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Full text of "Storia della Toscana sino al principato con diversi saggi sulle scienze ..."

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/^f. c/. /^ 



1 



STORIA 

DELLA TOSCANA 



VOLUME rv. 



;.) 



STORIA 

DELLA TOSCANA 

SINO AL PRINCIPATO 

CON DIVERSI SAGGI 

S-ULLE 

SCIENZE, LETTERE E ARTI 

DI 

LORENZO PIGNOTTI 

ISTOBIOGRAFO REGIO 



* 



TOMO TERZO 

PARTE SECONDA 



PISA 

CO* GARATTERI DI DmOT 
MDCCCXIII. 



DELLISTORIA 

BELLA TOSCANA 

LIBRO TERZO 



CAPITOLO IX 



SOMMARIO 



ATventure d' Uguccione deUa Faggiola . Dispute tra 
Siena e Maasa. Imprese di Castruccio. S'impadro- 
nisce di Pistoia. Rompe i Fiorentini, e si avvicina 
fino sotto le mura di Firenze . Pompa trionfale di 
Castruocio. Congiura contro di lui , scopeita . Sue 
nuove imprese contro i Fiorentini . Duoa d' Atene 
in Firenze. Nuova congiura contro Castruocio u- 
gualmente scoperta . Discesa in Italia di Lodovico il 
fiavaro . Castruocio k creato da lui Duca di Lucca , 
e di altre citt4 della Toscana . Lo accompagna a Ro- 
ma, ove lo fa coronare Imperatore. i» eletto da lui 
suo Vicario, e Senatore di Roma. II Bavaro depo- 
ne Papa Giovanni XXII., e fa eleggere Niccol6 Y. 
Castruccio perde Pistoja. Ritoma da Roma; cinge 

. d'assedio Pistoja, e di nuovo se ne impadronisce . 
Muore all'et^ di 47 anni. 

Lia disgrazia d' Uguccione rallegr2> i Fio- ^ 
rentini , non prevedendo quanto piii terribile di G. 
nemico esser doveva a loro Castruccio. Ad ' ^ 
essi mando il Re di Napoli nuovo Vicario il 
Conte Guido da Battifolle. La paura, che 

T. III. p. IL ■ 



STOBIA DI TOSCANil 



"j^ r attivo Uguccione avesse de' fautori in citta , 
diC. determino quei che governavano, forse per 
togliersi Y odiosita delle crudeli esecuzioni, a 
far venire in Firenze Lando d' Agubbio Bar- 
gello , e di dargli un supremo potere sulie 
vite de' cittadini . Questo crudele inquisitore 
agiva per impulso di quei, che governavano; 
ma siccome pdteva anco farlo di propria vo- 
lonta , avea sparso il terrore per Firenze . Sul- 
la semplice delazione , e senza regolar forma 
di processo , fac0va uccidere i cittadini a sue 
talento ; ne il V icario del Re di Napoli osava 
colla forza di opporsegli avendo il Re giurato 
i3i7 di non alterare il govemo. Uno de'gran di- 
fetti di questa, e di molte Repubbliche di 
quei tempi , e il non avere stabilito un savio , 
e regolar metodo nei giudizj criminali , che 
a&sicurasse la» vita, e la liberta de' cittadini , 
e armato di sufficiente forza per Y esecuzio- 
ne. Fu con fatica, e^olo per interposizione 
del Re di Napoli deposto questo sicario , il 
cui governo avvili lamaesta della ficnrentina 
Repubblica, avendo pero lasciata lunga me- 
moria di se colla moneta falsa sparsa nella 
citta, che avea avuto ardire di battere (i)- Si 
fece pace dai Pisani, e Lucchesi colle citta 
Guelfe Toscane, mentre Uguccione che si 

(i) Fill, lib.g. cap. 74. 77- 



LIB. III. CAF. IX. 3 

era reftigiato in Verona pr^sso Cane della"]JJjy 
Scala ajutato di genti da Cane, e da Spinetta di C. 
Malaspina tentb, ma invano di rientrare inPi- ' ^^ 
sa. L' inutile tentativo costo la vita ad alcuni 
cittadini pisani deXanfranchi , che fu credu- 
to aver con lui corrispondeoza, e*a Spinetta 
la perdita delle sue terre , che furono occu- 
pate da Castruccio . Anch' esso andb a rico* 
vrarsi nello stesso asilo, generoso asilo del 
valore, e de' talenti sventurati . AUora proba- 
bilmente fece Uguccione amicizia con Dante . 
GF illustri guerrieri hanno quasi sempre ono- 
rato le lettere: al carattere fiero d' Uguccione 
era fatto per piacere quello del fiorentino 
Poeta , e le sventure legano insieme i disgra- 
ziati . Milito Uguccione sotto gli stendardi 
del Signore della Scala, specialmente nella 
goerra fatta ai Padovani , e as^ai avanzato in 
eta moil pochi mesi innanzi a Dante . Non h 
gia che i Signori della Scala fossero nemici 
dei Pisani , solo gl' indusse ad ajutare Uguc- 
cione la pieta ch'eccita un uomo grande fral- 
le sventure . Erano easi Ghibellini come gli 
altri Lombardi , nemici dei Guelfi , e percio 
de'Fiorentini. 

Mentre regnava k ^ce in Toscana, un 
movimento passeggiero minaccib la tranquil* 
lita, e il governo della sanese Repubblica . 
Era nata una disputa tra di essa , e la Repub- 



4 STOMA Dl TOSCANA 

"y^blica di Massa sul possesso del castello di 
di G. Girfalco occupato dalF ultima. Dopo inutili 
' ^^ rimostranze vi mandarono i Saiiesi molta 
gente armata, che cominciavano la devasta- 
zione delle campagne, quando raweduti i 
Massesi cederoivo il castello disputato , e fu- 
rono ricondotti a Siena gli armati : questi pe- 
ro , che a veano sperato di saccheggiar Massa , 
tornaiido scontenti, e trovandosi coirarmi 
in mano^ mossero tomulto gridando, moja il 
Gapitano . Venne fatto ai principali di sedare 
il tumulto ; i malcontenti perb del governo 
teiitarono profittarne . Erano da quelle , come 
si h notato a suo luogo , esclusi i nobili , i dot- 
tori , i notari , e solo vi si ammettevano mer- 
canti di mediocre condizione, che si riduce- 
vano a pochi . I dottori ^ e i notari presero 
quest' occasione , in cui credevano i Nove del 
Govemo intimoriti , per fare istanza d' es- 
' servi ammessi : ne furono sdegnosamente , e 
con minaccie rigettati: allora unitisi cogli al- 
tri malcontenti stabiliron d' uccidere i Nove , 
e crear Gapitano Messer Sozzo Tolomei, e 
Potesta Messer Antonio di Messer Ricove* 
ro , e cos\ andavano distribuendo le cariche ; 
e gia la sera del 26 ottobre levatisi, corsero 
verso il Palazzo per uccidere il Magistrate ^ 
gridando di voler parte al govemo, Fortu- 
natamente erano stati soldati 3oo fanti y e 



LIB. HI. CkV. IX. 5 

molti cavalli per mandarsi in soccorso del"]lj[JJ^ 
Re Rol^erto , e per lo stesso motivo vi si tro- di C. 
vavano too cavalieri, e 800 pedoni de'Fio- * 
rentini guidati dal Rucellai . Con questa trup- 
pa il Governo si oppose ai soUevati , i quali 
dopo due ore di coiitrasto furono rotti , pre- 
stando la notte un' opportuna oscurit^ per 
fuggire, o per nascondersi (2). Prendevano 
qualche respiro intanto i Fiorentini confer- 
mati sempre piu nella fazione Guelfa che do- 
minava in Tosoana . 

La Lombardia era per la maggior parte 
Ghibellina, ma divisa in piccoli Signori ^ e Re* 
pubblichette, male atte a stare unite in una 
Lega , onde non potevano gran fatto resiste- 
re alia fiorentina^ potente d'armi, e di ric- 
chezze, sostenuta dal Papa^ e dal Re di Napo- 
li . Ma y' era un uomo capace co' suoi talenti 
guerrieri di bilanciare questi svantaggi , cio^ 
Castruccio. I Fiorentini essendo tranquilli in 
Toscana , aveano con poca awedutezza invia- 
to un corpo di truppe della Taglia Toscana 
in Lombardia ^ istigati dal Papa , e dal Re Ro- 
berto ad ajutar calk il vacillante loro partito. 
Matteo Visconti capo de' Ghibellini di Lom- 
bardia con armi , e danari eccito Castruccio 



(a) Cron. Sane . Her. Ital. torn. 1 5. Malev. istor. Sa^ 
nes. p, a. lit. 5. Ammir, ist. lib, 5. 



O STOftIA DI rose AW 

"]j^contro di loro. Poco ci voleva a muover que- 
di C. st*uomo (3) : vedendo da se stesso , che anche 
' ^^ nella sua quiete i Rorentini non tarderebbe- 
ro molto ad attaccar Lucca ^ e Pisa di parti-' 
to a loro nemiche; forse ancora credendo 
che r instabile volondl dei cittadini , che lo 
aveva inalzato al Principato di Lucca ^ Qon 
poteva confermarsi che con azioni grandi 
atte ad imprimere riyerenza , e terrore ; o fi- 
nalmente sentendosi i militari talenti ^ fosse 
impaziente di mostrargli contro i nemici 
della sua patria , era assai disposto alFosdlita. 
Ajutato percio d'armi, e di denari dai po- 
poli di Lombardia , e in specie dai Visconti ^ 
messe insieme una truppa di agguerriti sol- 
dati piu formidabile pel valore , che pel nu- 
mero, ed entro nelle tenre de^Fiorentini po- 
nendole a sacco: indi pose Tassedio a Santa 
Maria a Monte ^ e presto se n' impadron\ . 
A questo attacco inaspettato, i Fiorentini 
sprowisti , sulla fiducia della pace , non po- 
terono opporsi . Onde se ne tomo Castruc- 
cio carico di preda tranquillamente a Luc- 
ca . Questo principio d' ostilita in Tosca- 
na fu una conseguenza della gueira di Lom- 
bardia: n'era il fomite maggiore la citta di 
Genova , dopo che cacciati i Ghibellini avea 
data la signoria al Re Roberto : contro di es- 

(3) Gio. VilL lib. 9. c. io5. 



LIB. III. CAP. IX. 7 

fla percio era diretto lo sforzo maggiove dei^y 
Ghibellini lombardi, che la travagliavano per di G. 
terra , meiitre lo era per mare dalla flotta si- ' ^^ 
ciliana . Castruccio vi marcib anch' eflso con 
buona truppa di Lucchesi , e Pisani per aver 
parte alia gloria della presa che si credeva si- 
cura . Profittando della sua lontananza fecero 
i Fiorentini una scorreria sul Lucchese: Ca« 
struccio allora con la piii grande speditezza 
ricondusse indietro le sue truppe , e giunse i 
neinici verso Fucecchio . Gonsumarono i due 
eserciti molto tempo inutilmente divisi dalla 
Gusciana, e senza alcun fatto si ritirarono. 
Non fu gloriosa ai Fiorentini Fimpresa^ mau- 
tile ai loro confederal Genovesi. Genova , che 
colla giunta di questo nemico sarebbe cadu- 
ta ^ non solo si sostenne^ ma gli costrinse a ri- 
tirarsi. Nel seguente anno^temendo sempre i 
Fiorentini Fattivo Castruccio, fecero lega col i3at 
Marchese Spinetta Malaspina, dandogli ajuti , 
perche, inquietando Castruccio , non gli per- 
mettesse di venire solle terre loro. Ma Ca- 
struccio radunate le sue genti , poco temen*- 
do le ofiTese del Marchese, andb iucontro ai 
Fiorentini , che si erano accampati sul Luc- 
chese. O che il genio di Castruccio impri- 
messe terrore in questi , o che non lo avesse- 
ro creduto fomito di tante genti, entro un 
timor panico fra loro a segno , che profittan- 



8 STORIA DI TOSCANAl 

""^^ do dell^ notte si ritirarono precipitosamente , 
diC.€ lasciarono Gastruccio padrone della cam- 
' ^' pagna , il quale died^ il guasto ove piii gli 
piacque . 

Erano gia parecchi anni dacch^ Firenze ai 
trovava piuttosto sotto la protezione^ che 
sotto il dominio del Re di Napoli . Pare che 
cio si facesse quando o i pericoli estenii ^ o 
le ^issenzioni interne minacciavano la Re- 
pubblica ^ bench^ essa non fosse libera dagli 
estemi timori, essendo armato uno de'suoi 
pill potenti nemici. Gastruccio tuttayia^ e il 
partito che si era eccitato da Simone della 
Tosa negli anni scorsi , e il desideiio di novi- 
ta , feoe tornar i Fiorentini nella solita forma 
deir antico governo ^ ed essendo spirato il 
tempo della Signorfa data al Re Roberto, 
non fu rinnovata (4) • Poco innanzi pero non 
essendo il pubblico contento de' soliti gover* 
natori , come avviene quando non vanno 
prospere le cose , avea aggiunto all' ofBzio dei 
Priori , dodici Buonuomini, due per Sesto , da 
stare in ofBzio sei mesi • Era la loro appar^i- 
te incombenza di Con^iglieri de' Priori; ma 
questi nulla potevano concludere senza la lo- 
1 3a2 ro autorita (5) . Intanto Gastruccio padrone 



(4) f^ilL lib, 9, cap, 186. 
^5) Gio. Fill, lib, c, 127. 



LIB. Ill GAP. IX. 9 

della campagua scorreva impunemente i ca- J^ 
stelli e le cittk suddite, o alleate de' Fiorenti- diC. 
ni . Pistoja posta quasi ad egoal distauza da ' ^ 
Firenze, e Lucca , e il di cui pos^esso eraper- 
cib utile tanto all' una che alFaltra, si reggeva 
coir influenza de' Fiorentini ; ma Castruccia 
tanto travaglib il contado colle armi, e la cit- 
ta cogU intrighi ^ che dovette per minor male 
divenir tributaria di lui , contentandosi egU 
per ora di sifTatto titolo, e attendendo miglio- 
re occasionea farsene Signore. I Fiorentini 
mal concordi^ in vece di por cura a resistere a 
quest* attivo nemico , animati sempre dalla 
fazione, mandavano dei soccorsi contro i &- 
gli di Matteo Visconti , che con varia fortuna 
sostenevano il loro partito in Lombardia . Ca< 
struccio pero faceya continui progressi, giac- 
ch^ non trattenuto n^ dai presidj , n^ dagli 
ajuti de' Fiorentini, nbdairigori deU'inverno 
s' insignori d' una gran parte della monta-* 
gna di Pistoja: si volse indi sulle campa- 
gne di Fucecchio, S. Groce, Gastel franco , e 
passoto Arno sopra Montopoli , reco laro in- 
finiti danni: ed una Repubblica s\ potente 
d' oro, e di genti non osb mandargli incontro 
alcun esercito . Gib diede taot' animo al loro 
nemico, che ardi ay vicinarsi a Prato con non 
piu di 600 cavalli , e 4000 fanti , minacciando 
di occuparlo. A quest' ultimo insulto risve* 



lO STORIA DI TOSGANA 

'^^ gliati dalla vergogna i Fiorentipi, fecero a ga- 
di Cra ad armarsir diedero il perdono ai banditi 
* per fationi^ che si fossero condotti sotto le 
bandiere della Repubblica, de'quali in breve 
non meno di 4ooo vi si riunirono . M ossero 
percio verso- Prato un esercito di i5oo caval- 
li y e 20 mila fanti . Sarebbe stato il contrasto 
troppo disuguale : stette nondimeno Gastruc- 
cio per qualche tempo intrepido a fronte di 
A grand' esercito: ma quando s'accorse che si 
preparavano i Fiorentini ad attaccarlo^ si riti- 
ro eh^tamente nella notte a Seravalle. Parea 
che una truppa tanto numerosa dovesse se- 
guitario, epor Fassedio anche a Lucca; ma 
essendo 4iscordi fra loro i nobili , e il popolo, 
restarono in ques^a incertezza cpialche gior- 
no , e poi quasi disordinatamente si ritirarono 
a Firenze . I fuorusciti , che secondo i patti do- 
vevano esser rimessi , H aveano preceduti ; ma 
venendo innanzi colFe bandiere spiegate , e in 
A gran copia , il popoIo*comineio a guardarli 
come nemici, e non voile riceverli: furon 
costretti a ritirarsi ^ ma unita la nuova ingiu- 
ria alle vecchie ^ meditarono i mezzi di rien- 
trarvi a forza / Saptndo il malcontento della 
nobilta esclusa dal govemo y ebbero segreto 
trattato con essa. Amerigo Donati, non dege- 
nere dal padre Corso, guidaya questa trama: 
nella notte di San Lorenzo doveano i fuoru* 



LfB. lU. CAP. IX. 1 1 

flciti accostarsi a Firenze^ esservi introdotti j^XJ^ 
correr la cittA armati ooi loro amici , e mu- di C. 
tare il govemo . I^ trama Tu scoperta nel ^ 
giomo avanti all' eaecuzione : si armo il popo- 
lo , e corae su per le mura con molttssimi lu- 
mi ^ i quail veduti dai filorusciti , si accorsero 
che il trattato era svelato ^ e si ritirarono • II 
Governo prudentemente abbraccio , nel per^ 
seguitare i complici , le vie della clemenza (6). 
Intanto Castruccio, ch'aspirava al dominio di 
tutta la Toscana, voile insignorirsi di Pisa: ten* 
lie pratica con un Lanfranchi di uccidere il 
Conte Bfieri della Gherardesca , che n* era Si- 
gnore , ossia ne dirigeva il govertio : scoperta 
perb la trama , non ebbe altro efFetto che la 
morte del Lanfranchi , e il bando dato a Ca- 
struccio di nemico di Pisa , ponendosi la sua 
testa a prezzo (7)^ ciocche rallegro molto Fi* 
renze^ che vide staccarsi una citdi potente 
dal suo nemico piu grande. Non sbigottito 
perb Gastruccio tentb un colpo , il quale ^ se 
gli fosse felicemente successo*, avrebbe assai 
sconc^tati i Fiorentini « Era Fucecchio terra 
di molta t mportanza, assai popolata , e dife- 
sa da buona guar nigi one. Avuta speranza di 
esservi introdotto , vi s' accostb di notte con 



(6) G90. FilL lib, 9. cap, ai4. e %\g. 

(7) Fill. lib. 9. ff. a3o. 



I a STORIA m TOSCANil 

"j^^i i5o cavalli, e 5po fanti. Vi fu realmente 
di C. ammesso ; ma la guamigione, e i terrazzani 
' ^ a vendo prese le armi ^ si comincio a combatte- 
re : sarebbero restati i terrazzani soccomben* 
ti , se spuntato it giorno non avesaero dati dei 
segni thiedendo ajuto alle guarnigioni dei vi- 
cini luoghi ^ S. Miniato , CastelPranco , e San- 
ta Croce. Corsero qufcste truppe^ e giunseio 
cfae ancor si cotebatteva: dur6 tuttavia Ca* 
struccio lungatnente a battersi con gran ra- 
lor^; ma vedendo impossibile il resistere al 
numeroso ajuto sopragglunto ^ che lo assaliva 
aile spalle, e ai terrazzani che dalle strade ^ e 
dalle finestre^on ogni sorta d'armi lo com- 
battevano^ dopo aver date tutte le prove del 
pill saggio e coraggioso capitanq , ferito nel 
viso^ si ritiro facendosi strada a traVerso i 
nemici . Si narra che essendo sempre degli ul- 
timi a ritirarsi nelle battaglid'^) trovandosi pe» 
ro inviliippato dai nemici che perseguitavano 
i suoi fiiori del castello , accorgendosi di non 
esser conosciuto si finse uno dei persecutori, 
fra i quali essendo giunto ai suoi che cerca- 
vano con dolore il loro Dnce;, riconosciutolo 
volsero faccia, e inseguirono i nemici fino al* 
le porte (8) . Facea quest' uomo ai Fiorentini 
la guerra, coUe armi/e coUe segrete prati- 

(«) Fill. lib. 9, Cap. a33. Tigrini vita Castr. 



LIB. III. gap; IX. • • i3 

che , coUe quali tentb d' insignorirsi di Prato, "J^ 
di Pisa^ efin della» stesaa Firenze. FuronodiQ. | 

scoperti pero i suoi trattati che avea special- ' i 

mente con Tommaso FrescobaliK, il quale 
tento di corrompere le milizie francesi per 
meito d'un frate lore confessore (9). Fuggi iSaS 
il Frescobaldi , e fu dichiarato •tniditore deK 
Ja patria, e il frate condannoto ft perpetua 
prigione. Pistoja vagheggiata da Gastruccio^ 
e dai Fiorentini avea subito varie vicende. 
Un ecclesiastico pistojesci, Ormaooo Tedici ^ 
Abate di Paeciaaa , dotato di quella ambizio- 
ne s\ mal confonqe al suo stato , e di scarso 
talentO) immagino profittaf delle circostanze 
per farsi Signore di Pistc^a . Guads^ato con 
le sue ricchezze ii minuto popolo , e i conta*^ 
dini , mostrandosi zelante per la pace , corat 
la eitta sostenuto da suoLpartitanti, prese il 
Palagio , i luoghi forti , e f estb Signor di Pi- 
stoja, ne eaccio gli amici de'Fiorentini , e fec9 
tregua con Gastruccio. Non avea pero Y Aba- 
te i talenti per sostener^quel^posto^ il quale 
era piuttosto esercitarto dal suo nipote Fi- 
lippo pill attivo, edi piu mente. Per altro^ o 
che questo si trovaas^ sovente inceppato dal- 
r inezie 1, e d»i capricci del zio nell* ammini- 
strazioae , o amasse esser libero Signore ^ co- 

(9) yUL lid. 9. c. 293. 



i 



l4 STORU DI TOSGANA. 

"^^jJI^'spiro contre di lui col consenso, ed ajuto di 
die. Gastruccio', e lo eaccio dallo Stato. Ne resto 
Sigiiore per circa due anni, ma presto s'ac- 
corse che tot^vandosi in una citta divim dai 
partiti £olla nemicizi^ del sio, ti;a i Fiorenti* 
^ j/iij e Castruccio che se ne contendevano il 

dominio y non Tavrebbe esso potuta conser 
Yftvb . Bramando di dar la citta a Castruccio , 
convenia ingannare i Fiorentini , che ayeaxio 
in Pistoja de' cittadini attenti , ' de' partitanti ^ 
e delle so^datesche; per addormentarli il Te- 
dicl) mentare si nlaneggiaya segretamente con 
Cartruccio, intavolo con quelli un trattato di 
dar loro Pistoja: ri restarono colti^ e quahdo 
imiDaginavano di occupar la terra , udbrono 
inaspettatamente esservi entrato ^ e ayerne 
preso il dominio Castruccio. Erano i Capi del 
governo fiorentino insieme con Urlimbrttcca 
condottiere tedesco , ad un banchetto in San 
Piero Scheraggio , quando rice^^ttero le nuo* 
ve del primo tumulto di Pistoja. Esciti fret- 
tolosamente da tavola . montati a cavallo cor* 
sero ad un tardo soccorso,.giacch^ troraro- 
no per la strada parte delle loro milizie, e i 
cittadini , e partitanti , *cbe si er^^o colla fu« 
ga salvatii Seimila fiorini jd' oro^ spesi da Ca- 
struccio a tempo , guadagnarono i mezzani : 
la piii gran parte n'ebbe il Cremona, che in- 
gannb i Fiorentini ; e il Padre Gregorio , che 



\ 



UB. m. GikP. IX. iS 

menb segretamebte la trama tr* Filippo , e ^J^ 
Castruccio, fu in. ricompensa create in Luc- diC* 
ca Abate di S. Frediano; Filippo- Tedici di- '*^* 
venne Capttano di Castruccio , ne sposb la fi- 
glia non senza sospetto d'essersi disfatto del* 
Taltra moglie col vefeno (lo). L'odiq deUa 
citta di Firenze coiitro Castruccio ^ e il timore 
erano cresciuti a segno , che unanime ddter- 
mino goerra la pfu vigorote ed atta a liberarsi 
affattQ da si grsn nemico : ed essendo giunto 
in Firenze Raimqndo di Cardona^ ch^aveafa- 
ma d'eccellente gnerriero ^ fu cbetito dai Fio- 
rentini Capitano generate d^ questa guerra. 
Diede sobito ottime speranze di ff lice sue- 
cessou) giacche espugab in breyjssimo tempo 
il casfeello di Artimino, die apparteneva ai 
Pistojesi . Fecero dunque i piu gran prepara- 
tivi: comprendeva TeSercito i5 mila pedoni 
di gente scelta nella citta di Firenze , o nel 
contado . che Y odio contro Castruccio ^ e Tat- 
taccamento ai lorq beni , e«alle loro famine 
rendevano piii animosi ^ e fedeli ; ;i5oo erano 
i cavalieri gcan parte presi a Aoldo da diver- ' 
se nazipni (ii). Accrebbero in seguito que- 

(lo) Jstor. PktoL 

(i i) Dice il VilL L 9. cap. 3oi. L'oste mai p«r lo co- 
mune di Firenze per se proprio non la fece maggiore 
aenz' ajuto d' amisUt ....... ed ebbero i Fiorentini in 

loro osle bene 800 e piii trabacche, e padiglioni, e 



1 6 STORIA DI TOSCANA 

■]^st* esercito le citta collegate . II Papa unite 
di G. COD essi non mando altro ajuto che quelle 
^ ^ delle . censure fulminate contro Castruccio . 
Comincio la guerra felicemente pe* Fiorenti- 
ni . Incamminatosi Y esercito verso Pistoja , 
Castruccio che non avea forze da tenersi a 
campo aperto, vi si chiuse difendendola. 11 
Capitano de Fiorentini depredando il paese^ 
e con molti insulti facendo correre fino il pa- 
lio sotto le mura , tento di tirarlo a battaglia : 
quando si accorse che tutto era vano, fece un 
falso attacco al castello di Tizzana, e im- 
provvisamente si avanzo verso la Gusciana , 
ed occupb un importante posto cio^ Gappia- 
no atto a danneggiare le campagne lucchesi . 
n pericolo di Lucca trasse di Pistoja Gastruc- 
ciO) che portatosi in Valdinievole^usando di 
tutta la maestria nell' arte della guerra ^ con 
un fosso che fece prestamente fortificare , e 
difendere , cerco di assicurare alia meglio le 
cajq^pagne lucchesi . Era Altopascio nelle ma- 
ni de' Lucchesi , castello molto forte , ben 
guardato, e stimato assai importante per la 
distanza di sole otto miglia da Lucca: fu b^- 
sediato con tutto il vigore dai Fiorentini. 
Gercb invano Gastruccio con vaiie diversioni 
fino sul territorio di Firenze di allontanar di 

t^nde di panno lino, e non era dl, che non oosUSM 
Y oftte a' Fiorentini tremila, e piu fiorini d' oro • 



LIB. III. CAP. IX. 17 

1^ r esercito : dovette finalmente il castello "^^ 
renders! . Qaesto considerabil vantaggio gli ^ G. 
aiiimo a segno da creder di poter conquistar * 
Lucca, e ruinare affatto Castruccio: mosso 
pertanto da Altopascio s' inoltro colle sue 
genti il Capitano dei Fiorentini in sul pan- 
tano di Sesto . Ma Castruccio , benche infe- 
riore di genti , piu abile nel caihpeggiare , fece 
prendere i posti neeessarj che per negligen- 
za^ o ignoranza avea lasciato d'occupare Rai- 
mondo , e fortifico i poggi di Yivinaja , Mon- 
techiaro, Cerugli, e Porcari, di modoche era 
chiusa la strada all' esercito fiorentino per 
andare a Lucca ; e finalmente lo costrinse a 
levare di la il campo . Nel volersi ritirare in 
luogo piu vantaggioso , si attaccb tra due par- 
tite di soldati una scaramuccia assai yiva, 
che duro molte ore . Crebbero da una parte , 
e dall' altra i rinforzi , e piii volte or questi , or 
quelli furono respinti y ma alia fine cessero il 
campo i Fiorentini , de' quali restarono pri- 
gionieri alcuni dei primi Gondottieri j fra i 
quali il Tedesco Uriimbracca , Francesco Bru- 
nelleschi , e Giovanni della Tosa . V interven- 
ne col suo solito vigore, e intrepidezza Ca- 
struccio , che vi resto ferito , e alia sua pre- 
senza si dov^ probabilmente la vittoria . Que- 
sto fatto quanto animo i Lucchesi , tanto sco- 

raggi i Fiorentini , che assai superiori di nu- 
r. HI. p. IL a 



V I 



18 STORIA DI TOSCANA. 

'][JJ]["mero, erano obbligati in ogni incontro a riti- 
diC. rarsLNon essendo pero le genti di Castruccio 
' ^ abbastanza per misurarsi coU'esercito nemi- 
co ^ avea egli spedito colla maggior fretta per 
aver degli ajuti dai Visconti; ma mentre che 
questi tardavano a venire , temea che i Fio- 
rentini^ su'quali si tenea come in pugno la 
vittoria^ impauriti si ritirassero; onde fece 
trattener Raimondo , e pascer di ' speranze 
con finti trattati di dedizione di castella. 
Giunse finalmente a Lucca Azzo Visconti 
con non piu di 800 cavalieri tedeschi ^ uniti 
a :ioo di Passerino Signore di Mantova, e 
Modena. I Fiorentini si erano ritirati ad A1-* 
tO|»ascio . II Visconti piu avido d' oro , che di 
gloria, non pare v a volersi avanzare, se non 
gli erano pagati i denari promessigli. Vac-* 
corse prontamente Castruccio , e lo contentb 
di denari, e di promesse. Non trascurando 
alcun mezzo, e sapendo quanto un giovine h 
sensibile alle premure del bel sesso , lo fece 
circondare dalle preghiere delle piu belle 
donne di Lucca ; infiammoUo alia pugna col 
mostrargli , che si combattevano i comuni ne- 
mici , che quel Raimondo che comandava ai 
Fiorentini era stato vinto piu volte dal suo 
padre, e suo zio (la), e non ha molto fug- 

(la) Nel iSip, ^A stato rotto da Gaieazzo Viscon" 
te figlio di Mqffeo^ m^l iSaa da Marco Fiseonti pres* 



LIB. ni. CAP. IX. 10 

gito dalla prigione, che ii nome de' Vi8conti~rr 

1 All* 

era ad esso fatale , e che gli restava ad esser di C. 
vitrto da lui . Ritomo Castruccio all* esercito; ^^^^ 
€ nel tempo che si aspettava il rinforzo di 
Azzo , comincio un falso attacco per tratte* 
nerc i FiorentJni , fatto con tal arte che pare a 
volesse schifare la battaglia . Erano sempre i 
Fiorentini assai superiori di numero ai Luc- 
che&i, ad onta dell' ajuto del Visconti (i3) . 
Giunto finalmente Azzo si attaccb da ambi 
i lati con ardore la pugna. Avevano i Fioren- 
tini secondo il costume loro fatte tre schie- 
re: la prima ^ composta de'feditori fiorentini , 
e francesi , che non comprendeva pid di 1 5o 
a cavallo , non solo sostenne V impeto della 
prima schiera nemica , ma trapasso per mez- 
zo di essa : questa pero non era che una lieve 
scorreria, il nerbo de' nemici trovavasi dopo 
i feditori . Azzo coi suoi presto ruppe la schie- 
ra seconda guidata da Bomio , Maliscalco di 
Raimondo , che dopo pochi colpi si mise ver- 
gognosamente in fuga; cosk la cavalleria del- 

m 

SO Basignara: nelF anno seguenteju /otto prigione in 
Madezia ossia Monza da Galeazo V^isconte . Istor. di 
Parma ^ Her. ItaLtom. la. 

(i3) Neir IsU Pistol, si dice che Castruccio /u getta^ 
to da ca»allo da Urlimbraoca condoniero tedesco, il 
quale poco appresso Ju preso : ma pare cio awenisse 
nella searamuccia descriita. 



20 STORIA DI TOSCANA 

■^[J^r esercito fiorentino fu presto rotta. La fan- 

di G. teria si batte con maggior coraggio, ma ebbe 

la stessa sorte. Castruccio, quando previde 

r esito della battaglia , fece da una truppa oc- 

cupare il ponte a Cappiano per togliere la 

pill facile ritirata al nemico . Fu grande la 

strage ^ e la ruina ; non si accerta il numero 

de'morti; ma di essi^^ e dei prigionieri fu 

grandissimo. Fra questi si conto il Capitano 

I^aimondo di Cardona con suo figlio, e molti 

altri illustri forestieri, e cittadini di Firenze: 

fu preso il Carroccio, la campana, tutti i car- 

riaggi , tende , e bandiere , e pub questa rotta , 

che avvenne ai 23 di settembre , annoverarsi 

tra le memorabili sconfitte della fiorentina 

Repubblica , come si scorge dalle conseguen- 

7ie che si trasse dietro (i4) • Castruccio senza 

trovar piii resistenza y lasciando assediato Al- 

topascio , marcib fino a Signa , castello molto 

forte , che occupb senza resistenza ; s' a vanzo 

indi sul contado fiorentino ponendo a saccd 

la campagna, e depredando, e ardendo le 

ville, che sempre numerose sono state intor- 

no a Firenze, e ruinando le campagne (i5). 

(i4) Gio. f^ill. lib. 9. cap. 3o5. Istor. Pistol. Amm. 
Tigri. Fit a di Castr. 

(i3) Fill. lib. 9. cap. 3 1 6. Castruccio pose il campo 
a S. Moro ardendo , e rubando campi , e borghi , e Qua- 
racchi^ e tutte le yille d'intorno, e la sua gente scor- 



LIB. 111. CAP. IX. a I 

Giunto a Peretola fece il di 4 ottobre per"]^ 
scheme de' Fiorentini correr verso Peretola di C. 
de' palj dalle mosse medesime donde comin- ^ ^ 
ciavano i palj di t^irenze; e i Fiorentini im- 
pauriti si tennero sempre serrati tra le mura 
ad onta de' tanti armati che avevano in citta , 
e fnrono in continuo travaglio notte e gior- 
no . ,Ne qui s' arresto il furore dei vincitori , 
ma si stese per la maggior parte del contado 
fiorentino . Pochi giomi dopo si arrese Al- 
topascio con tutta la guarnigione prigionie* 
ra di guerra , cb' era di 5oo soldati , indi Car- 
mignano , il castello d' Artimino^ e in seguito 
la maggior parte delle terre de' Fiorentini gli 
aprirono le porte. Se in questo tempo il Ve- 
scovo Guido d' Arezzo alleato di Castruccio, 
e potente in armi , fosse venuto coUe sue for- 
ze sopra Firenze, come ne fu dallo stesso vi- 
vamente sollecitato, si trovavano i Fiorentini 
a mal partito ; ma il Vescovo o per non irri^ 

rendo fino alia mura di Firenze ^ vi dimord per tre dl, 
facendo guastare per fiioco, e ruheria dal 6ume A mo 
infino alle montagne, e infino a pii di Carreggi in su 
Rifredi , oh' era il piii bel paese di Villate , il meglio 
accasato, e aggiardinato , e piii nobilmente per diletto 
de' cittadini che altrettanta terra che fosse al mondo . 
A di 4 d' ottobre fece a dispetto de' Fiorentini correre 
tre palj dalle nostre mosse infino a Peretola 1* uno a 
cavalli, I'altro a fanti a piede , I'altro a femine meri- 
trici, e non fu uomo ardito di uscire di Firenze. 



22 STORIA DI T08GANA 

"^JJ^tar davvantaggio il Papa , che perb lo avea 
di C. gia interdetto , o mosso dalle preghiere della 
' ^ madre ch' era fiorentina della casa Frescobal- 
di , o facendogli oihbra la crescente grandez- 
za di CastrUccio ^ Don si mosse , e cosk salvos- 
si Firenze^ i di cui cittadini credendosi tnal 
sicuri si posero con ogni diligenza a fortifi^ 
car le mora. Per maggior insuho alia Repub- 
blica fiorentina feee Gastruccio batter mo- 
nete a Signa coir imprcnta dell' Imperatore 
Ottone, che furono chiamate Castrucciili . 
Dopo tanti danni , e tantt iusulti fatti al ne-* 
mico torno Gastruccio a Lucca ^ e v' entrb il 
lo. di novembre in pompa trionfale. Voile 
imitare i riti degii antichi Romani ; la matti-^ 
iia di S. Martino ^ giorno sacro ai Lucchesi , si 
mosse la lunga processione da Altopascio. Lo 
precedevano i prigionieri coi trofei presi al 
nemico, il Carroccio colle fiorentine insegiie, 
gli stendardi della Repubblica , quelli del Re 
Roberto rovesciati, o stracinati per terra ^ i 
Fiorentini cattivi passavano col capo, e piedi 
nudi, e legati, quei d'altre nazioni erano disar- 
mati, e sciolti. Fra i prigionieri di conto i, quei 
che pill ferivano gli occhi erano Urlimbracca 
tedesco, Condottlero di molto nome, ragguar- 
devole per la sua fama , alta statura , ed aria 
feroce • Pietro Narsi francese , e Raimondo di 
Cardona spagnolo col figlio accompagnati 



UB. Ul. CAP. IX. 23 

da una squadra di Bavari^ e cavalieri spa-"][^ 
gnoli prigionieri. II Generate fiorentino mar- di G. 
ciava vestito di nero con faccia dimessa. U 
6UO figlio vestito di tela d* argento sopra un 
piccolo ca vallo • I aoldati di Castruccio coro- 
nati d'ellera, risplendenti d'oro, e d' argento. 
Era tratta insieme la varia preda, e le spoglie 
prese al nemico . Appariva finalmente Ca- 
struccio in un cocchio aperto all'usanza ro- 
mana , tirato da quattro cavalli bianchi , ye- 
stito di porpora d'oro fregiata, e coronato 
d*aIloro . Stava fra due statue, la Giustizia, e 
la Pace, e collaCopia sotto i piedi.La citta era 
tutta omata di tappeti, e le strade sparse di 
frondi • Gli archi trionfali erano freque^ti ^ 
come altresi varj altri spettacoli per render 
la pompa piu bella . Qua si vedeva un magni- 
fico castello, che nel paasar del Trionfo era 
combattuto da giovinetti vestiti di bianco , e 
difeso da altri vestiti d'azzurro: \k un tomea- 
mento, altrove una caccia, e si salutavano 
i vincitori in molti luoghi dalla musica . II 
concorso de' spettatori dalle vicine campa- 
gne fu immenso , avendo Castruccio procla- 
mato salyocondotto in quei giomi anche ai 
nemici che volessero godere dello spettacolo. 
Fu incontrato alia porta dal Clero ^ dalla No- 
bilta , e dal resto del popolo , vestiti in gala , 
fra i continuati applausi. Firenze intanto, 



^4 STORIA Dl TOSCANA 

"^^ com' era usata ne'rovesci, diflfidando quasi 

di C. di se stessa ^ ricorse al Re di Napoli , e diede 

^ ^ la signoria al Duca di Calabria con alcune 

condizioni^ la principale delle qoali era di 

non alterare il governo (i6) . 

Corse in questo tempo Castruccio un gra- 
ve pericolo. Si trovavano fralle sue truppe 
alcune compagnie francesi: era nella batta- 
glia d' Altopascio restato prigioniero Pietro 
Narsi cavaliere del la Contea di Bari in Lore- 
na . Nel tempo della sua prigionia probabil- 
mente comincio un segreto trattato coi capi , 
o ufBziali delle truppe francesi al servizio di 
Castruccio ; trattato , che quando fu poi ri- 
scattato , ed eletto Capitano da i Fiorentini , 
coi denari loro pote piii vigorosamente pro- 
seguire . II disegno mirava alia vita di Ca- 
struccio^ a cui pareva attaccata la fortuna 
di Lucca . Ma era difficile che un simil ma- 
neggio potesse fuggire alia vigilanza di quel- 
r uomo avveduto : lo scoperse , fece arrestare 
nove complici, e quantunque in quei tempi 
di licenziosa disciplina militare non si ardis- 
se por le mani nel sangue delle truppe fo- 
restiere, gli fece davanti a tutto Tesercito 
coraggiosamente decapitare (17). Nel tempo 



(16) Istoria manoscritta lucchese, 

(17) Gio. yUL lib. 9. c, 33 J. 



LIB. HI. TAP. IX. 25 

che s' aspettavano gli ajuti di NapOli seguitb ^^ 
Castruccio ad infestare le terre de' Fiorenti- *li C. 
ni, scoirendo ne'paesi restati fin*allora in- ' 
tatti . Vedendo che airarrivo del Duca di Ca- 
labria non avrebbe potuto mantenersi in Si- 
gna^ ne disfece le fortificazioni , e ruino il 
ponte . Indi cercando ogni mez3X> di nuocere 
al nemico , aveva imroaginato d' impedire il 
corso d' Arno , alzando un muraglione alia 
Gonfolina, e facendo una tura, onde regur- 
gitando Tacqua restasse allagataFirenze. Ma 
tanto poco si conosceva Y arte di livellare in 
quel tempo, che gl'idraulici da lui consultati 
gli roostrarono Timpossibilita dell' esecuzio- 
ne (i8), dicendogli che il pendio d'Amo fino 
alia Gonfolina, che non h maggiore di brae- 
cia 2 1 , giungeva a i So, onde evito la citt^ que- 
sto nuovo pericolo . Frattanto il Generale dei 
Fiorentini , non sbigottito che la trama ordi- 
ta contro Castruccio fosse riuscita vana, ten^ 
to nuovamente I'animo di alcuni capitani 
borgognoni per ottenere Garmignano . Que- 
sti spaventati dall'esecuzione fatta da Castruc- 
cio gli scopersero segretamente il trattato , e 
dato ordine a cio che avesse a farsi, venendo 
Piero con quella vana speranza con non piu 
di 200 cavalli, e 5oo fanti, gente pero tutti^ 

(18) Gio. FUl. Ub.g. cili. 



S6 8T0RIA DI TOSGANA 

"^jfJJ^gcelta , si trovo inviluppato negli aguati tesi- 
di C. gli da Castruccio ; e dopo aver valorosamen- 
combattuto , con molta della sua gente resto 
prigioniero . Castruccio fra le molte accuse 
disse ^ che Piero avea mancato alia parola da* 
tagli quando fu liberate , di non militar con* 
tro di lui ^ onde gli fece tagliar la testa sulla 
piazza di Pistoja (19). Giunse intanto in Fi- 
renze prima il V icario del Duca di Calabria ^ 
cio^ Gualtieri Duca d' Atene^ indi il Legato 
del Papa . O che Castruccio temesse le forze 
di questa Lega , o come h piu verisimile, es* 
sendo egli malato ^ n^ potendo porsi alia te- 
sta delle truppe, volesse acquistar tempo ^ 
scrisse al Legato una lettera piena di mode- 
razione , in ciii si mostrava pronto a far la 
pace coi Fiorentini. Questo leggiero princi- 
pio di trattato svan\ ben presto , o perch^ 
Castruccio non fosse di buona fede^ o per- 
ch^ vi si opponessero i Fiorentini , che aspet- 
tavano il Duca di Calabria ^ dalle di cui for- 
ze , e potere aveano soverchiamente gonfiate 
le speranze . Giunse finalmente il Duca con 
moltissimi de' principali Signori napoletani, 
ricevttti splendidamente in Siena , ove trat- 
tennesi soverchiamente , e ne chiese la signo- 
ria, come di Firenze . I Sanesi gelosi della lo- 

(19) Fili. lid. 9. cap. 346. Isior. PistoL 



LIB. III. CAP. iXi 37 

ro liberta tumultuarono, fiirono asserrag^iate^^ 
le strade, ed erano prossimi ad attaccar le <li C. 
truppe del Daca. Adunato pero il Consiglio, 
fu per decenza, ed onore del Duca conchiso 
che per cinque anni gli fosse data la signo- 
ria, ma che il suo potere si riducesae a eleg- 
gere Potest^ di Siena uno dei tre che gli fos^ 
sero proposti dal popolb y il quale non Pote- 
sta^ ma Vicario del Duca s' appellasse ^ giu- 
rando d' osservar le leggi ^ e gli statuti di Sie- 
na (no). Passo india Firenze: ma mentre egli 
perd^ un tempo prezioso in Siena , e in Fi- 
renze nelle vane cerimonie, e pompose ac- 
coglienze de' Fiorentini , manc6 il momento 
fay ore vole (ai) d'opprimere Gastruocio^ il 
quale ristabilito in salute non ascolt^ piii 
parola d'accordo. Si fecero gnuidi prowe* 
dimenti in armi, e in denari. Donumdb il 
Duca accrescimento d* autoritJi , e Y ottenne 
dentro perb a certi limiti . I Grandi della citdi 
dolendosi sempre , che il govemo fosse tra le 
mani del popolo ^ si unirono insieme per da^- 
re al Duca V asaoluta signoHa di Firenze , pa- 
rendo loro di guadagnare in siffatta rautazio- 
ne. Non oso il Duca perb d'impegnarsi in s\ 
difficile passo., conoscendo troppo nel popo- 

(ao) Croniea Sanese. Rer, ItaL torn. 1 5. MalevoL 1 56. 
Sane, pag, a. lib. 5. 

(21) VilL lib. 10. cap, i. 



f 



28 STORIA. PI T09GANA 

"^5^ lo r amore della liberta : s iiicomincio la guer- 
[ di G. ra contro Gastruccio coU' armi ecclesiastiche: 

egli e il suo alleato Vescovo d' Arezzo furono 
pubblicamente scomunicati dal Legato suUa 
piazza di S. Croce , con tutte le solenni for- 
mality (22) ; ma Gastruccio/ non temeva che 
le armi temporali. Bench^ tanto inferiore di 
forze al Duca^ e a'Fiorentini , benche assali- 
to dal Malaspina , cogli ajuti del Legato , e 
del Signor della Scala da una parte, e dei 
Napoietani sbarcati a Genova dall'altra, e 
benche inoltre gli si fossero ribellati due ca- 
stelli suUa montagna di Pistoja, yer$o la qual 
citta considerabili forze de' Fiorentini si era- 
no avanzate, riparo da ogni parte: imped\ a i 
Napoietani Tingresso in Lunigiana , e al Ma- 
laspina , e ai Fiorentini di soccorrere i ca- 
stelli ribellati , ai quali a veva posto assedio ; 
anzi con marcie spedite, e maestre taglib la 
ritirata ad un gran corpo di questi guidati 
dal Gonte di Squillace, da Amerigo Donati, e 
da Giannozzo Gavalcanti in modo che ^ in pe- 
ricolo di rimaner prigionieri ^ furono costret- 
ti a tornare a Firenze pel contado boiogne- 
se (23). Tentarono il Duqa, e i Fiorentini di 
vincer coll' arte, e co'segreti maneggi quel- 



(22) f7//. lib, 10. cap. 3. 
(a 3) f7//. iib, lo. cap. 6, 



LIB. III. CAP. IX. 29 

r uomo , che non potevano coirarmi . Era in"^JJ^ 
Lucca la famiglia Quartigiani numerosissi-diC. 
ma: Guerruccio, uno dei principali, gaada- ' ^ 
gnato dal Duca, e daU'oro dei Fiorentini , in- 
dusse tutta la famiglia potente d' amici , e de- 
pendenti , a una congiura , di cui questo era 
I'ordine. Dovea il Duca colle truppe portar- 
si verso Pistoja : questo movimento avrebbe 
tratto cola Castruccio. Allora ad un segno 
concertato le genti , che avevano i Fiorenti- 
ni a Fucecchio , e in Val d' Arno , avrebbero 
rapidamente cavalcato a Lucca , o ve sarebbe 
stata aperta loro una porta dai Quartigiani , 
i quali nello stesso tempo correndo per la 
citta, sollevandola contro 'Castruccio^ avria- 
no alzate le bandiere del Papa e del Duca . 
Ai Quartigiani era unita nella cospirazione 
la famiglia Avogadri non meno numerosa . 
Niente e piii nocivo alle congiure della tar- 18217 
danza; gli animi dei congiurati son sempre 
in una pericolosa sospensione. Avendo trop- 
po tardato il Duca a muorersi , uno della fa- 
miglia impaurito rivelo a Castruccio I'ordine 
della cospirazione . Furono subito arrestati i 
Quartigiani , trovate le insegne nemiche pre- 
parate, e fatta una sanguinosa esecuzione dei 
principali complici della famiglia Quartigia- 
ni . Messer Guerruccio con tre suoi figli fu- 
rono impiccati , agli altri con crudele opera- 



3o STOBIA DI TOSCAff A 

"^j^ zione fu tolto il modo di propagar la fami- 

diG.gHa. D^li Avogadri 32 prima condotti per 

^^ Lucca suir asino , cavalcando a ritroso , fu-* 

rono poi impiccati , e bandito il resto (24) dct 

complici . 

Durava Y Italia ad esser divisa nelle due 
fazioni Guelfa, ^ Ghibellina . Si riguarda- 
va la prima come superiore^ giacch^ seco 
. si trovavano il Papa , che oltre la tempora- 
le era padrone dell' arme spirituale ^ in quei 
tempi potentissima ; Roberto Re di Napo- 
li , Signore della Provenza ^ e da i di cui 
cenni dipendeva Genova ; la Repubblica fio- 
rentina ricchissima , e capace di sostenere fl 
peso di lunghe guerre ^ oltre molte altre piu 
piccole cittk , e Signori alia medesima Lega 
aderenti. In Toscana il potere sarebbe stato 
assai preponderante dalla parte Guelfa se 
un uomo solo , cio^ Castruccio col Talore, e 
coir ingegno non avesse non solo arrestato , 
ma fatto traboccare la bilancia dalFaltro lato. 
In Lombardia prepoftderava il partito Ghi- 
bellino ; ma i membri di esso eran troppi per 
isperame Y unione . Vedendo essi crescere la 
potenza della fazione contraria per Y influen- 
za del Legato del Papa, Cardinale del Pog- 
getto, che impadronitosi di Bologna, di Par- 

(av{) Gio. nil. lib. 10. cap. aS. Tigr. Vita Castruc. 



LIB. III. CAP. IX. 3t 

ma , del Modeiiese minacciava i Ghibellini di^JI^ 
Lombardia , pensarono di opporre la secola- di G. 
re potenza all' ecclesiastica j ch' erano state ' ^^ 
sempre rivali . Yacava da gran tempo , cioe 
fin dalla morte d' Arrigo Settimo^ il trono 
impariale. Ne offersero la Corona a Lodovi- 
co Ehica di Baviera^ invitandolo a riceverla 
in Italia, in Milano, e in Roma. Si moase il 
Duca ^ e in Trento fii incontrato dai princi- 
pali Signori di Lombardia come i Visconti 
di Milano^ Cane della Scala Signore di Ve- 
rona^ Passerino Bonacossi di Mantova^uno 
dei Marchesi d' Este Signori di Ferrara ^ Gui« 
do Tarlati Vescovo d'Arezzo, deposto dal 
Papa . Castruccio , non credendo opportuno 
il muoversi, vi mando Ambasciatori come 
fecer o i Pisani , i fuorusciti di Genova , e Fe- 
derigo di Sicilia. Da Trento passo il Bava* 
roa Milano ove dal Vescovo d'Arezzo, da 
quello di Brescia, e di Trento fu corona* 
to colla solita corona di ferro (aS). II govern 
no di Milano tolto ai Visconti, il loro arre- 
sto , r estoraioni enormi di danaro fatte ai 
Milanesi mostrano il di lui carattere avido , 
crudele ^ ed ingiuato , che confermo anche 
in altre parti d' Italia . II Duca di Calabria 
iiitanto , riescitogli vano il colpo d' insigno- 

(aS) f^iil. Hi. lo. cap. 17. 19. 



• 



« 



32 STORIA. DI TOSCANA 

"^^rirsi di Lucca, voile per non perdere affatto 
diC.il credito , tentar qualche nuova impresa . 
* ^^ Aduiiato percio V esercito , ne diede il coman- 
do, e r istruzioni al Conte Beltramo, il quale 
arrestatosi a Signa finse di miiiacciar Carmi- 
gnano, ma si volse, quando men se Taspc^t- 
tava Castruccio, sopra a S. Maria a Monte. 
Non avea Castruccio assai genti da misurarsi 
in campagna con questo esercito : quel picco- 
lo luogo pero, assai fortificato, difeso da scarsa 
guarnigione , e dalF ostinazione dei terrazza- 
ni fedelissimi a Castruccio , avendo ricusato 
di renders!, resiste con maraviglioso ardire 
per molto tempo a tante genti , sostenne varj 
replicati assalti , e finalmente non si rese che 
a buoni patti (26) . Castruccio postato a Vi- 
vinaja , non voile , tanto inferiore di truppa, 
azzardare per un castello la somma delle co- 
se , avendo la sicura speranza della superio- 
rita colla prossima venuta del Bavero. Era 
gia questo arrivato a Pontremoli ; ando i vi a 
trovarlo Castruccio , e onorandolo , e col- 
mandolo di doni , lo dispose a secondare i 
suoi disegni . Giunto tra Lucca e Pisa , ricu- 
sarono i Pisani di Hceverlo , bench^ promet- 
tessero pagargli 60 mila fiorini d' oro . Essi 
amici sempre del partito imperiale, non gli 

(a6) Fi7L lib, 10. cap. 29. 






LIB. III. CAP. IX. 33 

Riegavano V ingresso che per la compagnia"^ 
di Castruccio , di cui temevano troppo i Re- di C. 
golatori del governo. Non acconsent\ il Ba- '^ 
vero consigliato da Castruccio: gli Amba- 
sciatori pisani nel lore ritorno furono arie- 
stati^ e prima che potessero i Pisani saper 
r esito del trattato , si trovarono circondati 
dalle truppe del BaVero da una parte , e da 
quelle di Castruccio dalF altra . Quello si por^ 
to nel borgo di S, Marco suUa strada di Fi- 
renze , questo suUa strada di Lucca ; e furo- 
no fatti due ponti suU'Amo uno sopra Faltro 
sotto la citta, per facile comunicazione dei 
due campi . Fu occupato nello stesso tempo 
Porto pisano ^ e la maggior parte dei castelli 
di questa Repubblica . II Yescovo d' Arezzo ^ 
ch'era stato il mediatore del trattato^ che 
avea nutrite speranze altra volta di farsi Si- 
gnore di Pisa, e che vedeva con questa ope- 
razione cader quella citt^ in mano del Bave- 
ro ^ e probabilmente di Castruccio , di cui era 
segreto rivale , reclamo altamente la fede pub- 
blica , e il diritto delle genti violato negli 
Ambasciatori . Fra lui , e Castruccio ebbe 
luogo un' indecente altercazione alia presen- 
za del Bavero (27) , il quale parendo che fa- 



(27) Iston Pistol, Fill* lib. 10. cap, 34- 35. 36. Rim^ 
proverandolo il Vesco^o d! ingratituJifu in/accia at 
T. III. P. IL % 



34 STORIA Dl TO SCAN A 

"Tjp" vorisse piii Castruccio , si parti il Vescovo as* 
di C. sai sdegnato ; e quando poi seppe che Pisa 
^ '^ aveva aperto loro le porte, non sdegnando 
ricever dentro neppur Castruccix) , accuora- 
to se ne mori . Prima pero di riceverlo , so- 
stennero i Pisani un assedio piu d'un mese, 
e furono di denari specialmente ajutati dai 
Fiorentini . A wrebbero anche potuto mante- 
nersi piu lungamente, e forse tanto da stan- 
care il Bavero , che anelava di portarsi a Ro- 
ma, se quei che reggevano Pisa fossero stati 
d' accordo : ma lo scaltro Castruccio ebbe i 
mezzi di seminarvi la discordia. Levoci del 
giovine Conte Fazio , e di Banduccio Buou- 
conti guadagnati da Castruccio che promet- 
teva la pace , furono ascoltate dal popolo, che 
sempre sofFre negli assedj . E vero che fu 
convenuto che Castruccio non entrerebbe 
in Pisa : ma era facile vedere che quest* arti- 
colo non sarebbe^ come non fu, osserv^to. 
Ebbero motivo di pentirsi dell' accordo i Pi- 
sani, giacch^ oltre i sessanta mila fiorini , che 
di buon grado avean convenuto di pagare^ 
furono aggravati d'un'altra piu pesante con- 

Baifero , risposc in udesco , che le bestie operavano a 
forza di sproni , e di frusta ; e soggiimgendo il yescovo 
che si spiegasse meglio y replico Castruccio , che non 
era il maestro de' raga2zi . // Bavaro comincih forte a 
ridercy e il Vescovo si parti adircOo. Tigr. rita Cas. 



LIB. III. CAP. IX. 35 

tribuzione di lOo mila. Gia fine da due anni""^]^ 
era stata Pisa ( dopo una battaglia di mare di G. 
perduta ) obbligata a ceder la Sardegna al ^ ^^ 
Re d' Aragona , onde queste gravezze , dopo 
tanta diminuzione delle rendite , e commer- 
cio, dettero alia sua potenza un nuovo tra* 
coUo. L' occupazione di quella cittk sbigott\ 
molto i Fiorentini ; i quali temevano che la 
tempesta andasse a scaricarsi sopra di loro . 
Per quanto pero fosse istigato il Bavero da 
Castruccio , per quanto grande fosse Tascen- 
dente che avea sul suo spirito , 1' ambizione 
d' esser coronato in Roma lo fece affrettarsi 
cola. Prima di partire^ andb a Lucca , ono* 
rato con gran magnificenza da Castruccio, 
che fu da lui creato Duca di Lucca ^^ di Pi- 
stoja, di Volterra, di Prato, di S. Gemigna- 
no ^ di Q>lle , e gli furono donate molte ca* 
Stella , che appart^ievano alia pisana Repub- 
blica (28) . Era il Bavero incantato della pru- 
denza, deU'accortezza, e del valore di que- 
st' uomo , onde voile seco condurlo a Roma , 
per valersi appunto de' suoi consigli : e ben- 
che non di buon grado si scostasse Castruc^ 
cio dalle sue terre per timore di tradimenti , 
vi si lascio tuttavia indurre . Si credeva che 
il Bavero dopo la coronazione sarebbe en- 

(28) Tigr. Vita Castruc. 



36 STORIA DI TOSCANA 

"J^tTSLto ostilmente nel* regno di Napoli ; vi si 
di C. aggiungeva il timore di Federigo Re di Si- 
' ^^ cilia, con cui era collegato il Bavero^ e lo 
spavento si aumentava dalla presenza di Ga- 
struccio , onde il Duca di Calabria stimo op- 
portuno di ritornare a suo padre per vegliar 
seco alia difesa del regno , lasciando a Firenze 
1 328 suoVicario Filippo da Sanguineto^^p). Quasi 
nello stesso tempo j ma per diverse strade si 
partirono il Duca di Calabria per Napoli , Ca- 
struccio per Roma , ove nella lontananza del 
Papa regnavano le stesse fazioni che nel resto 
d' Italia . S'era arrestato a Viterbo il Bavero, 
mentre si deliberava in Roma se si doveva 
ricevere . Non vi stette ozioso , perch^ essen- 
dogli noto che il Signore di Viterbo, che lo 
avea graziosamente accolto, possedeva gran 
ricchezze , e che V avea nascose, lo fece pren- 
dere , e co' tormenti palesarle : e spogliato de- 
gli averi, e della signoria, fu condotto poi 
prigione a Roma sotto falsi pretesti • Questi 
fatti possono servire a consolare i lettori 
delle ingiustizie de'loro tempi, osservando 
che nulla h nuovo . Giunse a Viterbo Castruc- 
cio , e co' suoi maneggi, coUa sua sagacitk, ed 
eloquenza dispose i Romani a ricevere il 
nuovo Imperatore (3o) • Alia venuta del Duca 

(ag) F'iiL lib. 10. c. So. 

(3o) Istor. Pistolesi. Se non fosse stato lo grande 



LIB. 111. CAP. IX. 37 

di Baviera , la parte che favoriva il Re Rober-"^p 
to cacciata dai Colonnnesi, e dagli altri Ghi- di G. 
bellini , fu il Duca coronato Imperatore anche ' ^ 
in Roma, dovendo la buona accoglienza, e 
il pacifico ingresso in gran •parte all' Eroe 
lucchese ^ che fu da lui creato suo Vicario e 
Senatore di Roma . In faccia del popolo ro- 
mano , Castruccio ecclissava la grandezza im- 
periale : preceduto dalla famaidelle sue gesta^ 
lo splendore della sua corte eguagliava ^ e for- 
se sorpassava il lusso di quella dell' Imperato- 
re ; nelle vesti , e nelle divise , ne' motti , sotto 
il velo della rassegnazione al Cielo , si scorge- 
vano le sue ambiziose speranze (3i). Aveva 
il Papa fulminate le censure contro il Bave- 
ro , e i suoi seguaci . Voile questi vendicarsi , 
e deporre il Papa • Varie circostanze fecero 
applaudir dai Romani quest atto . Essi , prima 
deir ingresso in Italia del Bavero , scontenti 
della lontananza del Papa ^ lo^iveano con so- 
lenne ambasciata invitato alia sua vera sede^ 
ma inutilmente : allora fu che invitarono il 



senno di Castruccio, il Bavero non ri sarebbe stato 
ricevuto . 

