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/^f. c/. /^
1
STORIA
DELLA TOSCANA
VOLUME rv.
;.)
STORIA
DELLA TOSCANA
SINO AL PRINCIPATO
CON DIVERSI SAGGI
S-ULLE
SCIENZE, LETTERE E ARTI
DI
LORENZO PIGNOTTI
ISTOBIOGRAFO REGIO
*
TOMO TERZO
PARTE SECONDA
PISA
CO* GARATTERI DI DmOT
MDCCCXIII.
DELLISTORIA
BELLA TOSCANA
LIBRO TERZO
CAPITOLO IX
SOMMARIO
ATventure d' Uguccione deUa Faggiola . Dispute tra
Siena e Maasa. Imprese di Castruccio. S'impadro-
nisce di Pistoia. Rompe i Fiorentini, e si avvicina
fino sotto le mura di Firenze . Pompa trionfale di
Castruocio. Congiura contro di lui , scopeita . Sue
nuove imprese contro i Fiorentini . Duoa d' Atene
in Firenze. Nuova congiura contro Castruocio u-
gualmente scoperta . Discesa in Italia di Lodovico il
fiavaro . Castruocio k creato da lui Duca di Lucca ,
e di altre citt4 della Toscana . Lo accompagna a Ro-
ma, ove lo fa coronare Imperatore. i» eletto da lui
suo Vicario, e Senatore di Roma. II Bavaro depo-
ne Papa Giovanni XXII., e fa eleggere Niccol6 Y.
Castruccio perde Pistoja. Ritoma da Roma; cinge
. d'assedio Pistoja, e di nuovo se ne impadronisce .
Muore all'et^ di 47 anni.
Lia disgrazia d' Uguccione rallegr2> i Fio- ^
rentini , non prevedendo quanto piii terribile di G.
nemico esser doveva a loro Castruccio. Ad ' ^
essi mando il Re di Napoli nuovo Vicario il
Conte Guido da Battifolle. La paura, che
T. III. p. IL ■
STOBIA DI TOSCANil
"j^ r attivo Uguccione avesse de' fautori in citta ,
diC. determino quei che governavano, forse per
togliersi Y odiosita delle crudeli esecuzioni, a
far venire in Firenze Lando d' Agubbio Bar-
gello , e di dargli un supremo potere sulie
vite de' cittadini . Questo crudele inquisitore
agiva per impulso di quei, che governavano;
ma siccome pdteva anco farlo di propria vo-
lonta , avea sparso il terrore per Firenze . Sul-
la semplice delazione , e senza regolar forma
di processo , fac0va uccidere i cittadini a sue
talento ; ne il V icario del Re di Napoli osava
colla forza di opporsegli avendo il Re giurato
i3i7 di non alterare il govemo. Uno de'gran di-
fetti di questa, e di molte Repubbliche di
quei tempi , e il non avere stabilito un savio ,
e regolar metodo nei giudizj criminali , che
a&sicurasse la» vita, e la liberta de' cittadini ,
e armato di sufficiente forza per Y esecuzio-
ne. Fu con fatica, e^olo per interposizione
del Re di Napoli deposto questo sicario , il
cui governo avvili lamaesta della ficnrentina
Repubblica, avendo pero lasciata lunga me-
moria di se colla moneta falsa sparsa nella
citta, che avea avuto ardire di battere (i)- Si
fece pace dai Pisani, e Lucchesi colle citta
Guelfe Toscane, mentre Uguccione che si
(i) Fill, lib.g. cap. 74. 77-
LIB. III. CAF. IX. 3
era reftigiato in Verona pr^sso Cane della"]JJjy
Scala ajutato di genti da Cane, e da Spinetta di C.
Malaspina tentb, ma invano di rientrare inPi- ' ^^
sa. L' inutile tentativo costo la vita ad alcuni
cittadini pisani deXanfranchi , che fu credu-
to aver con lui corrispondeoza, e*a Spinetta
la perdita delle sue terre , che furono occu-
pate da Castruccio . Anch' esso andb a rico*
vrarsi nello stesso asilo, generoso asilo del
valore, e de' talenti sventurati . AUora proba-
bilmente fece Uguccione amicizia con Dante .
GF illustri guerrieri hanno quasi sempre ono-
rato le lettere: al carattere fiero d' Uguccione
era fatto per piacere quello del fiorentino
Poeta , e le sventure legano insieme i disgra-
ziati . Milito Uguccione sotto gli stendardi
del Signore della Scala, specialmente nella
goerra fatta ai Padovani , e as^ai avanzato in
eta moil pochi mesi innanzi a Dante . Non h
gia che i Signori della Scala fossero nemici
dei Pisani , solo gl' indusse ad ajutare Uguc-
cione la pieta ch'eccita un uomo grande fral-
le sventure . Erano easi Ghibellini come gli
altri Lombardi , nemici dei Guelfi , e percio
de'Fiorentini.
Mentre regnava k ^ce in Toscana, un
movimento passeggiero minaccib la tranquil*
lita, e il governo della sanese Repubblica .
Era nata una disputa tra di essa , e la Repub-
4 STOMA Dl TOSCANA
"y^blica di Massa sul possesso del castello di
di G. Girfalco occupato dalF ultima. Dopo inutili
' ^^ rimostranze vi mandarono i Saiiesi molta
gente armata, che cominciavano la devasta-
zione delle campagne, quando raweduti i
Massesi cederoivo il castello disputato , e fu-
rono ricondotti a Siena gli armati : questi pe-
ro , che a veano sperato di saccheggiar Massa ,
tornaiido scontenti, e trovandosi coirarmi
in mano^ mossero tomulto gridando, moja il
Gapitano . Venne fatto ai principali di sedare
il tumulto ; i malcontenti perb del governo
teiitarono profittarne . Erano da quelle , come
si h notato a suo luogo , esclusi i nobili , i dot-
tori , i notari , e solo vi si ammettevano mer-
canti di mediocre condizione, che si riduce-
vano a pochi . I dottori ^ e i notari presero
quest' occasione , in cui credevano i Nove del
Govemo intimoriti , per fare istanza d' es-
' servi ammessi : ne furono sdegnosamente , e
con minaccie rigettati: allora unitisi cogli al-
tri malcontenti stabiliron d' uccidere i Nove ,
e crear Gapitano Messer Sozzo Tolomei, e
Potesta Messer Antonio di Messer Ricove*
ro , e cos\ andavano distribuendo le cariche ;
e gia la sera del 26 ottobre levatisi, corsero
verso il Palazzo per uccidere il Magistrate ^
gridando di voler parte al govemo, Fortu-
natamente erano stati soldati 3oo fanti y e
LIB. HI. CkV. IX. 5
molti cavalli per mandarsi in soccorso del"]lj[JJ^
Re Rol^erto , e per lo stesso motivo vi si tro- di C.
vavano too cavalieri, e 800 pedoni de'Fio- *
rentini guidati dal Rucellai . Con questa trup-
pa il Governo si oppose ai soUevati , i quali
dopo due ore di coiitrasto furono rotti , pre-
stando la notte un' opportuna oscurit^ per
fuggire, o per nascondersi (2). Prendevano
qualche respiro intanto i Fiorentini confer-
mati sempre piu nella fazione Guelfa che do-
minava in Tosoana .
La Lombardia era per la maggior parte
Ghibellina, ma divisa in piccoli Signori ^ e Re*
pubblichette, male atte a stare unite in una
Lega , onde non potevano gran fatto resiste-
re alia fiorentina^ potente d'armi, e di ric-
chezze, sostenuta dal Papa^ e dal Re di Napo-
li . Ma y' era un uomo capace co' suoi talenti
guerrieri di bilanciare questi svantaggi , cio^
Castruccio. I Fiorentini essendo tranquilli in
Toscana , aveano con poca awedutezza invia-
to un corpo di truppe della Taglia Toscana
in Lombardia ^ istigati dal Papa , e dal Re Ro-
berto ad ajutar calk il vacillante loro partito.
Matteo Visconti capo de' Ghibellini di Lom-
bardia con armi , e danari eccito Castruccio
(a) Cron. Sane . Her. Ital. torn. 1 5. Malev. istor. Sa^
nes. p, a. lit. 5. Ammir, ist. lib, 5.
O STOftIA DI rose AW
"]j^contro di loro. Poco ci voleva a muover que-
di C. st*uomo (3) : vedendo da se stesso , che anche
' ^^ nella sua quiete i Rorentini non tarderebbe-
ro molto ad attaccar Lucca ^ e Pisa di parti-'
to a loro nemiche; forse ancora credendo
che r instabile volondl dei cittadini , che lo
aveva inalzato al Principato di Lucca ^ Qon
poteva confermarsi che con azioni grandi
atte ad imprimere riyerenza , e terrore ; o fi-
nalmente sentendosi i militari talenti ^ fosse
impaziente di mostrargli contro i nemici
della sua patria , era assai disposto alFosdlita.
Ajutato percio d'armi, e di denari dai po-
poli di Lombardia , e in specie dai Visconti ^
messe insieme una truppa di agguerriti sol-
dati piu formidabile pel valore , che pel nu-
mero, ed entro nelle tenre de^Fiorentini po-
nendole a sacco: indi pose Tassedio a Santa
Maria a Monte ^ e presto se n' impadron\ .
A questo attacco inaspettato, i Fiorentini
sprowisti , sulla fiducia della pace , non po-
terono opporsi . Onde se ne tomo Castruc-
cio carico di preda tranquillamente a Luc-
ca . Questo principio d' ostilita in Tosca-
na fu una conseguenza della gueira di Lom-
bardia: n'era il fomite maggiore la citta di
Genova , dopo che cacciati i Ghibellini avea
data la signoria al Re Roberto : contro di es-
(3) Gio. VilL lib. 9. c. io5.
LIB. III. CAP. IX. 7
fla percio era diretto lo sforzo maggiove dei^y
Ghibellini lombardi, che la travagliavano per di G.
terra , meiitre lo era per mare dalla flotta si- ' ^^
ciliana . Castruccio vi marcib anch' eflso con
buona truppa di Lucchesi , e Pisani per aver
parte alia gloria della presa che si credeva si-
cura . Profittando della sua lontananza fecero
i Fiorentini una scorreria sul Lucchese: Ca«
struccio allora con la piii grande speditezza
ricondusse indietro le sue truppe , e giunse i
neinici verso Fucecchio . Gonsumarono i due
eserciti molto tempo inutilmente divisi dalla
Gusciana, e senza alcun fatto si ritirarono.
Non fu gloriosa ai Fiorentini Fimpresa^ mau-
tile ai loro confederal Genovesi. Genova , che
colla giunta di questo nemico sarebbe cadu-
ta ^ non solo si sostenne^ ma gli costrinse a ri-
tirarsi. Nel seguente anno^temendo sempre i
Fiorentini Fattivo Castruccio, fecero lega col i3at
Marchese Spinetta Malaspina, dandogli ajuti ,
perche, inquietando Castruccio , non gli per-
mettesse di venire solle terre loro. Ma Ca-
struccio radunate le sue genti , poco temen*-
do le ofiTese del Marchese, andb iucontro ai
Fiorentini , che si erano accampati sul Luc-
chese. O che il genio di Castruccio impri-
messe terrore in questi , o che non lo avesse-
ro creduto fomito di tante genti, entro un
timor panico fra loro a segno , che profittan-
8 STORIA DI TOSCANAl
""^^ do dell^ notte si ritirarono precipitosamente ,
diC.€ lasciarono Gastruccio padrone della cam-
' ^' pagna , il quale died^ il guasto ove piii gli
piacque .
Erano gia parecchi anni dacch^ Firenze ai
trovava piuttosto sotto la protezione^ che
sotto il dominio del Re di Napoli . Pare che
cio si facesse quando o i pericoli estenii ^ o
le ^issenzioni interne minacciavano la Re-
pubblica ^ bench^ essa non fosse libera dagli
estemi timori, essendo armato uno de'suoi
pill potenti nemici. Gastruccio tuttayia^ e il
partito che si era eccitato da Simone della
Tosa negli anni scorsi , e il desideiio di novi-
ta , feoe tornar i Fiorentini nella solita forma
deir antico governo ^ ed essendo spirato il
tempo della Signorfa data al Re Roberto,
non fu rinnovata (4) • Poco innanzi pero non
essendo il pubblico contento de' soliti gover*
natori , come avviene quando non vanno
prospere le cose , avea aggiunto all' ofBzio dei
Priori , dodici Buonuomini, due per Sesto , da
stare in ofBzio sei mesi • Era la loro appar^i-
te incombenza di Con^iglieri de' Priori; ma
questi nulla potevano concludere senza la lo-
1 3a2 ro autorita (5) . Intanto Gastruccio padrone
(4) f^ilL lib, 9, cap, 186.
^5) Gio. Fill, lib, c, 127.
LIB. Ill GAP. IX. 9
della campagua scorreva impunemente i ca- J^
stelli e le cittk suddite, o alleate de' Fiorenti- diC.
ni . Pistoja posta quasi ad egoal distauza da ' ^
Firenze, e Lucca , e il di cui pos^esso eraper-
cib utile tanto all' una che alFaltra, si reggeva
coir influenza de' Fiorentini ; ma Castruccia
tanto travaglib il contado colle armi, e la cit-
ta cogU intrighi ^ che dovette per minor male
divenir tributaria di lui , contentandosi egU
per ora di sifTatto titolo, e attendendo miglio-
re occasionea farsene Signore. I Fiorentini
mal concordi^ in vece di por cura a resistere a
quest* attivo nemico , animati sempre dalla
fazione, mandavano dei soccorsi contro i &-
gli di Matteo Visconti , che con varia fortuna
sostenevano il loro partito in Lombardia . Ca<
struccio pero faceya continui progressi, giac-
ch^ non trattenuto n^ dai presidj , n^ dagli
ajuti de' Fiorentini, nbdairigori deU'inverno
s' insignori d' una gran parte della monta-*
gna di Pistoja: si volse indi sulle campa-
gne di Fucecchio, S. Groce, Gastel franco , e
passoto Arno sopra Montopoli , reco laro in-
finiti danni: ed una Repubblica s\ potente
d' oro, e di genti non osb mandargli incontro
alcun esercito . Gib diede taot' animo al loro
nemico, che ardi ay vicinarsi a Prato con non
piu di 600 cavalli , e 4000 fanti , minacciando
di occuparlo. A quest' ultimo insulto risve*
lO STORIA DI TOSGANA
'^^ gliati dalla vergogna i Fiorentipi, fecero a ga-
di Cra ad armarsir diedero il perdono ai banditi
* per fationi^ che si fossero condotti sotto le
bandiere della Repubblica, de'quali in breve
non meno di 4ooo vi si riunirono . M ossero
percio verso- Prato un esercito di i5oo caval-
li y e 20 mila fanti . Sarebbe stato il contrasto
troppo disuguale : stette nondimeno Gastruc-
cio per qualche tempo intrepido a fronte di
A grand' esercito: ma quando s'accorse che si
preparavano i Fiorentini ad attaccarlo^ si riti-
ro eh^tamente nella notte a Seravalle. Parea
che una truppa tanto numerosa dovesse se-
guitario, epor Fassedio anche a Lucca; ma
essendo 4iscordi fra loro i nobili , e il popolo,
restarono in ques^a incertezza cpialche gior-
no , e poi quasi disordinatamente si ritirarono
a Firenze . I fuorusciti , che secondo i patti do-
vevano esser rimessi , H aveano preceduti ; ma
venendo innanzi colFe bandiere spiegate , e in
A gran copia , il popoIo*comineio a guardarli
come nemici, e non voile riceverli: furon
costretti a ritirarsi ^ ma unita la nuova ingiu-
ria alle vecchie ^ meditarono i mezzi di rien-
trarvi a forza / Saptndo il malcontento della
nobilta esclusa dal govemo y ebbero segreto
trattato con essa. Amerigo Donati, non dege-
nere dal padre Corso, guidaya questa trama:
nella notte di San Lorenzo doveano i fuoru*
LfB. lU. CAP. IX. 1 1
flciti accostarsi a Firenze^ esservi introdotti j^XJ^
correr la cittA armati ooi loro amici , e mu- di C.
tare il govemo . I^ trama Tu scoperta nel ^
giomo avanti all' eaecuzione : si armo il popo-
lo , e corae su per le mura con molttssimi lu-
mi ^ i quail veduti dai filorusciti , si accorsero
che il trattato era svelato ^ e si ritirarono • II
Governo prudentemente abbraccio , nel per^
seguitare i complici , le vie della clemenza (6).
Intanto Castruccio, ch'aspirava al dominio di
tutta la Toscana, voile insignorirsi di Pisa: ten*
lie pratica con un Lanfranchi di uccidere il
Conte Bfieri della Gherardesca , che n* era Si-
gnore , ossia ne dirigeva il govertio : scoperta
perb la trama , non ebbe altro efFetto che la
morte del Lanfranchi , e il bando dato a Ca-
struccio di nemico di Pisa , ponendosi la sua
testa a prezzo (7)^ ciocche rallegro molto Fi*
renze^ che vide staccarsi una citdi potente
dal suo nemico piu grande. Non sbigottito
perb Gastruccio tentb un colpo , il quale ^ se
gli fosse felicemente successo*, avrebbe assai
sconc^tati i Fiorentini « Era Fucecchio terra
di molta t mportanza, assai popolata , e dife-
sa da buona guar nigi one. Avuta speranza di
esservi introdotto , vi s' accostb di notte con
(6) G90. FilL lib, 9. cap, ai4. e %\g.
(7) Fill. lib. 9. ff. a3o.
I a STORIA m TOSCANil
"j^^i i5o cavalli, e 5po fanti. Vi fu realmente
di C. ammesso ; ma la guamigione, e i terrazzani
' ^ a vendo prese le armi ^ si comincio a combatte-
re : sarebbero restati i terrazzani soccomben*
ti , se spuntato it giorno non avesaero dati dei
segni thiedendo ajuto alle guarnigioni dei vi-
cini luoghi ^ S. Miniato , CastelPranco , e San-
ta Croce. Corsero qufcste truppe^ e giunseio
cfae ancor si cotebatteva: dur6 tuttavia Ca*
struccio lungatnente a battersi con gran ra-
lor^; ma vedendo impossibile il resistere al
numeroso ajuto sopragglunto ^ che lo assaliva
aile spalle, e ai terrazzani che dalle strade ^ e
dalle finestre^on ogni sorta d'armi lo com-
battevano^ dopo aver date tutte le prove del
pill saggio e coraggioso capitanq , ferito nel
viso^ si ritiro facendosi strada a traVerso i
nemici . Si narra che essendo sempre degli ul-
timi a ritirarsi nelle battaglid'^) trovandosi pe»
ro inviliippato dai nemici che perseguitavano
i suoi fiiori del castello , accorgendosi di non
esser conosciuto si finse uno dei persecutori,
fra i quali essendo giunto ai suoi che cerca-
vano con dolore il loro Dnce;, riconosciutolo
volsero faccia, e inseguirono i nemici fino al*
le porte (8) . Facea quest' uomo ai Fiorentini
la guerra, coUe armi/e coUe segrete prati-
(«) Fill. lib. 9, Cap. a33. Tigrini vita Castr.
LIB. III. gap; IX. • • i3
che , coUe quali tentb d' insignorirsi di Prato, "J^
di Pisa^ efin della» stesaa Firenze. FuronodiQ. |
scoperti pero i suoi trattati che avea special- ' i
mente con Tommaso FrescobaliK, il quale
tento di corrompere le milizie francesi per
meito d'un frate lore confessore (9). Fuggi iSaS
il Frescobaldi , e fu dichiarato •tniditore deK
Ja patria, e il frate condannoto ft perpetua
prigione. Pistoja vagheggiata da Gastruccio^
e dai Fiorentini avea subito varie vicende.
Un ecclesiastico pistojesci, Ormaooo Tedici ^
Abate di Paeciaaa , dotato di quella ambizio-
ne s\ mal confonqe al suo stato , e di scarso
talentO) immagino profittaf delle circostanze
per farsi Signore di Pistc^a . Guads^ato con
le sue ricchezze ii minuto popolo , e i conta*^
dini , mostrandosi zelante per la pace , corat
la eitta sostenuto da suoLpartitanti, prese il
Palagio , i luoghi forti , e f estb Signor di Pi-
stoja, ne eaccio gli amici de'Fiorentini , e fec9
tregua con Gastruccio. Non avea pero Y Aba-
te i talenti per sostener^quel^posto^ il quale
era piuttosto esercitarto dal suo nipote Fi-
lippo pill attivo, edi piu mente. Per altro^ o
che questo si trovaas^ sovente inceppato dal-
r inezie 1, e d»i capricci del zio nell* ammini-
strazioae , o amasse esser libero Signore ^ co-
(9) yUL lid. 9. c. 293.
i
l4 STORU DI TOSGANA.
"^^jJI^'spiro contre di lui col consenso, ed ajuto di
die. Gastruccio', e lo eaccio dallo Stato. Ne resto
Sigiiore per circa due anni, ma presto s'ac-
corse che tot^vandosi in una citta divim dai
partiti £olla nemicizi^ del sio, ti;a i Fiorenti*
^ j/iij e Castruccio che se ne contendevano il
dominio y non Tavrebbe esso potuta conser
Yftvb . Bramando di dar la citta a Castruccio ,
convenia ingannare i Fiorentini , che ayeaxio
in Pistoja de' cittadini attenti , ' de' partitanti ^
e delle so^datesche; per addormentarli il Te-
dicl) mentare si nlaneggiaya segretamente con
Cartruccio, intavolo con quelli un trattato di
dar loro Pistoja: ri restarono colti^ e quahdo
imiDaginavano di occupar la terra , udbrono
inaspettatamente esservi entrato ^ e ayerne
preso il dominio Castruccio. Erano i Capi del
governo fiorentino insieme con Urlimbrttcca
condottiere tedesco , ad un banchetto in San
Piero Scheraggio , quando rice^^ttero le nuo*
ve del primo tumulto di Pistoja. Esciti fret-
tolosamente da tavola . montati a cavallo cor*
sero ad un tardo soccorso,.giacch^ troraro-
no per la strada parte delle loro milizie, e i
cittadini , e partitanti , *cbe si er^^o colla fu«
ga salvatii Seimila fiorini jd' oro^ spesi da Ca-
struccio a tempo , guadagnarono i mezzani :
la piii gran parte n'ebbe il Cremona, che in-
gannb i Fiorentini ; e il Padre Gregorio , che
\
UB. m. GikP. IX. iS
menb segretamebte la trama tr* Filippo , e ^J^
Castruccio, fu in. ricompensa create in Luc- diC*
ca Abate di S. Frediano; Filippo- Tedici di- '*^*
venne Capttano di Castruccio , ne sposb la fi-
glia non senza sospetto d'essersi disfatto del*
Taltra moglie col vefeno (lo). L'odiq deUa
citta di Firenze coiitro Castruccio ^ e il timore
erano cresciuti a segno , che unanime ddter-
mino goerra la pfu vigorote ed atta a liberarsi
affattQ da si grsn nemico : ed essendo giunto
in Firenze Raimqndo di Cardona^ ch^aveafa-
ma d'eccellente gnerriero ^ fu cbetito dai Fio-
rentini Capitano generate d^ questa guerra.
Diede sobito ottime speranze di ff lice sue-
cessou) giacche espugab in breyjssimo tempo
il casfeello di Artimino, die apparteneva ai
Pistojesi . Fecero dunque i piu gran prepara-
tivi: comprendeva TeSercito i5 mila pedoni
di gente scelta nella citta di Firenze , o nel
contado . che Y odio contro Castruccio ^ e Tat-
taccamento ai lorq beni , e«alle loro famine
rendevano piii animosi ^ e fedeli ; ;i5oo erano
i cavalieri gcan parte presi a Aoldo da diver- '
se nazipni (ii). Accrebbero in seguito que-
(lo) Jstor. PktoL
(i i) Dice il VilL L 9. cap. 3oi. L'oste mai p«r lo co-
mune di Firenze per se proprio non la fece maggiore
aenz' ajuto d' amisUt ....... ed ebbero i Fiorentini in
loro osle bene 800 e piii trabacche, e padiglioni, e
1 6 STORIA DI TOSCANA
■]^st* esercito le citta collegate . II Papa unite
di G. COD essi non mando altro ajuto che quelle
^ ^ delle . censure fulminate contro Castruccio .
Comincio la guerra felicemente pe* Fiorenti-
ni . Incamminatosi Y esercito verso Pistoja ,
Castruccio che non avea forze da tenersi a
campo aperto, vi si chiuse difendendola. 11
Capitano de Fiorentini depredando il paese^
e con molti insulti facendo correre fino il pa-
lio sotto le mura , tento di tirarlo a battaglia :
quando si accorse che tutto era vano, fece un
falso attacco al castello di Tizzana, e im-
provvisamente si avanzo verso la Gusciana ,
ed occupb un importante posto cio^ Gappia-
no atto a danneggiare le campagne lucchesi .
n pericolo di Lucca trasse di Pistoja Gastruc-
ciO) che portatosi in Valdinievole^usando di
tutta la maestria nell' arte della guerra ^ con
un fosso che fece prestamente fortificare , e
difendere , cerco di assicurare alia meglio le
cajq^pagne lucchesi . Era Altopascio nelle ma-
ni de' Lucchesi , castello molto forte , ben
guardato, e stimato assai importante per la
distanza di sole otto miglia da Lucca: fu b^-
sediato con tutto il vigore dai Fiorentini.
Gercb invano Gastruccio con vaiie diversioni
fino sul territorio di Firenze di allontanar di
t^nde di panno lino, e non era dl, che non oosUSM
Y oftte a' Fiorentini tremila, e piu fiorini d' oro •
LIB. III. CAP. IX. 17
1^ r esercito : dovette finalmente il castello "^^
renders! . Qaesto considerabil vantaggio gli ^ G.
aiiimo a segno da creder di poter conquistar *
Lucca, e ruinare affatto Castruccio: mosso
pertanto da Altopascio s' inoltro colle sue
genti il Capitano dei Fiorentini in sul pan-
tano di Sesto . Ma Castruccio , benche infe-
riore di genti , piu abile nel caihpeggiare , fece
prendere i posti neeessarj che per negligen-
za^ o ignoranza avea lasciato d'occupare Rai-
mondo , e fortifico i poggi di Yivinaja , Mon-
techiaro, Cerugli, e Porcari, di modoche era
chiusa la strada all' esercito fiorentino per
andare a Lucca ; e finalmente lo costrinse a
levare di la il campo . Nel volersi ritirare in
luogo piu vantaggioso , si attaccb tra due par-
tite di soldati una scaramuccia assai yiva,
che duro molte ore . Crebbero da una parte ,
e dall' altra i rinforzi , e piii volte or questi , or
quelli furono respinti y ma alia fine cessero il
campo i Fiorentini , de' quali restarono pri-
gionieri alcuni dei primi Gondottieri j fra i
quali il Tedesco Uriimbracca , Francesco Bru-
nelleschi , e Giovanni della Tosa . V interven-
ne col suo solito vigore, e intrepidezza Ca-
struccio , che vi resto ferito , e alia sua pre-
senza si dov^ probabilmente la vittoria . Que-
sto fatto quanto animo i Lucchesi , tanto sco-
raggi i Fiorentini , che assai superiori di nu-
r. HI. p. IL a
V I
18 STORIA DI TOSCANA.
'][JJ]["mero, erano obbligati in ogni incontro a riti-
diC. rarsLNon essendo pero le genti di Castruccio
' ^ abbastanza per misurarsi coU'esercito nemi-
co ^ avea egli spedito colla maggior fretta per
aver degli ajuti dai Visconti; ma mentre che
questi tardavano a venire , temea che i Fio-
rentini^ su'quali si tenea come in pugno la
vittoria^ impauriti si ritirassero; onde fece
trattener Raimondo , e pascer di ' speranze
con finti trattati di dedizione di castella.
Giunse finalmente a Lucca Azzo Visconti
con non piu di 800 cavalieri tedeschi ^ uniti
a :ioo di Passerino Signore di Mantova, e
Modena. I Fiorentini si erano ritirati ad A1-*
tO|»ascio . II Visconti piu avido d' oro , che di
gloria, non pare v a volersi avanzare, se non
gli erano pagati i denari promessigli. Vac-*
corse prontamente Castruccio , e lo contentb
di denari, e di promesse. Non trascurando
alcun mezzo, e sapendo quanto un giovine h
sensibile alle premure del bel sesso , lo fece
circondare dalle preghiere delle piu belle
donne di Lucca ; infiammoUo alia pugna col
mostrargli , che si combattevano i comuni ne-
mici , che quel Raimondo che comandava ai
Fiorentini era stato vinto piu volte dal suo
padre, e suo zio (la), e non ha molto fug-
(la) Nel iSip, ^A stato rotto da Gaieazzo Viscon"
te figlio di Mqffeo^ m^l iSaa da Marco Fiseonti pres*
LIB. ni. CAP. IX. 10
gito dalla prigione, che ii nome de' Vi8conti~rr
1 All*
era ad esso fatale , e che gli restava ad esser di C.
vitrto da lui . Ritomo Castruccio all* esercito; ^^^^
€ nel tempo che si aspettava il rinforzo di
Azzo , comincio un falso attacco per tratte*
nerc i FiorentJni , fatto con tal arte che pare a
volesse schifare la battaglia . Erano sempre i
Fiorentini assai superiori di numero ai Luc-
che&i, ad onta dell' ajuto del Visconti (i3) .
Giunto finalmente Azzo si attaccb da ambi
i lati con ardore la pugna. Avevano i Fioren-
tini secondo il costume loro fatte tre schie-
re: la prima ^ composta de'feditori fiorentini ,
e francesi , che non comprendeva pid di 1 5o
a cavallo , non solo sostenne V impeto della
prima schiera nemica , ma trapasso per mez-
zo di essa : questa pero non era che una lieve
scorreria, il nerbo de' nemici trovavasi dopo
i feditori . Azzo coi suoi presto ruppe la schie-
ra seconda guidata da Bomio , Maliscalco di
Raimondo , che dopo pochi colpi si mise ver-
gognosamente in fuga; cosk la cavalleria del-
m
SO Basignara: nelF anno seguenteju /otto prigione in
Madezia ossia Monza da Galeazo V^isconte . Istor. di
Parma ^ Her. ItaLtom. la.
(i3) Neir IsU Pistol, si dice che Castruccio /u getta^
to da ca»allo da Urlimbraoca condoniero tedesco, il
quale poco appresso Ju preso : ma pare cio awenisse
nella searamuccia descriita.
20 STORIA DI TOSCANA
■^[J^r esercito fiorentino fu presto rotta. La fan-
di G. teria si batte con maggior coraggio, ma ebbe
la stessa sorte. Castruccio, quando previde
r esito della battaglia , fece da una truppa oc-
cupare il ponte a Cappiano per togliere la
pill facile ritirata al nemico . Fu grande la
strage ^ e la ruina ; non si accerta il numero
de'morti; ma di essi^^ e dei prigionieri fu
grandissimo. Fra questi si conto il Capitano
I^aimondo di Cardona con suo figlio, e molti
altri illustri forestieri, e cittadini di Firenze:
fu preso il Carroccio, la campana, tutti i car-
riaggi , tende , e bandiere , e pub questa rotta ,
che avvenne ai 23 di settembre , annoverarsi
tra le memorabili sconfitte della fiorentina
Repubblica , come si scorge dalle conseguen-
7ie che si trasse dietro (i4) • Castruccio senza
trovar piii resistenza y lasciando assediato Al-
topascio , marcib fino a Signa , castello molto
forte , che occupb senza resistenza ; s' a vanzo
indi sul contado fiorentino ponendo a saccd
la campagna, e depredando, e ardendo le
ville, che sempre numerose sono state intor-
no a Firenze, e ruinando le campagne (i5).
(i4) Gio. f^ill. lib. 9. cap. 3o5. Istor. Pistol. Amm.
Tigri. Fit a di Castr.
(i3) Fill. lib. 9. cap. 3 1 6. Castruccio pose il campo
a S. Moro ardendo , e rubando campi , e borghi , e Qua-
racchi^ e tutte le yille d'intorno, e la sua gente scor-
LIB. 111. CAP. IX. a I
Giunto a Peretola fece il di 4 ottobre per"]^
scheme de' Fiorentini correr verso Peretola di C.
de' palj dalle mosse medesime donde comin- ^ ^
ciavano i palj di t^irenze; e i Fiorentini im-
pauriti si tennero sempre serrati tra le mura
ad onta de' tanti armati che avevano in citta ,
e fnrono in continuo travaglio notte e gior-
no . ,Ne qui s' arresto il furore dei vincitori ,
ma si stese per la maggior parte del contado
fiorentino . Pochi giomi dopo si arrese Al-
topascio con tutta la guarnigione prigionie*
ra di guerra , cb' era di 5oo soldati , indi Car-
mignano , il castello d' Artimino^ e in seguito
la maggior parte delle terre de' Fiorentini gli
aprirono le porte. Se in questo tempo il Ve-
scovo Guido d' Arezzo alleato di Castruccio,
e potente in armi , fosse venuto coUe sue for-
ze sopra Firenze, come ne fu dallo stesso vi-
vamente sollecitato, si trovavano i Fiorentini
a mal partito ; ma il Vescovo o per non irri^
rendo fino alia mura di Firenze ^ vi dimord per tre dl,
facendo guastare per fiioco, e ruheria dal 6ume A mo
infino alle montagne, e infino a pii di Carreggi in su
Rifredi , oh' era il piii bel paese di Villate , il meglio
accasato, e aggiardinato , e piii nobilmente per diletto
de' cittadini che altrettanta terra che fosse al mondo .
A di 4 d' ottobre fece a dispetto de' Fiorentini correre
tre palj dalle nostre mosse infino a Peretola 1* uno a
cavalli, I'altro a fanti a piede , I'altro a femine meri-
trici, e non fu uomo ardito di uscire di Firenze.
22 STORIA DI T08GANA
"^JJ^tar davvantaggio il Papa , che perb lo avea
di C. gia interdetto , o mosso dalle preghiere della
' ^ madre ch' era fiorentina della casa Frescobal-
di , o facendogli oihbra la crescente grandez-
za di CastrUccio ^ Don si mosse , e cosk salvos-
si Firenze^ i di cui cittadini credendosi tnal
sicuri si posero con ogni diligenza a fortifi^
car le mora. Per maggior insuho alia Repub-
blica fiorentina feee Gastruccio batter mo-
nete a Signa coir imprcnta dell' Imperatore
Ottone, che furono chiamate Castrucciili .
Dopo tanti danni , e tantt iusulti fatti al ne-*
mico torno Gastruccio a Lucca ^ e v' entrb il
lo. di novembre in pompa trionfale. Voile
imitare i riti degii antichi Romani ; la matti-^
iia di S. Martino ^ giorno sacro ai Lucchesi , si
mosse la lunga processione da Altopascio. Lo
precedevano i prigionieri coi trofei presi al
nemico, il Carroccio colle fiorentine insegiie,
gli stendardi della Repubblica , quelli del Re
Roberto rovesciati, o stracinati per terra ^ i
Fiorentini cattivi passavano col capo, e piedi
nudi, e legati, quei d'altre nazioni erano disar-
mati, e sciolti. Fra i prigionieri di conto i, quei
che pill ferivano gli occhi erano Urlimbracca
tedesco, Condottlero di molto nome, ragguar-
devole per la sua fama , alta statura , ed aria
feroce • Pietro Narsi francese , e Raimondo di
Cardona spagnolo col figlio accompagnati
UB. Ul. CAP. IX. 23
da una squadra di Bavari^ e cavalieri spa-"][^
gnoli prigionieri. II Generate fiorentino mar- di G.
ciava vestito di nero con faccia dimessa. U
6UO figlio vestito di tela d* argento sopra un
piccolo ca vallo • I aoldati di Castruccio coro-
nati d'ellera, risplendenti d'oro, e d' argento.
Era tratta insieme la varia preda, e le spoglie
prese al nemico . Appariva finalmente Ca-
struccio in un cocchio aperto all'usanza ro-
mana , tirato da quattro cavalli bianchi , ye-
stito di porpora d'oro fregiata, e coronato
d*aIloro . Stava fra due statue, la Giustizia, e
la Pace, e collaCopia sotto i piedi.La citta era
tutta omata di tappeti, e le strade sparse di
frondi • Gli archi trionfali erano freque^ti ^
come altresi varj altri spettacoli per render
la pompa piu bella . Qua si vedeva un magni-
fico castello, che nel paasar del Trionfo era
combattuto da giovinetti vestiti di bianco , e
difeso da altri vestiti d'azzurro: \k un tomea-
mento, altrove una caccia, e si salutavano
i vincitori in molti luoghi dalla musica . II
concorso de' spettatori dalle vicine campa-
gne fu immenso , avendo Castruccio procla-
mato salyocondotto in quei giomi anche ai
nemici che volessero godere dello spettacolo.
Fu incontrato alia porta dal Clero ^ dalla No-
bilta , e dal resto del popolo , vestiti in gala ,
fra i continuati applausi. Firenze intanto,
^4 STORIA Dl TOSCANA
"^^ com' era usata ne'rovesci, diflfidando quasi
di C. di se stessa ^ ricorse al Re di Napoli , e diede
^ ^ la signoria al Duca di Calabria con alcune
condizioni^ la principale delle qoali era di
non alterare il governo (i6) .
Corse in questo tempo Castruccio un gra-
ve pericolo. Si trovavano fralle sue truppe
alcune compagnie francesi: era nella batta-
glia d' Altopascio restato prigioniero Pietro
Narsi cavaliere del la Contea di Bari in Lore-
na . Nel tempo della sua prigionia probabil-
mente comincio un segreto trattato coi capi ,
o ufBziali delle truppe francesi al servizio di
Castruccio ; trattato , che quando fu poi ri-
scattato , ed eletto Capitano da i Fiorentini ,
coi denari loro pote piii vigorosamente pro-
seguire . II disegno mirava alia vita di Ca-
struccio^ a cui pareva attaccata la fortuna
di Lucca . Ma era difficile che un simil ma-
neggio potesse fuggire alia vigilanza di quel-
r uomo avveduto : lo scoperse , fece arrestare
nove complici, e quantunque in quei tempi
di licenziosa disciplina militare non si ardis-
se por le mani nel sangue delle truppe fo-
restiere, gli fece davanti a tutto Tesercito
coraggiosamente decapitare (17). Nel tempo
(16) Istoria manoscritta lucchese,
(17) Gio. yUL lib. 9. c, 33 J.
LIB. HI. TAP. IX. 25
che s' aspettavano gli ajuti di NapOli seguitb ^^
Castruccio ad infestare le terre de' Fiorenti- *li C.
ni, scoirendo ne'paesi restati fin*allora in- '
tatti . Vedendo che airarrivo del Duca di Ca-
labria non avrebbe potuto mantenersi in Si-
gna^ ne disfece le fortificazioni , e ruino il
ponte . Indi cercando ogni mez3X> di nuocere
al nemico , aveva imroaginato d' impedire il
corso d' Arno , alzando un muraglione alia
Gonfolina, e facendo una tura, onde regur-
gitando Tacqua restasse allagataFirenze. Ma
tanto poco si conosceva Y arte di livellare in
quel tempo, che gl'idraulici da lui consultati
gli roostrarono Timpossibilita dell' esecuzio-
ne (i8), dicendogli che il pendio d'Amo fino
alia Gonfolina, che non h maggiore di brae-
cia 2 1 , giungeva a i So, onde evito la citt^ que-
sto nuovo pericolo . Frattanto il Generale dei
Fiorentini , non sbigottito che la trama ordi-
ta contro Castruccio fosse riuscita vana, ten^
to nuovamente I'animo di alcuni capitani
borgognoni per ottenere Garmignano . Que-
sti spaventati dall'esecuzione fatta da Castruc-
cio gli scopersero segretamente il trattato , e
dato ordine a cio che avesse a farsi, venendo
Piero con quella vana speranza con non piu
di 200 cavalli, e 5oo fanti, gente pero tutti^
(18) Gio. FUl. Ub.g. cili.
S6 8T0RIA DI TOSGANA
"^jfJJ^gcelta , si trovo inviluppato negli aguati tesi-
di C. gli da Castruccio ; e dopo aver valorosamen-
combattuto , con molta della sua gente resto
prigioniero . Castruccio fra le molte accuse
disse ^ che Piero avea mancato alia parola da*
tagli quando fu liberate , di non militar con*
tro di lui ^ onde gli fece tagliar la testa sulla
piazza di Pistoja (19). Giunse intanto in Fi-
renze prima il V icario del Duca di Calabria ^
cio^ Gualtieri Duca d' Atene^ indi il Legato
del Papa . O che Castruccio temesse le forze
di questa Lega , o come h piu verisimile, es*
sendo egli malato ^ n^ potendo porsi alia te-
sta delle truppe, volesse acquistar tempo ^
scrisse al Legato una lettera piena di mode-
razione , in ciii si mostrava pronto a far la
pace coi Fiorentini. Questo leggiero princi-
pio di trattato svan\ ben presto , o perch^
Castruccio non fosse di buona fede^ o per-
ch^ vi si opponessero i Fiorentini , che aspet-
tavano il Duca di Calabria ^ dalle di cui for-
ze , e potere aveano soverchiamente gonfiate
le speranze . Giunse finalmente il Duca con
moltissimi de' principali Signori napoletani,
ricevttti splendidamente in Siena , ove trat-
tennesi soverchiamente , e ne chiese la signo-
ria, come di Firenze . I Sanesi gelosi della lo-
(19) Fili. lid. 9. cap. 346. Isior. PistoL
LIB. III. CAP. iXi 37
ro liberta tumultuarono, fiirono asserrag^iate^^
le strade, ed erano prossimi ad attaccar le <li C.
truppe del Daca. Adunato pero il Consiglio,
fu per decenza, ed onore del Duca conchiso
che per cinque anni gli fosse data la signo-
ria, ma che il suo potere si riducesae a eleg-
gere Potest^ di Siena uno dei tre che gli fos^
sero proposti dal popolb y il quale non Pote-
sta^ ma Vicario del Duca s' appellasse ^ giu-
rando d' osservar le leggi ^ e gli statuti di Sie-
na (no). Passo india Firenze: ma mentre egli
perd^ un tempo prezioso in Siena , e in Fi-
renze nelle vane cerimonie, e pompose ac-
coglienze de' Fiorentini , manc6 il momento
fay ore vole (ai) d'opprimere Gastruocio^ il
quale ristabilito in salute non ascolt^ piii
parola d'accordo. Si fecero gnuidi prowe*
dimenti in armi, e in denari. Donumdb il
Duca accrescimento d* autoritJi , e Y ottenne
dentro perb a certi limiti . I Grandi della citdi
dolendosi sempre , che il govemo fosse tra le
mani del popolo ^ si unirono insieme per da^-
re al Duca V asaoluta signoHa di Firenze , pa-
rendo loro di guadagnare in siffatta rautazio-
ne. Non oso il Duca perb d'impegnarsi in s\
difficile passo., conoscendo troppo nel popo-
(ao) Croniea Sanese. Rer, ItaL torn. 1 5. MalevoL 1 56.
Sane, pag, a. lib. 5.
(21) VilL lib. 10. cap, i.
f
28 STORIA. PI T09GANA
"^5^ lo r amore della liberta : s iiicomincio la guer-
[ di G. ra contro Gastruccio coU' armi ecclesiastiche:
egli e il suo alleato Vescovo d' Arezzo furono
pubblicamente scomunicati dal Legato suUa
piazza di S. Croce , con tutte le solenni for-
mality (22) ; ma Gastruccio/ non temeva che
le armi temporali. Bench^ tanto inferiore di
forze al Duca^ e a'Fiorentini , benche assali-
to dal Malaspina , cogli ajuti del Legato , e
del Signor della Scala da una parte, e dei
Napoietani sbarcati a Genova dall'altra, e
benche inoltre gli si fossero ribellati due ca-
stelli suUa montagna di Pistoja, yer$o la qual
citta considerabili forze de' Fiorentini si era-
no avanzate, riparo da ogni parte: imped\ a i
Napoietani Tingresso in Lunigiana , e al Ma-
laspina , e ai Fiorentini di soccorrere i ca-
stelli ribellati , ai quali a veva posto assedio ;
anzi con marcie spedite, e maestre taglib la
ritirata ad un gran corpo di questi guidati
dal Gonte di Squillace, da Amerigo Donati, e
da Giannozzo Gavalcanti in modo che ^ in pe-
ricolo di rimaner prigionieri ^ furono costret-
ti a tornare a Firenze pel contado boiogne-
se (23). Tentarono il Duqa, e i Fiorentini di
vincer coll' arte, e co'segreti maneggi quel-
(22) f7//. lib, 10. cap. 3.
(a 3) f7//. iib, lo. cap. 6,
LIB. III. CAP. IX. 29
r uomo , che non potevano coirarmi . Era in"^JJ^
Lucca la famiglia Quartigiani numerosissi-diC.
ma: Guerruccio, uno dei principali, gaada- ' ^
gnato dal Duca, e daU'oro dei Fiorentini , in-
dusse tutta la famiglia potente d' amici , e de-
pendenti , a una congiura , di cui questo era
I'ordine. Dovea il Duca colle truppe portar-
si verso Pistoja : questo movimento avrebbe
tratto cola Castruccio. Allora ad un segno
concertato le genti , che avevano i Fiorenti-
ni a Fucecchio , e in Val d' Arno , avrebbero
rapidamente cavalcato a Lucca , o ve sarebbe
stata aperta loro una porta dai Quartigiani ,
i quali nello stesso tempo correndo per la
citta, sollevandola contro 'Castruccio^ avria-
no alzate le bandiere del Papa e del Duca .
Ai Quartigiani era unita nella cospirazione
la famiglia Avogadri non meno numerosa .
Niente e piii nocivo alle congiure della tar- 18217
danza; gli animi dei congiurati son sempre
in una pericolosa sospensione. Avendo trop-
po tardato il Duca a muorersi , uno della fa-
miglia impaurito rivelo a Castruccio I'ordine
della cospirazione . Furono subito arrestati i
Quartigiani , trovate le insegne nemiche pre-
parate, e fatta una sanguinosa esecuzione dei
principali complici della famiglia Quartigia-
ni . Messer Guerruccio con tre suoi figli fu-
rono impiccati , agli altri con crudele opera-
3o STOBIA DI TOSCAff A
"^j^ zione fu tolto il modo di propagar la fami-
diG.gHa. D^li Avogadri 32 prima condotti per
^^ Lucca suir asino , cavalcando a ritroso , fu-*
rono poi impiccati , e bandito il resto (24) dct
complici .
Durava Y Italia ad esser divisa nelle due
fazioni Guelfa, ^ Ghibellina . Si riguarda-
va la prima come superiore^ giacch^ seco
. si trovavano il Papa , che oltre la tempora-
le era padrone dell' arme spirituale ^ in quei
tempi potentissima ; Roberto Re di Napo-
li , Signore della Provenza ^ e da i di cui
cenni dipendeva Genova ; la Repubblica fio-
rentina ricchissima , e capace di sostenere fl
peso di lunghe guerre ^ oltre molte altre piu
piccole cittk , e Signori alia medesima Lega
aderenti. In Toscana il potere sarebbe stato
assai preponderante dalla parte Guelfa se
un uomo solo , cio^ Castruccio col Talore, e
coir ingegno non avesse non solo arrestato ,
ma fatto traboccare la bilancia dalFaltro lato.
In Lombardia prepoftderava il partito Ghi-
bellino ; ma i membri di esso eran troppi per
isperame Y unione . Vedendo essi crescere la
potenza della fazione contraria per Y influen-
za del Legato del Papa, Cardinale del Pog-
getto, che impadronitosi di Bologna, di Par-
(av{) Gio. nil. lib. 10. cap. aS. Tigr. Vita Castruc.
LIB. III. CAP. IX. 3t
ma , del Modeiiese minacciava i Ghibellini di^JI^
Lombardia , pensarono di opporre la secola- di G.
re potenza all' ecclesiastica j ch' erano state ' ^^
sempre rivali . Yacava da gran tempo , cioe
fin dalla morte d' Arrigo Settimo^ il trono
impariale. Ne offersero la Corona a Lodovi-
co Ehica di Baviera^ invitandolo a riceverla
in Italia, in Milano, e in Roma. Si moase il
Duca ^ e in Trento fii incontrato dai princi-
pali Signori di Lombardia come i Visconti
di Milano^ Cane della Scala Signore di Ve-
rona^ Passerino Bonacossi di Mantova^uno
dei Marchesi d' Este Signori di Ferrara ^ Gui«
do Tarlati Vescovo d'Arezzo, deposto dal
Papa . Castruccio , non credendo opportuno
il muoversi, vi mando Ambasciatori come
fecer o i Pisani , i fuorusciti di Genova , e Fe-
derigo di Sicilia. Da Trento passo il Bava*
roa Milano ove dal Vescovo d'Arezzo, da
quello di Brescia, e di Trento fu corona*
to colla solita corona di ferro (aS). II govern
no di Milano tolto ai Visconti, il loro arre-
sto , r estoraioni enormi di danaro fatte ai
Milanesi mostrano il di lui carattere avido ,
crudele ^ ed ingiuato , che confermo anche
in altre parti d' Italia . II Duca di Calabria
iiitanto , riescitogli vano il colpo d' insigno-
(aS) f^iil. Hi. lo. cap. 17. 19.
•
«
32 STORIA. DI TOSCANA
"^^rirsi di Lucca, voile per non perdere affatto
diC.il credito , tentar qualche nuova impresa .
* ^^ Aduiiato percio V esercito , ne diede il coman-
do, e r istruzioni al Conte Beltramo, il quale
arrestatosi a Signa finse di miiiacciar Carmi-
gnano, ma si volse, quando men se Taspc^t-
tava Castruccio, sopra a S. Maria a Monte.
Non avea Castruccio assai genti da misurarsi
in campagna con questo esercito : quel picco-
lo luogo pero, assai fortificato, difeso da scarsa
guarnigione , e dalF ostinazione dei terrazza-
ni fedelissimi a Castruccio , avendo ricusato
di renders!, resiste con maraviglioso ardire
per molto tempo a tante genti , sostenne varj
replicati assalti , e finalmente non si rese che
a buoni patti (26) . Castruccio postato a Vi-
vinaja , non voile , tanto inferiore di truppa,
azzardare per un castello la somma delle co-
se , avendo la sicura speranza della superio-
rita colla prossima venuta del Bavero. Era
gia questo arrivato a Pontremoli ; ando i vi a
trovarlo Castruccio , e onorandolo , e col-
mandolo di doni , lo dispose a secondare i
suoi disegni . Giunto tra Lucca e Pisa , ricu-
sarono i Pisani di Hceverlo , bench^ promet-
tessero pagargli 60 mila fiorini d' oro . Essi
amici sempre del partito imperiale, non gli
(a6) Fi7L lib, 10. cap. 29.
LIB. III. CAP. IX. 33
Riegavano V ingresso che per la compagnia"^
di Castruccio , di cui temevano troppo i Re- di C.
golatori del governo. Non acconsent\ il Ba- '^
vero consigliato da Castruccio: gli Amba-
sciatori pisani nel lore ritorno furono arie-
stati^ e prima che potessero i Pisani saper
r esito del trattato , si trovarono circondati
dalle truppe del BaVero da una parte , e da
quelle di Castruccio dalF altra . Quello si por^
to nel borgo di S, Marco suUa strada di Fi-
renze , questo suUa strada di Lucca ; e furo-
no fatti due ponti suU'Amo uno sopra Faltro
sotto la citta, per facile comunicazione dei
due campi . Fu occupato nello stesso tempo
Porto pisano ^ e la maggior parte dei castelli
di questa Repubblica . II Yescovo d' Arezzo ^
ch'era stato il mediatore del trattato^ che
avea nutrite speranze altra volta di farsi Si-
gnore di Pisa, e che vedeva con questa ope-
razione cader quella citt^ in mano del Bave-
ro ^ e probabilmente di Castruccio , di cui era
segreto rivale , reclamo altamente la fede pub-
blica , e il diritto delle genti violato negli
Ambasciatori . Fra lui , e Castruccio ebbe
luogo un' indecente altercazione alia presen-
za del Bavero (27) , il quale parendo che fa-
(27) Iston Pistol, Fill* lib. 10. cap, 34- 35. 36. Rim^
proverandolo il Vesco^o d! ingratituJifu in/accia at
T. III. P. IL %
34 STORIA Dl TO SCAN A
"Tjp" vorisse piii Castruccio , si parti il Vescovo as*
di C. sai sdegnato ; e quando poi seppe che Pisa
^ '^ aveva aperto loro le porte, non sdegnando
ricever dentro neppur Castruccix) , accuora-
to se ne mori . Prima pero di riceverlo , so-
stennero i Pisani un assedio piu d'un mese,
e furono di denari specialmente ajutati dai
Fiorentini . A wrebbero anche potuto mante-
nersi piu lungamente, e forse tanto da stan-
care il Bavero , che anelava di portarsi a Ro-
ma, se quei che reggevano Pisa fossero stati
d' accordo : ma lo scaltro Castruccio ebbe i
mezzi di seminarvi la discordia. Levoci del
giovine Conte Fazio , e di Banduccio Buou-
conti guadagnati da Castruccio che promet-
teva la pace , furono ascoltate dal popolo, che
sempre sofFre negli assedj . E vero che fu
convenuto che Castruccio non entrerebbe
in Pisa : ma era facile vedere che quest* arti-
colo non sarebbe^ come non fu, osserv^to.
Ebbero motivo di pentirsi dell' accordo i Pi-
sani, giacch^ oltre i sessanta mila fiorini , che
di buon grado avean convenuto di pagare^
furono aggravati d'un'altra piu pesante con-
Baifero , risposc in udesco , che le bestie operavano a
forza di sproni , e di frusta ; e soggiimgendo il yescovo
che si spiegasse meglio y replico Castruccio , che non
era il maestro de' raga2zi . // Bavaro comincih forte a
ridercy e il Vescovo si parti adircOo. Tigr. rita Cas.
LIB. III. CAP. IX. 35
tribuzione di lOo mila. Gia fine da due anni""^]^
era stata Pisa ( dopo una battaglia di mare di G.
perduta ) obbligata a ceder la Sardegna al ^ ^^
Re d' Aragona , onde queste gravezze , dopo
tanta diminuzione delle rendite , e commer-
cio, dettero alia sua potenza un nuovo tra*
coUo. L' occupazione di quella cittk sbigott\
molto i Fiorentini ; i quali temevano che la
tempesta andasse a scaricarsi sopra di loro .
Per quanto pero fosse istigato il Bavero da
Castruccio , per quanto grande fosse Tascen-
dente che avea sul suo spirito , 1' ambizione
d' esser coronato in Roma lo fece affrettarsi
cola. Prima di partire^ andb a Lucca , ono*
rato con gran magnificenza da Castruccio,
che fu da lui creato Duca di Lucca ^^ di Pi-
stoja, di Volterra, di Prato, di S. Gemigna-
no ^ di Q>lle , e gli furono donate molte ca*
Stella , che appart^ievano alia pisana Repub-
blica (28) . Era il Bavero incantato della pru-
denza, deU'accortezza, e del valore di que-
st' uomo , onde voile seco condurlo a Roma ,
per valersi appunto de' suoi consigli : e ben-
che non di buon grado si scostasse Castruc^
cio dalle sue terre per timore di tradimenti ,
vi si lascio tuttavia indurre . Si credeva che
il Bavero dopo la coronazione sarebbe en-
(28) Tigr. Vita Castruc.
36 STORIA DI TOSCANA
"J^tTSLto ostilmente nel* regno di Napoli ; vi si
di C. aggiungeva il timore di Federigo Re di Si-
' ^^ cilia, con cui era collegato il Bavero^ e lo
spavento si aumentava dalla presenza di Ga-
struccio , onde il Duca di Calabria stimo op-
portuno di ritornare a suo padre per vegliar
seco alia difesa del regno , lasciando a Firenze
1 328 suoVicario Filippo da Sanguineto^^p). Quasi
nello stesso tempo j ma per diverse strade si
partirono il Duca di Calabria per Napoli , Ca-
struccio per Roma , ove nella lontananza del
Papa regnavano le stesse fazioni che nel resto
d' Italia . S'era arrestato a Viterbo il Bavero,
mentre si deliberava in Roma se si doveva
ricevere . Non vi stette ozioso , perch^ essen-
dogli noto che il Signore di Viterbo, che lo
avea graziosamente accolto, possedeva gran
ricchezze , e che V avea nascose, lo fece pren-
dere , e co' tormenti palesarle : e spogliato de-
gli averi, e della signoria, fu condotto poi
prigione a Roma sotto falsi pretesti • Questi
fatti possono servire a consolare i lettori
delle ingiustizie de'loro tempi, osservando
che nulla h nuovo . Giunse a Viterbo Castruc-
cio , e co' suoi maneggi, coUa sua sagacitk, ed
eloquenza dispose i Romani a ricevere il
nuovo Imperatore (3o) • Alia venuta del Duca
(ag) F'iiL lib. 10. c. So.
(3o) Istor. Pistolesi. Se non fosse stato lo grande
LIB. 111. CAP. IX. 37
di Baviera , la parte che favoriva il Re Rober-"^p
to cacciata dai Colonnnesi, e dagli altri Ghi- di G.
bellini , fu il Duca coronato Imperatore anche ' ^
in Roma, dovendo la buona accoglienza, e
il pacifico ingresso in gran •parte all' Eroe
lucchese ^ che fu da lui creato suo Vicario e
Senatore di Roma . In faccia del popolo ro-
mano , Castruccio ecclissava la grandezza im-
periale : preceduto dalla famaidelle sue gesta^
lo splendore della sua corte eguagliava ^ e for-
se sorpassava il lusso di quella dell' Imperato-
re ; nelle vesti , e nelle divise , ne' motti , sotto
il velo della rassegnazione al Cielo , si scorge-
vano le sue ambiziose speranze (3i). Aveva
il Papa fulminate le censure contro il Bave-
ro , e i suoi seguaci . Voile questi vendicarsi ,
e deporre il Papa • Varie circostanze fecero
applaudir dai Romani quest atto . Essi , prima
deir ingresso in Italia del Bavero , scontenti
della lontananza del Papa ^ lo^iveano con so-
lenne ambasciata invitato alia sua vera sede^
ma inutilmente : allora fu che invitarono il
senno di Castruccio, il Bavero non ri sarebbe stato
ricevuto .
