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STORIA
DELLE
ARTI DEL DISEGNO
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STORIA
delle
ARTI DEL DISEGNO
PRESSO GLI ANTICHI
D I
GIOVANNI WINKELMANN
Tradotta dal Tedefco
E IN QUESTA EDIZIONE CORRETTA E AUMENTATA
DALL’ ABATE
CARLO Fi A ■
GIURECONSULTO
TOMO SECONDO .
IN ROMA
DALLA STAMPERIA PAGL1ARINI
MDCCLXXXIII.
eox Lieta za d t s v e sui ori .
Curri in omni genere , tura in hoc ipfo y magna quee-
dam eft vis , incredibilifque naturce . Omnes enim
tacito quodam fenfu , fine ulta arte , aut ratione ,
quee fiint in artibus 3 ac rationibus recla , ac prava
dijudicant .
Cicero De Orau lib. ni. cap. jo. n. jpf.
STORIA
DELLE ARTI DEL DISEGNO PRESSO GLI ANTICHI.
LIBRO SETTIMO.
Meccanismo della Scultura predo i Greci ,
e loro Pittura .
Capo I.
Maniera een cui i greci artijli lavorarono - Modelli in creta . . .
t lavori in gefso — Piccoli intagli rilevati in avorio , in argento ,
t in bronzo — Lavoro delle Jìatue in marmo . . -. abbozzo . . . e ul¬
tima mano — Sculture in marmo nero . . . in alabajìro ... in ba-
falte . . . e in porfido — BaJJì-rilievi — Figure rejlaurate — Gem¬
me .. . maniera d' inciderle . . , notizia delle più pregevoli ... sì
incife ... che in rilievo .
.Abbiamo ne Libri antecedenti efamìnata , a così dire , la
teoria delle Arti del Difegno predo i Greci ; e in quello ne
confidereremo la pratica , cioè il meccanifmo con cui eflì
lavo-
LIB. VII.
CAP. I.
Maniera con
cui i greci ar¬
ti (li lavoraro¬
no .
Modelli in
creta . , t
6 Meccanismo della Scultura
lavoravano . Della Tenitura parleremo principalmente , e da¬
remo pofeia un’idea della loro pittura.
jf. i. Prendendo il nome di fcultura in un fenfo efte-
fo , comprendiamo in elio anche il modellare, l’ incidere,
e’1 fondere (i) . Si modellò la creta e’1 gelfo , s’ intagliò
l’avorio e ’l legno , fi fcolpirono i faflì di varie qualità ,
s’ incinero le gemme, e fi fufero i metalli. Di quelli parle¬
remo nel Capo feguente . Nulla fi dirà de’ lavori in legno ,
perchè neffun’ opera di jquefta materia s’ è fino a noi con-
fervata (a) .
jf. 2. Comincerò dalla creta , che naturalmente dev’ ef-
fere fiata la prima materia adoperata dagli artifti (b) , e , uni¬
tamente al geffo , dev’avere fervico per modellare , come
ferve anche oggidì (c) . Che fi modellafte collo fiecco lo
dimofira il baffo-rilievo in marmo d’Alcamene , con elio in
mano , efiftente nella villa Albani , del quale noi diamo la
figura a principio di quello Libro (d) . Gli artifti però fer-
vianfi anche delle dita , e particolarmente delle ugne per
lavorare con maggior dilicatezza alcune parti più fine . A
quell’ ufo fi riferifee un detto del famofo Policleto , fecon¬
do cui la parte più difficile dell’efecuzione era quando la
creta attaccava!! alle ugne , o fra l’ugna e la carne intro-
mettevafì : "Otuv ìv opu%i ó 7ni\à$ yivnmi (a) . Quelle parole
non
.(Ò La fcultura nel fenfo fuo rigorofo e
diretto fi rifecifce ai lavori in marmo , chia¬
mandoli p/ajiica l'arte di far le figure di ter¬
ra , ftatuaria l'arte di gettarle in bronzo , e
intaglio l’arte di farle ni legno . Aveano tai
nomi anche gli antichi , come fi vede preifo
Plinio lib.34.. cap.j. J'ecì.i 6. , e l.qf. cap.i z.
(a) Ma però fe ne è parlato nel Tomo!,
pag. 2 s- ejegg.
(b) Vedi Tomo 1. pag.zo. c fegg.
(c) Scrive Plinio l. 33. c. r 2. feci. 44. , che
dopo Lififtrato non fi lavorava fiatila, o fimu-
lacro, che non fe ne facelfe il modello in creta.
(d) Prometeo fi vede pure collo (lecco in
mano , e la figura Culle ginocchia in un baf¬
fo-rilievo del Mufeo Capitolino riportato dal
Battoli Admir. Antiq. Roman . Tab. 6j. , dal
Montfaucon Antiquit. Expl. Tom. I. par. il.
pag. 24.. , e ultimamente da Foggini Mufeo
Capito!. Tom. ll^. Tao. 2/. pag.i 1 g. Si vede
anche in una gemma predo il Galeotti Gem¬
ma antiq. l'ut. &c. Tab. 3. n. 1 . e prefio
altri .
(u) Plutarch. Sympof. lib. 2. probi. 3. oper.
Tom. il. pag. 636. C. [ Plutarco riporta lo
lldfo detto De profeRu in vircut. fent. in fi¬
ne , pag. SS. princ. : Po/icleti diclum 3 qui
difficillimum opus trattare eos pronunciavit ,
quibus ad unguem lutum pervenerit . tTs at
*?t «noe» • itfóiUTai . Non pare che
voglia dire altro in a nendue i luoghi , fe non
che la parte più difficile era appunto quando
presso i Greci, e loro Pittura. 7
non fono fiate finora ben intefe dagl’interpreti, eFrancefco
Gìunio (a) che traduce : cnm ad unguem exigitur lutum , non
ne rende il vero fenfo . 11 verbo cfvxiZiir , o ì%cr di¬
nota qui quegli ultimi tocchi che lo {cultore dava coll’ugna
al Tuo modello ; e quello chiamavafi xlvvufiog . All’ufo di
finire il modello coll’ ugna fi rapporta pure l’ efprelfione
Oraziana :
. . ad unguem
Fattus homo . (b)
Perfeftum decies non cafligauit ad unguem (c) ;
come all’ufo di adoperare principalmente il pollice nel far
figure di cera fi riferifcono chiaramente le parole di Gio¬
venale :
Exi gite ut mores teveros ceti pollice ducat ,
%)t Jì quis cera <u ultimi facit . (d)
jf. 3. Un chiaro fcrittore, il conte di Caylus , leggendo
in Diodoro (e) che gli ardili egiziani aveano lavorato fe¬
condo un’efatta norma , laddove i greci determinavano a
occhio le necefiarie proporzioni , s’ è argomentato di quindi
conchiudere , che quelli non fi valeflero punto di modello
pe’ loro lavori (a) . Ma è facil cofa il dimofirargli l’oppo-
fio , non folo co’ modelli in creta anche tuttora efiftenti di
fiatue , de’ quali parlammo nel Libro I. Capo il. ; ma ezian¬
dio con una gemma del mufeo Stofchiano (f) , oye rappre-
fen-
LIB. VII.
CAP. !..
altro non rimaneva a fare , che dar gli ulti¬
mi ritocchi coll’ugna ai modelli di creta ;
lenza cercare fé quella s' intromettefle all’u¬
lna e al dito : il che più facilmente poteva
luccedere nel maneggiare la creta per fare il
modello , anziché nel ritoccarlo quando era
già quafi finito.Peraltro ficcome oggidì comu¬
nemente non fi adopra Pugna a tal effetto, po¬
trebbe darli anche altra (piegazione al paf-
fo di Plutarco , più conforme a qualche ma¬
niera di dire , o a qualche altra ufanza degli
antichi artifti , che noi non conofciamo : Co¬
me , per efempio , che il modello è vicino al¬
la fua perfezione , quando l’artifta è giunto
a fare anche le e (fremita , e le ugne della
figura .
(a) Cara/. Piclor. in P olici. p. 16S . [Giu-
nio feguita la traduzione di Silandro , e de¬
gli altri .
(b) lìb. r. fierm. 6. verf. 32.
(ir) De arte poet. verf. 234.
(et) Sat.y. verf. 237. Confi. Rutgerf. Var.
leB. lib. 1 . cap. 2. pag. 8.
(e) lib. 1. circa fin.
(a) Vedi Tomo ì.pag. 120. e feg.
(fi) Deficript. des pierr. grav. au Cab. de
Stofich , cl. 3. feci. 1. n. 6. pag. 31 /.
8 Meccanismo dexla Scultura
1 fentafì Prometeo che prende lè mifure della l'uà ftatua col
‘ filo a piombo , come vedelì nella figura che noi daremo in
appreflo . I pittori devon avere la mifura negli occhi ; ma
gli (cultori hanno in ogni tempo dovuto adoperare la fqua-
dra ed il circolo , anche per modellare , eflendo quello la¬
voro una preparazione alla (cultura .
:èflb!av0riin 4‘ Formavanfi anticamente di gefio , oltre i model¬
li (a) , le immagini delle divinità pei poveri (a) ; e forfè di
tal materia pur furono le figure de più celebri uomini , che
Varrone fpediva da Roma in altri paefi (i) .
jf. 5;. Sono pervenuti fino a noi alcuni degli antichi baf¬
fi-rilievi in gefio , e de’ bellifiìmi fe ne fono ritrovati nelle
volte di due camere , e d’un bagno predo Baja non lungi da
Napoli (b) . Ometto i bei baflì-rilievi ne’fepolcri di Poz-
zuolo , poiché non fono di gefio , ma di calcina e pozzo¬
lana . Quelli lavori quanto più fono badi „ tanto più dili-
cati apparifcono e belli ; ofiervafi però che dar volendo gli
artifti a que’ lavori di molto baffo-rilievo diverfe e varie de¬
gradazioni , fegnavano con un più profondo contorno ciò
che fui fondo piano dovea comparir rilevato . Pertanto deve
(a) Di gefio fi facevano anche le forme
per copiare le ftatue fin dai tempi anteriori
a Infiltrato , Plin. lib.q y. cap.i 2. feci. 4.4..
(.a) Prudent. Apoth.verf.yz6. [ Prudenzio
parla di Giuliano l’apoftata , il quale foleva
mettere il capo fotto una (tatua d'Apollo in
gcflo per venerazione :
Quin & Apollineo frontem fubmittere gy-
pso .
Degl' idoli di gefio ne parla anche Arnobio
Adv. Gent. lib. 6. p. zo 1. Giovenale Sat. z.
verf.4.. fa menzione delle molte figure del fi-
lofofo Crilìppo , che in gefio fi facevano ;
-Paufania lìb.g. cap.32. pag.yy q. nomina una
(tatua di Bacco di tal materia , e dipinta ; e
Plinio lib. 36. cap.zy. feci. yq. fcrive , che (è
ne facevano figurine , e balli-rilievi per ador¬
nare i palazzi .
(0 I ritratti degli uomini illuftri pel mon¬
do fpediti da M. Varrone , fino al numero di
fcttecento , non dovettero efier fatti in gef-
fo , ma dileguati fulla pergamena con uno 0
con¬
più colori. Plinio lib. qy. cap. 2. feti. 2. , da
cui abbiamo quefto racconto , parla d'imma¬
gini d’uomini , che chiuderli poteano , e che
erano inferite ne’ codici delle opere loro . Da
quell’ efprefiìone pliniana infenis volantini-
bus . . . aliquo modo imaginibus fi può argo¬
mentare che tali copie fodero con leggiera
tinta efeguice . { Mi pare che Plinio dica,
che Varrone inferiva nelle fue opere i ritratti
degli uomini illuftri , che lodava , o de' quali
parlava , non già nelle opere di efiì . Marcus
V arre benigniamo invento , infenis volumi-
num fuorum fecunditati , non nominibus tan¬
tum feptingentorum illuftrium , fed & aliquo
modo imaginibus : non pajfus intercidere fi¬
gurai , auc vetufiatem ivi contro homines
valere , inventar muneris edam Diis invi¬
diosi , quando ìmmortalitatem non folum de¬
di t , verum edam in omnes terras mifìt , ut
pnfentes effe ubìque , & Claudi pojfent .
(b) Quelti , e quell’altro apprello del tem¬
pio d' Iride fono di ftucco ,
presso i Greci , e loro Pittura . 9
confiderarfi come una rarità il baffo-rilievo in geffo d’ una =====■
cappelleria nel cortile , detto prtpljSoXaq (a) , del tempio LIB,vn'
ù Ifide a Pompeja , rapprefentante Andromeda con Perfeo , s"lP‘1'
in cui la mano dell’eroe, che tiene la tefla di Medufa , fu
fatta interamente fiaccata dal muro : effa è caduta , ma fi
vede il luogo dove fporgeva, e v’è tuttora il ferro necef-
fario per foflenerla (a) .
jf. 6. Si lavorò anticamente pur molto in avorio (b) ; e piccoli mta-
tutto ciò che in effo , o in argento , o in bronzo intagiia-Jvorìo™1 l*
vafi , venia detto toreutice (c) ; intorno alla qual voce mal
s’appongono sì i moderni che gli antichi interpreti , dan¬
dole il lignificato di un lavoro fatto al torno . Le parole
7rp9i/r/x» , rofitvft* , tonnina ( b ) , mpi vms , e vrp ivvìt; tifate ove
fi tratta de’ mentovati lavori , e degli artefici che vi fi oc¬
cupavano , non derivano già da Wpvos ( torno , noto flro-
mento- de’ tornitori ) , a cui non fi può riferire neffuno dei
palli addotti da Enrico Stefano , come offervò egli medefi-
rao ; ma hanno la loro radice nel vocabolo npog , che li¬
gnifica chiaro , e propriamente fi ufa come epiteto d’una
Tom. II. B voce
(ù) PauH Gl. 2. cap. 27. pag. iyz. , c. 29.
pag. 179. Un. j. , cap. 32. pag.18 6. Un. 28
cap.34.pag.193.lin.17.
(a) Qui h può aggiugnere , che gli anti¬
chi lavoravano anche di fmalto , facendone
de’ baffi-rilievi , telte , e figure co’ fuoi colori
in tutte le patti Amili a’ naturali , come of-
ferva il Buonarruoti O'fferva 3. iftor. fopra ale.
medagl. prefa^. pag. XVII. con una te lì a di
Fauno , e un'altra d'un Sileno -, e pag. XX.
(b) Ved. Tom. 1. pag. 27. e fegg.
(c) Fidìa , al dire di Plinio lib. 34. cap. 8.
feci. 19. %. /- fu il primo che fece di tali lavo¬
ri con buon fucceflo , e poi vi riufeì a perfe¬
zione Policleto , §. 2. : Primus ( Phidias )
artem toreuticen aperuijfe , atque demonf ruf¬
fe merito judkatur . A 2. : Judicatur ( Poli-
cletus ) toreuticen fic erudiJTe , ut Phidias de-
monflraff'e .. Così credo, che polla fp legarli
OficW aperuiffe , atque demon (truffe : Vuol dire
Plinio , che Fidia aveva introdotto l'ufo più
frequente di quei lavori ( come pare che
polla arguirli dai tanti artifti , che probabil¬
mente tutti viflero dopo di lui , e vi fi refero
celebri , per atteftato dello Hello /. 3 3. c. 12.
feci, ss- , fib. 34. cap. 8 . feci. 1 9. $. 2 /. ne
aveva facilitata l'arte , e vi fi era refo famolb
per gli ornamenti fatti al Giove olimpico,
come fcrive Io Hello nel lib. 36. cap. sfeci. 4.
§. 4. Nè fo accordarmi al fìgnor Falconet ,
che nelle fue Notes fur troia li-or. de Fluir
l’anc. liv. 34. chap. 8. pag. 80. 81. (Euvr..
Tom.ul. fa dire -a quefio Icrittore, che Fidi*
il primo abbia feoperto , e infegnato l'arte di
far baffi-rilievi in metalli , per poi convincerlo
di errore coll'autorità di Anacreonte , che
viffie quali cent'anni prima di Fidia , e ne
parla nelle fue Odi 17. 18. c 51. ; cotl’efem-
pio dell'arca di Cipfelo deferitta da Paufania
lib. 4. cap. 17. pag. 419. , e fegg. ; e degli altri
fatti da Batticle , di cui parla quello medefimo
autore lib. 3. cap. 1 8. pag. 2 ss- > non dicendo
per altro l’età , in cui vivelle . Il noflro Au¬
tore , che nella prima edizione di quefia fio¬
ria era caduto nello Hello errore , che in que¬
fia feconda rimprovera agli altri , avea prefo
per lavori fatti al tomo quelli di Fidia .
(6) Virg. Cui. verf. 66.
IO
Meccanismo della Scultura
T‘ " ~~ 11 •" voce chiara e ben diftinta (a) . Sembra pertanro che la pa-
lib.vji. ro]a
7 vpH>Tix.ìì fia Hata ufata per indicare un lavoro a rilie—
CAP-I‘ vo , differente dal lavoro incavato delle gemme , che di-
ceafì àtayhvQov ; onde lì chiamava propriamente un
intaglio a figure rilevate , e perciò ben difcernibili e chia¬
re , nel qual fenfo ha qualche analogia col lignificato della
voce Tc'pos (*) . E poiché queft’arte occupava!! principalmen¬
te in piccole cofe , e minuti fregi , perciò Plutarco , par¬
lando d’Aleffandro , terzo figlio di Perfeo ultimo re de’ Ma¬
cedoni (a) , il quale per tai lavori erafi fatto celebre in
Roma , unì la voce mpii 'tip con , cioè lavorare
in cofe minute .
jf. 7. Alcone di Mila in Sicilia doverebbe riputarli il
primo ardila di quella maniera , ie potefiimo prellar fede
ad Ovidio (b) , il quale lo fa anteriore alla guerra di Troja,
ove rammentando i doni fatti da Anio re di Deio ad Enea,
parla d’una tazza, lavoro di quell’artifta , e annovera colo¬
ro che dianzi aveanla pofleduta . Ma qui il poeta cade in
un manifello anacronifmo ; poiché Mila fu edificata alcuni
fecoli dopo l’incendio di Troja, come fi può vedere nella
Sicilia del Cluverio ; febbene nè quelli nè i commentatori
d’ Ovidio ne abbiano offervato l’errore (c) .
(tatue in màr- ' ^CLl^l,ra in falTb fu principalmente efercitata fu
mo i marmi (1) , e talora eziandio fu più dure pietre , quali
fono il bafalte e’1 porfido.
$■ 9. La
(a) Non può pero dirfì , che tutti gl’in¬
terpreti , e fcrittori abbiano errato intorno al
vero fenfo di quelle parole ; come tra gli al¬
tri le ha capite , e fpiegate Arduino al cìt.
hb. 34.. cap. 8. feS. , 0. 2. noe. 33. di Pli¬
nio 3 e Salmafio Exercit. Plin. in Sol. cap. 3 z.
Tott. 1 I.p.tiS.e fcg. molto diffiifamente .
(*) Si rifehiara così il vocabolo roptiVt
ufato da Dione Grifoftomo Orar. 33. pag.
307. D. , ove parla di tazze intagliate , te
quali t Anta c rirxt mi rsp t/»< aveano , cioè
erano circondate di fregi e ornate di balli-ri¬
lievi : il traduttore mal a proposto l'intefe
di lavori fatti al torno .
(u) in /Etili, op. Tom. T. pag. 27/. A.
(/>) Metani. lìb.i 3. verf. 67 p.
(c) Sicil. antiqua , lib. z. cap. 3. pag. 30 r .
_ (t) 11 fignor Winkelmann nella prima edi¬
zione di quella Storia tratta in un paragrafo
particolare dei più belli e più celebri marmi
della Grecia ; e non ben li vede , perchè , vo¬
lendo egli migliorare ed accrefcere 1’ Opera
fua , abbia qui o.nelTo tal paragrafo . Di due
marmi nominatamente ivi ragiona , del pa~
presso i Greci, e loro Pittura. ii
jj\ 9. La maggior parte delle (fatue fon fatte d* un foi • - —
pezzo , la qual cofa avea pure ordinata Platone (a) nella ^
fua repubblica . Ciò non oflante v’ha delle figure di mar¬
mo , alle quali fin da principio fu attaccata la teffa lavo¬
rata a parte , come ad evidenza fi vede nelle tefie di Niobe
e delle lue figlie , in quelle di due belle Palladi della villa
Albani (a), e delle Cariatidi fcoperte nel 1761. (b). Talora
B 2 vi
rio , detto anche hlydn of dal monte di que- Cap. 2 2. feci. 46. , che prendeva il luftro in
fio nome nell’ itola di Paro , e del pentelico guifa da fervile di terfiflimo fpecchio, Sueton.
fomminiftrato da una cava vicina ad Atene , in Domit. cap. 14.. Un candore accoltameli
feopertavi da Biza di Naflo , che ne lece le all'avorio aveva il coralitico o fungano, Plin.
tegole al tempio di Giove olimpico nell ohm- lib. 36. cap. 8 . Jed. 14.1 e d un bianco livido
piade lxxxvii. , Paufan. lib. 3. c.i o.p.398. con macchie fanguigne erano i marmi di
princ. [ Biza non ifeoprì la cava, ma {òlamen- Lesbo, e di JaJJe_ . Altre fpecie di bianchi mat¬
te introduce il primo le regole di marmo mi meno celebri palio botto filenzio . Sareb-
pentelico , per coprire il detto tempio; e lo be oggidì quali impedibile il diftinguere ne‘
prova Paufania colli due verli greci , che tu- monumenti greci , che ci rimangono , tutte
rono lcolpiti lulla baie della {‘tatua , che gli le fpecie diverte dei marmi . Oltre i marmi
fu eretta in Nalfo : bianchi , inoltrimi ne aveano i Greci di varj
Naxi h&c Latoidei fccit follerà a By^s , colori e diverlamente macchiati , il carijiio ,
Cui primum feda eji tegula de lupine . ] odia eubeo di^ color verde mare ; il eh io a piu
Maggior ufo di quello che dell' alno fecero colori , ma lpecialmente venato di nero ; il
gli antichi Greci , talché di dicci {fatue , nove tenario di due fpecie , una nera , l'altra d'un
erano di marmo pentelico , ed una di patio . bel verde , che era pure il color del prafino ;
Id. pajjim . Il pentelico , febbene men candì- il frigio con rotonde macchie di color di pon¬
do del marmo di Carrara, Plin . lib. 36. c. y. pota ; Valabandico , il lidio, Yonichite , il
princ. , era però di palla più dolce e molle ; conchite , e più altri che veder fi polfono
onde lavoratali quali come una cera . Fecero preflo il Catiofilo De antiq. marmor. pag. 3.
gli antichi delle pregevoliflìme {fatue in a- & J'eqq. Servirono quelli principalmente per
mendue quelli marmi . S’inganna dunque le colonne. Quando s’ introduce in Roma il
Ifidoro Orig. lib. 1 6. cap. 5. , dicendo che di gullo d’ intonacare di marmo le pareti, gu-
mafmo pario non fi poffon avere che de' pie- {lo portatovi da Mamurra , e riprovato da
coli pezzi atti bolo a far vali . [ Vedi fopra Plinio lib. 36. cap. 6. feci. 7. , non folo vi fi
Tom. l.pag.i zi . not. a.] Altri bianchi mar- trafportarono i più bei marmi della Grecia e
mi avea la Grecia. Tal era 1 ' imeqio cavato dell’Afia , ma fi argomentarono gii artifli di
dal monte Imeto preflo Atene , Strabono /. q. colorirli col pennello , ed anche di connet-
pag. 613. princ. Tom. 1. , ed il porino che terne uno con l'altro , incaflrando , come di»
traevafi dall' Elide provincia confinante col ce Plinio Hb. gy. cap. 1. , un ovato di numi-
Peloponefo . Il primo aflomigliava nel can- dico in una tavola di Jìnnadico : due marmi
dorè al pentelico , al pario il fecondo , fe che si il traduttor italiano Domenichi , che
non che n’era aliai più leggiero , Plin. I. 36. il francefe du Pinet hanno prefi per due per¬
ca/!. 17. feci. 28. : e di quello erano lab- fonaggi . In queft'arte i moderni artifli ro-
bricati i due famofi tempj d’Apollo delfico , e mani Iranno certamente fuperati gli antichi .
di Giove olimpico , Herodct. lib. y. cap. 62. Molti marmi fimili a quei della Grecia vanta
pag. 401. , l’auf. lib. 3. cav.io. pag.zpS. anche la Sicilia, de’ quali eruditamente ra-
prìnc. Celebre per la biancliezza era firmi- gioirà Agoflino Tetamo Dijfert. VII. voi. I.
mente il marmo d’ Efebo , feoperto da Poffi- Saggi di Dijfert. dell' Acc. Palerm.
doro pallore , a cui perciò gli Efefini decreta- (a) De leg. lib.i z. oper. Tom. il. p. osa¬
rono divini onori . Bianco pure era il marmo princ.
tafo, e’1 p roto tufo ; ma in quello {correvano (a) Una c quella di cui abbiamo data la
alcune vene nericce , V. Salmaf. Exerc. Plin. figura nella Tavola XIII. Tomo I.
in Solin. cap. 37. Tom. I. p. 4 py. col. 2. C. : (b) Ora nella (leda villa , come abbiamo
come alcune vene gialle nel Jengite , altro già detto nel Tomo precedente pag. 441 . n. a.
marmo bianco della Cappadocia , Plin. 1. 36.
12 Meccanismo della Scultura
a==9==»vi furono pure attaccate le braccia , e tali fono nelle due
ljb. vii. rnentova(;e Palladi ..
jf. io. Le membra che reflavano fiaccate dal corpo della
figura , attaccarvi!! folcano dagli antichi , come fi ufa anche
oggidì , con un foftegno o puntello .. Ciò fi offerva in alcune
flatue , e anche ove forfè era inutile , come in un Ercole
elìdente nel giardino interno del palazzo Borghefe , in cui
l’ertremità del membro- virile è foflenuta da un piccolo ci¬
lindro di marmo non più grorto d’ una penna da fcrivere ,
che vi fi vede tuttora fra il mentovato membro e i tefli-
coli . Quell’Èrcole fi è così ben confervato , che può an¬
noverarli fra le più rare figure di Roma : è affatto intero »
fe non che gli mancano le cime di due dita del piede , che
probabilmente non farebbono tronche , fe non averterà
fporto in fuori dello- zoccolo .
...-abbozzo- .... jf. n, Soleano' pur gli antichi lavorare le loro flatue a
un diprertò come i noftri [cultori , cominciando a farne
l’abbozzo . Abbiamo un argomento di ciò nella figura mu¬
liebre d’un Fiume poco men che coloflale , che dianzi flava
nel palazzo d’Erte a Tivoli , ed ora è nella villa Albani .
Le parti inferiori di quella rtatua fono grortolanamente ab¬
bozzate , onde nelle offa principali , ricoperte dal panneg¬
giamento , fono flati lafciati alcuni punti follevati che fer¬
vano di norma e fi toglievan poi quando fi finiva la fla-
tua . Lo rteflo fi pratica anche oggidì .
... e- ultima jf. 12. Quando la rtatua era terminata , o le fi dava il
aliano. q
pulimento e 1 luftro , prima colla pomice (a) » indi col piom¬
bo e col tripoli , ovvero lo fcultore vi ripartiva lo fcarpel-
lo .
(a) Plinio ljb. 36. cap. j. feti. to', narra, predo fi adoprarono altre pietre, portate
che gli attilli fi fervivano a tale effetto di dall’Armenia. Al dire di Vitruvio lìb.7. c.q.,
certa pietra detta najjo , così detta , come ivi le di cui parole fi riportano qui apprefio al
nota Arduino , perchè fi preparava in Naffo capo IP. §. 7. , fi ftrofinavano le flatue con
nell’ ifola di Creta , benché fi trovafle nell' cera confidente , odia di candela , econnet-
ifola di Cipro . Aggiugne Plinio , che in ap- ti pannilini . Non dice però le quello fi lilafi-
presso i Greci, e loro Pittura. 13
lo . Quello faceali probabilmente , dopo che le s’era data*
la prima mano di pulimento colla pomice , per due moti¬
vi ; cioè per meglio imitare la verità delle carni e del pan¬
no , e perchè lì era oflervato che le più finite e dilicate
parti , quando fono foverchiamente luftrate , riflettono sì
vivamente la luce che veder non fi può il minuto lavoro ,
nè conofcere la diligenza dell’artifta . Aggiungali che , fic-
come chi luftra le fiatue non è mai lo fcultore medefimo ,
facilmente dallo ftrofinamento ne fono corrolì e cancellati
i più fini e forfè i più lignificanti tratti (a) ; e perciò alcuni
antichi maeftri ebbero la pazienza di ripaflare l’ intera fia¬
tila , e tutta nuovamente ritoccarla collo fcarpello , dopo
che aveva avuta la prima mano di pulimento . Ciò non
oftante la maggior parte delle fiatue , ben anche coloflali ,
furono perfettamente luftrate , come fi vede dai pezzi d’un
pretefo Apollo coloflale del Campidoglio (b) . Così pulite
fono , nelle- parti almeno che rapprefentano la carne , due
tefte coloflali di Tritoni * e quelle pur coloflali di Tito e
diTrajano nella villa Albani. Pertanto il detto del filofofo
Lacide (c) , che ricusò' l’ invito del re Attalo , „ perchè i re
,, dovean eflere guardati da lungi come le fiatue „ , non
deve di tutte intenderli,, come non può applicarli a tutt’ i
re r le mentovate opere fono lavorate con tanta delicatezza
e si
LIB. VII.
CAP. I.
fé per le fiatile nuove a dar loro il Iufiro ; o preziolà , che lega infenfibilmente le tinte,
fe per pulire le vecchie , e per ricoprirvi le rende pili Ioavi , e più morbide , e che fo-
qualche difetto ; come fi ufa da qualche mo- lamente può dare alle pitture quel venerabile
derno arrida nei lavori di marmo , e di al- vecchio del tempo , che vi lavorava fu con
tre pietre generalmente . _ pennelli Sniffimi , e con incredibile lentezza ,
(a) Cosi fcrive l' Algarotti Lettere fopra la ficcome egli apparve allo Spettatore in quella
pittura' , lett. i . oper. Tom. VI. pag. 7. ,, Si fua vifione pittorefca , , .
dolgono in Francia che ripulendoli , fiarei (b) Fra le fiatue più luftrate polTono ve-
per dire con pocapulitezza , le fiatue di Pu- derli anche in Campidoglio nel cortile del
get , e di Girardon , che fono ne’ giardini di palazzo dei Confervatori quelle dei due pri-
Verfaglia, ne viene rafchiato via t epidermo, gionieri , delle quali già li è parlato nel
e quel fior di carne , onde pare fi rammollì- Tomo hpag.4.26. , e fi riparlerà in apprelfo
fcail marmo e poi fi lagna, che per ravvi- lib.XI. cap.i.%. 17. lo fono a legno che
vare gti antichi quadri de 'gran maeftri Tin- riflettono la luce come fpecchi .
toretcor Tiziano , ed altri „ ne levino via le (c) Preflo Laerzio lib, 4. fegm. 6i~
unioni, i veJamenti, e quella patina tanto
LIB. VII.
CAP. I.
14 Meccanismo cella Scultura
e sì finite , che poflono guardarli da vicino , come le gem¬
me incife .
<f. 13. Fra le fiatile , a cui è Hata data l’ultima mano
collo fcarpello , belliflimo è il Laocoonte , e un occhio at¬
tento potrà in efio fcorgere con quant’ arte e con quanta
franchezza fia flato adoperato lo fcarpello per non . perdere
nel pulirlo Defilino di que’ tratti più dilicati e maeflri . La
pelle di quella flatua , in confronto di quelle che fono lu¬
crate e -lifcie , fembra alquanto ruvida ; ma può alTbmi-
gliarfi ad un morbido velluto in paragone d’un lucido ra-
fo ; o , per valermi d’un efempio più acconcio , può para¬
gonarli alla pelle degli antichi Greci , allorché non l’aveano
lifciata ancora e ammorbidita pel continuo ufo de’ bagni caldi
e delle fingili introdotto dalla mollezza de’ Romani (a) : fullc
carni loro forgeva , a così dire , una fana trafpirazione , li¬
mile alia prima lanugine che velie un mento giovanile (*) ,
I due grandi leoni di marmo trafportati da Atene a Vene¬
zia , e polli all’ingrefio dell’arfenale , fono nella flefia ma¬
niera finiti col folo fcarpello , come fi richiede per bene
imitarne il pelo e la giubba .
ff. 14, II
( a ) -Concederò , clie l’ufo di tali bagni ,
e delle ftrigili folle ignoto ai primi Greci ;
ma non già che lìa (fato introdotto dalla
mollezza de’ Romani ; edendo certo , che
quelli da’ Greci lo hanno apprcfo , e predo
di edì era cognito anche prima di Omero ,
come fi rileva dalle opere di lui , e molto più
frequente lì andò rendendo in appred'o , paf-
fando pofcia ai Romani , che ne adottarono
anche le parole proprie di tutte le code , che
lo concernevano . Vegg. Laurenti De baln.
& med. antìq. fJiediaJma , cap. z. , Calali
De therm. & baln. ver. , Ferrari De balneìs,
po/i init. , Denina 1 /lori a della Grecia , To¬
mo il. lèi. VII. capo ul. Mercuriale , ciré
coll’autorità d’ Ippocrate vuol provare , De
arre gymnafi. lib.i . cap.i o. princ. , che rari
uladero il bagno ai tempi di quel gran me¬
dico , forfè non lo avrà letto bene De vìctus
rat. in morb. acut. feci. 3. §.114. , ove an¬
zi fa capire l’oppoflo , e lo configlia come
un ottimo rimedio j c folo fi agna , che non
fi avedero luoghi più comodi , c tutte le code
necedarie a tal fine . Per l’ufo delle Ungili fi
può vedere la gemma rapprefentante Tideo
data nel Tomo l. pag.r 6 1 . , e ciò che ne ho
detto alla pag. 1 Sp. ; e può odervarfi in Se¬
nofonte De exped. Cyri 3 lib.i. pag. 246. D.,
che Xenia capitano di Ciro Minore ne’ lu¬
percali da lui celebrati ne dillribuì di quelle
d'oro .
(*) Quelli paragoni potranno forfè rif-
chiarare un’efpredione di Dionifio Alicarnaf-
feo , non ben intefa finora , meglio che tut¬
te le difpute di Salnufio Not. in Tercull. de
pali. p. 234. j & Confut. animadv. And. Cer¬
corii , p. 173. , e di Petavio Andr. Kerckoct.
Mafrigopk. part. 3. pag. 106. Dionifio, par¬
lando della maniera di fcrivere di Platone ,
u fa quelle voci : c x™vS
c ri *t [ anriqua illa inv rs.^as \
Epijl. ad. Cn, Pomp. de Piar. oper. Tom. ri.
pag. 204. Un. 7. Non potrebb’ ella l'efpref-
fione di Dionifio [ intenderli e fpiegarfi di
presso i Greci , e loro Pittura . i ?
jf. 14. Il marmo nero, di cui v’era una cava neH’Ifola
di Lesbo (a) , fu lavorato più tardi del bianco ; trovali però
fatta menzione d’una (tatua in quel marmo fcolpita da un
antico artifta d’Egina . La più dura e più fina fpecie di
marmo nero è quella che chiamali volgarmente pietra di pa¬
ragone ; e di quella ci fono pervenute alcune figure inte¬
re , cioè un Apollo nella galleria del palazzo Farnefe , il
cosi detto dio Aventino nel mufeo Capitolino , amendue
maggiori dell’umana llatura (a) , i due mentovati Centauri
più piccoli della grandezza naturale ( che dianzi appartene¬
vano al card. Furietti , ed ora elidono nel fuddetto mufeo ) ,
fui di cui zoccolo leggonfi fcritti i nomi de’ loro fcultori
Aristea , e Papia d’Afrodifio (b) . Sono di grandezza natu¬
rale in marmo nero fcolpiti un Satiretto in atto di danza¬
re , ed un Lottatore che tiene in mano un’ampolla d’olio.
Si vedono amendue nella villa Albani , e trovati furono dal
lìanor card. Alefiandro nelle ruine dell’antica città d’Anzio,
£>
ove davano in una camera tonda non lungi dal teatro , in-
fieme ad un Giove e ad un Efculapio del medefimo fado e
d’eguale grandezza . In marmo nero , oltre le datue di Itile
greco , alcune ne abbiamo lavorate ad imitazione delle egi¬
ziane , difepolte nella villa d’ Adriano a Tivoli , delle quali
ho parlato nel Libro il. Capo IY.
jf. 1?. Va-
lib. vìi.
cap. 1.
Sculture in
marmo ne¬
ro. . .
quel ruvido e lanugirofo dell' antichità \ La
voce non dee qui prenderli in un fen-
fo allegorico e ftiracchiato , ma naturale e
ovvio , cioè della prima lanugine che adom¬
bra un mento ; poiché ha quello medefimo
fenlo quando fi adopra per indicare la cor¬
teccia lanuginofa de' pomi, come preflo Ari-
llofane Nub. verf g-r 4.. [Doveva dire Win-
kelmann , che Ariftofane la prende in quel
fenfo appunto , non già nel fenfo della la-
nuoinota corteccia de" pomi , de’ quali non
parla ] ; c fe fi paragoni tale eCprelITone all'
applicazione che io fo della (delia immagine
per la pelle di Laocoonte , fi vedrà che Dio-
nilìo ha voluto dire la medelima cola . Har-
dion Sur une lettre de De nys d' Alicarnafe a
Pompée , pag. 1 28. , che dopo i mentovati
fcrittori ha tentato di rifehiarare quella fra¬
le , non ha fatto che accrefcere oleurità .
Con quell'immagine fi fpiegano pure le iiter&
•mriìtùpAya.1 [ eleganti ] di Cicerone ad Att.
lib.14. ep. 7.
(al Philoftr. De vit, foph. lib„ 2. num. 1 .
Herod. cap. 8. Tom. ri. pag. yjS. , [ altre a
Tenaro , e in Africa pivi celebri , Plin. Iib.g6.
cap. 1 8. feci. 2p.
(a) E fono amendue di bafalte verde . Di
paragone. è la llatua di un eroe nudo con
una figurina allato involta in un manto nel
calino della villa Negroni full’ Efquilino ; ed
è rimarchevole non oflante l' ignoranza di
chi 1' ha reflaurm .
(b) Sono di bigio morato .
1 6 Meccanismo della Scultura
jf- Varia è la durezza di quello marmo: il più te¬
nero è anche il più nero , detto da noi nero antico ; ma
quello, che anche oggidì fi cava, come vetro facilmente fi
fpezza . Il marmo de’ mentovati Centauri da taluno , a ca¬
gione di fua durezza, è flato creduto una pietra d’Egitto \
ma alla menoma prova che gli fi dia , fe ne conofce la
differenza .
1 6. Più duro del marmo bianco comune k l’alabaflro
orientale ; e poiché quefto , come ogni altro alabaflro , è
comporto di Arati laminofi , nè ha un grano feguente ed
uniforme , come il marmo , facilmente fi fchieggia , e più
difficile ne riefce il lavoro . Se vogliamo giudicarne dai mo¬
numenti che ancor ci reftano , par che non fia mai fiata
fatta una figura intera di neffuna fpecie d’alabaftro ; ma che
almeno le eftremità , cioè la terta , le mani e i piedi , vi
fiano fempre fiate aggiunte d’altra materia , e probabilmen¬
te di bronzo (a) . Abbiamo però in quefto fallo de’ bulli e
delle tefte : nelle virili e barbate è fiata Juftrata la carne ,
ma ruvida fu lafciata la barba . Di quelle una fola fe n’è
eonfervata in Roma , anzi la fola parte anteriore , odia il
volto d’una terta d’Adriano , efiftente nel mufeo Capitolino .
jf. 17. Pra le figure d’alabaftro abbiamo due Diane mi¬
nori della grandezza naturale , la più grande delle quali Ila
in cafa Verofpi , e la più piccola nella villa Borghefe ; ma,
come teftè avvìfai , non v’ è d’alabaftro che il belliffimo
panneggiamento , effendone di bronzo e di moderno lavoro
i piedi, le mani , e’1 capo . Sono amendue di quella fpecie
d’alabaftro , che dicefi agatino per avere il colore dell’aga¬
ta,
(a) Ne eccettueremo almen* le figure pie- Bcnnajo-1775. fra fan Paolo tre cartelli , e
cole ; e tra le altre una femminile dell’altez- Chauflaie in Francia , portata quindi in Pa-
za di pollici 18., di candidiamo, e pulitiflimo rigi , e da altri creduta una Venere , da altri
alabaftro , feopertafi in un'apertura di terre- una Cleopatra , da altri una Rodope . Vcd.
ne fattali per una feorta di terremoto li 16. Antologia Romana 177 4-. num.X. pag.77.
presso i Greci , e loro Pittura . 17
ta , cui fi avvicina pure nella durezza . Un’altra Diana di =
fimil pietra è nella villa Albani , refiaurata però nella metà
inferiore. La più grande fiatua d’alabafiro a me nota è un
torfo armato, icolpito con 'tutta la maefiria , il quale è fiato
trafportato a fant’ Idelfonfo in Ifpagna col mufeo Odefcal-
chi : anch’efio ha la tefia , le braccia , e le gambe di bron¬
zo indorato , lavoro d’un recente artefice , che pretefe rap-
prefentarvi un Giulio Cefare . Nè alcun qui mi rammenti la
grande fiatua fedente di bianco alabafiro di Tebe nella villa
Albani, di cui ho parlato nel Libro il. (a) : ella è lavoro
egiziano, ed io qui fol tratto de’ greci.
jf. 18. Alle figure appartengono gli Ermi , e i bufti -
Quattro Ermi della grandezza ordinaria lavorati in alabafiro
fiorito , con tefie antiche di marmo giallo , adornano la villa
Albani, e fon quelli i foli ch’io abbia veduti . De’ bulli o, a
parlare più efattamente , de’ panneggiamenti del bullo , o petti
fe ne vedono cinque nel mufeo Capitolino ; quei d’Adriano »
di Sabina , di Settimio Severo fono in alabafiro agatino ; e
in alabafiro fiorito fon quei di Giulio Cefare , di Faufiina
maggiore , ed un altro d’alabaftro più grolfolano , fu cui è
fiata adattata la tefia di Pefcennio Nigro . Tredici petti di
quella fpecie di marmo Hanno nella villa Albani, tre de’ qua¬
li fon di grandezza naturale , e due di quelli fon di quell'
alabafiro che , per la fomiglianza che ha colla mela cotogna
quando è cotta , chiamali cotognino : di fimil pietra è il men¬
tovato torfo di s. Idelfonfo . Il terzo petto , come pur gli
altri dieci minori del naturale , fon d’alabafiro agatino . Un
confimile petto con tefia muliebre vedefi nella cafa del maT-
chefe Patrizi-Montorio (b) .
Tom. IL C jf. 19. I gre-
LIB . VJL.
.CAP. I.
(a) Capo IV. $.r g. pag.i 37. zione lo poffiede il fignor cavaliere de Aza-
(8) Altro parimente con tefia muliebre dì ra ; e vi li crede effigiata Antonia maggiore .
alabafiro orientale della maggior conferva- Vedi appiedo al capo il. §. zi.
1
1 8 Meccanismo della Scultura
- jf .19. I greci fc ulto ri non folo nell’alabaftro impiega-
„ ' ’ tono il loro (carpello , ma eziandio nel duro bafalte (1) ,
...in bafalte... SÌ di color ferrigno che verdognolo . Di quello fallo però
io non ho veduta che una fola (tatua intera di color neric¬
cio , cioè un Apollo , maggiore della grandezza naturale ,
ma d un mediocre lavoro , il quale in una vecchia (lampa
in rame è (lato pubblicato come un Ermafrodito , e tale è
(tato pur creduto dal conte di Caylus (a) . Di bafalte ver¬
dognolo è il torfo d’una figura virile, di grandezza naturale
nella villa Medici , che moftra d’efier l’avanzo d’una delle più
belle (fatue dell’antichità ; e non può guardarli fenz’ammira-
zione , o 1 fapere dello lcultore fi confideri , o s’efamini la
finezza del lavoro . Dalle tede di bafalte , che ci fono ri-
mafie , ben fi fcorge che i più grand’ artifii han voluto fo-
vente in quello fafio far pompa di tutta la loro abilità (a) .
J3 . 20. Nè rare fono le tede e i bulli di bafalte , lavo¬
ro de’ greci artifii . Delle prime, oltre quella di Scipione ,
una ve n era di giovane eroe nel palazzo Verofpi , pofiedu-
ta ora dal fignor di Breteuil , dianzi Ambafciatore di Malta
a Roma , e un altra teda ideale di donna fi vede nella villa
Albani polla fu un antico petto con panneggiamento di por¬
fido . Eeliifiìma però, tra tutte le tede di bafalte farebbe fenza
dub-
, ' f°nor Guettard Mém.fur e defcrivendone fa natura Io riconobbe di co-
U bdjalte aes ano. & des modernes , non iìa- lor ferrigno e afiai duro-, A giudizio inoltre
mo ben licuri , le gli antichi dellero il nome del citato Guettard non ci rimane iieflun
01 bafalte alla ; nella pietra , che noi così chia- monumento riconofciuto dagli antichi come
nnamo , [ed io credo che ne fimo lìcurilìinii di bafalte . La (fatua del Nilo circondata da
per tiguaido almeno al balalte nericcio anti- puttini , la quale lì vede in Campidoglio , c
Cu ’ j 1ra- . Diamo monumenti , convenendo d 'un falfo calcare e diverfa da quella che , al
ala detenzione , che ne fa Plinio lib.36. c. 7. dir di Plinio eie. Iib.q6. c. 7. feci. 1 1 ., fece Ve-
J , 1 1 ' ,°r c“ere cloc della durezza , e del fpafiano collocare nel tempio della Pace . Cir-
colore del (erro ; come abbiamo già notato ca l’origine del bafalte, oltre quello che ne
nel 1 omo 1. paga zg. noe. b. ] . Dopo Plinio abbiamo detto nel Tomo I. pag. 128., può
[a cui doveva aggiugncre fanc Ilìdoro Orig. vederli negli Opufculi (celti ann. i 77 p. P . I.
lib. 1 6. cop. J. , a fuo avvilo , il primo a pag. 86. , la Dilfertazione del fig. Bcrgmann,
vf i Sv 1 *te u Agrippa nel fecolo che ne attribuifee la formazione all'azione
Avi. (gualche cenno pero molto prima dell' unita del fuoco e dell’acqua.
Agnppa ne fece Papia, Lexy. Bafantes, ferir- {a) Ree. d’Antiq. Tom. / ti. paga z 0.
tore del lesolo XI. , che ehtamollo bafantes , (a) Vedi fopra pag. i p. not. a.
presso i Greci , e poro Pittura . tg
dubbio , fé fotte intera , quella che è prefTo di me, e di =
cui non altro s’è confervato che la fronte , gli occhi , le
orecchie , e i capelli , dalle quali parti fi riconofce che un
giovane rapprefentava in grandezza naturale . Il lavoro della
capigliatura , si in quefta tetta che in quella del palazzo Ve-
rofpi , è diverfo da quello che fi vede nelle tette virili di
marmo ; cioè i capelli non fono metti a ciocche fciolte ,
come in quette , nè a ricci traforati col trapano ; ma vi
fono efprefli come recifi , corti , e pofcia con fino pettine
compotti , quali vederli fogliono fulle tette virili ideali in
bronzo , in cui par che ogni capello fia ttato indicato di-
ftintamente . Oflervifi però che nelle tette ricavate dal vero
diverfo è il lavoro de’ capelli . M. Aurelio a cavallo, e Set¬
timio Severo nel palazzo Barberini , hanno i capelli ricciuti
nella fletta maniera che le loro figure in marmo . L’Èrcole
del Campidoglio ha fitti e crefpi i capelli , quali fempre
aver li fuole quello dio. Nella capigliatura della mentovata
tetta mutilata v’è un’arte e una diligenza ttraordinaria e ini¬
mitabile ; e colla medefima finezza è lavorata in durittìmo
bafalte verdognolo la chioma d’un torlo di leone difterite
nella vigna Borioni (a) . Vedali ciò che di quette due tette
ho detto dianzi , parlando delle orecchie de’ Pancrazia-
fti (b) . Lo ftraordinario luftro e pulimento che è flato da¬
to , e che dar conveniva a quefta pietra , congiunta alla
finezza delle parti che la compongono , ha impedito che vi
s’ attaccatte quella crolla, la quale fuole formarli fu i più
fini marmi ; e perciò tali tette furono trovate fotterra pu¬
lite e lucide , come fe ufcite fodero allora dalle mani dell*
artefice .
C 2 jf. 21. Del-
(a) Ora reftaurato nella villa Albani in- pofleduta da Ini , e dell' altra del fìgnor di
contro alla flatua di breccia egiziana , di cui Bretcuil , delle quali parla nel Tomo 1. li¬
ti è parlato nel Tomo I. pag. / zp. bro il. capo IV. §. p. pag. i zp. , e qui ap-
(*) Credo cioè che voglia dire della tcfta preflb lib. X. cap. il. §. i p.
LIB. VII.
CAP. I.
20 Meccanismo della Scultura
■ -ui-aj jf. 21. Delle opere in porfido ho parlato nel Libro il. (a)
iib.vii. QVe fpiegat0 in qual maniera , e con quali ftromenti tal
... e ìd por- pietra fi lavo rafie . Per tanto fu di ciò non tratterrommi lun¬
gamente , e dopo d’aver data un’idea della maniera di la¬
vorare i vali di porfido , additerò alcuni degli antichi lavori
greci che ci rimangono in quello fallo .
jf. 22. Mal informato fu certamente chi fcrifie non fa-
perfi da’ moderni più lavorare il porfido ( a ); e diede prove
d’una puerile credulità il Vafari ( b ) , fcrivendo che Cofmo
de’ Medici gran duca di Tofcana avea trovata un’acqua atta
ad ammollirlo . 11 lavoro in porfido non è punto un fegre-
to preflo i nofiri artifti , e v’ha delle opere in quella pietra
fatte a’ dì nollri riguardevoli , qual è fra le altre il coperchio
dell’antica urna nella fontuofa cappella Corfini in s. Giovanni
in Laterano di Roma (e) . Quello pezzo , che flava dianzi fotto
il vellibolo del Panteon , fervi probabilmente nelle terme di
M. Agrippa a quel tempio contigue , ficcome inferir fi può
dalla forma ftefia del vafio ; onde era naturalmente fenza co¬
perchio , e quello fe gli dovè fare , allorché fu dellinato a
fetvire pel depofito di Clemente XII. (c) . Varie tefte di por¬
fido lecerli a Roma nel fecolo feorfo , in cui quella pietra
piuc-
00 Capo IV. §. r o. pag. i 29. fegg.
(a) Juvenel de Carlenc. Efs.fur l' hifi. des
belies lettr. Tom. IV. Arts mechan.p. 29 p.
e 296,
(b) Vite de' Piti. Introdu Tom.I. p.4.0.
[ E molto diverfo il difeorfo di queflo fcrit-
tore : Dice che mancando alla perfezione
delle atti il (a'per lavorare perfettamente il
porfido ,- Cofmo fece di non fo che erbe ftil-
Ja-r un’acqua di tanta virtù, che fpegnendovi
dentro ferri bollenti faceva una tempera du-
rifTima .
( ff) Molto è più ragguardevole il reftauro
facto in quelli anni alluma di fant' Elena , di
cui fi riparlerà nel libro XII. capo rii. §. 2. ,
con tante figure , e cavalli di quali tutto ri¬
lievo . Oggidì gli artriti. in- Roma fanno af-
lottigliare il porfido a fegno di farne Icacole
da tabacco , e calle da orologi •
(c) 11 Vafari al luogo citato pag. jy. cre¬
de che quello vafb fervide di urna (èpolcra-
le ; ed è più probabile dante la Cita forma, e
altezza-, e che non ha alcun buco folito ve¬
derli nelli Vali da bagni : ma non faprei ap¬
provale la congettura degli antiquari al tem¬
po di Flaminio Vacca , i quali , coiti' egli ri-
ferifee nelle fue Memorie , num. yp. , penfa-
vano che anticamente forte porto in cima al
portico della- Rotonda , colle ceneri dr M. A-
grip^a ; fapendo noi da Dione Caldo H.ift.
I. P4-. c. 28 . pag.7 p 9. Tom.I.. che Augnilo
fece feppellirc Agrippa nel fepolcro , che avea
dellinato per sè . Può aver fervito anche per
qualche fontana incontro al Panteon , nella
quale gettartelo acqua i- due leoni, clic v'erano
infieme quando fu trovata , e poi furono po¬
lli alla fontana Felice a Termini da Siilo V. ,
come narra lo Hello- Vacca.
presso i Greci, e loro Pittura . 21
piucchè oggidì vi abbondava , e vi fono , fra le altre , quelle
dei dodici Cef^ri nel palazzo Borghefe .
jf. 23. Ma fra i lavori in porfido i più pregevoli per la
difficoltà , e quafi direi inimitabili , fono certi vafi intera¬
mente voti, e affottigliati alla grofiezza d’una penna co’ lo¬
ro contorni , e fcanalature all’orlo , sì nel piede cfie nel co¬
perchio , in guifa che al primo vederli fi conofce tolto , che
fono flati lavorati al torno . Quelli vafi furono trovati den¬
tro antichi fepolcri , incalfati nel travertino ; per la qual cofa
sì perfetti e interi fi fono confervati . 11 più bello fi vede nel¬
la villa del cardinale AlelTandro Albani , e colto tre mila feu¬
di al Papa Clemente XI.
jf. 24. Che gli antichi artilti lavoralfero al torno anche
va fi di altre pietre , ce lo attelta Plinio (a) ; e ciò ch’egli dice
altrove delle cencinquanta colonne del labirinto , fabbricato
nell’ifola di Lenno , tutte lavorate al torno, è un chiaro
indizio dell’abilità de’ più vetufii artefici in quello mecca-
nifmo . Tali colonne Itavano sì ben polle in bilico , che an¬
che un fanciullo poteafe far girare (b) .
jf. 2?. Quefi:’ arte di lavorare i vafi di porfido tennefi
come un arcano , fino a che al fignor card. Albani riufeì
di togliere quello pregiudizio , e di far vedere che pur oggidì
i noltri , non meno degli antichi artefici , fanno tornire il
porfido con farne efeguire uno perfettamente . Vero è però
che colla tre volte più l’incavare un vafo che il dargli l’e-
flerna forma , e tredici meli di lavoro al torno s’ impiega-
tono per il fuddetto . Tutti gli altri vafi di porfido polli
ne palazzi e nelle ville di Roma fon lavori moderni di for¬
ma inelegante , e quando fon' voti , vedefi che fono inca¬
vati a cilindro : il che fi fa con una grolla canna di rame ,
1 ar-
Ca) Hi. 36. cap. 22. feti. 44.- {b) ih. cap. 1 3. feci. 1 9. §. J.
LIB. VII.
CAP. I.
LIB. VII.
CAP. I.
Baffi-rilievi .
22 Meccanismo della Scultura
larga quanto il vano che vuoili nel vafo ; e quella vien gi¬
rata per mezzo d’un adattato manubrio .
jf. 26. E’ da notarli che le llatue di porfido hanno la
tella , le mani , e i piedi di marmo , anziché della llelTa pie¬
tra (a) . Nella galleria del palazzo Chigi , che è Hata trafpor-
tata in Drefda , v’era in porfido una teda di Caligola, ma era
moderna , e imitata da quella di bafalte nel mufeo Capitolino:
moderna è pure una tella di Vefpaiiano della llefia pietra
nella villa Borghefe . Le quattro figure tutte di porfido , po¬
lle a due a due nel palazzo del Doge a Venezia , fon la¬
voro greco del ballo impero o de’ tempi polleriori : e mo-
ftrò d’elìer ben poco intelligente dell’arte Gerolamo Mag¬
gio , fcrivendo che quelle rapprefentavano i liberatori d Ate¬
ne , Armodio e Arillogitone {a) .
jT. 27. Poche cole dirò de’ balli-rilievi fcolpiti nelle fin
qui mentovate materie . Non devo però paffare fiotto filen-
zio l’ingiulla accula che vien data generalmente agli anti¬
chi fcultori , cioè che fiu i balli-rilievi , non facendo elfi
nefluna degradazione nelle figure , abbiano a tutte dato un
eguale fporto e rilievo . Quella obbiezione contro 1 abilità
degli antichi ardili è Hata pubblicata anche ultimamente da
Pafcoli nella fina Prefazione alle vite de’ Pittori; ma ho già
detto altrove (b) quanto poco conto far fi debba di quello
fcritcore . Per dimollrare il contrario , potrei qui indicare
molti de’ balli-rilievi che Hanno in Roma allo (guardo de
curiofi pubblicamente efpolli ; ma alcuni folo ne additerò
ne’ quali le varie degradazioni delle figure fono più fenfibi-
li . Tale è principalmente il beliilììmo balio-rilievo del pa¬
lazzo Rufipoli da me pubblicato ne’ miei Monumenti antichi (h) .
La figura principale rapprefentante il giovane Telelo è ivi sì
fol-
(*) Come è , tra le altre , la Roma fulla (b) Tomo I. in fine .
fontana nella piazza del Campidoglio . C^) Num.72.
(a) Mifcell. lib. 2. cap. 6.
presso i Greci , e loro Pittura . 23
follevata dal fondo , che fra quello e la fella entrano due di- - -
fa : dietro a Teiefo Ila un cavallo , che per conferenza U3'VIl‘
^ ^ ^ ^ I
dev’elfere molto men rilevato , e prelfo a quello è un vec¬
chio fuo fcudiere ancor più leggiero e baffo . Rimpetto a
Teiefo fiede Auge fua madre , di cui egli impalma la delira ;
e quella , febbene più rilevata che lo fcudiere e ’l cavallo , lo
è manco del figlio , almeno riguardo alla fella . Pendono in
alto una fpada ed uno feudo , che fono con fomma legge¬
rezza indicati . Hanno limili degradazioni un Satiro che giuo-
ca con un cane nella villa Albani , e due fagrifizj , il più
grande de’ quali rapprefenta Tito . Vedafene la figura ne’ miei
Monumenti antichi (a) .
jf. 28. Al meccanifmo della fcultura appartiene il rap- Figure reftatv-
pezzamento che fi feorge in parecchie figure, le quali dan-1**6’
neggiate ne’ tempi antichi , allora o poco dopo furono re-
flaurate . Quello talvolta faceafi per rimediare ai difetti del
marmo guaito o mancante per l’opera che fcolpir fi voleva ;
e talora per rimettervi ciò che erane fiato rotto in feguito
di tempo .
jf. 29. Riparavanfi i difetti del marmo collo Hello marmo
pello , per mezzo d’uno fiucco con cui riempievafi il voto ,
e fi fuppliva alla mancanza ; ficcome ho olfervato nella co-
feia d’una Sfinge fiotto gli ornati d’un’ara infranta, feoper-
tafi l’anno 1767- nell’ifola di Capri prelfo Napoli, e collo¬
cata nel muleo Hamiltoniano .
jf. 30. Il refiauramento delle parti mutilate faceafi anti¬
camente , come fi fa oggidì , cioè con un perno , il quale
per mezzo de’pcrtugi opportuni, metà entra nel vecchio , e
metà nell’aggiunta , e l’una parte all’altra fortemente attaccata
folliene (a) . Tal perno era per lo più di bronzo , ma talora
an-
(“) Num. 17S, rem. aclio 2 3. §. Item f. Da quefto giurecon-
(a) Poi lì fermava col piombo . Paolo nelle Alito , e da Pomponio nella /. Si ftacuam 14..
Pandette Uè. 6. eie. z. De rei vindic, l. In De auro , argento &c. legato , abbiamo che
LIB. VII.
CAP. I.
24 Meccanismo della Scultura
anche di ferro , qual fi vede , per omettere molte altre fia¬
tile , dietro alla bafe del Laocoonte (a) . 11 bronzo è però
da preferirli , poiché non produce una ruggine dannofa al
marmo (b) , come il ferro che lo corrode tutto all’intor¬
no, principalmente fe refli efpofìo .aH’umidità , come fi vede
nel torfo delle figure d’un Apollo e d’una Diana , fcoperte
a Baja , e da me già dianzi mentovate. In quello il ferro an¬
cor vifibile , con cui flava attaccata al bullo la tella rimef-
favi , ed or nuovamente perduta , ha comunicato il color di
ruggine fino alla metà del petto . Per ovviare a quello male
gli antichi attaccavano le colonne o i pilaflri di marmo bian¬
co alle bali con perni di bronzo , ficcome ognuno può ve¬
dere anche al dì d’oggi nelle bafi de’ pilaflri del tempio di
Serapi a Pozzuolo (c) .
jf. 31. Mi fi chiederà per avventura in qual tempo tali
flatue mutilate furono , e dagli antichi refiaurate . Sembrerà
flrano che ciò dicafi fucceduto ne’ tempi , in cui l’arte fioriva;
e pur è vero . Il mutilamento delle greche flatue è in parte
avvenuto nella Grecia fleffa , quando gli Achei combattevano
contro gli Etolj , ficcome più diffufamente dirò ne’ Libri fe-
guenti ; in parte allorché dalla Grecia in Roma trafportar fi
vollero i più bei monumenti dell’arte ; e in parte in Roma
medefima . Del guaflo dato alle flatue in Grecia fono pro¬
babilmente un teflimonio quelle che furono fcoperte a Ba¬
ja »
le ftatue {oleifero reftaurarfi con braccia , la ruggine , o verderame ; e che gli antichi
gambe , o altri pezzi preli da altre ftatue . per guardamelo folevano ungerlo con olio ,
(a) Non li vede altro perno in quello o con pece fquagliata . ......
gruppo , le non dietro al braccio (iniftro di (c) Un' altra ragione , per cui gli antichi
Laocoonte , ove tino fc ne vede di metallo popoli tutti facevano ufo del bronzo , e an-
per raffermarlo col braccio deliro della figu- che del femplice rame ( ellendo il bronzo
ra di uno dei figli , ove li era rotto il mar- un comporto di rame , di ftagno , e di al¬
mo ; e non può elfere antico . tre materie ) nelle ftatue , nelle fabbriche ,
(b) Ved. Caylus Ree. d'Antiquit. Tom. il. nelle armi , negli utenlili , e generalmente in
Anciq.R0m.prine.pag.2yq., ove fa la Ideila tutti gli {frumenti , per li quali ora ado-
riflemone per tutti gli ufi , che gli antichi prafi il ferro , li è perchè ve n’era in mag-
facevano del bronzo principalmente per gli gior abbondanza , che di ferro . Vegg. Go-
edifizj . Plinio lib. qq.. c. q. feci. 21 . ollerva , guet Delia Orig. delle hggi , delle arti , ec.
che il bronzo luftrato più facilmente prende Tom. I. par. I. lib. il. are. ri. cap. 1 r.
presso i Greci, e loro Pittura. 2$
ja , poiché colà , ov’erano le più famofe ville de' Romani ,
dacché le arti predo quelli s’ introdulTero fino alla loro de¬
cadenza , non furono mai tifate ollilità . Egli è credibile per
tanto che sì quelle che le altre llatue , le quali per avventu¬
ra così rappezzate fcoprirannofi a Baja o in que’ contorni ,
fiano fiate portate gualle dalla Grecia, e allora rellaurate ;
poiché dopo gli Antonini cadde l’arte ad un tratto dal fuo
fplendore , e più non fi pensò a rellaurarne i pregevoli mo¬
numenti . Lo Hello polliamo dire in parte delle opere che
in Roma llelTa trovanfi mutilate , fe non che qui denno ave¬
re grandemente fofferto e per l’incendio di Nerone (a) , e
pel tumulto di Vitellio , in cui i foldati fi difefero nel Cam¬
pidoglio col precipitar fu i nimici le llatue (b) .
jT. 32. Io non parlo qui fe non di que’ lavori mutilati che
dagli antichi medefimi furono rellaurati , e non già di quelli
che rotti e gualli fi difotterrarono in feguito , e che proba¬
bilmente lono lagrimevoli monumenti dell’irruzione de’ popoli
fettentrionali , che Roma , il Lazio , l’ Italia tutta , e la Grecia
medefima devallarono (c) . Troppo m’è dolorofa la rimem¬
branza di tanto danno , ed io qui parlar deggio de’ lavori
dell arte , non del loro dillruggimento .
jf. 33. Refla che per ultimo trattiamo delle gemme in¬
cile , e della maniera con cui fono Hate lavorate . Ha diffu-
lamente intorno a ciò fcritto il fig. Manette (d) , non folo
parlando di tutte le pietre dure e preziofe , in cui l’arte
degli antichi s è efercitata ; ma ha altresì chiaramente efpollo
il meccanifmo del lavoro , quale , fecondo lui , Bufarono i
Greci , e quale fi tifa oggidì .
Tom. II. D jf. 34. Le
(a) Suetonio in Ner. cap. 38. capitolino. Suetonio in Aulo Vittll. c.if.
(b) Vitellio cioè coltiinfe Sabino , e gli (c) Vedi apprello libro XII. capo ultimi»
altri Flaviani a entrare in Campidoglio , ove §. j. e 6.
li oppi Cile incendiando il tempio di Giove (d) Traile dts pierr. gra\. ec.
LIB. VII.
CAP. I.
Gemme . . „
2 6 Meccanismo della Scultura
— — jj', 34. Le più celebri , tra le pietre dure , che in mag-
db vii. gjQr COpja (JeUe altre 'furono nobilitate dall’arte greca , fono
CA‘ " ’ la corniola, la calcedonia col giacinto, e l’agata coll’agato-
nice (a) . Quelle fervirono pei lavori in rilievo , offia pe’ cam¬
mei , e quelle pei lavori incavati .
maniera 3S* Non v’ è chi quello ignori ; ma nelTuno ha faputo
tfmcrderie... ancora ben determinare in qual maniera incidelTero gli anti¬
chi le loro gemme . Ch’ eglino adoperalTero puntine di dia¬
manti legati fu un ago d’acciajo , ce ne fa fede Plinio (a) ;
ma egli poi non ci dice fe di quelli diamanti fi fervifiero ,
come fanno dello fcarpello i nollri intagliatori in legno ; ov¬
vero fe , attaccando l’ago diamantato fu una ruota , lavoraf-
fero col torno , ficcome far fi fuole generalmente oggidì (b) .
Vi fono de’chiaii fcrittori sì per l’una che per l’altra opinio¬
ne , ed io non fono tale da voler qui decidere la quiftione .
Softerrei però che gli antichi conofceffero l’ufo della ruota e
del torno , del che veggonfi indizj in quelle gemme , il cui
lavoro è flato Col abbozzato , ma non finito .
jf. 36'. Po (leggo io fielTo un’agatonice lavorata a rilievo
d’un pollice e mezzo di diametro , trovata due anni fa nelle
catacombe di Roma , in quella medefima terra che fui luogo
fletto era fiata ben vifitata , e quindi , affinchè nulla fi perdette
delle reliquie de’ Santi che ivi avrebbero potuto effiere , por¬
tata alle Cappuccine , le quali nel crivellarla vi trovaron la
detta gemma . Pregevole è quefla non tanto per la bellezza
del colore , quanto perchè rapprefenta un tratto della fioria
eroica , che non ci è pervenuto , eh’ io fappia , fu neffiun
monumento , cioè Peleo padre d’Achille allorché , cacciando
in un bofeo con Acafto , e da quello lafciato indietro , s’ad-
dor-
(a) E fafàrdenic», l'opalo , ed altre , del- (b) Oggidì fi mette della polvere di dia^
le quali parla Plinio I.37. c.g. fief. r 4. efegg. mante umettata con olio filila ruota di rame,
(a) Uh. 37. cap. 4. (e&. tj.[ Solino Poly- o d'acciajo , la quale girando opera filila pie-
hijl. cap „ pa. tra . Vegg. Baillou Mem.préf. cc. pag. 1 74.
presso i Greci , e loro Pittura . 27
dormente ; del che avvedutili i Centauri voleano ucciderlo , =
ed uno di quelli è in atto di gettarli addollo un gran falfo ;
ma Chirone lo dello e falvò , come in quella gemma lo
falva Pliche , con cui lì volle indicare la di lui vita falvata (a) ■
Quella gemma li vedrà nella terza parte de’ miei Monumenti
antichi inediti .
37- Che gli antichi pei lavori in gemme adoperalìero
delle lenti che ingrandilTero gli oggetti è molto verolimile*
febbene non ne abbiamo nefliina prova diretta (i) . Chi fa
che quella utile anzi necefìaria invenzione non fiali ne’ tem¬
pi ofeuri perduta come molte altre , quale, a cagion d’efem-
pio , è quella del pendolo ? Ne’ tempi di mezzo fervianfi di
quello gli Arabi per mifurare il tempo colle uguali Tue ofcil-
D 2 Ia-
Maggiore di Firenze , dal quale pur fi rileva
effer egli morto nel 1317- Se pel ritrovamento
degli occhiali fomma lode fi è acquiftato
l'Armati , non minore al certo fi deve a
F. Alettandro Spina dell'Ordine de' Predicato¬
ri , Tuo contemporaneo . V, Redi Len. To¬
mo 1. oper. Tom. IV. Pag. 67. Quelli al io-
io vederli , da per sè (tefio , trovò la manie¬
ra di lavorarli , ingegnandola ancora liberal¬
mente a chi avelie voluto approfittartene :
motivo per cui divennero quelli in breve
tempo noti e comuni ad altre nazioni . [ A-
vanti di Salvino d'Armato degli Armati par¬
lò delle lenti , e degli occhiali , Rogerio Ba¬
cone de’ Frati Minori inglefe di nazione nella
tua opera , che viene intitolata Opus majus,
diflincl.venu.lt. cap.ult. p. 352. ; anzi , come
bene olTerva anche il P.Becchetti Concin. deli
ifior. ecclefiaft. ec. Tom. XV. lib. LXXV.
5». XLV1. , li fuppone già inventati da al¬
tri . Ecco le di lui parole : Si homo afpiciat
literas , b alias res minutas per medium cry-
ftalli , vel vitrì , vel alterius pcrjpicui Jup-
gojiti literis , & fit portio minor fphere , ca¬
put convexitas flit verfus ocu/um ■ & oculus
Jìt in aere , longc melius videbit literas , &
apparebunt ei majores . Nam fecundum veri-
tatem canonis quinti de ff.ks.ri co ( o come in
altro codice perfpicuo j medio , infra quod eft
res vel citra ejus eentrum , b cujus convexi¬
tas eft verfus oculum , omnia concordane ad
magnitudintm , quia angulus major eft , fub
quo videtur , & imago eft major , b loctis
imaeinis eft propinquior , quia res eft inter
oculum , & eentrum ^ b ideo hoc in ft rumen¬
ta) Apollod. hb. 9. cap. 1 2 . S.g., Schol.
Pind. Nemeft 4. verf sj. [ Chirone falvò Pe-
leo 1 dopo che fi era dettato , ed era ftato af-
falito dai Centauri .
(1) Non è ftato il folo Winkelmann fra i
moderni autori , il quale abbia creduto noto
agli antichi l'ufo degli occhiali per ingrandi¬
re e rifehiarare l'oggetto . Molti foftenitori
di tale opinione novera il di. Domenicoma-
tia Man ni Rag. r. degli Occhiali , Tom. IV.
Racc. d’ Opujc. fcìent. Da un patto di Plinio
lib. 7. cap. p q .feci. pp. mal intefo , e da un
fuppolro verfo di Plauto furono eflì tratti in
errore , e nello fletto vieppiù confermati da
un’antica ifcrizione mal interpretata , nella
quale fatti menzione di ceno Patroclo fab¬
bro ocularìario pretto Aldo Manuzio , Rei-
nefio , Grutero , ec. Quel tanto , a cui arrivò
rinduftria degli antichi, fi fu di adoperare
un vafo di vetro ripieno di limpid’acqua , pila
detto da Seneca Quell, nat. lib. i.c.6. ; il
qual vaio collocava!! fra’l lume e gli oggetti
per rifchiaratli ed ingrandirli : maniera che
pretto alcuni artigiani fuol praticarli anche
a’ dì noftri . Volendoci noi attenere a’ docu¬
menti recati dal fignorManni Rag.a.ibid.,
contro i quali nulla oppor fi può di ragione¬
vole , riconofcer dobbiamo l’ invenzione de¬
gli occhiali ufeita da Firenze , citta , ove for¬
fè maggiore ne era il bifogno ; e l' inventor
di elfi Salvino d’Armato degli Armati fulla
fine dei lèccio XIII. Tal gloria gli vieneat-
tribuita non folo da alcuni Icrittori vicini a
que’ tempi , ma dal medefimo fuo epitafio ,
che una volta vcdcali nella chicfa di s. Maria
LiB. Vii.
CAP. I.
2? Mec canismo della Scultura
Jazioni ; ma fé dall’erudito Eduardo Bernardo (a) non fi folTe
LIB' vn‘ ciò ritrovato negli fcritti di quella nazione , noi avremmo
CAP. I. ° 1
tuttora creduto , che Galileo ne avelie il primo fatta la fco-
perta .
jf. 38. A quelle ofiervazioni fulla maniera d’incidere le
gemme e pietre dure aggiugnerò alcune notizie fui medefi-
mo foggetto . Soleano gli antichi metter lotto la gemma una
foglia d’oro . Plinio ciò rapporta riguardo al grifolito che
non era ben trafparente, affine di dargli maggior fuoco (a);
ma fappiamo che lo flelTò faceafi con qualche altra pietra che
non avea bifogno di quello lume non fuo , come vedefi in
una belliffima corniola , di un fuoco eguale a quello d’un
rubino, in cui Agatangelo , greco ardila , incile la fella di
Sello Pompeo . Quella pregevolifiima gemma legata colla men¬
tovata foglia in un anello di circa un’oncia d’oro , fu trovata
in un fepolcro prellb a quello di Cecilia Metella ; e dopo la
morte dell’antiquario Sabbatini , nelle cui mani era pervenu¬
ta , comprolla al prezzo di 200. feudi il conte di Luna-
villa , da cui la ereditò fua figlia la duchefia di Calabritto a
Napoli .
jf. 39. Non farà difearo , io mi lufingo , agli amatori
. . . notizia ■y 7 o ’ o
delie piu pie- delle belle arti, che io qui accenni brevemente alcune delle
geveii . . ^ 1
più pregevoli fra le antiche gemme ; e ficcome diffidi cola
non è il vederne almeno la copia fulle palle di vetro , o fu
gii
tum cjl utile fenibus , Ù habentìbus oculos de -
biles : E dijlincl. alt. cap. ult. parla dei tele-
ièopj.. Gli antichi , per avvilo di M. Varrone
De ling. Jat. Lib. 6, princ. , per veder meglio
oggetti di color bianco , come lavori minuti
d’avorio. Il fervivano di fecole nere ; egli pe¬
rò non dice come . Ma per ciò , che riguarda
l’ufo delle lenti predò gli antichi ararti , é
decifa la quertione , aderendoci il rtgnor Du-
tens Origine des découv. attrib. aux mod >
Tom. ri. par. ni. chap.i o. §. 27S. p. 224.
di averne vedute parecchie antiche nel reai
mufeo di Portici di maggior forza di quelle
ulate ordinariamente dai moderni ararti .
Alcune non hanno che quattro linee di fuoco;
ed una meno forte trovata nelle rovine d’Er-
colano dice di podederla egli ftello . Per ri¬
crearli poi la villa quando erano fianchi gli
artifti guardavano uno fmeraldo , che col fuo
color verde era di follievo . Plinio lib. 37.
cap. j. feci. 17.
(a) Epift. ad Huntingtonem , Tranf.Phi-
lofoph. amo 1ÓS4. num.ipS. pag jÓ7., e
num. 1 63. , Dutens loc. cit. chap. 6. §. 240.
pag. 1 37.
(a) lib. 37. c.ap. 0. feti. 42. [Dice che vi
fi metteva una foglia d'oricalco .
presso i Greci , e loro Pittura . 29
gli zolfi, potranno così paragonarle con altre che loro ca- — ' -
dranno fott’occhio , e non fenza fondamento giudicarne. Ri-
. CA P • 1 •
ftringerommi a quelle fole che ho io Peno vedute o in origi¬
nale , o fu e fatte imprefiìoni . Parlerò prima delle incife , in¬
di delle rilevate , ìtro%n , ^ stolti ( a ) .
jf. 40. Fra le gemme incife , cominciando dalle tefle , ••• sì incife ...
quella d’unaPallade col nome dell’ incifore Aspasio nell’ im¬
periai mufeo di Vienna , quella d’un giovan Ercole nel muleo
Stofchiano , e principalmente quella dello fteffo giovan eroe
india in uno zaffiro da Gnajo o Cnejo nel muleo Strozzi a
Roma , fono lavori eccellenti , e darci polTono la più alta
idea della perfezione , a cui era Hata portata quell’arte . Pof-
fo pure con ragione qui nominare fra gli Antichi di quello
mufeo la tefta d’una Medufa , non la celebre calcedonia in¬
dia da Solone , che è il ritratto d’una bella perfona,. anzi¬
ché una bellezza ideale (a) , ma una più piccola in corniola .
Vanno del paro con quella il pretefo Tolomeo Aulete nel
mufeo del re di Francia , che verolìmilmente è un Ercole in
Lidia, come ho dimoilrato nel Tomo 1. (b) , la pocanzi men¬
tovata tella di Sello Pompeo india da Agatangelo , e quella di
Giulia figliuola di Tito , india da Evodo in un gran berillo,
efillente nell’abazia di s. Dionifio a Parigi ( b ) .
jf. 41. Tra le figure intere incile in gemme è fommamen-
te pregevole Perfeo lavoro di Dioscoride nel mufeo Farnefia-
no a Napoli , di cui però non deefi portar giudizio fulla
Rampa pubblicatane , ove gli è tolta tutta l’aria giovanile .
Hanno pure molto merito Ercole ed loie incili da Teucro
nei mufeo granducale a Firenze, l’Atalanta del mufeo di Stofch,
e un ignudo giovane che porta fulle Ipalle un troco ( cerchio
di bronzo che ferviva per certo giuoco ) in una bianca e traf-
, • pa"
00 Sext. Einp. Pirrh. hypot. lib. 2. cap. 7. antiq. grav. pi. 6$. , ne dà la figura in rame .
princ. ■ (B) Libro V. cupo V. ^.p.pag.jóo*
(a) Vedi Tomo I. pag.324.. , Stofch Picrr. (b) Stofch lo c. cit.pl.33.
30 Meccanismo della Scultura
a-g - parente corniola del fignor Byres architetto fcozzefe in Ro-
^ap']11 ma ' pubblicata quella gemma (a) ; ma la figura non
agguaglia la beltà dell’originale , ove fra le altre parti bel-
liffima è l’orecchia (a) .
icvòcheinri’ 42' De^e gemme rilevate odia cammei, che celebri
perfone rapprefentano , merita il primo luogo il bullo d’Au-
guilo in una calcedonia di color di carne, alta più d’un palmo
romano , e incorporata alla biblioteca Vaticana con tutto il
mufeo del Cardinal Garpegna . Buonarruoti ce ne ha data la
figura e la defcrizione (b) . Ha pur molto pregio il Caligola ,
che comprò in Roma il fignor generale Waimoden minillro
plenipotenziario della gran Brettagna predo l’ Imperiai corte
di Vienna .
jf. 43. I due Tritoni del fignor Jennings , il Giove che
fulmina i Titani incifo da Atenione nel mufeo Farnefiano a
Napoli ( di cui daremo la figura a principio del Libro X. ) ,
e quello che fi moflra a Semele nel mufeo del Principe di
Piombino a Roma , fono affai pregevoli tra le gemme antiche
rapprefentanti figure intiere a rilievo . Ma a neffuna certa¬
mente cedono due gemme elìdenti Luna preffo il fignor
Mengs (b) , e l’altra nel mentovato mufeo Piombino , lavo¬
rate in maniera che quali tutto il contorno delle figure d’un
belliflìmo bianco è rilevato , e cupo n’è il fondo : la prima
rapprefenta Andromeda e Perfeo fedenti fu un letto (c) , e la
feconda il giudizio di Paride in cinque figure . Non polliamo
im-
(a) Monum. arte. ined. num.igó. no, non era da riprenderne sì afpramente
(a) Quella gemma è moderna , e lavoro Winkelmann , fino a dire , che moftrò di
del fignor Pichler giuniore uno de' più valenti eflere sfornito di tutto ciò , che fpetta alla
artifti in quello genere. ElTendogli Hata ru- perizia antiquaria ; come fcrifle il fig. abate
bata , fu innocentemente venduta per antica Bracci DiJJert. fopra un clipeo vot. ec. prefa{.
al fignor Byres , dalle cui mani pafsò in Pari- pag. 7.
gi : e non fi farebbe riconofciuta forfè mai (b) OJfcrv. fopra ale. med. pag. 4f.
per moderna , fe non folle per cafo ritornata (b) Dopo la di lui morte comprata dalla
in mano dello ftelfo Pichler , il quale torto la Imperatrice di tutte le Rurtìe per 5000. feudi
riconobbe , e la confefsò per opera fua . E romani .
fe fra tanti valentuomini non vi fu pur uno , (c) O piuttofto fu d’uno fcoglio .
che iapclfe riconofcerla per lavoro moder-
presso i Greci » e loro Pittura . 3 1
immaginarci una perfezione maggiore , fia nel difegno , fia
nel lavoro (a) . Nello fletto mufeo fi vede una Ninfa fedente LIB Vn
. . . . . , cap. r.
incifa in un agatomce (b) , alta circa un mezzo palmo , che
è il più bel pezzo nel fuo genere , e forfè il folo che fi trovi
nel mondo .
(a) Quella feconda non agguaglia il me- (») È una corniola venata di calcedonia .
rito del tal tra .
Ca-
LIB. VII.
CAP. II.
De’ lavori in
bronzo .
I Greci arti-
iti lo prepara¬
vano per get¬
tarlo . ...
32 Meccanismo della Scultura
£?--■ ■ - - - - , ,
Capo II.
De lavori in bronzo — I greci artijìi lo preparavano per gettarlo . . .
nelle forme — Quindi fufo lo univano ... e faldavanlo - Intarla¬
tura fattavi fopra - Patina verdognola — lndoravafi il bronzo —
Due maniere d’indorare — Talora fit pur indorato il marmo - Com-
mettevanfi gli occhi alle figure -- Ragguardevoli fatue di bron¬
zo .. . nel ninfeo d’ Ercolino . . . a Roma . . . nella villa Albani . . .
a Firenze ... a Venezia . . . a Napoli . . . in Ifpagna . . . in Ger¬
mania ... e in Inghilterra — Delle monete falfificate e indorate .
I
Il meccanifmo de’ lavori in bronzo confitte principalmente
nella fufione del metallo . A quella lo preparavano gli anti¬
chi , come fi ufa oggidì , mefcolandovi dello ftagno , affin¬
chè fi fendette più facilmente (a) ; poiché , quando non v’è
fufficiente copia di ttagno , il bronzo non vuole fcorrere , e
allora dicefi incantato . Narrava a quello propofito Benvenuto
Cellini , celebre ed efperto fonditore , che , avendo egli a
gettare una ftatua , ordinò che mentre definava fi aprifle il
foro del fornello , onde il fufo metallo colafle nell’apprettata
forma ; e quando uno degli operaj venne ad avvifarlo che
la fufione erafi fofpefa , diedegli i piatti, e tondi di ftagno,
di cui fervivafi , acciò li gettalfe nel forno ; il che eftendo
flato fatto , il bronzo acquiftò immantinente la neceftaria
fluidità (b) .
/. 1. Per avere una più ficura e facile fufione fi getta¬
vano talora delle figure di rame ; e di tal materia fono i quat¬
tro
(a) Plinio Uh. 34. cap. 8. feti. zo. , e ivi forza terribile del fuoco , fece prendere tut-
Arduino not. 9. ti i fuoi piatti , fcudelle , e tondi di ftagno ,
(b) Cellini racconta nella (uà vita p.27 5. , i quali erano in circa duecento , e in parte
che aflìfteva al getto d'una ftatua ; e avendo li mife a uno a uno nelli canali , e parte
veduto, che il metallo non correva per ef- li fece gettare dentro alla fornace j con che
ferii confumata la lega dello ftagno colla la fufione andò a perfezione ,
presso i Greci, e loro Pittura. 33
tro cavalli di Venezia , de’ quali parlerò più lòtto . Si pre- ■
feriva anche il rame al bronzo, quando voleanfi indorare le LIB-WI'
fiatile , sì perchè quello più facilmente di quello s’indora , sì
perchè colla meno , e vana farebbe Hata la fpefa nei bronzo
che doveva elfere coperto .
jf. 2. A quella necelfaria addizione dello llagno ai bron¬
zo quando ha fotferto nella fua prima compofizione dob¬
biamo attribuire tutti que’ bucolini , o bullolette che olfer-
viamo negli antichi lavori ; poiché lo llagno , come materia
più fluida , venendo più facilmente confluito dall’azione del
fuoco , lafcia nel bronzo voti gl’ inferiti zj che occupava , e
lo rende quali limile ad una pomice , e aliai leggiero . Que¬
lla leggerezza è ben fenlibile fulle grandi monete , dette
medaglioni , che fono Hate nel fuoco ; e loro altresì avviene
che eliendo private dello llagno , quali della loro parte oleo-
fa , fe dopo d’eflere Hate difotterrate fidano per qualche tem¬
po efpofte all aria o all’umido , veftonli d’una patina verde
che il vecchio bronzo corrode e dillrugge .
jf. 3. Per dire qualche cofa delle forme , in cui gli anti- ... nelleforme.
chi gettavano il bronzo ,, olferverò che ognuno dei quattro
cavalli, polli fui portale della chiefa di s. Marco a Venezia,
è fiato fufo in due forme , delle quali ognuna comprcndeane
la metà pel lungo , cioè dalla tella alla coda : in tal modo
non era neceflario rompere la forma dopo il getto , liccome
far li fuole generalmente (a) .
jf. 4. Ne’ lavori di getto è pur da oflervarli l’arte con Quindi funi-
cui i varj pezzi di metallo a varie riprefe gettati inlieme fi'*1110''"
univano , principalmente preflo i più antichi , i quali in
tal maniera formavano le fiatile , attaccandone fra di loro
Tom. IL jE le
(a) Per fare le forme gli antichi fi fervi- te a Plinio tib.ii. cap.io.fecl. 20. 2. ; e
\ ano della creta ntelcolata con fiore di fa- lo ha notato anche \finkelmann atei 1 om.I.
una , come bene olìerva TArduino nelle no- pag. 2 j.princ.
LI 8. VII.
CAP. il.
34 Meccanismo della- Scultura
le parti con de’ chiodi : così fu lavorato il Giove a Sparta da
Learco di Reggio della fcuola di Direno e Scilli (a) .
jf. Quello più facil metodo di formare le rtatue li con-
fervò anche ne’ tempi pofteriori , come appare da fei figure
muliebri di grandezza naturale e meno nel mufeo d’Ercola-
no , nelle quali non folo attaccate fono le tette , le mani , e i
piedi , ma nemmeno d’un pezzo folo è il corpo; e tutt’i
pezzi fono innettati fra di loro cogl’incaftri fatti in quella
forma l>=C| » che noi chiamiamo a coda di rondine . Il breve
manto delle accennate figure , comporto di due pezzi , uno
dinanzi e l’altro di dietro, vien in tal maniera unito inficine
fulle lpalle , ove rapprefentali abbottonato .
jf. 6. Con quello metodo gli antichi li elimevano dal
pericolo delle fulioni fallate , o mancanti , che troppo dif¬
ficilmente fi evitano ne’ getti delle intere rtatue , principal¬
mente fu alcune parti (a) . Quando pur quelli falli accadeva¬
no, vi li apportava il riparo con un rappezzamento , di cui
vedonlì le tracce ne’ mentovati cavalli di Venezia , ove i pezzi
mancanti fono attaccati con de’ chiodi , come li può vedere
dalle medelìme figure in rame che ne abbiamo (b) . Io pof-
feg-
(c) Pauf. lib. i. c.ip. i j. pag. z r i . in fine .
_ (*"> Gli antichi , per quanto (crive Filone
di Bifanzio De Jepcem orb.fipett. cap.f.p.r 3.
non facevano {tatua alcuna , intendendo di
grandi , tutta d’un ibi getto ; ma le facevano
a pezzi membro per membro , unendoli poi
infieme a norma del modello , che ne ave¬
vano fatto da principio : Simulacra arrìfices
primitm fingane , dei.ide in membra divìja
confian: , Tandem omnia rette compofita erì¬
gane . Ma 'non dice come unilTero le parti ,
fe per mezzo di chiodi , o di falciatura . Il
cololfo famofo di Rodi fu fatto anche a pez-
■zi , ma in altro modo ; cioè , come feguita a
dire Filone , prima fi gettava una parte , co¬
minciando dalle gambe, la quale poi fi cir¬
condava tutta di terra, e fopra vi fi gettava
l'altra ; e cosi di mano in mano . Dal che
pare ^ che polliamo arguire , come olferva
Guafco De t‘U finge dee fin. 1. par. eh. XIV
FaG-< SO- > gli antichi fapeffero unire il
getto freddo al caldo ; come fra i moderni
Fu praticato dal le Moine nella ftatua eque-
lf re gettata in Bourdeaux , a cui fece la metà
fuperiore con un fecondo getto per riparare
al primo fallato .
(b) Si veda anche per elempio la Tav. V.
del Tomo antecedente di quella Storia . Quel
taglio , che dal mento feende fino alle fpalle
della figura , indica, che elfa fu rotta in quel
luogo , o era vicina a romperli ; e da tempo
an tic biffi mo fu afibdata con un perno della
ftelfa materia lotto al mento , che fi vede
indicato anche nella det-a Tavola . Nelle al¬
tre figure in bronzo , che ho veduto , e fpe-
cialmente in una mezza gamba di cavallo
grande quali al naturale , i molti falli , che
v’ erano flati , fi vedono rappezzati con de’
piccoli pezzi quadrilunghi dello {fello metal¬
lo , perfettamente faldati , per quanto mi
pare , collo flelfo metallo , come ora dire¬
mo , che facevano gli antichi .
presso i Greci, e loro Pittura. 3?
fecgo un pezzo , che verofimilmente è una rappezzatura d’un — —
getto fallato , e che appartenne ad una giovanile {fatua d’uo- cAp ^
mo di grandezza naturale , di cui , oltre quello pezzo , non
s’ è confervata che la fella , la quale flava dianzi nel mufeo
de’ Certofini a Roma , ed è ora nella villa Albani . Quello
rapprefenta le parti fefluali , che alla llatua erano Hate ag¬
giunte di poi ; ed è rimarchevole , che interiormente in quel¬
la parte , a cui corrifponde il pettignone , veggonfi tre let¬
tere greche inx lunghe un palmo , che mai non fi fareb-
bono potute vedere fe non faceafi in pezzi la llatua . Mont-
faucon fu mal informato quando credè che la llatua di M.
Aurelio a cavallo folle battuta a martello , anziché lufa (a) .
jf. 7. La faldatura nelle figure in bronzo degli antichi fi v^oe Gddl“
fcorge ne’ capelli e nelle ciocche pendenti sì ne prifchi la¬
vori che in quelli del fior dell’arte . Il più antico monumen¬
to , ove ciò fi ravvili , e al tempo Hello una delle più ve-
tulle opere, è un bullo femminile del mufeo d’Ercolano,
in cui dalla fronte fino alle orecchie a quattro o cinque
giri vi hanno cinquanta ricci , che fembran fatti d’un fil di
ferro , grofìb quanto una penna da fcrivere , e vi fono l’un
full’ altro faldati . I capelli di dietro fono fatti a treccia , e
circondante il capo . Nel mufeo medefimo ha i capelli ùmil¬
mente faldati una giovane fella virile; e un’altra tella , che
fembra eflere un ritratto , ha così attaccati fellantotto ricci ,
oltre quelli che le pendono fciolti fui collo , e che fono
flati gettati infieme alla tefta medefima . Ognuno di que’ ric¬
ci è fimile ad una piccola llrifcia di carta rotolata e quindi
tefa pei due capi , onde vien a prendere una forma fpirale .
Cinque e più fpire hanno quelli che cadono fulla fronte :
quelli che pendono fui collo ne hanno perfin dodici , e tutti
hanno ai due lati incifa full’orlo una linea .
E 2
(a) Di ar, ìlclL Cap.i 3. frinì'. pavido.
jf. 8. Che
3# Meccanismo delia Scultura
«^=3= jf, 8. Che queft’ufo fiali mantenuto preflo gli artifti an~
cap?/' C^e ne’Più bei temPi ’ aPPare da una tefta ideale del me»
defimo mufeo , che generalmente vien detta la tefta di Plato
ne; ed è lenza dubbio uno de’ più bei lavori in bronzo , che
ci abbia tramandato l’antichità ; ha- quefta eziandio i ricci
alle tempie faldati (a) .
fcSS? i*-- 9- Diremo pur qualche cofa delle intarfiature in bron¬
zo . 11 diadema dell’Apollo Saurofìonos ( Lucerticida ) nella vil¬
la Albani , le bah di alcune figure del mufeo Ercolanenfe , e
alcuni lavori riferiti dal Buonarruoti 0) fono di bronzo in-
tarfiati d’argento . Ufavafi anche talora di fare1 alle- ftatue le
ugne d argento , sì alle mani che ai piedi , come vedefi in
due figurine del mufeo-1 d’Ercolano ; e tale era una ftatua
rammentata da Paufania (J>) (b) . I quattro cavalli indorati ,
che il celebre e ricco- oratore Erode Attico fece collocare a
Corinto , aveano- Pugna d’avorio (c)-.
Patins verdo- fi ■ i o. Nè dee qui paftarfi fotto filenzio quel colore che
acquifta il bronzo col tratto di tempo , e che accrefce pregio
alle ftatue . Nafce quefto colore da una patina verdognola che
tanto piu e bella , quanto più fino è il bronzo , e da’Ro-
mani chiamava!! <zmgo , onde a ragion fu detta da Orazio nobi¬
li* utrugo (c) . 11 metallo di Corinto prende un verde lucido (d) ,
qual fi vede filile monete e fu qualche ftatuina (d) . Le ftatue
e le tefte del mufeo d’Ercolano fono d-’un verde-cupo , che però
è ar-
(a) Dal giu reco n fui to Paolo nel luogo ci- trovò l’arte di falciare il ferro col ferro me-
?r\j ra a^,a P^S'2 3- not- A* abbiamo, che delìmo, fu un certo Glauco da Scio . Paufania
li ialdatlero alle Ifratue arichc le braccia , le lìb.io. cap. i 6 . pag. 834.
gambe, ed altre parti relfraurate; e che fi (d) Pref.- alle ofjerv. fopra alcuni medagL
lalclava o col piombo (volendo forfè inten- pag. XIX.
•dcre del piombo bianco, o (fragno , di cui (£) lib. r. cap, 2.4. pag*yy ,princ.
par _a Plinio iia.34.cap.! 7. felì.48. ) , 0 collo (b) Un buffro riportato in rame dal P. Pà-
'L , j.° metallo 5 nelle quali maniere li ufava ciaydi Monum. Pelop. Tom. il. pag. 6 9. ha
ialdare anche 1 argentò , ^ come fi. rileva da le labbra d*argento .
Pomponio nella /. Quid-quid 27^. prìnc. ff. De (c) Idem lió. 2. cqp.i . pag.t 1 g.princ.
aaquir. rer. dom . L’oro , al dire dello dello (c) Non ho faputo trovare ove dia alla
1 limo lib.33. cap. j. JeU.2p. , lì faldava colla patina l’epiteto di nobile .
cnlocoPa , temperata con ruggine di Cipro , ( d ) Plin. lib. 37. cap. 1 0. feti, j j.
Jànna di fanciullo , e nitro . Il primo , che (d) Queffro metallo più tardi degli altri li
potsso i Greci , e loro Pittura . 37
è artifiziale ; poiché eflendo flati tutti que’ monumenti tro- 1
vati rotti e in pezzi, fu necertario unirli infieme e falciarli LIB'vn‘
» CAT, u
eoH’ajuto del fuoco , che diltrulìe l’antica patina, onde vi
fu data la nuova : ofìervandofi generalmente che , quanto ha
un più bel verde la patina , tanto più antico è il lavoro ; col¬
la qual maflìma gli antichi preferir folevano le antiche fia¬
tile alle moderne .
jf. 11. Molte Hatue di bronzo fono Hate indorate , come jndoravafi il
dimoftra l’oro Hello , che ancora fi fcorge nella (fatua eque-
rtre di M. Aurelio (a) , negli avanzi della quadriga che ftava
nel teatro d’Ercolano (1) , nei quattro cavalli di Venezia , e
nell’Èrcole del Campidoglio (4) (2) . Che l’indoratura fiali
confervata in lavori rimarti per molti fecoli fotterra , attribuirli
deve alla grortezza delle foglie d’oro , che gli antichi non uba¬
vano tirare a tanta fottigliezza , come facciam noi (b) ; e
Buonarruoti ne ha latta vedere la differenza (b) . Quindi è che
sì belle e sì frefche fono le indorature di due camere nelle
rui-
copriva di verde rame , o patina , come notò
Cicerone Tufcul. qus.fi. lib. 4.. cap. 14. Vedati
anche Plutarco Cur nunf Pythia non reddat
orac. carmcprinc. , op. Tom. il. p. qp p. , ove
cerca la ragione per cui (fuetto metallo pren-
dclfc la patina . Plinio- lib. 34. c.i r .feci. 26.
rifcrifce varie maniere di fare artificiofamen-
te il verde rame ; ma non dice , che li ado-
pratfe a colorirne i lavori dell’arte.
(a) Scipione Metello di guelfe (fatue e-
queltri indorate , ne collocò una turma in
Campidoglio. Cicerone ad Attic. l.ó.ep.i.
Vedi qui appretto cap. IV. §. penule.
(1) Di quetta quadriga, e delle varie vi¬
cende a cui fu loggetta , parla a lungo l’Au¬
tore nella lettera , che nel 17A1. fcrilfe al con¬
te di Bruhi Culle fcoperre d’Ercolano vag. 2 2.
& feqq. Ivi pure ragiona di tutri quali quegli
altri monumenti Ercolanenfi che nell’ Opera
prefente ha egli non di rado indicati . [ Vedi
anche le lettere dello (tetto Autore , che da¬
remo nel Tomo ni. di quetta edizione ro¬
mana ; e Tomo I. pag. 289. not. a.
(u) MafFei Racc.di Statue ant. Tav. 20.
fif) ]n Velleja ( città tra Piacenza e Parma'
che fu coperta da un monte , probabilmente
nel fecondo fccolo , e fu a calo feoperta e
fgombrata in parte non fono molti anni )
furono difotterràti varj bronzi e trafportat»
poi a Parma . Tra quefti vedefi una tetta co-
loffate dell’ imperadore Adriano di rame do¬
rato , alta 1?. pollici , che appartenne ad una
(tatua , di cui s’è pur trovata una mano , un;
piede , e parte del paludamento .
(ni Sapevano ‘tirarle fottilidime , come at—
tetta Plinio lib. 33. cap. 6. feci. 32. ; ma non
ne facevano ufo , perchè l argento vivo che
ti adoprava per dorare , come li dice qui ap¬
prettò , faceva comparire l’oro di un color
pallido; perciò adopravano grolle foglie, O
le raddoppiavano . Gl' indoratori ,_ che vole¬
vano rubare , come tiegue a dir Plinio , tro¬
varono l'arre di correggere quefto difetto ,
tifando la chiara d’uovo, o l'idrargiro (che
male in qualche lelfico li rraduce per argento
vivo) invece dell’argento vivo . Plin. l.cit.
cap. 8'. jeft. 41 . La vera maniera dunque, e
più ricevuta , come più grandiofa , e più du¬
revole , era coll'argento vivo , e foglie d’oro
grolfe : JEs inaurati argento vivo ìegitimum
erat , l.c. c. 3. feci. 20. ; ò come fcrive Vitru-
vio lib. 7. cap. 8. : Nequc argetitum , neque ss
fine eo potefi recle inaurati .
(&) Ofserv. iflor. fopraalc. med. Tav. 30.
pag. 370. c 371.