(3i) Sifece vedere vestito di roba di sdamito cre^ 
misi nella di cm parte anteriore erano quests parole : 
egli c quel che Dio vuole: e nella posteriore: sari 
quel che Dio vorr4; Gio. Vill. lib. 10. cap. 60. Maech. 
Vita di Castr. lUanuzio. 



38 STORIA DI TOSCANA 

"JJJ^Bavero. Si aggiunse una disputa teologica 

di C. ad eccitare contro Giovanni XXII. un po- 

L/ m' tente partito . I frati/Mi jiorij con piii candore , 

'd2^ ^^ ^ • ^' che senno, avean preso a pYedicare una dot- 

^ ^iriU^^ tpina assai pericolosa air interesse de chieri- 

ci , cioe la poverta Evangelica ; sostenendo 
che Gesu Cristo^ e gli Apostoli non aveano 
posseduto cosa alcuna . Si opposero a questa 
dottrina col favore di tutta la Corte ponti- 
ficia i Domenicani , asserendo che Gesu Cri- 
sto , e i Discepoli aveano il possesso , perche 
avean I'uso dei beni della terra. Aggiunge- 
vano che Giuda Scariotte era il camarlingo , 
e dispensiere de' beni che possedevano , e con 
sottigliezze scolastiche, e oscure distinzioni 
sull'uso /e possesso, facevano una guerra di 
parole. II lusso, e la ricchezza della Corte di 
Avignone , a cui questa dottrina era un alto 
rimprovero, 1' anatematizzarono come una 
grande eresia ; e un Papa conosciuto per es- 
sere stato de' piii avidi dei beni terreni prese 
bella vendetta di quei religiosi, cpndannan- 
doli al pratico esercizio della loro dottrina 
cioe ad essere incapaci di possedere (Ss) . Essi 



1 

X 



(3 a) Si "e seguito scrupolosamente in questo rac- 
conto Albert. Muss. Rer, ItaL torn. X. Litdov, Bau, Gio. 
Fill. lib. 9. c. 1 56. Balayt. Fita Pap. II Platina ag- 
giunge che alctmi difensori di quella asserzione fwron 
bruciati. Vita Joann. XXIL 



UB. 11^ CAP. TX. 39 

allora si dettcro a screditare il Capo della*^^[J^ 
Chiesa , e prestarono la loro voce al Bavero , di C. 
che os6 dichiararlo non legittimo Papa , e ne ^ ^ 
fece eleggere un altrq cio^ Pietro di Corvara 
col nome di Niccolo V. deH'Ordine de' Mi- 
nor!., che fin allora avea aviito fama di san- 
titik, ma tratto dall' ambizione si lascio indur- 
re al pericoloso onore . Fra le altre leggi al- 
lora stabilite dalF Antipapa , e Antimperato- 
re vi fu quella ( per lusingare il popolo ro- 
mano ) che il Papa noh potesse star piii di 
tre mesi lontano da Roma , altrimenti deca- 
desse dal sublime posto . Tl nuovo Papa coUe 
solite pompose cerimonie dette la corona 
imperiale al Bavero , e creo Gardinali . 

Intanto una trama ordita in Firenze con 
due fuorusciti pistojesi fece perdere a Ca- 
struccio Pistoja: questi concertarono il disc* 
gno con FiKppo da Sanguineto , il quale fece 
segretamente in Prato preparare gli attrezzi 
necessarj per pa^sare i fossi, e per scalare le 
roura . Partitosi di Firenze sulFimbrunir del- 
la sera alia fine di gennajo con scelta trup- 
pa atta alFimpresa giunsero di notte improv- 
visi a Pistoja , ajutati dai loro fautori ; nella 
parte meno abitata scalarono le mura, e in 
altre parti le ruppero . Risvegliati i soldati 
di Castruccio attaccarono i nemici con tanto 
impeto , che giunsero a cacciarli fuori delle 



4o STORIA DI TOSGANA 

-^mura; ma ricondotti airassalto da Filippo, 
cU C. doverono le truppe di Castruccio cedere fi- 
' ^ nalmente al numero: moiti restarono prigio* 
ni , ffa i quali un nipote di Castruccio , figlio 
di Filippo Tedici , e un nipote di questo^ 
ambedue garzoncelli , che furono in trionfo 
condotti a Firenze; e Pistoja fu miseramente 
depredata (33) . Alia nuova di questa disgra- 
zia parti rapidamente da Roma Castruccio, 
e lasciando indietro 5oo cavalieri, e mille 
balestrieri ^ la marcia dei quali era lenta , con 
soli 12 uomini a cavallo giunse presto nei 
suoi stati , e coUa presenza atterrl quei che 
macchinavano nuove cose , e confermo i va- 
cillanti. La prima operazione fu di occupare 
stabilmente il governo di Pisa , privando di 
ogni autorita i ministri imperiali. Colorava 
quest' atto una vernice di scusa: Tlmperato-' 
re conducendolo a Roma avea causato la per- 
dita di Pistoja . L* acquisto di Pisa piu che ab* 
bastanza V indeniiizzava della perdita di quel- 
la citta (34) , che gli stava pero sempre a cuo- 
re. Messo pero all'ordine uno scelto corpo 
di truppe marcio su di essa , e la cinse d' as- 
sedio . Era assai ben fomita di guamigione , 
trovandosi in essa 3oo ca valieri liorentini , e 



(33) Istor, Pistol. Fill. lib. lo. c. 19. 

(34) nil. lib. 10. cap. 83. Istor. PistoL 



LIB. III. CAP. fX. 4^ 

looo pedoni, oltre i Pistojesi partitanti del '^^ 
fiorentino govemo , e pronti a difendersi ; diC. 
male pero prowista di vettovaglia per avari- ' ^ 
zia . Pretendevano i Fiorentini che T appro v- 
visionarla toccasse al Duca di Calabria, ossia 
al suo Yicario Filippo, ed esso ai Fiorentini: 
in questo contrasto si trovo assediata. Furo* 
no allora fatti i soliti prowedimenti ^ e coUe 
trappe de' coUegati mosse Filippo un eserci- 
to assai saperiore a quello di Castruccio ver- 
so Pistoja, e mando subito secondo Fuso dei 
tempi a sfidarlo a battaglia • Questi inferiore 
di truppe finse accettarla^ temporeggiando 
per fortificare il suo campo, lo che esegu\ 
con tal maestria , che in tutti i tentativi fu 
Filippo respinto con perdita . I Pistojesi si 
difesero bravamente facendo spesso delle sor- 
tite, e ponendo fuoco alle macchine di Ca- 
struccio : ma egh sapeva che la fame com- 
batteva per lui . V odio pero contro i ribelli 
pistojesi lo trasporto a delle crudeltJi. Era la 
Pieve a Montecuccoli guarnita di truppe pi- 
stojesi, situata due migha presso al campo 
di Castruccio , e da quella si faceano spesso 
delle sortite: stretta pero dalla fame, fu ob- 
bligata a capitolare . Non voile Castruccio ri- 
cever gli assediati ja patto alcuno convenevo- 
le : si arresero dunque a discrizione . I Pisto- 
jesi furono appiccati alle mura, i forestieri 



4^ STOBIA DI TOSGANA. 



■^^malamente manomessi : ciocch^ tiro una ven- 
Hi C. detta crudele contro i prigioni , che erano in 
' ^ Pistoja , che furono tagliati a pezzi , o appic- 
cati (35) : tanto h necessario osservare do 
che chiamansi leggi della guerra ^ cio^ alcuni 
scambievoli riguardi , e quella generosity che 
conviene ai guerrieri ^ ciofe che cessata Y azio- 
ne debba ogni ostihdi cessare^ e i prigionieri 
riguardarsi come fratelli, Tento Filippo colle 
diversioni sul Lncchese^ e sul Pisano muove- 
re di la Castruccio. Tutto fa inutile: Pistoja 
finalmente dov^ capitolare, bench^ a buoni 
patti , e aprir le porte a un piccolo esercito 
quasi in faccia ad altro tanto superiore , che 
non r avea potuta soccorrere . Durb Y assedio 
qiiasi tre mesi dd i3 di maggio ai 3 d'ago- 
sto. Era Castruccio divenuto sempre piii 
grande , e piu potente ; e quantunque Y occu- 
pazione di Pisa avesse un po' alienato Y ani- 
mo deir Imperatore , si potea prevedere , per 
Fascendente che aveva sopra di lui , che non 
gli sarebbe stato difficile riguadagnarlo . In 
qualunque evento per esser pronto a salvar- 
si , e non ricever la legge dal Bavero , avea Ca- 
struccio qualche segreto filo d'accomoda- 
mento coi Fiorentini (36) , i quali erano assai 
scoraggiti. S'accostava F Imperatore alia To- 

(35) Istor. Pistol, 

(36) Gio. Fill. lib. lo, cap. 87. 



LIB. III. CAP. IX. 4^ 

scana da una parte , dall' altra stava Castruc- "J^ 
cio ancor piu formidabile. I Fiorentini sbi- di C. 
gottiti non fidandosi ai trattati di Castruccio ^ ' ^^^ 
avean preso a fortificar le mura prevedendo 
nn assedio : n^ si puo hegare che grande non 
fosse il loro pericolo , quando la morte ina- 
spettata di Castruccio gli libero dal timore . 
L' Assedio di Pistoja fu probabilmente la cau- 
sa della sua morte , e di quella di mohi sol- 
dati , e uffiziali : sulla fine di luglio egli stava 
la maggior parte del giorno al Sole a inco- 
raggire quei che lavoravano, b le difese del 
suo campo, o le ofTese al nemico; n^ sdegna- 
va di por mano al lavoro come Y ultimo dei 
soldati. S'ammalo d' una febbre, per cui in 
pochi giomi uel di 3 di settembre mori nel- 
Tet^ di anni 47- Prevedendo la morte, con la 
piu gran presenza di spirito consiglib a'suoi 
figli di tenerla celata piu che potessero, e in- 
tanto prendere le disposizioni che indicava 
loro (87) • Fu grande , e ben fatto nella per- 
sona , di bel viso , pallido , di biondi capelli 
che portava irti , e ritti : ebbe tanto senno in 
quei tempi di credulit^ da disprezzare Ta- 
strologia; aU'eloquenza naturale non man- 
cava la grazia , che la dignitk del sembiante 
rendeva piu maestosa : col solo nome di fra^* 

(37) mi. 1. 10. cap. 87. Tigr. KUaCastr, Iston Pistol, 



44 STORIA DI TOSGANA 

■^^[JJ^telli , e di figli spesso sedo i soldati tumul" 
di C. tuanti , e come si comanda meglio colF esem- 
pio , era il prime a ferire nelle battaglie^e Tul- 
timo a ritirarsi . A lui si deve in parte il ri- 
stabilimento della milizia italiana: le milizie 
disi^iplinate, e piii in credito erano le fore- 
stiere: le italiane andavano disordinatamen* 
te a combattere: Castruccio le addestrb, e le 
fece muovere all' assalto ordinatamente. In 
tempo di pace fece esercitare la gioventii nei 
militari movimenti , dar de' finti assalti ai ca- 
stelli , e tuttocib che si pratica in vera guerra, 
distribuendo dei premi ai piii destri . In bat- 
taglia poi si trovava presente ne'luoghi piii. 
pericolosi, animando, lodando, e sgridando 
a tempo i soldati . Benche il primo guerriero 
del suo secolo^ h dubbio se fosse maggipre 
nell'armi^ o nel consiglio: benchb nutrito^ e 
vissuto in mezzo alle rivoluzioni , non sparse 
quasi mai il sangue se non quando la neces- 
sita ve lo costrinse. Fu uno di quegli uomini 
grandi , che quantunque ignaro delle lettere; 
ne conosceva il pregio , e faceva conto degli 
scenziati. Animatore dellarti utili^ e delle ma- 
nifatture, premiava generosamente chi ne in- 
troduceva delle nuove: restano ancora i mo- 
numenti de' numerosi lavori di pubblica uti«- 
lita , ponti , strade , fortezze, che a lui si deb- 



LIB. III. CAP. IX. 4^ 

bono (38). Fu certam'ente un uomo straor- 'j^ 
dinario, e se il teatro della sue azioni fosse di G. 
stato pill vasto^ e i mezzi piii grandi, si sa- * ^ 
rebbe distinto al paro dei piu celebri uomini 
deir antichita . Nella piccola sfera perb in cui 
fu obbligato ad agire di privata persona^ di- 
venne uno dei piu potenti Principi d' Italia , 
giacche alia sua morte possedeva Lucca , Pi- 
sa ^ Pistoja , la Luuigiana , gran parte della 
riviera di levante di Genova , e innumerabi- 
li castelli : e se avesse vissuto di piu in quei 
tempi di rivoluzione ^ e di divisione delF Ita- 
lia in tante piccole Signorie^ si puo congettu- 
rare che qui non «i sarebbe arrestata la sua 
grandezza : tenne la signoria di Lucca quindi- 
ci anni • Bimase erede degli stati , ma non dei 
talenti paterni , Arrigo isuo figlio maggiore : 
la potenza di Lucca termino con Castruccio , 



(38) Tigr. yUa Castruc. Le fortezze di Sananel' 
loj la torre di Pantremoli, la rocca di Nozzano , il 
eastello di Ghivizzano in Garfagnana eon molti altri 
fortiliz] Jurono da lui eretti : rese Lucca per quei tem/^ 
pi inespugnabile y e vi /abbrich il castello delT Ago^ 
sta : tre pontifabbrico sulla Lima : quelle sulla Pescia 
ha un* iserizione eke P attesta : per mezzo di unponte 
uni Castel^nuovo della Garfagnana colla villa di Cor 
stiglione: ne vi/u quasi fiume^ o rio su cui non fab* 
bricasse de^ pond oltre le tante strade dispendiosissime, 
eper luoghi difficiliy come da Montramito a Fiareg* 
gio a traverso lepaludi* 



46 STOMA DI TUSCANS 

"^J[^giacch^ poco tempo appresso si vide cpiesta- 
^ C. citta posta a prez;^^ comprata da ua priva- 
to cittadino, e riprese dai Fiorentini le citta ^ 
e castella occupate gia da Gastruccio . A' suoi 
figli J alia venuta dell' Imperatore ^ fu tolta la 
Signoria di Pisa, e poi quella di Lucca. 

CAPITOLO X. 

SOiMMARIO 

Nuova mutazione di GoTerno in Firenze. Anivo del 
Ba¥ero e dell* Antipapa a Pisa . Estorce molte som* 
me da'suoi amici . Ritorna in Germania . Discesa in 
Italia di Giovanni Re di Boemia. I Fiorentini ricu- 
sano di comprar Lucca. Si armano contro di essa. 
Ne prendono il dominio i Tedeschi . Piccole guer- 
re tra Pisa , Massa , e Siena . Inondazione in Firen- 
ze. Vicende d'Arezzo* Lucca sotto il dominio de'Si- 
gnori della Scala . I Fiorentini ne tentano inutilmen- 
te la compra . Guerra de* Fiorentini contro Masti- 
no della Scala . Dedizione d' Arezzo ai Fiorentini . 
Pace con Mastino . 

JN iente poteva accadere di piu fortunato ai 
Fiorentini quanto la morte di Gastruccio ; e 
benche restassero in piedi le formidabili sue 
forze per una parte , per X altra \ Imperatore 
si fosse gi^ mosso contro la Toscana , non ne 
fecero alcun conto^ mancando Tanima, che 
dava moto, ed energia a tanti corpi divisi. 
Poco sollecita la Repubblica di questi movi- 



( 



LIB, III. CAP. X. 4? 

menti , prese a riordinare lo Stato : dette mo-'"jjj^ 
tivo a questa rifonna la morte del Duca di di C. 
Calabria gia Signore de'Fiorentiui, per cui ^ ^^ 
ritornava in mano k»*o libero il governo . Re- 
stando il sistema lo stesso, il piii difficile a 
farsi, senza animositky e senza fay ore era la 
cosi detta imborsazione^ ossia la acelta delle 
persone atte alle cariche ^ i nomi delle quali 
a sue tempo dovevano trarsi a sorte. Fu cib 
fatto con molta prudenza , e saviezza : giac- 
ch^ ai Magistrati attuali , Priori , Gonsiglieri , 
Gonfalonieri di compagnie^ Gapitani di parte 
Guelfa ^ Cinque della mercanzia , e Consoli 
delle Arti y f u aggiunto un numero di popo- 
lani) cioe due perSesto per ogni Magistrato; 
e questi formavano il numero di novant' ot- 
to persone^ alle quali fu rimesso Tarbitrio di 
nominare i cittadini maggiori di 3o anni da 
imborsarsi . I nominati pero dovevano subi- 
re lo squittinio , ed erano ammessi ottenendo 
voti 64^ purche non si trovasse valevole obie- 
zione contro di loro. Appro vato quest' ordi- 
ne in pieno parlamento nella Piazza dei Prio- 
ri ^ si annullarono gli antichi Consigli , e due 
soli ne fiirono stabiliti, uno di 3oo persone, 
in cui non erano ammessi che popolani , del 
quale era capo il Capitano del popolo , V al- 
tro di sSo, a cui presiedeva il Potesta , dove e 
Grandi e popolani potevano essere ammes-* 



48 ' ftTORIA DI TOSCANil 

"^[^^"81; le deliberazioiii prese dalla Sigaoria, per 

di G. aver forza di legge, esser dovevano approvate 

' ^^ dal prime ^ indi dal secondo Coiisiglio . II 

metodo era molto saggio , se lo spirito do- 

minante della fazione Guelfa non V avesse 

poi sconcertato (i). 

Giunse il Bavero a Pisa, e poco appresso 
r Antipapa, che v'entro solennemente con 
maestosa cavalcata . Si rinnovb qui pubbli- 
camente la commedia rappresentata in Ro- 
ma contro Papa Giovanni : prima il Bavero 
dopo un lungo sermone di Michelino da Ce- 
sena frate minore , apponendo al Papa molti 
delitti , lo depose : indi 1' Antipapa fatto solen- 
ne parlamento , confermb la sentenza del Ba- 
vero, sccxnunicando il Papa, il Re Roberto 
i Fiorentini tutti nemici del Bavero, e de'Pi- 
sani. Le persone pie perb si scandalizzaro- 
Ao di quest' atto, e interpetrarono come se- 
gni della divina collera una tempesta d' ac- 
qua, e gragnuola in quel giomo, e piu la 
morte del Maliscalco del Re. Girando esso 
per Pisa, e chiamando il popolo a quel par- 
lamento , era fortemente infreddato : entrato 
la sera in un bagno d'acque stillate avendo 
queste preso fuoco, vi mork miseramente (q) . 



(i) Gio, Kill, lib^ lo, cap. \ii, A mm. lib, 7. 
(a) Fill. /f*. IO.C. .1x5. 116. i46. Tron. Ann. Pis. 



LIB. III. GAP. X. 49 

Lo sciocco volgo, che vuol sempre penetrare"^^ 
i segreti del Cielo^non pensava che I'Antipa- di G. 
pa , il Bavero , il Predicatore erano piu rei ^ ^ 
del Maliscaico , e che sopra quelli sarebbe ca- 
duta la vendetta del Cielo,qiiando avesse vo- 
luto mostrarla. Non fece Tlmperatore in 
questo sue viaggio d' Italia alcuna cosa di 
conto . Fu la sua venuta piii nociva ai suoi 
amici a' quali estorse molto oro ^ che ai suoi 
iiemici, coi quali non guerreggib che coi 
tradimenti, sempre piu vergognosi quando 
riescono vani : cos\ tento d' occupar per tra- 
dimento Firenze, e non ft che procurar una 
atroce morte a quei cittadini che si erano im- 
pegnati nel trattato (3) . M ancava sempre di 
denaro , bench^ ponesse tutti a contribuzio- 
ne . Oltre i denari pagati dai Pisani , Lucca 
fu tassata a sSo mila fiorini d'oro: lo mila 
ne pago la vedo va di Castruccio perche man* 
tenesse i suoi figli nella signoria di Lucca , e 
resto delusa; 4 ^^^ Raimondo di Cardona 
per riscatto ; 22 mila Francesco Castracani 
AntelminelU per esser fatto Yicario di Lucca. 
Ad onta di tante estorsioni, non potendo .pa- 
gare i soldati, lasciava commettere a questi 
tutti i disordini : in fatti 800 cavalieri tede- 
schi per mancanza di paghe gli si ribellaro- 

(3) nil. lib. 10. c. 118. 

r. ///. p. u. L 



So STORIA DI TOSGANA 

•^^no , e avendo tentato invano d' impadronirsi 
di C. di Lucca, occuparoao il Ceruglio, rocca resa 
^ ^^ assai foi'te da Castruccio , minacciando di 
darla ai Fiorentiai . L' Imperatore mandb ad 
essi Marco Visconti, il quale trattb accordo, 
promettendo loro sessantamila fiorini , pur- 
ch^ tornassero in Lombardia : ne conveanero 
i soldati ritenendo tuttavia Marco per ostag- 
gio. II di lui nipote Azzo che trovavasi pres- 
so r Imperatore , e che da lui era stato pri* 
vato dello stato di Milano ^ promise sborsare 
125 mila fiorini d*oro, per pagare i soldati, 
purche V Imperatore lo rimettesse nei suoi 
stati. Fu accettato il partito: Azzo parti col 
Porcaro (4)^ gia Vicario imperiale in Luc- 
ca , e indisposto contro di lui , cHe condus- 
se Azzo a Milano: gli fu rimesso nelle ma- 
ni quello stato dal Vicario , a cui Azzo pa- 
go 25 mila fiorini . Indi si fortifico in quel- 
la citta non curando pagare il resto , stiman- 
do opportuno il vendicarsi dell' Imperatore, 
chesenza ragione lo avevagia privato deisuoi 
stati, e ritenuto prigione. Schemito T Impe- 
ratore, si parti da Pisa per la Lombardia, on- 
de vendicarsi d' Azzo ; ma non era piu tempo. 
I Signori lombardi si erano quasi tutti riti- 

(4) Pare secondo la spiegazione del VUlani che 
questaparola corrotta significhi Burgrai/io . 



LIB. 111. CAP. X. 5i 

rati dalla sua amicizia , conoscendo che que- "^j^ 
st'uomo non avea fatt' altro che rubare i suoi <]> ^* 
amici, senza far danno ai nemici. Azzo Vi- ' ^^ 
sconti si difese coil' armi , e coli' oro , e il Ba- 
vero tomb presto in Germania. Perch^ non 
mancasse pero mai alia misera Italia il flagel- 
lo degli avidi stranieri , vi comparve indi a 
non molto Giovanni Re di Boemia figlio del- 
I'lmperatore Arrigo VII. che prese a imita- 
re il Bavero. I Tedeschi del Ceruglio delusi 
fecero prima prigioniero Y autore del tratta- 
to Marco Visconti, e indi Capitano, couo- 
scendone i talenti . Partito rimperatore, Mar- 
co occupb Lucca, cacciando il nuovo Vicario 
imperiale; e siccome la sua compa^nia non 
cercava che denari, ne ofTeri la compra al- 
ia Repubblica fiorentina. Non poteva darsi 
occasione piii vantaggiosa, che T ottenere 
per pochi denari una citta , che era stata ri- 
vale di Firenze , che per la sua posizione te- 
neva in soggezione Pisa , e Pistoja , oltre mol- 
ti altri vantaggi . Si dibatt^ lungamente in 
Consiglio sesidovesse far questa compra, 
che sarebbe forse giunta a 80 mila fiorini ; e 
il solo spirito di partito la fece disapprovare. 
Pino della Tosa e il Vescovo di Firenze era- 
no gli autori del trattato; Simoue della Tosa 
loro contrario vi s' oppose con ragioni assai 
frivole, ma che ajutate dalla parsimonia fior 



5^ STORIA DI TOSGANA 

"^[J^rentina, finalmente prevalsero . Rinnovato in 
di C. seguito il trattato, vi furono dei ricchi citta- 
^^ dini , che vedendo la manifesta utilita,propo«> 
sero di comprarla a loro spese per essere a suo 
tempo rimborsati dal Comune ; ma il parti- 
to contrario gli fece tacere coUe minaccie: 
grande esempio ma non infrequente di sa- 
crificar la patria all' amor proprio ^ e picche 
particolari (5) ! I Pisani che , appena partito 
rimperatore, erano tornati in liberta^ cac- 
ciandone il Vicario, voUero acquistar Luc- 
ca, offerendo 60 mila fiorini; ma avendo pa- 
gato troppo presto il denaro a persone di 
poco delicata coscienza , lo perderono senza 
ottener la citta (6) . Questo trattato Hsveglio 
la gelosia de* Fiorentini , che , ad onta de' par- 
titi , si accorgevano delF errore a segno di 
muover Farmi contro i Pisani. Dopo tante 
perdite , e tante estorsioni di denari sofFerte 
non erano questi in stato di far nuova guer- 
ra , onde chiesero la pace che fu presto con- 
clusa col patto , che non si mescolerebbero 
nelle cose di Lucca , e con altre condizioni j 
fralle quali di riconciliarsi col Pontefice : que- 

« 

(5) Fill, lib. 10. C. 1 36. Questo Scrittorefu diquei 
cittadini che privatamente s* associarono a comprarla; 
e sviluppa le picche y e i ridicoli pretesti degli awer- 
sarj , 
. (6) FiU. lib. 10. <r. i38. 



LIB. m. CAP. X. 53 

staportaira seco I'abiurare 1* Antipapa. Do-"J^' 
po la partenza dell'Imperatore , stava e^li na-- di G. 
acoso in un castello del G>nte Fazio i, il qua- ' ^^ 
le si vide costretto a consegnarlo ai Pisani. 
Premeva tanto a Giovanni Papa di assicurar- 
si di un pericoloso rivale , che don& al Conte 
Fazio castella , e benefizj ecclesiastici , come 
ad altri cittadini Pisani fece generosi doni , 
ribenedicendo , ed onorando assai la pisana 
Repubblica . L' Antipapa y abbandonato da 
tutti y abiurb egii stesso i suoi errori, e con* 
dotto ben trattato pero ad Avignone , e con- 
segnato al Papa fu tenuto in cortese prigio*- 
ne, ove moi^ dopo tre anni : e cosi Pisa rir 
torno alFamicizia del Papa (7). Lucca posta 
tante volte alFincanto , finalmente per soli 3o 
mila fiorini venne in potere di Gherardino 
Spinola(8). AUora apparve scopertamente 
la mala avvedutezza de'Fiorentini, che ac- 
corgendosi dell' errore si posero a far guer- 
ra a Gherardino , per acquistar coUa forza ^ 
e con grandissimo dispendio quella citt^^che 
avrebbero avuto a s\ buon prezzo. Presero 
in questa guerra moiti castelli de' Lucchesi , e 
posero finalmente il campo intorno a Lucca. 
Lo Spinola, che abbagliato dallo splendore 



(7) C f7//. lib. 10. c. 164. Marang. Cron, di Pis, 

(8) Lo st€sso 145. 



54 STOnU DI TOSCk^K 

• 

^^ deirimprese di Castmccio credeva forse che 
^i<^-la di lai potenza nascesse dal possesso di 
quella citti, comincib ad accorgersi d'esser- 
si addossato an |>eso tropptf gvAve per le sue 
spalle . Si tratto allora accomodamento per 
cui i Fiorentini avrebbe^o aviito il possesso 
di Lucca con eque condizioni : ma per la par- 
te loro, il trattato si maneggio con mala fe- 
de : esso era doppio e coi Lucchesi e collo 
Spinola: ne fu questi awisato, e il trattato 
1 33 1 si ruppe (9). Nacque intanto un disordine 
nel campo de' Fiorentini ; il ioro Capitano Ca- 
struccio Gabbrielli voile fare impiccare un 
soldato borgognone che , nelF andare a mo- 
rire^ implorb il soccorso da*compagni : questi 
erano in numerodi 600. Prese larmi ^ tolsero 
dalle mani dell'esecutore il Ioro compagno, 
saccheggiarono Talbei^go del Capitano, vi 
messero il fuoco , e posero quasi in rotta Ve- 
sercito. Castruccio avea fatto una piu forte 
esecuzione senza che alcuno osasse parlare ; 
tanto vale Tascendeute d'un uomo (fo). Ve- 
duti i disordini della citta, e del campo, lo 
Spinola fece offrire la signoria di Lucca a 
Giovanni Re di Boemia, che, come si e vedu- 
to, era di fresco veouto in Italia. Accetti 

(9) LIstor, Fillani era stato uno dei medidtori coi 
Luccliesi f e condanna i suoi concittadini . 

(10) G. rV//. lib. 10. c, rjS. 



LIB. HI. CAP. X. 55 

eeso Fofferta, mando per formalitii Amba- ]f~ 
flciatori ai Fiorentini • che desist essero dal* di G. 
I'impresa, enello stesso tempo ajuto ai Luc- 
chesi di ottocento cavalieri . Sapendo i Fio- 
rentini che questi s^av^cinavano ^ e dietro 
lorole altre genti del Re Giovanni, credette- 
ro oppoTtuno il ritirarsi. Non venne innan- 
zi quel Re , ma tenuti dei trattati col Legato 
del Papa , che per proprio interesse era ne- 
mico de* Fiorentini (ii), s'insospettirono di 
essere abbandonati dal Papa loro antico al- 
leato ^ e che Giovanni ayesse delle mire ostili 
contro di loro. II sospetto avea del fonda- 
mento . Giovanni era figlio del loro gran ne- 
mico r Imperatore Arrigo VIL morto col rosr 
sore d'essersi ritirato dalla cittk di Firenze 
invendicato ; onde il figlio poteva avere ere* 
ditato Vodio paterno: anche Tamicizia , ch'e- 
ra stata con raro esempio tra V Imperatore e 
il Pontefice, accresceva il timore . Intanto fu 
proseguita la piccola guerra con Lucca . Vi 
giunsero pero gli ottocento Tedeschi^ e ne 
presero il dominio : niun patto fu mantenuto 

(i i) // Legato pretese di avere corne benefiuo sem^ 
plice la Pieve delP Impruneta allora iMcante: tC era" 
no patroni i Buondehnonti comefondatori: sosteneva 
il Legato, che il diritto di collazione era pontificio: 
il popolo fiorentino prese le parti di Buondelmontt: 
altro non potendo il Legato y pose Firenze sotto T in- 
terdetto. VilL lib. lo. c. i8a. 



56 STORIA DI TOSCWA 

"^^ alio Spinola, ed ei , ch'avea fatta qaella com- 
di C. pra pill da mercante che da Principe, com- 
^ putando il goadagno che vi potea fare, per- 
dette il suo denaro , ferita piii sensibile ad un 
siHatto carattere. Pistoja, dopo la morte di 
Castruccio , agitata da varie fazioni s*era poi 
accomodata con Firenze . Insorti naovi tor- 
bidi nelFanno scorso entrativi per mezzo dei 
lor fautori i Fiorentini, aveano obbligato la 
'citta a dar loro il govemo per un anno, e 
Tarbitrio di riformarla: Ja giustizia con cui 
esercitarono questo governo fu la causa che 
ogni due anni fosse loro riconfermato . I Sa- 
nesi andavano frattanto estendendo il conta- 
do: neiranno i33i contrastando coi Conti 
di S. Fiora aveano loro tolto Scansano , Ar- 
cidosso, Castel del Piano ^ e costretti a prou- 
der la legge , e richieder la pace . II Re Gio- 
vanni sostenitore , come tutti i Principi che 
venivano in Italia, dei tirannetti feudali, avea 
mandato in soccorso de' Conti 25o cavalli, 
che furono rotti da Guido Capitan generate 
de'Sanesi presso castello Accarigi. La cittk 
di Massa era occupata dai Pisani, percib tra 
questi e i Sanesi ebbe luogo una piccola guer- 
ra: i Massetani , con un finto trattato di dar 
la citta ai Sanesi, trassero cola il loro eserci- 
to. S' a wicinavano i Pisani per prenderli in 
mezzo : fortunatamente Guido Capitano dei 



LIB. ill: CAP, X. 57 

Sane&i s' ani con molte altre tnippe che avea J^ 
a guardia di quei castelli il Piccdomini , e in-<)i G. 
sieme attaccarono il dk i4 decembre, e ruppe- ^ ^ 
ro i Pisani, de'quali fu preso il Capitano con 
300 soldati . Ad onta pero di questa perdi- 
ta i Pisani rinforzati di nubve truppe , scor- 
sero sul tenitorio sanese, e assai lo danneg- 
giarono ; non arrischiandosi il Capitano sa- 
nese di attaccarli, e niegando di soccorrergli 
i Fiorentini , perch^ non fossero confiscate 
le ricche merci che avevano a Pisa . Fu poi 
per insinuazione del Pap4 7 e mediazione del 
Vescovo di Firenze fatta fra loro la pace (i 3), 
colla restituzione delle terre prese a i Masse- 
tani dai Sanesi; e i Pisani dovettero lasciar 
Massa in libertk , la guardia della quale ebbe- 
ro i Fiorentini . La potenza e la violenza dei 
Signori Ubaldini aveano spesso volto sosso- 
pra il Mugello : erano adesso amici e depen- 
denti della fiorentina Repubblica . Per tener- 
gli pero pill in freno , fu preso il partito di 
fabbricare una terra forte di \k dal giogo del- 
r Appennino sul fiume Santerno . Fra i de- 
putati a questo lavoro si trov6 lo storico Gio- 
vanni Villani, a'cui si lascio I'arbitrio di da- 
re il nome alia terra ^ che voile chiamar Fio- 



(la) Cron. San. Malw. i56. San. pan. la. lib. 5. 
G. Vill. 10. c. a 1 4* 



58 STORIA 01 TOSCANA 

"j^^renzaola. (i3), quasi piccola Fiorenza. Cre- 
di C. scendo i sospetti d' accordi segreti tra il Pa- 
' ^ pa e il Re Giovanni , i Fiorentini , senza piu 
pensare agli antichi odj contro i Ghibellini , 
fecero una lega coi Signori lombardi ^ nemici 
di quel Re e del Pontefice . Furono questi i 
Signori d'Este, gli Scaligeri Signoii di Vero- 
na, i Visconti di Milano, Rusca Capitano di 
Como , Gonzaga di Mantova , Guido Filippi- 
Qo y e Feltrino , e quei di Correggio , lascian- 
do luogo al Re Roberto e ad altri d'entrarvi. 
1 333 Intanto stringendosi sempre piu la lega tra 
il Papa e il Re Giovanni, si venne alle mani 
tra il figlio di questo Re , e il M archese d' & 
ste presso Modena, ove fu rotto il Marchese; 
il quale , ritentando poi la sorte dell' armi 
contro le genti del Pontefice , fu nuovamen- 
te sconfitto e fatto prigione , e Ferrara asse- 
diata (i4)- Sarebbe questa citta caduta nelle 
mani del Papa , molto piii che il Re Giovan- 
ni fii preparava a venire da Parma in soccor- 
so degti assedianti , ma gli alieati cercarono 
di prevenirlo ; vi mandarono una scelta trup- 
pa di 4oo cavalieri, .che riuniti ad altri aju- 
ti presao Ferrara , determinarono d' attacca- 
re i nemici benche molto beri triucerati . Nel 



(i3) G. yUL lib, lo. cap. ao3. 

(i4) ^///. lit. lo. c, ao6. 24 1 6. Stor, Pistol. 



LIB. III. CAP. X. 59 

di 1 4 aprile si combatte assai ostinatamente ; "J^ 
ma gli asaediati faron vinti con gran strage; <li C. 
e siccome erano chiusi fra la citta e gli assa- ' 
litori y siccome ii fiume era pieno di barche 
armate degli alleati, pochi scamparono la 
morte, o la prigionia . Vi si distinsero due Ca- 
pitani fiorentini , lo Scali, e lo Strozzi, che 
attaccarono le genti di Linguadoca coman- 
date dal Conte d'Armagnac: vi rest6 esso 
prigione con molti Baroni francesi (i5). Do- 
pe questa rotta declino la parte Pontificia in 
Italia , avendo poco appoggio nel Re Giovan* 
ni , che debole di soldati , e di moneta, pare- 
va che sarebbe presto partito. Volendo egli 
trar qualche vantaggio da Lucca^ non trovan* 
do miglior partito la dettb in pegno per 35 
mila fiormi d* oro ai Rossi di Parma ^ e poco 
dopo part\ d' Italia. Fu in questo tempo nel 
novembre in Firenze una delle piu forti inon- 
dazioni , di cui s' abbia memoria : si ruppero 
tre dei quattro ponti , e fu malcondotto quel- 
lo di Rubaconte che resto in piedi : in due 
iscrizioni una latina e V altra italiana situate 



(i5) ym, lib. 10. e. ai8. Istor. Pistol. Antm. Istor, 
Pior, In queste perisbaglio si dhper morto nella bat^ 
taglia il Conte it jtrmignaCy indi si ritrova vivo, epi^ 
no di tanto orgoglio che niegava esser cambiato con 
uno dei Marchesi d'Bste, protestando non voter esser 
scatnbiato con un uomo tninore di lui. 



6o STORIA DI TOSCANA 

"JJJT"*^ Pontc vecchio a Levante e a Ponente si 
die. consenra la memoria di questa disgrazia. 
GoUa mina del Ponte vecchio cadde e fu tra- 
portata dal fiume la supposta statua di Mar- 
te: gik ruinata e rosa dalFeti, mutilata dal 
mezzo in su, appena riteneva Teffigie di cib 
ch'era stata (i6). Al Palazzo Vecchio, che 
trovasi nella parte piii alta di Firenze , coprk 
Tacqua il primo gradino della graii scala;e 
coperta pure rimase la metk delle colonne di 
porfido di S. Giovanni . II flagello fu comun<» 
a tutta la Toscana , il di cui suolo, per le 
piogge notte.e giorno continuate, resto inon- 
dato dai fiumi, ilietto de'quali era piccolo 
air improvviso accrescimento delFacque. I 
danni in Firenze furono grandissimi, ma an- 
che in Pisa e Valdarno : Empoli f u mezzo di- 
strutto comemolte altre terre. Anche il Te- 
vere fece grandi ruine in Roma (17) . 
1 334 Gli affari Pontificj andavano sempre peg« 
giorando in Italia. I Collegati, dopo la libe- 
razione di Ferrara, assediavano Argenta^^ 
mentre il Legato si era coUe reliquie del suo 
esercito ridotto in Bologna. Riuscendo vano 
ogni trattato di pace , presa Argenta , corsero 
fino a Bologna , ove il Legato non credendo 



(16) Boccac. lez. sul Canto i3. iieirinf. di Dante. 

(17) Fill. lib. JL.cap. i. 



LIB. III. CAP. X. 6l 

che i suoi soldati francesi sarebbero stati']^^ 
per vincere i nemici , esortava le Compagnie di C. 
bolognesi ad unirsi co' suoi . Ma questi ^ stan- 
chi del duro govemo e delle crudelta de' fo- 
restieri, si soUevarono, gli tagliarono a pez^ 
zi , e il Legato con pochi si ricovro nel ca- 
stello , ove fu dai Bolognesi assediato. Sareb- 
be facilmeiite caduto nelle loro mani, se i 
Fiorentini, benche suoi nemici, mossi da ri- 
verenza verso la S. Sede , non avessero man- 
date delle genti , le quali lo trassero con dif- 
ficolta dalle mani de' Bolognesi (17), e lo con- 
dussero a Firenze , donde si pard presto per 
Avignone coUa mortificazione (18) di dover 
la salute a' suoi nemici . Giunto cola , con* 
tando le sue avventure al Pontefice Giovan- 
ni XXIL non lascib di lodare pubblicamente 
la generosita de' Fiorentini , quantunque in 
segreto li dipingesse co' piu odiosi colori , at- 
tribuendo loro tutte le disgrazie accadute al- 
le sue armi . II Papa adirato ne avrebbe cer- 
cata vendetta , se non fosse stato prevenuto 
dalla morte, che presto avvenne; dopo la 

{17) Fra colore che F accompagnarono mju un 
Uiomo d£ piu scienziati di quei tempi ^ Gioi^anni d^An^. 
dreay oriundo del Mugello^ Prqfessore in Bologna, e 
di cui la scienza canonica per molti secoli non vanth 
U maggiore . 

(i8)f7//./i*. II. C.6- 



62 STORIA Dl rose AN A. 

"^^ quale fu facile a Fireitze la pace col nuova 

cU C. Papa y tornando all* antico sistema . Lascib 

' ^ Papa Giovanni immensi teM>ri , la di cui som- 

iJQia se non e esagerata , non h stata mai pos* 

seduta da alcun Sovrano (19). 

Erano in questo tempo i Fiorentini quasi 
in pace , se si tolga la parte che aveano cogli 
alleati di Lombardia in quelle guerre col pic- 
colo contingente, che per patti di Lega vi te- 
nevano , e le deboli ed interrotte ostilit& con* 
tro i Lucchesi . Arezzo frattanto , che avea 
sofTerto varie vicende ^ e che giusta la sorte 
di quasi tutte le Repubblichette d' Italia^ sot*" 
to il nome e la forma di govemo libero, si 
trovavano signoreggiate da qualche famiglia 

(19) Racconta il Villani che la somma in contante 
giunse a 18 milioni difiorini dT oroy e 7 piii in gioieU 
li. -Aggiunge « e noi ne possiamo fare plena fade, e «)»• 
stimonianza vera , che il nostro fratello carnale uonio 
degno di fede che allora era in corte mercante di Pa- 
pa, che da' tesorieri e da altri deputati a contare, e 
pesare il detto tesoro gli fu detto, e in sonuna recato 
per fame relatione al CoUegio de' Cardinali per mette- 
re in inventario «. Si narrano indi le artiper raunarlo, 
11 boon Villani vifa le sue giuste rijlessioni. Per con^ 
cepir bene quella somma consfien ridurla al valore dei 
nostri tempij doe, abbracciamlo la riduzione delta mo* 
neta antica di Robertson , a ia5 milioni di zt^duni^ 
Ciascuna persona sensata concepira faeHmente una 
grande esagerazione. t vero che tuttigli Scrittori sac* 
cordano sulFimmensa quantica de* tesori da esso la* 
sciati. 



LIB. III. CAP. X. 63 

4 

potente , lo era adesso dai Tarlati . II Yesco*"'^ 
vo Guglielmo Tarlati, gili confederate deidiC. 
Lucchesi, e di Castruccio nel taoipo della ' 
depressione de' Fiorentini , aveva dato alia 
sua famiglia , e percio ad Arezzo una poten- 
za da fare invidia a Firenze . Divenuto poi il 
Yescovo nimico di Castruccio , come abbia- 
mo visto di sopra , dope la sua morte Piero 
di lui fratello n'avea ereditata la potenza e i 
talenti , onde Y aretina Repubblica s' era im- 
padronita di Cittk di Castello, del Borgo, di 
Cagli , di Massa Trebara con tutte le castella 
appartenenti a queste cittli . I Perugini loro e- 
moli tenendo occulte pratiche s'impadroni- 
rono del Borgo: fatti arditi da questo successo, 
congiunte le forze con quelle di Guglielmo 
Signore di Cortona , fecero delle scorrerie nel 
contado d' Arezzo , credendo che gli Aretini 
atterriti dalla perdita del Borgo non osereb* 
bero escir fuori: ma Piero Tarlati, celebre 
sotto il nome di Pier Saccolie , fattosi loro in- 
contro , gli assah e gli ruppe perseguitandoli 
fino a Cortona, ove sbigottiti si chiusero, 
scorrendo frattanto gli Aretini arditameiite 
le perugine campagne, e devastandole fino 
alia citta stessa . Ad onta pero di questa vit* 
toria , i Pierugini tolsero loro per tradimento 
Citta di Castello (tii), non senza un segreto 

(ai) f^ilL lib* 1 1, cap. Sj. 



64 STOKIA. DI TOSCANA 

"JJJ^piacere de' Fiorentini , a'quali beiiche in pace 
cU G. e in amista cogli Aretini^ dava ombra la loro 
^ potenza di nuovo crescente, e che dopo tali 
percosse , e dopo la perdita fatta dai Tarlati 
di molte castella in Val d'Ambra, comincio* 
di nuovo a declinare . E degno di memoria 
un nuovo regolamento di polizia preso in 
questi tempi in Firenze per mostrare quanto 
sia pericoloso il lasciare in mano de^ Magi- 
strati, specialmente criminali, un arbitrario 
e discrezionario potere, di cui h troppo faci- 
le ad abusare, giacche non dovrebbero esse- 
re che puri esecutori della legge . Erano stati 
fino daU'anno scorso moltiplicati gli esecu- 
tori della giustizia, e creati sette Capitani di 
guardia, detti Bargellini, ciascuno de'quali 
comandava a ^5 fanti armati, sotto colore 
d*invigilare alia sicurezza della Repubblica 
contro i fuorusciti , e i loro corrispondeuti ; 
ma in realta per assicurare le redini del go- 
verno nelle mani di quelli che le tenevano , 
per istigazione segreta de'quali gli esecutori 
opera vano. In quest* anno, per dar maggior 
forza e piii concordia a questo sistema , e far- 
lo d^pendere da una sola volonta , fu creato 
un Capitano di guardia o Conservatore , che 
comandava a 5o cavalieri e lOO fanti, che 
aveva il diritto d'arrestare chi piii gli era in 
grado , esiliare, e far le piu sanguinose esecu- 



LIB. m. GAP. X. 65 

zioni senza ordine distatuti, e senza render ""^^ 
conto che a quelli coi (jaali se rintendeva . di C. 
II primo in questo ufBcio fa Messer Jacopo ^ 
Gabbrielli di Gubbio, <ihe dopo un anno 
d' aspro e crudele governo , se ne tom6 alia 
patria assai arricchito . II suo successore in- 
cm^se anche piu lo sdegno del popolo , che 
attruppatosi , e correndo coi sassi 8U gli ese- 
cutori , costrinse il Governo , dopo due anni 
in circa ch'era durata quella carica, ad abo- 
lirla (aa). 

Dopo tanti contrasti per ottener Lucca, i 
Fiorentini furono altamente sorpresi , e inti- 
moriti quando la yidero cader nelle mani 
della Casa piu potente di Lombardia, de'Si- 
gnori della Scala . Questa famiglia s\ illustre 
per valore, per magnificenza, per V amore 
alle lettere, e alle scienze nasconde nell'oscu- 
rita, come la piu gran parte dell'altre , la sua 
origine, giacch^ pare che gli ofiiciosi genea- 
logisti arrestandosi sempre a un uomo illu- 
stre, che ne formi la sorgente, non ardisca- 
no fare un passo al di la , ove incomincia a in- 
torbidarsi. II nostro Villani piu semplice, e 
meno lusinghiero, ne fa gli antenati fabbrica- 
tori di scale , onde dal mestiere prendesserp 
il nome (28) , mentre altri gli fa Signori feu- 

{%%) Gio. FUL lib. II. cap* i6. e 39. 
(^3) Fill. lib. II. cap. gi. 

T.UL P. IL 6 



I 



335 



66 STORIA DI TOSCANA 

^dali in Borgogna, d'onde venissero in Ita- 
diC. lia (^4): e i versi di Ferreto Vincentino ma- 
gnificano sempre di piii il Cane e la Scala, 
nomi tanto poco illustrati dagli eruditi (iS) . 
Quelli che stabilirono in Verona la potenza 
furono Mastino ^ che dopo esserne stato Po- 
testa nel 1 260 , fu eletto Capitano perpetuo . 
Uccido dai congiurati , gli successe con mag- 
gior fortuna il fratello Alberto , che con 2 1 
anno di Signorfa vi stabili saldamente la Ca- 
sa , ed estese il dominio. De' suoi discendenti 
Can-Francesco portb la famiglia al piii alto 
punto di potenza e di gloria col senno e col> 
la spada : valwoso della persona e quasi sem- 
pre vincitore , ottenne dal pubbhco merita- 

(24) CorU 1st. di Ver. lib. 8. 

(a 5) / nomi di Cane, di Mdstino continuati nella 
famigUa , come anjche della Scala , suppongono qual" 
que particolare fatto non ben noto. Ferr. F'incentpoi 
dopo aver detto hie ( cioe in Verona) 

Caecis orta latebris 

Nobilitas 

da V etitnologia del nome di Cane 

Mater in amplexu cari diffusa mariti 

Membra fovebat ovans, blandaque in imagine somni 

Vi<;» sibi est peperisse oanem , qui fortibus armis 

IVrrebatque suis totum latratibus orbera . 

ilium etiam medios vibrantem tela per -hostes 

Ceruebat , summaeque gradus attollere Scalae ec. 
Ferr. Fincen. Carmen, de Scalig. orig. lib. a. Rer. ital. 
torn, Q. 



LIB. III. CAP. X. 67 

mente il nome di Grande , che la magnifi- "^J^ 
cenza e generosita usata a i letterati , e a tutti d« C- 
gV illustri infelici^ gli confermarono • A lui 
successero i nipoti Alberto^ e Mastino, con 
diseguali talenti: il primo d' indole pacifica 
e dato alle lettere ^ il secondo avido di Stati 
e di guerra, sotto di cui Fillustre Casa co- 
mincio a declinare. Mentre per6 e la fama 
del ado , e i vasti suoi Stati erano ancora in 
piedi , i Fiorentini videro con terrore che ei 
fece r acqnisto di Lucca; poich^^posto cosi 
il piede in Toscana, poteva assai danneggia- 
re la fiorentina Repubblica, molto piii per 
mezzo della fazione nemica a quella che go- 
vernava Firenze . N^ ignoravano i Fiorentini 
che cercava anche d' insignorirsi di Pisa. Era 
gia convenuto nella Lega coi Signori loinbar- 
di che i Rossi dovessero vendere Lucca ai Fio- 
rentini , onde ne fecero questi alte lagnanze . 
Mastino allego varj pretesti , e disse final- 
mente di esser pronto alia rivendita , ma che 
computando i denari da pagarsi ai Rossi , che 
la tenevano come Vicarj del Re diBoemia(!26), 
e al Re stesso, non avrebber potuta ottener 
Lucca i Fiorentini con meno di 36o mila 
fiorini d'oro, non pensando mai che voles- 
sero pagare una somma s\ gratide. Ma ne 

(26) VilL lib, II. cap, 44« ^ 45. Istor, Pistol. 



68 STORIA DI TOSGANA. 

"T^ pareva ora si importante \ acquisto , spaven- 
di C. tava tanto la vicinanza di Mastino , ed eran 
si grandi le ricchezze de' Fioreiitini, che fu 
determinato di comprare per somma si esor- 
bitante una citta che s'era rifiutata per 80 mi- 
la fiorini dalla compagnia del Ceruglio, e 
per minore ancora da Gherardino Spinola. 
Mastino , che aspirava al regno di Lombar- 
dia^ di Toscana, e forse di tutta Tltalia, e 
che vedea torsi cosi la chiave della Toscana^ 
non bisognoso di denari (27), quando gli Am- 
basciatori fiorentini offersero di pagare la 
somma richiesta , cerco delle cause di dilazio- 
ne si frivole ^ che al fine gli Ambasciatori sde- 
gnati si partirono dalla sua Gorte, ed egli in- 
comincio la guerra contro la Repubblica ^ fa- 
cendosi subito dalle sue truppe delle scorre- 
ric da Lucca in Valdinievole . Veduto i Fio- 
rentini il pericolo di questa guerra , e la dif- 
ficolta di contrastare alia potenza di Masti- 
no, se avesse potuto attaccarli con tutte le 
forze, procurarono una diversione; e sapen- 
do che i Veneziani erano per molte cause 



(27) Si diceva che dopo il Re di Franciu non v^cra 
altri si potenti che Mastino, Signore di died grandi 
citta, di moltissimi castelli^ e d^entrata di 700 mila 
fiorini d* oro . Era /ama che avesse fatto fabbricare 
una corona d^oro per coronarsi Re di Lombardia , e 
di Toscana. 



LIB. m. GAP. X. 69 

«uoi nemici , fecero seco loro alleanza , in cui*"^ 
s'obligavano di tenere assoldati due mila ca- diC. 
valli e altrettanti fanti in Lombardia , perch^ ' 
i Veneziani ne potessero far uso contro Ma- 
stino (28). Esso per infestar di piu i Fioren- 
tini si collegb cogli Aredni, e man do loro 
800 cavalieri^ che per Forli vi doyevano 
ginngere; ma fii loro vietato il passo dalle 
genti de' Fiorentini unite a quelle de' Bolo- 
gnesi y e de' Manfredi Signori di Faenza . Si 
strinse di piii la lega tra i Fiorentini , i Bo«- 
lognesi , e i Penigini , ai quali s' aggiunse il 
Re di Napoli . Venne intanto a Firenze Piero 
de' Rossi gik Signore di Parma, di Lucca, e 
di Pontremoli , che cacciato dai suoi stati , 
essendo Pontremoli assediato dalle genti di 
Mastino, chiedeva ai Fiorentini soccorso . In- 
trodotto alia presenza del Magistrato , parl6 
con tal veemenza contro Mastino , mostran- 
do non cercar che Y occasione di agire ostil- 
mente contro di lui , che non fii creduto po- 
tersi scegliere miglior Gapitano per la guer-> 
ra che s' avea da fare in Toscana . Fornito di 
genti da' Fiorentini , per constringere le trup- 
pe di Mastino a levar Tassedio di Pontremo- 
li, penso d'awiarsi verso Lucca, donde usc\ 
il Maliscalco di Mastino; ma inferiore ai Fio* 

(18) nU. Hi. ii.c.iS.e 49. Istor. PistoL 



^O STOMA DI TOSCANA 

■^^prentini non voleva azzardar la battaglia. Ve 
di C. lo costrinse perb il Rossi presso al Ceruglio , 
^ lo ruppe, e lo fece prigioniero con tredici 
ufiziali (ig) . Non potea Piero cominciar la 
sua impresa con maggior successor ma i Si* 
gnori Lombardi coUegati co' Fiorentini , che 
ne conoscevano il valore, lo desiderarono per 
Capitano del loro esercito , insieme col fra- 
tello Marsilio : egli ando volentieri a spiegare 
i suoi talenti in una piii ampia sfera , e piii 
vicino al suo capitale nemico , e lascib per 
Capitano de' Fiorentini Y altro fratello Orlan- 
do superiore in ferocia , inferiore ne' talenti 
a' fratelli . Piero , bench^ con minori forze di 
Mastino , ebbe sempre la superiorita in cam- 
pagna , e lo costrinse a starsi racchiuso nella 
citta y o triiicerato in luoghi forti , mentre 
andava devastando le campagne di Padova, 
di Mestre , e di Treviso : finalmente lo feri 
nella parte piii sensibile , espugnando i forti 
ch' erano in difesa delle saline di Padova , e 
impossessandosi delle saline, causa princi- 
pale delle difTerenze , e percib della guerra 
tra Mastino e i Veneziani (3o) . Volgendo 
r animo a cose maggiori tentb piu volte d* oc- 
cupar la citta di Padova ; e gli veni va fatto , 






(29) f7//. lib. 1 1, cap. 5i. Jstor, Pistol* loc. cit, 

(30) Fill. lib. II. cap. 56. 



LIB. III. CAP. X. 71 

se mentre con piccola scorta nella notte era^AwT 
andato a sorprendere il Borgo di S. Marco ^di C. 
le genti ^ a cui ordinato avea di seguirlo e d'es- ^ '^ 
sere alia punta del giorno alio stesso Borgo , 
non avessero sbagliata la strada nelle tene- 
bre. Dopo essersi incertamente aggirate, tor- 
narono al campo , e Piero ebbe buona sorte . 
di ritirarsi illeso . Mastino privo di generosi* 
ta , e pieno di bassezza , accorgendosi qual 
aorte di nemico avea in Piero , tento disfar-> 
sene ^ corrompendo alcuni ufiziali tedeschi , 
accib r uccidessero . Si 5Copr\ la trama, e gli 
ufiziali per isfuggir la pena, col seguito di 
pill di mille cavalieri si partirono dall' eserci- 
to , ponendo f aoco agli accampamenti . L' or- 
goglio e la soverchia potenza di Mastino avea 
risvegliata la gelosia degli altri Signori lorn* 
bardi : le prime sue disgrazie ne fecero riu- 
nire una gran parte coi Veneziani e Fioren- 
tini per abbatterlo piii sicuramente (3i)« An- 
dando poco prosperamente per lui la guerra, 
gli Aretini suoi alleati , non poteudo aver soc- 
corso ^ si trovavano a mal partito , premuti 
da una parte dai Fiorentini , da' Perugini dal- 
Taltra. Si risolverono pertanto di sottoporsi 
per anni dieci al govemo de' Fiorentini , li- 
mitandone per6 assai Fautorita, e furono rice- 

(3i) Gio, FUL lib, 11. c. 61. 



72 STOMA DI TOSCA?l\ 

"^j^Yuti . Pare che stanchi da tante agitazioni ^ e 
die. interne, e esteme sperassero eon questa de- 
'^ dizione qualche tranqoillitk sotto la prote* 
zione de' Fiorentini . Questa speranza con- 
dusse fuori d' Arezzo per due miglia una fol- 
ia di popolo, coi rami d'olivo, incontro ai 
dodici Cittadini mandati di Firenze ad ordi- 
name lo stato, ai quali si fecero sommi ono- 
ri. Contribuirono assai a questa impresa i 
Tarlati , che avendone avuto da gran tempo 
il goveriio , lo yedeano ora vacillante. Pietro 
Saccone pero trasse tutto quel profitto che 
pote^essendogli pagati ^5 mila fiorini d*oro 
per Arezzo, e i4 mila pel Viscontato di Val 
d' Ambra , acquistato gi4 dal suo fratello Ve» 
scovo (Sa) . Si confermo frattanto la lega dei 
Fiorentini coi Veneziani , e con tutti gli altri 
Signori lombardi (33) , per la distruzione de- 
gli Scaligeri . Mosso Mastino yerso Mantova , 
s' era portato a Bovolento per impedire a 
Piero de' Rossi F unione col fratdlo Marsilio , 

(3a) Venne Pier Saccone in Firenze ( Fedi Fill. Liu 
cap. 69 ) con una comitiva di pm di 100 persone a 
CQ^ailo . In sei di, che vi dimorb, diede splendidi conr 
ifiti a Fiorentini y e V ultimo giorno in S. Croce nefece 
una de*piu magnificij nel quale pik di mille dUadini 
de* piu onorevoli erano alia prima mensa. 

(33) Erano questi Jzzo Fiscond Signore di Milano, 
Obizo marchese it Este , Luigi Gonzaga Signorm di 
Mantoifa • 



LIB. in CAP. X. 73 

e i trasporti delle vettovaglie. Ma Kero, sa- 'J^ 
pendo che il campo di Mastino non poteva di C. 
avere altr'acqua da here, che queUa del cana- ' ^ 
le tra Bovolento , e Chioggia , vi fece gittar 
dentFO tante sozzure , e lo rese A fetido ed 
immondo, che fu costretto Mastino a levare 
il campo. Era Padova guarnita da Alberto 
della Scala : vi si trovavano dentro quei di 
Carrara , Signori una volta di Padova , mal- 
trattati assai ora da Alberto : tenne Piero pra- 
tica con questi, e accostatosi coU'esercito a 
quella citti, vi fu introdotto, fece prigione 
Alberto, e fti data la signorla alia famiglia 
Carrara (34) • Piero animato . sempre piu alia 
distruzione delsuoneiuico, senza arrestarsi 
nn momento dopo la presa di Padova, ando 
ad attaccare il castello di Monselice : trovan- 
dosi nel piu forte della zutfa, e combattendo 
neirantiporto, quasi guadagnata la piazza, 
(u ferito da una lancia nel fianco fra la com- 
mettitura della corazza . Ad onta di questo 
colpo voile passare il fosso , trattasi la lancia 
dal fianco ; ma incrudelito il dolore della fe- 
rita , e versando in gran copia il sangue , si 
fece porre in una barca , e condurre a Pado- 
va ove presto se ne mori . II dolore affettuoso 

(34) Cortus. hist. torn. XII . /vr. Ual. Gio. FiU. Lit. 
cop. 64* 



74 STOMA DI TOSCANA 

"j^ de' soldati ancbe mercenarj , la costemazione 
di C. della parte di cui era Gapitano , la letizia del 
^ nemicOy he fecero il vero elogio. Gli furono 
celebrate pomposamente F esequie in Pado- 
ra , in Yenezia , in Firenze ; n^ guari ando 
die il suo fratello Marsilio, per febbre con- 
tratta dalle continue fatiche della guerra , e 
pel dolore del fratello , ebbe la stessa sor- 
te (35) . L' ardire , e la bravura che avevano 
impresso nelle truppe, duro qualche tempo ^ 
giacche la Lega s' impadrom di Mestre, Orci^ 
x338 Canneta, e della stessa cittk di Brescia. Dopo 
varj altri danni fatti al nemico si era 1' eser- 
cito accampato presso a Verona citta princi* 
pale di Mastino: e perche era troppo ben di- 
fesa da sperar d'occuparla, fattovi correr 
de'palj per ischerno, secondo Fuso di quei 
tempi , si portarono gli alleati sopra Vicen- 
za. Mastino veggendosi ridotto a mal parti- 
to , perdute tre delle sue principali citta ^ mi- 
nacciato in Verona , le sue genti sempre bat- 
tute, tento tutti i mezzi per accordarsi coi 
suoi pill potenti nemici , cio^ coi Veneziani ; 
i quali vedendo che finora non avevan tratto 
alcun importante profitto da una guerra di- 

(35) f^ilL lib, 1 1, cap, 64.65, e Istor, Pistol. dicono: 
Piero era savissimo di guerra, pro e cortese oltre a 
c^n' altro che a quel tempo si trovasse, e il piii av- 
▼enturosb cavaliero in fatto d' arine. 