(3i) Sifece vedere vestito di roba di sdamito cre^
misi nella di cm parte anteriore erano quests parole :
egli c quel che Dio vuole: e nella posteriore: sari
quel che Dio vorr4; Gio. Vill. lib. 10. cap. 60. Maech.
Vita di Castr. lUanuzio.
38 STORIA DI TOSCANA
"JJJ^Bavero. Si aggiunse una disputa teologica
di C. ad eccitare contro Giovanni XXII. un po-
L/ m' tente partito . I frati/Mi jiorij con piii candore ,
'd2^ ^^ ^ • ^' che senno, avean preso a pYedicare una dot-
^ ^iriU^^ tpina assai pericolosa air interesse de chieri-
ci , cioe la poverta Evangelica ; sostenendo
che Gesu Cristo^ e gli Apostoli non aveano
posseduto cosa alcuna . Si opposero a questa
dottrina col favore di tutta la Corte ponti-
ficia i Domenicani , asserendo che Gesu Cri-
sto , e i Discepoli aveano il possesso , perche
avean I'uso dei beni della terra. Aggiunge-
vano che Giuda Scariotte era il camarlingo ,
e dispensiere de' beni che possedevano , e con
sottigliezze scolastiche, e oscure distinzioni
sull'uso /e possesso, facevano una guerra di
parole. II lusso, e la ricchezza della Corte di
Avignone , a cui questa dottrina era un alto
rimprovero, 1' anatematizzarono come una
grande eresia ; e un Papa conosciuto per es-
sere stato de' piii avidi dei beni terreni prese
bella vendetta di quei religiosi, cpndannan-
doli al pratico esercizio della loro dottrina
cioe ad essere incapaci di possedere (Ss) . Essi
1
X
(3 a) Si "e seguito scrupolosamente in questo rac-
conto Albert. Muss. Rer, ItaL torn. X. Litdov, Bau, Gio.
Fill. lib. 9. c. 1 56. Balayt. Fita Pap. II Platina ag-
giunge che alctmi difensori di quella asserzione fwron
bruciati. Vita Joann. XXIL
UB. 11^ CAP. TX. 39
allora si dettcro a screditare il Capo della*^^[J^
Chiesa , e prestarono la loro voce al Bavero , di C.
che os6 dichiararlo non legittimo Papa , e ne ^ ^
fece eleggere un altrq cio^ Pietro di Corvara
col nome di Niccolo V. deH'Ordine de' Mi-
nor!., che fin allora avea aviito fama di san-
titik, ma tratto dall' ambizione si lascio indur-
re al pericoloso onore . Fra le altre leggi al-
lora stabilite dalF Antipapa , e Antimperato-
re vi fu quella ( per lusingare il popolo ro-
mano ) che il Papa noh potesse star piii di
tre mesi lontano da Roma , altrimenti deca-
desse dal sublime posto . Tl nuovo Papa coUe
solite pompose cerimonie dette la corona
imperiale al Bavero , e creo Gardinali .
Intanto una trama ordita in Firenze con
due fuorusciti pistojesi fece perdere a Ca-
struccio Pistoja: questi concertarono il disc*
gno con FiKppo da Sanguineto , il quale fece
segretamente in Prato preparare gli attrezzi
necessarj per pa^sare i fossi, e per scalare le
roura . Partitosi di Firenze sulFimbrunir del-
la sera alia fine di gennajo con scelta trup-
pa atta alFimpresa giunsero di notte improv-
visi a Pistoja , ajutati dai loro fautori ; nella
parte meno abitata scalarono le mura, e in
altre parti le ruppero . Risvegliati i soldati
di Castruccio attaccarono i nemici con tanto
impeto , che giunsero a cacciarli fuori delle
4o STORIA DI TOSGANA
-^mura; ma ricondotti airassalto da Filippo,
cU C. doverono le truppe di Castruccio cedere fi-
' ^ nalmente al numero: moiti restarono prigio*
ni , ffa i quali un nipote di Castruccio , figlio
di Filippo Tedici , e un nipote di questo^
ambedue garzoncelli , che furono in trionfo
condotti a Firenze; e Pistoja fu miseramente
depredata (33) . Alia nuova di questa disgra-
zia parti rapidamente da Roma Castruccio,
e lasciando indietro 5oo cavalieri, e mille
balestrieri ^ la marcia dei quali era lenta , con
soli 12 uomini a cavallo giunse presto nei
suoi stati , e coUa presenza atterrl quei che
macchinavano nuove cose , e confermo i va-
cillanti. La prima operazione fu di occupare
stabilmente il governo di Pisa , privando di
ogni autorita i ministri imperiali. Colorava
quest' atto una vernice di scusa: Tlmperato-'
re conducendolo a Roma avea causato la per-
dita di Pistoja . L* acquisto di Pisa piu che ab*
bastanza V indeniiizzava della perdita di quel-
la citta (34) , che gli stava pero sempre a cuo-
re. Messo pero all'ordine uno scelto corpo
di truppe marcio su di essa , e la cinse d' as-
sedio . Era assai ben fomita di guamigione ,
trovandosi in essa 3oo ca valieri liorentini , e
(33) Istor, Pistol. Fill. lib. lo. c. 19.
(34) nil. lib. 10. cap. 83. Istor. PistoL
LIB. III. CAP. fX. 4^
looo pedoni, oltre i Pistojesi partitanti del '^^
fiorentino govemo , e pronti a difendersi ; diC.
male pero prowista di vettovaglia per avari- ' ^
zia . Pretendevano i Fiorentini che T appro v-
visionarla toccasse al Duca di Calabria, ossia
al suo Yicario Filippo, ed esso ai Fiorentini:
in questo contrasto si trovo assediata. Furo*
no allora fatti i soliti prowedimenti ^ e coUe
trappe de' coUegati mosse Filippo un eserci-
to assai saperiore a quello di Castruccio ver-
so Pistoja, e mando subito secondo Fuso dei
tempi a sfidarlo a battaglia • Questi inferiore
di truppe finse accettarla^ temporeggiando
per fortificare il suo campo, lo che esegu\
con tal maestria , che in tutti i tentativi fu
Filippo respinto con perdita . I Pistojesi si
difesero bravamente facendo spesso delle sor-
tite, e ponendo fuoco alle macchine di Ca-
struccio : ma egh sapeva che la fame com-
batteva per lui . V odio pero contro i ribelli
pistojesi lo trasporto a delle crudeltJi. Era la
Pieve a Montecuccoli guarnita di truppe pi-
stojesi, situata due migha presso al campo
di Castruccio , e da quella si faceano spesso
delle sortite: stretta pero dalla fame, fu ob-
bligata a capitolare . Non voile Castruccio ri-
cever gli assediati ja patto alcuno convenevo-
le : si arresero dunque a discrizione . I Pisto-
jesi furono appiccati alle mura, i forestieri
4^ STOBIA DI TOSGANA.
■^^malamente manomessi : ciocch^ tiro una ven-
Hi C. detta crudele contro i prigioni , che erano in
' ^ Pistoja , che furono tagliati a pezzi , o appic-
cati (35) : tanto h necessario osservare do
che chiamansi leggi della guerra ^ cio^ alcuni
scambievoli riguardi , e quella generosity che
conviene ai guerrieri ^ ciofe che cessata Y azio-
ne debba ogni ostihdi cessare^ e i prigionieri
riguardarsi come fratelli, Tento Filippo colle
diversioni sul Lncchese^ e sul Pisano muove-
re di la Castruccio. Tutto fa inutile: Pistoja
finalmente dov^ capitolare, bench^ a buoni
patti , e aprir le porte a un piccolo esercito
quasi in faccia ad altro tanto superiore , che
non r avea potuta soccorrere . Durb Y assedio
qiiasi tre mesi dd i3 di maggio ai 3 d'ago-
sto. Era Castruccio divenuto sempre piii
grande , e piu potente ; e quantunque Y occu-
pazione di Pisa avesse un po' alienato Y ani-
mo deir Imperatore , si potea prevedere , per
Fascendente che aveva sopra di lui , che non
gli sarebbe stato difficile riguadagnarlo . In
qualunque evento per esser pronto a salvar-
si , e non ricever la legge dal Bavero , avea Ca-
struccio qualche segreto filo d'accomoda-
mento coi Fiorentini (36) , i quali erano assai
scoraggiti. S'accostava F Imperatore alia To-
(35) Istor. Pistol,
(36) Gio. Fill. lib. lo, cap. 87.
LIB. III. CAP. IX. 4^
scana da una parte , dall' altra stava Castruc- "J^
cio ancor piu formidabile. I Fiorentini sbi- di C.
gottiti non fidandosi ai trattati di Castruccio ^ ' ^^^
avean preso a fortificar le mura prevedendo
nn assedio : n^ si puo hegare che grande non
fosse il loro pericolo , quando la morte ina-
spettata di Castruccio gli libero dal timore .
L' Assedio di Pistoja fu probabilmente la cau-
sa della sua morte , e di quella di mohi sol-
dati , e uffiziali : sulla fine di luglio egli stava
la maggior parte del giorno al Sole a inco-
raggire quei che lavoravano, b le difese del
suo campo, o le ofTese al nemico; n^ sdegna-
va di por mano al lavoro come Y ultimo dei
soldati. S'ammalo d' una febbre, per cui in
pochi giomi uel di 3 di settembre mori nel-
Tet^ di anni 47- Prevedendo la morte, con la
piu gran presenza di spirito consiglib a'suoi
figli di tenerla celata piu che potessero, e in-
tanto prendere le disposizioni che indicava
loro (87) • Fu grande , e ben fatto nella per-
sona , di bel viso , pallido , di biondi capelli
che portava irti , e ritti : ebbe tanto senno in
quei tempi di credulit^ da disprezzare Ta-
strologia; aU'eloquenza naturale non man-
cava la grazia , che la dignitk del sembiante
rendeva piu maestosa : col solo nome di fra^*
(37) mi. 1. 10. cap. 87. Tigr. KUaCastr, Iston Pistol,
44 STORIA DI TOSGANA
■^^[JJ^telli , e di figli spesso sedo i soldati tumul"
di C. tuanti , e come si comanda meglio colF esem-
pio , era il prime a ferire nelle battaglie^e Tul-
timo a ritirarsi . A lui si deve in parte il ri-
stabilimento della milizia italiana: le milizie
disi^iplinate, e piii in credito erano le fore-
stiere: le italiane andavano disordinatamen*
te a combattere: Castruccio le addestrb, e le
fece muovere all' assalto ordinatamente. In
tempo di pace fece esercitare la gioventii nei
militari movimenti , dar de' finti assalti ai ca-
stelli , e tuttocib che si pratica in vera guerra,
distribuendo dei premi ai piii destri . In bat-
taglia poi si trovava presente ne'luoghi piii.
pericolosi, animando, lodando, e sgridando
a tempo i soldati . Benche il primo guerriero
del suo secolo^ h dubbio se fosse maggipre
nell'armi^ o nel consiglio: benchb nutrito^ e
vissuto in mezzo alle rivoluzioni , non sparse
quasi mai il sangue se non quando la neces-
sita ve lo costrinse. Fu uno di quegli uomini
grandi , che quantunque ignaro delle lettere;
ne conosceva il pregio , e faceva conto degli
scenziati. Animatore dellarti utili^ e delle ma-
nifatture, premiava generosamente chi ne in-
troduceva delle nuove: restano ancora i mo-
numenti de' numerosi lavori di pubblica uti«-
lita , ponti , strade , fortezze, che a lui si deb-
LIB. III. CAP. IX. 4^
bono (38). Fu certam'ente un uomo straor- 'j^
dinario, e se il teatro della sue azioni fosse di G.
stato pill vasto^ e i mezzi piii grandi, si sa- * ^
rebbe distinto al paro dei piu celebri uomini
deir antichita . Nella piccola sfera perb in cui
fu obbligato ad agire di privata persona^ di-
venne uno dei piu potenti Principi d' Italia ,
giacche alia sua morte possedeva Lucca , Pi-
sa ^ Pistoja , la Luuigiana , gran parte della
riviera di levante di Genova , e innumerabi-
li castelli : e se avesse vissuto di piu in quei
tempi di rivoluzione ^ e di divisione delF Ita-
lia in tante piccole Signorie^ si puo congettu-
rare che qui non «i sarebbe arrestata la sua
grandezza : tenne la signoria di Lucca quindi-
ci anni • Bimase erede degli stati , ma non dei
talenti paterni , Arrigo isuo figlio maggiore :
la potenza di Lucca termino con Castruccio ,
(38) Tigr. yUa Castruc. Le fortezze di Sananel'
loj la torre di Pantremoli, la rocca di Nozzano , il
eastello di Ghivizzano in Garfagnana eon molti altri
fortiliz] Jurono da lui eretti : rese Lucca per quei tem/^
pi inespugnabile y e vi /abbrich il castello delT Ago^
sta : tre pontifabbrico sulla Lima : quelle sulla Pescia
ha un* iserizione eke P attesta : per mezzo di unponte
uni Castel^nuovo della Garfagnana colla villa di Cor
stiglione: ne vi/u quasi fiume^ o rio su cui non fab*
bricasse de^ pond oltre le tante strade dispendiosissime,
eper luoghi difficiliy come da Montramito a Fiareg*
gio a traverso lepaludi*
46 STOMA DI TUSCANS
"^J[^giacch^ poco tempo appresso si vide cpiesta-
^ C. citta posta a prez;^^ comprata da ua priva-
to cittadino, e riprese dai Fiorentini le citta ^
e castella occupate gia da Gastruccio . A' suoi
figli J alia venuta dell' Imperatore ^ fu tolta la
Signoria di Pisa, e poi quella di Lucca.
CAPITOLO X.
SOiMMARIO
Nuova mutazione di GoTerno in Firenze. Anivo del
Ba¥ero e dell* Antipapa a Pisa . Estorce molte som*
me da'suoi amici . Ritorna in Germania . Discesa in
Italia di Giovanni Re di Boemia. I Fiorentini ricu-
sano di comprar Lucca. Si armano contro di essa.
Ne prendono il dominio i Tedeschi . Piccole guer-
re tra Pisa , Massa , e Siena . Inondazione in Firen-
ze. Vicende d'Arezzo* Lucca sotto il dominio de'Si-
gnori della Scala . I Fiorentini ne tentano inutilmen-
te la compra . Guerra de* Fiorentini contro Masti-
no della Scala . Dedizione d' Arezzo ai Fiorentini .
Pace con Mastino .
JN iente poteva accadere di piu fortunato ai
Fiorentini quanto la morte di Gastruccio ; e
benche restassero in piedi le formidabili sue
forze per una parte , per X altra \ Imperatore
si fosse gi^ mosso contro la Toscana , non ne
fecero alcun conto^ mancando Tanima, che
dava moto, ed energia a tanti corpi divisi.
Poco sollecita la Repubblica di questi movi-
(
LIB, III. CAP. X. 4?
menti , prese a riordinare lo Stato : dette mo-'"jjj^
tivo a questa rifonna la morte del Duca di di C.
Calabria gia Signore de'Fiorentiui, per cui ^ ^^
ritornava in mano k»*o libero il governo . Re-
stando il sistema lo stesso, il piii difficile a
farsi, senza animositky e senza fay ore era la
cosi detta imborsazione^ ossia la acelta delle
persone atte alle cariche ^ i nomi delle quali
a sue tempo dovevano trarsi a sorte. Fu cib
fatto con molta prudenza , e saviezza : giac-
ch^ ai Magistrati attuali , Priori , Gonsiglieri ,
Gonfalonieri di compagnie^ Gapitani di parte
Guelfa ^ Cinque della mercanzia , e Consoli
delle Arti y f u aggiunto un numero di popo-
lani) cioe due perSesto per ogni Magistrato;
e questi formavano il numero di novant' ot-
to persone^ alle quali fu rimesso Tarbitrio di
nominare i cittadini maggiori di 3o anni da
imborsarsi . I nominati pero dovevano subi-
re lo squittinio , ed erano ammessi ottenendo
voti 64^ purche non si trovasse valevole obie-
zione contro di loro. Appro vato quest' ordi-
ne in pieno parlamento nella Piazza dei Prio-
ri ^ si annullarono gli antichi Consigli , e due
soli ne fiirono stabiliti, uno di 3oo persone,
in cui non erano ammessi che popolani , del
quale era capo il Capitano del popolo , V al-
tro di sSo, a cui presiedeva il Potesta , dove e
Grandi e popolani potevano essere ammes-*
48 ' ftTORIA DI TOSCANil
"^[^^"81; le deliberazioiii prese dalla Sigaoria, per
di G. aver forza di legge, esser dovevano approvate
' ^^ dal prime ^ indi dal secondo Coiisiglio . II
metodo era molto saggio , se lo spirito do-
minante della fazione Guelfa non V avesse
poi sconcertato (i).
Giunse il Bavero a Pisa, e poco appresso
r Antipapa, che v'entro solennemente con
maestosa cavalcata . Si rinnovb qui pubbli-
camente la commedia rappresentata in Ro-
ma contro Papa Giovanni : prima il Bavero
dopo un lungo sermone di Michelino da Ce-
sena frate minore , apponendo al Papa molti
delitti , lo depose : indi 1' Antipapa fatto solen-
ne parlamento , confermb la sentenza del Ba-
vero, sccxnunicando il Papa, il Re Roberto
i Fiorentini tutti nemici del Bavero, e de'Pi-
sani. Le persone pie perb si scandalizzaro-
Ao di quest' atto, e interpetrarono come se-
gni della divina collera una tempesta d' ac-
qua, e gragnuola in quel giomo, e piu la
morte del Maliscalco del Re. Girando esso
per Pisa, e chiamando il popolo a quel par-
lamento , era fortemente infreddato : entrato
la sera in un bagno d'acque stillate avendo
queste preso fuoco, vi mork miseramente (q) .
(i) Gio, Kill, lib^ lo, cap. \ii, A mm. lib, 7.
(a) Fill. /f*. IO.C. .1x5. 116. i46. Tron. Ann. Pis.
LIB. III. GAP. X. 49
Lo sciocco volgo, che vuol sempre penetrare"^^
i segreti del Cielo^non pensava che I'Antipa- di G.
pa , il Bavero , il Predicatore erano piu rei ^ ^
del Maliscaico , e che sopra quelli sarebbe ca-
duta la vendetta del Cielo,qiiando avesse vo-
luto mostrarla. Non fece Tlmperatore in
questo sue viaggio d' Italia alcuna cosa di
conto . Fu la sua venuta piii nociva ai suoi
amici a' quali estorse molto oro ^ che ai suoi
iiemici, coi quali non guerreggib che coi
tradimenti, sempre piu vergognosi quando
riescono vani : cos\ tento d' occupar per tra-
dimento Firenze, e non ft che procurar una
atroce morte a quei cittadini che si erano im-
pegnati nel trattato (3) . M ancava sempre di
denaro , bench^ ponesse tutti a contribuzio-
ne . Oltre i denari pagati dai Pisani , Lucca
fu tassata a sSo mila fiorini d'oro: lo mila
ne pago la vedo va di Castruccio perche man*
tenesse i suoi figli nella signoria di Lucca , e
resto delusa; 4 ^^^ Raimondo di Cardona
per riscatto ; 22 mila Francesco Castracani
AntelminelU per esser fatto Yicario di Lucca.
Ad onta di tante estorsioni, non potendo .pa-
gare i soldati, lasciava commettere a questi
tutti i disordini : in fatti 800 cavalieri tede-
schi per mancanza di paghe gli si ribellaro-
(3) nil. lib. 10. c. 118.
r. ///. p. u. L
So STORIA DI TOSGANA
•^^no , e avendo tentato invano d' impadronirsi
di C. di Lucca, occuparoao il Ceruglio, rocca resa
^ ^^ assai foi'te da Castruccio , minacciando di
darla ai Fiorentiai . L' Imperatore mandb ad
essi Marco Visconti, il quale trattb accordo,
promettendo loro sessantamila fiorini , pur-
ch^ tornassero in Lombardia : ne conveanero
i soldati ritenendo tuttavia Marco per ostag-
gio. II di lui nipote Azzo che trovavasi pres-
so r Imperatore , e che da lui era stato pri*
vato dello stato di Milano ^ promise sborsare
125 mila fiorini d*oro, per pagare i soldati,
purche V Imperatore lo rimettesse nei suoi
stati. Fu accettato il partito: Azzo parti col
Porcaro (4)^ gia Vicario imperiale in Luc-
ca , e indisposto contro di lui , cHe condus-
se Azzo a Milano: gli fu rimesso nelle ma-
ni quello stato dal Vicario , a cui Azzo pa-
go 25 mila fiorini . Indi si fortifico in quel-
la citta non curando pagare il resto , stiman-
do opportuno il vendicarsi dell' Imperatore,
chesenza ragione lo avevagia privato deisuoi
stati, e ritenuto prigione. Schemito T Impe-
ratore, si parti da Pisa per la Lombardia, on-
de vendicarsi d' Azzo ; ma non era piu tempo.
I Signori lombardi si erano quasi tutti riti-
(4) Pare secondo la spiegazione del VUlani che
questaparola corrotta significhi Burgrai/io .
LIB. 111. CAP. X. 5i
rati dalla sua amicizia , conoscendo che que- "^j^
st'uomo non avea fatt' altro che rubare i suoi <]> ^*
amici, senza far danno ai nemici. Azzo Vi- ' ^^
sconti si difese coil' armi , e coli' oro , e il Ba-
vero tomb presto in Germania. Perch^ non
mancasse pero mai alia misera Italia il flagel-
lo degli avidi stranieri , vi comparve indi a
non molto Giovanni Re di Boemia figlio del-
I'lmperatore Arrigo VII. che prese a imita-
re il Bavero. I Tedeschi del Ceruglio delusi
fecero prima prigioniero Y autore del tratta-
to Marco Visconti, e indi Capitano, couo-
scendone i talenti . Partito rimperatore, Mar-
co occupb Lucca, cacciando il nuovo Vicario
imperiale; e siccome la sua compa^nia non
cercava che denari, ne ofTeri la compra al-
ia Repubblica fiorentina. Non poteva darsi
occasione piii vantaggiosa, che T ottenere
per pochi denari una citta , che era stata ri-
vale di Firenze , che per la sua posizione te-
neva in soggezione Pisa , e Pistoja , oltre mol-
ti altri vantaggi . Si dibatt^ lungamente in
Consiglio sesidovesse far questa compra,
che sarebbe forse giunta a 80 mila fiorini ; e
il solo spirito di partito la fece disapprovare.
Pino della Tosa e il Vescovo di Firenze era-
no gli autori del trattato; Simoue della Tosa
loro contrario vi s' oppose con ragioni assai
frivole, ma che ajutate dalla parsimonia fior
5^ STORIA DI TOSGANA
"^[J^rentina, finalmente prevalsero . Rinnovato in
di C. seguito il trattato, vi furono dei ricchi citta-
^^ dini , che vedendo la manifesta utilita,propo«>
sero di comprarla a loro spese per essere a suo
tempo rimborsati dal Comune ; ma il parti-
to contrario gli fece tacere coUe minaccie:
grande esempio ma non infrequente di sa-
crificar la patria all' amor proprio ^ e picche
particolari (5) ! I Pisani che , appena partito
rimperatore, erano tornati in liberta^ cac-
ciandone il Vicario, voUero acquistar Luc-
ca, offerendo 60 mila fiorini; ma avendo pa-
gato troppo presto il denaro a persone di
poco delicata coscienza , lo perderono senza
ottener la citta (6) . Questo trattato Hsveglio
la gelosia de* Fiorentini , che , ad onta de' par-
titi , si accorgevano delF errore a segno di
muover Farmi contro i Pisani. Dopo tante
perdite , e tante estorsioni di denari sofFerte
non erano questi in stato di far nuova guer-
ra , onde chiesero la pace che fu presto con-
clusa col patto , che non si mescolerebbero
nelle cose di Lucca , e con altre condizioni j
fralle quali di riconciliarsi col Pontefice : que-
«
(5) Fill, lib. 10. C. 1 36. Questo Scrittorefu diquei
cittadini che privatamente s* associarono a comprarla;
e sviluppa le picche y e i ridicoli pretesti degli awer-
sarj ,
. (6) FiU. lib. 10. <r. i38.
LIB. m. CAP. X. 53
staportaira seco I'abiurare 1* Antipapa. Do-"J^'
po la partenza dell'Imperatore , stava e^li na-- di G.
acoso in un castello del G>nte Fazio i, il qua- ' ^^
le si vide costretto a consegnarlo ai Pisani.
Premeva tanto a Giovanni Papa di assicurar-
si di un pericoloso rivale , che don& al Conte
Fazio castella , e benefizj ecclesiastici , come
ad altri cittadini Pisani fece generosi doni ,
ribenedicendo , ed onorando assai la pisana
Repubblica . L' Antipapa y abbandonato da
tutti y abiurb egii stesso i suoi errori, e con*
dotto ben trattato pero ad Avignone , e con-
segnato al Papa fu tenuto in cortese prigio*-
ne, ove moi^ dopo tre anni : e cosi Pisa rir
torno alFamicizia del Papa (7). Lucca posta
tante volte alFincanto , finalmente per soli 3o
mila fiorini venne in potere di Gherardino
Spinola(8). AUora apparve scopertamente
la mala avvedutezza de'Fiorentini, che ac-
corgendosi dell' errore si posero a far guer-
ra a Gherardino , per acquistar coUa forza ^
e con grandissimo dispendio quella citt^^che
avrebbero avuto a s\ buon prezzo. Presero
in questa guerra moiti castelli de' Lucchesi , e
posero finalmente il campo intorno a Lucca.
Lo Spinola, che abbagliato dallo splendore
(7) C f7//. lib. 10. c. 164. Marang. Cron, di Pis,
(8) Lo st€sso 145.
54 STOnU DI TOSCk^K
•
^^ deirimprese di Castmccio credeva forse che
^i<^-la di lai potenza nascesse dal possesso di
quella citti, comincib ad accorgersi d'esser-
si addossato an |>eso tropptf gvAve per le sue
spalle . Si tratto allora accomodamento per
cui i Fiorentini avrebbe^o aviito il possesso
di Lucca con eque condizioni : ma per la par-
te loro, il trattato si maneggio con mala fe-
de : esso era doppio e coi Lucchesi e collo
Spinola: ne fu questi awisato, e il trattato
1 33 1 si ruppe (9). Nacque intanto un disordine
nel campo de' Fiorentini ; il ioro Capitano Ca-
struccio Gabbrielli voile fare impiccare un
soldato borgognone che , nelF andare a mo-
rire^ implorb il soccorso da*compagni : questi
erano in numerodi 600. Prese larmi ^ tolsero
dalle mani dell'esecutore il Ioro compagno,
saccheggiarono Talbei^go del Capitano, vi
messero il fuoco , e posero quasi in rotta Ve-
sercito. Castruccio avea fatto una piu forte
esecuzione senza che alcuno osasse parlare ;
tanto vale Tascendeute d'un uomo (fo). Ve-
duti i disordini della citta, e del campo, lo
Spinola fece offrire la signoria di Lucca a
Giovanni Re di Boemia, che, come si e vedu-
to, era di fresco veouto in Italia. Accetti
(9) LIstor, Fillani era stato uno dei medidtori coi
Luccliesi f e condanna i suoi concittadini .
(10) G. rV//. lib. 10. c, rjS.
LIB. HI. CAP. X. 55
eeso Fofferta, mando per formalitii Amba- ]f~
flciatori ai Fiorentini • che desist essero dal* di G.
I'impresa, enello stesso tempo ajuto ai Luc-
chesi di ottocento cavalieri . Sapendo i Fio-
rentini che questi s^av^cinavano ^ e dietro
lorole altre genti del Re Giovanni, credette-
ro oppoTtuno il ritirarsi. Non venne innan-
zi quel Re , ma tenuti dei trattati col Legato
del Papa , che per proprio interesse era ne-
mico de* Fiorentini (ii), s'insospettirono di
essere abbandonati dal Papa loro antico al-
leato ^ e che Giovanni ayesse delle mire ostili
contro di loro. II sospetto avea del fonda-
mento . Giovanni era figlio del loro gran ne-
mico r Imperatore Arrigo VIL morto col rosr
sore d'essersi ritirato dalla cittk di Firenze
invendicato ; onde il figlio poteva avere ere*
ditato Vodio paterno: anche Tamicizia , ch'e-
ra stata con raro esempio tra V Imperatore e
il Pontefice, accresceva il timore . Intanto fu
proseguita la piccola guerra con Lucca . Vi
giunsero pero gli ottocento Tedeschi^ e ne
presero il dominio : niun patto fu mantenuto
(i i) // Legato pretese di avere corne benefiuo sem^
plice la Pieve delP Impruneta allora iMcante: tC era"
no patroni i Buondehnonti comefondatori: sosteneva
il Legato, che il diritto di collazione era pontificio:
il popolo fiorentino prese le parti di Buondelmontt:
altro non potendo il Legato y pose Firenze sotto T in-
terdetto. VilL lib. lo. c. i8a.
56 STORIA DI TOSCWA
"^^ alio Spinola, ed ei , ch'avea fatta qaella com-
di C. pra pill da mercante che da Principe, com-
^ putando il goadagno che vi potea fare, per-
dette il suo denaro , ferita piii sensibile ad un
siHatto carattere. Pistoja, dopo la morte di
Castruccio , agitata da varie fazioni s*era poi
accomodata con Firenze . Insorti naovi tor-
bidi nelFanno scorso entrativi per mezzo dei
lor fautori i Fiorentini, aveano obbligato la
'citta a dar loro il govemo per un anno, e
Tarbitrio di riformarla: Ja giustizia con cui
esercitarono questo governo fu la causa che
ogni due anni fosse loro riconfermato . I Sa-
nesi andavano frattanto estendendo il conta-
do: neiranno i33i contrastando coi Conti
di S. Fiora aveano loro tolto Scansano , Ar-
cidosso, Castel del Piano ^ e costretti a prou-
der la legge , e richieder la pace . II Re Gio-
vanni sostenitore , come tutti i Principi che
venivano in Italia, dei tirannetti feudali, avea
mandato in soccorso de' Conti 25o cavalli,
che furono rotti da Guido Capitan generate
de'Sanesi presso castello Accarigi. La cittk
di Massa era occupata dai Pisani, percib tra
questi e i Sanesi ebbe luogo una piccola guer-
ra: i Massetani , con un finto trattato di dar
la citta ai Sanesi, trassero cola il loro eserci-
to. S' a wicinavano i Pisani per prenderli in
mezzo : fortunatamente Guido Capitano dei
LIB. ill: CAP, X. 57
Sane&i s' ani con molte altre tnippe che avea J^
a guardia di quei castelli il Piccdomini , e in-<)i G.
sieme attaccarono il dk i4 decembre, e ruppe- ^ ^
ro i Pisani, de'quali fu preso il Capitano con
300 soldati . Ad onta pero di questa perdi-
ta i Pisani rinforzati di nubve truppe , scor-
sero sul tenitorio sanese, e assai lo danneg-
giarono ; non arrischiandosi il Capitano sa-
nese di attaccarli, e niegando di soccorrergli
i Fiorentini , perch^ non fossero confiscate
le ricche merci che avevano a Pisa . Fu poi
per insinuazione del Pap4 7 e mediazione del
Vescovo di Firenze fatta fra loro la pace (i 3),
colla restituzione delle terre prese a i Masse-
tani dai Sanesi; e i Pisani dovettero lasciar
Massa in libertk , la guardia della quale ebbe-
ro i Fiorentini . La potenza e la violenza dei
Signori Ubaldini aveano spesso volto sosso-
pra il Mugello : erano adesso amici e depen-
denti della fiorentina Repubblica . Per tener-
gli pero pill in freno , fu preso il partito di
fabbricare una terra forte di \k dal giogo del-
r Appennino sul fiume Santerno . Fra i de-
putati a questo lavoro si trov6 lo storico Gio-
vanni Villani, a'cui si lascio I'arbitrio di da-
re il nome alia terra ^ che voile chiamar Fio-
(la) Cron. San. Malw. i56. San. pan. la. lib. 5.
G. Vill. 10. c. a 1 4*
58 STORIA 01 TOSCANA
"j^^renzaola. (i3), quasi piccola Fiorenza. Cre-
di C. scendo i sospetti d' accordi segreti tra il Pa-
' ^ pa e il Re Giovanni , i Fiorentini , senza piu
pensare agli antichi odj contro i Ghibellini ,
fecero una lega coi Signori lombardi ^ nemici
di quel Re e del Pontefice . Furono questi i
Signori d'Este, gli Scaligeri Signoii di Vero-
na, i Visconti di Milano, Rusca Capitano di
Como , Gonzaga di Mantova , Guido Filippi-
Qo y e Feltrino , e quei di Correggio , lascian-
do luogo al Re Roberto e ad altri d'entrarvi.
1 333 Intanto stringendosi sempre piu la lega tra
il Papa e il Re Giovanni, si venne alle mani
tra il figlio di questo Re , e il M archese d' &
ste presso Modena, ove fu rotto il Marchese;
il quale , ritentando poi la sorte dell' armi
contro le genti del Pontefice , fu nuovamen-
te sconfitto e fatto prigione , e Ferrara asse-
diata (i4)- Sarebbe questa citta caduta nelle
mani del Papa , molto piii che il Re Giovan-
ni fii preparava a venire da Parma in soccor-
so degti assedianti , ma gli alieati cercarono
di prevenirlo ; vi mandarono una scelta trup-
pa di 4oo cavalieri, .che riuniti ad altri aju-
ti presao Ferrara , determinarono d' attacca-
re i nemici benche molto beri triucerati . Nel
(i3) G. yUL lib, lo. cap. ao3.
(i4) ^///. lit. lo. c, ao6. 24 1 6. Stor, Pistol.
LIB. III. CAP. X. 59
di 1 4 aprile si combatte assai ostinatamente ; "J^
ma gli asaediati faron vinti con gran strage; <li C.
e siccome erano chiusi fra la citta e gli assa- '
litori y siccome ii fiume era pieno di barche
armate degli alleati, pochi scamparono la
morte, o la prigionia . Vi si distinsero due Ca-
pitani fiorentini , lo Scali, e lo Strozzi, che
attaccarono le genti di Linguadoca coman-
date dal Conte d'Armagnac: vi rest6 esso
prigione con molti Baroni francesi (i5). Do-
pe questa rotta declino la parte Pontificia in
Italia , avendo poco appoggio nel Re Giovan*
ni , che debole di soldati , e di moneta, pare-
va che sarebbe presto partito. Volendo egli
trar qualche vantaggio da Lucca^ non trovan*
do miglior partito la dettb in pegno per 35
mila fiormi d* oro ai Rossi di Parma ^ e poco
dopo part\ d' Italia. Fu in questo tempo nel
novembre in Firenze una delle piu forti inon-
dazioni , di cui s' abbia memoria : si ruppero
tre dei quattro ponti , e fu malcondotto quel-
lo di Rubaconte che resto in piedi : in due
iscrizioni una latina e V altra italiana situate
(i5) ym, lib. 10. e. ai8. Istor. Pistol. Antm. Istor,
Pior, In queste perisbaglio si dhper morto nella bat^
taglia il Conte it jtrmignaCy indi si ritrova vivo, epi^
no di tanto orgoglio che niegava esser cambiato con
uno dei Marchesi d'Bste, protestando non voter esser
scatnbiato con un uomo tninore di lui.
6o STORIA DI TOSCANA
"JJJT"*^ Pontc vecchio a Levante e a Ponente si
die. consenra la memoria di questa disgrazia.
GoUa mina del Ponte vecchio cadde e fu tra-
portata dal fiume la supposta statua di Mar-
te: gik ruinata e rosa dalFeti, mutilata dal
mezzo in su, appena riteneva Teffigie di cib
ch'era stata (i6). Al Palazzo Vecchio, che
trovasi nella parte piii alta di Firenze , coprk
Tacqua il primo gradino della graii scala;e
coperta pure rimase la metk delle colonne di
porfido di S. Giovanni . II flagello fu comun<»
a tutta la Toscana , il di cui suolo, per le
piogge notte.e giorno continuate, resto inon-
dato dai fiumi, ilietto de'quali era piccolo
air improvviso accrescimento delFacque. I
danni in Firenze furono grandissimi, ma an-
che in Pisa e Valdarno : Empoli f u mezzo di-
strutto comemolte altre terre. Anche il Te-
vere fece grandi ruine in Roma (17) .
1 334 Gli affari Pontificj andavano sempre peg«
giorando in Italia. I Collegati, dopo la libe-
razione di Ferrara, assediavano Argenta^^
mentre il Legato si era coUe reliquie del suo
esercito ridotto in Bologna. Riuscendo vano
ogni trattato di pace , presa Argenta , corsero
fino a Bologna , ove il Legato non credendo
(16) Boccac. lez. sul Canto i3. iieirinf. di Dante.
(17) Fill. lib. JL.cap. i.
LIB. III. CAP. X. 6l
che i suoi soldati francesi sarebbero stati']^^
per vincere i nemici , esortava le Compagnie di C.
bolognesi ad unirsi co' suoi . Ma questi ^ stan-
chi del duro govemo e delle crudelta de' fo-
restieri, si soUevarono, gli tagliarono a pez^
zi , e il Legato con pochi si ricovro nel ca-
stello , ove fu dai Bolognesi assediato. Sareb-
be facilmeiite caduto nelle loro mani, se i
Fiorentini, benche suoi nemici, mossi da ri-
verenza verso la S. Sede , non avessero man-
date delle genti , le quali lo trassero con dif-
ficolta dalle mani de' Bolognesi (17), e lo con-
dussero a Firenze , donde si pard presto per
Avignone coUa mortificazione (18) di dover
la salute a' suoi nemici . Giunto cola , con*
tando le sue avventure al Pontefice Giovan-
ni XXIL non lascib di lodare pubblicamente
la generosita de' Fiorentini , quantunque in
segreto li dipingesse co' piu odiosi colori , at-
tribuendo loro tutte le disgrazie accadute al-
le sue armi . II Papa adirato ne avrebbe cer-
cata vendetta , se non fosse stato prevenuto
dalla morte, che presto avvenne; dopo la
{17) Fra colore che F accompagnarono mju un
Uiomo d£ piu scienziati di quei tempi ^ Gioi^anni d^An^.
dreay oriundo del Mugello^ Prqfessore in Bologna, e
di cui la scienza canonica per molti secoli non vanth
U maggiore .
(i8)f7//./i*. II. C.6-
62 STORIA Dl rose AN A.
"^^ quale fu facile a Fireitze la pace col nuova
cU C. Papa y tornando all* antico sistema . Lascib
' ^ Papa Giovanni immensi teM>ri , la di cui som-
iJQia se non e esagerata , non h stata mai pos*
seduta da alcun Sovrano (19).
Erano in questo tempo i Fiorentini quasi
in pace , se si tolga la parte che aveano cogli
alleati di Lombardia in quelle guerre col pic-
colo contingente, che per patti di Lega vi te-
nevano , e le deboli ed interrotte ostilit& con*
tro i Lucchesi . Arezzo frattanto , che avea
sofTerto varie vicende ^ e che giusta la sorte
di quasi tutte le Repubblichette d' Italia^ sot*"
to il nome e la forma di govemo libero, si
trovavano signoreggiate da qualche famiglia
(19) Racconta il Villani che la somma in contante
giunse a 18 milioni difiorini dT oroy e 7 piii in gioieU
li. -Aggiunge « e noi ne possiamo fare plena fade, e «)»•
stimonianza vera , che il nostro fratello carnale uonio
degno di fede che allora era in corte mercante di Pa-
pa, che da' tesorieri e da altri deputati a contare, e
pesare il detto tesoro gli fu detto, e in sonuna recato
per fame relatione al CoUegio de' Cardinali per mette-
re in inventario «. Si narrano indi le artiper raunarlo,
11 boon Villani vifa le sue giuste rijlessioni. Per con^
cepir bene quella somma consfien ridurla al valore dei
nostri tempij doe, abbracciamlo la riduzione delta mo*
neta antica di Robertson , a ia5 milioni di zt^duni^
Ciascuna persona sensata concepira faeHmente una
grande esagerazione. t vero che tuttigli Scrittori sac*
cordano sulFimmensa quantica de* tesori da esso la*
sciati.
LIB. III. CAP. X. 63
4
potente , lo era adesso dai Tarlati . II Yesco*"'^
vo Guglielmo Tarlati, gili confederate deidiC.
Lucchesi, e di Castruccio nel taoipo della '
depressione de' Fiorentini , aveva dato alia
sua famiglia , e percio ad Arezzo una poten-
za da fare invidia a Firenze . Divenuto poi il
Yescovo nimico di Castruccio , come abbia-
mo visto di sopra , dope la sua morte Piero
di lui fratello n'avea ereditata la potenza e i
talenti , onde Y aretina Repubblica s' era im-
padronita di Cittk di Castello, del Borgo, di
Cagli , di Massa Trebara con tutte le castella
appartenenti a queste cittli . I Perugini loro e-
moli tenendo occulte pratiche s'impadroni-
rono del Borgo: fatti arditi da questo successo,
congiunte le forze con quelle di Guglielmo
Signore di Cortona , fecero delle scorrerie nel
contado d' Arezzo , credendo che gli Aretini
atterriti dalla perdita del Borgo non osereb*
bero escir fuori: ma Piero Tarlati, celebre
sotto il nome di Pier Saccolie , fattosi loro in-
contro , gli assah e gli ruppe perseguitandoli
fino a Cortona, ove sbigottiti si chiusero,
scorrendo frattanto gli Aretini arditameiite
le perugine campagne, e devastandole fino
alia citta stessa . Ad onta pero di questa vit*
toria , i Pierugini tolsero loro per tradimento
Citta di Castello (tii), non senza un segreto
(ai) f^ilL lib* 1 1, cap. Sj.
64 STOKIA. DI TOSCANA
"JJJ^piacere de' Fiorentini , a'quali beiiche in pace
cU G. e in amista cogli Aretini^ dava ombra la loro
^ potenza di nuovo crescente, e che dopo tali
percosse , e dopo la perdita fatta dai Tarlati
di molte castella in Val d'Ambra, comincio*
di nuovo a declinare . E degno di memoria
un nuovo regolamento di polizia preso in
questi tempi in Firenze per mostrare quanto
sia pericoloso il lasciare in mano de^ Magi-
strati, specialmente criminali, un arbitrario
e discrezionario potere, di cui h troppo faci-
le ad abusare, giacche non dovrebbero esse-
re che puri esecutori della legge . Erano stati
fino daU'anno scorso moltiplicati gli esecu-
tori della giustizia, e creati sette Capitani di
guardia, detti Bargellini, ciascuno de'quali
comandava a ^5 fanti armati, sotto colore
d*invigilare alia sicurezza della Repubblica
contro i fuorusciti , e i loro corrispondeuti ;
ma in realta per assicurare le redini del go-
verno nelle mani di quelli che le tenevano ,
per istigazione segreta de'quali gli esecutori
opera vano. In quest* anno, per dar maggior
forza e piii concordia a questo sistema , e far-
lo d^pendere da una sola volonta , fu creato
un Capitano di guardia o Conservatore , che
comandava a 5o cavalieri e lOO fanti, che
aveva il diritto d'arrestare chi piii gli era in
grado , esiliare, e far le piu sanguinose esecu-
LIB. m. GAP. X. 65
zioni senza ordine distatuti, e senza render ""^^
conto che a quelli coi (jaali se rintendeva . di C.
II primo in questo ufBcio fa Messer Jacopo ^
Gabbrielli di Gubbio, <ihe dopo un anno
d' aspro e crudele governo , se ne tom6 alia
patria assai arricchito . II suo successore in-
cm^se anche piu lo sdegno del popolo , che
attruppatosi , e correndo coi sassi 8U gli ese-
cutori , costrinse il Governo , dopo due anni
in circa ch'era durata quella carica, ad abo-
lirla (aa).
Dopo tanti contrasti per ottener Lucca, i
Fiorentini furono altamente sorpresi , e inti-
moriti quando la yidero cader nelle mani
della Casa piu potente di Lombardia, de'Si-
gnori della Scala . Questa famiglia s\ illustre
per valore, per magnificenza, per V amore
alle lettere, e alle scienze nasconde nell'oscu-
rita, come la piu gran parte dell'altre , la sua
origine, giacch^ pare che gli ofiiciosi genea-
logisti arrestandosi sempre a un uomo illu-
stre, che ne formi la sorgente, non ardisca-
no fare un passo al di la , ove incomincia a in-
torbidarsi. II nostro Villani piu semplice, e
meno lusinghiero, ne fa gli antenati fabbrica-
tori di scale , onde dal mestiere prendesserp
il nome (28) , mentre altri gli fa Signori feu-
{%%) Gio. FUL lib. II. cap* i6. e 39.
(^3) Fill. lib. II. cap. gi.
T.UL P. IL 6
I
335
66 STORIA DI TOSCANA
^dali in Borgogna, d'onde venissero in Ita-
diC. lia (^4): e i versi di Ferreto Vincentino ma-
gnificano sempre di piii il Cane e la Scala,
nomi tanto poco illustrati dagli eruditi (iS) .
Quelli che stabilirono in Verona la potenza
furono Mastino ^ che dopo esserne stato Po-
testa nel 1 260 , fu eletto Capitano perpetuo .
Uccido dai congiurati , gli successe con mag-
gior fortuna il fratello Alberto , che con 2 1
anno di Signorfa vi stabili saldamente la Ca-
sa , ed estese il dominio. De' suoi discendenti
Can-Francesco portb la famiglia al piii alto
punto di potenza e di gloria col senno e col>
la spada : valwoso della persona e quasi sem-
pre vincitore , ottenne dal pubbhco merita-
(24) CorU 1st. di Ver. lib. 8.
(a 5) / nomi di Cane, di Mdstino continuati nella
famigUa , come anjche della Scala , suppongono qual"
que particolare fatto non ben noto. Ferr. F'incentpoi
dopo aver detto hie ( cioe in Verona)
Caecis orta latebris
Nobilitas
da V etitnologia del nome di Cane
Mater in amplexu cari diffusa mariti
Membra fovebat ovans, blandaque in imagine somni
Vi<;» sibi est peperisse oanem , qui fortibus armis
IVrrebatque suis totum latratibus orbera .
ilium etiam medios vibrantem tela per -hostes
Ceruebat , summaeque gradus attollere Scalae ec.
Ferr. Fincen. Carmen, de Scalig. orig. lib. a. Rer. ital.
torn, Q.
LIB. III. CAP. X. 67
mente il nome di Grande , che la magnifi- "^J^
cenza e generosita usata a i letterati , e a tutti d« C-
gV illustri infelici^ gli confermarono • A lui
successero i nipoti Alberto^ e Mastino, con
diseguali talenti: il primo d' indole pacifica
e dato alle lettere ^ il secondo avido di Stati
e di guerra, sotto di cui Fillustre Casa co-
mincio a declinare. Mentre per6 e la fama
del ado , e i vasti suoi Stati erano ancora in
piedi , i Fiorentini videro con terrore che ei
fece r acqnisto di Lucca; poich^^posto cosi
il piede in Toscana, poteva assai danneggia-
re la fiorentina Repubblica, molto piii per
mezzo della fazione nemica a quella che go-
vernava Firenze . N^ ignoravano i Fiorentini
che cercava anche d' insignorirsi di Pisa. Era
gia convenuto nella Lega coi Signori loinbar-
di che i Rossi dovessero vendere Lucca ai Fio-
rentini , onde ne fecero questi alte lagnanze .
Mastino allego varj pretesti , e disse final-
mente di esser pronto alia rivendita , ma che
computando i denari da pagarsi ai Rossi , che
la tenevano come Vicarj del Re diBoemia(!26),
e al Re stesso, non avrebber potuta ottener
Lucca i Fiorentini con meno di 36o mila
fiorini d'oro, non pensando mai che voles-
sero pagare una somma s\ gratide. Ma ne
(26) VilL lib, II. cap, 44« ^ 45. Istor, Pistol.
68 STORIA DI TOSGANA.
"T^ pareva ora si importante \ acquisto , spaven-
di C. tava tanto la vicinanza di Mastino , ed eran
si grandi le ricchezze de' Fioreiitini, che fu
determinato di comprare per somma si esor-
bitante una citta che s'era rifiutata per 80 mi-
la fiorini dalla compagnia del Ceruglio, e
per minore ancora da Gherardino Spinola.
Mastino , che aspirava al regno di Lombar-
dia^ di Toscana, e forse di tutta Tltalia, e
che vedea torsi cosi la chiave della Toscana^
non bisognoso di denari (27), quando gli Am-
basciatori fiorentini offersero di pagare la
somma richiesta , cerco delle cause di dilazio-
ne si frivole ^ che al fine gli Ambasciatori sde-
gnati si partirono dalla sua Gorte, ed egli in-
comincio la guerra contro la Repubblica ^ fa-
cendosi subito dalle sue truppe delle scorre-
ric da Lucca in Valdinievole . Veduto i Fio-
rentini il pericolo di questa guerra , e la dif-
ficolta di contrastare alia potenza di Masti-
no, se avesse potuto attaccarli con tutte le
forze, procurarono una diversione; e sapen-
do che i Veneziani erano per molte cause
(27) Si diceva che dopo il Re di Franciu non v^cra
altri si potenti che Mastino, Signore di died grandi
citta, di moltissimi castelli^ e d^entrata di 700 mila
fiorini d* oro . Era /ama che avesse fatto fabbricare
una corona d^oro per coronarsi Re di Lombardia , e
di Toscana.
LIB. m. GAP. X. 69
«uoi nemici , fecero seco loro alleanza , in cui*"^
s'obligavano di tenere assoldati due mila ca- diC.
valli e altrettanti fanti in Lombardia , perch^ '
i Veneziani ne potessero far uso contro Ma-
stino (28). Esso per infestar di piu i Fioren-
tini si collegb cogli Aredni, e man do loro
800 cavalieri^ che per Forli vi doyevano
ginngere; ma fii loro vietato il passo dalle
genti de' Fiorentini unite a quelle de' Bolo-
gnesi y e de' Manfredi Signori di Faenza . Si
strinse di piii la lega tra i Fiorentini , i Bo«-
lognesi , e i Penigini , ai quali s' aggiunse il
Re di Napoli . Venne intanto a Firenze Piero
de' Rossi gik Signore di Parma, di Lucca, e
di Pontremoli , che cacciato dai suoi stati ,
essendo Pontremoli assediato dalle genti di
Mastino, chiedeva ai Fiorentini soccorso . In-
trodotto alia presenza del Magistrato , parl6
con tal veemenza contro Mastino , mostran-
do non cercar che Y occasione di agire ostil-
mente contro di lui , che non fii creduto po-
tersi scegliere miglior Gapitano per la guer->
ra che s' avea da fare in Toscana . Fornito di
genti da' Fiorentini , per constringere le trup-
pe di Mastino a levar Tassedio di Pontremo-
li, penso d'awiarsi verso Lucca, donde usc\
il Maliscalco di Mastino; ma inferiore ai Fio*
(18) nU. Hi. ii.c.iS.e 49. Istor. PistoL
^O STOMA DI TOSCANA
■^^prentini non voleva azzardar la battaglia. Ve
di C. lo costrinse perb il Rossi presso al Ceruglio ,
^ lo ruppe, e lo fece prigioniero con tredici
ufiziali (ig) . Non potea Piero cominciar la
sua impresa con maggior successor ma i Si*
gnori Lombardi coUegati co' Fiorentini , che
ne conoscevano il valore, lo desiderarono per
Capitano del loro esercito , insieme col fra-
tello Marsilio : egli ando volentieri a spiegare
i suoi talenti in una piii ampia sfera , e piii
vicino al suo capitale nemico , e lascib per
Capitano de' Fiorentini Y altro fratello Orlan-
do superiore in ferocia , inferiore ne' talenti
a' fratelli . Piero , bench^ con minori forze di
Mastino , ebbe sempre la superiorita in cam-
pagna , e lo costrinse a starsi racchiuso nella
citta y o triiicerato in luoghi forti , mentre
andava devastando le campagne di Padova,
di Mestre , e di Treviso : finalmente lo feri
nella parte piii sensibile , espugnando i forti
ch' erano in difesa delle saline di Padova , e
impossessandosi delle saline, causa princi-
pale delle difTerenze , e percib della guerra
tra Mastino e i Veneziani (3o) . Volgendo
r animo a cose maggiori tentb piu volte d* oc-
cupar la citta di Padova ; e gli veni va fatto ,
(29) f7//. lib. 1 1, cap. 5i. Jstor, Pistol* loc. cit,
(30) Fill. lib. II. cap. 56.
LIB. III. CAP. X. 71
se mentre con piccola scorta nella notte era^AwT
andato a sorprendere il Borgo di S. Marco ^di C.
le genti ^ a cui ordinato avea di seguirlo e d'es- ^ '^
sere alia punta del giorno alio stesso Borgo ,
non avessero sbagliata la strada nelle tene-
bre. Dopo essersi incertamente aggirate, tor-
narono al campo , e Piero ebbe buona sorte .
di ritirarsi illeso . Mastino privo di generosi*
ta , e pieno di bassezza , accorgendosi qual
aorte di nemico avea in Piero , tento disfar->
sene ^ corrompendo alcuni ufiziali tedeschi ,
accib r uccidessero . Si 5Copr\ la trama, e gli
ufiziali per isfuggir la pena, col seguito di
pill di mille cavalieri si partirono dall' eserci-
to , ponendo f aoco agli accampamenti . L' or-
goglio e la soverchia potenza di Mastino avea
risvegliata la gelosia degli altri Signori lorn*
bardi : le prime sue disgrazie ne fecero riu-
nire una gran parte coi Veneziani e Fioren-
tini per abbatterlo piii sicuramente (3i)« An-
dando poco prosperamente per lui la guerra,
gli Aretini suoi alleati , non poteudo aver soc-
corso ^ si trovavano a mal partito , premuti
da una parte dai Fiorentini , da' Perugini dal-
Taltra. Si risolverono pertanto di sottoporsi
per anni dieci al govemo de' Fiorentini , li-
mitandone per6 assai Fautorita, e furono rice-
(3i) Gio, FUL lib, 11. c. 61.
72 STOMA DI TOSCA?l\
"^j^Yuti . Pare che stanchi da tante agitazioni ^ e
die. interne, e esteme sperassero eon questa de-
'^ dizione qualche tranqoillitk sotto la prote*
zione de' Fiorentini . Questa speranza con-
dusse fuori d' Arezzo per due miglia una fol-
ia di popolo, coi rami d'olivo, incontro ai
dodici Cittadini mandati di Firenze ad ordi-
name lo stato, ai quali si fecero sommi ono-
ri. Contribuirono assai a questa impresa i
Tarlati , che avendone avuto da gran tempo
il goveriio , lo yedeano ora vacillante. Pietro
Saccone pero trasse tutto quel profitto che
pote^essendogli pagati ^5 mila fiorini d*oro
per Arezzo, e i4 mila pel Viscontato di Val
d' Ambra , acquistato gi4 dal suo fratello Ve»
scovo (Sa) . Si confermo frattanto la lega dei
Fiorentini coi Veneziani , e con tutti gli altri
Signori lombardi (33) , per la distruzione de-
gli Scaligeri . Mosso Mastino yerso Mantova ,
s' era portato a Bovolento per impedire a
Piero de' Rossi F unione col fratdlo Marsilio ,
(3a) Venne Pier Saccone in Firenze ( Fedi Fill. Liu
cap. 69 ) con una comitiva di pm di 100 persone a
CQ^ailo . In sei di, che vi dimorb, diede splendidi conr
ifiti a Fiorentini y e V ultimo giorno in S. Croce nefece
una de*piu magnificij nel quale pik di mille dUadini
de* piu onorevoli erano alia prima mensa.
(33) Erano questi Jzzo Fiscond Signore di Milano,
Obizo marchese it Este , Luigi Gonzaga Signorm di
Mantoifa •
LIB. in CAP. X. 73
e i trasporti delle vettovaglie. Ma Kero, sa- 'J^
pendo che il campo di Mastino non poteva di C.
avere altr'acqua da here, che queUa del cana- ' ^
le tra Bovolento , e Chioggia , vi fece gittar
dentFO tante sozzure , e lo rese A fetido ed
immondo, che fu costretto Mastino a levare
il campo. Era Padova guarnita da Alberto
della Scala : vi si trovavano dentro quei di
Carrara , Signori una volta di Padova , mal-
trattati assai ora da Alberto : tenne Piero pra-
tica con questi, e accostatosi coU'esercito a
quella citti, vi fu introdotto, fece prigione
Alberto, e fti data la signorla alia famiglia
Carrara (34) • Piero animato . sempre piu alia
distruzione delsuoneiuico, senza arrestarsi
nn momento dopo la presa di Padova, ando
ad attaccare il castello di Monselice : trovan-
dosi nel piu forte della zutfa, e combattendo
neirantiporto, quasi guadagnata la piazza,
(u ferito da una lancia nel fianco fra la com-
mettitura della corazza . Ad onta di questo
colpo voile passare il fosso , trattasi la lancia
dal fianco ; ma incrudelito il dolore della fe-
rita , e versando in gran copia il sangue , si
fece porre in una barca , e condurre a Pado-
va ove presto se ne mori . II dolore affettuoso
(34) Cortus. hist. torn. XII . /vr. Ual. Gio. FiU. Lit.
cop. 64*
74 STOMA DI TOSCANA
"j^ de' soldati ancbe mercenarj , la costemazione
di C. della parte di cui era Gapitano , la letizia del
^ nemicOy he fecero il vero elogio. Gli furono
celebrate pomposamente F esequie in Pado-
ra , in Yenezia , in Firenze ; n^ guari ando
die il suo fratello Marsilio, per febbre con-
tratta dalle continue fatiche della guerra , e
pel dolore del fratello , ebbe la stessa sor-
te (35) . L' ardire , e la bravura che avevano
impresso nelle truppe, duro qualche tempo ^
giacche la Lega s' impadrom di Mestre, Orci^
x338 Canneta, e della stessa cittk di Brescia. Dopo
varj altri danni fatti al nemico si era 1' eser-
cito accampato presso a Verona citta princi*
pale di Mastino: e perche era troppo ben di-
fesa da sperar d'occuparla, fattovi correr
de'palj per ischerno, secondo Fuso di quei
tempi , si portarono gli alleati sopra Vicen-
za. Mastino veggendosi ridotto a mal parti-
to , perdute tre delle sue principali citta ^ mi-
nacciato in Verona , le sue genti sempre bat-
tute, tento tutti i mezzi per accordarsi coi
suoi pill potenti nemici , cio^ coi Veneziani ;
i quali vedendo che finora non avevan tratto
alcun importante profitto da una guerra di-
(35) f^ilL lib, 1 1, cap, 64.65, e Istor, Pistol. dicono:
Piero era savissimo di guerra, pro e cortese oltre a
c^n' altro che a quel tempo si trovasse, e il piii av-
▼enturosb cavaliero in fatto d' arine.