38 Meccanismo della Scultura
mine del palazzo de’ Cefari nella villa Farnefe fui Palatino , che
fembrano fatte di recente , malgrado l’umidità cagionata dalla
terra , che le copre . Non fi pollano ivi vedere fenza mara¬
viglia le fafce difpolle a forma d’archi , e dipinte in color az¬
zurro con figurine in oro (a) . L’indoratura s’ è pur confer-
vata nelle mine di Perfepoli (a) .
jf. t 2. Indorali a fuoco in due maniere affai note . L’una
dicefi indorare allo fpadaro , offa alla maniera degli fpadari ,
cioè applicando le foglie d’oro fui metallo che vuoili indo¬
rare . L altra chiamali amalgama , ed eccone il proceffo . Si fa
fcioglier 1 oro nell acqua forte , vi fi verfa quindi dell’argento
vivo , e fi mette a un fuoco leggiero , finché tutta l’acqua
fvapori : quindi 1 oro s’unifce al mercurio , e ne rifulta una
palla , con cui , finché è ben calda , fi llropiccia il metallo
dopo d’averlo ben pulito (b) . Sembra a principio che fe gli
fia data una vernice nera , ma efponendolo nuovamente al fuo¬
co , tutto il mercurio fvapora , e riman puro e lucidillimo
l’oro. Quella maniera, in cui s’incorpora a così dire , e fi
compenetra l’oro col metallo , era ignota agli antichi : effi
non fapean indorare fe non colle foglie d’oro , dopo d’aver
coperto o ftrofinato col mercurio il metallo (b) ; onde , co¬
inè dilli pocanzi , la durata dell’oro negli antichi monumen¬
ti
(a) V’è qualche differenza da quefta de-
fcrizione .
(a) Greave Defcript. des Antiq. de Perfe-
polis , pag. z i
(b) Secondo che fi ufa in Roma , c come
■viene anche efpofto nell' Enciclopedia , art.
Dorare , l' oro fi mette a liquefare coll’ar¬
gento vivo in un crociuolo , finché fi amal¬
gamano , o fi unifcono infieme come un un¬
guento ; poi fi ravviva , o come dicono qui
gl'indoratori, fi fchiarilce il pezzo da indo¬
rarli con acqua forte al fuoco , e in appreffo
vi fi {fende fopra con uno {frumento un fuo-
lo di quella miftura , dalla quale per mezzo
del fuoco fvaporando il mercurio , refta l’oro
fortemente attaccato , e quafi incorporato al
metallo . Ciò fia detto in coerenza di quello ,
che dice il noftro Autore 5 che del refto l'o¬
perazione è molto più lunga come fi deferi-
ve nell’ Enciclopedia .
0>) Plin. lib. 33. cap. 6. feci. 32. [ Queffo
fcrittore nel cap. 3. feB. zo. efpone meglio il
metodo , che fi teneva nell’ indorare il rame ,
e il bronzo. S’infuocava prima il metallo,
e fi batteva , poi fi finorzava con fale , ace¬
to , e allume . Dopo fi ripuliva , c dal colore
rilucente fi capiva fe era purgato abbaftanza.
Si rimetteva quindi al fuoco , e portato a
quel grado di calore neceffario vi fi fpargeva
fopra della pomice , dell’allume , e dell’argen¬
to vivo mcfcolati inlieme per meglio fchiarir-
lo ; e dopo tutto ciò vi fi (fendevano le foglie
d’oro . Credo che il fignor Dutens Orig. des
decouv. attrib. aux mod.nl. par. ch.3. §.201.
Tom. il. pag. si ■ non avrà letto tutto intie¬
ro quelito luogo di Plinio ; mentre colle fole
presso i Greci , e loro Pittura . 39
ti non ad altro devefi che alia grofTezza delle foglie , la quale
è tuttora vifibile nel cavallo di M. Aurelio .
jf. 13. Gli antichi adoperavano la chiara dell’uovo per in¬
dorare il marmo (a) ; ma oggidì i noftri artefici li fervono dell
aglio con cui lo ftrofinano , e poi vi ftendon fopra una leg¬
giera mano di getto , fu cui applicano le foglie d’oro . Altri
in vece d’aglio ufano il latte di fico , cioè quel fuco che efce
dal picciuolo del fico , quando fpiccafi immaturo ancora , e
che è fomm amente penetrante e cauftico . In alcune ttatue
fcorgonfi tuttora indizj d'indoratura nei capelli e nel pan-
neggiamento , come vedeanfi nella bella Pallade di Poitici
quando fu fcoperta ; anzi fi trovano delle tette intere indo¬
rate , qual è , Ira le altre , una tetta d Apollo nel muieo Ca¬
pitolino . Quarant anni la li trovò la parte inferiore a una
tetta , che fembrava un Laocoonte , la qual era indorata ; ma
l’oro , in vece d’etter dato fui getto , eravi ttato applicato
immediatamente fui marmo .
jf. 14. Al meccanifmo della fcultura appartengono gli oc¬
chi incaftrati , quali trovanfi in molte tette sì di marmo che
di bronzo . Nè parlo io già di quegli occhi argentei incafiati
in tetta alle figurine di bronzo , delle quali parecchie fen
veggono nel mufeo d’Ercolano , nè delle gemme incaftrate
entro la pupilla d’alcune grandi tette di bronzo per imitare
il colore dell’iride, quali vedeanfi nella Pallade d’avorio la¬
vorata da Fidia ( a ) , e in altra Pallade collocata nel tempio
di Vulcano in Atene , la quale avea perciò gli occhi cilettri ,
y\u.v-
parole , che ho riportate Copra pag. 37. no¬
ta 8. , e con quelle di Vitruvio ivi pur rife¬
rite , (labili (ce , che gli antichi indoratfero
anche nella maniera dei moderni accennata
pocanzi .
(a) Plinio lib. 33. cap. 3. feti. 20.
(a) Plat. Hypp. maj. op.Tom. I.p. 290. C.
[V inkelmann nel Tratt. pre/im. ai Monum.
arte. ined. par. il. capo I V. pag. LV. a quello
(ledo proposto ha fcritro per equivoco Giove
olimpico di Fidia , in vece della Pallade latta
dallo Ile (To arrida , come qui dice bene ; e il
lignor Falconet , che pur dice di aver rincon¬
trato Platone al luogo citato , poteva «pire
l’equivoco , e non farne argomento di una
forte critica all'Autore , come fa nella tua
diceria Sur deux ouvrages de P hidias , Qtuvr.
Tom. V. pag. ps-
LIE. VII.
CAP. II.
Talora fu
pur indorato
il marmo .
Commette-
vanli gli oc¬
chi alle figu¬
re .
LIB. VII.
CAP.II.
4° Meccanismo della Scultura
■yhcivx,oi) 5 mug ò^&a.hftod s ( a ) . Tali cole fono già fiate tifa al¬
tri offervate , e altronde molto importanti non fono per
l’arte. Io parlo principalmente del bulbo intero incaflrato
nell’occhio , e fatto d’un marmo candidiamo e tenero det¬
to -palombino (i) . Quello v’era talora non dolo incaflrato.,
ma fortemente attaccato , come -vedeft in una bella tefla
muliebre preffo il Ag. Cavaceppi , nella quale entro il con¬
cavo dell occhio , sì fotto che nel tondo , veggonA ancora i
forellini in cui il bulbo era Affato . Avean occhi Affarti non
folo le Agure degli dei , ma quelle eziandio degli uomi¬
ni (a) , come argomentaA da quella flatua dello fpartano
Jerone , da cui caddero gli occhi prima della battaglia di
Leutra , nella quale reftò uccifo ; e A pretefe allora che la
fua morte dal danno avvenuto alla fua ffatua veniffe indica¬
ta ( b ) . ScorgeA ciò ancor più chiaramente in alcune tefte
del mufeo Ercolanenfe , ove Affatri occhi hanno il più gran¬
de dei due buffi d’Èrcole, una piccola tefta d’ignoto gio¬
vane , un buffo di donna , ed il pretefo buffo di Seneca .
Tali teffe fon già da lungo tempo efpofte al pubblico (b) ,
ma ne fu pofcia fcoperta un’ altra con Amili occhi , unita¬
mente all’ Erme marmoreo fu cui flava con quello nome
incifo : CN . NORBANI . SORICIS .
jf. 1 5\ Ma particolari fra tutti fono gli occhi della bel-
liffìma tefta cololfale d’Àntinoo nella villa Mondragone a
Erafcati (c) , edellaMufa nel palazzo Barberini-, di cui par¬
lerò
GO Piuf. /ii.r. Cap.i 4. pag.gó. ltn.8.
(1) Tra i mentovati bronzi di Velleja v'è
una tefta femminile , alta un palmo e mez¬
zo , con occhi d’alabaftro , e un piccol Er¬
cole Bibace , alto poco più d’un palmo , con
occhi d'argento , fui cui zoccoletto leggefi la
feguente ancor inedita ifcrizione :
BODALICIO . CVLTOR.
HERCVL . DOM1TIVS .
SECVNDIO . OB HON.
PATROC . SH . DED .
(a) E delle bcftie , come li aveva di fme-
raldi quel leone di marmo pollo al fepolcro
del regolo Errnia nell’ilola di Cipro ; ed era¬
no così lucenti , che i tonni In mare al ve¬
derli fuggivano. Plinio lib.^p. c.j. feft.i 7.
(b) Plutarch. Cur nunc Pythla non redàat
orac. carm. , oper. Tom. il. pdg.397. E.
(b) E date nel Tomo V. , olita nel Tomo I.
de’ bronzi di quel -Mufeo.
(c) Monum. ant. ined. par. ni. cap. XI T »
m1m.17g.pag.zgj.
LIB. VII.
CAP. I.
presso i Greci , s loro Pittura .' 41
lerò in apprelfo . In quella il bulbo dell’occhio è formato =
del fuddetto marmo palombino , ma intorno intorno le pal¬
pebre e negli angoli vi fi fcorge ancora l’ indizio d’una fot-
tiliflìma foglia d’argento , con cui probabilmente avea l’ar-
tifta tutto coperto il bulbo , alfine d’imitare col lucido dell’
argento il bianco della cornea , che tende alquanto al ce¬
ruleo , tagliandone poi nel mezzo il circolo dell’ iride: que¬
lla è incavata , ed ha in sè un forellino più profondo al luo¬
go ove fi fuppone il lume dell’occhio; ond’ è probabile che
sì Funa che l’altro fodero indicati da due differenti pietre
preziofe , analoghe pel colore a quelle parti dell’occhio che
doveano rapprefentare . Incaffati nello ftelfo modo erano gli
occhi della mentovata Mufa , come fi argomenta da un avan¬
zo di fottil foglia d’argento rimaftole fra le palpebre (a) .
(f. 16. Poiché fra tutti gli antichi monumenti dell’arte Ragguarde-
r . , . . r . voli llatue dì
più rari degli altri lono 1 lavori in bronzo, lpero che non bronzo...
farà difcaro al mio leggitore , fe qui gl’ indicherò i più rag¬
guardevoli bronzi antichi che fino a noi fi fono conferva¬
ti , e che non molti erano prima che fi fcoprilfero quelle
città che il Vefuvio ha diftrutte e fepolte .
jf. 17. Non credali però che io voglia qui tutte nomi¬
nare le opere in bronzo del mufeo Ercolanenfe , che polfie-
de un immenfo teforo in quello genere : troppo lunga fa¬
rebbe , e qui non necelfaria imprefa . Mi ballerà l’indicarne
alcune più ragguardevoli ftatue di grandezza naturale , tan¬
to più che in molti luoghi di quella Storia già di molti altri
monumenti di quel mufeo ho fatta menzione . Ma poiché
in Roma , e più ancora negli altri luoghi i bronzi antichi
fon rari , tutte rammenterò le ftatue e le tefte a me note ,
omettendo però quelle figure che non fono più grandi di
Tom. II. F due
(a) Tare che vi follerò artifti, che unica- alla pag. 27. net. 1 . , e da un altro predo lo
mente ircaftraifero gli occhi ; arguendoG da Spon Mifcell. ec. feci. 6. p.232., e Buonar-
qucl fabbro oculari ario , di cui li è pailato ruoti OJJcry, iji.fopra ale. mcd.pref.p .XII.
_ _ 1 V
LIB. VII.
CAP. II.
... nel rnufea
d'Ercolano t*r
42 Meccanismo della Scultura
due palmi , e che numerolìffime fono , principalmente di la¬
voro etrufco . Se però indicheronne alcune , faranno opera
greca , e d’un merito {ingoiare .
jf. 18. Fra le ftatue di grandezza naturale d’Ercolano le
più ammirabili fono un giovane Satiro che fiede e dorme r
tenendo la delira fui capo , e la finiflra pendente (a) , e un
altro Satiro ubbriaco fdrajato fu un otre , fotto il quale è
Uefa una pelle di leone (b) , Quello Satiro colla linillra lì
folliene , e colla delira alzata Ha in atteggiamento di fare
fcoppio colle dita in fegno d’allegrezza , com’era la llatua
di Sardanapalo che vedeali ad Anchiale nella Cilicia (a) , e
come s’ufa anche oggidì in alcuni balli. Più pregevole an¬
cora a molti riguardi è un Mercurio fedente (c) , inchina¬
to avanti col corpo , il quale llende indietro la gamba fi-
nillra , e fi appoggia fulla man delira , rellandogli ancor
nella finillra una parte del caduceo . Quella llatua , oltre
l'efier bella , è pur rimarchevole per un affibbiaglio in for¬
ma di piccola rofa , pollo in mezzo della cavità che {or¬
mali al di fotto del piede , e per le Aringhe de’ talari ivi
legate , le quali , ficcome impedirebbongli di polar a terra
il piede fenza incomodo , così fembrano melfe per indicare
che quel Mercurio non è fatto per correre , ma bensì per
volare . Del fuo mento , che ha una fofietta al di fotto , ho
già parlato altrove (o) . Dopo di quelle tre lìatue fono llati
difepolti due giovani Lottatori ignudi di grandezza natura¬
le , che Hanno un contro l’altro , e colle braccia in atteg¬
giamento di venir alle prefe nel miglior modo (e) . Quelle
llatue hanno il loro luogo in differenti llanze , e poflono
con
(a) Bronci d' Ercolano , Tom. ri. Tav. 4.0. fla flatua di Sardanapalo , e all’ufo di quello
(bÌ Ivi 1 av. 4-z. e +3. Ne abbiamo par- fcoppio predo gli antichi i dotti Accademici
lato nel Tomo l.pag. zgz. r.ot.*. Ercolancfi nelle olfetvazioni fulle dette Tu¬
ia) Strab. lib. 1 4.. pjg. 98 S. C. , Plutarch. Mole 4.2. e 44.
De forti t. AUxandri , Orat. 2. op. Tom. ri. (c) Tav. 20 - 42.
pag.446.C- [ Ateneo l.i z. c.y. p.pzg. D. ; (d) Tomo 1. lib. V. capo V. §.23. p. 37 z.
s può vederli ciò , che fcrivono intorno a que- (s) Tav. j8. e pg.
presso i Greci , t loro Pittura . 43
con ragione annoverarli fra i più pregevoli monumenti ri-®=— =^=*
mattici dell’antichità-; il che fi può dire eziandio delle quat-
tro o cinque fiatue muliebri in atto di danzare , polle iulia
ficaia che conduce al mufieo , non meno che di quelle de’Ce-
fari , e delle romane imperatrici , più grandi ancora delle
mentovate , e che fi vanno fucceffivamente reftaurando . Efi-
fendomi propofto d’indicare, tra le ftatue di quello mufieo,
quelle fioltanto che fono di grandezza naturale , ometto di
parlare del pretefo Aleflandro e d’un’Amazzone , amendue a
cavallo e alte tre palmi (a) , di un Ercole , di molti Sileni ,
altri fedenti filigli otri , ed altri a cavallo di eflì , i quali fier-
vlano per bocche di fontane , e di altre figure di confimil
grandezza , oltre le più piccole che moltifiìme fono . Cosi
nulla dirò de’ventiquattro bulli , parte di grandezza naturale
e parte minori , i quali fono fiati pubblicati nel Tomo V.
del mufieo d’ErcoIano.
jj\ 19. Non ofierei afterire che maggior numero d’anti- ..a Roma...
chi bronzi fia in quel mufieo , che in tutta Roma ; ma tengo
per fermo elfiervi colà maggior numero di fiatile , fiebbene
pur qui parecchie io ne polla annoverare . Comincierò dal
Campidoglio . Oltre la ftatua equeftre di M. Aurelio poco
men che colofiale polla fulla piazza del Campidoglio , v’ è
nel cortile interno alla delira la pretefia tella colofiale di
Commodo , ed una mano , che probabilmente appartennero
alla medefima fiatua . Nel palazzo de’ Confiervatori fi vede
il famofo Ercole maggiore della grandezza naturale , che ha
tutta ancora l’antica indoratura : di grandezza naturale lono
la ftatua d’ un Camillo, olila d’un di que’ fanciulli che mi-
niftravano ne’ fiagrificj in femplice fottovelle fuccinta (b) ,
quale foleano elfi portare , e quale lor vien data fu varj
F 2 balfi-
Vedi Temo ]. ptig. 38 p. t feg. , ove fc (b) Vedi Tom.l. pag.320. not,<2.
a’-c .parlato dall'Autore , e da me ,
LIB. VII.
C.AP.II.
44 Meccanismo della Scultura
baffi-rilievi , e quella d’un altro fanciullo fedente che fi cava
una fpina da un piede (a) . E’ pur ivi la Lupa etrufca che
allatta Romolo e Remo , di cui s’ è parlato nel Lib. 111. (b),
il bullo che palla fotto il nome di Bruto , e due oche o
pruttollo anitre , che fono Hate indorate , come la Diana
triforme del mufeo Capitolino, la quale però, non avendo
più che un palmo d’altezza , non dev’effiere qui rammemo¬
rata . Indorati Umilmente fono due pavoni di bronzo polli
nel giardino interno del palazzo Vaticano , vicino ad una
gran pigna dello Hello metallo , la quale avea forfè fervito
di ornamento fulla cima del fepolcro d’Adriano (c) , entro
cui è Hata trovata (o) .
$. 20. Poche flatue di bronzo veggonfì nelle altre gal¬
lerie e mufei di Roma . La più nota è quella di Settimio
Severo nel palazzo Barberini (e) , in cui però moderno la¬
voro fono le braccia e i piedi : ivi pur è la mentovata fi¬
gura etrufca tenente un cornucopia di recente lavoro , e
nel mufeo di quello palazzo conferva!! un bel buHo fem¬
minile .
Jf. 21. 11 mufeo del collegio Romano abbonda di anti¬
che opere in bronzo , che però fono per lo più piccole
figure (f) . Le più grandi , rapprefentanti un fanciullo e un
Bac-
(a) Quelle tre vegganfi pretto Vaffei Racc.
di fiat. Tav. 20. 24.. e 23.
(b) capo ni. %. 1 1 -pag. 202.
(c) Come viene rapprcfentata in tante
{lampe in rame .
(d) Narra Flaminio Vacca nelle fue Me¬
morie , n. ó 1 che lia (lata trovata nel fonia-
re la chiefa vecchia della Trafpontina , alle
radici del Maufoleo di Adriano , ove crede
che faceife fine al medehmo come imprefa
di quell' imperatore . Altri opinano , che ab¬
bia fervito alia piramide degli Scipioni , al¬
tri al fepolcro di Onorio . Ma non può edere
quella (ietta pigna , di cui parla un canonico
antico romano in un manofcritto conferva-
to nell'archivio della lagriftia Vaticana , in
cui dcfcrive lo (lato della Bafilica Vaticana
a' Tuoi tempi ; c le parole del quale vengono
riportate dall’ Orlandi nella nota al Nardini
Roma antica , lib. 7. cap.i 3. in fine , p.4.30.;
imperocché fcrive , che una tal pigna era bu¬
cata nelle noci per gettar acqua , e che fer-
viva ad una fontana del_ Panteon : Pinea
etnea , qui fuit coopertorium cum Jinino i-
neo, & deaurato fiupet fiatuam Cybelis matris
deorum in foramine Pantheon , in qua vide-
licet pinea fubterranea fiftula plumbea fub-
miniftrabat aquam ex fi'orma fabatina , qui
toro tempore piena pnHebat aquam per fora-
mina nucum omnibus ea indigeatibus : il che
non fi può dire di quelta del Vaticano , che
non è bucata .
(e) Maffei loc.cit. Tav. pz.
(f) Si polTono vedere in parte porrate in
rame, e defcritte dal P.Contucci nel T.I.e ri.
della defcrizione dei bronzi di quel Mufeo .
presso i Greci , e loro Pittura . 45:
Bacco , comprefovi lo zoccolo pur antico , oltrepattano di — - —
poco i tre palmi : ivi è la bella tetta d’Apollo di grandez-
za naturale , di cui s’è dianzi parlato , ed una, alquanto
minore , tetta giovanile indorata . La figura del fanciullo in
atto di correre (a) , potteduta dianzi dal rinomato antiqua¬
rio Sabbatini , è ora pretto il fignor Belifario Amidei , che
comprolla per 3J0. feudi romani.
/f. 22. Fra le ville o cafe di diporto a Roma, tre fono
qui da rammentarli principalmente , cioè Lodovifi , Mattei ,
ed Albani . V’è nella prima una tetta colottale di M. Aure¬
lio , e nella feconda una tetta alquanto offefa , che diedi
di Gallieno (b) .
jf. 23. La villa Albani è , dopo del Campidoglio , il luo- yìii*
go di Roma in cui favi maggior copia di lavori in bron¬
zo ; e quanto ivi contieni! fu tutto comperato o feoperto
dal fignor cardinale Aleflandro , che la villa fletta con regia
magnificenza ha fatta edificare . Due tette in bronzo vi fo¬
no di grandezza naturale, una d’ un Fauno, e l’altra d’ un
giovali eroe, che dicefi di Tolomeo, non per altro che per
efler cinta d’un diadema. Amendue collocate furono fu un
butto moderno , e la feconda è quella di cui ho fatta men¬
zione nel Capo antecedente , parlando delle parti naturali
fegnate al di dentro con lettere greche (c) . Vi fi vedono
cinque fatue , due delle quali fi fono confervate intere ,
due hanno di bronzo la tetta, le mani , e i piedi, ma d’a-
labaltro n’ è il panneggiamento: e intera è pur la quinta,
che di tutte è la più bella e la più grande . Le due prime
ftanno fu i loro zoccoli antichi di bronzo , ed hanno circa
tre
(a) O piuttoflo in atto di equilibrarti reg- nel Mufeo Pio-Clementino , ove le fi è elar¬
gendo un fellone , o altra cola nell'angolo tato un belliffimo petto di alabastro fiorito
di qualche tempio , a cui ne farà (lato con- ritrovato negli ultimi fcavi della villa Negro-
trapollo un altro . ni full’ Efquilino .
(b) Monum. Matthij.Tom.il. Tab.lt. (c) pag. jj.
fig. 1. È di Triboniano Gallo , ed è pallata
LIB. VII.
CAP. II.
...a Firenze ..
4 6 Meccanismo della Scultura
tre palmi d’ altezza : una di quelle rapprefenta un Ercole
nell’attitudine del Farnefe , e fu pagata dal fignor cardinale
£oo. feudi romani ; l’altra è una Pallade , che appartenne
dianzi alla regina Crifìina di Svezia, e gliene collo 800. Le
altre due figure infieme unite di varj pezzi fono una Palla¬
de , ed una Diana . La quinta è il bell’Apollo Saurodìo -
nos (a) , di cui già più volte ho parlato in quella Storia , e
ne parlerò nuovamente , mentovando le opere di Prassitele ,
di cui potrebbe crederli lavoro : ha cinque palmi d’altezza
comprefavi l’antica bafe (a) . Fu fatta difotterrare quella lla-
tua dal fig. cardinale medefimo in una fua vigna fui colle
Aventino fotto la chiefa di fanta Balbina .
jf. 24. Non fembreranno certamente eccellivi i riferiti
prezzi a chi ha letto in Cicerone che a’ fuoi tempi in Roma
ne’ pubblici incanti le figure in bronzo di mediocre gran¬
dezza ( Jìgnum antimi non magnum ) vendeanfi H-S CXX. mil-
libus (b) , cioè 3000. zecchini (b) ; e dì troverà che , febbene
ve ne fofie allora molto maggior copia che oggidì , pur a
più caro prezzo fi comperavano . Si potrà quindi inferire
quanto apprezzar fi debba il mentovato Apollo di grandez¬
za poco men che naturale , efiendo uguale ad un ben for¬
mato fanciullo di dieci anni .
jf. 2j. La galleria Granducale a Firenze è dopo Roma
il luogo , in cui flavi maggior copia d’ antiche figure in
bronza . Oltre molte piccole llatue , due ve ne fono di
grandezza naturale e ben confervate : una è velli ta alla ro¬
mana , ma nell’orlo del panneggiamento ha incili de’ carat¬
teri etrufehi ; e l’altra , feoperta a Pe'faro prelTo il mar adria-
tico , pare che rapprefenti un giovati eroe ignudo . Ivi pure
Ha
(e) V. Monum. ant. ined. par. I. cap. 1 8. te iti, §. LXV. pag. ij6. princ. Vedi appret¬
ta i ■ pag. 4.6. n. 40. fo lib. IX. capo ni. §. 1 jj..
(a) Sono palmi quattro , ed once Tei , co- (£) in Verr. AB. 2. lib.4.. cap. 7.
me lo notò anche il P. Paoli nella più volte (b) Non zecchini , aia feudi .
lodata opera Della relig. de Gentili , ec.par-
presso i Greci , b loro Pittura . 47
{la la famofa Chimera , moftro comporto d’un leone e d’una
capra , con un’ etrufca epigrafe . Ometto la Pallade di gran¬
dezza naturale , che folo intera e bella ha la tefta , ed è
malconcia nel refto. Ben mi ricorda d’aver fatta menzione
di quelli lavori nel Libro ili. Capo il. (a) ; ma era necefla-
rio di nuovamente indicarli in quello luogo (b) .
jf. 26. Forfè Venezia avrebbe dovuto nominarli prima
di Firenze , a cagione di quattro cavalli di grandezza naturale
di rame indorati , porti fulla porta della chiefa di s. Marco .
Quelli cavalli furono preli a Collantinopoli nel fecolo XIII. >
allorché per breve tempo vi lignoreggiarono i Veneziani.
Oltre quelli monumenti , che fono unici nel loro genere ,
non v’ è , ch’io fappia , nertun’ altra figura grande antica di
bronzo . Non rammenterò le figure del mufeo Nani , perchè
fon troppo piccole (c) , nè la tefta che è in cafa Grimani,
poiché non l’ ho veduta , e non vuò qui riportarmi al giudi¬
zio altrui .
jf. 27. A Napoli nel cortile interno del palazzo Colo-
brano v’ è la belliftìma tefta di cavallo , che dal Vafari viene
erroneamente attribuita al Donatello fcultor fiorentino (d) .
Nel
(a) p.e ro.pag.tgp.e i$o.
(b) Per maggior efattezza riporterò qui
ciò , che di quelle quattro figure fcrive il fig.
Lanzi nella più volte citata defcrizione di
quella galleria inferita nel Giornale de' Let¬
terati j Tom. XLVI1. cap. 2. pag. 41. „ La
prima , eh e una Minerva , non e finita ; an¬
zi alla rozzezza , che vi rimane , e a’ due ca¬
naletti , pe’ quali fu introdotto il bronzo nel¬
la forma , può congetturarli , che folle già
un fallo getto non ripulito dall'artefice . L'ef-
fer trovata in Arezzo molila che fu opera di
fondi tor etrufeo r e la maravigliofa bellezza ,
che vi fi vede , fa conofcere , che all’antica
Etrurianon mancarono i fuoi Lifippi . Bella ,
e unica per la lunga ifcrizione etrufca , è la
ftatua , che (iegue d'Aulo Metello , o Metel-
lino ; fe già que’ caratteri dicono ciò , che ne
parve agli antiquarj . La terza è una chimera
col nome etrufeo , che pretende!! eflere quel
dell'artefice . L'ultima è ftatua di un Giova¬
ne , che in villa de' corti capelli , e dell’atto
limile a un Genio in bronzo del Muleo Bar¬
berini , crederei anzi un Genio , che un Bac¬
co ; quantunque io veneri l'opinione contra¬
ria per 1 autorità di quegli , che la difefero j
fra’ quali fu il Bembo ,, . Delle altre molte
figure in bronzo di poca grandezza , che
danno nella galleria medenma ne parla a
lungo quello dotto efpofitore nel c. 3. p. S4-
e fegg.
(c) Ne riporta alcune il P. Paciaudi nell*
opera fuà Monumenta Peloponnefia , ec. ;
ma qui fi deve almeno ricordare la figura
greca di antichilfimo Itile , di cui ha parlato
Winkelmann nel Tomo I. pag. io . , riporta¬
ta dallo ftclfo P. Paciaudi nella detta opera
Tom. il. pag. si. , lenza però indicarne la
grandezza .
(d) Vite de' piu. eccell. pitt. fiult. ed archit.
Tom. il. nella vita di quello artidap.r 66.»
ove l'editore ha notato lo sbaglio del Valari .
48 'Meccanismo della Scultura
Nel reai mufeo Farnefe fon molte figurine in bronzo 5 ma
per la maggior parte moderne e di cattivo gufto . Lo ftefto
dicali della collezione Porcinari , ove il pezzo più grande è
un fanciullo alto tre palmi di mefchino lavoro . La figura
più pregevole è un Ercole alto un palmo , che ha la pelle
di leone avviluppata al braccio ftniftro ; e fembra eiTer ope¬
ra etrufca (i).
. . . in iifpa- jf. 28. Ignoro quali antiche figure in bronzo fiano in
Francia (a) . In Ifpagna , col mufeo Odefcalchi comprato dalla
regina Elifabetta Farnefe per joooo. feudi (b) , v’è Hata por¬
tata una tefta di grandezza doppia della naturale , rappre-
fentante un giovanetto : trovali ora a fant’ ldelfonfo .
... inGerm»- jf. 2 9. In Germania vedelì a Salisburgo una ftatua di
grandezza naturale , di cui parlerò al Lib. Vili. Capo IV. 11
re di Prullia pofliede una figura ignuda , che tiene alzate al
cielo le mani e lo fguardo , limile in ciò ad una egualmen¬
te ignuda ftatua di marmo di grandezza naturale ellftente
nel palazzo Panfili fulla piazza Navona . Pollo qui pur ram¬
ni e n-
LIB. VII.
CAP. II.
(1) Altri antichi lavori in bronzo efiftono
in altre parti d’ Italia . Nel reai mufeo di To¬
rino, oltre la celebre Tavola Iliaca , detta an¬
che Bembica dal celebre card. Bembo , che ne
fii poffellore , vi fono de' bronzi difotterrati
nella diftrutta città d’ Induftria . Di alcuni
bronzi di Parma abbiamo parlato nelle due
note precedenti , e molte altre ftatuette vi fi
fono trovate nel medelimo luogo pregevoli
pel lavoro , ma tali che per la loro piccolez¬
za non denno elfere qui rammentate . Non
parliamo della famofa Tavola Trajana già
pubblicata [ dal Muratori ] , nè d’altra tavola
pur di bronzo , larga 14. once fu 19. d’altez¬
za , che facea parte d'una Tavola molto più
eltefa , contenente alcune leggi relative alla
Gallja Cifalpina . Quella è inedita ancora .
[ Nè parleremo delle fàmofe Tavole Era-
clcenli illuftrace dal Mazocchi , nè di tanti
altri monumenti di quello genere trovati
non ha molto . ]
A Pavia fulla piazza del Duerno v’è la fta¬
tua equeftre , detta il Regifole , creduta da
alcuni di Commodo ; ma che rapprefenta
Lucio Vero , come diradi al libro XII. ca¬
po ri. §. 1 0. Avremmo noi pure un prege¬
vole monumento di quella fpecie , le l’ igno¬
rante avidità non avelie fatta fpezzare e fon¬
dere una ftatua colollale , trovata a principio
di quello fecolo a Lambrate , fito dittante tre
miglia da Milano . Una parte del piede ed
un pezzo di panneggiamento coperti di bel-
lillìma patina verdognola , elidenti predo ri
fignor D. Carlo de’ Matchelì Trivulh , ci tan¬
no argomentare quanto maeftrevolwente fof-
fe lavorata. . . ,
(a) Nel giardino reale di Verfaules vi e
la ftatua di un giovane nudo , incifa in rame
da Simone Tomallino nel fuo Recueil des
Jlat. , group. ee. de Verfaìlles, Tom.l. pl.26.}
e per quanto egli dice nella f»a prefazione ,
dovrebbe avere 6. in 7. palmi di altezza . A
quella li polfono unire le molrilfime figure
riportate dal conte di Caylus nella fua gran¬
de Raccolti di antichità tante volte citata ,
benché fiano per la maggior parte di poca
grandezza > e qualcuna riportata dal padre
ìvlontfaucon nell’altra fua Raccolta .
(b) Comprato dal re Filippo V. perigeo»,
doppie , che fanno circa 7 $ 000. feudi .
presso i Greci , e loro Pittura 49
meritare una tefta diVenere, minor della grandezza natura- — *
le , fu un antico butto di bell’alabaftro orientale , che fu LIB‘ VH"
donata dal lìg. cardinale Alettandro Albani al principe eredi- c415'11'
tario di Brunfwich .
jj\ 30. Degli antichi lavori in bronzo, che potrebbero ... in ingbil-
ettere in Inghilterra , un bolo n’ è a mia notizia , cioè il bu¬
llo di Platone che fi dice aver ricevuto il duca di Devon-
shire dalla Grecia trent’anni fa . Dicefi fomigliantiffimo al
vero ritratto di qiiel filofofo , che aveane fcritto il nome
fui petto * e che al principio del fecole antecedente , ef-
fendo flato imbarcato per la Spagna , fi perdè in un nau¬
fragio . A quello pur fomiglia un Erme del mufeo Capito¬
lino , annoverato fra le figure non conofciute (a) -
31. Tra i lavori in bronzo , fe meno confiderevoli Delie mone-
delie ftatue e d’altre grandi opere fono le monete , fono te
ette però fovente più importanti per le cognizioni che fom-
miniflrano ; e alla maggior parte de’ miei leggitori faranno
utili le notizie che quelle riguardano ; poiché , laddove
pochi hanno l’opportunità di vedere ftatue antiche di bron¬
zo , molti pofledono , e quali tutti veder poflono delle an¬
tiche monete , le quali , e per la piccolezza loro e per la
copia in cui ci pervennero , in ogni colto paefe s’incon¬
trano . Per quella ragione già innumerevoli libri abbiamo
intorno alle monete antiche , e in parecchi eziandio fi ra¬
giona della maniera con cui furono coniate ; onde io po¬
che cofe ne dirò (b) .
Tom. IL G 32. Ve-
(a) Varj lavori di bronzo collocò nel fuo
Multo il ligr.oi Conyers Middleton , e poi li
diede incili in iame ntlla tua opera intitolata,
Antiquitates Middittoniaaa, , nella quale de-
Icrivt il detto luo Muleo . Egli pe-ò non di¬
ce la grandezza .
C») l'o.lono qui nominarli alcuni de'prin-
cipalt di quciu fcritrori per coloro , che noa
fono molto vertati in quella materia : e fo¬
no, TAgoftini, l'Erizzo , l'Avercampio , l'Ar-
duino , Vaillant , Spanhemio, Buonanuoti ,
Begero , Bandurio , Haym , Gefnero , Morel¬
li, Pellerin, Frolich, Patino, Eckhell, Dutens,
Neumann , Magnati . Altri poflono vederli
P fello Hirfch Bihtiotkeca numismatica .
?o Meccanismo della Scultura
1 jf. 32. Vedonfi delle antiche monete greche coniate'con
' _ f ' ’y doppio impronto, uno incavato e l’altro rilevato . Tali pur
fono alcune monete d’ imperatori e di famiglie romane . In
quelle l’impronto incavato vi fu fatto per abbaglio ; ma
dei due differenti conj o ponzoni fi veggono didimamente
le prove fu alcune monete : ed io pollo molfrarne una , in
cui Nettuno dal lato rilevato ha la barba e i capelli cre-
fpi , la velie gli pende fulle braccia per dinanzi , e gira in¬
torno all’orlo un fregio di due cordoncini d’una teffitura
poco fretta ; laddove dalla parte incavata è fenza barba
con chioma lifcia : pendegii per di dietro la vede , e vi gi¬
ra intorno una ghirlanda di fpiche : da amendue i lati il
tridente è rilevato . Il fignor abate Barthelemy è d’opinio¬
ne che ne’ primi tempi le monete fodero battute fopra il
conio col martello in guifa che naturalmente venifiero ad
avere nel rovefcio un campo quadrangolare ed incavato .
Odervafi che l’impronto delle monete sì ne’ primi tempi,
che mentre l’arte fioriva , per lo più è quali piano (a) ; ma
ne’ l'ecoli feguenti ed ai tempi degl’ imperatori romani ve-
defi quedo più rilevato .
fai ficcare §• 33 • Meritano la nodra attenzione, non meno delle
e indorate, monete legittime , quelle che dagli antichi medefimi fono
date falfificate , delle quali altre fono date coperte d’ar¬
gento , altre d’oro . Le prime , che fono di rame vedito
d’una fottìi foglia d’argento, s’incontrano fovente fra le
monete de’ Cefali. Più rare fon le feconde, e una ve n’ha
nel mufeo del duca Caraffa Noya colla teda e nome d Alef-
fandro il Grande sì ben confervata che l’inganno non fi può
conofcere da altro che dal pelo (b) . Porterò qui un’ ifcrizione
eli-
(a) La retta di Aieflandro il Grande nella nelle OJfervaj. ijìor. fopra aie. medógl. , non
monera , che daremo in appreflo incifa in poche ve ne fono de’ Cetari in metallo rollo,
rame , è molto ben' rilevata . o giallo , che iono ftats ir.argsr.iate , o do-
(b) Fra quelle , che illuftra il Buonarruoci race , e anche prima inargentate , e poi do-
presso i Greci, e loro Pittura.
efifiente nella villa Albani e non ancor pubblicata , in cui fi
fa menzione dell’arte d’ indorar le monete .
D M
EEC1T M1NDIA HELPIS. C. IVLIO. THALLo
MARITO. SVO BENE MERENT1 QVI EGIT
OFF1C1NAS PLVMBARIAS. TRAST1BERINA
ET TRIGARI SVPERPOS1TO AVR1 MONETAE
NVMVLARIORVM. QVI VIXIT ANN. XXX1IIMVI
ET. C. IVLIO THALLO FILIO DVLC1SSIMO QVI VIXIT
MESESI1II. DIES XI ET SIBI POSTERISQVE SVIS (a) .
rate . E ficcome tante fe ne ritrovano , io
non le direi con tal licurezza fallificate dagli
antichi ; giacche l'inganno li poteva (coprire
facilmente $ ma crederei piuttolto , che ciò
folle fatto per gialle ragioni , e forfè nella
zecca della per elfer date in regalo a perlone
cofpicue ; oppure , che i particolari fe le fa-
celìero indorare per la loro bellezza , e per
confervarfele , come penlà il Buonarruoti l.c.
Tav. qo.pag. 373.
(a) Ho ridotta cosi queda lapide alla fua
vera lezione , come era data anche riportata
nel Giornale de' Letterati , Tom. VI. p. 258.
anno 1772. Non vi lì parla punto dell’arte
d’ indorare ; ma loltanto di un Cajo Giulio
Tallo , che fu padrone , o direttore , e fopra-
dante ( come può fpiegarlì in amendue i fen¬
di , quell’ egit officinas ) a due botteghe , ove
li lavorava il piombo , fituate una nella re¬
gione di Trallevere , e l'altra nella regio¬
ne IX. in quella parte , che li chiamava Tri¬
gono ; e in lèguito , oppure nello dello tem¬
po , anche direttore di coloro , che lavora¬
vano le monete d’oro . Credo che ognuno
polla edere facilmente perfuafo , che quedo
ne è il vero fenfo ; onde non mi edenderò di
più a ripeterne le prove , che darà altrove in
una lunga efpolizione il più volte lodato li-
gnor abate Gaetano Marini adai vantaggio-
lamente noto anche per le fue molte eiudi-
zioni nella materia riguardante la lapidaria .
Il eh. Autore della Jflit. andquaric-numifm.
avendo traferirta quella ifcrizione alla p. qg.
come qui la riportava Winkclmann , vi ha
per confegucnza ripetuti i medefimi errori .
G 2
Ca
LIB. Vii.
CAP. II.
Meccanismo della Scultura
9tS£SZ~SS=2=SÌSi
L 1 3 • V n 1 fTS, _ i _ i — ’■ ' r r ■■■. i - - ■ ■-■ .ju-i-i.... meenC)
CAP. III.
C A P O III.
Velia pittura prefso i Greci — Antiche pitture [coperte - Difegni
d’ alcune - Pitture originali ... di Roma . . . d’ Ercolano ... di
cui defcrìvonfi quattro de’ più bei pezzi . . . e due altri difepolti
a Pompeja - Autori di tali pitture ,
Delia pittura Avendo sì lungamente trattato della {cultura* ragion vuole
Stello i Greci. . . ... ° „
che non omettiamo di parlare dell arte di dipingere prello
gli antichi * e polìiam ora farlo con fondamento, recando¬
ci , oltre le notizie tramandatecene dagli fiorici , molte cen¬
tinaia d’antichi quadri feoperti in Ercolano , e nelle altre
città fepolte fotte le ceneri del Yefuvio . Ancorché le pit¬
ture rimaCeci non fiano che mediocri , da effe nondimeno
pofllamo in qualche modo inferire qual inerito avellerò le
più pregevoli, e dobbiamo riguardarle come fortunati avan¬
zi d’un lagrimevole naufragio .
Antiche pittu'-- jf. i. Prima d’efaminare il meccanifmo e l’indole dell’
ricoperte. antica maniera di dipingere darò in quello Capo uno Co¬
rico ragguaglio delle antiche pitture pervenuteci , l’età rin¬
tracciandone e gli autori .
jf. 2. In Roma molte antiche pitture fi fono feoperte ,
ma parecchie , o per l’incuria de’ maggiori o per la fola
azione dell’aria, fono Cate guaCate e diCrutte , com’è pur
avvenuto d’ alcune feopertefi in mia prefenza : l’aria, che
giugne a penetrare nelle camere a volta rimaCe per molti
fecoli ingombre dalla terra o chiufe , non folo altera i co¬
lori delle pitture che ivi fono , ma la Cella intonacatura
del muro corrode e guaCa .
J>'. 3- Ta-
presso i Greci , s loro Pittura . $3
jf. 3. Tale è flato forfè il deflino di varie pitture delle
quali oggidì altro più non abbiamo che i difegni coloriti
ferbatifì nella biblioteca Vaticana , prefTo il fignor cardinale
Albani , e altrove . Quelle , che difegnate veggonfì nella Va¬
ticana , erano per la maggior parte ne’ bagni di Tito . I di¬
fegni fono di Sante Bartoli e di Francefco fuo figliuolo ,
i quali probabilmente non li fecero fui luogo medefimo ,
ma li ricavarono da altri più antichi , tratti dalle pitture
originali ai tempi di Raffaello (1). Quattro pezzi di quefle
pitture ho pubblicati ne’ miei Monumenti antichi (2) . 11 pri¬
mo (a) , tratto dai mentovati bagni , è comporto di quattro
figure , e rapprefenta Pallade Mufica con due tibie in ma¬
no , quali in atto di volerle gettare , poiché una Ninfa dei
fiume , in cui la dea fi fpecchia , l’avvifa che , dando fiato
allo ftromento , le fi sformano le fembianze . Nel fecondo (b)
fi vede Pallade che prefenta un diadema a Paride , offeren¬
dogli iJ regno dAfia, le a lei vuol dare il pomo deftinato
alla più bella . Il terzo (c) , comporto di quattro figure ,
rapprefenta Piena , dietro alla cui fedia s’appoggia una don¬
na che è forfè una delle fue ancelle , e probabilmente
Allianaffa , che è la più nota fra le medefime . Dirimpetto
a lei Ila Paride in piedi , che prende in mano un dardo
dall Amore pollo fra lor due, mentre Elena ne tocca l’ar¬
co . Nel quarto (d) di cinque figure deefi ravvilare Tele¬
maco
ri) Che le Terme di Tuo lianoTtate Cco-
perte ai tempi di Raffaello , e che quelli ab
bia imitata quella maniera nelle famofe log¬
ge del Vaticano lo dimodra il lìg. abate Car¬
nuti coll autorità di fcrittori contemporanei ;
e appare evidentemente al fole confrontare i
dilegni delle logge con quei delle terme , ef-
lendo (fati amendue ultimamente pubblicati
anche coi proprj colori . Vi fu pure chi Co-
Ipetto che le danze delle Terme di Tito fieno
poi date nuovamente rinchiufe e riempiute
di terra per arte di Raffaello medefimo , af¬
fine di comparire egli dello l'inventore di
quella nuova maniera ; ma tal fofpetto , trop¬
po ingiuriolb ai talenti di quell’ impareggia¬
bile arrida , non ha alcun lodo fondamento .
(ri Il fignor Vink'Imann ne'fuoi Monu¬
menti da una. molto più edefa ed erudita de-
fcrizione e fpiegazione delle quattro qui ri¬
ferite pitture . Altri conlimili difegni tratti
dall'antico proponead da fpiegare , quando
ciò fcriffe .
(u) Monum. ani. ined. par. I. cap. p. ri. 2.
pag. 20. n. iS.
(b) ibid.par. il. cap. z. num. 2. pag. 1 j6.
num. 1 1 p.
(c) ibìd. num. i 1 4-pag.i SJ.
C d ) ibid. num. 1 6 a. pag. zi 4.
LIB VII.
CAP: III.
Difegni d’ai-
cune .
LIB. VII.
CAP. III.
Pitture origi¬
nali . . .
.. di Roma...
$4 Meccanismo della Scultura
maco in compagnia di PiGllrato nella cafa di Menelao ,
ove Elena al figlio d’UlilTe, dolente per non poter trovare
il padre , offre in un cratere o tazza profonda il nepente ,
bevanda che facea dimenticare i mali e la rimembranza do-
lorofa delle perfone perdute .
jf. 4. Oltre i difegni delle antiche pitture , alcune tut¬
tora ne efiflono , cioè una pretefa Venere e una Roma nel
palazzo Barberini , le così dette Nozze Aldobrandine , il pre-
tefo M. Coriolano , e 1’ Edipo della villa Altieri , oltre fette
pezzi efiflenti nella galleria del collegio Romano , e due nella
villa Albani .
$■ Di grandezza naturale fon le due prime . Roma
è fedente , e Venere giacente ; in quella pittura però Carlo
Maratta rellaurò alcune cofe , e fra le altre l’Amorino (a) .
Fu efia trovata nello fcavare i fondamenti del palazzo Bar¬
berini , e credefi che ivi pure fia Hata fcoperta la figura di
Roma . In un ms. unito alla copia di quefta pittura fatta
per ordine dell’imperatore Ferdinando III. , leggefi che fu
fcoperta nel 1656. prelTo il battolerò di Collantino (a); dal
che s’ è argomentato che opera fia' del IV. fecolo . Io ledi
però in una lettera ms. del commendator del Pozzo a Nic¬
colò Heinfio , che fu trovata quella pittura ai fette d’aprile
nel 1 655.; ma non vi fi dice in qual luogo: la Chaufìe ne
badata la definizione (b) . Un’altra pittura detta Roma trion¬
fante (r) , compolla di molte figure , che vedeafi altre volte
nel medefimo palazzo , or più non v’ è : forfè infracidi e fi
disfece , come il pretefo Ninfeo ( d ) .
jf. 6. Le nozze Aldobrandine , dove fi vedono molte fi¬
gure alte circa due palmi , difepolte furono non lungi da
fan-
(a) Vedi Tom. 1. pag. 38 y. n. b. e la dà pure il fignor Lens Le eojlume ec.
(.a) Lamb. Comment. de aug. bibl. c&f.vin- pian. 32. fig 1 06.
dob. Tom. 11I. IH. 3. adait. 1 6. pag. 376. (e) Spon. Retk. d'antiq. pag. 1 py. , Montf.
(b) Muf. Rom. Jecl. K . cap. V. pag. tip. Ani. expl. Tom. l.par il. pi. 193. n.2.
ea.it. 1 690. [La figura la da alla pag. 32., (à) Holft. Comment. in vet. pici, nyrnph.
presso i Greci , e loro Pittura . $$
Tanta Maria Maggiore nel luogo ov’ erano altre volte gli orti
di Mecenate (a) . Rapprefentanlì in quella pittura , ficcome ho
dimoflrato ne’ miei Monumenti antichi ( b ) , le nozze di Peleo
e di Teti , predo i quali le tre dee delle flagioni , o piut-
toflo tre Mule Tuonano la cetra e cantano l’epitalamio . Ve¬
dali ciò che pur ho detto intorno a quella pittura nelle Ri¬
cerche full’ allegoria (c) .
jf. 7- La quarta pittura , cioè il pretefo Coriolano , non
è già perduta , come pretende du Bos (d) ; ma vederli può
anche oggidì nelle terme di Tito , in quel luogo ove tro¬
vato fu il Laocoonte (a). L’ Edipo (e), almeno nello llato
in cui trovafi attualmente , è inferiore alle fin qui mento¬
vate pitture. In quella però deve notarli una particolarità,
e lorle non ancora ofiervata da’ moderni ; poiché 1’ ha omef-
la lo llelTo Bellori pubblicandone il difegno . Nella parte
fuperiore , ove la pittura è quali del tutto cancellata , ve-
aefi come in lontananza un alino e ’l fuo conduttore che
con un pungolo lo fpigne innanzi ; ed è quello fenza dub¬
bio l’alino fu cui Edipo caricò la sfinge che aveafi recata
dal monte, e portolla quindi a Tebe . Ma ciò non fi è da¬
gli altri divilato , perchè l'opra tal pittura fono flati dati
de’ nuovi colori .
jf. 8. Le antiche pitture , che ferbanfi nel mufco del col¬
legio Romano , tratte furono in quello lecolo da una camera
alle
(a) Zuccaro Idèa de' Pittori , lib. z. p.37.
(.b) Par. I. cap.i n. pas.6o.
(<0 pug-.qS. & $Q.
(<0 Rèflex, fur la poef. ec. feci. 37. Tom.I.
Pag- 17*.
(a) Ne dà la figUTa La ChaulTe Pici, anti¬
qua, ec. Tab.i . (opra un poco cfatto difegno.
Il noftro Autore in altro propolito nella Pre-
f?h ai Monum. ant. ined. p. XXIJ1. così ne
fcrive : „ La pittura antica che s’è conferma¬
ta nelle tenne di Tito , ove credei! figurato
Marco Coriolano alla certa dell’armata in at¬
to di combatter? contro la patria , e la ma¬
dre di lui e la conforte che gli fi fanno in¬
contro co' loro figliuoli , oltre eifere la (lam¬
pa diverfa della pittura , vedefi in quella el-
prefio un avvenimento accaduto in luogo
chiufo , ciò che non può adatrarfi all'abboc¬
camento di Coriolano con la madre , e con la
conforte , tenutoli in campo aperto ; doven¬
doli piuttorto riferire ai Ettore , e ad An¬
dromaca ; tanto più che la donna , la quale
parla col pretefo Coriolano, non è attempata,
come lo moftra la (lampa , ma giovane .
(e) Bellori Pici. vet. in fepulcr. Nafin.
Tab.i p.
LIB. VII.
CAP. III.
L1B. Vii.
CAP. III.
S '6 Meccanismo della Scultura
alle radici del monte Palatino dalla parte del Circo Maflimo „
I migliori pezzi fono un Satiro che beve a un corno , alto
due palmi , e un paefe con figure grandi un palmo , fupe-
■riore a molte pitture di paefì (coperte ad Ercolano (a) . Nel¬
lo ftelTo luogo e al tempo medefimo s’ è fcoperta una delle
due pitture della villa Albani : fu fcelta allora , fra le altre
fette , dal fignor abate Franchini minillro del Gran Duca di
Tofcana , dal quale ebbela il Cardinal Palfionei , dopo la
cui morte pafsò nella mentovata villa . Vedefi incifa in ra¬
me da Morghen , come un’ appendice alle pitture anti¬
che pubblicate dal Bartoli , e più efattamente dilegnata ve¬
derli può ne’ miei Monumenti antichi ( a ) . V’ è nel mezzo fu
una bafe una piccola figura ignuda , che ha l’elmo incapo,
lo feudo nella finifira , e nella delira una mazza circondata
di molte punte, limile a quelle che ufaronfi ne’ balli tempi.
Sul pavimento da una parte è una piccol’ara, dall altra un
gran braciere , e da amendue follevali in alto il turno . Stan¬
no ai due lati due figure muliebri veliate , cinte il capo di
diadema: una fparge l’incenfo full’ara , e l’altra fembra far
lo ftelTo full’accefo carbone del braciere colla delira , men¬
tre colla lìnillra regge un piatto di frutti , che pajono fichi .
Rapprefentali qui a mio parere un fagrifizio che fanno a
Marte Livia ed Ottavia moglie l’una , e l’altra Lorella d’Au-
gufto , come far lo foleano , efcludendone gli uomini , al
primo di marzo le matrone romane nella feda, che perciò
chiamava!! matronale (b) . E’ forfè quello quel medefimo fa-
gri-
(a) Le pitture , che Ranno in queflo Ma- Autore , che daremo nel Tomo ni. , e altro-
feo , e lì fanno vedere per antiche , oltre- ve . Quella , che viene lodata dal Montfaucon
padano i fettanta pezzi . Sarebbe lunga cofa Diar. icaiic. cap. 16. pag. 233., e dal Ga¬
li voler qui efaminare fe fieno veramente an- leotti Gemmi anc. liner, pan. il. Tab. VI.
tiche tutte , o nella maggior parte , oppure fig. V. , rapprefentante un architetto veftito
di mano modem» , come tali fi vogliono tut- di verde coll' archipendolo in mano , ed altri
teda molti , e tra gli altri dal iignor abate (frumenti, trovato in un fepolcro fulla via
Amaduzzi nella delcrizionc delle pitture dei Appia , ora più non vi efiife .
Dapiferi, delle quali parleremo qui apprefib , ( a) num. 1 77.
pag. 30. , in una nota alle lettere del noftro (A) Ovid. Faft. lib. 3. verf. iyo.
presso i Greci , e loro Pittura $7
grìfizio di cui parla Orazio (n) , latto da quelle due romane ■
pel felice ritorno d’Augufto dalle Spagne ; egli però non di¬
ce a qual dio fagrificaffero .
jf. 9. L’altra pittura della villa Albani , fcoperta alcuni
anni fa in una camera d’un antico pago o borgo fulla via
Appia a cinque miglia da Roma , ha un palmo e mezzo di
lunghezza , e la metà di larghezza ( b ) . Vi li rapprefenta un
paefe con fabbriche e figure d’uomini e d’animali, dipinto
con molta franchezza, con graziolo colorito, e con grande
intelligenza di prolpettiva per la lontananza . L’edifizio prin¬
cipale è una porta d’un arco lolo , con una trave incallrata
negli ftipiti e folfenuta da una catena di ferro , che fcorre fu
una girella per alzarla o abballarla al bilogno . Sopra l’arco
v’ è una llanza per la fentinella . La porta conduce a un
ponte , fu cui pallano de’ buoi , e fotto cui fcorre un fiume
che va a gettarli in mare. Sulla riva è un’alta pianta, fra
i rami della quale Ifa una fpecie d’armatura di tetto , e vi li
veggono pendenti delle tenie o bende alla pianta offerte (c) .
Così prelfo Stazio ( d ) , Tideo padre di Diomede per onorar
Pallade appefe ad una pianta a lei facra delle bende purpu¬
ree con orlo bianco ; e così di gemme preziofe ornò Serfe
un’altra pianta (e) . Sotto l’albero vedefi un fepolcro : e
diffatti foleano quelli prelfo gli antichi all’ombra delle pian¬
te elevarli (a; , anzi talora da ehi le piante forgeano (f) .
La perfona , che fovr’un altro di quelli fepolcri li ripofa ,
indica qui forfè la via pubblica , lungo la quale foleano i
Romani colimi re i loro tumuli (b) .
Tolti. IL H jf. io. Non
LIB. VII.
CAP. III.
CO Carm. lib. 3. Ode 14. verf j\
(fi) Monum. ant. r.um.zoS .
(c) Philoftr. Iloti, db. 2. 11.3 4. op. Totk.iI.
pae.Spp.. Piud. Lontr. Cjyrnm. db. 2. v.i 0 0 9.
(d) ìheb. /ib.2.v.73X.,& iib.i 2.V.4Q2.,
E ul ! 6 y v. Lib. 4. catm. 4. v. p2 .
(e) /LLan. y ur. hi fi. Lib. 2. cap.i 4.
CO Properzio lib. 2. cleg.13. verf.33. e 34.
dcliderava che un lauro facelle ombra al luo
lepelcro .
(/) Hor. Epod. $. verf. 17. , Plin. lib.i 6.
cap.44.Ject. SS.
(b) Vedali quella pittura appreflo in fron¬
te al lib. XI. j incita in rame ,
LIB. VJI.
CAP. Ili-
$8 Meccanismo' della Scultura
jf. io. Non parlerò qui d’ altri piccoli pezzi d’antiche
pitture fcopertifì negli anni 1722. e 1724. nelle mine de!
palazzo de’ Cefari , poiché a cagione della muffa non fono
più riconofcibili . Quelli , elfendo flati fiaccati dal muro
coll’ intonacatura , furono collocati nel palazzo Farnefe fui
Palatino, e quindi trafportati a Parma , e pofcia a Napoli,
ove con altri preziofì avanzi d’antichità rimafero per più di
vent’ anni chiufì nelle loro cade in flanze umide , coficchè
quando ne furon poi tratti fuori , appena più vi fi vedeano
indizj della pittura : in tale flato lono oggidì efp olii a Capo
di monte. Una Cariatide coll’intavolato che follie ne , tro¬
vata nelle mentovate mine , fi è ben confervata , ed è ora
a Portici fra le pitture d’ Ercolino . Un altro pezzo della
pittura palatina rapprefentante Elena che , fcendendo dalla
nave, s’appoggia a Paride , è flato indiò e pubblicato' nell"
Opera di Turnbull fulla pittura degli antichi (a) .
(a) Vinkelmanti nella prima edizione ih
quello luogo nominava anche le pitture del¬
la piramide di Ceftio , dicendole fvanite , e
cancellate dall’umidità: il che no n è total¬
mente vero . Se ne pofibno vedere le figure
in rame date dal Falconieri , che le illuftrò
con una lunga, dillertazionc inferita in ap¬
pendice alla Roma antica del- Nardini . Tra
le pitture trovate fui principio» di quello fe-
colo in Roma , una ne comprò il fig. Middle-
ton , e la pubblicò col reità del ino ninfeo'
nell'opera dianzi citata A ttiquitates Middle-
toniam : altra comprata da! dotror Mead pa¬
rimente ingiefe è data in rame dal fig. Dygby
in fronte della fua edizione di Orazio Fiacco
fatta in Londra nel 174*). , e ne parla anche
du Bos Refìex : far la poef. ec. Tom. I.Jict.37.
pag. 37 S. Il Cardinal di Rohan ne portò un’
altra in Francia , che poi donò al duca d’Or-
leans , trovata pure in Roma nel 1721. fui
monte Efquiiino . Se ne da il rame e la de¬
finizione dal fig. Marcati de Mautour nell'
Academ. des Infcript. Tom. V. HiJÌ. p. zq7.
Di certe altee , che nel 1702. furono trovate
nelle- rovine dell’ antica Capua , ed altre in
una villa tra Napoli , ed il Vefuvio nei 1709.
ne parla du Bos l.cit. pag.pSo. Ma quelle che
meritano particolar menzione Coro le feo-
pe cte negli anni lcorfi fui detto monte Efqui-
Jiuo , e fui Celio . Le póme furono trovate
jf. ri. Quan-
nella villa Negroni l’anno 1777 Effe confi-
ftono in tredici quadri di poca altezza , tut¬
ti dipinti di buona maniera con fifone , ed
emblemi di Venere , di Adone , di Bacco
d’Arianna , ed ornamenti bellilTuni . Furono
fui luogo ftclfo vendute ad un rnglelé , e for¬
fè dopo qualche tempo avranno lofterto dan¬
no , come ha detto Winkelmann che accader
fuole alle pitture antiche allorché vengono ef-
pofte all’aria . Se ne fecero peròi difegni- , tre
de’quali , ora pofTeduti dal lìgnor cavaliere de
Azara , volle efcguirli fi fignor Mengs , e co¬
lorii li , come avrebbe fatto anche degli a’tri
fe folfe fbpravìlluto ; e nove ne tono già in¬
cili in rame . Il fignor cordigliere Bianconi
pensò allora , che ove furono feoperte vi
potei!; edere un luogo di delizie appartenen¬
te a Lucilla moglie di Lucio Vero- , e figlia
di M. Aurelio , e di Fauftina ; argomentan¬
dolo da un medaglione de! re di Francia ri¬
portato dal Vaillant Numifm. ec, Tom. ni.
pag. t pf. , nel rovefeio del quale fi vede rap-
prelèntato il foggetto che è in una di quefti
quadretti colorito dal fignor Mengv ; cioè un'
ara , fu cui fta in piedi un Amorino alato , e
vicina una donna llolata , che colla deftra
fienaie un albero, da cui cade capovoltomi
altro Amorino quali che foffe un pomoj c
nel diritto vi è la ceda di Lucilla colla i f cri—
zione . Un limile medaglione le pelliede sai-
presso i Greci , i loro Pittura .' $9
jf. 11. Quando parea che folle perduta ogni fperanza
di trovare antiche pitture , accadde la rimarchevole fcoper-
ta delle città fepolte dal Vefiivio , dalle quali furono tratti
mille e qualche centinaja di pezzi d’ intonaco di muro di¬
pinto , ed elpofii nel muieo Ercolanenfe . Alcuni trovati fu¬
rono in Ercolano medefimo , altri nella città di Stabbia , e
gli ultimi in Pompeja , che s’è più tardi fcoperta . -
fi'. 12. Le quattro più ragguardevoli, tra le pitture d’Er-
colano , trovate fui muro in certe nicchie d’un tempio ro¬
tondo , rapprelentano Tefeo dopo d’aver uccifo il Minotau¬
ro, la nafcita di felelo , Chirone e Achille, Pan e Olim¬
po . In Tefeo non fi vede certamente l’idea della bellezza
di quel giovan eroe che fu prefo per una fanciulla al fio
arrivo in Atene (a) . Avrei voluto vederlo con lunga e fciol-
ta chioma, qual egli e Giafone , allorché entrò per la pri¬
ma volta in Atene , portarla foleano . Doveva Tefeo anche
nel retto iomigliare allo ttetto Giafone , qual ci vien dipinto
da Pindaro (b) cotanto bello , che n’ era prefo da maravi¬
glia il popolo al vederlo, e credea di mirare Apollo o Mar¬
te . Nella pittura di Telefo 1 Ercole non fomiglia punto al
H 2 <?re«
clic Tilluftre prelato Gaetanì ; cnoi ne dare¬
mo la figura in apprefio Vedali l’Antologia
Romana anno 17S0. n.32. Tom VI. p. 231.
t fegg. Le altre (coperte lui Celio vicino all'
ofpedale di s. Giovanni in Laterano nel 1780.,
aneli’ elle di_ molto buon pennello, fono in
numero di lette, delle quali non fono andate
efenti dall’anzidetta difgrazia , che due , c
mezza , polTedutc ora cali’ Emo lìg. Cardinal
Palletta pro-teforiere di Sua Santità . Rap-
prelentavano fecce belli giovani di grandezza
naturale vediti di un abito di color cangian¬
te , uniforme, non piu veduto , diodo , e
lungo oltre mezza gamba . Hanno capelli
biondi chi corti , e chi lunghi lino alle fpal-
le , rea tutti legati con una fettuccia ad ufo
di diadema ; e al piede nudo fono cinti di
un galante fandalo aliai leggiero . 1 primi
lei in atto di camminate , portano ciafcuno
un piatto di vivande , parte cotte , e parte
crude : 1 ultimo , che ha degli ornamenti al¬
quanto divelli all’ abito , fta fermo in piedi
in atto come di prefentare un bicchiere , che
tiene nella delira follevaro al pari della teda ,
ed ha accanto due vali . Sono date incile, e
pubblicate nell'anno Icorfo 1785. da Gio. M.
Ladini chier. regol. Somafco con due diverfe
fpiegazioni delli eh. dgnoi ab. Amaduzzi , e
l’ gnor ab. Giovenazzi , il primo de' quali
penta, che quei giovani minidrallero ad un
convito profano , e l adro ad un religiofo ,
de’ quali molto abbonoava l'antica romana
luperdizione , e forfè dei Salj . Si noti final¬
mente Terrore del P. Montfaucon , il quale
nel fuo Diar. icalic. cap.16. pag. 233. dava
per antiche certe pitture del Maufolee d’An-
gudo in Campo Marzo , che fono moderne ,
come già notò ficoioni nelle fue OlTervazio-
ni (u quel Diario , pag. 31 . ; e conlìllono in
alcune canne , e foglie con un’ arma papale
in parte rovinata .
{a) Pauf. lib.j. cnp. 1 p , pag. 4.4. princ.
(d) Tyth. One 3. \cj. 131. Jlqq.
LI 15. VII.
CAP. III.
. . . d’ErcoLi'
LIB . VII.
CAP.III.
6o Meccanismo della Scultura
5 greco Alcide , e affai volgari fembianze hanno le altre tefte ,
Achille fta cheto e inoperofo , ma affai lignificante n’ è il
volto : fi fcorge ne’ Tuoi tratti un’idea che prefagifce un fu¬
turo eroe , e negli occhi Tuoi , che con grandiffima atten¬
zione tien filli in Chirone , fi ravvila una viva avidità di la-
pere per compiere preffo il corfo della Tua giovanile idru-
zione , e rendere poi gloriola con grandi imprefe la breve
carriera de’ giorni Tuoi. Se gli vede in fronte un nobil pu¬
dore , e quali il rimprovero di fua poca abilità , per cui il
fuo irti tutore gli ha levato di mano il plettro con cui Tuo¬
nava la lira , per correggerlo ove aveva errato . Egli è ap¬
punto quale lo vuole Aridotele (a) : la dolcezza e i vezzi
della gioventù fono in lui miffi alla fenfibilità e al nobile
orgoglio ,
jb 13. Sarebbe defiderabile che i quattro difegni fui mar¬
mo ivi pur elidenti , ne’ quali v’è il nome delle perfone e
dell’autor medefimo , chiamato Alessandro Ateniefe , foffer
di mano d’un qualche celebre maeffro ; ma elh non ci dan¬
no certamente una grande idea della fua abilità : le fifono-
mie delle tede fon volgari , e ne fon mal difegnate le ma¬
ni ; e ognuno altronde ben fa che le edremità delle figure
umane fanno , piucchè le altre parti , conofcere il merito
dell’artida . Quede pitture monocromatiche, cioè d’un lo!
colore , fatte fono col cinabro , che è dato poi annerito
dal fuoco . Di queda maniera di dipingere parlerò nel Capo
feguente .
jf. 14. Le più belle fra quede pitture fono le Danzatri¬
ci , le Baccanti , e i Centauri , alti meno d’ un palmo , e
dipinti fu un fondo nero, ne’ quali fi fcorgono i tratti d’un
dotto e franco artida . Vedendoli fui principio sì bei pezzi,
che fatti pareano d’un fol colpo di pennello , fi defiderava
di
(a) Rhet. lib. I. cap. f.
presso i Greci, e loro Pittura. ói
di (coprirne copia maggiore, e ’l defiderio fu compiuto alla “““*=■“»
C j i ^ lib. vii.
fine del 1761.
CAP. Ili,
ij. Nello fcavare fra le ruine diSrabbia (a), fu tro- ...dicuidè-
vata una camera quali tutta vuota, ove gli opera] vedendo froTcf pczi
al bado di un muro terra loda , e fcavandovi , quattro pezzi 21
di pittura fcoprirono ; ma nel volerla fgombrare ne furono
rotti due colla zappa . Erano quelli quattro pezzi tagliati e
(laccati dal muro , indi appoggiati l’un all’altro a due a
due , perchè avedero maggior confidenza , in guifa però
che la parte dipinta reda(Te in fuori . Che quelle pitture
non fiano date portate colà da altrove, com’io ed altri con¬
getturammo a principio , ma fiano date anticamente (lac¬
cate dal muro in quel luogo dedb ove fi trovarono , lo
hanno in feguito dimodrato le fcoperte fatte nella città di
Pompeja , ove anche oggidì nelle cafe fgombrate dalla terra
veggonfi e tede e pitture intere (laccate dal muro ; il che
fu fatto probabilmente nel tempo dedo che le ceneri avean
cominciato a coprire la città . Forfè que’ miferi abitatori , i
quali ebber tempo prima che fuggidero , di mettere in fal-
vo una parte delle loro ricchezze , dopo quel funedo acci¬
dente , avendo il monte celiato di mugghiare , tornarono
all’abbandonata città , e aprendoli ima (Irada alla loro cafa
fra le ceneri e le pomici , tentarono di tralportarne non
folo gli arredi e le maderizie , ma eziandio le llatue , come
appare dai loro piedellalli , che foli vi fi trovarono . E fic-
come vediamo che hanno perfino levati i cardini di bron¬
zo dalle porte , e gli dipiti di marmo , è ben probabile
che tentadero pure di portar via le pitture . Non trovan¬
doli di quede le non alcune poche daccate dal muro , dob¬
biamo credere che una nuova pioggia di ceneri , quella for¬
fè
(a) Nelle, fcavaziom di Portici fatte in fe- mici nella dcfcrizionc delle Tavole numerate
firaro del 1761. , come fi dice dagli (Accade- qui apprelfo .
/
6 2 Meccanismo della Scultura
" ■ fe che fini di feppellire la città , abbia ciò impedito , ed
lxb.vìI. abbja]j pur obbligati a lalciar dov’ erano i quattro pezzi
CAP. III. , ^ < • .
già tagliati .
fi. 16. In quelli la pittura ha tutt* all’ intorno tre lille
di vario colore : la più ellerna è bianca , quella di mezzo
violacea , e verde la terza , contornata da una linea di co¬
lor cupo : quelle tre lille non fono più larghe che la punta
dèi dito mignolo , e fiotto di elle v’ è un’altra fitrificia bianca
larga un dito . Le figure fono alte due palmi romani e
due onde .
jf. 17. Sebbene quelle pitture fieno filate pubblicate (a)
dopo la prima edizione della mia Opera , ciò non oftante ,
non ho giudicato opportuno di fiopprimere quanto già avea-
ne fcritto , perchè l’Opera delle pitture d’ Ercolano è nelle
mani di pochi , e mi lufingo altronde di averne indovinata la
vera lignificazione .
jf. 18. La prima fiembra rapprefentare un poeta tragico
fedente , voltato di faccia , con velie bianca che gli arriva
fino ai piedi , quale gli attori tragici portarla foleano ( b ) ,
con maniche lunghe lino al pollo della mano . Ei fiembra
un uomo di cinquantanni, ed è lenza barba (*) . La larga
falcia a color d’oro , che tien fiotto il petto , ha qualche
rapporto colla Mula tragica , che fiuole generalmente avere
una cintura più larga delle altre (r) . Egli tien nella deltra
un ballone o ficettro , lungo quanto un’alabarda, nella cui
cimi v’ è un fregio largo un dito a color d’oro , limile a
quel-
GO Pict. d’Ercol.Tom. IV. Tav. 41 . 42. nuti , hanno la barba , e l’ha pure Efchilo
43. Ù 44. fu una corniola del mufco Stofchiano De-
(i) Lucian. Jup. trag. §. 41 . oper. Tom. il. Jcript. des pierr. grav. du Cab. de S'ofck ,
pag.688. [e in Cy.iico , §. 1 6. Tom. al. et. 4. Je8. 1. n. pi . pag.417. , ove un’aquila
pag. S48. gli lafcia cadere fui capo la teftuggine per cui
(*) Probabilmente qui rapprefentafi uno morì . Se ne veda la ligura ne’ miei Monti¬
ósi celebri poeti tragici della Grecia , ma qua- mentì antichi , num.i 67.
le ei lì a non fi può determinare . Sofocle ed (c) V. Monum. ant. ined. Par. I. cap. 18.
Earipide ne’ bulli , che di loro ci fon perve- in fine , pag. j6. num. 46.
presso i Greci , e loro Pittura . 63
quello che ha in mano Omero nella Tua apoteofì (a) (*) . Gli
attraverfa amendue le cofce , e copre in parte la Tedia un
panno roflo-cangiante (b) , Tovra cui alla finillra pofa la
fpada foderata , ch’egli colla manca mano impugna , ed ha
verde il centurino . Quella fpada può avere lo Hello li¬
gnificato che nella figura dell’ Iliade nella detta apoteofì ,
la quale è così armata , perchè contiene la maggior parte
degli avvenimenti eroici acconci ad efler argomento di tra¬
gedia . Volge a quell’uomo le fpalle una figura muliebre, che
ignudo ha l’omero deliro , e di giallo è vellita (c) (**) . Ella
ha piegato a terra il deliro ginocchio innanzi ad una ma-
fchera ornata di alta e lunga capigliatura detta oyxos , poli¬
ta fu una fpecie di baie , entro una cafietta poco profonda ,
i cui lati fono intagliati dall’alto al ballo , e da cui pende
un panno azzurro con due bianche falce ai due lati , ter¬
minate da due cordoncini » che finifeono in un nodo . La
figura Ila con un pennello o calamo fcrivendo fu una ba-
fe , che da ella vien ombreggiata , forfè il nome d’una tra¬
gedia ; non vi fi feorgono però lettere , ma foltanto alcuni
tratti irregolari . Quella, a mio parere , è Melpomene, e lo
argomento anche dai capelli tirati fu e legati dietro fulla
tella , quali portarli foleano le vergini . Dietro alla mafehe-
ra Ha un uomo , che con ambe le mani ad un lungo ba-
Hone
LIB. VII.
CAP. 111.
(a) Nel palazzo Colonna , portata in ra¬
me più correctamente da! fig. ab. Vifconri in
fine del Tomo I. del Mufeo Pio-Clementino .
(*) Nella guada figura fedente d’Euripide
col fuo nome , elìdente nella villa Albani , e
da me pubblicata n c' Monum. ant. n.i 68. ,
vedefi ancor un redo d’un fimil lungo bado-
ne , cui impugnava la mano del braccio man¬
cante . Potrebbe metterli in mano ad Euripi¬
de , eome agli altri tragici , un tirlo , qual
gli fu dato nel redaurarlo , fecondo l’autore
d’un epigramma fatto fopra, di lui ncll’Anthol.
i ib. $. num. 4.
^ - • • . Ty leftffQa/
Otti ri fiv 6vjUsAvi<r»v Ir AtJAv Supza
irticstùi »
[ . . ; . erat enirn videre
Ut olim in pulpitis Athenicnfibus thyr-
fos vibrans .
(b) Gli Accademici dicono roffo incarnato.
(c) La vede di color cangiante' tra il verde
e il giallo , con una cinta a color di rofa , e
la fopravede , o manto , che le ricade fulle
cofce , e fui piede dedto , è di color cangiante
in lacca , e in turchinetto . Cosi gli delTi .
(**) Barnes nel fuo Euripide , Phcenifs.
verf.14.g8. , ha tradotto rsxiVa xpcDcótas’a» »
fola fimbriata , quando dovea tradurre fia¬
la crocea . Par che dubitaile le gli antichi
portalfero vedi di color giallo .
LIB. VII.
CAP. III.
6 4 Meccanismo della Scultura
Itone s’appoggia, e guarda la donna che fcrive , cui pur
mira la figura dell’uomo ledente .
jf. 19. La feconda pittura è comporta di cinque figure.
La prima è una donna afiifa con un omero ignudo , coro¬
nata d’ellera e di fiori , e tien nella finirtra un rotolo , ofiìa
un volumetto aperto che accenna coll’indice della delira.
La verte è di color paonazzo , e gialle ne fono le fcarpe o
piuttorto le pantufole colla fuola rolla . Sta dirimpetto a
quella una donna , che fuona una fpecie d’arpa detta barbytos ,
alta quattro pollici e mezzo ; e tien nella delira una chiave
da accordare , terminata fuperiormente in due uncini a fo-
miglianza della Y , fe non che quelti fono alquanto ripie¬
gati , come chiaramente fi vede in due fimili ftromenti di
bronzo , de’ quali uno è nel mufeo Ercolanenfe lungo cin¬
que pollici , i cui uncini terminano in telèe di cavallo , e
l’altro aliai elegantemente ornato trovali nel mufeo Hamil-
toniano . Forfè una limile chiave cogli uncini ripiegati in
dentro tiene in mano Erato fu un’altra pittura Ercolanenfe ,
anziché un plettro , come altri pretefe (a) ; tanto più che
quello le farebbe inutile , tuonando ella il falterio colla fi¬
nirtra . L’arpa della noftra figura ha fette caviglie , dette
da’ Greci àvrv £ ^?p«Jar (b) , ed altrettante corde. In mezzo
a quelle due figure muliebri fiede un tibicine , vellito di
bianco , che fuona al medefimo tempo due tibie lunghe
mezzo palmo e diritte (*) , e le tiene in bocca a traverfò
una bianca benda , chiamata rcptor , qòp/3/ov , e q.op/3uà,
la quale parta fopra le orecchie , e va a legarfegli dietro
alla tella (a) . Si fcorgono Lulle tibie varj tagli per indicare
i diverli pezzi di cui fono compolle , cioè le diverte por¬
zioni
(a) Pitt. d'Ercol. Tom. il. Tav. 6. labilmente quelle che fi chiamavano doriche;
(£) Eurip. Hippol. v.i 1 jf. [ Jugum ckor- le frigie erano ripiegate in fuori .
darum . (a,) Vedi Tomo!, pjg. 360.
(*) Le due lunghe tibie diritte erano prò-
presso i Greci , e loro Pittura ;
zioni di canne coi loro nodi , poiché non la fola lìringa ,
o lo zufolo , ina le tibie eziandio colle volgari canne fa-
ceanlì , fe non che per quelle generalmente fi adoperavano
le canne che forgevano prefio l’Orcomeno nella Beozia (a) ,
le quali efiendo lenza nodi poteano fomminillrar tibie d’un
pezzo folo (*) . OiTervo qui che fu gli antichi monumenti ,
ove i tibicini ora fuonano una tibia fola , cioè la finiilra ,
ed ora due : quelle fono di grofiezza eguale , laddove , fe¬
condo Plinio (<i) , la finiilra elfer dovea maggiore, poiché
formava!! quella colla parte inferiore della canna , mentre
della parte fuperiore fi Iacea la delira (i) . Stanno in piedi
dietio la fedia della prima due figure virili coronate di fron-
di verdi con delle bacche : quella che fi vede di profilo è
vellita di color verde mare (e) , e l’altra ha l’abito paonaz¬
zo . 1 capelli di tutte le figure di quello quadro fono di
color bruno .
Tom. IL
(a) Plinio /ti. r 6. cap.3y.fecl.66.
(*) Le tibie compolte di varj pezzi , co¬
me quelle della nortra pittura , chiamavaolì
s 1 o.T'-pi'i , gradarle ; poiché aveano , a cosi
dire, divertì gradi . Trovandoli nel ninfeo
Ercolanenfc molti pezzi di tibie i quali non
hanno l' incaltro per commetterli uno nell’
altro , ne viene per confeguenza che dovean
edere lòftenuti da un lungo tubo o cilindro
interno . Didatti così formavano le tibie lo¬
ro gli antichi , e tal tubo era di metallo , o
d un legno ti aforato , quale tuttavia li feor-
ge nel detto mufeo in due pezzi di tibia im¬
pietrita , e nel mufeo Cortonenle conferva!!
un antica tibia d'avorio col tubo interno
d' argento .
(a] tip./ 6. cap.j j. feci. 66.
(i) A quella a°giugnerlì poflono alcun 'al¬
tre oflcrvaziom (opra le tibie degli antichi,
rifguan'anti la divertir loro materia e ftrut-
tura . Per ciò che fpetta la materia , altre era¬
no di bulbo, Ovii. Metam. lib.i 4. v. y 37. -,
altre di oda di cervo o di capra , Athen.
li’3- f. c.zy. p.i X 2. D. , & Callim. Hymrt. in
Diari, re f. 244. , cd altre di metallo, quali
fpccialmentc u fa vanii alla guerra, Barthol.
Ve ni. i cc. Hi. y. c. 7 1 Fìigj e gli Etrufchi
iianno col'.uinat* nelle loro tibie di adattarvi
un 'apertura i corno a' codone , odia a queir
dire. .'.ita dond'ef.e il fiato , Eufth. Commetti.
I jf 20. Quat-
in Homer. lliad. £ , & Athen. Hi. 4. in fine.
Maggiori varietà ancora , che non nella ma¬
teria , feorgevanfì nella forma e (bruttura lo¬
ro . 11 lignor Winkelmann nc ha accennate
alcune : noi colia feorta del Battolino , del
Meuilìo , del Caufco de la Chaude , c dell'
Anonimo Maurino [ilP. Martin] ne aggiu-
gneremo delle altre . Benché la maggior par¬
te delle antiche tibie s'allargade all'ertremità,
alcune nondimeno ve n’erano di forma cilin¬
drica , de la Chaude Muf. Rom. Tom. il.
feci. 4. , & Winkelmann Monum. ant. ìned.
num 1 8. , cqme i moderni flauti traverlieri .
Variavano efl'c eziandio ne' fòri aperti al lun¬
go dell- iftrumcnto . Semplici erano quelli in
alcune tibie ; ma in altre afzavalì al di fopta
una fpccie d' imbuto . Né in tutte era eguale
il numero de’ fori fuddetti , (ìccomc nemme¬
no era eguale in tutte l’ imboccatura . Una
(ingoiatila per ultimo , che non hanno le al¬
tre antiche tibie , ravvila!? in una di elle di
forma frigia , efprefla in un ballo-rilievo del
Louvre di Parigi , la quale vien riportata dal
Monaco anonimo [ P. Martin j della congre¬
gazione di fan Mauro , Expl. de div mon.
Jingul. p.39. 11 fuo codone non vedelì ivi ri¬
piegato , come quello delle altre , ma forma
un angolo , colicché fembra quali una pipa da
tabacco . [ Vedali anche l’opera del Bonanni .
(b) Turchino .
LJB. VII.
CAP. III.
66
LJB. VII.
CAP. IH.
Meccanismo della Scultura
jf. 20. Quattro figure muliebri compongono la terza
pittura : la principale è voltata di profpetto , e fiede te¬
nendoli colla finiilra il manto , che dietro le arriva fin fui
capo : quello panno è di color violato (a) , con una Uri-
fcia verde mare ; la velie è di color carneo (b) . Appoggia
la delira fulla fpalla d’ una bella e giovane donna, dipinta
di profilo in bianco ammanto , che le Ha vicina , e filila
di lei fedia fi appoggia follenendofi colla delira il mento.
La prima figura tiene i piedi fu una predella , indizio di
dignità . Preflo a quelle è un’ altra bella figura muliebre
voltata di faccia, che fi fa acconciare i capelli: tien la de¬
lira fui petto e la finiilra pendente colle dita in atteggia¬
mento di voler intonare o tafleggiare fui clavicembalo :
bianca n’ è la velie con maniche llrette e lunghe fino ai
polli, e paonazzo n’è il manto con un orlo a ricamo lar¬
go un pollice. Più alta è la figura chela Ha acconciando,
e mefiti in profilo , in guifa però che fi vede anche un poco
dell’oppollo fovracciglio , e in quello che è e fp re fio , i peli
fono più vifibili che nelle altre figure . Gli occhi e le lab¬
bra infieme llrette ne efprimono l’attenzione . A lei vicina
è una piccola tavola con tre piedi alta cinque pollici , co-
ficchè arriva fino a mezza cofcia della figura che le Ha ac¬
canto : ben lavorato n’ è il defco , fu cui è una cafiettina
con parecchie fronde di alloro , vicino ad una fafcia vio¬
lacea (c) , apprefiata forfè per fregiarne i capelli della figu¬
ra che fe li la acconciare . Sotto alla tavola è un bel vafo
con manico , alto poco men di ella : il colore e la trafpa-
renza indicano eh’ è di vetro .
jf. 21. Due uomini ignudi e un cavallo formano il quar¬
to quadro . Uno fiede voltato di faccia , e mollra nel fem-
bian-
(a) D’ oro . della carne , ed ha una balza di color ceruleo .
(b) L'abito interiore è bianco, ed è lottile in (c) Delle due fafeette , che vi fono l’opra ,
modo, che fa trafparire avanti al petto il color una è bianca , l'altra è rolliftra .
\
presso i Greci , e loro Pittura . 67
biante infieme alla giovinezza molto fuoco e fagacità , e==
molta attenzione ai detti dell’altra figura ; onde potrebbe Llu Wi
1 CAP. Ili
prenderli per Achille . Sul Tedile è un panno rollo fangui-
gno , o piuttodo purpureo , che gli vien a coprire una par¬
te della cofcia al luogo ove fi pofa la man finidra : rollo
è pur il manto che gli pende dietro , forfè perchè tal colo¬
re conviene ai giovani eroi ed ai guerrieri ; e diffatti ufavan-
lo generalmente in guerra gli Spartani . Gli appoggi , odia
le braccia della Tedia , fono molto alte , e fodenute da due
Sfingi pofate fui fedile , quali veggonfi in un baffo rilievo
d’un Giove fedente nella villa Albani (*) : fu un di quelli ap-
poggi pofa il braccio deliro . Appiè della fedia v’è una fpa-
da nel fodero con una correggia verde all’ufo de’ Tragici,
alla quale pende attaccata per mezzo di due anelli movi-
bili nella guarnitura fuperiore del fodero . L’altra figura in
piedi s’appoggia ad un badone , che colla man finidra tiene
fotto la delira afcella , quale rapprefentafì Paride in una gem¬
ma incifa ( a ) : ha la delira follevata quali in atto di conta¬
re , e tiene una gamba incrocicchiata fulfaltra . Manca la
fella a queda figura e al cavallo. Potrebb’ elfer quedi An¬
tiloco , il minore dei figli di Nedore , che fa al dolente
Achille il ragguaglio della morte di Patroclo , e il luogo
ivi rapprelentato potrebbe figurare la tenda d’Achille , olììa
la cala di tavole, in cui quelTeroe trovava!! allora (1).
$• 22. Oltre quelle pitture , ve ne fono alcune altre
della medelima mano , ma non ben confervate . La più rag¬
guardevole , non pubblicata , rapprefenta un Apollo cinto
di raggi il capo , e fedente fui carro del fole , come dagli
I 2 avan¬
ci) Battoli Adm. Antìq. Rom. Tab.48. Omero liìad. iib.ult. xerf. 4.50. chiama ten¬
etele la Sfinge per un Griffo . Vedi Mone- da l’abitazione d'Achille eretta nel campo a
faucon Antiq. expl. Tom. I. pLi j.fig. z. guifa d ura cala di legno col tetto di canne .
(■a) Monum. ant. ined. num.i 12. Tal tenda ravvila egli in una bella gemma,
(1) Avverte l'Autore nei Min. ant. ined. che riporta in quel numero 1151.
Pan. il. cap. 1 1 . pag. 1 pò. num. 1 zq., che
LIB. VII.
68 Meccanismo della Scultura
avanzi di raggi di due ruote viene indicato . Quella figura
c p ni è ignuda dalla metà in fu , e ha un panno verde fulle co-
fce , forfè per indicare che il verde e lieto ammanto della
terra divien vifibile allo fpuntar del fole . Sul deliro omero
di quell’ Apollo fcorgefi una bella mano muliebre d’una fi¬
gura perita , la quale folleva in alto un bianco fottil pan¬
no , che quella divinità velava. Tal figura è probabilmente
l’Aurora , che , dopo di avere fcoperto il fole alla terra,
ritirali indietro .
jf. 23. Quelle pitture formate a figurine diligentemente
lavorate facean defiderare che fe ne trovaflero delle maggio¬
ri , d’un pennello più franco , e d’una più ardita maniera .
Arrife a quello defiderio la forte , allorché in una gran ca¬
mera difepolta a Pompeja dietro al tempio d’ìfide, trova-
ronfi due larghi pezzi di pittura collocati poi nel mufeo
Frcolanenfe .
tri" "dff^poltfa $• 2 4- ^ ^ rapprefenta la favola d’Ifide , o d’io, e le
Pompe]» . figure hanno la metà della grandezza naturale . In una Io
ha due corna in capo (a) , ed è ignuda- fino alle reni , dad-
dove le cade poi fino alle cofce la velie . ElTa è portata da
un Tritone, o da un Proteo , a cui fiede fulla fpalla fini-
lira, mentre quelli colla fua finillra mano l’abbraccia: aJui
tienfi colla manca , e ilende la delira ad una bella e intera¬
mente coperta figura muliebre , la quale del pari colla man
delira gliela llringe , tenendo nella finillra un ferpente corto,
ma di grolTo e rigonfio collo . Siede quella figura fu un
baiamento , e dietro a lei Ila un fanciullo giuocando con
una fitula. » olila vafo facro . Dietro al fanciullo vedefi la
figura d’un giovane , che ha ignudo l’omero finillro , ed è
probabilmente Mercurio , avendo nella finillra un caduceo
con una fi tuia aliai minore della mentovata pocanzi , la quale
pen-
(a) Vedi Tomai, pag.gz.
presso i Greci , e loro Pittura . 6g
pende foftenuta fui pollo del braccio . Una quarta figura in
piedi , come Mercurio , tien fimilmente nella delira un filtro,
e nella finiltra una fottìi verga : tranne il Tritone , tutte que¬
lle figure hanno un panneggiamento bianco . Il Tritone
olila Proteo forge dal mare, o dal Nilo dietro agli fcogli ,
fu i quali par che biancheggi l’onda fpumofa , e v’ è fotto
un cocodrillo di color d’acciajo : alla delira v’ è una Sfinge
fu una fpecie di piedeltallo .
jf. 2J. La feconda pittura rapprefenta Io , Mercurio,
ed Arco - Quella fiede cornuta in bianco ammanto , Mer¬
curio in piedi appoggiafi fulla cofcia finiltra , pofandone il
piede fu una roccia. Il caduceo che tiene nella finiltra ma¬
no è d’ una particolar maniera , poiché i ferpenti ne fono
doppiamente attorcigliati : colla delira porge la firinga ,
odia lo zufolo ad Argo . Ha quelli la figura d’un giovane
con un panno rodo fulle fpalle , fenza aver niun altro di-
flintivo (i) .
jj'. 2 6. Ho defcritte quelle pitture fecondo la madama
dell’arte , ciò notando e ciò omettendo che vorremmo no¬
tato od ometto nelle definizioni delle pitture tramandateci
dagli antichi . Didatti , quanto non fapremmo noi grado a
Paufania , fe delle migliori opere de’ celebri dipintori dato
ci avelie un sì editto ragguaglio , come di quella di Poli-
gnoto a Dello (2) ?
(1) Le detenzioni nelle Pitture d'Ercolano
fono differenti non folo perché molte cofe
da Winkelmann notate vi lì omettono , e vi-
ceverfa , ma perchè diverti diconfi fovente i
colori de’ panneggiarne.-.:; , Quella divertirà
ralcercbb’ella mai dall altera? ione del colore
cagionata dall'aria nel tempo feorfo tra tela¬
rne che ne ha fatto \t'ickclmann , e quello
che ne fecero gli Editori della infigne opera
delle pitture Er olanenn 5 [ No certamente,
ma dall’ aver forfè quegli E htori vedute le
pitture con più comodo , e diligenza . Io ho
riportate in nota foltarto le differenze ; e veg¬
ga::!! le lettere di Winkelmann nel Tomo ni.
jf. 2 7- Chie-
(V) Due furono i famofi quadri dipinti da
Poiignoto in Delfo , de quali fece Paufania
una (lorica definizione Ito. 1 o. c. 25. p S jp.
jcqq Raoprefcntava il primo la prefa ai T ro-
ja coli’ imbarcamento de’ Greci , 1 altro la di-
’foefa d’Uliffe all’inferno . Il fig- ab. Gedoyn
jìcit-i. des lafiript. Tom. FI. Métti. P-4-4-S •
feto, feti (Te una Differrazione fopra il primo ;
e promife di trattare pur dell'altro , ma non
1’ ha- poi fatto . f 1 a le v .vi e ofTervazioni pio-
polle da lui (opra di quel quadro , avverte
[pie. 4.^.] che ogni figura iei rapprefen-
tata dillir creali col proprio nome: ufanza
e". e , tanto lungi dall’avere sfigurato unapit-
LIB. VII.
CAP. III.
LIB. VII.
CAP. III.
Autori di ta¬
li pitture.
70 Meccanismo della Scultup-a
jf. 27. Chiederà qui forfè il leggitore fe le pitture sì
d’ Ercolino che di Roma ad un greco artirta attribuir fi
debbano o ad un romano . Le poche nozioni che intorno
a ciò abbiamo , rendono fominamente difficile lo fciogli-
mento di tal quilèione ; e fe in una delle mentovate opere
il pittore ateniefe non v’ averte apporto il proprio nome,
faremmo tuttora incerti a qual nazione attribuirli dovefiero .
Sappiamo però che fin dai più antichi tempi i Romani di
greci pittori fervironfi non folo nella capitale (a) , ina ezian¬
dio nelle piccole città, come in Ardea non lungi da Roma
prerto il mare , ove il tempio di Giunone dipinto fu da
M. Lu-
tura , giudica egli averle piuttofto accrefciu-
to un pregio . E si gli fembra acconcia quella
ufanza che la vorrebbe rillabilita dai moder¬
ni maeftri dell’arte , dove almeno non folle
il lòggetto per sè Hello noto abbaftanza . La
pittura pero con tal mezzo , anziché vantag¬
gio , ne rifentirebbe detrimento ; poiché i no¬
mi fparfi pel quadro , occupando un (ito non
proprio , verrebbero a fconcertar la limme-
tria , e ad impedire il rapporto dei vai j og¬
getti . E flato quello un difetto fcufabile nel¬
la prima infanzia dell'arte , e nel fuo riforgi-
mento ne’ lecoli XIV. e XV. ; ma ne’ tempi ,
in cui dominò il buon gullo , fenoli guardati
i pittori di qualche grido di commettere li¬
mile mancamento . La pittura ha da farli in¬
tendere fenz’ interprete : quando quello ab-
bifogni , egli è indizio che il pittore non ha
faputo ben efprimere il fuo foggetto . Al più
potrebbe!! permettere l’ ifcrizione , ma al di
fuori del quadro , dove s 'avelie a rapprefen-
tar un foggetto di ambigua o di troppo ofcu-
ra nozione . [ Le ifcrizioni li trovano fre¬
quentemente fu i vali chiamati etrufchi , e di
alcune fe ne è parlato nel Tomo I. cap. I V.
pag. 2.17. efeg. , nel qual capo li è veduto
quanto lia per lo piu eccellente il difegno
delle pitture , che vi fono rapprefentate ; che
perciò non poliono dirli lavori dell’ infanzia
della rte . ]
Dopo il (ignor Gedoyn ripigliò lo flelfo ar¬
gomento il lig. conte di Caylus Hi fi. dei' Ac.
des infcr. Tom. XIII. p. pj. edit. in 1 2. , che
prele ad efporre anche il fecondo quadro di
Poiignoto . Anzi per darne un'idea più diltin-
ta , fece egli , feguendo la fcorta di Paufania,
difegnare ed incidere all’acqua forte amendue
que' quadri dal (ignor le Lorrain , da cui non¬
dimeno non fono flati efeguiti troppo felice¬
mente ; e fors’ anche in alcune parti non cor-
rifponde l’ ideata copia del (ig. di Caylus al
vero originale di Poiignoto . Secondo Paula-
nia l’oggetto principale nel primo quadro era
l’ imbarcamento de’ Greci , dietro il quale ve¬
nivano di mano in mano gli altri oggetti fino
alla città di Troja , che era uno degli ultimi
punti di villa . Ma il (ig. di Caylus col muro
di Troja , che Epeo (la abbattendo , ha divido
per meta il quadro , adeguandone una parte
all’ imbarcamento de’ Greci con tutti quégli
oggetti defcritti da Paufania fino al fatto di
Epeo, e l’altra parte alla citta di Troja col
redo che l’ iilelTb Paufania vide nel quadro .
Molto meno s’ accolta la copia all'originale
nella rapprefentazione della fuddetta città .
Nella copia vedeli quella ornata di numerofe
flatue e colonne , delle quali Paufania non
fa vernn cenno : nè probabilmente faranno
fiate da Poiignoto efprelTe , avendo egli vo¬
luto ferbar il collume . Le colonne e le fla¬
tue di marmo erano ancor ignote al tempo
della guerra trojana ; ed Omero flelfo , cne
dopo alcuni fecoli la defcrilfe in verfi , non
ne fece mai menzione .
(a) Vi furono però anche i pittori romani
almeno dal fecolo V. di Roma ; poiché Fabio
nell'anno 450. dipinfe il tempio della Salute ,
e quindi Pacuvio fece un quadro per il tempio
di Ercole . Plinio Lib. 3 p. cap. 4. feci. 7. Win-
kclmann li nomina qui apprello nel lib. Vili,
cap. IV. % 20. e 2 1 . ; e fe v’erano quelli pit¬
tori romani , perchè non potevano efTervcne
degli altri l Forfè lo era quel Papirio Vitale
arte piciorìa nominato in una ifcrizione di
villa Mattei predo lo Spon Mifcell. erud. anr.
feci. 6. p.2 2 0. , e Monum. Matthej. Tom.nl.
cl.io. ‘Tab.62. num.i 0. pag.i 1 g.
PRESSO I GREtl , E LORO PITTURA . 7 1
M. Lumo greco d’Etolia, che era un Ilota fuggi afco , cioè
uno fchiavo degli Spartani (a) . Di ciò facea fede il luo pro¬
prio nome fcrittovi in lingua romana , e in caratteri delia
più antica torma (a) . Dal contello di quanto narra Plinio
de’ due greci pittori Damofilo e Gorgaso , i quali dipinfe-
ro il tempio di Cerere in Roma, e lotto la pittura il pro¬
prio nome fcrilTero , appar che quello ne’ primi anni, an¬
ziché ne’ tempi potleriori della repubblica ha avvenuto (/?) .
E’ in oltre verohmile che greco lavoro fiano la maggior
parte delle pitture rimalleci ; poiché i ricchi romani avean
al loro fervigio i pittori ch’erano liberti , e per conleguen-
za elfer non poteano originalmente romani (b) ; del che ar¬
gomen¬
ta) Plin. lib. 4 f. cap.t o. fili. qy. di nazione, come dice Io Dello Autore; e
•. Scr‘ve Plinio lib. 35. c. 1 0. feci. 37. che che loro opere fiano le enumerate pitture , e
1 verfi in lode di M. Ludio erano ferirti in ca- tante altre fatte in Roma ? Per poter foDe-
ratteri antichi latini ; e nello De/lo libro c.q. nere tale opinione converrebbe dire in primo
JeB.6., chele pitture erano più antiche ai luogo, che tali pittori follerò Dati fatti fchia-
•Roma . Può vederli ciò che offerva intorno vi , e condotti in Roma prima dei tempi di
alla lingua , in cui erano Dritti quei verfi , il AuguDo , quando fu conquiData la Grecia ,
eh. Tirabofchi Storia della Letter. hai. T. I. o aì più lungo da AuguDo medefimo , fecon-
par. I. §. XII. do che Winkelmann dilcorre apprelfo lib. X.