LIB. III. CAP. X* 75 

spendiosa , essendo Padova venuta in mano "^^ 
dei Siffnori Carrara, Brescia de^Visconti, of- diC. 
ferte loro da Mastino condizioni vantaggiose, ' 
le accettarono : furon esse la cessione di Tre- 
vigi , Gastelfranco (36) e Bassano . Vi s' accor- 
darono ancbe gli altri alleati di Lombardia , 
molti de'quali avean guadagnato delle citta^ e 
delle terre , e tutti erano stanchi del dispendio 
che recava la guerra. I soli Fiorentini furono i339 
i malcontenti . Erano entrati in una dispen- 
diosa guerra per guadagnar Lucca, e non 
avevano ottenuto che pbchi castelli, ch'era-' 
no quasi un' appendice di quella citta! Piu 
di 600 mila fiorini erano stati spesi. Avea 
contratti il Gomune molti debiti co' partico- 
lari , e impegnafe le rendite di varie gabelle 
per alcuni anni . Bench^ pertanto e lo sdegno 
contro la mala fede de' Veneziani, e il timo- 
re di Mastino, che possedendo Lucca sareb- 
be stato sempre pericoloso , gli distogliesse- 
ro dalla pace , vi furono obbUgati dalle cir- 
costanze , perche non cadesse su di loro tutto 
il peso della guerra (37). 



(36) Cosi il yUlani, ma nelPistor. del Cortus. ( Rer, 
Ital. torn. 12) si dice che i Veneziani ebbero Trevigi^ e 
Ubertino da Carrara ^ Bassano y e Castelfranco . 

(^7) ^'''* ^^' *^* ^^T'* 7^- ^'' ^9* 



76 STOBIA DI TOSGANA 



CAPITOLO XL 

SOMMARIO 

Pestilenza in Firenze. AmbasciaU de' Romani. Con- 
giura contro il Governo scopeita. Guerra con Pisa. 
Fiorentlpi in Lucca . I Florentini son royx dai Pisa* 
ni , che pongono 1* assedio a Lucca, di cui s'impadro- 
niscono. Duca d' Atene Consenratore di Firenze, e 
Generate de' Fiorentini. Gli e ceduta la Signoria per 
p uu anno; indi dichiarato assoiuto Signore di Firen- 

ze a Tita • Estorsioni e rigorose esecuzioni sotto il 
suo govemo. Vizj del Duca e de*suoi cortigiani» 
^ In^ignazione generate. Ingiuste crudeltit. Tre co* 

spirazioni si forroano a un tempo coniro di lui • 
Tutti gli Ordini dei cittadini si sollerano contro il 
Duca , e lo cacciano di Firenze, dopo averne egli ri- 
nunziata la Signoria. 



^^^Uria Repubblica, la di cui foraa sta ncl 
di C. commercio ^ com* era la Fiorentina , non do- 
^ vrebbe prender parte in guerre dove nou ^ 
quello interessato . Le conquiste ch' ella puo 
fare sou sempre assai piii dispendiose delle 
rendite , risvegliano la gelosia de' vicini , e 
impegnano in nuove guerre coi confinanti . 
Al fine d'una guerra fatta per Facquisto di 
Lucca si trovo la Repubblica , senza averla 
potuta ottenere, assai indebitata; ed ebbe la 
sorgente delle sue ricchezze , cio^ il commer- 
cio , una terribile scossa nel fallimento delle 



LIB. III. CAP. Xf. 77 

compagnie de'Peruzzi, e de'Bardi. Aveano'^^ 
queste date in prestito a Eduardo III. Jle din- di G. 
ghilterra un'immensa somma di denaro. Era ' ^ 
questo Re intrigato nella guerra con la Fran- 
cia . Ma quantunque per lo piu vincitore ^ 
quantunque avesse invaso piu volte le pro- 
vincie francesi ^ tuttavia il Imso ^ e la magni- 
ficenza della sua Corte , le spese della guerra 
incalcolabili , e gravose anche ai vincitori, 
lo pofiero neirimpotenza di soddisfare a'suoi 
creditori , e convenne loro fallire per un mi- 
lione^ e 365 mila fiorini d'oro (i). Se sj dia 
alia moneta il valore che avea in quel tempo , 
si vedra che questo denaro sarebbe equiva- 
lente a circa 8ette milioni di zecchini de'no- 
8tri tempi • Perduta una tal somma dalla citta 
di Firenze si pub facilmente concepire il dan- 
no del suo commercio . Si crederebbe inte- 
ramente perduta: ma questi danni temporarj 
facilmente si riparano, quando non sono 
esauste o divertite altrove le fonti primarie 
della ricchezza , le quali restando in Firenze 
s^npre illese , ben presto riempirono la mo- 
mentanea deficienza • Ma non potea in pih 
mal punto cio a wenire , mentre il pubblico 
che trae le sue rendite da privati s* era tanto 
indebitato. S'aggiunse a questi mali la care- i34o 

(i) Gio. yUL lib. XI, cap.^^j. 



78 8T0R1A DI TOSGANA 

"j^stisi de' viveri , e cio che suole ben spesso ac- 
diC. compagnarla ^ una febbre pestilenziale , per 
' ^^ cui , se non esagerano gli antichi scrittori , 
non meno di i5 mila persone manearono in 
quest' anno dentro ie mura di Firenze . Per 
consolare con una lieve aura d'ambizione let 
calamita de'Fiorentini vi giunse una onore- 
volissima Ambasciata da Roma . Questa citt^ 
nella Idntananza del Pontefice era stata agi- 
tata da politiche conyulsioni , originate dalla 
discordia de' Grandi . Siccome era fama che 
i Fiorentini avessero in gran parte sopite le 
loro , col togliere ai Grandi ogni parte nel 
governo^ vennero i romani Ambasciatori per 
imformarsi della fiorentina Costituzione , e 
de' mezzi d' impedire ai Grandi il turbare la 
pubblica quiete (2) . Ma mentre i Romani 
venivano ad apprendare la maniera di viver 
tranquilli dai Fiorentini^ stavano per rico- 
minciare in Firenze le domestiche ostilita . 
Erano Andrea Bardi , e Bardo Frescobaldi , 
' stati molto aggravati da Jacopo Gabbrielli 
di Gubbio, creato nuovamente Capitano del* 
la guardia, ed esecutore degli ordini dispo- 
tici di quei pochi , che volcano il goyemo 
esclusivo nelle loro mani, da cui e i Grandi , 
e la plebe n erano aflatto allontanati, e molti 

(2) ym. lit. II, c, 11 5, 



LIB. III. CAP. XI. 79 

ancora del loro Online . A quel due inaspriti"^^ 
dalle recenti offese, s'unirono molti altri dei di C. 
Grandi , privati del go vemo per legge , e dei * 
popolani che per prepotenza n' eran tenuti 
lontani; e si tramb una congiura per mutare 
il govemo . I loro amici forestieri, Pazzi , Tar- 
lati, Guidi, Ubertini, ec. doveano venire in 
Firenze , e il di a di novembre si dovea soUe* 
var la citta ^ e mutare il reggimento . Fu sco* 
perta la congiura il giomo avanti a quello 
deir esecuzione da Andrea de'Bardi, che o 
per timore, o per rimorso rivelb il trattato 
a Jacopo Alberti uno de' Capi del govemo . 
Questi adunati , non v' essendo tempo da per- 
dere , fecero suonar la pubblica campana a 
martello , e il popolo corse armato per tutta 
la cittk contro i traditori , ai quali non erano 
ancor giunti i soccorsi , onde quelli che si 
trovavano dalla parte dritta dell' Arno non ' 
si mossero : dalF altra parte poi corsero alle 
armi , e tentarono di difendersi nella via del- 
ta de' Bardi. Circondati da ogni parte dal po- 
polo armato , stavano per venire alle mani ^ 
quando il Potest^ Matteo da Ponte brescia- 
no , uomo venerabile , s' interpose , e ponendo 
in vista ai Bardi , e Frescobaldi il pericolo im- 
minente d'esser trucidati colle loro famiglie, 
gli persuase a posar Tarmi: ottenne lo stesso 
dal popolo , promettendogli che i congiurati 



8o STO^IA Dl TOSGAN^ 

"]j[jJ7partirebbero di Firenze , fuori della qual citta 
di C. gli accompagno egli stesso nella notte (3) . 
' Parea che la fortuna scherzasse coi Fio* 

rentini, offerendo, e toglieiido loro a un 
tempo replicatamente la citta di Lucca, tur- 
bandogli sempre o ne cercassero Y acquisto 
coirarmi, o coi denari. Mastino della Scala 
dopo la perdita di Parma , toltagli da Axzo 
da Gorreggio, yedendo non poter piii softe- 
ner Lucca , r offerse ai Fiorentini al prezzo 
di 35o mila fiorini d' oro : vi acconsentirono 
i Fiorentini , ma prima che venisse loro in 
mano, doyettero contrastare coi Pisani. Pa- 
reva a questi di non poter piii sostenere la 
loro liberta, se Lucca restava de* Fiorenti- 
ni (4). Sarebbe loro piaciuto, non potendo 
▼incer co' denari i Fiorentini , cfae Lucca re- 
state in libertk: fecero varj consigli, ne'quali 
fu alia fine determinato che si prendessero 
r armi colle quali se ne contrastasse ai Fio- 
rentini il possesso ; e dopo qualche inutile 
trattato con Mastino , vi posero I'assedio . A- 
veano adunate molte soldatesche e dai Ghi- 
bellini toscani , e da i Signori di Lombardia, 
specialmente da Luchino Visconti, di cui 

(S) F'iil. lib. 1 1, c. 1 1 7. 1 1 8. Jstor. Pistol. 

(4) Si diceva che Mastino , concludendo il trattato 
eoi Deputati Jiorentini avea detto loro: lo vi vendo 
Lucca 1 1 Pisa vi dono. Marang. cronichc di Pisa. 



LIB. m. GAP. XI. 8 1 

comprarono ramidzia col tradimento. Uno"J^ 
de' primi cittadini milanesi , Francesco da di G. 
Postierja, avea sposato la bella, e virtuosa ' 
Margherita Y isconti ^ stretta parente di Lu- 
chino, e di cui questi invaghito era stato 
da lei rigettato . Reso note al marito il suo 
mal animo, Tindusse a tramare una congiu-- 
ra , la quale scoperta , fuggi Francesco in Avi- 
gnone^ donde co'piii insidio^i artifizj f u da 
Luchino tirato a Pisa. Ad onta d' un salvo- 
condotto , con cui lo aveano i Rettori di Pisa 
assicurato , fu ivi preso e consegnato a Lu- 
chino, che per colmo di barbara brutalitk lo 
fece decapitare insieme coUa saggia, e sven- 
turata consoite (5) . Per quella perfidia ebbe- 
ro i Pisani potenti ajuti da Luchino , e pote- 
rono sostenersi in faccia ai Fiorentini. II Vi- 
cario di Mastino trattava nello stesso tempo 
anche co' Pisani , ponendo Lucca all' incanto . 
Dopo varie altercazioni sul pagamento dei 
denari , fu finalmente introdotta in Lucca la 
gente de' Fiorentini, restando pero in mano 
de' Pisani due luoghi forti appartenenti al 
contado lucchese, il Geruglio, e Monte-Chiaro, 
per cui furono scemati 70 mila fiorini d' oro . 
Non si .partivano per6 i Pisani ^ e restando 
immobili nella pianura di Lucca , aivrebbero 

(5) CpnV> , Ston di Mil. % 

T. UL P, U. « 



82 STOBIA DI TOSC\NA 

"^^fatto gran senno'i Fiorentini a starsene suUe 
di C. difese, o occupando de' posti importanti, im- 
' ^' pedire il trasporto delle vettovaglie aU'ar- 
mata pisana, o travagliando il contado lore 
con delle scorrerie: ina si recarono a yergo- 
gna il lasciarli tranquilli ^ giacch^ uniti alle 
genti di Masttno erano superiori^ onde ac- 
costatisi a' nemici presentarono loro la bat- 
taglia presso alia Ghiaja . Non la ricusarono 
i Pisani : si combatt^ con varia fortuna . In- 
clino sul principio la vittoria a' Fiorentini ^ e 
fu fatto prigioniero Giovanni Visconti figlio 
di Luchino; ma disordinatisi nelF insaguire 
il nemico , furono da una schiera ^ restata a 
guardia del campo^ rotti e posti in fuga . Eb- 
bero gran parte in questa vittoria i balestrie- 
ri , fra i quali ve n erano mold de' Genovesi 
assai stimati in questa sorte d' arme . La ca- 
valleria de' Fiorentini tanto piii numerosa di 
quella de' Pisani fu in gran parte disabilitata 
dair azione per questa sorte d' armi . La per- 
dita de' Fiorentini tra morti ^ e prigionieri 
non iu minore di due mila uomini (6) . Da 
.^uesto vantaggip cresciuto ranimo ai Pisani, 
strinsero nuovamente Lucca d'assedio. Fu 
singolar cosa il vedere in questo momento 

, (6) Oio. Vill Hi. 1 I.e. 1 33. i34./5tor. Pistol. Ma- 
rang. Crc^i. di Pisa . 






LIB. III. CAP. XI. 83 

comparire gli Ambasciatori del vecchio Re'^^;^^ 
Roberto chiedendo ai Fiorentini il posseaso di G. 
di Lucca, come cosa propria , giacch^ dice- ' 
yano, fino dal i3i3 Lucca si era posta in sue 
mani , quando gli fu tolta da Uguccione della 
Faggiola. Non fece perb minor meraviglia il 
pronto consenso de' Fiorentini , i quali per- 
devano una citta tanto desiderata , e compra- 
ta con tant'oro, e tanto sangue« Gli atessi 
Ambasciatori , avuto il possesso , andarono a 
Pisa I) e intimarono a quella R^ubblica di 
levar Tassedio d'una cittk appartenente al Re 
di Napoli : ma i Pisani , non cedendo cosi far 
cilmente^proposero di mandare Ambasciato- 
ri at Re . Si puo congetturare che il Re antico 
amico de' Fiorentini agisse di concerto con 
essi , per far ritirare i Pisani , come questi 
reaUnente sospettarono . Era stato fatto Ge- 
nerate de' Fiorentini il Malatesta. Si mosse 
per far levar Y assedio di Lucca: fu pero scal- 
tramente tenuto a bada dal Capitano de' Pi- 
sani , il quale non avendo gente bastante per 
misurarsi coi Fiorentini , e sapendo quanto 
mancava Lucca di viveri, volea combatter 
colla dilazione . Giunse al fiorentino esercito 
il Duca d* Atene con lOO cavalli francesi; vi 
giunsero anche altri rinforzi ; ebbero luogo 
yarie operazioni sul fiume Serchio ove i Pi* 
sani bench^ inferiori yalorosamente si dife- 



84 STOllIA DI TOSCANA 

"TT^sero: il Malatesta, superiore di forze^ non 
di C. pot^ mai sloggiarli, o forzarli alia battaglia; 
,e dope molti tentativi di soccorrer Lucca fu 
obbligato a ritirarsi. Abbandonati cos\ iLuc- 
chesi 9 doverono venir a patti coi Pisani : que- 
sti furono assai moderati , poiche ( data facol- 
tk a' Fiorentini che vi erano di ritirarsi ) si 
contentarono di tenere per quindici anni nel 
castello di Lucca, detto deU'Agosta^ e di 
Ponte-tetto, e della Torre di Montuolo, un 
loro presidio, che fosse pagato pero dai Luc- 
che^i ; in tutto il resto fossero liberi (7) . Do- 
po tante spese^ e tanto sangue, Lucca si bra- 
mata , tenuta uu momento , fu nuov ameate 
perduta • 

I poco felici awenimenti^ come awenir 
suole, avevano eccitato I'odio contro i re- 
golatori della Repubblica fiorentina . Que- 
sti per coprirsi , e per volgere altrove i pen- 
sieri , e la rabbia de' nemici, fecero scegliere 
per coiiservatore, e protettore della Citta^ e 
suoi stati Gualtieri (8) Duca d' Atene , e Coute 



(7) fWi /"V//. lib. 10. cap. 129. i3o. 1 3 1. 182, ed 
I seguenti y e Flstor. PistoL 

(8) Egli era titolar Duca d^ Atene ^ educato in Gre* 
day figlio d^ un altro Gualtieri vero Duca d* Atene, 
ucciso combattendo contro una compagnia di Catalan 
ni, formata in Grecia come le compagnie d* Italia 
erano formate^ Queslo tiranno di Firenze, dope va^ 






1A» 



LIB. III. CAP. XI. 85 

di Brientie, originario francese, nutrito in 'J^ 
Grecia , e in Puglia . Fino dal tempo che avea di C. 
in Firenie sostennte le veci del Duca di Cala-< *'^^ 

• 

bria, s'era acquistato gran riputazione di W-^*- ' 
viezza, e di giustizia: onde finite il- tempo 
della condotta delMalatesta ,'fa eletto Gene- 
rale, e Conservatore colla piu estesa facolta 
di esercitar la giustizia , e dentro , e fuori di 
Firenze . Ayeva il Duca moltissima ambizio- 
ne , e sufficiente talento per profittafe delle 
circostanze della cittk . Era essa divisa in tre 
Ordini di persone, Grandi , Popolani ricchi , 
e Piebe: trovavasi il govemo intieramente 
in mano de' secondi ; gli altri due Ordini per-* 
do doveano essere scontenti; aggiunte agli 
antichi torti le disgrazie accadute alia Repub- 
blica , per poco saggia amministrazione di 
chi govemava, le lagnanze furono piu fre- 
^uenti , e piu ardite : i piu adirati , e con piu 
ragione, erano i Grandi. Non contento il po- 
polo d' aver loro tolta ogni parte del gover* 
no , non amministrava ad essi la giustizia: si 
facevano agire nel piu severo modo contro 
loro le leggi, le'quali tacevano il piu delle 
volte per Y Ordine che govemava : anche in 
questo per6 non mancavano persone , cui 



m vieende in Puglia , e in Francia , perde la vita 
nella e4lebre bauaglia di Potiers . 



» 



> 



86 STORIA D\ TOSCA.NA 

"j^ era odioso il Govemo , giacche le carichfe 
diC. pill important! si riducevano in mano di 
*^ pochi . Tutti i malcontent! s' unirono col 
Dnca sollecitaiidolo vivamente a f arsi Signo- 
re assoluto della citdi , e promisero di soste^ 
nerlo, anteponendo cos\ la servitu della pa- 
tria ad un libero ma aristocratico governo , 
in cui non avean parte . Manteneva il Duca 
ed aumentava questa buona disposizione , e 
con alcuni colpi di vigore che avevano i' aria 
della piu esatta giustizia ^ si trasse gli applausi 
de' malcontent! , e incusse terrore nei popo- 
Ian! , avendo chiamato in giudizio , e fatto 
provare il rigor delle leggi appunto ad alcu- 
ni , che per esser nel numero di quell! , fra i 
quali le principal! cariche si dividevano , era- 
no impuniti , e percio odiosi agli altri . Gio* 
vanni de' Medici fra i piu potent! era stato 
Capitano di Lucca . Arrestato , per forza di 
torment! , confesso che per denari aveva la- 
sciato fuggir Tarlato dal campo , bench^ la 
fama portasse che non era reo che di mala 
custodial) e gli fu mozzo il capo. Ebbe la me- 
desima sorte Guglielmo Alt6vit! accusato di 
baratteria. Rosso de'Ricci^ e Naldo Rucel* 
la! furono arrestat! ancor essi , il primo dei 
quali s' c^a appropriato le paghe de' soldati ^ 
r altro avea ricevuto denari dai Pisani per 
secondare i loro interessi . Non voile il Duca 



LIB. 111. CAP. Xf. 87 

punir qxiesti di morte , perche tl troppo san-"^^ 
gue noa rivoltasse ii pubblico : furono pero di C. 
condannati in denaro, indi il Ricci a perpe- ' 
tua carcere, il Rucellai al confine di Peru- 
gia (9) . Questi gastighi in 4 delle principali 
famiglie , use ad essere impunite , e odiose 
a Ha plebe ed a' Grandi , conciliarono gran fa- 
vore al Duca ,^ il quale credendo omai matu- 
ro il diaegno di farsi Signore assoluto , e sa- 
pendo di aveme la forza ^ voile nondimeno 
domaudar la Signoria al Gonfaloniere , e Prio- 
ri. Negarono questi con modeate, ma ferme 
rimostranze: conoscendo perb il favore gran- 
de del pubblico verso di lui^ per non ecci- 
tare un pericoloso tumulto , dovendosi la 
mattina appresso adunare il popolo , fu de- 
liberato dal Mafiristrato cbe irli si dasse oer 



(9) f^ill'lih. I a. cap, X, 2. htor. Pistol. Questi pochi 
dsiitti puniti per un colpo di vigore del Govemo ei 
possono fare congetturare quanti altri andavano im^ 
puniti, e quanta era la corruzione del G over no , e 
perche in una Repubhlica commercianJte fosse tanta 
avidita de* pubblid impieghi. Con gran verita scrive 
un certo mutore di quei tempi y delP imprese andate 
male de* Fiorentini: questo si crede ftia stato piuttosto 
perchi lo popolo, che Tha retta, ha piii atteso al gua- 
dagno che al bene della Repubhlica, e yedesi cbe gran 
parte dci niercatanti fiorentini per attendere al Comu- 
ne hanno lasciati U fondacbi, e le Merranzie . Istor. 
Pistol. 



88 STORIA DI TOSCANA. 

""^^ un anno la Signoria con quelle limitazioni 
di G. con cui r avevano goduta il Re Roberto , e il 
' ^ Duca di Calabria . La sera innanzi ando il 
Magistrato con altri rispettabili cittadini al 
Duca , che per conciliarsi maggiore stima di 
pieta , e di moderazione , abitava nel conven- 
to di S. Groce; e dopo molti dibattimebti ^ 
finse d' accordarsi . Ne furono da notai d'una 
parte ^ e dell' altra firmate le condizioni ^ e 
approvate dal Duca con suo giuramento (lo). 
Venne nella mattina del di 8 settembre il 
Duca al palazzo de' Pi4ori accompagnato dal- 
la maggior parte della nobilt^ , da innume- 
rabil plebe armata, e dalle proprie truppe. 
II Gonfaloniere espose la deliberazione fatta 
la sera: quando si sent! che la Signoria di 
Firenze era data al Duca per un anno , molte 
voci deU'infimo popolo gridarono a vita. 
Aperte le porte del Palazzo , vi fu dalla no* 
bilta condotto , e istallato assoluto Signore , 
cacciandone i Priori , e Gonfaloniere ^ i quali 
restarono col solo nome traspoitati altrove 
a rappresentare una scenica farsa . Si fecero 
fuochi di gioia. Le armi del Duca si videro 
appese ad ogni canto: al suono di tutte le 
campane furono suUa torre inalberate le sue 
bandiere : e il Vescovo Acciajoli pronunzio 

(fo) Gio. nil. lib. I a. cap. 3. 



LIB. III. CAP. XI. 89 

uii' omilia ^ in cui fece suonare altamente le *]J[^ 
lodi delle supposte virtu del Duca . Tutte le <1> C. 
citta della Repubhlica ancora si dettero al ^ 
medesimo (u): divento egli pertanto Signore 
di Firenze non coUa limitata autorita, colla 
quale! Reali di Napoli piii d'una volta Ta- 
vean tenuta, ma con assoluto potere, parte 
concessogli, parte usurpato. Dritto di vita 
suUe persone^ collazfoni d'impiegbi , imposi- 
zioni di tasse^ o gabelle, tutto fu nel suo arr 
bitrio: tanto pu6 un momentaneo accieca- 
mento prodotto dalla furia de' partiti ! Quelli 
che potevano piii guadagnare nella mutazio- 
ne erano i cos\ detti Grandi , che esclusi dalle 
cariche^ e obbligati ad obbedire al governo 
de' mercanti , avevano era tutto il fondamen- 
to di sperare che il Duc.a , a cui il lore rango 
gli awicinava piii degli altri , concederebbe, 
ad essi e favore , e non piccola parte nel go-» 
vemo . Uno de' primi atti del Duca fu la pa* 
ce , e poi la lega coi Pisani ^ credBndola utile 
a confermare il suo domioio; ciocche di- 
spiacque assai ai Fiorentini . Egli h piii facile 
I'acquistare gli stati cheil mantenerli. Pochi 
possono essere i favoriti nella mutazione , e 
questi fanno innumerabili scontenti tra quel- 
li^ che speravano, o si credevan dovuto 1q 

(11) Gio. rUi. lib. I a. cap. 3. e 4- 



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90 STORIA Di TOSCANA 

'"'];^ stesao premio • L'animo ancora , che nelFese- 
(li C. cuzione dell' impresa h state aasiduamente vi- 
' ^ gilante , ed attivo, ottenuto il fine , Miole il piii 
delle volte rilassarsi, quando la>4[igilanza do- 
vrebbe accrescersi(i 2). Gredette ilDuca poter 
coiiservare colla forza quello che & era acqui- 
state colla benevolenza, onde assoldb molte 
truppe forestiere pagate. cgi denari della Re-* 
pubbli^a , mezzo iosufHcente cootce una por 



(13) E da notarsi la lettera scritta al Duca dal Re 
Roberto per le verita che gli dice, e i consigU che gli 
da: Noo aenno, non virtat non lunga amista, tion ser* 

^: yigi a meritare , non vendicatogU di Ipro onte , t' ba 

fatto Signore de' Fiorentini , ma la loro grande discor- 
dia, e il loro grave stato, di che seMoro pih tenuto, 
considerandD V amore che t* hanno mostrato creden- 
dosi ripoaare nelletue braccia. II mode, che hai a te- 
nei:e volendoti, bene governare si e questo . Che ti ri- 
tenghi col popolo , che prima reggeva , e reggiti per 

r loro consiglio, non loro per lo tuo; fortifica giostiftia 

e i loro ordim , e come per loro si govemava per set* 
te, fa jcbe per ce si governino per dieci , ch'^ nuioero 
comune, che lega in se iutti i singulari numeri; ci6 
Tuol dire nolK reggere per se^ ne divisi, ma a comii- 
nre. Abbiatno inteso, che traesti queiti Hettori delta 

H casa.della loro.abitauone , cio^ de' Priori del Palazz(» 

del Popolo fatto .per loro accontentamento dal Popo- 
lo \ rin^ettibvi , e abita Del palagio ove sia il Podest4 , 
ove abitava il Duca di Calavria, quando e* fue Signore 
in Pirenze. E se questo non farai, non ci pare, che 
tua salute si possa stenJere innanzi per ispaxio di 
molto tempo. ( Gio. VilL lit. 12, cap. 4 ).• 

C 



LIB. III. CAP. XI. 91 

polofta cittli , che sia mal disposta . Presto tra- "J^ 
8CUF0 l*amici2ki de'Grandi ^e si pose a cdtiva*; di C. 
re la plebe, stendendo il suo faviMre sopra la ^ 
piu bassa gente, per avere in essa on forte 
appoggio . I SHoi oordgiani ^ e mini^tri , quasi 
tutti forestieri, dirennero presto per Tinsolen* 
za^ ed estorsioni.Y iatoUerabili al pubblico. Era* 
no suoi prineipali confidenti Cerrettim Vis- 
dbmini ^ consigliere de' pubblici affari , e dei 
privati amori, Guglielmo d'Assisi Capitano 
del popolo y ( ora col nome di Conaervatore 
suo esecutorC) e camefice )^ e Arrigo Fei abi^ 
lissimo neir arte di spremer denari dal pub- 
blico.. II suo Ck>nsiglio di Stato.pero aveva u- 
n aria (ti dignit^ essendo composto di Prelati, 
cioe de' Vescavi di Lecce , e d' Assisi ^ d' Arez<* 
zo , di Pistoj^ii) diVolteira^ non avendovi luo- 
go altri secolari che Tarlato Tarlati , e Otta- 
yianb Belfortima da questo rispettabile con- 
sesso non escivano cbe leggi gravose al pub-, 
blico, ed esecuzioni sanguinarie. SoffriTsno 
lo stesso trattamento le citt^ suddite della 
Repubblica: i suoi Potesta non averano altra 
cura che di ^remer dell' oro dai cittadini 
per empir le caste del Duca .*£ molto proba- 
bile che sif£atte persone cogli stessi laemi cer- 
cassevo d'arricchirsi anch'esse; ma il Duca^ 
quando erano impinguate, col metodo dei 
Soyrani d'Oriepte, li spogUava de'malgua* 



'9^ STOMA DI TOSGANA 

"^ dagnati tesori ; e questa era Y unica sodisfa-^' 
diC. zione cbe dava all' angariato pubblico (i3). 
' ^ Principali persone furono fatte morire per 
lievi cause , altre multate gravosamente in 
denari (i4)* & questo s'aggiunse Tinsolenza, 
la sregolatezza del Duca, e de'suoi dipen- 
denti verso le donne le piii oneste , fra le 
quail si sforzavano d' introdurre gli usi , e le 
maniere libere delle Corti francese, e napo- 
letana, e sostituirle alle modeste e decenti 
de' Fiorentini repubblicani . Ne solo le co- 
muni dissolutezze deturpavano i suoi cord- 
giani , ma vizj ancora dai quali aborre la na- 
tura (i5). Si sparse un malcontento in tutti 
gli ordini di persone ; nei Grandi , oltre gli 
addotti motivi , per non essere ammessi al 
governo, come speravano; nel popolo per 
averlo perduto ; in tutti gli Ordini per le cre^ 
sciute imposizioni ; sicche non erano scorsi 
tre mesi che il governo del Duca era dete- 
stato con piii violenza che non fosse poco 
innanzi bramato. Non fu difficile al Duca il 
conoscere la mutazione , e V odio crescente 
del pubblico : la sua maniera di operare in 
queste circostanze fu poco giudiziosa. Era 



(i3) Istor. Pistol. 

(i4) Gio, VilL lib, la. c, 8. 

{iS)Ltor. Pistol. 



r 



LIB. III. CAP. XI. 93 

assai naturale 1' immaginare che in un huovo^"^^ 
Priiicipato si potesse ordire contro ,di hii£& 
qualche congiura : crede di potersi guada- ' ^ 
gnare I'affezione pubblica con un'aria di con- 
fidenza, e di sicurezza straordinaria , che giun- 
se non solo a disprezzare , ma a punire ccxne 
calunniatori coloro che gli davano salutevoli 
awisi . Matteo di Marozzo , avendolo avverti- 
to, che la famiglia de' Medici tramava di am* 
mazzarlo , fu con inutile e mal aweduta bar* 
barie attanagliato , e impiccato : questo teni- 
bile esempio non spavent^ altri ; tanta h la 
speranza e il coraggio dei delator! . Lamberto 
degli Abati successe a Matteo nella delazio* 
ne, e nella pena; avendogli scoperto che al* 
cuni nobili fiorentini tramavano la sua mor* 
te y e che ne tenevano pratica con Gioyanni 
del Riccio Capitano di Mastino , ebbe il pre^ 
mio degno del mestiero di delatore . Questa 
crudele severitk, senza riguardagnargli Tani- 
^no de' Fiorentini ^ era atta ad invitare i mal- 
contenti a congiurare arditamente. Pareva 
pero che con inaudita leggerezza il Duca cu- 
rasse piu le parole, che le azioni ; giacch^, e^ 
sendogli riportato che Bettone di Cino gi& be- 
neficato da lui avea sparlato del suo gover- 
no^ gli fece svellere la lingua, conficcarla 
sopra una lancia , e accanto ad essa stracina- 
re il disgraziato Bettone sopra im carro per 



■\ 



94 STOKIA DI TOSCANA 

'^JJ^'k citta, confinandolo indi in Romagna, ove 

ii G. dalle consegitenze delia ferita si mork (i6) . 

' ^ Non ptto esprimersi quanto in una cittk lo- 

quace^ e volonterosa di esaminare^ e giudi*- 

care gli affari pobblici , siffatto gastigo sbi- 

gottisse ed inasprisse ad un tempo i cittadi- 

ni, vedendo perduta anche la libertji della 

parola. Gssendo animati contro il Duca in 

sifTatta guisa tutti gli ordini dello stato ^ tre 

) cospirazioni si formarono contro di lui nello 

stesso tempo, senza che Tnna fosse informa- 
ta delFaltra. Capo della prima ^ra lo stesso 
Vescovo di Firenze Acciajoli : avea egli cari- 
cato il Duca di strabocchevoli lodi nella pri- 
ma istallazione , e n' avea gran rossore . Nob 
si comunicando i oongiurati delle tre cospi- 
razioni , erano varj i progetti per disfarsi del 
Duca , niuno de' quali pot^ essere eseguito , 
perch^ cresciutigli i sospetti s' era messo in 
guardia con molta vigilanza^ bench^ i con- 
giurati restassero per molto tempo a lui oc- 
culti . Francesco Brunelleschi uno d^li ade* 
rend del Duca ebbe sentore della congiura 
de' Medici^ da un Sanese che vMnterveniva. 
Questi per& non seppe nominargli ahri che 
Paolo del Marzecca cittadino fiorentino, e 
Simone da Monterappoli . Arrestati questi ^ e 

(i6) Gio. VilL lib. la. c, d. 



LIB. III. CAP. XI. 95 

tormentati, svelarono i congiurati, de*quali"]fJJ^ 
era capo Antonio degli A(]imari, uomo didiC. 
gran riputazione , e per le sue qualilA ^ e per ' 
la grandezza della famiglia. Citato, compar- 
ve, fu ritenuto; ma il Duca non oso farlo mo- 
rire . Spaventato dal numero grande , e dal^* 
I'autorita de' congiurati , non parendogli aver 
forze da agir contro di loro , mando per dei 
soccorsi in varie parti della Toscana, ed al 
Signore di Bologna. Giunta una parte di que- 
st! , fece chiamare 3oo de' principali cittadi- 
ni, una gran parte de' quali era de'congiura- 
ti , sotto pretesto di volersi consigliar con lo- 
ro , come solea talor usare : era sua intenzio- 
ne di arrestargli , e parte fame morire , parte 
teneme prigioni , e spaventare con questa 
esecuzione il resto della citti, scorrerla cogli 
armati , e stabilire vie piii il dominio. Si spar- 
se la nuova della chiamata ; e trovandosi tan- 
ti compresi nella lista , che appariva chiara* 
mente una lista di proscritti , il numero det- 
te animo a ciascuno : in breve tempo le tre 
cospirazioni si riunirono in una , e determi- 
narono , in vece di andare ad offrire il loro 
capo al tiranno , animosamente assalirlo . 
y enuta la mattina di S. Anna destinata all'im- 
presa, fiirono a bella posta accese delle risse 
fra la plebe , e venendosi alle mani , compar- 
ve ad un tratto il popolo armato : si sbarra- 



g6 STORI\ DI TOSCANi 

•^JJJ^ rono le strade ; la nobilta , e il popolo obliate 
di G. le aiitiche gare ^.si abbracciarono , e corsero 
^ uniti a sostenere la causa comune • I soldati 
forestieri del Duca, alle nuove deila solleva- 
zione^ si mossero in suo ajuto: molti non 
poterono giungere al Palazzo, e furono uc- 
cisi , o fatti prigioni ; alcuni vi arrivarono ^ e 
si unirono alia guardia ^ ch' era solita starvi . 
Vennero alcuni pochi de* nobili , che gli era- 
no restati fedeli , e una parte delF infima pie- 
be, che egli avea cercato di cattivarsi: ma 
questi , vedendo che la piii gran parte della 
cittk era sollevata contro il Duca, lo abban-* 
donarono . I Priori, che male accortamente 
per sicurezzavi si erano ritirati al cominciar 
del tumulto , vi furono come ostaggi ritenuti 
dal Duca. I soldati parte a pie, parte a ca- 
vallo, ch* erano sulla piazza in di lui difesa, 
furono ben presto vinti dalU infuriato popo- 
lo; e scesi da cavallo si ritirarono per sal- 
vezza dentro al Palazzo . Ghiuse dal popolo 
tutte le strade che conducevano ad esso , non 
restava al Duca alcuna speranza di soccorso , 
ne altra difesa che le mura . Queste erano as- 
tei forti , e proviste abbastanza di genti ; man- 
cavano perb i viveri . Vi stette assediato fino 
al di 3 d' agosto . Intanto radunato il popolo 
in S. Reparata dette potesta al Vescovo unito 
a i4 cittadini di riformare il govemo. Tutti 



LIB. III. CAP. XI. 97 

gli agenti del Duca che vennero in mano del "^JJ~ 

popolo furono cruddmente straziati ^ e fatti di C 

in pezzi . Tal sorte ebbero un notajo del Con- ^ 

servatore, Simone di Norcia, Arrigo Fei, che 

fu scoperto neli' atto che fuggiva travestito 

da frate ^ ed un altro Napoletano . II popolo 

non si contentb della semplice morte , ma gli 

strazio pubblicamente neUa maniera piii a- 

troce . Trovavasi 'intanto il Duca coUe sue 

genti stretto dalla fame in Palazzo, e veden- 

dosi ridotto a mal partito , cerco accomoda- 

mento . Erano venuti gli Ambasciatori sanesi 

con opportuno ajuto ai Fiorentini. Questi 

insieme col Vescovo , e col Conte Simone 

trattarono col popolo ^ il quale pero ricusb 

ostinatamente ogni accordo se non gli erano 

prima dati aielle mani Guglielmo d' Assisi 

Conservatore col figlio, e Cerrettieri Visdo- 

mini . Ricusb il Duca ; ma i soldati francesi ^ 

ch' erano cola racchiusi protestarono non vo- 

ler morire di fame , o di ferro , per tre perso- 

ne che non avrebbero neppur salvate : e nel- 

la stessa sera cacciarono fuori della porta il 

figlio del Conservatore. Elra un giovinetto di 

beir aspetto^ di anni i8 non compiti , e noil 

avea altro delitto che di esser figlio di un 

uomo odioso . Questo basto al popolaccio 

per fame scempio : fu trafitto da mille colpi , 

stracciato in brani , e lacerato fino co' denti . 
r. iiL p. II, 7 



gS STORIA DI TOSCANA. 

""J^ Lo stesso strazio fu fatto del padre , ch' era 
di C. stato spettatore della carnificina del figlio . 
Chiesto con alte grida , e cacciato ancor esso 
dal Palagio , fu tagliato in pezzi , portato in 
trionfo per la citta^ e con avidita ferina ne fu 
gustato il sangue, e la carne. E strano il ve- 
dere come il popolo riunito possa commet- 
tere delle atroci azioni , di cui ciascuna per- 
sona presa solitariamente non sarebbe forse 
capace ; pare che si moltiplicbino le passio- 
ni in proporzione che il numero della folia 
cresce , e credendo di fare una giustizia na- 
sca emulazione di ferocia , e ciascuno gareg- 
gi in superare gli altri in crudelta . Questa 
brutale occupazione fu la salute del Visdo- 
mini , che obliato in quel momento pot^ fug- 
gire nella notte . Dopo tante crudelta comin- 
cio il popolo ad ascoltare trattati d'accordo. 
Dette il Duca plenipotenza di farlo per mez^ 
zo del Vescovo di Lecce ai i4 Eletti, e al Ve- 
scovo Acciajoli: per questo trattato il di 3 
d' agosto renunzio solennemente in faccia 
dei sanesi Ambasciatori , e del Gonte Simone 
alia signor(a di Firenze , e delle altre citt4 
della Repubblica , e per segno* della rinunzia 
depose d*avanti ai testimonj il bastone . Part\ 
il d\ 6 d' agosto accompagnato dal Conte che 
ai confini gl' intimo di confermare la renun- 
zia . Ricuso sulle prime , ma minacciato d' es- 



LIB. ni. CAP. XI. 99 

ser ricondotto a Firenze,"s' indusse a ratificar-"^[^ 
la . Lascio atroce , e infame memoria di se; ne di G. 
si loda del suo govemo che la cura ch'ei si ^ ^ 
diede di riuirire gli animi di molti cittadi- 
ni per odio iiiveterato , ed ereditario aliena- 

ti (17)-. 



(17) FetU Kill. lib. 12. cap. 8, i5. i6* Ltor. Pistol, 



FINE DEL LIBEO TERZO. 



DEL RINASCIMENTO 



DELLE 



SGIENZE E LETTERE 



SAGGIO SECONDO 

In ogni parte della terra ebbero gli uomini la 
disposizione alle .Scienze, alle Arti, alleLettere. 
Vi 8ono pero dei paesi piu atti a svilupparne i 
semi, e a farii piii vigorosamente vegetare . Vi 
sono dolle piante, che amano dei particolari 
climi y e non si attaccano, o mal si nutriscono 
altrove . Se Y esperienza ci mostrasse , che do- 
po reiterati turbini, i quali in varj tempi ban- 
no cangiato in un deserto la faccia del terreno, 
vi e una parte di esso , in cui e presto risorta 
fresca e vigorosa la vegetazione spontanea , men- 
tre le alt re son restate sterili ( ancbe talora 
ad onta di ogni fatica del cultore ) farebhe di 
mestiero confessare, che quel suolo e privile- 
giato dalla Natura, e da essa ha ricevuto una 
fertility singolare . Cio e accaduto appunto alFl- 
talia posta a confronto con altre nazioni, rap- 
porto alle Scienze, alle Arti, alle Lettere. La- 
sceremo da parte le nazioni orientali, madri 
certamente della primiera luce che ha poi reca- 
to si gran giorno aU'Occidente. La loro istoria 
ijssendo ravvolta nelle incerte tradizioni, e nelle 
favolose congetture , non si puo con sicurezza 
decidere se quella luce era un crepuscolo owe- 
ro un Sole , come quello che splende ora suH'Eu- 
T. III. « 



2 DEL RINASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE 

ropa (i). Comunque cio sia o si riguardino le 
antiche, o le moderne nazioni nella piu favo- 
revole ipotesi, si scorgera che una sola epoca 
illustre esse contano, una sola elk deU'oro in 
cui le Arti , le Scienze e le Lettere vi sien fiorite. 
La Grecia ne Vanta una delle piu luminose, 
cioe Feti di Pericle, e di Alessandro, di cui e 
stato ingegnosamente detto, che Demostene ed 
Eschine , dopo aver mosso e sedato a loro senno 
le popolari passioni colla magia delF eloquenza , 
potevano rilassar lo spirito ftl teatro sulle tene- 
re produzioni d'Euripide, e di Sofocle , o soUe- 
varlo ai versi sublimi Ae celebravano i vinci- 
tori d' Elide, o dolcemente occupar gli occhi 
sulle tele di Apelle, su i marmi di Fidia, o sui 
bronzi di Lisippo . Dopo questa grand' epoca, 
varie vicende politiche ban no condotto quel 
paese , si caro un tempo alle Muse , nell' igno- 
ranza e nella barbarie, in cui resta tuttora se- 
polto . 

Tre di quest' epoche luminose vanta F Italia: 
la prima anteriore alia greca- quando le Arti , e 
le Lettere fiorivono nella antica Toscana , come 
abbiam mostrato a suo luogo (a); la seconda 
Vetk d'Augusto : la terza si deve ancora alia To- 
scana, in cui le Lettere, e le Arti ristorate dopo 

(i) f^arie sono le optnioni: per mostrarne la grands 
incertezza bastera citare due degli uomini piu grandi 
del nostro secoloy it Sig, di Bailly^ e il Sig. de la Pla- 
ce, II primo crede che in tempi dei quali non esiste tra4> 
cia nelle istoricy sieno state le scienze y e in specie FA^^ 
stronomia coltivata colla stessa delicatezza e precisio" 
ne che lo e al presente: P altro e di contrario sentiment 
to . Si consultino : Bailly-y histoire de VAstron, e la Plor 
ccy Exposiu du sistem. du monde. 

(a) Lib, I. cap, a. 



8AGGIO SEGONDO 3 

I 

tina lunga barbarie, non solo resero Firenze una 
novella Atene y raa la luce ivi accesa si e di la dif- 
fusa sul resto delFEuropa, che e ia obbligo di 
riconoscere la prima maestra suUa riva deirAr- 
no . Queste tre epoche , che nittu altro popolo 
puo vantare, sou la piu certa prova della uatu- 
rale fertilita degritaliani ingegni . L'etad' Augu- 
sto vuolsi pero rigiiardare come iiiferiore a quella 
di Pericle : oltre Tessere obbtigataRoma a ricono- 
scer la Grecia come sua madre (3), e maestra, se 
la rivaleggio nelle lettere, e nella filosofia, se 
Teloquenza di Tiillio per la grandezza degli og- 
getti ne'qiiali occupossi , parve a molti che su- 
perasse quella dei greci oratori (4) , se la bella 
e limpida imaginazioue di Virgilio, guidata sem- 
pre dalla ragione , pote colla sua saggia regolari- 
ta compensare la mancanza talora della forza , e 
delle sublimi imagini, di cui abbonda tanto TEpi- 
co greco, se negli aurei scritti filosofici di Ci- 
cerone si trova la precisa ragione ornata di sem- 
plici abbigliamenti, e in Platone sformata talo- 
ra da una inintelligibilq metafisica, e se ponde- 
rati i vantaggi^.e gli svantaggi possono la ma- 
dre 9 e la figtia in questa parte considerarsi egua- 

(3) Grcecia captaferum victorem caepU et Artes 
Intulit agresti Latin etc, Hor. ep. ad Aug. 

(4) La questione del primato non e facile a ternu» 
narsi. II Petrarca V ha decisa in /ashore di Cicerone , 
ma si puo opporre che ignorava ilgreco . Trionfo della 
Faniac. 3. 

« Questi e quel Marco Tullio , in cui si mostra 
« Chiaro quanti ha eloquenza frutti e fioriy 
« Questi son gli occhi della lingua nostra ; 

« Dopo venia DemostenCy chefuori 

« E di speranza omai del prima loco , 
s Non ben corUento dc secondi onori. 



V 



4 DEL RINASG. DELLE SCIKIVZE E LETTERS 

li; e la figlia poi totalmente inferiore nelle bel- 
le Arti . Fu questa gloria sdegnata dai Romani, e 
r abbandonarono ai greci artefici , che in si gran 
folia venivano alia capitale del mondo (5) . Le 
belle statue ed i quadri, che adornavano le stan- 
ze degli opulenti Romani, erano di mano greca. 
Ma se i cittadini romani sdegnarano lo scarpel- 
lo, e ilpennello, la stima, che facevano dei la- 
vori dei grandi artefici , i premj e rincoraggi- 
mento , che davasi lore in Roma , produceva lo 
stesso effetto che coltivar le belle Arti coUa lo- 
re mano . I romani palazzi furono cosi profusa- 
mente ornati di statue, che dopo tante mine a 
cui la barbaric o la superstizione condannoUe , 
dopo tante rapine, o ai tempi di Costantino, o 
in appresso , tuttavia Roma tanto ne abbonda da 
sorprender sempre i forestieri . 

L'aurea elk d' Augusto ando alterandosi secon- 
do il consueto per la continua mistura di una 
lega sempre inferiore : Y oro si convert! in argen- 
to , in rame , ed anche in piu w^ile metallo . La 
sorte delle cose uraane si fisiche che morali e 
d'avere un periodo d'infanzia, di gioventu, di 
viriliti , di vecchiezza . Da queste non sono esen- 
ti le belle Arti , e le Lettere : vi e il soramo apice 
del bello, e alcuni confini che non si oltrepas- 
sano senza piegare alia decadenza . (6) L'istorica 

(5) « Excudent alii spirantia mollius cera 

« Credo equidem invos ducent de marmore duUus. 
Finqui f^irgilio.e veridico; ma radulazione verso Au^ 
gusto y e la Fanuglia doniinante y a cui non poteva no'^ 
minarsiy o a/meno essere ascoltato con piacere il nome 
deirultimo sostegno delta liberthy gli hafatto a-^ungere: 

« Orabunt melius caussas, . . Virg. A En. 1. 6. 

(6) .... summisque tiegatuin 
Stare diu. Lucaii. Pliars. lib. i. 



SAGCTO SECOJfnO S 

nsserrazione, tante volte ripetuta, ci mostra^che 
r impaziente imaginazione non puo trattener- 
visi , eche sdegnando di comparire imitatrice di 
q!iei modelli , che son giunti aH'apice del bello, 
ama di batter nuove strade, anche quando I'al- 
lontanano dalla perfezione. Percio a Marone, 
ad Orazio, a Tullio , a Cesare dovettero succede- 
re liiicano, Stazio, Seneca, Plinio. Ck)nie pero 
no' fisici corpi la vecchiaja e accelerata dalle 
TTialattie, cosi la natural decadenza delle Arti 
nctle romane provincie fu affrettata da cause 
politiche. Le reiterate invasioni dei Barbari, 
porta ndo la desolazione in quei paesi una volta 
SI felici , bandivano la tranquillity necessaria 
agl' ingegni . Quando poi i Barbari ne divenne- 
ro i padroni, incapaci di apprezzare le Lettere, 
e le Arti , anzi riguardandole come indegne di 
un guerriero, e atte ad ammollirne il coraggio, 
doveano spegnerle affatto . Tali furono per mol- 
ti secoli idominatori d'ltalia; e Goti, Longobar- 
di, o Franchi nel dispregio del sapere si somi- 
gliarono. In questo general naufragio, gli ec^ 
clesiastici conservarono quel poco di lettera- 
tura, che rimase in Italia. Rispettati anche 
dai Barbari, obbligati a spiegare t dogmi del 
Vangelo, a difenderli dai novatori, furono nel 
la necessitjt d'istruirsi; e la sacra letteratura 
si conservo presso alcuni SS. Padri degli oscuri 
secoli, ma scevra per lo piu d'ogni ornamento 
di stile. Oltre la negligenza , molti anzi sono 
accusati di aver contribuito al par dei Barbari 
alFestinzione delle Arti, e delle Lettere: spre- 
giando queste come d'origine pagana, e rui' 
nando le statue 'come Idoli , o ritratti di profa- 
ni Eroi del Gentilesimo . Da questa accusa nou 



6 BEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

e stato esente uuo de'piu grandi pontefici, Gre- 
gorio Magno. Si asserisce che, quantunque dot- 
tissirao ne'sacri studj, odiando le Lettere, bru- 
ciasse gli scritti degli antichi Classici , e facesse 
romper le statue , o precipitarle nel Tevere . 
Benche t^le azione sia negata da' suoi difensori 
nei nostri tempi , nei quali questa persecuzione 
e riguardata come una barbarie, in piu antica 
etk non solo fu assiourata da uomini santissimi, 
ma riguardata come opera meritoria ; e 1' im- 
parziale lettore, dopo avere esamtnati i docu- 
mentiy trovera motivi piuttosto di crederla, che 
di rigettarla (7). Da tante cause, e si lungamen- 

(7) f^^^^^f^^^ ^on esistono testimonianze di qiUsta 
rabbiadi Gregorio contro le Artiy e le Scienze^ se nori 
posteriori piu di 5 secoli alia sua eta . I testimonj pero 
sono positivi ed autorevoliy Gio. di Sarisheri, Fra Leone 
eTOrsfietOy ed altri: questi o trassero i documenti da 
memorie ora perdutey o scrissero ciby che la generale, 
e non interrotta trtidizione aveva loro insegnato. VrCo'- 
pinione tradizionale passata per tante bocchey e conti- 
mvata senza contradizione per tanto tempo y acquista 
grandissima autorita . Per conciliargliela peroy convie' 
ne esaniinare rigorosamente se gli scrittori abbiano 
qualche motiifO personahy o di settay di affermare o 
n^gare; Gio.tli Sarisberiy e Fra Leone non sono detrat'- 
tori di Gregorio , anzi lo venerano come un santo , e il 
secondo lo l-oda altamente per aver ruinate le statue 
de* Pagani: allora F asserzione comincia a prenderfor^ 
za, Se fra gli assertori delF inimicizia di Gregorio co i 
Classici si trovano dei santiy su cui non cade sospetto 
d^animosithy come S, Antonino , cli^e cita il Cardinale 
Gio. di Domenico , se in un^ editto di Luiff, IL Re di 
Francia , dandosi infinite lodi a Gregorio , si asserisce 
lo stesso che da S, Antonino , cf^ ei tentasse di soppri" 
mere le opere di Cicerone; se negli scritti diquesto Pon^ 
tefice si trovano delle espressioai che mostrano il sua 
disprezzo per le lettere ( V. Lett, di S. Greg, a S, Leo* 



. SA^GGIO SECONDO 7 

te continuate, crescendo sempre la barbarie.in 
Italia , si ridusse nei IX. X. XL secoli alia piu 
tenebrosa ignoranza ; e senza replicare cio , che 
abbiamo a suo luogo piu diffusamente espo- 
sto (8), per conoscere quale strana rivoluzione si 
era fatta nel gusto, non si ha che da paragonare 
i versi di Virgilio con quelli di Donizone, I'i- 
storie di Tacito, e di Sallustio coUe superstizio- 
se leggende di questo secolo, e le gotiche fab- 
briche, o le goffe statue col Panteon, coll'A- 
poUo di Belvedere, o colla Venere de' Medici. 
Ma vi ha un soramo apice nel bene come nel 
male; e pel fa to delle cose umane si deve da 
quello retrocedere in meglio. I germi delle Ar- 
ti , e delle Scienze restavano tuttora inoperosi 
ed inculti nelle biblioteche, e nel seno degFl- 
taliani': e come dopo il verno o la tempesta^ 
che hanno distrutto le famiglie degU insetti , ne 
restano i fecondi embrioni nel suolo, che at- 
tendono per nascere il tepore di , primavera , 
cosi non aspettavano quelli che le circostanze 
opportune a sviluppargli . Varie furono le cau- 
se , che dopo quest' epoca risvegliarono i bei 
studj . I. II cangiamento di governo delle citta 

m 

nardo su imorali di Giob ) corwerra dor qualche peso 
alF antica tradizione: almeno da questi documenti il 
saggio B non prei^enuto lettorefara il giudizio , c/ie gli 
sara dettato dalV intimo senso . Non trovo in quesfeson 
me il solito ' criterw del Tiraboschi y il quale pretende 
d* indebolire P asserzione di Gio, su questo articolo , 
percJie lo stesso ha joreduto che Papa Gregorio , abbia 
colle sue preghiere liberata dalP inferno Panima delFim^ 
perator Trajano . La crtdulita d*^ una persona pia ad 
uno strano miracolo non rende sospetta la sua asser^ 
jAone per un oA^enimento naturale^ 
(8) Lib. 2. cap* 4* 



8 DEL RINASC. BELLE SGIENZE E LETTERS 

italiane. Bisorti dalla dura oppresstone, e dal- 
rawilimento in cui erano giaciuti gii uomini 
8otto il governo feudale, ripresa I'energia dello 
spirito , cominciarono liberamente ad esercitarla 
sopra altri oggetti, e oel contender colle armi, 
c coir ingegno -con tro i loro oppressor!^ fu posta 
in azione un'insolita forza fisica, come morale: 
in queste scosse politiche lampeggiarono delle 
cognizioni, come dagli urii vioienti de' corpi 
solidi escono delle scintille . II. Le citta italiane 
divennero commercianti;' il commercio suppo- 
ne i viaggi, e la comunicazione con lontani 
paesi , e percio Facquisto di nuove cognizioni: 
I'istoria ci mostra in eguaglianza di circostanze 
i popoli commercianti piu istruiti degli altri ^ 
e i Fenicjy e gli Egiziani si scorgono dotti, e 
culti mentre i Greci erano barbari . III. Le Cro- 
ciate, tanto per una parte dannose al genere 
umaao, e che son costate alFEuropa sei milioni 
di abitatori, furono per Faltra utili, portando 
delle cognizioni in Occidenti . I sacri guerrieri 
passavano da Costantinopoli, e talora vi dimo- 
ravano lungamcnte : esistevano ancora in quella 
citta i latiguidi avanzi dell'antica greca lettera- 
tura trasmessa quasi per crecUtaria successione 
ai degenerati posieri : eredila soverchiamente 
diminuita, ma assai superiore a tutto cio che 
era nel resto dell'Europa, e che conteneva dei 
fondi aurei, e preziosi. Quei che ritornavano 
in Italia erano piu culti ^ e i cittadini di Pisa^ 
Genova , e Venezia , che vi ebbero tanta parte , 
riportarono alia patria nozioni , e ricchezze . 
IV. I libri divennero piu comuni per Tinven- 
zione della carta formata pria di bambagia, 
poi di stracci di lino . I codici in papiro , o in 



SAGCrO SECOBTDO Q 

carta pecora, gia rari e di un prezzo altissimo (9), 
per quel mezzo si moltiplicarono . Gli ingcgni 
ebbero accesso ai fonti del sapere, e le cognizio- 
ni Bniversalmente si accrebbero. Aqueste cau- 
se, die risvegliarono gli ingegni, conviene ag- 
giungere in seguilo il favore de'Principi, coj 
quale anirmtndo i coltivatori delle lettere li sti- 
inolarono all' onorevol camera . Varj Pontefici 
meritano siffatta lode , e fra questi Urbano IV. 
ohe amante dei filosofi onoro e premio coloro, 
che in quella elk avean meritato un tal nome. 
Ma sopra tutti furono celebrati i sovrani di Sici- 
lia Federigo II. e Manfredi, che distinti nella 
dottrina al parde'piu dotti del lor^ tempo, pro- 
tessero ogni sorta di scienza, e di letteratura. 
Riscossi pertanto gli italiani ingegni dalla igno- 
ranza, avean ricominciato a far uso delle pro- 
j>rie forze . Si aprirono degli Studj in moite ita- 
liane cittit, alcuni dei quali poi, maturati ed eret- 
ti alia digniUt di University privilegiate, attrasse- 
ro una folia di nazionali, e di forestieri , i qua- 
li se non attingevano a questi fonti la puriti 
delle dottrine , erano almeno incitati ad una car- 
riera , che dovea poi ricondurgli agli aurei , e 
classici esemplari . 

GIURISPRUDENZA . 

L'arte, che governa gli uomini, che tienc la 
bilancia di Temi, fu la prima e piu coltivata in 
questi Studj nascenti. Finche T Italia fu sogget- 
ta ai Re longobardi, il loro codice legale da' Ro- 
tari , e dai successori Re compilato, ne dovea re- 

(9) Murat, diss. 43. 
T. III. r» 



lO PFL RINASC. DELLE SCIEPTZE E I.FTTERE 

golare i giudizj . La parte d' Italia ad essi non 
soggctta seguiva le leggi romane, macorrotte. 
Aveano talora anche i Re longobardi , e gli Im- 
peratori permesso ad aloune citta di usare qual 
legislazione fosse loro in grado : il piu delle vol- 
te pero nequeste, ne quelle, ma Varbitraria vo- 
lonta del Conte o del Marchese decideva le liti , 
onde somma esser dovea la confusione nella 
scienza legale : pet*ci6 dagli italiani popoli posti 
in liberta , la principale e piu necessaria facol- 
ta, che dovette coltivarsi fu la Giurisprudenza . 
Bologna si distinse la prima per la sua Universi- 
ta sopra le altre citta d' Italia . Circa a diecimila 
scolari, la piu parte fores tieri di ogni nazione, e 
niolti assai illustri la frequentarono* Fra questi 
non dee tacersi ringleseTommaso Beket, poi cele- 
bre Arcivescovo di Cantorbery , e santo ; Pietro 
Belesense ec. Ella fu altamente onorata dal Pon- 
tefice Alessandro IE, che dopo esservi stato pro- 
fessore di Scrittura Sacra, giunto a quelFenii- 
nente grado dette con sua lettera awiso forma- 
le al Corpo dei Professori della sua elezione. 
Una medaglia coniata in questi tempi, in cui 
Bologna e chiamata Mater sUuliorum^ conferma 
la venerabile antichita del suo Studio (lo). 

