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A^(yiA^
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STORIA
DELLA CITTÀ
DI PARMA
SCRITTA
DAL P IRENEO AFFÒ
MINOR OSSERVANTE
REGIO BIBLIOTECARIO
PROFESSORE ONORARIO DI STORIA
KEI.LA R. UNIVERSITÀ E SOCIO DELLA R. ACCADEMIA
DELLE BELLE ARTI.
TOMO PRIMO.
PARMA
DALLA STAMPERIA CARMIGNANI
M. DCC. XCIL
2lL, i.
f 5
7-
A SUA ALTEZZA REALE
DON FERDINANDO I.
DI BORBONE
INFANTE DI SPAGNA
DUCA DI PARMA PIACENZA GUASTALLA
£C. £C. £C.
CU ANZIANI DELLA COMUNITÀ DI PARMA.
Jiira riserbato all'epoca felicissima del vo-
stro dolce governo , REALE ALTEZZA ,
Pavere questa vostra fedelissima Città una
Storia. Illustre Parma pur troppo ne' secoli
u
sanguinosi d'Italia non aveva scarsità di fat-
ti memorabili, che registrare si potessero co-
piosamente negli annali delle funeste ed am-
mirate vicende del genere umano. Illustre
ne' tempi di pace e quando libera da se
stessa si resse, e quando obbedì o forzata
o spontanea a dominatori diversi, colle po-
litiche attenenze al di fuori, e al di dentro
con istabilimenti leggi costumanze, moltis-
simo pascolo esibiva alle ricerche degli eru-
diti ed alle pesate narrazioni dei dotti. Illu-
stre quasi in tutte l'età per chiari ingegni
in ogni maniera di scienze, per insigni col-
tivatori delle belle arti, per utili produzio-
ni d'industria, per monumenti di magnifì-.
cenza e splendore, forniva da ogni lato ar-
gomenti di perenne celebrità. Con tutto
ciò, qual che ne fosse la cagione, insino a'
di nostri non ottenne Parma quello che a
tante città minori ed a castella perfino e
ui
borgate parecchie si fu concesso, vale a di-
re una sincera e compiuta Istoria.
Ma sorse alfine e nuovo e piìi grande
e fortunatissimo ordin di cose a questa ùo
rente contrada, allorché divenne albergo e
seggio di un Rampollo principale della sem-
pre gloriosa Borbonia Propaggine. Pianta-
to su questo rispondente terreno il palla-
dio ulivo accanto al marziale alloro dall'au-
gusto vostro Genitore, e da Voi con vigi-
lanza tanta e tanto favore assiduamente col-
tivato, tali radici à stese e sì dilatato à i
suoi rami, che sotto le benefiche sue om-
bre ninno esservi poteva fra i nobili ada»-
peramenti di umano ingegno, che ivi non
allignasse crescesse e pomposamente frutti-
ficasse .
Suona già da più anni colle lodi d'I-
talia il nome del celebre nostro concitta-
dino, al quale con si grande accorgimento
•
IV
affidaste la cura di quel prezioso lettera-
rio tesoro, in cui perpetuaste sicuramente
e gli effetti insieme della vostra munifi-
cenza, e un lustro particolare della Città,
ed uno de' primi fregi del vostro Nome
immortale . Egli di singolare avvedutezza
fornito e d'infaticabile attività nello inve-
stigare i più intimi recessi delle antiche
memorie , in distinguere scegliere bilan-
ciare disporre i veridici racconti fra le in-
finite dicerie degli Scrittori, per quindi
formare una profittevole serie di tempi ed
avventure collocate in continua del pari e
saggiamente variata prospettiva; era egli
sovr' ogn' altro, e Voi bene il conosceste,
atto ed istrutto a comporre quella , che pu-
re bramavasi, esatta ragionata intera Sto-
ria di Parma . Avvivato dall' augusta vo-
stra Protezione , e lieto delle ben giuste
accoglienze di questo civico Magistrato, si
accinse alla grand-opera, la quale sotto la
sua mano maestra ebbe tosto cominciamen-
to e progresso, e poterono sollecitamente
esercitarsi le nostre premure in apprestare i
mezzi, onde col conveniente decoro escisse
quanto prima ad appagare l'universale as-
pettazione. Questo vostro divotissimo Pub-
blico rammenterà sempre tra i più fastosi
suoi avvenimenti la degnazione sovrana ,
con cui ne ammetteste il progetto e ne
animaste V esecuzione .
Nello intitolarvi pertanto la Storia di
Parma e presentarvi in essa l'egregio la-
voro del valoroso suo Autore , adempiamo
fortunatamente un dovere di umilissimo
vassallaggio, e di perpetua giustissima ri-
conoscenza in nome dell'avventurosa no-
stra Patria , che annovera fra i più subli-
mi suoi vanti quello di essere anche la
vostra. L'alto favore che largito ci avete
* 2
TI
in promovere la patrìa Storia terrà sem-
pre distinto luogo in mezzo ai moltissimi,
onde nessuna invidia ci lasciate dell* età
trascorse, e tanta ne apprestate alle ven-
ture .
VII
PREFAZIONE DELL AUTORE,
a
Mede quefto ragguardevolissimo Pubbhco una Sto-^
ria 9 che t origine antica rammenti della sua Patria ^
ne sviluppi le oscure vicende^ e le azioni bellicóse e
pacifiche di Cittadini e de" Principi suoi esattamente
riviver faccia . Sarà in perpetuo commendabile un tan-m
to zelo , e laude otterrà vie maggiore al risapersi , che
ad agevolare allo Scrittor la fatica offronsi tutti i
soccorsi air uopo desiderabili ^ e si promette all'Opera
Ponor della stampa. Essendo note le applicazioni spon^
taneey che ad illustrare m'^ indussero 9 come il seppia aU
cuni punti di Storia Parmense ^ a richiamar dalle te^
nebre i celebri nomi de^ P armi ff ani Scrittori ^ e a sten^
dere le mie ricerche ancora più oltre 9 affidasi a me
t onoratissimo incarico j e se ne attende con impa^
zienza P esecuzione . Ma se non vidi in altri tempi la
difficoltà della impresa ^ e se mi arrischiai facilmente quor
si a compromettermi di un lavoro , cìt io non prevede^
va dovermisi poi tanto autorevolmente commettere , ora
lo sguardo avvicinando alla catigine almen di quattor-m
dici secoli , ch^ io dovrò penetrare e trascorrere prima
elle avvengami (Rincontrare guide sicure lungo il maUh
vili
geryal sentiero , perdo quasi il coraggio , e mi sgo-
mento .
Parma non è più felice di altre Città d" Italia in
materia delle proprie Storie. Nel secolo terzodecimo
unicamente prese taluno vaghezza di lasciare notati gli
avvenimenti ivi occorsi di anno in anno , a' quali pre-
messe non furono se non se scarse indicazioni di pochi
fatti memorabili daWundecimo in giù. Chi saper bra^
ma qualche cosa di Parma innanzi quel tempo , cer-
, chi pure tutC altre Storie fuor delle patrie . Ma quali
si cercheranno ? Sa ognuno esser prima del Mille , e
dicasi pur anche per quasi ducento anni appresso ^
assai poche le Storie risguardantt in generale t Italia ,
e quasi nessuìia riscontrarsene delle Città a noi
limitrofe atta a somministrar memorie di questa nostra.
Troppo nota è di più la perdita delle vetuste Iscri--
zioni , di moltissime Pergamene ^ e de'' Codici antichi \.
preda infelice della barbarie , e del tempo ; sicché n-
duconsi i materiali tutti di quella lunga epoca tenebro^
sa a scarsi , imperfetti e sconnessi avanzi , seminati j
dirò così , a vaste distanze sulla catena de'' tempi , i
quali ^ per qualunque arte si adopri neW accozzarli ^ sod-
disfaran sempre poco^ e lascieranci digiuni di quanto
saper vorremmo .
So che tali riflessi punto non ritennero un Angelo
Mario Da^Erba dal compilare una voluminosa colle-
zione istorica di cose Parmensi ora forse smarrita , il
cui Compendio^ terminato dallo stesso Autore nel 1573,
va manoscritto per le mani di molti . So però ad un
tempo , che abbracciandosi allora guai buona merce ogni
invenzione degP impostori , dandosi fede ad ogni popo^
lar tradizione , e concedendosi troppo al fervido imma^
ginare , lieve riusciva P empir qué" vuoti che or ci spa*
ventano , confondendosi favola e storia , e il conghiet-*
turar ragionevole coW inventar capriccioso . Dal Com^
pendio abbastanza rilevasi guai esser dovesse la fatica
di tale /storico relativamente alle cose antiche ^ né man^
ca luogo a dedurre ^ che molto non la curassero gfin^
genui Parmigiani.
Infatti esiliato da Ferrara sua Patria Bonaven^
tura Angeli , e venuto a Parma con animo di cercar
notizie del corso de''- nostri Torrenti y onde compier PO*
pera ideata della Descrizione de' Fiumi d' Italia , pre--
gato venne da gué" medesimi , che gli furono cortesi di
cognizioni alt uopo suo , a tessere la Storia di Parma ,
cA' egli coraggiosamente intraprese , rapidamente compì ,
e colle stampe , oggi sono appunto ducento anni , re«-
dette pubblica. Gli amatori della verità dovettero più
saper grado a guest'' uomo delle poche cose tratte alla
luce da fonti riputate sicure 9 di guello che ai sogìii del
troppo credulo compatriota. Ma che? Si trovarono fra
le mani uri Opera necessariamente per un buon tratto
diversa quasi dal titolo portato in fronte ^ conciossiachè
la copia della Storia generale diretta a connettere i no-
stri frammenti y superava di molto le cose con facenti al
principale soggetto * Di più 9 avendo egli dovuto la^
X
sciarsi guidar sovente dal Biondo^ dal Siganio , dal Pi^
g^9 e da altri somigbanti Storia , ad mancarono assai
cognizioni posteriormente somministrate dal tempo , e
dair industria degt indagatori , fu costretto con essi a
ìasàar chi leggeva ne^ pnmi errori. U Autore ebbe forte
A renderla interessante col frammettere tra Libro e Ldno
le Memorie genealogiche delle più possenti e rinomate
Famighci talché piacque il lax)oro , ed ebbe spiudo sì
fortunato j che gh esemplari ne sono divenuti rarissimi.
Ebbesi a confessar tuttavolta , che i sob ultimi quat^
tro secoli fornivano il Leggitore di un pascolo conti--
nuoto : né veggendosi via di megào riuscire , giacque
il pensiero di una nuova Storia di Parma tra i dispc^
rati argomenti .
Dirà , ben me ne avveggo ^ chi dritto pensa j es^
sersi nel decorso di questi due secoh pubblicati tanti
antichi Marmi j date in luce più vetuste Cronache , r/«
posti alla comune curiosità Diplomi e Carte sì dovi^
ziose , ed aver fatto la Critica progressi tali , che ben
potevasi alcuno avvedere quanto agevol fosse dai soà
estranei monumenti coglier materia j onde impinguare la
Storia Parmense , come tanti altri studiati si sono di
migliorare quella di più Gttà . Risponder conviene però
a chi da tale riflesso prendesse ansa di chiamar negli^
genti i nostri maggiori , che il loro consiglio di non
commettersi a questo pelago fu assai prudente . Che
avrebbe giovato alla riputazione di uno Scrittore l'ag-^
giungere alle vecchie memorie della Patria quanto si
XI
poteva raccogliere dalle Opere altrui , quando riusciva
impossibile il far uso di altre migliori cognizioni sepol*^
te fra la polve degli Archivj diversi della Città troppo
in addietro gelosamente guardati? Lo scrivere senza
questi sussidj era lo stesso che esporsi alle censure di
una più fortunata posterità . E ben ne abbiamo chiaro
r esempio nel Padre Francesco Bordoni^ la cui Opera
intitolata Thesaurus Ecclesiae Parmensis, scritta senza i
soccorsi delP Archivio Episcopale 9 e deW Archivio Ca^
pitolare , piena si scorge di mancanze e di errori . Non
mi fingo tali gelosie a capriccio , mentre si sa che il
celebre Muratori , alle cui fatiche deve tutto il suo lustro
la Storia Italica ^ ottenuto P accesso agh Archivj di
molte Città , di molti Vescovadi , Cattedrali , e Badìe ,
non trovò mezzo d'averlo a quelli di Parma . Vi fu
chi di soppiatto formilo dì varj documenti del nono e
decimo secolo tratti dalt Archivio Capitolare ; ma ta^
ver egli , contro il suo costume^ taciuto sempre nei
pubblicarli il nome del suo benefattore , fa chiara prò-»
va deltaver chi servivalo così voluto^ onde non esser
bersaglio alle altrui collere sospettose.
Bolliva ciò non ostante nettammo de'' Parmigiani
il desio di una Storia ^ e il dimostrarono le instancabi*
li cure del P. Carlo Maria Vaghi Carmelitano aduna^
tore di notizie in gran numero ^ benché senza regola ^
conservate nella Biblioteca del suo Convento , quelle di
Flavio ^ e di Bonaventura Sacco , ambidue mólto sol^
leciti di simile raccolta , del Sacerdote D. Gioanni Beh
XII
km , le cui Schede stanno presso di me ^ e di qualche
altro . Taluno meditava Opere compite , istruendoci Al--
moro Albrizzi nelle Memorie della sua Società Lette-
raria impresse Panno 1738, che Giuseppe Fossi Can-^
celliere episcopale j allora Vicepresidente della Colonia
Albrizziana Parmense travagliava continuamente dietro
la Storia di Parma sua Patria, e che il P. Isidoro
Grassi ad un tempo raccoglieva le Vite degli Uomini
illustri Parmigiani . Erano state in lingua latina estese
le Notizie delle Chiese di Parma dal Padre D. Mau*
tizio Zappata Monaco Casinese , cui dato aveva forma
alquanto migliore il celebre Padre Abate Bacchini ; e
il Signor Antonio Bertolini erasi accinto ad una co^
pio sa Storia de'' nostri Vescovi.
Forse tali cose si sarebbero avute ^ se un altro osta--
colo non frapponevasi , allorché prossima ad estinguersi
la generazione de" Principi Dominanti Farnesi^ divenne
Parma oggetto di mire politiche , e gara insorse non
indifferente , né breve intorno alla natura del suo tcm^
porale dominio . Le penne straniere dei Niccoli , dei
Fontanini , dei Colla ^ degli Antonelliy e di tali altri
vennero in campo con Opere voluminose y qual com-
battendo pel Sacerdozio , qual per P Impero . La mischia
era caldissima , e seminava imbarazzi su tutte P epo-^
che più luminose , mentre con diverse armi le due Po-
destà miravano a far valere le ragioni esposte dai loro
Avvocati. Qual ingenuo amatore della verità potè più
in tempi sì perigliosi servire a questa per nuocere a
Xlll
sé medesimo? Fu allora che intorbidata la materia da
Scrittori , cui nulla avrebbe dovuto importarne , ritira-^
ronsi i dotti Parmigiani daW entrare a trattarla. H
semplice Stampatore Giacomo Antonio Gozzi volle ave--
re il coraggio di assumere una fatica j che richiedeva aU
tro Atleta , e prese a darci i tre primi Libri della sua
Storia di Parma dietro ad altrettanti Almanacchi s ma
neWatto che imprimeva il quarto nel 1747 , r autorità
suprema da tal consiglio il distolse .
A far tidea rinascere d'una Storia combinar dun-^
que dovevansi le circostanze , in cui ora viviamo » cioè
flT un Governo pacifico sotto un Principe amante e
patrocinatore de" buoni Studjy e della universal persua^
sione che più non sieno da tener chiusi gh Archivj a
chi può bene usarne . I Padri zelantissimi della Patria
osservato avendone la fortunata unione , anno voluto
trarne profitto^ e degnati si sono di volermi Storico
della loro Città ^ lieti di veder approvato il loro consl^
gito dal clementissimo Real Sovrano , e paghi del beW
ardore universalmente in tutti nato di facilitare a me
t ardua impresa col somministrarmi i documenti oppor*
funi . E corrispondessfifo pure t talenti e le forze alla
dignità deW argomento j ed alla gentil cortesia da me
trovata in ciascheduno nel favorirmi , che la nuova
Storia desiderata non paventerebbe il confronto di tante
altre y che alla pomata escono in luce. Per nulla dire
di tutti i Regj Archivj , cui il beneficentissimo mio
Sovrano e Mecenate mi accorda t ingresso^ e per ta^
XIT
cere eziandio di queìà detta Ittustrìssima Comunità pro^
motrice detta presente Opera , dirò d aver amato in sin^
gelar maniera propizio il nostro Monsignor Vescovo
Adeodato Turchi pe^ lumi che trar si poteano dalTEpis*
copale Cancellerìa , e di essere stato largamente favo^
rito dal Reverendissimo Capitolo detta Cattedrale ricco
di pergamene fin dal secolo nono , rf* onde avxnene sol^
tanto di cominciar a spargere qualche luce su i tempi
oscuri^ Le Nobib Famiglie^ le Comumtà Reàgtose
con raro esempio d'incredibile affalnàtà si sono appre-
state a giovarmi ^ ed io volendo ag^ugnere a tutto
ciò quanto mai si poteva , oltre alt essermi procacciato
con viaggi e fatica tutti i Libri ed Opuscoà a stampa con-
facenti al travaglio , non ò omesso diàgenza per farmi
ricco di Cronache j Storie^ Diarj^ ed altre inedite ife-
morie > che a luogo loro molto mi Coveranno .
Mi dispongo pertanto alt Opera ^ che riuscendo ne^
suoi primordf no/osa a me stesso , e tutto sentir far-
cendomi il disgusto della sua aridità , potrà meno re*
car diletto a chi di leggere compiacerassi * // più rapida^
mente che fia possibile verrò traendo il mio Leggitore
traverso ai secoli oscuri , e delibando dalla Storia d^Ita^
lia il filo del mio raccontarlo guiderò a scoprire qué" po-
chi avvenimenti , e queUe ancorché minime circostanze ,
le quali in Parma furono conseguenza delle Italiche j?i-
voluzioni sin oltre il Mille ^ Non si può in altra gui^
sa , per tutto il tempo che una Città fu picciola parte
dì gran Repubblica , di grande Impero , e di gran ife-
xy-
gno^ tesserne storia. Dopo il Mille vedremo i Fopom
& scuotere il giogo di servitù ^^e a loro talento ora
in lega con altri , ora per sé soli sostener la Repub^
blica. Allora crescerà la materia, del direi e meglio
ancora si aumenterà a misura che sottoposta la Città
a Principi particolari prender vedrassi la forma di Mo*
narchia . In tali epoche diverrà certamente la Storia
nostra interessante ^ ed oso promettermi che non sia
per dispiacere .
Non vorrei , che alcuno disapprovasse il consiglio
abbracciato di pubblicar al fine de'' Tomi i Documenti f
su i quali ò appoggiato varie asserzioni anche passag-
gere . Checché sia de'' lamenti soliti farsi da chi buona
fede prestando agli Storici , non vorrebbe leggere altro
che racconti , e sdegna veder le carte ingombrate di
dettati per lo più barbari ed oscuri^ vediamo la mag--
gior parte degli Storici moderni tener P usanza di ren-
der palesi consimili avanzi della media antichità , ?ié
punto saziarsi di esortar chiunque scrive a far lo
stesso . Non conosce t utilità di siffatte cose se non
chi trovasi al caso di approfittarne s e mal farebbe co-
lui , che per non udire le grida di qualche svogliato
volesse fraudar il Pubblico di tanti Documenti , che
un giorno moltiplicati faranno vedere ai Posteri ciò
che ora non vediam noi . Certamente anche i più dot-
ti de'' Parmigiani , co'' quali mi sono consigliato , esortato
mi anno a non lasciar digiuna la Posterità di queste
Carte , alcune deUe quali , benché pubblicate dalP Ughel-
XVI
£ , dal Bordóni , e dal Muratori , esigevano di esser
prodotte con qualche miglior esattezza. Assai altre ine^
dite suppliranno a diversi usi , e particolarmente a chi
volesse illustrare la topografia antica del nostro Conta^
do , perchè sovente parlano di Corti , di Villaggi , e di
Castelli , a' quali tutti non poteva la Storia tener die^
tro senza perdersi in minuzie . Ma questa usanza di
pubblicar Documenti in Appendice alle Storie vedesi
tanto autorizzata da vecchj e moderni Scrittori y e dai
recentissimi illustri Uomini il Sig. Giambatista Vera ,
il Sig. Senatore Savìoli , ed il Sig. Cavaliere TiraboscM ,
che più non à bisogno d^ apologia .
STORIA DI PARMA
LIBRO PRIMO.
c
'he r antichissima nazìon degli Etrusci, tenendo
già un tempo di tutta T Italia dominio , quella par-
te eziandio signoreggiasse, che noi appelliam Lom«>
bardia , troppo chiaramente lo affermano Polibio ,
Tito Livio, Plinio, Plutarco, e Servio, Scrittori gra-
vissimi, cui non è lecito negar fede. Siam ^ quindi
certi, che Tagro, in mezzo al quale ora sorger ve-
diamo, la nobilissima Città di Parma, qualunque sua
condizione allor fosse , abitato fu dagli Strusci • Non
ignoriam come ad essi abbiano alcuni attribuito To-
rigine di quella istessa Città; ma siamo altresì con-
sapevoli, che i monumenti, cui viene tal sentenza
appoggiata, sono comunemente dai saggi critici tra
le scritture apocrife annoverati : ed oltre i saldi ar-
gomenti in generale recati a rigettarli, quello per
noi si aggiunge della incoerenza loro nelP additarne
a
2
r origine; poiché laddove i capricciosi ritrovamenti
di Annio da Viterbo fondata la vogliono da Ocno
Bianore col nome di Paraman , e autorizzata di
maggioranza su le altre Città vicine {a)j quegli
esposti alla pubblica luce da Curzio Inghirami fab-
bricata la dicono da Arvo Dorio Lucumone, e di
Colonie Etrusche per essolui popolata {b) . E*" bensì
vero, che senza por mente alle coftoro invenzioni.
Leandro Alberti (e), e il Cluverio {d) determinarono
si a creder Parma di Etnisca origine: ma se tale
sentenza vuoisi falsa da noi, quando sopra una base
s^ innalza immaginaria e fittizia 9 tiensi egualmente
per improbabile dove altro soflegno non abbia che
la opinione. Un saggu> Scrittore de^noftri tempi vo-
lendo quello punto delicatamente toccar da lontano,
osò dire soltanto, che Parma y almeno il di lei ter--
ritorio non ha più vecchi possessori degli Etrusà (e).
Sicardo vissuto cinque e più secoli prima di noi
credette forse di obbligarsi Parma dandole per fon-
datore un Trojano chiamato Criso compagno di Pal-
lante, il quale a parer suo amò di appellarla Cri-
sopoli (f) . Putide favole , accolte alla cieca da ta-
luno de'^noflri maggiori (g) ^ né ascoltate oggidì che
(if) Annlus Viterb. Cfnment. im (g) Angelo Mano degli Edoari
Sempr. di Divis. hai. Da-Erba nel suo Compendio MS. del-
(ti) Inghirami Etiruic. Antiquit, le cose di Parma compoflo nel 1(7^
Vragm. Lib. i pag' 26 • segni la sentenza di Annio , e van*
(r) Descriz» d^ halia • tb Parma pili antica di Roma per
{d) hai. Antiqua Lib. i cap. i • ^97 anni , e anteriore al nascer di
(f) Guamacci Orig. hai. Tom. 3 Crifto anni ii49. L'opinion di St-
Lib. p cap. I pag. 294 • cardo fa renata dal Sansovino , e da
(/) Presso l'Alberti , e PAngeli. qualche altro d'infcrior nome.
per farne materia di riso, e per maravigliarsi, come
rimpoftura incontrasse in addietro tanta fortuna.
Per verità se dai presenti tempi al decimo o nono
secolo dell'Era noftra comune soltanto vogliasi ri-
montare , e richiamar a disamina la qualità del ter-
ritorio Parmense , lo vedremo fin presso la Città
flessa così largheggiar di paludi (a) , che agevol-
mente argomentar si potrà doverne essere flato an-
cor più ingombro nella età superiore . Gli antichi
fatti poscia esaminando, vedremo che ai tempi della
Romana Repubblica avea ciò non oftante creduto di
toglierle Marco Emilio Scauro , cui si dà gloria di
averle asciugate 5 il perchè sarà mestieri dedurre la loro
maggior vastità ne' secoli a Scauro anteriori , e con-
chiudere, che né gli Etrusci, né altri popoli alzar qui
potessero una Città . Immaginare non saprem quin-
di eretto sul terren noflro alcuno di que'luoghi vici-
ni al Po , i quali durando le guerre tra gli Etrusci
e gli Umbri, diconsi da Strabone ora dagli uni, ora
dagli altri occupati (A); ne oseremo fingere alzato
nel luogo di Parma taluno de' trecento Cartelli, che
al dire di Plinio gli Etrusci trionfatori tolsero final-
mente , e debellarono agli Umbri (e) .
Mirarono con invidia i popoli delle Gallie il
buon esito delle armi Etrusche, né soffrendo che si
(a) Varj documenti pubblicò 1' U-
ghelli , e diversi inediti se ne conser-
vano , che parlano della Palude , la
qual cominciava fuori di Porta San
Michele, e si ftendeva verso il Po,
Dai Re d'Italia, e dagP Imperadori"
Romani fu gii donata ai noftri Ves-
covi • E' rimalo al detto sito la de-
nominazion di Panie, nome corrot-
to , che significa Palude •
(^) Strab. Geogr. I ib. j .
(e) Plin. Hlft, Nat. Lib. j cap. 15 .
•
4
godessero pacificamente il conquistato Paese i venne-
ro ai tempi di Tarquinio Prisco a tentarne la forza;
e superato avendola dopo lungo contratto , s'impadro-
nirono di tutto quel vaflo tratto di paese, che il no*
me ottenne di Gallia Cisalpina (a). Vorrem noi dire,
che se non agli Etrusci , ai Galli almeno dovesse
Parma il suo principio ? No certamente • Perchè seb-
bene tale sentenza fosse ftata abbracciata molto pri-
ma che Annio , e V Inghirami spacciassero i loro so-
gni , fiancheggiata non videsi mai di buon fonda—
mento , ed essa pure si riconobbe menzogna • Gal—
vano Fiamma scrittore del secolo quartodecimo rac-
contò , che un compagno del Re Belloveso chiama-
to Peucenzio edificò la Città detta al presente Pia-
cenza y e che un altro socio del detto Re appellato
Crisopolo da Piacenza uscendo , venne a fondar la
noflra, che il nome di Crisopoli ottenne prima da
lui, e venne poscia denominata Parma (b) ^ nella qual
supposizione cadrebbe il principio di Parma nel se—
colo quarto di Roma , giacché T arrivo di Belloveso
alle parti noftre suole fissarsi all'anno 361 di quella
Metropoli . Ma qual genio cuflòde della venerabile
antichità fu mai verso. gli. Scrittori antichi s\ avaro,
e col solo Fiamma liberale per modo da rivelargli
(a) Guarnacci Orig. hai. Tom. i flea Augufta di8a fuit. De Placen*
pag. 2g2. tia Chrysopolus vìr egregi us Socius
{If) Ecco le parole del Fiamma: Bellovesi Regis egressusy Civ'ttatem
Alter Socius Bellovesi Regis dìRus conftruxi$ y quam sito nomine Céryso»
Peucentiiés in ripa Padi Civifatem folim nominavit y quam nunc Par*
conflruxit , quam suo nomine Peucen» mam dicimus y qu,t aliquando Julia
tiam appellavit , quam nunc Placen* a Julia Cesare diBa fuit • Manip.
tiam dicimus ^ qute alio nomine po^ Fior. Rer. Italie* T. XI •
cose alla curiosità di tanti secoli tenute affatto nas-
code ? Se altri Scrittori ciecamente venerarono simi-
li arcani (a) ^ protestiam noi di non saper loro pre*'
(lare la minima fede . Ci accordiamo con chi deride
una sì grande antichità di Piacenza (b)i abbiamo
per chimerici e Peucenzio e Crisopolo ; e sapendo
quanto sia più recente l'aggiunto di Crisopoli ^ cioè
di Città aurea ^ dato a Parma nel sedo secolo deir
Era noflra dai Greci (e) , non possiamo ascoltar sen-
(^a) A simili creduli veggo aggiu«
gnersi da Leandro Alberti e dall'An-
geli F. Girolamo Albertuzzi. Io vi
accoppio l' autor di una Cronaca
Piacentina riscontrata nel Codice Ot*
toboniano 225 j della Vaticana, ove
Jcssi : Anno LXXyi poji edificano-
nem Mediai ani ^ videlicet per annoi
QQQCXXWl ante nativitatem Chri-
fii , quidam Vir nobilis Civitatis Au*
guflée ( così ei chiama Piacenza ) no-
mine Crisopolia propter quandam se-
ditionem exivit de Civitate Augufta ,
Ù* apud fiu'vium Parmam ^edifica-
vit Civitatem a nomine suo appella"
tam Crisopolinìj qua modo di ci t ut
Parma. Altrettanto all'anno 4072
dice Donato Bossi nella sua Cronaca
(lampara in Milano nel 14^2 • La-
scio di nominare altri Scrittorelli di
bassa sfera. Il nofìro Francesco Car-
pesano elegantissimo e giudiziosissi-
mo Iftorìco ne'Comentarj de' tempi
suoi , essendo uscito a parlare- delle
antichità Parmensi, sprezzò simili so-
gnatori dicendo: qua de Cbrysopolis
& aurea Parma nomi ni bus ab impe*
fitis vulgantur , in album referenda
non puf avi . Sono andato pensando
come mai alcuni antichi inventar po-
tessero quello Criso o Crisopolo fon-
dator di Parma , ed ho trovato , che
Silio Italico fa menzione di un Gallo
chiamato Criso pronipote di Breno.
De Bello Pun. Ub. 4 .
Bóforum ante alias Chryxo Duci mobilisaia
Arìttat inprimoSf obiicUque immanU membri»
IfS€ tumens atavi Snnoi teftirpe ferebat
Chryxus.
Ma ponendolo ai tempi di Annibale,
non convengono le circoflanze . Poco
perb importa cercar ragion delle favole •
{b) Spezialmente col giudiziosissi-
mo Signor Propodo Poggiali autor
delle Memorie IJÌoriche di Piacenza •
(0 So che l'Alberti , e seco l' Or-
tellio nel Tesoro Geografico^ credette
non mai dato a Parma il jaome di
Crisopoli . Modernamente il Signor
Anton-Giacinto Cara de Canonico
nel suo Discorso Dei Paghi dell^A*
grò Velejate pag. 94 aflferma , che
Parma non ha verun positivo monu*
mento ^ per cui esser debba creduta
la Giulia Crisopoli . Vedremo a suo
luogo come vadano errati.
a i
6
za noja chiunque vogliaci dar ad intendere esser
quello il primo suo nome, impoftole sia da un Tro-
jano , sia da un antichissimo Gallo . Rigettate per-
tanto simili invenzioni , non curati i nomi di chi le
spacciò , e di chi credette di poterle tutte tener per
vere , e conciliarle ad onta delle critiche leggi (a) ,
diremo altro non sapersi intorno all'antichità del
luogo , su cui ora Parma torreggia , se non se quel
solo , che ce ne disse il Padre della Romana Sto-
ria (b) , cioè che dopo essere ftato dominato dagli
Etrusci , soggiacque ai Galli Boji , i quali a parer
noftro nulla più vi possedettero che boscaglie e la-
gune •
Vero è, che il Padre Stanislao Bardetti s'imma-
ginò di vedere nella celebre Tavola Peutingeriana
una prova incontraftabile della cura moftrata dai
Galli affin di asciugare quefte lagune medesime; po-
lla la qual opera , qualche probabilità la rigettata
opinione acquisterebbe . In quella Tavola , descritta
soltanto ai tempi deirimperador Teodosio, osservò
egli disegnato il corso del fiume Parma ; e leggen-
done indicato il nome colle parole FL. PAALA , di
cui credette l'etimologia ravvisare nella voce gal-
lica palu , significante scavare , dedusse aversi quindi
un bel monumento deltinduflria e del senno de'* vecchi
abitatori nelt ideare ed eseguire uno scavamento^ che
{a) II P. Girolamo Bocchi Gap- ma faciliti, e fa volentieri seguito
puccino nel suo Monopamon fece dal P. Bordoni nel Cap. i Thesaur.
buona accoglienza a tutte le favole EccL Farm.
fin qui toccate, 1« conciliò con som* (^) Tir. Liv. H//I. Kom. Lib. jp.
7
dalle paludose campagne raccogttesse le sparse acque ^
e cosi raccolte nel Po le recasse (a) . Ma se il Bar-
detti confessò già essere la Mappa, qual fu dal Peu-
tingero scoperta , piena di scorrezioni , e di errori ,
e circa la collocazione di quello fiume (lesso nota^
bilmente contraffatta la riconobbe , perchè non porre
al novero de' suoi difetti anche la voce PAALA, e
non dir col Cellario (ò) esser quel luogo da correg-
gersi , e aversi a leggere FL. PARMA ? Non è cer-
tamente probabile , che imperando Teodosio , mentre
il nome di Parma era notissimo , e il fiume suo
prendeva nome da lei (e), volesse T Autor della
Mappa far uso di una voce gallica in vece della
comune . Di più 2 se i vecchi abitatori , che per aver
alla impresa lasciato nome dal loro linguaggio sup-
por si devono Galli , aveano già ideato , ed esegui-
to il memorabile scavamento , e incanalate al Po le
noflre acque (lagnanti , perchè dovette poi al tempo
de' Romani T opera flessa intraprendere Marco Emilio
Scauro ? In oltre: se il fiume Parma, o Paala ^ co-
(^a) Bardetti Lingua de^ primi abit. si scaricava nell'Enza, e che molto
d*hal. Cap, 4 art. 5 pag. ijd. tardi fu condotto presso la Città.
(i) Notitia Orbis antiqui . T. i Pure altri lo anno creduto antichis-
Lib. 2 cap. p pag. 668. simo» Annia dice> che gli Etrusci
(f) Tengo per ferma e indubitabil Io chiamavano Trito., e il Da-Erba
cosa, che il fiume sia pofleriore alla vuole, che il Ponte Dataro fabbrica-
Città, ed abbia preso nome da lei. tovi sapra non molto lungi dalla
L'Angeli , più giudizioso che altri Città sia opera di Atrio Re di To-
non crede, dopo aver derise le favo- scana^ quale fiorì regnando Sarda-
le di Annio, di Sicardo, e di altri, napalo in Assiria. Oh le pellegrine
osservò che il noflro fjume fu da erudizioni!
prima uq rivo, cke a pii de' monti
8
me pur vuoisi , era sì antico » e fin dalla età de*
Galli al Po le acque noftre recava , onde avvenne ,
che Plinio non lo conobbe , allorché annoverò i fiu-
mi dair Appennino scendenti , i quali attraversata la
Emilia si dirigevano al Po ? Sospettare ancor si po-
trebbe , che il fiume » in quel luogo della Mappa
descritto, fosse piuttofto il Taro, la cui certa anti-
chità creder non lascia, che si volesse escludere da
un itinerario cotanto interessante ; e che doppia im-
perizia di chi la ricopiò vi aggiugnesse nome si Ara-
no , e non suo , come in altri luoghi accaduto si
vede (a) . Non vogliasi adunque da un error mani-
fedo incorso nella Tavola Peutingeriana ricavar pro-
va da fiancheggiarne qualche altro.
E in verità Parma non sussisteva al tempo de^
Calli, ne argomenti mancano a baflevolmente pro-
varlo . Lascio di osservar con Polibio il genio agre-
fte di que' popoli duri avvezzi a menar vita fra bos-
chi, e non curanti di edificare paesi (b)i ma ben
considero non venirci dalle Storie additato in questi
contorni prima della venuta di Annibale alcuna
(a) 11 P. Bardett! nel dir che tal rentia, cioi a Fiorenzola, dove pas*
fiume sia la Parma, Io confessa se- sa l'Arda, si pone F/. Rigonum ; e
gnato per altro a qualche difianza tra Parma e Taneto, dove era da
dal suo presenti sito . Quindi perche segnarsi T Enza , detta dagli antichi
(la fra Parma e Fidenza, dove ap- Ntcìa^ si pone FI. Saternum^ non
punto si doveva collocare il Taro, mai conosciuto. Però quanto si pub
non memorato nella Tavola, il pre- attendere a quello monumento ri-
sente mio dubbio non b forse mal guardo alle Città , e ai Paesi , altret-
fondato. Che i nomi degli altri fiu* tanto si dee curar poco riguardo ai
mi vi sieno molto spropositati, chi fiumi.
à occhio il vedrà. AI luogo di P/o« {b) Polybt Hifl. Lib. t.
9
Terra fuorché Taneto situato oltre P Enza , il quale
benché da Gaudenzo Merula detto sia Città metropo-
litana de' Galli Boji (a)^ altro in realtà non era che
un semplice Vico giufta le concordi espressioni di Po-
libio (b)p e di Tito Livio (e), soggiugnendo il secon-
do, che ftava prossimo al Po, ed era circonvallato
dalle acque , cioè da quelle giù recate al suo fianco
dair Enza , e dalle Paludi , che fuori del Po dilatan-
dosi, formavano sino al detto Vico, e sino al suolo,
che di presente abitiamo, quasi un continuo lago di
acque stagnanti . In tante vicende galliche Taneto
fu il solo paese conosciuto nel territorio noftro; Ta-
neto fu runico importante luogo di rifugio alla oc-
correnza in questi contorni ; Taneto solo ebbe ad
esservi teatro di qualche bellica azione : Parma non
mai , perchè non aveva ancor nome . Per far ciò
meglio apparire si osservi , come i Romani avidi al
sommo di soggiogar tutto il mondo , guerreggiato
eh' ebber molti anni contro de' Galli , e coflrettigli
alfine a prender legge dalla loro Repubblica , deli-
berassero d'inviar due Colonie a Piacenza, ed a Cre-
mona . Ecco già moversi i Triumviri seguiti dagli
eletti Coloni ^ e ai destinati luoghi recarsi : ma ecco
insieme fremere i Galli di sdegno , accorti abbaflan-
za che al solo fine di tenerli schiavi ed oppressi,
volevansi nel paese loro piantar Colonie Latine, Ri-
chiaman coftoro all'animo lo smarrito coraggio 5 e
soccorso sperando dal maggior nemico del nome Ro-
(il) Menila de Gallor. Cis^lp. an* {b) Loc. cit.
tìquiu Lib. 2 cap. 2. (r) Hìfl, Rom. Lib. 2X e jo»
mano 9 cioè da Annibale , che da lontano minaccia
di scendere a quelle parti , dan mano alle amu» e
dUmprovviso assaliti i Triomvirì li £uì gelar di pan*
ra 9 gli aftrìngono a fìiga precipitosa , ed a cercar
asilo nel primo luogo munito che loro si presenti
tra via. Se da Piacenza fosse già (tato aperto mn
sentiero fino alla suppofta Cttà di Parma, dove po-
tevano meglio , e più predo i fiig^aschi Romani
trovar opportuno rifugio ? Ma (Irada alcuna pur an«
che non istendevasi traverso a quefte fangose basso*
re 9 e conveniva cercarla, come gli eruditi conven-
gono 9 sul dorso de^ colli , sendo molto probabile »
che i Romani per venir allora da Rimini sino alla
Trebbia cofteggiassero il monte (a) , e verisimilmen*
te su quella linea , dov^ ebbero forse non molto do»
pò a sorgere non senza gloria Nuceria (b) ^ e Ve-
(jr) QucìUtU daRimini alUTreb- lomeo su le CoUine del ReggliBOy
bia la fece sicuraineote Sempronio e del Parmigiano circa dicci miglia
quando fi venne a congiangere a al di sopra della noftra via pubbli-
Scipione contro di Annibale , dicen- ca. L'Alberti nella Descrizione d'I-
do Livio ; Ariminum peruenit » inde talia parlando de' loogbi situati ia
€itm eMtrcitu sm froftSus sd Tre^ quelle parti , dice : è vmtgMtm fsms »
àiam fimnen coilege confungitur. Lib* cke in quefii contorni fosse Nmcers ,
21 LsL noftra via predente non v'e- di cai ne patls il Voi sterréno net
n. Il Targioni ( Viaggi per Is To- 6 Libro dé*Comentarj Urbani; im^
jcana T. IX pag. 279 ) cercando il perocché ri trovasi assai Medagtte^
sentiero battuto allora da Sempro- Ù^ altre cose che dimoflrémo , che qmi
tuo f afferma , che poteva essere nel fosse qualche antichità , Cb* in segno
Modenese per Fivizano e Sassai ho m di cih in sin ad oggi ( così scrìve-
Piacenza per Val di Trebbia ; ma va nel IJ50 ) // dice Rivo di Lm-
troppo diftorto e lungo l'avrebbe sera per esservi un rivo. Anche a'
scelto il guerriero in tempo che le giorni noftri si sono scoperti "coli
circoftanze esigevano speditezza. fondamenti di vetnftlssime fabbriche,
(b) Nuceria vien collocata da To- e varj pezzi dì anticaglie , ora con^
II
kja (a). Ivi non ritrovandosi ricovero conveniente
al bisogno , affrettarono il passo , e senza discendere
a cercar Parma , che non conoscevasi punto > corsero
a Modena , dov' ebbero alloggiamento j benché chia-
servati nel R. Museo di Parma. Par
molto probabile , che tal luogo fos-
se edificato su la via pubblica, che
da Rimini passava alla Trebbia • Nel-
la mia Dissertazione sulla Origine di
CuaflaUa ftampata Tanno 177^ con-
futai abbaihnza il Cluverio, il Fer-
rari , il Baudrand , e il Beretta , i
quali credettero che Nuceria fosse
Luzzara polla vicino al Po presso
Guaftalla •
(<«) VeUja fu Città antica situata
ne' colli del Piacentino circa sedici
miglia sopra Fiorenzola, ed ivi do-
veva passare la via , di cui parlo •
Plinio ( Hifi. nat. Lib. 6 cap. 49 )
la ricordò scrivendo : Circa Piacene
tiam in coliibus Oppidum eft Vele-
jatium • Ruine di vicini monti la sep-
pellirono , e tennero il nome di lei
nell'obblio sin a tanto che l'anno
1747 vi fu scoperta la celebre Tavo-
la di bronzo spettante ad un Colle-
gio di fanciulli alimentari fondato ai
tempi di Traiano, conservata ora
nel R. Museo di Parma, la quale
meritò le cure del Mafiei, del Mu-
ratori , del Gori , del Terasson , del
Brotier , che o la illuftrarono , o la
pubblicarono. Ultimamente vi si so-
no affaticati attorno di proposito il
Nobil Uomo Signor Anton-Giacinto
Cara de Canonico , e il Signor Giu-
seppe Secondo Pittarelli ambidue Pie-
montesi • Nel 17^0 un' altra Lamina
di bronzo vi si trovò contenente un
lungo frammento di leggi Romane,
che furono illuArate con un erudito
Comentario dal Conte Antonio Ca-
nonico Coda Piacentino, come dirò
meglio in altra nota. Quel premu-
roso Letterato, indituito allora dal
Real Infante Don Filippo Prefetto
e Direttore de'suoi Musei , si accin-
se ad osservare tutte le Iscrizioni,
Statue , Vasi , Musaici , Pitture , Me-
daglie, e simili rarità, che negli sca-
vi dal Sovrano ordinati si andavano
scoprendo. Per tre anni successivi
fece con premurosa diligenza dise-
gnar tali cose , e (Indiandovi , e scri-
vendovi sopra, pose assieme un'Ope-
ra divisa in due tomi in foglio in-
titolata : Raccolta dei Monumenti di
Antichità^ che col mezzo dei Regf
scavi si sono tratti dalle viscere
della Città dei Veliati con qualche
riflessione. Avvi una lunga ed eru-
dita Prefazione. Sonoyi i Diarj esat-
ti delle scoperte, i disegni maeftral-
mente eseguiti , e le Osservazioni o
piuttojio Memorie f che servir posso*
no per illuftrare le dodici Iscrizioni
comprese in quefia Raccolta. Il So-
vrano accolse T Opera con somma
benignità , e sarebbe (lata pubblicata ^
se il cacoete di tale sopravvenuto a
farsi credere Punico capace d'illu-
IZ
mati fuori dai Galli sotto pretefto di ftringere con^
venzioni e trattati, fossero sulla buona fede tratte-
nuti prigioni. Quello è anche poco a provare T ine-
sistenza di Parma. Il Pretor Lucio Manlio volendo
a^suoi portare soccorso, mosse le squadre verso i ne-
ftrare que' Monumenti , e che poi
non fece mai nulla, condannato non
avesse gli scrìtti del Coda a darsene
inediti • Possono però tutti vedersi
nella R. Biblioteca di Parma • Fosse
pur vero , che anche il celebre P. Pao*
lo Maria Paciaudt Teatino primo
Bibliotecario del Regnante Sovrano
si fosse accinto ad illuftrare i Mo-
numenti Velejati , come taluno ( sen-
za dubbio mal informato ) à voluto
òx credere al eh. Monsignor Fabroni
autore dell'elogio di lui datoci nelle
sue ^/><e Italorum doBrina excell*
Tom. XIV. Avremmo allora avuto
dall'aurea penna di sì elegante Scrit-
tore un^ Opera degna di cedro • Il
CiornaU di Pisa Tom. LXXIV pag»
146 ci porta i sentimenti di Monsi^
gnor Fabroni in tali termini • Pro»
mise ( il P. Paciaudi ) di mandare
mlP Accademia deiP Inscrizioni ( di
Parigi ) le sue Osservazioni sulla
Città di Velleja , sulla condizione de^
suoi abitatori j sui monumenti ritro^
vati in essa^ sul l^ arti liberali^ che
vi fiorivano , sulle Leggi , che la res"
sera » sui Magiflrati » che la gover^
narono , e sopra tutte le sue vicende ,
e mantenne la parola . Grande Ope-
ra in vero era necessaria a trattar di
tutte quefte cose. Ma non sappia-
mo , che n^ in latino , ni in italia-
no « nb in francese il P. Paciaudi
mai la cominciasse, molto meno che
a mantener la parola la terminasse»
e neppure che fra i suoi MSS. ne
sia rimafto lo scheletro. Quando si-
mil Opera fosse qui nata, il noftro
Real Sovrano protettor delle Lette-
re, delle Arti, a delle Scienze, e
grandissimo ammiratore, cornee no-
to , di quel perspicacissimo ingegno ,
sarebbe (lato il primo ad averla, ed
ordinato ne avrebbe la (lampa pe'
suoi Regi Torchi, i quali diretti dal
valoroso Signor Bodoni , che an^b
teneramente il P. Paciaudi , ci avreb-
bero fornito di uno de' più eleganti
Libri , che mai si fosser veduti . U-
diam però come si faccia smarrire
quella fatica. Ma in vece ( segue il
Giornale ) di darsi luogo negli Atti
delP Accademia a tante importanti
ricerche , due imperiti Giornali fli le
dettero scontrafatte j e mutilate in
modoy che il Paciaudi nulla vi ri^
conobbe di ciò , che gli era co fiat a
tanta fatica. L'Accademia paleserà
un giorno se mai avesse 1^ Opera di
quell'illufire suo Socio, e se aven-
dola avuta, era mai capace di com-
metterla alla discrezione di due inh
periti Ciornalifti»
mici ; ma convenendogli guidarle per mal noti sen-
tieri, trovossi fra perigliose imboscate cìnto ed assa-
lito dai Galli • Sendosi allii meglio difeso , necessa-
rio conobbe il chiamar i sold^iti a raccolta in qual-
che luogo munito ; ne il migliore veggendone del
Vico di Taneto, a quello si volse, dove parte dai gi-
ri che air intorno facevano le accennate acque , pax-
te da subiti alzati ripari guardato, e dai Galli Bre-
sciani a Roma fedeli soccorso , potè T impeto softener
de' nemici (a). Se Parma Hata, vi fosse, non gli sa-
rebbe incresciuto il cammino di cinque miglia di
più , onde preporre ad un Vico mal cuftodito una
Città ben guardata . Ma quella certamente non vi
era . I Boji si affollarono intorno a Taneto per mo-
Iettare i Romani : furono però anch' essi attaccati
ben prefto dal Pretor Lucio Attilio venuto a soc-
corsa degli assediati • Polibio , e Livio , che tali co-
se raccontano, mai non rammentano Parma, la qual
se ftata vi fosse, non poteva a meno di non esser
teatro di qualche bellica impresa in sì vicino tu-
multo .
Domato novellamente Torgoglio gallico la Pia-
centina , e la Cremonese Colonia furon dedotte . Inr
tanto il feroce Annibale tenuta fronte alle armi Ro-
(*) Così Tito Livio nel Lib. 21 , Brìxianorum Cailorum auxìlio ad'-
dove narrate le cose da noi dette in versus cresce» tem in dies multitudi'
iscorclo , dice, che le milizie di nem boflium tutoAanfur. Di Taneto
Manlio uscite disboschi y, aperti s lo^ parla anche il greco tefto di Poli-
cis facile tktantes agmen Romani y bio, benché il Perotto nella versio-
Tanetum vicum propinquum Pado ne latina , e il Domenichi nella vol-
fontendere* Ibi se munimento ad tem* gare traducessero Canneto y luogo ol-
pus^ commeati bnsque fiumi ni s ^ & tre Po troppo da noi lontano •
14
mane oltre le Alpi , e rotto Scipione al Ticino , lo
seguì su la Trebbia , dai Galli traspadani scortato e
soccorso . Non oftante il pronto sussidio recato da
Sempronio a Scipione, ebbero qui pure i Romani
un esito infelicissimo , del quale insuperbito a ra-
gione il vincitore , deliberò passare pel più breve
cammino , comechè difficilissimo, in Toscana , onde
seguir le traccie della fortuna alle sue insegne pro-
pizia . Strabone fu di avviso, ch'egli tenesse la via
prossima al Po , e che da quelle parti passando tro-
vasse nelle paludi noflre quel grave inciampo, pel
quale faticosissimo gli riuscì il ridursi a fronte del
campo ostile (a) • Tal opinione à ritrovato nel Ca-
valier Lorenzo Guazzesi un gagliardissimo difenso-
re (b) , ed un soflenitor non men pronto nel Signor
Dottor Pasquale Amati di Savignano (e), a' quali forse
converrebbe concedere la vittoria , ogni volta che
fatte varcare le paludi noftre ad Annibale , ce lo
ponessero su la ftrada più breve ch'egli cercava per
giungere in Toscana . Il chiarissimo Cavalier Tira-
boschi à pensato di avere scoperto una tal via fra
i montuosi ed alpeftri sentieri del Modenese , tra i
quali sostien che Annibale potesse incontrar i pan-
tani a sì grande ftento passati (J), non sapendosi
(*i) Magna intra Padum pars pa- (S) Guazzesi Opere T. I Diss. II •
làtdibus obtinebatur ^ per quas Han- (e) Amati Diss. sopra il passag^
ni bai magnis difficultatibus iter fecit gio di Annibale. Bologna 1776 per
in Tttsciam. C^terum Scaurus de- il Long hi*
• duB/'s ex Pado usque in Parmensium (jf) Tiraboschi Disc» Prelim. I
agrum fossi s navigationibus commo" alla Storia della Badia di Nonan*
dis , paludes ipsas exsiccavit e Cam* tola •
pis . Strab. Geogr. Lib. 5 •
neppur egli indurre a dar fede a Tito Livio , che
tragge quei gran guerriero per le paludi dell'Arno.
Potremmo noi pure , dopo averlo quivi condotto , farlo
attraversar le noftre montagne non men di laghi ,
e di ftagnanti acque abbondanti, come si può ve-
dere dalla descrizione , che l'Angeli ce ne porge (a)j
e vantar Annibale pei primo discopritor della ftra-
da, che per Monte Bardone guida speditamente in
Toscana , battuta poi ne' secoli bassi da più Monar-
chi o per iscorciare il cammino , o per ischivare
l'incontro de' loro nemici. Ma lungi dal voler en-
trar in quistione , e dal metter in campo nuove opi-
nioni , di quello sol ci appaghiamo , che certifican-
doci Strabone peritissimo geografo della condizion
paludosa dell'agro noftro anche ai tempi di Anni---
bale , ' viene a confermare il sin qui detto , che fin
allora non vi potesse essere fiata fondata una Cit-
tà . Ciò pollo abbiasi per favolosa , e romanzesca
la dipintura della venuta successiva di Asdrubale
lasciataci da Sebastiano Maccio Durantino » il quale
dopo aver detto, come tentasse indarno l'invasion di
Piacenza , soggiunge che rivolto a Parma il militar
suo furore , e non riuscendogli di porvi il piede , ne
devastò il territorio (ò).
Veduto come ne agli Etnisci , né ai Galli Par-
ma sia debitrice del nascer suo , rimane ad osser-
varsi per qual maniera dai Romani lo avesse . Do-
mati già i Liguri , compofle le cose , e in quelle
(«) Angeli Storia di Parma Libt {b) Maccius de Bello Asdrubalis
8. Lib. 5 pag. 54.
i6
parti almeno rivolti gli animi a più tranquille im-
prese , cadde in pensiero al Console Marco Emilio
Lepido di ftendere una più breve e piana via da
Piacenza a Rimini , giacche la sperienza fatto aveva
conoscere quanto si aflfaticassero le milizie tenendo
la montuosa ftrada , e per T asprezza de** viaggi men
pronte poi si rendessero al travaglio delle armi .
Laonde essendosi col volger degli anni, per le terre
giù condotte da'* monti vicini in occasion delle piog-
gie , ristretto T ambito delle noflre paludi , e ftabili-
to un fondo più sodo di quel di prima , sul qua-
le benissimo si poteva formare una ftrada , egli gui-
dò quivi le sue milizie , e sull'orlo della rimafta
laguna (a) fece loro ftendere e selciare la nuova
via da lui appellata Emilia (5) , che da Piacenza fu
tratta al luogo dov' era per sorger Parma , indi al
Vico di Taneto (e) , poscia colà , dove dal medesi-
mo Lepido credesi edificato il suo Foro chiamato poi
Reggio di Lepido , ìndi a Modena , a Bologna , ed
a Rimini , dove alla via Flaminia verso Roma da
Flaminio contemporaneamente intrapresa restò con-
giunta . Ciò avvenne Tanno j66 dalla fondazione
di Roma, che fu il 187 prima della venuta di Ge-
sù Cristo . In quella circoftanza notarono i Romani
la posizion felice di quefto bel tratto di paese , la
{a) Strabene afferma , che quefta eenfia , ut TlaminU commhteret , Ari*
via fu {lesa intorno le paludi : Pa» minum perduxh • Tit. Liv. Lib. ^p •
ludibus in girum circumventis . (r) Tutti gli antichi Itinerari ci
(A) Pacatis Uguribus in Agrum moftrano rimafto Taneto su la via
Callicum ixercifum duxit ( M. JE- Emilia, benché ora rimanga buon trat*
milius Lepidos ) viamqui ab f/a^ to fuori della moderna Claudia*
17
salubrità del suo aere , la fertilità del suo fondo , e
rilevarono come vi si potesse assai vantaggiosamente
una Città novella edificare • Maturato il pensie-
ro, fu risoluto quattro anni appresso di qui manda-
re una Colonia di Cittadini Romani a propagare un
nuovo popolo congiunto alla Repubblica, di cui al-
lora eran Consoli Marco Claudio Marcello, e Quin-
to Fabio Labeone. Ora giacché T autor del proget-
to era ftato probabilmente il prelodato Marco Emi-
lio Lepido, cui molto ftar a cuore doveva il veder la
nuova sua ftrada munita di ftazioni militari , desti—
nato fu egli con Tito Ebuzio Caro, e Lucio Quin-
zio Crispino a dedurre tal Colonia. E perchè si vo-
leva ad un tempo fissarne a Modena un"* altra , nel
partire i Triumviri da Roma guidaron seco due
mila cittadini, parte de' quali lasciata a Modena
coir assegnamento dì cinque jugeri di terreno per
ciascheduno , fu il rimanente condotto qui , dove
nella distribuzione de' campi otto jugeri ottenne
ogni noftro Colono (a) , forse perchè sendo quelle
campagne soverchio incolte , e troppo ancora di pa-
ludi ingombrate , necessario era farne più parte ai
noftri , che ai Coloni dì Modena .
A questi valorosi Romani pertanto si deve la
fondazione della noflra Città, .la quale, come si è
veduto , non può essere anteriore alla dedotta Co-
(4) Eodem anno Muttna , C^ Par" quina Muti net acceperunt . Deduxe"
ma Colonia Romanorum Civium sunt runt Triumviri M. jEnti/ius Lepi"
deduBa • Bina millia bominum in a** dui , T. jEiutius Carus , L. Quin*
grò , quiproximt Bojorum , antea Tus» Qius Crispinus . Tit. Liv. lib. clr.
corum fuerat , o8ona fugira Parma ,
b
i8
Ionia , ma col giunger di quella gloriasi di fissare
il suo nascimento air anno di Roma 570, e di esse-
re anteriore di 18} anni alla venuta di Cristo (a) •
Cittandone i fondamenti la chiamarono Parma , sia
perchè dato le avessero circolare figura , sia perchè
volessero metaforicamente significare d^ innalzarla per
farsene scudo t difesa contro Tostile baldanza; giac-
ché una tal voce in loro linguaggio significava ap-
punto quella rotonda targa 9 che i soldati imbraccia-
vano in guerra , onde riparare i colpi delle spade
nemiche (b) . Tal fu senza dubbio l'origine di Par-
ma . Né a dimoftrarla più antica varrebbe il dire ,
che come Modena esisteva prima di ricevere l'ac-
cennata G)lonia, così doveva anche Parma esser in
piedi avanti V arrivo de' Cittadini Romani ; posciachè
se Colonie talor si mandarono ad abitate Città , se
ne spedirono anche altre talvolta , perchè alcune di
nuovo ne edificassero: o al più disegnata appena una
Colonia 9 uomini si mandavano 9 i quali speditamen-
te preparassero abitazioni e recinti atti ad accogliere
alla meglio i primi abitator destinati, come appren-
diam da Polibio dove appunto ragiona di alcune
Colonie spedite nella nodra Calila Circumpadana (e).
Però o si dican venute a cominciar Tedifizio perso-
(a) Seguo la cronologia de' Falli mi serve di fondamento: Dam Rontét
Consolari del P. Giuseppe M. Siam- scribunturmìlites^ omnt ftudio (Con*
pa C. Reg. Somasco. sules) ad perficìendas Colontat in-
{b) Varrone De Lingua Lat. Lib.^ cumbunt ^ qttas circa Padum in Gal-
dando la ragione, per cui lo Scudo ro* Ha nuper incioaverant . Jam adifica^
tondo si chiamasse Parma ^ dice: Par* ta nant Oppida , Oppidanis ut in-
ma^quod a medioinomneispartcispar. tra frigi nt a dierum spatium adessent
(r) Ecco il passo di Polibio 9 che mandatum • Hifl* lib. 3 •
^9
ne da travaglio avanti che i Triumviri qui giugnes-
sero coi dedotti Coloni , o vogliasi ai Coloni (lessi
lasciar il carico di averne gittate le prime pietre»
sempre asserir si potrà ^ che Parma deve ai Romani »
ed alla sua Colonia la propria fondazione •
A popolare già Bologna , e Piacenza trascelti si
erano dal Lazio gli abitatori ; ma per dar genti a
Parma 9 furono eletti, come dissi, Cittadini Romani:
però la noflra Colonia una si fu delle più nobili e
privilegiate , e molto più distinta che le Colonie La-
tine spedite alle dette Città . Ascritte rimanevano le
Colonie Romane ad alcuna delle trentatrè Tribù , in
cui la cittadinanza di Roma si divideva ; ne^ Comizj
erano ammesse a^suflFragj j potevano ai Magistrati più
sublimi pretendere , ed altre prerogative godevano
notissime agli eruditi (a). Ninno de'noftri Storici à
detto ancora a quale di dette Tribù rimanesse Par-
ma congiunta; tuttavia non mancano marmi atti a
persuaderci del suo legame alla Tribù PoUia (b) ^
{a) Sigon. De antiquo jure Ital*
Lib. I cap* 2.
(^) Nel Museo Veron. pag. CXXXllI
abbiamo la seguente Iscrizione polla
ad un Soldato Parmigiano ascritto
alU Tribb Follia :
Q. MODIO . Q. F.
FOLLIA . AMO
MO . PARMA
MIL. COH. vin. PRt
NEPOTIS. MIL. AN
XVL VIX. ANN.
XXXIIIL GAVIVS
SEVERVS . AMICVS
FECIT
Il Malvalla ( Marmar. Felsin, SeB.
V cap. 9 pag. 25 j ) pubblicò un
frammento di colonna, che porta 1
nomi di varj Militi sotto diversi
Consoli , ove ai tempi di Orfito , e
di Giuliano Consoli nell'anno 178
dell'Era volgare si annovera
M. AEBVLIVS M. F. POL.
VERVS PARMA.
E sotto il Consolato di Comodo,
che fu in carica nel 181 , ^ segnato:
C. VETVRIVS . C. F. POL.
PROFVTVRVS PARM.
Si trova pure presso il Fabretti ( In-
script, cap. i pag. 213 . ) Ciò po-
20
il cui genio , i cui riti , i cui Dei saranno dive-
nuti qui familiari • Nulla per noi dirassi né dei
Tempj qui eretti , ne dei Numi particolarmente dai
primi noftri Coloni adorati , non rimanendoci intor-
no alle cose della religion loro fuorché ben piccioli
avanzi d'incerta età (a), da' quali generalmente de-
dur non è lecito , se non che , mentre Parma visse
nelle tenebre del gentilesimo , dovette le medesime
superstizioni adottare, che trionfavano in Roma. Di-
remo bene, che in breve tempo ebbero a rendere la
Città loro munitissima contro ogni assalto nemico ;
posciachè i Liguri , cui venne quattro anni dopo ta-
lento di moleftare in questi contorni la potenza Roma-
na, non si arrischiarono di venire a Parma, quantun-
que calati a Modena , e depredatone prima il territo-
flo non veggo ragione, per cui il
Muratori ( Thesaur. Vet, Inscript.
pag. DCCiy ) ci-eda piuttofto messa
ad un Soldato di Parenzo, che ad
un Parmigiano la seguente:
L. CASSIVS
C. F. POL. PAR.
MI. COH. XII.
V. ANN. XXVI,
MI. ANN. VI.
H. S. F.
II Vedriani nell* Iftoria dì Modena
Ut, I pag, 46 , e Lit, 2 pag. 1^4
produce Iscrizioni , per cui si moAra
appartenente alla Tribb Pollia anche
la Colonia Modenese •
{a) Che fosse già un Tempio sa-
cro a Marte dove ora fta il Moni-
ftero di S. Tiburzio, chi Io vuol
credere al Da-Erba , e al P. Bordoni ,
si lascia in libertà. Ciriaco d'Anco-
na , passato per Parma verso la metà
del secolo XV , vide cooservarvisi
ancora quefta Iscrizione :
IVNONIBVS
L. 'EARIVS PHILERO
S. L. M.
La riportò ne' suoi Cementar j , alcu-
ni frammenti de' quali furono (lam-
pati in Pesaro nel 176J . Pare che
nella Villa di Serravalle dovesse esse-
re qualche Bosco dedicato a Diana*
Vi si veggono le reliquie di un Tem*
pietto colla vicina lapide di chi lo
eresse :
L. VIBVLIVS PONTIANVS
DIANAE
V. S. L. M.
rio, sapessero entrarvi, e farsene padroni. Era poc'an-
zi a Parma giunto per avventura Cajo Claudio Pro-
consoie dopo avere neli' Istria trionfato , ed avea se-
co buona mano de'* suoi soldati : il perchè fatto con-
sapevole del coftoro ardimento , assoldò in fretta
nuove milizie, T esercito suo movendo verso il con-
fine del Paese Ligustico (a); e in tal maniera facen*
do accorti i ribelli del mal nudrito orgoglio, liberò
da invasione quefta porzion delle Gallie , che sendo
Hata la prima a ricevere il coftume , e Tuso della
Toga Romana, riportò il nome di Gallia Toga-
ta (b).
Intanto dagli esercizj dì guerra passando il pò*'
poi noflro alla utile coltura de' campi , si affaticava
di trarne più abbondevole che possibil fosse il ne-
cessario alimento , solo dolendosi che le troppo va-
ile paludi non permettessero maggiore travaglio. Fu
lungamente deplorato il danno recato da tante acque
ftagnanti, fin a tanto che assunto al Consolato Mar*
co Emilio Scauro Tanno 638 di Roma, cioè 115
anni prima dell'Era volgare, concepì egli il di-
segno di liberarne una volta i noftri terreni . Per
ottener quefto fine ordinò il Console, che dalle ri-
ve del Po sino air Agro Parmense alcune fosse atte
alla navigazion si scavassero, e che coflringendosi le
sparse acque delle paludi a scaricarvisi dentro , si
(il) St e. Clandius Proconsul am* inm ad fines Ligurum admovh • Ttt.
dtfa rebellione Ugurum , précter eas Liv* Lib» 41 •
copiai j quas secum Parm^ babebat j (fi) Sigon* De antiquo jurt hai.
subitariis colUQis militibas^ exerci*' Lib* i cap. 24.
b 1
tz
facessero a quel gran fiume congiungere . V opera
venne intrapresa , e felicemente eseguita , apparendo
omai libera da sì molefto ingombro dopo T arduo
lavoro quella campagna , che al di sotto della via
Emilia ftendevasi al Po (a) , se non in tutto ( giac-
ché paludi rimasero ancora nel territorio noftro per
varj secoli ) almeno in gran parte , e in modo da
potersi vedere coltivate , e da taluno abitate qua e
là , come persuadono alcune Iscrizioni antiche ivi
trovate , e molte vecchie monete soventi volte di
sotto terra scavate . Ma di codette fosse navigabili
ordinate da Scauro , dirà forse taluno , qual più ne
rimane vestìgio ? Risponderò esser io di avviso , che
il letto del noftro fiume Parma , dello Stirone , e di
qualche altro rivo ne abbiano conservato la trac-
cia per quella parte , che al di sotto della Emilia
scorre sino alla riva del Po: conciossiachè non ri-
cordandosi questi fiumi da veruno antico Scrittore ,
appare che nome non acquistassero se non tardi ,
cioè allora quando protratte, a mio credere, le fosse
di Scauro fin verso i monti, onde raccoglierne le
{a) ScauTUf deduBis ex Pado ni" th , che tali fosse si deducessero da
^M in Patmensium agrum fossis na- Piacenza sino a Parma ; di che fu
vigationibus commodis^ paludes ipsax giuftamente ripreso dal Casanbono.
ixsiecavit e csmpìs\ Così T altrove Ciò non ottante il Cav. Guazzesi
accennata versione di Strabone attri- nella citata Dissertazione pag. 84 tra-
buita a Guarino Veronese , ed a Gre- ducendo in volgare il tefto del gre-
gorio Tifernate . E tal suona ve- co Geografo , scrive : Scanro asciugh
ramente il greco teQo, che dice qMlle campagne ^ avendovi tirato dei
condotte tali fosse dal Po sino fossi navigabili da Piacenza sino
al Parmigiana: imi rov naiSov fuxfi alia Città di Parma • Non sarebbe
noffuiorw • Pure Xilandro interprc- ciò flato un provveder al bisogno •
acque scendenti , incominciarono ad apparire torren-^
ti , e poi fituni • Non oserei confondere con tali fos-
se anche il Taro , seguendo il Poggiali (a) , mentre
reggendolo io annoverato da Plinio tra i fiumi assai
ben conosciuti , m'induco a crederlo di più antica
origine , e molto bene da quelle distinto .
In proporzion de' vantaggi ritratti dalla miglio-
rata agricoltura e dal commercio ebbe a crescere la
urbana e rurale popolazione • Senza andar cercando
fin dove si flendesse allora il Territorio Parmense ,
ma considerandolo qual venne poi riconosciuto in
progresso , porremo fin da ora mente al nascere del
Vico di Fidenza , su la via Emilia in quefto volger
di tempi fondato all'occidente da Parma. La distan-
za di quindici miglia > per fede degli antichi Itine*
rarj interpofta , à fatto credere al Ferrari fì) , al
Baudrand (e), al Cellario (d) y all'Arduino (e)> e ad
altri y essere quefto il luogo medesimo , dove ora
sorge il Borgo di San Donnino • Ad esclusione però
di ogni dubbio in opposito converrebbe prima di
tutto provare > che l'Emilia né più su > né più giù
passasse allora del moderno luogo di Borgo 5 sendo-
vi luogo a credere » che prima della ristorazione »
per cui cangiò il nome di Emilia in quella di Glau-
ca) Seconda il Poggiali flesso it (i) Lexic. Geograpb. tir. Fìdentìa •
Taro at tempo de* Galli divideva già (r) Geographiae T» i .
i Boji dagli Anani; sicché deve con- (^) Norltia Orbis antiqui Lib* %
siderarsi molto piti antico delle fosse cap. 12 sefl. I»
di ScaurOy colle quali Io accomuna (0 Adnot» in Plinium T. i pag*
poi . Mfw. Iftor. di Ptac. T. i pag^ 172 •
225.
14
dia , descrìvesse una linea molto men retta , come
guidata suir orlo irregolare delle paludi . La qual
cosa può agevolmente persuadersi a chi avrà rifletè
tuto , come Taneto già tanto vicino al Po , e con-
seguentemente anche assai più lontano che ora non
è dalla moderna via Claudia , rimase collocato esso
pur su r Emilia , che tortuosa aggirandosi , come se-
guiva Taneto sì fuor di mano , poteva cercar pur
anche Fidenza in altra parte. Il sospetto noftro rin-
francasi dal sapere , che per quanti scavamenti si
sieno eseguiti in Borgo o per fortificazioni intrapre-
se , o per altre cagioni , mai non vi si è scoperto
segno dell'antica Fidenza ; e si convalida per ciò
che apprendiamo dagli Atti del martirio, e della in-
venzione del corpo di San Donnino accaduta dopo
i tempi di Coftantino , d'^onde rilevasi essere flato il
luogo, dove il Santo si giacque, da principio inospito
e deserto, ed essersi cominciato ad abitare soltanto
dappoiché le preziose sue spoglie furono ritrova-
te (a) . S'ella è così , Fidenza già in piedi sin al
(a) Gli Atti del martire San Don- dividuar Tanno preciso, o il secolo,
nino 9 quali noi H abbiamo in un una certa luce cominciò a s{>lend«re
Codice assai antico , e come pubbli- da quel luogo ; e che ìnco/^ loci , qui
cari poi furono dal Mombrizio, di- eidem sanRo loco vicimares esse vi-
cono ch'egli in eadem via Claudia debantur y riscossi al prodigio de av-
loco fluvio Sifterioni pene contiguo fu visarono il Vescovo di Parma , che
decapitato . Soggiungono : Accidit e- fatto scavar il terreno trovò il sacro
tiam intercurrentibus temporibus , im- Corpo , e patvam ibi Ecclesiam fa-
minente adhuc tyrannorum persecutio^ bricavit ; & exinde locus idem no-
ne , ut locus in quo jacebat permane» mine SanQi Domnini vocatur . Par-
ret negleSluTy & sylvarum opacitate lano poi anche della seconda inven-
coopertus. Proseguono, che dopo t zione del medesimo, accaduta quan*
tempi di Coftantino, senza però in- do per succedentium temporum seriem
^1
tempo della Romana Repubblica, conosciuta pur an-
che sotto r Impero di Teodosio , e sussistente forse
nel sesto o settimo secolo, in cui fu ricordata dair
Anonimo Ravennate (a), non era il Borgo denomi-
nato dal Santo; e forza è il dire, che i Fidentini^
collocati da Plinio , e da Tolommeo neir ottava Re-
gione d'Italia, avessero il loro Vico in luogo di-
verso da quel di Borgo ; checche sia delle moderne
opinioni de' Borghigiani , i quali vantano essere la
loro patria una cosa medesima coir antica Fiden-
sì volle al nome del Santo edificar
una Chiesa piti ampia; e dicono,
che ixinde idem iocus populorum mul'
titudine auQus eft^ & noptine sanSi
Domnìni amplius insignii. Quedo i
tutto ciò che si à di certo circa To-
rigine di Borgo S. Donnino, il qua-
le ben si riconosce diverso da Fi-
denza.
(il) Fidenza \ nominata nell'lti-
lerario di Antonino creduto opera
del terzo secolo; nel Gerosolimita-
no scritto su gli ultimi tempi dell'
Imperador Cofìantino; nella Mappa
Teodosiana pubblicata dal Peutinge-
ro, (lesa giufla lo Scheyb tra Pan-
no jéS e ^p6 ; e finalmente nella
Geografia dell'Anonimo Ravennate,
di cui varj sono i gindizj degli eru-
diti • Ma checche sia della confusio-
ne o inesattezza di quello libro,
non dubitò della sua vera antichità
lo (lesso eruditissimo Alessio Sim-
maco Mazochi ( Tab. HeracL P. I
fag. 117 P. Il pag. 520 ), il
quale osservando che i' Anonimo
aveva tutto il suo Compendio Geo-
grafico tratto dagli antichi , non si
maravigliò di vedervi nominata Era*
cieaj benché forse non più sussiften-
te. Potrebbesi anche lo flesso cre-
dere di Fidenza f se non si trattasse
di luogo troppo a Ravenna congiun-
to a q«e' giorni, come chiuso entro
il giro della Diocesi al suo Metro-
politano soggetta ; talchi sembra im-
possibile, che l'Anonimo potesse i-
gnorarlo , o avesse a parlarne per so-
la relazione di antichi Geografi • Co-
munque sia, Fidenza fu un semplice
Vico, e non mai una Colonia. Il
Mezzabarba Imp^ Rom» Numism. pag»
50 lasciatosi ingannare da alcuni
Scrittori, che or ora si allegheran-
no , credette che Fidenza sì appellasi
se Coionia Giulia \ onde avendo tro*
vato una Medaglia colla leggenda Co-
lonia Julia senz' altro aggiunto , l'ap-
plicò a Fidenza • Veggasi il Gusse-
me Diction. Numism. T. IV pag»
170 , e il Rasche Lexic. univ. Rei
Nummaria T. II P. II col. 1052»
i6
za (a). Più intollerabile si riconosce ancora la sen-
tenza di alcuni, cui piacque di collocare Fidenza dove
sorge Fiorenzola (A), perchè le ragioni, onde convicn
(a) Dico esser mera opinione de'
borghigiani moderni, che la Patria
loro sia Io stesso che Fidenza ^ poiché
gli antichi pensarono altrimenti , scrì-
vendo Valerio Brioschi, ed Ascanio
Fagioli Borghigiani nella Vita di S.
Donnino , pubblicata in Cremona pel
Draconi l'anno 1582, aversi da un
librìcciuolo MS. intitolato Cronica di
Lombardia di qua , quanto di là dal
Po , che Borgo fosse edificato da Ci-
golfo ( voglion dire Agilulfo ) marito
della famosa Theodolinda , cioi en-
trato il secolo VII. Il Muratori an-
cor più nuovo lo riputò, credendolo
eccitato dalle ruine itW Ancia da lui
tolta per un Castello che desse nome
al Contado Auciense, di cui parlano
carte del IX , X , e XI secolo . For^
tassi s ex hujus loci ruinis crevit Bur^
gus S. Domnini ( Antiq. ItaL Med*
Mvi T. II col. 215. ). Ma ab-
bagliati dalla lusinghiera sentenza di
alcuni citati Geografi , non solo an-
no preteso i Borghigiani moderni 1
che il loro Borgo sia la vecchia F/-
denzaj ma l'^lnno di pili confuso
con Giulia Fidenza indicataci da Pli-
nio tra la Betica, e il Freto Gadita-
no ( Hift, nat, Lib, 7 cap. i . ) .
Il chiarissimo Signor Propofto Pog-
giali ( Mem. Ifl. di Piac. T. i pag.
p8 ) dice egli pure , che la moderna
Città di Borgo S, Donnino è chiama-
ta Julia Fidentia nel Martirologio
Romano. Ma ciò ^ falso. Il Marti-
rologio dice soltanto : Apud Juliam
in territorio Parmensi Via Claudia •
Fidenza non v'i nominata per om-
bra : e siccome Parma , come ve-
drassi , ebbe ne' bassi tempi il no-
me di Giulia Crisopoli j così quell*
Apud Juliam si deve interpretare
come non longe a Parma, Si sono
anche i Borghigiani lasciati facilmen*
te ingannare dal Ferrari seguito dal
Baudrand , ove dice che Fidenza da
lui creduta Borgo dtttt diu sine Se-
de Episcopali f e che la ricuperò
poscia all'entrare del secolo scorso;
perciocché così pensando moftrano
confondere Fidena Città nei Sabini
un tempo Episcopale con Fidenza
Vico sulla Emilia. Di tali e simi-
li loro errori formicola un librìc-
ciuolo intitolato : Lettera common
nitori a di Adelfo Fidentino al com-
pilatore del Magazzino Fiorentino^
(lampata in Parma dai Borsi nel
1781.
{b) L'Ortellio nel Tesoro Geogra-
fico flampato in Anversa dal Pianti-
no nel 1587 dice: Fidentia ....
Fiorensola Oppidum in Appenino si-
tum . Due spropositi in poche voci ,
perche un Paese podo nella pììi bel-
la pianura si colloca sul monte > e
si fa credere quel che non fu mai .
Jano Pelusio Crotoniate , precettore
de' figliuoli del Duca Alessandro Far-
nese , che al solito de' Poeti amò di
far l'erudito con pellegrine notizie,
27
distinguere ambidue i detti luoghi, sonor evidenti (a).
Noi attendiamo da altra penna valorosissima la il-
luflrazione di questi punti medesimi (b) y né dobbiam
dirne più oltre .
Nel mentre che a grado a grado andava così
migliorando la condizione della popolazion Parmigia-
na , vegliava la Repubblica , perchè sì quivi , come
in tutta la Gallia Cisalpina pieno vigore ottenessero
le prudenti sue leggi, e ne formava di nuove al
bisogno 9 ed air indole adattate di questi paesi • Tali
furono quelle > un cui lungo frammento se ne sco-
bevette quefta: onde volendo far
plauso nel 1585 alle Nozze di Ales-
sandro Pallavicino Marchese di Bus-
serò, Corremaggiore , e Fiorenzola,
(lampo: Alexandre Pallavicini Cu-
riét Majoriij Buxeti ^ & Fidentiég
Illustrissimi Marcbionisy & Lavi*
niét Farnesiét virginis illitstriss. , &
ftticterrinut Epithalamiam • In Ro-
ma nella Chiesa di S. Sabina v*^
PEpiraffio del Cardinal Macnlani da
Fioreozola, ove a letrere ben tonde
dicesi da Fidenza • Scempiaggini!
(if) Non fiorendo caso, che l'Iti-
nerario di Antonino descriva tre vol-
te il viaggio da Parma a Piacenza
sempre con diversità notabile, trop-
po essendo vero qoanto scrive Io
Scheyb ( Tab. Peiaing. Cap. x pag.
x% ) che in simile monumento mn/-
tm Ucortpn nomina incerta^ & de^
fravata sunt ^ numeri fuoqme distan*
iianam imdices comtpti adeo , uf ea^
wmwdem Urbémn iwtervslls diversis
itineribus repetit a j Sétpe al iter atqu§
aliter referantur y ci appagheremo,
che in nn luogo almeno apparisca me-
no inesatto , dove leggiamo : Tanne*
tum M. P. X. Parma M. P. IX. Fi*
dentia M.P.XF. Florentia M. P. X.
Placentia M. P. XV. Così per serie
la Mappa Teodoriana pone su la via
militare gli (lessi nomi • Qui Floren*
tia equivale a Florentiola , onde l'Ano-
nimo Ravennate dice : Item Placentia ,
Florentiola , Fidenti a &c. Ecco dun-
que ben diversa Fiorenzola da Fidenza •
{b) II Signor Dottor Bonafed^ Vi-
tali di Busserò, da me fin dalla pri-
ma gioventti venerato qnal maeftro
e direttore degli (lodj miei, tiene
preparate alquante dottissime Disser-
tazioni, rivolte ad illudrare quanto
pub air antica Fidenza appartenere.
Se risolverà nna volta di pubblicar-
le, vedrassi sparsa non poca luce s«
la topografia, e sa la dona de'tenH
pi oscuri»
28
perse il giorno 24 di Aprile del 1760 nelltì ruiné
di Veleja descritto in una Tavola di bronzo , con*
servata al presente nella Reale Biblioteca di Par-
ma (a) j il cui tenore chiaramente ci manifefta a ta-
li ordini assoggettata tutta la Gallia Cisalpina cor-
(if) Non solo vi si conserva la
Tavola originale, ma di pib un li-
bro MS. intitolato : Osservaziom del
Conte Antonio Cofla Canonico nella
diesa Piacentina sopra la Lamina
dissotterrata in Macinesso li 24 A'
frile 1760 , che suol moflrarsi a qua-
lunque erudito , acciò sia noto > cheiil
primo possessore di quefto bronzo fu
anche il suo primo illuftratore • Dal-
le note antecedenti si i veduto esse-
re (late scritte quefte Osservazioni ,
e presentate al Real Infante Don Fi-
lippo nello flesso anno 1760 . E' in-
credibile con quanta erudizione parli
TAutore di tutto cib , che alla Ta-
vola appartiene I con quanta diligen-
za la trascrìva, ne spieghi le pili
difficili sigle', ne dia la coflruzione,
e ne trasporti in rolgar lingua Io
spirito . Da queflo MS. due anni ad-
dietro fu tratta la copia della Tavo-
la flessa, e furono dal eh. P. M.
Pagninl Carmelitano eflratte le mi-
gliori spiegazioni della medesima,
onde si \ poi fedelmente giovato il
Signor Conte Commendatore Don
Gian-Rinaldo Carli pubblicandola nel
Tomo I Lib, g delle sue Antichità
Italiane. Cib voglio che sia noto,
parendomi giuflo non solo che sap-
piaci quanto ei dice, cioè che il Co-
fla fece acquisto di tal bronzo , ( il
che proverebbe soltanto la sua pre-
mura di non vederlo perire ) ma di
più che vi si affaticb dietro in ma-
niera, che il eh. Signor Commenda-
tore à ben potuto reftringere in meno
quanto egli ne disse, ed anche omet-
tere pili cose da lui osservate , ma noa
già aggiungere la minima importan-
te riflessione, che al Cofla sfuggita
dir si potesse • Una cosa sola aggiu-
gnerb, ed è, che se fosse flato
manifeftato al dottissimo Cavaliere,
che la Tavola viene segnata in mez-
zo al margine superiore col nume-
ro mi , egli non avrebbe dedotto
dalla mancanza de' diciannove Capi-
toli antecedenti esservi difetto di al-
tre Tavole sei y quando realmente si
rileva, che tre soltanto ne mancano
prima di questa. Dopo le cure del
Signor Conte Carli ^ piaciuto di
ripubblicare con grand' esattezza que-
fla flessa Tavola in foglio al Signor
Giuseppe Poggi Piacentino nell'atto
di prender la Laurea in Legge nella
noflra Università l'anno scorso 1790,
colla interpretazion delle sigle , e va-
rie emendazioni • Dal suo foglio poi
si è riprodotta nel Tomo Vili P. I
del Giornale di Torino per cura del
Signor Giuseppe Secondo Pittarelli*
29
rendo il settimo secolo di Roma (a). C insegna quc-
fto frammento , che le Colonie , e i Municipj della
Cisalpina aveano Magistrature destinate a giudicare
le cause de' litiganti , cioè quale i Duumviri , quale
i Quatuorviri , quale il Prefetto (b) . Modena segna-^
tamente vedesi essere ftata ridotta a Prefettura (e) ,
comechè già dedotta Colonia di Cittadini Romani , for-
se perchè venne creduta colpevole di avere sponta-
neamente ai Liguri aderito allorché la occuparono ,
come si è detto 5 giacché sappiamo essere ftato que-
llo il castigo dato dalla Repubblica alle Colonie ri-
belli , di privarle delle loro Magistrature, e di man-
dar ogni anno a reggerle un Prefetto in qualità di
Governatore e di Giudice (d) . Ora Parma , Colonia
fedelissima di Cittadini Romani , e ftrettamente con-
giunta alla Repubblica per fede dì Cicerone, aver
doveva in que' tempi o il Duumvirato, o il Quartum-
virato per amministrar la giustizia . E perchè frutto
della sana legislazione fu sempre colla depressione
del vizio il risorgimento della virtù , e l'incoraggi-
(il) Che quefte Leggi appartenga- tionem II vir. 1111 vir , PrafeSuT*
so al secolo VII, lo dimoftrb il Co- que ejus Municipei non temei sserit
Aa, e ne conviene il Carli. Che Ó'f. E altrove: Quam ob rem ut eì
fossero scritte per tutta la Galiia damni infeSi repromissio satirve du"
Cisalpina, lo moftrano le forinole di tio fieret^ paflulatum en't y tum Magi*
esse : Qua de re quique & a quo' in stratus , prove Magijìratus Duum^
Callia Cisalpina damni infeSi &c.,. virj Quatuorvir^ Pr^efeSusve &c.
In eorum quolibet Oppidoj Munici' (e) Ne* casi propofli in quelle
pioy Colonia y Pr^feSura^ Foro ^ Vi^ Leggi due volte si nomina il Prefet-
to, Convemuy Conciliabuio y Tri- to di Modena. In vero se Modena
nundìnove , qua sunt , vei erunt in non fosse stata Prefettura , non sem-
Callia Cisalpina &c. bra che si dovesse chiamar tale .
(Jb) Qua de re operis novi nuntia^ {dì) T. Liv. Hist. Rom. Lib. 26 •
30
mento agli cscrcizj più nobili della mano, e dell'in-
telletto 9 creder si può , che nelle arti non tanto »
quanto nelle lettere ancora i Parmigiani in sì paci*
fico e felice flato a distinguersi apprendessero j giac^
che non mancano indizj , come altrove moflrai , che
in que' primi secoli avessero quivi le Muse coltiva-
tori ed alunni (a) , in quella guisa che vi fiorirò*
no uomini di somma sagacità e prudenza dotati •
E quanto alla -sagacità e prudenza de' Parmigia-
ni , bel testimonio ce ne lasciò Plutarco nella Vita
del Console Cajo Mario . Narrate egli le guerre da
esso , e da Catulo softenute co' Cimbri , e la disfatta
di coftoro a Vercelli l'anno di Roma 651, corris-
pondente al 102 prima di Cristo , dice , che ritro-
vatisi presenti i Legati del Popolo Parmigiano alla
sconfitta per essi data ai nemici, ed alla insorta qui-
stione fra le milizie di ambidue i Condottieri , che
ognuna al suo pretendea riserbato l'onor del trion-
fo , dopo varie ragioni da ambe le parti prodotte ,
rimessa fu la decisione dell'arduo punto ai noflri
Legati, i quali passeggiato prima il campo de^ vinti,
ed osservato , come i dardi , pe' quali caduti erano
i Cimbri, portavan segno di essere usciti dagli archi
de' soldati di Catulo , pronunziarono doversi a lui la
gloria del loro ultimo efterminio j ma considerato
ad un tempo, che l'antecedente vittoria di Mario,
onde snervata rimase la possa dell' ofte , era fiata la
cagion principale di quefta sua totale disfatta , con-
(a) Veggasi il Discorso Prclimi- Jeg/ì Scrittone e Letterati Farmi'
aire ai Tomo primo delle Memorie giani .
31
chiusero doversi a Mario^ anche come a principal
G>mandante, tutta la gloria e la fama di tanta im-
presa (a) • Non poteasi al certo recar decisione più
savia in faccia a due Campioni, e a due eserciti am«
bi ardenti del primo onore , ne meglio disimpegnar
si potevano gli arbitri di sì importante giudizio. On-
de riman dubbio se più accorti e prudenti fossero i
Parmigiani nella loro sentenza , o se più Mario tal
si moftrasse nel voler nondimeno in compagnia di
Catulo trionfare.
Miste frattanto alle Romane famiglie quelle si
propagavano de^ popoli soggiogati, che manomesse so-
vente dai padroni alla fedeltà de^ servi cortesi (b) ^
£imigliarizzate coVincitori , appresi i loro coftumi »
accomodate alle loro leggi, e ubbidientissime alla
(ir) Cam ittter milius Morii & V. F.
CmsmIì de vìBoria contentio oriretur. T. SALVSTIVS T. L. PVSIO
ita comvemt , mt Legati Parmtntittmj TONSOR Lm L. CATVLLA
qmi ttan mderamt , de bac re jmdiciatn SIBI ET
ferremt. Hi dttBi fet cmdavera bo^ GAVLO .... LATO FILIO
stitm s militi tal ^ conspexerant ja^ IN FRONTE P. XIL
aUis militum Catuli bariarcnun cor- IN AGRO P. XI.
f9rs esse confoiia» Digmicebantur
ett imiadptù namiwe CattUi tela. Ve* D. 1^
rum famam & gietiam bmjut rei to» M. SALVI
tam Mario fropter frimam viBo* FORTVNATVS
riam^fi^ momem imperii tribuebant • M. L.
Plot, in Vita C. Mani . Q. V. A. P.
(Ji) Di Famiglie manomesse » o sia M. ALV. FILIVS
lendote libere dai loro padroni in CONFRATRIBVS ET CONJ VX
Panna &nno fede alcune Iscrìrioni B. M.
pofle ad alcuni Liberti , tra le qua- Ne riferiremo altre nelle note se-
fi Tegami per ora qucAe datccidali* goenti spettanti ai Liberti L^Nomio»
Angeli. C. PupiOy Gavio, e P. Flavio.
32
Repubblica , altro più loro non rimaneva a bramare
che r aggregazione alla cittadinanza Romana . Tal
privilegio , che solo poteva omai togliere la distin-
zione odiata di Romani, e di Barbari, fu per la leg-
ge Giulia, promulgata Tanno 66} di Roma dal
Console Lucio Giulio Cesare, conceduto ai popoli
deir Italia, che terminava al Rubicone; e Tanno
appresso dal Console Gneo Pompeo Strabone efteso
venne pur anche a quelli della Gallia Cispadana (a).
Quindi se in quel tratto di paese, che forma il ter-
ritorio noftro presente , o i Tanetani , o i Fidenti-
ni , o altri v^ erano , cui non si comunicassero prima
i privilegj originarj della Colonia noftra Parmense ,
furono allora veduti acquistarli , e trarne motivi di
zelo maggiore, onde concorrere ai vantaggi della Re-
pubblica. Se n'ebbe TeflFetto non molto dopo, al-
lorché insorte civili guerre , e combattuta Roma da
Mario , tutti i paesi noftri al Po vicini mandarono
alla Capitale soccorso per difenderla dagli assalti di
Lucio Cornelio Cinna , che dalla patria espulso , co«
me partigian del ribelle, rivolte contro di lei le sue
armi le minacciava ruina (b). Condotte ad un tem-
po alle noftre parti da Marco Lucullo varie Coorti
di Siila per opporle alle soldatesche di Mario spar-
se in diversi luoghi , furono benissimo accolte , tro-
vandovi bel campo al trionfo ; posciachè mentre
Tanno 671 di Roma, ed 82 avanti TEra volgare,
a Chiusi , ed a Faenza T esercito di Mario restò
{a) Sigonius de antiquo jure Ital» {b) Appian. Alex. Hisfor. BeìL
Liba j cap. £ • Civ. Lib. I •
33
disfatto f anche vicino a Fidenza le sole sedici Coor^
ti di Lucuilo ruppero le cinquanta nemiche comanda-
te da Quinzio (a) . Non è a dissimularsi per noi
una circoftanza notabile , che serve a far conoscere
molto floridi ed ameni in quel tempo i contorni di
Fidenza, narrando Plutarco^ essersi dai prossimi cam*
pi sulle ali di un venticello soave alzato in aria un
nembo di vaghi fiori , che ricadendo su i pochi e
quasi inermi soldati di LucuUo , timidi a fronte del
maggior numero de^ nemici , die buon augurio al
condottiero di sicura vittoria (b) .
Scorsi alcuni anni , e fatta grande in Roma la
fama di Cajo Giulio Cesare promosso al Consolato,
destinato poscia a domar T orgoglio degli Svizzeri ,
e de** Galli transalpini , videsi al suo valore affidato
il governo della noftra Gallia Togata (e) , alla cui
Prefettura sappiamo aver egli delegato in diversi tem-
pi Tito Labieno (d) y e T Oratore Marco Callidio (ej.
Da quella sua Provincia eftrasse alcune volte pode*
rose milizie, com'^egli attefta ne' suoi Comentarj; e
se crediamo air Angeli, ebbe da' Parmigiani una Coor^
(«) Plut. in Vita Syllét , Vel. Pa- in exerchum , eumque aspersit , spon»
terc. tììst. Lib. 2 , Fior. Epit. Lib. te adharentibus ih , scutaque & ga-
82 • ieas comprehendentibuì , ut coronati
(^) Jam M. Lucuti ut unus ex putarentur ab hoftibus* Unde magis
Syllanis Ducibut ad Fidentiam Co- ereRi j signacontulerunt ^obtinuerunt-
hortibus sexdecim adversus hostiles que vìBoriamj etesii oSodecim mil-
quinquaginta rem gerens alacritate li bus : insuper caflris hofiem exue*
quidem snili^um fidebat j sed quod runt . Plut. in Vita Syllée .
essent complures inermes dubitabat . (0 Sveton. Vita Jul. Cas.
Dum autem hétsitatj & cunRatur ^ (^) Jul. Css. Comment. de Bello
ftores ex campo propinquo herbido CalL Lib. 8.
mollis ventus affatim vehens conjecit (e) Chron. Euseb. ad an. 5140.
C
34
te y che fu capo d^una delle due Legioni mandate
a guerreggiar nelle Gallie sotto Quinto Pedio suo
Legato {a) . Ivi per sua testimonianza fu molto fe-
delmente assistito da Lucio Munazio Fianco; ed è
però molto probabile » che concedutasi per lui qual-
che onorevole carica in Parma ad alcun de^Muna-
zj , quella nobil famiglia vi diffondesse per tal mez-
zo un de'^suoi rami , che ben si vede per alcuni
marmi aver quivi fiorito (b) . Eletto in seguito da*
Romani perpetuo Dittatore , vuoisi da alcuni Scrit-
tori, che a quefla noflra Città Tonor compartisse del
proprio nome appellandola Giulia (e) . Il vero però
(il) Cosi r Angeli nel Lib. x del-
la sua Stona pag. 28. Cesare però
nel Lib. 2 de' Comentarj scrive sol-
tanto: Duas Legione! im citniort
Galli a novas conscripsit ^ & inenn*
te afiate in ulteriorem Calliam^ qui
deduceteti Q. Pedium legatum mi»
{J>) Nella facciata del Doomo si
vede anco» nn Marmo con tre fi*
gure , e la s^aente bcrìzione :
D. M.
C. MVNATIVS
P. F. SIBI.ET
LVCILIAE SEX. F.
ROMVLAE
C. MVNATIO
C. F. NOVELLO F.
V. F.
IN F. P. XXIV. IN. A. P. XII.
L'Angeli nel Libro S riferisce le se*
gaenti, che sono perite, né possia-
mo correggere col confronto.
P. MVNATIO .... AGRIPPAE
CONJVGI IN
COMPARABILI
VOCANTIA ....
INGENVA
CVM QVO VI
XIT ANNOS XXX
AVRELIA VALERIA
ARABICARIA V. S. F.
D. M.
MVNATIAE PIAE
TATI C. JVLIVS
ZENON SODALI
AC BENEMERENTI.
Ai tempi di Augnfto, o non molto
dopo fiori anche in Parma Cajo Mu-
nazio Absirto, di cui si fati men-
zione appresso.
(e) Galvano Fiamma fa il primo
a dirlo, come appare dalle sue pa-
role altre volte citate. Per telKmo-
nianza dell'Angeli Io replicò F. Gì-
15
si è 9 che avendo Giulio Cesare nelle Gallie da lui
dominate 9 ed altrove condotto nuove Colonie 9 le
qi;ialÌ9 come antichi monumenti dimoflrano, il cogno*
me assunsero di Giulia (a) y ebbe ad accrescerne di
abitatori altre già molto prima fondate 9 che al no-
me antico della loro Città per memoria del benefit
zio lo flesso cognome onorifico accoppiarono. La qua!
cosa essere avvenuta specialmente in Parma ci si ma-
nifefta da un Marmo , di cui faremo più abbasso pa-
rola 9 ove alla Colonia Parmense il titolo di Giulia
conferito si vede 9 senza dubbio perchè avendo già
egli di qui levate genti da guerra perite nelle bat^
taglie 9 e convenendo ristabilire la noftra popola-
zione 9 fiaccò probabilissimamente da qualche Legio-
ne i Veterani 9 e non senza privilegi e favori
mandolli a far numero 9 e a soflener il decoro di
quefla noflra Colonia • Sappiamo da Cicerone 9 che
non era lecito guidare Colonie nuove dove già
una ne fosse 9 ma che però era conceduto aumen-
rolamo Albertazzi • Donato Bossi me , jam ai inttio cognominata ejl
nella sna Cronaca disse pare : Ali- Julia , ut in antiquis Civitatis Mo-
quando Julia a Julio Cesare di8a numentis legitur •
fuit. Niccolò Burci nella Bononia {a) Veggasi il Tomo II Thesaur.
illuftrata impressa nel 1494 tornò a Inscript. del Muratori alla Classe
ripeterlo: Primo Grysopolis nuncupa- XVI , e si troveranno Iscrizioni , ove
ta , debinc Julia a Julio Cétsare . Fi- nominate sono Col. JuL Philipp. ,
naimente , per tacer di piti moderni , QoL JuL Paria , Col. JuL Caftrono-
il Dottor Jacopo Bajardi Cavalier vo , Col. JuL Apra , CoL JuL Fide-
Parmigiano nella Orazione recitata /// Tudertina &e. Il Sigonio de
nei 15 12 alla presenza di Papa Giù- antiquo Jure hai. Uh. j cap. ^
lio II così si espresse : Adde , quod dice così appellate anche quelle di
Parma Civitas noftra , imo tua , Bea- Sutri , Ispello , Fano , Tortona , e
tissinM Juli Pontifit Optime Maxi- Capua da Giulio Cesare.
36
tarle (a); al che aggiugnendosi la dottrina degli uo*
mini ben istrutti nelle antiche cose, i quali certi ci
rendono come le Colonie appellate Giulie o furono
da Cesare condotte > o da essolui accresciute > venia-
mo a conchiudere, che Parma incominciasse ad ap-
pellarsi Colonia Giulia quando fu da Cesare aumen-*
tata di veterane milizie .
Avvi chi da Cesare flesso ripete la erezione di
un Arco magnifico » il qual si dice anticamente al-
zato fuori della Città dove ora si vede la Chiesa
di San Michele detta daWArco {b)\ ma v^à eziandio
chi ne riporta la fabbrica all'età di Gallieno (e) .
Lecito non è decidere cosa veruna dove ogni fon-
damento di salda autorità ci vien meno , tanto più
che mancano di tal Arco sino i vestigj . U Anfiteatro
pur anche » di cui si trova menzion presso Agazia
ove tratta delle guerre gotiche , suole attribuirsi alla
sua cura . Ma non possiam dir altro di certo , se
non che TAnfiteatro esisteva dove or si vede il re-
cinto degli Eremitani di S. Agostino , provandolo il
nome di Arena rimafto a quella vicinanza , in cui
fu già eretto un palazzo a Federigo I Imperadorc
detto Palazzo deW Arenai e confermandolo meglio
ancora la scoperta fattasi nel 1734 di una Iscrizio-
{a) eie. Philipp. 2 . che ne confermò il possesso ai Mo-
(^) Il Da-Erba, e qualche altro naci di S.Gioanni, è verissimo • (Mrr-
fa menzione di tal Arco , senza però gar. BuUar. Casin. T. 2 pag. 161 . )
citare memorie antiche • Che la Chte- Ciò tuttavia non bada a provare , che
sa di San Michele chiusa ora in Cit- vi sorgesse vicino un Arco di tanta
tà si denominasse JaiPJrco antica- antichità,
mente, e 6n ai tempi di Lucio II, (0 Capata Noz/V/^ EccLParm. MS.
37
ne porta ad un Gladiatore, trovata appunto neir Or-
to de' prelodati Religiosi (a). Noi non cMmpegnere-
mo a softenere, che Parma debba realmente a Cesare
questi suoi vecchi ornamenti , badandone soltanto di
averli quivi opportunamente accennati.
Frattanto il Dittatore , superbo di sua grandez-
za y né più veggendosi a fronte , poiché debellato
ebbe Pompeo , competitori , al predominio aspirando ,
così la Repubblica oppresse» che la Romana libertà
vacillante più non conobbe se flessa . Cercò di be-
neficare gli amici , onde softenersi col mezzo loro
nella tirannide , e fra questi furono i Bruti 5 aven-
do a Decimo Bruto conferito il governo della Gal-
lia , e sendo flato a Marco Bruto , che alcuni cre-
dettero concepito dalla genitrice Servilia in tempo
de** suoi adulteri amori col medesimo Cesare (bjj libé-
ralissimo di favori. Ma non potevano tanto sul cuo-
re di Marco Bruto le beneficenze del Dittatore , che
più Tamòr della patria non lo pungesse , sembran-
dogli vederla ognora flendere le incatenate braccia,
e chieder pietosamente una intrepida mano , che alla
primiera libertà la tornasse . Dato avea questi per
(if) Eccola : D. M.
VITALIS . IN Vie
TI . RETIARI . NAT
ONE . BATAVS
HIC SVA . VIRTv
TE . PARITER CVM
ADVERSARIO . DE
....IT . ALACER . FV
.... VGNIS . HI
NCONVI
EIVS
La fece incidere in legno qual fa
ritrovata il Conte Anton -Gioseffo
dalla Torre di Rezzonico , e la pub-
blicò nelle sue Dìsquishiones Fli-
nt ana T. 2 Lìb. p pag. j6 y cui
ognuno, il quale amasse di vedere
r ornamento postovi attorno , aver
potrà ricorso.
(À) Appian. Alex. Beil. Civ. Lib.
2 • Plutarch. loc. cir.
C %
'X
38
moglie la sua sorella Ciunia a Cajo Cassio uomo
di gran cuore, riputato Parmigiano di patria da qual-
che Scrittore (a) , e che se non lo era , doveva
almeno avere con Parma qualche legame sì per la
famiglia Cassia qui (labilità (b) , onde uscito era il
(ir) Tanto credenero Donato Ve*
ronese nella Orazione De iMudibus
Pmrmét impressa nel l^;^» l'Angeli 9
il Pico, ed altri.
(J?) Vane Iscrizioni comprovano
essere (lata in Parma la (amiglia Cas-
sia. Omessa quella, ove ricordasi
Qajo Cassio iMciliamo , prodotta nel
Discorso preliminare al primo Tomo
delle mie Memorie degli Scrittori ^ e
Letterati Parmigiani^ e premessa
poc'anzi l'altra del soldato Lucio
Cassio da Parma, soggiugnerb le se-
guenti • Sia la prinu quella veduta
fin da Ciriaco d' Ancona presso S*
Alessandro, portau anche dall' An-
geli, e dal Grutero pag. 768:
SEX. CASSIO
MANCIAE
CASSIA CLEMENS
VXOR.
Segue r altra riferita dall'Angeli:
Q. CASSI
ELPIDOPHORI
VI VIR. AVO,
METELLVS RES
TVTVS FRAT. ET
SPVRIAE FIR
MINAE QVAE
VIXIT ANN. XIII.
MENS. V. DIES XV.
FIUAE PIISSIMAE
ET SIBI.
II nostro Storico la vide in Parma*
Qualche amatore poi avendola ac*
quistau , la trasferì a Brescello , dove
il Muratori la copiò sotto il Por-
tico dell' Abazia di San Genesio.
Thesaur. pag. 195 . Oltre quelle ntt
abbiamo dall'Angeli tre altre:
B. M.
v^liR£L.L.. . • . •
VENERIAE Q. . . .
ANNOS XV.
MENSES X. DIES XX.
SP. CASSIVS PAN
THERES CONIV. . . .
CVM QVA VIX. AN. III. M....
DIES II.
B. M.
DIIS MANIBVS
CASSIAE
AMP. . . S. . .
MAESIAE
C. LIB.
CHRYSIDIS
C. MARSIVS SY
SGONVS ET
C. CASSIVS MAR
TIANVS
MATRI
PIENTISSIMAE.
>
39
Poeta Cassio Parmense a luì grandemente congiun-
to (a)y come per T union ch'ei serbava co^ vicini po-
poli traspadani , alla clientela di lui per testimonio
di Cicerone raccomandati . Ambedue quelle anime
fertWe bramose di segnalarsi, comunicati prima a vi-
cenda i più occulti pensieri, cospirarono alla morte
di Giulio Cesare , traendo seco Decimo Bruto, ^^sio
Parmense , e diversi altri amici , tutti probabilmente
infiammati air arditissima impresa da Cicerone acerri-
mo zelatore della primiera libertà . Quindi Tanna
709 di Roma, che fu il 44 precedente TEra volgare,
trovandosi Cesare in Senato, fu alla impensata inve-
stito , e a colpi di pugnale trucidato dai congiurati .
Benché il Console Marcantonio, grande amator
deirestinto, e fautore de'suoi disegni, perorando sulF
esangue cadavere commovesse la plebe, ripigliò tucta^
vìa il Senato T antica autorità • Decimo Bruto videsi
confermato il governo della Calila (b) , e per suo
mezzo sicuramente si accesero Bologna j Reggio ,
Parma , e tutto il rimanente della Cispadana , non
meno che i clienti di Cassio abitanti oltre Po a so-
ftener le parti della Repubblica (cj • Marcantonio
possessore della provincia di Macedonia bramava can-
giarla colla Calila , e indusse il popolo ad accon-
sentirvi contro la volontà del Senato , cui ben noti
(a) Vcggansi le Memorie del Poe- ( Fami/. Ub. 12 Ep. 5 ) dice:
ta Cassio Parmigiano nel primo To- Pr^etcr BonouJamj Regìum Lepidi j
mo della mia citata Opera • Parmam , totam GaUi/vn uneiamus
(i) Sigonius Commenta ad Taf. fludiosissimam Rei pubi i Cée : tuoi e-
ConsuL ad an. 7op« tiam Clientes transpadanof mirifice
ic) Cicerone scrivendo a Cassio conjunQos cum causa habebamus •
r
40
erano i fini del pretendente. Intorno alla qual cosa
mentre si altercava , recossi deftramente a Modena
Decimo ftuto con fior di milizia» e se ne pose a
guardia : di che irritato il Console » tofio armò le
sue genti » ed inseguì T emulo » inteso omai a vo-
ler per violenza quanto il Senato gli contraftava .
Tal atto ebbesi per una formale disubbidienza j e fi>-
mentando Cicerone coir eloquenti sue arin^e nel
iSenato i sospetti contro un uomo si turbolento, fu
Marcantonio dichiarato ribelle e nemico della patria.
Ciceron fu d^ avviso , che se Decimo Bruto usciva in
campagna prima che sopraggiugnessero a Modena le
armi di Marcantonio, la Gallia non avrebbe sofferto
poi tanti danni dalF avversario ; ma fu per avven—
tura SI rapida la marcia del Console , e inosserva*
to ogni suo movimento , che al difensore conven-
ne darsene in Modena chiuso , e soflenere V assedio •
Frattanto Marcantonio scorrendo il circonvicino pae-
se 9 ed alla sua forza rendendolo soggetto, si volse a
Parma, dove trovato avendo qualche resistenza per
la fermezza degli abitanti fedelissimi alla Repubbli-
ca , e però qualificati da Cicerone per ottimi perso-
^^èS} 9 ^^ onestissimi uomini , grandemente al Senato
Romano affezionati e congiunti , arse di fiero sde-
gno , e tutte sue forze adoperando , affin di coftrin-
gere la Città a desistere dal più opporsi alle sue vo«
glie , seppe assoggettarsela , portando con Lucio An-
tonio entro le sue mura implacabile vendetta , che
a lagrimevole desolamento la espose . Giuntane a
Roma la nuova , Cicerone in una delle sue Filippi-
che ne parlò alto al Senato ed al popolo , signifi-
41
cando quanti de^ nostri cittadini fossero flati da Lu-
cio Antonio trucidati , e quali maniere turpi ed in-
fami usato avesse contro le mogli , e i figliuoli lo-
ro ; e assicurò non essersi mai lo flesso Annibale
dimoflrato più crudo e feroce verso una Città sog-
giogata per forza , di quello che in Parma usato
avessero crudeltà gli Anton) , poiché in loro poter la
ridussero (a) . Taluno creder potrebbe con oratoria
licenza esagerata alquanto la narrazione da chi tut-
to r impegno nudriva di screditar Marcantonio ; ma
è fuor di dubbio , che troppo vera fu la ruina di
Parma, sendone giùnta anche per lettere di Lepido
certa novella ad Asinio Pollione (b) .
Ma Cajo Giulio Cesare Ottaviano , dell' estinta
Dittatore nipote ed erede , armossi toflo aManni di
Marcantonio , e seco i Consoli Irzio , e Pansa molte
squadre condussero a soccorso di Modena • Ivi fu
{a) Quétque isset faButus ( M.
Antonius ) in bac Urbe (^Roma) ni-
si eum bine ipse Jupiter ab hoc tem-
pio éttqne manibus reputi sset y decla*
ravit in Parmensium calamitate , quos
pptimot viros honefìissimosque homi-
net j maxime cum auRoritate bujus or-
dinis^ populique R. dignitate con/ un-
Boi j crudelissimis exemplis interemit
propudium illud , O portentum L. An-
toni HI insigne odium omnium hominum ,
veì si etiam Dii oderintj quos opor-
tetj omnium^ Deorum . Refugit ani-
mus P. C. eaque dicere reformidat ,
fUéC L. Antonius in Parmensium li-
beris & conjugibus ttffecerit i quas
enim turpitudines Antonii libenter
cum dedecore subierunt ^ easdem per
vim latantur aliis se intulisse. . • .
Qua enim in urbe tam immanis
Hannibal capta , quam in Parma sur*
repta Antonius ì ni si forte hujus Co-
Ionia & aeterarum y in quas eodem
est animo ^ non efl hoflis Antonius pu»
tandus &c. Cic. Philipp. 14.
(^) Sta nel Libro ip delle Fami-
liari di Cicerone n. 5^ TEpiftola a
lui scritta da Asinio Pollione , ove
gli notifica Parmam direptam: JL
Antonium Alpes occupasse ^ ed altre
cose a lui per lettere da Lepido co-
municare •
4^
combattuto con dubbia sorte , fin a tanto che tocco
a Marcantonio T ultima rotta, il quale però, risar-
cito in brevissimo tempo T esercito, ritornò ad appa-
rire sì formidabile , che i nemici suoi giudicarono
partito migliore quello di seco unirsi, e di far causa
comune , anzi ch^egli pieno delle flesse massime di
Cesare assoggettasse alle sue voglie Roma, e vendetta
prendesse de' suoi contrarj . Lepido fu il primo a fargli-
si aderente, ed Ottaviano predetto poco tardò a cede-
re alla ftessa necessità . Pieni tutti e tre di ambizione, e
di signoreggiare avidissimi, composero il celebre Trium-
virato , che a Cicerone , ed a più altri costò la vi-
ta , e si divisero il governo delF universo. Marcanto-
nio ed Ottaviano recarono torto guerra a Cassio ed
a Bruto capi della mentovata congiura , i quali in-
fettavano la Siria e la Macedonia, e avendoli debella-
ti, si consolarono d** intendere che si fossero di lor ma-
no data la morte . Il Poeta Cassio Parmense avendo
fin a quel tempo tenuto il loro partito, si compose
con Marcantonio , e prese soldo da lui • Ma durò
poco r amistà de' Triumviri . Ottaviano voleva esser
solo ; però disfattosi prima di Lepido , ne mancan-
dogli pretesti da prenderla con Marcantonio , che
ruppe e disfece nella famosa battaglia di Azzio , ri-
tornò potentissimo a Roma , ove fattosi Imperadore ,
e dichiarato Augurto , mandò Quinto Vario ad Ate-
ne , perchè a Cassio Parmense , ultimo rimafto fra gli
uccisori di Cesare, desse la morte (a). Per simil gui-
(ir) Vcllejo Patercolo H/ft, Lib. feQor/ius C^saris Parmensis Casiiui
2 scrive : Uliimns ai*tem ex intera morte fotnas dedit , ut dederat Tri^
43
sa ebbe ftabile principio il Romano Impero , e dispe-
rarono risorgimento i nomi di Repubblica , e di li-
bertà .
Parma ruinata, come si disse, da Marcantonia
abbisognava certamente di riparazione . Fuor di Ot-
taviano Augufto niun altro poteva richiamarla all'an-
tico splendore : ond' egli ^ che provveduto avendo ai
bisogni di Roma, volse a tutta T Italia le proprie cu-
re, e di ben ventotto Colonie novellamente a più
luoghi condotte la fece ricca , dotandole di privilegi
sì ampli , che simili quasi le rendevano alla medesima
Roma (a) , non seppe trascurare quella noftra Colo-
nia già tanto cara alla Repubblica , e fedelissima a
Giulio Cesare . Ad essa pertanto sentir fece le sue
beneficenze . La Storia non ce ne indica il modo ;
ma ben sicura memoria reftonne sul marmo accenna-
to poc' anzi , esposto a vista di tutti anche al presente
vicino alla torre della noftra Cattedrale , da cui ap-
parendo, che Parma, oltre il cognome di Colonia Gìu^
ha , prese eziandio quello di Augufìa (b) , viensi ad
apprendere la softanza di quanto noi affermiamo .
boni US , Ed Acrone cementatore an- tate Urbi quodam modo prò parte m»
tlco di Orazio: Q. Varus ab Au- liqua ad^quavh . Svet. in Vita Aug.
gufio missus ( Athenas ) ut eum in- {b) Il Marmo, che quivi annunzio ,
terficeret fludentem reperita & pe- i una base già formata di due pezzi
rempto eo scrinitum cum libris tulit . uno sovrappofto ali* altro per softe-
(^) Ad hunc modum Urbi y Urba» nere la ftatua di un Avvocato della
nisque rebus adminiflratis^ Italiam noftra Colonia, di due Municipi, e
duo de triginta Coloni arum numero de* no ftri Collegi de' Fabbri, Cento na-
deduRarum frequentavit , operibus* rj , e Dendrofori • Il pezzo superiore
que y AC veSigalibus publicis pluri- \ smarrito; quindi l'Iscrizione divisa
fariam inflruxit ^ etiam jttreac digni* su di ambidue è rimafta acefala, co<
44
Assai più altre Colonie prima da Cesare , poscia
da Augufto beneficate il titolo portarono di Giulia ,
e quello poi vi accoppiarono di Augujla. Beritto, ed
me si pub vedere presso la Torre
del noflro Duomo in tal guisa:
PRAE. LEO. XX. VALER
VICTR. PRIMOP. LEO.
X. CEMIN. PIAE. FIDEL.
CENT. LEGION. IIII. SCI
THIC. XI. CLAVD. XUII. CEM
VII. CEMIN.
PATR. COL. IVL. AVO. PARM.
PATR. MVNICIPIORVM
rORO DRVENT. ET. FORO
NOVANOR. PATRON. COL
LECIOR. FABR. ET. CENT. ET
DENDROPHOR. PARMENS.
COLLEC. CENT. MERENTI
Il Grurero, che la riportò dalle al-
trui schede, ( Corp, Inscript. T. I
P. II pag. 492) oltre all' aver ietto
VALEN , come lessero Pierio Vale-
rianoy il Carrari, e l'Angeli, (quan-
do il Marmo dice valer , indican-
do la Legione XX Vdleria vìncitri^
ce ) vi aggiunse una linea, che non
vi sta , lit vi pub (lare , cioi ;
EXERCITORES . RATIVM . VLPIAN.
Di tal errore quefta esser deve T ori-
gine, che chi la ricopiò, senza dub-
bio la tolse da Pierio Valeriano, ( il»-
tiquit. Belltttu Serm. i ) il quale do-
po averla riferita > e indicato qual
fosse a parer suo l'esercizio de'Den-
drofori , disse finalmente esser egli-
no detti Exercitores ratium da Ul-
piano : Exercitores ratium Ulpianus .
Qiiefta spiegazione aggiunta allasche*
da per uso privato di chi se la for-
mò, fu presa dai Grutero per un
proseguimento della noftra Iscrizio-
ne . Tacer non si deve , come il Mu-
ratori ( Thessur, Inscript. Tom» II
pag. Ilio ) dalle antiche schede di
Jacopo Valerio ne riferisca una in
gran parte simile ^ come già esisten-
te in Fornovo:
PRAEF. LEG. XXIII. VICR. PRIMIPILO
X.GEMIN.PIAE.FIDEL.CENT. LECION
un. scyTHic. clavd. xiii. gem. vii.
GEMIN. PATR. COL. IVL. PATRON
COLLEGIORVM FABR. ET CENT. ET
DENDROPHOR. PARMENS. COLLEG.
CENT. MERENTI
Si riconosce però così piena di spro-
positi, che non sappiamo far altro
giudizio, se non che quefta sia la
medesima che l'antecedente, ma tra-
scritta da qualche ignorante forse a
memoria, e mal collocata in Forno-
vo, quando era in Parma. E giac-
chi di Fornovo si parla , sappiasi
che non vi ò trovato altro monu-
mento de' tempi Romani fuorché una
Iscrizione dimezzata , pofta nella Chie-
sa maggiore, ove (la una teda d'uo-
mo in basso rilievo, con sotto le
parole :
.... Osi. PATRI
. . • • AE . MATRI
• . . • LVS • MILES
.... XV, MILITAVIT
F. I
Ora tornando al noflro Marmo , esso
45
Eliopoli nella Fenicia, Filippi, Dio, e Fella in Ma-
cedonia , Paro nella M isia , Cremna in Pissidia , Ca—
laorra , Gelsa , Dertosa , e Cassandria nelle Spagne ,
nelle Medaglie pubblicate dal Vaillant battute du-.
rante il Romano Impero , tutte fregiate di ambidue
i titoli appariscono , e detta viene ciascuna di esse
Colonia Giulia Augujla. Le antiche Iscrizioni, che ab-
biamo presso il Grutero, e il Muratori, varie Me-
daglie da diversi scoperte ci parlano di altre Golo-
nie similmente denominate • La . dottrina del prelo-
dato Vaillant è poi collantissima nello istruirci, non
altronde nascere tali denominazioni fuorché da que-
llo , che Gesare aveale prima di ogni altro o dedot-
te , o accresciute di genti , e di onori , e che altret-
tanto poi fece Augufto {a). Del sentimento istesso
% certamente pofteriore all'anno 49
di Criiìo , perchè vi \ nominata la
Legione XI Claudia , privilegiata col-
la X Gemina del nome suo da Clau-
dio Imperadore : quod adversus eum
in seJhione Camilli non rebelUssent ,
come dice Dione Cassio Hìfl. Rom.
Ut. 55: la quai, ribellione avvenne
Panno già detto. Non è sicuramen-
te pofteriore a Coftantino j mentre se
cib fosse, dipinti non vi sarebbero i
Collegi de' Fabbri , Centonar j , e Den-
drofori , sino a vedersi il solo Colle-
gio de' Centonatj indipendentemente
dagli altri dedicar quefto Monumen-
to; giacchi si sa che per una Legge
di Coftantino dell'anno 31 J riferita
nel Codice Teodosiano Lii. 14 T/>.
8, quefti Collegi in un corpo solo
uniti rimasero . Altro argomento > che
ce la fa credere più vecchia de* tem-
pi di Coftantino , sono i caratteri as-
sai belli, e ben quadrati, e molto
diversi da quelli di una Colonna ri-
maftaci in onor di CoHantino assai
mal fatti • Sia lecito osservare nel
noflro Marmo come lo fìeflb Av-
vocato o Patròno della Colonia, e
di due Municipi fosselo insieme di
detti Collegi di Artefici , quantunque
il Gentili ( De Pa$r'tcior. Origine
Lib, I cap. 8 pag. 106 ) seguendo
Filippo dalla Torre, e Sertorio Or-
sato , affermi , che le Colonie , ed i
Municipi soltanto aveano Avvocati
di ordine equeftre, non già i Colle-
gi degli Artefici*
(4) Veggasi il Vaillant nella sua
46
dichiarasi il Muratori (a). Quindi seguendo scorte si
fide , si può con sicurezza decidere » che a ristabilire
la Città di Parma nel suo antico splendore man-
dasse Augnilo a rendere più numerosa la noftra Gl-
ioma una porzione di que^ cento mila uomini , ch^e—
gli medesimo nel marmo Ancirano protefta di aver
condotto in G)lonie (b). Il dottissimo Scipione Ma£Fei
dice molto bene al noflro proposito , che nissuna Cit^
tà delle rinomate d" Italia sarà rimajìa esente in cosi
^an moltitudine^ che allogar si doveva (e); e noi
crederemmo di essere affatto flupidi , se dal bel ti-*
tolo di Colonia Giulia Augujla^ onde cominciò Par-
ma a girsene altera» non sapessimo argomentare av*
venuto a vantaggio di lei ciò che senza dubbiezza
a tante altre Città si concede • Siam ben tenuti alla
sorte, che fra tante Iscrizioni lasciate miseramente pe-
rire , una almeno sottrassene air ira del tempo j la
qual sebbene di età alquanto tarda, non lascia di
conservarci una più vecchia memoria tanto a Par-
ma gloriosa {d) . Ci è lecito quindi T immaginare ,
erudita Opera intitolata: NumismM" contemporaneo non sia ad Auguflo,
tM Mrea Imperatorum^ Auguftarum j come abbiamo poc'anzi osservato ,
& Cttsarum in Coloniis ^ Municì^ moftrandolo per certo pofterìore ali*
piis , ^ Urbtbus jure Latto donath anno di Criflo 4p , non è meno au-
ix omni modulo percHssa ^ dovunque torevole • I Monumenti pofteriori
tratta delie indicate Colonie • conservavano intatti i titoli delle
{a) Thesaur. Inscript. Tom. II Coionie quali si usarono da prin-
pag. III. cipio: e convenendo formarne de'
(A) Gruter. Corp, Inscript. Tom. nuovi, si facevano parlar sempre lo
I pag. 2^2. flesso linguaggio. Per esempio, la
(e) MafTei Verona Uluftrata P. I Città di Beritto nella Medaglia, che
Lib. 5 col. 8$ . batt% a Giulio Cesare , si chiamò
{d) Ancorché il Marn^o nodro COL. IVL. BER. la quelle ad onor
47
che messa ben toflo la mano alla ristorazione di que-
lla Città per le magnanime cure di Augufto, se alca-*
no di quegli onori mancavale y onde le Colonie me-
ritevolmente si riputavano a que' tempi altrettante
immagini di Roma 9 non si tardasse ad aggiugner-
velo .