(o) Id. lib.qq. cap. r 2. feci. pq. [ Al più fi capo ni. §. -?2. e feqq. , e. libro XI. capo I.
potrà raccogliere da Plinio , che queDi artiDi §. 1 1 . ; poiché dopo che furono ridotti a do-
non fiano Dati negli ultimi tempi della repub- vere i Greci , più non vi furono latti fchia-
bh ca di Roma ; perocché elfi fecero anche dei vi : in fecondo luogo dovrebbe anche dirli ,
lavori di terra cotta per quel tempio, come di- che quei che (opraviilero , mutando affatto il
ce Plinio loc.cit. , e forfè qualche fimulacro ; loro lfile , fi adattallero alla maniera intro-
e tali fimulacri di terra cotta non fi fecero più dotta da Ludio fotto lo Delfo AuguDo , di cui
dopo la conquiDa dell'Afia , come egli fcrive* Winkelmann parla qui apprelfo nel §. zS. , e
lib.qq.. c.y. Jecl.i 6. L’elogio in verfi fu poDo fecondo quella maniera faceffero nello Dello
loro dal popolo di Ardea . giro d'anni le citate pitture di Roma , e quel¬
la) Gli antichi Romani tenevano gli fchia- le d' Ercolano , Stabbia , e Pompeja , che tut-
vi al loro fèrvizio per tutti gli uffizj e di ne- te fatte fono alla maniera di Ludio , come
celhtà , e di piacere , come può vederli , fra più a lungo foDiene Winkelmann nel libro
gli altri nei trattati , che hanno fatto intor- Vili, capo ni. §. q. e 4..: il che non potreb-
no ad cfli , ed ai loro impieghi , il Pignorio be lòDenerfi . ÀI più concederemo , che ai
e il Popmà . Vi tenevano anche di quelli , che tempi di AuguDo qualche pittore greco fatto
dipingelfcro , come fi prova dalla /. Forte fchiavo ( come greco potrebbe crederli quell’
‘IMpd piclorem 28. Jf. De rei vini. , e /. Inde
Neratius 22. G Item Julianus q. Jf. Ad leg.
Aquil. ; e (è poi li mettevano in libertà , li
facevano promettere , che occorrendo loro di
far fare qualche pittura doveffero e(Ti liberti
elfer tenuti a farla fenza pagamento , /. Ha
opere. 2 q. Jf. De oper. liberi. . Ciò fia detto
perchè taluno non equivochi per il dire , che
fa il noDro Autore , che i (ignori tenevano
al loro fèrvizio i liberti . Ma potrà poi dirli ,
Eracla liberto di Livia nominato in una ifcri-
zione del colombaio dei liberti , e (irvi di
queDa auguDa prelfo il Gori , num. 126. )
abbia lavorato alla maniera di Ludio a qual¬
cuna di dette pitture ; ma dopo tal tempo o
avranno lavorato i greci artiDi , che veniva¬
no a cercar fortuna nella capitale dell’ impe¬
ro ; o pittori romani , come lo erano quelli ,
che feguita a nominare qui il noDro Autore,
Papirio Vitale citato da me nella nota a. alla
LIB. VII.
CAP. III.
che queDi fervi , c liberti pittori follerò greci pag.yo. , Quinto Pedio , e il noDro giureeon-
LIB. VII.
CAP. III.
72 Meccanismo dell'a Se tilt uè. a
gomento fono il nome d'un liberto pittore ai tempi de’ Ce-
fari , ferbacofi fu un’ ifcrizione d’ Anzio nel Campidoglio (u) ,
e ciò che leggiamo d’un portico pur d’Anzio , fu cui Nero¬
ne da un liberto fece dipingere de’ gladiatori (a) . E poiché,
eccetto alcune poche pitture tratte fuori da un tempio d’ Er¬
odano , le altre tutte , che rimangonci , ornavano le cafe
campellri o altre private abitazioni , è probabile che quelle
pure fiano lavori de’ liberti . 11 mentovato pezzo , fu cui Jeg-
gelì DIDV , è forfè opera d’un liberto nato o educato in
Roma . Aggiunganfi a quelle congetture le lagnanze di Pli¬
nio fui decadimento della pittura , ch’egli attribuire in par¬
te al non eiìere quell’arte efercitata da perfone onorevoli:
non ejì fpe ciato, honejlis manibus ( b ) . E’ vero che non era que¬
lla abbandonata ai liberti a fegno che fi riputalfe inonorato
chiunque 1 efercitava , poiché cittadini romani erano proba¬
bilmente Amulio che dipinfe la cafa aurea di Nerone , e Cor¬
nelio Pino che , unitamente ad Accio Prisco , diedero fag¬
gio della loro maellria nelle pitture del tempio della Virtù
e dell’ Onore rellaurato da Vefpafiano (c) ; ma certamente
in Roma non era generalmente la pittura l’occupazione pro¬
pria d’uomini ingenui e liberi , ficcome in Grecia; e paf-
fando alle mani degli fchiavi e de’ liberti fotto i primi Ce-
fari ,
fulto Antiftio Labeone , che videro ai tempi
di Augufto , e Turpilio cavaliere romano,
die fiori al tempo di Plinio , come quelli ar¬
reda lib. 3 S . cap. 4.. feci. 7. ; ovvero taranno
flati fchiavi di barbare nazioni , o figli loro
anche fervi,che aveano imparato l'aite in Ro¬
ma , come quelli , de’ quali fi parla nella pri¬
ma delle leggi , che ho citate pocanzi . E
certamente lavoro di quegli fchiavi greci non
poilono edere le pitture delle Terme di Tito ;
molto meno quelle trovate fui monte Elqui-
lino , die ho citate alla pag.yS. , fe furono
fotte al tempo di Lucilla; e forfè neppur quel¬
le del monte Palatino . Non fap ei dire di
chi liano lavoro le mentovate nozze Aldo-
brandine ; ma bensì credo poter dire franca¬
mente , che non lono il celebre quadro di E-
chione., che fiorì celi’ olimpiade cvu. e di¬
pinfe nella Grecia , come pretende il fignor
Dutcns Origine des aecouv. ec. T. il. pur. ni.
chap. n 2$ i . pag. 232. n. 2 sedendone
ben diver o il foggetto , che era una vecchia ,
la quale con faci in mano faceva feorta ad
una novella fpofa notabile per l'aria di vere¬
condia , con cui era rapprdentata ; come cre¬
do vaia intelo Plinio tib. ? j. c. i 8. feci. 36.
§. g. : anus lampadas prxferens , & nova nu-
pta verecunàii notabili s .
(a) Vulp. Tab. Andai, illufir. pag.i 7.
(a) Plin. iib. 3 3. cap. 7. feci 33.
( b ) Plin. lib. 3 3. cap. 4.. feci. 7.
(c) Id. lib tf. cap.t o.Jeci. 37. \ Tale do¬
vrebbe edere flato anthe Ardilo , che li refe
celebre in Roma poco prima di Augu io, co¬
me fcrive Plinio in qudto Hello luogo .
presso i Greci , e loro Pittura . 73
fari , non potè a meno di non contraerne un certo avvili¬
mento . Quindi fi vide fpogliata della fua priftina dignità ,
e con quella fi perdè quell’antica maeftna , di cui non tro-
vavanfi più nemmeno i veftigi ai tempi di Petronio (a) .
jf. 28. Nella decadeva della pittura molta parte pur
ebbe quella nuova maniera introdotta da Ludio fotto Au-
gulto di ornare le camere con paefi , bofchi , vedute ma¬
rittime , e con altre fitfatte cole infignificanti ( a ) : del che
lagnali Vitruvio , olfervando che dianzi le pareti ornavanfi
di pitture illruttive rapprefentanti la mitologia o la fioria.
eroica ; ond’ eroica chiamarli potea la pittura di que’ tem¬
pi (1) . Dell’arte di dipingere prelfo i Romani parlerò nuo¬
vamente al Capo IV. del Libro feguente .
f a) Saryr. pag. gzi .
(a) Plin. /oc. cit.
(1) Benché fieno flati affai fecondi d’ idee
i greci pittori , neffuno però , per quanto fi
può raccogliere dalle notizie a noi pervenute,
tentò d’allontanar!! da quella mamma gene¬
ralmente adottata di dipingere foltanto ogget¬
ti animati : facendo altrimenti avrebbero e-
glino creduto di degradare la pittura e loro
lteffi . Qualcuno appena , fra tanti , diede!!
a dipingere oggetti ridicoli e comici . Tale
fu un certo Tireico , che volle dagli altri di-
ftinguerfi col rapprefentar botteghe d'artieri ,
afini, cole comeftibili , ed altre fintili ba-
je , Plin. lib.jy. cap.r 0. feci. 37. Tale fu pur
Calade , che Plinio ibid. ci dà per un buon
pittore , il quale nel dipingere oggetti ridico¬
li è flato il Calotta de’ fuoi tempi . L’ ifteffo
Calade ed Antifilo applicaronfi a dipingere
eziandio comicas tabtllas , come le chiama
Plinio fuddetto ibid. : e quefte , come offer-
va il fig. di Caylus Reflex, fur quelq. pajfag.
du I.35. de Piine , il. pare. Acad. des In-
feript. Tom. XXV. Mém. pag. 1° 2. , erano
probabilmente que’ cartelli efpofti fulla porta
de' teatri , come fi ufa anche oggidì in Ita¬
lia , rapprefentanti in diverfi piccoli riparti-
menti le principali azioni della commedia di
quel giorno . Un bel quadro , ma d’ ignoto
autore , flava fimilmente efpofto nel Foro di
Roma , ove l’effigie era efpreffa d'un uomo
gaulefe , che la lingua metteva fuori dalla
bocca in una ftrana maniera , Plin. ib. cap. 4.
feci. S . Ai nominati pittori aggiugnerfi può
anche Paufone , Arift. De republ. lib.S. c. /.
in fine , di cui parla più fiotto il n offro Auto¬
re . Alcuni hanno ofiato eftendere la carica¬
tura perfino agli dei . Così Ctcfiloco allievo
d'Apelle dipinle Giove che partorifee Bacco ,
avendolo rapprefèntato con una mitra mu¬
liebre in capo , e contorcenteli come una par¬
toriente tra le levatrici e lo fchiamazzo delle
dee, Plin . lib.3 5. cap.i 1 . fe£l. 40 . §. 3 2. Lo
fteflo pur fece l’artifta del vafo etrufeo da
noi riportato nel Tomo I. pag.238 . , ove rap-
prefentanfi gli amori del medefimo Giove e
di Alcmena . Veggafene la delcrizione alla
pag. 228-
GJ'kjv- 1 "rrr.
Tòni. IL
K
Ca¬
lie. vii.
CAP. HI.
UB. VII.
CAP. IV.
74
Meccanismo della Scultura
C A P o 1 V.
Meccani fino della -pittura — Monocromi . . . /àwz col bianco ... co/
rofso ... e col nero — Colorito — Lumi ed ombre — Maniera di
contornare ... e di dipingere a f ecco — Stame dipinte — Carat¬
tere di tre antichi pittori — Decadenza della pittura — Lavoro a
mufaico .
Meccanifmo Le notizie full’antica pittura trafmefleci dagli fcrittori , e
potute acquiftare dai monumenti di
queft’arte fino a noi confervatifi , ci fomminiftrano de’ lu¬
mi per determinare in parte almeno la maniera di dipingere
ufata dagli antichi . Quefta , come tutte le altre arti , s’andò
perfezionando a poco a poco .
Monocromi... jf- i- A principio (a) la pittura era d’un fol colore , e
le figure erano fegnate con femplici linee , per lo più rofle
fatte col cinabro o col minio ( a ) . Alcuni in vece del rof-
lo ufarono il bianco , e così dipingea Seusi (b) . Gli antichi
fepolcri di Tarquinia prefio Corneto , de’ quali ho parlato
altrove (c) , fon dipinti coi contorni bianchicci fu un fon¬
do fcuro . Tal maniera di dipingere chiamavafi monochroma-
tica , cioè d’un fol colore (i) .
quelle che abbiamo
(a-) Prima di ogni altra cofa imparava!! a
ben difegnare fopra tavolette di bullo : il qua¬
le ftudio , dopo del pittore Panfilo , di cui fi
parlerà in appreflo , cominciando prima in
Sidone , poi in tutta la Grecia , fi facea fare
a tutti i fanriulli ingenui prima d’ogni altro
ftudio, Plinio lib.qj. cap. r 8. feti. 36. § 8.
(a) Plin. lib.33. cap.y. feti. 39.
(b) Id. lìb.gj. cap. p. feci. 36. §. 2.
C c ) Lib. ni. cap. ri. pag. 1 pz.
(1) Plinio , che in più luoghi della fua Sto¬
ria naturale fa menzione delle pitture mono-
cromatiche , l’origine ne ripete da' tempi più
remoti . Secondo lui lib.33. cap. 3. feci. 3. in-
jf. 2. A que-
cominciò a formarli il primo embrione della
pittura dai tratti condotti intorno l’ombra get¬
tata da un corpo fui muro . A quella prima
più rozza maniera (uccedette l'altra di pinge-
re con un folo colore : maniera detta perciò
monocromatica , che , fecondo lo lìelfo Pli¬
nio , erafi mantenuta fino a’ giorni fuoi . Il
fignor conte di Caylus Refi, fur quelq. pafs. du
tivre 33. de Plin. pr. pare. Acad. des ìnfcript.
Tom. XXV. Mém.pag. 1 jp.feq. , pretende
d’inferire da alcuni palli pliniani eflervi flati
due generi di pitture monocromatiche , ed a-
mendue comporti di più d'un colore . Confi-
fteva il primo a fuo avvifo , nel difegnare
presso i Greci, e loro Pittura. 7$
.ff. 2. A quefta fembra doverti applicare la voce Xìvko-
ypctquv ( bianco-pingere ) tifata da Arinotele ( a ) , e finor po¬
co intefa da’ fuoi traduttori . Parlando egli delle tragedie ,
K 2 di¬
na. VII.
CAP. IV.
. . . fatti col
bianco . . ,
fa di nn fondo colorato i profili foltanto dell'
oggetto con un altro colore ; c il fecondo nel
dare il chiaro- fciiro , fe non eguale , non mol¬
to diffimile almeno da quello che fi ufi pre-
fen temen te . Io però non ravvilo in Plinio
clic una (ola maniera , la quale clcguivafi
collo (fendere fui campo , che occupar dovea-
no le figure , il cirabio , o il minio , Plin.
iii.M cap.y . ficchi g. , od ai'clie il bianco ,
id .lib.ij cap.g.fieB. 26. Sopra quello colore
uniforme compieva poi il pittore il fuo dile¬
gno coi neceffarj tratteggiamenti , i quali
probabilmente formavand con una tinta ne¬
ra , che cfl'er dovea pur quella di tutto il fon¬
do del quadro Dalle pitture , che vcggonlì
fu i vali etrulehi , efeguiti per lo più nella
maniera divilara , trarli può T idea delle ve-
tufte pitture monocromatiche , come avver¬
te T ideilo nofiro Autore .
Gli antichi ebbero bensì anche la pittura
rifiutante dai lumi e dalle ombre : pittura,
che chiamar potrebbefi a chiaro-fcuro. Que¬
llo genere però non rammentali , che io fiap-
pia , da Plinio , ma fol da Filollrato Vita
Apoll. lib. 2. ca-, 2 2. oper. Tom. I. pag. y j. ,
il quale rò ct»sv xp"i“£’T‘i5 lo nomina , pit¬
tura cioè lenza colore ; poiché gli oggetti in
ella non diftingueanfi con divelle tinte e co¬
lori , ma foltanto con lineamenti nel fondo
medefimo imprefii . Ecco ciò che Filollrato
ne fcrive : ,, Si ufa , dic’egli , dipingere qual-
,, che volta con alcuni lineamenti lenza co-
» lore . Tal pittura dir dobbiamo che rifiliti
„ unicamente dall'ombra e dai lumi . Vi fi
„ ravvifa in erta la ralfomiglianza dell’og-
„ getto ritratto , lafifonomia, l’indole, la
,, vergogna, l'audacia, quantunque non fie-
„ no quelli allctti follenuti dai colori . Nè
,, vi manca la vivacità del fangue , e lefpref-
,, don de’ capelli e della della nafeente lanu¬
ti gine . Ed avvegnaché femplici fieno e per-
„ ferramento uniformi quede pitture , ci rap-
,, prefentano nondimeno la faccia dell’uomo
,, o bianca o gialliccia , come li c voluto ri-
,, traila . Anzi fe la figura d’un Indiano fi
,, (ara dileguata con tai bianchi Iineamen-
,, t: , lo Ipctratore ravvifcrallo , come fe fol-
„ le nero . Il nalb limo , i capelli ricciuti , la
» gonfiezza delie labbra , ed un certo dupo-
„ re lparfo fui vifo rende nero ciò , che l'oc-
„ chio vi vede bianco , e a chi lo voglia con-
,, (iderar bene , lo rapprefenterà per un In-
,, diano „ . Le figure con la punta d’uno di-
lc difegnate full’ intonacatura ancora recente
delle pareti , colle quali , nel fecolo XVI.
Ipecialmente , fi è praticato di ornar le cale
al di fuori , non fon elleno una fpecie di quel¬
le antiche pitture fien^a colore da Filollrato
deferiate ? [ Io credo che Filodrato vada in-
tefo diverfamente da ciò , che dice fecondo
la detta verdone tutta alterata . Egli parla
di pittura a femplice contorno ; dicendo ,
che uno può capire il lòggetro d una pit¬
tura non Imamente quando elfo è dipinto a
uno , o più colori ; ma ancora quando da
dipinto a femplice contorno , purché però
abbia già in mente l’ idea, del medefimo : e
per cfeinpio , dice , fi può capire , clic una
pittura di tal maniera rapprefenta un nero
Indiano . e capirvi anche nei lineamenti del
volto un'aria di verecondia , o di fierezza ,
non Colo fe da dipinto a contorno di coior
nerp , ma anche di color bianco ; imperocché
uno che già abbia in mente l'idea dell’India¬
no , tolto lo riconofce in quella pittura al ve¬
dergli il nafo dirlo , c fchiacciato , crefpi i ca¬
pelli , le guancie gonfie , e un non fio che di
fcintillante negli occhi . Eccone l'efatta ver¬
done latina fecondo l’edizione dell’ Oleario ,
di cui mi fervo ; e potrà ognuno giudicarne .
Piclur am ( parla Apollonio' a Dami ) non eam
fiolam mihì videris pittare , qus. coloribus ab-
fiolvitur nempe unus edam color vereribus il-
lis piBoribus fiatis erat : incrementa vero ca-
piens ars quatuo r adkibuit , inde plurcs edam ;
at_ <S’ lincarum piHuram , & quod coloribus dc-
flìtuitur , quod ex umbra & luce compofitum
ejl , piclur am fias efi appellare : in tali bus
enim edam fimilitudo cemitur , figura item ,
& mens , & pudor , & audacia . Atqui colo¬
ribus dcfiituuntur ifis. , rreque fanguinem , aut
come. ,_aut barbe, nitorem reprsfientant : fied
fimplici colore piche fiuficum tamen hominem,
refierunt , candidature . Sique Indorum ifto-
rum aliquem albis lineamends pinxerimus ,
tamen niger videbitur . Nafi enim fimitas , &
eredi capillorum cinni , tum gene protube-
rantes , & micans quidpiam quafi in oculis
efficiunt , ut nigra appareant , quloculis fub-
jiciuntur , atque Indurti reprsfientent fipecìan-
tibus , quorum efi a/iquod in videndis ifiis
judìcium . Quapropter dixerim ego & eos , qui
pi Borie artìs opera afpiciunt , imitatrice opus
liabere facultate . Ncmo enim laudaverit pi-
Bum equum , aut taurum , qui animai illud
mente non intueatur , cujus fimìlitudinem re -
fert .
(T) Poet. cap.6. op. Tom, IV. pag. 8,
LIB. VII.
CAP. IV.
... col rollo ..
...e col nero
Meccanismo della Scultura
'dice che quelle, nelle quali il poeta o non s’è curato d’in-
trodurvi della pafiìone , o non v’ è riufcito , polfono alTo-
migliarfi alle pitture a cui manca l’efprelììone , o perchè il
pittore , ancorché abbia adoperati i più bei colori , pur non
ha faputo ubarne in maniera da Soddisfare l’occhio dello
Spettatore , o perchè ha tutto dipinto il quadro col bolo
color bianco ( eÌKÓm ) ; e con tal voce volle
forfè Arinotele alludere a Seusi , il quale, come teftè s’è
ofbervato , in tal maniera dipingeva , e delle cui pitture avea
detto poco prima , che erano Senza ( efpreflìone ) . Ap¬
pare quindi quanto fianfi allontanati dal vero benho dell’au¬
tore Daniele Heinfio , il quale tradubfe : quarti qui creta fin-
gala diflinfle delineat ; e Callelvetro che così interpretollo :
Perciocché cofa fimile avviene ancora nella pittura , poiché così
non diletterebbe altri , avendo dijlefì belliffimi colori confufamen-
te , come farebbe fe di chiaro e di f curo aveffe figurata un im¬
magine ( a ) .
jf. 3. Monocromi dipinti col bolo rollo fono i quattro
mentovati dilegni fu tavole di marmo bianco del mubeo
Ercolanenfe , dalle quali lì può inferire che quella prima e
originale maniera di dipingere fiali per lungo tempo con-
lervata . Sebbene il colore di quelli dibegni , pel caldo delle
ceneri e degli altri corpi volcanici che Ercolano coprirono ,
fiali annerito ; vi fi veggono tuttavia le tracce del rollo pri¬
mitivo .
jf. 4. I più ragguardevoli e i più numero!! monumenti
di quella maniera di dipingere , che ci fiano rimalli , gli ab¬
biamo ne’ vali di terra cotta , de’ quali a lungo parlammo
al capo IV. del Libro III. Sono elìì per la maggior parte
dipinti col bolo nero fui rolficcio , color naturale dell’ar¬
gilla ebpolla al fuoco , e polfono perciò chiamarli mono-
cro¬
ia) Poet. d'Arift. yolgar. Par. . ul.pag.i 34.
presso i Greci , e loro Pittura . 77
cromi . In fimil maniera fi dipingono anche oggidì de’ vali
in ogni paefe .
jf. 5. I belli Almi pezzi fra le pitture Ercolanenfi , che
rapprefentano donne danzanti , Ninfe , e Centauri in figure
alte un palmo fu un fondo fcuro , fembran eflere fatte con
quella preftezza con cui mettonfi lulia carta 1 primi pcn-
fieri d’un difegno .
jf. 6. Quando la pittura cominciò a perfezionarli , dopo
che furono trovati i lumi e le ombre , s’andò più oltre , e
determinolfi fra quelli e quelle il color naturale proprio
d’ogni parte , che i Greci chiamavano il tono del colore :
termine dell’arte che noi pure ufiamo , dicendo , il vero
tono del colore . Plinio , che traduce la voce litoq , fplen-
dor , dice elìer quello diverfo dal lume , e fra mezzo il lume
e 1 ombra ; perciocché diffatti nè i lumi nè le ombre non
danno il vero colore d’un oggetto . Così , a mio parere ,
deve interpretarli queft’ofcuro e finor mal intefo luogo di
Plinio (a) . Studiando i pittori antichi l’armonia del color
principale , giunfero a perfezionare il colorito , per mezzo
di tinte inlieme Irammille e di varj colori impallati , l’unio¬
ne de quali diceali da Greci àpotoy»' («) . I colori torti e pieni
chiamavanfi da Romani fatu.ri , e diluti quelli , che tendeva¬
no più al chiaro , ed erano d’una tinta più leggiera ( b ) .
jf. 7- Si può fare un’ ofiervazione generale , ed è che
1 antica pittura era più atta a dare un certo grado di vita
e una certa verità di carnagione che la moderna , in cui i
colori llemprati a olio per la fola azione dell’aria e del
tempo s alterano e s’ ofcurano (1) . Aggiungali che gli an¬
tichi
(a) Il conte di Caylus Reflex, far quelq.
pji/s du. tivreqj. de Piine , 1. par. Acad.
des Injcnpt. Tom. XX V. Mém. pag.t6q. lo
Spiegava per un lume di mezzo /per raccor¬
do , il tono , la forza d' un qua Irò .
(<U t’3 S- c- S-f'ti. Deinde adjeàas efi fplen-
dor , alias hic quam lumen y quem , quia inter
hoc & umbram effet, appellaverant tononjcom-
mijfuras vero colorum, & tranjìtus, karmogen.
( b ) Plin. lib. p. cap.zp. feci. 64.
(1) Se gli antichi fapellero dipingere non
folamence a frefco , ma anche a olio , è una
LIB. VII.
CAP. IV.
Colorito .
LIB . VII.
CAP. IV.
78 Meccanismo della Scultura
ticlii nel dipingere (opra del legno preferivano il fondo
bian-
quiftione dibattuta fra gli eruditi . È più pro¬
babile però che quella maniera (ia Hata loro
ignota , almeno come ufafi dai moderni do¬
po il fiammingo Giovanni van Eick » che ne
fu l' inventore fui principio del fecolo XV. ,
[ come fi crede volgarmente ; ma può ben
provarli una tale invenzione più antica di
quel pittore , le poffiamo trarre giudo fon¬
damento da ciò , che riferifce il eli. fig. Lef-
fing bibliotecario del principe di Brunfwik, di
trovarli cioè nella biblioteca del principe di
\folfenbuttel un manoferitto d'un certo Teo¬
filo , che ville nel fecolo X. , o XI. al più
tardi , ove non folo quelli fa menzione del¬
la pittura a olio , ma ne ha infegnato l’ar¬
te fino alla preparazione dell'olio, quali per
non lafciarne dubbio alcuno. Veggafi l’An¬
tologia Romana anno 1775. num.n. Tom. il.
pag. 4-p. e fegg. In oltre il fignor Criftiano de
Mechel nella definizione , che fece nel 1781.
dei quadri della imperiale , e regia galleria di
Vienna, ftampata poi nel 178;. , dà notizia
di un quadro a olio di un certo Tommafo de
Munna , col nome fcrittovi in quelli due
verfi :
Quis Opus hoc finxit Thomas de Mulina
pinxit :
Quale vides Lccior Rarifìni Filius Au-
cior .
e colla data del 1197. Non mi ellendo di più
a parlare di altri quadri elidenti in altre par¬
ti , creduti anteriori a van Eick , perchè non
è qui luogo a diffondermi fu tal quellione ,
che meglio efaminerà il diligente e dotto ca¬
valiere d'Agincourt nella continuazione della
Storia delle arti dalla loro decadenza fino al
riforgimcnto . ] Ma ebbero elfi in vece un’al¬
tra foggia di dipingere , di cui i moderni fi¬
no a’ di noftri ignorano l'ufo . Encauftica di-
ccvafi quella , perchè efeguita col fuoco , odia
per inuftione . Non elfendo avanzato quadro
alcuno di tal forte , che fi fappia , per poter¬
ne formar giudizio ci conviene rivolgerci a
quel poco che l’opra di ciò , e in termini poco
chiari fcrifie Plinio . Afferma egli /. jp. c.i 1.
feci. 41 . elfcrfi anticamente dipinto coll’cn-
caulto in due maniere , colla cera cioè e col
cejìro , cflla col bulino nell’avorio : cera , &
in ebore cejiro , idefi vincalo . Alle due accen¬
nate maniere una terza ne aggiugne in ap-
prclTo per le navi , dicendo elfcrfi adoperato
a quell’effetto il pennello intinto nelle cere
Quagliate col fuoco : pittura , che non gua-
fìavafi punto nè per fole , nè per vento , nè
pel falfo dell’acqua . Chi (lato (la l’inventore
di dipingere colle cere , e per inuftione , ce¬
ti* pingere , ac picìuram inurere , il medefi-
mo Plinio confclfa di non faperlo . Olferva
foltanto che attribuir non poteafene l’inven¬
zione ad Ariftide , perfezionata poi da Praf-
fitele , come credevano alcuni ; poiché prima
di elfi fecero delle pitture encauftiche Poii¬
gnoto , Nicànore , ed Agelilao . Panfilo al¬
tresì maellro d’Apelle non fidamente eferci-
tolTi nell’encauftica , ma l'arte iftelfa infegnò
a Paufania . •
Un’altra maniera più fimplice di dipingete
per inuftione , o piuttofto di colorare a fuoco
un muro con una tinta eguale accennali da
Vitruvio lib. 7. cap. q. , che infegnò per tal
modo a confervare fui muro il minio , facile
altronde a fcolorarfi . „ Dopo che avrà il pit-
,, tore , die’ egli, renduto lifeio e ficco il
,, muro , vi fpanda fopra con un grolfo pen-
,, nello della cera cartaginefi fciolta al fuoco
,, con un poco d’olio. Indi accodandovi un
„ recipiente di ferro con carboni acceli lo ri-
,, fcaldi in guifa che faccia fudar quella cera
,, col muro, riducendo il tutto ai uno flato
,, uniforme . Poi con cera confidente e con
,, netti pannilini lo vada ftrofinando , come
,, fi ufa colle ftatue di marmo „ . Quali lo
dello ripete Plinio lib. 37. cap. 7. feci. 4.0. , fi
non che per rifcaldare il muro vorrebbe fi ad-
operallero carboni di galle .
Ricavali in primo luogo daie riferite tefti-
monianze che per fare una pittura encauftica
della prima fpecie bifognava innanzi ogni co-
fa aver pronte le cere impaliate coi colori .
A queft'efifeteo, come nota Seneca, e Varrone
De re ruft. lib. p. cap. 17. , ufarono i pittori
certe cadette a varj ripartimenti , ove tene¬
vano dìfcolorcs ceras . La preparazione di tali
colori farà fiata probabilmente quella mede-
fima che Varrone e Plinio riportano adope¬
ratali per dipingere fui muro , vale a dire li
faranno meli! a cuocere con la cera , aggiu-
gnendovi una leggiera dofe di olio . Quegli
lielli colori , tifati per dipingere a frefeo , u-
faronli anche per le pitture encauftiche . co¬
me in altro luogo ci avvifa il citato Plinio
lib. ff. cap. 7 . fed.pi . Si aveva in oltre a ri¬
fcaldare il fondo del quadro dopo d’effervi
flati applicati i colori : lo che accenna il Na¬
turatila coH’efprefllon e piotar am inurere .. Fi¬
ccali tal inuftione con carboni acceli polli iu
un recipiente , oppure con una ladra infuo¬
cata , come abbiamo da Plutarco De fera
Num. vind. oper. Tom. il. pag.póS. : e que¬
lli forfè fono quegli arnefi pittorefehi , che
dagli antichi giureconfulti detti furono cau¬
teri , come da Marciano nella /. hem picio-
ris 1 7. ff. De inftrucìo , vel inflrum, leg. Se
coll’ inuftione avéanfi a far fvaporare tutte le
particelle fluide dei colori e del fondo , dovea
quella e (Te re gagliarda anzi che no . Rellava
per ultimo il lifeiar la pittura con altra cera e
presso i Greci
e loro Pittura .
79
con pannilini : con clic formava!! una fpccic
di vernice , la quale hanno coflumato Ipcil'o
gli antichi maeltri di .mettere anche Tulle al¬
tre pitture a hello per renderle piu durevo¬
li , più belle , c più rilucenti . Qualche volta
i pittori , per dinotar la pittura encaulHca
efeguita da loro , vi hanno fcritto ItUavau
( fatta per inuflione ) . Così ufarono fra gli
altri Nicia c Lilippo , Plin. lib.pp. capi. p.
jett.i 0. , & c.t 1 . fici.qp. : dal che lì può in¬
ferire che poca divertita vi folle nell'apparen¬
za tra le altre e le pitture encaufliche : al¬
trimenti inutile farebbe (lato l'avverti mento.
Tali torta di pitture effer doveano delle altre
più durevoli . Ciò dà per fuppolìo Plutarco
in Amator. oper. Tom. il. pag. 7 pp. C. , al¬
lorché paragona le immagini , che in noi ri-
traggonli dalla femplice villa , alla pittura a
fretco ; quelle , che la villa c’ imprime al ve¬
dere un oggetto amato , alla pittura encau-
flica . Le prime facilmente fvanifeono , lad¬
dove le altre lungamente confervanfi nella
memoria . Siccome aliai antica fu l'invenzio¬
ne delle pitture encaufliche , e (è ne fece ufo
ne' tempi , in cui pochi colori adoperavano
nel dipinger a fiele o , così pochi colori vi fa¬
ranno in elle entrati , c fors’ anche pochi
tratti e pochi lineamenti . Io immagino che
faranno a un di preilo riufeite come le pit¬
ture dei vali detti etrufehi : e chi fa che que¬
lle non (iano elleno pure pitture encaufliche?
Le figure e gli altri difegni rapprefentati fu
que’ vali fono per lo piu monocromatici , ol¬
ila d'un folo colore , e quello gialliccio , per
cui dillaccanli dal fondo feuro demedefimi .
Sono elle in oltre fu di una materia , alla
quale applicarli porca l'inuflione ; ed un cer¬
to lullro vi li Icorge , effetto probabilmente
di quella lifeiatura che dar folevali colla cera
a si fatti lavori . Ateneo e lo Scolialle di Teo¬
crito in Idy!. 1 . vali rammentano dipinti con
ceia a varj colori ; e Plinio lib. 36. cap. zp.
fiJ. 64- , parlando delle terme d'Agrippa ,
oiicrva che tutte le opere in terra cotta vi e-
rano in hmil guifa dipinte . Dall’analili però ,
che il fignor d’ Hancarville fece dei colori di
alcuni vali etrufehi , non rifulta che favi in
elfi entrata la cera . Vedali ciò che dicemmo
nella nota 1. al Capo IV. del Libro III. nel
Tomo antecedente pag. 228.
E quella leconda forte di pittura encaultica
indicarci da Plinio lib qp. c.i i.fiff.4.1. , in
ebore cefiro , idefi rinculo , in quale manie¬
ra fara ella mai tiara eleguita ? Il tello è olcu-
ro , e forfè vi li deve fòttintendere qualche
parola , quale farebbe fialpto , od altra limi¬
le , dinotante edere flato l'avorio lavorato
col cefiro , termine greco , viriculum detto
dai Latini , e bulino dagl'italiani. Animella
P/r tanto. òupfl'ù'tc rprerazione , farebbe egli
aflurdo il dire che alle figure incavate con
leggiera mano nell'avorio fieni! adoperati i
colori encauflici , c fiali con quelli efeguito il
metodo praticato colle altre pitture di tal lor- ''li¬
te? Lala ciziccna ne' primi anni di Marco Var- CAP. IV
rone chiara li rendè in Roma nel dipingere
col cellro in avorio, Plin. loc. eie. fieli. 4.0.
§• 43-
Sopra la terza fpccic di pittura encaullica,
con cui dipingcanli le navi , ci ha dato una
dillèitazione Caylus Acad. aes Inficript. Tom.
XXnil. Mem.pag.17p.fiqq.Tai pittura fa¬
centi fulla prora , o lulla poppa , ove li lbleva
effigiare il Dio tutelare della nave , o qualche
di lui (imbolo o attributo , Lucian. in Navig.
§. p. op. T0m.11Lp.2p1. , Qvid. Trift. Lib. 1 .
eleg. p. verfi.z. ò’ Jeqq. Una Cibelc fulla pop¬
pa d'un vafcello dipinta coioribus ufiis ci vien
accennata da Ovidio Faft. lib. 4. rerfi.27p.
Una fintile dipintura li è verifimilmentc ulata
anche fulle porte delle cale : del che fono un
indizio una greca ifcrizione predo Salmatio
LTin. Exercit. in Sol. Polyhifi. c.20. Tom 1.
p.164. li., in cui rammentali s ynxccit 8up£y,
e un epigramma d'Aufonio num. 26. v.io.
& 1 1. , in cui fi legge :
Ceris inurens januarum limino ,
Et atriorum pegmata .
L'ultima delle quattro maniere di dipingere
a fuoco , cllendo la più femplice di tutte , è
pur quella fu di cui fi fono più chiaramente
lpiegati Plinio e Vitruvio . Fra le molte ve¬
rnile muraglie feopertefi in varj tempi e in
varj luoghi colorate d'una tinta uniforme ,
egli è facile che alcune fieno Hate di quelle
dipinte per inuftione . Si è continuato a far
ufo di pitture encaufliche per lo meno lino
al VI fecolo , poiché fe ne fa qualche cenno
da Procopio De sai fi Jufiin. lib.i. cap.i 0. ; c
nelle leggi di Giultiniano , ove parlali del
cauterio de’ pittori loc. eie Anche nelle me¬
morie de' lecoli fulfeguenti s'incontrano non
di rado nominati i colori encauftici e l‘en-
caulto ; non ci conila tuttavia elferfi quelti
adoperati nella maniera , con cui gli ufaro¬
no i più antichi pittori . Che che ne fia , ciò
che avvi di certo fi è che coll'andar degli an¬
ni fi è fmarrita quell'arte nell’Europa , come
nota il Bulengero De pici, plafi.fiat. lib.i.
cap. 6. ; e’1 nome foltanto ne rimale a quel¬
la tinta nera , fatta ella pure a fuoco , che
gì Italiani poi dilfero inchioflro .
Non è però gran tempo che rifvegliodi il
defiderio di rimetterla in pratica, e due illu¬
da (oggetti nella Francia vi li applicarono ef¬
ficacemente , cioè il detto conte di Caylus è
il fignor Barhelier . Ne tentò quelli il proget¬
to nell'anno 1149. , (ebbene con efito non
troppo felice . Dopo pochi anni propofe l'al¬
tro le fue idee fopra di ciò all'Accademia del¬
la pittura di Parigi , e nell'anno 17^4. fece e-
feguirc dal fignor Vien un quadro encaullico
d una celta di Minerva , il quale con altri due
LIB. VII.
CAP. IV.
Lumi , ed orti
bre .
8o Meccanismo della Scultura
bianco ( a ) , e forfè fu quello principio cercava!! , come di¬
ce Platone (b) , la più candida lana per darle il miglior
colore porporino .
j)'. 8. Quello è quanto fappiamo riguardo al colorito
degli antichi . Per ciò che fpetta alla maniera loro di di¬
pingere , di quella fola pittura parlar polliamo che facealì
fui muro , e che diverfa era prelfo di loro dalle pitture
fui legno , come lo è anche oggidì predo di noi .
Jf- 9. Nella maggior parte delle antiche pitture fui muro
i lumi e le ombre fon date per mezzo di tratteggiamenti ,
in linee ora parallele , ora incrocicchiate , dette da Plinio
incifurae ( c ) : quella maniera fi ufi anche oggidì nelle pit¬
ture fui muro , e chiamali tratteggiare . In altre pitture però
le mafie intere delle tinte vengono or follevate , or abballate
dalla diverfità de’ colori or più chiari , or più cupi , come of-
fervafi nella pretefa Venere del palazzo Barberini , ne’ defcritti
quattro bei pezzi del mufeo Ercolanenfe , e in altre pittu¬
re che fono Hate con diligenza finite , Su alcuni pezzi però
dello Hello mufeo e , fra gli altri , in quello che rappre-
fenta Chirone e Achille , vedonfi amendue le maniere di
ombreggiare : Achille è dipinto a intere mafie di tinte , e
Chirone è tratteggiato .
fi. io. T.a
quadri accompagnati d’ una nuova memoria
nell'anno 1 75 5-. furono da lui prefentati all'
Accademia delle belle lettere . Il rumore , che
tal novità deftò nel pubblico , molle il fignor
Bachelier a ripigliare i fuoi tentativi ; e mol¬
ti quadri dipinfe per inuftione , che gli riu-
fcirono più felicemente del primo . Lo ftef-
fo fìgnor conte di Caylus toc. eie. ci ha ef-
polto le quattro diverte maniere , con cui ha
tentato di rillabilire la pittura encaultica . So¬
no (fate le medefime deferitte dal fig. Mon-
noye nell’ Enciclopedia , art. Encaufiique , il
quale aggiunte altresi le cinque praticate dal
fìgnor Bachelier . Egli è d'uopo nondimeno
confeltare che niuna di effe corrifponde efat-
tamente alle ufate dagli antichi , e da Plinio ,
da Vitruvio , e da altri defcritteci .
(a) Galen. De ufu pan. lib.i 0. cap.q. oper.
Tom. TV. pag. si4~ E. [Parla (oltanto di
quelli , che dipingevano tulle pelli bianche ,
(e forte erano le pergamene ) i quali, per non
faticarti la viltà col lempre Itar filli fui color
bianco , adoperavano altri colori cerulei , e
fofchi : Memoriam tìbi rejicere conabimur , in
primis quidern piclorum , & potiflimum quan¬
do in albis corii s pingunt (crai «v atvaa a
«Ti^Gtpa/f ypuyuHW/ ) , offenditur enim facile
eorum vifus fi omni remedio fuerit defiitutus ;
quod fané prudentes , colores cceruleos , ac
fufeos apponunt , in quos fubinde intuentes ,
recreant oculos , ac reficiunt . Teofrafto Hi fi.
plant. lib.q. cap.i 0. , e lib.p. cap. S. dice che
adopravano tavole di abete .
(fi) De republ. I.4.. 0p.T0m.1l. p.4-zg.D .
(c) lib. 33, infine .
presso i Greci, e loro Pittura. 8r
jf. io. La mentovata prima maniera di dipingere a ferri- =====
plici tratti di color bianco fi confervò anche dopo che fi L1B' vu'
* t r CAP. IV.
feppc dare alle figure il color proprio ad imitazione del ve- Maniera di
ro , e fervla per difegnare , poiché faceanfi col pennello { COIUornare •••
contorni di color bianco, ai quali s’applicava poi il con-*
venevole colorito . Abbiamo di ciò una prova in un lungo
pezzo di muro dipinto feoperto a Pompeja , da cui s’èper
la maggior parte fcagliato il colorito in guifa che lol vi fo¬
no rimarti i contorni bianchi . Da querto pur fi argomenta
aver gli antichi ufato difegnare le loro pitture fui muro di-
verfamente da’ moderni ; poiché quelli fogliono fulla frefea
intonacatura del muro difegnare i contorni incavandoli con
un ferro acuto ; laddove gli antichi , avendo più frequenti
occafioni di dipingere fui muro, aveano acquirtata maggiore
abilità , e co! loio pennello lapean le figure efattamente de¬
lineare . Diffatti in nefluna delle tante centinaja di pitture
del mufeo Ercolanenfe ho veduti i contorni incavati .
Jf. il. E’ da offervarfi per ultimo, che le fuddette pit- ...e dì dipin¬
ture , per la maggior parte almeno , non fono già fiate di- " ^ a C^° '
pinte fulla calcina umida , ma fui muro già fecco ; la qual
cofa chiaramente fi orterva in alcune figure che fi fono co¬
me sfogliate e fiaccate , onde fi vede il fondo fu cui fono
fiate dipinte (i) Più chiaramente ancora ciò fi ravvifa nel
mentovato quadro di Chirone ed Achille , in cui gli ornati
Tow. II. L dell’
(i) Davano gli antichi dei colori diverfì
per fare il fondo , come vedelì in alcune ve-
tuflc pitture , e come li ra.roglie apertamen¬
te da Plinio ùb.jf cap. 6. ft ci. 2.6. , il quale
afferma che i pittori prima d’adoperare il
pennello foleano applicar alla tavola la (an¬
dine , poi colla ch:a a d uovo (temprarvi un
colore , e l'opra quefto nella (fella guifa un
altro . Cosi fotto il porporino mettevano una
mano di ver Je-fcuro , e lotto il minio , per
renderlo rilucente , una - ano di porporino .
Un’altia ancor piu (ingoia c maniera riporta
il medefimo Plinio ih. cap i o. fc^.37. %. zo.
praticata da i rotegene per riparare dalle in¬
giurie del tempo lo ftudiato fuo quadro di
Jalifo , lavoro di fette anni, Plut. in Demec.
op. Tom.Lpag.Sp8. E. , & jtlian. Var.hìfl.
lib.i 2. cap. 4.1 . , fu cui ben quattro volte re¬
plicò gli (felli colori l'uno fopra l’altro , ac¬
ciocché , fe mai fi folle guadata la prima fu-
perficie , lì potelle averne torto un’altra egua¬
le . Il Perrault e il de Piles con altri pigliano
motivo dal riferito racconto di tacciar Plinio
come di troppo credulo o di poco intenden¬
te . Plinio però parla d'un quadro elìdente in
Roma a' giorni Tuoi nel tempio della Pace,
ed efpofto alla villa di tutti . Se querto non
forte ftato tale , come egli lo rapprefenta , fa-
LIB. VII.
CAP. IV.
Statue dipin¬
te .
82 Meccanismo della Scultura
dell’ordine dorico polii dietro alle figure fono itati dipinti
prima di quelle in una maniera affatto oppofla a quella che
s’ ufa oggidì ; poiché i noltri pittori in un quadro fanno
prima le figure , e pofcia il fondo ; e così dee farli natu¬
ralmente .
jf. 12. Per nulla omettere di ciò che riguarda la pittu¬
ra degli antichi rammenterò qui la ftatua di Diana del mu-
feo Ercolanenfe , lavorata nel più vetullo Itile , in cui non
folo dipinti fono gli orli della velie , ma eziandio altre
parti del panneggiamento . Sebbene quella fiatila , come s’è
detto al Libro III. Capo II. (a) , etrufca lìa anziché greca,
pur s’ inferifce da un luogo di Piatone , che vi folfe anche
tra i Greci un (imil ufo (b) . Dice quello filofofo , addu-
cendo una fimilitudine : Se colui che ci vede dipingere
,, le fiatile , volefie rimproverarci perchè non applichiamo
„ alle più belle parti i più vaghi colori , perchè , a cagion
„ d’efempio , gli occhi che fon certamente la più bella parte
„ della figura , indichiamo con color nero , anziché con uno
,, imalto porporino ec. ,, : Tlrrvip oùv oiv eì v/xxs dpSptuvms
ypxt^oVTas 7rpoTèh'SMP av tis i'^tyi , "Xt'yuv Iti où t<?7; xxX-
"Xtgoìì toÌj £ tool) vx JtaAÀ/^a Qapfjictitx, 7rcoriSi(Aiv . et yx p 0-
(f0a>.pto7, xà.'h'Xtg-ov ov , ovx capita ivct}\vi}\iu[x.Zvot i'.tp , dÀ\x
fuAar/. a. r. A. ( a ) . Io ho tradotto il lenlo di quelle pa¬
role come le ho intefe (c) ; e non le intenderò in altro
modo finché non mi fi dimoftri che la voce aWp iìg , la
quale generalmente lignifica una flatua , polfa lignificare an¬
che
rebbefi niello al cimento d’elfere da chichefia (a') ^.12. pag. 182.
liconvenuto di fallita. Per poter i moderni (b) Può vederli anche il P. Anfaldi Defa-
negare quello fatto bifognerebbe che làpef- ero, & pubi, apud Ethnic. pici. tab. ufu , c. 6.
fero tutt’i fegreti degli antichi . E chi fa che pag. q 2 . e fegg. -, e ciò che abbiamo detto coll*
Protogene non polfedell'e quello di comporre Autore nel Tomo 1. pag. 21. e 22., e qui a-
i colori con tale gradazione di glutine , olila vanti pag. S. not. a.
di colla , che lqvat fi potelfe la prima luper- ( a ) De republ. lib. 4. princ. oper. Tom. il.
fide fenza guadar la feconda , levar la fecon- pag. 420. C.
da . fenza guadar la terza , e la terza fenza (c) E come già le aveva intefe , e tradotte
.guadar l’ultima ì Serrano in latino , ed altri .
presso i Greci , e loro Pittura . 83
che una pittura : del che lafcerò che altri ha giudice . ~*~i — 1 " J-
(f. 13. Siccome pocanzi due ofcuri palli d’Arillotele e LIB,vn*
y J r x cap. iv.
di PJinio mi hanno data occalione di parlare del colorito carattere di
degli antichi ; così il giudizio che porta quel filofofo di tre [or?.ntlclupK'
pittori , mi apre il campo a ricercarne il loro carattere .
Polignoto , die’ egli , ha dipinte le figure miglio , Pausone
ph volgarmente , e Dionisio pii fomiglievolmente (a) . Non fo
fe il lìgnor conte di Caylus tocchi quello luogo , e fe ,
parlandone , abbiane comprefo il vero fenfo . Non avendo
10 ora nè il tempo nè il comodo di efaminare gli Atti ac¬
cademici che trattano dell’antica pittura , ove probabilmen¬
te quello palio d’Arillotele li vorrà rifehiarare , mi conten¬
terò di qui efporre Ja mia opinione , lafciando al leggitore
la cura di confrontarla coll’interpretazione degli altri (1) .
Nulla dirò del traduttore Callelvetro , il quale non ha intefo
11 fu.ldetto telfo . Ecco quel che in mio lenlo ha voluto dire
Aditotele . Polignoto ha dipinte le fue figure meglio ( fic-
come fecondo lui (b) avrebbe dovuto fare ogni buon pit¬
tore ) , cioè fi follevò al di fopra delle fembianze comuni
e dell’ordinaria figura degli uomini ; poiché egli , come la
maggior parte degli antichi pittori , ellendo folito a rap-
prefentare la mitologia e la fioria eroica , ha pur fatte le
lue figure limili agli eroi , ed efprelfe la natura nel fio più
bello ideale . Più volgari e balle , che efier non fogliono
comunemente , erano le figure di Pausone ; nè ciò proba¬
bilmente gli fi attribuifee a biafimo , poiché Aditotele Io
annovera fra i gran maeltri , e lo colloca prelTò a Poli-
gnoto : altronde il filofofo fa qui la fimilitudine dei tre
L 2 pit¬
ta) Poet. cap. 2.
(1) Tra le molte ed erudite Dilfertazioni
fopra le Atti del Dileguo del lìgnor conte di
Caylus , e riportate nelle Memorie di lette¬
ratura , non ne ho rifeontrata alcuna ove ci¬
tili quello palio di Ariftotele . Parla bensì il
Caylus de' fuddetti maeftri Reflex, far quelq.
pajs. da l. qj. de Piine , ni. pare. Acad. des
Injcript. Tom. XXV. Mém. pag.ipo. feqq.
ma ne parla foltanto p re ilo ciò cnc di loro
fcrille Plinio .
(i) ibU, cap. 1 /.
LIB. VII.
CAP. IV.
84 Meccanismo della Scultura
pittori per rifchiarare le tre diverfe maniere d’ imitazione
( pufavo-ìuv ) sì nella poefia che nella danza, quali dicendo :
ficcome le figure di Polignoto fono quel che in poefia è
la tragedia , che fqjo fi occupa di avvenimenti eroici ; così
le figure di Pausone debbono raflomigliarfi alla commedia ,
in cui il carattere delle perfone più caricato fi rappresenta,
come die’ egli ftefio nel medefimo capo: » fxiv ( )
^e/p«5, «' Si (Tpcty coìta) fii'Xrìxì (ju/jmtQcu /2vMtcu mv ivv a) ,
e lo ripete nel feguente capo quinto dicendo : K aptaìia fatati-
tris (b) : cioè che per migliorare i colmali negli
uomini la commedia ne efprime le follie più grandi che real¬
mente non fono , affinchè fiane vieppiù fenlibile il ridicolo .
Quindi è da conchiuderfi che Pausone abbia dipinti più fog-
getti comici che tragici o eroici , e che avefle un partico-
lar talento di rapprefentare quel ridicolo che è lo feopo
della commedia ; poiché il ridicolo , profiegue Arinotele ,
fa veder le perfone fotto l’afpetto il più ignobile ( tqv ad -
<r%poì! ìct 7Ò ytXclov fxóp iov ) (c) . Dionisio , il quale pur era
uno de’ più famofi dipintori (a) , teneva un luogo di mezzo
fra i primi due, ed era riguardo a Polignoto, coni’ Euri¬
pide riguardo a Sofocle ; poiché quelli rapprefentò le eroi¬
ne delle fue tragedie quali efier doveano , e quegli le fece
quali erano diffatti . Dionisio , dice Eliano ( b ) , imitò Pon-
gnoto in tutto , fuorché nel fublime ( /T-AwV nò [tiyi&ovs ) .
f. 14. In confeguenza di quello giudizio fui carattere
de’ mentovati ardili dobbiamo dare a ciò , che dice Plinio
de’medefimi , una lignificazione ben diverfa da quella che
attribuir fi fuole generalmente alle fue parole . Dionisio ,
die’ egli , non altro mai dipinfe che uomini , e fu perciò detto
Van¬
iti) In eadem differenti & Tragedia , & (c) Turpitudini e[i partitala ridicu/um .
Comoedia feparata eft : h&c enim pejores 3 il- (a) PI in. lib.Zf. capa i . JeS.4.0 .
la mcliores imicari vult y quam il 3 qui nunc (b) ar. hift. lib.4.. cap. 2. [ E così ha ca-
fint . pici quefti palli , con quello di Plinio , che iic-
(e) Comoedia imitano pejorum . gue , I’erizonio a quello luogo diEliauo .
presso i Greci, e loro Pittura. S£
V Antropografo (*) ; cioè egli dipinfe gli uomini lotto le for- ■ ■ 4
me naturali della nofira fpecie , non fublimandoli l'opra l’ef- LIB‘ vn*
fer d’uomo, e da ciò gli venne il cognome di pittor d’uo- CAP,IV*
mini . Nè ciò in altra guifa egli poteva efeguire , fuorché
col dare alle Tue figure ancorché eroiche , la fomiglianza di
perfone viventi, prendendo probabilmente de’ modelli natu¬
rali, fenza nulla aggiugnervi d’ideale, come far fi fuole nei
difegni delle accademie .
jf. i Sulla decadenza della pittura molte lagnanze abbia- Decadenza
mo degli antichi fcrittori , e principalmente di Vitruvio (a) . C ,lpittuu'
Quell’ architetto romano acremente declama contro l’ufo
introdottoli a’ fuoi tempi di coprir le pareti delle cafe e
delle ftanze con pitture infignificanti , che non occupano Io
fpirito nè ifiruifcono , laddove gli antichi Greci rapprefenta-
vano col pennello la fioria de’ loro dei e de’ loro eroi . Que¬
lle infilile pitture condanna pur Luciano , dicendo ; io vorrei
nelle pitture non fol vedere delle città e de’ monti , ma ezian¬
dio degli uomini , e fcorgere ciò che fanno e che dicono (a) .
jf. 1 6. Alla pittura appartiene il lavoro a mufaico , che Lavoro a mu.
è una vera pittura fatta talora di pietruzze naturali (b) , efaiC0‘
talora di palle di vetro colorate e infieme unite . Della pri¬
ma fpecie fono generalmente quelle che fono formate di
piccole pietruzze quadrate bianche e nere ; e anche nei la¬
vori
(*) Dionyfnis nih.il uliud quam homines
pinxit , oh id Anthropographus cognomina-
tus [ loc. eie. cap. t 8. feti. 37. Per ciò che ri¬
guarda 1 palli di Aditotele , e di Eliano mi
pare , che il noltro Autore li abbia in cefi a
dovere . Ma diverto è il parlare di Plinio .
Egli elpone 1 varj generi di pitture, ne' quali
11 telerò eccellenti alcuni pittori ; tra i quali
Pireico ru dei più valenti in tare {oggetti
baili , come già fi è notato alla pag.73. n. 1.1
Serapione era tamoio per le decorazioni ; ma
non tape va dipingere figure umane , allop-
potto di Dionilìo , il quale altro non fapeva
dipingere, che uomini ; e perciò era chiama¬
to antropogr..fo , Per conciliare infieme que¬
lli fcrittori non potrebbe dirli , che Dionifio
folle un pittor di ritratti , e che per confe-
guenza non dipingere altro che figure uma¬
ne , come dice Plinio ; e le dipingerti: al na¬
turale , come vogliono Aditotele , ed Eliano :
Non fo come quella difficolta Ila sfuggita al
minuto critico lìgnor Fai onet nelle fue note
ai libri di Plinio , che trattano dell'arte .
(a) Vedi apprerto lib. T'ilt. capo ni. §. 4.
(a) Contemplane. %. 6. op. Tom. il. p. +97.
(b) Apulejo Metam. l.p. orine, op. Tom. I.
pag.142. parlando della cala di Pliche , dice,
che pavimenta ipfa lapide pretiofo c&fìm di¬
minuto in -varia piotarti genera diferimina-
bancur .
86 Meccanismo della Scultura
—— vori più fini di quefla maniera , fatti di femplici pietre ,
LIB' Vi1, fembra che fi fchivaffe di adoprare i colori forti e vivi , co-
CAP' IV‘ me il rollo , il verde ec. , forfè perchè non v’ è neffun mar¬
mo che abbia que’ colori particolari d’un bel tono : nel più
bel mufaico di quella fpecie , che fon le colombe del mu-
feo Capitolino (a) , non fono flati adoperati fe non colori
deboli e , come a dire , mezze-tinte . Ma non voglio per
quello alferire che in mufaico adoprati non folfero i colori
gialli, rolli, ed altri; il che dall’ ifpezione oculare verrebbe
fmentito . Io parlo foltanto della vivezza maggiore di alcuni
fra que’ colori (b) . I mufaici della feconda fpecie , cioè di
palle di vetro, hanno tutt’i colori pofìibili ; e tali fono due
pezzi del mufeo Ercolanenfe , lavoro di Dioscoride di Samo ,
de’ quali fi riparlerà nel Libro XII. (c) .
jf. 17. Quello lavoro ferviva principalmente pei pavi¬
menti nei tempj e nelle altre fabbriche , e in feguito fi ado¬
però eziandio nelle volte , come fi vede anche oggidì in un
fotterraneo della villa d’ Adriano a Tivoli, e come s’è pur
fatto sì nella gran cupola che ne’ cupolini di fan Pietro a
Roma (d) . I pavimenti fon fatti di pietruzze larghe quanto
l’ugna del dito mignolo infieme unite : alcuni fono flati ri¬
dotti a tavole , che veggonfi nel mufeo Capitolino e in varie
cafe di Roma . Nel celebre mufaico di Paleflrina le pietre
fono della fleffa grofiezza . Nelle ftanze più ragguardevoli ,
ove i pavimenti erano di pietre bianche o nere , talora nel
mezzo e in altri lati v’ erano de’ fregi a più colori , e tale
è il
(a) Vali appiedo libro Xfì. capo I. §. 5. e ne riparlerà \finkelmann nel libro XII.
(b) Si ollerva però in tanti pezzi di mutai- cap. iti. §. 1. Potrebbe intenderai anche di
ci fatti di pietruzze , che i colori vivi , come volte a mufaico il luogo di Stazio , che ho
il verde , e altri , fono Itati fatti di pezzetti portato nel detto Tomo I. pag.37. , come ivi
di fmalto . ho accennato ; e l’ altro parimente libro 1.
(c) capo 1. §. 1 0. c 11. Sylv. cap. 3. verf. 5 3. , fpiegato bene dal Pe-
(d) E anticamente nel tempio di s. Collan- tavio nelle note a Temiltio Orat.i S.P.3.S6.,
za , di cui ho parlato alla prefazione degli e dall' Arduino colle di lui paiole nelle note a
Editori Yiennefi nel Tom. I. pag. xxxj. n. a.,’ Plinio iib. 36. cap.zp. Jeci.60.
*
prèsso i Greci, e loro Pittura. 87
è il nuifaico d’una camera fcoperta alcuni anni fa parimenti
a Paleftrina (1) . I mufaici che fono d’un lavoro finiflìmo
trovanlì come incalliti fra fottili laltre di marmo al di fotto
e a’ fianchi , oppure rinchiufi da mufaico più groffolano .
Tali fono le mentovate colombe del mufeo Capitolino , e i
detti due pezzi di Dioscoride trovati nel pavimento di due
camere a Pompeja .
(1) Pretendono molti che il mufaico abbia
avuto origine nella Pelila . In prova di ciò li
luol citare quel pavimento nel palazzo del re
All nero niello coi marmi a diverlì colori imi¬
tante la verità della pittura , Efther c. r. v.6.
Da quello però lì ricava foltanto che fiali ivi
efercitata tal arte , ma non già che v’ abbia
avuta l’origine . Plinio lib. 36. c. 2 j. feci. 60.
elprelTamentc l'attribuifce a’ Greci . Che che
nella, i mufaici , (pecialmentc ne' pavimen¬
ti , fono aliai antichi , e ne fecero un ufo fre-
quentilTimo non meno i Greci che i Romani .
V. Athen. lib. 12. cap.i i.princ. pag. 529. D.
[ Tanto il pavimento di Demetrio Falerno , di
cui parla Ateneo , come quello di Alfuero ,
non erano di mulaico , ma di pezzi più gran¬
di di marmo a varj colori , che imitavano in
certo modo la pittura , come ollerva anche
il P. Niccolai nell'efpofizione del detto libro
di Eller Di/fert.iJ. pag.yo. Ma per il redo fi
veda la celebre opera di monlig. allora , poi
Cardinal Furictti De Mufivìs . ì Nel decadi¬
mento univerfale delle arti quella non fi per¬
de affatto , ma fi mantenne ancora con qual¬
che luftro in Coftantinopoli , dove quali tut¬
te le chiefc e le cafe erario adorne di mufai¬
ci , e da dove ne’ balli tempi i compolitori di
dii erano chiamati in Italia per farne de’ li¬
mili . Sulfillono ancora in Roma , in Vene¬
zia , in Ravenna , in Milano e altrove, mufai¬
ci nelle volte e cupole delle chiefe compolli
per la maggior parte di minuti pezzi di ve¬
tro , a cui fi è applicata una foglia d’oro .
Dalla maniera non meno che dalle ifcrizioni
in lingua greca che talora vi fi leggono , ben
fi feorge quello elTere lavoro di greci artifli .
Allorché rilòrfero le belle arti in Italia , an¬
che i mufaici ridotti furono in uno flato mi¬
gliore , perfezionato poi in quelli ultimi tem¬
pi in Roma , che (ola oggidì alimenta i mae-
flri di quell’arte . Ciò non ottante in tutte le
pitture fatte a mulaico ravvifa il fi g. de Jau-
court nell' Enciclopedia , art. Mofaique , qual¬
che cola di duro , per cui non producano il
loro effètto che in dillanza ; onde non le giu¬
dica atte che a rapprefentare de' grandi qua¬
dri : nè crede ellervi opere in piccolo di que¬
llo genere , che vedute da vicino appaghino
l’occhio. Ta! giudizio però non s’accorda
punto con quello di molti altri conofcitori ,
che in quelli quadri , fatti a così dire per l’e¬
ternità , riconofcono una perfetta imitazione
del pennello , sì nei grandi che nei piccoli ,
i quali al par di quelli rendono l’occnio pie¬
namente pago .
LIB. VII.
CAP. IV.
LI-
LIBRO OTTAVO.
Progredì e Decadenza dell’Arte predfo ì Greci
e predo i Romani .
cvjfe's
Capo I.
Introduzione — Stile antico dell' arte prejfo ì Greci -- Monumenti
che di ejjo ci rimangono . . . fulle monete ... e ne' marmi — Carat¬
teri di quejìo Jìile — Imitazione di ejjo fatta ne' tempi pojìeriori —
Quejìo fervi di preparativo allo file fuhlime .
Introduzione. La fìoria de’ progredì e della decadenza delle Arti del Di-
degno predo i Greci non è meno importante per l’edenza
dell’arte che le ricerche fatte ne’ Libri precedenti ; anzi fi
verrà con ciò a meglio determinare la giufiezza , e a co-
nofcere il pregio de’vetufti monumenti.
§. t . Scaligero divide in quattro epoche principali la
fioria della greca poefia, come Fior© la fua fioria romana;
e noi
Progressi e Decadenza. dell’Arte ec. 89
e noi potremmo dividere in cinque le epoche della Storia
dell’Arte prelTo i Greci , confederandone cioè il principio ,
l’incremento , la perfezione , la decadenza , ed il fine ; parti
che hanno del rapporto ai cinque atti d’ un’ opera teatrale .
Ma poiché il fine d’una cofa va oltre anche al fuo termine,
ci contenteremo di confìderar quella Storia fotto quattro a-
fpetti ioltanto , o quattro Itili divedi , fucceflìvamente adot¬
tati da quegli arditi . L’antico durò fino a Fidia . Quelli uni¬
tamente ad altri valenti maeflri di quell’età portò l’arte alla
fua grandezza ; onde lo Itile di quell’epoca può chiamarfì
Itile fublime . Da Prassjtele fino a Lisjppo e ad Apelle ac-
quiltò maggior grazia ed eleganza , e può quello chiamarli
lo Itile bello . Qualche tempo dopo di quelli maeflri e del¬
le loro l'cuole l'arte efercitata da fervili imitatori cominciò
a decadere ; onde chiameremo quello Itile d 'imitazione , il
quale durò finché l’arte a grado a grado fi corruppe e
mancò .
$. 2. Volendo trattare dell’antico Itile , ne efamineremo
i principali monumenti rimaltici , e potremo con ciò cono-
feerne le proprietà : vedremo quindi il paffaggio da quello
Itile al fublime .
Jf. 3. Fra i monumenti , i più antichi e autentici che
addur fi pollano , fono alcune monete , della cui vetultà fan¬
no lede sì l’impronto che l’ifcrizione ; ed eflendo quelle
coniate nelle ItelTe città a cui appartengono , fi può con
franchezza conchiudere che folle quello lo flato delle arti
in que’ luoghi e a que’ tempi . L’ifcrizione in tali monete
va a rovelcio, cioè dalla delira alla finillra , maniera di fcri-
vere che lungo tempo avanti Erodoto doveva aver celiato
d effere in ufo ; poiché quello llorico ( a ) , per indicare la
diverfità de collumi e delle ufanze fra gli Egizj e i Greci ,
Tom. II. M addu-
Cu) Ut, 2. cap.j6.pag. 120,
LIB.VllI.
CAP. 1.
Stile antica
dell'arte pref-
fo i Greci .
Monumenti
rimaftiei . . .
. . . fu He mo¬
nete . . .
LIB.VIII.
CAP. I.
90 Progressi e Decadenza dell’Arte
adduce ad efempio lo fcrivere da delira a finiilra che quelli
facevano . Non fo che altri abbia dianzi fatta quella ofler-
vazione , che può molto fervire a determinare il tempo , in
cui fi cangiò preflo i Greci la maniera di fcrivere ; tempo
certamente molto anteriore all’olimpiade lxxvii. , in cui Ero¬
doto viveva (a) .
§. 4. Paufania ( a ) altronde narra , che fotto la llatua
d’Agamennone in Elide ( la quale era una delle otto llatue
lavorate da Onata di altrettanti eroi che chiefero di com¬
battere in duello con Ettore ) l’ ifcrizione andava dalla de¬
lira alla finillra . Or fapendofi che Onata viveva poco pri¬
ma della fpedizione di Serfe contro de’ Greci, cioè nell’o¬
limpiade Lxxii. , e non molto prima di Fidia , fi può così a
un di preflo determinare il tempo in cui quelli cangiarono
la maniera di fcrivere .
jf. Nel novero delle più antiche monete alcune ve
n’ha delle città della Magna Grecia , e principalmente di Si-
bari , di Caulonia , e di Poflìdonia o Pello nella Lucania .
Le prime non polfono certamente eflere polleriori all’olim¬
piade lxxii. , in cui Sibari fu da’ Crotoniati dillrutta (b) ; e
altronde la forma delle lettere colle quali è fcritto il no¬
me della città indica tempi molto anteriori (*) . Il bue fu
quelle monete , come il cervo fu quelle di Caulonia , fo¬
no molto informi. Sulle monete antichilfime di quella città
v’è un Giove, e un Nettuno fu quelle di Poflìdonia di bel-
lilfi-
(a) Nacque Erodoto fui principio dell'o-
linwiade ixxi v. , e recitò le fue ilo rie nella
ixxxi. , come ollerva Vfertelingio nella pre¬
fazione alle medefime nella fua edizione , di
cui ci ferviamo . Veggali anche apprclfo li¬
bro IX. capo I. §.18.
(a) lib.p. cap.zó. pag.444.
(A) Herod. lib.6. c.z i . pag.447. , [e hb.p.
cap.44. pag.3 9 z. Più a lungo ne raccontala
ftoria Diodoro lib.i z. 9. c 1 0. pag. 48 3.
< 484. , ove alla linea, 53. \fclfelingio fcrive.
che forte diti rutta Sibari circa l’anno terzo
dell'olimpiade lx vii.
(*) Leggeli in erte [ prerto il P. Magnali
Mifcell. Numifm. Tom.I. Tab. 33. YM , e
Tab.33. ] VM in luogo di EY , e ùmilmente
ad una M ralfomiglia la Sigma fulle monete
di Portìdonia [ predo lo ite-ilo Magnati To¬
mo IT~. Tab. 47 - pi. ; in altre però Tab.46.
32. e fi. è un vero 2 . ] La Rko P ha una
piccola coda P . Caulonia è fcritto in quello
modo A VAU [ eie. Tom.I. Tab. 12. ri. 1.
presso i Greci e presso i Romani. pi
littìmo impronto bensì , ma in quello flile che generalmen¬
te fi chiama etrufco . Nettuno tiene il tridente in forma
d’una lancia in atto di ferire , ed è ignudo , come pure il
Giove fummentovato , fe non che ha un panno piegato e
ravvolto intorno alle braccia (i) , quali per fervirfene di
feudo ; nella fletta guifa che Giove fu una gemma porta la
fua egida avvolta intorno al braccio liniftro (a) . Così in
mancanza di feudo armavanfi talora il braccio gli antichi
nel combattere , liccome narrano Plutarco d’Alcibiade (b) ,
e Livio di Tiberio Gracco ( c ) . L’impronto di tali monete
è incavato da una parte e rilevato dall'altra , come s’è detto
al Capo li. del Libro VII. (a) .
jf. 6. Se fotte vero che i Greci foltanto lino afl’olim-
piade l. avettero adoperata la C in luogo della T , farebbe
molto incerto e dubbiofo quanto noi dicemmo fin qui dell’
antico flile ; poiché v’ ha delle monete d’un belliflìmo co¬
nio nelle cui lettere v’è la C per la T , e fra le altre po¬
trei addurne ad efempio una delie città di Gela in Sicilia
ileritta CEAA2 con una biga da una parte, e dall’altra un
Minotauro (b) . Ma ficcome gli fcrittori (tt) , che pretendo-
M 2 no
evo fe ne trovano di tal forte incufe non tan¬
to per isbaglio del monetiere , come di tutte
lo pretende il P.Jobert Scienza delle meda¬
glie , Tomo I. Inllr.S. pag. 172., feguito da
Vfir kelmann fopra pag. pò. $.3 2. , ma anco¬
ra fatte a bella porta .
(u) Monum. ant. ined. num. p. , Defcript.
des pierr. grav. da Cab. de Stofch, cl.2. feci. 3.
n. 4.8 .pag. 3!). 4.0.
(b) Alcib. in fine , op. Tom.I.p. 21 3. C.
(c) lib. 2 p. cap. 16. , V. Scalig. Conjecì. in
Varron. de li ng. lat.princ. pag. 8 . & io.
(a) §. 32. gag. pò.
(b) Predo Cartelli nella Tavola premefla
alla fua opera Sicilia , & objacent. inful. tc. ,
num. 24. , e Parata Sicilia 'Numifm. Tab. C.
num. 3. , il quale ne riporta altre nella Tavola
ftelTa num.i 0. eie., e Tab CI. n.i 1. e 13.
colla ftelTa ifcrizione , e rovefeio diverfo , e
T ab. XCIX. num. 1 . e 4.
{.d) Reinold. Hiji. Ut. grac. 6* lai. pag. 37.
(0 Vedanlì quefte monete nella Lucania
Numi [malica del P. Magran Tabb. 19 - 26.
ta elle però ;1 panno non è ravvolto intorno
alle braccia , ma gettatovi fopra in maniera
che ora attraverfa le (palle , ora il petto , e
j ili -Pcn<^c a un él* Prerto come all'Apollo
del ballo rili evo di cui abbiamo data la figura
a.. a pag 1. del Tomo I. [ Di quefte monete
una in argento , che noi daremo in appretta ,
e ne parleremo più a lungo nell’ indice delle
1 avole tn rame nel Tomo i il. , la illuftra il
hgnor avvocato Mariotti in due ditlertazioni
ltampate, una in Roma nel 1761. , della quale
«T/- oooratillima menzione fautore della
Jiiblioeeca moaeraa , ai 4. giugno 176?. , ed i
Giornali .i di Firenze 5. ottobre 1766. ; l’altra
anno 1764. , di cui parla anche l'autore
della aneli, numifm. lib. r . c. 4.. n. 3. ;
e una terza ne pubblicherà più diffufa ; pro¬
vandovi Ira le altre cofe , che non (blamente
le antiche monete italiane incute , ma ezian¬
dio fra le confolari , e imperiali , e del medio
LIB. Vili.
CAP. I.
L1B Vili.
CAP. I.
9 2 Progressi e Decadenza dell’Arte
no di fi {Tare all’olimpiade l. il tempo , in cui s’ introduce
nel greco alfabeto la r , non apportano di quella loro opi¬
nione neflun valevole argomento , perciò da tali monete
non può ricavarfi motivo di dubbio full’epoca da noi data
all’antico llile (i) .
(f. 7. Meritano d efiere qui rammentate quattro tazze di
finiflìm’ oro fomiglievoli ai nollri piattellini da caffè , tro¬
vate negli antichi fepolcri di Girgenti , ed elìdenti ora nel
muffo di monfignor Lucchefi vefcovo di quella città (a) .
Siccome gli ornati di quelle tazze fono in certo modo li¬
mili nel lavoro alle mentovate monete , così polliamo con¬
chiudere che fieno lavori della medefima età . Due di quede
tazze hanno intorno all’orlo ederno un fregio di tori , e
può tal orlo chiamarli un lavoro a conio , ben ravviandoli
che è dato fatto con un ponzone incifo in rilievo , con
cui li è coniato l’oro per di dentro , affine di fare il rilievo
al di fuori . Le altre due tazze hanno intorno all’orlo un
fre gio a puntine . Per rendere qualche ragione de’fummen-
tovati tori non è neceffario di rimontare all’egiziano Api,
decorre ha fatto il poffefiore di tali monumenti (2) ; poi¬
ché predo i Greci i tori foleano confecrarli al Sole , e ti¬
ra va-
(1) Nelle Tavole del più antico alfabeto
•reco efpolle dai dotti Monaci della congre¬
gazione di fan Mauro Nouv. traité de dipi.
Tom.l. fec. pan. feci. z. chap.i j. pag. 67$.
pi. X. , c da loro esattamente formate fu dei
monumenti della Grecia , incominciando dall’
anno 1100. fino al 400. avanti l’era criftia-
na , la lettera Gamma vedefi fempre a un di
predo come la moderna r. Tal forma ha pu¬
re nella celebre ifcrizione ^svrpoifu^òr , con¬
dotta cioè a guifa di folciti alternativamente
dalla delira alla finillra e dalla fimflra alla de¬
lira , fcopertali dall’ abate Fourmont , Acad.
des Infcript. Tom. XV. Mém. pag.zp p.feqq.,
nelle rovine della città d’Amiela , che li cre¬
de il monumento in tal genere il più _ vern¬
ilo , attribuendofegli quali tre mila anni d’an-
tichira . Non incontrali quella lettera in for-
jna di C , o di G le non ne’ monumenti di
400. anni prima dell’era volgare , e in altri
dal fecolo terzo criftiano fino al quinrodeci-
mo , iid. ibid. pag. 6 8 1 . pi. XI. Siegue da ciò
efiere Hata di ufo più antico predo i Greci la
Gamma in forma di r , che non la Gamma
formata come un C o un G . [La trovo però
fomigliante a un di predo a quelle due for¬
me nell’ alfabeto ionico dal P. a Bennettis
Chronol. & critic. ni/l. ec. Tom. I. proleg. /.
§. CI. pag. 233. portato fino all’ anno 714.
avanti l’era crilliana .
(a) Winkelmann nel Tomo I. libro ni.
capo IV. §. a q. pag. zzi. dice due fole ; ma
farà forfè per una i'viila .
(1) Tale è pur l'opinione dell’autore del
Viaggio in Sicilia , e nella Magna Grecia
deferitto in varie lettere dirette al fig. abate
NI iukelmann , leu. I.
presso i Greci e presso i Romani . 93
davano il cocchio di Diana . Poffono eziandio quelli ani¬
mali , principalmente fu alcune monete della Magna Grecia,
confiderai-!! come emblemi dell’ agricoltura , e forfè come
tali furono impreffi fulle più antiche monete sì de’ Greci (a) ,
che de’ Romani ( b ) .
$■ 8. Malgrado i vantaggi che ebbero gli artilli greci
per formarli l’idea della bellezza, quella però non nacque
fpontaneamente fulle opere loro , come l’oro nel Perù , nè
feppero rapprefentarla i primi maellri dell’arte , ficcome ap¬
pare dalle più antiche monete liciliane di que’ luoghi llefli ,
ove in apprelfo le monete più belle fi coniarono . Appog¬
gio a quella mia afTerzione fono le antichiffime e rare mo¬
nete di Leonzio , di Meffina , di Segelle , e di Siracufa da
me efaminate nel mufeo Stofchiano . Due di quell’ ultima
città pollono vederli incile in rame alla fine del libro an¬
tecedente pag. 87- ■' la fella è una Proferpina , la quale,
come le altre telte delle mentovate monete , è difegnata
alla maniera della tella di Pallade fulle più antiche mone¬
te ateniefi , e in una flatua di quella dea nella villa Al¬
bani . Non fon belle le forme di nefllina parte , e per con-
feguenza efier non può bello il complelTo del tutto : gli oc¬
chi fon lunghi e fchiacciati ; il taglio della bocca tira all’
insù ; il mento è mefchino ed acuto , fenza quel tondeg-
giamento che gli dà grazia ; i capelli fon medi a piccoli
ricci fomiglievoli agli acini d’uva , dai quali pur talora eb¬
bero il nome predo i più antichi poeti greci (c) : per le
quali cofe fulle teile muliebri dalle fole fembianze non ben
fi dillingue il fello ; e perciò alcune antiche telle muliebri
di
(a) Schol. Arilìoph. in Avib v.i io 6. Tom. I. pagao 3. B. , e Qiufi. Rom. n. XLI.
(b) Plin. lib.i 8. cap. 3. feci. 3. [ Plinio in Tom. il. pao. 274. in fine , Scrivono, che vi
quello luogo , t lib.3 3. cap. 3. fecta 3. & ice, folte in qualcuna imprelìa l'effigis del bove ,
che v'era imprelìa una pecora , da cui le mo- della pecora , e del porco .
nere furono dette pecunia . Varrone De vita (c) Plutarch. Confo!. Avoli, pagò. [Non
Pop. Rom. liba. , e Plutarco in Poplic. oper, ho trovato ove lo dica .
LIB. Vili.
CAP. I.
LIB.V1II.
CAP. I.
... c ne’marmi
94 Progressi e Decadenza dell’Arte
di bronzo , alquanto maggiori della grandezza naturale nel
mufeo d’ Ercolano , fono Hate prefe per figure virili (a) .
jf. 9. Chechè ne fia però , il rovefcio di quelle mo¬
nete può dirli elegante , non folo per la diftinta impreso¬
ne , ma eziandio pel difegno della figura . Ma tanta diffe¬
renza vi palla tra 1 dilegnare in piccolo e’1 difegnare in
grande , che da quello a quello non fi può tirare una giu-
fta e ficura confeguenza , effendo molto più facil cofa di ben
difegnare una figura intera di circa un pollice che una fola
teff a d’egual grandezza (1) . E’ pure da offervarfi che nelle
forme della mentovata cella fi ravvifano le proprietà degli
Itili egiziano ed etrufco , il che ferve a confermare quanto
ne’ precedenti Libri dicemmo delia fomiglianza delle figu¬
re ne’ primi tempi dell’ arte preffo i popoli che le fecero
fiorire .
jf. io. Da’ lavori in bronzo palliamo ai marmi . Deggio
qui prevenire che nell’ apportare efempi di antichi monu¬
menti in prova delle mie aflerzioni , di que’ foli mi fervirò
che ho io ItelTo avuti fott’ occhio ed efaminati ; ben fapen-
do che avviene dei difegni come dei racconti , ai quali ogni
bocca per cui paflano ia^ qualche aggiunta.
jf. 11. La
fa') Come Winkelmann alla pag. 4;. qui
avanti ha prefa per teda d'Apollo la teda di
bronzo nella galleria del Collegio romano ,
che a me , e ad altri pare piuttolfo feminile .
(1) Chi fa ben contornare una figura in
piccolo , lo faprà anche in grande , doven¬
doli in amendue i cali camminare digli fteffi
principi e ffguitar le delle regole . Ma poi¬
ché nelle piccole figure perdonfi molti linea¬
menti , che hanno luogo nelle grandi , nelle
quali in oltre le proporzioni c i rapporti pi¬
gliar fi debbono in ifpazj più edefi , che l'oc¬
chio non arriva a comprendere fotto uno
fguardo folo , da ciò deriva , a mio avvifo ,
la maggiore difficolta d’efèguire in grande ,
che non in ridretto , l’opera medefima Al¬
tre ragioni ancora danno gli arridi ; c perciò
^fecondo le regole dell’arte s’infegna a dife¬
gnare , e a modellare in grande per poi la¬
vorare in piccolo j non mai alloppofto . Al¬
trimenti fi potrebbe dire , che ogni buon
miniatore , o cifellatore fapeffe dipingere ,
e fcolpire in grande ugualmente , il che non
riefee; come più facilmente riefee lavorare an¬
che in piccolo a chi fa lavorare in grande . ]
Chechè ne fia però , io non potrò giammai
indurmi a credere che la teda di Proferpina
nel diritto delle riportate medaglie fia riufei-
ta sì rozza e dura per mancanza di feienza
od arte nel fuo autore , il quale feppe sì be¬
ne efeguire il rovefcio . Nel difegnar queda
teda avrà egli probabilmente prefo il mo¬
dello da qualche antichiffima figura della dea
venerara dai Siracufani . EfTendo duro e forte
l'orieiralc, dina e forte avrà dovuto eflerne
pur la copia . La deffa ragione può fervire a
fpiegar la differenza, rifletto tal difcpno ,
fenfibiliffima , che in varie antiche medaglie
palla l a l' impronto del diritto e quello del
rovefcio .
presso r Greci b presso i Romani. 95
fi'. 11. La più antica ftatua di quello ftile fembra e fiere
la mentovata Pallade di grandezza naturale efìllente nella
villa Albani , che è Hata ultimamente reflaurata Q) . Le
fembianze del volto e le forme delle parti fono tali , che
fe avelfe una tella di bafalte terrebbe!! per un lavoro egi¬
ziano . La tella è affitto limile alle mentovate tefle mulie¬
bri lidie antiche monete greche , e potrebbe pure fervire a
dar un idea dello ff ile etrufco . Egli è pertanto da crederli
che i Romani , tralportando nella loro capitale dalla Gre¬
cia quelle ed altre sì antiche flatue , non altro li propo¬
ne fiero , che di fare una compiuta ferie de’ monumenti dell’
arte greca dal luo principio lino alla perfezione ; per il
quale motivo anch io le ho qui nominate .
jf- 12. Gli amatori delle antichità giudicano lavoro di
quello primo Hde un baffo-rilievo del mufeo Capitolino da
me pubblicato (/>) rapprefentante tre Baccanti ed un Fauno
coll’epigrafe KAAAIMAXOS EIIOIEI ( Callimaco fece ) (c) .
Plinio fa menzione d un artefice di quello nome detto Ka-
xi&Tixvo; ( d ) ( biafimatore delle proprie opere ) , perchè non
n era mai loddisfatto abballanza ; e liccome ha rapprefen-
tata in marmo una danza di Spartane , credono alcuni di
ravvifarla in quelto bafio-rilievo (e) . Ma non combinano
i tempi, e n’è altresì dubbia l’ifcrizione . Quello lavoro è
del più antico Bile , almeno fecondo l’idea che ne abbia¬
mo , e Callimaco non vivea certamente prima di Fidia ,
benché Felibien , fenz’addurne alcuna prova, lo filli all’o-
limpiade lx. (f) . Paufania non Io mette al paro de’ gran
maellri , onde avrebbe a dirli che in un tempo abbia vi-
vuto
(a) Monam. arte. intd. num. i 7.
(A) Mon . ant. ined. a principio del TratC.
Prelìm. ec.
(c) Fontanini Ant. Hort. HA. 1. cap.6.,
Montf. Ani. expl. Tom. I. par. il. pi. 174.
fa- t-
(d) lib. 34.. cap. 8. feci. 19.
(e) Fontan. /oc. eie. , Lu :ac. Muf Capito/,
pag. ?6.
(/) Hifi. des Arch. lib.i. pag.tS. [ Dice
poco dopo l'olimpiade lx.
LIB. Vili.
CAP. I.
LIB. Vili.
CAP. I.
96 Progressi e Decadenza dell’Arte
vuto da poterli uguagliare . Egli fu , al dire dello Hello
Paufania, quello che introduce nella fcultura l’ufo del tra¬
pano ( a ) , e immaginò il capitello corintio come dice Vi-
truvio ( b ) : altronde veggiamo che il trapano doveva efier
già noto all’autore del Laocoonte , che fiorì ne’ più bei tem¬
pi dell’arte, come appreflo vedremo, e l’ha adoperato ne’
capelli, nella tefia , e nelle profonde pieghe del panneggia¬
mento; e Scopa , che è probabilmente l’autore della Niobe,
come fi dirà parimente a fuo luogo , edificò nell’olimpia¬
de xcvi. un tempio con colonne d’ordin corintio ( c ) . Do¬
vrebbe per tanto quello Callimaco aver vifiuto al tempo
de’ più grandi ardili , e prima anche di Scopa , il quale
prima fiorì dell’autore del Laocoonte : la qual epoca non
fi accorda poi coll’ordine , in cui Plinio novera gli ardili .
Quello nome altronde fe lolle fiato fcritto ai tempi in cui
fu fatto il baffo-rilievo , in quella maniera leggerebbe!! ,
KAAAIM AKHOS (d) , o KPLir^fiK* ty come legge!! fu
un’ ilcrizione delle mine d’Amicla (e) , e non già KAAAI-
MAX02 ; poiché la X fu immaginata da Simonide [f) non
prima dell’ olimpiade lxxii. , e introdotta in ufo pubblico
fol tanto nell’olimpiade xciv. (a) (i) . F .quindi probabile
che 1 ilcrizione fiavi fiata fatta molto tempo dopo il lavoro
del
(A Pauf lib. t. cap. 26. pag. 64. lin. 29.
Je.1ì- 1 Paufania lo dice inferiore di merito ai
piti grandi artifti ; ma che in diligenza non
la cedeva ad alcuno , come dicono anche Vi-
truvio , e Plinio .
{b'j Vitr. lib. 4. cap. r.
(0 Pauf . lib. 8 . cap.44.pag.69q.
(/) V. Reinold. Hìfl. Ut. grate. (4 lat. pag. 9.
(e) Nouv. traiti de dipi. Tom. I. pi. FI.
pag. 6 1 6. [Ho porrata qu:fta parola nella
torma, che ha in queft'opcra lei Maurini ,
diverta molto da quella data da Winkelmann
qui , e nel Trattato prelim. ai jYlonum. ant.
capo IV. pag. LXIII.
( /") Alar. Vidtorin. De arte gramm. lib. 1.
pag. 2449. col. 1 .
(a) Vedi appreflo lib. IX. capo 1 §.tg.
(0 Se Callimaco avelie vifluto iu que1 ri¬
moti tempi , ne’ quali da alcuni fi fifla la tua
epoca , avrebbe potuto beniflìmo eitere fcritto
il fuo nome colla X. Quantunque non ilèor-
quella lettera nella citata antichiflìma
iicrizione , monumento di quali tremila an¬
ni , come già fi è detto not.i. p. 92. dove il
nome d'un Caliima o è fcritto nella maniera
qui diftgnata da Winkelmann ; ciò non o-
ftante incontrali la Ilefla lettera X in tre al¬
tre ifcrizioni di fette e più fecoli anteriori
all'era lu 1 letta , le quali feoperte furono dall*
abate Fourmont , e pubblicate nell’iftoria
della rea! Accademia delle il rizioni di Parigi
Tom.XVl. p.ioj.feqq. [Il che conferma
l’opinione di quelli , che preflo Plinio lib. 7.
cap. ;6. feci. 47. , la volevano introdotta da
Palamede ai tempi della guerra di Troja .
LIB.VIII.
CAP. I.
presso f Greci e presso i Romani . 97
del bafforilievo da qualche antico impofiore , come il no-!
me di Lisippo fu una (fatua d’ Ercole a Firenze , che febbene
fia antico , è però pofteriore ai tempi in cui fu quella fcol-
pita , come vedremo nel Libro X. Capo I. Aggiungali che
quello ballo-rilievo è flato trovato ad Orta , luogo abitato
già dagli Etrufchi , il che porge un nuovo argomento per
farlo creder opera d’etrufco (carpello , giacché ne ha altron¬
de tutt’i caratteri (a) ; febbene tanta lia la fomiglianza fra
l’antichiflìmo Itile de’ Greci e quel degli Etrufchi, che il baf¬
fo-rilievo polla tenerli per greco , come terremmo per opere
etrufche alcuni dei mentovati vali dipinti , fe non vi li leg¬
ge fiero fcritte greche parole (b) .
jT. 13. Potremmo dell’antico Itile dare indizi più diltinti Caratteri di
e certi fe rimalta ci folle maggior copia di lavori in marmo ,
e principalmente di balli-rilievi , nei quali pur li ravvifarebbe
la più antica maniera della compolizione e dell’ efprelfio-
ne (c) . Se però dalla forte efprelllone , che fi fcorge fulle
piccole figure delle monete , polliamo conchiudere che al¬
trettanto facefiero quegli arditi colle figure grandi , dobbia¬
mo dire che molta e viva azione loro defiero , imitando in
qualche modo gli uomini de’ tempi eroici , i quali operan¬
do fecondo l’impulfo naturale , non metteano alcun freno
alle loro inclinazioni . Ciò acquilterà ancor maggiore pro¬
babilità , ove fi faccia il paragone degli antichi monumenti
greci cogli etrufchi , ai quali fi credono fomiglianti .
Tom. II.
(a) Fontanini /oc. eie. flrive che flava colà
nella villa Nuzzi ; e può elTervi flato trafpor-
tato in quelli ultimi fecoli , o ne' tempi an¬
tichi . Se loffie flato lavoro etrufco farebbe
probabile , che gli Aedi Etrufchi lo avellerò
voluto attribuire ai Greci ? Le ragioni di Win-
kelmann non provano molto ; onde confide¬
ranno bene che il foggetto del marmo com¬
bina con quello , di cui parla Plinio ; che il
tempo ha deteriorato il lavoro non poco ; e
che non li può provare in qual epoca preci-
famente abbia vivuto Callimaco , non mi
pare improbabile che Ha di lui opera , come
quello Itile ,
N jf. 14. Per
crede anche Foggini Muf. Capic. Tom. IV.
Tav. 4.3. , ove lo dà in rame ; o che lia al¬
meno una copia antica .
(b) Vegg. Tom. I. pag. 217.
(c) Merita tutta l’attenzione dei conoAfl
tori una tefta di filofofo in marmo bianco
trovata negli flavi di Tivoli , ove erano le
delizie de’ Pifoni , ed ora poffeduta dal fignor
cavaliere de Azara , che crede polla ravvifar-
vilì Ferecide . Effa è certamente della più an¬
tica maniera . Ne daremo la figura in appret¬
to , e ne riparleremo nell’indice delle Tavole
in rame nel Terzo Tomo .
LIB. Vili.
CAP. I.
98 Progressi e Decadenza dell’Arte
jf. 14. Per ciò che fpetta all’efecuzione , è qui da offer-
varfi che più pretto apprefero gli arditi a ben ornare che a
rapprefentare la bellezza ; e ne abbiamo un efempio nella
mentovata Pallade della villa Albani , in cui balle e volgari
fono le fembianze , laddove la velie n’ è lavorata coll’ultima
finezza , Quello volle forfè dir Cicerone , allorché parlando
di certe figure d’avorio dell’ dola di Malta rapprefentanti la
Vittoria , dice che antichillime erano , ma con tutta l’arte
lavorate (a) . Sembra edere avvenuto alla fcultura ciò che
narra Aditotele della tragedia , in cui molto prima s’era per¬
fezionata l’efprellìone e l’elocuzione , che la traccia e lo fcopo .
jf. 15. Può farli quella medefima offervazione pe’ tempi
a noi più vicini , ne’ quali i predecelfori de’ noltri grandi
arditi , comechè aitai lontani dal rapprefentare il vero bel¬
lo , pur con grandiltìma pazienza finivano le opere loro ;
anzi gli delti Michelangelo e Raffaello , fecondo l’avvifo di
un poeta inglefe (b) , immaginavano con fuoco , e con flem¬
ma efeguivano . Si fcorge fingolarmente la grande uniformi¬
tà d’un lavoro finiflìmo nelle opere di que’ tempi che pre-
cederono la cognizione del bello , e nominatamente in di-
verlì depoliti lavorati da Sanfovino (a) e da altri fcultori al
principio del fecolo XVI. Ivi affai mediocri fono le figure,
ma gli ornati fon tali , che potrebbono fervir di modello ai
noltri arditi , e Itare al confronto degli antichi lavori .
jf. 16. Ecco in breve gl’indizj e’1 carattere dello Itile
antico . Il difegno era energico, ma duro, forte, e fenza
grazia; onde la troppo forte efprefflone facea torto alla bel¬
lezza . Ma lìccome l’arte era allora unicamente confacrata
agli dei ed agli eroi , le cui Iodi , diceva Orazio , fu molle
e dolce lira cantar non conviene , così per mezzo della du¬
rezza
(a) n Vcrr. aft. 2. lìb. 4.. cap. 4.6. (a) Nella chicfa di faata Maria del Popola
(i) Rofeomm. Efsay on Poecry . in Roma ,
presso i Greci e presso i Romani . 99
rezza medefima dava alle loro figure una certa grandezza e
maeftà . Direbbe!! che l’arte era dura , come la legislazione
di que’ tempi , che ogni leggiero misfatto puma colla mor¬
te ( a ) . In quelli caratteri dell’antico Itile v’ha una degra¬
dazione tanto maggiore , quanto che per lunghilhmo tratto
di tempo efio durò ; onde una grandiflìma differenza fi rav-
vifa tra le opere prime e le ultime , comechè appartengano
tutte ad uno Itile medefimo .
jj\ 17. Dovremmo credere che durafle tuttavia quell’an¬
tico Itile in Grecia anche quando le arti fiorivano , fe pre¬
dar volelfimo una piena fede ad Ateneo ( b ) . Narra quello
fcrittore che il poeta Stelìcoro fu il primo a rapprefentar
Ercole colla pelle di leone , colla clava , e coll’arco ; ed Er¬
cole così armato vedefi in molte gemme dello Itile antico .
Ora Stelìcoro , contemporaneo di Simonide , viveva all’olim¬
piade lxxii. (e) , cioè nel tempo in cui Serfe molfe contro la
Grecia ; e Fidia , il quale portò l’arte al fuo più alto punto
di perfezione , fioriva nell’olimpiade lxxxiii. (a) , vale a dire
pochi anni dopo . Converrebbe dunque credere che nello Iti¬
le antico ancora fi lavoralfe in Grecia , quando lo Itile bello
già vi fi era introdotto . Ma Strabone riferifce a più antichi
tempi la rapprefentazione de’mentovati attributi di Ercole (d) ,
facendone inventore Pifandro , coevo d’Eumolpo come vo-
glion taluni , mentre altri vogliono che fiorifie nella xxxm.
olimpiade ; ed avverte che le più antiche figure d’Alcide nè
clava aveano nè arco .
jf. 18. Bifogna però efiere ben cauto quando giudicare imitazione dì
fi vuole dell’età d’un antico lavoro ; poiché ha talora tutta tempi pofte-
l’apparenza d’un Antico etrufco o greco ciò che non è forfè non '
N 2 fe
(a) Thucyd. llb. 3. cap. 4.3. pag.igp. (c) Bentley’s Difsert.up.Phalar.pag.36.
(A) Deipnof. llb. 1 2 cap. 1 . p.p 1 2. in fine . (a) Plinio lih. 34. cap. S . feci. 19. , ovvero
Conf. Defcript. des pierr. grav. du Cab. de ixxxiv. fecondo la lezione di Arduino .
Stofch , tl. 2. feci. 16. n.iy 1 8 . pag. zy 3, (d) Ceogr. lib, 1 p . pag.i 00 g.B.Tom. il.
LIB.YJII
CAP. I.
ioo Progressi e Decadenza dell’Arte
fé non un’imitazione degli artefici poPeriori fatta o per ave¬
re de’ modelli delle antiche opere (a) , o per copiare i fimu-
lacri divini dello Pile più vetuPo , onde conciliar loro una
maggiore venerazione ; poiché ficcome un afpro tuon di vo¬
ce , al dir d un vecchio fcrittore (b) , accrefce energia e forza
al difcorfo , così una certa durezza nella figura fa maggiore
impreffione nello fpettatore . Ciò non deve qui intenderli
riguardo al folo nudo nelle figure , ma eziandio riguardo ai
panneggiamenti , alla capigliatura , ed alla barba .
jf. 19. Renderò quell’ avvertimento più chiaro coll’efem-
pio di due affatto limili balli-rilievi della villa Albani , di cui
daremo in quello Libro la figura . Ivi tutte le dee fono ve-
llite fecondo la più antica maniera etrufca ; ma a! vedere il
tempio difegnato nell’ordine corintio , e al mirare nel fregio
efprefie delle corfe e de’ cocchi , che fono indizio di arte gre¬
ca , fi prenderebbe quel balfo-rilievo per un greco lavoro
del più antico Pile : nè il vePito delle figure difconverreb-
be , poiché , come più volte s’è detto , l’antico greco all’e-
trufco s’alfomiglia . Il contrario però inferir fi deve dall’ordi¬
ne delle colonne del tempio , che fecondo Vitruvio fu un ri¬
trovato de’ tempi poPeriori ; onde dobbiamo credere che
imitato fia quanto nel balfo-rilievo fi fcorge d’antico Pile .
Altronde il tempio non è punto fatto a fomiglianza degli
etrufchi , poiché quePi non aveano fregio : ed i mutuli del
tetto aveano un grande fporto fopra le colonne del portale
e fopra i muri della cella, in guifa che lo fporto de’ mu¬
tuli era uguale ad un quarto dell’altezza della colonna ; e
ciò faceafi , affinchè, non avendo la cella un portico all’in¬
torno (a) , potelfe il popolo Parvi al coperto dalla piog¬
gia.
(u) Coftantin. Porphyrogcn. Excerpta ex celle de' medelimi , quando anzi ne furono
Nicol. Damafi. pag. 514.. v. Ttxxm« . C(TÌ gl'inventori , come lì dimoftra a lungo
( \b ) Demctr. Phal. De eloc. dal più volte lodato P. Paoli nelle fue Anti-
(a) Non può dirli che gli Etrufchi non chità di Petto alla Diilertazione terza .
avellerò il portico intorno a’ cempj , ed alle
presso i Greci e presso i Rox\iani . ioi
già . Si rende così chiaro un palio di Vitruvio che non era
fiato ben intefo finora (*) .
jf. 20. Quella imitazione più chiaramente ancor fi rav¬
vila in una figura a rilievo di Giove Con barba più lunga
del folito , e coi capelli che gli cadono dinanzi lùgli ome¬
ri , vellito e ornato alla più antica maniera . Eppure è que¬
llo un lavoro del tempo de’ Romani fiotto i Cefiari , ficcome
appare dall’ificrizione , IOVI EXSVPERANTISSIMO , e dalla
forma medefima delle lettere . Quella ificrizione è Hata pub¬
blicata dallo Sponio lenza la figura ( a ) . Forfie col rappre-
fentar Giove fiotto quella forma fi è creduto di dargli una
più rimota origine , e conciliargli così una maggior venera¬
zione . Secondo il più antico filile è veflita la Speranza in
una piccola figura della villa Lodovifi , la quale , per quanto
rilevali dalla ificrizione romana (**) polla nello zoccolo , è
lavoro del fecondo fiecolo de’ Cefiari ; e fiomiglievole a que¬
lla è la figura della flefla divinità filile monete degl’impera¬
tori da me vedute , e particolarmente fu una dell’Imperatore
Filippo il vecchio (b) . Così a’ nollri tempi s’imitano i pan¬
neggiamenti de’ ritratti fatti alla maniera di Vandick , perchè
alla perfiona che fi ritrae , ed al pittore Hello rieficono più
vantaggiofi che i moderni veHiti fioverchiamente flretti . Ram¬
menterò a quefio propofito due Vittorie di grandezza natu¬
rale
LIB. Vili.
CAP. I.