Lasciando Bologna , e le altre tante Univer- 
sita d' Italia, e rivolgendoci alia nostra Toscana, 
assai per tempo troviamo I'esistenza dell'Uni- 
versita di Pisa, benche non di quella antichita, 
ohe da alcuni si e voluto darle. La lettera del 
nionaco marsigliese al suo Abate , da cui vuol 
dedursi, clie alia meti dell' undecimo secolo 



(lo) Sartij eFattorini^ de Claris etc. 



8AGGIO SECONOO II 

fioriva in Pisa una celebre University (i i), non 
e un sufficiente docujmento per stabilirla ; giac- 
che la data delia iettera dee posticiparsi di piu 
d'un secolo, come con irrefragabili moilumenti 
ha mostrato il Padre Corsini uell'istoria deila 
University da lui cominciata (la) , tra^ferendosi 
alia meta del secolo seguente 1- origitie di essa . 
Senza far questioni di parole egli e cerlo , che 
nel secolo XIH. esisteva in Pisa u no Studio 
composto di Giureconsulti, e un CoUegio di 
Arti, ciocche monta lo stesso. Nel medesimo 
tempo in Arezzo, in Siena, in Pistoja esisteva- 
no dei simiii Studj (i3). Ma se le Universita di 
Toscana e pel iiumero degli seolari , e de'Pro- 
fessori cederono alia celebrita di quella di Bo- 
logna, la scienza legale tanto coltivata in quella 
citta dovette a Pisa un considerabile incremen- 
to per la scoperta delle Pandette, una breve 
istoria delle quali non sara forse discara ai let- 
tori non iniziati alii studj legali. Dalla sem- 
plice e ruvida legislazione romana delle celebri 
XII. Tavole, falsamente attribuite ai Savj della 
Grecia (i4)j fino all'lmperator Giust.iniano era- 

(ii) Grandi epis, de Pandec. Cav, Flamin. dal Bor^ 
go y diss, stiir origine delV Universita di Pisa. 

(12) Fabbr. Hist, Unii>, Pis, 

(i3) Da unpasso di Roffredo da Bene^^ento si dedu- 
ce che nel 1 2 1 5. esisteva iino Studio in Arezzo : « Cum 
« essem Aretii^ ibique in cathedra residsretn post tran^ 
« srnigrationem Bononice ego RoJJredus Benes^entanus 
•^ juris civilis Professor An, Dom. 121 5. Mens, Octobris 
« Proem in qiiaest. etc. « . I^ Studio dovea esser rispet^ 
labile ; giacche 'vi era passato un Professore delta piu 
celebre Universita di quel tempo, II Cav, Guazzesi neha 
pubblicati ancora gli Statuti, V, tom, 2. delle sue opere, 

(i4) Che i Deputuli di iioiuu visitassero la Grecia 



I^ DEL RIXA.SC. D1£LLE SCIEXZE E LETTERE 

no cresciute le romane leggi in un' immensa 
farragine, amalgamandosi stranamente insieme 
element! eterogenei , le modeste repubblicane 
leggi, colle imperiose del Cesari. Le interpetra- 
zioni de'giurisprudenti non formavano minor 
copia di volumi, e le loro sottigliezze accresce- 
vano le contradizioni, che in serie si lunga , e 
quasi innumerabile di leggi, doveano natural- 
mente incontrarsi. Nel «esto seeolo deU'era cri- 
stiana, nella declinazione delle scienze , lungi 
dal paese per cui quelle leggi erano state spe- 
cialmente create^ in una lingua straniera alia 
Grecia, Giustiniano ne immagino la compilazio- 
ne e la riforma : impresa a cui non sarebbe sta- 
to troppo il genio , e V estese vedute di Cesare 
unite alia fecondita di Cicerone, ed alFacutezza 
di Scevola . Dieci de' piu dotti legisti , alia testa 
de'quali era Triboniano, furono incaricati di 



ne* tempi di Pericleper apprender la scienza del la legi'- 
slazionCy e die le leggi di Solone fossero trasfuse nel* 
le XII. Tavole e stato creduto da Livio e da Dionisin: 
erano pero assai distanti dal tempo , in cm si suppone 
avifenuto iljatto. Questo ha P aria di /avola, quando 
si consider a il silenzio di tutti i greci scrittori di quel" 
la eihy i quali non OA^rebbero lasciato uiCoccasiom si 
luminosa dionorare la loro patria; ne e credibile cite 
i rotrtani Patrizj intraprcndessero una lunga e perico^ 
losa navigazione per copiare un modello della piu ri^ 
gorosa democrazia . Gibbon j History of decliue etc. 
cap. 44* Si possono pero dire le romane leggi di greca 
origine y giacche un^esule di Efeso y Herinodoro y coi 
lumi della greca Jilosofia giunto net Lazioy comunica 
le sue cognizioni ai l^gislatori di Romay ed una statua 
glifu eretta nel Foro aperpetuarne la memoria. U esi- 
lio d* Hermodoro e mentovtuo da Cicerone ( TuscuL^ « 
la statua da Plinio lib. XXXIV. x i. 



SA.CGIO SEGONOO 1 3 

compilare le leggi , che nei tre Codici , Ermoge- 
niano, Gregoriano, e Teodosiano erano sparse, 
e di farvi quelle mutazioni , che piu credessero 
opportune, Questa compilazione fu chiatnata 
il Codice: ad altri diciassette giureconsuiti , ai 
quali presedeva lo stesso Triboniano, fu com* 
messo di raccogliere gli scelti pareri, e ledecisio- 
ni dei giurisprudenti piu illustri, e queste riu- 
nite, e digeste in cinquanta libri furono appel- 
late Pandette o Digesti. Per ultimo, da Tribo- 
niano, Teofilo, e Doroteo, furono compilate le 
Istituzioni, mentre le nuove costituzioni, che 
in seguito ebbero luogo furon chiamate Novelle, 
Si e asserito die nelF universal naufragio delle 
Scienze e delle Lettere sparite le Pandette fossero 
dissotterrate dai Pisani nelF ann<) ii35, come 
abbiaroo notato a suo luogo (i5), nel saccheggio 
d'Amalfi , e che in tempo di tanta ignoranza a- 
vessero il discern imento di apprezzare e portare 
alia patria quel prezioso Codice, come un ri- 
spettabil trofeo . Non e tempo ne luogo di rin- 
nuovare una disputa insorta tra due celebri Pro- 
fessori di quella University , un matematico che 
porto la luce e precisione della sua arte in una 
scienza non sua , e un giureconsulto , che ha 
meritato tutta la fiducia di un gran Sovrano , ed 
ha governato per tanti anni un gran regno , 
Tiriamo un velo sulle enimosit^ , che accompa- 
gnarono questa disputa , e ticordiamoci solo , 
che le loro controversie hanno arricchito di 
nuove cognizioni la Legge , e illustrata F istoria 
di quella rispettabil citt^ . 

Dopo tanta luce, e copia d'erudizione sparsa 

(i5) lih, IIL cajt, a. 



\ 



l4 DEL RINASG. OELLE SGIF.i?rZE E LETTERE 

Sulla questione dai disputahti (i6), non possii- 
mo, che por davanti ai lettori alcune brevi ri- 
flessioni. Gli argomeuti contro rinvenzione del- 
le Pandette in Amalfi son tutti negativi , tratti 
cioe dal silenzio degli scrittori contemporanei , 
che descrissero la spedizione . La Cronica pisa- 
na che Tasserisce puo riguardarsi posteriore 
di circa un secolo , e di maggior tempo ancora 
il caKginoso poema di Fra Ranieri dc' Gran- 
chi (17). Lasciamo da parte la contrastata cro- 
nica di casa Griffi, la donazione dellc Pandette 
fatta solennemente da Lotario ai Pisani , con 
tutte le altre circostanze, inventate probabil- 
mente in appresso per nobilitare qu^iraequi- 
sto; e consultiamo solo il buon senso in questa 
disparity di 6pinioni. Se si lolgauo dal raccon- 
to le pompose circostanze, di cui si e voluto ab- 
bellirlo. e che non sarebbero stale taciute dai 
coevi storici, niente e piu naturale del loro si- 
lenzio sopra un libro recato a Pisa tra V altra 
preda , e restato forse per qualche ftempo senza 
il dovuto ppegio. Dall' altra parte egli e certo, 
che i Pisani possedevano poco dopo quel tem- 
po il prezioso manoscrittb , oncle o lo portaro- 
no d' Amalfi , o lo tenevano da tempo -iramemo- 
rabile ; e solo nel risorgere dei legali studj si 
rese piu noto. Ma se si vuol recar gloria ai Pi-, 
sani dal possessodi un atltorevole manoscritto, 
non e ella maggiore Taverlo posseduto innanzi 
al sacco Amalfitano?' Niun motivo aveano per- 

(16) Vedi i varj scrkti del Grandly Tanucciy JntO' 
nio d^Asti ( delF uso e aiUorita delta Ration. Cw. ) e 
specialmente Brenkemaan hist. Pandect . 

(17) Murat, Rer. ital, 5. v. ii. 



SAGGIO SECONDO 1 5 

CIO d' inventare una favola , ed e assai probabile, 
che la Cronica anonima, e Ranieri Granchi jnon 
scrivessero che la semplice e pura tradizione ; 
Qnde, ad onta di ogni contradizione , si rende 
assai verisimile I'antica istoria^ e potrebbe an- 
che essere aweniito il fatto, come la fervi^Ja 
fantasia del Brenkmanno ha immaginato (i8). 
Non cosi puo sostenersi , che la scienza legale 
racchiusa nelle Pandette fosse ignota all' Italic 
ayanti a quell' eppca . Fra gli altri documenti vi 
e quello d' Irnerio , che fino dall' anno i loa , le 
avea spiegate neirUniversita di Bologna (19); 
onde pare, che qualche altro esemplare o in- 
tiero, o difettoso gia esistesse. Ma scoperto il 
pisano, tutti gli occhi a quello si volsero, si ri- 
guardo con singolare reverenza, e vi ha buon 
fondamento di credere , che da esso in seguito 
tutti gli altri sienoderivati (20). La troppa ve- 
nerazione., e quasi apoteosi, per cuiil Poliziano 
credette o voile altrui persuadere esser quell' e- 
semplare scritto dalla mano dello stesso Tribo- 
niano , eccito contro del libro i detrattori di 
quel gran letterato , che ne cercarono con rai- 
croscopica critica i difelti; ma quantunque J'e" 
sagerato sentimeno del Poliziano pon sia vero,^ 
il comune dei dotti legisti 1' onoro come supe* 
riore ad ogni altro colle piu superlative lodi (a 1 ). 

(18) Hist. Pandect, lib. i. c. 8* 

(19) Grandiy de Pandect. 

(20) Tutti i manoscritti ripetono gli errori stessi del 
copista y esistenti nelle pisane Pandette ^ e vi si tfoua la 
niedesima trasposizione di alcune carte ( Brenk. Hist. 
Pandect. ) onde si pub a^serire, che il pisano e il pa^ 
dre di tutti gli altri. 

(21) Vedi Brenkm. Judicia de Pand. Fhren^ 



1 6 DEL RINASC. DELLE SCIENZC E LETTERS 

I^ Repubblica fioreatina nella conquista di Pisa 
lo credette un trofeo degno della sua Tittoria. 
In tempi , nei quali I'autoritA degli antichi giu- 
risprudenti avea molto peso, vi corrispondeva 
una proporzionaie stima del pubblico. II rispet- 
tabile manoscritto fu visitato con lungbi pere- 
grinaggi dai dotti di Gerrnania. ed era mostrato 
in un real palazzo custodito m preziosi invi- 
luppi (aa). Ne solo si ragguardevol deposito di 
scienza legale si diffuse da Pisa; ma I'Universiti 
di Bologna^ che era la piu celebre , ue ricevet- 
te dei Professori, che recarono ad essa non 
poco lustro . Dopo le ingegnose riflessioni , e 
r erudite notizie recate dal dotto Cav. Cosi nel- 
Felogio del Bulgaro (aS) , pare si possa asserire , 
che quel dotto legista , che taAtO onoro Y Uni- 
versita di Bologna , fosse pisano . Per la sua elo- 
quenza fu appellato Bocca-cToro; piu stimabile 
ancora per Tingenua franchezza con cui, inter- 
rogato sulle prerogative imperiali , parlo il lin- 
guaggio della verita ad un Sovrano potente, e 
tanto di quella geloso, cioe Federigo I. Impera- 
tore . Nondimeno fu da lui assai onorato , e mol- 
to piu dalla testimonianza del pubblico dopo la 
sua morte, che per renderne a un tempo venera- 
bile la memoria, e rammentare al Pretore i su- 
blimi doveri del suo impiego , voile , t^be que- 
sto rendesse ragione nella casa di Rulgaro^con* 
vertendola nel tempio di Temi , ed ordinando 
in seguito, che sopra di essa, come antica abi- 
tazione delle scienze, rUniversitasi fabbricas- 

(aa) Si mostrava nel palazzo dei Pitti: ora trovasi 
nella libreria Laurenziana* 

(a3) Memor. ist degli Illus. Pisani. 



»AGGIO SECOIVDO 1 7 

se (ti4)- La scienza legale, e quella celebre Uni- 
■versitk durarono a ricever nuovo lustro dai 
Professori toscani; ma pochi giunsero in que- 
sto tempo alia gloria dell' Accursio . Nato in un 
villaggio detto Bagnolo, cinque miglia distante 
da Firenze nel i i8a , rischiaro il tenebroso caos 
della scienza legale. Le chiose o interpetrazioni 
delle leggi erano stranamente cresciute, e la lo- 
loro contradizione e oscurila frequentissirae. 
L' Accursio cerco di porlare il filo d'Arianna in 
questo intrigato laberinto . Confrontate tutte 
le chiose, nescelse le migliori, e vi aggiunse le 
proprie . Egli ebbe un piacere , che non e dato 
ad alcun legislatore , quello cioe di veder segui- 
te dagli uomini le sue regole legali, senza la 
forza . Non solo fu con universale applauso ac- 
colto il suo lavoro , ma ove tacevano le leggi si 
sottomisero volontariamente i giudici al senti- 
mento di questo gran legista (a5), che senza 
altra autorit^ di quella che d^ la ragione, duro 
a regolare per circa a tre secoli la giudicatura; 
ne ha ceduto, che all'Alciato e ad altri legisli, 
che le cognizioni ognor crescenti resero piu 
dotti e piu culti , e che di piu erudite , ma forse 
non piu giuste interpetrazioni, hanno strana- 
mente accresciiito quei libri (a6) • Dopo un pa- 
fa 4) De clariss, archiglmnasii Bononien, Profess. 
Sarti e Fattorini. 

(a 5) De clar, archigimn. Bononien, Projess. p. i. 
(26) Su qiiesti in^erpetn^ e su queste voluminose in^ 
terpetrazioni ha sparso il suo comico sale il satirico 
francese Boileau ( Lutrin chant. 5. ) , descriifendo la 
battaglia fatta coi libri: 

« jilors il se saisit cTun large Infortiat^ 
« Grossi de visions d^Accurse et d^AlciaL 

r. III. « 



l8 DFX RfNAftC. DELLC SCIE^ZE E tETTERE 

dre tanto ilhistre appena meritano di essei^ no- 
minati i tre suoi figli Francesco, Ccrvotto^ e Gu- 
glielmo , chiari anch'essi nella medesima scien- 
za . Francesco pero il niaggiore , professore nel- 
la stessa Universita, in gran parte erede del la ce- 
lebrity pat^rna^con filiale zelo seppe difenderla 
contro gli attacchi di un altro illustre professo- 
re , rodofredo, dopo la di cui morte resto sen- 
za contrasto il primo nella scienza legale (27) . 
Fu altamente onorato da un feroce Re d'lnghil- 
terra nemico delle Muse, e sterminator dei poe- 
ti, Eduardo I, di cui fu per otto anni consi- 
gliere (a8), e che ebbe la disgrazia di essere in- 
sieme con Prisciano, Brunetto Latini, ed altri 
letterati posto nelF Inferno da Dante , per un 
vizio, che la natura aborrisce, e il pudore non 
osa nominare (ng) . Miglior trattaniento ebbe da 
questo poeta Benincasa d'Arezzo ossia da Late- 
rina , che fu posto nel Purgatorio : rinomato 
spositore delle leggi, indi giudice in Siena, fe- 
ce un'immatura fine per le mani d'un celebre 
assassino di quei tempi, Ghino di Tacco (3o), il 

(27) De Claris Archig.jstc, 

(28) Eduardo L uvea conosciiUp Francesco nel suo 
*via^o in Italia . Questo Re , dopo la conquista delta 
provincia di Gallesy ordinb die tuttii Bardi ossia poeti 
di quel passe fossero posti a morte , perche co^loro mar* 
ziaii canti eccitavano i popoli alle armi, ed alia ribel* 
Hone, V^ la sublime Ode di Gray^ e le muledizloni poe^ 
ticks date a quel Re • Ruin Geize the Rultess King. 

'29) Dante , Inf. cant. 1 5. 

^3o) « Quivi era VAretin , che dalle Braccia 

♦ Fiere di Ghindi Tacco ebbe la morte ^ 

• E r altro che annegb correndo a caccia, 

Purg. cant. VL 
V audacia di questo assassino^ e la debolezza della/or' 



ii 



SAGGIO SECONDO I9 

di cui fratello avea condaniiato alia morte. Di- 
no di Mngello ueiranno ia84 accrebbe nuova 
luoe alia giurisprudenza df If Accursio , giacche 
i Veronesi fecero un decreto, che ovunque 
mancasse rautoriti delle leggi, o la chiosa del- 
r Accursio, fosse seguito il sentimento di Dino.^ 
Si distinse egli nella sacra , e profana giurispru- 
denza: chiamato a Roma da Bonifazio Vlll. a 
regolar le Decretali, si lusingo della porpora; 
ma deluso, ritorno alia sua letteraria quiete in 
Bologna. Di Accursio, e di Dino fu scolare un 
altro celebre Toscano, Cino da Pistoja, Profes- 
sore ancoresso oin Bologna, o in Perugia (*). Chi 
Yuol lodarlo come legista puo mostrare un suo 
scolare, che ebbe tanta fama, cioe Bartolo, e i 
voluminosi suoi comenti al Codice di Giusti- 
niano ; m^ questi insieme con tante dotte fati- 
che de"* suoi maestri , e scolari sono cadute nel- 
Toblio, e di Cino non ci resta, che la fama di 
gentile poela, autenticata da qualche sua pro- 
duzione, e dalla stiraa ed amicizia del Petrarca. 
La legislazione ecclesiastica ancora ricevette 
in questi tempi da un Toscano forma ed ordine. 
Fu esso Graziano , nativo di Chiusi , e monaco 
in S. Felice in Bologna . Esistevano prima di lui 
altri Collettori : fra questi aveva acquistato una 

za pubblicay si scorge in questo avvenimento^ Era 5d- 
nincasa da Siena andato a Roma a esercita/vi rim* 
piego di auditorcy o senatore. Ghino co* sif,oi sg/iern 
f assail, mentre sedeua in tribunale tra grandissinia foU 
lay e uccisoloy lo getto a terra dai gradiniy e se ne parti 
senza contrasto ; aggiungendo altri che gli recise la te* 
stay e con essa fissa in un*asta traverso Roma. Vedi 
Crist. Landinoy Com. di DantCy Benvenuto da Imola 
Girolamo Gigliy presso il Manni^ Istor. del Decam- 
(*) y^. Meuiorie di Cing dal Prof. Ciampi ora piibbl* 



^- 



no DEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

infame celebriti colui, che col nonoe d'Isidoro 
Mercatore o peccatore, alia meik del secolo IX. 
spaccio le false Deere tali attribuite a Benedetto 
Levita della Chiesa di Magonza; parimente lo 
aveano con miglior fama preceduto Bonchard 
Vescovo di Worms, e Ivone di Chartres; ma 
Graziano gli supero tutti. Ridusse in miglior 
forma la sacra giurisprudenza, e ordino in un 
corpo regolare il Dritto canonico ; spiego V o- 
scurita di alcuni Canoni , o cerco di conciliarne 
la contradizione . La sua opera si conobbe dal 
pubblico probabilmente I'anno i i4o, e per molto 
tempo si riguardo come classica . Fu il suo au- 
tore uno dei piu dotti uomini di quel tempo 
per testimonianza anche di persone non use a 
dar gran lode a quel secolo , e a cosi fatti scrit- 
tori (3 1), Nondimeno gli si rimproverano mol- 
ti errori : egli ha considerato conne autenti- 
che , e fatto uso delle false Decretali, e si accusa 
di avere altera to gli scritli di S. Leone, S. Gre- 
gorio, ed altri Padri, aggiungendovi o toglien- 
dovi, per adaltare i loro sentimcnti a quelFa- 
pocrifa dottrina : si dice aver usato la stessa ma- 
la fede mutilando i Canoni^ o le Leggi per so- 
stenere le pretensioni dei giudici ecclesiastici . 
Questi difetti essendo provati meritano dei veri 
rimproveri, non gia quelli di mancanza di cri- 
tica, che egli deve alia barbarie de* suoi tempi • 
Si e pretest ancora, che Graziano non facesse 
conto della confessione auricolare , e sostenes- 
se, che basta la confessione fatta a Dio col core: 
ma un illustre Pisano, che si distinse altamente 
nello studio canonico , e in quello delle lettere, 

(3i^ Enciclop. artic. Decret, 



SA.GGIO 8ECONDO Ql 

che professore in Bologna ebbe Fonore di con- 
la re fra i suoi scolari Innocenzio III. Uguccio- 
ne , o Ugone ^escovo di Ferrara ha giustificato 
Graziano (3a) . La fama di questo canomsta ha 
dura to a splendere fino nel secolo XVI. con tal 
face da incomodar gli occhi di Lutero, che gli 
fece Tonoredi fare ardere pubbhcamente la sua 
opera. Un altro Toscano di Pontormo, il Car- 
dinal Laborante,alcuni anni dopo(33)fece una 
nuova compilazione (34). Ma questa ed altre si 
perderono presto neiroblio a fronte di quella 
di Graziano. Se la celebrity ottenuta in questo 
secolo, senza lasciare alcana testimonianza del 
proprio merito], acquista un diritto di esser no- 
minato nelUistoria delle lettere, non e da pas- 
sar sotto silenzio Grazia aretino, chiamato per la 
sua perizia Maestro delle Decretali , onorato 
d' importanti commissioni da due Pontefici , e- 
letto patriarca d' Antiochia, e sonamamente en- 
comiato a' suoi tempi (35). 

Pare , che la Toscana fosse dastinata a pro- 
durre i piu illustri canon isti : niuno certamen- 
te neiristoria di questa giurisprudenza e stato 
giudicato maggiore di Giovanni di Andrea mu- 
gellano : sia egli nato inBologna da genitori rau- 
gellani (36), o nel Mugello stesso; debba i suoi 

(3a) De Claris. Archig. Bonon. Prof, p. i. 

(33) Ann. 1182* 

(34) ^egri, Scritt. Fior. 

(35) Pancir. de clar, legum Inter, lib. Z. c.ii. Sarti, 
e Fattorini, de claris etc. 

(36) Che i genitori fossero mugellani, non vi e al*\ 
cun dubbio ( f^. Filippo Villani Fior. Illus. e Domenico 
Aretino); che sia nato a Bologna y come crede il Tiro* 
boschi, non mi par cosi chiaro, giacche da tutto quello 



22 DEL RINASC. DELLE SCIENCE E LETTERR 

natali a lecito matrimonio , o sia Figlio del- 
Tamore, puo riguardarsi come toscano in ogni 
maniera . La stima, che di lui si^bbe , rilevasi 
dagli ofiori che gli si fecero, dalle splendideam- 
basciate, ia cui fu impiegato (37), e dalle ric- 
chezzd acquistate • Ebbe varj figli ; ma le fem- 
mine Novella, e BeUiiia hanno ricevuto da- 
gli storioi non poca celebjrita; e la prima do- 
veva attir^re piu copiosa quantita di scolari 
che suO.pldre istesso, quando montaiido in 
cattedra ne faceva le veci, se al sapere legale 
univa un volto cosi leggiadto, come ci narra 
Fistoria : ed il velo, che si gettava allora sul vi- 
so per impedir le distrazioni degli scolari, non 

che rtporta^ si deduce che Giovanni alPeta d^ anni ot^ 
to era in Bologna^ ma non cK ei vi fosse nato: e vera 
che il Villani non parla precisamente y cite sia nato in 
Mugello f ma dopo aver nominato i genitori mugella^ 
niy parcy cK ei non abbia credato necessario di aggiun^ 
gere nato ancVesso in Mugello. Se a Filippo Villani 
fosse stato noto^ che Giovanni era nato in Bologna y 
non uvrebbe probabUmente mancato di aggiimgerlo y 
come qualunfue sensato scrittore suol farCy quando i 
genitori sono di un pHese y e if gli son nati in un altro. 
DeboU e F argotnento del Tiraboschiy cVei sia nato in 
Bologna y perche nel racconto , ch^eifa di se stesso y in 
cui smentisce ehi asseriva che erafglio di un sacerdo' 
te, non nomina niai ne Mugello y ne Toscanuy ma solo 
le chiese y e le torri di Bologna . Egliy posto che na^' 
scesse in Mugello y era stato condotto a Bologna prima 
degli otto anni; Qnde appena aver poteva idea de* luo^ 
gbi della sua nascita y ed in questo racconto non cade-' 
va mai in acconcio il nonunargli se idea glien* era 
rimasa, 

(37) Gherard. Rerum. itaL scrip, vol. 18. Presso lo 
stesso si legge: <- Famosissimus Doctor Bononiensisy qui 
« in mundo non habebat similem^ videlicet Dominus 
« Joannes Andrece* « 



sAggto secondo ji J 

so se fosse capace di produrre Fcffetto (38). 
L'Universita di Pisa CQnJto Andre^i tra i suoi 
Professori (89) . £ per lui pnorevole ramicizia 
del Petranca , specialm^nte ]>«rche quel grand'uo* 
mo non apprezzo gran £itto ne i legisti , ne i 
medici del suo tempo. Varie opere canoniche 
furono da lui scritte . I comenti ai sei lihrt del- 
le Decretali aono T opera sii^ pin c^lebre. iJk 
sottigliezza delle interpetmioiu tie fgrma il me* 
rito principale . II nom^ singolare di Novette 
dato a quest* opera fu un tributo al nome delU 
sua dotta figlia : le giunte alio specchio di Gu« 
glielmo Durante , e il trattato de' Giudizj Sono 
altre sue opere, nelle quali i moderni stenfe* 
ranno a trovare i notivi delle superlative lodi 
date dai suoi coetanei a questo legista . Fu ca- 
me tanti altri illustri tiomitii vitUma del fatat 
contagio del i348. 

Lasciati da parte molti altri , che in Toscana 
in qu#sto studio si distinsero, forse maggior 
merijto reale, Kenche minor fama, ebbe un eit- 
tadino fiorentino, Lapo da CastelIonehio,che nel- 
le civiii discordie di Fii^nte acquiato una fama 
equivoca ; e che 1' istoria 01 dipinge come uomo 
senza carattere, pronto a seguira il partito, che 
gli offeriva maggior i premj ; si chi non rilrasse 
nella sua patria , che danno/ e vergogna , e il 
di cui esilio precedette la funesta ^ollevazione 
de' Ciompi (4o) . Egli avea nutrito il suD apirito 
della lettura det Classici allora aoti \ facea le su« 
delizie delli scritti di Cicerone^ de'quaU era di- 

(38) }FoIf de MuUelf. enid. 

(39) FabbfUcci e Fahbroni. 

(40) IJh. III. cap. 14, 



24 DEL Rm^SC. DELLE SOENZE E LETTERE 

ligente ricercatore, e a lui dovette il Petrarca , 
suo amicO, I'Oraziane in difesa di Milone , le 
Filippiche , e le Istituzioni di Quintiliano. Non 
vi era poeta allora D()to, che non fosse per le sue 
mani. (4i)' cDsi egli pote rivestire di qualche 
amenita le nude , ed orride spine della giuri- 
sprudenza , ed il suo amico Petrarca lo rimpro- 
vero piu volt^ di aVere abbaadonato gli ameni 
studj per le oscHPe , e sovente sofistiche solti- 
gliezze legali (/p) • Per ao anni in circa fu pro- 
fessore di- scienza canonica nello studio di Fi- 
renze, e incaricato frattanto di molte onorevoli 
ambasciate a Papi , ed a Repubbliche : cacciato 
poi dalla patria , e rilegato a Barcellona , poco' 
curando gU ordini del popolsfccio fiorentino , ri- 
covrossi in Padova , ove fu eletto professore ad 
ontadei contrarj offtcj chfe la Repubblica tiorenti- 
na perpubblica lettera (43) gli fece. Non minor 
cognizione ^ e destrezza avea negli affari politici 
che profondita nelle lettere ; onde nel paasaggio 
di Carlo d'Ungheria, detio Carlo della Pace, ne 
guadagno 1' animo ; e andato con esso lui a Ro- 
ma si adopro tanto col Papa Urbano VI. che lo 
indusse a coronar Catt\6 Re di Napoli, del che 
una onorevole ed infallibile testimonianza ne 
dette il Papa »tesso, asserendolo in pubblicoCon- 
cistoro; e caro ad ambedue, creato consigliere 
dal Re Carlo , e senatore dal Papa, mori in quel- 
la citt4 padficamente (44) • 

Ai canon is ti si dovrebbero aggiungere i teo- 



(4i) Colucc. Saint, 

(4^) Mehusj vita di Lapo di CasteUonchio , 

(43) Mehusy vita Ambr. Carnal, p. 24 1* 

(44) An. 1^8 1. 



S\GG10 SICOWDO 2 5 

logi di qiiesta eta , ma V unione della teologica 
e canonica dottrina , che era in alcune Universi- 
ty, ci dispensa da parlarne di pin: in oltre la 

scai^it^ de'professori, la barbaric, in cui era in- 
Yolto lo studio delle scienze sacre, e la brevita 
del nostro istituto non ci permettono di tratte- 
nerci soverchiamente; ondeci basteri nomina- 
re due Pisani assai chiari in quello studio . II 
primo e Bernardo da Pisa , che si fece ammirare 
pel suo sapere teologico nella scuola tenuta da 
lu! in Parigi , del di cui sapere ed erudizione e 
una autorevole testimonianza laletteradi Pietro, 
Gardinale di S. Grisogono, ad Alessandro III (45). 
L*altro e Pandolfo da Pisa ( detto anche Cardi- 
nale Mosca ) sieno , o no la stessa persona , 
come moiti sosten^ono . £i vuolsi veramente ri- 
guardare piuttosto come scrittore d'istoria ec- 
clesiastica , giacche a lui si debbono le Yite dei 

. Pontefici , probabilmente da Gregorio VII. fino 
ad Alessandro III. (46) Meditava di scrivere an- 
cor le istorie della sua patria , o almeno della 
celebre conquista delFlsole Baleari; ma o non 
r esegui , o gli scritti si sono perduti . La sua 
varia dottrina, specialmente nei studj sacri, ci (\k 
il diritto di numerarlo anche fra i teologi. Non 
fu un ozioso letterato, ma servi la religione, e 
la patria in interessanti pubblici affari. 

Molti altri dotti teologi pisani, e fiorentini, 
come Bartolommeo da S. Concordio, il Beato 
Giordano , Cavalca , Passavanti Saranno piu ac- 
cbnciamente nominati fra gli elegj^nti scrittori; 
giacche di questo pregio specialmente sopravvi- 
ve aocora la fama loro . 

(45) Boulay^ hist. Unw. Par. 

(46) Mem. dUilus. Pisani T. 4. Elogio del Card. Mosca. 
r. III. d 



2b PEL RINASC.^DELLE SCTENZE £ LETTEBE 

MEDICIN A • 

Che la Medicina fosse barbara in Italia in 
questo tempo , non fara maraviglia/ giacche lo 
eraiio piu o meno tutte le scienze sue ausiliaH. 
Ma i tempi barbari, come i piu culti, hanno 
contati medici, che sono stati riguardati come 
prodigj deir arte . Quanta era la poverta di co- 
gnizioni medico-fisiche negli antichi tempi Ip* 
pocratici! quanta e la ricchezza dei nostril' La 
notomia, ch*esser dovrebbe il fondamento di 
quella scienza , appena si conosceva , vietapdo la 
religiosa superstizione i"! taglio dei cadaveri: la 
})otanicay e T istoria-naturale poverissime, e del- 
la chimica appena noto il nome . Ciascuna di 
queste e divenuta si copiosa ai d) nostri, che 
appena basta la vita d'un uomo a ben conoscer- 
la. Qual difTerenza! Eppure se Ippocrate tor- 
iiasse ai di nostri colla sua ppvertji di cognizioni 
naturali, appena, credo, vi avrebbe persona, che 
esitasse un istante a sceglierlo per suo medico. I 
semplici ed aurei suoi scritti sono ancora il Co- 
dice primario, che da legge all' arte; e tolti due 
o tre medicamenti , che il caso, non il ragiona- 
mento ha trovati, i metodi Ippocratici sono an- 
cora la norma dei savj roedici , come lo erano 
tremila anni sono . Lo che se e vero , ne segue 
una fa tale e dolorosa conseguenza, che le copio- 
se naturali cognizioni dei medici moderni, le 
quali adornan tanto le loro teorie , e rendono 
al letto dei malati i loro discorsi si eloquenti, so- 
no inutili, almeno ai malati. Quelle cognizioni 
son belle e vere , I'applicazione di esse al corpo 
sano o malato, alia natura delle malattie, ed al- 



SAGGIO SKCOrVDO ^j 

la loro qaedicatura e cio cbe chiamasi medica tea- 
ria : questo passaggio e uu salto che va spes&o 
dalla.iuce alle tenebre , mancando un sicuro 
anello di comunicazione , che unisca dimostra- 
te verita ad altre dt eguale evidenza . L' aneilo e 
slegaio , e percio il ragionamento , che indi ha 
priucipio, fluttuaiite. in queste tenebre sareb- 
bero perdor\abili , anzi lodevoli, le modeste cou-. 
getture, ma si parla per lo piu o delle cause 
delle sane funzioni vital! , o di quelle del loro 
scoucerto , con una specie di mateinatica sicu* 
rezza (47) • ^-'osi almeno parlano i sistemi o ipo- 
tesi mediche , a provare V insussistenza delle 
quali basta Tosservare la rapidita con cui na- 
scono, e mojouo, e in qual numero si sono in 
pochi anui in tanta luce di filosofia presso di 
noi succedute; non vi essendo, che uno spirito 
«imbecille , che possa creder vera T ultima. 11 ve- 
nerabil Yecchio di Coo osservo le quality delle 
malattie, egli^ffetti de'medicamenti, poco ci^ran- 
do le teorie^ e riducendo la medicina a quello do* 
vrebbe esscre , ad una specie di fisica spcrimen- 
tale. Quel poco, che Tarte puo mostrare di ve- 
ro e di aolido, devesi a questo metodo. I piu 
saggi medici di tutti i tempi hanno seguite le re* 
g(»le fino dalFeta d'Ippocrate stabilite, e percio 

(47) Vautore conosce mofti dotti medici y che lonta^ 
ni d* ddoprarc siffatto linguof^o , non usano , ch-e una 
nobile dubitazione^ c}ie e il segno pik sicuro delta vera 
cognizione delParte, Conviene an cor a esser discreti, 
giacche quel Unguaggio e.necessario colle persone idio' 
tCy cioe almeno con tre quarti del genere umano, Lo stes^ 
so Bo0raue, uno de'piu gran medici praticij insegna ad 
usare una specie d' impostura ai gios^ani che comincidb^ 
no a medicare^ 



aS DEL RINASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE 

in tutti i tempi vi possono essere stati dei mecU- 
ci valenti , ad onta delle piu stravaganii teorie^ 
se 6 vero che queste sieno tanti fisici romanzi, 
purche non influiscano sulla medicatura . !Noa 
e meraviglia percio se ariche i barbari tempi , 
de'quali ci occilpiamo, abbiano \antato dei me- 
dici sommamente riputati . La medicina d' Italia 
di questi oscuri secoli se non ebbe.iutieramen- 
te origine dalla Scuola araba , ne trasse medica- 
ment! , e teorie. Fino dal secolo IX. fioriva la 
Scuola salernitana (48). £ incerto a chi debba la 
sua nascita . 11 monastero del Monte-Casino per 
un tempo non sdegno quest' arte, e credettero 
i suoi individui con molta saviezza di potere 
irapiegare il tempo ^ che loro avanzava dopo le 
devote preci, in sollievo delFafflitta umaniti. 
Fu nei tempi piu antichi coltivata da essi util- 
mente la medicina; e la vicinanza con Salerno* 
forse comunico in quella citta le notizie medi- 
che a persone , che sciolte da ogni dovere eccle- 
siasticoy potevano dar tutto il tempo a siffat* 
tostudip. Forse Costantino Affricano, che co* 
me gli antichi Greci avtndo viaggiato in Orien- 
te, e trattenutosi a Babilonia', avea appreso le 
fisiclie, e mediche cognizioni, tornato dopo 3j 
anni di viaggio a Cartagine sua patria, ed iyi 
pel troppo sapere calunniato, come mago, e 
minacciato di morte, ricovratosi a Salerno, vi 
porto o vi accrebbe le mediche notizie^ e ne 
promosse lo studio (49). Comunque sia^ la Scuo- 

(48) II Sig. NapoKSignoreUi ha provatOy che la sum 
Jbndazione non devest agli Arahi. 

(49) Ilfratello del Re di Bahilonia venuto a Sqler^ 
no lo riconobbe, e lo raccomando al famoso Roberto 



« 



SAGGIO SECOKDO Stg 

la salernitana ebbe gran credito : per molti se- 
coli soao state fainiliari le regole di sanitk di 
detta scuola scritte in barbari versi latini (5o), 
benohe molte di esse false e capricciose ; ne vi 
e voluto meno del corso di varj secoli , per get- 
tarle neiroblio. Da questi fonti la inedicina ita- 
liana e percio la toscana ebbe origine. Molta 
celebrity e poca dotlrina e a noi restata dei me- 
dici toscani di quei tempi . Arezzo puo mostrar* 
ne molti, e prima di ogni altro Faricio monaco, 
illustre nella medicina fiao dal principia del se* 
colo XII, che passato in Inghilterra e divenuto 
abate del Monastero d' Aberdon, fu assai in pre- 
gio pel saper medico ai Sovrani di quel re- 
gno (5i). Verso lamet^ del secolo XIII. moltis- 
simi medici toscani illustrarono TUniversita di 

9 

Bologna: poco innanzi a questo tempo proba- 
bilmente la medicina si separo dalla cbirurgia , 
e i suoi Professori per siffatta distinzione prese* 
ro il nome di medici-fisici (52). Dopo llaniero 
aretino, Lorenzo e Bocca pistoiesi, si distinse 
assai in quelU University Sinigardo aretino : ad 
onta dei'divieti canonici , egli uni le primarie 
dignitii ecclesiastiche colla medicina; fu uon 
solo canonicodi Faenza, ma arciprete di Bolo- 
gna , dignita solitadarsi alle principali famiglie : 
come tale intervenne al Cocicilio provinciale di 
Ravenna, e ad altri interessanti Atti ecclesiasti- 
ci : acqinsto coUa medicina infinite ricchezze , e ^ 

Quiscardo: prese poi Costantino P abito nel Monte Ca* 
si'no: si esercito nella medicina ^ e tradusse molte opera 
datr arabo . 

(50) Probabihnente da Gioi^anni di Milano . 

(5 1 ) JFilL Malmesbury de gestis Pontif, Anglor. L, a» 
(32j Sarli e Fattorini De claris etc, par. a. 



3o DEL Rl^TA^SC. DELLE SCIENZE E LETTER E 

fu rigiiardato come uno de primi lumliicirt di 
quella Universita. Teneva appresso di se tin al- 
tro Aretino suo ajuto, e speziale dctto Fenezia- 
nOy che anche dopo la morte di Sinigardo eser- 
cito con plauso la medicina . 

Non rammenteremo che i nomi di Tommasi- 
no Cortonese, di Bartolo (53), e Michele da 
Montebuoui, fiorentini, come d'Ungelieri pra- 
tese, di Eliseo, e Giiido sanesi, e di Guido da 
Cello pisano: tutti si distinsero in quella Uui- 
versitA, ma niuno godette mai nella sua vita 
tanta celebrita, ed acquisto ricchezze at paro 
del fiorentino Taddeo Alderotti. Se la sua na- 
scita fosse illustre, dalla stirpe patrizia degli 
Alderotti, o bassa a segno ^ .d'avere egli stesso 
esercitato il mestiero di venditor di candele 
presso or 5. Michele (5/|), non e ben cliiaro. 
Fino a trent'anni non dette alcun segno di ta- 
lento. Allora Tebete suo spirito risvegliossi, e 
portatosi air Universita di Bologna divenne il 
piu celebre medico del suo tempo . Fu debitore 
della sua fama probabilmente ad una novita 
che introdusse, o piuttosto rinnovo in' medici- 
na, cioe la teorla . Era prima di lui, nei piu 
barbari tempi ristretta quell' arte alle regole sta- 
bilite dalle antiche, o piu recenti osservazioni , 
senza il lusso delle teorie. Semplice, e severa, 
ma probabilmente piu casta, e meno pericolosa 
esauriva presto i suoi precetti : la pompa, e Te- 
loquenza della cattedra non potevano esser con- 
tente della secca brevita consueta . Gia si e y^ 



(53) Fu medico del Re Enzo prigionicro in Bologna^ 
some lojurono Eliseo sa/iese, e il celebre Taddeo, 

(54) Villanif dei FiorenUni lUastri. 






SAGGIO SECONDO Si 

duto, che separandosi dalla medicina la chiruiv 
gia, avean preso i medici 1' aggiuilto di fisici ; e 
fu probabilmente allora , che si comincio a teor 
rizzare (55): ma Taddeo e riguardato, corae il 
principale , che aggiungesse le fisiche spiegazio- 
ni dei morbosi fenomeni, e delFazipne de'me- 
dicamenti ( quali spiegazioni ! ) tratte dalla ta- 
xi ebrosa filosofisl di quel tempo . II suo sapere 
medico puo essere dai moderni rivoeato in dub- 
bio , ma le sue ricchezze , e la universale stima 
son oerte. Comento Ippocrate, e Galeno, appli- 
cando la barbara , e oscura filosofia di quelFeta 
alle semplici e yere osservazioni di quei savj 
meiiici, e fabbricando cosi delle strane teorie. 
Egli pero fu riguardato , come un oracolo . Coe- 
taneo dt^lUAccursio , acquisto tanto pregio nel- 
la medicina , quanto quello nella giurispruden- 
za , e le sue chiose roediche furono rispettosa- 
mente obbedite, come le legali dell'Accursio: i 
suoi scolari stessi goderono straordinarj privile- 
gj . Appellato alFesercizio pratico da Papi, e da 
Sovrani , poneva un eccessivo prezzo alia sua 
opera: gl'infermi si sottoponevano alia legge, 
e cosi Taddeo acquisto immense ricchezze (56). 

(55) Sard et Fatt. de clariss. etc. par. a. 

(56) Vedasi Filip, VilLF. illustriSartiec, Si possono 
Jeggere questi aneddoti^ o ^veri o falsi nelle citate opere. 
iiarra il VUlani (Fit. de Fior. illus.) che essendo ma^ 
lato il Papay e bramando per medico Taddeo , pattui 
ostinatamente questo non meno di loo scudid^oro dl 
gi9rno per suo salario . Maravigliossi il Papa : si ao- 
cordo pero , e rimprovero la sua durezza 'a Taddeo . 
Egli risposCy che altri Principi e Signori non lo aifci^an 
pagato nieno dt 5o scudi al giorno, onde a luiy che era 
il primo Sovrano non dovea parer troppo il prezzo 
di ipo. Guarito il Papa o per gratitudine , o per pur^ 






3a DFX RinrAsc. deile scfenze e lettere 

La scuola medica di Taddeo si continuo in Di- 
no del Garbo fiorentirio, suo scolare (57). Pro- 
fessore con molto credito in Bologna, fu di la 
obbligato a partirsi , o dair interdetto ddato a 
quella citt^ , o dalF invidia che lo perseguitava . 
Professo a Siena, indi a Padova la stessa scienza : 
scrisse de'commentarj all'opere d'Avicenna,ed 
al trattato d'lppocr^e sulla na'tura del feto,una 
epistola sulla cena, e sulpranzo . Dalla sposizio- 
ne della canzone diGuido Cavalcanti ^lUanatu- 
ra d' amore , si coroprende che agli studi severi 
uni I'amenita delle lettere. II suo nome pero e 
oscurato pel sospetto d'aver contribuito alia 
condanna del disgraziato ' Cecca d'Ascoli, arso 
in Firen'ze . Era costui un dotto uomo di quei 
tempi , professore d' astrologia e filosofia in Bo- 
logna , ed anche po^ta . Sarebbe difficile lo sta- 
biUre con precisione qual genere d' eretica opi- 
nione gli fosse apposta: 1' astrologia non era un 
delitto 9 professandosi pubblicamente nelle Uni- 
versita ; onde pare che T invidia al suo sapere, 
che in quei tempi dovea parer grandissimo, ec- 
citata forse dal suo irritabil carattere , e la per- 
secus^ione di Dino lo conducessero a quel tra- 
gico fine . Tutto ciopuo rilevarsi dal racconto 
di Gio. Villani sopra Dino , e Cecco. Ch'^li ne- 
gasse il libero arbitrio nel libro da lui pubhli- 
cato sulla Sfera, o sia i comenti suoi sulla Sfera 
di Giovanni da Sacro Bosco non par naturale , 
giacche nel suo poema X Acerba anzi accusa 

garsi dal sospetto d^avariziay gli regalo 100 mil a Du^ 
cati: altri dice aoo milay altri 10 milaj che e piuprof^ 
babile, (I catalogo delle sue opere si Dede presso i piu 
volte cita-ti, Sarti, e Fattorini ec. 
(57) Filipp. Fillani, Fior. illustr. 



SAGGIO SECONDO 33 

•Dante di questo errore, e riconosce chiarameu- 
te il libero arbitrio, e nella sentenza delF Inqui- 
sitor fiorentino pubblicata dal Dott. Lami non 
si parla del delitto. II carattere strano e invi- 
dioso di ('.ecco si scorge in alcuni tratti dell* A- 
cerba, ove vuole altaccare i versi di Dante, e 
con non molta modestia porsi sopra di lui, ed 
ha la disgrazia di criticai'ie appunto uno de* piu 
sublimi pezzi delF italiana poesia , quello sul 
Conte Ugolino : ecco i suoi versi : 

Qui non si canta al modo delle rane , 
Qui non si canta al modo del Poeta, 
Che fif\ge imaginando cose vane ec. 
Dopo altre terzine*, che alludono ai fatti cantati 
da Dante , segue : 

Non veggo il Conte , che per ira ed asto 
Ten forte TArCivescovo Ruggiero 
Prendendo dal sua ceffo fero pasto ec. 
Per tornare ai medici fiorentini , come Dino an- 
che il Torrigiaho fu scolare di Taddeo, e pro- 
fessore nelF University di Parigi, ed in eti mol- 
to avanzata pare che prendesse T abito dell' or- 
dine de' Predicatori , o de'Certosini (58). A Di- 
no del Garbo aggiungeremo il suo figlio Tom- 
niaso, SI per unitlo ^1 padre, di cui fu anche 
piu oelebre , e per la singolarit^ d' essere stato 
stimatoda un uomo sommo, di cui e noto Talto 
disprezzo, che avea per la medicina, cioe il Pe- 
trarca, che per tema di coutradirsi lo appella 
non ilpiu grande, ma il piu famoso (59).Scris- 
se de'comenti sopra alcune opere di Galeno, 
e un cousijglio sul modo di vivere in tempo di 

(58) Filippo Vill. Fior. illustr. Mazzuch. Tirab. 1st. 
delta Lett. ItaL torn. V. 

(59) Petr. SeniL lib. XI J. ep. i. 

T. III. e 



34 PEL RINASC. DELLE SCIK^VZE E LETTERE 

pesle, che puo meritare speciale aitenzione, 
giacolie era vissuto nel tempo d'una delle mag- 
giori pestileuze, che nbbiano desolata la terra, 
cioe quella del i348. Occupandoci in questo 
breve ragguaglio letterario piuttosto de' progres- 
si procurati alle scienze dai Toscani ilhistri , che 
delle persone degli autori , abbiamo gik detto 
anche troppo , e della giurispruden:^ , e della 
medicina . Osserveremo in quest' ultima , che il 
ritrovarsi in ogni secolo de* rispettabili uomini, 
che Thanno direttamente attaccata, e un nu- 
mero anche maggiore, che Thanno schernita, 
e una nuova prova almeno della sua incertezza, 
non essendo avvenuta Tistessa sorte alia fisica, 
alia matematica, e ad altre scienze, che proce- 
dono con altri metodi nelle loro ricerche: ed 
appunto in questa eta la medicina ebbe la di- 
sgrazia di trovare per nemico I'uomo piu gran- 
de, che allora vivesse, il celebre Petrarca. Egli 
lion lascia occasione di attaccare i medici , "era 
con serj ragionamenti (60), ora con comici rac- 

(60) Uqforismo d'/ppocrate Ars Longa, vita brevis, 
e comentato dal Petrarca « Vitani medici dum brev^em 
dixerunt brevissunam effecerunt « • // chiarissimo d^A^ 
lemhert neir elogio di Regnier, che era una degli in" 
creduli in medicina^ dopo aver concessOy che non si pub 
negare esservi de^.casiy ne* quali la medicina solleva il 
inalato , e moltissimi altri in cui turba Id naiura e la 
distru^Cy Dolendola ajtUare^ sogg^unge: che la sola 
maniera di decider le questions sarebbe di vedere col'- 
r esperienzay se i popoli senza medicina 7)ivono piu (do* 
veay credo y dir piu sani) di quelliy che Fhanno: mais 
nialheuresement les peuples sauvages, qui n' ont que la 
nature pour medecin, n'ont point des registres mor- 
tuaires: et les peuples civilises, qui on fait une science 
de Tart de giierjr,tie se laisseront pas aisement per- 
suader d*en proscrire, ou d*en suspendre T usage. 



S.iGGIO SEGO^bo • 35 

conti, ora descriveodo la pompa con cui ap- 
parivano in pubblico , pompa ehe seconda liii 
avea Tariad'un trionfo, eche alcuni meritava- 
no, se npn meno di cinquemila persone uccisesi 
richiedeva nella romana Republ3iica, perche un 
eroe ottepesse Tonor del trionfo (6i): ne cessa 
di raccontare i falsi presagj medici accaduti in 
altri, ed in se stesso . Alcuno ha creduto che 
Todio contro de'roedici fosse nato in lui da una 
amara risposta di un medico di Papa Cleineo- 
te VI. alia lettera del Petrarca a questo Ponlefi- 
ce, in cui lo consigliava a guardarsi dai troppi 
medici : questa causa pero non puo che avere al 
piu aguzzate le armi del disprezzo , cheavea per 
quelFarte; giacche nella lettera stessa anteriore 
alia risposta mostra gli stessi sentimenti; e i 
fatti avvenuti a se stesso erano troppoatti a con- 
fermarvelo . 4fa quando anche parla pacatamen- 
te a qualche medico suo amico mostra la mede- 
sima opinione. £ mirabile il vedere, come un 
uomo sfornito di mediche cognizioni possa lot- 
tare coi piu grandi Medici per forza d'ingegnor 
si trova Tarte medica, e le teoriche regole alle 
prese col buon senso ignaro delFarte, e questo 
quasi sempre superiore (C2). Dalla pompa, con 

(61) SeniL lib. V. ep, 4- 

(62) Si leg^anofra le sctiili (lib, XI h ) le due lettere 
a Giovanni Dandi medico suo ainico , che lo consiglia^ 
va a cangiare il metodo di cibarsi sail* anno 63 della 
sua eta J si ossewera con jquanto buon senso ragiona 
in un* arte a lui sconosciuta, E d ax^cordo di lasciar 
Fuso dei pesci e delle carni salatCy non cost pero i pomiy 
non il costume di cibarsi una sol uolta il giorno , di 
dif^unar rigorosamente una volta Id settimana in pane 
ed acqua , non f uso delP acqua pura . Se si ponga 
mente alia consuetudinc di questo metodo non interrot'^ 



36 DBL RINA.SC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

cui marciavano i medici, flagli onori , e (Jai pre- 
mj , che ricevevano dai Principi , e gran Signori, 
si puo argomentare il pregio grande , ii^ cui era 
teiiuta la medicina in un tempo, nel quale (se 
ai di nostri, come comun«mente si crede, s'e 
tanto avanzata) era neir infanzia . I suoi lumi 
sono cresciuti, e la stima e andata declinando. 
Lescero indeciso, se questa nasceva allora dal- 
Tignoranza dell'eta^ e se illuminandosi il mon- 
do, Tabbia ridolta al suo vero grado . Non deve 
dissimularsi pero che questo grand' uomo parla 
piu contro i medici del suo tempo, che contro 
la medicina , e pochi troveranno , che abbia 
torto . Una non piccola consolazione ai medici 
contro le invettive del Petrarca puo essere il ri- 
flettere che egli non ha risparmiato neppure 
i legisti (63) . Lo stesso ridicolo con molto mag* 
gior ragione getto anche sopra V astrologia , con 
cui la medicina ha avuto la disgrazia di essere 
pertanto tempo associata : i comici fatti, ch'ei 
racconta , e in specie la solenne imp^rtauza , cou 
cui r Astrologo dei Yisconti tratten#va la corte 
tutta, e il popolo milanese adunati per aspetta- 
re Tora propizia, in cui i tre fratelli Visconti, 
Matteo , Bernabo , e Galeazzo dovean prendere 
il possesso dei loro stati , sono atti a rallegrare 
ogni sensato lettore, che sa Tinfelice sorte di 
quei fratelli (64) . Benche sia agevol cosa il corn- 
to Jino dalla pueriziay si conoscera quanta sarebbe sta* 
to pericoloso a mutarlo a quelPeta, come lo provo 
Luigi Comoro sedotto dcC continui discorsi de^ medici. 
V. Cornar detla 'vita sobr. 

(63) Lett, a Marco da Genovay edit, di Gen. i6oi. 
lib, n. ep, 4- 

(64) // Petrarca non vide smentiti gli augury che di" 



S4GGIO SCCOVPO 37 

prendere la vanitJi dell' astrologia, deesi futtayia 
recare a non piccola gloria del Petrarca Taverne 
conosciuto il ridicolo in un tempo, in cui era 
comunemente rispettata , e d' essersi soUevato 
su gli universali pregiudizj . 

Questa scienza ( se pure si dee macchiare tal 
nonie applicandolo si male), 1% pretensione di 
indovinare il futuro, fu a quel tempo associata 
quasi indispensabilmente alia roedicina, come 
nel nostro la notomia , o la botanica . Si fareb- 
be gran torto alia medicina a confonderle in- 
sieme non avendo altra somigtianza talora, che 
negli arditi prognostic! , che i novizj nell' arte 
medica ardiscono pronunziare. L'ansiet^ d' in- 
dovinare il futuro ha tenuto in credito F astro- 
logia in tutti i tempi ; e il popolo romano spe- 
rava di leggerlo nel volo degli uccelli, o nelle 
viscere fumanti degli animali (65). La catledra 
di questa ridicola scienza ha deturpato il cata- 
logo de' Professori di Bologna, e di Padova. 
Presso i Priocipi , e le Repubbliche v* era la ca- 
rica d' astrologo , come poi quella di teologo , 

MatteOy il quale in capo a un* anno perde la signona 
di Bologna e moA in etajresca, Egli avrebbe at^uto an^ 
che motivo- di burlarsi da vantaggio deW astrologo , se 
fosse stato spettatore del tragicojine di Bernabh. SeniL 
lib, I. ep, 6. 

(63) Spirantia consulit exta. ^irg. 4* AEn. Si crede, 
che presso i Romani fosse la scienza degli augur/ un 
articolo di politica : ma sara sempre una gran dispu^ 
ta^ se mai sia utile F errore al popolo ; giaccKe^ quan* 
do e assuefatto alP errore, pub esserfocilmente sedotto 
da ogni ardito impo store . Cicerone non rispettoi^a mol" 
to questo pregiudizio e questa politica: non si pub con 
piu ragione distruggere le follie degli auguri di quel 
die egli hafotto neW aur^o libro de DiviDatione. 



38 DEL HIPTASC. BELLE SCIENZE E LETTERE 

o di medico . Rivenclicheremo noi come fioren- 
tino, o rigetteremo uno dei piii famosi astro- 
logi di questi tempi, Guido llonatli? Se Forli 
lo pretende per suo, lo cederemo volentieri, 
benche Filippo Villani lo faccia fiorentino, e 
nativo di Cascia . I piccoli Principi d' Italia fe- 
cero a gara per ^ossederlo . Fu creduto Tuomo 
il pill sapiente fie' suoi tempi, giacche Tarte di 
indovinar, ragionando, il futuro dovea esser cre- 
duta la piu grande . Egli si vanta arditamente di 
molte profezie verificate (66) , e delle piu insi- 
gni vittorie che per suo mezzo riporlo Guido 
Novello : fu non ostante talora soggetto a delle 
umilianti, e ridicole mortificazioni (67). Niente 
pero vi puo esser di piu ridicolo, che mirare i 
pubblici affari dipender dagli astrologici precet- 
ti : contemplar per esempio quest' astrologo sul 
campanil di Forli , e V esercito del conte Novel- 
lo signore della cittk pronto a marciare: quello 
dar col primo tocco della campana il segno al 
Coute di porsi Tarraatura , col secondo di salire 
a cavallo, col terzo di muover Tesercito (68). 
La fiorentina RepulSblica in questi tempi rino- 
mata per la saviezza dei cittadiui, faceva ^nche 

(6S) Ezzelino da Romano m^ea sempre iittorno una 
folia di astrologiy tra i quali il Bonatti, e un Saracino 

die alia lunga barba^ e al truce aspetto era paramo* 

nato a Balaasn . Questi ed altri gli avevan predetto i 
•piujiinesti evenfi poco prima dMa battaglia di Cassa'^ 

no y in cni riporto qncllaferita , otule poi morL Malvez. 

Cron, Bres, Rer. ital, torn, 8. VerH., istor, degli EzzelinL 

(67) jii^ea egli predetto la serenita delV aria: un con* 
tadino dai movimenti delT orecchie del suo asino pre^ 
disse la piof^a , e Jii mi%lior profeta . Benv, da Im. 
Com, di Dante, Annales Forolisf, Rer. itad. torn, 2a. 

(68) Filip, Fill. Fior. illus. 



i 



4 _ 

SAGGIO S£COXDO • ' 3d 

essa muover gli eserciti a norma degli a$t|*plpgi: 
onde r errore era universale. Non si possono 
scusare i nioderni neppur coir esempio dei Ro^ 
niani : questi forse vedendo , che queil' errore 
non potea togliersi dal volgo, a¥ean cercato di 
profittarne per vantaggio publico, istituendo 
un collegio d'auguri, onde Topinione popolare 
fosse diretta dal governo . Che generalmente poi 
deridessero i principj di quel collegio, puo de- 
dursi dairasserzione di Cicerone, il quale dice, 
che incontrandosi fra di loro due auguri dovean 
ridersi in faccia . Scrisse il Bonatli le regole del- 
la sua arte, eper nobilitarla , e difenderla sostenr 
ne che usato avea I'astrologia giudiciaria anche 
G. Cristo . Per separare da tanta feccia qualche 
perla , era Guido perito nelle cognizioni astro- 
nom^che , le quali si potevano avere in quel 
tempo , e nella filosofia , e i suoi viaggi fino in 
Arabia lo doveano avere arricchito di non comu- 
ni notizie . 

