque l'equità , pru-
denza, e dignità volear.o , che il Papa fé le fi opponga , e dal-
la connivenza di lui arebbe tratto Lifabetta occafione di com-
parire Cattolica , ma in fatti arebbe favorito la Erefia . Ciò ef-
fendo non il rigore di Paolo con Lifabetta, ma il di lei ani-
mo pravo eliminò dalla Inghilterra il Cattolicifmo ; ed effa
mAnifeftò T affetto che nodriva in cuore per foftenere la E»
refia . Procura il
XV. Dopo il colloquio di Worms non più in Germania fi difputò di R ,oro e.a
Religione; impererò Ferdinando che eradi animo mite proccurò la p0ionia e(j
quiete , e gl'Imperatori che a lui incedettero ». furono canto deboli , jn Germi»
che nia -
g^i Storia de Romani Pontefici.
che febbene amavano la Cattolica Religione non poterono fare
Secavi. fronte ai Principi ed alle Città che fegui vano l'errore, e dovette-
ro accordarlo. E perchè l'unico rimedio pello riftabilimento
della retta credenza era l' abjura del male , né li Eretici ripro-
varlo voleano , ogni difputa apparve onninamente fuperflua. Già
la Cattolica Fede fondata nella Verità non potea effere dai
cavilli delli Uomini alterata , e molto meno diftrutta . Li Pro.
teftanti e Zuingliani profeguivano le difpute , ma perchè di-
fprezzavano il Vangelo., non mai riprovarono l'errore. Intanto
in Germania comunemente regnava 1' inganno , e tutti a Talen-
to deturpavano la purezza della Fede di Crifto» Il perchè Pao-
lo mandò colà con titolo di Nunzio il Vefcovo Alifano, efor-
.tando Ferdinando di opporli alli Eretici e distruggerli . Col di
cui mezzo fpedì anco ai Vefcovi vatj Decreti appartenenti alla
Riforma ed allo riftabilimento della Difciplina . Ciò appare dal-
la Lettera data all' Arcivefcovo di Magonza , di cui ne reci-
tiamo fragmento , perchè il Lettore conofea il zelo di quello
efìmio Protettore della Cattolica Religione: Intenderà latita Fra-
ternità le eofe , che abbiamo cominciato a fare per correggere li cojltu
mi e rìfìabilire la Difciplina , e già molto col divino ajuto perfetto*
nammo , ed abbiamo penfìero di operare per la eflirpazione della erefim
e per /' annientamento delle feifme , quello che ci permetterà la Divina
Clemenza . Efortiamo imperciò la tua Fraternità di riflettere al detto
delfvfppojlolo Paolo.' E' neceffaria la erefia , perchè appaja la ret-
tezza di quelli che perfeverano fedelmente nel proprio dovere con
Dio . Impercib devi vegliare attentamente alla cufiodia della Chiefa a te
raccomandata , e che non fta oppugnata nella tua Dìoceft la Cattolica
Fede ne la falute delle pecorelle del Signore , le quali deggiom effere
da te e dalli altri Prelati follecitamente difefe .... Diede altre Let.
cere del medefimo tenore alli Arcivefcovi di Treviri , Colonia,
e Salisburg % al Cardinale Vefcovo di Augufta , ed ai Vefcovi
di Bamberga , e di Paffavia. Anco in Polonia la Cattolica
Religione (offriva difturbi ; e li Eretici divenuti temerarj non
curavano li Editti del Monarca vietanti nel Regno ogni novi-
tà rapporto la Eucariftia . Imperciò quefli foftenuti da varj Pri-
mati predicavano liberamente fagrileghi errori , e colli configli
tanto affascinarono li Abitanti , che introduifero arditamente .nel-
le Chiefe di quattro principali Città del Regno l'ufo del Ca-
lice* non perchè aveffero defiderio ed affetto di quello, ma per
foftenere li perniciofiffimi errori che vengono deferitti da Sta-
nis-
Storia de Romani Pontefici» 353
nislao Ofio Vefcovo di Ermenland. Se ne lagnò il Papa col --'
Re, e colla Lettera del dì 21. di Ottobre dell'anno fcaduto "£C,XVI,
diflegli , che la offervanza della Divina Legge e la retta Fede
fono il fondamento della felicità del Dominio ; e lo eforcò di
imitare li efempli de' fuoi Maggiori, che foftennero il decoro
di quella. Era Sigifmondo alquanto propenfo peli' ufo del Cali-
ce, di che avvedutifine li Eretici il configliarono a pubblicare
Editto che ne lo preferiva. Ma il Vefcovo Ofio con erudito
Libro fi oppofe all'empio configlio , ed ammonì il Re del trop-
po grave danno che proverrebbe al Regno dalla apoftafia . Quan-
do il Papa ebbene notizia, fpedì in Polonia con titolo di Lega-
to Appoftolico il Cardinale Rebiba per confermare con zelanti
efortazioni il Monarca nel fanto prò pò fi to , ed ammonire li Ve-
feovi di difendere nelle Adunanze del Regno la Cattolica Re-
ligione . Tale fu la Pifiola che in quefta occafione diede ali*
Arcivefcovo di Gnefna ed alli Vefcovi del Regno nelli undici
di Agofto del 1558. : Voi dovete combattere cogf mimici di Crtjio ,
colit avverfarj della Chiefa e della Dtfcipltna , colli %Apoflati e [agri»
leghi Fautori di quelli : e fi crederà , che voi per di/cordie private
non difendiate la verità della Cattolica Chiefa né vi opponete alle in*
/olente delti Eretici ? Dunque operate generof amente Fratelli Diletti/fi.