(*) Vitruv. lib. 4. cap. 7. Supra trabes &
fupra parietes trajeciurs. mutulorum quarta
parte altitudinis columns. projiciantur. [L’Au¬
tore confonde qui i collumi antichi. Gli E-
trufehi ne' tempi più remoti ufarono uno
xporto grande oltre i muri per ftarvi al co¬
perto . Quello fpotto dette origine alle co¬
lonne , che eflì medefìmi aggiunterò per reg¬
gere lo fporto troppo grande , e ne nacque¬
ro i portici . Sopra di quelli feguitò la gron¬
da ad e /Ter portata in ruora la quarta parte
dell’altezza d’una colonna , come dice Vitru¬
vio ; ma quella quarta parte non era eforbi-
tante , perchè non eccedeva un diametro . Si
vegga il P. Paoli loc. cit. , ove in nuova ma¬
niera illultra tutto il detto capo di Vitruvio ,
che non è flato finora capito , e da taluno
anche è flato emendato lenza fondamento .
la) Mifcell. erud. antiquit. feci. 4. princ.
pag. 71. V. Defcript. des pierr. grav. du Cab .
de Stojck , cl. 2. feci. q. r1.7p.pag.46.
(**) L’ifcrizione da me per la prima volta
pubblicata nella Defcript. des pierr. grav. du
Cab.de Stofck ,cl. z. feci. 17 . n.18 qz.p.qo 2.
è la feguente :
Q. AQVILIVS . DIONYSIVS . ET .
NOKIA . FAVSTINA . SPE.Vl . RES
TITVERVNT .
( b ) Pedrufi I Cef. in metallo , Tom. VI.
Tav, 6. n, j. 6. e 8. 11 difegno n’è feorretto ,
LIB. Vili.
CAP. I.
102 Progressi e Decadenza dell’Arte
■ rale elìdenti a Sanfouci , villa di S. M. Pruttiana , che hanno
Pretti i piedi , e fottengonfi Tulle dita : tal politura ( la quale
a chi non ne intende la lignificazione , cioè l’atto di vola¬
re , fembra sforzata ) farebbe un argomento di rimota an¬
tichità , fe non li rilevalTe il contrario dal nome romano
fcritto loro fui dorfo nelle fafce , che ivi e fui petto s’incro¬
cicchiano . A quelle fafce doveano elfer legate le ale , che
fors’ erano di bronzo .
jf. 21. Tali fono le pretefe felle di Platone , le quali real¬
mente altro non fono che Ermi , fatti ad imitazione delle pie¬
tre , a cui impolle furono le prime felle , come s’è detto a
principio di quella Storia . Vedeli in effe efprefla or con più
or con meno d’arte una diverfa antichità . 11 più pregevole ,
tra i moltittimi che fono in Roma , è il pretefo Platone della
Farnefina ; ma il più bello pafsò a’ tempi miei da Roma in Si¬
cilia , e vedefi in Palermo nel collegio che fu de’Gefuiti. La
tetta è perfettamente limile a quella d’una ttatua virile vellita
alta nove palmi (*) , la cui fottovelle è di fottil panno , indi¬
cato dalle moltilììme e minute pieghe , ed ha un pallio che ,
pattando fotto il braccio deliro , va a ricoprire il lìnillro ap¬
poggiato fui fianco . Nell’orlo di quella parte di manto , che
è gittata fulla fpalla , leggefi CAPAANAnAAAOC (**) . Di
quella ttatua ho parlato a lungo altrove (a) , e ne ho data la
figura (b) . Allorché fu metta alla luce la ttatua fi fecero in
Roma profonde ricerche per indagare chi fotte il Sardana-
palo
(*) Quella fìatua fu difotterrata nel 17Ó1.
P.r . °. Frafcati colle quattro mentovate Ca¬
riatidi . [ Ora è nel Mufeo Pio-Clementino .
Ne dà la figura un poco meglio difegnata ,
c mcifa , il fignor Cavaceppi , clic prima ne
era il poflefiore , nella fua Raccolta di ant.
ftatue , ec. Tom. ni. Tavola 27. ; e nella
Tav. 28. dà la figura delle Cariatidi pofledu-
tc anche da lui prima che andaflero alla villa
Albani , come abbiamo notato nel Tomo an¬
tecedente pag.4.11. not. a.
(**) La A trovali qui raddoppiata , come
nella voce TIOAAIE in luogo di IIOAI2 ,
la una moneta in bronzo della città di Ma¬
gnolia . Così talora fi trova fcritto K £Stxn«
in vece di Kv/3t»i $ Cibele , c Pctilla in luo¬
go di Petilìa , città della Lucania .
(.a) Monum. antichi ined. Par, ni. cap, 1 ,
pag. zip. 220.
(b) ibid. num. 1 63. ,
presso i Greci e presso i Romani . 103
palo ivi rapprefentato , non potendovi/] , a cagione della
barba prolifia , ravvifare colui cui la mollezza e la voluttà
renderono famofo , e che ogni giorno per effeminatezza fa-
ceafi radere la barba . Avendo io trovato che due erano
Rati i Sardanapali re d’Allìria , de’ quali il primo fu faggio
e valorofo , effeminato e molle fu l’altro , potei con molta
probabilità a /ferire che a quello fo/fe Hata eretta la fìatua .
Noti/ì però che , febbene li trovaffe una figura virile con
abiti donnefchi , non dovremmo toffo inferirne che il molle
Sardanapalo fiafi voluto ivi rapprefentare (a) ; poiché le ve¬
lli d’un altro fe/fo dar fi potrebbono con fondamento an¬
che al filolofo Ariftippo , a cui cofa indifferente era or da
uomo veftirfi or da donna (a) .
jf. 22. Furono date limili fembianze alle teffe d’un Bacco
indiano , fe non che in quelle per le forme più grandiofe
di/tingueafi la divinità dalle comuni teffe degli Ermi . Una
di quelle figure di Bacco è nel palazzo Farnefe , ma belliffì-
ma fra tutte è quella del fignor Cavaceppi . Uno ff ile ancor
più antico fi è voluto imitare in una ftatua muliebre di
marmo nero grande al doppio del naturale, nel mufeo Ca¬
pitolino , fcopertofi nella villa d’Adriano a Tivoli . Ha elfa
le braccia pendenti , e attaccate al corpo , come la ftatua
d’Arrachione , vincitore ne’ giuochi olimpici dell’olimpia¬
de li v. , defcrittaci da Paufania (b) . Che tale ftatua però sì
antica non fìa ló dimoftra la maniera del lavoro , e fi co-
nofcerebbe ancor più chiaramente fe avefte la prima fua fe¬
lla , come erroneamente credè Bottari , il quale perciò ne
fece un lungo trattato nel fuo mufeo Capitolino (b) ; ma la
tefta
WH* quella ftatua qualche fomiglianza
colla figura creduta di Trinialcione , di cui fi
e parlato nel Tomo I. pag.zo g. §.#.
r Sfxt- Empyr. PyrrA. hyp.lib. r. cap.14,
1 Dice che (limava indifference cola che l'uo¬
mo fi veda da donna j e lib, 3, cap. 2 -f , che
accettò una vede feminile , che gli efibì il
re Dionifio di Sicilia . Vedi anche (opra To¬
mo I. pag. 44.0. noe. B.
(i) lib. 8. cap. 40. p. 682. [Vedi Tomo I»
pag. 1 2 . prìnc.
(b) Tomo ni, Tav,8i .
LIB.VIII.
CAP. I.
104 Progressi e Decadenza dell’Arte
g==c~~' 3 teda n’è moderna e lavorata a capriccio , fé non che fi è
CA ' lo Tenitore fludiato di continuare in ella quelle grofle cioc¬
che di capelli , che le fi erano in parte confervate Tulle
fpalle . Dopo che Tu refiaurata la fiatua Te ne trovò la vera
tefia nella mentovata villa , e Tu comprata dal card, di Poli-
gnac , nel cui muTeo di antichità Tara anche oggidì (a) (i) .
diprepara^ivo Le proprietà del più antico fiile Tecero fìrada alio
biimelWe fu*^^e Liblime ; e da quello derivò l’eTpreflione Torte e la ri¬
gida eTattezza, poiché nella durezza medefima de’ più anti¬
chi lavori fi Tcorgono i contorni eTattamente diTegnati , e vi
fi ravviTa quanto Tofle il Tapere e l’abilità deH’artifta , che
tutto Tapea mettere Totto lo Tguardo . Forfè anche in quelli
ultimi tempi l’arte Tarebbe giunta alla Tua perfezione , Te i
noftri artifti avefiero TcrupoloTamente Teguito Michelangelo ,
imitandone i contorni e Tatti e la Torte eTprelfione di tutte le
parti . Siccome nello fiudiare la mufica , o uno firaniero lin-
guaggio , colà i toni , e qui le fillabe e le parole pronunciar
fi devono con forza e precifione , per giugnere poi a pro¬
durre una pura armonia , e la dolcezza e fluidità della pro-
nunciazione acquiftare ; così nel diTegno fi giugne ad eTpri-
mere la verità e la bellezza delle Torme, non già per mezzo
di tratti incerti , vaghi, o troppo leggieri , ma bensì pei con-
tor-
(a) Ora in poffeffò di fua Maeftà Pruffiana.
0) Quanto dicemmo in altra nota pag.pS.
rlfpettp alle medaglie , nel di cui diritto fi
ravvifa uno fiile divedo da quello del rove-
feio , fi può adattar ancora ai baili- rilievi e
ad altri lavori rapprelentanti divinità o eroi ,
dove un più recente fiile vedefi accoppiato
con uno più antico . Era il primo d'inven¬
zione dell’artifia , dal quale perciò formar fi
deve il giudizio non meno della fua capaci¬
tà , che del tempo in cui fu efeguita l'opera .
Era I altro di femplice imitazione , in cui non
cflendo egli libero , ci vien tolto quindi il
mezzo di giudicar della fua abilità e di de-
terminarne il tempo . Se la figura di quella
divinità o di quell'eroe, che avea egli a ripro-
diirjx , lolle fiata di fiile antico e duro , do-
vea altresì efeguire la copia collo fiile mede-
fimo ; come appunto farebbe oggidì qualun -
que eccellente dipintore che avelie a copiare
una di quelle rozze divotc immagini de'bafiì
tempi . Siffatte copie o imitazioni non fono
fiate sì rare prefTo gli antichi : la perfetta raf-
fomiglianza che ìcorgefi in divedi lavori di
tal forte , fottratti dalle ingiurie de’ tempi ,
ne fono una prova . [ E fra i tanti può no¬
minarli il bado-rilievo della villa Albani , di
cui fi è parlato dall’Autore fopra nel §. i p.
p. 100. Ve ne fono tre iftefli in quella villa . J
Un fido occhio fino di perito conofcitore può
difeernere fra quefti , quando manchino gli
altri contraffegni , quale fia l’originale, e
quale la copia .
presso i Greci e presso i Romani. io£
torni robufti e decifi , ancorché un po’ duri . In egual modo
nei tempi in cui l’arte s’avanzava a gran palli verfo la fua
perfezione follevofil la tragedia per mezzo di uno ftile confi-
mile , cioè per quella efprefìlone forte e grandiofa elocuzio¬
ne , di cui feppe valerli Eichilo , onde dare della dignità ai
fuoi attori , ed alla verofimiglianza la forza del vero . L’arte
oratoria medelìma negli ferirti di Gorgia , che ne fu l’ inven¬
tore , aveva un non fo che di poetico (a) .
$. 24. Notili qui il giudizio d’un ignorante pittore , che
volle farli anche autore e fcrittore come du Frefnoy , fe¬
condo il quale opere antiche devono chiamarli quelle che
furono fatte tra i tempi d’AlelTandro il Grande e quei di Fo¬
ca (b) . Egli erra sì nel Aliare il principio che nel determinare
il fine dell’epoca ; poiché noi abbiamo de’ monumenti dell’ar¬
te ( liccome già vedemmo , e farà ancor più chiaramente di-
mollrato in apprelTo ) anteriori ad Alefiandro : altronde l’e¬
poca delle arti del difegno finifee prima di Coftantino . Egual¬
mente falfa è l’opinione di coloro i quali , col Montfaucon ( c ) ,
credono che non efilta più alcun lavoro di greco fcarpello ,
fe non de’ tempi ne’quali i Greci foggiaceano ai Romani .
00 Arift. Rhet. lib.q. c. x . f Vedi appiedo (c) Am. expl. Tom. ni. Ivo. r. c.i. ttum.p.
lib. IX. capo I. §. 1 S. [ Dice che pochi monumenti di quelli edito-
(Ai Des Piles Remarques far l' art de la no in paragone degli altri fatti appreflò .
peint. de du Frefnoy , pag.i oj.
Tom. 11.
O
Ca-
1
LIB. Vili.
CAP. I.
LIB.VIII.
CAP. II.
Progressi e Decadenza dell’Arte
io5
C A P o II.
Stile fublime - Suoi caratteri ~ Monumenti che di ejjo ci rimangono —
Stile bello -- I [noi caratteri fono . . . la morbidezza nel difegno . . .
e la grazia ... or fublime . . . or -piacevole ... or bafsa e comica —
Delle figure de’ puttini .
Stile fublime. Celiando cominciarono a fplendere in Grecia i tempi della
filofofia e della libertà , l’arte medefima più libera divenne
Suoi caratteri, e più fublime . L’antico ftile fi fondava da principio fu re¬
gole prefe immediatamente dalla natura ; ma effe ben preffo
fe ne allontanarono , e divennero ideali , onde fi lavorava
meno ad imitazione della verità che a norma di quelle re¬
gole . L’arte aveafi , a così dire , foggiata una natura fua pro¬
pria . Sopra tal fiftema s’innalzarono i grandi maeftri , ftu-
diando di ravvicinarli alla verità della natura . Quella loro
infegnò a dare nelle figure un contorno morbido e dolce a
quelle parti , che dianzi dure erano , foverchiamente rifen-
tite , e caricate , e a rendere più decenti e moderati gli at¬
teggiamenti e le moffe , che dianzi troppo erano forzate ; in
fomma a formar opere che mofiraffero meno dottrina , ma
più belle foffero e grandiofe . Migliorando l’arte fu quelli
principi , celebri fi renderono Fidia , Policleto , Scopa ,
Alcamene , Mirone , ed altri maellri di que’ tempi . Il loro
Itile può chiamarli il fublime , poiché ne’loro lavori , oltre
la bellezza , ebber in mira principalmente il grandiofo (a) .
jf. i. Bifo-
(a) Tale appunto è il giudizio , che ne
porta Demetrio Falereo De elocuc. §. XI V. ,
paragonando due divertì itili di elocuzione
alli due itili dell'arte ; all' antico cioè , e a
quello di Fidia , il primo de’ quali era fecco ,
e mefchino ; il fecondo inoltrava della dili¬
genza unita ad una maniera grandiosa : lin¬
de & edolatum habet quìddam fuperior locu-
tio , & leve. Quemadmodum & vele rum Jì-
mulaera , quorum ars videbatur contrario ,
presso i Greci e presso r Romani . 107
jf. 1. Bifogna qui diltinguere il difcgno duro dall’affilato
o tagliente, affinchè ove, per efempio , fi veggono nelle fi¬
gure della più fublime bellezza le fovracciglia affilate , que¬
fto non abbia a prenderli per una durezza di difegno , e co¬
me un avanzo del più antico Itile ; poiché già di fopra ofler-
vammo che ciò era fondato nella giulta idea della bellezza .
Egli è verofimile però , e fi può inferire da qualche pafio
degli antichi fcrittori che il difegno di quello Itile fublime
confervalìe ancora un non fo che di rettilineo e d’angolofo ;
la qual proprietà fembra indicata dalle voci quadrato o ango¬
lare , con cui lo dillinguevano {a) .
jf. 2. ElTendo que’gran maellri , come Policleto , i le¬
gislatori delle proporzioni , i quali le mifure d’ogni parte
precifamente in tutt'i fuoi punti Affarono , è ben probabile
che all’efattezza del difegno una parte facrificaffero della
beltà delle forme (*) . Indi è che nelle loro figure fcorgeafi
il fublime , bello si , ma tale che , paragonandolo ai mor¬
bidi contorni de’ loro fuccefibri , 'inoltrava una certa durez¬
za ; e quella appunto tu rimproverata a Callone , ad Egia ,
O 2 a Ca-
& teouitas ( i ì, t : eorum
Vero , qui fecuti funt , locutio Phidit operibus
jam Jìmilis e[i , habens quiddam & amplum ,
& exquijitum jìmul ( ti /aijoMÌc» axf//Sìs
Smu 1 .
(a) Plin. lib. 14. cap. 8 . felì.i p. §.2. [ Cre¬
do che il dg. Falconet Notes fur le 34.. lìvre
de P/ine , a quefto luogo citato, num. p. ,
aeuvr. Tom. ni. pag.i 1 6-Jegg. , abbia ragio¬
ne di dire , che inkelmann ha male intefo ,
e applicato at contorni rettilinei il termine di
uadratc ufato da Varrone predo Plinio l.cit.
non già di angolari ) parlando delle ftatue
di Policleto ; poiché Plinio poco dopo nel
§. 6. cfpredàmente ripete lo ftedb fentimen-
to parlando della ftatura , o proporzione del¬
le uatue degli antichi , i quali le facevano
larghe di vita anzi che no , o come direm¬
mo , piuttollo tozze , quali erano gli uomini
naturalmente : al quale difetto rimediò Li-
fippo , che fece le fue più fvelte , e gracili :
Statuarie, ani p/urimum traditur contulifte ,
capillum exprimcndo } capita minora / denu¬
do , quam antiqui : corpora graciliora , fic-
cioraque , per qua proceritas ftgnorum major
videtur . Non habet latinum nomen fymme-
tria , quam diligentiftìme cuflodivit , nova ,
intaclaque ratione quadrala s veterum ftaturas
permutando : vulgoque aicebat , ab illis fa -
cìos , quales effent , homines : a fe , quales
viderentur effe . Nello (fedo fendo adopra quel¬
la parola quadrata Suetonio parlando della
ftatura di Vefpadano nella di lui vita c.20. :
Statura fuit quadrata , compaSis , firmifque
membris ; Cornelio Cello De med. lib. 2.
cap. 1. ove dice , che quella è la miglior co-
ftituzione di un corpo : Corpus habilijfimum
quadrai um e fi , ncque gracile , ncque obefum;
ed altri , che potrebbero addurli .
(*■) Se le Canefore in terra cotta , di cui
parlerò piti Torto , fodero , decome io im¬
magino , copie delle famofe Canefore di Po¬
licleto , potremmo da quel baffo-rilievo ri¬
cavare un piu deuro indizio del carattere di
quefto ftile , e della durezza di difegno che
lo diftingueva . Vedi lib. IX. cap. ti. §. 17.
LIB. Vili.
CAP. il.
LIB. Vili.
CAP. II.
108 Progressi e Decadenza dell’Arte
a Canaco , a Calamide ( a ) , e a Mirone medefimo ( b ) : feb-
bene tra quelli Canaco foffe polteriore a Fidia , effendo
fcolaro di Policleto (c) , e fiorile neH’olimpiade xcv. (a) .
. jf. 3. Tal rimprovero fatto dagli fcrittori , i quali giu¬
dicar vollero d’ un’arte che non ben conofceano , fu talora,
egualmente mal a propofito , ripetuto a’ noflri giorni ri¬
guardo agli artiffi moderni . Così le figure di Raffaello ,
nelle quali fi fcorge in mezzo ai più arditi tratti un dife-
gnar franco , e un contornare efatto , da alcuni , che le han¬
no paragonate colla morbidezza de’ contorni, e colle molli
e ritondette forme del Correggio , fono fiate riputate ta¬
glienti e dure ; e tal giudizio ne portò Malvalla , uomo di
poco gufto , che ha fcritte le vite de’ pittori bolognefi .
Nello flefib modo ad un inerudito lettore afpri fuonano , e
fembrano rozzi e negligentati gli Omerici numeri , e l’antica
rnaeflà e nobile facilità di Lucrezio o di Catullo , in con¬
fronto dei maeftofi verfi di Virgilio , e dei teneri modi d’Ovi-
dio . Luciano però annovera la flatua dell’Amazzone Sofan-
dra , lavoro di Calamide , tra i quattro più eccellenti mo¬
delli della beltà femminile ; poiché defcrivendo egli una fua
ideale bellezza , non folo prende da quella llatua l’intero
panneggiamento, ma eziandio l’aria modella del volto, e’1
forrifo palleggierò e coperto (d) .
jf. 4. E’ da notarli altresì che nell’arte lo flile d’una data
epoca non è generale a tutti gli artefici , come tutti non
hanno lo fleffo flile gli fcrittori contemporanei . Diffatti fe
degli antichi Scritti non altri ci follerò pervenuti fuorché
quei di Tucidide , non giudicheremmo noi erroneamente
che , ficcome quello florico , così fcritto aveffero con tal
brevità e concifione da renderli ofcuri anche Platone , Lifia ,
e Se-
Quinti!. In fi. orat. lib.iz. cap.10. (a) Vedi apprefTo al libro IX. capo ili ,
< ,b ) Plin. loc.cit. §. 3. §. 2. e fegg.
(f) Pauf. lib.6. cap.i 3. pae.48 3. lin, 27. {d) Imag. §, 6. op , Tom.1I.pag.464*
presso i Greci e presso i Romani . 109
e Senofonte, le parole de’ quali fomigliano alle acque d’un
rufcello , che placidamente fcorre ?
jf. Dello itile fublime alcuni monumenti abbiamo , fu
i quali verificare in qualche modo le noitre olfervazioni ge¬
nerali . Il più eccellente , e direi quafi il folo che fi vegga
in Roma , è la già più volte mentovata Pallade della villa
Albani (a) alta nove palmi , che non dee confonderli coll’al¬
tra itatua della ItelTa dea del più antico itile nella villa mede-
lìma (b) . A queita viene in feguito la Niobe colle figlie nella
villa Medici (c) . Queita Pallade è ben degna de’ grandi arti-
iti di queit’epoca ; e un giudizio tanto più ficuro polliamo
portare fu di eifa , quanto che la teita ha tutta la fua bellez¬
za originale , ed è sì intera come fe veniife ora dalle mani
dello fcultore . EiTa ha tutti gli efpoiti indizj dello itile fu¬
blime , e vi fi fcorge una certa durezza che meglio concepir
fi può che defcrivere , e per cui fembra che le manchi nel
fembiante quella grazia che a lei ne verrebbe , fe ritondati
ne follerò alquanto e raddolciti i tratti; quella grazia cioè ,
che nella feguente epoca dell’arte diede il primo Prassitele
alle fue figure , ficcome più fotto vedremo . La Niobe e le
fue figlie devono fenza dubbio riguardarli come lavori del
medefimo Itile (d) . Quelto però non ifcorgefi già a quell’a¬
ria di durezza che ci ha guidati a filfare l’antichità della Pal¬
lade ; ma piuttolto ad una certa increata idea di bellezza , e a
quella femplicità fublime che nella forma del volto fi x avvi-
fa , anzi nell’ intero difegno , nel panneggiamento , e nell’e-
fecuzione medefima . Tal bellezza è come un’ idea nata fenza
l’ajuto de’fenfi; un’idea, quale formerebbe!! in un intellet¬
to perfpicace , in una felice fantafia che follevarfi fapefie fi¬
no alla contemplazione della beltà divina . Quella grande
fem-
(a) Tav. XIII. Tomo I. ze nel quinto gabinetto .
(b) Monum. artt. ined. num. 1 7. (d) Vedi appreso al lib, IX. capo g,
(c) Ora nella galleria Granducale a Firca-
LIB.VIlI.
cap. ir.
Monumenti,
che di elio ci
rimangono .
ìm'Z'
. . . h
un. v ni,
CAP. II.
Stile bello .
Suoi caratte¬
ri .. .
no Progressi e Decadenza dell’Arte
femplicità ed unità delle forme è tale , che l’opera fembra
non aver coftata neffuna fatica all’artitta , e direbbe!! qui
prodotta col penfiere , o con leggiero foffio formata . Così
l’agile mano del gran Raffaello , pronta ad efeguire le fue
idee , difegnò con un fol tratto di penna un belliflimo con¬
torno d’una tetta di fanta Vergine , e tale cheipiu non l’ebbe
a ritoccare nel dipingerla .
jf. 6. Dello Itile fublime non fi polfono con efattezza
tutti indicare i caratteri , perchè ci mancano le opere di
que’ gran maeftri che l’arte riformarono . Riguardo ad effe
polliamo a coloro paragonarci , i quali ottervando una tetta
antica logora dal tempo e malconcia , l’idea vi riconofcono
della perfona che rapprefenta , fenza difcernervi il merito
del lavoro ; come allora che da lungi fi oflerva e riconofce
alcuno lenza diftinguerne i lineamenti del volto . Ma non
così avviene di quello ttile che introduffero i loro fuccelfo-
ri , e che io chiamerò qui ttile bello . Potrò parlarne con
maggior ficurezza , poiché alcune delle più belle figure
dell’antichità , fino a noi pervenute , fono inconrrattabil-
mente de’ tempi in cui quello ttile fioriva ; e quelle delle
quali l’età non ci viene con certezza indicata, pottbno ri¬
guardarli per lo meno come un’imitazione di ette . Lo ttile
bello nelle arti del difbgno cominciò da Prassitele , e giun-
fe al più alto punto di perfezione ai tempi di Lisippo e
d’ApEXLE , ficcome più fotto dimottreremo (a) ; onde l’epoca ,
in cui fiorì , dee Affarli poco avanti ad Aleffandro il Gran¬
de fino ai primi fuoi fuccettori .
jf. 7- 11 carattere principale , per cui quello ttile dal fu¬
blime diftinguefi , è la grazia ; e fotto quello afpetto v’è fra
i tettò mentovati ardili e i loro predecelfori quel rapporto
che fcorgefi fra Guido e Raffaello ne’tempi a noi più vicini .
. Qi?e'
(a) libro x. cupo I.
presso i Greci e presso i Romani . 1 1 r
Quella verità rifaJterà meglio dall’efame che farò del dife-
gno , e della grazia propria allo ftile bello .
jf. 8. Nel difegno fi cominciò ad evitare quell’angolofo
che vedeafi ancora nelle ftatue de’ grandi ardili , come di Po-
licleto , e 1 arte ne fu principalmente debitrice a Lisippo ,
che imitò la natura , piucchè fatto non avevano i fuoi pre-
deceftari ( a ) , tondeggianti facendo i contorni delle figure ,
che quelli iacevano taglienti ; e di quella maniera denno
probabilmente intenderli quelle ftatue che Plinio chiama
quadrate (a) , giacché anche oggidì chiamali quadratura (b)
quel modo di difegnare ad angoli . Ma non ottante quello
cangiamento nel difegno , continuarono a fervir di norma
agli ardili le forme della bellezza adottate nello ftile antece¬
dente , poiché n era Hata inaeftra la più bella natura . Quindi
è che Luciano (c) , defcnvendo una bella donna , ne prefe il
completo e le parti principali dagli ardili dello ftile fubli-
me , e dai loro fucceftbri 1 eleganza e quell’ attrattiva che
piace . Dovea nel fembiante famigliare alla Venere di Len-
no , opera di Fidia ; ma nei capelli , nelle ciglia , nella
fronte alla Venere di Prassitele , della quale pur volea lo
iguardo tenero e lulmghiero . Le mani dovean etter quelle
della Venere d Alcamene , fcolaro di Fidia ; febbene , quan¬
do nelle definizioni di belle mani trovanfi addotte in efem-
pio quelle di Pallade (d) , intenderli debba probabilmente la
Pallade di Fidia fteflo , come la più celebre . Abbiamo già
oftèrvato che le mani fcolpite da Policleto riputavanfi le
più belle di tutte (e) .
Jf. 9. I la-
fi*1». tib.34. cap.S.feci.ip. $. 6. (e) ibld. num.top. [Ho già notato ne!
t a; Ho tatto vedere il contrario qui avanti Tdtno I. pag. zi z. net. k. , che quello luogo
°7' n0t' a' t , , , _ . nonvaintefo delle mani fcolpite da Polide-
^oma7ZO idea del Tempio della Pìtt. to , ma della di lui perizia nello feolpire : nel
caP' 4--Pdf-‘S- qual fenfo , e antonomafticamente per le o-
yi §• °P- Tom. til.p. jf.6j.feq. pere , parlano tanti altri fcrittori quando no-
(.a) Anthol. lib.p. num.ioo. vérf.i. minano le mani di un artifta j come tra gli
UB.V1II.
CAP. 41.
... la morbi¬
dezza nel di¬
fegno . . .
iI2 Progressi e Decadenza dell’Arte
jj\ 9. I lavori dello Itile fublime in confronto di quei
dello Itile bello po-fiono aflomigliarfi agli uomini de’ tem-
pi eroici , e agli eroi ileflì d’Omero , in paragone de’ col¬
ti e civili abitatori d’Atene , mentre quella repubblica era
in fiore . Facciamo un confronto più fondato fui vero :
paragoniamo i primi lavori all’eloquenza di Demoftene , 1
fecondi a quella di Cicerone . Siccome 1 orator d Atene ne
rapifce con violenza , e quel di Roma foavemente ci attrae ;
così quelle grandi opere non ci lafciano tempo di riflettere
full e bellezze dell’ efecuzione , le quali ne lavori fufleguenti
fi moltrano anche non ricercate , come rifaltano le bellez¬
ze oratorie di Cicerone in mezzo ad una luce generale, che
nafce dai principj dell’eloquenza .
jf. io. La grazia , altro principale diftintivo dello Itile
bello , Ita nel getto , fi manifefta nell’azione e nella molta
del corpo , ed ha pur luogo nel getto del panneggiamen¬
to , e in tutto ciò che al veftimento appartiene . Gli arditi
fucceflori di Fidia , di Policleto , e de’ loro contempora¬
nei , andarono più che quelli in traccia della grazia , e fep-
pero efprimerh ne’ loro lavori; e fe i primi a ciò non giun¬
terò , ne fu cagione la fublimità delle idee loro , e la rigida
efattezza del loro difegno . Quello punto merita una parti¬
colare confiderazione .
jf. 11. Que’gran maellri dello Itile fublime non altra
bellezza aveano ricercata fuori di quella che confitte in una
perfetta armonia delle parti e in un’ efpreffione fublime :
aveano cercato il vero bello , anziché il graziofo . E poiché
del
Marziale Hi. 4. tpigr.39. verf. p.fegg. t
Solus Praxitelìs manus , Scop&quc ,
Solus Phidiaci tcreuma etti ,
Solus Mentono s habes labores ;
ed altri predo il Volpi nelle note a Properzio
lib.g. eleg.z1.v-30, pag.S+t,
altri Petronio Satyr. pag.311._t Zeuxidis
manus vidi nondum vetuftatis injuria viciasj
Silio Italico Sylv. lib.i. cap.p. verf. 47.:
Vidi artes , vetcrumque manus , variifque
metalla
Viva modis .
presso i Greci e presso i Romani. 113
del bello una fola è la vera idea , che è la più fublime e
Tempre limile a sè fieffia ; perciò quegli artifèi l’aveano di
continuo prefente alla loro immaginazione , collantemente
tendeano ad imitarla, e doveano quindi riufcirne fomiglie-
voli i lavori . A quella cagione probabilmente afcrivere dob¬
biamo la ralTomiglianza che lì ravvila fra la tefta di Niobe
e quella delle di lei figlie , tra le quali non fi fcorge altra
differenza fe non quanta rifultar ne deve dall’età e dal gra-
do di bellezza :
. facies non omnibus una ;
Nec diverfa tamen , qualem decet ejfet fororum ( a ) .
jf. 12. E ficcome era regola fondamentale dello filile fu¬
blime di effigiare sì nel volto che nell’atteggiamento gli dei
e gli eroi fcevri di tutto ciò che dipendea dai fenfi , liberi
dagl’interni tumulti delle paffioni , in un perfetto equilibrio
di fenfibilità , e con un’anima tranquilla Tempre uguale a sè
fieffia ; perciò non fon effi andati in traccia d’una certa gra¬
zia , nè fi hanno efpreffia . E’ vero però che a ben efprimere
una lignificante ed eloquente tranquillità d’animo fi richie¬
de una mente affili elevata ; poiché l’imitazione d’uno fiato
sforzato , dicea Platone (*) , può in varj modi efeguirfi ;
laddove lo fiato d un’ anima tranquilla e faggia nè facilmen¬
te s’imita, nè imitato agevolmente comprende!! dal volgo .
$. 13. L’arte cominciò a follevarfi con sì efatte e rigide
idee della bellezza , come ad ingrandir!! comincia per mezzo
di leggi auftere una ben governata repubblica . Le antiche
figure poffono , come già s’è detto , paragonar!! ai femplici
Tom. IL P co-
(<z) Ovili. Metam. lìb. z. v. 13. 14.. quum femperfbi ipf fi fmìlìs , ncque facile
(*) De hepubl. Lio. op. Tom. il. p.604- ' pojfumus imitar] , neque dum illum imitaci
TIoxx», pf/xiitu xai t c / x r x m r > t» àja- injiituimus , facile percipitur a turba in thea-
rrurixòr , t» cff «ferii* -,r Scc. [ Mos ille ad tram videlicet ex variis hominum generibus
querelai , & indig .. tionem feje efundens , confutate : affici us enim ab ipfs alieni ft
plurimam , multiplicemque imitationem cc- imitatio .
pie : prudentem vero , & gacatum morem ,
LIB.VIII.
CAP. II.
LIB. Vili.
CAP. II.
... or fubli-
me . . .
114 Progressi e Decadenza dell’Arte
coltami degli uomini di que’ tempi. I primi fucceflori dei
grandi maeflri dell’ arte non fecero come Solone riguardo
alle leggi di Dracone , cioè non s’allontanarono dalle loro
maflìme ; ma come i più accorti legislatori , temperando
colla faggezza le prifche troppo autiere leggi , più utili le
renderono e più miti , così quegli artifli fludiaronfì di av¬
vicinare vieppiù alla natura e le forme che dagli antichi era¬
no fiate difegnate fecondo un fìftema loro proprio , e la
beltà fublime che nelle flatue de’ primi maeflri era quali
un’idea attratta dalla natura : ne rifultò quindi una mag¬
gior varietà . Deetl intendere in quello fenfo la grazia , che
diede un nuovo rifalto alle opere dello Itile bello .
jf. 14. A quella Grazia che, hccome le Mufe (a)% non
fu venerata che fotto due divertì nomi pretfo gli antichi
Greci (b) , fembra che tìano pure flati attribuiti due diffe¬
renti caratteri, come alla madre di Amore, di cui è com¬
pagna . Una , Umile della Venere celefte , è di più fublime
origine , collante ed immutabile , come le leggi eterne
delfarrnonta , di cui effa è figlia ; e a quella ebbe mente
Orazio quando nominò una loia Grazia , di cui le altre
due fuppongontì forelle (e) . L’altra , come la Venere nata
da Dione , è più foggetta alla materia : etfa è figlia del tem¬
po , e compagna della prima Grazia , olila della celefte , per
annunziarla a coloro che non ne fanno i miflerj . Dilcen-
de volentieri dal fublime fuo grado; e compiacente, fenza
però avvilirti , fi comunica a coloro, che la vanno conlìde-
rando ; non è foverchiamente avida di piacere , ma nem¬
meno ama di rimanerti negletta o non curata . All’oppoflo
la prima Grazia , compagna degli dei (d) , fufficiente a sè
flef-
(a) Confer Liceti Refponfa de qu&C. per (c) Carni, lib. 3. od. r p. verf.i 6. , Itb. 4.
tpift.pag.66. " od. 7. verf. /.
(/>') Pauf. lib. 2. cap.i S. pag.zj4. liti. 28., (à) Hom. Hymn. in Veri, vcrj.gj. [ Le di-
lib. p. cap. 3 $. pag. pSo. V, Eurip. Iphig. in cc tutte tre compagne degli dei ,
Aal. verf. jjj.
presso i Greci e presso i Romani . 1 1 ;
della non fi offre , ma vuol edere ricercata : e troppo fu-
blime è l’elTer fuo per renderli comunemente fenfibile , poi¬
ché al dir di Platone (*) , la cofa fuprema non ha immagi¬
ne . Ella s’intertiene coi favj , ma ritrofa fi moflra ed aufiera
colla gente incolta e vile : nafconde le pallioni dell’anima ,
perchè fi avvicina alla tranquillità della natura divina , cui i
grandi ardili , giuda fefprellìone degli antichi fcrittori , ftu-
diavano di rapprefentarfi ( a ) . Quello però , che in eda Ru¬
llerò fembra e inelegante, può radbmigliarfi alle frutta acri ,
le quali , fecondo l’ olfervazione di Teofrallo (b) , d’ordi¬
nario più odorole fono che le dolci ; e fi fa altronde che
penetrante elfer deve e fenfibile ciò che ha da muovere ed
allettare . I Greci hanno paragonata la prima Grazia coll’ar¬
monia jonica , e la feconda colla dorica ( c ) ; e noi potrem¬
mo radomigliarle ai due diverfi ordini d’architettura di quel¬
le delle nazioni .
$■ i J. Il padre de’ poeti Omero (d) conobbe queda Gra¬
zia , che s’introduce ne’ lavori dell’arte , e la rapprefentò
fiotto la figura della bella e leggermente vedita Aglaja o
Talia , conforte di Vulcano (e) , che perciò gli vien data
per compagna di layoro (/) nella creazione della divina
Pandora (g) . La Grazia è queda , che Pallade versò fovra
Ulifie (h) , e di cui cantò il fublime Pindaro (i) . A lei fi
confecrarono gli artidi dello dile fublime : guidò eda lo
fcarpello di Fidia nella formazione del Giove olimpico ,
. * P 2 nel-
(*) inVolit. op. Tcm.il. pag. 286. princ.
Taii cf ai /iiyirtit xal riyiuntirci tv«
fnv tf'/'uxc, ai/,, ifìt 7cVs avfifwsrcvc .
[ Rerum porro ilìarum , quorum maxima &
grai iffima fune momento , nulla ejì tam ejf-
caciter exprefa imago > ad hominum fenjum
Ctptumci e efformara .
( a ) Plato II Republ. lib. 2. oper. Tom. il.
P£g. 377. E. f P iprende i poeti , e i pittori ,
che lapprefenta'ano la divinità con tutt’altri
attributi da quelli , che le convenivano .
(b) De cauj. plant. lib. 6. cap. 2 2 .
(cj V. Arili. De Republ. lib. 8. c.7. f Tratta
dell’arrroma dorica e della frigia , e delle lo¬
ro diverfe qualità .
(<f) lliad. lib i 8 . verf.38 2.
(e) ibid. verf.38 3.
(/) Piate in Poli:, op. Tom. il. p. 274. C.
( g ) Helìod. Thecgcn. verf.$2 2.
0i) Pie m. OdiJJ. lib.8 . verj.i 8.
(/) Oiymp. 1. yerj. g. [Parla del fole di
mezzo giorno ,
LIB. Vili.
CAP. II.,
LIB.VIII.
CAP. li.
... or piace¬
vole . . .
116 Progressi e Decadenza dell’Arte
nella cui bafe vedeafi rapprefentata collo ftefìo Giove fui
cocchio del Sole (a) . Della fu che l’arco altiero delle di
lui fovracciglia amorevolmente piegò nella forma che diffat-
ti avea la figura originale dell’artifta , e fui di lui maefto-
fo Iguardo parve verfare la dolcezza e la beneficenza . Fu
della che aftìftita dalle fue forelle , dalle dee delle ftagioni e
della beltà , coronò in Argo la tefta di Giunone ( b ) educata
da quelle dee (c) : tefta che dirli poteva opera fua , perchè
a lei fomigliante , e perchè guidata avea la mano di Po-
licleto in efeguirla . Ella l’innocente e coperto forrifo es-
primea della Sofandra di Calamide , e nafcondeafi con bella
modeftia fulla di lei fronte e negli occhi , e nella elegante
femplicità del getto del di lei panneggiamento fcherzava .
Da ella ajutato e condotto il gran maeftro della Niobe lì
follevò alla regione delle idee incorporee , ed arrivò al fe-
greto di unire fui medefimo volto le angofce di morte colla
più fublime bellezza; e divenne creatore di que’puri {piriti ,
e di quelle anime celefti , le quali fenza punto muovere i
fenfi eccitano la mente a contemplare la perfetta bellezza.
Quelle figure dilfatti fembrano non eflere ftate formate per
le paflìoni , ma folo averle adottate .
jf. 1 6. Gli artifti dello ftile bello accoppiarono colla pri¬
ma la feconda Grazia ; e come prelfo Omero Giunone pren¬
de il cinto di Venere per comparire più amabile agli occhi
di Giove , così que’gran maeftri ftudiaronfi di accompagnare
la beltà fublime con una grazia più fenfibile , e di rendere
il grandiolo più gradito per mezzo di quella piacevolezza
che ci previene . Quefta Grazia piacevole fi fè vedere a prin¬
cipio nella pittura , per cui alla fcultura fi comunicò . Il
pittore Parrasio divenne per efla immortale ; a lui primo
fi pa-
(u) Pawf. lib.j. c.i r . p<rg. 4.0$. princ . (t) idem lib, 2. c.i pag.14.Os in fine .
<0) id. lìt>.2. lin* 20.
presso i Greci e presso i Romani. 117
fi palesò , ma non tardò poi più d’un mezzo fecolo a com¬
parire fui marmo e fui bronzo : che tanto tempo appunto
fcorfe fra Parrasio coevo di Fidia e Prassitele , le cui
opere , da quanto fi fa , per una particolar grazia da quelle
de’ fuoi predeceflori diftinguevanfi (a) .
jf. 17. Come Parrasio può dirli il padre di quella Gra¬
zia nell’arte , cosi Apelle (/>) dirfene porrebbe il pittore,
poiché feppe renderfela propria (c) ; e quella fola , ad efclu-
lìone delle altre due forelle , efprelfe in un fuo quadro (d) .
Può qui oflervarfi che entrambi quelli grandi ardili fon nati
fotto il voluttuofo clima della Jonia, e in un paefe , ove
qualche fecolo prima era flato dotato della Grazia fublime
il padre de’ poeti : poiché fappiamo elTere fiata Efefo la pa¬
tria dei due tnentovati pittori ; e forfè Apeile da un altro
Apelle venuto a Smirne colle Amazzoni traeva l’origine ; e
avea così qualche confanguinità con Omero , fra i di cui an¬
tenati quell’ Apelle s’annovera (e) . Parrasio dotato d’una
tenera fenfibilità , fu cui pur influiva la dolcezza del clima,
ed illruito da un padre , che aveafi acquillata della riputa¬
zione nell’arte , portoli! ad Atene , ove divenne l’amico del
favio , del maeftro della grazia , Socrate , il quale la fece
conofcere a Platone e a Senofonte .
jf. 18. La varietà, che s’introdufle allora nell’efpreflìo-
ne , non nocque punto all’armonia e alla grandezza dello
ftile bello. L’anima allora fi manifeftò ne’lavori, come fot¬
to una tranquilla fuperficie d’acqua , e non mai con impe¬
to e violenza . Nell’efpreflione di patimenti , il più acerbo
dolore , come nel Laocoonte , reftava rinferrato nell inter¬
no ; e la gioja , come molle auretta che appena fcuote le
fron-
(12) Lucian. Imag. §. 6. op. Tom. il. p.4.63. (e) Suida v. "0/unpe t. [Dice che Meone
W Plin. lib.fj. c.i 0. feci. 36 figlio di Apelle , e padre di Omero venne a
(0 JEUzn. V ar. hift. lib.t z. cap.4.1 . Smirne colle Amazzoni •
W) Paul. lib,g, c.jj. pagati 1. in fine ,
LIB.V1II.
CAP. II.
e
LIB. Vili.
CAP. II.
. . .or balta e
comica .
r 1 8 Progressi e Decadenza dell Arte
5 rondi , Tpandevafi leggermente fui vifo , qual vedefi in una
Leucotea del Campidoglio (a) , e nelle tette Tulle monete
delTifola di NafTo . L’arte filofofava colle paflioni , come con
ette , al dir d’Arittotele , fìlofofa la ragione : <rv[ji$t\oro($à
70/ $ 77et9ìrl .
jf- 19. Siccome non è sì facil cofa il diftinguere la Gra¬
zia Tubiime dalla piacevole , per darne una chiara idea a co¬
loro almeno che Tono al caTo di veder Peonia , indicherò due
monumenti , Tu i quali Te ne potranno ttudiare le differenze .
Vadali nel palazzo Barberini , e ivi fi veda la prima Grazia
Tubiime in una MuTa maggiore della grandezza naturale , che
tiene in mano una grande lira , /3*'p/3iroi; : quetta ttatua , a
mio credere, è verofimilmente opera ò’Agelada maettro di
Policleto , come fi dirà più fiotto , e perciò anteriore a
Fidia . Mentre fi ha ancor freTca in mente l’ immagine di
quetta MuTa , fi palli nel vicino orto del Quirinale , e vi s’ofi-
Tervi un’altra MuTa colla medefima lira , e collo tteffb pan¬
neggiamento . Paragonando allora l’una coll’altra , nella bel¬
la e avvenente tetta della Teconda fi ravvifierà chiaramente
efprefla la Grazia piacevole (b) .
jf. 20. Sì la piacevole che la Tubiime Grazia Tol conven¬
gono , com’ ognuno ben Tente , alla bellezza ideale e Tubli-
me , nella di cui rapprefientazione debbono cffere efiprefle .
L’azione della Grazia però anche più s’ettende , e trovali
TparTa Tu quelle Torme eziandio , che non hanno la perfietta
idea della beltà , appunto per Tupplire col graziofio alla man¬
canza del bello . Quetta è la Grazia infieriore , propria prin¬
cipalmente de’puttini, ne’ quali le Torme, che cottituificono
il
(a) Parla forfè della tetta data nei Monum. pollo Palatino di Scopa lodato da Plinio /. •? 6.
antichi ined. num. jp. c. j . jcci 4. §. 7. ; e il fuo merito non e tanto
(b) Quefta ftatua palfata ora al Mufeo quanto crede qui il noflro Autore ; ma bensì
Pio-Clementino , e data in rame nel Tomo I. da un’idea di buon originale . Della Mula di
di elfo Tav. 23. , viene riconofciuta dal lig. Barberini .vedi apprclTo lib. IX. capo 1. §. zi,
abate Vifconti per una copia del famofo A-
presso i Greci e presso i Romani. 119
il bello , non fono ancora interamente fviluppate ; onde delle
altre due prime Grazie non fono ancor fufcettibi li . Potrebbe
quella Grazia chiamarli comica , dando alle altre due l'ag¬
giunto di tragica e d’epica .
jf. 21. La Grazia comica lì vede efprelfa nelle tefle d’al-
cuni Fauni e di qualche Baccante per mezzo d’un rifo gio¬
viale , per cui gli angoli della bocca tendono in fu ; e olfer-
valì che , ove la giovialità vien efprelfa da quelli tratti , il
volto ha fempre un profilo volgare e compreffo , odia il
nafo incavato . Quella Grazia è propria eziandio alle tefle
del Correggio; onde Grazia Correggeva vien detta, avendo
elle il teilè mentovato carattere .
jf. 22. Può quindi fpiegarli in qual fenfo predo Platone
la voce sV/^atp/s , graziofo , prendeali come linonimo di <ri/xo's ,
di nafo compreffo o limo ( a ) , e perchè Arilleneto (è) dice
fu He tracce dello ilefìò Platone ; ù 6 fx'v Tiq twv viav ori
<riuòs , p/$ 7rxpx <rot kA\iS-&s t -T zivèt t ou . Quella voce cri-
fxòs ligniùca propriamente un nafo incavato , ed è il contra¬
rio di ypu7rò<; , che denota un nafo foderato ed aquilino,
nel cui oppoflo pare a prima villa non poterli efprimere
nelfuna grazia . Da Lucrezio però polliamo ricavare intorno
a ciò qualche lume , e giullificare Platone , argomentando
fecondo il noto alhoma de’ matematici che, fe due cole con¬
vengono con una terza , convengono pur fra di loro . Prelfo
il poeta latino limo ( fimulus ) prefo dal greco < ri/aòq è un
finonimo di "EiAivot; , Sileno, di cui è pur linonimo eV/^ap/5 ,
graziofo , elfendo prelfo i Greci comprefi fotto il nome di Si¬
leno eziandio i Satiri e i Fauni , dei quali è propria una
cer-
00 De RepubJ. /.j-, 0p. Tom. ri. p. 4.74. D. gratiofus a vobis dicicur , & eo nomine Un¬
ii oi/x ovts »o/iìrs rpà; rad' «usi' ; l uìr datur edam : aquilinum , regium appelUtis .
(A) iib.t. epifi.iS.pag.i 2f. Itaquejuye-
vpu 1 . toù J'ì t» >pu»ò» , (3*tì \/xò* num fi quis fimus , laudai tanquam concin-
ipart «Tra; . [ Nonne ita foletis effe affecii num ,
ergaformofos i Hit nimirum quia fimus eji ,
LIB.VIII.
CAP. II.
LIB. Vili.
CAP. II.
v.
Delle figure
de pur uni .
120 Progressi i Decadenza dell’Arte
= certa grazia. Quindi pure fi fpiega come per quefia grazia,
che chiamammo anche grazia fanciullefca , l’efprefiìone oi/xà
ythav , applicata all’Amore in un greco epigramma (a) , deb¬
ba intenderli non del nafo fimo , ma del di lui furbo c in¬
ficine graziofo forrifo ; e perciò in un altro epigramma vien
nominato lo fteflo Amore fenza raggiunto di er/juo'c ( b ) .
jf. 23. Per dare una più chiara idea di quefia grazia ad¬
durrò qui ad efempio una non guafia tefia della fiatua d’una
Baccante, efifiente nella villa Albani . Non potendo efia cre¬
derli un ritratto copiato da un volto naturale , deve confide¬
rai come una bellezza ideale ; e ciò non oftante ha un pro¬
filo incavato , e gli angoli della bocca e gli occhi tirati in
fu alla maniera d’alcuni Fauni ; dal che deggiamo inferire
che gli antichi artifii nelle figure delle Baccanti , comechè
ideali , efprimelìero quella che grazia chiamava!! da Sileno o
da Fauno . Sovviemmi a quello propofito , che i Romani per
giuoco chiamarono fimo l’imperator Galba (c) , febbene al¬
tronde avelie quelli un nafo aquilino (a) . L’autore del mufeo
Capitolino unifce infieme quelle due proprietà , e ci narra
feriamente che Galba non folamente aveva il nafo aquilino , ma
anche fchiacciato (d) , fenza riflettere che ciò rinchiude una
manifella contraddizione . I commentatori di Suetonio non
toccano punto quella difficoltà , che a mio parere vien Li¬
bito fciolta , ove la voce fimo prendali qui per antonoma-
fia , come dicono i grammatici , cioè dicendo per giuoco
l’oppollo di quello che fi vuole lignificare ; e in tal cafo
chiamarono fimo o nafo fchiacciato quell’imperatore per
beffeggiare il rilevato fuo nafo .
$• 24. Ignoriamo fe gli artifii dello fìile fublime , che
aveano per ilcopo le figure perfette de’ corpi adulti , fianfi
ab-
(d) Anthol. lib. 7. n. 1 j. v. 4. edic.1600, (c) Suet. in Galba , cap.13.
pag.jS j. [ Simis naribus ridens . (a) Lo fteiTo ivi , cap.21.
(£) ibid.pag.j8j.fcq. (d) Bonari Muf. Capic, Tom. il.Tav.i g.
presso i Greci e presso i Romani. 121
abbacati fino ad imitare le forme de’ bambini incomplete e
di fuperflua carne ridondanti . Sappiamo però che i loro
fuccelfori , lavorando nello ftile bello , mentre cercavano il
delicato e’1 piacevole , rapprefentarono fovente la natura
qual fi vede nella prima fanciullezza . Aristide , che dipin-
fe una madre morta col figlio alle poppe (a) , avrà proba¬
bilmente dipinto in quello un puttino da latte . L’ Amore
filile più antiche gemme fu rapprefentato non come un bam¬
bino , ma come un giovanetto , qual vedelì fu una bella
gemma del commendator Vettori a Roma (b) , la. quale, a
giudicarne dalle lettere, con cui è fcritto il nome dell* in-
cifore $Prn//OS , è una delle più antiche che abbiano il
nome dell artefice . Ivi Amore è giacente , fe non che alcun
poco fi folleva come per giuocare ; ha grandi ale d’aquila,
quali dar loleanfi ne primi tempi dell’arte a tutte quali le
divinità , e tiene una conchiglia aperta della fpecie delle bi¬
valve . I fuccefiori di Frigillo come Solone e Trifone fece¬
ro 1 Amor più bambino , e più brevi ale gli diedero : fotto
tal forma, nella maniera de’ puttini del Fiammingo , fi vede
1 Amore fu moltifiìme gemme . Così pure formati fono i
puttini fulle pitture d’ErcoIano , e fpecialmente fu una di
fondo nero ; e lono della della grandezza , come le belle fi¬
gure delle danzatrici ivi dipinte .
Jf. 2$'. Fra i più bei puttini di marmo elìdenti in Roma
meritano d edere annoverati un Cupido dormente nella vil¬
la Albani , un puttino che giuoca con un cigno nel Campi¬
doglio (r) , uno che cavalca una tigre nella villa Negro-
Tom.IL 6 ni
^in/ li.b-?S- cap.io. fea.36.
\.b) Dejcrtption dts pitrr. grav. au Cab. de
òtojcn , cl.z. Jefl.i 1. n.y 3 1 . pag.i 37.
(c) MuJ. Capir. Tom. ni. Tav. 64. [ Sen¬
za perdei fi in rante fpeculazioni , come ha
fatto morfigr.or Bottari nella fpiegazione di
quella figura , che erede un {imbolo dell' in¬
verno , io crederei che ella non fofle altro
che una copia di un conlunile gruppo fatto
in bronzo dal famofo Boeto di un fanciullo,
che in una maniera graziofa ftrozzava un’
oca : infans eximie anferem firangulat , co¬
me fcrive Plinio lib.34.. cap.8 feti. 1 p. §.2.?./
ttafportato dalla Grecia in Roma da Nerone,
e collocato da Vefpafiano nel tempio della
Pace , come fembra poterli raccogliere da
ciò , che fitgue a dire Plinio .
122 Progressi e Decadenza dell’Arte
=r== ni (a) , ove pur fono due Amorini , de’ quali uno fa paura
gap n' all altro con una mafchera ; e quelli ballar poflono a mo-
flrarci quanta abilità avellerò gli antichi ardili a ben imi¬
tare la natura nell’età fanciullefca . Il più bel puttino però
che ci relli dell antichità , febbene mutilato , è un Satiretto
di circa un anno , e di grandezza naturale , elìllente nella
villa Albani: è quello in alto rilievo, e tale che ne fporge
fuori quali intera la figura : egli , coronato d’ellera , Ila
bevendo ( probabilmente da un otre che vi manca ) sì vo-
luttuofamente e con tanta avidità , che le pupille fon del
tutto rivolte alfinsu , e appena vedefi una traccia della llella
dell’occhio che è incavata (b) . Quello pezzo, e’1 bell’ Ica¬
ro , a cui Dedalo attacca le ale , lavorato in fimil manie¬
ra (a) , fono flati fcoperti alle radici del monte Palatino dal¬
la parte del Circo Mafiìmo . I fin qui addotti monumenti
polfono fervire a dillruggere un antico generalmente rice¬
vuto pregiudizio che gli antichi nel rapprefentare i puttini
fieno flati inferiori ai moderni .
jf. 26. Quello flile bello dell’arte greca s’ è mantenuto
per un tempo confiderevole dopo Alelfandro il Grande in
varj ardili , i cui nomi fino a noi pervennero , come dimo-
ftrerò in apprelTo , traendone argomento sì dai marmi che
dalle monete .
(a) Di cui fi è parlato nel Tomo l.p. 39 1.
noe. a.
(b) Quello Satiretto , o , a parlare più
propriamente fecondo l'ufo degli antichi Ro¬
mani , Faunetto , ora è fallato al Mufeo Pio-
Clemenrino ; e gli è fiata adattata nel re-
fiaurarlo una piccola tazza in atto di acco-
fiarfela alla bocca con ambe le mani , e di
bere . Nello ftefio Mufeo vi è un altro bel-
lillimo putto , anche in marmo bianco , il
quale puerilmente ftende la mano fopra un'
oca ftando appoggiato fu d' un fianco . Può
dirli di circa un anno conliderandofene la
pinguedine conveniente a quella età , e il non
avere denti benché abbia la bocca aperta . È
fiato trovato in uno fcavo fatto non è gran
tempo vicino a Genzano . Altri belli putii in
marmo li trovano in altri mufei di Roma , e
in qualche cafa privata , che potrebbero qui
annoverarli .
(a) Monum. ant. ined. num.gf, [ e nella
ftelfa villa Albani nel calino .
Ca-
presso i Greci e presso i Romani .
123
LIJB.VIU.
CAP.nr.
C A P O I I I.
Decadenza delle arti del difegno prejfo i Greci . . . cagionata, dalla
fpirito d’imitazione ... dalla foverchia diligenza nelle piccole
cofe ... e dall’ introdottofi Jìile egiziano — Caratteri dello Jìile
nella decadenza dell’ arte — Fecerfi allora molti ritratti , e poche
Jìatue . . . ed una poco fiiblime idea fi ebbe della beltà negli ulti¬
mi tempi - Sono di quefla età quafi tutte le urne fepolcrali — La¬
vori fatti fuor di Roma — Buon gufo fifienutofi malgrado la deca¬
denza - Monumento firavagante e informe , che pur fi lavoro di
greco fcarpello — Recapitolazione — Avvertimento .
Aveano gli antichi arridi sì bene ftudiate le proporzioni e
le forme della bellezza , ed aveano sì precifamente determi¬
nati i contorni delle figure che , lenza contravvenire alle
regole , nè eftenderfi poteano in alcun modo nè riftringerfi .
L’idea del bello era (lata portata al più alto grado ; e poi¬
ché le cofe umane hanno un punto fiffo e (labile , l’arte
che far non poteva ulteriori progredì , dovè retrocedere , e
decadere .
Decadenza
«ielle aiti . . .
jf. 1. Gli dei e gli eroi edendo (lati rapprefentati in • • cagionata
tutte le politure e le azioni podìbili , troppo difficil era d'imitazione...
l’immaginarne delle nuove (1) , e s’aprì in tal guifa la via
all’ imitazione . Quella limitava e deprimeva lo fpirito , e
Q_ 2 qu an-
(1) E egli poi vero quanto qui afferifee
1 Autore , che gli dei e gli eroi fieno flati
rapprelentati lotto tutti gli attcggiamecti
pollìbili , e che la Comma delle forme £a fia¬
ta , a così dire, efaufta , talché fia di poi
riufeito impofiibile l' immaginarne delle nuo¬
ve ì Volendoci noi attenere all'arte fteffa del
difegno , riconofcercmo di leggieri che un
foggetto Colo può effer efprclTo in molte e
Tempre nuove maniere . In quante guile non
è mai fiata dipinta la facra Famiglia non fo-
lamente da più pennelli eccellenti , ma dal
Colo Raffaello , lenza che nondimeno fiafi
efaufia la materia ; Se gli artifti aveffero con¬
tinuato ad eflere fedeli ed efatti imitatori de'
loro maeftri , non farebbe al certo decaduta
l'arte , finche almeno mancato non foffe chi
con premj e con mercedi avelie fomentata
ne' medefimi la nobile emulazione . Il rifor-
gimejno delle arti in Italia ebbe il fuo prin¬
cipio dall imitazione delle opere grandi de¬
gli antichi . La cagione per tanto della deca¬
denza dell'arte , le affolliamo Vitruvio /. 7.
eap. f. , è fiato un certo fpirito di novità ,
1-24 Progressi e Decadenza dell’Arte
=g=— " quando non fi poteva fuperare Prassitele e Apelle , nem-
CAp n meno 11 riulciva a pareggiarli: ] imitatore rimaneva Tempre
' al di fiotto del fino modello . E’ avvenuto all’arte come alla
filofiofia ; e v ebbe in quella come in quella degli eclettici
o raccoglitori che , non avendo ballante genio per inven¬
tare, filudiaronfi di unire in un fiolo quel bello che in molti
vedeano difiperfio . E ficcome gli eclettici , fatti copi Hi della
filofiofia delle diverfie ficuole , poco o nulla d’originale fiep*
per produrre (a) ; così nell’arte , quando fi tenne la mede-
fima via , niente piu afpettar fi potè d’originale , e perfet¬
tamente coerente nelle lue parti . Di più : come que’ filo-
fofi , facendo gli eflratti delle grandi opere degli antichi ,
furon cagione che quelle neglette fi perderono ; nello Hello
modo i raccoglitori ed imitatori nelle arti del difiegno fece¬
ro sì che traficuraronfi i lavori originali de’ gran maeflri .
chu^diligenza ^ ' 2' ^P'r'to d’ imitazione , mancante delle cogni-
rdk piccole zioni necefiarie , rendè il difiegno timido , e fi cercò di fup-
plire al fapere per mezzo d’una diligenza minuta , che a po¬
co a poco degradandoli venne ad occuparli di quelle pic¬
cole cole che nel fiore dell’arte erano a ragione traficurate,
come fivantaggiofie alla grandezza dello Etile . A propofito di
quelli arditi ben dille Quintiliano (a) che molti avrebbono
fatti meglio che Fidia Hello gli ornati al di lui Giove olim-
pcr c«i cfTendofi lafciato da banda il vero e il
naturale feguitato dai maggiori , fi fece più
cafo dello firavagante e del maravigliofo .
Secondo Plinio però lib. gp. cap.i. il morivo
è fiato il gufto pei marmi preziofi , e pei la¬
vori in oro , coi quali in vece di quadri co-
privanfi le pareti . Un'altra cagione di ciò fi
aflcgna da Petronio Satyr. pag. gzg.. , cioè
in parte una infaziabile avidità di ricchezze
da gettarli poi in ogni fona di vizio , in par¬
te una certa torpidezza di fpirito : effetto
della totale corruttela de’ cofiumi , per cui
non faceafi verun conto delle belle opere
dell'antichità , oppure divenivan elle l'ogget¬
to della critica . Secondo i diverfi tempi han¬
no avuto luogo tutte le addotte cagioni del
pi-
decadimento dell'arte predo gli antichi : quel¬
la indicata da Vitruvio è fiata come la foriera
delle altre , delle quali parlano Plinio e Pe¬
tronio . Uno fpirito di novità ùmile a quel¬
lo , di cui fi querelava Vitruvio , ripiodottofi
predo molti de' moderni artifti , fecondato
di più dal genio de’ ricchi (ignori , ha recata
già un crollo fenfibile non meno alla pittura
che alla (tatuarla ed all’architettura : havvi
motivo di temere che anche le altre cagioni
non abbiano alla fine a portar loro un colpo
fatale .
(a) Vegg. Bruckero Hiftor. cric, pkiloj.
Tom. il. per. il. par. I. lib. 1. c, il. feci. Ir,
pag.itg.fegg.
(a) Lift. Orat. lib. z, cap.g.
presso i Greci e presso i Romani. 12 £
pico (a) . Quindi è che , (Indiando efli d’evitare tutte le
pretefe durezze di Itile , e di tutto efprimere con mollezza
e dolcemente, renderono bensì più ritondette , ma (nerva¬
te; più gentili, ma infignificanti quelle parti, che dai loro
antecefiori erano fiate efprefìe con forza , onde infipida e
fiaccata divenne l’arte medefima , come avvenir fuole ad
un’ afcia , che ottufa fi rende più prefto fui molle tiglio ,
che fulla dura quercia . A quella ltefla cagione deve afcri-
verfi il decadimento della bella letteratura ; e per quella la
mufica perdendo , come l’arte , la fua mafchia energia (a) ,
divenne effeminata e molle . Si guaita fovente il buono men¬
tre con troppo raffinamento fi cerca l’ottimo , come per lo
più è nocevole alla lalute di chi fta bene il volere ftar me¬
glio . Ma in quella guifa che fi fprezza un adulatore, e un’
anima dura e inflefiìbile s’ammira , così è probabile che al¬
lora i veri conofcitori portafTero lo Hello giudizio fulle ope¬
re dell’arte delle quali parliamo , paragonandole con quelle
dello Itile fublime , anzi con quelle che erano più antiche
ancora . Sotto il regno degl’imperatori o poco prima co-
rr/inciarono gli arditi ad efprimere in marmo la capigliatura
cadente e fciolta , e ne’ ritratti a indicare ben anche i peli
delle fovracciglia , la qual cofa dianzi non erafi mai prati¬
cata
(a) Forfè Quintiliano fe averte parlato da
artilla avrebbe dovuto penfare , e dire così ;
ma dice tutto l'oppodo ; come ha rilevato an¬
che ii lig Falcone! Sur deux ouvrag. de Phi-
dias , auvr. Tom.V. p.i op. Egli dice , che un
valente oratore deve Capere anche le cofe
piu minute dell’arte oratoria ; e lo conferma
col paragone di Fidia , dicendo , che altri¬
menti farebbe lo Hello , che il voler preten¬
dere , che un altro artilla avelie fatto meglio
di quel gran maedro gli ornamenti della (ta¬
tua del Giove olimpico : Nifi forte Jovem
quidem Phidias optime fecit , illa auttm ,
qua in ornameatum operis ejus accedunt , a-
lius meiius elaboraffet : e in fatto il paragone
c giudo ; perchè Fidia appunto fece anche gli
ornamenti della fua Ratua , in barto-rilicvo ,
come narrano Paufania lib. j. c.i i. pag. 4.02,
feg. , e Plinio lib. qó. cap. p. feci. 4. §. 4 ■ , il
quale aggiugne , che erto fece vedere con tut¬
ti quelli lavori , quanto forte eccellente nel
lavorare in piccolo erme in grande : Hac Junt
obiter dilla de artifice numquam fatis lauda¬
to : fimu! ut nofeatur i/lam magrxitudinem
aqua lem fuiffe & in parvis ; e lo abbiamo
notato già Copra pag. p. , ove lì è parlato del¬
la di lui maedria nel fare balli-rilievi . Lo
dello Plinio lib. 14. can.S feB.ip. §. 6. acce¬
da di Lilippo , che alTeflere valente nei gran¬
di lavori aggiugneva un impegno particolare
nell' attendete anche alle cole più minute:
Propria hujus videntur effe arguti a operimi ,
cufiodita in minimis quoque rebus : e cosi po¬
trebbe farli vedere di altri de pili bravi arditi.
(a) Plurarch. De mufica , oper. Tom, il»
pag. 1142. B.
LIB. Vili.
CAP. III.
1 26 Progressi e Decadenza dell’Arte
LJB. Vili.
CAP. III.
cata in marmo . Ciò però fi è fatto nel bronzo , poiché fu
una belliffima teda giovanile di quefto metallo unita a un
petto di grandezza naturale, nel regio mufeo Ercolanenfe,
che fembra rapprefentare un eroe (*) , le fovracciglia fono
mollemente incife full olio deH’occhio , che è affai affilato (a) .
Si quello che un altro bullo femminile d’eguale grandezza
fono flati fenza dubbio lavorati ne’ buoni tempi dell’arte.
Sap-
(*) Quefto bufto è lavoro d’Apollonio fi¬
glio d'Archia ateniefe , ficcome appare dall1
ifcrizione : APOAAONIOZ APXIOY A-
©HNAIOZ EPOHXE , non già APXHOY
come ha letto Bajardi Cat. de'Mon. d'Ercol.
num.zip. pag.170., nè EPOIHZE , come
vuole Martorelli De reg. th. cal. lib.2. cap.p.
pag. 4.24. J1 primo prende EPOHSE , che
dovrebb’ edere EnOIHSE per un’antica ma¬
niera di fcrivere ; il che può effer vero , quan¬
do fi voglia derivare dall'antico verbo eolico
to(m . V. Chishull Antiq. afiac. ad infcr. fig.
pag. gp. Quefto ftelfo verbo però fi trova
ulato da alcuni poeti , Ariftoph. Equit. alì.i.
fi. 3. verfi 464. , Theocr. Idyl.io . verf.qS. ,
ed alla medefima maniera è fcritto nell’epi¬
grafe della Venere Medicea, e in un’altra
ifcrizione nella cappella di Pontano a Napo¬
li , de Sarno Vita P ontani , p.97. , la quale
certamente è d’un tempo pofteriore . Ho pu¬
re incontrata quefta voce nell’ ifcrizione fe-
guente ricavata dai mss. di Fulvio Urlino ,
efiftenti nella biblioteca Vaticana :
C O A CjO N
A I A Y M O T
TTXHTI
enoHCg
M N H M H C
X A P I N .
Trovafi eziandio fu un’ ifcrizione della villa
Altieri , c nella raccolta di Caylus Ree. d' An¬
tiq. Tom. il. Antiq. grecq. pi. 73. ; onde non
è si inufitata , conte pretende Gori Muf. Fior.
Statuti j Tab. 26. pag. 3 3. , nè un si grand’
errore per cui doveiTe il fignor Manette Trai¬
ti des pierr. grav.Tcm.I. pag. 102. credere
fuppofta l’ ifcrizione deila Venere Medicea,
[ ripetendo le ragioni del Cori . Si può an¬
che vedere ciò che fcrive intorno a quefta
ifcrizione il fignor Falconet Difcujpon un pcu
pedantefque far la Venus de Mcdicis , txupr.
Tom. il. pag. 3 29. fiegg. Io aggiugnerò qui
una ottervazione : cioè che ultimamente nel
ripulire dal tartaro , e dalla calce l’ara di A 1-
cefti collocata nel gabinetto xv. della galleria
Granducale a Firenze, vi fi è feoperta filila ba¬
ie l’ifcrizione , che porta il nome dello frui¬
tore : KAEOMENH2 EriOIEI : Cleomene
faceva . Il nome di Cleomene ricordato an¬
che da Plinio lib.36. cap.3 .feft.4. §.10. con;
ferma la (inceriti dello fteflo nome , che ha
l’artifta fcritto fulla bafe della Venere fuddet-
ta ; e dal confronto dello (file porta chi ne ha
il comodo efaminare fe da lo fteflo fcultore
di amendue que’ monumenti , e (e abbia fio¬
rito nell’epoca degli allievi di Traditele , e di
Lifippo , fecondo varie congetture , al dire
del fignor Lanzi , che ci dà notizia di quella
feoperta nella più volte citata deferizione di
quella galleria inferita nel Giornale de’ Let¬
terati Tom. XLV11. anno 1782. art.l. c.t 3.
pag.i 67. ; ma poi refta da rifletterli fui ver¬
bo , che qui è EriOIEI ; e fulla Venere la
tanto contrattata parola EnDESEN , di cui
parlano Gori , Mariette , ed altri . Il citato
fignor Falconet , il quale propende a credere,
che il vero nome dell'autore della Venere fia
Diomede anziché Cleomene , perchè così è
fcritto u diverfi gefli di quella , che fi tro¬
vano in Olanda ; e che full'originale di Firen¬
ze tal nome pofla edere (fato convertito in
quello di Cleomene dopo che furono farti
que’ gefli , perchè non fotte noto il nome di
Diomede , non avrà forfè letto il Mattiti Rac¬
colta di ftatue , co. alla Tavola 17. ove ne dà
la figura , e avverte appunto , che il vero no¬
me è Cleomene, mutato fui rame in quello
di Diomede dall'intagliatore difattento : e
forfè da quefta figura in rame farà l’errore
pattato ai gefli . Converrà però dire , che
l’ intagliatore , o il difegnatore abbia sbaglia¬
to anche nell'altra parola , e che non vi abbia
badato lo fteflo Maffei , ferivendo EIIOIEI
invece di EFUIEZEN; feppure quefti non l'ha
corretta , come vuole il Gori /. cit.
(a) Bronci d'Ercol. Tom. I. Tav. 43. 46.
ove è creduto di Augufto giovane .
presso i Greci e presso i Romani. 127
Sappiamo altresì che ne’ più antichi tempi , e prima anche =
di Fidia , indicava!! il lume dell’occhio fulle monete (a), L1B‘vm'
onde appare che gli artirti abbiano Tempre con maggior CAP,n1,
minutezza lavorato il bronzo che i marmi . E’ probabile
però che abbiano cominciato a ciò ufare prima nelle terte
ideali d’uomo che in quelle di donna ; poiché il fecondo
de’ due mentovati bulli, che fembran elfere dell’iftelTa ma¬
no , ha le fovracciglia indicate femplicemente con un arco
affilato alla maniera antica .
jf. 3. La decadenza dell’arte dovè necelìariamente fcor- ...e intin¬
gerli da coloro, che ne paragonavano i lavori colle opere le egiziano.*"
dello ftile fublime e bello ; e quindi è da crederli che alcu¬
ni lìanlì argomentati di richiamare la grande maniera de’ lo¬
ro rinomati maellri . E poiché tutte le cole umane fono in
una rivoluzione perpetua, per cui lì va a terminare ove eralì
incominciato ; quindi avvenne che gli artirti , volendo rifor¬
mare gli abulì , imitarono lo ftile antico , il quale pe’ con¬
torni poco men che retti molto all’egiziano s’alTomiglia . In
quello fenlo congetturai una volta doverli intendere un o-
fcuro palio di Petronio , ove parla della pittura , e che io in-
tell dell arte generalmente prefa . Parlando egli della deca¬
denza della pittura , l’afcrive fra le altre cagioni ad una
certa maniera egiziana introdottavi!! , dicendo : Piclura quo¬
que non alluni exitum fecit , pojìquam JEgyptiorum audacia terni
magna artis compendiariam invenit (a) . L’ofcurità di quello
palio conlllle principalmente nella voce compendiariam ; e al¬
cuni commentatori , come Burmanno , fi fono contentati di
addurre altri tefti , ove la medellma parola s’incontra, men¬
tre altri hanno ingenuamente confeflato di non intenderla ,
e di non aver nemmeno congetture da proporre per ifpie-
gar-
(a) Come io è nella moneta d'Alelfandro fa dal Mufeo Borgiano in Velletri .
:1 Grande data qui avanti alia pag.i oy. , pxe- (a) Pecron. Sai. pag. i o.
LIB.VII1.
CAP. III.
128 Progressi e Decadenza dell’Arte
■garla, come Francefco Giurilo {a) . Que’ commentatori nè
aveano forfè la neceffaria cognizione deli’ arte , nè aver po-
teano fott’ occhio le pitture antiche ; ma dacché mille e più
pezzi di quelle fe ne fono ora difotterrati nelle ruine delle
città fepolte dal Yefuvio , io mi lufingo di potere con qual¬
che verofimiglianza indicare il vero lignificato delle parole
petroniane . In parecchie di quelle pitture veggonfi lunghe
e llrette fafce , alte poco più d’un palmo romano (b) , che
fono a luogo a luogo interfecate , ed hanno nello fpazio
di mezzo dipinte fovra un campo nero delle figurine all’ufo
egiziano : nelle parti che fervono d’ interfecamento e negli
orli fi vedono varj llravaganti ornati , ai quali fono frarn-
mille immagini capricciofe e fantalliche . Forfè quella ma¬
niera di dipingere con figure egiziane frammille ad imma¬
gini moftruofe è quell’arte che da Petronio vien detta ars
compendiaria, JEgyptiorum ; e n’ebbe probabilmente tal nome,
perchè era un’ imitazione della maniera con cui gli Egizj le
cafe loro dipingevano (1) . Anche oggidì nell’Egitto fuperiore
veggonfi de’ palazzi e de’ tempj ferbatifi quali interi , folle-
nuti da (terminate colonne , le quali al par delle pareti e
delle volte fono dall’alto al baffo dipinte e coperte di ge¬
roglifici incavati , ficcome s’è già detto nel Libro IL Ca¬
po IV. (a) .
Jf-4- A que*
(а) De pici. ver. lìb.z. cap.t 1. pag.t qo. die orientali de’ bei colori . Conviene però
(б) Piu. d'Ercol. T. Tav.68. 6p.feq. che la voce Etlypa fi ula da Plinio in un (en¬
fi) Il fignor Paw Recherches phiiof. /ur les fo ben differente ; ma è nota , ioggiunge
Egyptiens , & les Ckinois , Tom. il. par. 2. egli , la licenza di Petronio nelle figure e nel-
feci. 4. pag. 27 4. non approva quella (piega- le metafore ; [ non pero a legno di parlare
zione delle parole di Petronio , e pretende barbaramente . I! fignor Paw doveva poi ol-
doverfi leggere Etty^orum in vece di -Egy- fervare , che Virruvio non fi lagnava , che
ptiorum . Sotto il nome di Eflyra intende l'arte decadeffe per ragione del dilegno , ma
un'arte particolare di copiare fàcilmente i per li foggetti , che rapprefenravano 1 pitto-
migliori quadri , per cui , anche lenza lape- ri, i quali parevano moliti per la compoii-
re il difegno , fi fidavano i contorni e i trat- zione : il che non fi farebbe potuto dire le
ti principali, che riempievaofi poi de’ colori avellerò copiato i quadri degli antichi . veg-
convenevoli . Quell’arte , dic’egli , portò un gali la nota feguente .
colpo mortale alla pittura : fi trafcurò il di- (a) pag. 142. Tomo I.
fegno , e folo fi pensò a procurarfi dalle In-
presso i Greci e presso i Romani. 129
jf. 4. A quefta immenfa copia di geroglifici e di fig-u-
rine paragona dunque Petronio quegli ornati sì ripieni d’im¬
magini e di figure infignificanti , de’ quali a’ tempi fuoi co¬
munemente s’occupava la pittura ; e queft’arte fu da lui
chiamata compendiaria , perchè in un riifretto luogo tante
e sì diverfe cofe , quafi in compendio, accozzava. Pare che
a quella maniera di dipingere debbano riferirli le lagnanze
di Vitruvio ( a ) fopra la pittura de’ fuoi tempi , in cui , di¬
ceva egli, non v’è punto di verità, e dipingonfi de’ molili,
anziché le vere immagini delle cole : mine finguntur tecìoriis
inonjìra potitis , quam ex rebus finitis imagin.es certae (1) . Or
poiché , fecondo Vitruvio , la pittura era in fiore quando
negli antichi edifizj rapprefentavanfi le immagini degli eroi ,
la mitologia , e la lloria con una perfetta imitazione del ve¬
ro ; neceflariamente dovettero , a così dire , tarparli le ale
a quell’arte allorché s’ introduce Tabulo di rapprefentare
oggetti infignificanti , moltruolì e Urani , ond’efia mifera di¬
venne , s’avvilì , e fi perdè (a) . Ofiervifi qui che per lo più
la moltitudine delle figure in un quadro , come talora la
Tom. IL R fo-
LIB.VIII.
CAP. III.
(a) lìi. 7. cap. f.
(1) Tali pitture diconfi da noi grotteschi
o arabefehi ; e fori e le qui deferitte e difap-
provate da Vitruvio , fono limili a quelle
delle Terme di Tito in Roma , che fcoperte
furono ai tempi di Leone X. , e imitate allo¬
ra dal gran Raffaello nelle legge Vaticane ; e
che nuovamente trovate in quelli ultimi an¬
ni , fono Hate nel 177 6. e fegg. pubblicate
in gran foglio da Lodovico Mirri . Il lìgnor
abate Carletti , che ha (piegate quelle pitture
Le ant. carri, delle Terme di Tito , ec. , p. q.
fi argomenta di folteneme il merito , dicen¬
do che piacer devono per la vaghezza , e
perchè nella ftravaganza loro fomigliano ai
fogni che pur dilettano , ancorché fan fallici
liano e rapprefentino cofe che non pollono
efifterc in natura .
(a) Perchè meglio s'intenda la fpiegazione
data da Winkelmann al palio di Petronio , ri¬
porterò per eftefo le parole di Vitruvio fecon¬
do la traduzione del fig. marchcfe Galiani . ,,
Quelle pitture però , che erano dagli antichi
copiate da cofe vere , fono ora per depravato
collume difufate ; giacché lì dipingono fu gli
intonachi mollri piuttolìo , che immagini di
cofe vere . Così in vece di colonne lì pongo¬
no canne , e in vece di frontefpizj arabelchi
fcanalati ornati di foglie ricce , e di vitic¬
ci : o candelabri , che reggono figure fopra
il frontefpizio di piccole cafette , o molti
gambi teneri , che forgendo dalle radici con
delle volute racchiudono fenza regola figu¬
rine fedenti : come anche fiori , che ufeiti dai
gambi terminano in mezzi bulli , limili alcu¬
ni ad effigie umana , altri a beltie : quando¬
ché quelle cofe non vi fono , non vi pollono
elfere , nè mai vi fono Hate : e pure quelle
nuove ufanze hanpo prevaluto tanto , che
per ignoranti fallì giudizj fi difprezza il vero
valore delle arti . Come può mai infatti una
canna veramente follenere un tetto , o un
candelabro una cafa cogli ornamenti del tet¬
to , o un gambicello cosi fottile e tenero fo¬
llenere una figura fedente , o pure da radici ,
e gambi nafeere mezzi fiori , e mezze figu-
LIB. Vili.
CAP. III.
Caratteri del¬
lo Itile nella
decadenza .
130 Progressi e Decadenza dell’Arte
foverchia abbondanza in altre cole , è un argomento di mi-
feria : così i re di Siria , al dir di Plinio (a) , coftruivano
di cedro le navi loro , perchè non aveano abete , il cui le¬
gno è men pregevole , ma alla navigazione più acconcio (b) .
jf. s1. Che nella decadenza dell’arte fi foffe introdotto uno
Itile diverfo dall’antico lo dimoftra , fra gli altri , un palio
di Paufania (a) , il quale narra che una facerdoteffa delle Leu-
cipidi Febe ed llaira ad una delle loro due fiatue fece leva¬
re 1 antica tefta , immaginandoli di renderla più bella con
farlene foftituire una nuova lavorata fecondo l'arte d' oggidì ; le
quali parole il fignor Gedoyn , acni qui la fua moda veniva
in acconcio , traduce : fecondo la moda prefente (c) . Potrebbe
quello Itile chiamarli piccolo baffo e mozzato , poiché ivi
tutto è mefehino e tozzo quello , che nelle antiche figure
faceafi grandiofo e rilevato . Non devefi giudicar però di
quello Itile filile fiatile , alle quali è fiato dato il nome dalle
tefte
re ? E pure gli uomini non ottante che ten¬
gano per falle quelle cofe , non folo non le
riprendono , ma anzi fe ne compiacciono ,
non riflettendo fe portano ellere , o no que¬
lle cofe : onde la mente guada da' fallì giudi¬
zi non può difeernere quello , che può ef-
lere , o non edere per ragione , e per regole
di decoro . Ni mai li debbono (limare pit¬
ture , che non fiano limili al vero : ed ancor¬
ché fodero dipinte con eccellenza , pure non
fe ne deve dar giudizio , fe non fe ne trove¬
rà prima col raziocinio la ragione chiara , e
fenza difficolta „ . Secondo quella maniera ,
almeno in qualche parte , lì poflono dire
molte pitture del mufeo Ercolanefe , e tra le
altre quelle riportate nel Tomo ni. di elle
Tav. jp. 36. , Tom. V. Tav. 73 - 76. , oltre
quelle citate fopra da Winkelmann . È però
da notarli , che queda maniera di dipingere
non è quella di Ludio , come crede il nollro
Autore qui , e fopra pag. 73. §. 28. , fuppo-
nendo , che le pitture di detto mufeo nano
tutte della (teda maniera , come ho accenna¬
to fopra pag. 71. col. 2. . Vitruvio avea par¬
lato prima della maniera di dipingere vedu¬
te , paefini copiati dal naturale , porti, fiu¬
mi , fonti , bofehi , pallori , cale di campa¬
gna , tempj , ed altri conlimili foggetti , che
appunto fi vedono generalmente nelle dette
pirture Ercolanefi j e nc avea parlato lodan¬
dola , e poi dolendoli nel principio delle pa¬
role riferite , che non folle più ufata . Vero
è eh’ egli non nomina Ludio , ma parla cer¬
tamente della di lui maniera ; e ci fa capire
che non ne folle quegli l’ inventore , come
pare voglia dir Plinio lib. 33. cap.t 0. feft. 37.
con quel primus inflituic, ma foltanto il pro¬
pagatore , come bene oflerva il lodato Ga-
liani pag. 280.
(a) lib.iS. cap.4.0. ftft.76. §. 2.
(b) Plinio toc. cit. lo dice anche degli Egi¬
ziani , tra i quali Diodoro lib.i . §.37. p. 63.
nomina il re Sefodri , che dedicò in un tem¬
pio d’ Egitto una nave di cedro lunga x8o.
cubiti , dentro foderata doro , e fuori d'ar¬
gento . Degli uni e degli altri lo dice pure
Teofrado Hifi. piane, lib. 6. cap. 8. , copiato
forfè da Plinio ; ma però aggiugne , che il
cedro è attiffimo a far navi egualmente che il
pino , e l’abete : infatti le navi , e altri legni
che fi fanno all’Avana in America col cedro
riefeono a maraviglia e per la leggerezza , c
incorruttibilità . Caligola , per puro ludo ,
come narra Suetonio nella di lui vita cap. 37.,
fece fare di cedro alcune navi di quelle dette
liburniche .
(a) lib. 3. cap. 1 6. pag. 24.7. princ.
(cì Tom. I. pag. 288. loc. cit. : En la rc-
préfentant commi Ics femmes fe mettent au~
jourd'hui .
presso i Greci e Presso i Romani. 13 i
tede che hanno , poiché molte volte , non effendolì trovata
la propria e originale loro, he n’è foftituita un’altra.
jf. 6. Quando l’arte vieppiù avvicinava!! all’intera fua de¬
cadenza , ben poche flatue fcolpivanfi in confronto delle mol-
tillime che erano fiate lavorate negli antichi tempi ; e allora
la principal occupazione degli ardili era di far de’ ritratti ,
cioè tefle e bulli (a) , Con tai lavori li dillinfe l’arte negli
ultimi tempi , lino a che affatto lì perdè . Non dee pertanto
parerci sì forprendente , come lo fembrò ad alcuni , che lìa-
no mediocri , e in parte ancora belle le telle di Macrino , di
Settimio Severo , e di Caracalla ; poiché tutto il merito di
tali opere conhlle nella diligenza . Forfè Lisippo non avreb¬
be fatta una tella migliore che quella di Caracalla efillente
nel palazzo Farnefe , ma certamente lo fcultore di effa non
farebbe mai arrivato a fare una figura eguale a quelle di
Lisippo .
jf. 7. Credeali in que’ tempi , contro il parere degli an¬
tichi , che 1 abilità d uno fcultore confiflefle in dare un for¬
te rifalto alle vene ; e full'arco di Settimio Severo fcorgonli
quelle eziandio fulle mani di figure femminili ideali , cioè
delle Vittorie , che portano i trofei . Si penfava che l’efpref-
fione della forza , la quale , fecondo Cicerone (a) , è un di-
ftintivo generale delle mani , dovette ravvifarfi anche fu quel¬
le di donna, ed effervi nella mentovata guifa indicata . In ciò
pure , avanti che le arti in Italia rinafceflero , faceafi confi-
flere 1 abilità degli fcultori ; e anche oggidì un olfervatore ,
che non abbia gullo nè cognizioni , ammira quello lavoro
delle vene eziandio quando fon fuor di luogo . Gli antichi
} (a) Ai tempi di Plinio , ed anche prima
s introduce in Roma la moda , deridi pub¬
blicamente con delle fatire , di mutare le te-
(ic alle ftatue antiche di uomini iiluftri , a-
dattandovene delle nuove , Plin. lib.g /. c. 2.
Jtft. 2. princ . : e quefta farà una ragione per
R 2 pe-
cu i fi trovano tante datue , principalmente
delle togate , fenza la teda propria ; o al¬
meno con teda lavorata a pane : onde non
avrà da prenderli per regola generale siò che
ha dritto Winkelmann qui avanti pag. j i ,
(u) Acad. lib.i . cap. /,
LIB.VHI.
CAP. III.
Fecerli poche
ftatue, e mol¬
ti ritratti . . .
... ed aveafì
una poco fu-
Mime idea del
bello .
L1B. Vili.
CAP.III.
Urne fepol-
crali di quell'
«poca .
132 Progressi e Decadenza dell’Arte
però avrebbono ciò biafimato , come pur riprefo avrebbono
quel mal avveduto fcultore che avelie fatte Tulle zampe d’un
leone in atto di correre le ugne che fporgelfer fuori ; il che
farebbe contro natura , poiché l’animale andando le tiene ri¬
piegate in dentro e celate . Con quanta dilicatezza gli fcul-
tori de’ bei tempi dell’arte indicalfero le vene , vedelì nei fram¬
menti d’ una llatua cololfale del Campidoglio , e nel collo
d’una tella pur cololfale di Trajano nella villa Albani . L’arte
può in qualche modo paragonarli agli uomini . Come in que¬
lli , per avvifo di Platone , crefce il piacer di cicalare a mi-
furache il gullo perdono dei piaceri fenfibili ; così in quella
fottentrano le bagattelle in luogo dello Hile fublime , che più
non li conofce .
jf. 8. Sono lavori di quelli tempi la maggior parte delle
urne, e molti de’ balli-rilievi , che originalmente formavano
i lati di urne quadrilunghe . Fra quelli , fei ne ho olfervad
che belliPìmi fono fovra tutti gli altri, e devon elfere de’ più
antichi . Tre ve n’ ha nel mufeo Capitolino . Il più grande
rapprefenta la contefa tra Agamennone e Achille per Crifei-
de (a) , il fecondo le nove Mufe (b) , ed il terzo una pugna
contro le Amazzoni (c) ; fui quarto , nella villa Albani , li
vedono le nozze di Peleo e Teti cogli dei e le dee delle
pagioni , che loro recano dei doni (d) , il quinto e ’l fello,
nella villa Borghefe , rapprefentano la morte di Meleagro, e
la favola d’Atteone . Que’ balli-rilievi , che fono Pati fatti a
parte , e non per ornamento delle urne , diPinguonli da un
orlo rilevato .
Jb 9- La
(a) Mufeo Capltol. Tom, IV. Tav. 1 - 4., (b) Ivi Tav. 26. Se ne è parlato nel Io-
cd è l’urna di cui ho parlato nel Tom.I. p.40. mo 1. pag.^33. noi. b. , pag. 337. not. a.
not. b. Ne parla più a lungo il noftro Autore (c) Ivi Tav. 23.
nei Monum. ant. ined. Par. il. c. 6. p.166.; (d) Monum. ant. ined. n.i 1 1 . , ove 1 Au-
t più minutamente , variando in qualche co- tore Par. il. cap. 1 . §. 2. pag.i ji . e Jegg. ne
fa da \finkelmann , Foggini nella elpofizio- da una lunga elpolizione .
ne delle dette Tavole .
presso i Greci e presso i Romani . 133
jf. 9. La maggior parte delle urne fepolcrali lavoravano !
dagli fcultori per efporle in vendita ; e ciò s’inferifce dalle rap-
prefentazioni , che non hanno neflun rapporto nè colla per-
fona a cui 1’ urna ha fervito , nè coll’ incifovi epitafio . Ab¬
biamo di ciò un efempio in una della villa Albani , alquan¬
to guaita , il cui lato anteriore è divifo in tre campi . Nel
deliro v’è Ulifle legato all’albero della nave per tema di ce¬
dere al canto lufinghiero delle Sirene , delle quali una Tuona
la lira , l’altra la tibia , e la terza canta tenendo in mano
un rotolo . Hanno elle i foliti piedi d’uccello , ma infolita
cola è il vederle tutte e tre avvolte in un manto . Nel fi-
niltro 'v’è rapprefentata un’adunanza di filofofi . Nel mezzo
v’è l’ifcrizione leguente, la quale colli due balli-rilievi non
ha il menomo rapporto , e noi qui la diamo per non efìere
(tata da neltun altro pubblicata:
A 0 A N A 0UU N MSPOniUN
O Y A £ I C . £ $ Y . TOYAS . CSBHPA
0 H C £ Y C . A I A K I A A 1
MAPTYPgC . £ I C I . AOTOT
ATXfl . C (JU <I> P O N A . TTNBOC . &
M A I C . AATONSCCI . CEBHPAN
KOYPHN . CTPTMONIOT . nAl
AOC . AMTMON . gXi'JN
OIHN . O Y K . H N £ I K £ . Il O A Y C
BIOC . O Y A 8 . TIC . OYnuu
S C X £ . TA$OC . XPHCTHN
AAAOC . Y $ . HSAIlJJI (a)
fi. io. Quan¬
ta) Aggiungeremo qui la traduzione latina letterale di quello epigramma .
lmmortalis nullus hominum natus efl . Hujus Severa ,
Thefeus , Aiacida teftes fu.ru fermonis .
Glorior ego tumulus meis lateribus koneftam Severam .
Puellam ( feu filiam ) incomparabilem pueri ( feu filii ) Scrymonu tenetlS s
Qualem malta e-tas non protulit * ncque aliquis ufquedutn
Tumulus alias fub fole tenuit ( ita ) optimum .
LIB. Vili.
CAP. III.
134 Progressi e Decadenza dell’Arte
-■■■■ -rr jf. io. Quando fi parla dei monumenti dell’arte nella fua
lib. vili, decadenza , è necefiario che ben fi diftinguano le opere che
Lavori fatti in Grecia o in Roma furono lavorate , da quelle che for-
fuordiRoma. fnaron^ nej]e aitre cjt(;à e co]onie del romano impero; e
tale oflervazione non folo riguarda i lavori in marmo o in
altre pietre , ma s’eftende eziandio alle monete . Circa que¬
lle già è fiata notata la differenza , e fi fa che le monete
coniate fuor di Roma al tempo degl’ imperatori non ugua¬
gliano quelle che coniate furono nella capitale ; ma non è
fiata ancora notata la fiefia differenza riguardo alle opere di
marmo . Si ravvifa però chiaramente ne’ baffi-rilievi che tro-
vanfi a Capua ed a Napoli , uno de’ quali nel palazzo Co-
lobrano , rapprefentante alcune fatiche d’Èrcole, fembrar po¬
trebbe un lavoro de’ mezzi tempi . Ancor più evidentemen¬
te fi fcorge tal differenza nelle tefte di varie divinità fcolpite
ne’faffi che chiudevano gli archi efteriori dell'antico anfitea¬
tro di Capua , due delle quali fono ancora al proprio fito ,
cioè Giunone e Diana . Tre altre di quefte pietre , rappre-
fentanti Giove Ammone , Mercurio , ed Ercole , vedonfi im¬
murate nel palazzo del Configlio della nuova città chiamata
altre volte Cafilino . In appreffo avrò occafione di parlare sì
dell’anfiteatro, che del teatro di quefta città , La maggior
parte delle mentovate figure non fono già di marmo , non
eflendovi marmo bianco nell’Italia inferiore , ma d’una bian¬
ca e dura pietra , di cui fon pur comporti per lo più gli
appennini sì in quel regno , che nello Stato ecclefiaftico .
Jf. il. La fiefia differenza può ravvifarfi nell’architettura
de’ tempj e delle altre fabbriche che fotto i cefari s’innal¬
zarono in Roma in confronto di quelle che al tempo me-
defimo fi coftruirono nelle città provinciali . Si ha di ciò un
argomento in un tempio di Milaffo nella Caria, che ad Au¬
guro e alla città di Roma era dedicato ; e nell’arco eretto
.in
t
presso i Greci e presso i Romani ì 13?
in onore del medefimo Auguflo a Snfa nel Piemonte , ove
i capitelli de’ pilaflri hanno tal forma che non fembra mai
effere fiata adottata dagli architetti romani (a) .
$. 12. Può l’antichità riputarli a gloria che , fino alla
decadenza delle arti del difegno , Teppe conofcere e far tra¬
vedere la primiera Tua grandezza . Non fi eflinfe mai inte¬
ramente ne’ Greci il genio de’padri loro ; e le opere de’tempi
pofleriori , comechè mediocri fiano , pur veggonfi lavorate
fecondo le mafilme de’gran maeflri . Le tede conlervarono
l’idea generale della prilca beltà; e nell’attitudine, nell’azio¬
ne , nel panneggiamento veggonfi ancora le pure tracce della
verità e della femplicità. L’eleganza affettata, la grazia mal
intefa , e come sforzata , il gefto fmoderato e pieno di con-
torfioni , che pur fi ravvifano anche nelle migliori opere di
moderni foultori , non lufingarono mai il guflo degli antichi .
Anzi, volendo noi efaminare la capigliatura , troveremo delle
eccellenti ftatue del terzo fecolo , che poffono rifguardarfi
come fcolpite ad imitazione degli antichi lavori . Tali fono
due Veneri di grandezza naturale , nel giardino dietro al
palazzo Farnefe , le quali hanno ancora la prima loro tefla.
Una, che è affai bella, l’ha propriamente di Venere, e l’al¬
tra di una matrona romana di quel fecolo (b) ; fi vede in
amendue la medefima acconciatura de’capelli allora ufata :
e fi-
( a) Potremo eccettuarne il tempio diNimes gono generalmente . Si veda CterifTeau , che
in trancia , conofciuto lotto il nome di Mai- ne dà la deferizione , e le tavole in rame nel-
fon quarrée , che il fig. Barthelemy Mém.fur le Tue Aruiq. de F rance , prém. part. Arttiq.
ies anc. monum. de Rome , Acad. des Infir. de Nifmes , princ. È dedicato a Lucio , e Ca-
Tom. XXl^III. Mém. pag. f 8 o. dice dapa. jo cefari figli adottivi di Augufto , come li
ragonarfi ai più belli avanzi di Roma , e di rileva dalla ifcrizione pofta fulla facciata qua*
Atene ; e gli arridi, e i letterati neconven- le fiegue :
C.CAESARI . AVGVSTI . F. COS. L. CAESARI . AVGVSTI.F. COS. DESIGNATO
PRINCIP1BVS . 1VVENTVTIS
(b) Sono ritratti amendue , e la prima Co- Carlo Albicini per edere trafportate nel reai
la ha la teda fua attaccata . L’altra teda è Mufeo di Napoli . Vedi la nota degli Editori
cattiva , e moderna . In quedo tempo , ch’io Milanefi in fine del Libro XI.
ferivo , fi redaurano dal valente fruitore fig.
LIB. Vili.
CAP. III.
Buon gudo
anche nella
decadenza.
i %6 Progressi e Decadenza dell’Arte
=====' e limile acconciatura ha una men bella Venere della mede-
^ApVm' fima grandezza in Belvedere (a) . Può annoverarli fra le bel¬
le fiatile giovanili un Apollo della villa Negroni in figura
d’un giovane di quindici anni ; la fua tella però non è già
quella d’un Apollo , ma bensì d’un principe della famiglia
imperiale di que’ tempi (i) . Si trovavano dunque ancora de¬
gli ardili che le belle figure degli antichi fapeano imitare .