£ certamente mi sembra non potersi più dubita-
re , che in quella età non risplendessero in Parma i
Magistrati più decorosi , e le più cospicue Sacerdo-
tali Dignità. £^ cosa agli eruditi notissima come non
fossero al Sacerdozio assunti se non coloro , i quali
gradatamente avessero prima softenute le civili Ma-
gistrature ; talché trovandosi in una Colonia o Fla-
mini , o Pontefici y è lecito argomentare nella mede*
sima resistenza di tutti gli Ordini più sublimi, quan-
tunque per eccellenza minori del Sacerdozio . Noi
abbiamo un bel Sarcofago di Lucio Petronio Sabi-
no, il quale, come ascritto alla Tribù PoUia, e per
aver terminato i suoi giorni fra noi , baftevolmente
dimoflrasi Parmigiano, da cui apprendiamo, esser egli
flato innalzato alla dignità di Pontefice dopo le ca-
riche di Seviro, di Decurione , di Queflore , e fi-
nalmente di Duumviro (a). Ebbe dunque Parma quan-
di Auguflo cominciò a dirsi COL. Duomo a mano deftra, e vi si leg-
IVL. AVG. BER. , e tenne la fies- gè :
sa leggenda in quelle di Tiberio , di L. PETRONIVS
Claudio , di Nerva , di Traiano , e L. F, POL.
di altri sino a Gallieno . Vedasi lo _S A B I N V S
flesso nelle Medaglie delle altre Co- VJ^ VIR. DEC. Q.
Ionie . II VIR . PONTIF.
(a) Tale Sarco&go vedesi collo*' SIBI • T. F. I.
cato avanti la facciata del nollro QQ. V. P. L.
48
te di più splendido immaginar si poteva riguardo al-
le cose sacre della religione pagana; e a regolamen-
to della sua Repubblica gli ordini , e le cariche più
luminose . I Decurioni ne componevano il Senato , e
gli ufHzj 9 e gr impieghi distribuivano • Da essi tra«-
sceglievansi i Duumviri , considerati nelle Colonie
come i Consoli in Roma 9 i quali le più importanti
cose amministravano 9 e gli arbitri erano de'^più ar-
dui giudizj ; mentre le cure minori ad altri Magi-
strati si commettevano tanto relativamente agli affa-
ri di pubblico interesse (a) 9 quanto in riguardo alla
efterior pulizia 9 ed alla giudicatura delle Cause Ci-
vili 9 affidate probabilmente in parte a quell'Ordine
de^Seviri 9 cui Lucio Petronio era flato da principio
ascritto (b). Stipendiandosi quivi soldatÌ9 non è a clde-*
dersi punto se vi splendessero uomini insigniti di mi-
(4) Pub annoverarsi tra coloro, eh*
ebbero cariche dal nodro Senato, un
pubblico Dispensatore della pecunia,
di cui parla una Iscrizione già esi*
fiente in Parma presso Giuseppe Gol*
daniga , che la mandb al Muratori ,
da cui l' abbiamo alle stampe nel
Thesaur* Inscr. pag, 951.
D. M.
EVCHAR
ISTI . PVBL.
DISP. PEC.
CHRIS. ÈVE
PISTVS . SER
B. M. D.
Crede il Muratori doversi leggere
EVELPISTVS.
(é) Dopo il Noris credettero il
Fontanini, il Muratori, ed altri,
che dove si trovi nelle Iscrizioni
menzione à^Sevirì^ anche senz'al-
tro aggiunto, abbiasi a intendere de'
Seviri Auguflali . Il chiarissimo Zac-
caria nella prima Dissertazione pre-
messa alla serie de' Vescovi di Lodi
cap. 4 §• I pag- ?7 e seg. prova
con molta evidenza il contrarlo , e
fa vedere esservi flati i^^ Sevi ri mol-
to diversi dai Seviri Augurali • Spie-
gando r opinion sua , dice : Tonasse
qui plerumque Seviri nulla alia ad'
feda nota vocantur , ii fuere , qui in-
terdum Seviri ^ilicia Poteftate di-
serte appellantuT, Non dissimula pe-
rò , che vi furono anche Seviri Juri
dicundo^.
\
49
litari onori , giacche anche di alcun di coftoro me-
moria serbano gli antichi Marmi (a). Vi furono pure
i Collegi de' Fabbri , de'Centonarj , e de' Dendrofori ,
tutti occupati in cose al pubblico vantaggio , e alla
difesa della patria confacenti • In somma se non pri«
ma di Augufto , a' suoi tempi almeno , e susseguen-
temente ci giova riputare quella Città ornata e no-
bilitata quant^ altra mai «
A tutti questi Ordini sacri e profani , morto Au-
gufto , quello si aggiunse degli Auguftali , kcciò pre-
sedessero ai riti sacri in onore di Augufto , annove-
rato dal successore Tiberio fra i Numi . Eleggevan-
si gli Augustali pe' Decurioni , e in ogni Colonia o
Municipio avevano luogo nellc^olenni comparse tra i
Decurioni , e la plebe (b) . Maeftri Auguftali , e Seviri
Auguftali troviamo quindi nominati anche ne' Marmi
Parmensi (e), uno de' quali ci erudisce, come un
Auguftalc appellato Quinto Munazio Apsirto erger go-
(a) Il Muratori TJkes. pag. 798
ci dà quefta Iscrizione come esiften-
te in Parma presso il mentovato
Goldaniga :
- Q. BAEBIVS . M. F.
POL. TR. MII-
BIS
Indi ne riferisce un'altra pag. 8;^,
già dataci dall' Angeli come esisten-
te vicino a S. Alessandro:
C. SERVILIVS C. F.
TRIB
PRIMIPILVS CASTROR
PRAEFECTVS FIERI IVSSIT.
A' suoi giorni Ciriaco d'Ancona ne
trascrisse una poco dissimile presso
la Chiesa di San Tommaso ^
C. SER
PRIM. PIL
PRAEF
TRIBVNVS
MILITVM.
(è) Maffei Verona ili. P. I pag.
6p . Mazochi Tai, Heracl* T. 2 pag*
4J0. Zaccaria /or. cit. §. II pag. 4p
e seg.
(r) Ci viene somministrato dall'
Angeli , e meglio da Giambatista Do-
ni ( Inscript. Antiq* Class. V pag.
2IJ )) e poscia dai Muratori {Thes.
50
desse ad onore di Augufto suo Nume non so qual
Fabbrica , o magnifico Tempio (a); talché se Augu-
ro fìi , giufta le predette cose , a* Parmigiani favo-
revole , mai non si potessero questi accusare dMngra—
titudine verso il Monarca benefico .
Considerati i pregj della Città, qualche cosa del
Territorio suo dir converrebbe , se possibil fosse il
circoscrìverne di que' tempi i confini . Ignorando pe-
pag. IP7 ) un Marmo , eh' ei vide
nelle case di Gioanni Bajardi :
P. FLAVIVS . P. ET . L. L.
EVNVS . MAG
AVGVST. SIBI
ET . P. FLAVIO . P. L.
FRONTONIO . ET
FLAVIAE . P. F. INGENVAE
ET POMPONIAE PRIMIGENIAE
IN FR. P. XV.
IN AGR. P. XV.
F. I.
Un altro se ne riferì di sopra spet-
tante a Q. Cassio Elpidoforo Seviro
Auguilale, cut pub aggiugnersi que-
llo datoci pure dall'Angeli:
SALVSTIA M. L. APICVLA
ET GAVIO Q. L. PRIMO FILIO
mi AVGVSTALI D. D.
GRATVIT F. L.
Correggasi nella terza linea liuti,
e nella quarta F. I.
(«) Giambatista Doni ( Inscript.
Antiq. Ctats. II N, 80 fag. pò )
dalle schede di Benedetto Ramberti
riporta un fraaimento, già esistente
jKesso San Michele dall'Arco, il
quale era flato dato anche dall'Ange-
li con qualche diversità:
. . VMINI . AVGVST
. . MVNATIVS . APSYRTVS
. . VIR . ET . AVGVST AL
. . CVM . LAPIDE . TVRBINAT
. . FORO . AD. PORT
. . STAVIT . CREPIDIN
. . CASTELLA . POSVIT . PORT
. . MARMORIBVS . STATV
. . VLEIS . ET SALIENTIBVS
. . ORNAVIT D. P. S.
Non so come il Muratori traendolo
dall'Angeli, e dalle schede Famesia-
ne , si avvisasse di supplire a ciò che
manca in tal guisa TÀesaitr. pag. 47$ :
nuMINI AVGVST
in egNATIVS APSYRTVS
Inni VIR ET AVGVSTAL
is viaM LAPIDE TVRBINAT
e . a FORO AD PORT
am RAV ET in CREPIDINE
. . . CASTELLA POSVIT PORT
am mARMORIBVS STATuis
. . . IVLEIS ET SAUENTIBus
orNAVIT D. P. S.
Checchi sia del reftante , appare certo
indicato in quello Marmo Quinto
Munazio Apsirto, di cui il Mura-
tori (lesso non ignorava il nome per
un' altra Iscrizione» già conservata
fi
rò noi quanta fosse TeAension del Paese che ubbi-
diva al noflro Senato , ci sarà permesso parlarne ,
non qual potè essere allora » ma quale fu riconosciu-
to dappoi , e ricercar se in esso qualche Caflello o
Terra degna di memoria sorgere si vedesse • Non
oftante l'ignoranza , in cui siamo coftretti avvolgerci
per difetto di monumenti , crediamo benissimo che
la crescente popolazione si andasse preparando qua
e là piccioli luoghi , ove poter vivere in società •
Ma come T Angeli fu tanto avveduto di non saper
concedere a Vincenzio Carrari , che Neviano fosse
l'antico Foro di Nevio, e di non acconsentire a chi
diceva edificato Tizzano e Corniglio da Tito Cor-
nelio Balbo ; così V avremmo voluto men facile a
persuadersi , che i Municipi del Foro de' Druentini ,
e del Foro de' No vani , di un cui Patrono si fa me-
moria nel Marmo poc'anzi allegato in proposito del*
la G>lonia Giulia Augufta Parmense , fossero le due
Terre di Terenzo e Fornovo (a) . Giudicato avreb-
be altrimenti se avesse poflo considerazione a quanto
scritto viene da Plinio , cioè che il Foro de' Druen-
tini locato era in mezzo alle Città , che ora appel-
liam di Romagna (3), e che vi era un Foro Novo
Municipio de' Sabini (e) , oggidì , giufta l'Arduino ,
appellato Vescovio , siccome pure un altro Foro No-
in Colorno , eh' ei trasse dalle schede {a) Angeli IJlorìa di Parma Lib.
del Valerio, e pubblicb nel Thesaur. 8.
pag. 1485 . (A) Plin. Hist. Nat. Lib. 13 cap.
L. NONIO L. L. CHILONI 15 .
FAC. CVR. Q. MVNATIVS (0 Ib. cap. 11.
APSYRTVS .
5^
vo ne ir agro di Rieti , ai cui abitanti appartiene un
Marmo pubblicato dal Marangoni (a); all'uno o air
altro de' quali direttamente può alludere il nollro •
Poco a me cale se anche il Cellario crede parlarvisi
propriamente del noftro Fornovo (A), quando di un
Municipio supporto sì antico non mi avvenga di tro-
varne menzione in alcun vecchio Scrittore . Se al
Da-Erba creder volessi , anche più di un picciol vil-
laggio, conosciuto oggidì nel distretto di Parma, trae
nome da' Romani (e) . Ma d'onde avviene mai tanta
facilità di giurar per antichi diversi nomi dati a'Pae-
si e Villaggi presentemente , quando poi all'incon-
trar ne' monumenti sicuri di antichità i nomi di qual-
che contrada noti al tempo de' Romani , ora non
sappiamo più trovarne vestigio ? Oltre alla incertez-
za sovraccennata del vero luogo di Fidenza , chi mi
sa dire ove giacesse il Pago Mercuriale porto nell' a-
, (a) Le cose gentilesche cap. 5J saleecbio yCornaleto ^ Roma ^Terenzio ^
pag. 287. Oppiano j Mariano^ Carini ano yCafle^
(t) Notitia Or bis antiqid Lib. 2 rinianoj FiavianOf Ficiniano^ Ma--
cap. ip seft. I. miano^ Martoranoj Rubri ano ^ Anto^
(r) Ecco le parole del Da-Erba nel nianoy Purpuriano^ Vertaticoy l^co
suo Compendio MS* Domina quefla Catuto^ Gainacoj Cajonoj Elia ^ Va*
Città molti belli ^ non men che forti Ieri a ^ Febronio^ Lentulone Lentu*
et habitati Caflelli 1 tra i quali fu» sane , et Corunoppio . Et tra i mon^
tono edificati , e conservano /* antico ti il Cassio , il Palerio , il Latera»
nome Romano Cornilio , Corni ana , no , il Manlio , e l* Alpe S Ulano ,
Carona j Rocca Maria j Tabiano^ con la valle de^ Neri f e Spuriniana y
Tizzano j Puviglio , Rocca Malia* dove abitavano anticamente Cavalieri
na ^ duoi Varani^ duoi Niviani j e Romani j et ha dentro la Contrada
Fornovo . E tra le molte piene grasse di Pubblio Albino Ortolano , e hi. ima*
e coltivate Ville ha da^ medesimi Ro* ta volgarmente di Piombino* Quan-
mani nel suo largo et ampio territo* ti sogni, e quale florpiamento di no-
rio Cassio j Cassola ^ Casacca ^ Ca* mi per farli credere amichi!
5 5
grò Parmense » nel qual esistevano i fondi Natica
nuniy Fabncianumj Putuanum, Vetutianum j Arbistria*
num j obbligati poi da Cornelia Severa al Collegio de'
Fanciulli alimentar) fondato in Vele) a al tempo di
Tra) ano Imperadore (a) ? Un Letterato moderno im-
pegnatosi a dar la topografia di tutto l'Agro Veleja-
te, e ad accennar i luoghi precisi di ogni Pago nella
Tavola, che si dice Trajana, mentovato, punto non
à saputo individuar il luogo del Pago Mercuriale ; e
benché abbia modrato di crederlo assai vicino alla
Città noftra , e di qua dal Taro , altri potrebbe con
miglior apparenza di verità collocarlo dove ora giace
la Villa di Mercore nello Stato Pallavicino , se pure
fino colà il noftro territorio ftendevasi alla età di
Tra) ano. Erra poi certamente laddove dal fondo Ma*
riano , eh' ei reputa esistente dove ora fla la Villa di
Mariano oltre Taro, prende motivo di collocar ivi il
Pago Salvio: mentre il nome di Mariano assegnato al
<Ietto luogo non è si vecchio com' ei suppone , ma eb-
be solamente origine Tanno 1220, quando un Pode-
stà di Parma chiamato Negro Mariano da Cremona
un Caftello vi eresse , cui donò il proprio nome (b).
(a) Nella Tavola di bronzo si no- cato dal Muratori Rer. ItaL T. IX :
ta conservata nel R. Museo Parmense In MCCXX Dominus Niger Maria»
col. V //». 82 , e seg. si legge : Item . nus de Cremona futt Poteftas Par»
fund» Natianum , Fabricianum . qui . ejì ma , & eo anno foBum fuit Cafirum
in • Parmense . pago • Mercuriale . . • Mariani in Episcopatu Parmse , CS^
.hem • fund. Putuanum . Vetutian, in a pronomine Poteftatis nominatum eX"
Parmensi . pago • Mercuriale .. ^ • & titit , Per queflo io non intendo di
Arbistriano. in , Parmense .pag. toglier il merito, che à il Sig. Cara
(i) Al detto anno 1220 così leg- de-Canonico pel suo Discorso Dei
giamo nel Cronico Parmense pubbli- Paghi dell' Agro Velejate.
d 1
54
Se avesse saputa ^ come anche alla distanza di un
miglio da Parma verso mezzogiorno (la un'altra Vii*
la del nome flesso, ei conduceva forse quel Pago
fin sotto le noftre mura . Dopo lui à scritto ampia-
mente su la Tavola Alimentaria il Signor Secondo
Giuseppe Pittarelli ; e in vero ci siamo compiaciuti
di veder due illuftri Piemontesi prender tal cura del^
le cose noftre. Egli à creduto giacere il Pago Mer-
curiale alt intorno di Parma , e verso t occidente , e
mezzodì (a) . S' ei rifletteva a non escluderne Vetu^
tianum , lo ritrovava facilmente nella Villa di Be^
duzzo } ma io non mi appago , che Arbistria^
num debba dirsi Albazzano appartenente a Tizzano
( da lui chiamato Arbazzano ) , e che Natianum
convertire si possa in Cornazzano , e Putuanum in
PatuinOj Villa non conosciuta in quefte parti, o
almeno non registrata nella Nomenclatura di tut^
ti i Comuni dello Stato di Parma , e neppure co-
là dove i noftri Statuti fanno il catalogo de-
gli flessi Comuni a tenore de** quartieri del territo-
rio dalle quattro Porte denominati • Questi inciam-
pi , ne' quali si trovano talvolta avviluppati alcuni
coraggiosi Antiquarj , mi ammaeflrano a non decidere
tanto facilmente di cose troppo oscure e dubbiose •
Abbiamo alcuni Villaggi col prenome di Vico ,
{et) La spiegazione della celebra^ ta nel §• ^6 pag. i6o, non giunga
tissima Tavols Alimentmria di Tra'- a rendermi soddisfatto. L'Opera à il
jano dei Signor Pittarelli ftampata merito di una gran diligenza, e fa-
Panno scorso in Torino nulla per- tica , ed io la stimo, come ne sti-
de di pregio presso di me, comun* mo l'autore, che mi onora della sua
que in quefta parte del Pago Mer- amicizia,
curiale , e de' suoi fondi , di cui trat-
ss
e sarebbe forse lecito crederli di antica denomina-
zione , come Vìcomero , Vtcolante , Vicolone ^ Vicopò ,
Vicofertile , Vigheffio , Vtgatto s ma pure non arris-
chiamo di sentenziare , certi che dai secoli di mez-
zo a quella parte si sono alquanto cangiati alcuni di
tali nomi, veggendosi nelle carte antiche Vicopò chia-
mato Vico Paulo j Vicofertile Vicoferdulfo , VighefHo
Vicheffulo , Vigatto Vicatiilo ; e però esser potrebbe ,
che al tempo de' Romani o non avessero nome , Q
ben diverso il portassero • Del pari ftarem dubbiosi
se da^ Romani abbiasi a dir conosciuta la salubrità
delle acque termali della Villa di Lesignano nelle
vicinanze di Torchiara, e se fabbricassero eglino quei
Pozzo , dove si raccolgono , e le cellette ad uso de*
bagni avute in molto pregio da'* noflri maggiori, sic-
come fu di parere Girolamo Zunti Filosofo , e Me-
dico de' suoi giorni rinomatissimo : perchè il solo ar-
gomento , che nel rimondar detto Pozzo alcune vol-
te se n' eftraessero Medaglie antiche di Romani Im-J*
peradori , non sembra baftevole a provare T assun-
to (a) • Alquanti monumenti trovati nel territorio
moflrano realmente, che la campagna fu abitata (6);
{a) In expurgatione Putei medica^ trovano in più luoghi sotterra, scre-
zi, dice il Zunti, sétpissime invi» \h il P. Bacchini nel Giornale del
niuntur numismata cum figura corO' 1686 la scoperta fattasi di un bel
nata illorum Imperatornm infideijum • SsiTCofà^o nella Villa di Ramoscello
Ego haheo unam Confìanth inventam presso PEnza in un podere delle
a quodam balneatore dum expurga* Monache di S. Alessandro nominata
rft Puteunty ut morii efl quelibet an* la possession del Caflello per esservi
no in fine veris • De Baln. Therm. qualche segno di antico Caflello 5 « 9
Lixign. cap. go pag. 72 • trovarvisi sotto terra frequentissimi
{i) Oltre varie Medaglie , <fhe si fondamenti di fabbriche . Tal Sarco*
56
ma non per quello memoria rellaci chiara di alcun
Paese, che possa dirsi a que' giorni esistente.
Non si deve però tacere di uno de' più cospicui
luoghi, onde lungamente gloriaronsi i Parmigiani di
aver possesso fin a tanto che T altrui forza non ne
gli spogliò , vale a dir di Brescello . Rigettati i fa-
volosi racconti di alcuni circa V antichità sua (a) ,
fago si vede ora entro il recinto di S.
Alessandro qual fu gl^ guafto, e vi
si legge solo a grandi lettere :
. . . DECIMIVS.C. F. P
-H- VIR. BONONIE . . .
AGNIA.IL.L.GRA....
V.
Veggasi rinterpretazione in detto Gior-
nale fatta dal chiarissimo Monaco
noflro , riferita anche dal Malvasia >
( Marm. Feis. SeS. 4 eap. p pag*
I7p). In proposito però del Caflel-
lo f il qual già dlcesi esistente in Ra-
moscello « merita ben la fama di esse-
re confermata col documento, giacchi
il chiarissimo SIg. Cav. Tiraboschi
nella Storta delia Badia di Nonan^
$ola Tom. II pag. 159 à pubblicato
una carta del 1029, per cui Adelbur-
ga vedova di Frugerio , e Guido e
Gariardo nati da lei vendono a V\^aU
derada del fu Odone Marchese due
Corti cum cajlris , & capeliis infra
tisdem caftris hedificatis > una delle
quali dicesi in Comitatu Parmensi in
loco & fundo ubi ramuxello dicitur
cum capella inibi hedificata in honort
SanSi Mathei. Ad un tempo il Bac-
chlni riporta altra Iscrizione trovata
in un Podere lontana da Parma due
miglia incirca su la Jlrada , eie con^
duce al Ponte sopra P Enza chiama*
to di Sorbalo , e la giudica de' tempi
Crifliani :
M. ALFEDIVS L. F.
MARCELLVS PIVS
PARENTIV
INGENIOBELLVS
CANTORRISOR
AETATVLA
PRIMA HEIC
REQVIESCIT.
Aggiungasi 1* altra dal Muratori e-
(Iratta dalle Schede Farnesi ane, com^
esistente nella facciata della Chiesa
di Caleftano. Thes. pag. I5ji :
T. CLODI VS L. F. CORS VS
PETILIA.M.F.MAENA
L. CLODI VS L. F. ET C. CLODI VS
L. F. ET T. CLODI VS L. F. FECIT
LAETVSLIBERTVS ET FIRMVS
LIBERTVS . QVOD TESTA
MENTO FIERI
IVSSIT .
(^) Curzio Inghlrami ( Etrusc.
Antiq. Fragm. pag. 68 Ij6 147
Z05 ) finse memorie di Brescello fi-
no dai tempi Etruschi. Il P. Bar-
detti ( Della Lingua de* primi Abi-
tatori d^ Italia cap. 4. fag^ ^57 )
57
noi afFermiamo, che se dalla Via Emilia al Po tut-
to era in addietro palude , fino a dirsi Taneto dagli
antichi Scrittori prossimo al Po , e se la Via Emilia
ftesa da Piacenza fino a Modena , e più oltre , con-
dotta venne in giro , al dir di Strabene , sull' orlo
delle paludi , risulta per cosa certa , non poter esse-
re flato fondato Brescello se non dopo T interramen-
to di sì gran tratto di paese, quanto da Parma e da
Taneto sino a Brescello si ftende; e perchè tale in-
terramento non potè farsi se non con tratto di tem-
po , potrebbero essere i primordj di Brescello anche
pofteriori all'impero di Augufto . Strabone infatti vis-
suto fino ai giorni di Tiberio non lo nominò , ben,-
chè lasciasse memoria di Reggio , del Foro di Cor-
nelio 5 di Faenza , e di altri piccioli luoghi chiamati
da lui Paesetti frapposti alle celeberrime Città di Pia-
cenza , Parma , Bologna , e Ravenna (a) • Sicché o
Brescello alla età di Strabone non v'aera, o pur se
conosceva qualche principio , doveva essere di molto
inferiore ai prenominati • Ma per la situazione assai
comoda , per giacere sul passo che si teneva .in viag-
giar da Cremona verso Roma , giuda gritinerarj di
Antonino , e per una Colonia molto probabilmente
lo volle di gallica denominazione , Anselmi nipote ( Epigr. Lìb. 5 ) ne
e disse, che in lingua de' Galli Bre- credette per avventura edificatori i
scello significa CuardaPonte . Dona- Bresciani ; onde rivolto a quefta antU
to Bossi nella Cronaca diede a Bren- ca Città cantò :
no la gloria di averlo fondato : Bren- Magna filia Brixiét
nus Bergomum ^ ac Brixiam reécdi^ca* Urbs tot dtves avis ^ totthults potens.
vtt , Urbes autem novasy oppidaque Ma tutte quelle opinióni non ànnO
condidit Brixellum , Veronam ac Se^ il minimo fondamento .
nas Urbfm . Il noilro Poeta Giorgio («) Strab. Geogr. Lib. 5 •
y8
ivi spedita, se iKm e** inganna Plinio» annoverando poi
Bresceilo fira le G>ionie (a), crebbe quel luogo in be-
Yissinio tempo, ed ottenne in appresso molto grido.
U fano pù antico, da cai Tenne fama a Brcaoel-
lo, accadde Tanno 69 dopo la nascita di Cristo Sal-
vator noftro , cioè ali<Ma die avendo Ottone oocn*
pato il Romano Impero, sorse a ccmtendergli la co-
rona Vitellio Governatore della Germania. Lo spiri-
to emulatore di questi due pretendenti mosse gli eser-
citi lcMt> ad incontrarsi vicino al Po» tenendo Vitel-
lio i luoghi del Pavese e Cremonese , ed avanzane
dosi Ottone sul territorio noftro col porre in Brescel*
lo la sede (b). Un ponte di barche guardato da ben
gagliarda torre in faccia a Bresceilo dava agli Orto-
niani la comunicazione coir ostil campo • Accaddero
fiù fatti d'^arme , sinché una decisiva giornata a Be-
driaco fra Cremona e Verona disfece T esercito di
Ottone , il quale avvisatone in Bresceilo affirenò a sé
flesso con un pugnale la morte (e). Da quel tempo
in giù Bresceilo acquistò molto splendore , e lo man-
renne e lo accrebbe finche non fa distrutto al tem-
po de^ Longobardi • Varie Iscrizioni Romane ivi fin
a^ dì noftri rimafte , molte antichità , Musaici , e Me-
daglie in {HÙ tempi scopertevi fanno della sua anti-
ca dovizia una pienissima fede.
Ora per tornare alle cure de' nostri Popoli , dico,
che la pacifica vita goduta sotto il governo de' Ce—
sari rendevali intanto cosi tranquilli , che non aven-
is) PEn. Kit. Kit. Uh. 5 cap. (*) STetocc» In Vira Ortocs.
15 • (0 Tadm Uin. Amg. Uh. z.
59
do quasi mai a trattar armi 9 si occupavano princi-«
palmente nelle cose appartenenti ai vantaggi della
vita sociale • Saper ci fanno Ck)lumella e Marziale
quanto circa questi tempi godessero di nudrire ne' lo-
ro vasti e fertili campi greggie dMnnumerabili pecore
assai privilegiate per la qualità delle lane 9 avute dopo
quelle di Puglia per le migliori (a) . Onde giac-
ché appreftavasi un mezzo di commercio utilissimo»
altri si esercitavano nel purgarle e scardassarle (b)^
altri nel tingerle a porpora (e) , che al già intro-
{a) Marziale in un luogo de^suoi
Epigrammi disse:
Twdti 6^ innumeros GàUica Parma gngn •
£ in un altro cantò:
Vtilerihut frimis Àfulia^ Parma tecunJis
Nobilii ) AUinum tenia laudai Orti •
Columella de Re Rustica Ub. 7
loda pur le noftre Pecore, ma pre-
ferisce quelle di Aitino • Nane Gat^
licét ( Oves ) preùosiores Ssientury
earumque prétcipue Aitinates . Item
qtiét circa Parmam & Mutinam Ma-
crii Jia bui antur campis. Questi cam-
pi Macri , detti da Plinio Nacri ,
erano dunque un vado tratto fra
Parma e Modena atto ai pascoli •
(A) L'Angeli riferisce una Iscri-
zione esistente a' suoi tempi in Par-
ma nelle Case de'Zoboli riguardante
una società di Scardassatori di lana,
e da lui il Doni ( Inscript. Antiq*
Class. Vili pMg. 328 ). E* però as-
sai scorretta. Credo che debba leg-
gersi come l'altra già esistente fino
a' dì noflri in Brescello , riferita dal
Muratori ( Tbes. Inscript. Tom. II
pag. p84, e Antiquit. It. Med. JEvi
T^ VI Diss. 75 col. 449 ) così :
D. M.
HAEC LOCA SVNT
LANARIORVM ^
CARMINATORVM
SODALICI
QVAE FACIVNT
IN AGRO P. C.
AD VIAM P. LV.
Pot^ essere tanto in Parma , quanto
in Brescello , giacche , al dire di Apo«
flolo Zeno, esempi delle flesse lapi*
de pofle in un luogo ^ e replicate in
un altro non mancano agli Antiqua-
rj. Lett. T. V n. 876 pag. no.
(r) Veggasi quanto io dissi nella
Zecca e Moneta Parmigiana illuftra^
ta intomo la Iscrizione di Cajo Pu-
pio Porporajo , le cui parole , omesso
il disegno del Marmo , sono quefte :
C. PVPIVS C. L. AMICVS
PVRPVRARIVS
VIVOS FECIT
SIBI ET SVIS
IN FR. P. XII. IN AG. P. XX.
6o
dotto lusso nel ceto nobile (a) pascolo e fomento
appreftasse . L^ alto silenzio , che abbiam nelle Storie
circa le cose de^ Paesi noftri in que^ primi secoli della
cominciata Era Cristiana , altro non significa se non
che ordinariamente vi regnò tranquillità e pace ; la
quale congiunta alla fertilità ed amenità del terre-
no , ed alla salubrità del clima, goder fece a que^
noftri antichi Padri di una ben lunga felicissima vi-
ta , essendosi trovati in Parma , allorché Tito e
Vespasiano Tanno 74 fecero il novero di tutte le gen-
ti al loro impero soggette , tre uomini di centoventi
anni, due di centotrenta, ed uno in Brescello di cen-
toventicinque , come siamo istruiti da Plinio (b).
Sono quefte le uniche notizie rimafteci di Parma
in tutto il tempo che fu pagana , ne altro potrebbe
aggiugnersi, tranne il tenore di alcune Iscrizioni po-
co interessanti , di cui non ci è avvenuto fin qui di
far uso a proposito alcuno (e) • Il comune destino ,
{a) Del lusso Parmigiano sembra- te gran lusso • Il Muratori ( Ties. In-
mi far fede una Iscrizione riferita script. T. // pag. pjp) crede che
dall' Angeli , come esistente nella Ca- quella Aurelis Valeria Arabicaria ^
sa degli Anselmì : di cui parla una Parmigiana Iscrizio»
GEMINIAE P. FIL. ne, fosse così detta, perchi Odores
MAXIMAE Arabicos venderete
STATVA (i) Hist. Kat. Lib. 7 cap. 49 .
ODORA MENTA (e) Ne farem tutravolta quivi re-
EX HS 00 00 00 00 gistro, rilevandole dagli Autori che
PRIMA MATER le riferiscono, e le arno riputate de-
MISERRIMA gne di non rimanere obbliate. Pajo-
FILIAE CARISSIMAE no in vero molte Iscrizioni inutili
AN. XVIIII. al volgo , ma non così agli amatori
Qucfta profusione di odori* preziosi , delP antichità . Cominciamo dal Gru-
e Terezion di una statua per una tero pag. 386:
giovanetta defunta importa certamen-
6i
infauflo sovente alle medesime Monarchie , coftrette
pel difetto di antiche memorie ad ignorar i loro
primordj , allevierà , ben lo spero , a' miei leggitori
Parmét ad S. Gregerium:
D. M.
TVRINGENNAE
CONIVGI
CL. VALERIVS
VIRGINIAE SVAE
CVM QVA VIXIT AN. I.
M. Vili. D. Vili.
T. F. I.
Parm* afud Jotephum Coldani'
gam. E Schedis meh:
T. FAVI.EPICTETI
FVNERI ACERBISSI
MO . QVI VIXIT ANN.
III. M. Vili. D. XXII.
T. FLAVIVS NATALIS
ET FLAVIA EPIC^ESIS
PARENTES .
Proseguiamo col Muratori, il quale
pag. $;$ » e $;d riporta le quattro
seguenti , in cui vedesi scolpita I* A-
scia .
Parma In S. Johanms
E* Schedi s Farncsiis & Capponiis :
D. M.
P. COELI.TIMOTHEI
POSVIT NICOSTRATVS
A....IVMANVS.
\
Parma in S. Crucis
Ex Schedi f Capponiis :
D. M.
ET MEMORIAE
P. NAEVI LVCILIANI
HOMINIS INCOMPA.
Parma in adiiUs Thadai Ugoleti
Ex Schedis Farnesiis:
D. M.
CORNEUAE BASILLAE
POSVIT CANNVTIA TIGRIS
MATRI B. M.
pag. 1 ip7 . Parma apud Josepbum
Gudanigam, E Schedis meis :
D. M.
PARMENSIAE
TACITAE
FILIAE ET
l^ONTILIAE
CRISPINAE
VXORI
T. PARMENSIVS
TACITVS
S. M.
pag. \zi6. Apud Parmam . E Sche-
dis Cyriaci misit Philippus Stosch
Baro :
M. VALERIO M. F. STEFANO
FILIO PIISSIMO
Q.VIX.ANN. XXX. M.X.
M. VALERIVS DAPHNICVS
PATER MISERRIMVS
FECIT ITEM SIBI POSTER. SVIS
IN. FR. P. XX. IN AGR. P. XXV.
y
62
rinevitablle dispiacere di avere inteso fin qui sì poco
della loro Patria . £ creder mi giova tanto discreto
chiunque prenderà quefta Storia fra le mani, che
p4g. 1227 fatmm in foro in apO'
theea Johannit Andrete del Montale
Bibliofolit . E schedis meis :
D. M.
P. VALERI IRE
NAEI
PARENTES VIVI
pag. 123 1 Parme apud Josepbum
Coldanigam, E tchedis meis:
D. M.
L. VMBRICI
SECVNDI QVI
VIXIT ANNOS
XVIII MENS Vini
BETTIA CHRISIS
MATES. .
pag. IJ70 Parme t schedis Ram-
berti apud Johannem Dominicum Ber'
foli Canonie. Aquilejensem :
MACROBIVS SIBI ET
THEODOSIAE
CONIVGI OPT. V. F.
V! si fa seguire l'Epignmma ILLE
EGO ec. da me già riprodotto r.el
Disc. Prelim, al Tomo I delle mie
Memorie degli Scrittori ■, e Letterati
Parmigiani : ma sono due cose mol-
to diverse . Quello Marmo spettante
ad un Macrobio fu certamente no*
tissimo in Parma, come già dirno»
Arai ì e piti di uno il credette appar*
tenente al celebre Macrobio autore
de' Saturnali.
pag, Ij82 Parme apud Johan-
nem Marcum Bajerd»m. Mitit Qa»
nonieus Berteli i
D. M.
OCTAVIAE
VICTORJNAE
Q. ANTIVS HER
MES CONIVGI
INCOMPARABILI
QVAE VIXIT SEC. ANN.
XXXI
pag. IJ92 Parme in officina cu-
fusdam Aromatarii :
L. PRACEAE SEVERINAE
CON. QVAE VIXI AN. II.
MENSES Vim DIES XXII
COIVGl
B. M.
pag. 1404 Parme in Foro in qua-
dam officina Aromatarii, E schedis
meis :
SINVLE
IVS MICCA
LVS CON Q
VAE VIXI AN
II . MENSES II
CONIVGI
B. M.
^5
riflettendo alla somma difficoltà di tessere narrazioni
continuata su la scorta di poche autorità disparate ,
e dietro sconnessi frammenti di antiche ruine , vorrà
Pare che di qaefie due T Angeli ne
facesse una sola, riportandola cosi:
L. PRAECEAE SEVERINAE
SIMILEIVS MICCALVS
CVM QVA VIXI AN II.
MENSES Villi. DIES XXII
CONIVGI
B. M.
pag. 1411 Parmtt in S, Georgit
«K Malvasia:
D. M.
TVR. INGENVAE CONIVGI
CL. VALERIVS VIRGINIAE
SVAE
CVN5 QVA VIXIT AN. I.
M. Vili.
T. F. I.
L'Angeli ce V aveva data molto scor«
retta.
pag. 114*:
BETVRIA
EGNATIA
MATER INFELIX
FILIAE PROMISSI
Crede il Muratori doversi l'ultima
parola correggete PROBISSIEliAE .
pag. 1221 :
C. TIFERNVSVEIPOTENSEIVS
PATER ET TEIA MATER FILIO
PIENTISSIMO
IJem . Angelut alibi tane Inserip^
tionem adfert vtluti ab ista dèott'
taittf quum tamen eadem siti
D. M.
C. TIFVLO
POTENTI
EIVS PATER
ET TEIA MATER
FILIO PIENTISSIMO
Pam*. E tcbtdis fi' "$4 =
D. M.
P. DOMITI
SPLENDORIS ET
COMINIAE TIGRIDIS
P. DOMITIVS COMI
NIANVS PARENTIBVS
PIENTISSIMIS
pag. 14^2
Cappona :
C. FANNIVS
M. F. FRATER
Così va scritta, e non diversamente,
come presse il Muratori . Esiste an-
cora in un Sarcofago , che serve alla
bocca di nn Pozzo in Borgo Poli-
doro , e sopra tali parole fla un nic-
chio con tefla di uomo. A tutte
quelle faremo succedere le altre ri-
portate dall' Angeli , e credute dal
Muratori degne di aver luogo nei
suo Tesoro .
pag. ijm:
D. M.
CERVOLAE SIVE VICTORINAE
QVAE VIXIT ANN. XXX
L. AELIVS MAVRELIVS
COIVGI MERENTI D. S. P.
64
degfiare di compatimento qualunque mancanza neir
ordine , e le difettose illazioni di una critica non
sempre sicura dove a lei manchino chiare autorità.
D. M.
C. MARCELLI
LICENTIS
PARMENTIA
CELERINA CON
IVGI CARISSIMO
CVM QVO VIXIT
ANN. XVII D. V.
SATVRNINVS POSVIT
fag. ijio:
M. VISI HAGNI
FOTIDIVS GRATIFICVS
ET FOTIDIA POLIDORIS
QVEM IBSI IMPENDIO
SVO FVNERAVERVNT
AMICO OPTIMO
L'aveva tratta dall'Angeli anche il
Doni ( Inscript. Autif. Class. XIV
pag. 427 ). Ivi leggesi GRATIA-
NVS in vece di GRATIFICVS.
fjtg. I4P4:
D. M.
C. QVIRINIVS O. L.
SIBI ET
MARCELLINAE QVINCTIAE
CONTVBERNALI
IN FR. P. XIII. IN AGR.
P. XV.
Ptesso l'Angeli perb non ut) scrìt-
to 3. L. > ma O» C«
fAg. 1444:
D. M.
STATIVS
APOLAVSTVS
STATIAE PELI
CITATI NEPTI
SVAE QVAE VI
XIT ANNIS VII.
BENEMERENTES HER
EDES ELVPIAE
pag. ijéj:
TETTIA NICEPORIS
L. PRIMA
PATRONO PROBATA
P. Q. XII.
Ai tempi dell'Angeli (lava nelle Ca-
se del Dottore Stremerì . Il Ramber-
ti nelle sue schede la enunzib in
quelle di Giammarco Bajardi, e vi
lesse NICEPHORIS .
fag. lóJJ :
e. CERELIVS
FECIT
fiig. 1806:
CA . AEL
RAVL
SENTIA BESV
TIA BENEME
RENTI CONIV
Gì CVM QVO
VIXI ANNOS
QVINDECIM
65
certezza di epoche, e copia di monumenti. Mi pesa
il* vedermi coftretto a dover condurre per lungo
tratto ancora fra tenebre chi prende a seguirmi, e
Altre ne à pur anche M lodato An-
geli, omesse dal Muratori, special-
mente quella, ripetuta dal Grutero
pag. 1146, e dal Rivaatella Marm.
Taurìn. P, 2 pag. 1 14 :
D. M.
POLITICI
PVBLII
POSVERVNT
CALLISTRAT
FRATER ET
VICTORIA CONIVX
B. M.
La seguente non mi sembra riferita
fuorché dal detto Angeli , come con-
servata nelle case del Canonico Ora-
zio Belliardo :
POSTVMIAE FELICITATI
CONIVGI KARIS
SIMAE ET DVLCISSIMAE
TITIVS ACCE
PTVS VETERANVS
EX PRAET. VXORI
INCOMPARABILI
QVAE VIXIT AN. X. . . .
MENS Vili. FVIT IVN
CTA MECVM AN. IIII. MENS li.
QVAE
IN ABSENTIA LONGI
ITINERIS MEI A . . . .
.... SIDERIO TENE . . .
....TATIS VITAM F . . .
....CTAEST...F.MERENTPO.
Due ne soggiugnerò inedite. La pri-
ma, già esistente, giuda le schede
del Belletti , in S. Maria Bianca , b
ora in Casa Quinzani:
D. M.
VALERIAE
ELIODORDI
TERENTIVS
ORFEVS
MATRI DVL
CISSIMAE
L'altra si vede presso la Casa del
Signor Conte Politi , scavata nel fab-
bricare :
ASICIAE
FRONTINES
O . aegLivs
PLARIANvs
VXORI .
Mi piace di lafclar indietro quel-
le già prodotte nel Discorso preli*
minare al mio primo Tomo delle
Memorie degli Scrittori ^ e Letterati
Parmigiani . Il Mabillon dice nel
suo Iter Italicum di averne veduto
buon numero di Greche e Latine nel
veftibolo della Galleria Farneslana :
ma non si sa ora qual fine abblan
fatto , n^ se appartenessero alle cose
nostre . Così , come quel grand' uo*
mo profetizzò, che i bellissimi Co-
dici ivi da lui veduti mai non era-
no per trovar una mano benefica
che gì' illustrasse , presago della sorte
medesima di que' Marmi, gli avesse
almeno a nostro vantaggio trascrit-
ti e riferiti !
66
di non potergli promettere che langnidi lumi nel ra-
pido scorrere de^ secoli barbari. Esortar piacemi non-
dimeno gli amatori delle patrie cose, e della Italica
Storia a tollerar la pena di quelle prime oscurità,
e a vincerne la moleftia; perchè da quefte medesi-
me uscir vedranno a poco a poco un grato chiaro*
re, che tanto più loro lascieri libero lo scorgere la
serie delle passate cose , quanto più dai tenoni me*
no remoti ci verremo ai nollrì accostando •
Fmc dd Lkòro primo.
l-
67
STORIA DI PARMA
LIBRO SECONDO.
R
ropagavasi intanto la nuova Legge di grazia da
Gesù Cristo Figliuolo deir unico verace Dio predica-
ta ai mortali ; e in Roma stessa , centro della su-
perstizione , crollar vedevasi T agonizzante mal soste-
nuta Idolatria. Le soggette Provincie, scosse anch' el-
leno alle voci di chi annunziava i novelli santissimi
clogmiy qual più, qual meno piegavansi a riceverli; >e
tanto più saldo rendevasi il fondamento della nuova
credenza , e rapido n' era il progresso , quanto più
forti ostacoli opponeva T ostinazion de' nemici • In
alcuni luoghi però sembra che alquanto tardi fosse
abbracciata la verità j né perchè piaccia a taluno il
ripeterne a Parma i primi lumi o dall' Apostolo San
Barnaba , o da Santo Apollinare {a) , o da San Lu^
(^) Così parve al Bordoni Tiesaur. ism JErniliétm • Sarebbero però ne-
BccL Parm. Cap. 2 pag. 1 2 . Riguar- cessarle dimoftrazioni pili salde di
do a S. Apollinare anche II Rossi quel che non sia una «semplice popo«
Hsstor. Rav. Lai. I pag. 25 vuo- Ur tradizione autenticata da Scrittori
le y che predicando scorresse univcf troppo recenti •
68
ciano (a)y avvien poi che trionfi si accennino alla
nostra Santa Religione gloriosi , per moftrare intro-
dotto qurvi , e ben fondato il Cristianesimo ne' tre
primi secoli della Chiesa . Può nondimen sostenersi,
che verso la fine appunto del terzo secolo vivessero
nelle parti nostre, forse occultamente, varj Cristiani;
conciossiachè troncato dagl' Infedeli sacrilegamente il
corso ai giorni del gloriosissimo San Donnino fuggito
dalla persecuzione mossa in Germania da Dioclezia-
no , trovossi nel luogo del suo martirio di qua dallo
Stirone , dove su la Via Claudia il Borgo poscia
formossi denominato da lui , chi ebbe cura di sep-
pellirne il corpo , e di aggiugnere vicino al medesi-
mo un sasso colla memoria della sua passione, rin-
venuto allorquando la prima volta fu rivelato un sì
prezioso tesoro ft) j cosa dimostrante abbastanza il
(j) Oddone Vescovo di Beauvais, ai PÌ4C. P. I L'i. I pag. yo, cer-
vìssuro ai tempi di Carlo Calvo , cando in qaal luo^o fosse iniprU
nella Vira di S. Luciano presso i gionato il S.mro , prerend« ciò av-
Bollandisti A^a SS. Juttuar. T. I venuto dove poi fu edificaro Bor-
àìf 7 pag. 462 scrive: Quodam in go S.\n Donnino; hi ciò dispiac-
/oco non tnuttum iange a Civitatf^ que al Bollandista Bueo A8a SSm
qti4e dicitHr Parma ^ in via visum 08ob. T. ly pag. ppi , il quale car-
est itati sii mo Luciano ut evangeli-^ cerato lo disse vel Parm^e , vel eo
zaret populo eodem in loco vnium ioco , ^/ poflea Burgus San8i Dowf
Dei , O* revocare eos a vana jupw nini vocatus fuit . Ma già notamma
Jtitione , & cultura idolorum • • . • quanto quel luogo fosse deserto : ni
Contumeliis ajeóìum posuerunt eum si sa che in veruna parte de'^nollri
in cuflodia publica^ qua adhuc ho^ contorni venerata mai fosse la car-
dte monftratur omniiui eo in loco cere di San Luciano; il perchb ci
transeuntiius . Da ciò PUghelli Ital. sembra essersi voluto da Oddone in-
Sacr. T. 2 Praf, ad Ep. Parmen. dicar ogni altra Cittì fuorché Parma .
prese motivo di credere San Luciano (A) Gli Atti di San Donnino pub-
il primo Apoftolo de* Parmigiani . Il blicati dal Mombrizio affermano, che
Canonico Piermaria Campi ///. Eccl. quando ne f« la prima volta ritro-
■1
^9
culto prestato allora in questi contorni a Gesù Cri-
sto . Quindi è , che sapendo noi dal Baronio , come
in que^ tempi fioriva San Dalmazio intento a con-
vertire i popoli della Liguria (a), lungi non siamo
dal credere trasmessa anche a noi dal Santo mede^
simo la dottrina evangelica : il che può ottener mo-
tivo di probabilità dall' essersi ne' vecch) secoli poco
oltre lo Stirone veduta una Chiesa al nome di lui
dedicata (b) •
Dopo varj persecutori del nome di Cristo otten-
ne la Imperiai Sede Costantino il Grande . Indarno
gli contrastò Massenzio in queste nostre parti mede-
sime il comando , mentr' egli nelP anno 312 preval- 312
se coir armi , ed alla ubbidienza sua ridusse Pia-
cenza , Parma , Brescello , Reggio , Modena , Bolo*
gna , e Claterna (e) . Le sue vittorie non riusciro-
no senza danno delle nostre Città, avendosi chiara-
mente espresso nel Panegirico detto da' Nazario in
sua lode , che Aquile) a , Modena , ed altri luoghi
espugnati ed abbattuti da lui , ebbero poscia a sen-
tirsi dalla sua mano sollevati, e di comodità liberal*
Vatoll Corpo, in uno laterf^ qui ad fidetium populorum conyentut non
caput ejus jacebat , era scritto : Hic longi ab eodem loco letanias prò re*
jacet corpus j & requiescit SanSi velatione sacri Corporis in Ecclesia
Domnyni Martyris . Beati Dalmafii martyris intenta de-
{a) Baronius Annal. Eccl* ad an. votione agebat^ Si soggiunge, che
jo^ n. 12}. sorto grido dell'essersi trovato il sa*
{b) Di tal Chiesa eretta ne' vecchj ero Corpo , la folla del popolo usci-
secoli a San Dalmazio di là dallo to di là per venire al luogo , dove
Stirone parlano i citati Atti di San rinvenuto si era, fece romper il Pon*
Donnino, ove si descrive la seconda te disteso su Io Stirone»
invenzione del suo Corpo: Interea (r) Sigonius ^f O^r /V/. Jm/^. Lib. 2 .
€ 2
.- .-*;. in che però consistessero le be-
" " ^ >idacmo s' ignora j ne par che V sluu
' "' V^^ s ristorare le nostre Città, se fra po«
.^^ Vi vederle paragonate a cadaveri da chi
.1 ìiic di quel secolo ne . compianse V eccidio •
.^v >cro bene per lui ai soggetti popoli appresta-
ù il dar pace alla Chiesa; talché potessero d'ai-
:i poi gli scarsi professor del Vangelo mostrarsi a
.^Mcc scoperta, e favoriti da leggi tutte diverse da
.^acilc degli altri Imperadori , erger tempj ed altari
.4, \ero Dio* Tenaci nondimeno delle vecchie super-
>ciiioni coloro, che il culto antico trovavano più con-
ùccnte alle passioni loro, tennero viva buon tratto
anche in Parma l'Idolatria; cosicché Tanno 328 erger
; : i^ volendo un pubblico monumento alla memoria di Co-
stantino, lo denominarono Pontefice Massimo, titolo
bensì odiato dal pio Imperadore , ma datogli quasi
a forza dai Magistrati Pagani, disposti a ricono-
scere nel solo Monarca la prima dignità della reli-
gion loro (b). Ciò prova quanto il Gentilesimo pre-
(jm) Pfétrereo te AquiUjd } ti Muti'
na y caterasque regiones , quìbus propter
insecutas ìncredibilium bonorum com*
moditates , gratissima fnit iptius oppu»
gnationìs injuria. Nazar. Paneg. Const.
(é) Assai eruditamente à svolto
quefla oiateria il Signor Abate Do-
menico Antonio Marsella nella Dis-
sertazione impressa in Roma dal Zem-
pel nel 1789 intitolata: Il Fonti fica-
io Massimo non mai assunto dagl*
Imperadori Cristiani, La Colonna
ad onore di CoAantino col titolo di
Pontefice Massimo vedesi ancora in
Parma presso la Chiesa della Stecca-
ta 9 e leggesi in tal modo:
D. N. IMP. CAES. FLA
CONSTANTINO P. F.
VICTORI AVG. PONT
IFICl MAXIMO TRIBV
POTEST. XXIII. IMP. XXir.
CONS. VII. P.P. PROCOS.
RERVM VMANARV OPTI
MO PRINCIPI DIVI
CONSTANTII FILIO
B. R. P. NATO
71
valesse in Parma sin a quel tempo . Ne forse cosi
presto ebbe del tutto a cadere , se necessarie poi fu-
rono tante leggi de^ susseguenti Imperadori a togliere
afifatto le superstiziose costumanze , e se convenne ai
zelantissimi Vescovi de^ primi secoli declamar tanto
contro i pregiudizi invecchiati .
Commemorai poc' anzi la Via Claudia , ivi dicen-
dola stesa dove poi sorse Borgo San Donnino*
Questa a sé mi richiama , perchè V origine accenni
e le cagioni del mutato suo nome 9 e manifesti come
mai avvenisse, che dove la strada, su cui rimangono
le nostre Città , ebbe la denominazione di Emilia ^
in quella poi la cangiasse di Claudia . Osservisi pri-
ma di tutto , che sebbene gli atti del martire San
Donnino dicano decapitato queir Eroe della Fede su
la Via Claudia , ed altrettanto affermino il Martiro^
logio di Usuardo e il Romano , dedur non conviene
che questa Via già fosse aperta , e così denommata'
ai tempi di Diocleziano ; perchè gli Scrittori degli
Atti e de' Martirologj vissuti in secoli molto più
tardi accennarono il luogo del martirio di San Don-
nino secondo il nome , che gli correva ai giorni lo*
ro , senza curarsi del già usato ne* secoli antecedenti •
Certamente prima dì questi tempi la Via, che da
Piacenza verso Bologna si stende , riteneva il primo
suo nome datole da Marco Emilio Lepido j ma certo
è del pari , che lo mutò dappoi nelF essere risarcita ,
e a nostro parere raddrizzata da un Claudio . Come
guidata intorno al giro delle paludi, non poteva che
secondarle: infatti, giufta le premesse cose, torce-
va a Fidenza , e a Taneto fuori della linea odier-
7%
na {a) • Ora un Claudio sicuramente prese la cura
di ristorarla, e dielle nome dal suo. Ma quale di
tanti, che ne vissero, fu egli mai? Il Signor Poggiali
assicura non esser possibile T accertarlo (b) y e- real-
mente non convengono i critici . Parve già al Mu-
ratori potersi ascrivere la ristorazion della Emilia a
Tiberio Claudio (e) , il quale giusta la osservazione
del Reinesio riattata la Via Valeria volle appellarla
Claudia (d) , e un** altra Via Claudia dedusse da
Aitino sino al Danubio (e) ^ ma tal giudizio , assai
dubbiosamente pronun^tiato , non trova il minimo ap-
poggio . Il P. Gaspare Beretta piuttosto air apostata
(m) V Itinerario Gerosolimitano
pubblicato dal Wesselingio, il qual
si crede compoflo verso gli ultimi
anni di Coftantino , e può quindi
essere anteriore alla risoluzione di
ristorare T Emilia, mi sembra favo-
rire quefla sentenza . Dopo dieci mi-
glia di qua da Reggio mette Tane-
to, per isbaglio scritto Canneto ^ e
da Parma a quel luogo segna miglia
otto , le quali non vi si trovino > se
non si supponga descritto dalla via
Emilia per quefto tratto un giro as-
sai torto • Poi da Parma al luogo ,
dove si c^giavano i cavalli ai Taro ,
segna sette miglia : Mutatio ad Tu-
rum ( leggasi ad Tarum ) Ai. FU,
Ciò neppur si può intendere , ogni-
qualvolta vogliasi che fin d'allora
si passasse il Taro al luogo odierno
distante dalla Città cinque sole mi-
glia; ond'i forza collocar queflo
passo assai più in giii della via mo«
derna. Di 1) a Fidenza si pongono
otto miglia: Mansìo Fidentiée Af.
Vili. E dove altri Itinerari o cor-
retti pofteriormente , o realmente me-
no antichi fanno proseguir il viag-
gio verso Piacenza col passaggio da
Fiorenza j cioè da Fiorenzo/a ^ quello
conduce avanti ad un luogo non piti
conosciuto : Mutatio ad Fonteclos M.
Vili ; indi a Piacenza. Storta dunque
era l'Emilia, e andava a cercar fuori
della linea moderna, T aneto ^ Fidenza^
e i Fontec/i j prima di aver nuova
direzione, per cui fu detta Claudia.
(i) Mem. Istor. di Piacenza T. I
pag. 217.
(i?) Not. in Doniz. Rer. Italie.
T. V pag. 361 .
(d) Inscript. Class. Ili N. 80 .
(f) Veggasi la Dissertazione poftu-
ma del Conte Aurelio Guarnieri Or-
toni intorno quefU Via (lampata in
Bassauo nel 178^*
73
Claudio Giuliano inclinò a concedere simil vanto^fl);
ma neppur egli adduce prova bastevole a render To-
pinion sua probabile . Ardirò quindi anch'* io di pro-
porre la mia sentenza , attribuendo quest** opera a
Flavio Claudio Costantino juniore figliuolo dell' Im-
perador Costantino, che dichiarato Cesare dal geni-
tore r molto si distinse combattendo contro de' Go^
ti , da essolui T anno 332 debellati e sconfitti (b) . 332
Quanta e quale autorità ricever potesse un tal fi-
gliuolo dair augusto genitore , che meditava lasciar-
gli in retaggio la Gallia , la Spagna , e quanto pos-
sedea di là dall' alpe , ognuno può immaginarlo . Ma
queste generali idee del poter suo non mi movereb-
bero già a riputarlo ristoratore della nostra Via , se
non mi si parasse innanzi un Cippo migliare già ossero
vato in Parma , e dal Muratori portato nel suo Te-
soro , dove col nome di Flavio Claudio Costantino
juniore nobilissimo Cesare , indicatq^.vi^ne 11 mielio
cinquantesimo di una Via , che a be;n riflettere esser
non può se non quella da noi tenuta oggidì tra il
Piacentino e il Modenese (e). A qual altro Claudio
adunque ricorreremo noi per ritrovar T origine di
questo cangiamento di nome alla nostra pubblica Via
rinnovata , se non a quello , di cui ci rimase un
monumento parlante alla Via medesima relativo ?
(il) Di Tatui a Chorogr. Med. ^vi .
Rer. Italie. T. X col. LUI .
(^) Muratori Annali al ^^2.
(0 Affatto guafta prodotta fu dall'
Angeli quefta Iscrizione Lib. 8 pag.
7$$ . Ma la vide il Muratori , e la
riportò dalle proprie schede nel suo
Tesoro pag. 4Ò4 come segue :
T. FL. CLAVDIVS CONSTAN
TINVS
IVN. NOB. CAES
M. P. L.
74
Ei dunque, per mio avviso, guasta scorgendo pe^già
succeduti tumulti , e per le scorrerie di Massenzio la
Via Emilia , prese a ristorarla , a raddrizzarla » e
r arricchì del suo nome .
Ne gioverebbe il dire , che nominata giammai non
trovisi la Via Claudia nostra prima de' tempi di Car-
lo Magno : conciossiachè , oltre al poter essere periti
que' monumenti , che accennar la dovevano , come
obbliati giacquero quelli , mediante i quali in questo
nostro secolo unicamente nota divenne la Via Clau-
dia di Tiberio da Aitino al Danubio , v' è qualche
fondamento , come osserva il P. Beretta , di crederla
accennata neir Itinerario di Antonino per aggiunta
di qualche man più recente , o di coloro che lo am*
piiarono, laddove da Parma a Lucca su la Via Clo^
dia segnate veggonsi miglia cento . E comechè tal
ragione sembri forse conchiuder poco, giacche non
altro può dimostrare , se non che dalla nostra Clau-
dia un' altra Claudia o Clodia si diramasse diretta
a Lucca , e di là a Roma , acquista nondimen qual-
che forza dair osservar eh' egli fa , non essere in tal
Itinerario la Via Emilia nominata in verun mo-
do (a) : talché posta anche la mancanza di autorità
per asserire , che nel quarto secolo avesse T Emilia
cangiato nome , non se ne può addur neppure in
contrario una che mostri aver essa ritenuto ancora
(^) Ex hh eognoscimns ^ dice il P. in hoc Itinerario Mmiliée nomen non
Beretta, éefafe AuHoris Iti ner arti ^ legi , saltem in noflris Codicibns •
sive AuBifici , jam inditHm nomen Tab. Chorogr. Med. Rvì loc. cit.
Claudia veteri ^miliée : & mirum coL LII .
75
il primiero dopo i tempi di Costantino. Oltre a tot*
to questo non è forse improbabile , che mentre la
nostra Via Claudia fu ristorata , s^ intraprendesse an-
che il taglio deir altra Via da Parma a Lucca , la
quale ancora sussiste in quella che va a Fornovo ,
a Pontr emoli , a Sar2ana , a Massa ^ e a Lucca fi-i
nalmente conduce . Nel qual supposto il nome di
Clodia o Claudia aggiunta in quel passo dell' anti-*
co Itinerario sarebbe air una e air altra applicabile •
Aggiungasi ancora col Pancirolo 9 che la Città di
Reggio ebbe già una porta prima del quinto secolo
chiamata Clodia , la quale mutò poi nome , e venne
detta Porta di Brenone {a). Tale primiera denomini
nazione di Clodia o Claudia può confermare le
cure antiche di un Claudio lungo la nostra Via , e
assicurarne T antichità del nome •
Quanto alF aver il P. Beretta piuttosto a Giulia-
no attribuito quest' opera , oso dire , che se avesse
avuto notizia del nostro Marmo, prevenuto avrebbe
l'opinion mia, da cui si vede esser ito poco lonta-
no • Ben mi si opporrà forse , che se la Via Claudia
neir essere dirizzata più non toccò Fidenza e Ta-
neto , rimasti fuori della sua linea , com' io sostengo ,
sarà forza il dirla condotta in tal novella guisa dopo
r età di Teodosio , nella cui Mappa su la nostra mi-
litar via segnansi ancora Fidenza e Taneto . Ma si
risponde , che nella Mappa Teodosiana , e così in
qualunque altro Itinerario posteriormente riordinato,
questi due luoghi nominati non sono per dinotare
{a) Notizie Istori che di Reggio P. I pag. 17»
7«
che giacessero assolutamente su ia via pubblica, ben-
sì per indicare che non ne rimanevano molto lonta-
ni , e che chiunque viaggiava , poteva facilmente a*
medesimi divertire per non lungo tratto di via , e
godervi que' comodi onde abbisognano i passaggeri •
Taneto infatti un miglio solo refta ora fuori della
Strada Claudia , e sarà stato frequentato , come pri«
ma , anche dopo T estensione di questa , fin a tanto
che un Borgo non si formò nel luogo di Santa
Eulalia detto comunemente di Santo Ilario , la cui
antichità certa rendesi da varie sotterranee scoperte •
Taneto allora non più curato serbò appena il suo
nome ; infelice però men di Fidenza , che lo smarrì
col tempo, del tutto rimasta fuori di via disabitata
e distrutta . A chi poi mi volesse contrapporre la no-
vella opinione del Signor Antongiacinto Cara de
Canonico , cui è piaciuto situare la nostra Via Clau-
dia traverso i monti , facendola passare quindici mi-
glia al di sopra di Borgo San Donnino , non risponde*
rei altro, se non che quello Scrittore à dovuto trop-
po sconvolgere V antica geografia per asserirlo (a) , e
(a) Eì vuole in primo luogo che
P antica Fidenza non solo sia il me-
desimo luogo che Borgo San Donni-
no y ma di pili che sia la Giulia Cri-
sopoliy da cui quindici miglia lonta-
no fu martirizzato S.Donnino. Quin-
di per trovar il luogo di qvefto mar-
tirio ascende lungo lo Stirene pe*
monti, e s'immagina che quindici
miglia al di sopra di Borgo presso
il detto fiume fosse raggiunto ed
ucciso; e siocome tal uccisione non
pub negarsi accaduta su la Via Clau-
dia presso Io Stirone, ivi la ripon*
egli, guidandola poi a traverso dt
que* colli. A confermarlo asserisce non
so con che appoggio , che nella Chie-
sa detta di Monistero tra quello dt
Grotte , e Pellegrino , in que* contor-
ni medesimi , per alcun tempo fu con-
servato il Corpo di San Donnino y e
che poi cogli anni a Giulia Crisopo-
H furono trasportate le reliquie del
Santo Martire j onde cangiò suo no-
17
che assai evidenti sono le prove ; onde mostrare
applicato il nome di Via Claudia a questa nostra
medesima , di cui parliamo {a) .
iDe in quello di Borgo San Donnino.
Soggiunge, che rimane ancora indi-
cata la Via Claudia in Caftelnuovo
dPTerzi i il quale segnava il tertium
lapidem da Fidenza . Tante cose biso-
gna fingere per softenerne una falsa!
dulia Crisopoli non i altro che Par-
ma, come si i detto, e si confer-
merà, li luogo del martirio di San
Donnino ì quello di Borgo ^ lontano
quindici miglia da Giulia Crisopo-
li ; e tutto ì immaginazione quanto
dicesi dell* essersi conservato il suo
Corpo a Monistero, e della sua
traslazione. Gli Atti del Santo Io
fanno conoscere rinvenuto la pri-
ma, e la seconda ^olt^ dove ora
giace , e bada leggerli per esserne al
chiaro • Caftelnuovo de^ Terzi non ì
che fare col tertium lapidem da Fi-
denza, sendo un Paese nuovo, il
quale , al dir del Canonico Piermaria
Cimpi , chiamossi prima Caftelnuovo
de* Visconti i e poscia , per essere nella
T amigli a de* Terzi venuto ^ Caftel^
nuovo de* Terzi infin boggi appella-
to. ( htor. Eccl. di Piac. P. ili
Lib. XXI pag. 56. )
(<;) Stabilita che nel luogo di Bor-
go, e non altrove, fosse martirizza-
to San Donnino , ecco toflo dirsi es-
so luogo in Via Claudia sì negli
Atti suoi, come negli antichi Mar«
tirologj. Negli Atti leggiamo: Bea*
tlssimus vero Domninus Viam ClaU'
dìam pergere destinavit • • . Cumfue
beatus Domninus futune cladis sue
nescius Placentiam transiins captum
iter perageret . . . in eadem Via Clau-
dia loco fluvio Sisterioni pene conti"
guo , qui a Julia Cbrisopoli Civita-
te quindecim milUbus distat . . . mar-
tyrii palmam glorioso fine adeptus eft .
£ nel Martirologio di Usuardo , e nel
Romano : Jlpud Juliam in territorio
Parmensi Via Claudia SanSi Domni*
ni Martyris . Dal detto luogo Venia-
mo verso Parma, e vedremo chiama-
ta Via Claudia la flrada nodra pri-
ma di giungere al Taro ne' Privilegi
conceduti alla Badia di Fontevivo
nel 120$ dainnocenzio IV, nel 1222
da Obi^zo Vescovo di Parma, e nel
2226 da Federigo II, ove confer-
mansi alla medesima i beni a fluvio
Taronis vivi ufque ad rivum Mas-
soni s ^ f!j^ a Serata Claudi a ufque
ad Villam Maladobati Causidici • Il
Ponte, su cui passavasi il Taro, di-
cesi poHo su la Via Claudia, par-
landone una Bolla d'Innocenzio IV
del 125^, ove si accenna Domus
Pontis Taronis de Strafa , qua Via
Claudia dicitur . Nello Statuto di
Parma leggesi una obbligazione del
X26p, in vigor di cui Azo Dominus
O* Mi ni s ter Pontis Taronis de Stra-
fa Claudia terrà riattato totum Pon-
tem^ qui est super Flumime Taronis^
per quem transitur ipsum Flumen
iundo M Civitate Parme ad Burgum
SanBi Donini . Altri Sututi inediti
\
78 ^ ^
Comechè però il nome di Emilia fosse tolto alla
pubblica Via j non si tralasciò di darlo a tutta la
nostra Provincia ^ che da Piacenza sino ad Imola
stendendosi 9 Emilia fu nominata eziandio nella nua«
va division della Italia in diciassette Provincie ordi«
nata da Costantino • E perchè prossima era alla Li-
guria t riputò bene il Monarca , che un solo Gover^
natore o Giudice ambedue queste Provincie reggesse,
il qual denominato fu Consolare, ed eleggevasi dal
Prefetto del Pretorio . In tutto il secolo IV troviamo
essere stati Consolari della Emilia e della Liguria Tan-
no 3 2 1 Giunio Rufino (a), nel 323 Ulpio Flaviano (ò)^
nel 357 Dulcizio (e) , nel 385 Romolo (d) , prima
del 392 Santo Ambrogio ancora Catecumeno (e), e
nel 396 Ariano (f) . Così tenuta Parma ubbidiente ,
di qae' tempi nominando it Ponti d^
Bniui , e ù Cèdi so U flrada , che
continiia veiso Reggio , gli «ssegnano
in Via Cìéudis • Il Silingardi alla
pag. 7» reca nn Docamento Modc>
nese del 1095, che rammenta la (lessa
Via : nominau del pari Ciandis fin
al Ponte di S. Ambrogio sol Pana*
ro, d'onde si passa verso Bologna, in
vna Carta Nonantolana del 1242
pubblicata dal chiarissimo Tirabos-
chi Sur» di Nonant. T. Jl psg. 375 .
Ecco disegnata chiaramente la Via
Chmdia in laogo dell'antica Emi->
lia^ Non giova opporre che i Mo-
anmenti sono di tempi troppo bassi »
perche rìmaa chiaro , che ne suppon-
gono de'piìl antichi*
(4) Cod. TieodoT. lab. 4 Tit. 11
df ViBigmlUmi. In na Marmo riporr
tato dal Moratori Titsmir. Inserìpt.
fol. MXIX chiamasi qoefto Conso-»
lare C. CiWie Rsfiniano .
it) Cod. Tieodos. lib. 11 Tit.
16 di Lxtyord. L. a*
(0 Ibi lib. ij Tit. IO de da*
m Lib. j •
(W) Ibi Lib. 2 Tit. 4 di Denun*
tisi. L. 4*
(0 Paolino nella Viu di S. Am-
brogio N. V| e Simmaco Lib. j
Epist. 145 .
(J) Cod. Thiodox. Lib. 4 Tit. 22
Undi VI L. 4. Avvertasi che sebbe-
ne Ariano ciùamisi unicamente Con-
solare della Ligoria, e Dnlcizio uni-
camente della Emilia , tiene il Go*
toiredo, che l'una e l'altra Pro-
vincia governassero, come g!t altri
qoattro.
/
; 79
t soggetta agli augufli successori di Coflantino , non
tralasciò di onorarli con pubbliche memorie , siccome
appare dalle Q)lonne alzate ad onore di Coftanzo e
Collante , e di Valentiniano e Valente {a) ; nelle
quali però usato non avendo titoli , che Magiftrato
indicassero, come gli usarono i Brescellesi in altra Co-
lonna da essi dedicata a Giuliano Apoflata {b) , ò
gran sospetto che Parma in quefti tempi avesse mol-
to perduto della primiera sua condizione , e che Bre-
scello fosse divenuto il luogo più nobile e cospicuo
di quefti contorni . Quindi se mai per T accresciuto
culto della Religione Criftiana fu d^ uopo ftabilire in
quefte noftre parti Cattedre Episcopali, Brescello fu
una delle prime Città che T avessero , ma non già
( j) La Colonna in onore di Co- Vedesi fuori del Palazzo Manara ,
llanzo e Coflante si \ presso TAn- {b) Sta su la Piazza della Steccata
geli , e da lui la trasse il Muratori in Parma : n^ per altro ì a credersi
fol. MLXVII : che rimanesse tal Colonna presso I
IMP. CAES. FL. VAL. coNSTANTio Parmigiani , se non perche avvicinane
XT FL. VAL. CONSTANTI D. N. N. dosi molto a noi anticamente ilTerri-
MAG. MAXIM. ET CLEMENT. torìo degli antichi Brescellani , rcflar
▼ICT. PERPETVis SEMPER AVGG. potbsu qualche via molto anoipros«
PARMENSEs OPTATA DEVOTioNE sima, da cui Venne trasferita in Cit-
DEDiCARVNT B. R. N. tà • Si legge in tal guisa:
L'altra a Valentiniano e Valente sca- aeterno fri
vata già in un Monistero di Reli- ncipi domino nos
giose fu pubblicata dal P. Bacchini tro Flavio clav
nel Ciornale del 1689 pag. 25 : Dio ivliano vbi
AETERNIS VENERANOIS Q.VE VENERANDO.
Oyi. PRINCIPIBVS SEMPER AVGVSTO ORDO
DD. NN. VALENTINIANO POSSESSORESQ.VE BRI
ET VALENTI VICTORIBVS XILLANORVM OPTATA
AC TRIVMFATORIBVS DEVOTIONE DICARVNT
SEMPER AVG. BONO BONO REIPVBLICE
R. F. MATIS. NATO.
8o
Parma , di cui j benché si vanti una serie di Vescovi
dai quarto secolo iftesso incominciata, non se ne sa
addurre il minimo fondamento , come altrove gA
scrissi (a) ; apparendo anzi da varie circoftanze , che
neppur correndo il quinto fosse a tanta eccellenza
elevata .
Altro argomento , evidentissimo a convincere la
decadenza della Città noftra, e di altre a lei vicine ^
mi sembra la dispersione fatta ne^ contorni noftri dei
377 sozzi e laidissimi Taifali , debellati Tanno 377 da
Friderigo Capitan Generale di Graziano Imperadore,
i quali fatti prigionieri dopo la morte del loro con-
dottiere Farnobio , si mandarono a coltivar gli ab-
bandonati terreni del Parmigiano , Reggiano , e Mo-
denese • Ammiano Marcellino , che ciò racconta , ci
fa una (lomachevole pittura di quedi barbari , dediti
alle più nefande oscenità (A); onde apprendiamo,
che se fu meftieri il supplire alla rurale popolazione
col mezzo di sì turpe canaglia , lo (lato della già
(a) Osservisi la mia citata ///«- Marcellino come Graziano f/rr# M«-
Jtrazione delPmntico Piombo del Mu- tinam^ Regtum ^ Ó* Parmam Itmliit
seo Borgiano di VelUtri • Anche al- Oppi da rura ctdturos exierminavit si-
tri Cataloghi di Vescovi d' Italia si mil sorta di uomini , così li descrive :
reputano fevolosi ne' loro primorJ j , Mane Taifalorum gensem turpem , se
ed inventati a caprìccio . Così psn- obscotna vita flagitiis ita mccepimus
sa PAflarosi di quelli di Reggio, mcrsam^ ut apud eos nefandi concu'
il Zaccaria di quelli di Cremona, e ùitm fondere copnientur^ maribus //«-
non pochi altri esatti Critici di quel- berts éctatis viriditatem in eorum
li di altre Città, che prive di anti- polltais msibus consumpturi . Porro si
chi Storici , mancanti di sacri Ditti- quis jam aduitus aprum exceperit
ci , e di vecchi monumenti , non si sa solus , vel imeremnit ursum imma"
come abbiano sognato sì chiari nomi . nem cotiuvione libevattir incesti . Hist.
{b) Dopo aver detto Ammiano Lib. ^i.
82
ne cose, scrivendo a Faustino per consolarlo della
morte di sua sorella : Tu ti quereli 9 dicevagli , ch'^ e/*
la in istato ancor fiorentissimo sia repentinamente ve^
nuta meno . Ma tal condizione non è a noi sì comu-*
ne cogli uomini , che non la sia colle Città e colle Ter-^
re medesime^ Venendo infatti tu da Bologna j ti lascia^
vi alle spalle Clatema y Bologna stessa j Modena ^
e \Reggio : alla destra ti rimaneva BrefceUo , e da
fronte ti si rapprefentava Piacenza^ solo il cui nome
delt antica sua nobiltà reca fede e alla sinistra non
senza compassionarli vedevi gfi incolti luoghi delt Ap^
pennino , ruminando fra te stesso con doglia^ e con--
siderando come già fossero un tempo castelli di popok
fiorentissimi . Ora tanti cadaveri di Città mezze diroc^
catCj e i totali esterminj di tante Terre esposte al tuo
sguardo , non ti fanno abbastanza conoscere con più
di consolazion sofferibile la perdita di una femmina co^
munque santa ed ammirabile {a) ? Queste parole , da-
gli Storici considerate affin di render palese la infe-
licissima condizion dell' Emilia in que' tempi , mi
chiamano a qualche riflessione particolare riguardo a
Parma .
(<») Sed doles , quod dndum fio- Appennini inculta miseratus , Cb* Jfo-
nmissima repinn occiderit . yerum nntissimorum quondam populorum Cd*
hoc nobis commune non soium cum fiells considerabss Mtqttt ajfèSu rr-
hominibusy sed edam cum civitati^ legebas dolenti. Tot igitur semiruta*
bus y terrisque ipsis est» Nempe de rum Urbium cadavera^ terrarumque
^ Bononiensi veniens Urbe a tergo da- sub eorum conspe8u exposita funera
ternamy ipsam Bononiam^ Mutinam^ non te admonent unius ^ sanS^e licet
Regium derelinquebas ; in detterà O* admirabilis , foemina decessionem
erat Brixillum , a fronte occurrebat consolabiliorem habendam f Oper. T.
Plaeentia veterem nobilitatem ipso III Eplst. Class. I £p. jp«
adbuc nomine sonans ; ad tétvam
83
Onde avvien egli , che nominandosi qui come
semidistrutte Ciaterna , Bologna , Modena , Reggio ,
Brescello , Piacenza , e i Castelli delF Appennino , di
Parma unicamente si taccia ? E' forse a dirsi che nel-
le comuni sciagure questa sola Città ottenesse di an-
dar esente dalle ruine ? Io non me lo so persuadere •
Credo piuttosto , che passata fosse sotto silenzio per
la stessa ragione onde si tacquero i nómi di Taneto,
Fidenza , e Fiorenza , oggidì Fiorenzola , luoghi in-
termedi essi pure tra Reggio e Piacenza , i quali
non furono considerati dal Santo per la loro umil
sorte . Doveva Parma essere stata anche in addietro
così mal concia da potersi benissimo accomunare a
que' piccioli Borghi j di che sembra volerne certi la
Mappa Teodosiana, scritta e disegnata in questi me*
desimi tempi (a) , che la via militare descrivendoci
da Bologna sino a Milano condotta, e distinguendovi
le Città più cospicue col disegno di un turrito edifi-^
zio , non lo appone se non se a Bologna , Modena ,
Piacenza , e Milano , lasciando Reggio , Taneto ,
PaTBia , Fidenza , e Fiorenza di tal ornamento ignu-
de, per significare la picciolezza loro in paragone
delle altre . Che se nuUadimeno il Santo Vescovo
fece ricordanza di Reggio , e uscì poscia di via per
nominare Brescello , correndo quindi col pensiero ^
Piacenza , di errar non credo se dico aver egli Reg-
gio e Brescello nominato colle altre Città, come
privilegiate anch' esse della Episcopal Sede , di cui
se fossero state mancanti , come a parer mio manca-
(ii) Scheib. loc. cit.
84
vane Parma , le avrebbe in silenzio confuse con Ta«»
neto 9 Parma» Fidenza > e Fiorenza « La cura pasto^
rale di Santo Ambrogio non può negarsi estesa in
quel tempo sopra tutti i Vescovadi della Liguria non
solo 9 ma eziandio della Emilia , e di altre Provini-
eie, che fin dai tempi del primo Vescovo Santo Àna-
talone diconsi alla Sede Milanese assoggettate (a) .
Certamente i Prelati della Emilia qual Primate lo
riguardavano , come avvenne allor quando ricorsero
al suo consiglio per sapere in qual giornata conve*
nisse celebrare la Pasqua ; su di che riportaron
dal Santo per loro istruzione una epistola (b) . Tale
sua maggioranza lo spinse a raccomandare a G>stan«
zo Vescovo la custodia della Chiesa Imolese j fin a
tanto che per essa fi^sse un particolar Vescovo ordi«
nato (c)y e T obbligò ad accogliere paternamente pa«
recchie Vergini Bolognesi inviate a lui dal loro
Vescovo Eusebio , acciò velate , ed al culto divino
perpetuamente consecrate gliele rimandasse (d)^ Quan«
do adunque la distruzione delle Qttà della Emilia
compianse ) e nominoUe particolarmente tutte da Cla*
(d) L'Anonimo di Situ Qivitéttis Bas Provìncias cmpnt qMddam C^
Mediolami pabblicato dal Muratori dicus imsigm poft Romanum Pontifi^
Rer. Itslic. Tom. II P. II pag. cem hahttf debesnt Mediolanensis
ao7 , dice di S. Anatalone : Metro^ Stdis Ptétsultm .
fontani ibidem Qatbedtmm prò fu' (b) S. Ambros. Episi. Class. I
turis temporibus Christi fiat ni t esse Ep. 2^ •
fideiibus , ijuatentis affiniitm poputo* (r) Class. I Ep. a •
rum Antistites^ boc efl Veneti ée y Li' {d) Idem de Exhortat. Virginità
guriée , Emiliée , RbetÌ€ , Alpis Co* Lib. I cap. i ^ t de Virginibus Llb.
ti a , quotquot fuerunt in SnnRa Ma» I cap. io • Sigon. de Episc. Bonon.
tre Ecclesia futuri per bas Sécpedi' in Eusebio •
85
terna a Piacenza 9 lasciando Parma sotto silenzio ;
presenti ebbe soltanto quelle che risplendevano pel
Vescovado 9 quali primarj oggetti della sua pastorale
sollecitudine ; ed è tal silenzio una prova della dop-^
pia condizion deplorabile della nostra Città •
Due anni dopo la morte di quel gran Santo ^
accaduta nel 397 t vediamo Ravenna, già capo del 399
Piceno , essere stata aggregata alla Emilia per opera
di Cronio Eusebio (a) . Se genuino fosse un Diploma
di Valentiniano III conceduto, secondo alcuni, a
Gioanni Vescovo di quella Città (b) dopo le scorre-
rie de* Goti , Unni , Sarmati , ed altri Barbari nella
Italia , duranti le quali reputa V Angeli assai dan-
neggiato anche il nostro territorio (e) , dir conver-
rebbe conferito da esso Imperadore nel 426 a tal 426
Vescovo il Pallio , e assoggettate alla sua autorità le
Chiese tutte della Emilia , tra le quali si nomina la
Parmense come già eretta in Vescovado . Ma falso è
pur troppo quel documento , come altrove io dis^
{a) DI cib parla una Iscrizione
presso li Grutero Tom. I P. II pag.
Ì99'
{&) Rubens Hlst. Raven. Lib. 2
pag- 97-
(e) Istoria di Parma Lib. I pag.
34. Quest'asserzione non \ appog-
giata fuorcbi ad una verlsimiglianza ,
che à fondamento su cib che dice
Prudenzio nella Orazione cantra Sym^
macum Lib. 2 nel Tom. II pag. ip7
della bella edizion Parmigiana di tut-
te le Opere sue ove parla di AIa>
lieo:
Tentavit Cetieus nuper de/ere Ty^
rannus
Italiam^ patrio veniens juratus ab
Iflro,
Has arces éequare solo 1 teSa aurea
flammis
Solvere y mafirucis Proceres veftire
ligatos •
Jamqae ruens Venetos turmis prò*
tfìverat agros y
Et Ligurum vafìarat opes y & a*.
motna profundi
Rura Padi , Tuscumque solum viSo
amne premebat •
f ^
86
si (a), e vano sarebbe T avervi ricorso, onde mo-
strar già seguita la erezione del Vescovado di Par-
ma; come vano è il citarlo a prò della comandata
subordinazione de' Vescovi della Emilia a quel di Ra-
4yi venna : giacché varj anni appresso, cioè nel 451
Santo Eusebio Vescovo di Milano volendo celebrare
un Concilio co' suoi suflfraganei della Liguria, e della
Emilia , chiamati poc' anzi dà S. Leone Papa in O-
riente , vi ebbe Maggiorano Vescovo di Piacenza ,
Cipriano Vescovo di Brescello , e Favenzio Vescovo
di Reggio , i quali in attestazion del mistero della
Divina Incarnazione sottoscrissero alla Sinodica Epi-
stola spedita al Santo Pontefice (b). Torni pure chi
vuole a replicare che il mentovato Cipriano Vescovo
di Brescello altro non sia che il Vescovo di Parma »
mentre io sono costantemente persuaso di avere ab-
bastanza confutato simil errore , e che poco giovi il
ripeterlo senza suffragio di prove •
(j) Lo dissi alla pag. 8 della mia
liiuflrazione di un antico Piombo dtt
Museo Borgiano appartenente alla
Memoria ed al Culto di S. Genesio
Vescova di Brescello per le ragion!
gagliarde, onde rigettato venne dal
Baronio, dai Bollandisti, dal Bac-
chini , e dal Muratori .
(^) Pub vedersi la Lettera di S.
Eusebio tra quelle di S. Leone Papa
nel Tomo I Epistolarum Decreta-
li um Summorum Ponti ficum pag. 21 6
dell'edizione Romana del 15919 di
cui mi servo, come pure nella Rac-
colta de' Concili Tom. IV pag. 58}
deir ultima edizione. Ivi S. Eusebio
chiama suoi fratelli, e coepiscopi tut*
ti i sottoscritti, ni alcuno ve n'à:,
che non sia del tratto della Liguria ,
e della Emilia* Però i certissimo
che nel 451 erano ancora le Chiese
della Emilia soggette al Metropoli*
tano Milanese, come ai tempi di S*
Ambrogio; n^ vedo come sodener
si possa avvenuto già il loro smem*
bramento per congiungerle all'Arci-
vescovado di Ravenna fin ti tem^
pi di Papa Celestino, morto Tanno
4^2, siccome taluno pretende. Tal
ragione a noi basti per dimoftrare
apocrifa la Coftituzione di Valenti-
ulano •
87
Le forze intanto del sì temuto e potentissimo
Romano Impero venivano a poco a poco languendo,
sì perchè la divisione già fattane di Greco e Roma-
no snervata ne aveva la possa , come ancora perchè
abbandonata Roma dai Cesari , avvilita la condizione
de' sì coraggiosi Romani , impoverite per le gravissi-
me imposizioni le Provincie d' Italia , più non arde-
va quel nobil fuoco 9 per cui la Repubblica un tem-
po , e gli Imperadori dappoi seppero tener tutto il
Mondo ad una legge , e ad un governo soggetto . I
barbari settentrionali , che ben se n' erano accorti ,
grandi urti aveano già dato al mal sussistente editi-
zio , che non ancora ben sano de' danni soflferti pri*
ma dai domestici pretendenti air Impero , e poscia
dalle ruine portategli in seno dal Goto Alarico , e
dair Unno Radagaiso , al minimo crollo , che soprag-
gìugnesse , minacciava una caduta irreparabile . Armos-
si adunque ad affrettarla il famoso Attila Re degli
Unni , che dato lungo travaglio a Valentiniano fuori
d' Italia, entrò furibondo con grand' esercito nel
paese de' Veneti , indi si avanzò nella Emilia V anno
452 , portando strage e saccheggio a tutte le nostre 452
Città (a), di ciascuna delle quali, e segnatamente di
Parma , vuoisi dagli Storici fatto il più aspro gover-
no (b) , che aspettar si potesse da un uomo crudele
(a) Deinde jSmiJ/^eCivhatituT si' Savioli negli elaborati suoi Annali
militer expoli ut is , novissime eo loco , Bolognesi T. I P> I pag. 60 rilevan-
quQMincius inPadum influita caftra* do dalla Cronaca Ungarica di Mae-
mentati sunf . Così V Autore dMà Hi' {Irò Gioanni Tbrowcz ftampata in
fioria Miscella Lib. i^. Augufta nel 1488, che Attila da
(i) Il chiarissimo Signor Senatore Ferrara venne in Agrun» umilia'
88
uso a chiamarsi il flagello di Dio. Minacciato dalle
armi , e molto più atterrito dal venerabile aspettò
del gran Pontefice San Leone Magno venuto seco
a congresso in riva al Po , ritirossi ; ma dopo non
molto lungo volgere di anni venne lo stesso mal
486 talento al Re de^ Coti Odoacre 9 il quale nel 486
impadronitosi di Milano , e di Pavia , inoltrossi a
Ravenna , dove rovesciata la Imperiai Sede Occiden-*
tale tumultuariamente fin qui occupata da uomini
ambiziosi y ma imbelli e privi dei lumi a ben gover-
nare necessari , incominciò un nuovo Regno, al qua-
le soggetta rimase tutta questa bella parte d^Italia, il
cui resto videsi in breve ridotto ad accettare spon-r
taneamente il trionfante Signore • Benché serbato ei
volesse V ordine antico di leggi , di Magistrati , di
polizia j il miscuglio nondimeno fatto in Italia di
gente straniera , per lingua , per costume , per genio
dalla nostra discorde, e il peso ingiuntoci di doverla
sfamare colla terza parte di quanto avevano gli Ita-
liani di rendita , basta a porgere una idea de^ mali ,
che ai già soflFerti si aggiunsero . Non nego agli
Storici un susseguente pacifico stato alla Italia per
Odoacre ; ma sollecito io soltanto delle cose di Par-
ma 9 non posso dire che alzasse questa il capo , e
ricuperasse splendore durante il suo Regno •
numj cioì nella Emilia, dice pare- pato rutto l'oltrepò 9 potb agevol-
re, che in seguito venisse la dedi* mente impadronirsi di tatto anche di
xione conquifla di Piacenza ^ Par- qua. Il dottissimo Cav. TiraboscU
ma^ Reggio j Modena ^ Bologna^ ed ( Storia della Badia di NonantoU
altre fra Bologna ^ e Ravenna» E in Disc. Prel. pag. ij ) porta docnmen*
▼ero chi sì rapidamente aveva occu* ti rebtivi alla invasione di Modena.
89
Serbato era il farla risorgere a nuovo lustro , e
r avvicinarla air antica magnificenza a Teodorico ,
allorché da' Goti eletto Re in luogo del mal sofferto
Odoacre , portò al competitore la guerra , e per bea
due volte disfattone T esercito , e assoggettata Ra-
venna , colla morte dell' emulo assicurò sul suo ca-
po nel 493 la corona d'Italia. Cresciuto già egli 493
nella corte del Greco Imperadore, e per le cariche
sostenute in pace e in guerra molto addestrato a
qualunque maneggio , si fece ben presto conoscere
abilissimo a regnare 9 unendo alla clemenza ed aW
la equità un genio efficacissimo di essere giovevole
a tutti i suoi popoli . Grandioso e magnifico nelle
sue intraprese , oltre al zelare la conservazione delle
fabbriche antiche in tutto il Regno, ne ordinò delle
nuove. Non solo per superbi edifizj ritornar fece alla
grandezza primiera la bella Roma Città Regina del
Mondo , ma solle vonne più altre , fortificandole di no-
velle mura , e ricche facendole de' comodi più bra^
mari dagli uomini : testimon) essendone irrefragabili
gli scritti di Cassiodoro (a) , di Santo Ennodio (b) ,
e deir anonimo Valesiano (e) . Si sa come di nuovo
recinto munita lasciasse Verona ; come di superbissi-*
(a) Nel Cronico scrive Casslodo- vo di Pavia il Panegirico di Teodo-
JO così ; Sui cujus felici imperio più- rico , dove alla pag. 4op dice : Vi-
rimi renovantur Vrbes -^ munitissima deo insperatum decorem tirbium cinf^
Caflella conduntur ^ consurgunt admi- rihus evenisse y & sui civilitatis
randa Palatia^ magni sque fjus ope^ plenitudine palatina ubique teda rU"
ribus antiqua miracula super antur . filare . . . Nec desisti t Caflella prò*
(^) Tra le altre sue Opere, rac- pagare.
colte da Andrea Scotto, e stampate (e) Erat amator fabricarum^ &
nel i5ii, à Santo Ennodio Vesco* ^rejiaurator Civitatum»
90
me moli adornasse Ravenna j derivando ancora ad
ambedue le dette Città con grandissima spesa salubri
acque da luoghi lontani (a) . Tiensi per fermo eh' ei
ristorasse Bergamo (b) ; e di più altri paesi ripristi-
nati da lui dubbio alcun non rimane • Di Parma al-
trettanto non dicono espressamente gli Storici ; ma
troppo forte argomento ci porge di argomentarlo am-
piamente la sola paterna cura di provvedere al bi-
sogno in cui era questa Città di onda perenne » che
la irrigasse , ed alle necessità servisse degli abitanti •
Fu egli r ottimo Re , come apprendiam da due let-
tere di Atalarico serbateci da Cassiodoro, che dal
dorso de' monti guidate le dolci acque alla pianura ,
le introdusse per sotterranei condotti nella Città ,
passar facendole presso i margini delle Piazze , affin-
chè dalle bocche ivi aperte potesse ristorarsene o—
gnuno e comodamente giovarsene (e). Sì chiaro è il
testo a nostra istruzione serbato , che parerà mara-
viglia come potesse T Angeli, uomo tutta volta d'in-
gegno , interpretarlo pel taglio del nostro Torrente ,
con dire che scaricandosi prima le acque sue nell'
Enza , Teodorico levò il rivo di là ^ e con magnifi^
cenza reale cader lo fece in Po passando alla sinistra
parte della Città . In prova di tal asserzione allega
egli appunto le ricordate lettere di Atalarico (d) ,
{a) MafTei Verone Itlujir. Lib. p • (r) Ciò apparirà dalle indicare Let-
Rnbeus Histor. Rav. Lib, ^. Zirar- tere da riferirsi nelP Appendice N.
dini degli Edifizj sacri e profani di l II .
Ravenna pag. 84 e seg. (d) Così l'Angeli nel primo Li-
(^) Lupas Cod.Diflom. Ecel. Bef bro iM' Istoria alta pag. 2. E' pe-
gom. col. 81 • rò vero ch'ei contraddice a ^ flesso
91
non di altro parlanti che di acquedotti guidati a
farci copia di acque limpide e salubri , non già di
torbide e nocevoli dal Torrente condotte .
U essersi non poco alzato il fondo della Città
per le terre di mano in mano discese dai monti j e
pei rigurgito de^ fiumi e de^ torrenti usciti assaissime
volte a portar lezzo e sabbia dovunque, cagiona che
non si conoscano gli avanzi deir opera dispendiosa
del Re , i quali però da chi à il carico d^ invigilar
sopra i cavi, per cui anche oggidì scorrono, e si di-
ramano le acque sotto le vie , e sotto le abitazioni
di Parma , si sono più volte qua e là riscontrati •
A gran maraviglia si recano alcuni Ingegneri e Pe-
riti che scopransi tratto tratto chiaviche assai profon-
de molto capaci , e di muro fortissimo , le quali pas-
sano sotto il letto medesimo de' nostri sotterranei ca-
nali • Ma tali chiaviche sono appunto avanzi degli
antichi acquedotti da Teodorico edificati , al cui li-
vello (lava allora il piano della Città. Le inonda-
zioni li sotterrarono, e convenne in appresso alle
acque già derivate dai monti dar nuovo letto per
que' canali, onde ci vengono presentemente portate •
Siccome però le lettere di Atalarico saper ci fan-
no, che prima delle cure di Teodorico penuriava del
tutto quefla Città di acque , così non crederò di er-
rare attribuendo anche al medesimo i primi canali
tratti alla noftra pianura per la irrigazione , e per
«Ila pa(». 41, mentre appoggiato al- scrisse a^ Parmigiani y che nettassero
le medesime Lettere di Atalarico , gii scolatoi della Città . Qui le in-
riportandone le parole , dice che tese assai meglio di prima.
9^
comodo de^Molini. Giacche i più vecchj documenti ^
che sMncontreranno, sono anche i primi a moftrarce-
ne resistenza , e a farceli riconoscere di vecchia ori*
gine j fondamento si aggiugne di ascriverli alla be-
neficenza di quel Monarca; onde tralasciar non posso
di qui parlarne , tanto più che V averne prima dise-
gnato il corso gioverà alla intelligenza di altre cose
da esporsi qui appresso.
Due sono i Canali più antichi , da cui viene
ora attraversata la Città , cioè il maggiore , che spic-
casi dal Torrente Parma sui monti al di sopra di
Lesignano , e T altro detto il comune , il quale non
se ne dirama che dalla Villa di Mariano alla di-
stanza poco più di un miglio • Prima di giungere
in Città vanno presentemente ad unirsi in un alveo
solo, per cui entrano a Porta nuova, ed inoltrati poi
per via sotterranea fin dove danno le case, dietro le
quali si apre TOrto botanico, tornano a dividersi
recando per letti diversi le acque ai due Molini
prossimi a S. Uldarico, e continuando poscia il corso
loro • A tal punto di unione e di disunione furono
coftretti allorché il Duca Alessandro Farnese fondò
la Cittadella, perchè il Canal maggiore 9 tagliando ap«
punto quasi per mezzo Tarea destinata a tal fab-
brica, veniva diritto al Molino, cui ora si volge per
via sì distorta , ed impediva V opera divisata • Quello
Canale appellato il maggiore sotto continue volte
accodasi alla Chiesa di San Salvatore , e piega sino
alla metà di Borgo delle Rane, ove scoprendosi ri—
flretto fra due ale di casamenti, scende rettilineo tra
S. Silveflro , e il Monistero di S. Quintino > dando
93
acqua ad altri Molini , e torna poscia a nascondersi
sotto S. Cristina » e sotto tutte le case , che dalla parte
de^Sanvitalì formano il Borgo Riolo. Credo che prima
del secolo decimo dalla punta di quel Borgo andasse
diritto al Molino di S. Gioanni^ ma erettosi nel sus-
seguente il Palazzo Episcopale dove sta ora, fu dal
predetto luogo sforzato a piegare colà pel campo y su
cui fu poscia eretto il Battistero ( sotto il quale ora
passa ) f e a portar acqua al nuovo Molino del Ves*
covo, da cui si tornò poi a rivolgere al detto Molino
di San Gioanni , indi air altro che sta vicino al
Palazzo della Zecca > poco lungi dal quale esce di
Città > e si unisce al Naviglio • In tutto questo suo
corso rimase anticamente il Canal maggiore sempre
fjiori della Città , presso alla quale si riconosce gui-
dato ad uso de^ Molini , e delle irrigazioni soltanto $
perchè vedremo chiaramente che T intiero fabbricato
posto al presente oltre la riva orientale di esso , fu
tutto campagna , indi borgo , rinchiuso poscia , ma
assai tardi , nella Città allargata •
Il Canai comune spiccandosi dal suo Molino
presso Santo Uldarico, passa ora traverso alla Cit-
tà antica , perchè sotto T abitato viene alla Chiesa di
San Tommaso , si dirige alla Piazza del Carbone ,
taglia il Palazzo del Pubblico, e quello del Cri-
minale , va sotto Santa Lucia , detta anticamente
la Chiesa di San Michele del Canale, e di lì s^ in-
dirizza al Molino di San Paolo , e lungo il Borgo
delle Assi air altro Molino posto al cominciar di
Borgo Strinato , procedendo esso pure sino al Navi-
glio. Lungo sarebbe lo esporre per quanti sotterranei
94
andirivieni V acqua di questo Canale sia portata a
usi pubblici e privati entro il circuito della Città
vecchia , che or ora descriverò , e per quanti altri
condotti ne riceva lo spurgo . Per poco che rimanes-
sero sotterra gli acquedotti di Teodorico , ognuno
comprenderà , che al divenir essi inutili per V alza-
mento del suòlo , convenne fabbricarne de' più alti a
miglior uso su la norma di quelli ; onde può dirsi
che ne' moderni cavi godasi ancora il frutto delle an«
tiche regie premure di quel magnanimo Goto .
Ma tanto dispendio e travaglio di sotterranei la-
vori paruto sarebbe inutile, qualora il Re avesse poi
voluto lasciare la Città nostra mal guarnita di mura»
elle per la maggior parte demolite crediamo ne^ pas-
sati tumulti di guerra. Il condurre al centro di un
paese acque salubri guardate e difese da lunghi trat-
ti di volte , e in varie parti dirette da più condotti ,
suppone gli abitatori in circostanza di poter essere
alcuna fiata cinti air intorno da insidie nemiche »
per le quali non potendo uscire all'aperto , e procac-
ciarsi un sì necessario elemento , siasi conosciuto il
bisogno di così provvederli , affinchè per difetto di
acque mai non sottraggansi dal sostenere un assedio •
Tal supposto guida a conchiudere , che una Città av-
vantaggiata in tal modo lasciar non vuoisi mai priva
di fortificazioni e ripari : onde il lavoro degli acque-
dotti ci porta ad argomentare ancor più ampie le be-
neficenze del Re Goto verso di Parmi^ e ci persuade
che la cingesse all' intorno di forti mura , giacché poco
dopo i suoi tempi i fatti , che a narrar ci rimango-
no , ben munita e gagliarda ce la fanno conoscere •
95
Ingrata non sarà la ricerca deir antico recinto ;
e della pianta di Parma in que^ tempi , la quale
pe^ lumi che abbiamo non venne ampliata di più se
non se dopo il mille • Giaceva essa tra il fiume
Parma scorrente al suo fianco occidentale 9 e tra
il Canal maggiore , che da levante le passava vici-
no . Ciò è certissimo , sì perchè la parte della Città
situata presentemente oltre il Fiume, detta già Capo
di Ponte y non videsi abitata che molto tardi, sì per-
chè r altra, che ora stendesi ampiamente di là dal
Canal maggiore , da tutte le carte rimasteci prima
e poco dopo il mille ci si dimostra giacere fuori
delle mura della Città • Era fuori della Città T Ora-
torio antichissimo di San Quintino (a), presso cui
fu poscia fondato un Monistero di Religiose . Fuori
della Città fu eretto nel decimo secolo il Monistero
di San Gioanni Vangelista (b) , e fuori parimente
alzato videsi il nostro Duomo (e) } fabbriche tutte
esistenti oltre il Canal maggiore , che di assai ri-
stretto circuito ci fanno conoscere Parma ne' vecchj
secoli . Ciò premesso , io ravviso T antica Parma di
forma quadrata , Ain mezzo ad ogni cui lato scorgo
yna Porta ^ 11 primo lato all' oriente cominciava poco
lungi dair angolo interno formato dal Canal mag-
W Veggasi r Appendice N. VII gelhtée Ecclesia >, qu^e eft juxtaj &
IX X ec. foris suprddiSée Urbis muros ^ jam
(^) Nella Vita di S. Gioanni pri- conftruere decrevisset &c.
mo Abate di quefto Monistero , scrit- (0 Di ciò possono vedersi le pro-
ta da Autore quasi coevo > si legge : ve da me riferite nelle Annotazioni
SanSég Parmensi s Ecclesia Préesul alla Vita di S. Bernardo Vescovo di
Sigofredits nomine ^ cum Ceenokiwn Parma impressa per questi medesimi
tn S. Johann! f Apofioli^ & Evan- torchi nel 1788 pag. 126.
96
giore prima di piegare verso il Battistero , e stendea
la sua linea sotto le case laterali a Borgo Rioio ^
sotto Santa Cristina » e dietro San Silvestro lungo
il Canale 9 terminandola in vicinanza del Borgo del-
le Rane • Ivi cadeva V angolo formato dalla linea
del lato meridionale paralella al medesimo Borgo
delle Rane y e al Borgo del Becco sotto le case spai-
leggianti il lungo viottolo posteriore , che loro ser-
ve di spurgo • La linea tagliava la presente stran
da maestra diretta al Castello , e proseguiva traverà
so le case tagliando il campo , su cui sta edificato
il Collegio de^ Nobili 9 e mettendo fine in vicinan-^
ca del Convento del Carmine (a)« Da tal punto
piegavasi al lato occidentale con linea divider*
te il Collegio delle Orsoline, e la Università, già
Collegio de" Gesuiti , che tagliava la via maestra nel
luogo detto la Bassa de^ Magnani ^ e continuando
verso S. Bartolonuneo, stende vasi dove fu poscia edi*-
ficato il Monistero di Santo Alessandro (b). Qui poi
(a) E' opinione nata non so dir 504 ) infra Civitstf Parmm cmm
come , e sparsa fra i Parmigiani , portione CapeUéc iti hdbente in ha*
che le mura della Città da quefto nQte S. Thoméc edificMta. Lasciavi-
lato giacessero presso la Chiesa di no bensì faori gran tratto della Cit-
S. Ambrogio, detta ora delle Cinque tà moderna da San Salratore in là»
Piaghe, e se ne adduce per fonda- e singolarmente S. Uldarìco, come
mento la vicinanza di un' antica Tor- si \ in altra carta del loij presso
re , la quale eretta credesi per guar- T Affarosi ( Mem. del Mon. di S.
dia della Porta ivi collocata. Quefto Prosp. di Reggio P. I pag. ^7} )
i però un errore , mentre le mura del- Monafierio sanRi Odehici confesswtis
la Città non erano 'qui « ma più su foris Civitate Parme.
fino a inchiudere la Chiesa di San {b) Il Diploma della Regina Cu-
Tommaso, mentovata in una car- negonda dell'anno 8^5 dice edificato
ta del 1028 pubblicata dal Campi il Monistero di S. Alessandro infrm
( Istw. Bcci. di PÌMCé P. I pMg. wmr9t Civitate Parmentit. .
97
prendendo volta il lato settentrionale, per una ret-
ta passava dietro al luogo dove ora scorgesi alza-
to il Battistero, e giva a congiungersi al capo del
lato orientale.
Quattro Porte, siccome ò detto, aprivansi nelle
mura della Città • La prima air oriente dicevasi
Porta Cristina per essere in vicinanza deir Oratorio
dedicato alla Santa di tal nome dentro la Città fab-
bricato fa). La seconda a meriggio ebbe alcun tem«
pò il sozzo nome di Porta Pidocchiosa ; ma venne
poi detta Porta nova (b). La terza occidentale, per
cui usci vasi verso il fiume della Parma, si chiamò
Porta Parma (c)j e la quarta in fine verso tramon-
tana si appellò Porla Benedetta (d). Tali nomi del-
le prime quattro Porte tanto prevalsero, che anche
dopo la distruzione del descritto antico recinto per
allargar la Città, fecero denominar da sé flesse i
quattro Quartieri non solo della Città , ma eziandio
(a) La Donazione fatta ai Cano- e in altri Documenti. Credo che sog-
nici di Parma nel 987 dal Vescovo pra la medesima fosse pollo un Mar-
Sigifredo II, il Diploma di Ottone mo con quattro versi, collocato al
ai medesimi del pg6 , un contratto presente nel muro di una picciola
del loop nel!' Archivio del Capitolo Casa non lungi dal Battiftero , che ai
parlano di Porta Criftina • caratteri ed ai nessi sembrano ante*
{6) Un Diploma di Carlomanno rìorì al secolo XII :
dell'anno 879, un Placito del pjj, Hos Dominui poftis omnì tuistut
ed altre carte del 10J4 e 1061 , e mb tofie ;
il Cronico di Panna alPanno 1212 Ipsw sh intranti via dux & fa*
commemorano Porta Pidocchiosa • mus pacit ,
{e) Negli Statuti , e in molte an- Hinc procul excludat fraudes quas*
tiche carte vien ricordata sovente cumque malignasi
quefta Porta • Includatque sui nos fiamma fiami*»
{jd) Così rien detta negli Statuti nis uri .
s
98
di tutto il territorio Parmense , come dagli antichi
Statuti, e dalle vecchie Croniche si raccoglie • Il risor-
gimento di Parma nella forma fin qui descritta ai tem-
pi di Teodorico lo vide forse già cominciato il Ves-
covo di Pavia Santo Epifanio » allorché tornando da
Ravenna , ove recato erasi Legato de^ Liguri al Re »
497 vi passò nel 497» e contrasse nel giugnervi la malat-
tia 9 che il mise a morte 9 ed agli eterni riposi (a).
Ma non dobbiamo levar mano dalla descrizion to-
pografica della noftra vecchia Città , se prima non
secondiamo il pensiero , che portaci a considerare il
rialzamento notabilissimo della strada incominciando
dal luogo di Porta Parma nella così or appellata
Bassa de" Magnani , e proseguendo verso il moderno
Ponte di mezzo sul fiume. Cosa è mai quello rapi-
do e lungo sorger di terra tra due file di case» nel
mentre che dair una e dalf altra parte tanto si ab-
bassa il piano del Inabitato? Poco richiedesi a saperlo;
ed a chiarirsene bada discendere ai sotterranei delle
abitazioni lateralmente pofte , i quali moftrandoci sot«
to la via una ordinata serie di archi fortissimi, veder
ci fanno coperto lungo la medesima un antichissimo
ponte • Che passasse dunque qui sotto ne^ primi tem«
pi la Parma ? Sì certamente ; e se veduto abbiamo
{tendersi il fianco occidentale delle civiche mura da
un punto fissato verso il Convento del Carmine, e
steso lungo il Collegio de^ Gesuiti , la Bassa de^ Ma-
gnani , San Bartolonuneo , e il Monistero di Santo
Alessandro , sappiasi che il fiume radeva appunto tal
O) S. Eonodins Je Vita Epipbanii pag. 51; •
99
fianco della Città frenato da questo Ponte • Gli Atti
della Vita di San Gioanni primo Abate scritti en-
trato il secolo XI cel manifeflano chiaramente (a)^
Per quello la Chiesa di San Bartolommeo nelle più
crecchie carte situata dicesi in glarea , come vicina al
fiume. La molta ghia] a condotta dalle acque potè
così alzarne il letto » e la gran piena, onde nel ix8q
traboccarono V Enza , la Parma , e il Taro sino ad
unir le acque loro in un lago (b) , dovette cercarsi
a sua voglia lo scarico tanto di là da questo Ponte ,
che per V alluvione rimase in secco, e seguì a deno-
minarsi nulladimeno il Fonte di Pietra « Quando la
Città nel 1232 allargossi da quella parte sino al
fiume già allontanato, rimase il Ponte dentro le mu-
ra (e) , oltre le quali scavata venne la fossa » di cui
abbiamo ancora la traccia a capo di esso nelle reli-^
quie della cosi detta FossacciQ , coperta neir ulte-
riormente dilatar la Città . Nel secolo XIV vi
si vedevano già o presso o sopra . fabbricate alcune
case (d) ; ed entrato il XV uno de' suoi archi più
alti , cioè quello , al cui lato fu poi eretto T Orato-
rio detto della Madonnina del Ponte , restava aur
i^a) In quelle parole : Cum qui* (J) NelP Archivio de' Monaci di
Jam urbicHs ultrs flsivium qui )uxta San Martino in un grosso Registro
muTum civitMtis fimit • • . transhe membranaceo si \ V istrumento de* 26
voluisset^i dum super pontem ipsius Aprile ijii 1 per cui Cerardus de
fiitminis petambularet &c. Agremante Vsc. SanSì Bartolomei de
(^) Còro». Parm. Rer. Ital. T. IX • glarea , qui moratur super Pontem
(r) Ivi all'anno 12^2 si legge: In lapidum^ & Domina Jacobin a uxor
90 anno fuit faSus murus in gla^ ejus si fanno Conversi del detto
rea Communis in ripa Parm^e a sero Monistero •
desuptus M Ponte lapidum*
100
cofa del tutto aperto a render libero il passaggio
dair una air altra di quelle due vie » che ora per
gli alzati edifizj rimangon tronche (a) • Quando Pier-
luigi Farnese venne a signoreggiar la Città » ordinò
che tutto questo Ponte si ricoprisse, e che da ambi
i lati continue per maniera le case si fabbricassero ,
che servir potesse di via sino al nuovo Ponte di mez-
zo (b) alzato dove ora Ha dopo le ruine del vecchio »
situato anticamente più su tra San Quirino e Santa
Cecilia •
Mentre Teodorico regnò, nudrì pe^suoi popoli sin-
golarissimo amore. Solca chiedere talvolta (Iraordi-
narj servigj, come allorquando volle da^ sudditi reci-
sa una gran quantità di alberi suiruna e suir altra
riva del Po, affine di coftruire navigli (e); ma era
poi cortese e benefico, ne mai sofferse di vederli ag-
gravati da veruna molestia. Infatti allorché piacque-
gli di far passare un esercito di Gepidi sul Vene^
ziano , sul Milanese , e forse ancora sul noflro per
mandarlo nelle Gallie , ordini diede al sommo pres*
santi , perchè la marcia avvenisse con tanta mode-
razione , che peso non ne risentissero gli attraversa*
{a) Nelle Ordinazioni di Monsi- {6) Un Libro di spese fatte in tal
gnor Bernardo Carpi noftro Vesco- Opera negli anni 1546 e 1547 tro-
TO, al titolo De Ordine Utanta- vasi ncIP Archìvio Segreto deHa lllu-
rum , leggesi : Inde fleSnnt super ftrissima Comunità . Vi è par un de-
viam Frafrum Carmelitarum^ & ibi creto del Duca de' 21 Gennaio 1^47»
extra Ecc/esiam ipsorum fiat stano . ove gli Architetti Benedetto da Tot*
Detnde versus Pontem ntutum , penes chiara , e Gianfrancesco Tefta dicon-
cujus introhum fiat sfatto SanSi si deputati super demolitione^ & re*
Quirini : qua finita tendunt sub voi- stauratione domorum fuper Ponte c^
ta Ponti s petne^ & ibi fiat statio ferto lapidum Civiiatis Parane,
prope SanRum Bartholomeum &c. (f) Cassiodorns Far. Lib. j.
lOI
ti Paesi (q)y a non altri danni soggetti ne* tempi* di
lui fuorché a quelli , cui non può V uomo recar ri-
paro , qual fu specialmente una terribile inondazio-
ne del Po veduta e descritta da Santo Ennodio p
per cui le intere Ville sommerse giacquero ed alla-
gate ampiamente (b) . Se quello Re non fosse ftato
infetto di Àrianismo , né macchiato avesse il fine de*
giorni suoi con atti di crudeltà inescusabili y poteva
esser modello di ottimo Principe» L^anno $i6 fu fi6
r ultimo di sua vita 9 e portò al trono Ataiarico
nato da Amalasunta di lui figliuola.
Migliorata , come abbiam detto , la condizione
della Città , e godendosi pace in Italia y non è a
mettersi in dubbio un ristabilimento più splendido
della Parmense Repubblica: conciossiachè, sebbene an-
che dopo la sua decadenza creder si debba ornata
di Magistrati, e regolata da quelli nel miglior modo;
tuttavia essendo tale T ordine di tutte le cose, che in^-
debolita una parte V altra ancor ne risenta , è for-
za r immaginare sminuito di molto lo splendore e
r autorità de*noflri Magnati in addietro. Cangiate
però neir indicato modo le cose, vediamo quivi rina-
to tutto quel lustro che mai potevasi in altre Città
ritrovare , moflrando le lettere di Ataiarico come si
distinguessero gli Onorati , i Possessori , e i Curiali ,
onde formavansi gli Ordini più cospicui . Gli Onorati
erano i primarj soggetti costituiti nelle Dignità della
(m) Ibidem» Po nel Libro de' suoi Epigrammi,
{6) S. Ennodio motto Panno J2i in quello intitolato Itiaerarium pag.
descrive l'accennata escrescenza del 60 •
8 »
lOZ
Repubblica, affine di provvedere ai pubblici bisogni,
e al buon governo di essa (a): Possessori si chia-
mavano i Nobili f che avendo nella Città case pro-
prie 9 e nella campagna poderi » maggior interesse
prender dovevano per la comune conservazione » e
per Tonor della Ratrìa {b)i Curiali finalmente appel->
lavansi tutti gP incaricati di pubblici uffizj o per in-
vigilare air amministrazione della giustizia 9 o per
esigere i regj tributi» o per qual si fosse altro rilevan-
te negozio (e). Né oltre questi mancavano uomini
di somma riputazione , cui potesse il Monarca^ ad
ogni occorrenza affidare imprese importanti ; perchè
tra gli altri viveva allora un Signore chiamato per
nome Genesio , in cui Atalarico moltissimo con&^
dando , avevalo delegato probabilmente suo Rap-
presentante e Ministro • Ciò apparve in circoftanza
che risultò il bisogno di ripurgar gli acquedotti da
Teodorico magnificamente coftrutti; mentre fattosi al
Monarca ricorso afiin di ottenerne T assenso 9 nel si*
gnificare agli Onorati 9 ai Possessori , e ai Curiali
quanto egli approvasse tal opera 9 destinò a sovra—
(.^) Veggasi il Du-Cange alla pa- della Legge Salica, per cni appare
rola Honoratì . E* vero che alcuni essere flati detti Posstssori coloro,
testi, che parlano degli Onorati ^mo- qui res in péigQ ^ uii commanent ^
Arano indicare coloro, che già ave- proprias pgssidfnt . Sembrami appli*
vano soflenute le dignità. Ma ve- cabile tal titolo al corpo dt^Poisi^
dendoli noi posti in primo luogo denti , che sono i Nobili •
nella Lettera di Atalarico , li ri- (r) Quriales dicuntur qui Curia*
putiamo propriamente qui in hono^ lium oneribus O* prafiationibus obno»
fibus & dignitstibus sunt consti* xii sunt ^ & adscripti y dice il Du-
tMti. Gange, e allega in prova diversi ca-»
(i) Cita il Da* Gange un passo pi dell'Editto di Teodorìco.
103
Ilare al travaglio T accennato Genesio , detto da lui
uomo spettabile e sublime (a) • Crede V Angeli da
un tal soggetto propagata la famiglia nobilissima da
Correggio (b) ; ma tali opinioni non si abbracciano ,
se non risultano da prove. Terminò in breve là vi-
ta deir ottimo Re amator di giustizia , e molto sag-
gio e clemente , cui venne successore nel j 3 4 Teo- 534
dato uomo crudele , che versò al primo tratto il san*
gue di Àmalasunta , da cui sì bene erano flati direte
ti i passi del già regnante figliuolo •
Simil tragedia riscosse da Giustiniano Imperadore
di Oriente gran compassione sopra Tltalia » e lo in-
dusse a deplorar ad un tempo la codardia de^ mag-
giori nel lasciar occupare dai barbari T Impero Occi-
dentale • Chiamati air arme i suoi Greci > e datane
la condotta a Belisario » li pose in marcia alla no-
flra volta. Impallidì Teodato a quella mossa; ma i
Goti suoi non soffrendo avvilimento in chi regna, lo
uccisero , e dieron lo scettro a Vitige , che nel 537 537
guidolli ad assediar Belisario già entrato in Roma .
Buona parte frattanto del Greco Esercito venuta a
Genova inondò la Liguria » e rapidamente si flese a
impadronirsi di Milano , di Bergamo y di Como , di
Novara , e per sin di Piacenza (cj . Se ivi fermossi
la piena di torrente sì impetuoso, è ben da credere ,
che in Parma, e ne* contorni preparato si fosse in-
superabii riparo.
Cosi llando le cose, il Re d'Auflrasia Teodeberto
(i») Appendice N. I II . (e) Locatus Je Qrtg. Vrt. Plac.
{6) Istor. loc. cir. pag. 27.
104
calò per la via deirAlpi in Piemonte con gente ar^
mata 9 senza dichiarare a qual fine. Se lo imma-*
ginarono favorevole sì Greci , che Goti , g^chè
agli uni» ed agli altri legavanlo diversi vincoli •
Neir atto che ne quelli » ne questi a^ suoi passi fac&»
vano oftacolo , egli apparve ladrone » perchè scorren*
do la Liguria , e la Emilia » mise a sacco il Pae-
se (a) 9 tutti danneggiando egualmente • In tal gui-^
sa operando coftrinse due nazioni diverse » e fra sé
flesse contrarie ad essere almeno concordi in quello
di dargli la foga: il che mentre avveniva, riuscì a
Belisario d^ inseguire i Goti sino a Ravenna » dove
5 39 assicuratosi di Vitige verso Tanno 5 39> sparse tan-
to spavento nel cuor de^ nemici » che rapidamente
sgombrando avanti ai passi di lui» tutti oltre Po si
ridussero» e diedero luogo ai Greci di flendersi fino
a Piacenza » dove Bessa Patrizio fermossi col nerbo
delle armi » onde impedire ai barbari il ritorno (b) .
Per due anni soffersero i Goti la perdita di sì
bel Regno; ma quando posero la corona in capo
5 41 a Totila uomo ardentissimo di riacquistarlo» fe-
cero cuore, venendo in campo si risoluti, che in
breve tratto scacciarono le armi Greche dalla Ca-
labria , dalla Campania , dalla Toscana , e dalla
Emilia sino a Parma • Che distruggessero quella Qt«
tà colle altre , per cui eran passati , lo dice Gioan-
ni Villani (e); ma forse il suo detto prender si deve
(il) Marius Avcnticensis in Chro^ {b) Ibidem .
nico . Marcellinus Comes in Ciro* (e) Isfor» Fior. Llb. 2 cap. ^ .
ni co .
in senso men rigoroso di quel che suona. Rimaneva
Piacenza, Città di tutte le altre fortissima, come assi-
cura Procopio (fl); ma T arrivo di Totila bastò perchè
venisse anch^essa alla ubbidienza de' Goti nel 546. 546
Dopo varie battaglie' parendo a Giustiniano di
non dover lasciare intentato ogni sforzo a ricuperar
r onore delle sue bandiere, spedì con altre genti 551
Narsete in Italia, il quale a render più formidabile
il suo esercito ebbe assai milizie dai Longobardi. Co»
me i Romani, servendosi già dì barbari nelle guer-
re, gr innamorarono, per così dire, delle proprie ric-
chezze , e gr invogliarono di spogliameli poi ; così
a me sembra che i Greci chiamando i Longobardi in
ajuto per deprimere i Goti , gittassero ne' petti loro
i semi di quella voglia cresciuta poscia fino all'ardire
di soggiogare F Italico Regno. Ma in quel tempo
era causa comune di Giustiniano , e de' Longobardi
il far guerra a' nemici, né si pensava al futuro.
Te) a Capitano di Totila muniti frattanto gagliar^
damente tutti i Paesi collocati sul Po, e situatosi Totila
fra le parti della Romagna e del Piceno, aspettavano
impavidi V olle . Ma Narsete fatti calare dalle ^ parti
Venete i Longobardi , che arditamente superarono il
passaggio del Po , e nel mese di Luglio del 552 552
s' impadronirono di Brescello fissandovi il campo (b) ,
recossi ad attaccare dall' altra parte i nemici . La
gran battaglia accaduta fra Narsete e Totila, in cui
(iv) De Bello Coti. Lib. } • tri Scrittori • Tal cosa non ripugna-
ci) Così fra gli altri scrive Giro- re lo confessa Bernardino Baldi Aba-
lamo Rossi Hist. Rav. Lib. } pag. te di Guaftalla nella sua Difesa di
1^4 appoggiato al Biondo, e ad al* Procopio pag. jp.
io6
qnefto Re Goto vide F esercito suo disotto, ed egli
ftesso ferito sai campo ebbe a perder la Tira» so
che da alcuni vuoisi data nelle TÌdnanze di Brescel-
lo, o di Taneto (a) ; ma qoefto è contro ciò che
narra Procopio , Scrittor vivente a qoe* giorni » e pio-
namente informato, da coi ad evidenza rilevasi che
tal giornata successe , come ora direbbcn , nel Do*
cato di Urbino (ò) . I Goti allora molto confusi, ac-
clamato Re Teja, superato esso pure ben predo e
morto da Narsete, ricorsero per ajuto a Teodebaldo
Re de^ Franchi , invitato già da^ passati tumulti a far»
si padrone di molto paese de^ Veneti; parendo bene
di averlo a sperare, giacche nemico de^ Longobardi,
e mal affetto a Narsete , cui negato avea di con-»
cedere il passaggio allorché ad essi portò la guerra,
dovea facilmente piegarn alle loro dimande. Comun*
que Teodeberto ricusasse di apprettarsi ai bisc^ni k>*
ro, piacque a due fratelli Alemanni chiamati Leutari
e Rutilino, che per Teodeberto militavano (e), e go-
vernavano per lui alcune Città (d), di far animo ai
Goti , e di recar loro un apparente sussidio , non
senza idea di assoggettarsi Tltalia. .