LIB. III. CAP. X* 75
spendiosa , essendo Padova venuta in mano "^^
dei Siffnori Carrara, Brescia de^Visconti, of- diC.
ferte loro da Mastino condizioni vantaggiose, '
le accettarono : furon esse la cessione di Tre-
vigi , Gastelfranco (36) e Bassano . Vi s' accor-
darono ancbe gli altri alleati di Lombardia ,
molti de'quali avean guadagnato delle citta^ e
delle terre , e tutti erano stanchi del dispendio
che recava la guerra. I soli Fiorentini furono i339
i malcontenti . Erano entrati in una dispen-
diosa guerra per guadagnar Lucca, e non
avevano ottenuto che pbchi castelli, ch'era-'
no quasi un' appendice di quella citta! Piu
di 600 mila fiorini erano stati spesi. Avea
contratti il Gomune molti debiti co' partico-
lari , e impegnafe le rendite di varie gabelle
per alcuni anni . Bench^ pertanto e lo sdegno
contro la mala fede de' Veneziani, e il timo-
re di Mastino, che possedendo Lucca sareb-
be stato sempre pericoloso , gli distogliesse-
ro dalla pace , vi furono obbUgati dalle cir-
costanze , perche non cadesse su di loro tutto
il peso della guerra (37).
(36) Cosi il yUlani, ma nelPistor. del Cortus. ( Rer,
Ital. torn. 12) si dice che i Veneziani ebbero Trevigi^ e
Ubertino da Carrara ^ Bassano y e Castelfranco .
(^7) ^'''* ^^' *^* ^^T'* 7^- ^'' ^9*
76 STOBIA DI TOSGANA
CAPITOLO XL
SOMMARIO
Pestilenza in Firenze. AmbasciaU de' Romani. Con-
giura contro il Governo scopeita. Guerra con Pisa.
Fiorentlpi in Lucca . I Florentini son royx dai Pisa*
ni , che pongono 1* assedio a Lucca, di cui s'impadro-
niscono. Duca d' Atene Consenratore di Firenze, e
Generate de' Fiorentini. Gli e ceduta la Signoria per
p uu anno; indi dichiarato assoiuto Signore di Firen-
ze a Tita • Estorsioni e rigorose esecuzioni sotto il
suo govemo. Vizj del Duca e de*suoi cortigiani»
^ In^ignazione generate. Ingiuste crudeltit. Tre co*
spirazioni si forroano a un tempo coniro di lui •
Tutti gli Ordini dei cittadini si sollerano contro il
Duca , e lo cacciano di Firenze, dopo averne egli ri-
nunziata la Signoria.
^^^Uria Repubblica, la di cui foraa sta ncl
di C. commercio ^ com* era la Fiorentina , non do-
^ vrebbe prender parte in guerre dove nou ^
quello interessato . Le conquiste ch' ella puo
fare sou sempre assai piii dispendiose delle
rendite , risvegliano la gelosia de' vicini , e
impegnano in nuove guerre coi confinanti .
Al fine d'una guerra fatta per Facquisto di
Lucca si trovo la Repubblica , senza averla
potuta ottenere, assai indebitata; ed ebbe la
sorgente delle sue ricchezze , cio^ il commer-
cio , una terribile scossa nel fallimento delle
LIB. III. CAP. Xf. 77
compagnie de'Peruzzi, e de'Bardi. Aveano'^^
queste date in prestito a Eduardo III. Jle din- di G.
ghilterra un'immensa somma di denaro. Era ' ^
questo Re intrigato nella guerra con la Fran-
cia . Ma quantunque per lo piu vincitore ^
quantunque avesse invaso piu volte le pro-
vincie francesi ^ tuttavia il Imso ^ e la magni-
ficenza della sua Corte , le spese della guerra
incalcolabili , e gravose anche ai vincitori,
lo pofiero neirimpotenza di soddisfare a'suoi
creditori , e convenne loro fallire per un mi-
lione^ e 365 mila fiorini d'oro (i). Se sj dia
alia moneta il valore che avea in quel tempo ,
si vedra che questo denaro sarebbe equiva-
lente a circa 8ette milioni di zecchini de'no-
8tri tempi • Perduta una tal somma dalla citta
di Firenze si pub facilmente concepire il dan-
no del suo commercio . Si crederebbe inte-
ramente perduta: ma questi danni temporarj
facilmente si riparano, quando non sono
esauste o divertite altrove le fonti primarie
della ricchezza , le quali restando in Firenze
s^npre illese , ben presto riempirono la mo-
mentanea deficienza • Ma non potea in pih
mal punto cio a wenire , mentre il pubblico
che trae le sue rendite da privati s* era tanto
indebitato. S'aggiunse a questi mali la care- i34o
(i) Gio. yUL lib. XI, cap.^^j.
78 8T0R1A DI TOSGANA
"j^stisi de' viveri , e cio che suole ben spesso ac-
diC. compagnarla ^ una febbre pestilenziale , per
' ^^ cui , se non esagerano gli antichi scrittori ,
non meno di i5 mila persone manearono in
quest' anno dentro ie mura di Firenze . Per
consolare con una lieve aura d'ambizione let
calamita de'Fiorentini vi giunse una onore-
volissima Ambasciata da Roma . Questa citt^
nella Idntananza del Pontefice era stata agi-
tata da politiche conyulsioni , originate dalla
discordia de' Grandi . Siccome era fama che
i Fiorentini avessero in gran parte sopite le
loro , col togliere ai Grandi ogni parte nel
governo^ vennero i romani Ambasciatori per
imformarsi della fiorentina Costituzione , e
de' mezzi d' impedire ai Grandi il turbare la
pubblica quiete (2) . Ma mentre i Romani
venivano ad apprendare la maniera di viver
tranquilli dai Fiorentini^ stavano per rico-
minciare in Firenze le domestiche ostilita .
Erano Andrea Bardi , e Bardo Frescobaldi ,
' stati molto aggravati da Jacopo Gabbrielli
di Gubbio, creato nuovamente Capitano del*
la guardia, ed esecutore degli ordini dispo-
tici di quei pochi , che volcano il goyemo
esclusivo nelle loro mani, da cui e i Grandi ,
e la plebe n erano aflatto allontanati, e molti
(2) ym. lit. II, c, 11 5,
LIB. III. CAP. XI. 79
ancora del loro Online . A quel due inaspriti"^^
dalle recenti offese, s'unirono molti altri dei di C.
Grandi , privati del go vemo per legge , e dei *
popolani che per prepotenza n' eran tenuti
lontani; e si tramb una congiura per mutare
il govemo . I loro amici forestieri, Pazzi , Tar-
lati, Guidi, Ubertini, ec. doveano venire in
Firenze , e il di a di novembre si dovea soUe*
var la citta ^ e mutare il reggimento . Fu sco*
perta la congiura il giomo avanti a quello
deir esecuzione da Andrea de'Bardi, che o
per timore, o per rimorso rivelb il trattato
a Jacopo Alberti uno de' Capi del govemo .
Questi adunati , non v' essendo tempo da per-
dere , fecero suonar la pubblica campana a
martello , e il popolo corse armato per tutta
la cittk contro i traditori , ai quali non erano
ancor giunti i soccorsi , onde quelli che si
trovavano dalla parte dritta dell' Arno non '
si mossero : dalF altra parte poi corsero alle
armi , e tentarono di difendersi nella via del-
ta de' Bardi. Circondati da ogni parte dal po-
polo armato , stavano per venire alle mani ^
quando il Potest^ Matteo da Ponte brescia-
no , uomo venerabile , s' interpose , e ponendo
in vista ai Bardi , e Frescobaldi il pericolo im-
minente d'esser trucidati colle loro famiglie,
gli persuase a posar Tarmi: ottenne lo stesso
dal popolo , promettendogli che i congiurati
8o STO^IA Dl TOSGAN^
"]j[jJ7partirebbero di Firenze , fuori della qual citta
di C. gli accompagno egli stesso nella notte (3) .
' Parea che la fortuna scherzasse coi Fio*
rentini, offerendo, e toglieiido loro a un
tempo replicatamente la citta di Lucca, tur-
bandogli sempre o ne cercassero Y acquisto
coirarmi, o coi denari. Mastino della Scala
dopo la perdita di Parma , toltagli da Axzo
da Gorreggio, yedendo non poter piii softe-
ner Lucca , r offerse ai Fiorentini al prezzo
di 35o mila fiorini d' oro : vi acconsentirono
i Fiorentini , ma prima che venisse loro in
mano, doyettero contrastare coi Pisani. Pa-
reva a questi di non poter piii sostenere la
loro liberta, se Lucca restava de* Fiorenti-
ni (4). Sarebbe loro piaciuto, non potendo
▼incer co' denari i Fiorentini , cfae Lucca re-
state in libertk: fecero varj consigli, ne'quali
fu alia fine determinato che si prendessero
r armi colle quali se ne contrastasse ai Fio-
rentini il possesso ; e dopo qualche inutile
trattato con Mastino , vi posero I'assedio . A-
veano adunate molte soldatesche e dai Ghi-
bellini toscani , e da i Signori di Lombardia,
specialmente da Luchino Visconti, di cui
(S) F'iil. lib. 1 1, c. 1 1 7. 1 1 8. Jstor. Pistol.
(4) Si diceva che Mastino , concludendo il trattato
eoi Deputati Jiorentini avea detto loro: lo vi vendo
Lucca 1 1 Pisa vi dono. Marang. cronichc di Pisa.
LIB. m. GAP. XI. 8 1
comprarono ramidzia col tradimento. Uno"J^
de' primi cittadini milanesi , Francesco da di G.
Postierja, avea sposato la bella, e virtuosa '
Margherita Y isconti ^ stretta parente di Lu-
chino, e di cui questi invaghito era stato
da lei rigettato . Reso note al marito il suo
mal animo, Tindusse a tramare una congiu--
ra , la quale scoperta , fuggi Francesco in Avi-
gnone^ donde co'piii insidio^i artifizj f u da
Luchino tirato a Pisa. Ad onta d' un salvo-
condotto , con cui lo aveano i Rettori di Pisa
assicurato , fu ivi preso e consegnato a Lu-
chino, che per colmo di barbara brutalitk lo
fece decapitare insieme coUa saggia, e sven-
turata consoite (5) . Per quella perfidia ebbe-
ro i Pisani potenti ajuti da Luchino , e pote-
rono sostenersi in faccia ai Fiorentini. II Vi-
cario di Mastino trattava nello stesso tempo
anche co' Pisani , ponendo Lucca all' incanto .
Dopo varie altercazioni sul pagamento dei
denari , fu finalmente introdotta in Lucca la
gente de' Fiorentini, restando pero in mano
de' Pisani due luoghi forti appartenenti al
contado lucchese, il Geruglio, e Monte-Chiaro,
per cui furono scemati 70 mila fiorini d' oro .
Non si .partivano per6 i Pisani ^ e restando
immobili nella pianura di Lucca , aivrebbero
(5) CpnV> , Ston di Mil. %
T. UL P, U. «
82 STOBIA DI TOSC\NA
"^^fatto gran senno'i Fiorentini a starsene suUe
di C. difese, o occupando de' posti importanti, im-
' ^' pedire il trasporto delle vettovaglie aU'ar-
mata pisana, o travagliando il contado lore
con delle scorrerie: ina si recarono a yergo-
gna il lasciarli tranquilli ^ giacch^ uniti alle
genti di Masttno erano superiori^ onde ac-
costatisi a' nemici presentarono loro la bat-
taglia presso alia Ghiaja . Non la ricusarono
i Pisani : si combatt^ con varia fortuna . In-
clino sul principio la vittoria a' Fiorentini ^ e
fu fatto prigioniero Giovanni Visconti figlio
di Luchino; ma disordinatisi nelF insaguire
il nemico , furono da una schiera ^ restata a
guardia del campo^ rotti e posti in fuga . Eb-
bero gran parte in questa vittoria i balestrie-
ri , fra i quali ve n erano mold de' Genovesi
assai stimati in questa sorte d' arme . La ca-
valleria de' Fiorentini tanto piii numerosa di
quella de' Pisani fu in gran parte disabilitata
dair azione per questa sorte d' armi . La per-
dita de' Fiorentini tra morti ^ e prigionieri
non iu minore di due mila uomini (6) . Da
.^uesto vantaggip cresciuto ranimo ai Pisani,
strinsero nuovamente Lucca d'assedio. Fu
singolar cosa il vedere in questo momento
, (6) Oio. Vill Hi. 1 I.e. 1 33. i34./5tor. Pistol. Ma-
rang. Crc^i. di Pisa .
LIB. III. CAP. XI. 83
comparire gli Ambasciatori del vecchio Re'^^;^^
Roberto chiedendo ai Fiorentini il posseaso di G.
di Lucca, come cosa propria , giacch^ dice- '
yano, fino dal i3i3 Lucca si era posta in sue
mani , quando gli fu tolta da Uguccione della
Faggiola. Non fece perb minor meraviglia il
pronto consenso de' Fiorentini , i quali per-
devano una citta tanto desiderata , e compra-
ta con tant'oro, e tanto sangue« Gli atessi
Ambasciatori , avuto il possesso , andarono a
Pisa I) e intimarono a quella R^ubblica di
levar Tassedio d'una cittk appartenente al Re
di Napoli : ma i Pisani , non cedendo cosi far
cilmente^proposero di mandare Ambasciato-
ri at Re . Si puo congetturare che il Re antico
amico de' Fiorentini agisse di concerto con
essi , per far ritirare i Pisani , come questi
reaUnente sospettarono . Era stato fatto Ge-
nerate de' Fiorentini il Malatesta. Si mosse
per far levar Y assedio di Lucca: fu pero scal-
tramente tenuto a bada dal Capitano de' Pi-
sani , il quale non avendo gente bastante per
misurarsi coi Fiorentini , e sapendo quanto
mancava Lucca di viveri, volea combatter
colla dilazione . Giunse al fiorentino esercito
il Duca d* Atene con lOO cavalli francesi; vi
giunsero anche altri rinforzi ; ebbero luogo
yarie operazioni sul fiume Serchio ove i Pi*
sani bench^ inferiori yalorosamente si dife-
84 STOllIA DI TOSCANA
"TT^sero: il Malatesta, superiore di forze^ non
di C. pot^ mai sloggiarli, o forzarli alia battaglia;
,e dope molti tentativi di soccorrer Lucca fu
obbligato a ritirarsi. Abbandonati cos\ iLuc-
chesi 9 doverono venir a patti coi Pisani : que-
sti furono assai moderati , poiche ( data facol-
tk a' Fiorentini che vi erano di ritirarsi ) si
contentarono di tenere per quindici anni nel
castello di Lucca, detto deU'Agosta^ e di
Ponte-tetto, e della Torre di Montuolo, un
loro presidio, che fosse pagato pero dai Luc-
che^i ; in tutto il resto fossero liberi (7) . Do-
po tante spese^ e tanto sangue, Lucca si bra-
mata , tenuta uu momento , fu nuov ameate
perduta •
I poco felici awenimenti^ come awenir
suole, avevano eccitato I'odio contro i re-
golatori della Repubblica fiorentina . Que-
sti per coprirsi , e per volgere altrove i pen-
sieri , e la rabbia de' nemici, fecero scegliere
per coiiservatore, e protettore della Citta^ e
suoi stati Gualtieri (8) Duca d' Atene , e Coute
(7) fWi /"V//. lib. 10. cap. 129. i3o. 1 3 1. 182, ed
I seguenti y e Flstor. PistoL
(8) Egli era titolar Duca d^ Atene ^ educato in Gre*
day figlio d^ un altro Gualtieri vero Duca d* Atene,
ucciso combattendo contro una compagnia di Catalan
ni, formata in Grecia come le compagnie d* Italia
erano formate^ Queslo tiranno di Firenze, dope va^
1A»
LIB. III. CAP. XI. 85
di Brientie, originario francese, nutrito in 'J^
Grecia , e in Puglia . Fino dal tempo che avea di C.
in Firenie sostennte le veci del Duca di Cala-< *'^^
•
bria, s'era acquistato gran riputazione di W-^*- '
viezza, e di giustizia: onde finite il- tempo
della condotta delMalatesta ,'fa eletto Gene-
rale, e Conservatore colla piu estesa facolta
di esercitar la giustizia , e dentro , e fuori di
Firenze . Ayeva il Duca moltissima ambizio-
ne , e sufficiente talento per profittafe delle
circostanze della cittk . Era essa divisa in tre
Ordini di persone, Grandi , Popolani ricchi ,
e Piebe: trovavasi il govemo intieramente
in mano de' secondi ; gli altri due Ordini per-*
do doveano essere scontenti; aggiunte agli
antichi torti le disgrazie accadute alia Repub-
blica , per poco saggia amministrazione di
chi govemava, le lagnanze furono piu fre-
^uenti , e piu ardite : i piu adirati , e con piu
ragione, erano i Grandi. Non contento il po-
polo d' aver loro tolta ogni parte del gover*
no , non amministrava ad essi la giustizia: si
facevano agire nel piu severo modo contro
loro le leggi, le'quali tacevano il piu delle
volte per Y Ordine che govemava : anche in
questo per6 non mancavano persone , cui
m vieende in Puglia , e in Francia , perde la vita
nella e4lebre bauaglia di Potiers .
»
>
86 STORIA D\ TOSCA.NA
"j^ era odioso il Govemo , giacche le carichfe
diC. pill important! si riducevano in mano di
*^ pochi . Tutti i malcontent! s' unirono col
Dnca sollecitaiidolo vivamente a f arsi Signo-
re assoluto della citdi , e promisero di soste^
nerlo, anteponendo cos\ la servitu della pa-
tria ad un libero ma aristocratico governo ,
in cui non avean parte . Manteneva il Duca
ed aumentava questa buona disposizione , e
con alcuni colpi di vigore che avevano i' aria
della piu esatta giustizia ^ si trasse gli applausi
de' malcontent! , e incusse terrore nei popo-
Ian! , avendo chiamato in giudizio , e fatto
provare il rigor delle leggi appunto ad alcu-
ni , che per esser nel numero di quell! , fra i
quali le principal! cariche si dividevano , era-
no impuniti , e percio odiosi agli altri . Gio*
vanni de' Medici fra i piu potent! era stato
Capitano di Lucca . Arrestato , per forza di
torment! , confesso che per denari aveva la-
sciato fuggir Tarlato dal campo , bench^ la
fama portasse che non era reo che di mala
custodial) e gli fu mozzo il capo. Ebbe la me-
desima sorte Guglielmo Alt6vit! accusato di
baratteria. Rosso de'Ricci^ e Naldo Rucel*
la! furono arrestat! ancor essi , il primo dei
quali s' c^a appropriato le paghe de' soldati ^
r altro avea ricevuto denari dai Pisani per
secondare i loro interessi . Non voile il Duca
LIB. 111. CAP. Xf. 87
punir qxiesti di morte , perche tl troppo san-"^^
gue noa rivoltasse ii pubblico : furono pero di C.
condannati in denaro, indi il Ricci a perpe- '
tua carcere, il Rucellai al confine di Peru-
gia (9) . Questi gastighi in 4 delle principali
famiglie , use ad essere impunite , e odiose
a Ha plebe ed a' Grandi , conciliarono gran fa-
vore al Duca ,^ il quale credendo omai matu-
ro il diaegno di farsi Signore assoluto , e sa-
pendo di aveme la forza ^ voile nondimeno
domaudar la Signoria al Gonfaloniere , e Prio-
ri. Negarono questi con modeate, ma ferme
rimostranze: conoscendo perb il favore gran-
de del pubblico verso di lui^ per non ecci-
tare un pericoloso tumulto , dovendosi la
mattina appresso adunare il popolo , fu de-
liberato dal Mafiristrato cbe irli si dasse oer
(9) f^ill'lih. I a. cap, X, 2. htor. Pistol. Questi pochi
dsiitti puniti per un colpo di vigore del Govemo ei
possono fare congetturare quanti altri andavano im^
puniti, e quanta era la corruzione del G over no , e
perche in una Repubhlica commercianJte fosse tanta
avidita de* pubblid impieghi. Con gran verita scrive
un certo mutore di quei tempi y delP imprese andate
male de* Fiorentini: questo si crede ftia stato piuttosto
perchi lo popolo, che Tha retta, ha piii atteso al gua-
dagno che al bene della Repubhlica, e yedesi cbe gran
parte dci niercatanti fiorentini per attendere al Comu-
ne hanno lasciati U fondacbi, e le Merranzie . Istor.
Pistol.
88 STORIA DI TOSCANA.
""^^ un anno la Signoria con quelle limitazioni
di G. con cui r avevano goduta il Re Roberto , e il
' ^ Duca di Calabria . La sera innanzi ando il
Magistrato con altri rispettabili cittadini al
Duca , che per conciliarsi maggiore stima di
pieta , e di moderazione , abitava nel conven-
to di S. Groce; e dopo molti dibattimebti ^
finse d' accordarsi . Ne furono da notai d'una
parte ^ e dell' altra firmate le condizioni ^ e
approvate dal Duca con suo giuramento (lo).
Venne nella mattina del di 8 settembre il
Duca al palazzo de' Pi4ori accompagnato dal-
la maggior parte della nobilt^ , da innume-
rabil plebe armata, e dalle proprie truppe.
II Gonfaloniere espose la deliberazione fatta
la sera: quando si sent! che la Signoria di
Firenze era data al Duca per un anno , molte
voci deU'infimo popolo gridarono a vita.
Aperte le porte del Palazzo , vi fu dalla no*
bilta condotto , e istallato assoluto Signore ,
cacciandone i Priori , e Gonfaloniere ^ i quali
restarono col solo nome traspoitati altrove
a rappresentare una scenica farsa . Si fecero
fuochi di gioia. Le armi del Duca si videro
appese ad ogni canto: al suono di tutte le
campane furono suUa torre inalberate le sue
bandiere : e il Vescovo Acciajoli pronunzio
(fo) Gio. nil. lib. I a. cap. 3.
LIB. III. CAP. XI. 89
uii' omilia ^ in cui fece suonare altamente le *]J[^
lodi delle supposte virtu del Duca . Tutte le <1> C.
citta della Repubhlica ancora si dettero al ^
medesimo (u): divento egli pertanto Signore
di Firenze non coUa limitata autorita, colla
quale! Reali di Napoli piii d'una volta Ta-
vean tenuta, ma con assoluto potere, parte
concessogli, parte usurpato. Dritto di vita
suUe persone^ collazfoni d'impiegbi , imposi-
zioni di tasse^ o gabelle, tutto fu nel suo arr
bitrio: tanto pu6 un momentaneo accieca-
mento prodotto dalla furia de' partiti ! Quelli
che potevano piii guadagnare nella mutazio-
ne erano i cos\ detti Grandi , che esclusi dalle
cariche^ e obbligati ad obbedire al governo
de' mercanti , avevano era tutto il fondamen-
to di sperare che il Duc.a , a cui il lore rango
gli awicinava piii degli altri , concederebbe,
ad essi e favore , e non piccola parte nel go-»
vemo . Uno de' primi atti del Duca fu la pa*
ce , e poi la lega coi Pisani ^ credBndola utile
a confermare il suo domioio; ciocche di-
spiacque assai ai Fiorentini . Egli h piii facile
I'acquistare gli stati cheil mantenerli. Pochi
possono essere i favoriti nella mutazione , e
questi fanno innumerabili scontenti tra quel-
li^ che speravano, o si credevan dovuto 1q
(11) Gio. rUi. lib. I a. cap. 3. e 4-
.« * «
* #
t >
« ♦
i
90 STORIA Di TOSCANA
'"'];^ stesao premio • L'animo ancora , che nelFese-
(li C. cuzione dell' impresa h state aasiduamente vi-
' ^ gilante , ed attivo, ottenuto il fine , Miole il piii
delle volte rilassarsi, quando la>4[igilanza do-
vrebbe accrescersi(i 2). Gredette ilDuca poter
coiiservare colla forza quello che & era acqui-
state colla benevolenza, onde assoldb molte
truppe forestiere pagate. cgi denari della Re-*
pubbli^a , mezzo iosufHcente cootce una por
(13) E da notarsi la lettera scritta al Duca dal Re
Roberto per le verita che gli dice, e i consigU che gli
da: Noo aenno, non virtat non lunga amista, tion ser*
^: yigi a meritare , non vendicatogU di Ipro onte , t' ba
fatto Signore de' Fiorentini , ma la loro grande discor-
dia, e il loro grave stato, di che seMoro pih tenuto,
considerandD V amore che t* hanno mostrato creden-
dosi ripoaare nelletue braccia. II mode, che hai a te-
nei:e volendoti, bene governare si e questo . Che ti ri-
tenghi col popolo , che prima reggeva , e reggiti per
r loro consiglio, non loro per lo tuo; fortifica giostiftia
e i loro ordim , e come per loro si govemava per set*
te, fa jcbe per ce si governino per dieci , ch'^ nuioero
comune, che lega in se iutti i singulari numeri; ci6
Tuol dire nolK reggere per se^ ne divisi, ma a comii-
nre. Abbiatno inteso, che traesti queiti Hettori delta
H casa.della loro.abitauone , cio^ de' Priori del Palazz(»
del Popolo fatto .per loro accontentamento dal Popo-
lo \ rin^ettibvi , e abita Del palagio ove sia il Podest4 ,
ove abitava il Duca di Calavria, quando e* fue Signore
in Pirenze. E se questo non farai, non ci pare, che
tua salute si possa stenJere innanzi per ispaxio di
molto tempo. ( Gio. VilL lit. 12, cap. 4 ).•
C
LIB. III. CAP. XI. 91
polofta cittli , che sia mal disposta . Presto tra- "J^
8CUF0 l*amici2ki de'Grandi ^e si pose a cdtiva*; di C.
re la plebe, stendendo il suo faviMre sopra la ^
piu bassa gente, per avere in essa on forte
appoggio . I SHoi oordgiani ^ e mini^tri , quasi
tutti forestieri, dirennero presto per Tinsolen*
za^ ed estorsioni.Y iatoUerabili al pubblico. Era*
no suoi prineipali confidenti Cerrettim Vis-
dbmini ^ consigliere de' pubblici affari , e dei
privati amori, Guglielmo d'Assisi Capitano
del popolo y ( ora col nome di Conaervatore
suo esecutorC) e camefice )^ e Arrigo Fei abi^
lissimo neir arte di spremer denari dal pub-
blico.. II suo Ck>nsiglio di Stato.pero aveva u-
n aria (ti dignit^ essendo composto di Prelati,
cioe de' Vescavi di Lecce , e d' Assisi ^ d' Arez<*
zo , di Pistoj^ii) diVolteira^ non avendovi luo-
go altri secolari che Tarlato Tarlati , e Otta-
yianb Belfortima da questo rispettabile con-
sesso non escivano cbe leggi gravose al pub-,
blico, ed esecuzioni sanguinarie. SoffriTsno
lo stesso trattamento le citt^ suddite della
Repubblica: i suoi Potesta non averano altra
cura che di ^remer dell' oro dai cittadini
per empir le caste del Duca .*£ molto proba-
bile che sif£atte persone cogli stessi laemi cer-
cassevo d'arricchirsi anch'esse; ma il Duca^
quando erano impinguate, col metodo dei
Soyrani d'Oriepte, li spogUava de'malgua*
'9^ STOMA DI TOSGANA
"^ dagnati tesori ; e questa era Y unica sodisfa-^'
diC. zione cbe dava all' angariato pubblico (i3).
' ^ Principali persone furono fatte morire per
lievi cause , altre multate gravosamente in
denari (i4)* & questo s'aggiunse Tinsolenza,
la sregolatezza del Duca, e de'suoi dipen-
denti verso le donne le piii oneste , fra le
quail si sforzavano d' introdurre gli usi , e le
maniere libere delle Corti francese, e napo-
letana, e sostituirle alle modeste e decenti
de' Fiorentini repubblicani . Ne solo le co-
muni dissolutezze deturpavano i suoi cord-
giani , ma vizj ancora dai quali aborre la na-
tura (i5). Si sparse un malcontento in tutti
gli ordini di persone ; nei Grandi , oltre gli
addotti motivi , per non essere ammessi al
governo, come speravano; nel popolo per
averlo perduto ; in tutti gli Ordini per le cre^
sciute imposizioni ; sicche non erano scorsi
tre mesi che il governo del Duca era dete-
stato con piii violenza che non fosse poco
innanzi bramato. Non fu difficile al Duca il
conoscere la mutazione , e V odio crescente
del pubblico : la sua maniera di operare in
queste circostanze fu poco giudiziosa. Era
(i3) Istor. Pistol.
(i4) Gio, VilL lib, la. c, 8.
{iS)Ltor. Pistol.
r
LIB. III. CAP. XI. 93
assai naturale 1' immaginare che in un huovo^"^^
Priiicipato si potesse ordire contro ,di hii£&
qualche congiura : crede di potersi guada- ' ^
gnare I'affezione pubblica con un'aria di con-
fidenza, e di sicurezza straordinaria , che giun-
se non solo a disprezzare , ma a punire ccxne
calunniatori coloro che gli davano salutevoli
awisi . Matteo di Marozzo , avendolo avverti-
to, che la famiglia de' Medici tramava di am*
mazzarlo , fu con inutile e mal aweduta bar*
barie attanagliato , e impiccato : questo teni-
bile esempio non spavent^ altri ; tanta h la
speranza e il coraggio dei delator! . Lamberto
degli Abati successe a Matteo nella delazio*
ne, e nella pena; avendogli scoperto che al*
cuni nobili fiorentini tramavano la sua mor*
te y e che ne tenevano pratica con Gioyanni
del Riccio Capitano di Mastino , ebbe il pre^
mio degno del mestiero di delatore . Questa
crudele severitk, senza riguardagnargli Tani-
^no de' Fiorentini ^ era atta ad invitare i mal-
contenti a congiurare arditamente. Pareva
pero che con inaudita leggerezza il Duca cu-
rasse piu le parole, che le azioni ; giacch^, e^
sendogli riportato che Bettone di Cino gi& be-
neficato da lui avea sparlato del suo gover-
no^ gli fece svellere la lingua, conficcarla
sopra una lancia , e accanto ad essa stracina-
re il disgraziato Bettone sopra im carro per
■\
94 STOKIA DI TOSCANA
'^JJ^'k citta, confinandolo indi in Romagna, ove
ii G. dalle consegitenze delia ferita si mork (i6) .
' ^ Non ptto esprimersi quanto in una cittk lo-
quace^ e volonterosa di esaminare^ e giudi*-
care gli affari pobblici , siffatto gastigo sbi-
gottisse ed inasprisse ad un tempo i cittadi-
ni, vedendo perduta anche la libertji della
parola. Gssendo animati contro il Duca in
sifTatta guisa tutti gli ordini dello stato ^ tre
) cospirazioni si formarono contro di lui nello
stesso tempo, senza che Tnna fosse informa-
ta delFaltra. Capo della prima ^ra lo stesso
Vescovo di Firenze Acciajoli : avea egli cari-
cato il Duca di strabocchevoli lodi nella pri-
ma istallazione , e n' avea gran rossore . Nob
si comunicando i oongiurati delle tre cospi-
razioni , erano varj i progetti per disfarsi del
Duca , niuno de' quali pot^ essere eseguito ,
perch^ cresciutigli i sospetti s' era messo in
guardia con molta vigilanza^ bench^ i con-
giurati restassero per molto tempo a lui oc-
culti . Francesco Brunelleschi uno d^li ade*
rend del Duca ebbe sentore della congiura
de' Medici^ da un Sanese che vMnterveniva.
Questi per& non seppe nominargli ahri che
Paolo del Marzecca cittadino fiorentino, e
Simone da Monterappoli . Arrestati questi ^ e
(i6) Gio. VilL lib. la. c, d.
LIB. III. CAP. XI. 95
tormentati, svelarono i congiurati, de*quali"]fJJ^
era capo Antonio degli A(]imari, uomo didiC.
gran riputazione , e per le sue qualilA ^ e per '
la grandezza della famiglia. Citato, compar-
ve, fu ritenuto; ma il Duca non oso farlo mo-
rire . Spaventato dal numero grande , e dal^*
I'autorita de' congiurati , non parendogli aver
forze da agir contro di loro , mando per dei
soccorsi in varie parti della Toscana, ed al
Signore di Bologna. Giunta una parte di que-
st! , fece chiamare 3oo de' principali cittadi-
ni, una gran parte de' quali era de'congiura-
ti , sotto pretesto di volersi consigliar con lo-
ro , come solea talor usare : era sua intenzio-
ne di arrestargli , e parte fame morire , parte
teneme prigioni , e spaventare con questa
esecuzione il resto della citti, scorrerla cogli
armati , e stabilire vie piii il dominio. Si spar-
se la nuova della chiamata ; e trovandosi tan-
ti compresi nella lista , che appariva chiara*
mente una lista di proscritti , il numero det-
te animo a ciascuno : in breve tempo le tre
cospirazioni si riunirono in una , e determi-
narono , in vece di andare ad offrire il loro
capo al tiranno , animosamente assalirlo .
y enuta la mattina di S. Anna destinata all'im-
presa, fiirono a bella posta accese delle risse
fra la plebe , e venendosi alle mani , compar-
ve ad un tratto il popolo armato : si sbarra-
g6 STORI\ DI TOSCANi
•^JJJ^ rono le strade ; la nobilta , e il popolo obliate
di G. le aiitiche gare ^.si abbracciarono , e corsero
^ uniti a sostenere la causa comune • I soldati
forestieri del Duca, alle nuove deila solleva-
zione^ si mossero in suo ajuto: molti non
poterono giungere al Palazzo, e furono uc-
cisi , o fatti prigioni ; alcuni vi arrivarono ^ e
si unirono alia guardia ^ ch' era solita starvi .
Vennero alcuni pochi de* nobili , che gli era-
no restati fedeli , e una parte delF infima pie-
be, che egli avea cercato di cattivarsi: ma
questi , vedendo che la piii gran parte della
cittk era sollevata contro il Duca, lo abban-*
donarono . I Priori, che male accortamente
per sicurezzavi si erano ritirati al cominciar
del tumulto , vi furono come ostaggi ritenuti
dal Duca. I soldati parte a pie, parte a ca-
vallo, ch* erano sulla piazza in di lui difesa,
furono ben presto vinti dalU infuriato popo-
lo; e scesi da cavallo si ritirarono per sal-
vezza dentro al Palazzo . Ghiuse dal popolo
tutte le strade che conducevano ad esso , non
restava al Duca alcuna speranza di soccorso ,
ne altra difesa che le mura . Queste erano as-
tei forti , e proviste abbastanza di genti ; man-
cavano perb i viveri . Vi stette assediato fino
al di 3 d' agosto . Intanto radunato il popolo
in S. Reparata dette potesta al Vescovo unito
a i4 cittadini di riformare il govemo. Tutti
LIB. III. CAP. XI. 97
gli agenti del Duca che vennero in mano del "^JJ~
popolo furono cruddmente straziati ^ e fatti di C
in pezzi . Tal sorte ebbero un notajo del Con- ^
servatore, Simone di Norcia, Arrigo Fei, che
fu scoperto neli' atto che fuggiva travestito
da frate ^ ed un altro Napoletano . II popolo
non si contentb della semplice morte , ma gli
strazio pubblicamente neUa maniera piii a-
troce . Trovavasi 'intanto il Duca coUe sue
genti stretto dalla fame in Palazzo, e veden-
dosi ridotto a mal partito , cerco accomoda-
mento . Erano venuti gli Ambasciatori sanesi
con opportuno ajuto ai Fiorentini. Questi
insieme col Vescovo , e col Conte Simone
trattarono col popolo ^ il quale pero ricusb
ostinatamente ogni accordo se non gli erano
prima dati aielle mani Guglielmo d' Assisi
Conservatore col figlio, e Cerrettieri Visdo-
mini . Ricusb il Duca ; ma i soldati francesi ^
ch' erano cola racchiusi protestarono non vo-
ler morire di fame , o di ferro , per tre perso-
ne che non avrebbero neppur salvate : e nel-
la stessa sera cacciarono fuori della porta il
figlio del Conservatore. Elra un giovinetto di
beir aspetto^ di anni i8 non compiti , e noil
avea altro delitto che di esser figlio di un
uomo odioso . Questo basto al popolaccio
per fame scempio : fu trafitto da mille colpi ,
stracciato in brani , e lacerato fino co' denti .
r. iiL p. II, 7
gS STORIA DI TOSCANA.
""J^ Lo stesso strazio fu fatto del padre , ch' era
di C. stato spettatore della carnificina del figlio .
Chiesto con alte grida , e cacciato ancor esso
dal Palagio , fu tagliato in pezzi , portato in
trionfo per la citta^ e con avidita ferina ne fu
gustato il sangue, e la carne. E strano il ve-
dere come il popolo riunito possa commet-
tere delle atroci azioni , di cui ciascuna per-
sona presa solitariamente non sarebbe forse
capace ; pare che si moltiplicbino le passio-
ni in proporzione che il numero della folia
cresce , e credendo di fare una giustizia na-
sca emulazione di ferocia , e ciascuno gareg-
gi in superare gli altri in crudelta . Questa
brutale occupazione fu la salute del Visdo-
mini , che obliato in quel momento pot^ fug-
gire nella notte . Dopo tante crudelta comin-
cio il popolo ad ascoltare trattati d'accordo.
Dette il Duca plenipotenza di farlo per mez^
zo del Vescovo di Lecce ai i4 Eletti, e al Ve-
scovo Acciajoli: per questo trattato il di 3
d' agosto renunzio solennemente in faccia
dei sanesi Ambasciatori , e del Gonte Simone
alia signor(a di Firenze , e delle altre citt4
della Repubblica , e per segno* della rinunzia
depose d*avanti ai testimonj il bastone . Part\
il d\ 6 d' agosto accompagnato dal Conte che
ai confini gl' intimo di confermare la renun-
zia . Ricuso sulle prime , ma minacciato d' es-
LIB. ni. CAP. XI. 99
ser ricondotto a Firenze,"s' indusse a ratificar-"^[^
la . Lascio atroce , e infame memoria di se; ne di G.
si loda del suo govemo che la cura ch'ei si ^ ^
diede di riuirire gli animi di molti cittadi-
ni per odio iiiveterato , ed ereditario aliena-
ti (17)-.
(17) FetU Kill. lib. 12. cap. 8, i5. i6* Ltor. Pistol,
FINE DEL LIBEO TERZO.
DEL RINASCIMENTO
DELLE
SGIENZE E LETTERE
SAGGIO SECONDO
In ogni parte della terra ebbero gli uomini la
disposizione alle .Scienze, alle Arti, alleLettere.
Vi 8ono pero dei paesi piu atti a svilupparne i
semi, e a farii piii vigorosamente vegetare . Vi
sono dolle piante, che amano dei particolari
climi y e non si attaccano, o mal si nutriscono
altrove . Se Y esperienza ci mostrasse , che do-
po reiterati turbini, i quali in varj tempi ban-
no cangiato in un deserto la faccia del terreno,
vi e una parte di esso , in cui e presto risorta
fresca e vigorosa la vegetazione spontanea , men-
tre le alt re son restate sterili ( ancbe talora
ad onta di ogni fatica del cultore ) farebhe di
mestiero confessare, che quel suolo e privile-
giato dalla Natura, e da essa ha ricevuto una
fertility singolare . Cio e accaduto appunto alFl-
talia posta a confronto con altre nazioni, rap-
porto alle Scienze, alle Arti, alle Lettere. La-
sceremo da parte le nazioni orientali, madri
certamente della primiera luce che ha poi reca-
to si gran giorno aU'Occidente. La loro istoria
ijssendo ravvolta nelle incerte tradizioni, e nelle
favolose congetture , non si puo con sicurezza
decidere se quella luce era un crepuscolo owe-
ro un Sole , come quello che splende ora suH'Eu-
T. III. «
2 DEL RINASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE
ropa (i). Comunque cio sia o si riguardino le
antiche, o le moderne nazioni nella piu favo-
revole ipotesi, si scorgera che una sola epoca
illustre esse contano, una sola elk deU'oro in
cui le Arti , le Scienze e le Lettere vi sien fiorite.
La Grecia ne Vanta una delle piu luminose,
cioe Feti di Pericle, e di Alessandro, di cui e
stato ingegnosamente detto, che Demostene ed
Eschine , dopo aver mosso e sedato a loro senno
le popolari passioni colla magia delF eloquenza ,
potevano rilassar lo spirito ftl teatro sulle tene-
re produzioni d'Euripide, e di Sofocle , o soUe-
varlo ai versi sublimi Ae celebravano i vinci-
tori d' Elide, o dolcemente occupar gli occhi
sulle tele di Apelle, su i marmi di Fidia, o sui
bronzi di Lisippo . Dopo questa grand' epoca,
varie vicende politiche ban no condotto quel
paese , si caro un tempo alle Muse , nell' igno-
ranza e nella barbarie, in cui resta tuttora se-
polto .
Tre di quest' epoche luminose vanta F Italia:
la prima anteriore alia greca- quando le Arti , e
le Lettere fiorivono nella antica Toscana , come
abbiam mostrato a suo luogo (a); la seconda
Vetk d'Augusto : la terza si deve ancora alia To-
scana, in cui le Lettere, e le Arti ristorate dopo
(i) f^arie sono le optnioni: per mostrarne la grands
incertezza bastera citare due degli uomini piu grandi
del nostro secoloy it Sig, di Bailly^ e il Sig. de la Pla-
ce, II primo crede che in tempi dei quali non esiste tra4>
cia nelle istoricy sieno state le scienze y e in specie FA^^
stronomia coltivata colla stessa delicatezza e precisio"
ne che lo e al presente: P altro e di contrario sentiment
to . Si consultino : Bailly-y histoire de VAstron, e la Plor
ccy Exposiu du sistem. du monde.
(a) Lib, I. cap, a.
8AGGIO SEGONDO 3
I
tina lunga barbarie, non solo resero Firenze una
novella Atene y raa la luce ivi accesa si e di la dif-
fusa sul resto delFEuropa, che e ia obbligo di
riconoscere la prima maestra suUa riva deirAr-
no . Queste tre epoche , che nittu altro popolo
puo vantare, sou la piu certa prova della uatu-
rale fertilita degritaliani ingegni . L'etad' Augu-
sto vuolsi pero rigiiardare come iiiferiore a quella
di Pericle : oltre Tessere obbtigataRoma a ricono-
scer la Grecia come sua madre (3), e maestra, se
la rivaleggio nelle lettere, e nella filosofia, se
Teloquenza di Tiillio per la grandezza degli og-
getti ne'qiiali occupossi , parve a molti che su-
perasse quella dei greci oratori (4) , se la bella
e limpida imaginazioue di Virgilio, guidata sem-
pre dalla ragione , pote colla sua saggia regolari-
ta compensare la mancanza talora della forza , e
delle sublimi imagini, di cui abbonda tanto TEpi-
co greco, se negli aurei scritti filosofici di Ci-
cerone si trova la precisa ragione ornata di sem-
plici abbigliamenti, e in Platone sformata talo-
ra da una inintelligibilq metafisica, e se ponde-
rati i vantaggi^.e gli svantaggi possono la ma-
dre 9 e la figtia in questa parte considerarsi egua-
(3) Grcecia captaferum victorem caepU et Artes
Intulit agresti Latin etc, Hor. ep. ad Aug.
(4) La questione del primato non e facile a ternu»
narsi. II Petrarca V ha decisa in /ashore di Cicerone ,
ma si puo opporre che ignorava ilgreco . Trionfo della
Faniac. 3.
« Questi e quel Marco Tullio , in cui si mostra
« Chiaro quanti ha eloquenza frutti e fioriy
« Questi son gli occhi della lingua nostra ;
« Dopo venia DemostenCy chefuori
« E di speranza omai del prima loco ,
s Non ben corUento dc secondi onori.
V
4 DEL RINASG. DELLE SCIKIVZE E LETTERS
li; e la figlia poi totalmente inferiore nelle bel-
le Arti . Fu questa gloria sdegnata dai Romani, e
r abbandonarono ai greci artefici , che in si gran
folia venivano alia capitale del mondo (5) . Le
belle statue ed i quadri, che adornavano le stan-
ze degli opulenti Romani, erano di mano greca.
Ma se i cittadini romani sdegnarano lo scarpel-
lo, e ilpennello, la stima, che facevano dei la-
vori dei grandi artefici , i premj e rincoraggi-
mento , che davasi lore in Roma , produceva lo
stesso effetto che coltivar le belle Arti coUa lo-
re mano . I romani palazzi furono cosi profusa-
mente ornati di statue, che dopo tante mine a
cui la barbaric o la superstizione condannoUe ,
dopo tante rapine, o ai tempi di Costantino, o
in appresso , tuttavia Roma tanto ne abbonda da
sorprender sempre i forestieri .
L'aurea elk d' Augusto ando alterandosi secon-
do il consueto per la continua mistura di una
lega sempre inferiore : Y oro si convert! in argen-
to , in rame , ed anche in piu w^ile metallo . La
sorte delle cose uraane si fisiche che morali e
d'avere un periodo d'infanzia, di gioventu, di
viriliti , di vecchiezza . Da queste non sono esen-
ti le belle Arti , e le Lettere : vi e il soramo apice
del bello, e alcuni confini che non si oltrepas-
sano senza piegare alia decadenza . (6) L'istorica
(5) « Excudent alii spirantia mollius cera
« Credo equidem invos ducent de marmore duUus.
Finqui f^irgilio.e veridico; ma radulazione verso Au^
gusto y e la Fanuglia doniinante y a cui non poteva no'^
minarsiy o a/meno essere ascoltato con piacere il nome
deirultimo sostegno delta liberthy gli hafatto a-^ungere:
« Orabunt melius caussas, . . Virg. A En. 1. 6.
(6) .... summisque tiegatuin
Stare diu. Lucaii. Pliars. lib. i.
SAGCTO SECOJfnO S
nsserrazione, tante volte ripetuta, ci mostra^che
r impaziente imaginazione non puo trattener-
visi , eche sdegnando di comparire imitatrice di
q!iei modelli , che son giunti aH'apice del bello,
ama di batter nuove strade, anche quando I'al-
lontanano dalla perfezione. Percio a Marone,
ad Orazio, a Tullio , a Cesare dovettero succede-
re liiicano, Stazio, Seneca, Plinio. Ck)nie pero
no' fisici corpi la vecchiaja e accelerata dalle
TTialattie, cosi la natural decadenza delle Arti
nctle romane provincie fu affrettata da cause
politiche. Le reiterate invasioni dei Barbari,
porta ndo la desolazione in quei paesi una volta
SI felici , bandivano la tranquillity necessaria
agl' ingegni . Quando poi i Barbari ne divenne-
ro i padroni, incapaci di apprezzare le Lettere,
e le Arti , anzi riguardandole come indegne di
un guerriero, e atte ad ammollirne il coraggio,
doveano spegnerle affatto . Tali furono per mol-
ti secoli idominatori d'ltalia; e Goti, Longobar-
di, o Franchi nel dispregio del sapere si somi-
gliarono. In questo general naufragio, gli ec^
clesiastici conservarono quel poco di lettera-
tura, che rimase in Italia. Rispettati anche
dai Barbari, obbligati a spiegare t dogmi del
Vangelo, a difenderli dai novatori, furono nel
la necessitjt d'istruirsi; e la sacra letteratura
si conservo presso alcuni SS. Padri degli oscuri
secoli, ma scevra per lo piu d'ogni ornamento
di stile. Oltre la negligenza , molti anzi sono
accusati di aver contribuito al par dei Barbari
alFestinzione delle Arti, e delle Lettere: spre-
giando queste come d'origine pagana, e rui'
nando le statue 'come Idoli , o ritratti di profa-
ni Eroi del Gentilesimo . Da questa accusa nou
6 BEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
e stato esente uuo de'piu grandi pontefici, Gre-
gorio Magno. Si asserisce che, quantunque dot-
tissirao ne'sacri studj, odiando le Lettere, bru-
ciasse gli scritti degli antichi Classici , e facesse
romper le statue , o precipitarle nel Tevere .
Benche t^le azione sia negata da' suoi difensori
nei nostri tempi , nei quali questa persecuzione
e riguardata come una barbarie, in piu antica
etk non solo fu assiourata da uomini santissimi,
ma riguardata come opera meritoria ; e 1' im-
parziale lettore, dopo avere esamtnati i docu-
mentiy trovera motivi piuttosto di crederla, che
di rigettarla (7). Da tante cause, e si lungamen-
(7) f^^^^^f^^^ ^on esistono testimonianze di qiUsta
rabbiadi Gregorio contro le Artiy e le Scienze^ se nori
posteriori piu di 5 secoli alia sua eta . I testimonj pero
sono positivi ed autorevoliy Gio. di Sarisheri, Fra Leone
eTOrsfietOy ed altri: questi o trassero i documenti da
memorie ora perdutey o scrissero ciby che la generale,
e non interrotta trtidizione aveva loro insegnato. VrCo'-
pinione tradizionale passata per tante bocchey e conti-
mvata senza contradizione per tanto tempo y acquista
grandissima autorita . Per conciliargliela peroy convie'
ne esaniinare rigorosamente se gli scrittori abbiano
qualche motiifO personahy o di settay di affermare o
n^gare; Gio.tli Sarisberiy e Fra Leone non sono detrat'-
tori di Gregorio , anzi lo venerano come un santo , e il
secondo lo l-oda altamente per aver ruinate le statue
de* Pagani: allora F asserzione comincia a prenderfor^
za, Se fra gli assertori delF inimicizia di Gregorio co i
Classici si trovano dei santiy su cui non cade sospetto
d^animosithy come S, Antonino , cli^e cita il Cardinale
Gio. di Domenico , se in un^ editto di Luiff, IL Re di
Francia , dandosi infinite lodi a Gregorio , si asserisce
lo stesso che da S, Antonino , cf^ ei tentasse di soppri"
mere le opere di Cicerone; se negli scritti diquesto Pon^
tefice si trovano delle espressioai che mostrano il sua
disprezzo per le lettere ( V. Lett, di S. Greg, a S, Leo*
. SA^GGIO SECONDO 7
te continuate, crescendo sempre la barbarie.in
Italia , si ridusse nei IX. X. XL secoli alia piu
tenebrosa ignoranza ; e senza replicare cio , che
abbiamo a suo luogo piu diffusamente espo-
sto (8), per conoscere quale strana rivoluzione si
era fatta nel gusto, non si ha che da paragonare
i versi di Virgilio con quelli di Donizone, I'i-
storie di Tacito, e di Sallustio coUe superstizio-
se leggende di questo secolo, e le gotiche fab-
briche, o le goffe statue col Panteon, coll'A-
poUo di Belvedere, o colla Venere de' Medici.
Ma vi ha un soramo apice nel bene come nel
male; e pel fa to delle cose umane si deve da
quello retrocedere in meglio. I germi delle Ar-
ti , e delle Scienze restavano tuttora inoperosi
ed inculti nelle biblioteche, e nel seno degFl-
taliani': e come dopo il verno o la tempesta^
che hanno distrutto le famiglie degU insetti , ne
restano i fecondi embrioni nel suolo, che at-
tendono per nascere il tepore di , primavera ,
cosi non aspettavano quelli che le circostanze
opportune a sviluppargli . Varie furono le cau-
se , che dopo quest' epoca risvegliarono i bei
studj . I. II cangiamento di governo delle citta
m
nardo su imorali di Giob ) corwerra dor qualche peso
alF antica tradizione: almeno da questi documenti il
saggio B non prei^enuto lettorefara il giudizio , c/ie gli
sara dettato dalV intimo senso . Non trovo in quesfeson
me il solito ' criterw del Tiraboschi y il quale pretende
d* indebolire P asserzione di Gio, su questo articolo ,
percJie lo stesso ha joreduto che Papa Gregorio , abbia
colle sue preghiere liberata dalP inferno Panima delFim^
perator Trajano . La crtdulita d*^ una persona pia ad
uno strano miracolo non rende sospetta la sua asser^
jAone per un oA^enimento naturale^
(8) Lib. 2. cap* 4*
8 DEL RINASC. BELLE SGIENZE E LETTERS
italiane. Bisorti dalla dura oppresstone, e dal-
rawilimento in cui erano giaciuti gii uomini
8otto il governo feudale, ripresa I'energia dello
spirito , cominciarono liberamente ad esercitarla
sopra altri oggetti, e oel contender colle armi,
c coir ingegno -con tro i loro oppressor!^ fu posta
in azione un'insolita forza fisica, come morale:
in queste scosse politiche lampeggiarono delle
cognizioni, come dagli urii vioienti de' corpi
solidi escono delle scintille . II. Le citta italiane
divennero commercianti;' il commercio suppo-
ne i viaggi, e la comunicazione con lontani
paesi , e percio Facquisto di nuove cognizioni:
I'istoria ci mostra in eguaglianza di circostanze
i popoli commercianti piu istruiti degli altri ^
e i Fenicjy e gli Egiziani si scorgono dotti, e
culti mentre i Greci erano barbari . III. Le Cro-
ciate, tanto per una parte dannose al genere
umaao, e che son costate alFEuropa sei milioni
di abitatori, furono per Faltra utili, portando
delle cognizioni in Occidenti . I sacri guerrieri
passavano da Costantinopoli, e talora vi dimo-
ravano lungamcnte : esistevano ancora in quella
citta i latiguidi avanzi dell'antica greca lettera-
tura trasmessa quasi per crecUtaria successione
ai degenerati posieri : eredila soverchiamente
diminuita, ma assai superiore a tutto cio che
era nel resto dell'Europa, e che conteneva dei
fondi aurei, e preziosi. Quei che ritornavano
in Italia erano piu culti ^ e i cittadini di Pisa^
Genova , e Venezia , che vi ebbero tanta parte ,
riportarono alia patria nozioni , e ricchezze .
IV. I libri divennero piu comuni per Tinven-
zione della carta formata pria di bambagia,
poi di stracci di lino . I codici in papiro , o in
SAGCrO SECOBTDO Q
carta pecora, gia rari e di un prezzo altissimo (9),
per quel mezzo si moltiplicarono . Gli ingcgni
ebbero accesso ai fonti del sapere, e le cognizio-
ni Bniversalmente si accrebbero. Aqueste cau-
se, die risvegliarono gli ingegni, conviene ag-
giungere in seguilo il favore de'Principi, coj
quale anirmtndo i coltivatori delle lettere li sti-
inolarono all' onorevol camera . Varj Pontefici
meritano siffatta lode , e fra questi Urbano IV.
ohe amante dei filosofi onoro e premio coloro,
che in quella elk avean meritato un tal nome.
Ma sopra tutti furono celebrati i sovrani di Sici-
lia Federigo II. e Manfredi, che distinti nella
dottrina al parde'piu dotti del lor^ tempo, pro-
tessero ogni sorta di scienza, e di letteratura.
Riscossi pertanto gli italiani ingegni dalla igno-
ranza, avean ricominciato a far uso delle pro-
j>rie forze . Si aprirono degli Studj in moite ita-
liane cittit, alcuni dei quali poi, maturati ed eret-
ti alia digniUt di University privilegiate, attrasse-
ro una folia di nazionali, e di forestieri , i qua-
li se non attingevano a questi fonti la puriti
delle dottrine , erano almeno incitati ad una car-
riera , che dovea poi ricondurgli agli aurei , e
classici esemplari .
GIURISPRUDENZA .
L'arte, che governa gli uomini, che tienc la
bilancia di Temi, fu la prima e piu coltivata in
questi Studj nascenti. Finche T Italia fu sogget-
ta ai Re longobardi, il loro codice legale da' Ro-
tari , e dai successori Re compilato, ne dovea re-
(9) Murat, diss. 43.
T. III. r»
lO PFL RINASC. DELLE SCIEPTZE E I.FTTERE
golare i giudizj . La parte d' Italia ad essi non
soggctta seguiva le leggi romane, macorrotte.
Aveano talora anche i Re longobardi , e gli Im-
peratori permesso ad aloune citta di usare qual
legislazione fosse loro in grado : il piu delle vol-
te pero nequeste, ne quelle, ma Varbitraria vo-
lonta del Conte o del Marchese decideva le liti ,
onde somma esser dovea la confusione nella
scienza legale : pet*ci6 dagli italiani popoli posti
in liberta , la principale e piu necessaria facol-
ta, che dovette coltivarsi fu la Giurisprudenza .
Bologna si distinse la prima per la sua Universi-
ta sopra le altre citta d' Italia . Circa a diecimila
scolari, la piu parte fores tieri di ogni nazione, e
niolti assai illustri la frequentarono* Fra questi
non dee tacersi ringleseTommaso Beket, poi cele-
bre Arcivescovo di Cantorbery , e santo ; Pietro
Belesense ec. Ella fu altamente onorata dal Pon-
tefice Alessandro IE, che dopo esservi stato pro-
fessore di Scrittura Sacra, giunto a quelFenii-
nente grado dette con sua lettera awiso forma-
le al Corpo dei Professori della sua elezione.
Una medaglia coniata in questi tempi, in cui
Bologna e chiamata Mater sUuliorum^ conferma
la venerabile antichita del suo Studio (lo).