FILOSOFIA , E MATEMATICA 

^ £ dolce cosa ne'tempi nostri fra tanta luce, che 
la matematica, Tosservazione , e Tesperienza han- 
no ^parso su i naturali effetti, il voltarsi indietro, 
e riguardar le tenebre, da cui siamo da pbco e- 
sciti,'e che hanno ricoperto per tanti secoli la ter- 
ra . Quello , che awiene sul principio alia vita 
deir uomo, e vero bene spesso del lungo corso 
dell'eti . L' ultima facolta, che si risvegli negli uo- 
mini, e la ragione . Se questa regola si applichi 
ai secoli passati, $d alia scienza della natura, 
non solo si trover^ vera , ma ci sembrera anzi 
che ella sia restata in un letargo a cui non pa- 



4o DEL RINASG. DELLE SCIENZE £ LETTERE 

reva destinata . Dopo che le forze deirimmagina- 
zione avean percorso e in Grecia , e in Roma tutti 
gli oggelti, di cui quella facolti e capace, anche 
oltre i liiniti , che la bella natura ha loro segna- 
ti, dopo cbe la ragione stessa avea tanto abbel- 
lita la morale tra i giardini di Academo, o sui 
colli Tusculani , i naturali effetti erano sempre 
coperti di un velo , e si puo dire che quel velo 
non sia eominciato ad alzarsi con sicurezza , che 
nel fine del XVI. secolo deU'era cristiana. La 
mancanza di metodo nell' investigare i naturali 
effetti fece progredir cosi poco gli antichi nella 
scienza della natura. InVece d*interrogarla con 
F osservazione , e costringerla a rispondere co- 
gli esperimenti , pretendevano dal solitario gabi- 
netto indovmarla con sottili ragiooamenti . Per 
un lungo tratto di secoli V umano ingegno nel- 
la naturale scienza fu simile ad un yiandante, 
che ayendo smarrita la strada senza avvedersene, 
per quanto cammini non giunge mai alia meta . 
L' unica scienza , che fosse con qualche profitto 
coltivata dagli antichi, fu Tastronomia: i corpi 
celesti, esposti continuamente alla'loro vista » 
presentavano anche all* occhio ozioso, e nun 
astronomico osservazioni seraplici, le quali tan- 
te volte replicate doveano dar luogo alm^no ad 
uti' istoria- del cielo da comprender dei fatti ca- 
paci di servire ai successivi a^tronomi ; giacche 
molti fenomeni dei cieli, abl>racciando uno spa- 
zio superiore al corso dell-umana vita , per de- 
dur qualche cosa di preciso conveniva parago- 
nare osservazioni di eta diverse, e di diversi fi- 
losofi. II saggio critico, che non si lascia deUi- 
dere dalle brillanti congetture di chi forse per 
singolarita , e per pompa d' ingegno ha voluto 



I 

■ 

8AGGIO SECOUDO 4^ 

dttribuir troppo agli Antichi (69); che non de- 
duce una scoperta da un' espressione ambigua, 
ne immagina niisteri fisici velati dalle favole, ri- 
volgendo le loro ope re fisicke, ne confessa la po- 
verta. S'incontrano ( bisogna eonfessarlo ) in 
questa solitudine due o tre uomini , che aven- 
do coltivata la scienza la piii sicura, la matema- 
tica , gli ha questa condotti a verita sorpren- 
denti. Tale in Italia fu il tarentino Archita, ri- 
conosciuto per uno de' piu grandi niatematici 
deir antichita, che applico le astratte verita geo- 
inetriche agli usi meccanici , che dette una pra- 
tica prova del suo ingegno coUa costrtizione 
della celebre colomba di legno , che imitava il 
volo delle vere , ed un' altra speculativa colla 
soluzione del famoso probleoia dellk duplicatu- 
ra del cubo, soluzione, che giunta ai nostri 
tempi ci da un idea assai vantaggiosa delF inge- 
gno d'Archita (70), la cui menle calcolatrice 
dopo piu secoli merito un elogio dal Lirico ro- 
mano (71). Ma assai piu d'Archita si sollevo 
in sifTatte scieuze Archimede , che puo con Ga- 
lileo, e cqn Newton porsi in un illustre Jtrium- 
virato . Celebri sono tutti e tre per non essersi 
semplicemente occupati nelle astratte specula- 
zioni della matematica , ma per averle applicate 
alia fisica con utile successo , ciocche e special- 
mente il segno del talento sublime, che v^de i 
rapporti tra 1' astratto e il concreto, e con inge- 
gnoso metodo sa render feconde verita astrat- 

(69) Decoupertes des Anciens attribuees aux modernes. 

(70) Montucla y Hist, des Matema-tiques . 

(71) Te maris, et coeK, nunieroque carentis arenas 

Mensoretn cohibent Archita. Hor, Od,^S. /. i. a 

T. III. / 



f 
\ 



* 4^ I^FX RJNASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

/ le . La meccanica sopratutto deve infinitamente 

ad Arcliimede per la dimostrazione deirazioue 
della leva , per 1' invenzione delF elice o vite 
perpetua , e deiraltro utilissimo istrumentoap- 
pellato la coclea d'Archimede, onde Tacquacon 
iiigegnoso ritrovato, e con bizzarra contradizio- 
ne, nel tempo che scende per un piano inclina- 
to, si trova insensibilmente soilevata a notabili 

^ altezze. La costruzione della Sfera, ove mostransi 

in compendio il cielo, e la terra, e i moti degli 
astri e da Cicerone creduta opera d'ingegno piu 
che umano (7a) con moltissimi altri grandi ri- 
troVati, che hanno eccitato di quel matematico 
la piu alta ammirazione. Noi lasceremo da parte 

(72) Ne in sphaera quidem eosdem motus Archime- 
des sine divino ingenio potuisset imitari. [Tusc, Qucest. 
iib. /.) Ved, r epigranima di Claudiano , 
Juppiter in, parvo cum cerneret sethera vitro 

Risit , et ad Superos talia dicta dedit : 
Huccine mortalis progressa potentia curae 
Jam mens in fragiii ludicur orbe labor ? 
Jura Poll , rerumque fidem , legesque Deorum 

Ecce Siracusius transtulit arte senex . 
Inclusus variis famulatur spiritus asctis, 
Et vivum certis motibus urget opus . ^ 
Percurrit proprium mentitor stgnifer 'annum 

Et simulata novo Ciuthia mense redit. 
Jamque suum volvens audax industria mundum 

Gaudet, et humana sjdera mente regit. 
Quid falso insontem tonitru Salmonea miror? 
Aemula naturae parva reperta manus. 
tioi attenendoci aifaXti istorici colla testimonianza di 
^lUti gli Antickiy attribuiamo Finvenzione ingegnosa di 
questa macchina ad Archimede y lasciando y che la con" 
gettura 'vada a ritrovarla sotto il 'velo della favola in 
AtlantBy die portamdola sulle spallcy si dicesse percio 
di luiy che reggeva su quel I a Puniuerso.. Bailly Astro^ 
nonu ancienne. 



A 



S40GI0 SECOJTDO '43 

tutlo CIO, che e stato trattato Hi favolosa, oome 
la costruzione deir immensa oave descritta da 
Ateiieo, o le terribili prove della sua arte con- 
tro i Romani, all'assedio di Siracusa : ma le sue 
ingegnose dimostrazioni della proporzione della 
sfera al cilindro, e le altre verita, che Taccom- 
pagnano, come Fapprossimazione della misura 
del circolo, esistono ancora; e cio che sopratut- 
to ne caratterizza il sovrurhano ingegno sono i 
semi d'una delle piu sublimi matematiche sco- 
perte de'nostri giorni^del calcolo infinitesimale, 
i di cui emhrioni nati fra le mani d'Archimede, 
sviluppati davvantaggio dagli scolaridi Galileo, 
Torricelli , e Cavalieri, giunsero a maturita per 
Tindustria delY inglese Matematico. £ questo 
grand' uomo una specie di colosso isolato , trop- 
po superiore a tutto cio , che anche per distan- 
za di secoli gli sta intorno, per potervi aver re- 
lazioni; uno di quegl' individui , che formano 
piuttosto reccezzione,ehe la regola della specie 
umana, e che la natura pare, che produca di 
tempo in tempo per mostrare il suo potere . Es- 
so non fu ne scolare ne maestro del suo secolo: 
brillo in esso come una meteora stupenda, ma 
momentanea": si.spense; e il secolo rest© nel- 
Foscurita consueta. 

Se nell'aureaeta di Grecia, e di Roma non fe- 
ce che pochi ^ lenti passi la scienza naturale, e 
facile imaginarsi, che ne* tempi di calamita, che 
per piu di sei secoli coprirono T Italia, dovea re- 
star sempre piu negletta. Allorche nel rianimar- 
si la ragione fu applicata alia fisica , invece di 
migliorare il metodo delle ricerehe, ando anche 
peggiorando . Le opere di Aristotele tradotte par- 
te dal greco, parte dalFarabo, furon quasi il so* 



• 



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t\[\ T)EL RT^VSC. DELM? SCTENZF. E l.FTT FRF 

lo libro , da ciii si attingessero le natural! cogni* 
zioni . Potendo trar poco dal loro fondo, stiidia- 
vano gli uomini in quel libro, e riguardandolo 
quasi il codice della natura , si persuasero, che 
ogni frase d' Aristotele contenesse una veritk . 
Tratto alle Universita con religiosa venerazione, 
interpetrato , come un Oracolo , in cui si dee 
trovar il vero, si vide ad un tratto Aristotele 
creato il legislatore della natura; e quantunque 
in qualche re^no, e in specie a Parigi, si trovas- 
sero degli empj , che bestemmiassero questo no- 
me, presto si ritrattarono; e la sua venerazione 
fu quasi universale . Sino tra le arene dell'Affrica 
le arabe sottigliezze d'AveiToe ne stabilirono 
r adorazione , e contribuirono ad accrescerne 
Tautoritaanche in Europa, di manierache se il 
tispettabile Yecchio Stagirita fosse risorto in 
quel tempo dalla tomba , sarebbe stato stupe- 
fatto della sua gloria , ed avrebbe forse piu di 
una volta sorriso de'sooi commeratatori (73). 
L' interpetrazione d' Aristotele dette origine ad 
un singolar linguaggio , che potrebbe aj)pellar- 
si lingua Peripatetica , composta di parole, che 
hanno avuto I'onore di equivalere alle cose per 
tanto tempo . Cosi la sostanza^ \9i format gli ac- 
cidenti , la forma sostanziale , le quidditd , le 
quantitdy le qualitd^ con tante altre somiglianti 
voci, forma vano un vocabolario , in cui si crede- 
va, che si nascondesse la chiave de'naturali ar- 
cani. L'intelligenza di queste oscure parole for- 
raava la filosofica scienza di quel tempo. Erano 
gli scolari condotti in queste tenebre, delle qua- 
li^niunasi accorgeva, perche il bujo era uui- 

(73) Fedi Swift. 



SA.GGTO SCCOlVnO 4$ 

forme ; e se talora qiialcuno osava di veder piu 
chiaro, Tautorita dt tante University , da cui era 
siffatto gergo autenticato, le nnmerose tribii di 
tanti che passavano per dottissiini , e che adora- 
vano il nome, e giuravano sulle parole d' Aristo- 
tele, lo facevan tacitamente dubitare di quel lu- 
mi , che Tinterna ragione gli suggeriva; o alme- 
no la prudenza la consigliava a tacere , cono- 
scendo che un saggio tra una foll^ di stolti di- 
venta esso lo stolto. Per confermar sempre piu 
sugli uomini I'impero di questa Barbara filoso- 
fia, fu associata alia scienza divina^ e parlecipo 
della stessa venerazione . Si credette , che la sem- 
plice morale del Vangelo, o i suoi piu,venera- 
bili, che intelligibili misteri avessero bisognoo 
delle sottigliezze scolasti^he , o delle tenebrose 
frasi Peripa fetiche per esser meglio dimostrati . 
In questa pfianiersT, forte d' inn umerabili difen- 
sori, ha durato il regno d'Aristotele per tanto 
tempo; ha piu volte interessati i Governi a so- 
steuerlo (74), e non e caduto , che ai replicati 

(74) f^ed. Launojus de var, Aristot. fortuna . Fran- 
cesco L Re di Francia sedotto dalle autorevoli grida 
di tanti ignoranti ha avifilitOy e quasi reso ridicolo in 
faccia ai posteri il sua nome di protettor delle Lettere 
coir editto in cui si proferisce soienne condanna con-' 
tro Ramus , perche combatteva laJUosoJla d^ Aristotele. 
Si pub leggcre in piu libri il decreto , che comincia : 
Francois par la Grace de Dieu ejtc. Comme entre autres 
gnindes sollicitudes que nous avons toujours eu de hien 
ordonner et etablir la chose pnblique de notre Royau- 
me nous avons mis toute la peine possible de I'accroi- 
tre et de T enrechir des toutes bonnes lettres et scien* 
ces etc. les docteurs ayant ete d'avis que le dit Ramus 
avoit ete temeraire, arrogant et imprudent d' avoir re- 
prouve, et comdanne le train et I'art de logique re^ue 






* 



46 DEL RIIVISC. DELLE SCIENZE E LETTER E 

urti della piu forte evidenza. Quando ci faccia- 
mo a considerare i lenti progress! della (isica , e 
la lunga infanzia, in cui e stata per tanti secoli, 
il rapido volo, che ne'due ultimi ha preso, ed 
il numero delle veritii, che ha scoperte, nel- 
r ammirare la sicurezza delmetodo, con cui 
procede, possiamo dolerci , che questo metodo 
sicuro non sia stato seguito dagli uoinini fino 
dai piu vetusti tempi . Conviene pero far giu- 
stizia agli antichi filosofi di Grecia y e di Uoma . 
Benche ignari del vero metodo di ricercare le na- 
turali verita, benche talorabbiano abusato ancor 
essi delle parole, e date per cause degli effetti, gli 
effetti stessi con vario giro di parole descritti, 
non ne hanno fatto un abuso cosi vergognoso, 
come ne' tempi de'quali abbiam parlato: si scor- 
ge ne' loro scritti una nudita di fisiche cognizio- 
ni, ma senza Tarroganza o prelensione di ric- 
chezza , mentre nelT orgoglio Peripatetico , che 
tutto pretendeva spiegare , ci si presenta un'am- 
biziosa poverta per questo appunto piu ridico- 

de toutes les nations et parceque en son livre des ani- 
madversions il reprenoit Aristote , etoit evidemment 
connue, et manifeste son ignorance.... nous condam- 
nonS) suprimons, abolissons les dits deux livres, faisons 
inhibitions et defenses a^ dit Ramus, a peine de puni* 
tions corporels, de plus user de telles medisances et in- 
vectives contre Aristote etc. 

Un altro decreto egualmente ridicolo Jii fatto nelPan" 
no 1624 dal Parlainanto di Parigi contro i letterati 
Villan y Bitaulty et d-e CUves accusati di avere compo- 
ste e puhblicate delie tesi coiitrj la dottrina di Aristo- 
tele . / detti autori sono esiliati in quel decreto , Fait 
defense a toutes personnes a peine de la vie de tenir 
ou enseigner aucune maxiine contre les anciens aiiteurs 
et approus^ees . — Non si puo ai^vilire la maestii delle 
leggi con niaggior ridicolo . 



SACGIO StCONDO #4? 

]a. Nei scarsi monuroenti delF antica filosofta, 

in mezzo ai molti errori si scorgono delle belle " 

verita conform i a cio, che Tesperienza^ Fosser- 

vazione , e la matematica , hanno mostrato ai 

moderni, e hei versi di Lucrezio (ove si com- 

prende la filosofia di Democrito, diLeucippo, 

e d'Epicuro) si ritrova il fondamento della dot- 

trina Newfoniana . Atoroi, vuoto, e muovimen- 

to, Findestruttibilitk dei^irincipi, che compon- 

gono i corpi, Tascensione dei vapori dal seno 

del mare, F impulso di essi, e percio Tarresto 

ai lati delle montagne, e indi la pioggia, la gra- 

vita deiraria, la causa del non accrescimento del 

luare, I'origine della peste, e 1' asserzione, per 

qnei tempi assai meravigliosa , che nel vuoto i 

corpi di diversa massa, come una piuma, ed un 

pezzo di piombo, devono muoversi coUa stessa 

velocita (75), con moltealtre verita fisiche, mo- 

strano il dritto senso degli antichi filosofi, dai 

quali il poeta le ha tl'atte. Anzi i principj sem- 

plici di quella filosofia fan no un contrasto colle 

(75) Questa verita^ dimostrata la prima volta da 

Galileo y di cui si dijjicilniente si persuadono quei non 

iniziati alle matematiche y a segno d^ essetvi necessaria 

per convincerli F esperimento nel vuoto , e stata espres' 

sa con somma precisione da Lucrezio: ecco i versi: 

Nam per aquas qusecumquecaduntatqueaeradeorsum^ 

Haec pro ponderibus casus celerare necesse est : 

Propterea, quia corpus aquse naturaque tenuis 

Aeris baud possunt aeque rem quamque morari y ' 

Sed citius cedunt gravioribus exuperata. ^ 

At contra nulli de nulla parte, neque uUo 

Tempore, inane potest vacuum subsistere rei, 

Quin^ sua quod natura petit, concedere pergat* 

Omnia, qua propter debent per inane quietum 

Aeque ponderibus non aequis concita ferri. # 



48 DEL RirVASG. DELLE SCIEXZE E LETTERE 

moderne imaginarie ipotesi Cartesiane a gran 
svantaggio di queste, perche fabbricate, dopo 
che Bacone , e Galileo avean mostrato la vera 
strada . Fra le tenebre, che ia questi secoli ri- 
cuoprivano la filosofia per tutta TEuropa, la so- 
la Toscana getta alcune scintille, le quali mo- 
strano gia il paese , che dovea produrre il Gsili- 
leo» E noto come Tanno romaiio rozzamente re- 
golato da Nuroa , che pretese combinarvi i luna- 
rj, e i solari periodi, era al tempo di Giulio Ce- 
sare caduto in tal confusione, che le stagioni 
aberravano dalle usate posizioni . Cesare, essen- 
do nel coUegio degli Auguri, ai quali spetta- 
va il regolamento di siffatte cose, ne immagino 
la rifoima . Chiamato da Alessandria, che era la 
sede deir astronomia , Sosigene , fu col di lui 
consiglio regolato V anno civile sul corso uni- 
CO del Sole . Qnesto pianeta compisce il suo 
periodo nello spazio di 365 giorni, e 6 ore, rae- 
lio 5 minuti secondo Ipparco . Sosigene propose 
di formar Tanno di 365 giorni , e per tener con- 
to delle 6 ore o quarta parte del giorno , di ag- 
giungere un giorno di piu ogni 4 anni al mese 
di febbrajo. Credette pertanto, che ai pOtessero 
senza sensibile errore trascurare 5 minuti , dei 
quali si accresceva Fanno. Fu il suo piano adot- 
tato, e Cesare ebbe la gloria di siffatta riforma 
dando il suo nome a quel periodo. Ma T errore 
era piu considerabile , estendendo^i ogqi anno 
ad undici minuti incirca, compiendosi la rivo- 
luzione del Sole 365^. 5®. 49'-rnieno qualchepiu 
piccola frazione (76). Ogni 4auni si aggiungevano 
45 minuti di piu ,sicche il principio deiranuo ve- 

(76) La Lande 365.* 5.o 48'. 48". 



SAGcro secoetdo 49 

ro prccedeva sempre dawantaggio quello dell'an- 
no civile, e nello spazio di i3i2 anni la differen- 
sa montava ad un giorno. Al tempo del Conci- 
lio Niceno, nelFanno dell'era cristiana 39.5, era 
stato fissato I'equinozio di primavera al di !ii di 
marzo per regolar la Pasqua. Da quel tempo 
ogni i3a anni Tequinozio civile posticipava di 
un giorno, ossia il vero ed astronomico antici- 
pava d'altrettanto . L'errore divenne alfine tan- 
to considerabile , che Sisto IV. concepi il pro- 
getto di una correzione, la quale fu poi eseguita 
da Gregorio XIII. Ma avanti che Terrore dive- 
nisse coM sensibile, nel secolo IX. in tempi di 
tanta ignoranza s'era pure accorto qualche fio- 
rentino astronomo di tale irregolarit^ . In un 
calendario,ch'esiste in S. Maria del Fiore, si di- 
stingue con tutta la precisione Tequinozio ec* 
clesiastico dalFastronomico: il primo era quellp 
fissato ai tempi del Concilio Niceno per la cele- 
brazione della Pasqua il di ai di marzo, come 
nel calendario si nota ; ma si aggiunge , che Tin- 
gresso del Sole in ariete, che era il vero equi- 
nozio, aweniva nel di 18 di giugnq (77); e per- 
che non resti alcun dubbio si replica lo stesso 
delFequinozio autunnale , mostrando , che vi 
corre sempre la differenza di 3 giorni, e lo stes- 
so si nota dei solstizj. Or calcolando Tanticipa- 
zione degli equinozj su 4 secoli, che erano scor- 
si dalla celebrazione del Concilio Niceno , al tem- 

(77) *^' '^^SS^ Leonardo Ximenesy II yecchio e nuo- 
▼o Gnomon e, Introduz. istorica, o^^e con dottiina e 
profondita e tr€Ut<Uo questo argomento . Ivi si riporta^ 
no altri calendarjy da* quali si deduce parimentCy cite 
si erano gli ossers^atori fiorentini accord del to sposta* 
mento de^puati equinoziali e solstiziaU, 

T. IIL g 



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5o DEL RINASC. DELLS SCIEVZE E LETTERS 

po incirca del calendario, si trova cb'esser dovea 
appunto di 3 giorni. Ma in che maniera in se- 
coli di tanta ignoranza potevano i Fiorentini 
aver fatta una somigliante ^operta? DelFantico 
tempio di S. Giovanni esisteva un astronomico 
gnomone, di cui veggonsi ancora i resti (78) sul 
pavimento, ove la figura del 5>ole, contornata da 
II n ingegnoso e barbaro verso , e il posto in cui 
per testimonianza di Gio. Viliani per un foro» 
che esisteva a' suoi tempi nella cupola , il raggio 
solare ne' soli giorni del solstizio estivo andava 
a cadere . Questo gnomons , probabilmente il 
piu antico di siffatto genere, roostra con quan- 
ta intelligenza erano osservati in Firenze i moti 
celesti , onde non era difficile che si fossero ac- 
corti dello spostamento dei solstizj e degli equi- 
nozj. Lia sepoltura scoperta accanto a quel mar- 
mo astronomico di Sforzp Sforzi, che si appella 
col doppio nome di astrologo, e generale , mor- 
to nelFanno loisi, puo indicare forse le dili- 
genti osservazioni che vi aveva fatte, e ch'e- 
rano in uso anche avanti di farvi i fiorentini 
matematici . 

Un'altra non piccola gloria della Toscana e 
Leonardo Fibonacci pisano, il primo introdut- 
tore deir algebra in Europa. Suo padre, agente 
dei Pisani nella dogana di Bugia in Affrica, ri- 
chiamo il figlio . Esso non solamente apprese le 
arimmeticbe operazioni praticateividagli Arabi, 

(78) Si vede ancora la figura del Sole col verso che 
lo circonda: 

En giro torte Sol dclos et rotor igne, 
^eno die ha le medesime parole y letto a dirUtOy o a 
rovescio, ma non esiste vestigio deljbroj oi^e passat^a 
r imagine solare. 



S4G6IO SECQITDO 5 1 

ma ebbe agio di perfettamente istruirseae nei 
luDghi viaggi, che per motivo di commercio fe- 
ee in Egitto, in Siria, in Grecia, ed al trove. 
Che egli sia stato il prinio introduttore dei nu- 
meri arabi, come da alcuni e stato asserito, non 
puo sostenersi; giacche molti sono i documen* 
ti, onde deducesi essere stali praticati innanzi 
al suo tempo , e solo si potr^ immaginare , che 
egli n' estendesse T uso , facendo forse conoscere 
qualche operazione arimmetica, ancor non ben 
nota in Europa (79). Ma uiuno puo contrastar- 
gli il primato sulFalgebra. I suoi libri ne fanno 
autentica testimonianza, dai quali s' imparano 
altresi Tepoche della sua vita . Il nilido mano- 
seritto del libro d' abbaco (80) esistente nella 
Biblioteca Magliabechiana , porta la data del 
laoa ; un altro esemplare della Riccardiana por^ 
la lo stesso anno , aggiungendosi ohe fu corret- 
to Tanno lai^ dall'autore , e dedicatb a Miche- 
le Scotto; e appunto lo Scotto e conosciuto in 
quel tempo come astrologo, e familiare di Leo- 
nardo . Finalmente T altro cod ice di geometria 
pratica rammentato in questo tempo da Bicco- 
baldo e Pipino, che nella Magliabechiana con- 
servasi, ha la data dell'anno isiao. I^ concor- 
renza di queste date in varj manoscritti non la- 
sciano a dubitare,cbe la fine del XII , e il prin- 

(79^ f^crf. Targioniy Viag, font. 1 pag. 68. 
(80) Ecco il titolo: Incipit liber Abaci coinpositus a 
Leonardo Filio Bonaeci Pisano in anno 1 202 ; e nel ma^ 
, noscritto della Riccardiana : Incipit liber abaci a Leo- 
nardo Filio Bonaeci coinpositus an. 1202, et correctus 
ab eodem anno 1228. // titolo delV altra opera e: In- 
cipit pratica Geometria composita a Leonardo ex filiis 
Bonaeci in anno 1220. 



Si BEL RINASC. DELLE SGIENZS E LETTERS 

cipio del Xlll.secolo sia il tempo in cui e vissuto 
Leonardo. Aromessa quell' epoca, non si Irova 
alcuno, ch' abbia scritto deil' algebra prima di 
lui . Potrebbe cader qualcbe dubbio sopra Gu- 
glielmo di Lunis : questo e rammentato in un 
ragionamento d' algebra di Raffaello Canacci, 
che manoscritto trovasi presso i Sigg. Nelli, 
giudicato dagli antiquarj del XIII. secolo, rhe cosi 
incomincia : La regola deWArgibra^ la quale n?- 
gota Guglelmo di Lunis la traslata d arabico a 
nostra lingua ; onde polrebbe alcuno dubita- 
re , che Guglielmo sia anteriore a Leonardo: ma 
Tincertezza della data , la lingua italiana, di cui 
si fa uso , e che non era ancor comune nelle 
scritture ai tempi di Leonardo, la Candida as- 
serzione di questo, che componeva il suo libro, 
perche gritaliani non fossero piu privi della 
scienza completa dei numeri ( mentre se altro 
ne fosse esistito si sarebbe esposio all'accusa di 
impudente menzognero ) formano una sufficient 
te dimostrazione delF anteriority del suo la- 
voro (8i). Convien notare che Leonardo, con 
quella candidezza che e propria degli uomini 
pn)bi, non s'appropria alcun merito neirinven- 
zione de'metodi, e solo puo ad esso appartene* 
re la maniera di esporli , e di mostrarli. £ infat- 
ti ne'libri arabi, che sono stati in seguito tra- 
dotti^ si trova la scienza nelmedesimo grado,in 
cui e nel libro di Leonardo. Nell' altro suo libro 
di geometria pratica , diretto specialmente a in- 
segnare Tagrimensura, si scorgono le sue estese 

(8i) Per altri didfbj che potrebbero eccitarsi y vedad 
Peloquente elogio del Fibonacci, scritto dal dotto pOf 
dre GrinuUdi nelle Memorie degli illus. Pisani. 



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SAGGiO SECOKDO 53 

eognizioni delle verita georaetnche^ e i metodi 

facili di misurar^ le piane e solide 6guref' con * '^^ 

precisione. Tutto cio lo costituisce matematico 

assai snperiore ai suoi contemporanei . t 

Deirastronomia , di cui si son vedute si lumi- 
nose tracce fino dai reconditi tempi in Firenze, 
durarono ad esservi de' coltivatori celebri in se- 
guito . Lasciando varj altri , convien nominare 
Paolo Dagomaro detto il Geometro ^ che passo 
ne' suoi tempi per un portento , come gli elogi 
del Villani (8a), del Boccaccio (83), e in tempi 
posteriori, del Verini (84), ci attestano. Non re- 
sta disgraziatamente di lui alcun'opera, per te^ 
sfiroonianza delta sua celebrity. Se e vero, che 
colle sue osservazioni astronomiche giungesse a 
correggere gli errori delle Tavole Alfonsine , e 
Toletane , come si dice dal Villani ; se si accorse 
di mutazioni nell' apparente muovimento delle 
stelle fisse, a segno da dedurre, come il Landi- 

no attesta, il periodo delFanno grande; il suo / 

roerito per quei tempi e di non lieve momento: 

ma i documenti sono incerti , e lo sono ancor i ' 

di piu quelK, da'quali si crede dedurre ch'egli 
fosse inventore d' operazioni algebraiche (85). 

(8a) Filtp. VilL Fior. illus. 

(83) Gio. Boccaccio de GeneaL Dear, lib, i5, cap. 6. ^ 

(84) Paalus et AstFonomus, Paulus Geometer et idem 
Philoflophiis novitque omnes doctissimus artes . 
Vinci t aritmethicis Nilum Florentia chartis, 

Assiriaeque caput Babilon jam cedit Etruscis, i 

Tuscus.ab ettremo numerorum gange figurai 
Accepit yelox qui computat omna signis. 

(85) f^. Ximcnesj In trod, alio Gnomone ec. La pa» 
rola asquationes, che tro^'osi nel testo latino del Villof- 
ni e difficile interpretarla per equazipni algebraiche, 
come vuol F autare. II Fillani non versaio in siffiute 



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54 ^^^ RIDrASC. HELLfe S6lENZ9 E LEtTERE 

i4u probalpile 6) ctie alio stesso fistronomo ap- 
partengano le efem^di inedite dell* anno i366. 
Da quelle poi parimenteinedite deti'aano i38ii, 
• da varj altr) astropomi *di Toscana puo^edur- 
81 che lo §tadio della matematica ed^astrdnoniia 
ita suffioientemente; per cfuel ohe lo p^roetteva- 
no i tempi , cokivato in Fircnze (86) . Non si yuol 
dissimulare , ehe Tc^ggetto a eui\si'dirigevana 
speciajmente qiiei sUidj era b aperanza, ^e la 
credulilll dt leggere jlftitur6,negli astri; ma non 
^ questo il primo esem]»id it effetti utili^shni 
proddfti da vane e frnnlaginarie caua« . Ahche il 
desiderio di crea^ I'oTO, ae ha i»tt(yp^pcler tem- 
po, e ricchezze in tentativhinutili, tm-prodbtto 
pero prirna interessanti scoperte, indif arte^el- 
la chimica tanto ar dt nostri utile , ;ed est^sa . 
/ Fii^eiize vanta in <{uesto fem^or nna utili«sima 
jRCQperta, quella d'aiufare la debolezca dfUa. vi* 

materiSf'irS nn tmnpoinn cut emno quasi*'ignotB y sa^ 
r^b^e stato lun t^l^dcolo, die iwesse etdopaato^ la paro^ 
la vcfUalion^ nel giusto ^ senso aigeicaic^ : prAabil^ 
mente npn iiUese*p§r quella paro /a, ahe'qflicoli e sont" 
me , Pel segni algebrofci sijanda il- padre XimerUs su 
4versi rlportatittat Verini: 

Tusciis ab extrehfio numerortf ni gange fi|jrurai 
Aodpitit ^etbx qui computat omnia »igni». 
ti f^etint ha scritto piu d un sffcolo dope 11 Dc^omari^ 
e in quel versi si scorge-j eke il J)agoman Jedt Uso , tfo- 
nie iL Fibonacci de^ htuneri arabi chiamati Indiani) ^(?- 
tendosi intendere &\^n\s pier te cifre krabe non commni, 
ewe qui computat omnia his signis . Almmio Man mi 
par con^orme*allaitiihna critica il volefrlednnm e^n* 
seguenza sigrande dnlle incerte parole tti mnpoeM^ e 
un poeta vissuto piii (Tun secolo dopo. 
, (86) Fra Corrado* F'escovo di Fiesohy jSlesser Gio, 
da Lignanoy Maestri Domenioo d^Arezao, Mai$$»o 
di Antonio fiorentino* . •• . ' 






(8^) Lilerae' oosOHrse 9t mtitttm per interposiUtn pi* 
lam Tilream aquA pienam cki*ib(e» aiQpliere44)>^ ^^^ 
jiuntuT . Sch^e.^^tups. nai^ Pl/U' hist. nm$» ithtnokisiinu. 
passi^ lib, 5. aap^ ig iit.^26 cap.'^ii lib. 3^ cog. .71 etc 

(88) Smith: optip tcm:,i. *•.. i ■ .. *♦ , • 

(89) Redi, Lm. n Carlo Dati\ Manni^degli occhiali 
ia now. ^Moi^ucla Hist: des^Matemat. ' ^ ' 

(90) i^elh pill antica Crdniou diS. taterinadi Pi^ 
sa si difie: f^ralur Alexander de Spioa^ vir ipodestut «t 
bonus quseounique vidit ,' a^t midivk &cta acivit, et far 
c^re ocularis ab aliquo prkno fadia, et coihmufiicare no* 
fente ip^e ficit et eomunic^vit «tc. « Fn altra* Cronicar 
d^Hostesso convento vi si f^i^^ •' u^ visis statim pul* 
lo decent^ didictt ecc« • . . * 



1 



sta . Si erano accorti gll antic^i che t)b glQ^ ^\ 

vetro soHdo , a pitepQ d*acqua applicato agli oe^ * . ^ ' . * : 

chj , rendev^ piu grandi , e piu distinti gli -og- 1 

getli"(87). IltJetebre Rbg^rio Badone aveva fetta 

un altro passo iHoatCpiildo ^- cbe si otteneva X is- - * t 

tesso •ffeltd coo un segm^nt^ clt sfera (88). La . ■. ' 

fabbricazione d<f velri di figura lenticolare sino ^ . ' 

allora ignoia , e X ipgegqoso artifizio d' inca- ^\ \ 

atrarli in due circoli congiunti ed atti a sospen- | : 

dersi davanti agli ocehi, deesi al fiorentine Sal- { . 

vino deglt Avmalr , sul'di cui a^polcro, che esi-. , 

steva gia in S. ^aria maggiore per {estimonian- 

za del Mtgliofe, e di altri , riserizioAe Ip nomi^ 

iiava^ cem^- invejilore ^egli occbiall: ^io ded|j* 

cesi (ta- vafj.^crittorr ^ e specialmente dal Man- 

ni.' L'invenzion^, riaale circa al ia83 (89). Pef 

RQrf defrau<]are i^lcuno della §l6ria^ch(e ha «ie* ; « • « '^ 

ri|at0, vupUi-eonffssare', che il padre Alesaaiidrq^ ^ ^ 

Spina, c^noscidtane la scopert<i', aeppe facilmev; ^ * 

tc imiitarla^ b.avf^do-^eduti gli occbiaU,x> ^^ '" 

lo senlitonfc doscrivfer^ V artifizio (90). L'atlri^ • ' 

buirgK di piu*«arebb6 i;pgiustizia ; e jle sane ^re- ^ . . ,» ' 



* i 



\ 



56 DEL RINASC. DELLE SCfEVZE E LETTERS 

gole della, oritica non ci lasciano dubitare del 
vero nome dell' inventore , appoggiandoci suUa 
fede, che irierita un autorevole ed illibato uo- 
mo, quale era il Migliore (91); altrimenti in as- 
serzioni appoggiate alia testimonianza degli scrit- 
tori, non vi sarebbe piu criterio alcuno,e lutto 
diverrebbe oscuriti e incertezza . 

L'eti,di cui abbiamo scorso Tistoria scientifica, 
e certamente un'eti d' ignoranza ; ma nell' istes- 
so tempo, per una bizzarra contradizione, e Feti 
d'alcune delle piu grandi scoperte. A lei appar- 
tiene I'invenzione della polvere da schioppo, 
che ha fatta si gran rivoluzione nell' arte della 
guerra . Mutazioni ancora piu grandi son nate 
dalFinvenzione della bussola , per di cui mezzo 
si sono arrischiati gli uomini a nuove navigazio- 
ni y non tentabili senza quello strumento ; e la 
scopertad^ America, ela strada alF Indie orienta- 
tali pel Capo di buona speranza, hanno mutato la 
sorte, e la ricchezza delle nazioni . S e impoverita 
ritalia, e le sue r&cchezze si son divise fra gl'Inglesi 
Olandesi, Portoghesi, ed altri popoli . L'inven- 
zione della carta formata di stracci di lino, ren- 
dendo tanto meno costosi i libri, e moltiplican- 
done le copie ha altresi moltiplicate le cogni- 
zioni, e aperta la strada a una nuova rivoluzio- 
ne nello spirito umano . Deve a questa accom- 
pagnarsi la scoperta degli occhiali pocofa no* 
minata, non tanto per rutillti immediatamente 
recata agli uomini, quanto per esseme da que- 
sta nata una piu sorprendente , quella de' tele- 
scopj , che ha fatta una nuova rivoluzione uel cie- 
lo . Pare che queste scoperte sieno state fattepiu 

(91) Mannif d^U occhiali. 



SAGOIO SEGONDO Sj 

dal caso che dalragionamento, non aliueno da 
quello usato dalla barbara filosofia di quei tem- 
pi. Bisogna distinguere T ignoranza daU'errore. 
II secondo, come abbiamo vislo, abbigliato ^i 
vane e tenebro^e parole, dominava nelle scuo- 
le , e coa una specie di dispotismo incatenava 
gli spiriti , che non osavano uscire dagli oscui i 
limiti ad essi prescritti . L'ignoranza, lasciando 
le menti nella naturale liberie , permette agF in- 
gegni straordinarj , che in tutti i secoU nascono, 
di far uso delle loroforze, e percio, anche pvivi 
d'ajuti, possono prendere qualche volo inusita- 
to, tanto piu facilmente talora, perche non ag- 
gravati dal fascio delle cognizioni estranee , che 
gli assuefaccia , e quasi gli obblighi a veder cogli 
occhi altrui. £ forse questa la ragione, che le 
barbare eta possono produrre delle maraviglio- 
se acoperte . Ma riduciamo tutto al suo vero va- 
lore. Di tanti uoraini celebrati con superlativi 
elogj dagli storici de' loro tempi , e dagli scrit- 
tori della storia letteraria, che cesa resta? Si 
possono applicar loro i saggi versi di Dante : 
O vana gloria delFumane possel 
Conpoco verde in sulla cima durUy 
Se non e giunta daWetadi grosse . 
£ passata la loro gloria, come un fumo, e i yo- 
luminosi libri di legisti, medici, filosofi, son 
sommersi neU'oblio , e solo alcune poche verita 
sopra di esso galleggiano . Non yi e altra manie- 
ra di pesare il merito degli scrittori . La poste- 
rity negiudica senza appello: se si eccettuino 
le scoperte mirabili da noi notate, e pocbe ve- 
rity 9 tutto il resto e un tenebroso vaniloquio , 
o una serie d'ai^uzie , e scolastiche sottigliezze 
non istruttive, ne dilettevoli. Gli #omini vo- 
r. HI. h 



58 DEL RIN ASC. DELLB SCIENZE E LETTER^ 

gliono essere o istruiti, o dilettati. I parti del- 
r inlellctto dei secoli finora percorsi.non otten- 
nero, clue scarsamente il primo scopo. Fu piu 
felice r immagioazione nel secondo, come ci 
prepariamo a mostrare . 

BELLE LETTERE, E POESIA 

La lingua italiana^ nata da molto tempo, resto 
lungamente nelle bocche del volgo, interprete 
poco pill che dei naturali bisogni , awilita col 
nome, che ancor conserva di volgarei^i). La lati- 
na benche invecchiata, e stranamente sfigurata, 
manteneva ancora la sua dignity, come un'an- 
tica , e illustre famiglia impoverita, e decaduta; 
ed era quella , che si usava non solo dagli scrit* 
tori , che cercavano celebriti , ma negli atti piu 
comuni della vita, nei contratti, e nell^ stesse 
epistole : la figlia, che non avea compita la sua 
educazione, balbettava ancora neirinfanzia. Fi- 
nalmente comincio ancor essa a sollevarsi al- 
r onore di essere scritta ; e probabilmente le pri- 
me linee furon dettate dalle Muse . L' antica tra- 
dizione o la favola attribui ad Amore Torigine 
della pittura : io piu fa^ilroente m' induco con 
Dante (93) ad attribuire a quella passione la na- 
scita dell'italiana poesia. Dove sono stati degli 
amanti , vi sono stati dei poeti .\ Yolendo questi 
esprimere i loro doici sentimenti rivestiti de' co- 
lon deir immaginazione , e d'armonia alle Bel- 
le , facea d'uopo lasciare la latina lingua a quel- 

(99) Vedi quanta abbiam detto suW origine di que- 
sta lingua^ Saggio Primo, torn, a. 
(93) Vit%nuo9a. 



8AG010 SCCOlfDO 5g 

le straniera , e poetare in volgar linguaggto. Ed 
ecco di padre amabile una piu amabile figlia. 
Inutilissima e la ricerca sull' inventor della ri- 
ma: questa, che -e divenuta una delle piu gen- 
tili grazie dell' italiana poesia , fu come un difet- 
to sfuggita dai classici scrittori latini; e se qual- 
che antico ed in specie Ennio (94) si diletto ta* 
lora di far dei versi rimati , non fu questa una 
delle gemme , che Virgilio traesse dalle di lui 
immondezze. 1 versi latini erano dotati d'una 
armpnia infinitaraente superiore a quella degli 
italiani : ce ne accorgiamo noi stessi , e non ne 
sentiamo che una piccolissim^ parte , ignoran- 
dosi la maniera di pronunziare poeticamente le 
latine parole, e in specie la cantilena , o le a|>- 
poggiature , che si davano alia varia posizione 
delle sillabe. Le lunghe, e le brevi, che da noi 
non si sentono che raramente , doveano essere 
da loro sentite (qS), e percio vi era qualche mo- 



(94) yersi iP Ennio riferitida Cic, Tusc. torn. i. 
Haec omnia vidi inflammari 
Priamo vi yitam evitari, 
Parimente 

Co&lum nitescere, arbores frondescere 
Vites laetificse panipinis pubescere 
Bami baccaruin uhertate incurvescere • 
Anche Varrone nella sepoltura di Menippo : 
Neque Orthophallica attulit psalteria , 
Quibus sonant in graecia dicteria etc. 
Fra i Greciy efra gli Ebrei hanho gli eruditi troifate 
le rimey se pure il caso non De le ha talora accozzate, 
come in F'irgiliOj in Orazio ec. 

(96) Vi sono delle parole latine , nel pronunziar le 
quali sentiamo le brevi e le lunghe , come nella media 
dei trisillabi. Vi sono altri casi y nei qunli il nostro o- 
recckio sente^ che ad una consonante dee succedere una 



\ 



6o DEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERS 

do di pronunziarle a noi ignoto; altrirnenti le lo- 
ro regole,fondate in una convenzione imagiaa- 
ria, non sarebbero state si rigorosamente osser- 
vate, perche inutili. Da questa pronunzia na« 
8ceva una melodia a noi incongnita , e cbe ba* 
stava a lusingar dolcemente V orecchio , renden- 
do inutile anzi noiosa la rima. II verso italiano 
al contrario e assai lontano dairarmonia del la- 
tino anche espresso dalla nostra imperfetta pro- 
nunzia . II metro delF italiano si accosta molto 
alia prosa (96); avea percio bisogno d'essere 
aiutato da qualche altro armonico vezzo , die 
lusingasse J'orecbhio , e questo V ha trovato nel- 
la rima . Era facile la nascita di questa , essendo 

Tfocaicf percKe la $iUaba antecedente sia breve ^ e si 
consetvi iLsuonOf per esempio : 

£t pecus et Dominuin coinmuni^ clauderet umbra etc. 
Ogrmn sente che il par silyai invece d^utnhrajiireibe pe<y 
cafe il verso delta prosodia: ma innumerabili sono gli 
aftricasij ne* quali il nostra orecchio non sente le Iwif 
ghe e le brevi. In tutte le prime sillabe, e le ultime di 
ogni parola latina, non sentiamo differenza : la stessa 
parola varia la misura dal nominativo alF aJblativo ^ 
da una significazione ad mC altra. Mala, che puo si* 
gnificare e i mali, e unfriUto^ e la gota^ varia il nu* 
mero della prima sillaha secondo il significato . / Lati^ 
ni seniivano sicuramente colP orecchio quelle different 
ze^ che ci sfuggono; altrirnenti contferrebbe dire che le 
brei/if e le lunghe Jossero F effetto di una capricciosa 
convenzione y lo che non puo immaginarsij giacchi si 
sarebbero posti un durissimo giogo per mero capriccioy 
scnza che F armonia vi guadagnasse; giogo y che i pus 
scnsati avrebbero Jinalmente scossOy percke inutile. 

{q6) In quaJunque libro di prosa italiana ad ogni 
paginay se vi si ponga mentCy si troveranno non pochi 
a>ersi d* ogni metro; in chi parla si osserua Fistessoi 
cib mostra quanto poco il nostro verso differisca dalla 
prosa. 



8AGGIO SECONDO 6 1 

diventata si comune net barbari verai latini dei 
bas^ tempi. Si distinguevano i latiDt versi in 
inetrici, e ritmici: i primi, scritti colle vere re- 
goledellaprosodia, lusingavano le delicate oreo 
chie usate alia Yirgiliana esattezza ; i second! 
peccavano contro quelle regole, e solo vestiti 
d*una grossolana armonia, rassomigliayano ai 
primi in una imperfetta cantilena, di cui gode 
ancbe la prosa (97) . Perduto il gvsto per la no- 
bile eleganza dello stile, e la sensibilita dell'o* 
recchio ]>er la metrica consonania, rozzi ritmi- 
ci versi, degni delle dure oreochie de' barbari po* 
poll, si usarono in degenerato latino, e perferi- 
re, e scuoter piu sensibilmente quegli organi 
grossolani, si adopraron le rirae,uso che, forse 
ampliato ed ^teso, ma non inventato da Leone 
nel XL secolo , diede ad essi il nome di Leoni- 
ni (98) ; Tersi , i quali peccavano ogni momerito 
contro le. regole dell' anrtica prosodia , perche 
forse s'era perdu ta per Tinondazio'ne di tante 
straniere lingue la pronunzia, che le faceva sen- 
tire , onde versi di nome , na prosa di fatti (99) , 
avean bisogno del soccorso della rima. Passo fa- 
cilraente pertanto la rima dai barbari latini a- 
gli italiani versi, e come una pianta selvatica 
trapiantata in un suolo piu a lei atto ingentili- 
sce , e perdono i suoi frutti Y asprezza del sapo- 
re , la rima divenne uno dei piu dolci condimen- 
ti deiritaliaiia poesia . Nelle parole italiane non 

(97) AristoU lib. 3. cap. 4* Rheth. Rhytmus habere 
oportet orationeni non vero uietrum, secus poen^a erit. 

(98) Murat. Dissert. 4o. Antiq. ital. 

(99) Donizoney e molti altri poeti di quei barbari 
tempi J potevano dire come le Bourgeois Gentilhom/ne 
di Moliere, che aueano scritto de la prose sans le saYoir. 



6a D£L RINASG. DELLE SCIEiNZE E LETTERB 

essendo sensibili le brevi, e le lunghe che nei 
versi di tre o piu sillabe, e di rado fuori.che 
sulle penuUime , quando si comincio a poetare 
si scrissero versi ritmici, e non metrici, onde 
furon chiaraati Rime (lOo). Ma chi fu colui o 
chi fii quella citt^ o quella provincia, che ab- 
bandonate le strade inselvatichite del latino Par- 
naso, se ne apri una nuova, cotninciando a poe- 
tare in volgar lingua? Chi ha sostituito all'esa- 
metro il verso nostro endecasillabo ? L'invento- 
re e da aversi.in sommo pregio. II numero, e 
il meccanismo del verso latino esametro, pen- 
tametro, ed alcune altre misure (i), non era 
gran fatto acconcio airitaliana favella, come 
I'esperienza lo ha mostrato nelF inutile lentati- 
vo d'introdurvelo fatto piu volte • L'accorgersi 
di questa verita in quei tempi ^ Finventarne 
UQO , che corrisponde cosi bene al genio della 
lingua, e indizio di grand' ingegno. Non solo e 
ignoto I'inventore di questo verso, ma neppure 
e deciso a qual nazione appartenga la prima 
idea di poetare in volgar favella , se ai Siciliani , 

(lOo) Antonio da Tempo ha scritto: Snmm^ artis rit- 
micas vulgaris dicuminis Opera manus: dedicata ad 
Alberto della Scala an. iZii, Mar. diss. \o. 

(i) II verso jambo de^Latinie quello, die si acco^ 
stapiii air italiano d^ undid sillabe; ma il metro e di' 
verso . llfaleiicio poi latino corrisponde molto bene a 
quello , che dUamasi da noi endecasillabo , come 
Lugete veneres, cupi<linesque; 
Piangete o Grazie^ piangete Amori. 
Vi sono anche varj metri liriciy copiati da* nosiri poeti 
esattamentey quanto al suono j che da noi si sente nel 
pronunziarli y ma non mai perfettamente per rapporto 
a quelle brei^i e lunghe , die al solito da noi non si 
sentono. 



SAGGIO SECOIVDO 63 

o ai Provenzali. I primi hanno in loro favore 
I'autorita del Petrarca (a), autoritk di gran pe- 
so, giacche era no a lui notis&ime le provenzali 
poesie: le ha imitate talora, ha vissuto non po* 
CQ in Provenza, onde conosceva la provenzale 
letteratura. I Provenzali pero hanno per loro il 
fatto . Non abbiamo pOesie siciliane tanto anti- 
che , quanto le provenzali (3) . Per non perder 
tempo su tal disputa, se deve decidersi colle 
prove di fatto, stanno queste in favore dei Pro- 
venzali ; 3e coir autorita del Petrarca , questa e 
pei Siciliani . Egli e certo, che i provenzali poe- 
ti , che sotto il gloriose titolo di Trwatofi , e il 
poco onorevole di giuUarij ciee buffoni, ven- 
nero in tanta fama in questi tempi in Provenza, 
si spargevano per 1' Italia, frequentavanro le cor- 
ti de'PriHcipi specialmente nelle solenni feste, 
recitavano , o cantavano pubblicamente le loro 
canzoni, talora anche improvvisando, e sfidan- 
dosi ad un poetico certame (4) . Da cio si dedu- 
ce che la lingua provenzale era ottimamente in- 
tesa in Italia , anzi gV italiani poeti scrivevano 
in queila, dispregiando sempre la loro volgare. 
Fra i molti italiani poeti coltivatori delle pro- 
venzali Muse , si solleva straordinariamente So^- 



(2) Prcef. ad epist.fandl. 

(3) Vi sono delle poesie di Guglielmo di Poitiers y 
scritte at prinfiipio del secolo XLy mentre deWitaliam 
non se nefossono mostrare^ che verso la fine del seco" 
lo XI L 

(4) . V, Murat, Antich, Esten. torn, a. yi si parla di 
Mastro Ferrari celebre' improvsfisatore . I! accoglimento 
grazioso fatto da Azzo FIL e dalla sua corte ai pro" 
i'enza/i poeti ^ diede origine a molte di siffatte poesie 
in lode delle sue Jiglie » . 



. 



I 
I 



• 



t 



C4 DEL RINASCk DELLE SC1ENZE E LETTERE 

dello mantovano , pipeta a un tempo , ^ cavaliere 
errante; e di lur, come tale, sonp tante le avv^u- 
ture, e ambrose,- e*guerriere narrate dal Plati- 
na , dal Nostradamus , e da altri scrittori , che ci 
sembra Jeggere i Romanzi de' Real! di Francia, 
o 3' Artu J o d^gli Amadis . Poche sicufe • notizie 
peraitro ne abbiamo (5), dalle quali si deduce, 
che.fu uomo d'alto affiEire, e assai rinnotnato per 
le provenzali poesie . Ma mentre si cantavano 
in Lombardia i .rozzi versi provenzali (6) , nel 
bel clima di Sicilia le Muse facevaoo migliori 
progressi, favorite non solo da quella corte , ma 
singolarmente onorate d» quel Sovrani <;be nou 
sdegnarono di trattar )a poetica lira> e di gareg- 
giare co'poeti migliori del loro tempo. Federigo 
n. fu uno de'maggiorrpromotori d*ogm sorte 
dLletteratHra, come abbiamo v<eduto (7). Ma le 
Muse furono da lui, e da'suoi Bgli Manfredi ed 
£n2o siogolarmentecoltivate; e si riguardanc^ 
antora con veneraztone i'poetici frammenti^che 
di essi ci restano . Per essev Mecenate dei dolti 
eonviene «ver la capacitk d' appveisaP da se stes- 
so , e non col giudizioaltrui gkuomini d^V^glia. 
Tali erano i siculi Sovrani . La loro corte diven- 

• m 

(5) RolandifU>, scnttore contemporanao a Sardeltoy 
pone le avpetUure dentro i giusti limki . Da ltd si de^ 
ducey che fprsefu phrente (V EzielinOy che gli sedusse la 
torella^ Cuniza, con altre circostanze. Dante ne paria 
net Purgatorio ^ come iCuomo {Palto ^ffare^ nomina 
Cuniza nd ParadisOy e la pone nella sfcradi Venerea 
per esser passata per delte mi^enture atnorose . Anche 
Bem^enuto da fmolaparia'di Sordelle^ulto stes^o ttwno. 

(fl) In tutte le posie provenzali M quel tempi y o MS. 
o stajiipaJtey non si trovano per lo piii, che idee assai 
go muni e concetti ricercati. 

(7) Lib. ^,' cap. 5. 



\ 



sAiOGio SBCOirno 65 

ne il ceytro •dell^ eleganza ^ della tetteratura di • 
Italia anzi di Eurapa (8.) ; e il siciKaa^ dialetto 
81 soUevo ad unsrdigniUi da*&p6rar»la superiori- 
ti peroiaaente su tutti gli altri d'ltalia, ciocche 
sarebb^ aVvenuto^ w nH^no' disgraziate vicende, . 
ed uua corte dello stes6o gusto avesse avuto ia 
seguito quel regao^ appunto nello sviLuppo del- 
r italiana favella . Dante avea fatto alU sii^iliana 
lingua quel presagio, ignorapdo che egU stesso 
dovea e&sere il principal distruttore del tii lei 

£ gik in molte parti delP Italia si comlnciava- 
noii piegarerozzamente i>varj*dialetti.airara)o- . 
nia' del yers6 . Non si sa pero precisam^nt^ 
quando^ ^ dove si sia cominciato a scrivere »in 
perfetta lingua italiana . Esisteya nel tempio 
principal di f errara -la seguente isorizione : 

In miUe cento tMmpta cinque nato 

Fu qnesto tempio e a Zorzi ^dicc^ 

'Fu Nicolao scolptore 

^ Xilelmofu T ctutore . 
•CoIdPOV che haufio preto a sostenet^, ehe si'sia 
comtnciajto a scriver piu tai^di T italiana poesia^ 
voglionor isorizione impressa in tempo poste- 
riore-, giaccbe sarebbe oontro di Joro un argo- 
tioento senza replica. Ma-^appOggianno egUno su 
buope ragioni? k noi.paiono*assai leggiere. La 
jprima e Tispeeione dei caratteri cdpiati gi4', e 
coQservati; lafonviadi osst alTitaboschi Qoa.pare 

m 

(8) Cio e tantd verd , eke iljiorentino Arrigo da.Set'* 
timeuo^ poeta Imtimo non €Uspit^pole*dt*questi fempiy 
imitando Boezio, a facendo parlar ia ^ilosqfia,^ l^ fi^ 
direchs Lg, sua abitazione era in SiciitA. Melius ^ Vita 
AmSros. Cofnald, torn. i.po>g. i48« 

(9) De Vi^lg. Elog. 

T. HI, i 



i 



GG DEL RINASC. DELt.E SCIFNZE E LETTERE 

cli quei tempi ; ma al contrario lo pare al padre 
Ireneo Affb: determinate la vostra opinione da 
SI buone ragioni . II Tiraboschi oppone un altro 
argoraento, che crede piu YaleYole, che non si 
serivessero cioe in quei tempi monumenti pub- 
blici in lingua italiana. Ancor qui s'ingauna: 
bastera riferirne uno, scritto anche avanti, che 
trovasi suUa pisana Yerrucola , in un bastioue 
verso Ponen te ; A di dodici Gygno M. C. IIL ( i o) , 
onde cadono tutti gli argomenti; e Tiscrizione 
di Ferrara potrebbe pur essere del tempo, cbe 
indica,e quei versi benche italiani, per la sin- 
golarit^ d*esser de'primi , potevano averTonore 
di divenire un pubblico monumento. 

Ve un*altra celebre iscrizione in v^si italia- 
ni di casa Ubaldini, de' tempi in cui Fknpera- 
tor Federigo I. venne in Tos«;ana (if). Questa 
si tratta d'apocrifa dal Tiraboschi, perche vi e 
sbaglio nella cronologia, giacche si dice nelFisr 
crizione,che Federigo era in Mugellonel mesedi 
luglio 1 1 84, e altrondesi crede dai piu esatti cro- 
Dologisti. che non vi fosse, che Tanno appres- 
so. Questa e una migliore obiezione, ma chi vo- 
lesse sofisticare potrebbe dire , quanto facilmen- 
te si sbagliava la cronologia di quei tempi di 
ignoranza , e aggiungere, che lo stesso Giovan- 

(id) Cav, Flam, dal BorgOy diss, 8. Parimente sotto 
P anno ia56^ si riporta un* altra ridicola iscrizione itor 
liana y fissata al confine degli stati pisani coi gcnovesi 
in onta di qtiestiy doe: 

Scopa Boca al Zenoese , 
Crepa cuor al Portovenerese, 
Streppa Borsello al Lucchese . • 

Dal Borgo diss. 4< <^ nota . 
(ii) Borghini, Disc. p. a. 



* 6AGGIO SEGONDO 67 

<ii Villani pone la venuta di Federigo nel Itiglio 
1184, 

Vorrei poter con fondamento sostenere , che 
il primo nobilitatore del volgare italiano , che 
dalle bocche del volgo lo portasse alle carte imi- 
tando i siciliani, fosse un toscano , cioe Lucio 
Drusi di Pisa; ma le memorie di questo pregio, 
tanti secoli posteriori al fatto, ed appoggiate a 
base troppo instabile, lasciano nellameute d'un 
saggio critico almeno una ragionevole incertez- 
za. L'esistenza di quel poeia e fondata suUa as- 
serzione di Pier Francesco GiambuUari vissuto 
quattro secoli dopo; esso nel Libro Origine del^ 
la lingua fiorentina v'l^ovtA un sonetto supposto 
scritto da un Agatone Drusi a Cino di Pistoia , e 
comunicatogli da un Pietro Orsilagodi Pisa: ec- 
colo : 

& ilgrande avolo mio , chefu ilprimiero , 
Che ilparlar Sicilian giunse col nostra , 
Lassato avesse un opera d! inchiostro j 
Come , sempre ch'e' visse, ehbe inpensiero ; 
Non sarebbe oggi in pregio il buon RoinierOy 
Arnoldo proyenzal , ne Beltram vostro , 
Che questo de* Poeti unico mostro 
Tenia di tutti il trionfante impero . 
Ei di sentenzie , e d amorqsi detti 
Gli vinsey e di dolcissime parole , 
Ma nelt invenzion vinse se stesso . 
Non BruneUesco o Dante sarian letti^ 
Che la luce di questo unico Sole 
Sola rilucerla lungi e dappresso . 
Ci si parano innanzi molte riflessioni . Se que* 
st'uomo rose si segnalato servigio alT ilaliana 
poesia, com' e avvenuto, che iiiuno ne abbia 
parlato di quei , che hanno date le debite lodi 



68 DEt RIN\SC. DELLE SGIENZC £ LETTERE 

agritaliani antichi poeti, (X)me ha fatto Dan* 
te, Pelrarca, e tanti altri scrittori? Come mai 
questo de'poeti unico mostro e andato negletto 
da*suoi contemporanei , e da tanti altri di poco 
posteriori scrittori? come la luce di quest' uni- 
co Sole e restata all'oscuro? Se I'autore del so- 
netto non ha veduto i poerai da Lucio perduti 
per mare, come puo egli asserire che se si fos- 
serp conservati, tanta era la lofo elegdnza, che 
Dante non sarebbestato piu letto? Dopo la sup- 
posta disgrazia essendo morti appena nati quci 
poemiycome hanno i Toscani imparato da lui 
a poetare? Che ha egli dunque fatto? Che signi- 
ficaHo quelle parole: 

// parlar Sicilian giunse col nostro ? 
Si dice: le parole italianefinivano in consonant* 
ti, ed egli ha insegnato a terminarle in vocali, 
come le siciliane: si suppone senza prove, che 
terminassero in consonanti, comecche il Drusi 
insegnasse a terminarle in vocali (i^). Questo 



(12) Vi ha tutto il fondamento di credere <, die le 
parole latincy'nel cangiarsi che facevano in iteUiane , 
prendessero subito la desinenza in vacate. Si consulti la 
Carta deW archivio di Lucca , che e del secolo f^III. , 
o al piu del IX. riferita da noi (Saggio Primo^ torn. 2.) 
stritta con latino barbaro nelle stesse parole e maniere 
italiane malatnente latinizzatCy e si conoscera, che le 
parole terininas^anjo Jin d* allora in 'vocale . Quanto si 
"viene piu avanti^ si trot/a la lingua italiana piii^r^ 
mata, ma composta di parole ^ che terminano in voca* 
le , come piii chiaramente si scorge in una Carta pub* 
blicata ddW UghelU (Ital. Sacr. torn. g.J che appartie* 
ne air anno 1 1 aa ove si tratta di confini dei beni de^ 
gli Arciuescovi di Rossano . Trovnnsi in essa molte rotr^ 
ze parole italiane terminate in vocale ^ come la terra 
ad biita esce per la ditto sem a Groinico , e U foDti ao* 



8AGG10 8ECON DO 6g 

idtesso sonetto , che si adduce per fbndamento 
deir ipotesi , ha egli la tinta.dei tempi di Messer 
Cino? qualcuno vi trovera uno stile piu franco^ 
e meno duro di quello allora usato, e percio 
potri cader sospetto d' esser opera di tempi piu 
bassi. Dopo tutte le addvtte riflessioni, il letto- 
re interfoghi il suo iutimo seoso , e faccia il 
giudizio che quello gli detta . 