{a) H Biondo appoggiando^ a Si- (^) Dimoftra il Baldi soccedoto
geberto, e a Gaido di Ravenna, e qoel fano d*armi tra Aqaaliuigai, e
Gaodcnzo Menila Df CmiL Cisslp. Cagli •
AMtiq. Lib. 2 cap. 2 fianno per Ts- (0 AgadasJ^ Br/ZeCcrAirsIib. i •
fitto • Ciò fa haflante acciò il Conte {d) Giorgio Pilloni nelP Isnrim Bei^
Giannantonio Liberati potesse neisno /umse Lib. i pag. 46 c'insegna , che
Poemetto intitoUto Taneto Cant. 2 Batilino o Bncellino , com* ei lo chia-
pag. ^8 hr ponpa di tal battaglia, ma, goremara Bellono e Ceneda.
Ma chi scrive Storia , non cara la- Verificasi per le cose dette da Aga*
finga di Pofsia« zia nel Lib. 2.
107
Mossero i due fratelli con settantaduemila comi-
battenti Alemanni e Franchi verso di noi j e Buti-
lino entrato in Parma prese a far grandi minacele
contro de^ Greci , insultando nel tempo medesimo i
Goti 9 perchè si fossero lasciati metter paura da un
Eunuco 9 qual era Narsete , fin a promettergli di
sgombrare T Italia • Così rotta dai Goti la data fc^
de , ed impegnato scorgendosi Narsete a combattere
nuovi nemici , rivolse le armi in Toscana » e in varj
modi r ode premendo 5 comandò a Fulcari condottie*
ro degli Eruli , che a Parma si avvicinasse 9 onde
recare a Butilino la guerra • Era Fulcari uomo fero-
ce 9 privo di quella prudenza » che suol essere T ani-
ma del guerreggiare ; però dalla parte de^ monti , po-
sti fra la Toscana e la Emilia, verso Parma calando
menò tanta ruina, che ne precorse ben toflo a Bur
tilino la voce. Mentre adunque» senza spedir innanzi
esploratori, si avvicinavano gli Eruli» mandò cauta*
mente Butilino fuori della Città buon numero di sol-
dati j nasconder facendoli entro T Anfiteatro , esisten-
te, come dissi altre volte ^ dove fta ora TOrto de*
Padri Eremitani , e frequentato ancora per gli spetta^
coli , e specialmente pe* fieri giuochi di uomini avvez-
zi a pugnar colle fiere : poscia chiudendosi egli col
rimanente nella Città, ftette aspettando T arrivo de'
furibondi •
Non s' ingannò Butilino nel suo consiglio , perchè
avvicinatisi appena gli Eruli, quasi assalir dovessero
un timido covile di lepri, si appressarono senza or-
dine alcuno , e schiamazzando e insultando si posero
sotto le mura , ignari di aver al tergo la morte • Ai
io8
dati segni sbucarono dalP Anfiteatro colle armi in
mano i coraggiosi Franchi, che avanti di vedere i
nemici volger la faccia, n^ ebbero non pochi proftesi •
Questi non prima si volsero per softenere T assalto
non preveduto, crebbero addosso il rimanente de*
Franchi uscito dalla Città : onde intimoriti que* com-
battenti già sì feroci, a vergognosa fuga si diedero.
Fulcari in mezzo al campo seguito da pochi, avi-
di più di onore che di vita , tardi si accorse della
sua imprudenza; ma riflettendo in quelFora potere
soltanto una morte onorata lavar la macchia del
suo inconsiderato procedere, a^suoi, che si sforzavano
sottrarlo al gran periglio, rispofto avendo di non
voler tornare a Narsete di vergogna coperto, cercò
da un antico sepolcro, ivi per sorte innalzato, certa
difesa alle spalle : indi rotando la spada contro la
piena de* Franchi che gli eran sopra, e ricusando
sempre di arrendersi , non si fermò fin a tanto' che
ferito da tutte le parti dalle freccie ostili , e di un
gran colpo di scure nella teda percosso, non restò
vittima deir error suo (a) .
{a) At fune forte plus solita smens admonitus ejus rei Butslsnus in am*
( Phulcaris ) Parmam exeurrerat^ phitheMtro sub urbem lito^ in fiM
quod eo tempore Oppidum Francis te" suBoritati in id homines spedante
nebatur • ReStan fuerat mittere pri* popuh depugnare cum beitiis so/e*
ntt$m exploratores , qui bostium con' bant , deleSos suorum fortissimos , r*»
^ilia rimarentur ; deinde ab bis edo- bustissimosque abscondit , pnevalidis*
Rum iter facere ordinato agmine • At que insidiis eum in modum oppositis
ille omne in audacia , atque inconsul* tempus agendi opperitur • Poflqu
io impetu pr/esidium reponens ^ incorna ci tra eos Pbulcaris ^ Heruiique pem*
positum Herulorum agmen , & qui e traverant , dato signo erumpunt Tran*
Romanis cobortibus aderant , cursim ci , sparsimque , & negligenter eunti*
é^it ^ nibil infeftum suspicans. Sed bus insiliunt subiti j & quemque
\
109
Conoscendo Narsete quanto potesse la rotta degli
Bruii insuperbire i Franchi ed i Goti capaci di
avanzarsi a distornar le sue imprese meditate nella
Toscana 9 spedi sino a Faenza Stefano Dalmatino a
rampognar le milizie fuggite dal campo di Parma ;
e perchè scusavansi quelle di non potervi sussistere
senza le paghe , di cui si vedevano frodate , e nella
impossibilità di trar vettovàglie dai Caftelli del Par-*
migiano, fece torto venire da Ravenna Antioco Mae-
flro delle Milizie , acciò somministrati loro i ne-
cessari foraggi 9 a retrocedere le inducesse, ed a
piantar le tende su quel terreno , da cui poc^anzi
erano precipitosamente fuggite • Chi sa che allora ^
giuda il coftume ai soldati comune di flruggere que^
luoghi , pe' quali ebbero danno , V ira non isfogassero
sopra il noftro Anfiteatro , di cui più non si trova
dopo questi tempi memoria ? Sia però come si yo-
gUa , non durò molto l'assedio pe' Greci a Parma
na8i f promiscue occidunt ^ percuhos gem edens ^ modo t» eoi pnecHtribat ^
quippt SHperventu inopinato y ae cif' modo retrabebat ^ vuhu semper in
cumventoi ve/ut indagine . Pars ma* Aofles obverso , cum fkgam faci /e poS'^
xima ubi tandem sensere quo maio» set capere y idque eum comites sui
rum venissent , degeneres turpem sa* or areni : & quomodo , inquit^ per f erre
lutem quécsivercj tergis in ioftem ob» possum Narsetis Unguam temeritatis
versi s j effusa fuga , non virtutit , non miii exprobratricem ì Ergo maledi'
longéc armorum traSationis quicquam Oi y ut videtur , quam ferri metuen-
memores . Ita dilapso exercitu suo tior mansit in loco , CS)* pugnare per*
Dux Pèulcaris cum satellitiùus suis severavit indefessuSy donec multi*
rejlans , non & sibi fugiendum pu- tudine obrutus y multis peBus telis
tavity mortem praoptans ioneftam, transfixus y impressa praterea in ca*
qtusm vitam cum dedecore dadi su» puf s ecuri y moribundus in scutum
perstitem • Stetit igitur quam tutissi- procubuit . Agathias de Bello Goti.
mo potuit loco tergum fultus sepulcri Lib. I*
monumento j^ multamque bostium stra*
110
recato ; mentre tirati i Coti dalla narrata Tittorìa di
Butilino vennero a dar ai Franchi tal sussidio, che
gli assediatori ebbero per lo meglio il ritirarsi • Non
è però vero , come parve a taluno , che raggiunti
nelle vicinanze di Parma o a Taneto (a) , dovessero
tofto essere con Rutilino alle mani ; perchè quantun*
que appellisi Tannato da Paolo Diacono il luogo dell'
ultima battaglia succeduta tra Butilino e Narsete , ei
ce lo moflra però in riva al Casilino (b) , appellato
in oggi Volturno , vale a dire nelle vicinanze di
5 54 Capua , come aveva detto Agazfa (e) • Ivi deciso fu
della lor sorte , perchè colà rivolto il valoroso Narse-
te, sbaragliò Tesercito ostile colla morte di Butilino,
mentre una crudelissima pefte ftruggeva tra Verona
e Trento le soldatesche di Leutari , toltosi dalla de-
predata Italia con immenso bottino , di cui poco eb»
be . a godere , sendo egli pure (lato disfatto ed ucci-
so . Spenti coftoro , morto ad un tempo il Re de*
Franchi Teobaldo , avvilitisi i Goti , restò pel valor
di Narsete Tlmperador Giustiniano pacifico signor
della Italia ; e tornò Parma ad essere governata da
genti Greche •
Durò in appresso buon numero di anni la pace
in quelle Provincie 5 però lungo silenzio troviamo
della nollra Città , considerata non pertanto di qual-
che importanza dai Greci abitatori , cui degna parve
di novella denominazion luminosa, invano ripetuta
(4) Gasd. Menila he. eh. An« (^) De Cestìs Langob. Lib. 2
geli Storia di Parma Lib. I pag. cap. 2.
4p. (0 Di BìIIq Coth. Ub- 1*
IH
per altri da tempi non suoi . Parlo dell' aggiunto di
Crisopoli f cioè di Città aurea y comune a diverse altre
(a) 9 che mai prima di questi bassi secoli non se le
trova dato da veruno degli Storici antichi , e che so-
lamente dopo la presente epoca talvolta le vediamo
applicato • Con simil nome accennoUa il Geografo
Anonimo Ravennate nel secolo settimo , lo Scrittore
antichissimo degli Atti di S. Donnino t T Autore deir
Epitaffio deiruno e deir altro Sigefredo Vescovi di
Parma nell' undecimo (b) , e nel seguente il Monaco
Donizone, il quale da' Greci > e non da altri la disse
così chiamata (e) • Fosse che la opulenza e la ferti-
lità de' suoi terreni le meritasse tale appellazione, o
pure che l'Imperiale Erario pe' militari stipendj qui
custodito Città delP oro dir la facesse , non riman
dubbio su la cangiata denominazione •
Il più malagevole a spiegarsi è come ancora do-
po gli stessi tempi il nome portasse di Giulia y dicen-
dosi Giulia Crisopoli dal Ravennate , e dagli Atti
rammemorati , come pur Giulia nel Martirològio di
Usuardo , e nel Romano . Il dire che avesse conser-
(a) Il Martlniere Grand DiBion- Cattedrale, ed à il feguente Distico:
naire Geogr. Tom. I. P. II. pag. 620 His tua tunc Parma valuere va-
accenna varie Crhopoli^ cioi' due in lenti bus arma^
Asia» una nella Mauritania * una nel IJnde Grisopolh qua vocitarh eras .
Patriarcato d'Antiochia, e un'altra (e) Nella Vita di Matilde cantò :
detta anche Anfipoli. Dice poi che Crysopolìs dudum Gracorum dici^
sono state dette Cr/Jo/)o// Befanzone , tur usu .
Dryena in Cilicia, e Parma. Salicet Urbs Parma ^^ quée Gram^
{b) Questo Epitaffio di antichissimo matica vaiet alta*
carattere sta in fondo al Codice vetu- Sicché in vano TOrtellio dubitò dell'
ilo di Adone confervato nella nostra opposto • Synonim. Geogr. pag. 24$ •
112
vato un tal nome dalla Colonia Giulia , di cui già
si fece menzione > non mi dispiacerebbe » sempre-
chè o Iscrizioni 9 o Storici prima di questi tempi
neir indicar Parma T avessero qualche volta chiamata
Giuiia , ovvero che altre Città , le quali > come ve-
demmo , ebbero Colonie Giulie in Italia e fuori,, aves-
sero dopo tante rivoluzioni di cose ritenuta quel no-
me • Ma ne Tuna ne T altro potendosi dimostrare,
par che abbia a dirsele congiunta una simile appel-
lazione poco prima deiretà deir Anonima Ravennate
da un qualche Giulio,, che la difendesse assalita , o la
ristorasse abbattuta, o pure che ne avesse qual Duca
il governo , giacche , siccome valorosamente dimostra
il Marchese MafFei , cominciarono sotto i Greci le
Città nostre ad essere governate dai Duchi (a) » Cose
sono queste per mancanza di monumenti oscurissime,
e quasi inesplicabili ; e se talvolta nemmeno per con-
ghiettura se ne consegue T intelligenza , non conviene
per questo arrestarsi dal corso •,
565 Visse Giustiniano sin air anno J65, lasciando go*
vernare l'Italia a Narsete , che glief aveva renduta
ubbidiente, sempre vietando ai Goti di alzar la te-
sta, e di scuotere il servii giogo • Ma assunto all'Im-
pero Giustino , dopo la sventura di una ferocissima
566 pestilenza,^ che tutta devastò la misera Italia, e par-
ticolarmente i nostri Paesi (h) , altra novità strepi-
tosa r ordine tutto delle cose sconvolse . Per invidia
di chi mal sofFcriva le prosperità di Narsete tichia—
{a) Verona III. Lib. io. Paulas Diac. Hisu Langob. Lib. %•
{b) Mar. Aventic. in Cbrof9Ìc$. cap. 4.
"3
mato egli in Oriente 9 fu destinato in suo luogo z ^6j
governar T Italia Longino. Vuoisi che alla Imperadri-
ce in dispregio del valoroso Eunuco sfuggisse detto ,
essere ornai tempo di richiamarlo a filar tra le don—
ne 9 e che risaputolo egli 9 giurasse di torcere tal
filo ^ € tessere simil tela t da cui non potesse mai
più svilupparsi T Impero Greco .• Si pretende che riti—
randosi sdegnoso a Napoli 9 mandasse al Re de^ Lon-
gobardi Alboino o lettere o messi con forte stimo-*
lo perchè venisse a guadagnarsi T Italia spopolata
dalla peste 9 mal provveduta ^ e data in governo
ad uomo nuovo , cui si poteva di leggieri tfar
dalle mani • Qualunque sia il vero , medier non
era di molto perchè il Re Longobardo s' invo-
gliasse della conquista • I suoi soldati medesimi ,
che aveano quivi sotto il comando di Narsete com-
battuto contro le armi Gotiche , potevano* significar-
gli qual vago paese fosse T Italia 9 e accenderlo a
prevalersi di circostanze si favorevoli . Alboino av-
vezzo alle vittorie 9 che guadagnata gli avevano la
Pannonia , considerò la proposta 9 gli piacque 9 e ven-<
ne al fatto •
Correva T anno 568 , quando raccolto un im- 568
menso esercito di nazioni barbare , come Gepidi ,
Bulgari , Sarmati , Pannonj , Svevi , Norici 9 e si-
mili , le preparò alle mosse • Così certo fin da quel
momento si tenne di non doverle più richiamare
ai freddi loro paesi , che vecch) , donne 9 e fanciul-
li volle che secoloro guidassero . A torrente sì gon-
fio non era possibile far argine in parte alcuna .
Prima inondata ne fu la Liguria , poscia T Emi-
k
114
lia (a). 1 Greci fecero per avventura qualche difesa,
ma troppi erano i nemici , onde non passò i^ anno
vegnente , che Piacenza , Parma , Reggio , e Modena
569 ebbero a cader in mano di Alboino (b) per essere
lungamente oppresse dal giogo de' Barbari • Portò egli
. ancor più innanzi le sue vittorie: ma noi seguir non
dobbiamo il furibondo trionfatore 9 afflitti bastevole
mente del nostro danno • Epoca funestissima questa
fu al buon gusto 9 alle lettere , alla tranquillità ,
alla religione , al costume , di cui per lungo tempo
se ne provarono tristissimi ^flfetti • Ebbro di sue vit-
torie il Re crudo, volle dopo qualche anno astringer
la seconda sua moglie Rosmunda a salutarle , beven*
do nella tazza formatasi nel cranio di Cunìmondo
Re de' Gepidi a lei padre 9 ucciso da lui stesso in
battaglia ; della qual cosa tanto ribrezzo prese , e
tanto sdegno la Regina di lui non meno feroce, che
per man di un vassallo fece dargli morte in Ve*-
rona.
573 Eletto Re Clefo, non so come T Angeli potesse
credere tornati i Greci sino a Taneto , e poi respinti
dal nuovo Re colla ruina totale di queir antico
{a) Paulus Diac. loc* cit. Lib« 2 che Roma ^'RavinnM ^Cremona ^Mam*
cap. 1 5 • tfyua , Padova , Monselice , Parrnm ,
(^) Il Muratori Antiq* hai. MeJ. Bologna ^ Faen7:aj Forlì ^ Cosina pat'»
JEvi Tom. I Diss. 2 col. ^x sag- u si difendessero un tempo , parte
glamente dice : Primis Langoiardica non fossero mai da loro , cioi dai
irruptionis annis Alboinus Rex Pla^ Longobardi , occupate • Ma le Cittì
centiam , Parmam , Regium , ac Mw- non mai occupate bisogna cercarle
tinam Gracis ademisse omnino vide- molto lontano dal centro della Lom-
tur • Il Macchiavello nel Libro I bardfa » giacete qnefta fi annovera tra
delle Istorie andando a salto scrìve, le sue prime conquiste\
115
paese (a). 1 Greci ben si sostennero oltre il Panaro
tenendo Bologna , e risedendo in Ravenna sotto la
condotta deir Esarca Longino ; ma non si trova pre»«
so veruno Storico antico memoria , che ritornassero
così presto a queste parti , staccate allora dalla Pro*
vincia di Emilia , e dai nuovi possessori appellate in
seguito di Lombardia (b) • Ivi ed altrove tanto af-
flisse Clefo i nuovi sudditi , spogliandoli e caccian-
doli in esilio , che dopo diciotto mesi di Regno tro- 575
vossi pur un pugnale anche per lui *
Allora i trentasei Duchi , onde altrettante Città
del nuovo Regno , al dir di Paolo Diacono , gover-
navansi , non escluso quello di Parma (e) , ebbero
vicendevolmente consiglio di non volere alcun Re;
sembrando loro più vantaggioso, che ciascheduno reg-
gesse dispoticamente la sua (d) » con far nel resto
causa comune per onore e difesa della nazion Lon-
gobarda. G)sì diviso il Regno in tante picciole Si-
gnorie , Parma regolata fu dal suo Duca 1 senza sot-
ia) Angeli Isfor. di Parma Lib, (e) Paolo Diacono ann'overate al-
I pag.^$i« Liberati T aneto Canto cune Città rette dai Duchi, si sbri-
IVpag.72» ga delle altre, dicendole in tutto
(JH) Scrive a quefto proposito Qt- trentasei • Benché non esprima la
tene Vescovo di Frislnga : Superh- Città di Parma , crede però il Corio
rff» baliam florentis Rorme tempo- Ist. dì Milano Lib. I , che avesse
.ritas dsvisam fuisse in j^miìiamy quefta il suo Duca: e si vedrà fra
Liguriam, & Veneti am ; sed pofi ac- non molto > che lo ebbe realmente,
tessum Longobardorum in Italiam M- non men che Reggio, e Piacenza.
miliée termino! ita fuisse arSatos ^ {d) Per hos Longobardorum Du»
mt intra eam provinci am substiterit ^ ceSy dice Paolo Diacono, septimo
qiue barbaro vocabuio Romaniola di" anno ab adventu Alboini Italia in
3a efl , quippt Roma propria . Lib. maxima parte capta est •
1 cap. ij •
ii6
trarsi ai legame » che tutte le altre Città in vincolo
socievole riteneva congiunte •
Dieci anni passarono prima che i Duchi si ac-
corgessero della necessità di un Re , presso cui stesse
il comando universale della nazione ; ed allora ac-
clamarono Autari figliuolo deir estinto Clefo . Spiac—
que tal elezione ad uno de' Duchi appellato Drottul-
fo , il quale secretamente recatosi alla Città di Bre-
scello 9 e preparati , a quel che sembra > gli animi di
alcuni a tener mano al suo disegno , se ne andò a
ritrovare T Esarca di Ravenna Smaragdo , offerendosi
a militare sotto le insegne dell' Impero orientale go-
vernato allora da Maurizio, succeduto a Tiberio ve-
nuto dopo Giustino , e promettendo far guerra ai
Longobardi . Avuto dunque costui ben tosto al suo
comando buon numero di soldati, venne lungo il Po
alla detta Città pur anche molto considerata , dove
entrò facilmente , ribellandola ad Autari , e incomin-
ciò a minacciare ai Longobardi esterminio (a). Non
tardò Autari ad opporglisi con tutte le forze sue ;
perchè da Parma, e dalle altre Città vicine traendo
gente , prese ad espugnare Brescello , dove Drottulfo
sendosi a tutta possa lungamente difeso (ò) , mancar
(a) Nell'Epitaffio poflo a DroN sus esty in ^nam DroSulf Dux s
tuifo nella Chiesa di San Vitale di Langobardis aufngerat^ sequt partii
Ravenna riferito dal Rossi leggesi : bus Imperaìoris tratUns , fociéum mi*
Hujus prima fuit BrixjglU gloria litibus Langobardorum Exereitni fop*
capti y titer resistebat . Cos) Paolo Diaco*
Quo refidins cunSis hostibus bor^ no • Il P. AfTarosi nelle Notizie di
ror erat . Reggio pag. ^^ vuole che Drottulfo
(À) Brixil/ttm Civitattm fuptr Fa- fosse Di^a di Biresc^llo • Può essere ,
di marginem sitam impugnare aggrei' ma la Storia noi dice.
L--
117
Teggendosi genti e vettovaglie , disperato di più a
lungo resistere prese la fuga ; laonde ricuperato Bre-
scello , ne fece Autari sino al suolo atterr^ire le mu-
ra (a) y affinchè più non potessero i nemici annidar-
visi a suo danno • Conosciuto T Esarca quanto fosse
terribile il Re , e che nemmeno era possibile aver
certo soccorso da Childeberto Re di Francia , il qua-
le, non ostante T alleanza coir Imperadore contratta, <::y
ora si lasciava corrompere . da^ Longobardi coir oro ,
ed. ora cedeva al minimo porre in opra delle armi, 584
scese a comporre con Autari tregua per un triennio
avvenire .
Autari intanto, bramoso di assicurarsi de^ Franchi,
richiese in moglie Clotsvinda sorella del Re Childe-
berto , che fattagli per poco sperare , indi promessa
a Recaredo Re de^ Visigoti, lo accese di sdegno sino
a comimetter cose, onde irritare contro di se quella
possente Corona . Però dopo aver egli sposata la ce-
lebre Teodolinda figliuola di Garibaldo Duca di Ba-
viera, eccitato videsi a guerra da Childeberto alleato 590
novellamente a' suoi danni coir Imperadore Maurizio •
Tal era la convenzione de' due Monarchi di muove-
re a un tempo a stringere Autari da due parti ,
sicché rinchiuso in mezzo a due fortissimi eserciti ,
luogo non ritrovasse né a fuggir , né a difendersi .
L' ira concepita dal Re Longobardo in simile circo-
stanza fu grande ; onde avendo già in odio i Cat-
tolici , per esser egli dichiaratissimo Ariano , comandò
(if) BrixiUiis capta est j muri quo- sunt. Paul. Diac. Hìst* Langobard.
qM fJHs ad solum urque deftruSi Lib. J cap. i8.
h Z
Ii8
strettamente » che nella prossima Pasqua niuno che
fosse da cattolici padri nato battezzar si dovesse (a).
590 G>rreva allora Tanno 590 9 e la Pasqua era per ca^
dere nel giorno 26 di Marzo • In vigore adunque
della contratta lega il nuovo Esarca di Ravenna
chiamato per nome Romano armò i suoi Greci » e
coraggiosamente condotti avendoli alle frontiere di
Lombardia 9 assalì le Città di Modena 9 di Aitino ,
e di Mantova 9 battendole colle catapulte in maniera»
che per la breccia potè introdurvisi » ed occuparle •
Tale conquista avvenne prima che i Franchi met«
tessero piede in Italia 9 e fu tentata a bello studio
preventivamente 9 onde costringere i Longobardi a
costì volgere le forze loro 9 tanto che non potessero
ammutinarsi per impedire V avanzamento di quelli •
In questo mentre entrarono i Franchi verso Mi-
lano e Pavia 9 Città principali del Regno 9 e fu me-
stieri ai Longobardi rivolgersi a soccorso di quelle.
Sminuite però le forze in Reggio 9 in Parma 9 e in
Piacenza 9 preparossi V Esarca ad assalirle . Ma i Du-
chi loro conoscendosi a resistere impotenti 9 fatto
cenno di volersi coir Esarca abboccare , libero otten-
nero il passo di recarsi a Mantova 9 dove offerendo-
gli r ubbidienza delle tre nominate Città, e dati in
pegno della loro fede per ostaggio i proprj figliuoli 9
le assicurarono dal vicino esterminio; e per tal guisa
rimasero queste assoggettate di nuovo air Esarcato ed
air Impero (ò) . Giunte così le forze Greche sino a
W S. Gregor. Pap« Epht. Lib. (*) Appendice N. Ili IV.
I n. 17.
119
Piacenza con tanto favore, parerà strano che più oltre
non procedessero: cesserà nondimeno la maraviglia
al risapersi T infedeltà nuova de' Franchi, venuti ben
presto a patti con Autari di non proceder più oltre ,
e di tornarsene al Regno loro 5 di che V Imperado*
re e V Esarca ebbero non poco a dolersi • Pago in-
tanto del conquistato paese , trasse V Esarca seco a
Ravenna i nobili ostaggi , e recossi poscia nelF Istria
per far guerra al nemico Grasulfo •
Morto Autari neir anno stesso , e per qualche
tempo tenuto il Regno dalla saggia Teodolinda buo-
na cattolica, e piena delle doti più rare, fu dai sud-
diti lasciata libera nella elezione di un Re marito j
e scelse Agilulfo Duca di Torino , quantunque Aria-
no , il quale proseguì a tenere inimicizia co' Greci •
Se per valor d' armi ricuperasse Parma , e le altre
Città perdute , oppure se la restituzione loro fosse
una condizion della pace, contratta nel 599 dopo 599
tanti maneggi del Santo Pontefice Gregorio Magno
fra essolui e il nuovo Esarca di Ravenna Callinico ,
non è chiaro. Certo è solo il ritorno delle medesi-
me sotto il governo de' Longobardi ; com' è pur cer-
ta la destinazione di Godescalco genero del Re al
governo di questa nostra Città col titolo, secondo
tutte le verosimiglianze , di Duca (a) .
Ma r indicata pace non fu troppo salda , e
parve piuttosto una tregua da rompersi fra tempo
breve . Callinico fu il primiero ad usare le ostilità ,
^^^^■^— "^i^— ^^■^— — — ^■— ^^^™^— ^— ^■■— ^— ^■"^— — ■ — ■^^^■^■^^■^^i— ^^^^^^— ^— — ^^^-"
{a) Così il Muratori negli Anna- nonico Frisi : Memorie della Chiesa
li all' anno 600 , seguendolo il Ca- Monzese I>is$« II cap. % pig. 54 .
120
perchè tenendo alla sua ubbidienza Cremona , di là
probabilmente mandò soldati a sorprendere Gode$cal-*
co e la moglie , che non temendo insidie , stavano »
com^ è credibile , a goder la campagna poco lungi
da Parma. Imprigionati gli sposi condotti furono a
Ravenna (a) , mentre fermatesi le soldatesche Greche
a Brescello per tener guardato il passaggio del Po»
vi si trincerarono alla meglio • Di qual ira ardesse
Agilulfo 9 chi legge lo immagini • Portò ben tosto il
fuoco della guerra dovunque con impeto così grande,
che Padova, Cremona, e Mantova ne furono abbat-
tute • L' avvicinarsi egli a queste parti recò tale spa-
vento ai nemici , che le genti radunate in Brescello ,
certe di non potersi dalla sua furia salvare , sparse
le fiamme in queir infelice luogo già smantellato
pochi anni addietro , se ne fuggirono (b) . Tali disor-
dini mossero il Greco Imperadore a rimandare un^al*
tra volta Smaragdo Esarca in luogo di Callinico ,
per la cui prudenza si venne a componimento di pa-
ce , onde la figliuola del nostro Re fu col marito
rimessa a Parma, dove fra non molto morì di par-
to (e) . Tali cose narrate alquanto confusamente da
(a) His diebus capta eft fiìia Re- D. Mario Lupo ( Cod. Dipi, EccK
gis Agìlulfi cmm viro suo nomina Go* Bergom. Prodr, cap. io col. ip7 )
descalco de Civitate Parmensi ab insegna non doversi Intenckre del
exercitu Caiiinici Patritii ^ & ad tutto guade certe Città, delle quali
Urbem Ravennatinm sunt deduSi . si decanta negli Storici antichi una
Paul. Diac. Hist. Langob. Lib. 4 piena devaftazione • Ciò corre quan*
cap. 21 . do si possa moftrare la loro ristora*
(^) Milites vero Brixillum oppi» zione . Ma Brescello più non risor-
dum igni cremante! fugerunt . Ib. cap. se , come ò già moftrato altrove •
3p . Il chiarissimo Conte Canonico (r) Filia vera Regis mox a Rs»
121
Paolo Diacono avvennero ne* primi tre o quattro an-
ni dei secolo settimo •
Era stata decorata la Città di Brescello di Cat-»
tedra Episcopale , come dissi altra volta , e il Vesco-
vo Cipriano, già convenuto al Concilio Milanese del
451, e il glorioso Vescovo San Genesio , di cui in
uno de* miei opuscoli trattai pienamente , ne fanno
prova bastante . Ruinata però nella già detta guisa ,
e ridotta prima ad un mucchio di sassi , e quindi in
cenere , perdette V antico lustro , ed* uopo fu sop-
primere quella Sede (a) . Non si è trovato mai do-
cumento atto a dimostrare onorata Parma del Vesco*
venna Parmam rediit y & ob diffi-
cu/ìatem partus pmclhata flatim de-
fnnSa efl. Ib. Chi pub dire in qual
Cimitero , o anche Chiesa , se vuoi-
si, coilei fosse seppellita? Il noftro
Duomo fu alzato cinque e più seco-
li dopo quel tempo, e vede ognuno
che inutil sarebbe il cercarne quivi le
ossa. Pure nel 1565 un visionario
sognò di avervele appunto scoperte,
e n'ebbe a far giunger novella a
Girolamo Rossi , che ne fece ricordo
nell'Istoria di Ravenna. Giannan-
gelo degli Aghinolfi di buona e di-
stinta famiglia Parmigiana sofferse
allora una vertigine singolare, per
cui cangiato òsgnome in quello de-
gli Agilulfi, s'immaginò di essere
^ai regi lombi di Agilulfo disceso;
sproposito non so a qual prezzo
venduto al Rossi, ed all'Angeli,
perche lo perpetuassero nelle Storie
loro. Indi all'augufla parente in un
Marmo , che vedesi ancora sotto l'or-
gano del Duomo , pose quefia memo-
ria :
AGILVLPHI LONGOBAR. REGIS
FILIA P. GODESCALCO PAR-
MENSI VM DVCI MATRIMONIO
IVNCTA ABORTV FACTO VITA
EXCESSIT ANNOSALVTIS DCV.
EIVS MEMORIAM
VETVSTATIS SITV OBRVT AM
IO. ANGELVS AGILVLPHVS
RENOVANDAM CVRAVIT
ANNO MDLXV.
(47) Il Muratori negli Annali nar-
rate le vicende accadute nel 58$ ,
dice che da lì innanzi Brescello già
Città Episcopali andò perdendo la
sua dignità; e riflettendo a questi
ultimi fatti ( Antiquit. hai. Med,
jCvi Tom. V Diss. 64 col. 556 )
scrive : Ejus Dioecesìm Parmfnses ,
<&• Regienses Episcopi absorbuerunt .
X
122
vado prima di questi tempi • £^ vera impostura di un
uomo semplice la serie de^ Vescovi Parmigiani pub-
blicata poi dal Pico , dair Ughelli » e dal Bordoni , e
non fu inventata 9 né conosciuta prima deiranno
1599 (a). L'Angeli, e il Da-Erba, investigatori di-
ligenti delle cose nostre alcuni anni addietro, non la
videro md ; e tanto è lungi eh' esister possano mo-
numenti a convalidarla diretti , che anzi i ritrovati
finora servono a distruggerla (b). Un errore di stam«
pa accaduto negli Annali Ecclesiastici del Cardinal
Baronio (e), un Diploma apocrifo di Valentiniano III
(a) Il P. Bordoni ( TbesMur. Eccl.
Parm. Gap. 4 pag. 26 ) ci assicura
che Pautore della serie de' noftrì Ves-
covi ftt il P. Don Roberto Rosea
Cifterciense nel i$ppi sendo Ves-
covo di Parma Ferrante Farnese. E'
molto verisimile che vedutoli quel!'
anno comparir in luce il Sinodo di
Cremona di Monsignor Cesare Spe-
ciani col Catalogo de' Vescovi Cre-
monesi al fine, pensier nascesse di
volersi far altrettanto qui, occorren-
do di celebrarne un novello. Ma il
Padre Rusca non era soggetto da si-
mili incombenze • Egli volle anda-
re a flampa con certe sue Operette
ifloriche tanto semplici, che badano
a far conoscetf quanto valer passa
P Indice de* noftri Vescovi da lui co-
minciato con un Filippo Romano sot-
to l'anno }62, e continuato con al-
tri creati dalla sua fantasia. Ranuc-
cio Pico nel 1642 pubblicò tal Indice
con Annotazioni • Servì poscia al P.
Abate Ughelli per Vhalim Sacra ^ dal
quale, poco aggiungendovi dei saOt
Io tolse il Padre Francesco Bordoni
Panno 1671 •
(Jk) Il primo documento , che gua-
da e distrugge la serie immaginaria
del P. Rusca , i un Concilio Roma-
no del ò8o , per cui si vede allora
Vescovo di Parma Gr^rs/Wo, quando
egli vi avea collocato un Pio. Di
simili altri sbaglj ì pieno tal Indice
anche in seguito ; ma non i quello il
luogo o il tempo di perdervisi die»
tto.
(r) Tal errore trovasi in una Let-
tera di Graziano e Valentiniano scrìt-
ta Panno g8x, e riferita dallo (les-
so Baronio con quede parole: Nom
bene capiti consultum , si quid tur* •
barum vessanus agitaverit Parmen*
sii Episcopus. La parola Parmensis
dev'essere errore di dampa, e Io
provano le voci che seguono : eo per*
niciosior ^ quod inclita Urbi magis
proximus. Qui si parla di Roma.
Or come poteva dirsi appunto pili
113
già rifiutato , e una Bolla non meno falsa di San
Gregorio Magno (a) sarebbero appoggi ben misera*
bili a chi volesse dimostrar T esistenza del Vescovado
Parmense prima del settimo secolo • £^ quindi assai
verisimile che la distruzione del Vescovado Brescel-
lese desse origine al nostro (b) .
Si sa che Agilulfo, anche mentre fu Ariano, punto
non si oppose al bene de^ Cattolici • £^ certo ancora >
che abjurato V errore fu liberale verso la Chiesa , e
che i Vescovi avviliti ed oppressi ritornò all'antico
decoro (e) . Caduta pertanto una Città del suo Re-
gno , né più potendovi un Vescovo risedere , ei me^
dannevole a Roma il Vescovo di
Parma, pereti^ il pib vicino a Ro-
ma flessa? Quanti Vescovadi non
sono frapposti tra Parma e Roma?
Credo che abbiasi a leggere Portuen^
sis EphcopHS .
(a) Girolamo Rossi porta quefla
Bolla sotto l' anno 5p$ ( Hìst. Rav.
Ltb. 4 pag. xSp ) . La soflanza ì ,
che S. Gregorio conferma all'Arci-
vescovo di Ravenna Marìniano gli
antichi Privilegi, e fra gli altri E-
fiscopatum totius JEmiliéc Qivitatum ,
e la creazione deMoro Vescovi, no-
nunando tra questi quel di Brescel-
lo e di Parma . Il Cardinal Baronio
( Anneri. EccL ad an. 5p$ ) ne mo-
flia la falsità. Falsa la reputa anche
il Muratori, dicendo che contiene
tnfppe difficoltà per crederla vera.
Baita dire, che vi si legge la for-
inola NuIIus Duxj Marchio^ Comes
CS^r. per conoscerla compofla oltre
due secoli appresso, quando comin*
ciarono ad aver titolo i Marchesi •
Dispiace il vederla riputata genuina
da Monsignor Arnaldo Speroni degli
Alvarotti nel suo erudito Libro A*
driensium Episcoporum Series pag. p •
{b) E quivi io mi ritratto di quan-
to dissi nelle Annotazioni alla l^tta
di San Bernardo Vescovo di Parma
pag. pò, dove supponendo assoluta*
mente antico quefto Vescovado , cre-
detti obbliati i primi Prelati perche
forse aderenti agli errori di Ari».
Quefla mia ragione non è di alcun
peso, perche dai tempi di Santo
Ambrogio in giù i Vescovi di Lom-
bardia non furono infetti di tali er-
rori.
(r) Cat boli Cam fidem tenuità &
mnitas possessiones Ecclesi^e Cbrifti
targitus efl ; atque Episcopos , qui in
depressione^ ^ abjeSione erant <^ ai
dignitatis solita honorem reduxit •
Paul. Diac. Hist. Langob. Lib* 4
cap. 6.
124
desimo forse, unitamente air Arcivescovo di Ravenna,
sotto la cui ubbidienza erano già passate le Chiese
della Emilia (a), potè operare che a Parma la Cat-
tedra si trasferisse, giacché una Città omai luminosa,
e riputata dal Re degno albergo di una sua figliuo-
la ben meritavalo. S'ella è così, come a me pro-
babil cosa dimostrasi, può essere che l'Episcopio ed^
ficato fosse dove una voce ancora sparsa nel popolo
il vuole , cioè in vicinanza di San Lorenzo , giacche
pare tal opinione convalidarsi da una carta del no-
no secolo (b).
Ridotti per Agilulfo in pace gli affari di Lom-
(^) La seftadecima deirEpistoIe di
Papa Simplicio morto l'anno 482 ,
che (la nel Tomo I dell'Epistole
Decretali de' Sommi Pontefici pag.
g2^, ci dimoflra il Vescovado di
Modena già dipendente da Ravenna .
Abbiamo poi la trentesimanona del
Libro VI di San Gregorio Magno ,
per cui tal dipendenza scorgesi anche
nella Chiesa d'Imola, soggetta un
tempo colle altre della Emilia a S.
Ambrogio Arcivescovo di Milano,
come feci riflettere di sopra*
(é) Quefta ì una carta dell'anno
8jo, che contiene una Dichiarazione
de' Giudici Imperiali a favore della
Chiesa di Fiorenzola, pronunziata
infra claufira sanSte Parmense Ec^
deste. Pofta la dtmoftrazione evi-
dente che prima del X050 l'Episco-
pio fosse dentro l'antica Città, co-
aie pub vedersi nelle mie Annotazio"
ni alla Vita del Vescovo S, Bernardo ,
vediamo dini nella predetta carta:
In Paiatio Sanfie Parmenio Ecclish
infra Etctesiam S. Laurentii ( Pres-
so il Campi htor. EccL di Piac.
?. I Appcnd. N. V pag. 4^6 ) • Le
quali formole benché sieno oscure ^
possono tuttavia valutarsi. Ponno
concordarsi con quelle le altre di un
Documento del ^87 nell'Archivio
Capitolare Sec. X N. XXII : Episco*
pio meo qne efl justa ipso pmro Pu-
blico ipsi Civitatis: perchi dalle co-
se già dette appare essere flato il mu-
ro antico della Città poco discosto
da quella Chiesa assai vicina al Canal
maggiore, coli' altra di San Silveftro
pollale dietro . Ivi si osserva un cer-
to quadrato, che sembra indicare il
campo di un'antichissima abitazione
considerabile; e l'irregolarità istessa
delle fabbriche risarcite sul vecchio
conferma il giudìzio eh* essere qui
potesse il Vescovado t
11$
bardia , e astretti i Gre# al bisogno di comprarsi da
lui tranquillità e franchigia, dopo avere quasi venti-
quattro anni regnato y morì nel 615, lasciando erede il 6 1 ^
figliuolo Adaloaldo , che vivente la genitrice fu buo-
no y ma dopo cangiò costume in maniera da farsi de«
ironizzare dai sudditi rendutisi ubbidienti ad Arioaldo, 6z$
il quale nel decennio del suo regnare trovato avendo
in discordia i popoli di Parma e di Piacenza pe^ loro
confini 9 con sua sentenza li pacificò (a). Rotari suo
successore veggendo T Esarca Ravennate Isacco alzar la
fronte per molestare i Longobardi, con una fiera bat-
taglia datagli al Panaro nel 642 gr insegnò quanto 6 42
fosse il braccio suo formidabile (b) . Promulgò leggi
saviissime , ammirate anche oggidì (e) j fu zelante
della giustizia 9 e diede compimento alia vera felicità
de' popoli soggetti , assicurati da insidie in ogni parte
del Regno (d) . Brevissimo fu poscia il governo di
Rodaoldo, cui venne dietro Ariberto, cagion di gra- 653
vissimi disordini per aver voluto dividere il Regno
egualmente ai dve figliuoli Bertarido e Godeberto .
Le loro fiere discordie invitarono Grimoaldo Duca di
Benevento ad opprimerli ambidue, ed a porsi la loro gg^
corona sul capo, tenutavi fin a tanto che non gliela
scosse la morte, Tadito aprendo al sopravvissuto Ber-
tarido di ripigliarsela.
(if) Ciò rilevasi dalla susseguente gì9o Làngobardornm : nulla erat v/V
sentenza di Bertarido . hntsa , nullée firueiantur infidi^ , nec
(^) Paul. Diac. Hlst. Langob. Lib. sUquem injufle angariabant , nemi^
4 cap. 47 . n9m spoUabant • Non itant furia ,
(f) Veggansi ripubblicate dal Mu- non latrocinia ; unusquisque quolibet
nitori Rer. halle. Tom. I P. 2 . securus sìne timore pergebat . PauL
{d) Erat i^nf koc mirabili in Rt- Diac. ih. Lib. 3 cap. 16 •
iz6
•670 Lietissimi furono i bUl^i Cattolici deir esalta*
mento di Bertarido, perchè nimicissimo egli degli
errori di Ario pur troppo ancora serpeggianti a te*
nere la Chiesa travagliata da amare discordie, si
accinse coir autorità e possanza sua a combatter-
li • Ma se la Religione ebbe pace al suo ingresso,
non r avevano già i Popoli del Parmigiano e del
Piacentino venuti novellamente a contrailo per i
confini de' loro territorj • Non aveano più le due
Città di Parma e di Piacenza a loro governo due
Duchi, bensì due Gadaldi, che al dire del Murato*
ri erano come Conti (a) • Di tal mutazione di ti-
tolo e di autorità era flato autore , a mio credere ,
Grimoaldo , giacche abbiamo da Paolo Diacono , che
dando egli certi luoghi in Italia ad Alzecone Duca
de' Bulgari , avevali a lui non già come a Duca ,
bensì come a Gaftaldo assoggettati (b): onde crede
il dottissimo Cu j accio essere fiata V autorità de' Du-
chi perpetua, e quella de'Gaflaldi limitata a certo
tempo (e). Il Gaflaldo di Parma chiamavasi Imone,
quello di Piacenza Dagilberto : ed impegnatissimi
ambidue essendo o di conservare o di ampliare le
proprie giurisdizioni, avevano accesi a discordia fieris*
sima i loro popoli dediti a continue ostilità , ed a vi-
cendevoli rappresaglie . Recata novella di tal disor-
674 dine al Re volle farsene giudice 5 ma sembrandogli a
primo aspetto di assai difficile scioglimento la con-
troversia , pensò di rimetterne la decisione alla
{a) Antiq. hai. Med. jEvi Tom. (^) Hrxr. Langob. Lib. 5 cap. xi»
II Diss. 21 col. zp4. (e) Presso il Du-Cange CIqis.
127
sorte colla prova del Duello, riputato a que' gior-»
ni uno de' più certi Giudizj di Dio . Imperciocché
al tempo de' Longobardi prevalendo la superstizione
assaissimo, volevansi decise le cause incerte ora coU
la prova del fuoco, da cui pretendevasì dover uscire
illeso chi era innocente ; ora con quella dell' acqua
fredda, in cui si pensava impossibile la inmiersione de^
rei ; ora con i combattimenti a corpo a corpo , da'
quali chi vincitore usciva, riputavasi assistito dalla
ragione. Sì radicata era la opinione, che Dio favorir
sempre assolutamente volesse chi cosi lo tentava , che
gli Ecclesiastici ilessi { tanta fu 1' ignoranza di
quella misera età } avevano fissato i riti di benedi-
re solennemente il fuoco , l' acqua , e le armi a fini
sì (Ira vaganti {a). Ora mentre il Re pendeva dub-
bioso, se dovesse far terminare la lite o con tal
prova, o pure eccitando le parti al giuramento, av-
venne, che mandato avendo sul luogo della contro-
versia Autechi suo Spatario, e Ansone suo Kotajo , i
Piacentini trovarono la sentenza proferita altre volte
sullo flesso punto dal Re Arioaldo; laonde chie-
ilo prima da essi giuramento di non averla alte-
rata o falsificata , conchiuse con suo Precetto dato
in Pavia il giorno 23 di Ottobre della seconda In-
dizione, cioè correndo il 674, che all'antica* de-
cisione ftar si dovesse. I luoghi di confine contro-
versi cominciavano da un Ponte detto Marmoriolo
suU'Ongina , e seguivano a Pietrabacciana , a Pie-
traformia ( oggidì Formio ^, a Fontelimosa , al cam-
(^) Vcggasi il P. Le Brun nella S$oria crìtica delle Suptrstizioni .
11^
pò Crispicello» al Monte di Specchio , al CenOf
al Monte Gaudio, e a Pietra Mogolana sul Taro
sino al Rivo Gotera . I Parmigiani, oltre al preten-
dere in quelli luoghi , asserivano (lendersi la giurisdi-
zion loro sino al Caftello chiamato Nebbia, e pare
dal tenore della sentenza del Re, che avessero già
eglino col mezzo di un tal Godeberto, il quale Ai
per avventura loro Duca o Gaftaldo, occupato que^
terreni (a) . Comunque si fosse, ebbero vittoria i Pia-
centini , i quali se ne' pofteriori secoli ricordati si
fossero di tale sentenza, osato non avrebbero di con«
traftar come fecero lungamente ai Parmigiani anche
Borgo San Donnino pollo molto di qua deir accen*
nato confine.
Mentre (ludiavasi il Re di togliere dal paese
Longobardo gli errori di Ario, non era meno sollecito
Papa Agatone di spegnere le discordie nate in
Oriente per V eresie de' Monoteliti ; laonde convocato
in quelle parti un generale Concilio, ne adunò in
Roma un particolare di centoventicinque Vescovi,
680 conchiuso Tanno 680, tra' quali ebbe luogo il
Vescovo di Parma appellato Grazioso (b) . Egli è
quello il nome più antico tra quelli de'noflri Prelati
conservatoci dagli ecclesiaftici fasti meritevoli di fe-
de. Gli altri de' suoi successori rimangono per più
di un secolo avvenire nelle tenebre avvolti , come
{a) Appendice N. V • quali ^ nominato : Cratiosus Epiico*
(A) Ughelli Itat. Sac. in Ep. Parm. pus SanSéC Parmensis EccUsiét. Il
Veggansi le sottoscrizioni de^Vesco* Vescovo di Brescello più non appa-
ri convenuti al Concilio nel Tomo risce, perche tal Vescovado era dU
VI della Raccolta labbeana , tra i (fantto .
129
ignote sono le %^icende Parmensi sott» il dominio
dei Re Cuniberto, Liutberto , Reginberto, Ariberto
II 9 ed Ansprando •
Venne appresso il saviissimo Liutprando ottimo 7t^
legislatore, il quale non mai forse avrebbe cercato
di moleftare T Esarcato di Ravenna^ se il Greco Im^
peradore Leone Isaurico non avesse abbracciato erro*-
ri contro la Religione Cattolica , pigliando a perse-
guitare il Santo Pontefice Gregorio II , a cui difesa
Liutprando alleato co** Romani armò genti , e circa il
728 le spinse oltre il Panaro sul Bolognese, termine 72 R
allora della temporale giurisdizion della Emilia, giac-
ché tutto il Paese di qua dal detto fiume, cangiato
r antico nome , dicevasi Regno de' Longobardi (a) .
Adunque in detta parte della Emilia, giuda Paolo
Diacono, occupò felicemente i Caftelli di Feroniano,
di Monteveglio, la Busseta, e la Persiceta (A); in-
(s) Agnello nella Vita di Felice
Arcivescovo di Ravenna annovera le
Città tutte dell'Esarcato, ch'erano
Sarsina, Cervia» Cesena, Forlimpo-
poli, Forlì, Faenza, Imola, e Bo-
logna .
{6) Caftra Mmtlia Teronianum ,
& Montem Bellium , Buxeta , & Pcr^
siceta . Così Paolo Diacono, e poco
diversamente Anafiasio Bibliotecario
in Gregor. II, Il Muratori negli An^
noli al 72S scrive : Feronianum era
il Fregnano picciola Provincia nel
Ducato di Modena nella Montagna^
deve sono Sestola^ F anano ^ ed altre
Terre . Mons Bellius è Monteveglio ,
Monte Vio »•/ Territorio di Bo-
logna presso il Fiume Samoggia • Bus-
so , Busseta son forse nomi guasti ,
non potendo qui entrar Busseto poflo
fra Parma e Piacenza verso il Po ,
perchè non è mai credibile^ che i
Longobardi padroni delle Città cit'
convicine avessero differito sin a que^
sti tempi le conquiste di quel luogo .
Persiceto è un tratto di paese spet*
tante negli antichi secoli al Contado
di Modena »• ,in cui era allora com-
preso il celebre Monistero di Nonan^
tola. Tuttavia la nobil Terra di
San Gioanni in Persiceto ritien qus*
fio nome nel Distretto di Bologna m
130
torno ai quali luoghi uomini anche di gran nome
per r ignoranza deli^ antica geografia anno pronunzia-»
to errori intollerabili , pretendendoli situati nel cen-
tro del medesimo Longobardico Regno , dove amplis-
simo godendo il domìnio , ninna cosa aveva Liutpran^p^
do a conquiflare (a) . Proseguì il Re vittoriosamen«
Meglio perb il valorosissimo Signor
Cavaiier Tiraboschi à mostrato il luo-
go di Feroniano esistente presso a
Tortigliano in vicinanza di Vignola
( SsortM de/la Badia di Nonantola
Tom. I P. II cap. 6 pag» jo6 ) • Il
Signor Canonico Gianfrancesco Erri
nell'Or/^, di Cento cap. $ pag. 4;
crede clie la Busseta fosse nelle vici-
nanze di Cento €ua patria • Veggasi
anche intorno 1 detti luoghi quanto
scrive il chiarissimo Senatore Savio-
li Jinaaii Boi. T. I P. I pag. 7J .
{a) Premessa la nota antecedente
si osservino gli altrui errori • Il Clu-
verio nella Italia Antiqua s^ imma-
glnb, che Feronianum sia Fulignano
in Val di Nnre, o pure Fornovo
sul Taro nel Parmigiano , come pu-
re che Butna sia Busserò nello Sta-
to Pallavicino. Lo disse nondimeno
con qualche dubbiezza. Ma. il fran-
co Monsignor Fontanini, voglioso
di sodenere, che la Provincia Emi-
lia si (tendesse tuttavia sino a Pia-
cenza, e non si fosse gii ridretta
per l'acquisto de' Longobardi ai soli
con6ni di Bologna oltre il Panaro »
come abbiamo detto con Ottone Fri-
singense, repiicb, che // primo di
questi luoghi chiamasi in oggi Fot"
ptovof ed è lungo il Taro dieci mi*
glia dittante da Parma ^ soggiugaen*
do con pari coraggio » che Busseto
è lungo il Po verso Cremona { Ittor»
del Dom. temp. della Sed. Ap* Lib.
I pag. 16 )• Gli tenne dietro il
Cardinale Nicola Antonelli, repli^
cando, che Busseto è situato lungo
il Po verso Cremona ( Dom. della
Sed. Ap. P. 7 pag. 108 ) , il che i
vero » se Paolo ed A naftasio parlas-
sero ivi della mia diletta Patria ; om
parlano troppo «videntemente di luo-
ghi posti oltre i confini del Regno
Longobardico. Ni devesi credere r.
che un solo Busseto potesse trovarri
in Italia , perche tali in origine detti
furono i luoghi abbondanti di Bossi,
come i Saliceti detti furono dai Sal-
ci , i Frassinni dai Frassini , e così
i Rovereti f i Noceti^ e luoghi simi-
li denominati da boscaglie di que*
tali alberi piene. In fatti oltre la
Busseta o Busserò del Bolognese, e
quello che a me diede- i natali, ne
trovo un altro sul Genovese per la
dedicazione premessa da Lorenzo Ca-
pelloni alla Vita del Principe Andrea
Daria impressa in Vinegia dal Gioli-
to nel 156;, la qual i data Dalla
picciola Villa di Busseto in quel dì
Nove ditione del Genovese il primo
di Aprile MDLXII.
I3f
te il cammino assoggettando Bologna, T Esarcato, e la
Pentapoli sin a tanto che giunti i Veneti a softe^
nere le vacillanti forze deir Esarca Eutichio, si ftrin-
se una pace, che al Longobardico Regno aggiunse il
considerabile acquifto di Bologna ed Imola • Domati
poscia i Duchi di Benevento e di Spoleti, che ribel-
lati se gli erano, visitò Roma, ove, appese le armi 729
avanti alla tomba del Principe degli Apoftoli, fece
tutto pacifico alle noftre contrade ritorno ^ e resti-
tuitosi a Pavia, neir assegnar le tasse da pagarsi pe' 730
Comacchiesi venendo con merci lungo il Po, ci
lasciò memoria , come anche i Parmigiani avessero
fin d'allora Porto in quel fiume, dove riscuotevasi
il Regio Dazio dai commercianti (a).
Fioriva in que' tempi e per santità e per dottri*
na rinstituto Monallico del Patriarca San Benedetto,
cui nelle parti noftre fondato non vedevasi ancora
Chioftro veruno , benché alcuni Parmigiani godessero
di rifugiarsi a quelli già eretti altrove, d'onde usci-^
to n'era Zenone da Parma , che in quefti tempi
era Vescovo di Cremona (b) . Il piissimo Re , che
(a) II Diploma pub leggersi pres- moftée creatus fuìt anno 70^ mortuo
so il Muratori Anùquh. hétl, Med. Bernardo in paftoralì cura summa
jBvi Tom. II Diss. ip col. a? . vigilantia incumbins ; iicet esset in
{6) Di Zenone Vescovo di Gre- paupens cAarhate eximìa^ habuit
mona trovasi memoria nella Tabula niòihmtnur étmulo^, vei potius ma"
Dyptica Episcoporum EccL Cumon. levoloxy a quibux semel atque iterum
di Biagio Rossi (lampara dopo il Si- avariiia fuit notatusy a qua nota
nodo Cremonese di Mons. Cesare tamen se ipse purgavh, Vìxit in
Speciano l'anno ij 99 pag. J44: Z#- Episcopatu annos ^i , nam cessi t e
nonus Parmensis Monachus antea Or- vita anno 754 Gregorio III Summo
dinis SanSi Benedici Episcopus Gre» Ponti ficCf Imper. Leone III.
134
Franchi (a); ma se ne. anno altri» che soltanto a
Rachis attribuiscono le prime donazioni fatte alla
Chiesa Parmense (b). In che consiftessero, non ben
si apprende » ne conviene dar fede al P. Bordoni »
allorché estende la liberalità di Rachis fino a donare
ai Vescovi noftri la Badia di Berceto (e) ^ giacché ti
sa» non esser nato T abuso di dar Badie in G>iii-
menda se non se cento anni dopo (d).
Il predetto Re Adolfo scacciò finalmente da tut«
to r Esarcato i Greci , e giunse trionfando sino a
7 5 }. Roma 9 dove se avesse usato bene delle vittorie, co-
(Iretto non avrebbe il Pontefice Stefano II a chiamar
in ajuto il Re di Francia Pipino , acciò ne frenasse
Torgoglio. Già fin ai tempi di Carlo Martello sì era-
no fatti sentir nelle GalUe i lamenti de^ Papi ogni-
volta che si videro moleftati dai Longobardi. Que-
lla fiata furono esauditi , perchè il Monarca valicò
le Alpi, recò eftermìnio e saccheggio universale al-
754 le nodre Città , da cui non sembra che Parma an-
dasse esente (e) , e liberò V Esarcato , e la Pentapoli
{a) II Diploma ii Carlomantio ma dotato da Rachis convenevolmen»
de]P879 conferma le donazioni fiitte te il Vescovado,
alia Chiesa di Parma a tempore em- (e) Tèesaur. EccL Psrm* cap. $
nimm Regam Langobardorum . pag. ii9.
{b) Altri dae del Re Ugo, uno (jl) Muratori ifnn^r/i all'anno 8$ ; •
del. 92^ al Vescovo Aicardo, l'ai* (f) li conrinuatore di Fredegario
tro del 9go al Vescovo Sigifredo I nel Cromco scrive: Cafira Langoksr^
confermano il possesso de' beni fMor« dotmm omnia disrHpitj C!^ multos
quot a tempore dìvée memorim Rat- thesaaros , & alia ornamenta fmam*
cbis Regis us^ae ad prasens noftrnm piurima , & eormm tenioria omnia
tempns sui pr^decessoret prafata San- rapai t , & cepit . Parma adunque ve*
Sa Parmeniii Eccieiia acqaisierant . risimilmente fu anch'essa da Pipine
Anche l'AngeK Lib. I pag. 5} affei> moleftata.
136 ^
purgar il debito della saa tenacità ; però fu coftret*
to a veder la ruina del Regno Longobardico acqui-
flato dalla sua nazione con tanto ardire , difeso coB
tanto valore > ampliato con tante vittorie.
Fine del Secondo Libro ^
'Ì7
STORIA DI PARMA
LIBRO TERZO,
D<
"opo il Genitore Pipino regna in Francia Carlo
denominato il Magno, assai più merìtevoL di lode,
se ripudiata non avesse la prima Consorte figliuola
del noftra Re Desiderio per isposare altra femmina, e
se morto il fratel suo Carlomanno dominatore della
Borgogna , della Pravenza ,. delia Linguadocca , dell'
Alsazia , e della Svevia,. spogliato non avesse i te-
neri nipoti de' paterni diritti ^ La cofloro Madre
Gilberta trasseli raminghi in Italia alla presenza
di Desiderio , sperando riscuotere per sé flessa e
per essi quella pietà, da un Re di bàrbara origine,
che luogo non aveva nel cuore del Cognata crude-
le 5 ne andò delusa nel sua consiglia » mentr** egli
intenerito al pianto dì lei , non ricuso di accingersi
agli ufEzJ più opportimi a giovarle , ftudiandosi fra
le altre cose d* indurre Papa Adriana I a favorirla •
Questi però, mal soddisfatto dì luij^ che mai non re-
stituiva alla Sede Romana certe proprietà ritenute ,.
né volendo per motivi polìtici ingerirsi di afFari al
Re Carlo spiacevoli, trascurò dì esaudirlo •. Risentito-
138
77^ sì Desiderio dì tale affronto, come colui > che parve
meglio delle onorate massime imbevuto , dì cui pre-
tendono i Romanzieri tanto impressionato il Re
Franco , non meno che tutta la favolosa turba de'
suoi Paladini 9 volle farne vendetta, e ripigliate le
armi tolse Faenza , Ferrara , e Comacchio al Pon-
tefice {a) .
Simile escandescenza fece discendere il Papa alla
risoluzione di scomunicarlo, e di ricorrere per soccor«
so al Re di Francia • Da princìpio memore egli che
il Padre non era per cagion simile venuto in Italia
se non a perdervi gente e denaro per arricchire la
Romana Chiesa, credette di far abbaftanza esortando
il Longobardo Signore a cedere il Paese mal occu-
pato : ma poiché il vide reftio , e considerò la bella
occasione paratasegli innanzi di ampliar suo domi-
nio, sospìnse di qua da' monti un grosso esercito, ed
773 apparve in Italia nel 773* Porto l'assedio a Pavia
dove rìsedea Desiderio , e mandate più schiere a
ftringere Verona guardata dal figliuolo di lui Adel-
giso, cominciò a scorrere di là e dì qua dal Po le
Città Longobardiche , assoggettandole ad una ad una
al suo comando^ onde Milano» Piacenza, Parma >
e molte altre furono in breve a lui ubbidienti (b) .
Scorto intanto il molto favore delle sue armi »
e già riputandosi certo dell'intera vittoria, mosse il
(«) Murar. Annali d* hai, al 772 • ttam , Mediolanum , Partnam , Tor«
(b) Céfpit aiire per circuhum ejus* tonam , atque 9as , qme cìrcs mart^
éiem Civitatit ( PafU ) capiens C/r- sunt , cum suii Cafiellìs . Chron«
ics unìversatj iciliat Epotedien^ Manaft. Novallicen. Rer. IttiU Toou
/fw , VerctllaT^ Novariam^ PUccn* Il P. II col. 71^^
«39
pi^de verso Roma per esservi alla Pasqua del 774, 774'
dove giunto confermò tofto al Pontefice solennemen*
te la donazione deir Esarcato » e della Pentapoli fat-
ta alla Chiesa da Pipino suo Padre, la quale benché
da taluno 9 fondato su i passi o interpolati, o falsi
di qualche antico Scrittore, vogliasi eftesa sino a
Parma , e a Piacenza , ognuno sa ornai ciò non reg--
gere air esame della critica più avveduta, come sen-
za controversia oggi concedesi dagli (lessi Romani
Scrittori (a) .
(et) £' noto come il Fontanini ,
tagtoaando sempre a tenore della sua
fantasia riscaldata, combattesse per
la detta opinione. Oroetto di ricor-
dare le rìspofle gagliardissime a lai
date da nna penna assai erudita. Di-
co solo essere al presente persuasi
gli ftessi Romani I che il Fontanini
aveva il torto: onde l'Abate Gae-
tano Cenni nella sua edizione del
Codice Carotino eseguita in Roma
l'anno 1760 colle pih solenni appro-
vazioni , esaminato il punto , scrìve :
In Pmmimn igitur^ & Ptacfntism
jmrm S. Sfdis non tam alte repeten^
da sunt ^ èijhria omni reclamante*
Cred'egli al pili, che il diritto de*
Papi sopra Parnu cominciasse per
la donazion Matildiana ; il che ì
por falso, mentre si proverà, che
Matilde nulla ebbe inai che fare in
queda Cittì, e confessa non aver
acquistato i Papi giurisdizione in
Piacenza prima di Giulio II . Moam-
tnenta Domin. Ponti/. live Cod. Ca^
folin. Prmf. pag. xxxvi • Si chiede*
ù. come potesse dunque Anastasio
Bibliotecario autor del nono secolo f
narrando la storia della donazione di
Carlo Magno nella Vita di Adriano
I , accennare offerte in diverse parti ,
e deinde in Verceto , deinde in Par*
ma , deinde in Regio , & exinde i»
Mantua . Si risponde essere (late tali
parole intruse in quell'Opera senza
dubbio dopo l'anno 962, come ri-
cavate dal Diploma di Ottone I Au<
gudo, che fu il primo ad usarle. Se
fossero fiate nel Diploma di Carlo
Magno , si vedrebbero replicate pur
anche nel Diploma di Lodovico Pio*
dove non sono • Ma ancorché vi
fossero, non significherebbero punto
ciò , che pretese il Fontanini , cio^
che la Città di Parma c<vi tutto il
suo Territorio entrasse in quella do-
nazione ; bensì che in Bercerò , e in
Parma, e così negli altri luoghi al«
cuni beni fossero dati donati in pa-
trimonio alla Santa Sedet Vedremo
che quando Ottone I concesse quel
Diploma alla- Chiesa Romana» Par-
140
Compiuto eh"* ebbe il Re Carlo Magno alla sua
devozione verso il Pallore universale, fece ritorno al
Campo, e vie maggiormente circondata Pavia, co-
strinse r emulo ad arrendersi a discrezione , onde fu
poi mandato prigioniero a Parigi , chiarito , ma trop-
po tardi , che f ostinazione e V imprudenza è fatale
anche ai Re. Con lui andarono parimente cattivi
que' Signori, e que* Vescovi^ che troppo fidi al legit-
timo loro Sovrano eransi opposti al progresso de*
Franchi (a), e fu tra questi il Vescovo dì Reg-
gio (b) , come pure uno de' più possenti e ricchi di
quel Territorio , appellato Manfredo (e) • Fuggì tale
sventura Adalgiso, perchè involatosi a tempo da Ve-
rona , andò a salvarsi tra i Greci • Così rimaflo il
trionfante Carlo Magno assoluto padrone di quanto
per ducento anni avevano i successori di Alboino
posseduto in Italia , prese a intitolarsi Re de' Fran-
chi e de' Longobardi , e sparse per le Città dei
ma davasi con Investitore Imperiali
in possesso al Vescovo noftro. Sic-
ché neppure in bocca sua le parole
4letndt in Vnceto ^ deindt in Parms
significarono ciò, che pretende il
Fontani ni «
(49) Andrei Trete di Bergamo au-
tore coevo Io afferma nel suo Cro-
nico pubblicato dal Menkenio , e dal
Muratori , assicurandolo eziandio il
Cronico di Volturno %
(^) Una Epistola di Papa Adria-
no registrata nel Codice Carolino,
che \. la cinquantesima nella edizio-
ne dell'Abate Cenni Tom. I pag.
3x2, ì diretta a muovere Carlo Ma-
gno a rimettere in libertà i Vescovi
di Pisa, di Lucca, e di Reggio,
condotti da lui in Francia' prigio-
nieri.
(r) Veggasi un Precerto di Carlo
Magno appartenente ali* anno 808
pubblicato dal Muratori An$iq. Ita/.
Mid. JSvi Tom. Ili diss. 42 col.
781 , da cui si rileva , essere poi (la-
ti questi Signori ad intercessione del
figliuolo Pipino rimessi in Italia, e
venir quindi a Manfredo rilasciati l
beni già posseduti sul Territorio Reg*
giano.
nuovo Regno Miliistrì, UfEziali, e Soldatesche Fran-
cesi, che mescolando il loro linguaggio al Longo-
bardico venuto prima a corrompere il Gotico, per
cui si era guaito il Latino, diedero compimento a
queir impafto di voci barbare, che assoggettato a leg-
gi col tempo diede l'origine al bel volgare Italia-
no (a).
Poche notizie rimangonci di cose spettanti a Par-
ma sotto il governo del nuovo Monarca j ma co-
munque scarse , sono tali da farnelo conoscere diret-
to ed assoluto padrone. Due suoi privilegj abbiamo,
dati ad Apollinare Vescovo di Reggio , per uno de*
quali dono gli fece di una Selva di suo diritto porta
nel Contado Parmense ne*" confini di Bismanto, oggidì
Bismantova, su le montagne, nominata Lama Fraola-
ria (bjj e per T altro gli confermò tutte le proprietà
della sua Chiesa possedute nel Mantovano , Bologne-
se , Modenese , Lunese , Parmigiano , Pavese , e Co^
masco (e) . Ciò prova ben chiaramente, che i Ter-
(«) Molti autori flablUscono alla Nella mia Istoria dì Cuaftalla Tom.
volgar lingua simile origine. Veg- I Lib. I pag. 21 credetti, che la
gasi ciò , che io pure ne dissi nel soOanza d* esso ben potesse difender-
Ragionamento Iftorico deli* origine y e si, poichb si trovano Diplomi po-
progreffo della volgar Poesia premes- (leriori, che lo convalidano. Rima*
so al mio Dizionario della Poesia ne ora confermato il mio parere dal
volgare ftampato in Parma nel 1777 . giudiziosissimo Signor Cavalier Ti-
(^) Appendice N. VI • raboschi , che riflettendo alle difiicol-
(r) li Documento qui allegato ap- tà del Muratori, non lascia di sog*
partiene all'anno 781 , e Io diedero giugnere, che pub essere una copia
rUghclli, il Muratori, e PAffarosi guafta e interpolata da qualche i-
nel l'Appendice alle Notizie di Reg* gnorante Copista, senza che abbiasi
gio. Il Muratori ( Anti^uit. Italie, a, negare la verità di quanto vi si
AUd. jSvi Tom. Ili col. 8j e seg. ) contiene . Storia delia Badia di No*
sospettò molto della sua autenticità • nantoia T. I P. I cap. i pag. 76 .
14^
ritorj di tutte quefte Città soggiacevano al suo aito
comando ; il che si vede particolarmente confermato
da prove, ora a prò delPuna, ora a prò deir altra
dagli Storici riferite •
Ne lasciano simili documenti d^ iflruirci intomo a
qualch^ altro punto interessante > Tuno de^ quali si è»
che non più un Duca, non più un Gaflaldo reggeva
la Città noftra , come a^ tempi de^ Re Longobardi ,
ma bensì un Conte , per cui il territorio tutto , ia
cui la sua giurisdizione flendevasi , era appellato Con->
tado • Questi Conti furono dal Re Carlo messi nelle
Città come Governatori perpetui delle medesime , e
le godevano quasi in feudo, e le reggevano dispo-
ticamente, potendo imporre, o sminuire gli aggravj
giuda il loro parere, come pure difenderne colle ar«-
mi i diritti • Morto uno , o veramente rendu—
tosi indegno per qualche delitto , erane sostituito
dal Monarca un altro (a) ; e cosi avvenne fin a
tanto che la Città di Parma non fu ai Vescovi
conferita , come vedremo , e il Territorio non fu
diviso in altri piccioli Contadi a favore di alcuni
Vassalli più benemeriti • Oltre il Conte avevano le
Città lo Scabino , o sia il Giudice delegato a far a
chiunque giustizia secondo la legge che professava ,
e soleva eleggersi o dal Conte, o dai Messi Re-
gi (b). Circa la qual cosa giova osservare, che non
avendo , neir acquiftare il Regno Longobardico , abolito
(a) Tutto ciò vedesi in pratica avanti al Tom. II de/P Istorim di
relativamente ai Conti di Brescia per Brescia .
la preziosa Cronaca di Rodolfo No- (é) Ex lege 48 Loiharii Imp.
tajo pubblicata da Giammaria Biemmi
J4J
il Re Carlo Magno le antiche leggi, rimasero tutte
come prima in vigore, avendosi ciascuno a giudicare
secondo quelle della propria nazione • Però coloro , i
quali erano originar) Italiani, tennero T osservanza
delle leggi Romane, i Longobardi conservarono le
proprie, e i Franchi di fresco giunti ebbero in pre-
gio la legge Salica. Quindi gli Scabini, che certa--
mente furono in Parma 9 notizia rimanendoci di tre
vissuti nel secolo susseguente, che furono Madel-
berto (a) , Raidulfo , e Adelberto (b) , pratici esser
dovevano di tutte le leggi per non mancar delP
obbligo loro addossato*
U altro punto non meno rilevante , onde e"* illu-*
mina il tenore delle accennate carte, è quello della
maggior vastità in qué^ tempi del nostro medesimo
Contado , giugner vedendolo noi allora sino a Bi$«-
mantova, luogo situato su le alte montagne del Reg*
giano, distinto nel secolo nono col titolo di Gaftaldaf
to congiunto al Contado Parmense (e). Vedremo, che
prima del secolo decimo V altrui prepotenza (laccò
quel Gaftaldato dal noftro Territorio: ma comunque
si venisse reflringendo il Contado, certa cosa è tan-
ta essere fiata in que^ tempi la eftensione delle Dio-
cesi Episcopali , quanta quella dei Territorj : onde
moltissime vecchie carte ci mostrano giungere il no-
(«) Era Scabino neir824, come Adelberto neIPSpx Achìv. del Ri^
da un Docamento pubblicato dal chta- ^verendissìmo Capitolo sec. IX N. X
rissimo Tiraboschi Storia della Ba- e XXV.
WAf di NomantoU Tom. II N. XXV (r) Lo comprovano i Documenti
pag. 41 . da riferirsi neir Appendice N. XII
(^) Raidulfo lo era nell'Sòo, e e XXXII.
M4 ^
ftro Contado sino a Gualtieri , a Cavriago» e a tut-
ta quella parte piana e montuosa del Reggiano , a
cui fin al di d^oggi eflendesi la giurisdizione spiri-
tuale del noftro Vescovo . Così rimasti ci fossero i
Privilegi conceduti dal Re alla Chiesa Parmense ri-
cordati in un Diploma di Carlomanno , e quelli^
che senza dubbio gli avrà chiedo T Abate di Berceto
in confermazion di quanto fu già flabilito dal Re
Liutprando; che assai più lumi ne potremmo ri-«
trarre .
Lasciate le cose compofte , aveva fatto il Re
Carlo ritorno in Francia, quando chiamollo in Italia
di nuovo la ribellion di Rodgauso Duca del Friuli
776 nel 776 •j e poscia vel ricondusse il piacere di ve-
der coronato e dichiarato Re dUtalia il suo figliuo-
lo Pipino per mano di Papa Adriano I, siccome
781 avvenne Tanno 781. In quella sua seconda venuta
siamo certi , che riposò in Parma > dov' ebbe V incon-
tro del celebre Alcuino , il quale tornava da Roma
speditovi già da Eanbaldo Arcivescovo di Yorch per
chiedere al Pontefice il Pallio . Fu di tal sua ven-
tura lietissimo il Monarca 9 ed alle dimodrazioni di
stima aggiunse calde preghiere a si grand^uomo ,
acciò, compiuta la sua incombenza, non trascurasse
di passar subito in Francia, dove intendeva onorar-
io (a). Anche nel terzo suo viaggio Italico intrapre-
(m) L'Anonimo Scrittore della Vi- ut sibi Pailìum ìmpctrMret ab Apo*
ta di Alcuino presso il Mabillon ftolJco^ vsnit Romam . Cumque re*
ARaSS.Ord.S.Ben. Sec. IV P. Ipag. verteretur accepto Pallio habmt Rt*
i^g.dke: Jhsshs tgitur ab Eanbal- gem Carolum Parma civitate ob*
do Archiepiscopo successore Eleberfi ^ vium^ quem magnis Rex alloquens
v:^^
MI
so nel 786, affine dì assoggettarsi l'orgoglioso Adel- 786
giso Duca di Benevento, ridotte le cose a pace, e
celebrata la Pasqua deir anno appresso in Roma, 78;^
tprnò a visitar quefte parti del Regno , e Parma nel
mese di Maggio lo accolse . Quivi esaudì le suppli-
che di Vitale Vescovo di Comacchio, e del suo po-
polo', abilitandoli ad un libero commercio per tutto
il Regno, purché pagassero il censo ftabilito a' va-
rj Porti a tenore del Privilegio, che avevano da
Liutprando (a). Qui pure dovette concepir molta sti*
ma del noftro Vescovo Pietro , conciossiachè riportata
al suo trono una controversia insorta fra il Vescovo
di Reggio Apollinare , e l'Abate di Nonantola intor-
no al possesso della Chiesa di Luzzara, giunto a Pavia
nel giorno 8 di Giugno , lo delegò a riconoscerla
in compagnia di Geminiano Vescovo di Modena, e
di Pietro Vescovo di Bologna (b) . Lo spirito d' in-
snasionibus ^ & preci ius poflnlavìt ^
ut md se pojl expletionem misséttici
in Franciam reverteretur . Il Mabil-
lon osserva coli' autorità di Tomma-
to Stubbesio essere accaduta l'ele-
zione di Eanbaldo nel 780; sicché
certa essendo la venuta di Carlo Ma-
gno in Italia nel 781 , e che si tro-
vò a Roma per la Pasqua caduta
nel giorno 15 di Aprile , può (labi-
lirsi il descritto incontro circa il me-
se di Marzo •
{a) La Costituzione fatta a favo-
re de' Comacehiesi vlen pubblicata
dal Muratori Antiquit. Italie. Med.
Mvi Tom. II Diss. ip col. 2g • Le
note cronologiche sono quelle : Da-^
ta Idihus Martii ^ Tertiodecimo &
Septimo Regni noflri ARum Parma
in Dei nomine feliciter. Vi è però
errore nel Mese : conciossiachè essen-
do certa la celebrazion della Pasqua
del Re Carlo in Roma quest'anno
prima di sciogliersi di là, e di tor-
nare al suo Regno , la qual solennità
cadde nell'ottavo giorno di Aprile ^
raccogliesi , che non poteva essere
in Parma alla metà di Marzo • Leg-
gasi dunque Idibus Maji .
(^) Tal Dele«;azione "è compresa
nel già citato Diploma del 781 , per
cui venivano confermate ad Apolli*
nare Vescovo di Reggio le proprie-
tà della sua Chiesa • La dau di Pa-
k
V
146
vadersi le Diocesi vicendevolmente entrato era forse
fin d^ allora ne^ Prelati di Lombardia ; onde Papa
790 Adriano I ebbe quindi a scrivere tre anni appresso
al Re Carlo 9 acciò T autorità sua mettesse in opera
contro simile abuso (a).
Quelle replicate venute di Carlo Magno in Ita-
lia, e le sue gite a Roma m^invitan ora a far esa-
me di un racconto , che sebbene contenga assai fa-
vole, può tuttavia gittar qualche lume tra le mol-
tissime tenebre de^ tempi , di cui parliamo • Un Co-
dice della Vita del Martire S. Donnino già della
Biblioteca di S. Croce di Firenze , ed ora della
Laurenziana, è T unico a dire, che recandosi una
volta Carlo Magno a Roma , giunto a quel luogo
della Via Claudia, che nascondeva sotto T incolto
terreno il Corpo del Santo Campion della Fede
Cristiana, gli si arreftò sì dMmprovviso il cavallo ^
che forza di sproni non giovò più a farlo dar passo.
Di che mentr"* egli fortemente si maravigliava , ecco
apparirgli un Angelo, e rivelargli quel celato tesoro;
laonde scavato per suo comandamento il terreno , e
scoperte le spoglie di S. Donnino , ivi ad onor suo
edificossi la prima volta una picciola Chiesa • Perchè
tali cose avessero a dirsi vere, soggiunge il Bollan-
dilla Buco , sarebbe necessario di averle da penna
più accreditata (b)^ e in ciò di buon grado conven-
via sotto il giorno 8 di Giugno ser- dice Caroli»§ Episr. pò e p7 del
ve a giustificare anche meglio la cor- Tomo I edito dal Cenni •
rezione fatta all'antecedente Costitu- (à) Qu^ si vera sunt^ doleo a mo-
zione segnata in Parma . gis probato auSore litteris non fuis*
{et) Intorno a ciò veggast il Co- se consignata • jIBm SS. OSoi. Tom.
M7
go: ma comechè in gran parte finta la narrazio-
ne , può tuttavolta esser vero , che in tempo della
venuta di Carlo Magno in Italia non fosse ancora
fiata scoperta la tomba di S* Donnino: e che re-r^
gnando egli, avvenisse quanto con miglior apparenza
di verità narrano gli Atti pubblicati dal Mombrizio,
i quali e p?r le cose in essi contenute, e per tro-
varli noi scritti in un Passionarlo antico del secolo
XI appartenente al Capitolo della Chiesa Parmense ,
li riputiamo lavoro di un Parmigiano • Ivi si narra
come deserto ancora trovandosi e disabitato il luo-
go, dove S* Donnino giaceva , cominciò ad uscirne un
maraviglioso splendore , che attrasse la curiosità de'
men lontani abitanti : i quali , osservata la collanza
del prodigio, e soprannatural cosa riconoscendola, eb-
bero al Vescovo di Parma ricorso , che mosso da tal
novità portossi colà , e fatto cercare sotterra , trovò
il sacro Corpo, e a lui vicina una pietra col nome
e colla memoria del suo martirio « Dopo tale scoper-
ta tornò il Prelato a chiudere il venerabil sepolcro ,
edificando ivi per sua cuflodia una picciola Chiesa ,
la quale diede nome al luogo da S. Donnino (a)«
Niuna menzione facendo ì monumenti anteriori
a Carlo Magno né di S. Donnino, ne del Borgo,
IV in Comment. prav. ad ì^tam S*
Dwnnim pag. ppi • Simili favole fu»
rono probabilmente spacciate un tem»
pò da coloro, che vollero annove-
rato Carlo Magno tra i Santi, e o-
tarono registrarne il nome in alcuni
Martirologi, e la vita introdurne in
certi Leggendari, dove si vede per
giunta anche quella dell'Eroe de' Ro-
manzi 5*. Orlando Paladino • U Anti-
papa Pasquale III fu quegli che ca-
nonizzò Carlo Magno, e tanto bada.
(a) Veggansi le Note antecedenti
alla pag. 24.
/
148
in cui ora si venera , pare che un tal silenzio ac-
compagnato, a quanto scrisse V Autore dei G)dice
Fiorentino convalidi V epoca di queda prima inven-
zione , ed assicuri la più antica origine di Borgo ,
che fu da principio un aggregato di pochi casolari
eretti vicino alla detta Chiesuola 9 né aveva nome
ancora di Borgo correndo V anno 830 («), ma T ot-
tenne soltanto in seguito , allorché crescendo la po-
polazÌMie , sì volle y inoltrato già il secolo IX , riedi--
£care più nobilmente quel Tempio. Seguono i noflri
Atti a narrare, che allora perdutasi la memoria del
preciso luogo dove giacevano le sacre Reliquie , e
dopo molte orazioni ottenutosi di risaperlo, andò il
Vescovo di Parma colle dovute ceremonie ad esegui-
re la seconda invenzione , per cui elevato a vene-
ìazion pubblica il tumulo del Santo Martire , fu la
più ampia Chiesa coftrutta dove anche al presen-
te noi la scorgiamo • Fu quello il tempo , al di-
re degli Atti , che meglio cominciò ad * essere fre-
quentato qviel luogo formandosene un paese: con-
ciossiachè il sito più abitato prima di quella seconda
invenzione non era già quello del moderno Bor-
go , bensì r altro situato di là dallo Stirone, scri-
vendo l'autor degli Atti , e comprovandolo gli anti-
chi bassirilievi rappresentanti i farti di San Donnino
sopra la porta di quella Cattedrale , che mentre U
(a) II Canonico Pier Maria Cam- di San Donnino ^ e P Abate di San
pi Ifì. Eccl. di Fiae. P. I pag. 4^6 Fiorenzo di Fiorenzola. Non anco-
ci somministra una Carta dcirS^o ra vedesi in uso il vocabolo» di Bop*
riguardante una lite tra gli nomini ga.
149
Vescovo (lava nella Chiesuola vecchia cercando il
sepolcro del Santo, il popolo erasi di là dal Torren-
te radunato nella Chiesa di S. Dalmazio ad orare,
dove recata appena la nuova * dello scoperto tesoro ,
con tanta folla si mosse per venire di qua , che il
ponte sopra il Torrente (leso scrosciando si franse»
e fu riputato a miracolo, che danno alcuno non ne
sofirissero le persone cadute. Anche ciò serve a con-
validare , che la patria de' Borghigiani è paese mo-^
derno, tanto men da confondersi coU'antica Fidenza,
quanto che sorse in un terreno prima de' tempi di
Carlo Magno disabitato , e dopo che di Fidenza
erano probabilmente perite sin le reliquie*
Perchè i detti Atti non ci danno il tempo certo
di tali avvenimenti, mi è piaciuto di qui unitamente
narrarli ; solo rimanendomi di assicurare il lettore ,
che la descritta seconda invenzione , e T accrescimen-
to del culto a San Donnino avvenne per cosa in-
dubitabile entro il secolo IX , correndo il quale se
ne propagò e fra noi, ed altrove la venerazione (a),
e in alcuni Martirologj ne fu regiftrato il nome (b)y
\
(«) Troviamo uomini fra noi col
nome di Donnino in carte degli an-
ni 8j5 , 859, 877, ed e facile l'ar-
gomentare, che la divozione presa
al noftro Santo invogliasse ad assu-
merlo •
{t) Usuardo vissuto verso la fine
del detto secolo IX sotto il giorno
p di Ottobre scrisse : Apud Juliam
( cioi non lungi da Giulia Crisopo*
lij ch'era Parma ) Fis Claudia San-
Si Domnini Martyris sub Maximia-
»#, ^ui cum vtllet pnsecutionis ra»
biem declinate^ protinus insecutus ^
& nihilominus gladio verberatus glo»
riose occubuit. Rabano Mauro nato
in quel tempo rammentò il noftro
Santo nel suo Martirologio, e cosi
Wandelberto • Nel secolo X poi ve-
desi aggiunto il nome di lui nel Ca-
lendario di S. Trinità di Firenze , e
nel Bresciano pubblicati dal Zaccaria
k 1
cominciando la Terra vicino alla sua Chiesa edificata
a chiamarsi Borgo di San Donnino (a).
U ultima venuta di Carlo Magno in Italia fa
ancor più memorabile, posciachè con grandissima
pompa da Papa Leone III accolto in Roma, correa—
800 do la solennità di Natale delFanno 800, fu per man
del Pontefice coronato ed acclamato Imperador di
Occidente con giubbilo universale. Per simile atto
giunto egli al sonuno della gloria pensò alla manie-
ra di lasciare in pace dopo la sua morte i figliuoli
Pipino , Carlo , e Lodovico , ed al vantaggio di tutti
i sudditi suoi, dettando sei anni appresso il suo teda*
mento , in cui , oltre la Baviera , e una porzion di
Al emagna ^ lasciò il Regno d' Italia a Pipino , sosti-
tuendo in caso di morte alla eredità i fratelli 9 a
condizione che facendone allora due parti, quella 9
che dai Piemonte sino a Modena flendesi, a Carlo
dovesse appartenere ^ ed a Lodovico toccasse il reilan-
te (b).
Ixcars. Utter. P. I pag. JJ7 578 . dremo sottoscritto sìgntm mmnus Jm*
Adone lo aveva omesso nel suo Mar- €okpi de Bargo S. Domnìni . Liot*
tirologlo; ma nel vetafto codice del prando Istorico accennò pur detto
Capitolo di Parma, t:ui viene ap- luogo coi titolo di Borgo, narrando
presso l'accennato Passionano, vi fa vn fatto accaduto prima che termi*
aggiunto così : EoJem die apud Bur- nasse il secolo IX •
gense oppidnm natale SanSi Domnini (A) Leggesi quefto Teftamento ne-
mar. qui de iftorum ( Martyrum The- gli Annali del Baronio , come anco-
b«orum) fuit suprsdi8orum coUegio^ ra presso il Baluzio ( Capifular. T.
cujtti pfétcUrirsima gejla èabentur. I pag. 429 ) 9 ^ presso il Muratori
Da questi passò il nome di S. Don- { Antiq. ItaL Med. j£vi Tom. I
nino anche nel Martirologio Ro- Diss. II pag. 115 ) . Il passo re-
mano, lativo al dominio di Carlo Magno
(«) A un Documento del 92J ve- ne^ Paesi noftri ì tale : Ss ven Karo*
814 Morto però Carlo Magno, e passato Tlmperiale
Diadema su la fronte di Lodovico chiamato il Pio ,
sdegnò Bernardo, ch'ei volesse a compagno del trono
elevare il proprio figliuolo Lotario ; né mancarono gli
adulatori, e i consiglieri imprudenti di eccitarlo a
discordia, facendogli creder suo il diritto air Impe-
ro, come Re d'Italia, e come nato da Pipino pri-
mogenito di Carlo Magno • Suscitati pertanto tutti
i Lombardi, e gli altri Italiani all'armi, intimò guerra
allo Zio , che contrappoflegli a un tratto forze insu-
perabili , coftrinse il Re mal accorto a pentirsi deir
error suo* O che sperando del proprio fallo mercede,
andasse volontariamente a gittarsegli ai piedi in
Francia, come alcuni vogliono, o che dolosamente
indotto fosse a tal passo, giuda il parer d'altri, cer-
to è che andò incontro al suo supplizio, mentre im-
prigionato e processato severamente , per odio di
Miniftri maligni, e della Imperadrice Ermengarda fu
condannato a perdere gli occhi, abbacinatigli per
-sì crudele maniera, che dal dolore, come credesi, fu
aftretto infelicemente a morire.
817 Ridotto allora Lodovico il Regno Italico , e le
Città Lombarde sotto la sua ubbidienza , nello spe-
dirvi i suoi Messi 4 giudicar delle cause , e decidere i
litigi , com' era cofìume (a) , relegò forse in Parma
la vedova Regina Cunegonda col suo figliuolo Pipi-
no, ciò potendosi argomentare dall'essersi ella tra
(a) Tale spedizione risulta da un sa di Piacenza pubblicato dal Cano-
Privilegio di Lodovico Pio concedu- nico Campi Jft. Ecc. di Piac P. l
to ueirSao al VeKOVo ed alla Ghie- App. N. IV pag. 4$ 5 •
153
noi fermata; prova lasciandovi, come sono per dire»
della sua molta pietà. £ sebben possa credersi da
principio molto infelice la condizione di lei, tutta-
volta siccome lasciato libero il governo d' Italia a
Lotario neir 820, in circodanza del maritaggio di 820
lui con Ermengarda figliuola del Conte Ugo diede
ampio perdono ai complici della fellonia del Re
Bernardo, rimettendoli al possesso de^ confiscati beni ,
così è verisimile , che liberale si dimollrasse colla
savia Matrona, quelle ricchezze donandole, onde fe-
ce poi sì buon uso. \
Congiunta Lotario alla Dignità Imperiale, parti-
cipata seco dal Genitore, la regia autorità in Italia,
dicesi che tenesse un congresso, dove convocò i
più dotti uomini di Milano, Pavia , Cremona , Man-
tova, Verona, Trevigi, Padova, Vicenza, Parma,
Lucca, Pisa , e Manfredonia , per iflabilire col consi-
glio loro certe leggi intorno ai Feudi (a). Ma ciò
che non ammette dubbio si è, che fece prima sua
cura il volere di qua sbandita la ignoranza recatavi
già dalle nazioni barbare, e sì lungo tempo nudritavi
in addietro. Comandò a tal fine Taprimento di pub-
bliche Scuole in Pavia, in Ivrea, in Torino, in Cre-
mona, in Firenze, in Fermo, in Verona, in Vicen-
za , e in Cividale del Friuli , assegnando con saggia
diflribuzione a ciascuna le circonvicine Città , donde
trar potessero i giovanetti da inftruire nelle Lettere,
(«) Così scrìve il Sigonio De Re- GiosefTo Antonio Sassi , non trovar*
g»o Itmliée Lib. 4 ad an. 825. E* si nelle leggi di Lotario legge alcu-
perb vero, come a tal passo notò na intomo ai Feudi.
J
154
e nelle Arti. Cremona ebbe in sorte Tesser maeftm
a^ Piacentini 9 Parmigiani j Reggiani , e Modenesi (a).
Non può negarsi il vantaggio di una sì provvida
costituzione ; ma è pur certo , che se giovò ai ricchi
abili a mantenersi fuori di patria a cagione di ftudio,
inutile riuscì ai poveri , nati per loro sventura dove
le scuole non eransi messe in fiore. Se però ai ricchi
aveva provveduto il Monarca, seppe ai men doviziosi
ed ai meschini pensare il Pontefice Eugenio II, allor-
826 che Tanno 826 convocato in Roma un G>ncilio ,
ordinò che in tutti i Palazzi Episcopali , nelle Pievi 9
e nelle Parrocchie di villa Scuole esser dovessero in
avvenire di Lettere , e che ne^ luoghi , dove bisogno
il chiedeva , s^ insegnassero le Arti liberali , e si spie--
gasse la divina Scrittura. Non avrà tardato il noftro
Vescovo di Parma Lantperto a dar esecuzione ad un
sì pio e sì giudo comando : però da lui ripetiamo
T origine delle Scuole noftre , dirette specialmente al-
la iflruzione deXhierici destinati al Santuario •
Mantenevasi il detto Prelato in buona grazia
degli Augusti 5 però di buona voglia co' Messi loro ,
coi Legati del Papa, e cogli altri Vescovi sufiraganei
827 di Ravenna e di Milano trovossi Tanno seguente al
Sinodo Mantovano tenuto per esaminare la contro-
versia non poco ardente fra i Patriarchi di Aquileja,
e di Grado (b). Altro segno della dìvozion sua fu
quello di accogliere nel suo Episcopale Palazzo entro
(^a) Addìt. éid leges Lottarti. Rer. mensis Epìscopus , videro la luce la
Ital. Tom. II P. II pag. 15;. prima volta nella edizion del Coleti
(6) Gli Atti di quefto Sinodo, in Tom. IX Conci/» pag. 827 Vene*
6ui apparir fi vede Lantpertus Par- tiis 1725^ •
in
Parma i Giudici Imperiali venuti nelP 830 per fa- 830
rt f giuda il consueto , ragione a chiunque si riputasse
aggravato • Ammesso a parte degli atti loro aggiunse
peso ad una Dichiarazione pronunziata circa il pos-i
sesso di certi luoghi in contrasto fra gli uomini della
villa di San Donnino, e il Moniftero di San Fio-
renzo di Fiorenzola 9 in cui , sebben egli o per mala
intelligenza del Documento , o per fallo di (lampa
veggasi chiamato Aritberto (a), non avvien già che
vi si parli di un Vescovo diverso da quello che ritro-
vato erasi presente al Sinodo Mantovano, e viver tro-
vasi a^^ncora qualche anno appresso • Gl'incend) rapito
ci anno que' Privilegj , che premuroso dello splendor
di sua Chiesa impetrò dagli Augusti, e tutti gli altri
Monumenti, da' quali trar si potevano le memorie di
lui , e de' suoi incliti antecessori.
Cominciano però in quefto tempo a riftorarci di
tanto danno alquante preziosissime carte dell'Ar-
chivio Capitolare di Parma, cortesemente comunicate-
mi dai rispettabilissimi soggetti che lo compongono,
cui per la diffidi epoca di tre secoli almeno dovrà
il miglior lume in appresso la Storia noflra. £ prima,
di tutto ne rileviamo la già seguita edificazione deir
Oratorio , detto eziandio Basilica , di San Quintino
(a) Nella Carta pubblicata dal Ca-
nonico Campi /oc. eh. N. V pag.
4J^ 'eggcsi: Infra Claufira SanBée
Parmtnse Ecclesie . • . refendente tir
nobiscttm Haritbertus Venerabile Epis-
copo ,.. in Palatio SanSse Parmense
Ecclesie infra Ecclesiam J. Lauren-
tii. QuelP Aritberto si accenna sica-
ramente come Vescovo di Parma»
E* perb vero, che Lantperto Vesco-
vo nelP827 lo era pnr anche nelP
8^5. Onde nel Documento Fioren*
zolano, non piti esistente, in vece
di Haritbertus legger conviene Lant^
ber t US •
156
fuori delle mura della Città vicino air Acquedotto
chiamato al presente il Canal maggiore, dotato di
alcune case , e del contiguo Molino » la cui proprie-
tà divisa in più soggetti della medesima consorterìa
xe lo fa riconoscere fondato in addietro da una
833 Famiglia di origine Longobardica • L^anno 833 pos--
sedevane una porzione Suniperto figliuolo di Gisone
da Piacenza, che ftando in Parma il giorno 24 di
Agoilo col consenso di Ariperto suo figliuolo diedela
in benefizio air Arcidiacono della noftra Chiesa chia*
mato Eriberto, ed a Lamperto Diacono fratello di
lui , con altra porzione di suo diritto della Basilica
di San Savino fabbricata oltre TEnza (a). Vediamo
poscia venti anni dopo livellata allo (lesso Arcidiaco-
no, ed a Rimperto Prete nipote suo una metà di
ambe le dette Chiese da Gariberto ed Arioaldo fra-
telli figliuoli di Ragimbaldo da Parma (b)^ che mor-
to poi r Arcidiacono e Ragimbaldo , fu al detto
Rimperto , elevato alla dignità di Arciprete , da Ario-
aldo venduta neir86o (e) . Tralascio di far qui
menzione di altri contratti spettanti alla Chiesa di
San Quintino, badandomi di avere indicati questi
per testimonio della sua antichità , giacche ben
merita di essere mentovata l'origine di tal Chiesa,
passata poi in proprietà del Capitolo di Parma , e
arricchita col tempo del cospicuo Moniftero di Reli-
giose Benedettine, che oggidì vi rlsplende vicino.
Del pari antica entro le mura della Città fu la
(il) Appendice N. VII. (0 Appendice N. X ec.
(t) Appendice N. IX.
^57
Chiesa del Santo Apoftolo Bartolommeo edificata, e
di un Moniflero contiguo arricchita dalla piissima
Regina Vedova Cunegonda, che le Reliquie di San-
ta Sabina Martire, al dire del Pico (a), e del Zap-
pata (b) , vi collocò . Ivi da Religiose Donne accom-
pagnata viss^ ella sicuramente alcuni anni , sin a tan«^
to che nel vicino luogo le piacque di trasferirsi, fon-
dandone un più magnifico all'onore di Maria Ver-
gine, e di Santo Alessandro Papa e Martire , in cui
buon numero di Sacre Vergini dovesse consecrarsi
al culto divino sotto la Regola del Patriarca San
Benedetto. Terminatone Tedifizio, volle de' suoi beni
dotarlo con atto solenne rogato il giorno 15 di
Giugno dejr 835, a cui si trovarono presenti il no- 8 3 j
ftro Vescovo Lantperto , Nordberto Vescovo di Reg-
gio (e), Adalghiso Conte, a quel che sembra, di
Parma, il noftro Arcidiacono Eriberto, e quattro
Gaftaldi di nazione Francesi. Conferì ella al pio
Luogo varj terreni di suo diritto nel Parmigiano ,
Reggiano , e Modenese , unendovi il Moniflero di
San Tommaso fuori di Reggio, e Taltro già indi-
cato di San Bartolommeo di Parma, donde av-
venne che anche al dì d' oggi la Badessa di S.
Alessandro serba il diritto di conferire il Benefizio
Parrocchiale da tal Santo denominato. Dichiarò la
buona Regina di ciò fare a rimedio dell'anima del
(a) Teatro de* Santi pag. 17J . di Reggio per gR Arti del Sinodo
(i) Notitia Ecctes. Parma MS. di Mantova . Si consulti V Affirosi
(r) Benché nella sottoscrizione non nel Tomo I delle Notizie di Reg^
leggasi di quale Chiesa Vescovo fos- gio.
so Nordberto , si sa eh* era Vescovo
158
Re Bernardo già suo marito , della propria, e di
quella del suo figliuolo Pipino (a).
tJn G)dice in pergamena del detto Moniftero»
non però molto antico, giacché fu scritto soltanto
nel 1526, contiene la Vita di Santo Alessandro
volgarizzata, a mio credere, da vecchio tefto latino,
dove si narra, come avendo la Regina fatto ricorso
a Papa Gregorio IV, ebbe facoltà di trasferire dalla
Chiesa di Santa Sabina di Roma a quella sua di
Parma il Corpo di quel Santo Pontefice* Troppe
difficoltà però incontra simil racconto, ricopiato a
chiusi occhi dair Angeli nella sua Storia (b). Si
Ilabilisce il fatto sotto V anno 837, che dassi pel
22 deir Impero di Lodovico Pio, e per Tultimo del-^
la Vita di Papa Gregorio, quando neU'Ss/ correva
il 24 di Lodovico, e visse il Papa sin air 8 43. Ag-
giugnesi che i Prelati Lantperto e Nordberto presen-
ti alla supporta traslazione erano Vescovi oltremon-
tani; e pur si è veduto come Tuno il fosse di Par-
ma, r altro di Reggio. Peggior circollanza vi accop-
pia del suo Anton-Maria Garofani, affermando gover-
nata in allora la Chiesa Parmense dal Vescovo Gui-
bodo (e), eletto a reggerla molto più tardi. Ma ciò
che più importa è la collante opinion di più secoli ^
e la tradizione invariata deir attuale esiftenza del
Corpo di Santo Alessandro in Roma ; polla la quale
giudicò il noftro Ranuccio Pico (d)y e dopo luì il
(a) Appendice N. Vili . ni il Canonico Campi Ist. EccL di
(b) Istoria dt Pamté^ Lìb, Ipag. j6. Piac. P. I pag* ^07.
(0 Santoario di Patmm pag. 28. {d) Teatro de* Santi e Beati di
Credette in queflo luogo al Garofa- Parma pag. 46 •
«59
dottissimo Henschenio; che una particella soltanto
ne fosse allora conceduta alla divozione della Re^
gina (a). Ben leggo nel detto Codice ^ che Tanno
flesso» in cui fu scritto » volendosi alla Chiesa novel*
la trasferire la Cassa, ove dicevasi il sacro pegno
celato, osasse in secreto di aprirla il Padre Don Gre-i
gorio da Piacenza Confessore del Moniftero, e assi^
curasse la Badessa e le Monache di avervi scorto il
Corpo intero del Santo con camice e pianeta. Chi
però noa vede Tapparentissima falsità di un raccon-
to, immaginato da qualche semplice per non tur-
bare la pia credenza di quelle troppo sollecite Reli-
giose ?
Dissi parermi Conte di Parma queir Adalghiso;
o Adalgiso , sottoscritto alla donazione di Cunegon-
da: e molto propendo a crederlo; imperciocché seb^
bene il documento non esprima il Contado cui pre-
sedeva, tuttavolta il suo convalidare un Atto tanto
solenne stipulato in Parma, rende molto probabile che
quivi esercitasse autorità. Neppure Lantperto Vesco-
vo, e neppur Eriberto Arcidiacono sottosegnarono di
appartenere alla Chiesa Parmense; e pure negar non
si può , come dalle già dette cose risulta , che qui-
vi non softenessero le dignità loro • Dedursi quindi
mi sembra quasi con grado di certezza T esercitata
podeftà di Conte in Parma da Adalgiso; ed io Tò pel
medesimo Conte di sìmil nome caro air Imperador
Lodovico Pio, ed insieme a Lotario, che in vece lo-
ro insieme co' Messi del Papa tenuto aveva neir83 4
{a) ASaSS.Afaji TomJ. Cornai, prsv. ad Vitam S. Alex. §• j •
i6o
un Placito in Rodigo presso Gavello (a); e per lo
flesso impegnato poi dal primo de' predetti Augusti
a recarsi V anno 8 3 6 a ritrovar il secondo in Pa-
via, onde proporgli partiti di vicendevole pacificazio*
ne de' litigj insorti fra ambidue (b). Lo credo pure
quel desso, che dopo la morte di Lodovico Pio ve-
diamo spedito neir 842 da Lotario a Cremona in
qualità di suo Messo , dove recossi accompagnato
particolarmente da un suo Vassallo di Parma chia-
mato Orso, e alzò tribunale per giudicar delle cause
in quella Città ^ventilate (e). I quattro Gaftaldi sot-
toscritti col Conte nominati Giacopo , Erchenberto ,
Fulperto, e Wisegero , tutti di stirpe Francese, erano
anch' essi Miniftri Reg) curanti le cose del Fisco
nella noftra Città , e deputati a faccende economi-
che, politiche, e giudiziarie, come usavasi allora (d).
Fin a qual tempo Cunegonda vivesse , di cui è
maraviglia, che niuno Storico tra quanti parlarono
del Re Bernardo in que' secoli ne ricordasse il nome ,
e l'origine: che avvenisse di Pipino figliuolo di lei,
non se ne trova memoria. Ci è del pari ignoto se
nella Cattedra noftra Episcopale tra il mentovato
Lantperto e Guibodo sedesse un altro Vescovo; né
(a) Savioli Awiali Bolognesi Tom. ino, che l'anno 854 successe nel
I P. I pag. 95. Principato di Benevento, e fu poi
(Jf) AnnaUi Frétnc^rrnm . ucciso verso P 879 . In quefto caso
(f) Veggasi un Placito tenuto al- egli sarebbe il Padre di quella Cel-
la sua presenza in Cremona Panno trude moglie di Guido Imperadore,
842 pubblicato dal Muratori Antiq. che vedremo a suo tempo nel noflro
hai. Med. j^vt Tom. 11 Diss. ji Contado.
col. 977 • Chi sa che quello Conte {d) Du-Cange Verb. Gaflaidio , e
Adelgiso non sia poi quel medesi- Muratori Dissert. zo«
i6r
via troviamo da uscir di tenebre . Chi vuol farci cre-
dere già eletto Guibodo sin dairSj/ da Papa Gre*
gorio IV (a) j sembra chieder da noi T assoluta esclu-4
sione di Prelati intermedj; ma da chi tanto esige
vorremmo ragioni , e non parole , indur non sapen-
doci a credere alla cieca quanto vien detto da Scrit-
tori soliti bevere di buon grado ogni favola, e sfor--
niti afiatto di cronologia e di critica • L^ Ughelli
poi, che fra ambidue colloca un Rodoaldo , vien
giuftamente ripreso, sì perchè lo fa vivere come Ves-
covo di Parma in tempo che già da qualche anno
qui sedeva Guibodo {b)j come ancora perchè dicen-
dolo accusato neir 863 di aver in Coftantinopoli
aderito alla parte di Fozio , moflxa di avere creduto
Vescovo di Parma chi era Vescovo Portuense, come
veder si può presso il Cardinal Baronio (e) , e nelle
Epiftole di Papa Niccolò I {d) .
Solo frattanto rimafto essendo Lotario nelF Im-
pero, e nel Regno d^ Italia, dopo aver softenu^
to aspre guerre co' suoi Fratelli Carlo Calvo Re
di Francia , e Lodovico Re di Germania, pacifica-
to con essi, fece da Papa Sergio II imporre la Coro- 843
na d' Italia a Lodovico II suo figliuolo, messo a par*
te dal Genitore di quella ancor dell'Impero. Cor-
reva, ciò appena succeduto, T anno 850, quando 850
un congresso di più Vescovi e Conti fu intimato in
Pavia , cui ebbe ad esser presente eziandio Tiberio
{a) Bordoni Thesaur. EccL Parm. (e) Annal. Feci, ad ann. 86 2 &
it) Muratori Annali alP 860 . 86^ .
(j) Epist. Durn. T. Ili •
t6z
Abate del Moniftero di Berceto » uomo di somma in^
tegrìtà, il quale negli anni addietro , imperando il
primo Lodovico e Lotario, ampliata la Chiesa dei
suo Moniftero, vi preparò un^urna, dove intenden*
do prima di trasferire le Ossa del già prelodato San
Moderanno, erasi poi per superiore consiglio delibe-*
rato di riserbarla a quelle del Martire Santo Ab-
bondio. Quivi trovò egli Domenico Vescovo di Fo-
ligno conosciuto in altri tempi famigliarmente : ed
informato come il Corpo di detto Santo nella sua
Chiesa con quello di San Carpoforo si venerasse»
glielo richiese iilantemente così , che non seppe il
buon Prelato negarglielo • Avvenne quindi che sciol-
to il congresso andò poi V Abate » forse V anno se*
851 guente , a Foligno per ricevere il dono , talché le
Ossa del Santo Martire di là tolte, furono dalla
parte di Lucca non senza prodigiosi accidenti trasferi-
te a quella venerabile Badia (a). Gli Atti antichis-
simi di simile traslazione levano ogni dubbio^ inop-
portunamente mosso dagli Scrittori » incerti di quale
tra^ varj Santi così chiamati siano quelle le Ossa»
rilevandosi altre non esser che quelle di Santo Ab-
bondio Diacono martirizzato con San Carpoforo, di
cui la Chiesa fedeggìa la memoria nel giorno de-
cimo di Dicembre (6).
Ma tale Badia noli ebbe lungo tempo a sussifte*
(0) Gli Atti deir accennata tras- {é) Veggasì quanto scrisse il Pico
lazione scritti da Autore assai anti- tiel Te4tro de^ SS. 9 BB, di Parmm
co si possono vedere nella Raccolta pag. 4jo e seg. , « ciò che à osser*
Bollandiana al Tomo I di Giugno rato con molta critica nel citato luo-
pag. 45 . go de' Boltandisti il P. Janingo •
164
Wigbodo 9 ora Widiboldo y il quale ne dir si vuole
col P. Rusca eletto sin dair 819 (a), e neppur col
«Bordoni neir837 9 bensì dato alla Cattedra Parmen-
se conyien riconoscerlo nel tempo, di cui veniamo a
parlare • Il da-Erba (b) , e il Garofani {e) lo dissero
nipote di Carlo Magno , né so qual appoggio avesse-
ro più antico di una Iscrizione marmorea polla nel
Duomo alla memoria di lui soltanto Tanno 1567,
se pure anche di quella essi non furono autori. Vi-
de improbabile tal opinione Ranuccio Pico » e stimò
di correggerla chiamandolo nipote di Carloman—
no {d). L^Ughelli, e il Bordoni fletterò seco. Quan-
to air origine di Guibodo, che fu sicuramente fran-
ca j avendo i suoi parenti osservato la Legge Salica »
ciò non ripugnerebbe : quanto alla età nenuneno »
che visse in tempo di poter esser nato da uno di
que^ miseri figliuoli di Carlomanno > spogliati , come
dissi 9 da Carlo Magno loro zio de^ Regni paterni, i
quali erano flati dalla genitrice in Italia condotti a
chiedere ajuto al Re Desiderio. Ma di que^ figliuoli ,
dopo averceli moflrati venire umilmente a' piedi del
trionfante Carlo Magno in Verona (e), la Storia
{a) Il Catalogo de* Vescovi di Par- {b) Comptndio MS. delh cose di
ma tessuto dal P. Rusca si vede pub- Parma •
blicato dal Pico • Il Canonico Campi (r) Santoario di Parma nella Vi-
avvertito di un Guibodo sì antico, e ta di S. Alessandro.
poi trovando monumenti intorno al (^) Catal. diVescwi di Parma
vero vissuto pib tardi, suppose se- pag. 22$.
duti in Parma due di tal nome , uno (0 Anafias. Bitliotb. in Vita Ha-
suceessor dell'altro ( Ist. Ecci. di driani I.
Piac. voi. I Lib. 8 pag. ajo ) •
Ma il primo ^ una chimera.
i6s
tace n Uno potrebb' esserne quel Pipino di regia ftir-
pe adoperato già con altri da Lodovico Pio neir8 34
per farsi condurre dair Italia ad Aquisgrana la sua
seconda moglie Giuditta , e che possessore in Fran-
cia di beni allorché giunse nell' 840 T Imperador
Lotario vittorioso alla Senna , andò con Gerardo
Conte di Parigi , e con Ilduino Abate di San Dio-
nisio a predargli omaggio tra i primi . £ certo II
dirlo figliuolo di Carlomanno potrebbe sembrar asser-
zione più verosimile di quella del Muratori , che
il Pipino lo reputa già nato da Cunegonda moglie
di Bernardo Re d'Italia (a): con tutto ciò nulla si
acquista per favorir l'opinione, che Guibodo gene-
rato fosse di regal sangue. I Documenti ove parla di
sé, ed altri spettanti a' suoi parenti non manifeflano
sì gloriosa origine; ed essendo pure flati soliti gl'Im-
peradori e i Re di que' tempi onorar ne' Diplomi lo-
ro del titolo di consanguinei que' sublimi personaggi,
che uscivano seco loro da una stirpe medesima, non
mai io profusero privilegiando Guibodo •
Ciò, che dubbio non ammette, è la vastità de' ta-
lenti, l'abilità nel trattare gli affari più ardui, e l'au-
torità che seppe acquistarsi presso i Monarchi quello
degno Prelato^» Colle sue dolci ed affabili maniere si
procacciò del pari l'amore di più Signori e Vesco-
vi concorsi a gara ad arricchirlo di beni nel Mila-
nese , Pavese , Lodigiano , Comasco , Piacentino , Par-
migiano, Reggiano, e Modenese, come pure nella
Romagna , nella Marca detta di Berengario , nella
{a) Annali d' Italia agli anni 8j4 840 •
/ 1
r
i66
Toscana, e in tutto T Italico Regno. Ebbe due fra-
telli chiamati Rodolfo, e Geroino, al secondo de'
quali fu moglie Otta , che partorì Amelrico , tutti
premorti al Prelato, cui non rimase per ultimo fuor-^
che una consanguinea nominata Volgunda , e altri-
menti Azza , consecrata a Dio in un Chioftro , come
vedremo (a).
Sembra che T Imperador Lodovico II dopo il suo
trattenersi in Roma per la coronazione di Papa
857 Niccolò I succeduta neir Aprile deir8 57, facesse con-
secrar Vescovo Guibodo , da cui fu quindi seguito
mentre visitò il Ducato di Spoleti , e la Romagna ;
860 perchè trovandosi Tanno 860 tra Jesi e Camerino,
ebbe il Prelato ad esser giudice con Adalberto Con-
teflabile , Vepoldo Conte di Palazzo , ed Eccideo
Coppier maggiore in una Causa agitata fra Ildeberto
Conte, e un tale Adalberto; di che refta il Placito
presso il Muratori (b). Non ci rimangono Privilegi
dall' Imperadore conceduti a Guibodo , avendoceli il
tempo e le fiamme involati: certi però siamo altron-
de , che alcuni ne riportò a corroborazione delle al—
trui liberali offerte alla sua Chiesa: e forse allora
861 quando venuto nel Settembre dell'anno prossimo a
{a) Se preftar fede si volesse ad T. II Diss, XXVI ), e dello ftes-
una carta data In luce dal Canonico so Poggiali ( Mem. Istor. dì Piae»
Campi ( Jj/. EccL Jt Piac. P. I Tom, III pag, 54 ) il Documento
App. N. XXIV pag. 469 ) avreb- ì falso • Aggiagne peso alla decisione
best a dire nipote del noftro Vesco- di uomini ^ì chiari il silenzio del
vo anche Adalberto da Ruzzolo, da Prelato nel suo teftamento intorno a
cui si dicono scendere i Rizzoli di quel suppofto Nipote .
Piacenza . A giudizio perb del Mu- (A) Rer. Italie. Tom. II P. II
ratorì ( Antiquit. hai. Med. jEvi pag. 928.
167
Parma 9 il Monarca esercitò quivi la sua clemenza
privilegiando anche la Chiesa Modenese (a).
Convengo non essersi fatto uso del vocabolo di
feudo se non più tardi 5 ma in softanza quello co-^
fiume di premiare i più fedeli alia Corona col ren-
derli possessori di Caftelli, Corti, e Villaggi era pas-
sato co^ Re Franchi in Italia • Avvenne quindi, che
dentro il Contado intero di una Città cominciarono
a formarsi Contadi minori , ne^ quali comandava , e
giudicava colui, che n'era fiato investito* In questi
tempi anche nel Territorio di Parma invalse tal pe-
stilenza , che a poco a poco empì lo Stato di pic-
cioli Signorotti, tiranni per lunghi secoli di meschi-
ne sottomesse famiglie di servi sforzate a sfamarne
r ingordìgia con assidua fatica .. Misera ben era in
quella età la sorte degli uomini, quasi tutti di con—
dizione servile» e così però soggetti ai signori , che
oltre il nascere schiavi , e tramandare a' figliuoli un
vincolo indissolubile di dipendenza^ potevano anch*
essere contrattati e venduti , come si usa de*" più vili
giumenti. Grazia singolare sì riputava, se la pietà de*
padroni alcuno talvolta ne manonìetteva donandogli
libertà, onde potessero andar fallosi del titolo di
Uòmini liberi , che dato vediamo anche ad alcuni
Pannigiani (b): ma simit grazia o compera vasi ben
cara,, o era frutto di troppo vantaggio ai padroni
recato ,, o procedeva da un interesse almeno spirituale
di chi credeva far opera meritoria sciogliendo un
uomo» dal giogo indegno dì servitù* Il primo esempio»
(4) Slgonius iTtRfgnoItai.Ub. j. (A) Appendice N/XXVI e LII.
>
i68
di Corti y e di Famiglie a vassalli nel Parmigiano do-
nate consifte nella Investitura di Felina e Mallia-
co , e delle loro Cappelle , Case , e Famiglie porte nel
863 Gaftaldato di Bismantova, congiunto allora al Contado
Parmense, con selva e bosco nel monte Cervario data
Tanno 863 dall' Imperadore a Suppone suo intrepido
Vasso e Consigliero (a) . Di un tal Suppone co-
mechè rilevisi essere ftata T origine assai nobile (6),
e sappiasi come fosse a grandissimi onori elevato (e),
(il) Appendice N. XII.
(i) Fa conoscere nobilissima Po-
Tigine di Suppone il Diploma dato
poi da Berengario Re d' Italia ad
Unroco suo figliuolo delle (lesse Cor-
ti di Felina e Malliaco, chiamando
egli Unroco suo consanguineo • Si
sa, che Berengario era secondogeni-
to di Everardo Conte del Friuli , e
di Gisla figliuola dell' Imperadore
Lodovico Pio. Suppone adunque es-
ser dovea della schiatta medesima
onde scendeva Everardo. Ma non
se ne sa di piìi • Il Muratori ( An^
fiali ali* 87 j ) crede ch'ei discendes-
se dalP altro Suppone già Conte di
Brescia nelPSii. Ciò pub essere:
ma non sussiste che Mauringo suc-
cessore del primo Suppone in quella
Contea fosse suo figliuolo , e padre
del secondo Suppone, com'egli im-
magina; perche la Cronica di RidoI*
fo Notajo pubblicata dal Biemmi di-
moflra essere flato rimosso il primo
Suppone dalla sua carica per accuse
dategli di aver fomentato a ribellio-
ne Bernardo Re d'Italia, n^ dice
punto che Mauringo fosse figliuolo
di lui , anzi ne parla come di sogget*
to assai lontano dalla sua parentela:
Ludovicus ad suum palatìum vacato
Suppone , misit ad regimen Comha»
tus Bri titani Mauri nj^um .
(e) Ei fu Marchese, perchk Un-
roco chiamasi dal Re Berengario fi*
lius quondam Supponis incliti Mar*
chionis . Il Muratori ( Antiq. Mid.
Mvi Tom. I Diss. VI col. 281 , e
Annali all' 872 ) lo crede quel me-
desimo Suppone, che fu mandato
nelPSò^ dal Monarca in Oriente
per trattare il maritaggio di una sua
figliuola coir Imperadore Basilio, e
quello flesso, che nel!' 871 fu Duca
di Spoleti; e sotto Tanno 872 chia-
masi Conte del Piceno , e Duca nella
Cronica del Monistero di Casadoro •
All'anno S8p parlando lo flesso Mu-
ratori di Unroco lo dice figliuolo di
Suppone già Duca di Spoleti y e di^
pei j secondo le apparenze j Duca di
Lombardia y e Suocero probabilmente
del Re Berengario : ma se così fosse >
Berengario nel suo Diploma avrebbe
chiamato Unroco suo cognato , e
non già consanguineo •
169
non lasciamo di essere molto all' oscuro : parendoci
che più di uno vivesse nel tempo stesso col mcdesi-»
mo nome , e colla stessa autorità (a) non senza mol-
tissima confusione nella Storia •
Tali Signori vennero anch' essi talvolta creati Con-
ti , e gli eruditi per distinguerli da quelli , che le
Città principalmente , e V universo loro Contado go-
Tcrnavano , sogliono appellarli Conti Rurali . Ne ve-
dremo fra poco congregato in Parma un nume-
ro competente . Da principio tali Conti o Feudata-
ri non godettero le Signorie che in propria per-
sona , e durante la vita loro ; ma col tempo
le perpetuarono ne' figliuoli ; ond^ è che le car-
te de' secoli appresso ce ne fanno conoscere diver-
si sparsi pel Contado , cioè i Supponi (b) , i Wi-
{é$) Neir870 un Suppone era Con*
te di Piacenza, conle dimostra ii Pog-
giali ( Mem, Ist. di P/'ac. Tom. II
pag- ?S7 ) • Neil' 877 due Conti
dello stesso nome sottoscritti si iro«
vano al Testamento della Imperadri-
cc Angilberga rogato in Erefcia pub-
blicato dal Campi . Taluno di costo-
ro ebbe per moglie una Berta già
vedova nell' 888 , che in una carta
dell'Archivio Capitolare di Parma
(Sec. IX N. XXXIV) dicesi Donna
Bnta qui fuit reliEla quotìdam Sttp"
poni qui fuit Comes , qui modo veste
velamen SanSe Dei genitricis Marie
induta esse videtur . Ma se altri do-
cumenti non si scoprono, come di-
stinguere l'uno dall'altro? Nel se-
colo susseguente troviamo memorie
di altri Coati Supponi •
(^) Nell'Appendice N. LII si po-
trà leggere una carta del 925 da«
ta in Curie pariola ^ cio^ alla Pa^
roUy a favore di Giselberto detto
Azze del fu Dodone, e di Ausper-
ga fatti liberi da Berta y e dai fi-
gliuoli di lei Adelgiso , Wifredo»
Boso , e Ardingo , che comincia :
Ego in Dei nomine Suppo Comes se-
nior & donator tuus . Altra del P42
al N. LXI data in Castro C^ Cut-
te Fida/tana j cio^ nel luogo di Vi-
diana su le nostre montagne , renderà
noto un altro Suppone Conte, già
6glio di un altro Conte, di cui non
ben rilevasi il nome , che per falute
dell'anima sua, e di quella diArdin-
go Vescovo suo zio materno , fa una
donazione alla Chiesa Parmense. E*
rano i Supponi di nazione Salica.
J
170
fredi (a) , gli Ughi (b) , gli Arduini , e gli Uberti (e)-,
per tacer di altri, che senza questo titolo di Conte go«
de vano Corti e Castelli , noti per qualche loro dona-
zione a Chiese e Monisteri y ma sovente infesti ai
Vescovi medesimi , non che a Capitoli , ed a Badie ,
cui rapivano molti diritti, ed occupavano le antiche
proprietà , siccome qualche volta ci avverrà di conosce-
re. Giovi Taver quivi opportunamente osservata questa
nuova foggia di governi misti , onde prepararsi a non
far maraviglia de^ troppi disordini, che ne risultarono/
In una carta antica data fuori tra i Documenti
Nonantolani dal chiarissimo Signor Tiraboschi trovo
notato un incendio della nostra Città sotto Tanno
870 870 (d). Ninna cosa più facile degrincendj antica-*
mente neMuoghi abitati, essendo le case della plebe
fabbricate di legno , e coperte di paglia ; ond' è pur
troppo credibile simile infortunio .
Avendo frattanto il nostro Imperadore perduto il
fratel suo Lotario Re di Lorena, fu assai dolente che
gli Zii paterni Carlo Calvo Re di Francia , e Lodovi-
(ii)L'annopyj (Append. N. LXV) memora Adeiaxe filta Ugoni Comes
Leigarda Comi fissa bone memorie ìVi- & reiiSa quondam IVidonis de Co-
fredi Comi tis fi/i a fa una donazione mi tatù Parmensi s .
alla Canonica Parmense. Altra ne {e) Da Attone figliuolo di Atto-
abbiamo alla stessa Canonica delpòj ne, ambedue detti del Contado Par-
di un altro Conte Wifredo del fu mense , venne Arduino Conte , padre
Conte Clerico • Ego quidem in Dei di Uberto Conte in questo nostro
nomine ìVifredus Comes b. m. Ole- Contado, de* quali si parlerà a suo
rici Comite Pai atti fiiius , qui prò- luogo .
fesso sum ex catione mea lege -vivete (d) Stor. della Bad. di Nonanio*
Alamannorum. ( App. N LXVII.) U T. II App. N. II pag. 6.