Monumento $• I3- Prima di terminare quello Capo voglio qui efpor-
fira vagante. ■ re a]cune mje olfervazioni fu un lavoro llraordinario d’ una
fpecie di bafalte , efillente in Campidoglio (b) . Rapprefenta
quello una grolla fcimia fedente, le cui zampe davanti s’appog¬
giano fulle ginocchia , e le manca la tella . Sul deliro lato della
bafe di quella figura v’è incifa una greca ifcrizione , che così
dice : „ Fidia e Ammonio figli di Fidia fecero „ . Quella ifcri¬
zione , che da pochi è Hata oflervata , era in certe carte ,
da cui la copiò Reinefio (a), ove era femplicemente indica¬
ta , fenza additare il monumento fu cui fi legge ; e fe non
avelie i più manifelli indizj d’antichità crederli dovrebbe fup-
pofta . Tal monumento in apparenza difpregevole può me¬
ritare l’efame degli eruditi ; ed io proporrò intorno ad elfo
le mie congetture .
jf. 14. Erafi llabilita in Africa una colonia greca , che Pi -
thecufsae ( da 7ri$nx.os fcimia ) chiamollì a cagione delle molte
fcimie che in que’ contorni abitavano . Tal bellia, al rife¬
rire
(a) Rapprefenta Salluftia Balbia Orbiana 00 Infcript. cl. 2. n. 62. , & ex eo Cuper.
moglie d'Aleifandro Severo , come già ho Apoth . Hom. p, 1 34., [ Reinefio porta 1 ilcri-
accennato nel Tomo I. pag. 4.1 0. not. a. , e 2Ìone intiera , come era forfè anche ai tempi
come fi ridirà in appreflo al cupo IV. §. i. dell’ Olftenio , di cui cita le fchede , o carte
(1) Se la bella tella , qui accennata , rap- inedite , in quella maniera :
prefenta un principe di que’ tempi , eflendo _ „ _____
quella ricavata dal naturale dimollra che lo 4IAIAC KAI AMMONIOC AMiOTEPOI
fruitore fapeife far qualche cofa di più che 4>IAIOY EnOIOYN
imitare . Lo Hello dir fi può della bella teda
della dama romana , de’ bulli di Macrino , di Fidia e Ammonio l’uno e l’altro figli di Fi-
Settimio Severo, e di Caracalla rammentati dia fecero . Ora è mutilata l’ultima parola
di fopra da Winkelmann , ne’quali egli ravvi- della prima linea , e le tre ultime lettere dell’
fa de’cratti di fingolare bellezza e perfezione . altra parola accanto . Il figma ha la forma
(b) Nel coitile del palazzo de'Cenfervatori, dà C , non di 2 , come porta Reinefio .
presso i Greci e presso i Romani. 137
rire di Diodoró (a) , teneafi colà come facra , e venia da
que’Greci venerata , come il cane in Egitto . Libere viveano
le fcimie nelle cafe , ciò che loro piaceva prendendone ; e
quelle genti , che loro aveano date delle denominazioni par¬
ticolari per onorarle, prendeano pofcia i nomi loro per im¬
porli ai proprj figliuoli . Or io congetturo che la fcimia di
Campidoglio folle un idolo di que’ Greci pitecufei , (colpito
da Fjdia e Ammonio , ardili di quel paefe ; altrimenti io non
veggo altro mezzo di (piegare come i nomi di due arditi
greci legganfi fu un firnil modro dell’arte . Sappiamo che
Agatocle re di Sicilia andò ad aflalire i Cartaginefi in Airi-
ca , e che Eumaco Tuo generale , penetrando fin nel paefe
di que’Greci, una delle loro città depredò e didrufie ; ma
non dobbiamo quindi inferire che fin d’allora fia quella fci-
mia (lata trafportata dall’Africa in Sicilia , come un monu¬
mento (Iraordinario ; poiché la forma delle lettere dell’ifcri-
zione , che hanno de’tratti fimili alle ercolanenfi , indicano
un’epoca aliai pofteriore . E’ per tanto da crederfi piuttodo
che tale fcimia aliai più tardi fia (lata fcolpita , e dal paefe
de’ Pitecufei portata in Roma fotto gl’imperatori; la qual
congettura rendefi ancor più verofimile per due parole ri-
mafteci fui lato finidro della bafe d’una latina ifcrizione . Que¬
lla comprendeva quattro linee , ma è data si guada che ora
non altro chiaramente fi legge, fuorché VII. COS (*) . Quin¬
di potrebbe crederfi che quella colonia greca fu di de fi e an¬
cora in Africa ai tempi del mentovato Diodoro , e v avelie
fin a que’ di mantenuta l’antica fuperdizione (a) . Nè queda
Tom. IL S (el¬
fi a ) llb.zo. §.fS. Tom. 7I.pag.4-4p. Ma , come avvifammo , le lettere indicano
(*) Quelle note fe fi volefiero riferire ai l’età de'cefari , in cui non è raro di trovare
tempi dèlia repubblica non ad altri potreb- il fettimo confidato . [ Nella detta ifcrizione
bono convenire che a C. Mario , il quale fu COS. vi fi les^e chiaramente ; ma il numero
confole per la fetcima volta : avanti di lui VII. non ho laputo trovarvelo .
nefluno avea fatti più confidati di Valerio (a) Quello monumento non meritava tan-
Corvino , che pure non oltrepafisò il fieflo , te ollervazioni . Rapprefienta un cercopiteco,
Plutarch. in C. Mario , op. Tom. I. p.422. B. o fcimia colla coda , limile in tutto a quello
LIB. Vili.
CAP. III.
LIB.V1II.
CAP. III.
Recapitola-
eione .
138 Progressi e Decadenza dell’Arte
fcimia è il folo monumento africano che fiaci noto . Nella
galleria di Yerfailles fi vede una ftatua muliebre di marmo,
che vien creduta una Vefiale (a) , e dicefi trovata a Benga-
zi , che fi vuole fondata filile mine di Barca capitale della
Numidia .
jf. 1 <>'. Rifulta dal fin qui detto ne’ tre primi Capi di que¬
llo Libro poterli fidare quattro differenti gradi nello Itile
de’ greci artifti ; cioè il fecco e duro, il grande ed angolo-
fo , il bello e morbido , e quello degl’ imitatori .
jf. id. A quelli llili corrifpondono le quattro epoche :
la prima dai cominciamenti dell’arte avrà durato fino a Fi¬
di a; la feconda da quello fino a Prassitele , Lisippo , e
ApellEs la terza avrà avuto fine colla fcuola di quelli gran
maeltri ; e la quarta durò fino all’intero decadimento delle
arti del difegno . Il fiore dell’arte foltennefi poco più d’un
lecolo , cioè cento venti anni , quanti ne fcorfero da Pericle
alla
della villa Albani , di cui fi è patlato ne! To¬
mo I. pag. $ 8. not. b. , e fe n' é data la figura
nella Tav. IX. ; fuorché è un poco più gran¬
de , c non ha teda , che ha il fecondo . 11 no-
ftro Autore per darne la fpiegazione ha tro¬
vato nel detto luogo di Diodoro una cofa ,
che non v'é fiata mai ; perocché egli non di¬
ce altro le non che Eumaco capitano di Arca-
gato generale di Agatocle tiranno di Sicilia
penetrò nell’Africa Superiore , ove erano tre
città , da lui prefe , le quali aveano il nome
dalle fcimie e per la quantità che ve n’era ,
c per il culto loro preftato da quegli abitan¬
ti ; e che fe fi fodero dovute nominare con
nome greco , per tale ragione potevano chia¬
marli I7/8:tKov<nrai Pithecujf/i ; niente parlan¬
do di colonia greca , ma dicendo anzi barba¬
ri quegli abitanti . Troveremo più facilmente
la ragione , che cerca Winkelinann degli au¬
tori di quella figura, fe riflettiamo, che quella
fcimia era venerata nell’Egitto , come già no¬
tammo al luogo citato del Tomo anteceden¬
te , e alla pag. 8 p. e pp. ; e come potrebbe
provarli con tante altre autorità , e monu¬
menti oltre quello della citata Tav. IX. , fra
i quali può nominarli una figurina di ella be¬
ffa grande circa un pollice , che ha feryito
di amuleto , ed ha incifi da una parte dei ge¬
roglifici , cuftodira nel Mufeo Borgiano in
Vellctri . Che difficoltà vi farebbe a credere
che Fidia e Ammonio l’abbiano fatta in Alef
fandria , o in altra citta di quel regno , ove
erano ftabiliti i Greci , per ufo di quelli , fe
la veneravano , o degli felli Egiziani 2 Po¬
trebbe aver feryito a qualche fuperftiziofo
della Grecia ftefia , giacche abbiamo da Sedo
Empirico Pyrrhon. hyp. l.p. c.24. p. 1 S S- In¬
cile v’era cola chi non arrolfiva di preftar ve¬
nerazione alle tante beltie dell’Egitto . Vera¬
tro alcune ifole vicine ad Utica in Africa ,
dette Pitecujfe dalle fcimie , nominate da
Scilace Peripl. pag. 48. j e così chiamava!!
un’ ilbla del mar tirreno incontro alla Cam¬
pania , ove era una città greca fecondo lo
flelfo Scilace pag. 3. , di cui parla Winkel-
mann Tom. I. pag. zi 1 . ; e l'ifola era fiata
così chiamata per le fcimie , che vi furono
mandate per fare fcherno a quegli abitanti ,
fe crediamo a Servio ad JEneid. lìb.p. v.71 j.
Vegg. Salmafio Plin. exercit. in Solin. cap.g.
Tom. I. pag. <5 8.
(a) Tomalfin Rccueil des fiat, group, ee,
de Verfailles , Tom. 1. pi. p.
LIB. Vili.
CAP. III.
presso i Greci e presso i Romani. 139
alla morte d’Alefìandro il Grande , dopo di cui cominciò
a declinare .
jf. 17. Riandando i varj periodi dell’arte’, trovo molta
analogia tra i tempi antichi e i più vicini a noi , e in que¬
lli pur ravvilo quattro Itili, e quattro epoche principali; fé
non che quello che in Grecia fuccedè lentamente , qui av¬
venne quali tutto in un tratto ; e dove prelTo i Greci l’arte
allontano!!! a poco a poco dalla lublimità e dalla eccellen¬
za a cui era giunta , prelTo di noi dal più alto grado , a
cui era fiata portata dai due gran genj del dilegno ( e di
quello foto io qui parlo ) , cadde repentinamente quando
efìì mancarono .
18. Sino a Raffaello e Michelangelo Io Itile era fla¬
to lecco e duro ; e nel richiamar l’arte alla fua perfezione
quelli non ebbero gli eguali . Vi fu quindi un vuoto in cui
regnò il cattivo gulto , e a quello fuccedette lo Itile degl’i¬
mitatori , quali furono i Caracci colla loro Scuola e i loro
feguaci : quello periodo durò fino a Carlo Maratta. Se però
fi parli della fcultura femplicemente , brevilfima n’è la ilo¬
ria : quell’arte fiorì con Michelangelo e Sanfovino , e perì
con loro (1) . Algardi , Fiammingo , e Rufconi vennero un
fecolo dopo .
Jf. 19. Quanto ho detto fin qui full’arte de’ Greci , Ferii- Amrtimcnta
dizione che v ho Iparfa , e le ofìervazioni che a luogo a luogo
vi ho inlerite , tutto può fervire sì alfamatore che all’artilta,
in guifa che efaminando efìì pure le cofe da me indicate , e
S 2 leg-
u1 Willkc,™ann tri pittori il (citi dalla (cuoia d'amcndue i no-
1.? ‘.contraP?ftj . .gli ha alte- minati eccellenti maeftri . Anche nella fcultu-
ì -.irmrfv. Aurigi p-eruo 'nyenhitiili. Che ra , benché non abbia continuato ad edere
Raffaeli \nn MA^Ult0 a Michelangelo e a efercitara con quella macftria che ammirali
“7™ abbiano potuto Ihr loro del nelle opere dello dello Michelangelo e del
nofrirrtn* • n,f c^n cn/° ^ ammette dai co- Sanfovino , ciò non per ranco non molto do-
I ’ ma '-he dopo 1 medefimi abbia per po di eiTì lo Scilla e il Porta milaneli , il Ser-
Al ; . empo dominato in generale un gufto zana ed altri bravi fcultori hanno lafciato del-
1 V •* n?n sacco™era si facilmente da chi le opere affai pregiate in Roma fteffa e al¬
ba vedute le opere di Giulio Romano e di al- trove .
LIJJ.VIII.
CAP. III.
z
14° Progressi b Decadenza dell’Arte
leggendo gli autori che fu queft’argomento hanno fcritto,
avranno ancor molto da aggiugnervi . Devono elfi però nel
contemplare i rimanici monumenti dell’arte greca aver per
principio che in quelli nulla v’ha di piccolo , e ciò che fem-
bra facile ed ovvio è per avventura limile all’ uovo di Co¬
lombo . Nè fi pretenda di tutte verificare in un mefe o due
in Roma le offervazioni da me fatte, ancorché abbiali il li¬
bro alla mano . Siccome il più e ’l meno è ciò che dilìingue
un artifta dall’altro , così dalle piccole cofe fi conofce un
buon olfervatore ; e ’l piccolo porta al grande . Altro è lo
ftudio full’arte degli antichi , altro è la fcienza dell’antiqua¬
ria : in quella è difficile lo fcoprire qualche cofa di nuovo ,
febbene i pubblici monumenti dell’arte s’efaminino a quell’og¬
getto ; ma riguardo all’arte, eziandio ne’più conofciuti lavo¬
ri , vi fi può fempre trovare qualche parte o qualche rap¬
porto inoffervato . 11 bello e l’utile non poffbno concepirli
al primo fguardo , come pretendea d’aver fatto certo pittor
tedefco , che due fole fettimane fi trattenne in Roma : ciò
che è diffìcile e di pefo non rella alla fuperficie , ma dee
cercarli al fondo. L’uomo fenfibile , al primo vedere una bel¬
la Ratiia , rimane forprefo , come colui che mira per la pri¬
ma volta l’oceano: lo fguardo fi perde a principio, ma con¬
tinuando a mirare , cella la commozione dello fpirito , e l’oc¬
chio fatto più tranquillo palla dal tutto ad efaminare le par¬
ti . Un buon olfervatore deve fpiegare a sè 11 e fio le opere
dell’arte , come fe avelie a elporre ad altri un antico fcrit-
tore ; poiché avviene al guardar quelle, come a leggere un
libro : fi crede d’intenderlo quando fi legge ; ma non s’in¬
tende più quando fi deve interpretare , e fi richiede allora
uno ftudio profondo ajutato da eflefe cognizioni : altro è
leggere Omero , altro è leggendo tradurlo .
Ca-
presso i Greci e presso i Romani .
141
«D
LIB.Vi] I,
CAP. IV.
C A P O I Y.
Arti del difegno prefso i Romani -- Opere di romani artìjìi ... col
loro nome — Imitar on ejjì i lavori de fi Etrufchi ... e non ebber
mai uno Jìile loro proprio - Stato delle arti in Roma . . . fotto i
re .. . ne ’ primi fecoli della repubblica . . .fino all’olimpiade cxx. . .
ne’ tempi della feconda guerra punica ... e della guerra contro An¬
tioco . . . e dopo la conquifia della Macedonia — Conclufione .
mani attilli .
Quantunque la fioria delle arti del difegno preffo i Ro- Arti del dite-
mani fìa generalmente comprefa in quella delle arti greche , Romani .
pure dobbiamo trattarne a parte , e fare delle ricerche lu
i loro artifti , poiché molti de’noftri antiquarj parlano d’uno
itile particolare alle opere romane.
jf. 1. V’ebbe didatti altre volte, e v’ha anche oggidì sì Opere diro-
delle ftatue che de’ bafìi-rili evi con romana epigrafe o col no¬
me di romano artefice. Tale è la ftatua feoperta due fecoli
fa predo s. Vito nell’arcivefcovato di Salisburgo ( a ) , e per
ordine di quel celebre arcivefcovo e cardinale Matteo Lan-
gio efpofta nella fua refidenza al pubblico . Effa è di bron¬
zo , di grandezza naturale , e fomiglia nell’attitudine al pre-
tefo Antinoo , o piuttofto Meleagro di Belvedere (a) . Una
fatua fimile pur di bronzo , colla medefima epigrafe nella
fleffa infoìita parte , cioè fu una cofcia , vedefi nel giardino
reale di Aranquez in Ifpagna . La ftatua di Salisburgo nella
figura , che n’è fiata pubblicata , rapprelentafi con un accet¬
ta , che fenza dubbio è un’aggiunta fattavi pofteriormente da
un
(a) Grut. lnfcr. Tom. ni. pag.pgg. n. 3.
(a) Winkelmann ha prete quelle notizie
dal Grutero ( il quale dice la ftatua maggiore
del naturale, e ne dà la figura ); ma non avea
prefente l'idea giufta della ftatua vaticana ,
quando ripetè , che quella a quella raftomi-
gliava nell'attitudine : il che non e vero, co¬
me ha notato anche il lìgnqr abate \ nomiti
nella efpofizione della medelima data nel 1 0-
mo 1. del Mufeo Pio-Clementino , 1 av.7. ,
e da lui riconofciuta per un Mercurio , come
ho avvertito nel Tomo 1, pog-37 r . not. a.
■142 Progressi e Decadenza dell’Arte
1 un artifta ignorante. Tal è pure la ftatua d’una Venere in
c\piv Be*vedere’ cui » ficcome vedefi daH’ifcrizione nello zoccolo,
fece erigere certo SALLVSTIVS (a). V’è nella villa Lodo-
vifi un’altra piccola figura, alta poco più di tre palmi, rap-
prefentante la Speranza , lavorata in fìtte etrufco (a) , la qua¬
le ha Tulla bafe un ifcrizione romana, come già ho detto al
Capo 1. di quello Libro (b) . Anche una delle due Vittorie ,
di cui ivi pure s’ è fatta menzione , ha un nome romano fu
una delle due fafce , che le s’incrocicchiano fulle fpalle (c) .
jf. 2. De’ lavori in rilievo con ifcrizioni romane uno ve
n’ha nella villa Albani , rapprefentante una difpenfa , parte
di cui vedefi nella figura premelfa al Libro IV. (d) ; e tale
è la bafe fui mercato di Pozzuolo , che quattordici città afia-
tiche erelfero in onor di Tiberio : fu di ella è fcolpita la fi¬
gura fimbolica d’ognuna di quelle città col proprio nome
fcritto al di fiotto con lettere romane , onde crederli deve ope¬
ra di romano ardila . Di tal bafe parleremo più ampiamente
in appretto (e) .
jf. 3. La terza opera di quella maniera , efillente nella
villa Borghefe e da me pubblicata ne Monumenti antichi (b) ,
rapprefenta Antiope fra i fuoi due figli , Anfione e Zeto ,
ove ogni figura ha fcritto al di fopra il proprio nome in ca¬
rattere romano . Pende a Zeto dietro alle fpalle un cappello ,
indizio della fua vita campellre (f) ; Anfione porta un elmo,
e tien la lira mezzo nafcolla fotto la clamide . Nello fpie-
gare
00 I nomi ferititi fotto quella ftatua fono (c) I monumenti romani , o almeno con
Salluftia e Elpido liberti , cne la dedicano a ifcrizione romana col nome del foggetto rap-
Venere Felice , odia alla loro padrona Sallu- prefentato , o del dedicante , fono innume¬
ri3 Balbia Orbiana moglie di Aleflandro Se- radili , e molti poffono vederli predo il Boif-
vero, come dicemmo nel Tomo 1. pag. 410. fard , che Winkelmann cita qui appreifo ,
no:, a. , e qui avanti pag.i gó. not. a. ; Montfaucon , Foggini Mufeo Capito/. To~
VENERI TELICI SACRVM mo IV t Amaduizi Monum. Match*}. Te-
SALLVST1A HELPIDVS.DD. mo,1lL-r ,
(d; 1 omo 1-pag. 239.
\a) De/cript. des pierr. grav. du Cab . de (e) Libro XI. capo il. §. 1 g.
òtofck , cl. 2. feti. 17. n.t 8 3z.pag.3Q i. (./>) num. S /.
W 26.pag.toi. Cf) Vedi Tomai, pag.44-6.
presso i Greci e presso i Romani . 143
gare quefio monumento ho parlato dell’elmo , di cui non ho :
faputo allora trovar la fpiegazione , non e Rendo Anfione pun¬
to guerriero , e mi contentai d’addurre altri efempi di ligu¬
re con elmo , del quale non fapeafi la ragione , qual era una
fiatila d’Apollo in Amicla di antichifiìmo lavoro . Or però
mi lulìngo d’aver trovata la ragione sì dell’elmo di Anfione ,
che della lira fua mezzo celata ; e m’ha a ciò aperta la
ftrada un paho degli antichi fcolj greci fui Gorgia di Plato¬
ne, che l’erudito Mureto trovò in un manufcritto della bi¬
blioteca già appartenente alla cafa Farnefe , e lo copiò fui fuo
Platone dell’edizione di Balilea , enfiente ora nella biblioteca
del collegio Romano (*) . Al leggere quelli fcolj m’è venuto
in penlìere , che ivi rapprefentilì una fcena dell’Antigona ,
tragedia d’Eu ripide.
A- 4. Che Anfione delle alla fine orecchio ai configli del
fratello, lo leggiamo in alcuni veri] d’ Orazio (**) , i quali
non fono fiati finora ben intefi , ma che vengono rifchiarati
da ciò che dice lo Scoliafte ; giacché Orazio qui fenza dub¬
bio avea di mira la mentovata tragedia . Calicle preflo Pla¬
tone (a) volea perfuader Socrate ad abbandonare le filofo-
fiche meditazioni , e de’ pubblici negozj occuparli , come Ze-
to rimproverava ad Anfione il fuo amore per la mufica , e
l’allontanamento per ogn’altra occupazione ; onde dopo varj
ragionamenti così gli dice : „ fembra che io faccia teco quel-
,, la parte che fa Zeto con Anfione prelfo Euripide ( mv-
é'uYi'JOJ
(*) Ben antico elTer deve l’autore di quelli parlano di Pireo , non aveva letto quello paf-
fcolj , poiché dice in un luogo che ancora lo, che non avrebbe omeflo, facendoli qui una
a’ tempi fuoi vedeafi il muro detto da Piatone particolar menzione di quel muro .
in Gorgia , oper. Tom.I. pag. 4fj. in fine , (**) lìb.i, epìfi.ii. verf.40.feqq. :
edìt. Serrani , pag. qq 6. Un. qo. edit. Bafil. , Nec cum venari volet ìlle poemata panges.
4 mpi fsu Tt'xiui [ intergerino , five medio Grada fìc fratrum geminorum Amphionis
muro ] ; ed avvifa che tal muro era quello atque
{fello , con cui Temiftocle , o Pericle aveano Zethi di(filuit : donec fufpeUa leverò
congiunto il porto diPireo al piccolo porto Condcuit lyra ; fraternis cejfijfe putatur
diMunichia. Meurlìo [ Pirtus , ec.op.T.l. Moribus Amphion . . ■
cpl. f4i.fegg. ] nell’ indicare gli fautori che (a) in Gorgia, op, Toin. I. pag.48 5 . E,
LIB. Vili.
CAP. IV.
LIB.VIU.
CAP. IV.
... col loro
nome .
144 Progressi e Decadenza dell’Arte
'■Sviliva fe 7Z i7T0p6 èV CLt PVV 07Tif> 0 Z H-Sos TTpc's 7tl> ' A^lOVCt TX
EópiniJov ) ; poiché aneli’ io pollo a te dire quello Hello
,, ch’egli al fratello fuo diceva, cioè che tu trafeuri quanto
„ più dovrebbe importarti „ . A quelle parole di Platone
così fcrive il di lui Scoliate : ,, ciò lì riferifee ad un palio
„ della mentovata tragedia , ove ad Anfione dice Zeto „ :
Getta la lira , e le armi impugna .
’P/^op tììp te'xppiro roti •
Io fono pertanto d’opinione , che Tardila del noftro baffo-
rilievo abbia voluto efprimere nell’ elmo melTo in capo ad
Anfione , come nella lira mezzo coperta , il momento in cui
pare che feguir voglia del fratello fuo i configli . Non mi
s’imputerà a colpa, io fpero , quella digrefiìone , concui ho
rifehiarato Platone ed Orazio (a) , e polliamo così figurarci
una feena almeno dell’Antigona d’ Euripide , e s’è inoltre chia¬
ramente fpiegato un preziofo monumento dell’arte antica, e
d’un ardila romano.
jf. 5. A’ ha pur delle opere di romani artefici col nome
loro . Tal è una ilatua d’Efculapio nel palazzo Verofpi aliai
mediocre , nel di cui zoccolo Ila fcritto ASSALECTVS , e
nella villa Albani v’è un piccolo lavoro in rilievo ( a ) , ove
un padre in abito fenatorio fiede fu uno fcanno coi piedi
fu una fpc-cie di predella: tiene nella delira il bullo di fuo
figlio , e nella lìnillra lo ftecco da modellare ufato dagli Ha-
tuarj (b) : Ha rimpetto a lui una donna , che fembra fpargere
dell’incenfo fu un candelabro ; e vi fi legge quella ifcrizione :
CH LOLL1YS . ALCAMENES
DEC . ET . DVVMYIR
Que-
(a) V’è anche Dione Grifoftomo , il quale ed alla mufica , trafeurando così gli affari
Orat. 73. in fine , pag. 6 yy. riporta lo Ideilo domeftiei ; e aggiugnendo che la mufìca ,
feiuimento.forfc prefo da Euripide medefimo, che voleva introdurre , era afiurda , e inutile .
ma un poco più dettagliato : lerivendo cioè , (a) Vedine la figura a principio dei Li-
che Zeto fgridava il fratello Anfione , per- bro VII. pag. y.
«è non voleva che attendeile alla filofofia, (b) Vedifopra pag. 6.
presso i Greci e presso i Romam . 14^
Quello Alcamene però efler dovea un greco liberto della fa- p~— 1 — ■-*=
miglia Lollia, onde non dee annoverarli come fcultore ro- L1B'VI11,
mano (a). Veded prelTo BoilTard (a) una datua coll’epigrafe
T1TIVS FECIT . Non addurrò qui le pietre incife col nome
de’ romani arridi, come Epoliano , Cajo , Gneo ec.
jf. 6. Ma quelli monumenti non ballano per formare un
lillema dell’arte , e fìlTare uno Itile diverfo dall’ etrufco e
dal greco . E’ probabile che i romani arridi non abbiano,
immaginato uno Itile loro proprio, ma ne’ primi tempi ab¬
biano imitati gli Etrufchi , dai quali moltillime cofe , prin¬
cipalmente d’ufo lacro , adottarono; e ne’tempi polteriori ,
fui fiorire delle arti , i pochi fcultori che aveano , fodero fco-
lari de’ Greci . Quando per tanto Orazio, parlando de’ Ro¬
mani de’ giorni fuoi , dice :
. Pinghnus , (rtque
Pfallimus , & luftamur Achivis doftius uncììs (b) ,
dobbiamo penfare ch’egli ciò fcrivede per adulare Augullo ,
a cui quell’epiltola è diretta .
jf. 7. Che gli arditi romani nei tempi della repubblica ab- imìtaron effi
biano imitati i lavori degli etrufchi lo veggiamo ad evidenza Etruichi..?
in un vafo di bronzo a forma di cilindro elìdente nella gal¬
leria del collegio Romano . Y’è fui coperchio il nome dell’ar-
tida , il quale , come ivi d legge , lo ha lavorato in Roma ;
altronde lo dile etrufco vi d fcorge manifedamente non folo
nel difegno di molte dgure , ma eziandio nel totale della com-
podzione e del vafo . E’ quedo alto due palmi , e un palmo
e mezzo ha di diametro (b) . In due fafce fotto l’orlo fupe-
Tom. II. T rio-'
(à) L’aggiunto di decurione, e di duum- che fuo fatto. Winkelmann , che riporta il
Tiro, che vuol dire fenatore , e magi Idrato baffo-rilievo nei Monum. ant. ined. n.i 8 6. ,
( annuale , o per più anni fecondo i luoghi ) e lo fpiega nella Par. 1 V. cap. 6. pag.24.1.
di qualche Municipio , come può vederli crede Alcamene uno fcultore non oliami tali
predo Gottofredo al Cod. Theodof. lib.XJI. dignità
. tit.i . in paracitlo , mi fa ctedere , che quello
perfonaggio non folle arrida ; ma che il mo¬
numento folTe lavorato in quell' anno , in
cui fu magidrato , forfè per (imbolo di qual-
(u) Antiq. & infcript. Par. ni. fig. 132.
(b) lib. 2. epift. 1. verf. 32. 33.
(b) Il P.Contucci nel luogo da citarli qui
appiedo ,pag.j. fcrive , che è d'altezza palmi
LIB. Vili.
CAP. IV.
14 6 Progressi e Decadenza dell’Arte
riore , come fopra l’inferiore v’ hanno degli ornamenti ; e nel
campo di mezzo tutto all’intorno evvi incifa a bulino la fto-
ria degli Argonauti , il loro sbarco , la pugna, e la vittoria
riportata da Polluce fu Amico . Per dare un’ idea del dife-
gno , tra le varie parti della mentovata ftoria , ho fcelta l’ul¬
tima rapprefentante Polluce, Amico , e Minerva . Vedefi que¬
lla alla Tav. I. in fine di quello Tomo , ed il contorno del
vafo intero nel libro feguente . Sul coperchio v’è rapprefen-
tata in giro una caccia , e in mezzo ad elfo Hanno tre fi¬
gure gettate di bronzo , alte mezzo palmo , cioè la defun¬
ta , a cui onore e memoria è flato collocato nel di lei fe-
polcro quel vafo , e quella è abbracciata da due Fauni con
piedi umani , fecondo l’opinione degli Etrufchi , preffo i
quali quei femidei o in tal modo foleano effigiarli , ovvero
co piedi e colla coda di cavallo, che qui pur hanno (a) . Sot¬
to quelle figure leggefi l’ifcrizione : da un lato v’è il nome
della figlia , che onora così la memoria della fua defunta
madre :
DfciMT
Dall’altro lato v’è il nome dell’artefice e’1 luogo :
//OV/0/-/>KT\VTIOJ. MEO. RoMtf>|. FECIt> (*)
due e un’oncia e mezza , e di diametro pal¬
mo uno e onde fette e mezza .
(a) Si può vedere tutto il vafo incifo in
rame preffo il Ficoroni Memorie ricrov. nel
territ. di Labico, p.72. , ed il P. Contucci nel
Tomo I. dei bronzi di quel mufeo, Tav.i-p.
Un vafo confinile di bronzo , alquanto più
piccolo , e diverfo nelle figure , lo podìede
il dgnor abate Vifconti . Il noflro Autore
parlando di amendue nella fua Defcript. des
pierr.grav. du Cab. de Stofck , cl. 2. feci. ;
num.i f pp. pag. 2fp. li aveva fpiegati per due
citte miftiche di Bacco ; nè lo capire come
qui abbia mutato fentimento fenza darne ra¬
gione . Il fig. ab. Vifconti , che gli avea co¬
municata quella fua opinione , diffufamente
la foftienenel Muf. Pio-Clem. T. I. Tav. 44.
pag. 8 1 . noe. a. , e olferva che la figura , che
fìa in mezzo del coperchio di quello vafo , è
»n Bacco nittelio o notturno col manto llel-
Ognu-
lato . Figura virile Io è certamente ; e Con¬
tucci loc. cìt. pag.i 0. l'ha prefa per Macolnio
padre di Macolnia , a cui quella abbia pollo
quello monumento , come a femidio .
(*) DINDIA . MACOLNIA . FI LEA
( Filia ) DEDIT . NOVIOS . PLAVTIOS .
MED ( me ) ROM AI ( Romae ) FECID
( fecit ) . Quella ifcrizione indica la più pri-
fca forma ielle lettere romane , e fembran
quelle elfere più antiche , o almeno più e-
trufche che quelle dell’ ifcrizione di L. Corn.
Scipione Barbato nella biblioteca Barberini ,
che è la più antica ifcrizione romana in pie¬
tra , che d conofca . Ne ho parlato nelle mie
Olfervazioni full’ architettura degli antichi
pag. f. [ Veggafi apprelfo al §. r 8. Noterò
qui , che il dgnor Court de Gebelin Monde
primitif, liv. j.feci.j. chav.4. pag.4p8. legge
c fpiega male la detta ifcrizione di Macolnia .
presso i Greci e presso i Romani . 147
Ognuno de’ tre piedi , fu i quali il vafo s’appoggia , ha una
rapprefentazione particolare . In uno di etti fi vede Ercole
in mezzo della voluttà e della virtù, le quali non con fem¬
minili figure , come preflo i Greci , ma con figure virili fono
rapprefentate .
jf. 8. Il pregiudizio di coloro, che difiinguer vogliono
uno Etile particolare dell’arte pretto i Romani e diverfo dal
greco , nafce da due cagioni . Una è la falla fpiegazione delle
figure rapprefentate ne’ loro monumenti ; imperocché negli
antichi lavori , dove nulla non v’ è che pretto non fia dalla
favola greca ( ficcome nelle mi e Ricerche full' allegoria , e nella
Prefazione ai monumenti antichi mi lufingo d’aver ben dimofira-
to ) , trovar vogliono ettprefiì alcuni tratti della romana fio¬
ria (a; ; e quindi inferilcono che fian opere di romani arti-
T 2 fii .
(a) Qui l'Autore pare che non eccettui ca¬
lo alcuno della ftoria romana rapprefentato
fu i monumenti dell’arte ; ma nella detta Pre¬
fazione ne eccettua i tanti monumenti , ove
fono rapprcfentati i fatti degl' imperatori , e
que' tratti della più antica ftoria , confinan¬
te , o per meglio dire intrecciata colla favo¬
la , quali egli crede il ratto delle Sabine ef-
prelTo in alcune medaglie, prefio il P.Pedrufi
1 Cef. in metallo, ec. , Tom. VI. Tav.S. n.j.,
ed altri ; l'augure Navio , che raglia la cote ,
preflo Vaillant Num. imp. max. mod. p.i 23.-,
e due altri fatti . Ammettendo quelli , perchè
non fe ne potranno ammettere degli altri
ancora ? e perchè non farà lecito agli anti-
quarj d' inveftigarli per ifpiegare i monumen¬
ti : Alla ftoria , e fatti degl’ imperatori yin-
kelmann doveva unire le ftatue erette ai tan¬
ti uomini illuftri anche ai tempi della repub¬
blica , delle quali egli parla qui appreflo : do¬
veva mettervi in una parola tutti i fatti re-
fpettivi di ogni tempo , come per efempio
fecondo Plinio lib.3 3. cap.4. [eli. il qua¬
dro , in cui nell'anno di Roma 490. M. Vale¬
rio Maflimo Mefiala avea fatto dipingere la
fua vittoria navale contro dei Cattaginefi , e
di Gerone in Sicilia , efpofta in un fianco
della Curia Oftilia : cosi l'altro , in cui L. Sci¬
pione fece dipingere la lua vittoria afiatica ,
collocato nel Campidoglio ; e quello di Lucio
Oftilio Mancino , che il primo entrò in Car¬
tagine , ove fece dipingere quella città , e
l'affedio , onde l’avea circondata j e poi lo
efpole nel Foro di Roma . A quelle pitture
fi può unire anche quella non ancor pubbli¬
cata del mufeo Ercolanefe , in cui è efprefia
la morte di Sofonisba coll'afiiftenza di Maf-
finifia , e di Scipione : il balfo- rilievo del mu¬
feo Capitolino , in cui è rapprefentato un
combattimento di gladiatori romani , ripor¬
tato da Foggini Tomo IV. Tav. 3 1 . ; come
potrebbe crederli romano lavoro un piccolo
baflo-rilievo in bronzo del mufeo Borgiano
in Velletri , che daremo in appreflo incifo in
rame , ma ne parleremo meglio nell’ indice
dei rami ; ed altri monumenti , che lunga
cofa farebbe voler qui tutti numerare . Lo
dello difeorfo faremo riguardo ai Greci, preflo
i quali egualmente fi alzarono in tutti i tempi
delle ftatue agli uomini celebri, e fi dipinsero,
o {colpirono in marmo e bronzo i fatti dei
tempi , come battaglie , ed altri foggetti , che
non hanno che fare colla ftoria eroica , o colla
mitologia , e vengono riportati principalmen¬
te da Plinio nel libro 34. 33. e 26. , e da Fan¬
dania in tutto il decorfo della fua opera . Io
dirò pertanto con quelle oflervazioni , che
per ifpiegare i foggetti dei monumenti anti¬
chi fi debba in primo luogo ricercare nella
favola greca , o ftoria eroica , come quella
che è data l’argomento principale dei greci
attilli , e in parte anche dei romani , e degli
etrufehi ; e in fecondo luogo nella mitologia,
e nella ftoria di quelle altre nazioni, c nella
ftoria greca di tutti i tempi .
LIB. Vili.
CAP. IV.
... e non eb-
ber mai uno
ftile proprio .
LIB. Vili.
CAP. IV.
148 Progressi e Decadenza dell’Arte
Iti . Così diffatti ragionò un autore fuperficiale (a) , il qua¬
le in una gemma incifa del mufeo Stofchiano (/') , ove rap-
prefentafi Poliflena figliuola di Priamo fagrificata da Pirro filila
tomba d’Achille fuo genitore , s’immaginò di vedere effigia¬
ta Lucrezia , febben ivi alcun indizio non flavi di violenza
o di oppofizione . Egli fondò la fua fpiegazione fu Ilo Pile
romano del lavoro di quella pietra , il quale Pile, dic’egli,
qui chiaramente fi fcorge : onde, mal ragionando , un’erro¬
nea confeguenza deduffe da un falfo principio . La confeguen-
za medefima avrebb’egli inferita dal bel gruppo della villa Lo-
dovifi conofciuto fotto il nome del giovane Papirio , ma che
piuttoPo rapprefenta Elettra e Orette , fe ivi non fi leggette
il nome del greco artitta (a) .
§. 9. La feconda cagione di quett’errore nafce da una mal
intefa venerazione , in cui fi hanno le opere de’ greci artitti ;
imperciocché , ficcome anche di quelli trovanfi lavori me¬
diocri , anzi che ad effi , fe ne vuol dare a’ Romani il bia-
fimo ; e quindi tutto ciò che non è bello a quelli s’attri-
buifice fenza cercarne altra ragione . Non fi può negare , che
le monete de’ primi tempi della repubblica coniate in Roma,
fe fi paragonino con quelle delle città anche minori della
Magna-Grecia o dell’Italia inferiore , non fembrino lavoro
di un popolo pretto cui le arti nafcano appena . Ebbi occa-
fione di fare recentemente quella ottervazione fu alcune cen-
tinaja di monete romane d’argento , fcoperte pretto Loreto
nel gennajo del I7?S. , che antichittìmamente erano Hate
fotterrate in vafo di terra , ov’eranfi perfettamente conler-
vate ; ed è probabile che tali monete, le quali denno riguar¬
darli come un pubblico monumento, fiano Hate da’ romani
ar-
(a) Scaifò Lettera , nella quale vengono Monumenti antichi inediti , num. 144..
efpreffi ,ec. pag. LXI. (a) Vegg. appreflo libro XI. cap.il. §.tj.
ib) Defiript. des pierr. grav. du Cab. de e fegg.
~>toJ.h , cl. j, feci. 3. num. 34.3. pag. 303. ,
presso i Greci e presso i Romani . 149
arridi coniate prima che le arri greche venifiero a fidare in :
Roma la loro fede •
jf. io. Conviene altresì confettare che ne’ tempi medefi-
mi , ne’ quali i Romani veder poteano ed imitare le opere
greche, mai ad uguagliare i Greci non giunfero ; del che fom-
miniftra Plinio (a) dello un argomento , ove facendo men¬
zione di due tede colo fiali, allora elìdenti nel Campidoglio ,
lavoro duna del celebre Carete difcepolo di Lisippo , e l’al¬
tra di Decio datuario romano , dice che la feconda in con¬
fronto della prima sì deforme parea che d’uno appena me¬
diocre artida credealì lavoro. Ma non lì può quindi inferire
che lavoro romano lìa qualunque vedelì informe o mediocre
antico monumento (a) ; e molto meno fi dee giudicare dello
dile e del difegno degli arridi romani da alcuni lavori che
predo e con poco dudio faceanfi da mediocri artefici per ven¬
derli in commercio , quali fono alcune urne fepolcrali . Da
tali opere formerebbe!! una ben falfa idea dello dile roma¬
no . S’aggiunga che trovanfi pure sì informi lavori di arti-
di certamente greci , come appare dalle loro greche ifcri-
zioni , i quali fembran opere degli ultimi tempi dì Roma (1 ) .
jf. 1 1. Tut>
(a) lib.34-. cap.7. fecì.i 8.
(a) Potendo eflere qualcuno di elfi anche
di artefice etrufco . Vedi Tom. 1. pag.172.
not. a.
tri Che i Romani non avellerò uno filile
loro proprio fi può anche inferire dai poehif-
fimi artefici che hanno avuto . Plinio lib jj.
cap. 4.. feti 7. , zelantiffimo della gloria di
Roma e indagatore affai accurato , ben pochi
re rammenta , e quelli per lo più de' tempi
degl’imperatori . È certo che i Romani , a-
- vendo fiotto gli occhi tanti bei monumenti
dell'arte etrufica e greca , avrebbero potuto
formarli agevolmente uno Itile particolare da
filar del pari a quello degli Etrufichi , e de'
Greci . Ma una naturai ferocia , unita ad
una ruflicita loro propria , cagionò in loro il
difiprezzo delle arti liberali : quella urbanità,
che ne' Romani ravvila il fignor Gedoyn De
turb. rom. Acad. des Jnfiripr. T. VI. Mém.
pag. 208. feqq. , fi è efilefia foltanto al loro
idioma ; e quella civiltà , che ne’ medefimi
riconofce il fignor Simon Acad. des Injcript.
Tom. I. HiH.pag.70. , non fu altro che una
cerimoniofa ferviti! introdottali in Roma do-
po la perdita della libertà . L'efercizio pure
della guerra , in cui più volentieri che in
qualunque altro impiegavano i Romani , im¬
pedì loro di conofccre il pregio delle belle
arti , e di coltivarle . L’ordine dato da L.
Mummio , il primo che abbia fatto cono-
feere in Roma ftatue e pitture greche , ben
fa vedere quanto poco le co no fcefle . Doven¬
doli trafportare in Italia le (fatue e le pitture
più rare prefe da lui nello foglio di Corin¬
to , fece fapere a condottieri , che fe mai
fodero quclfe andate a male , obbligati gii
avrebbe a rifarne altre confimili , Velie j. Pa¬
tere. Lib /. cap.i ■?. Modrarono , egli e Vero ,
i Romani negli ultimi tempi della repubblica
e fotto i cefari fomma premura d acqui dar
le opere più pregevoli di pittura e di fcultiua>
ijo Progressi e Decadenza dell’Arte
™" 3 jf. il. Tutto ciò fi renderà più chiaro col dare una bre-
lib. vin. notizia dello flato in cui trovaronfi le arti in Roma ai tempi
stato delie ar- de’ re e della repubblica.
U lòtto iT" ' I2, Egli è verofimile che fotto i re o ben pochi o
fors’anche niun Romano vi folle verfato nelle arti del dife-
gno , e particolarmente nella llatuaria , poiché fecondo le
leggi di Numa, ficcome avvifa Plutarco (a), era vietato di
rapprefentare la divinità fotto umane fembianze ; in guifa che
per 160. anni dopo quel re pontefice, o come fcriveVarro-
ne ( b ) , nei primi 170. anni , non viderfi ne’ romani tempj fia¬
tile o immagini degli dei . Dico ne’ tempj ove efpolle fiefiero
alla pubblica venerazione , e a i religiofi riti fervifiero , poiché
v’ erano in altri luoghi di Roma fiatue rapprefentanti le di¬
vinità , come or ora dimoftrerò .
jf. 13. Servianfi i Romani nelle prime età di artifii etru-
fchi , che erano in Roma allora ciò che pofcia furono i gre¬
ci , e lavoro di quelli fu la ftatua di Romolo rammentata nel
Lib. I.
tifando anche al bifogno la forza e la ra¬
pina . Quella premura però attribuir lì dee
piuttofto alla sfrenata loro palTione per lo
sfoggio e pel lulfo , che a genio e guito per
l'arte , della quale , ficcome pur degli artifti,
ebbero fempre un baffo concetto ; anzi oc¬
cupati nell’ idea della lor potenza e grandez¬
za , l’arte e gli artifti difpregiavano , Plin.
loc.cit. Cicerone Tuficul. quifi. lib. i. cap. 2.,
e Valerio Maffimo lib. 8. cap. 14. diederfi a
diveder animati contro Q. Fabio , uomo al¬
tronde d’ un merito Angolare , perchè ab¬
bia attefo alla pittura , fiudio fiordi do _ chia¬
mata dal fecondo de’ nominati ferittori [ Ci¬
cerone anzi biafima i Romani , che non ab¬
biano data maggior lode a Fabio per l’ar¬
te , che profetava ; che così avrebbero an-
ch’efti avuto i loro Parrafii , e Policleti . Art
cenfemus , fi Fabio , rtobilijfimo homini laudi
datura ejfet , quod pingeret , non multos edam
S' nos fiuturos Polycletos , & Parrkafios
■ ? Honos alit artes , omnefque incen-
duntur ad ftudia gloria . Fa però capire con
quella maniera di parlare , che l’arte non era
promofla , e onorata dai Romani . E ciò fa
ben intendere anche in Verr. ad. z. lib. 4.
cetp-jg. > ove dice che il trafporto dei Roma¬
ni per li monumenti dell’arte era ben leggie¬
ro in paragone di quello dei Greci , che era
grandillimo , nimìo opere ] . Da quello Hello
difprezzo però de’ Romani per 1’ arte feppc
Virgilio con impareggiabile finezza e mae-
ftrià ricavar l'argomento della più bella lode
che fiali mai data loro . Predo di lui JEneìd.
lib. 6. v. 848. fieqq. così Anchife predice ne*
campi elisj al figlio Enea i futuri eventi :
Excudent aliì fpiranda mollius ira ,
Credo equidem , vivos ducent de marmore
vultus ,
Orabunt caufas melius , cilique meatus
Defcribent radio , & fiurgendafidera dicent .
Tu regere imperio populos , Romane , me¬
mento
( Hi tibi erunt artes ) , pacifque imponete
morem ,
P arcete fubjeciis , & debellare fuperbos .
(<j) in Numa , op. Tom. I. pag. 6 f. C.
(A) Ap. s. Aug. De Civ. Dei , lib. 4. c.qi.
r Clem. Aleflandr. Strom. lib. 1 . cap.i f. oper.
Tom. I. pag.gpp. , e predo Eufebio De pnp .
evang. lib.8. cap. 6.
presso i Greci b presso i Romani. iji
Lib. I. Capo II. (a), come lo è parimenti la lupa di bronzo
allattante Romolo e Remo, polla ora nel Campidoglio, di LIB'V1II“
cui fi è parlato al Libro III. Capo III. (b) . cap.iv.
jf. 14. Tarquinio Prifco (4) , o come ad altri piace , Tar-
quinio il Superbo ( b ) , fè venire da Fregella , paefe de’Vol-
fci , a Roma un artefice che gli faceffe la flatua di Giove Ca¬
pitolino in terra-cotta , e la quadriga che fu polla nella fom-
mità del tempio. Plutarco dice, che furono artefici etrufchi
chiamati da Veja, ed altri vogliono che in Veja Ileffa foffe
efeguita quell’opera (c) . Una flatua di bronzo fece colloca¬
re nel tempio del dio Sango (c) la moglie di Tarquinio Pri-
fco ; e v’erano le Ilatue dei re ( d ) polle all’ingrelfo del Cam¬
pidoglio fin dal tempo del tumulto de’ Gracchi fotto il go¬
verno repubblicano .
jf. i£. Ne’ primi tempi della repubblica, sì per le con- ...ne* primi
tinue guerre in cui erano occupati i cittadini, sì per la fem- pXbìka!* T
plicità de loro coftumi , ben poco lavoro fi fomminiflrava alle
belle arti . Da un articolo dell’alleanza fatta con Porfenna
dopo l’efpulfione dei re , in cui fi flabiliTce che ad altr’ufo
adoperar non fi debba il ferro fe non all’ agricoltura ( e )
inferir fi può che allora non fi efercitaffe punto la fcultura,
poiché in confeguenza di tal divieto mancati le farebbono gli
Ilromenti . II più grand’onore che a que’ tempi far fi fapeffe
ad un cittadino , era quello d’innalzargli una colonna (/) , e
quando fi cominciò a ricompenfare con una flatua i più impor¬
tanti fervigi renduti alla patria , fu pur Affato che oltrepaffar
non
(a) 22.pag. j1.
$.7 /. pag.20 2.
(<2) Plin. Lib.js. cap.12.fia.4-S- [ Vedi To-
no I. pag.20 p. §.4..
(b) Plut. in Popi. op. Tom.I. pag.io 4 E.
(c) Ciò appunto è quello che dice Plutarco
loc. Clt.
(0 Scalig. Confici, in V arr. di ling. lai.
lib. 6. pag. 1 So. [ Verno p re Ito Fedo v. P ri¬
ti a , le di cui parole riporta Scaligero , non
dice di che materia folte quella (tatua , che
Cara Cecilia li fece innalzare in quel tempio .
(d) App. De bell. civ. lib.i . p.jSo. princ,
le) Plin. lib. J4. cap.14.feH.1g.
(/) id. lib. 14. cap-s.feH.i 1.
LIE. Vili.
CAP. IV.
i$2 Progressi e Decadenza dell’Arte
noli dovefle i tre piedi d’altezza (a) , mifura troppo limitata
per l’arte . Di tal grandezza fi poflono credere la llatua d’Ora-*
zio Coelite erettagli nel tempio di Vulcano (b) , la ftatua eque-
ftre di Clelia (c) , che elìdeva ancora ai tempi di Seneca (d),
amendue di bronzo , e molte altre fatte in Roma a que’ gior¬
ni . Fecerfì pur allora altri pubblici monumenti di bronzo,
e fu colonne di tal metallo s’incifero le nuove ordinazioni,
quale , a cagion d’efempio , fu quella in cui al principio del
quarto fecolo di Roma fu conceduto al popolo di poter edi¬
ficare fui monte Aventino (<?) . Su limili colonne furono fcrit-
te le nuove leggi de’ Decemviri (f) .
jf. i(5. In oltre le ftatue degli dei doveano , almeno per
la maggior parte , elfere proporzionate ai tempj , che allora
magnifici certamente non erano , fe giudicar ne deggiamo da
quello della Fortuna (g) , che fu compiutamente edificato in
un anno , e da ciò che degli altri antichi tempj rapportano
le ftorie {b) , o moftrano le ancor eliltenti ruine .
Jf- 17- Le
clic fcriveva ai tempi di Augufto , e flette in
Roma tanti anni, dice lib.j. cap. 33. p.zgi .
che avendone fatte ricerche non f'avea più
trovata , e che gli età flato detto edere flata
confumata dal fuoco attaccatoli una volta
alle vicine cafe : Nos non invenimus hanc
adhuc ext antem , & ereciam : ferunt enim eam
incendio circa proximas edes exorto abfum-
ptam . Io non faprei come feiogliere plaulì-
bilmente una contradizione cosi manifefta .
Potrebbe penfarfì , che folle rifatta la ftatua
dopo i tempi di Dionilio ; ma Plinio e Plu¬
tarco moftrano di parlare dell'antica : ovvero
potrebbe dirli , che in occalione di quell’ in¬
cendio foffe melfa in luogo privato , e rimelTa
in pubblico dopo Dionilio .
(e) Dion. Hai. lib. i o.cap.32. pag.628.
(/) idem ìb. cap. 37. pag. 64.9. [ Livio I.3.
cap. 28 ■ num.37. dice in tavole di bronzo ; c
cosi crederei che dovefle emendarli il giure-
confulto Pomponio nella /. 2. ?. 4.. ff. De orig.
jur. , ove le dice fcritte in tavole di avorio :
chechè dica per foftenere quella lezione Byna
kershoek alla detta legge , Prstermiffa , ec.
op. Tom. I. pag. 2 8 6.
( g ) Dion. Hai. lib. 8. cap. 3 3. pag. pop.
■ (A) Nonius ap. Scalig. Conjeà. in Varr. de
ling. lat. Lib. 4-.pag.22.
fa) idem ibid. Cap.6. fccl.r 1,
(b ) Plutarch. in Popi. oper. Tom.l. p.106.
princ. [ La ftatua gli fu eretta nel Comizio ,
e in appreffo fu trafportata nella vicina area
di Vulcano , Gellio Noci. att. lib. 4. cap. 3.
Livio lib. 2. cap. 3. num.i o. la dice eretta pa¬
rimente nel Comizio ; e Plinio lib. 3 4. cap. 3.
feci.11. ne parla fenza indicare precifamente
ove folle . Il P. Arduino ivi not. 1 0. p. 643.
moftra di non aver letto bene Gellio , fcri-
vendo che la ftatua , di cui parla Plutarco ,
foffe diverfa da quella eretta nel Comizio .
(c) Plin. I.34.C.6.J.1 3. [Liv. 1.2. c.S.n.i 3.
(d) Confai, ad Marc, cap.i 6. [ E di Plinio ,
che fcriveva ai tempi di Vefpaliano . Seneca
loc. cit. parla si chiaramente dell'eliftenza di
quefta ftatua a’ Tuoi tempi , che non ne lafcia
dubbio : Equeftri infìdens flatus. , in facra
via , celeberrimo loco , Cleelia exprobrat ju-
venibus noflris pulvinum afeendentibus , in
e a illos urbe fic ingredi , in qua etinm foemi-
nas equo donavimus . Plinio anche pare che
parli chiaro : Cltelis. Jlatua e fi equefiris : e
amendue quelli fcrittori fcrivevano in Roma,
e di una ftatua , che flava al pubblico in uno
dei più celebri luoghi di quefta città . A que¬
lli fi deve unire anche Plutarco loc. cit. pag.
1 07. D. Al contrario Dionifio d'Alicarnaffo ,
presso i Greci e presso i Romani. 1^3
jf. 17. Le fummentovate (fatue faranno probabilmente fia¬
te lavoro d’artifta etrufco . Di ciò ne afficura Plinio (a) riguar¬
do alla lfatua d’ Apollo in bronzo , collocata pofcia preflo
alla biblioteca del tempio d’Augufto , (tatua gettata per co¬
mando di Spurio Carvilio nell’anno di Roma46r. (a) , cioè
nell’olimpiade cxxi. , dopo la vittoria riportata fu de’ Sanni¬
ti , facendo a tal effetto fondere le corazze , gli elmi , e le
altre armi loro . Leggelì che sì grande folle tale (tatua da
poterli vedere (ino dal colle d’Albano , detto or Monte-ca¬
vo (b) . La prima (tatua di Cerere ( b ) in bronzo fu ordinata
da Spurio Caftìo confole nell’anno 252. (c) . Nel 417. fu¬
rono dopo la disfatta de’Latini erette nel Foro ai confoli L. Fu¬
rio Camillo , e Cajo Menio delle ftatue equeftri (r) , come
cole nuove allora e (traordinarie (d) ; ma non ci vien rife¬
rito, di qual materia fodero (tate lavorate (e) . Servironfi i
Romani eziandio de’ pittori etrufchi , dai quali fu dipinto »
fra gli altri, un tempio di Cerere; e quelle pitture, quan¬
do il tempio cominciava a rovinare, tagliate furono e tras¬
portate altrove col muro (fello (d) .
Jf. iS. In Roma li cominciò molto tardi a fcolpire in
marmo , fìccome appare dalla celebre ifcrizione ( e ) di L. Sci¬
pione Barbato , che fu il più grand’uomo del fuo fecolo (f) :
Tom. II. V efla
(<0 lib.34. cap. 7. feti. iS.
(a) Spurio Carvilio fu confole , e trionfò
nell anno 459. Livio Uh. 1 0. cap. ult.
(b) Era quella la ftatua di Giove ir Cam¬
pidoglio gettata per ordine di Spurio Carvi-
lio , come dice Winkelmann ; dalla quale era
diverla la ftatua d'Apollo alca 50. cubiti, col¬
locata in quel luogo da Augnilo . Plinio l.cic.
(.0) idem cap. a., feci. g.
(c) Spurio Gallio fu conlole in queft’an-
»o ; ma la ftatua fu fatta dei di lui beni do¬
ro clic tu condannato a morte nell'anno ì4q.
Plinio loc.cit. , Livio lib.z c.zz. n. 41 .
(c) Liv lib.S. cap.i 1. n.i i.
(d) Livio dice folamentc che per quel tem¬
po era cofa rara il vedere alzate quelle fta¬
tue , non che folle cofa nuova . Infatti pri¬
ma di quelle erano Hate erette quelle , delle
quali fi e parlato nel §. ij. ; e Io attefta an.
che di altre Plinio lib.34. cap. 7. feci. 1 j.
(e) Saranno (late di bronzo , come era¬
no tutte le altre equeftri .
(<f) Plin. lib.jf. cap.i 2.feci.4f. ! Winkel-
mann in quello luogo non ha badato a ciò
che aveva fcritto pag. 71. , e che fcriveva qui
apprelfo nej §. zi. , come veramente dice
Plinio ; cioè che i pittori del tempio di Ce¬
rere erano quei due Greci .
(e) SirmonJ. Expl. hujus infcript. V. Fa-
bret. Infcript. cap. 6. n.go. pag. 461.
. (/) V. Liv. lib. jf- caP- 1 n • 1 o. [ Parla
di Cnejo Scipione . Quello di quella ilcrizio-
ne è Lucio Scipione nglio di Scipione Barba¬
to , uomo che fu veramente grande , e ot¬
timo, come dice la ftclla ifcrizione .
LIB. Vili.
CAP. IV.
T £4 Progressi e Decadenza dell’Arte
- - effa è incifa fu un fallo comune detto peperino (a) . Sul me-
LIBU1I‘ defimo fa fio farà fiata incifa l’ifcrizione della colonna rofira-
C \P IV
tadi C. Duillio de’medefimi tempi, febbene taluno fiafi llu-
diato di provare con un pafio di Silio Italico (a) , che fof-
fe fui marmo . I fuppofii avanzi di tale ifcrizione , che og¬
gidì fi moftrano (u) , fono un manifefio lavoro de’ tempi po-
fteriori .
..fino aito- jf. 1 9- Sino all anno 4S’4. di Roma, cioè fino aU’olim-
'■ piade cxx. , le ftatue avean colà lunghi capelli e lunga bar¬
ba (b) , come i cittadini , poiché folo nel fummentovato
anno vennero per la prima volta i barbieri dalla Sicilia (<r) :
e narra a quello propofito Livio (d) , che il confole M. Li¬
vio , il quale , efiendofi per qualche difgufio allontanato dal¬
la patria , fi era lafciati crefcere i capelli e la barba , dovè
poi farfeli tagliare e raderli , configliato a ciò fare dal fe¬
nato . Lunghi capelli avea Scipione Africano il feniore (i)
quando s’intertenne la prima volta con Mafiinifia (e) .
ne'tempi jf. 20. Ne tempi della feconda guerra punica efercitavafi
guerra puni- in Roma la pittura eziandio dai nobili, e Fabio , il qua¬
le dopo la rotta a Canne fu fpedito a confultare l’oracolo di
Delfo , ebbe da quell’arte il cognome di Pittore (/) , cognome
che i fuoi difeendenti hanno in feguito ritenuto , e che ve-
defi fulle medaglie d’alcuni illufiri perfonaggi della famiglia
Fabia. Due anni dopo la mentovata feonfitta , Tiberio Grac¬
co fece dipingere nel tempio della Libertà in Roma il tripu¬
dio
(a) Vedi Tomo I, pag. go. not. a. , e qui
approdo al libro XI. capo 1. §. z.
la) Rycquius De Capit. cap.g g. pag. 4.0 0.
Parla della colonna roftrata folamenre , co¬
me ne parla Silio Italico De bello puri. lib. 6,
verf. 664.
(b-) Ne! palazzo dei Confervatori in Cam¬
pidoglio a piè della (cala .
Ih) Cicer. Or. prò M. Coel. cap.14..
(c) Varrò De re rufl. lib,z, cap, ult. [ Plin,
lib.y. cap.pp. Jell.jg,
Cd) lib. 27. cap. 2 9. n. gg..
(i) Quell'ufo antico era si noto in Roma,
anche ne' lecoli pofteriori , che Ovidio Fuji,
lib. 2. verf. 30. , per indicare gli uomini di
que’ primi tempi , chiamolli intonfi [ come
ve li chiamano tutti gli (crirtori ] , e Giove¬
nale Satyr.f. verf. 30. , ebbe per termini li¬
noni mi capellato ed antico .
( e ) Li v. lib. 28. cap. 17. n.gp.
(/) idem lib.zg. cap. 6. n.n.
presso i Greci e presso i Romani. ij?
dio del fuo efercito a Benevento , per la vittoria riportata fu
Annone predo Luceria . I Beneventani avean fatto un con¬
vito ai foldati in mezzo alle Arade della città ; e poiché la
maggior parte di eflì erano fchiavi armati , Gracco , confen-
tendovi il fenato , in conAderazione de' fervigi militari pre-
Aati per alcuni anni, avea loro innanzi la battaglia promeda
la libertà . Pertanto eflì mangiavano col cappello , o avendo la
teda fafciata d’una benda bianca di lana , per indicare la ma-
nomiflìone loro . E ficcome alcuni non aveano ben adem¬
piuto ai proprj doveri , era perciò dato determinato che in
punizione avedero , durante la guerra , a mangiar fempre
e bere dando in piedi ; indi è che in quella pittura alcuni
fedeano a tavola , e altri erano in piedi , mentre altri li ier-
vivano (a) .
jf. 21. Il celebre Pacuvio figliuolo della forella d’Ennio
non fu men abile pittore di quel che folle buon poeta (a) .
Narra Plinio , full’ aderzione di Varrone , che nelle roma¬
ne fabbriche tutto era tofcano avanti che i due greci artidi
Damofilo e Gorgaso dipingedero il tempio di Cerere ( b ) :
ante hanc (idem tufcanica omnia in adibus fuijje ; le quali pa¬
role io intendo delle pitture, etrufche , onde s’ ingannò Ar¬
duino credendo che Plinio abbia qui voluto dire che pri¬
ma della fabbrica di quel tempio tutte le figure erano in
bronzo (s) .
V 2 Jf. 22. Du-
(a) idem lib. 24. cap. 6. n. 1 6.
(a) Vedi qui avanti pag.yo. not. A.
( b ) lìb.gp. cap. 1 z. feci. 44.
(b) L'errore o equivoco di Arduino è chia¬
ro ; perchè Plinio avea detto lib. 34.. cap. 7.
feci. 1 6. , che prima della conquida dell’ Alia ,
di cui parla Vinkelmann qui appretto 2 7.,
tutti i fìmulacrinei tempj erano di legno , o
di terra cotta . Sbaglia poi anche il noftro
Autore , che intende Plinio delle fole pittu¬
re etrulche ; dovendoli intendere si di que¬
lle , che delle fiatile : imperocché Plinio nel
detto lib.jj. cap.: 2. feci. 45. fcrivc che Da-
mcfilo , e Gorgafo non fidamente aveano di¬
pinto nel tempio di Cerere ; ma vi aveano
fatte anche delle ftatue di terra cotta : fog-
giugnendo coll'autorità di Varrone , che pri¬
ma "di quefio tempio ogni cofa negli altri
era fiata di artifti tofiani : tufcanica omnia .
È chiaro che col dire igni Cufa non fi rifirin-
ge alle fole pitture , non cflendo quelle le
fole opere di quei due pittori , c avend;o egli
detto efprcttamente nell'altro luogo citato ,
che le fiatue in legno , e in terra cotta era¬
no fiate fatte dagli artifti tofeani .
LIB. Vili.
CAP.IV.
LIB.VIII.
CAP. IV.
i$6 Progressi e Decadenza dell’Arte
jf. 22. Durante la feconda guerra punica parve che la for¬
za e la politica de’ Romani operaffero de’ prodigi . Sebbene
più volte follerò interamente disfatti i loro eferciti , cofic-
chè in Roma non contavanfì più che 137000. cittadini ( a ) , pur
effi fui finir della guerra comparvero in campo con ventitré
legioni (b) . Quell’agitazione lollevò lo fpirito de’ Romani ; e
10 flato loro, come quello degli Ateniefi in tempo della guerra
co’ Perfi , prefe altra forma . 1 Romani fecero conofcenza e
alleanza co’ Greci , e fentironfi dellare in feno l’amore per
le loro arti . 11 primo a far trafportare i loro lavori a Roma
fu Cl. Marcello dopo la conquifla di Siracufa , ornandone
11 Campidoglio e ’l tempio da lui fleffo confacrato preflo la
porta Capena ( c ) . Lo fleffo fece Fulvio Fiacco colle flatue
della foggiogata città di Capua , che tutte furono da lui traf-
portate a Roma (d) .
jf. 23. Sebbene grande fia flato lo fpoglio fatto dai Ro¬
mani delle flatue nelle provincie conquiflate ; ciò non oflan-
te altre nuove ne ordinarono effi in Roma . Diffatti intorno
a que’ tempi i tribuni della plebe col prodotto delle pene
pecuniarie fecero fondere delle ftatue di bronzo da collocarfì
nel tempio di Cerere ( e ) . Col prodotto medefimo gli edili
nel decimofettimo ed ultimo anno di quella guerra fecero erge¬
re tre altre fimili flatue nel Campidoglio (/) , ed altrettante
nella fleffa guifa ne furono erette non molto dopo a Cere¬
re , al Padre Libero , e a Libera (g) . L. Stertinio col bottino
delle Spagne fece innalzare due archi nel Foro Boario , e gli
ornò con flatue indorate (ù) . Olferva Livio , che in Roma
a que tempi non v’ erano ancora di quegli edifizj pubblici
che in feguito chiamaronfi bafiliche (z) .
jf. 24. Por-
(A) Liv. lib.27. cap.31 , n.36. (e) Liv. lib. 27. cap.y. n.6.
(o) idem lib. 26. cap.i . (jf) id. lib.30. cap.30. n.39.
(O id- lib. 2 j . cap.2 f. n.4.0. , Flutarch. in (g) id. lib. 2 3. cap.i 6. n.24.
t r °Per‘ Tom. I.pag. 3 1 o.prìnc. (A) idem ibid. eap.17. n.27 «
W Liv. lib. 26. cap.27. n-34-- CO lib. 26, tap.ii. n.27.
presso i Greci e presso i Romàni . 1 57
jf. 24. Portavanfi fiatile di legno nelle pubbliche procef-
fioni ; e leggiamo nel tefiè mentovato borico , che ciò fi le¬
ce quattr’anni dopo la conquida di Siracufa nell’anno duo¬
decimo di quella guerra . Avendo il fulmine percoflo il tem¬
pio di Giunone Regina full’ Aventino , fu decretato per al¬
lontanarne i finiftri augurj che due di lei fiatue diciprefio,
venerate in quel tempio , portate fodero in giro per la città
coll’accompagnamento di ventifette fanciulle in lungo amman¬
to , che cantaflero inni alla dea (a) .
jf. 2J. Qiiando Scipione Africano il femore ebbe fac¬
ciati i Cartaginefi da tutte le Spagne , e flava per andarli ad
affali re nell’Africa fielfa, i Romani dello fpoglio de’ nemici
fecero fondere dei fimulacri in argento del pefo di mille lib¬
bre , e una corona d’ oro di dugento , che mandarono in
dono all’oracolo d’ApoIIo in Delfo (b) .
jf. 26. Terminata la guerra de’ Romani contro Filippo re
di Macedonia , padre dell’ultimo re Perfeo , L. Quinzio portò
nuovamente dalla Grecia in Roma moltifiìme fiatile di bron¬
zo e di marmo , con molti vali elegantemente lavorati ; e
nel fuo trionfo di tre giorni ( avvenne quello nell’olimpiade
cxlv. ) (a) furono pubblicamente portate come parte dello
fpettacolo (c) . Tra quelle prede eranvi dieci clipei o feu¬
di d’argento e uno d’oro , e cenquattordici corone pur d oro ,
date in dono dalle greche città . Poco dopo , e un anno avan¬
ti la guerra contro Antioco il Grande , fui tempio di Gio¬
ve in Campidoglio fu collocata una quadriga indorata , con
dodici feudi pur indorati (d) ; e quando Scipione Africano
come legato di fuo fratello , difponevafi d’andare al campo
contro il fummentovato re , fece nella falita del Campidoglio
erge-
LIB.VIII.
CAP. IV.
(a) Li v.lìb.27. cap. 41. n.37,
(,b) idem lib.zS. cap. 24. n.44,
(a) L’anno 558. di Roma .
(<0 idem lib.34. cap. 26. n.pz.
\d) idem lib.3 /. cap.jz. 11.4-1 .
i$8 Progressi e Decadenza dell’Arte
— -- — ergere un arco , ornandolo con fette Itatue indorate, con
lib. vni. cava]{[ e jue grandi conche di marmo avanti (a) .
... e della $• 27- Sino all’olimpiade cxlvi. , e fino alla vittoria ripor-
tata fopra Antioco da L. Scipione , fratello di Scipione Afri¬
cano il feniore , ne’ tempj di Roma la maggior parte delle
ftatue delle deità legno erano o creta (b) , e ben pochi ve-
deanfi pubblici edifìcj di qualche pregio (c) . Ma quella
vittoria, che rendè i Romani padroni dell’Afia fino al mon¬
te Tauro , e riempì Roma d’immenfe prede riportate dall’Afia ,
la pompa fiella , e l’afiatica voluttà vi fece conofcere , anzi
ve la introduce (d) . E’ fi fu a quel tempo che i baccanali
pattarono dalla Grecia in Roma (e) . L. Scipione nel fuo tri¬
onfo , fra gli altri tefori , portò tanti vali d’argento intaglia¬
ti, che pefavano 1424. libbre, e 1024. libbre i vali d’oro ,
lavorati allo fletto modo (/) .
jf. 28. Poiché dai Romani ricevute furono le greche di¬
vinità fiotto greci nomi , e greci facerdoti loro vennero de-
ftinati (g) , nacque follo il defiderio di averne anche le fia¬
tile di lavoro greco , o in Grecia commettendole , o facendo
di colà venir gli arditi a Roma . I lavori a rilievo fatti in
\
terra-cotta, che Itavano ancora ne’ verniti tempj, teneanfi ,
ficcome dice Catone in un fuo difcorfo , qual cofa vile e ri¬
dicola (h) . Si erede nel tempo Hello a L. Quinzio , che nell’an¬
tecedente olimpiade avea trionfato dopo la guerra macedo¬
nica, la fìatua con greca epigrafe, e quella probabilmente
di greco ardita era lavoro ; il che pure congetturar fi può
d’una llatua fatta ergere da Augufto aCefare, fulla cui batte
fi leggeva una greca ifcrizione (z) .
jf. 29. Sta-
tA Liv. lib.jj. cap. 4. n.f. da dove intorno a quefto tempo pacarono
(A) Plin. lib. 34.. cap.y. feti. 1 6. in Roma .
(c) Liv. lib. 4.0. cap. 3. n.f. ( f , idem lib. 37. cap. 4.2. n.pQ.
( d ) idem lib. 31). cap.p. n.6. (e) Cic. Or. prò Corri. Balb. cap.24.
(e) ìbid. cap. 8. n.8. 9. f Cioè, dice, che ( h ) Liv. lib. 3 4. cap.i. n.4.
lui ignobile Greco gl' introdufle nell'Ecruria , (i) Rycq. De Capir, cap. 26. pag.336.
presso i Greci e presso i Romani. 1J9
jf. 29. Stabilita appena la pace con Antioco gli Etolj , *===»
dianzi fuoi alleati , prefero nuovamente le armi contro i Mace- LIB' Vln*
doni , in difefa de’ quali accorfero i Romani , allor loro ami- .^/dop'lia
ci . Fu cinta di llretto affedio la città d’Ambracia , che alla ^Macfdonh.
fine s’arrefe . Era Hata colà altre volte la reai fede di Pirro,
ed era perciò quella città di molte ftatue di bronzo e di mar¬
mo e di molte pitture ornata , le quali cofe eflendo venute
in potere de’ vincitori , le mandarono tutte a Roma : e lo fpo-
glio fu tale che gli Ambracioti fpedirono al fenato romano
legati a lagnarli che nefluna divinità li foffe lalciata pel loro
pubblico culto (a) . Il trionfo di M. Fulvio , domatore degli
Etolj , fu nobilitato da 2S3. flatue di bronzo , e da 230. di
marmo (/>) . Per edificare , ed ornare i luoghi de’ pubblici
giuochi, che il medefimo confole dar volea , fecerfi venire
dalla Grecia a Roma gli artifli ; e viderfi allora per la prima
volta in quella città i lottatori fecondo il greco coftume (c) .
Lo Hello M. Fulvio , eflendo cenfore infieme a M. Emilio Lepi¬
do nell’anno di Roma $73. incominciò ad ornare la città con
pubblici grandiofi edificj d’un qualche pregio (d) . 11 marmo
però non v’era molto comune , non avendo ancora i Romani
incominciato a dominare tranquillamente nei confini de’ Li¬
guri , ov’era Luna, oggidì Carrara , daddove il marmo bianco
già fin d’allora fcavavafi (1) . Ciò fi congettura dal fapere che
il fummentovato cenfore M. Fulvio dal celebre tempio di Giu¬
none
(<i) Liv. lìb.^S.cap.S.n.g., cap.29. n.43.
(b) idem lib.fg. cap.3. n.j.
(c) ibid. cap.14.. n.22.
(d) idem lib. 40. cap.zS. 29. n.ji. $2.
(1) Del marmo di Luna, come vedemmo
rei Tom. 1. p. 237. non fecefi la (coperta
fé non poco prima dell'età di Plinio ; onde
ne’ tempi della repubblica nelfun ufo fe ne
farà fatto . [ Io ho fatto vedete l'oppoflo loc.
cit. ] Ben è vero però che , dacché li feoper-
fe tal marmo per la vicinanza delle cave e per
la facilita del trafporto , fe ne fece un grand'
ufo 5 e la maggior parte delle opere di Re¬
ma più grandiofe e magnifiche , come ci affi¬
ttirà Strabone Geogr. I. f. pag. 340., in mar¬
mo di Luna furono efeguite . Avanti che fof¬
fe quello trafportato in Roma con tanti altri
marmi foraftieri , ed anche in feguito , (eb¬
bene per gli ufi foltanto più comuni , ado-
peraronfi altri marmi o falli fomminiftrati
dalle vicine contrade , come il gabinio , 1 al¬
batro , e il tiburtino . Il gabinio fu cosi det¬
to dai Gabi , popolo predo Prenefte , ora Pa-
leftrina , dove n'era la cava , Strab. loc. cit.
pag. 364.. E (iccome reggeva al fuoco , li
continuava eziandio anche atempi dello do¬
rico Tacito Annoi, lib. j. cap.43. ad a^zal<-
con elio le fabbriche Imo ad una certa al-
LIB. Vili.
GAP. IV.
160 Progressi e Decadenza dell’Arte
none Lacinia a Crotona nella Magna Grecia (a) fece levar
le tegole di marmo , e trafportarle a Roma per coprirne un
tempio , ch’egli edificar voleva in adempimento d’un voto (a) .
11 cenfore M. Emilio fuo collega fè laftricare di marmo un
mercato , e ciò che pare ftrano , con una palizzata poi cir-
condollo ( b ) .
jf. 30. L’immenfa copia di bellifiime immagini e flatue ,
onde Roma era piena , e i molti artifti condottivi fra gli Ichia-
vi defiarono al fine nel cuor de’ Romani l’amore per le belle
arti , di maniera che eziandio i più nobili faceano in effe
ifiruire i loro figliuoli . Così P. Emilio , il vincitore dell’ul¬
timo re di Macedonia , ebbe a maeftri de’ fuoi figli fcultori
e pittori , che a quelli le proprie arti infegnarono (c) .
jf. 31. Dopo breve tempo , nell’anno di Roma J64. Scipio¬
ne Africano il feniore fece collocare la fiatila d’Èrcole nel di
lui
rezza lenza valcrfl di travi . Lo (teffo ufo
facevafi della pietra albana , così detta dal
luogo onde traeva!! : eran ambedue proba¬
bilmente di origine vulcanica . Suetonio in
Aug. c. 72. parla di colonne fatte di que¬
llo fa(To ; e Vitruvio De Archit. lib. 2. c. 7.
avverte che faciliffimo è a lavorar!! . Ove !ìa
in luogo difefo , non fi guada ; ma fe è allo
(coperto , fi sfarina e fi confuma . Il ribut¬
tino per ultimo veniva dalle vicinanze di
Tivoli : e un fito ancora più fpecifico delle
latomie di elfo , ficcome pure del fummen-
tovato gabinio , e di certa pietra roda ci vicn
additato da Strabone L.cit. pag.364. , il qua¬
le dopo d'aver deferitta la celebre cateratta
dell'Aniene odia del Teverone , foggiugne :
„ Quindi fe ne feorre quedo fiume lungo
,, que’ luoghi , ove tagliali la pietra tiburtina
,, e la gabinia , ficcome quell'ancora che di-
,, cefi rolla , acciocché dalle latomie fi polla
,, agevolmente per mezzo delle navi tralpor-
j, tare a Roma , dove un ufo grande le ne
,, fa nelle fabbriche „ . Una tal navigazione
iull’Aniene effendo col tempo mancata , il
trafporto del ributtino a Roma falli per terra.
I tentativi , che Agodino Steuco da Gubbio
Orat. ad Paul. 111. de refi, navig. Tyb. p.2 21.
dice edere dati fatti da Paolo 111. per rimct-
tervela , non hanno all’efpettazion corrifpo-
fio . ,, Se queda fpecie di marmo regge al
JS fovrappodo pelo e all' ingiurie de' tempi ,
5, foggiugne il citato Vitruvio l. cit. , elfo
„ nondimeno è foggetto all'azion del fuoco
,, per cui facilmente fi fcrepola e fi difeio-
„ glie ,, . Riufcendo perciò il ributtino aliai
atto a calcinarli , ad un tal ufo fi adopera
oggidì in Roma e ne' vicini Paeli .
(a) Liv. lib. 4.2. cap.4. n. 3.
(a) Ciò avvenne nell’anno f7J. , e il cen¬
fore era Quinto Fulvio Fiacco , come fcrive
bene Winkelman 11 appredo al libro X ca¬
po ni. §. gj. Il motivo , che adduce Livio
loc.cic. di un tale attentato , fu perchè il cen-
lore , volendo fare un tempio , di cui non vi
folle in Roma nè il più grande , nè il più ma¬
gnifico , credette di farg!i un maggior orna¬
mento col coprirlo di tegole di marmo ; cofa
che probabilmente non era data veduta an¬
cora in queda città : e avendole trovate in
quel tempio di Giunone , dimò cofa indiffe¬
rente di tornele in parte per foddisfare al luo
capriccio . Dal che non mi pare fi polla de¬
durre 1’ argomento che ne deduce il nodro
Autore .
(.b) idem lib. 4.1 . cap.26. n.32. [ Il cenforc
compagno di Q. Fulvio Fiacco nell'anno 578.
era A. Podumio Albino ; e di cornuti Penti¬
mento fecero fare quel lavoro . M. Emilio Le¬
pido era pontefice maflìmo . Livio l. eie.
(c) Plutarch. in Paul. JErn. oper. Tom. L
pag. sj8. B.
presso i Greci e presso i Romani. i<5i
lui tempio (a) , e de’cocchi a fei cavalli indorati pofe in Cam- ===-- =
pidoglio , ove pur collocò due (fatue indorate l’edile (^Fulvio LIB'N JJI*
Fiacco. 11 figlio di quel Glabrione , che disfatto aveva il re
Antioco alle Termopile, fece innalzare a fuo padre una {fa¬
tua indorata , e fu la prima , dice Livio ( b ) , che fi ergeffe
in Italia ; il che però deve intenderli delle ftatue erette agli
uomini celebri (a) . Nell’ultima guerra macedonica contro il
re Perfeo i legati della città di Calce (c) , che fpon tane amen te
data s’era a’ Romani, lagnaronfi che il pretore C. Lucrezio
faccheggiati ne avelie tutt’ i tempj , e le flatue , e tutte le cofc
preziofe ne avelie fatte trafportare ad Anzio (i) . Dopo la
vittoria riportata contro il fummentovato re Perfeo , avendo
Paolo Emilio vedute a Delfo nel veffibolo del tempio d’ApoI-
lo le bali deftinate a foftenere le flatue di quel re , vi fece
in luogo di quelle innalzare le proprie (d) .
jj\ 32. Tal è la Storia delle Arti del difegno prefìo i conduCene .
Romani ai tempi della repubblica . Di ciò che fpetta alla
medefima Storia da quell’epoca fino alla perdita della roma¬
na libertà , efiendo frammillo colla greca ftoria , fi parlerà
in appreflo . Quelle notizie però , comechè fuccinte , fervir
pofiono almeno a chi tal materia trattare più ampiamente vo-
leile , e gli rifparmieranno la fatica di leggere accuratamente
gli antichi fcrirtori , e di Aliare le cronologie diverfe da loro
ufate . Per ritornare ai progredì dell’arte prello i Greci , che
fono l’argomento principale di quell’ Opera , è da oflervarfi
che noi dobbiamo elfer grati ai Romani di tutt’ i monumenti
che ci relfano dellarte di quel popolo ingegnofo . Didatti
nella Grecia ben poco è flato lcoperto finora , poiché i pofle-
Tom. IL X dito-
fa’) Liv. lib.38. cap.21. n.jj. «Ielle (lame in Roma a Legno che Calfiodoro
(A) lìb.4.0. cap.14.. n.34.. Variar, lib.y . form.i p. ebbe a dire edere fla¬
ti) Livio dice la prima delle ftatue dorate , ti in quella città due popoli egualmente nu¬
che lì fodero vedute in Italia . merofi , i’uno di flatue , l’altro di viventi .
(c) idem lib.4.3. cap.S.n.p. (a) idem lib./f-j. cap.zj. n.zy . , Plut. i.cic,
{}) Coll' andar degli anni crebbe il numero pag. 270. B.
LIB. Vili.
CAP. IV.
162 Progressi b Decadenza dell’Arte ec.
ditori di quel paefe non folo non ifcavano per ricercare que’
tefori , ma nemmeno li pregiano . E ficcome l’eloquenza , al
dir di Cicerone , da Atene fi diffufe in tutte le nazioni , ap¬
punto come fe colle attiche navi dal porto di Pireo a tut¬
ti gli efteri porti e lontane fpiagge andata fofie ad approda¬
re ; così dir potrebbe!! di Roma aver ella follevate dalle ce¬
neri le arti greche , e averle diffufe come opere fue proprie
preflo tutte le nazioni della colta Europa . Roma con ciò fi è
fenduta , qual già fu in altri tempi , la legislatrice e la maeftra
dell’ univerfo ; ed aprendo fucceffivamente il fuo feno andrà
moftrando di continuo anche ai più tardi nipoti que’ prodigi
dell’arte , che Atene , Corinto , e Sicione videro e ammirarono
un giorno .
II-
LIBRO NONO .
Scoria dell’Arte predo i Greci dai Tuoi principi
fino ad Aleffandro il Grande ,
Capo I.
Introduzione — Artijìi più antichi - Dedalo , Smilide , Endeo , Gi-
ziada , Bularco , Arijìocle , Malade , Micciade , Antermo , Bu¬
falo , Dipeno e Scillide , Learco , Dorzclida e Doma , Tetteo ed
Angelicite , Batticle , Arijlomedonte , Pittodoro e Damofonte, Lafae ,
Dvnea , Siadra e Carta , Euchiro e Clearco , Stomio e Somide ,
Callone , Canaco , Menecmo e Soida , Egia edAgelada, Afcaro ,
Simone ed Anafsagora , Mendeo , Glaucia ed Elada — Scuole . . .
di Sicione ... di Corinto ...ed’ Egina — Circojìanze della Grecia
infelici . . . e favorevoli all'arte - Liberta . . . e poffanza de' Greci —
lncoraggimento delle fetenze e delle arti . . . per la riedificazione
£ Atene — Artijìi e monumenti di que' tempi .
D a quello Libro comincia la Storia delle Arti del difegno introdaziene.-
predo gli antichi prefa nel fuo fenfo rigorofo , poiché finora
abbiamo generalmente parlato della natura dell’arte, anzi che
X 2 del-
LIB. IX.
CAP. I.
Artidi più
tichi .
Dedalo .
164 Storia dell’Arte presso i Greci
della Storia . Cominceremo ad efaminarla nelle circodanze
efterne della Grecia , che una grandiflìma influenza ebber fu
di ella ; poiché felefcienze, eia faggezza medeflma dipen¬
dono dai tempi e dalle vicende , ben maggiormente ne di¬
pende l’arte , che per lo più mantieni! del fuperfluo , e vien
iodenuta dall’ambizione . Ragion vuole per tanto , che io in
quella Storia vada di mano in mano indicando le circodan-
ze , in cui trovaronfi i Greci ; il che farò brevemente , e fol
quanto farà neceflario al mio fcopo . Rifulteranne che l’arte
debbe principalmente alla libertà i fuoi progredì e la fu a per¬
fezione (1) .
jf. 1. Deggio avvertire che , fcrivendo io qui la Storia
dell’Àrte , e non degli ardili , non vi d troverà la loro vita ,
che in molti altri libri può leggerd , ma tutte ne faranno
indicate le opere ragguardevoli , ed alcune faranno efaminate
fecondo i principi dell’arte medelìma .
, jf. 2. Ometterò anche di far menzione di alcuni ardili
rammentati da Plinio e da altri , poiché non potrei che ri¬
ferirne il nome e le opere , fenza ricavarne nefluna idruzione;
ma un’efatta nota cronologica darò de’ più antichi greci mae-
dri , sì perchè quelli fono dovente omeflì da’ moderni che la
doria degli antichi artidi hanno fcritta , sì perchè nell’indi-
car le opere loro fi additano in qualche maniera i progredì
dell’arte .
jf. 3. Efercitavanfi già le arti del difegno antichiflìmamen-
te ai tempi di Dedalo; e Paufania , il quale vivea nel fecon¬
do fe colo dell’era cridiana , fcrive che a’ giorni fuoi vedeanfi
an¬
co E un principio favorito del fig. Win- tutt'altro principio partirono coloro che a cer-
kelmann che la libertà abbia tempre avuta te date epoche nominarono gli artidi celebri :
una grandiffima influen7a Culla perfezione confuta principalmente Winkelmann intorno
delle arti ; ma il ragionamento , e la doria ai preteft vantaggi apportati dalla liberta alle
provano fovente l'oppodo . Il Gg. Heyne, arti, e avverte alcuni fuoi anacronifmi . Da-
prendendo al efaminare le epoche degli an- remo un breve cflratto della tua dillercazione
tichi artidi filiate da Plinio e dal nodro Auto- alla fine del Libro X.
re , ne rileva gli abbagli : fa vedere che da
DAI SUOI PRINCIPJ EC, l6$
ancora alcune fiata e di legno della mano di queft’artefice (a), ~ r-Ll
le quali , malgrado la loro deformità, pareano avere un non L1B-1
fo che di divino (i) . Coevo a Dedalo era Smjlide (b) fi¬
gliuolo d’Eucle (2) dell’ifola d’Egina , il quale fece una Giu- Smilide
none in Argo , e un’altra a Samo (a) , e che probabilmente
è lo delio che Schelmide mentovato da Callimaco (c) , come
uno
(a) Paul. lib. z. e. 4. p.tzt. [ Ved. Tom.I.
pag tt.efegg.
(1) Il sig. W tnkelmann , il quale fi e qui
propofto d'indicare le opere piu inlìgni degli
antichi artiiti , di quelle di Dedalo l'atenie-
fe , che pur fon opere del padre della (tatua¬
rla , da appena un leggerilTicno cenno . Noi
la fcorta leguendo degli antichi fcrittori , fup-
pliremo in qualche modo a tal mancanza .
A' tempi di Paufania Uh. p. c. 40. pag. 793.
deile opere di Dedalo avealì un Ercole a Te¬
be , e un Trofonio a Lebade , e altrettante
(fatue di legno in Creta , cioè una di Bri-
tomarte ad Olonte , e una Minerva predo i
Gnoflì . Confervavano i Delj una piccola Ve¬
nere , pure di legno , la quale verfo i piedi
andava a terminare in una bafe quadrango¬
lare : a tale {fatua il tempo avea confunta
la delira. Tra le opere di Dedalo rammenta
altresì quella (fatua dedicata dagli Argivi a
Giunone in Onface , che Antifemo nel facco
della citta prefe , e trafporto a Gela in Sici¬
lia ; ma quella a’ giorni fuoi più non elide¬
va ,_fiecome forfè più non eftftevano quegli
altri due Ercoli di legno del medefimo ar¬
dita , l’uno de' quali tu efpofto in Corinto ,
e l'altro ai confini dell'Arcadia , Pauf. lib. z.
cap. 4. pag. i2t., lib. 8. cap. gp.pag. 670.
Benché attedi il fuccennato fcrittore aver i
Gnolfi polfeduta pure l'opera famofa di De¬
dalo , rapprefencante una danza , e da lui do¬
rata ad Arian a quella tuttavia non doveva
«(farne 1* originale , sì perchè la danza de’
Gnolfi era (colpita in marmo bianco , laddo¬
ve Dedalo non avea fatte che (fatue di legno ,
sì perchè la danza fuddetta era (fata da lui
comporta in guila che le figure moveanfi da
sè (tede : lo che era imponìbile nell’ opera
polì educa dai Gnoflì . Di altre figure femo-
ven i induftnofamcnre congegnate da Dedalo
fanno menzione Cali ftrato Statuì , n. 8.
opcr. Phiiojir. pag.8pp. , Platone in NLenone,
oper. Tarn. 1I.pag.g7. E. , Aditotele De Re-
puhl. lib. 1 . cap. 4. , Luciano in Philopfeudc
§. ip. op. Tom. ni. pag. 4.8. , Dion Grifofto-
jno Orat. 37. pag. 4^7 . A. , e più altri .
Vogliono alcuni che abbia egli comunicato
ad elle i movimenti coll' argento vivo , ed
altri con furto, ruote, c molle occulte . Da
quelle ingegnofe invenzioni nacque predo i
poderi la (avola, che abbia il medefimo (or¬
mate (fatue , dalle quali tutte le funzioni
fi efeguiifero dell uom vivente , Diodor. Sic.
lib. 4. §. 78 . p. g zi. -, ficcome dalle vele , di
cut egli forfè il primo corredò la nave del
fuò figliuolo Icaro , venne la favola delle
ale attaccategli alle fpalle per paflar il mare
a volo. Non fidamente fu Dedalo il primo
a fiftemar la ftatuaria , ma fece lo (ledo coll’
architettura . Molte opere architettoniche di
fua invenzione riporta Diodoro da Sicilia loc.
cit.pag. gzz. fra gli antichi , Francefco Giu¬
nto C tal. archit. he. pag. 69. 70. , e l’abate
Gedoyn Hifi. de Déd. Acad. des Infcript.
Tom. IX. Mém. pag. 1 77. feqq. fra i moder¬
ni . Un tempio d’ Apollo , opera di Dedalo ,
vantava anche l’Italia fabbricato da lui in Ca¬
pita, Virg. TEneid. I. 6. v. ip. , Sii. Ital. /. 12.
v. 1 oz. , Si Aufon. ldy'. io. v. goi. Plinio
altresì lib. 7. cap. p6.feci.p7. con altri feris-
tori gli attribuifee l'invenzione di molti {tra¬
menìi fpettanti alla meccanica , come la fega
[ Seneca Epiji. 00. ] , l’afcia , il filo a piom¬
bo , il fucchiello , e per fino la colla di pe-
fee . La fega però più comunemente fi ar-
tribuifee a Talo figlio di fua forella , Diod.
Sic. loc cit. , Ovid. Metam. I. 8. v.244. , det¬
to da alcuni Perdice , a cui per invidia della
bella feoperta Dedalo tolfe la vita , Serv. ad
Virg. Georg, lib. t . v. 1 4- 7- [Tzetze Chil. 1 .
hìft.io- verf. 49 g. lo chiama Attalo .
( b ) Pauf. lib. 7. C"P. 4 ■ oag. SI'
(1) Il padre di Smilide da Paufania loc. cit.,
e da altri ctfamafi Euclide ; anzi pretendono
alcuni che egli pure forte {tatuano . Appog¬
giatili querti a un tetto di Clemente Alef-
fandrino Cohort. ad Gent. n. e., over. Tom /.
p. 41 . l.r p. , ove fi leg e apUy 1 vi *
( collo fiarpello d’ Euclide ) . Il tefto però e
gii alfa , a cui fortituir fi dev t«v
EvxXt.Vsv , da Smilide cioè figliuolo d’ Eucli¬
de . Vedali Giunto Calai, archit. mcck. pici,
pag. 86.
(a) Atenagora Legat. prò Cknjt. pag. zpz.
(c) in Fragm. num.ioj. Tom.Lp. gS%'
i6o Storia dell’Arte presso i Greci
*=~ uno de’ più antichi fcultori , che avea intagliata una ftatua
L(:ApIX ^ 1 Giunone *n ^e8no (*) • Uno degli fcolari di Dedalo era
inde» Endeo ( a ) , che forfè accompagno Ilo a Creta (a) . Fiorirono
quindi gli fcultori di Rodi , che in molti luoghi della Gre¬
cia lavorarono delle ftatue , dette telchinie ( n\\inau ) dal
nome de’ primi abitatori di quell’ifola , che Telchinj chiama-
ronfi ( b ) .
Jf. 4. Sembra però che la prima epoca degli antichi ar-
Giziada tifti cominciar lì debba da Giziada fcultore fpartano , di cui
v’erano nella fua patria varie ftatue di bronzo (c) ; poiché
ville prima della guerra tra Meftene e Sparta , guerra che lì
accefe nell’olimpiade ix. Queft’anno combina col duodecimo
di Roma , e vuoili che le olimpiadi cominciaftero 407. anni
dopo la guerra di Troja ( d ) . Si rendè chiaro allora il pittore
Bularco Bularco ( e ) , di cui un quadro , rapprefentante una battaglia ,
venduto fu a pefo d’oro (1) . Fiorì a un di prefto al mede-
Aiiftocle lìmo tempo Aristocle di Cidonia in Creta, poiché egli ville
avan¬
ci) E per tanto probabile che debba leg¬
gerli Smilis in vece di Skelmis . Vedali nelle
note di Bentley a quello pado di Callimaco
quante congetture lìanli fatte da lui , e da
altri intorno a tal nome .
(a) Pauf. Lìb.i. cap.z6.pag. 6z. lin.zS.
(a) Di lui Atenagora loc.cit. rammenta tra
le figure celebri una ftatua di Minerva fe¬
dente , un'altra parimente di quella dea , e
la ftatua di Diana in Efefo ; e lo dice anche
fcolare di Dedalo .
(.b) Diod. Sic. lìb. g. §. r f. pae. 174.
(e) Pauf. lib. g. cap.17.pag.zgo.
(ù) Eufeb. De Przp. evang. lib. 10. cap.iT.
in fine , pag. 4.76. B. [Dice Eufebio , che
quella è l’opinione di Taziano . Egli cap.g.
pag. 484.. fecondo la cronologia de' commen¬
tari greci crede più giufto , che forte l'anno
408. Roma fecondo la cronologia di Porcio
Catone , che Dionifio d'Alicarnaflo Antiq.
Rom. lib. 1. cap. 74. pag. 79. princ. crede la
più giuda , fu fondata nell'anno 1. dell'olim¬
piade vii. Altri però la vogliono fondata
qualche anno prima , ed altri qualche anno
dopo . Vegg. Boivin il vecchio Epoque de
•Rome , ec. , Acad. des Infcrlpt. Tom. il.
Mem. pag. 400. e fiegg.
(e) Plin. lib. gg. cap. 8. feci. 14.
(1) Non meno forprendente di quello ci
riefce il prezzo , a cui fono Hate comperate ,
per teftimonio dello fteffo Tlinio lib. gg. c. 7.
feci. gz. , altre antiche pitture . Egli ebbe a
dire che per un buon quadro ballavano ap¬
pena le ricchezze d’ura città . Didatti un À-
jace ed una Venere pagati furono da Marco
Agrippa dodici mila fefterzj , id. ibid. cap. 4.
fedi. q. ; lei mila fu valutato un quadro d'A-
riltide , id. ibid. feci. 8. , e Augufto sborsò
cento talenti per la Venere d'Aoelle , iden»
lib. gg. cap. io. feci. g6. §. 1 g. Ricusò Nicia
di vendere al re Attalo la lua necromanzia
d Omero per fertanta talenti ; ma volle piut-
tofto farne un liberal dono alla propria pa¬
tria , id . ibid. cap.i 1 . feci. 40. S 2.8. Altri li¬
mili elèmpi di quadri prezzati a fomrne che
a noi fembrano eforbitanti riporta il Winkel-
mann al Cap. III. di quello Libro . In eguale
(lima fi ebbero ancora le opere di fcultura .
Per lertanta mila fefterzj fu da Lucullo ordi¬
nata ad Arccfilao una ftatua della Felicità ;
ma per la morte d'amendue rimafe quella
imperfetta , id. ib. cap.i z.fecl. 4-g. La ftatua
di Policleto, rapprefentante un coronato gar¬
zone , fu venduta cento talenti , id. lib. 34.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. l6j
avanti che la città di MefTene in Sicilia cambiale l’antico no- — =■
me di Zancle ( a ) : il che avvenne nell’olimpiade xxix. (b) . ^pIX‘
Opera di lui era un Ercole in Elide in atto di combattere
coll’amazzone Antiope a cavallo per torle il cingolo . In fe-
guito furono rinomati Malade di Chio , fuo figlio Micciade , Mal*de, mìc-
e fuo nipote Antermo , il quale ebbe pur un figliuolo delio ^Je ’ Anter”
fleffo nome, e un altro chiamato Bupalo (0 , viventi nell’o-
Jimpiade lx. (i) : onde, dice Plinio, andando indietro fino
all’avo , troveremo che quella famiglia efercitava l’arte fin
dalla prima olimpiade . Bupalo, architetto indenne e fcultore , Bupa!o
fu il primo che fcolpì a Smirne il fimulacro della Fortuna (d) .
Allora pur fiorirono Dipp.no e Scillide , che non polTono ef Dipeno cScit
fere fcolari di Dedalo , quali li crede Paufania (e) , a meno
che non intendali di quel Dedalo fcultore di Sicione , che vi¬
veva
cap.7 feS.1p. §. 2. -, e Nicomede re della Bi-
tinia era dilpo lo a pagare tutt’ i debici dei
Gnidi , che pur erano moltifhmi , fol che gli
cedellero la loro (tatua di Venere , opera di
Piallitele ; ma tal propofizione fu da loro ri¬
gettata , id. lib. 7. c. 38. fett. jp. , & Lib. 36.
c. j.ji'8.4. §. f.
(a) Pauf. lib. S- eap. 23. pag. 4.4.5.
(b) id. lib. 4- eap. 23. pag. 337.
(c) Plin. lib. 36. eap. 5. feS._ 4. §. 2.
(1) È (lata opinione d'aleuni , Acr. in Hor.
ep. od. 6. , & Anthol. 1.2. cap.25. n.25. v.3.
che (ìenfi amendue quelli fratelli [ lo dicono
del folo Bupalo 1 tolta da difperati la vita
con un capestro per le mordaci Patire contro
di loro Cciitte dal poeta Ipponatte, la cui grot-
tefea figura aveano eglino e(pre(Ta al natura¬
le ed efpoda al pubblico . Plinio per ò lib. 36.
cap. j. feci. 4. §. 2. dimoftra la falfità di Af¬
fetta opinione dalla data polleriore d'alcune
{fatue da loro fcolpite in Deio e altrove .
L' imperator Augufto in tutte quafi le fabbri¬
che da lui erette in Roma vi pofe (fatue di
quedi due valenti (cultori .
( d ) Pauf. lib. 4. cap. 30. pag. 3 55. [ Abbia¬
mo dal Bocchi Symbol, quttjl. num. LXI1I.
р. i 36. , e dal Malvada Marm. Felfin. feS. 1.
с. 6. pag. 47. , che nel 1 148 fofle trovata in
Bologna una (lametta di bronzo , colla idea¬
zione alla bafe , che combina con ciò , che
dice Paufania di Bupalo , e della di lui (fatua
della fortuna , cioè : BOYPAAOS 2MYP-
NAI0I2 AfAAMA EPrAZOMENOS TY-
XH2 nPDTON EIIOIHSEN Bupalus Smyr -
n&is fgaum Fortuna, primum fede . Il Maffei
Art crit. lapid. lib. 3. cap. 1. can. 3. col. 77. ,
per quella ragione dà per un’ impodura que¬
lla ifcrizione . Io direi piuttodo , che aven¬
do qualche ardila più moderno (atta limile
figura ad imitazione di quella di Bupalo , vi
abbia appolto il di lui nome , come autore
di quella forma, che aveva data alla Fortuna .
Vedi appiedo al Capo ni. §.4. Negli anni
feorfi nella tenuta di Salone a delira della via
prenedina fu trovata una bafe colla ifcrizione
BOYriAAOS EIIOIEI Bupalo faceva , che
(lava vicina ad una belliffima (fatua di Vene¬
re , in atto di ufeire dal bagno , collocata nel
Mudo Pio-Clementino , Olferva il (ig. abate
Vifconti nella definizione di quella Venere
Tav.i o. pag.i 7. , che per quanto fia verifi-
mile che ad ella fpettade la bafe , non è pro¬
babile , che una (fatua di lavoro cosi elegan¬
te , e gentile fia opera di Bupalo; ma che il di
lui nome vi fia (fato appolto dall’ignoranza ,
o dall'avarizia : fe pur non è altro Bupalo .
(e) idem lib. 2. cap. 1 5. pag. 1 43. [Se po-
teffimo predar lede a Cedrcno Compend. hifl.
cap.i 20. pag.34 2. C. non potrebbe dubitar-
fene : perocché narra quedi , che la datua di
Minerva Lindia , della quale ho parlato nel
Tomo 1. pag. 41 . noe. a. , lavorata da quedi
due arridi , fu mandata da Sefollrire d’Egit¬
to a! tiranno di Lindo Cleobolo . Del tempo,
in cui vivea Sefodri , ne ho parlato nello
(fedo Tomo 1. pag. 78.