Lasciando Bologna , e le altre tante Univer-
sita d' Italia, e rivolgendoci alia nostra Toscana,
assai per tempo troviamo I'esistenza dell'Uni-
versita di Pisa, benche non di quella antichita,
ohe da alcuni si e voluto darle. La lettera del
nionaco marsigliese al suo Abate , da cui vuol
dedursi, clie alia meti dell' undecimo secolo
(lo) Sartij eFattorini^ de Claris etc.
8AGGIO SECONOO II
fioriva in Pisa una celebre University (i i), non
e un sufficiente docujmento per stabilirla ; giac-
che la data delia iettera dee posticiparsi di piu
d'un secolo, come con irrefragabili moilumenti
ha mostrato il Padre Corsini uell'istoria deila
University da lui cominciata (la) , tra^ferendosi
alia meta del secolo seguente 1- origitie di essa .
Senza far questioni di parole egli e cerlo , che
nel secolo XIH. esisteva in Pisa u no Studio
composto di Giureconsulti, e un CoUegio di
Arti, ciocche monta lo stesso. Nel medesimo
tempo in Arezzo, in Siena, in Pistoja esisteva-
no dei simiii Studj (i3). Ma se le Universita di
Toscana e pel iiumero degli seolari , e de'Pro-
fessori cederono alia celebrita di quella di Bo-
logna, la scienza legale tanto coltivata in quella
citta dovette a Pisa un considerabile incremen-
to per la scoperta delle Pandette, una breve
istoria delle quali non sara forse discara ai let-
tori non iniziati alii studj legali. Dalla sem-
plice e ruvida legislazione romana delle celebri
XII. Tavole, falsamente attribuite ai Savj della
Grecia (i4)j fino all'lmperator Giust.iniano era-
(ii) Grandi epis, de Pandec. Cav, Flamin. dal Bor^
go y diss, stiir origine delV Universita di Pisa.
(12) Fabbr. Hist, Unii>, Pis,
(i3) Da unpasso di Roffredo da Bene^^ento si dedu-
ce che nel 1 2 1 5. esisteva iino Studio in Arezzo : « Cum
« essem Aretii^ ibique in cathedra residsretn post tran^
« srnigrationem Bononice ego RoJJredus Benes^entanus
•^ juris civilis Professor An, Dom. 121 5. Mens, Octobris
« Proem in qiiaest. etc. « . I^ Studio dovea esser rispet^
labile ; giacche 'vi era passato un Professore delta piu
celebre Universita di quel tempo, II Cav, Guazzesi neha
pubblicati ancora gli Statuti, V, tom, 2. delle sue opere,
(i4) Che i Deputuli di iioiuu visitassero la Grecia
I^ DEL RIXA.SC. D1£LLE SCIEXZE E LETTERE
no cresciute le romane leggi in un' immensa
farragine, amalgamandosi stranamente insieme
element! eterogenei , le modeste repubblicane
leggi, colle imperiose del Cesari. Le interpetra-
zioni de'giurisprudenti non formavano minor
copia di volumi, e le loro sottigliezze accresce-
vano le contradizioni, che in serie si lunga , e
quasi innumerabile di leggi, doveano natural-
mente incontrarsi. Nel «esto seeolo deU'era cri-
stiana, nella declinazione delle scienze , lungi
dal paese per cui quelle leggi erano state spe-
cialmente create^ in una lingua straniera alia
Grecia, Giustiniano ne immagino la compilazio-
ne e la riforma : impresa a cui non sarebbe sta-
to troppo il genio , e V estese vedute di Cesare
unite alia fecondita di Cicerone, ed alFacutezza
di Scevola . Dieci de' piu dotti legisti , alia testa
de'quali era Triboniano, furono incaricati di
ne* tempi di Pericleper apprender la scienza del la legi'-
slazionCy e die le leggi di Solone fossero trasfuse nel*
le XII. Tavole e stato creduto da Livio e da Dionisin:
erano pero assai distanti dal tempo , in cm si suppone
avifenuto iljatto. Questo ha P aria di /avola, quando
si consider a il silenzio di tutti i greci scrittori di quel"
la eihy i quali non OA^rebbero lasciato uiCoccasiom si
luminosa dionorare la loro patria; ne e credibile cite
i rotrtani Patrizj intraprcndessero una lunga e perico^
losa navigazione per copiare un modello della piu ri^
gorosa democrazia . Gibbon j History of decliue etc.
cap. 44* Si possono pero dire le romane leggi di greca
origine y giacche un^esule di Efeso y Herinodoro y coi
lumi della greca Jilosofia giunto net Lazioy comunica
le sue cognizioni ai l^gislatori di Romay ed una statua
glifu eretta nel Foro aperpetuarne la memoria. U esi-
lio d* Hermodoro e mentovtuo da Cicerone ( TuscuL^ «
la statua da Plinio lib. XXXIV. x i.
SA.CGIO SEGONOO 1 3
compilare le leggi , che nei tre Codici , Ermoge-
niano, Gregoriano, e Teodosiano erano sparse,
e di farvi quelle mutazioni , che piu credessero
opportune, Questa compilazione fu chiatnata
il Codice: ad altri diciassette giureconsuiti , ai
quali presedeva lo stesso Triboniano, fu com*
messo di raccogliere gli scelti pareri, e ledecisio-
ni dei giurisprudenti piu illustri, e queste riu-
nite, e digeste in cinquanta libri furono appel-
late Pandette o Digesti. Per ultimo, da Tribo-
niano, Teofilo, e Doroteo, furono compilate le
Istituzioni, mentre le nuove costituzioni, che
in seguito ebbero luogo furon chiamate Novelle,
Si e asserito die nelF universal naufragio delle
Scienze e delle Lettere sparite le Pandette fossero
dissotterrate dai Pisani nelF ann<) ii35, come
abbiaroo notato a suo luogo (i5), nel saccheggio
d'Amalfi , e che in tempo di tanta ignoranza a-
vessero il discern imento di apprezzare e portare
alia patria quel prezioso Codice, come un ri-
spettabil trofeo . Non e tempo ne luogo di rin-
nuovare una disputa insorta tra due celebri Pro-
fessori di quella University , un matematico che
porto la luce e precisione della sua arte in una
scienza non sua , e un giureconsulto , che ha
meritato tutta la fiducia di un gran Sovrano , ed
ha governato per tanti anni un gran regno ,
Tiriamo un velo sulle enimosit^ , che accompa-
gnarono questa disputa , e ticordiamoci solo ,
che le loro controversie hanno arricchito di
nuove cognizioni la Legge , e illustrata F istoria
di quella rispettabil citt^ .
Dopo tanta luce, e copia d'erudizione sparsa
(i5) lih, IIL cajt, a.
\
l4 DEL RINASG. OELLE SGIF.i?rZE E LETTERE
Sulla questione dai disputahti (i6), non possii-
mo, che por davanti ai lettori alcune brevi ri-
flessioni. Gli argomeuti contro rinvenzione del-
le Pandette in Amalfi son tutti negativi , tratti
cioe dal silenzio degli scrittori contemporanei ,
che descrissero la spedizione . La Cronica pisa-
na che Tasserisce puo riguardarsi posteriore
di circa un secolo , e di maggior tempo ancora
il caKginoso poema di Fra Ranieri dc' Gran-
chi (17). Lasciamo da parte la contrastata cro-
nica di casa Griffi, la donazione dellc Pandette
fatta solennemente da Lotario ai Pisani , con
tutte le altre circostanze, inventate probabil-
mente in appresso per nobilitare qu^iraequi-
sto; e consultiamo solo il buon senso in questa
disparity di 6pinioni. Se si lolgauo dal raccon-
to le pompose circostanze, di cui si e voluto ab-
bellirlo. e che non sarebbero stale taciute dai
coevi storici, niente e piu naturale del loro si-
lenzio sopra un libro recato a Pisa tra V altra
preda , e restato forse per qualche ftempo senza
il dovuto ppegio. Dall' altra parte egli e certo,
che i Pisani possedevano poco dopo quel tem-
po il prezioso manoscrittb , oncle o lo portaro-
no d' Amalfi , o lo tenevano da tempo -iramemo-
rabile ; e solo nel risorgere dei legali studj si
rese piu noto. Ma se si vuol recar gloria ai Pi-,
sani dal possessodi un atltorevole manoscritto,
non e ella maggiore Taverlo posseduto innanzi
al sacco Amalfitano?' Niun motivo aveano per-
(16) Vedi i varj scrkti del Grandly Tanucciy JntO'
nio d^Asti ( delF uso e aiUorita delta Ration. Cw. ) e
specialmente Brenkemaan hist. Pandect .
(17) Murat, Rer. ital, 5. v. ii.
SAGGIO SECONDO 1 5
CIO d' inventare una favola , ed e assai probabile,
che la Cronica anonima, e Ranieri Granchi jnon
scrivessero che la semplice e pura tradizione ;
Qnde, ad onta di ogni contradizione , si rende
assai verisimile I'antica istoria^ e potrebbe an-
che essere aweniito il fatto, come la fervi^Ja
fantasia del Brenkmanno ha immaginato (i8).
Non cosi puo sostenersi , che la scienza legale
racchiusa nelle Pandette fosse ignota all' Italic
ayanti a quell' eppca . Fra gli altri documenti vi
e quello d' Irnerio , che fino dall' anno i loa , le
avea spiegate neirUniversita di Bologna (19);
onde pare, che qualche altro esemplare o in-
tiero, o difettoso gia esistesse. Ma scoperto il
pisano, tutti gli occhi a quello si volsero, si ri-
guardo con singolare reverenza, e vi ha buon
fondamento di credere , che da esso in seguito
tutti gli altri sienoderivati (20). La troppa ve-
nerazione., e quasi apoteosi, per cuiil Poliziano
credette o voile altrui persuadere esser quell' e-
semplare scritto dalla mano dello stesso Tribo-
niano , eccito contro del libro i detrattori di
quel gran letterato , che ne cercarono con rai-
croscopica critica i difelti; ma quantunque J'e"
sagerato sentimeno del Poliziano pon sia vero,^
il comune dei dotti legisti 1' onoro come supe*
riore ad ogni altro colle piu superlative lodi (a 1 ).
(18) Hist. Pandect, lib. i. c. 8*
(19) Grandiy de Pandect.
(20) Tutti i manoscritti ripetono gli errori stessi del
copista y esistenti nelle pisane Pandette ^ e vi si tfoua la
niedesima trasposizione di alcune carte ( Brenk. Hist.
Pandect. ) onde si pub a^serire, che il pisano e il pa^
dre di tutti gli altri.
(21) Vedi Brenkm. Judicia de Pand. Fhren^
1 6 DEL RINASC. DELLE SCIENZC E LETTERS
I^ Repubblica fioreatina nella conquista di Pisa
lo credette un trofeo degno della sua Tittoria.
In tempi , nei quali I'autoritA degli antichi giu-
risprudenti avea molto peso, vi corrispondeva
una proporzionaie stima del pubblico. II rispet-
tabile manoscritto fu visitato con lungbi pere-
grinaggi dai dotti di Gerrnania. ed era mostrato
in un real palazzo custodito m preziosi invi-
luppi (aa). Ne solo si ragguardevol deposito di
scienza legale si diffuse da Pisa; ma I'Universiti
di Bologna^ che era la piu celebre , ue ricevet-
te dei Professori, che recarono ad essa non
poco lustro . Dopo le ingegnose riflessioni , e
r erudite notizie recate dal dotto Cav. Cosi nel-
Felogio del Bulgaro (aS) , pare si possa asserire ,
che quel dotto legista , che taAtO onoro Y Uni-
versita di Bologna , fosse pisano . Per la sua elo-
quenza fu appellato Bocca-cToro; piu stimabile
ancora per Tingenua franchezza con cui, inter-
rogato sulle prerogative imperiali , parlo il lin-
guaggio della verita ad un Sovrano potente, e
tanto di quella geloso, cioe Federigo I. Impera-
tore . Nondimeno fu da lui assai onorato , e mol-
to piu dalla testimonianza del pubblico dopo la
sua morte, che per renderne a un tempo venera-
bile la memoria, e rammentare al Pretore i su-
blimi doveri del suo impiego , voile , t^be que-
sto rendesse ragione nella casa di Rulgaro^con*
vertendola nel tempio di Temi , ed ordinando
in seguito, che sopra di essa, come antica abi-
tazione delle scienze, rUniversitasi fabbricas-
(aa) Si mostrava nel palazzo dei Pitti: ora trovasi
nella libreria Laurenziana*
(a3) Memor. ist degli Illus. Pisani.
»AGGIO SECOIVDO 1 7
se (ti4)- La scienza legale, e quella celebre Uni-
■versitk durarono a ricever nuovo lustro dai
Professori toscani; ma pochi giunsero in que-
sto tempo alia gloria dell' Accursio . Nato in un
villaggio detto Bagnolo, cinque miglia distante
da Firenze nel i i8a , rischiaro il tenebroso caos
della scienza legale. Le chiose o interpetrazioni
delle leggi erano stranamente cresciute, e la lo-
loro contradizione e oscurila frequentissirae.
L' Accursio cerco di porlare il filo d'Arianna in
questo intrigato laberinto . Confrontate tutte
le chiose, nescelse le migliori, e vi aggiunse le
proprie . Egli ebbe un piacere , che non e dato
ad alcun legislatore , quello cioe di veder segui-
te dagli uomini le sue regole legali, senza la
forza . Non solo fu con universale applauso ac-
colto il suo lavoro , ma ove tacevano le leggi si
sottomisero volontariamente i giudici al senti-
mento di questo gran legista (a5), che senza
altra autorit^ di quella che d^ la ragione, duro
a regolare per circa a tre secoli la giudicatura;
ne ha ceduto, che all'Alciato e ad altri legisli,
che le cognizioni ognor crescenti resero piu
dotti e piu culti , e che di piu erudite , ma forse
non piu giuste interpetrazioni, hanno strana-
mente accresciiito quei libri (a6) • Dopo un pa-
fa 4) De clariss, archiglmnasii Bononien, Profess.
Sarti e Fattorini.
(a 5) De clar, archigimn. Bononien, Projess. p. i.
(26) Su qiiesti in^erpetn^ e su queste voluminose in^
terpetrazioni ha sparso il suo comico sale il satirico
francese Boileau ( Lutrin chant. 5. ) , descriifendo la
battaglia fatta coi libri:
« jilors il se saisit cTun large Infortiat^
« Grossi de visions d^Accurse et d^AlciaL
r. III. «
l8 DFX RfNAftC. DELLC SCIE^ZE E tETTERE
dre tanto ilhistre appena meritano di essei^ no-
minati i tre suoi figli Francesco, Ccrvotto^ e Gu-
glielmo , chiari anch'essi nella medesima scien-
za . Francesco pero il niaggiore , professore nel-
la stessa Universita, in gran parte erede del la ce-
lebrity pat^rna^con filiale zelo seppe difenderla
contro gli attacchi di un altro illustre professo-
re , rodofredo, dopo la di cui morte resto sen-
za contrasto il primo nella scienza legale (27) .
Fu altamente onorato da un feroce Re d'lnghil-
terra nemico delle Muse, e sterminator dei poe-
ti, Eduardo I, di cui fu per otto anni consi-
gliere (a8), e che ebbe la disgrazia di essere in-
sieme con Prisciano, Brunetto Latini, ed altri
letterati posto nelF Inferno da Dante , per un
vizio, che la natura aborrisce, e il pudore non
osa nominare (ng) . Miglior trattaniento ebbe da
questo poeta Benincasa d'Arezzo ossia da Late-
rina , che fu posto nel Purgatorio : rinomato
spositore delle leggi, indi giudice in Siena, fe-
ce un'immatura fine per le mani d'un celebre
assassino di quei tempi, Ghino di Tacco (3o), il
(27) De Claris Archig.jstc,
(28) Eduardo L uvea conosciiUp Francesco nel suo
*via^o in Italia . Questo Re , dopo la conquista delta
provincia di Gallesy ordinb die tuttii Bardi ossia poeti
di quel passe fossero posti a morte , perche co^loro mar*
ziaii canti eccitavano i popoli alle armi, ed alia ribel*
Hone, V^ la sublime Ode di Gray^ e le muledizloni poe^
ticks date a quel Re • Ruin Geize the Rultess King.
'29) Dante , Inf. cant. 1 5.
^3o) « Quivi era VAretin , che dalle Braccia
♦ Fiere di Ghindi Tacco ebbe la morte ^
• E r altro che annegb correndo a caccia,
Purg. cant. VL
V audacia di questo assassino^ e la debolezza della/or'
ii
SAGGIO SECONDO I9
di cui fratello avea condaniiato alia morte. Di-
no di Mngello ueiranno ia84 accrebbe nuova
luoe alia giurisprudenza df If Accursio , giacche
i Veronesi fecero un decreto, che ovunque
mancasse rautoriti delle leggi, o la chiosa del-
r Accursio, fosse seguito il sentimento di Dino.^
Si distinse egli nella sacra , e profana giurispru-
denza: chiamato a Roma da Bonifazio Vlll. a
regolar le Decretali, si lusingo della porpora;
ma deluso, ritorno alia sua letteraria quiete in
Bologna. Di Accursio, e di Dino fu scolare un
altro celebre Toscano, Cino da Pistoja, Profes-
sore ancoresso oin Bologna, o in Perugia (*). Chi
Yuol lodarlo come legista puo mostrare un suo
scolare, che ebbe tanta fama, cioe Bartolo, e i
voluminosi suoi comenti al Codice di Giusti-
niano ; m^ questi insieme con tante dotte fati-
che de"* suoi maestri , e scolari sono cadute nel-
Toblio, e di Cino non ci resta, che la fama di
gentile poela, autenticata da qualche sua pro-
duzione, e dalla stiraa ed amicizia del Petrarca.
La legislazione ecclesiastica ancora ricevette
in questi tempi da un Toscano forma ed ordine.
Fu esso Graziano , nativo di Chiusi , e monaco
in S. Felice in Bologna . Esistevano prima di lui
altri Collettori : fra questi aveva acquistato una
za pubblicay si scorge in questo avvenimento^ Era 5d-
nincasa da Siena andato a Roma a esercita/vi rim*
piego di auditorcy o senatore. Ghino co* sif,oi sg/iern
f assail, mentre sedeua in tribunale tra grandissinia foU
lay e uccisoloy lo getto a terra dai gradiniy e se ne parti
senza contrasto ; aggiungendo altri che gli recise la te*
stay e con essa fissa in un*asta traverso Roma. Vedi
Crist. Landinoy Com. di DantCy Benvenuto da Imola
Girolamo Gigliy presso il Manni^ Istor. del Decam-
(*) y^. Meuiorie di Cing dal Prof. Ciampi ora piibbl*
^-
no DEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
infame celebriti colui, che col nonoe d'Isidoro
Mercatore o peccatore, alia meik del secolo IX.
spaccio le false Deere tali attribuite a Benedetto
Levita della Chiesa di Magonza; parimente lo
aveano con miglior fama preceduto Bonchard
Vescovo di Worms, e Ivone di Chartres; ma
Graziano gli supero tutti. Ridusse in miglior
forma la sacra giurisprudenza, e ordino in un
corpo regolare il Dritto canonico ; spiego V o-
scurita di alcuni Canoni , o cerco di conciliarne
la contradizione . La sua opera si conobbe dal
pubblico probabilmente I'anno i i4o, e per molto
tempo si riguardo come classica . Fu il suo au-
tore uno dei piu dotti uomini di quel tempo
per testimonianza anche di persone non use a
dar gran lode a quel secolo , e a cosi fatti scrit-
tori (3 1), Nondimeno gli si rimproverano mol-
ti errori : egli ha considerato conne autenti-
che , e fatto uso delle false Decretali, e si accusa
di avere altera to gli scritli di S. Leone, S. Gre-
gorio, ed altri Padri, aggiungendovi o toglien-
dovi, per adaltare i loro sentimcnti a quelFa-
pocrifa dottrina : si dice aver usato la stessa ma-
la fede mutilando i Canoni^ o le Leggi per so-
stenere le pretensioni dei giudici ecclesiastici .
Questi difetti essendo provati meritano dei veri
rimproveri, non gia quelli di mancanza di cri-
tica, che egli deve alia barbarie de* suoi tempi •
Si e pretest ancora, che Graziano non facesse
conto della confessione auricolare , e sostenes-
se, che basta la confessione fatta a Dio col core:
ma un illustre Pisano, che si distinse altamente
nello studio canonico , e in quello delle lettere,
(3i^ Enciclop. artic. Decret,
SA.GGIO 8ECONDO Ql
che professore in Bologna ebbe Fonore di con-
la re fra i suoi scolari Innocenzio III. Uguccio-
ne , o Ugone ^escovo di Ferrara ha giustificato
Graziano (3a) . La fama di questo canomsta ha
dura to a splendere fino nel secolo XVI. con tal
face da incomodar gli occhi di Lutero, che gli
fece Tonoredi fare ardere pubbhcamente la sua
opera. Un altro Toscano di Pontormo, il Car-
dinal Laborante,alcuni anni dopo(33)fece una
nuova compilazione (34). Ma questa ed altre si
perderono presto neiroblio a fronte di quella
di Graziano. Se la celebrity ottenuta in questo
secolo, senza lasciare alcana testimonianza del
proprio merito], acquista un diritto di esser no-
minato nelUistoria delle lettere, non e da pas-
sar sotto silenzio Grazia aretino, chiamato per la
sua perizia Maestro delle Decretali , onorato
d' importanti commissioni da due Pontefici , e-
letto patriarca d' Antiochia, e sonamamente en-
comiato a' suoi tempi (35).
Pare , che la Toscana fosse dastinata a pro-
durre i piu illustri canon isti : niuno certamen-
te neiristoria di questa giurisprudenza e stato
giudicato maggiore di Giovanni di Andrea mu-
gellano : sia egli nato inBologna da genitori rau-
gellani (36), o nel Mugello stesso; debba i suoi
(3a) De Claris. Archig. Bonon. Prof, p. i.
(33) Ann. 1182*
(34) ^egri, Scritt. Fior.
(35) Pancir. de clar, legum Inter, lib. Z. c.ii. Sarti,
e Fattorini, de claris etc.
(36) Che i genitori fossero mugellani, non vi e al*\
cun dubbio ( f^. Filippo Villani Fior. Illus. e Domenico
Aretino); che sia nato a Bologna y come crede il Tiro*
boschi, non mi par cosi chiaro, giacche da tutto quello
22 DEL RINASC. DELLE SCIENCE E LETTERR
natali a lecito matrimonio , o sia Figlio del-
Tamore, puo riguardarsi come toscano in ogni
maniera . La stima, che di lui si^bbe , rilevasi
dagli ofiori che gli si fecero, dalle splendideam-
basciate, ia cui fu impiegato (37), e dalle ric-
chezzd acquistate • Ebbe varj figli ; ma le fem-
mine Novella, e BeUiiia hanno ricevuto da-
gli storioi non poca celebjrita; e la prima do-
veva attir^re piu copiosa quantita di scolari
che suO.pldre istesso, quando montaiido in
cattedra ne faceva le veci, se al sapere legale
univa un volto cosi leggiadto, come ci narra
Fistoria : ed il velo, che si gettava allora sul vi-
so per impedir le distrazioni degli scolari, non
che rtporta^ si deduce che Giovanni alPeta d^ anni ot^
to era in Bologna^ ma non cK ei vi fosse nato: e vera
che il Villani non parla precisamente y cite sia nato in
Mugello f ma dopo aver nominato i genitori mugella^
niy parcy cK ei non abbia credato necessario di aggiun^
gere nato ancVesso in Mugello. Se a Filippo Villani
fosse stato noto^ che Giovanni era nato in Bologna y
non uvrebbe probabUmente mancato di aggiimgerlo y
come qualunfue sensato scrittore suol farCy quando i
genitori sono di un pHese y e if gli son nati in un altro.
DeboU e F argotnento del Tiraboschiy cVei sia nato in
Bologna y perche nel racconto , ch^eifa di se stesso y in
cui smentisce ehi asseriva che erafglio di un sacerdo'
te, non nomina niai ne Mugello y ne Toscanuy ma solo
le chiese y e le torri di Bologna . Egliy posto che na^'
scesse in Mugello y era stato condotto a Bologna prima
degli otto anni; Qnde appena aver poteva idea de* luo^
gbi della sua nascita y ed in questo racconto non cade-'
va mai in acconcio il nonunargli se idea glien* era
rimasa,
(37) Gherard. Rerum. itaL scrip, vol. 18. Presso lo
stesso si legge: <- Famosissimus Doctor Bononiensisy qui
« in mundo non habebat similem^ videlicet Dominus
« Joannes Andrece* «
sAggto secondo ji J
so se fosse capace di produrre Fcffetto (38).
L'Universita di Pisa CQnJto Andre^i tra i suoi
Professori (89) . £ per lui pnorevole ramicizia
del Petranca , specialm^nte ]>«rche quel grand'uo*
mo non apprezzo gran £itto ne i legisti , ne i
medici del suo tempo. Varie opere canoniche
furono da lui scritte . I comenti ai sei lihrt del-
le Decretali aono T opera sii^ pin c^lebre. iJk
sottigliezza delle interpetmioiu tie fgrma il me*
rito principale . II nom^ singolare di Novette
dato a quest* opera fu un tributo al nome delU
sua dotta figlia : le giunte alio specchio di Gu«
glielmo Durante , e il trattato de' Giudizj Sono
altre sue opere, nelle quali i moderni stenfe*
ranno a trovare i notivi delle superlative lodi
date dai suoi coetanei a questo legista . Fu ca-
me tanti altri illustri tiomitii vitUma del fatat
contagio del i348.
Lasciati da parte molti altri , che in Toscana
in qu#sto studio si distinsero, forse maggior
merijto reale, Kenche minor fama, ebbe un eit-
tadino fiorentino, Lapo da CastelIonehio,che nel-
le civiii discordie di Fii^nte acquiato una fama
equivoca ; e che 1' istoria 01 dipinge come uomo
senza carattere, pronto a seguira il partito, che
gli offeriva maggior i premj ; si chi non rilrasse
nella sua patria , che danno/ e vergogna , e il
di cui esilio precedette la funesta ^ollevazione
de' Ciompi (4o) . Egli avea nutrito il suD apirito
della lettura det Classici allora aoti \ facea le su«
delizie delli scritti di Cicerone^ de'quaU era di-
(38) }FoIf de MuUelf. enid.
(39) FabbfUcci e Fahbroni.
(40) IJh. III. cap. 14,
24 DEL Rm^SC. DELLE SOENZE E LETTERE
ligente ricercatore, e a lui dovette il Petrarca ,
suo amicO, I'Oraziane in difesa di Milone , le
Filippiche , e le Istituzioni di Quintiliano. Non
vi era poeta allora D()to, che non fosse per le sue
mani. (4i)' cDsi egli pote rivestire di qualche
amenita le nude , ed orride spine della giuri-
sprudenza , ed il suo amico Petrarca lo rimpro-
vero piu volt^ di aVere abbaadonato gli ameni
studj per le oscHPe , e sovente sofistiche solti-
gliezze legali (/p) • Per ao anni in circa fu pro-
fessore di- scienza canonica nello studio di Fi-
renze, e incaricato frattanto di molte onorevoli
ambasciate a Papi , ed a Repubbliche : cacciato
poi dalla patria , e rilegato a Barcellona , poco'
curando gU ordini del popolsfccio fiorentino , ri-
covrossi in Padova , ove fu eletto professore ad
ontadei contrarj offtcj chfe la Repubblica tiorenti-
na perpubblica lettera (43) gli fece. Non minor
cognizione ^ e destrezza avea negli affari politici
che profondita nelle lettere ; onde nel paasaggio
di Carlo d'Ungheria, detio Carlo della Pace, ne
guadagno 1' animo ; e andato con esso lui a Ro-
ma si adopro tanto col Papa Urbano VI. che lo
indusse a coronar Catt\6 Re di Napoli, del che
una onorevole ed infallibile testimonianza ne
dette il Papa »tesso, asserendolo in pubblicoCon-
cistoro; e caro ad ambedue, creato consigliere
dal Re Carlo , e senatore dal Papa, mori in quel-
la citt4 padficamente (44) •
Ai canon is ti si dovrebbero aggiungere i teo-
(4i) Colucc. Saint,
(4^) Mehusj vita di Lapo di CasteUonchio ,
(43) Mehusy vita Ambr. Carnal, p. 24 1*
(44) An. 1^8 1.
S\GG10 SICOWDO 2 5
logi di qiiesta eta , ma V unione della teologica
e canonica dottrina , che era in alcune Universi-
ty, ci dispensa da parlarne di pin: in oltre la
scai^it^ de'professori, la barbaric, in cui era in-
Yolto lo studio delle scienze sacre, e la brevita
del nostro istituto non ci permettono di tratte-
nerci soverchiamente; ondeci basteri nomina-
re due Pisani assai chiari in quello studio . II
primo e Bernardo da Pisa , che si fece ammirare
pel suo sapere teologico nella scuola tenuta da
lu! in Parigi , del di cui sapere ed erudizione e
una autorevole testimonianza laletteradi Pietro,
Gardinale di S. Grisogono, ad Alessandro III (45).
L*altro e Pandolfo da Pisa ( detto anche Cardi-
nale Mosca ) sieno , o no la stessa persona ,
come moiti sosten^ono . £i vuolsi veramente ri-
guardare piuttosto come scrittore d'istoria ec-
clesiastica , giacche a lui si debbono le Yite dei
. Pontefici , probabilmente da Gregorio VII. fino
ad Alessandro III. (46) Meditava di scrivere an-
cor le istorie della sua patria , o almeno della
celebre conquista delFlsole Baleari; ma o non
r esegui , o gli scritti si sono perduti . La sua
varia dottrina, specialmente nei studj sacri, ci (\k
il diritto di numerarlo anche fra i teologi. Non
fu un ozioso letterato, ma servi la religione, e
la patria in interessanti pubblici affari.
Molti altri dotti teologi pisani, e fiorentini,
come Bartolommeo da S. Concordio, il Beato
Giordano , Cavalca , Passavanti Saranno piu ac-
cbnciamente nominati fra gli elegj^nti scrittori;
giacche di questo pregio specialmente sopravvi-
ve aocora la fama loro .
(45) Boulay^ hist. Unw. Par.
(46) Mem. dUilus. Pisani T. 4. Elogio del Card. Mosca.
r. III. d
2b PEL RINASC.^DELLE SCTENZE £ LETTEBE
MEDICIN A •
Che la Medicina fosse barbara in Italia in
questo tempo , non fara maraviglia/ giacche lo
eraiio piu o meno tutte le scienze sue ausiliaH.
Ma i tempi barbari, come i piu culti, hanno
contati medici, che sono stati riguardati come
prodigj deir arte . Quanta era la poverta di co-
gnizioni medico-fisiche negli antichi tempi Ip*
pocratici! quanta e la ricchezza dei nostril' La
notomia, ch*esser dovrebbe il fondamento di
quella scienza , appena si conosceva , vietapdo la
religiosa superstizione i"! taglio dei cadaveri: la
})otanicay e T istoria-naturale poverissime, e del-
la chimica appena noto il nome . Ciascuna di
queste e divenuta si copiosa ai d) nostri, che
appena basta la vita d'un uomo a ben conoscer-
la. Qual difTerenza! Eppure se Ippocrate tor-
iiasse ai di nostri colla sua ppvertji di cognizioni
naturali, appena, credo, vi avrebbe persona, che
esitasse un istante a sceglierlo per suo medico. I
semplici ed aurei suoi scritti sono ancora il Co-
dice primario, che da legge all' arte; e tolti due
o tre medicamenti , che il caso, non il ragiona-
mento ha trovati, i metodi Ippocratici sono an-
cora la norma dei savj roedici , come lo erano
tremila anni sono . Lo che se e vero , ne segue
una fa tale e dolorosa conseguenza, che le copio-
se naturali cognizioni dei medici moderni, le
quali adornan tanto le loro teorie , e rendono
al letto dei malati i loro discorsi si eloquenti, so-
no inutili, almeno ai malati. Quelle cognizioni
son belle e vere , I'applicazione di esse al corpo
sano o malato, alia natura delle malattie, ed al-
SAGGIO SKCOrVDO ^j
la loro qaedicatura e cio cbe chiamasi medica tea-
ria : questo passaggio e uu salto che va spes&o
dalla.iuce alle tenebre , mancando un sicuro
anello di comunicazione , che unisca dimostra-
te verita ad altre dt eguale evidenza . L' aneilo e
slegaio , e percio il ragionamento , che indi ha
priucipio, fluttuaiite. in queste tenebre sareb-
bero perdor\abili , anzi lodevoli, le modeste cou-.
getture, ma si parla per lo piu o delle cause
delle sane funzioni vital! , o di quelle del loro
scoucerto , con una specie di mateinatica sicu*
rezza (47) • ^-'osi almeno parlano i sistemi o ipo-
tesi mediche , a provare V insussistenza delle
quali basta Tosservare la rapidita con cui na-
scono, e mojouo, e in qual numero si sono in
pochi anui in tanta luce di filosofia presso di
noi succedute; non vi essendo, che uno spirito
«imbecille , che possa creder vera T ultima. 11 ve-
nerabil Yecchio di Coo osservo le quality delle
malattie, egli^ffetti de'medicamenti, poco ci^ran-
do le teorie^ e riducendo la medicina a quello do*
vrebbe esscre , ad una specie di fisica spcrimen-
tale. Quel poco, che Tarte puo mostrare di ve-
ro e di aolido, devesi a questo metodo. I piu
saggi medici di tutti i tempi hanno seguite le re*
g(»le fino dalFeta d'Ippocrate stabilite, e percio
(47) Vautore conosce mofti dotti medici y che lonta^
ni d* ddoprarc siffatto linguof^o , non usano , ch-e una
nobile dubitazione^ c}ie e il segno pik sicuro delta vera
cognizione delParte, Conviene an cor a esser discreti,
giacche quel Unguaggio e.necessario colle persone idio'
tCy cioe almeno con tre quarti del genere umano, Lo stes^
so Bo0raue, uno de'piu gran medici praticij insegna ad
usare una specie d' impostura ai gios^ani che comincidb^
no a medicare^
aS DEL RINASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE
in tutti i tempi vi possono essere stati dei mecU-
ci valenti , ad onta delle piu stravaganii teorie^
se 6 vero che queste sieno tanti fisici romanzi,
purche non influiscano sulla medicatura . !Noa
e meraviglia percio se ariche i barbari tempi ,
de'quali ci occilpiamo, abbiano \antato dei me-
dici sommamente riputati . La medicina d' Italia
di questi oscuri secoli se non ebbe.iutieramen-
te origine dalla Scuola araba , ne trasse medica-
ment! , e teorie. Fino dal secolo IX. fioriva la
Scuola salernitana (48). £ incerto a chi debba la
sua nascita . 11 monastero del Monte-Casino per
un tempo non sdegno quest' arte, e credettero
i suoi individui con molta saviezza di potere
irapiegare il tempo ^ che loro avanzava dopo le
devote preci, in sollievo delFafflitta umaniti.
Fu nei tempi piu antichi coltivata da essi util-
mente la medicina; e la vicinanza con Salerno*
forse comunico in quella citta le notizie medi-
che a persone , che sciolte da ogni dovere eccle-
siasticoy potevano dar tutto il tempo a siffat*
tostudip. Forse Costantino Affricano, che co*
me gli antichi Greci avtndo viaggiato in Orien-
te, e trattenutosi a Babilonia', avea appreso le
fisiclie, e mediche cognizioni, tornato dopo 3j
anni di viaggio a Cartagine sua patria, ed iyi
pel troppo sapere calunniato, come mago, e
minacciato di morte, ricovratosi a Salerno, vi
porto o vi accrebbe le mediche notizie^ e ne
promosse lo studio (49). Comunque sia^ la Scuo-
(48) II Sig. NapoKSignoreUi ha provatOy che la sum
Jbndazione non devest agli Arahi.
(49) Ilfratello del Re di Bahilonia venuto a Sqler^
no lo riconobbe, e lo raccomando al famoso Roberto
«
SAGGIO SECOKDO Stg
la salernitana ebbe gran credito : per molti se-
coli soao state fainiliari le regole di sanitk di
detta scuola scritte in barbari versi latini (5o),
benohe molte di esse false e capricciose ; ne vi
e voluto meno del corso di varj secoli , per get-
tarle neiroblio. Da questi fonti la inedicina ita-
liana e percio la toscana ebbe origine. Molta
celebrity e poca dotlrina e a noi restata dei me-
dici toscani di quei tempi . Arezzo puo mostrar*
ne molti, e prima di ogni altro Faricio monaco,
illustre nella medicina fiao dal principia del se*
colo XII, che passato in Inghilterra e divenuto
abate del Monastero d' Aberdon, fu assai in pre-
gio pel saper medico ai Sovrani di quel re-
gno (5i). Verso lamet^ del secolo XIII. moltis-
simi medici toscani illustrarono TUniversita di
9
Bologna: poco innanzi a questo tempo proba-
bilmente la medicina si separo dalla cbirurgia ,
e i suoi Professori per siffatta distinzione prese*
ro il nome di medici-fisici (52). Dopo llaniero
aretino, Lorenzo e Bocca pistoiesi, si distinse
assai in quelU University Sinigardo aretino : ad
onta dei'divieti canonici , egli uni le primarie
dignitii ecclesiastiche colla medicina; fu uon
solo canonicodi Faenza, ma arciprete di Bolo-
gna , dignita solitadarsi alle principali famiglie :
come tale intervenne al Cocicilio provinciale di
Ravenna, e ad altri interessanti Atti ecclesiasti-
ci : acqinsto coUa medicina infinite ricchezze , e ^
Quiscardo: prese poi Costantino P abito nel Monte Ca*
si'no: si esercito nella medicina ^ e tradusse molte opera
datr arabo .
(50) Probabihnente da Gioi^anni di Milano .
(5 1 ) JFilL Malmesbury de gestis Pontif, Anglor. L, a»
(32j Sarli e Fattorini De claris etc, par. a.
3o DEL Rl^TA^SC. DELLE SCIENZE E LETTER E
fu rigiiardato come uno de primi lumliicirt di
quella Universita. Teneva appresso di se tin al-
tro Aretino suo ajuto, e speziale dctto Fenezia-
nOy che anche dopo la morte di Sinigardo eser-
cito con plauso la medicina .
Non rammenteremo che i nomi di Tommasi-
no Cortonese, di Bartolo (53), e Michele da
Montebuoui, fiorentini, come d'Ungelieri pra-
tese, di Eliseo, e Giiido sanesi, e di Guido da
Cello pisano: tutti si distinsero in quella Uui-
versitA, ma niuno godette mai nella sua vita
tanta celebrita, ed acquisto ricchezze at paro
del fiorentino Taddeo Alderotti. Se la sua na-
scita fosse illustre, dalla stirpe patrizia degli
Alderotti, o bassa a segno ^ .d'avere egli stesso
esercitato il mestiero di venditor di candele
presso or 5. Michele (5/|), non e ben cliiaro.
Fino a trent'anni non dette alcun segno di ta-
lento. Allora Tebete suo spirito risvegliossi, e
portatosi air Universita di Bologna divenne il
piu celebre medico del suo tempo . Fu debitore
della sua fama probabilmente ad una novita
che introdusse, o piuttosto rinnovo in' medici-
na, cioe la teorla . Era prima di lui, nei piu
barbari tempi ristretta quell' arte alle regole sta-
bilite dalle antiche, o piu recenti osservazioni ,
senza il lusso delle teorie. Semplice, e severa,
ma probabilmente piu casta, e meno pericolosa
esauriva presto i suoi precetti : la pompa, e Te-
loquenza della cattedra non potevano esser con-
tente della secca brevita consueta . Gia si e y^
(53) Fu medico del Re Enzo prigionicro in Bologna^
some lojurono Eliseo sa/iese, e il celebre Taddeo,
(54) Villanif dei FiorenUni lUastri.
SAGGIO SECONDO Si
duto, che separandosi dalla medicina la chiruiv
gia, avean preso i medici 1' aggiuilto di fisici ; e
fu probabilmente allora , che si comincio a teor
rizzare (55): ma Taddeo e riguardato, corae il
principale , che aggiungesse le fisiche spiegazio-
ni dei morbosi fenomeni, e delFazipne de'me-
dicamenti ( quali spiegazioni ! ) tratte dalla ta-
xi ebrosa filosofisl di quel tempo . II suo sapere
medico puo essere dai moderni rivoeato in dub-
bio , ma le sue ricchezze , e la universale stima
son oerte. Comento Ippocrate, e Galeno, appli-
cando la barbara , e oscura filosofia di quelFeta
alle semplici e yere osservazioni di quei savj
meiiici, e fabbricando cosi delle strane teorie.
Egli pero fu riguardato , come un oracolo . Coe-
taneo dt^lUAccursio , acquisto tanto pregio nel-
la medicina , quanto quello nella giurispruden-
za , e le sue chiose roediche furono rispettosa-
mente obbedite, come le legali dell'Accursio: i
suoi scolari stessi goderono straordinarj privile-
gj . Appellato alFesercizio pratico da Papi, e da
Sovrani , poneva un eccessivo prezzo alia sua
opera: gl'infermi si sottoponevano alia legge,
e cosi Taddeo acquisto immense ricchezze (56).
(55) Sard et Fatt. de clariss. etc. par. a.
(56) Vedasi Filip, VilLF. illustriSartiec, Si possono
Jeggere questi aneddoti^ o ^veri o falsi nelle citate opere.
iiarra il VUlani (Fit. de Fior. illus.) che essendo ma^
lato il Papay e bramando per medico Taddeo , pattui
ostinatamente questo non meno di loo scudid^oro dl
gi9rno per suo salario . Maravigliossi il Papa : si ao-
cordo pero , e rimprovero la sua durezza 'a Taddeo .
Egli risposCy che altri Principi e Signori non lo aifci^an
pagato nieno dt 5o scudi al giorno, onde a luiy che era
il primo Sovrano non dovea parer troppo il prezzo
di ipo. Guarito il Papa o per gratitudine , o per pur^
3a DFX RinrAsc. deile scfenze e lettere
La scuola medica di Taddeo si continuo in Di-
no del Garbo fiorentirio, suo scolare (57). Pro-
fessore con molto credito in Bologna, fu di la
obbligato a partirsi , o dair interdetto ddato a
quella citt^ , o dalF invidia che lo perseguitava .
Professo a Siena, indi a Padova la stessa scienza :
scrisse de'commentarj all'opere d'Avicenna,ed
al trattato d'lppocr^e sulla na'tura del feto,una
epistola sulla cena, e sulpranzo . Dalla sposizio-
ne della canzone diGuido Cavalcanti ^lUanatu-
ra d' amore , si coroprende che agli studi severi
uni I'amenita delle lettere. II suo nome pero e
oscurato pel sospetto d'aver contribuito alia
condanna del disgraziato ' Cecca d'Ascoli, arso
in Firen'ze . Era costui un dotto uomo di quei
tempi , professore d' astrologia e filosofia in Bo-
logna , ed anche po^ta . Sarebbe difficile lo sta-
biUre con precisione qual genere d' eretica opi-
nione gli fosse apposta: 1' astrologia non era un
delitto 9 professandosi pubblicamente nelle Uni-
versita ; onde pare che T invidia al suo sapere,
che in quei tempi dovea parer grandissimo, ec-
citata forse dal suo irritabil carattere , e la per-
secus^ione di Dino lo conducessero a quel tra-
gico fine . Tutto ciopuo rilevarsi dal racconto
di Gio. Villani sopra Dino , e Cecco. Ch'^li ne-
gasse il libero arbitrio nel libro da lui pubhli-
cato sulla Sfera, o sia i comenti suoi sulla Sfera
di Giovanni da Sacro Bosco non par naturale ,
giacche nel suo poema X Acerba anzi accusa
garsi dal sospetto d^avariziay gli regalo 100 mil a Du^
cati: altri dice aoo milay altri 10 milaj che e piuprof^
babile, (I catalogo delle sue opere si Dede presso i piu
volte cita-ti, Sarti, e Fattorini ec.
(57) Filipp. Fillani, Fior. illustr.
SAGGIO SECONDO 33
•Dante di questo errore, e riconosce chiarameu-
te il libero arbitrio, e nella sentenza delF Inqui-
sitor fiorentino pubblicata dal Dott. Lami non
si parla del delitto. II carattere strano e invi-
dioso di ('.ecco si scorge in alcuni tratti dell* A-
cerba, ove vuole altaccare i versi di Dante, e
con non molta modestia porsi sopra di lui, ed
ha la disgrazia di criticai'ie appunto uno de* piu
sublimi pezzi delF italiana poesia , quello sul
Conte Ugolino : ecco i suoi versi :
Qui non si canta al modo delle rane ,
Qui non si canta al modo del Poeta,
Che fif\ge imaginando cose vane ec.
Dopo altre terzine*, che alludono ai fatti cantati
da Dante , segue :
Non veggo il Conte , che per ira ed asto
Ten forte TArCivescovo Ruggiero
Prendendo dal sua ceffo fero pasto ec.
Per tornare ai medici fiorentini , come Dino an-
che il Torrigiaho fu scolare di Taddeo, e pro-
fessore nelF University di Parigi, ed in eti mol-
to avanzata pare che prendesse T abito dell' or-
dine de' Predicatori , o de'Certosini (58). A Di-
no del Garbo aggiungeremo il suo figlio Tom-
niaso, SI per unitlo ^1 padre, di cui fu anche
piu oelebre , e per la singolarit^ d' essere stato
stimatoda un uomo sommo, di cui e noto Talto
disprezzo, che avea per la medicina, cioe il Pe-
trarca, che per tema di coutradirsi lo appella
non ilpiu grande, ma il piu famoso (59).Scris-
se de'comenti sopra alcune opere di Galeno,
e un cousijglio sul modo di vivere in tempo di
(58) Filippo Vill. Fior. illustr. Mazzuch. Tirab. 1st.
delta Lett. ItaL torn. V.
(59) Petr. SeniL lib. XI J. ep. i.
T. III. e
34 PEL RINASC. DELLE SCIK^VZE E LETTERE
pesle, che puo meritare speciale aitenzione,
giacolie era vissuto nel tempo d'una delle mag-
giori pestileuze, che nbbiano desolata la terra,
cioe quella del i348. Occupandoci in questo
breve ragguaglio letterario piuttosto de' progres-
si procurati alle scienze dai Toscani ilhistri , che
delle persone degli autori , abbiamo gik detto
anche troppo , e della giurispruden:^ , e della
medicina . Osserveremo in quest' ultima , che il
ritrovarsi in ogni secolo de* rispettabili uomini,
che Thanno direttamente attaccata, e un nu-
mero anche maggiore, che Thanno schernita,
e una nuova prova almeno della sua incertezza,
non essendo avvenuta Tistessa sorte alia fisica,
alia matematica, e ad altre scienze, che proce-
dono con altri metodi nelle loro ricerche: ed
appunto in questa eta la medicina ebbe la di-
sgrazia di trovare per nemico I'uomo piu gran-
de, che allora vivesse, il celebre Petrarca. Egli
lion lascia occasione di attaccare i medici , "era
con serj ragionamenti (60), ora con comici rac-
(60) Uqforismo d'/ppocrate Ars Longa, vita brevis,
e comentato dal Petrarca « Vitani medici dum brev^em
dixerunt brevissunam effecerunt « • // chiarissimo d^A^
lemhert neir elogio di Regnier, che era una degli in"
creduli in medicina^ dopo aver concessOy che non si pub
negare esservi de^.casiy ne* quali la medicina solleva il
inalato , e moltissimi altri in cui turba Id naiura e la
distru^Cy Dolendola ajtUare^ sogg^unge: che la sola
maniera di decider le questions sarebbe di vedere col'-
r esperienzay se i popoli senza medicina 7)ivono piu (do*
veay credo y dir piu sani) di quelliy che Fhanno: mais
nialheuresement les peuples sauvages, qui n' ont que la
nature pour medecin, n'ont point des registres mor-
tuaires: et les peuples civilises, qui on fait une science
de Tart de giierjr,tie se laisseront pas aisement per-
suader d*en proscrire, ou d*en suspendre T usage.
S.iGGIO SEGO^bo • 35
conti, ora descriveodo la pompa con cui ap-
parivano in pubblico , pompa ehe seconda liii
avea Tariad'un trionfo, eche alcuni meritava-
no, se npn meno di cinquemila persone uccisesi
richiedeva nella romana Republ3iica, perche un
eroe ottepesse Tonor del trionfo (6i): ne cessa
di raccontare i falsi presagj medici accaduti in
altri, ed in se stesso . Alcuno ha creduto che
Todio contro de'roedici fosse nato in lui da una
amara risposta di un medico di Papa Cleineo-
te VI. alia lettera del Petrarca a questo Ponlefi-
ce, in cui lo consigliava a guardarsi dai troppi
medici : questa causa pero non puo che avere al
piu aguzzate le armi del disprezzo , cheavea per
quelFarte; giacche nella lettera stessa anteriore
alia risposta mostra gli stessi sentimenti; e i
fatti avvenuti a se stesso erano troppoatti a con-
fermarvelo . 4fa quando anche parla pacatamen-
te a qualche medico suo amico mostra la mede-
sima opinione. £ mirabile il vedere, come un
uomo sfornito di mediche cognizioni possa lot-
tare coi piu grandi Medici per forza d'ingegnor
si trova Tarte medica, e le teoriche regole alle
prese col buon senso ignaro delFarte, e questo
quasi sempre superiore (C2). Dalla pompa, con
(61) SeniL lib. V. ep, 4-
(62) Si leg^anofra le sctiili (lib, XI h ) le due lettere
a Giovanni Dandi medico suo ainico , che lo consiglia^
va a cangiare il metodo di cibarsi sail* anno 63 della
sua eta J si ossewera con jquanto buon senso ragiona
in un* arte a lui sconosciuta, E d ax^cordo di lasciar
Fuso dei pesci e delle carni salatCy non cost pero i pomiy
non il costume di cibarsi una sol uolta il giorno , di
dif^unar rigorosamente una volta Id settimana in pane
ed acqua , non f uso delP acqua pura . Se si ponga
mente alia consuetudinc di questo metodo non interrot'^
36 DBL RINA.SC. DELLE SCIENZE E LETTERE
cui marciavano i medici, flagli onori , e (Jai pre-
mj , che ricevevano dai Principi , e gran Signori,
si puo argomentare il pregio grande , ii^ cui era
teiiuta la medicina in un tempo, nel quale (se
ai di nostri, come comun«mente si crede, s'e
tanto avanzata) era neir infanzia . I suoi lumi
sono cresciuti, e la stima e andata declinando.
Lescero indeciso, se questa nasceva allora dal-
Tignoranza dell'eta^ e se illuminandosi il mon-
do, Tabbia ridolta al suo vero grado . Non deve
dissimularsi pero che questo grand' uomo parla
piu contro i medici del suo tempo, che contro
la medicina , e pochi troveranno , che abbia
torto . Una non piccola consolazione ai medici
contro le invettive del Petrarca puo essere il ri-
flettere che egli non ha risparmiato neppure
i legisti (63) . Lo stesso ridicolo con molto mag*
gior ragione getto anche sopra V astrologia , con
cui la medicina ha avuto la disgrazia di essere
pertanto tempo associata : i comici fatti, ch'ei
racconta , e in specie la solenne imp^rtauza , cou
cui r Astrologo dei Yisconti tratten#va la corte
tutta, e il popolo milanese adunati per aspetta-
re Tora propizia, in cui i tre fratelli Visconti,
Matteo , Bernabo , e Galeazzo dovean prendere
il possesso dei loro stati , sono atti a rallegrare
ogni sensato lettore, che sa Tinfelice sorte di
quei fratelli (64) . Benche sia agevol cosa il corn-
to Jino dalla pueriziay si conoscera quanta sarebbe sta*
to pericoloso a mutarlo a quelPeta, come lo provo
Luigi Comoro sedotto dcC continui discorsi de^ medici.
V. Cornar detla 'vita sobr.
(63) Lett, a Marco da Genovay edit, di Gen. i6oi.
lib, n. ep, 4-
(64) // Petrarca non vide smentiti gli augury che di"
S4GGIO SCCOVPO 37
prendere la vanitJi dell' astrologia, deesi futtayia
recare a non piccola gloria del Petrarca Taverne
conosciuto il ridicolo in un tempo, in cui era
comunemente rispettata , e d' essersi soUevato
su gli universali pregiudizj .
Questa scienza ( se pure si dee macchiare tal
nonie applicandolo si male), 1% pretensione di
indovinare il futuro, fu a quel tempo associata
quasi indispensabilmente alia roedicina, come
nel nostro la notomia , o la botanica . Si fareb-
be gran torto alia medicina a confonderle in-
sieme non avendo altra somigtianza talora, che
negli arditi prognostic! , che i novizj nell' arte
medica ardiscono pronunziare. L'ansiet^ d' in-
dovinare il futuro ha tenuto in credito F astro-
logia in tutti i tempi ; e il popolo romano spe-
rava di leggerlo nel volo degli uccelli, o nelle
viscere fumanti degli animali (65). La catledra
di questa ridicola scienza ha deturpato il cata-
logo de' Professori di Bologna, e di Padova.
Presso i Priocipi , e le Repubbliche v* era la ca-
rica d' astrologo , come poi quella di teologo ,
MatteOy il quale in capo a un* anno perde la signona
di Bologna e moA in etajresca, Egli avrebbe at^uto an^
che motivo- di burlarsi da vantaggio deW astrologo , se
fosse stato spettatore del tragicojine di Bernabh. SeniL
lib, I. ep, 6.
(63) Spirantia consulit exta. ^irg. 4* AEn. Si crede,
che presso i Romani fosse la scienza degli augur/ un
articolo di politica : ma sara sempre una gran dispu^
ta^ se mai sia utile F errore al popolo ; giaccKe^ quan*
do e assuefatto alP errore, pub esserfocilmente sedotto
da ogni ardito impo store . Cicerone non rispettoi^a mol"
to questo pregiudizio e questa politica: non si pub con
piu ragione distruggere le follie degli auguri di quel
die egli hafotto neW aur^o libro de DiviDatione.
38 DEL HIPTASC. BELLE SCIENZE E LETTERE
o di medico . Rivenclicheremo noi come fioren-
tino, o rigetteremo uno dei piii famosi astro-
logi di questi tempi, Guido llonatli? Se Forli
lo pretende per suo, lo cederemo volentieri,
benche Filippo Villani lo faccia fiorentino, e
nativo di Cascia . I piccoli Principi d' Italia fe-
cero a gara per ^ossederlo . Fu creduto Tuomo
il pill sapiente fie' suoi tempi, giacche Tarte di
indovinar, ragionando, il futuro dovea esser cre-
duta la piu grande . Egli si vanta arditamente di
molte profezie verificate (66) , e delle piu insi-
gni vittorie che per suo mezzo riporlo Guido
Novello : fu non ostante talora soggetto a delle
umilianti, e ridicole mortificazioni (67). Niente
pero vi puo esser di piu ridicolo, che mirare i
pubblici affari dipender dagli astrologici precet-
ti : contemplar per esempio quest' astrologo sul
campanil di Forli , e V esercito del conte Novel-
lo signore della cittk pronto a marciare: quello
dar col primo tocco della campana il segno al
Coute di porsi Tarraatura , col secondo di salire
a cavallo, col terzo di muover Tesercito (68).
La fiorentina RepulSblica in questi tempi rino-
mata per la saviezza dei cittadiui, faceva ^nche
(6S) Ezzelino da Romano m^ea sempre iittorno una
folia di astrologiy tra i quali il Bonatti, e un Saracino
die alia lunga barba^ e al truce aspetto era paramo*
nato a Balaasn . Questi ed altri gli avevan predetto i
•piujiinesti evenfi poco prima dMa battaglia di Cassa'^
no y in cni riporto qncllaferita , otule poi morL Malvez.
Cron, Bres, Rer. ital, torn, 8. VerH., istor, degli EzzelinL
(67) jii^ea egli predetto la serenita delV aria: un con*
tadino dai movimenti delT orecchie del suo asino pre^
disse la piof^a , e Jii mi%lior profeta . Benv, da Im.
Com, di Dante, Annales Forolisf, Rer. itad. torn, 2a.
(68) Filip, Fill. Fior. illus.
i
4 _
SAGGIO S£COXDO • ' 3d
essa muover gli eserciti a norma degli a$t|*plpgi:
onde r errore era universale. Non si possono
scusare i nioderni neppur coir esempio dei Ro^
niani : questi forse vedendo , che queil' errore
non potea togliersi dal volgo, a¥ean cercato di
profittarne per vantaggio publico, istituendo
un collegio d'auguri, onde Topinione popolare
fosse diretta dal governo . Che generalmente poi
deridessero i principj di quel collegio, puo de-
dursi dairasserzione di Cicerone, il quale dice,
che incontrandosi fra di loro due auguri dovean
ridersi in faccia . Scrisse il Bonatli le regole del-
la sua arte, eper nobilitarla , e difenderla sostenr
ne che usato avea I'astrologia giudiciaria anche
G. Cristo . Per separare da tanta feccia qualche
perla , era Guido perito nelle cognizioni astro-
nom^che , le quali si potevano avere in quel
tempo , e nella filosofia , e i suoi viaggi fino in
Arabia lo doveano avere arricchito di non comu-
ni notizie .