{b) In una Carta del xo^z si com-
V
I7X
CO Re di Germania si azzuffassero insieme per usurpar-^
si uno Stato, cui egli solo aveva diritto. Mentre però
flava combattendo i Saracini infeftatori della Cala-
bria , softenendo il decoro delle sue armi F intrepido
Conte Bosone (a) j grato a lui Papa Adriano II di
tal benefizio a vantaggio della Cristianità, incaricò
il noftro Vescovo Guibodo, ed altri suoi Legati a
recarsi ai due Re per indurli non solo a pace , ma
più ancora a giustizia verso TAugufto loro Nipo-
te (b). Ma che ? Giunti appena gli Ambasciadorì,
trovarono, come, venuti a patti i competitori, si fos-
sero diviso quel Regno senza intenzione di volerlo
restituire. L^ Imperadrice Angilberga donna di grande
animo andò ella flessa due anni appresso per abboc* 872
carsi coi due Re • Trovò molta grazia in Lodovico ;
ma poca in Carlo, che schivò il congresso. Consa«-
pevole della antica intrinsichezza tra lui e il Vesco-»
vo Guibodo, glielo inviò sotto pretejlo (T amicizia^
ma veramente per trattare con lui della restituzion de*
gli Stati del fu Re Lotario. Carlo non sì lasciò
trovare da lui , se pur t ascoltò j rimandollo colle
mani vuote (e) . Così mal trattato da* suoi , e col
cordoglio di non lasciare maschil successione venne
a morte T Imperador Lodovico II nell'S/j, racco- 87 j
mandata molto caldamente , per quanto sembra > an-^
che al noftro Vescovo T Augufta Angilberga •
I due prenominati Re anelarono tofto al Begno
d'Italia. La Vedova Imperadrice più dal Germanico,
(a) Joannis Papa Vili EpIstoL (A) Muratori Annali all' 870*
Vlir. (e) Muratori Annali ali' 872 i
17^
che dal Franco ripromettendosi favore, flava per la
parte di Lodovico , da cui ricercò la conferma de'
molti beni donati a lei dal marito (a). Il noftro
Vescovo fu del genio medesimo , forse malcontento
di qualche disprezzo nelle circostanze narrate sofferto
da Carlo Calvo. Pure a Carlo arrise fortuna, e a
lui toccò la Corona d'Impero pollagli sul capo dal
Pontefice Gioanni Vili , non ripugnando il Congres-
so radunato in Pavia di molti Vescovi e Conti ,
fra i quali ebbe luogo Suppone . Non gli predò ub-
bidienza ne Angilberga , ne Guibodo , che attende-
vano altro esito di cose per le armi del Re Lodovi-
co mosse a turbare le sorti del fratello : ma questi
876 morì poi Tanno appresso, e lasciò $enz' appoggio i
suoi aderenti •
Allora il noftro Prelato recossi ai piedi del Pa-
pa , e le sue angustie manifeftandogli , lo indusse a
scrivere all'Imperadore una lettera , dove esponendo
quanto fosse verso lui ben dispofto V animo di Gui-
bodo, lo assicurava che molto prima ne avrebbe da-
to chiare dimoftrazioni, se la natura degli affari a
lui dairimperador Lodovico II raccomandati, gli a-
vesse lasciato luogo di farlo senza incorrer taccia
di aver mancato di fede. Tali espressioni palesano, a
mio credere, che Taugufto defunto così gli racco-
mandasse già la cura di Angilberga, che non potesse
scortarsi dal genio di lei nel concorrere alla scelta
del successore . Soggiunse preghiere , acciò perdonar
gli volesse il fallo di essersi oppofto alla elezione di
(4) Campi Ist. Eccl. di Pìmc. P. I App. N. XIII pag. 46^ .
173
lui 9 compromettendosi della fedeltà sua in appresso ,
mentre non poteva non essergli fedele chi al morto
Imperadore aveva con tanto impegno la data parola
oltre le ceneri mantenuta (a) • Potè quefta lettera
trattener Carlo Calvo dall' usare vendetta, ma non
già muoverlo a benevolenza verso Guibodor
Credo che in ritornando da Roma seco recasse
per dono del Pontefice le Reliquie de' Santi Giovanni
Calibita, e Ciriaco venerate nella noftra Cattedrale ,
richiede da lui a divozione di Otta sua cognata edi-
ficatrice di una Cappella nel Duomo ad onore della
Santissima Trinità , e de' mentovati due Santi , dove
seppellir fece il suo marito Geroino , e dove trovasi
anch' essa otto anni appresso depofla pel tenore di
una donazione fatta alla medesima Cappella da
Amelrico suo figliuolo (b). Negli Statuti di Parma
diconsi conservati nella Cattedrale i Corpi dei pre-
lodati Santi (e): ma ciò si deve intendere di qualche
porzione, credendosi che anche in Roma parte soltan-
to si trovi delle Ossa del Calibita trasportatevi da
Coilantinopoli mentre infierì 1' errore degl' Iconocla-*
$ti (rf). Alcuni testi del Martirologio di Usuardo
rammentano venerato il Capo di quello Santo nella
Città Crisopoìitana (e); onde gli Scrittori pensano
alludersi ivi a Besanzone (/) . Ma anche Parma fu
(4) Appendice N. XIII . taci da Gioanni Molano al giorno
(i) Appcadice N. XXVIII. ij di Gennajo: pretioso vero capitis
(0 Lib. 1 Rubrica de Terih . eJKs ttesauro Urh CArysopoihans /»-
(J) Bollandus A8a SS. Junuarìs camparaiiiìter ditatur .
Tom* I • Cwnminu pnev. ad vitam (/) Veggasi il Molano » il BoN
S. Jo: Calyb. §. IV N. ip • landò, e il SoUerio nelle Note ad
(0 Nella edizione di Usuardo da- Usnardo.
174
già detta Crisopoli, come vedemmo; e certi noi del-
la tradizione , che le Reliquie di tal Santo assicu-
ranci, siamo al caso d^ interpretar quel passo a favor
noftro; tanto più che la tradizione favorevole a Be-
sanzone ci sembra debole , come appog^ata unica-
mente a certi manoscritti di poca autorità , che di-
cono trasferito il Capo di quel Santo colà unicamen-
te nel tempo della quinta Crociata da un certo Ca-
valiere appellato Gioanni (a).
Privo Guibodo del favore imperiale non viveva
senza travagli, fra t quali fu a lui di conforto il
veder in salvo Angilberga, ridotta al porto della
Religione nel suo Monillero di S. Giulia di Brescia
877 neir877, dove trovossi anch^egli allorché nel me-
se di Marzo (labili essa T ampia dote air altro Mo-
niflero di San Siilo di Piacenza (ò)^ opera della
sua flessa pietà, ove collocò buon numero di Reli-
giose , prima Badessa delle quali fu bene una Cune-
gonda , ma non già la fondatrice del noflro M onifle-
ro di Santo Alessandro, come diedesi a credere il
Campi, essendo già quefla passata agli eterni riposi «
Altro sollievo al medesimo Vescovo era Tamorevo—
lezza del Pontefice dispoflo a giovarsi di lui nel
{a) Dunod Hiftoire de P Eglise de una proprietà Monaflerittm quondam
Besanfon Tom. I pag. 42$ • Cunigunde . Se ciò avessi saputo va-
{b) E* certa la morte di Cane- rj anni addietro , non avrei nelle An-
gonda fondatrice del Monistero di tichità e Pregi della Chiesa di Cita*
S. Alessandro correndo I'877, ^ ^^r- ftalla cap. 2 pag. 9 adunate altre
se qualche anno prima, giacché nel- ragioni, onde moftrar insussistente il
la carta di fondazione del Capitolo parere del Campi •
di . Parma si accenna per confine di
V
175
far giungere in più luoghi le sue premure per ecci-
tare i fedeli ad opporre oftacoli ai Saracini (a); e pe-
rò corrispose a quanto era sua brama ^ specialmente
nei convenir seco al G>ncilio di Ravenna celebrato
Tanno medesimo, sottoscrivendosi alle decisioni ivi
fatte (ò).
Ma Carlomanno figliuolo del morto Re Lodovi-
co lasciar non volendo invendicata V onta paterna ,
aveva già portato guerra in Italia allo Zio Impe-
radore, contro del quale non ebbe a far molto,
prevenute essendo (late le mire sue dalla morte ,
che neir Ottobre rapì TAuguflo alla predominan-
te ambizione, e tolse al giovane Principe T impac-
cio di guadagnarsi la Corona colle armi in mano •
Saiutato fu Re d^ Italia con giubbilo immenso del
noftro Guibodo, che corse ad abbracciarlo, ricono-
scendo nella esaltazione di lui il proprio risorgimen-
to. I primi atti di liberalità del nuovo Re furono
verso Angilberga (e), indi verso il noftro Vescovo per
ristorarlo della depressione , che per tenere la parte
del genitore aveva poc'anzi sofferto.
Il Diploma a lui conceduto nel primo ingresso del
Regno va ora smarrito (d) ; ma non rimane per que-
(a) Appendice N. XIV • dimento delia sua Chiesa > e fa rosL-
{t) Tom. XI Concil. pag. go6 • raviglia il sentirlo parlar in tuono
(0 Veggasi il Muratori Antiquh. magistrale , e dire che se veduto aves«
héiL Med. Mvi Tom. V Diss. 66 se tal documento il Sigonio , non ha^
col. joi. verebbe errando ditto ^ che fu colui
(jd) E* un errore ben grossolano creato Re dei settantasette ^ che già
dell'Angeli Lib. I pag. $8 il sup- tra infino del sessantanove. Lo tro*
porre dato a Guibodo un Privilegio vb così segnato V Ughetli , e tale Io
da Carlomanno fin dall' 872 a ingran- pubblicb , riproducendolo dopo lui
176
ilo che non si sappia di certo quanto fosse ampio
ed onorevole ; mentre per esso il Monarca gli fece
dono della Corte Regia, cioè del Palazzo Reale den^
tro la Città fabbricato , di tutti gli Uffizj annessi , co^
servi e colle ancelle alla medesima obbligate; tras-
ferì nella persona di lui la pubblica giudicatura, e
lo inverti delle regalie, del diftretto della Città, e
del circuito delle mura air intorno della medesima.
Giaceva non lungi da essa un Prato ampio di regale
diritto chiamato il Prato Regio (a), e ve lo aggiun*
il Bordoni senza riflettere se potesse Prato , st non e' inganna il P. Zap-
correre. II giudiziosissimo Muratori pata, appunto perchi in Prato Rm*
Antiquit. ItaU Med, jSvi Tt)ni. V ^io concesso a Carolo Manno ^piscé^
Diss. 71 col. 46 avvertì I* impossi- pò Parmensi fmic oiim construthi
fallita di simile data , che si deve ri- ( Notit. ^ccies. Parm. MS. ) • Am-
portare air anno 879. Il Privilegio pliata la Città vi sorse vicino un
da questi Scrittori portato , ed ac- Borgo detto di S. Egidio , della cui
cemiaco dall'Angeli ne suppone un situazione parla F. Salimbene nella
anteriore: in fatti dice l'Angeli, clie Cronica inedita alPanno 1287, indi-
in queHo il Re confermò un altro cando Portam Surgi SamSi Egidiif
donativo fattoli poco prima: e ap- per qtiam ad SanRam Lazarmm /-
punto vi si accenna aliud nafttum tur. Anche nel Libro IV de* nostri
ediQum nuper <oncessum , che uscì Statuti si à una ordinazione antica ,
effettivamente verso la fine deir877, che i Lebbrosi di S. Lazaro abitanti
ed i perito • fuori di Porta San Michele non
{a) Avendosi a mentovar il Pra- debbano venire in Città, e neppnr
to Regio pili volte ne' Documenti, ne' sobborghi , ove si vuole, che
credo necessario indicarne il luogo • Consules Vicinearum SanSorum Egi^
Era poco lungi dalla Città: non dii^ & Bartolomei de strats rupta^
Unge ai ipsa eadtm Civitate • Qua- Michatlis de Atcu , ty aliarum vi"
Sì tutti i Diplomi, che ne parlano, cinearum debbano denunziarli tras-
nsano tal espressione • Giaceva tra gredendo essi il comando • Si vede
oriente e tramontana , cìóh tra il però , che il Borgo di S« Egidio era
luogo delia moderna Porta di San fuori di Porta San Michele, prima
Michele, « l'altro della Chiesa di di arrivar a Ssm Lazaro. Ciò po«
San Francesco , la qual si dice del ilo , ecco la prova che qui si flen*
177
se 9 confermandogli ad un tempo le altre proprietà
concedute dai Re e dagr Imperadori già trapassati:
delle quali cose tutte volle assicurato ai Vescovi suc-
cessori per la Chiesa Parmense un perpetuo dominio.
Fu quello il principio della grandezza de^ noflri Pre-
lati » ne^ quali cominciò a trovarsi congiunta alla spi-
rituale anche la temporale autorità, le cui vicende in
appresso dovranno esporsi •
Dicesi che per ciò venisse fin d' allora trasfusa
nella persona del Vescovo Tautorità di Contea ma si-«
mil titolo mai noi troviamo per esso usato ne^ vecchj
documenti 9 benché realmente in Città fosse il Vescovo
temporal dominante • Non così lo era fuori di Città ,
ove un Conte secolare propriamente comandava . In-
contreremo sotto r 8 9 j un Ingelberto Viceconte , nel
921 un Adalberto Conte col suo Viceconte Elmerico ;
e vedrem dirsi in un documento del 929, che il
Conte , il Viceconte , ed altri Miniftri avevano fin a
quel tempo avuto coftume di esigere alcuni tributidal-
la Chiesa maggiore di Parma, e da quella di Borgo
San Donnino • Sotto il 998 ci si presenterà Bernardo
Conte del Contado di Parma, al solo cader del qua-
le inveftito vedrassi di tutto il Contado Parmense il
Vescovo Ugo da Corrado Imperadore nel terzo de-
desse il Prato Regio in un Istrurnen- dem ecclesìe j locavi t Gerardo fi'
to del 1249 die secando exeunte Ho quondam Dominici Cantonalis
Mutuo conservato nell'Archivio Ca- de Flesso ^ <> Gerardo filio quondam
pltolare Sec. XIII N. MXCIV, Gerardi Provenzanl dj eodem loco
per cui Magister F/ogerius Ardi' duas bobulcas terre Comoìunis d?-
presbiter Parmen* Ecclesie & Mas- nonice posite juxta foveam Burgi
sarius Qommunis ejusdtm Ecclesie SanBi Egidii loco ubi dicitur Fra-
nomini & vice diHi Communis ejus' tum Regium .
m
178
cennio del secolo susseguente. Furono adunque per
allora conferiti i mentovati diritti al Vescovo entro
la Città senza sopprimere il G)nte esercitante autori-
tà in tutto il Contado .
Pensò toflo Guibodo ad una impresa molto de*
gna di se , e fu quella di dedicar al culto di Dio f
ed al vantaggio del proprio Clero quanto avea ri-
cevuto dal Re . Chiamati a congresso in Parma il
giorno 29 di Dicembre Paolo Vescovo, non so de-
cidere se di Piacenza , o di Reggio , Leodoino Ves-
covo di Modena 9 diciotto Preti , quattro Diaconi , sei
Conti , probabilmente di quelli che nel Territorio
aveàno signoria , cioè Morino , due Roberti , Signi«
fredo , Guirardo, e Regiberto , con altri teftimonj
delle sue deliberazioni , significò di voler fondare un
Collegio di Canonici presso la sua Matrice, e che
piaciuto essendo al Re di riguardare benignamente
la sua povera Chiesa con liberalità , voleva egli
de' regj doni farne tre parti , una per V Altare della
Beatissima Vergine , V altra pe* lumi e per V incenso
a servigio della Cattedrale , e la terza pel manteni-
mento de' Canonici . Tanto adunque decretò ftabil—
mente (a) ; ed ebbe origine da quel punto la pessi-
ma unione de' sacri Miniftri a vita comune radunati
in un Chioftro alla Matrice contiguo, dal Prelato
arricchita della Decima civica, di poderi, e varie
Cappelle , di due Ospedali di Pellegrini (/?) , e di
(a) Appendice N. XV. tolo. Rimangono varie antiche per-
(^) Per questo forse fu ridotto gamene, nelle quali il Proposto Ca-
anche vicino alla Canonica l'Ospe- pitolare s'intitola Pr^posltus Cano^
dale de* Pellegrini soggetto al Capi- nìca & Xemdochii Parmensis .
\
179
altre giurisdizioni , tra le quali è notabile una metà
del Sale » e della Terra di Salso y per cui si scorge
antichissima la scoperta delle acque salse in tal luo«
go 9 da cui r induftria de^ noftri maggiori trasse op-
portunamente profìtto . Quella Canonica ottenne in
seguito altre non poche dovizie, a lei confermate da
Imperadori, e da Pontefici, come a luogo a luogo
vedremo : il che guadagnò molto applauso al suo li-
beral fondatore , lodato da Sicardo anche per quello,
qual uno de' più gloriosi Pallori di quella età (a) •
Mentre il Vescovo prese ad esercitare in Parma
una doppia autorità , Lamberto Duca di Spoleti , e
Adalberto Duca di Toscana , ordini spacciando reali ,
moleftavano assai Papa Gioanni Vili , che determinò
di passare in Francia , onde far sentire i suoi lamenti ,
e turbar, se avesse potuto, le fortune di Carlomanno.
Recandosi adunque a dar la Corona Francese a Lo-
dovico Balbo nel seguente anno , si giovò del Con- 878
te Suppone, e del noftro Vescovo per mantener-
si in fede di Carlomanno , e acciò lo preparassero
ad un abboccamento secolui {b) , che succeduto non
i^a) His temporibus tres fuerunt in
Lombardia Episcopi gloriosi y Pau*
Ihs , qui Placentinam Ecclesiam per
Sufredum defiruRam reparavit ^ Ù'
Cuibodus Parmensis ^ qui Canonicam
Parmensem insti tuit ^ & Landò Cre-
monensisj qui Corpus Martyris Ar-
ehelai de Roma Qremonam portavit ,
€&* Areharium instituit , qui prò iu»
minaribus beneficium assignavip • Si*
card, in CbroOt
{b) Nella Epistola CVII disse il
Papa al Conte Suppone : Tantum
vobiscum Anspertumj & IVibbodum
episcopos assumi te i & apud Carolo»
mannum regem omnia noftra ordina»
bili ter poni te , Hoc tamen summopete
cavete , ne aliqua fraudis astuti a de»
cipiamur , & quicquid ex hoc faci»
tis , sub omni festinatione falere ^c-
cel erate t
j
i8o
sembra per la poca salute, ònd^era il Re quasi di
continuo debilitato. Volendosi di là partire, invitò
Suppone a venirlo ad incontrare al Monte Cenisio
coir Arcivescovo di Milano, colla Vedova Angìlberga,
e col noftro Guibodo (a) , che non si mossero .
Giunto a Torino , un' altra lettera inviò a Guibodo ,
a Paolo Vescovo di Piacenza , a Paolo Vescovo di
Reggio , e a Leodoino Vescovo di Modena , invitan-
doli ad un Concilio , che voleva tenere in Pavia
il secondo giorno di Dicembre (b) , e neppur di
ciò fu compiaciuto ; mentre sapendo eglino , eh' ei
meditava di trattar la deposizione di Carlomanno,
e di far cadere la Corona d' Italia sul capo di
Rosone Duca di Provenza genero di Angilberga ,
ninno mischiar si volle di una faccenda , che non pò-
' teva riuscir bene.
Quello prudente governo di sé medesimo guada^
gnò al Prelato ognora più la reale munificenza e-
ftesa non tanto a lui, quanto al suo Cappellano A-
dalberto , adoperato molto probabilmente nelle scorse
•87^ difficili circollanze. A nome di entrambi nelF 879
presentò suppliche il fedele Cortigiano Everardo per
qualche mercede 5 ne il Re fu tardo ad esaudir-
ci») L'Epistola CCCVII i diretta Jioìanensem IVìbBodumqHe Parmen-
alio (tesso , e termina : Ad montem sem Episcopum , aliosque fideies , at^
Cinisem obvii quantocyus veniatis j que amicos . Osserva egregiamente il
ut parher conveniente! , qua ad uti^ Muratori , che per essere qucfla Let-
litatem congruunt ( Domino pernii t- tera nel Registro fuori di luogo
tente ) tramare vaieamus. Simuique ( Annali aiPSj% e 882 ) , indusse
hoc precamini di/edam fiiiam no* in errore il Cardinal Baronio, e il
ftram Angelbergam Imperatricem j at" Furiceli !•
que Anspertum Archiepiscopum Mir- (Jb) Appendice N, XVI.
i8i
le • Considerò come abbandonata già fosse la Badia
di Berceto ricca di assai poderi, e che poteva for-
marsene un ottimo patrimonio alia Mensa Episcopa^
le di Parma: e il solo averne concepito il pensiero
baftò per ordinare la eftensione del Privilegio , che
la dichiarasse Commenda perpetua della Chiesa no-
ftra . Pare che le terre della Badia molto si eften-
dessero verso i confini della Toscana ; onde non è
improbabile che parte almeno delle Corti di Mon-^
chio, ivi tuttavia dal Vescovo signoreggiate, debba-
si riconoscere qual porzione della più ampia proprie-
tà donatagli allora • Dico parte , mentre la Corte di
Nirone, fìralle medesime inchiusa, venne in potere
de' Vescovi assai pofteriormente . Piacque anche al
Re di rinnovare nel tenor del Diploma la memoria
deir altra prima liberalità , confermando a Guibodo
la Corte Regia , il Dominio della Città , con tutti
gli altri diritti ond' era già in possesso (a) • Per far
poi grazia al Cappellano Adalberto si dispose a do-
nargli un Casale appellato Curatico tra Veftola e
Beduzzo su le nollre montagne , con giunta del
Molino Regio fabbricato su V uno de^ già descritti ca«
nali fuori della Città avanti Porta Pidocchiosa (b).
Questi esser deve quel medesimo Prete Adalberto , il
quale con altro Sacerdote chiamato Stefano , e con
Adone Diacono fu cullode deir Altare di San Michele
Arcangelo , presso cui piacque al noftro Prelato eleg-
gere ancor vivendo il suo sepolcro (e) . Riguardò
Ci) Appendice N. XVIII. (0 Appendice N. XXV.
(A) Appendice N. XVII.
m t
i8z
anche il Re con occhio particolare Amalrico nipote
del Vescovo : e però avendo questi a nome proprio
e del nipote acquiflato la Corte di Zena , e la Cap-
pella di San Cesario sul Modenese (a) da un certo
Teodorico già vassallo di un Conte nominato Aute—
ramo , signore in addietro tra Reggio , Modena , e
Bologna di molto paese (b) , compiacquesi di con-
fermarne al Vescovo, ed al nipote il dominio (e) .
Intanto Papa Gioanni moleflie continue soffrendo
dai Saracini , e bramoso di soccorso da Carlomanno,
o dal suo fratello Carlo il Grosso Re di Alemagna,
i^a) Intorno ai luoghi di Z^ia, e
di San Cesario molto eruditamente
ragiona il chiarissimo Signor Cava-
lier Tiraboschi Stor. delia Badia di
Nonantola Tom. I P. II cap. 2 .
(^) Giacchi l'Archivio del noftro
Reverendissimo Capitolo ricco si tro-
va di Documenti spettanti al Conte
Auteramo , gioverà qui parlarne • Que-
sti era di origine Francese, e Panno
82g il giorno 14 di Agodo trovan-
dosi alla Corte dell' Imperadore Lo-
tario sposò una Signora chiamata
Adelburga. La carta di quede noz-
ze b la più antica, che nel prelodato
Archivio si conservi; ma non era
allora pur anche insignito <]el tito-
lo di Conte, che gli si trova dato
nell'848 in un Documento, per cui
Auteramo gioriosus Comes dà certi
terreni in enfiteusi , iìando ad Curte
mea in Saiiune ( Sec. IX N. IV ) .
Sotto rSjo vedesi comprare alcune
Terre nel detto luogo di Sabbione
pollo nel fondo della Città Geminia*
na, cioi di Cittanova sul Modene-
se. Confiat me Auperto fiiio quondam
Adreperti . • . venditur vendidimus ti*
bi Auterami Comìtis e» genere Tram*
corum vel emtori meo terrula fund9
Civit. Geminiana pecioia una de ter*
rula vitata in loco ubi dicitur Sa*
ilonem . • . ARum ^d Sablonem ter*
rutuìrio motinensis ( Ivi N. VI ) •
L'anno appresso per istrumento A*
Bum in Episcopio in Bononia acqui-
stò da Wi Ilario Prete res in fundo
cusiriano , d/ in fundo trenum , &
in fundo hob ediana & subbodianu*
Jay & in fundo sala vel ubi intra
pleb. sanSi Martini qui rufiensi si*
mulque <^ portionem de porto qui
capraria ( Ivi N. VII ). Neil* 854
si trova un livello della Contessa
Adelburga Adam Sablone intra fi*
nibus Civitate Geminiana ( Ivi N.
IX).
(e) Risulta ciò dal Diploma di
Carlo il Grosso Appendice N.XXI.
i83
né parendogli di poter usare mezzo migliore a scuo-
terli , se non giovandosi del noftro Vescovo , il più
fedele alla Sede Apoftolica , e il più autorevole fra
quanti allora sedevano in Lombardia, inviò a lui
Àmbasciadori , perchè o dirigendoli egli , o secoloro
ai Monarchi recandosi, gli affrettasse il sussidio • Due
lettere su dì ciò assai onorevoli ci rimangono del
Pontefice scritte a Guibodo, in una delle quali di-
letto sub Consigliere lo intitola («}• Ma intrapreso
il maneggio di quefto affare , non si andò molto
innanzi , perchè oggetti più interessanti occupavano i
pensieri degli uomini • Le infermità di Carlomanno
erano per tal modo cresciute , che disperandosi della
salute sua, era necessario pensare al successore . Sem-^
bra che il Papa non per altro cercasse di radunar in
Roma un Concilio , se non se per indurre gli Elet-
tori alle sue voglie , rimanendo sospette le sue mire
sempre favorevoli a Bosone Duca di Provenza, già
da lui adottato per figliuolo • Credesi però nata in
lui collera verso Ansperto Arcivescovo di Milano,
appunto perchè ricusando di andar a Roma, turbasse
r eflFetto delle sue intenzioni . Comunque fosse , reflò
Bosone contento per Tacquifto del Regno di Borgo-
gna ottenuto in quel tempo per la morte di Lodovi-
co Balbo Re di Francia ; e i Vescovi , i Duchi , e i
Conti dMtalia salutarono Re e Signore verso la fine
di queft' anno Carlo il Grosso fratello di Carlomanno
languente, che non tardò molto a morire •
Non porrò in dubbio se a lui ricorresse . torto
(«) Appendice N. XIX e XX.
•
i84
Guibodo per la convalidazione de' Privilegi suoi ,
giacche dovere e coftume ciò richiedeva: dirò bene
che quanto pare a me softenibile il Diploma riportato
r ottavo giorno di Gennajo dell' 880 in proposito
della Corte di Zena , e della Cappella di San Cesa-
rio (a) j altrettanto falso o interpolato di troppo
giudico l'altro spettante ai diritti che aveva il Vesco-
vo in Parma estesi al Territorio; mentre nella copia ri-
mallaci, per certo in tempi torbidi manipolata , in-
truso venne con fraude Borgo S. Donnino; si disse
aggiunto al dominio del Vescovo il Contado di tre
miglia per ogni parte intorno la Città, qualche altro
Villaggio, la proprietà delle regie vie, e de' fiumi ,
colla facoltà al Prelato , e al suo Vicario di giudi-
carvi , come se il primo fosse Conte di Palazzo ,
e r altro Messo del Re : tutto per far creder» più
antico di quel che non era in que' luoghi il posses*
so de' Vescovi , ed ampia assai più di quel che già
fosse l'autorità e la giurisdizione loro temporale nel
Secolo IX (6) • Ma che niuna di quefte cose potes-
se essere in questi tempi conceduta da Carlo il Gros-
so, vediamolo.
Osservo primieramente , che quando un Re o
Imperadore avesse dato un Privilegio , o ne avesse
ampliate le grazie , era coftume di ricercare ai Suc-
cessori la confermazion del Privilegio o ne' medesi-
mi termini, o colla ftessa individuazione delle gra-
zie ulteriori già ottenute 5 sendo chiara cosa , che le
Investiture sempre si richiedono a tenore delle antece-
(if) Appendice N. XXI • (i) Appendice N. XXII.
185
denti . Ora se Carlo il Grosso avesse dato un Diplo-
ma sì ampio ed efteso, chi crederà mai i Vescovi di
Parma cotanto semplici, che dovendone cercar la con-
ferma, non lo producessero, afBn di ritrarla del te-
nore medesimo? E pure tutto al contrario nel caso
noftro sarebbero avvenute le cose . Noi vediamo
Guibodo neir 885 ricorrere al medesimo Carlo il
Grosso elevato alla Dignità Imperiale , e chiedere
corroborazione de' suoi Privilegi , ma ottenerli soltan-
to giufta le formole del primo riportato da Carlo—
manno, ove nulla di Borgo San Donnino, nulla
del circondario di tre miglia colle Ville espressamen-
te nominate , nulla^ della sì vada ed assoluta podedà
di giudicare sopra qualunque maniera d'uomini , e
nulla in somma di altre particolarità . Il Vescovo
Aicardo ricorre al Re Ugo nel 926; al medesimo
portasi il Vescovo Sigefredo I nel 929 , come ve-
dremo, e nulla più da essi ricevono che il solito dono
della Badia di Berceto, della Corte Regia, del Pra-
to Regio , del diritto pubblico nella Città flessa,
e nel circuito delle mura , non punto circoscritto
come nel supporto Privilegio di Carlo il Grosso
deir 880. Se dunque il medesimo Carlo il Grosso
neir 885 non sapeva di aver mai ampliato il Pri-
vilegio di suo fratello coir immaginario monumen-
to deir8 8o, ma confermollo negli flessi termini, on-
de Carlomanno conceduto T avea; se altrettanto fece
il Re Ugo a due Vescovi consecutivi, è cosa mani-
festissima, che il Privilegio dell' 880 è una impoftu-
ra , e che non esifteva a que' giorni.
Che direm ora delle altre formole del Diploma?
i86
Omettiamole pur tutte , fuori di una, cioè dove
pretendesi da Carlo il Grosso severamente ordinato ^
che niuno potesse in avvenire giudicar più i sudditi
del Vescovo né in Parma, né fuori, e che questi a
Placito alcuno flar non dovessero, che pronunziato
dal Prelato loro non fosse. Pofto un tal ordine,
chiederò d' onde accada, che alcune volte venisse-
ro Messi Reg) e Imperiali sul noftro Contado ad as-
coltar le querele de' sudditi , e a giudicarne ? Io
veggo Adalberto Conte del Contado di Parma nel
921 seder Giudice nella Villa di Casella, compresa
appunto nel circondario delle tre miglia, e tener
Placiti . Scorgo pel medesimo eflfetto nel 935 Sariio-
ne Conte di Palazzo alla presenza del Re Ugo al-
zar tribunale nello flesso Episcopio di Parma, chieda
soltanto per ragione del domicilio la licenza al Pre-
lato. Dov'erano allora le concessioni di Carlo il
Grosso ? Perchè soflFrire i Vescovi un pregiudizio sì
aperto? Diasi lode al vero , e si confessi la falsità
di simili Privilegi . Verrà tempo di risapere come e
perchè fossero inventati da' poderi poco timorati di
Dio .
Tornando al nuovo Re, dico aver egli voluto
servirsi di Guibodo inviandolo con uffizj di ossequio
al Pontefice, il quale prima di rimandarglielo indiriz-
zollo al Conte Guido figliuolo di Lamberto Duca di
Spoleti , ond' esortarlo a dar cogli altri soccorso alla
Cristianità combattuta dagli infedeli. Con quel Prin-
cipe avverso al Papa trattò il Vescovo TafiFare in
maniera, che ne ritrasse promessa di convenire ad un
abboccamento vicendevole col Romano Pallore presso
187
un tal determinato luogo, cui lasciatosi quefti con^
durre da Guibodo , si vide schernito , mentre il
Conte mancator di parola non vi comparve; del
che lagnossi il Pontefice scrivendone al Re (a) •
Quella fu T ultima prova dal Prelato esibita a Pa-
pa Gioanni Vili della sua moltissima fedeltà; con-
ciossiachè dopo aver conferita neir 8 8 1 la Corona 8 8 1
Imperiale a Carlo il Grosso , fra i continui trava-
gli, e fra i contrasti de^ suoi persecutori lasciò Tanno
appresso vuota la Romana Sede*
La tranquillità delle cose di Lombardia, e Tor—
dine quieto , col quale in Parma si regolavano gli
affari, nulla di memorabile ci somminiftra fuori de^
continuati atti di liberalità usati sì dal Monarca »
come da altri verso il noflro Vescovo . Coronato di
fresco rimperadore si era portato nel mese di Marzo
a Pavia, ed ivi in un giorno medesimo a lui fece
due doni, cioè della Badia di San Paolo di Mezza-
na sul Piacentino (b) , a* cui Monaci o Guibodo , o i
successori suoi donarono beni goduti dalla Mensa ia
Brescello (e); e del Villaggio di Lugolo situato nelle
noftre più alte montagne nel Contado e nella Dioce-
si di, Parma oltre TEnza (d) . Alcuni giorni appresso
anche tre Mansi, o Poderi nel Contado Piacentino
trasferì in suo dominio (e). Imitarono le benefi-
{a) Appendice N. XXIII. (0 II Campi Isf. Ecci. dì Psac.
, {b) Appendice N. XXIV. Voi. I Lib. 8 pag. 2^5 ne indica il-
(0 Veggasi la mia Illuftr azione Documento Datum Holonna ip Kai.
deW antico Piombo del Museo Bof Mais IndiS. 14 Anno Incarn. Do^
giano pag. 20. mini 881 , Imperi i vero ipsius Raro*
(jJ) Appendice N. LVIII • // primo •
i88
cenze di lui con altre offerte T Abate di Nonanto-
la ( forse allor quando il Vescovo essere potè colà
883 neir88 3 in circoftanza del celebratovi Concilio),
l'Arcivescovo di Ravenna (a) , e Maimberto Vescovo
884 di Bologna, invertendolo neir884 de' Monifteri di
San Prospero di Reno nel luogo di Panicale (A), e
di Santo Stefano detto di Gerusalemme in Bologna,
della Chiesa di Santo Isaia , e di altri diritti . Fece-
ro altrettanto probabilmente assai prima, o forse an-
che al presente i Romani Pontefici (e) . E quasi che
r Impcradore non sofFerisse di vedersi dall' altrui lar^
885 gita superato , oltre avergli nell' 8 8 j confermato il
dominio della Badia di Berceto, della Corte Regia,
e del diritto pubblico della Città colle gabelle, e
col giro delle sue mura (rf), una Corte pofta nel
Contado Parmense detta Evoriano mise in poter suo ,
acciò ne facesse dote alla nuova Chiesa di San Ni—
comede in Fontanabroccola , cui era egli per trasferire
metà del Corpo di detto Santo (e) , avuta sicura-
mente da Roma, dove per fama antica ebbero le spo-
glie di lui onorevole sepolcro (/).
11 luogo di Fontanabroccola situato al presente
nella Diocesi di Borgo S. Donnino giace su la delira
riva dello Stirone quattro miglia a meriggio dal det-
to Borgo , e fra i limiti della Parrocchia di Salso
minore. Trasse probabilmente il nome da una gran
sorgente di acqua, ridotta quindi al Pozzo rinchiuso
W Appendice N- XXXI . (f) Appendice N. XXX .
H) Appendice N. XXVII . (f) ASm SS. Sept. Tom. Ili pag.
(e) Appendice N. XXXI. 12. Ne conviene il noftro Pico TeM"
(d) Appendice N. XXIX • irò di SS. 9 BB. di Parma pag.p6.
i89
sotto la Confessione della Chiesa di San Nicomede
solita sgorgar nel tempo d'inverno così, che sor-
montandone T orlo» fu d'uopo per sotterranei condot-
ti distrarla altrove. Qui dunque si edificò la Chiesa
prenominata nel diftretto della Diocesi Parmigiana ;
e ridotta al suo termine solennemente vi furono trasfe-
rite le sacre Reliquie, cioè quelle medesime , che ora
si conservano nella Cattedrale. Ve le troviamo già
venerate cinque anni appresso, e dal Re Cuido suc-
cessore di Carlo il Grosso di altre offerte arricchite.
Ma usandosi a que' giorni di chiamar Corpo di un
Santo anche le parti, sembra parlarci il documento
del Corpo intero (a) ; come del Corpo intero pajono
intendersi gli Statuti di Parma (A), benché sia certo
non trovarsene presso noi che la sola metà. Ignora-
rono il Garofani e il Pico la prima traslazione di
tali Reliquie a Fontanabroccola , né seppero in qual
modo Parma le ottenesse: ma i nostri documenti
conoscere ce le fanno prima colà venerate; benché
non molto dopo ce le moflrino ridotte a Parma , e
collocate nella Cattedrale, affin di sottrarle alle in-
solenze de^ barbari scorrenti le campagne d^ Italia .
Convalidati Carlo il Grosso pria di morire quanti 887
acquisti aveva fatto Guibodo , e la sua consangui-
nea Volgunda nel Bolognese, nella Romagna, e
nella Pentapoli per liberalità di Papi, di Vescovi, e
di Abati (c)y morì neir ingresso dell' 888, spenta gg^
(a) Nel Diploma di Guido dell» 889 (*) Lib. 11 Rubr. de Feriis, r«-
si legge: In Ecclesia Beati Ni come- jus corpus eft in Ecclesia majori poft
dis Martyrif Cbristi^ sita in Fotana- a/tare majus .
ìtqchIì ubi ejusdem Corpus nquicscit . (0 Appendice N. XXXI .
190
lasciando la serie de^ legittimi Principi del sangue
di Carlo Magno , e aprendo in conseguenza T adito
a rivoluzioni turbolentissime in Francia, in Alema-
gna, e in Italia. Arnolfo Duca di Carintia ba-
{lardo di Carlomanno occupò il Regno Germa-
nico, e sete aveva ancor deir Italia; se non che
ivi trovandosi Berengario Duca del Friuli nato dal
Conte Everardo , e da Gisla figliuola di Lodovico
Pio, e traendo pretensioni dal sangue materno, seppe
rapidamente guadagnar gli animi di molti Italiani,
e farsi riconoscere in Pavia qual Re d' Italia • Che
non tutti gli fossero favorevoli , T esito delle cose
chiaramente il dimoftra; e i Parmigiani dominati
dal Vescovo, il quale con Papa Stefano V propen-
deva a Guido Duca di Spoleti , e Principe di Be-
nevento , uscito anch^ egli di regale schiatta, non par
che ne rimanessero troppo contenti • Era però Guido
andato in Francia persuaso di guadagnarvi, dove
poiché svanir vide le sue speranze , si rivolse colle
armi alla Italia verso la fine delFanno bramoso di
farla sua . Ebbe tofto aderenti i Camerinesi , gli Spo-
letini, Adalberto II Marchese di Toscana suo nipo-
te, e fra molti altri Guibodo Vescovo di Parma, che
armarono milizie a favor suo . A Berengario non
mancarono seguaci, e fra i suoi Capitani contaronsi
i tre figliuoli di Suppone già Conte di Felina , e di
Malliaco nel Contado Parmigiano, uno de' quali ap-
pella vasi Unroco (a) , il quale nella detta Signoria
per Imperiali Diplomi vede vasi confermato; né deve
{a) Df Laudibut Bneng^rii Rer. Italie. Tom, II.
cecar maraviglia se questi aderivano a lui 9 essendo-*
gli consanguinei • Accrebbero dall' una e dalP altra
parte T esercito più Signori, e più Vescovi; e vi-
desi Lombardia già da gran tempo vissuta in pace
farsi teatro di una guerra crudele •
V anno vegnente fu pieno di ftragi, quanto più
confusamente narrate dagli Storici antichi , tanto più
atte a dipingerci alla mente il disordine e V orrore
di quell'epoca infelice. Due sanguinose battaglie, una
sul Bresciano , T altra presso Piacenza coftrinsero Be-
rengario a ritirarsi a Verona, mentre Guido entrò
in Pavia con grande applauso de^ suoi aderenti , che
radunati a parlamento intesero di detronizzar Beren*
gario, e di. voler lui solo ubbidir come Re.
Intanto ambidue il titolo e V autorità reale ar-
rogandosi , privilegiavano i loro dipendenti : Cuibodo
non riconoscendo Re se non Guido , presentossi a
lui in Piacenza il giorno 24 di Aprile dell' 890, e 890
riportò in dono alla prenominata Chiesa di San Ni-
comede un' Isola vicina al Po con varie Terre in
Vicopezzato , e a Capo di Taro (a). Unroco dall'al-
tra parte ligio a Berengario chiesegli in Verona a' i *
di Maggio novella investitura delle Corti di Felina
e Malliaco da Lodovico II donate a Suppone suo pa-
dre; e nel trarne confermasi sentì esprimere che già
appartennero al Parmigiano Contado (ò) . Tal formola
ci fa comprendere, che nelle scorse baruffe, nemico Un-
roco ai Parmigiani , ci avesse colla forta rapito il
(a) Appendice N. XXXII. riius ad Comitatum Parminsim fcv
(i) Appendice N. XXXIII. No« tinuirmnt.
tisi la formola sicut antiqms tempO"
19^
Gaftaldato Bismantìno , congiungendolo al Territorio
di Reggio , nel quale tenevasi il partito di Beren-
gario (a). Quindi d^ allora in poi fiaccata rimase
gran parte di montuoso paese dal Territorio noftro,
comprovandolo monumenti pofteriori spettanti a La-
ma Fraolaria colà situata , la quale riconosciuta già
da Carlo Magno, come esiftente nel G)ntado Par^
mense , viene accennata ne' documenti , che in appresso
ne parlano , come luogo non più da noi dipenden-
te (h) . Quefto fu il primo danno cagionato a Par-
ma dal già introdotto sidema feudale.
L' amore , che legò il Re al noftro Vescovo , fìi
inesprimibile . Dichiaratolo suo Arcicappellano e Con-
sigliere, lo trasse a Roma dov'era atteso da Papa
Stefano dispofto a coronarlo Imperadore. Successe la
gol solenne cerimonia il giorno 21 di Febbrajo deirSpi,
e parve un tal dì tutto dedicato a far •conoscere
{a) Due Diplomi di Berengario da-
ti in Verona nelP Ottobre e No-
vembre di quefto ftesso anno 8^0
pubblicati dal Muratori Ann^. hai.
Mid. Mvi T. Ili Diss. 54 col. 67
e Tom. V Diss. 6z col. 611 riguar-
dano donazioni dal lui fatte a' suoi
fidi nel Contado di Reggio .
(*) L'Ughelli ne' Vescovi di Rcg-
gio pubblicò prima di tutti un Di-
ploma di Ottone I del ^4 indican-
te sylvam olìm fitam in Qomitatu
Parmense in finibus Bismanti in loco
qui dicitur Lammafr andari a ( così )
O rivum Diluvila & rivum de Na*
seto'^c. Lo ftesso piìi corretto si à
inserito in un Placito pubblicato pri-
ma dal Muratori ( Anticb. Esten.
P. I cap. 16 pag. 14O1 ^ meglio
dall' Afiarosi ( Mem. ìst. del Mon.
di S. Prosp. di Reggio P. I pag.
^6? )• Non so come riflettendovi
sopra il Muratori potesse dire, che
la Corte Naseta^ Corte di grand* e*
sten/Ione f era fituata di que'* tempi
( cio^ correndo ancora il pd4 ) net
Contado di Parma . La Corte di La^
ma Fraolaria^ e di Naseta^ al dire
dell' AfTarosi , ^ una cosa roedesiaia
( Ivi pag. ip ) ', però chi la disse
oiim fitam in Comi tatù Parmense , in-
dicar volle che piìi non vi apparte*
neva •
195
quanto potesse suir animo del Monarca Guibodo,'
alla cui idanza , e a quella dì Anscario Marchese
fratello deir Imperadore spediti furono tre Privilegi a
favore della Imperadrice Geltrude (a) sua consorte
figliuola di Adelgiso Principe di Benevento. Ritorna-
to il Vescovo alla sua Chiesa , vi fu poi visitato nel
seguente anno dalF Imperadore : il quale qui pure 891
xnoftrò quanto valutasse la sua intercessione 9 conce-
dendo nel mese di Luglio a sua inchiefla certa gra-->
zia ad un suo fedele appellato Fulcrodo (b).
Ma Berengario mal sofferente di essere ftato su-
perato da Guido 9 chiamò soccorso ad Arnolfo Re di
Germania , senza riflettere che un pretendente al
Regno Italico mai non avrebbe voluto combattere
senza interesse a favore altrui . Venne Arnolfo con
buone forze portando ruina specialmente a Bergamo
del tutto desolato neir 894 ; ne potendo Guido 8^4
resiftergli, si ritirò dalla Lombardia, lasciando i Ve^
scovi, e i Feudatari nella necessità di umiliarsi a lui
per non soggiacerne al rigore • Crede il Muratori , e
{a) Qaesti tre Privilegi originali che già godeva , e che avesse potuto
ftanno nell* Archivio del noftro Re- acquietare . Le note cronologiche so-
verendissimo Capitolo ( Sec. IX N. no : Data Villi Kal, Mar. Indie»
XXII, XXIII, XXIV ). Dicesi in VIUI Anno Incarnationis Domini
tutti e tre , che fVìctodus sanSée DCCC XCI regnante donno ìVidone
P^rmensis Ecclesia Veti. Episcopus^ in Italia anno Regni ejus III Impe*
fi^ Anscheri US Marchio dileSique Con^ rii illius die prima. ARum RomM
siliarii nostri li aveano richiesti a in Dei nom» feficiter. Amen.
favor di Geltrude. Uno le concede {6) Il documento spedito in Par-
la Badia di San Marino in Pavia, ma il giorno 18 di Luglio fu pub-
L'altro le dona il Monistero della blicato dal Muratori Anti^juit. ItaL
Regina parimenti edificato in Pavia. Med. JEvi Tom. I Diss. XVIII col.
L'ultimo le conferma tutti i beni pS; •
n
194
gli tengono dietro il Poggiali (a), ed il Visi (A), che
Parma non si fiaccasse dair aderenza di Guido ^ ma
se il dominatore della Città era il Vescovo , come
negar non si può , ci convien dire altrimenti , veg-
gendosi Cuibodo ricorrere ad Arnolfo in Ivrea , e
trarne a^i7 di Aprile un rescritto a convalidazione
di tutte le proprietà sue acquiflate in Italia, e se-
gnatamente nel Territorio di Como , in Romagna ,
nel Ducato di Spoleti, nella Toscana , e nel Contan-
do noftro Parmense, ove sMndividuarono varj terreni
al Capo della Parola , e verso i confini di Soragna
e San Secondo sino a Sacca , villaggi allora molto
paludosi, e pieni di boschi (e). E' bensì vero, che
non vedendosi per tutto quefto Arnolfo sicuro di vit-
toria , dopo aver trattato male anche Berengario ,
pensò di dar volta • Appena mosso per uscire d^ I-
calia, ebbe Guido alle spalle col noftro Vescovo,
e i Parmigiani propensi: ma segnato era in cielo il
fine de' giorni di quefto Imperadore : conciossiachè
giunto coir esercito al Taro, soffocato da sputo di
sangue morì (flf); onde Guibodo, che ricongiunto gli
si era, trasferir ne fece il cadavere a Parma, e nella
sua Cattedrale avanti T Altare di San Remigio dic-
chi) Mcm, Ist. di Piac. Tom. Ili IVI do e vestìgio se^ueretufj fuxts
pag. 8? . fluvium Tarum defunSus est . Il
(A) Notiz* Ist. di Mantova Tom. Muratori negli Annali moftra che lo
I Lib. 6 pag. 270. Storico errb nelP epoca di tal mor-
(r) Appendice N. XXXV. te , la quale appartiene a quefto an-
(^) Lo apprendiamo da Liutpran- no , siccome e* prova con piti accre*
do HIst, Llb. I cap. io, che seri- ditati contemporanei; ma del luogo
ve : Dum rcdeuntcm Arnulphum Rix ov' essa accadde non se ne dubita •
19?
degli sepoltura (a). Per quefto molto afFezionossi a
Parma la vedova Imperadricc Geltrude, il cui figliuolo
Lamberto assunto dal genitore compagno nell'Impero
tenne le veci di lui, e fra noi flette alcun tempo,
trovandovisi nel Febbrajo delF 8 9 5 (d) . 895
Erano alcuni anni, che il noftro buon Prelato
pensava alla morte , e sin dalF 882, come a me
sembra, il luogo si preparò del sepolcro nella Cap-
pella di San Michele Arcangelo nella sua Chie-
sa (e) . Aveva pur anche dieci anni appresso dettato
il suo teflamento , in cui dichiarata usufruttuaria di
ogni avere la sua consanguinea Volgunda, detta an-
che Azza , vivente in iftato religioso , o come allora
dicevasi dedicata a Dio, ordinava che morta lei ne
rimanesse assoluto erede il Capitolq di Parma (d).
Così dispofto aireftremo passaggio , e de' beni per
altrui liberalità ottenuti fatta parte anche alla Chie-
sa Piacentina, lasciò quefta vita mortale il giorno
29 di Novembre del predetto anno 895 (e), non
senza cordoglio del suo amatissimo Clero , che viva
sempre conservò la memoria di un tanto benefat-
tore •
{a) Rilevasi da un documento del bodo fu segnato In un Antifonario
p2^ appartenente alla Vedova Im- Piacentino citato dal Campi he. cit.
peradrice Gettrude, di cui altrove. Lib. 8 pag* 2^$. Quarto Kalendas
(Jb) Privilegio in Parma concedu- Decembrts ob'tit D, PVibodus Episco*
to al Vescovo dì Piacenza presso il pus Parmensis^ qui sanSa Piacenti*
Campi Ist, EccL di Piac* P. I Ap- »<f Ecclesia multa pradia dedit . Per
pendice N. g2 pag. 474. quefte sue liberalità troviamo cara la
(0 Appendice N. XXV. memoria di lui ad Everardo Vesco-
(</) Appendice N. XXXIV. vo di Piacenza, che nel 905 an-
{e) II giorno della mert/K di Gni» che per P anima di Guibodo arricchì
1^6
Convien dire che mentre ftette Lamberto in Par-
ma, trovasse molto confacente al suo genio Ingel-
berto Viceconte del noflro Contado , poiché doven-
done partir nel Dicembre , giunto che fu a Reggio,
gli fece dono della Corte di Rivalta polla in quei
Territorio (a). Il Viceconte nel Diploma vassallo di-
cesi di Radaldo Consigliere Imperiale , creduto dal
Conte Canonico Don Mario Lupo figliuolo di Cor-
rado Marchese zio del defunto Guido Imperado-
re (b): il qual Radaldo se mai ebbe che fare nel
Parmigiano, potè dar nome alla Corte di Radaldo
passata in proprietà de'noftri Vescovi, e conceduta
poi da' medesimi alla Badia di Fontevivo* Che viag-
dt beni i suoi Canonici ( Campi
he, eh. pag. 242 )• L'Ughelli così
porta il suo antico Epitaffio : WI-
DIBOLDI EPISCOPI PARMEN.
OSSA AN. DCCCLXXXXV . Oggi-
dì nella Cattedrale leggesi questa
memoria in Marmo:
VIDIBOLDO CAROLI MAGNI
NEPOTI ECCLESIE PARMEN.
EPISCOPO ET GOMITI VIRO
REUGIOSISSIMO CANONICI
PARMEN. BENEFICII NON
IKÌEMORES DIGNITATIS EOR.
AVTHORI P. M. D. LXVII .
Dalle Regole date al noftro Capito-
lo dal Vescovo Fra Bernardo da
Carpi impariamo 9 che T antico suo
sepolcro nel moderno Duomo fu col-
locato sopra la porta della Sagristia
degli Argenti ; e che dopo i secondi
Vespri del noftro Santo Vescovo
Bernardo si cantava il Vespro de*
morti per P anima di Guibodo. E$
finhis Vtspnh dm reasandat Domi*
nus Episcopi CAorum cam toto C/f-
fo , O* ibi Vtspn^ mortttorum sohm*
niter cantemur cum sola oraùont^
Pétitificis prò anima Reverendi D.
Episcopi fVideioldi énjits BccUshb
Parmensis ii/nminatoris & DoSoris
almi , eujus etiam Episeopas fuit di"
gnissimus eoram ejus Arca super #-
ftium sacristi^ argenti muro iniierem^
//, ^Uée pallio condecenti coopertasit.
Si prosegue ordinando l'uffizio solen*
ne pel giorno appresso col suono del-
la maggior campana detta // Bajone
a suffragio del medesimo, e con di-
stribuzione di larga elemosina. Tal
Arca fu poi per mal genio distrutta •
(«) Cod. Dipi. EccL Bergom. Lih«
2 col. 1007 & seq.
{b) Antiq, hai. Med. AEvi TOOK
I Diss. 8 pag. 427 •
197
gìo intraprendesse Lamberto nel partire da Parma,
facilmente comprendesi dal saper noi, che la Impe-
radrìce sua madre , avendo sentore de' maneggi di
Papa Formoso propenso a far calare Arnolfo di bel
nuovo in Italia , se ne andò a Roma , e armò ga^
gUardamente quella Città per assicurarsi del Papa.
Lamberto allora assai giovane andava senza dubbio
colà chiamato dalla madre ardentissima pe'suoi van-
taggi.
Arnolfo infingendosi di averla con Berengario ,
tornò in Italia con grosso esercito , ed a noi giunto ,
non senza esigere omaggi e sommissione , divise le
truppe, sfilandone una parte per la via di Bologna,
e r altra, dietro cui cavalcò egli flesso, per la strada
di Monte Bardone . Soffermatosi all'entrare dell' 8 96 896
in Toscana , passò a Roma con molto fuoco , e co-
flretta la Imperadrice a ritirarsene, vi entrò, e co*
tonar si fece Imperadore. Ne uscì poi inseguendo
Geltrude, ma senza guadagnar nulla; poiché mal ve-
duto da tutti gl'Italiani, e oppresso da alcuni ma->
lori dovette ben toflo ritornarsene in Germania .
Allora Lamberto ben guidato dalla madre venne
in Lombardia riconosciuto per legittimo ed unico
Signore, e flando in Pavia il quarto giorno di
Maggio, donò all' augufta genitrice una Corte nel
Contado di Tortona (a).
Morto Papa Formoso , e dopo 1' effimero Pontifi-
cato di Bonifazio VI assunto Stefano VI, appare già
scelto a Vescovo di Parma Elbungo favorito dall' Im-
ia) Archivio dd Capitolo di Parma Sec. IX N. XXVIII .
n 1
198
peradore . Forse tornava dall' aver predato ubbidien-
za in Roma al Sommo Pallore , quando il giorno 4
897 di Marzo dell' 897 si trovò in Firenze presente ad
un Placito tenuto avanti Amedeo Conte di Palaz-
zo (a). Si sono perduti i Privilegi onde saranno
flati a lui dair Augufto Lamberto confermati i dirit-
ti deir antecessore ; ma ci compensa di tal perdita
la notizia recataci da un altro suo Precetto , da cui
appare, che morta già la consanguinea di Cuibodo
Vdlgunda (b) , erano i noftri Canonici di Parma ve-
nuti al possesso delle Chiese, Cappelle, Corti, e loro
dipendenze già da essa tenute nel Parmigiano , e nel
Reggiano (e).
Mentre quietamente imperava Lamberto, venne
talento di essergli molefto al mentovato Adalberto
II Marchese di Toscana , per la sua molta potenza ,
e per le ampie dovizie denominato il Ricco j laonde
preso a compagno delle sue risoluzioni un certo
Conte Ildebrando armò genti , e le fece alla volta
noflra calare per la via di Monte Bardone, guidan-
dole a Borgo San Donnino , dove accampossi (d) .
(a) Presso il Muratori Antiquh. del citatD Archivio Capitolare Sec.
UmL Med. JEvi Tom. I Diss. io X N. II. Sembra che il mirito di
col. 4P7, e il Pecci Storia del Ves- quefta fosse Pietro Duca di Raven-
cwado di Siena pag. pi . na vissuto su la fine del nono Seco*
(A) Il documento, cui ora allu- lo, di cui parla il chiarissimo Tira-
diamo , ci fa distinguere abbaftanza la boschi Stor. della Bad. di Nonant.
noflra già defunta Volgunda da un' Tom. I Append. I pag. 449 .
altra , che (lava in Bologna l'anno (j) Appendice N. XXXVI .
907 vedova di Pietro , o sia Pctro- (d) Jam jam Placentiam venerai
ne Duca , e Badessa di non so qual ( Adalbertus ) quum juxta ftuvium
Monistero , di cui parla altra carU Sejlerionem ad Burgum in quo san*
199
NT era giunto il grido a Lamberto » il quale , senza
aspettarlo 9 con una scelta compagnia di cavalli venne
sì tacitamente presso le tende nemiche in ora bruna »
che potè assalire gli spensierati Toscani dalla ubbria-
chezza e dal sonno oppressi, e metterli a fil di
spada • In quel tumulto fuggì spaventato Ildebrando ,
e rihigio cercò Adalberto in una stalla, da cui eftrat-
to , e con derisione imprigionato fu condotto a Pavia •
Mentre però il giovane Imperadore godeva della
vittoria , divertendosi poco dopo nelle clamorose sue
caccie , flramazzò da cavallo , o pur , come altri
^vogliono , fu da un suo malevolo ucciso , con gran
cordoglio della sua genitrice, la quale distribuendo
poi in dono i ricchi arnesi deir infelice figliuolo, ne
regalò gli aurei sproni tempeftati di gemme al noflro
Vescovo Elbungo (a) .
Niun accidente più favorevole di queflo succeder
poteva al Re Berengario softenutosi fin qui alla me-
glio nel Friuli , e in Verona . Corse tofto a Pavia ,
dove liberò dalla carcere il Marchese di Toscana , e
come Re altre volte riconosciuto d'Italia prese ad al-
lettare con beneficenze i vassalli. V Imperadrice Cel-
trude ridotta nelle parti del Ducato Spoletino, in lui
trovò la compassione ben meritata da chi essendo
consorte e madre, doveva in addietro tener le parti
del marito e del figliuolo .: onde concedutole il Mo-
8tisim» & pretiosi Martyris Domi- {a) Così deve essere , perchb EI-
ntei ( reggasi Domnini ) corpus posi- bongo nel suo testamento lasciò fra le
tmm venerMtmr cast ramsnt asse nuntia- altre cose alla noftra Cattedrale : Spf-
$ur ^c. Liutprandus Hifi. Lib. 1 rones auteos cum gemmis , fui fueruns
cap. XI • lamibcffi Impsratotis .
200
niftero di Arabona nel diftretto di Camerino > e quel-
lo di Fiume in Assisi , le promise amicizia collan-
te (a). Nel Marzo del seguente anno Amolone Ve-
scovo di Torino, e Sigefredo illuftre Conte lo prega-
rono a confermare le donazioni fatte alla prenomi-
nata Chiesa di San Nicomede da Carlo il Grosso, e
furono compiaciuti (b) •
Sembra a taluno altri non essere il mentovato
Sigefredo Conte fuorché il tritavolo della Contessa
Matilde, il quale venuto dal Contado di Lucca ad
abitare con tre suoi figliuoli in Lombardia, acquiftò
assai beni nel Modenese, Reggiano, e Parmigiano.
Io però noi credo propriamente se non quel desso ,
che nel 900 e 901 trovasi appellato Conte di Mila-
no (e). Né il vederlo impegnarsi presso il Re onde
ottener un Privilegio relativo a luoghi del Parmi-
giano, può farmelo riputare il personaggio a noi di-
sceso dal Contado Lucchese, come un celebre Lette-
rato è flato prossimo a persuadersi (d) , giacche raro
è che si scorgano impetrati dai Monarchi di que*
tempi i Diplomi col mezzo di soggetti aventi qualche
interesse ne' diflretti , cui i Diplomi riguardano . Ve-*
ro è che il Sigonio parve voler far credere venuto
(a) Il Muratori trasse tal docu* (0 Muratori Amiquit. ItaL MeJ»
mento dalP Archivio di San Sisto di ^vi T. I Diss. i^ pag. 717. Giu«
Piacenza , e Io rendette pubblico lini Memorie di Milano P. II Lib.
Antiquit. hai. Med. j€vì Tom. VI 8 pag. 82 .
Diss. 7J col. JJ7. Noi lo abbiamo [d) Tiraboschi Stor. della Badés
pure nell'Archivio Capitolare di Par- di Nonant. Tom. I Disc. PreL I
ma Sec. IX N. XXXII . pag. 26 .
{b) Appendice N. XXXVII.
r^
201
a noi anche prima di questi tempi Sigefredo dal
Contado di Lucca 9 parlandone air anno 896, ed
aggiugnendo di più , che atterriti i Parmigiani dalle
scorrerie de'Saracini del Frassineto per dedizione spon-
tanea si assoggettassero al suo dominio (a) . Il buon
Angeli prestando a sì chiaro Scrittore soverchia fé--
de, assegnò a questi tempi un sì notabile avveni-
mento ; e senza riflettere, che assai più tardi fu
invasa quella parte di Lombardia dai Saracini del
Frassineto, da lui probabilmente confusi cogli Unga-
ri a noi appunto venuti nelF 899 , disse , quasi che
ne avesse le più convincenti dimoftrazioni , che Si-
gi fredo accettò con lieto animo la Città ^ e la difese ,
e la conserxx) così valorosamente , ed in tal guisa y
che né con più prudenza^ né con più forze P avreb^
bono difesa i maggior Re del mondo ^ della quale ne
ricevè poco dopo il titolo di Conte {b) . Di ciò tutta-
via mancano affatto le prove: anzi quanto rimane
onde trar motivo di Storia ^ serve a mostrarne la in-
sussiflenza; conciossiachè in primo luogo tutti i do-
cumenti parlanti di Sigefredo tritavolo di Matilde
provano che titolo mai non portasse di Conte (e); e
(41) Postea Urbem Farmét Sarace- ti pubblicati dal Bacchiai mai non
noTum a Traxineto incurrentium me- chiamò Conte suo padre Vi si dice
tu percmhétm in deditionem acceph . soltanto quondam Sigifredus ^ o pure
Sigonius de Regno halite Lib# 6. bonét menrnri et Sigi fredus de Comitati»
Tal narrazione i segnata sotto l* an- Lucensi . Ciò non oftante il P. Affa-
no 896 ; ma lo Storico epilogava rosi ( Notiz- Istor. di Reggio pag. 95 )
molte cose di Sigefredo , che suppo- lo dice Conte di Parma , e di altre
neva succedute in appresso . Città . Donizone chiamollo Principe ,
i^b) Ifioria di Parma LÀ\}.lipa^.6i. ma o per le sue molte dovizie, a
(Ó Adalberto , detto anche Attone , per la solita sua maniera d'ingrandir
figliuolo di Sigefredo negl' Istrnmen* le cose.
202
in conseguenza dir non si può Signore di Contado
veruno. In secondo luogo ancorché Sigefredo venuto
fosse così per tempo , come air Angeli parve , in
Lombardia, non poteva divenir Conte di Parma per
dedizione del popolo soggetto al Re d^ Italia y cui
solo apparteneva creare i Conti; né par verisimile,
che senza demeriti potesse Berengario al Vescovo to-
gliere il dominio della Città per conferirlo a quello
straniero • E sebbene manchino documenti a provare ,
che Berengario avesse confermato al Vescovo la Si*
gnoria di Parma , non abbiamo neppur fondamento
di asserire, che prima d'ora glieF avesse tolta, o
gliela togliesse dappoi. In terzo finalmente quando
Sigefredo calò dal Contado di Lucca , venne co' figli*
uoli già nati ^ come Donizone attefta (a) , ed erano ,
a quel che sembraci , adulti : però sendo campato il
suo secondogenito Adalberto, detto anche Attone,
sino ai tempi di Ottone il Grande, e vivo trovando-
si per cosa certa nel 981, non pare che all'entrar
del secolo fissar si possa il primo suo giungere • Il
Muratori infatti pone il fiorire di Sigefredo soltanto
verso il 920 (ó), circa il qual tempo incominciar
potè fra noi sua dimora . Ma di Parma era allora
Signore il Vescovo ^ e del Territorio era Conte un
Adalberto , come si avvertì poc' anzi , e si moftrerà a
suo luogo. Nel 926 e 935 vedremo i Vescovi nella
(a) Donizone in Vita Msthild. Longobardiam eum natii vfnit in
Lib. I cap. I • istam •
Ampi ideati volens propri um Sige* (Jb) Antichità Estensi Tom.I cap.
frfdus honorem y 8 pag. ($4.
20J
loro indubitabile autorità dominativa ; e sì possenti
e sublimati li troveremo» allorché giuda i computi
del Sigonio morì Sigefredo , che non è possibile rin«
venire con probabilità intervallo in tutto il corso di
vita da lui menata in Lombardia, per collocarlo
nella G)ntea di Parma, e molto meno nella Signoria
della Città.
La incursione degli Ungheri per V Italia nel
tempo accennato fu veramente apportatrice di gran
terrore e danno . Ne risentirono per sicure memorie
Piacenza (a) , Reggio (b) , Nonantola (e) , Bolo-
gna (d) y e molti altri luoghi derubati e incendiati ;
ne perchè presso noi non sia rimada notizia di simili
mali , non credo io già, che ne andassero esenti le
nostre Ville: che osservando anzi come in appresso
le sacre spoglie di San Nicomede dal luogo di Fon-
tanabroccola , ove le vedemmo recate , fossero trasferite
nella noftra Cattedrale di Parma (e), argomento che
{a) Da un docuir. del po^ rife- {d) Savioli Annal. Boi. Tom. I
rito dal Campi Iftor. E ed. di Ptac. P* I pag. 104.
P* I Append. N. 40* (0 Lo apprendiamo dal teftamen-
{&) Un Diploma di Berengario to del Vescovo Elbungo dettato nel
dato nel 904 al Vescovo di Reggio 91; 9 dove lascia in legato ad re*
conferendogli il possesso di Monte stauranda Aitarla SanSt Nicomedh ,
Cervarìo così si esprime : toto men- ^ SanS^e Trinitatis , & SanSi
tis afeSm providentes ejusdem Ec- Michaelisy & SanBl Rem/gii aere"
clesiét necesshates vel depr^dationes rorumque SanRorum^ quorum Rell*
arque incendia qude a ferocissima qui^e hic condit/e sunt j argenti Li-
gente Hungrorum passa est. Lo pub- iras XX. Tali Altari coi Corpi di
blicò il Muratori Antiquit. hai. S. Nicomede, e di S. Remigio, o
Med. Mvi Diss. 72 • sia colle Reliquie loro erano nell'
(r) Chronic. Nonant. apud UghelL antica Cattedrale . Edificata poi la
hai. Sac. Tom. II in £p. Mutin. presente, come vedremo a suo lue-
204
per non lasciarle più espofte alle onte de* barbari, forse
colà più che altrove mostratisi feroci e crudeli, ne
venissero piamente rimosse. Quella Chiesa però non
rimase per quello negletta, mentre passò in proprietà
della prelodata Imperadrice Geltrude vedova di Gui-
do , e madre di Lamberto, che dedicatasi al servigio
divino prese in seguito ad abitar alla flessa vicino ,
siccome prova un Atto ivi da lei dettato nei 923 (a).
Quindi non deve essere priva di fondamento la tra-
dizione, che presso tal Chiesa fosse già eretto un Mo-
niftero , o un Ospedale , sembrando confermarlo cer«
te reliquie di antico edifizio scoperte sotterra in quei
luogo , rimaflo col volger de* tempi diftrutto. Ora
non vi si vede che la Chiesa senz' altre fabbriche,
ma non è più T antica; imparandosi dal Canonico
Piermaria Campi, che trasferitone il giuspadronato
nella persona di Bosone Vescovo di Piacenza figliuolo
baftardo di Ugo Re d* Italia, egli ne livellò i beni
nel 943 ad un certo Gioanni (A); e che nel 1289
un Guglielmo Visconti Piacentino la riedificò (e).
go, si riposero varj Corpi, o Reli*
quie in una sola Urna, che flava
dietro al vecchio Aitar maggiore , ed
^ di assai antico lavoro , per quanto
mi % paruto dall' osservarla una so-
la volta che ò potuto vederla sco«
perta . Per un Iftrumento di Crifto-
foro della Torre i Agofto 1567 tro-
vo che fu visitata nella traslazione e
consecrazione del nuovo Aitar mag-
giore ai tempi del Vescovo Cardinale
Sforza , e vi si lessero i seguenti versi :
QuatuoT hac mtca SanSorum cor'
fora c/ausM
Smnt Adon , senes ^ ae Martyris
Hercu/iani
Ef corpus medium sacri Nicomedis
humatum
His est conjunSa sacra virgo Pu*
dentiana •
{a) Appendice N. XLVIII •
{b) Ist. Eccl. di Piac. P. I Lib.
pag. 262 •
(r) Ivi P. Ili Lib. 20 pag. 18.
205
Su la porta della medesima leggesi tuttora scritta in
mattone la memoria del risarcimento fattone Tanno
1389 dal Sacerdote Oberto del Poggio: e la Can^
celleria Episcopale di Borgo San Donnino conserva la
cessione fattane Tanno 1479 dal Cardinale Gioanni
d'Aragona Legato Apoftolico a Gianfrancesco , Anto-
nio, Alessandro, e Giambatifta fratelli Pallavicini da
Scipione , acciò la riparassero e dotassero, riserbato-
ne loro e ai discendenti il giuspadronato.
Tornando al filo della Storia dico aver torto il
Re Berengario colle armi fatto oflacolo agli Ungheri
predatori, ftringendoli per guisa tale, ed incalzando-
li per modo, che perduta la speranza di salute si
volsero a chieder mercè . Se il Monarca piegavasi a
lasciarli tornare così emendati al paese loro , tutto
era finito ; ma egli si ostinò di non voler essere 900
secoloro pietoso, e li ridusse ad una fatale dispera-
zione, in mezzo alla quale renduti dalla necessità
più feroci di prima , gli si scagliarono addosso in riva
alla Brenta con impeto ardentissimo , e colla morte
d' innumerabili uomini ne sbandaron Tesercito. Aveva
Berengario molti nimici in Italia, che da un tal fat-
to a dispregiarlo avanzandosi, nauseati di lui, moti-
vo presero di volerlo detronizzare. Adalberto II Mar-
chese di Toscana, Sigefredo Conte di Milano , ed
altri invitarono perciò in Italia Lodovico Re di
Provenza , che per la madre Ermengarda maritata a
Bosone era nipote delT Imperadore Lodovico II , né
tardò egli a porgere orecchio a si dolce lusin*-
ga. Vescovi assai, tra i quali fu certamente anche il
noftro Elbungo, Marchesi, Conti, e varj Signori
zo6
accorsero ad acclamarlo in Pavia per loro Re. Air
901 ingresso del 901, anno primo di un secolo non men
rozzo de^già trascorsi 5^ accompagnato dai Vescovi di
Novara , di Bergamo , di Brescia , di Piacenza , di Par-
ma, e da varj altri della Toscana, portossi Lodovico
a Roma («), dove Benedetto IV Sommo Pontefice
lo fregiò della Corona Imperiale , e il terzo fu di
tal nome»
Abbandonato dai vassalli , e dalle sue infermità
impedito, mirò attonito Berengario una scena che io
umiliava : ma scorso qualche tempo dacché Lodovico
signoreggiava in Lombardia, seppe cosi cautamente ri-
pigliar forza, e guadagnarsi V animo di que* medesi-
mi , che gli avevano poc' anzi volte le spalle ^ che
90 z in breve sorprese T emulo, e lo coftrinse a tornarsene
in Provenza con giuramento di più non metter pie*
de in Italia» Ch'ei perdonasse agli autori della pas-^
sata ribellione, ed a coloro che si erano lasciati ra-
pire dietro il partito più forte, appare ben chiaro,
sì perchè fu egli di carattere assai portato alla cle-
menza, come ancora perchè fin d^allora scelse a suo
Arcicancellìere Ardingo Vescovo di Brescia (b) , co-
mechè uno fosse di quelli, che accompagnarono Lo-
dovico a Roma per farlo coronare . Quindi lo (lesso
fallo dissimulò senza dubbio nel Vescovo di Parma
(a) Un Giudicato di esso Lodo- pubblicato dal Fiorentini nell'Ap-
vico III Imperadore tenuto in Ro- pendice alla ^ifa della Contessa Mrf-
ma il giorno i di Febbraio del poi, tilde,
cui si trovarono presenti i detti {b) Gradonicus Brixta Sacra pag%
Vescovi con quel di Parma chiamato ijp .
Heliringus in vece di Helbungus^ fu
2 07
Elbungo , ne credìam punto che a risentirsi di lui ,
bensì piuttofto che a confermare nella passata loro
fedeltà i Parmigiani, venisse nel Gennajo del 903 a 903
trar quivi una breve dimora (a).
, Ma di qual famiglia , e di qual patria era mai
il mentovato Vescovo Ardingo a tant^ onore da Be-
rengario innalzato? Non trovo chi se lo arroghi, e
cercar piacemi se mai per sorte abbia su di lui Par-<
ma qualche diritto. Moftrai come una famiglia già
tra noi fosse posseditrice deir Oratorio di San Quin-
tino , e dissi che Rimperto Arciprete di Parma ne
acquino Tanno 860 alcune porzioni altrui. Quello
Rimperto figliuolo di Lamperto ne fece poi vendita
ad un Suddiacono nipote suo chiamato Stefano (b) ,
il quale fatto Prete, e presa neir 880 a livello,
vita sua durante, la porzione goduta da Nandelberto
figliuolo di Anusso da Parma (e), indi venuto a cer-
ta commutazione di beni spettanti a detto Oratorio
con Leopardo Abate di Nonantola nel 90 j (d) ^ di-
vise quanto ivi possedeva di proprio tra Lamperga
sua consanguinea , la quale vestita di abito religioso
in Parma vendette poi la sua parte a Petrone o sia
Pietro Sacerdote figliuolo di Teuperto abitatore del-
la Modelena sul Reggiano (^), e tra il mentovato
<— ^■— — ■ ■ Il — — i^ I ■■■■ 11... Ili»
(il) In Panna a' 12 di Gennajo {d) Ivi Sec. X. Num. i. II qual
delPpo^ diede Berengario un Pri- documento si pub leggere pubblica-
vilegio all'Abate di Tolla, Campi to dal eh. Tìraboschi Sfor. della
Ift. Eccl. di Piac. P. I Lib. 8 Bad. dì Nonantola Tom. II pag.
pag. 240. 87.
(*) Appendice N. XI. (e) Nel 918 accadde quefto con-
(0 Archivio Capitolare Sec. IX tratto di Lamperga. Ivi Sec. X
N. XV. N. XII.
zo8
Àrdingo Vescovo dì Brescia, che molto probabilmente
doveva essergli congiunto di sangue per parte di
femmine, giacche gli ascendenti di Stefano a me sem-
brano Longobardi , e Ardingo era sicuramente Sa-
lico • Ciò appare dalla carta di donazione pel me-
desimo Ardingo segnata in Brescello nel 919 a fa-
vore di Ariberto Chierico suo fedele , in cui trasferì
i diritti, che in San Quintino ereditati da Stefano
possedeva (a) . Quello suo compossesso di un Orato-
rio tenuto sì a lungo da una famiglia Parmigiana ,
quello suo risedere in tal tempo in Brescello, cioè
ne' limiti del Contado Parmense , assai rendon proba-
bile che Parmigiano egli fosse. Aggiungasi ch'egli
fu zio fors' anche paterno ( giacche la voce Aviuu^
culus fu dagli antichi sovente in tal significato ado-
perata, come il Du-Cange (b) assicura ) di un Con-
te Suppone, che Tanno 942 per rimedio dell' anima
sua, e di quelle del Vescovo Ardingo, suo Avunculo
già defunto, e di un suo fratello appellato Gugliel-
mo , llando nel Caftello e Corte di Vidiana pofla
su i nostri colli , ov'egli senza dubbio il suo rurale
Contado signoreggiava , donò alla Canonica di Parma
varj beni in Palasone , cioè nel distretto di S. Secon-
do (e). Per simili notizie sembrami di poter senza tac-
cia di presunzione donar a Parma quell'esimio Prela-
to, Vescovo insieme e Conte di Brescia, come il Biem-
mi dimostra (d) , ed Arcicancelliere di Berengario .
{a) Appendice N. XL . & inf. Latin, verbo Avunculmt.
{b) Avunculus prò Patruo promiscue (r) Appendice N, LXI •
Hsurpattim iegere est apud Scriptores (d) Istoria di Brescia Tom. II
inedia atatis, Du-Cange Gloss. med, Lib. % pag. ip2 e seg.
209
Divulgatasi due anni appresso una falsa voce 905
della morte di Berengario , se ne persuase troppo fa-
cilmente Lodovico 9 tornato in suo mal punto tra
noi , ov' ebbe di bel nuovo fautori • Berengario
era infermo , e fu coftretto vedersi un^ altra volta
occupare il Regno . Riftabilito però in salute fu di
soppiatto introdotto in Verona dal Vescovo Adelardo
>ìnolto a lui fido, nella qual Città ricuperato a un
tratto il dominio, ebbe suo prigioniero V Imperadore
spergiuro , cui fece in pena del giuramento mal cu-
ftodito abbacinar le pupille, orbo rimandandolo ai
Regno suo di Provenza.
Essendosi fatto più di una volta menzione di
Adalberto II Marchese di Toscana figliuolo del Mar-
chese Adalberto I , giova qui il dire che fin da
que^ tempi aveva incominciato a fare acquisti nel Par-
migiano , dove poi si propagò la nobilissima stirpe
de' Pallavicini, da lui non meno che la progenie
dei Malaspina , e degli Eflensi discesa (a) . Su le
noftre Alpi certamente avendo fteso in varie Corti
la sua possanza , non so in qual modo avvenisse ,
che si credette padrone del montuoso Villaggio di
Lugolo donato già da Carlo il Grosso alla Chiesa
di Parma , onde occupoUo . Di simil cosa il Vescovo
Elbungo, Signor legittimo di esso luogo, prese ri-
sentimento: il perchè delegato nel Maggio del sus-
seguente anno da Berengario un suo Messo chia- 906
mato Bertaldo a ricevere le querele de* litiganti,
e a far giustizia a chiunque la meritava, tenuto
(«) Muratori Antichità Estensi P« I Gap. XVII pag. i ^9 .
aio
fu un Placito nella Corte di Veloniano spettante
al Marchese, entro i confinì del nostro Contado ,
cui egli medesimo colla consorte Berta (a) si rì^
trovò presente 9 dove comparendo Elbungo con Be»
nedetto suo Avvocato , e producendo la donazion
di quel luogo fatta al suo antecessore^ riportò fa^
vorevole sentenza (b). Proseguì senza dubbio lo ftes*
so Marchese ad ampliare i suoi dominj fra noi^
menzione trovandosi dopo la morte sua accadu^
ta nel 916,0 917 (e) di altre terre non molto
da Parma lontane già di suo diritto (d). Amplissima
però esser dovette la eftensione del suo potere non
solo ne' monti del Parmigiano e Piacentino , ma
eziandio nella pianura , giacché i suoi discendenti
progenitori de"" Pallavicini vi divennero potentissimi.
Andavano minacciando tratto tratto gli Ungheri
di tornar ad infellare T Italia; ma il Re tenevali con
tributi d'oro lontani. Frattanto è opinione degli Sto«
rici che i Signori di Lombardia nelle proprietà loro
campestri Caftelli e Rocche venissero edificando per
guardarsi da simili non preveduti assalti: ond'è che
al monte ed al piano se ne trovano poscia anche
sul Parmigiano in buon numero. Gli Ecclesiastici ri-
{a) Appunto il veder nel Placito (ù) Appendice H. LVIIl,
nominata Berta <ome tnogKe di (r) Muratori Anùcbità Estetui
Adalberto Conte e Marchese, ci P. I Gap. XXII pag. 21;.
fa comprendere parlarvisi del Mar- (J) Vedremo in una carta del
chese di Toscana, e non gii di A- pi 8 accennani per confine tnrM de
daiberto Marchese d' Ivrea , ovvero una parte ^a m^nt di hntd. f #o»«
di qualunque altro vivente con si- dam Adaiberù Marchionis & qui
mil nome, ed egual titolo in questi fuit quondam Johannis Scavino.
tempi •
211
doravano le Chiese guade dai barbari ; e tra questi si
annoverava T Abate di Nonantola> cui Papa Sergio III
nel 908 restrinse la facoltà di far consecrare la sua 9^^
airuno de^ Vescovi delle tre Città di Parma, di Pia-
cenza, o di Pavia (a)^ Anche il noftro Prelato non
sarà ftato neghittoso y perchè vigilantissimo era > e del
comun bene grandemente sollecito • Ma per noflra
sventura la mancanza di monumenti ci sforza ad
ignorar tante cose , che non si scopriranno forse mai
più , a meno che qualche marmo de' tanti smarriti o
sepolti non si dissotterrasse • Sappiamo solo , come
pensando alla morte deliberò di lasciare per teda- 913
mento molti preziosissimi arredi alla sua Cattedrale,
facendo anche legati per la manutenzione di varj
altari, eretti alla conservazione ed ai culto delle
Reliquie de' Santi , come pure a ridorazione delle
Chiese di Borgo San Donnino, e di Berceto (b) .
Così dispode le cose , sembra che poco dopo la co-
ronazione di Berengario, salutato Imperadore Tanno
915, mancasse di vita» Erra l'Angeli nel farlo vive- 915
re fin al regno di Rodolfo, siccome errato aveva fis-
sando il suo ingresso al Vescovado Parmense nel 909^
II: Bonvicini nelle aggiunte all' Ughelli ridampato
dal Coleti fissò la morte di Elbungo all'anno 916,
ma sopra un falso suppodo che a tal anno appar-
(il) Nolumus ut alifuem ad con- la lettera cfel Papa all*^ Abate, riferi-
Sicrandam ipsétn Ecclesiam roges , ta dall' Ughellt in Ep. Plac. e dal
misi Joannnn venerai* Tieinensem Muratori Antiqui^ ItaL Mtd. jEvi
Epsscopumy sut fVidonem Placen* T. I DIss. I col» 2^.
tinum j set* Elbungum Parmensem {V) Appendice N. XXXVIII •
Rfverendissimos Episcopo!. Così nel-
^^.^Ki> relativo ad Aicardo suo suc-
•^c xrò al 920 si deve riportare. Do-
.^- *.»c 5UO aver sepoltura nella vecchia
..oaci r Altare della Santissima Trinità,
^. N*^ ceilamento aveva ordinato.
Fine del Terzo Libro.
STORIA DI PARMA
LIBRO QUARTO,
Ri
.allegrata Parma pel dono di un nuovo Paftore
nella persona di Aicardo , appellato da alcuni Er-
cardo (a), ebbe a rimanere non molto appresso do-
lente a cagion di un incendio, che d^mprovviso
destatosi nella Città , si appigliò pur anche alla
Cattedrale, ed alla contigua Canonica, infelicemente
distrutte . Fra i molti antichi ornamenti periti allo—
ra , ridotte furono in cenere le scritture air una
ed air altra spettanti con danno irreparabile invano
ancor deplorato . Il perchè trovandosi privi i nostri
Ecclesiastici delle carte ^ cui affidata era ogni ra-^
gione de^ beni per altrui liberalità avuti in dono , o
in qualunque altro modo acquiilati, giacché T avidità
de' più possenti del secolo insorgeva fin d'allora tal-
volta a tentar di spogliameli , ebbero airimperador
Berengario ricorso , che mosso a compassione della
(if) L' Ughelli 9 il Bordoni , il Fon- lui prima del 920 , al qual anno ap«
tanini , e il P. Zappata lo chiamano partiene il Diploma , che il Bonvici-
Ercardo: ma ne' Diplomi si appella ni nelle aggiunte alP Ughelli riputò
AI Canio . Non troviamo notizia di con error manifcfto spettante alpitf.
Z
disgraada loro , confermò prima al Prelato V anno
910 920 il possesso generale de^beni della sua Chiesa, e
lo abilitò a ricuperare quelli , che mai per sorte gli
fossero (lati occupati, col solo mezzo delle altrui te-
stimonianze ,0 del giuramento del proprio Avvo-
cato affermante essere tali beni di ragione Ecclesiasti*
911 ca (a): poi nel seguente anno altrettanto decretò a
favor de^ Canonici (b).
Dai Privilegi, che pe^ Canonici uscirono dalla
Imperiale Cancelleria, impariamo come T esemplarità
e il santo viver loro meritato avesse alla Canonica
altri benefattori oltre Guibodo e Volgunda, perchè
si dice di ricchezze aumentata pur anche da una
Contessa chiamata Berta, e dal Conte Yifredo figli*
uolo di lei già defunti. Quella Berta , se io mal
non mi appongo , è la medesima , che nel primo
anno del Regno di Berengario reftata vedova d*un
Conte Suppone abitava in Fogliano (e) , ed esser de-»
ve la flessa, che co'figliuoli Adelgiso , Yifredo , Bo-
sone , e Ardingo Chierico fece uomo libero Gisem-
perto, detto Azzo, figliuolo di Dodone, privilegiato
in vigore dì ciò dall'altro Conte Suppone nipote di
Ardingo Vescovo di Brescia (rf), anch' egli poi dona-
(i») Appendice N. XLI XLII. ^ut modo vejle velame» sanBe geni-
{i) Appendice N. XLIII XLIV. trìcìs Marie inJttta esse videtur^ con»
(r) Neil' Archivio Capitolare Sec. cede a livello certe terre presso la
ÌX N. XXXVI trovasi nna Perga- sua Corte di Fogliano a Domenico 1
mena del giorno io di Giugno delP Ariverto, e Refhno fratelli e figlino-
anno primo del Regno di Benenga* li di Anperto de Villa Moeletulij
rio , cioi deir 888 , data in FolÌ4f»o ^ uomini liberi .
per cui Domna Berta que fuet reti* {d) Appendice N. LII •
^a quondam Supponi qui fuet Qomet
US
tore di varie terre nel Parmigiano ai prelodatì Ca-
nonici (a) • Simili argomenti della pietà di quegli
antichi Signori lo sono eziandio d^ encomio per quc^
Soggetti al culto divino dedicati, che stima sì gran-*
de e venerazione sapevano procacciarsi •
Non si tardò molto a conoscere quanto fosse fla-
to necessario il ricorso de^ nostri Ecclesiastici a Be-
rengario per cautela delle proprietà loro; posciachè
un Giudice chiamato Boniprando , prevalendosi delle
ciicoftanze , erasi già impadronito dì alcune terre po-
fte in Bazano, comechè da Guibodo ai Canonici
lasciate in dono • Mossa querela contro colui, al
quale mancar non doveano cavillazioni onde Tusur—
pazion mascherare di apparenti ragioni, avvenne per
buona sorte, che Tlmperadore destinò suo Messo a
riconoscere le cause de^ litiganti nel paese nostro il
Conte del Contado di Parma Adalberto, il quale ac-
compagnato da Ludo Giudice Imperiale, dagli Scabini
della Città , e dal suo Yiceconte Elmerico , prese a vi-
sitare il Contado ascoltando i piati altrui , e termi-
nando con giufte sentenze le controversie. Mentre
adunque trovavasi egli a Basilicanova , e presso la
Chiesa di San Giambatifta , alzato il giudizial Padi-
glione, imparzialmente le differenze de^ popoli ascolta-
va, citato venne alla presenza di lui Boniprando da
Azzo Diacono Propoflo della Cattedrale, e dal suo
Avvocato Gisone, perchè se legittime ragioni aveva
di render sue quelle terre, avanti al Conte le pro-
ducesse . Siccome però non avevane di sort^ alcuna ,
(«) Appendice N. LXI.
2l6
gli bisognò confessare il suo errore , e lasciar libera
ai Canonici l'usurpata proprietà, che appartenere a'
medesimi fu comprovato nel Placito ivi allora tc-^
nuto (a).
Chi fosse , e di quale schiatta il mentovato Con-
te Adalberto, invano sono andato cercandolo. Mi so-
no di più invogliato di sapere , se mai dovendosi ri-
sarcire la Cattedrale danneggiata dal fuoco^ si fosse
in quel tempo preso consiglio di edificarla fuori delle
mura della Città, cioè dove ora si vede; ma i do--
cumenti esaminati mi anno chiarito della continua
esigenza sua dentro le mura sin verso la metà del
Secolo XI . Né varrebbero a far credere il contrario
Fespressioni usate nella Vita antichissima di San
Gioanni primo Abate del Moniftero di San Gioanai
Vangelifta , ove indicandosi come di notte , sendo la
Città chiusa , usasse il Santo di uscire a far orazione
neir Oratorio vicino dedicato a San Colombano, si
soggiugne essere flato il detto Oratorio contiguo alla
Chiesa maggiore (b) . A primo aspetto direbbesi, che
vivente il Santo Abate tra il 983 e il 992, la Cat-
tedrale moderna fosse già eretta ; ma rifletter si de-
ve come r autore di quella vita avendo scritto in
età forse avanzata dopo aver conosciuti già vecchj i
discepoli del Santo, che narrate gli avevano le glo-
rie del Servo di Dio (e), si mostra fiorente almeno
(a) Appendice N, XLV . strum Monasteri i juxta majorem Ec-
{i) In Oratorio SanSt Colamians clesiam , dopo aver detto , che il
tfuod majori Ecclesia contiguum Monistero era juxta & foris fupra^
fuit . Così I' Anonimo autore , il diSla^ urbis muros .
quale scrisse pur anche intra clau* {e) Narra fra le altre cose l'Ano*
217
verso il 1Ó70 in tempo che la Cattedrale moderna
sorgeva, e poteva essere da lui nominata, non come
già in piedi a' tempi di San Gioanni, bensì come e-
sistente a' suoi tempi.
Mentre i Parmigiani ripara van le ingiurie dell' in-
cendio accaduto, nudriva Adalberto Marchese di Ivrea
pensieri di ribellione contro T Imperador Berenga«-
rio, e seppe comunicarli a Olderico Marchese e Con-
te di Palazzo , ed a Lamberto Arcivescovo di Mila-
no . Fu in breve armato contro di lui un esercito ,
per difendersi dal quale chiese Berengario il soccorso
degli Ungheri già predatori dell' Italia, e tenuti fin
qui da lui flesso con donativi lontani. Tra il gareg-
giar delle spade venne meno Olderico, il quale ave-
va per moglie Leigàrda figliuola di quel Conte Vi-
fredo nato da Berta nominato poc'anzi, e ne lasciò
un figliuoletto chiamato pure Vifredo anch'esso Con-
te, il quale colla genitrice fu col tempo cortese di
beni alla Canonica di Parma (a). Intanto chiamaro-
no i congiurati a regnare in Italia Rodolfo Re dell'
alta Borgogna , cui tutte ben predo aderirono le
Città Lombarde, co' Vescovi e Conti che le reggeva-
no, concorrendo a preflafgli omaggio anche il noftro
Vescovo Aicardo, che n'ebbe il quarto giorno di
nìmo , che Cristoforo Monaco DU Gandolfo discepolo del Santo già tra*
scepolo del Santo scrivendo un Codi- passato , il quale , come ognun vede ,
ce si tagliò un dito risanatogli da avea potuto vivere fin verso il lojo •
lui , e soggiunge: ^uem digitum lon^ Ciò che vie piti conchiude si i, che
go post tempore ipse frater préediBi mostra chiaramente di avere scritto
Monasterii Pneposìtus nobis demon^ molto dopo il Vescovado dt Ugo
stravit , atque ea qua retultmm nar- Vissuto fin circa il 1045 -
rsvit • Allega altre testimonianze di («) Appendice N. LXV LXVII •
2l8
921 Febbrajo del 922, per intercession del Marchese d'
Ivrea , e deir Arcivescovo di Milano , un Diploma
confermativo del suo possesso della Badia di Berce*
to (a). Anche al Capitolo Parmense da lui convali«»
dati furono i Privileg) antichi (b) .
Berengario ritiratosi a Verona onde riftabilir le
sue forze, non tralasciò di farsi partito in Lombardia,
e trovò dispostissimo Guido Vescovo di Piacenza a
Aaccarsi dall' aderenza di Rodolfo, quantunque ono-
rato da lui , e scelto tra i suoi Consiglieri . Per o-
pera del Vescovo ribellata dunque a Rodolfo Piacen-
923 za nel 923, si aperse air Imperadore la strada di
avanzarsi novellamente in Lombardia colle sue ar-.
mi . Era in vicinanza di Fiorenzola il giorno 2 9 di
Luglio, quando fu attorniato dai partigiani di Rodol-
fo , ed eccitato a combattere • Non si smarrì , anzi
così bene prevalse da prima, che sembrò decisa la
vittoria per lui. Già i Rodolfiani cedevano il cam-
po, e le milizie di Berengario preda facevano delle
ostili spoglie : quando il Conte Bonifazio cognato di
Rodolfo , e il Conte Gariardo giunti air improvviso
con gente fresca scagliaronsi addosso ai predatori
facendone strage , e costrinsero Berengario a fuggir
di bel nuovo a Verona . Così vincitore nel conflitto
Rodolfo sembra che privasse il Vescovo di Piacenza
del titolo di suo Consigliere per darlo al nostro (e) •
{a) Appendice N. XLVI • indicò egli Aicardum v^ntrabìUm
{h) Appendice N. XLVU • sunàéc Patmtnsis EceUsiée Episcopum
{e) Leggesi presso il Muratori un tnmmumqiti Aurìcularium nofirttm
Privilegio conceduto nel 924 al Ves- ( Amìiq. IìmL Mid. JEvi T. VI
covo di Cremona da Rodolfo» ov<e Diss. 71 col. 49 ) • Spiega il dotto
£19
Minacciava altre mosse Berengario » ecL afirettavasi
altri soccorsi dagli Ungheri ; ma gli flessi suoi fa^
migliari non gli permisero di vederne V arrivo » gre-
che uno di essi Tanno seguente a tradimento Tue*- 924
cise» levando per tal maniera il competitore a Ro«
dolfo. Sedati i tumulti, piacque al Regnante di usan-
te ancora maggior liberalità verso il suo fedelissimo
G>nsigliere Àicardo Vescovo nostro » donandogli la
Corte di Sabbioneta oltre Po con facoltà di poterne
trasferire la Signoria a chi avess^ egli voluto (a) :
cmd^ è poi che nel secolo susseguente troverassi in
potere di una famiglia Parmigiana di G>nti.
In questi tempi crediamo cessata omai di vivere
nel Contado nollro la vecchia Imperadrice Geltrude
vedova già di Guido Imperadore, la quale a Dio
dedicata conduceva sua vita presso la Chiesa di San
Nicomede di Fontanabroccola • L^ anno antecedente
aveva fondato un Benefizio alF altare di San Remi-
1^0 della nostra Cattedrale, avanti a cui giacevano
le ossa del suo defunto marito (3); ond^ è probabile,
che anch^ essa volesse quivi trasferito il suo corpo
da collocarsi nella tomba medesima. Nel documento
spettante a tal Benefizio si vede mentovata Soragna,
il cui distretto fu ne^ secoli pofteriori signoreggiato
parte dai Pallavicini, parte dai Lupi«
Sembrava intanto a Rodolfo di essere del tutto
sicuro nel dominio d^ Italia ; ma nìuna cosa era a
que^ giorni men salda della Corona su la fronte dei
Autore, che Auricularìsim significhi (a) Appendice N. LI.
Consigliere. (^) Appendice N. XLVIII •
220
Re. I potenteti di Lombardia , vaghi di cangiar so»
vente padrone, o di averne due fra sé medesimi li-
tiganti 9 erano sempre disposti a dare al Trono scosse
fatali 9 come le cose dette fin qui avran già fatto cono-
scere. Tal animo pravo, come fu in Adalberto Mar-
chese d' Ivrea verso Berengario , covava pure in Er-
mengarda moglie di lui verso Rodolfo , il quale ben-
ché onorasse tal donna air eccesso sino a darle seg-
gio fra i suoi Consiglieri , non n^ebbe in ricompensa
che odio velato di artifiziose lusinghe , e sotto senw
bianze di amore. Coftei rimasta vedova fu V istru-
mento principale della ruina di lui, poiché generata
insieme con Ugo e Lamberto Marchesi di Toscana
dal Marchese Adalberto II e da Berta, madre già
in prime nozze di Ugo Marchese e Duca di Proven-
za , si lasciò facilmente indurre dalla madre ancor
viva a procurar T Italico scettro al fratello uterino.
Accese le prime scintille di quello fuoco morì Berta
9 2 j in Marzo del 9 2 j ; ma non si estinse in Ermengar*
da la voglia di condurre a fine il fraudolento atten-
tato col mezzo de' fratelli Marchesi di Toscana e di
Lamberto Arcivescovo di Milano , da' quali fatta ri-
bellare a Rodolfo Pavia , e costretto lui a fuggire
92Ó d'Italia, videsi Tanno appresso chiamato il predetto
Ugo al Regno , concorrendo a riconoscerlo anche
Parma .
Scrisse TUghelli, non so a quali prove appog-
giato, che il nostro Vescovo era (lato Segretario di
quello Re. Sia o non sia ciò vero , ebbe grazia pres-
so di lui, e non fu degli ultimi a riportarne favori :
mentre, se crediamo allo stesso Ughelli,nel privilegiar
221
la sua Chiesa » oltre air avergli confermato il possesso
della Badìa di Berceto y il dominio delia Città colle
Regalie , la Corte Regia , il Prato Regio con quanta
essa godeva per munificenza degP Imperadori e dei
Re «ino dai tempi di Rachis Re de^ Longobardi , e
per oblazione di altri fedeli , aggiunse precetto, che
niun Conte , Giudice , o Gaflaldo , o altra qual si fos*
se persona di maggiore o minore autorità né in det-
ta Badia , ne in Città , né in qualunque luogo alla
Chiesa di Parma fin allora spettante, o da acquiflar—
si in appresso, ardisse chiamar in giudizio gli uomi-
ni , o esigere da essi tributo per albergo o viatico
di Messi e Legati Regj, o costringerli a dar cauzio-
ne, o rapirli violentemente a qualche fazione pub-
blica , fossero eglino di libera o di servii condizio-
ne; mentre da ogni tributo esenti, e da qualsifosse
angheria sgravati al solò Vescovo dovevano soggiace-
re (a). Non lascio già di essere alquanto dubbioso
circa alcune parti di quello Diploma, sapendo come
poco fidarsi convenga delle Carte Ughelliane, e dan-
domi alquanto fastidio queir accennarsi quivi Privile-
gi di Rachis non mai presentati agli altri Monarchi.
Nondimeno parendomi quello documento meno irra-
gionevole dell'altro già confutato di Carlo il Gros-
so deirSSo, e potendo nel soflanziale esser vero,
comechè guado dai Copisti , dirò che tali formole
per la prima vòlta adoperate conoscer fanno quanto
i Conti ed altri Ministri avessero cominciato a mo-
leflare il Vescovo nel suo governo . Non è improba-
(4) Appendice N. LUI •
ZZI
bile quanto il Visi penso intorno a*G)nti, cioè che
oculati difensori del gius regale^ invidiassero alla
conservazione della sovranità del Principe^ lasciando
lìbere nel refio le ragioni de" Vescovi investiti {a) . Ma
la lor vigilanza doveva essersi cangiata in usurpa-
zione di autorità» e par che volessero intrigarsi «dove
meno il dovevano » per cui fu duopo discendere ai
mentovati divieti ^
Non cessarono già per quello i prepotenti dalle
loro violenze ; perchè avvalorando col titolo di con--»
suetudine certe liberalità usate loro dagli Ecclesia-
stici 9 le pretendevano per diritto » esigendo il Conte
e il Viceconte alcune contribuzioni dalla Cattedrale
medesima > e dalla Chiesa di Borgo San Donnino $ al
9*7 quale abuso > dopo la elezione al Vescovado Par-
mense di Sigefredo flato già Cancelliere del Re {b) ^
e decorato quindi del titolo di suo Consigliere » si
929 oppose nel 929 con suo Diploma il Re flesso, simili
consuetudini annullando» perchè tutte le rendite di
dette Chiese a libera dispodzione del Vescovo rila-
sciate y immuni andassero da qualunque secolaresco
gravame (e) • A favor poscia di esso Prelato la Re-
gina Alda y la prenominata Ermengarda » e Sansone
(a) Notiz. Ist. di Mantova Tom» covado lasciasse il Cancellierato , a*
li Lib. 8 pag. 16 • vrcbbe a dirsi già insignito della mi-
(&) Al qui sopra citato Privilegia tra nel piy , perche la carica di Can-
riportato dal Vescovo Aicardo nel celliere ottenuta già T aveva Gerla-
piò si vede sottoscritto Sigefredo no sottoscritto al Privilegio conce-
Cancelliere. L^Ughelli seguito da al» duto ai Canonici di Berceto. Ap*
tri lo crede il medesimo che fu do- pendice N. LIV •
pò Vescovo di Parma . Se così i , e (r) Appendice N. LV •
se mai fosse » che nel ricevere il Ves-
123
Consigliere aulico s' impegnarono di ritrar dal Re-
gnante la conferma di ogni diritto della sua Chiesa
fopra la Badia di Berceto ^ sopra Lugolo » e sopra la 930
Città: la qual/ grazia (labilità come da concedersi
in Pavia fu poi accordata in Parma colla venuta del
Re il giorno 16 di Settembre del 930 (a).
Nel prossimo anno Ugo elevò a regnar seco il 93X
figliuolo Lotario , partoritogli dalla predetta Alda ,
la quale , se già era morta , come il' Muratori affer-
ma (à)y non potè in modo alcuno impetrare con
Ermengarda un Privilegio al noflro Vescovo dato
Tultimo giorno di Febbrajo del 932, per cui si di-
ce a lui confermato T antico possesso della Badia di 9 3 2
S. Paolo di Mezzana sul Piacentino (e). Il nome in-
truso di Alda non è Punico difetto di un tal Diploma,
sicuramente formato a capriccio , comechè vera effer
poiTa la confermazione di quella Badia fatta al Vescovo
dai Regnanti a tenore delle concessioni anteriori. Im-
perciocché molte volte perdutisi i Privilegi reali , di
cui si aveva certa memoria , furono soliti gli antichi
impastarli a loro modo, e in quella guisa che se gli
immaginavan dettati , copiando le formole dai veri ,
che avevano alle mani.
Frattanto Ugo passò a Roma, e vi sposò la fa*
mosa prepotente Maroccia vedova di Guido Marche-
se di Toscana suo fratello uterino , e madre di
Gioanni XI Sommo Pontefice , sicuro di guadagnare
in quella Metropoli un^ autorità più che grande , se
(a) Appendice N. LVIII. (0 Appendice N. LVI.
(^) Annali al p J i •
224
non lo impediva egli {tesso , allorché percosso di uno
schiaffo il figlialliro Alberico per certa sua mancanza
nel dargli acqua alle mani , lo eccitò a deflare
air armi la Nobiltà Romana, che lo coftrinse alla fu-
93 3 ga . Tentò ben egli di rimettervi il piede; ma poi-
ché vide andar fallite le sue speranze , pensò esser
meglio rivolger V animo a far deliramente cadere le
macchine di alcuni, cui sarebbe piaciuto chiamare di
nuovo Ridolfo in Italia ; onde diresse i passi in Lom-
93 J bardia , venendo a Parma nel 93 j , dove prese riposo
nel Palazzo del Vescovo già riedificato dopo T incen-
dio che si accennò . Avendo seco Sarilone Conte di
Palazzo , e varj Giudici e Nota) , ordinò che alza-
to tribunale si appreftassero ad ascoltare chi avea
liti t della qual favorevole circoflanza si prevalse
Madelberto Avvocato della Canonica per annullare
le pretensioni di Rodolfo figliuolo di Odilardo sopra
il Molino pofto fuori della Città poco lungi da Por-
ta Pidocchiosa (a) , cioè di quel Molino flesso , che
cinquantacinque anni addietro era ftato dal Re Car-
lomanno donato ad Adalberto Cappellano del Vescovo
Guibodo , dal quale lo avea probabilmente ereditato il
Capitolo , cui piacque altri cento anni appresso farne
livello a rischio di perderne un giorno ogni diritto (b).
Sì sa abbadanza, come a giuftificar le sue nozze
(a) Appendice N. LVII • Parma uomo libero pecia una de
(^) Appunto sotto l'anno 105 j ìerra cui molendinum O* aquaduttU
trovasi un Istrumento nell'Archivio sue adque cum omni ordinacìone sum
Capitolare Sec. XI N. XXXI , per da macinare juris canonice sanSe
cui Cristoforo Diacono , e Proposto parmensis ecclesie quibus esse vide^
del Capitolo dà a livello per anni tur foris urbe prope porta que dici»
ap ad Angelo del fu Angelo da tur pidoclosa. &€. •
22 5
con Maroccia dalla taccia d* inc^ftuose , avesse il Re
Ugo spacciato non essere punto nati dalla sua madre
Berta il defunto Guido, e il superflite suo fratello
Lamberto Marchese di Toscana , soflenendo che Ber-
ta se li fosse da altra madre procacciati fìngendoli
suoi figliuoli « Arse di sdegno Lamberto veggendosl
rinnegare qual fratello uterino dal Re , e provò col
duello , da cui uscì vincitore , che Ugo mentiva •
Quelli vie più infierito cercò di averlo nelle mani,
lo privò dello Stato , e degli occhi , e donò la
Toscana al suo fratello Bosone. Ma perchè T ingiu-
ria sua feriva egualmente Ermengarda sorella de** me-
desimi Guido e Lamberto , cui egli era tanto obbli-
gato , volendola mitigare, pensò ad ingrandire Ansca-
rio figliuolo di lei , facendogli dono del Marchesato
di Spoleti e di Camerino * Ne di ciò pago , ebbe
similmente a conferirgli var) beni già nel Contado
Parmigiano dai Marchesi di Toscana in addietro go-
duti su le noftre Alpi 5 di che dubitar non mi
lascia il vedere che Anscario cominciò quindi a
vantar pretensioni sul Villaggio di Lugolo contro il
Vescovo di Parma, come aveva già fatto altre volte
Adalberto II Marchese di Toscana , ftendendole di
più sino alle appartenenze della Badìa di Berceto •
A liberarsi dalla nuova moleftia convenne al Vesco-
vo recarsi nel Settembre a Pavia con Adalberto suo
Avvocato , e alla presenza dei Regnanti e di altri
personaggi, tenendo Placito il prenominato Sarilone
Conte di Palazzo , far vedere , che quanto a Lugolo
anche il primo contraddittore avea dovuto soffrire di
aver il torto trent^ anni addietro , e che la Badia
zz6
di Berceto , ed altri diritti non gli si potevano con-
trattare , a meno di non voler dir nulla eziandio la
concessione rinnovatagliene pochi anni addietro dallo
flesso Re Ugo quivi presente (a) . Si diede per vinto
Anscario ; e salvo così rimase il possesso del Vesco-
vo con buona grazia di Ugo e di Lotario , i quali
936 nel Febbrajo del 936 confermarono anche ai noftri
Canonici le loro proprietà (ò) .
Ma il Re , che mal uomo era , e solca fingersi
macchinatori e maligni tutti coloro , cui il suo ni—
quitoso talento meditava di ruìnare , non tardò mot-
to a spogliare per simili ombre della Toscana il fra*
tello, affin di arricchirne Uberto suo figliuolo bar-
940 flardo • Poco appresso la pigliò contro Anscario , e
spedì a combatterlo il mentovato Sarilone Conte di
Palazzo • Perì Anscario nel conflitto 9 e lasciò in
mano deir avido Re le Città da lui medesimo poc*
anzi donategli , conferite poscia al vincitor Sarilo-
ne . Forse in quella guerra diflinto si era Milonc ,
cui a' 13 di Agofto del 940 donati vennero alcuni
beni nel Parmigiano (e). Tal cangiamento di cose
ridusse per certo in potere del Marchese Uberto va-
rie proprietà entro i confini del Parmigiano, godute
già dagli altri Marchesi di Toscana , e da Anscario ;
perchè troviamo certa memoria , come Ugo suo figli-
uolo succedutogli nel governo di quella Marca ebbe
in suo dominio la Corte di Nirone sulle noftre Alpi,
ai cui varj padroni o usurpatori giovaci tener dietro
Ca) Appendice N. LVIII. (e) Appendice N, LX.
(0 Appendice N« LIX»
117
sino a vederla congiunta alle altre Corti di Mon-
chio possedute dal Vescovo .
Fra quefte lontane turbolenze pacifico era lo
flato de' Parmigiani , e taluno de' noftri più ricchi Si-
gnori nudrivasi del solo pensiero di offerir beni alla
Chiesa 5 siccome fece il Conte Suppone abitatore del
Caftello di Vidiana su i noftri monti, che nel 942 94:^
conferì ai Canonici il possesso di una Corte , e del
Cartello di Palasone (a), non molto lungi dal luo-
go di San Secondo, cioè là dove pel .^dominio che
vi ebbe di altri poderi il Vescovo Guibodo, essere
già dovevano padroni di varie terre .
Governava pur anche la Chiesa noftra e la Città
il Vescovo Sigefredo (b) , godendo il favor de' Re-
gnanti , mentre a sua intercessione veggonsi conce-
duti nel 941 Privilegi alla Badia Fiorentina (c)j e
a quella di Subiaco (d) , e un altro due anni dopo
a Liufredo Vescovo di Pavia (e) . E tanto di lui
fidavasi il Re Ugo , che mandar volendo a marito
Berta sua figliuola baftarda già deftinata sposa a
Romano junior e figliuolo di Coftantino Porfirogenito
Imperadore di Oriente , volle eh' ei la guidasse nel
944 a Coftantinopoli , accompagnato da nobilissima ^44
comitiva : dove giunto che fu , trovato avendo tu-
multi mossi contro Romano dai suoi zìi materni in-
(a) Appendice N. LXI. (e) Puccinelli Cro». della BaJ/a
{i) Io non so come il Cavitello Fior, pag. 186 •
Annal, Cremon. cart. 24 sotto Pan- (d) Muratori Antiq. hai» Med.
no 9J7 nomini come Vescovo di JEvi Tom. I Diss. 17 col. pij .
Parma un Liutprando, che non fu (0 Ibid. Tom. V Diss. òi col*
mai tra' vivi. i6g.
228
vidiosi del trono Ì seppe colla prudenza sua calmar-i»
li , e trarre il tutto a buon fine (a) ^ Tornato di là
non si sa fin a qual tempo vivesse ; ma è però
certo che lasciò fama di essere flato Pallore vigi-
lantissimo , e di avere la Città governata con molto
impegno ed amore *
945 Vuole il Sigonio accaduta nel 945 la morte di
Sigefredo venuto dal Contado di Lucca in Lombar-
dia (b) , e dice eh* esso era Conte di Parma : la
qual cosa quanto sia insussistente , il vedemmo . £*
bensì vero , che i tre figliuoli suoi ^ uno de' quali
appellato fu anch' ei Sigefredo > il secondo Adalberto
altrimenti Attone > e il terzo Gherardo , rimafli privi
del padre , cominciarono a vivere separatamente , e
che mentre il secondo si fermò nel Reggiano , dove
edificò il Camello di Canossa ^ gli altri due amarono
di ftabilirsì in Parma ^ o nel Contado , facendosi car-
pi di due nobili e possenti famiglie , cioè de* Giberti
progenerati da Sigefredo y e de' Baratti discesi da
Gherardo (e) . Dai Giberti vedremo uscito il famoso
Giberto , che fu Arcivescovo di Ravenna , ed Anti-
papa , e voglionsi pure dal sangue loro progenerati
(a) Liutprandus Hìst. Lib. $ cap»
P e IO .
{i) 11 Dottor Visi Notìz. Istor. di
Mantova Tom* I Lib. 7 pag. ^44
pare inclinato a crederlo vissuto si-
no al p68s ma non ^ fondata T opi-
nion sua.
(r) Tutto ciò si raccoglie da Do<-
nizzone , che tra gli altri à questi ver*
si nella vita della Contessa Matilde :
Ipsius Nati locupletati falerati
Divisi prorsus eeptrunt flare seor^
sum y
Tium ParmenseT duo fratrss ambo
potente! •
Dat Guihertinam minimus , primus
Baratinam ,
Progenie! ambo grande! & tonare
micante! •
2 29
i Signori da G)rreggio (a) , de' quali a suo tempo
molto avremo a dire • I Baratti poi anch'* essi ebbero
per dovizie e possanza gran fama» e nome diedero
a Caftione de^ Baratti su i noftri monti • Si divisero
in progresso in due famiglie > cioè de^ Baratti Bian--
chi 9 e de' Baratti Rossi » e fìn nel secolo XIII leg-
giamo che si gloriavano di avere comune il sangue
colla celebre G)ntessa Matilde (b)y scesa dal secondo
de' tre fratelli Adalberto detto Attone > il quale fa
Conte di Modena e di Reggio » e , come vedremo
fra poco j riedificò Brescello nel noftro Contado ^ in
cui a' suoi discendenti lasciò altri poderi»
Colle famiglie nate dai tre figliuoli di Sigefre*
^o I un' altra fra noi cominciamento pur ebbe da
Attone 9 il qual si crede (labilmente fratello del me«
jdesimo Sigefredo , giacche un altro Attone figliuolo
<ii lui chiamossi cugino di Adalberto Attone genera-
to da Sigefredo I • Il detto Attone II , che trovasi
alcuna volta abitare il luogo di Isola nel territorio
Parmigiano (e) , fu padre di Arduino Conte nel Con-
(tf) Muratori Noi. in Dùnsz. Rer.
hai. T. V pag. J46 .
{6) Fra Salimbene di Adamo da
Parma nella sua Cronica inedita così
scrive : Isti Baratti giotìantut sì es*
Si di panmtela Comitissi Muthildis ^
& quod sn servitio Communis Par*
mi di Casali suo XL Milita va*
dnnt ad bellum . . . In duo Casalié
dividunt^r , nam sunt Baratti qui di'
cuntur Nigri 9 & isti partim Impi'
rislim nnturunt^ & sunt Bsrani
qui Rubei appellantur ^ & isti par*
tem Ecclesie semper tenuerunt • Om*
net isti Baratti tam Nigri quam
Rubei eÉ uno cippo sit^e ìé una ra*
dice ptogtniti sunt et duabur domi*
nabus^ quarum una diUd est Ba-
rètina % alia Gibertina. Qui si co*
nosce caduto il Cronista iu equi-
voco*
(r) Attone figliuolo del fu Atto-
ne del Conrado di Parma vendette
nel 958 ad Adalberto detto Attone
p »
zìo
tado Parmense, e da Arduino venne Uberto padre
di un altro Uberto parimente G)nte (a) , non senza
qualche verisimiglianza , che indi uscisse il Casato
de' Conti dalla Palude .
Ma si ritorni al filo della Storia , e veggasi una
volta uscire dalla Italia un Re, che alla inquieta e
torbida indole aggiugneva la più sfrenata libidine con
pubblico scandalo. Berengario Marchese dUvrea, che
aveva dovuto salvarsi colla fuga dalle insidie di Ugo^
deliberato già di privarlo degli occhi , e dello Stato ,
seppe in breve tempo così ripigliar forza avvalorata
dal credito , di cui era in possesso, che il Re preso
comunemente a vile più non riscuoteva rispetto dai
vassalli. Trovandosi però egli così mal veduto, e t&
J946 mendo omai di peggio, prese risoluzione Tanno 946
di far in Provenza ritorno, lasciando tutto il peso del
Regno a Lotario , raccomandato al predetto Marche-
se , il quale cominciò a farsi valere molto di più ,
esercitando un^ autorità quasi regia, cui, per esser
nato da Gisla figliuola di Berengario Imperadore,
cominciava ad aspirare .
In quefto mentre la Chiesa Parmigiana riconosce-
del gli SigeTredo 9 eh' ei chiama Coit- cumento deli' 894 • Appendice N.
lobrino mto ^ varj terreni, e Tlstru- XXXV.
mento leggesi; ASum in ioco Insm- (ji) La genealogia presente paò
is judicUtid Pdrmentis ( Muratori vedersi espofia, e molto ben ragiona-
Anfi^mh. hsL Nùd. /Evi Tom. II ca dal celebre Padre Bacchiai nell'I-
Diss. 18 col. 777 )• Quedo Inogo sìotìm del Monìstero di Ssn Benedite
d'Isola non saprei decidere se fosse fo di Poiironw Lib. i pag. izi sino
Isotd di vdl di Férma ^ o di T/«- alla 125. Anche Giantommaso Ter*
xam9 al colle , o Isaia in riva di raneo nella Adelaide illustrata P. I
fg^ di cui si à menzione b un do- cap. 24 pag« 1x5 e seg. ne tratu*
231
va per suo Paftore Adeodato , a cui istanza concesse
Lotario nel seguente anno certi beni del Parmigia- 947
no ad un suo fedele nominato Liudone (a) . Il Mu*
ratori dal noftro Archivio Capitolare pubblicò un al-
tro Privilegio conceduto al Vescovo (lesso da Lotario 948
col dono di tre Corti , cioè dì Guilzacara 9 o sia di
San Cesario nel Modenese, di Nirone su le noftre
Alpi 9 e di una pure ivi porta in riva d^Enza detta
Roncaria , comperata già 9 come dicesi , da Alda sua
madre , che venendo a morte^ pregò il figliuolo a
farne dono alla Chiesa Parmense (b) . Il Signor Ca-
valier Tiraboschi à per falso un tal documento, per-
chè risulta da un altro originale e sicuro pubblicato
da lui, come signoreggiando Guilzacara Berengario
Marchese d'Ivrea, donata T avesse colla sua Cappel-
la e Cartello nel 945 ad un tale Riprando, ricono-
sciutone indubitabile possessore per un Placito tenuto
alla presenza di Ugo e di Lotario (e). Confesso che
non si può intendere un cangiamento di padroni in
quella Corte entro sì breve spazio di tempo, e che
la difficoltà non è priva di forza . Ne vedo un' al-
tra relativamente alla Corte di Nirone, la quale per
un Diploma di Arrigo II presso TUghelli apparte-
nente al I o 1 5 vedesi essere ftata donata da Ottone
Imperadore a Bernardo Conte del Contado di Par-
ma con que'^ medesimi diritti , onde prima era rtata
posseduta da Ugo Marchese di Toscana . Se fosse ve^
(et) Appendice N. LXI|. (0 ^forta della Bad. di U^nsiir
{b) Antiq. hai. Med. J?vi Tom. toU Tom. I P. II cap. i •
V Diss.46 pag. 5$^.
ro ciò che rAngeli pretende^ cioè che il Marchese^
possessore di tal Corte fosse Ugo d^Este, e che me»
rendo questi nel 967 1 gli succedesse nel dominio di
tal Corte il Conte Bernardo per Diploma di Otto-
ne I (a), assai per tempo vedremmo noi detta Cor-»
te in man d^ altri , e sempre più difficilmente com-
prenderebbesi come poc^anzi fosse (lata al Vescovo
conferita . Ma T Angeli uno si è di coloro » i quali
anno confuso Ugo d^ Este con Ugo il Salico , giuda-
mente corretti dal Muratori (b) 5 e queir Ugo Mar-
chese di Toscana, cui allude il Diploma dnArrigo,
altri non è che Ugo figliuolo del prenominato Mar*-
chese Uberto baftardo di Ugo Re dMtalia, né morì
se non se Tanno looi al tempi di Ottone III» da
cui soltanto esser potè conferita la Corte di Nironc
al Conte Bernardo» del quale non si comincia a tro*
Tar memoria se non dalFanno 998 . Comunque ciò
sia» ne vien sempre, che Ugo Marchese di Toscana
ottenesse la Corte di Nirone da uno degli Ottoni »
sotto i quali fiorì e visse ; onde si accumulano ragio-»
ni contro il Diploma di Lotario ..