mi , imbrandite lo feudo della Fede e della falute , ed armati colla
fpada d elio fpirito non mancate a tanto pio , gloriofo , e neceffarto com.
battimento , nel modo che conviene ai Sacerdoti del Dio %rflttJJimo ed
ai Pafìori delle Chiefe a cui deggiono preflare offequio , ed alla di
lui plebe ajuto ; il che fempre nel paffato facefìe .... Perfeverò il
Re avvalorato dai configli del Legato ; ed i Vefcovi fi moftra-
rono obbedienti del Papa ed offervatori della Cattolica Religio-
ne . Paolo diede altra Lettera al Monarca , encomiò la di lui
coftanza , ed efortollo di confervarfi a Dio fedele e di efiliare
dalla Corte li Senatori depravati , ed i Fautori della Erefia . EfìJìa dalla
XVI. Nel principio del 1559. Paolo IV. diede raro efem- Curiali pro-
pio di fcverità e giuftizia , e moftrò , che l'amore febbene te- Pri Nipoti.
nero non può fopportare la troppo continuata licenza e la trop.
pò lunga ferie d'iniquità. Il perché fé crediamo al Pallavicini
nel Uh. 14. cap.y. , li Nipoti di lui colli rinnovati delitti fé ne
meritarono l'odio e lo fdegno . La rovina dei Carafi provenne
dal Duca de Guifa, il quale quando feppe, che Paolo condan-
nava la fua condotta nell' affedio di Civitella , fé ne aggravò
e rendette oggetto della fua vendetta li Nipoti che furono au-
tori del proprio difturbo . Il perchè difle allo Strozzi , che non
Tom.X. Y y vo-
354 Storia de Romani Pontefici •
i- volea lafciare invendicate le azioni dei Garafi , e che arebbc
Sec.XVI. fjgnificato al Papa li loro tradimenti, ed al Monarca le ingra-
titudini . Li Spagnuoli avvalorarono le indolenze del Duca . Im-
perciò il Re Filippo veggendo inefficaci li fuoi configli efibiti
al Papa in favore di Marcantonio Colonna , e che quegli fi
moftrò oftinato ed infleffibile nella caufa del Re Ferdinando, fo-
fpettò, che la cagione di tanto male fìa il Cardinale Carafa af-
foluto difpofitore dell' animo e volontà del Zio , e prefe a di-
ftruggerne la potenza col mezzo del proprio Oratore e del Car-
dinale Paceco . Anco il Miniftro del Duca di Firenze ne pro-
raoffe la rovina , perchè da quello fu con alteriggia accolto ,
e ne efpofe al Papa le molte ingiurie , dicendo che gli chiù-
fé la porta in faccia , e vietogli V ingreflb da Sua Santità ,
quando per ordine del proprio Principe dovea configliarlo per
affari di rilevanza . Dunque le cotidiane indolenze crefciute a
difmifura nella Corte commoflero il Papa, che nelli 27. di Gen-
najo del i$5p. convocato Gonfiftorio promife ai Padri di eli-
liare li Nipoti dal Palazzo Pontificio e da Roma. Il Panvini
defcrive la cofa così : y, Meritò egli fomma laude per teftimo-
„ riianza di tutti ; poiché con raro efempio di equità e giufti-
„ zia conofciute le cofe dalli Figliuoli di fuo Fratello operate
in danno dell'Ecclefiaftico Dominio, li quali fprezzarono ogni
diritto, nel Senato fteffo richiamò dalla Legazione di Bolo-
gna il Cardinale Carafa, privò il Duca di Palano della Pre-
„ fettura dell' efercito Pontificio e di ogni dignità , rimoffe dal-
„ la cuftodia del Palazzo Appoftolico il Marchefe di Monte-
„ bello : e perorando in loro danno ne accusò li gravi delitti,
„ e riprovò . Alcuni Padri vollero moderarlo eflendo troppo
), accefo, ed ifcufare le azioni dei Nipoti , ma ei con voi-
„ to atroce li minacciò fé non ceffavano di difenderli . Dun-