FILOSOFIA , E MATEMATICA
^ £ dolce cosa ne'tempi nostri fra tanta luce, che
la matematica, Tosservazione , e Tesperienza han-
no ^parso su i naturali effetti, il voltarsi indietro,
e riguardar le tenebre, da cui siamo da pbco e-
sciti,'e che hanno ricoperto per tanti secoli la ter-
ra . Quello , che awiene sul principio alia vita
deir uomo, e vero bene spesso del lungo corso
dell'eti . L' ultima facolta, che si risvegli negli uo-
mini, e la ragione . Se questa regola si applichi
ai secoli passati, $d alia scienza della natura,
non solo si trover^ vera , ma ci sembrera anzi
che ella sia restata in un letargo a cui non pa-
4o DEL RINASG. DELLE SCIENZE £ LETTERE
reva destinata . Dopo che le forze deirimmagina-
zione avean percorso e in Grecia , e in Roma tutti
gli oggelti, di cui quella facolti e capace, anche
oltre i liiniti , che la bella natura ha loro segna-
ti, dopo cbe la ragione stessa avea tanto abbel-
lita la morale tra i giardini di Academo, o sui
colli Tusculani , i naturali effetti erano sempre
coperti di un velo , e si puo dire che quel velo
non sia eominciato ad alzarsi con sicurezza , che
nel fine del XVI. secolo deU'era cristiana. La
mancanza di metodo nell' investigare i naturali
effetti fece progredir cosi poco gli antichi nella
scienza della natura. InVece d*interrogarla con
F osservazione , e costringerla a rispondere co-
gli esperimenti , pretendevano dal solitario gabi-
netto indovmarla con sottili ragiooamenti . Per
un lungo tratto di secoli V umano ingegno nel-
la naturale scienza fu simile ad un yiandante,
che ayendo smarrita la strada senza avvedersene,
per quanto cammini non giunge mai alia meta .
L' unica scienza , che fosse con qualche profitto
coltivata dagli antichi, fu Tastronomia: i corpi
celesti, esposti continuamente alla'loro vista »
presentavano anche all* occhio ozioso, e nun
astronomico osservazioni seraplici, le quali tan-
te volte replicate doveano dar luogo alm^no ad
uti' istoria- del cielo da comprender dei fatti ca-
paci di servire ai successivi a^tronomi ; giacche
molti fenomeni dei cieli, abl>racciando uno spa-
zio superiore al corso dell-umana vita , per de-
dur qualche cosa di preciso conveniva parago-
nare osservazioni di eta diverse, e di diversi fi-
losofi. II saggio critico, che non si lascia deUi-
dere dalle brillanti congetture di chi forse per
singolarita , e per pompa d' ingegno ha voluto
I
■
8AGGIO SECOUDO 4^
dttribuir troppo agli Antichi (69); che non de-
duce una scoperta da un' espressione ambigua,
ne immagina niisteri fisici velati dalle favole, ri-
volgendo le loro ope re fisicke, ne confessa la po-
verta. S'incontrano ( bisogna eonfessarlo ) in
questa solitudine due o tre uomini , che aven-
do coltivata la scienza la piii sicura, la matema-
tica , gli ha questa condotti a verita sorpren-
denti. Tale in Italia fu il tarentino Archita, ri-
conosciuto per uno de' piu grandi niatematici
deir antichita, che applico le astratte verita geo-
inetriche agli usi meccanici , che dette una pra-
tica prova del suo ingegno coUa costrtizione
della celebre colomba di legno , che imitava il
volo delle vere , ed un' altra speculativa colla
soluzione del famoso probleoia dellk duplicatu-
ra del cubo, soluzione, che giunta ai nostri
tempi ci da un idea assai vantaggiosa delF inge-
gno d'Archita (70), la cui menle calcolatrice
dopo piu secoli merito un elogio dal Lirico ro-
mano (71). Ma assai piu d'Archita si sollevo
in sifTatte scieuze Archimede , che puo con Ga-
lileo, e cqn Newton porsi in un illustre Jtrium-
virato . Celebri sono tutti e tre per non essersi
semplicemente occupati nelle astratte specula-
zioni della matematica , ma per averle applicate
alia fisica con utile successo , ciocche e special-
mente il segno del talento sublime, che v^de i
rapporti tra 1' astratto e il concreto, e con inge-
gnoso metodo sa render feconde verita astrat-
(69) Decoupertes des Anciens attribuees aux modernes.
(70) Montucla y Hist, des Matema-tiques .
(71) Te maris, et coeK, nunieroque carentis arenas
Mensoretn cohibent Archita. Hor, Od,^S. /. i. a
T. III. /
f
\
* 4^ I^FX RJNASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
/ le . La meccanica sopratutto deve infinitamente
ad Arcliimede per la dimostrazione deirazioue
della leva , per 1' invenzione delF elice o vite
perpetua , e deiraltro utilissimo istrumentoap-
pellato la coclea d'Archimede, onde Tacquacon
iiigegnoso ritrovato, e con bizzarra contradizio-
ne, nel tempo che scende per un piano inclina-
to, si trova insensibilmente soilevata a notabili
^ altezze. La costruzione della Sfera, ove mostransi
in compendio il cielo, e la terra, e i moti degli
astri e da Cicerone creduta opera d'ingegno piu
che umano (7a) con moltissimi altri grandi ri-
troVati, che hanno eccitato di quel matematico
la piu alta ammirazione. Noi lasceremo da parte
(72) Ne in sphaera quidem eosdem motus Archime-
des sine divino ingenio potuisset imitari. [Tusc, Qucest.
iib. /.) Ved, r epigranima di Claudiano ,
Juppiter in, parvo cum cerneret sethera vitro
Risit , et ad Superos talia dicta dedit :
Huccine mortalis progressa potentia curae
Jam mens in fragiii ludicur orbe labor ?
Jura Poll , rerumque fidem , legesque Deorum
Ecce Siracusius transtulit arte senex .
Inclusus variis famulatur spiritus asctis,
Et vivum certis motibus urget opus . ^
Percurrit proprium mentitor stgnifer 'annum
Et simulata novo Ciuthia mense redit.
Jamque suum volvens audax industria mundum
Gaudet, et humana sjdera mente regit.
Quid falso insontem tonitru Salmonea miror?
Aemula naturae parva reperta manus.
tioi attenendoci aifaXti istorici colla testimonianza di
^lUti gli Antickiy attribuiamo Finvenzione ingegnosa di
questa macchina ad Archimede y lasciando y che la con"
gettura 'vada a ritrovarla sotto il 'velo della favola in
AtlantBy die portamdola sulle spallcy si dicesse percio
di luiy che reggeva su quel I a Puniuerso.. Bailly Astro^
nonu ancienne.
A
S40GI0 SECOJTDO '43
tutlo CIO, che e stato trattato Hi favolosa, oome
la costruzione deir immensa oave descritta da
Ateiieo, o le terribili prove della sua arte con-
tro i Romani, all'assedio di Siracusa : ma le sue
ingegnose dimostrazioni della proporzione della
sfera al cilindro, e le altre verita, che Taccom-
pagnano, come Fapprossimazione della misura
del circolo, esistono ancora; e cio che sopratut-
to ne caratterizza il sovrurhano ingegno sono i
semi d'una delle piu sublimi matematiche sco-
perte de'nostri giorni^del calcolo infinitesimale,
i di cui emhrioni nati fra le mani d'Archimede,
sviluppati davvantaggio dagli scolaridi Galileo,
Torricelli , e Cavalieri, giunsero a maturita per
Tindustria delY inglese Matematico. £ questo
grand' uomo una specie di colosso isolato , trop-
po superiore a tutto cio , che anche per distan-
za di secoli gli sta intorno, per potervi aver re-
lazioni; uno di quegl' individui , che formano
piuttosto reccezzione,ehe la regola della specie
umana, e che la natura pare, che produca di
tempo in tempo per mostrare il suo potere . Es-
so non fu ne scolare ne maestro del suo secolo:
brillo in esso come una meteora stupenda, ma
momentanea": si.spense; e il secolo rest© nel-
Foscurita consueta.
Se nell'aureaeta di Grecia, e di Roma non fe-
ce che pochi ^ lenti passi la scienza naturale, e
facile imaginarsi, che ne* tempi di calamita, che
per piu di sei secoli coprirono T Italia, dovea re-
star sempre piu negletta. Allorche nel rianimar-
si la ragione fu applicata alia fisica , invece di
migliorare il metodo delle ricerehe, ando anche
peggiorando . Le opere di Aristotele tradotte par-
te dal greco, parte dalFarabo, furon quasi il so*
•
«
//
t\[\ T)EL RT^VSC. DELM? SCTENZF. E l.FTT FRF
lo libro , da ciii si attingessero le natural! cogni*
zioni . Potendo trar poco dal loro fondo, stiidia-
vano gli uomini in quel libro, e riguardandolo
quasi il codice della natura , si persuasero, che
ogni frase d' Aristotele contenesse una veritk .
Tratto alle Universita con religiosa venerazione,
interpetrato , come un Oracolo , in cui si dee
trovar il vero, si vide ad un tratto Aristotele
creato il legislatore della natura; e quantunque
in qualche re^no, e in specie a Parigi, si trovas-
sero degli empj , che bestemmiassero questo no-
me, presto si ritrattarono; e la sua venerazione
fu quasi universale . Sino tra le arene dell'Affrica
le arabe sottigliezze d'AveiToe ne stabilirono
r adorazione , e contribuirono ad accrescerne
Tautoritaanche in Europa, di manierache se il
tispettabile Yecchio Stagirita fosse risorto in
quel tempo dalla tomba , sarebbe stato stupe-
fatto della sua gloria , ed avrebbe forse piu di
una volta sorriso de'sooi commeratatori (73).
L' interpetrazione d' Aristotele dette origine ad
un singolar linguaggio , che potrebbe aj)pellar-
si lingua Peripatetica , composta di parole, che
hanno avuto I'onore di equivalere alle cose per
tanto tempo . Cosi la sostanza^ \9i format gli ac-
cidenti , la forma sostanziale , le quidditd , le
quantitdy le qualitd^ con tante altre somiglianti
voci, forma vano un vocabolario , in cui si crede-
va, che si nascondesse la chiave de'naturali ar-
cani. L'intelligenza di queste oscure parole for-
raava la filosofica scienza di quel tempo. Erano
gli scolari condotti in queste tenebre, delle qua-
li^niunasi accorgeva, perche il bujo era uui-
(73) Fedi Swift.
SA.GGTO SCCOlVnO 4$
forme ; e se talora qiialcuno osava di veder piu
chiaro, Tautorita dt tante University , da cui era
siffatto gergo autenticato, le nnmerose tribii di
tanti che passavano per dottissiini , e che adora-
vano il nome, e giuravano sulle parole d' Aristo-
tele, lo facevan tacitamente dubitare di quel lu-
mi , che Tinterna ragione gli suggeriva; o alme-
no la prudenza la consigliava a tacere , cono-
scendo che un saggio tra una foll^ di stolti di-
venta esso lo stolto. Per confermar sempre piu
sugli uomini I'impero di questa Barbara filoso-
fia, fu associata alia scienza divina^ e parlecipo
della stessa venerazione . Si credette , che la sem-
plice morale del Vangelo, o i suoi piu,venera-
bili, che intelligibili misteri avessero bisognoo
delle sottigliezze scolasti^he , o delle tenebrose
frasi Peripa fetiche per esser meglio dimostrati .
In questa pfianiersT, forte d' inn umerabili difen-
sori, ha durato il regno d'Aristotele per tanto
tempo; ha piu volte interessati i Governi a so-
steuerlo (74), e non e caduto , che ai replicati
(74) f^ed. Launojus de var, Aristot. fortuna . Fran-
cesco L Re di Francia sedotto dalle autorevoli grida
di tanti ignoranti ha avifilitOy e quasi reso ridicolo in
faccia ai posteri il sua nome di protettor delle Lettere
coir editto in cui si proferisce soienne condanna con-'
tro Ramus , perche combatteva laJUosoJla d^ Aristotele.
Si pub leggcre in piu libri il decreto , che comincia :
Francois par la Grace de Dieu ejtc. Comme entre autres
gnindes sollicitudes que nous avons toujours eu de hien
ordonner et etablir la chose pnblique de notre Royau-
me nous avons mis toute la peine possible de I'accroi-
tre et de T enrechir des toutes bonnes lettres et scien*
ces etc. les docteurs ayant ete d'avis que le dit Ramus
avoit ete temeraire, arrogant et imprudent d' avoir re-
prouve, et comdanne le train et I'art de logique re^ue
*
46 DEL RIIVISC. DELLE SCIENZE E LETTER E
urti della piu forte evidenza. Quando ci faccia-
mo a considerare i lenti progress! della (isica , e
la lunga infanzia, in cui e stata per tanti secoli,
il rapido volo, che ne'due ultimi ha preso, ed
il numero delle veritii, che ha scoperte, nel-
r ammirare la sicurezza delmetodo, con cui
procede, possiamo dolerci , che questo metodo
sicuro non sia stato seguito dagli uoinini fino
dai piu vetusti tempi . Conviene pero far giu-
stizia agli antichi filosofi di Grecia y e di Uoma .
Benche ignari del vero metodo di ricercare le na-
turali verita, benche talorabbiano abusato ancor
essi delle parole, e date per cause degli effetti, gli
effetti stessi con vario giro di parole descritti,
non ne hanno fatto un abuso cosi vergognoso,
come ne' tempi de'quali abbiam parlato: si scor-
ge ne' loro scritti una nudita di fisiche cognizio-
ni, ma senza Tarroganza o prelensione di ric-
chezza , mentre nelT orgoglio Peripatetico , che
tutto pretendeva spiegare , ci si presenta un'am-
biziosa poverta per questo appunto piu ridico-
de toutes les nations et parceque en son livre des ani-
madversions il reprenoit Aristote , etoit evidemment
connue, et manifeste son ignorance.... nous condam-
nonS) suprimons, abolissons les dits deux livres, faisons
inhibitions et defenses a^ dit Ramus, a peine de puni*
tions corporels, de plus user de telles medisances et in-
vectives contre Aristote etc.
Un altro decreto egualmente ridicolo Jii fatto nelPan"
no 1624 dal Parlainanto di Parigi contro i letterati
Villan y Bitaulty et d-e CUves accusati di avere compo-
ste e puhblicate delie tesi coiitrj la dottrina di Aristo-
tele . / detti autori sono esiliati in quel decreto , Fait
defense a toutes personnes a peine de la vie de tenir
ou enseigner aucune maxiine contre les anciens aiiteurs
et approus^ees . — Non si puo ai^vilire la maestii delle
leggi con niaggior ridicolo .
SACGIO StCONDO #4?
]a. Nei scarsi monuroenti delF antica filosofta,
in mezzo ai molti errori si scorgono delle belle "
verita conform i a cio, che Tesperienza^ Fosser-
vazione , e la matematica , hanno mostrato ai
moderni, e hei versi di Lucrezio (ove si com-
prende la filosofia di Democrito, diLeucippo,
e d'Epicuro) si ritrova il fondamento della dot-
trina Newfoniana . Atoroi, vuoto, e muovimen-
to, Findestruttibilitk dei^irincipi, che compon-
gono i corpi, Tascensione dei vapori dal seno
del mare, F impulso di essi, e percio Tarresto
ai lati delle montagne, e indi la pioggia, la gra-
vita deiraria, la causa del non accrescimento del
luare, I'origine della peste, e 1' asserzione, per
qnei tempi assai meravigliosa , che nel vuoto i
corpi di diversa massa, come una piuma, ed un
pezzo di piombo, devono muoversi coUa stessa
velocita (75), con moltealtre verita fisiche, mo-
strano il dritto senso degli antichi filosofi, dai
quali il poeta le ha tl'atte. Anzi i principj sem-
plici di quella filosofia fan no un contrasto colle
(75) Questa verita^ dimostrata la prima volta da
Galileo y di cui si dijjicilniente si persuadono quei non
iniziati alle matematiche y a segno d^ essetvi necessaria
per convincerli F esperimento nel vuoto , e stata espres'
sa con somma precisione da Lucrezio: ecco i versi:
Nam per aquas qusecumquecaduntatqueaeradeorsum^
Haec pro ponderibus casus celerare necesse est :
Propterea, quia corpus aquse naturaque tenuis
Aeris baud possunt aeque rem quamque morari y '
Sed citius cedunt gravioribus exuperata. ^
At contra nulli de nulla parte, neque uUo
Tempore, inane potest vacuum subsistere rei,
Quin^ sua quod natura petit, concedere pergat*
Omnia, qua propter debent per inane quietum
Aeque ponderibus non aequis concita ferri. #
48 DEL RirVASG. DELLE SCIEXZE E LETTERE
moderne imaginarie ipotesi Cartesiane a gran
svantaggio di queste, perche fabbricate, dopo
che Bacone , e Galileo avean mostrato la vera
strada . Fra le tenebre, che ia questi secoli ri-
cuoprivano la filosofia per tutta TEuropa, la so-
la Toscana getta alcune scintille, le quali mo-
strano gia il paese , che dovea produrre il Gsili-
leo» E noto come Tanno romaiio rozzamente re-
golato da Nuroa , che pretese combinarvi i luna-
rj, e i solari periodi, era al tempo di Giulio Ce-
sare caduto in tal confusione, che le stagioni
aberravano dalle usate posizioni . Cesare, essen-
do nel coUegio degli Auguri, ai quali spetta-
va il regolamento di siffatte cose, ne immagino
la rifoima . Chiamato da Alessandria, che era la
sede deir astronomia , Sosigene , fu col di lui
consiglio regolato V anno civile sul corso uni-
CO del Sole . Qnesto pianeta compisce il suo
periodo nello spazio di 365 giorni, e 6 ore, rae-
lio 5 minuti secondo Ipparco . Sosigene propose
di formar Tanno di 365 giorni , e per tener con-
to delle 6 ore o quarta parte del giorno , di ag-
giungere un giorno di piu ogni 4 anni al mese
di febbrajo. Credette pertanto, che ai pOtessero
senza sensibile errore trascurare 5 minuti , dei
quali si accresceva Fanno. Fu il suo piano adot-
tato, e Cesare ebbe la gloria di siffatta riforma
dando il suo nome a quel periodo. Ma T errore
era piu considerabile , estendendo^i ogqi anno
ad undici minuti incirca, compiendosi la rivo-
luzione del Sole 365^. 5®. 49'-rnieno qualchepiu
piccola frazione (76). Ogni 4auni si aggiungevano
45 minuti di piu ,sicche il principio deiranuo ve-
(76) La Lande 365.* 5.o 48'. 48".
SAGcro secoetdo 49
ro prccedeva sempre dawantaggio quello dell'an-
no civile, e nello spazio di i3i2 anni la differen-
sa montava ad un giorno. Al tempo del Conci-
lio Niceno, nelFanno dell'era cristiana 39.5, era
stato fissato I'equinozio di primavera al di !ii di
marzo per regolar la Pasqua. Da quel tempo
ogni i3a anni Tequinozio civile posticipava di
un giorno, ossia il vero ed astronomico antici-
pava d'altrettanto . L'errore divenne alfine tan-
to considerabile , che Sisto IV. concepi il pro-
getto di una correzione, la quale fu poi eseguita
da Gregorio XIII. Ma avanti che Terrore dive-
nisse coM sensibile, nel secolo IX. in tempi di
tanta ignoranza s'era pure accorto qualche fio-
rentino astronomo di tale irregolarit^ . In un
calendario,ch'esiste in S. Maria del Fiore, si di-
stingue con tutta la precisione Tequinozio ec*
clesiastico dalFastronomico: il primo era quellp
fissato ai tempi del Concilio Niceno per la cele-
brazione della Pasqua il di ai di marzo, come
nel calendario si nota ; ma si aggiunge , che Tin-
gresso del Sole in ariete, che era il vero equi-
nozio, aweniva nel di 18 di giugnq (77); e per-
che non resti alcun dubbio si replica lo stesso
delFequinozio autunnale , mostrando , che vi
corre sempre la differenza di 3 giorni, e lo stes-
so si nota dei solstizj. Or calcolando Tanticipa-
zione degli equinozj su 4 secoli, che erano scor-
si dalla celebrazione del Concilio Niceno , al tem-
(77) *^' '^^SS^ Leonardo Ximenesy II yecchio e nuo-
▼o Gnomon e, Introduz. istorica, o^^e con dottiina e
profondita e tr€Ut<Uo questo argomento . Ivi si riporta^
no altri calendarjy da* quali si deduce parimentCy cite
si erano gli ossers^atori fiorentini accord del to sposta*
mento de^puati equinoziali e solstiziaU,
T. IIL g
•
t
r
5o DEL RINASC. DELLS SCIEVZE E LETTERS
po incirca del calendario, si trova cb'esser dovea
appunto di 3 giorni. Ma in che maniera in se-
coli di tanta ignoranza potevano i Fiorentini
aver fatta una somigliante ^operta? DelFantico
tempio di S. Giovanni esisteva un astronomico
gnomone, di cui veggonsi ancora i resti (78) sul
pavimento, ove la figura del 5>ole, contornata da
II n ingegnoso e barbaro verso , e il posto in cui
per testimonianza di Gio. Viliani per un foro»
che esisteva a' suoi tempi nella cupola , il raggio
solare ne' soli giorni del solstizio estivo andava
a cadere . Questo gnomons , probabilmente il
piu antico di siffatto genere, roostra con quan-
ta intelligenza erano osservati in Firenze i moti
celesti , onde non era difficile che si fossero ac-
corti dello spostamento dei solstizj e degli equi-
nozj. Lia sepoltura scoperta accanto a quel mar-
mo astronomico di Sforzp Sforzi, che si appella
col doppio nome di astrologo, e generale , mor-
to nelFanno loisi, puo indicare forse le dili-
genti osservazioni che vi aveva fatte, e ch'e-
rano in uso anche avanti di farvi i fiorentini
matematici .
Un'altra non piccola gloria della Toscana e
Leonardo Fibonacci pisano, il primo introdut-
tore deir algebra in Europa. Suo padre, agente
dei Pisani nella dogana di Bugia in Affrica, ri-
chiamo il figlio . Esso non solamente apprese le
arimmeticbe operazioni praticateividagli Arabi,
(78) Si vede ancora la figura del Sole col verso che
lo circonda:
En giro torte Sol dclos et rotor igne,
^eno die ha le medesime parole y letto a dirUtOy o a
rovescio, ma non esiste vestigio deljbroj oi^e passat^a
r imagine solare.
S4G6IO SECQITDO 5 1
ma ebbe agio di perfettamente istruirseae nei
luDghi viaggi, che per motivo di commercio fe-
ee in Egitto, in Siria, in Grecia, ed al trove.
Che egli sia stato il prinio introduttore dei nu-
meri arabi, come da alcuni e stato asserito, non
puo sostenersi; giacche molti sono i documen*
ti, onde deducesi essere stali praticati innanzi
al suo tempo , e solo si potr^ immaginare , che
egli n' estendesse T uso , facendo forse conoscere
qualche operazione arimmetica, ancor non ben
nota in Europa (79). Ma uiuno puo contrastar-
gli il primato sulFalgebra. I suoi libri ne fanno
autentica testimonianza, dai quali s' imparano
altresi Tepoche della sua vita . Il nilido mano-
seritto del libro d' abbaco (80) esistente nella
Biblioteca Magliabechiana , porta la data del
laoa ; un altro esemplare della Riccardiana por^
la lo stesso anno , aggiungendosi ohe fu corret-
to Tanno lai^ dall'autore , e dedicatb a Miche-
le Scotto; e appunto lo Scotto e conosciuto in
quel tempo come astrologo, e familiare di Leo-
nardo . Finalmente T altro cod ice di geometria
pratica rammentato in questo tempo da Bicco-
baldo e Pipino, che nella Magliabechiana con-
servasi, ha la data dell'anno isiao. I^ concor-
renza di queste date in varj manoscritti non la-
sciano a dubitare,cbe la fine del XII , e il prin-
(79^ f^crf. Targioniy Viag, font. 1 pag. 68.
(80) Ecco il titolo: Incipit liber Abaci coinpositus a
Leonardo Filio Bonaeci Pisano in anno 1 202 ; e nel ma^
, noscritto della Riccardiana : Incipit liber abaci a Leo-
nardo Filio Bonaeci coinpositus an. 1202, et correctus
ab eodem anno 1228. // titolo delV altra opera e: In-
cipit pratica Geometria composita a Leonardo ex filiis
Bonaeci in anno 1220.
Si BEL RINASC. DELLE SGIENZS E LETTERS
cipio del Xlll.secolo sia il tempo in cui e vissuto
Leonardo. Aromessa quell' epoca, non si Irova
alcuno, ch' abbia scritto deil' algebra prima di
lui . Potrebbe cader qualcbe dubbio sopra Gu-
glielmo di Lunis : questo e rammentato in un
ragionamento d' algebra di Raffaello Canacci,
che manoscritto trovasi presso i Sigg. Nelli,
giudicato dagli antiquarj del XIII. secolo, rhe cosi
incomincia : La regola deWArgibra^ la quale n?-
gota Guglelmo di Lunis la traslata d arabico a
nostra lingua ; onde polrebbe alcuno dubita-
re , che Guglielmo sia anteriore a Leonardo: ma
Tincertezza della data , la lingua italiana, di cui
si fa uso , e che non era ancor comune nelle
scritture ai tempi di Leonardo, la Candida as-
serzione di questo, che componeva il suo libro,
perche gritaliani non fossero piu privi della
scienza completa dei numeri ( mentre se altro
ne fosse esistito si sarebbe esposio all'accusa di
impudente menzognero ) formano una sufficient
te dimostrazione delF anteriority del suo la-
voro (8i). Convien notare che Leonardo, con
quella candidezza che e propria degli uomini
pn)bi, non s'appropria alcun merito neirinven-
zione de'metodi, e solo puo ad esso appartene*
re la maniera di esporli , e di mostrarli. £ infat-
ti ne'libri arabi, che sono stati in seguito tra-
dotti^ si trova la scienza nelmedesimo grado,in
cui e nel libro di Leonardo. Nell' altro suo libro
di geometria pratica , diretto specialmente a in-
segnare Tagrimensura, si scorgono le sue estese
(8i) Per altri didfbj che potrebbero eccitarsi y vedad
Peloquente elogio del Fibonacci, scritto dal dotto pOf
dre GrinuUdi nelle Memorie degli illus. Pisani.
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SAGGiO SECOKDO 53
eognizioni delle verita georaetnche^ e i metodi
facili di misurar^ le piane e solide 6guref' con * '^^
precisione. Tutto cio lo costituisce matematico
assai snperiore ai suoi contemporanei . t
Deirastronomia , di cui si son vedute si lumi-
nose tracce fino dai reconditi tempi in Firenze,
durarono ad esservi de' coltivatori celebri in se-
guito . Lasciando varj altri , convien nominare
Paolo Dagomaro detto il Geometro ^ che passo
ne' suoi tempi per un portento , come gli elogi
del Villani (8a), del Boccaccio (83), e in tempi
posteriori, del Verini (84), ci attestano. Non re-
sta disgraziatamente di lui alcun'opera, per te^
sfiroonianza delta sua celebrity. Se e vero, che
colle sue osservazioni astronomiche giungesse a
correggere gli errori delle Tavole Alfonsine , e
Toletane , come si dice dal Villani ; se si accorse
di mutazioni nell' apparente muovimento delle
stelle fisse, a segno da dedurre, come il Landi-
no attesta, il periodo delFanno grande; il suo /
roerito per quei tempi e di non lieve momento:
ma i documenti sono incerti , e lo sono ancor i '
di piu quelK, da'quali si crede dedurre ch'egli
fosse inventore d' operazioni algebraiche (85).
(8a) Filtp. VilL Fior. illus.
(83) Gio. Boccaccio de GeneaL Dear, lib, i5, cap. 6. ^
(84) Paalus et AstFonomus, Paulus Geometer et idem
Philoflophiis novitque omnes doctissimus artes .
Vinci t aritmethicis Nilum Florentia chartis,
Assiriaeque caput Babilon jam cedit Etruscis, i
Tuscus.ab ettremo numerorum gange figurai
Accepit yelox qui computat omna signis.
(85) f^. Ximcnesj In trod, alio Gnomone ec. La pa»
rola asquationes, che tro^'osi nel testo latino del Villof-
ni e difficile interpretarla per equazipni algebraiche,
come vuol F autare. II Fillani non versaio in siffiute
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54 ^^^ RIDrASC. HELLfe S6lENZ9 E LEtTERE
i4u probalpile 6) ctie alio stesso fistronomo ap-
partengano le efem^di inedite dell* anno i366.
Da quelle poi parimenteinedite deti'aano i38ii,
• da varj altr) astropomi *di Toscana puo^edur-
81 che lo §tadio della matematica ed^astrdnoniia
ita suffioientemente; per cfuel ohe lo p^roetteva-
no i tempi , cokivato in Fircnze (86) . Non si yuol
dissimulare , ehe Tc^ggetto a eui\si'dirigevana
speciajmente qiiei sUidj era b aperanza, ^e la
credulilll dt leggere jlftitur6,negli astri; ma non
^ questo il primo esem]»id it effetti utili^shni
proddfti da vane e frnnlaginarie caua« . Ahche il
desiderio di crea^ I'oTO, ae ha i»tt(yp^pcler tem-
po, e ricchezze in tentativhinutili, tm-prodbtto
pero prirna interessanti scoperte, indif arte^el-
la chimica tanto ar dt nostri utile , ;ed est^sa .
/ Fii^eiize vanta in <{uesto fem^or nna utili«sima
jRCQperta, quella d'aiufare la debolezca dfUa. vi*
materiSf'irS nn tmnpoinn cut emno quasi*'ignotB y sa^
r^b^e stato lun t^l^dcolo, die iwesse etdopaato^ la paro^
la vcfUalion^ nel giusto ^ senso aigeicaic^ : prAabil^
mente npn iiUese*p§r quella paro /a, ahe'qflicoli e sont"
me , Pel segni algebrofci sijanda il- padre XimerUs su
4versi rlportatittat Verini:
Tusciis ab extrehfio numerortf ni gange fi|jrurai
Aodpitit ^etbx qui computat omnia »igni».
ti f^etint ha scritto piu d un sffcolo dope 11 Dc^omari^
e in quel versi si scorge-j eke il J)agoman Jedt Uso , tfo-
nie iL Fibonacci de^ htuneri arabi chiamati Indiani) ^(?-
tendosi intendere &\^n\s pier te cifre krabe non commni,
ewe qui computat omnia his signis . Almmio Man mi
par con^orme*allaitiihna critica il volefrlednnm e^n*
seguenza sigrande dnlle incerte parole tti mnpoeM^ e
un poeta vissuto piii (Tun secolo dopo.
, (86) Fra Corrado* F'escovo di Fiesohy jSlesser Gio,
da Lignanoy Maestri Domenioo d^Arezao, Mai$$»o
di Antonio fiorentino* . •• . '
(8^) Lilerae' oosOHrse 9t mtitttm per interposiUtn pi*
lam Tilream aquA pienam cki*ib(e» aiQpliere44)>^ ^^^
jiuntuT . Sch^e.^^tups. nai^ Pl/U' hist. nm$» ithtnokisiinu.
passi^ lib, 5. aap^ ig iit.^26 cap.'^ii lib. 3^ cog. .71 etc
(88) Smith: optip tcm:,i. *•.. i ■ .. *♦ , •
(89) Redi, Lm. n Carlo Dati\ Manni^degli occhiali
ia now. ^Moi^ucla Hist: des^Matemat. ' ^ '
(90) i^elh pill antica Crdniou diS. taterinadi Pi^
sa si difie: f^ralur Alexander de Spioa^ vir ipodestut «t
bonus quseounique vidit ,' a^t midivk &cta acivit, et far
c^re ocularis ab aliquo prkno fadia, et coihmufiicare no*
fente ip^e ficit et eomunic^vit «tc. « Fn altra* Cronicar
d^Hostesso convento vi si f^i^^ •' u^ visis statim pul*
lo decent^ didictt ecc« • . . *
1
sta . Si erano accorti gll antic^i che t)b glQ^ ^\
vetro soHdo , a pitepQ d*acqua applicato agli oe^ * . ^ ' . * :
chj , rendev^ piu grandi , e piu distinti gli -og- 1
getli"(87). IltJetebre Rbg^rio Badone aveva fetta
un altro passo iHoatCpiildo ^- cbe si otteneva X is- - * t
tesso •ffeltd coo un segm^nt^ clt sfera (88). La . ■. '
fabbricazione d<f velri di figura lenticolare sino ^ . '
allora ignoia , e X ipgegqoso artifizio d' inca- ^\ \
atrarli in due circoli congiunti ed atti a sospen- | :
dersi davanti agli ocehi, deesi al fiorentine Sal- { .
vino deglt Avmalr , sul'di cui a^polcro, che esi-. ,
steva gia in S. ^aria maggiore per {estimonian-
za del Mtgliofe, e di altri , riserizioAe Ip nomi^
iiava^ cem^- invejilore ^egli occbiall: ^io ded|j*
cesi (ta- vafj.^crittorr ^ e specialmente dal Man-
ni.' L'invenzion^, riaale circa al ia83 (89). Pef
RQrf defrau<]are i^lcuno della §l6ria^ch(e ha «ie* ; « • « '^
ri|at0, vupUi-eonffssare', che il padre Alesaaiidrq^ ^ ^
Spina, c^noscidtane la scopert<i', aeppe facilmev; ^ *
tc imiitarla^ b.avf^do-^eduti gli occbiaU,x> ^^ '"
lo senlitonfc doscrivfer^ V artifizio (90). L'atlri^ • '
buirgK di piu*«arebb6 i;pgiustizia ; e jle sane ^re- ^ . . ,» '
* i
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56 DEL RINASC. DELLE SCfEVZE E LETTERS
gole della, oritica non ci lasciano dubitare del
vero nome dell' inventore , appoggiandoci suUa
fede, che irierita un autorevole ed illibato uo-
mo, quale era il Migliore (91); altrimenti in as-
serzioni appoggiate alia testimonianza degli scrit-
tori, non vi sarebbe piu criterio alcuno,e lutto
diverrebbe oscuriti e incertezza .
L'eti,di cui abbiamo scorso Tistoria scientifica,
e certamente un'eti d' ignoranza ; ma nell' istes-
so tempo, per una bizzarra contradizione, e Feti
d'alcune delle piu grandi scoperte. A lei appar-
tiene I'invenzione della polvere da schioppo,
che ha fatta si gran rivoluzione nell' arte della
guerra . Mutazioni ancora piu grandi son nate
dalFinvenzione della bussola , per di cui mezzo
si sono arrischiati gli uomini a nuove navigazio-
ni y non tentabili senza quello strumento ; e la
scopertad^ America, ela strada alF Indie orienta-
tali pel Capo di buona speranza, hanno mutato la
sorte, e la ricchezza delle nazioni . S e impoverita
ritalia, e le sue r&cchezze si son divise fra gl'Inglesi
Olandesi, Portoghesi, ed altri popoli . L'inven-
zione della carta formata di stracci di lino, ren-
dendo tanto meno costosi i libri, e moltiplican-
done le copie ha altresi moltiplicate le cogni-
zioni, e aperta la strada a una nuova rivoluzio-
ne nello spirito umano . Deve a questa accom-
pagnarsi la scoperta degli occhiali pocofa no*
minata, non tanto per rutillti immediatamente
recata agli uomini, quanto per esseme da que-
sta nata una piu sorprendente , quella de' tele-
scopj , che ha fatta una nuova rivoluzione uel cie-
lo . Pare che queste scoperte sieno state fattepiu
(91) Mannif d^U occhiali.
SAGOIO SEGONDO Sj
dal caso che dalragionamento, non aliueno da
quello usato dalla barbara filosofia di quei tem-
pi. Bisogna distinguere T ignoranza daU'errore.
II secondo, come abbiamo vislo, abbigliato ^i
vane e tenebro^e parole, dominava nelle scuo-
le , e coa una specie di dispotismo incatenava
gli spiriti , che non osavano uscire dagli oscui i
limiti ad essi prescritti . L'ignoranza, lasciando
le menti nella naturale liberie , permette agF in-
gegni straordinarj , che in tutti i secoU nascono,
di far uso delle loroforze, e percio, anche pvivi
d'ajuti, possono prendere qualche volo inusita-
to, tanto piu facilmente talora, perche non ag-
gravati dal fascio delle cognizioni estranee , che
gli assuefaccia , e quasi gli obblighi a veder cogli
occhi altrui. £ forse questa la ragione, che le
barbare eta possono produrre delle maraviglio-
se acoperte . Ma riduciamo tutto al suo vero va-
lore. Di tanti uoraini celebrati con superlativi
elogj dagli storici de' loro tempi , e dagli scrit-
tori della storia letteraria, che cesa resta? Si
possono applicar loro i saggi versi di Dante :
O vana gloria delFumane possel
Conpoco verde in sulla cima durUy
Se non e giunta daWetadi grosse .
£ passata la loro gloria, come un fumo, e i yo-
luminosi libri di legisti, medici, filosofi, son
sommersi neU'oblio , e solo alcune poche verita
sopra di esso galleggiano . Non yi e altra manie-
ra di pesare il merito degli scrittori . La poste-
rity negiudica senza appello: se si eccettuino
le scoperte mirabili da noi notate, e pocbe ve-
rity 9 tutto il resto e un tenebroso vaniloquio ,
o una serie d'ai^uzie , e scolastiche sottigliezze
non istruttive, ne dilettevoli. Gli #omini vo-
r. HI. h
58 DEL RIN ASC. DELLB SCIENZE E LETTER^
gliono essere o istruiti, o dilettati. I parti del-
r inlellctto dei secoli finora percorsi.non otten-
nero, clue scarsamente il primo scopo. Fu piu
felice r immagioazione nel secondo, come ci
prepariamo a mostrare .
BELLE LETTERE, E POESIA
La lingua italiana^ nata da molto tempo, resto
lungamente nelle bocche del volgo, interprete
poco pill che dei naturali bisogni , awilita col
nome, che ancor conserva di volgarei^i). La lati-
na benche invecchiata, e stranamente sfigurata,
manteneva ancora la sua dignity, come un'an-
tica , e illustre famiglia impoverita, e decaduta;
ed era quella , che si usava non solo dagli scrit*
tori , che cercavano celebriti , ma negli atti piu
comuni della vita, nei contratti, e nell^ stesse
epistole : la figlia, che non avea compita la sua
educazione, balbettava ancora neirinfanzia. Fi-
nalmente comincio ancor essa a sollevarsi al-
r onore di essere scritta ; e probabilmente le pri-
me linee furon dettate dalle Muse . L' antica tra-
dizione o la favola attribui ad Amore Torigine
della pittura : io piu fa^ilroente m' induco con
Dante (93) ad attribuire a quella passione la na-
scita dell'italiana poesia. Dove sono stati degli
amanti , vi sono stati dei poeti .\ Yolendo questi
esprimere i loro doici sentimenti rivestiti de' co-
lon deir immaginazione , e d'armonia alle Bel-
le , facea d'uopo lasciare la latina lingua a quel-
(99) Vedi quanta abbiam detto suW origine di que-
sta lingua^ Saggio Primo, torn, a.
(93) Vit%nuo9a.
8AG010 SCCOlfDO 5g
le straniera , e poetare in volgar linguaggto. Ed
ecco di padre amabile una piu amabile figlia.
Inutilissima e la ricerca sull' inventor della ri-
ma: questa, che -e divenuta una delle piu gen-
tili grazie dell' italiana poesia , fu come un difet-
to sfuggita dai classici scrittori latini; e se qual-
che antico ed in specie Ennio (94) si diletto ta*
lora di far dei versi rimati , non fu questa una
delle gemme , che Virgilio traesse dalle di lui
immondezze. 1 versi latini erano dotati d'una
armpnia infinitaraente superiore a quella degli
italiani : ce ne accorgiamo noi stessi , e non ne
sentiamo che una piccolissim^ parte , ignoran-
dosi la maniera di pronunziare poeticamente le
latine parole, e in specie la cantilena , o le a|>-
poggiature , che si davano alia varia posizione
delle sillabe. Le lunghe, e le brevi, che da noi
non si sentono che raramente , doveano essere
da loro sentite (qS), e percio vi era qualche mo-
(94) yersi iP Ennio riferitida Cic, Tusc. torn. i.
Haec omnia vidi inflammari
Priamo vi yitam evitari,
Parimente
Co&lum nitescere, arbores frondescere
Vites laetificse panipinis pubescere
Bami baccaruin uhertate incurvescere •
Anche Varrone nella sepoltura di Menippo :
Neque Orthophallica attulit psalteria ,
Quibus sonant in graecia dicteria etc.
Fra i Greciy efra gli Ebrei hanho gli eruditi troifate
le rimey se pure il caso non De le ha talora accozzate,
come in F'irgiliOj in Orazio ec.
(96) Vi sono delle parole latine , nel pronunziar le
quali sentiamo le brevi e le lunghe , come nella media
dei trisillabi. Vi sono altri casi y nei qunli il nostro o-
recckio sente^ che ad una consonante dee succedere una
\
6o DEL RINASC. DELLE SCIENZE E LETTERS
do di pronunziarle a noi ignoto; altrirnenti le lo-
ro regole,fondate in una convenzione imagiaa-
ria, non sarebbero state si rigorosamente osser-
vate, perche inutili. Da questa pronunzia na«
8ceva una melodia a noi incongnita , e cbe ba*
stava a lusingar dolcemente V orecchio , renden-
do inutile anzi noiosa la rima. II verso italiano
al contrario e assai lontano dairarmonia del la-
tino anche espresso dalla nostra imperfetta pro-
nunzia . II metro delF italiano si accosta molto
alia prosa (96); avea percio bisogno d'essere
aiutato da qualche altro armonico vezzo , die
lusingasse J'orecbhio , e questo V ha trovato nel-
la rima . Era facile la nascita di questa , essendo
Tfocaicf percKe la $iUaba antecedente sia breve ^ e si
consetvi iLsuonOf per esempio :
£t pecus et Dominuin coinmuni^ clauderet umbra etc.
Ogrmn sente che il par silyai invece d^utnhrajiireibe pe<y
cafe il verso delta prosodia: ma innumerabili sono gli
aftricasij ne* quali il nostra orecchio non sente le Iwif
ghe e le brevi. In tutte le prime sillabe, e le ultime di
ogni parola latina, non sentiamo differenza : la stessa
parola varia la misura dal nominativo alF aJblativo ^
da una significazione ad mC altra. Mala, che puo si*
gnificare e i mali, e unfriUto^ e la gota^ varia il nu*
mero della prima sillaha secondo il significato . / Lati^
ni seniivano sicuramente colP orecchio quelle different
ze^ che ci sfuggono; altrirnenti contferrebbe dire che le
brei/if e le lunghe Jossero F effetto di una capricciosa
convenzione y lo che non puo immaginarsij giacchi si
sarebbero posti un durissimo giogo per mero capriccioy
scnza che F armonia vi guadagnasse; giogo y che i pus
scnsati avrebbero Jinalmente scossOy percke inutile.
{q6) In quaJunque libro di prosa italiana ad ogni
paginay se vi si ponga mentCy si troveranno non pochi
a>ersi d* ogni metro; in chi parla si osserua Fistessoi
cib mostra quanto poco il nostro verso differisca dalla
prosa.
8AGGIO SECONDO 6 1
diventata si comune net barbari verai latini dei
bas^ tempi. Si distinguevano i latiDt versi in
inetrici, e ritmici: i primi, scritti colle vere re-
goledellaprosodia, lusingavano le delicate oreo
chie usate alia Yirgiliana esattezza ; i second!
peccavano contro quelle regole, e solo vestiti
d*una grossolana armonia, rassomigliayano ai
primi in una imperfetta cantilena, di cui gode
ancbe la prosa (97) . Perduto il gvsto per la no-
bile eleganza dello stile, e la sensibilita dell'o*
recchio ]>er la metrica consonania, rozzi ritmi-
ci versi, degni delle dure oreochie de' barbari po*
poll, si usarono in degenerato latino, e perferi-
re, e scuoter piu sensibilmente quegli organi
grossolani, si adopraron le rirae,uso che, forse
ampliato ed ^teso, ma non inventato da Leone
nel XL secolo , diede ad essi il nome di Leoni-
ni (98) ; Tersi , i quali peccavano ogni momerito
contro le. regole dell' anrtica prosodia , perche
forse s'era perdu ta per Tinondazio'ne di tante
straniere lingue la pronunzia, che le faceva sen-
tire , onde versi di nome , na prosa di fatti (99) ,
avean bisogno del soccorso della rima. Passo fa-
cilraente pertanto la rima dai barbari latini a-
gli italiani versi, e come una pianta selvatica
trapiantata in un suolo piu a lei atto ingentili-
sce , e perdono i suoi frutti Y asprezza del sapo-
re , la rima divenne uno dei piu dolci condimen-
ti deiritaliaiia poesia . Nelle parole italiane non
(97) AristoU lib. 3. cap. 4* Rheth. Rhytmus habere
oportet orationeni non vero uietrum, secus poen^a erit.
(98) Murat. Dissert. 4o. Antiq. ital.
(99) Donizoney e molti altri poeti di quei barbari
tempi J potevano dire come le Bourgeois Gentilhom/ne
di Moliere, che aueano scritto de la prose sans le saYoir.
6a D£L RINASG. DELLE SCIEiNZE E LETTERB
essendo sensibili le brevi, e le lunghe che nei
versi di tre o piu sillabe, e di rado fuori.che
sulle penuUime , quando si comincio a poetare
si scrissero versi ritmici, e non metrici, onde
furon chiaraati Rime (lOo). Ma chi fu colui o
chi fii quella citt^ o quella provincia, che ab-
bandonate le strade inselvatichite del latino Par-
naso, se ne apri una nuova, cotninciando a poe-
tare in volgar lingua? Chi ha sostituito all'esa-
metro il verso nostro endecasillabo ? L'invento-
re e da aversi.in sommo pregio. II numero, e
il meccanismo del verso latino esametro, pen-
tametro, ed alcune altre misure (i), non era
gran fatto acconcio airitaliana favella, come
I'esperienza lo ha mostrato nelF inutile lentati-
vo d'introdurvelo fatto piu volte • L'accorgersi
di questa verita in quei tempi ^ Finventarne
UQO , che corrisponde cosi bene al genio della
lingua, e indizio di grand' ingegno. Non solo e
ignoto I'inventore di questo verso, ma neppure
e deciso a qual nazione appartenga la prima
idea di poetare in volgar favella , se ai Siciliani ,
(lOo) Antonio da Tempo ha scritto: Snmm^ artis rit-
micas vulgaris dicuminis Opera manus: dedicata ad
Alberto della Scala an. iZii, Mar. diss. \o.
(i) II verso jambo de^Latinie quello, die si acco^
stapiii air italiano d^ undid sillabe; ma il metro e di'
verso . llfaleiicio poi latino corrisponde molto bene a
quello , che dUamasi da noi endecasillabo , come
Lugete veneres, cupi<linesque;
Piangete o Grazie^ piangete Amori.
Vi sono anche varj metri liriciy copiati da* nosiri poeti
esattamentey quanto al suono j che da noi si sente nel
pronunziarli y ma non mai perfettamente per rapporto
a quelle brei^i e lunghe , die al solito da noi non si
sentono.
SAGGIO SECOIVDO 63
o ai Provenzali. I primi hanno in loro favore
I'autorita del Petrarca (a), autoritk di gran pe-
so, giacche era no a lui notis&ime le provenzali
poesie: le ha imitate talora, ha vissuto non po*
CQ in Provenza, onde conosceva la provenzale
letteratura. I Provenzali pero hanno per loro il
fatto . Non abbiamo pOesie siciliane tanto anti-
che , quanto le provenzali (3) . Per non perder
tempo su tal disputa, se deve decidersi colle
prove di fatto, stanno queste in favore dei Pro-
venzali ; 3e coir autorita del Petrarca , questa e
pei Siciliani . Egli e certo, che i provenzali poe-
ti , che sotto il gloriose titolo di Trwatofi , e il
poco onorevole di giuUarij ciee buffoni, ven-
nero in tanta fama in questi tempi in Provenza,
si spargevano per 1' Italia, frequentavanro le cor-
ti de'PriHcipi specialmente nelle solenni feste,
recitavano , o cantavano pubblicamente le loro
canzoni, talora anche improvvisando, e sfidan-
dosi ad un poetico certame (4) . Da cio si dedu-
ce che la lingua provenzale era ottimamente in-
tesa in Italia , anzi gV italiani poeti scrivevano
in queila, dispregiando sempre la loro volgare.
Fra i molti italiani poeti coltivatori delle pro-
venzali Muse , si solleva straordinariamente So^-
(2) Prcef. ad epist.fandl.
(3) Vi sono delle poesie di Guglielmo di Poitiers y
scritte at prinfiipio del secolo XLy mentre deWitaliam
non se nefossono mostrare^ che verso la fine del seco"
lo XI L
(4) . V, Murat, Antich, Esten. torn, a. yi si parla di
Mastro Ferrari celebre' improvsfisatore . I! accoglimento
grazioso fatto da Azzo FIL e dalla sua corte ai pro"
i'enza/i poeti ^ diede origine a molte di siffatte poesie
in lode delle sue Jiglie » .
.
I
I
•
t
C4 DEL RINASCk DELLE SC1ENZE E LETTERE
dello mantovano , pipeta a un tempo , ^ cavaliere
errante; e di lur, come tale, sonp tante le avv^u-
ture, e ambrose,- e*guerriere narrate dal Plati-
na , dal Nostradamus , e da altri scrittori , che ci
sembra Jeggere i Romanzi de' Real! di Francia,
o 3' Artu J o d^gli Amadis . Poche sicufe • notizie
peraitro ne abbiamo (5), dalle quali si deduce,
che.fu uomo d'alto affiEire, e assai rinnotnato per
le provenzali poesie . Ma mentre si cantavano
in Lombardia i .rozzi versi provenzali (6) , nel
bel clima di Sicilia le Muse facevaoo migliori
progressi, favorite non solo da quella corte , ma
singolarmente onorate d» quel Sovrani <;be nou
sdegnarono di trattar )a poetica lira> e di gareg-
giare co'poeti migliori del loro tempo. Federigo
n. fu uno de'maggiorrpromotori d*ogm sorte
dLletteratHra, come abbiamo v<eduto (7). Ma le
Muse furono da lui, e da'suoi Bgli Manfredi ed
£n2o siogolarmentecoltivate; e si riguardanc^
antora con veneraztone i'poetici frammenti^che
di essi ci restano . Per essev Mecenate dei dolti
eonviene «ver la capacitk d' appveisaP da se stes-
so , e non col giudizioaltrui gkuomini d^V^glia.
Tali erano i siculi Sovrani . La loro corte diven-
• m
(5) RolandifU>, scnttore contemporanao a Sardeltoy
pone le avpetUure dentro i giusti limki . Da ltd si de^
ducey che fprsefu phrente (V EzielinOy che gli sedusse la
torella^ Cuniza, con altre circostanze. Dante ne paria
net Purgatorio ^ come iCuomo {Palto ^ffare^ nomina
Cuniza nd ParadisOy e la pone nella sfcradi Venerea
per esser passata per delte mi^enture atnorose . Anche
Bem^enuto da fmolaparia'di Sordelle^ulto stes^o ttwno.
(fl) In tutte le posie provenzali M quel tempi y o MS.
o stajiipaJtey non si trovano per lo piii, che idee assai
go muni e concetti ricercati.
(7) Lib. ^,' cap. 5.
\
sAiOGio SBCOirno 65
ne il ceytro •dell^ eleganza ^ della tetteratura di •
Italia anzi di Eurapa (8.) ; e il siciKaa^ dialetto
81 soUevo ad unsrdigniUi da*&p6rar»la superiori-
ti peroiaaente su tutti gli altri d'ltalia, ciocche
sarebb^ aVvenuto^ w nH^no' disgraziate vicende, .
ed uua corte dello stes6o gusto avesse avuto ia
seguito quel regao^ appunto nello sviLuppo del-
r italiana favella . Dante avea fatto alU sii^iliana
lingua quel presagio, ignorapdo che egU stesso
dovea e&sere il principal distruttore del tii lei
£ gik in molte parti delP Italia si comlnciava-
noii piegarerozzamente i>varj*dialetti.airara)o- .
nia' del yers6 . Non si sa pero precisam^nt^
quando^ ^ dove si sia cominciato a scrivere »in
perfetta lingua italiana . Esisteya nel tempio
principal di f errara -la seguente isorizione :
In miUe cento tMmpta cinque nato
Fu qnesto tempio e a Zorzi ^dicc^
'Fu Nicolao scolptore
^ Xilelmofu T ctutore .
•CoIdPOV che haufio preto a sostenet^, ehe si'sia
comtnciajto a scriver piu tai^di T italiana poesia^
voglionor isorizione impressa in tempo poste-
riore-, giaccbe sarebbe oontro di Joro un argo-
tioento senza replica. Ma-^appOggianno egUno su
buope ragioni? k noi.paiono*assai leggiere. La
jprima e Tispeeione dei caratteri cdpiati gi4', e
coQservati; lafonviadi osst alTitaboschi Qoa.pare
m
(8) Cio e tantd verd , eke iljiorentino Arrigo da.Set'*
timeuo^ poeta Imtimo non €Uspit^pole*dt*questi fempiy
imitando Boezio, a facendo parlar ia ^ilosqfia,^ l^ fi^
direchs Lg, sua abitazione era in SiciitA. Melius ^ Vita
AmSros. Cofnald, torn. i.po>g. i48«
(9) De Vi^lg. Elog.
T. HI, i
i
GG DEL RINASC. DELt.E SCIFNZE E LETTERE
cli quei tempi ; ma al contrario lo pare al padre
Ireneo Affb: determinate la vostra opinione da
SI buone ragioni . II Tiraboschi oppone un altro
argoraento, che crede piu YaleYole, che non si
serivessero cioe in quei tempi monumenti pub-
blici in lingua italiana. Ancor qui s'ingauna:
bastera riferirne uno, scritto anche avanti, che
trovasi suUa pisana Yerrucola , in un bastioue
verso Ponen te ; A di dodici Gygno M. C. IIL ( i o) ,
onde cadono tutti gli argomenti; e Tiscrizione
di Ferrara potrebbe pur essere del tempo, cbe
indica,e quei versi benche italiani, per la sin-
golarit^ d*esser de'primi , potevano averTonore
di divenire un pubblico monumento.
Ve un*altra celebre iscrizione in v^si italia-
ni di casa Ubaldini, de' tempi in cui Fknpera-
tor Federigo I. venne in Tos«;ana (if). Questa
si tratta d'apocrifa dal Tiraboschi, perche vi e
sbaglio nella cronologia, giacche si dice nelFisr
crizione,che Federigo era in Mugellonel mesedi
luglio 1 1 84, e altrondesi crede dai piu esatti cro-
Dologisti. che non vi fosse, che Tanno appres-
so. Questa e una migliore obiezione, ma chi vo-
lesse sofisticare potrebbe dire , quanto facilmen-
te si sbagliava la cronologia di quei tempi di
ignoranza , e aggiungere, che lo stesso Giovan-
(id) Cav, Flam, dal BorgOy diss, 8. Parimente sotto
P anno ia56^ si riporta un* altra ridicola iscrizione itor
liana y fissata al confine degli stati pisani coi gcnovesi
in onta di qtiestiy doe:
Scopa Boca al Zenoese ,
Crepa cuor al Portovenerese,
Streppa Borsello al Lucchese . •
Dal Borgo diss. 4< <^ nota .
(ii) Borghini, Disc. p. a.
* 6AGGIO SEGONDO 67
<ii Villani pone la venuta di Federigo nel Itiglio
1184,
Vorrei poter con fondamento sostenere , che
il primo nobilitatore del volgare italiano , che
dalle bocche del volgo lo portasse alle carte imi-
tando i siciliani, fosse un toscano , cioe Lucio
Drusi di Pisa; ma le memorie di questo pregio,
tanti secoli posteriori al fatto, ed appoggiate a
base troppo instabile, lasciano nellameute d'un
saggio critico almeno una ragionevole incertez-
za. L'esistenza di quel poeia e fondata suUa as-
serzione di Pier Francesco GiambuUari vissuto
quattro secoli dopo; esso nel Libro Origine del^
la lingua fiorentina v'l^ovtA un sonetto supposto
scritto da un Agatone Drusi a Cino di Pistoia , e
comunicatogli da un Pietro Orsilagodi Pisa: ec-
colo :
& ilgrande avolo mio , chefu ilprimiero ,
Che ilparlar Sicilian giunse col nostra ,
Lassato avesse un opera d! inchiostro j
Come , sempre ch'e' visse, ehbe inpensiero ;
Non sarebbe oggi in pregio il buon RoinierOy
Arnoldo proyenzal , ne Beltram vostro ,
Che questo de* Poeti unico mostro
Tenia di tutti il trionfante impero .
Ei di sentenzie , e d amorqsi detti
Gli vinsey e di dolcissime parole ,
Ma nelt invenzion vinse se stesso .
Non BruneUesco o Dante sarian letti^
Che la luce di questo unico Sole
Sola rilucerla lungi e dappresso .
Ci si parano innanzi molte riflessioni . Se que*
st'uomo rose si segnalato servigio alT ilaliana
poesia, com' e avvenuto, che iiiuno ne abbia
parlato di quei , che hanno date le debite lodi
68 DEt RIN\SC. DELLE SGIENZC £ LETTERE
agritaliani antichi poeti, (X)me ha fatto Dan*
te, Pelrarca, e tanti altri scrittori? Come mai
questo de'poeti unico mostro e andato negletto
da*suoi contemporanei , e da tanti altri di poco
posteriori scrittori? come la luce di quest' uni-
co Sole e restata all'oscuro? Se I'autore del so-
netto non ha veduto i poerai da Lucio perduti
per mare, come puo egli asserire che se si fos-
serp conservati, tanta era la lofo elegdnza, che
Dante non sarebbestato piu letto? Dopo la sup-
posta disgrazia essendo morti appena nati quci
poemiycome hanno i Toscani imparato da lui
a poetare? Che ha egli dunque fatto? Che signi-
ficaHo quelle parole:
// parlar Sicilian giunse col nostro ?