Ma dovremo per ciò unicamente > e per qualche
altro difetto incorso nella copia di esso Diploma (e),
giudicarlo falso ed insussistente ? La critica è un^ ar*
te , che sovente si trova in grandi imbarazzi • Y^--
demmo già la Cappella di San Cesario, che è la me-
desima di Guilzacara I donata neir 879 al noftro
{a) Angeli Storia dì Psrms Lib» (e) CioÌ quello della Indizione VII
I pag» 6 j . in tempo che correva la VI . Vegga*
(^) Antichiti Estensi P. I pag. pj • si neli' Appendice N. LXIII •
*5^
Vescovo Guibodo * Chi «apra dirmi come passata fos-
se in potere del Marchese d^ Ivrea? Se io dirò che
spogliati i Vescovi dai prepotenti di qualche loro
proprietà , veggendo impossibile il ricuperarla per al-
lora, si contentassero di farsene investire» onde non
perdere le ragioni loro, aspettando frattanto circo-
flanze migliori di tornarne in possesso , afFermerò
cosa , di cui si anno esempj non pochi ^ e mi si
dovrà concedere > non esser false le investiture, co-^
mechè Tutil dominio delle proprietà perdute fosse
in man d^ altri • Guilzacara dunque poteva essere fta<«
ta donata al noftro Vescovo , e ritrovarsi nondime-
no in altrui potere ; e la Corte di Nirone y benché
al Vescovo Adeodato conferita, potè essere in appres*
so dai Marchesi di Toscana , soliti in addietro con-
tradare anche Lugolo alla Chiesa di Parma , con
prepotenza occupata e ritenuta , senza che fosse le-
cito per buone ragioni politiche andar loro contro»
Perciò il Diploma di Lotario sussister può come una>
investitura reale , ancorché senza effetto 5 e che sus*
sista, provala un altro Privilegio di Corrado Impera-
dorè dato alla noflra Chiesa nel 1029, in cut con-
fermandole la Corte di Nirone, dice appunto di far-
lo a tenore della concession di Lotario ,. e di altri
Re ed Imperadori ► 11 fatto comprova poi la ricu-
perazione di detta Corte congiunta dai Vescovi alle
altre di Monchio immemorabilmente godute dalla lo-
ro Mensa fino al dì d'^oggi j onde conchiudesi , che i
Privilegj , da' quali ne traluce T acquisto , per difet^
tosi che slanci giunti , aver si devono in considera-
zione , e che non baftano le apparenti contraddizio*
234
ni, o pochi difetti a far che sieno tra gii apocrifi
rigettati •
Un solo riflesso mi rimane a fare in difesa di
quel Diploma , ed è sulla circoftanza della spedizioa
sua fatta in Parma il giorno 14 di Giugno del
948 , contro cui nulla sembrami che opporre si pos^
sa . Imperciocché avendo allora viaggiato Lotario
verso la Toscana , come prova un altro suo Privi-
legio autografo dato in Lucca il giorno 5 di Luglio
dello (lesso anno (a) , apprendesi come avesse potuto
poco prima fermarsi in Parma , ed usare quivi abi-
tando queir atto della sua liberalità •
Non ebbe intanto vita molto lunga Lotario ,
poiché mancato il Re Ugo suo padre in fortuna as--
sai misera , carico di baftardi da lui già arricchiti ,
tra i quali annoverar ci giova Rolenda maritata ^
Bernardo Conte di Pavia , come Signora nel Parmi-
giano della Corte , Cartello , e Cappella de' Santi
Eusebio e Terenziano di Cavriago (b) 9 vuoisi da
alcuni Storici , che Berengario Marchese d' Ivrea
^ j o predo se lo togliesse col veleno dagli occhi , per
usurparsi, come fece, la corona d'Italia divisa col fi-
gliuolo Adalberto . Tentò d' indurre la vedova Regi-
na Adelaide a dar la mano al figliuol suo ; al che
ripugnando ella , prese fieramente a perseguitarla •
Fu grave a molti il vedere angustiata quella san-
tissima Donna > ma particolarmente al Vescovo di
Reggio Adelardo , che trattala con beir arte dalle
M Muratori Apfti'f. hai. Med. (*) Appendice N. LXXXIII ^
j£vi Tom. II Diss. %6 col. 46^»
mani di Berengario , in cuflodia la diede al prode
Adalberto Attone figliuolo già di Sigefredo del Con-
tado di Lucca 9 il quale nella sua Rocca di Canossa
si dispose a guardarla , non senza sdegno del nuo->
vo Re , che spinto sul paese noftro gran numero di
genti d' arme , portò la guerra sul Reggiano Conta-
do . Ma il Signor di Canossa tenendolo a bada , chia*
mò frattanto in Italia Ottone Re di Germania , il
quale venuto con molte forze dissipò i bellicosi appa-*
rati ^del prepotente , e sposata egli la pia Vedova ,
sentì acclamarsi da molti , e dai Parmigiani eziandio
Re della Italia •
Che i Parmigiani aderissero ad Ottone , rilevasi
chiaramente da quanto egli operò in favore del Ce-
to Capitolare. Aveva quello non molto prima dall'
altrui liberalità ottenuto alcune Corti oltre la Sec-*
chia sul Modenese , e segnatamente quelle di Mar-
zaglia e di Sabbione con altre circonvicine. Manca-
ci ristromento, da cui provare onde venissero ai
Canonici tali benij ma insegnandoci le carte del lo-
ro Archivio, che ivi signoreggiasse un tempo il Con-
te Auteramo e Adelburga sua moglie , e poscia il
Conte Rodolfo probabilmente loro nipote , vivo pur
anche nel 928 , cui fu consorte la Contessa Wibur*
ga (a) y crediamo di non errare pensando che nello
(tf) Del Conte Auteramo , e di no al 928 . Due specialmente del
Adelburga sua moglie partai neile 91^ contendono livelli a Lupo fi*
Note al Libro antecedente • Ora di- gliuolo di Orso , e ad alrri , in cui
xb qualche cosa del Conte Rodolfo • si legge : Piacuìt adque convenit in'
L' Archivio' Capitolare possiede carte ter Dom Rodulfo Comes <3t IVibur*
a lui appartenenti dall' anno po8 si- ga fmgaiib, francoram , et si nomi-
tì6
spegnersi quella famiglia venisse alia noflra Canone
ca un simile Bene6zio . Riconosciuto adunque Ottone
per Sovrano ricorsero i buoni Ecclesiastici alla sua
clemenza » perchè il nuovo loro acquisto autorevole
mente corroborasse » come si compiacque di fare nel
95» Febbrajo del 952 , accordando insieme la sua prò*
lezione alla Canonica, e a tutti i beni posseduti per
«ssa (a)^
Mentre^ divisi in Italia 1 partiti, altri ftava per
difesa di Ottone 9 altri intendeva di softener Bèren*
gario f temendosi di una guerra che funeftasse tutti i
noftri contorni 9 avvenne che radunato un G>ncilio
in Ausburgo, ^ove recossi il noftro Vescovo Adeo-
dato, il quale neirAgoIto gli Atti ne sottoscrisse (6),
trattandosi varie materie a religione spettanti, le co-
se ancora confacenti alla pace discusse vennero, e
fu conchiuso , che Ottone lasciato avrebbe libero a
Berengario sotto certe condizioni il govierno d^ Italia»
Piacque agli amatori della tranquilfìtà -slniil cosa, né
più funestò gli animi il timore 4i prossime turbo*
lenze ^
^odevasi ancora quefto Re di non averla potuta
vincere contro Adalberto Attone signore di Canossa;
e se per qualche tempo frenossi dal moleftarlo ,
fu solo perchè tra i patti col Re Ottone conchiusi
nano beni sn prcprso -gestro in C^- Contessa Wibnrga • Ma in una en-
fieliani quod ptrt'met tie Curte véftra fireusi del 928 fatta dal medesimo
SaUone ( Sec. X N. Ili V ). Si- Conte Rodolfo più di lei non si
miti espressioni trovansi in altri ìli- parla ( N. XXIX ) •
velli del 915 e p2o: A9um sn V2U (jì) Appendice N. LXIV.
la Sablone ( N. VIII XX ). Sino <^) Tom. XI ConciL pag. 6^7^
^ detto anno 9%o vedesi vira la
r\
^37
eravi che riguardar lo dovesse qual buono amico •
Ma poiché sì rassodato il suo trono credette da non
temere più scossa , avido di vendetta spedì milizie
a quella volta , e non senza grave noja del Terri-
torio noftro portò di nuovo a quella fortissima Roc-
ca r assedio , dandole per tre anni continui una in-
credibile moleftia . Spiacque tal cosa ad Ottone , che
nel 956 alla teda di buon numero d*" armati spedì 9J^
Lodolfo suo figliuolo in Italia per ajuto di Adalberto
Attone • Attaccata in vicinanza di Canossa la mis-
chia , benché vi morisse Lodolfo , redo per modo
debilitata la forza di Berengario > che il suo nemico
potè riassumere gran coraggio , e metter argine alla
smisurata sua prepotenza , la quale fiancato avendo
finalmente tutti i Signori Italiani , e gli Ecclesiaflici
da lui perseguitati ed oppressi y cagionò la seconda
chiamata di Ottone , che in una Dieta convocata in
Milano nel 961 da tutti i Baroni e Vescovi del 961
Regno novellamente salutato fu Re .
Ben concedo che in quella Dieta il Vescovo di
Parma si ritrovasse , come taluno espressamente di-
ce (a) : ma che quefli fosse Adeodato , noi posso sì
facilmente accordare al Bordoni (b) , mentre dopo
Fanno 953 non ò trovato documento, che di lui
parli j e fors** egli avea cessato di vivere poco ap-
presso . Probabilmente occupava in quefli giorni la
noflra Sede Uberto, personaggio di sangue e di
virtù nobilissimo , e però molto dal Re Ottone fli-
{a) Salvator Vitale Teatro nion^ (A) Thesant. EecL Patmen*
faU di Milano foL 304.
mato. Esser doveva egli assai dotto e zelante , se
meritò T amicizia di Raterio Vescovo di Verona ,
che dedicò a lui poscia il suo trattato Del disprezzo
d^ Canoni (a) , e donò in grazia del medesimo alla
Chiesa Parmense certi terreni suoi posseduti nel no-
flró Contado (b) . Sembra per certo già noftro Ves-
covo nel tempo della esaltazione di Ottone I , per-
chè ne seguì i passi T anno vegnente sino a Roma 9
dove Papa Gioanni XII il giorno della Purificazione
di Maria Vergine lo coronò Imperadore.
E' noto il Diploma conceduto da quefto Monarca
al Romano Pontefice pochi giorni dopo , aflSne di
confermare alla Chiesa quanto possedeva per conces-
sione di Pipino 9 di Carlo Magno ^ e di altri • Auto-
grafo conservarsi dicono ancora V originale il Baro*
nio 9 e molti altri , le cui ragioni corroborate sono
dal Cenni (e) : e sospetto lo vogliono il Murato-
ri (d) 9 ed altri critici . Io non ne so dubitare pel
solo scorgervi attribuiti alcuni diritti alla Chiesa Ro-
mana in Monte Bardone , in Berceto 9 ed in Parma 9
(if) Veggansi le Opere di Raterio la Chiesa Parmense donate. Non so*
Vescovo di Verona raccolte dai Bai- lo i Vescovi di Verona posseduto
lerini , e impresse in foglio in quel- aveano nel Parmigiano , ma eziandio
la Cittì nel 176$ , dove alla col. il Monistero di San Zenone di quel-
3J7 fla il Trattato De contemptu la Cittì, come raccogliesi da un Di-
Canonum ad Huiertum Parmensem ploma di Lodovico Pio dell' 8^0
Episcopum scritto nel 964. pubblicato dal Cointe AnnaL Eccl.
{b) Tal donazione alla Chiesa no- Frane. Tom. Vili. pag. 108.
Ara fatta da Raterio si rileva dalla (r) Codex CaroL Tom. II Diss.
dote, che il Vescovo Sigefredo II III pag. 1^4.
successore di Uberto fece al Moni- (</) Piena Eipos. de* Diritti Imp.
Aero di San Paolo di Parma, cai ed Est. sopra Comaccbio cap. 9
anche le terre conferì da Raterio al- pag. 82.
239
perchè non vuoisi già accennare per quefto , che il
Territorio Parmense fosse dominato dal Pontefice, sicco-
me troppo leggermente dedusse il Fontanini (a), ma
solo intendesi di affermare , che in Monte Bardone ,
in Berceto, ed in Parma aveva la Romana Chiesa
alcuni Patrimoni particolari, che Tlmperadore com-
piacquesi di confermarle. Porta Torìginalità del Privi-
legio , convalidato anche dalla sottoscrizione del nostro
Vescovo Uberto (A), non deve intendersi altrimenti in
quefta parte j né diversamente spiegar conviene V altro
Diploma consimile di Arrigo II Re di Germania, det-
to Arrigo I fra i Re d'Italia, e fra gì' Imperadori .
Parma infatti era del Vescovo; e da Carlomanno
sin qui tutto il suo interno , compreso il giro delle
mura , le regalie , e il diritto di giudicare , fu sempre
de* Prelati , siccome provano tante inveftiture . Il Terri-
torio flava in balia del Conte; e quando occorreva di
render giuftizia per certe cause più importanti , veniva
il Conte di Palazzo , o il Messo Regio ad amminiftrar-
la . In tutto querto gran tratto di paese var) Signori
o Conti rurali possedevano Cartelli e Corti ; e non ri-
pugna che qualche cosa vi avesse la Chiesa Romana ,
come la noftra in varie altre Diocesi godeva ricchez-
ze, sovente dai Re e dagl' Imperadori alla medesima
confermate . Niun intoppo facendo quindi al filo del-
la Storia nostra il mentovato Privilegio Ottoniano,
sembrato a tanti sì fartidioso , anderemo innanzi ,
(il) Istoria dei Domtn. della S. S. cilj, presso il Cenni, nel Supplemc»»
#r. Lib. I pag. 64. to al Dumont, ed altrove. Tra le
{i) Veggasi detto Diploma pres- sottoscrizioni leggesi** Signum Hiic-
IO il Baronio, nel Tomo X de' Con- berti Parmensis EccUsiét Episcopi.
14^
Già osservammo come da più anni addietro la
secolaresca baldanza a moleftare insorgesse i tempo-
rali diritti de* noftri Vescovi , chiamati non solo in
giudizio talvolta per sentirsi controverso il dominio
di qualche podere » ma eziandio (lurbati nel loro sì
lungo possesso della Città • Non oflante le ordina-
zioni ben risolute del Re Ugo , affine di assicurarli
da ogni moleflia , non si era podo ancor freno al
genio inquieto de* Conti del Contado » e lunga vuoi-
si la lite tra quefti e i Vescovi agitata . Uberto
adunque trovandosi in compagnia del novello Impe-
radore , non tralasciò di esporgli i bisogni della sua
Chiesa , i Privilegi altre volte riportati da* suoi ante-
cessori 9 e il poco conto , in cui tenuti si erano fin
ora dai prepotenti ; pregandolo iftantemente a prov-
vedere perchè in avvenire più moleftato non fosse
nel diritto di giudicare nelle Cause de* suoi Chierici,
in qualunque luogo della Diocesi si ritrovassero, e
in quelle di tutto il popolo abitatore della Città .
Fin qui può esser vero quanto ci espone un Di-
ploma pubblicato dall* Ughelli • Ma son incredulo
intorno a ciò che soggiunge , cioè che udite Ottone
le ragioni del Vescovo , e convenevole conoscendo
la sua richiefta , deliberasse di concedergli assai più
di quello , che il suo modello contegno gli diman-
dava . Ivi si à dunque , come ritornando da Roma ,
e fermatosi in Forlì , benché piuttofto abbiasi a dire
in Lucca , ai 13 di Marzo nel confermargli la Sì*
gnoria della Città gli ampliasse il dominio sino a
tre miglia di Contado fuori ed intorno di essa , in-
dicando i Villaggi in tal diftrctto rinchiusi j cioè da
n
i4«
oriente Beneceto^ Casello 9 Coloreto; da mtizo giorno
Porporano, Alberi, e Vigheffioj da occidente Vicofer^
dvifo, oggi detto Vicofertile^ Fraore, Eja; e da set-
tentrione Baganzola^ Casale Palantano^ e Terabiano»
col Territorio colto ed incolto di tali ville , colle re*
gie vie » e i corsi delle acque in tal ambito chiusi «
Soggiugnesi che dichiarò esenti gli abitatori della
Città, e di tale diftretto da qualunque regio grava-
me ; ehe le cause loro trattar si dovessero e decide-
re dal solo Vescovo , come s^ ei fosse Conte di Pa-
lazzo^ al cui Vicedomino, ossia Vicario conferì T au-
torità de^ Messi Imperiali, onde le sue sentenze aves*
sero vigore quanto quelle del Conte di Palazzo;
e che finalmente abilitò il Prelato a costituire No-
tai, che validamente autenticar potessero gli atti
della sua Curia (a).
Ma le difficoltà Incontrate intorno al più vec-
chio Diploma di Carlo il Grosso parlante di quello
tenore, e inchiudente di più nelle formole sue Borgo
San Donnino, mi si affacciano di bel nuovo pel
presente j conciossiachè trovo poco dopo due altri
Diplomi originali e indubitabili, che me lo distrug-
gono. Il primo è una posterior donazione di Vicofer^
dulfo dallo (lesso Imperadore fatta ad altri per-
sonaggi per istanza del medesimo Vescovo Uber-
to (ó), il quale se ottenuto l'avesse per sé poco
prima, non sarebbe (lato sì smemorato dei suo domi--
Ilio sino a volerne impetrare altrui la investitu-
ra: r altro è quello da Ottone II conceduto nel
(«) Appendicf N. LXVI. (A) Appendice N. LXX.
9
à
24^
981 al successore Sigefredo, ih cui nulla si dice di
tanta ampliazione di signoria; ma unicamente per
giunta ai Privilegi antichi si vieta in avvenire ai
Duchi , Marchesi e G)nti il tener Placito ne' SuburbJ
di Parma : i quali 9 a pensar bene » dovevano essere
flati da Ottone I confermati al Vescovo in termini
chiari a spiegazione deir ambigua formola usata, in
addietro nelf impossessarlo del giro delle mura, e
del distretto» inteso appunto per i Suburbj, e per un
moderato circondario. Come adunque falso provasi il
Diploma di Carlo il Grosso» così guado ed interpo-
lato si deve riputar quefto di Ottone I ; tanto più
che diversifica notabilissimamente dalla supposta e
finta confermazione che se ne vanta di Ottone III
del 989, e non concorda col Privilegio di Arrigo
II del 1004 chMo tengo pel primo» ove si parlasse
delle tre miglia di circuito ( se pure anch^esso non
soffre qualche eccezione ), mentre ivi manca T enu-
merazione delle Ville» a qualche fin malizioso inse-
rite ne^ falsi esemplari Ottoniani e Carolini» allora
quando retta la nostra Chiesa da Vescovi scismatici
nemici di Dio e della pace» venne sconvolto tutto il
buon ordine della giustizia. Il Codice delle noftre
Leggi municipali giudicò sempre Vicoferdulfo e Frao-
re distanti dalla Città ben quattro miglia (a)^ Tem-
pò fu che alcuno de' Vescovi scismatici ebbe a pre-
tenderne la signoria; e poco vi volle con Diplomi
falsi a tirarli nel giro delle tre miglia •
Vedenuno quanto il noftro Imperadore dovesse
(4) SutHtM Cowm. Pétrméc Lib. I alla Rub. delle tasse de* pegni •
i4»
981 al successore Sigefredo, in ci:
tanta ampliazione di àgnoria;^/
giunta ai Privilegi antichi si
Duchi, Marchesi e Conti il .^
di Parma: i quaU, a pen, i ,:
ftati da Ottone I confe»^,- .
chiari a spiegazione d ."' ,
addietro neil' imposse' ^ ' '"
del distretto, inteso ^.
moderato circond* r
Diploma <li Ca-
lato sì deve
che divcr?'
finta cor
del 98' " P^^^^^
n de'
deJ'
r
i
\{
dal 9
gli avev
.ij
.isrero del-
wHp. L4 comme-
fjdrentado dicendo : hoc
./ Ardutìttts oh id quia Atto
^ erat filH sui . S' ignorava però
'hi.-iic della sposa di Matjinfredo y
.'W.i ^^^^^ i^ Bacchi ni lo tacque
nell'Albero Matildiana. Una dc'no-
i\x'\ documenrl ce lo rivela non senza
qualche utilità della Storia. Appen-
dice N. LXXVIII .
(^) Il Muratori nella Parte I delle
Antichità Estensi con^hiettura , che
Obcrro Marchese e Conte di Palaz-
20 fosse generato da Guido Marche-
se e Duca di Toscana fi^^Iìuolo di
Adalberto II . Il P. Don Fedele Sol-
dani lo pretende nipote del tnedesi-
mo Adalberto II per altra via • Con-
suliisi la sua Littera nofiét verificane
te la discendenza de^ Sereni ss iiuì
chi Esifnsi ^ e aella Real Cast
Brunswicb dagli antichi Duchi
Toscana impressa itr Arezzo
175^, dove pretendendo essersi
tratte legiitime nozze tra Adall
II Duca e Marchese di Toscan
TeodX)ra Pattila dett-a dagli j^orLc
concubina , vuole che di quella
prima moglie fosse legittimo fi
il fìjjliuolo Alberico • Sforzasi di
vare, che Alberico e Adalberto 2
un nome istesso , e ne deduce
che V Adalbeno III , da cui fu
nerato Oberto Marchese e Coni
Palazzo 9 sia lo stesso Alberico
Mansi nelle Note alla l^tta di
tilde del Fiorentini Lib. ^ pag.
fece applauso a quefta opinione,
forse meriterebbe miglior esame •
243
ad Adalberto Attone Signor dì Canossa > che sembra
aver già in addietro acquiftato poderi sul Parmigia-
no . Volendo però gratificarlo elevollo il Monarca
alla dignità di Conte di Reggio e di Modena (a);
e giacche per commutazione di terreni coir Abate di
San Paolo di Mezzana sul Piacentino aveva o in
tutto o in parte acquifiato il distretto di Brescello^
dovette concedergli di fabbricare un Caftello su le
ruine deir antica Città, di cui altre volte parlane*
mo. Gli Atti della invenzione del Corpo di San Ce*
nesio già Vescovo della medesima dati in luce da
me rendono teftimonianza di simil edifìzio, e mani*
feftano, come scopertosi in quel tempo il Corpo del
Santo Vescovo, il mentovato Signore colla Consorte
chiamata Ildegarde, matrona saggia e prudentissima,
fabbricarono presso il Caftello medesimo un Moni-
fiero di Benedettini , cui essi e i discendenti loro
sino alla Contessa Matilde furono liberali di molte
dovizie. Quanto mi avvenne di ritrovare intorno a
tal Monistero, fu già da me palesato (b)i ma è però
vero che T epoca certa della sua fondazione ci man-
ca , benché sia molto probabile che fissar debbasi
sotto r Impero di Ottone il Grande • A comprovare
(if) Chiamasi Conte fin dal mese (6) Veg^asì il mio Opuscolo sul
di Luglio dell* anno primo dell' Im- Piombo del Museo Borgiano di Veh
pero di Ottone , cio^ nel 962 , come letti appartenente alla memoria del
da carta presso il Bacchini { Istor. Vescovo San Genesio. Alla pag. 22
del Man. di S. Ben. di Polir. App. però correggasi l'errore di stampa»
pag. 8 ). Un Diploma del detto Im- ove in vece di Ottorti I sì nomina
peradore del 964 presso l'Ughelli e il secondo»
l'Affarotì citato altre volte Io dice
Conte di Reggia e di Modena»
»44
soltanto» c^he molto Tenisse acquistando quefto Signo*
re nel Contado noftro » dirò , che conceduta la sua
figliuola Prangarda in moglie a Maginfredo Marche-
se figliuolo del Marchese Arduino > T arricchì di mol-
ti poderi in queste parti y i quali poi si trovano da
essa venduti Tanno 991 alla Pieve di Borgp San
Donnino (a) .
Tra gli altri, che avevano procurato al ^ nuovo
Imperadore i mezzi di tornar in Italia > e di farvisi
potente» contavasi pur anche il Marchese Oberto fU
gUuolo del Marchese Adalberto creduto dal Murato-
ri per buone conghietture nipote del già da noi men«
tovato Adalberto il Marchese di Toscana (b). Mai
soddisfatto egli di Berengario, si era fin dal 960
.recato ad invitarlo^ e appreilìito poscia gli aveva i
. (if) La Cronica del Montstero del-
la Novalesa Lib. 8 cap. 14 comme-
mora quell# parentado dicendo : hoc
ideo fech Ardtnnms ob id quia Atto
jocer erat filii sui • S' ignorava però
il nome della sposa di Maginfredo ^
onde anche il Bacchini lo tacque
nell'Albero Matildiano*. Une de'no-
flri documenti ce lo rivela non senza
qualche utilità della Storia. Appen-
dice N. LXXVIII .
(è) Il Muratoci nella Parte I delle
Antichità Estensi conghie&tura , che
Oberto Marchese e Conte di Paiaz*
20 fosse generalo da Guido Marche-
se e Duca di Toscana figliuolo di
Adalberto II . Il P. Don Fedele Sol-
dani lo pretende nipote del medesi-
mo Adalberto II per altra via • Con-
sultisi la sua Letteti nona verificane'
te la discendfnxM d^ Serenìssimi Dm^
chi Estensi y, e astia Real Casa di
Brunsveich dagli antichi Duchi di
Toscana impressa m Arezzo net
175.; , dove pretendendo essersi con-
tratte legittime nozze tra Adalberto
II Duca e Marchese di Toscana , e
Teodora IHitrizra detca dagli forici sua
concubina , vuole che di quella sua
prima moglie fosse legittimo frutto
il figliuolo Alberico • Sforzasi di pro-
vare , che Alberico e Adalberto sieno
un nome istesso^ e ne deduce poif
che l'Adalbeno III, da cui fu ge-
nerato Oberto Marchese e Conte di
Palazzo, sia lo stesso Alberico. 11
Mansi nelle Note alla Vita di Ma*
ttlde del Fiorentini Lib. 2 P^* 39 <
fece applauso a que&i opinione, che
forse meriterebbe miglior esame •
*45
migliori soccorsi (a). Quindi a lui pure libéralissimo
il Monarca si dimoftrò ricompensandolo non sola-
mente colla dignità di Conte di Palazzo » conferita-
gli di certo 9 ma di più con molte Signorie in varie
parti d^ Italia » e particolarmente tra il Parmigiano
e il Piacentino là dove ora sorge Busseto mia dolce
Patria 9 e dove scorgesi T antica Soragna ^ in cui ri-
sedere vedremo il Marchese Adalberto fìgliuol suo,
dal quale si diramò la stirpe nobilissima de^ Signori
Pallavicini; mentre le altre due degli Estensi e de^
Malaspina dal sangue suo parimente scendenti in al-
tre parti del suo ricchissimo patrimonio fissarono la
sede loro • Da quest** epoca pertanto noi flabiliamo
r origine di un Casato sempre sul Parmigiano cospi-
cuo e possente 9 che nel decorso della Storia richie-
derà sovente la nollra attenzione «
Tornando al noftro Vescovo di Parma ci è me^
stier di seguire i suoi passi fino a Roma 9 dove recos-
si coirimperadore, e con molti altri Prelati nel 963, 963
allora quando il poco plausibile contegno del gio- ^
vane Papa Gioanni XII diede mossa ad un Concilia-
bolo diretto a deporlo dalla ottenuta Sede Apoftolica.
Essersi il noftro Uberto in queir Assemblea ritrovato ,
il deduciamo dallo Storico Liutprando (b) ; ma lo
(a) Muratori Annali al 960 • Assemblea da Liutprando , corregge-
(^) Un error manifefto di lezione si in margine Bremensh in luogo di
.vediamo in Liutprando chiamandovi- ParmensÌT. Ma la correzione dovea
si in queflo luogo il Vedovo noftro cadere nel nome, come rilevano i
Buptus Pstmensis ^ in vece di Hn- Ballerini nelle note alle Opere di
intuì. Nel Tom. X de* Concili col. Raterio col. ^5^.
£79 riferendosi la notizia di quefU
q t
£4^
impariamo assai più da Haterio Vescovo dì Verona,*
che a lui dirigendo T opera mentovata , fa fede , che
in tal congresso riputato fu degno di governare la
Chiesa di Dio (a). Ben ci giova credere usato per
essolui ogni sforzo onde schivare la propria elezione
air Antipapato , ma non già che d^ impedir si (Indias-
se lo scisma da Ottone favorito , per cui contrappo«
ilo al vero Pontefice videsi il falso Leone Vili, con
gran pericolo di lunga molestia alla Chiesa» se il
Signore , che ne vegliò mai sempre a cuftodia 9 con
preda morte non avesse tolto dal mondo gli ogget-*
ti principali di tanto scandalo.
_ Ma se ricusò una dignità, che troppo reo lo a-
vrebbe renduto , non gli mancarono altri onori per
parte deir imperadore » il quale mentre lo dele-
gò suo Messo a giudicar la Toscana in compagnia
del prelodato Oberto Marchese Conte di Palazzo,
con cui tener si vide Placiti in Lucca nel 964 (6),
e sul Volterrano correndo il 967 (e) , elevollo al-
la carica di Arcìcancelliere Imperiale (rf), e lo arricchì
della Badia di Nonantola datagli in Commenda (e).
{a) Così Raterio parlava nel suo nantolano ( Antiq. hai. Med. JEvi
Libro ad Uberto : Consideret igitur Tom. V Diss. 6j col. 6j6 ) , e da
prudentia illa vejlra Domine^ quée luì replicaronlo gli Annalisti Camal-
ut fertuT universali est digna fne^ dolcsi (Tom. I Lib. I pag. 47 e Lib.
ferri vis a Ecclesia. 4 pag. 167). Ma un bel documen-
(*) Muratori Amich. Estenc. P. I to fatto pubblico dal eh. Tiraboschi
cap. 16 pag. 14^. appartenente ai 970 pone in chiaro»
(f) Ivi pag. 145 • che Uberto fu Abate Nonantolano
(d) Muratori Annali al 965 . ( Stor. della Bad. di Nonant. Tom.
(jf) Lo aveva già avvertito il Ma- II pag. I2Z ).
ratori nell'estratto del Tabularlo No-
247
Insignito di tanti onori seguì i passi deirimperadorc
e, del Pontefice Giovanni XIII al Sinodo di Raven-
na del 967 (a)\ indi avendo il Monarca a passare 967
in Calabria , fece egli seco lo flesso viaggio , dove
non isdegnò interporre la propria mediazione a fa- 969
vore di un nobile Signore chiamato Ingone, ac-
ciò a lui ed a' figliuoli Uberto , Ribaldo , ed Oberto
r Imperadore varie proprietà concedesse in diver-
si Contadi dMtalia^ e specialmente Tortiano, Stade-
rano , e Vicoferdulfo in quello di Parma . Fu spedito
il Privilegio, che originale sussifte ancora (6), e ser-
ve a provar falso il Diploma Ughelliano, dove dice-
vasi conferito al Vescovo il Contado di tre miglia
intorno la Città sino a Vicoferdulfo inclusivamente*
Se Vicoferdulfo era già del Vescovo in vigore del
Privilegio suppoflo , come s' impegnò egli a farne in^
vestire Ingone ? Sia lode al vero : il Vescovo non
godeva che il solo dominio della Città perseverato
ne' suoi successori in vigor dei Regj ed Imperiali Di-
plomi; falsissimo essendo ciò che di puro suo capric-
cio inventò il Vedriani intorno all' essere flato dal 970
prenominato Pontefice conceduto nel 970 il dominio
di Parma a Tedaldo figliuolo di Adalberto Attone (e) j
siccome del tutto è insussiftente l'asserzione del Sar-
di, che vi fosse Vicario a nome dell' Imperadore (d).
Morto Ottone il Grande Tanno 973 , e rimafto 973
al governo dell' Impero il suo figliuolo Ottone II
(a) Tom. X Concil. col. piz» (0 Istoria di Modena P. I Lib.
(^) Appendice N. LXX« p pag. 4^2.
\d) Istoria Ferrarese Lib* 2 pag. 28 .
248
assunto fin dal principio compagno del Regno, e po-
scia elevato col genitore alla sublimità Imperiale,
avvenne cosa di molto onore al noftro Capitolo di
Parma, che ognora più da' fedeli ammirato aveva
poc"* anzi da Felice da Beneceto Vasso del Vescovo
avuto in dono diverse terre col l'Oratorio di San
Donato della (lessa Villa di Beneceto (a). V onor
di cui parlo fu che la Terra sua di Marzaglia situa-
ta nel Modenese oltre la Secchia da Onefto Ar-
civescovo di Ravenna disegnata venne per tener-
vi un Sinodo co' Vescovi Suf&aganei, al quale si tro-
vò presente una gran quantità di Duchi , G)nti ,
Preti, Diaconi, Giudici, Consoli, Gastaldi, e di al-
tri qualificati soggetti . Fra i trattati , che vi si ten-
nero, insorsero lamentanze di Adalberto Vescovo di
Bologna , perchè il noftro Vescovo Uberto varie ter-
re nel Bolognese a sé ubbidienti volesse , cui Adal-
berto credeva doversi eftendere la sua sola autorità*
Ma rispondendo il noftro Prelato con assai forti ra-
gioni , e dimoftrando incontraftabile il possedimento
di quelle in modo che nulla oppor di giustizia gli
si poteva , mosso V Arcivescovo a compassione del-
la Chiesa Bolognese , che molto impoverita diceva—
si , pregò Uberto a cedere per grazia quelle pro-
prietà , e a contentarsi di un cambio colla Pieve di
Monteveglio , alla quale preghiera compiacquesi di
piegar V animo volentieri (b) . Si dolsero parimenti
di lui per altri luoghi sul Bolognese occupati Pietro
{a) Appendice N. LXIX» {i) Appendice U. LXXI.
249
e Lamberto Bolognesi figliuoli di Gioanni ; e come-
xhè opponesse egli Privilegio di ritenerli avuto dal
defunto Imperadore , conosciuta la giustizia delle ìn^
chiefte loro , li rilasciò (a) . Così fu onorata Marza-
glia , oggi picciol Villaggio ; e ai noftri Canonici, che
la signoreggiavano , e molto ebbero in simile cifco-
flanza a dimòftrare di splendidezza e generosità per
accogliere tanti personaggi in quel luogo, non ne ri-
sultò poca gloria. Un documento del 978, che mo- 978
flra donato loro da Guarmondo del Contado di Par-
ma il Caftello di Felegara , e certa terra entro la
Città vicina alla Chiesa di San Vitale , c^ insegna
com' essi fossero in numero di dodici, appellati ezian-
dio Preti Cardinali , secondo T uso di altre Chiese ,
e che dopo essi venivano dodici Dogmani tutti in-
tenti al divino servigio con un Propofto y ch'era la
dignità principale (b) .
U accennato anno , se non errano alcuni Storici >'
Parma gloriossi di dare un Vescovo alU Città di
Reggio nella persona di Teuzo , detto espressamente
Parmigiano da varj Scrittori (e) . Doveva essere in
età molto verde, sapendosi di certo che nel 1027
contava Tanno quarantesimonono del suo spirituale
governo (d) . Io T ò per quel medesimo Teuzo , che
in compagnia di Eunardo , o forse Eunurardo, del
.Contado di Parma trovato si era presente ad un
(a) Appendice N. LXXII. ro Cancellini Chronotax. Ephc. Re*
(^) Appendice N. LXXIII* gii pag. 15.
(Ó II Pico, PUghelli, il Bordo- {d) Veggasi rAffarosi No$sz. Isu
9i nelle loro note Òpere, e Prospe- di Reggio P. I pag» 122 •
250
Placito tenuto in Carpi nel 972 (a) j e porto ferma
opinione che fossero ambidue fratelli , usciti da una
famiglia 9 che nel noftro Contado signoreggiava il Ca-
ftello d'Antesiga su le montagne. In ciò mi conferma
l'osservare , come eretto avendo poi Teuzo in Reg—
gio il Monistero di San Prospero dotandolo di assai
beni , un altro Eunurardo di Antesiga figliuolo di Àz-^
zone y il quale esser gli poteva nipote , liberalmente
concorse ad arricchirlo nel 1 o i j con un teftamentO'
pieno di altri Legati alla Chiesa Parmense j ed ai
Monisteri di San Gioanni Evangelista , e di Santa
Udalrico, de* quali si parlerà in breve (b) . Lo flesso
amore al Monistero di San Prospero nudrirono altri
della detta famiglia di Antesiga in appresso (e) , e
varj Parmigiani al medesimo liberali {d)i dal che
si rende molto più verisimile che a quefla Patria il
{a) Il Placito i pubblicato dal me-
desimo AfTarosi Mem. Ist, del Mon,
di S, Prospero di Reggio P. I pag,
367. V'intervengono Teuzo O £«-
nardus de Comitatu Parmensi,
{b) Presso il medesimo Affarosi
loc. cir- pag. ITI leggesi \\ docu-
mento : A8um isto Caflro Antisica
feliciterà Giudico quefto Eunurardo
nipote del Vescovo Teuzo, e di-
reno però dalP altro nominato nel
Placito del 972, perche lo vedo a-
Ter nel 1015 ancor viva sua madre.
Era egli figliuolo di Azzone, come
rilevasi da una carta del laò^ , che
fa memoria di un suo contratto ( Ivi
pag. ^84).
(0 Ivi alla pag. jp5 leggesi una
Donazione al Monistero fatta da Ber-
ta del fu Bernardo reliSa quondam
Azonis de loco ubi dicitur Anrisci»
caj ed appartiene al 1081 .
(^) Nel 10 J7 A rimondo de! fu
Bonifazio del Contado di Parma: nel
10^4 Arduino Conte del Contado
di Parma del fu Attone : nel lopi
Alberto del fu Giberto del Contado
di Parma: nel lopi Adelasia figliuo-
la del Conte U^o vedova di Guido
del Contado di Parma, e di più i
Conti di Sabbioneta ^ ch'erano padro^
ni di Gualtieri , o di Gualtirolo nel-
la Diocesi noflra , fecero tutti dona-
tivi al Monistero di S. Prospero ,
come veder si può ntW* Appendice
alle citate Memorie •
/-\
iSi
Vescovo Teu20 appartenga; e che il tìtolo di paren-
tela eccitasse tanti de'noftri ad oflFrir beni al Mo--
nistero da lui edificato «
Non era già morto sin dal 974 il Vescovo Uber-
to , come pare a taluno (a) , se vivo il trovia-
mo ai 12 di Giugno del 979, e giudicare in Voi- 979»
terra di una controversia tra Pietro Abate del Mo-
niftero di S. Fiora del Contado di Arezzo , e due
Valcherj padr« e figliuolo (b) . Ben nel Dicembre 980
d el seguente anno morì 4ì certo , giacche sulFur-
na «uà , in cui fu dopo molti anni seppellito anche
il Vescovo Ugo , s' incise un Epitaffio , che trapas-
sato lo dice in tal mese (e). I softenuti impieghi,
gli elogj di Raterio Vescovo , e quelli , che in detto
Epitaffio gli si aggiungono, lasciar ne devono ai po-
fteri un concetto vantaggiosissimo* Intanto su la fine
del 980 si trovò in Ravenna Tlmperadore Ottone II
{a) Tiraboschi Storia della Bad,
tli Nonampla Tom. I P. 1 cap. j
pag- 9Z •
(*) Ughelli hai. Sacra in Episc.
Volaterr. N. 21 •
(e) Sta scritto in fondo al vetu{h>
Codice della Collezione de' Canoni
<li Burcardo della Chiesa Parmense ;
ed b tale :
Vita irevif , fortuna levis , varia»
bile tempus j
Mundus & hi e fugiensj trami e
& omnis homo.
Ad proprio! ortus fato rapieate re*
labens
Préesiit & Uhertus^ Pneiul <&•
Ugo valens^
Qfuìrum comiliis regnunt ìatiart
vigeiat ,
Et decus , & fohur , & flatus
imperii .
Pnesul uterque quidem^ PìréestU
Parmensi! & idem-,
Tulliuf eloquio f Mantius inge*
nio.
More modoque pari parili propa-*
gine clari y
Inque polo pariter hi tatitant
pariter •
Septembris nonis obit Ugo , Decent"
ber Ubertus ^
Pastorem summum paftor uter^Hf
sequens •
r
^ 5 ^
per solennizzarvi il Natale , e confermò ai noftrì
Canonici il possesso di molti beni goduti nel Par-
migiano , Pavese , Reggiano , Modenese , Ferrarese , €
Bolognese (a)*
NeirAgofto del 981 era già flato eletto Sigefre-
^' do II, anch' ei nobilissimo, virtuosissimo, e fra quanti
altri Vescovi furon mai amantissimo di quella sua
Patria . Dico Parma sua Patria , perche i molti beni
di suo patrimonio da lui nel Contado goduti tale
credere me lo fanno , e la premura sua grande di
ornarla ed amplificarla non poteva esser popria che di
un Parmigiano • Il nome di Sigefredo potrebbe farlo
credere uscito o dalla stirpe de'Giberti, o da quella
de' Baratti , fondate allora dai prelodati Sigefredo e
Gherardo figliuoli di Sigefredo del Contado di Lucca ;
e se così fosse, verrebbe il noftro Vescovo ad esse-
re nipote di Adalberto Attone già commemorato di
sopra qual riedificatore di Brescello, e fondatore del
Monistero di quel luogo , il quale , giuda un monu-
mento dal Margarino dato in luce , viveva pur an-
che , e morì poi colla consorte Ildegarde nelF anno
prossimo (b) . Ricorso il nuovo Prelato air Impera-
ci) Appendice N. LXXIV. Ji 5*. Ben. di Polir. Lib. I pag.
(b) Un Placito de' ò di Novem- i; ) allegò una sua compera del
bre del 981 pubblicato dal Marga- ^70. Egli tuttavia, che esaminò tan-
rìno ( BulUr. Cssin. Tom. II Con- to le carte del Monistero di Po!i-
stit. 61 pag. (4 ) moftra che vi- rone, come mai lasciò di riflettere
veva Adalbertuf qm C> Atto fiiius al Placito del 981 indi tratto alcuni
bofiét memoria Sigifredi . Errò dun- anni prima dal Margarino? Rifletten-
que il Sigonio ( De Regno hai. Lib. dovi non sarebbe (lato cotanto incer-
7 ) dicendolo morto nel 964. In- to intorno all'anno della morte di
fatti il Baccani ( htor. del Mon. Adalberto Attone , e d' Ildegarde sua
dorè Ottone II riportò la ratifica de* Privilegi con-
ceduti da Carlomanno » e da Carlo il Grosso 2i suoi
antecessori estesi alla Corte Regia , al Prato Regio ^
al distretto della Qttà» ed alle Regalie colla pode-
stà giudicativa» e il divieto a qualunque Duca,
Marchese , Conte , Viceconte , Gaftaldo , e Sculdascio
di tener Placito ne' Suburb) (a) .
Tale espression di Suburbj incominciata ad in-
contrarsi in documento sì autentico ci manifefla, co-
me angufta la Città alla crescente popolazione , in-
trapresa già si era da qualche tempo addietro la edi-»
Reazione de' Borghi air intorno di essa • Il Vescovo
signoreggiante i medesimi pensò a nobilitarli con sa-
cri edifizj . Fuori adunque e presso le jnura della
Città disegnò il luogo pel Monistero di San Gioan*
ni Evangelista da abitarsi dai Monaci di San Bene-
detto (b) ; e data inano alla fabbrica fu ben predo
eseguita , parendo al P. Mabillon già condotta a ter-
mogtie^ dicendo che sigiùsse o melP Ciò pofto ti calcolo del Bacchini
anno ^ji o nel 978 nel 984. For- deve essere corretto > e flabilirsi la
se però lo rinvenne soltanto prima morte di questi due personaggi aU*
di chiuder l'Opera sua» avendo alla anno 982, la cu» Pasqua venula ai
fag. 122 €kl Uhfo III moftrato di 16 di Aprile fa conoscere, che* il
crederli assolutamente morti nel 984 giorno 12 di Febbraio cadde in Do*
in Gennaio. Ma Donizzooe ( Lib. I menica, e in conseguenza che il
cap. 7 ) non dice che morissero in giorno» antecedente di quel mese in
Gennaio , sibbene che Ildegarde ven- tal anno fu «ippuAto 1* ultimo della
ne meno il giorno 11 di Febbraio, vita d' Ildegarde.
e Attone il ij: (a) Appendice N. LXXV.
Mors lldegardam rapìt Idus ter* (A) Juxta & forti supradiBét Ur^
fio Sabat , bis muros , dice la vita di S« Gioao*
ìdus Attonis Mnimam Feirtu ttdh ni prima Abate»
olimm
^J4
983 mine la pia opera nel 983 (a). Volendo preporre
ai Monaci un uomo di santissima vita» trovar non
seppe il migliore di Gioanni Canonico della sua Chie«
sa 9 nato di chiara stirpe (b) , e per ben sei volte mos-
so a pellegrinare in Terra Santa • Il primo Abate ci
fu dunque, che il Monistero > dotato dal Vescovo di
molte rendite, e privilegiato largamente, prese a gch
vernare con tale zelo e pietà da vedersene ben pre-
fto uscire soggetti virtuosissimi , e molto alla Chiesa
Cattolica vantaggiosi» In un Sinodo tenuto a Raven-
na ftabili Sigefredo coir Arcivescovo , e cogli altri
Vescovi leggi assai utili al buon governo del pio
luogo ^ e venendo varj anni appresso in Italia San
(if) AnnaL Bened. Tom» VI Lib.
49 N. 40 • li Muratori all' oppofto
negli Annali fondato reputa il no-
flro Monistero nel 988, temperando
però tutto col forse. Il motivo di
cosi pensare lo dedusse dal non essere
venuto San Majolo in Italia se non
verso it p88. Ma gli Atti di San
Gioanni primo Abate fanno vedere ,
che prima della venuta di San Ma-
jolo il Monistero era fondato, di-
cendo che it Vescovo fondatore do-
po averlo eretto, e dopo avere ordi-
nato certe costituzioni per esso net
Sinodo Ravennate, desiderò poi, che
anche San Majolo le approvasse»
(^) L'autore degli Atti citati al-
tro non disse del noftro Santo Aba-
te se non che ex optimo genere ori-
ginem duxit , Che il tefto non aves-
se altra giunta, lo comprova il vol-
garizzamento antico trascritto nei
153? in un Codice delle Monache
di Santo Alessandro , e lo conferma*
no i differenti manoscritti , da coi
trassero gli Atti stessi originalmente
il Mabillon , e i BollandlstL » Ma
Anton Maria Garofani pubbltcaada
nel \%9l il Ssnfoarta dt Farms ^ lo
disse alla pag. 23 fig* suolo dì Gersr*
do ( come vogliono alcum ) da Cor*
reggi y e d* Eufrosina Bravi ; la qual
fandonia trovò seguaci, e quel che
ì peggio fu trasferita nel testo lati-
no pubblicato la prima volta in Par*
ma net 160^ per opera def P. D.
Barnaba da Parma • In Viaroto pres-
so la Villeggiatura Bajardi, che fa
già della Casa Bravi , vedesi un Ora*
torio pubblico dedicato al noftro
Santo con iscrizione sul quadro de«
stinata a perpetuar quello errore nel*
la opinione di chi non sa quando e
come nascessero i cognomi.
Majolo già Abate del Moniftero di Giugni per fon-
dare nuove Abazie > e riformarne alcune altre , amò
che fossero simili coflituzioni dal suo voto corrobo—
rate (a) • Quanti e quali Poderi e Cappelle godes-
se anticamente quefto venerabilissimo luogo , orna-
mento e splendore anche al di d^oggi di Parma, può
rilevarsi da Bolle Pontificie y e da altri Privilegi , che
ne fan novero (b) ^
Nel Suburbio medesimo , indi non molto lonta-
no, sembra ch'edificasse egli pure la Chiesa di San
Paolo (e), fatta oggetto delle sue cure nel delHnar-
vi le reliquie di Santa Felicola vergine e martire,
già per comune tradizion venerate nella Chiesa a lei
dedicata nel luogo di Romolano sulFEnza poco lun-
gi dal moderno Caftello di Montechìarugolo > la qual
Chiesa di proprietà del Capitolo era ftata Tanno 924
data a livello a Gotifredo figliuolo di Adalberto (rf).
(^) II Sinodo che si accenna , e tìqutt. hai. Med» jEvì Tom. I Diss.
il Decreto ivi flabilito» confermato 17 abbiama due carte del 1048 e
poscia da San Majolo» deve esse- del 1121 spettanti al possesso del
re anteriore al 994 , in cut sì tiene Monistero noftra su quella di San
comunemente accaduta la morte di B.irtolommeo di Pistoja. Leggonsi
quel Santo» Gli Atti di tal Sinodo poi due Bolle presso il Margarino
devono essersi smarriti , o non de- BsdJ/ar. Casin. Tom II date da Lu-
Yono essere stati ricordati da al- ciò II nel 11441 e da Eugenio III
tri, non rimanendo memoria di Si- nel 114$ 9 ove annoverate sono tut-
nodo Ravennate prima dr quello del te le proprietà dei medesima^
998, fuorché in queft* Opuscolo del- (e) 11 Privilegio del Vescovo En-
la vita del noftro San Gioanni; al rico al Monistero fondato presso
qual Sinodo del 998 non troviamo detta Chiesa lo dice in proximo fié*
intervenuto punto Sigefredo, ma sol- burbto posìtum^ e quello di Cadolo
tanto i Nunzj della Chiesa Parmen- in suburbio civitatis noflr^ Junda"
se Cristoforo e Guinizone. tum*
(A) Nell'Opera del Muratori An- {d) Appendice N. XLIX.
ij6
e fu poi conceduta col volger de^ tempi ai Canonici
Regolari della Qingregazione di Santa Maria di Re—
no ivi già abitanti su la metà del Secolo XII (a).
Mentre disponevasi il Vescovo alla traslazione me-
ditata, arrivò a Parma San Simone Eremita di na-
zione Armeno , che dopo aver molto viaggiato ,
godeva ritirarsi nell'Isola porta tra il Po e il La-
rione sul Mantovano , presso la Chiesa di San
Benedetto , colà dove poi venne edificato il cele-
bre Moniftero di Polirone . Solito passar ivi alcu-
ne Quaresime in aspri digiuni , aveva poi in co-
rtume d' intraprendere lunghe pellegrinazioni , affi-
ne di visitare i più celebri Santuarj di varie par-
ti del mondo , dalf un de' quali tornando , e la-
sciatosi addietro Borgo San Donnino » dove prodi-
giosamente impetrato avea salute ad un uomo da
dieci e più anni languente, giunse in tempo che il
Prelato con pompa grande eseguiva la traslazione del-
le venerabili prelodate reliquie (6) • Accorse anch' e-
(a) Ignoro il primo loro arrivo
colà; ma nell* Archivio de' Canonici
Regolari di San Sepolcro di Parma
vedesi la Bolla originale di Papa A-
driano IV conceduta nel 1158 Gie-
rafdo Priori Ecclesia SanSiit FeiicH"
la a tenore di un'altra di Eugenio
III morto nel 1155. Quello Ghe-
rardo passò poi Priore nella Cano-
nica di S. Maria di Reno di Bolo-
gna > come da Istrumento del 1172
conservato nell' Archivio Capitolare
di Parma Sec. XII N. CXXIV , ove
si nomina Ccrardus Dei gratta Prior
Sanffe Marie de Reno de Borioni a ,
qui oiim fuit Prior SanBe Feiicule
de Parma. Ma di quelle cose basti
averne fatto leggier cenno.
(b) Nella vita di quedo Santo
scritta da autore coe^^o presso ilMa-
billon e i Bollandisti si Ieg«e : Per
id quoque tempHS inde digredienj ,
dum Civifatem Parmam attingerei ,
Cb* ejusdem Urbis Episcopus Sigifrt*
dus nomine beata Felicula Virginio
corpus a loco in quo quiescebat glo*
riosa celebratione transferens in Ec'
desia S* Pauii Apofloli decentissime
%S7
gli alla sacra funzione 9 cui intervenuta essendo una
Matrona di nobile schiatta abitatrice di Montecchio
tutta paralitica ed attratta » mossa da divozione alle
preghiere del Santo raccomandossi , il quale in quel
medesimo punto ottenutale perfettissima guarigione ,
la maraviglia del popolo a sé trasse , talché ognun
gli fu attorno, istanza facendo tutti di averlo seco,
ed offerendogli quanto in piacere flato gli fosse* Egli
però gli onori fuggendo più che potè , fece qui bre-
ve dimora , e ricevuta la benedizione dal Vescovo
andò a Colorno (a) da gran moltitudine accompagna-»
to, dove col mezzo di una barchetta discese lungo
il Po al suo Romitaggio. Tale avvenimento dal Ma-
billon (ó), e dal Bollandista Pietro Boschi viene fissa-
to all'anno predetto 983 (e).
Mentre le narrate cose succedevano in Parma,
terminò gli anni suoi Tlmperadore Ottone II, rima-
nendogli erede il figliuolo Ottone III in età puerile
sotto la tutela di Teofania sua genitrice . Poe' anzi
era flato coronato Re , onde potevansi da lui ritrar-
re le investiture e le confermazioni de' Privilegj per
chi ne avea bisogno. Ben notò il Muratori (rf) co-
me rUghelli e il Bordoni malamente all'anno 979
riportassero un Diploma di lui al noflro Vescovo »
conderet j Dei nntu contìgit Beatum si da prima Colorno ^ dal metter irt
Simonem eidem translationi interes- capo nella Parma il fiumicello homo 4
Si &c. Anche qui devesi credere (A) ASa SS. Ord, S. Ben. Sec.VI
usata la voce Corpus a indicar par- P. I Ois. pnev. ad Vitam S. Si»
te soltanto di esso. meonis .
(a) Ad Caput Lurini venit . Così (r) AEla SS. Julii Tom. VI pag,
negli Atti. Devesi però leggere C^- J24.
pus Lumi ^ che io tal guisa denominos- {/) Annali d* Italia al 979*
r
258
perchè allora il secondo Ottone regnava , ed il ter-
zo era ancora per nascere . Sarà forse , diss' egli , un
Diploma vero , ma alterato dai copisti ignoranti . Il
vero è , che T Ughelli e il Bordoni errarono nel de-
scriverne Tanno, apparendo propriamente sottoscritto
p88 nel 988 o 989: il che però non bada a risanarne
le piaghe, mentre si manifefta una impoflura simile
alle altre , finte a nome di Carlo il Grosso e di
Ottone I . Si torna a far credere investito il Vesco-
vo di Borgo San Donnino, e si osa dire esser que-
lla conferma data a tenore di quella di Ottone I ,
quando in essa , falsa com'* è , nulla dicesi di tal Bor-
go . Si parla del giro delle tre miglia intorno la Cit-
tà , e si fa novero delle Ville in esso rinchiuse , co-
me pure delle altre concessioni già dimoflrate insus-i
«stenti (a) . Se tale era flato il Privilegio di Ottone
I, come non fu presentato al secondo? E se in quefla
guisa lo ebbe il Vescovo da Ottone III , perchè noi
richiese ne' medesimi termini , e nella eflensione fles-
sa ad Arrigo II ? Ma io non voglio gettar tempo
in confutare ciò che a primo aspetto si riconosce
falso • L' antico esemplare da me veduto porta T au-
tentica di Puteolisio Notajo , vissuto per sicurissimi
riscontri fra il 11 58 e il 1174, cioè in tempi tur-
bolentissimi , allorché un Vescovo di Parma giunse
alla viltà di accettare dair Imperador Federigo I la
Podesteria della Città di Parma, e di lasciarsi far
Cardinale da un Antipapa . La voglia di dominare
indusse queir infelice sicuramente ad aggiugnere agli
■il ' ■ III I »■ ■ ■■>■
(«) Appendice N. LXXVII.
259
altri delitti suoi quello ancor di falsario per ottenere
dair Imperadore più di quanto gli conveniva .
Benché alcuni tumulti sorgessero in varie par-
ti , tranquilla (lettesi Lombardia ; e Parma , dal buon
Vescovo governata , non fu teatro che di pie opere ,
e particolarmente delle sante virtù deir Abate Gioan»
ni , ammirato nel suo governo del Monistero per lo
spazio di sette anni, tre mesi, ed otto giorni, la cui
morte, accaduta giufta il Mabillon nel 992 (a), fu 95) z
da tutta la Città , e particolarmente dal Vescovo
amaramente compianta. Ebbe successore nell'Abazia
un altro Gioanni tolto dal Monistero di San Pietro
in Ciel d' oro di Pavia ; e intanto piacque al Signo-
re di glorificarsi nel suo buon Servo, perchè operan-
dosi al suo sepolcro molti prodigj , conobbe ognuno
confermato da Dio il concetto di santità, in cui ,
mentre visse , era (lato tenuto dagli uomini •
Grande amicizia era passata fra il Santo e l'Ar-
cidiacono della nodra Chiesa Gioanni (b) , prova
badevole della pietà di quedo Ecclesiastico ; pe-
rò non senza giubilo fu intesa Tanno appresso la 993
sua elezione al Vescovado di Modena, nella qual
Città edificò per i Benedettini il Monistero di .San
Pietro (e) . Tra i famigliari di San Gioanni annove-
{a) Grande anacronismo commise sorrosctitro col Vescovo Sigefredo ad
il Garofani volendo che morisse il un livello fatto dal Vescovo medesi-
ooHro Santo nel 97^ . Lo seguono mo nel 982 . Archiv. Capitol. Sec. X
P Angeli ed altri , senza riflettere che N. LX .
se fosse morto nel 972 , non sarebbe (r) Silingardi de Episcop. Muttn.
fiato Abate di \xn Monistero fonda- pag. 49 • Ughelli hai. Sacr. Tom.
to più anni dono. II. Vedriani Istor. di Modena P. .1
(Jk) Gioanni Arcidiacono si trova Lib. io pag. 466 •
i6o
rossi ancora il Monaco Reftaldo , un di coloro, che
air ultima infermità di lui fletterò assistenti ; ed egli
pure dopo varj anni meritò di essere fatto Vescovo
di Piftoja (a), probabilmente assoggettando al noftro
Monistero Parmense quello di S. Bartolommeo eret-
to presso la detta Città , giacche più documenti ve
lo moflrano aggregato .
Dopo avere il Vescovo Sigefredo II replicata-
995 mente nel 987 e nel 995 arricchito di altre pro-
prietà il suo Capitolo (b) , nel che ebbe diversi imi-
tatori , e principalmente TAugufto Imperadore, che
confermò tutte le altrui disposizioni con suoi Privi-
legi (e) , trovo che un Cartello vicino al Taro con
una Corte lasciato pur venne ai Canonici da Ober-
to Marchese premorto al suo genitore Adalberto fi-
gliuolo di Oberto Marchese e Conte di Palazzo al-
tre volte nominato . La esecuzione data da Adal-
berto Marchese al teflamento del figliuolo nel Ca-
996 Hello di Soragna correndo il 996 (d) , m^ invita
ad alcune osservazioni . In detto anno , che il pri-
mo fu della imperiai coronazione di Ottone III , ri-
siedeva dunque Adalberto Marchese nel Contado no-
ftro , e vi aveva forse il padre eretto il memorato
Cartello , di cui tener doveva Adalberto indiviso il
dominio col suo fratello Oberto II padre di Azzo
(4) Il pili vecchio Scrittore, che Rosati nella Serie de^ Vescovi di
lo dica, b il tanto vicino Autore quella Città,
della Vita di S. Gioanni primo A- (*) Appendice N. LXXVII .
bare , che conobbe Reftaldo mentre (e) Appendice N. LXXXI •
fu Vescovo. Aggiungasi l'Ughelli, (</) Appendice N. LXXXII.
il Salvi nelle StQtie di PistofM^ e il
^
201
pi^ogcnitore della Casa d' Efte , giacche tanto il detto
Oberto II , quanto Azzo ed Ugo figliuoli suoi si tro-p
vano in Soragna per un atto del i o 1 2 («) , e veg-
gonsi poscia i nipoti di Azzo nel 1077 inveftiti da
Arrigo IV di Soragna , e di altri luoghi del noftro
Contado (b) . Queir Adalberto sembrò al Sansovino ,
air Angeli , ed al Maccioni (e) ascendente de' Mar-
chesi Pallavicini; il che non è ancora ben chiaro •
Bensì essendo stato padre di un Oberto , sconosciuto
fin ora agli Storici , sospettar si potrebbe , che il detto
Oberto avesse generato Adalberto ed Ugo, dal Mura-*
tori confusi forse talvolta cogli omonimi figliuoli del
mentovato Oberto II (rf); giacche pubblicò egli un do-
cumento , che fa veder T esistenza di un Marchese Ugo
juniore figliuol di Uberto, nominato in una carta del
104J, come diverso da Ugo Marchese figliuol di Ober^
to II (e): il qual Ugo juniore potrebbe credersi fi-
gliuol di Uberto o Oberto premorto al genitore Adal-
berto . Se mai ciò fosse , avrebbero quefti due eredi-
tato quanto il loro Avolo Adalberto possedette in
Soragna, e ne' contorni ; e agevolmente s'intende-
rebbe assai meglio come nel 1033 ^1 secondo Mar-
W Veggasi il documento del 1012 {e) Nell'Albero Malaspina aggiun-
A8um in loco Soranes presso il Mura- to alla sua dotta Allegagione pr9
tori Antico. Est. P. I cap. 14 pag. 12^ • decetnenda Treschietti Feudi Imp.
(6) L* investitura ivi dal mcdcsi- Investitura ^ stampata in Pisa nel
tuo pubblicata cap. 7 pag. 41 conce- 1779 •
de ad Ugo , ed a Folco figliuoli del [d) Cosi nella Tavola II genealo-
Marchese Azzo in Comìtatu Psr- gica, e nel rimanente dell'Opera ci-
mense Soragnam , Pairolam , Busce- tata .
dum^ Nvxetum^ Gunzane^ulun^ ^Cur- (0 Antich. Esten. ?• I cap. I2
tesel/am , NUiragum , Sfleltum • pag. 94 •
r %
\
i6z
chese Adalberto edificar potesse tra Borgo San Don-
nino e Bussato il Moniftero di Caftiglione , da lui
arricchito, col consentimento del Marchese Ugo fra-
tello , anche di alcuni diritti in Soragna (a) • Ma
Tidentità de' nomi , e la mancanza di carte più deci-
sive ci sforza a lasciare nella sua prima oscurità un
punto genealogico , che e' interesserebbe non poco .
Sia però che il secondo Adalberto avesse per
genitore Oberto di Adalberto I , o piuttofto Ober-
to li progeriitor degli Eftensi , sarà ognor vero , che
l'Angeli noftro confuse malamente due Adalberti in
un solo , allorché detto avendo del primo , che rfa—
lofi alia vita quieta e pacifica edificò con molta indu^
firia la fuperba Rocca di Buffeto , riparò le Mura
della Terra , e t accrebbe , rendendola maggiore di cir--
cuito , fermandovifi gran parte delP anno , e perchè il
Caftello , ed il Paefe fofse da più abitato , diede ter-
reni a chi ne volle lavorargli , pagandogli per reco^
gnizione ogrC anno certa mifura di grano \b) , sog-
giunse , esser egli morto nel 1007 , dopo aver fon-
data la Badia di Caftiglione , e quella eziandio di
Chiaravalie della Colomba . Chi non sa , che la Ba-
dia di Caftiglione fu fondata da un Marchese Adal-
berto non prima del 1007, nia soltanto nel 1033?
A chi è nascofto che T altra di Chiaravalie sorse ol-
tre cento anni dopo quella di Caftiglione (e) ? Tanti
e sì gravi anacronismi dell' Angeli ci coftringono a
{s) La carta di fondazione del Mo- (tf) ^Prestò I* Angeli soverchia fe-
nistero Castiglionese T abbiamo dallo de ad una Cronaca latina della Casa
stesso Muratori Le. cap.ia pag. 98. Pallavicini scritta nel Secolo XV ai
(b) Istoria di Parms pag. 211 • tempi di Orlando Pallavicino detto
r\
nulla crédergli anche relativamente a Busseto , la
cui Rocca 9 e il cui Caflello io non so riconoscere
de* tempi del primo Adalberto , e neppur forse de*
tempi di Oberto , soprannominato il Pelavicino , il
quale ad arricchir concorse la Badia di Chiara vai le , e
diede il cognome ai Pallavicini , tra i quali il celebre
Uberto , fiorito ai tempi di Federigo II Imperadore , par
che il Caflello di Busseto propriamente fondasse {a) .
La donazione frattanto, fatta ai Canonici di una
Corte , e di un Cartello vicino al Taro da Oberto
figliuolo di Adalberto Marchese , ad osservare ci chia-
ma , come in quelle parti venissero ammassandosi beni
alla Canonica 9 già posseditrice di Palasone 9 e di terre
il Magnifico, la quale originai si
conserva ancora presso Sua Eccelien*
za il Signor Marchese Antonio Pal-
lavicino • Ottimo queflo lavoro nel-
le ultime sue parti , moftra assai igna-
ro r autor suo dove parla di cose an-
tiche . Qui i dove dicesi , che il pri-
mo a grandeggiar in Italia de' Palla-
vicini ai tempi di Ottone I fu A-
dalberto. Si spaccia che nel looi
ad honorem SanRi Bernardi Colum^
bée Monafterium , ideft puritatis , con^
firui fecit in agro Piacentino prope
Fiorenzolam : quando si sa che quel
luogo fu dato soltanto nel 11^6 dal
Vescovo di Piacenza a San Bernardo
Abate fondatore de' Cisterciensi , e che
allora concorse ad arricchirlo il Mar-
chese Oberto pronipote assai tardo ( se
pur ^ vero ) di Adalberto • Si soggiun-
ge , che eodem anno in Caflro Leoni s
Parmensi! Diocesis prope Burgum San:
di Donnini Ecclesiam ac Monafterium
candiditi e pure l'epoca sicura del*
la erezion del Monistero Castiglione-
se cade , come ò avvertito , sotto il
logj . Ciò sia detto per far vedere,
che l'Angeli mal si fidò dell'accen-
nata Cronaca, o della espilazione fat-
tane da Niccolò Fefiasio, il quale
scrisse un'altra Storia Pallavicina.
(^) Fra Salimbene di Adamo nel-
la su^^Cronica inedita, di cui fare-
mo grand' uso a suo tempo , parlan-
do di Uberto scrive : Ita pelaverunt
eum Cremonenses j qui erant ex parte
Ecclesia <, si cut fecerant Parmenses j
O* destruxerunt Bussetum fortissi»
mum Caftrum suum quod fecerat fie*
ri inter aquas lacunarum in nemore
in confiniis istarum trium Civita^
tum , scilicet Parma , Cremona C&*
Placemia^ O credebat ipse Pelavi*
cinus quod non posset a toto mundo
capi. Prima del Secolo XIII infatti
mai non si trova nominato Busseto.
164
air intorno dì San Secondo » di cui però o non aveva
intera la proprietà, o qualche usurpatore gliela smi-
nuiva. Benché si abbia un Diploma di Ottone II » che
la invertì nel 980 di Palasone , trovasi tuttavia che
il Conte Attone figliuolo di Giberto Conte di Lecco
aveva in quelle parti medesime assai che fare • Una
sua vendita della Corte , Caftello , e Cappella di Pa*
lasone a Gioanni Prete Milanese porta note crono-
logiche tanto confuse ed imbrogliate , che non v' è
luogo a raddrizzarne la data (a) ; ma per difettosa
che sia , giova a provare ciò che affermiamo , ap-
parendo specialmente , che V altra Corte denomi-
nata di San Secondo da lui fosse ai Canonici
o reftituita » o donata , giacché nel 999 Ottone HI
confermolla ai medesimi con tutti i diritti fin a
quel tempo godutivi dal detto Conte (b) . Nel se-
guente anno la Contessa Ferlinda figliuola di Ber-
tario , moglie del medesimo Conte Attone (e) , an-
ch^ essa concedette ai Canonici una porzion ^
Caftello , e delle Cappelle di Palasone con be-
ni in Vicopezzato 1^ in Capo di Taro , ed altro-
ve (cQ; ricuperando così, ed acquiftando la Canonica
{a) Appendice N, LXXX V . uno dei quattro che reggevano Italia .
{b) Appendice N. LXXXVI, Sua Mogli era fu la Contessa Falen-
(r) Che Attone e Ferlinda fossero da ^ con la quale venendo a morte fu
marito e moglie Io comprovano Di- sepolto a Lumello. Ma se Attone,
plomi del 1015 e 1026 pubblicati dal giusta il documento noflro , viveva
P. Celeftino di Bergamo Ift, di Berg. a legge Salica , non discendeva , co-
voi. 2 pag. 415 e 417 . Il Corio me vuole il Corio, dal sangue di
nelle Istorie di Milano P. I parla di Desiderio Re de' Longobardi •
Guido, che Mòe un figliuolo dia- (jd) Appendice N. LXXX VII .
mato Atono Conte di Leuco , quale fu
t6$
in quel contorno tanti beni, che a poco a poco, sic-
come verrà occasion di vedere , tutto se lo fece sog-
getto • Sì ampie liberalità provano in quanto credito
fossero gli Ecclesiaftici di Parma presso il secolo, co-
me lo erano eziandio presso la Chiesa universale ^
molto apprezzante i voti e i consulti della Parmigia-
na; talché non potendo forse il Vescovo nel 998 re- 998
carsi al Sinodo Ravennate , fu meftieri spedirvi due
Nunzj Criftoforo e Guinizone (a) .
L'' anno (lesso scorgesi esercitata V autorità di Con-
te nel Contado Parmense da Bernardo vivente a leg-
ge Salica , cioè originario Francese • Di tal nazione
il comprova una carta d'Imilda sua figliuola rogata
quarantatre anni appresso (b) • Quindi lo riconoscia-
mo ben diverso da un Berardo figliuol di Ghe-
rardo del '"Contado di Parma , il quale vivendo a
legge Longobarda, aveva oflFerto quattro anni addie-
tro ai noftri Canonici la porzion sua di un Cartel-
lo in Veftola , della Cappella di San Lorenzo , e di
al^ri luoghi su i colli (e) , e , se non erro , apparte-
neva alia famiglia, che detta fu de* Baratti. Diverso
pur anche dee dirsi il noftro Conte dall'altro di si-
mil nome , che sino all'anno antecedente retto ave-
va il Contado Pavese (d) .
{a) Ughelli ItaL Sscr. in Archiep. natìone mea iege vivere salicba*
Rav. N. 6^. Arcfaiv. de'Canonici di Parma Sec.
(6) Contiene r accennata carta spet- XI N. XLII.
tante al X042 una donazione alla no- (e) Appendice N. LXXIX •
Ara Chiesa , e vi si les^ge : Ego qui* {d) Veggasi un documento del 9^8
dem in Dei nomine Imi Ida fili a bone pubblicato dal chiarissimo Tirabos*
memorie Bernardi Corniti s de Comi* chi Stor. della Bad* di Nonantols
tatù Parmensi^ que professa sum ex Tom. II pag. i;;4.
a66
Ragionando rAng^eli di quello nobii Signore fatt»
G)nte del Contado Parmigiano, se lo immaginò
ascendente e progenitore della Famiglia Rossi , col
dire ch^ei generò Sigefredo padre di Orlando de^
Rossi , confondendolo a capriccio con Rolando » detto
dal Carrari padre di Sigefredo, ed avolo di Orlando
de' Rossi • Ma io tengo per false ambedue le narrai-
zioni di tale genealogia , sì perche se i Rossi co-
munemente voglionsi originar) Romani, o sia Italia-
ni (a) , è chiaro che non procedono dal Conte Ber-
nardo, il qual era Francese, e, come potrà rilevarsi
da altre notizie, non lasciò maschia prole, o se ne la-
sciò , pochissimo sopravvisse ; come ancora perchè se
del genitore di Orlando de^ Rossi si vada in traccia ,
scorgeremo non esser egli già (lato un Sigefredo , ma
bensì un altro Orlando detto del Rosso (b) ; la qual
notizia sicura diftrugge quanto , senz' addur prove ,
spacciano i GenealogilU intorno la origine di un Ca-
sato tanto cospicuo •
Adunque Bernardo fatto Conte del noftro Conta-
do recossi con Guido suo Viceconte a tener Placiti
pel Territorio , seco guidando da Parma Benedetto ,
Gundelberto , Stabile, e Gioanni Giudici del Sacro
Palazzo . Farà maraviglia il vederlo risedere in Ca^
{a) Benchi io abbia per favola il (^) In un documento del 1147
dirsi, che i Rossi vengano dalla fa- conservato nell'Archivio Capitolare
miglia Roscia Romana, i sempre ve- ( Sec, XII N, XXXVl ) leggiamo:
ro che chi così pensò, credette que- Signa manuum Rolsndi jilii qHon*
fio Casato Italiano in origine . Il gè- dam Rolandi Ruhei • Pare dunque
nio Guelfo de' Rossi concorre a farli che Rosso padre del vecchio Rolan-
credere Italiani • do desse cognome al Casato •
167
ftellarano , ed ascoltar ivi Guntardo Propofto della
noftra Cattedrale accinto a provar in contraddittorio
il possesso , in cui era la sua Canonica di un' Iso-
la chiamata Digna 9 non lungi da Fogliano (a) ; i
quali luoghi appartenendo al Territorio di Reggio >
non pajono essersi allora dovuti visitare dal Conte
noftro , quando non vi fosse (lato mandato in qua-
lità di suo Messo dall' Imperadore . Ma pure tan-
to Caftellarano , quanto Fogliano in una carta del
968 si accennarono come parte del Contado di Par-
ma 9 allorché Berta figliuola di Adalberto da Caflerno
sposata ad Arioaldo figliuolo di Ambrogio detto Bo-
nizone da Milano , uomo famoso nelle Storie di quel-
la Città, vendette ad Angelberto Giudice di Parma
fìgliuol di Gioanni tre Corti con Cappelle in Fo-t
gliano 9 in Dinazzano , e in Cailellarano espres-
samente dette nel Contado Parmense (b) . Similmen-
te vedremo a luogo suo un Diploma di Corrado I
Imperadore spettante al 1035 , in cui le Corti
di Caftellarano , di Sassuolo , ed altri luoghi dicon-
si appartenere allo ftesso Contado* Ciò potè dir-
si in vigor del dominio , che gli Ecclesiaftici no-
ftri , e in parte fors' anche il Conte Bernardo già
n' ebbero •
I medesimi Giudici del Sacro Palazzo Parmigiani ,
che avevano accompagnato il Conte Bernardo allor-
ché tenne Placito in Caftellarano , assifterono in Par-
ma nel Settembre dell'anno 1000 ad un altro Giu-
dicato tenutovi da Corrado Prete speditovi dall' Im-
' W Appendice N. LXXXIV. (i) Appendice N- LXVllI.
i68 ^
peradore in qualità di suo Messo . Presenti vi furono
eziandìo Brunicone Arcidiacono della Cattedrale, è
Martino Vicedomino , cioè Vicario del Vescovo , con
diversi altri , e sentenziossi del possesso legittimo go-
duto dal noftro Capitolo su la Corte di Lama polla
nel Modenese (a) .
Il noftro Conte frattanto , morto che fu Ugo
Marchese di Toscana occupa tore della Corte di Ni-
rone , in ricompensa de' predati servigj ebbela egli
dair Imperadore , checché si fosse del diritto , che il
Vescovo di averne sembrava . Risulta , come dissi , tal
concessione da un pofteriore Diploma di Aryigo , ne
ad altri degli Ottoni può attribuirsi che al terzo •
Dice l'Angeli, benché fuori di luogo, e con ana-
cronismo , aver egli con detta Corte ottenuto ezian-
dio la Rocca di Vallefenera con tutte le sue appar--
tenenze intieramente^ come già tenute le avea il detto
Ugo Marchefe . Sì ftorpio è nondimeno il nome di
quefto luogo ne' Privilegi di Arrigo , e di Corrado
presso r Ughelli , chiamandosi in uno Valle Vifeneri-
naj e nell'altro Valle Vixinaria ^ che indeciso reflar
potrebbe , se vi si parli propriamente di Vallifniera
nelle montagne di Reggio , detta nelle vecchie car-
te Valvefneria , o pure di altro paese . Tengo però
come fermo alludersi a Vallifniera , apparendo da un
documento del 1327 conservato nell'Archivio Episco-
pale , che gii antichi suoi possessori avessero lungo
tempo che fare anche in Nirone , e in altre Corti
venute poi in potere del Vescovo: imperciocché nel
ia) Appendice N. LXXXVIII.
>n
269
detto anno Mannello figliuolo di Veltro da Vallis-
niera pretendea vassallaggio da gran numero d' uo-
mini di dette Corti , come investiti de' beni loro dai
proprj maggiori : dalla quale molestia liberar volen-
dosi il Vescovo Ugolino Rossi , comprò le ragioni di
Manuello , trattone i beni goduti in Nirone da un
figliuolo naturale di lui appellato Lorenzo • Nirone
adunque venne in potere del Conte Bernardo favo-
rito dal Monarca ; e il Vescovo Sigefredo rimetten»
do a tempi migliori il far valere le sue ragioni, at-
tese a governar la sua Chiesa , adunando in questi
tempi un Sinodo per trattar delle cose spettanti alla
vita ed ai coftumi de' Chierici , nel quale insorte
alcune querele circa le Chiese in addietro private
de' beni loro , prese tempo a provvedere , come poi
fece , apparendo ciò da un suo pofteriore Decreto a
favor della Pieve di San Pancrazio (a) .
Cessò di vivere Ottone III nel looz , e la co- 1 coi
rona d^ Italia passò su la fronte di Arduino Marche-
se d'Ivifea, rimanendone poco dopo scontenti i me-
desimi elettori , che troppo vizioso riconoscendolo , e
tutto diverso dall' altro Re , che i popoli della Ger-
mania si erano eletto nella persona di Arrigo Duca
di Baviera , agevolmente anch' eglino s' invogliaron di
quello . Scrive Adelbodo nella vita del Santo Re
essersi uniti l' Arcivescovo di Milano , e i Vescovi di
Cremona, Piacenza, Pavia, Brescia, e Como nell' in-
vitarlo in Italia (b) . Ma noi possiamo dire non esse-
re ft'ato degli ultimi a desiderarlo il noftro Vescovo
io) Appendice N. LXXXIX. (£) Adelbodus in vita S. Hiurici.
•^:-
270
Sigefredo^ il quale per mezzo del Marchese Tedaldo
figliuolo di Adalberto Attone potentissimo in Lom-
bardia fattagli palese la devozion sua prima che si
accingesse al viaggio d' Italia , seppe ritrarne un Pri-
vilegio 9 che lo investiva della Badia di Nonantola
già goduta dal suo antecessore (a). Parve al Murato-
ri cosa alquanto (Irana, che alcun possesso e dominio
non avendo ancora il Re Arrigo in Italia » giugnesse
a concedere Diploma di simil fatta (ò) . Pure se si
consideri essere indubitabile V aderenza del Marche-
se Tedaldo ad Arrigo ; se si rifletta al comun desi-
derio di tanti Italiani , da^ quali era il Re bramato , e
qual Signore riverito , talché poteva egli tenersi cer-
to del trono 5 e se finalmente si osservi come Sige-
fredo per la grazia ottenuta dal suo antecessore po-
tesse riputarsi abilitato a ripetere quella Badia , che
non avrebbe voluto vedere al principio d*un novel-
lo governo data ad altri in Commenda, non sembre-
rà difficile il persuadersi di quello fatto • Il Marche-
se consanguineo forse di Sigefredo poteva al Re
suggerire , che se non aveva pur anche sul capo la
corona d' Italia , il comun desiderio glieP aveva già
offerta , ed incitarlo a mettersi in un preventivo pos-
sesso di autorità per favorire chi tanto gli era fede-
le . Qualche altro esempio non manca di Privilegi
chiesti dalla Italia a chi se ne desiderava Signore,
comunque ancora noi fosse (e) .
(a) Appendice N. XC« re in Italia Arnolfo Re di Germa-
{6) Annali al looj . nia ; e pure l' Imperadrice Angilber-
(c) NeU'88p nulla aveva che fa« ga, fondatrice del Monistero di San
N
^71
Osserva il chiarissimo Tiraboschi, che benché Ar^
rigo Tanno seguente 1004 fofse coronato Re cT Ita-^ 100 4
ha , e potefse perciò render valida , e far condurre ad
effetto la donazione da lui fatta al Vefcovo Sigefredo ,
non troviam però alcun indizio , monumento di giurisi
dizione da lui efercitata fu quel Monaflero . Io noi
posso negare. Ma se per sua confessione medesima
tra il 100 1 e 7 1006 è un vuoto nelle carte dell' Ar-
chivio Nonantolano , in cui non se ne ha alcuna (a) ,
fia meglio lasciar incerto s'egli per qualche tempo
almeno vi esercitasse giurisdizione. Dove taccion le
carte noi non possiamo decidere .
Che se per avventura giufti motivi impedirono a
Sigefredo il godere di tal grazia , altra ne ottenne , che
ben gli fu vantaggiosa , perchè nel chiedere la conva-
lidazione de' Privilegi antichi , supplicato il Re ad au^^
mentar li , giuda il codume degli antecessori, meritò che
ad eftinguere le continue moleftie recategli dal Conte
del Contado , si dichiarasse , che il suo dominio nel
circuito della Città si eftendeva a tre miglia di Ter-
ritorio per ogni parte, tanto ne' fondi , quanto nelle
Sisto di Piacenza, solo per la spe- Poltrone pag. 20, crede riconosciuto
ranza ch'ei fosse per venirvi, a lui Arrigo come Re d'Italia dal Mar-
chiese Privilegi in conferma di tanti chese Bonifazio figliuolo del Mar-
suoi beni, come feci osservare nella chese Tedaldo fin dal mese di Marzo
Istoria dì Cuaftalia Tom. I Lib. 1 del 1004, cioi prima che fosse coro-
pag. 42. Potrei qui abbracciare la nato in Aprile . Ma chi sa che
osservazione del Visi ( Notiz. htor. corso non sia errore nel mese, e che
di Mantova Tom. II Lib. 8 pag. il documento non appartenga al Mag*
27 ) , che mosso da una carta pub- gio ì
blicata dal Bacchini v\^\V Appendice (^ì Storia delia Badia di Nonan-
alia Storta del Mon, di S. Ben. di tola Tom. I P. I Gap. 4 pag. 102 .
27*
flrade , e ne^ corsi delle acque , con autorità assoluta
di giudicar delie Cause sì del Clero, come del Po-
polo y qual s^ ei fosse Conte di Palazzo, dandosi a tal
effetto anche al suo Vicario il carattere di Regio Mes«
so , ed esimendosi dai pubblici aggravj gli abitatori ,
onde a non altri che al Prelato dovessero ubbidien-
za , servitù , e tributo (a) . Negai , è vero , la realtà
di simili Privilegi , come conceduti già prima da Carlo
il Grosso , e dagli Ottoni I e III j ma veder feci che
i Diplomi spacciati su di ciò contenevano cose insus-
siftenti e false , e gli ebbi per immaginati ed apocri*
fi. Quello che ci rimane di Arrigo, benché io non lo
giudichi originale , ed esser possa fors' anche un po'
guafto, tuttavia non à quella giunta arbitraria di Bor-
go San Donnino sì mal collocata nel primo, e nel ter-
zo , né i nomi delle Ville senza giudizio intrusi in tut*
ti e tre, né par che si possa diftruggere per documen*
ti pofteriori , come gli altri facilmente si annienta-
no. In somma dovendosi pur confessare , che una
volta fu ampliata la podeftà temporale de' Vesco-
vi , ed eilesa specialmente al possesso delle acque de'
fiumi, e de' canali 5 e facendo meftieri credere queft'
ampliazione anteriore all'altra, che ftender fece il
loro dominio anche ai Cartelli del Territorio , tem-
po non v' à onde fissarne l'epoca più certo di quefto.
Assicurata così la quiete propria e della sua Cit-
tà , ad altro più il Vescovo non attese fuorché ad
ICQ 5 opere di pia liberalità. Vediamo per lui donato un
Molino pollo sul Lorno alla Chiesa di San Giamba-
{a) Appendice N. XCI.
m
^75
tifla col consenso di tutto iUsuo Clero (a) ^ e ceduta
a' suoi Canonici la -terza parte delle oblazioni offerte
da'* fedeli alla Chiesa di Borgo San Donnino ricori
rendo la fefta del Santo ; il qual diritto era antico ,
ma andato in disuso (b). Coronò poscia le opere sue
coir aggiugnere alla già edificata Chiesa di San
Paolo ne' Suburbj un Moniftero di sacre Vergini , alle
quali diedie per prima Badessa una divota donzella
appellata Luida , cui donò il sacro luogo con due
Molini contigui , ed alcuni prati , e un altro Moli-
no situato presso la Chiesa di Santo Udalrico , oltre
varj poderi , compresi quelli donati da Raterio Ves-
covo di Verona al suo antecessore (e). Tal atto, che
data non porta di anno, è senza dubbio pofteriore al
looj, rilevandosi ciò dall' esservi sottoscritto l'Arci-
diacono Sigefredo succeduto a Brunicone sicuramente
Arcidiacono dal looo sino al tempo già detto. S'in-
tende quindi agevolmente come avvenga di trovar
viva pur anche la Badessa Luida ai tempi di Cadolo
entrato già al governo del Vescovado nel 1 046 .
Quello sacro Recinto fu assai prediletto dai noftri
Prelati ; perchè Enrico lo ampliò ed accrebbe , Ugo
gli fu di altri beni liberale , Cadolo privilegioUo sì
in grazia di Luida , come d' Imila Badessa figliuola
del già memorato Ingone, ed Everardo fece altret-
tanto essendo Badessa Berta da Bcrceto. Taccio per
ora le beneficenze verso il medesimo della Contessa
Beatrice madre della Contessa Matilde, di Garsendo-
(4) Appendice N. XCII . (e) Appendice N. XCIV.
(A) Appendice N, XCIII •
174
nìo Vescovo di Mantova, di Federigo II Imperadore,
e di altri , come pure i Privilegj onde lo arricchirono
i Pontefici Urbano III e Gregorio Vili , badando V
averne fatto un ieggìer cenno sì a gloria di tal Mo-
niflero , come a lode vera delle Religiose ivi dedica-
te al Signore , cuftodi gelose de** loro antichi monu-
menti, ed egualmente cortesi nel comunicarmeli.
E giacche mi è caduto in acconcio di far men-
zione della Chiesa di Santo Udalrico, presso cui un
altro Moniftero di Vergini Benedettine vedesi eretto,
senza che se ne sappia la vera origine, siami permes-
so di far palesi le mie conghietture . Nato era il
nominato Santo circa TSój, fu Vescovo di Ausbur-
go, e mori nel 908 • Una fiata recandosi a Roma
venne alla riva del noftro Taro , e lo trovò sì gon-
fio , che non n' era sperabile da un giorno all' altro
il passaggio . Preparato V Altare su la riva di esso
celebrò coir assiflenza de' suoi compagni la Messa^ e
r ebbe appena finita che la piena cessò, e potè con-
tinuare il cammino (a) . La memoria di simile avve-
nimento riputato prodigioso ebbe a conservarsi tra
noi; onde accaduta la preziosa sua morte se n' eccitò
il culto anche in Parma, e si edificò nel Suburbio
ad onor suo una Chiesa col Moniftero predetto , la
cui più antica menzione trovasi in una carta del
I o I j (b) . Un altro picciolo Moniftero o Cella in
onore di Santa Eugenia troviamo contemporaneamente
(a) Veggasi la vita di quefto San- (A) La pubblicò imperfetta, corn*
to scrìtta da sincrono autore pubbli- era , il P. Aflfarosi Mem. Istor. del
cata dai Bollandisti A8a SS. Ja/ii Mon. dì S. Prospero di Reggio P, I
Tom. II pag. xi{ • pag. 372, Contiene il teflamento di
in piedi entro Parma , la cui proprietà apparteneva
al Moniftero di San Zenone di Verona (a) , senza
però averne altri lumi .
L^ anno preciso della morte di Sigefredo II no--
ftro Vescovo e Signore noi so . Trovo unicamente per
un antico Epitaffio assicurata la sua deposizione en-^
tro lo flesso avello , che racchiudeva le spoglie dell'
altro Sigefredo suo antecessore (b) . Gli encomj ivi
a lui fatti , e lo flato luminoso della Città ne' suoi
tempi esaltato , non meno che le gloriose azioni , di
cui è rimafla memoria , sono argomenti certissimi del-
la sua molta pietà , magnificenza , e valore . Col dar
termine al ragionare di lui chiuderò queflo primo vo-
lume della mia Storia y sperando che notificata abba-
flanza la natura del governo di queflo Stato sino all'
entrar dell' undecimo secolo, coli' aver fatto vedere co-
me il dominio della Città , de' Suburbj , e poscia di un
più dilatato circuito sempre ai Vescovi appartenesse, e
Ennurardo di Antesiga con legati
Monafterio Sandi Joannis positi fo-
ris Civita fé Parme ^ ed anche Mona*
Jìerio SanSi Odelrtci Confessoris fo^
ris Civitate Parma •
{a) Un Privilegio di Arrigo del
10 14 conceduto al detto Monistero
Veronese riferito dal Biancolini Ist.
EccL di Verona Tom. I pag. 47, e
dal Lami Memorai. Eccl. Fior. Tom.
11 pag. 1156 gli conferma in Par-
ma Ceilam SanRée Eugenia infra
Civitatem cum pertinemiis suis .
(*) L'Epitaffio fta nel Codice fles-
so , da cui trassi il già riferito del
Vescovo Uberto:
Magnus in angufto Sigefredus utet"
que seputchro
Exiguum fieri magna cadend%
notat .
His tua fune Parma valuere va*
lentibus arma :
TJnde Crisopolis quie vocttaris
eras.
Cura gregis pietas inopis j vigi*
lamia mentis
Vere Pontifices hos viguisse prò»
bant .
Discite Paftores ad eorum vivere
mores ,
Sfrvavere suas qui vigilanter
oves .
17^
quello del Territorio fosse ai Conti affidato; e dimo-
ftrato già chiaramente Terrore di coloro, i quali cre-
dettero fatto Signore e Conte di Parma Sigefredo tri-
tavolo della Contessa Matilde, avranno i miei Letto-
ri conosciuto , che mi era superfluo l'andar confu-
tando a parte a parte T Angeli , anch' esso ingannato
dal Sigonio , dal Pigna , e da altri , dove perpetuato
volendo il dominio di Parma nel sangue del mede-
simo Sigefredo , scrive che dopo vi signoreggiasse
Gherardo, e poscia Adalberto Attone figliuoli di lui;
indi che Tedaldo figliuolo di quell'ultimo soggetta
a sé la tenesse quarantatre anni , e ne lasciasse pa-
droni i due suoi figliuoli ed eredi Bonifazio , e Cor-
rado, asserendo che il nominato Arrigo li dichiaras-
se poi Marchesi di Parma . Tutte quelle asserzioni
sono smentite da una serie di documenti troppo con-
siderabile , che giova omai sottoporre alla virtuosa
curiosità de' Lettori .
Fine dei Quarto Libro •
e del Tomo Primo.
APPENDICE
DF DOCUMENTI
CITATI
IN QUESTO PRIMO TOMO.
s i
o
»79
I
Da Cassiodoro Var. Lib. 8 .
xlonoratis, Possessoribns , & Curialibus Parmensis Civitatis Athalaricns $2^
Rex, Dignum eft, ut libcnti animo faciatis quas juberi prò Urbis veftrae ■^^•'^'
utilitate cognofcitis . Nam quod proprio fumptu decuit aggredi , competi- prora *£
diofe vobìs conllat offerri • Civitatem fiquidem vedram diutina ficcitate la- spurgo
borantemj juvante Deo, Domnus Avus noder faluberrima unda rigavit . «iegh Ao-
Cui nunc ftudio veftro cloacarura ora pandantur , ne fordium objedione ^IJ?^*^*^
tardata reciprocans unda veftris aedibus illidatur, & quas debuit ^bluere, -^^ p^^^
easdem vobis cogatur inferre . Cui operi quamquam vos urgere debeat ci- da Teo-
vicus amor, virum fpedabilem Genesium prxcipimus imminere, ut nos ad dorico.
jneliora provocetis, u qus juffimus gratanter emcitis.
I I
Dallo stesso Autore.
vrenefio viro fublimi Athalaricus Rex. Amore Civitatis vedrac antiqui q^^*,^ ^^
•operis formam Domnus cjuidem Avus noder lar^itate regia condruxit. Sed cenefio
nihii proded aquarum copias Urbibus immifilTe nifi nunc provideatur cloa- d*iiiTiei-
carum opportuna digestio more vitac humanac , cujus ita falubritas contine- '*'« *"®
tur, fi cjuod ore ouis fufcipìt, alia parte corporis relaxatus effuderit. E^ JJ^af^o.
ideo Sublimitas tua Parmenses Municipes faciet buie operi noviter infidere»
quatenus antiquos cuniculos five fubterraneos , five (^ui junguntur margi-
nibus platearum diligenter emendent.'Ut cum folenniter optatus vobis li*
quor influxerit, nulla obje£li letaminis objeóìione tardetur &c.
Ili
Dal Du^Chesne Hist. Frane. Script. T. I Ep. 39.
vjum bona &c Veniente itaque Andrea viro magnifico &c. • • • • w^^?.
expofuit nobis quam promptidlmo animo , vel devotionc integra , florentifli- JJ^"^ ^JJ^
inum Francorum exercitum ad liberationem Italiae gloria vedrà direxerat. tìfica a
Qua: omnia de devotione , & chridianiifìma voluntate vedrà , vel indantia ^ childe-
qua desideratis Iraliam liberari , clementiffìmo Principi meo Domino , & So- ^5'^° *^«
rori vedrae sereniffimae Augudae specialiter, sicut Andreas suprascriptus v*'" fl^ 1^*^56-
magnificus nobis retuli t , renunciavi • Ante vero quam fines Italiae vedri Du- dizione di
e^s ingrederentur , Peus prò fua pietate , vedrisque oiationibus , & Mutinen* Parmaec
28o
Sem Civitatem , nos pugnando ingredl fecit : pariter & Altinonam , & Man*
ruanam Civirarem pugnando, & rumpendo muros, ut Francorum videret e-
xercirus ( Deo adjutore ) fumus ingreffì, festinantes ne genti nefandiflìms ,
Langobardorum fé centra Francorum exercitum adunare liceret, & uno viro
magnifico viginti millibus prope Veronenfem Civitatem refidente, ad quem
necessarium duximus fme mora dirigere, fperantes ab eo ut nos vlderemus
in cominus, & qu£ elTent utilia ad delendam gentem perfìdam disponeremus
communi confilio &c. ...Sed & alias, idefl l'arma. Regio, atque Placentia ,
cum fui;: Ducibus, atque plurimis Langobardis Deus Sanólse Romana: Rei-
publicae reparavir, ut in tanta talique mercede, maximam partem, ficut
cepit. Regni veflri gloria confequatur. Practerea, quod ex se gloria veftra
facere confuevit, implenda depofcimus, ut Romanos, quos prsdavit Fran*
corum exercitus, prò mercede vedrà, & filiorum ac nepotum velboruoi^
relaxare prxcipiatis &c»
I V
Dallo stesso Ep» 40.
\f uantum Chriftlanitas Regni veftri exqulrit &c. . . • Olim autem vos
audiffe credimus de Montena, Aitino, atque Mantua civitatibus, quia fan-
6ÌZ funt Reipublicx reformat£. Prsecedentibus autem Scriptis noftris deC-
tcriyelo gnaffe vobis meminimns , quod dum ad obfidendum Parmam • vel Rbegium
iteflo il j^^ug Placentiam civitates proficisceremur , Duces Langobardorum ibidem
confìituti, in Mantuana civitate nobis cum omni fefìinatione ad fubdendum
fé fanftae Reipublicx occurrerunt . Quos poflea c^uam in ferviti© fanftae Rei-
publicae fufcepimus, filios eorum in obfides recipientes, Ravennam remean*
tes, in Hiflriam Provinciam contra Grafoulfum deliberavimus ambulare.
Quam Provinciam venientes, Gisoulfus vir magnificus , Dux , filius Gra*
foulfi, in juvenili aerate meliorem fé patre cupiens demonflrare, occurrit
nobis, ut cum omni devotione fanéls Reipublicz fé cum fuis prioribus,
& integro fuo exercitu, ficut fuit, fubderet &c.
590
Romano
£Mrca
Re.
Dal Campi Istor. Eccl. di Piacenza P. I pag. 177 •
674 Jr lavius Pertharitus excellentiffimus Rex . Curti noflra Piacentine , ubi prac-
Stmenza effe invenitur Dagilbertus Gaflaldus, & nofìre Parmifiane, ubi . . . GaflaU
^** *^® dus nofler effe invenitur, ^ de Silvas & de montes locaque ocitantur pon«
pe* confi. ^* Marmoriolo qui efì in rigo Onglena, deinde in Petra baciana percor-
nitrtPtr- rentc in termine quod dicitur petra furmia , & in fonte limofa in campo
mtePia- Crispiceilio, & inde in monte Speda illa parte Cene, ubi termine otat ,
ceiua. deinde in monte Gaudio, & Petra Mugulana quod eli fuper Fluvio Taro,
& illa parte Taro per rigo Gautera. Dicebat Uagilberto Gaflaldio nof>ro
quod ad civitatem Piacentina curte noflra pertinerent ipfa loca . Refpon-
debat imo Gaflaldus noiìer quod a Parmenfe civitate, & curte noflra per-
.inerent ipfas loca, & exit fines ipfas de Cafbo Nebia. £t dum multas in*
28l
ter faprafcriptas Civitates erant intentiones & fcandala fiebant» & pignera*
tiones, prasvidimus milTos noftros, ided Authechis Spatarium> & Aufo-
ne Notario nodro apud ipfo loco dirìgere ut cognofcerent ret veritare &
de otilis nobis pars Piacentina judicatum bon. me. Arioldi Regis» ubi le*
gebatur, qaod prò ipfìus tempore cauCi finita fuifìet & ipfum judicatum
ed loca fuperius nominata, qualiter termina effent inter fines de Placentia
6l Parmenie, & cognoverunt omnia rei ventate qualiter ipfe judicatus de-
fignabat. Nos vero volueramus fi aliter cognoviffent ut per pugna, aut per
facramentum in tempore domus noflrs Civitates determinarent . S^t poil*
quam judicatus prascefTori nollro Arioldo Regi fic contenebatur , & per por-
carios & per fenfores bomines fio cognovimus, traflantes cum Judicibus no*
ftrìs utile nobis visum fuit, ut per facramentum pars Piacentina ipfum ju-
dicatum firmaret, cjuod nulla fraus faéìa fuiffet in ipfum judicatum, & ipfi
ftnes per ipfa termina, & figna defenfa fint ad Placentia, nifi per paucos
dies, quoa Godeberto ipforum in intentione fecerunt ipfas fines, & nos
cum Judicibus nofiris decrevimus, ut judicata praecepta praedeceflbribus no*
Hris Regibus a nobis roborari inconvulsa debeant, quod & jufium efi,
ù ita nofira cufioditur parte, & noHra judicium incontaminata manent; ta-
men prò amputanda intentione ipfe sacramentus datus eft a parte Piacen-
tina in praefentia Judicibus noftris, ideft Vulfoni , Majoli , Urloni &c. . . .
& presbiter Immo Daghibert ceffit sacramenrum & juraverunt , utsupra di*
ximus in eo capitulo, ut fupra legitur & judicatus Arioldus Regi conte-
nebat, & hoc decrevimus» ut cuilibet homo intra ipfas fines pofieffione,
aut de jure parentum aut de conceffione Regum habere videtur, excepto de
tempore ilio, quando Gondeberto invafione fecit, liceat eum habere ipfam
fines inter Placentia & Parma, ficut fuperius figna defignantur, & judica-
tus contenuit , & ipfi per Sacramentum deliberaverunt noftris & futuris tem-
poribus fic debeant permanere,
Excellentidìmo Donno Regi, & ex diftato Theodoraci Refer. Dat. Ti-
cino palatio fub die X Gal. Novemb. anno filii ejus Regni noftri (<»)..•
per indi£lione fecunda feliciterà
VI
Dall^ Ughelli Ital. Sacr. in Ep.. Regien.
vjarolus gratia Dei Rex Francorum & Langabardorum &c. . • . Pateat q. y^jy*
omnium fidelium noftrorum induftria aualiter venerabilis vir ApoUinaris Ec- aomTbe^
clefi£ Regienfis Episcopus pietatis noltra; clementiam adierit» ut omnes res nitulPir.
ipfius Episcopii &c. . . . prajdiéto loco facto corroboremus &c. . • • Petit migitno
etiam (^uandam sylvam juris noflri fitam in Comitatu Parmenfe in finibus *J,^"^^
Bismanti in loco qui dicitur Lamma Fraolaria, cujus fines funt de uno Reggio.
{a) sì corregga éttro ftticiSìmi Regni noflri^ tarido, sendo fiaco quello ruliimo anno
e fi vedrà, che per la Indizione II apparcie>^ del viver suot come pretende il Manfi nel-
ne il documenco al 674, non già al 6%y, co- le Noce al Baronio» t sostiene il chiariflì-
me credettero il Campi, e il Poggiali, in> mo Lupo Cod, Diplom. EccL Bergom, col*
gannaù dalla mal incesa parola A'/i . Forte 300 Sicché corna a^Tii meglio 1* anticipare
ai 23 di Occobie del 687 era già morco Ber* la daca di qucAo documenco •
latere a flamine Side farfam per ftratam ufque la monte PaUiedo afcea*
dente per ftratam ufque in finibus Thufcias inde vergente in Rivum Albo*
lum ufque ad flumen Side, inde quoque juxta Sidam deorfum pervenir
in flumen Auzolae. Cujus petitionibus prò divina remuneratione annuentes
fuae Ecdefix pr^fatam sylvam in perpetuum habendam conceifimus, atque
exinde hoc firmitatis noftrac praeceptum fieri juflimus &c. • • •
Signum Caroli gloriofimmi Regis.
Data die Vili Kal. Januarias Anno XIII & VII Regni noftri. Aftuni
Papia Civit. in Dei nomine feliciter. Amen.
VII
Dair Archivio Capitolare di Parma
Sec. IX N. Ili originale .
Parte del. '" nomine Domini Dei & Salvatorls noftri Jefu Chrifti : Hlodovicus &
Je Btfili- Hlotarius divina ordinantes providestiam Imperatores Augudus anno Impe-
che di S. rii eorum vigeximo & quartodecimo fub die nono Kalend. Septembrium
Q"!*^'^* Indiólione undecima. Manifedo fum ego Suniperto filio bon. mem. Gifuni
vino <ÌtM ^^ Civitate Placentia quia vos Heribertus venerabilis Arcbidiaconus Sanéle
in benefi. Parmen. Ecciefie una cum Lampertus Subdiacono nepote vedrum petifTetis
xioall'Ar. ad nos vobis dare debuilfìmus porcionem nodram de Bafelica Sanéli Quin-
cidUcono tini dt^ fyrig muro Civitatis Parmenfis feu & porcionem meam de alia Ba-
<...>?^!!f seiica SaLTì&ì Savini qui ed edificata in Cafale Mercoli fuper fluvio Incia
e a Ilio ni«> ,. «o • »^ i»i-» ■*%/•!• •
poce. cum omnia adjacentia oc pertinencia ad iupradi6tas Bafelicas pertinentes ut
vos ipfa Bafelica habere debuissetis tantum diebus vite vedre amborum &
inibidem officia & luminaria adque incenfum facere fecifletis. Sed ego qui
fupra Suniperto peticionem vedrà amborum nolui denegare proinde modo
a prefenti do & trado vobis jam diAis Herlberti Archidiacono & Lamper*
ti ipfa meam porcionem de predi^Us Bafelicas Sandi Quintini & Sanéll Sa-
vini cum omnia ibidem pertinentes in eo rinore ut tu Heribertus Archidia-
' conus diebus vite tue exinde fenior & ordinator ficut ribi provìfum fuerir
tffe debeat & vos inibidem officium & luminaria vel incenfum facere de*
beatis prò anima parentorum meorum vel mea, fic tamen ut ipfas Bafelicas
vel cads & res ad eas pertinentes per vos melioratus & finis defenfatus fie*
ri debeat, ^uatinus proficiant non non depereant; & quando vos ad diem
obitus vedri fueritis potedatem habeatis prò anima vedrà amborum aut cui
yolueritis dare medietatem de omnia movilia vedrà ^uidquid de rebus illis
in domo de ipfas Baselicas abueritis & medietatem ibidem demittatis . Et
hoc promitto me ego qui fupra Suniperto vel meis hcredibus vobis fupra-
scriptis Heribertus Archidiacono feu & Lamperti diebus vite vedre ambo-
rum ; quod fi vobis ipfa meam porcionem de prenomlnatas Baselicas cum
rebus ad eas pertinentibus diebus vite vedre amborum contraire aut ritollere
aut aliqua fuper impofita facere prefumfuimus , fi vos adimpleveritis bec
omnia ut fupra diélum ed, & provatum fuerit, tunc componam ego qui fu-
£ra Suniperto vel meis hered. vobis fuoradiélis Herib^rti Archidiac. feu
amperti pene nomine foldos centum poft pena foluta hec promiffionis die-
bus vite veflre amborum firmis permaneat & poft veftrom amborum obi-
n
tum omnia jam difta meam porcionem de fupradiA. Bafelicas cutn rebas
ad eas pertinentes ad mea vel beredibns meis revertat potedatetn una cum
medietatem de tpfa movilia qualiter fupra dlélum ed • Aflum Parme •
Sign. m. Suniperti qui nane cartola repromifli feu manifefiationem ad
omnia fupradì^ ficut in eam legitur fieri rogavit.
Omejfe le altre fottoj^crizioni •
Scripfi ego Ageberto Notano poft tradita compievi , & dedi •
Vili
D alt Archìvio delle Monache dì S. Alessandro.
Xn nomine Patris, & Filii, & Spiritus Sandi, Quisquis ex rebus propriis S^tf
vel facultatibus aliquid impertitur aut tribuitur , in prelenti feculo bonam lau- Dote fta*
dem pertinere , adqae in futunim feculo aDeo optimam retributionem recipere bilicad&l-
credimus • Ideo ego in Dei nomine Cunicunda reIi£U quondam Bernardi in- ^^ cu^^*
elite regis , cogitans prò mercedem & remediuv anime feniori meo Bernar- gonda^id
di vel mea , feu filio meo Pippino , ut aliquid de rebus meis dare volo in Monìfte.
monafterio Sané^e Dei genetricis Marie , & San£li Alexandrì martyris Chri- ro dì $•
fti , fitum infra muras civitate Parmenfis , quod in noflris propriis rebus ^'«™»-
condruere vel edificare vifa fumus, a prefenti die dono, cedo, trado, man-> ^'
cipo adque transfirmo: ita ut ab hac die habeat ipfum meum saoAum ma-
naderium omnes verum rebus meis, quas nunc tempore ad manum sneam
habere visa fùm , hic in finibus Parmenfis , feu Regienfis , Motinenfis , tam
monafterias & curris feu maffariciis rebus meis. In primo raonafterias duas,
unum verum monafterium infra hanc muros civitatem Parmenfis, qui eli ad
honorem Sanali Bartolomei apoftoli . Aliura namque monaderium fbris mu-
ras civitate Regio non longe ab ipfa civitate, qui ed ad honorem Sanftt
Thomei apodoli cum omnibus cafis & rebus feu maffariciis, fervis & an«
cillis, aldiones & aldianas & omnibus eorum adjacentiis & pertinentiis , per
quocumque ingenio; feu & curte mea ad quatuor-arcas cum omnia aoja-
centia & pertinentia fua, quod mihi per carrulas & comparationis adve«
nit de Ermericus & Anfpertus presbyteris^ & Petrone filio bA Arimun-
di; feu & alia curte mea in fabrure fimiliter cum fua adjacentia, quod
mihi per cartulas ex comparationis advenit de Lamperto; adque tercia cur-
te mea in loco ubi nominatur Ceredo, juxta fluvio qui vocatur Sicla, cum
omnia fua pertinentia & mihi expertinentem per quamvis ordinem • In in-
tegrum eciam rebus illis in Farmadaco cum fuas adpendices, quod mihi
advenit per cartulas excomparationis de Aistulfo & Romoaldo; adque in
Marcellas, qui regitur per Johanne libell. nom. feu & in Puteo-alto, qui
regitur per Agimundo libelL nom. & etiam in Noceto, qui regitur per
Regtnolao libell. nom. feu & in Benaena, quod nobis excomparationem
advenit de fuprafcripto Raginoldo; & in Garfaniana, quod Benedico no-
bis per cartulam venundavit ; feu in cellulas , quod eie quondam Ugone
nobis per cartulam excomparationis advenit ; & res mcas in Metafian^ cum
fuos adpendices, quod Donum-dei per cartulam nobis venundavit; infimul
& quod vivencius cum fuo germano fimiliter venundavit in predi6lo loco;
& eciam in Galegana, quod nobis per cartulam excomparationis advenit de
Aietro feu in Tarabiano i & in Gambaritico juxta ipfa cartula ; feu & in
284
Foleniano & in Vezano cum appendiciis fuis, quod conquifivimos per car-
tulam comparationis de Gumperto & Johanne; vel eciam in vico Samba-
lani, quod Leo & Vualderico in nobis una cum Gariberto cartulas vlndi-
eionls emiserunt; ad^ue & res illas in Parentineas, quod nobis per cartul.
excomparationis advenit de Luponem clericum ; feu & res illas ad molinoan-
toni , quod nobis Teusperto per cartul. venundavit ; adque in sorbulo , qui
regitur per Teusperto, & ipfe nobis per cartul. venundavit; vel quod ibi-
dem nobis advenit de Ansprando, & res illas in Berutto, quod per Val-
perto iibeil. nom. direiflas fiunt ; feu rebus mafTaricias in Fingnarda , quod
nobis de fìngulis hominibus per cartul. excomparacionis advenerunt, qui
regitur per Aufperto & Ganreperto feu Agiperto, adque Johannt feu Dom-
nino per libellos, vel etiam res illas in melitulo, qux reftas fiunt per
Petionem & Teodonem Iibeil. nom. leu rebus & ripas vel piscationibus in
loco ubi dicitur Sacca , iuxta fluvio Pado : & res illas in fierutto , ficut
ad nos ipfas ripas vel piscationibus fuerunt pofTefTaSy & defenfatas; atque
in Curaliano cum fuos adpendices, quod nobts per cartai, excomparationis
advenit de Podelberto , vel ubi ubi , per singulis locis nobis legibas modo
pertinent , & ad fuprafcriptas monaflerias & curtes feu villas & cafalis Tub-
iera funt, omnia in integrum , cum casis > cum edificiis suis, curtis,
arcis, areis, clausulis , campis, pratis, vineis, silvis, vel usum aquamm
acceffìonem , fluminibus & fontaneis , feu molendinis & pifcationibus , divi-
sum & indivisum» finibus & terminibuS) & cum omnes integritate sua, in
ipsis finibus Parmensis sen Regtensis ad^ue Motinensis, quicquid facere vo-
luerit pars ipsius monaflerii Sandìe Mane & Sanéli Alexandri , liberam in
omnibus habere poteflatem ex mea plenKIima donatione vel tradicione . Sed
tamen volo, ut dum Dominus mihi vitam concesserir, de ipsis omnibus
suprascriptis <asis & rebus, ut superius in ipsum nodrnm monafterium in-
fiitui {labere , in mea sit potevate de ipsis fru . . • • personas vel redditus ,
quod Dominus exinde annue dederit faciendum, exinae quicquid melius mi-
hi pQisQ fuerir , tantum ad usuro frufluandum , nam non tpsas monaflerias
& casis & omnibus rebus superius compiebensis vendendi , ntc donandi ,
nec commutandi , nec alienandi , nec oblicandi per nullumvis ordinem ^
nisi tantum, ut dixi, diebus vite mee ad usum fruAuandi: pofl autem
verum meum decessum , volo & judico atque inllituo , ut habere debeae
ipsas monaflerìas & cafis & rebus ad eas pertinentibus ipse iilius tneus pi-
pinus & filiis filiorum ejus & eorum heredibus ac proheredibus legitimis
masculinis , qui propin^uiores inventi fuerint « & hanc percamena cum atra-
mentario de terra levavi, & arefindi net. civit. Parmenfis ad Tcribendnmy
adque cum stipula spondidi , ut ei auéìor conscrìptionis omnibus «flTem ,
necnon & testious obtulit roborandum & firmiorem omni tempore obtineat
Toborem. Et (1 quis vero, quod futurum effe minime credo, il fuero ego
ipsa, quod abfit, aut ullus de heredibus -ac proheredibus meis, aut quem-
libet perfona, que contra hanc meam donationem , vel traditionem, &
instltutionem quandoque temptaverit , vel aliqua calumnia Cve repeticionen
generare prefumpferit, illud quod repetit non vindicet, & infuper fit cui»
pabilis in ipse monasterio, vel filio meo pipino ejusque heredious, & ad
filiis filiorcmi «orum legitimis mafculinls, qui propinquiores inventi fuerint,
una cum quogente fisco auri llbras treeinta argenti , pondera centum ; &
hec mea donatio sive traditio adque inmtutio , vel honorum hominum ma*
nibus roborata, inconvulsa dinturnis maneat ftipulatione subnixa. A£lam im
. *85
Parma civitas, regnantibus dominis noflrìs Hludovico, & Hlutario Impera*
toribus anno vigesimo-secundo , & sexto-decimo , septimo-decimo kal. ]u*
lias, indiéUone tertia-decima •
Sign. + m. Cunicunde qui hanc cartola tradicionis fieri rogavit, & ma-
nibus suis signum crucis fecit & tedibus obrulit roborandum •
t Ego Lantbertus Epifcopus rogarus ad Cunigunda manu mea subfcripsi •
t Ego Nordbertus Episcop. rogarus ad Cunigunda manu mea fubscrlpsi •
t Adalghisus Comis rogarus ad Cunigunda manu mea fubscripsi .
t Ego Hariberr archidiac, rogarus ad Cunigunda manu mea iubscripsi •
Sign t m. Jacob gaflaldio ex genere francorum teflis.
Sign. t m. Herchenberti gaftaldio ex genere francorum teflis subfcripil.
Sign. t m. Fulperti gaftaldio ex genere francorum teftis .
Sign. f m. Vuisegeri gaftaldio ex genere francorum teftis.
Sign. f m, Garzoardi ex genere francorum teftis •
Sign. t m. Leonci francho reftis.
t Ego Nanchbaldo gaftaldio rogarus ad Cunigunda me tefte subfcripfi.
t Ego Leone gadus ad Cunigunda manu mea fubfcripfi.
t Ego Mainberro rogarus ad Cunicunda me tefte fubfcripfi.
t Ego q. s. Arefindo fcripfi hujus cartole tradicionis coram hanc teftib.
poft traditam compi. & d. (a)
IX
D air Archìvio Capitolare di Parma Sec. IX N. VUI.
In nomine domini Dei , & Salvatoris noftri Jesu Chrifti Hlotarius & Hlu- Metà de-
dovicus filìo ejus divina ordinanre providentia Imperatores augufti anno gli Ort-
Imperii eorum rricesimo quarro & quarto sexto Kal. Julii Indizione prima . J?*'i *^! ^'
Placuit adque convenit inter Gariberro & Arioaldo germanis filiis quondam edis?st^
Ranginpaldi de Civitate parmense nec non & inrer Heribertus Arcbidiac. vino ii-
seu Rimpertus presbirer nepos ejus ut in Dei nomine dare deberent sicut & rcllata
dederunt suprascriptis germanis eorum libellario nomine ideft medietatem de all'Arci.
Oratorio Sanéli Quintini situm^foris muros Civit. Parmense hultra aquedu- j|*p®"^j^
&o una cum medierate de casis vel molino qui ibidem edificatum eft e a suo
adq^ue & medietatem de omnibus rebus ibidem pertinentes ubi per singulis jiipocc.
locis & casails ex integra eorum portionem utsupra ipsa medietas nec non
& medietatem de alio Oratorio Sandi Savini qui eft edificatum' in Cafale
Faranciani hultra fluvio Incia non ionge ad Cafale ruvariolo similiter cum
medietatem de casis adque & rebus ibidem pertinentibus simili modo ex
integra eorum portionem quod eft medietas . In eo tenore ut diebus vite
illorum suprascriptus Heribertus Archidiac. feu Rimperti presbirer &c. • • •
perfolverit debeant predici Heribertus Archidiac. feu Rimpertus presbirer
&c. • . • ad fì£lo in Missa Sandi Stephanl in domim ipsius fiasUice SanAi
{a) si è purgato quefto documento da mei- frontanJoIo coli* antica pergamena di S.
ci errori, onde pieao ce lo diede il Mabii- Akffandro , della cui orig^ultcà non credo
lo« negli Annali Tom. II IH, tVIII % con» di poter far &de »
286
Quintini: aut in ipsa Basilica ipsis per se ant misso illorum &c« • • • de*
narios bonos sex &c. • • •. • Scripsi ego Aresindus Notarius poft tradita
compievi & dedi.
X
Dallo flesso Archivio Sec. IX N. X .
g5o In nomine Domini noftri Jefu Chrifti. Lodovicus Imperator Auguftas an*
Pane de* no Imperii ejus undecimo die oélabo menfe madio Indiét. ofiaba. Conftat
predecù me Araldus filio bone memorie Ragirobaldi de Civit. Parm. qui- una per
?e*ndutt confenfum & data licencia Raidulfi Scavinus cognato meo vindo & ad pre*
air Arci- ^enti die trado tibi Rimperti Arcbipresbitenim filio quondam Lamperti em*
prece di tori ideft porcionem meam vel portionem qui fuit quondam Gariberti ger*
Parma, mano meo etiam & portionem Ragimbaldi germano meo ex integra de Ba-
silica Sandi Quintini qui ed edificati prope aqueduélo prope Civit. Parai,
una cum ex integra noflras portionem de omnibus casis & rebus feu molino
ad ipfa Basilica pertinentem qui eft edificato in aqueduilo prope ipsa Basi-
lica, nec non eciam ex Basilica Sanéti Saviiii ultra fluvio Incia una cum ca-
sis domo cultiles feu casis maflariciis ad ipsas ambas basilicas pertinentes
cum omni adjacentias vel pertinentias fuas quibus posita eft ipsa bafilica
Sandi Savini in loco & funduni qui nominatur Calale Paranciani & Ari-
baldi &c. • • • Et recipi ego qui fupra Araldus prò jam diflas BaClicas &
cafis feu molino & aquario adque reous fuperius nominatis ad te Rimpertas
ymsbiterua» emtori in argentum' libras viginti ad viginti foldos prò una-
Suaque libra fenitum pretium &c. • • • AÀum Parme &c» • • • Scripfi ego
Lpollenarìs Not. coram teftibus relegi poft tradita compi. & dedi«
X I
Dallo flesso Archivio Sec» IX N. XI.
°^? Jn nomine Domini noftri Jefu Chrifti Hludovicus divina ordinante pro-
dcirÀrci- videntia Imperator Auguftus anno Imperii ejus undecimo decimo Kal. De-
prcte di cembrium Indizione nona . Conftat me Runpertus Archipresbiter & filio
Fama de- bone memorie Lamperti vindo & trado tibi Stepbanoni Subdiac. & filio
gli ttelfi nuondam Rimperti nepote meo emtori idest cafis cum terra fub fé & edi-
$uo"nipo^ nciis fuis muris vel parietibus circumdata una cum curte & orto uno te-
te sceu- nente qui eft pofirus infra Civit. Parm. prope Aquedufto feu & vindo ego
no. qui fupra Rimpertus presbiter tibi cui fupra Stepnanoni ideft Bafilica SanÀi
Quintini que eft pofira foris muras Civit. Parm. non longe ad ipfa civita-
te una cum cafis & res feu molino cum aquario fuo ad ipfa Bafilica per-
tinentis tantum quod ibi pertinere videtur ad ipfa Bafilica Sancii Quintini
de ista parte fluvio Incia feu & vendo ego Rimpertus tibi cui fupra Ste-
pbanoni idest curte vero mea quod habere viso fum in Porporiano cum
onines res ad ipsa curte pertinentiis &c. ... feu & do tibi cafis & res
meas quod habeo in Mafenolo cum fua pertinentia &c. • • . & terram eam
quod habeo in platea calderaria &c. • • . & res meas quod habeo in vico
Qibboli &c« . • • & do tibi res illas ultra fluvio Incia quod mihi de filiis
r\
.287
Walpertl advenerunt &c. ... Et recipl ego cjui fupra RimpertQS &c. • • •
ad te cui fupra Stephanus in argentum fold. Iibras triginta ad viginti fold.
prò libra finitum pretium &c. . • • Scripfi ego Adelbertus Notarius post
tradita compi. & dedi •
XII
Dal Muratori Antìq. Ital. Med. iEvi T, I
Diss. XI pag. 569.
In nomine Domini Dei & Salvatoris noftri Jefu Christi . Hludowicus divi- 8^J
na ordinante providentia Imperator Augustus &c. . . Omnium Fidelium San- J^*'Ì?? •
ftac Dei Ecclefiae , noftrorumque pnefentium fcilicet ac futurorum noffe cupi- ^ JJ ^^^
mus fagacitatis induflriam qualiter Andelberga dile£liffìma conjunx & confors tado di
Imperii noHri expetivit clementiam noflram, quatinus per noflras largitionis Pirma fi
Praeceptum jure proprio concederemus Supponi (Irenuo Vasso, dileftoque coocedo-
Consiliario noftro auasdam Cortes juris Regni noftri, fitas in Comitatu J^^^'*!^
Parmenfe , in Gaflatdatu Bismantino 9 quarum una vocatur Fellina 9 cum imper. a
Capella & omni domo coltile & manfis atque familiis utriusque fexus y Sappone
omnibusque rebus ad eam pertinentibus tam mobilibus quam immobilibus ; '"<>. ^n*
& alteram quae nominatur Malliaco fimiliter cum omnibus rebus mobilibus "S^*** •
& immobilious tam domocoltilibus , quam mafTaritiis, fervisque & ancillis,
Silvaque & Gajo in Monte Cervario . Cujus precibus libenter annuentes ,
jam tato Supponi inclito VafTo nodro prznominatas Cortes Fellinam &
Malliacum cum Capella & omnibus rebus mobilibus & immobilibus, se*
seque moventibus, cunAisque manfis, Silyaque & Gajo in Monte Cerva-
rio, feu & familiis utriusque sexus & unlverfis pertinentiis & adjacentiis
fuis in integrum, sicut badenus ad partem Regni noftri pertinuerunt , per
hoc noflrae Donationis Prseceptum ad proprietatem concedimus, fuisque
haeredibus ac probxredibus in perpetuum babendas & possidendas cum om-
nibus , qnas dici aut nominati poffunt tam in montibus , quam in planitie-
bus, remota totius Reipublicas, vel alicujus Poteflatis inquietudine. Si quis
autem &c.
Signum Domni Hludowici Sereniffìmi Imperatoris Augufti .
Gauginus Notarius jussu Imperiali recognovi .
Dar. Ili Nonas Aprilis, Anno Chrifto propitio, Imperii Domni Hlu-
dowici piiflìmi Augufti X Indizione XI .
A3um Venufiàs , in Dei nomine feliciter • Amen •
L. t S.
XIII
Dalle Epijlole Decretali di Ciò: Papa Vili. N. XXVII . f;-/^;;:
Imp. Car«
Jio Calvo
oannes Episcopus Karolo Imperatori . Quia defiderandam Nobis , & totis »> perdo-
viscerum brachiis ampleftendam dileftionem veftram nihil patimur ignorare u^^ y"**
eorum quammaxime, qu« ad cumulum glorias veftri nofcuntur culminis covo !u
pertinere ) operae pretium duximas innotefcere Wigbodum venerabilem Ec« Parma.
288
clefias Pannenfis Antiditem Apoftolorum adiifle limen, & sedem tam ora-
tionis voto , quain inveniends per Nos vedre glorias defiderio , cujus men-
tis arcana fabtilius inveftigantes , Nos piane minime latuifTe fatemur : quod
& nunc fincere fidei erga pium Imperium vefh-ara habendae teneatar af*
feélu, & hoc jam olim procul dubio rerum efTeélibus demonftrafTet , nifi
fibi tffet a pias memoriae priori Principe causa tafis injunAa, quam fine
fui discrimine floccipendere nequìvifTet; nnde rogamus data venia fuscipite
nunc illum, ut mea vifcera; quia, & fi forte quondam vobis erat inutilis ,
nunc autem Nobis, & vobis utilis, quamvis forte non fit dicendus inutilis ,
qui fidem ante promifTani cuftodiens, fìmile citca vos fervandas fidet dedit
indicium, przfertim cum fperans in Domino non perdiderit, fi muraverit
fortitudinem , dum scilicet Nobis hunc informantibus , fi qaopiara contra
vos usus ed, prò vobis proponat jam totis viribos exercere» unde non da-
bitamus illum se fortiorem erga fidei vtùrx conftantiam exhibendum,
ovam fnerit quando contra Imperium veflrum perbibebatur fentire • Er^o 9
Clementiffime Imperator, quia ao iofantia crevit vobiscam miferatio, recipt*
te illum tamquam ab ipsa Beati Petti Apofioii Patroni veftrì confeffione, &
fuper eo mercedem babere contendite , non imputantes ei ^ ^uod noviflimas
venerit : quia & bonus ille Pater familias operarios undecime hors pares
fecifie defcribitur bis, qui tertia bora venere, sed & vos non minus diti-
gitis militem, aui primo quidem in beIJo terga dedit, & podea rediens
premit fortiter noftem , quam eum , qui nunquam terga dedit , & nunquam
alic^uid fortiter gefTit . Sed quid multa? Cum ecce Nos ei apud pium Im-
perium vefirum fili <:arifl[ìme iidem dicimus : ecce Nos prò ilio vadem
offerimus, tantum fic agat erga eum clementifTima^ & sereniffima pietas ve-
ftra , ut alii fub tegmen miserationis veflrx , hoc comperto alacrius con«
fluant, & per interventionem Noflram quafi per immobilem pontem ad
vos certatim tranfitum ficiant. Siquidem hic in fignum efi ad Apofiolica
tefhi quoddam pofitus, cunAos ad vos terrigenas, aut bene dispontus in-
vitabit, aut a vobis mala traélatus terrebit. Nam difficile effe credimus
apud pictatem vefb-am quemquam per alios obtinere , quod per Petrum 9
& Paulum Apoflolorum eximios non poteri t impetrare •
Data XVI Kal. Decemb. India. X (.i) .