,, que efiliò li Nipoti dalla Città , e decretò contro quelli
„ gaftighi fé non partivano: relegò il Cardinale pieno di rok
„ fore ed ignominia a Lavinio , ed alli altri deftinò varj Ca-
„ ftelli . Li deputati dai Nipoti al governo della Città ovvero
„ alla prefettura dei Magistrati furono riprefi ; ed altri priva-
„ ti del Miniftero fi pofero in carcere ; e fi provvidero di
,, Governatori le Provincie e Città „ .... in oltre vietò ai
Cardinali ed ai Principi di pregarlo di perdono in favore di
quelli , ed ordinò , che li Decreti fiano fofcritti fotta /' anno
primo del Pontificato, quafichè fino da quello doveffero eflcre
ema-
3»
9)
1»
Storia de Romani Pontefici . 355
emanati, ed i Nipoti efiliati . Ciò accaduto comecché dai Ni. ~ '-^'
poti dipendea tutta ed ogni amminiftrazione del Pontificato, Pao-
lo permile al Cardinale Alfonlo fuo pronipote illuftre per prò.
bità e faviezza di rimanercene, ed in efTo ripofe ogni fiducia, a
condizione che da Prelati faggi e prudenti fiano retti li negozj
del Dominio ed interefiì del Pontificato. Il perchè iftituì il Tri-
bunale da cui tratte la origine quello che oggidì in Roma fi de-
nomina Con/ulta, in cui dovea trattarli ciò che appartiene al go-
verno dell' Ecclefiaftico dominio 5 il che fi pratica ne* giorni
noftri ancora .
XVIT. Appartenendo come dicemmo, il Regno d'Inghilterra Dirturbi
a Maria Regina di Scozia fu defla affittita con vigore dal Re della Fede
di Francia; dall'altra parte Filippo Re di Spagna favoriva le ln l°§hil-
ragioni di Lifabetta trattando feco lei di matrimonio per con- a*
fervariene il pofleffb acquiftato colle nozze della defunta Regi-
na , e ne chiedette la dilpenfa al Pontefice , fé diamo fede al
Tuano . Ma il Re di Francia che ciò riputava troppo oppofto
ai proprj interefli , prefcrifle al fuo Oratore in Roma di fufci-
tare in Paolo tali fcrupoli colli fofpetti della erefia di Lilabet-
ta , che il trattengano dal concedere a Filippo la ricercata di-
fpenfa . Ma eflb Filippo fi oppofe alle operazioni di Enrico ,
ed efficacemente favori Lifabetta peli' acquiflo del Regno , e
promile di foflenerla fé in Inghilterra conlerverà la Cattolica
Religione. Di ciò perfuafo fcriffe al Papa, che volea difendere
le ragioni di Lifabetta, e con quelle neltRegno la Religione . Ed
il Papa che fi compiacque della follecitudine di Filippo, ringra-
ziollo colla Lettera del dì 2. di Maggio del 1559. » e lo elor-
tò di ridurre a fine affare tanto vantaggiofo . Ma ad un tratto
perì tutta la dolcezza che elfo Paolo concepì della buona vo-
lontà di Filippo ; poiché Lifabetta che per folo umano rifpet-
to fimulò di favorire la Fede di Crifto , convocato Parlamento
in cui prevalfe la potenza dei Primati , annullò li decreti di
Maria, e rinnovò quelli di Edoardo al Vangelo contrarj, pro-
mettendo con folenne maniera di foftenerli ; il che ottenne do-
po grave ripugnanza di molti Prelati , e dei Vefcovi del Re-
gno, le crediamo al Sandero nel lib. 3. dello Scifma . Dunque
Lifabetta vietò ai Sudditi di preftare offequio ed obbedienza al
Papa, ufurpò ad efempio del Genitore e del Fratello l'autorità
fuprema nelle caule Civili ed Ecdefiaftiche , e conferve la giu-
rifdizione di riformare il Clero, creare Vefcovi, e convocare
Y y 2 Con-
%$6 Storia de Romani Pontefici.
r-*»4 Concilj eflendo duopo per la condanna delle fcifme ed abufi .