Si dice: le parole italianefinivano in consonant*
ti, ed egli ha insegnato a terminarle in vocali,
come le siciliane: si suppone senza prove, che
terminassero in consonanti, comecche il Drusi
insegnasse a terminarle in vocali (i^). Questo
(12) Vi ha tutto il fondamento di credere <, die le
parole latincy'nel cangiarsi che facevano in iteUiane ,
prendessero subito la desinenza in vacate. Si consulti la
Carta deW archivio di Lucca , che e del secolo f^III. ,
o al piu del IX. riferita da noi (Saggio Primo^ torn. 2.)
stritta con latino barbaro nelle stesse parole e maniere
italiane malatnente latinizzatCy e si conoscera, che le
parole terininas^anjo Jin d* allora in 'vocale . Quanto si
"viene piu avanti^ si trot/a la lingua italiana piii^r^
mata, ma composta di parole ^ che terminano in voca*
le , come piii chiaramente si scorge in una Carta pub*
blicata ddW UghelU (Ital. Sacr. torn. g.J che appartie*
ne air anno 1 1 aa ove si tratta di confini dei beni de^
gli Arciuescovi di Rossano . Trovnnsi in essa molte rotr^
ze parole italiane terminate in vocale ^ come la terra
ad biita esce per la ditto sem a Groinico , e U foDti ao*
8AGG10 8ECON DO 6g
idtesso sonetto , che si adduce per fbndamento
deir ipotesi , ha egli la tinta.dei tempi di Messer
Cino? qualcuno vi trovera uno stile piu franco^
e meno duro di quello allora usato, e percio
potri cader sospetto d' esser opera di tempi piu
bassi. Dopo tutte le addvtte riflessioni, il letto-
re interfoghi il suo iutimo seoso , e faccia il
giudizio che quello gli detta .
De*siciKani scrfltori involgarpoesia^il pnrimo
i di cui versi sieno a noi giunti,^. CiuUo dal
Camo. Dopo lui, di* quasi a lui contemporanei
se ne contano molti, ed una lunga lista d'altri
ro2zi poeti italiani, la quale acquisterebbe una
singolare celebrity, se realmente vi si potesse
contare S. Francesco d' Assisi (l3), e il suo com-
pagno fra Elia da Cortona , come vi si conta fra
Pacifico , suo discepolo» ( che coronato poe-
ta da Federigo II. , dalle profane Muse fu dal
Santo chiamato al chiostro) e come vi si conta«
no i due Re di Sicilia Federigo II. , e* Manfiredi,
£nzo di Sardegna, *e il rinomato Pier delle Vi-
gne (i4)- La Tosoana sopra tutti gli altri paesi
qua trondente in Verso torilliana, ed esce per diclo
font^ alio Vallone de Ursara, e lo Vallone apendino ca*
la a lo forno etc.* Radevico (Cronic. e sun continuazione
L n. cap. 66 J rtt4:conta eke nelTelezione delV Antipapa
Vettorej anno 1 1 Sp, i suoi partigiani si udiron gridare:
Papa Vittore Santo Pietro lo elegge ; onde si scorge in
tutti i monumenti che restano , che le parole della lin*
gua italiana terminavano itt vocale prima dell* eta del
supposto Drusi,
(i3) I cantici a lui attribuiti Jurono da esso scritti
in prosa , e da qualche incerto scrittoH posti in ^versi.
P. Iren. Affd , disser, su i cantici di S. Francesco,
(i4) Fra Pacifico fu certannente uno de* primi poeti
ita/iani, n^ntre stette al- secolo, ed ebbe anche tanta
«
I
r
70 PEL RINASC. DELLE SCfENZE E LETTERE
abbpndo nel secolo XIII. de'primi coltivatori del-
le Muse italiane . Appena v' ha citta o eastello ,
che non ne vanti alcuno. Folcacchiero , Mico,
Bartolommeo Macotni ec. temprarono la rozza
lira in Siena; Gallo , o Gallelto , Girolamo Ter-
magnino, Pucciandone Martelli in Pisa ; Meo Ab-
bracciavacca in Pistoia : il giudice Ubertino in
Arezzo : Folgore in S. Gemignano : Terino in
Castel fiorentino; e questa lista si potrebbe al-
liingare straordinariamente, se al namero corri-
spondesse il genio^ e Teleganza (i5): ma niuna
citta ne ha data una lista si lunga al par di Fi-
renze. Tuttocio mostra quanto le Muse italiane
fino dal primo loro nascere spirassero con deli-
zioso piacere Taur^ gentili delle toscane colline.
Da questa folia di poeti nascenti convien distin-
guere alcuni o contemporanei, o predecessori
di Dante , e sopra ogn'altro ser Brunetto Latini
figlio di Buonaccorso dei nobili da Scarniano.
Fu, secondo r uso di quei tempi, uomo d*af&ri,
e di lettere; per usar le parole d'un antico sto-
celebrithy da esser coronato da un Imperatore ; poscia
S, Francesco lo trasse dal Parnaso al chiostroy c la sua
Musa si tacque. Se questo pacta nonfu santo, lo fa il
beato Jacopone da Todij di cui si canseivano ancora
le poesie . Egli in vary tempi sostenne nel mondo tre di-^
versi caratteriy tiipoctay distoltOy efinalmente di santo.
( f^, il Crescim, Co mm, della Poesia torn, a. Quadrio
Ist. della Poesia torn,. 2. ) Scrisse deHe poesie contra Pa^
pa Bonifazio VIIL , onde quando questo occupb Pale^
strina, lo condannb alia prigione , d* avanti alia qua-
le passando un giorno il Papa domando ad Jacopone
quando crederebbe d^uscirncy ei^li rispose: quando
v' entrerai tu , loche si verifico in breve tempo . Le sue
poesie y bene fie assai razzcy/anno testa di lingua.
( 1 5) f^. Crescimb. della volg. poesia t, 3. Quadrioy ec.
SAGGIO SECONDO 7 1
rico, digrosso 1 Fioreutini , e gli fece scorti in
ben parlare , e in saper guidare, e reggere la Re-
pubblica secondo la politica ( 1 6) : servila patria
co'suoi talenti nelle pubbliche caricbe; i tempi
difficiliy ne' quail visse, loinvolsero uelle fazio-
ni;3eguace della Guclfa che dominava in Firen-
ze, fu, come il piu eloquente, nelFanuo istGo^
inviato con altri ambasciatori ad Alfonso Re di
Castiglia, e Leone eletto Re de'Romani, per in-
vitarlo a venire in Italia, e coutrapporlo a Man-
fredi promotore de' Ghibellini. I^ fatale rotta di
Monte Aperti interruppe Fambasciata. Fu Rru-
netto con tanti altri obbligato a ritirarsi in Fran-
cia, ove scrisse il suoTesoro in lingua francese^
che contiene precetti di morale, politica , filoso-
fia , eloquenza. Sono languidi raggi di luce, cbe
appariscono fra una grande oscurit^ : ne si vuo-
le omettere, che in esso parlasi della bussola da
navigare, invenzione falsamente ereduta poste-
riore . Il Tesoro originale e inedito , e se ne co-
nosce solo la traduzione di Bono Giamboni. II
Tesoretto poi e una specie di compendio del Te-
soro scritto da Brunetto in versi italiaui rimati;
e Timroaginazione ha avvivati alquanto i freddi
precetti morali del Tesoro . Si finge in esso che
Fautore smarritosi in una selva incoutra la Na^
tura , che gli ragiona di tutto cio, che puo ador*
nar Fintelletto ed il cuore . La traduzione di al-
cuni squarci di Sallustio, del libro delF Invenzio-
ne di Tullio, e le sue orazioni non hSlnno altro
merito,'che quello dato loro dal tempo , in cui
sono scritte , ne vuolsi consigliare alcuno a leg-
gere il PataJJio per non diminuir la stiraa di
(i6) Gio. VilL Stor. lib, 8. c. jo.
7 a DFL RINA8G. DELLE SGIEIfZE E LETTERS
quest' uomo . Ritorno per le solite vicende aJla
patria, e fii certamente il piu dotto delta sua
eta. Non e a lui piccola gloria Tessere stato
maestro di Guido Cavalcanti, e di Dante. Mori
n^lVanno 1^94; ^ un decente sepolcro nel chio-
stro di S. Maria maggiore attesta la gratitudine
della patria (17).
Dope Bruoetto giova rammentare alcuni al-
tri come Guido Guinioelli , beuche non tosca-
no, ma bolognese, in grazia della stima, vh^
n'ebbe Dante; Guido Cavalcanti, Fra Guittone
d'Arezzo , e Cino da Pistoja , resi illustri forse piu
dai versi di Dante, che dai loro proprj . La cau-
sa delle lodi da esso date a Guido Guinicelli, e
fbrse per lui ai Bolognesi, si cerca invano net
suoi versi; ma egli lo chiama suo* padre e mae-
stro; e si rallegra tanto a vederne Tombra, per-
che probabilmenteal tocco, benche debole delle
sue corde, Tanima poetica di Dante aucor tene-
ro s' era desta , ad avea cominciato a batter la
carriera di Parnaso ; e una dolce venerazione ,
talora anche soverchia , si conserva ai primi no-
stri maestri. Maggiori scintille di poetico genio
compariscono nelle canzoni di Guido Cavalcau-
ti, dotto gentiluomo fiorentino, riconosciuto da
Dante per superiore al Guinicelli, che dopo aver
sofferto ancor esso nelle discordie della patria ,
come Dante, Tesilio, pote ritornarvi per breve
tempo a finirvi i suoi giorni (18). Qiresti sono
(17) Serie de* Ritratti iT illustri Toscani, '
(18) Nelle sue poesie il Cavalcanti ceUbra spesso
Mandetta di Tolosa, di cui probabilniente s* innamorb
nel pellegrinaggio a S, Jacopo di Galizia^ rarnmentato
da Vino Compagni, La sua canzone sul terreno amore
ebbe una straordinaria celebrita, giaceke Jecero a ga^^
S A GOTO SECOWnO 7 3
amai lodati da Dante, ma rintimo .senso gli di-
oea, che valevapiu di loro:lo che, quantunque
da lui Yelataniente s' esprima, il velo pero e as-
sai trasparente (19). Fra Guittone d'Arezzo non
fiolo dev'esser nominato tra i fondatori dell'ita-
liana poesia, ma coipe quello che ba dato legge
e forma ad una delle piu leggiadre composizio'
ni , ctoe al Sonetto (ao) , che, quantunque per la
rigida legge de'confini fra i quali e ristretto, sia
asfioniigliato al letto di Procuste , innumerabili
poeti italiani hanno saputo felicemente adagiar-
tUi , e si puo dire che quel genere di poesia ap
partenga quasi esclusivamente all' Italia , contan-
4io tanti e si leggiadri sonetti la nostra lingua ,
e si pochi le forestiere . Fu fra Guittone dell'or-
dine dei cavalieri Gaudenti , cavalieri , che inve-
ce d'essere i sostenitori dei oavallereschi puntigli
delicatamente ridicoli , professavano il lodevole
istituto di rappacificare i nemici, e riroettere
I'ordine, e I'aniicizia nelle citt^ divise dalle fa*
zioni . Di lui abbiamo delle lettere, che sono le
prime scritte in lingua italiana : pio e devoto ,
egli fu il fondatore del Monastero degli Angeii
di Firenze. Tolti i nominati , tutta Taltra nume-
rosa foUa de' poeti contemporanei a Dante, o di
poco posteriori, e immersa neiroblio,donde i
ra a commentarla Egidio Colonna, Maestro Dino dal
Garboy Jacopo Miniy Plinio Tomacelliy Pagolo del
bosco ec. , celebrita che ai lettori modernijbrse parra
sovercIUa.
(19) Cosi ha tolto I'uno airaltro Guide
La gloria delta lingua, e forse h nato
Chi r uno e I'altro cacceri di oido. Dante.
(ao) CrescinU^. 1st. della volg, Poes.
T.IIL A
74 PFL BTNASG. DFLLF SCIFWZE E. 1.ETTERE
stiita tratto tratto dagli eruditi disotterrata per
mostrarsi un momento, e subito ricadervi.
In bocca di costoro la volgar poesia ancor
bambina balbettava rozzamente. Dante la con-
dusse alTetk del vigore, e mostro, che ella po-
teva sollevarsi alia dignita della inadre . Abbia-
mo diffusamente mostrato quanto gli debba la
lingua italiana neiresporne la nascita, e i pro-
gress! (121). Ma conviene arrestarci alquanto so-
pra un uomo grande, e sventurato, e che pare
giustificare quell' apoftegma.d'un illustre filo-
sofo, che quando la Natura dona (e la dona
tanto raramente ) la sublimit^ dell' ingegno, I'ao-
compagna.con quell' anatema : sii uomo grande y
e sii infelice (^a) . Nato Dante di nobile , e anti-
ca prosapia in Firenze , non valutando questo
pregio, anzi credendo contro i gotici pregiudizj,
che invece di prender lustro dal tempo , vada
sempre oscurandosi , se dai discendenti non sia
tratto tratto awivato con belle imprese (a3),
servi la patria da ottimo cittadino, e la illustro
colle sue opere . La Natura nell' impastare le
qualita necessarie a un gran poetaj, le ha con-
giunte con un'anima estremamente sensibile.
Di questa dette segni anche troppo soUeciti
Dante, che all'eta di ganni non ancor compiti,
veduta una fanciuUetta di circa la sua elk , Bea-
trice figlia di Folco Portinari cittadino fiorenti-
t
ai) Sa^o Primoy torn. a.
aa) D^jilemberty Eloges dd V Academic Francoisc,
(a 3) Paragona la nobilta ad un marUello^ che va
continuamente scorciandosi , Farad, cant. 16.
Ben se*tu man to, che presto raccorce,
Sicche se non s appon di die in die ^
Lo tempo va d^intomo coUa force.
SAGGIO 8EGONDO 75
no (s4)» resto profondamente ferito d^ am ore, lo
che appena si crederebbe , se aon ce ne facesse
fede egli stesso Del principio della Fita Nuos^a .
Dalla singolar maniera di descrivere quest' av-
yenimento, si puo conoscere e la sensibility
deiranimo, e il fervore d' un' imEnaginazione
straordinaria . Fu fortunate quest' amore per Ti*
taliaaa poesia , giacche desto di buon' ora la
Musa di Dante, e la volse a scriver de'versi li-
rici per la sua donna, che furono un preludio
al gran poema • In questi versi giovenili si mo-
stra assai superiore a cbi lo avea preceduto, e a
quelli con cui viveva; e cbi e esercitato nella
lettura del Canzoniere del Petrarca riconoscera
non poche traccie dei pensieri, e delle frasi di
Dante (^5). Lamore cosi fervido, come ne'genti-
(24) Fu esso iljbndatore dello spedale di S. Maria
Nuova, an, 1280.
(2 5) Per esempio la canzone i3 fediz, di Venezia
dello ZaZta ) sulla morte di Beatrice:
Ohime! lasso, quelle trecce bionde,
Dalle quai rilucieno
D'aureo color li poggi d' ogn'intorno,
Ohim^ ! la bella cera ....
Ohime ! il fresco, ed adorno ec^
e imitata dal Petrarca nel sonetto
Ohim^ il bel viso, ohim^ il k)aye sguardo!
Del sonetto die incominciay
lo maledico il di, ch' io yidi in prima
La luce de*yostri occlii traditori,
£ il punto, che yeniste in sulla cima
Del core a trarre Y anima di t'uori :
E maledico I'amorosa lima ec.
si scorge la medesima orditura irt qiiello del Petrarca:
lo benedico il mese, il giorno, e I'anno ec,
Ed alia f^ergine :
Tu sai che in Te fu sempre la mia spene ,
Parimeate nelle ballate prima e seconda, assai elc^
76 DEL RINASC. D£LLE SCIENZE E LETTE&E
li animi avviene, non solo uon gHmpedk le aerie
applicazioni , aiizi lo spinse ad opere gloriose.
Fu istruito specialmente da Ser Brunetto Latioi.
Ma Dante avea poco bisogno di maestri .
Tutti i leggitori, e i commentatori di Dante
si sono maravigliati , e lo hanno accusato d in-
gratitudine,per aver condannato airinfernoper
un peccato infame il suo Maestro Brunetto: non
lo ha certamente fatto per odio, che gli portas-
se, giacche trovandolo in quel luogo gli parla
con tenerezza :
Che in la mente m efitta^ ed or m ax^cora
La cara buona ima^nepaterna
Di voij quando nel mondo ad ora ad ora
M^ insegnavate come tuotn s'etema ;
E quanto io Fabbia in grade fin cK io vivo
Convien , che nella mia lingua siscema .
Non si puo spiegar cio in altra guisa, se non
supponendo , che Brunetto fosse si difiamato per
quel vizio , che il porlo altrove fosse parso un
tradir la verita . E invero una espressione di Gio.
Yillani, con cui dopo un lungo elogio ci dice,
ma file uomo mondano , ci conferma nella con-
gantiy si trover anno de* bei pensieri imitati dal Petrarca^
La settima e un' imitazione della fcwola della cornao^
c/tia d' Esopo , con qualche felice variazione •
// Sonstto terzo
Ella uii ha fatto tan to pauroso,
Poscia ch'io vidi il mio dolce signore ec.
ricorda F altro
Dagli occhi della mia donna si move
Un lume si gen til , che dove appare
Si veggon cose, ch'uom non pu6 ritrare
Per loro altezza , e per loro esser nuove :
E da'suoi raggi sopra il mio cuor piove
Tanta paura ec.
8AGG10 S£GO]fOO ' 77
gettura . Non era meglio pero che Dante lo la*
sciasse in oblio ? Forse egli credette suo dovere
in un' opera, in cui faceva TuBzio di Minosse,
dove avea preso a nominare le persone a lui
note, il giudicarlo secondo 1' universale opinio-
ne . Con un carattere scrupolosamente seguace,
ed assertore inflessibile del vero, pote creder
Dante, che gli sarebbe rimproverato il suo si-
lenzio. come un'adulazione al maestro , a vendo
egli gia detto :
E s* io del vero son timido amico ,
Temo diperder vita appo coloro ,
Che questo tempo chiameranno antico.
Coltivava gli studj , e serviva a un tempo la
patria, e col senno, e coUa spada, quando ne
facea di mestiero. Nella sanguinosa battaglia di
Campaldino uel suo a4^ anno, combatte valoro-
samente, e si trovo nel maggior pericolo: Tan*
no appresso perde la sua Beatrice nel fior degli
anni, ma ne porto fino alia tomba Timmagine
scolpita nel cuore . Fu impiegato in parecchie
ambascerie, e in una di queste probabilmente
fu a Parigi (^16) . Si occupo negli studj in quelle
University ; e se deve prestarsi fede al Boccaccio,
vi sostenne pubbliche dispute di teologia. Una
delle prime dignita della sua patria, cioe il Prio-
rato, a cui fu inalzato, lo involse in lunga serie
di calamity , che gli amareggiarono tutto il resto
della vita . Si trovava in quella carica nel tempo
di pericolosa crisi delle fazioni dei Bianchi , e
Neri , cioe quando si tratto se ricever si dovesse
in Firenze il Re Carlo mandato dal Papa, appa-
rentemente per sedar le discordie, ma in realtk
(a6) F'ita di Dante; Fedi Memorie ec, /
V
78 D£L RINASC. D£LL£ SCIENZE E LETTERS
per cacciarue i Bianchi. Dante, non solo come
aderente al partito de'Bianchiy ma perche cosi
portava T utile, e la pace della sua patria, so-
stenne che non si ricevesse. Ma la frode e la
forza ve lo fece ricevere nelFanno i3oi , onde
avvennero tante calamity ai Bianchi a suo luogo
descritte (27). Dante, che si trovava Ambascia-
tore al Papa, fu condannato alFesilio, e ad una
grossa multa pecuniaria : e siccome V iniquity
amava di prendere una vernice di giustizia , e
si cercava un pretesto, fu assente condannato,
nel 37 Gennaio 1 3osi , per baratteria supposta
usata nel suo officio del Priorato. Si e veduto
con quanto poca equity si facessero in Firenze
igiudizj criminali(28):terminato ii suo impiego,
aveane riportata la solita approvazione, onde la
sentenza fu per ogni lato ingiusta (29). Non solo
r irregolaritk delgiudizio, e la rabbia del partito
manifestano TiniquiU della sentenza, ma anche
r opinione comune de'posteri, continuata dai
tempi di Dante ai nostri , che lo considero co-
me vittima delle fazioni . Da questo punto co-
mincio per lui una vita infelice . Dagli agi della
sua casa, dalla situazione onorevole di principal
cittadino d*una delle prime repubbliche d*£uro-
pa, esule, e costretto a mendicare il pane (3o)
(27) Lib, 3, cap, 8,
(28) Lib, 3, cap, 8.
(29) Quest' atto di commedia , ossia il giudizio e
condanna di Dante, ^ ritrovato dal SavioU nelF oT"
cfuvio delle Riformagioni,
(30) Lo dice chiaramente in quei versi, che pone in
bocca a Cacciaguida (Par, c, iy,J
Tu proverai si come sa di sale
Lo pane altrui; e quanto ^ dure calle
Lo scendere e salir per Y altrui scale .
SACGIO SECONDO 79
alia corte dei Principi, e dei potenti Signori
d' Italia , dotato d''un carattere severo nonfacil-
mente pieghevole, e percio mal atto a piacere in
quei luoghi, si puo dire, che pel resto della sua
vita fosse infelice. Benche accolto benignamen-
te da molti Signori italiani, e in specie da quei
della Scala (3i), un ospite del suo carattere non
poteva a lungo esser gradito ; raolto piu essendo
dotato di tanto alti pregi da eclissare tutti gli
altri cortigiani per dottrina , e talenti , lascian-
doli sotto di se a gran distanza ; superiorita , che
bisognerebbe aver V arte di nascondere , o far-
sela perdonare con molta umilta , e talora bas-
sezza; qualita, che non albergavano nel cuore
di Dante (3a) . Abbandonata la corte dei Sigaori
(3i) Si danno gran pena i critici per aggiustar la
cronologia di varj ospizj di Dante, Si conviene per le
memorie , che si hanno delle azioni di esso , che fosse
accolto dal Marchese Morello Malespina^ e poi pas^
sasse alia corte dei Signori della Scala . Ma se cib e ve*
roy comepoteva il suo antenato Cacciaguida predirgli
(Para>d. c. 17.^
II tuo prime rifugio , il primo ostello
Sari la cortesia del gran Lombardo,
Che in sulla scala porta il santo uccello ?
Non pab in altra guisa sciogliersi ilnodoy che interpe^
trando aver Dante voluto signi/icare il principale per
primo y cioe ov* ebbe piii lungo o piu splendido ricovero.
(32) Uodio dei cortigiani y e la stima a un tempo
"verso Dante , si scorgono in quella indiscreta interro"
gazione di Cane a DantCy e nelF amxtra risposta di que^
sto riportata dal Petrarca ( Rer, memor. lib. IV.).
Gli dimandb un giorno Cane qual mai era il motivo,
che un balordo buffone ,- che si trouava alia sua corte,
fosse amato da tutti y ed egliy riconosciuto per uomo
grandcy odiato da tutti ? Rispose Jrancamente Dante y
non esser maravigliay giacche P amore ed arnicizia na^
scono da somiglianza di carattere • V interrogazione
8o DEt RIWASC. DELLS SCTEITZE E LETTKRE
della Scala, ando erraildo questo disgraziatouo-
ino per Tltalia , mendicando un ricovero (33) ,
e accolto onorificamente dapertutto, termino fi-
nalmente in Ravenna presso i Signori da Po-
lenta una vita infelice (34) . Si racconta che egli
]a finisse, vestendo Tabito religioso diS. Fran-
cesco y in quality di Terziario : come probabil-
niente lo aveva preso , e deposto nella sua ado-
lescenza (35). II tempo, che spegne gii odj , e
pone gli uomini grandi al loro posto , facendo
conoscere ai Fiorentini Fingiustizia, tentarono
essi, ma invanopiu volte d'averne le ossa: forse la
sua Ombra , se fosse stata evocata , avrebbe det-
to come Scipione : ingrata Patria , non possede-
rai le mie ceneri .
Nel tempo delFesilio scrisse per la maggior
parte F opera sua piu sublime, cioe la divina
Commedia, come Milton nel tempo della sua ce-
avviliva Dante; la risposta gli avvilwa tutti. Sara dif^
Jicile il determinare da qual parte fosse maggiore Viry^
discretezza. E facile il Dedere, cfie dopo una sMuta
risposta, la corte della Scala nonpoteva esserepiu aii"
tazione per Dante .
(33) Questi via^ di Dante e i varj asili^ siposson
leggere in molti libri, ma in specie nelle diligenti ma^
morie sulla vita di Dante delV eruditissimo Sig. Pelli;
neirisL lett. del Tirab. ec,
(34) Era nato nel i265, e fhori nel iSai^ aWeta
percio di anni 56.
(35) Cke Dante vestisse Fabito religioso diS. Pran^
cesco nella sua adolescenza^ e attestato da un commen'^
latere, il Butij che scrisse soli 70 anni dopo Dante, on,"
de e di qualche peso ba sua asserzione. I giovani, e
specialmente quel dotati di fantasia fen^ida, fanno
spesso leggermente siffatta risoluzione, II Sig. DiSe^'
grais chianuwa questo fervor pass^ero , H vajolo del'--
lo spirito .
SAGGIO SECONDO 8 1
cita e disgrazia scrisse il Paradiso perduto. II
sublime lavoro fu pero, secondo le migliori con-
getture, cominciato in Firenze. Molti scrittori
hanno voluto negare a questa citta , come cru-
dele matrigna di Dante, la gloria di averne spi-
rato il sublime pensiero, e i primi alii concetti.
Fra quest! si e distinto il Marchese Maffei , eke
dair esser nominato nel primo canto il gran
Veltro, da lui interpetrato per Cane della Scala,
crede , che il complimento sia fatto per gratitu*
dine della benigna accoglienza, e percio i^e de-
duce, che lo stesso canto I. sia nato dopo I'esi-
lio; quasi non avesse potuto lodarne Tanima
generosa anche prima di sperimentame i bene-
fizj . Altri noto , che nel canto VI. Ciacco glipre^
dice la cacciata dei Bianchi, in cui egli fu in-
volto. Convien fare su questo articolo un'im-
portante osservazione . In opere lungbe non di
rado awiene, che dopo averle compile, o alme-
no essersi in quelle assai avanzati, ipoeti vi tor-
nano sopra , e vi tolgono , o vi aggiungono dei
pensieri, che credono opportuni , e tali sono o
i compliment! , o le profezie . Boileau quando
era irritato, o quando si riconciliava con qualche
autore, ne inseriva , o ne toglieva il nome dalle
sue satire. Egli eper questo, che nel Dittamon-
to di Fazio degli Uberti riesce impossibile aggiu-
star la cronologia senza questa supposizione (36).
Chi avesse il roanoscritto primo di Dante, chi
sa quante potrebbe osservare di siffatte addizio-
«i . Il complimento fatto al gran Veltro , la pro-
fezia di Ciacco , e forse anche quella di Farinata ,
sono probabilmente aggiunte in appresso . I3n
(36) Tiraboschif ist. della Letter, torn, 5.
T. UL I
•
•
8a DEL RI?rASC. DELLE SCIEITZE E LETTERE
fatto^ che Don ha Faria d^essere a^unto dopo,
e la domanda fatta nel canto X. da Cavalcante
se il suo figlio e in Tita : la risposta affermativa
che Dante ne da a Farinata ( giacche Taltro non
ha la pazienza d'aspettarla) pare dimostri chiara-
inente, che quando Dante scriveva il canto XVI.
Guido Cavalcanti vivesse: esso mori innanzi al-
Tesiliodi Dante, cioe nel i3oo,come nota Gio-
vanni Villani: resta percio provato che al tem-
po del suo esilio , era il poeta giunto almeno al
decimo canto , e forse piu oltre. Non v'ha aicun
ragionevole motivo che il CaValcanti fosse mor-
to, e che Dante lo fiuga in vita: onde questo
passo mostra , che il poema fu cominciato in Fi-
renze . £ anche di qualche peso Y autorita del
Boccaccio , nato prima della morte di Dante, che
attesta essergli slato contato da Andrea di Leo-
ne Poggi cugino di Dante, aver esso dato a leg-
gere a Dino di Messer Lambertuccio Frescobaldi
i primi settecanti, che forse eran quelli che avea
messi al pulito .Ne molto distante da quelFet^era
Franco Sacchetti, che ci racconta T a neddolo del-
la bizzarria di Dante, e in che maniera si.vendico
di quel fabbro, che storpiava cantando i su6i
versi come una volgare canzone ( novella 1 14 ) ;
aneddoto che dovea comunemente esser noto.
La f^iia nuova fu da Dante scritta prima del
suo esilio , inr Firenze, subito dopo la morte di
Beatrice, come dallastessa si deduce: or ivi si
scorge che o aveva incominciato a scrivere o ad
iramaginare almeno il vasto soggetto , nella pri*
ma canzone, che incomincia:
Donne che avete inielletto dt amore ,
fingendo che i beati domandino a Dio che vo*
glia ornar il Paradiso colFanima di Beatrice,
SAGGIO SECOIfDO' 83
Ix> Cielo , che non ha altro difetto
Che J! aver lei, alsuo Signor la chiede .
Iddio risponde :
Diletii miei^ or sqfferite in pa^e ,
Che vostra speme sia quando mipiace:
La ora e un , che perder lei s'attende ,
» E che dira nelF Inferno ai malnati ,
» lo vidi la speranza de beaii :
onde il poema in quel tempo o era incomiaeia-
to y o imaginatane ia tessitura . II dotto Sig* Cano-
nico Dionigi tanto benemerito della divina Corn-
media ha dimostrato colla piu scelta erudizio-
ne che Dante non riparossi a Verona, che dopo
I'anno iSii. Mori nel i320: si puo egli imma-
ginare che si gran lavoro fosse incominciato si
tardi , e si presto compito (37) ? Da tutto cio pa-
re non possa porsi in dubbio che all' epoca del-
Fesilio di Dante il poema non solo fosse gia co-
minciato, ma anche assai avanzato. Ma occupia-
moci nel grandioso lavoro , piuttostoche nelle
circostanze . Kiente e piu inutile, dice un gran
scrittore inglese, facerido delle osservazioni sul
Paradiso perduto, delle questioni di nome : on-
de lasciaijpdo a parte, perche Commedia (38) ab-
bia Dante chiamato, ciocche altri vorr^ appellar
Poema, basta Tosservare, che dentro vi si trova-
(37) Serie d* anedd. ec, Sa^g. di critica sopra Dante,
(38) Dante nel lihro de Vulgari Eloquentia, distin^
gue tre sorti di stiii: per Tragoediam'superiorem stilum
induimus ; per comoediani ini'eriorem , per elegiani sti*
lum intelHgimus miserorum: onde si deduce che intitO"
lo Commedia il poema, intendendo di scrivere nello
stile di mezzo . Questa ossen^azione che 5' attribtiisce il
Marchese Majfei, era statafatta dal Tasso alia lezio^
ne sopra il sonetto del Casa *
Questa vita mortal ec.
84 DEL RINikSC. DELLE SCIEUZE C LETTERS
nobellezze d'ininiaginazione, e di stile eguali a
quelle d'Omero, di Virgilio, e di qualunque al-
tro piu gran poeta; gl' ingegni sublimi sono in-
ventori, invece di esser servi, e imitatori d'al-
trui. Noi non abbiamo in questo genere, che
cinque o sei capi d' opera, ossia grandi poeroi
narrativi . Omero ha scritto 1' Iliade non con
quella regolarita , che vorrebbe un freddo criti-
co: il modesto e timido Virgilio lo ha imitato,
temperaudo con piu ragione il minor fuoco del-
la fantasia , e supplendo colla morbidezza e soa-
\itk d'un colorito, che e senipre piacevole agli
occhj , alia forza, che qualche volta gli manca . I
critici , osservando quei poemi j hanno scritte le
regole, ed hanno detto agli altri poeti: eccovi le
traccie sopra di cui dovete camminare , i limiti ,
che non \e dato d'oltre passare . Ma Dante,
FAriosto, e Milton non eran fatti per chiuder-
si in limiti , e seguir delle traccie servili . Nati
peressere creatori , hanno battuto nuove strade, .
e son giunti a farsi ammirare dai posteri. Han*
no ottenuto il fine; dunque i mezzi eran ottimi:
sono stati creati dalla Natura legislatori del gu-
sto, piuttosto che soggettati alle meschine leggi
dei critici, leggi che non hanno giammai pro-
dotto alcun capo d' opera. Quante piu sono le
strade, che conducono al gran fine di dilettare, e
istruire gli uomini, tanto maggiore si mostra la
iecondita della Natura. Queste riflessioni sono
il termine, a cui dopo tante discussioni suUa di-
vina Commedia , F Orlando Fuorioso , e il Para-
diso perduto, conviene finalmente ridursi . Il p«>e-
ma di Dante non rassomiglia pel disegno ad al-
cuno degli antichi o moderni ; e un'originale in-
venzione poetica d'un disegno grande, e nuo-
SAGGIO SEGONDO 85
TO , ove non convien cercare la regolar condotta
col critico compasso d' Arstotele ; ma la natura
qiialche volta rozza, e selvaggia e pin grande,
percbe libera di spiegar tutte le sueforze, e non
soffogata' dair arte . Figuriamoci un' alpe , che
sparsa di scoseese rupi, di precipitosi torrenti,
di bosrhi , di colline ci presenta un orror mae-
stoso : vi s' incontrano, e vero^ nudi e sterili mas-
si , spine, rovi , e selvatiche piante, ma la pro-
cerita , e grosse^a di queste, mostra il vigore
straordinario della vegetazione . In mezzo anche
a questa rozza e selvatica grandezza si trovano ta-
lora amene colline, apricke valli, e prati vestiti
d'un verde vivo e fresco, e sparsi dei colori di
pnraavera . Non e un regolare giardino , che ta-
gliato da viali paralelli, o posti ad angoli retti,
par che una meti di esso rifletta come in uno
specchio V altra metk , ove alberi non suoi mal
si nutriscono dalla terra , che e loro matrigna ,
e costi'etti a prender delle bizzarre figure , sve-
lano Tarte stentata, e T inferiority di questa al-
r irregolare , ma grande quadro della Natura .
Sotto quel punto di vista fa duopo contemplare
la divina Commedia . Cosa puo imaginarsi di piui
grande , che il disegno d'un poema, in cui una
viva imaginazione prende a spaziare pe i tre re-
gni , che la Keligione insegna esser destinati agli
uomini dopo la morte? L' opera e consacrata al-
ia religione e alia morale . Chi e fra i poeti cri-
stiani, che abbia da to alia cristiaua virtu un ca-
rattere piu venerabile ed augusto, e incusso piu
terrore ne rei? Non si vuol dissknulare che il
fiele satirico si fa spesso sentire in questo sacro
lavoro; ma e piuttosto zelo contro il vizio, su
cui tuona , come dal pergamo un ministro del
86 DEL RIXASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
Yangelo. Parra ad alcuno, che lo zelo esca talo*
ra da'limiti, che scenda a delle personalita; ma
egli , trattando una materia si grave, si riguardo
come uii ministro del Ctelo, destinato ad eserci-
tare una rigorosa giustizia . E per verita , Tisto-
ria di quei tempi e de'personaggi condannati da
Dante, forse lo smentisce? Conviene anche per-
donare qualche colpo del satirico flagello alle
sue disgrazie . Ogni scrittore di gusto sparge sulie
sueproduzioni uqa tinta dellostato delFanimo,
e del cuore. Quello di Dante tanto esulcerato,
sovente esalava ne* versi la sua amarezza . Que-
sts voglia di sfogare il suo cuore lo conduce ta-
lora a dei miuuti dettagli di persone , di farai-
glie, e di fatti, che interessavano moltissimo i
lettori di quei tempi, ma che in proporzione,
che ci siamodaessi scostati, diminuito Tinteres-
se, ci son divenuti indifferenti o noiosi, e forse
nei primi tempi furono quelli piu avidamente,
e eon delizia gustati . Benche rigido osservatore
dei dogmi del la Reiigione , e dotato
Di dignitosa coscienza e schietta,
A cui e piccolfaUo amaro morsOy
si e arrogato una liberty nelFassegnare special-
mente neU'Inferno i varj gradi di pena , che noo
sara forse appro vata dai piu severi ortodossi; e
la filosofica compassione, con cui, temperando
Tinflessibile rigidita della teologia, ha voluto
rispettar la virtu d'alcuni Eroi pagani, ponen-
doli in luogo di dannazione si, ma scevri della
pena de' sensi , e Catone tra i confini del Purga-
torio, e delf Inferno, come custode di quel pas-
so, sara da molti biasimata (Sq) . E pero in ogni
(39) Ha imitcUo Virgilio lib. 6.
Secretosque pios his daatem jura Catonem.
SAr.GIO SHCOWDO 87
loco, religioso adoratore dei misteri della fede , e
condanna altamente coloro , che inyece d' ado-
rarii in silenzio, hanno la profana arditezza di
sorutinarii j coroe puo vedersi nei seguenti ter-
zetti :
Matto e chi spera, che nostra ragione
Possa trascorrer r infinita via^
Che tiene una sustantia in tre persone .
Ed allrove:
E tu dicevi: un uom nasce alia riva
De r Indo ; e qum non e chi ragioni
Di Cristo , ne chi legga, ne chiscriva .
II disegno del poeina, come abbiam notato, e
nuoYo; i tratti sono arditi, ma grandi, e qualche
volta inimitabili . £ stato detto del Buonarroti ,
che per la sicura franchezza della sua ma no ha
espresso degli atteggiamenti , che niun altro a-
vrebbe osato, perche non sicuro, come lui,
della felicita deiresecuzione . Lostesso puodirsi
di Dante: gli orridi atteggiamenti dei condan*
nati alle eterne pene, il fiero pasto di Ugolino,
quello di Lucifero , e molti al tri simili quadri ,
eseguiti con debolezza , invece d'un sublime or-
rore risveglierebbero il riso. Anche le Furie vi-
vamente espresse, anche Torribil teschio di Me-
dusa di Leonardo da Vinci , ci penetrano d' un
dilettevole orrore. Selacantica deir Inferno spe-
cialmente rassomiglia nel disegno al Giudizio
Universale di Michel' A ngiolo, si irova la stessa
conformita anche nel colorito, il quale forte,
ma alquanto cupo,epiu atto ad esprimere le
grandi e sublimi idee, che la soavita e dolcezza
di piu gentili pittori. Non e pero Dante privo
di soavita di stile; e questa corda , che ha poi
fatto tanto onore al Petrarca y non mancava alia
88 DFX RINASC. DELLE 8GIENZE E LETTERS
sua cetra , che tratto tratto riesoe aocor piu gra*
ta per la varieta . Le patetiche imagini dell* i-
storia dolente de'due cognati neirinferno, sono
espresse con una soavita , che forma un contra*
sto col forte stile , e duraraente sublime ond' e
contata Tatrooe storia d'Ugolino; ma neU'altre
due cantiche, come piu acconcie al soggetto, se
ne trovano piu frequenti esenipj (4o). Convien
pero cercar le rose in mezzo alie spine. Yi son
de' lettori , che stancati troppo soUecitamente
dalla durezza de'versi, dairoscuriti delFespres-
sioni,e dalle imagini talora un po'volgari (giac-
che per qual ragione si dovrebbe dissimulare,
che tai difetti non di rado s'incontrano?) ne
abbandonano la lettura , e lo giudicano troppo
leggermente per un poeta, il di cui merito sta
neir imaginazione de' suoi adoratori . £ facile ,
ha detto un gran poeta inglese, il Tedere i di-
fetti d*uno scrittore: lepaglie, la spuma, le im-
mondezze del mare vengono a galla , ma convien
profondarsi in esso per pescare le perle. Era
Dante il piu dotto uomo de' suoi tempi , e la
dottrina di essi si trova sparsa nel sue poema.
AlFinfelicita di quelli convien perdonare le sot-
tigliezze scolastiche, o filosoficbe, o teologiche,
che ha tentato di vestire di poetici abbigliamen-
ti; ma in mezzo a quella tenebrosa filosofia,
brillano talora delle veriti fisiche degne del no*
stro secolo. Riportiamone alcune.
(4o) // Purgatorio e pieno di squarci di siffatto stil^
che non e questo il luogo di addUare fnimuofnente :
com^ien cercarli, Basti per un esempio il canto 28. E
pieno iT imagini ridenti , e scritto collo stile dolce , e
tocwe^ quanto lo (wrebbe potato usare il Petrarca.
SAGGio SECorrno 89
La descrizione in una terzina della formazio-
ne della pioggia , oltre il roerito poetico , par
che esponga con tutta la precisione e chiarezza
la teoria della soluzione , e precipitazione del-
Facqua prodotta nelFaria dal calore, e dal fred-
do, e che abbia indovinata la teoria di Le Roi
abbraociata dai moderni.
Tu sai , come neW aer si raccogUe
Queir umido vapor ^ che in acqua riedey
Tosto che giunge dovefreddo il coglie .
La teoria della formazione dell'Iride secondaria
e veramente falsa , ma e felice; e Tesser, nota a
Dante, mostra la sua applicazione ai filosofici
studj .
Come si volgon per tenera nube
Due cerchiparalelli, e con colon
Quando Junone a sua anceUajube^
Ndscendo da quel dentro queldifuorij
In guisa delparlar di queUa vagUy
Che Amor consume y come il Sol vapori:
oye si puo notare un difetto in verita , cioe una
similitudine creata per spiegarne un'altra , I'Eco
per spiegar Tlride secondaria, gia destinata a
spiegare un'altra idea; roa da questo stesso di-
fetto si deduce la fertilita della fantasia a cui
si affacciavano in folia le imagini . La trasfor-
inazionede'vermi in farfalle, e una gemma delle
pill rare, fabbricata dall'ingegno, dalla fanta-
sia , e dalla religione, imaginandosi da lui che
il corpo umano, il quale veste Tanima, altro non
e che una crisalide :
Non v'accorgete voi che noi siam vermi
Nati aformar t angelica farf alia ?
Altre prove posson recarsi del sublime ingegno
di Dante nell'indovinare i misteri della Natura,
r. IIL m
90 DEL BINASG. DELL« SCIEPTZE E LETTERH
ove Tosservazione attenta ha supplito alia man-
canza de'fatti intermedj . Solo dopo rotliche es-
perienze di Newton, s e conosciuta la varia refran-
gibilta dei raggi di hice, e che fra loro il rosso
e il piu tardo a refrangersi ed a riflettersi, percio
ruUimo che si perda in un oggetto luminoso, che
a tra verso un' aria carica di vapori comparisce
rosso, perche tutti gli altri gen^i di raggi, ri-
fratti, e riflessi sono restati indietro, e il solo
rosso giunge agli occhi. La causa de* grossi vapori
per quest' effetto e appunto recata da Dante .
Ed ecco qual sul presso del mattino
Per gli grossi vapor Marte rosseggia
Giu nel Ponente sovra il suol marino ec.
Egli e certo, che Taria straordinariameute calda,
deve eccitare un vento turbinoso correndo rui*
nosamente la fredda aria in luogo della calda,
come niostra ilchiarissimoFrancklin (£e^/re^ ec.)
£d ecco come Dante si esprime:
E gid venia su per le forbid' onde
Un/racasso dun suonpien di spaventOy
Per cui tremavan ambedae le sponde;
Non altrimenti fatto , che d" un vento
Impetuoso per gli avversi ardori ,
Chejier la selva senz alcun rattentOj
Gli rami schianta , abbatte frondi efioriy
Dinanzi poheroso v(i superbo ,
^f^fi^gglr le fere ed ipastori .
Questo spirito d' osservazione , come gli ha fatto
indovinare delle fisiche verity , cosi gli ha fatto
dipingere delle leggiadre noVita, e delle piccole
circostanze nei quadri di natura , che i soli gran-
di poeti sanno conoscere e descrivere . Eccone
alcuni esempj .
• «
SIOGIO SKCOKDO 91
E come dentro a loro schiera bruna
Samrrnisa Puna colT altraJbrfniQa,
Forse a spiar lor via e lorfortuna .
E ultrove :
Come di un stizzo verde, ch'arso sia
DalTun de'lati, che dalldltro geme ^
E cigola per vento che va via ;
Taldalla scorza rotta esciva insieme ,
Parole , e sangue , ond io lasciai Uk cima
Cadere^ e steiti , come V uom che teme .
Questa similitudine e stala imitata dalF Ariosto ;
ma benche nelle poetiche similitiidini questo
poeta sopra tutti gli altri possa competer con
Dante 7 la copia e assai inferiore all' origina-
le (40- I" questo genere Dante ha pocbi pari
frt i poeti di qualunque nazione o antica, o mo-
derna: le piu belle similitudini sono comune-
mente note. Noi non facciamo, che rammenta^
re la celebre delle pecorelle, o del niontanaro,
o del sartore ec. , e solo diremo, che nel riferire
quella meravigliosa del primo canto dell' Inferno,
E come quei^ che con lena affannata
Escito Juor del pelago alia Hva^
Si volge aH'acqua perigfiosay eguata^
non s'e fatta sufficiente attenzione al verso, che
segue, cioe
Cosi r animo mio^ che ancorfuggiva ec.
Verso sommamente espressivo della situazione
dello spirito d' una persona, che scampata fug-
gendo da un pericolo, parla di fuggire ancora.
11 Galilep, lettore e ammirafcore di pante, po-
teva aver tratto da lui 1' ipotesi, che la luce del
Sole, mista all' umor della vite, si trasforma in
(4i) Canto 61"
*•
9^ DEL RINASG. DELLE SC|ENZE E LET TERE
vino: questo pensiere, imaginoso pero, convien
piu ad uti poeta, che ad un filosofo:
E perche meno ammiri la paroluj
Guarda il color del Sol , che si fa vino ,
Giunto aW umory che daUafvite cola (4^)«
Questo e un articolo, su cui piu e difficile il fini-
re che il corninciare , ond'e tempo di far punto^
avendo forse oltrepassati i limiti che ci conven-
gono . Si puo concludere, che questo lavoro poe-
tico, a cui cinque secoli hanno posto il sigillo
deirimmortalit^ , grande, e maraviglioso ai no-
stri tempi, lo fu infinitamente piu per quelli,
in cui nacque. L'applauso, con cui fu accolta
la sua divina Commedia, e attestato dalle varie
citti, nelle quali furono erette delle cattedre per
ispiegarla. 11 Boccaccio fu a cio stipendiato dalla
fiorentinaRepubblica, indi Antonio Padovano-, e
Filippo Villani ec. In Bologna nefu lettorepub-
blico Benvenuto da Imola nel 1875 , a cui si de-
ve percio uno dei piu interessanti comenti della
divina Commedia . In Pisa Francesco di Bartolo
da Buti nel 1 386, au tore anch'esso d'un comen-
to, e in roolte altre citt^ fuori di Toscana; dal
che si deduce il pregio, in cui fu universalmen-
te tenuta. Chi crederebbe, che ad onta d'una
successione continuata di storici , e di commen-
tatori, il Padre Arduino, quello che fece d'al-
cuni latini classici, abbia osato fardi Dante, ne-
gando, ch'ei sia Tautore della divina Commedia,
ed altribuendola ad un impostore? Non convie-
ne disputar sul serio con un siffatto uomo, il
(42) Danu Purg. cant. 2 5. V. Magalotti hit. scien.
left. 5. Redi torn. 5. pag, i^3..ediz. di Nap. Note al
ditirambo .
SA.GGIO SECONDO qS
quale, interroga to perche prendesse a sostenere
tali stravaganze , rispose : Est que vous cn)jez
que je me leve toujoursd trois heures pour repe-
ter les choses ditespar les autres? Conviene pero ,
che i giovani poeti , che studiano Dante per for-
mar lo stile, si ricordino di due cose, che nel
compor la divina Commedia formava la lingua
poetica , e che tentava varie maniere di dire ; e
che cinque secoli sono scorsi dopo quel lavoro :
onde , quantunque ia maggior parte delle frasi
abbian ricevuta la sanzionede'posteri, molte ne
sono state escluse dalFuso, padrone capriccioso
talvolta, ma pur padrone delle lingue, e molte
sono per dir cosi appassite dopo tanto tempo.
Le altre opere di Dante, o in versi, o in prosa
son lontane dal merito della divina Comtnedia.
Fra queste la Fita nuiwa e fatta per.celebrare la
bella Beatrice; ma il suo timido, delicato, e me-
tafisico amore espresso in debole prosa frammi-
scbiata di mediocri versi, non puo dilettar gran
fatto i lettori . 11 suo Convivio^ cosi detto quasi
un pasto istruttivo ai lettori , e un comento a tre
sue canzoni, in cui si scorgono Testese sue co-
gnizioni deH'Aristotelica, e Platonica filosofia, e
d'astronomia , cognizioni di molto conto a quei
tempi , inutili ai nostri . Piu particolare attenzio-
ne meritano gli altri due Opuscoli Tuno De
MonarchiUy I'altro de Vvlgari Eloquentia , Nel
primo si sostiene il prima to dell'autorita Impe-
riale sopra la Pontificia ; opinione che pose in
pericolo tutti i suoi scritti di subire le censure
ecclesiastiche. Egli di partitoGhibellino, non do-
vea certamente esse^r favorevole alle prerogative
Pontificie, ma prescindendo da ogni spirito di
partito, se la vera religione,e la ragione fossero
>
94 1>KL RINA5C. DELLE SCIEITZE E LETTERK
State ascoltate , non avrebbero avuYo luogo sifial te
dispute, giacche sfi si considera il Papa, come Ca-
po della Chiesa, niuna potest^ secolare puo me-
scolarsi in ci6,che riguarda i dogmi della relu
gione , che a lui spetta a decidere;se come Prin*
cipe secolare, e qcI rango degli altrisovrani , e
soggetto agli stessi priaeipj di pubblico dirkto.
Ma il confondere il primato spicituale col tempo-
rale, ha origtnato innitmerabili scandali, ed e
termiaato coir esser fatale a cbi n ha abusato . Il
buon senso di Dante, ha sparso anche nel suo
poema piu tratti contro quest' abuse. Nou avea
tnancato di fnlminar la poetica censura contro le
false Deere tali, e far parlare a S^ Pietro un lin-
guaggio de'piu severi contro i suoi successori, ed
i lore ministri . Ne s'intende facilmente, come
le frequenti e terribili iuvettive contro la Corte
di Roma, e Fecclesiastico Senate, abbiano scam-
pato la censura Pontificia . Forse si son perdo-
nate le ardite declamazioni alia poesia, perche
ha fl credito di spacciare piu la favola , che la
verity : si sono riguardate quelle poetiche Fi-
lippiche, come satire, le quali in ogni tempo
hanno goduto il privilegio di una liberta, o li-
cenza di dire delle dure verita, alle quali i po-
tenti, se non particolarmente nominati, soglio-
no perdonare (perche Tamor proprio fa un ec-
cezione a ciascuno), o ascoltano le ingiurie, ri-
dendo come gli antichi Romani dei loro servi
nelle feste Saturnali . Forse anche la venerazio-
ne , che si eccilo subito il divino poema , in cui
1 autore, come abbiam notato, comparisce piu
come un ministro della diviiia parola, che un
poeta, lo fecero soffrire , come si soffrono dai
grandi ie verita anche dure dette dal pergamo .
SAGGIO SECOJVDO qS
I) Ubro delta Monarchia pero cors^ questo t\^
cbiop^r un momento, ma presto cadd« nelFo*
blio. L'opra (legna di piu cousiderazidne e queU
la della Folgare Eloquenza^ giacche oontien^ il
seniimento di Dante sopra la oatura della lin-
gua Yolgare, e quale sia quella piu nbbileiu Ita-
lia, che seguir si debba; egli non da ia privati-
va ad alcuna citta, neppure a Firenze, ma dice
che questa e una lingua, secondo Fe sue espres-
sioni , illustre, cardinaley aulioa y cortigianuy che
non e propria d^ alcuna cittd d Italia (4^), ma
pud appartenere a tutte . Questa opinione di
Dante forse fu ginsta a' spot lempi : la favell^
nobile italiana era flutiuatite, perche non aocar
ben formata; ma dope la di lut diviiia opera ,
dope Petrarca, e Boccaccio, cbe sempre piu sta-
bilirono cio che Dante avea corainciato , la pre-*
rogativa d'appartenere ad una nazione fu decisa
in favore della Toscana . Se si volesse dire, che
Dante ha sentito diversamentc , e che non ha
inteso di scrivere nel toscano dialetto, si po-
trebbe rispondere, che forse penso cosi teorica-
lDente,ma infatti scrisse con quello ; e cheaven-
dolo bevuto col latte, questo sempre lo accom-
pagno , e senza ch' ei se ue avvedesse , gli fece
una leggiadra fraude, insinuandosi tacitamente
(43) Questo opuscolo gia nominato , come produzw"
ne di Dante dal Boccaccio ^ dal ViUaniy da Leonardo
Aretino y dal Filelfo , essend0 comparso tradotto in ita'
liano nel tempo in cui bollivano le controversie (an*
no 1 529 J sul name , che si doveva cdla nostra lingua y
se d* italiana o toscana y fu creduto apocrifo dal Doni:
ma dopo che Pietro del Bene Jiorentino y ne trovb il
testa latino a Padouay e ckeju stamp ato a Parigi per
mezzo del Corbinelliy non si e piu dubitato della sua
autenticita^
96 DEL RINASG. PELLC SCtKNZE E LETTERR
ne'suoi scritti , e reggendogli per dir cosi la ma-
no nello scTivere; altriinenti come si spieghe-
rebbe, che il dialetto toscano e quello, che pre-
feribilmente si vede seguitato nella divijia Coin-
media, e in tuttelealtre sue opere con poche ec-
cezzioni?
Dopo Dante, se si vuol cercare lo splendore, e
la gloria deiritaliana poesia convien saltare al
Petrarca. Vi sono altri toscani poeti coetanei di
Dante, come Francesco da Barberino di Val d'EU
sa della famigIia,cheayendo per stemma i tafa-
ni , gli convert! in api dorate quando fu ornata
del triregno Pontificio (44)* Legista di profes-
sione, o giudice, o notajo (45) , coltivo le Muse,
e scrisse i Documenti dAmore in varj metri.
L' opera pero, in vecc di parlare del profanoa-
more , come dedur si potrebbe dal titolo , non
contiene , che de' precetti di morale , e delle vir-
tu , e de' premj di esse . Lo stile e duro e rozzo ,
e sente ancor troppo il provenzale (46)« Coeta-
neo alfAlighieri fu un ahro Dante, detto da
Majano. Gran disgrazia e per lui Taver comune
il nome con chi lo ha reso tanto illustre, e che
percio non puo stargli accanto senza esserne os-
curato . Fu pero assai in pregio al suo tempo , e
la leggiadra poetessasiciliana, la Nina, a lui senza
(44) Suir antica casa Barberini in Barberino di Val
iPElsUy esiste una rozza arme di pietra coitnfani: ve
tradizioncy che prima di stabilirsi in Barberino y abitussc
qucsta fandglia in luogo poco discosto detto Tafania y
ovc sono delle terre ad essa appartencnti y fra le quali
w e il campo detto de* Tafani .
(4 5) Melius vit, jimb. Cam. 1. 1 . Lami^ov. Lett. Mazz.
(46) E per altro una de* testidi lingua . Si nominu'-
no anche altre opere di lui.
SAGGfO SEGONDO 97
vederlo concesse il suo cuore , allettata da' versi
inviatile . Posteriore a Dante e suo seguace , ma
ad immensa distauza,e Fazio degli Uberti , forse
nipote del magnaninio Farinata , a cut deve Tesi-
dtenza Firenze (47) . Esule probabilmente per
fazioni daila patria, ridotto alia miseria, canto
spesso, come unodegiullari, strambotti, e frot*
tole alle corti dei Principi d' Italia (48). Ma I'o-
pera di maggior conto e quella chiamata il Dit-
tamondo ^ in cui ha voluto imitar Dante, erran-
do pel mondo in compagnia di Solino, e facen-
done la descrizione; come Dante in compagnia di
Virgilio e di Beatrice avea percorso i tre Regni .
Vi si trovano le durezze di stile di Dante com-
pensate da poche bellezze (49) .
Di Cino da Pistoia abbiamo parlato nella serie
dei legisti, benche la sua celebrity e restata di
poeta elegante . I^ scarsita pero delte sue poe-
sie fa, che non ci tratteniamo sopra lui lun-
gamente. Giova rammentare in sua compagnia
Sennuccio del Bene fiorentino, per Tamicizia
ch' ebbero col Petrarca , noto anche per qualche
poesia , e involto ancor esso nella disgrazia di tan-
ti valentuomini fiorentini alia riyoluzione del
i3oi.
Lasciati tutti questi mediocri poeli mezzo
soramersi nelFoblio, e tenuti solo in vita dai cu-
riosi eruditi, e molto piu perche ebbero la fortu-
tia di scrivere in un tempo di cui la lingua e di-
(47) V. libro J, cap. 5.
(48) Filip. VilL Mazzuch. Quadrio ec.
(49) Qui non si fa V istoria de poedy ma solo dei
progressi delF artey omde non si marat/igliera il lettore
che tanti se ne lascimh indietro .
T, III. n
q8 PFL RINASC. DELTE SCIF?fZE E LETTERE
venuta tanto autorevole ai posteri, il maggior
poeta , che ci s' offre dopo i tempi di Dante, e
Francesco Petrarca. Suo padre Petracco Notaio
di Firenze fu involto nella stessa disgrazia, che
Dante, e insieme con esso costretto, abbando-
nando la patria, a ricovrarsi in Arezzo nelfauno
]3o!i con Eletta Canigiani sua moglie, ove nel
i3o4 nacque Francesco . Le disgraziate vicende
di questa faraiglia, coniuni agli altri esuli , la fe-
cero errare , e finalmente posarsi in Avignone .