XIV
si^e^Iica Dair Epistole medefime N. XLIV.
vetc. di J oannes Episcopus Wigbodo Episcopo Parmenfi . Devotionls txxx aflfeéfais
lifesade* "^" infcii grates condignas referi mus; quia vero fanftitatem dolere tuam
U Romt- cognofcimus prò eo quod a nobis nihii fibi laboris injungatur, nil effe no-
na chic- veris aliud , nifi quia novimus te multis hujus temporis Droccllarnm fluAi-
«*• bus irretitum . Verum quia nobis multa incumbit neceffitas , & tua prom*
(O Come diti il giorno i3 di NoTcmbre re . Errò nottbii mente PUghelIi dicendolm
dellt Indizione X, (corgefi appartenere que- scritta a Carlomanno neir877, sema riflet-
Aa Epistola air anno 87^, entrata già T In- tere che Carlomanno non fu Imperatore» e
dizione X in Settembre, e fi riconosce di- che niuna diuenfione fu mai tra eflb e il
retta prof iamence a Carlo Cairo Imperato- noftro Vescovo •
rn
9$9
ptiifima claret Tilterìtas , hortamur ut quofmtnqiìe potes, & quomodocum*
que potes ad defenfionem hajus sancìas principaiis Ecclefiac filiorum excitesy
incites , & prout neceflitas urget impellas : fed & ipse cum bis qui libi
adhxrenc ad colloqninm noftrum accelerare ne pigriterìs, quatenus communi
confilio , aujciliante Deo gens impla noftris eliminetur e finibus • Hoc e(t
quod exigimus, hoc eft quod ante fpecialL voto deposcimus. Quas vero de
mittendts ^uibusaue litteris noftris fug^erere voluisti « votis tuis ( prout tem-
poris aualitast oc caufarum dispenfatio conceffìt ) gratanter annuimus, &
non foìum hoc, fed & quz poiTumus tanto circa fanAimoniam tuam exhi-
bere libenrius volumus, quanto hanc przteritis illis in partibus constitutam
alacrius, & inftantius quas noftra funt exequi contemplamur • Epistola au«
tem ipfs quibus mlfTas fint, fuperfcriptio earum mondrabit, cjuas ipfe prò*
culdubio ad eos quibus direfias sunt facies asportati. Edo itaque fisus in
nobis, & viriliter age, & confortetur cor tuum, & fustine Dominum, &
accinge fìcut vir lumbos tuos, & accelera, ut dileélionem tuam fuperius
commonuimus. Optamus fanAitatem tuam &c«
Data VI Kalend* Aprilis Indizione X.
X V
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XIII
Copia antica.
kn nomine Domini Dei| & SalifatOrb nofttl Jefa Cbrtstì. Karlomannus ^tj
Gratta Del Ktt ' hit iti Italia Anno Regni ejus Primo > Quarto Kal. Ja- Guibodo
nuarii ; Indizione Undecima. Quia fuper innumeris donorum Oranipoteu- v«covo
ris Trinitatls Dei boni condecet inceffanter nos effe gratiarum , laudumque £^„j""|J
refèrtores> qui inter cetera illos previdit, & preordinavit Regni Redlores , Q^pìcolo
quos Ecclefie sanale fue prefcivit exaltores; Idcirco nos, qui tenemus of- nella Cau
ncium Sacerdotale in Dei Miniftcrium transferre debemus quod ob anime cedrale •
remedium impertitur jus regale illis prò condonatione nobisque prò ordina*
tione futura mancnt mercede. Itaque quia sanala Dei Genitrice Virgine
Maria interveniente tandem aliquando re(pexit Deus quod prò paupertacula
hujus Diecefeos deerat-in (lipendiis, & Clauftro habitatio Canonice, im«
mifìt in cor Sereniflimi Regis,quod in manu sua e(l, tede Scriptura, ut
nobis in fervitio Dei Patris, & Filli, ejusque Matris pulsantibus, & ma*
zime prò statu Ecclefie Parmenfis intervenientibus suo roboraret Ediélo i
& confirmaret precepto omne jus publicum , & quidquid ad regalem petti*
net exaélionem omnino in integrum tantum infra Civitatem Parmenfem, flb
Pratum, quod vocabatur Regium, in jure, & potevate istius Ecclefie Par»
menfis. Quapropter ego Wibodus fervus fervorum Dei, & licet indlgnus ^
tamen prediéte Ecclefie Episcopus dignum, & judum duximus, ut quod
a Domno Serenidìmo, panter^ue gloriofiflimo Seniore nodro Carlomanno
Aodre Ecclefie collatum ed, m Dei jure condituatur. Quia valde condi*
gnum ducimus, ut quod ille abdulit seculo, & dedit Deo, nos ordinatio?
ni Dei non fubdituamus, fed fclllcet ut melius Domlnus illi inspiravit ad
jus Dei, fervorumque ejus transferenda prò pace Regni, & incolumitate
jam diòti chridianiduni, & serenUfimij & fimul gloriofidimi Regi$ • • • • •
t
2p«
prò futura ejus mercede, & dive memorie Patrìs ejus animai ejiisqiie prò*'
jenie Anteceflbrum, meaque cooftitaentes , & ftabilientes ex Dei Patrìs, 8c
Filli, ejusque Matris, atque Spirìtus Sanfti auAorìtate confirmantes, &
corroborati tes , & adteftantes, atque ut in perpetnum fit permanfaram in*
violabiliter adjurantes, & fuccefTorìbus meis coram Deo, in Deo, apud
Deum, & per Deum conmiittentes Canonicale Clauftnim, & jnzta qnod
nnnc tcmpus diftat ftipendium fubter fcrìptum, una per confenfum Sacer*
dotum, & Cleri hujus Ecclefie ordinamus, & ftatuimus ad nnanimem so*
cietatem , & Canonicam inOitutionem , & peq>etuam flabilitatem ^non folom
fuper bis rebus, Cafis, & Familiis, que fubter fcripte fnnt, fed infoper in
omnibus auicquid vel Divina Pietas quoiibet modo m antea voloerìt • • • •
plenam, &. firmiflìmam largientes, concedentes, perdonantes, confirmantes
m omnibus, & per omnia Canonice potedatem lupradiéhm, namque ratio*
ne, & Ordine in Dei jus, quod publicum fuit transferentes cam precepto
incliti. Re^is fupradiAo Altari sanfte Marie unam paitem totins jndiciarìe
poteftatis infra Civitatem Parmcnfem ; altera ej^naiiter ipC sanj^ Marie std
luminaria, te incenfum; tertia equaliter ad ftipendia Canonicomin his tri-
bus portionibus, ut quod preceptum continet, una cnm precepto de fa*
pradiiftis omnibus largientes ob lUorum Re^um remunerationem perpetuam
a quibus re6la fuit , ac regitur , in cujus precipui , ac gloriofiflimi kegis ele-
mofina illud pariter cum ilio concedimus , ad Canonicorum ad laudem Dei
olerà, ubi multa Sacramenra infidiis publicis conjurata funt ; videlicet terra cui
ed adfinis de medio die Monafterium quondam Cunicunde : de fera Fluvins
Parma; de feptent rione Via Publica; de mane Terra, que fiiit Gisonis de
Noceto, & ejus confortibus, Cbique alie funt adfines, & medieutem Prati,
auod dicebatur.Regis. A parte mane concedimus, & confirmamus: conce*
imus etiam ipfis Canoaicis, & reliquis Clericis de ipfa Civitate Curticel*
lam, que dicitur de Bonis cum onmibus adjacentiis, oc jp^itip€ntii$ fiii$ tam
cafis quamq. & maOariciis, vel Pratis, feu Vineis, & bylvis, Vallibnfque,
& Mòntibus una cum ipfis preceptis ficut a prefatis R^iibus, & Impera*
toribus nobis conceifa, ce perdonata eft in integrum: eo vero ordine, ut
duas partes de ipfa Curte ipfi Canonici , qui modo funt , & prò tempore
ordinati fuerint , in perpetuum babere debeant , &. tertiam portionem babeat
Geterus Clerus de predica Civitate , qui in ipfa Ecclefia deferviunt : pre-
rerea ficut chriflianiffima donatione, oc ejus fuccefibrum, & antecefforum
dispofita funt noftre insuper Ecclefie conferimus iicet panca, ut invicem
coeant Sacerdotalis , Regalisque commercia eterni lucri firmiter cum omni
Clero noftro perdonantes omnem decimam predice Civitatis, Campum,
Ìuod vulgo dicitur Braida juris Sanali Mathei, que publice nominatur ad
!ruces prope aquam altam in integrum , qui eft finis de duabus partibus
Via ; de tertia parte Fontana Aque alte ; de quarta parte de medio die
terra San^i Stepnanl , & de aliis confortibus; Altera Braida ad Flacianum
jure Sandi Petn in integrum cui eft adfinis de duabus partibus Via, de ter-
tia parte , & quarta parte Terra , que fuit quondam Ildebertì ; Tertiam Brai-
dam, fcilicet Caftaniolam de Domo Cultile matris Ecclefie SacrofaaAe Ma*
rie , cui eft adfinis de duabus partibus fluvius Parme , de tertia parte via
publica, de quarta parte ipfius Ecclefie quartum Campum in integrum, que
Quondam Ripertus Presbiter dedit per commutationem SacrofanAe Mane,
& petiam unam Terre juris San3i Matbei prope Civitatem Parmenfem in
integrum , coi eft adfinis de duabus partibus Via publica , die tertia parte
^9J
de medio die Petrus Diaconus, de quarta parte rivus amiedu£ìus. Vineas
autem suptus ortum ipfius Ecclefie unam in integrum in Fiaciano jure San-
fti Petri, alteram, oue eft prope terram, que fuit lldeberti, tertiam juris
ìpfius Bafilice que mit quondam Gisonis ad Vicum Ortuli; Medietatem
etianci ipfius Sylve in Rivariolo predide Sanóle Marie, atque medietatem de
omni Piscaria jam diae Genitricis Dei in Salefla; preterea me-
dietatem cum Sale, & Terra de Salfis prenominate Ecclefie, (eu & Moli-
num, quod vocatur . • • • atrum in integrum, & Pratofellum; Nec non
Oraculum unum Saniti Archangeli ultra Parmam cum rebus , & pertinen-
tiis suis in integrum ; fenodochia duo , unum , quod fuit reAum per quon-
dam Agipertum Presbyterum, aliud jam diéle £cclefie una cum cafis, &
rebus, feu Familiis ad ipfa senodochia pertinentibus in integrum una
cum Plebe Sanili Martini, que dicitur ad Cafale Parencani cum cafìs, &
rebus , & decimis omnibus ad eam pertinentibus in integrum : Ut autem de
fupradiftis Domni Regum, que nodris etiam donis i^llertius, & «nani*
xniU6 , quietiusque Dei laudem , & prò illis , qui hec contulerunt quotidia-
nam perfoivant orationem , Canonlcis , qui nunc intrant , vel qui Canonici
intraturi funt ad Clauftra, & habitationem sui Canonicatus concedimus, &
in perpetuum confirmamus Casas illas una cum Curte , & Orto , quas ad-
quifivimus de Stephano, atque prò remedio anime ejus Germani, atque Ge-
nitricis, atque conjugis, una cum ipfis cartulis adquiCtionis ipse Canonice
contradicimus : Cafas infuper , & Terras que per emptionem de Bernardo ,
•& fuis Germanis evenit, & ficut murus ab. ilio loco dirigitur per medium
puteum cuiH Capella, & Manfionibus, & Laubia, & Terra vacua usque
ad holìiolum co egreditur ad porticum sanAe Marie, quod dicitur Par^
disum in integrum, fancimus, & fanciendo confirmamus, & ad defervien-
dnm eis inter fupradiila famuios (juinque cum mulieribus , & filiis , vel fi-
liabus, qui nati, vel qui nascituri funt perdonamus, qui ita vocantur Ari-
caldus , Fraudebertus , Martinus, Aribertus, & Joannes, qui dicitur Caro-
lus : His ita Domni , gloriofiffìmique Regis Carlomanni , noftroqce munere
coliatis, & confirmatis eterna retrioutione ejus antecefforum , vel fucceffo-
rum de projenie ipfius , meaque . Ad vos o succelTores mei me communiter
& quafi veftris pedibus provolutus obsecro, conteftor, & adjuro per Tri-
nitatem Domini, & per Misterlum Incamationis , auam folus Filius coope-
rante Patre, & Spiritu SanAo afTumpfit, & per Misterium Paffìonis, quo
nos a morte redemit, per Sepulturam, & Refurreéìionem , Afcenfionemque
suam , defcenfionemque etiam Spiritus Sanili in Discipulos , ut fi cum ilio
vultis nafci virtutibus, & vitiis crucifigi, & confepeliri Cbrifto per Baptis-
jDum in morte, ut quemadmodum ipse furrexit in gloria Patris , ita &
vos in novitate vite ambuletis fupradlila, fi vultis augere, fi non faltem
tam parvula, & prefentia, atque Dei miferìcordia augere voluérit incon-
vulfa fervata omni pofipofita occafione. Si quis autem omnino prefentis
fcripti contemptor, oc violator ad fraudem item^ diAe Canonice, supradiila
donatione prenimptuofus , & temerarius extiterit, & Regis incliti predici
elemofinam, nofiramque adnihilare, vel minuere conatus fuerit, five in
alios ufus , quam in fupradiélos transferre fuprafcripta temptaverit, fit ex
Dei, nollraque auiloritate Anathema ufque ad fatisfailionem , & multe,
3 uè in precepto eft , compofitionem ad partem Canonicorum ; quod fi in-
uratus non refipuerit, fit firmiter ab Omnipotente Deo, & Sanilis ejus
ex noftra auiloritatei vel omnium Episcoporum, & Sacerdotum, qpx boQ
igt
fcriptum fubrcrìpferìt Anatliema marenata qaippe fimlliter Ananie» & Sa*
phire, qui ea, que funt communia fibi temptaverit ufurpare ficut illi. Cre*
dimus enim, qaod Spiritum Dei habeamus, & licer immeritos nos profite*
mur, tamen, quod Petro dixit, nobis commifit per minisrerium : quodcum*
que ligaveris (uper Terram, erir ligarum & in Celis .
t Vvihbodus indignus Episcopus in hac consrirurion« Canonlcorum a
me fafia ss.
' Ego Panila indignus Episcopus ss.
' ' Ego Leudoinus per misericordiam Dei Episcopus ss*
" Ego Prorafius presbyrer fubfcripfi.
" Ego Ado presbyter fubfcripfi.
' ' Ego Odebertus presbyter fubfcripfi .
" Ego Agimundus presDvter fubfcripfi.
" Ego Petrus presbyter lubscripfi.
" Ego Rimpertns presbiter fubfcripfi.
' Ego Albertus peccator presbiter fubfcripfi •
' Ego Dagivertus presbyter fubfcripfi •
" Ego Benulfus presbyter fubfcripfi.
*' Ego Ragivertus presbyter fubfcripfi*
•' Ego Petrus presbyter fubfcripfi.
* Ego Garibaldus presbyter fubfcripfi.
' ' Ego Dominicus presbyter fubfcripfi •
" Ego Prando presbyter fubfcripfi.
" Ego Garibertus indignus presoyter fubfcripfi.
' Ego Domianus presbyter fubfcripfi .
' ' Ego Hisebertus indignus presbyter fubfcripfi •
' Ego Stepbanus indignus presbyter fubfcripfi •
' ' Ego Ado Diaconus fubfcripfi .
" Ego Petru$ Diaconus fubfcripfi.
' Ego Arnichius Diaconus fubfcripfi •
' ' Ego Gabertus Diaconus fubfcripfi •
' Ego Morinns Comes rogatus ss.
' ' Ego Robertus Comes rogatus ss.
' ' Ego Robertus Comes rogatus $s,
' ' Ego Siginfredus Comes rogatus ss.
- Ego Guirardns Comes rogatus ss.
' ' Ego Ragibertus Comes rogatus ss.
" Ego Lambandus rogatus ss.
' ' Ego Benedifius rogatus ss.
" Ego Gubertus rogatus ss.
" Ego Lanfrancus rogatus ss*
" Ego Laudebertus rogatus ss.
' Ego Singebertus rogatus ss»
' ' Ego BenediAus rogatus ss.
" Ego Balbo rogatus ss.
- ' Ego Aldebertus rogatus ss.
" Ego Dominicus rogatus ss.
^ Ego Aldebertus Notarius rogatus ad prefatus Domnus V?ibodus
Episcopus hanc fuam fuperdationem fcripfii quam pofl redditam compievi i
& dedi.
%9Ì
X V I
Dalt Epistole decretali di Papa Gioannt Vili
N. CXLII.
iVeverendiflimis & Sanftiflimis Wibbodo yenerabill Epifcopo Parmcnfi , & ^7^
Paulo Piacentino, & Paulo Regienfi, & Liudoino Mutinenfi Epìfcopis..j^|[f^Yj^
Sanólitatem veftram fcire cupimns , quoniam oàavo Kalendas ^ Decemoris invita il
Taurinum venimus , inde , Deo duce , Papiam veniemus , & ibi Synodum Veicovo
prò stata Dei Ecclefiarum celebrabimus . Quapropter mittlmus apoflolicaque ^. t^^
auAoritate exprefTe jubemus, ut quarto Nonas Decembris ibi, omni occa- ^p]^^^
fione remota, ad Synodum efTe debeatis. Et qui primo hanc epidolam le*
gerir, aliis fub omni festinatione transmittat. Videte ne aliter faciacis 9 quo-
jiiam fi aliter feceritis , canonico feriemini rigore • Data j&c. ^
XVII
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. IX
N. XIV originale.
In nomine Sacrosancts, & Indì/idax Trinitatis* Carloniannus divina faven- -.?7^
te Clementia Rex • Universis Sacrofan^ Dei Ecclefias Fidelibus , noftrifque ^^^
praefentibus fcilicet, & futuris notum fieri volumus, quia Adalbertus Pref- aont il
byter , & Capellanus Wicbodi Venerabilis Sacrofanéìas Parmensis Ecclefis Casale di
Episcopi dileélidimi fideies noflri noftrorum per Eurardum dileftum fide- Curaùco
lem RoArum deprecatus est Clementiam , ut prò Dei Amore , Animaeque ^^ ^^
oostras mercede quoddam Casale ia petrosis, & rupinosis Montium locis gio ^i'
finibns Parmenfibus fìtum , Quod cognominatur Curaticus , & Molendinum , Cappel-
3uod dicitur Regium extruanm ante Portam Parmensis Civitatis , quae Pe- l«»o ^^
uculosa nuncupatur , Regali nostra larpiitione cederemus , cujus precibus li- ^^^^^
benter afTensum prxbentes, & ejus petitionibus pias aures accommodantes de- *'■**•
crevimus hoc fieri praeceptuna , per quod eidem Adeiberto Presbytero idem
ipsum Cafale, quod cognominatur Curaticus fitum in montanis locis fini-
bus Parmenfibus, qui regitnr per Jubianum MafTarium cum omnibus adja*
centiis, & pertinentiis fuis in integrum cum fuperioribus , & inferioribus
fuis, ficut finis de medio die est Terra de Vestola, de fubtus res de Be*
ducio , de mane Fluvius Parma , de Occidente res Sanéli Benedici , & de
Confortlbus : Has omnes res cum adjacentia , & pertinencia Tua in integrum
ficuti fuperius iegitur, & jam diélum Molendinum Regium fitum ante Por*
tam Peduculofam praediélae Parmensis Civitatis cum aquario Tuo prsfato Adei-
berto Presbytero conc«dimus , donamus, & de nostro jure in ejus jus , &
domtninm transfundimus habendum , tenendnm , poffidendum , & faciendum
exinde quidquid voluerit ex nostra pleniflima largitate, abjefla publica omni
inquietudine. Si quis vero &c
Sienum Domini Karlomanni inviAiflimi Regis.
Biudo Cancellarius juflfa regio recognovi • L. ^ S.
t Z
2P4
Data VI Id. Mail Anno Dominicas Incarnationis DCCC. LXXI. («)
Anno vero Domni Karlomanni SerenifTimi Regis in baguaria IIII in Ita-
lia II Indie. XII • Adum in Autlnga corte regia in Dei nomine feliciter
amen •
XVIII
Dair Italia Sacra deW Ughelli in Ep. Parm. N. XV .
CarU>- •■•" Nomine Sanélae, & Indlviduac Trinitatis: Karolus Mannas Divina fa-
manDo vente Ciementia Rex . Cum nihii boni operis &c. Igitur omnium SanélzDei
dona Ja Ecclefia: Fidelium , Nostrorumque praefentium , fcilicct & futurorum folertiae
B«rceto** notum fieri volumus , quatenus Wibodus Sanélac ParmenGs Ecclefiac Ve-
e confer. *^^''*'^*'^s Episcopus dileftus Fidelis Noster, Nostram per Emardum Fide-
ma il dcJ lem Nostrum deprecatus est Clementiam , ut pauperculae Parmenfi fuse Ec-
nainio di clefias pro amore Dei Animzque Nostras, Parentumque Nostrorum mercede
^*''"* *^ fubvenire dignaremur, cujus petitionibus Pietatis Nostrac aures mifericor-
Cuibodo.^.^^^^ accommodantes , & ejus erga Nostrum Obfequium curiofiffìmam Fidc-
iitatem attendentes concedimus, atque donamus ei , & Ecclefias fux Abba-
tiam de fiercedo fitam in Monte Bardone cum omnibus adjacentiis , & per-
tinentiis ejus in integrum ram in finlbus Tuscix quamque Longobardia;
cum omni integritate, & foliditate fua jure perpetuo. Inlnper etiam con-
firmamus , & corroboramus , quod £i , & Ecdefix iux per aliud Nostrum
Edidum nuper concefTum est , idest Curtem Regiam extruftam infra Ci-
yitatem Parmam cum omni officio fuo , Servis , & Ancillis , mafculiiii fe-
xus, & fceminini, feu etiam largimur, & perdonamus, atque nuper con-
cefTum confirmamus prasdiAo Wibodo, & przlibatas Ecclefix fuz omne
jus publicum, & teloneum, atque diilriélum ejusdem Civitatis, & ambi-
tum murorum in circuitu, nec non & Pratum Regis non longe ab ipsa
eadem Civitate in integrum , ficut Nodrx publlcz , ac Regiae perttnet Po-
telìati. Corroboramus 9 quin potius & confirmamus per hujus Nofhi Edi-
^i paginam omnes Auéloritates quafcumque przdi^Sa Parmenfis Ecclefia in
honorem SanAae Dei GenitriclS) lemperque Virginis Mariz dicata di^nofci-
tur a tempore omnium Regum Longobardorum , & Francoram , Caroli vide*
licer Magni, Lotharii, & Ludovici piifTimorum Regum , & imperatoram
Noftrorum, fciiicet PrzdecefTorum u(que in praefens tempits, prxcipientes ut
nullus (xpe nominatam Parmenlèm Ecclefiam de umver£s> quae tnioi ab An-
tecefToribus Noflris pia devotione collata funt, & de iis, qux Noftra Rega-
lis munificentia illi confert , abfque legali judicio «xpoliare audeat , & idcir-
co lioc lìodxx donationis, concefTionis , leu coniirmationis juffìmus fieri pne-
ceptum, per quod przdiélo Wibodo Venerabili Epifcopo FideliNoftro, ejus-
que fucceÌToribus aa partem Ecclefias fuas przdidam Abatiam de Bercedo cum
omni , ut jam diximus , integritate fua , tam quod modo tiabet , aut in an-
tea Deo propino per fideles animas adeptura ed, & praefatam Curtem, qua;
^ Regia dicitur, infra denominatam Civitatem Parmam , & omne jus publicum,
& teloneum , & diflriélum Civitatis, feu & ambitum murorum in circuitu,
&;Pcatum, quod Regium nominatur, in integrum concedimus , perdonamus,
(4) Jdanca uuX ia fiae Indicandofi iri Tanno 87^ 1 in cui correvano le altre nou cronologjlcJie «
atque largimur, & de Noftro jure in ejus jnsy & domintum transfundi*
mus, ut ìiabeat, teneat, poffideat, atque fruatur perenniter tam ipfe Wi-
bodus Episcopus fidelis Noiler, quamque & faccefTores ejus ad pattern
EczkCìX jam didx jure proprietatio in asternum, omni NoQta, Noflrotum-
que hacredum, ac prohxfedum, & pofterorum repetitione fopita, atque
extin^a. Siquis vero &c. ... «
Signum Dni Karoli Sereniflfimi Regis.
Data 5. Idus Mail Anno Dominics Incarnationis 872 (a) Domini ve»
ro Karolimanni Regis in Bajoaria 4 & in Italia j (A) Indizione 5 (r) •
Dat. ad HuotiQgam Curtem Regiam in Dei nomine feliciter. Amen»
X I X
Dair Epistole Decretali di Papa Gioannì Vili
N. CLXXIII.
W ibbodo Epifcopo . Quoniara praj omnibus , qui in bis videntur confifterc u '^^^^^
partibus , Deo dileAis Sacerdotibus , te utpote carifTimum Filiuni , & Fra- Gioannì
trem unanimem fpecialius diligimus, & prò tanta tuae fìnceritatis devotio- Vlllchie»
ne, quam circa nos, & Sedem Apostolicam habere dinofceris, toto mentis j*.^^*^*
afTeflu ampleélimur, & idcirco reverentiam tuam pio nobis amore conjun- ^^^jj^J^*^
6lam cupimus Apostolica femper benignitate fovere> & auéìoritate fulcire. preflb il
Nunc igitur dileélioni tuae notum effe volumus, quia prò tot, & tantis Recarlo-
calamitatibus , quas ( ficut ipfe bene cognofcis ) aflidue patimur» bos prae»- m*nno-
fentes mifTos nofìros direximus per te quafi per quoddam ostium intraturos
fpiritualt Filio nodro Carolomanno glorioto Regi, cum quibus fané, aut
ipfe in fervitium Sanali Petti alacri mente ire, omnemque noftras volunta-
tis cai>fam> & neceffiratem apud eundem Regem perficere ftudeas, aut fi-
delifTimum , & idoneum a latere tuo virum dirigas , qui vicem tuam in om-
nibus fagaciter poflìt explere. Nam tuo confitto, & adjutorio eofdem
legatos nofiros munias horramur> quatenus Sedis Apoftolicas legationem, ^
prò ut dignum eft, & infiantis temporis necefiìtas exigit, Deo propitio ,
pcificere pofTmt. Et quia eos fine tarditate ire, ac reverti praecepimus, ne
ultra tres dies illos penes te retinere procures: fed habito mox confilio,
quatenus falvi ^ & fecuri ad jam didum Regem proficifcantur, aut nullate-
nus demorentur. Quod H fortaffe ad Carolummannum prò ejus corporea in*
firmirate ire non poiTe contigerit, ad Carolum Rei»em ipfius Germanum
eos quocumque moda proficisci facita. Prasrerea veridico multorum relatu
longe , lateque refonante didicimus y quod res > & pofTeffiones dileftas , ac
fpiriraìis Fì1ì:e noftra?> & Sanfti Perri commendatae Angelberga? Imperatricis
finr a quibusdam malefaftoribus omnimodis depraedatas, non folum qua: foris
extltere in agris, & villis> fed etiam quae intus per venerabilia, & non Vio-
landa loca òanfìorum Monafieriorum repofitac fuerant> prò quo fcilicet tam
(<> Correg^afi 879 . appartenga ali" 872 . L* Angeli ▼! ebbe a
{b) Leggali X. tiovarr IMndiztone X[I allora corrence »
(0 Còsi fu acconciata 1* Indizione dal co» benché vi leggede in fallo la XV.
pi ita sul falso suppofto che il documcaco
2p6
immani fcelere, nefandoquej)iacuIo fanAtmoniam toam merito redar^aimus.
Quoniam Sacerdotii tui omcium ed, male agente aaAoritate divina cor«
rìgere, verbisque falubribus cohibere, ne tacendo tales, proh dolor, imita-
ri potius, quam prohiberi videaris. Est enim ex hoc peflfìma fama univer«
fnm discurrens per orbem, quod Dominam quondam 9 & Imperatricem ve«
Aram, cui veflram fidem per jusjurandum dedistis, male traélatis. Cui prì«
stìnum honorem 9 dignamque reverentiam femper exhibere debueratis« Nunc
itaque prò amore SanAi Petrì , fub cujus speciali defenfione confiflit , eam
adjuvare non pnetermittas , quoufque fua omoia, quas injuQe perdidic > ( ^^5/!
recuperare ) poflit» Data ut fup«
X X
Dalle medesime N. CLXXIX»
2j^ JtveverendifTìmo Wibodo Episcopo & dllefio Confiliario noftro. Cnm af&
Sulotcet- due vos qnafi cariffìmum Fifium in noAro cupiamus habere obfequio j pl^L"
to oggeu ceret nunc nobis prò inftantis temporis multiplicibus cauiis , vedrò fagaci
*^* confitio fruì: fed quia induflriam veflram ea, qux ad honorem Sanébs Dei
Ecctefias, ac nodrum pertinente femper ubique agere fideli devotione velie,
procul dubio credimus, nunc ad nodram Apodolicam venire prasfentiam
non gravamus • Quapropter yedne innotefcimus dilef^ioni , quoniam afC-
dua, & fnpra modum gravi Paganomm infedatione gravati, cu>ustibet Re-
gis jam cupiffemus habere folatium. Unde fi Carolummannum pofle incoa-
Aanter agnofcitis, apud illum; fin autem apud g^rmanum, & sequivocum
ejus, Carolum videlicet gloriofnm Regem, caufas, & utititates San&s Se*
dis Apodoiica? prudenti dumtaxat confilio agere, & Deo auxiliante, ad
perfeftum deducere fatagatis; quatenus pridinum ejus honorem, atque vi-
gorem ipsius, regia majedas, more videlicet parentum fuorum, confervet in
omnibus. Praeterea, fi talis Archicappellanus jam fati Caroli Regis, ficut no-
bis mandadis, vetierit ad nodraque Apodolica vestigia mifliis properare quae*
fierìt, volumus, ut cum eo ad nos parìter veniatis> ut communi traAatu,
quid prò Ecctefiae Dei exaltatione agendum fit , parìter confideremus • Sin
autem ipfe Romam non venerit , eo diltgenter inquifito , caufas , & volun-
tates , attjue devotiones vel Carolimanni , vel ipfius Germani jam difti Re-
gis, nobis litteris vedris fub omni certitudine praefentialiter innotefcatis , ut
quid profpere agendum fit, luce clarius agnofcamus. Hujus quoque textum
Epidolac , ut nuUus agnofcat cum legeritis , statim igne comburile • Dau
ut fup.
X X I
DaWUghelli Ital. Sacr. Tom. II in Ep- Parm.
N. XV.
880 y
jic*°dciu . nomine Sanfta! & individuae Trinitatls. Carolus divina favente clemen-
Corte di ^** R«^ • Si fidelium nodrorum petitionibus pio affeftu confuliraus , morem
Z«M , t praedecefibrum nodrorum fequimur , & eos alacriores in nodruni reddimos
297
fervitium • Igitur omnium fìdelium noftroram SanAas Dei Ecclcfix tam pra!- delltCa]^
fentium fcìlicet, & futurorum coroperiat folertia, quia Wibodus uti vene- P*"* ?^
rabilis Sanfbe Parmenfis Ecclefiz Episcopus obtulic obtutibus noftris duo fj^'^au
przcepta , in uno quidem continebatur inter castera , qualiter divas memorias Re Carlo
Carlomanus Rex Germanus nofter concefTerat, & donaverat eidem Wibodo il Croflb
venerabili Episcopo curtem unam fitam in comitatu Mutinenfi loco, qui *^v^o-
dicitur Zena, cum omnibus rebus, & familiis ad eam pertinentibus vel ^^^^^^^
afpicientibus • In ilio quoque prsrcepto lesebatur inter reliqua, quatenus
idem frater noder corroboraverat, a connrmaverat (;apeilam in honorem
San^i Czfarii dedicatam cum omnibus adjacentiis, & pertinentiis fuis fé*
cundum firmitates, quas de Auteramo quondam comite in Teuderico Vas«
salto prò, & de eodem Teuderico, in ipso Wibodo Eniscopo advenerar,
fuper quibus rebus fuperius fcriptis petiit noftram excelientiam idem Wi«
bodus , ut morem prxclecefrorum noftrorum fequentes ipsam curtem , & ca*
pellam noflro demum corroboraremus ediéìo, cujus petitionibus aures no-
iìrx Clementi» accommodantes juflìmus eidem venerabili Episcopo Wibodo
£deli nostro hoc nostrum confcribi praeceptum , per quod corroboramus ,
& in perpetuum concedimus praefato Wiboao ejusque nepoti Amelrico di-
Aam curtem, quas dicitur Zena, cum omnibus adjacentiis, & pertinentiis »
fuis mobilibus, & immobilibus, feu etiam ca|>ellam fuperius nominatam
in honorem Sanéli Czfarii construfbm cum omnibus pertmentiis, & ad;a«
centiis fuis, fecundum quod ipfa praxepta continentur, & una cum ipfis
pracceptis , ut habeat , teneat , poflideat , & faciat quicquid decreverit , tam
ipfi, quam & quibus dederint, ex nostra pleniffìma largitate. Przciprentes
ergo pra^ipimus, & interdicentes interdicimus , ut nullus dux, comes, vel
ulla omnino tam magna, parva vel perfona contra hoc nostrae confirmatio-
nis vel concefHonis przceptum ire^ minuere, vel quoquo modo violare
przfumat, fed liceat eidem Wibodo, & Amelrico, vel cui ipfi dederint
nostris, & futuris temporibus fuprafcriptas res juste femper haoere & de-
tinere, abfque ultius contradiAione • Si quis vero quod minime credimus
hanc nostram confìrmationem , vel concellionem irrumpere ex parte, vel
in roto tenraverit, Cciat fé compofiturum triginta libras auri punffìmi me«
dietatem palatio nostro , & medietatem ipfi Wibodo , vel cui ipfi dederint ,
quibus violentia illata fuerit ; & ut hzc nostra confirmatio , vel concefTio
verius, certiusque ab omnibus credatur, & dilipentius obfervetur, mana
propria fubter nrmavimus & anulo nostro figillari juffimus.
Signum D. Caroli Serenififimi Regis.
Inquirinus notarius ad vicem Lutuardi Archicancellarii recognovit.
Data ò. idus Januarii anno Incarnationis Domini DCCCLXXX. indi-»
Alone 1^. an. vero Regni Sereniffimi Regis Caroli in Francia IV in Ita-
lia I (a) in Dei nomine feliciter. Amen.
(a) Le noce cronologiche corrono t min* Udiamo il chiariflimo Tirtboichi , che nel-
^iglia. Ma comraAaco senbra qucsio Diplo- ]a Storia della Badia di Nonantola Tom. I
ma da un altro fimile dato il giorno steifo P. II Gap. a pag. iiy fatto il confronto di
preflo il Muratori Antiqua, Ital, Med, A^vi ambidue i documenti scrive : Due sole diyef
Tom. Ili pag. 27 , ove fi dice le (tcfla Cor* ftà i ioconuano tra i due diplomi • La prime
te di Zena già da Carlomanno conferita , ed è chi al Vescovo di Parma oltre la Corti di
ora confermau ad AUino Priore della Ghie- Zena fi dona la Cappella di San Cesario ^ lad-
ta di S. Michele fondata nella Corte di Ze- dove al Priore Ali ino fi donano in veci U
aa . U Diplooia Muracoriaao i per6 faUo • CappelU di S. Marie 9 i di S. Jécofo nelU
298
XXII
D air Archivio Episcopale di Parma
Copia del Sec* XIL
880 Xn nomine fanfte & Individue Trinitatls. Karolus Del grafia Rex . Nove-
^ocHfcT "^ omnium fandìe Dei ecclefie fidelium noftrorum five prefencium fcilicet
<ii Ctrio & futurorum induftria quod Wibodus venerabilis fanfte parmenfis ecclefie
il GrofTo live Episcopus noHram adiens clementiam peciit inter cetera ut qualiter di-
ti Veico- ve memorie Karolo magnus {a) rex germanus nofter coacefTerat omnes res
boJo^"** episcopio parmenfi attinentes. Videlicet burgum faudi doiMiini cum fua per-
tmencia Abaciam de bercerò cum fua perttnencia nec non diftriftum parrae
civitatis cum muro & teloneo. Infuper & tria milliaria in circuitu ipHus
civitatis ita & nos noQre confirmacionis precepto confirmaremus fìbi &
ecclefie fue atque corroboraremus » Cujus precibis annuentes ac libenter
confencientes & mala omnia que acciderunt sepe inter comites ipfius comi-
tatus & episcopos ipfius ecclefie confiderantes ut penttus preterita lis &
fìsma evellereiur & ut ipfe pontifex cum clero fibi commiflb pacifice vt*
veret res & familias tam cunélì cleri ejusdem epifcopii in quocumque co-
mitato vivente fuerint quamque & cunflorum hominum infra eandem ci-
vitatem habitancium de jure publico in ejusdem ecclefie jus & dominium
& diftriftum & murum ipfius civitatis & teloneum & omnem publicam fun*
ftionem tam infra civitatem quam extra ex omni parte civitatis infra tria
milliaria deflinata fciiicet atque determinata per fines & terminos ficutt funt
loca villarum cum nominibus defixa caftrorum . In oriente fcilicet Beneze-
tum {b) , Kafelle . Coloretum . In meridie Purpur.mum. Albari. Vichefuli •
In occidente Vicofertuli • Fabrorum • Ellt. In feptentrione Baganciola»
Cafale palanchani » Terabiano cum omnibus pertinencils prefatorum locorum
integra remota occafione ullius reprehenfionis » ut habeat pontifex ejufdenì
ecclefie vel miffus ipfius potcdatem deliberando & dijudicandi feu didria*
gendi . veluti d prefens efiet nofter comes palacii . nec non & regias vias .
& tari, panne, bagancie. incie^padi. & omnium flumiruim infra ipfura
comitatum & epifcopatum defluencium insulas & ripas fupradiélorum' flu*
minum duodecim pedum juxta aque alveum • £\vt arenam carnarium aza*
drum publica pascua. vias, ingrerfus publicos in circuitu ipfius civitatis.
Videlicet in locis Banciano. Monafteriolo . Albareto frascarium quod dici-
tur pecorile cum aliquantis terris jaccntibus inter fines defigna^os . A mane
— ^ '
fieffa Corte di Zena , La seconda è^ che nel na\ione, non è ejfo BafleioU contrasugno d*tmfO'
Diploma siedilo pel Pricre dt Zeno fi indica^ fiuta e di frode ?
no i confini di quejla Corte ^ che nel primo fi (a) Quantunque T Ughclli , che «lieJeci
tacciono. Ma qui è appunto dove i* impofiore questo Diploma, correggere Carlut Man^
non è flato abòaflan\a accorto t perciocché in nus 9 U pergamena le^gc chiaramente Aar^y»
un Diploma dell* anno DCCCLXXX ha èa^ lo Magnut , e di qui comincia a mo»traril
lordamente segnato: prope campof crucife- l'ignoranza dell* impostore . Non credo ne-
rerum Sanai Johannis, anticipando così da cessarlo di riferire tutte le altre variazioni
ctrcu due secoli L cfiflen\A de* Cavalieri Gero- Ughelliane .
solimitant. Oltre ds che il vedere un Diploma (b) Legge V Ughelli Bercetum artai irt-
copiato quafi interamente da un altro ^ col sol lamente.
mutare i nomi delle persone, t cui faji U do»
vallìs que dicitur bofedana. A meridie via que pergic ad ipfa pascua. &
terra canonicorum ipfius ecclefie in fera via publica oue dicitur lavalitulo
in feptentrione pertinencia ville marturiano aliquantulam terram gerbidam
cum frascario in matricule. Summardico. Vicoferdulfi . Bocitulo . Coliculo
jacentem. In horiente juxta aque duftum que pergit ad vicum ferdul6 .
terram de caraci in auricis vel alicubi jacentem infra ipfum comitatum &
epifcopatum • feu etiam infulas & ripas omnium fluminum cum fupradi-
éìam menfuram infra ipfum comitatum & epifcopatum Villam de
Albazaao cum famulis. Terram dudonis . Terram andree talamasci juxta
fuspirium. paludem integram juxta pratum regium feu burgum fanali don-
nini atque Abaciam de bercerò cum omnibus fuis perti<nenciis adjacenciis
& omne territorium cultum & incultum ibidem adjacens & omne quicquid
rei publice pertinet. Infuper etiam omnes honiines infra eandem civitatem
vel prelibatos confines habitantes ubicumque fuerit eorum hereditas five
adqueftus feu familia tam infra comitatum parmenfem quamque in vicinis
comitatibus nullam exinde fun^ionem alieni noflri regni perfone perfol-
vant five alicujus piacitum cuflodiant nifi parmenfis ecclefie episcopi (jui
prò tempore fuerit. fed habeat ipfius eccleue episcopus licentiam diftrm*
gendi • diffìniendi . vel deliberandi tamquam nofler comes palacii • Omnes
res & familias tam omnium clericorum ejnsdem episcopii quamque Sa om*
nium habitancium infra prediélam civitatem nec non & omnium hominum
refidencium fupra prefate ecclefie terras five libellariorum tive prechariorum
feu cartellanorum omnia fupradifta noflre confirmacionis precepto coofirma-
mus & corroboramus fepedido Vihbodo parmenfi episcopo fueque ecclefie •
£o videlicet ordine ut nullus marchio comes vicecomes dux aur aliqua no*
ftri regni magna remiflaque perfona exinde prediftis rebus & familiis de om«
nibus que fuperius leguntur fé intromittat aut aliquam fun^ìionem inde
recipere aut disveflire ullo modo temptet. & ut liceat episcopo quiete vi-
vere fi acciderit de prediftis rebus & femiliis fine pugna legalitcr non pofle
definiri . hujus noftre confirmacionis pagina concedimus ejufdem episcopi
mifib vel vicedomino ut fit nofler miflTus & habeat poteftatem delioerandi
& definiendi atoue dijudicandi tamquam noHer comes palacii . Infuper etiam
concedimus ut u aliqua navis alicujus caflelli episcopii parmenfis per pa-
dum aut aliquem aque duflum feralliam tranfierit • nullus exinde teloneus
exigat aut requirere temptet. Si quis igitur quod minime credimus hujus
noftre confirmacionis pfreceptum infringere temptaverit fciat fé compofitu*
rum auri optimi libras C. medietatcm camere noftre & medietatem parmen-
fi episcopo qui prò tempore fuerit. ^uod ut verius credatur firmiusque ab
omnibus obfervetur manu propria roborantes noftro figillo juffimus inferius
infigniri.
Signum Domni Karoli Sereniffimi Regls.
Inquirinus notarius ad vicem Leuruvardi archicanceIlarii.tecognovit & ss.
Data VI. Id. Jan. Anno incarnatione Diii dece. Ixxx. Indizione xiii.
Anno vero regni Sereniffimi regis Karoli in francia iiij. in Italia i. in
Dei nomine feliciter . Amen .
Ego Albertus (a) facri palacii autenticum hujus exempli vidi & legi
(a) Alberto Nocajo vifl'e era gli inni 1140 A^ct questi impofturt invencati ai tempi
e 1198, come di* suoi vmrj Idrumenti nelT di Aicardo Cornizzaoo noliro Vescovo Scit«
Archivio Cipitolirc. Rilcvafi però eflfere mitico.
300
& fic ibi continebatnr ut In hoc 1. exemplo preter Utteram vel fillabaxn
plures vel pauciores.
XXIII
'Dall'Epistole Decretali di Papa Gioanni FUI
N. CCXLIX.
11 Pmpa JLIilc£lo ac fpirìtali filio Carolo glorioso Regi . Regiae magnitudinis vedrà
lodai! <U1 receptis apicibus, ac diligenter peneAis, quia more chriflianifTimoram Prìn-
Yescovo cipum parentum vedrorum admonitionis , & exhortationis noftras doArina
^'f^'^R^ repleri vos velie cognofcimus, noftroque confulm ea, quas prò Sanéhs Ma*
Orlo il ^'^ veftrac Romanas Ecclefic > & totius Chriftianitatis detenfione falubria , ac
9tQffQ. tttiiia etk videntor, animo libenti cupiatis perficere, valde gratuiamur, &
immenfas Domino gratias referimus ; & optamus , ut cunfla circa vos fem-
per profpera, divina favente gratta, exiftant. £a erenim, quas de veftrìs
causis, oc eventibus veftris nobis litteris non retuliflis, fideii relatione com-
munis fidelis , & Reverendiflfìmi Epifcopi Wibbodi laculenter didicimus ;
eique omnem familiaritatis aditum pio affeAu praibentes, vedrae voluatatis
arcana cognovimus, per quem & nos Celfìtuclini veflrc aliqua verbotenns
intimanda direximus. De oppredtonibus autem Grscorum ( ficut vòbis a
2uibufdam aemuiis noflrìs nunciatum ed ) nos aliquid nullo modo fcimus;
vere certiffìme fciremus , diieAionì vedrae cum omni devotione ^eleriter
nunciafTemus : quoniam Dei Omnìpotentis proculdubio infpiratione , & vo*
luntate , vos pras omnibus eligere , & inclytum in omnibus negotiis Sanélas
Sedis ApodoKcas, nodrìfque profeftibus patronum, ac defenlorem habere
omniao curavimus : éc ideo , vita comite , longa per tempora optamus pos«
iidere • Quapropter inimicis xiodris , qnos nobis adversarlos , & zizaniornm fé-
«inatores efle cognoCcitis , aurem clementias vedrs nullatenus accommodetis •
Nam inimicus femper contraria loquitur : tamen bene vos fecide laudamus ,
<^uod omnibus Epifcopis , & Comittbus , qui circa nos considunt , auAo-
ntate vedrà mandastis, at(|ue judìdis, ut terminum SanAi Petri ab hodili
nempe incurfu, nodro pariter indrnAi mandato, defendere debeant. Valde
necedarium ed, ut non folum a malis Chridianis, verum etiam & a Sara-
cenis ubique difTusis , ubique , & undique nos fine intermifllone depnedan*
tibus, & more furum nodra diripientibus , tueri procurent . Pro qua vide-
Kcet necedikate, quam fupra modum patimur, ipfius Wibbodi Epifcopi
liortatu , in quamcTam cortem nofiram exivimus , & una cum Widone Co«
mite Lamberti Fi Ho loqui voluimus fcujus rei caufa: fed ipfe adeffe pr«.
termifit, ficut jam dlAus fidelis noder, ac veder vobis poterit enarrare &c.
XXIV
88i Dalla Italia Sacra delt Ughelli Ice. cìu
Carlo il i*
Iropenit. . nomine Sanftac, & Individuac Trìnitatis. Carolus divina favente clemen»
doni al ^ Imperator Augudus. Decer nos omni tempore iìdeliam Sandas Dei Ec-
VescoT» clefia;> nodrorumque fupplices podulationes piis auribus clementer fufciperet
auatenus de fideiibus fideliores db! aageamus tnniiificentia efliiciat , infuper ^i ^^'^
& ab sterno remuneratore , qui omnibas abundat bonis ac retributlonem ^^ ^^^
2ternas remunerationis percipiat. Quapropter omnibas fideiibus Sanélas Dei
Ecclesia , noftrifque prasfentibus fcilicet, & futuris notum fieri volumus,
quia Wibodus venerabilis SanAas Parmenfis Ecclefias Epifcopus fidelis noder
per Lutuardum fummum Cancellarium noffarum adiit clementiam noftram,
ut Abbatiam monafterii, quod dicitur Mediana fitam in honorem beati
Pauli Apoftoli doftoris gentium fibi fuzqae Ecclefiae Parmenfi jure pro«
prietario cum omnibas adjacentiis, & pertinentiis earum in integrum perpe*
tuis temporibus concederemus ; cujos precibas benignitatis noftrac aurem
accommodantes ejufque erga nos devotifllmam fidelitatem intendentes juffi*
mas Sanébeque Parmenfis Ecclefias in honorem SanAx Dei genitricis, fem*
perque Virginis Marias dedicatasi hoc Imperìalis noilrac audoritatis confcri*
dì prasceptum , per auod concedimus , & donamus , atque iargimur praeliba*
tam Abbatiam Medianam in honorem beati Paali dedicatam cum omnibas
adjacentiis & pertinentiis fuis, curtibus, capellis, & asdificiis eorum, ter*
ris, campis, pratis, vineis, sylvis, fervis, & ancillis utriufque fexus, mo*
bilibus, 01 immobilibus cum omni integritate eorum, cum univerfis, qux
dici, aut nominari poflunt, ad pnediftam Abbatiam pertinentibus nofira
Imperiali conceffìone , ut habeat , teneat , fìruatur perenniter tam ille , quam
& fuccefTores ejus ad partem faepe nominatas faas Ecclefias; faciantque exinde
quicquid fecundum asternum aroitrium melius eis piacuerit . Quicumque ve*
ro contra hanc nodram donationem, conceflìonem, feu largitionem ire,
agere, canfare, vel de potefiate prasdiflaB Parmenfis Écckfias fubtrahere quas*
fiverit, centum libras auri optimi cogatnr persolvere, medietatem Palatio
noftro, & medietatem prasfato Wibodo Epilcopo, fuisque fucceflbribas ad
Eartem Draedi6ìas Parmenfis Ecclefias , quibus violentia illata fuerit , & ut
asc noftras donationis, conceifionis , largitionis auAoritas prasfentibus, fu*
turifque temporibus pleniffimum vigorem obtineat, & verius credatur, di«
ligentìusque obfervetur ab omnibus, manu propria fubter firmavimus, &
bulla nofira infigniri julfimus.
Signum Domni Caroli Imperatoris Au^ofH.
Inquirinus Notarius ad vicem Lutuardi Archicancellarii recognovi.
Data j. idus Martii anno Incamationis Dominicas (#)••••«
AAum Ticino Palatio .
In Dei nomine feliciter. Amen.
(«) Benché questo documento fia mtncan» Po , che dopo eflere stato poffednto più seco-
te di Anno, e d'Indizione, reggendolo noi li dal Vescovado, fu alla Real Corte ceduto
dato in Pavia a* i| di Marzo, come l*al- a* giorni nostri da Moniigoor Francesco Pel-
tro , per cui ebbe il nostro Vescovo la Villa torcili • Realmente però qui fi parla della
di Lugolo, che ù vedri in un Placito da ri- Badia di Mezzana sul Piacentino altre voi-
ferirfi al Num. LVIII , tengo per fermo , te , come vedremo , confermata ai nostri
che apparten£a ali* 881 ; cume vi deve ap- Vescovi . Questo Diploma corrobora il sen-
partener ancne quello spedito in ul gior- timento del chiarissimo Signor Poggiali Mem,
no, correndo il primo anno dell* Impero di Jttor. di PUc, Tom. % pag. 77, che repura
Carlo il GrolTo . Questa Badia di Mezzana, falsa una Bolla di Papa Formoso deiri^i,
o Mediana viene dall'Angeli Lib. I pag. in cui Questa stessa Badia con quella di
69 chiamata di Meduana ; e il Bordoni Thtm Bobbio n fa credere conferita a UhwÌ9
star, Eccl F^rm, cap. 5 pag 11 j crede che Vescovo di Piacenza. \
fia il Aie\\€no d$l y$K»f^ gi4 Isola dei
302
XXV
'Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XXXV
Copia antica.
882 j
t^^^yZ -^ ».»<>«'*«« Domini Dei & Sairatoris noftri Jesu Chrifti. Carolus divina
re delU oi'clinante clementia Imperator Auguftus anno Imperìi ejus IL nono die
Cappella menfe madio IndiA. VII. {a) • Conftat me Dominicus Presbiter quondam
4t s. Mi. Ariverti de Martoriano & modo vifus fum habitator in civitate Parma
chele Ar- yen^Q & a prefenti die trado Adelberto & Stephano presbiteris & Adoni
IJdlaGiie. <l^^o°o & cuftodibus SanAi Michaelis Arcangeli quod edificatum . • . •
cedrale. SanAe Marie de fubtus parte idem pecia nna de terra aratoria jure roea
que habere vifus fum in loco & fundo ubi dicitur Quercedo in Fiazano
prope aqua alta qiie mihi fupra Dominico per cartulam vendicienis advenit
de Aldrada filia Ildeverti de Civitate Parmenfe & ed ipfa terra per men*
fura & ratione ad pertica legitima de pedibus XIL menfurata mod. XLII.
Ed adfinis de ip(a terra de mane via publtca da fera fimiliter via quod
dicitur Stradella da medio die terra Supponis Comitis & de confortis de
subtus vinea fanAi Petti & terra vacua. Hec autem rebus & terra nomi*
nata infra jam diéla coherentia de meo jure inventum fuerit vobis fupradi-
Ais Adalberti & Stepbani presbiteris & Adoni Diaconi & cuftodibus a pre*
fenti die vendo trado ad pars ipfius Aitarlo Sandli Michaelis Arcangeli ubi
▼OS fuprafcripti Adelberti & Mephani presbiteris & Adoni diacono & cu*
flodibus atque reAoribus de aitano Sanéli Michaelis Arcangeli ubi donnus
Wibodus Epifcopus ordinatum & deftinatum habet facete uiam feoulturam
ad pars & ad honorem ipfius San^ Michaelis & fuo Aitano quod in hoc
venerabili loco hedificatum eft ubi vos fupradi£lis presbiteris & diacono cu-
ftodibus & reéloribus preordinati eftis vendo trado atque concedo prò amo.*
re feniore noftro Wicbodo & prò amore fepulture ejus ubi ipfe requiefcere
debet jure proprietario ipfius Altario Sanéli Michaelis , & prò amore fepul-
ture feniori noftro vobis cuftodibus feu veftris fucceftoribus qui hic cuftodi-
bus atque reéloribus in hoc facro altario effe debent jure ipfius altario e
fepulture habendum cuftodiendum tenendum faciendum & faciendum exin*
de de jam diAis rebus quod aut qualiter volueritis tam vos quam veftris
fucceflbribus fine ullius contradiélione . Et recepi ego qui fupra Dominicus
presbiter prò fupradiéìis rebus terra una cum omnibus luperioribus & infe-
rioribus fuis ad vos fuprafcriptis Adelberto & Stephano presbiteris & Ado
diacono & cuftodibus prò miffìs veftris Gifelberto & Jocolo fervo donni
& fenioris noftri Wicbodi Epifcopi argentum libras decem finitum pre-
cium. Unde modo fpondeo atqne promitto me ego qui fupra Dominicus
Sresbiter vel meos heredes vos fuprafcriptis Adalberti & Stephani presbiteris
L Adoni diacono & cuftodibus de fupradi£lo Altario SanAi Michaelis Ar-
(«) Quet» cartft te^ntc» coir inno II rò giudicando io vera U data deiranno,
dcirimpcro di Carlo il Grosso dovrebbe ne maravigliandomi deli* errore corso cella
porure riydixÌQoe )^V» non già la VII. Pe- Indixieae» la tiabiliico souo TSI».
3^3
cangell & de jam di£U fepultura feniorls noflri Episcopi Wicbodi vel ad
veflros fuccefTores fuprafcriptis rebus fic faper legitur ab omni homine de*
fenfare & si defenfare non potuerimus aut contra hanc cartulam quandoque
agere aut caufare prefumpfcrimus tunc componamus vobis & ad veflrìs fuc«
ceflbribus qui ad eundem Aitarlo facto vel eundem fepultnre cuftodlbu»
vel re£loribus conflitutl fnnt ruprafcriptis rebus in duplo fub extimatione in
conflmlll loco cum ftlpulatione fubnlxa.
Aftum Parma^
f Ego Domlnlcus ptesblter in cattala a me fa£la ss*
t Ego Grimperto de ttablano ss*
f Ego Narlcmanno Not. ss.
Siga. man* Arlprandl Salico ex genere ^ncorum de ci vitate Parme
Utlìs.
Sign. man. Donati & Johannis confanguinei ipfius Dominici presbiteti
tedìs.
Sign. man. Moroni & filio ejns Afprandi & Martini de Civitate Par*
me teftis .
Sctlpfi ego fienedlAus Not. pod tradita compievi & dedi.
XXVI
I
D air Archìvio Episcopale di Parma. Originale.
n nomine fande & individue Trinitatis Karolus divina favente clementia g^^f ^ (^
imperator auguftus • Notum efTe volumus omnibus fidellbus lande Del Ec- Medesa.
clefie noftrlfque prefentlbus fclllcet & futurls. Quallcer crldoforus homo nodiCrI<*
parmends noilram adlens celfitudlnem retulit quomodo vlvclandus feu & «(oforo
ceterls homlnlbus introlflet in fuam proprietatem in medafiano malo ordine 1*^^*'"^
& contra legem abfque ^ legali judlclo & tullffet exinde vlnum & annonam protezio-
per fortla que aflenus ipfe crlftoforus ad ^uam detlnet proprietatem. Et ncdaOuw
per noftrura preceptum el concediraus ex noftra auAorltaté & fieri ^oilGrot.
decrevlmus <fe omnibus rebus suis moblllbus & Immobllibus fervos & an- ^2m^
clllas jurl fui feu llbellarias & precarlas ac preceptario •••••• sub noftro '
reclplmus mundeburdo atque emunltate. Nunc vero ejus petirionibus ad-
quiefcentes os celfitudinls noftre aplces fìrmltatls fieri juffìmus & eum cum
omnia fua fub noftro denuo reclpimus mundeburdo • Per quod hoc noftra
imperlalls preceptlo & fuum preceptum confirmavlmus atque modls omnU
bus inferamus ut nullus comes aut gaftaldlus aut ulla quellbet perfona la
fuls rebus moblllbus & Immobllibus feu famlllls llberls ac fervls audeat In-
quietare vel disvestire fine legali juditio unde aflenus inveftlcus efl ad fuam
[proprietatem per cartulas vlndltlonls donatlonls commutatlonls atque per
ibellarlas vel precarlas quod liiam attlnet vefllturam ut • • • . • • nullus
delnceps audeat Inferre moleftiam aut invafionem facere fed Ilceat eum per
noftram auóìorlratem quiete vivere & manere. Quod^ qulcumque vloiaverlt
aut In fuls rebus Invafionem facere prefumpferlt ^ flatulmus atque preciplmu$
ut prò Inlata prefumptlone componat duo mllla^ mancofos aun purlflimi
medietarem palarlo noflro & mealetatem Ipfi cui Injurla inlata fuerit. Et
ut hzc verlus credantur & dlll^entius obfcrventur ••••«• firmavimut &
anulo noflro fubter juffìmus figiUarì •
ss.
884
Maimber-
to Vetco.
Vo di Bo-
logna in-
VetceGui-
bodoVet.
dì Parma
del Moti,
dì S. Prof-
pero in
Panicale.
3^4
Signam domni Karoli ferenifluni imperatorìs •
Inquirinus notarius ad vlcem Liutuardi archicancellarìi recògnovit &
L. « S.
Data X. KI. novembris anno Incarnationis' Dai DCCCLXXXIII. Indi*
filone I. Anno vero Imperil domni Karoli in italia IIL in Francia • • • • •
AAum Papia in Dei nomine feliciter»
XXVIl
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XVI
Originale •
In nomine Domini 1 temporìbns Marino Apoftolico pontificatui ejns in
Dei nomine anno primo {a) imperante Dno noflro Karolo Magno Impera*
tote anno imperii ejus in Dei nomine quarto die fexto decimo mens. mar*
tio. indizione fecunda. Ravenna. Adnotatio faéla a Domno^ Wihbodas
Epifcopo prò futuris temporibus ad memoria retinendom. qualiter in pre«
fentia Sacerdotes & bonos ac nobiles homines traderet & invefliret mihi
Mahimbertus venerabile Epifcop. Sandle Bononien. Ecclefie de monafterio
fanAi Profperi transfluvio reno in fundo Panicale traderet & invelliret miiii
de ipfo monafterio fanAi Profperi cum omnem fuam pertinentiam prò fua
manu. & dicebat ipfe Mahimbertus Epifcopus. Ego prò mea manu trado
& inveftìo tibi Winbodo Epifcopus de Monafterio fanAi Profperi transfla*
YÌo Reno in fundo Panicale cum omnem fuam pertinentiam^ feu adjacea*
tiam ad info Monafterio pertinentem in integtum. hec traditione & inve*
ftitione fa6la eft in prefentia Maurus Archipresbiter Urfo Presbiter de Bueta
Leo Presbiter de Trealio Gufperto Presbiter Ragimbrando Presbiter Urso
Presbiter de Lepediano Petrus Clericus filius Gemmi Leo filio novelli not.
Dainbaldo Gotescalco Leopardo Gemmo de Catiano .
" Maimbertus exiguus Epiiicopus in hac breve tradirionis m. m* ss»
-- Ego Martinus archipresbiter ibi fui & ss.
" Ego Gregorius archipresbiter m. m. ss. ibi fui*
•• Ego Petrus Presbiter ibi fui & ss.
" Ego Majurianus Archipresbiter ibi fui & ss.
" Ego Petrus Subdiaconus ibi fui m. m. ss.
■•Ego Geromo ibi fui & ss.
Sig. tt mb. Cotefcalco & Apolenare qui ibi fuerunt rogari teft.
Ego Raginbaldus not. Scavino ibi fui & de tradato rog. scripsi.
XXVIII
Dalf Archìvio Capitolare di Parma Sec. IX N. XVII
884 Originale.
co nipote -In nomine domini Dei & faliratoris aoftri JeTu Chrifti Carolus divina or*
del Ve- dinante providentia Impecator Augudus anno Imperli ejus quarto die oAa-
(«) Cerreggafi itmaé».
.305
vo decimo menfe oftobris indlftlone tercia . Honorandum nobis atque om- cotoGuì»
ni preconio Jaudìs eft celebrandum Ecclefiam beate Marie femperque vir- ^**®^>'»-
ginis & matris domini nollri Jefu Chrifli fita infra civitatem parmenl'em qua „efi"io*"
venerabilis domnus Wibodus Epifcopus regere videtur. Hic igitur ego in air Aluu
Dei nomine Ameirìcus filius quondam Geroini cogitante de Dei timore vel re della
eternam Dei retributiouem prò mercede anime jam dìQi Geroini genitoris ^'•^^•"g*
mei & quondam Orfane genirricis mee dono trado ad diem prefenrem ad q*^. ^q^
capellam & altare iilud quod jam dióla Hotta genitrix mea ad jam diflam libita » e
Ecclefiam fannie tenentem conllruxit ad honorem Sanale Trinitatis &l San- dì t. OU
&ì Johannis Calobite & Sandi Ciriaci ubi ipsa corpora genitoris vel geni- ^^^*
tricis mee requiescunt ideA in integrum omnes res illas jure mea ubi nun«
cupatur Viconandulfo cum adjacentia vel pertinentia fua in integrum qui
mini in jam diélo loco cum sua pertinencia ad hereditatem & fucceffìonem
advenerunt de jam diélo Geroine genitore meo feu & de jam diéla genitrice
mea & eidem Geroino advenerunt de quadam Salichane & Brunoro filio
ejus in integrum in diAis rebus five cafis curtis ortis areis claufuris campis
firatts vineis sylvis usum aquarum aquarumque decurfibus ut omnia ficut
ùperius dixi quantumcumque inde mea videtur effe pofreffìo vel dominica-
tio ad ipfam prefatam Capellam & Altare per hanc Cartolam donacionis
feu per hducum atque per godelaicum ad opus jam difti Altaris ad diem
prefenrem dono trado atque perpetualiter transfirmo prò anima fupradidli
genitoris & genitricis mee ea (cilicet racione ut nunc a prefenti Garipertus
& Dominicus presbiteri exinde cuflodes fint & miflas & cetera officia atque
luminaria diebus vite illorum fecundum poffe facere debeant prò remedio
animarum jam diflorum genitoris atque genitricis mee &c Et poft
eorum Gariperti & Dominici diceffum duos alios Sacerdotes de Canonicis
Parmenfis quos alii Canonici ad ipfum officlum elegerint faciendum ibi fi*
militer ordinentur Cufiodes & Oratores prò jam didis genitore & genitrice
mea &c. • • • • Et deinde femper per ordinationem Canonicorum Parmen-
fium fimiliter per reliqua duos ibi ordinentur in futurum tempora qui eas
adimpleant orationes oc othcia &c Et ad hanc percamenam juxta
legem meam falicam de terra levavi & Adelberti Notarii ad confcribendam
dedi atque rogavi . Aflum Parma indizione fuprafcripta •
Ego Ameiricus in hac car. tradiélionis a me faoa ss.
Seguono altre foscr^zioni .
Scripfi ego Adalberto Not. hanc car. tradiflionis coram teftibus relegt
quam pod tradita compievi & dedi.
XXIX
Dalt Archìvio Episcopale dì Parma
Copia del Sec. XII. 88j
* Carlo il
I Grotto
n nomine fanfìe & individue Trinitatis Karolus divina favente clcmentia imp.coin
impcrator auguftus. Quanto amplius imperialis munificentia erga fuos fide- p"IJ!i*gg:*
les exuberat eos ad fuum obfequium promciores devotioresque efficiet ac allachte-
per hoc (latum regni anteceffores noftros nofque Dei omnipotentls clemen- sa di Par*
tia adeptos non ambigimos ac ecclelìarum Dei utilitatibus benigno aflfeftu «»•
3o5
confalamus & eorum augendo flatum que a predeceflbribus noflris illis prò
eterna remuneratione collata funt fcriptis corroboremus pace repni & futura
manente mercede. Noverìt itaque omnium fidelium fan£le Dei ecclefie no«
(Irorumque tam prefentium quam futurorum induflcia quia Wibodus fanAe
parmenus Ecclefie venerabiiis epifcopus obtuitt obtutibus nodris preceptum
dive memorie Karlo magni regis fratrìs nodri quo continebatur auod idem
Karlomannus rex frater nofter concefierat ac perdonaverat ei & Ecclefie
Tue prò amore Dei animeque fue mercede Aboatiam de berceto fitam ia
monte bardonis & cortem regiam infra civitatem parmenfem & omne jus
publicum & toioneum atque diftriAum ejusdem civitatis feu & ambitum
murorum in circuita & pratum regium in integrum fubnixe nofiram per
Liutoardum venerabilem epifcopum diledum fidelem & confiliarium noftrum
expofcens clementiam ut noftro edido iliud confirmaremus & roboraremus •
Quam peticionem tam libenter fuscepimus quanto racipnabiliter ac devote
E:itam profpeximus maxime cum remedium anime proque pie recordarionis
riomannus frater nofier fecerat adipifci curamus. Quamobrem infigne edi-
Aum & per hujus nofire auftoritatis paginam concessa confirmamus & lar-
gita largimur & corroboramus ided prediéUm abbatiam de berceto cum om<*
nibus adjacentiis & pertinentiis suis in integrum etiam fatam cortem regiam
infra civitatem parmam cum omni officio fuo ac toioneum & diftriaum
ejusdem civitatis & ambitum murorum in circuitu & pratum regium ficut
in precepto fratrìs noftrì Karlomanni continetur in integrum ut habeat te*
neat polfideat feculo tenus ipfe Wibodus epifcopus & fucceifor^ ^ ejus ad
partem fepediAe parmenfis ecclefie remota totius publice ac jadtciarie pò-
teftatis inquietudine. Si quis ergo quicquam quod abfit de fupradidis quo-
quolibet modo violare minuere vel auferre prefumpferit & qui fuper hoc
ediflum noftrum vel fratrìs noftri elemofinam ejus corrumpere vel inquieta-
re aufus fuerit mul£la que in precepto fratris noftrì eft perfolvere cogatur
& ex noftra juffione xxx iibras aurì obtimi cum immunitate perfolvat me-
dtetatem palacio noftro & medietatem prediAo Wibodo & . fuccefibrìbus
ejus ad partem prediAe ecclefie sue cui violentia iilata fuerit. Et ut hec
noftra imperialls auAoritas per futura tempora firmior habeatur & ab omni-
bus verius credatur ac dihgentius obfervetur manu proprìa firmavimus &
bulla noftra^ infignlri jufSmus.
Signum Domni Karoli Imperatorìs augufti {a).
Inquirinus notarlus ad vicem Liutoardi archicanceliarii recognovi & ss.
Data XVI. Kl. mai Anno incarnacionis Dni dece. Ixxxv. Anno Domni
Karoli VI. Imperii autem v. (^) Indicione tercia. Aflum ticinenfi palacio
in Dei nomine feliciter. Amen.
Ego Albertus notarlus facri palacii autenticum hujus exempli vidi &
Iesi & fic ibi continebatur ut in hoc legitur exemplo preter litteram vel
Allabam plures vel pauciores*
<«) rUghelK pubblicò quetco Diploma bilmente falsa, poiché in vece d" Imperéfé
con varie <iiver£cà, delle quali non mi so- rb Augufti dice Sereni fimi Regi$,
09 carato. Ma la tua lezione qui ò nota- (^) Manca preiTo r Ugfaelli «arem r.
^
307
XXX
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XVIII
Originale .
Xn nomine fandae & ind'ividuae Trinitatis Karolus divina favente clemen- S85[
ria Imperator Au^uHus. Quanto amplius & Deo dicatis locis Imperia- ^^^.
lis munificentis iiberaiitatem impendimus amplius divinum nobis fa* foUGroJ
vorem abfque dubio reconciliamus & noflro Imperio quae funt fatis so imp. a
utilia providemus ideoque omnium fan£lz Dei eccleiiz noftrorumque fide- favore
lium prxfentium fcilicet & futurorum cognofcat unanimitas Wicbodum ^^ ..
veneraoilem Epifcopum per Liutuardum reverendum pracfulem ftrenuum 5 "JJfco-
atque intimum Conliliariuni noflrum nodrique Paiatii fummum ArchicanceU mede in
larium noftram petiifTe clementiam ut prò Dei fummi debita veneratione & Fonpina^
Beati Martyris Nicomedis honore Cortecellam quandam Comitatui Parmen- broccolt.
(i qus dicitur Evorìanum cum rebus ad eam pertinentibus concedere & ei
in jus proprietate ipfius confirmare dignaremur eo videlicet ordine ut eo
loci quo prsdiòli Martyris Chrifli Nicomedis corpus reconditurus ed jux-
ta ipfius arbitrium reipicere & perpetualiter debeat permanere . Nos vero
piam jam di£li Antifìitis fummopere p«rpendentes inteniionem nec minus
eriam noftrx mercedis augmentationem loilicite confiderantes dignis pre-
cibus aflenfum dedimus fìatuentes & pej: hoc noflrs magnitudinis donati-
vum przfaram Corteceilam Evorianuiti cum xv. manfis univerfis quae ad
ipfam refpicere debenr rebus cum famitiis utriusque fexus fupra taxato ve-
nerabili Episcopo Wicbodo fedeli noflro in perpetuum ilabilientes atque
in jus dominiumque ipfius omnimodis corroborantes ut fecundum quod prò-
vifioni & ordinationi ipfius optime vifum fuerit ad facrofan6li loci ufus
ubi Beati Martyris Nicomedis venerabiles exuviae recondederunt proficere
debeant tam prasnominata Cortecella pofi^eflio quamq. & omnes qus il lis
pertinere debent qualescumque res omni publicas partis repetitione vel in»
jufta moleftatione in perpetuum fopita. Si quis autem quod non puta*
mus tam de praslibatis reous munincentia conlatus quamque & aliis quas
ex • . • • • fidelium Christi devotio ibidem contulerit
diminorationem vel invafionem inferre prasfumpferit immunitatis noftrae poe-
na tamquam temerarius violator partim jam didli venerabilis loci compone»
re compellatur. Et ut hsc nofiras largitatis traditio pleniorem in Dei no-
mine optineat firmitatem hoc idem praeceptum propria manu firmavimus
& anulo noftro juifìmus figillari.^
Signum Domni Karoli Serenilfìmi Imperatoris Augudi*
Archicancellarii recognovit & ss.
L. A S.
Dàt. X. Kal. Jul. anno Incarnationis Diii DCCCLXXxV. Indizione
III. AAum in Villa Stirpiacuoi in Dei nomine feliciter . Amen •
XXXI
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sec. IX N# XIX
Originale.
887 1 n nomine fanfl» & indlviduaB Trinitatis . Karolus divina favente clemen-
G*'ffi> ^ ^^ Imperator Auguftus . Ad hoc nos ad Imperli fafti^ium fublimatos
Imperac. °^^ ambigimus , ut omnium maxime Romanac Ecclèfis utilitatibus confuta*
conferma mus , utque ea qu2 Illa flatuerit per creditam (ibi dispenfationem , violari
■el pos. poilmodum non permittamus per noftram Imperialem audoritatem • Qua-
tetso de* propter omnium fidelium sanaac Dei Ecclefiae » noftrorumque prxfenrtam
i? 'veicoi fcilicet ac futurorum noverit univerCtas , quod vir venerabilis sanélz Par-
vo Gui- menfis Ecclefis Episcopus Wihbodus adiit excellentiam noftram per dileélum
bodo, e fidelem & sanflimmum Archiepiscopum Liutbertum , ut noftrs Imperìalis
Tolguo. audoritatis ediAo confirmaremus ilii omnes res mobiles & immobiles omoi-
no in integrum (^uafcunque per Pontifices Romana? EcclefiaB> feu Archie-
fiscopo Ravennati» vel JEpiscopis Bononienfibus per prxcepta vel per em-
thefeos munimina vel libellos , vel qualemcumque fcripturam leu per
quodlibet titulum & qualecumque argumentum in tota I^ntapoli & Ko-
mania ipfe & Vulgunda adquifierunt • Cujus precibus aorem adcommodantes ,
hoc noftrae munificentiae Prxcepium fcribere jnflimus per quod ipfi Wihtxy*
do & Vulgundae concedimus, & fecundum fcripturas illorum confirmamas
& in perpetuum corroboramus omnes res & familias utriusque fexusi qaas-
<umque omnino per quotlLbet titulum cujuscumque fcripturae vel qaamubet
transferfìonem de Romana Ecclefia ex quacumque perfona adqniCerant,
vel in antea adqulrere potuerint » flve vadum Fabricas cum Villa , quas di-
citur Cucurana, & SanAum Stepbanum, qui dicitur Sanfb Hierafalem ,
SanAum Archangelum, & Paternum> SanAumque Prospernm in Panialo ,
& SanAum Ambrofium & Sanélum Ifaiam, Sanftumque Johannem Cara-
parerla, & omnibus ad ipfas Ecclefias pertinentibus vel afplcientlbus , cafis,
niaflariciis, capellis, vineis, pratis, silvis, aquìs , aquarumque decurfibus ,
omnia & in omnibus omnino in integrum quicquid in tota Romana Ec-
cleGa, vel de MonaHerio Nonantula? adquifierunt per quodlibet exquifitum
argumentum , vel in antea adquirere potuerint tam Wihbodus Episcopus
quam Vulgunda Deo dicata totum in integrum fine ulla exceptione vel
minorarione ipfi Wihbodo & Vulgunda, seu cui illl dederint vel fignifi-
caverint , per hujus Praecepri paginam concedtmus & confirmamus , atque
fub noftrum mundburd & defensionem feu immunitatem includimus, atque
prazcipientes jubemus, ut nulla illis fubtradlo vel mtnoratio de cunAis,
quas in 6nibus totius Romaniae quolibet modo conquifitum babent , vel in
antea conquifìerint 9 a qualibet inferatur perlbna; (ed liceat els quiete &
pacifice frui & tenere fine moleftatione vel lite noftris succefforumque no-
ftrorum temporibus . Si quis autem contra hanc noftram donationem , feu
con6rmationem atque & immunitatem venire prsefumpfcrit , &
prsedido Wihbodo feu Vulgundae de omnibus fupradiftis per omnes fìnes
Romaniae in parvo vel in roto moleftaverit , & litem (eu diminutionem
intulerit LXX. Libras auri culpabllis judicetur, & exfolvere cogarur me-
dietatem noftro Palatio^ & medietatem jam diAis Wih)»odo & Vulgundx
^00
Deo dicatac^ vel cui ipfi dederiot. Et ne bcc noftris confirmattonis aaflo-
ritas certior habeatur, & diligentius obfervetur, manu propria fubter fir«
mavimus, & de anulo noftro adiCgoari jprzcepimus •
Signum Domni Karoli Serentuitm Imperatoris Augufli • ^
Albricus Notarias ad vicem Liutberti Archicappeilant recognori &t
fabfcripfi • L. i|^ S.
Dar. anno Dominicc Incarnationis DCCCLXXXVII.
XXXII
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XX
Copia antica •
In nomine fanfl« & individuae Trinltatis . Wido gratia Dei Rex . Jufte p^^nf^o;*
?|uidem fore credimuS) fi fidelium noftrorum petitionibus pio afTe^ <^o'i~ nedicul-
ulimus, prò quibus sterna adipisci non diffidimus praemia. Igitur omni- doRed*!*
bus fidelibus sanélae Dei Ecclefiae noffaris, prxfentibus fcilicet & futuris no- nlì* ^^f
rum fit , quia Wibodus venerabilis sanAae Parmenfis Ecciefiae Episcopus no- e n '^ ^*
flram adiit excellentiam , c^uatinus quandam Infulam , fitam juxta Padum » niede'^in
cum quibusdam rebus in Vicum Peciatum , & in caput Tari pofitis , quae Foncana-
pertinent de Coniitatu Parmenfi , prò aniraz noftrz , noflrorumque paren* broccola.
tum remedio, in Ecclefia Beati Nicomedis martyris Chrifti, fita in Fon*
tanabrocoli, ubi ejus Corpus requiefcit, per noflrum jure proprietario ibi«
dem concederemns EdiAum • Cujus precibus aures noflrae manfuetudinis
accommodantes , & iilius erga nos adtendentes devotionem , atque ob aster-
nam retributionem , juffìmus hoc noflrum fieri Prasceptum : per auod con*
cedimus & donamus in ipfo venerabili loco Fontanabrocoli pracdiélam In*
fulam , quae funt juges quinquaginta quinque , & res illas in Vicum Pe-
ciatum, quae funt juges quinquaginta, quas reguntur per Quiracem & Ur-
fum germanos ; & illas in caput Tari , quae sunt juges triginta sex : totum
in integrum, ut fupra diximus, in ipfo fanélo loco Fontanabrocoli con«
cedimus jure proprietario, ficut ad jus Regium pertinent, & de nodro ju*
re in jus & oominium ipfius venerabilis Loci , transfundimus & perdona-
mus habendi, renendi, & faciendi .quicquid voluerit ex noflra pieniffima
largitate . Prascipientes & interdicentes , ut nullus Dux, Comes, Gaftaldius,
vel ulla omnino perfona in fupradiflis rebus aliquara diminorationem vel
invafìonem aut violentiam prasiumat facere, fed iiceat Wibodo venerabili
Episcopo vel ipfi sanfìo Loco praefatas res cum omnibus fuperloribus &
inferioribus fuis, noftris & futuris temporibus quieto ordine tenere & ha*
bere . Si quis vero , quod minime credimus fieri , centra hoc noftrum ces-
fionis prasceptum in aliquo minui vel corrumpere, aut violentiam facera
vel ire temptaverit, fciàt fé compofiturum trigmta librarum argenti eidem
venerabili loco in Fontanabrocoli • Et ut noflrs donationis aufloritas ab
omnibus obfervetur, veriufque credatur, manu propria fubter firmavimus»
& anuli noflri imprefTione infigniri jufTimus •
Signum Domni Widonis gloriofiflimi Regis.
L. 9 S.
S Z
3IO
Ad vicem Helbunci Cancellarii Heurardus Capellanns juflfu Regis fcrtpfi
& ss.
Data vini Kal. Maji, Anno Incarnationis Domini DCCCLXXXVIIIL
Anno II. Regnante Doinno Witone Rege in Italia , Indiflione viil (^7)4
AAuin piacentia in Dei nomine feliciter . Amen •
XXXIII
Dal Muratori Antiquìt. Ital Med. jEvi T. I
Diss. VI pag. 279 •
8po
Il Re Be-
rengario
conftmui
md Uoro-
•o figli,
volo di
Suppoae
ilpoireiTo
di Felina
«Midlia.
et.
In nomine Domini noftri Jefu Chridì Dei eterni. Berengarius Rex. Decet
Regalem Excellentiam , ut fuorum precibus fidelium iibenter aures accom-
modet , atque eorum vota fereno vultu ad finem ufque perducat • Omnium
ìgìtui Sanate Dei Ecciefie fidelium, nodrorumque prelentium fcilicet ac
futurorum noverit sagacitatis induftria , qualiter Hunroch confanguineus no-
(ler filius quondam Supponis incliti Marcnionis, interventu Adeiardi vene-
rabilis Episcopi, nec non & Waltfrtdi illuftris Marcbionis, diledlorum fi-
delium noftrorum , ofleudit nobis precepta antecefforum nodrorum Hludo-
vici fcilicet Imperatoris, & Karlomanm Re^is, feu & Karoli Imperatoris
Augnili feniorum & confobrinorum , in quibus continebatur , quod jam
fatus Hludovicus Impetator concefTerat prenominato Supponi Marchìoni ,
(èu & eidem Hunroch inrer cererà que ei tribuerat. Cortes duas in Comi-
tatù Parmenfe in Gadaldiato fiismantino, quarum una vocatur Malliaco &
(«) Il Muratori negli Annali parlanHo di
questo Diploma oiTcìva, che MÌém qui V In»
éi\ìone Vili t ^€ non t' acccri* wW anno
88y , té muntene tlCenno teguemt , conve-
nendo per altro lutto il refto md mn autentico
Diflomu. Il Signor Poggiali nel Tomo III
delle Me Memorie Ifiortche di Piacen\u pag.
61 oflervando titubante il Muratori cir-
ca r anno , ove dice che forte fu dato quei
Diftome solamente nelP anno affrejfa^ vuole
ehe apparunga per cosa certa airsSy, e
che lo tbi^lio fia dell* Indizione « bacando ^
die* egli y mn^ unità inavvedutamente aggiunta
fer farla diventare ottava > di set ti ima eh* ella
^er dovrebbe . Con egli tentencia» per ve-
dere seanaco nel Diploma Tanno II del
Regno di Guido» il qual sembra fiir cre-
dere 9 eh* egli fer non effere da meno di Be-
Pingario aveffe cominciato a dedurre il princi"
fio del suo Regno dalla mone di Carlo il
Crofo ( tono parole del Muratori ) . Tutta-
via non è cosà . Guido non cominciò punto
a scagnar gli anni del suo Regno dalla mor-
te di Carlo il Groflb succeduta nel Genna-
io deirSSts aia pia tatdi . Lo provo colle
date di due documenti del nofiro Archivio
GapiioUre . Al Scc X N. XJÙ crovafi che
Gariverco » e Domenico Preci Guftodi delT
Aliare della Santidìma Trinità nella Chiesa
maggiore danno a livello ad Agi verro uo-
mo libero la casa, e le terre di detto Al-
tare; e il contratto comincia: In nomitu
Domini nofiri fesa Chrifti Domnus ìVido
grada Dei rex anno regni ejui secando , septi"
mo Kalendas modias Indie ho3ava Ecco
che a* 25 di Aprile deirindisione ottava,
cioè deirS^o contava Guido Tanno secon»
do del Regno suo. Se ne avelTe dedotto
T epoca dal Gemiajo delT 888 , dovtvafi qui
segnare Tanno terzo. Vediamo poi« che il
giorno SI di Febbrajo dell* 89 1 » in cui fii
coronato Imperadore, contava Tanno terao
dello Aedo Regno per tre Diplomi del gior-
no HeiTo già citati neUa Nota al Libro IH
psg- ^9Ì • Dunque fi vede chiaro, che non
cominciò Guido a dedurre il principio del
suo Regno dalla morte di Carlo il Grolfo
nel Gennaio delT M8 , ma soltanto più mefi
dopo , e senza lorse verso la fine di quell*
anno. L* errore pertanto delle Note crono»
logiche nd ooftro Diploma sta proprìameo»
te nelTanoo, come sospettò il Muratori»
e fi deve attribuire alT890. La pergamena
i volto tatica, sa non i originale •
%
3"
altera Felinis cum Capella & Oratorio in Monte Cervario, cum manfis &
omnibus pertinentiis oc adjacentiis earum in integrum tam in montibus &
vallibus, quam in planis, familiis quoque utriufque fexus, ficut antiquis
temporibos ad Comitatum Parmenfem pertinuerant : quod Preceptum habe*
bat Karolus Imperator fenior & confobrinus nofter confirmatum & corro*
boratum per Tue renovationis Preceptum. Petiitque excelientiam nostrani,
Dt ob ma)orem & pleniorem fecurìtatem tam idem Preceptum de Mailiaco
& Felinis» ^uamque & omnerres & familias, ouas prelibatus Suppo per
fingulas Regiones & Comitatus infra Regnum Italicum per jam didorum
Regum & Imperatorum Precepta obtinuerat, feu & omnes res mobiles, &
immobiles, quas juste & legaliter quolibet ingenio conquifivit, per nostri
Precepti pa^inam confìrnuremas . Quapropter prefens nostre authoritatis ru-
dimentum ei fieri juffìmus, per quod omnia prediAorum antecefTorum no-
strorum precepta tam de Mailiaco, & Felinis, quamque & de omnibus
rebus preceptalibus in eorum Preceptis legitur in integrum, feu & de omni-
bus, que juste & legaliter idem Suppo acquifìvit : quod libenter confirma-
mus. Si quis autem hoc nostre confirmationis Preceptum violare attempta*
verit, fciat fé compofiturum centum libras auri optimi, medietatem Pala-
no nostro, & medietatem fepe nominato Hunroch perfolvat, fuisque he-
redibus & proheredibus . £t ut ab omnibus verius credatur, diligentiusque
obfervetur, manu propria fubter eam confirmavimus , & anulo nostro infi-
gniri juflimus.
Signum Domni Berengarii Sereniffìmi Regis.
Petrus Cancellarius ad vicem Adelardi Episcopi Archicancellarii reco-
gnovi .
Dat. IV. Idtts Maji Anno Incarnationis Domini DCCCC. ( legga/i
DCCCXC. ) Anno vero Regni Domni Berengarii gloriofiffiml Regis III.
India. Vili.
Ailum Verone in Dei nomine feliciter. Amen»
L. $ S.
XXXIV
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XXV
Originale .
Xn nomine Domini nostri Jefu Christi Wido divina ordinante provi- 8p2
dentia Imperator Augustus anno Imperii ejus fecundo die quinto menfe 1^^^^
}ulio Indie, decima • Cum in statu incolomitatis curfus umane vite circum- culboda
volvitur & pieno animo mentis racio vegetatur tunc dignum & falutare Vcscoto
ducimus perpenfare adque testamenti tradicionisque feriem qua funt futura <*» Pw*?
in perpetuas generaciones corroborare juxta illam Domini vocem tefauri- °^ *
zate vobis tefauros in celo & item facite vobis faculos que non veterafcunt
tefaurum non deficientem in celis: qui & eciam facri Canones fpiritu Dei
conditi & tocius mundi reverencia confecrati vigilanter distinguunt & re-
fìum effe aput dominum & omines proclamant quatinus potestatem abeat
Episcopus de propriis ficut voluerit indicare vel quibus voluerit derelinque-
re ne fub ob tento ccdeik res Episcopi profcribantur • Xdcirco ego qs
312
Vvihbodus fanfle Pannenfis Ecclefie Eptscopus prò remedlo ammarum Kt*
![ttin adque Imperatorum qui nunc fune adque qui venturi Deo favente emnt
eu prò remifTione peccatorum meorum & patris & genitricis mee feu quon-
dam fratrum meorum Rodulphi videlicet, & Geroini feu Ote connate mee
feu relicorum meorum confanguineorum fecundum legem mea dono tra-
do confero cedo prefente die tibi Vulgunde que Acia vocatur Deo di-
cate confanguinee mee idest homnes res meas capellas cnrtes maffaritias
cum cafis terris vineis pratis filvis ripis rupinis a(}uarumque decurfibus mo-
iendinis divifum & indivifum mobile & immobile c^ue dici aut nomina-
ri potest cum homne fuperioribus & inferioribus fuis tam in montanets
iocis quam planis omnia & ex omnibus totum in integrum quas abere &
poflldere vifi fum rum in finibus parmenfis regienfis motinenfis placenti-
nis laudenfis papienfis mediolanenfis comenfis vel ubi ubi in finibus Ita-
lie tufTie remarne feu ecia in Marchia Berengarii adque in toro Regno
Italie que meo jure pertinet aut poflfefla vel pertinente inventum fuerit
per quemvis ordine totum in integrum cum familiis ntriufque fefTus &
cum extromentoros cartarum tam de dona Regum adque Imperatorum Yel
prò quacumqne cripcionem mihi advenerunt tibi fuper infrafcripta Vul-
gunde dono trado cedo & per prefentem cartula pagina judicati confe-
ro & de meo jure in tuo jure dominio transfundo abendi polTidendi or-
dinandi & faciendi quidquid melius fecundum Deum previderis eo vide-
licet ordine judicamus statuimus difinimus ut post tuum diceffum & obitnm
prefenti die omnes fuper infrafcriptas res & fustancias per fuper infrascrìp-
tas locas ex integro cum monimen cartarum per tua ordinacionem & difpo-
ficionem deveniunt ad Canonicos Sacerdoces vel relicum Clerum Sanale Par-
menfe Ecclefie jure proprietario abendi pofTidendi fruendi tam in fuorani
ufus quam in pauperorum jure perpetuo idefl hominibus bis facerdotum vel
clerum qui in ipfa mater Ecclefia Parmenfis deferviunt & domino mi-
litant non feculo nam statuimus non in alios ufus transferendum vel co-
modo maletraél<indum aut beneficialio nomine alieni dandum Ut volumus
ut ipfi Canonicis & relicos cleros qui ex ordine teneant fuper ipfis rebus
fuperius compreenfis & faciant ad eorum utilitatem comodo melius previ-
derint ut domino & ominibus acceptalis fmt quatinus devocius prò anima-
rum fuprafcriptorum tam Regum quam Imperatorum remedio Uu prò me
peccatore adque prò te vel fupra infrafcripta parentorum meorum dominam
exorare valeant ut illorum intercefllonibus adjuti in diem judicit falvi &
liberati effe mereamur & ilare cum omnibus ad dextris Dei & audire iliam
vocem Domini dicenti venite benedici patris mei percipite regnum quod
vobis paratum ed ab origine mundi adjuro enim oc conteftor vos omnes
crifliana religionis deditas per mifteria nativitatis paflionis refurreftionis a-
scenfionis & per judicium futurum Jefu Chrifli fi remifllonem peccatomm
veftrorum adquifire cupitis prefentem mea inditutionis ordinationem prò
onore mei facerdocii nec in magna nec in parva violare prefumatis ne
morteni quam anania & faphira in corpore experierunt ipfis quecumque fece-
rint experiamini in anima aut cum ilio qui regulam auream & palleam coc-
cineam furatus eli extermi nari mereami ni . Precor eciam & fupplico vos dom-
ile papa vel domne imperator feu preful ravenatis qui prò tempore fiieritis
ut m homnibus illorum Canonicorum utilitatibus & neceflltatibus extote
tutores & confolatores adque quam aliter condatutum eft facere voluerìnt
pugnit^res ut nofbra inilitucio vel ordinacio & despudcio ad omnia fuper
31?
infrafcripta in faa maneat firmitatem cum ftipnlacionem fabnixa. Et ber*
gamena de terra ledavi & benedigli Not.^ aa confcribendum dedi adqoe
rogavi in qua finnans & teftibos obtali roborandom. A6tttm Parme*
t Vvihbodus Episcopus in hoc indicato a me fado ss.
- ' Ego Sigeberttts rogatus testes ss.
' * Ego Lampaldo rogatus et. ss.
t Ego Adelberto Scavino rogatus me tede fubfcrìpfi*
' - Ego Ad^lmanno rogatus teft. ss.
" Ego Armannus rogatus ss^
Signum tt mm. Everardi & Adelgifi falicbis teftes.
Scripfi ego Benediftus Not. podradita compievi & dedi*
XXXV
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. IX
N. XXVII Copia antica.
n nomine fanAs & individue Trinitatis • Arnulphus divina favente de- Prìvire.
mentia Rex . Si fidelium noftrorum pio af&é^ui confulimus j paternum mo- g»o ^«'
rem fequimur, & alacriores eos in noflrum fervitium reddimus. Quapropter ^^ifo'^ii
notum fit omnibus fìdelibus sanéls Dei Ecclefis , noflrisque , pFsfentibus vescovo
fciltcet & futuris » quia Vvibodus venerabilis Episcopus adiit exceilentiam Guibodo.
noftram per Atronem sanflas Magontina Eccieux Archiepifcopum , & di-
leélum confiliarium noflrum, quatinus de omnibus fuis proprietatibus in
fmgulis locis vel pagis Italiae , Tufcix, Spoleti . atque Romania, per inlbu-
menta Cartarum & Praccepta antecelTorum noftrorum, & per enfiteofis ac
libellos , feu per quemvis ordinem acquifitas, aut in antea Deo propitio
acquirendis , noftro ei concederemus arque confirmaremus Praccepto • Cujus
precibus ob devotlonem & fidelicatem ejus afllènfom prsebentes, concedimus
arqire in perpetuum confirmamus eidem Vvibodo Episcopo, ve! cui ipfe
fignifìcaverir , Abbatioiam in fìnibus comenfibus, qu2e dicitur Monafterìum
Vetus, in honore sanéls Dei genitricis Marìse: feu & Currem Corniolum
in fìnibus Tufcis: atque Corticellam, qu£ dicitur caput Parioli; feu &
Saluciolas, quam ipfe cum. omni integritate per praeceptnm Avunculi no-
ftri Karoli acquififTe dignofcitur in fìnibus Parmenfibus, fed aliud, quod
ibi pertinet ad Comitatum reddens. Nos tantum ipfam Corticellam una
cum Silva, & prato uno tenente, quae eft capite uno in Syfterione, alio
in Lacu oui dicitur Majorè, tertio latere in Formulafco, & via qus
pergit ad dellam Sanfìi Silveftrì, quarto latere tenente in Bajolano: hano
Corticellam cum manentibus decem concedimus & confìrmamus • Similiter-
ue Cafale, quod dicitur Ballonum, cum omnibus pertinentiis fuis, feu
e discretos nnes, & juxta quod jara di£lus Pontifex in canonicos ufus
prò remedio animae domni genitoris noftri erdinavit. Nec non etiam per
noe idem Prasceptum ex noftra pleniflìma largitate jam diAum Prasfulem na-
bere ftatuimus in Comitatu Parmenfe fortes quatuor: imam ex ipfis eft fìta
in Infula, qus dicitur Barco , qua? fìt laborata & direAa per Leopertum &
Ampertum atque Jordanum libellario nomine. Cui cohacret ex una parte
Pttlifìno , & ex aliis tribus partibus iiuvius Pa£ : caeterae autem adjacenc in
3H .
Infula, quaedicitur Sacca, quae fiunt dlreAe per Stradevertum , Dominicutni
Leonem , & Alexandrum , atque Domn'mum , (ìmiliter ribellarlo nomine . Eo-
dem etiam modo illi concedimus atque donamas in ipfo Gomitata Parmenfe
pecias duas de Silvis, quarum una eiì polita in jam diéU Infula, qux di-
citur Sacca, quam cum tetris, Paludibus, atque Piscariis ei in integruni
Serdonamus. Cui cohaeret ex uno latere Budria, ex alio latere Silva SanAi
etri , a tertio latere Portum de Albaritulo , & ex quarto latere fluvius Pa*
di. Altera denique pecia de Silva ed fita in Gajo de Soranea, tenente z ca-
pite uno in Palatone ufque in Taro , aliud caput in Pado , tercium caput in
Taro, a quarto latere cutrit via publica, quae tenet caput in Paiasione, &
FofTa Guittaldi ufque ad Lacum SanAi Secundi , revertente ad argtnem uf^ue
in Stlvam de Stagno, & inde ufque ad fupradiélum Lacum. Infuper etiam
& omnes alias terras, res, infulas, cafas, malTaricias, familias atriusque fé-
xus , cum omnibus rebus , ad eas pertinentibas , & quaecumque a tenoporibus
bone memoriae Confobrini noftri Lodoici Imperatoris, necnon Genito-
ris noftri Karlomanni , atque Avunculi noflri Imperatoris Caroti : quicquid
etiam per teiìamentum Cartarum tam per emphiteofis , & per libellos quam
per alium confcriptionis vel conquifitionis titulum vel ordinem conquifi-
▼it, vel in antea Deo annuente acquifere potuerit in fmgulis finibus Ita-
liz , Romaniae , Spoleti , & Tufciae , vel in omni ftindo & loco tocius di-
tionis Regni no(tri, tam de noftrorum anteceflbrum , quam etiam de no-
Aro jure proprietario, fecundum confcriptiones earum rerum & faculta-
tum tam Frxcepta quam omnia indrumenta, monimina, inftitutionem quo-
tane elemofina; lux concedimus & in perpetuum confirmamus; ut per ante-
riora Prascepta , & per hanc noftram auéloritatem habeat , teneat , pofTideat
& faciat quid aut qualiter placuerit, tam ipfe, quam cui dederit vel fi-
Unificare voluerit. Si quis vero, quod minime credimus, contra hoc no-
rae conceffìonis feu donationis vel confirmationis Pracceptum cujufcumque
ordinis aut dignttatis perfona, ex omnibus fupradidis vel comprehenfis fé
intermittere in roto vel in parvo praefumpferit , & hanc noftram auAorita^
tem irrumpere non f^rmidaverit , fciat fé compofiturum tri^inta libras ar-
fenti meri jam dido Vvibodo venerabili Epiicopo , vel cui ipfe dederit ,
e poft multam folutam; ha»: noflra auAoritas firma & fiabilis ad omnia
fuprafcripta in perpetuum perroaneat. Et hoc conceffìonis feu donationis
atque confirmationis noftrae Praeceptum per cunAa futura faecula inviolabili-
ter in Dei nomine obtineat vigorem • Et ut verius credatur , & diligen*
tius obfervetur, manu propria confcribere, & anulo noftro figillari praece-
pimus.
Signum Domni Arnulfi inviAifllmi Regis •
Winghie Cancellarìus ad vicem Tecmari Archicapellani recognov! .
Data XV. Kalendas Mai, Anno Incamationis Domini DCCCXCIIII.
Indizione XII. Anno Regni Arnulfi Regis in Francia VII.
AA\xm Yporegtas feliciter. Amen»
3^9
XXXVI
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. IX N. XXX
Originale .
In nomine fan£lae & individuai Triniratis. Lambertas divina favenre de- 8pS
mentia Imperator Auguflus. Convenir Imperiali arbitrio, ut Sacerdotum Lambert
Deo famulantium res jufte quocumque modo adquifitae, ita ab ipfo corro- ^^^^^^l^
borentur, ut poftmodum a caiumniofis & pravis perfonis nequaquam aufer- confcrm»
ri poffìnt . Igicur omnium fideiium Sanflas Dei Ecclefix , noArorumc^ue prx- ai CapU
fentium fciiicet & fututorum comperiat iblercia, quod Canonici Sanélas colo òì
Parmenfìs Ecclefiae per Amolonem venerabilem Epifcopum , Archicancella- ?■*""** *•
rium noftrum petierunt noftram clementiam, ut Ecclefias, Capellas, Cur- „°°J^i*"
tes cum Malfariis & omnibus ibi adhaerentibus vel pertinentiis , in finibus Vcscoto''
Parmenfis & Regienfis Parrsechiae fitas , quae quondam a Vvihbodo Parmenfi Guibodo,
Episcopo, & Vulgunda Deo dicata pofTeflae, & in illorum dominio deten- e di Vui.
XX prooantar, & lecaiiter in potevate przdiAorum Canonicorum quocum- &^^^*
que modo , aut undecumque devolute per pagi nam fcriptionis nolcuntur,
noftro eas corroborafTemus & confìrmaremus ediélo. Quorum petitionibiis
Ero aflfeólu prò omnipotentis Dei, & ejufdem Genitricis beatae Marìse deb-
ito amore confulentes juflìmus'eis hoc noflrum fieri Prseceptum , per quod
tam Ecclefias , Capellas , quam Curtes cum MafTariis & omnibus fibi Tub»
ditis & pertinentiis in finibas Parmenfis & Regienfis, vel in cìrcuitu lo»
catas, quas Vvihbodus Epifcopus & Vulgunda Deo dicata in jus & do*
minium per paginam fcriptionis & legitimam vefiituram habuifie & te-
nuifie diaofcuntur , & de ipfis videlicet Vvihbodo Epifcopo & Vulgun-
dac, quomodocumque aut undecumque per legitimam firmitatem & fcriptio-
nem m dominio & potevate ipforum Canonicorum integriter pervenifTe
manifefium ed, noftra Imperiali aufloritate in integrum, ut dignum ed,
pracdiéìis Canonicis firmamus & confervamus , ficut ab ipfis Vvihbodo &
Vulgunda eis tradita? funt: ut nulla magna parvaque perfona temere in
parte vel in toto fé intermittere prcfumat abfque legali judicio» vel Sacri
Palatii ditiinitione . Si vero quifquam invafor aut temerator hanc noftram
auftoritatem parvipendens praefumptiofe violare tentaverit, cognofcat fij fc-
cundum Capitularc noftrorum anteceflferum Regum & Impcratorum diftrifle '
judicandum, & infuper folviturum triginta libras auri optimi, medietatem
Palatio nodro & medietatem ipfis Canonicis , auibus violentia illata fuerit •
Verum ut hacc noftrae conceilionis veritas ftabilius certiufiaue credatur &
obfervetur , manu propria fubter firmavimus , & anuli noilri impreflfione
infigniri iuflimus.
Signum Domni Lamberti Sereniffìmi Imperatoris Augufti •
Englinus Cancellarius jubente Domno Lamberto Imperatore recognovt
& fubfcripfi . " L. 4f S.
Data VI. Kal. Au^ufti, Anno Incarnationis Domini DCCCXCVIIII.
Domni quoque Lamberti piififimi Imperatoris VI. Indizione I. {a)
Aftum Papiae Urbe Ticinenfi, in Dei nomine feliciter. Amen.
^ (a) Il Muratori , che aveva già dato fu(v Annali, che qui fu usato TAnno Pisano cor*
ri questo documento 9 fa riflettere ocgli riipondente air anno conuAt 8yS.
^16
XXXVII
Dait Archivio episcopale di Parma Sec. IX N. XXXIII
Originale.
^ Xn nomine Domini noftri Jefu Chridi Dei sterni. Berengarius divina faven^
'P9 te clementia Rex. Decet noftram pietarem pracdecefTorum noftrorum trami-
remcar^o" ^^ ^*^"* » ^ maxime Ecclefiarum utilitates rcformarc , quatenus eos raerea-
prmlL ^^^ habere apud Dominum intercefTores , qui in prxfenti fsecuio nos co-
Fonuna^ Comitem , dileflidimos fideles noflros CuggefmTe noftras Sereoitati , quatenus
bsoccoU. prò divino intuitu duas Cortes, (]uas vocantur Saluciola & Evorìano, cum
omnibus pertinentiis & adjacentiis , feu familiis fuis prifco tempore perti-
nentes de Comitatu Parmenfi , quas quondam Karoins Imperator ConluprU
nus prasdeceflbr nofter Ecclefias beati Nicomedis , quae ed in Fontana-
broculi , per fua Prscepta noftra autori tace in ipfo f anelo loco confir*
maremus. Quorum precibns libenti animo annuentes decrevimus ira fie-
ri. Confirmamus igitur eidem Sanili Nicomedis Ecclefias prasfatas Curtet
cum omnibus pertinentiis & adjacentiis fuis in integrum, manfis videlicec
▼eflitis , atque abfentibus , tetris , vinels , campis , pratis , pafcuis « Clvis i
montibus , vallibus , planiciebus , arboribus pomiferis & infruAuofis ,
aquis, aquarumque decurfibus, feu molendinis, Cfapeila Quoque in ipfa ter-
ra QonftruAa familiis etiam utriufque fexus, fervis, anciflis, & aldionibus ,
omnia omnino cum judiciariìs quscumque dici vel nominari pofTunt, anx
;u(le & legaliter ad ipfas Curtes pertinere nofcuntur. Przcipientes jiu>e-
mus, ut nullus Judiciarias poteftatis Dux» Marchio, Comes, Vicecomes,
Sculdaiìus , Locopofitus , aut quislibet Retpublicae Procurator , neque ali-
qua perfona cujufcumque ordtnis aut dignitatis, parva vel magna, ex eisdem
rebus quoquo modo se intromittere , aut deveftire praefumat (ine legali jii-
4IÌCÌ0: fed liceat Re£lori pracdiéli fanali loci ad partem ipfius Ecclefias om-
nes easdem res iure proprietario perpetuis temporibus pofTidere , & quod
Reélores providerint ad ejusdem fanAi loci utilitatem peragere remota to-
tius poteflatis inquietudine . Si quis autem , quod minime credimus , hoc
noflras pietatis & confirmationis Prasceptum quandocjue infurgere tempta-
verit, iciat, fé compofiturum auri optimi libras trigmta, raedietatem pa-
latio noflro, & medietatem parti ipfius Ecclefias. Et ut ab omnibus venus
credatur, & diligentius obfervetur, manu propria roboratnm anuli noftri
impreffione fubter jufTimus sigillari.
Signum Domni Berengani gloriofifCmi Regis.
L. * S.
Martlanus Notarius ad vicem Petti Epifcopi & Archicancellarii reco-
gnovi & ss.
Data Vili. Idus Martii Anno Incarnationis Domini DCCCXCVIIIL
Domni autem Berengarii gloriofiffìmi Regis XIIL Indiótione II.
AAum Papias in Dei nomine feliciter • Amen •
317
XXXVIII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. VII
Originale ^
JLn nomine Domini Del & Salvatoris nofirì Jefii Chnfti anno domtnicae P^?
Incarnationis DCCCCXIII & anno domni Berengarit gloriofiffioit ^^gis ^[j*"^ ^jj
vìgefimo feptimo menl'e Aprili Indie. IL Quia ego Helbuncus fanfìas: Par- £ibungo
nienfis Ecclefise indignus Epifcopus. confiderans & cotidie prx oculis^ habens Vescovo
caducam hujus fasculi vitam & qualitet omnis cara viam fuam corrupit ut <** ^*i*
non qus Domini fuor fed mundi & fua defideria diligane » Ideo ratum "'^*
duxi ur dum fpiritus hos regit artus & mens in fua ratione vigec aiiaque
dona & munulcula ex bis qux divina lar^iente mifericordia nimio labore
& fudore acquilivi fanflse Matrl Parmenfi Ecclefiae ad honorem omnipo*
tentis Dei fanAxque Det genitricis femper Virginis Maria: dominx videli*
cet mes, aliorumque SanAorumi quorum facra. corpora in hujus Ecclefia?
premio requierunt prò falute & remedio animac^^ meac: parentumjque meorum
humiii & fupplict devocione ofieram fciiicet fub tali con>uratione & dete-
flatione qualis fubter legitur. Dono itaque cedo oftèro atque rrado a prs-
fenti die per hujus judicatl tedanjenrum ipfì fan^x Matri Parmenfi Eccle-
fice Textum Evang.eliorum operatum ex rabulis meis eburneis & Cuitellis
meis aureis ornatum tu circuitu auro & argento & gemmis • Calicem Oni-
chinum I. mtrabiliter operatum. cum aura & gemmis pretiofis.. Patenam
auream habentem in medio> Onichinum optimum & in circuitu fmaito de*
coratum. Caralem aureum L Cuneos aureos III. Filafìerium quod fenior
meus domnus Berengarius piifHmus Rex mihi dedit cum auro & gemmis
& margaritis ornatum & in medio habens berli lum cum smalto. Crucifì*
xum crucem auream grecifcam cum smalto habentem ex una parte vultum
fanflat Marix . Duas alias Cruces aureas cum smalto qux habent ex una
E arte vultum Domini ex altera fanAl Michaelis.. Cruceni auream I- ha-
enxem: ex una parte vultum Crucifixt argentei & ejc altera parte vultum
ian£b^ Maria? & Apoflolorum. Crucem aureani habentem vultum Domini
CrucLfixt cum gemmis ac margaritis. cum flipite- fua vitrea viridifTìma &
in circuitu auro ornata . Crucem auream cum gemmis & margaritis haben-
tem in media criftallum . Crucem unam argenteam grecifcam habentem ex
una parte vultum Domini ex altera parte vultum (slii&x Maria^ & llat in
fceptro argentea deanrato ^ Crucem auream grecifcam I. quac habet de una
parte vultum Domini & ex altera fanAe Mariae.. Sunt Infimul Cruces VIIL
Filadlerium onichineum operatum ex utraque parte auro & in medio ha-
bens Crucifixum eburneum * Filafterium cum aura & gemmis & margari-
tis & crifìallo & ex aftera parte smaltum & in medio bizancium .. Sunt
Filaó^eria III. Ampullam criftallinam I. ornatam in circuita auro & marga-
ritis . Altare cum preciofis Reliquiis & ornatum in circuitu argenteo-. Urceo-
lum cum aquamanile fuo argenteum. Sìtellum argenteum I. Scutcllas ari»en-
teas II. Ccimifium operatum ad miflant canendam cuni auro pprarum. Tu-
nicam dialbitinam optimam cum auro parata m. Planetam diafperinam opti-
mam . Gafuas diacedrinas II. un.im valde bonam & alteram optìmam. Ca-
fulas II « optimas de diarodano unam bifaciem & alteram puram. Cafulaok
5'^
?[iiamv!s peccatoris fequatur veftigia. Conteftor «rgo & Iterum adjuro voi
uccefTores meos & omnem hominem per Patrem & Filium & Spirìtam
Sanflum fanflam & indlviduam Trinitatem & per choros angelorum ar-
changelorum patriarcharum prophetarum & apoitolorum marryrum confeiTo-
rum virginum omaiumque fanélorum & eledorum Dei ut hsc pracnomU
nata munufcula quae ad honorem omnipotentis Dei & omnium Sanélorum
devota mente optuli numquam per tempora ab hac Ecclefia tollcre aut
ttfurpare temptetis fcientes ex hoc fi feceritis vos ante tribunal Chridi ad-
dante ibi domna fannia Maria in tremendo die judicii mecum habituros
ratiooem • Et ù quihbet tantas prxfiimptionis cantsque temeriratis infufre-
xerit qui nec Deum timeat nec hominem revereatur & aliquid ex his quas
Deo lanélxque Dei genitrici femperque Virgini Maria? cazterifque Sanélis
& eleélis Dei qui in hoc tedamento prsnotatis devote optuli tollere prae«
fttmpferit inter facrilegos & Deo rebelles computetur & ab omnibus chri-
ftiams infamis habeatur dojiec refipifcat & reddac atque reflauret univerfa
qus Deo & fanébe Maris maio ordine abilulit. Unde quatuor faujus mei
teflamenti exemplaria Icribere feci* Unum quod iit in telìimonio in palatio
ricini regio aliud in epifcopio piacentino tercium in Regienfe quartum
in Motinenfe. Ut & per gloriofi/Iimi Regis fenioris mei Domni JBerenga*
rii ejufque AicceiTorum auàoritatem pontificumque praedidarum urbium
fandionem mei propinqui & fideles tam clerici quam laici filiique Ecclefiac
ca qax ablata fueriut liberius exquirant .
Helbuncas Epifcopus in hoc tedamento a me fafto s*
t Friderici Vicedomini ss. f Adalbertus presbiter ss. Stephanus presbU
ter ss. t Petrus presbiter ss. fienulfus presbiter ss Ego ArnigiAis
Archipresbiter ^s. f Ardievertus Archidiaconus ss. Azo Diac. & Prepofi-
tus ss. t Aribertus presbiter ss* t Daribertus presbiter ss. Andreas presbi-
ter ss. t Guido presbiter ss. f Anfelmus presbiter ss. Gambertas indignus
presbiter ss. Andreas presbirer ss. Arado presbiter ss. Donum Dei presbi*
ter ss. Hidelbertus Diac. ss. Araldus Acolitus ss. Liutprandus Diac. ss»
Perros Diac. ss. Ego Stabilis presbiter ss. f Madelbertus presbiter ss. Do»
minicus presbiter ss. Urfus presbiter ss. Adbertus presbiter ss. Doraninus
presbiter ss. Erembertus presbiter ss. Odelbertus presbiter ss. Saxus presbi-
ter ss. Ego Johannes presbiter ss. Adelbcrtus presbiter ss. Trulbertus pres-
biter ss. Petrus Diac. ss. Angelbertus Diac. ss. Martinus Diac. ss. Paulus
presbiter ss. Madelbertus presbiter ss. Anfpertus presbiter ss. Leopraadus
presbiter ss. Arifredus presbiter ss. Jeoperto presbiter ss. \ Ego Ifelbertus
presbiter ss. t Ego Rodeprandus presbiter ss. Urfus presbiter ss. Teutulpus
presbiter ss. Ingelbertus presbiter ss. Reidulfus presbiter ss. Adelmannus
presbiter ss. Ego Undelprando Scavino rogatus ss. & teflis . Benediflus Sca»
vino rogatus ss. Petrus Scavino rogatus ss. Ego Gifelberto Not. ss. Sign*
manus Bivini vafTalii. f Ego Madelberto Not. fubs. Adelbertus presbiter ss*
Adelprando presbiter ss. f Hildeprandus fubdiac. fubs. Adelmannus presbi*
ter ss. Allo presbiter ss. Adelbertus presbirer ss. Grimaldus presbiter ss*
Johannes presoiterss. "j* Sunimperto presbiter ss. Ripertus presbiter ss. Rim-
prando presbiter ss. Sign. Helmerici vafTalli • Sign. man. Frammulfi • Sign.
xnanus Alcherii. Sign. man. Ganiperti. Sign. man. Johannis .
Ego Naadulfus fubdiac* hoc tedamentum juflu domni Helbunci Epis*
copi ss.
320
XXXIX
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XII
Originale •
9x8 Jn nomine Domini Dei S Salvatoris noftri Jefu Chrifti. Berengarius divi-
gtMona^ n<i ordinantes providcntia Imperator Augufto anno Imperli ejus cercio men*
ca vende ^^ febniario IndiAioae fexta (^a) . ConfUt me Lamperga veflem fande re*
aPecrone ligionis velamen indura abirarrice infra civit. parmenfe ^ui lege romana
^'*" K^ ^^^^ ^ ^'^* quondam rimedinde vindo & ad prefenti die trado tibi pe-
^""^j.q" troni presbirero & filio quondam teuperti cmtore id funt integrum faUrìo
racoriodl ^^ c^s vel terra Cub ipfis cafis & vacua terra una tenente jure mea que
San Quia. £(l polita infra civit. parmenfe que ed ad finis ab ipfis cafis & terra da
^^' una parte da mane de hered. quondam Adalberti niarchioni & que fuit
quondam Job. fcavino da pirte da fera que fuit ipfi Job. tercia parte da
medio die muro publico quarta parte de fupt. via publica live quod alti
funt adfines fimilirer vindo & trado .ego qui fupra Lamperga tibi infra*
scripto Fettoni presbitero id ed in integrum Oratorium illun ^ui ed pò*
fito foris muro Cfivit. Parmense qui ed ad honore fanéli^ Quintini cum ca*
fis & terra feu molino & aquario &, ripas adque vinea in integram ibidem
uno tenente feu & vinea oc terra illa in loco & fundo qui dicitur platea
calderaria in integrum ad(}ue cafis & omnibus rebus illis quod habere &
Eoffìdere vifa fum in locis & fundoras qui dicitur purpuriano macino de
aganciola cum fuorum pertinenciis adqu« in cirliano feu & unacum^ue
movilia illa que mihi que fupra Lamperge ipfis fafis & rebus vei movili*
bus per cartula advenerat de Stephanus presbicer de eadcm Civit. qui fuit
confanguineo &c. . • • Et recipi .ego que fupra Lamperga prò omnibus
istis &c. ... in argentum & fpecies valentes libras vig.nti & quatuor fé*
aitum precium &c. . • . AAum Parma Scripfi ego Gaufo Not*
podradita compievi & dedi •
XL
Daìt Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XIII
Originale .
Axdinao . nomine Domini & Salvatoris nodrl Jefu Chridi Berengarius divina or-
VetcoTo J^n^nte providentia Imperator augudas anno Imperli ejus quarto die fexto
di Brescia decimo menfe madio Indie, feptima^ Oominus Ardingus reverentiffimus fan*
^•OA ad ^ J)rexiaQenfis <ecclefias £piicopus cogitantes vel prxtradantes de miferi*
■
('). Aggtungafi anche quefto tra i docu- nel Gennajo, come risulta da un* altra carta
menci onde falsa dimoftraii TalTerziooe del pubblicata dal eh. Tiraboschi Stor. della
PanegirilU di Berengario, ove lo preten* /?a^. di Nona-tola T II pag 97 » tempre
de coronato Imperadore per la Pasqua del più confermata rimane la sentenza del Ma*
916 Se nel Febbrajo del 91% correya Pan- ratori, che pooe la saa coronaxione al Na*
at certo del tao Inpero > e m correTi fia cale del $%$ •
3*^
cordia fanAa & prò merctde & remcdium anime mee vel oro anima Ste- Ariberto
ianoni presbitero filio quondam Rimperti alias ordinator acfque difpenfator ^^'«"ca
prò amma mea remedium prefens prefentibus dixi vita & mors in manu gu"^
Dei ed pTOinde confiderantes me de Omnipotentis mifericordia & integra parciene
voitmtate mea volo & judico & per hanc «leam tradicionem vel inftitucio- dell'Ora,
nem prò anima mea remedium ac fjoft meum verum difceffum per vuafo- ^^'^^ .^*
nem de terra vel fiftuco notatnm etiam per cukello adque per ramo arbo- ^j^ . **"
res jufta legc mea in qua vivo trado atque confirmo perpetuaiiter in te
Artbertns clericus fideli meo adque bene iervìente & obediente tnihi volo
ut tu Aribertus poft meum diceffum abere debeatis prò anima mea
vel prò anima fupradifìi quondam Stefanoni remedium ideft in integrum
cafìs & omnibus rebus illis fupflancìis adque familiis iilis qui fuerunt ipfius
Stefanoni presbitero ut ipfe Stefanus presbiter fimiliter per fuum judica-
tum mihi indituit adque confirmavit abere ad meam proprietatem five in-
fra civirate parmenfe feo foris civit, vel ubicumque per fingulis locis &
cafalis ad eadem pertinuiffet per 'qualecumque feu & oratorium unum qui
eft ad onorem fanfti Quintini qui eft edificatum foris muro civit. Parmen-
fe cura cafis & rebus ibidem pertinente cum molino & aquario ferinas ibi-
dem pertinentem vel afpicientem ficut quondam eidem Stefanoni pertinnis-
set fimul per cartulas vindicionis donacionis comutacionis tradicionis vel
undecumque ad eum pertinuifTet infra civit. parmenfe foris civit. vel ubi-
cumque (ingulis iocis & cafalis ibidem pertinentibus ipfe Stefanus presbiter
mihi Ard'mgi Epifcopi per fuum judicatum inflitnit adque confiroiavit ad
proprietatem abere leu infra ci vitate feu foris civit. vlnea ilia & terra in
platea calderaria & oratorium unum qui eft ad onorem fanfli Quintini &
cum cafis & rebus illis in porporiano cum fua pertinencia & cafis & rebus
illis in vico giboli fimiliter cum fua pertlnentia & movilibus & immovi-
libus q^ui fuerunt ipfius Stefanoni presbitero & ipfe in me per fuum judi-
catum inftituit adque confirmavit abere ad meam proprietatem . • • • ipfum
judicatum quod ipfe Stefanus in me emifit tibi cui iupra Ariberti clericus
fideli meo a prefenti die poft verum meum dicelTum deveniac ad tuum jura
& proprietatem abendum prò mercede & remedium anime mee vel prò
anima fupradiflo Stefanoni presbitero • Et ipfis cafis & rebus vel fupftan-
cias adque familias & movilibus dd. & decime ego qui fupra Dom. Ardin-
gus Epifcopus .... ipfis cafis & rebus vel movilibus fecit & te qui fu-
pra Ariberto poft verum meum diceflum tradicionem vel infti-
tucionem intromittere debeatis ad tuam jura . . • . heredibus ac prohere-
dibus meis contradiAionem vel reftricionem prò anima mea feu & prò ani-
xna fupradiéìo Stefanoni presbitero unde nobis dominus in bonis
partlbus meritis retribuat & nobis & orationes fieri facere debeat ipfo Ste-
fanoni presbitero abfit futurum effe minime credat quod futurum vel infti-
tucione a me faAa venire aut eam inrumpere • • . • voluerit • . • • • noti
valeat vindicare quod repetit infuper fit culpabilies tibi vel cui tu ipfis
cafis & rebus ve! movilibus fuperlus legitur dederit aurum Jibras
quinque argentum pondera decem certus perfolvat & quod repetit vinda-
cere non valeat fet prefens mea inftitucionem vel tradicionem omni tempo-
re firmis & (labile permaneat cum flipulacione fubnixa omni mea vel oe«
redum & parentum meorum repeticione cefTante & nec nobis liceat um-
quam ullo tempore nolle quod volui , fet quod ad me femel faAum vel
confcriptum efl omnia inviolabiliter coofervare promitto & hanc pergamc*
I
5"
na cum atramentarlo mambus mels de terra levavi & Andrea clerìcus Nota*
rius tradedit & ad confcribendum dedic adque pogavit m qua fubter con-
firmans teflibusque obtulit roborandum • Adam in breselio fel.
t Ardingus Epilcopus in hanc cartulam a me fadla manu mea ss*
Sign. manuum Vvileinù & anrici qui legem ribuariam viveric rogati
teftis.