De*siciKani scrfltori involgarpoesia^il pnrimo 
i di cui versi sieno a noi giunti,^. CiuUo dal 
Camo. Dopo lui, di* quasi a lui contemporanei 
se ne contano molti, ed una lunga lista d'altri 
ro2zi poeti italiani, la quale acquisterebbe una 
singolare celebrity, se realmente vi si potesse 
contare S. Francesco d' Assisi (l3), e il suo com- 
pagno fra Elia da Cortona , come vi si conta fra 
Pacifico , suo discepolo» ( che coronato poe- 
ta da Federigo II. , dalle profane Muse fu dal 
Santo chiamato al chiostro) e come vi si conta« 
no i due Re di Sicilia Federigo II. , e* Manfiredi, 
£nzo di Sardegna, *e il rinomato Pier delle Vi- 
gne (i4)- La Tosoana sopra tutti gli altri paesi 

qua trondente in Verso torilliana, ed esce per diclo 
font^ alio Vallone de Ursara, e lo Vallone apendino ca* 
la a lo forno etc.* Radevico (Cronic. e sun continuazione 
L n. cap. 66 J rtt4:conta eke nelTelezione delV Antipapa 
Vettorej anno 1 1 Sp, i suoi partigiani si udiron gridare: 
Papa Vittore Santo Pietro lo elegge ; onde si scorge in 
tutti i monumenti che restano , che le parole della lin* 
gua italiana terminavano itt vocale prima dell* eta del 
supposto Drusi, 

(i3) I cantici a lui attribuiti Jurono da esso scritti 
in prosa , e da qualche incerto scrittoH posti in ^versi. 
P. Iren. Affd , disser, su i cantici di S. Francesco, 

(i4) Fra Pacifico fu certannente uno de* primi poeti 
ita/iani, n^ntre stette al- secolo, ed ebbe anche tanta 



« 



I 

r 



70 PEL RINASC. DELLE SCfENZE E LETTERE 

abbpndo nel secolo XIII. de'primi coltivatori del- 
le Muse italiane . Appena v' ha citta o eastello , 
che non ne vanti alcuno. Folcacchiero , Mico, 
Bartolommeo Macotni ec. temprarono la rozza 
lira in Siena; Gallo , o Gallelto , Girolamo Ter- 
magnino, Pucciandone Martelli in Pisa ; Meo Ab- 
bracciavacca in Pistoia : il giudice Ubertino in 
Arezzo : Folgore in S. Gemignano : Terino in 
Castel fiorentino; e questa lista si potrebbe al- 
liingare straordinariamente, se al namero corri- 
spondesse il genio^ e Teleganza (i5): ma niuna 
citta ne ha data una lista si lunga al par di Fi- 
renze. Tuttocio mostra quanto le Muse italiane 
fino dal primo loro nascere spirassero con deli- 
zioso piacere Taur^ gentili delle toscane colline. 
Da questa folia di poeti nascenti convien distin- 
guere alcuni o contemporanei, o predecessori 
di Dante , e sopra ogn'altro ser Brunetto Latini 
figlio di Buonaccorso dei nobili da Scarniano. 
Fu, secondo r uso di quei tempi, uomo d*af&ri, 
e di lettere; per usar le parole d'un antico sto- 

celebrithy da esser coronato da un Imperatore ; poscia 
S, Francesco lo trasse dal Parnaso al chiostroy c la sua 
Musa si tacque. Se questo pacta nonfu santo, lo fa il 
beato Jacopone da Todij di cui si canseivano ancora 
le poesie . Egli in vary tempi sostenne nel mondo tre di-^ 
versi caratteriy tiipoctay distoltOy efinalmente di santo. 
( f^, il Crescim, Co mm, della Poesia torn, a. Quadrio 
Ist. della Poesia torn,. 2. ) Scrisse deHe poesie contra Pa^ 
pa Bonifazio VIIL , onde quando questo occupb Pale^ 
strina, lo condannb alia prigione , d* avanti alia qua- 
le passando un giorno il Papa domando ad Jacopone 
quando crederebbe d^uscirncy ei^li rispose: quando 
v' entrerai tu , loche si verifico in breve tempo . Le sue 
poesie y bene fie assai razzcy/anno testa di lingua. 
( 1 5) f^. Crescimb. della volg. poesia t, 3. Quadrioy ec. 



SAGGIO SECONDO 7 1 

rico, digrosso 1 Fioreutini , e gli fece scorti in 
ben parlare , e in saper guidare, e reggere la Re- 
pubblica secondo la politica ( 1 6) : servila patria 
co'suoi talenti nelle pubbliche caricbe; i tempi 
difficiliy ne' quail visse, loinvolsero uelle fazio- 
ni;3eguace della Guclfa che dominava in Firen- 
ze, fu, come il piu eloquente, nelFanuo istGo^ 
inviato con altri ambasciatori ad Alfonso Re di 
Castiglia, e Leone eletto Re de'Romani, per in- 
vitarlo a venire in Italia, e coutrapporlo a Man- 
fredi promotore de' Ghibellini. I^ fatale rotta di 
Monte Aperti interruppe Fambasciata. Fu Rru- 
netto con tanti altri obbligato a ritirarsi in Fran- 
cia, ove scrisse il suoTesoro in lingua francese^ 
che contiene precetti di morale, politica , filoso- 
fia , eloquenza. Sono languidi raggi di luce, cbe 
appariscono fra una grande oscurit^ : ne si vuo- 
le omettere, che in esso parlasi della bussola da 
navigare, invenzione falsamente ereduta poste- 
riore . Il Tesoro originale e inedito , e se ne co- 
nosce solo la traduzione di Bono Giamboni. II 
Tesoretto poi e una specie di compendio del Te- 
soro scritto da Brunetto in versi italiaui rimati; 
e Timroaginazione ha avvivati alquanto i freddi 
precetti morali del Tesoro . Si finge in esso che 
Fautore smarritosi in una selva incoutra la Na^ 
tura , che gli ragiona di tutto cio, che puo ador* 
nar Fintelletto ed il cuore . La traduzione di al- 
cuni squarci di Sallustio, del libro delF Invenzio- 
ne di Tullio, e le sue orazioni non hSlnno altro 
merito,'che quello dato loro dal tempo , in cui 
sono scritte , ne vuolsi consigliare alcuno a leg- 
gere il PataJJio per non diminuir la stiraa di 

(i6) Gio. VilL Stor. lib, 8. c. jo. 



7 a DFL RINA8G. DELLE SGIEIfZE E LETTERS 

quest' uomo . Ritorno per le solite vicende aJla 
patria, e fii certamente il piu dotto delta sua 
eta. Non e a lui piccola gloria Tessere stato 
maestro di Guido Cavalcanti, e di Dante. Mori 
n^lVanno 1^94; ^ un decente sepolcro nel chio- 
stro di S. Maria maggiore attesta la gratitudine 
della patria (17). 

Dope Bruoetto giova rammentare alcuni al- 
tri come Guido Guinioelli , beuche non tosca- 
no, ma bolognese, in grazia della stima, vh^ 
n'ebbe Dante; Guido Cavalcanti, Fra Guittone 
d'Arezzo , e Cino da Pistoja , resi illustri forse piu 
dai versi di Dante, che dai loro proprj . La cau- 
sa delle lodi da esso date a Guido Guinicelli, e 
fbrse per lui ai Bolognesi, si cerca invano net 
suoi versi; ma egli lo chiama suo* padre e mae- 
stro; e si rallegra tanto a vederne Tombra, per- 
che probabilmenteal tocco, benche debole delle 
sue corde, Tanima poetica di Dante aucor tene- 
ro s' era desta , ad avea cominciato a batter la 
carriera di Parnaso ; e una dolce venerazione , 
talora anche soverchia , si conserva ai primi no- 
stri maestri. Maggiori scintille di poetico genio 
compariscono nelle canzoni di Guido Cavalcau- 
ti, dotto gentiluomo fiorentino, riconosciuto da 
Dante per superiore al Guinicelli, che dopo aver 
sofferto ancor esso nelle discordie della patria , 
come Dante, Tesilio, pote ritornarvi per breve 
tempo a finirvi i suoi giorni (18). Qiresti sono 

(17) Serie de* Ritratti iT illustri Toscani, ' 

(18) Nelle sue poesie il Cavalcanti ceUbra spesso 
Mandetta di Tolosa, di cui probabilniente s* innamorb 
nel pellegrinaggio a S, Jacopo di Galizia^ rarnmentato 
da Vino Compagni, La sua canzone sul terreno amore 
ebbe una straordinaria celebrita, giaceke Jecero a ga^^ 



S A GOTO SECOWnO 7 3 

amai lodati da Dante, ma rintimo .senso gli di- 
oea, che valevapiu di loro:lo che, quantunque 
da lui Yelataniente s' esprima, il velo pero e as- 
sai trasparente (19). Fra Guittone d'Arezzo non 
fiolo dev'esser nominato tra i fondatori dell'ita- 
liana poesia, ma coipe quello che ba dato legge 
e forma ad una delle piu leggiadre composizio' 
ni , ctoe al Sonetto (ao) , che, quantunque per la 
rigida legge de'confini fra i quali e ristretto, sia 
asfioniigliato al letto di Procuste , innumerabili 
poeti italiani hanno saputo felicemente adagiar- 
tUi , e si puo dire che quel genere di poesia ap 
partenga quasi esclusivamente all' Italia , contan- 
4io tanti e si leggiadri sonetti la nostra lingua , 
e si pochi le forestiere . Fu fra Guittone dell'or- 
dine dei cavalieri Gaudenti , cavalieri , che inve- 
ce d'essere i sostenitori dei oavallereschi puntigli 
delicatamente ridicoli , professavano il lodevole 
istituto di rappacificare i nemici, e riroettere 
I'ordine, e I'aniicizia nelle citt^ divise dalle fa* 
zioni . Di lui abbiamo delle lettere, che sono le 
prime scritte in lingua italiana : pio e devoto , 
egli fu il fondatore del Monastero degli Angeii 
di Firenze. Tolti i nominati , tutta Taltra nume- 
rosa foUa de' poeti contemporanei a Dante, o di 
poco posteriori, e immersa neiroblio,donde i 

ra a commentarla Egidio Colonna, Maestro Dino dal 
Garboy Jacopo Miniy Plinio Tomacelliy Pagolo del 
bosco ec. , celebrita che ai lettori modernijbrse parra 
sovercIUa. 

(19) Cosi ha tolto I'uno airaltro Guide 
La gloria delta lingua, e forse h nato 
Chi r uno e I'altro cacceri di oido. Dante. 
(ao) CrescinU^. 1st. della volg, Poes. 
T.IIL A 



74 PFL BTNASG. DFLLF SCIFWZE E. 1.ETTERE 

stiita tratto tratto dagli eruditi disotterrata per 
mostrarsi un momento, e subito ricadervi. 

In bocca di costoro la volgar poesia ancor 
bambina balbettava rozzamente. Dante la con- 
dusse alTetk del vigore, e mostro, che ella po- 
teva sollevarsi alia dignita della inadre . Abbia- 
mo diffusamente mostrato quanto gli debba la 
lingua italiana neiresporne la nascita, e i pro- 
gress! (121). Ma conviene arrestarci alquanto so- 
pra un uomo grande, e sventurato, e che pare 
giustificare quell' apoftegma.d'un illustre filo- 
sofo, che quando la Natura dona (e la dona 
tanto raramente ) la sublimit^ dell' ingegno, I'ao- 
compagna.con quell' anatema : sii uomo grande y 
e sii infelice (^a) . Nato Dante di nobile , e anti- 
ca prosapia in Firenze , non valutando questo 
pregio, anzi credendo contro i gotici pregiudizj, 
che invece di prender lustro dal tempo , vada 
sempre oscurandosi , se dai discendenti non sia 
tratto tratto awivato con belle imprese (a3), 
servi la patria da ottimo cittadino, e la illustro 
colle sue opere . La Natura nell' impastare le 
qualita necessarie a un gran poetaj, le ha con- 
giunte con un'anima estremamente sensibile. 
Di questa dette segni anche troppo soUeciti 
Dante, che all'eta di ganni non ancor compiti, 
veduta una fanciuUetta di circa la sua elk , Bea- 
trice figlia di Folco Portinari cittadino fiorenti- 



t 



ai) Sa^o Primoy torn. a. 

aa) D^jilemberty Eloges dd V Academic Francoisc, 
(a 3) Paragona la nobilta ad un marUello^ che va 
continuamente scorciandosi , Farad, cant. 16. 
Ben se*tu man to, che presto raccorce, 
Sicche se non s appon di die in die ^ 
Lo tempo va d^intomo coUa force. 



SAGGIO 8EGONDO 75 

no (s4)» resto profondamente ferito d^ am ore, lo 
che appena si crederebbe , se aon ce ne facesse 
fede egli stesso Del principio della Fita Nuos^a . 
Dalla singolar maniera di descrivere quest' av- 
yenimento, si puo conoscere e la sensibility 
deiranimo, e il fervore d' un' imEnaginazione 
straordinaria . Fu fortunate quest' amore per Ti* 
taliaaa poesia , giacche desto di buon' ora la 
Musa di Dante, e la volse a scriver de'versi li- 
rici per la sua donna, che furono un preludio 
al gran poema • In questi versi giovenili si mo- 
stra assai superiore a cbi lo avea preceduto, e a 
quelli con cui viveva; e cbi e esercitato nella 
lettura del Canzoniere del Petrarca riconoscera 
non poche traccie dei pensieri, e delle frasi di 
Dante (^5). Lamore cosi fervido, come ne'genti- 

(24) Fu esso iljbndatore dello spedale di S. Maria 
Nuova, an, 1280. 

(2 5) Per esempio la canzone i3 fediz, di Venezia 
dello ZaZta ) sulla morte di Beatrice: 

Ohime! lasso, quelle trecce bionde, 
Dalle quai rilucieno 
D'aureo color li poggi d' ogn'intorno, 
Ohim^ ! la bella cera .... 
Ohime ! il fresco, ed adorno ec^ 
e imitata dal Petrarca nel sonetto 

Ohim^ il bel viso, ohim^ il k)aye sguardo! 
Del sonetto die incominciay 

lo maledico il di, ch' io yidi in prima 
La luce de*yostri occlii traditori, 
£ il punto, che yeniste in sulla cima 
Del core a trarre Y anima di t'uori : 
E maledico I'amorosa lima ec. 
si scorge la medesima orditura irt qiiello del Petrarca: 

lo benedico il mese, il giorno, e I'anno ec, 
Ed alia f^ergine : 

Tu sai che in Te fu sempre la mia spene , 
Parimeate nelle ballate prima e seconda, assai elc^ 



76 DEL RINASC. D£LLE SCIENZE E LETTE&E 

li animi avviene, non solo uon gHmpedk le aerie 
applicazioni , aiizi lo spinse ad opere gloriose. 
Fu istruito specialmente da Ser Brunetto Latioi. 
Ma Dante avea poco bisogno di maestri . 

Tutti i leggitori, e i commentatori di Dante 
si sono maravigliati , e lo hanno accusato d in- 
gratitudine,per aver condannato airinfernoper 
un peccato infame il suo Maestro Brunetto: non 
lo ha certamente fatto per odio, che gli portas- 
se, giacche trovandolo in quel luogo gli parla 
con tenerezza : 

Che in la mente m efitta^ ed or m ax^cora 
La cara buona ima^nepaterna 
Di voij quando nel mondo ad ora ad ora 
M^ insegnavate come tuotn s'etema ; 

E quanto io Fabbia in grade fin cK io vivo 
Convien , che nella mia lingua siscema . 
Non si puo spiegar cio in altra guisa, se non 
supponendo , che Brunetto fosse si difiamato per 
quel vizio , che il porlo altrove fosse parso un 
tradir la verita . E invero una espressione di Gio. 
Yillani, con cui dopo un lungo elogio ci dice, 
ma file uomo mondano , ci conferma nella con- 

gantiy si trover anno de* bei pensieri imitati dal Petrarca^ 
La settima e un' imitazione della fcwola della cornao^ 
c/tia d' Esopo , con qualche felice variazione • 
// Sonstto terzo 

Ella uii ha fatto tan to pauroso, 

Poscia ch'io vidi il mio dolce signore ec. 
ricorda F altro 

Dagli occhi della mia donna si move 
Un lume si gen til , che dove appare 
Si veggon cose, ch'uom non pu6 ritrare 
Per loro altezza , e per loro esser nuove : 
E da'suoi raggi sopra il mio cuor piove 
Tanta paura ec. 



8AGG10 S£GO]fOO ' 77 

gettura . Non era meglio pero che Dante lo la* 
sciasse in oblio ? Forse egli credette suo dovere 
in un' opera, in cui faceva TuBzio di Minosse, 
dove avea preso a nominare le persone a lui 
note, il giudicarlo secondo 1' universale opinio- 
ne . Con un carattere scrupolosamente seguace, 
ed assertore inflessibile del vero, pote creder 
Dante, che gli sarebbe rimproverato il suo si- 
lenzio. come un'adulazione al maestro , a vendo 
egli gia detto : 

E s* io del vero son timido amico , 
Temo diperder vita appo coloro , 
Che questo tempo chiameranno antico. 

Coltivava gli studj , e serviva a un tempo la 
patria, e col senno, e coUa spada, quando ne 
facea di mestiero. Nella sanguinosa battaglia di 
Campaldino uel suo a4^ anno, combatte valoro- 
samente, e si trovo nel maggior pericolo: Tan* 
no appresso perde la sua Beatrice nel fior degli 
anni, ma ne porto fino alia tomba Timmagine 
scolpita nel cuore . Fu impiegato in parecchie 
ambascerie, e in una di queste probabilmente 
fu a Parigi (^16) . Si occupo negli studj in quelle 
University ; e se deve prestarsi fede al Boccaccio, 
vi sostenne pubbliche dispute di teologia. Una 
delle prime dignita della sua patria, cioe il Prio- 
rato, a cui fu inalzato, lo involse in lunga serie 
di calamity , che gli amareggiarono tutto il resto 
della vita . Si trovava in quella carica nel tempo 
di pericolosa crisi delle fazioni dei Bianchi , e 
Neri , cioe quando si tratto se ricever si dovesse 
in Firenze il Re Carlo mandato dal Papa, appa- 
rentemente per sedar le discordie, ma in realtk 



(a6) F'ita di Dante; Fedi Memorie ec, / 



V 



78 D£L RINASC. D£LL£ SCIENZE E LETTERS 

per cacciarue i Bianchi. Dante, non solo come 
aderente al partito de'Bianchiy ma perche cosi 
portava T utile, e la pace della sua patria, so- 
stenne che non si ricevesse. Ma la frode e la 
forza ve lo fece ricevere nelFanno i3oi , onde 
avvennero tante calamity ai Bianchi a suo luogo 
descritte (27). Dante, che si trovava Ambascia- 
tore al Papa, fu condannato alFesilio, e ad una 
grossa multa pecuniaria : e siccome V iniquity 
amava di prendere una vernice di giustizia , e 
si cercava un pretesto, fu assente condannato, 
nel 37 Gennaio 1 3osi , per baratteria supposta 
usata nel suo officio del Priorato. Si e veduto 
con quanto poca equity si facessero in Firenze 
igiudizj criminali(28):terminato ii suo impiego, 
aveane riportata la solita approvazione, onde la 
sentenza fu per ogni lato ingiusta (29). Non solo 
r irregolaritk delgiudizio, e la rabbia del partito 
manifestano TiniquiU della sentenza, ma anche 
r opinione comune de'posteri, continuata dai 
tempi di Dante ai nostri , che lo considero co- 
me vittima delle fazioni . Da questo punto co- 
mincio per lui una vita infelice . Dagli agi della 
sua casa, dalla situazione onorevole di principal 
cittadino d*una delle prime repubbliche d*£uro- 
pa, esule, e costretto a mendicare il pane (3o) 

(27) Lib, 3, cap, 8, 

(28) Lib, 3, cap, 8. 

(29) Quest' atto di commedia , ossia il giudizio e 
condanna di Dante, ^ ritrovato dal SavioU nelF oT" 
cfuvio delle Riformagioni, 

(30) Lo dice chiaramente in quei versi, che pone in 
bocca a Cacciaguida (Par, c, iy,J 

Tu proverai si come sa di sale 

Lo pane altrui; e quanto ^ dure calle 
Lo scendere e salir per Y altrui scale . 



SACGIO SECONDO 79 

alia corte dei Principi, e dei potenti Signori 
d' Italia , dotato d''un carattere severo nonfacil- 
mente pieghevole, e percio mal atto a piacere in 
quei luoghi, si puo dire, che pel resto della sua 
vita fosse infelice. Benche accolto benignamen- 
te da molti Signori italiani, e in specie da quei 
della Scala (3i), un ospite del suo carattere non 
poteva a lungo esser gradito ; raolto piu essendo 
dotato di tanto alti pregi da eclissare tutti gli 
altri cortigiani per dottrina , e talenti , lascian- 
doli sotto di se a gran distanza ; superiorita , che 
bisognerebbe aver V arte di nascondere , o far- 
sela perdonare con molta umilta , e talora bas- 
sezza; qualita, che non albergavano nel cuore 
di Dante (3a) . Abbandonata la corte dei Sigaori 

(3i) Si danno gran pena i critici per aggiustar la 
cronologia di varj ospizj di Dante, Si conviene per le 
memorie , che si hanno delle azioni di esso , che fosse 
accolto dal Marchese Morello Malespina^ e poi pas^ 
sasse alia corte dei Signori della Scala . Ma se cib e ve* 
roy comepoteva il suo antenato Cacciaguida predirgli 
(Para>d. c. 17.^ 

II tuo prime rifugio , il primo ostello 
Sari la cortesia del gran Lombardo, 
Che in sulla scala porta il santo uccello ? 
Non pab in altra guisa sciogliersi ilnodoy che interpe^ 
trando aver Dante voluto signi/icare il principale per 
primo y cioe ov* ebbe piii lungo o piu splendido ricovero. 

(32) Uodio dei cortigiani y e la stima a un tempo 
"verso Dante , si scorgono in quella indiscreta interro" 
gazione di Cane a DantCy e nelF amxtra risposta di que^ 
sto riportata dal Petrarca ( Rer, memor. lib. IV.). 
Gli dimandb un giorno Cane qual mai era il motivo, 
che un balordo buffone ,- che si trouava alia sua corte, 
fosse amato da tutti y ed egliy riconosciuto per uomo 
grandcy odiato da tutti ? Rispose Jrancamente Dante y 
non esser maravigliay giacche P amore ed arnicizia na^ 
scono da somiglianza di carattere • V interrogazione 



8o DEt RIWASC. DELLS SCTEITZE E LETTKRE 

della Scala, ando erraildo questo disgraziatouo- 
ino per Tltalia , mendicando un ricovero (33) , 
e accolto onorificamente dapertutto, termino fi- 
nalmente in Ravenna presso i Signori da Po- 
lenta una vita infelice (34) . Si racconta che egli 
]a finisse, vestendo Tabito religioso diS. Fran- 
cesco y in quality di Terziario : come probabil- 
niente lo aveva preso , e deposto nella sua ado- 
lescenza (35). II tempo, che spegne gii odj , e 
pone gli uomini grandi al loro posto , facendo 
conoscere ai Fiorentini Fingiustizia, tentarono 
essi, ma invanopiu volte d'averne le ossa: forse la 
sua Ombra , se fosse stata evocata , avrebbe det- 
to come Scipione : ingrata Patria , non possede- 
rai le mie ceneri . 

Nel tempo delFesilio scrisse per la maggior 
parte F opera sua piu sublime, cioe la divina 
Commedia, come Milton nel tempo della sua ce- 

avviliva Dante; la risposta gli avvilwa tutti. Sara dif^ 
Jicile il determinare da qual parte fosse maggiore Viry^ 
discretezza. E facile il Dedere, cfie dopo una sMuta 
risposta, la corte della Scala nonpoteva esserepiu aii" 
tazione per Dante . 

(33) Questi via^ di Dante e i varj asili^ siposson 
leggere in molti libri, ma in specie nelle diligenti ma^ 
morie sulla vita di Dante delV eruditissimo Sig. Pelli; 
neirisL lett. del Tirab. ec, 

(34) Era nato nel i265, e fhori nel iSai^ aWeta 
percio di anni 56. 

(35) Cke Dante vestisse Fabito religioso diS. Pran^ 
cesco nella sua adolescenza^ e attestato da un commen'^ 
latere, il Butij che scrisse soli 70 anni dopo Dante, on," 
de e di qualche peso ba sua asserzione. I giovani, e 
specialmente quel dotati di fantasia fen^ida, fanno 
spesso leggermente siffatta risoluzione, II Sig. DiSe^' 
grais chianuwa questo fervor pass^ero , H vajolo del'-- 
lo spirito . 



SAGGIO SECONDO 8 1 

cita e disgrazia scrisse il Paradiso perduto. II 
sublime lavoro fu pero, secondo le migliori con- 
getture, cominciato in Firenze. Molti scrittori 
hanno voluto negare a questa citta , come cru- 
dele matrigna di Dante, la gloria di averne spi- 
rato il sublime pensiero, e i primi alii concetti. 
Fra quest! si e distinto il Marchese Maffei , eke 
dair esser nominato nel primo canto il gran 
Veltro, da lui interpetrato per Cane della Scala, 
crede , che il complimento sia fatto per gratitu* 
dine della benigna accoglienza, e percio i^e de- 
duce, che lo stesso canto I. sia nato dopo I'esi- 
lio; quasi non avesse potuto lodarne Tanima 
generosa anche prima di sperimentame i bene- 
fizj . Altri noto , che nel canto VI. Ciacco glipre^ 
dice la cacciata dei Bianchi, in cui egli fu in- 
volto. Convien fare su questo articolo un'im- 
portante osservazione . In opere lungbe non di 
rado awiene, che dopo averle compile, o alme- 
no essersi in quelle assai avanzati, ipoeti vi tor- 
nano sopra , e vi tolgono , o vi aggiungono dei 
pensieri, che credono opportuni , e tali sono o 
i compliment! , o le profezie . Boileau quando 
era irritato, o quando si riconciliava con qualche 
autore, ne inseriva , o ne toglieva il nome dalle 
sue satire. Egli eper questo, che nel Dittamon- 
to di Fazio degli Uberti riesce impossibile aggiu- 
star la cronologia senza questa supposizione (36). 
Chi avesse il roanoscritto primo di Dante, chi 
sa quante potrebbe osservare di siffatte addizio- 
«i . Il complimento fatto al gran Veltro , la pro- 
fezia di Ciacco , e forse anche quella di Farinata , 
sono probabilmente aggiunte in appresso . I3n 

(36) Tiraboschif ist. della Letter, torn, 5. 
T. UL I 



• 



• 



8a DEL RI?rASC. DELLE SCIEITZE E LETTERE 

fatto^ che Don ha Faria d^essere a^unto dopo, 
e la domanda fatta nel canto X. da Cavalcante 
se il suo figlio e in Tita : la risposta affermativa 
che Dante ne da a Farinata ( giacche Taltro non 
ha la pazienza d'aspettarla) pare dimostri chiara- 
inente, che quando Dante scriveva il canto XVI. 
Guido Cavalcanti vivesse: esso mori innanzi al- 
Tesiliodi Dante, cioe nel i3oo,come nota Gio- 
vanni Villani: resta percio provato che al tem- 
po del suo esilio , era il poeta giunto almeno al 
decimo canto , e forse piu oltre. Non v'ha aicun 
ragionevole motivo che il CaValcanti fosse mor- 
to, e che Dante lo fiuga in vita: onde questo 
passo mostra , che il poema fu cominciato in Fi- 
renze . £ anche di qualche peso Y autorita del 
Boccaccio , nato prima della morte di Dante, che 
attesta essergli slato contato da Andrea di Leo- 
ne Poggi cugino di Dante, aver esso dato a leg- 
gere a Dino di Messer Lambertuccio Frescobaldi 
i primi settecanti, che forse eran quelli che avea 
messi al pulito .Ne molto distante da quelFet^era 
Franco Sacchetti, che ci racconta T a neddolo del- 
la bizzarria di Dante, e in che maniera si.vendico 
di quel fabbro, che storpiava cantando i su6i 
versi come una volgare canzone ( novella 1 14 ) ; 
aneddoto che dovea comunemente esser noto. 
La f^iia nuova fu da Dante scritta prima del 
suo esilio , inr Firenze, subito dopo la morte di 
Beatrice, come dallastessa si deduce: or ivi si 
scorge che o aveva incominciato a scrivere o ad 
iramaginare almeno il vasto soggetto , nella pri* 
ma canzone, che incomincia: 

Donne che avete inielletto dt amore , 
fingendo che i beati domandino a Dio che vo* 
glia ornar il Paradiso colFanima di Beatrice, 



SAGGIO SECOIfDO' 83 

Ix> Cielo , che non ha altro difetto 

Che J! aver lei, alsuo Signor la chiede . 
Iddio risponde : 

Diletii miei^ or sqfferite in pa^e , 
Che vostra speme sia quando mipiace: 
La ora e un , che perder lei s'attende , 
» E che dira nelF Inferno ai malnati , 
» lo vidi la speranza de beaii : 
onde il poema in quel tempo o era incomiaeia- 
to y o imaginatane ia tessitura . II dotto Sig* Cano- 
nico Dionigi tanto benemerito della divina Corn- 
media ha dimostrato colla piu scelta erudizio- 
ne che Dante non riparossi a Verona, che dopo 
I'anno iSii. Mori nel i320: si puo egli imma- 
ginare che si gran lavoro fosse incominciato si 
tardi , e si presto compito (37) ? Da tutto cio pa- 
re non possa porsi in dubbio che all' epoca del- 
Fesilio di Dante il poema non solo fosse gia co- 
minciato, ma anche assai avanzato. Ma occupia- 
moci nel grandioso lavoro , piuttostoche nelle 
circostanze . Kiente e piu inutile, dice un gran 
scrittore inglese, facerido delle osservazioni sul 
Paradiso perduto, delle questioni di nome : on- 
de lasciaijpdo a parte, perche Commedia (38) ab- 
bia Dante chiamato, ciocche altri vorr^ appellar 
Poema, basta Tosservare, che dentro vi si trova- 

(37) Serie d* anedd. ec, Sa^g. di critica sopra Dante, 

(38) Dante nel lihro de Vulgari Eloquentia, distin^ 
gue tre sorti di stiii: per Tragoediam'superiorem stilum 
induimus ; per comoediani ini'eriorem , per elegiani sti* 
lum intelHgimus miserorum: onde si deduce che intitO" 
lo Commedia il poema, intendendo di scrivere nello 
stile di mezzo . Questa ossen^azione che 5' attribtiisce il 
Marchese Majfei, era statafatta dal Tasso alia lezio^ 
ne sopra il sonetto del Casa * 

Questa vita mortal ec. 



84 DEL RINikSC. DELLE SCIEUZE C LETTERS 

nobellezze d'ininiaginazione, e di stile eguali a 
quelle d'Omero, di Virgilio, e di qualunque al- 
tro piu gran poeta; gl' ingegni sublimi sono in- 
ventori, invece di esser servi, e imitatori d'al- 
trui. Noi non abbiamo in questo genere, che 
cinque o sei capi d' opera, ossia grandi poeroi 
narrativi . Omero ha scritto 1' Iliade non con 
quella regolarita , che vorrebbe un freddo criti- 
co: il modesto e timido Virgilio lo ha imitato, 
temperaudo con piu ragione il minor fuoco del- 
la fantasia , e supplendo colla morbidezza e soa- 
\itk d'un colorito, che e senipre piacevole agli 
occhj , alia forza, che qualche volta gli manca . I 
critici , osservando quei poemi j hanno scritte le 
regole, ed hanno detto agli altri poeti: eccovi le 
traccie sopra di cui dovete camminare , i limiti , 
che non \e dato d'oltre passare . Ma Dante, 
FAriosto, e Milton non eran fatti per chiuder- 
si in limiti , e seguir delle traccie servili . Nati 
peressere creatori , hanno battuto nuove strade, . 
e son giunti a farsi ammirare dai posteri. Han* 
no ottenuto il fine; dunque i mezzi eran ottimi: 
sono stati creati dalla Natura legislatori del gu- 
sto, piuttosto che soggettati alle meschine leggi 
dei critici, leggi che non hanno giammai pro- 
dotto alcun capo d' opera. Quante piu sono le 
strade, che conducono al gran fine di dilettare, e 
istruire gli uomini, tanto maggiore si mostra la 
iecondita della Natura. Queste riflessioni sono 
il termine, a cui dopo tante discussioni suUa di- 
vina Commedia , F Orlando Fuorioso , e il Para- 
diso perduto, conviene finalmente ridursi . Il p«>e- 
ma di Dante non rassomiglia pel disegno ad al- 
cuno degli antichi o moderni ; e un'originale in- 
venzione poetica d'un disegno grande, e nuo- 



SAGGIO SEGONDO 85 

TO , ove non convien cercare la regolar condotta 
col critico compasso d' Arstotele ; ma la natura 
qiialche volta rozza, e selvaggia e pin grande, 
percbe libera di spiegar tutte le sueforze, e non 
soffogata' dair arte . Figuriamoci un' alpe , che 
sparsa di scoseese rupi, di precipitosi torrenti, 
di bosrhi , di colline ci presenta un orror mae- 
stoso : vi s' incontrano, e vero^ nudi e sterili mas- 
si , spine, rovi , e selvatiche piante, ma la pro- 
cerita , e grosse^a di queste, mostra il vigore 
straordinario della vegetazione . In mezzo anche 
a questa rozza e selvatica grandezza si trovano ta- 
lora amene colline, apricke valli, e prati vestiti 
d'un verde vivo e fresco, e sparsi dei colori di 
pnraavera . Non e un regolare giardino , che ta- 
gliato da viali paralelli, o posti ad angoli retti, 
par che una meti di esso rifletta come in uno 
specchio V altra metk , ove alberi non suoi mal 
si nutriscono dalla terra , che e loro matrigna , 
e costi'etti a prender delle bizzarre figure , sve- 
lano Tarte stentata, e T inferiority di questa al- 
r irregolare , ma grande quadro della Natura . 
Sotto quel punto di vista fa duopo contemplare 
la divina Commedia . Cosa puo imaginarsi di piui 
grande , che il disegno d'un poema, in cui una 
viva imaginazione prende a spaziare pe i tre re- 
gni , che la Keligione insegna esser destinati agli 
uomini dopo la morte? L' opera e consacrata al- 
ia religione e alia morale . Chi e fra i poeti cri- 
stiani, che abbia da to alia cristiaua virtu un ca- 
rattere piu venerabile ed augusto, e incusso piu 
terrore ne rei? Non si vuol dissknulare che il 
fiele satirico si fa spesso sentire in questo sacro 
lavoro; ma e piuttosto zelo contro il vizio, su 
cui tuona , come dal pergamo un ministro del 



86 DEL RIXASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

Yangelo. Parra ad alcuno, che lo zelo esca talo* 
ra da'limiti, che scenda a delle personalita; ma 
egli , trattando una materia si grave, si riguardo 
come uii ministro del Ctelo, destinato ad eserci- 
tare una rigorosa giustizia . E per verita , Tisto- 
ria di quei tempi e de'personaggi condannati da 
Dante, forse lo smentisce? Conviene anche per- 
donare qualche colpo del satirico flagello alle 
sue disgrazie . Ogni scrittore di gusto sparge sulie 
sueproduzioni uqa tinta dellostato delFanimo, 
e del cuore. Quello di Dante tanto esulcerato, 
sovente esalava ne* versi la sua amarezza . Que- 
sts voglia di sfogare il suo cuore lo conduce ta- 
lora a dei miuuti dettagli di persone , di farai- 
glie, e di fatti, che interessavano moltissimo i 
lettori di quei tempi, ma che in proporzione, 
che ci siamodaessi scostati, diminuito Tinteres- 
se, ci son divenuti indifferenti o noiosi, e forse 
nei primi tempi furono quelli piu avidamente, 
e eon delizia gustati . Benche rigido osservatore 
dei dogmi del la Reiigione , e dotato 
Di dignitosa coscienza e schietta, 
A cui e piccolfaUo amaro morsOy 
si e arrogato una liberty nelFassegnare special- 
mente neU'Inferno i varj gradi di pena , che noo 
sara forse appro vata dai piu severi ortodossi; e 
la filosofica compassione, con cui, temperando 
Tinflessibile rigidita della teologia, ha voluto 
rispettar la virtu d'alcuni Eroi pagani, ponen- 
doli in luogo di dannazione si, ma scevri della 
pena de' sensi , e Catone tra i confini del Purga- 
torio, e delf Inferno, come custode di quel pas- 
so, sara da molti biasimata (Sq) . E pero in ogni 

(39) Ha imitcUo Virgilio lib. 6. 
Secretosque pios his daatem jura Catonem. 



SAr.GIO SHCOWDO 87 

loco, religioso adoratore dei misteri della fede , e 
condanna altamente coloro , che inyece d' ado- 
rarii in silenzio, hanno la profana arditezza di 
sorutinarii j coroe puo vedersi nei seguenti ter- 
zetti : 

Matto e chi spera, che nostra ragione 
Possa trascorrer r infinita via^ 
Che tiene una sustantia in tre persone . 
Ed allrove: 

E tu dicevi: un uom nasce alia riva 
De r Indo ; e qum non e chi ragioni 
Di Cristo , ne chi legga, ne chiscriva . 
II disegno del poeina, come abbiam notato, e 
nuoYo; i tratti sono arditi, ma grandi, e qualche 
volta inimitabili . £ stato detto del Buonarroti , 
che per la sicura franchezza della sua ma no ha 
espresso degli atteggiamenti , che niun altro a- 
vrebbe osato, perche non sicuro, come lui, 
della felicita deiresecuzione . Lostesso puodirsi 
di Dante: gli orridi atteggiamenti dei condan* 
nati alle eterne pene, il fiero pasto di Ugolino, 
quello di Lucifero , e molti al tri simili quadri , 
eseguiti con debolezza , invece d'un sublime or- 
rore risveglierebbero il riso. Anche le Furie vi- 
vamente espresse, anche Torribil teschio di Me- 
dusa di Leonardo da Vinci , ci penetrano d' un 
dilettevole orrore. Selacantica deir Inferno spe- 
cialmente rassomiglia nel disegno al Giudizio 
Universale di Michel' A ngiolo, si irova la stessa 
conformita anche nel colorito, il quale forte, 
ma alquanto cupo,epiu atto ad esprimere le 
grandi e sublimi idee, che la soavita e dolcezza 
di piu gentili pittori. Non e pero Dante privo 
di soavita di stile; e questa corda , che ha poi 
fatto tanto onore al Petrarca y non mancava alia 



88 DFX RINASC. DELLE 8GIENZE E LETTERS 

sua cetra , che tratto tratto riesoe aocor piu gra* 
ta per la varieta . Le patetiche imagini dell* i- 
storia dolente de'due cognati neirinferno, sono 
espresse con una soavita , che forma un contra* 
sto col forte stile , e duraraente sublime ond' e 
contata Tatrooe storia d'Ugolino; ma neU'altre 
due cantiche, come piu acconcie al soggetto, se 
ne trovano piu frequenti esenipj (4o). Convien 
pero cercar le rose in mezzo alie spine. Yi son 
de' lettori , che stancati troppo soUecitamente 
dalla durezza de'versi, dairoscuriti delFespres- 
sioni,e dalle imagini talora un po'volgari (giac- 
che per qual ragione si dovrebbe dissimulare, 
che tai difetti non di rado s'incontrano?) ne 
abbandonano la lettura , e lo giudicano troppo 
leggermente per un poeta, il di cui merito sta 
neir imaginazione de' suoi adoratori . £ facile , 
ha detto un gran poeta inglese, il Tedere i di- 
fetti d*uno scrittore: lepaglie, la spuma, le im- 
mondezze del mare vengono a galla , ma convien 
profondarsi in esso per pescare le perle. Era 
Dante il piu dotto uomo de' suoi tempi , e la 
dottrina di essi si trova sparsa nel sue poema. 
AlFinfelicita di quelli convien perdonare le sot- 
tigliezze scolastiche, o filosoficbe, o teologiche, 
che ha tentato di vestire di poetici abbigliamen- 
ti; ma in mezzo a quella tenebrosa filosofia, 
brillano talora delle veriti fisiche degne del no* 
stro secolo. Riportiamone alcune. 



(4o) // Purgatorio e pieno di squarci di siffatto stil^ 
che non e questo il luogo di addUare fnimuofnente : 
com^ien cercarli, Basti per un esempio il canto 28. E 
pieno iT imagini ridenti , e scritto collo stile dolce , e 
tocwe^ quanto lo (wrebbe potato usare il Petrarca. 



SAGGio SECorrno 89 

La descrizione in una terzina della formazio- 
ne della pioggia , oltre il roerito poetico , par 
che esponga con tutta la precisione e chiarezza 
la teoria della soluzione , e precipitazione del- 
Facqua prodotta nelFaria dal calore, e dal fred- 
do, e che abbia indovinata la teoria di Le Roi 
abbraociata dai moderni. 

Tu sai , come neW aer si raccogUe 
Queir umido vapor ^ che in acqua riedey 
Tosto che giunge dovefreddo il coglie . 
La teoria della formazione dell'Iride secondaria 
e veramente falsa , ma e felice; e Tesser, nota a 
Dante, mostra la sua applicazione ai filosofici 
studj . 

Come si volgon per tenera nube 
Due cerchiparalelli, e con colon 
Quando Junone a sua anceUajube^ 
Ndscendo da quel dentro queldifuorij 
In guisa delparlar di queUa vagUy 
Che Amor consume y come il Sol vapori: 
oye si puo notare un difetto in verita , cioe una 
similitudine creata per spiegarne un'altra , I'Eco 
per spiegar Tlride secondaria, gia destinata a 
spiegare un'altra idea; roa da questo stesso di- 
fetto si deduce la fertilita della fantasia a cui 
si affacciavano in folia le imagini . La trasfor- 
inazionede'vermi in farfalle, e una gemma delle 
pill rare, fabbricata dall'ingegno, dalla fanta- 
sia , e dalla religione, imaginandosi da lui che 
il corpo umano, il quale veste Tanima, altro non 
e che una crisalide : 

Non v'accorgete voi che noi siam vermi 
Nati aformar t angelica farf alia ? 
Altre prove posson recarsi del sublime ingegno 
di Dante nell'indovinare i misteri della Natura, 

r. IIL m 



90 DEL BINASG. DELL« SCIEPTZE E LETTERH 

ove Tosservazione attenta ha supplito alia man- 
canza de'fatti intermedj . Solo dopo rotliche es- 
perienze di Newton, s e conosciuta la varia refran- 
gibilta dei raggi di hice, e che fra loro il rosso 
e il piu tardo a refrangersi ed a riflettersi, percio 
ruUimo che si perda in un oggetto luminoso, che 
a tra verso un' aria carica di vapori comparisce 
rosso, perche tutti gli altri gen^i di raggi, ri- 
fratti, e riflessi sono restati indietro, e il solo 
rosso giunge agli occhi. La causa de* grossi vapori 
per quest' effetto e appunto recata da Dante . 
Ed ecco qual sul presso del mattino 
Per gli grossi vapor Marte rosseggia 
Giu nel Ponente sovra il suol marino ec. 
Egli e certo, che Taria straordinariameute calda, 
deve eccitare un vento turbinoso correndo rui* 
nosamente la fredda aria in luogo della calda, 
come niostra ilchiarissimoFrancklin (£e^/re^ ec.) 
£d ecco come Dante si esprime: 
E gid venia su per le forbid' onde 

Un/racasso dun suonpien di spaventOy 
Per cui tremavan ambedae le sponde; 
Non altrimenti fatto , che d" un vento 
Impetuoso per gli avversi ardori , 
Chejier la selva senz alcun rattentOj 
Gli rami schianta , abbatte frondi efioriy 
Dinanzi poheroso v(i superbo , 
^f^fi^gglr le fere ed ipastori . 
Questo spirito d' osservazione , come gli ha fatto 
indovinare delle fisiche verity , cosi gli ha fatto 
dipingere delle leggiadre noVita, e delle piccole 
circostanze nei quadri di natura , che i soli gran- 
di poeti sanno conoscere e descrivere . Eccone 
alcuni esempj . 



• « 



SIOGIO SKCOKDO 91 

E come dentro a loro schiera bruna 
Samrrnisa Puna colT altraJbrfniQa, 
Forse a spiar lor via e lorfortuna . 
E ultrove : 

Come di un stizzo verde, ch'arso sia 
DalTun de'lati, che dalldltro geme ^ 
E cigola per vento che va via ; 
Taldalla scorza rotta esciva insieme , 
Parole , e sangue , ond io lasciai Uk cima 
Cadere^ e steiti , come V uom che teme . 
Questa similitudine e stala imitata dalF Ariosto ; 
ma benche nelle poetiche similitiidini questo 
poeta sopra tutti gli altri possa competer con 
Dante 7 la copia e assai inferiore all' origina- 
le (40- I" questo genere Dante ha pocbi pari 
frt i poeti di qualunque nazione o antica, o mo- 
derna: le piu belle similitudini sono comune- 
mente note. Noi non facciamo, che rammenta^ 
re la celebre delle pecorelle, o del niontanaro, 
o del sartore ec. , e solo diremo, che nel riferire 
quella meravigliosa del primo canto dell' Inferno, 
E come quei^ che con lena affannata 
Escito Juor del pelago alia Hva^ 
Si volge aH'acqua perigfiosay eguata^ 
non s'e fatta sufficiente attenzione al verso, che 
segue, cioe 

Cosi r animo mio^ che ancorfuggiva ec. 
Verso sommamente espressivo della situazione 
dello spirito d' una persona, che scampata fug- 
gendo da un pericolo, parla di fuggire ancora. 

11 Galilep, lettore e ammirafcore di pante, po- 
teva aver tratto da lui 1' ipotesi, che la luce del 
Sole, mista all' umor della vite, si trasforma in 

(4i) Canto 61" 



*• 



9^ DEL RINASG. DELLE SC|ENZE E LET TERE 

vino: questo pensiere, imaginoso pero, convien 
piu ad uti poeta, che ad un filosofo: 
E perche meno ammiri la paroluj 

Guarda il color del Sol , che si fa vino , 
Giunto aW umory che daUafvite cola (4^)« 
Questo e un articolo, su cui piu e difficile il fini- 
re che il corninciare , ond'e tempo di far punto^ 
avendo forse oltrepassati i limiti che ci conven- 
gono . Si puo concludere, che questo lavoro poe- 
tico, a cui cinque secoli hanno posto il sigillo 
deirimmortalit^ , grande, e maraviglioso ai no- 
stri tempi, lo fu infinitamente piu per quelli, 
in cui nacque. L'applauso, con cui fu accolta 
la sua divina Commedia, e attestato dalle varie 
citti, nelle quali furono erette delle cattedre per 
ispiegarla. 11 Boccaccio fu a cio stipendiato dalla 
fiorentinaRepubblica, indi Antonio Padovano-, e 
Filippo Villani ec. In Bologna nefu lettorepub- 
blico Benvenuto da Imola nel 1875 , a cui si de- 
ve percio uno dei piu interessanti comenti della 
divina Commedia . In Pisa Francesco di Bartolo 
da Buti nel 1 386, au tore anch'esso d'un comen- 
to, e in roolte altre citt^ fuori di Toscana; dal 
che si deduce il pregio, in cui fu universalmen- 
te tenuta. Chi crederebbe, che ad onta d'una 
successione continuata di storici , e di commen- 
tatori, il Padre Arduino, quello che fece d'al- 
cuni latini classici, abbia osato fardi Dante, ne- 
gando, ch'ei sia Tautore della divina Commedia, 
ed altribuendola ad un impostore? Non convie- 
ne disputar sul serio con un siffatto uomo, il 

(42) Danu Purg. cant. 2 5. V. Magalotti hit. scien. 
left. 5. Redi torn. 5. pag, i^3..ediz. di Nap. Note al 
ditirambo . 



SA.GGIO SECONDO qS 

quale, interroga to perche prendesse a sostenere 
tali stravaganze , rispose : Est que vous cn)jez 
que je me leve toujoursd trois heures pour repe- 
ter les choses ditespar les autres? Conviene pero , 
che i giovani poeti , che studiano Dante per for- 
mar lo stile, si ricordino di due cose, che nel 
compor la divina Commedia formava la lingua 
poetica , e che tentava varie maniere di dire ; e 
che cinque secoli sono scorsi dopo quel lavoro : 
onde , quantunque ia maggior parte delle frasi 
abbian ricevuta la sanzionede'posteri, molte ne 
sono state escluse dalFuso, padrone capriccioso 
talvolta, ma pur padrone delle lingue, e molte 
sono per dir cosi appassite dopo tanto tempo. 
Le altre opere di Dante, o in versi, o in prosa 
son lontane dal merito della divina Comtnedia. 
Fra queste la Fita nuiwa e fatta per.celebrare la 
bella Beatrice; ma il suo timido, delicato, e me- 
tafisico amore espresso in debole prosa frammi- 
scbiata di mediocri versi, non puo dilettar gran 
fatto i lettori . 11 suo Convivio^ cosi detto quasi 
un pasto istruttivo ai lettori , e un comento a tre 
sue canzoni, in cui si scorgono Testese sue co- 
gnizioni deH'Aristotelica, e Platonica filosofia, e 
d'astronomia , cognizioni di molto conto a quei 
tempi , inutili ai nostri . Piu particolare attenzio- 
ne meritano gli altri due Opuscoli Tuno De 
MonarchiUy I'altro de Vvlgari Eloquentia , Nel 
primo si sostiene il prima to dell'autorita Impe- 
riale sopra la Pontificia ; opinione che pose in 
pericolo tutti i suoi scritti di subire le censure 
ecclesiastiche. Egli di partitoGhibellino, non do- 
vea certamente esse^r favorevole alle prerogative 
Pontificie, ma prescindendo da ogni spirito di 
partito, se la vera religione,e la ragione fossero 



> 



94 1>KL RINA5C. DELLE SCIEITZE E LETTERK 

State ascoltate , non avrebbero avuYo luogo sifial te 
dispute, giacche sfi si considera il Papa, come Ca- 
po della Chiesa, niuna potest^ secolare puo me- 
scolarsi in ci6,che riguarda i dogmi della relu 
gione , che a lui spetta a decidere;se come Prin* 
cipe secolare, e qcI rango degli altrisovrani , e 
soggetto agli stessi priaeipj di pubblico dirkto. 
Ma il confondere il primato spicituale col tempo- 
rale, ha origtnato innitmerabili scandali, ed e 
termiaato coir esser fatale a cbi n ha abusato . Il 
buon senso di Dante, ha sparso anche nel suo 
poema piu tratti contro quest' abuse. Nou avea 
tnancato di fnlminar la poetica censura contro le 
false Deere tali, e far parlare a S^ Pietro un lin- 
guaggio de'piu severi contro i suoi successori, ed 
i lore ministri . Ne s'intende facilmente, come 
le frequenti e terribili iuvettive contro la Corte 
di Roma, e Fecclesiastico Senate, abbiano scam- 
pato la censura Pontificia . Forse si son perdo- 
nate le ardite declamazioni alia poesia, perche 
ha fl credito di spacciare piu la favola , che la 
verity : si sono riguardate quelle poetiche Fi- 
lippiche, come satire, le quali in ogni tempo 
hanno goduto il privilegio di una liberta, o li- 
cenza di dire delle dure verita, alle quali i po- 
tenti, se non particolarmente nominati, soglio- 
no perdonare (perche Tamor proprio fa un ec- 
cezione a ciascuno), o ascoltano le ingiurie, ri- 
dendo come gli antichi Romani dei loro servi 
nelle feste Saturnali . Forse anche la venerazio- 
ne , che si eccilo subito il divino poema , in cui 
1 autore, come abbiam notato, comparisce piu 
come un ministro della diviiia parola, che un 
poeta, lo fecero soffrire , come si soffrono dai 
grandi ie verita anche dure dette dal pergamo . 



SAGGIO SECOJVDO qS 

I) Ubro delta Monarchia pero cors^ questo t\^ 
cbiop^r un momento, ma presto cadd« nelFo* 
blio. L'opra (legna di piu cousiderazidne e queU 
la della Folgare Eloquenza^ giacche oontien^ il 
seniimento di Dante sopra la oatura della lin- 
gua Yolgare, e quale sia quella piu nbbileiu Ita- 
lia, che seguir si debba; egli non da ia privati- 
va ad alcuna citta, neppure a Firenze, ma dice 
che questa e una lingua, secondo Fe sue espres- 
sioni , illustre, cardinaley aulioa y cortigianuy che 
non e propria d^ alcuna cittd d Italia (4^), ma 
pud appartenere a tutte . Questa opinione di 
Dante forse fu ginsta a' spot lempi : la favell^ 
nobile italiana era flutiuatite, perche non aocar 
ben formata; ma dope la di lut diviiia opera , 
dope Petrarca, e Boccaccio, cbe sempre piu sta- 
bilirono cio che Dante avea corainciato , la pre-* 
rogativa d'appartenere ad una nazione fu decisa 
in favore della Toscana . Se si volesse dire, che 
Dante ha sentito diversamentc , e che non ha 
inteso di scrivere nel toscano dialetto, si po- 
trebbe rispondere, che forse penso cosi teorica- 
lDente,ma infatti scrisse con quello ; e cheaven- 
dolo bevuto col latte, questo sempre lo accom- 
pagno , e senza ch' ei se ue avvedesse , gli fece 
una leggiadra fraude, insinuandosi tacitamente 

(43) Questo opuscolo gia nominato , come produzw" 
ne di Dante dal Boccaccio ^ dal ViUaniy da Leonardo 
Aretino y dal Filelfo , essend0 comparso tradotto in ita' 
liano nel tempo in cui bollivano le controversie (an* 
no 1 529 J sul name , che si doveva cdla nostra lingua y 
se d* italiana o toscana y fu creduto apocrifo dal Doni: 
ma dopo che Pietro del Bene Jiorentino y ne trovb il 
testa latino a Padouay e ckeju stamp ato a Parigi per 
mezzo del Corbinelliy non si e piu dubitato della sua 
autenticita^ 



96 DEL RINASG. PELLC SCtKNZE E LETTERR 

ne'suoi scritti , e reggendogli per dir cosi la ma- 
no nello scTivere; altriinenti come si spieghe- 
rebbe, che il dialetto toscano e quello, che pre- 
feribilmente si vede seguitato nella divijia Coin- 
media, e in tuttelealtre sue opere con poche ec- 
cezzioni? 

Dopo Dante, se si vuol cercare lo splendore, e 
la gloria deiritaliana poesia convien saltare al 
Petrarca. Vi sono altri toscani poeti coetanei di 
Dante, come Francesco da Barberino di Val d'EU 
sa della famigIia,cheayendo per stemma i tafa- 
ni , gli convert! in api dorate quando fu ornata 
del triregno Pontificio (44)* Legista di profes- 
sione, o giudice, o notajo (45) , coltivo le Muse, 
e scrisse i Documenti dAmore in varj metri. 
L' opera pero, in vecc di parlare del profanoa- 
more , come dedur si potrebbe dal titolo , non 
contiene , che de' precetti di morale , e delle vir- 
tu , e de' premj di esse . Lo stile e duro e rozzo , 
e sente ancor troppo il provenzale (46)« Coeta- 
neo alfAlighieri fu un ahro Dante, detto da 
Majano. Gran disgrazia e per lui Taver comune 
il nome con chi lo ha reso tanto illustre, e che 
percio non puo stargli accanto senza esserne os- 
curato . Fu pero assai in pregio al suo tempo , e 
la leggiadra poetessasiciliana, la Nina, a lui senza 



(44) Suir antica casa Barberini in Barberino di Val 
iPElsUy esiste una rozza arme di pietra coitnfani: ve 
tradizioncy che prima di stabilirsi in Barberino y abitussc 
qucsta fandglia in luogo poco discosto detto Tafania y 
ovc sono delle terre ad essa appartencnti y fra le quali 
w e il campo detto de* Tafani . 

(4 5) Melius vit, jimb. Cam. 1. 1 . Lami^ov. Lett. Mazz. 

(46) E per altro una de* testidi lingua . Si nominu'- 
no anche altre opere di lui. 



SAGGfO SEGONDO 97 

vederlo concesse il suo cuore , allettata da' versi 
inviatile . Posteriore a Dante e suo seguace , ma 
ad immensa distauza,e Fazio degli Uberti , forse 
nipote del magnaninio Farinata , a cut deve Tesi- 
dtenza Firenze (47) . Esule probabilmente per 
fazioni daila patria, ridotto alia miseria, canto 
spesso, come unodegiullari, strambotti, e frot* 
tole alle corti dei Principi d' Italia (48). Ma I'o- 
pera di maggior conto e quella chiamata il Dit- 
tamondo ^ in cui ha voluto imitar Dante, erran- 
do pel mondo in compagnia di Solino, e facen- 
done la descrizione; come Dante in compagnia di 
Virgilio e di Beatrice avea percorso i tre Regni . 
Vi si trovano le durezze di stile di Dante com- 
pensate da poche bellezze (49) . 

Di Cino da Pistoia abbiamo parlato nella serie 
dei legisti, benche la sua celebrity e restata di 
poeta elegante . I^ scarsita pero delte sue poe- 
sie fa, che non ci tratteniamo sopra lui lun- 
gamente. Giova rammentare in sua compagnia 
Sennuccio del Bene fiorentino, per Tamicizia 
ch' ebbero col Petrarca , noto anche per qualche 
poesia , e involto ancor esso nella disgrazia di tan- 
ti valentuomini fiorentini alia riyoluzione del 
i3oi. 

Lasciati tutti questi mediocri poeli mezzo 
soramersi nelFoblio, e tenuti solo in vita dai cu- 
riosi eruditi, e molto piu perche ebbero la fortu- 
tia di scrivere in un tempo di cui la lingua e di- 

(47) V. libro J, cap. 5. 

(48) Filip. VilL Mazzuch. Quadrio ec. 

(49) Qui non si fa V istoria de poedy ma solo dei 
progressi delF artey omde non si marat/igliera il lettore 
che tanti se ne lascimh indietro . 