163 Storia dell’Arte presso i Greci
■ - yeva aj tempi di Fidia(i). Furono loro fcolari Learco (2)
L>IB iX
p * di Reggio nella Magna Grecia , Doriclida (a) e Donta ( b )
Lea reo amendue lacedemoni , Tetteo ed Angelionh , che fecero un
Donta”1'^ c Apollo a Deio (c) , forfè quello fteffio di cui alla fine dello
AngeUone cd feorfo fecolo fi vedevano alcuni pezzi nell’ifola medelìma colla
bafe e colla famofa ifcrizione . Effendo ifata lavorata intorno
a quelli tempi e non prima , come più fiotto vedremo , dallo
Battiek fcultore Batticle di Magnefia (d) la tazza d’oro , che i fet¬
te favj dedicarono in Dello ad Apollo , dobbiamo inferirne ,
che il mentovato attilla , fcultore de’ baffi-rilievi nel trono del¬
la llatua coloffiale d’Apollo in Amicla (e) , fioriffie ai tempi di
Solone , cioè nell’olimpiade xlvi. , in cui il legislatore d’Atene
era arconte nella fua patria (/) .
Ariftomedon- jf. Devono filfarfi a quell’epoca Aristomedonte di
e Damofonte’ Argo (g) , Pittodoro di Tebe (io), e Damoeonte di MelTene (z) ,
il quale fece ad Egio nell’Acaja una Giunone Lucina di le¬
gno , che aveva di marmo (k) la fella , le mani , e i piedi (3),
(1) Dipeno e Scillide , fecondo il calcolo di
Plinio lib. 16. c. 4. feci. 4.. §. i. , nacquero in
Creta circa l'olimpiade l. A giudizio del me-
defìmo furono effi i primi che fienfi renduti
celebri nello fcolpire il marmo . Opere eccel¬
lenti del loro fcatpello furono le (fatue d’A-
polline , di Diana , di Minerva , di Caftore e
Polluce, e di più altre divinità , Plin .l.cic.,
& Clem. Alex. Cohorc. ad Gene. n. 4.. p. 4.2. ,
tutte lavorate in marmo pario , Plin. lib. cit.
cap. p. feci. 4. §. 2. Portatili amendue a Si-
cione , città che per lungo tempo è (fata la
patria della fcultura , ebbero da que’ cittadini
la commi flìone di fare alcune ftatue de’ loro
dei . Non era peranco terminata l’ppera che ,
per un torto ricevuto , ritiraronli predò gli
Etolj . Non molto dopo una fiera carelfia
con altri mali venne a travagliare i Sicionj ,
i quali in tale frangente ebbero ricorlb ad
Apolline Pitio , implorandone ajuto e confi¬
glio . Seppero i due offefi fcultori far parlare
a loro vantaggio l’oracolo , il quale perciò
rifpole che non avrebbe egli abbandonati i
Sicionj , fe Dipeno e Scillide avellerò termi¬
nate le incominciate (fatue degli dei. Tanto
baffo , perchè fodero i medefimi non fola-
mente .rifarciti nell’onore , ma eziandio ri¬
meritati con ampia mercede .
e avea
(r) Quello Learco da alcuni, predo Paufa-
nia lib. 3. cap. 1 7 . pag. zfi. in fine , fu cre¬
duto fcolaro di Dedalo , ed autore di quel
Giove di bronzo piedo gli Sparrani , compo¬
rto di vari pezzi uniti infieme si fortemente
con chiodi da non poterli i medefimi in ve-
run modo (laccare , [ come già Winkelmann
ha notato fopra pag. 14. princ. ] . Tale (fatua
vantavafi per la più antica di quante fienfi
formate in quel metallo .
( a } Pauf. lib.j. cap.i 7. pag. 41 p.
( b ) idem lib. 6. cap.i p. pag. j 00. in fine .
(c) idem lib. 2. cap. 32. pag.i 87. Un. 30.
(.d) V. Freret Recherch. far V ancicnncté &
far l'orig. de Ì are de l'équit des anc. , Acad.
des Infcript. Tom. VII. Mem.pag.2p6.
( e ) Pauf. lib. 3. cap.i 8 . pag.zp p.
(fi) Scali®. Animadv. in Euf. chron. p. 8 7.
1 Laerzio lib. 1 . fegm. 6 2. , Meurfio in So¬
lane , cap.10. oper. Tom. ri. col. 266.
(g) Pauf. lib. 1 0. cap. 1 . pag. Sor .
Ufi) idem lib. p. cap.j4.pag.778.lin.26.
(i) Pauf lib. 7. cap. 2 3. pag. p8 2. in fine.
[ Vedi Tomo I.pag.20. n. 1.
(&) ibidem .
(5) Le parti di legno di quella (fatua tene-
vanfi coperte con un fottilidimo velo , come
ci avvila T ifteffo Paufania , che fa menzione
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 169
e avea pure (colpito in legno un Mercurio ed una Venere
a Megalopoli in Arcadia (a) . Intorno a quelli fiempi era len¬
za dubbio Lafae , di cui vedeafi ad Egira in Acaja un Apollo
nell’antico ffcile ( b ) ; e dopo di lui vide Damea che avea la¬
vorata in Elide la (tatua di Milone crotoniate (c) ; il che dee
fidarli dopo l’olimpiade lx. , come fi argomenta sì dal tempo
in cui vivea Pittagora (d) , sì perchè avanti la lix. olimpiade
non era data eretta in Elide nedima (tatua agli atleti ( e ) ,
qual era Milone . Fiorirono intorno a queda età Siadra e
Carta , amendue fpartani , celebri nell’arte loro e maedri
di Euchiro corintio , il quale ebbe a fcolaro quel Clearco
di Reggio nella Magna Grecia , fiotto di cui nella medefima
città itudiò l'arte il famofio Pittagora (/) . Succederono a que-
di Stomio e Somide , che videro avanti la battaglia di Ma¬
ratona (g) , e Gallone d’ Egina (colato del mentovato Tet-
teo ( h ) , che dev’edere campato ben vecchio , poiché foprav-
vide a Fxdia; e altronde era fiuo lavoro uno de’ tre grandi
tripodi di bronzo , fiotto cui , cioè in mezzo a’ cui piedi ,
dava la figura di Profierpina , dono fatto dagli Spartani ad
Apollo , e collocato nel di lui tempio ad Amicla , dopo la
vittoria riportata da Lifiandro lugli Ateniefi predo il fiume
Egi (?) nell’anno quarto dell’olimpiade xeni. ( k ) .
$• 6. Poco prima dell’eginetico fiorì un altro Gallone dì
Elide , noto principalmente per le trentalette datue in bron¬
zo , rapprefientanti trentacinque giovani medenefi , il loro
Tom. IL Y co-
i/A 4. cap. 31 .pag. 3 37. , & 1.8. c.31. p.66f.
di altre opere da Damofonte efcguite in mar¬
mo, quali furono , tra le altre , una Cibele ed
una Venere. [ Di quella fcrive Paulania eie.
pag. 663., che avelie le mani, la te Ila , e
le punte de' piedi di marmo ; il redo di le¬
gno . Nel cap. 37. p. 67 3. deferive un grup¬
po rapprefen tante Cerere , ed era in marmo
tutto di un pezzo , opera dello ftelTo (cul¬
tore .
(<0 Paul. lib. 8. cap.31 . pag. 66 f.
(i) id, lib. 7. cap, 26. pag.392. Un, 23.
(c) id. lib. 6. cap.i 4. pag. 48 6 . princ.
(d) Bentley's Dijfert. upon thè ep. ofPhal.
pag. 7 z. feq.
(e) Pauf. lib. 6. cap. 1 8. pag. 497. [ Ved.
Tomo 1. pag. 26. n.l.
(/) id. lib. 6. cap. 4. pag. 461. [ Di cui fi
parlerà qui appreflo al Capo il. §. 2 3.
(e) ibid. cap. 1 4. pag. 488.
(A) id. lib. 2. cap.32.pag.! 87.
(/) id. lib. 3. cap.i 8. pag.23 3. princ.,
00 Diod. Sic. lib. 13. %. 103. pag. 627,
Tom. I.
LIB. IX.
CAP. I.
Lafac
Damea
Siadra e.
Carta
Euchiro c
Clearco
Stomio e
Somide
Callbnc
LIB. IX.
CAP. I.
Canaco
Menecmo e
Soida
Egia ed Agc-
lada
Afcaro
Simone ed
AnalTagora
Onata
170 Storia dell’Arte presso i Greci
corifta e un fuonator di tibia , che nel Faro di MefTene
naufragarono . Di tal lavoro io fido l’epoca più indietro che
far non fi fuole , poiché le ifcrizioni di quelle llatue furon
fatte dal celebre oratore Ippia ai tempi di Socrate , e fatte
qualche tempo dopo ( onpov), come fcrive Paufa-
nia (a) . Secondo lui contemporaneo dell’eginetico Callone
fu Canaco ( b ) ; cui però Plinio colloca nell’olimpiade xcv. (a) ,
e con molta verofimiglianza , perchè egli fu fcolaro di Poli-
cleto ; ma fuoi coevi certamente furono Menecmo e Soida
di Naupatto (c) , il fecondo de’ quali lavorò la Diana d’avorio
e d’oro polla nel tempio di quella dea a Calidone (1) , epo-
fcia a’ tempi d’Augullo trafportata a Patraffo (d) . Fiorirono
per ultimo entro quell’epoca Egia d’Atene , ed Agelada d’Ar¬
go (e) maeflro di Policleto (2) , il quale fra le altre cofe rap-
prefentò in Elide fu un cocchio Cleoilene , che riportata aveva
una vittoria nell’olimpiade lxvi . (e) . Ascaro fuo fcolaro fece
in Elide un Giove coronato di fiori (/) .
jf. 7. Prima che Serfe faceffe la fpedizione in Grecia era¬
no già celebri i feguenti artifli . Simone (g) e Anassagora (3) ,
amendue d’Egina, il fecondo de’ quali fcolpì il Giove che i
Greci collocarono in Elide dopo la battaglia di Platea ( h ) .
Pur d’Egina era Onata (z) di cui , oltre molti altri lavori ,
eranvi in Elide gli otto eroi, che eranfi offerti a tirar la forte
per
(a) PatiT. lii.j. cap. 24. pag. 447.
(A) id. lib. 7. cap.i 8 . pag. 470. prìnc.
(a) lib. 34. cap.8 .feci.i p. princ.
(c) idem ibid.
(1) Secondo Paufania loc. eie. concorfero
amendue a formar quella ftatua . Plinio I.34.
t.S.feci.ip. §.18. rammenta un vitello d’oro
di Menecmo , e gli attribuifee un libro fulla
ftatuaria . Queft'opera , ficcome tutte le altre
degli antichi tcritte fopra l'arte , le quali per
atteffarione di Filoftrato il giovane Icori, in
txord. oper. Philoftr. Tom. il. pag. 862. fu¬
rono molte , tutte fono perite .
(.d) Pati C. lib.7. cap.i 8. pag.y6g.
(b) Pauf. lib.8. cap.4-2.pag.68 8 .princ.
(1) Scrive Plinio lib. 34.. c. 8 .feci. 1 g. aver
rifiuto Agelada nell’olimpiade lxxxvii. ,
ed Egia nella lxxxiv. Otto opere d’Agelada
novera Paufania l. 6. 7. & 1 0. , parte in mar¬
mo e parte in bronco ; e Plinio /. eie. quattro
ne rammenta di Egia . [ V. apprelfo al §. 20.
(e) Pauf. lib.6. cap.io. pag. 476.
(/) id. lib.y. cap.24.pag. 480- .
(g) id. iib.f. cap. 27. pag. 448. lin.7.
(3) Vitruvio pr&f. ad lib. 7. attribuifee ad
AnalTagora un trattato di proiettiva , in cui
ebbe parte anche un certo Democrito . Dal
breve eli ratto che ne dà ben fi feorge aver
quefto verfato fui metodo di bene difporre c
dipingere le feene de’ teatri .
(A) Pauf. lib. ;. cap. 2 4. pag. 437.
0') id. lib.j. cap. 2 s- pag. 44 h
DAI SUOI PRINCIPJ BC, 171
per combattere in duello contro Ettore (i) . Glauco di Mefle- - — 1 * * * 5
ne in Sicilia , e Dionisio di Reggio vivevano al tempo d’Anaf- ^p1*’
fila tiranno di quella città (<*) (2), cioè fra le olimpiadi lxxi . GiaucoeDio-
e lxxvi. (l>) : fulle colle d’ un cavallo di Dionifio leggeavifi
incifa una ifcrizione (r) . Circa que’ tempi vivevano pure Ari- Ariftomedce
• , , . . . , Socrate
stomedb e Socrate tebani , opera de quali era una Gibele ,
che Pindaro fece collocare nel di lei tempio a Tebe (d) , Men- Mende»
deo di Peone , di cui vedeali in Elide un fimulacro della Vit¬
toria (e), Glaucia d'Egina, che fece in Elide il re Gelone cdauciaedE-
di Siracufa (/) fu un cocchio (3) ; e per ultimo Elada d’Argo
maellro di Fidia (g) .
fi. 8. Da quelli artefici varie fcuole fondaronfi in dive rii Scuole...
luoghi , e antichiffime fono le più rinomate della Grecia , cioè
d’Egina , di Corinto, e di Sicione , che può chiamarli la pa- dì Sidone...
tria delle opere dell’arte (h) . Fondatori di quella fcuola lu-
rono probabilmente Dipeno e Scillide (4) , che in Sicione fif-
Y 2 faro-
(i) Quelli vicn riputato il piu eccellente
tra gli allievi della duola di Dedalo . Tutte
le opere di lui , delle q tali trovali fatta men¬
zione , etano in metallo. Pauf. lib.p. cap.zp.
pag. 44 p. , cap.z 7. pag. 44-9. , Lib. 6. cap.i z.
pag. 47 g . , Antkol. iib. 4.. c.i z. n. 6. v.i . 7.
La Cerere di Onata , clic ferbavafi a Figai ia ,
era aliai celebre ; e Paufania per vederla ne
inrraprefe a bella polla il viaggio , lib. S .
cap. 4-2. pag. 6SS . [ Egli dice in quello luo¬
go che Onata era contemporanco di Egia , e
di Agelada , de’ quali ha parlato Winkelmann
nel §. antecedente .
(a) Pauf. lib. p. cap. 26. pag. 446.
(a) Sì Glauco che Dionifio , fecondo Pau¬
fania /oc. eie. , erano argivi ; e opere prege¬
voli di loro vedeanfi in Elide , delle quali fa
l'enumerazione il citaco dorico .
(fi) Bentlcy’s toc. cit.
(c) Pauf. lib.p. cap. 27. pag. 44S .
( d) id. lib. 9. cap. 2 p. pag. 7 pS .
(c) id. lib.p. cap.zó. princ. pag. 446 .
(/) id. lib. 6. cap 9. pag.47z.feq.
(5) Non fono dati (raccordo gli antichi
intorno al (oggetto rapprefenrato da Glaucia
fui cocchio . Hanno pretefo alcuni edere que-
di dato Gelone re di Sicilia , che lo abbia
poi mandato in dono a Giove in Elide ; ma ,
fecondo l'opinione di altri , feguitata da Pau¬
fania loc. cit. , il quale ne reca le ragioni , fu
innalzata quella datua a Gelone , o piuttollo
a Geloo , uomo privato , che nell'olimpiade
lxxiii. riportò là palma ne’ giuochi olimpi¬
ci Prelfo il cocchio di Gelone un'altra datua
vi era , opera di Glaucia , rapprefen tante Fi¬
lone ufeito vittoriofo dal pugilato . Pauf. ib.
Pag- 474- infine .
(g) Sebo/. Aridoph. in Ran. v. p 04 .
(A) Plin. lib. qp. cap.i 1. feci. 40. §. 24. ,
lib. 46. cap. 4. feci. 4. §. r.
(4) La fcuola di Sicione , come da Plinio
lib. pp. cap.i 1. feti. 40. §. 24. raccoglie!! , è
data foltanto di pittura , ed ebbe la medeft-
ma per fondatore il rinomato Eupompo , pit¬
tore di tanta autorità che arrivò a dividere in
tre le due antiche fcuole della Grecia . Fiori ,
egli è vero , nella delfa città anche la datna-
ria , ed alcune belle opere del loro fcarpello
vi lafciarono Dipeno e Scillide ; ma che cfli
vi abbiano in oltre fondata una fcuola di
fcultura , nelfun antico autore , che io fap-
pia , lo lafciò fcritto , ficcome nemmeno che
le città di Corinto e d' Egina abbiano avuto
fcuole , la prima di pittura , l'altra di datua-
ria , come qui appreifo fcrive l'erudito nodro
dorico . [ Se gli autori di queda nota non
avellerò tolta dalla loro edizione milanefe la
citazione di Plinio lib. 46. cap. 4. fieli. 4. $>.r-
L1B. IX.
CAP. I.
... di Corin¬
to .. .
172 Storia dell’Arte presso i Greci
farono la loro dimora > e v’ebbero degli fcolari da me pocan-
zi mentovati. Aristocle fratello di Canaco (a) rifguardavali
anche dopo fette età come il capo d’una fcuola , che s’era per
lungo tempo foftenuta in Sicione (rt) . Democrito, altro fcul-
tore di Sicione , nominava cinque maefiri della fua fcuola ,
i quali uno all’altro eranli fucceduti ( b ) . Polemone fcrilfe un
trattato delle pitture di Sicione , ov’era un portico con molti
lavori da lui Umilmente defcritto (c) . Eupompo maefiro di
Panfilo , di cui fu fcolare Apelle , fece sì che le due fcuole
della Grecia , le quali fino a quel tempo erano fiate unite fiot¬
to la denominazione di elladiche , nuovamente fi dividefiero ,
inguifache, oltre la jonica nell’Afia , fcuole particolari fof-
fero quella d’ Atene , e quella di Sicione (d) . Panfilo e Po-
licleto , Lisippo e Apelle , che andò a Sicione per meglio
perfezionarli nella fua arte (b) , le diedero il maggior luftro ;
e fembra che ai tempi di Tolomeo Filadelfo re d’Egitto , tra
le fcuole di pittura , la più celebre fofie e la migliore , poi¬
ché nella defcrizione della magnifica procelfione che quello
re fece fare , fi annoverano principalmente le pitture di Sicio¬
ne , e fon le fole di cui facciali menzione (e) .
jf. 9. Corinto a cagione dell'ottima fua Umazione fu fin
da’ primi tempi una delle più poflenti città della Grecia (/) ,
e fu perciò dai più vetufii poeti chiamata la ricca . Ardice
di
data da Winkelmann qui avanti nella lette¬
ra (A) , e TavelTero efaminata avrebbero ve¬
duto con qual fondamento fi polla f labili re in
Sicione una fcuola anche di fcultura , di cui
polTono crederli autori Dipeno , e Scillide .
Riguardo a Corinto , ed Egina vedremo nei
1 0. qui approdo , che Winkelmann non
ha pen fato male . ] Piuttofto alle tre greche
fcuole di pittura accennate da Plinio aggiu-
gnerfi potrebbe la fcuola attica di fcultura
fondata da Dedalo , della quale Paulania fa
menzione /. p. c.2 p. p. 44.}. in fine , [ e /. r 0.
caP-P7- png. 8 04- infine . ] Tale divifton di
fcuole olferva il conte di Caylus Reflex, far
quelli, chap. du 3 3. livre de Piine , 1 il. pan.
Acad. dei Injcript. Tom. XXV. Mém. p.t pi.
edere celiata nella Grecia , allorché vi fi mol¬
tiplicarono i maeftri dell'arte . Formatali Al¬
lora da ciafcheduno una maniera propria ,
non più li parlò di fcuole , ma foltanto di
maeftri in particolare , e de' loro allievi .
(a) Paul. lib. 6. cap. g pag. 4.7 2.
(a) id. lib. 6. cap. 3. pag. 43 g. princ.
(b) idem ibid.
(c) Athen. Dcipn.lib. 6. c. 1 4. p.ap B.
{d) Plin. lib. 3 p. cap. 18 . feci. 3 e. §.7.
(b) Plut. in Arato , op. Tom. I.p. 1 032. C.
( e ) Ath. lib. 3. cap. 6. pag. 1 g6. E.
(/) Thucyd. lib.t, cap.i 3 .pag.i 2.
DAI SUOI PRINCIP] EC. 173
di Corinto , e Telefane di Sicione , devon edere fiati i primi , i - ,r- -■
quali , oltre il femplice contorno della figura , ne abbiano in- LIB' IX'
dicate col difegno le parti interiormente ( a ) ; e Strabone parla
de’ quadri a molte figure di Cleante corintio , che ancora ai
tempi Tuoi elìdevano (b) . Cleofanto di Corinto venne in Italia
con Tarquinio Prifco avanti l’olimpiade xl. , e fu il primo che
infegnò ai Romani l’arte greca di dipingere : ai tempi di Pli¬
nio vedeanfi ancora a Lanuvio un’Atalanta ed un’Elena da lui
molto ben delineate (c) .
jf. io. Se fi potette argomentare l’antichità della fcuola ... e d’Egina..;
d’Egina dal celebre Smilide eginetico , ne porteremmo la fon¬
dazione fino ai tempi di Dedalo (a) . E’ certo però che ne’tem-
pi antichiffimi deve ettervi data in quell’ifola una fcuola delle
arti del difegno , e lo dimodra la menzione che vien fatta da¬
gli dorici di moltifiìme antiche datue nello dile eginetico lavo¬
rate (b) . Certo fcultore di quell’ifola non ci è noto fott’altro
nome, che lotto quello di datuario d’Egina (d) . L’arte tratte
colà molto vantaggio dal commercio e dalla navigazione di
quelle genti doriche d’ origine (e) , le quali , fra le altre der¬
rate , facevano un gran traffico de’ loro vali di terra-cotta
( che probabilmente faranno dati dipinti ) fegnati colla figura
d’un montone. Paufania parla della loro navigazione ne’ più
remoti tempi (/) , e dice che erano in mare fuperiori agli •
Ateniefi (g) , febbene avanti la guerra perfica sì gli uni che
gii
(a) Plin. lib.33. cap.3. fett.y. ( c ) Plin. lib. 33. cap. 3. feci. /. 6.
(é) Geogr. Itb. 8 . pag. j 28 . B. [Strabone (a) Pauf lib. 7. cap. 4. pag.r 1 ' ■ princ.
molto chiaramente ci die e lib.cit. p.387. B. (b) Come tra gli altri ne fa diftinta men-
che in Corinto , egualmente che in Sicione , zione Paufania Lib.p. cap . j. pag. 3 3 3. in fine ,
fiorii Te la pittura, e la Itatuaria , ed altre lib. 8 . cap. 3 3. pag. 708. in fine , lìbito. e. 36*
arti affini a quelle ; e che in elle città avef- pag. 8 pi .princ.
fero avuto un maggior accrefcimento : Co- (d) JEgyneta ficloris . Plin. lib. 35. c. 40.
rynthi , ac Sycione pingendi , ac fingendi , §. 41 . [ Egineta è piuttollo nome proprio ,
aliaque id genus artes ancia, flint . Paolo Oro- che di patria , come ivi ha bene offervato
fio Hifl. lib. f. cap. 3. fcrive , che Corinto l'Arduino n.i iz.
fu per molti fecoli l'officina di tutti gli arti- (e) Pauf. lib. 1 0. princ. pag.7 g8 .
Iti , e di tutte le arti : Per multa retro fa- (/) lib. 8. cap. 3. pag. 608.
cala velut officina omnium arùficum , atque (g) id. lib.», cpp.tg. pag.i 7 8,
artificiorum fuit .
LIB. IX.
CAP. I.
Circoftanze
della Grecia
infelici . . .
174 Storia dell’Arte presso i Greci
! gli altri non avelfero che navi di cinquanta remi , e fenza co¬
perta (a) . La reciproca gelofia di quelle due nazioni finì in
una guerra aperta (b) , la quale però fvanì quando Serie in¬
vale la Grecia. Egina, che molta parte ebbe nella vittoria
di Temiftocle contro i Perii , ne riportò pure de’ confidere-
voli vantaggi , perocché il ricco bottino fu colà trafportato
e venduto ; onde al riferire d’ Erodoto (c) ricchilhma diven¬
ne . Si mantenne in fiore quell’ ifola fino all’olimpiade lxxxvjh.
in cui fcacciati ne furono gli abitatori dagli Ateniefi perchè
fi erano alleati ai Lacedemoni . Gli Ateniefi allora mandaro¬
no colonie a popolar Egina , e gli Egineti andarono ad abi¬
tare nel paefe argolico prelfo Tirea (d) . Ritornarono elfi in
feguito di tempo al polfelfo della loro patria , ma non rifor-
fero mai alla primiera grandezza e polfanza . Coloro i quali
hanno vedute delle monete d’Egina , colla tefia di PaJlade da
una parte , e dall’altra col tridente di Nettuno (e) , giudicar
potranno fe nel difegno di quella tefia fi fcorga uno Itile par¬
ticolare dell’arte .
jf. 11. Dopo l’olimpiade l. cominciarono le calamità della
Grecia, che da varj tiranni fu afloggettata , e durò quello
per lei infelice tempo ben fettant’anni . Policrate fi fece pa¬
drone di Samo , Pifillrato d’Atene , e Cipfelo fece pafìare
al figlio Periandro il dominio di Corinto , fofienendo la fua
autorità coll’allearfi e ftrignerfi anche in vincolo di paren¬
tela con que’potenti, che aveano faputo opprimere la libertà
delle loro patrie Ambracia , Epidauro , e Lesbo . Di quefi’ifola
eran tiranni Melancro e Pittaco , l’Eubea foggiaceva a Timon-
da , Ligdamide coll’appoggio di Pifillrato dominava in Naffb,
e Patroclo nella città di Epidauro . Tutti però non erano
giunti all’autorità fuprema colla forza e colle armi : alcuni
v’era-
(<0 Thuc. lib.i. cap. 1 4. pag. 1 3. (d) Thuc. lib.i. cap 27. pag. 1 14..
(i) Pauf. lib.i . cap.2p.pag.j2, (e) Pauf. lib.z. cap.30 . pag.i 8 z.
(0 l'b.p.cap.So. pag.728.
DAI SUOI PRINCIPJ PC. 175:
v’erano flati portati dalla propria eloquenza (a) , altri coll’a-
ver faputo condefcendere al popolo (b) : e quelli , come Pi-
filtrato (0 , riconofceano fuperiori a sè le leggi de’ loro cit¬
tadini . Il titolo di tiranno era tra loro onorevole (d) ; e Ari-
fiodemo , tiranno di Megalopoli in Arcadia , Teppe meritarli
il foprannome di (e) , che uom retto lignifica . Le fta-
tue de’ vincitori ne’ giuochi più folenni , delle quali ripiena
era Elide anche avanti che l’arte folle in fiore (/) , rappre-
fentavano per lo più altrettanti difenfori della patria libertà :
i tiranni non potevan impedire la giuftizia che volea renderli
al merito ; e Tardila ebbe in ogni tempo il diritto di efporre
le opere Tue agli occhi di tutta la nazione .
JT. 12. Allorché feci la prima edizione di quella Storia io
credea di poter rapportare a quelli tempi un baffo-rilievo in
marmo di due figure , delle quali una rapprefenta Giove fe¬
dente , e l’altra un giovane atleta col nome Manteo (g) . Fon¬
davano fulla fcrittura fatta a folchi , detta da’ Greci /3ovrp0<pa-
Sòv , che è la maniera di fcrivere prefio di loro antichiflìma ;
e lapeva altronde che prima dell’olimpiade l. non s’era colà co¬
minciato a lavorare in marmo (a) . Avvifai fin d’ullora che non
potea portarne un fondato giudizio fulla llampa in rame ; e
feppi in apprelfo che quello lavoro , efillente oggidì nella gal¬
leria del conte di Pembrok a Wilton , viene dai conofcitori
riputato una moderna impollura (b) . L’ urna fepolcrale col
nome
(.a) Ari fi:. De Reputi, lib.g. cap. io.
C» ’ Dion. Hai. Arie. Rom. db. 6. cap. 60.
F?8- $72- I Riferifce (blamente un'orazione
di Appio Claudio , in cui dice che i tiranni fi
tacevano anche coll’adulare il popolo .
(c) Arili. /oc. eie. cap.i 2. , Pauf db. 1 . c.j.
pag. 9. princ.
(d) V. Barnes ad Hom. hymn. in Mare.v.f.
(e) Pauf. db. 8 cap. 28 . pag. 6 $ 0. Un. 29.
( f ) V. Herod. db. 6 cap. 1 27. pae. 4.97.
[ Parla degli agonoteti , o prefidenti ài giuo¬
chi , non di (ta^ue .
(gj De Bimard la Baftie noi. ad Marm, &c,
(a) Ved. Tomo 1. pag. 31. noe. d.
(b) Il marchefe Maffei è quello, che dà,
per quanto io fappia , di fallita a quello mo¬
numento nel Muf. Veronen. , pag. CCCCX.
Ma non fono mancati fcrittori , che dopo di
lui lo hanno dato per antico ; come Corfini
Appcnd. ad noe. Grac.pag.XVll. , Difsere.
agonijl. pag. e Spiega £. di due anciche
ifcriz. pag. IV". , Court de Gcbelin Monde pri¬
mi eif , origine da langage , db. f. feci. 3. c. 4..
pag. 4. 7 j. , e gli autori del Nouveau eraicé
de diplom. Tom. I. par. il. feci. il. cap. X.
pag. 641. Vedi il dotto P. tabi icy Diaeribe ,
qua bìbliogr, anciq. ec. , pag. 288.
JLIB. IX.
CAP. I.
176 Storia dell'Arte presso i Greci
======== nome di Alcman, che fi vede a Venezia nel palazzo Giufti-
lib.ìx. njanj f è fiata da taluno creduta la tomba dell’ antichiflimo
poeta Alcman (a) , il quale fioriva nell’olimpiade xxx. , ma efla
è lavoro di molti fecoli più tardi . 11 fepolcro di quel poeta
era a Sparta ( b ) .
jf. 13. Di quelli tempi pur farebbe, fecondo l’opinione
d’alcuni antiquarj ( c ) , la più antica moneta d’oro , che cre¬
dei! di Cirene in Africa ; e farebbe Hata coniata durante la
minorità di Batto IV. per ordine di Demonace di Mantinea
reggente di Cirene (d) , contemporaneo di Pifillrato . Demo¬
nace vi è rapprefentato in piedi , cinto il capo d’un diadema ,
da cui fpuntano de’ raggi, con un corno di montone al di fo-
pra dell’orecchia : tien nella delira una Vittoria , e nella fi-
niftra uno fcettro . E’ più credibil però che tal moneta lìa Hata
coniata polleriormente in memoria di Demonace (a) .
favorevoli jf. 14. Finalmente nell’olimpiade lxvu. , e circa a quel
tempo in cui Bruto liberò dai Tarquinj Roma , la Grecia fi
fottralfe al giogo de’ tiranni , mettendo a morte o mandando
Libertà... in efiglio i figli di Pifillrato , e que’foli rifparmiando che fe¬
condo le leggi equamente reggevano Sicione ( e ) . Efla allora
follevò il capo , e parve che un nuovo fpirito tutta penetrafle
la nazione . Le repubbliche , le quali furon in apprefib sì ce¬
lebri , erano piccoli fiati di nefiuna confiderazione e appena
noti , fino a che i Perii non vennero ad inquietare i Greci
nella Jonia, devafiando Mileto , e conducendone fchiavi gli
abitatori . A quello difaftro furono fommamente fenlibili i
Greci , e fopra tutti gli Ateniefi , i quali , anche alcuni anni
dopo , quando Frinico rapprefentò loro in una tragedia la
pre¬
fa) A fior. Comm. in Alcm. mon. (a) Così penfa anche Weffelingio nella no-
(^) Pauf. lib. 3, cap.ir. pag. 24.4., fritte. ta al luogo citato di Erodoto, e Bouheno
(c) Hard. Mém. de Trev. an. 1727. aout , Dijfert. Herod. cap.i 2. pag.i 1 2.
art. 72. pag. 1 4.4.4.. (e) Arift. De Republ. lib. 3. cap.i 2. , Strab»
(.d) Herod. lib. 4. cap.i 61. p.gfg. , Con- lib. 8. pag. j 87 . B.
flant. Porphyr. Excerpta Diodori , p. 233,
dai suoi principj bc. 177
prefa di Mileto , fi fciolfero in lagrime per la compafiìone .
Quelli mifero in piedi tutte le loro forze , ed eflendofi alleati
cogli Eretrj , vennero in ajuto de’ loro fratelli nell’ Alia jonica,
e prefero l’ardita risoluzione d’andare ad aflalire il re di Per¬
da ne’ proprj fuoi fiati . Inoltraronfi nell’olimpiade Lxrx. fino
alla città diSardi, cui devaftarono e mifero a fiamme , tanto
più facilmente quanto che le cafe n’ erano in parte di can¬
ne (a) , o di quelle almeno n’erano i tetti ; e nell’olimpiade
lxxii. , cioè vent’anni dopo che fu melfo a morte Ipparco ti¬
ranno d’Atene, e discacciatone Ippia fuo fratello, ottennero
la portentofa vittoria di Maratona.
$. ij. Per quella vittoria gli Ateniefi follevaronfi fovra
tutte le altre città della Grecia ; ficcome i primi furono ad
incivilirli , e a deporre le armi ( b ) , Senza le quali antica¬
mente , nemmeno in tempo di pace , nelfun Greco mai com¬
pariva in pubblico ; così Atene, che andava efiendendo la pro¬
pria autorità e crefcendo in forze , divenne la fede principale
delle Scienze e delle arti e , come dicea Pericle , fi fece la
maeftra della Grecia intera (c) . Quindi fu detto che i Greci
aveflero comuni fra di loro tutte le cofe , tranne la firada
dell’immortalità , che a’ foli Ateniefi era nota (d) . A Crotona
e a Cirene fioriva la medicina, e la mufica in Argo (e); ma
in Atene adunate fi erano le Scienze tutte eie arti(i).
jf. 1 6. Benché quelle però colà fioriflero , non erano men
coltivate a Sparta; anzi in quella città furono efercitate da
Tom. II. Z tem-
(a) Herod. lib.p. cap.ioi.pag. 4.28. dell’ invidia univerfale . Se a tal fegno di glo-
(A) Thucyd. lib.i. cap. 6. pag. 6. ria crebbe la nominata città per la perle z to¬
te) id. lib.z. cap. 4.1 .pag.i 22. ne di effe , vi crebbero però quelle per elìer
\d) Ath . Deipn. hb. 6. cap.i j. p.z pò . F. ella fiata una delle grandi , floride c popo¬
ne) Herod. lib.^. cap. 1 31 . pag.2 64. late città della Grecia . Tali citta (blamente
(1) Giuda l’offervazionc di Diodoro da Si- poflono ammettere ed alimentare nel proprio
ciba lib.i z.princ. quafi nello dello periodo fero tutt’i rami delle arti e delle feienze , le
di tempo , in cui videfi in Atene per opera quali abbifognano d'un vado campo per pro¬
di Fidia portata la (cultura al grado (ommo darli tutt'inlleme . Negli fpazj più ridretti
di perfezione , vi li vide altresì fiorire la filo- delle piccole e meno popolofe citta qualche
fona , l’eloquenza , l’arte militare con tutte ramo appena di effe vi può allignare , e que-
Ic altre feienze ed arti ; talché Atene l'og- fto ancora più facilmente v’ ilterililce ,
getto diventò ficcome dell’ ammirazione, così
LIB. IX.
CAP. I.
, . . e portanza
de' Greci .
L1B. IX.
CAP. I.
173 Storia dell’Arte presso i Greci
tempi affai più remoti . E per tacere delle figure di legno ve-
tuftifiìmc collocate in uno de’ Tuoi tempj , e di quella ftatua
di Giove in bronzo mentovata da Paufania come il più an¬
tico lavoro in tal materia (a) , molto prima di quell’ epoca
gli Spartani aveano fpedito a Sardi in Lidia per comprar l’oro,
con cui formare una ftatua d’ÀpolIo , o piuttollo per vellir-
nela (b) . Lo fpartano Giziada anteriore alla guerra m e Ile¬
nia , non folo era celebre poeta , ma eziandio chiaro ardila;
e come noto era il fuo inno a Pallade , così era famofa la
ftatua di quella dea da lui formata in bronzo , la cui bafe rap-
prefentava le fatiche d’Èrcole , le figlie di Leucippo rapite dai
Diofcori, e altri favolofi avvenimenti (c) . Lavoro dello fteffo
artefice erano que’ due tripodi in bronzo che nell’olimpiade
xiv. dagli Spartani furono polli ad Amicla non lungi da Spar¬
ta , fotto l’uno de’ quali flava Venere , e fotto l’altro Dia¬
na (d) ; cioè erano fatti in guifa che la tazza del tripode s’ap-
poggiava fulle figure delle dee polle in mezzo ai tre piedi (a) .
Facemmo di fopra anche menzione di Doriclida e di Don-
ta , di Siadra e di Carta antichi fcultori lacedemoni.
$. 17 • Ritorniamo da Sparta ad Atene, e dai più antichi
tempi difcendiamo nuovamente a quelli di cui parlavamo
pocanzi . Dieci anni dopo la vittoria di Maratona TemiUocle
e Paufania (b) tali fconfitte diedero preffo Salamina e Platea
ai Perii , che quelli prefi dallo fpavento rifuggiaronfi nel cen¬
tro dell impero ; ma nel tempo fleffo , affinchè i Greci avef-
fero
(a) Pauf. /ib.3. c. 1 7. pag. 2J1. [ Ved. qui
avan ti pag. 34. princ. , e pag. 168. n. 1.
(J>) Herod. lib.t. cap. 6p.pag.34.. V. Gei-
noz Obferv. & correli, far Le texte , & la vcrfi
du prém. livre d' Herod. Acad. des Infcr.
Tom. XX1I1. Hijì. pag. 118.
(0 Pauf. loc, cit, pag. 240. feq.
( d ) id. /ib.3. c.i 8. pag. 2 f j, princ. , lib.4.
cap.i 4. pag. 31 3.
(a) Tanto qui , che fopra pag. 166. §. 4..
Vinkelmann mette Giziada in tempi sì re¬
moti fenza darne veruna prova . Paufania
lo fa certamente pofleriore d'afiai ; perocché
parlando di quelli tripodi lìb.3. c.i 8. p.zjj.
dice , che furono fatti colle fpoglie acqui-
flate per la vittoria al fiume Egi . che lo
fte(To noflro Autore fopra pag.i6p.%.g. in
fine , ha notato bene edere fiata riportata
nell’olimpiade xeni.
(b.) Nell'olimpiade lxxv. anno ni. , avan¬
ti Gesù Criflo anni 478.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 179
fero Tempre fott’occhio i fanelli monumenti del pericolo a cui "= - ==
r LIB IX
era Hata efpolla la loro libertà, non vollero mai reltaurare CApJJ‘
i tempj che dai Perii erano flati dillrutti (a) . Comincia da
quell’epoca quel mezzo fecolo della greca lloria che farà Tem¬
pre memorabile, cioè dalla fuga di Serfe lino alla guerra del
Peloponnefo ( b ) .
jf. 18. E’ quello il tempo in cui parvero tutte metterli in ^orag^mé-
azione le forze della Grecia , e tutti fvilupparli i talenti di « e delie ar-
quella nazione . Gli uomini Hraordinarj e gli fpiriti fublimi ,
i quali aveano cominciato a formarli nei primi movimenti che
l’amor della libertà avea dellati in quelle contrade , tutti
comparvero a un tempo flelfo . Erodoto nell’olimpiade lxxvii.
andò dalla Caria in Elide , e al colpetto della Grecia tutta ivi
adunata lelfe la Tua lloria (a) : non molto avanti di lui Fe-
recide era flato il primo a fcrivere in profa (c) . Efchilo ef-
pofe al pubblico le prime tragedie regolari in illile fublime ,
poiché quelle dall’invenzione della fcena nell’olimpiade lxi.
finallora non erano Hate che balli di perfone cantanti ; e ri-
portonne il premio nell’olimpiade lxxiii. S’incominciò circa
quello tempo a cantare i poemi d’Omero , e nell’ olimpiade
lxix . Cineto firacufano ne fu il primo rapfodilla (d) . Allor
pure Epicarmo filofofo e poeta diede le prime commedie,
Simonide immaginò l’elegia , Gorgia di Leonzio in Sicilia die¬
de una forma fcientifica all’eloquenza (e) , e a’ tempi di So¬
crate Antilonte mife in ifcritto le orazioni e le arringhe (f) .
Le fcienze medefime furono allora per la prima volta infe-
gnate pubblicamente in Atene da Analfagora che v’aprì fcuo-
Z 2 la
/ 0 • caP- 3 S ■ Pag- 88 j. tò i poemi d’Omero in Siracufa nella detta
lo) Thuc. Irà i . cap.i 18 . pag. y j . , Diod. olimpiade. Euftazio Comment. in lliad. l.i .
Itb , z.pnac. rag. 4.78. pr;nc_ > e ìrj politi r 2. pag_ , 6. Vcd. To-
S. Ycdl I°P 90. not. a. , e Dod- mo I. pag. 240.
weilo Appar. ad Thucyd. pag.i 4. (ey Diod. Sic. lib.12. %. 5 g.pag.yi4-
yX , C!t i,aS- 4- ( h Plut. Viu X. Rhet. in Antipk. oper,
j;£l Netti. 2. verf.r. [Cineto Tom. il. pag. 832. D.
era di Chio , ora detta Scio , e il primo can- '
LIB. IX.
CAP. I.
.. . per la rie
dificazione d
Atene .
180 Storia dell’Arte presso i Greci
la nell’olimpiade lxxv. (a) . Non erano molti anni che Simo-
nide ed Epicarmo aveano perfezionato l’alfabeto greco , e le
lettere da loro aggiuntevi cominciarono ad ufarlì anche nelle
pubbliche fcritture all’olimpiade xciv. ( b ) . Tali furono a così
dire i gran preparativi alla perfezione dell’arte , a cui etta a
gran palli s’avvicinava .
jf. 19. Tratte quella vantaggio dai difaftri medelìmi che
la Grecia avea fofferti , dal devaftamento che v’aveano fatto
i Perii, e dalla diftruzione d’Atene . Dopo la vittoria di Te-
miftocle li penfò a reftaurare i tempj , ed a rimettere in piedi
i pubblici edifizj (a) . I Greci portati da un vivo amore per
la patria , che avea collata la vita a tanti eroi , e che era ornai
ficura da ogni nimico infulto , penfarono ad abbellirla , e ad
ergere edifizj e tempj fontuoli e magnifici , che fervir do¬
vettero di monumenti eterni per la mirabile vittoria di Sala-
mina . Vedeafi quella rapprefentata nel fregio d’un pubblico
portico a Sparta , fabbricato colla preda de’ Perii , e detto per¬
ciò perfiano (c) (*) . Quelli grandi monumenti rendevano ne-
cettarj gli ardili , e davan loro occafioni di tutti fpiegare i
ta-
(a) Mcurf. Le 3. att. I.3. c.27. 0p.T0ni.zI.
toL ‘ 141 .
(.b) Corlin. Fajl. att. olymp. xciv. T. ni.
pag. 277.
(a) Non potendoli ammettere una con¬
tradizione manifefta tra quello luogo , c l’al¬
tro qui avanti nel §. / 7. , in cui dice bene
Winkelmann fecondo Paulania , che i tempj
non furono mai più rellaurati ; diremo , che
col tratto di tempo dopo quella devaltazione
fofle penfato a reftaurarli , ma che poi ciò
non folTe effettuato . Infatti Pericle , al dire
di Plutarco nella di lui vita pag.t 6 2. D. op.
Tom. I. , vi pensò , e inviò a tale effetto le¬
gati a tutte le città della Grecia affinchè man-
dafTcro degl’ inviati ad un concilio da tenerli
in Atene fu tal punto ; ma nelfuna città gli
preftò orecchio , eflendofì opporti , per quan¬
to lì diceva , gli Spartani . Così rimafero i
tempj dirtrutti , e Paufania alcuni ne aveva
veduti ancora a’ luoi giorni .
(c) Paul, lib.g . cap.i 1 , pag. 2 3 2.
(*) Cosi intendo Paufania quando dice
Ivi niirur , cioè fopra le colonne ; e len¬
za dubbio mal s’appongono coloro i quali lo
fpiegano in guifa che le figure de' Perii , del
duce loro Mardonio , e d’Artcmifia regina,
della Caria , la quale accompagnò Serie in
quella fpedizione , fodero iingolarmcnte rap-
prefenratc , avendo ognuno di effi una ftarua
particolare porta fu una colonna ; [ come
credo anch’ io che foffero rapprefentate vera¬
mente . Paufania non parla di baffi rilievi ,
ma di rtatue , e di determinate perfone . Era¬
no {oliti i Greci di mettere le ftatae fopra
colonne ; c lo fteffo Paulania Uh. j. cap. 2 4.
pag. 44.G.princ. parla di una piccola ftarua
di Giove , e cap. 26. pag. 44<l.prìnc. della
ftatua della Vittoria , opera ai Mfcndeo nomi¬
nata fopra pag. 1 7 1 . §. 7. , porte fopra colon¬
ne . Ved. anche Tomo 1. pag. 7. not.i. Ma
qui toglie ogni difficoltà Vitruvio lib. i.c.i. ,
ove dice clprelTamente , che erano rtatue le
figure di quei Pcrliani , e che reggevano il
tetto del portico a guifa di Cariatidi ,
DAI SUOI PRINCIPJ KC. l8/
talenti . Malgrado le innumerevoli ftatue degli dei non obblia-
vanfi que’ degni cittadini, che fparfo aveano il fangue com¬
battendo per la patria ; anzi in quella fpecie d’immortalità
ebbero parte le donne flette che da Atene erano fuggite coi
loro figliuoli a Trezene , e fe ne viddero le flatue in un por¬
tico di quella città (a) .
/. 20. I più celebri fcultori di quello tempo furono Age-
lada d’Argo , maeflro di Policleto , e Onata eginetico autor
della flatua di Gelone re di Siracufa (a) , polla fu un coc¬
chio , i cui cavalli erano di Calamide (b) . Agenore s’è im¬
mortalato per le flatue dei fidi amici e liberatori della lor pa¬
tria, Armodio ed Ariflogitone , fcolpite nell’anno primo dell*
olimpiade lxxvii. (c) , dopo che erano fiate depredate da’ Perii
le flatue di bronzo erette loro quattr’anni dopo la morte del
tiranno (b) . Glaucia pur d’Egina fece la flatua del famofo
Tea-
(a) Pau C. lib.z.cap.31, pag.i ! j.
(a) Sopra alla pag. 170. noi. 1. fi c nota¬
to , che Plinio mette Agelada nell'olimpiade
txxx vir. Winkelmann qui pare che voglia
avvicinarlo a quella epoca , e che non fi lia
ricordato di aver alla citata pagina pollo lo
Hello arrida molci anni avanti . La era forfè
flato ingannato dallolimmadc ixvi. , in cui
vinfe Cleoltene , la cui ftatua fece Agelada .
Paufania pare che fi accordi a Plinio ; poiché
lìb.S. cap. 42. pag. 688. fa appunto Agelada
contemporaneo di Onata ; e dice che quelli
lavorò alla ftatua di Gelone molti anni dopo
la di lui morte , e lungo tempo dopo la fpe-
dizione di Serie contro la Grecia . La (latua
di Cleollenc farà fiata eretta molto dopo la
fua vittoria ; come di altre confimili fi è ve¬
duto nel Tom. 1. pag. 2/2. Se il fig. Falconet
avelie fatte quelle riflelfioni non avrebbe
nelle lue note a Plinio lib.34. cap. S. feci. 1 0.
iruvr. Tom. ni. pop. 6p. tacciato quello
fcritrore da meno elatto , e meno bene in¬
formato di Paufania ; aderendo , che quelli
feriva aver Agelada fatta la ftatua di Cleo-
ftetie nell'olimpiade txvi.
(*) Paufania lib. 6. cop.i 2. pag. 47 9.
(c) Non fo donde il noftro Autore abbia
tratta quefta notizia . In vece di Agenore
volea forfè dire Antenore, che Meurfio Ce-
ram. gemiti, cap.i 0. opcr. Tom. 1. col. 4 8 3. ,
e Giunio Co tal. arckit. ec. pag 1 4. fanno au¬
tore delle ftatue di que' due perfonaggi . Efli
però moflrano di non aver letto bene Paula»
nia , che citano al lib.i . cap. S. pag. 27. Nu¬
mera quelli diverfe ftatue , e in ultimo luo¬
go quelle di Armodio , e di Ariflogitone ;
quindi foggiugne , che le piti antiche di elTc
le avea fatte Antenore , le più recenti Cri-
zia . Non vuol dire con quello , che tali arti-
Ili abbiano fatto in divedi tempi le ftatue di
que' due foggetti , come lo intendono i detti
Icrittori ; ma bensì , che Antenore avea fatte
le più antiche delle numerate ; e Crizia le più
recenti , fra le quali erano le ftatue d'Armo-
dio e del compagno , nominate in ultimo
luogo . Infatti , che le abbia lavorate Crizia
ce lo attefla anche Luciano in Philopf. $.18.
over. Tom. ni. pag. 44. È qui da oftervarfi ,
che quello Crizia da Luciano è cognominato
neliota , probabilmente per diftinguerlo dall*
altro Crizia attico più antico , menzionato
da Paufania lìb. 6. cap. 3. pag. 437. ; c così
dovrebbe emendarli Plinio lib.34. c.S.feB.ip .
princ. , ove (crive Critìas , Nefloclcs , facen¬
do di un folo due divedi ardili , come beni
olferva Giunio toc. eie. pag. 37. Vedi apprclfo
pag.i p2. not.c.
(A) Lydiat. Redintegr. annoi, ad ckron.
marm. oxon. tp. 46. pag.49. , ep.f f.p. 61.,
Pridcaux Nota hift. ad ia. chron. ibid. p.21 3.
& 2 20. [Quelli fa ollervare alla citata pagi¬
na 2 1 3. , che lpparco era un ottimo principe,
c che non fu uccifo per liberare la patria , la
quale Tempre onorò la di lui memoria ,
LIB. IX.
CAP. I.
Artidi e mo»
numeri di qua*
(empi .
i§2 Storia dell’Arte presso i Greci
! Teagene di Tafo , che avea riportate 400. corone nei giuochi
delia Grecia (a) ,
jf. 21. Una delle più antiche ftatue di Roma , lavoro gre¬
co di quelli tempi , è una Mufa del palazzo Barberini , che
tiene una così detta lira . Ha una grandezza al doppio del na¬
turale , e porta tutti gl’indizj d’una sì remota antichità . Po¬
trebbe quella ben e fiere una delle tre Mule lavorate da tre
gran maeftri : la prima , lavoro di Canaco ficionio , teneva
due tibie ; T altra , opera d’ARisTocLE fratello di Canaco ,
aveva una lira, chiamata ; e la terza » con una di quel¬
le lire che diceanfi j2dp/3rn$ , era fiata {colpita dal mentovato
Aghlada . Abbiamo quelle notizie da un epigramma d’Anti-
patro (b) , il quale può crederli quello nativo di Sidone , co¬
me rilevali da un altro epigramma lulla llatua di Bacco , che
flava prelTo alla llatua di un Pifone (a) ; e liccome è altresì
probabile che quella folle incorna , li argomenta che ivi egli
vivefie , e ivi pur follerò le Mufe , che gli hanno fornito il
foggetto del mentovato epigramma (b) . Parlando de’ loro Uro-
menti mulicali , ho dato loro il nome di lira per mancanza
di termini più proprj , tanto più che gli antichi ftcfli con-
fondeano At/pas e , e sì di quella che di quella dicean
inventore or Mercurio , ed ora Apollo . E’certo però che
ài/pae e , ove lo itelfo llromento non fodero , elTer do-
veano almeno due llromenti molto fomiglievoli . Fra le pit¬
ture
(u) Paul. lìb. 6. cap.xi. pag.j.?!!. oiferva , che Antipatro viveva ai tempi della
(A) Anthol. lìb. 4.. cap.i z. n. 6p. guerra mitridatica Si potrebbe piuttofto ar-
(a) ivi num. 32. gomentarc , che non ftefle in Roma, dall’aver
(b) Dal nominare la ftatua di Pifone in in quell'alno epigramma aggiunta al nome
quell’epigramma non inferirei così fadlmen- di Pifone la di lui nazione , o patria, chia-
tc , che Antipatro viveffe in Roma ; poiché mandolo aufonìo ; il che non pareva necellq-
con eguale facilita da un altro epigramma rio per uno , che fcrivelfe in quella Otta . In
fatto da lui a Lucullo in nome degli abitanti fecondo luogo mi farebbe credere , che (le de
di Teflalonica , per ringraziarlo di averli libe- fuor di Roma , il dono , che mandò allo ftef-
rati da certi ladroni , potrebbe inferirli , che fo Pifone , di una candela di forma partico-
vìvelfe in quella città . Quello epigramma è lare , della quale parla in altro epigramma
riportato dallo Scaligero Animadv. in Eufcb. inferito nella lidia Antologia lìb. 6. cap. 1 0.
chron. ad ann. mdccccxli. , pug.i j z. , ove num. 3.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. l8j
ture ercolanenfi v’ è una Mufa con quella ifcrizione TEP-LL
XOPH AYPAN ( a ) , e tiene in mano una piccola lira : que¬
lla forfè è quella lidia cui inventò Mercurio , e formolla
col gufcio d’una telluggine , onde venne detta ;^'Au; : di tal
forma è la lira che vedelì appiè d’una flatua di quello dia
nella villa Negroni . Arato (b) chiama ^sAws la. piccola lira ,
forfè per diflinguerla dalia più grande , detta /3xp,3tw<; , e non
già perchè avelie poca fronte come opina lo Scoiiafte di que¬
llo poeta . La lira della Mufa Barberini è della fpecie più gran¬
de , limile a quella che tiene Apollo fu un’altra pittura d’ Er¬
odano (c) . (huello llromento , detto (2dpj3tTOi , da Polluce
vien chiamato eziandio fiapufurov (d) , cioè a grolle corde ,
fiapuTspzi £%ov to'; (?) , onde dirli potrebbe una fpecie
di laìteno (*) . Quindi hccome la Mufa cI’Aristocle tenea la
piccola lira , e quella d’ Agelada il @àp(2nvs , polliamo
congetturare che lìa quella feconda la Mula Barberini . Sui-
da chiama Gelada , in vece d’AGELADA , Lardila di tale fla-
tua , e Kuller non ne ha nemmeno avvertito l’abbaglio nell’ul¬
tima edizione della di lui opera (a) .
$. 22. Io non deciderò qui fe le ftatue di Callore e Pol¬
luce fcolpite da Ecesia , e polle innanzi al tempio di Giove
Tonante (/) , liano quelle fteffe figure cololfali che veggonli
ora in Campidoglio ; ma è certo almeno che effe trovate fu¬
rono
W d’Ercol. Tom . il. Tav, j, hifi.i 34. v. 2. , e Chil. 8. hifi.i 92. v. 376,
y) Phtnom. verf. 268 . fcrivono Gelada , e lo dicono maellro di Fi-
( C\ d \ì*tr7'av' r' •• dia , non di Policleto 5 e farà lo Hello > che
r a ci* ^n0T!lafi.' Li'b- 4- cap. p.fegm. 59. lo Scoliate d’Anllofane in Ran. verf. J04.. ,
£• *. Euri?, in Alceft verj. 34. j. chiama Elada , nominato da Winkelmann lo -
(*) A mio parere , mal s’appone Hunt , pra alla pag.171. §. 7. in fine . Crederei pili
il quale, nella prefazione alla nuova edizio- probabile , che avelie errato quello Scoliate
"c di Hyde De religione Pefarum , preten- nel dire Elada per Gelala , e che quelli , mae-
de che la voce barbiton derivi dal perliano . Uro di Fidia, lìa diverfo da Agelada , mae-
Egh ne prende argomento da certo racconto Uro di Policleto : e però non laprei accor-
lpcttante a Cofroe ; e non riflette che a'tem- darmi a Meurfto , il quale nel iuo Pir&us ,
pi di quello monarca già da lungo tempo five de Pino Athenien. portu , cap. 4 . oper .
noti erano i Greci ai Perii , ond’è probabile Tom. I col. j 5-4. vuol che lì emendi Agelada
che quelli nelPado^tare un greco illromento in tutti quegli fcrittori , fenza darne buone
ne abbiano inlìeme adottato il nome . ragioni .
CO Tanto Suida , che Tzetze Chil, 7. \f) Piin. lib.34, cap.8,feci.i 9. §./ 6.
LIB. IX.
CAP. I.
LIB. IX.
CAP. I.
1S4 Storia dell’Arte presso i Greci
rono nel luogo ftefio (a) . Si può anche fondare qualche con¬
gettura fulla durezza di lavoro che fi fcorge in quelle parti
che fono veramente antiche , e che era propria cI’Egesia (<*) .
In tal fuppofizione apparterrebbono quelle ftatue al più an¬
tico ftile , avendo quello fcultore probabilmente vilfuto prima
di Fidia (b) .
jf. 23. Dell’arte di quelli tempi fanno fede eziandio le mo¬
nete di Gelone re di Siracufa , fra le quali una d’oro è delle
più antiche monete di quello metallo a noi pervenute {b) .
Non può determinarli l’ età delle monete ateniefi , ma balla
lo llile del lavoro per confutare Arduino , fecondo il quale
non è fiata da loro coniata nefluna moneta prima del re Fi¬
lippo il Macedone ; poiché abbiamo delle monete ateniefi
d’un impronto mal difegnato ed informe . La più bella mo¬
neta d’Atene , che io abbia veduta , è un così detto quinario
in oro , efiftente nel mufeo Farnefe a Napoli , e balla quella
a confutar Bofe , che pretende non efiervi nefiima moneta
ateniefe in oro (c) . 11 nome 1EPX1N che leggefi fui petto
d’un bullo giovanile in Campidoglio (c) , creduto per ciò il
bullo di Jerone re di Siracufa , è indubitabilmente cofa re¬
cente .
(a) Ha già ofiervato il fignor ab. Vifconti
Mufeo Pio-Clem. Tom. I. Tav. 37. pag. 73.
n. b. , che Winkelmann qui cade in due er¬
rori . 11 1. nel fupporre i Diofcori di Egefia
in marmo , quando Elinio loc. cit. li dice in
bronzo . Il 1. nell'afferirc che quelli del Cam¬
pidoglio fiano (tari trovati nel luogo ftef-
fo , mentre abbiamo da Flaminio Vacca nelle
Tue Memorie , n. pz. , che furono trovati nel
Ghetto degli Ebrei . Ved. appretta al Lib. XI.
Capo iti. §. 14.
(a) Quint. Injl. Orat. lib. iz. eap.10.
(b) Crederei che ciò fi potefle dire con
rutta Scurezza fe riflettiamo , che Quinti¬
liano , il quale fa loe.cit. la ferie di varj ar¬
ridi per far vedere come fi c andato miglio¬
rando lo ftile , per primi conta Calone ed
Egefia , de' quali dice , che i loro lavori era¬
no dei più duri , c limili agli etrufehi ; quin¬
di mette Calamide , i di cui lavori erano me¬
no duri ; e in ultimo Mirone , che fi era di-
ftinto con una maniera più morbida . Du-
riora , & Tufcanicis proxima Calori , atque
Egefìas ; jam minus rigida Calamis y mol-
liora adhuc fupradìciis Myron fecit .
(£) Hard. Mém. de Trév. 1 7 27. aout ,
art. 7 2. pag. 144.9.
(c) Reflex, far les méd. de Crotone , Acad .
des Infcript. Tom. 1. Hijl.pae.z33.
(c) Muf. Capitol. Tom. I. Tav. 33.
Ca
DAI SUOI PRINCIPJ EC.
LIB. IX.
CAP. ir.
I8f
Capo II.
Perfezione delle fetenze e delle arti in Grecia, — V’ influirono le
circoftanze . . . /’ ufo de’ pubblici giuochi ... la pace Jlabili-
tafi . . . e'I governo di Pericle — Artijìi di quejìo tempo — Fidia —
AJcamene — Agoracrito . . . fta Venere — Tempo della guerra pe~
loponnejtaca — In ejja fiorirono Policleto — Scopa . . . fua Niobe —
Pittagora — Ctefilao ... [uo fuppofìo gladiator moribondo ... e Mi-
rone — Ofjervazioni fui bajfo-rilievo dell’ apoteofì d’Omero .
N egli ultimi tempi , di cui parlammo nel Capo anteceden¬
te , lì pofe il fondamento della grandezza de’Greci , fu del
quale un magnifico e durevole edifizio elevar fidovea. Dirli
potrebbe che a quello abbiano dato la prima mano i favj e i
poeti, il compimento gli ardili , e la Iforia v’abbia aggiunto
l’ornamento d’un maellofo ingrelTo che a lui ne conduce .
I Greci di que’ tempi , come quelli tra noi che leggono e ben
intendono i loro poeti, faranno rimarti forprefi al vedere po¬
chi anni dopo una tragedia d’Efchilo , che credeano perfet¬
ta , comparir fra loro Sofocle (*) ; e quelli non gradatamen¬
te , ma con un volo incomprenfibile giugnere all’ultima per¬
fezione , e toccare la più alta meta a cui follevarfi porta umano
ingegno .
§■ i. Un falto limile deve aver fatto l’arte dal maertro
allo fcolaro , da Agelada a Policleto ; e fe il tempo non
averte dillrutti i monumenti fu cui giudicarne , vedremmo fra
1 Ercole d Elada (a) , e’I Giove di Fidia , fra il Giove d’AGE-
lada , e la Giunone di Policleto quella fterta differenza che
Tom. II. A a feor-
(f'ì Eoli diede 1 Antigona fua prima tra- (a) Menzionato dallo Scoliafte d’ Arifto-
gema nel . tetz anno dell olimpiade ixxvii. fané in liuti, v. VeJ. qui avanti p.i$].
Petit. Mifcell. lib.3. cap.i 8, not. a.
Perfezione
delle Icienzc
e delle arti in
Grecia .
i8‘^ Storia dell’Arte presso i Gre-ci
^====“ fcorgiamo fra ’J Prometeo d’EfchiJo, e 1’ Edipo di Sofocle.
C(.p H‘ Quegli colla fublimità de’penfieri, e con un’efpreffione maéi
fio fa ci forprende più che non ci commuove ; e nell’efporre
l’azione , la quale è lovente più vera che poffibile , inoltrali
piuttolio Itorico che poeta . Quelli all’ oppolto ci delta in
feno una commozione profonda , e men colle parole che colle
immagini fenfibili ci penetra l’anima : ricercando tutta la ve*
rolìmiglianza per mezzo d’un intreccio ingegnofo , e d’un mi¬
rabile fcioglimento della fua favola , foltiene in noi un’afpet-
tazione coltante , e fupera i noltri deliderj ftelli .
V’influirono $. 2. I più felici tempi per le arti del difegno nella Gre-
le circoftan- . ... . r .
ze . . . eia, e principalmente in Atene, furono que quarantanni in
cui Pericle refle a così dire la repubblica , e durò l’oltinata
guerra , che precedè la peloponneliaca cominciata nell’olim¬
piade lxxxvii. (i) . Fu quella forfè la fola guerra , che fu
giovevole all’arte anziché eflerle funefla , limile a que’ facili
sdegni degli amanti, che avvivano la pafìione in luogo d’eflin-
guerla . Svilupparonli allora interamente le forze della Gre¬
cia ; Atene e Sparta tutto immaginarono , tutto mifero in
opera per follevarli l’una fopra dell’altra : ciafcun cittadino
manifellò i proprj talenti , e tutte occuparonlì le mani e tutti
gli fpiriti . Come un animai feroce tutta fpiega l’agilità e la
forza quando trovali da ogni parte alTaiito , così gli Atenieli
mo-
(0 Senza computar il tempo in cui vifle
Dedalo coi primi allievi della Tua fcuola , i
quali attefero piutcoflo a dirozzare che a
perfezionare la ftatuaria , venticinque c più
olimpiadi precorfero a difporre queft’epoca
felice , sì celebre per le arti e per le feienze ,
Bella quale arrivarono efle al colmo della
perfezione durante il governo di Pericle , che
folo , come oflerva Rollin , Storia antica ,
lib. 22. par. r.c.j. art. z. p.i i p. Tom. XII. ,
badò ad iftillare nell’animo degli Atenieli il
gudo per tutte le arci , e a mettere in movi¬
mento tutte le mani più abili . Ei folo arrivò
a dedare una sì viva emulazione fra i più ec¬
cellenti artiXti in qualunque genere , che uni¬
camente occupati del penfiero di renderli im¬
mortali , facevano ogni sforzo per forpaflare
nelle opere lor affidate la grandiofità del di¬
fegno colla bellezza e coll’eccellenza del la¬
voro . Benché , fecondo l’olfervazione di Vel-
lejo Patercolo lib.i. cap.i 6. , ripetuta da più
moderni e confermata da varj efempj , di
breve durata lìa la perfezione delle arti e
delle feienze , il cui fplendore predo s’ in¬
gombra e Ivanifcc ; quede nondimeno la pri¬
ma volta che arrivarono nella Grecia , vi fi
mantennero per lungo tempo: e da Pericle
fino alla morte degl’ immediati fucceflori di
Alellandro il Grande , epoca del loro decadi¬
mento , vi parlarono trenta e più olimpiadi ,
offia centoventi e più anni .
DAI SUOI PRINCIPJ EC. I87
moflrarono tutt’i loro talenti quando nelle maggiori 11 re ttez- *==«=
ze fi ritrovarono . L1B- lx-
Jf- 3 ■ Anche durante la guerra aveano gli artici Tempre . ^Tufodc*
prefenti que’ gran giorni in cui gli occhi tutti della Grecia
dovean elfere rivolti alle loro opere , e a loro fletti ; poi¬
ché ogni quart’ anno all’avvicinarfi de’ giuochi olimpici, ed
ogni terz’anno al ritorno degl’iftmici le oftilità celiavano in¬
teramente. 1 Greci tutti, dianzi nemici acerrimi , e quegli
fletti , che le leggi aveano banditi dalla patria (a) , adunavanfi
allora amichevolmente in Elide, o a Corinto ; e mirandolo
flato fiorente della nazione tutti obbliavano in quel momento
ciò che era avvenuto pocanzi , e ciò che era per fuccedere
tra poco . I Lacedemoni fecero altresì una tregua di quaranta
giorni per celebrare una fella iflituita in onor di Giacinto ( b ) .
Si omife però di celebrare per qualche tempo i giuochi ne-
mei nella guerra fra gli Etolj e gli Achei , nella quale ebbero
parte anche i Romani (c) (a) .
Jf. 4- Serviva pure alla generale iftruzione degli artifli il li¬
bero coftume di que’tempi , per cui non velavafi nettuna par¬
te del corpo de’lottatori ; effendo celiato molto prima l’ufo
di portare intorno alle reni una fpecie di grembiule . Acanto
dicefi il primo che fia comparfo affatto ignudo in Elide nell’o¬
limpiade xv. {d) ; onde s’inganna Baudelot (e) , quando pre¬
tende che fiafi introdotto l’ufo dell’intera nudità negli atleti
fra l’olimpiade lxxiii. e la lxxvi. (b) .
A a 2 jf. Cef-
( a ) Diod. Sic. lìb.i 8. pag.263.
(£) Pauf. lib. 4. cap.i q. pag.pz6.
(c) Liv. lib. 34. cap.i q. n. 41 .
(a) Ved. Tom I. pag. 246.
(d) Dion. Halicarn. Ant. Rom. lib.y. c.72.
pag. 448. V. Meurf. Mifiell. /acori', lib. 4.
cap.iS. op. Tom. rrl. col.p 24. feqq.
Cc) Epoque de la nud des A t le t. , Ac ad.
des Infiript. Tom. I. Hijl. pag. e pi.
(b) Baudelot ne fifia l’epoca all'olimpiade
lxxv. Egli non ha vedute tutte le teftimo-
nianze degli fcrittori , che porta Meurlìo Le.
per provare un tal ufo in tempi molto ante¬
riori ; ma neppure Meurfio ha veduto Tu¬
cidide , fu cui fi appoggia Baudelot , il quale
fcriveva intorno all' olimpiade xc. , e dice
lib. 1. cap. 6. pag. 7. , che non erano molti
anni, che fi era introdotta l'intera nudità;
e che in Alia molti ancora ufavano quel velo
intorno alle reni .
/
i88 Storia dell’Arte presso i Greci
jf. 51. Cefsò al fine l’accennata guerra nel fecond’ anno dell’
LIB' IX‘ olimpiade lxxxiii. , e fi Conchiufe una pace generale sì Trai
...la pace ila- Greci ei Perii, che fra i Greci {fedi per la lega di trent’an-
biiuaii ... n* patta tra Atene e Sparta (a) . In quello tempo cominciò
la Sicilia ad edere tranquilla pel trattato di pace concimilo
fra i Cartaginefi e Gelone re di Siracufa , in cui furono com-
prefe tutte le città greche dell’ifola ; onde , al dire di Diodo¬
ro (b) , la Grecia allora altra occupazione più non aveva che
le felle e i divertimenti ; tanta tranquillità e una sì univerfale
gioja de’ Greci dovea neceffariamente molto influire full’ar-
te ; e deefi probabilmente a sì fortunate circoflanze la perfe¬
zione a cui ella fi follevò per le mani di Fidia nella men¬
tovata olimpiade (a) . S’intende quindi perchè Ariflofane (c) ,
introducendo fulla fcena la Pace come una dea , dica aver
efla della relazione con Fidia ( c/Tm; uuth tynJ'la.s ) ,
alla quale elprefiìone lo Scoliafte antico, e i critici moderni,
tranne Fiorente Crilliano , hanno dato un lignificato ben lon¬
tano dalla mente di quel comico fcrittore , allegandola come
un proverbio (d) .
... e’i gover- jf. <5. La morte di Cimone diede finalmente a Pericle la
no di Pericle . _
libertà d eleguire i Tuoi gran progetti . Egli procurò di far
regnare in Atene la ricchezza e l’abbondanza coJl’impiegare
tutt’ i cittadini i e quindi erefle tempj , edificò teatri , co¬
ll ruffe acquedotti , e formò porti , ornando e abbellendo
il tutto con prodiga magnificenza . Sono noti il Partenione ,
1 Odeo , e gli altri lontuofi edifìzj (b) . Dir fi può che in quelli
tempi l’arte ricominciaffe ad aver vita ; ed ebbero allora un
nuovo principio , fecondo l’olfervazione di Plinio (e) , la fla-
tuaria e la pittura .
(а) Piod. lib. 12. §. y. pag.482. [ Pauf.
lib.fi. cap. 2 3. pdg.4.37. in fine .
(б) ibid. %. 26. pag. 405-
(a) Plin. Lib. 46. cap. 3. fieli. 4. $. g.
(0 in Pac. verf. 613.
JT. 7- De-
(d) Erafm. in Adag. , Leopard. Emend.
lib. 3. cap. 1 3.
(b) riut. in Pericle, op. Tom.I. p. 1 SP-feg-,
Meurfio Ceram. gem. c.t i.op.Tom.l. col. 48 6.
(e) lib. 36. cap. f. feci. 4. §.3.
DAI SUOI PRINCIPJ IC. l2g
rf. 7. Develì a ciò il celebrato avanzamento delle arti lotto L- ^
LI B J X
Pericle , limile a quello che ebbero nel loro rinafcimento in
Italia lotto Giulio li. e Leon X. Elle , a cosi dire , ad amen-
due le epoche trovaronlì in un terreno d’una fertilità inefau-
ribile e ben coltivato , da cui l’ indullria ricava tutte le più
nafcolle ricchezze. E’ vero che non può farli un giufto para¬
gone fra i tempi anteriori a Fidia , e quei che precederono
Michelangelo e Raffaello ; ma è certo almeno che sì in quelli
che in quelli l’arte avea tutta la purezza e la femplicità origi¬
nale ; e tanto più era fufcettibile di miglioramento , quanto
meno era dal cattivo gallo corrotta e depravata : nel che l’arte
può ralTomigliarli all’educazione dell’uomo .
(f. 8. Fidia, che efeguiva le grandi idee di Pericle (a) , Artifti di que-
* ° 9 0 Ito tempo •
fu il più grande degli arditi , e ’l fuo nome elfer dee facro ridia,
nella lloria dell’arte, che per lui , pe’ fuoi allievi , e pei fuoi
fuccellbri portata fu al più fublime grado di perfezione . Le
più pregevoli fra le fue opere erano la ltatua di Pallade nel
tempio di quella dea in Atene , e quella di Giove olimpico
in Elide, amendue d’avorio e d’oro (b) . Di qual prezzo folle
la Pallade argomentar lì può dall’oro impiegatovi , il quale,
lìccome ebbe a dire Pericle Hello in un’aringa agli Ateniefì,
montò a quaranta talenti ( a ) , e’1 talento attico di que tempi
>w.leva a un di prello 600. feudi romani . L’oro fervi foltanto
pel panneggiamento ; poiché le parti ignude del corpo , co¬
me la tella, le mani , ei piedi, eran intagliate in avorio (1) .
Jf- 9- Al"
(a) Che era cioè il generale foprainten- (cquiic le tante opere ordinate da Pericle ,
dente , e direttore delle opere ordinate da Pe- elle confervavano ancora a' fuoi giorni la pri-
ride . Plutarco in Pericle , pag. i p q. op. To- miera bellezza , e integrità . Vedi appiedo al
mo I. I pittori celebri impiegati in quel tein- Cupo ni. §. 17 .
po fono Agararco , e Seuli , il primo de’qua- (b) Plin. lib. 34.. c. S .feci. 1 r>. %. 1. È lodato
li era velociflimo nel dipingere , l'altro piut- come celebre anche il fuo Efculapio Epidau-
totto lento . Plutarco /oc. cit. riferifee , che rio da Atenagora Legat.pro Ckrì(l. pag. zgz.
Seuli li gloriava di quella fua lentezza , per- (4) Thucyd. lib. 2. cap.t 3. pag.i 0 3.
che diceva , che cosi le fuc pitture erano più (1) Tutti gli antichi fcrittori greci e latini
durevoli , e a quotavano coll’andar deglnanni che di Fidia parlarono , Diodoro Bibl. hìft.
maggior bellezza . Aggiugne lo ftorico , che lib. 1 2. princ. , Paufania l.p. c. 1 p. p. 4.1 3. &
nou ottante la preftezza , con cui furono e- alib. , Strabene lib. S. pag. 34.2. in fine. Piu-
LIB. IX.
cap. n.
Alcamenc .
igo Storia dell’Arte presso i Greci
1 jf. 9. Alcamene ateniefe , ed Agoracrito di Paro furono
i più celebri fra gli fcolari di Fidia . 11 primo ebbe la glo¬
ria di far il baffo-rilievo fui frontifpizio pofteriore del tem¬
pio di Giove in Elide , ove da una parte avea rapprefentata
la pugna de’ Lapiti coi Centauri alle nozze di Piritoo , e
dall’altra Tefeo che colla fcure flrage facea de’Centauri me-
defìmi . Così leggiamo in Paufania (a) , i cui interpreti hanno
tradotta nella, volta la greca voce tv to7; ùtroig che , febbe-
ne fla nel numero del più, indica tuttavia un apice foto; e
altronde neffuno de’ tempj quadrilunghi , qual era il mentova¬
to, avea la volta, ma bensì una foffitta piana. Per la fleffa
ragione fono fiate mal tradotte le parole feguenti : au&/(
ó dim$ KaTtnriv tg nvèv , ^ xant tovto ’AAcps iog t'71' avrou
7rt7roi*T6ii , che fono fiate intefe d’una volta ( hic fe laqueare
in anguftum fajìigimn contrabit (a) ; poiché Paufania , dopo di
aver defcritta la corfa di Pelope e d’ Ippodamia efpreffa nel
frontifpizio anteriore di quello tempio , foggiugne che fulla
cima di effo vedeafì rapprefentato il fiume Alleo. Quello Al-
came-
tarco in Pericle , pag. i yp. feq. , Luciano
Pro imag. §. 14. oper. Tom. il. pag. 492. ,
Cicerone Deci. orai. cap. 64. n.228., Plinio
iìb.34. c. 8. fett.i 9. §. 1. , Quintiliano lib.12.
cap.10. , ed altri fecero a gara nel celebrare
le fue opere . Oltre la Pallade e’1 Giove O-
limpico , a' quali accrefcevar.o pregio diverfi
minuti Snidimi lavori efeguiti da lui con im¬
pareggiabile maeftria [ come li è fatto oflet-
vare fopra alla rag. -? y. not. a. ] , altre ftatue
pur in avorio di quello grande maeftro ram¬
mentanti dagli antichi , i quali nc accennano
eziandio alcune in bronzo , ed anche in le¬
gno . Più comunemente però lavorava in
.marmo . Plinio /oc. cit. gli attribuifee altresì
T invenzione di lavorar al torno , perfezio¬
nata poi da I’olicleto ; ma tal gloria gli viene
contrariata da Salmatio Plin. excrcic. in So-
lin. cap. y 2. Tom. il. pag.yqy. [ Ved. qui
avanti p. 9. 1 0.] . Rollin Storia ant. T. XII.
lib. 2 2 . cap. y. art. 2. pag. / 77. fcrive ch’ei
■fu anche pittore ; ma non dice donde abbia
tratta quella notizia . [ L'avrà tratta da Plinio
Uh. 2 y. cap. 8. feci. 14. , il quale dice , che
prima fu pittore , e poi Scultore , e che di-
pingefle il fuo Giove Olimpico 1 . È certo che
la (cultura fu l’arte che lo rendè immortale .
Non oftante però un merito sì dichiarato,
la gelofia c l' invidia lo prefe a perfeguitare .
Quanti emoli invidio!! abbiano tentato di
nuocere a Fidia , raccoglie!! da Plinio e da
Plutarco , al quale però creder non pollo che
sì celebre Scultore abbia finito i giorni Suoi
in carcere , o per veleno apprettatogli da’fuoi
nemici . Il Giove Olimpico e fiata opera po.
(Seriore al tempo in cui vuoiti da Plutarco
morto Fidia . V. Gedoyn Hi fi. de Phidias ,
Acad. des lnfcript. Tom. IX. Mém. p. 196.
[ Tanta era la (lima , che fi faceva di quella
Ilatua , e il fanatifmo de' Greci per ella , che
tutti generalmente andavano a vederla ; c fi
credevano sfortunati coloro , i quali non po¬
tevano avere un tal piacere . Qua dementici
ejì. Scrive Epitteto prelfo Arriano lib.i . c. 6.,
ad Olympia proficifei vos , ut Phidie. opus
fpecietis , ac fi quis ante obitum non viderit ,
prò infortunato feipfum reputare ?
fu) lib. y. cap.i 0. pag. 499.
(a) Sono fiate cosi beniflìmo tradotte .
perchè laqueare vuol dire Soffitta piana .
LIB. IX.
CAP. II.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. I9I
camene fu pur il primo che fece un’ Ecate triforme , la quale
ebbe il foprannome di ’E7ri7n>pyi'Six. , forfè perchè una coro¬
na aveva a foggia di torre (a) .
jf- io. Alcamene gareggiò con Agoracrito a chi formaf- Agoracrito ...•
fe una più bella itatua di Venere , ed ottenne il premio dagli
Atenieli , perchè era loro concittadino (ù) . Agoracrito a
cui dolea di quello giudizio , non volendo che la fua Ila- ... fua Venere,
tua rimanefle in Atene , la vendè a Ramno, piccolo borgo
dell’Attica (c) , ove da alcuni tenealì come un lavoro di Fidia
Hello ( d ) , il quale , ficcome molto amava Agoracrito , met-
tea fovente mano nelle di lui opere . Di ciò non contento lo
fcultore , volle che la llatua fua cangiale per fino il nome , e
diella a’Ramnusj a patto che preffb di loro dovefie tenerli co¬
me un fimulacro di Nemefi (a) . Alta dieci cubiti ( (Tetani %u )
era la llatua (b) , e teneva in mano un ramo di frallìno
( fii Ma ) (c) .
jf. 11. Nafce qui naturalmente una quillione , che pur
non è caduta, eh io fappia , in mente ad alcuno . Come mai
Venere potea rapprefentare una Nemefi ? E tal ri chiella muove
due altri dubbj : la Venere d’AGORACRiTO era ella nuda o ve-
ftita? e qual era mai l’attributo che ad amendue quelle divi¬
nità folle comune , onde prender fi poteffero l’una per l’al¬
tra ? Riguardo al primo , rifpondo che tale llatua probabil¬
mente era panneggiata come la Venere di Prassitele nell’ifola
di Coo (d) ; e riguardo al fecondo , ripeterò ciò che ho det¬
to intorno ad una gemma del mufeo Stofchiano (d) , e più
diffuiamente intorno ad una llatua della villa Albani , nelle
quali Nemefi fi ravvila (/) , cioè che quella dea rapprefentarfi
fo-
Ctf) Pauf. llb. 2. cap. zo.pae.i So.
(/) Plin A-A ,6.
(c) Paul. hb.i . cap. 3 3. pag. $ 1 .
(A) Suid. &: Hefych. v. 'Pano 1
(a) Plin. loc. cit.
(b) Elìdilo loc. cit.
(c) Paufania , ed Efichii?//. cc.
(d) Plin. lib.36. cap.f.feft.4. §. S-
( e ) Defcript. des piar. grav. da Cab. de
Stofch , d.z. feci. 1 7. n.iS io. pag. 2 9 4.
(J") Mori. anc. ìaed. Par.l. c.S.pag. gQ,
jc>2 Storia dell’Arte presso i Greci
======■ folea col manco braccio piegato verfo il petto in atto di io-
lib. ix. ftener jvj ]a vefj;e ; e tal braccio fervi'a per la mifura comune
CAP‘ H* del cubito ( 7rjyòùv ) pretto i Greci , cominciando dal gomito
fino al nodo dimezzo delle dita. Quella mifura indicava che
Nemefì , dea della retribuzione , le buone opere e le cattive
con giuftiffima mifura giudicava , dando pofcia i meritati pre-
tnj , o i dovuti caftighi . Polliamo per tanto credere che la
Venere cI’Agoracrito flette nel medelìmo atteggiamento , il
quale però farà llato in elfa indizio di quella modellia e di
quel pudore, che efprimer volle Prassitele nella fua Venere
ignuda , la quale con una mano tenta di coprirli il petto , e
vuol coll’altra ,• che tien più baffa , celare altra parte (a) .
Quando tutto ciò s’accordi , non avrebb’egli lo fcultore potuto
dare alla fua Venere , fenza farvi nettun cangiamento , il nome
ed il lignificato di Nemefi ? Per rapprefentarla più perfettamen-
te avrebbe tutto al più potuto aggiugnervi il ramo nella de¬
lira (b) che teneva abballata (c) .
Guerra pelo- jf. 12. Nell’anno primo dell’olimpiade lxxxvii. , cioè in
dannofa aaU° quell’anno Hello in cui Fidia terminò la mentovata llatua di
Pallade , e cinquant’ anni dopo la fpedizione di Serie nella
Grecia , le ofhlità fin allora rifate accefero il fuoco della guer¬
ra peloponnefiaca , di cui fu principal cagione la Sicilia , e
in
(a) La Venere di Prillitele a Gnido , di cui
abbiamo le copie nel Mufeo Pio-Clemeuti-
no , come ho notato nel Tomo I.pag.gi 6.
noe. c. , colla mano fìniftra regge un panno ,
che prende di. fopra un vafo pollo accanto ;
la mano delira la tiene balla per coprirli le
parti vergognofe . La Venere de' Medici è
nell'atteggiamento deferitto da Winkelmann.
(b) Winkclmann li Icorda qui di aver det¬
to nel §. antecedente , che la llatua avea di¬
fatti il [amo di fralTino in mano ; e quella
era la (milita , come fcrivc Paufania lib. r.
caP-33‘Fag. 81., il quale aggi ugn e che te¬
neva nella delira un vafo lavorato a badi ri¬
lievi , che rapprefentavano varj fatti ; e ave¬
va in capo una corona con dei cervi , e im¬
magini della Vittoria . Tutte quelle cote ve
le avrà aggiunte in appreso Tardila . Veggali
anche Owvcns Orat. de Nemefì Phidiaca .
(c) Plinio , come già li è rilevato alla
pag. 170. noe. 1. , mette Egia nell’olimpiade
lxxxiv. , e lo fa contemporaneo d Aitame¬
ne , unitamente a Crizia , e Neltocle . Di
Nellocle ho parlato alla p. 1 8 1 . n. c. Quan¬
to a Crizia , aggiugnerò qui , che fe è quel¬
lo , di cui pa'la Luciano , come ho fcritto
alla citata peg i8i.not. c. , non deve met-
terfi nella detta olimpiade , ma almeno x. o-
limpiadi avanti ; perocché egli fece le flatue
d Armo! io , e Ariflogitone , come ho detto
alla flelfa pagina ; e quelle nell’olimpiade
l x x v . furono tolte dal Ceramico d'Acene ,
ove (lavano , e portate in Pcrlìa da Serie nel¬
lo fpoglio , che fece di quella città . Paufania
lib. 1 . cap. 8 . pag. 20. Ved. apprelfo al §. 31 -
DAI SUOI PRINCIPJ IC, 193
in erta ebbero parte tutte ie città greche . Gli Àtenielì allora
{offrirono per una perduta battaglia navale sì fiero colpo , di
cui fi rifentirono lungamente (a) . Nell’olimpiade lxxxix. era
bensì Hata conchiufa una tregua di cinquantanni , ma un an¬
no dopo s’infranfe , ricominciò la guerra , e allor lolo cefsò
il furore quando la nazione ebbe perduta la forza di com¬
battere . Quante follerò le ricchezze d’Atene a quell’epoca fi
può aigomentare dai tributi importi in tutta l’Attica per la
guerra contro i Lacedemoni , in cui gli Ateniefi erano alleati
de’ Tebani : quelli tributi afcendevano a S7S°- talenti (b) .
$. 13. In tal guerra del pari che nella precedente parve
che un favorevol dettino vegliarte filile arti come filile mu-
fe , che tranquille rellarono fra’l tumulto delle armi , onde
i poeti egualmente che gli attilli perfezionar poterono le ope¬
re loro . La poefìa era fortenuta ed animata dal teatro , poi¬
ché il popolo d’Atene, anche ne’maggiori difaftri , non tras¬
curò mai gli fpettacoli teatrali , anzi gli annoverava fra i bi-
fogni della vita : diffatti quando la città , fotto la prefettu¬
ra di Lacare macedone , fu da Demetrio Poliorcete cinta
d’artedio , ferviano in qualche modo le rapprefentazioni a re¬
primer la fame ( c ) ; e leggiamo che dopo la mentovata guer¬
ra, quando Atene era nelle maggiori anguftie , fu ripartita
al pubblico una certa fomma di denaro , di cui ognuno ebbe
una dramma , cioè quanto pagarli dovea per entrare nel tea¬
tro . Nè ciò è tanto Urano quanto per avventura lo fembra,
poiché i Greci teneano per lacri gli Ipettacoli teatrali , e fce-
gliere folcano quali fempre le grandi felle , e quelle di Bacco
principalmente , per rapprefentarli . 11 teatro d’Atene fu al¬
tresì celebre nel primo anno di quella guerra a cagione della
gara tra Euripide , Sofocle , ed Euforione , per la tragedia
Tom. IL B b della
W Liv. lib. 28. cap. 22. n. 41. (c) Dionyf Halic. De Thucyd. jud. c. 1 8.
(i) Polyb. Hifi. lib. 2. pag. 14S. B. p. 234, oper. Tom. il. [ Non dice tal cola .
LIB. IX.
CAP. U.
LIB. IX.
CAP. II.
Allor fioriro¬
no altri gran¬
ai amiti .
Policleto .
194 Storia dell’Arte presso i Greci
della Medea, in cui coronata fu quella del primo (a) , come
nei feguenti giuochi olimpici fi contefe fra Dorieo e Rodo
figliuolo del famofo Diagora , il quale riportò la corona . Ci
aflìcura Plutarco che i Greci fpeiero di più per far rappre-
fentare le Baccanti , la FeniJJa , 1 Edipo , Y Antigona , la Medea ,
e 1 Elettra , che per difendere contro i barbari la propria li¬
bertà (b) . Tre anni dopo la rapprefentazione delia Medea
comparve Eupoli colle fue commedie : nella fieffa olimpiade
Ariftofane fi fece un nome colle fue Vefpe , e nella feguente ,
cioè nella lxxxviii. , diede due altre commedie , vai a dire le
Nuvole e gli Acarnejì .
JT- 14- Al cominciar della guerra peloponnefiaca l’arte
produffe le opere più grandi , le più perfette , e le più ri¬
nomate , cioè il Giove Olimpico , a cui Fidia , dopo d’aver
finita la Pallade , mife mano infieme allo fcultore Colote (c)
allorché, cofiretto a Iafciare Atene, portoli! in Elide : amen-
due le fiatue eran , come dicemmo , d’oro e d’avorio , e fef-
fanta cubiti aveano d’altezza (a) . Quando col tratto di tem¬
po dilataronfi le commefilire dell’avorio , riunille Damofonte ,
fcultor mefienio , e riportonne dagli Eliefi un pubblico argo¬
mento di onore (d) . Plinio (b) fifia all’olimpiade, in cui co¬
minciò quella guerra , l’epoca nella quale maggiormente fio¬
rirono i celebri fcultori Policleto , Scopa , Pittagora , Cte-
silao , e Mirone .
$• i?. Policleto era un fublime poeta nell’arte fu a , e
cercò di fuperare nelle fue figure la bellezza della natura
medefima : quindi la fu a fantafia occupava!! principalmente
di forme giovanili , onde farà fenza dubbio meglio riufcito
ad efprimere la mollezza di un Bacco , 0 la fiorente gioventù
d’un
(a) Epìgr. gr. ap. Orvil. Anim. in Charit.
lib.j. cap. 3. pag.gS 7. Tom. il.
. W Bellone , an pace clarior. fuer. Ache-
meri, over. Tom, il. pag. 34.9.
(Ò Plin. libi 34.. cap. 8. feci. 19. §, 27.
(a) La Minerva era di 2.6. folamente . Plin.
li/j.jé. cap j. Jett. 4. §. 4.
(.d) Paul. hb. 4. cap. gì. pag. 157.
(b) hb. 34. cap. 8. feci. ig.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 1 9 £
d’un Apollo , che la robufiezza d’un Ercole , o l’età matura
d’un Efculapio . Per quella cagione coloro che voleano bia-
fimarlo diceano , che fi defiderava maggior efpreffione nelle
fue figure , cioè che le parti vi fi follerò più fortemente in¬
dicate (*) .
fi. 16. La più grande e la più famofa opera di Policle-
to era la fiatila colofiale di Giunone in Argo , d’avorio e
d’oro (a) ; ma il più bello de’fiioi lavori erano due giovani¬
li fiatile d’uomini (b) , delle quali una diceafi il Doriforo ( por¬
ta-lancia ) probabilmente per la lancia che teneva , e l’altra
chiamo!!! il Diadumeno ( cingente!! ) perchè flava cingendoli
con una benda la fronte (c) (**) , come il Pantarce di Fidia
in Elide (d) . Il Doriforo fervi in feguito di norma per le pro¬
porzioni agli arditi (e) , e principalmente a Lisippo ( a ) .
B b 2 fi- 17- Mol-
vil!a Farnefe è flato imirato il Diadtimeno di
Policlcto , o una fua copia almeno . Ignuda
è tal figura , alquanto minore della grandez¬
za naturale , in atto di legarli una benda in¬
torno alla fronte , e ciò che è ben raro , le fi
è confervara la mano , con cui fi cinge . Una
figurina in balio rilievo a quella fomiglievolc
vedeafi , non ha guari , in una piccola urna
della villa Sinibaldi coll’ ifcrizione DIADV-
MENI ; e fu una bafe marmorea d’un antico
candelabro nella cliiefa di s. Agnefe fuor di
Rema , [ ora amendue nel Mufeo Pio-Cle-
mentino ] ; fu due altre limili bali nella villa
Borghefe faltan fuori dalle foglie due ele¬
gantemente lavorati Amoretti , che cingonfi
con una benda la fronte .
(d) Pauf. I.3. c.i 1. pag. 401. lin.23.fegg.
(e) E chiamavafi per antonomafia il cano¬
ne, come abbiamo da Plinio I.34.C.8 . feci.i p.
§. 2. , Luciano De morte Peregr. §.g. T. ni.
pag. 331 . , e da Galeno De temperam.lib. 1 .
cap.ult. op. Tom. ni. pag.30. , e De Hippocr.
& Platon, placit. liti. 3. e. 3. Tom. V. p.i 62.
ove fcrive , che Polideto fleflo così la chia¬
mò , e che la formò fecondo la regola delle
proporzioni , e della fimmetria delle parti ,
che aveva efpofle in un libro intitolato pa¬
rimente il canone , odia la regola . Tzetze
Chtl. 6. hifl. ipi . xerjf. dice che anche
una di lui pittura ferviva di regola ai pittori .
(a) Cic. De c/ar. orai. cap. 8 6. num. 2p6.
(*) Diligentia ac decer in Pclyclcto fu-
pra attera : cui quamquam a plerifque tri-
buatur palma , tamen t e nihil detrahatur ,
deejfe poncus putant . Nam . ut hum ante for¬
mi aecorem a dai aeri l Juper rerum , ita non
explevifjc deorum autkoritatcm riùetur . Quin
etatcrn quoque graxiortm xidetur refugijfe ,
nihil aufus ultra lexes genas . Quirt. lnft.
lib. 1 2. cap. 1 0. [ Pare clic Dicnifio d’Alicar-
naflo De Ifocr. jud. num. 3. oper. Tom. il.
pcg.132 ne dia un giudizio tutto oppofto ,
paragonando Policleto a Fidia , e rilevando
il loro merito per una certa fodezza , o gra¬
vità , dignità , e maefkria , che vedeafi nelle
loro opere : xarà tÒ tn/x ri» , ìq /xtyaXlrt-
X»or , «) l%itttxttTiy.ìi . Cicerone , o altri che
fia l'autore , Rhctor. ad Herenn. lib. 4. c. 6.
n. p. lo fa eccellente fopra tutti nel lavorare
n.Ijqto delle figure ; che non è poi la parte
piu difficile j per non dire , che è la più fa¬
cile . Noterò a quello piopofito , che fi rica¬
va da quello fcrittore loc.cit., che general¬
mente i maefìri davano ai loro fcolari per
modelli da ftudiarfi le tefte di Mirone , le
braccia di Piallitele , e i petti di Policleto .
(a) Pauf. lib. 2. cap.t p.pag.i 48. lin.i 8.
(b) Plin. /oc. cit. % 2.
(c) Luciano in Phi/opf. §.2 8. op. Tom ni.
pag. 43. Ved. appreffo al §. 31 .
(**) E proba! ile che tale fiatila fòvente
fia fiata copiata e forfè in una figura della
L1B. IX.
CAP. II.
196 Storia dell’Arte presso i Greci
jf. 17- Molte altre opere fece Policleto , fra le quali fon
celebri due ftatue in bronzo di grandezza mediocre rapprefen-
tanti due Canefore , cioè fanciulle che fui capo portavano in
certe di vimini intrecciate certe cofe facre pei milleri di Pal-
lade , di Cerere , e di altre divinità . Forfè da quelle di Poli-
cleto copiate furono due Canefore porte una contro l’altra
in un baffo-rilievo di terra-cotta , che io ho pubblicate (.1) .
.11 faper che quelle depredate furono in Sicilia da Verre ( b ) , e
portate a Roma , rende più probabile la mia congettura (a) .
jf. 18. Copia d’un’altr’opera di Policleto potrebb’elfere
altresì una figura del palazzo Barberini (b) , rapprefentante un
fanciullo che morde il braccio d’ un’altra figura perdutala.
Quelli d ue fanciulli erano rapprefentati ignudi , e chiamavanfi
’AcpctyttXi^ovTis ( giuocanti ai dadi ) (c) . Chi volerte formar
delle congetture fui foggetto di tali figure , dir potrebbe che
vi fi era voluto rapprefentar Patroclo , l’amico d’Achille , il
quale offendo fanciullo in una contefa nata al giuoco de’dadi
col luo compagno Clifonimo , involontariamente l’uccife ( d ) .
Un dado veduto nella mano della figura mancante , mi ha fug-
gerito al pen fiero tale probabile fpiegazione di quello lavo¬
ro (c) , che io dianzi credea difficilillìmo ad intenderli ( e ) .
Paralo e Santippo figliuoli di Policleto (/) non uguaglia¬
rono nell’arte il padre loro (1) .
jf. 19. Sco-
P?on“m-ant- ined- num.iSz. tu mordi come le donne ; ed egli rifpofe :
y \ “Ac* in a&. 2. Lib. 4. cap. 3. no, ma come i leoni. Tale rifpofta fi refe
(a) Dione Griloftomo Orat.37. p. 4.6 j.D. memorabile; ma non polliamo credere rap-
nomina una (tatua d'Alcibiade fatta da Poli- prefentato Alcibiade nel noftro monumento
c e.to * . m in quell’atto di mordere ; giacché egli lottava,
(b; Ora in Londra preno il fig. cavalier e non giuocava ai dadi .
Towmey * ... „ («) V. Préface à La Defcript. des pierr .
yj a”* 34-* cap. 8. feft.i p. §. 2. grav. du. Cab. de Stofch , pag. XV.
\d) ApoII. Bibl. lib. 3. cap. 1 2. in fine , (f) Plat. in Protagor. op. Tom. I. p. 32$ .
pag. 2 2 / . D. | Parla dei figli di Policleto , Lenza nomi-
(c) Abbiamo da Plutarco Apophthegm. , narli ; e li dice coetanei di Paralo e Santip-
opef. l on 7. il. pag. 1 86. D. , che Alcibiade po, che erano figli di Pericle , come avea det-
ianciullo lottando con un altro fanciullo , ed to poco avanti pag. qip.princ. Dice vera-
ellenao flato da quello si fortemente affer- mente, che erano di gran lunga inferiori al
J^.to » e fretto da non poterfene fvincolare , merito del loro padre ; ma foggiugne , che
gli morie una mano . Quello gli dille allora ; eilendo ancor giovani , potea fperarfi che
LI3. IX.
DAI SUOI PRINCIPJ IC. I97
jf. 19. Scopa dell’ifola di Paro dee, fecondo Vitruvio ,
aver ornato co’ Tuoi lavori il Maufoleo (a) , quella tomba cioè
che Artemifia regina della Caria erette allo fpofo fuo Mau-
folo morto nell’ olimpiade evi. Plinio dice che abbiane or¬
nato il lato orientale (b) ; ma poiché Scopa , fecondo que¬
llo fcrittor medefimo , fioriva nell’olimpiade lxxxvii. (c) , e
da quello tempo fino all’erezione del Mufoleo trafeorfero ven¬
ti olimpiadi , cioè ottantanni , io non fo come accordar Pli¬
nio con sè fletto e con Vitruvio , a meno che non ammettia¬
mo due fcultori dello fletto nome (a) . Una contradizione ma?-
faceflero col tempo maggiori progredì nell'ar¬
te : la qual rifldlìone viene a confermare ,
chePoIicleio floride nell’olimpiade lxxxvii.,
come dice Plinio ; poiché Platone , fecondo
Laerzio Uh. 3. princ. , nacque nell'olimpiade
Lxxxvm. , e quando fcrilfe ciò , che fi è
riferito , poteva aver conofciuti i figli di Fo-
licleto ; i quali per altro doveano già edere
avanzati negli anni , mentre egli dice , che
erano di gran lunga inferiori al merito del
padre : paragone , che non fi farebbe potu¬
to fare fe non data qualche proporzione di
età .