Sign. manuum Theoderici & odeirici fimiliter qui legem ribuariam vive-
rit rogaci tedis.
Sign. manuum Vvigerii & bemerici qui lege kngubarda viverit rogati
tcflis.
Sign. manuum Eremfredi & agoni vasallis ipCus jpontificis rogati teftif •
Sign. manuum Adelberti & atoni filio quondam fietardi teftis •
Sign. tn. Job. & Ueftani «miiiis romanis rogati teffit^
Scripsi ego Andrea clericus not. poftradita compievi & dedi •
XLI
D air Archivio Capitolare di Parma Scc. X N. XIV
Originale .
gto T . . . .
Berenga- In nomine Domini Dei sterni. Berengarius divina favente clementia Impe-
rìoimpc- nitor Auguftus. Si recolendae matri Ecclefiae necelTariam folaminis opem
conferma ^'"P*^*"^"^ , eique noftr« proteélionis dexteram porrigimus , a Cbrifto , qui
adAicar- ^c'^^i^ Tponfus ed, prò nac re nos fpecialiter lublimandos, minime dim*
doVetco* dimus. Unde notum e(Ie volumus omnibus ejusdem Sanéhs Dei Ecclefic
TodiPar- Fidelibus, noftrifaue praEfentibus ac futuris; qualiter interveniente Odeirico
della twl g'^riofiflflmo Marchione noftro , Aichardus reverendifflmus Par menfis Ecclefe
Càicsa. ^i^^ful noAram adiit celfitudinem , nostris optutibus oflTerens quidam Pne*
cepra PnBdecefTorum noflrorum , Regum videlicet ac Imperatorum , quibus
Domina: noflrc Dei Genitricis & Virginis Maria: SafilicaCf quas ipfius Par-
menfis Episcopii caput eft . • • • donaria, mukipllciaque beneficia, ab ipfis
ibidem collata, corroboraverant ; univerfas res quocumque modo eidem ve*
nerabili loco ab animabus fìdelibus collatas, per quae etiam Praecepta inibì
ftatuerant , ut fi vel fubeunte vetuftare vel negligentia , vel ignium impeta
occupante, inflrumenta Carrarum deficerent, de rebus, unde eadem Ecclefia
legitimam teneret vefìituram, nullus eam exueret, fed per vicinos & cir*
cummanentec probatas per munimina & diversa inftrumenra Carta*
rum polTideret. Quibus oblatis fuppliciter imploravit noflram mun'uficevi-
tiam, ut noilras auéloriratis Praccepto roborare dignaremur, & eadem Prc-
cepta, & quae ab ipfis Pra:ceptis • • • . videbantur. Nos quidem buiuAnodi
petitionem ratam exifiimantes , id fieri annuimus, hoc noHrum Pragmati-
cum fcribi jubentes , per quod eidem Parmenfi Ecclefiae tam eadem Prx-
cepta, quamque univerla Cartarum inftrumenta res mobiles & im-
mobiles, fervos & ancillas, Aldios & Aldianas, & omnia, quas ab Anre-
cefibribus fuis, ufqne ad tempas ejufdem Aicardi Eprfcopi poffedit , &
3uaecumque inpoflerum per fideles animas adeptura efl , conrfirmamus conce*
imus^ ut teneat & poflideat, fruaturque jure perpetuo fine qua-
iibet inquietudine, & • • • • ipfius Ecclefias munimina fiamma confumptrice
3*3
perlerint , ftatuimus ^ Dt de rebi^ fuis tamquam pars noltra publica per vi-
cinos inquieflum • • • • Sr quis igirur hoc noftrar auAoritatis, couceOionis,
& confirmationis Praeceptum infringere vel violare temptaverit, fciat fé
compofiturum auri optimi libras centum, medietatem Camers noftras, &
medietatem prxdiAo Aichardo venerabili Episcopo, fuisque Succefforibus.
Quod ut verius credatur, & diligentius obferveturi manu propria roboran-
tes, anulo noflro fubter infigniri jufTimus.
Signum Donini Berengarii Sereniffìmi Imperatorls Augufti.
Johannes Episc&pus & Cancellarìus ad vrcem Ardingi Episcopi & Ar-
cbicancellarii recognovi & fubrcrìpfi.
Data VI. Kalendas 0£ìobris y Anno Dominicae Incarnationis DCCCCXX.
Domni vero Berengarii Screnìfirmi Regis XXVIII. Imperii autem fui V.
Indiólione Villi. A6^am Papix, in Chridi nonnine feliclter» Amen.
XLII ^
DàW Archìvio Capitolare di Parma Sec. X N. XV
Copia antica .
n nomine Sanélar 8c individua Trinitatls • Berengarius divina favente de- Bereng»»
mentia Imperator Auguftus. Jufle quidem fofe credinuis, fi in EccleCarum rio in».
Dei defolatione dexteram mifericordiae porrigamus , & eas noftro clipeo P^'^dj'*
prote<f\ionis muniamus, & relevare fatagimus prò pace Regni, & futura ma- adAicar»
nente mercede. Igirur omnium fìdelium Sanéìs Dei Eccledx, noflrorumque dovetco^
f)r2fentium femper & futurorum comperiat follertia, quìa Haicardus Sanòlae yodtPaiw
^irmenfis Ecclefiac venerabilis Epifcopus, nofterque dileftus fidelis, per "* ^^.*
Grimaldum & Odelricum illuftres Comites, & dileflos fideles noflros, no- cupcrtVc
dram adiit clementiam prò eo quod peccatis ingruentibus divini flagelli re- i beni
pentino tncendro CivitatU ejus Ecclcfia cum fua Canonica igne confiimpta perdaci
cft, ubi inter cantera ornamenta quaidam. munimina ipfius Ecciefix, & prsfa- lt|?* ***
tae canonicac heu proh dolor perierunr. Super quibus iderar Pncful depreca- co/*me».
tus ed no Aram manfuetudinem , ut prò honore Sané^x Dei Genitricis Vtr- zq dei
ginis Maris noflraequas anims mercedis intuirn , ipfius res , quarum mimi- giura-
mina interierunt , taliter noftro corroboraflemus Edifto , ne a pravrs, aut ™«"t® »
occafionariis perfonis ipfa Ecclefia vel Canonica, nec non & Plebes fibi ""^ce^J^f
fubjeéìae in (uis rebus damnum paterentur . Cu jus precibus aures m'ifericor- aio" coni
dìx, prout dignum fuit, inclinantes, prò af&^u confulimus, & hoc dam- sunti i
num cum fidelibus noftris corepofiìbili indignacione pertraAantes , iuilimus <^.<H:umeih
praelibato fideli noftro hoc noftrum fieri Prsceptum. Per quod ftatuimus & "*
decrevimus, ut ipfa Ecclefia cum fua Parochia omnes fuas res, quocumque
ingenio adquifitas , nbicumque fitas, de quibus haftenus inveftita fuit, per
hoc idem noftrum Praeceptum kabeat & poffideat & defendat, tam per in-
Juifitionem, (^uamque per sacraraentum adjuranre fuo Advocatore, ut eo
ie, quando ipfum incendium repentinum advenit, fuprataxata Ecclefia
corroboratas firmitates exinde haberet , & in fuo proprietario jure teneret •
Si quis vero , quod minime credimùs , hujus noftri rrscepti paginam alU
^uando infiriogere aut violare temptaverit, fciat fé compofiturum auri li*
3H
bras optimi fexaginta, medietatem Pafacio noflro, & medietafem ctdem
Parmenft Ecclefi». Et hoc ut verius firmiufque ab omnibus credatur &
obrervetur> manu propria fubter firmaates» anulo noftro infigoiii jjaSi^
mus .
Sìgnum Domni Berengarii Sereniffimi Imperatorls.
Petrus clericus & Notarìus ad vlcem jobaonis Caocellaril recognovi
& fubfcripfi.
Data Menfe Oflobris, Anno Dominicx Incarnationis DCX2CCXVI («)
& Anno Imperli (^) domni Berengarii V. Indizione 0i*^ava.
A^um (r). • • « • Curte Regia, in Dei nomine feliciter • Amea»
XLin
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XVI
sembra Originale .
911 In nomine Domini Dei arterni . Berengarius cTivina (avente cFementra hnpe-
Berenga. r^tor Auguftus omnium fidelium Sanftx Ecclefiae noftrorumque praefencium
xiSore^^" ^'^^^^'^^^ ^ futurorura comperiat folercia . Quia Canonici Sanélas Parmenfis
c«fiférnì& Ecclefix noftram adierunt clementiam quatenus praccepta deceflbrum noftro^
al- Capi- rum & noftra in tpfa Canonica de iilorum rebus & tamiliis omifTa quas in
colo di repentino incendia cremata noscuntur nos denuo ejufdem. res & familias
PiriM le • ^jj Canonicis noflro confirmaremus edi^o . Quorum petitionibus pia affe-
^^',^ ^u confulentes & eorum erga nos devocionem adtendentes jufTimus illis^ hoc
noflrum fieri pracceptum per quod ipsos Canonicos & eandera Canonkani
de ipfis rebus & ramiiiis noflra tinperiali auéloritate inveftimus (ìcut a
noilns praedecefToribus invedici fuerunt & prarcipue ex rebus irllls quz de
parte quondam Wibodi Episcopi & Vulgundas Deo dicati traditae &
concefls iilis fuerunt & quz ab ipfìs Wibodo & Vulgunda pofleflae
& detentae fuerunt • Nec non etiam orones res illas quas Berchta digna&
xnemoriac Comitifb & Wifredus filius ejus inclitus Comes & canteri altU
tonantem Dominum timentes homines in praelibata Canonica cootulerunt •
Prxcipientes per hoc ^ noflrae imperialis auóloritatis pracceptum tam eadem
praccepta quamque untverfa cartarum indrumenta omnefc]Jue res mobiles &
immobiies fervos & ancillas aldios & aldionas & omnia quae a principio
inftitutionis e}us a fidelibus quibuscumque animabus inibì coliata funt &
quaecutnque inrpofterum per fideles antraas adeptura eft confirmamus concedi-
mus & roboranvus tenere pofTidere ac fruì jure perpetua fine qualibet in-
quietudine. Et quoniam quaniam^ ipfius Canonicas muntmina improviso ia>-
cendii periculo periere flatuimus ut de rebus suis camquam pars noflni
publica per vicino» incjueftum habeat • Si quis igitur hoc noftrae audorì*
(d) Realmente nell* apografo noKra tts «tori Antiq, hai. Mei, Miti Tom- V DtM.
■otato Tanno pCCCCXVI : nna convengo col éi col. %i€ ^ ma leggefi propsiaroentc nell»
Mucatori ( cui la pergamena fu fatta ere* pergamena.
aere originale ) dover vifi leggere 1* anno {e) Il luogo dove fu dato questo Dìploaw»
DCCCCXX- non (i rileva bene . Fu malamente comoiii*
(^) La voce ImftrU manca preCG» il Uu* cat» ai Mxinuori coti: Amurt Cunt Reffé .
3^5
tatls & confirmatioms & conceffìonis prxceptnm incingere vel violare tem*
ptaverlt fciat se compofinirum auri optimi libras centum medietatem ca-
mera noftxx & medietatem przdiAis Canonicis fuisqae fucceflbrìbus • Quod
ut verias credatar, & diligentius obfervetur manu propria roborantes de
anulo noftro fubter infigoirì jaffìmus •
Signum Domai Berengarii SerenifCmi Imperatoris Augufti • ^
Johannes Episcopus Canceilarius ad vicem Ardingi Episcopi* & Archi-
cancellarli recognovi & ss. L. i$* S*
Data X* («) Kal. Mar. anno Dominicas Incamarionis DCCCCXXI.
domni vero Berengarii Sereniflimi Regis XXVIII. (^) Imperii autem fui
VI. Indie. Villi. AAum Mantua in Chridi nomine feliciter. Amen.
XLIV
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec X N. XVII
Originale*
Jn nomine Domini Dei «terni. Serengarins divina favente clementla litipe-
rator Augu(lus« Omnibus fideiibus San6l« Dei Ecciefis noftrifque prajfenti- ^^^
bus sciiicet & futuris notum effe volumus quia Canonici Sanftse Parmenfis tio ^Eil
Ecclefias noftram petierunt clementiam ut lecundam quod nofler decedor perafdor^^
Carolus videlicet Imperaror iilorum proprietates & fubfiantiam a futs fide- f'^^^. ^*
libus & a iure publico inlaesus per fuum effe flatuerit edidfaim eodem mo- ^"uJ^^jUJL
do & nos prò animae noftrae faiute concederemus • Insuper & petierunt no- ^e per-
ftram mifericordiam ut res iilorum de quibus in repentino incendio Civi- mette ai
tatis aliquanta munimina perìerunt per hoc noftrum prasceptusi aut per in- <^aoi«ci
ouistum aut per facramentum eas defendere concederemus ne. a caiumniofis ^{^f ^!^
oc pràvis perfonis dampna patiantur • Quorum petitionibus ' aftires noftraB ^V^^
pietatis accommodantes morem pracdecessorum noftrorum sequentes jnssimus fendere i
eis hoc noflnim fieri prxceptum per quod consentimus & -concedimus illis loro beni
ut nemo fidelicmi nohrorum aut iilorum homines aut quisquam de jure P«' °>^^
publico in iilorum domus & mansiones vel proprietates aut mansa per vim ^unmca*
mtroire aut quicquam auferre vel redibitiones exigere aut iilorum nomines u>.
diflringere ouoquomodo prassumant . Sed volumus & jnbemus ut a suis pa-
tronis di(h-iéli justitiam adimpleant. De mnniminibus iliarum proprietatum
in incendio Civitatis crematis perdonamus & concedimus tllis ut per hoc
nostrum imperiale prasceptum eas teaeaat ac defendant aut per inquistom
de nostra parte publica aut per sacramentum faciant quod eo die quando
ipsud incendium snpervenit bonas & veraces sumitates de ipsis rebus iiacbe-
bunt ut eas quiete ad iilorum jura tenebunr abfque ullius inquietudine Vtl
fnoleftatione ., Si quis vero hoc noftras conc^fHonis & confirmationis prae-
ceptum infi-ingere ve! violare praefumpferit , fciat fé compofiturum auri
optimi libras quinquagint^ medietaten camerse noRrx & medietatem prae«
(a) Una copia antica dello tteiTo PriyU anni del Regno segnati vengono così XXVIII
legio legge XI. Kal. in vece di XXXIU.
(^) Realmente nella pergamena nostra gli
X z
327
ipfius canonice non contradixi nec contradicere quero quia cnm lege non
polTum eo quod fcio quod parte ipfius canonice & bone memorie Vvibo-
dus Epifcopus per annos triginta ad proprietatem . pofTeffì abetis & miht
Boniprandi iudici nihii pertinet ad abendum nec requirendum &c
Quidem & ego Jofepb Notarias ex juflìone infrafcripto Adalberti Corniti
& iudicum amonicione fcripfi anno impera domni serengarii Deo propi-
cio fexto menfe madio Indicione nona.
Signum manus prediAi Adelberti Corniti qui ut fupra interfuit •
Hludo jadex domni Imperatoris interfui.
Gandelprando Scavino interfui &c«
Seguono si tri tefitmonj •
XLVI
DaW Archivio Capitolare di Parma S€c. X N. XXI
Originale .
^n nomine Sanétas & individua? Trinitatis. Rodulfus divina favente clemen- ^?L
tia Rex • Si fanAis & venerabilibus augmentum regio conferimus donativo ^ ^^
& apud Deum veniam promereri noftrique Regni Aabilimentum cxlitus f^^ta% ad
tueri non diffidimus . Idcirco omnium fidelium San^ae Dei Ecciefix noflro- Aicard^
rumque prasfentium & futurorum comperiat univerfitas domnum Lampertura Veicovn
ven. Archiepifcopum & Adelbertum gloriofiflimum Marchionem diiediiE- ^^^T?
mos iideles nodros fuppliciter noflram exorafTe ciementiam ut prxcepta no-}^*,g'^^
ftrorum actecefTorum Regum & Imperatorum ^uibus Abatiam de Berceto chiesa,
in honorem SanAi Remigii conflrudam in Comitatu Parmenfì cum omnibus
suis pertinentiis per diverfa loca & vocabula infra itaHcum Regnum nobis
a Deo coliatum adjacentibus juri & dominio Parmenfi Episcopio perpetua-
liter donantes fubjecerunt nos quoque prò sterna remuneratione per noftraB
conceffionis & confirmationis paginam roborare dignaremur. Quorum pre-
cibus inclinati ad devotam fìdelitatem Aichardi ipfius Sedis ven. Prxlults
attendentes hoc noflra; donationis & perpetua confirmationis praeceptum
fcribi iufifimus per quod praenominatas fanéts Parmenfis Ecclefias practaxatam
Abatiam de Berceto cum omnibus cafis & rebus mobiiibus & immobilibus
cum curtibns manfis capellis vineis pratis filvis fialariis olivetis mirtetis
cultis & incultis montibus valUbus planiciebus ripis rupinis molendinis
pifcationibus fifcatis redibitionibus aquis aquarumque decurfibus cum fer-
▼is & anciiiis aldionibus & aldianis utriufque fexus & omnibus q^uas dici
aut nominar! pofTunt ad ipfam Abatiam pertinentibus vel afpicientibus
fine aliqua diminoratione concedimus & perdonamus & perpetua firmitate
roboramus. Ita fané ut nemo noftrorum ndeiium quifauam ei contradicere
aut quoquomodo eum exinde fuofque fucceffores mofeftari aut inquietare
praefumat. Sed cum ipfe praelibatus Aichardus pontifex quam hi qui poft
eum in faspe difta parmenfi Sede prasfules e^titerint de eadem Abatia ha-
beant poteilatem tenendi regendi atque ordinandi prout iUis meliu$ fecun-
dum Deum vifum fuerit omni motestatione & inquietudine remota. Si
quis autem hoc nostrae donationis & nullo in tempore violandac confirma-
tionis prsceptum violare temptaverit C. libras aon oblimi componere co-
328
S^ur medietatem palatio nostro & medietatem faepe diAas ParmenC Eccle«
quod Qt verius credatur diligenteraae. ab omnibus obTervetttr in per-
petuum manu propria roborantes ex anulo noftra jufllmus infigniri.
Sipnum domni Rodulfi piiffìmi Regis« L. ^ S.
Hieronymus Notarius juflfu & pracceptione domnl Regis recognovi.
Data II. Non. Febr. anno ab Incarnatione Domini noftri Jefu Chri/B
DCCCCXXII. Indie. X. Regnante domno noflro Rodulfo Rege anno in
Surgundia XI. in Italia !• Aaum Ticini Civitate In Dei nomine feliciter •
Amen.
XLVII
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sec. X N. XXII
Originale .
P22 -^^ nomine Sanftx & individuae Trìnitat>s» Rodulfus gratta facente divi-
PrivUe- na Rex. Omnium fidelium fanftae Dei Ecclefiae, nodrorumque , prsfentium
gio del fcilicet & futurorum comperiat follicitudo , quia venientibus nobis in Ci-
Jf^* *"**: vìtatem Parmam , Canonici ipfius fanAae Parmenfis Ecclefiae per Adalbertum
Capitolo ^i^c^^^u"! Marchionem dlleélum fidelem noflrum petierunt nofbam ciemen^*
ai Par- tì^ni > quatenus Prxcepta deceflbrum noftrorum in ipfa Canonica de kilo-
aia. rum rebus & &miiiis emifla, quae in repentino incendio cremata nofcun«
tur, nos denuo easdem res & familias ipfis Canonicis aoftro confirmare-
iDUS edi6lo. Quorum petitionibus prò afteélu confulentes, & eorum erga
nos devotìonera attendentes julTImus illis hoc noftrum fieri Pracceptum,
per quod ipfos Canonicos, & eandem Canonicam de ipfis rebus & (amiliis
jìoftra Regali auAoritate inveflimus, ficut a nofiris PrasdeceflToribus inve*
Aiti fuerant • Et precipue eos ex rebus iUis inveflimus , i)U2 da parte quon-
dam Vvibodi Epifcopi, & Vulgundse Deo dicati, tradita & concefls illis
fuerunt, & ficut ab ipfis Vvibodo & Vulgunda ipfas res poflefiz, & in
illorum dominio tenuerant: nec non etiam rès illas, quas Berta dignz me«
moriae Comitiva, & Vvifredus filius ejus Comes, & caeteri Deum timen-
res homincs in przdiAa Canonica contradiderunt , praecipientes per hoc no-
flrae aufloritatis regale Prsecefìtum tam eadem Praecepta, quanlaue uni*
verfa • • • • omnefque res mobiles & immobiles, fervos & ancilfas> Al-
diones & Aldianas, & omnia, qux a principio inftitutionis ejus a fideli-
bus quibusque animabus inibì collata funt, & quaecumque in poflerum per
fideles animas adeptura ed, confirmamus, concedimus atqne roboramus,
tenere, poflidere, ac perfrui >ure perpetuo fine qualibet inquietudine. Et
quoniam quasdam ipfius Canonicae munimina improvifo incendii periculo
periere , ftatuimus , ut de rebus fu!s tamquam pars noftra publica per vi-
cinos inquifium habeant, aut per facramenta eas defendant. Similiter eo-
dem modo concedimus & confirmamus prxfatis Canonicis , morem Pracde-
cefibrum nofirorum fequentes , ut nemo fidelium noftrorum , vel illorum
homines, aut quifquam de parte publica in illorum manfiones vel proprie-
tates per vim introire, aut quicauam auferre, vel de Manfis eorum ali*
quam redibitionem exigere, aut illorum homines diftrìngere quoquo modo
praefumat; fed volumus & jubemus, ut a fuis patronis diftriéli jufliciam
facianc & «dimpleant. Si quis igitur hoc noftrac auftoritatis & confirma-
'*9 .
tionis & conceffìoms Prasceptam infrìngere vel viofare, aut in fupradiA'ts
rebus fé intromittere temptaTeric , fciat se compofiturum auri optimi libras
centum, medietatem Caxnerx noftrx, & medietatem praediélis Canonicis,
fuisque fuccefloribus • Quod ut verius credatur , diligentiusque ab omnibus
obfervetur, manu propria roborantes, ex anulo noflro juffimus infigniri,
Signum manus Domni Rodulfi Sereniffimi Regis.
L. * S.
Manno Cancellarius ad vicem Gifelbertl Archicancetiarii recognovi &
fubfcripfi .
Data VI. Idus Decembris, Anno Dominicas Incarnationis DCCCCXXIL
Domni vero Rodulfi piilfimi Regis in Italia L in Burgundla XIL Indi*
£Uone X. (^a)
A£lum Papiae, in Dei nomine feliciter. Amen.
XLVIII
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sec. X N. XXIII
Originale . _
Xn nomine Domini Dei & Salvatoris nodri Jefu Chrifti. Rodulfus gratta
Dei Rex anno regni ejus tercio fexto Kalendas Septembris (é) Indizione
undecima. Donna Agettruda olim imperatrice Deo devota anelila Chrifti
3 ne fnit focia dive b. m. Donni Vvidoni Imperatoris ordinatrice ad(}ue
ispenfatrice prò mercedem & remedium anime mee vel infrafcripto^ dive
b. m. Donni Vvidoni Imper. vir mens prefens prefentibus dixi vita &
xnors in mana Dei ed proinde modo confiderantes me Dei omnipotentis
mifericordia & integra vofuntate mea volo & judico atque (tatuo prò mer-
cede & remedium anime mee & dive b. m. Vvidoni qui fuit Imperator
qui fuit vir meus in jura & proprietate Altario beati fanAi Remii quod
ed edificato infra Ecclefiam beate fanAe Dei genitricis Virginis Marie £-
pifcopio Parmenfe ubi ipfe donnus Vvido Imperator qui fuit vir meus pro-
pe & ante ipfum altarium requiefcit id fiint in integrum maflTaricies dues
juris mei in Comitatu Parmenfe una vero maffaricia non longe ad Sura*
nea que ed pofita in loco & fundo qui nominatur Sciavi ouod per quem-
dam JDagiverto malfarlo reAus vel laboratus fuerunt & moao regere viden-
tur per Adreverto libellario nomine alteram maffariciam in loco & fundo
Gelcnide
Imper»-
drice Ve*
dora fon*
da nella
Canedra*
le di Par«
ma ilBe^
nefizio di
S. Remi*
gio.
(a) Forse in^ questo documento legger do-
vrebbeiì r Indizione XI entrata nel Settem-
bre. Il Muratori negli Annali crede che
rindizione X ivi segnata po& ^r credere
dato il Diploma nel Dicemore del 911 , ma
notandoti qui Tanno XII del Regno di Bor-
gogna dopo etferfi notato l'anno XI nel Pri-
vilegio antecedente spedito a' 4 di Febbrajo
del 911, ognuno comprende come il pre-
sente fi debba fiifiure come posteriore ali* al-
tro.
(fi) Se a* 37 di Agosto del 9%% era già
entrato Panno terao del Regno Italico di
Rodolfo» come questa carta dimostra > rile-
▼afi che merita emendazione il Muratori
negli Annali, ove sotto il 921 dice: appura
to nel Siitemòre od Oitoèrt di queflo medtji*
m# efln# ton io d* avviso , eh* ejfo Rodolfo ve^
nulo in Italia e impojfeffatofi di Pavia , quivi
fifa eletto Ite dai Principi suoi par\iali. Pri-
ma di que* due mefi del ^%t era già Re
d' Italia ; e se non vanno errate le note
Cronologiche di altri due docum^snti nostri 9
poc^ ciurlo qualche tempo ayanci.
s
33^
Teudernifi fubtus Parlola qne per quondam Lovedeo maflario tefias vel la*
boratas fuenint & modo regere videtur per Caduto in integnim infrafcriptas
duas maflaricias tam cafis cum edlficiis luis curtis ortis areis claufuris cam*
is pratis vineis filvis ripis rupinis ufìbus aquarum aquis aquarumque decor*
_jbus omnia in integnim infrafcriptas res mafTaricias duas luperias nomina-
tas in prenominatis locis & vocabulis cum fuorum pertinenciis ego infra-
scripta donna Ageitruda imper. in iflo altario beati òanfli Remii dono ad-
que trado & oflfero ficut dlxi per mercedem & remedium anime fuprafcrìp-
torum Dom. Vvidoni qui fuit vir meus & prò anima mea unde òacerdos
qui prò tempore in ipfo altario quale domn. Eicardus Epifcopus vei fuc-
celfores ejus in ipfum altarium mifla canere ordinaverit faciat ipfe facerdos
ex firugis & laboribus vei cenforas in ipfum altarium cenfum oc luminaria
Julia qualitatem tempore fiierit & fuum uve poffìt & inde relieo quantum
fuper ad cenfum & luminaria remanferit ad fuum ufum & vivendum faciat
quidquid volueric prò mercede & remedium anime mee eo videlicet ordine
Spod ù fuerint abfit fieri non cred. pontifex de ipfo episcopatum parmen*
e vel partes fue Ecclefie ipfis rebus de ipfum altanum vel presoiterum
quod ibidem prò anima mea ut diximus miniftraverit centrare ant retoUere
vel minuere aut aliqua fuperimpofìta fecerit & non permiferit anc mea in*
ftirucionem ordinacionem tradicionem permanere ùcnt fuperius leeitur tnnc
llatim volo & judico in integrum ipfìs rebus deveniat ad jura oc proprie*
tatem bafilice juris mee aue efl ad onorem Sanfti Nicomedis martiris Chri-
fli que ed edificatum in loco & fkndo Fontanabrocoli & fi ec omnia pon-
tifex vel parti fue Ecclefie conf«rvaverint nam vuoto & difcerno adque
(tatuo & judico ut fi unquam ullo tempore ullius de hered. vel propinco
meos per hunc meum judicatum inrumpere tentaverint aut ipfis rebus re*
tollere aut minuere prefumpferìnt tunc componat pars ipfi altaris ipfis re-
bus in dubio in conbmile locum & infuper argentum fol. ducenti & poft
pena compofita une meum judicatum omni tempore firmis & ftabilem per-
snaneat ficut fuperius legitur iicut diti prò mercede & remedium anime
snee unde nobis dominus in bonis partibus mercis retribuat omnis meis vel
heredum & parentum meorum repetitionem cefiante & nec nobis liceat nra-
quam ullo tempore nollet quoa voluiffet quod ad me femel faAum vel
confcriptum ed omnino inviolabiliter confervari promitto. AAum in Fon*
tanabrocoli •
Signum t m. Ageltmdi Imperatris qnt hanc pagina judicati inftitutto*
nis feu ordinacionis fieri rogavit.
Signum t m. ieseris ex genere francorum falicho teftis.
Signum t m. Odiloni & vafus ipfius donne imperatris testis«
Signum t m. Madelberti omo romano testis.
Signum t m. Jacobpi de burgo sanéli domnini testis.
t Boniprandus judex donni regis rogatus ad infrafcrìpta imperatrice
fubs.
t Ego Rimengauso Not, rogatus me teste fubs.
Ego Rimperto Not. rogatus ad infrafcripta Imperatris me teste fubs.
Script ego Agimperttts Not. posttadita compievi 6t dedi •
XLIX
Dair Archivio Capitolare di Parma S^c^ X. N. XXIV
Originale .
19*4
n nomine Domini Dei Salvatorts noftri Jefu Chrlfti. Rodalfus gratta Dei AuoPre«
Rex anno Regni ejus • Kalen. pottodel*
Aprilis Indiftione XII. Placuit adque convenir inter cum Azone Diacono JiparnS
& Prepofito Canonice & Xenodochio Parmenfe qui una per confenfum & aàtHrel-
auAoritatem fratnim fuorum^ ipfius Canonice & inter Gotefredus filiusioron*
quondam Adelberti ut in Dei nomine dare deberet ficut & dedit ipfe Azo torio di
Prepofitus eidem Gotefredi vel ad ipfius hered. libellario nomine cafa & f^'^^*"
Oratorium unum qui ed in honore fanAe Felicule cum caCs & omnibus tlfredo?"
rebus iilis quibus pofiti funt in loco & fundo Romulano que fuerunt do»
mus cultile una cum curticelias tres in ipfo loco Romulano qui pertinet
ad ipfam domo cultile juris ipforum Canonlcorum • Qui autem
Oratorium & terra cum didis cafis & rebus de ipfa don^o cultile & jam
diAas tres curticelias in ipfo loco Romulano in integrum eidem Gotefredi
vel ad ejus hered. libellario nomine tradavit dat modo ufc^ue ad annos vi*
gintinovem in eo tenore ut ibidem in ipfum Oratorium Miffas & Orationes
atque luminaria & incenfum fieri faciat juxta qualitatem temporis • • • • &
ad expletis fupradiflis meliorentur nec non pegiorentur ^ & exinde perfol-
vere debeat ipfe Gotefredus & fuos heredes eidem Azoni Prepofito vel ad
fucceflbres ejus ad partes ipfius Canonice prò omni anno ad fi^lo penfionem
prò fupradiAo Oratorium oc Cafis vel rebus feu per istas corticellas & prò
frugis & laboribus idque cenfum vel redditum quitquit exinde annue dederit
infra oAavam Pasche Domini denariis bonis folid. tres dati & confignati
ipCs denariis prò anno per ipfos Gotefredura vel heredes aut Miflb eoruoi
cidem Azoni vel ad fucce(U)res aut ad eoruni Miffo ad Domum ipfius
Canonice infra Claustrum & Domum Episcòpi Parmen. aliud quidem dare
non debeat nec eorum nulla fuperimposta Qon fiat. Et hoc stetit sdque
venit inter ^os ut quando ipfe Gotefredus vel fuos heredes ad expletis istis
annis venerit tunc • • . potestatem habeant ipfi vel illorum erogatores cura
eorum movilia foris de ipfis cafis tollere facere exinde quitquid eorum me*
lius provisum fuerit fine ullius contradiéltone exceptis ipfis cafis cum ilio-
rum edificiis & fepis ibidem remaneat. Pena quidem inter fé pofuerunt
qualiter fi ifpe Azo prepofitus vel fucceflbres fuos aut parti ipfius Cano«
nice vel eorum inframittentis perfonis vel parti earum dato eidem Gotefredi
vel ad ejus heriedes ipsum Oratorium cafis & rebus retcllere aut aliqua fu-
per ponere quifierit per quamvis ordinem vel fi ipfis ipfam penfionem an-
nue minime perfolverint & non permanferint in ea omnia ficut fupra legi-
tur tunc componant pars parti tidem servanti pena numero folidorum le-
zaginta & poft pena foluta prefens libellum aa omnia fuprafcripta in fua
maneat firmitate • Unde duo libelli fcripti funt • AAum Parme •
S. t m. Gotefredi qui faune libellum fieri rogavit.
S. f m. Leenis filli quondam Vafoni de Frigarìa teflis.
S. t m. Gamberti terfis .
S. f m Vvinegis filli quondam Martini a Guifalidio teflis.
Scripfi ego Amprandtts Not. poft tradita compievi & dedi •
33^
L
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N, XXV
Originale •
p2^ In nomine Domini Del & Salvatoris noftri Jefu Chrifti. Rodnlfus gratia
Veodiu Dei Rex anno regni ejus (quarto decimo Kalendas junio Indift. duodecima*
benij^e ^^i^^^t nos Dominicia fiiia quondam Staudeverti de ramiano qui una per
dell* óra. confenfum & data licencia martini germanus meus & ipfe mecom comuni-
torlo di ter qui lese romana vivimus • Vindimus & ad prefenti die tradamus tibi
^ Quia- Aldeverti Silo Quondam Adelberti de Clvif . parmenfe emtore ideft in in-
^* tegrum foiarìo oc terra fub Te vel vacua terra & alia cafa ibidem abente
jure noftra aue ed pofita infra Civit. parmenfe feu rebus illis in porpo-
riano adque de rebus iilis onibus pofiti lunt in vico gibbali eciam & re-
bus iilis in ciriiano cum luorum adjacenciis vel pertinenclis earum in in*
tegrum feu & una cum oratorium unum <^uod eft^td honore fanfti Quin-
tini quod ed edificatum foris murum civit. parmenfe non longe ab ipfa
civltate una cum molino & aquario feu rìpas & terra vacua feu vinea
ibidem uno tenente & adfpiciente adque rebus illis in bagancioU que per-
tinent ad ipfam Oratorium adque vinea & terra in loco qui dicitur platea
calderaria cum fuorum pertinenclis jure noftra & nobis ad hereditatem &
fucceffìonem advenerunt de quondam Guidelberto qui fuit iilio meo Do-
minice & fuit nepòte meo martini & idem quondam Guidelberti per car-
tula ipfis rebus qualiter fnperius legitur advenerunt de petrone presbitero
filio quondam Teuperti de motelena iinibus regienfe &c. • • • «^Et reci-
pimus nos &c in argcntum & fpecies valentes Ubras vigiutl feni^
rum precium &c Aftum Parma &c« • • .
^rìpii ego Leo Not. poli tradita complevit & dedit.
LI
DairUghelli Ital Saar. T. II in Ep. Parm.
N. XVII .
Itcàoife ^^ nomine ùnRx & individua Ttìnitatid . Rodutphns • » » « • •
Ke dona • • • • • .^ fidelitatis augmentum reddere confuevit. Qnapropter no*
•^VeKo-verlt fidelium omnium fanftae Dei Ecc!efi« noftrorum fcilicet pneientium ,
ma la**^ & futurorum devota folcrtia , Hermcngardam inclytam comitiflam , nec non
Corte di Bonifacium (IrenuifKmum ^ marchionem nodras regi» poteftatis confiliarìos
Sabbio- bumili prece noftram ^ adiifle clcmcntiam quatenus quandam curtem ivirìs
ocM. regni nostri, quz dicitur Sabloneta adjacentem juxta regionem Heredani,
qui alio nomine Padum vocatur fub omni integritate fua Hercardo reve-
rendiffìmo Przfuli fanftas Parmenfis Ecclefiae chanflfimo fcilicet fideli noftro
jure proprietario concedere nodri pra»:epti auftorìtatem ufoue in |>erpe-
tuum dignaremur; quorum dignis petitionibus annuentes, oc libentiffime
.affenfum praebentes & . . . . titnlati Pontificis nodri chariffimi condigna,
& promptifTuna ferius condderantes prdibatam curtem de Sabloneta quae
?33
femper nodrae regia: » & publlcs parti pertinnit iam praefato Przfali Her«
cardo concedimus, & jure largimur perenni, ac de noitra potefiate, & do-
minio in ejus poteftatem , & dominium omnino transfundimus , ac delega-
mus una cum cafis, fuaque domo, terris> yineis, campìs, pratis, pafcuis,
hortis, sylvis, falcetis, fationibus, piscationibus , aquis, aauarumque de*
curfibus , molendinist fervis, & ancillis, aldionibus , vel aldianis, diilri-
éìionibus, penfionibusy ripaticis, & teloneis, culris, & incultis, divifis,
& indivifis, montibus, vallibus, planitiebus omnibufque ad fé jude, &
legaliter pertinentibus, ad habendum, tenendum, vendendum, commutan-
dam, alienandum, prò anima lucrandum vei quidquid fuus decreveric ani-
mus faciendum renoota, & fopita tottus pubiics partb inquietudine vel
contradiAione • Si quis igitur hoc noftra? legaiis inflitutionis, sea conceflionis
praeceptum aliquo modo infringere, vel violare tentaveric • • » . irritus fiat,
fciatque fé compofiturom auri optimi libras CCC. medietatem Camerx Pa-
latii noflri, & medietatem praefato Prasfuli Hercardo noftro fcilicet fideii
cariflìmo, vel cui ipfe inde àliquid habere, aut poffìdere concefTerit , quod
ut verius credatur &, diligentius ab omnibus obfervetur , manu propria ro-
borances, anuti noftri impreflione fideliter infi^niri decrevimus.
Signum donmi f^ Rodulfi SerenifEmi Regis •
Monus Cancellarius ad vicem Beati Archicancellarii recognovi Juflus •
Data 8. idus O6lobris anno Dominicas Incarnationis ^24. Domni vero
Rodulfi piifllmi Regis in Burgundia 14. hic in Italia 4.
Dat. Papiae in ChrifU nomine feliciter • Amen •
LII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XXVI
Originale •
Xn nomine Domini Dei & Salvatoris noftrl Jefu Chriftì . Rodulfus gratra P*J
Dei Rex anno regni ejus quarto menfe genuario Indizione terciadecima . 0^^"^^!
Dileé^ifTlmo mibi femper Gisemperto quem Azo vocato & filio quondam poneCon-
Dodoni & Aufperga qui fui(Hs ingenuus vel iiberus fadìos per cartula a te ad Az-
Domna Berta & Adelgifus Vvifredus Bofo Ardingus clericus . Ego in Dei *o » «*
nomine Supo Comes fenior & donaror tuus prefens prefentibus dixi ào- ^J^'P*''
nare & dono & per anc cartula donaclonis feu per vuafonem de terra & ^
per fifluco nodato eciam per cultellum jufta legem meam faHcba tibi qui
fupra Gifemperti id funt in inte^rum onuiibus rebus itns quibus pofitis
funt in valifì & in casaliclo ectam m vico ferdulfi adtjue in perada & farlo
tantum quod per quidem Glfemperto clerico qui fuit germano fupradifto
Dodoni per cartulas adquifitas fuerunt in inte^rum nifi tantum antepofitum
mihl qui fupra Suponi Comes forte & mafiancia illa in fupradido loco ca-
faliclo quoa tu Glfemperto imo & per cartula emifidi & per Petrus maffa-
lio direéìas fuit quod efl per menfura legitima modia viginti & (juatuor
quod ubi per una cartula data nomine fummam in integrum ilfis aliis om-^
nibus infrafcriptis rebus fi fuprafcriptis locis quod ante infrafcriptum quon-
dam Gifemperto clerico per quamvis ordlnem adquifitas fuerunt & (upra-
fcrìpta Domna Berta Adelgifus Vvifredus Boso Ardingus clericus in te
5H
Gifemperto & ad infrafcriptls Dodo Aufperga genitore genitrice tua per iam
diéìa Garrula libertaris feu ingenuitatis conBrmaverunt &c. AAum in Carte
Pariola •
Sign. t m. Suponi Comes qui hanc traditionem fecit & hanc cartulam
fieri logavit.
Scripfi ego Cunibertus Not. poftradìta compievi & dedi •
LUI
DaW Ughelli Italia Sacra in Ep. Parm. N. XVII.
vIq Re ^^ nomine Sanflx , & individue Trinitatis . Hugo divino munere largiente
conferma Sereniffimus Rex . NihiI aptius ad noflrae fubliraitatis honorem noftrique re-
ai Vcsco> giminis corroborationem facere pofTe credimus, quam fi Sanélarum dei £c«
▼oAicar- clefiarum habentes folicitudinem , earum dotes inconvulfas fcrvare curamus,
n? delU ^ ^^^^^ fidelium plas aures accommodamus : ac prò hoc omnium Sanftx Dei
Chiciadi ^<^c'^^'2 noflrorumque fìdelium prxfentium, & futurorum fagacitas noverit
Pausa. Hercardum venerabilem Sanflx Parmenfis EccIefiiC Episcopum nofìrx sere-
nitatis adiifTe clemenriam, quatenus prxcepta, & au6ìoritates ptiffimorum
Auguflorum, vei regum prxdecefTorum noflrorum omnium quotquot a
tempore divx memoriae Rachis Rcgis, ufque ad prxfens tempus nodrum
fui prxdeceflores praefatac San<5lae Parmen. Ecclefiz acquirere potuerint, Ab-
batiam fcilicet San^i Remigli fitam in Bercedo ac ejufdem Parmae civita-
ris in diflrlflu, ac omne )us publicum, vel teloneum , veluci a noftris
pracdecefforlbus prxilbarx Parmen. Ecclefia; acquirere potuerlnt , & dudum
luerunt collara, ita demum nollri corroboratione prascepti eorundem au-
éìorltatibus noiìram adderemus confìrmatlonem . Cujus igitur devotifflmis
preclbus annuentes . & libentìfTime affenfum praebences hos nodrx auólori-
taris aplces infcrlbl jufTìmus, quibus decernlmus, ut ipfa praecepta de Ab*
batia Bercedo, diftrl^u juris publici pracfertim civitatis uve teloneo ejus-
dem loci , nec non curte regia , ac prato regio » vei quidquid antioui Re*
ges, five Imperatores, & rellqui Deum timentes memorata Sanélac Parmen*
fi Ecclefiae luis praeceptis, vei teftamentis contulerint, & poflmodum prz*
excelIentlfTImi Reges arque Augufìi fua audoritate confirmarunt , (labilia,
ac inconvulfa noflris futurlfque temporibus in potevate , vei jure prarfcrìpti
Hercardi Eplfcopi Sanélx Parmenfìs Ecclefiae fuoramque fucceflbrum perpc*
tualiter maneant. Statuimus etiam, & omnino interdicimus , ut nullas co*
mes, Tel publicae partls Judex aut guaftaldio, vel alia quzlibet perfona
magna, aut parva in pracdifla Abbatla de Bercedo, feu in didriftu Parms
civitatis, quod jus puolicum five teloneum pertinet, vel cunélis pofTeflloni-
bus, quas a tempore, ut praediximus, prasdeceflbrum nodrorum, Regum
fcilicet, fìve Impeilitorum ufque in praelens undecumque firmitatem, vel
auflorltatem prelibata Parmenfìs Ecclelia habere dignofcitur vel quas de-
inceps inibì divina pietas augumentare voluerit, nemo, ut prxdiximus, fa*
perlorls, aut Inferlorls ordinis Relpublicac procurator ad caufas judiciario
more audiendas conventum facere vel prxdldam exigere aut manfionatum ,
vel paratas exq^irere parafredas, aut fidejufTores violenter tollere bomines,
tam ingenuos Ilberos, quamque fervob in poflefRonibus , vel manfionibus
ipfius Ecdefiae permanentes poteftative diftnngerei auc aliquas funAiootf
335
publicas» aut redlbiclones , atque ilUcitas occafiones uve angarìas fuper»
imponere pracfumat, fed contra in poteflate ejufdem loci Epifcopi unt,
fotius publicac partLs inquietudine remota j nullus enim fub regno noflro
conflitutus de reous fupra taxatis Parmenfis Ecclefia: in ouibufcum^ue co*
mitatibus , vei locis aliquam diminorationem Tacere , aut alias quaslibet SLn->
nuales dominariones esigere auc con fuetudi natio more aliquid tollere, vel
ciericos ejufdem Ecclefiac in perfonis, vel domibus fuis ledere audeat ; fed
rcpulfa omni illicita confuetudine liceat prartaxato venerabili Episcopo Her- ^
cardo, fuisque fucceflbribus res jam diftac Ecclefiae Parmenfis cum univer-
fis fibi fubjedis fub immunitatis noAvx defenfione quieto ordine tenere,
atque prò noflra incolumitate altiffimum Dominum exorare, & omnimodo
Èrxcipimus , ut undecunque a tempore nollrorum przdecelTorum jam diéla
^clefia legalem invefliturara habere dignofcatur. Si ullam diminutionem
?|uilibet facete tentaverit, non ut necefle jam difto Epifcopo, ejufque
ucceffofibus five ejusdem Ecclefix curam peragentibus ullam facete prò-
bationem , fed diligenter per bonac fìdei homines fi opus fuerit jurejurando
fiat inquifitio , ut rei veritas clarefcat . Quicumque ergo hujus noftti prae-
cepti prasvaricator extiterit, fciat fc compofitutum trecehtas auri puriffiml
libras, medietatem camerac nofttae, & medietatem pracfatac Parmenu Eccle-
fiae . Quod ut verius credatur , & dìiigentius ab omnibus obfervetut , ma-
nu propria roborantes , anulo noflro fubter infigniri decrevimus •
Signum Domini f Hugonis gloriofiffimi Regis (a) •
Siglfredus Cancellarius ad vicem Beati Epifcopi, & Archicancellarii
recognovi •
LIV
DaWUMh Ital Sac. in Ep. Parm. N. XVII.
In nomine Domini Dei «terni . Hugo gratia Dei Rex . Quia &c. idcirco gio del
omnium fidelium Sanftae Dei Ecclefise , nofirisque prarfentibus fcilicet , . & He Ugo
futuris folertias notum fieri volumus , eo quod Adelbertus venerabilis Epis- *> Cano*
copus noftri per omnia fideliffimus cum de diverfis iftius regni incommodis j^^jgg*jj^^
loQueretur, retulit nobis inter catterà qualiter canonici de Bercedo (^) mo-
nafterio SanAi Remigii , quod Luitprandus Rex a fundamentis asdificavit ,
fubjecitque eum, ut fub facri Palatii tutela t(Cti^ murmurarent , atque non
haberent ad ciborum feu veftimentorum neceffitate , qualiter in ipfo sando
loco defervire .poflTent , obfecravitque pracfentiam noftram, ut propter om-
nem expenfam, quam prius confuete de anno in annum accipiebant con-
cederemus pta^fatis canonicis nominatam terram unde absque murmure pos»
fint vivere, Deoque fervire, scilicet in Pagazziano manfos duos, in Ma-
talitulo fimiliter duos, in Roationi unum, in Infula unum, videlicet in
(a) Il presente Diploma datoci senza oo- Regno di Ugo , cominciaco secondo lui nel
te cronologiche dali* UgheUi malamente Luglio del 916 .
viene da lui ascritto al ^24. L'Angeli, che {b) Il Muratori negli Annali al 917 seri-
forse ne vide copia meno imperfetta , lo di- ve 9 che fiando in Pavia confermò il Re
ce spedito il giorno 4 di Settembre del Ugo nel dì 17 di Febbràjo i Privilegi ai Ca*
^i6t in cui secondo i computì del Murato* nonici di Parma \ egli equivocò licuramente
ri negli Annali corrcTa V anno primo del tra i Canonici dì Parma , e quelli di Bciccto.
Caiara manfos duos cnm Sylrsy quas d'icltur Orbitala, molendinorcjtie ibi
fitos duos feu & Gajiim unum , nec non in Bergante manfos tres > in fiu-
fitnlo manfos duos, & in Ulmitulo unum, & in Bante fimiliter unum,
& petias duas de prato, quod jam ante foliti fuerunt hibere, videitcet cur-
tlcellam de Vinaio cum manfis tri^inta tribù», & precarìis tribus cum fer*
vis, & ancillis ibidem perman'entibus , & aliis quos modo in illorum de-
tinent manibus prò mercede, & remedlo animas nodra;, & ut imperium
nodrum inviolabile perfeveret, nec non aucloritacem Apoflolicas Sedis,
quam venerabilis Papa Benedi6lus de eisdem rebus illis fecit teme*
rarlo aufu eos ad Synodum, aut ad aliquod obfequium invitare praefumat ,
quod fimiliter roboraremus ; nos vero tantis deprecationibus, atque juftis
precibus aures ciementias noftras alacriter inclinantes, junTimus prasdiAis ca-
nonicis hoc noflro pragmatico fcribi prazcepto, per quod concedimus« &
perdonamus ipfis canonicis, ut habeant tam ipfi, quam & fuccefTores ilio-
rum , vel qui prò tempore ibi fuerint , praediflos manfos videlicet in Pa-
gazziano manfos a* in Matalitulo a. in Roationi i. in Infula i. in Cafa-
ta 2. nec non & Sylvam , quas dicitur Orbitula, & molendinos ibi aedifi*
catos 2. feu in Gaium unum, & in Bergante mans. ^. & in Bufìtnlo t*
in Ulmitulo z. in Bante fimiliter i. & petias duas de prato quod jam an-
tea omnia praeceptoria au6loritate habueraut . Curticellaque de Viriano cum
mans. ^^. ex. precariis j. cum fervis, & ancillis ibidem jufle, & legaliter
f^ertinenribus , & aliis quos modo in illorum detinent maaibus, omni , &
n omnibus pnediAas res concedimus, & confirmamus pratlibatis canonicis,
vel qui prò tempore ibi fuerint jure proprietario in integrum una cum
omnibus mobilibus atque immobilibus, fefeque moventibus fervis, & an-
cillis utriufque fexus fcilicet cum terris, & claufuris, cultis, & incultis ,
cum vineis, & campis, pratis, pafcuis , (ìlvis, falcetis, fationibus, atque
aquarum decurfibus, molendinis, piscationibus , montibus, vallibus, alpi-
bus, planiciebus feu cum omnibus, qux dici, aut nominari poflunt ad
eosdem manfos , vel ad eandem curtem jufte , & legaliter pertinentibus ,
vel refpicientibus in integrum. Praecipientes i^itur jubemus, ut auftorìta*
tem ApoAolicam nullus Episcopus violare' alienando praefumat, nullaque
Regni nodri perfona eisdem canonicis de prasfatis rebus aliquam audeat in-
ferre molefìiam , aut diminorationem , aut invafionem , fed liceat eos quie-
te quod a nobis concelTum ed omni timore poftpofito tenere, & poflìde-
re. Si quis autem quod nequac^uam credimus hujus noAri prccepti pagi-
na? in aliquo temerator, feu violator extiterit, fciat fé compofiturum aurt
optimi libras trecentas , medietatem Palatio noftro & medietatem praclibatis
canonicis, qui prò tempore ibi fuerint. Quod ut verius credatur, diligen-
tiufque ab omnibus obfervetur, manu propria roborantes anuLo noflro
fubter infigniri jufTimus.
Signum Domini + Hugonis Sereniffimi Regis.
Gerlanus Cancellarius ad vicem Beati Episcopi, & Archicancellarii
recognovi .
Data anno Dominicas Incamationis 927. ij. Kal. Martii indiftione ij.
anno vero Domini Hugonis gloriofiffimi Regis primo.
A Aum Papias in Cbrifli nomine feliciter • Amen .
J37
L V
I
DaW Ugkelli Ital Sac. in Ep. Parm. N. XVIII.
iUDa«
nomine Dei seterni Hugo gratta Dei Rex • Si venerabilibuc locis ea pi^ .
qu2 a Doflris fidelibus digne D^o infpirante fuggeruntor libenter conceOe- li Re U«
nnus, id ad augmentum nostri honoris multum proficere non dubitamus , So^^i'^*'^
animseque nostrae ad magnnm profeftum effe nequaquam difhdimus. Quo- zfoni^del
circa noverit omnium fidelium òanòìac Dei Eccleuas nostrorum prsfentium conte»
fcilictt, & futurorum industria, Sigifredum venerabilem Epifcopum, cha- vicecon-
rifllmuaique fidelem nostrum confiliarium nostram humiliter postulafle de- '*>^?^
mentiam, quatenus Sanflx Parmenfìs Eccleiiac in honorem Sanólas Marie ^^^ j^ '*
aedificatz, cui idem Sigifredus in przfenti Prxful efle dignofcitur, & £c- chiese 4i
Clelia: SanAi Domnini . . . ejufdem SanAx Maria; • • • de omnibus rebus, Ptrma,*
de quibus prxdiftus Parmenfis Epifcopus , fuique succeflbres jufle , & ie- <^' ^^^
galiter aliquam firmitatem acquirere Deo adjuvante potuerunt a liberis ho- ^*° ^^*
minibus totam publicam fundionem, (]uz ab aliquo exaAore pubiico per
antiquam confuetudinem exigi folet, videlicet a Comite, vel Vicecomite,
AAaldafio vel decano , Afaltario vel vicario prxdiAx Sanala: Parmenfìs
Ecclefia:, & Eccle(i;e Sanóli Domnini, & venerabili Episcopo Sigifredo,
fuisque succeiToribus fub omni integritate concedere atque larpiri noftra
prasceptorla auftoritate dignaremur. Cujus petitionibus prò Dei omaipo-
tentis amore, earundem^ue Ecclefiarum exaltatione, & prò remedio animas
noftras , atque jam didi venerabilis Episcopi devoto fervitio , ut ita fieret
annuimus, hoc noftrum prxceptum fcnbi jubentes, per quod Deo omnipo-
tenti , & praediflis Eccleuis in honorem prasdidorum SanSorum acdificatis ,
& diélo Sigifredo illuftriffìmo Epifcopo, fuifque fucceflbribus totam itiam
publicam funftionem, qua; ab alic]uo exa£ìore pubiico de omnibus rebus
illis, de quibus jam nominatus Sigifredus Episcopus, Sa fui succefTores,
qui prò tempore fuerint jufte , & legaliter Deo donante aliquam firmita-
tem a liberis hominibus acouirere potuerunt, & <^uae • • • . Comite, vel
Vicecomite, AOaldafio vel decano « Afaltario vel vicario, vel ab alio ali-
quo praediAac Ecclefia: SanAas Marias, & Ecclefìac Sanali Domnini fub om-
ni integritate concedimus, atque largimur, & de noAro iure, & dominio
in jus, & dominium prasdidarum Ecclefiarum, & Sigifredi, ejusque fuc*
cefforum fundirus dimittimus, atque donamus ad habendum, tenendum,
atque poffidendum, omnium magnarum, parvarumque perfonarum contradi*
Alone remota. Sì quis igitur &c.
Sign. t D. Hugonis piiffimi Regis.
Geslennus Cancellarius ad vicem Beati Episcopi Archicancellarii re«
cognovi .
Data quarto idus maii a^no vero Dominicae Incarnationis p2p. Regni
vero domini Hugonis piiflimi^ Regis 4. indizione 2.
Alluni Papias in Chrifli nomine ièliciter* Amen.
/
338
IVI
Dalf Archivio Capitolare di Parma Sec. X. N. XXXIII
Documento apocrifo «
In nomine Domini Dei «terni. Hugo & Lotbarias divino freti auxilia
%^^Ot e Reges . Cum pugnantibus ecclefias omniporentis Dei eique fiimulanres ve^
Locano xantibas tutelam noftnt procefiionis ad coercendum £0s oppooiinas invi-
coufcr- Aiflinu fupemi proteAoris dexrera curfum hujus v\ix noflrx ol Aatom Re*
«ano al g„| jjj ],Q^ fxculo protegi ac dirigi & in futuro oobis artemana glorìam
^^^^ credimus lai^iri. Igitur omnibus fanélas Dei Ecciefix £delibiis noflrisqoe
la Badia orsefentibus icilicet & fiituris notiflimum fieri volamtts qaatenas Sigefredas
dU Afasia- SanAs Parmenfis Ecclefiae Ven. Epifcopus nofter iìquldem in omnìbos fi*
**« deliflimas pietatis noflrx adiit clementiam faumiliter petens & obnixe de*
precans qualiter interveniente Alda conjage noflra karifllma fen Hermea^
carda forore nodra inclita ComitiiTa tit ficat per prxceprsm a domno
Karlomanno piiffimo Rege praedeceflbre noftro ronceflum «ft & a nobis per
nodrum diAum corroboraremus Abbaciam Monaflerii quod dicitar Media-
na fitum in Sonore beaci Pauli Apoftoli doAorisque gentium libi fuzqae
£cclefi2 ParmenG «arnm in tntegram perpetuis temporibus concedererons f
cajus precibas benignitatis noftrx anrem accommodantes ejos e^a nos de*
Totiffìmam fidelitatem intendentes juflimus ei fuaeqae Parmenfi jbccieltir^ ia
bonore «anélz Dei genitricis femperque Virginis Marix dedicata? bue im*
Jerialis (4) noflrac aoéìoritatis confcrioi przceptuin per quod concedimos &
onamus atque largì mur przlibatam Abbatiam Meoianam in bonore beati
Pauli dedicatam cum omnibus adjacentiis & pertinentiis fuis cortis capei*
lis & aBdìficiis carum tetris campis praris vineis filvis fervis^ Bl ancillis Q*
triufque sexus mobilibus & immobilibus cum omnl tntegritate eornm 8c
univerfis <}uz dici aut nominati polTunt ad przdiAam Abbatiam petti*
nentibus noftra imperiali conceflione ut babeat teneat fruatur perenniter
fam itie quam csteti fucc^lTores ejus ad partem izpe nominatas EccleCx
faciantque exinde quidquid fecundum acternum arbitrem melius tì% pnevifura
fuerìt« Quicumque vero contra banc noftram donationem conceflionem fea
largitionem ire a^ere caufari vel de poteflate prasdiAae Parmenfis Ecclefix
fnbtrabere quxfierit C. iibras auri optimi cogatur perfolvere medietatem pa-
lano noftro & medietatem prarfàto Wibodo Epifcopo (A) fuifijae focceub*
ribus ad partem praBv'iAx Parmenfis Ecclefis quibus violentia iliata finerit*
Et ut baec noftrae donationis conceflionis fargirionis aoAoritas pnefentibos
futurifque temporibus pleniffìmum vigorem optineat & verius credator di*
ligentiusaue ab omnibus obfervetur mann propria fnbter firmavimus In
bulla noftra tnfigniri iuffimus .
Petrus Cancellarìus juiTu Regum recognovi & €S.
Data pridie Kal. Mar. anno Dominica! Incamationis DCCCCXXXII.
Regni autcm domni Hugonis inviftifTtmi Regis fexto & domni Lotbarii
item Regis primo Indie, quinta « Aflum Ticinum feliciter. Amen.
(«) Ugo e Lotario solcanco Re come pò- e qai po'i gli i cangia il nome in qoel 4i
teTino arroearfi autorità imperiale ? Goibodo? Chi aoa vede la fiUfità <icl !)•-
ik) lì Diploma fi dice dato a SigcfredQa caoMica.
339
LVII
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sec. X N. XXXV
Origjinale r
A-rum in Dei nomine Civitate Parme in domum Sanfle ParmenCs^ Eccle- Placito
fic in turre novirer edlficatam a domnu» Sigefredus u ir eiirsdemque San- J*p"<^far
fie Parmenfì^ Ecclefie Episcopu» hubl domiiu? Hugo gbrtofiffìmus: Rex xadiSarW
preerar fub quadam> pergola vttis prope ipfa mater Eccfefia per dar» llcen- loneCon-
ciam predlfta domni Sigefredi preful ii> judicio rexfideret Sarila comes- pa- j« <*> ?••
lacii ungalorirm hominum >ufficiam faciendam & delìberandam. rcfedentibus ^^^ '^T
cum eo> Adelbertus vafTus damnorum Regum . Johannes . Arnuflus ^ Petrus r moIùx»
Item Johannes. Raglnaldus. Aquilinus ^ Papius. Racharedus^ Alboinus. ficuaco
Ritperrus r Arìaldus • Gamtellonus> & Fulberfus judice» domnorum Regum ^ pre^
Johannes . Sigelbertus . Stefanus - Petrus . Adelbertus & Gauselmus notarli ^JJJ"* ^j
facri Pafacii . Criftofalus^ fcavinus: ipfius Parmenfis ^ Rimengausus r AdeU p^^^ p^^
bertus. Conflabilis^ Stabile. Cunipertus» Petrus notarli ipfius Parmensr docchìo*
Berengarius fil. auondam item Berengarii. Arialdus.- item Berengarius. ta*
Adoricus. Ado. Bernardus. Johannes» Nambivaldus & Vviniglsus & Lea
vafG predico pontifici. IvOr Brunin^u^r Gumtardusr. Lamfrancus & Tètge*
rius vafll Huberti Comes. Gundelbertus . Adelbertusr .^ Itenv Adelbertus»
CriHofalus & Rimflaldus de predica Civitate. & reliqui pfures. Ibique
eorum veniens prefencia Madelbertu» notarrus & avokato Canonice fanAe
Del genetricis Marie (Ita Parma & oflenfi tibi noticia una^ hubì contine*
batur in ea inter cetera qualiter adramiffet ft Kedulfus fil. quondam Odi-!»
lardi ad probandunr per tede» quod de molendinum illunv qui ed edifica-
tum fub urbem hujus Civitatis Parme prope porta qui dicitur pediculosa
infra iffos triginta annos inveffitus fuiffer locu» que pars prediale canonice
cum exinde defveftifièt & ego dedi • r r r de placito & teftes ipsos • »^- •
per t^{ìt% aut omines per inquificionem da pars predice canonice conftitu-
rain pfacitum mifTum fuir intra tres dies quas vos Sarilo Comes palacii io
five Parma tenuifTeti» hodie efli tranfaclo die tertia quod vos placitum
tenere incipidls & ega femper ifto» die? parar us fui cunr jam di6!os refles
feu cum fcuto & fufte reprobacionem iplam dandum ficuti uuadiam dedi
cum ipfe Madelbertus notarius & avocatus^ taliter retulifler tunc predlAus
Sarila Comes palaci» fecit prediAus Rodulfus per ipfum' pfacitum & fbris
querere set eum ibi non' invenir. Et rune noticia per fecuritate pars pre-
ctiAe canonice fieri admonuerunt • Quidem & ego Qualandus notarius dom-
norum Regum Dto propicia dom^ Hugoni nona Lotharii quinta tercia
Kal. Junir Indie. oAava.^
t SARILO COMES PALACII SJ.
\ JoFirannes judex domnorum Regum interTufr
Amufìus judex d'omnorum> Regum interfui ^
Petrus judex domnorum Regum interfui r
Johannes judex d'omnorunr Regum interfui r
Papius judex domnorum Regum inrerfdr.-
Racbeiedus judex domnorum Regum interfui •
340
Ritpertas index domnorum Regnin interfut.
Ego Criftofalo Not. & Scavino interfut.
Ego Rimengauso Not. ibi fui.
Ego Adelberto Not. interfut •
Ego Gonfiabile Not. ibi fui»
Ego Stabile Not. ibi fui.^
Ego Rimertus Not. ibi fui.
Aqnilinus index domnorum Regnm interfui.
LVIII
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sec» X N* XXXVI
Copia •
p9^ xJnm m Dei nomine, CvItate Papia, in Paracium noviter aedificatmn ab
Placito a» domnum Ughonem gloriofiflimum Rex in Caminata Dormi torii ipfius Pala-
^anu locii, ubi ipse domnus Ugo & Lothario filio ejus gloriofifKmi Reges praees-
fitoBe**" ^^"^ ' *" eorum prxfentia elTet Sarilo Comes Palacii , fingulorum hominum
per ven- iuftitiam faciendum ac deliberandum , erantaue cum eis Atto Vercellenfis ,
«Ucare il Batericus Yborienlìs Sandarum Dei Ecciefiarum venerabilibus Epifcopis ^
luogo di Ubertus illuftris Marchio, & filio idem domni Ugoni piìflrmi Regis, Uber-
e u Ba! ^"^' Lanfranchus , Gariardus , Glfo , Rainnlfus , Valpertus, item Johannes ^
diadi Adelgisus , & Airaldus Judices domnorum Regum , Otgerias & item Otge-
Berceco rius Vaffalli fuprafcriprti Liberti Marchio, Berengarius Vaffallo domni òi*
aliaCbie. gefredi Episcopo, Cenfeldus de Vico Colloni , Gariardus de Parpanense, &
•adi Par- j.g|- j p|ures . Ibique corum veniens prxfentia prjcdiftus domnus Sigefredus
Epilcopus SanAz Parmenfis Ecclefìx , & Adelbertus Notarius, filio quon-
dam Staudeverti, habitator eadem Civitate Parma, & Advocato przdido
Epifcopo Sanétz Parmenfis Ecclefiz , & idem domni Sigefredi Episcopo 9
& oilenferunt ibi Notitta una & Przceptum unum, ubi coatinebatur m
praediAa notttia ficut hic fubtus legitur •
p^ Dum in Dei uomine, ad Curte Veloniano finibus Parmense, qui ed
propria domni Adelberri Comes & Marchio , ubi Bertaldus ValTus & Mis-
sus domni Berengarii Regis in judicium refìdebat, per licentiam rpfins dom-
ni Adtlberti Marchloni , fingulorum kominum >uflitias faciendas ac dellbe-
randas, refidentibus ibi cum eo ipfe domnus Adelbertus^ Cundelprando ,
Benedillo, Amelgerio , Arifre, Gaudemio, Aukremundo Scavinis , Ober-
to, Slgefredo , A rimando y Luitaldo , Vaflis domni Marchioni , Armanno ,
Warinus, Bevinus, Vaili domni Elbungi Episcopus» Rambena de TuHo-
re, Autecherio de Pezenana, Anfprando & Aldeverto germanis , Bernardo
de Vico Pauli , Ramberto > Gamberto de Gambarltico, Rimtguafo, Crifto-
falo, \Gifo, Gifelberto , Petrus, Conftantinus Notariis, & reliquis roultis :
ibiaue"' eorum veniens praefentia Elbuncus venerabilis SanAz Parmenfis Ec-
cleiix Epifcopns, una cum ipfe Benedillo Scavino & Avocato ipfius Epis-
copo, & ibi oftenftìrant Praxeprum unum^ & oos eum ab ordine relegt
fecimus^ & in eo rclegiente continebat*
341
Iti nomine SanAac Se Individax Trlmtatis • KaToIns diTÌna (avente eie- 88f
memia Imperator Augu^us • Imperiali clementia congruum fore credimus , Carlo il
Tcncrabilium locornm ftatnm iure Regoi noftri prosperis adhsBrefccie fucces- ^^^ ^
£bas , quia d £ccle(ias omnipotenris Dei temporalibus donamus munerU ouibodo
bus, thefaurum non de£cientefn nobis proemi dubio thesaurizamus in carlis, vmcoyo
quod non consumat erogo , nec fures effodiant , nec furari pofllnt « Qua- ^li l^rnui
propter noveri t omniwn fanfti Dei Ecclefia! , noftrorumque fìdelium , ptx- *^.^j.^
rentium fcilicet ac futurorum foiercia, qualiter intervenrn ac petitione Be- |J^^
rengarlì, nec non & Walfredi fublimiufn Comitum, dilefàorumque fidelium
& Confiliariorum noOrorum, Wibod Sanate Parmcnfis Ecclefiae reverentiffi-
mus Episcopus, dileélus Fidelis nofter, no^dri Auguftalis cuUzien poftulavit
regiminis , ut prò Dei anior« &, SLtììmx nodra; , omniumque parentum noftro- /
rum mercede 9 locellom quemdam , nomine Luculum, fito in alpinis ac
fcopulofis vallorum montium locis in Comitatu Paimenfi, jurts Regni
noftri , fibi & Eccleflx fuz conc^deremus cum Unibus & t«rminis fuis inter
Gajum & Coflam Finalem^ decurrentibus videlicet finibus iliis ab alveo
torreatis, -qm ^icimr lucia per Montem Comanensem, & inde protenden-
tibus in Monte de Calabiana , d«clinantibus caput in Pratum Rotundum ,
Tenientibus fcilicet i^Ks per Montem de Valle Uttinaria, inde vero in
Montem de Scaluga, demde autem de PolTefì tranfeuntibus iìquidem per
Montem Almaria, & inde per CoHam Finalem defcendentibus in praznomi-
Hatum torrentem Inciam. Cujus precibus benigno fevore inclinati, hoc no*
ftrum eidem Wibodo venerabili Epifcopo, Fideli noftro , juffimus confcribì
Prasceptum, & hanc Imperialis noftra: conceffionis paginam « per quam praz-
diélum locellum , nomine Luculum , (ìtum in fcopuIoTis montium locis
infra Comitatum Parmensem cum designatis fiijibus oc termìnationibus cum
omnibus fuperioribus & inferioribus fuis in integrum, ficut fupra infertum
cft, donamus, concedimus attjne largimur fempiternalem jure proprietario
eidem Wibodo Epifcopo , fui^que fuccelToribus a parte ptxd'iRx P'armenfis
Ecclefiae, ut habeat , teneat, poffìdeat, ac fruatur perenniter tam iofe Wi-
bodas Epifcopus quamquc & fucceflbres ejut a parte , ut diflum eri , prae-
libatac Eccfeiias in aeternum , omne publica inquietudine vel repetitione re-
mota atque extinfla. Si quis vero, quod minime credimus, noftris & futuris
temporibus contra hoc noftrae donarionis, conceffionis, feu lar^itionis Pra^-
ceptum in fupradiélis finibus & defcrìptis termìnationibus ab hinc & dein-
ceps jam di6lo Wibodo Epifcopo, fuisque fuccefforibus injufle aliquam mo-
Jeftiam intulerit, sciat fé compofiturum auri optimi mancufos mille, me-
dietatem Palatio noflro, ac medietatem faepe nominato Wibodo Epifcopo,
fuisque fucceflToribus , quibus violentia inlata fuerit • Et ut hoc nodras do-
nacionis feu conceffionis edidum firmius habeatur, & dliigentius ab omni-
bus obfervetur , manu propria fubter confìrmavimus , & bulla noflra juffin
mus infigniri .
Signum domni Karoli SerenJffimì Imperatoris Augufli.
Inquirinus Notarius ad vicem Liutoardi Are hicance Ilari! recognovi &
fubfcripfì .
Data III. Idus Martu^ Anno Incarnatìonis Domini DCCCLXXX. &
domni Karoii Sereniffimi Imperi toris Anno Primo , per Indi<5lionem XIIL
Aftum Ticino, Palacio Regio in Dei nomine feliciter. Amen.
Cum ipfum Pracceptum ab ordine releflum fuifTet , interrogati sunt
ipfì Elbuncus Epifcopus & BeoediAos ejus Advocatus, prò qua caufa
34*
ipfum «oftenderent Pneceptum. Qui dixernnt:: Vere prò Ideo iftum ollea-
dimus Praeceptuiiì, ut sciatis oualiter >ego pars ipfius mex Eccleùx ipfis
rebus, .quod in «o legirur, haoeo & detineo jure proprietario, <& eum
(L'iens & «occalturo vel conludiofum tenere non volo . £r quod plus .eft vo«
lo , ut dicant iftis domnus Adelbertus Comes .& Marchio , •& JSerta con*
fuge ejus , vel ifle Boniprandus eorum Adv<)cato , ^ui ad iiic pxxttns €nnt p
ii ipfis rebus , quod in eodem legitur Pr^eceptum , nobis 4>arti noiiix £ccl»«
£ix xrontradicere vol£rent,an non. Qui & Ipùs Adalberto & £eru jocait«
bu€^ & Boniprando Advocato eorum j)rofem & mantfeiii ^ixerant^ qaod
ìpsum Praeceptum in omnibus bonum & verum eft , & ipfis rebus, ^^od
in eo legitur non .contenderent ^ nec .contradicere quxiìfrenr, quia cum lega
non poterant, fed propriis jpfius vedrae Ecdeùx effe debent . Cam ihsc
omnia taliter a£tum ^ manifeftum fuiflèt, paruit nobis fu prafcripf ornai
Judicum & Auditores effe reAum, & judicavimus, ut ammodo in jmtea
ipfis rebus juxta ipfum Prsceptum ipfe Elbuncus Epifcopus parti (ux £c*
clefias ^abere & detinere deberet, & ipfis Adelberto & Berta jocalibus^
vel ipfe Boniprandus eorum Advocato tuiflent ubi exinde taciti & contea*
ti^ prò hac caufa ad memoriam retinendum ammonuimus exinde Martinas
Notarius .hanc notitiam commemoratiotiis fcriber^ ; quidem & feci Anno
domni £erenga£Ì4 Hegis O^vodecimo, menfe Madio^ Indifìione IX*
^ignum manu Bertaldi VafTus & MilTus xiomni Regis , ^qui «it Capta
interfui. Sipnum manu Deodati Vicecomes, qui ibi fuit^ Ego Adclberta»
Scavinus ibi fui. Signum manu Amelgarii Scavino, qui interfui. "Sigaam
matvu Arfri & Gaudentii Scavinis, qui ibi fuerunt . Ego Auferemondo S€a«
bino ibi fui. Ego Rimcngaufo l^otario ibi fui. Ego Gifelbertus Notarias
ibi fui . Ego CriHofalus Notarius ibi fui . Ego Gi(o Notario ibi fui • Ega
Petrus Notarius ibi fui . Ego Otbertus ibi fui. Ego Arimundo ibi fai. Si*
enum manu Sigefredi j& JLiutaldi Vaffìs domni Adelberti Marchio, qai ibi
fuerunt. ^i^num <nanu Almerici, &. Armanni^ A, Warini, & Bevioi, qai
ibi fuerunt m prasdLSo Przcepto continente in ea ab ordine per omnia ita»
In nomine SanAx & Individuae Trinitatis . Ugo divino fretus anxilio
P3^ Rex. NihiI apcius ^b noflrae fublimitatis honorem, noftrique rvgiminis
^;"^**^*^j corroboracionem facerc credimus, xjuam fi Sanftarum Dei Ecclefiarum iia*
Re Ugo bentes follicitudinem earum dotes inconvulfas fervare curamus, & votis
aivesco- fidelium pias aures accommodamus : ac per hoc omnium SanAx Dei Eccle«
vo sige- Cix y noftrorumque fidelium pnefentium & futurorum noverìt fagacitas , qua«
coif^ * ^^^^^ interventione Ald« amantiffimx & cariflìmx conjugis noftrx, fea Er-
inazione tnengardz Comitiflà; & dileAz fororis ac Confiliatricis nofìrac, nec non te
<iel pos- Samlon Comitis nobilifllmi , fidelis nofiri , ^i^efredus venerabilis SanAas
tesso di Parmenfis Ecclefiae Epifcopns, dileAusque £delis nofler, noflras ferenitacis
Lugolo, a^jiif cellitudinem, petens, quatinus Praecepta atque aufloritates piiflimo*
j,'j^ ^j *' rum Auguflorum vel Regum pracdeceflbrum noftrorum , omniumque, quod*
Berceto,quod a cempore <livaB memoriac Aadchis Regls^ ufque ad pracfens noflro«
e della rum tempus fui pracdecdTores .•przfatac Sanélz Parmenfis Ecclefiae acquifie-
Circà di runr, Abbaciam icilicet de fiercetum in honore Sanfti Remigli extruÀam
Parma . j^^ integrum , ac iejnfdcm Parmenfis Civitatis difiriflum , & omne jus pu-
blicum & theloneum^ ambitumque mnrorum in circuitu , & locellum
quendam, Luculum ^nom'inatum, iltum in alpinis ac fcopulofis vaftornm
montium locis in Comitatu Parmenfe, cum finibus & terminibus fuis in
integrum ficut in Pnecepto bons memorie Karoii Imperatoris prasdecefifo-^
34?
m noftns conttnefur, csferaque etram, qus^a FraNTecefloribus* noftris prz-
Irbatas Ecclefiz Pafmenfi dudum collata funt , nodri corroborationem^ Prxcepti
concederetnus atqae corroborarecnus : eorum fitnul junélis condignis petitioni-
bus ratanv fore Deo pleniter exidiirantes , atque ad remedium animz nodrs
proficere firmicer cognosc^nfes,. hasnoara:.audorìtatis apices infcribi juffìmus.
Qaibus decernimus^ ut jam diAa Abbacia deBercedo, & Dinrìclutn jixris
publici Parmenfis. Civltatis I» cum ambiti]! murorum r live theloneum eiufdem
Civitatis, nec noa & curtem Regiam. cum. pertinentia Cua,. & Pratuoi Re-
gium , feu & Locellum iHum y nomrne Lucuium'y cum finibus & terrnmacio-
tiibus fuis , ut di6lum ed , vel quidquit antiqut Reges feu Imperatores & re-
liqui borni nes Deum timentes memoratac Sanélx Parmenfis Ecclefìae fuis Prz-
ceptis vel teftamentis contulerunt, & poAea prscelleotiffìmi Reges atque au-
gusti fua au<5lorìtate confirmaverunt jufte & legaliter, Aabilia, atque incou*^
vulla y nodris futurisque- temporibus ia fua potevate vei jure- fusr San£hs
Parmenfis. Eccledar praucrìptus. Sigefredus Episcorpus >. fuiq^ue fucceflbres* per-
petualiter teneant .. Statuimus^ etiam >. & modi& omnibus interdicimus , ut
nuUus. fub Regno noilro conditurus >. de rebus fupra taxatas Ecclefìae^ in
quibuscumi^ue Comitatibus vel locis aliquam diminorationem' facete ^ aut
alias^ quaslibet annuales dominationes , aut confuetudinario more exigere
vel' toUere aliquid , aut Clericos ejufdem Eccleiiar in perfonis vel domibus
fuis Ixdere audeat , fed repulfa omni injuAa confuetudine liceat prxtaxato
venerabili Epifcopa Sigefredo^ &iif(]ue fuccefToribus ^ omnes> res^ janv diAar
Pkrmenfis Ecclefias, de quibus. lègkimam vedituram. tenuit, vel tenere di»
gfìofcttup^ aut in futurum teAtora eft^ cum univerfis^ fibi fubjedi» fub im*
munitati<^ noftrae^ defenfione quieta ordine tenere> atque prò* incolumitate
nodra altiffimum Dominum exorare^ Omnimodis etiam prascipimus ». ut H^
de rebus jam diAac Ecclefia^ ullam diminorationem quisliber facete tempta--
verit , non (It neceffe jam diAo Epifcopa ejuique fuccefforibus-,. five ejus-^
dem Ecclefiae caufam peragentibus , ullam facere probaùonem,. fed ditigen»
ter per bonas- 6dei homines jurejurando finiatur, ut rei veritas declaretur.
Quicumaue ergo hu)u& noftr». Praeceptt pra:varicator extiterit^ trecentas^ auri
optimi libras componere- cogatur ,. medietatem. Camera^ noftrae,. & medie-
tatem prasfatx Parmenfi Ecclefiar» & jam diAo Sigefredo- Epifcopo , ejufque
fuccefToribus , (jui prò tempore fuerint». Quod ut verius> credatur,. diligen-
tiufque ab omnibus obfefvetur>. manu propria. roborantes>, de anula noftra
fubter annotari iufTìmus.
Signum domni Hugonfs gloriofiflTmi Regis*.
Petrus^ Notarius ad vicem Gerlandi Abbatis & Archicancelfarir reco-
gncMti & fubfcripfi.
Dftta XVI^ Kal. Oftobris ^ Anno Dbminicac Incarnationis DCCCCXXX.
Kegnr vero domni: Hugonis invifliflimi Regis V. Indiflione IV^
Juffum Papias & Aclum PafmaSy,in. Oel nomine feliciterà
Erar Pranreptum^ ipfim manu propria idem domni Hujponi gloriofifli-^
mum Rex firmatum,. & ab ejus anula figillatum ». Noticia. ipfa ,, & prasdi-
Àum Praeceptum odenfiv & ^b ordine lefti,. interrogati lunr prazdiAus
domnus Sigefredus Epifcopus , & AdeUertu» Notaria & Advocato ab bis
Judices & Auditorìbus, pio qu.^ caufa prasdiAa noticia , etiam didum Pne-
ceptum oftenderent. Qui dixerunt : vere ideo hic veftri prafentias irta oflen-
Cmus Noticia & Pracceptum , ut ne quislibet homo dicere poffìt, quod nos
a parte pracdiAo Epifcopo SanAae Parmeolis EccleiìaB eis fciens , aut occul-
344
fo, vel conlndiofe hahulflemus vel detenuiflenuis .. Et jspod plns ed» quz-
limus, ut dicaAt ifte AlbuLnus Judex: quondam Petri ,. idenique Judlcc fi*
lius y & Avocato domnorum Regum > feu pars pubJica y qui hic ad pra^ens
tdy fi noticia ifìa & jam dlAum Prjcceptum boaum & verax. runr„ vel ù
jam dióU Curticella> qui vocatur Loculo > ficut & in ifla noticJa & Prx-
ceptum.9 qux in ea continetuc, vel in ifla alio Przcepto, quas i(le dooious
Hugo piimmus &ex (ax clementi^ fecit parti jam diao Epifcopo praedi6!x
Sanélìe Parmenfis Ecclefias da pars dòmnoruni Regum, feu pars publica;,
& quicquid in ipfa Przcepta & Noticia continet quid a pars regia & pars
publicas. pertinuic, contradicere aut fuhtrabere volt, an non» Qui & ipfe
Alboinus }ud«x & Àvocatus dixit & profeflus eft : vere Moticia iOa & Przr
€eptum> quas in ea legitur , oc in iilum alium Przceptum, quam hlc oftenr
fiftiSf boni & verax font: & przdidla Curricella , qux vocatur Luculo,
cum sua pertinentia, ficut flnes difcernitur, eriam dida Abbacia, qux di-
citur Berceto, five omnibus quicquid per iftas Prxceptas in jam difto Epis-
copo datas vai concefTl funt da pars regia, & pars pubJics pertinueraat
partem jam diAo Epifcopa, da pars regia & pars pubiicx, onde ega Ad-
vocatus. fum, non conrradixi , nec contradicere quadro , quia nec Wgibus
pofTum, eo quod propriis parti jam diflo Epifcopo juxta ifla Noticia &
Prseceptum, qua in ea legitur, & juxia iflum alLum Prcceptum cum lege ,
& deoent, & pirs regia feu pars publicz nihii pertinent ad habendum,
nec pertinere debent cum lege . Et duni ibi ad prxfens eflfe Anicbarios
Marchio quondam Adelbeni idemque Marchio filio, & Raperto , c}ui &
Azo, filio quondam Gaubaldi de loco Vedolio adjutores ejus, qui ejus
cau&m- ex Regia jufTtone peragebat, Inrerrogati funt ab ejufdem domni Si-
gefredus Prasfirie & Adelberrus Notario & Ad^u)cata> quid contra jam di*
fiam Noticiam & Prasceptum ,. quas in ea legitur, fea ia alium Praeccptum
ad domnum Huganem emifTum y qui ibi oftenferunt , & le£U efTent dicere
Yolerent y vel fi jam difii Curticella , quae vocatur Luculo , cum fua per-
tinentia, ficut fines discernifTent , parti jam diélo Episcopo contradicere aut
fubtrahere volerent , an non . Qui & ipfls Anfchano Marchio & Raperto
djus Adjutor dixerunt & profelFi funt. Vere Noticia ifla & Pratceptum,
quem in ea legitur, five iflum alium Prxceptum, quam hic oflenfiflis, bo-
ni & verax funt 3 & jam. diéU Curticella, qui dicitur Luculo, cum fua
pertinencia, ikut ftnes difcerniflis, & quicquid da pars publica: pertinuit,
ouod in ifla legitur Noticia & Prxceptas, partim jam di^o Epifcopo Sau-
na! Parmenfis Ecclefis cum lege efie debent, & mihi Anlcharii nihii per-
tinent ad habendum ,. nec pertinere debent cum lege » Et taliter fé praedi-
Aus Anschario Marchio exinde abvarpivit & abafcito fecit. His a6lisy&
manifeflatio , ut fupra faék, reAum. eorum omnibus paruit elTe, & judi«
caverunt, ut juxta eorum altercationem , & pra!di6lorum Alboini Judex. &
Avocato, feu Anfchacii Marchio, & Raperti ejus Adjutor, profeflionem
& manifeflacionem ,. ut pars jam diAo Epifcopo SanAae Parmenfis Ecclefla;
jam diélam Curtìcellam, quae vocatur Luculo, & praediAa Abbacia, quae
dicitur Bercetum , cum fuorum pertinenciis , & quicquid da pacs Regia &
pars publicae pectinuit» quod ia ipfas continetur Pra^ceptas & Noticia ad
tuam proprietatem habere & detinere deberent . Et ipfis Alboinus Judex &
Avocato, feu pars Regia, & pars publicx, atque prxdifli Anfcharius Mar-
chio, & Rapertus ejus Adjutor roanerent inde tacili & contenti. Et fi-
•ita efl cnufa. Et hanc noticia prò fecttfitate ipfiu^ Epifcopo SanAae Par*
metifis^ Eccieiias fieri juflimut •
/
?45
Quidem & Ego Ritpertas Notarius & Judex cfomnornm Regun» et
juffìone fuprafcripto Sariione Comes Palaci!, & Judicam ammoniclotie (crip*
fi, Anno Regni dosnni Hugoni & Lotharii filio ejus gratta Dei Reges»
Deo propicto, donrini Hugoni Decimo, Lotharii vero Quinto, XIV. Ka«
kndas OAobris Indizione IX.
Sarilo Comes Palacii fubfcripfi • Atto gntia Dei Epifcopus interfui.
Ego Barericus Epifcopus interfui • Johannes Judex domnorimi Regum in«
terfui. Artiuflus judex domnorum Regum interfui. Johannes Judex dono-tia-
rum Regum interfui. Walpertus Judex domnorum Regum interfui. Wal-
fredus Judex domnorum Regum interfui . Adelgifus Judex domnorum Re*
gum interfui • Lanfrancus ibi fui •
LIX.
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec- X N^ XXXVII
Originale .
n nomine Domini Del arternf . H[ugo & Lòtfiat-te gfarfa Dei Rege5 - Re- Ugo r •
galis digftitàs tìA fio<i tfe d'e ih diefri ih ttielìus proficifcitur , fi Sanftarum '^""^
De! Ecclefiarum cUram & folle itudinem gerir, & rtabilire curar, ^^no ti
quatìnus illi , qui Deo perpetualiter fervire & miniftrare debent, nullam canonici
habeant indigentiam. Ideoqùe nos in Dei nomine Hugo & Lotharius Re« «iiFarmm
ges, ipfarum Ecclefiarum, Deo annuente, fecundimi qua^itatem temporis »^ ^^fj**
curam gerente?, de proprretatrbus nostris a parenribus noftris nobis per fuc- J^ |>eni!r
ceffionem advenientibus, Deo omnipotenti & gloriofac Virginis Mariac ma-
tris susb famulari & obedire cupientes, Sanftitm Parmenfem Ecdefiam', mds
in rpffus honore fnndata eft, ex ìpfa noftra propria haereditate ditare fhr-
éurmus, quatinus nobis, parenribus noftris ad remedium proficiat fempi-
ternum . Idcirco prout jufte & legaliter pofTumus , donamus przditSte San-
ftas Parmenfi EccTefiae in honore jam diftae Sanftae Marias conftru<5\ae, &
venerabili Epifcopo Sigefreda fideli noftro , fuifqirc fuccefToribus & Cano-
nicis ibi cottidìanara fervitium Dto & Sanfla; Mariar exhìbenfibus omnem
proprietatem iitam , quas fuit qnondvim Vulgundac^, qux Aza vocabatur,
quam adqiiifivrt ipfa de Vvibodo Sanala? Parmenfis ipfius Ecclefiae Epìfco-
{10 , fub integritate in fingulis Comìratibus , territoriis vel locìs in Regno
talico, & Romania: conjacente, ipfa Vdgunda, qua! Aza vocabatur, bo-
nx memoria^ Berrai Comitiflac gloriofifnmx matri noftra^ contirlit : quatinus
ficut poflTefTa fuit ab ipfa Vulgunda, quac & Aza vocibatur, fic iit Ì4i jure
ipfius EccleCa^ & utilirate- ipfius Episcopi & fucceflfbrum fuorum & Ca-
nonicorum ibi fervientium in perpetuum, una cum Ecclefiis, cafis, cor-
fibus, tetris, vineis, campis, pratb, pafcuis ^ filvis, fali^is, sationibuS)
aquis, aqiiarumque decurfibus, montibiT^r v^liibu», alpibus,. planiciebus,
cum fervis & ancifKs utriufque fexus« cum Afdiombus & Aldianis , & cum
omnibus, qua! dici vel nominar! poffunt ad ipfam proprietatem jufte & fe-
galiter refpicientibus iit integrum. Si quis igitur hujus noftri Pra^ceoti vio-
ktor extiterit , fciat (e eotnpofiturum auri optimi libras centum , medieta*
fem Kamers noftra^, 6t medietatem ^xxàX&x Ssm&x Parmenfi Eccl^fisy
& Epifcopo Sigefredot fiiisque fucceflbribits , qui ibi prò teQipore fuerint»
34^
Quod ut verius credatnr, diligentiufque ab omnibus obfenreturn manlbus
propriis roborantes , de anulo noflro fubter annotari jufllmus ».
Signa Sereniffìmorum Hugonii & Lotliarik Regum ..
L. tf» S.
Petrus Canq^lfarìus ad vicem; Gertannt. Abbate ,, & Archicancellarii re*^
cognovi .
Data Vllf. Idus Februarii > Anno Dominici rncarnationis DCCCCXXXVI.
Regni autenx domni Hugonis, inviAifllml Regir. X*. item. domni Lotharii
Regis V. ln<tìftione. Vili..
AAjm Papia in. Del nomine feliciter».
LX
Dalt Archivio. Capitolare di Parma Scc^ X N^ XL
Originale ..
040 T
Donazio* JLXì' nomme san^as & Individuz Trinitatis . Hugo & Lotharius divina pro^
Bt dttUvidente clemencia reges. Juftis noflrorum fidelium peticionibus adfenfum prae-
cantbenì bemus. promciores eos in noflro obfequio fore minime dubitamus. Quo
niaìtno* ci^<^^ omnium 6delium. SanAx Dei Ecclefias. no(lrorum(}u& prasfencium ac
fatta da futurorumf devocio noverir. Qualiter. interventu^ ac peticione liderici Co*
Ugo, e mitis dileflique fìdelis noftrl per hoc noftrun^ prxceprum^ prout igfle &
4* ^®"r légaliter poffumus- donamus atgue iargimur Milònl noltra dileAo fideli rcs
lon^lora ^^^^ noftri pofitas in loco & fundò runco« prope monte fkut a nobis baAe«
fedele, nus pofTeOs funt nec non & res alias juris regni nodri & coocedimus in
loco & funda corte qua: nuncupatur spoletina . Praediflas vero res juris no-
ftrv & juris regni nollri adjacent in Gomitata Parmenfe una cum terris
pafcuis filvis aquis ai^uarumque decurfibus montibus vallibus planiciebus
& cum omnia quas dici vel nominar! poflTunt in integrum & de noflro ju-
re & dominio in prasfati Milani jus- & dominVum omnino» transfundimus
ac delegamus ut haoeat teneat fìrmiterque poflidear ipfe suiaue hxredès> ha*
beantque poteflatem tenendl dònandl vendendt commutanti alienandi prò
anima, judicandi vei quicquid» eorum decreverir animus facienti omniuoa
homtnmn. contradiAione vel moleflatione remota •• Prascipientes itaque jube-
iBus ut nullus dux marchia comes vicecomes vei quaslibet regni noflri ma-
5na parvaque perfona ex jam* di^as^ res prastaxato Miloni noflro di leda fi-^
eli inquietare vel moledare praefumat. Set liceat eum fuique haeredes te-
nere & poflldere abfque ulta diminutione omnium hominum fublata con*
tradiélione. Si quis ipitur hujus noflri pra^epti paginam infrìngere; vel
violare temptavefit y fcur fé compofiturum> aun optimi libra» cenrum me-
dietatem Kanaerz noflrar & medietatenv Mironl noflra (tdeFu fùifque baeredi*
bus . Quod ut certius credatur diligenterque ab omnibus obfervetur mani-
bus propriis roborantes anulo noflro infigniri julTImus .
Signa SerenifTimorum Hugonis & Lotharii Regum •
Teudulfus Cancellarius ad vicem Bruningi Epifcopi & Archicancellarii
recognovi & sst
L. * S.
347
Data Idus Aagufli anno Dominìcas Incarnatlonis DCCCCXL Regni
▼ero Domni Hugonis piiflimi Regis XV. Lotharii vero X Indift •
felicicer. Amen.
LXI
DaW ArcJiìvio Capitolare di Parma Sec. X N. XLII
Copia antica*
In nomine Domini Dei & Salvatoris «oftri Jesu Chriftì . Hugo & Lotha- j| ^^j,„j,
rius fi!io ejus graria Dei Ke^es ^nno «Regni «orum Deo propicìo Dom. sappone
Hugonis reprimo decimo & Lotharii vero duodecimo ^septimo Kal. Gè- dona «i
nuario. Indie, prima. Cgo quidem Supo Comes quondam Radierii idemque Ctnomci
Corniti .filius qui se pr<]Sfitcbat 4egem vivere falicham prefens j)reiemibus j|J corte*
dixi quem ad mericum anime mee pertinere potest «lecelTe ed mihi femper « il Cai
illud agere unde in hoc & in futurum feculum plenam apud omnipoten- flello di
tem Dominum pofTim conlequi mercedem . ideoque ego qui fupra ^upo i*al«o«€«
Comes..... entes falute anime mee vel quondam Ardingi Épifcopus avun*
•culus meus eciam Vvillelmi -germano meo do trado atque ofTero proprie-
tatem Canonice Sande Marie matris Ecclefie & Epifcopio Parmenfis ad
tifom & fumptum iacerdotum & diaconibus vei ciericis <iui in ipfa cano*
nica ordinati funt vei in antea fuerint ordinati ideft curticella una juris
mea quibus efTe videtur in loco & fundo Palaxoni judiciaria parmenfis cum
caflrum inibi conftruAum feu & cafis ilomnicatis quamque & maflaritias
inibi ad ipfa curticella & caflrum perttnenribus vel adfpicientibus in inte-
grum eo videlicet ardine ut ab ociiema <lie j>rediAa curticella <& cafhrum
cum omnibus ^orum adjaoentiis & pertinenciis in «adem canonica fanSe
Marie perfistant potefìate vel proprietatem faciat ipfi Canonici qui modo
inibi funt vel in antea fuerint ordinati ex frugibus earum cenfum vel red*
ditum quicquid dominus «x jam <ii£lis cafis & rebus annue dederint ad
«orum ufum & fumttim quicquid eorum tnelius previfura fuerir nam nulla
tamen ab epifcopo parmenfis nec ad qualibet poteliatem «xinde alicnam pa-
cienttir fubtraccìoncm fet in eorum ufum & fumtum tn perpetuum ipfes
fru^is exlstatit iine omni mea 6c heredum & proheredum meorum contra-
difìione vel repeticione & {)er cultelluoi (ìlìuco nodatum uuantonem uua«
fonem terre feu ranos arborts atque andelerii coram teftibus legitìmam fa-
ciam tradicionem & corporalem vefìiruram de jam diéla curticella & ca*
ftrum ad jura & proprietatem fepe dl6le canonice ad earum ufum & fum-
tum qualiter fuperlus compreiifum legitur prò anima mea vel infrafcripto-
rum Ardingi Epifcopo & Vvillelmi mercedem & miffas & iaudes quas Inibì
Deum efTungerint mihi peccatore meorumque parentum proficiant anime fa-
Iute & gaudium fempiternum & afaxito facto & «orurn facerdo*
tum eis ad abendum relinco • Si quis vero quod futurum elfe non credo
quod (i potuisses parmenfis ram quod modo inibi preeft vel fuis fucceflores
aur qualibet alia poteftas quod advertat divinitas ipforum canonicoruni &
ipfis frugibus aliquam fubtractonem vel dimìnorationem fecerir rune (latini
ipfa curticella & cafìrum adque rebus ipfis feu redditum & cenfum in meis
prosimiorìbus parentibus reveicat & iint in poceftatem quamdia iila potelM
54»
panoenfis vel aCa que eornm vim fècerìt oc raeum faftum paclfice confer-
vaverint & fi a neminem exlnde vi fueriot inquietati rune ipfes fruges
abeant & faciant fecundum Deum quid voluerint prò anima ooflra comune
mercedis & quod abfit fieri non credo fi ego ip(e Supo Comes aut ullus
de heredibus ac proheredibus meis seu qu^libet oppofita perfona cantra hoc
tneum faAum agere aut caufare tentaverimus vel eum per covis ingenio
quefierimus ante Deum omnipotentem in cujus jura consistunt indefbrui ia
racione & cnm }udam Domini softri Jefu Cbrifti traditorem caufam abeac
& cum impis ad inferiora permaneat & inferamus parti eorum canonicorum
inulta c^uoa ed pena auro libras . • • • argentum ponderas viginti & quod
repecierimus vindicare non valeamus fed prefens oc meum faftam per omnis
temporibus inviolatum permaneat cuoi fhpulacione fnbnixa & faaac berga*
mena una cum atramentario ego Supo manibus meis de terra elevans Jk
Rimperti Notarlo ad corroborandum dedi adque rogavi in qua fubter con-
firmans & teftibus obtuli roborandum • Adum in Cadrò 8f, Curte Vidaliana •
Sign.f m. Suponi Comes qui hanc paginam judicati feu inftitucionis ad
omnia i(la fieri & firmare rogavi.
Sign. t m. manibus teuderict te adelelmi leu amalgerii vafis eidem
Suponi Comes le^e viventes salicha teftes.
Sign. t manibus Job. & Liutefredi fiiio quondam Gifelberti falicliis &
atdemangi de vidaliana ttdci .
Sign. -I* m. anfelmi & arimundi qui & ingezo vafis eidem Suponi Co*
mes teftis.
^cripfi ego Rimperto Not. post tradita complevit & dedit.
LXII
Dalt Arclàvio Capitolare di Parma Sec* X N. XLV
Originale .
947 In nomine Domini Dei a^emt. Lotharìus divina providente clementia Rex«
Lottrio Omnium Sanébe Dei Ecclefiz , nofìrorumaue przfentium fcilicet
Re dona Domnus Deodatus venerabilis Praeful , nofterque per omnia dileéìus fidelìs y
niiuJ*Ptr! noftram fupplex regalem adiit celfitudinem , quae ....... Curticellam
mtgiano Aiam in loco & fundo Butano, jure Comitatus Parmensis, cum aliquantis
a Liudo- aliis Curticeliis , unam videiicet in Provinciano , & aliam in Viniale , Se
ne luofe- ^f^.|am in Montiglo Majore; verum etiam de terra laborata pcciam unam
in loco Miliario ipfius Comitatus jure, qus eft per menfuram jugis una
de perticas jugiales quatuor continuam fidelitatem omnimodis
conuderantes , noflrx pietatis aures ipfius accomraodavlmus precibus, & per
ìujus nofiri praecepti paginam, prout jufie & legiliter pofiumns pracfato
Liudono fideh noftro eandem praetaxatam Curticellam cum jam diAis Cur-
ticeliis, unaque cum prasdiAo Campo, atque cum omnibus pertinentiis five
adjacentiis ipfius Curticells .... finibus, terminationibus oc acceffionibus
fuis, omnia in integrum concedimus, donamus atque largimur, ut habeat,
teneat, firmiterque poffideat, habeatque potefiatem donandì , vendendi »
commutanti, alienandi, & quicquid ejus decreverit animus fiiciendi ipfe ,
(iiique hsiidesi omni mta, meorumqne snccessorumi five omnium homi*
349
niini contradtAtone funditns remota . Si qu!s vero , quod futnrum efle non
credo , bujus noflrz donacionis Praeceptum infringere tentaverit , cognofcat
fé compofirarum auri libras centum , niedietatem Kameras noflras , & medie*
tatem praefato Liudoni , ejufque bzredibus . Quod ut verius credatur, dili-
^entiusqae ab omnibus obfervetur, manu propria roborantes, anali noflri
impredione fobter infìgniri jufHmus.
Signum domni Lotbarii piiflimi Regis.
L. Il* S.
Oldericus Kancellarius ad vicem Bruningi Episcopi, & Archicancellarii
recognovi & fubfcripfi .
Data quarrodecirao Kalendarum Februariarum , Anno Dominicac In-
carnationis DCCCCXLVII. Anno vero Lotbarii Regis XVII. Indiélione
VI. {a)
ÀAum Papias feiiciter. \
LXIII
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XLVI
Copia .
I
ria.
948
n nomine Domini Dei aeterni . Lotharius divina mifericordia Rex . Cam II Re Lo-
nihil boni operis apud omnipotentem Dominum pereat, decet noftram re- ""^^^
galem clementiam omni tempore agere ea , quae digna funt tanto remune- ""^^^
ratore. Quod fi ex noftris propriis facultatibus , & tranfitoriis rebus fubfì- ParmtA.
dium omnipotentis Dei Ecclefiis & fuis fervis necefTaria impendimus, fem- deodaco ^
piterna, ac fine fine manfura prasmia ab eo veraciter fufcipere non dubita- |« Com
mus . Idcirco noverit omnium fidelium Sanftae Dei Ecciefiae futurorum fo- ^^^^
lercia, quahter Adeodatus Sanéìae Parmenfis Ecclefia? venerabilis Epifcopus, aì'^Niro»
dileAus fidelis nofier, nofìram per Attonem Vercellenfis Ecclefiac Epifco- ne, e di
pam, noftrumoue fidelem, deprecatus eli clementiam, ut paupercula; Par- Ronc»-
menfi fuse Ecclefiae prò amore Dei, animaeque noftrae, parentumque noflro- ^*''
rum mercede fubvenire dignaremur. Cujus petitionibus pietatis noflra? au-
res mifericorditer accommodantes ^ & ejus erga noflrum obfequium curiofifli-
mam fidelitatem adtendenres, conccdimus arque donamus ^xxò\6\x fuas Ec-
clefis & Canonicis & fervis Dei, ibidem cotidie minifiranribus. Cortes
noftras tres, ideft Nironi , qu» in Parmenfi Comitaru fifa eft juxta Alpes,
ubi decurrit fluvius Incia, & Guilzacara in finibus Mutinenfibus ed fub
(Irata Regia non longe a fluvio Scultenna, & illa demonti, quas dici*
tur Runcaria fupra jam diélum fluvium Inciam , quam etiam domina &
mater noflra Alda ex proprio comparavit pretio, & poftea moriens tefta*
mentum fecit de ea , & nos prccata eft , ut prò ejus anima pr^diftis fervis
Dei prò ea in fempiternum orantibus concederemus , quod Deo annuente
devoridìme adiniplevi , & cum iflas alias jam di^as duas praedlAo Adeo-
dato Epifcopo Écclefiaeque fuas, ac Domini fervis, ibique prò animarum
noflrorum parentum orantibus conceffìmus & donamus cum omnibus adja-
(e) Nota il Muratori» che correrà rindiztonc V*
3yo
centiis & pertlnentiis fuis fenrls & ancillls, aldionibus & aldianis jure per*
petuoy & de nofìro jure in pracdifìae Ecclefis vel fapramemoratorum fer-
rorum Dei jus & dominiuox transfundimus ^ ut habeant^ teneanr, pofH*
deant ,. ac fruantur perbenniter tam ipfe Adeodarus Epifcopus fidelis no-
ftcr> quamoue & fucceflores e jus ad partem fupranommataE Ecclefias, ser*
vorumque Dei ibidem miniltrantiunk jure perpetuo iir acternum ,. omni no*
ftra,. nofìrorumque hacrcduro ac prohacredunv oc pofterofunii repetitione re-
mota atque extinta. Sì qui& vero> quod minime credimus> noflrìs vel fu*
turis temporibus- contra hoc noftrs: confìrmationis Rrasceptun^ contraire,
tollere ,. aut caufarl temptaverit ,, fciiit fé cooipofiturum. aurt optimi libras
centum y medietatem Kamerst noHrs & medietatem rupradi<5lok Adeodato &
fuccefroribus ejus ad partem jam diflx Ecclefisr, ejusque miniflrantrum qui-
bus violentia illata tuerit- Er ut hoc fi'rmius habeatur, dili^entiufque ab»
omnibus obfervetur > manu propria^ firmavimus y & anull nollrk impreflione:
jufrimus inflgnir».
Signum domn» Lotharit piifTimi Regis*.
Odeiricus Cancellarius ad vicem Bruningl Epifcopt & Archrcancellarit
recognovit»
Data oAavodecfmo Kafendas Julir,. Anno» Dominicac* Incarnationls-
pCCCCXLVIII. Regni autem domni Lotharii piiflìml Regi*. XVIII. In-
dizione VIK AAum Parmae. feliciterà.
LXIV
DaW Archivio Capitolare dì Parma Sec^ X N» XLVIII
Copia antica »
OtuNiel. •■"' nomme sanflar & indrviduae' TrmrtatFs Otto Def gratur Kex. Nbrunp
conferm» fit Omnibus fidelibus noAris przfentibus fcilicet & futuris qualiter nos prò
ì Ctnont. reraedio anima? noflrar & parcntum. noflrorum praecipueque prò* amore Dei
CI di Ptr- quij^ pa^-ij ^ veritatis in ipfo origo & fons eft quandam. Canonicam. Par-
pofleiTa^ nienfis Ecclefia; Sandasr Del* genltricis Mariae fub noflra; niurionis afam» fufci-^
di sab- pientes munitiffìmo- Mundeburdo» noftro & defenfiont fubjunximus cum* om*
bione,dÀ nibus rerum< fuarum pofTeffìonibus quas nunc Déo aufpice haber aur in po-
^V**^ . flerum habitura eft (I cum praeceptis regiis a dècefforibus noftris donata:
^ll^l'^^ fuerinc aut ab aliis 6delibus facerdotibus aliquo modo ab^ ipfis adqtiifitx
gbi sul fint omnia & ex. omnibus cum* villts quat vocantu^ Sablone- & Marlaiiia
Modene- Pomponiano & Coriatrico fub^ tutamine- noftras' dominationis inveflimis
**• eamque a nullis in aiiquid objurgari volumus. Sed fi ab ea Canonica ali-
quid legalis juflitiae exi^atur in noftra •••^»»».^...^.... sciar fa
compofirurum auri optimi libras quinquaginta medietatem Cameras noflras
& medietatem przfata? Canonica?. Et ut hoc verius credatur & attentius
obfervetur man» noftra fignatum. & anulo noftro fubter juftimus aiiìrmari •
Sipnum domni Ottonis Sereniffìmis Regi».
Vtgifrido^ Cancellarius ad vicem Brunonis Archi'cancellarii recognovi .
Data Vili. Jdus Februarias Anno Incarnationis Domini Jesu Chriftì
pCCCCLH. Indift. X,^ Anno vero dbmnl Ottonis in Italia I. ìa Fran*
eia XVI. Adam Papiar fcliciter» Amen»
351
LXV
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. XLIX
Originale *
In nomine Domini Dei & Salvaroris iioftri Jefu Cbrifti • Berengarias & pjj^
Adelbertus iilio ejus gracia Dei reges anno renni eorum in Dei nomine Dosano*
lercio menfe «nadio Indift. undecima. Sanélam aitem marer Ecclefie & "^ ^^
Epifcopio Parmenfis ubi nunc domnus Deodatus Epircopus efTe vldetur ego ^ei^'arda
in Del nomine Leigarda ComitiflTa bone tnemone Vvifredi Comitis filia «nt Ca-
que profefla funrex nacione mea legem ^umbarda vivere prefens prefenti* nonicadi
bus dixì <]uisquis in ^anAis ac venerabihbus iocis aliquit contulent rebus ^^fo»*
jufta autoris vocem in oc ieculo centuplum acclpias infuper quod melius
cft vitam {>o(ndebit cternam. Ideoque ego t)ue fupra Lleigarda dono &
frado atque confero in eandem sanétam matrem Ecclefìe ad jura & pro-
prietatem de Canonica ipfius matris Ecciefie ad ufum & fumptum vel^ fti*
pendia facerdorum & diaconorum /eu clericorum ipfius Canonice qui in
eadem modo Deo fervire rgf, in nantea Deo famulare videntur id funt in
integrum omnibus cafis &l rebus domui coltiles quamque ex «laffaricìis meis
quas abere vei poflidere vifa «um in comitatu Parmenfi in fundo loco
ubi <ltcitttr Cornitulo <:um molendinis & tifum aquis vel eorum adjacen*
ciis & pertinenciis omnia & ex omnibus quicquit ad ipfo loco Cornitulo
pertinere videtur una <:um prato uno qui dicitur cIu(o ficuti ad me vel
ad fuprafcriptus i^uondam Vvifredus x)ui fuit f enitor meus fuerunt poireffìs
& defenfatis & inibi nobis per covique ^enio pertenuerunt iuris in inte-
grum & «unt rebus ipfis per menfura & racionem ad pertica legirima de
pedìs duodeclm menfurata inter fediminas ^ areis ubi viris exiftunt juges
quindecim tetris arabolis juges centum filvis & bufcaliis feu gerboris juges
centum quinqua^inta eodem prato clufo & aliis pratis juges deceni & fi-
plus juris rebus in eodem loco Cornitulo &c.
Aw^um in Caftro Gaveciola felxiter &c.
5cripfi ego Rimen^aufo Mot. poflraditis compievi & dedi«
LXVI
DaltUghelli hai Sac. in Ep. Parm. N. XX.
fublimatos eflfe credimus •••••••• y6t
maximis Ecclefiarum Dei utilitatibus proficere non ambigimus . Quapropter Diploma
noverit omnis SanSx Dei Ecclefias fidelium, n» itrorumque pracfenrium fci- ^^ ^"^
licet , & futurorum Hubertus Parmenfis Ecctefiac EDÌfcopus Uberto*
nodram adtens clementiam petiit, ut more pracdecelTorum nofìrorum £c« Vescovo
clefìam fuam proficiendo anoumentaremus ^ ex liifque ftegioc . . « • . • ^> ^^'"*
tam cunfti clerici ejufdem Epifcopii in quocunque loco . • • . fuerint quo- '"^^j*?!?
que, & cunftorum hominum infra eandem civiratem babeat .-•••• pu- ^^*
blico in ejusdem Ecclefias jus» & dominium, ut diftriélum transfundere-
mus , ut deiiberandi i & dividendi i feu dilUingeodi poteflatem faaberet tam
35*
fupradifti cleri res» & familias, cj[uamque & homlnis infra candem civita-
tem habitantes , & res » & familias eorum « velut fi prxfens adeffet noftri
Comes Palatii , nos vero coniiderantes , & commodom duceares per fupra-
dìAì Imperli dignitatem & per mala omnia, quz acciderint faepe inter Co*
mites ipfius comitatus, & Épifcopos ejufdem Ècclefis ut penirns przterita
lis, & schisma evelleretur, & ur ipfe Pontifex cum clero ubi commiffo pa«
cifice viverec tam prò falute nodra quam nobilitate Regni, & omnium in
noflro Regno degentium concedimus , & largimur , & de noflro jure , &
dominio in ejus jus, & dominium omnino transfundimus, atque delega-
mus , murum ipfius civitatis , & didriAum , & telonium , & omnem pu«
blicam funAionem, tam intra civitatem, quam extra ex omni parte civi*
tatis infra tria milliaria, desinata fcilicet, atque determinala per fines, &
rerminos, ficut funt loca villarum, & nominibus defixa caftrorum. In O*
riente fcilicet Benecetse Cafellac Colorita. In Merìdie Purpurìano, Albari,
Vicocufuli. In Occidente Vicoferduli , Fabrorìo, Aeli • In Septentrione
Baganciola, Cafale, Palantani, Terabiano cum omnibus adjacentiis, &
Eertinentiis prasfatorum locorum integre, remota occafione ullius repreben-
onis nec non & regias vias, aquarumque decurfus, & omne terrìtorìum
cultum, & incultum ibidem adjacens, & omne quidquid Reipublicae per-
tinet. Infuper etiam concedimus, & omnes homines infra eandem Civi-
tatem przlibatos fines habitantes, ubicunque eorum fuerit hae«
reditas, five ad queftus, five familia tam infra Comitatum Parmenfem,
quamque in vicinis comitatibus, nullam exinde funélionem alieni noftri Re-
gni perfonoc perfolvant, five alicujus placìtum cuftodiant nifi Parmenfis Ec-
clefiae Epifcopi, qui prò tempore fuerit, fed habeat ipfius Ecciefias Epifco*
pus licentiam tamquam nofiri comes Palatii difiinguendi, & definiendi , vel
deliberandi omnes res , & familias tam omnium clericorum ejusdem Epifco*
pii , quam & omnium hominum habitantium infra pracdiélam civitatem , nec
non & omnium refidentium fupra pra^atae Ecclefiz terram, five libellarìo-
rum, five precariorum Et ita de noftro jure, & dominio in ejus
jus , & dominium transfundimus , ut nullus marchio , comes , vicecomes ,
aut aliqua regni nofiri magna, remiffaque perfona exinde de przdiAis re-
bus , & familiis , & omnibus quac fuperìus leguntur fé intromittat , aut ali-
quam fundionem inde recipere tentet ad augumentum etiam quate-
nus eadem Parmenfis Ecclefia nuilius fupplementi indigna videatur
permittendo concedimus ipfius loci Epifcopo, ut habeat poteftatem eligen-
di, five ordinandi fibi notarios qui caulas ipfius Epifcopatus difcutientes
ubicumque opporrunum fuerit per prasdióìum Epifcopum scribant cartas cu-
jufcunque voluerit tefiamenta remota prohibitione , vel controverfia comi-
tatus , five comitis, ut ficut ex parte comitatus funt faarum rerum exaAo-
res , ita ex parte Epifcopii noftra vivere , & fi acciderit de prae-
dióìis rebus, & familiis pofTe definiri per hanc noftri prz-
cepti paginam concedimus eidem Epifcopo vicedomino, ut fit nofter mis«
fus, oc habeat poteftatem deliberandi, & definiendi, atque dijudicandi,
tamquam noftri comes Palatii. Si quis igitur hujus noftri prascepti viola-
tor fciat fé compofiturum mille libras a uri, medietìtem Camene
noftne, & medietatem ipfius Ecclefias Epifcopo. Quod ut verius credatur,
diligentiufque ab omnibus obfervetur, mviolabiliterque cuftodiatur, mana
propria roborantes anuli noftri impreffionem inferius affigi prascepimus»
Signum domni Othonis SerenuIImi Augufti •
Vyllerius Canceliarin$ ad vicem Srun. Archiepifcopi , & Archicancel-
larii recognovit.
Data ^. id. ipartii anno Dominicx Inearnationk pòi, jitmo Vero Im-
perli domni Othonts SerenifTimi Auguri primo indiélione 5t
Aélum Liviae (^a) in Dei nomine fi^Iiciter. Am^n»
LXVII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LIV
Copia antica*
In nomine Domini Dei & Salvatori^ noftri Jefu Chrifti . Otto divina or- ponaiio-
dinante providencia Imperator Auguflus & item Otto filio ejus gratia Dei oedelCo:
RcK anno imperli & regni eorum Deo propicio in Italia fecundo quinto- ^^^^^^^
decimo Kalendas Februarii Indift. lexta . Sanfta autem matrem Ecclefie & *onic^i
Epifcopio Parmenfis ubi nunc domnus Ubertus Epifcopus effe videtur. Eg<rpn,mg,
quidam in Dei nomine Vvifredus Comes b. m. Oierici Comite Palacii tì-
Iius qui profefTo fum ex natione mea lege vivere alamannorum prefens pre-
feotibus dixi. Quisquis in fanéìis & venerabiiibus locis ex fuis aliquit con-
tulerit rebus juxta oAoritatem nomine in oc seculo centuplum accipias in-
fuper quod melius ed vitam polTidebit eternam • Ideoque ego qui fupra
Vvifredus dono & trado adque ofTero in eadem fanélam matrem Écclesiam
ad jura & proprietatem de Canonica ipfìus matris Ecclefias ad ufum &
fumptum vel Hipendia facerdotum & diaconorum feu de parte ipfius Ca-
nonico ^ui ibidem modo Deo fervire & in antea Deo famulare videntur
id funr in integrum cafis & omnibus rebus domui coitiles quoque & mas-
sariciis meisque quam habere vel poflldere vifo fum in Comitatu Parmen-
fis in fundo & loco ubi dicitar Cornitulo cum molendinis & ufiim ac]uis
vel eorum adjacentiis & pertinentiis omnia & ex omnibus quicquit ad ipfo
loco Cornitulo pertinere videtur una cum prato uno qui dicitur clufo fi-
cuti ad me vel ad infrafcriptis quondam Olerici Leigardi genitor & geni*
trice mea fuerunt ponefTis & defenfatis &c. • • • . «
Afium Parme &c.
LXVIII
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LV
Copia •
iJìxm in Dei nomine Civitate Mediolani ad manfionem Ambrofil qui & pirico
Bonizo de Civitate Mediolani per ejus data licentiam in judicio refideret tenuto !■
Adelgifus qui & Azo de eadem Civitate dileAum fìdelem & miffus domni Milano m
Ottonis Sereniffimi Imperatoris ex hac caufa ab eo conftitutus ctiam & prc- fa^«'« ^
(j) Il Muratori negli Annali oflerva cht dereiì leggere A3um Luta.
Z
3H
Aogel. ceptum de smulo ipfius domini Imperatoris in calee figiilatnm ibi oftenfit
Chldice ^ 'egere fecit hanc formam continente. In nomine Domini Dei eterni Or-
dì Pamt ^^ D^^ gratia Jmperator Auguftus Adirfgifus qui & Azo dileAo fideli no-
polTeiTore fìro fai. Mandamtis tibi quatenus fi inter homines in Gomitata Mediola-
atBentia nenfis atiqua contentio otta fuerit de quibufcumque caufis , nec inde Mis«
crDftsu^' sus eiciftat in definiendum tamquam fi ante noftram vel noftri Comitis Pa-
no^'ou '*^'* prefentiam fatSlum fuiffet . Refidentibus cum eo Grimaldus Anlpraudus
fteilar»- Lutprandus Adelbertus Heberardus Vvarimbertus Gifelbertus item Adelber-
no nel tus judices domni Imperatoris Aubertus & Joanni Petrus Rimpertus noda-
ContMdo fjj Hcriebaldus fiiius Quondam Stefani Ambrofius de loco Lamponiano Ar-
^ *naldu$ vaffallo predifto Herdebaldi Aicho aui & Azo Dominicus qui &
Kario vafialli item Ambroùi Andreas & Adelbertus de eadem Civitate Al-
do de loco cadrò femprio & maternus fil. Quondam Gregorii & reliqui •
Ibique eorum veniens prefentia Angelbertus Judex facri Palacii fiiius quon-
dam Johanni qui fuit de Civitate Parma & oftenfit ibi cartula una vindi*
tionis & eam legere fecit continebatur in ea per omnia ita • ^
p5<^ In nomine Domini Dei & Salvatoris noftri Jefu Chriiti. Otto divina
Acquisto hordinante providentia Imperator Auguftus & item Otto filio ejus Dei gra-
de' pre- tì^ Rex anno Imperli & Regni eorum hic in Italia Deo propicio fexto
j '^^^ oftavo die menfis deccmbris Ind. undecima. Conftat nos Berta filia ouon-
dàl Gi^ ^^i" Adelberti de loco Cafterno & Arioaldus fiiius Ambrofii qui & Èoni-
dice Ao- zo de Civitate Mediolani jugalibus qui profefiTi fumus lege Langobardo-
(tlbtrto. rum vivere ipfe Arioaldo viro & marito feu mundoaldo meo que fupra
Berte per ipfius Ambrofii qui & Bonizo genitori fuo confenfum & lar-
!;ietatera mihi confentiente & fubtus in omnibus confirmante & juxta
ege una cum notitia de propinquioribus parentibus meis qui supra quo-
rum nomina fubtus leguntur a quibus oc in quorum prefentia interro-
gata & inquifita tefta facio profefTionem & manifeftationem eo quod nulla
violentia patior ab ipfo viro & mundoaldo meo nec ad quempiam homi-
num nifi mea bona & fpontanea volunrate hanc vinditionem facere vifa fum
accepiffe ficut & in prefentia teftium manifefti fumus nos jugalibus qui
accepimus pariter infimul ad te Angelbertus judex domni Imperatoris de
Civitate Parma fiiius quondam Johanni argentum denarios bonos libras le-
gicimis quinquaginta & quinque habente per unaquaque libra denarios du-
centi quadraginta finitum precium ficut inter nobis convenir per Cortes tres
domui coltiles juris noftns quorum fupra jugalibus quam nabere vifi fu-
mus in Comitatu Parmenfe una in loco & hindo Foliano & alia in loco
& fundo Dinatiano tertia vero in loco & fundo qui dicitur Caftro alaria-
no cum capeilis inibì habentes cum cafis maffariciis & aldianiciis feu pre-
cariis ad ipfas Cortes pertinentes cum afpicientibus cum fervis & an-
cillis aldiones & aldianas ibidem permanentibus & ibi habitantibus tam
cafis cum edificiis caftris & areis curtificiis ciaufuris campis pratis pas-
cuis vineis & filvis faleAis ftallareis ripis rupinis ac paludibus col-
tis & incoltis divifis & indivifis una cum finibus terminibus adjacentiis
& pertinentiis ufibus aquarum aquarumque decnrfibus infulis molendinis
pifcationibus montibus planitiebus ùwe diftri^am & aliam condutionis
omnia & ex omnibus Quicquid ad ipfas Cortes pertinet, vel pertinere
dinofcitur in integrum & funt ipfas Cortes innmul videlicet Foliano
& Dinatiano feu Caftro Olariano inrer fediminas & areis ubi cafis ex-
tanc & capeilis feu ciaufuris campis & areis ubi vites extant atque pra-
tis pafcuis ìnfulls fiivls atque gerbi^ fuper totls infimul per menfura jufta
juges legitimis trecenti & fi ampllus de noiìro eorum lupra jugalibus in
inferioribus locis & fondis Foliano Dinatiano feu Cadrò Oiariano jure vel
per aliis locis ibidem ad ipfas Cortes percinentes in eodern Comitatu Par-
nienfe & Mutinenfe inventis fuerint quam & fupra menfuram legitimis prò
infrafcripto pretio & per hanc cartulam ia prefentem maneat vinditionis
que autem in diólas Cortes domui coltiies cum capellis & cafis fea rebus
territoriis atque caflris & una cum fervis & anciiiis aldiones & aldianas
vel dilìriéla atque alia funéliones ad ipfas Cortes pertinentes qualiter fubtus
legitur & jam diAis rebus una cum fuperioribus & inferioribus feu cum
fìnibus & acceffìonibus earum rerum etiam fi amplius fuerit in integrum ab
hac die tibi qui fupra Angelberti Judici prò ilio argento vendo trado &
niancipo nulli aliis venditis donatis alienatis obnoxiatis vel traditts nifi tibi
& facias extnde a prefenti die tu & cui tu dederis vel habere (latueris ve-*
flrifque heredibus jure proprietario nomine quecumque volueritis fine omni
nodra quorum fupra jugalibus & heredum nodrorum contradic. Quidem &
fpondimus atque promittimus nos quorum fupra Berta & Arioaldus juga-
libus una cum heredibus nofiris tibi qui fupra Angelberti judici & cui ca
dederis vel habere flatueris vefirifque heredibus in didlas Cortes domui col-
tiies qualiter fuperius cum rebus territoriis ad eas pertinentibus legitur &
comprehenfas & venundatas declarantur una cum fervis & anciiiis aldiones
& aldianas ibidem pertinentibus in integrum ab omni contradicente homine
defenfare juda lex & fi defendere non potuerimus aut fi contra ac cartula
vinditionis per quovis genium agere aut caufare prefumpferimus vel fi a-
gentibus confentiens fuerimus tunc ea omnia que tibi fuperius venundavi-
inus in dublum vobis reftituamus ficut prò tempore melioratum fuerit aut
voluerit fub extimatione & jam di&ìs cafis & rebus in ejufdem locis quia
fio inter nobis convenir . A6lum Clvitate Mediolani . Signum m. fupra-
fcripre Berte que ac cartulam vinditionis ut fupra fieri rogavit & ei re-
leé^a ed. Arioaldus vir & mundoaldo eidem Berte confenfi ut fupra & a
nobis fafla ss. Ambrofius genitor eidem Arioaldi confenfi ut fupra & ss.