11 padre avea destinato Francesco alio studio del-
le leggi , ma la Natura , a cui niuno puo contra-
stare , e che come innanzi in Ovidio, e in appres-
so in Ariosto, in Tasso, e in tanti altri, a traver-
so a mille ostacoli si e aperta la strada al suo fi-
ne, porto Francesco irresistibilmente agli ameni
studj a segno, che il padre un giorno sdegnoso
gitto tutti i belli autori del figlio nel fuoco, sal-
vando poi da questa condanna Virgilio, e la ret-
torica di Cicerone , intenerito dalle di lui lacri-
^me. Morto il padre, si diede interamente a'bei
, studj. Tutto cio, che puo allettare un ingegno
fatto dalla Natura per quelli, fu suo oggetto;
erudizione, eloquenza, filosofia, morale, e tral-
le spine, ond'erkno ricoperte allora siffatte co*
gnizioni , seppe cogliere delle rose , e trar delle
gemme dallo squaliore d' un sordido ammasso
di confust ruderi. Ma ciocche di lui piu adesso
c'interessa e il poeta. Benche la lingua volgare
avesse cominciato ad essere in pregio, special-
mente dopo Dante , tuttavia la latina sfortuna-
tamente conservava ancora la sua dignita, e il
Petrarca ricercator diligente degli antichi latini
Classici, e giusto ammiratpre di essi, venero
^troppo quella lingua , e cerco di formar su di es-
SA.GCIO SECONDO 99
Ml il suo Stile in versi e in prosa . Concepito i"!
pensiero d'un poema epico, voile scriverlo in la-
tino. L' idee , che gli -si ravvolgevano in mente
delle grandi imprese deVomani Eroi, gli fecero
rivolgere Timaginazione ad una delle epocbe piu
gloriose della romaqa Repubblica,cioe alia secou-
da guerra cartaginese, e scrisse il suo poema
r Affrica . Era ignoto in quei tempi il poema
sullo stesso soggetto di Silio Itaiico, forse il piu
debole degli epici antichi (5o) . 11 Petrarca ira-
piego molto tempo e cura a scrivere un poema,
che veramente gli procuro la corona in Campi-
doglio, ma che era destinato a cadere neiroblio.
Facciamo una riflessione opportuna . Conside-
riamo le pene, ch' ei s'e dato in quelFopera ;
veggiamolo in tempo, in cui non esistevano
tanti ajuti per scrivere in quella lingua , dar la
tortura alio spirito , per trovar delle espressioni ,
che non avea aneora incontrate ne'Classici ; la-
sciare , e riprendere il lavoro piu volte per que-
stomotivo, abbandonare delle belle imagini, non
trovando i colori , onde degnamente dipingerle;
(5o) Dis lui ha detto Plinlo : scribebat carmina major
re cura, qiiam ingenio. // Sig. Tiraboschi ^ uomo dot"
tissimo y ma dotato piu cC erudluotu che di fino gusto ,
crede che sifaccia torto a Silio apprezzandolo ineno di
Lucano e di Stazio , dandone per ragione y che i difetti
di quest* uhinii son coperti d^ uri ingannevole apparenza
di maestky di grandezza, d* entusiasmo, Egli s* inganna,
Lucano , per esempio , ha certamente grand i difettiy ma
anche grandi e vere heUezze; ed hafatto parlar degna"
mente gli Eroi. E 'vero y che il suo stile lia una tintay
che spesso offende gli occluy ma i pensieri son grandly
e CesarCy Pompeoy Catone parlano il lingua ^io vero
degU Eroi romani: ecco le ragioniy che lo fanno pre^
ferire a Silio , e per cm Ju tanto stimato dal gran Pie^
tro Corn^liOy ottimo giudice.
lOO DEL RIITASG. DELLE SGIENZE E LETTERS
ed esaminiamo finalmente il suo poema , lo sti*
]e del quale e ben lontaiio da quello deU'aurea
eti . Noi lo aramireremo per quel , che ha potu-
to fare, e ci parra uii robusto corridore, che
colle pastoje a' piedi abbia fatto un lungo cam-
Tnino . Non possiamo a meno pero di non pian-
ger quel tempo perduto , e di dolerci che noa
lo abbia dato all' italiana poesia , cercando di
perfezionarla , ed invece di adornar di vezzi una
inorta^ e di volerla far niuovere ed atteggiar co-
me viva , non si sia dato ogni cura d'ornar la
figlia vivente, e crescecle nuove grazie. Egli e
certo , che le cure inutili impiegate nel latino
verso eroico, rivolte da un uomo di si bella ima-
ginazione,e di si subliroi idee all' italiana poesia,
ravrebberosommamente arricchita . La fantasia
di Dante aveapreso di mira oggetti, cheescono
dair umana sfera . Le pitture di Scipione , d'Anni-
bale, dWmilcare, le battaglie di Zama, le sventurate
vicende di Sofonisba in versi italiani esciti dalla
imaginazione del Petrarca, potevano fin da quei
tempi formare un modello italiano d' eroico sti-
le . Egli percio si lascio trasportare dalla venera-
zione che aveva ancora il suo secolo per la lingua
degli Scipioni , e credette , che le loro gesta do-
vessero in quella cantarsi. II caso, che dirige
sovente le azioni degli uomini piu grandi,eAmo-
re,cheayea fatto poetar Dante in volgar lingua,
risveglio ancor la musa italiana del Petrarca. £
troppo nota Madonna Laura per doversi tratte-
nere molto sopra di lei . Nata in un subborgo
d'Avignone (5i) da Odiberto di Noves nelFan-
(5i) Ed or d'un picciql borgo un Sol n'ha dato.
Part. I. son, 4*
SA.GGIO SFGONDO JOI
fio i3o8, maritata ad Ugo de .Sades nel iSaS, ri-
sveglio nel sensibile ouore del nostro poeta una
forte e stabile passione amorosa, incontrandosi
in lui nell'anno iSay nella chiesa di S. Chiara
in Avignone nel lunedi santo ; minute e piccole
circoatanze, ma cbediventano iraportanti, giac-
che questa passione ha dato origine alle piu te-
nere poesie delta nostra lingua. Varia e stata
Topinione suUe beilezze di Laura, altri vantan-
dola come una Venere , altri sostenendo che ella
era abbellita soverchiamente dalla fantasia del
poeta. Comunque sia, il suo nome e andato
co'versi del Petrarca all' immortality. L'amore
profano in queste rime e divinizzato, perche ri-
vestito delle decenti grazie di Platone.Questo il-
lustre Greco , in cui la vivace fantasia dominava
suUa ragione, ha formato un sistema attissimo
ad essere espresso dai colori poetici . Le anime
figlie del cielo, abitatrici degli astri, veixgono
da essi ad in forma re i corpi , e terminate il tempo
prefisso della mortal vita , ritornano alia loro
sfera. Rimirando i pregi d^una belF anima , e
anche di quella leggiadra spoglia in cui si cela ,
si ammirano le opre grandi del Creatore, a lui
ci soUeviaroo da quelle ,
Che son scale al Fattor chi ben le mira.
11 volto e gli occhi d'una bella donna, roostrano
la via del Cielo, e ci fanno prendere un'idea dei
piaceri celesti (5a) . Nulla esser vi puo di piu
(5a) Gentil mia Donna, io veggie
Nel mover de' vostr' occhi un ddce lume,
Che mi mostra la via, che al Ciel conduce.
Part, I. canz, 19. £ ib, canz. ai.
Rimira il Ciel, che ti si voive intomo
Inomortale ed adorno;
\
I02 DEL RINASC. DELLE SGIEKZE E LETTERE
decente dell'amorosa passiooe vestita di queste
imaginose spoglie; ma il sistema e piu bello,
che vero, piu atto a cantarsi, che a porsi in pra-
tica: puo ancbe fare una dolce illusione a due
semplici amanti, allettandoli con amabili vi*
sioni di piaceri innocenti,e terminando per de-
ludergli, trasportandogli quasi violentemente ad
obbedire alia legge imperiosa della natura. Non
ihancano esempj di sistemi fallaci, e di sotti-
gliezze teologiche, che tra ToscuriUi de' concetti
spirando una spiritual dolcezza ai due sessi^
hanno tcrminato nella stessa guisa (53) . Dai versi
stessi del Petrarca trapela^piu d*una volta que*
sta fallacia , la quale poi senza alcun velo si sco-
pre ne'suoiCoUoqaj con S. Agostino. Ma o egU
consideri Laura con le metafisiche idee di Pla-
tone, o piu niaterialmente, le iroagini sono il
piu delle volte giuste e toccanti, e 1' espressioni
tenere e soavi. Le tre sue Canzoni chiamate
sorelle: su gli occhi di Laura: sono forse un po'
Che dove del mal suo quaggiii si lieta
Vostra vaghezza acqueta
Un muover d'occhio, un ragionar, un canto;
Qiianto 6a quel placer, se questo e tanto?
(53) Mold esempi si potrehber citarty che per decen^
za si iasciano . Solo noteremo , che nella celebre dispu^
ta del quietismo y eccitata in Francia Jra Bossuety e
Fcnelony chi si trasse dietro tanti partitanti da ainbi $
lady fii la fainosa quictista JUadaina de Guiony che o-
ifci^a/atta qualche iinpressione in Fenelony e trasporta^
te net suo sentimento tante pcrsone della carte y €wea se*
dotto il pio e austero Ducade ClieiTeuse. Egli confesso
un giorno a Bossuety che quando era presso a quella
dofuia (la quale era assai bella) , si sentiva soffocare
dai movimenti interni ilella graiia , ed 9S0 diinandare
al Vescoxfo di Meaux se non sentii^a lo stesso, D*jile/n6.
Elog, dc V Acad, franc, t. a. Notes sur Veloge de Bossuet.
SAGGIO SECONDO Io3
impastate della Platonica Hietafisica, e ci tocca
dawantaggio quando abbandonando le stelle, ri-
cade sul suolo : roa qual gemma cosi bella puo
vantare la lirica italiana , cbe paragonar si possa
con quella (64)9 in cui lasciato da parte il Pla-
tonismo, descrivendo il fonie in cui bagnossi
Laura, imagina , che tutti gli oggetti si rivesto-
no di gioja a lei davante, e produce tenere, e
delicate idee , espresse col piu armonico ed ele-
gante stile? U Sonetto e stato da lui perfeziona-
to : pochi se ne leggevano innanzi dei soffribi-
li (55). Le canzoni eroiche seropre piu ci fanno
dolere, che non abbia scelta la nostra lingua
pel suo poema deir Afjrica : sono piene d* idee
grandi espresse con magnificenza di stile subli-
me, non mai ampolloso. Da un poeta, come lui
nutrito dei roroani Classici, e pieno delle gran-
diose idee degli Eroi del Lazio che resero tanto
venerabili
Le antiche mura , che ancor teme ed ama ,
E trema il mondo , quando si rimembra
Del tempo andato, e indietro si rivolve (56),
che cosa non si poteva attendere? II soggetto
8U0I subliraar lo spirito, e riscaldar la fantasia,
come awiene in quelle canzoni; e realmente
(54) Chiare, fresche, e dolci acque ec.p, i.canz. li.
fu questa posta in eleganti versi latini da Marcantonio
Flaminio :
O fons melioli sacer ec.
(55) Se quelle che si riferisce nel prima tomo della
raccoha d*Ugostino Gobbi sul saluiar della sua donna
appartiene a Dante j a cui e aitribuito, e il solo ehe
possa gare^ar con qualunque sonetto del Petrarca in
tenerezz'a: comincia
Tanto gentile e tanto onesta appare ec*
(56) Par. prima f canz. 6*
Io4 BEL RINASC. AELLE 8CIENZE £ LETTERE
qual diversita da queste, ed altre deboli, e stew
fate, e ad una folia di mediocri ed oscuri sonetti
aniorosi? Moiti di questi sono non solo medio-
cri, ma anche sotto la mediocrita, tessuti d'idee
troppo comuni, e talora troppo ricercate. La
melodia della sua cetra e tenera e soave , ma il
tuono e di rado variato , e le corde di questa ce-
tra non sono molte . Non si puo for paragone
fralle produzioni poetiche di Dante, e quelle
del Petrarca , giacche differiscono tropjK) . Sareb-
be indiscretezza paragonare il puerile Canzonie-
re di Dante con quello maturo del Petrarca, co-
me il mettere a prova di forze un fanciuUo con
un uomo adulto; pure abbiam visto che questo
non sdegno d'imitar talora il primo. Si puo
piuttosto paragonare il talento poetico d' ambe-
due. In questo paragone niuno probabilmente
negherk che ])ante non superasse Petrarca nella
grandezza deirimaginazione, nella robustezza,
de'pensieri, e delle espressioni; ma cede a Pe-
trarca nella gentil morbidezza del colorito poe-
tico , e nelFarmonica dolcezza del yerso . Allet-
tcri percio maggior quantity di lettori il Petrar-
ca , come avvenir suole nella pittura , ove dieci
sono presidallabellezza del colorito, per unoche
gli antepone la grandezza della coraposizione e
del disegno . Cosi la dolcezza delle parole, Tar-
monia delle verso, che lusinga Torecchio, attrae
la piu gran parte, che concedono piu ai sensi,
che alia mente. Si trova in Dante piu varieta,
piu noviti e grandezza di pensieri, ma talora
affogati in durezza , e oscurita d' espressioni , e
il lettore spesso annojato di seguitare uu aspro
sentiero, per giungere a'pezzi di suolo delizio-
SAGCrO SECOfTDO io5
to , stanco abbandona il cammino (57) . Piu di
rado sente quest' incomodo nel Canzoniere, e
nei Trionfi del Petrarca, lusiugato almeno dalla
soavitk dello stile ; ma fa d' uopo confessare , che
in questo talora la*dolcezza supplisce alle idee :
in quello le idee son talora troppo affollate, e
si urtano per dir cosi duramente fra loro, e par
che raanchino le corrispondenti espressioni •
Ambedue questi grandi uomini sono i padri del-
I'italiana poesia. Era necessario che uno succe*
desse alFaltro per crear le grazie, la tenerezza ,
I'armonia, dopo la grandezza e la forza. Amano
gli uomini paragonar gli antichi ai moderni: i
paragoni sono pero sempre imperfetti : tutte le
lingue hanno de'pregi particolari, e scrittori,
che difleriscono quanto le fisonomie ^ lo che mo-
stra la ricca variety della natura . Non ebbero i
Latini un poeta della fantasia di Dante; lo ebbe-
ro i Greci in Omero: ma chi saprebbe additare
un poeta, che abbia unito tenerezza d' affetto,
soayita di stile, immaginazione , e decenza al
par del Petrarca ? Troverete qualche somiglianza
di teneri sentimenti in Tibullo; ma se la pre-
venzione non v'acceca , vedrete quanto il Petrar-
ca gli sovrasti. Questa soavita e tenerezza di
pensieri, e di stile e anche maggiore nella secon-
da parte , allorche piange la morte della sua
Donna. Dopo ventun'anni d*amore ferventCf e
quando, per usar le sue parole ,
(57) Quanto possa la dolcezza del verso y si scorge
nells persone volgariy che imparano a memoriae e can^
tana le ottas^e del Tasso senza intenderle; giaccfie ne
sfigurano in modo i versi, che non vi si trosfa piu senso:
tuttavia son lusingate le loro orecchieda quelF armonia
senza senso •
r. UL o
To6 PFX RmASC. DELLF SCIENZE E LETTERE
Giunto era il tempo , dos^e Amor si scontra
Con Castitade,
nella raicidial peslilenza del i348i la bella Lau-
ra mori nello stesso giorno 6 d'Aprile, nella
stessa ora, in cui avea gia an anni innanzi pia-
gnto d'amore cosi vivamente il Petrarca (58). I
teneri versi della seconda parte, e in specie i so-
netti, fanno testimonianza della sensibilita del
suo cuore, della pergeveranza della sua passio-
ne, e che
Piaga per aUentar d^arco non sana .
Comincio ad accorgersi egli stesso , che la cele-
hvxXk del suo nome si dovrebbe piu che alle al-
tre tante sue opere, e con tanto studio lavorate,
alle amorose Rime , di cui la fama ognor crescen-
te gli giungeva alle orecchie , e si penti di non
avervi data piu cura (69) .
I-A viva fentasia, e la dottrina classica di Dan-
te, e Petrarca avea perfezionato la lingua poeti-
ca italiana . La prosa era piu incolta , ma ancor
essa dove il suo migliore stabilimento ai fio-
rentini scrittori. L'istorica prosa comincio da
essi . Lasciando da parte alcune rozze cronache,
e fra queste quelle di Pisa, e d'altre citti (60),
il piu antico storico italiano e Ricordano o Ric-
(58) Si consulti il Documento posto in fronte d^l
Virgilio delC Ambrosiana da questo poeta^ che comin-
cia: Laura propriis Virtutibus illustris, et meis longum
celebrata carminibus ec. Hist, tipogr. Medial, e altrove.
(59) S'io avessi pensato, che si care
Fosser le voci de'sospir mie'in rima,
Fatte Tavrei dal sospirar mio prima
In numero.piii spesse, in stil piu rare.
Par. a, son, stS.
(60) Mur. Ren It. scrip*
SAGGTO SECOKDO I07
cardaccio (6i) Malaspina. Nou sono benestabi-
lite Tepoche della sua vita , o seguitando la co-
mune opinione , converrebbe dargliela troppo
lunga . Egli scrisse Tistoria antica, involta in
inille favole puerili , e quella del suo tempo
candidamente fino alFanno J281. Ma di questa
non si sa con precisione ove fissarne Tautentico
principio , il quale pero, per la supposta sua lun-
ga vita , deve stabilirsi almeno 4o ovvero 5o an-
ni aoteriore alia sua morte . Quantunque rozza
.di stile, supera in eleganza tutto cio cbe nello
stesso secolo e stato scritto istoricamente in Ita-
lia (6a). Fu continuata dopo Tannp 1281 da Gia-
chetto o Giacotto suo nipote per altri cinque
anni . Appena deve rammentarsi la cronichetta
di Neri Strinati Alfleri, scritta in Padova, ove
cacciato dalla patria , s'era riparato Tautore. Lo
stile di Dino Compagni, mostra un leggiero a-
vanzamento nella lingua, ne'pocbi anni scorsi
dair uno alFaltro istorico. Vi si trova meno roz-
zezza , ed una certa semplicit^ , cbe acquista fe-
de a cio, di cui era spettatore. Viene accusato
di partito Gbibellino; ed era in veritk difficile
tenersi imparziale in mezzo alia furiosa persecu-
zione , che si facevano le due sette . Le declama-
zioni pero , cb' ei fa al principio di qualcbe li-
(61) Manni {del metodo di studiar la stoHafioren-'
tina) dice aver trovato in un MS, che il suo vero nome
e Riccardacci& corrotto poi in Ricordano •
(62) // Sig. Tiraboschi contrasta F anterioritk di
tempo al Malespina , e la da a Spinello , concedendo
pero r eleganza mof^iore di stile al primoy e che ^)isse*
ro nella stessa eta; ma sostiene, che F istorie di Spinel*
lo/uron pubhlicate prima ^ E assai difficile il fissare
con qualche precisione cio che pub chiamarsi pubblica^
zione avanti alF im^enzione della stampa.
108 DEL RlfTASC. DELLE SGIE5ZE E LETTERS
bro, e nel corpo deiristoria, piu suUo stile di
missionario, che di storico^ son dirette contro la
generate perversita dei cittadini, e non siamo
pel resto gran fatto in stbto di giudicarlo. Mag-
gioreeleganzadie alio stile istorico Gio. Villani.
Egli e vero , che fino ai suoi tempi ha copiato, e
quasi colle stesse parole, le croniche dei Malaspi-
ni . Nello stile di Giovanni, spesso trovasi preci-
sione , chiarezza, e talora un'aurea semplicita:
non gli manca neppur laforza . Non e la croni-
ca scevra della rozzezza de' tempi; spira pero in-
genuita per ogni lato, non par Tautore addetto
ad alcuna fazione, e la sua opera forma uno dei
piu autorevoli corpi di storia per quasi la met^
del secolo XIV. (63) Ebbero queste croniche un
singolare onore d'esser compendiate in rima da
Antonio Pucci , cio , che ci .rammenta il co*
mico tratto di Moliere, che immagina, che un
letterato si oecupasse a porre in epigramroi
le Decadi di Livio. Dorme quest' opera raano-
scritta nelle biblioteche, e vi dormirii finche
non sia distrutta dal tempo o dai vermi (64). II
Yillani comincio il suo lavoro dopo aver visitato
Boma nel i3oo,airistituzione delGiubileo fatta
da Bonifazio YIII. Confessa egli stesso che la vi-
sta dei maestosi avanzi di Roma, monument!
(63) Si dice da tutti^ che restarono queste croniche
occulte per quasi due secofi . Furono stampate la- pri^
Via volta in Venezia nel i537. // Macchiajvello pero
cita una volta il Villani nel principio delle sue istorie:
e vero che non lo cita che questa sola volta , e nel roc*
conto de*fatti importanti, mostra non Oi^erlo consuUa^
to : gli altri scrittori anteriori a Macchiavelto non ne
Janno parola.
(64) Serie di Ritratti ec. Elogio di Gio, Villani.
SkQGlO SECONDO I09
della sua grandezza , e testimonj delle illustri
imprese etemate dagli scritti di Salluslio, Livio,
Valerio ec. gli risvegliarono Tidea di celebrare
nella stessa guisa la sua patria (65). Fu mercan*
te, ebbe i primi onori della ciit^; ed essendo
uno degli u6ziali della zecca, ordino che si com-
pilasse un libro, ove fossero registrate tutte le
antiche monete fiorentine fino al suo tempo,
coi nomi e i segni dei fiorentini ufiziali, codice
prezioso, che esiste in carta pecora, e che si de«
re alFelezione di un ufiziale istorico (66). Viag-
gio per varie parti d'Europa, secondo Tuso dei
fiorentini mercanti : resto involto nel fallimen-
to della Compagnia Bardi , per cui soffri molte
angustie, e fino la carcere. Un celebre letterato
italiano, il Muratori, credelo stile di Dino Com-
pagni preferibile a quello di Giovanni Yillani.
£ vero che molte delle parole e frasi del Yillani
sono invecchiate e uscite di moda piu presto di
quelle del Compagni; ma il Yillani gli e assai
superiore nell* ordine , e specialmente nella chia*
rezza, con cui son raccontati gli awenimenti,
attaccandosi ai piu importanti ; e un istorico
freddo, mentre I'altro riscaldandosi prende piu
Tolte il tuono di predicatore, e si trattiene nelle
minuzie. Essendo il Villani restato vittima del-
la fatal pestilenza del i348, corsero lo stessoar-
ringo con minor celebrita , ma non minor dili-
genza Matteo suo fratello, e Filippo suo nipote,
(65) ji un grande scrittore moderno , al ekiarissimo
Gibbon y venne il pensiero di scriver la sua celebre isto^
ria della decadenza e ruina delV Impero Romano ^fra
le ruine del CampidogUo .
(66) JManni, metodo di studiare la storia fiorentina^
Orsini, storia delle monete della Repubh. Jior.
fi
I
I
%
/
I lO DEL RIJCASG. DBLLE SGIEIfZE E LETTERE
e figlio di Matteo , continuatori della cronica .
Filippo ha scritto anche* le vite dei famosi fio-
rentini, e la modestia , con cui parla del padre
e del zio, gli concilia maggior rispetto, benche
il pregiudizio dei tempi , che gli eleganti scrit-
tori dovessero scrivere iu latino, non glie li (ac-
cia apprezzare abbastanza (67). Varj altri Cro-
nisti toscani abbiamo in quest' epoca , come il
Yelluti, il Buoninsegni, il Capponi, ma volgari
e plebei, non hanno dato colF imaginazione il
piu lievefiato di vitaai loro scritti. Fra i padri
del ben dire, si trova in questo tempo un gnip-
po d'illustri teologi toscani deH'ordine Dome-
nicano , nell* opere dei quali anche adesso gli
studiosi della lingua vanno a bere il latte il piu
puro, Bartolommeo da S. Concordio , il Beato
Giordano, Domenico Cavalca, e Jacopo Passa-
vanti. Bartolommeo da S. Concordio, borgo po-
co distante da Pisa, fu uno dei piu dotti uomini
del suo tempo nella teologia, e nelle altre di-
scipline; ma la sua traduzione di Sallustio, e
quella del libro de' documehti degli Antichi, so-
no quegli , che ornarono la nostra favella . Egli
mori nel i347 di anni 85.
il B. Giordano da Kivalto , castello del terrtto-
rio pisano, fu un insigne predicatore, che con
sommo giudizio, iuvece del barbaro metodo di
predicare in latino, uso la nativa favella, e per-
cio fu seguitato colla maggior frequenza, ove
s'intesc la sua voce. Lo stile delle prediche e
riguardato come classico .
(67) Serie di Ritratti^ elogio di Gio. ViUani. 11 Con,"
te MazzucchcUi ha tradotto in parte y ed ha arricchito
di note quest* opera .
SAGGIO 8£COIfDO III
Domenico Cavalca, nato in Pisa, o in Yico-
pisano, dello stesso ordine, vesti ancor esso del-
Teleganza dello stile le verity evangeliche, niti-
damente esposte nello Specchio di Croce, nel
Pungilingua, e in varie altre opere, delle quali si
puo vedere la serie nello scrittore del suo elo*
gio (68).
A questi tre illustri Domenicani deve aggiun-
gersi fra Jacopo Passavanti , che nato in Firen-
ze alia fine del XIII. secolo, vesti Tabito in S. Ma-
ria Novella, fu let tore di teologia, e filosofia in
varie citta,predicatore insigne, e direttore della
fabbrica della chiesa di S. M. Novella . Ma pre-
diche, teologia, e filosofia, tutto si e dilegua-
to; e solo resta per omaipento della lingua il
suo Specchio di veraPenitenza, scritto prima in
latino , e pot da lui stesso tradotto in volgare .
Le opere di questi teolugi godono del doppio van-
taggio d'insegnare a un tempo la cristiana mo-
rale, e Feleganza del dire . Le verita religiose «o-
no vestite di panni semplici e puri , i quali ben-
che privi di ogni ornamento, piacciono forse
di piu, perche piu adattati al soggetto. L' ele-
gante purita di stile , con cui s'insegnano i pre-
cetti del Vangelo, penetra soavemente il cuore
con una dolce unzione, e ci par di sentir parla-
re i primi Padri della Chiesa. Questi Religiosi
vissero nel tempo felice , in cui la lingua , che
in Toscana si parlava , era tutta pura , tutta ele-
gante , giacche di essa si e formata la prima base
su cui il grande edifizio di quella si appoggia;
onde quel dotto stuolo , che ilpiu beljiorne colse,
a questa eta specialmente rivolse le sue diligenti
(68) yedi memori^ de^ Pisani illustri.
Iia DEL RINA.SG. DELLE SGIEIfZE E LETTERS
ricerche. Fa di mestiero pero pesar tutto con
scrupolosa bilancia. La lingua di que»ta e\k e
pura e semplice , ma la sua purezza e semplicitjk
e quella d* una fanciulletta innocente, cbe non
ha ancora ben formato il carattere , povera di
spirito, d'idee, e cbe non e capaoe di dilettare
colla sua conversazione: tutto in lei e buono, ma
questo tutto e poco . Perche la lingua si perfe-
zioni fa duopo cbe acquisti di cbe somministra-
re air oratore , al poeta i colori , onde vivaroen-
te pinger le sue idee . Quei colori per la poesia
furon creati da Dante, e Petrarca; la prosa era
restata indietro . Di quei due gran Fiorenlini
atti airimpresa, Dante non ba scritto , cbe una
languida e ricercata prosa ; Petrarca ba piu ama-
to per quella la lingua latina .
II padre per tanto del bel dire italiano e Gio-
vanni Boccaccio. I^ sua famiglia originaria di
Certaldo, probabilmente stabilita in Firenzeper
motivo di mercatura , ba dato a quella cittiFono-
re d'aver per cittadino Giovanni . Se egli poi na-
scesse di legittimo matrimonio, o fosse figlio del
rainore ; se suo padre, dimorante per oommer-
cio inParigi, innamorato d'una donzella france-
se, ne avesse ivi questo figlio , o se nascesse in
Firenze; se il consecutivo matrimonio lo legtt-
timasse, o no; son questioni non facili a deci-
dersi , cbe poco montano al merito ed alle opere
di Giovanni, cbe piu c'interessano (69). Desti*
nato dal padre prima alia mercatura, poi alio
(69) Era di 9 anni minore del Petrarca per testima^
nianza di questo (Senile lib. 8. ep, i.^, nato elunque
nel i3i3. Per ipunti in questione , possono consultarsi
da c/ii ama queste piccole circostanzej FiL F'ilL defanu
Jlor. Domenico Aret. Mamd^ isi* del Dee. ee.
8AGGI0 SECOITDO I 1 3
Studio delle leggi, fu tratto dal natural pendio al-
Tamena letteratura ; e allor quando mercaiite an-
cora si trovava in Napoli , visitando il sepolcro
del Cantor d'Enea si sent! accendere in seno una
scintilla di quel sacro fuoco; e dopo moiti osta-
coli le Muse , e la bella letteratura furono il suo
oggetto principale. Non sono ben noti i suoi
maestri delle belle lettere, e per altra parte e
inutile il cercargli d' un uomo , che, eccetto nel-
la greca lingua, fu maestro di se stesso . L'ami*
cizia del Petrarca , di cui godette per tutta la vi-
ta, Tincoraggi sempre piu ai bei studj . Non ci
appartiene lo scorrer tutte Tepoche della sua vi-
ta : egli e certo che fu assai onorato nella sua
patria , e spedito da essa in varie onorevoli am-
basciate , e in specie alia corte d'Avignone (70).
Gli istorici di quest* uomo ce lo dipingono assai
sensibile alFamorosa passione, e le sue opere
ce lo confermano, gia^cche tutte spirano amore.
La fama lo voile amante corrisposto d'una don-
na d*alto affare in Napoli, figlia naturale del Re
Roberto, detta Maria, e da lui chiamata Fiammet-
ta ; e quantunque sieno stati mossi dei dub-
bj , vi e luogo a credere , che in siffatto raccon-
to vi sia un fondamento di verita (7))* H &uo
(70) Mehusy Vit. Amb. Cam.
{Ti) II Sig, Tiraboschi esaminando le varie open' del
Filocoloy del Ninfale fiesolanoy della Fiammetta y tro^
va delle contradiuoni . Quelle opere sono scritte sullo
stile d*un romanzo , oncLe non si devono pesare tutte le
circostanze colla bilancia delF orefice , ma piuttosto
colla stadera del mugnajo . E se vi fosse il prezzo del--
r opera y non sarebbe difficile il mostrare la somma
probabilita del fatto da una concorrenza di circostan*
ze piu volte ripettUe ne^ suoi scrittiy e dalla concords
T. III. p
I l4 DEL RINASG. DELLE SCIENZE E LETTERS
merito , come italiano poeta ^ noii e d' un graa
rilievo . Egli e il fondatore del bello stile del-
la prosa italiana, la quale ricevette dalla sua
peuua un colorito finallora ignoto. Fra tutte
le sue opere il Decamerone e quella , che ha
acquistato una perenue ed estesissima celebrita.
A quesla si devono tutte le fatiche, che tauti
commentatori vi hanno spescf . Non solo si e
tentatOyeprobabiliuente invano, di fissare quali
furono le ville, nelle quali s' aduno la bella
compagnia novellatrice , e chi ella fosse (7a);
ma un diligente fiorentiuo scrittore, il Manni,
con pazienza straordinaria, ricercando vecchi ar-
chivj , e libri mal noti , ha creduto potere asse-
ripe, che le novelle del Decamerone sono quasi
tutte reali istorie avvenute in quel tempo (73),
opinione de^suoi storicL Ma per quello riguarda questa
donna y com^ien consid^erargk sempre come tinti di stile
romanzesco ,
(7 a) f^edi Bandiniy Letterejiesolane. Chi ha credits
to la villa de* Trevisiy chi Poggio Gherardo ec, , ma
le indicazioni del Boccaccio son troppo generally e pos^
sono conpenire a troppe situazioni .
(73) / diligenti Fiorentiniy per un libro che tanto in-
teressa la loro lingUQy qual c il DecajneronCy non han^
no tralasciate lepiii esatte ricerclie per porre in chiaro
tutte le circostanze, e specialmente le villcy ove s^aduno
la bella compagnia; ma pare possa dimostrarsi cheju
tutta un invenzione y e un* occasione presa dalle circo^
stanze per contar delle noi^elle . Per tagliar subito il
nodo coir argomento il piu forte y osserveremo che il
Boccaccio non era in quel tempo in Firenzcy come con^
Jessa egli stesso non no\^ellando y ma dove parla da sto»
rico nel comento al poema di Dante al cap. 6, owero
nel comentario sul canto 6 delP Inferno . Se io ho il
vero inteso , perciocxhe in quei tempi io non c' era , io
odo'che in quesu citta avvenne a molti nell'anno pe-»
SAGGIO SECOIf DO 1 1 5
c ci ha clati i veri norai , che il discreto' Boccac-
cio aveva occultati . Questa celebritk iiidusse
molti uomini a fame delle versioni. II gentile
Petrarca non sdegno d'onorarne una di latina
traduzione, e indirizzolla airamico Autore . La
sua modestia gli fece sciegliere quella di Gualtie*
ri e Griselda, come esempio di conjugate obbe-
dienza . La tragica novella di Tancredi, Princi-
pe diSaIerno,e stata piu volte posta sulla scena,
e da molti tradotta : due Aretini vi si sono occu-
pati; Leonardo Bruni la tradusse in elegante la-
tina prosa; il celebre legista Francesco Accoiti
messe in terzine italiane V ultima parte, cioe
quando e presentato a Gismonda il core deH'a-
roante: Filippo Beroaldo T ha scritta in latini
versi elegiaci, e qualche altra ne ha tradotta in
latina prosa , per non parlar di tant'altre tradu-
zioni fatte dell' intiero Decamerone in tedesca,
in spagnola, in francese lingua , e delle leggia-
stifero i348, che essendo soprapresi gli uomini dalla
pestilenza ec.
E se in qualche altra parley come nella descrizione
della pestCy pare cK ei vi fosse ^ corwien dire che parli
come novellatore: onde e la villa di Schifanoia e di
Poggio Glterardo ^ e la voile delle donne , e iutto
cio specialmente ch'e detto nelle Lettere fiesolane^ e pro^
babilmsnte un sogno, E veram^nte la seconda villa in
specie e troppo magni/ica per appartenere ai mercanti
che amavano (com!e stato detto da alcuno) aver le
casse piene di fiorini d* oroy ma non amai^ano gran fat"
to a spendergli in lusso pomposo ; onde le ville sono
imaginarie , come i daini , e i caprioH del giardino .
Forse ahuno potrebhe dire che ancor lontano Bovcac-'
cio y ne seppe F istoriay e la,scrisse; vi voml/be qual-
che documento di quel tempo ; e allora in qualunqus
m^aniera non saria miglior partito rimettersi alia fan-
tasia dello scrittorCy e tutto concedere a quella ?
Il6 DEL RINASG. DELLE SCIElfZE E LETTERB
«
dre irnitazioiii del gran -favolista la Fontaine . Lo
stile dignitoso a un tempo, ebrillante, di cui e
ornata la descrizione della fatal pestilenza, da
cui comincia il libro, era atto a sorprendere la
sua etii , che non conosceva niente , che gli si
avvicinasse : nelle novelle lo stile e variato giu-
diziosamente, e si solleva, o si abbassa secondo
che la materia lo domanda ; ed e piu elevato
nella giornata , in cui il tristo Filostrato ha pro-
posto il tragico tema, che in quella dello scher-
zevole Dioneo. II libro e lavorato con molto ia-
gegno, e le avventure, che si contano son tanto
variate da recare non ordinario soUazzo . Ci di-
letta ancora in quel libro una certa pittura dei
costumi , e della mauiera di vivere dei nosti au-
tenati , la di cui semplicita ancbe nei vizj fa un
contrasto piccante colla raffiiiatezza de' nostri. Si
paragonino le novelle del Boccaccio co' racconti
morali di Marmontel , si avr^ la pittura dei co-
stumi deirantica Firenze , e del, moderno Pari-
gi. Cio, che Dante e Petrarca avean fatto nella
poesia, fece Boccaccio nella prosa : dalle varie
lingue a lui note , e specialmente dalla latina
trasse nuove parole , nuove frasi , nuovi colori
per arricchirla . Non si vogliono dissimulare al-
cuni difetti di stile : qualche volta e prolisso, e
verboso ; difetto , che facilmente si perdona in
un soggetto, in cui la precisione, e breviti non
si riehieggono tanto ; Taltro difetto e la ricerca-
tezza y la quale ci,si presenta nello stile talora
soverchiamente figurato, trattenendosi troppo
sopra una metafora , e convertendola spesso in
lunga allegoria, neir intra Iciamento de'periodi,
e nella loro lunghezza eccessiva . La disposizione
delle parole non segue V ordine , che- la nostra
SAGGIO SECONDO IJ^
lingua ridiiede . Noi Tabbiam notato altrove(74).
Egli ha voluto dare air italiana lingua V iperba-
to,e le trasposizioni delta latina,chequella non
soffre. Vi si troverannoanche pochi esenipj di
stile vibrato e robusto: e vero che questa, come
tutte le altre prose del Boccaccio , ne erano poco
capaci ; ma quandoTautorela possiede si fa sen-
tire trattotrattoneipiu moUi soggetti, come com-
parisce un Eroe , quando si e travestito . I difetti
degli uomini grandi , e dei fondatori dello stile di-
sgraziataroente vanno perpetuandosi, e in tutti
i secoli , e fino nel nostro gli ignoranti imitato-
ri del Boccaccio , invece di copiapne le belle e
naturali frasi, ne imitano T intralciaroento , la
lunghezza dei periodi, e le parole antiquate; ed
allora si credono puri ed aurei scrittori . Un'al-
tra obiezione di maggior conto si fa contro que-
sto libro , . accusandolo con molta ragione di
contenere una scuola d'oscenitk, atta a deprava-
re i costumi. Egli stesso parve, che lo ricono-
scesse come un libro atto a sedurre Tincauta
gioventu, intitolandolo sfrontatamente col no-
me di quello che sedusse i due sventurati co-
gnati, cantati da Dante {'jS). Dallvp'^i^^cvol di-
fesa , ch^ei prende a far di se stesso, in quel me-
desimo libro, si scorge, che anche a'suoi tempi
era condannato per questo difetto . Al principio
della giornata 4> trovasi quella scherzevole di-
fesa , e contiene dei tratti assai spiritosi , ed atti
(74) Saggio Primoy torn. a.
(75) Galeotto fu il libro, e chi to scrisse. Dan. Inf.
II Boccaccio intitola il sua Decamerone , per lo stesso
motivo Principe Galeotto, seppure questa impudente in^
titolazione appartiene a lui.
1 I 8 DEL Rlir ASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
a guadagnarsi il core del bel sesso . A quei che
Taccusavano, che da quel libro, si scorgeva ,
che troppo gli piacerano le doone, risponde
con lo scarabievole pendio delFuno verso Tal-
tro sesso, che la natura ha impiantato nel core
uroano ; e per provarlo, racconta una delle piu
leggiadre novelle, quella di fra Filippo, il di
cui 6glioletto allevato lontano dalla citta e dal-
la vista delle donne, la prima volta che le vede,
colpito dal loro aspetto , domanda a suo padre
che animali sono: gli risponde, che son papere;
ed egli colla maggior premura e semplicita, chie^
de al padre , che glie ne compri una , e che si
divertirk a farla beccare. Negli ultimi anni della
vita, si penti amararnente della sua libertina
maniera di scrivere; e leggendo le patetiche let-
tere , nelle quali prega con tutto il fervore , che
il belmondo s'astengada'siffatta lettura , ci sem-
bi*a d'ascoltar la sua Ombra chiedcr pieta agli
storici suUe letterarie fragility della sua giovinez-
za; e per cio conviene perdonargli in grazia di
tanti vezzi, onde ha arricchito la lingua (76).
(76) Fra gli altri documenti del pentimento del Boo
caccio fvedasi la sua vita di Filip, F'illaniJ ne a^-
biamo uno de* pih luminosi nella lettera trovata dal
Sig, jib, Ciacckeri , bihliotecario delP Universita di Sie^
naj e trasmessa al Sig, Tiraboschi ^ di cui questi ha
stampato uno squarciOy torn. 5, p. 2, lib, 3. Questo stes*
so pentimento amareggio gli ultitni giorni del suo cele^
bre imitatore la Fontaine , I motteggi contro i clau'-
straliy i racconti delle loro debolezzCj lo hannojatto
passare per irreligioso a torto . Egli ha trovato un ifO"
lido difensore nel Cardinal Bellarmino fManni, Isi.
del Decam, prefaz,) La credenza religiosa del Boccaccio
ricavasi ancora dal terrore , che sparse in lui la profe*
zia della morte vicina^fattagli a nome del Beato Pie*
SAGGIO SECONDO II9
Ci duole solamente, che un libro di tanta ele-
ganza e piacevolezza , non si possa concedere ai
giovinetti . Per rivestire di decenza , e poire un
libro si autorevole sotto gli occhi delle mode-
ste persone, se xie inipressero varie correzioni,
nelle quali , oltre molti altri si destinse il Cav.
Lionardo Salviati : ma non'puo negarsi che in
queste correzioni non perda il libro una gran
parte delle sue gfazie , e sarebbe lo stesso che il
pretendere di togliere ad una giovine donna ga-
lante i suoi vezzi , e V arti sue lusinghiere , e co-
stringerla alia matronale compostezza : essa non
piacerebbe piu a quel che cliiamasi bel mondo .
5>opra siffatte correzioni sparse il suo comico^a-
le con leggiadre, epiccanti ottaveilGrazzini, os-
sia il Lasca ; e Traiano Boccalini , nella sua Pie-
tra del paragone politico , da nuova essere stato
assassinato il Boccaccio dal Cav. Lionardo Salvia-
ti per 25 scudi , che gli stampatori Giunti gli
avevan9 pagati , e che il pover uomo era stato
lacerato e deturpato da tante ferite da non esser
piu riconoscibile .
II Decamerone e Y opera capitate del Boccac-
cio, e le tante edizioni , che vanno anche ai di
nostri moltiplicandosidopo 4^coli e hiezzo, so-
no la piu sicura prova del piacere, con cui si
legge, e delF immortality deir opera . Lealtre sue
opere italiane , benche tutte impastate d' amore ,
e sul medesimo stile , non si leggono con egual
tro Petroni certosino dal suo compagno Padre Ciani.,
II Boccax:cio altamente colpito da questo annunzio, lo
scrisse al suo amico Petrarca , che con tutto il senna
"verso nel di lui ankno un balsamo di consolazione^-
Realmente soprawisse alia prof ezia i3 o i4 anni . Mar^
niy storia del Decanu p. i^ c. 27.
laO DEL RINA.SC. DELLE 8GIENZE E LETTERS
piacere. La Fiammetta , il Filocoto, TAmeto, il
Laberinto d^Amore ec. son romanzi poetici , giac-
che poetiche sono per lo piu le deserizioni , e la
frase stessa ; e non vi manca che ii poetico metro :
in simil guisa si leggono scritti de'greci, e latiut
romanzi, e rAsin<5 d'oro d'ApnIeio uella dege-
nerata lingua latina, ha una tinta affatto poeti-
ca . Si scorge in quelle che la Natura avea date
al Boccaccio molte delle qualita che formano un
gran poeta : ma questa capricciosa madre , che
forma tanti abbozzi senza finirgli, gli nego una
qualitji, Torecchio armonico: onde nasce la dif-
ficolUi nella meccanica tessitura deWersi, e la
durezza, e disarmonia in quei ch'egli ha scritto.
A lui si dee Tinvenzione deirottava riraa, che
si e sollevata a nobile sublimit^ dopo ch'e pas-
sata a costituire il metro delFepica poesia (77).
Quello che pari*a anche piu singolare e, che le
imagini poetiche si trovano forse piu che nei
versi nella sua prosa , specialmente nella Fiam-
metta; ciocche mostra, che in quelli lafatica di
tessere i versi raffreddava la fantasia, la quale
poi sciolta da quel laccio, volava piu liberamea-
te (78) .
(77) // Crescimieni vi ha qualche dubbio .
(78) Le opere poetiche del Boccctccio son molte. La
principale e il poema la Teseide in ottava rima in 1 a
libri: il Filostrato, il Ninfalejiesolano, FAmorosa vi-
sione in cinque trionfi, E anche meno poeta ne^ versi la^
tini, Le sue lunghe egloghe sono moUo inferiori a queU
le del Petrarca, II Boccaccio s^ accorse delta sua mc"
diocrita poetica , se e vero , che quando ebbe lette le
poesie del Petrarca volesse bruciare le proprie, (Pet.
Ep. Sen. lib. 5, ep. i.J. Ma non le brucibj percKe Famor
propria addolcisce sempre la condanna, che pud at^er
SAGGIO SECONDO 121
Uapplauso, con cui fu ricevuto il Decame-
rone , fece nascere in seguito molti imitatori as-
sai disuguali all' originate . Uno scrittore di que-
sto genere, coetaneoal Boccaccio, e il fiorentino
Francesco Sacchetti, che scrisse 3oo novelle,
4a delle quali si son perdute . Il pregio maggio.
re di esse, e la naturalezza con cui sono contate.
Lo stile e qualche volta basso, e quantunque
non raanchino dei tenii spiritosi, ve ne sono
molti degli assai comuni, e che non meritava-
no r onore di essere scritti . Fu anche poeta sti-
mato ai suoi tempi. Un altro scrittore di no-
velle fiorentino, e una persona poco nota^ di cui
non si conosce, che il nome di Ser Giovanni,
e quello che gli e piaciuto di darci nel «onetto
proemiale, in cui parla da senno o da scherzo
con molta uroilta di se stesso, del suo libro
chiamato Pecorone , della causa di questo no-
me, e del tempo in cui fu scritto. Si puo dal
sonetto dedurre, che le novelle erano composte
o contate da una brigata d'amici, e che Ser
Giovanni ne fu Testensore . Ecco il sonetto :
MUie trecento con settant'otto anni
Veri correvan , quando incominciato
Fu questo libro , scritto ed ordinato ,
Come vedete ^per me Ser Giovanni .
E in battezzarlo ehbi non pochi ctffanni,
Perche un mio car Signor T ha intitolato ^
Ed e per nome Pecoron chiamato ,
Perche ci ha dentro nuovi barbagianni .
data il prinio colpa cT occhio della ragione, Le altre
opere latine del Boccaccio son varie . La piii importan*
te e de Genealogia Deorum.
r. HI. q
1 121 DEL RIN4SC. DELLE SGIENZE E LETTERS
Ed io son capo di cotal brigata ,
Che vo belando , come pecorone ,
Facendo libiij e non ne so boccala.
Poniam che ilfacci a tempo e per cngione
Che la miafama ne fosse onorata^
Ccnne sara da zotiche persone ;
Non ti maravigliar di cid , lettore ,
Che il libro efaUOy come e Fautore.
Sarebbe un' ingiustizia il considerar Petrarca ,
e Boccaccio, uno come semplice poeta, Faltro
come scrittor di novel le . Sono ambedue restau-
ratori delle leltere . I primi albori del risorgi-
mento di esse, cominciarono ad apparire fra la
barbarie e Poscuritk con cui si scriveva la de-
generata lingua latina . Una folia di plebei scrit-
tor i e in versi , e in prosa nei bassi secoli avea
diSpnoraio le lettere; e i barbari versi latini, in-
degni d'esser letti come parti delle Muse, non
meritarono d' esser tratti dall' oblio , che per
qualche notiziad'istoria,od'erudizione, che da
questo letame scelgono talora gli antiquarj .
(^hiunque avra la pazienza non di leggere diste-
samente (ciocche e impossibile), ma solo di raz-
zolare il sudiciume di siffatto volgo di poeti, e
prosatori della mezzana eta , vedrk che non so-
no uu insulto i nomi , di cui facciamo uso , e
se qualche rarissima eccezione ha luogo, se
qualche tratto elegante s'incontra, puo riguar-
darsi , come un bel fiore nato nell' inverno del-
la Siberia (79) . Appena si puo rammentare, co-
(79) Ci sia lecito riferire un esempio y forse ilsoloy
d^eUganza assai straordinaria in quei barbari tempi y
pochi versi sugnilustri resti della citta di Roma Jtl--
846GfO 8ECONDO Ia3
me un passo verso il migliorameDto della lingua
latina, il poenia diPietro Vernense, con cui ha
celebrato la oouquista dell'Isole Baleari fatta
dai Pisani ; nondimeno paragonato coUa poeti*
ca feccia di quel tempi , vi si scorge un iieve
grado di depurazione . Quello, .che veramente
in Toscana, anzi neir Italia intiera, cominciasse
a levare le scaglie piu rozze alia latina poesia ,fu
Arrigo da Settiaiello , borgo vicino a Prato , di-
stante sette miglia da Firenze.
Nacque da genitori coutadini, e si soUevo so*
pra il suo stato colla cultura delle lettere , por-
tandosi percio in Bologna . Le lettere non gli
procurarono pero gran sorter pare«che vivesse
povero, infelice e perseguitato, se non sono
esageraztoni poetiche i lamenti del suo poema .
£ questo scritto in versi elegiaci sulla fine del
XII. secolo : ha per titolo de Diversitate Fortunce
et Philosophice consolatione : egli ha voluto iini-
tar Boezio . Ben die i suoi versi nella raffing tezza
del gu^to presente, non possano mostrarsi con
lustro, sono pero superiori a tutto cio, che in
quel tempo fu scritto (80) .
Si potrebbe nominare anche il poema de San-
eta Jerusalem di Niccolo di Michele Bonajuti fio-
delbeno Vescovo di Tours , che morl nelP anno 1 1 Sg.
Nee tainen annoruni series, nee flamroa, nee ensis
Ad plenum potuit tale abolere decus,
Hie superuin rormas superi miramur et ipsi
Et cupiunt fictis vultibus esse pares.
Nee potuit Natura Decs hoc ore creare
Quo miranda Deum signa crreavit homo,
Cultus adest his numinihus, potiusque cotuntur
Artificis studio, qiiam deitate sua.
Fabric, Biblioth, medii et inf, asvi in voce Hidelbertus .
(80) Fiiip, Fill. Degli illi^s, Fior. Mehus, Jmb. Cam.
1^4 D^L RirrASG. DELLE SCIEKZE E LETTERE
rentifto, che sta manoscritto nella- Biblioteca
Laurenziana (8i). Avrebbe liiogo fra i letterali
di questa eta il Del-Bene, professore di gramma-
tica in Bologna , chfe merito gli elogi di Pier del-
le Vigne (8a), con altri, che e meglio lasciar
pacificamente doi*mir nella polvere . I veri re-
stauratori ne sono Petrarca, e Boccaccio. La lin-
gua latina, e la greca debbon loro moltissimo .
Si e veduto che. il Petrarca scrisse il sue poema
in latino; e benche sia lungi a grande intervallo
daU'eleganza Virgiliana, nondimeno si solleva
assai non solo su tutti i precedenti , ma su i con-
temporanei scrittori . Le sue egloghe , V altre
poesie , e gli scritti in prosa raostrano lo stesso.
•Il Boccaccio ancora ha scritto delle poesie lati-
ne , ma inferiori d'eleganza e di facilita a quel-
le del Petrarca forse quanto lo sono le sue poe-
sie italiane. Lo studio delle lingue dotte e stra-
niere, era coltivato in Italia da qualche tempo.
Gli Arabi alia gloria delle armi aveano unita
quella delle lettere e delle scienze, onde la lore
lingua col potere , e influenza di quella naziooe
si era estesa anche nelle cristiane provinci^.
JVfolte opere furono tradotte da quella lingua .
I Sovrani di Sicilia Federigo, e Manfredi, corae
di tutti gli altri studj , ne furono i generosi pro-
inotori,ie varie opere si erano tradotte sotto i
loro auspicj. In Pisa, ore si faceva un ricco
commercio colla riviera di Affrica, s'intendeva
facilmente Taraba lingua (83). Ne I'ebraica era
(8i) Catal, cod. laU bibL Laur doL a,
(82) Mehus, Ambr* Camald,
(83) Un trattato tra la Rep, Pisana , e il Re di Tu--
nisifatto nel I'jtS^ yjii steso in arabo, di cuiju interpe-^
tre Buonagiunta da Cascina . Flam, dal BorgOy Roc, di
Docum. Pis,
SAGGio srcowna ia5
ignota in Italia ; e fra gli altri si puo citare Gio-
vanni da Capua, ebreo convertito, il quale reco
dairebraica nella latina lingua un' opera avuta
in sommo pregio fra gflndiani, Culila e Dimna,
tessuta di racconti e favolette, per istruzione
specialmente de'cortigiani (84). La gireca lin-
gua neppure nei tempi piu infelici delle lettece
s'era perduta in Italia. L' influenza del greeo
Impero su di essa, il continuo commercio, le
dispute teologiche tra le due Chiese d'Oriente,
e d'Occidente avean sempre tenuto vivo in Ita-
lia la studio di quella lingua (85.) . Fino dal se-
eolo XI. fiori Papia, di cui ignorasi la patria;
ma nel suo elementario , ossia vocabolario la-
tino, chiaramente si rileva la perizia ancbe nel
greco idioma . Nel seguente secolo poi (u cele-
bre il Burgundio giureconsulto pisano , tradut-
tore dal greco in latino d'alcune omelie di S.
Oio. Grisostomo, e d' altri greci opuscoli, eche
(u ambasciatore de' Pisani a Costantinopoli(86) ,
ove si distinse, come dotto uomo e perito nelle
teologicbe controversie (87). Un altro grecista
suo contemporaneo , e concittadino e Uguccio-
ne pisano , gi^ nominato a suo luogo onorevot-
mente, come canoni&ta, e .Vescovo di Ferra-
ra (88). Dal suo lessico, come da quello di Pa-
(84) Fu dedicata al Cardinal Matteo Rossi yfatlo
CardinaU da Urbano IV y an. 1262. Fabr. BihHoth.
grcec. 'voL 6. p, 46o. BibL lot, medias et infintce latiniu
Doh I. p* 332.
(85) Monsig. Gradenigo ec,
(86) Flam, dal BorgOy Origin. deWUniv. Pis. Mem.
degli illus. Pis.
(87) Mori nel 1194.
(88) Si veda ilsuo elogio nei Pisani iltustriy e siscorge^
ra quanta debbano a quest* uomo le due lingue de^dotti.
12^6 DEL RINASG. DELLE BCIEITZE E LETTERS
pia,pare, che' possiamo rilevare rintelligenza
della greca lingua. Noi abbiaxno nominati que-
stt , come toscani . Moiti altri se ne -ciiano in
Italia (89) versati nella greca lingua , ma in niuaa
Universita era insegnata; e quantunque fossero
note alcune op«re d'Aristotele,edeiPadri della
greca Chiesa , dei grandi Classici greci si cono-
sceva appena il nome dall'lialia . In un angolo
di essa, che popolato gi^ da greche colon ie, era
stato onorato col nome di Magna Grecia , e poi
di Calabria, restounpopolardialetto greco, efu
ravvivato dai monacidiS. Basilio, de'quali eran
7 Conventi solamente a Rossaqo (90) . Da questi
solitarj esci Barlaam , colui che il primo fece co-
noscere agl' Italiani il padre de' greci classici
Omero: fu nalivo di Seminara: i suoi studj del-
ta greca lingua, i viaggi e la permanenzSi a Co-
stantinopoli lo resero sommamente istrutto nel-
le greche lettere . La stima che di lui fu fatta ,
anche da' suoi nemici, ne prova la realti del me-
rito ; e la persecuzione ch' ei soffri dai fanatici
greci monaci suUa luce del Tabor, ne mostra il
buon senso: non dissotterriamo daU'oblio que-
sta disputa per non disonorare seropre piu Tu-
mana ragione . Barlaam trovandosi in Avignone
spedito dai greco Imperatore Andronico, per
trattar con quelk corte affari religiosi e politici,
conobbe il Petrarca; e questi due, che erano i
piudotti della loro eta, strins^ofacilmente ami-
cizia . L'avidita del Petrarca di conoscerei greci
Classici lo fece applicare con ardore alle lezioni
del monaco: ma terminata TinfriUtuosa amba-
(89) Tirab. 1st. della left. it. torn. 4«
(90) Giann, 1st. di Nap. to in. i. pag. 5:4k»
SAGGIO SECOM>0 lay
sciata , fu Barlaam costretto di tornare a Costa n-
tinopoli, e ad abbandonare il suo scolare nei
primi passi della gre^ca lingua^ e gF immaturi
studj del Petrarca furon perduti. Costretto il
moDaco a tornare in Italia per la furiosa perse-
cuzione dei monaci del monte Athoft^ dei quali
nuovamente avea postp in ridicolo la visionaria
luce del Tabor, ritrovo il Petrarca a Napoli; e
avrebbe questi potuto ricominciarq i suoi sfudj ,
se amando piu lo stabilimento deiramico, che
i proprj letterarj progressi , non gli avesse pro-
curato ilpiccolo vescovado di Locri,oGerace (91).
Mori in breve tempo questo Yescovo , dot to non
solo nella bella greca letteratura , ina che aveva
portato il diritto senso in molte delle fenebrose
dispute nionastiche , e non ignoraute delle geo«
metriche ed aritmetiche cognizioni (9a)., Resto
pertanto il Petrarca col desiderio senza i mezzi
di apprendere quella dotta lingua, e in una
patetica e inimaginosa lettera scritta a chi gli
avea dona to ungreco esemplare d'Omero, con-
(91) V antico Locri nel medio €VOy fu detto S, Ci*
riacaj e corrottamente Jerace o Gerace (Chorogh. it.
med. avi. rer. it, scri, torn, io,J II Tiraboschi s^inganna
facendo due luoghi di Locri e Gerace y e dicCy per ac^
comodar la geografia , che il Vescovado fu traslatato
dair uno alF altro , citando F Ughelliy It. Sac. v. 1 o.
in ep. Locr. Lo stesso scrittore crede, che una sola vol"
ta e non due s^ineontrassero questi due uomini, e che
cib awenisse la seconda ^) oil ay che il monaco torno in
Italia ^ prima d^ esserfatto Vescovo : queste minute cir^^
eostanze nonimportan motto all* interesse delle cose. Che
il Petrarca procurasse difarlo promitovere al Vescova^
doy lo attesta egli stesso. Far. ep. 21.
(92) Dom. Aret* apud Mehus, Vita Ambr. Tirai.