Sec. XVI. Il perchè fi denominò Capo Supremo della Chiefa Anglicana ,
e ripeteva le Decime delli fpirituali frusci , e quelli che %Anna*
ta dicono . Quindi concedette al Regio Fifco ed alla primaria
Nobiltà diftribuì le poffefiìoni ai Monafterj e Collegj conferite
o donate dalla Regina Maria: dettino alcuni col titolo di fuoi
Vicarj nell' Ecclefiaftico 'y fece*imprimere particolare figlilo per
le caufe della Chiefa : vietò V adorazione delle Sacre Immagi-
ni : abrogò il Sagrificio della Meffa, e l'ufo dei Sagramenti, vali
fagri , e cerimonie, ed ordinò le orazioni nella natia favella.
Effb Sandero tratta diffufamente dei fagrileghi Editti e della
confufione introdotta nel Regno.
Pace tra li XVIII. Quefto graviffimo danno della Fede fu compenfato
Re di Spa- dal fegnalato vantaggio della pace dei Re di Francia e di Spa-
gna e di gna ftabilita con ifpeciale ajuto di Dio ed attenzione del Papa
Ftancia per nej|j ^ jj Aprile del corrente 1559. La notizia gioconda fi
SpaD** folennizzò con giubilo per tre giorni , ed il Papa affitti pub-
blicamente alle Fette per afferzione del Maeftro di Cerimonie
nel Diario alli giorni 4. e 7. di Maggio . Effa pace fufci-tò ne*
Fedeli fperanze pel decoro della Religione , non folo perchè po-
neafi fine alle morti e ftragi effetto trifte dalla guerra, ma ancora
perchè li due Monarchi favorivano le diligenze del Papa per
eftirpare la Erefia che molto erafi dilatata . Varie furono le con-
dizioni della pace ; la principale fu , che li due Monarchi proc-
ederanno preffo il Pontefice la convocazione delP Ecumenico
Concilio, da cui fiano definite le controverfie di Fede; ed al-
tra fu la reftituzione vicendevole delle Città e Provincie pof-
fedute nel corfo delli otto anni che durò la guerra . Ma la
morte troppo precipitosa del Re Cri ftiani (limo accaduta nel dì
io. di Luglio troncò ogni felicità della Francia, e v' introduf-
fé graviffimi difordini che la riduffero quali a fterminio. Im-
perciocché rErefia di Calvino nel governo di Francefco III. fi-
gliuolo di tenera età fi dilatò nel Regno, fufeitò funettiflirae
guerre civili, e feminò da per tutto morti e defecazioni . Ira-
perciò li Calvinifti infuperbiti del felice avvenimento differo
effetto della Divina vendetta , che con prodigio volle proteg-
gere la propria innocenza e premiarli pelli aggrav; fofferti . Il
Papa provò fomrao affanno per la morte di Enrico zelantifli-
mo dellaReligione; ed affai più per la potenza delli Spagnuoli,
Ji quali morto il Difenforc fuo forfè fi ricorderanno le offefe ,
e ne
Storia de Romani Pontefici. 357
e ne prenderanno vendecta . Il nuovo Cefare in fatti altera» — Vytt
to pella di lui durezza ed infleflibilità cui non volle appro. «EC-AV •
vare la traslazione dell' Impero nella propria Perfona , eralì pri-
vato di ogni commercio colla Corte di Roma. Il perchè nel-
la Dieta d' Augufta dopo d'avere propoflo ai Protettami l'Ecu-
menico Concilio che eglino voleano con indegne condizioni ,
folennemente conteflò di vivere nella Fede profetata dai fuoi
Maggiori , e poi confermò la pace di Religione patteggiata •
qua'tr'anni prima; in tal modo fé ne introdufle in Germania
la libertà . Crebbero le afflizioni di Paolo per la Erefia della
Regina a' Inghilterra la quale con folenne rito afiunfe il titolo ri-