T, III. n 



q8 PFL RINASC. DELTE SCIF?fZE E LETTERE 

venuta tanto autorevole ai posteri, il maggior 
poeta , che ci s' offre dopo i tempi di Dante, e 
Francesco Petrarca. Suo padre Petracco Notaio 
di Firenze fu involto nella stessa disgrazia, che 
Dante, e insieme con esso costretto, abbando- 
nando la patria, a ricovrarsi in Arezzo nelfauno 
]3o!i con Eletta Canigiani sua moglie, ove nel 
i3o4 nacque Francesco . Le disgraziate vicende 
di questa faraiglia, coniuni agli altri esuli , la fe- 
cero errare , e finalmente posarsi in Avignone . 
11 padre avea destinato Francesco alio studio del- 
le leggi , ma la Natura , a cui niuno puo contra- 
stare , e che come innanzi in Ovidio, e in appres- 
so in Ariosto, in Tasso, e in tanti altri, a traver- 
so a mille ostacoli si e aperta la strada al suo fi- 
ne, porto Francesco irresistibilmente agli ameni 
studj a segno, che il padre un giorno sdegnoso 
gitto tutti i belli autori del figlio nel fuoco, sal- 
vando poi da questa condanna Virgilio, e la ret- 
torica di Cicerone , intenerito dalle di lui lacri- 
^me. Morto il padre, si diede interamente a'bei 
, studj. Tutto cio, che puo allettare un ingegno 
fatto dalla Natura per quelli, fu suo oggetto; 
erudizione, eloquenza, filosofia, morale, e tral- 
le spine, ond'erkno ricoperte allora siffatte co* 
gnizioni , seppe cogliere delle rose , e trar delle 
gemme dallo squaliore d' un sordido ammasso 
di confust ruderi. Ma ciocche di lui piu adesso 
c'interessa e il poeta. Benche la lingua volgare 
avesse cominciato ad essere in pregio, special- 
mente dopo Dante , tuttavia la latina sfortuna- 
tamente conservava ancora la sua dignita, e il 
Petrarca ricercator diligente degli antichi latini 
Classici, e giusto ammiratpre di essi, venero 
^troppo quella lingua , e cerco di formar su di es- 



SA.GCIO SECONDO 99 

Ml il suo Stile in versi e in prosa . Concepito i"! 
pensiero d'un poema epico, voile scriverlo in la- 
tino. L' idee , che gli -si ravvolgevano in mente 
delle grandi imprese deVomani Eroi, gli fecero 
rivolgere Timaginazione ad una delle epocbe piu 
gloriose della romaqa Repubblica,cioe alia secou- 
da guerra cartaginese, e scrisse il suo poema 
r Affrica . Era ignoto in quei tempi il poema 
sullo stesso soggetto di Silio Itaiico, forse il piu 
debole degli epici antichi (5o) . 11 Petrarca ira- 
piego molto tempo e cura a scrivere un poema, 
che veramente gli procuro la corona in Campi- 
doglio, ma che era destinato a cadere neiroblio. 
Facciamo una riflessione opportuna . Conside- 
riamo le pene, ch' ei s'e dato in quelFopera ; 
veggiamolo in tempo, in cui non esistevano 
tanti ajuti per scrivere in quella lingua , dar la 
tortura alio spirito , per trovar delle espressioni , 
che non avea aneora incontrate ne'Classici ; la- 
sciare , e riprendere il lavoro piu volte per que- 
stomotivo, abbandonare delle belle imagini, non 
trovando i colori , onde degnamente dipingerle; 

(5o) Dis lui ha detto Plinlo : scribebat carmina major 
re cura, qiiam ingenio. // Sig. Tiraboschi ^ uomo dot" 
tissimo y ma dotato piu cC erudluotu che di fino gusto , 
crede che sifaccia torto a Silio apprezzandolo ineno di 
Lucano e di Stazio , dandone per ragione y che i difetti 
di quest* uhinii son coperti d^ uri ingannevole apparenza 
di maestky di grandezza, d* entusiasmo, Egli s* inganna, 
Lucano , per esempio , ha certamente grand i difettiy ma 
anche grandi e vere heUezze; ed hafatto parlar degna" 
mente gli Eroi. E 'vero y che il suo stile lia una tintay 
che spesso offende gli occluy ma i pensieri son grandly 
e CesarCy Pompeoy Catone parlano il lingua ^io vero 
degU Eroi romani: ecco le ragioniy che lo fanno pre^ 
ferire a Silio , e per cm Ju tanto stimato dal gran Pie^ 
tro Corn^liOy ottimo giudice. 



lOO DEL RIITASG. DELLE SGIENZE E LETTERS 

ed esaminiamo finalmente il suo poema , lo sti* 
]e del quale e ben lontaiio da quello deU'aurea 
eti . Noi lo aramireremo per quel , che ha potu- 
to fare, e ci parra uii robusto corridore, che 
colle pastoje a' piedi abbia fatto un lungo cam- 
Tnino . Non possiamo a meno pero di non pian- 
ger quel tempo perduto , e di dolerci che noa 
lo abbia dato all' italiana poesia , cercando di 
perfezionarla , ed invece di adornar di vezzi una 
inorta^ e di volerla far niuovere ed atteggiar co- 
me viva , non si sia dato ogni cura d'ornar la 
figlia vivente, e crescecle nuove grazie. Egli e 
certo , che le cure inutili impiegate nel latino 
verso eroico, rivolte da un uomo di si bella ima- 
ginazione,e di si subliroi idee all' italiana poesia, 
ravrebberosommamente arricchita . La fantasia 
di Dante aveapreso di mira oggetti, cheescono 
dair umana sfera . Le pitture di Scipione , d'Anni- 
bale, dWmilcare, le battaglie di Zama, le sventurate 
vicende di Sofonisba in versi italiani esciti dalla 
imaginazione del Petrarca, potevano fin da quei 
tempi formare un modello italiano d' eroico sti- 
le . Egli percio si lascio trasportare dalla venera- 
zione che aveva ancora il suo secolo per la lingua 
degli Scipioni , e credette , che le loro gesta do- 
vessero in quella cantarsi. II caso, che dirige 
sovente le azioni degli uomini piu grandi,eAmo- 
re,cheayea fatto poetar Dante in volgar lingua, 
risveglio ancor la musa italiana del Petrarca. £ 
troppo nota Madonna Laura per doversi tratte- 
nere molto sopra di lei . Nata in un subborgo 
d'Avignone (5i) da Odiberto di Noves nelFan- 

(5i) Ed or d'un picciql borgo un Sol n'ha dato. 

Part. I. son, 4* 



SA.GGIO SFGONDO JOI 

fio i3o8, maritata ad Ugo de .Sades nel iSaS, ri- 
sveglio nel sensibile ouore del nostro poeta una 
forte e stabile passione amorosa, incontrandosi 
in lui nell'anno iSay nella chiesa di S. Chiara 
in Avignone nel lunedi santo ; minute e piccole 
circoatanze, ma cbediventano iraportanti, giac- 
che questa passione ha dato origine alle piu te- 
nere poesie delta nostra lingua. Varia e stata 
Topinione suUe beilezze di Laura, altri vantan- 
dola come una Venere , altri sostenendo che ella 
era abbellita soverchiamente dalla fantasia del 
poeta. Comunque sia, il suo nome e andato 
co'versi del Petrarca all' immortality. L'amore 
profano in queste rime e divinizzato, perche ri- 
vestito delle decenti grazie di Platone.Questo il- 
lustre Greco , in cui la vivace fantasia dominava 
suUa ragione, ha formato un sistema attissimo 
ad essere espresso dai colori poetici . Le anime 
figlie del cielo, abitatrici degli astri, veixgono 
da essi ad in forma re i corpi , e terminate il tempo 
prefisso della mortal vita , ritornano alia loro 
sfera. Rimirando i pregi d^una belF anima , e 
anche di quella leggiadra spoglia in cui si cela , 
si ammirano le opre grandi del Creatore, a lui 
ci soUeviaroo da quelle , 

Che son scale al Fattor chi ben le mira. 
11 volto e gli occhi d'una bella donna, roostrano 
la via del Cielo, e ci fanno prendere un'idea dei 
piaceri celesti (5a) . Nulla esser vi puo di piu 

(5a) Gentil mia Donna, io veggie 

Nel mover de' vostr' occhi un ddce lume, 
Che mi mostra la via, che al Ciel conduce. 

Part, I. canz, 19. £ ib, canz. ai. 

Rimira il Ciel, che ti si voive intomo 
Inomortale ed adorno; 



\ 



I02 DEL RINASC. DELLE SGIEKZE E LETTERE 

decente dell'amorosa passiooe vestita di queste 
imaginose spoglie; ma il sistema e piu bello, 
che vero, piu atto a cantarsi, che a porsi in pra- 
tica: puo ancbe fare una dolce illusione a due 
semplici amanti, allettandoli con amabili vi* 
sioni di piaceri innocenti,e terminando per de- 
ludergli, trasportandogli quasi violentemente ad 
obbedire alia legge imperiosa della natura. Non 
ihancano esempj di sistemi fallaci, e di sotti- 
gliezze teologiche, che tra ToscuriUi de' concetti 
spirando una spiritual dolcezza ai due sessi^ 
hanno tcrminato nella stessa guisa (53) . Dai versi 
stessi del Petrarca trapela^piu d*una volta que* 
sta fallacia , la quale poi senza alcun velo si sco- 
pre ne'suoiCoUoqaj con S. Agostino. Ma o egU 
consideri Laura con le metafisiche idee di Pla- 
tone, o piu niaterialmente, le iroagini sono il 
piu delle volte giuste e toccanti, e 1' espressioni 
tenere e soavi. Le tre sue Canzoni chiamate 
sorelle: su gli occhi di Laura: sono forse un po' 

Che dove del mal suo quaggiii si lieta 

Vostra vaghezza acqueta 

Un muover d'occhio, un ragionar, un canto; 

Qiianto 6a quel placer, se questo e tanto? 
(53) Mold esempi si potrehber citarty che per decen^ 
za si iasciano . Solo noteremo , che nella celebre dispu^ 
ta del quietismo y eccitata in Francia Jra Bossuety e 
Fcnelony chi si trasse dietro tanti partitanti da ainbi $ 
lady fii la fainosa quictista JUadaina de Guiony che o- 
ifci^a/atta qualche iinpressione in Fenelony e trasporta^ 
te net suo sentimento tante pcrsone della carte y €wea se* 
dotto il pio e austero Ducade ClieiTeuse. Egli confesso 
un giorno a Bossuety che quando era presso a quella 
dofuia (la quale era assai bella) , si sentiva soffocare 
dai movimenti interni ilella graiia , ed 9S0 diinandare 
al Vescoxfo di Meaux se non sentii^a lo stesso, D*jile/n6. 
Elog, dc V Acad, franc, t. a. Notes sur Veloge de Bossuet. 



SAGGIO SECONDO Io3 

impastate della Platonica Hietafisica, e ci tocca 
dawantaggio quando abbandonando le stelle, ri- 
cade sul suolo : roa qual gemma cosi bella puo 
vantare la lirica italiana , cbe paragonar si possa 
con quella (64)9 in cui lasciato da parte il Pla- 
tonismo, descrivendo il fonie in cui bagnossi 
Laura, imagina , che tutti gli oggetti si rivesto- 
no di gioja a lei davante, e produce tenere, e 
delicate idee , espresse col piu armonico ed ele- 
gante stile? U Sonetto e stato da lui perfeziona- 
to : pochi se ne leggevano innanzi dei soffribi- 
li (55). Le canzoni eroiche seropre piu ci fanno 
dolere, che non abbia scelta la nostra lingua 
pel suo poema deir Afjrica : sono piene d* idee 
grandi espresse con magnificenza di stile subli- 
me, non mai ampolloso. Da un poeta, come lui 
nutrito dei roroani Classici, e pieno delle gran- 
diose idee degli Eroi del Lazio che resero tanto 
venerabili 

Le antiche mura , che ancor teme ed ama , 

E trema il mondo , quando si rimembra 

Del tempo andato, e indietro si rivolve (56), 

che cosa non si poteva attendere? II soggetto 

8U0I subliraar lo spirito, e riscaldar la fantasia, 

come awiene in quelle canzoni; e realmente 

(54) Chiare, fresche, e dolci acque ec.p, i.canz. li. 
fu questa posta in eleganti versi latini da Marcantonio 

Flaminio : 

O fons melioli sacer ec. 

(55) Se quelle che si riferisce nel prima tomo della 
raccoha d*Ugostino Gobbi sul saluiar della sua donna 
appartiene a Dante j a cui e aitribuito, e il solo ehe 
possa gare^ar con qualunque sonetto del Petrarca in 
tenerezz'a: comincia 

Tanto gentile e tanto onesta appare ec* 

(56) Par. prima f canz. 6* 



Io4 BEL RINASC. AELLE 8CIENZE £ LETTERE 

qual diversita da queste, ed altre deboli, e stew 
fate, e ad una folia di mediocri ed oscuri sonetti 
aniorosi? Moiti di questi sono non solo medio- 
cri, ma anche sotto la mediocrita, tessuti d'idee 
troppo comuni, e talora troppo ricercate. La 
melodia della sua cetra e tenera e soave , ma il 
tuono e di rado variato , e le corde di questa ce- 
tra non sono molte . Non si puo for paragone 
fralle produzioni poetiche di Dante, e quelle 
del Petrarca , giacche differiscono tropjK) . Sareb- 
be indiscretezza paragonare il puerile Canzonie- 
re di Dante con quello maturo del Petrarca, co- 
me il mettere a prova di forze un fanciuUo con 
un uomo adulto; pure abbiam visto che questo 
non sdegno d'imitar talora il primo. Si puo 
piuttosto paragonare il talento poetico d' ambe- 
due. In questo paragone niuno probabilmente 
negherk che ])ante non superasse Petrarca nella 
grandezza deirimaginazione, nella robustezza, 
de'pensieri, e delle espressioni; ma cede a Pe- 
trarca nella gentil morbidezza del colorito poe- 
tico , e nelFarmonica dolcezza del yerso . Allet- 
tcri percio maggior quantity di lettori il Petrar- 
ca , come avvenir suole nella pittura , ove dieci 
sono presidallabellezza del colorito, per unoche 
gli antepone la grandezza della coraposizione e 
del disegno . Cosi la dolcezza delle parole, Tar- 
monia delle verso, che lusinga Torecchio, attrae 
la piu gran parte, che concedono piu ai sensi, 
che alia mente. Si trova in Dante piu varieta, 
piu noviti e grandezza di pensieri, ma talora 
affogati in durezza , e oscurita d' espressioni , e 
il lettore spesso annojato di seguitare uu aspro 
sentiero, per giungere a'pezzi di suolo delizio- 



SAGCrO SECOfTDO io5 

to , stanco abbandona il cammino (57) . Piu di 
rado sente quest' incomodo nel Canzoniere, e 
nei Trionfi del Petrarca, lusiugato almeno dalla 
soavitk dello stile ; ma fa d' uopo confessare , che 
in questo talora la*dolcezza supplisce alle idee : 
in quello le idee son talora troppo affollate, e 
si urtano per dir cosi duramente fra loro, e par 
che raanchino le corrispondenti espressioni • 
Ambedue questi grandi uomini sono i padri del- 
I'italiana poesia. Era necessario che uno succe* 
desse alFaltro per crear le grazie, la tenerezza , 
I'armonia, dopo la grandezza e la forza. Amano 
gli uomini paragonar gli antichi ai moderni: i 
paragoni sono pero sempre imperfetti : tutte le 
lingue hanno de'pregi particolari, e scrittori, 
che difleriscono quanto le fisonomie ^ lo che mo- 
stra la ricca variety della natura . Non ebbero i 
Latini un poeta della fantasia di Dante; lo ebbe- 
ro i Greci in Omero: ma chi saprebbe additare 
un poeta, che abbia unito tenerezza d' affetto, 
soayita di stile, immaginazione , e decenza al 
par del Petrarca ? Troverete qualche somiglianza 
di teneri sentimenti in Tibullo; ma se la pre- 
venzione non v'acceca , vedrete quanto il Petrar- 
ca gli sovrasti. Questa soavita e tenerezza di 
pensieri, e di stile e anche maggiore nella secon- 
da parte , allorche piange la morte della sua 
Donna. Dopo ventun'anni d*amore ferventCf e 
quando, per usar le sue parole , 

(57) Quanto possa la dolcezza del verso y si scorge 
nells persone volgariy che imparano a memoriae e can^ 
tana le ottas^e del Tasso senza intenderle; giaccfie ne 
sfigurano in modo i versi, che non vi si trosfa piu senso: 
tuttavia son lusingate le loro orecchieda quelF armonia 
senza senso • 

r. UL o 



To6 PFX RmASC. DELLF SCIENZE E LETTERE 

Giunto era il tempo , dos^e Amor si scontra 
Con Castitade, 
nella raicidial peslilenza del i348i la bella Lau- 
ra mori nello stesso giorno 6 d'Aprile, nella 
stessa ora, in cui avea gia an anni innanzi pia- 
gnto d'amore cosi vivamente il Petrarca (58). I 
teneri versi della seconda parte, e in specie i so- 
netti, fanno testimonianza della sensibilita del 
suo cuore, della pergeveranza della sua passio- 

ne, e che 

Piaga per aUentar d^arco non sana . 
Comincio ad accorgersi egli stesso , che la cele- 
hvxXk del suo nome si dovrebbe piu che alle al- 
tre tante sue opere, e con tanto studio lavorate, 
alle amorose Rime , di cui la fama ognor crescen- 
te gli giungeva alle orecchie , e si penti di non 
avervi data piu cura (69) . 

I-A viva fentasia, e la dottrina classica di Dan- 
te, e Petrarca avea perfezionato la lingua poeti- 
ca italiana . La prosa era piu incolta , ma ancor 
essa dove il suo migliore stabilimento ai fio- 
rentini scrittori. L'istorica prosa comincio da 
essi . Lasciando da parte alcune rozze cronache, 
e fra queste quelle di Pisa, e d'altre citti (60), 
il piu antico storico italiano e Ricordano o Ric- 

(58) Si consulti il Documento posto in fronte d^l 
Virgilio delC Ambrosiana da questo poeta^ che comin- 
cia: Laura propriis Virtutibus illustris, et meis longum 
celebrata carminibus ec. Hist, tipogr. Medial, e altrove. 

(59) S'io avessi pensato, che si care 
Fosser le voci de'sospir mie'in rima, 
Fatte Tavrei dal sospirar mio prima 
In numero.piii spesse, in stil piu rare. 

Par. a, son, stS. 

(60) Mur. Ren It. scrip* 



SAGGTO SECOKDO I07 

cardaccio (6i) Malaspina. Nou sono benestabi- 
lite Tepoche della sua vita , o seguitando la co- 
mune opinione , converrebbe dargliela troppo 
lunga . Egli scrisse Tistoria antica, involta in 
inille favole puerili , e quella del suo tempo 
candidamente fino alFanno J281. Ma di questa 
non si sa con precisione ove fissarne Tautentico 
principio , il quale pero, per la supposta sua lun- 
ga vita , deve stabilirsi almeno 4o ovvero 5o an- 
ni aoteriore alia sua morte . Quantunque rozza 
.di stile, supera in eleganza tutto cio cbe nello 
stesso secolo e stato scritto istoricamente in Ita- 
lia (6a). Fu continuata dopo Tannp 1281 da Gia- 
chetto o Giacotto suo nipote per altri cinque 
anni . Appena deve rammentarsi la cronichetta 
di Neri Strinati Alfleri, scritta in Padova, ove 
cacciato dalla patria , s'era riparato Tautore. Lo 
stile di Dino Compagni, mostra un leggiero a- 
vanzamento nella lingua, ne'pocbi anni scorsi 
dair uno alFaltro istorico. Vi si trova meno roz- 
zezza , ed una certa semplicit^ , cbe acquista fe- 
de a cio, di cui era spettatore. Viene accusato 
di partito Gbibellino; ed era in veritk difficile 
tenersi imparziale in mezzo alia furiosa persecu- 
zione , che si facevano le due sette . Le declama- 
zioni pero , cb' ei fa al principio di qualcbe li- 

(61) Manni {del metodo di studiar la stoHafioren-' 
tina) dice aver trovato in un MS, che il suo vero nome 
e Riccardacci& corrotto poi in Ricordano • 

(62) // Sig. Tiraboschi contrasta F anterioritk di 
tempo al Malespina , e la da a Spinello , concedendo 
pero r eleganza mof^iore di stile al primoy e che ^)isse* 
ro nella stessa eta; ma sostiene, che F istorie di Spinel* 
lo/uron pubhlicate prima ^ E assai difficile il fissare 
con qualche precisione cio che pub chiamarsi pubblica^ 
zione avanti alF im^enzione della stampa. 



108 DEL RlfTASC. DELLE SGIE5ZE E LETTERS 

bro, e nel corpo deiristoria, piu suUo stile di 
missionario, che di storico^ son dirette contro la 
generate perversita dei cittadini, e non siamo 
pel resto gran fatto in stbto di giudicarlo. Mag- 
gioreeleganzadie alio stile istorico Gio. Villani. 
Egli e vero , che fino ai suoi tempi ha copiato, e 
quasi colle stesse parole, le croniche dei Malaspi- 
ni . Nello stile di Giovanni, spesso trovasi preci- 
sione , chiarezza, e talora un'aurea semplicita: 
non gli manca neppur laforza . Non e la croni- 
ca scevra della rozzezza de' tempi; spira pero in- 
genuita per ogni lato, non par Tautore addetto 
ad alcuna fazione, e la sua opera forma uno dei 
piu autorevoli corpi di storia per quasi la met^ 
del secolo XIV. (63) Ebbero queste croniche un 
singolare onore d'esser compendiate in rima da 
Antonio Pucci , cio , che ci .rammenta il co* 
mico tratto di Moliere, che immagina, che un 
letterato si oecupasse a porre in epigramroi 
le Decadi di Livio. Dorme quest' opera raano- 
scritta nelle biblioteche, e vi dormirii finche 
non sia distrutta dal tempo o dai vermi (64). II 
Yillani comincio il suo lavoro dopo aver visitato 
Boma nel i3oo,airistituzione delGiubileo fatta 
da Bonifazio YIII. Confessa egli stesso che la vi- 
sta dei maestosi avanzi di Roma, monument! 



(63) Si dice da tutti^ che restarono queste croniche 
occulte per quasi due secofi . Furono stampate la- pri^ 
Via volta in Venezia nel i537. // Macchiajvello pero 
cita una volta il Villani nel principio delle sue istorie: 
e vero che non lo cita che questa sola volta , e nel roc* 
conto de*fatti importanti, mostra non Oi^erlo consuUa^ 
to : gli altri scrittori anteriori a Macchiavelto non ne 

Janno parola. 

(64) Serie di Ritratti ec. Elogio di Gio, Villani. 



SkQGlO SECONDO I09 

della sua grandezza , e testimonj delle illustri 
imprese etemate dagli scritti di Salluslio, Livio, 
Valerio ec. gli risvegliarono Tidea di celebrare 
nella stessa guisa la sua patria (65). Fu mercan* 
te, ebbe i primi onori della ciit^; ed essendo 
uno degli u6ziali della zecca, ordino che si com- 
pilasse un libro, ove fossero registrate tutte le 
antiche monete fiorentine fino al suo tempo, 
coi nomi e i segni dei fiorentini ufiziali, codice 
prezioso, che esiste in carta pecora, e che si de« 
re alFelezione di un ufiziale istorico (66). Viag- 
gio per varie parti d'Europa, secondo Tuso dei 
fiorentini mercanti : resto involto nel fallimen- 
to della Compagnia Bardi , per cui soffri molte 
angustie, e fino la carcere. Un celebre letterato 
italiano, il Muratori, credelo stile di Dino Com- 
pagni preferibile a quello di Giovanni Yillani. 
£ vero che molte delle parole e frasi del Yillani 
sono invecchiate e uscite di moda piu presto di 
quelle del Compagni; ma il Yillani gli e assai 
superiore nell* ordine , e specialmente nella chia* 
rezza, con cui son raccontati gli awenimenti, 
attaccandosi ai piu importanti ; e un istorico 
freddo, mentre I'altro riscaldandosi prende piu 
Tolte il tuono di predicatore, e si trattiene nelle 
minuzie. Essendo il Villani restato vittima del- 
la fatal pestilenza del i348, corsero lo stessoar- 
ringo con minor celebrita , ma non minor dili- 
genza Matteo suo fratello, e Filippo suo nipote, 

(65) ji un grande scrittore moderno , al ekiarissimo 
Gibbon y venne il pensiero di scriver la sua celebre isto^ 
ria della decadenza e ruina delV Impero Romano ^fra 
le ruine del CampidogUo . 

(66) JManni, metodo di studiare la storia fiorentina^ 
Orsini, storia delle monete della Repubh. Jior. 



fi 



I 



I 



% 

/ 



I lO DEL RIJCASG. DBLLE SGIEIfZE E LETTERE 

e figlio di Matteo , continuatori della cronica . 
Filippo ha scritto anche* le vite dei famosi fio- 
rentini, e la modestia , con cui parla del padre 
e del zio, gli concilia maggior rispetto, benche 
il pregiudizio dei tempi , che gli eleganti scrit- 
tori dovessero scrivere iu latino, non glie li (ac- 
cia apprezzare abbastanza (67). Varj altri Cro- 
nisti toscani abbiamo in quest' epoca , come il 
Yelluti, il Buoninsegni, il Capponi, ma volgari 
e plebei, non hanno dato colF imaginazione il 
piu lievefiato di vitaai loro scritti. Fra i padri 
del ben dire, si trova in questo tempo un gnip- 
po d'illustri teologi toscani deH'ordine Dome- 
nicano , nell* opere dei quali anche adesso gli 
studiosi della lingua vanno a bere il latte il piu 
puro, Bartolommeo da S. Concordio , il Beato 
Giordano, Domenico Cavalca, e Jacopo Passa- 
vanti. Bartolommeo da S. Concordio, borgo po- 
co distante da Pisa, fu uno dei piu dotti uomini 
del suo tempo nella teologia, e nelle altre di- 
scipline; ma la sua traduzione di Sallustio, e 
quella del libro de' documehti degli Antichi, so- 
no quegli , che ornarono la nostra favella . Egli 
mori nel i347 di anni 85. 

il B. Giordano da Kivalto , castello del terrtto- 
rio pisano, fu un insigne predicatore, che con 
sommo giudizio, iuvece del barbaro metodo di 
predicare in latino, uso la nativa favella, e per- 
cio fu seguitato colla maggior frequenza, ove 
s'intesc la sua voce. Lo stile delle prediche e 
riguardato come classico . 

(67) Serie di Ritratti^ elogio di Gio. ViUani. 11 Con," 
te MazzucchcUi ha tradotto in parte y ed ha arricchito 
di note quest* opera . 



SAGGIO 8£COIfDO III 

Domenico Cavalca, nato in Pisa, o in Yico- 
pisano, dello stesso ordine, vesti ancor esso del- 
Teleganza dello stile le verity evangeliche, niti- 
damente esposte nello Specchio di Croce, nel 
Pungilingua, e in varie altre opere, delle quali si 
puo vedere la serie nello scrittore del suo elo* 
gio (68). 

A questi tre illustri Domenicani deve aggiun- 
gersi fra Jacopo Passavanti , che nato in Firen- 
ze alia fine del XIII. secolo, vesti Tabito in S. Ma- 
ria Novella, fu let tore di teologia, e filosofia in 
varie citta,predicatore insigne, e direttore della 
fabbrica della chiesa di S. M. Novella . Ma pre- 
diche, teologia, e filosofia, tutto si e dilegua- 
to; e solo resta per omaipento della lingua il 
suo Specchio di veraPenitenza, scritto prima in 
latino , e pot da lui stesso tradotto in volgare . 
Le opere di questi teolugi godono del doppio van- 
taggio d'insegnare a un tempo la cristiana mo- 
rale, e Feleganza del dire . Le verita religiose «o- 
no vestite di panni semplici e puri , i quali ben- 
che privi di ogni ornamento, piacciono forse 
di piu, perche piu adattati al soggetto. L' ele- 
gante purita di stile , con cui s'insegnano i pre- 
cetti del Vangelo, penetra soavemente il cuore 
con una dolce unzione, e ci par di sentir parla- 
re i primi Padri della Chiesa. Questi Religiosi 
vissero nel tempo felice , in cui la lingua , che 
in Toscana si parlava , era tutta pura , tutta ele- 
gante , giacche di essa si e formata la prima base 
su cui il grande edifizio di quella si appoggia; 
onde quel dotto stuolo , che ilpiu beljiorne colse, 
a questa eta specialmente rivolse le sue diligenti 

(68) yedi memori^ de^ Pisani illustri. 



Iia DEL RINA.SG. DELLE SGIEIfZE E LETTERS 

ricerche. Fa di mestiero pero pesar tutto con 
scrupolosa bilancia. La lingua di que»ta e\k e 
pura e semplice , ma la sua purezza e semplicitjk 
e quella d* una fanciulletta innocente, cbe non 
ha ancora ben formato il carattere , povera di 
spirito, d'idee, e cbe non e capaoe di dilettare 
colla sua conversazione: tutto in lei e buono, ma 
questo tutto e poco . Perche la lingua si perfe- 
zioni fa duopo cbe acquisti di cbe somministra- 
re air oratore , al poeta i colori , onde vivaroen- 
te pinger le sue idee . Quei colori per la poesia 
furon creati da Dante, e Petrarca; la prosa era 
restata indietro . Di quei due gran Fiorenlini 
atti airimpresa, Dante non ba scritto , cbe una 
languida e ricercata prosa ; Petrarca ba piu ama- 
to per quella la lingua latina . 

II padre per tanto del bel dire italiano e Gio- 
vanni Boccaccio. I^ sua famiglia originaria di 
Certaldo, probabilmente stabilita in Firenzeper 
motivo di mercatura , ba dato a quella cittiFono- 
re d'aver per cittadino Giovanni . Se egli poi na- 
scesse di legittimo matrimonio, o fosse figlio del 
rainore ; se suo padre, dimorante per oommer- 
cio inParigi, innamorato d'una donzella france- 
se, ne avesse ivi questo figlio , o se nascesse in 
Firenze; se il consecutivo matrimonio lo legtt- 
timasse, o no; son questioni non facili a deci- 
dersi , cbe poco montano al merito ed alle opere 
di Giovanni, cbe piu c'interessano (69). Desti* 
nato dal padre prima alia mercatura, poi alio 

(69) Era di 9 anni minore del Petrarca per testima^ 

nianza di questo (Senile lib. 8. ep, i.^, nato elunque 

nel i3i3. Per ipunti in questione , possono consultarsi 

da c/ii ama queste piccole circostanzej FiL F'ilL defanu 

Jlor. Domenico Aret. Mamd^ isi* del Dee. ee. 



8AGGI0 SECOITDO I 1 3 

Studio delle leggi, fu tratto dal natural pendio al- 
Tamena letteratura ; e allor quando mercaiite an- 
cora si trovava in Napoli , visitando il sepolcro 
del Cantor d'Enea si sent! accendere in seno una 
scintilla di quel sacro fuoco; e dopo moiti osta- 
coli le Muse , e la bella letteratura furono il suo 
oggetto principale. Non sono ben noti i suoi 
maestri delle belle lettere, e per altra parte e 
inutile il cercargli d' un uomo , che, eccetto nel- 
la greca lingua, fu maestro di se stesso . L'ami* 
cizia del Petrarca , di cui godette per tutta la vi- 
ta, Tincoraggi sempre piu ai bei studj . Non ci 
appartiene lo scorrer tutte Tepoche della sua vi- 
ta : egli e certo che fu assai onorato nella sua 
patria , e spedito da essa in varie onorevoli am- 
basciate , e in specie alia corte d'Avignone (70). 
Gli istorici di quest* uomo ce lo dipingono assai 
sensibile alFamorosa passione, e le sue opere 
ce lo confermano, gia^cche tutte spirano amore. 
La fama lo voile amante corrisposto d'una don- 
na d*alto affare in Napoli, figlia naturale del Re 
Roberto, detta Maria, e da lui chiamata Fiammet- 
ta ; e quantunque sieno stati mossi dei dub- 
bj , vi e luogo a credere , che in siffatto raccon- 
to vi sia un fondamento di verita (7))* H &uo 



(70) Mehusy Vit. Amb. Cam. 

{Ti) II Sig, Tiraboschi esaminando le varie open' del 
Filocoloy del Ninfale fiesolanoy della Fiammetta y tro^ 
va delle contradiuoni . Quelle opere sono scritte sullo 
stile d*un romanzo , oncLe non si devono pesare tutte le 
circostanze colla bilancia delF orefice , ma piuttosto 
colla stadera del mugnajo . E se vi fosse il prezzo del-- 
r opera y non sarebbe difficile il mostrare la somma 
probabilita del fatto da una concorrenza di circostan* 
ze piu volte ripettUe ne^ suoi scrittiy e dalla concords 
T. III. p 



I l4 DEL RINASG. DELLE SCIENZE E LETTERS 

merito , come italiano poeta ^ noii e d' un graa 
rilievo . Egli e il fondatore del bello stile del- 
la prosa italiana, la quale ricevette dalla sua 
peuua un colorito finallora ignoto. Fra tutte 
le sue opere il Decamerone e quella , che ha 
acquistato una perenue ed estesissima celebrita. 
A quesla si devono tutte le fatiche, che tauti 
commentatori vi hanno spescf . Non solo si e 
tentatOyeprobabiliuente invano, di fissare quali 
furono le ville, nelle quali s' aduno la bella 
compagnia novellatrice , e chi ella fosse (7a); 
ma un diligente fiorentiuo scrittore, il Manni, 
con pazienza straordinaria, ricercando vecchi ar- 
chivj , e libri mal noti , ha creduto potere asse- 
ripe, che le novelle del Decamerone sono quasi 
tutte reali istorie avvenute in quel tempo (73), 



opinione de^suoi storicL Ma per quello riguarda questa 
donna y com^ien consid^erargk sempre come tinti di stile 
romanzesco , 

(7 a) f^edi Bandiniy Letterejiesolane. Chi ha credits 
to la villa de* Trevisiy chi Poggio Gherardo ec, , ma 
le indicazioni del Boccaccio son troppo generally e pos^ 
sono conpenire a troppe situazioni . 

(73) / diligenti Fiorentiniy per un libro che tanto in- 
teressa la loro lingUQy qual c il DecajneronCy non han^ 
no tralasciate lepiii esatte ricerclie per porre in chiaro 
tutte le circostanze, e specialmente le villcy ove s^aduno 
la bella compagnia; ma pare possa dimostrarsi cheju 
tutta un invenzione y e un* occasione presa dalle circo^ 
stanze per contar delle noi^elle . Per tagliar subito il 
nodo coir argomento il piu forte y osserveremo che il 
Boccaccio non era in quel tempo in Firenzcy come con^ 
Jessa egli stesso non no\^ellando y ma dove parla da sto» 
rico nel comento al poema di Dante al cap. 6, owero 
nel comentario sul canto 6 delP Inferno . Se io ho il 
vero inteso , perciocxhe in quei tempi io non c' era , io 
odo'che in quesu citta avvenne a molti nell'anno pe-» 



SAGGIO SECOIf DO 1 1 5 

c ci ha clati i veri norai , che il discreto' Boccac- 
cio aveva occultati . Questa celebritk iiidusse 
molti uomini a fame delle versioni. II gentile 
Petrarca non sdegno d'onorarne una di latina 
traduzione, e indirizzolla airamico Autore . La 
sua modestia gli fece sciegliere quella di Gualtie* 
ri e Griselda, come esempio di conjugate obbe- 
dienza . La tragica novella di Tancredi, Princi- 
pe diSaIerno,e stata piu volte posta sulla scena, 
e da molti tradotta : due Aretini vi si sono occu- 
pati; Leonardo Bruni la tradusse in elegante la- 
tina prosa; il celebre legista Francesco Accoiti 
messe in terzine italiane V ultima parte, cioe 
quando e presentato a Gismonda il core deH'a- 
roante: Filippo Beroaldo T ha scritta in latini 
versi elegiaci, e qualche altra ne ha tradotta in 
latina prosa , per non parlar di tant'altre tradu- 
zioni fatte dell' intiero Decamerone in tedesca, 
in spagnola, in francese lingua , e delle leggia- 

stifero i348, che essendo soprapresi gli uomini dalla 
pestilenza ec. 

E se in qualche altra parley come nella descrizione 
della pestCy pare cK ei vi fosse ^ corwien dire che parli 
come novellatore: onde e la villa di Schifanoia e di 
Poggio Glterardo ^ e la voile delle donne , e iutto 
cio specialmente ch'e detto nelle Lettere fiesolane^ e pro^ 
babilmsnte un sogno, E veram^nte la seconda villa in 
specie e troppo magni/ica per appartenere ai mercanti 
che amavano (com!e stato detto da alcuno) aver le 
casse piene di fiorini d* oroy ma non amai^ano gran fat" 
to a spendergli in lusso pomposo ; onde le ville sono 
imaginarie , come i daini , e i caprioH del giardino . 
Forse ahuno potrebhe dire che ancor lontano Bovcac-' 
cio y ne seppe F istoriay e la,scrisse; vi voml/be qual- 
che documento di quel tempo ; e allora in qualunqus 
m^aniera non saria miglior partito rimettersi alia fan- 
tasia dello scrittorCy e tutto concedere a quella ? 



Il6 DEL RINASG. DELLE SCIElfZE E LETTERB 

« 

dre irnitazioiii del gran -favolista la Fontaine . Lo 
stile dignitoso a un tempo, ebrillante, di cui e 
ornata la descrizione della fatal pestilenza, da 
cui comincia il libro, era atto a sorprendere la 
sua etii , che non conosceva niente , che gli si 
avvicinasse : nelle novelle lo stile e variato giu- 
diziosamente, e si solleva, o si abbassa secondo 
che la materia lo domanda ; ed e piu elevato 
nella giornata , in cui il tristo Filostrato ha pro- 
posto il tragico tema, che in quella dello scher- 
zevole Dioneo. II libro e lavorato con molto ia- 
gegno, e le avventure, che si contano son tanto 
variate da recare non ordinario soUazzo . Ci di- 
letta ancora in quel libro una certa pittura dei 
costumi , e della mauiera di vivere dei nosti au- 
tenati , la di cui semplicita ancbe nei vizj fa un 
contrasto piccante colla raffiiiatezza de' nostri. Si 
paragonino le novelle del Boccaccio co' racconti 
morali di Marmontel , si avr^ la pittura dei co- 
stumi deirantica Firenze , e del, moderno Pari- 
gi. Cio, che Dante e Petrarca avean fatto nella 
poesia, fece Boccaccio nella prosa : dalle varie 
lingue a lui note , e specialmente dalla latina 
trasse nuove parole , nuove frasi , nuovi colori 
per arricchirla . Non si vogliono dissimulare al- 
cuni difetti di stile : qualche volta e prolisso, e 
verboso ; difetto , che facilmente si perdona in 
un soggetto, in cui la precisione, e breviti non 
si riehieggono tanto ; Taltro difetto e la ricerca- 
tezza y la quale ci,si presenta nello stile talora 
soverchiamente figurato, trattenendosi troppo 
sopra una metafora , e convertendola spesso in 
lunga allegoria, neir intra Iciamento de'periodi, 
e nella loro lunghezza eccessiva . La disposizione 
delle parole non segue V ordine , che- la nostra 



SAGGIO SECONDO IJ^ 

lingua ridiiede . Noi Tabbiam notato altrove(74). 
Egli ha voluto dare air italiana lingua V iperba- 
to,e le trasposizioni delta latina,chequella non 
soffre. Vi si troverannoanche pochi esenipj di 
stile vibrato e robusto: e vero che questa, come 
tutte le altre prose del Boccaccio , ne erano poco 
capaci ; ma quandoTautorela possiede si fa sen- 
tire trattotrattoneipiu moUi soggetti, come com- 
parisce un Eroe , quando si e travestito . I difetti 
degli uomini grandi , e dei fondatori dello stile di- 
sgraziataroente vanno perpetuandosi, e in tutti 
i secoli , e fino nel nostro gli ignoranti imitato- 
ri del Boccaccio , invece di copiapne le belle e 
naturali frasi, ne imitano T intralciaroento , la 
lunghezza dei periodi, e le parole antiquate; ed 
allora si credono puri ed aurei scrittori . Un'al- 
tra obiezione di maggior conto si fa contro que- 
sto libro , . accusandolo con molta ragione di 
contenere una scuola d'oscenitk, atta a deprava- 
re i costumi. Egli stesso parve, che lo ricono- 
scesse come un libro atto a sedurre Tincauta 
gioventu, intitolandolo sfrontatamente col no- 
me di quello che sedusse i due sventurati co- 
gnati, cantati da Dante {'jS). Dallvp'^i^^cvol di- 
fesa , ch^ei prende a far di se stesso, in quel me- 
desimo libro, si scorge, che anche a'suoi tempi 
era condannato per questo difetto . Al principio 
della giornata 4> trovasi quella scherzevole di- 
fesa , e contiene dei tratti assai spiritosi , ed atti 



(74) Saggio Primoy torn. a. 

(75) Galeotto fu il libro, e chi to scrisse. Dan. Inf. 
II Boccaccio intitola il sua Decamerone , per lo stesso 
motivo Principe Galeotto, seppure questa impudente in^ 
titolazione appartiene a lui. 



1 I 8 DEL Rlir ASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

a guadagnarsi il core del bel sesso . A quei che 
Taccusavano, che da quel libro, si scorgeva , 
che troppo gli piacerano le doone, risponde 
con lo scarabievole pendio delFuno verso Tal- 
tro sesso, che la natura ha impiantato nel core 
uroano ; e per provarlo, racconta una delle piu 
leggiadre novelle, quella di fra Filippo, il di 
cui 6glioletto allevato lontano dalla citta e dal- 
la vista delle donne, la prima volta che le vede, 
colpito dal loro aspetto , domanda a suo padre 
che animali sono: gli risponde, che son papere; 
ed egli colla maggior premura e semplicita, chie^ 
de al padre , che glie ne compri una , e che si 
divertirk a farla beccare. Negli ultimi anni della 
vita, si penti amararnente della sua libertina 
maniera di scrivere; e leggendo le patetiche let- 
tere , nelle quali prega con tutto il fervore , che 
il belmondo s'astengada'siffatta lettura , ci sem- 
bi*a d'ascoltar la sua Ombra chiedcr pieta agli 
storici suUe letterarie fragility della sua giovinez- 
za; e per cio conviene perdonargli in grazia di 
tanti vezzi, onde ha arricchito la lingua (76). 

(76) Fra gli altri documenti del pentimento del Boo 
caccio fvedasi la sua vita di Filip, F'illaniJ ne a^- 
biamo uno de* pih luminosi nella lettera trovata dal 
Sig, jib, Ciacckeri , bihliotecario delP Universita di Sie^ 
naj e trasmessa al Sig, Tiraboschi ^ di cui questi ha 
stampato uno squarciOy torn. 5, p. 2, lib, 3. Questo stes* 
so pentimento amareggio gli ultitni giorni del suo cele^ 
bre imitatore la Fontaine , I motteggi contro i clau'- 
straliy i racconti delle loro debolezzCj lo hannojatto 
passare per irreligioso a torto . Egli ha trovato un ifO" 
lido difensore nel Cardinal Bellarmino fManni, Isi. 
del Decam, prefaz,) La credenza religiosa del Boccaccio 
ricavasi ancora dal terrore , che sparse in lui la profe* 
zia della morte vicina^fattagli a nome del Beato Pie* 



SAGGIO SECONDO II9 

Ci duole solamente, che un libro di tanta ele- 
ganza e piacevolezza , non si possa concedere ai 
giovinetti . Per rivestire di decenza , e poire un 
libro si autorevole sotto gli occhi delle mode- 
ste persone, se xie inipressero varie correzioni, 
nelle quali , oltre molti altri si destinse il Cav. 
Lionardo Salviati : ma non'puo negarsi che in 
queste correzioni non perda il libro una gran 
parte delle sue gfazie , e sarebbe lo stesso che il 
pretendere di togliere ad una giovine donna ga- 
lante i suoi vezzi , e V arti sue lusinghiere , e co- 
stringerla alia matronale compostezza : essa non 
piacerebbe piu a quel che cliiamasi bel mondo . 
5>opra siffatte correzioni sparse il suo comico^a- 
le con leggiadre, epiccanti ottaveilGrazzini, os- 
sia il Lasca ; e Traiano Boccalini , nella sua Pie- 
tra del paragone politico , da nuova essere stato 
assassinato il Boccaccio dal Cav. Lionardo Salvia- 
ti per 25 scudi , che gli stampatori Giunti gli 
avevan9 pagati , e che il pover uomo era stato 
lacerato e deturpato da tante ferite da non esser 
piu riconoscibile . 

II Decamerone e Y opera capitate del Boccac- 
cio, e le tante edizioni , che vanno anche ai di 
nostri moltiplicandosidopo 4^coli e hiezzo, so- 
no la piu sicura prova del piacere, con cui si 
legge, e delF immortality deir opera . Lealtre sue 
opere italiane , benche tutte impastate d' amore , 
e sul medesimo stile , non si leggono con egual 

tro Petroni certosino dal suo compagno Padre Ciani., 
II Boccax:cio altamente colpito da questo annunzio, lo 
scrisse al suo amico Petrarca , che con tutto il senna 
"verso nel di lui ankno un balsamo di consolazione^- 
Realmente soprawisse alia prof ezia i3 o i4 anni . Mar^ 
niy storia del Decanu p. i^ c. 27. 



laO DEL RINA.SC. DELLE 8GIENZE E LETTERS 

piacere. La Fiammetta , il Filocoto, TAmeto, il 
Laberinto d^Amore ec. son romanzi poetici , giac- 
che poetiche sono per lo piu le deserizioni , e la 
frase stessa ; e non vi manca che ii poetico metro : 
in simil guisa si leggono scritti de'greci, e latiut 
romanzi, e rAsin<5 d'oro d'ApnIeio uella dege- 
nerata lingua latina, ha una tinta affatto poeti- 
ca . Si scorge in quelle che la Natura avea date 
al Boccaccio molte delle qualita che formano un 
gran poeta : ma questa capricciosa madre , che 
forma tanti abbozzi senza finirgli, gli nego una 
qualitji, Torecchio armonico: onde nasce la dif- 
ficolUi nella meccanica tessitura deWersi, e la 
durezza, e disarmonia in quei ch'egli ha scritto. 
A lui si dee Tinvenzione deirottava riraa, che 
si e sollevata a nobile sublimit^ dopo ch'e pas- 
sata a costituire il metro delFepica poesia (77). 
Quello che pari*a anche piu singolare e, che le 
imagini poetiche si trovano forse piu che nei 
versi nella sua prosa , specialmente nella Fiam- 
metta; ciocche mostra, che in quelli lafatica di 
tessere i versi raffreddava la fantasia, la quale 
poi sciolta da quel laccio, volava piu liberamea- 
te (78) . 



(77) // Crescimieni vi ha qualche dubbio . 

(78) Le opere poetiche del Boccctccio son molte. La 
principale e il poema la Teseide in ottava rima in 1 a 
libri: il Filostrato, il Ninfalejiesolano, FAmorosa vi- 
sione in cinque trionfi, E anche meno poeta ne^ versi la^ 
tini, Le sue lunghe egloghe sono moUo inferiori a queU 
le del Petrarca, II Boccaccio s^ accorse delta sua mc" 
diocrita poetica , se e vero , che quando ebbe lette le 
poesie del Petrarca volesse bruciare le proprie, (Pet. 
Ep. Sen. lib. 5, ep. i.J. Ma non le brucibj percKe Famor 
propria addolcisce sempre la condanna, che pud at^er 



SAGGIO SECONDO 121 

Uapplauso, con cui fu ricevuto il Decame- 
rone , fece nascere in seguito molti imitatori as- 
sai disuguali all' originate . Uno scrittore di que- 
sto genere, coetaneoal Boccaccio, e il fiorentino 
Francesco Sacchetti, che scrisse 3oo novelle, 
4a delle quali si son perdute . Il pregio maggio. 
re di esse, e la naturalezza con cui sono contate. 
Lo stile e qualche volta basso, e quantunque 
non raanchino dei tenii spiritosi, ve ne sono 
molti degli assai comuni, e che non meritava- 
no r onore di essere scritti . Fu anche poeta sti- 
mato ai suoi tempi. Un altro scrittore di no- 
velle fiorentino, e una persona poco nota^ di cui 
non si conosce, che il nome di Ser Giovanni, 
e quello che gli e piaciuto di darci nel «onetto 
proemiale, in cui parla da senno o da scherzo 
con molta uroilta di se stesso, del suo libro 
chiamato Pecorone , della causa di questo no- 
me, e del tempo in cui fu scritto. Si puo dal 
sonetto dedurre, che le novelle erano composte 
o contate da una brigata d'amici, e che Ser 
Giovanni ne fu Testensore . Ecco il sonetto : 

MUie trecento con settant'otto anni 
Veri correvan , quando incominciato 
Fu questo libro , scritto ed ordinato , 
Come vedete ^per me Ser Giovanni . 

E in battezzarlo ehbi non pochi ctffanni, 
Perche un mio car Signor T ha intitolato ^ 
Ed e per nome Pecoron chiamato , 
Perche ci ha dentro nuovi barbagianni . 



data il prinio colpa cT occhio della ragione, Le altre 
opere latine del Boccaccio son varie . La piii importan* 
te e de Genealogia Deorum. 

r. HI. q 



1 121 DEL RIN4SC. DELLE SGIENZE E LETTERS 

Ed io son capo di cotal brigata , 
Che vo belando , come pecorone , 
Facendo libiij e non ne so boccala. 
Poniam che ilfacci a tempo e per cngione 
Che la miafama ne fosse onorata^ 
Ccnne sara da zotiche persone ; 
Non ti maravigliar di cid , lettore , 

Che il libro efaUOy come e Fautore. 
Sarebbe un' ingiustizia il considerar Petrarca , 
e Boccaccio, uno come semplice poeta, Faltro 
come scrittor di novel le . Sono ambedue restau- 
ratori delle leltere . I primi albori del risorgi- 
mento di esse, cominciarono ad apparire fra la 
barbarie e Poscuritk con cui si scriveva la de- 
generata lingua latina . Una folia di plebei scrit- 
tor i e in versi , e in prosa nei bassi secoli avea 
diSpnoraio le lettere; e i barbari versi latini, in- 
degni d'esser letti come parti delle Muse, non 
meritarono d' esser tratti dall' oblio , che per 
qualche notiziad'istoria,od'erudizione, che da 
questo letame scelgono talora gli antiquarj . 
(^hiunque avra la pazienza non di leggere diste- 
samente (ciocche e impossibile), ma solo di raz- 
zolare il sudiciume di siffatto volgo di poeti, e 
prosatori della mezzana eta , vedrk che non so- 
no uu insulto i nomi , di cui facciamo uso , e 
se qualche rarissima eccezione ha luogo, se 
qualche tratto elegante s'incontra, puo riguar- 
darsi , come un bel fiore nato nell' inverno del- 
la Siberia (79) . Appena si puo rammentare, co- 

(79) Ci sia lecito riferire un esempio y forse ilsoloy 
d^eUganza assai straordinaria in quei barbari tempi y 
pochi versi sugnilustri resti della citta di Roma Jtl-- 



846GfO 8ECONDO Ia3 

me un passo verso il migliorameDto della lingua 
latina, il poenia diPietro Vernense, con cui ha 
celebrato la oouquista dell'Isole Baleari fatta 
dai Pisani ; nondimeno paragonato coUa poeti* 
ca feccia di quel tempi , vi si scorge un iieve 
grado di depurazione . Quello, .che veramente 
in Toscana, anzi neir Italia intiera, cominciasse 
a levare le scaglie piu rozze alia latina poesia ,fu 
Arrigo da Settiaiello , borgo vicino a Prato , di- 
stante sette miglia da Firenze. 

Nacque da genitori coutadini, e si soUevo so* 
pra il suo stato colla cultura delle lettere , por- 
tandosi percio in Bologna . Le lettere non gli 
procurarono pero gran sorter pare«che vivesse 
povero, infelice e perseguitato, se non sono 
esageraztoni poetiche i lamenti del suo poema . 
£ questo scritto in versi elegiaci sulla fine del 
XII. secolo : ha per titolo de Diversitate Fortunce 
et Philosophice consolatione : egli ha voluto iini- 
tar Boezio . Ben die i suoi versi nella raffing tezza 
del gu^to presente, non possano mostrarsi con 
lustro, sono pero superiori a tutto cio, che in 
quel tempo fu scritto (80) . 

Si potrebbe nominare anche il poema de San- 
eta Jerusalem di Niccolo di Michele Bonajuti fio- 

delbeno Vescovo di Tours , che morl nelP anno 1 1 Sg. 
Nee tainen annoruni series, nee flamroa, nee ensis 

Ad plenum potuit tale abolere decus, 
Hie superuin rormas superi miramur et ipsi 

Et cupiunt fictis vultibus esse pares. 
Nee potuit Natura Decs hoc ore creare 

Quo miranda Deum signa crreavit homo, 
Cultus adest his numinihus, potiusque cotuntur 

Artificis studio, qiiam deitate sua. 
Fabric, Biblioth, medii et inf, asvi in voce Hidelbertus . 
(80) Fiiip, Fill. Degli illi^s, Fior. Mehus, Jmb. Cam. 



1^4 D^L RirrASG. DELLE SCIEKZE E LETTERE 

rentifto, che sta manoscritto nella- Biblioteca 
Laurenziana (8i). Avrebbe liiogo fra i letterali 
di questa eta il Del-Bene, professore di gramma- 
tica in Bologna , chfe merito gli elogi di Pier del- 
le Vigne (8a), con altri, che e meglio lasciar 
pacificamente doi*mir nella polvere . I veri re- 
stauratori ne sono Petrarca, e Boccaccio. La lin- 
gua latina, e la greca debbon loro moltissimo . 
Si e veduto che. il Petrarca scrisse il sue poema 
in latino; e benche sia lungi a grande intervallo 
daU'eleganza Virgiliana, nondimeno si solleva 
assai non solo su tutti i precedenti , ma su i con- 
temporanei scrittori . Le sue egloghe , V altre 
poesie , e gli scritti in prosa raostrano lo stesso. 
•Il Boccaccio ancora ha scritto delle poesie lati- 
ne , ma inferiori d'eleganza e di facilita a quel- 
le del Petrarca forse quanto lo sono le sue poe- 
sie italiane. Lo studio delle lingue dotte e stra- 
niere, era coltivato in Italia da qualche tempo. 
Gli Arabi alia gloria delle armi aveano unita 
quella delle lettere e delle scienze, onde la lore 
lingua col potere , e influenza di quella naziooe 
si era estesa anche nelle cristiane provinci^. 
JVfolte opere furono tradotte da quella lingua . 
I Sovrani di Sicilia Federigo, e Manfredi, corae 
di tutti gli altri studj , ne furono i generosi pro- 
inotori,ie varie opere si erano tradotte sotto i 
loro auspicj. In Pisa, ore si faceva un ricco 
commercio colla riviera di Affrica, s'intendeva 
facilmente Taraba lingua (83). Ne I'ebraica era 

(8i) Catal, cod. laU bibL Laur doL a, 

(82) Mehus, Ambr* Camald, 

(83) Un trattato tra la Rep, Pisana , e il Re di Tu-- 
nisifatto nel I'jtS^ yjii steso in arabo, di cuiju interpe-^ 
tre Buonagiunta da Cascina . Flam, dal BorgOy Roc, di 
Docum. Pis, 



SAGGio srcowna ia5 

ignota in Italia ; e fra gli altri si puo citare Gio- 
vanni da Capua, ebreo convertito, il quale reco 
dairebraica nella latina lingua un' opera avuta 
in sommo pregio fra gflndiani, Culila e Dimna, 
tessuta di racconti e favolette, per istruzione 
specialmente de'cortigiani (84). La gireca lin- 
gua neppure nei tempi piu infelici delle lettece 
s'era perduta in Italia. L' influenza del greeo 
Impero su di essa, il continuo commercio, le 
dispute teologiche tra le due Chiese d'Oriente, 
e d'Occidente avean sempre tenuto vivo in Ita- 
lia la studio di quella lingua (85.) . Fino dal se- 
eolo XI. fiori Papia, di cui ignorasi la patria; 
ma nel suo elementario , ossia vocabolario la- 
tino, chiaramente si rileva la perizia ancbe nel 
greco idioma . Nel seguente secolo poi (u cele- 
bre il Burgundio giureconsulto pisano , tradut- 
tore dal greco in latino d'alcune omelie di S. 
Oio. Grisostomo, e d' altri greci opuscoli, eche 
(u ambasciatore de' Pisani a Costantinopoli(86) , 
ove si distinse, come dotto uomo e perito nelle 
teologicbe controversie (87). Un altro grecista 
suo contemporaneo , e concittadino e Uguccio- 
ne pisano , gi^ nominato a suo luogo onorevot- 
mente, come canoni&ta, e .Vescovo di Ferra- 
ra (88). Dal suo lessico, come da quello di Pa- 

(84) Fu dedicata al Cardinal Matteo Rossi yfatlo 
CardinaU da Urbano IV y an. 1262. Fabr. BihHoth. 
grcec. 'voL 6. p, 46o. BibL lot, medias et infintce latiniu 
Doh I. p* 332. 

(85) Monsig. Gradenigo ec, 

(86) Flam, dal BorgOy Origin. deWUniv. Pis. Mem. 
degli illus. Pis. 

(87) Mori nel 1194. 

(88) Si veda ilsuo elogio nei Pisani iltustriy e siscorge^ 
ra quanta debbano a quest* uomo le due lingue de^dotti. 



12^6 DEL RINASG. DELLE BCIEITZE E LETTERS 

pia,pare, che' possiamo rilevare rintelligenza 
della greca lingua. Noi abbiaxno nominati que- 
stt , come toscani . Moiti altri se ne -ciiano in 
Italia (89) versati nella greca lingua , ma in niuaa 
Universita era insegnata; e quantunque fossero 
note alcune op«re d'Aristotele,edeiPadri della 
greca Chiesa , dei grandi Classici greci si cono- 
sceva appena il nome dall'lialia . In un angolo 
di essa, che popolato gi^ da greche colon ie, era 
stato onorato col nome di Magna Grecia , e poi 
di Calabria, restounpopolardialetto greco, efu 
ravvivato dai monacidiS. Basilio, de'quali eran 
7 Conventi solamente a Rossaqo (90) . Da questi 
solitarj esci Barlaam , colui che il primo fece co- 
noscere agl' Italiani il padre de' greci classici 
Omero: fu nalivo di Seminara: i suoi studj del- 
ta greca lingua, i viaggi e la permanenzSi a Co- 
stantinopoli lo resero sommamente istrutto nel- 
le greche lettere . La stima che di lui fu fatta , 
anche da' suoi nemici, ne prova la realti del me- 
rito ; e la persecuzione ch' ei soffri dai fanatici 
greci monaci suUa luce del Tabor, ne mostra il 
buon senso: non dissotterriamo daU'oblio que- 
sta disputa per non disonorare seropre piu Tu- 
mana ragione . Barlaam trovandosi in Avignone 
spedito dai greco Imperatore Andronico, per 
trattar con quelk corte affari religiosi e politici, 
conobbe il Petrarca; e questi due, che erano i 
piudotti della loro eta, strins^ofacilmente ami- 
cizia . L'avidita del Petrarca di conoscerei greci 
Classici lo fece applicare con ardore alle lezioni 
del monaco: ma terminata TinfriUtuosa amba- 

(89) Tirab. 1st. della left. it. torn. 4« 

(90) Giann, 1st. di Nap. to in. i. pag. 5:4k» 



SAGGIO SECOM>0 lay 

sciata , fu Barlaam costretto di tornare a Costa n- 
tinopoli, e ad abbandonare il suo scolare nei 
primi passi della gre^ca lingua^ e gF immaturi 
studj del Petrarca furon perduti. Costretto il 
moDaco a tornare in Italia per la furiosa perse- 
cuzione dei monaci del monte Athoft^ dei quali 
nuovamente avea postp in ridicolo la visionaria 
luce del Tabor, ritrovo il Petrarca a Napoli; e 
avrebbe questi potuto ricominciarq i suoi sfudj , 
se amando piu lo stabilimento deiramico, che 
i proprj letterarj progressi , non gli avesse pro- 
curato ilpiccolo vescovado di Locri,oGerace (91). 
Mori in breve tempo questo Yescovo , dot to non 
solo nella bella greca letteratura , ina che aveva 
portato il diritto senso in molte delle fenebrose 
dispute nionastiche , e non ignoraute delle geo« 
metriche ed aritmetiche cognizioni (9a)., Resto 
pertanto il Petrarca col desiderio senza i mezzi 
di apprendere quella dotta lingua, e in una 
patetica e inimaginosa lettera scritta a chi gli 
avea dona to ungreco esemplare d'Omero, con- 

(91) V antico Locri nel medio €VOy fu detto S, Ci* 
riacaj e corrottamente Jerace o Gerace (Chorogh. it. 
med. avi. rer. it, scri, torn, io,J II Tiraboschi s^inganna 

facendo due luoghi di Locri e Gerace y e dicCy per ac^ 
comodar la geografia , che il Vescovado fu traslatato 
dair uno alF altro , citando F Ughelliy It. Sac. v. 1 o. 
in ep. Locr. Lo stesso scrittore crede, che una sola vol" 
ta e non due s^ineontrassero questi due uomini, e che 
cib awenisse la seconda ^) oil ay che il monaco torno in 
Italia ^ prima d^ esserfatto Vescovo : queste minute cir^^ 
eostanze nonimportan motto all* interesse delle cose. Che 
il Petrarca procurasse difarlo promitovere al Vescova^ 
doy lo attesta egli stesso. Far. ep. 21. 