Aldo propinquo parente eidem Berte qui eam interrogavi & ss. Signum m«
Tadoni de loco Cafierno filium quondam Galdatì propinquo parente eidera
Berte qui eam ut fupra interrogavit & ad confirmandum manum pofuit.
Herlebaldus rogatus ss. Ambrofius rogatus ss. Maginerlus rogatus ss. Do-
minicus rogatus ss. Ariprandus rogatus ss. Perribertus Notarius & Judex
Dom. Imperatoris fcripfi pofl trad. compievi & dedi .
Cartula ipfa vinditionis in eodem Judicio oHenfi & ab bordine relefla
interrogaverunt auditores ipfis eundem Angelbertum prò quit cartulam ipfara
vinditionis in eodem oflenderet judicium qui ipfe Angelbertus judex ideo
cartulam istam in isto ostenfi judicium ut ne fìlens appareat & nec qiiis-
piam homo dicere podìt quod ego eam occulte aut conludiofe habuifTem
vel tenuiffem & cafis & rebus territoriis ipfis cum fervis & anciiiis al-
diones & aldianas utrlufque fexus & alias funéliones quicquit ad ipfas Cor-
tes pertinent quìbus in ista legitur cartula ad meam habeo & teneo pro-
prietatem & paratus fum fi ullus homo mihi exinde aliquit dicere vel age-
re aut caufare vult cum eo ad rationem standum, & c^uod, plus est que-
ro ut dicant isti Arioaldus & Berta jugalibus qui hic prefens funt &
istam in me emiferunt cartula fi cartulam istam vinditionis bona & vera
est aut fi eam fieri rogaverunt vel fi mihi de ea omnia que mihi per
35^ . '
iftani cartulam venundaverunt aliquit mihi contradicere aut fubtrahere vult
aut fi justa istam meam cartulam meis propriis efTe debent an non • Ad
hec refponderunt ipfe Arioaldus & Berta jugalibus per confenfum &
larglratem jam dldo Ambrofii qui & Bonlzo genitor eidem Arioaldi qui
ibi prefens erat vere cartula ipla vinditionis que tu Angelbertus Judex
hic in judicio oftenfisti bona & vera est & nos Arioaldus & Berta ju*
gallbus eam fieri rogavimus & cafis & rebus territorlis ipfis fervis & an-
cillis aldiones & omnes alias func^iones justa ipfa tua cartula tuis propriis
elle debent & adverfum fé nihil agere nec caulare nec fubtrahere querimus
quia nec legibus poffumus eo quod ut diximus justa ipfa tua cartula via-
dicionis que hic ostenfisti tuis propriis funt & effe debent & nobis juga-
libus nihii pertinent ad habendum nec requirendum . Bis peraólis & ma-
nifestatione ut fupra fa£la paruit fupradiélis Auditoribus efle & jam di<5li
Judices judicaverunt ut justa eorum inteniione & profeflTione feu manifesta-
tione ipforum Arioaldi & Berte jugalibus a modo in antea ipfe Angelbertus
judex cafis & rebus territorlis ipfis fervis & ancillis aldiones & aldtanas
quibus in ipfa legitur cartula ad fuam habere & detinere deberet proprieta-
tem fine contradi^ione ipforum Arioaldi & Berte jugalibus & ipfis Arioal-
dus & Berta jugalibus manerent inde taciti & contempti &c eo modo finita
est caufa & qualiter ex caufa a6la vel deliberata est prefentem notitla prò
fecuritatem eidem Angelberti Judici . Ego Petribertus Nor, & Judex dom.
Imperatoris fcripfi & interfui anno Imperii dom. Ottoni SereniflTimi Impe-
ratoris fexto & idem Ottoni fìlio ejus Deo auxiliante Imperator anno Im-
perii ejus primo menfe Januario Ind. undecima.
Adelgifus qui & Azo milfus fui ut fupra & ss.
Grimoaldus Judex domni Imperatoris interfui & ss»
Liutpraildus Judex domni Imperatoris interfui •
Adeloertus Judex domnorum Imperatorum interfui .
Heberardus qui & Aéìo Judex domnorum Imperatorum interfui .
Gifelbertus qui & Costo Judex domnorum Imperatorum interfui •
Adalbertus Judex domnorum Imperatorum interfui •
Herlembaldus interfui.
LXIX
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. X. N. LVI
Copia antica*
Felice da Jn nomme Domìni & Salvatoris nostri Jefu Christì. Otto & item Otto
Beneceto fiHo ejus divina ordinante providentia Imperatoribus augnstis anno imperii
Oi°*ni*' V^^ ^^^ propitio donni item Ottonis feptimo & item Ottonis ejus nlius
di Pinna *" ^^* nomine fecundo die tertio menfis Januarius Indie, duodecima. San-
S Dona "* '-:"" ^ ^^"^
IO di Bc- ^^^^ ^^^ profeflus fum ex natione mea lege vivere langobardorum &c. . . .
neccco. dono & trado atque offero ut post meum deceffum veniant in Canonicam
SanAe Marie Matricis ipfius Epifcopii Parroenfis ad ufum & fumptum &
L
357
stipendia de Omnibus Canonlcis &c hoc funt Cortes dae in loco
QUI dtcitur Cafale juris mea &c. . • . que fune per menfuram justam modia
duodecim &c Et forte una in loco qui dicitur Runculo &c
verum etiam & maffaricies due qae funt pofite in loco Trabiano &c. . • .
& funt &c. • • • • prò anima mea & Tuprafcripti Leonis genitoris mei &
Filiperge genicricis mee feu Arialdi diaconi qui fuit germanus meus &c. • . •
Infuper ego qui supra Felix dono & trado atque ofiero in horatorium illud
quod rejacet in loco prope Beneceto qui est ad honorem Sanfìi Donati
confelToris construflum in propriis rebus meis quem fupra Felix hoc funt
cafe & res ilie jure mee quas habere & poflfidere vifus lum in eodem loco
ubi fuprafcriptus Sanélus Oonatus dicitur &c. • • . • & funt res ipfe per
menfuram & rationem ad perticam legitimam de pedibus duodecim men-
furatam inter fedimen & areas ubi vires extant feu prata juges tres terre
arabilés juges viginti lilva glandaria juges due inter gerbures & paludes
juges quatuor una cum moTendinis & aquariis fuis ibidem confistentibus •
Verum etiam & insti tuo in hoc faflum lortem unam in ipfo loco que ab
antiquis in ipfum Oratorium est constituta que regere videtur per AdaU
bertum presbiterum que esc ad fuprafcriptam menfuram inter fedim & areas
ubi vites extant feu prata festaria duodecim terre arabiles juges decem in-
ter gerbores & paludes juges due &c. ... Ita ut non habeant potestatem
ipfi Canonici qui prò tempore fuerint ipfum Oratorium ncque de rebus
ipiis que ad eum pertinent commurando nec per iìteofis vel libellum dandi
nec per nullumvis ordinem alienandi fed tantummodo post meum decelTum
duos presbiteros per eos Canonicos eleflionem eligendi & mittendi vel con*
stituendi in ipfum Oratorium ^ui inibi miflTas canere debeant & divinum
ofRcium vel ecclefiasticum misterium ibidem faciant. Et quando de eis duo-
bus decefferit alium in loco mittatur ut femper (int duo ufque in fempi-
ternum &c. • • . Cum Dominus me de hoc feculo vocari juflerit ibidem ad
ipfum Oratorium meum fepulchrum constituatur &c. . • •
Aélum Parme feliciter &c. • • •
Ego Felix in hac pagina judicati & ofTerfionis a me fa£la fubfcripfi •
Aiprandus Judex facri Palatii rogatus fubs.
Eupertus judex facri palacii rogatus ss.
Joahnes Notati us facri palacii rogatus ss.
Azo Notarius facri palacii ss.
Azo Notarius dominorum Imperatorum ss.
S. manibus Adelberti filii quondam Stephanonis & Stephanonis fe«
Ragimerii germani filii quondam Johannis atque Sigefredi qui & Sigerò de
fuperfcripta Civitate Parme lege viventes langobardorum rogati testes.
S. manib. Grimaldi filii quondam Bernarai de Saugnano & Sicherii de
Medafano rogati testes.
Scripfi ego Gerardus Notarius dominoram Imperatorum post traditam
compievi & dedi •
Z 2
358
LXX
Dair Archivio Episcopale di Parma
Originale .
969 j
Ottone I. J^n nomine sanfle & individue Trinitatis. Otto divina ordinante provIden«
^ j.^J^ ria Iraperator Augustus. Sì fideiium nostrorom petitionibus maxime ilio*
bei co * rum qui frequenti conamine in nostre fidelitatis obfequio defudant aures
Vescovo noflre ferenitatis accommodaverimus promptiores & devociores eos circa no-
di Parma ftrum famuiatum effici non ed ambiguum. Quocirca noverint oraniam
ad"i« *o^ sanfle Dei Ecclefie fideiium noftrorumque prefentium fcilicer & futurorum
ne e^^ a* iuduftria cum nos in Kaiabria refidebamus in confine atque planicie que
ligJiuoli ed inter calTanum & petram fanguinariam ibique noftro imperiali jure no*
le prò- (Iris fidelibus tam Kalabris quamque omnibus italicis francisque atque teu*
^oflèdute ^^"'^^5 '^6^^ preceptaque ordinatim imponeremus Hubertum venerabilem
nel %art sande parmenns ecclefie Epifcopum & Archicancellarium noftrara adiiflè
migiano, ciementiam quatenus Ingoni noftro dilefto fideii fuisque filiis Huberto fci-
e in varj (icet atque Ribaldo feu Obberto eorumque heredibus res & proprietates
Si^hl^ (ibi quovis titulo fcriptionis feu hereditario nomine pertinentes infra i«-
gnum itaiicum conjacentes noftra preceptali audloritate confirmaremns &
corroboraremus • Cujus precibus acclinantes & ejus fidelitatem non mini-
mam confideranres concedimus donamus largimur atque confirmamus per
hujus noiìri precepri paginam prefatis Ingoni fuisque filiis eorumque ne*
redibus omntm eorum hereditatem a patte ve! a matre fibi dimiflam fea
omnes res & cortes mercata & publicas funftiones que ubi tam beredlrarìo
nomine quamque etiam fcriptis quibufcumque pertinere videntur conjacen-
tes juxta regnum itaiicum in comitatibus videlicet bulgarienfi laumellenfi
plumbienfi mediolanenfi evorienfi papienfi piacentini parmenfi cortem fcili-
cet de bercleto cortem de ceretano cortem villanove cum caflro fuper fé
habenrem cortem de gravalona cum caflro caffiolo & creblado cortem de
marinafco cortem de neviri cum cadrò vicogiboin & villa fazago feu infra
civitatem novarienfem cortem de veriftelim cum cadrò fuper fé hnbentem
& in parmenfi cortem de tortoliano fimul cum cadrò cortem de daderiano
cum cadrò & vicoferdulfi cum cadrò nec non ceteras res & predia gue in-
fra pretaxatos comitatus adjacent cum omnibus adjacentiis oa pertinentiis
fuis ut habeant teneant firmiterque poffìdeant tam ipfì quam lui beredes
nodra nodrorumque fuccefTorum vel omnium hominum contradiftione re-
mota. Concedimus & per hoc nodrum preceptum confirmamus eidem In-
goni & fuis filiis eorumque heredibus ut ex bis prenominatis cortibus feti
ex cunftis ceteris rebus per cartulas vinditionis donationis indicati feu no-
llri nodrorumque antecefforum preceptorum paginis fibi fuisque datoribus*
adquifitis cum omnibus adjacentiis & pertinentiis fuis nullus invadere temp-
tet aut eos disveftire prefumat fed nodra preceptali auftoritate corroborati
& confirmati liceat eis prediAas res faabere tenere & quiete podldere fublata
omni controverfia . Concedimus etiam & per hunc preceptum confirmamus
ut nullus dux marchio comes vicecomes fculdadio gadaldio feu magna par-
vaque nodri regni perfona prenominatum Ingonem fuofque filios eorum-
que heredes feu bomines in eorum prediis refidentes ex bis prenominatis
^^9
cortibns & rebns prefatis vtris pertinentibus aliquam pnblicam fundionem
feu teloneum tollere prefumat aut ad placitum redigat vel legem eos fa*
cere inHiget nifi prenominatos viros eorumque heredes ia noftra noftrorum*
que fuccelTorum prefentia & In eorum prediis refidentes in fua verum etiam
adyocatos habere & per inquifitionem res fuas defendere & ablatas fibi ad*
quirere & fi monimina chartarum quo vis ingenio perdiderint hac noftri pre-
cepti pagina corroborati invefiiti maneant & confirmati noOra largitione
abita legaliter defendant & ablata legali examinatione requirant omniuna
hominum eradicata controverfia. Si quis autem aliquis preiumptor de fu*
pradidis cortibus vel rebus eos disvefiire aut inquietare fine legali judicio
tentaverit feu aliquem cenfum vel fervitium de omnious prefatis fine ilio-
rum dono acceperit aut quoquo modo hujus noflri precepti violator exti*
terit fciat fé compofiturum auri optimi libras centum medietatem Kamere
nofire & medietatem pretaxatis viris eorumque heredibus & ut verius ere*
datur diligentiufque ab omnibus obfervetur manu propria roborantes anu*
lum noflrum inferius imprimi juffimus.
Signum domni Ottonis Sereniffimi Augudi .
L. <Jf S.
Ambrofius cancellarius ad vicem Huberti Epifcopi & archicancellarii
recognovit & fubfcripfit*
Data XIII] Kal. Maj anno dominice incarnationis DCCCCLXVIII}.
Anno vero domni Ottonis Sereniffimi Augufti VIIJ. Indie. XII.
AAum in Kalabria in fuburbio caflTano in Dei nomine feliciter • Amev.
I
LXXI
Dal Savìoli Annaì. Bologn. Voi. I P. II pag. 56.
n nomine sanale & individue Trinitatis anno Dominice Incarnationis p-j
DCCCCLXXIIL apofiolatus domini Benedici prinK>. Imperii vero domini Uberto
Othonis ofiavo pontificatus domini Honefli Ravennatis metropolitani III Vescova
dum ab eodem facrofando Honefio Archiepifcopo fuifque fuffraganeis fcil. di Parma
Johanne Epifcopo Cornelienfi . Gerardo Epifc. Paventino . Odone Cefinate . ^{JJ^*©-
Alberto Bononienfi. Uberto Parmenfi. Sipalfo Piacentino in Capella juris ,« Bolo*
sanAe Parmenfis Ecclefie in loco marzalia fita ad honorem vocabulumque gnese pi»-
sanSe Marie dedicata san^ Synodus de quibusdam neceflfariis ac utilibus recchie
regni ecclefiarum flatus rebus habita coleretur perventum eft ut Albertus "^^^g^
Epifcopus Bononienfis in medio illorum affurgens inopiam fui Epifcopii fogm^ , «
adeo conqueflus eft quatenus fuarum ecclefiarum farta tefla ctericorum pau- riceve a
perumve fumptibus necefiària fuppeditare nullatenus valeret , inter ceteras compen-
denique fue inopie anguftias c^uedam loca juxta bononiam fita ab Uberto ^^^^'^
Parmenfi Episcopo tum temporis derenta juris fue ecclefie videlicet bone- ][|oQceTo
nienfis effe penitus conclamabat . Cujus quidem inceffabilibus queretis pFe- giio con
libatus D. Archiepifcopus commotus Ubertum Parmensem Epifcopum omni poche vi.
affeftione quid ad eum predica loca pertinerent difcuffit. Tunc demum **••
Krefatus Ubertus Epifcopus eadem loca fue sanfle Parmenfis Ecclefie fi-
ique quarumdam fcriptienum tltiil^ ex quorumdam predecefforum fuorum
epifcoporum parte deveniffe profeffus eft . Eniravero dominus Archiepifc. . . •
Uberto Epifcopo fuggefferunt quatenus predio amore prefentiaque domini
fiUas quondam Severi Comes. Gerardus & Arardus Germani Comiribus^
Lambertus Comes .••• Sanili Petri. Martnus Comes Ferrarlenfis . Ildebrando
& Rodulfo ger. * . . Ariminienfis • Petrus & Lambertus ger. . • • filiis quondam
Joanni de Civitate Bononia. Paulus judex ex genere Ducis de Civitare Ra*
venna. Petrus judex de Civitate Ravenna. Presbiteri . . . Diaconi . . . San-
(ìe Ravenn. Presbiteri • • • Diaconi • • . Parmens. Ecclefie • . • Dux de
Traverfaria . • . Andrea filius quondam Petri magiflri milit. Rodaldo filius'
Rodaldi Dux maeiftro militum. Romoaldo filius Sergi. Petrus filius AdeU
berti . Henricus filius Romoaldi Ducis . • . Attelianus & Gerardus germ. Con*
fulibus. Mauritius filius quondam Romano Confule qui vocatur de Theo-
do . . . . item Bononien. de monte celeri de Galiigata de Bobio • In ifto-
rum fuprafcriptorum prefenria orta eli lis & magna altercatio inter Petrus
& Lambertus germ. . . . filii ruprafcrtpti . . . Ecclefie quo modo fuprafcri-
ptum Ubertum detinet predia & rebus pofleffionibusque eorum contra volua-
tatem Petri & Lamberto germ. & fjc cum illis contendat . Tunc domnus
Honeftus fanflifllmus • • • quales aitercationes audientes una voce ceperunt
dicere quod bonum & redlum ed ut lege inter fé definiantur ur inimicitia
inibì non adcrefcat. Suprafcripci vero Epifcopi & Gomiti & Duces at*
que . . . Epifcopus SanAe Parmenfis darà voce dixit. Paratus lum hec om-
nia adimplere & per legem definire ficuti vos commendatis atque fanci*
tis . . . niprafcrìpris Petto & Lamberto germ. hec audien. . • . ex jure q.
parentum noftrorum jure proprietatis & quam per preceptores & emphiteo-
um de Sanila Ravennati Ecclefia • • . • Ubertus Epifcopus detinet & con-
tempdit noftra p. ...dimus & ut nobis contempdit ante deUo Potito in in-
tegro & curte Sudano pofite fubtus pieno jure proprio • • • monaflerio San-
ili Joannis Cafa puronia atque & a S. Roman. . . . Sanili Martini ibi edi-
ficata cum fuls pertinenciis & mafia filiceffe cum Oratorio Sanili Angeli
atque fundum Olmitula .... & in fundo Ruda fimiliter jure ... . & in
quarto firailiter fnper fluvio Rheno & intro Civitate Bononia folas terre
cum cafis & vacuamentis una cum . • . • dtcitur Melloncello juxta Rapone
& . • • • prefate Sanile Ravennatis Ecclefie & de monaflerio Sanili Joannis
cafa pateria .... verum etiam de Sanile Romane Ecclefie & aliis rebus
circo circa Bononia ve! ubi • . . quam nobis pertinentibus proprio quamque
& de condì . . . domnus domnus Ubertus Epifcopus Sanile Parmen. Ec-
clefie refpondit pariter cum fuo avocatore nomine Ingelfredus . • • (Quondam
Benediilì de Valiaria de ipfis predtis & curte & capellis cum omnibus eo-
rum pertinentiis • ; • Unae vos adverfum nos convenitis nos etiam contem-
Stimus & habemus prò inveflituris magnis Othonis Im. ... & diilum au-
ivimus quod pertinent fuprafcripte res qualiter fupradiilum noftre Parmen-
fis Eccleue ante prefentiam Imp. unde reclamavimus & per ejus julHonem
indi inveftiti fuimus unde nunc modo fum . . • quia nullam fcriptionem in-
de habemus neC ullum direilum inde reperire potuimus nec nihii noflre Par-
menfis Ecclefie attinet nec nos fed vedrà juflitia ed ad habendum vos &
vedris heredibus & fi ullum unquam in tempore ego Ubertus Epifco-
Jus . . . fuccefforibus aliquam fcriptionem odenderit vel hec ex parte no-
re Ecclefie & vacua & inter fcedula & falfa computetur & ^ nullum in fé
habeat vi^orem vel firmitatem . . . utrumque fpopondiffe fuprafcripta U*
bertus Epifcopus Parmenfis Ecclefie pariter cum fuo avocatore in aliquo tem-
pore ilio vel fui fuccefibris aliqua moledia inde fecerit vel altercaverit vei
inveditionem illc iacere voluerit vel indru quot inde mondraverit tane
3^
daturo fé promifit a fuprafcrìptis Petrus & Lambertus germano vel ab eo*
ram heredibus argenti libras centum & omnes iftas fuprafcrìptas res in da*
plum redituere fcilicet fuprafcripto Paulo Judex & Petrus item Judex de
Civitate Ravenne prudenter fanxerunt fecundum manifedationem atque fpon«
fionem judicamus eidem Uberei Epifcopi manere in ipfa fponfione oc de ip*
ùs omnibus rebus & pofTedlonibus & curtis feu prediis & capellis & om-
nibus prediAis rebus tacito & contempto (ibi fuisque fuccelToribus efle &
permanere & ipfis Petrus & Lambertus germ. quiete & pacifice ipfi & he*
ledibus illorum habere & poffìdere in perpetuum. Tunc Senatus & populi
multitudo oui inibi aderant laudaverunt quod reftum & judicatum & defi-
nitum efl. Hoc faélum ed fub die menfe Indifl. fuprafcripta fecunda. Ter*
ritorìo Mutinenfe in loco ubi dicitur Martialia.
Honeftus Chriflo auxiliante Sanfle Ravennatis Ecclefie Archieptfcopus
buie ut pretaxatum ed notitie confenfi & fubfcripfi. Joannes Epifcopus
SanAe Comelien. Ecclefie in hac notitia fìcut judicatum ed interfui & lub*
fcripfi. Joannes Arcidiaconus Bononien. Joannes Diaconus & ved. Joannes
presbyter Bononien. Petrus presbyter Bonon presbyter Bonon. Petrus
cxiguus presbyter Bononien. Acfelbertus Comes & Arardus Comes • Pauius
Deo annuente dativo ex genere Ducis ut fuperius indicavi . ^ Petrus divina
f;ratia dativo ut fupl. interfui & Afprandus Judex facri palatii . Angelottus
udex facri palatii. Theupertus Judex facri palatii & mIiì fluns*
LXXIII
Dalt Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LVII
Copia antica.
978 T
Domiio- In nomine Domini Dei & Salvatoris nodri Jefu Chridi . Otto gratta Dei
nt del Imperator augudus. Anno Imperii ejus Deo propicio undecimo die quar-
afFcle*» toaecimo de menfe oftobris . Indiftione feptima. Dum fragilis ac caduca
rm *fatu ^^^^ hominum idem in hoc feculo dum vivit & rede loqui potuerit res
da Gaar- fuas bono debet difponere animo • Ideoque providi ego Guarmundus filius
monaoal bone memorie Vvitegau de Comitatu Parmenfe ex genere francorum de
^picolo Q,^^ j.gj q^g ^-(jj 2 Q^*^ pietate largita ed Chridi iidelibus ofTero ut eo-
g^^ "* rum fanfta ìnterceffione Deus mihi miferator existat Prepofito vero & duo-
decim Canonicis presbiteris Cardinalibus feu & duodecim Degomanis in fan-
{h Parmenfi Ecclefia fervientibus in eorum ufum & fumptum do trado &
ofTero pod meum diceffum eo ordine ficut hic fubtus legitur hoc ed ca-
ftrum unum cum area in qua extat quod nuncupatnr Feiegaria cum capella
intus fita & una dtmldia prope ipfum cadrum fit & in circuitu ipfius ca*
firi molendinos duos & vinea domnicata cum broilo & prato oc braida
domnicata atque domum cultilem totum feu maffericies (eptem in cafaie
grande fita ^ue fuic direéla per Johannem Cantarellum & alias fex que funt
ite prope ipfum cadrum una dericia & altera madariciam ^ quam detinet
Donnino & alterum que detinet lideprando de Cerliano & aliam que deti*
net Johannes Olarius. Item alteram que detinet Johannes Gramo & unam
que detinet Dragulfo & Riperto madariis feu res omnes (juas habere &
podidere vifus fum in circuiiu ipfius cadri excepto maflaricia Illa que re>*
gere vldetur per urfum maflarlum & excepto campo uno m ragauHo mod*
oAo antepoilta vinea illa &c« • • • Infuper dono & ofi'ero vobis prediélis
Canonicis pecia una de terra in ci vitate Parma prope ecciefiam SanAi Vi*
talis (ita que eft per menfuram juflam tabulas duodecim &c« • • . eo tamen
ordine ut de predido cadrò 6l capeilis feu molendlnis ac de prediflis rebus
fiant exinde porciones tres, dues nempe porciones habeat fupra fcriptus Pro-
Eofitus & duodecim presbiteri Cardinaies terciam namque nabeant jam diAt
legomani &c. • • • Offersi & concedi prò anima mea & quondam Grirailde
conjugis mee & quoddam Vvidonis fìlii mei mercede &c. • . • Aftum infra
caftro Felegaria &c« •. . . Scripd ego Petrus not. facri palati! poft traditam
compievi 6l dedi.
LXXIV
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LVIII
Copia •
xn nomine sanflx, & Individuai Trinttatis* Otto divina favente providea* ^go
tia Imperator Auguftus. Omnium Sanóbe Dei Ecclefìas, noflrorumque prs- Otconell
fentium ac futurorum fidelium noverit indurrla , eo quod Canonici Par- imperat.
raenfis Sandae Matricis Ecclefiae , interventu ac petitione dominae nortrac -^^uo/b *
matris Adelaidae nodram efflagitantes celfitudinem , quatinus omnes Cano- qì i^i Qg^
nicales res fub nodri Praccepti confirmatione reciperemus • Quorum judam picolo di
efflagitacionem confiderantes , illud mente revolventes , quoniam fi Deo ^arma.
famulanttbus in omnibus nodra Magedas necedltatibus fubvenerit, Deum
nobis propitium habebimus , fupradiélorum videlicet Canonicorum affiduis
precibus; unde tam Chridi remuneratione , quamoue matris amore » nec
non illorum sacerdotum intercedlone omnes res praelibatae Ecclefias tam in«
fra Civitatem quam extra: videlicet omnes domos, quas Papias habere vl-
dentur: Cadellum Palafioni cum omnibus fuis adjacentiis & operis tam de
Cadellanis quamque de Colonis, & castera omnia fervitia) quas circum-
yicinis Oppidis canteri Cadellanis praefidentibus exhibent ; ita ipfi fupe-
rius diéli Cadelli , & cacterorum omnium inferiorum Cadellorum incoiai
fupradiAis Canonicis omni tempore fecundum morem locorum exhibeant:
fcilicet Macrituiac , Gajanum , Monticellum , Aquamlatulam , Cadellum de
Sablone, quod nuncupatur fafamaffa cum Corte, Cadellum de FoIIiano,
?[Uod nuncupatur Mucletum cum Corte, Cadellum de Monte Gibuli cum
uis pertinenriis , & cum Colonis, qui habitant in Monte Acutulo , Ca«
dellum de Sala cum fuis pertinentiis , & cum manfionibus, qua? funt in fu*
burbano territorio Ferranae , & Cortem de Gavello , & manfìones infra
Civitatem Bolloniam, cum Ecclefia & vineas & terras, quas fuerunt Regi«
zonis , & manfos duos de AI • . • • manis : Corte de Monte cum omnU
bus fuis perrinentiis : Cortem de Spaniaco cum Ecclefia : Cortem de Ballo*
ni cum luis perrinentiis & adjacentiis , & Runco Colombino : Cortem de
Cornitulo cum valli: Cortem Temoncello juxta Blanconise, cum runcis,
qui funt in Viarìolo, & cum omnibus pertinentibus tetris: & Plebes duas ,
imam Sanéli Profperì, alteram SanAi Martini in honore dicatas, cum om-
nibus illarum pertinentlis & decimis : fimiliterque decimas omnium homi*
Bum habitantium Pannami laboraatium faburbanas terrasy quae dividuntuir
364
a Plebibus : nec non et'iam tertiam pattern telonjei ejusdem Civitatis : nec
non inanfos in Gambiolo, & in campo Tufatico & in Soleniano & Cir-
liano & in Noceto : five etiam Manfos , qui funt ultra Inciam feu ubique
locorum fub noftro imperio Italico, tam in planictebus quam in montibus^
inaiendinos , pifcationes, filvas, aquasduAus, flumina , fontanas, tam qaod
in prasfenti nabent, quam in antea Chridi prerogativa adóuirere potemnt
ufque in finem fxculi, eo tenore iub noflri confirmatione Prascepti recipi-
mus, quatinus nuilus Dux^ Marchio t Archiepifcopus , Epifcopus, Comes,
Vicecomes, Sculdalìus, Gaftaldius, vel aliquis publicx rei Exador, magna
r/aqae noftri Imperii peifona, quovis in tempore de pnediAis Caflellis
Curtis paratas aut operas, aut aliquam publicam exadionem quzrere
praefumat , aut prasdiAos Parmenfes Canonicos de jam diéìis omnibus rebus^
moleflare , aut desvedire prasfumat • Et fi quis umquam inventus fuerit , qui
contra noftri Prascepti confirmationem agere . perperam temptaverit , fciat
fé amiflurum centum libras auri obtimi, medietatem noflras Ramerae &
roedieratem prxlibatis Canonicis, quibus moleftia • • • • • Et ut hoc ve-
rius credatur, & in poderum diligentius ab omnibus Deum rite coientibas
obfervetur, figilli noflri imprefllone fubtus jufllmus infigniri*
Signum domni Othonis Sereniflimi Imperatoris & inviAiflimi Augufli •
J^» fp ò«
Johannes Cancellarìus ad vicem Petri Epifcopi & Archicancellarìi re»
cognovi & fubfcripfi.
Data V. Kalendas Januarìi , Anno-Dominicx Incamationis DCCCCLXXX.
Indizione IX.
Regni vero domni Ottonis XXII (^f). Imperli autem ejns XIIL (^).
AAum Kavennas.
LXXV
t)aW Archivio Capitolare di Parma Scc. X N. LIX
pSi Originale .
Ottone II
ratffic"' *" nomine fanflae & individuae Trinitatis . Otto divina farente clemencia
al Vesco. Imperator auguftus • Decet nos fidelium noftrorum peticiontbus pio atfedlu
To sige- confulere praccipue de his quae in fanflislocis expetunt affenfum pracbere qna-
f[*^^jj.^ tinus devociores eos in noftrum reddamus servicium & infuper ab aeterno
J^^^.^ remuneratore praemia percipiamus aeterna. Quapropter omnium fidelium
ni della sanftac Dei Ecclefiae noftrorumque przfencium uiiicet ac fururorum com-
Chiesadi periat induftria quod Sigefredus ven.sanftas Parmenfis Ecclefiae Epifcopus in-
Parma. terventu ac peticione Teoderici Mitenfis EccleCae Epifcopi noftrique dileftis-
(4) Dovrebbe estere XX. Mnrat. Annali , na è di carattere molto più recente 9 e noa
. (t) Facile errore del Copifta y dice il Ma- è originale » tuttoché lo Scrittore fi aflatU
rttOii. Correggafi però XIlll. Giacché an- ciCTe per (in di voler far credere che vi
che il detto Scorico pubblicò qucAa carta foffe un tempo applicato il (i^illo imperia*
Afitiq, Irai, Afed, j£vi T. I pag. 993 scn- le . ElTa è scritta a foglio in piedi ,^ quando
za dubitarne , io non deciderò se (ìa auten- i Diplomi originali sono ficfi a fi)gUo oblos*
tica o falsa • Certo é però che la pergama- go .
^btulit excellentia: noftr» prarcepta praedeceflbrum noftrorum Car-
toli Imperatoris qualirer ipu concefTerant donaverant & con-
gni Regiam fitam infra eandem Civiratem Parmenfem cum
fainuiis nec non & rebus eorum in integrum & omne
^neum ac diflridum Civitaris ac ambitum murorum cum
^atis f«u & Pratum Regium Ecclefiae fuae ac pracde-
iualiter habendum. Quibus noflrs celfìtudtni oftenfis
.nenciam ut noflro ea denuo corroboraremus & confirnva-
. Cujus pericionibus aures noflrs pietatis inclinantes &
. obfequium ejus inconvulfam fidelitatem adrendenres & mo-
celTorum fequentes juflinius ei hoc nollrum fieri pracceptum per
dem Sigefredo fusque Parmenfi Ecclefiac ac fuccefroribus fuis diftri-
ipfius Civiratis ambitumque murorum cum integro fuburbio & omnia
.X de regio feu augurali jure in cjus dominium & poteflatem fucceffo-
rumque ejus ad partem pracdid^e fuae Ecclefiae ficut fuperius infertum effe
videtur translata funt confjrmamus ac fa^culo tenus corroboramus habendum
tenendum & faciendum exinde quicquit illis melius vifum fuerit ad pattern
& utilitatem praslibatas Parmenfis Ecclefiae ex noftra pleniffima largitate eo
vero ordine ut nullus Dux, Marchio, Comes, Vicecomes, Gaftaldio , Scul-
dafcius , vel aliqua magna parvaque noftri Regni perfona Slgefredum Eprs-
copuni fuofque fucceflfbres de diflriéìo Civitaris inquietare aut infra eundem
ambitum murorum tocius Civitaris atque Suburbium placita tenere aut ali-
quam publicam fonfìionem exigere umquam praefumat. Si quis vero quod
minime credimus nofìris & futuris temporibus hanc noftram confirmacio-
nem infringere minuere vel corrumpere temptaverit fciat fé compofiturum
auri optimi libras centum medietatem Kamerac noftras & medietatem ipfi
Sigefredo & fuccefforibus ejus ad partem prazdié^as fuae Ecclefias quibus vio-
lencia illata fuerit. Et ut hzc noftra conceffio atque confirmacio firmiter
habeatur ac diligentius ab omnibus obfervetur manu propria fubter firma-
vimus & noflro figno eam juffimus infigniri .
Signum domni Ottonis fecundi Sereniffimi Imperatoris augufti .
Joannes Cancellarius ad vicem Petri Epifcopi & Anchicancellarii reco-
gnovi & ss. L. ^ S.
Data Id. Augufti anno Dominlcae Incarnationis dcccclxxxI. Indiftio-
ne viiij. Imperii domni Ottonis fecundi xiiij. Aftum in Cerece in Del
nomine. Amen.
LXXVI
I
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXII
Originale .
n nomine fanfle & individue Trinitatis anno ab Incarnacione Domini no- Donazio-
ftri Jefu Chrifli novemcentefimo oftua^efimo feptlmo pridie Kalendas Apri- ne del
lis . Indiftione quintadecima . Canonica fan^e Dei Genitricis Marie Mater 5"^'^^?
Ecclefie Parmenfis ubi nunc Dodo Diac. & Prepolìtus ejusdem Canonice j[^* "jj^
preeffe videtur. Ego in Dei nomine Sigefredus ipfius fanfte Parmenfis Ec- Canonica
clefie Epifcopus donator & ofTertor ipfius Canonice prefens^ prefentibus diPtrma.
quod nos fi aliquic de rebus noilris locis fandorutn vel fuffidiis Canonico*
>
3(55
rum confenmus procul dubto nobis noftrìsque parentibus in futuro centa-
plum recidere credimus. Idcirco ego qui fupra Sigefredus Epifcopus in ea«
dem Canonica ipfius mater Ecclefia & Epifcopio mea a prefenti die dono
& ofTero prò mercedem & remedium anime mee & parentorunc meorum
oc ed una qui ed conftruAa in onore fanéle Gridine cum area
feu de terra five cum aliquanta terra cum aliquantis edificiis cafarum inibì
fé uno tenente juris mea quibus effe videntur infra Civitare Parma feu &
meam porcionem de procuratura publica ipfì civiratis quod ed decima ve-
ro porcionem fimilique juris mea. Simul eciam dono & oflfero in neadem
Canonica id funt campores duas ifem juris mee rejacentes un in
pononlongne de eadem civitare loco ubi dicitur (Iradella & altero in loco
& fundo qui dicitur marliano & funt omnibus rebus ipfìs per menfura ju-
Aa illis vero rebus infra eadem civitate parma ubi nunc eadem capeJ/a yel
edificiis cafarum ede conftru^is fé uno tenente ed tabulis quinque legitimas
ed adfinis de mane parte tenente in aliquanta in muro publico ipfi civi-
tatis & tenente in terra ipfius mater Ecclede & Epifcopio meo qui ed ju-
fta ipfo muro publico ipfi civitatis , & de aliis tribus partibus ejus per
cnrrentes ipfius civitatis & illis rebus in eafdem locas dradelta marliano
primo campo juge una cui fines difcernitur da mane tenente in via que
noncupatur idam dradella da fera via qui pergit juda fluvio parma de
fitbtus tenente in campo qui ed braida domnicata ipfi Epifcopio meo . Se*
cundo namque campo in jam nominato loco marliano ed juge una & per*
ticas jugales quatnor & tabulas viginti I^irimas qui coerit ea finis de ma*
ne parte via publica & de fera parte tenente in ingredb commune fibique ad
infrafcriptis omnibus rebus terntoriis alies funt coerencies • Et infuper ego
Jui fupra Sigefredus Epifcopus per anc paginam dono & ofTero in neandem
lanonica ipfius mater Ecclefie & Epifcopio meo oc funt omnibus rebus
territoriis fimilique juris meis quibus edent videntur in fundis locifque dici*
tur antoniano aqualena aquamorta dradaruda cum fuarum pertinentiis in
integrum & funt rebus ipfis in infrafcriptis uominatis locis antoniano aqua-
lena aquamorta dradaruAa cum fuarum pertinenciis per menfura juda inter
fedimen & areis ubi vitis extant feu tetris arabilis adque pratis juges fep-
tem & fi plus juris rebus in fuprafcripris omnibus nominatis locis tam in-
fra civitate Parme dradella marliano antoniano aquamorta firadaruila cum
fuarum pertinenciis vel inter os finis & coerencies ficuri fupra legitur vel
omnibus compreenfum ed inventum fuerit omnia in infrafcripta Canonica
per idam meam offerfionis cartula perfidant potedatem vel proprietatem .
Que autem infrafcripta terra infra eadem civitate cum eadem capella Civt
cum jam diéìis edificiis fuis feu jam diéìis rebus omnibus in jam nomina*
tis locis ficut fuperius legitur & funt compreenfis cum finlbus & termini-
bus acceflionibus vel ufibus aquarum feu cum fuperioribus & inferioribus
fuis & una cum infrafcriptam meam vero porcionem de procuratura publica
ipfius Civitatis Parme in integrum ab ac die in neadem Canonica dono &
ofTero & per prefentem cartula ofTersionis abendum confirmo faciendum
exinde pars ipfius canonice a prefenti die proprietario nomine quifquit vo-
luerinr fine uUius contradiAione dixi prò anima mea vel parentorum meo-
rum mercedem & nobis Deus inde bona tribuat & prò onore capiti mei
nec mihi liceat ullo tempore nolle quod voluit fed quod ad me femel ed
fadum vel traditum & confcriptum ed fub jusjurandum inviolabiliter con-
fervare promitto cum dipulacione fubnixa. Aclum Parme feliciter.
>
3<57
Sigefredus Sanfte Parmenfis Ecclefie fedis Epifcopus & hac carraia
ofTerfionis & donacionis ss.
Sìgn. manibus burgifo & raginerii de loco ubi dicirur campoplano feu
adam adque vviberti de coveriaco lege vivenris langobardorum rogati
teftes .
Sign. manib. Martini & bono omo feu bonizoni de loco ubi dicitur
bardoni lege viventis romana rogati teftes.
Sign. m. fu leoni de ci vitate parmenfe rogatus tefte •
Scripfi ego Petrus Not. fac. Palacii poft tradito complevit & dedit*
LXXVII
DaW Archìvio Episcopale di Parma
Apografo del Sec. XII.
In nomine fanflae & individua Trinitatis. Otto divina favente gratta rex. j^j^jo^j^
Noverit omnium fanflae Dei ecclefiac fidelium noftrorumque prasfentium fci- f^Jo ©
licet ac futurorum induftria qualiter interventu ac peticione noftrs geni- corrocco
tricis theophanisB imperatricis auguftac Sigefredus sandac parmenfis eccleCas di Ottone
epifcopus noftram adiens clementiam peciit ut more pradeceflbrum noftro- JJ^^^f'^^f
rum omnes res epifcopio parmenfi attinentes videlicet burgum fanéli donnini vescoTo
cum fua perrinentia abbaciam de bercerò cum Aia pertinencia nec non di- ai Firma.
Arifìum parms civitatis cum jure & tbeloneo infuper & tria milliaria in
circuitu ipfius civitatis quas divac memoriae avus nofter Otto imperator
auguftus praelibatx parmenfi ecclefiz per przceptum contulit noftrz confir-
matìonis prascepto confìrmaremus fibi & ecclefis (xxx atque corroboraremus •
Cujus precibus annuentes & mala omnia quz acciderunr fxpe inter comites
ipfius comitatus & epifcopos ipfius ecclefiac confiderantes ut penitus pre-
terita iis & fcifma evelleretur ut & ipfe pontifex cum clero fibi commiflb
pacifice vivere res & familias tam cunfli cleri ejusdem epifcopii in quo-
cumque comitatii inventx fuerint quamque & cunflorum hominum infra
eandem civitatem habitantium de jure publico in ejufdem ecclefise jus &
dominium & diflrlélum & murum ipfius civitatis & theloneum & omnem
publicam fonflionem tam infra civitatem quam extra ex omni parte civi-
tatis infra tria milliaria deflinata fcilicet atque determinata per fines & ter-
minos ficuti funt loca villarum cum nominibus defixa caflrorum . In oriente
filicet benecire . cafelle . colorite . In meridie purpuriano . albari . vicoefTuli .
In occidente vicoferduifi . fabrorio . elli . In feptentrione baganciola . cafale
pallangatum . terabiano cum omnibus pertinenciis przfatorum locorum in«
tegre remora occafione ullius reprehenfionis ut habeat pontifex ejufdem ec-
clefiac vel mifl!*us ipfius poteftatem deliberandi & dijudicandi feu diftringendi
veluti fi przfens eflet nofter comes palatii nec non & regias vias aquarum-
que decurfus feu ripam padi fluminis duodecim pedum juxta aquz alveum
a capite tari ufque ad bovem curtum five arenam carnarium azadrum pu-
blica pafcua vias ingreflus publicos in circuitu ipfius civitatis videlicet in
locis .... aciano monafteriolo albareto frafcarium quod dicitur pecorile
cum aliquantis tetris apertis jacentibus inter fines defignatos a mane vallis
quaedam bofedana . a meridie via quz pergit ad ipfa pafcua & terra cano*
^1
368
nicorutn ipfius ecclefix. la fera via publica qus dlcttur lavaltnlo • a fep*
tentrione perrinentia villz inarturano aliquantula terra gerblda cum frafcario
ia macrìtule fotnardico vicoferdulfi bucttulo collido jacente in oriente jux-
U aauaedudum qui pergit ad vicum ferdulfi terram de carucis in nauticis
ve! alicubi jacentem infra ipfum comitatum feu & ripas omnium flaminum
infra ipfum comitatum manentium viilam de atbarano cum famulis terram
dudoms terram andreas tallamasi juxta fufpìrium paludem integram juxta.
pratum regium feu burgum fanali donnini atque abbaciam de bercerò cum
omnibus pertinentiis & adjacentiis fuis & omne territorium cuitum & incuU
tum ibidem adjacens & omn^ quicquid reipublicse pertinet infuper & om-
nes homines infra eandem civitatem vel praclibaros fines habitantes ubicum-
que fuerit eorum hacreditas five adquefhis feu familia tam infra comitatum
parmenfem quamque in vicinis comitatibus nullam exinde funélionem alicui
noftri regni perfonae perfolvat five alicujus placitum cuflodiant nifi parmen-
ùs ecclesia; epifcopi (jui prò tempore fuerit. Sed habeat ipfius eccieux epis-
copus licentiam diftringendt diftribuendi vei deliberandi tamquam nofter co*
Ines palatii omnes res & familias tam omnium clericorum ejufdem epifco-
pii (juamque & omnium habitantium infra praedi£>am civitatem nec non &
omnium hominum refidenti um fub pra^ata; ecclefias terra five libellariorum
five precariorum feu caftellanorum omnia fupradiéla noftrac confirmationis
przcepto confirmamus atque corroboramus (aspe diélo Sigefredo parmenfi
epifcopo fuxque ecclefias eo videlicet ordine ut nullus marchio . comes •
vicecomes . dux aut aliqua regni notiri magna remi(raque perfona exinde
de praediAis rebus & famitiis & omnibus quae fuperius leguntur fé intro-
imttat aut aliquam funftionem inde recipere aut difv^estire ullo modo rem*
ptet & ut liceat epifcopo quiete vivere fi acciderit de pracdidis rebus &
familiis fine pugna legaliter non pofle definiri hujus noftrs confirmationis
pagina concedimus ejufdem epifcopi mtfifo five vicedomino ut fit noder
miffus & habeat poteftatem deliberandi & diffìniendi atque dijudicandi tam-
quam nofler comes palatii • Infuper etiam concedimus ut fi aliqua navis
alicujus caflelli epifcopii parmenfis |>er padum aut per aliquem aquzdufium
ferrariam tranfierit nuIIus exinde tributum exigat aut requirere temptet*
Si quis igitur quod minime credimus hujus noftras confirmationis praeceptum
infringere temptaverit fciat fé compofiturum auri optimi libras C medìe-
tatem camera; noltra; & medietatem parmenfi episcopo qui prò tempore fue-
rit. Quod ut verius credatur firmiufque ab omnibus obfervetur manu pro-
pria roborantes noftro figillo juffimus inferius infigniri.
Signum domni Ottonis invidiffimi regis •
Udelbertus canceliarius ad vicera Petti epifcopi & archicancellarii re-
cognovit & fubfcripfit.
Data nonas aprilisanno Dominicas Incarnatlonis dcccclxxxviiii. Indift.
prima anno vero tercii Ottonis regni regnantis fexto aflum quitilinburg feli-
x:iter. Amen.
Ego puteolifius facri palacii notarius autentlcum hujus exempli vidi
& legi & fic ibi continebatur ut in hoc legitur exemplo praster litteras vel
fillabas plures vel pauciores {a).
(a) Puteolifio Notajo, che dice aver rico- ▼io de*SigMorì Canonici della Cattedrale; e
nosciuto queilo Diploma» fiorì dal iifSfino Ja pergamena» da cui fi è tolto il presenta
al 1174» comt abbiaoio oiTervaco neU^Arohi- esemplare » sembra cerumesu dì ^uairetà.
>
3«9
LXXVIII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXVI
Copia Antica.
xn nomine fanale & individue Trinlratis. Anno ab incarnacione Domini 9^1
noflri Jesu Chrifli nogenccfìnio nonagefìmo primo die oAavo mense marcios ^*|'°*
Indie, quarta. Conllat nos Maginfredus Marchio fiiius bone memorie Ar- ^'^^j^
doini itemque Marchio & Prangarda jugalibus filia bone memorie Adel- ^ Vran.
berrò Marchio ^ui profefTa fum ex nacione mea ie^e vivere langobardoram gardt
%tt nunc prò ipfe vir meus lege vivere videor falicha ipfe namque jugale vendono
& Mundoaldus meus mihi confenciente & fubtus confirmante & jufta lege »^"J^f^|.
mea una cum noticla & interrogatione Bernardi Comitis Comitatus tlcinens. aoi^ico-
in cujus prefentia vel tefiium certa facio profefllone & manifeflacione quod no della
nulla me pati violencla ad quempiam ominem nec ab ipfo jugale & Mun- Pìevt di
doaldo meo nifi mea bona expontanea voluntate accepimus ficuti & in pre- ^^^' ^
fenria tcflium accepimus nos infrafcriptis jugalibus communiter ad te Raim- '"***®'
baldus Diac. de ordine plebe fan^i Donnlni fito burgo territorio parmens»
argenrum prò denariis bonos libras quadraginta abente per una qs. libra
denarii ducenti quadraginta finitum precium prò cunt5lis cafis & omnibus
rebus illis juris noflris quam habere vili fumus io locis & fundis qui dici*
tur areno faca sanólo favino fingas de camplgine monticlo fano corviaco
verzano gradano burmi belisme lacenio bozani traverfitule viniale pifinola
quinzanello grafiano lodromano vincioni ticiano rozano cai vendano fcuria-
no aliovezano montetennolo contuelie parliano ralonniano mlliano vicoga^*
tuli panoclo albati monafleriolo terra que dicitur fanéli Dalmacii casalauri
genziano cafelle uc ubicumque per locis ibidem pertinentlbus nominative ca-
fis & omnibus rebus illis in fuprascriptis locis qui pertinent de curte vili«
niano & funt ipfis cafis & omnibus rebus cum fuorum pertinentiis in fu-
prafcriptis locis menfura juAa Inter fedlminas & areis ubi vitis extant feu
pratis adque tetris arabells jujes quignenti filvis & bufcaliis feu pafcuis
adque gerbidis cum areis illorum jures fìmiliter quignenti & fi plus jiìris
rebus In infrascriptls locis cum fuorum pertinentiis inventum fuerit quam
ut fupra menfura vel omnia in tua qui lupra Raimbaldi diac. vel de ere-
dibus tuìs aut cui vos dederitis vel abere ilatueritis per anc cartul. & per
iflo argento perfifiat poteftatem proprietario juris ut diélum ed tam eas
cum fediminibus feu reliquis terris campis pratis pafquis vineis infolis ripis
rupinis ufibus ai^uarum aquis aquarumque auélis oc funtaneis feu molendinis
coltis & incoltis divis. & indivis. in integrum Q. autem infrafcriptis cafis
& omnibus jurIs noflris fuperius difìis una cum acceffiones & ingrefToras
earum feu cum fuperioribus & inferioribus fuis ab ac die tibi & Raimbaldi
Diac. prò ifio argento vendlmus tradamus mancipamus ec.
AAum Civltate Ticinum feliciter.
aa
370
LXXIX
DalP Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXVIII
Copia antica •
99$ JLn nomine fanAe & individne Trìnitatis anni ab incarnatione Domini no-
JTc^" ftri Jesu Chrifti DCCCC. nonagefimo quinto die nono menfe O^ob. Indie,
uulo ai ^^^^' Canonice Sande dei genitricis virginis Marie mar. Ecclefìe Parmenfis
Parma ubi nunc Guntardus Diac* & Prepofitus preefle videtar. Ego in Dei nom.
dona la Berrardos bone memorie Gerardi filius de Comitatu Parmens. qui profefTo
porzione fum ex nacione mea lege vivere langobardorum donator & onertor ipfios
Oi^ello^ Canonice &c. • • • a prefenti die dono & oflfero prò mercede & remedium
in Vello, anime mee vel parencomm meorum hoc efl meam porcionem de Curte una
la , e Ji domui coitile &c. in loco penituio ubi Vedola dicitur in Gomitata Par-
^ppena menfi cum cadrum unum in eadem corte & capella que ed ad onore fandi
renzo^ Laurentii inibi conflruéla cum omnibus cafis &: rebus terrìtoriis tam dom-
la CanoT nicatis & maiTariciis in eodem loco & fundo penituio qui dicitur Vefìola
nica di five in locis & fundis que dicitur Silva plana favana pederqnacule qua-
Parma. drublo • • • pauciolo veftana gerbagniola cum fuarnm pertinentiis &c« • • •
Aélum Parme feliciter &c. • • • Scripsi ego Lambertus notarius facri pa*
lacii pofìradita compievi & dedi*
LXXX
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXIX
Originale •
pp^ In nomine fanale & Individue Trinitatls. Anno ab incarnatlone Domini
Sigefic- noftri Jefu Chrifti DCCCC. nonagefimo quinto duodecimo Kalendas decem-
doiivcs-bris Indiftione nona. Canonice landle Dei genitricis Virginis Marie rnarer
covo di Ecclefie Parmenfis ubi nunc Gumtardus diaconus & prepofitus preefTe vi-
dona alla ^^^"^ • ^§^ '^^ ^^^ nomine Sigefredus venerabiiis ipfius fùnéìe Parmenfis
tuaCano. Ecclefìe Epifcopus donator & ofièrror ipHus Canonice prelentibas prefens dt-
nicaalcu- xi &c. • . • • • Idcirco ego qui fupra domnus Sigefredus Epifcopus in ea-
"*. ^^^ dem Canonica ipfius matris Ecclefie & Epifcopio meo a prefenti die dono
'"*' • & offèro prò mercedem & remedium anime mee vel parentum meorum hoc
eft cortem unam domui coitilem jure mea quibus effe videtur in loco que
dicitur viliniano in Comiratu Parnunfi cum area una de terra ubi caftrum
edificatum fuit cum foflatas circumdatiis five cum capella una nunc ibidem
edificata in honore fanóne . . . cum omnibus cafis & rebus vel motendinis
in eodem loco & fundo viliniano ad easdem cortes five cafis & rebus fimi-
liter ad eafdem cortem pertinentibus item juris meis quibus funt pofitìs in
fundis locis que dicitur Albari Vicogatuli Panocle Coliclo Coliclello Ta-
loniano .... Sala Antoniano Mamiano Pavoriano Maliatico Tavernolo
Noceto Tanciolini Campiglne Francisco Clafiniano Lovaciano Cedonio
37<
Campora Veflola cum omnibus eorum adjacenriis rei pertinenciis in inre«
grum ec Aélum Parme feliciter ec. Scripfì ego Lambertus Notarius
^cri palacii pod tradira compievi & dedi.
LXXXI
ValP Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXXI
Non è originale.
199^
n nomine fanAse & Individua Trinitatis* Otto divina favente clementia Occoue
Imperator Auguflus. Omnium (sltìóìx Dei Ecclefias, nodrorumque , pracfen- ni con-
tium fcilicet ac futurorum fidelium noverit induftria, eo quod Canonici ^«'rn^al-
Parmenfis fanélae matris Ecclefisc interventu ac pelicione noftri fideliffimi „*gj^ *"^
Capellani Heriberti, noflram efflagitanres celfìtudinem , quatinus omnes Ca- Parma
nonicales res fub noflri Prascepti confirmatione reciperemus • Quorum ju- cucri i
flani efflagitatìonem confiderantes , illud mente revolventes > quod fi Deo •*!*** ^^
famulantibus in omnibus noftra Mageftas neceflitatibus fubvenerit , Deum "^ '
nobis propicium habebimus, fupradldorum videlicer Canonicorum affiduis
precibus : unde tam Chrifti remuneracione , quamque Cancellarii nofbl peti«
cione, cec non illorum Sacerdotum intercefnone omnes res prziibatas Ec-
clefiaz, tam infra Civitatem quam extra » videlicet omnes domos, quae Pa-
pia; habere videntur, Cafleilum Palafioni, cum omnibus fuis adjacenriis Se
operibus, tam de CaHellis quam de colonis, & camera omnia fervicia,
Guas circa vicina Oppida cacteris Caflellanis prxfidentibus exhibent» ita ipd
lupradidìi CaHeliani , & csterorum omnium inferiorum Cadellorum incolse ,
fupradiélis Canonicis omni tempore fecundum morem locorum exhibeant,
fcilicet Macritulx, Gajanum, Monticellum , Martolianum, Aquamtatulam ,
CaHelIum de Sablone , quod nuncupatur SafTamosa cum Curte , Cadellum
de Foliano , quod nuncupatur Mucletum cum Curte y Caftellum de Monte
Gibuli cum fuis pertinentiis > & cum colonis, qui habitant in Mont^ Aga-
tulo, Caftellum de Sala cum fuis pertinentiis» & cum fionibust
(juz funt in fuburbano territorio Ferraris, & Curtem de CavelIo> & Man-
liones infra Civitatem Boloniam > cum Ecclefia, & vineis, rerris, quas fue-
runt Re^inhonis^ &c manfos duos de Alimanis , Curtem de Monte cum oni»
nibus fuis pertinentiis, Curtem de Spaniaco cum EccieOa, Curtem de Ba-
ione cum fuis pertinentiis, & Runco Columbino, Curtem de Comitulo
cum Valle, Curtem de Moncello juxta Blancoaise, cum Boncis, <jui fune
in Via Rioio, terciam partem de Corticella Deuri, Curtem de Viliniato,
Cadeilum de Arceto , Villam de Melitulo , & omnibus pertinentiis , terrìs ,
& Plebes duas, unam fancìi Prosperi, alteram fandl Martini in honore
dicatas, cum omnibus earum pertinentiis, & Decimis fimiliter omnium ho*
minum habitantium Parmam , laborantium fuburbanis tetris , qux dividan- -
tur a Plebibus, nec non terciam partem Telonei ejusdem Civitatis, nec
non Btofiiicam fanAae ChtìRinXy qus fiat fuper Portam Civitatis > cum fuis
pertinentiis, feu ubique locorum fub nofìro Imperio > tam in planiciebus,
quam in montibus , moiendinis, pifcationibus , silvis^ aquis, tam quod
in prasfenti habent, quam in antea Chriftt mifericordia acquirere poterunt
ufque in finem fseculi» £o tenore, ut nuUus Dux, Marchio, Comes, Vi-*
?7a
cecomes, feu ulla Imperi! noftrl magna parvaque perfona eos inquietare,
moleftare, vel difveftire prasfumat. Sì quis vero hujus defenfionis Praecep-
tum infringere tentaverit , componat centum libras auri optimi ad medieta-
tem Cameras noftrar, & medietatem prxlibatis fanAas Parmenfis Ecclefia;
Canonicis. Quod ut verius credatur, diligentiusque obfervetur, Sigillo no-
flro fignari julfimus .
Signum domai Ottonis gloriofilTimi Imperatoris Augudì .
J^« 7J^ ò»
Cancellarius vice Petri Epifcopi recognovi .
Data ....... Anno Dominicae Incarnationis DCCCCXCVI. Indi-
zione Vini. Anno autem Tercii Ottonis regnantis XIII. Imperli Primo.
AAum Romas*
LXXXII
Dalì Archìvio Capitolare di Parma Sec. X N. LXXII
Originale .
99^ In nomine Domini Del & Salvatoris noflri ]efu Chrifti tercio Otto divina
^ M**^" ordinante providencia imperator auguftus anno imperii ejus propìcio oc in
^l^g^ ^f~ italia primo o6\?.vo Kalendas Oéluber Indie, decima. Ego Adelbertus Mar-
esecuzio- chio hlius b. m. Otberti item Marchio & Comes Palacii qui profefTo fum
ne del ce- ex nacionem meam iege vivere langobardorum prefentibus prefens dixi ma-
a*"ob'° nifefla caufa eft mibi eo quod Ottertus filio meo infìituit me effe snum
j^ ,„^,'|l erogatorem ad diftribuendum cortem unam domui coltilem cum cadrò &
gliuolo capellam feu & cum cafis maffariciis & omnibus rebus que fuerunt juris
aiTegnaai fuis quibus funt pofitis in loco & fundo ubi dicitur Tune jufta fluvio taro
Canonici cum fua pertinentia a canonice fanfte parmenfis Fcclefie qui nunc vel prò
unaCorce ^*"^P<>rc fueriat ufquc in fempiternum feculi modo vero confiderante me
con Ca- I^ci omntpotentis mifericordia leu mercedem & remedium anime mee feu &
ftelloy « prediali quondam Otberti filio meo ut cortem ipfam cum predico cadrò
^PF^'^.^ & capellam cum cafis domnicatis & maffariciis & omnibus rebus ad ea per-
^^^^ ' tinentibus in integrum nominato loco ut fupra legitur inordinatis relin-
\ c|uam propterea providi ipfis ordinare & dispenfare modo & omni tempore
lic firmis & fiabilem permanendum qualiter ic fubtus ftatuero & mea bona
eft voluntas prò anima mea & eidem Otberti filio meo mercedem ideoque
volo & ftatuo feu judico adque per hanc paginam iudicati & ordinacionis
me confirmo ut prefentialiter deveniant ad iure canonice fanale parmenfis
Ecclefìe ut abeant ipfi Canonici & qui prò tempore fuerint ufi^ue in fem-
I>iterno feculofruges & redditum feu cenlum & labore quod Dommus annoa-
iter dederint eo vero tenore ut omnia fuprafcripta fruges & redditum feu
cenfum per fingutos annos per tempus q^uadrajefime infimul concedere de-
bcant quia fic mea eft voluntas prò anima mea & infrafcripti quondam
Otberti filio meo mercedem & fi oc evenerit (^uod Epifcopns qui nunc
vel prò tempore fuerint ordinati in predillo Epifcopatu fanale Parmenfis
Ecclefie eifdem Canonicis tollere aut alic^uam minuacionem fecerint de pre-
diéla corte & caftro feu capella & domnicato feu prediélis cafis maffiriciis
& omnibus rebus tritoriis ad eam pertinentibus illam partem quam eit cu-
37?
lerit (latim modo deveniant me qui fupra Adalberti Marchio vel ad unum
de parentibus meis propinquiores qui prò tempore fuerint qui eandem cor-
tem & omnibus rebus ad eam pertinentibus regant & gubernent ad partem
ipfìus canonice ufque dum iilum Episcopus in jam diélum Epifcopatnm
eveniad qui ipfa cortem cum in didis rebus ut fupra iegitur quieta & inii-
bata ad predi6li canonici qui nunc vel prò tempore fuerint abere • • . • •
^pro anima roea & eidem Otberti Alio meo mercedem & fi iilum fuerit
quod ego qui fupra Adalbertus Marchio vel nepotibus aliquit de
propinquioribus meis qui eandem cortem regere gubernare deberent ad par-
te ìpfius canonice aliqua • • • • • (lacionem aut vaflacionem vel uUam con-
rranetatem facete preuimpferit tunc componamus ad parte predici canonici
jam diéìam cortem cum caflro & capeila cum predillo domnicato feu cum
eisdem maffariciis & rebus tritoriis omnibus ad eandem cortem pertinenti-
bus in dubio (ìcut prò tempore fuerit mellorata aut voluerit fub extima-
cionem in confìmile locum quia (ìc mea decrevit voluntas prò anima mea
& infrafcripti quondam Otberti filio meo mercede • AAum in cailro Sora-
iiea feliciter.
^ Adalbertus Marchio ss.
Sign. manibus Brunoni & Eldeverti feu Berardi rogati uRes.
Aimo rogatus ss.
Everardus Notarius facri Palaci! rogatus «s.
Ego Adam rogatus ss. Ego A20 rogatus ss.
Scripfi ego Adelbertus Notarius facri Palacii poft tradita compievi &
dedi.
LXXXIII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXXIII
Originale.
In nomine Domini & Salvatoris noftri Jefu Chrifti . Tercius Hotto gratta pp6
Dei Imperator Auguftus . Anno imperii ejus Deo propicio primo auinto- Rolenda
decimo Kal. december Indie, decima. Tibi Pauloni liberi homo fidele meo Jontcflk
ego Rolenda cometiffa fìlia bo. m. Ugoni Regis & relega quondam Ber- p^Ufone*
nardi qui fuit comes que profeffa fum ex nacione mea iegem vivere salicam uomo li-
domna & benefaélrix tua prefens prefentibus dixi quapropter dono a prefen- bero la
ri die dileftionis tue & in tuo jure & proprietate per anc car. donacionis ^"* *
proprietario nomine in te abendum confirmo id eft cortem unam domui SJ^s^„t*
coltilem cum caflro & capella inibì condruflis que eft edificata eadem ^ ca- Eusebio ,
pella in onore fanélorum Eufebii & Terenciani & fanéleDei jenetricis virgi- e Tereo-
nis Marie juris mei quam abere vifa fum in loco & Tundo Corviaco &c. • . • *j*"p «■
in integrum ab ac die tibi cui fugta Pauloni fidele meo dono cedo con- g'y^^
fero &c Aftum civitate Ticini^ feliciter &c Ego qui fupra
Gerolamus notarius & jndex facri palacii fcriptor huju catt donacionis poft
tradita compievi & dedi.
a a %
374
LXXXIV
Dalt Archivio Capitolare di Parma Scc. X N. LXXIV
Originale .
ppS JL/um in Dei nomine caftro Olarìano jada follano Ingezoni not. faper
Placito terra ipfìus Ingezoni per ejus data licencia ubi in judicio refidebat Bernar*
CdU?la- dus Comes Gomitata Parmens. unufquifque ominis juflicias faciendas & de-
rano alla liberandas reGdentibas cum eo Benedicìus Gundeibertus Stabilis Johannes Ja-
prcMnxa dices Parmenfes &c V^vido Vicecomes ipfius Gomitatus Parmens.
diB«rnar. &c Ibique eonim veniens prefencia Guntardus PrepóOtus Ganonice
d? Parma ^^"^ Parmenfis Ecclefie una cum Berno avocato fuo & ipfius canonice &
% faVóre f^^l^nt quod abemus & detinemus ad jura & proprieratem canonice ipfius
de*Caiio. fanéle Parmenfis Ecclefie Infoia una que vocatur bigna & fi aliquis omo
nici di adverfus nos aliqui dicere vult parati fumus cum eo exinde a racione ftan-
Parma. ^^^ ^ legitime finiendura. ^tt uuod plus ed quod minus ut dicat ifle
Rozo fil. quond. Vuazoni & Adelbertus filius quond. Nabodi quia prefe
fum fi propria pras Ganonice fanóle Parmenfis Ecclefie eli ad nos ve! fi
nobis contradicere querunt cum ipfi Guntardus Prepofitus & Bemus avocato
taliter retuliffent ad te refponderunt ipfi Rozo & Adelbertus vere qui In-
foia Digna que vos dicitis ed inter fines definitas da tres partibus ipfa In*
fola Digna ed de Gorre Foliano que ed propria ipfius pars canonice Par-
menfis Ecclefie da sera percurrente fluvio Sicla propria pras ipfius Gano-
nice fanale Parmenfis Ecclefie ed & effe debet cum lege & nobis ad aben-
dum nec requirendum nihil pertinet nec pertinere deberet cum lege aua
nullo fcriptum nullaque racione de ipfa Infoia Digna infra eadem fines de-
fi&natas abemus nec abere poflflmus &c. • • • • Et ac noticia qualiter aAa
ed prò fecuritatem canonice fanfte Parmenfis Ecclefie fieri ammonuerunt
quidem & ego Geizo not. facri Palacii & juflione prefati comi ti & judi*
cura amonicione fcripfì anno Imperii tercio Odoni gracia Dei Imperator
augudus tercio die decimo menfe junius Indie, undecima. AAum in infra-
fcripto loco Gadro Olariano feliciter .
fiernardus Gomes ss.
Vivo qui & Vvido Vicecomes ss.
Benediéìus judex facri palacii interfui .
Gundeibertus judex facri palacii interfui •
Stabilis judex facri palacii interfui .
Bernicho judex facri palacii interfui .
Madelbertus judex facri palacii interfui.
Lanfrancus notario facri palacii interfui •
LXXXV
Attone
Lecco 'Dall'Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXXIX.
▼code u-
na Coree T ^, .-.. • ^ . _. . . ...
in Pala- *" i-nrilti nomine. Otto gratia Dei imper. aug. anno impeni ejus quinto
sone. oAavo Kal. aprilis Indie, tercia. Gondad me Atto Comes filius quondam
375
Vvlberti item Comes de loco Leuco qui profeflb fum ex nacione mea lege
vivere salichani accepifTem fìcuti & in prefentiam teflium manifeflo funi
quod accepi ad te Johannes presbiter de ordine fanéle Mediol. Ecclefie &
nlius quondam Johannis argentum den. bonos libras quinqueginti abente
prò unaquaque libras den. ducenti quadraginta fìnitum precium ùcut inter
nobis convenit per cortem unam domui coltilem cum cadrò & capellas in
cuiaue onore facrata ed &c. ...quod habere vifo fum in Comitàtu Parmen.
in loco & fundo ubi noìnin^tur Palaxione vel prò eis territoriis quod eft
ad ipfam Cortem & Capellam pertinentibus &c. AAum Caftro Leuco •
Aro Comes a me fa^a ss.
Sign. manibus Anfelmi Gifel berti & Adoni lege viventes falicha teftibus.
Sign. man. Andree Vutemberti & Gifelberti feu Umberti teftibus.
Dagibertus judex domni Imperatoris rogatus ss.
Gifelbertus notarius facri palacii fcripfi poflradita compievi & dedi
feliciter •
LXXXVI
DaW Archivio Capitolare dì Parma Sec. X N. LXXVI
Originale .
In nomine fanftaj & individuae Trmitatis . Otto fuperna favente clementia ottone
Romanorum Imperator Auguftus. Si locis divinas fanfìitati mancipatis prò- iii con-
prietates augendo roboraverimus , ili tempore prafenti & in futuro nobis ^«rma ai
remunerari procul dubio credimus. Quocirca omnium fidelium noftrorum J*p^"J^J^
tam praefentium quam futurorum noverit induftria, qualiter nos inter- i^ corte
ventu Sigefredi fantìac Parmenfis Ecclefia; venerabilis Epifcopi , maxime ve- di P*li-
ro ob Dei omnipotentis amorem , fus facrofanélae Sedi in honore gloriofis- >on« •
fimac Virginis, Deique genitricis Marias conflrué^as ad jura & proprietatem
Canonicorum ibidem Deo modo infervientium , & in futuro fuccedentium con-
cedimus, & per hanc noilram prasceptalem paginam confirmamus Curtem
de Palacioni, qua! dicitur fanéli Secundi, cum omni fua integritate, licut
baéìenus Atto Comes obtinuit, cum fervis & ancillis, asdificiis» camello,
& villis, apris, pratis, campis, pafcuis , & filvis> aquis, aquarumcjue de-
curfibus , pifcationibus , molendinis , ca^^rifque omnibus pertinentiis tam
quxfitis quam inquirendis . Inde prscipimus, ut nullus Dux, Marchio, Co-
mes, Vicecomes, nullaque Imperli noltri magna parvaque perfona, pra^di-
ùx £cclefi£ Canonicos ae jam habita proprietate disvedire aut moleflare»
five ceniali iure prsfumat • Si quis igitur hoc noflrum Imperiale pra^cep-
tum violare remptaverit, fciat fé compofiturum ^uri obrimi libras cei)tum,
medietatem Camerx noHrs, àc medtetatem pra^dìéìis Canonicis . Quod ut
verius credatur, diligentiufque obfervetur> hanc paginam manu propria cor«
roborantes (ìgillari priccepimus .
Signum domni Ottonis Casfaris invicìi.
Heribertus Cancellarius vice Petti Cumani recognovit .
Data K il. Januarii , Anno Dominica^ Incarnationis DCCCCXCVIIIL
Indiftione XIII. Anno tertii Ottonis Regn. XVI. Imperi! IIII.
AAum Veronae feliciter. Amen.
Con Sigillo in piombo appMw
37«
LXXXVII.
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. LXXVII
Originale .
toeo In nomine Domini Dei & Salvatoris noftri Jefu Chrifti . Tercios Hotto
DoMzio gratia Dei Imperator ÀugaAas anno Imperii ejus Deo propicio ouinco fe-
OnntttGk ^^* menfis feptembris • . • . Canonica & Senodochio lanftc Parmenfis
Ferlinda £cclefie ubi nunc donnus Guntardus Diac* de ordine Epifcopio fanale Par-
ai Cao». menfis Ecclefie adone prepofitus ipfins Senodochio & Caaonice ipfius • • • •
Bici di ... tur ego Feriinaa Cometifla f. q. Bertari <^ue profefla fum ex nacione mea
Pirini . j^gg vivere langobardorum &c. dono & ofiero in eadem Canonica & Se-
nodochio fanóle Parmenfis Ecclefie eo tamen ordine ut fubter iegitur per-
manendum hoc ed meam porcionem • • • • • domui coltile jaris mei auam
abere vifa fum fuper fluvio padi in comitatu parmenfe in loco & fundo
palaxione cum porcione cadrò & eapella inibi conftruébs & ed ipfa ca-
pella edificata in o cum cafis & mafTariciis univerfisque rebus tam
m ipfo loco quamc]ue in locas & fundas conterudi nautexl pagacini binici
braida Campania vicopefato & ubi cafa de corni dicitur argene alto pala-
xione dicitur inculi & in loco ubi fanAo quirico dicitur viariolo
vicoferdulfi gaio & in loco ubi infoia dicitur que nominatur caput de taro
vel per reliquis iocis & vocabolis ad ipfam meam porcionem pertìnenti-
bus Ole. .... Simulque dono & ofTero ego que fupra Feriinda in prefata
Canonica & Senodochio per eandem cartulant offerfìonis in^ ea vero . . • •
ut fubtus legirur id funt fervos & ancillas numerum quinquaginta item
juris mei nomina eorum Martinus &c abitantibus in ipfa corte pa-
laxione reliquis ferves & anciiles aldiones & aldianas in ipla corte pala-
xione abitantibus vel inde pertinentibus ego ipfa Feriinda in meam relervo
poteftatem proprietario jure &c Hanc facio offerfionem eo tamen
ordine ut fi vos quem fupra donnus Guptardus Diac* & Prepofitus veftris-
que fuccefToribus vel pars ipfius Canonice & Sjnodochio me quem fupra
Feriinda diebus vite mee abere permiferiris precario & enphitheothario no-
mine hoc funt cortes duas doraui coltiles juris ipfius Canonice & Seno-
dochio quibus funt pofitas in fuprafcripto Comitatu r«irmenfe una fu-
per fluvio taro in loco & fundo alio palafione cum caftro & eapella
inibì fundatas & ed ipfa eapella edificata in honore fanc^i laurentii cum
cafis maflariciis ripis rupinis ac paludibus molendinis & pifeationibus cum
omnibus rebus ad eadem pertinentibus tam in ipfo loco palafione quam-
que in locas & fundas fixa barcule eafale fuskini fala toriano rivario canta-
ri ranco cuniverti ciliano folavi & in taro morato alia corte domui col-
rilem in loco & fundo baioni cum captila una inibi extrufta in onor^
fanéli Alexandri cum cafis mafTiriciis & omnibus rebus ad eam pertinenti-
bus tam in ipfo loco baioni (juamque in locas & fundas burbulla balafioU
braida in loco ubi .... dicitur & in agna vel per ceteris Iocis & voca-
bolis rejacentibus ad ipfas cortes palafione & baioni pertinentibus &c. . . .
Ita ut exinde perfolvat annualiter per omni tempore genuarii a parte ipfius
Canonice & Senodochio argentum denarios bonos papienfis fol. decem dar.
ipfi denarii infra civitate Parma confignati ipfi denarii eidem Guntardi prc-
^
377
pofitus ejusque fuccefTores vel ad veftro minfo aut fuper aitarlo ipfius ma-
ter ecclefìe jkc A^utn infra caHro portlcano feliciter &c
Ego Bonizo Notarius facri palaci! fcriptor hujus carraie precarie pofl tra-
dica compievi & dedi •
L X X X V 1 1 1
DaW Archìvio Capitolare di Parma Sqc.X N. LXXVIII
Originale .
A-Zum in Dei nomine a proprietate Parma ad domum & Episcopio ipGus ^^9^
loci ubi nunc domnus Sigefredus Episcopus effe videtur per eidem data fJ^uJo**,-^
licentia in cafa domnicaia abiratoria Bruninci Archidiac. ipfi Episcopio in parmaal-
judicio refideret Conradus presbiter & mifTus domni Ottoni Imperatoris lapresca-
Augufti juftitias faciendas ac deliberandas refidentibus cum eo Martinus »diCor*
Diaconus Vicedomini ipfi Ep scopio Benediflus Stabilis Rimpertus Bateri- [***^^'^
cus Maginfredus judices facri palacii Gusnbertns qui & Gunfredo Magni- imperia-
fredus filius Vvalberti Odgerius vaflTus fuprafcripti domni Sìgefiedi Epifco- le a favo-
pi Ermenulfus Angelbertus filio ejus de loco Palmie Azo Sigizo germanis " dc\C»-
keginerius Robertus Adam Teuzo de Civitare Parma Liuzo de loco Caput ^^^^^'
lurnio & reliqui plures. Ibique eorum venlens prefentia Guntardus Diac.
& Prepofitus Canonice fanfte Parmenfis Ecclefie una fimul cum Petrus No-
tarius & Avocato & ipfius Canonice & oflenserunt ibi monimen unum
(juod ed libellum continente in eo inter cererà qualiter quondam domnus
item Sigefredus Epifcopus ipfius Epifcopio Parmenfi emififfem in quondam
Eriardus filius bone memorie Eginulfi de loco Gundaceto de ex parte de
corre una domui coltile quibus efle videntur in loco & fundo qui di-
citur Lama judiciaria motinenfis cum cafis domnicatis feu & maflariciis five
& cum oratorium inibi con(lru6lo ad onore fanéìi Zenoni feu & cum aliis
rebus territoriis ad cas pertinentibus cum in infrafcripto loco Lama cum
in 'aliis locis & vocabolis palude & diverfo. Erat libellum ipfum firmatum
& a tefiibus roboratum & a publico Notario defcriptum & emiffo per re-
gnorum & inde & retulerunt ipfe Guntardus Diac. & Prepofitus & Petrus
Notarius & Avocato & ipfius Canonice abemus & detinemus parte ipfius
Canonice infrafcripta corte in lam dii^o loco Lame ficut fupra legitur cum
cafis & rebus territoriis fuperius comprehenfis ad ea pertinentibus proprie-
tario nomine prò eo quod comptetum ed ipfum libellum & fi quisiibet ho-
mo adverfus nos exinde aliquit dicere vult parati lumus cum eo exinde ad
racione fiandum & legiptime finiendum & quod plus ed querimiis ut ifie
domnus Cumradus presbiter & miflfus propter D^um & anime domni Impe-
ratoris ac fue mercedis fuper nos & fuper ìpfa certe bannum domni Im-
peratoris mittat . Cum ipfe Guntardus Dlac. & Prepofitus & Petrus Notarius
Avocato taliter retuliffent tunc ipfe Cumradus presbiter & miflus propter
Domini & anime domni Imperatoris ac fue mercedis fuper eosdem Guntar-
dus Diac. & Prepofitus & Petrus Not. Avocatus & tuper ipfa corte que
dtcitur Lama. cum fua pertinentia que tn-eodem libello & bannum domni
Imperatoris mifit in mancofos aureos mille ut nullus queltbet magna par-
vàque perfona eosdem canonice de vedile aut ulla devadacione facere pre«
/
378
fumat fine legali judicio. Qui vero fecerit prcdiftos mille mancofos aureot
fé cognofcac effe compofiturus medietatem parte camere domni Imperatoris
& medietate ip(ìus Canonice & hanc notlcia quaiicer ddlum ed prò fecu-
ritate ipfius Canonice fieri amonuerunt quidem & ego Lambercus notarius
(acri Palacii ex jufTione iAius Cumradi presbiter & miflas feu judicum
amonicione fcripfi imperante domnus Otto tercius anno imperii ejus quinto
odavo Kalendas oélooris Indiciotie quartadecima*
Conradus presbiter & MifTusr domni Ottonis Imperatoris interfui &
fubfcripfì .
Benediéìus Judex facri Palacii interfuic.
Stabilis Judex facri Palacii interfuit •
Rimpertus Judex facri Palacii interfuit.
Manfredus Judex facri Palacii interfuit.
LXXXIX
Dair Archìvio Capiìolarc di Parma Sec. XI N. I
Originale .
L
Siiie^edo •"'" "^mine Patrls & Filiì & Spìritus Sanfti . Sigefredus divina Chrifti mife-
Jl Vesco- ricordia Parmenfis Epifcopus • Cum nos ibi tradaremus de diverfis racioni-
^odiPar. bus & vita & moribus clericorum cum fratribus nodris Canonicis tunc
aiA (labi- conquefti funt de dotibus ecclefìarum perditis olim a fanóìis prxdecelToribus
rendite^* noftris attributis. Nos igitur ciderunt hortati fumus illos ut ta-
^^]]^Pi^ cerent interim donec cum noftris fìdelibus confilium agere redintegrarentur •
▼e di San Inter cunélos ergo noflros fideles primo invenimus domnum Brunichonem
Panerà* noftrum . Primo namque in Plebe fanéìi Pancratii quas inter cunftas eft
*'^* nobis vicinior & fere infra nodrum finum valde parum nobis vifum eft
hortatu & petitione fupradiÓli Archidiaconi quod eandem vineam in bene*
iìcii fita efl quae ed modiorum oélo podea alteram peciam qu^ ed in fa«
rigaria modiorum undecim . Dein quae redud^ae ad integrum per menfuram
judam XXXIII modiorum. Et cune communi con feda prxcipue tam de
elea quam de cera infuper etiam de fartateóìis fupplementum attribuerimus
eccleuam cum luminaribus venientis prò capellis infra plebem injude facra-
tis. Hoc etiam minider Sigefredus prxdiélas fanélas Matricis Ecclefiz Par-
menfis Epifcopus vos fuccelTores meos qui prò tempore pa fentes
quibus fancitum ed ut quafcumque munificentias ecclefiis priecedentes Epis-
copi dederunt vos praediéìo ditabit Epifcopio ratam & inconvulfam perfide-
re concedatis clericorum condipulatione fubnixa hanc paginam hic
fubter confìrmans cunólo clero obtulerit aut confilium vel adfeniuni prxbere
non timuerit Dei malediAionem omniumque fanftorum ejus incurrat MIII
Indizione XV. Amen.
Sigefredus divino Chridi respectu in hac ordinationis pagina ab eo con*
ftituta ss.
Ego Bernardus Archipresbiter ss. Notarius Presbiter ss. Adelbertus Pres-
biter ss. Handelbertus Presbiter ss. Chridophorus Presbiter ss« Ego Sigefredus
Presbiter & magider fcbolarum ss*
^
379
xc
DaW Archivio Episcopale di Parma
Copia antica.
In nomine fanfljB & individuac Trinitatis. Hcnricus divina favente de- loo^
mentia rex. Omnibus fidelibus notum fieri volumus quod Sigefredus ve- ^"JS®^^
nerabilis parmenfis ecclefiac fanflas Epifcopus fidelis nofter & per interven- ^jn-^"*
tum noflri fidelis Theodaldi marchionis adiit noftram clemenciam jam diéìus confcri-
Sigefredus Epifcopus fan^be parmenfis ecclefìae quatinus firmatus in fide ala- sceJaBa.
criter deferviret nobìs & ao sterno remuneratore qui omnibus habundac d«ad«Na-
bonis retribucionem acternas remuneracionis percìpiamus ut nos abbaciam mo» j*"g^|!J|*
nafìerii quod dicitur Nonantula sitam in honore beati Silveftri confefToris u^vc^^
Dei atque pontificis fibi fuzaue ecclefiac parmend jure proprietario cum om- vodiPar«
nibus adjacentiis & pertinentiis ejus in integrum perpetuis temporibus conce- "»»•
deremus prseter illam tcrram quam conceHimus Auberto Epifcopo noflro fi-
deli & illa terra fita eft juxta atefim flumen. Cujus precibus benigni tatis
nodrx aurem accommodantes ejusque erga nos devotiffìmam fidelitatem inten*
dentes iuflimus ei fua^cjue parmenli ecclefis in honorem fanélae Marise Dei
genitricis dedicata? hoc imperialis iioftrs au^oritatis confcribi przceptum per
quod concedimus ei donamus atque largimur prxlibatam abbaciam ^uae dici*
tur Nonantula fanéli Silvefh-i atque pontificis cum omnibus adjacentiis & per-
tinentiis cortis capellis & zdificiis earum tetris campls pratis vineis filvis
servis & ancillis utriufque fexus mobilibus & immobilibus cum integritate
eorum & univerfis qus dici aut nominar! polTunt ad pnediélam abbaciam
pertinentibus noHra imperiali concefTione ut babeat teneat fruatur 4)erhenni-
ter tam ille quam & lucceffores ejus ad partem fspe nominata fuac eccle-
fisc • Faciantque exinde quicquid fecundum aeternum arbitrum melius eis pras*
ìrifum fuerit. Quicumque vero contra hanc noftram donacionem conceffìo-
nem five largictonem agere caufari vel de potevate parmenfis ecclefia; fub*
trahere quzfierit C. libras auri optimi cogatur folvere medietatem palacio
noftro & medietatem pra^ato Sigefi^o Epifcopo fuifque fuccefforibus ad
partem pra^diAae ecclefiac parmenfis cui violencia illata fuerit. Et ut hasc no*
ilras donacionis concéfTionis largicionis aucloritas prsfentibus futurifque tem-
poribus pleniffimum vigorem obtineat & ut verius credatur diligenciufque ab
omnibus obfervetur manu propria fubter firmavimus & balia noftra infi*
gniri jufTimus.
Signum donni Henrici inviftiflfìml regis .
Aubertus cancellarius vice Vviligifi Archiepifcopi recognovlt.
Data IL Kal. Mart. anno incarnacionis dom. M. III. Ind. I. anno
vero donni Henrici regis III. (^r) . Aftum Noviomagi .
(«) L'Ughelli legge falsameote primo* Si datocene da lui, e fi vedrà quanto il ooftro
confroDCÌ quefio documcoco coli* etemplare lia più corretto .
3bo
XCI
D air Archìvio Capitolare di Parma Sec. XI N. II
sembra Originale.
1004 ±n nomine fanfias individuac Trinitatis • Henricus divina ChriHi pietate Rex •
Arrigo II Ad hoc nos ad regale culmen fublimatos eflfe credimus , ut omnium maxi-
conferma ^^ Ecclefiarum Dei utilitatibus confulamus, quia fi cas exaltaverimus , plu-
chi di^Htl rimum nobis ad regalis noftri flabilitatem , & ad acternae remunerationis emo-
ci mJ Ves- lumentum proficere non ambigimus • Quapropter novene omnium Sanéhe
covo Si. Dei £cclefi£ fìdelium, nofìrorumque prasfentium fcilicet & futurorum foler-
11^*^*11** eia, qualiter interventu dilefti & peticione Leonis Vercellenfis
dendo?^ Epifcopi fidelis noftri , Sigefredus Sanébe ParmenCs Ecclefias Epifcopus , no-
c're miglia ftram adiens clementiam petiit, ut more PrasdecefTorum noftrorum Eccle-
incornola Cam fuam perficiendo augmentaremus ex bis» quac regia^ poteftati & publi-
Citra, al. C35 funéìioni debebantur, & maxime ex bis quibus ejuidcm EccleCae lacera-
corfi^deU batur , ex parte fcilicet Comitatus : videlicet ut res & familias tam cundi
le acque cleri ejusdem Epifcopii in quocumque Comitatu inventa! fuerìnt , quam-
<c. que ex cunfìorum hominum infra eandem Civitatem habltantlum, de jure
publico in ejusdem Ecclefis jus & dominium & diftriélum transfundere-
mus, ut deliberandi & dijudicandi feu dtftringendt poteftatem haberet tam
fupradléli Cleri res & familias , quamque & homines infra eandem Civita-
tem babitantes, & res & familias eorum, velati fi praefens adeffet nofter
Comes Palacii . Nos vero confiderantes , & commodum ducentes per fumpti
imperii dignitatem , & per mala omnia, quas acciderint fxpe inter Comites
ipuus Comitatus & Epifcopos ejufdem Ecclefias ut penitus lis & fcifma
praeterita evelleretur, & ut ipfe Pontifex cum Clero fibi coramiflb pacifice
viveret , & fine aliqua inquietudine oraclonibus vacaret tam prò falute no-
ftra, & ftabilitate, quam & omnium in noftro Regno degentium, conce-
dimus & largimur, & de noftro jure & dominio transfundimus atque de-
lecjamus murum ipfius Cìvifatis, & diftri6lum , &teloneum, & omnem
publicam fundionem tam infra Civitatem, quam extra ex omni parte Civi-
latis infra tria milliaria: nec non & regias vias & aquarum decurfus & om-
ne terrirorium cultum & incultum ibidem adjaccns , & omne quidquid rei
publicam perrinet . Infuper etiam concedimus, ut oinnes homines infra Civi-
tatem eandem habitantes , ubicumque eorum fuerit hxreditas five adqueftus,
fi ve familia tam infra Comitarum Parmenfem , quamque in vicinis Comita-
tibus, nullam exinde funflìonem alicui noftri Regni perfonx perfolvant, fi-
ve alicujas Placitum cuftodiant , nifi Parmenfis Ecclefias Epifcopi, qui prò
tempore fuerit , fed habeat ipfìus Ecclefi« Epifcopus licentiam , tamquam
noflri Comes Palacii , diftringendi & difiniendi ve! deliberandi omnes res
& familias tam omnium Clericorum Epifcopii, quamque & omnium ho-
minum habitantium infra prajJi(^am Civitatem , nec non & omnium defiden-
cium fuper prxfara; Ecclefice terram , five libellariorum , five precariorum ,
feu caftellanorum ; & ita de nefiro jure & dominio in ejus jus & domi-
nium transfundimus, ut nullus Marchio, Comes, Vicecomes aur aliqua
Regni noflri magna, remiffaque perfona exinde de prxdiftis rebus & familiìs
& omnibus, quas fuperius leguntur, fé intromittat, aut aiiquam funftioncm
<
38i
inde recipere • • • • noftri imperli (]uatinus eadem Parmenfis Ecclefìa nulliHS
Supplementi indiga videatur, permittendo concedlmus ipfius loci Episcopo,
ut habeat potestatem eligendi uve ordinandi fibi Notarios, qui caulas ipfius
Episcopatus difcucientes , ubicumque opportunum fuerit , per przdiflum E-
pifcopum fcribant cujufcumque voluerint testamenti, remota pro-
Fibicione vei contruverfia Comitatus live Comitis , ut ficut ex parte • • • .
barum rerum Exadores, ita ex parte Episcopii, nostra imperiali autori*
tate {a) , ammodo in antea habeantur , omni contradiAione repulsa ; Se
ut quiete vivere. Et fi acciderit de pr2di«5lis rebus & familiis fi*
ne pugna legaliter non pofle diOiniri , per hanc noftri Przcepti paginam
concedlmus Epifcopi Vicedomino , ut Cit noAer MifTus , & habeat potefta-
rem deliberandi & diffiniendi arque dijudicandi, tamquam noder Comes Pa-
laci i . Si quis igitur hujus nofiri Prxcepti violator extiterit, fciat fé com-
pofiturum mille iibras auri, medietatem Kamerx noftrx, & medietatem
ipfius Parmenfis Ecclefias Epifcopo. Quod ut verius credatur, diligentius-
que ab omnibus inviolabiiiterque cudodiatur, manu propria roborantes,
anuli nofiri imprefiTìonem inferius affisi prscepimus*
Signum Domni Heinrici inviAIfhmi Regis.
L. * S.
Egilbertus Cancellarius vice Wiliglfi Archicapellani recognovit.
Data II. Kalendas Junii,^ Anno Dominicas Incarnationis Milli. Indi-
6tione II. Anno vero domnt Heinrici Secundi Regis II. {i) A&\im in
Rodo.
XCII
DaW Archivio Capitolare di Parma Sec. XI N. Ili
Originale .
X^um in hac mortali caligine vitae, femper a fìdelibus fanAarum Ecclefia- j^^
rum Dei meditanda & tramanda funt ea qure ad f^ilutem anima^um fidelium il vetco-
pertinent maxime nos paAores Epifcopi vocati fegregati a cxterìs fidelibus in vo sige*
aflione bona converfationis & exemplum dantes prò benegestis ut informe- ^"^° '^
inus illos femper ad bene agendum confideramus tempus & finem hujus Molino"
transitoria vitz quod femper in animo cujofque fìdelis volvendum eli ut posto sul
bonum quod infitum ex Dto illi fuerit non tardet de die in diem ad bo- Lornoal-
num finem quantotius perducere & prsoculis quifquc fidelis extremum diem l*S******
vitz fuz ponat quem Ic^imus fic timendus & obfervandus efl ultimus dies Qi^^^ba-
ut omnes observentur dies. Perinde prò tanto pavore hujus mortis tempo- cìtca.
ralis ne inveniamur a bono opere immnnes folliciti & femper confiderantes
przfatz metum mortis concedimus nos Sigefredus Epifcopus fandz Parmen-
<c ) Questa formola non basterebbe a far Tom. VI Diss. 71 col. 47, parve senza dub-
dubitarc dell* autenticità di questo Diploma» bio genuino.
avendo mostrato il Mabillon dt Rt Diflonu {b ) lì Muratori negli Annali al 1004 rì-
Lib. s cap. 4 , trovarfi molte carte , in cui portando^ al nostro documenro » dice : Aà^
fi confondono i titoli della regale, e della liam qui C Epocn del Regno di Germania;
imperiale autorità. Al chiariffino Muratori, ma dovrebbe essere ranno ili. Il luogB fci è
che lo pubblicò Anùqitiu lui, Med. j£n Khò 9 Terra del Comado di AiiUno .
382
US Ecclefix fecundus EccIeGx faafli Johannis Bapttftz cum confilio cleri
toriusqae nodri Epifcopit ad inferendutn (ibi annualirer lumen quoddam
fnolendinutn in aqua Lumi fluvioli pofitum de noftro vivario derivata juxca
caHelluni. £t ut h£c noftra inflicucio firma & inconvulfa prò futuris rem*
Eoribus maneat noftros fuccefTores cum karicate fraternitatis & communis
oni nobiscum confortes a bono remuneratore in die judtcli premium per-
cepcuros ammonemus ut prò Deo & propter Dominum illud tantillum quod
prxdiéb; Ecclefix datum eA inviolabiliter confervent utq^ue dedimus & qui
confervaverint unius bearitudinis perceptores fimus* Et in quantum divina
largicas nobis & cxceris fuis fervis concefla ed anathematizando condringi*
mus & maledi^flioni perperuas depucamus eos aui hoc fadlum violare con-
tenderint. Anno Dominicae Incarnarionis MIIIL hic in Italia regnante
domao Ebinrico anno fecundo IndlA. HI. Adum ed Parms tertio id.
Junii •
Sigefredus Dei mifericordia Epifcopus in hac confirmationis ratione
corroboratx & efTeéb; • • • • boni operis nomen proprium fcribendo corro-
boravit & subscripsit.
Guido Dei gratia Parmenfis Epifcopus ss. {a)
Ordo Canonicorum Sacerdotum •
Eernardus Archipresbiter ss.
Hortarius presbiter ss. Handelbertus presblter ss.
Ego Sigefredus indignus presbiter & magider fcholarum ss»
Chridouirus presbiter ss. Adalbertus presbiter ss*
Ego Magenzo presbiter ss.
Homo Dei presbiter ss»
Andreas presbiter ss.
Ordo Canoni corum & Levitarum Ó' Subdiaconorum •
Ego Brunicho Archidiacofius ss.
Gotfredus Diaconus ss.
Albertus Levita ss.
Ordo Archipresbiterorum Plebium .
Adelbertus fan Ai Pancratii Archipresbiter ss.
Gregorius fanfli Quirici Archipresbiter ss.
Berno sandi Johannis Archipresbiter ss.
Vvarno fanAi Martini Archipresbiter ss.
Alprandus Archipresbiter fanAi Petti de Corniano ss.
Ramfredus Archipresbiter fanfti Faustini ss.
Bonizo Archipresbiter fanAi Petti de Ticiano ss.
Vviencius Archipresbiter fan£li Ambrofii ss.
Johannes fanéìi Martini Archipresbiter ss.
Azo Archipresbiter fanéli Petri & fanfìi Martini »•
Rozo Archipresbiter fandi Mathei ss.
Gerardus fandi Martini Archipresbiter ss.
Stabil Archipresbiter fanóìs Maris de Saxo ss.
Condantius Archipresbiter fan^ìas Mariae de Bardoni ss.
(«) Queftii è ura loctoscrìzione poAeriore maniera incese dì corrobortie il Ptivilegi<*
fU aUru Vcwovo Paruii^aiio « che ia ul del suo AateceiTore .
38j
Tefredus Archipresbiter fanftx Mariac de Gafale Ottoni ss.
Adto Archipresbiter de Plebe sanéli Martini de Cociano ss.
Augufìinus Archipresbiter de Plebe fannia; Marix de fiaroaria ss*
Martinus Archipresbiter de Plebe sanw^i Profperi ss.
Andreas Archipresbiter fandi Petti de Vigo gattuii ss.
Johannes Archipresbiter funfir Vitaiis ss.
Olprandus Archipresbiter fanftac Maria de Gajano ss.
Madelbertus Archipresbiter fanéìi Laurentii de .... ss.
Andreas Archipresbiter de Plebe S. Maria; in Garfaniana ss.
Albertus Caputlurnienfis Archipresbiter ss.
xeni
Dair Archivio Capitolare di Parma Sec. X N. V
Copia .
In nomine fanflae, & individua? Trinitatis. Slgefredus fecundus fanfla: Par- jqq^
nienfis Ecclefìx Epifcopus. Cum in omnibus caufìs a terrenis negotiis remo- il v esco-
tioribus humano generi id maxime occurrit profeélui & exemplo , quod me- ^o Sige-
diaror Dei & hominum homo Chriflus Jhefus animam fuam ficut bonus ^^^^^ ^f
Pallor prò ovibus fuis posuit, dignifTimum conftat nos quoque & fi minus canonici
dignos^ quos tamen Ecclefias fux Paftores prasfecit omnium ftudiorum no- di Parm*
flrorum curas erga Clerum , & Populum noltrac providentias commiflum fol- la tfrza
licitac gerere, & paterno affeftu regendo eum piiffime confovere; ficque A- P*rtc^cl.
nimarum curac paftorales excubias imponamus, in corporum etiam neceffi- ^^^^^ ^^
tudines prò aliquibus indigentiis hiantes beneficiis quibus poflfumus fupplea- lUe farfi
mus . Habetur enim ratum , & tirmum Deo fervientium mentes tanlioerius tlltchie.
in Dei laudes continuas promoveri, quanto alienus a duabus curis vi^us, «a<liBor-
& veftirus eafdem contigerit fé moven • ac per hoc opportunis ad hacc mo- §P**^*^j;'
• 1 . .1. ^^ 1 y*rr • ' •'^" •! •• • nino, e di
tibus mentis cotidie revolvere non difterimus guantis quibusve modis de- Berccto
ceffofes noftri Patres clariffimi flatum noftrae perftruxere Ecclefiae, ut & eo- per leso-
rum inftituta fi quomodo praeionga vetuflate funt deformata omni honeftate 'cnnità
reformemus , ac nofiris novis inlhtutis , qua: vneceflfario addenda cognofcimus DonnfmT
paterna difpensatione fubjungamus . Omnibus itaque fancìae Dei Ecclefiae fi- Moderane
delibus prasfentibus videlicet ac futuris notum fieri volumus, quoniam da- no, e Re-
riffimi patres decefibres nofiri pio paternitatis affeé^u inter cantera , quae °>'6io •
multa quidem Canonicis nofìrae matricis Ecclefias largiti funt, etiam ter-
tiam partem oblationum omnium, quae ofTeruntur ad Aitaria fingula Eccle-
fia; fan^i Domnini de Burgo per fingulos annos integris diebus folum duo*
bus videlicet pridie fedum Beati Domnini ad mane ufque ad noólem, tota-
que noéle, & die fedo ejufdem fapientiffima difpoficione donaverunt . Quod
quidem cum negligentiae vetuftate tum falfas abnegationis obje£tibus nofiris
temporibus penitus ferme obfolevifle videbatur, ac fi a decefibribus id no-
flris nunquam inditutum effe condaret, ex quo matricis Ecclefise noflra;
confratres nimium contridati nodram adiere clementiam fuppliciter podu-
lantes, ut hanc conditutionem antiquorum Patrum decedbrum nodrorum
taliter deformata nodro roboratu reformaremus , & quidquid datorum ipfis
huju(cemodi caufatione jacebat, nodra relevacione exitatu refurgeret s adque-
384
rìmus ipitar tantornm tatnqne clarifllmorum Canonicoram noflroniin bone-
Ais petitionibus ficque decrevimus hoc iaftitutum confirmando reformare,
etfi etiam non foret ante inftiturum, ideoque nodra nova conftitatione de-
liberavimus informare, ea videlicet ratione, nt de hlnc per omnia faecula
omnium oblationum quac ofTeruntur ad fingula Altaria Beati Domnini de
Burgo pridie feftum fandi Domnini a mane nfque ad noAem , & tota no*
&e , & die fefìo ejusdem ex roto terciam partem accipiant , noftraque con-
firmacione feu confUtutione (ibi vindicent , vendicata habeant , teoeantqtte ,
mea omniumque meorum fuccefTornm remota contradiAione ,^ & omni mo*
leflia. Ad hacc vero nec mious honeftum deputavimus , fiquid volaiflemus
addendo apponere, ac noftris adinventionibus foperaddere fimnl per benefaéli
ficut nimium nequit faabere, itaque nemini quif^nam valuit impertire: (imi-
li igitur ordinacione decrevimus , & faac praslenti eftenfionis pagina ab bine
concedimus prasdiélis Canonicis noftris tertiam quoque partem omnium qus
ofTeruntur Altaribus omnibus Ecclefiac beator. lanftor. Moderamini , atque
Remigii per duos integros dies, fcilicet pra^iAum feftum fandi Modera-^
mini, & noAe, & die fe(ìo ejusdem, ejusdemque diebus fanéli Remigii
quotannis in fascula, taliterque qualiter fuperius exaratum legitur . Si quis
autem, quod futurum non credtmus, hzc noftra inftituta perfringere, aut
aliter mutare quxfierit, anathematis vineulo adftriftum, & vivens mortuum
cum diabolo pereat in xternum; quod ut firmius credatur, dilipentiufque
ab omnibus obfervetur , manu propria confirmantes Sigilli nofiri impreflìone
iufllmus infigniri.
Sigefredus Dei providentia Epifcopali Infula redimitus huie faflo con-
fenciens finnavit libenter & fubfcripfit.
Heinricus Epifcopus (^a) hoc Decretum laudavit, k imperpetuum va-
liturum confirmavit*
Data Anno Dominicx Incarnationls M. V. Regni vero domni Heinrici
Sereniffìmi Regis IH. (^) Przfulatus quoque domni Sigefredi fecundi fan*
(\^ Parmenfis ÉccleGas Prasfulis omnium largifCmi XXV. Indifìione V»
XCIV
D air Archivio delle Monache di S. Paolo di Parma
Originale .
Fondazio-ln nomine unigeniti Dei. Secundus Sigefredus divinas nutu clementix Far-
ne del menfis Prasful Ecclefiae. Ad hoc nos licet indignos altitudine faeculi pietas
f^°di"s ^^y*"*. proyexit ad hoc Ecclefias fuic gregem noftras curae attribuii ut quid-
Paolo * 5"^^ inordinatum ac pravum in eo nequitias inventum fuerit emendaremus ,
prclTo oc quod canonice ac legaliter ordinatum flatutumque reperimus maxima di-
Parma, e iigentia foveamus nutriamus proutque Dei gratia largiente valemus augere
(fl) Quefìo Vescovo fu il siiccefTore ifn« (^) Queste note cronologiche fi devono
niediato di Sigefredo , che a^giugncndo qui carreggere , sostituendo 1* anno MVII » e
il nome suo » confermò Iq dxspofiziooi date V anno IIU del Regno Itaiico dì Ar-
da lui. ]:ig«.
385
& accrefcere laboremus. Si etenim plebis Dei tradita nobis ovìlia illa qua dote al
debemus cura foveamus & famulantium ei debitam curatn & diligentiam medefimo
prasbemus ad uberiorem fervltutem ejus amore fuorum fìdelium abfque dubio ^^^<^ ^^
raentes promovemus . Nec cnim Chriflo pcrfeAius piacere poffe credimus Ji" ^^St
guam fi illos devote curamus ac veneramur quos probabilis vits merito uf^ '^
acceptabiles Deo esse recognofcimus . Hac itaque prò caufa animo fufcepi*
mas & quammaxime venerandum putavimus ut Écclefiarum Dei beneficia
in congruis locis ubi vaiuerimus & maxime in noftris augeamus . Proinde
in omnium fìdelium nodrorum Cleri fcilicet & populi noticiam proferimus
& firmum haberi ftatuimus quod ego fecundus Sigetredus Parmenfis Ecclefiae
Epifcopus hoc Coenobium paucarum facrarum virginum & Liudas AbbatifTae
fanélimmz in territorio noflrs Civitatis a me Sigefredo fundatum & fub
honore fanfli Pauli dedicatum prò remedio animac mex ooflrorumque falute
succeflbrum hac conftitutione & decreto roboramus \xt quidquid eidem Mo-
nafterio ex nofìri parte damus auóloritatis noilra; judicio nodro pofl tem-
pore manet immutatum . Ne igitur procelTu temporis dnbitaretur quod ali-
quid ex datis a nobis ibidem prster auéloritatis nodras firmitudinem habe-
retur loca & quantitatem terrarum ejufdem Monaflerii in prxfenciarum ju- »:
ximns defcribi fub ordine hujufmodi . Terrarum ejufdem Monaflerii quas in
praefenti damus quasdam pars ed qu£ prope ipfum Monaderium cum vinea
& terra & duobus Molendinis quaedam vero orata juxta Ecclefiam fanAi
Odelrici cucn Molendino uno & fionizonem riominisdei filium cum om-
nibus rebus mobilibus & immobiiibus quas nunc habet vel in antea Deo
pracbente adquiCverit. Similiter de terra fan^i Petri in Cafale mufliliani
manfos duos cum decimis in vicopauli campum unum cum decima fua in
Riraula cadellare cum fex manfis oc triginta modiis terrarum cum decimis
fuis & fanéìi Pauli capellam cum prato & terram in villa quae vocatur Vi-
cus ioncus cum duobus hominibus habitantibus ipfam terram olim presbiteri
Guberti . In Viarolo terra ipfius presbiteri Gumberti cum cafalive & man-
fione & caeteris aliis terris fimul cum oélo modiis quos dedtt Ado de Fa*
biano adjunAis prò uno manfo • Et quatuor manfos qui de Raterio fuerunt
Episcopo unum in loco qui vocatur Vacariria & regitur per Johannem
manfarium. Secundum in loco Alciani qui regitur per Albertum . Tercium
in Pavariano qui regitur per Dominicum • Quartum in campo rufatico qui
Cmiliter regitur per Dominicum qui olim a prsdiflo Raterio Epifcopo fue-
runt dati fanftas Mariaj Parm«niis Ecclefiae proprietario nomine scilicet in
tempore Epifcopi Uberti nodri antecedbris. Iterum damus prxdiclo Coeno-
bio fandi Pauli manfos duos de terra fan£)i Petri quac ed condruda prope
forum qui ab Arialdo majore de puzolefi patte olim Rozonis item genitoris
duorum fratrum Adam & Arialdi per precariam detinebant. Hxc omnia fu*
pradiéla nodrae inditutionis ordinatione condonantes eidem Monaderio om*
niaque prasterea quae Ecclefiae nodrae familia vivens huic Monaderio devo-
verit habenda nodra fit promiffione hac auéloritate perpetualiter concedimus
retinenda. Ita videlicet ut tam Linda quara ibi confecramus Abbatidam &
fanftimoniales reliquae fub ea fanfti patris Benedici regula diligenter fervan-
tes Quam etiam futuris temporibus in eadem regula fecuturae ad vittum &
regnlarem ufum habeant teneant atque poffideant tam ea quae ad praesens
damus quam impoderum aut elemofinarum gratia aut datione aliqua legali-
ter ac regulariter vel quoquo modo tribuentur • Qua propter fuccedbres no-
dros quicumque huic ledi quocumque tempore prasfueritis propter Dominuin
b b
38<^
invitamus pofcimus atqne commonemus ut boc ooflrx Conflitutionis Decrt»
tum inconvulfum & inviolatum cum additamento etiam veftro munere re-
mota omni moleftia permlttatis • Si quis vero hoc quod jufte digne mal-
tumque voluntarie a me faAum ed Infrin^ere vel minorare non timnerìt
cum Jada Jefu Domini proditore cura Anania & Saphira Datan quoque &
Abiron sterne damnationi fub anathemate deputamus perpetuos gemat fine
fine cruciatus • Ut autem haec przfens Conftitutio nullo quovis tempore ca-
lumnietur & manu noflra eam firmaviraus & Clero noftro firmandam opta*
limus •
Sigefredus Dei nutu in hac conftituttone a fé faéla ss,
Sigefredus Archidiaconus ss.
Bemardas Dei nutu Archipresbiter ss.
Theadulphus Magifter Scholarum ss*
Anfelmus Subdiaconns ss.
INDICE
DELLE COSE Più NOTABILI.
387
S, Abbondio • Sue ossa trasferiti 4
Ber ceto pag, 162 •
Acquedotti edificati da Teodorico pò.
Adalberto detto Attorte 228. Chiama
in Italia Ottone / 2}5 . Conte di
Modena e di Reggio 24^ • Tonda
il Castello^ e il Monistero di Bre*
s cello 245 . Possiede sul Farmi già»
no 246 . Ma non Parma 247 • Sua
morte 252 •
Adalberto Cappellano del Vescovo
Guibodo premiato 181 •
Adalberto Conte del Contado di Par*
ma 186 •
Adalberto II Marchese di Toscana fatto
prigione a Borgo S, Donnino ipp»
Famiglie da lui discese 209 .
Adalberto Marchese avo^ e nipote
malamente confusi 16 1.
Adalghiso Conte 159.
Adeodato Vescovo di Parma 2^1 • Va
al Concilio di Ausburgo 2^6 •
Ai cardo Vescovo di Parma 2 1 j • Fa»
vorevole a Rodolfo Re 217. Con-
sigli ere di Berengario I 2x8. Fa*
vor/to dal Re Ugo 220.
Al cui no in Parma 145 •
5*, Alessandro Papa e Martire* Se
il suo Corpo fosse trasferito a Par"
ma 158.
Anfiteatro presso Parma ^6 , 107 • Di*
ftrutf lop .
Antesiga^ e suoi Signori 2jo.
Arco antico presso Parma 36 .
Ardingo Vescovo di Brescia . Qual
possa essere la sua Patria 207,
E
adi a di Bercelo fondata 152. Di*
ftriitta 165 • Data al Vescovado di
Parma 181, 188. Contrafiata al
medesimo 225 •
Badia di Mezzana data ai Vescovi
di Parma 187» 225 .
Badia di Nonantola data in Com*
menda ad Uberto Vescovo di Par*
ma 246, 270.
Baratti famiglia 228 •
Bardetti Stanislao n Sua opinione ri*
provata ó.
S, Bartolommeo • Sua Chiesa 157*
Basilicanova 215 •
Beneceto col suo Oratorio donato al
Capitolo di Parma 248.
Berengario I in Parma 207. Rotto
a Fiorenzola 218.
Bernardo Conte del Contado di Par*
ma 265 •
Bismantava già del Contado Parmi*
giano 14^ • Staccata da esso ipi •
Boniprando Giudice contende alcuni
beni al Capitolo 215.
Borgo San Donnino , Sua origine 148 .
Donazione fattane ai Vescovi di
Parma insussistente 184.
Br esc elio 56, 58, 6<y. Ebbe già Ves*
covado 79 , Sd . Occupato dai Lan*
gobardi 105. Espugnato 117. In*
cendiato 120. Riedificato 245.
Bus set a luogo diverso da Busseto 1^0 »
Bus set suoi primordj 262 .
Butilino occupa Parma 108.
K^anal comune p:; •
Canal maggiore p2 .
Capitolo di Parma fondato 178»
Carlo Magno in Parma 144 •
Cassia famiglia g8 .
Cassio Parmense Poeta j . Ucciso 42 .
Cattedrale , e Canonica antica in-
cendiata 21 j . Era dentro la C/>-
td vecchia 216 •
388
Ceruti ago 2^4.
Ci e none loda i Parmigiani 41 •
5. Ciriaco. Sue Reliquie trasferite
a Parma 157 .
Claudio, Qual di tanti desse nome
alla ViaX^laudia 72 .
Colonia Parmense dedotta 17» A
auale Tribù appartenesse ip .
Colonia Giulia Augusta Parmense 44 •
Confini tra Parma e Piacenza con*
tesi 125 , ^ seg.
Consolari delP Emilia , e della Ligu»
ria 78,
Conti dati alle Città 141 . Rurali
lop . Del Contado di Parma 177 .
Infesti ai Vescovi 221, 240.
Corrado Prete Messo di Ottone III
in Parma 167 .
Corte di Rad aldo i ptf •
Corti di Monchio 181 •
Costantino Imperadore . Colonna eret»
ta a suo onore 70 •
Crisopoli aggiunto di Parma J • Da
chi a lei dato 15 1 •
Cunegonda Regina 15 !• Fonda il
Ministero di S. Alessandra 157*
Quando morta 174.
JL/'onazione di Carlo Magno alla
Chiesa Romana fin dove si sten*
desse ijp. Di Ottone I come si
spieghi intorno ad alcuni luoghi
del Parmigiano 2g8 .
5". Donnino martirizzato 68. Inven*
zioni del suo Corpo 146 , 14^ •
sLlbungo Vescovo di Parma ip7.
Favorevole a Lodovico Re di Prow
venza 205 • Suo testamento ^ e mor^
te 211 •
Flmerico Viceconte del Contado di
Parma 215 .
Episcopio antico dove esistesse X24*
J. X* eli e ola. Sue Reliquie trasferite
alla Chiesa di J. Paolo 25$ .
Felina j e Malliaco dato in Feudo
168, 191 •
Fidenza 2}» Opinioni intorno al suo
sito 25 • Amenità del medesimo
??' 7*-
Figliuola del Re Agi lui fo morta m
Parma 1 20 •
Fornovo 44 ^ 5 1 •
Fulcari morto sotto Parma 108 •
vjreltrude Tmperadrici. Suoi atti di
pietà 219.
S. Cenesio Vescovo di Brescello • /»-
venzion del suo Corpo 24^ •
Ci berti famiglia 228.
5*. Gioanni Abate del Monistero ili
S. Gio: Vangelista 254. Sua mor*
te 2$p.
Gioanni Arcidiacono di Parma fatto
Vescovo di Modena 259 .
5*. Gioanni Calibi ta • Sue Reliquie
trasferite a Parma ij? .
Giulio Cesare governa la Gallia To*
gata jg • Sue cure verso Parma
Grazioso Vescovo di Parma r«8.
Guibodo Vescovo di Parma 161 , 1($J ,
e seg. Legato di Papa Adriano
171 • Aderente a Lodovico Re di
Germania y e scusato per ciò da
Papa Gioanni VIII 172 . Favori*
to da Carlomanno 173 • Fondatore
del Capitolo di Parma 178. 5*/
elegge il sepolcro 181 • Inviato m
Guido Duca di S pò leti 186. Fa*
vorevole allo stesso pel Regno ^ e
per l^ Impero 190, 192. Ricorre
ad Arnolfo per la conferma de^
suoi beni 194.. Fa seppellire in
Parma Guido. Imperatore 194 •
Muore 195 •
Guido Imperadors^ muore al Taro 194 •
Guido Viceconte di Parma z6$.
Jngelberto l^ceconte di Parma 1 96 •
Ingone e figliuoli ottengono alcune
Ville nel Contado di Parma 247 .
M^ane di Parma lodate 59 •
Lantperto Vescovo di Parma 1 54 , 157 •
Legati Parmigiani Giudici intorno la
vittoria di Mario ^ e Cafiio ^o •
Leggi Romane scritte in bronzo /r»-
vate in Veleja 28 .
Lesignano . Sue acque termali 55 •
Liudone arricchito di beni sul Par-
mi giano 2^1.
Longobardi occupano /' Italia 11^.
La dividono ai Duchi 1 1 1 • Scac^
ciati da Carlo Magno i ^8 .
Lotario Re tn Parma 2^4 .
Lugolo donato al Vescovo di Parma
187. Contrastato al Vescovo El'
bungo 209 . E a Sigefredo I 225 .
JVl arcantonio danneggia Parma ^o .
Marzaglia data ai Canonici di Par-
ma 2J5 . Destinata alla celebra"
zion di un Concilio 248 .
Moni stero di S. Alessandro 1 57 •
Mont stero di S. Gio: Vangelista 25 j .
Moni stero di S. Paolo 27^ .
Moni stero di S, Udalrico 274.
Munazia famiglia 34.
389 .
Paludi del Parmigiano j , 1 y . jD/V-
seccate da Scauro 21 .
S. Paolo C blesa 255 .
Parma, False opinioni della sua 0-
rigine i , e seg. Fondata dai Ro"
mani 17. Danneggiata da Mar*
cantonio 40 . Ristorata da AugU"
sto 4? . Suoi Magistrati sacri e
profani 47 . Quando abbracciasse
il Cristianesimo 68 . Sua decaden^
za 80 , e seg. Ristorata da TeO"
dorico 8p . Giro delle sue mura
95. Sue quattro Porte 97. Detta
Crisopoli dai Greci 1 1 1 . Perchè
detta Giulia , ivi . Presa dai Lon^
gobardi 1 14 . Presa da Carlo Ma^
gno 1^8. Incendiata 170. Data
in possesso al Vescovo di Parma
176 .
Parma fiume . Suo antico letto 98 •
Pietro VescovO' dì Parma 145 .
Ponte antico della Parma ora in
mezzo della Città gp .
Prato Regio dove fosse 176 •
S. ^Àuintino Chiesa Ig5, 207.
f arsete manda a combatter Par-
ma 107 .
S. Nicomede. Sua Chiesa in Fonta-
na broc cola 188, 204. Sue Reli-
quie di là trasferite a Parma 203 .
Nirone Corte . Suoi possessori 206 ,
2gL', 168.
Nuceria io.
O
berto Marchese^ e Contf di Pa*
lazzo 245 • Sua discendenza 260 •
i^ ago Mercuriale J2 .
Pago Salvio 5^ .
Palasone dato ai Canonici ilj • Pos-
seduto da altri 264.
Pallavicina famiglia da chi froge-
nerata 209 , 245 , 263 •
R
aterio Vescovo di Verona dedica
un Libro ad Uberto Vescovo di
Parma 2^8 .
5*. Remigio suo Altare nella Catte*
drale 194. Benefizio ivi fondato
dalla Imperadrice Gel t rude 219.
Restaldo Monaco Vescovo di Pista-
fa 2Ó0 .
Rossi famiglia . Opinioni circa la
sua origine 266 •
iS^atbione sul Modenese posseduto dal
Capitolo di Parma ggj .
Sabbioneta data al Vescovo Aie ardo
219.
Salso 179 .
San-Cesario sua Corte ^ e Cappella
data al Vescovo di Parma 182 ,
2JI.
San^Secondo del Capìtolo di Parma
264.
Satilone Conte di Palazzo tiene Pla-
citi 214, 225 .
Se auro M. Emilio dissecca le Palu-
di del Parmigiano 21 .
Scuole fondate in Italia 1 5 j , 1 54 •
Sigefredo Conte di Milano diverso
dal pTogenitor di Matilde Contes-
sa 200.
Sigefredo del Contado di Lucca ascen-
dente della Contessa Matilde non
signoreggia Parma 201 . Sua mor-
te ^ e discendenza 228.
Sigefredo I Vescovo di Parma 222 .
Mandato a Costantinopoli dal Re
Ugo 227.
Sigefredo II Vescovo di Parma 252 .
Aduna Sinodo 269 . Privilegiato
da Arrigo I Re d* Italia 270 , 271 .
Sue liberalità 272 . Fonda Moni*
steri 25^ , 275 . Muore 275 .
S. Simone Eremita in Parma 25Ò .
Suburbj dflla Città 255.
Suppone investito di Felina e Mal-
li aco ió8.
Suppone Conte liberale alla Canonica
Parmense 208 •
JE aifali mandati a coltivare i no-
stri terreni 80 .
Taneto 9, ij, 72, 76.
Tedaldo Marchese figliuolo di Adal-
berto Altane 270 .
Teodorico Re ristoratore di Parma
8p.
Teuzo da Parma Vescovo di Reg-
gio 249.
Ui,
berto Marchese bastardo del Re
Ugo ottiene beni sul Parmigiano
216.
Uberto Vescovo di Parma 2?7. Pri-
vilegiato da Ottone I 240 , 246 •
Trovasi al Conctltabolo di Roma
245 , ed al Concilio di Marcagli a
248. Muore 251 .
S. Udalrico» Suo prodigio al Taro
274.
Vele/ a 11 , 28.
Vescovado di Parma • Sua tarda ori-
gì ne 80 , 84. Suo principio 121 .
Vescovi di Parma. Loro serie antica
immaginaria 122 .
Vestola donata in parte al Capito^
lo 26^ •
Ugo Re in Parma 224 •
Via antica da Rimi ni alla Trebbia
IO.
Vi a di Bardo ne 1^2.
Via Claudia Ji y e seg. Errore intor-
no al suo sito j6 •
Via Emilia quando stesa 1 6 . Suo
giro 71 .
Vichi mi Parmigiano 5 5 .
Vtdiana Castello 227.
Unroco investito di Felina e Mallia*
co 191 .
Volgunaa consanguinea di Cuibodé
Vescovo di Parma 191 , 198 .
ÉLAena Corte 182, 184.
Zenone da Parma Vescovo di Cremo-
na iji •
Die 3 Maji 17^1
IMPRIMATUR.
Alexander Bettoli P. Vie. Gen.
Die 20 Aprilis 17^1
IMPRIMA TU R. hi
F. Vinceotius Passerini Vicarius Geoeralis
S. Offic. Parms .
Die 15 Maji lypi
V I D I T
Felix Silvani R. Libr. Censor, & in R, Univers.
Jur. Pubi, Profess.
IMPRIMATUR.
Prasses , Se Magiflrat. Reformator.