1st. della Lett. it. torn. 4* ^'^- 3.
llS DFX EIJVASC. DELLE SCIENZE E LETTERE
fessa con dolore, che Taureo volume giace mu-
to presso di lui , e che i suoi occhi son ciechi
alle speciose imagini delF Iliade, e delFOdis-
sea (93). La gloria di resuscitare in Europa la
classica greca letteratura, si deve a Giovanui
Boccaccio, ed a Firenze quelia d'avere stabilita
cattedra di greca lingua, ed ove Oniero abbia
cominciato a riscuotere una stiroa sentita . Uii
altro Calabrese o Tessalo (94)9 scolare di Bar-
laam, Leone o Leonzio Pilato, fu couosciuto a
Yenezia dal Boccaccio, e invitatp da lui a Fi-
renze nell' anno i36o. Vi venne egli, e per le
premuredel Boccaccio gli fu assegnato dalla Re-
pubblica uno stipendio per insegnar le greche
lettere . Era doUissimo in queste , e in ogni ge-
nere di greca erudizione . Ma la sua figura e por-
tamento erano singolari . Affettava piuttosto la
sordidezza Cinica, che la pulitezza Platonica.
Una deforme ed ispida figura , coi neri capelli ,
irti, cadenti sul viso, una nera barba scarmi-
gliata, un sordido mantello formavano la sua
pittura : maniere zotiche corrispondevano al Ci-
nico abbigliatnento , ed un umore atrabiliario
ed incostante, lo rendeva poco suscettibile di
stabili sociali connessioni (95). Tale fu il pri-
mo maestro della greca lingua in Italia. II Boc-
caccio lo alloggio in sua casa, e perlo spazio di
tre anni studio indefessamente quelia lingua
con pochi altri condiscepoli ; sotto di lui lesse
(93) Famil, 9. a.
(94) // Boccaccio J sulla di lui asserziofUf lo chianut
Tessa! onicense ; ma il Petrarca dice: Leo noster vere
calaber, sed ut ipse vult, thessalus, quasi nobilius sit gr»-
oum esse quam italum . Sen. L 3. ep, 6.
(95) Jannot. Manetti vita Petrar.
SAGGTO SECOND O 1 29
cd iatcse Onaero , e pote possedere, e trascrivere
iitia prosaica litterale traduzione delF Iliade e
deirodissea (96), ma lo stravagante Leone corir
dotto a Venezia dal Boccaccio, per V istabilitk
del suo umore comincio a sospirare Costanttno-
poll. Non valsero a ritenerlo le piu gentili pre-
mure del Petrarca in Padova : parti esecrando
r Italia e i j^tini: appena giunto a Costantino-
poli, pentito, sospiro per 1' Italia , e nel ritorno
assalito il legno da una tempesta all' ingresso
deir Adriatico , il disgraziato filosofo , che si era
imprudentemente legato (97) all' albero della ns-
▼e , fu colpito ed ucciso da un fulinine y che il
conduttore, a cui si era attacato ,port6 sul suo
corpo . Persevero il Boccaccio nelle studio delle
grecbe letlere anche privo di maestro, e la sua
opera della Genealogia degli Dei ammirabile pel
suo tempo, sparsa di grecbe citazioni, dovea ec-
citargli un'alta stima. Ma i semi di quella lette-
ratura gittati nel fiorentino terreno, colla mor*
te del Boccaccio andavano a perire , quando fu
(96) Bocc, Gen, Dear, lib, 1 5. cap, 7. QualcJie altra
informe traduzione eT Omero , prohahilmente esistei^a
innanzi, come mostra FAb, Mehus, eforse di Pindaro .
I passi d^ Oinero citati da auXoripiii antichiy che igno~
ravano il greco , Janno supporre F esistenza d* una trc^
duzione, Fra questi si puo nominare anche Dante ^ che
nel la Vita tiuoyr parlando di Beatrice , aggiunge: di
lei certo si poteva dire quella parola del poeta Omero :«
ella non pareva figliuola d'uonio mortale, ma di Die. «
Omero parla d Elena.
(97) Non fu rigorosamente imprudenza in un uomo
ignorante degli effetti delV elettricita e del fulmine^ ma
lo sarebbe ne^ nostri t^mpi, Fu piu fortunato Ulisse, che
in un similcaso s^ era legato ancVesso alF albero, Odiss.
r. ///. • r
l3o DEL RmA.SG. DELLE SGTEfTZE E LETTERS
con Stabile e non piu interrotto oorso riacceso
in Firenze V ardore per quello studio nella venu-'
ta del greco Emmanuelle Crisolora (98) , che fii
invitato e stabilito in Firenze per le cure del
dotto , e sventurato cittadino Palla Strozzi , di
ciii parleremo a suo luogo. Nato il Crisolora di
una ragguardevole famiglia , che si Tantava emi-
grata dal latino suolo con Costantino , nello sta-
bilimento di Costantinopoli , era stato spedito
dal greco Imperatore alle corti europee per cbie-
der soccorao contro i Turchi , che minacciavano
la rovina ai languidi avanzi del greco Impero.
Avendo errato inutilmente, e ottenuto piu pro-
messe, che soccorsi, solamente invitato dai Fio-
rentini, colui che era attualniente,oche era sta-
to ambasciatore d'un miserabile Imperatore, non
sdegno di accettare dalla ricca Bepubblica fio-
rentina Toffizio di professore di greca lingna (99)-
Egli era egualmente dotto, che Leone nelle gre-
che lettere , piu di lui nelle la tine; ciocche lo
rendeva meglio atto a communicar le sue idee;
e le dolci maniere allettavano quanto le Ciniche
di Leone ributtavano gli scolari , i quali percio
corsero a lui in grandissima folia . Fra questi
uno dei primi e pin distinti fu Leonardo Bruni
aretino, in cui fino dai pueriU anni la gloria
del Petrarca avea acceso una bella^mulazione, e
la vista del di cui ritratto anche nelle piu mise-
rabili circostanze della patria e della fa^miglia
(98) Jfn, 1 390.
(99) // Tirab. sostiency che due "volte verme il Cr^-
$olora in Italia ^ prima come ambasciatore delTImpe^
ratorcj indi invitato dai Fiorerttini. 1st. della Letter.
itoLtom. 6.p, 799.
BkGGlO SSCOITDO 1 3 1
Atimolavano alia gloria leiieraria (loo). Airarri-
vo di Manuelle egli coltivava la legge : allettato
dalle classiche cognizioui greche, ondeggio al-
quanto dubbioso, ina uon voile abbandonare un
occasione si preziosa ; ed il suo nome e tra i pri-
mi re^tauratori delle greche lettere . Di lui pero
parleremo piu a lungo neU'epoca seguente. Da
questo momento Ja bella greca letleratura ri-
suscitata in Firenze persevero a fiorirvi ; anzi la
sua luce quivi la prima volta accesa ando dif-
foudendosi per tutto il resto d' Europa .
Un letterato , che non si puo lasciare sotto si-
lenzio dopo quei tre uomini sommi, benche ad
essi a^ai inferiore, e Coluccio Salutati. L'ami-
cizia del Petrarca, la somma celebrity, che gode
nel tempo della sua vita , richiedono alFistorico
qualche notizia di lui. Nato nelF anno i33o in
Stignano in Val d^Elsa, esule con suo padre
dalla Toscana per le fazioni, ricovratosi a Bolo-
gna presso Taddeo Pepoli , fece ivi gli studj di
legge per ordine del padre : il genio lo porta va
pero alle belle lettere, alle quali si diede inte-
ramente dopo la di lui morte , Fu Coluccio un
letterato politico; e dopo la carica di segretario
apostolico d'Urbano V. y venne creato cancellie-
re , e segretario della fiorentina Kepubblica , che
si potrebbe considerare, come una specie di
mioistro degli af£ari esteri, carica della maggio-
re importanza, in un tempo, in cui la Repub-
blica Fiorentina era di st gran peso nella bilan-
cia d'Europa. Fedele a'suoi concittadini, ono-
rato altamente da essi, eloquente nel sostenere
(lOO) yedi Comm. e la presente Istoria L II L cap.
1 3a DEL RINASC. DELLE SClEStX, E LETTERS
colla voce e colla penna gV interessi della sua
patria, era formidabile ai di lei nemici (0.
Coijsiderandolo ora per la parte delle lettere, fa
uno dei promotori piu ardenti di esse : diligeiite
ricetcatore degli antichi codici, possedeva quel-
la sagace critica alta a distinguere i veri dagli
apocrifi, a correggerli e depurarli dalle inlerpo-
lazioni . Le sue epistole furono assai stimate : la
vasta estensione delle cognizioai d* ogni sorta
d'erudizione, lo faceva ammirare nelle compa-
gnie, e la dolcezza de'suoi costumi ainare unt-
versalmente: onde la di lui fama fu e^ale a
quella del Petrarca , come lo dimostrano i tanti
elogj, che di lui si trovano negli scritti di quei
tempi. Le sue opere pero e in versi e in prosa,
per lo piu latine, non hanno sostenuta siffatta
celebrity. Ella e an data ilia nguidendosi in pro-
porzione , che i* posteri si sono da lui scostati ,
mentre quella di Dante, delPetrarca, del Boc-
caccio stabilita su piu salda base, e divenuta
sempre piu luminosa. Nel tempo, ch'ei visse
furono in tanto pregio i suoi versi , che i di lui
concittadiui domandarono all' Imperatore la (a-
colt& di coronarlo ; come se una rispettabil Re-
publica non avesse avuto il dritto di conferire
una siffatta publica testimonianza d'onore a un
suo concittadino . Ottenuta la facoltk , ma diffe-
rito I'atto solenne, soprawenuta la morte di Co-
luccio, fu dello sterile alloro onorato pubbiica*
mente Tinsensibil cadavere. II tempo^ giudice in-
fallibile, ha messo Coluccio nel suo vcro posto:
(i) Gio. Galeazzo Visconti soleva dire che teineva
piu una lettera di Coluccio , che una schiera di mille
coA^aJierifiorentini .
X
V
SAGGIO SFXONDO 1 33
i suoi pre^ letterarj simili al vago , ma fragile
colorito d'una pittura,hanno tnolto perduto di
lustro nel giungere a noi .
La gloria pertanto delta Toscana, e 'dell' Italia
in quest' epoca nasce dai tre grandi legislatori
deiritaliana fa vella, Dante, Petrarca, e Boccac-
cio . Fra tahti sorittori loro contemporanei in
qualunque genere di scienze o di lettere caduti
neiroblio, ia loro farna e andata crescendo . Do-
tati tutti e tre di grande iniaginaziohe, e fatti
percio per la bella letteratura , ne hanno gettati
in Italia i fondamenti . In questo illustre Trium-
virato pochi dubiteranno che il Boccaccio non
deva porsi nell' ultimo posto: il dubbio sul pri-
mato sara sugli altri due . Noi abbiamo detto ab-
bastanza a suo luogo per mostrare qual genere
di gloria si debba ad entrambi; e se si dovesse
convenire, che nella grandezza e forza delFima-
ginazione , Dante supero il Petrarca^ bisogna al-
tresi confessare , che questo ha aggiunto al poe-
tico stile cio , che alFaltro almeno in parte man-
cava. Boccaccio ha battuta una nuova carriera,
ed e stato padre deiritaliana prosa, come quelli
della poesia . Questi, nato piu iimilment^, fu me-
no soggetto alle politiche tempeste degli altri
due : visse in una onorevole poverty , am^to dal
bel sesso , ed onorato da suoi cittadini. Fu il Pe-
trarea piu fortunato di Dante, perche indipen-
dente e padrone di se stesso . Gli avUnsi dell' ere-
ditk paterna salvati dalla rapaciti del nemico
partito , e gli ecclesiastici benefizj (2) , benche
(a) Fra questi era quello del PrioraXo di S. Niccolo
di Mi^liarino nella Diogesi di Pisa, conferitogli da
Clemente VL
1 34 I>SL EIN A«C. DELLE SCIENZE B LETTERS
non lo facessero opulento gli dayano agio di vi-
vere , ove gli era piii io grado , e seoza bisogtio
delFaltrui soccorso; ciocche, oltre il conciliare
nel pubblico una maggior considerazione, toglie
ad infiniti dispiaceri, a'quali la sqiiisita sensibi-
lity deiranima de'poeti gU espone, e che si evi-
tano cangiando paese. Veggiamo pero il Petrar-
ca di rado restar lungamente in un luogo; e
quando cio e avvenuto, viversolitario, e passar
tan to tempo nelFameno ritiro di Valclusa; men-
tre r infelice Dante costretto a vivere a sj>ese al-
trui, avrebbe dovuto soffrire, e tacere, ciocche
r inritabile suo spirito non gli permetteva. E qui
si consideri la poca indulgenza, che si ha gene-
ralmente perstfTatti uomini. Abbiamo notato che
la grande imaginazione madre delle sublirai poe*
sie non puo esser separata da un'estrema sensi-
bilita, e percio da un irritabil carattere. L'indi-
scretezza degli uomini vorrebbe la prima senza
la seconda ; e in vece di compassiohare le debo-
lezze, che sono un'effetto della natura,come si
corapatirebbe la sensibilita fisica di chi entra in
convulsione al tatto, o alia medicatura d*una
piaga, mentre altri dotato di fibra piu dura vi
lascia quasi con indi(F«renza applicare il ferro ed
i caustici; ne rileva anzi malignamente , e ne
accresce la stravaganza. Chi ha la manieradi to-
gliersi alia causa irritante nel pericoloso momen-
to , evita di dar lo spettacolo delle convulsioni
del suo spirito irritato. Cio non pote sempre
Dante; lo pote bensi il Petrarca, percio si vide
ricercato dai primi Signori , e Principi d' Italia ,
che facevano a gara per possederlo ; ma piccolo
fu sempre il soggiorno , che il pr udente , e sen-
sibile poeta fece allc loro corti. La fiorentina
SAGCIO SECONBO 1 35
Repubbltca vergognesa , . che un suo 'cittadino
tanto illiistre fosse contato frd gti esuli^ ricom-
prati a pubbliche spese i beni g\k cofifiscati a suo
padre y gli restitui al figlio, invitandolo, con so-
lenne arabasciata portata dal Boccaccio, a venire
alia patria, professore neirUniver^ita ivistabili-
ta dopo la peste . Egli rinunzio (fuest' onore ,
amando la sua indipendenza . Ma I'aweilimento
pill per lui glorioso e il piu atto a solleticare il
cuore ed elevar lo spirito^ fu la sua soIenne<coro-
nazione in Campidoglio . £ singolare Tacciden-
te, che nello stesso giorno, cioe ai 2i3'd'Agosto
1 340, gli giungessero lettere e dal Cancelliere
deirUniversita di Parigi Roberto de'Bardi, edal
Senato di Roma, nelle quali eragli in quelle due
citti ofFerta la corona . Egli si determino pel
Campitloglio. Un aniroo, come il suo^pieno del-
le memorie degli antichr Eroi roraani , che avea
con tanta avidity su quel classico terreno ricer*
cati i ruinosi avatizi della romana grandezza, ed
ammiratili con tanto entusia^mo , come dovea
esser contento nel niontare quello stesso clivo
Capitolino, ove gli Eroi romani eran saliti a co-
ronarsi della fronda di quella *
Arbor vittoriosa e trionfale
Onor dlmperatori ^ di Poetil
L' onore solenne* della corona poetica, tanto
meritamente ottenuto dal Petrarca, fu anche
conceduto qualche tempd dopo Tanno i355,
forse non con tanta giustizia. al poeta Zanobi da
^trada, borgo poche miglia distante da Firenze.
Figlio di Giovanni Mazzuoli maestro di scuola ,
lo fu ancor esso dopo la morte del padre. La
protezione , che di lui presie il gran Siniscalco
Acciajoli , non solo lo colmo d' onori , promo-
I 36 DEL RI5ASC. DELLE SCTEKZE E LETTERE
▼endolo in Napoli a segretario regio , indi segre-
tario apostolico , ma gli procure la corona pi>e-
tica dairimperator Carlo IV. Mentre questo So*
Trano trovavasi in Pisa, posti degli steccati e
dei sedili su i gradini del Duomo, ove concorse
innuroerabil gente, fece Tlmperatore di Zanobi
la solenne coronazioue. Benche Zanobi avesse
molta fama ne'suoi tempi , parve ad alcuni, che
non fosse abbastanza degno di qnest'onore , col
quale dicevano gli amici del Petrarca s*imbrat-
tava Tonda del Perroesso; ed alio stesso Petrar-
ca, quantunque amico di Zanobi, non piacque
siffatta coronazione, benche non fosse quella
del Campidoglio , lagnandosi che i Tedeschi o-
sassero giudicare degritaliani ingegni . L'onore
pero, in cui teneasi dai Fiorentini Zanobi, ri-
sulta dalla determinazione del 1396, presa dal
pubblico di erigere a lui , come a Pante , al Pe-
trarca, all'Accursio un mausoleo ponendolo quar-
to^a cotanto senno , pensiero che non fu ese*
guito (3) . Di quest' uomo tanto celebrato ai suoi
tempi non esistono che 5 versi , citati dal Me-
lius, le Lettere Apostoliche , e la traduzione ele-
gante in prosa de' Morali di S. Gregorio . Tor^
nando al Petrarca , era esso amante della tran-
quillity, ed indipendenza d'ltalia, e dolente la
mirava lacerata dalle propria e dalFestere armi .
Onde e in versi e in prosa animava sempre gli
Italia ni a scuotere il forestiero giogo, e ricor-
darsi del loro antico splendore. Pieno di queste
amabili visioni , dirette sempre al bene pubbli-
blico, fu legato d'amicizia col celebre Tribune ;
(3) MehuSf Vita Amb. Cam* Matteo ViUani* Cronic*
di Pisa. Rer. itaL scr. ^voL i5.
SACGIO SECOVDO J 37
indi eccito con tutti gli stirooli della gloria
rimperator Carlo IV. a riordinar gli stati d' Ita-
lia . Siccome nella vasta estensione de'suoi studj
era entrata Tantiquaria, avea fatta una serte
delle antiche medaglie, di Gui puo riguardarsi
come il primo collettore. Avendo ricevuto da
queirimperatore lapiu gentile accoglienza, voi-
le donargli la raccolta delle sue medaglie, fra
lequali trovandosene una d'Augusto, ebbe il co-
raggio di dirgli : ecco i grand uominiy ai quali
siete succeduto, e che dwete imitare (4) • Ma il
miserabil Carlo era assai lontano dallapotenza, e
dalle idee de' roroani Cesari; ed era obbligato a
dimandar piu Telemosina dalle italiane citti,
che a dar loro la legge . £ accusato il Petrarca
d'essere stato invidioso della gloria di Dante.
II silenzio quasi perpetuo su quel gran poeta ,
che dovea pure eccitar le lodi d'un uomo, come
ilPetrarca, lo hanno fatto sospettare; e la let-
tera indirizzata al Boccaccio/ in cui tuoI difen-
dersi di quell* accusa (5) ^ e uita nuova prova
(4) Jb. de Sade . T. 3. p. 38i. . .
(5) La lettera e indirizzata al Boccaccio : non e no^
minato Dante, ma caratteriz^zato in nianiera da non
potersi intendere che d* esso • // Tiraboschi consideranr
do r espressioni del Petrarca al Boccaccio y il quale par
eke presso di lui si scusasse della venerazione per Danr
te, coir asserire che era stato suo maestro, gli pare che
possano appartenere ad altri, che a Dante, il quale
non pote esser maestro del Boccaccio ^ inserts hanc of-
ficij tui excusationem , quod ille tibi adolescentulo pri-
mus studiorum dux*, et prima fax fuerit ec» Non e di/-
Jicile il veder che Dante fu maestro del Boccaccio , co*
tne del Petrarca e di tanti altri poeti, e che egli lo
chiama tale, come Dante ha chianuUo suo padre Guir
do Guinicelli, Purg* cant, a6»
1 38 DEL RIKASC. DELLE SCIENZE £ LETTERE
contro di lui . Non prenderemo ad esaminare
scrupolosamente questo dubbio, ne a scuoprire
un velo, che non puo raostrarci, che degli og-
getli spiacevoli , dai quali e meglio torcer la yi-
sta, rispettando con una specie di religione le
irregolarita de'grandi talenti , come ledeboiezze
della virtu . Se questi tre grandi uomini souo
quasi i soli , che il culto , e non culto mondo
conosca , anche delle tante loro opere non sono
escite dalloblio , che la divina Commedia di Dan-
te, il Canzoniere delPetrarca, il Decaraerone
del Boccaccio; queste avanzandosi a traverse i
secoli, acquistarono sempre maggiore splendore,
e colla stessa progressione caddero V altre nel-
Toscuriti . Sono forse quelle le sole tre produzio«
ni d'un merito reale, che ci dia Tepoca, cheab-
biamo percorsa piu felice pei parti deirimagina-
zione , che della ragione , come dimostra anche
r istoria delle belle arti .
BELLE ARTI
Tutte leArti 6glie deiriroaginazidne sono so-
relle : la loro nascita percio, i progressi^ la deca-
denza, camminano quasi di pari passo. Quel me-
desimo iropulso , che solleva la fantasia de'poe-
ti ad animar la natura,guida altresi il penneilo,
e lo scarpello de' grandi artisti. Egli e per tan to
naturale^dopoTaureo secolod'Augusto, il veder
la decadenza delle lettere accompagnar quella
delle belle arti;; le prime probabilmente avean
preceduto le seconde nella nascita y e forse per
cio le precedettero nella decadenza, come nella
vita umana addiviene, ma per le revoluzioni po-
litiche si accelero piu rapidamente quella delle
•t
SAG6IO SEGOir DO 1 3g
arti. Ai tempi d'Adriano, queste eranonel. loro
liore, mentre all'aurea letteratura dell' eta d'Au-
gusto andava, mescolandosi una lega sempre in-
feriore . La caduta delFarti pero si fece con mq-
to accelerato a segno da avanzar quella delle let-
tere : queste si possono piu sostenere perche col-
tivate dai solitarj saggi , nel ritiro del gabinetto
anche in mezzo ai tumulti ed alle rivoluzioni ,
le quali poi tolgono il sostegno pubblico di cui
Tarti hanno bisogno; onde giunsero in brevissi-
mo tempo alia piu gran corruzione . Da i tempi
di Costantino il grande abbiamo ancora ujn pe-
renne monumento della barbarie, a cui erano
giunte learti, nelFarco trionfale eretto a quel
Sovrano; per ornarlo si fece uso de'bassi rilievi
che decora vano ^li archi di Trajano, e la stupi-
da ignoranza del tempo non solo non s^accor-
se deir incoerenza d* appiccare i trofei di Tra-
jano a un monumento inalzato alia gloria di
Costantino, ma agli eleganti lavori de' tempi di
Trajano congiunse i rozzi, e grossolani della
sua et&, come se s'incastrasse fra i diamanti un
ciottolo d'Arno (6). La degradazione delle arti
ando sempre crescendo nei seguenti secoli; e
quantunque non possa dirsi con matematica
precisione che restassero estinte , quel debolissi-
mo raggio eb^ rimaneva in tanta^ oscurita era
forse piu atto a far traviare . I barbari lavori dei
bassi tempi equivagliono alia totale estinzione
deH'arte . Che monta il disputare se il risorgi-
mento delle arti siasi fatto da una morte totale
(6) Vedi Winkelm. ist delle Art. ove si^nota che nel
rUtabilirsi un tempio^ dal medesimo Costantino fivrono
le colonne poste a roi^escio.
l4o Z>EL RINASC. D£LL£ SGIF.NZE E LETTKRE
o da uno stato forse peggior della morte ? Una
certa rozza pittura, scultura, e archtteltura e
stata seitlpre anche tra i popoli selvaggi , onde
molto piu dovea rimanere fra gritaliant, ai qua-
li tanti monumenti delFarte erano sempre da-
vanti . Si puo pertanto asserire che !• belle arti
non si estinguessero mai afTatto; le memorie pe-
ro che se ne accennano non sono molto glortose
air Italia (7). Le statue di Teodorico, e d'altri
Re de'Goti, le aiitiche sculture di Pavia nella
chiesa di S. Michele , le pitture fatte per ordine
di Teodolinda nel palazzo da essa fabbricato in
Monza, da cui Paolo Diaeono raccolse la fbggia
dei vestiti dei longobardi guerrieri (8) , i inosai-
ci rozzi che i greci o gl'italiani artisli lavoravano
nel lungo corso di queisecoli,provano certdinen^
te che si dipingeva , si scolpiva, si fabbricava, co*
roe le barbare poesie di Donizzone, e d*altri poe*
ti di quella eta provano che si faoevan deVersi;
roa se Y Italia fosse stata priva di quei pittori , e
di quei poeti , la sua gloria non ne soffrirebbe .
Anche di siffatti rozzi artisti non abbondava e
Desiderio, Abate del Monte Casino, per adornar
la nuova chiesa da esso &bbricata,fu costretto a
chiamar da Costantinopoli degli artisti greci (9) .
(7) Tiraios. torn. 3. lii. a. 3. ec. Murat, dissertaz.
(8) Faui. dine, lib. 4- c. ao«
(9) II pcisso della Cronica di Leone Marsicano (lib.
3. c, 2g.J ch^e stato motivo ditanto scandolo presso co*
loro che credono grande ingiuria per P Italia, P asserire
che in un certo tempo le belle Arti erano spenfe, e vero
che parla di mosaicisti e infarsiatori di patfimenti: ma
se queste due arti erano le pih comuni in Italia, giae*
che le piiijrequenti pitture di quei tempi sono mosaici,
e se i las^oratori erano si poco in pregio da cercarne
de* lontani, che dosfrem dire delF altre?
SAGGIO SEGONDO l4l
In mezzo alia barbarie universale pero, Firen-
ze ereftse il suo Battistero forse da i ruderi del
ruinato tempio di Marte (lo)^, probabilmente
ne' tempi longobardici , e sotto Carlo Magno la
chiesa di S. Apostolo , edifizj cbe si slontanano
tanto dair ignoranza del tempo ; e il secondo
scevro affatto di gotica rozzdzza ha meritatorimi-
tazione del Brunellesco . Dopo un lungo corso
d'anni, si trova il gusto delFarcbitettura mante*
nuto inFirenze^ giacche nellanno ioi3, fu rifab-
bricata la chiesa di San Miniato sul monte con
buon metodo, avendo gli artefici negli archi,
nelle cornici , e negli altri ornamenti imidato le
buone antiche maniere . In questo stesso tempo
Pisa si segnalo singolarmente. La sua polenza,
e le sue ricchezze le fecero volgere il pensiero
ad inalzare la fabbrica la piu grandiosa di quel*
TEti, la sua Cattedrale. I varj generi di arti ne-
cessarie a si gran lavoro cominciato , e compito
iieir undecimo secolo, dovettero pel loro concor-
soy e cospirazione porre in azione gl'ingegni .
Gl'industriosi artifizj per inalzare i pesanti mas-
si, i mosaici, le sculture, onde fu ornato, ci
fan no fede dello sforzo concertato di tutte le ar-
ti . £ vero che le arti belle Ti si mostrano quasi
neirantica rozzezza , la quale e ricoperta in gran
parte dalla magnificenza e grand iosit^; e vero
che la piu gran parte degli artefici erano greci
col^ chiamati (ii); ma Fingegno toscano spet*
tatore curioso, diligente imitatore, e sagace mi-
glioratore delle cose vedute, e che dovea aver
parte nellesecuzione d'un opera lungamentecon-
«
(id) LajfUf Lez. {T Anticliita,
(i i) Morrona^ Pisa illustrcUa ec.
V
14^ DEL RINASG. DELLE SCIEITZE E LETTERB
tinuata , apprese e mtglioro le cose vedutey e
neirattrito per dir cosi di tante aiti, e di tanti
ingegni, baleoaronodellescintille attead accea-
dere il fuoco sa^ro del gusto . Fu mantenuto ia
azione questo prime moviraento dalle fabbriche
del S. Giovanni, della toire , e del Camposanto,
che nel seguente seoolo successivamente ebbero
luogo ; e appunto poco appresso si trova an Pi-
sano che si solleva su i suoi contemporanei, che
abbandona le antiohe miserabili maniere , onde
artisti puramente meccaniciy e senza genio scol-
piyano, e dipingevano, e comincia a dar nuova
vita alle arti. Si conoscono piu le opere che le
circostanze della vita di Niccola Pisano : e uno
di quelli uomini il di cui ingegno non avea hi-
sogno che d'esserdesto: si pud riguardare coine
il primo ravviVatore di quelle; e Tarchitettura,
la scultura per lui si risvegliarono dal lungo
sonno , La sua celebrita divenne presto si gran-
de, che in Italia e specialmente in Toscana si fe-
ce a gara a ricercarne V opera . Il grandioso edi-
fizio del Santo in Padova mostra quanto Miccola
81 fosse subito inalzato su i suoi coetanei : la
chiesa di S. Trinita in Firenze fece rammirazio-
ne del gran Buonarroti , che solea chiamarla la
dama sua favorita: in Pisa,oltre molti lavori,si
ammira il capriccioso artifizio del campanile di
S. Niccola degli Agostiniani , ottagono al di fuo-
ri , rotondo al di dentro , e arricchito di altre
singolariti ingegnose . Conoscendo Y istabiliti
del suolo d^Ua sua patria vi mise in moda Tarte
d'assodarlo coUa sotterranea palificazione. Assai
piu che Tarchitettura riconobbe da lui i suoi
avanzaroenti la scultura . Destato dal fervore del-
la sua patria per le belle arti , si crede che for-
SAGGIO SECOKDO 1 43
masse il genio sul basso rilievo che cuopre I'ur-
na sepolcrale della Contessa Beatrice (la): fu
forse una scintilla che n'accese la fantasia; ma
senza il movimento in cui erano state poste le
arti nella sua patria, Tingegno di Miccola non
si sarebbe mostrato. A un siffatto uomo la con-
templazione dei modelli della* natura vale anche
piu che un piccolo frammento deirarte. La ce-
lebre urna da lui scolpita in Bolognft n^l ia3i,
le due storie del Giudizio universale nel duomo
d'Orvieto, il pergamo in San Giovanni di Pisa
lo dichiarano restauratore della scultura ^ e del
disegno. Formo per tanto questo scultore una
scuola, a cui, se manciava molto per giungere a
Michelangelo , ebbe la gloria di fare il primo, e
percio piu difficile passo, cioe d'escire da quel
roetodo che per tanti secoli avea limitato le bel-
le arti ad una servile e meccanica imitazione di
barbari esemplari . Molte volte nelle arti come
nelle scienze, gli uomini sono assai presso al
dritto cammino , e pare che nol veggano ; ma
appena un uomo di genio vi fa il primo passo,
quasi risvegliati vi corrono in folia. Varj sculto-
ri escirono dalla sua scuola . Giovanni suo figlio
non degenerodal padre :del suo scarpello furono
ammirate le Tombe di Urbano lY . , di Benedetto
IX. e il grande altare di S. Donato in Arezzo .
Da questi si propago una scuola che onoro Pisa
dontinuandosi in Gio.Balducci , in Andrea Pisano
che scolpi le statue , onde orno S. Giovanni di
(12) Rappresenta una caccia^ e da molii si suppone
the A'iccola abbiafatto su quella i suoi studj, Fasar^
Vita di Nice. Giampi Notizie inedite ec, del Campo
Santo di Pisa ec.
1 44 ^^^ RIITASC. DEIXB SGIENZE E LETTERS
Firenze, e col lavoro di veniidue anni &bbric6
una delle porte di bronzo di qu^Ua ehiesa , pre-
ludio a cio che di piu perfetto doYea eseguirsi
dairOrgagna, dal Ghiberti, da Donalello (i3).
Quasi nello stesso tempo, in cui Niccola mo-
strava i suoi talenti per T Italia, fioriva un altro
grand' uomo in Firenze, Amolfo di Lapo (i4)-
Non credo esservi prove che sia stato scolaro
di Niccola*; e se f u figlio di quelf lacopo, che
inalzo la ehiesa di San Franceso d^ Assisi , ere-
dito dal padre il genio e ne bewe di buon'ora
i precetti ( 1 5) • Avanzo Niccola neirarchitetto*
ra, e Teguaglio talora nella scultura: la mae-
stosa ehiesa di S. Maria del Fiore in Firenze e
una testimonianza della nostra asserzione , come
il Palazzo Yecchio, suUa cui cima con arditezza ^
e intelligenza , profittando delF appc^io del-
Tantica torre de'Foraboscht, vi pianto quella
che si ammira. In scultura, oltre molti lavori,
fece in Roma il sepolcrodiBonifazioVIII., opera
di cui pare si coropiacesse, avendovi scolpito il
suo nome (i6).
Cosi noi veggiamo sorgere U primo albore
delle belle arti dalla Toscana . Gonvien pero la-
sciare ogi\i spiritodi parti to, ed ogni piccola ga*
ra : alourii , in genere di belle arti , voglion tut-
to derivato da Firenze , altri da Pisa : niuua del-
(i3) F'asar, Baldinucci. Lanziistor.piteor.
(i4) jiitri lo chiamano Arnolfo di Cambio. BaUi^
nucci decenn, a.
(i 5) Vi e grande oscurita nelP epochs della vita del
pruni ristorcUori delle arti rese ancorapm incerte daUa
ifoglia di tUrivare tutto da Firenze^ come hafatto Gior»
gio Vasari.
(i6) Baldinucd decenn. i.
SAGGIO SECONDO 1 45
le due asserzioni e rigorosamente vera . Oltre
molti architetti, che hanno preceduto Ntccola,
non e da la$ciare indietro Marchionne aretino
che yisse nel XII. secolo ; lavoro molto in lloma,
e nella sua patria : compi la chiesa di S. Maria
della Pieve in Arezzo , ove in mezzo a delle biz*
zarrie non ha*lasciato di mostrar segni d'inge-
gno invt^ntivo; siamo toscani, e invece di farci
una guerra civile , amianro la gloria toscana.
I mosaici, lavoro per lo piu di greci artefici^
erano da gran tempo i principali ornamenti del-
le chiese , lavori che eseguiti con esattezza sa-
rebbero di somma diflficolUi; ma rozzi, e gros-
solani in qiiei tempi divenivano'ancor piu facili
della pittura, giacche in essi si perdona piu age-
volmente la scorrettezza del disegno; e pei co-
lon, I'arte o la natura grossolanamente gli som-
ministravano. In questo medesimo tempo fu
I'arte assai migliorata da Andrea Tafi fiorentino^
e da Fra Mino da Turrita , il«quale si lascio in-
dietro di grande intervallo i greci mosaicisti .
Quasi nello stesso tempo risorse in Toscana
la pittura: quei semi informi che in Pisa, ed
altrove erano stati sparsi 'dai greci artefici in
questo tempo, in cui gUingegni toscani, liberi
dalla feudale oppressione, avean agio di svilup-
parsi, e di coItivargK fruttificarono ben presto.
Troviamo quasi a un tempo stesso in Pisa , in
Siena , in Firenze ■, in Arezzo de' pittori , che co-
minciano a segnar nuove linee deirarte. Giunta
Pisano, Guido da Siena, Bonaventura Berlin-
ghieri in Lucca, Margheritone in Arezzo, indi
Cimabue in Firenze, lavorarono quasi a un tem-
po stesso ; e quantunque tutte queste cittji con
nobile gara possano aspirare alia gloria d' essere
T, III. I
1 46 DEL RnrASC. DELLE SCIENZK E LETTERE
il nidio ove la pittura e risorta, dalla loro di-
sputa stessa, nella quale ci guarderemo di me-
scolarci, risulta una gloria maggiore alia To-
scana (17)*
II Yasari ha fissato il risAorgimento della pit-
tura aCimabue, T asserzione presa con matema-
tica esattezza e falsa: ma Cimabue puo riguar-
darsi come quello chefra i contemporanei facesse
fare all* arte il passo piu grande, e gettasse su-
bito una luce , che eclisso ogni altra . Ciullo dal
Camo, i due Guidi, fra Guittoned'Arezzo, pre-
cedettero Dante ; ma questo si puo chiamare il
creatore deiritalianapoesia(i8). La celebrity che
acquisto subito per I'ltalia sopra degli altri, le
testimonianze del suoprimatoattribuitogli non
da i soh suoi concittadini, ma da tanti stranieri,
TautoritJi di Dante, che quantunque fiorentino
non solo non ha adulato mai i suoi concittadini,
ma irritato dalle persecuzioni e dalF esitio , ha
spesso esercitato cootro loro il satirico flagello,
(17) / nominati pittori pare dovessero tuUo al loro
ingegno, Giunta forse precedette ciascun altro in eta;
giaccKe dovea esser npto sulldjine del XIL sec.^ s*e 1/0-
ro che studiava nel laio, come atiesia il Padre An--
^li nelVistoria della chiesa di S. Francesco iC Assist,
Guido da Siena dipingeva nel I2ai. Che Cimabue fosse
scolare di Giunta Pisano non si hanno autentiche pro^
vcy ne vuolsifar uso di congetture ricercate. In Firenze
anteriorea Cimabue , e forse anche suo contemporaneo
e quel Bartolommeo , che ha dipinta la celebre f^crgi^
ne Annunziata dalPAngelo, nella Chiesa de*Scrvi.
Vedi Lamiy Disser,
(18) II paragone pero non eesatto. Dante profitto
dei lumi poetici di quel scrittori, Cimabue non e nolo
che studiasse sulle opere dei pittori nominati: ma Ci*
mabue e ben lontano da aver condotto tanto innanzi
la pittura quanto Dante la poesia.
8AG6IO SKOHDO 1 47
giustificano in gran parte il Vasari (19). Nacque
Cimabue d'una rispettabil famiglia di Firenze ,
e fu architetto, e pittore. Falto dalla Natura
piu per la sublimita che per la grazia , ha dato
alle sue figure una grandezza, un'espressione,
ed una forza che si ammira anche ai uostri tem-
pi . II grande avanzamento, a cui porto Tarte, si
scorse nella maestosa tavola della Vergine cir-
condata dagli angioli delta cappella Rucellai in
S. Maria Novella : ne restarono straordinaria-
mente sorpresi i Fiorentini, che non avevan
visto niente di similje , ed oUre avervi condotto
ad ammirarla il Re Carlo d'Angio, conquistatore
del Regno di Napoli , il popolo in folia , e in
processione, che somigliava un trionfo del pit-
tore, Taccompagno a suono di trombe dalla di.
lui abitazione a S. Maria t^ovella (ao).
Giotto non solo scolare, fu creatura di Cima-
bue. Pastorello a Rondone, mentre guardava le
pecore, fu da Cimabue osservato disegnare una
pecora sopra una lastra. ErsL questo un raggio
di quel genio pittorico ricevuto dalla Natura ,
che impaziente di star chiuso traspariva al di
fuori sotto quelle spoglie • Condotto' da Cima-
bue a Firenze, istruito nell'arte, presto giunse
a pareggiare e ad avanzare il maestro . Alia ro-
bustezza e sublimit^ di Cimabue aggiunse Giot-
to la grazia, una franchezza maggiore nel dise-
gno, un colorito piu dolce^ e meglio assortito,
mosse piu naturali : tutto cio fece progredir I'ar-
te; e le istorie di S. Francesco dipiate in Assisi
(19) f^edi apologia del BaUtnucciy decenn, 3. Bot*
tariy note alia Vita eU Marglieritone*
(ao) Vasariy Vita di Cimabue •
l48 DEL JLTSktiC. DELLE SCIENZE E LETTERE
presso quelle di Ctmabue , mostrano di quanto
si fosse ]asciato indietro il maestro (tii). Era
egli ancbe sciiltore; e grintendenti dell' arte
hanno rilevato i vautaggt che si danoo fra loro
le due arti sorelle , e quanto ingrandiscoDO lo
stile di chi le possiede. Fra i tanti lavori di
questo illustre pittore in Roma , in Ravenna, in
Firenze, in Padova, in Pisa, gli ottimi giudici
s'arrestano specialmente su quelli della chiesa
d'Asi^isiy dai quali scorgesi il passo grande &tto
dall'arte sotto di Giotto (11) . La miniatura da
lui, come da Oderigi da Gubbio, ricevette nuoye
grazie;ela Navicella di S. Pietro,che troirasi nel
portico della Basilica Vaticana , benche raccon-
ciata e alterata, e almeno un monumento del
sapere di Giotto nell'arte del masaico. Finche
durera la maestosa torre diS. Reparata, sar4 una
perenne testimonianza che Giotto fu un gran-
dioso architetto (^3). Si formo da Cimabue, e
da Giotto una scuola di pittura , alia quale niu-
('>.i) Questa Jii suhito Fopinione universale; Dante
che nonfcLceva che ripeterla: cost si esprime.
Credette Cimabue nella pin turn
Tener lo campo , ed ora ha Giotto il grido,
Siech^ la fama di colui oscura . Purg. c. 1 1 .
(a a) F'edi Istor. pittor. iC Italia del chiariss* Sig. Lanr
zi torn. I. Hi, I. ove parlando dei Uworidi Giotto nel"
la chiesa d^Assisi dice : fra le cose migUori di questo
lavoro e 1' imagine d* un assetato , alia cui espresstone
app«;na potrebbe aggiunger qualche grado il penneilo
animatore di RafTaello.
(a 3) L iscrizione posta sotto il sua marmoreo meda'
glione in S, Reparatay benchie esprima degnamente i
pregi di GiottOy non fa giustizia a Cimabue y giacche
non si pub lasciare indietro nel risorgimento della pit*-
turay ne assolutainente dire
Ille ego sum per quern pictura extinta revixit, ec.
8AGGIO SECOITBO 1 49
no del piu illustri scrittori ha niegato in quei
tempi il primato . Non e ne il Vasari ne il Baldi-
nucci che abbiano data la parte principule del
rinascimento della pittura. a questi due grandi
uomini , e il comune sentimento de' loro con*
temporanei, e de'posteri: questo publico con-
senso e una sentenza senza appello , ne vagliono
a cassarla le cavillose sottigliezze ; come non e
possibile cacciar Dante , e Petrarca dai posti ove
, il tempo, giudice inappellabile, gliha situati(a4)-
Pisa intanto , la di cui potenza , e ricchezza le
davano agio di proseguire colle nobili fabbriche
I'impulso gi^ dato alle belle arti, invitava nel
celebre suo Campo Santo i migliori pennelli
d' Italia a spiegare con lodevol gara i loro talenti.
Quasi tutti i pit tori di nota di questi tempi v* ban-
no esercitato il pennello ; onde quel vasto edifi-
zio presenta una preziosa galleria, in cui e im-
prontato per dir cosi il carattere dell' arte di quel-
r eta ; e i progressi di questa , e i varj stili dei
pittori son posti sott'occhio, ed e da compiange-
ire che le locali circostanze rendano le ingiurie
del tempo piu soUecite , ed abbiano un poco al-
terato e vadano distruggendo si prezioso monu-
mento. In questo teatro non solo Giotto, ma i
suoi scolari ed altri rinomati pittori altamente
si distinsero. Buffalmacco ossia Buonamico di
Cristo£ano v'esercitQ il pennello con lode insie-
(24) // Baldinucci nelF albero imaginario della na-^
scita e propagazione della pittura e stato certamente
poco giustOj volendo tutto derivato da Firenze: altri
scrittori ingiusti contro questa citta, le hanno tolto an-
che quello che meritamente le si deve . Uno de*piu im*
parziaii e il Sig. Ab, Lanzi , che unendo V erudizione
al gusto y epercib ottimo giudice ^ e da a tutti il suo .
I So DEL RliryiSC. DELLE SCIElfZE E LBTTERK
me cou Bruno (^5), pittori di merito, ma che
acquistarono una comica celebritk dalle noYelle
del Boccaccio , piu ancora che dall' arte .
Gli Orgagna e una famiglia d'artisti, fra i
quail Andrea, ornato delle tre arti, supero assat
ifratelli. Contemporaneo di Giotto , non pu6
dirsi della sua scuola: Andrea nella cappella de-
gli Strozzi a S. Maria Novella avea insieme col
fratello ritratto il Paradiso : dipinse la Morte , e
il Giudizio nel Campo Santo di Pisa , e il suo
fratello Bernardo Tlnferno. Si dilettavano pin-
gere al naturale i viventi , e possono attirar lo
sguardo curioso due de'piu grandi uomini di
quella eik ritratti al vivo, grandi guerrieried e-
moli , Castruccio Signore di Lucca, ed Uguccio-
ne della Faggiola (u6) . La maestosa loggia che
adorna la Piazza Granducale di Firenze, opera
d' Andrea (27), ce lo mostra riforroatore delF ar-
chitettura, avendo sostituito al sesto acuto, on-
de la gotica barbaric formava^gli archi, una cur-
vit^ regolare. Forraarono gli Orgagna una scuo-
la , la quale e riconosciuta inferiore a quella di
Giotto. Fu assai numerosa, ne il nostro istituto
ci perroette di scorrerla miuutamente. Come
avviene ai seguaci di un grande ingegno , furono
i suoi scolari servili imitatori, non osando escir
dai termini segnati dal maestro; e questa nume-
rosa propagine rassomiglia ai freddi imitatori del
Petrarca . Vi e qualcuno da distinguersi , e fra
(a 5) Lanziy Istor. pittor. lib. i.
(a6) Vasarij Vita di Orgagna .
(27) // VcLiori la dice costruita daArnblfo di Lapo^
ma siccome poi nella vita dell Orgagna a questo Fat'
trihuisce^ e dice ch* era a^fanti scoperta^ convisne che
r Orgagna la riformasse come ora si vedcn
8AGGIO SKGONDO 1 5 1
questi, Tad^eo Gaddi, che per testimonianza
del Yasari miglioro il colorito di Giotto, e la
sua arte si propago io Jacopo del CasentiDo; e /
da esso a Spinello Aretino dotato di vivissima
immaginazione, per cui le sue composizioni ban-
no una specie d'originalita nelF invenzione , di
cui mostransi nel Campo Santo di Pisa le storie
di due Santi Martiri tanto esaltate dal Vasari, e
molte altre sue imaginose o piuttosto bizzarre
pitture , in Firenze, in Pescia , in Arezzo (118) .
Fra i Toscani in questo tempo si distinsero
nella pittura i Sanesi . Siena sempre ferace di
cittadini dotati di viva , e brillante imaginazio-
ne, dovea produr de'pittori. Niuna citt^ in quel
tempo, eccetto Firenze, ne conta tanti .
La gloria della fiorentina scuola,cfae nata con Ci-
mabue e Giotto, si sostenne dai loro seguaci , per
^lungo tempo fu stazionaria come deir altre arti
sorelle . Per farle avanzare e d' uopo che nascano
uomini sommi , e che sieno posti in circostanze
felici da sviluppare i loro talenti . La Natura non
e guari feconda ; e molti per mancanza di edu-
cazione restano nell' oblio come gemme sepolte
nel seno delle rupi. Si puo pertanto asserire,
cbe le tre arti, dopo questa splendida nascita,
non fecero ulteriori progressi , finche Brunel-
lesco, Donatello, e Masaccio non le condussera
dair infanzia alia gioventu ; cio che avvenne nel-
Tepoca seguente, in cui ne dovremo parlare.
(2 ) Vasar. Vita di Spin.
LIBRO TERZO
SOMMARIO
Capitolo DL VenuU di Lando d' Agubbio in Firen-
Fa battere falsa nioneta ib.
Pace de' Pisani e Luccbesi colle citta Guelfe . ih-
Uguccione tenta invano di rientrare in Pisa . 3
Alilita al sertizio de' Signori della Scala . . ib.
Dispute tra Siena e Massa 4
Movimenti ciyili in Siena ib,
Matteo Visconti eccita Ca'struccio contro i Fioren*
tiiii S
Castruccio pone a sacco le loro terre ... 6
Marcia contro GenOTa , indi si ritiim ... 7
Lega de' Fiorentini col M. Malaspina . . . ib.
Cessa in Firenze la SignoWa del Re Roberto . 8
Pistoja divien tributaria di Castruccio ... p
Castruccio s'avvicina a Prato ib.
I Fiorentini si armano, ed ei si ritira ... 10
La sua testa e posta a-prezzo dai Pisani • 11
Tenta d' itnpadronirsi di Fuceccbio .... 1 12
U Abate di Pacciana divien Signore di Pistoja. 1 S
II di lui nipote^io caccia, e da la citta in niano di
Castruccio i4
Guerra vigorosa de* Fiorentini contro di lui . i5
Si cbiude dentro Pistoja 16
I Fiorentini assediano Altopascio , e se ne impa-
droniscono ib.
Yittorie di Castruccio 17-
Si ayanza sino a Signa ao
Fa correr de' palj a Peretola 21
Riprende Altopascio ib.
Pom pa trionfale di Castruccio 2 a
r. HI. V
154 INDICE
Congiura contro di es6o scoperta . . . . a4
Seguita a infestar le terre de* Fiorent ini . . 25
Giunge in Firenze il Duca di Atene ... 26
CastrucciO) e il Vescovo d*Arezzo suo alleato, so-
no scorn iinicati 18
Nuova congiura contro Castruccio, ugualnientc
scoperta 29
I Ghibellini ofFrono la corona imperiale a Lodovi-
co Duca di Baviera • • .31
II Duca si move, ed e incontrato a Trento da' prin*
cipati Signori italiani . « i^«
E coronato in Milano i^*
Giunge a Pontrenioli, e si abbocca con Castruc-
cio 32
S'incamminano con esso alia voita di Pisa . 33
Vi entrano dopo I'assedio d'un mese ... 34
Castruccio e creato dal Bavaro Dura di Lucca , e
d'aitre citta delia Toscana 35
Parte con lui per Roma 36
Ingiustizie e crudelta del Bavaro. « . . • f^*
Castruccio lo i'a coronare Iniperatore in Roma ij
Splendidezza di Castruccio ii»
E creato Vicario Imperiale , e Senatore di Roma i^*
II Bavaro depone il Papa Gio. XXII; e fa eleggere
Niccolo V 39
Castruccio perde Pistoja 4o
Ritorna precipitosamente da Roma » . . . /^*
S'impadronisce del governo di Pisa . . • i^.
Marcia contro Pistoja, e la cinge d'assedio . 4^
Crudelta di Castruccio contro i ribelli • • • ii»
Pistoja e costretta a capitolare • • • • . 4^
Morte di Castruccio 43
Suo carattere, e sue quality '^-
I suoi Hgli perdono la Signoriadi Pisa e di Lucca 4^
Capitolo X. Riforma dello state di Firenze. . • 47
II Bavaro e T Antipapa giungono a Pisa . . 4^
IN DICE i55
Estorsioni del Bavaro 49
Ritorna in German ia 5o
Discesa in Italia di Giot Re di Boemia . . . 5i
Marco YiacoRti occupa Lucca, e rotfre iu coinpra
ai Fiorentini ib^
I Fiorentini ricusano di comprarla . . . . Sa
L'Antipapa abjura, e consegnato a Giovanni, e
muore in Avignone 53
Lucca ^ oonoprata da Gherardino Spinola . . ib,
L'offre a Gio. Re di Boemia 54
I di lui soldati se ne impadroniscono,e non man-
tengono i patti alio Spinola 55
Piccole guerre tra Pisa , Massa e Siena ... 56
Fabbrica di Firenzuola 58
Lega de' Fiorentini CO* Signori Lombard! . . ib.
Inondazione in Firenze Sg
Morte di Papa Giovanni 6a
Guerra d* Arezzo e Peruffia 63
Capitano di guardia in Firenze 64
Dopo due anni n'^ abolita la carica ... 63
Origine delta Famiglia della Scala • . . • ib.
Progress! della sua grandezza 66
Mastino corapra Lucca 67
I Fiorentini tentano inutilmente d' acquistarla 68
Guerra di Mastino contro di essi ib.
Varie vicende di esita 60
Pier de' Rossi marcia contro Mastino . . . ib,
GoBserva sempre la superiorita contro le di lui
truppe • .... 70
Mafitino tenta di fare uccidere Piero da'suoi 71
Arezzo, alleata di Mastino, si da per 10 anni ai
Fiorentini 72
Pier de* Rossi prende PaJova, e muore sotto Mon-
selice 73
Pace de' Fiorentini con Mastino 75
i56 IN DICE
CapitoloXI. Fallimento della Gonipagnia de'Peruzzi e
de'Bardi in Firenze 76
Danni die ne risen te la dttk 77
Garestia • . . . , - 78
Ambasciata de' Romani ai Fiorentini . . . ib,
Congiura contro il governo della Repubblica, sco-
perta 79
Guerra co' Pisani per 1' acquisto di Lucca . . 80
I Pisani vi pongono 1' assedio 16.
Comprano T amieiziaMel Visconti con un tradi-
mento 81
Rompono i Fiorentini 8a
Entrano in Lucca a patti 84
Gualtieri Duca d* Atene e scelto per regolatore, e
protettore di Firenze ii.
Sua origine , suo carattere 85
Esercita severa giustizia 86
Dimanda la Signoria di Firenze 87
Gli e ceduta per un anno 88
E dichiarato Signore a vita » li.
Fa pace e lega co' Pisani 89
Trascura r amicizia de' Grandi 91
Fa Diolte estorsioni , e rigorose eseruzioni . . ii.
Vizj del Duca e de'cortigiani. , ^ . • . * 9^
Indignazione generale it,
Ingiuste e inutiii crudeltii del Duca. ... 93
Tre cospiraziooi si formano a un tempo contro di
l"i 94
Una di esse e svelata 95
I congiurati si riuniscono i&.
Assediano il Duca in Palazzo 96
Crudeha del popolo 97
II Duca e cacciato di Firenze , dopo aveme rinun-
ziata la Signoria 98
INDICE i57
BINASCIMENTO DELLE SCIENZE,
LETTERE E ARTI
SOMKA&IO
Preminenza degl'Italiani nelle varie cpoche del rir
nascimento delle scienze, lettere e arti Pag* a
Brevi cenai suU' epoca d' Augusto .... 4
Decadenza • • ^
Servigj degli ecclesiastic! nei secoli d' ignoranza ib.
Cause che risvegliarono gringegni dopo il XII.
secolo , . . . . 8
GiuRisPRCDBffZA PROFANA E SACRA. Universiti di Bolo-
gna lO
Universita di Pisa 1 1
Studj in Siena, Arezzo e Pistoja . . • • ib.
Scoperta delle Pandette i£.
Dispute del Grandi e del Tanucci sopra di esse 1 3
Bulgaro Pisnno, Professore in Bologna . . i6
Notizie dell' Accursio 17
De'suoi figli 18
Di Benincasa d' Arezzo ii.
Di Dino di Mngello 19
Di Cino da Pistoja ib.
Di Graziano ..••/&.
Di Giovanni d' Andrea Mugellano . . • . ai
Di Lapo da Castellonchio a3
Di Bernardo, e Pandolfo da Pisa . . • . a5
Medigkna . Riflessioni generali su questa scienza . a6
Scuola Salernitana * a8
Di Sinigardo aretino 29
Di Taddeo Alderotti 3o
Dt Dino del Garbo 3a
Di Cecco d' Ascoli ib.
Del Torrigiano 33
Di Toinmaso del G;irbo ib.
4
i58 INDICE
Opiiiioni del Petrarca sulla medicina ... 34
Suir astrologia 36
Riflessioni dell' Aiitore 37
Del Booatti , e delle regole dell* astrologia da hii
scritte 39
FiLOSOFiA B MATBXATIG4. RappoTii dei piccoli progressi
degii antichi nelle scienze della natura . . 4o
Autorita d' Aristotele ne' secoli di mezzo . • 44
Gnomone in. S. Giovanni 5o
Di Leonardo Fibonacci ib.
Di Paolo Dagoinaro 53
Di Salvino degli Armati inventore degli occhia-
li 55
Invenzioni utili in questo tempo .... 56
Bells Lsttsre, b Pobsia. Osservazioni generali . 58
De' versi leonini 61
Deir inventore della poesia volgare ... 62
Siciliani , e Provenzali 63
Di Sordello Mantovano 64
Di Federigo II. e altri Sovrani di Sicilia . . i*.
Quando si cominciasse a scrivere la lingua italia-
na 65
Di Lucio Drusi da Pisa * 67
Di Ciullo dal Gamo 69
Primi coltivatori delle Muse italiane in gran nu-
niero 70
Di Ser Brunetto Latini ib,
Di Guido Guinicelli 72
Di Guido Gavalcanti ........ /i.
Di Fra Guittone ^3
Principj di Dante Alighieri 74
Suoi ainori ' «5
Sua ingratitudine verso Brunetto .... 76
Combatte a Campaldino 77
E esiliato da Firenze 78
Sue vicende «q
IN DICE i59
Esame della Divina Goramedia . .... 80
, Altre sue opere. I.a vita nuova. II ConviTio ec. 93
Altri Poeti dopo Dante. ^ 96
Di Cino da Pistoja 97
Memorie del Petrarca ib^
Suo poema dell'Affrica 99
Suoi amori 100
Carattere delle sue poesie 102
Prosa italiana 106
Di Ricordano Malaspina e Dino Compagni . 107
Di Gio. Villani 108
Di Matteo e Filippo no
Del B. Giordano da Rival to ib.
Di Bartolommeo da S. Concordio .... ib.
Di Donienico Cavalca 11 1
Di Jacopo Passavanti ........ /^.
Del Boccaccio . Sua origine ib^
Del Decamerone ii4
Esame di questo libro 116
Correzione fattane dai Deputati 119
Delle altre di lui opere. ..*.... 1 20
Scrittori di Novelle. Franco Sacchetti . . . lai
Ser Giovanni Fiorentino ib,
Scrittori latini . Arrigo da Settimello . . . ia3
Michele Bonajuti, e del Bene ia4
Meriti del Petrarca e del Boccaccio nelle lingue
dotte ib,
Del Burgundio, e d'Uguccione Pisani. . . isS
Di Barlaam monaco ia6
Di Leonzio Pilato 128
Del Crisolora i3o
Di Coluccio Salutati i3i
Belle Arti. Questioni inutili su questo argomento. 1 39
Batistero di Firenze, e cbiesa di S. Apostolo . i4i
(Uiiesa di S. Miniato ib,
Cattedrule di Pisa ib.
#
r
i6o I N D I C E
Niccola Ksano i43
Andrea Pisaoo i43
Arnolfo di Lapo ; i44
Risorgimento della Pittura i45
Cimabue i46
. Giotto i47
BufiEalmacco . • • i49
Gli Orgagna i5o
Taddeo Gaddi i5i
*
FUTE DEL TOKO TERZO P. If.
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