(92) Dom. Aret* apud Mehus, Vita Ambr. Tirai. 
1st. della Lett. it. torn. 4* ^'^- 3. 



llS DFX EIJVASC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

fessa con dolore, che Taureo volume giace mu- 
to presso di lui , e che i suoi occhi son ciechi 
alle speciose imagini delF Iliade, e delFOdis- 
sea (93). La gloria di resuscitare in Europa la 
classica greca letteratura, si deve a Giovanui 
Boccaccio, ed a Firenze quelia d'avere stabilita 
cattedra di greca lingua, ed ove Oniero abbia 
cominciato a riscuotere una stiroa sentita . Uii 
altro Calabrese o Tessalo (94)9 scolare di Bar- 
laam, Leone o Leonzio Pilato, fu couosciuto a 
Yenezia dal Boccaccio, e invitatp da lui a Fi- 
renze nell' anno i36o. Vi venne egli, e per le 
premuredel Boccaccio gli fu assegnato dalla Re- 
pubblica uno stipendio per insegnar le greche 
lettere . Era doUissimo in queste , e in ogni ge- 
nere di greca erudizione . Ma la sua figura e por- 
tamento erano singolari . Affettava piuttosto la 
sordidezza Cinica, che la pulitezza Platonica. 
Una deforme ed ispida figura , coi neri capelli , 
irti, cadenti sul viso, una nera barba scarmi- 
gliata, un sordido mantello formavano la sua 
pittura : maniere zotiche corrispondevano al Ci- 
nico abbigliatnento , ed un umore atrabiliario 
ed incostante, lo rendeva poco suscettibile di 
stabili sociali connessioni (95). Tale fu il pri- 
mo maestro della greca lingua in Italia. II Boc- 
caccio lo alloggio in sua casa, e perlo spazio di 
tre anni studio indefessamente quelia lingua 
con pochi altri condiscepoli ; sotto di lui lesse 

(93) Famil, 9. a. 

(94) // Boccaccio J sulla di lui asserziofUf lo chianut 
Tessa! onicense ; ma il Petrarca dice: Leo noster vere 
calaber, sed ut ipse vult, thessalus, quasi nobilius sit gr»- 
oum esse quam italum . Sen. L 3. ep, 6. 

(95) Jannot. Manetti vita Petrar. 



SAGGTO SECOND O 1 29 

cd iatcse Onaero , e pote possedere, e trascrivere 
iitia prosaica litterale traduzione delF Iliade e 
deirodissea (96), ma lo stravagante Leone corir 
dotto a Venezia dal Boccaccio, per V istabilitk 
del suo umore comincio a sospirare Costanttno- 
poll. Non valsero a ritenerlo le piu gentili pre- 
mure del Petrarca in Padova : parti esecrando 
r Italia e i j^tini: appena giunto a Costantino- 
poli, pentito, sospiro per 1' Italia , e nel ritorno 
assalito il legno da una tempesta all' ingresso 
deir Adriatico , il disgraziato filosofo , che si era 
imprudentemente legato (97) all' albero della ns- 
▼e , fu colpito ed ucciso da un fulinine y che il 
conduttore, a cui si era attacato ,port6 sul suo 
corpo . Persevero il Boccaccio nelle studio delle 
grecbe letlere anche privo di maestro, e la sua 
opera della Genealogia degli Dei ammirabile pel 
suo tempo, sparsa di grecbe citazioni, dovea ec- 
citargli un'alta stima. Ma i semi di quella lette- 
ratura gittati nel fiorentino terreno, colla mor* 
te del Boccaccio andavano a perire , quando fu 

(96) Bocc, Gen, Dear, lib, 1 5. cap, 7. QualcJie altra 
informe traduzione eT Omero , prohahilmente esistei^a 
innanzi, come mostra FAb, Mehus, eforse di Pindaro . 
I passi d^ Oinero citati da auXoripiii antichiy che igno~ 
ravano il greco , Janno supporre F esistenza d* una trc^ 
duzione, Fra questi si puo nominare anche Dante ^ che 
nel la Vita tiuoyr parlando di Beatrice , aggiunge: di 
lei certo si poteva dire quella parola del poeta Omero :« 
ella non pareva figliuola d'uonio mortale, ma di Die. « 
Omero parla d Elena. 

(97) Non fu rigorosamente imprudenza in un uomo 
ignorante degli effetti delV elettricita e del fulmine^ ma 
lo sarebbe ne^ nostri t^mpi, Fu piu fortunato Ulisse, che 
in un similcaso s^ era legato ancVesso alF albero, Odiss. 

r. ///. • r 



l3o DEL RmA.SG. DELLE SGTEfTZE E LETTERS 

con Stabile e non piu interrotto oorso riacceso 
in Firenze V ardore per quello studio nella venu-' 
ta del greco Emmanuelle Crisolora (98) , che fii 
invitato e stabilito in Firenze per le cure del 
dotto , e sventurato cittadino Palla Strozzi , di 
ciii parleremo a suo luogo. Nato il Crisolora di 
una ragguardevole famiglia , che si Tantava emi- 
grata dal latino suolo con Costantino , nello sta- 
bilimento di Costantinopoli , era stato spedito 
dal greco Imperatore alle corti europee per cbie- 
der soccorao contro i Turchi , che minacciavano 
la rovina ai languidi avanzi del greco Impero. 
Avendo errato inutilmente, e ottenuto piu pro- 
messe, che soccorsi, solamente invitato dai Fio- 
rentini, colui che era attualniente,oche era sta- 
to ambasciatore d'un miserabile Imperatore, non 
sdegno di accettare dalla ricca Bepubblica fio- 
rentina Toffizio di professore di greca lingna (99)- 
Egli era egualmente dotto, che Leone nelle gre- 
che lettere , piu di lui nelle la tine; ciocche lo 
rendeva meglio atto a communicar le sue idee; 
e le dolci maniere allettavano quanto le Ciniche 
di Leone ributtavano gli scolari , i quali percio 
corsero a lui in grandissima folia . Fra questi 
uno dei primi e pin distinti fu Leonardo Bruni 
aretino, in cui fino dai pueriU anni la gloria 
del Petrarca avea acceso una bella^mulazione, e 
la vista del di cui ritratto anche nelle piu mise- 
rabili circostanze della patria e della fa^miglia 



(98) Jfn, 1 390. 

(99) // Tirab. sostiency che due "volte verme il Cr^- 
$olora in Italia ^ prima come ambasciatore delTImpe^ 
ratorcj indi invitato dai Fiorerttini. 1st. della Letter. 
itoLtom. 6.p, 799. 



BkGGlO SSCOITDO 1 3 1 

Atimolavano alia gloria leiieraria (loo). Airarri- 
vo di Manuelle egli coltivava la legge : allettato 
dalle classiche cognizioui greche, ondeggio al- 
quanto dubbioso, ina uon voile abbandonare un 
occasione si preziosa ; ed il suo nome e tra i pri- 
mi re^tauratori delle greche lettere . Di lui pero 
parleremo piu a lungo neU'epoca seguente. Da 
questo momento Ja bella greca letleratura ri- 
suscitata in Firenze persevero a fiorirvi ; anzi la 
sua luce quivi la prima volta accesa ando dif- 
foudendosi per tutto il resto d' Europa . 

Un letterato , che non si puo lasciare sotto si- 
lenzio dopo quei tre uomini sommi, benche ad 
essi a^ai inferiore, e Coluccio Salutati. L'ami- 
cizia del Petrarca, la somma celebrity, che gode 
nel tempo della sua vita , richiedono alFistorico 
qualche notizia di lui. Nato nelF anno i33o in 
Stignano in Val d^Elsa, esule con suo padre 
dalla Toscana per le fazioni, ricovratosi a Bolo- 
gna presso Taddeo Pepoli , fece ivi gli studj di 
legge per ordine del padre : il genio lo porta va 
pero alle belle lettere, alle quali si diede inte- 
ramente dopo la di lui morte , Fu Coluccio un 
letterato politico; e dopo la carica di segretario 
apostolico d'Urbano V. y venne creato cancellie- 
re , e segretario della fiorentina Kepubblica , che 
si potrebbe considerare, come una specie di 
mioistro degli af£ari esteri, carica della maggio- 
re importanza, in un tempo, in cui la Repub- 
blica Fiorentina era di st gran peso nella bilan- 
cia d'Europa. Fedele a'suoi concittadini, ono- 
rato altamente da essi, eloquente nel sostenere 



(lOO) yedi Comm. e la presente Istoria L II L cap. 



1 3a DEL RINASC. DELLE SClEStX, E LETTERS 

colla voce e colla penna gV interessi della sua 
patria, era formidabile ai di lei nemici (0. 
Coijsiderandolo ora per la parte delle lettere, fa 
uno dei promotori piu ardenti di esse : diligeiite 
ricetcatore degli antichi codici, possedeva quel- 
la sagace critica alta a distinguere i veri dagli 
apocrifi, a correggerli e depurarli dalle inlerpo- 
lazioni . Le sue epistole furono assai stimate : la 
vasta estensione delle cognizioai d* ogni sorta 
d'erudizione, lo faceva ammirare nelle compa- 
gnie, e la dolcezza de'suoi costumi ainare unt- 
versalmente: onde la di lui fama fu e^ale a 
quella del Petrarca , come lo dimostrano i tanti 
elogj, che di lui si trovano negli scritti di quei 
tempi. Le sue opere pero e in versi e in prosa, 
per lo piu latine, non hanno sostenuta siffatta 
celebrity. Ella e an data ilia nguidendosi in pro- 
porzione , che i* posteri si sono da lui scostati , 
mentre quella di Dante, delPetrarca, del Boc- 
caccio stabilita su piu salda base, e divenuta 
sempre piu luminosa. Nel tempo, ch'ei visse 
furono in tanto pregio i suoi versi , che i di lui 
concittadiui domandarono all' Imperatore la (a- 
colt& di coronarlo ; come se una rispettabil Re- 
publica non avesse avuto il dritto di conferire 
una siffatta publica testimonianza d'onore a un 
suo concittadino . Ottenuta la facoltk , ma diffe- 
rito I'atto solenne, soprawenuta la morte di Co- 
luccio, fu dello sterile alloro onorato pubbiica* 
mente Tinsensibil cadavere. II tempo^ giudice in- 
fallibile, ha messo Coluccio nel suo vcro posto: 

(i) Gio. Galeazzo Visconti soleva dire che teineva 
piu una lettera di Coluccio , che una schiera di mille 
coA^aJierifiorentini . 



X 



V 



SAGGIO SFXONDO 1 33 

i suoi pre^ letterarj simili al vago , ma fragile 
colorito d'una pittura,hanno tnolto perduto di 
lustro nel giungere a noi . 

La gloria pertanto delta Toscana, e 'dell' Italia 
in quest' epoca nasce dai tre grandi legislatori 
deiritaliana fa vella, Dante, Petrarca, e Boccac- 
cio . Fra tahti sorittori loro contemporanei in 
qualunque genere di scienze o di lettere caduti 
neiroblio, ia loro farna e andata crescendo . Do- 
tati tutti e tre di grande iniaginaziohe, e fatti 
percio per la bella letteratura , ne hanno gettati 
in Italia i fondamenti . In questo illustre Trium- 
virato pochi dubiteranno che il Boccaccio non 
deva porsi nell' ultimo posto: il dubbio sul pri- 
mato sara sugli altri due . Noi abbiamo detto ab- 
bastanza a suo luogo per mostrare qual genere 
di gloria si debba ad entrambi; e se si dovesse 
convenire, che nella grandezza e forza delFima- 
ginazione , Dante supero il Petrarca^ bisogna al- 
tresi confessare , che questo ha aggiunto al poe- 
tico stile cio , che alFaltro almeno in parte man- 
cava. Boccaccio ha battuta una nuova carriera, 
ed e stato padre deiritaliana prosa, come quelli 
della poesia . Questi, nato piu iimilment^, fu me- 
no soggetto alle politiche tempeste degli altri 
due : visse in una onorevole poverty , am^to dal 
bel sesso , ed onorato da suoi cittadini. Fu il Pe- 
trarea piu fortunato di Dante, perche indipen- 
dente e padrone di se stesso . Gli avUnsi dell' ere- 
ditk paterna salvati dalla rapaciti del nemico 
partito , e gli ecclesiastici benefizj (2) , benche 

(a) Fra questi era quello del PrioraXo di S. Niccolo 
di Mi^liarino nella Diogesi di Pisa, conferitogli da 
Clemente VL 



1 34 I>SL EIN A«C. DELLE SCIENZE B LETTERS 

non lo facessero opulento gli dayano agio di vi- 
vere , ove gli era piii io grado , e seoza bisogtio 
delFaltrui soccorso; ciocche, oltre il conciliare 
nel pubblico una maggior considerazione, toglie 
ad infiniti dispiaceri, a'quali la sqiiisita sensibi- 
lity deiranima de'poeti gU espone, e che si evi- 
tano cangiando paese. Veggiamo pero il Petrar- 
ca di rado restar lungamente in un luogo; e 
quando cio e avvenuto, viversolitario, e passar 
tan to tempo nelFameno ritiro di Valclusa; men- 
tre r infelice Dante costretto a vivere a sj>ese al- 
trui, avrebbe dovuto soffrire, e tacere, ciocche 
r inritabile suo spirito non gli permetteva. E qui 
si consideri la poca indulgenza, che si ha gene- 
ralmente perstfTatti uomini. Abbiamo notato che 
la grande imaginazione madre delle sublirai poe* 
sie non puo esser separata da un'estrema sensi- 
bilita, e percio da un irritabil carattere. L'indi- 
scretezza degli uomini vorrebbe la prima senza 
la seconda ; e in vece di compassiohare le debo- 
lezze, che sono un'effetto della natura,come si 
corapatirebbe la sensibilita fisica di chi entra in 
convulsione al tatto, o alia medicatura d*una 
piaga, mentre altri dotato di fibra piu dura vi 
lascia quasi con indi(F«renza applicare il ferro ed 
i caustici; ne rileva anzi malignamente , e ne 
accresce la stravaganza. Chi ha la manieradi to- 
gliersi alia causa irritante nel pericoloso momen- 
to , evita di dar lo spettacolo delle convulsioni 
del suo spirito irritato. Cio non pote sempre 
Dante; lo pote bensi il Petrarca, percio si vide 
ricercato dai primi Signori , e Principi d' Italia , 
che facevano a gara per possederlo ; ma piccolo 
fu sempre il soggiorno , che il pr udente , e sen- 
sibile poeta fece allc loro corti. La fiorentina 



SAGCIO SECONBO 1 35 

Repubbltca vergognesa , . che un suo 'cittadino 
tanto illiistre fosse contato frd gti esuli^ ricom- 
prati a pubbliche spese i beni g\k cofifiscati a suo 
padre y gli restitui al figlio, invitandolo, con so- 
lenne arabasciata portata dal Boccaccio, a venire 
alia patria, professore neirUniver^ita ivistabili- 
ta dopo la peste . Egli rinunzio (fuest' onore , 
amando la sua indipendenza . Ma I'aweilimento 
pill per lui glorioso e il piu atto a solleticare il 
cuore ed elevar lo spirito^ fu la sua soIenne<coro- 
nazione in Campidoglio . £ singolare Tacciden- 
te, che nello stesso giorno, cioe ai 2i3'd'Agosto 
1 340, gli giungessero lettere e dal Cancelliere 
deirUniversita di Parigi Roberto de'Bardi, edal 
Senato di Roma, nelle quali eragli in quelle due 
citti ofFerta la corona . Egli si determino pel 
Campitloglio. Un aniroo, come il suo^pieno del- 
le memorie degli antichr Eroi roraani , che avea 
con tanta avidity su quel classico terreno ricer* 
cati i ruinosi avatizi della romana grandezza, ed 
ammiratili con tanto entusia^mo , come dovea 
esser contento nel niontare quello stesso clivo 
Capitolino, ove gli Eroi romani eran saliti a co- 
ronarsi della fronda di quella * 

Arbor vittoriosa e trionfale 
Onor dlmperatori ^ di Poetil 
L' onore solenne* della corona poetica, tanto 
meritamente ottenuto dal Petrarca, fu anche 
conceduto qualche tempd dopo Tanno i355, 
forse non con tanta giustizia. al poeta Zanobi da 
^trada, borgo poche miglia distante da Firenze. 
Figlio di Giovanni Mazzuoli maestro di scuola , 
lo fu ancor esso dopo la morte del padre. La 
protezione , che di lui presie il gran Siniscalco 
Acciajoli , non solo lo colmo d' onori , promo- 



I 36 DEL RI5ASC. DELLE SCTEKZE E LETTERE 

▼endolo in Napoli a segretario regio , indi segre- 
tario apostolico , ma gli procure la corona pi>e- 
tica dairimperator Carlo IV. Mentre questo So* 
Trano trovavasi in Pisa, posti degli steccati e 
dei sedili su i gradini del Duomo, ove concorse 
innuroerabil gente, fece Tlmperatore di Zanobi 
la solenne coronazioue. Benche Zanobi avesse 
molta fama ne'suoi tempi , parve ad alcuni, che 
non fosse abbastanza degno di qnest'onore , col 
quale dicevano gli amici del Petrarca s*imbrat- 
tava Tonda del Perroesso; ed alio stesso Petrar- 
ca, quantunque amico di Zanobi, non piacque 
siffatta coronazione, benche non fosse quella 
del Campidoglio , lagnandosi che i Tedeschi o- 
sassero giudicare degritaliani ingegni . L'onore 
pero, in cui teneasi dai Fiorentini Zanobi, ri- 
sulta dalla determinazione del 1396, presa dal 
pubblico di erigere a lui , come a Pante , al Pe- 
trarca, all'Accursio un mausoleo ponendolo quar- 
to^a cotanto senno , pensiero che non fu ese* 
guito (3) . Di quest' uomo tanto celebrato ai suoi 
tempi non esistono che 5 versi , citati dal Me- 
lius, le Lettere Apostoliche , e la traduzione ele- 
gante in prosa de' Morali di S. Gregorio . Tor^ 
nando al Petrarca , era esso amante della tran- 
quillity, ed indipendenza d'ltalia, e dolente la 
mirava lacerata dalle propria e dalFestere armi . 
Onde e in versi e in prosa animava sempre gli 
Italia ni a scuotere il forestiero giogo, e ricor- 
darsi del loro antico splendore. Pieno di queste 
amabili visioni , dirette sempre al bene pubbli- 
blico, fu legato d'amicizia col celebre Tribune ; 

(3) MehuSf Vita Amb. Cam* Matteo ViUani* Cronic* 
di Pisa. Rer. itaL scr. ^voL i5. 



SACGIO SECOVDO J 37 

indi eccito con tutti gli stirooli della gloria 
rimperator Carlo IV. a riordinar gli stati d' Ita- 
lia . Siccome nella vasta estensione de'suoi studj 
era entrata Tantiquaria, avea fatta una serte 
delle antiche medaglie, di Gui puo riguardarsi 
come il primo collettore. Avendo ricevuto da 
queirimperatore lapiu gentile accoglienza, voi- 
le donargli la raccolta delle sue medaglie, fra 
lequali trovandosene una d'Augusto, ebbe il co- 
raggio di dirgli : ecco i grand uominiy ai quali 
siete succeduto, e che dwete imitare (4) • Ma il 
miserabil Carlo era assai lontano dallapotenza, e 
dalle idee de' roroani Cesari; ed era obbligato a 
dimandar piu Telemosina dalle italiane citti, 
che a dar loro la legge . £ accusato il Petrarca 
d'essere stato invidioso della gloria di Dante. 
II silenzio quasi perpetuo su quel gran poeta , 
che dovea pure eccitar le lodi d'un uomo, come 
ilPetrarca, lo hanno fatto sospettare; e la let- 
tera indirizzata al Boccaccio/ in cui tuoI difen- 
dersi di quell* accusa (5) ^ e uita nuova prova 



(4) Jb. de Sade . T. 3. p. 38i. . . 

(5) La lettera e indirizzata al Boccaccio : non e no^ 
minato Dante, ma caratteriz^zato in nianiera da non 
potersi intendere che d* esso • // Tiraboschi consideranr 
do r espressioni del Petrarca al Boccaccio y il quale par 
eke presso di lui si scusasse della venerazione per Danr 
te, coir asserire che era stato suo maestro, gli pare che 
possano appartenere ad altri, che a Dante, il quale 
non pote esser maestro del Boccaccio ^ inserts hanc of- 
ficij tui excusationem , quod ille tibi adolescentulo pri- 
mus studiorum dux*, et prima fax fuerit ec» Non e di/- 

Jicile il veder che Dante fu maestro del Boccaccio , co* 
tne del Petrarca e di tanti altri poeti, e che egli lo 
chiama tale, come Dante ha chianuUo suo padre Guir 
do Guinicelli, Purg* cant, a6» 



1 38 DEL RIKASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE 

contro di lui . Non prenderemo ad esaminare 
scrupolosamente questo dubbio, ne a scuoprire 
un velo, che non puo raostrarci, che degli og- 
getli spiacevoli , dai quali e meglio torcer la yi- 
sta, rispettando con una specie di religione le 
irregolarita de'grandi talenti , come ledeboiezze 
della virtu . Se questi tre grandi uomini souo 
quasi i soli , che il culto , e non culto mondo 
conosca , anche delle tante loro opere non sono 
escite dalloblio , che la divina Commedia di Dan- 
te, il Canzoniere delPetrarca, il Decaraerone 
del Boccaccio; queste avanzandosi a traverse i 
secoli, acquistarono sempre maggiore splendore, 
e colla stessa progressione caddero V altre nel- 
Toscuriti . Sono forse quelle le sole tre produzio« 
ni d'un merito reale, che ci dia Tepoca, cheab- 
biamo percorsa piu felice pei parti deirimagina- 
zione , che della ragione , come dimostra anche 
r istoria delle belle arti . 

BELLE ARTI 

Tutte leArti 6glie deiriroaginazidne sono so- 
relle : la loro nascita percio, i progressi^ la deca- 
denza, camminano quasi di pari passo. Quel me- 
desimo iropulso , che solleva la fantasia de'poe- 
ti ad animar la natura,guida altresi il penneilo, 
e lo scarpello de' grandi artisti. Egli e per tan to 
naturale^dopoTaureo secolod'Augusto, il veder 
la decadenza delle lettere accompagnar quella 
delle belle arti;; le prime probabilmente avean 
preceduto le seconde nella nascita y e forse per 
cio le precedettero nella decadenza, come nella 
vita umana addiviene, ma per le revoluzioni po- 
litiche si accelero piu rapidamente quella delle 



•t 



SAG6IO SEGOir DO 1 3g 

arti. Ai tempi d'Adriano, queste eranonel. loro 
liore, mentre all'aurea letteratura dell' eta d'Au- 
gusto andava, mescolandosi una lega sempre in- 
feriore . La caduta delFarti pero si fece con mq- 
to accelerato a segno da avanzar quella delle let- 
tere : queste si possono piu sostenere perche col- 
tivate dai solitarj saggi , nel ritiro del gabinetto 
anche in mezzo ai tumulti ed alle rivoluzioni , 
le quali poi tolgono il sostegno pubblico di cui 
Tarti hanno bisogno; onde giunsero in brevissi- 
mo tempo alia piu gran corruzione . Da i tempi 
di Costantino il grande abbiamo ancora ujn pe- 
renne monumento della barbarie, a cui erano 
giunte learti, nelFarco trionfale eretto a quel 
Sovrano; per ornarlo si fece uso de'bassi rilievi 
che decora vano ^li archi di Trajano, e la stupi- 
da ignoranza del tempo non solo non s^accor- 
se deir incoerenza d* appiccare i trofei di Tra- 
jano a un monumento inalzato alia gloria di 
Costantino, ma agli eleganti lavori de' tempi di 
Trajano congiunse i rozzi, e grossolani della 
sua et&, come se s'incastrasse fra i diamanti un 
ciottolo d'Arno (6). La degradazione delle arti 
ando sempre crescendo nei seguenti secoli; e 
quantunque non possa dirsi con matematica 
precisione che restassero estinte , quel debolissi- 
mo raggio eb^ rimaneva in tanta^ oscurita era 
forse piu atto a far traviare . I barbari lavori dei 
bassi tempi equivagliono alia totale estinzione 
deH'arte . Che monta il disputare se il risorgi- 
mento delle arti siasi fatto da una morte totale 



(6) Vedi Winkelm. ist delle Art. ove si^nota che nel 
rUtabilirsi un tempio^ dal medesimo Costantino fivrono 
le colonne poste a roi^escio. 



l4o Z>EL RINASC. D£LL£ SGIF.NZE E LETTKRE 

o da uno stato forse peggior della morte ? Una 
certa rozza pittura, scultura, e archtteltura e 
stata seitlpre anche tra i popoli selvaggi , onde 
molto piu dovea rimanere fra gritaliant, ai qua- 
li tanti monumenti delFarte erano sempre da- 
vanti . Si puo pertanto asserire che !• belle arti 
non si estinguessero mai afTatto; le memorie pe- 
ro che se ne accennano non sono molto glortose 
air Italia (7). Le statue di Teodorico, e d'altri 
Re de'Goti, le aiitiche sculture di Pavia nella 
chiesa di S. Michele , le pitture fatte per ordine 
di Teodolinda nel palazzo da essa fabbricato in 
Monza, da cui Paolo Diaeono raccolse la fbggia 
dei vestiti dei longobardi guerrieri (8) , i inosai- 
ci rozzi che i greci o gl'italiani artisli lavoravano 
nel lungo corso di queisecoli,provano certdinen^ 
te che si dipingeva , si scolpiva, si fabbricava, co* 
roe le barbare poesie di Donizzone, e d*altri poe* 
ti di quella eta provano che si faoevan deVersi; 
roa se Y Italia fosse stata priva di quei pittori , e 
di quei poeti , la sua gloria non ne soffrirebbe . 
Anche di siffatti rozzi artisti non abbondava e 
Desiderio, Abate del Monte Casino, per adornar 
la nuova chiesa da esso &bbricata,fu costretto a 
chiamar da Costantinopoli degli artisti greci (9) . 

(7) Tiraios. torn. 3. lii. a. 3. ec. Murat, dissertaz. 

(8) Faui. dine, lib. 4- c. ao« 

(9) II pcisso della Cronica di Leone Marsicano (lib. 
3. c, 2g.J ch^e stato motivo ditanto scandolo presso co* 
loro che credono grande ingiuria per P Italia, P asserire 
che in un certo tempo le belle Arti erano spenfe, e vero 
che parla di mosaicisti e infarsiatori di patfimenti: ma 
se queste due arti erano le pih comuni in Italia, giae* 
che le piiijrequenti pitture di quei tempi sono mosaici, 
e se i las^oratori erano si poco in pregio da cercarne 
de* lontani, che dosfrem dire delF altre? 



SAGGIO SEGONDO l4l 

In mezzo alia barbarie universale pero, Firen- 
ze ereftse il suo Battistero forse da i ruderi del 
ruinato tempio di Marte (lo)^, probabilmente 
ne' tempi longobardici , e sotto Carlo Magno la 
chiesa di S. Apostolo , edifizj cbe si slontanano 
tanto dair ignoranza del tempo ; e il secondo 
scevro affatto di gotica rozzdzza ha meritatorimi- 
tazione del Brunellesco . Dopo un lungo corso 
d'anni, si trova il gusto delFarcbitettura mante* 
nuto inFirenze^ giacche nellanno ioi3, fu rifab- 
bricata la chiesa di San Miniato sul monte con 
buon metodo, avendo gli artefici negli archi, 
nelle cornici , e negli altri ornamenti imidato le 
buone antiche maniere . In questo stesso tempo 
Pisa si segnalo singolarmente. La sua polenza, 
e le sue ricchezze le fecero volgere il pensiero 
ad inalzare la fabbrica la piu grandiosa di quel* 
TEti, la sua Cattedrale. I varj generi di arti ne- 
cessarie a si gran lavoro cominciato , e compito 
iieir undecimo secolo, dovettero pel loro concor- 
soy e cospirazione porre in azione gl'ingegni . 
Gl'industriosi artifizj per inalzare i pesanti mas- 
si, i mosaici, le sculture, onde fu ornato, ci 
fan no fede dello sforzo concertato di tutte le ar- 
ti . £ vero che le arti belle Ti si mostrano quasi 
neirantica rozzezza , la quale e ricoperta in gran 
parte dalla magnificenza e grand iosit^; e vero 
che la piu gran parte degli artefici erano greci 
col^ chiamati (ii); ma Fingegno toscano spet* 
tatore curioso, diligente imitatore, e sagace mi- 
glioratore delle cose vedute, e che dovea aver 

parte nellesecuzione d'un opera lungamentecon- 

« 

(id) LajfUf Lez. {T Anticliita, 
(i i) Morrona^ Pisa illustrcUa ec. 



V 



14^ DEL RINASG. DELLE SCIEITZE E LETTERB 

tinuata , apprese e mtglioro le cose vedutey e 
neirattrito per dir cosi di tante aiti, e di tanti 
ingegni, baleoaronodellescintille attead accea- 
dere il fuoco sa^ro del gusto . Fu mantenuto ia 
azione questo prime moviraento dalle fabbriche 
del S. Giovanni, della toire , e del Camposanto, 
che nel seguente seoolo successivamente ebbero 
luogo ; e appunto poco appresso si trova an Pi- 
sano che si solleva su i suoi contemporanei, che 
abbandona le antiohe miserabili maniere , onde 
artisti puramente meccaniciy e senza genio scol- 
piyano, e dipingevano, e comincia a dar nuova 
vita alle arti. Si conoscono piu le opere che le 
circostanze della vita di Niccola Pisano : e uno 
di quelli uomini il di cui ingegno non avea hi- 
sogno che d'esserdesto: si pud riguardare coine 
il primo ravviVatore di quelle; e Tarchitettura, 
la scultura per lui si risvegliarono dal lungo 
sonno , La sua celebrita divenne presto si gran- 
de, che in Italia e specialmente in Toscana si fe- 
ce a gara a ricercarne V opera . Il grandioso edi- 
fizio del Santo in Padova mostra quanto Miccola 
81 fosse subito inalzato su i suoi coetanei : la 
chiesa di S. Trinita in Firenze fece rammirazio- 
ne del gran Buonarroti , che solea chiamarla la 
dama sua favorita: in Pisa,oltre molti lavori,si 
ammira il capriccioso artifizio del campanile di 
S. Niccola degli Agostiniani , ottagono al di fuo- 
ri , rotondo al di dentro , e arricchito di altre 
singolariti ingegnose . Conoscendo Y istabiliti 
del suolo d^Ua sua patria vi mise in moda Tarte 
d'assodarlo coUa sotterranea palificazione. Assai 
piu che Tarchitettura riconobbe da lui i suoi 
avanzaroenti la scultura . Destato dal fervore del- 
la sua patria per le belle arti , si crede che for- 



SAGGIO SECOKDO 1 43 

masse il genio sul basso rilievo che cuopre I'ur- 
na sepolcrale della Contessa Beatrice (la): fu 
forse una scintilla che n'accese la fantasia; ma 
senza il movimento in cui erano state poste le 
arti nella sua patria, Tingegno di Miccola non 
si sarebbe mostrato. A un siffatto uomo la con- 
templazione dei modelli della* natura vale anche 
piu che un piccolo frammento deirarte. La ce- 
lebre urna da lui scolpita in Bolognft n^l ia3i, 
le due storie del Giudizio universale nel duomo 
d'Orvieto, il pergamo in San Giovanni di Pisa 
lo dichiarano restauratore della scultura ^ e del 
disegno. Formo per tanto questo scultore una 
scuola, a cui, se manciava molto per giungere a 
Michelangelo , ebbe la gloria di fare il primo, e 
percio piu difficile passo, cioe d'escire da quel 
roetodo che per tanti secoli avea limitato le bel- 
le arti ad una servile e meccanica imitazione di 
barbari esemplari . Molte volte nelle arti come 
nelle scienze, gli uomini sono assai presso al 
dritto cammino , e pare che nol veggano ; ma 
appena un uomo di genio vi fa il primo passo, 
quasi risvegliati vi corrono in folia. Varj sculto- 
ri escirono dalla sua scuola . Giovanni suo figlio 
non degenerodal padre :del suo scarpello furono 
ammirate le Tombe di Urbano lY . , di Benedetto 
IX. e il grande altare di S. Donato in Arezzo . 
Da questi si propago una scuola che onoro Pisa 
dontinuandosi in Gio.Balducci , in Andrea Pisano 
che scolpi le statue , onde orno S. Giovanni di 



(12) Rappresenta una caccia^ e da molii si suppone 
the A'iccola abbiafatto su quella i suoi studj, Fasar^ 
Vita di Nice. Giampi Notizie inedite ec, del Campo 
Santo di Pisa ec. 



1 44 ^^^ RIITASC. DEIXB SGIENZE E LETTERS 

Firenze, e col lavoro di veniidue anni &bbric6 
una delle porte di bronzo di qu^Ua ehiesa , pre- 
ludio a cio che di piu perfetto doYea eseguirsi 
dairOrgagna, dal Ghiberti, da Donalello (i3). 

Quasi nello stesso tempo, in cui Niccola mo- 
strava i suoi talenti per T Italia, fioriva un altro 
grand' uomo in Firenze, Amolfo di Lapo (i4)- 

Non credo esservi prove che sia stato scolaro 
di Niccola*; e se f u figlio di quelf lacopo, che 
inalzo la ehiesa di San Franceso d^ Assisi , ere- 
dito dal padre il genio e ne bewe di buon'ora 
i precetti ( 1 5) • Avanzo Niccola neirarchitetto* 
ra, e Teguaglio talora nella scultura: la mae- 
stosa ehiesa di S. Maria del Fiore in Firenze e 
una testimonianza della nostra asserzione , come 
il Palazzo Yecchio, suUa cui cima con arditezza ^ 
e intelligenza , profittando delF appc^io del- 
Tantica torre de'Foraboscht, vi pianto quella 
che si ammira. In scultura, oltre molti lavori, 
fece in Roma il sepolcrodiBonifazioVIII., opera 
di cui pare si coropiacesse, avendovi scolpito il 
suo nome (i6). 

Cosi noi veggiamo sorgere U primo albore 
delle belle arti dalla Toscana . Gonvien pero la- 
sciare ogi\i spiritodi parti to, ed ogni piccola ga* 
ra : alourii , in genere di belle arti , voglion tut- 
to derivato da Firenze , altri da Pisa : niuua del- 



(i3) F'asar, Baldinucci. Lanziistor.piteor. 

(i4) jiitri lo chiamano Arnolfo di Cambio. BaUi^ 
nucci decenn, a. 

(i 5) Vi e grande oscurita nelP epochs della vita del 
pruni ristorcUori delle arti rese ancorapm incerte daUa 
ifoglia di tUrivare tutto da Firenze^ come hafatto Gior» 
gio Vasari. 

(i6) Baldinucd decenn. i. 



SAGGIO SECONDO 1 45 

le due asserzioni e rigorosamente vera . Oltre 
molti architetti, che hanno preceduto Ntccola, 
non e da la$ciare indietro Marchionne aretino 
che yisse nel XII. secolo ; lavoro molto in lloma, 
e nella sua patria : compi la chiesa di S. Maria 
della Pieve in Arezzo , ove in mezzo a delle biz* 
zarrie non ha*lasciato di mostrar segni d'inge- 
gno invt^ntivo; siamo toscani, e invece di farci 
una guerra civile , amianro la gloria toscana. 

I mosaici, lavoro per lo piu di greci artefici^ 
erano da gran tempo i principali ornamenti del- 
le chiese , lavori che eseguiti con esattezza sa- 
rebbero di somma diflficolUi; ma rozzi, e gros- 
solani in qiiei tempi divenivano'ancor piu facili 
della pittura, giacche in essi si perdona piu age- 
volmente la scorrettezza del disegno; e pei co- 
lon, I'arte o la natura grossolanamente gli som- 
ministravano. In questo medesimo tempo fu 
I'arte assai migliorata da Andrea Tafi fiorentino^ 
e da Fra Mino da Turrita , il«quale si lascio in- 
dietro di grande intervallo i greci mosaicisti . 

Quasi nello stesso tempo risorse in Toscana 
la pittura: quei semi informi che in Pisa, ed 
altrove erano stati sparsi 'dai greci artefici in 
questo tempo, in cui gUingegni toscani, liberi 
dalla feudale oppressione, avean agio di svilup- 
parsi, e di coItivargK fruttificarono ben presto. 
Troviamo quasi a un tempo stesso in Pisa , in 
Siena , in Firenze ■, in Arezzo de' pittori , che co- 
minciano a segnar nuove linee deirarte. Giunta 
Pisano, Guido da Siena, Bonaventura Berlin- 
ghieri in Lucca, Margheritone in Arezzo, indi 
Cimabue in Firenze, lavorarono quasi a un tem- 
po stesso ; e quantunque tutte queste cittji con 
nobile gara possano aspirare alia gloria d' essere 
T, III. I 



1 46 DEL RnrASC. DELLE SCIENZK E LETTERE 

il nidio ove la pittura e risorta, dalla loro di- 
sputa stessa, nella quale ci guarderemo di me- 
scolarci, risulta una gloria maggiore alia To- 
scana (17)* 

II Yasari ha fissato il risAorgimento della pit- 
tura aCimabue, T asserzione presa con matema- 
tica esattezza e falsa: ma Cimabue puo riguar- 
darsi come quello chefra i contemporanei facesse 
fare all* arte il passo piu grande, e gettasse su- 
bito una luce , che eclisso ogni altra . Ciullo dal 
Camo, i due Guidi, fra Guittoned'Arezzo, pre- 
cedettero Dante ; ma questo si puo chiamare il 
creatore deiritalianapoesia(i8). La celebrity che 
acquisto subito per I'ltalia sopra degli altri, le 
testimonianze del suoprimatoattribuitogli non 
da i soh suoi concittadini, ma da tanti stranieri, 
TautoritJi di Dante, che quantunque fiorentino 
non solo non ha adulato mai i suoi concittadini, 
ma irritato dalle persecuzioni e dalF esitio , ha 
spesso esercitato cootro loro il satirico flagello, 

(17) / nominati pittori pare dovessero tuUo al loro 
ingegno, Giunta forse precedette ciascun altro in eta; 
giaccKe dovea esser npto sulldjine del XIL sec.^ s*e 1/0- 
ro che studiava nel laio, come atiesia il Padre An-- 
^li nelVistoria della chiesa di S. Francesco iC Assist, 
Guido da Siena dipingeva nel I2ai. Che Cimabue fosse 
scolare di Giunta Pisano non si hanno autentiche pro^ 
vcy ne vuolsifar uso di congetture ricercate. In Firenze 
anteriorea Cimabue , e forse anche suo contemporaneo 
e quel Bartolommeo , che ha dipinta la celebre f^crgi^ 
ne Annunziata dalPAngelo, nella Chiesa de*Scrvi. 
Vedi Lamiy Disser, 

(18) II paragone pero non eesatto. Dante profitto 
dei lumi poetici di quel scrittori, Cimabue non e nolo 
che studiasse sulle opere dei pittori nominati: ma Ci* 
mabue e ben lontano da aver condotto tanto innanzi 
la pittura quanto Dante la poesia. 



8AG6IO SKOHDO 1 47 

giustificano in gran parte il Vasari (19). Nacque 
Cimabue d'una rispettabil famiglia di Firenze , 
e fu architetto, e pittore. Falto dalla Natura 
piu per la sublimita che per la grazia , ha dato 
alle sue figure una grandezza, un'espressione, 
ed una forza che si ammira anche ai uostri tem- 
pi . II grande avanzamento, a cui porto Tarte, si 
scorse nella maestosa tavola della Vergine cir- 
condata dagli angioli delta cappella Rucellai in 
S. Maria Novella : ne restarono straordinaria- 
mente sorpresi i Fiorentini, che non avevan 
visto niente di similje , ed oUre avervi condotto 
ad ammirarla il Re Carlo d'Angio, conquistatore 
del Regno di Napoli , il popolo in folia , e in 
processione, che somigliava un trionfo del pit- 
tore, Taccompagno a suono di trombe dalla di. 
lui abitazione a S. Maria t^ovella (ao). 

Giotto non solo scolare, fu creatura di Cima- 
bue. Pastorello a Rondone, mentre guardava le 
pecore, fu da Cimabue osservato disegnare una 
pecora sopra una lastra. ErsL questo un raggio 
di quel genio pittorico ricevuto dalla Natura , 
che impaziente di star chiuso traspariva al di 
fuori sotto quelle spoglie • Condotto' da Cima- 
bue a Firenze, istruito nell'arte, presto giunse 
a pareggiare e ad avanzare il maestro . Alia ro- 
bustezza e sublimit^ di Cimabue aggiunse Giot- 
to la grazia, una franchezza maggiore nel dise- 
gno, un colorito piu dolce^ e meglio assortito, 
mosse piu naturali : tutto cio fece progredir I'ar- 
te; e le istorie di S. Francesco dipiate in Assisi 

(19) f^edi apologia del BaUtnucciy decenn, 3. Bot* 
tariy note alia Vita eU Marglieritone* 
(ao) Vasariy Vita di Cimabue • 



l48 DEL JLTSktiC. DELLE SCIENZE E LETTERE 

presso quelle di Ctmabue , mostrano di quanto 

si fosse ]asciato indietro il maestro (tii). Era 

egli ancbe sciiltore; e grintendenti dell' arte 

hanno rilevato i vautaggt che si danoo fra loro 

le due arti sorelle , e quanto ingrandiscoDO lo 

stile di chi le possiede. Fra i tanti lavori di 

questo illustre pittore in Roma , in Ravenna, in 

Firenze, in Padova, in Pisa, gli ottimi giudici 

s'arrestano specialmente su quelli della chiesa 

d'Asi^isiy dai quali scorgesi il passo grande &tto 

dall'arte sotto di Giotto (11) . La miniatura da 

lui, come da Oderigi da Gubbio, ricevette nuoye 

grazie;ela Navicella di S. Pietro,che troirasi nel 

portico della Basilica Vaticana , benche raccon- 

ciata e alterata, e almeno un monumento del 

sapere di Giotto nell'arte del masaico. Finche 

durera la maestosa torre diS. Reparata, sar4 una 

perenne testimonianza che Giotto fu un gran- 

dioso architetto (^3). Si formo da Cimabue, e 

da Giotto una scuola di pittura , alia quale niu- 

('>.i) Questa Jii suhito Fopinione universale; Dante 
che nonfcLceva che ripeterla: cost si esprime. 
Credette Cimabue nella pin turn 

Tener lo campo , ed ora ha Giotto il grido, 
Siech^ la fama di colui oscura . Purg. c. 1 1 . 

(a a) F'edi Istor. pittor. iC Italia del chiariss* Sig. Lanr 
zi torn. I. Hi, I. ove parlando dei Uworidi Giotto nel" 
la chiesa d^Assisi dice : fra le cose migUori di questo 
lavoro e 1' imagine d* un assetato , alia cui espresstone 
app«;na potrebbe aggiunger qualche grado il penneilo 
animatore di RafTaello. 

(a 3) L iscrizione posta sotto il sua marmoreo meda' 
glione in S, Reparatay benchie esprima degnamente i 
pregi di GiottOy non fa giustizia a Cimabue y giacche 
non si pub lasciare indietro nel risorgimento della pit*- 
turay ne assolutainente dire 

Ille ego sum per quern pictura extinta revixit, ec. 



8AGGIO SECOITBO 1 49 

no del piu illustri scrittori ha niegato in quei 
tempi il primato . Non e ne il Vasari ne il Baldi- 
nucci che abbiano data la parte principule del 
rinascimento della pittura. a questi due grandi 
uomini , e il comune sentimento de' loro con* 
temporanei, e de'posteri: questo publico con- 
senso e una sentenza senza appello , ne vagliono 
a cassarla le cavillose sottigliezze ; come non e 
possibile cacciar Dante , e Petrarca dai posti ove 
, il tempo, giudice inappellabile, gliha situati(a4)- 
Pisa intanto , la di cui potenza , e ricchezza le 
davano agio di proseguire colle nobili fabbriche 
I'impulso gi^ dato alle belle arti, invitava nel 
celebre suo Campo Santo i migliori pennelli 
d' Italia a spiegare con lodevol gara i loro talenti. 
Quasi tutti i pit tori di nota di questi tempi v* ban- 
no esercitato il pennello ; onde quel vasto edifi- 
zio presenta una preziosa galleria, in cui e im- 
prontato per dir cosi il carattere dell' arte di quel- 
r eta ; e i progressi di questa , e i varj stili dei 
pittori son posti sott'occhio, ed e da compiange- 
ire che le locali circostanze rendano le ingiurie 
del tempo piu soUecite , ed abbiano un poco al- 
terato e vadano distruggendo si prezioso monu- 
mento. In questo teatro non solo Giotto, ma i 
suoi scolari ed altri rinomati pittori altamente 
si distinsero. Buffalmacco ossia Buonamico di 
Cristo£ano v'esercitQ il pennello con lode insie- 

(24) // Baldinucci nelF albero imaginario della na-^ 
scita e propagazione della pittura e stato certamente 
poco giustOj volendo tutto derivato da Firenze: altri 
scrittori ingiusti contro questa citta, le hanno tolto an- 
che quello che meritamente le si deve . Uno de*piu im* 
parziaii e il Sig. Ab, Lanzi , che unendo V erudizione 
al gusto y epercib ottimo giudice ^ e da a tutti il suo . 



I So DEL RliryiSC. DELLE SCIElfZE E LBTTERK 

me cou Bruno (^5), pittori di merito, ma che 
acquistarono una comica celebritk dalle noYelle 
del Boccaccio , piu ancora che dall' arte . 

Gli Orgagna e una famiglia d'artisti, fra i 
quail Andrea, ornato delle tre arti, supero assat 
ifratelli. Contemporaneo di Giotto , non pu6 
dirsi della sua scuola: Andrea nella cappella de- 
gli Strozzi a S. Maria Novella avea insieme col 
fratello ritratto il Paradiso : dipinse la Morte , e 
il Giudizio nel Campo Santo di Pisa , e il suo 
fratello Bernardo Tlnferno. Si dilettavano pin- 
gere al naturale i viventi , e possono attirar lo 
sguardo curioso due de'piu grandi uomini di 
quella eik ritratti al vivo, grandi guerrieried e- 
moli , Castruccio Signore di Lucca, ed Uguccio- 
ne della Faggiola (u6) . La maestosa loggia che 
adorna la Piazza Granducale di Firenze, opera 
d' Andrea (27), ce lo mostra riforroatore delF ar- 
chitettura, avendo sostituito al sesto acuto, on- 
de la gotica barbaric formava^gli archi, una cur- 
vit^ regolare. Forraarono gli Orgagna una scuo- 
la , la quale e riconosciuta inferiore a quella di 
Giotto. Fu assai numerosa, ne il nostro istituto 
ci perroette di scorrerla miuutamente. Come 
avviene ai seguaci di un grande ingegno , furono 
i suoi scolari servili imitatori, non osando escir 
dai termini segnati dal maestro; e questa nume- 
rosa propagine rassomiglia ai freddi imitatori del 
Petrarca . Vi e qualcuno da distinguersi , e fra 

(a 5) Lanziy Istor. pittor. lib. i. 

(a6) Vasarij Vita di Orgagna . 

(27) // VcLiori la dice costruita daArnblfo di Lapo^ 
ma siccome poi nella vita dell Orgagna a questo Fat' 
trihuisce^ e dice ch* era a^fanti scoperta^ convisne che 
r Orgagna la riformasse come ora si vedcn 



8AGGIO SKGONDO 1 5 1 

questi, Tad^eo Gaddi, che per testimonianza 
del Yasari miglioro il colorito di Giotto, e la 
sua arte si propago io Jacopo del CasentiDo; e / 

da esso a Spinello Aretino dotato di vivissima 
immaginazione, per cui le sue composizioni ban- 
no una specie d'originalita nelF invenzione , di 
cui mostransi nel Campo Santo di Pisa le storie 
di due Santi Martiri tanto esaltate dal Vasari, e 
molte altre sue imaginose o piuttosto bizzarre 
pitture , in Firenze, in Pescia , in Arezzo (118) . 

Fra i Toscani in questo tempo si distinsero 
nella pittura i Sanesi . Siena sempre ferace di 
cittadini dotati di viva , e brillante imaginazio- 
ne, dovea produr de'pittori. Niuna citt^ in quel 
tempo, eccetto Firenze, ne conta tanti . 

La gloria della fiorentina scuola,cfae nata con Ci- 
mabue e Giotto, si sostenne dai loro seguaci , per 
^lungo tempo fu stazionaria come deir altre arti 
sorelle . Per farle avanzare e d' uopo che nascano 
uomini sommi , e che sieno posti in circostanze 
felici da sviluppare i loro talenti . La Natura non 
e guari feconda ; e molti per mancanza di edu- 
cazione restano nell' oblio come gemme sepolte 
nel seno delle rupi. Si puo pertanto asserire, 
cbe le tre arti, dopo questa splendida nascita, 
non fecero ulteriori progressi , finche Brunel- 
lesco, Donatello, e Masaccio non le condussera 
dair infanzia alia gioventu ; cio che avvenne nel- 
Tepoca seguente, in cui ne dovremo parlare. 

(2 ) Vasar. Vita di Spin. 



LIBRO TERZO 
SOMMARIO 

Capitolo DL VenuU di Lando d' Agubbio in Firen- 

Fa battere falsa nioneta ib. 

Pace de' Pisani e Luccbesi colle citta Guelfe . ih- 

Uguccione tenta invano di rientrare in Pisa . 3 

Alilita al sertizio de' Signori della Scala . . ib. 

Dispute tra Siena e Massa 4 

Movimenti ciyili in Siena ib, 

Matteo Visconti eccita Ca'struccio contro i Fioren* 

tiiii S 

Castruccio pone a sacco le loro terre ... 6 

Marcia contro GenOTa , indi si ritiim ... 7 

Lega de' Fiorentini col M. Malaspina . . . ib. 

Cessa in Firenze la SignoWa del Re Roberto . 8 

Pistoja divien tributaria di Castruccio ... p 

Castruccio s'avvicina a Prato ib. 

I Fiorentini si armano, ed ei si ritira ... 10 
La sua testa e posta a-prezzo dai Pisani • 11 
Tenta d' itnpadronirsi di Fuceccbio .... 1 12 
U Abate di Pacciana divien Signore di Pistoja. 1 S 

II di lui nipote^io caccia, e da la citta in niano di 
Castruccio i4 

Guerra vigorosa de* Fiorentini contro di lui . i5 

Si cbiude dentro Pistoja 16 

I Fiorentini assediano Altopascio , e se ne impa- 

droniscono ib. 

Yittorie di Castruccio 17- 

Si ayanza sino a Signa ao 

Fa correr de' palj a Peretola 21 

Riprende Altopascio ib. 

Pom pa trionfale di Castruccio 2 a 

r. HI. V 



154 INDICE 

Congiura contro di es6o scoperta . . . . a4 
Seguita a infestar le terre de* Fiorent ini . . 25 
Giunge in Firenze il Duca di Atene ... 26 
CastrucciO) e il Vescovo d*Arezzo suo alleato, so- 

no scorn iinicati 18 

Nuova congiura contro Castruccio, ugualnientc 

scoperta 29 

I Ghibellini ofFrono la corona imperiale a Lodovi- 

co Duca di Baviera • • .31 

II Duca si move, ed e incontrato a Trento da' prin* 
cipati Signori italiani . « i^« 

E coronato in Milano i^* 

Giunge a Pontrenioli, e si abbocca con Castruc- 

cio 32 

S'incamminano con esso alia voita di Pisa . 33 

Vi entrano dopo I'assedio d'un mese ... 34 
Castruccio e creato dal Bavaro Dura di Lucca , e 

d'aitre citta delia Toscana 35 

Parte con lui per Roma 36 

Ingiustizie e crudelta del Bavaro. « . . • f^* 

Castruccio lo i'a coronare Iniperatore in Roma ij 

Splendidezza di Castruccio ii» 

E creato Vicario Imperiale , e Senatore di Roma i^* 
II Bavaro depone il Papa Gio. XXII; e fa eleggere 

Niccolo V 39 

Castruccio perde Pistoja 4o 

Ritorna precipitosamente da Roma » . . . /^* 

S'impadronisce del governo di Pisa . . • i^. 

Marcia contro Pistoja, e la cinge d'assedio . 4^ 

Crudelta di Castruccio contro i ribelli • • • ii» 

Pistoja e costretta a capitolare • • • • . 4^ 

Morte di Castruccio 43 

Suo carattere, e sue quality '^- 

I suoi Hgli perdono la Signoriadi Pisa e di Lucca 4^ 
Capitolo X. Riforma dello state di Firenze. . • 47 

II Bavaro e T Antipapa giungono a Pisa . . 4^ 



IN DICE i55 

Estorsioni del Bavaro 49 

Ritorna in German ia 5o 

Discesa in Italia di Giot Re di Boemia . . . 5i 
Marco YiacoRti occupa Lucca, e rotfre iu coinpra 

ai Fiorentini ib^ 

I Fiorentini ricusano di comprarla . . . . Sa 
L'Antipapa abjura, e consegnato a Giovanni, e 

muore in Avignone 53 

Lucca ^ oonoprata da Gherardino Spinola . . ib, 

L'offre a Gio. Re di Boemia 54 

I di lui soldati se ne impadroniscono,e non man- 

tengono i patti alio Spinola 55 

Piccole guerre tra Pisa , Massa e Siena ... 56 

Fabbrica di Firenzuola 58 

Lega de' Fiorentini CO* Signori Lombard! . . ib. 

Inondazione in Firenze Sg 

Morte di Papa Giovanni 6a 

Guerra d* Arezzo e Peruffia 63 

Capitano di guardia in Firenze 64 

Dopo due anni n'^ abolita la carica ... 63 
Origine delta Famiglia della Scala • . . • ib. 

Progress! della sua grandezza 66 

Mastino corapra Lucca 67 

I Fiorentini tentano inutilmente d' acquistarla 68 

Guerra di Mastino contro di essi ib. 

Varie vicende di esita 60 

Pier de' Rossi marcia contro Mastino . . . ib, 
GoBserva sempre la superiorita contro le di lui 

truppe • .... 70 

Mafitino tenta di fare uccidere Piero da'suoi 71 
Arezzo, alleata di Mastino, si da per 10 anni ai 

Fiorentini 72 

Pier de* Rossi prende PaJova, e muore sotto Mon- 

selice 73 

Pace de' Fiorentini con Mastino 75 



i56 IN DICE 

CapitoloXI. Fallimento della Gonipagnia de'Peruzzi e 

de'Bardi in Firenze 76 

Danni die ne risen te la dttk 77 

Garestia • . . . , - 78 

Ambasciata de' Romani ai Fiorentini . . . ib, 
Congiura contro il governo della Repubblica, sco- 

perta 79 

Guerra co' Pisani per 1' acquisto di Lucca . . 80 

I Pisani vi pongono 1' assedio 16. 

Comprano T amieiziaMel Visconti con un tradi- 

mento 81 

Rompono i Fiorentini 8a 

Entrano in Lucca a patti 84 

Gualtieri Duca d* Atene e scelto per regolatore, e 

protettore di Firenze ii. 

Sua origine , suo carattere 85 

Esercita severa giustizia 86 

Dimanda la Signoria di Firenze 87 

Gli e ceduta per un anno 88 

E dichiarato Signore a vita » li. 

Fa pace e lega co' Pisani 89 

Trascura r amicizia de' Grandi 91 

Fa Diolte estorsioni , e rigorose eseruzioni . . ii. 
Vizj del Duca e de'cortigiani. , ^ . • . * 9^ 

Indignazione generale it, 

Ingiuste e inutiii crudeltii del Duca. ... 93 
Tre cospiraziooi si formano a un tempo contro di 

l"i 94 

Una di esse e svelata 95 

I congiurati si riuniscono i&. 

Assediano il Duca in Palazzo 96 

Crudeha del popolo 97 

II Duca e cacciato di Firenze , dopo aveme rinun- 
ziata la Signoria 98 



INDICE i57 

BINASCIMENTO DELLE SCIENZE, 
LETTERE E ARTI 

SOMKA&IO 

Preminenza degl'Italiani nelle varie cpoche del rir 

nascimento delle scienze, lettere e arti Pag* a 

Brevi cenai suU' epoca d' Augusto .... 4 

Decadenza • • ^ 

Servigj degli ecclesiastic! nei secoli d' ignoranza ib. 

Cause che risvegliarono gringegni dopo il XII. 

secolo , . . . . 8 

GiuRisPRCDBffZA PROFANA E SACRA. Universiti di Bolo- 
gna lO 

Universita di Pisa 1 1 

Studj in Siena, Arezzo e Pistoja . . • • ib. 

Scoperta delle Pandette i£. 

Dispute del Grandi e del Tanucci sopra di esse 1 3 

Bulgaro Pisnno, Professore in Bologna . . i6 

Notizie dell' Accursio 17 

De'suoi figli 18 

Di Benincasa d' Arezzo ii. 

Di Dino di Mngello 19 

Di Cino da Pistoja ib. 

Di Graziano ..••/&. 

Di Giovanni d' Andrea Mugellano . . • . ai 

Di Lapo da Castellonchio a3 

Di Bernardo, e Pandolfo da Pisa . . • . a5 

Medigkna . Riflessioni generali su questa scienza . a6 

Scuola Salernitana * a8 

Di Sinigardo aretino 29 

Di Taddeo Alderotti 3o 

Dt Dino del Garbo 3a 

Di Cecco d' Ascoli ib. 

Del Torrigiano 33 

Di Toinmaso del G;irbo ib. 



4 






i58 INDICE 

Opiiiioni del Petrarca sulla medicina ... 34 

Suir astrologia 36 

Riflessioni dell' Aiitore 37 

Del Booatti , e delle regole dell* astrologia da hii 

scritte 39 

FiLOSOFiA B MATBXATIG4. RappoTii dei piccoli progressi 

degii antichi nelle scienze della natura . . 4o 

Autorita d' Aristotele ne' secoli di mezzo . • 44 

Gnomone in. S. Giovanni 5o 

Di Leonardo Fibonacci ib. 

Di Paolo Dagoinaro 53 

Di Salvino degli Armati inventore degli occhia- 

li 55 

Invenzioni utili in questo tempo .... 56 

Bells Lsttsre, b Pobsia. Osservazioni generali . 58 

De' versi leonini 61 

Deir inventore della poesia volgare ... 62 

Siciliani , e Provenzali 63 

Di Sordello Mantovano 64 

Di Federigo II. e altri Sovrani di Sicilia . . i*. 
Quando si cominciasse a scrivere la lingua italia- 

na 65 

Di Lucio Drusi da Pisa * 67 

Di Ciullo dal Gamo 69 

Primi coltivatori delle Muse italiane in gran nu- 

niero 70 

Di Ser Brunetto Latini ib, 

Di Guido Guinicelli 72 

Di Guido Gavalcanti ........ /i. 

Di Fra Guittone ^3 

Principj di Dante Alighieri 74 

Suoi ainori ' «5 

Sua ingratitudine verso Brunetto .... 76 

Combatte a Campaldino 77 

E esiliato da Firenze 78 

Sue vicende «q 



IN DICE i59 

Esame della Divina Goramedia . .... 80 
, Altre sue opere. I.a vita nuova. II ConviTio ec. 93 

Altri Poeti dopo Dante. ^ 96 

Di Cino da Pistoja 97 

Memorie del Petrarca ib^ 

Suo poema dell'Affrica 99 

Suoi amori 100 

Carattere delle sue poesie 102 

Prosa italiana 106 

Di Ricordano Malaspina e Dino Compagni . 107 

Di Gio. Villani 108 

Di Matteo e Filippo no 

Del B. Giordano da Rival to ib. 

Di Bartolommeo da S. Concordio .... ib. 

Di Donienico Cavalca 11 1 

Di Jacopo Passavanti ........ /^. 

Del Boccaccio . Sua origine ib^ 

Del Decamerone ii4 

Esame di questo libro 116 

Correzione fattane dai Deputati 119 

Delle altre di lui opere. ..*.... 1 20 
Scrittori di Novelle. Franco Sacchetti . . . lai 

Ser Giovanni Fiorentino ib, 

Scrittori latini . Arrigo da Settimello . . . ia3 

Michele Bonajuti, e del Bene ia4 

Meriti del Petrarca e del Boccaccio nelle lingue 

dotte ib, 

Del Burgundio, e d'Uguccione Pisani. . . isS 

Di Barlaam monaco ia6 

Di Leonzio Pilato 128 

Del Crisolora i3o 

Di Coluccio Salutati i3i 

Belle Arti. Questioni inutili su questo argomento. 1 39 
Batistero di Firenze, e cbiesa di S. Apostolo . i4i 

(Uiiesa di S. Miniato ib, 

Cattedrule di Pisa ib. 



# 
r 



i6o I N D I C E 

Niccola Ksano i43 

Andrea Pisaoo i43 

Arnolfo di Lapo ; i44 

Risorgimento della Pittura i45 

Cimabue i46 

. Giotto i47 

BufiEalmacco . • • i49 

Gli Orgagna i5o 

Taddeo Gaddi i5i 



* 



FUTE DEL TOKO TERZO P. If. 



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