dicolo non meno che efecrabile di Supremo Capo della Chiefa
Anglicana feparandofi onninamente dalla obbedienza ed oflequio
della Sede Appoflolica. Anco le dimefliche agitazioni lo afflig-
geano profondamente. A quello altre luttuole faccende fi uni-
vano. Li Primati di Roma noi curavano, il popolo che ripu-
tavafi gravato dalle impofizioni , l'odiava, li Nipoti difonorati
con perpetua infamia il proverbiavano, e con animo di ven-
detta lo accufarono preflb il Re di Spagna , dicendo che per
ìftigazione del Zio li erano da lui feparati , e prometteangli vaf-
falaggio ed oflequio . Quindi iniquiflimi moflero contro quello
li Colonnefi , e li efortarono al riacquifto di Palliano per via
giudiziaria, atlìcurandoli che in tal modo l'otterrebbero; e col
livore che nodrivano in danno del Papa , fabbricarono la pro-
pria rovina. Ed appunto il Re Cattolico feve.ramente li ammo-
nì peli' ingrato procedere, e li confjgliò di ottenerfi col penti-
mento ed umiliazione il perdono dal Pontefice.
XIX. Intanto quelli oppreflb da tante afflizioni e pervenu- Morte di
to ad anni 84. fi lenti gravato da crudele deliquio che in bre- ra° „„_,!,,
•7-j/T-Ti .V • j r • n. luo encomio
ve a morte il riduHe. Il perche rimettendoli con animocoitan- e fcntti .
te alle divine difpofizioni convocò nella propria ftanza li Car-
dinali. Primamente pregolli di perdono, fé rade volte convoca-
to avea il Confiftorio , attribuendo ciò alla troppo avanzata età
ed ai fuoi cotidiani incomodi di falute; indi li efortò di approvare
l'Officio della Inquifizione opportuniflimo per difendere e fo-
ftenere l'autorità della Sede Appoflolica. Il Cardinale Gueva
Spagnuolo probo e pio con amorofe efpreffioni il ricreò , e dif-
fe, che eglino ed il Cattolico Mondo fentivano amaramente la
di lui perdita nel tempo maflimamente in cui mercè il di lui
configli© erafi dai Principi (labilità la pace , e perciò riputava-
no
358 Storia de Romani Pontefici*
.._.. ■!!■_■-> no nece{faria la di lui Perfòna . Ei con altrettanta tenerezza ri«
Sec.AVI. pjglJò.-C^e era in tal modo vijfuto , che potea da quefla vita parte»-
do fiducialmente fottometterfì alla Divina ordinazione . Il perchè lieto
appunto da que/ìo miferc mondo fi licenziava , perchè lanciava un forte
dtfenfore della Fede nel Monarca delle Spagne , fperanxjto che dalla
di lui pietà e virth fi rìflabilirà la Repubblica Cnfìiana . . . . Quindi
munito fu dei mifterj e Sagramenti della Chiefa che ricevette
•con (ingoiare pietà e divozione , e ricordevole di quell' Impe-
ratore che volle morire in piedi , cominciò a veftirfi dicendo ,
Non ejfere decente ad un Principe il morire giacente in letto; ma ab-
battuto dal male non potè alzarli • e dette molte cofe ai Car-
dinali con animo tranquillo li licenziò. Intanto fi avvicinava
alla morte, e le ultime parole che proferì accompagnato dal
pianto dei dimettici furono quefte : Latatus fum in bis , qua di*
JEia funt mihi , in domum Domini ibimus . Mori egli non nelle Ca-
lende di Settembre come con grotto abbaglio fcrive Bartolom-
meo Chioccarelli nel Libro delli Arcivefcovi di Napoli , ma
nelli 18. di A gotto ; di che fanno giuridica teftimonianza li
Atti Confiftoriali : „ Nel Venerdì 18. di Agofto dell'anno
,, 1550. eflendo in Roma" aggravato da certa infermità morì.
„ circa le ore ventuna come piacque a Dio , Paolo Papa IV.