(1) Affai vantaggiofo giudizio delle opere
dì Policleto portarono gli antichi , e fpecial-
mente Paufania Uh. 2. cap. 2?. pag. 17 4.. &
alibi ; il quale Io riconobbe eziandio per va¬
lente architetto , ed autore d'un ben intefo
teatro, e di una bella fabbrica rotonda pref-
fo gli Epidaurj . Piacevole è fiata la manie¬
ra , con cui racconta Ebano Variar, hift.
lib. r.f.. cap. 8. elTerfi Policleto prefo gabbo
degli ftrani giudizj del volgo . Fece egli due
ftatue , una in decreto , {ècondo i principj
dell'arte ; l'altra in un luogo aperto , met¬
tendo in efecuzione nel lavorarla tutt- i fug-
gerimenti di coloro , che entravano a veder¬
la . Efpofte alla fine amendue al pubblico ,
d'una voce comune fu fommamentc lodata
la prima , defila e biafimata la feconda . Al¬
lora rifpoCè Policleto : la ftatua che sì bia-
fimate , è la voftra ; quella che sì lodate , è
la mia . [ AU'oppofto Fidia , che tenne lo {bef¬
fo metodo nel fare il fuo Giove Olimpico ,
riportò molto vantaggio anche dai giudizj
del volgo . Luciano Pro imagin. §.14. oper.
Tom. r i. pag. 4-92.
(a) lib. 7. in prafat.
( b ) lib. 26. cap. f. feci. 4. §. p.
(c) id. lib. 34. c. Ì. feci. 19. §. 1.
(a) Gli Scopa fono fiati varj . Uno ne vi-
gio-
veva ai tempi di Simonidc , e un altro di
Teilaglia era contemporaneo a quello Scopa
di Paro , ma erano forfè amendue filofon .
Vegg. Laerzio lib. 2. fegm. 2;., e ivi Me-
nagio Tom. il. pag. 84. , Leopardi Emen-
dat. lib. 3. cap. 14. Un altro , che era mec¬
canico, e che viveva probabilmente intorno
allo dello tempo , lo nomina Vitruvio l. 9.
cap. 9. Per conciliare la detta contradizione
io direi , o che in luogo di Scopa , che Pli¬
nio mette nell’olimpiade lxxxvii. , fi polla
collocare altro ardila , che per affinità di no¬
me da fiato dall’amanuenfe mutato in que¬
llo ; oppure fe ammettiamo per giuda la le¬
zione direi, o che fiano due divertì arditi
dello flebo nome , o che Plinio abbia per
inavvertenza nominato Scopa al luogo citato
in vece di nominarlo poco appreno dopo
Piallitele. Qualunque di quelle conciliazioni
fi voglia ammettere , io foftengo , che lo
Scopa dell' ifola di Paro , di cui tratta Vin-
kelmann , abbia veramente villino nell’olim¬
piade evi. Primieramente , perchè in queft’e-
poca fi accordano Vitruvio , e Plinio , e non
molto fe ne allontanerebbe Paufania , fe¬
condo cui nell'anno primo dopo l’olimpiade
xcvi. direlle la fabbrica d’un tempio , come
fi dirà qui apprellb . In fecondo luogo , Pli¬
nio lib. 36. cap. 3. feci. 4. §. 7. ove tratta a
lungo di Scopa , difeorrendone coerentemen¬
te all’epoca dell’ olimpiade evi. , lo novera
fra gli ardili , che hanno fiorito dopo Trafi¬
litele , cui dice lib. 34. cap. 8 .feci. 1 9. princ.
aver fiorito nell’olimpiade civ. In terzo luo¬
go , numerando le di lui opere nel citato %. 7.
dice Plinio , che la Venere nuda fatta da lui ,
c polla nel tempio di Bruto Callaico , era
più eccellente della Venere di Traditele a Gni-
do , febbene in Roma non folle ofiervata a
paragone di quella celeberrima in tutto il
inondo (come intendo Plinio l,(ic. fj. 7. S,
CAP. II.
Scopa .
LIB. IX.
CAP. U.
19S Storia dell’Arte presso i Greci
’giore, che fcioglier non feppero nè Salmafio (a) nè altri (b) ,
nafce intorno a un parto di Plinio , ove leggefi che nel tempio
di Diana Efefina v’erano trentafei colonne dal folo Scopa in-
cife ( calata uno a Scopa ) (c) . Qui l’anacronifmo farebbe ancor
maggiore , elfendo fiato quel tempio edificato nell’olimpia¬
de evi. (a) : oltre di che non fono già gli fruitori , ma gli
fcarpellini che tagliano le colonne . Togliefi però ogni diffi¬
coltà , ove leggali calata uno e f capo (1) , cioè fatte tutte d’un
pezzo folo (b) , fapendofi che fcapus lignifica il furto della
colonna (2) .
jf. 20. La
Lenza la fpiegazione , clic vi dà il fignor Ero¬
der nella nota annegavi nella fua edizione ,
e non Capendovi trovare la contradizione ,
che vi trova il (ìgnor Falconet nelle fue note
allo fteflo luogo , oeuvr. Tom. IV. pag. 37 3.
fegg. ) , e che fola badava a render celebre
qualunque paefe , ove forte data collocata :
il che fa ben capire , che lo dile di Scopa
forte migliore , o non inferiore almeno a
quello di Praflìtele , e per confeguenza non
averte vivuto prima di lui ; ma o contem¬
poraneamente , o dopo . Per ultimo , Plinio
nomina i di lui emoli , e competitori nel
fare gli ornati , o baffi rilievi al Maufoleo
fuddetto ; e sì in quedo propolito , che per
le altre cofe accennate , ed altre molte lue
opere , parla tanto chiaramente , e con tal
dettaglio , che non può crederli abbia er¬
rato , o prelè le notizie da altri fcrittori Len¬
za riflettere .
(a) Plin. exercit. in Solin. c. 1po.pag.p71.
feqq.
li) Polen. Dijferta 3. Copra al Tempio di
Diana d' Efefo , Saggi di dijjert. dell'Accad.
di Cortona , Tom. 1.
(0 Plin. /. 36. c. 14. feci. zi. \ Così pre¬
tende Salmafio loc. cit. pag. pp 1 . D. che deb¬
ba emendarli Plinio Lenza darne ragioni ,
quando la vera lezione è Lempre data ala¬
ti , una a Scopa ; come olTerva anche Po-
leni loc. cit. § IX. pag. 1 4.
(a) In queda olimpiade fu bruciato da
Erortrato nella della notte , in cui nacque
Aleflandro il Grande , col favore del quale
fu riedificato in appreflo . Ved. Salmafio loc.
cit. pag. p 7i.
(1) Il fignor Heyne non approva queda
correzione del tedo di Plinio , c crede piut-
tofro che quedo dorico , avendo fott’occhio
diverfi autori , abbia da tutti copiato ciò che
faceva al Luo prcpolìto Lenza far calo delle
contradizioni che ne rifultavano . \ Piuttodo
il fignor Heyne poteva dire , che elfendo
dato fatto quel tempio nello Lpazio di zzo.
anni , come dice Plinio loc. cit. intendendo
del vecchio tempio , e non indicandoli in
che anno vi abbia lavorato Scopa , non ci
farebbe contradizione alcuna ; avendovi an¬
che potuto lavorare qucH’arrida circa l'olim¬
piade lxxxvii. , in cui lo mette Plinio , Le
non ortalfe ciò che ho detto alla pagina an¬
tecedente , nota a.
(b) Io non Lo quale Lcrittore avrebbe po¬
tuto dite colum >t uno e / capo , colonne d'un
furto Lolo , per dire colonne tutte d’un pez¬
zo . Molto meno crederei ciò di Plinio , il
ouale tib. 36. cav. p. feti. 4. §.ro. parlando
del Toro, ora di Farnefe , per dire che era
tutto d'un pezzo , ha detto , ex eodem lapide p
e così del Laocoonte § . / / . , ex uno lapide:
come avrebbe detto Paufania lib. S. cap. 47.
pag. 6n t. : tri* *rò< opoleif >■ r 0 v e fohdo C/
unico lapide . E poi era forfè cofa partico¬
lare , e maravigliofa da farli notare , che
in cento ventifette colonne , le quali ador¬
navano quel tempio famofiffimo , trentafei
erano tutte intiere , e d'un fol pezzo, quan¬
do in tutta la Grecia Lara fiata cola ordi¬
naria il vederne I Bensì Plinio accrelceva pre¬
gio a quel tempio col dire, che delle 36. co¬
lonne lavorate , forfè nei capitelli , con or¬
nati , o badi rilievi ( come deve fpiegarfi la
parola alati , non tagliate , come fpiega
Winkelmann ) una era opera di Scopa , ar-
tifta celebrarilfimo .
(0 Scopa lavorò eziandio in bronzo , e
fu inoltre architetto . Una fua Venere in
bronzo , che chiamoffi Venere popolare , fe¬
dente fu di un capro parimenti di bronzo,
vien ricordata da Paufania lib. 6. cap. zp.
pag. il quale rammenta pure due tem-
pj da lui architettati , quello d'Efculapio,
LIB. IX.
dai suoi principj e c. 199
jf. 20. La Niobe da alcuni era riputata lavoro di Scopa,
da altri di Prassitele (a) , a cui pur Tattribuifce un greco epi¬
gramma (/>) . Se la Niobe, di cui parla Plinio , è quella ftef-
fa , che vedefi in Roma, più verofimilmente può crederli di
Scopa molto anteriore a Prassitele , elTendone il panneggia¬
mento nelle figlie di Niobe di quella femplicità , che carat¬
terizza l’arte antica ; e poiché veggonfi in Roma altre figure
delle figlie di Niobe , quand’anche quella della villa Medici
credali una bella copia anziché l’originale medefimo (a) , non
perde punto di forza l’argomento da me addotto . Ma nafce
un dubbio , che diverfa fofie la Niobe rammentata da Plinio ,
poiché un’altra ve n’era in Roma anticamente d’eguale gran¬
dezza , e forfè in limile atteggiamento, da cui fu ricavata in
gelìo la tefta che al prefente lì vede , non fapendoli ove fe
ne trovi l’originale (b) . Or tale telìa ha tutt’i caratteri dello
Itile pofteriore , e de’tempi di Prassitele . L’incalTatura dell’
occhio , e le fovracciglia , che nella Niobe in marmo fono
molto taglienti , ivi fono rifondate e ammorbidite , come
nella tefta di Meleagro in Belvedere (c) ; il che indica quella
grazia di cui Prassitele fu detto il padre , e con maggior fi¬
nezza lavorati ne fono i capelli; onde non è improbabile,
che abbiamo in quella tetta un frammento di quella Niobe,
che dal greco epigramma vien rammentata (d) .
jf. 21. Do-
lib. S. cap. 2 8. pag. 6yS. , e l’altro di Mi- tolto per una copia fatta da migliori ori-
nerva a Tegea , ibìd. cap. 45. pag. 6gg. [ No- ginali , efeguita da diverli artefici più o
ta Paufania in quello luogo , che fu rellau- meno buoni , e forfè anche aggiuntevi da
rato quello tempio fotto la direzione di Sco- quelli quelle figure tanto inferiori . Si può
pa nell'anno primo dopo l’olimpiade xcvi. dare inoltre , ch’elleno fieno in parte rila-
Fra le altre opere celebri di lui Plinio l. ]6. vorate ne' balli tempi, e ftorpiate tanto coi
c. j.fesl. 4. §. 7. nomina l’Apollo Palatino, moderni , che cogli antichi refiaurì fatti
di cui credefi una copia nel Mufeo Pio-Cle- avanti che fodero difotterrate .
mentino , ficcome ho già notato Copra alla (b) In Inghilterra .
pag.nS. noe. b. (c) Mercurio, come più volte fi è detto
(a) Plin. lib. 26. cap. S-fccì. 4. §.8. avanti. Mengs loc. cit. pag. 1 1 . n. 7. nega a
( b ) Anthol. lib. 4. cap. 9. n. 1. Winkelmann la differenza notabile , che tra-
(a) Cosi pretende il ngnor Mengs nelle va nelle fopracciglia della Niobe , e dell'altra
due lettere a monfignor FalJroni , inferite nel fella, di cui fi ha il geffo in Roma.
Tomo il. delle fue opere ; fcrivendo nella (d) Tutto quello bel difcorlò del nollro
prima , alla pag.p. ; „ Potrebbe prenderfi piut- Autore qui , e nel Trattato prelim. ai mon.
CAP. II.
Sua Niobe .
LIB. IX.
CAP. II.
200 Storia dell’Arte presso i Greci
jf. 21. Dovea tal grappo , oltre la Niobe e ’l di lei ma¬
rito Anfione , rapprefentare fette loro figli , e altrettante fi¬
glie ; ma vi mancano delle ftatue sì di quelli , che di quelle . ,
Due dei figli fono probabilmente que’ due così detti atleti nel¬
la galleria di Firenze (a) , e tali furono creduti fin d’allora
che fi difotterrarono , febbene loro mancaficr le telle , tro¬
vate in feguito (b) ; poiché fotto quello nome pubblicate
ne furono le figure in rame , del quale la ftampa è molto
rara, nel IJ57- ; probabilmente perchè tali llatue furono
fcavate nel medefimo luogo , che le altre pervenuteci figu¬
re del gruppo di Niobe , come rileviamo da Flaminio Vac¬
ca
ant. Cap. IX. pag. LXXI. , ripetuto da mon-
lìgnor Fabroni nella dilTertazione fu quelle
llatue , elidenti ora nel quinto gabinetto
della galleria Granducale a Firenze , come
li è detto piu volte , reità lenza fondamento ;
efl'endolì fatto oflervare qui avanti pag.i p7.
not. a. , che Scopa e (lato poiteriore , o al
piu contemporaneo a Praflìtele ; e niente a
lui inferiore per merito , del quale li hanno
altre tedimonianze di autori prelio Giunio
Catalog. archit. ec.p. 1 p6.feg. Una tale ugua¬
glianza di merito in que due arditi può ef-
lere Hata la ragione , per cui , non ottante
che li avellerò in Roma tante opere cono-
fciute dell’uno , e dell'altro ; pure non li Pa¬
gelle a chi di dii attribuire la Niobe colli fi¬
gli , di cui parla Plinio . Nè io pollo fuppor-
re , come fa Winkelmann , che Scopa, e Praf¬
lìtele abbiano entrambi lavorato un gruppo
di Niobe , e che quelli gruppi follerò in Ro¬
ma l'uno , e l'altro , poiché Plinio l'avrebbe
detto ; e tanto maggiormente , che nel I.34.
cap. 8. feci. 1 p. §. 26. c fegg. numera a parte
gli arditi diverti , che aveano rapprefentato
gli (tedi foggetd . Io credo bensì che la fa¬
vola di Niobe fede replicata in più luoghi
per mano di altri arditi , come ha già notato
il dg. Lanzi nella più volte citata deferizione
della (ùddetta galleria, art. 1. c. j. , nel Gior¬
nale de’ Letterati Tomo XLVI1. anno 1781.
pag. 76., arguendolo da due datue nel mu¬
lto Capitolino , delle quali polfono vederd le
figure predo Bottari Muf Capit. Tom. ni.
Tav. 42. , da una di cala Colonna , forfè la
più bella di tutte , da un’altra di proporzione
minore nella villa Albani , e finalmente dalle
due di Verona , e d’ Inghilterra ; ma per ri¬
guardo al gruppo di Firenze io lo crederei
originale , o almeno copia di quello di Pradi-
tele . Oltre l'autorità del citato epigramma
greco, e quella d’Aufonio Epitaph.28. , che
a lui attribuifcono un gruppo di Niobe , può
ricavarli una torte congettura da ciò , che of-
fetvò il lignor Mengs nella detta prima lette¬
ra , pag. 6. ; cioè , che la teda della Niobe è
uguale ( e principalmente nella capigliatura )
alla teda molto bella della Venere del Vati¬
cano , ora nel Mufeo Pio-CIementino ; teda,
che certamente è la fua , non ellendole mai
data daccata . Queda Venere , foggiugne e-
gli , è certamente copia d’altra migliore ; e a
Madrid nel reale palazzo fi conferva una te¬
da ad elfa in tutto fimililfima , ma di una
perfezione tanto maggiore , che non vi teda
comparazione . Or ììccome è provato che
quella datua di Venere è copia della Venere
di Pralfitele a Gnido , come ho notato qui
avanti pag. 192. not. a. ; così noi polliamo
argomentare , che la Niobe , a quella lomi-
liante , fia anche opera di Pralfitele : e dalla
ellezza della teda di Madrid , che potrebbe
edere l’originale della Venere di Gnido , pof
damo inferire , che la Niobe a quella molto
inferiore in bellezza , come lo è la teda della
Venere del Mufeo Pio-Clementino , non fia
altro che una copia dell'originale Niobe del
medefimo artida , fe non fi vuol credere lo
deflo originale .
(a) Se ne veggono le figure predo il Gori
Muf. Florent. Stata* , Tab.73. 74. , e predo
Fabroni nella citata didertazione , Tav. 16.,
unitamente a tutte le datue della detta Nio¬
be . Quedo celebre fcrittore s’ impegna alla
pag. 1 p. e 20. a lodenere , che tal gruppo le
appartenga . Il fignor Lanzi l. cit. pag. 1 8 2.
rilpetta queda opinione , ma non l’adotta .
(r) Quella del vinto fi crede comunemen¬
te antica ; l’altra fecondo alcuni profelfori è
ritocca , fecondo altri è moderna , ma lavo¬
rata egregiamente . Lanzi l.eìt. pag.t 8 0.
LIB. IX.
CAP. il.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 201
ci nel ragguaglio degli fcavi tanti a’fuoi tempi (a) . Ciò pure
concorda colla favola , fecondo la quale i maggiori tra i fi¬
gliuoli di Niobe furono da Apollo faettati quando fi efercita-
vano a cavalcare ne’ campi , e i più giovani mentre fra di
loro lottavano (a) . 11 conofcitore vi fcorge in oltre una fo-
miglianza di Itile tra quelle due e le altre figure del gruppo .
Aggiungali che, fe fi folTer voluti in quelle rapprefentare due
lottatori , avrebbe l’artifla fatte loro di pancrazialte le orec¬
chie , giacché elfi lottano gettati a terra , come i pancrazia-
lti far foleano ( b ) . Quella lotta dei due figli di Niobe può
chiamarli un sy mf legni t 1 , col qual nome chiama Plinio (c) due
conlimili lottatori lavorati da Cefissodoro , ed altri due ,
opera d’ Eliodoro ; ma non può mai tal nome convenire a
due figure in piedi vicine fra di loro , ficcome pretendeva
il Gori ( d ) . Ai figli maggiori vien dato il cavallo , fotto del
quale la polvere llelfa , che il calpeftlo folleva , è fiata dallo
fcultore indicata nel fallo fu cui il cavallo s’appoggia (b) .
La figura dell’uomo attempato in abito llraniero rapprefenta
un pedagogo , odia ajo de’ fanciulli ; e nello Hello modo ve¬
nite fono due limili figure fu un baffo-rilievo della villa Bor-
ghefe , rapp refe n tante la medefima favola , e da me pubblica¬
to ne’ Monumenti antichi {e) . Quell’abito indica perfone di
llraniero paefe, o fchiavi , fra i quali fceglievanfi coloro che
erano dellinati alla cura de’ fanciulli (/) . Tale era Zopiro
dato da Pericle ad Alcibiade . —
Tom. II. C c jT. 22. Nel-
W> Montfauc. Diar. ìtal. cap. p. pag.t ?p. luogo, non aveva rapporto a quella favo-
(A) Ovidio Metam. lib. 6 . verfi 22 i°.fegg. la . Non è elio un cavallo , come eresie-
(A) Mercur. De arte gymnajì. lib. 2. c.g° vali, che fcoilo il cavaliere refti in fua ba¬
ie) Ub.ift. cap. f.fect. 4. 6. & 1 0. lia . Le redini {frette al petto fan conofcere,
00 Muf. Etr. Tom. il. in fine , Tab.zoo. che vi era una mano , che ve le teneva ob-
Pag-4?$- bligate ; e forfè era un Caftore , 0 altro eroe ,
(b' Intorno ad elfo cosi fcrive il fig. Lana come vedelì in quegli del Quirinale ; a’ quaii
loc. eie. cap. 6. pag. ?$. : ,, Il cavallo ch’era è tanto fintile nella molla , e tanto vicino
in Roma aggruppato con le Racue di Niobe, nel merito della fcultura .
qui e pollo fepararamente da ogni altro pel- (t) Mon. ant. ined. num. Sg.
zo . Trovato in altro tempo , ed in altro (/) Eurip. in Mea. verf- 5 h
LIB. IX.
CAP. II.
Pittatola »
202 Storia dell’Arte presso i Greci
jf. 22. Nelle ruine degli orti di Salluflio a Roma fono Ra¬
te trovate alcune figure in baffo-rilievo efprimenti la favola
fieffa , e Pirro Ligorio , che ciò narra ne’fuoi manofcritd che
ferbanfi nella biblioteca Vaticana, ci afllcura che belliffìmo
n’era il lavoro . Lo fieffo foggetto efprime un baffo-rilievo
nella galleria del conte di Pembroke a Wilton in Inghilterra,
il quale da chi ha fatto l’indice di quella galleria fembra ef-
fere flato {limato a pefo , poiché ci avvifa che pefa tre mila
libbre inglefi (a) . Quella favola vedeafi pure in baffo-rilievo
filila porta d avorio del tempio d’Apollo , che Auguflo fece
edificare fui Palatino (a) .
jf- 23. Pittagora di Reggio nella Magna Grecia fu il pri¬
mo , al dir di Plinio (b) , che lavorò la capigliatura con più
diligenza e franchezza (1) . Può tal indizio fervirci a determi¬
nare l’età d’una flatua ; e diffatti alcune , nelle quali pur ravvi-
fiamo molta cognizione e grandiffìm’arte , hanno sì i capel¬
li , che i peli delle parti naturali formati in picciolifllmi ricci
linearmente difpofli , quali veggonfi fulle figure veramente
etrulcbe . Tali fono due flatue nella fala del palazzo Farnefe ,
che poffòno annoverarli fra le più belle di Roma , ed hanno
i capelli lavorati con quella affettazione e flentatezza , che
fono indizio di quel fiflema che erafi allontanato dalla na¬
tura , come fopra dicemmo . Anche nelle figure de’migliori
tempi vedefi trafcurata la capigliatura , come appare dalla
fieffa Niobe e da’fuoi figliuoli . Poiché dunque Pittagora fu
il primo a fare i capelli con maggior franchezza e diligenza ,
fe ne può conchiudere che le flatue , le quali hanno una ca¬
pi”
ÒÒ Deferitone delle Pitture , e Stat. ec, a
Wilton , pag. S r.
(a) E rapprefentata parimente fu di una
bella urna del Mulèo Pio-Clementino , di cui
polTono vederli le figure , e la definizione
freno Fabroni nella citata DilTertazione .
(b) lib. 34.. cap. 8. feH.i g. 4..
(0 Secondo Plinio Pittagora fu il primo
ad efprimere colla maggior diligenza non fo-
lamente i capelli , ma ancora le vene e i
nervi . Lavorò egli anche in bronzo II coc¬
chio di Cratiffene cireneo , l' ideilo Cratifte-
ne con una Vittoria furono da lui fatti in
quello metallo . Pauf. lib. 6. cap. 18. p. 49 /.
Un. 30.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 203
pigliatili-! all’etrufca , o ben anche alla greca ma poco lavo¬
rata , non debbano crederli pofteriori a queU’artifla , ma più
antiche fiano o tutto al più contemporanee ; e a quell’indi¬
zio fi rende ancor più verofimile , che il gruppo della Niobe
lavoro fia di Scopa , anziché di Prassitele (a) .
jf. 24. Fra gli attilli di quelli tempi men rinomato degli
altri è Ctesilao , febbene fofs’egli uno dei tre che con Poli-
cleto e Fìdia ottennero il premio per le fiatile delle Amaz¬
zoni definiate perii tempio di Diana in Efefo . I critici non
hanno fin qui offiervato che Plinio , nominando ora Ctesilao ,
ora Ctesila (b) , d’una perfona ftefla deve intenderli, tanto
più che egli nomina Ctesilao dove rammenta lo (cultore
della famofa {tatua di Pericle (a) .
$• 23. La più conofciuta delle opere di Ctesilao era la
flatua d un uomo ferito , e probabilmente un eroe , in cui
comprender potealì quanto ancora gli reltafìe di vita ( in quo
pflìt Intel ligi quantum rejìet anima ) . Siccome, al riferir di Pli¬
nio (c) , era principalmente pregevole Ctesilao , perchè fapea
le perfone illultri ancor più nobilmente effigiare , non è vero¬
fimile che , volendo eternare la propria memoria , abbia lafcia-
to dopo di sè opere riguardanti foggetti vili e baffi . Ciò
pollo non fembra doverli a lui attribuire , come molti fan¬
no , il così detto Gladiator moribondo (d) , poiché rappre-
C c 2 fenta
CO Tra le fiatile di bronzo fatte daPitta-
gora , che vengono lodate da Plinio loc. cit.,
una era di un uomo , che zoppicava , della
cui piaga pareva che fentilTero il dolore quelli
eziandio , che lo guardavano ; e l’altra un
Apollo , che uccideva a colpi di faette un
Serpente . Nel primo io riconofcerei un Fi-
lottete , di cui fi è parlato nel Tomo 1. p.3 38.
Elio appunto zoppicava addolorato , per ef-
fere flato morficato da un ferpe , come a
lungo può vederli predo del noftro Autore
Mon. ant. ined. Par. ti. cap. 3. p.i pp. fiegg.,
e Rafifei nella didertaziotie fu di un bado ri¬
lievo della villa Albani , di cui ho parlato alla
detta pag. 338. Nell'altro crederei che folle
piuttoflo rapprefentato Apollo , che uccide il
ferpente Pitone , anziché un Apollo Saurot-
tono , o ammazza lucertole , come pretende
l’Arduino nelle emendazioni al detto libro ,
n. XII. Se tale folle flato , Plinio lo avreb¬
be chiamato Saurottono , come chiama quello
di Traditele , c non avrebbe detto in plurale ,
fagìttis confici , a colpi di faette . Ved. al Ca¬
po feguentc §. 1 5. , e Lib. XI. Caponi.
§• z 3-
(b) lib. 34. cap.S. fecl.i p. princ. Arduino
aveva emendato , Ctefilao .
(a) loc. cit. §. 14.
(c) loc. cit.
(d) Quefto farebbe al più una copia , per¬
chè T originale di Ctefilao era in bronzo .
Plin. loc. cit.
LIB . IX.
cap. n.
Ctefilao . . .
. . . fuo fuppo
fio Gladiatore
moribondo .
LIB. IX.
CAP. II.
204 Storia dell’Arte presso r Greci
fenta una perfona di bada condizione 5 che ha menata una
vita laboriofa come appare dal volto , dalla mano fin idra ,
e dalla pianta de’ piedi (a) . Ha quefti legata con un nodo
botto il mento intorno al collo una corda , e giace fu uno
feudo ovale , fu cui è gettato un corno da fuonare rotto in
due pezzi (b) . Non può quefta ftatua rapprefentare un gla¬
diatore , sì perchè , mentre l’arte fioriva predo i Greci , igno¬
ti erano colà que’ fanguinofì fpettacoli (c) , sì ancora perchè
nefluno fcultore , capace di fare una limile ftatua , avrebbe
mai voluto lafciar dopo di sè , come uno de’ più pregevoli
buoi lavori , la figura d’un gladiatore (d) . Altronde col gla¬
diatore non avrebbe punto che fare quel corno ricurvo , li¬
mile al lituo de’Romani , che fpezzato fta botto di lui (e) .
§. 2 6. Ci porge de’ lumi a quello propolito una greca
ifcrizione polla bulla ftatua di certo Archia vincitore olim¬
pico , dalla quale rilevali che gli araldi , odia i banditori
( xwpoaes ) ne’ giuochi olimpici in Elide , portavano al collo
una corda , e con un corno fuonavano . Archia era uno di
quelli araldi , e di lui fu fcritto che faceva il fuo uffizio ,
quantunque ne fuonajje il corno , ne avejje la corda :
OÙ&’ Ù7!QTah7r\yyQv , ovr' àva^iy (Aoit’ Zxcov 00 •
§. 27- E qui
(a) Sta nel mufeo Capitolino ; e podono
■Vedertene le figure predo Bottari nella deferi-
zione di quel mufeo Tom. ni. Tav. 67. 6S. ,
Maftei Raccolta di fiatue , Tav. 6 j. , Mout-
faucon Antiq.expl. Tom. ni. par. il. pi. 1 jj.
(b) Nel redaurarlo gliene hanno aggiunto
un altro accanto alla mano delira , anch’effa
moderna con quella parte di bafe , fu cui
appoggia ; e credefi opera di Michelangelo
Buonarruoti .
(c) Erano in ufo fra i Greci da tempi an-
richifhmi , e principalmente in occafione di
funerali , come prova Ateneo lib. 4.. cap. 1 3.
p.t 44. feg. ; nta certamente non Vi era perefTi
tanto furore . Era più in ufo la monomachia,
o duello , in ifpecie per decidere per mezzo
di edo in perfona dei capitani degli eferciti
della forre di due popoli , fenza venire a bat¬
taglia formale, come nota lo (ledo Ateneo 5
c abbiamo di Piuaco } che vi fi diftinfe ,
Laetzio lib. 1 ■ fegm. 74- > Polieno Strateg.
lib. 1. cap. zf. „
(d) Non fo valutare piu che tanto queita
iasione ; poiché nelluno de più bravi attilli
ha mai avuto difficolta di fare le itatue dei
vincitori nei tanti altri giuochi della Grecia ,
i quali non erano tempre perfone delle piu
didime ; nè hanno creduto farli un d.lonoie
col far dei cani , delle vacche , dei porci , e
tanti altri ("oggetti balli . Molto meno dovea-
no avere tale difficoltà quando i lavori veni¬
vano loro ordinati , e pagati ._
(e) Bottari , il quale , loc. cit. pag. 1 47- ,n
fi e , vuol ranprefentato in quella figura un
gladiatore , dice che le trombe il ubavano m
tali fpettacoli . Ciò è vero ; ma fervivano
per dare il fegno del cominciamento , non
agli dedi gladiatori .
(a) Poli. O/iom. lib. 4. cap.i z.figrn. g z.
DAI SUOI PR1NCIPJ H C. 20$
27. E qui fi noti chela voce dvc&$iìyua.vz vieti da Elì¬
cli io rifchiarata colle parole wWas zrspf' rpat^n'^ou; (a) , cioè
corda intorno al collo . Salmafio congettura, e non lenza vero-
fimiglianza , che tal corda lì ftringeflero al collo fino a un cer¬
to legno i banditori , affinchè per la fatica non fi venifie a
romper loro qualche vena (a) . Appare per tanto che la lode
data nelfifcrizione ad Archia confila in ciò ch’egli nel pub¬
blicare l’adunanza de’ giuochi olimpici non avelie bilogno di
corno nè di corda , ma colla fola voce fi facelle eia tutti chia¬
ramente intendere .
j)'. 28. V’era però una differenza tra gli araldi de’ giuochi
olimpici , e quei che da un efercito all’altro , o da una in
un’altra città lpedivanfi - Di quelli non legge!! mai che ufaf-
fero il corno , ma portavano un caduceo , quale avealo Gia-
fone (b) per inoltrare che pacifico approdava in Coleo ; e ta¬
lora portavano in una mano il caduceo , ed un’alta nell’altra *
per indicare al tempo ItelTo la guerra e la nace , onde era
nato il proverbio : ri So'pv ty) tv Krpv«.uov aua 7rì[X7ritv (c) ,
cioè mandare l’alta e ’l caduceo , olila oiterir pace e guerra .
Su un vafo di terra del Collegio romano , da me pubblica¬
to (d) , vedefi dipinto uno di quelti araldi col caduceo nella
delira , e l’alta nella finiltra , e con un cappello bianco get¬
tato dietro le fpalle all’ufo de’ viaggiatori . Talora gli aral¬
di ,
(e) Hefych. v. ’AiuJ’tlyftar* •
(a) Credo che per quella ragione quelli ,
che recitavano in pubblio delle coni polir io¬
ni ad alta voce , fi t! ri n getterò pure il collo
con una fafeia ; come io intendo Marziale
Epigr. lib. 4. n. 4.1. :
Quid rccitaturus circumdas veliera collo ?
Conveniunt nojlris auribus illa magis .
Il fig. abate Bracci , il quale deride l'opinione
di Winkelmann nella fua Differiamone fopra
un clipeo votivo , ec. pref. pag. 7. , feguitan-
do la fpiegazione di fiottati Loc. cit. vuol che
fi riconolca nella fiatua capitolina atloluta-
mente un gladiator laqueario , di quelli cioè,
che fecondo s. ifidoro Orig. lib. iS. cap. }S.
cercavano di gettare un laccio al collo , o ad
altra parte dell'avverfario , che fuggiva , per
cosi arredarlo . Ma per foftenere quella fen-
tenza (1 doveva prima provare per qual ra¬
gione a quelli gladiatori convenga il corno ,
come fi è detto pocanzi , del quale non parla
s. Ifidoro ; e in fecondo luogo dovea riflet¬
terli , che la corda della ftatua non ha forma
di laccio ; ma una forma particolare come di
collana , fermata con molla , o a modo di
lucchetto , dalla parte davanti .
(A) Apollon. A’gon. lib. verf. 1 pj.
(c) Polyb. lib. 4. pag. gi i. princ. [ Come
fu ufato anche dai Romani . Gellio oc».
atc.lib.io. cap. 27.
(d) Tratt.prd. ai Mon. ani. p. KKXV .
LIB. IX.
CAP. II.
LIB. IX.
CAP. II.
206 Storia dell’Arte presso i Greci
di , che vernano anche chiamati ypafA^arèls , offia apportato¬
ri degli ordini del duce fupremo all elercito , portavano un’
afta , da cui pendeva una benda , •mtvia. (a) , e quali una fpe-
cie di veftlllo , che indicava eftere rifpettabile e lacra quella
perfona : probabilmente tal lignificato ha preftb Omero (b)
la benda d’ Apollo , che il facerdote Orile portava attaccata
allo fcettro . Quando fpedivanli nunzj di felici novelle aveano
l’afta intrecciata con rami d’alloro (c) . Siccome certi popoli
barbari , al riferir d’Ateneo ( d ) , mandavano ai loro nemici gli
araldi colle tibie e colle cetere , affine di ammollirne gli ani¬
mi , onde li piegaflero alle loro dimande ; così è probabile ,
che anche preffo i Greci gli araldi che ferviano di meffi , alla
maniera degli araldi olimpici , portaftero un corno e la cor¬
da al collo , ed aveller anche lo feudo (a) . Forfè da quella
antica coftumanza deriva l’ufo odierno di fpedir i trombetti
al nemico per araldi . Virgilio , parlando di Mifeno araldo di
Ettore, dice che inligne era nelle battaglie e pel lituo e per
l’ afta :
Et lituo pignas infìgnis obibat & hajìa ( e ) .
(a) Diod. Sic. l.i$. §. $2. p. 44. Tom. il.
(è) Hom. Iliad. Lib. 1. verf. 14.
(c) Plutarch. in Pomp. pag. 6 q 3. B. [ Parla
dei littori , che precedevano l’efercito roma¬
no vittoriofo colli falci intrecciati di fiondi
di lauro .
(d) Deipn. lib. 14. cap. 6. pag. 627. D.
(a) Quello era da provarli , principal¬
mente dopo aver detto pocanzi , che non leg-
geli mai che ufalfero il corno , ma portaifero
il caduceo , e l'afta . Il caduceo è Tempre fla¬
to il diftintivo degli araldi quando andavano
ad annunziar la pace , come abbiamo da Tu¬
cidide lib. 1. cap. u/t. , e ivi lo Scoliafte gre¬
co , Servio ad JEneid. lib. 4. v. 24.2. , con¬
cordemente a tutti gli altri fcrittori ; per in¬
timare la guerra era una lancia , fecondo Po¬
libio loc. cit. E ficcome fi aveano per perfone
fagre , quali mandate dagli dei , non pote¬
vano efsere offelì dai nemici , nè elfi poteva¬
no in modo alcuno offendere quelli ; Diodo¬
ro lib. s- §. 7 $■ pag. g gì. : Mercurii inven-
tioni aitribuunt caduceatorum legationts in
bellis j pacificationes item , & feederum liba-
jf. 29. Po-
menta , horumque in [igne caduccum , quod
verba ad hojlem fachiri pri.feru.nt , eoque tu¬
li accedunt , & rcCedunt ; Suida r. K»f ir.ucr :
perciò effi andavano nudi , offìa dilarmati ,
come fcriveva Dione Grifoftomo Orai. 37.
pag. 47 3. C. : Caduceatores a diis mijji di-
cuntur . Atque ideo apudnos pax a caducea-
toribui annunciatur : bella autem fere pierà-
que non denunciata geruntur . Et nudi lega-
tione funguntur ad armatos prò pace , neque
illorum quemquam injuria licei affcere_ ut
qui deorum fiat minijlri , quicumque amicìtii
nuntii funt . Non avranno per confeguenza
portato feudo , che è arma difenfiva né la
fpada , che è offenfiva : onde potrebbe creder¬
li , che anche la figura fu quel vafo citato da
inkclmann tutfaltro rapprefentaffe , che
un càduceatore , fe il vafo è di greco lavoro,
perchè appunto ha la fpada al fianco . Per
quanto poi li rileva da Polluce lib. 4. cap. 12.
fegm. 94. gli araldi non ufavano corno , ma
la voce lòltanto .
(e) JEneid. lib. 6. v. x 67.
DAI SUOI PRINCIPJ JC. 207
jf. 2 g. Potrebbe qui chiederti come e perchè nella fia¬
tila, di cui parliamo, fiati voluto effigiare un araldo ferito
e moribondo ? Quantunque a me ballar debba d’aver fatti
ravvifare in quella flatua tali attributi , che caratterizzano un
araldo , pur mi Infingo di non allontanarmi molto dal vero-
fimile , congetturando che quella flatua rapprefentar debba
Polifonie araldo di Lajo re di Tebe , ammazzato da Edipo
infieme col iuo padrone (a) ; ovvero Goprea araldo d’Euri-
fleo , uccilo dagli Atenieli allorché a forza flrappar voleva
dall’ara della Mifericordia gli Eraclidi , che nella loro città
eranfi rifugiati . Fu quello Coprea il più celebre araldo della
greca mitologia , e ogni anno rinnovava!! la di lui memoria
in Atene , facendovi!! pubbliche dimoflrazioni di duolo , per
aver me fio a morte un araldo , le quali durarono fino ai tem¬
pi di Adriano (b) . Potrebbe anch’efiere quella la flatua d’An-
temocrito araldo d’ Atene uccifo dai Megarefi , i quali per
quello delitto , come dice Paufania (c) , provarono lo sdegno
degli dei , onde la loro città , malgrado tutto il favore del
mentovato Adriano , non potè mai riforgere (a) .
jf. 30. Mi-
(a) Apollod. Bibl. lib. 3. c.j. §. 7. p.i 69.
[ Quelli fu uccifo (landò col luo padrone fu
un cocchio , ed era femplice di lui precone ;
o almeno non fu uccifo in qualità di araldo
a qualche popolo . Quindi non vedo ragione ,
per cui meritalTe una (fatua ; nè Apollodoro
rileva alcun di lui merito .
(A) Philoftr. Vie. fophift. lib.z.cap. 1. n.j.
pag. ss?.
00 lib. 1. cap. ]6. pag. 88.
(a) EfTendo (fato Antemocrito mandato
araldo da Pericle , fecondo la teftimonianza
di Plutarco in Pericle , pag. 1 68. E. , fi fa¬
rebbe potuto credere con qualche fondamen¬
to , che gli folle fatta inalzare una (fatua da
quel capitano , che era tanto portato per le
arti , come (ì è veduto alla pag. r88. 6. ,
c che foflè quella l’opera di Ctefilao lodata
da Plinio , poiché egli fece la (fatua dello (tef-
fo Pericle , come fi e anche accennato daV'in-
kelmann alla pag. 203. Ma odano a quefta
opinione altre ragioni , oltre le efpofte qui
avanti nella n . a. In primo luogo , che Plutar.
co non parla di tale (fatua , e dice foltanto j
che fu fepolto Antemocrito per pubblico de¬
creto preiTo la porta Triafia d’Atene , e Pau¬
fania loc. eie. fcrive , che gli fu eretto un cip¬
po per memoria . In fecondo luogo la no-
ftra (fatua non ha barba . Quefta ai tempi
di Pericle ancor fi portava ; e I’ ha il di lui
erme col nome nel Mufeo Pio-Clementino ;
e abbiamo da Ateneo lib.t 3. c. f.pag.sS /. »
che l’ufo di raderla non s’introdufle in Gre¬
cia. , e nominatamente in Atene , fe non ai
tempi di Alertandro il Grande , il quale , al
dir di Plutarco in Thefeo , pag. g. B. , fu il
rimo , che la fece radere ai fuoi foldati, af-
nchè con erta non deflero prefa ai nemi¬
ci . Taluno forfè mi ridonderà , che la no-
Itra (fatua, fe non ha barba , ha le bafettc ,
o muftacci , le quali efiendo (fate in ufo pref-
fo i barbari , polTono far credere , che i Gre¬
ci fi ferviflero di barbari per araldi , e che
barbaro fia quello della (fatua . Io non ne¬
go un tal ufo preiTo i popoli barbari , e Cel¬
ti fra gii altri , avendone le prove in Dio-
LIB. IX.
CAP. II.
LIB. IX.
CAP. II.
Mirane .
20S Storia dell’Arte presso i Greci
jT. 30. Mìrone vien da Plinio nominato in ultimo luo^o
ÌD
fra gli artifti che fiorirono nell’olimpiade lxxxvii. Egli ha prin¬
cipalmente lavorato in bronzo , e fon del pari pregiate le fue
figure, o animali rapprefentino o uomini . Intorno all’ara
porta nell’atrio del tempio d’Apollo , edificato da Augufto a
Roma fui Palatino (a) , eranvi quattro buoi di fuo lavoro (a) .
la fu a vacca (b) è celebrata in molti antichi epigrammi (1) ,
doro lib.j. f.28.pag.3fi. , Giulio Celare De
bello gali. lib. j. cap. 14. , Sidonio Apoilinare
Panegyr. Major, v. 243., Pelloutier Hi fi. des
Celtes , lib. 2. cap. 8 . Tom. il.pag. 186 . , e
ne abbiamo l’efempio nelle Tavole 1. e il.
del Tomo antecedente , in cui poilono cre¬
derli rapprefentati due foldati celci , come
lì è detto ivi alla vag. 46. ; non però cre¬
derei mai , che i Grc-i volertelo prevalerli
di tal gente per un uffizio -on poco gelalo ;
e poi rileviamo dal Iodato Ateneo nel lib. 6.
c. 6. pag. zj4. E. , che erano greci gli aral¬
di , e di una determinata famiglia nè ho
mai trovato un efempio in contrario .
Con tutte le olfervazioni fatte fin qui mi
pare che redi affatto dubbiola 1 opinione dei
noltro Autore . Io ne proporrò un'altra, che
non molto fe ne allontana , e pare che po¬
trebbe avere qualche apparenza di verità .
Sofpetterei pertanto , che vi forte effigiato un
trombetta (partano , il quale fi fia con qual¬
che azione ftraordinaria Pugnalato , o che
per altra ragione abbia meritata una (fatua .
Gli eferciti fpartani avevano i fuonatori di
trombe , e tibie , e al loio Tuono marciava-
vano , davano la battaglia , e fi ritiravano
*on ardine, e regola determinata, Tucidi¬
de Hijì. lib. f. cap. 70. pag. 360. , Plutarco
facon. apophthegm. oper. Tom. il. pag. 210.
infine , e Lacon. inflit. pag. 238 . B. , Lucia¬
no De fialtat. §. 1 0. op. Tom. il. pag. 27 3. ,
Ateneo lib. 14. cap. 6. pag. 627. D. A que-
fti trombetti conveniva la corda al collo , e
conveniva anche lo feudo per ripararli men¬
tre facevano il loro uffizio . Quando in Gre¬
cia s'introdufle di radere la barba , come fi
e detto, gli Spartani , che erano fra’ Greci
i più bravi , per Pegno forfè di maggior co¬
raggio , e fierezza , ritennero i muftacci , co¬
me abbiamo da Antifane preflo Ateneo l. 4.
cap. p.pag.i 43. princ. , il quale appunto vi¬
veva ai tempi d'Alertandro il Grande , fecon¬
do lo (ledo Ateneo lib. 1 3. princ. p. f j f. E
ficcome in apprerto fu comandato , e fe ne
rinnovava ogni anno l’editto dagli Efori , di
non piu portarli , al dir dt Plutarco De fera
num. ■vind. oper. Tom , il. pag.fjo. j potreb-
fra
be crederli , che la {fatua forte eretta al trom¬
betta fparcano circa , o dopo i tempi d'Alef-
fandro , ai quali pure conviene il lavoro di ef-
la per la fua eccellenza . Potrebbe anche pen-
farli , che vi forte rapprefentato un armige¬
ro , o feutigero , odia uno di quei foldati,
che accompagnavano i capitani , portando lo¬
ro le armi , e riparandoli all'occafione collo
feudo dai colpi de’ nemici , in quella guifa,
che Aiace faceva ripara a Teucro per falvar-
lo , Luciano in Parafi §. 49. Tom. il.p.874.
Elfi , oltre le armi , portavano il corno per
chiamare all'ordine del capitano i folcaci , e
per dare il Pegno della battaglia . Uno di
quelli era precifamente Mifeno , che accom¬
pagnava Ettore , nominato da Winkclmann 5
e tale ce lo deferive Virgilio loc cit. :
Mifienum iolidem, quo non pr&fiantior alter
JEre cure viros , Martemque accendere
canta .
Hccloris hic magni fiuerat comes , tìeclom
circum
Et lituo pugnas infiignis obibat , & hafia .
Chi fa che taluno di quelli , o fpartano , o
barbaro al fcrvizio dei Greci , non li fia di-
llinto per difendere il fuo capitano , relfan-
liandovi anche morto ; e che il capitano per
gratitudine gli abbia fatta fare quella {fatua
per immortalarlo ?
(a) Prop, lib. 2. el. 31 . verfi. 7.
(a) Nel Tomo I. pag. 38 7. not. c. ho (pie¬
gato per vacche il boves di Properzio , Ap¬
ponendo che potertelo edere fui modello del¬
la famofa vacca . Se fi volertero credere vera¬
mente bovi , io non contradirei molto .
(b) Polfeduta dagli Ateniefi , Cicerone irt
Verr. acl.2. I. 4. c.bc. ; quindi trafportata in
Roma, ove fi vedeva nei Foro ancora ai tempi
di Procopio , che uè parla De bello goth. I. 4.
cap.21. ; cioè verfo la metà del vi. lèco’o.
(1) Trentafei epigrammi leggonfi nell’An¬
tologia greca fopra tal vacca . Egli è uopo
dire che quella ed altre r pere infigni di Mi¬
rane fieno fiate pagate più colle lodi che coi
denari , poiché ville egli , e mori affai pove¬
ro . Petron. Arb. in Satyr. pag. 322.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 209
fra i quali due ve n’ ha d’Anacreonte (a) ; e Plinio rammenta
de’ verfi della famofa Erinna di Lesbo fu un fepolcro , che
quello ardila eretto aveva a un grillo e ad una cicala (b) ;
ma olìerva con ragione lo Scaligero (r) , che fe Anacreonte
ed Erinna, coetanei di Saffo (a) , aveller fatti de’ veri! per Mi-
rone , quelli dovrebbe aver vilfuto nell’olimpiade lx. anziché
nella lxxxvij. , a cui lo fida lo dello Plinio (b) . Io non de¬
ciderò qui la queilione ; ma certamente è probabile ch’egli
da anteriore a quella ultima epoca , sì perchè ha lavorate
delle datue in legno , fra le quali un’ Ecate ad Egina (d) , sì
perchè , fecondo un’ odervazione di Paufania (e) , era fatta
nell’antica maniera l’ifcrizione che vedealì fotto i fuoi lavori,
la qual cofa egli non dice mai delle opere di Fidia , di Po-
licleto , e de’ loro contemporanei (c) . Può eziandio argo¬
mentarli la dia maggiore antichità dall’aver commedo il pro¬
prio nome in lettere d’argento dilla cofcia d’una datila d’A-
pollo in bronzo che era ad Agrigento (d) , poiché più non
ulavalì ai tempi di Fidia di far l’ifcrizione dalla figura mede-
Tom. IL D d lima ;
(a) Anthol. Uh. 4. cap. 7, n. 4. 4.
(A) Plin. Uh. 34. cup. 8. feci. 1 9. %. 4.
(c) Animaci, in Euf. chron. p. 1 24. [ Non
determina l'olimpiade lx.
(a) Ateneo Uh. 1 4. cap. 8. pag. 499. C. ,
fcrrye , che sbagliava Ermefippo nel date
Saffo per coetanea d'Anacreonte , avendo ella
vivuto molto tempo avanti .
(b) Anacreonte giupca l'ode reazione di Bar¬
nes nella di lui vita premeda alle opere, n.V.
Pa£‘fX. , nacque nell’olimpiade lv anno il.,
evide 85. anni , Luciano in Macroh. §.26. op.
Tom. iil. p.228. Potrebbe combinard l'età
di lui con quella di Mirone , dicendo , che
quello nell ultimo di fua vita abbia lodata la
vacca , che quello poteva aver fatta nell'età di
orca anni , come oderva il fignor Falco-
net hot. far le 44. live e de Plin. c.8. feci, 4 4.
oeuvr. Tom. ni. p. , 46. calcolando che Ana¬
creonte vivede nell’ olimpiade lxxit. Egli
però poteva edendere di più l’età d’ amen-
due , eflendo arrivaro Anacreonte fino all'o¬
limpiade lxxvi. , giuda il detto calcolo' di
Barnes, vale a dire fole xi. olimpiadi puma
dell’epeca , in cui dice Plinio che fiorì Mi¬
rone . Riguardo alla poeteda Erinna , non è
improbabile che Plinio a quel luogo abbia
intefo di Mirone fcultore ciò , che eda dice
della poeteda Mirone , di cui parla anche Sui-
da , e in lode della quale per quel fepolcro
fece un epigramma in greco , riportato dall'
Arduino al detto luogo di Plinio . Così pen¬
da il Fabricio tìibl. grsca , Tom. 1. 1. 2. c. 1 4.
n. 28. pag. 444 All’oppodo Arduino vuole
che abbia errato Erinna , o altri che da l’auto¬
re di quell’epigramma , nell’ attribuì re quell’
opera alla poeteda , anziché allo fcultore .
( d) Paul'. Uh. 2. cap. 40. pag. 1S0. [ Anche
Fidia fece una datua di Minerva in legno per
la città di Platea , grande quali quanto quel¬
la fatta per gli Ateniefi , di cui fi è parlato
alla pag. 1 54. noe. a. , Paufania Uh. 9. cap. 4.
pag. 718.
M id- /. f- cap. 2 2. pag. 444.
(c) Qued'argomento proverebbe troppo ,
imperciocché Paulània parla di Lido figlio di
Mirone, fu un di cui lavoro era una ifcrizionc
colle lettere fecondo la forma degli antichi .
(d) Cicerone in V err. a et. 2. 1. 4. cap. 44.
LIB. IX.
CAP. ir.
LI3. IX.
CAP. II.
210 Storia dell’Arte presso i Greci
fìma ; c Tappiamo all’oppollo che v’era quell’ufo ai tempi
d’Anacreonte , il quale in un altro epigramma fa menzione
d’una ftatua di Mercurio , fui cui braccio era fcritto il no¬
me di colui che aveala fatta erigere (a) . Nè v’è ragion di
credere che Mirone abbia pollo il fuo nome fulla mentovata
llatua d’ Apollo contro un pubblico divieto , ficcome taluno
ha pretefo (b) ; poiché Cicerone , da cui abbiamo la notizia
di tal lavoro, di sì fatto divieto non parla. Vero è che fu
negato a Fidia di porre il fuo nome fulla llatua di Giove (a) ,
ma non può quindi inferirli , che folfe quella allora una leg¬
ge generale . Si può per ultimo trarre contro Plinio un ar¬
gomento da lui medelìmo che, parlando del lavoro de’ ca¬
pelli e de’ peli nelle llatue di Mirone, dice che fatti non gli
avea meglio dei più antichi ancora rozzi fcultori (*) ; dal che
s’inferifce ch’egli vivefìe ne’ tempi a loro vicini ; altrimenti
come mai , avendo egli tanta abilità , non avrebbe procurato
di non cfler inferiore a’fuoi coetanei, i quali meglio lavo¬
ravano i capelli , fe avelie villùto nell’olimpiade lxxxvii. ? (b)
jf. 31. Io confelTo però che , fe facciamo Mirone sì an¬
tico , difficilmente s’intenderà come Plinio abbia potuto lo¬
darlo dicendo di lui : primus hic multiplicajje varietatem vi-
detnr , numerofior in arte qmm Polycletus . S’ egli fiorì lungo
tempo prima di Policleto , come può aver introdotto nell’arte
più armonia di lui , e meritar la preferenza a quello titolo ? (c)
No¬
ta) Suid. v. , ib. not. Kuft.
(A) Fraguier La gali, de V erres , Acad. des
Infcript. Tom. VI. Mém. pag. 36S.
(a) Paufania /. j.cap. io. pag. 397. dice
che vi folle fcritto fulla bafc . Secondo Cle¬
mente Aieifandi ino Cohortat. ad Gene. n. 4..
Pag:+7->.c Arnobio Adverf. Gene. 1.6. p.i qq.
Fidia fcrirte il nome dell'amico fuo Pantane
fu un dito dello Aedo Giove ; e il fuo nome
anche fulla bafe della Venere in Atene , fe¬
condo Plutarco in Pericle, pag. 160. C. Vegg.
pure gli Accademici Ercolanefi De' Bronzi ,
Tom. 1. Tav. 4f. n.j. , Gedoyn Hijl. de Phi-
dias , Acad. des Infcript. Tom, V. Mém.
P“g- 3 07 V
(*) Capillum quoque & pubem non emen-
datius fecijfe quam rudis antiquitas i n/li t ae¬
ra t , toc. cit.
(s) Lo Audio, e la premura fua , dice Pli¬
nio , era tutta di far bene il corpo delle fi¬
gure : quindi trafeurò i capelli, e il pube,
e non efprefle le pafiioni dell'animo . Quanti
altri artifti hanno fatta bene una parte , e
altre le hanno trafeurate , o non vi fono riu-
feiti ?
(c) Senza tante congetture , e argomenri ,
fe Winkelmann avèrte bene ortervato Paufa¬
nia , avrebbe veduto , ch'egli combina con
Plinio nel fidare l'epoca di Mirone . Nel /. 6.
e. 2. pag. 4/ 4. feri ve, che gli Spartani dopo
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 211
Notili qui che tal palio di Plinio non è flato ben intefo dall’Ar- . .
duino , fecondo cui lo ftorico volle dire che Mirone molti- LIB’ IXl
plico l’arte fua , o piuttofto che ha fatto gran numero di CAP' h
flatue . La parola numerofior , a mio avvifo , qui fignifica che
quello ardita ha portata mole’ armonia nell’arte, poiché in
quello fenfo prende!! la voce numerus prelTo i Latini , anzi
anche prelTo gl’italiani , dicendoli a cagion d’ efempio U
maeJìX del numero omerico . In quello medelimo fenfo vien
prefa la voce numerofior preffo Plinio (a) , ove parla di An¬
tidoto (a) .
D d 2 fi. 32. Fra
l'irruzione dei Perii in Grecia fi diedero a
mantenere , e ad addellrar cavalli ; nel che
poi fuperarono gli altri Greci . Dopo quel
tempo , cioè dopo l'olimpiade lxxv. come
fi è detto alla pag. 1 78. n. b. , e forfè qualche
olimpiade appreso , giacche Paufania non in¬
dica quale folle , cominciarono diverfi atleti
ad addcltrare i cavalli per la corfa nei giuo¬
chi pubblici . Fra quefti vi fu Licino, il qua¬
le volle per la prima volta fervirfi di pulle-
dri ; ma non avendone avuto buon efito ,
pensò di addcflrare cavalli più adulti , coi qua¬
li in apprelfo ottenne la vittoria nei giuochi
olimpici , e vi dedicò due ftatue , opera di
Miione . Si dia un ragguaglio di tempo a
tutte quelle cofe , e fi vedrà , che Mirone vif-
fe veramente intorno all’olimpiade lxxxvji.,
ove lo riporta Plinio , il di cui racconto è
anche tanto circollanziato , che non può fa¬
cilmente fupporvifi errore . Un altro argo¬
mento lo polliamo trarre da Cicerone De
clar. orar. cap. 18., e da Quintiliano lib. 12.
cap.to. addotto (opra alla pag. 184. n. b. ,
ove facendo la fèrie cronologica degli Itili
di varj artitli celebri , mettono Mirone dopo
Calamide , il quale ha fiorito nella lidia epo¬
ca , come dirò qui apprelfo al 3. p.21 4.
Crederei poi che non andaife collocato dopo
quell'epoca , perocché Alcamene , di lui con¬
temporaneo , come ha efpollo Winkclmann
qui avanti pag. 1 g 1 . fu il primo a fare Ecate
triforme ; e Mirone avea fatta d'una fola fi¬
gura quella citata dallo Hello Winkelmann ,
fecondo Paufania lib. 2. cap. 30. pag. 180.
(<0 Plin. lib. 3S. cap. 1 1. feci. *o. §. 2 8.
(a) Delle tante altre opere celebri di Mi¬
rone , r.oi ci contenteremo di nominare qui
in primo luogo le tre flatue colorali eret¬
te in Samo, rapprefentanti Minerva, Erco¬
le , e Giove . Antonio le trafportò a Roma ,
e Augnilo rimandò colà le due prime , Stra-
bone lib. 14.. pag. $44. C. In fecondo luo¬
go faremo parola del celebre di lui Difco-
bolo , olTia della llatua di un giuocatore di
difeo . Il noftro Autore lo avea nominato
nella prima edizione , e noi abbiamo già ac¬
cennato nel Tom. 1. pag.18 g. n. A. , che una
copia in marmo ne è Hata trovata ultima¬
mente negli fcavi della villa Palombara full'
Efquilino . Più opportunamente occorre qui
di parlarne , sì per provare , che il Dilcobo-
10 di Mirone flava realmente nella molla ,
e atteggiamento della llatua in marmo , co¬
me anche per far collare ad evidenza , che
quella non è che una copia di quello . Pre¬
mettali però , che la detta llatua è tutta an¬
tica col difeo , e non ha reftauro , fe non
che in un pezzo della gamba delira da fotto
11 ginocchio fino alla giuntura del piede .
Per la prima parte dunque noi abbiamo
Luciano, il quale ce lo deferive in maniera
così precila da non poterfene più dubitare .
Egli dice , che aveva la faccia piegata , e
rivolta verfo la mano , che portava il difeo ;
che aveva la punta del piede finiltro alquan-
to ripiegata , e voltata indietro ; e che fla¬
va chinato , e incurvato col corpo nell’atto
precifamente di rizzarli per gettare il difeo.
Si veda la figura , che ne diamo in fine di
quello Tomo Tav. il. quanto bene confronti .
Bilbgnerà per altro confellare , che median¬
te l'ifpezione della figura fi capifce a dove¬
re il fenrimento di Luciano , che per man¬
canza di effa non era flato capito finora da¬
gl’interpreti , e dagli annotatori ; c può dar-
fene la giufla verfione . Ecco le di lui paro¬
le nel dialogo intitolato Philopfeudes , i>. 18.
op. lom. 1 il. pag. 4.3. : M»» rcv •/'icxtvovTa,
?» J'' 5><ò , $*'< , tÒ» iT/xtxvfsra rari ri
cyvfxa T»f , ccx'.Cfa ppiicv to tu»
J'iar.cfl(OV > ifigOL ènAa^iira ti* fTtfM , toi-
21 2
Storia dell’Arte presso i Greci
. - £ j2. Fra gli^fcolari di Mirone Plinio annovera certo
r r8. ix. Licio , di cui opera era la ilatua d’un fanciullo che foffiava
nel
CAP. II.
; k r V * A» $
xora /mtu r«« (SoXne • di/ic
•> ‘v f\
EKt/yDV , oe , urli twv Mvpwyos ed; w/ sy
xaì tdwtÓ tnr 9 J'ick OjSIxoe . Sy XEje/f •
A'.vvt Difcobolon ( oppure Ulani flatuam ,
qui difcum jacit ) dicis , inquarti egò , incur-
vantem Je ad jaciertdi geftum , reflexo vultu
ad eam ( manùm ) , qua difcum fert , paul-
lum fubmiffo pedi altero ( Infiltro ), ut in
ipfo (latini jaìlu furretturus una videatur ?
Nequaquam , inquit ille , quandoquidem &
unum ex Myronis operibus eft ille Difcobo -
los , quem aids . La parola r»» J'um.ifipoy >
che veduta la figura reità chiaramente {pie¬
gata per la mano , che porta il difco , ripor¬
tando infatti la delira della (tatua il difco
dal punto più lontano , a cui polla (tenderli
nell'atto di volerlo (cagliare , avea data la
maggior tortura agl'interpreti, e annotato¬
ri . Alcuni l’aveano tradotta in eam partemj
e perciò Gelhero nella nota pretendeva in-
fuìfamente , che la figura guardarti: la meta
( quali che la meta poterti: portare il difco ) ,
avendo prima detto , di non poter credere ,
che guardalde una donna , la quale gli pre-
fentalle il difco . Solano , e Reitzio hanno
penfato , che debba intenderli della mano ,
che porta il difco ; e la loro congettura è (la¬
ta confermata dalla (tatua ; ma poi non li
combina colla medefima il fignor Reitzio ,
traduccndo nella (uà edizione , di cui ci fer¬
viamo, paullum fubmijfo genu altero , le parole
■bfì/j.a Ik\x£ovtu tu ErÉp'j , per intendere co¬
si del ginocchio ciò , che va intefo del piede ,
come anche le aveano intefe , e tradotte bene
altri prima di lui . Per ultimo è chiaro , che
nJ ETtfto altero pede , fecondo piede , è il
piede Infiltro .
Con quella deferizione di Luciano potre¬
mo avanzarci a far vedere , che lo deferive
eziandio non equivocamente Quintiliano luti,
orat. lib.z. cap.i z. Egli vuol provare , che
fia bene talvolta di ufeire dallo Itile (olito , e
•dall'ordine comune nelle orazioni per dar lo¬
ro con certa novità una fpecie di rifalto , che
non difpiace agli uditori . A tal fine adduce il
paragone degli llatuarj , e de’ pittori , i quali
fovente variano lodevolmente dal (olito Pat¬
teggiamento , gli ornamenti , il volto delle
■figure . Imperocché , fcrive , un corpo rit¬
to , e fenza morta ( come fi è veduto nel
Tomo I. edere la maggior parte delle figure
egiziane) ha ben poca grazia ; come fe ven¬
ga rapprefentato col viio di facciata , colle
braccia abballate , e Itefe, i piedi uniti , e da
quelli al capo Ila tutta la figura dritta , dura,
c come huerizzita . All'oppofto quel torci¬
mento , e per così dire , quella morta , dà una
certa azione alle figure , e le anima in qual¬
che modo . Così le mani non devono edere
fatte tutte in una maniera , e devono rappre-
fentarfi variamente i fembianti. Alcune figure
veggonfi nell'atto di uomo , che Ila in pro¬
cinto di correre , altre d’uomo , che fiede , o
s'appoggia ; altre fono nude , altre vertice , ed
altre in parte nude , e in parte vertice . E per
verità , che v’ è di più (torto , e ricercato , o
forzato del Difcobolo di Mirone ? Eppure
chi volelfe criticarlo , e riprenderlo come un’
opera meno giuda , non farebbe vedere che
poto intende l'arte , nella quale principal¬
mente è degna di lode quella della novità , e
difficoltà 5 Expedìt fspc mutare ex ilio con-
ftituto , traditoque ordine aliqua , Ù interim,
decet ut in ftatuis , atque picluris videmus
■ variar ì habitus , vultus , flatus . Nam reeli
quidem corporis vel minima grada efl . Nem-
pe enìm adverfa fit facies , & demi/fa bra-
ckia , <J jundi pedes , & a fummis ad ima
rigens opus : flexus ille , & , ut fic dixerim ,
motus , dat adum quemdam effidis . Ideo nec
ad unum modum formate manus , & in vultu
mille fpecies . Curfum habent quidam , & ìm-
petum ; fedent alia , vel incumbunt ; nuda
hic , illa velata funt ; quidam mixta ex u-
tpoque . Quid tam diflortum , & elaboratum,
quam eft ille Difcobolos Myronis ? Si quis
tamen ut parum recium improbet opus , non¬
ne is ab intelledu artis abfuerit , in qua vel
precipue laudabilis efl illa ipfa novitas , &
difficu/tas 5 In quello dettaglio di Quintilia¬
no chi non vede prefo di mira il Difcobolo di
Mirone , come quello , che nel fuo genere
poteva folo date la miglior prova di quali
tutti quei caratteri infoliti , che dagli arridi
venivano efprelfi nelle figure ; e che egli com¬
prendeva in poche parole col dire , che fi¬
gura più (torta , e ricercata di quella di Mi¬
rone al mondo non v’era ; e ciò non oftante
non poteva biafimarfi come difettofa 5
Per provar quindi , che la flatua in marmo
non fia che una copia , fi portono recare non
pochi argomenti , e ragioni , che non lafcia-
no luogo a queftione . Tutti gli antichi fcrit-
tori , elle nominano qualche opera di Miro¬
ne , e la materia , in cui era lavorata , non
parlano di altra materia , che di bronzo .
Vegganfene molti riportati da Giunio Cacai,
archit. ec. pag. i2p. feg. Fra quelli , alcuni
pare che efcludano ogni altra materia , co¬
me Petronio Satyr.p. qzz. : Myron pene ho -
minum animai , ferarumque ire comprehen-
derat , e Tzetze Chil. 6, nifi, i v.
DAI SUOI PRINCIPJ K, 21 3
nel fuoco (a) . Di tale (fatua può dare un’idea un piccolo
gruppo della Farnelina , in cui un vecchio mette un intiero
majale nella caldaja , fotto cui Ila foffiando un fanciullo ,
che foftienfì fu un ginocchio
Faber ardii us . Plinio l. 36. c. 3. feci. 4. §. io.
loda molto una di lui opera in marmo elìden¬
te a Smirne ; ma dice inlìeme , che la Tua ce¬
lebrità era pel bronzo , come aveva diffiufa-
mcntc dritto nel l. 34. c. 8. feti. ip.§. 3.,
ove nel numerarne le opere in quella ma¬
teria , vi mette clprefiamentc il Difcobolo .
Luciano finalmente ne parla anch’egli loc. eie.
§. 18. 19. 2.0. come di una dama di bron¬
zo inficine a varie altre della della materia .
Dunque in bronzo era l'originale , c la da-
tua in marmo altro non farà che una co¬
pia . Per tale fi riconofee non meno , fe fi
rifletta , che cita ha qualche parte difettofa ,
o non finita, come il piede finillro, il gi¬
nocchio dedro , e parte del collo ; e che un
lungo puntello dello dello marmo attaccato
alla cofcia dedra le reggeva , quando fu fca-
vata , il braccio defo in alto : il che faceva
certa deformità , la quale non poteva Iafciar
credere , che un sì valente ardita avelie vo¬
luto fcegiiere un’azione tanto dorta , ed e (e-
guirla in una materia , che per reggerli avef-
ie avuto bifogno d’un tal fodegno , il quale
la deformarti , e toglierti in gran parte il me¬
rito dell'invenzione .
Colla feorta di queda intiera datua è da¬
to ortirvato , che il torfo della (fatua nel
mufeo Capitolino , di cui fi vede la figura
nel Tomo ni. di erto mufeo , Tavola 69.,
redaurato per un gladiator caduto , altro
non forti, che una copia dello dello Difco¬
bolo ; ficcome un altro torfo redaurato in
altra maniera , porteduto già dal fig Gavino
Hamilton in Roma , e pallato ora in Inghil¬
terra . Io poi fofpetterei , che poterti averli
come una terza copia la datila più conlir-
vata in molte parti, e perciò- più riconofci-
bile , della galleria Granducale a Firenze ,
rellaurata prima per un Endimione , e per
tale fpicgata dal Goti Muf. Florent. Statua ,
Tab. 21 . , ove ne dà la figura ; e in appref-
fo , come ci avvifa il fignor Lanzi nella de-
fcrizione di quella galleria , art. 1 par. 2.
cap. p. pag. 76. , adattata per un figlio di
Niobe unito alle tlarue del gruppo , di cui
fi è parlato qui avanti pag. 199. e fegg.
Tante copie , lavorate da buona mano ,
fanno ben conofcerc quanta forti la dima ,
che gli antichi facevano dell'originale . Erto
viene deferì tto da Luciano , come elidente
ancora a’ giorni fuoi , vale a dire dopo i
tempi di Trajano , al principio del fecondo
fecolo dell’era crilliana , in cui viveva , co-
piegato .
jf. 33. Chiù-
me può vederli predo Brucherò Hift. crii,
pkilof. Tom. il. per. il. par. I. lib. I. cap. il.
feci. Fili. §. 7. p. 61 T.feg. , nell’atrio di un
palazzo in Atene, ed era in Geme col Dia-
dumeno di Policleto , di cui iì è parlato alla
pag.i pj. , e colle datile d’Armodio , e Arirto-
gitone , nominate alla pag. 192. not. c. , dopo
che furono riportate dalla l’erlìa , non fi fa
precilamente da chi , come orterva Meurfio
Ceram. gem. c. 1 0. op. Tom. I. col. 48 3. , che
peraltro lo dello Luciano mette nel Foro della
citta in Paraf. §. 48 . op. Tom. ri. p. 87 3. , fep-
pur non fono diverfe . Se poteflìmo argo¬
mentare del fuo merito dal lavoro delle co¬
pie , fi potrebbe dire , che ne folle ben la¬
vorato principalmente il corpo , nel lavorare
il quale Mirone era più diligente , come ho
già notato con Plinio alla pag. 21 0 . n. b. , di
quello folle riguardo ai peli del pube , ed
ai capelli che qui fono poco rilevati , e ac¬
cennati con de’ piccoli tratti non molto in¬
cavati nel marmo . La punta del piede così
piegata indietro a prima vida non pare natu¬
rale per uno , che voglia in tal modo acqui-
dar forza , ed eladicita . Ma pure non deve
crederfi un errore dell’artida. Mirone vede¬
va gli atleti , e i giuocatori del difeo . Vo¬
leva rapprefentarne uno nel momento di lan¬
ciare , e nel punto più difficile della molla .
È egli credibile , che uomo tanto efercitato ,
e nraedro lo facerte a capriccio fenza guar¬
darlo in quell’atto , e che neflùno fcrittore
ne rilevafle il difetto ; ma quedi faceflero
anzi a gara nel commendarlo , i buoni arridi
nel moltiplicarne le copie , ed i Romani nell’
acquiftarlc ? Luciano avrà veduti que’ giuo¬
catori , e non per quedo ha trovato errore
nella datua , che anzi egli la deferiye colla
punta del piede ritorta in quella guifa , co¬
me propria d’un giuocatore nel momento di
alzarli , e di avventare il difeo . Noi non fap-
piarno la forza degli antichi atleti , e i mez¬
zi , che erti adopravano per acquiftarne coll’
efercizio ; ma dovea certamente crter gran¬
de . Nè abbiamo tutte le cognizioni degli
antichi arridi per giudicare del merito delle
loro opere . Anche in altre d2tue rinomate
fi fono voluti trovare dei difetti , che poi
fi è provato in appreflo non elfere dati altro,
che difetto di cognizione dell’arte antica , e
d’efperienza in chi giudicava . Vedi appreflo
al Libro XI. Capo ni. §. 14. > e Tomo I,
pag. 340- > 30 2-
00 lib. 34. cap. i.Jcct. 19.%. 17,
LIB. IX.
CAP. II.
214 Storia dell’Arte presso i Greci
— — - — jf. 33. Chiuderò quefte mie confiderazioni full’ arte di
cat^ii ^IDIA e contemporanei (a) con oiTervare , che a quell’
epoca pregiavanfi più i nuovi che gli antichi lavori, all’op-
pofto di quello che è fucceduto immediatamente dopo , e
così avvenir dovea . Quindi s’intende come con ragione Tu¬
cidide faccia dire dagli ambafciatori di Corinto in un’aringa
agli Spartani , che nell’arte le più recenti opere {Ì7nyiy visiva.)
denno alle vecchie preferirli (a) .
oflervatìoni $■ 34- Un erudito inglefe ( b ) foftiene che la nota Apo-
d'Omer°0K0Ìl te°lì d’Omero, efiftente nel palazzo Colonna in Roma, fia
lavoro fatto fra l’olimpiade lxxii. e la xciv. , fondando la
fua opinione non fui lavoro , eh’ egli forfè mai non vide ,
ma fu una fuppofta ortografia della parola, che ivi lignifica il
tempo . Vi fi legge , dic’egli , KI-PONOE, in vece di XPONOS ;
dunque quella è opera di quell’età , in cui da Simonide non
era ancora Hata inventata la X , e in fua vece ufavafi KP (b) .
Co-
Ca) Tra quelli doveva particolarmente no¬
minarli Calamide , di cui Winkeimann ha
parlato piu volte , cioè nel Tomo I. pag. 387.
e 3X9., e in quello, alla pag. 1 08. princ. ,
1 1 6. e 1 8 1 . Paufania ci adicura che abbia
vivuto in quell'epoca , fcrivendo lih. 1. cap. 3.
pag. 9. , che nel tempo della guerra pelopon-
neliaca fece la (latua dell’Apollo aleflicaco ,
o averrunco , in Atene , di cui riparleremo
nel Lib. XI. Capo ni. §. 12. ; e può confer¬
marli conliderando i tempi , ne’ quali fece
varie altre datile , nominate dallo delio Pau¬
fania ; come per efempio , una che ne dedi¬
cò Pindaro , lib. 9. cap.i 6. pag.741 . , il quale
nacque nell’olimpiade lxxv. ; un’altra, di
Venere , la dedico Callia ateniele , il quale ,
come fcrive lo delio Paufania lib. 1. cap. 8.
pag. 19 ., lib. 1 0. cap.18.pag.840., viveva
dopo la vittoria riportata dai Greci contro de’
Perii, e nell’olimpiade lxxv 11. ottenne la
vittoria da pancraziade in Elide , lib. j. c. 9.
pag . 396. Al principio della delia epoca io
metterei fra i celebri arridi anche Socrate
Tateniefe figlio dello fcarpellmo Sofronilco .
Egli nacque nell’olimpiade lxxvii. anno tv.,
e attefe alla fcultura anche dopo l’olimpiade
ixxx. prima di abbandonarli alla filofofia .
Vegg. Brucherò Hijior. cric, philof. Tom. 1.
par. il. lib. il. cap. il. §. 2. pag. $23. feg.
Si refe celebre principalmente per le datue
delle tre Grazie in marmo pode avanti l'in-
grelio della rocca d’Atene , delle quali parla¬
no Plinio lib. 36. cap. 3. feM. 4.. §. 1 0 , Laer¬
zio lib. 2. fegm. 1 9. , Paulania lib. t . cap. 22.
pag. 33-, lo Scoliade d'Aridofane inNub.
•verf. 771. , Suida v. Souftcrnf , ed altri fcrrt-
tori . Paufania , riparlandone lib. 9. cap. 33.
pag. 781., ollerva , che le fece vedite a dif¬
ferenza di tutti gli altri arridi ; e non fa
trovarne la ragione . Io crederei che folle per
modedia , fapendofi che fin d’allora atten¬
deva alla filofofia . Per quedo lavoro poteva
Socrate elfer chiamato il maedro della gra¬
zia , come lo chiama Vinkelmann qui avanti
pag. 11 7.
(a) Thucyd. lib.r . cap. 71 . pag. 48. princ.
[ Racconta Platone in Menone , op. Tom. il.
pag. 97. D. , che gli fcultori del tempo fuo
dicevano , che Dedalo farebbe dato podo in
ridicolo , fe avelie lavorato allora fecondo la
fua maniera ; la quale peraltro era data di-
mata prodigiofa una volta . Vegg. qui avanti
pag 1 6 3. n. 1 .
lb) Reinold . Hift. lice. gr. V lat. pag. 9.
(b) Dice di quel tempo , in cui ufavafi
ancora promifcuamentc l’una , e l'altra ; per¬
chè nella della Apoteofi vi è il nome dell’ar-
tida dritto col X. APXEAAOS AnOAAO-
NIOY EriOlHSE nPIHNEYZ
DAI SUOI PRltfciPJ EC. ai$
Così argomentava egli fui teflimonio de’molti fcrittori , che
di tal opera , e di quello nome aveano diftufamente tratta¬
to (*) ; ma ivi , (iccome prima di me avea offervato Fabret-
ti ( a ) , leggefi XPONOS , come fuole fcriverlì comunemen¬
te (**) , onde tutto l’argomento va a terra . Le figure non
hanno un palmo d’altezza , e per confeguenza fono troppo
piccole , perchè vi lì fcorga un bel dilegno , ed abbiamo de¬
gli altri balli-rilievi antichi di ligure più grandi, più finite,
e con maggior diligenza lavorate . L’appolfovi nome dell’ar-
tilfa Archelao figlio d’ Apollonio di Priene non è balfevol in¬
dizio per argomentarne che eccellente liane il lavoro ; poi¬
ché negli ultimi tempi gli artifli incidevano il loro nome an¬
che fu le opere aliai mediocri , come fi dirà più fotto .
jf. 3?. E’ flato trovato quello marmo fulla via Appia ,
prelTo Albano , in un luogo detto altre volte ad Bovillas , ed
ora alle Frattocchie , appartenente alla cafa Colonna. Ivi era
anticamente la villa dell’imperator Claudio , e forfè è quello
un lavoro de’ fuoi tempi (a) . Ivi fu pure fcoperta la così detta
Tavola Iliaca da certo canonico Spagna mentr’era a caccia, da
cui ereditolla la famiglia Spada , e diedela poi in dono al mu-
feo
(*) Leggati quanto hanno fcritto fulla vo¬
ce KHPONOS Spanheim De pr&ft. & ufu
numifm. Dijfert. z. §. pag. p6. , Cupet ,
Schott nelle efpolizioni che ne hanno date ,
e Chishul Antiqui t. ajiat. ad infcript. ftg.
pag. zq. , [e Marcitane! tra i più recenti , nel
fuo Dìiìion. hift. art. Archelaus .
(a) Explic. Tab. Iliad. pag. 34.7.
(**) Un’ altra apoteofi d’ Omero vedefi
rapprefentata fu un vafo d'argento , che ha
la forma d'un mortajo , difotterrato in Er¬
odano . Il poeta è portato in aria da un’ a-
quila , ed ha ai due lati due figure femmi¬
nili colla fpada al fianco , fedenti fu ornati
di arabefehi . Quella che è alla delira , ha
un elmo in teda , impugna con una mano
la fpada, e fta col capo chino come immer-
fa in profondi penfieri : l'altra ha un cappel¬
lo acuto , limile a quello che fuol darli ad
Ulilfe , tenendo una mano fulla fpada , e
l' altra fui remo. Quella probabilmente in¬
dica l’Iliade , ch’è l’opera tragica d’Omero ;
e quella l’Odillea . 11 remo , ed il cappello
acuto e fenz’ale , all'ufo de'marinaj levanti¬
ni , indica la gran peregrinazione d'Ulille fui
mare . I cigni , che danno fotto gli ornati
al di fopra della figura deificata , hanno ellì
pure una fignificazione relativa al poeta . Ba-
jardi nel fuo Catalogo de' Monumenti d’Er-
colano , Vafi , n. j 4.0. pag. 24.6. ha fenz'al-
cun fondamento battezzato quedo lavoro per
l’apoteofi di Giulio Cefare ; mentre bada la
barba della figura portata dall’aquila per di-
modrare il contrario . Caylus Ree. d’Antiq.
Tom. il. Antiq. grecq. pi. 4.1 . dice che , fe
tal figura non avelie la barba , prer.dereb-
bela didatti per quella di un imperatore , ma
egli ne giudicò fu un difegno di queda fola
figura .
(a) Come ha penfato il P. Kirchcro Lat,
ver. & nov. par. 2. cap. 7. in fine .
LIB. IX.
CAP. U.
il 6 Storia dell’Arte presso i Greci
feo Capitolino (a) . D’egual grandezza , dello fieflo marmo ,
e del medefimo fiile di dilegno e di lavoro è la così detta
Efpiazione d’Èrcole , elìcente ora nella villa Albani ; ond’è
probabile che fia fiata trovata nel medefimo luogo (b) .
jf. 3 6. Ho rilevati ne’ miei Monumenti antichi inediti alcuni
errori di coloro che vollero fpiegare queft’Apoteofì d’Ome-
ro ( a ) ; onde qui folo avvertirò ciò che allora non mi venne
in penfìerc . Le due bende, che dalla faretra d’Apollo pen¬
dono fui coperchio del tripode , erano due correggiuole di
cuojo , come può argomentarfx dalla ftoria del celebre duce
de’Melfenj Ariltomene, il quale eflendo caduto negli aguati
de’ {dettatori cretefi fu da loro legaco colle correggie de’ loro
carcadi ( b ) . Gli altri abbagli degli fcrittori intorno a quello
monumento denno afcriverfi ai cattivi difegni che fe ne fono
pubblicati , ove fra le altre cofe rapprefentafi qual vec¬
chia la Mufa , fotto cui fta fcritto Tragedia , che fui marmo
è giovane e bella , ed ha ai coturni delle alte fuole , che ivi
fono fiate omeffe (c) . Nelle flampe non fi fa ivi che cofa
fidano rofìcchiando i due topi podi fotto la fedia d’Omero ,
ma fui marmo vedefi che è un volume , e ciò era fenza dub¬
bio un chiaro fimbolo della Batracomiomachia .
(a) Data in rame , e il [ultra ta da Fabretti
toc. cit. , e da Foggini Muf Capit. Tom. IV.
Tav. 68.
(b) llluftrata dal dotto P. Corfini , come
fi è detto altra volta . Egli argomentando
dilla fupv>ofla eccellenza della fcultura la pre¬
tende lavorata dopo d'Aleflandro il Grande .
Winkelmann lo confuta nel Trote, prcl. ai
Monum. ant. Cap. IV. pag. LXX1X.
{a) Par, il, cap. 3 3. pag. 208, zop.
(b) Paul. lìb. 4.. cap. T p. pag. 326.
Cc) Ho già notato qui avanti alla pag. 63.
noe. a. , cne quefto monumento è 'lato por¬
tato in rame aliai piu correttamente del fo-
lito dal iignor abate Vifconti in fine del To¬
mo I. della defisrizione del Mufeo Pio-Cle-
mentino . Poflono vederli nella fpiegazione ,
che vi ha annetta , delle nuove ottervazio-
ni , principalmente riguardo alle Mufe .
CS-
VA 1 SUOI PRINCIPJ £ C.
217
LIB. ÌX.
CAP. III.
Capo III.
Circoftanze della. Grecia dopo la guerra peloponnefiaca — Artìjìi di
quel tempo — Canaco - Naucide — Dinomene — Patrocle — Rivolu¬
zioni della Grecia nell’ olimpiade c. —Artijìi . . . Policle - Cefiffio-
doto -- Leocare — Ipatodoro — Altre rivoluzioni all'olimpiade civ. —
Statuarj . . . Pr affitele . . . Suo Saurociono - Pittori . . . PanjJo . . .
pregio de' fimi quadri - Eufiranore — P arraffi — Se ufi — Etici a —
Offiervazione .
Ritorno alla fioria e all’ infelice guerra peloponnefiaca , d r1^rco(?;p7'
che finì nell’anno primo dell’olimpiade xciv. , ma colla per- Popola gucr-
J r 1 rapeloponne-
dita della libertà d Atene, e per confeguenza con danno gran- ^aca'
difiìmo dell arte . La città afiediata da Lifandro dovè arren¬
derli e fottoporfi al pelante braccio degli Spartani e dei
loro duce , che al fuono di llromenti ratificali il porto ne di-
ftrulfe, demolì il gran muro di Temillocle , per cui era uni¬
to alla città il porto di Pireo , e cangionne interamente la
forma del governo. 11 configlio dei trenta, da lui iftituito,
cercò di dirtruggere anche il feme della libertà , facendo peri¬
re i più ragguardevoli cittadini .
jf. i. In mezzo a quelle calamità però comparve Trafibu-
lo , e fu il liberatore della fu a patria . In capo a otto meli i
tiranni o aerano flati fcacciati , o mefli a morte ; e dopo un
anno , ordinandoli con pubblico editto di tutte obbliare le
paliate vicende , fi richiamò la pace e la tranquillità ad Atene.
Quella città fi rialzò principalmente allorché Conone follevò
contro Sparta la portanza de’ Perii , e portoli alla fella d’una
fiotta peiliana combattè quella de’ Lacedemoni , andò in Ate¬
ne , erede nuovamente il muro Ira la città e ’l porto, perla
Torti. II. E e * cui
LIB.
CAP.
Artidi <
tempi .
Canaco
21 8 Storia dell’Arte presso i Greci
cui fabbrica i foli Tebani mandarono cinquecento tra mu-
' ratori e fcarpellini {a).
li que* $• 2. L arte, che aveva avuto dianzi lo ItelTo delfino d’Ate-
ne , riforfe con elfa , e comparvero , al riferir di Plinio (a) ,
nella feguente olimpiade xcv. gli fcolari dei celebri maeitri
fummentovati , cioè Ganaco , Naucide , Dinomene , e Pa-
TROCLE .
§• 3 • Canaco oriondo di Sicione , e fratello d’ARiSTOCLE ,
altro celebre fcultore , fu fcolare di Policleto (b) . Io ho già
dianzi fatta menzione di due Mufe , opera di que’ due fra¬
telli , e d’ una terza , lavoro di Agela da , delle quali fi fa
particolar menzione in un greco epigramma . Non ne fegue
però che que’ lavori lìano d’un medelimo tempo , febbene
ammetterli polla fenza difficoltà che il maeftro e gli fcolari
abbiano fcolpite delle Itatue al tempo Hello . Sembra altresì
chePaufania in un luogo parli di Canaco come d’uno fcola¬
re di Policleto, ma altrove lo fa molto più antico ; poiché,
parlando d’una Diana di Menecmo e di Soida d’avorio e d’oro
formata , foggiugne poterli congetturare che l’artifla di elfa
abbia vilfuto non molto dopo Canaco di Sicione , e Callone
d Egina (c) ; la qual maniera di efpriinerli fembra indicare
un tempo più antico di quello in cui ville Canaco , fecondo
Plinio .
jf. 4. Potrebbe congetturarli però che Paufania non riflet-
telfe qui all’età propria di Canaco , ma folo abbiane giudi¬
cato dallo Itile , quale , come leggiamo in Cicerone (*) , era
oltre natura rigido e duro , cioè limile a quello de’ più antichi
maeftri . Da quello giudizio poffiam rilevare che Canaco ,
comechè fcolare di Policleto ( le cui figure fecondo Cicero¬
ne medelimo erano molto più beile ) , o non abbia mai po¬
tuto
(<2) Diod. Sic. lib. 14.. §. 8 f.pag. 7 09. (c) id. llb. y.cap. 1 f.pag. $70.
(a) !ib. 14.. cap. 8 . feci. 1 p . princ. (*) Canachi fìgna rigidiora fune quam ut
< J> ) Pauf. lib, f.cap. 1 3-pag. 4.8 imitentur veritaum . De cl, or ut. c. 18.
DAI SUOI PRINCIPJ £ G. 2 19
tato giugnere alla perfezione del fuo maeftro , o per un ca- r~"r"- -
priccio abbia voluto imitare la maniera dura de’ Tuoi predecef- LIB' Jx‘
* A CAP. Ili
fori , affinchè più antiche fembrafiero le fue figure . Quindi
ne fegue che fovente nel tempo medefimo fia ftato lavorato
fecondo Itili differenti . Chi però vuole formarli un’idea del¬
lo Itile di Canaco veda la mentovata Mufa del palazzo Bar¬
berini .
jj\ Fra i lavori di quelto fcultore v’erano a Milefia e
a Tebe due Ira di loro limili Itatue d’Apollo , formate d’avo¬
rio e d’oro , che aveano fui capo un non fo che detto da
Paufania 7ró\ov (4) , voce non ben intefa dai fuoi interpreti .
Quelto era probabilmente un nimbo ( nirnbus ) , olìia quel cer¬
chio con cui fogliono circondarli le telte de’ fanti, e fu elfo
già dai più antichi tempi dato principalmente ad Apollo ,
come Sole (a) . Tale pur fi rapprefenta il Sole in compa¬
gnia della Luna nella pittura d’un antico vafo di terra della
biblioteca Vaticana da me pubblicato (b) . Si comprende da
ciò perchè Elichio fpieghi la voce 7ró\os dicendo jtdxAo; ^
vóiroq ko zvxùo&J'ns ii a%a v : ove però in vece di tsVos
dovrebbe leggerli tutos , come già altri hanno offervato . Dee
pure e fiere Itato un nimbo il jre'Acs pollo in capo ad un’an¬
tica Itatua della Fortuna , lavoro di Bupalo a Smirne (r) , e
quello della Pallade di legno intagliata daENDEO fcultore an-
tichiffimo ( d ) .
E e 2
(a) Pluf hb. 2. cap. i o. pag. 1 34. in fine .
i ° u"a (fatua di Venere follmente
opera di quell'artifia .
Hi m' Tom- LPaS- *9-
{b) JYlonum. ant. ined . n. 22.
W Pauf. hb. 4. cap. 30. pag. 3f s. princ.
l Alla fortuna conviene piu il modio in capo,
che -1 nimbo; e lo ha diffatti la figura di
quella dea nelle figure citate nel Tomo 1.
Pag- Ì°4~ n. 1. , e quella col nome di Bupa¬
lo , della quale abbiamo parlaco qui avanti
alla pag. 16 7. nor.d. Que' nimbi , o lune,
dette da Greci /e»v!ar.i> t , menischi, fi (ole-
vano mettere in capo alle (fatue e (porte nelle
/. 6. Nau-
piazze , o altri luoghi aperti , per ripararle
dalle immondezze degli uccelli , che fvolaz-
zavano per l'aria , come ce lo atteftano chia¬
ramente Ariftofane in Avib. v.i 1 14. , e ivi
lo Scoliafie . In apprello diventò femplice or¬
namento delle immagini degli dei , degl' im¬
peratori , e de’ fanti predo i crifliani . Vcgg.
Buonarruoti Offerita^, fopra alcuni frammtn.
di vafi , cc. , Tav. 9. pag. 60. e 6 1 . , il quale
peraltro lo vuole un ornamento originario
degli Egizj , e il dotto monfigpor Stefano
Borgia De cruce ve/il. $.14. pae.LII. , $.34.
pag. CXXV1.
00 Pauf. Hb. 7. cap. f. pag. 334. in fine ,
LIB. IX.
CAP. ITI.
Naucidc .
Pinomene .
Patrocle .
Rivoluzione
della Grecia
nel! olimpia¬
de G.
220 Storia dell’Arte presso i Greci
jf. 6. Naucide di Argo formò la fua Ebe d’avorio e d’oro,
come la Giunone di Policleto , e vicino a quella la collo¬
cò (<a) . Paufania non dice quali attributi le abbia dati, ma
noi polliamo figurarcela con in mano la tazza in cui mefcea
l’ambrofia agli dei , qual vedefi effigiata quella dea della gio¬
ventù fu una nota belliffima gemma , e fu due altre del mufeo
Stofchiano , fenonchè in quelle gemme è ignuda, laddove la
fiatila era vellita .
jf. 7. Di Dinomene ci fon noti ben pochi lavori , e Pli¬
nio non altro di lui rammenta che la flatua d’un lottatore,
e quella di Protefilao (b) che fu il primo a faltare fui lido
trojano , e fu uccifo da Ettore (c) . La fua figura farà pro¬
babilmente fiata diflinta dall’attributo del difco , poiché Pi¬
però tutti gli altri nell’abilità di gettarlo ; e quindi gli è fla¬
to meffo un difco ai piedi fu un baffo-rilievo in cui rappre-
fentafi la fua morte (d) .
jf. 8. Patrocle , il quarto fra i celebri fcultori dell’olim¬
piade xcv. , fi è principalmente dillinto per le llatue de’fa-
mofi atleti ( e ) . Lavorò pure infieme con Canaco e con altri
alle trenturra flatue di bronzo pel tempio d’Apollo Delfico , e-
rette ad altrettanti capi delle greche città , che aveano avuta
parte nella vittoria di Lifandro contro la fiotta ateniefe preffio
le foci del fiume Egi (/) . Unitamente a quelli due ardili mol¬
ti altri men celebri maellri fecero le figure di molte divinità ,
le quali dopo la mentovata vittoria furono collocate nel me*
defimo tempio da Lifandro , di cui pur v’era la fiatila coro¬
nata da Nettuno .
jf. 9. Non molto dopo quell’epoca, cioè nell’olimpia¬
de c. le cofe della Grecia prefero un altro afpetto . Epami-
non-
(a) Pauf. lib. 2. cap. 17. pag. 14.S. lìti. 27. (d) Monum. ant. num. 1 23. Par. il. c. f,
(b) lib. 14-. cap. S . feci. 1 9 . §.7 f. pag. 1 6 f.
(c) Philoilr. Heroic.prooem. in fine, p. 6 66., (e) Plin. lib. 34.. cap. 8 .feft.i 9- §• 34-
& cap. 2. n. j. p. 676. [ Aufonio Epìcaph.i 2. ) Pauf. lib.i 0. cap. 9. pag. 8 20.
DAI SUOI PRINCIPJ SC. 221
nonda , il più grand’uomo che abbia avuto la Grecia , can- :
giò il fiftema di tutti gli flati, follevando Tebe fua patria,
che dianzi era fiata poco confìderata , iopra Atene e Spar¬
ta , dopo che quella per breve tempo , cioè per lo fpazio
di trentanni , a tutta la Grecia aveva fìgnoreggiato (a) . Lo
{pavento uni allora quelle due città , le quali fecer lega nell’
olimpiade cn.
jf. io. Quella concordia, e con effa la tranquillità uni-
verfale della Grecia fu indi a poco vieppiù ralfodata per la
mediazione del re di Perda che nella mentovata olimpiade
fpedì ambafeiatori a’ Greci affinchè , mettendo fine a tutte le
guerre intelline , formaflero una lega generale . Seguì la na¬
zione sì faggio avvilo , e fu concimila una pace univerfale
fra tutte le città, eccettuatane Tebe (ù) . Forfè Plinio ebbe
in mira quella redimita tranquillità della Grecia quando fifsò
all’olimpiade cii. il fiorir di Policle , di Cefissodoto , di
Leccare , e d’ Ipatodoro (c) .
jf. il. Delle llatue di Giunone , che in Seguito di tempo
collocate furono nel tempio di quella dea entro i portici d’Ot-
tavia (d) , una lavoronne Policle , e l’altra Dionisio fu o fra¬
tello , amendue figliuoli dello Scultore Fimarchide . A Ce-
fissodoto fanno egualmente onore le fue opere ( e ) , e l’af¬
finità fua col celebre Focione che ne fposò la Sorella (/).
Leccare diede prove de’ Suoi talenti nella Statua del bell’Au-
tolico , che da fanciullo avea riportato il premio del pancra-
zio , e a cui onore Senofonte Icrilfe il fuo Convito (a) . Della
fua nota Statua di Ganimede (b) vedefi tuttavia nella villa Me¬
dici la bafe coll’ifcrizione :
rA-
(<j) Dion. Hai. A. R. lib. i. cap. 3. pag. 3.
Ci) Diod. Sic. lib.i s- §.38. p. 31. Tom. il.
(c) Plin. lib. 34.. cap. S.Jecl. 1 g. princ.
(<C) id. lib. 36. cap. j. feti. 4. §. io.
(e) id. lib. 34. cap. 8 . feci. ig.i. 1 7.
(/) Plut. in Phoc. op. Tom. I. pag.750. C.
(a) Plutar. in Lyfandro , oper. Tom. I.
pag.441. F. , Plinio loc. cit.
(8) Nominata da Taziano Advtrf. Cr&cos „
cap. 84. pag. 17 1.
LIB. IX.
cap. nr.
Arti Hi ,
Policle .
CefilTodoto
Leocare
LIB. IX.
CAP. III.
Altre rivolu¬
zioni nell' q-
limpiade cxv.
Siatuarj .
Praffitele ...
222 Storia dell’Arte presso i Greci
* FANIMHAHC
A EOXAPOTC
A Q H N A I O T (a)
Ja quale fembra piuttoflo fatta in Roma , che dalla Grecia
trafportatavi colla ilatua , poiché nè i Greci nè i loro artifli
erano foliti mettere il nome ad una sì nota figura (b) .
jf. 12. A quella medefima epoca comincia l’ultima età
de grandi uomini della Grecia , il tempo de’ loro ultimi eroi ,
dei favj , degli fcrittori eleganti, e de’ grandi oratori : fiori¬
vano allora Senofonte e Platone .
Jf- 13. Ma tale tranquillità della Grecia fu di breve du¬
rata, e una nuova guerra inforfe fra Tebe e Sparta, in cui
prefe parte la nazione intera , e fendo alleati degli Spartani
gli Ateniefi . Finì quella guerra colla battaglia di Mantinea ,
in cui i Greci, che non eranfi mai trovati in campo in sì
gran numero , combatterono gli uni contro gli altri , ed Epa¬
minonda duce de’Tebani terminò, dopo una compiuta vit¬
toria , la fua gloriofa carriera . Quella vittoria operò imme¬
diatamente una nuova pace per tutta la Grecia , la quale fu
conchiufa nell’anno fecondo dell’olimpiade civ. (a) , in cui
Trafibulo pur liberò Atene fua patria dal giogo degli Spartani
e dai trenta tiranni (è) , ond’efìa alzò nuovamente il capo .
Quella pace univerfale, e principalmente le ci re ollanze felici
degli Ateniefi , fono fenza dubbio il fondamento fu cui Pli¬
nio fifsò a quella olimpiade l’epoca in cui fiorirono Prassi-
tele , Panfilo , Eupranore , ed altri chiari ardili (c) .
jf. 14. Prassitele lavorò del pari in bronzo e in marmo;
ma , al dir di Plinio (c) , più in quello che in quello fu ce¬
lebre ,
(a) Spon .Mifcell. erud. antiq.Ject.j.. p.127. [ Dice eflinti i tiranni fui principio dell'anno
Ganimede opera ai Leocare ateniefe . primo dell'olimpiade xcv.
(b) Vegga!» appiello al Libro X. Capo I. (c) lib. 34. cap.8 . fetl.i g.princ.
§, 1 j. (c) lib. 34.. cap. S./eli.i 7. §. ; 0. Properzio
(a) Diod. Sic. lib.ij. ^.Sg.p. 73. Tom. il. lib. 3. eleg.i 0. verf.i 6. ci vuol dire lo licito :
(b) Scalig. Animaci, in EuJ.cliron. p.iog. Praxitckm propria vindicat arte lapis .
DAI SUOI PAINO IP J EC. 22 3
Iebre , febbene di lai rammemori più monumenti in bronzo = — . .
che in marmo. Volendo giudicare fecondo l’ordine ch’egli LIj ìx*
tiene nel ragguaglio che ce ne dà, pare che l’Apollo Sauro- ... fuo Apollo
dono folle di bronzo. Ivi Apollo era probabilmente rappre- Saulo,:ìono •
fentato da pallore , mentre ferviva il re di TelTaglia Admeto ,
a ciò ridotto per avere uccifo colle fue frecce Sterope uno
de’ ciclopi infervienti a Vulcano (a); il che gli avvenne nella
fua prima giovinezza (4) .
Jf. ij. Quando per tanto Plinio dice : fedi & puberem
Apollinem fibre penti lacerta cominus fagitta infidiantem (b) , a mio
credere dee piuttoflo leggerli impuberem ; e v’ha di ciò più
d’ una ragione . La prima lì è il vero lignificato della voce
puber melTo in confronto della figura d’Apollo . Puber Ugni,
fica un giovane che entra nell’adolefcenza , in quell’età che
fi manifella per la lanugine del mento e del pettignone ; alfi
oppofto impube r è colui nel quale non fe ne fcorge ancora
néflun indizio (b) . Ora fenz’ombra di pelo fono tutte le fi¬
gure d’Apollo , febben in alcune compiutamente formate fia-
no le parti felTuali , come nell’Apollo di Belvedere . La ra¬
gione di ciò fi è , perchè in lui e in altre divinità giova¬
nili , fi è fempre voluto rapprefentare una perpetua adole-
fcenza (c) , e la primavera della vita , ficcome olfervammo
al Libro V. (d) . Quindi è che tutte le figure d’Apollo de¬
vono fempre chiamarli impuberi . In fecondo luogo , olìcrvo
che
(-0 Apollodoro Bill. lib. i. cap. p. §. i j. poteva dirli Apollo , come dai greci fcritto-
pag. 4.6. , Servio ad JEneìd. lib. 6. v. qpS. , ri , e tra gli altri nell’Antologia lib. 4. c. 1 2.
lib. 7. v. 761. n.6. v.i., e da Fornuto De nat. deor. cap.jz.