,, di felice rimembranza „ . A quelli è uniforme il Panvini
che ripiglia : „ Morì Paolo IV. circa le ore ventuna del dì
,y 18. di Agofto del 1559. anno quarto, due mefi , e venti»
„ fette giorni di Pontificato. Il di lui cadavero dai Canonici
„" di S. Pietro portato alla Bafilica Vaticana con tenue pompa
„ fu Seppellito in fepolcro di vili pietre ,,.... Se non che
fette anni dopo Pio Papa di quefto nome V. grato alle bene-
ficenze da Paolo ricevute gli erette fontuofo Monumento nella
Ghiefa di Santa Maria fopra la Minerva appoftovi egregio E-
pitafio, da cui f« ne raccoglie la dottrina , prudenza , liberali-
tà , innocenza , e grandezza d' animo . Del retto febbene Paolo
abbia fuperato nel zelo della Religione ed Ecclefiaftica Ditci-
plina li fuoi Anteceflbri; nullameno accadutane la morte il po-
polo Romano che riputavafi aggravato , con tumultuaria azione
rovinò le carceri della Inquifizione , tentò d'incendiare il Mo-
nafìero della Minerva, ed iuvafe il Campidoglio. Quivi abbattè la
Statua ad etto poco prima eretta , ftrafcinata con indegna ma<
niera per la Città la deformò troncandone le braccia , e la git-
tò vergognofamente nel Tevere. Nel dì fufleguente pubblicò
Edit-
Storiai de Romani Pontefici. 359
Editto, con cui fi profcriflfero da Roma e dall' Ecclefiaftico do- —
minio li Carato" : e molto vi volle per trattenerlo che non at- EC* XVI.
tacchi fuoco alle loro abitazioni . Tutto quefto però non può
denigrare la rimembranza del prode Pontefice né la gloria do-
vuta alle di lui magnanime azioni : fu e farà iempre degna di
venerazione ed offequio la di lui converfazione . Il perchè fé vo-
leflimo recitare li encoraj che ne efaltano la virtù , troppo di-
longarebbefi la Storia . Dunque iafciato ciò che ne fcrivono Giù-
feppe Silos nella Cronaca dei Teatini , il Cardinale Polo nella
Lettera data al Porporato Sirleti, Filippo II. Re delle Spagne con
magnifici detti lo encomiò. Ed il Firmano Prefetto delle Cerimo-
nie della Capella Pontificia dice così:,, Nelli 1 8. di Ago (ito dell'
„ anno 1559. circa le ore ventuna Paolo IV. Pontefice Mafiimo
„ con indicibile divozione rendette l'anima a Dio : nello fteflb
„ di il popolo armato commife abbominevoli delitti contro la
„ di lui rimembranza . Il perchè n' ebbero grave dolore quelli
,, che fapevano la diluì mente ed intenzione. Sempre fu attea-
^, to alla riforma di perverto* coftumi ed al vantaggio della Città,
„ e della Criftiana Repubblica ; e fé li proprj Nipoti non lo
„ avellerò in molte cole fedotto , e principalmente nel pro-
,, movere la perniciofa guerra , non folamente li Sudditi ma lì
,, Eftranei ancora lo arebbono riputato il Papa più fanto che
„ regnò dopo San Gregorio . Ebbe ottima intenzione ; e
,, moftrò in ogni tempo zelo efimio e principalmente nel per-
„ feguitare li Eretici , Ufuraj , Beftemmiatori , ed altri facino-
,, rofi e cattivi.... In fomma finché viffe, non mai bruttò il
candore dell'animo* non mai intepidì nelf efercizio delle Cri-
fìiane virtù • né mai pofpofe alle terrene e caduche cofe il de-
coro Appoftolico . Fu fornito di ammirevole eloquenza , era «lotto
nelle Greche e Latine fcienze, e nelle divine Scritture; e fem-
pre ne favorì e premiò li Amatori . Gompofc erudito Volume di
Difcorfi e Lettere: alcuni Gomentarj ne'Libri di Ariftotile; emanò
cinquantanove Goftituzioni profittevoli alla Chiefa di Dio; pubbli-
cò l'Indice dei Libri proibiti, Trattati per la riforma ed offer-
vanza della Quarefima , il Simbolo , li Privilegj della Vaticana
Bafilica , ed altre cofe che miferamente perirono nel fatale
cecidio della Famiglia Carafa . Scriflero di Paolo IV. li Panvi-
ni , Caraccioli , Gaftaldi , Ciaconio , li Gomenutori di quefto,
Pietrafanta , ed il Pallavicini .
Fine del Tomo Decimo .
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