(a) Val. Flacc .Argon, lib.i . v. 4.4.J. [Non è detto /3,é*a/r fanciullo adulto: Puberem
dice di che età . Sappiamo all’oppofto da Eu- statem , fcrive queft'autore , habet Apollo .
ripide nel prologo dell ’ Ale e fi e , che Apollo Quotquot enim in ifta itati funt , forma
non lolamente aveva già avuto il figlio Éfcu- prediti funt pulchriore quam ulta habeat «i-
lapio , ma gli era anche flato uccifo da tas . Il puber in quello luogo può equivalere
G>°ve ", . al viriliter puer , come dice lo flelfo Plinio
(0) loc. cit, §. io. del Doriforo di Policleto lib. 3 4. c. 8. feci. 19.
(b) Nella lingua latina , e predo i giure- §. 2.
conflitti Inftit. lib.i.tit. 2 2.princ. , fi dice (c) Puer eternai è chiamato da Ovidio
impubere fino alti 14. anni , dopo fi dice Metam. lib. 4. verf. 1 7.
pubere ; e pubere relativamente a quella età (d) Capo l.%.t o.fegg. pag. 2 $4. fegg.
224 Storia dell’Arte presso i Greci
- che Marziale, parlando della no lira ftatua , chiama Apollo
lir. ix. fancìullQ ■
CAP. III. , . . . r,. r ,
Ad te re f tanti , fuer mjidicfe , Incerta
Parce , ciifit digitis illa ferire tuis (a) .
In terzo luogo tre figure cf Apollo Sauroclono fi fono fino a
noi confervate : una in marmo nella villa Borghefe , (ebbene
fia alta quanto un giovane adulto , pure ha le fattezze d’un
fanciullo , e dee tal Apollo chiamarli imp ubere . Tale è un’altra
più piccola figura dello fteffo dio nella medefima villa , ed
hanno amendue unito il tronco e la lueerta. La terza è nel¬
la villa Albani : efia è di bronzo , e già ne parlammo al Li¬
bro VII. (a) . La figura che ho pubblicata ne’ miei Monumen¬
ti (£>) , è prefa dalla villa Borghefe , poiché a quella de'la
villa Albani , che probabilmente è lavoro dello Hello Pral-
fitele (b) , mancava il tronco e la lucerna , quando fu dilot-
terrata (i) .
jf. 1 6. Rie-
(A lib. 14. n. 1 7 z. [ Il dotto P. Paoli nel¬
la più volte lodata dilVcrtazione Della Rdig.
de' Gentili , ec.par.nl. %. LXVi. pag.177.
nega , che Marziale intenda parlare di que¬
lla figura , e vuole , che nel di lui diltico
non debbafi riconolcere altro , fe non fe un
volo di fantafia , e un pendere fpiritofò da
poeta , col quale nel mentre che da un’aria
nobile all’azione , fa ancora al fanciullo ftef-
fio un elogio . Ma pure è chiaro , che Mar¬
ziale parla di quella ftatua . Ne è una prova
chiariflìma il titolo Ideilo dell’epigramma,
Sauroctonos corintkius,che combina con quel¬
lo di Plinio -, e ce ne perfuade Patteggiamen¬
to della figura , al quale non ha latto avver¬
tenza il lodato fcrittore . Si veda la ftampa
in fine di quello Tomo . Marziale non pote¬
va defcriverlo meglio , g più fpiritofamente,
che appunto col dire : Ó ianeiullo inlidiofo ,
perchè vuoi tu uccidere quella lucertola ? Non
vedi che da per sè ftelfa vuol morire nelle tue
dita V Apollo mezzo nafeofto tende infidie ad
una lucertola per ucciderla con una filetta in
una mano , mentre eifa rampicandofi per il
tronco dell’albero va incontro all’altra mano
appoggiata in cima del medeiimo , colle dita
mezzo piegate , in atto come di ftringere .
Neppure è flato capito Marziale dall’Arduino
nelle emendazioni al detto libro di Plinio ,
XII. , ove lo fpiega come fe la beftiola
avelie defiderato morire nobilmente , mo¬
rendo per le mani di un si nobile fanciul¬
lo : e cosi fenile perchè non aveva veduto
nè la ftatua , nè le figure in rame del Sau-
rottono .
(a) Cap. 1l.pag.36. Una ve n’ ha nel pa¬
lazzo Coftaguti , nominata da Winkelmann
nei Monumenti antichi , al luogo, che cita
qui . Un’altra , anche in marmo , ne ha il
Mufeo Pio-Clementino , di cui fi dà la figu¬
ra nel Tom. I. di elio Tav. 13.
(by num. 40.
(b) Il fig. ab Vifconti alla detta Tav. 1 3.
la crederebbe piuttofto una copia alquan¬
to minore dell'originale ,, perchè le altre di
marmo fono più grandi , e alcune , fra le
quali quelle del Muleo Pio-Clementino , e
di villa Borghefe , fono di più elegante la¬
voro .
(j ) Non meno celebri dell’Apollo Sauro-
tìono furono, oltre la Venere di Gnido , il
luo Satiro ( ntf;S«»ro« ) e il fuo Cupido .
Da un fatto riferito da Paufania l. 1 . c. 20.
pag. 46. ben fi feorge quanto fodero care
allo ftefio Praflltele quelle due Itatue . Era
delìdcrofa Erine , celebre cortigiana , di
aver in dono una delle fue opere , che avef-
fc egli ftefio giudicate delle più eccellenti .
LIB. IX.
CAP. III.
DAI SUOI P^RINCIPJ £ C. 22 J
jf. 1 6. Riccoboni , feguito poi da altri , pretende che
Prassitele fofle nativo della Magna Grecia , ed abbia poi ot¬
tenuta la cittadinanza romana (a) , ma egli , facendo un gran¬
de anacronifino , ha col greco artica confufo Pasitele (a) .
Quefii viveva ai tempi di Cicerone , ed incife in argento la
figura del famofo Rofcio , quale avealo veduto in culla la fu a
nudrice circondato da un ferpente ( b ) . Ove per tanto in Ci¬
cerone Jeggefi Praxìteles dee leggerli Pafìteles (*) . I figliuoli
del celebre Prassitele abbracciarono l’arte del padre; e Pau-
fania parla della fiatua della dea Enio , e di Cadmo , alle
quali unitamente aveano lavorato (c) . Uno di elfi chiamava!!
Cefissodoro , e v’era di lui in Efefo un symplegma (d) , cioè
un gruppo di due lottatori (i) . D’un altro Prassitele cifel-
latore parla Teocrito (e) .
§• 17. Come Prassitele la finltura , così Panfilo di Si- Pittori,
cione (b) maefiro d’ Apelle , Eufranore , Seusi , Micia , e Panfilo.
Tom. IL
Benché Piallitele , che l’amava appaffionata-
mente , non avelie cuor di negargliela , pure
non fapeva mai rifolverfi a pronunziarne il
giudizio . Che fece ella adunque ? Con fina
deftrezza guadagnò un di lui fervo , il qua¬
le , mentre Prallitele feco lei intercenevatì in
geniale converfazione , anfante entrò ed im¬
paurito efclamando : la volerà cala , Frani¬
tele , va rutta a fuoco , e buona parte fi è
già confumata delle opere voltre . Quali vo¬
lete voi che fi falvino ? Povero me , ripigliò
PralTitele , tuttg le mie fatiche fon perdute ,
fo le fiamme non l’ hanno perdonata al mio
Satiro e al mio Amorino . State di buon
animo , foggiunle allora la fcaltra donna :
nulla v è di finiftro , ed io fon contenta d’aver
laputo quanto bramava . Praffitele più non
Wd0 tergiverfare , le lafciò la feelta ; ed
ella li prefe il Cupido , che mandò a Tefpi
lua patria , ove per lungo tempo fu l’oggec-
to della curiofità de’ foreftieri .
(u) Not.adfragm. V arr. in Comment. de
hi't. pag.i 33. , e l’autore dell’opera , Lettre
jurune vrélend. méd. d' Alexandre , p. 3.
(a) Del quale parla Plinio lib. 3 y. cap. tz.
Jecì. 4 j. , hb. 36. cap. y. feci. 4.. §. 12.
(o) Cic. De divin. lib. 1 . cap. 36.
(*) Leggefi Praxìteles nei due antichif-
fimi codici mss. della biblioteca dr s. Mar-
F f
Par¬
co di Venezia , e della Lorenziana di Firen¬
ze . [ Il nofìro autore nel Tratt. prelìmin.
Cap. IV. pag. LXXXVI. avverte , che Pa¬
titele* dovrebbe emendarli anche in Plinio
lib. 33. cap. 1 2. feci. jj. A me pare che fia il
medefimo Palitele , di cui parla Plinio nei
luoghi citati qui avanti , e che in quello luo¬
go filla circa i tempi di Pompeo . Arduino
non vi ha badato , nè Davifio al luogo cita¬
to di Cicerone , Torrenio nelle note a Vale¬
rio Maffimo lib. 8. cap.i 1. num. 4.. not. zi.,
nè tanti altri.
(c) lib. 1. cap. 8. pag. za-. [Lo dice della
flatua di Enio , olila Bellona fidamente .
(d) Plin. lib. 36. cap. y. fedi. 4.. §. <5.
(1) Non in Efefo, ma bensì in Pergamo
fcrive Plinio loc.cit. edere flato il symplegma
di CefilTodoro . Avverte il medefimo lib. 24..
cap. 8. feU.i r>. §. 27. che due furono di que¬
llo nome , ed amendue abili fcultori . I! fe¬
condo però non CefilTodoro , ma Cefidodo-
to vien detto da Paufania l. 8. c.30. p.664..,
lib. p. c.i 6. pag. 74.1 . in fine , e da Taziano
Xdverfi Grsx. c. 22. p. 270. , [e Cefitfoaoto
ha emendato l'Arduino nel citato luogo di
Plinio , fecondo i codici manolcritti .
(e) Idyl. y. verf. io y.
(b) Macedone . Plinio lib, 7 7. cap. io.
feci. 36. §. 8.
226 Storia dell’Arte presso i Greci
==?==== Parrasio , quelli furono che portarono Ja pittura ad un certo
CAP. ni. grado di Perfezlone (0- Seusi e’1 maeftro Tuo Apollodoro
erano flati i primi ad ufare i lumi e le ombre (a) ; anzi
fecondo Plinio , poco prima di quell’epoca , cioè nell’olim¬
piade xc. (a) , la pittura avea , per così dire , appena pre-
fuòf quadri^ fa una certa forma da poterli chiamare un’arte (b) . Panfilo
può in qualche maniera paragonarli al nollro Guido , non
riguardo ai talenti pittorici , ma per la riputazione in cui fu¬
rono amendue (2) . Guido , come ognun fa, fu il primo che
tenne in prezzo i luoi quadri, laddove i fuoi anteceflori , e
principalmente i Caracci , eran malifumo pagati . Agoltino
Caracci ebbe foli cinquanta feudi pel s. Girolamo che rice¬
ve il Viatico (b) , e con illento fu accordata la llelfa fomma
al Domenichino per dipingere il medelìmo foggetto (c) . Og¬
gidì non v’è chi non ammiri quelli due quadri , come due
capi
(0 II fignor Winkelmann dà la gloria a bia malamente emendato il numero lxxxix.
Panfilo , Eufranore , seufi , Nicia , e Parrafio in lxxix. nel detto luogo di Plinio , quan-
d aver portata la pittura aliai profllma alla do anzi foftiene tutto l'oppofto nella nota
perfezione . Altri però , come Rollin Storia num. 3
antica, Tom. XII.I.22.C. f. art. 2. p.177. (b) Plin. lib. q f. cap. 8 . Jeft. 34.
Jeq. , ai nominati lolìituifcono Panello , fra- (z) Panfilo d’Antipoli fu il primo ad accop-
tello di Fidia , il quale dipinfe la battaglia di piare l’erudizione alla pittura ; onde non c
Maratona, Plin. lib. gj. c. S. feci. 34. ; Poli- maraviglia fe i fuoi quadri fieno riufeiti , a
gnoto , autore dei due famofì quadri da noi cosi dire , ragionati , Quindi, lib. 1 z.c.i 0.
accennati di fopra pag. 6p. n. i, , ed Apollo- ApplicolTi fpecialmente all’aritmetiea e alla
doro , il quale , al dir di Plinio lib. gj. c. p. geometria , fenza le quali feienze dicea egli
•(i f ’ 1 ' Porte a^a pittura , eden- elfere impodlbile l’arrivare alla perfezion dell’
do egli reato il primo che abbia mefcolati i arte . Effetto de’ fuggerimenti luoi è data
colori , e ben efpreife le ombre . Plut. Bel- quella difpofizione datali in Sicione primie-
lone an pace clar. fuer. Athen. op. Tom. il. ramente , di poi nella Grecia tutta , che i fi-
PaB- 3+6. [ Ved. Tom. I. pag. 260. noe. a. gliuoli di condizione libera s’aveffero aii efer-
(u) Quintil. Infi. orat. lib. 12. c.i 0. citate, avanti ogn’altra cofa , nel dilegno ,
(a) Plinio lib.gj. c.p. fea.36. §. a. mette e che la precedenza li delfe tra le arti libe-
Seud nell’olimpiade xcv. anno 1 v. , e ripro- rali alla pittura . Plin. lib. gp. c.i 0. feci. 36.
va quelli, ^che lo mettevano nell’olimpiade §. 8.
lxxxix. E probabile che abbia vivuto lun- (b) In Bologna nella forefteria di fan Mi-
gamente , e che abbia dipinto anche pri- chele.
ma della detta olimpiade lxxxix.; poiché (c) Che d venera in s. Girolamo della Ca-
Plutarco lo mette tra i pittori di Pericle , co- rità in Roma. Il Bellori Le vile de' pttto-
me ho detto alla pag. 1 8p. not. a. Quintilia- ri , ec. , racconta quel fatto del Domenichi¬
no loc. eie. lo fa non molto dittante da Par- no nella di lui vita , pag. 1 S p. , ove delcrive
rado , e circa i tempi della guerra pelopon- anche il quadro . D’Àgoffino Caracci , di cui
nefiaea ; ma poi Parrafio lo fa arrivare fino fa anche ta vita, non lo dice, benché gli
ai tempi dopo Alefiandro . Può vederli anche attribuisca quell altro quadro , che deferive
Bayle Dicìion. hifl. ec. , art. Zeuxis , rem. A., pag. 6 1 . feeg. , da altri attribuito a Lodovico
ove però sbaglia nel dire , che Arduino ab- Caracci .
LIB. IX.
cap. m.
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 227
capi d’opera . Così Panfilo voleva eflere ben ricompenfato
delle Tue fatiche : egli non riceveva gli fcolari che per dieci
anni , e quelli per eflere ilfruiti non poteano dargli meno
d’un talento , cui pur pagarongli Apelle e Melanto . Quin¬
di avveniva che non folo gli fcolari fuoi erano ingenui , poi¬
ché fra i Greci gli uomini di condizione fervile non poteano
efercitare le arti del difegno , ma eziandio ricchi cittadini .
Quanto celebri follerò le pitture di Panfilo , anche lui vi¬
vente , argomentar lo polliamo dalla maniera con cui vien
recato ad efempio prelfo Arillofane di lui contemporaneo (a)
quel fuo quadro in cui erano rapprefentati gli Eraclidi , olììa
i difcendenti d’Èrcole, che co’ rami d’olivo in mano implo¬
ravano la protezione ed ajuto degli Ateniefi . Allora le pit¬
ture , che aveanfi in grande flima , a caro prezzo pur lì pa¬
gavano . Mnafone , tiranno di Elafe nel paefe di Locri , pagò
mille mine (cioè ioooo. feudi romani) un quadro d’ARi-
stide (b) , contemporaneo di Apelle, in cui v’ erano cento
figure ragguagliate al prezzo di dieci mine per ciafcuna , e
rapprefentava una battaglia contro i Perii ; e tu più genero-
fo ancora con Asclepiodoro , a cui diede trecento mine per
ognuna delle dipinte figure de’ dodici dei maggiori (c) . Tre¬
cento mine ebbe pur da lui Teomneste per ciafcheduno degli
eroi d’ordine fuo dipinti (d) . Ne’ tempi feguenti e prelib i
Romani Lucullo pagò due talenti un quadro rapprefentante
la famofa Glicera fedente con una corona di fiori in mano ,
febbene folle quello una copia , e non l’originale di Pau-
sia (e) . Così il celebre Ortenfio comprò gli Argonauti , qua¬
dro di Cidi a , al prezzo di 144000. fellerzj , cioè di 14400.
fiorini (/) ; e fuperiore a tutti quelli fu il prezzo di ottanta
F f 2 ta-
00 in Plut. verf. 38 f. [ Lo porta per pa- (d) ìbìd.
ragone della compofìzione ad un altro fatto . ( e ) ibid cap. ti. feci. 40. §. 23.
\b) Plin. lib. 33. cap. 1 0. feci. 36. $. / g, (/) ibid. 26. [ 5600. feudi romani.
CO ibid. §. 21 .
LIB. IX.
CAP. III.
Eufranore .
223 Storia dell’Arte presso i Greci
talenti pagati da Giulio Celare per due quadri di Timomaco,
de’ quali uno rapprefentava Ajace , e l’altro Medea (a) .
§. iS. Infigne nella pittura , e nei lavori in bronzo e
in marmo fu Eufranore , il quale è celebre per eflere flato
il primo a dare nelle pitture una certa dignità agli eroi (b) ,
e ad introdurre nelle fue figure quella proporzione che da
Plinio vien detta fimmetria ; ma febbene abbia egli in ciò
fuperati i fuoi predeceffori , ha nondimeno fatte le fue figu¬
re un po fiottili e fmilze , e ha data loro una fella più gran¬
de dell’ordinario. Parche ne’ luoi difegni vi folle più fapere
che bellezza delle forme , poiché , al dire del prefato fcrit-
tore , avea dato alle giunture delle offa un rifalto foverchio
( articulifque grandìor ) ; anzi convenne egli fleffo , che meno
amabili e graziofe erano le fue figure che quelle di Parrasio ;
poiché , avendo ainendue dipinto Tefeo ,, quel di Parrafio
,, ( dilfe ) è flato nutrito di rofe , e’1 mio di carne „ (a) ; la
qual efpreffione non dee punto intenderli del colore , ficco-
me vuole Dati (/') . L’olTervazione che fa Plinio della tella
grolla e delle membra fortemente efprelfe nelle figure di Eu¬
franore , può applicarli eziandio a quelle di Seusi , come già
dianzi oflervammo (c) . Fra le fue flatue in bronzo era cele¬
bre quella di Paride, in cui volle che al tempo flelfo li rav-
vifafle il giudice della beltà delle tre dee , l’amante d’Elena ,
e l’uccifor d’Achille (c) .
jf . 1 9 . Par¬
ca) Da lui collocati nel tempio di Venete
Genitrice in Roma . Plin. loc. eie. §. 30.
(s) Plutarco Bellone anpace clar. fuerint
Athen. princ. op. Tom. il. pag. 346. A.
(a) Plin. lib. 3j. cap. it. feft. 40. §. 2 r.
[ Plutarco loc. cit.
(i) Vite de’ piti. pag. 76.
(c) Tomo 1. pag. 349. ove crede abbia er¬
rato Plinio nel tacciar Seufi di un tal difetto .
Ma ficcome a Plinio fi accorda Quintiliano
Inft. orat. lib. iz. cap. 1 o. , adducendone per
ragione , eh’ egli credeva di dar cosi maggior
grandiofità , c dignità alle figure, a fomi-
glianza d’ Omero , cui piacevano le forme
robulfe anche nelle femmine ; polliamo pen-
fare che tale giudizio ne forte portato gene¬
ralmente da tutti .
(c) Plin. lib. 34. c. 8. fed.i p. 1 6. f Può
vederli Falconet nella nota a quefto luogo di
Plinio , ceuvr. Tom. ni. pag. 1 32. fegg. , ove
cerca come poteva una fola figura tre cole
rapprefèntarc , che pare abbiano del contra-
dittorio .
\
LIB. IX.
DAI SUOI PRINCIPJ SC. 229
fi. 19. Parrasio efefino fu il primo che alle tette , le quali
dianzi avean un’aria rozza e dura , diè delle fembianze ama¬
bili e della grazia , e ne difpofe con maggior eleganza i ca¬
pelli (a) . Il fuo merito principale confittevi nel ben con¬
tornare le figure, e mondarne le forme, guidamente collo¬
cando i lumi e le ombre , nel che tutti gli antichi artifti gli
accordarono la preferenza (*) . Molti però lo fuperarono nel
ben efprimere Follatura e i mufcoli , e in tutto ciò, che in
termine d’arte chiamar fi fuole la notomia (**) . Così a mio
parere deve {piegarli il giudizio di Plinio intorno a Parrasio ,
e non già come fpiegollo il mentovato Carlo Dati ( a ) , il qua¬
le fenza intenderlo letteralmente così traduffe : Sembrò eoli
O
di gran lunga inferiore in par ago n di se JìeJfo nell' efprimere i mez¬
zi delle figure (i) , Della dima che faceafi delle fue pitture
può
una raccolta di difegni fulta pergamena . Nar¬
ra Seneca lib. 3. contr. 34. che , volendo Par-
rado rapprefentar al vivo un Prometeo , ab¬
bia applicato un fervo alla tortura , e con
erta toltagli la vita . Lo Hello dicefi ancora
di Apelle : crudeltà che da alcuni , ma fen¬
za baftevole ragione , fi pretende rinnovata
dal Buonartuoti nel dipingere un Crifto cro-
cififio . Se Parrafio vinfe SeuG nella celebre
disfida , in cui quegli colla finta tela che fem-
brava ricoprir il quadro , ingannò temolo ,
che vantavafi d' aver colle fue uve dipinte
ingannati gli uccelli , in un’altra disfida fu
vinto Parrafio da Timante , che meglio di
lui feppe rapprefentare Ajace fdegnato contro
i Greci , per aver elU aggiudicato ad Ubile
le armi d’Achille . Plin. I. eie. , Athen. lib. 12.
cap.n.pag.S4-3- E., ZElian. Variar, kiji.
lib. p. cap. 11 .
Di quello Timante il fignor Winkelmann
non fa cenno alcuno , che pur meritava d’ef¬
fe re nominato , efiendo egli flato uno depili
valenti pittori di que’ tempi . [ Dionìfio Ali-
carnaiTeo De adm. vi die. in Demofth. n. so.
oper. Tom. il. pag. 314.] ■ 11 fuo carattere
diftmtivo nella pittura fu l’invenzione , Plin.
lib. ss- caP- 10 feci. 36. §. 6. , e i fuoi qua¬
dri ebbero quello bel pregio che davano allo
fpettatore il piacere d’immaginar di più che
non vi folle dipinto. Dopo l’Ajace, con cui
fuperò Parrafio , celebratiffimo è (lato il qua¬
dro d’Ifigenia , con cui vinlè Colote Tejo .
Quint, lib. 2. cap. 1 3. , Val. Max. I. 8 ,c, 11.
(a) Si pregiava in modo particolare di met¬
tere il fuo nome ai fuoi quadri . Ateneo l.i /.
cap.i o.pag. 687. B.
(*) Confefftone artificum in lineis extre¬
mis palmam adeptus : hec eft in pittura fum¬
mo fublimitas . Corpora enim pingere , &
media rerum , eft quidem magni operis , fed
in quo multi gloriam tulerint . Extrema cor-
porum facere , & definentis piàurs. modum
includere , rarum in fuccejfu artis invenitur :
ambire enim debet fe extremitas ipfa , & ftc
definire , ut promittat alia poft fe , oftendat-
que etiam que. occultat . Plin. lib. 33. c- io.
feti. 36. §. s-
(**) Minor tamen videtur fibi compara-
tus in mediis corporibus exprimcqdis . lbid.
(a) loc. cit.pag. 4.8. ,4,
(1) Facendo Plinio il confronto dei con¬
torni delle figure di Parrafio , ne’ quali non
ebbe 1’ eguale , col pieno olila col mezzo
delle figure , nel che ei non ri.ufciva come
nel formarne i contorni , l’efpolla interpreta¬
zione di Dati non fembra poi sì lontana dal
vero , come la fuppone il nollro Autore .
Chechè ne Ila : tra le molte di lui tavole ,
delle quali fa Plinio lib. 33. cap. io. feci. 36.
%. 3. una lunga enumerazione, nobiliflìmo ,
oltre l’ Archivilo , è flato il quadro , ove pin-
fe l’indole degli Ateniefi ; e quell’altro dei
due giovani , uno de’ quali per la troppo for¬
zata corfa fembrava bagnato di Pudore , e
l'altro nel depor le armi moflravafi come an-
fante . Lafciò egli altresì ad ufo dei pittori
CAP. III.
Parrafio .
LIB. IX.
CAP. III.
Seufi .
230 Storia dell’Arte presso i Greci
! può efiere argomento Ja fortuna che pagò Tiberio pel di lui
quadro rapprefentante l’Archigallo , cioè il prefetto degli evi¬
rati facerdoti di Diana Efefina , che probabilmente efprimeva
una di quelle beltà ambigue fra i due felli , di cui parlammo
altrove (a) . Pagollo l’imperatore 60000. fefterzj (b) .
jf. 20. Arinotele parlando di Seusi ebbe a dire ch’egli
dipingeva fenza vi9o$ (a) , la qual voce alcuni de’ traduttori
hanno omeffa , altri , come Giunio (b) , hanno lìnceramente
confeflato di non ben intendere , ed altri hanno mal interpre¬
tata , come Caftelvetro (c) che fpiega ciò del colorito . Que¬
llo giudizio d’Ariilotele può intenderli dell’efpreffione prefa
nel fuo più ftretto fenfo , poiché , parlandoli di figura
umana , lignifica quel che i latini diceano vultus , e noi di¬
remo ci era , cioè l’aria del volto , e l’efprefiìone del fembian-
te e de’geffi (d) (c) . Or li paragoni con quello detto d’Ari-
ftotele ciò che ebbe a rifpondere Timomaco , altro chiaro
pittore, a colui che bialimar volle l’Elena di Seusi : „ Prendi
,, i miei occhi , gli dille , e ti fetnbrerà una dea ,, (d) ; dal
che s’inferifce , che il pregio de’lavori di Seusi conlifteffe nella
bel¬
ìi. 5. in extern. [ Cicerone De oratore, c.22. ],
& Eufthat. ad Iliad. lib. ult. v. 1 6 j. p. j 343.
Un. 60. Vi fi vedeva il facerdote Calcante im-
merfo in profonda mitezza , Ulilfe più me¬
tto ancora , e con tutta la maggior polli -
bile afflizione Menelao . Relhava Agamen¬
none padre d'Ifigenia : come mai efprimere
il fuo dolore? Con un velo gl’involiè il ca¬
po , lafciando cosi ad ognuno l'immaginare
quanta efler dovelfe allora la fua afflizione .
Euripide però Iphig.ìn Aul. v.i jfO. prima di
lui rapprefentato avea nella fua tragedia Aga¬
mennone in tale atteggiamento . [ Euitazio
l.cit. non da altro vuole che abbia dei ivata
l'idea di quella pittura , che dalla grandezza
del dolore efprelfo nei verfi d’ Omero . Tutti
gli altri fcrittori par che lo facciano un di lui
perdere originale. Se ha imitato Euripide,
potrebbe piuttofio crederi! , che abbia coper¬
to il vifo ad Agamennone , perchè , fe quelli
come padre non poteva trattenerli da dare
fegni del maggior dolore , non gli conve¬
niva come fovrano , eh’ egli era , di farli ve¬
dere in pubblico in uno fiato di tant’afflizio*
ne , che avviliva il fuo carattere : e perciò
Euripide v. 4.4.6. fegg. gli avea fatto dire , che
come re arroffiva di fparger lagrime , e co¬
me padre sfortunato arroffiva di non verfat-
ne . Veggi- Falconet Da tableau de Timan-
the , et. , ceuvr. Tom. V.pag.6 2.fegg. Altri¬
menti converrà dire , che Timante non abbia
avuta in villa la legge della decenza nell’ef-
preffione , di cui parla Winkelmann nel T. 1.
pag. 341 . fegg.
fa') Lib. iV. Cap. il. pag. 2 Sg.fegg.
(b) Plin. lib. ip.cap.io. feci. 36. , c
fono ifoo. feudi romani . Winkelmann dice¬
va , circa tooo. feudi di Germania .
(a) Arili. Poet. cap. 6.
(b) Catal. arch. pici. &c. pag. 2 31.
( c) Poet. d’AriJi. volgar. par. ni. p.r 4.3.
(d) Philofir. Jun. Icon. 2. p. 86 f. Un. 28 .
Cafaub. ad Tkeopkr. Char. cap. 8. pag. 207 .
(c) Ved. Tom. I. pag. 32g.
(d) Stobeo Serm. 61. pag. góg.prìnc.
DAI SUOI PRINCIPJ !C. 2?T
beltà delle figure (a) ; e ove quelli due palli infieme fi com¬
binino , par verofimile che quel pittore facrificade una parte
deH’efprelIìone alla bellezza , e che mirando egli principal¬
mente a far figure della maggior venuftà , abbia lor date fem-
bianze infignificanti ; poiché ogni menomo fentimento o af¬
fetto , che el'primere fi voglia fui volto , ne altera i tratti , e
può effere alla pura beltà fvantaggiofo (b) .
jf. 21. Altronde però v’è ragion di credere che Arillotele
abbia con tal detto voluto biafimare le pitture di Seusi , per¬
chè fenza moffa follerò e fenza azione, le quali cofe vengo¬
no pur e (prede dalla voce >i0o$ ; e in tal fenfo ufa egli l’ag¬
gettivo v'S/x> » nella fua Rettorica (a) . Malvalla ed altri ebbe¬
ro a dir lo Hello di qualche figura di Raffaello .
jf. 22. Comunque però s’intenda, è probabile che Seusi
abbia dato luogo al giudizio d’Aridotele per voler ricercare
la più pura bellezza . Ma feppe ben egli fchivar quella taccia
nella fua Penelope , in cui dipinfe i collumi ( mores ) , al dir
di Plinio , il quale ripetè il giudizio d’un Greco , e tradude
la parola «é’os col più comune vocabolo , fenza (piegarli poi
chiaramente . Caylus che , volendo indicare i caratteri e le
proprietà degli antichi pittori , adduce quello palio del ro¬
mano dorico fenza punto rifchiararlo (b) , dato forfè farebbe
del mio parere fe avelie confrontato la notizia di Plinio col
giudizio d Aridotele ; tanto più che quegli altrove interpreta
la greca voce rOos ( in plurale ti9» ) dell’ efpredlone , così
fcrivcndo del pittor Aristide : Is omnium primus animimi pin-
xit ,
(a} Egli dipinf- un Cupido coronato di moderato efpre/To anche fui volto non do-
tofe nel tempio di Venere in Atene , men- vrebbe alterare le forme ; e piuttofto deve
aionato dallo Scoliate d’ Ari (tofane inAcharn. rendere 1' elpredione piti piacevole , e per
verf. oqi . ; c da Cicerone De invent. lib. z. confeguenza più bella .
princ. Tappiamo , eh' egli fuperava tutti gli (a) lib. 3. cap. 7.
altri pittori di gran lunga nel dipingere figure (&) Reflex. Jur quelq. ckap. du f /. livre de
di donne Piine , ni. part. Carnei, des peintr. grecs ,
(b) Quello può dirli delle padroni forti ; Ac ad. des Injcript. Tom.XXV. Mém.p.rpj ,
ma una fenfaiione , o affetto piacevole , e
LIB. IX.
CAP. III.
232 Storia dell’/arte presso i Greci
---■ xit , & fenfus bominis expreffit , qme vocant Gr&ci ethe ( a ) . Fu
gap. ni. cTiefti ne^a Pittura ciò che neIi’arte di dire era Lifia , a cui
Dionifio (b) attribuifce la più perfetta »’ Sotto ilare (i) .
Nicia . $- 23‘ Tanta fama di fapere e d’abilità nelfarte aveafi ac-
quillata Nicia ateniefe che , Prassitele interrogato quali delle
proprie opere riputale le migliori , quelle rifpofe , delle quali
Nicia avea ritoccato e migliorato i modelli . Così almeno
intendo quello palio di Plinio : Hic ejl Nicias , de quo dice-
bat Praxiteles interrogatiti , qua maxime opera fu a probaret in mar-
moribus : quibus Nicias manum admoviffet ; tantum circumlitioni
ejus tribuebat (r) . Immagina il mentovato fcrittor fiorentino ,
che qui parlili di certo pulimento e luftro , che Nicia delfe
alle llatue altrui (d) , e adduce a quello propofito un palio
di Seneca , ove trattali d’ impellicciatura fatta d’altro fallo ,
e di marmi rari , il quale non ha punto che fare al cafo no-
fro }
M TVm. Hi. cap.i o. feti. 36. tp. gli antichi pittori, che ndl’cfiigiar gli dei e
n- °P- T°m- ’I- P-i 33- gii eroi non ofavano dipartirli dalla' fifotro-
(O Ebbe Seuli la lorte di trovar la porta mia e dal carattere dato loro dal medelìmo :
della pittura aperta da Apollodoro , onde in- motivo per cui fu chiamato lc°islatore
cominciò egli la lua carriera dal punto in cui Quintil. lib. 12. cap. io. [ Parla diTarrafio
1 alcio terminata 1 avea . Sdegnato quelli per non di Seuli . Di quello abbiamo da Luciano
ciò contro lo (coiaio che gli avelie furata lar- in Zeaxi , fi ve Antiocho . §. 3. oper. Tom. I.
te , con una latita ne fece la vendetta . Di pag.840. , che non voleva dipingere cofe po-
molte pitture di Seuli limane tuttora il cata- polari , e comuni , o almeno ben poche ne
rogo preflo Plinio hi. 33. c. p.feci. 36. §. 2. laceva , come per efcmpio qualche divinità ,
Tra quelte , oltre 1 accennata.Penelope , me- eroe, o battaglie; ma voleva lare Tempre
lira Ipeciale oliervazione la Giunone fatta per nuovi foggetti , e che ulcillero dal (olito .
gli Agrigentini fui vivo e nudo modello di Egli defcrive §. 4. /. tra quelli un quadro ,
cinque delle più avvenenti donzelle del pae- di cui una fedele copia era iellata in Atene
le . Cicerone De inyent. lib. 2. princ. , Dio- ancora a' fuoi giorni , e l’originale probabil-
nilìo f De prife. fcript. cenf. cap. 1. n. /. oper. mente era perito in mare allorché li trafpor-
T0m.1I, pag. 122. ] , e Valerio Malfimo [ I.3. tava in Italia per ordine di Siila . Vi era di¬
ca/; 7. n. 3. in extern. ] Vogliono edere Hata pinta una Centaurelfa , che allattava due pic-
quelta un' Elena efeguita da lui pei Croto- coli Centauri gemelli; e il padre loro , il
niati nella maniera divilata . [ Vedi Tomo I. quale ridendo teneva nella delira un leonci-
pag. 2Ìj. not. c. ] . Opera pur (ingoiare di no per mollrare di far loro pauia . I pittori
Seuli fu l'atleta, di cui egli tanto fi coni- vi ammiravano l’efattezza delle proporzioni ,
piacque che vi aggiunfe un’ifcrizione , colla la grazia dei contorni , il bel colorito, e il
quale dicca che farebbe flato quello più fa- chiarofcuro ; ed egli vi lodava particolarmen-
cilmente un oggetto di critica che d’ imita- te una graziola varietà , e la naturale efpref-
Zione . Plutarco Bellone an pace clariores fione degli affetti : il che contradirebbe a
fuer Athen. oper. Tom. il. pag. 346. attri- ciò , che dice Winkelmann nella pagina pre¬
tini (cc r ideilo motto ad Apollodoro . Forfè cedente.
T iranno ufato amendue ; liccome amendue (c) lib. 3 3. cap. 1 1. feci. 40. §. 28.
diedero altri limili faggi di vanità e di often- (ù) Dati Vite de' piu. pag. 68.
fazione . Fu tenuto Seufi in tanto credito da-
DAI SUOI PRINCIPJ ÈC, 233
ftro , febbene ivi pur trovili la voce circumlitio (a) . Il luftro
alle ftatue fi dà a forza di braccia da operaj , che non hanno
alcuna intelligenza dell’arte ; e generalmente quando lo Cul¬
tore ha terminato il fuo lavoro fecondo il modello , e levata
la mano dall’opera, più non fi può migliorare . Ma un abile
amico dell’artifta , può efiergli utile nel modello ; e quindi
io credo che la voce circumlitio lignifichi quel riandarvi fopra
collo (lecco e migliorarlo . Linere ditfatti chiamali quell’ag-
giugnere o rafchiar la creta che fi fa nel ritoccare un mo¬
dello ; e poiché quelli di Prassitele richiedeano miglioramenti
appena fenfibili , Plinio , volendo ciò efprimere , ha ufato un
fol vocabolo , che indica un ripudiarvi fopra dolcemente .
Prende anche un più grand’abbaglio Arduino immaginandoli
che Nicia delle alle itatue di Prassitele una leggerillima tin¬
ta , da cui acquifiafiero un più vivo lufiro .
fi. 24. Quando Paufania (b) dice di quefi’artifia : N/x/ag
d'p iToq mv e’cp’ aòrov parole che fono fiate così
tradotte : in pngendis animalibus caceris atatis fum longe prajìan-
tijjìmus , no i dee rifiringerfi ai foli animali bruti , ma inten¬
derà deve eziandio delle umane figure ; poiché dalla voce £&«
deriva il nome , che dar fi fuole generalmente al
pittor di figure . Ciò s inrerifce da molti palli d’altri fcrittori,
ove incontiafi la voce £«« a propofito de’ lavori dell’arte.
Così Dione Grifofiomo , parlando di tazze auree ed argentee
lavorate a baffo-rilievo , dice : ir, H $ £*« ifròt, xvx\u
ìxìiv (a) ; e ivi la parola non Ibi delie figure d’animali,
ma pur delle umane fi deve intendere . Scioglie ogni dubbio
intorn ^ a ciò un palio di Filemone prefib Ateneo , ove chia-
mi 1 ^cuop una rtatua di certo tempio di Samo, della quale
; ed Ateneo foggiugne che tale fiatua
G g ( ayaX~
00 Orat. jo.pag. 307.D.
taluno erafi innamorato
Tom. II.
(a) Quello -dello «liceva Dati ,
(b) hu.i. cap. » 9. pag . 74. in fine ,
LIB. IX.
CAP. III.
LIB. IX.
CAP. III.
O/Tcrvazione.
234 Storia dell’Arte presso i Greci
( ayctìp* ) era lavoro di Ctesicle (a) . Quando però tal voce
s’adopera in diminutivo £&'cT/a , fembra aver altro fenfo , e
lignificare principalmente ornati di piccioli animali , e grot-
tefchi . Cosi Efichio dicendo Av'yJ'o; ìts m ?àSict , volle pro¬
babilmente indicare che il marmo pario ( A vyé'o; , huyStvo; )
il più atto fotte , come lo era in fatti, per tai fini e delica¬
ti lavori (a) .
$* 2$\ La tavola, cui Nicia fìimava più d’ogn’altra fua
opera , era la Necromanzia d’Omero , così detta perchè rappre-
fentava il tratto principale del libro deH’Odifìea che ha 'tal
titolo , cioè il colloquio d’Ulifle col cieco indovino Tirella
nell’inferno . Per quell’opera fu ordinato che fe gli pagallero
fe (Tanta talenti ; ma egli , efiendofi arricchito , ricufolli , e
volle piuttollo far dono del quadro ad Atene fua patria (b) .
La medefima favola dipinta avea due volte Polignoto nello
Hello tempo e luogo , cioè a Delfo (b) ; e nella villa Albani
vedefi efprefla in un balfo-rilievo da me pubblicato (c) .
jf. 26. I poeti e gli arditi , che fi renderono celebri a que¬
lla epoca , in cui la Grecia già cominciava a fentire il giogo
de Macedoni , denno confiderarfi ancora come germogli d’una
generofa pianta crefciuta all’ombra della libertà . 1 coltumi
nazionali obbligavano gl’ingegni a ricercare l’eleganza e la
finezza polììbile sì ne lavori dell’arte , che nelle produzioni
dello fpirito. L amico d’Epicuro , Menandro, a cui primo ino¬
ltro (fi
{a) Deipn. lìb.12. cap. 8. pag. 6o6.prlnc. tarco Bellone , an pace clar. fuer. Athen.
(a) Tutto quello difcorfo è giuflo prefo Tom.il.p.34.6. A. è lodato perle Tue pitture
generalmente ; ma per Paufania potrebbe di battaglie } e in quelle mollrava maggior
non elle rio . Non nega quello fcrittore , che eccellenza per le figure de' cavalli , fecondo
Nicia ha llato valente anche nel far le figure la tellimonianza di Demetrio Falereo De
0 uomini . Vuol rilevare il merito di lui par- elocut . §. ifXXVI. Altrimenti intendendoli
ncolare , per cui era fuperiore a tutti i pie- Paufania , converrà dire , eh’ egli facefie Ni¬
tori del fiuo tempo , cioè quello di fare egre- eia per ogni riguardo il più grande fra tutti
giamente le ngure degli animali : nel che fi i pittori de' fuoi tempi .
accorda con Plinio , il quale nel lib.gj. c.i 1 . (b) Plinio lib .3 f. c.i 1 . feci. 4.0. §. 28.
jcft.4.0. §. 28. dopo averlo commendato per (£) Pauf. lib.i 0. cap . 28. pag. 8 66. 3 c. zg*
Je figure d uomini , lo diflingue eziandio per pag. 870 .
la lua eccellenza particolare nel dipinger (c) Monum, ant. ined . num. ij7 •
quadrupedi , e cani fpecialmeute , Da Piu-
DAI SUOI PRINCIPJ EC. 2 ^
flroffi la Grazia comica in tutta la Tua amabilità , portò allora — -
fulla fcena un più colto linguaggio , un metro più armoniofo , UE‘ Ix
e più puri coltumi , affine di dilettare ed iftruire nel tempo 1 '
medefimo , pungendo con attico fale il vizio e gli abufi . I
pochi , ma pregevoli avanzi , che ci rellano di cento e più
fu e commedie , poffiono darci un’idea della llretta unione che
allor v’era tra la poefia e le arti del difegno , e dell’influen¬
za loro reciproca ; e unitamente al teftimonio d’altri fcrittori
farci fede della beltà de’ lavori che Apslle e Lisippo ornarono
di tutte le grazie .
LIBRO DECIMO.
Scoria delle Arti del Difegno da Aleflandro il Grande
fino al dominio de’ Romani in Grecia .
Capo I.
Circojìanze della Grecia a que' tempi - Artijìz . . . Lijìppo - Agefiin-
dro — Polidoro — e Atenodoro . . . loro Laocoonte — Pirgotele . . . fue
fuppojìe gemme incife — Pittori — Apelle — Arijìide - Protogene —
Nicomaco - immagini d’ Alefsandro . . . fue tejìe . . . Statue . . «
Baffi-rilievi — Figure di Demojìene .
All’epoca , di cui parlammo nel Capo antecedente , celebre
nella ftoria delle arti , principalmente per l’alto grado di per¬
fezione a cui fu portata la pittura , fuccedè il punto del mag¬
gior raffinamento , e degli ultimi grandi artilfi , che illultra-
rono e renderono più memorabile il fecolo d’AIeflandro il
Grande , e de’ primi fuoi fuccelTori .
f. i. Mol-
Stor. delle Arti da Aless. il Gr. ec. 237
jf. 1. Molto a ciò contribuirono le ellerne circoftanze =s==a!===*
de’ Greci. Dopoché quelli, e fra eflì principalmente gli Ate- ^
nielì , per le intelline pertinaci guerre molle e follenute da ciccoftaiwe
gelolìa d’impero, furonfi interamente indeboliti e fp o flati , que^mpi! a
lì follevò fovra di loro Filippo re di Macedonia ; e Aleffan-
dro fuo figliuolo e fuccelTore , facendoli dichiarare lor capo
e duce , padrone li fece in fatti e re della Grecia intera .
Avendo quella per tanto cangiata forma di governo , mutò
pur carattere l’arte , la quale , ficcome dianzi fondava!! fulla
libertà , fu in feguito dall’abbondanza e dalla generofità de’
doviziofi cittadini follenuta e nudrita . A tali circoltanze , co¬
me ai talenti ed alle cognizioni d’Aleflandro , afcrive Plutarco
il fiorir dell’arte a que’ tempi (a) .
jf. 2. Sotto il fuo impero gullavano i Greci una libertà
pacifica , fenza provarne le amarezze , in un certo avvilimento
bensì , ma in perfetto accordo fra di loro . Ellinta erali in
elìì la gelolia reciproca, onde tranquilli contentavanli di van¬
tare qualche volta la loro palpata grandezza . Altronde ad
AlelTandro , che frattanto conquillava l’Oriente, e ad Anti-
patro fuo luogotenente in Macedonia , ballava di veder la
Grecia in calma, e dopo la dillriizione di Tebe non le die¬
dero mai altra cagione di difgufto .
jf. 3. In tanta tranquillità abbandonaronli i Greci alla na¬
turale loro inclinazione per l’ozio e pei paflatempi (/>) : Sparta
medelìma deviò dalla prifca fua auflerità (c) . L ozio riempiva
le fcuole de’ filofofi e degli oratori , che allora moltiplica-
ronfi , e maggior conliderazione ottennero . 1 pubblici diver¬
timenti tenevano impiegato il poeta e TartiUa , e quelli , adat¬
tandoli al gullo dominante , ricercava il morbido e 1 piace¬
vole , poiché giovava lufìngare i delicati fenli d’una nazione
indebolita ed effeminata .
jf. 4. In
(a) De forc , Alex. orat. 2. princ. «per, (.!>') Arift. De Repub!, lib. 7. cap. 1 4.
Tom. il.pog- 333. {e) ititi.
LI3. X.
CAP. I.
Artifti .
Lifippo .
238 Storia delle Arti
= jf. 4. In quell’epoca , piucchè in ogni altra , abbonda¬
rono gli artifti , e copiofe furono le opere dell’arte , e perciò
ragion vuole che ci fi fermiamo alquanto , quelle fole cofe
efaminando però che efienzialmente alle belle arti apparten¬
gono . E ficcome un maggior numero d’incifori fi diftinfe al¬
lora pe’ lavori in gemme , e in pietre preziofe , che dalla con-
quiftata Perfia apportate furono in Grecia, di quelli egual¬
mente che degli fcultori e de’ pittori qui tratteremo .
jf. Rinomatiftìmo fra gli ftatuarj fu Lisippo di Sido¬
ne (a) , che lavorava in bronzo , e folo aveva il privilegio di
far l’effigie di Alefiandro : il che , a mio parere , deve inten¬
derli unicamente delle immagini in metallo (e) . Plinio (a) ,
fidando l’epoca della celebrità di quell’ ardila , ebbe proba¬
bilmente in mira , ficcome avea fatto con Fidia e con Poli-
cleto , le circoftanze di quel tempo favorevoli all’arte ; poi¬
ché nell’anno primo dell’olimpiade cxxv. , quando Alefiandro
tornato lu a Babilonia , regnava falla terra una pace univer-
fale . In quella metropoli del regno perfiano vennero allora
ambafciadori d innumerevoli popoli al conquiftatore dell’O¬
riente , chi a complimentarlo , chi a recargli doni , e chi a
confermare li conchiufi trattati o alleanze (b) .
jf. 6. Lisippo è celebre per aver imitata la natura meglio
che i fuoi predecefiori (c) . Egli cominciò i fuoi ftudj ove
cominciato avea l’arte, e ad imitazione de’ favj filici moderni
non facea progredì fe non per la ftrada dell’oftervazione e
dell’efperienza : tali fempre furono i principj de’primi uomi¬
ni . Deggiamo quindi conchiudere che , eftendo dato intro¬
dotto molto d’ideale nell’arte dagli antecedenti gran maeftri ,
i quali a forza di voler fublimare e abbellire la natura eranfi
formati nella mente de’ modelli da efta affatto lontani , quella
nelle
W z' caPÈ 9- Pag-r 33- W Diod. Sic. lib. 17. §.113. pag. 24.9,
(b) Vedi apprcllo al §. 22. Tom. il. *
(.“) lib. 34. cap. #. feci. 1 9. princ. (c) Quintiliano lib. 12, cap, 1 e.
da Alessandro il Grande ec. 239
nelle Tue parti non fotte più riconofcibile ; ma Lisippo , of-
fervandola ed imitandola elettamente , richiamò ad eha l’arte ,
e ciò fece principalmente collo ftudio , e colle ricerche fu
quella parte del difegno che chiamiamo la notomia (1) .
jf. 7. Forfè neffun lavoro di quello celebre ardila è lino
a noi pervenuto , e poco v’è da lperare di rinvenirne in appref-
fo , poiché egli lavorò in bronzo . V’è chi a lui attribuifce
i quattro bei cavalli polli fuli’ingfeflo della chiefa di s. Marco
a Venezia (a) , ma fenza recarne alcun valevole argomento .
Egli è forprendente però che tutte fianlì perdute le opere di
quello grand’uomo , principalmente per la quantità prodigiofa
che fatta ne aveva ; poiché febbene fembri difficile che il folo
Lisippo abbia potuto gettare feicentodieci opere di bronzo,
come diceafi ai tempi di Plinio (b) , ciò non ollante è certo
che deve averne lavorate molte , e venticinque fra le altre
erano le ligure a cavallo di coloro che erano rimalli uccill
per difendere AlelTandro preffib il fiume Granico , le quali
pofcia Metello fece dalla città di Dios in Macedonia trafpor-
tare a Roma , ed efporre fopra il proprio portico 00.
jf. 8. Non devo ometter qui di parlare d’una llatua d’Èr¬
cole in marmo efillente nel palazzo Granducale , detto Pitti,
a Firenze , fui cui zoccolo leggefi incifo ATSinnOS EIIOIEI
( Lifippo fece ) ; non già pel merito che ella abbia , ma per¬
chè uno fcrittore inefperto l’ha creduta lavoro di quello ce¬
lebre ardila (b) . Nè io rigetto la fua opinione, perchè non
creda antica la riferita ifcrizione . So beniffimo , per tefli-
rno-
(0 Dir folca Lifippo che il fuo maeflro ibid. Tra le tante (lame di bronzo fatte da
nell arte era flato il Doriforo di Policleto . Lifippo , celebre è fiata quella che fece pei
q1.'- 3>t dar. orat. cap . 86. n. zp6. Eupompo Tarentini alta 40. cubiti .
gliene accennò un migliore , e propofegli la (a) Vedi qui avanti pag. 38- 37- 47-
natura (Iella . Plin. /ib. 34.. c. 8. feci. 1 g . 6 . (b) lìb. 34.. cap. 7. feci. 17. Secondo la le*
Benché ne fia egli flato imitator efattifTimo , zione d'Arduino fono x 500.
nondimeno per far maggiormente rifaltate le (a) Arrian. De exped. Alex. lib. 1 . cap. 17.
figure formò loro una teda più piccola , ed pag. 4.7. , Veli. Patere, lib.i. c.n.
un corpo più fvelto e gentile che non fi era (A) Maffei Raccolta di fatue , alla Tavo-
praticato dai maeflri che lo precedettero . Id. la 4#. col. 49.
LIB. X.
CAP. I.
24-0 Storia delle Arti
monianza di Flaminio Vacca (a) , che quella fi trovò fulfa
L/I .B X ^
fiatua quando difotterrata fu fui Palatino ; ma fo altresì , come
GAP. I. ^ .
no notato altrove (b) , che gli antichi fecer talora limili im-
pofture (c) : e ciò appunto era già fiato ofiervato dal mar-
chefe Maffei riguardo a quella medefima fiatua (d) . Che tal
lavoro diifatti non fia dello fcultore di cui porta il nome,
rilevali e dal filenzio degli antichi , che mai non parlano d’ope-
re di Lisippo in marmo , e più ancora dall’opera medefima,
che non è certamente degna di lui (e) .
fiAgefandro e 9 . Se innumerevoli opere fi fon perdute dei tempi , in
Loro Laoco- cui più l’arte fioriva , un preziofilìimo monumento di efia però
onte , 1 1 1
fi è confervato nella fiatua del Laocoonte . Che l’artifta di
effa vivefie ai tempi d’AlelTandro il Grande , fe pur non poC-
fiamo dimollrarlo col tefiimonio degli fiorici , lo argomen¬
tiamo almeno con molta verofimiglianza dalla perfezione del
lavoro (p) . Plinio ne parla come di un’opera che tutte fupe-
rava quante prodotte aveane la pittura o la fcultura (a) . Efia
fu lavoro di Agesandro , Polidoro, e Atsnodoro di Rodi,
il terzo de’ quali era figliuolo del primo , come rilevali da
un’ ifcrizione polla fulla bafe d’una fiatua nella villa Alba¬
ni (*) ; e tale forfè era anche il fecondo , perchè altrimenti
non
(a) Memorie, ec.71.y7., e preffo Mont-
faucon Diar ita/, cap. 13. pag. 1 So.
(bi Lib. Vili. Cap. I. §. 1 z. pag. 0 7.
(c) Fedro Fabul. I. j. in proL. ce ne dà un’
ampia teftimonianza riguardo a fimìli impo-
fture , che fi facevano a’ Cuoi tempi , allorché
fi eftendeva Tempre più in Roma il genio per
li monumenti dell'arte :
Ut quidam artifices noftro faciunt f sculo ,
Qui rretium operibus majus invernane ,
novo
Si marmori adfcripferunt Praxìtehm fuo ,
Myronem argento . Plus vetufiati namfa-
vet
Invidia mordax , quam bonis prsfentibus .
(Di Ofserv. lett. Tom. I. p.ipS. , e Artis
crit. apia. iìb.q. c.i . can.z. col. 7 6. 77 , ove
legge 1’ ifcrizione , AYSinflOY EITON
opera ai Lijìppo , come la riferifce anche
l'altro Maffei loc cit. colla differenza del X in
C. , e Flaminio Vacca /. cit. in latino .
(e) Prello il Boilfard Antiq. & infcrìpt.
Par. ni. fia 1 17. Tetto una figura di marmo
fi legge : MYRR1 LINI LYS1PPI . Maque-
fio Lifippo non avra niente che fare coll’
altro .
(f) Se Atcnodoro folle lo fteffo che quello
da Plinio lib. *4. car.8. feci. 1 p. princ. detto
Polare di Poìideto , avrebbe viffutó eir:a l'o¬
limpiade lx xxvii. . come vuole il Maffej
Raccolta di fatue , Tav. t. , e dopo di lui
Richardfon , e l’ Orlandi nella nera alNar-
dini citato qui aoprefio • Il noftro Autore
nella prima edizione non avea faputo accon-
fentirvi , come ne anche nel Tratt prelim,
Cap. IV pag. LXXiX.
(a) lib. 36. cab. f. feci. 4. C i r.
(*) Tal bafe fu trovata dal (ignor cardinaj
Albani nelle ruine dell antica Anzio , ed è di
da Alessandro il Grande ec. 241
non ben fi comprende come tre artifti e Iavorailero inficine
al medefimo pezzo , ed avefiero la fletta maniera ; e ficcome
la figura di Laocoonte è la più importante e la più celebre >
quindi è verofimile che quella fi a lavoro del padre , e le altre
due opera fiano dei figliuoli cTAgesandro .
jf. io. La fiatila del Laocoonte flava altre volte nel palazzo
di Tito (cr) , e ivi (non già, come Nardini (/>) ed altri fcrif-
fero , nelle così dette Sette Sale , che erano altrettanti reci¬
pienti d’acqua pe’ bagni ) fu fcoperta l'otto la volta d’una ca¬
mera che fembra efìere fiata parte delle terme di quell’im¬
peratore . Tale fcoperta ha fervito a meglio determinare la
umazione del di lui palazzo , il quale eravi unito . Ivi flava
il Laocoonte in una gran nicchia in fondo di detta camera ,
in cui fotto alla cornice fi è confervata la pittura pretefa di
Goriolano nominata nel Libro Vii. (a) (*) .
jf. ri. Scrive Plinio che le tre figure del Laocoonte la¬
vorate erano d’un pezzo folo ; e ficcome tal non è il gruppo
di cui fi tratta , giudicar dobbiamo che Plinio fia flato ingan¬
nato dal non vedervi nefluna commettura . Appena dopo due
mila anni fe n’è fatta vifibile una , che moflra efiere flato la¬
vorato feparatamente il maggior dei due figli (b) (j) . Manca
Tom, IL H h al
%
marmo nericcio : eravi importa una (latita di
marmo bianco , di cui non altro è rimalto ,
«ne un pezzo della clamide pendente .
(<t) Plin. ibìd.
r ^oma antica y Hb. 3. cap. io.pag. qq.
I Non dice tal cofa , ma Soltanto che fu tro-
vata prejfo a s, Lucia in Selce , e le Sette
Sale .
(a) Capo ni . §.?.pag. fp.
(*) Ho trovato in una relazione mano-
Icntta degna di fede , che Papa Giulio II.
diede a Felice de Fredis , e a' Puoi figliuoli
introitus 2> portionem gabelle, porte s. Joan-
rus Lateranenfis in premio d’avere (coperto
il Laocoonte ; e che Ler-n X. reftituendo que-
lte rendite, alla chiefa di s. Gio. in Laterano
allegrò a lui in vece Offici um fcripiorie Apo-
Jt o!‘ce , con un breve in data dei y. Novem¬
bre 1517.
(b) Michelangelo Euonarruoti , come fcri-
ve Maffèi Race, di Jlatue , Tav. 1 (eppc ac¬
corgevi , ncll’ctaminarlo attentamente , che
era di più pezzi . Quefti fono almeno rre ri-
conofcibili ; cioè , la figura del figlio maggio¬
re , che fta a finiftra , la figura di Laocoonte
fin fotto alle ginocchia, e il redo del gruppo .
Il detto figlio maggiore ha la gamba dii tra
notabilmente più lunga dell'altra . Il padre
ha la ghirlanda di frondi come facerdote ;
e fi vede ben rilevata nella (lampa , che nc
dà M affli loc. cit.
Ci ) Nella prima edizione olTerva Winkel-
mann che federe in più pezzi il Laocoonte
di Belvedere ha fatto dubitare , che non fia
quello (ledo di cui parta Plinio , foggiugnen-
do (ull’aderzione di Pirro Ligorio che nelle
ruine d’un antico edilizio predo il pa’azzo
Farnefe furono trovati molti pezzi d’un altro
LIB. X.
CAP. I
LIB. X.
CAP. I.
242 Storia delle Arti
al Laocoonte il braccio deliro , in cui luogo ve n’è flato po¬
llo uno di terra-cotta . Michelangelo pensò a rifarlo di mar¬
mo , e sbozzollo diffatti qual fi vede l'otto la llatua medefima ,
ma noi finì . Quello braccio avviluppato dal ferpente piegar
doveafi fopra Ja tella della llatua (a) , e pare che lo fcultore
moderno , avvicinando quelle due parti per rinforzare l’efpref-
fione , prefentalle unite nel braccio involto a più giri dal
ferpente e nel volto due idee del dolore , onde non lafciar
campo allo Spettatore di cercarvi la bellezza , che fecondo
l’arte antica avrebbe pur dovuto qui dominare . Sembra pe¬
rò che il braccio ripiegato fui capo avrebbe in qualche ma¬
niera fatto torto al lavoro , dividendo l’attenzione dello fpet-
tatore che principalmente dovea Affarli alla tella , poiché lo
fguardo farebbe!! al tempo Hello diretto neceffariamente ai
molti giri del ferpente avvolto intorno al braccio . Quindi
è che Bernini ha tefo l’aggiuntovi braccio di terra-cotta per
lalciar libera la tella , fenza avvicinarle al di fopra nelfun al¬
tro oggetto (b) . 1 due fcalini polli fotto il dado , fu cui Ha
la figura principale , indicano probabilmente gli fcalini dell’
ara , preflo la quale lì Suppone che avvenifie il cafo ivi rap-
prefentato (c) .
gruppo confimile , e fra quedi una teda che
ìli quindi trafportata a Napoli . D' un' altra
reità di Laocoonte , fomigliantilTima a quella
di Belvedere, ma fenza collo , polfeduta già
dal card. Maffei , parla Aldroandi Stame di
Roma, pag.2 4-1.', e Flaminio Vacca prelTo
Montfaucon Diar. ital. cap. p.pag.i 36. ram¬
menta altri pezzi , che aveano del rapporto
col gruppo di cui li tratta . Abbiamo noi pu¬
re un’antica e bellillima teda , anzi un bullo
di Laocoonte in bianco marmo , che a giu¬
dizio de’ periti per l’efprellionc e per la di¬
ligenza del lavoro può andar del pari con
quella di Belvedere , a cui è uguale in gran¬
dezza . Ne abbiam data la figura alla fine
del Libro antecedente pag. 188. [In quella
edizione Romana fi è omelìa , perchè in fine
di quello Tomo Tav. IV. fi di in rame l’in¬
tera figura del Laocoonte ] . Vi li ravvifano
tute’ i tratti che dc&rive qui l'Autore ; fa po-
jf. 12. Or
fitura del capo è la ftelfa , ed eguale elferne
dovea t atteggiamento delle braccia, fe giu¬
dicar ne vogliamo da quella piccola parte
che reità attaccata alle fpalle . Serbali quello
pregevole monumento nella magnifica villa
di S. E. il fig. march. Litta a L-inate dittan¬
te io. miglia da Milano , ove pur fono pa¬
recchie altre tefte ed altri antichi lavori sì
in marmo che in bronzo .
(a) Cosi lo ha la figura dello dello Lao¬
coonte , rapprefentata predo a poco nella
maniera di quedo gruppo colli figli , in una
gemma del gabinetto reale di Francia , che
credei! antica , data in rame dal fig. Mariette
Trai té des pierr. grav. Tom. ri. pi. XCT.
(b) A norma dell'attacco antico della fpal-
Ia , nè queda , nè quell'altra moda del brac¬
cio pajono giude .
(c) Piuttodo vi fono dati fatti per garbo,
della compolìzione^
da Alessandro il Grande nc. 243
jf. 12. Or poiché quefh ftatua fu Tempre riputata come
la più pregevole fra le molte centinaja d’opere de’ più cele¬
bri ardili y che in Roma dalle greche città furono trafportate ,
inerita tutta l’ammirazione e lo Audio de’ moderni , i quali
non feppero mai produr cofa , che di quella foflener polla
anche un lontano confronto . Qui il favio trova materia da
penfare , un gran fondo definizioni vi fi fcorge daH’ardlta , e
amendue rimangono perfuafi che in tal figura vi fon più cole
che l’occhio non ne fcopre, e che il genio dell’artilla era più
fublime ancora che l’opera fu a .
jf. 13. Veggiamo nel Laocoonte la natura nel fuo mag¬
gior patimento : vi fcorgiamo l’immagine d’un uomo che cer¬
ca di unire tutta la forza dello fpirito contro i tormenti ; e
mentre l’ecceffiva pena ne gonfia i mufcoli , e ne flira i ner¬
vi , moflra il fuo coraggio falla fronte corrugata in alto . Il
petto follevafi a flento e per l’impedita refpirazione e per
10 sforzo ch’egli fa di trattenere l’efprefiìone della fenfazion
dolorofa , e di tutti concentrare e chiudere in sé fleffo i fuoi
tormenti . I gemiti foffocati e ’l trattenuto refpiro riti rangli
11 ventre , e incavatigli i fianchi, onde in qualche modo par
che ne veggiamo gl’ inteflini . Sembra egli frattanto fentir
meno il proprio tormento che quello de’ figli , i quali in lui
filfano l’afflitto fguardo , quali chiedendogli foccorfo : il cuor
paterno ben fi manifefla negli occhi dolenti , e Tulle pupille
par che fi fienda la compafiìone , come una torbida neb¬
bia . Un’aria lamentevole ha il fuo volto , ma non già d’uo¬
mo che gridi ed efclami ; e tien volti al cielo , per implo¬
rarne 1 afiiftenza , gli fguardi . Mofiran l’angofcia anche le
labbra : 1 inferiore che fi abbaila ne fente il maggior pefo ,
mentre il labbro fuperiore tirato in dentro indica il crudele
dolore , e una certa indignazione per un non meritato ca-
fiigo , la quale viene ancor meglio efpreffa dal nafo un po
Hh 2
gon-
LIU. X.
CAP. I.
244
Storia delle Arti
gonfiato, e dalle aperte e aggrinzate narici. Sotto la fron¬
te vedonfi colla più grande fagacità il contrailo fra ’l dolore
e la refiftenza quali in un fol punto uniti : poiché., mentre
il dolore folleva in alto le fovracciglia , la refiftenza abbafta
falla palpebra la parte carnofa che fta fovea l’occhio , co-
ficchè quella reftane quali interamente coperta. Poiché Tar¬
dila non poteva abbellir la natura , s’è lludiato di maggior¬
mente fvilupparne gli affetti , e tutte moltrarne le forze : in
quella parte eziandio, in cui pofe la fede del dolore , la pili
gran bellezza vi ha fatto rifaltare . Il Iato manco , ove il fer-
pe ha impreffo il fuo mortifero dente , deve per la fua prof-
fimità al cuore dar fegni d’un tormento maggiore , e tal par¬
te diffami può chiamarli un prodigio dell’arte . Le fue gam¬
be vorrebbono come follevarfi per fottraerli a tanta pena :
nefiuna parte è in ripofo ; e i tratti dello fcarpello medefimo,
imitando una pelle aggricciata dal freddo e intirizzita , ne ac-
crefcono Tefprelftone (1) .
_ (i) Il fignor Hcvne nella prima Diderta-
zione della feconda Parte della (ua Raccolta
et Antiquaria tellè pubblicata, fi trattiene a
lungo fui Laocoonte . Sebbene riconofca egli
con Winkelmann dTere ftata quella (tatua
ritrovata ne’ bagni di Tito , ora ben noti per
le pubblicatene pitture , non s’accorda però
con lui circa il tempo in cui è ftata guafta ,
nè circa l’artifta , che 1’ ha pofeia reftaurata .
Nega che il braccio deliro del padre favi (Ia¬
to timelfo dal Bernini ; poiché quelli nacque
nel 1 598. , e la figura era già reftaurata nel
IJ44. , come appare dalla (lampa in legno
predo Marliani Urb. Roma Topogr. lib. 4.
cap. 1 4. pag. 1 1 0. Tal opera egli fcrive afra
Giovannangelo, coevo ed amico di Michelan¬
gelo creduto da alcuni il reftauratore di que¬
llo gruppo per un errore nato probabilmente
dalla fomiglianza di nome. I figli però furono
rappezzati da Agoftino Cornacchim piftojefe.
[ Fu Baccio Bandinelli fiorentino , che prima
dell’anno 151?. reftaurò il braccio di Lao¬
coonte in cera nella forma , in cui fi vede al
predente., come arreda il Vafari Vite de più
eccelt. pittori , ec. Tom. V. par. j. pag. 7 r.
nella di lui vita , ove dice , che fililo (ledo
modello lo imito nella copia di tutto il grup¬
po , eh’ egli fece in marmo per la galleria
jf. 14. A que-
Granducale a Firenze ; e tale vi fi odervava
prima che nell' incendio di quella galleria
nell’anno ivfii. andafle in parte a male , e lì
può riconofcere ora dagli avanzi . Nella defi¬
la maniera fi vede anche nella (lampa del
Marliani , e nell'altra aggiunta alla metallo-
teca del Mercati , fatta circa il 1 ffiy. , in quel¬
la fatta da Perret nel 1 y 8 r . , e in tante altre
di quel fecolo . Non fo chi l'abbia in feguito
copiato in terra cotta ; ma non è credibile che
fia dato il Bernini , sì perchè tal lavoro ma¬
teriale a lui non conveniva ; e sì perchè nè
il di lui figlio Domenico Bernini, nè il Bai—
dinucci, nelle vite , che ne hanno ferine
non ne fanno parola ; e dicono foltanto , il
primo nel c.z. pag.i y. , e l’altro dAzpag.7 2,%
ch’egli ammirava come il più gran capo d’o¬
pera quel grappo, e lo fludiava . Siccome Bac¬
cio fece la fua copia intiera , e intiero lì vede
il gruppo nella detta (lampa del Marliani , e
nelle altre mentovate , convien dire , che
qualch’alrro fcultore , feppur non è (Iato Bac¬
cio (ledo , abbia reftaurati anche i figli in¬
torno a quel tempo , o in cera , o in terra
cotta , e che poi li abbia reftaurati in mar¬
mo , piuttofto malamente , il Cornacchini ,
variando qualche cofa nel difegno . Di (ra
Giovannangelo Montorfoii fcrive lo fteflo
L1B . X.
da Alessandro il Grande ec. 245
jf. 14. A quelli tempi, infieme con Lisippo , fioriva Pjr-
gotele incifor di gemme , che ebbe del pari il privilegio di
fare folo l’effigie d’Aleffandro . Due gemme fon note agli an¬
tiquari col nome di Pircotele (a) ; ma in una il nome è fofpet-
to , e nell’altra fcorgefi chiaramente l’inganno di moderno ar-
tilla . La prima, che or appartiene all illuftre cafa decoriti
di Schoenborn , è un piccioliffimo bullo in un’agatonice , e
poco più grande della metà della llampa pubblicatane dal
celebre Stolch . Avendola io efaminata fu una forma in cera
nel mufeo Stofchiano (b) , e filila (lampa medcfima , mi nac¬
quero due dubbj . 11 primo circa il nome , che è in nomi¬
nativo contro l’ufo di tali artifli , che foleano falle opere loro
ufare piuttollo il genitivo (c) , ond’io avrei voluto trovarvi
lcritto nYPrOTEAOTS anziché IITPrOTEAHS ; il fecondo
circa la figura medelìma , che è quella d’un Ercole piuttollo
che d’un AlelTandro ; e ciò appare si nei peli delia barba ,
odia in quella lanugine onde ha coperta la guancia ( il che
non ofiervafi in verun ritratto di quel re ) , sì ne’capelli della
fronte , che corti fono e ricciuti a guifa di quelli d’Èrcole „
e ben
Vafari nella di lui vita dopo il principio , fra
le citate Tom TI. par. 6. pag.p. , che per or¬
dine di Clemente VII. , dopo il ijjz. , rifece
in marmo il braccio lìniftro , che mancava
all Apollo , di cui parleremo al Libro XI. Ca-
FP :'o j n.2' ’ e del Laocoonte .
Quello deliro braccio non può eifer altro ,
che quello abbozzato , di cui ha parlato W'in-
kelmann credendolo colla comune opinione
opera di Michelangelo : equivoco , che potrà
eller nato appunto , come dice il fig. Heyne ,
dalla tomiglianza del nome , e forfè ancora
perche egli era uno di quelli , che lavora¬
vano torto la direzione di Michelangelo , e
da lui fu propollo al papa per quei reftauri ,
come aggiugne Vaiati . Qualunque ne folle
la ragione fra Giovannangelo non finì il
braccio fuddetto , il quale peraltro fi è la¬
biato lotto la ftatua fino a quelli ultimi an¬
ni , che è Rato pollo in altro luogo dello
ftelfo Mufeo] . Dopo d’avere il fig.Heyne con
più minuta efattezza di Winkelmann deferi¬
to il gruppo , nota che i figli fono fuor di
mifura più piccoli del padre : la qual cofa è
Hata pur olfervata in quelli della Niobc .
Conviene egli bensì col noftro Autore nel
Sitarne l’epoca ; ma nega che di ciò giudicar
fi polfa dal folo Itile . Parla quindi di due
telle , e d* alcuni rottami d’altri limili grup¬
pi , e de’ più celebri modelli che ne tono Ita¬
ti ricavati . Per ultimo paragona il gruppo
colla deferizione fatta da Virgilio di Lao-
cconte circondato da’ ferpenti ; e dimoftra
che comunque fiavi della tomiglianza tra il
poeta e lo fcultore , quella non è poi tale
che necelfariamente l'uno Ila prefo dall'altro .
In ogni maniera però non potrà mai dirli
che l’artifta abbia rapprefentato in marmo
ciò che avea Ietto nell' Eneide .
(a) Scofch Pìcrr. antiq. grav.pl. yf . ;6.
(b) Ora unito al mufeo reale a Berlino .
(c) Il citato Stofch ne porta diverfe altre
nella (Iella maniera col nome in nominati¬
vo , e tra quelle , due di Diofcoride , delle
quali parleremo al Libro XI. Cavo ri. §. p. ;
e non vedo che vi Ila Hata malfa difficoltà .
CAP. I.
Pirgotclc .
LIB. X.
CAP. I.
245 Storia delle Arti
! e ben aiverfi da quei d’Aleffandro , che fe gli fogliono folle-
var falla fronte con una cert’aria di grandiofa negligenza li¬
mili alla chioma di Giove , come appare , fra gli altri di lui
ritratti , da una fu a teda elìcente nel mufeo Capitolino , e
da me pubblicata (a) . Aggiungali che tale tella è coperta da
una pelle di leone , ornamento affatto infolito a quelle d’Alef-
fandro (a) , e vien rapprefentata in gran turbamento , colla
bocca aperta in atto di lagnarli , o di fofpirare ; del che non
hanno fatto cafo coloro, che ivi ravvifano Alelfandro . ElTì,
a vero dire, avrebbono potuto ciò fpiegare del fuo ramma¬
rico perla morte d’Efeftione ; ma più facilmente fi fpiega fe
rapportili ad Ercole . Vi fi volle forfè efprimere la fua affli¬
zione , allorché dopo la pazzia , in cui uccifo aveva i fuoi
figli avuti da Megara, ritornò in sé ftelfo , e con dolorofo
pentimento pianfe un sì orribile fatto . In tale guifa avealo
pur dipinto Nicearco : Herculem trifìem infantò poenitentza (b) .
jf. 1?. L’altra gemma è un carneo pubblicato dal mede-
fimo Stofch , rapprefentante un uomo attempato ma fenza bar¬
ba . V’è il nome <I>f2KIfìNOC da un lato , e fotto l’orlo in¬
feriore del buffo vi fi legge IITPrOTSAHS cPTOISI . Il primo
nome elfer deve quello delfartiffa , e non già del famofo Fo-
cione ; poiché ficcome non metteanfi mai i nomi delle divi¬
nità lotto le loro figure che credeanfi cognite abbaftanza (c) ,
per la ffeffa ragione ometteafi il nome ne’ ritratti degli uo¬
mini celebri (b) . Si trovano bensì nel mufeo Ercolanenfe al¬
cune teffe in marmo e in bronzo col nome della perfona che
rapprefentano , anzi v’è la parola ZETS fotto la teffa mede-
fima
ar!\' ?um' 17 5’ t») Dione fcrive , che a qualcuno fi met»
11 k 1 ic?i . c 1U1 monete , e lo ha teva ; e ciò vien confermato da tante gem-
que Ila ’ ,e a , ,aiil0 3313 *°Pra alla p.io 5. ; me , ed ermi , tra' quali è quelle d’Aleffandro,
avendo voluto Alenandro ellere imitatore di di cui parlerò qui appreilo ; e varj altri fca-
Brcole . I lutarco De fon. Alex, orat.i. in vati non ha molto nella villa già di Caflìo a
^ ri' Prlnc‘ . . Tivoli fi confervano nel Mufeo Pio Clemen-
yl i..1' , -SJ-ffP-1 i.Jeci. 40. §. 36. tino, e fono nominati nel Tomo I. disilo,
W Dio Chryf. Orai, j 1 . pag. 338. pag.13, 14.
LIB. X.
cap. r.
da Alessandro il Grande e c. 247
(ima d’un Giove del più antico fiife in una moneta in bron¬
zo della città di Locri , elìdente ora nel mufeo del duca Ca¬
raffa Noya a Napoli (a) ; ma nelle greche gemme di raro tro¬
vali incifo il nome del dio , o dell’eroe rapprefentatovi , co¬
me già altrove offervammo . Il fecondo nome poi fcopre ma-
nifeftamente l’ inganno e (Tendone diverfa Tortografia , poi¬
ché , ove nel primo la figma ha la forma d’una C , nel fecon¬
do ha la forma comune 2 ; inoltre la epfilon è rotonda £ »
e tal non ufavafì certamente ai tempi d’Aleff andrò . Per ul¬
timo non fuole trovarli fulle gemme in vece d’un genitivo
affo luto il nominativo col verbo £IIOI£I . Vero è che fui
frammento d’una gemma incila del mufeo Vettori a Roma ,
ai piedi armati di gambali d’ una figura troncata leggefi :
. . IN TOC AAS3A . . sriOI£I cioè „ Quinto figliuolo d’Alef-
fandro fece ,, (<*) ; ma quefi’efempio è forfè il lolo di tal ma¬
niera , e quando altri pur ve ne foffero , fono indizio de’ tem¬
pi pofteriori > incili gli artefici, quanto minore era la loro
abilità , tanto maggior orgoglio aveano , e maggior premura
di parlar di loro (fedì ; del che vedefi un argomento in una
piccola urna del mufeo Capitolino , in cui fopra una figu¬
rina di guerriere è incifo il nome dell ardila fecondo la più.
antica forma nel feguente modo :
EYTTXHC BSlTYNoYC
ToXnsithc enoia
jf- 1 6. Poiché fi fono indicati i più celebri fcultori ed in-
cifori di gemme , che fiorirono ai tempi d’Aleflandro il Gran¬
de , è dovere che parliamo pur de’ pittori contemporanei,
de quali però quelle fole cofe diremo che dai moderni fcrit-
tori fono fiate omelTe, o non ben intefe.
JT. 17- Pli-
(a> Ora unito al mufeo reale ..
00 Defcript. des pierres grav. du Cab, de Stofch , cl. z. feci. 13. n. gfp.p«g.it6.
Pittori .
LIB. X.
CAP. I.
Apelle .
248 Storia delle Arti
$. 17 • Plinio (a) riferifce come un tratto gloriofo della
ftoria d’ApELLE , ch’egli non abbia mai lafciato paflar gior¬
no in cui non abbia tirate delle linee per far efercizio : ut
non lineam ducendo exerceret artem . Quefi'efpreflìone è ftata ge¬
neralmente mal capita . Plinio volle qui dire che Apelle tutt’i
giorni difegnava qualche cofa o dal naturale , o dai lavori
de più antichi maeftri ; e così deve fpiegarfi la voce linea .
Altronde darebbeci Plinio una notizia ben infulfa , fe inten¬
der fi volefie della quotidiana occupazione del pittore , poiché
diffatd non v’è artifta che ogni di non faccia sì poco , quan¬
to è il tirare una linea ; e qual lode farebbegli mai , come
ben oflervò Bayle , il dire ch’adoperava ogni dì il fuo pen¬
nello? (r)
jf. 18. Di Aristide tebano , coevo d’ApELLE , fcrive Pli¬
nio : Is omnium primus ani munì pinxit , & fenfus bominis expref-
Jìt, qua vocant Graci ethe : item perturbationes ; duri or palilo in
coloribus . Se la prima propofizione di quello giudizio è ve¬
ra, bifogna convenire , che non ne è flato ben efpreflo il
fenfo , e non gli fi può dare altra fpiegazione che la feguen-
te :
(a) lib. 33. cap.ro. feci. 36. $. 12.
(1) Apelle, il più celebrato dalla fama tra
tutt’i pittori , non folamente diede lultro alla
pittura col fuo pennello , ma ancora con tre
volumi , che fcrille fu i principali precetti di
tal arte . Plin .lib. 33. cap.i o feci. 36. S- co.
Era egli perfuafo che la fcienza , offa la
teoria dell'arte avefle da andare del pari colla
pratica per formare un artifta perfetto . Man¬
cando la prima non può efler quelli che un
imitator fervile : in difetto della feconda Ite¬
rile ed inoperofa rimane la teoria. Quan¬
tunque fa riufdto Apelle eccellente in tutte
le parti della pittura , non ifdegnava però di
confelTarfi qualche volta inferiore ad altri fuoi
contemporanei : foltanto nello Itile grazio-
fo non voleva riconofcere uguale alcuno , di¬
cendo efTerc toccara a lui in forte la grazia.
Dipinfe molte Veneri , nelle quali ebbe cam¬
po di far rifplendere sì bella prerogativa del
fuo pennello : in effe , come pur nelle altre
fue pitture , non adoperò che quattro colori ,
a cui nondimeno dava un maravigliofo ri-
falto con una vernice di fua invenzione . Plin.
/. eie. §. 1 f. 1 8. Siccome AlefTandro non volle
elfer incito in pietra che da Pirgotele , nè rap-
prefentato in bronzo che da Lifìppo ; così
non volle edere ritratto nelle tavole che da
Apelle , Cip. Epijl. ad famil. lib. 3. ep. 1 2. ,
Plin. lib. 7. cap.37. feci. 38. , Val. Max. lib. 8.
cap.r 1 . n. 2. in extern. Fece anche il ritratto
del re Antigono , c per coprir il difetto della
mancanza d'un occhio lo rìtralTe in profilo :
maniera avanti di lui non praticata da altri, fc
crediamo a Quintiliano l.z. c.i 3. , e a Plinio
cit. feH.36.^.1 4. Un maeftro nondimeno di
tanto merito era cortefe , affabile , (incero ,
ed imparziale cftimatore de’ profeftori dell*
arte , e delle opere loro . Degli emoli fuoi,
dai quali fu cfpofto qualche volta a perico-
lofi cimenti , non fece altra vendetta che con
un quadro , ove rapprefentò la calunnia , del
quale abbiamo un’efatra deferizione da Pli¬
nio , che ci ha in oltre confervato varj fuoi
faceti c fpiritofi motti , e varie belle azioni
della fra vita .
da Alessandro il Grande ec. 249
te : „ Arifiide è fiato il primo che abbia diretto il Tuo fiudio
„ alla fola efprefiìone , principalmente nelle paffioni forti ,
„ di maniera che ha trafcurato il colorito , e per ciò riufcì
„ duro „ (1) .
jf. 19. Protogene dell’ifola di Rodi (a) , il quale fiorì cir¬
ca quelli tempi , fino all’età di cinquantanni efercitoffi in di¬
pinger navi ; il che non deve già intenderli che le fue pitture
non rapprefentaflero altro che navi , ma bensì che egli abbia
dipinto fulle navi ftefie , cioè che abbiale ornate di pittura
efieriormente , ficcome ulafi anche oggidì ; efiendovi al fer-
vigio del Papa un pittor particolare delle galee (b) . 11 fuo
Satiretto o Fauno , in cui effigiar volle una tranquillità indo¬
lente , fiava appoggiato ad una colonna (a) con due tibie in
mano , e fi chiamava Anapavomenos ( b ) ( il ripoiantefi ) a ca¬
gione di tal politura : avrà probabilmente avuta una mano fo-
pra la tefia come un Ercole , che rapprefentafì in atto di ripo-
fo dalle fue fatiche , ed ha l’ifcrizione ANAnAYOMENOS (2) .
j f. 20. Farò qui menzione di Nicomaco celebre pittore
di quelli tempi , fe non ad altro titolo , almeno per efler egli
Tom. IL 1 i fiato
(1) Il capo d’opera d'Ariftide , in cui ef-
preflì vedeanfi gli affetti dell’animo e i fenti-
menti del cuore , fu quel quadro rapprefen-
tar.te una madre ferita a morte nella prefa di
una piazza . Le (fava attaccato alle poppe un
pargoletto , e ben vi fi fcorgea il timor della
madre moribonda , cbe in vece del latte non
aveffe il figliuolo a fucchiar del fingile . Plin.
lib. 33. cap. 10. feci. 36. §. ig.
(a) Di Cauno nella Caria , città foggetta
a Rodi . Plinio lib. 3 3. c. 1 o. feci. 36. §. zo.
princ. , e ivi l’ Arduino nella nota num.141.
(b) Narra Plinio lib. 3 j. cap. 1 0. feci. 36 .
§. zo. , che Protogene riufcì a dipingere per
cafo la (puma d’un cavallo , cui non avea po¬
tuto riufeire con tutta Parte , gettando per
rabbia la fponga inzuppata di colori contro
il quadro ; e che lo fletto avvenne al pittore
Nealce . Dione Grifoffomo Orat. 64. pag.
ygO. D. , e Setto Empirico Pyrrh. hypot. l.i.
cap. 1 z. pag. 7. B. lo dicono d’Apefie .
(a) Strab. Iib.14.pag.g6p.pnnc. Tom. il.
( \b ) Plin. lib.33. cap.i 0. feci. 36. §. zo.
(1) L'opera più infigne di Protogene è fa¬
ta la tavola rapprefentante il cacciatore Iali-
fo : opera in cui impiegò fette anni . In tale
flima fu efTa tenuta dal re Demetrio Pohor-
cete che , per non dilfruggerla , s'attenne
dall’ incendiare un fobborgo di Rodi da lui
attediato . Plin. lib, 7. cap. 38. feci. pg. , A.
Geli. Noli. att. lib.i j.c. uìc. , & Plut. Apo-
phthegm. oper. Tom. il. pag. 183. B. Quin¬
tiliano lib.t z. cap.i 0 . ammira in lu: l efat-
tezza , e Cicerone De clar. ora:, c. 18. u. 70.
lo paragona a più altri valenti pittori di que’
tempi . Apelle fletto retto grandemente lor-
prefo al vedere quel quadro , opera grande e
maravigliofa chiamandola ; in ctta nondime¬
no non ravvisò quella grazia che a se folo
arrogavatt . Plut. in Ùemetr. oper. Tom. 1.
p. 8 gz. F. [ il quale la dice portata in Roma ,
ove poi fu confunta da un incendio ] , ti Aì-
lian. Var. hiji. Lib. 1 z. cap. 41 . Fece altresì
Ptotogene alcune (fatue in bronzo. Plin. 1-33-
cap. 1 0. feci. 36. §. zo.
LIB. X.
CAP. I.
Protogene .
Nicomaco .
LIB. X,
CAP. I.
Ritratti d'A-
lcffandro .
2$o Storia delle Arti
flato il primo , al dir di Plinio , che dipinfe Ulifle con un
cappello conico che pofcia gii fu dato generalmente ; onde
polliamo inferire che sì i baffi-rilievi in marmo , che le gem¬
me incife , nelle quali trovili Ulifle con lindi cappello , non
poflon eflere lavori anteriori a quell’epoca (i) .
j)'. 21. Al pari de’ celebri artifti e de’ loro pregevoli la¬
vori meritali d’eflere qui mentovati i ritratti d Aleflandro , il
quale non fu certamente men grande pei vantaggi apportati
all’arte , che per le maravigliofe fue intraprefe . Non v’è al¬
cun’ immagine degli dei, degli eroi , o d’altri illuftri mortali ,
che abbia tanto diritto di figurare nella ftoria delle arti del
difegno , quanto quelle d’ Aleflandro , che ebbe in efle molta
parte, che favorì e promofle quanto di bello e di grande lì
vide
(0 A que’ tempi , o poco dopo fiorirono
varj altri pittori . 1 più rinomati furono Pau¬
fia , Ariflolao , e Nicia . A Paufia da. Sido¬
ne Plinio lib. 33 cap. r i . feci. 40. princ. at-
tribuifce la gloria d’eflere flato il primo, a
dipingere le volte delle ftanze . I quadri pic¬
coli , e fpecialmente le figure dei puttini era¬
no la fua occupazione più favotita . Riulcr
per altro anche in opere grandi . Tra quelle
la più celebre è fiata un (àgrifizio di gioven¬
chi , uno de’ quali era mello in ifcorcio con
tal maeftrra che molti tentarono bensì d’ i-
mitarlo , ma che neflùno arrivò giammai ad
uguagliare. Artefe ancora a dipinger fiori ,
rendutofi enrolo della bella Glicera inventrice
di vaghe corone tefiute di fiori . Figlio e di-
fcepolo di Paufia è flato Ariflolao , pittore
feverilfimo detto da Plinio /. 33. c.i i . feci. 4.0.
§. pj. , che rammenta eziandio varie opere
del fuo pennello . Fra i pittori ateniefr fi no¬
vera da Plutarco Bellone an vac. clar fuer.
Athcn. pag. 146. princ. oper. Tom. il. anche
Nicia , eccellente nel chiarofeuro , talché le
fue figure diflaccate fembravano dal tondo
del quadro . Plinio lib. 3 3. c. 11. feci. 40. §.2 8.
lo dice diligentifiimo nel dipinger femmine ,
e fcliciffimo nel rapprefentar cani . Era sì
grande la fua applicazione al lavoro che in¬
terrogava IpeiTo i fuoi fervi : ho io definato l
Plut. An Jeni fit ger. refpubl. oper. Tom. il.
pag. 7S6. B. , zElian. lib. 3. c. 31. , & Stoh.
Semi. 2Q. png. 206 . Un. 34- Gli Ateniefi , a
quali fece dono d’un quadro , per cui ricusa¬
to avea feflanta talenti , Plin. /oc. eie. , gli e-
refiero un monumento fepolcrale nel luogo
deftinato a chi rgeritavafi l’onore della pub¬
blica fepoltura . Pauf. lib. i. cap. 29.pag.74.
[ È nominato qui fuor di propofito , aven¬
done già parlato Winkelmann a fuo luogo
avanti pag.232.feg.] . Potrebberlì qui anche
nominare Afclepiodoro aliai {limato da Apel-
le per la fimmetria , Plin. 1-33- c.i 0 . feci.36 .
§.2 1. , Nicofane pittor degan ti firmo.., ibid.
$.2 3. , Ni ce rote ed Ariftippo figliuoli c di-
fcepoli d’Ariftide , e più altri riportati da
Francefco Giunio , il quale fcriffe diftufa-
mente e con molta erudizione le vite degli
antichi ardili. Facendo Craflb prefio Cice¬
rone De orat. lib. 3. cap. 23. n. 9$. il con¬
fronto delle pitture di quelli più antichi mae-
ftri con quelle de’ pittori che fiorivano a’ tem¬
pi fuoi , nota il diverfo effetto da amendue
prodotto . Le recenti , ficcome più vaghe per
bellezza e per varietà di colori , folevano
piacer alla prima ; ma ben preflo perdeano
gran parte del pregio : laddove le più anti¬
che non dettavano da principio impreflione
fenfibile nell’animo , ma poteia più attenta¬
mente rimirate appagavano più delle ante ,
non ottante quel non fo che di ruvido e dis-
ufato che vi fi ravvi fava . Di ciò ne affegna
la ragion Dionifio d’Alicarnafio De Ifto judic.
n. 4- oper. Tom. il. pag. 167.: ,, Gli antichi ,
„ die’ egli , erano gran difegnatori , che fa-
„ pevano perfettamente tutta la grazia e la
„ forza dell’efpreflìone , quantunque il loro
,, colorito femplice folle e poco variato . Ma
„ i moderni , più intenti a diftinguerfi nel
,, colorito e nelle ombre , non difegnano si
,, e fattamente , ne le patiioni trattano eoa
„ egual fucceffo ,, .
da Alessandro il Grande ec. 251
vide nel mondo , e della cui liberalità tutti gli abili artirti :
de’ tempi Tuoi fentiron gli effetti . Querta parte della Tua glo¬
ria è ben più meritata che tutt’ i Tuoi trionfi , le Tue con¬
quide , e tutt’ i monumenti delle Tue invafioni fatte in molti
regni , perchè con neffuno la divide , dovendoli tutto ciò
al folo fuo genio ; ed è altresì più pura , onde il più fevero
giudice delle umane azioni nulla avrebbe a riprendervi .
jf. 22. Che le pervenuteci antiche immagini di quello re
fiano veracemente de’ Tuoi tempi è molto incerto, e più dif¬
ficile ancora è il formar ragionevoli congetture fu gli artifti
de’ quali fon opera . Abbiamo bensì dalla fua fiorii (a) che
ebbero il privilegio Lisippo di effigiarlo in bronzo (b) , Pir-
gotele in gemme , e Apelle in pittura (c) ; ma che qualche
fcultore averte la privativa di fcolpirne l’immagine in marmo
la fiorii no ’l dice , forfè perchè non v’era allora uno fcul¬
tore che ftar potefle del pari a Lisippo .
jf. 23. Fra le tefte d’Alertandro tuttora elìdenti tre fono
le più ragguardevoli . La più grande è nel ninfeo Fiorentino ,
la feconda nel Capitolino (d) , e la terza , che era in quello
della regina di Svezia, è ora a s. Udefonfo in Ifpagna. E’
noto che Alertandro portava la teffa alquanto inclinata verfo
la {palla finiitra (e) ; e perciò tutte le fue immagini fono rap-
I i 2 pre-
Cc) Valer. Mafllnso loc. eie. Secondo Plinio
lib. 33. c. io. feci. 36. §. zo. anche Protogenc
dipinfe le di lui gefta .
(d) Bottari vuol che Ha d'Aleflandro an¬
che la ftatua dello Hello mufeo , di cui da la
figura nel Tomo ni. Tav. 47.
(e) Fiutar, in Alex. Tom. J. pag. 666. C. ,
De fort. Alex. orat. z. Tom. il. pag. 333-
Caracalla , che nel fuo portamento voleva
imitare AlelTandro , non la portava inclina¬
ta, ma un poco voltata verlo la lpalla nni-
ftra , come fcrive Aurelio Vittore nella di lui
vita : Affentantium fallaciis eo perducius , ut
truci fronte > & ad l&vum humerum converja
cervice , quod in ore Alexandri. notayerat ,
incedens , fdem vultus fi mi/limi perfuaderet
fibi ; e cosi vedefi rapptefentato in un meda-
(a) Plinio lib. 7. cap.37.fecl.3S. , Apulejo
Floridor. c. 7. op. Tom.1l.pag.770. , il quale
per altro sbaglia nel mettere Policleto in vece
di Lifippo .
(b) Valerio Maffimo 1.8. c.n. in ex t. n.z.,
Arriano De exped. Alex. lib. i.c.17. p. 47. ,
Plutarco De fort. Alex. orat. z. op. Tom. il.
pag. 3 SS- B- Plinio lib. 34. eap. 8. feft. ip.
S. 1 6. narra di Euftanore , che facefle in
bronzo la figura d’Aleflandro con quella di
Filippo fuo padre fopra una quadriga . Com¬
binando i tempi fi potrà dire , che facefle tali
ftatue prima che AlelTandro accordaflc la pri¬
vativa a Lifippo , il quale è rifiato da Plinio
nell’olimpiade exiv. , come ha notato Win-
kelmann qui avanti §. 3. p. 238. , dicci olim¬
piadi dopo Euftanore .
LIB. X.
CAP. I.
Tefte .
LIB. X.
CAP. I.
Statue .
2?2 Storia delle Arti
* preferiate in guifa che n’è diretto all’alto lo fguardo (a) ;
della qual cofa la pur menzione un greco epigramma , in
cui parlali d’una di lui ftatua , lavoro di Lisippo ( a ) . La dis-
pofizion de’ capelli fulla fronte è uguale in tutte le tefte di
queft’eroe , e s’alTomiglia alla chioma di Giove , di cui Alef-
fandro pretendeali figlio . Vedafi ciò che ne dicemmo altro¬
ve (b) . Sapendo or noi che Lisippo rapprefentar lo folea co¬
gli attributi di tale divinità , è probabile ch’egli abbia pur
penfato a dargliene qualche fomiglianza , il che avrà potuto
fare nella forma della capigliatura , e che lui abbiano in ciò
quindi imitato gli flatuarj fuoi fuccelTori .
$. 24. Se fcarfe fono le tefte d’ Aleftandro d’antico lavo¬
ro , più rare ancora fono le fue ftatue . Evvi bensì nella villa
Albani una ftatua eroica maggiore della grandezza naturale,
la cui tefta armata d’elmo ha la figura d’un Aleftandro , ma
non è quella la tefta propria della ftatua . La ftefta ofterva-
zione dee farfi riguardo alle ftatue efiftenti fuor di Roma ,
alle quali , a cagion della tefta , è ftato dato il nome d’Alef-
fandro . Se v’è rimafta una vera ftatua di queft’eroe in gran¬
dezza naturale , è quella che poftìede a Roma il fig. marchefe
Rondanini . Il capo , ch’è fenz’elmo , è rimafto sì intero che
la ftefta punta del nafo non è reftata offefa per una grazia
{ingoiare a poche tefte antiche conceduta ; anzi non è gua-
fta nemmeno la ftefta fuperficie , che ne efprime la cute .
Aleftandro è qui rapprefentato all’eroica , cioè affatto ignu¬
do , appoggiandoli col gomito fulla cofcia delira , e per con-
feguenza inchinato . I capelli fulla fronte fono gettati in que¬
lla come nelle altre mentovate tefte , e la difpofizione delle
cioc-
slioae già del Cardinal Carpegna , ora nella (a) Non lo è nel fuddetto erme .
biblioteca Vaticana , riportato dal Buonar- (a) Anthol. lib. 4.. cap.S. n. 36. 37. , [ e
ruoti Ofserva\. ijlor. fopra ale. msd. Tav. 9. Plutarco /oc. eie. pag. 333- &•
num.z. L'erme , di cui parlerà qui appreflo . (b) Lib. V , Cap. V, §. 6. pag. 3 Si*
pende veri» h Ipalla delira ,
da Alessandro il Grande ec.
ciocche degii altri non uiiHngueh punto da quelle de’muiei - — ■■=
Capitolino e Granducale di Firenze (a) . Lls' x‘
1 ... . . CAP. I.
jf. 25. Gli arridi, che riguardavano in Aleflandro il loro sua (tonass¬
ero e , avranno fovente Ice Ito dai tratti deiia iua ftoria , come balK’
dalla eroica e dalla mitologia , l’argomento de’ loro lavori;
e larà egli fcato il iolo fra tute’ i re e gli uomini illullri ,
i cui veraci avvenimenti li vedeffero efprelìi in balli-rilievi .
Doveva a ciò contribuire anche la lìngolarità delle fue av-
venture , effondo la fha fioria limile a quella degli eroi , e
in qualche modo poetica ; onde ben conveniva all’arte, la
quale ama di occuparli del maravigliofo (b) : aggiungali che
le lue gelta erano a tutti note quanto le avventure d’UlilTe e
d’Achille. Equi intendo parlare di que’ balli-rilievi , con cui
li lono rapprefentate immagini lignificanti o allegoriche , ado¬
perati per ornato nelle fabbriche e fulle tombe , deluden¬
do
Ca) L’errne in marmo cipollino (tatuano
colla ilerizione greca di Aleilandro ritrovato
l'anno 1779. negli (cavi della villa de' Pifoni
a Tivoli per mezzo del tante volte lodato fi-
gnor cavaliere de Azara , che lo podiede , ci
ta dubitare , che tutte le figure citate da \k in-
kelmann , e da altri , non poflano ditfi ri¬
tratti di quel famofo conquidatore ; feppitre
non fi volelìe riconofcere una qualche fomi-
glianza nella tetta più giovanile del palazzo
Rondanini . In quello erme la teda è (co¬
perta . I capelli fono gettati nella maniera
predo a poco che dice Winkelmann . È len¬
za barba , per la ragione , che ho detta alla
pag. 207. n. a. I lineamenti del volto , quan¬
tunque un po corrolo nell'epìdernie , pare
che modano l’età più avanzata d’Alelfandro,
e una hionomia tobuda , e leonina , come
dice ai lui Plutarco De fon. Alex. orai. 2.
Tom. il.pag. B. , la quale fpirava un
non lo che di terribile mido ad una bellezza
non curata , al dir di Eliano y arìar. kiftor.
f-'f- ' caP- i+.,e quel fuo temperamento
buiolo , e iracondo , notato dallo dello Plu¬
tarco nella di lui vita , op. Tom.I.p.666. C.,
da Amano De exped. Alex. Hi. 7. pag.70 2.,
Plinio lìi.37. cap.i o. fect. 36 §.12. ; di cui
è anche un argomento il mùfcolo madoideo ,
che comparilo: alquanto più carnofo , e ri¬
gonfio dalla parte linUtradel collo , ove la te¬
da modra di premere . Nella bocca non vi lo
feorgere e (predo il difetto dei denti grandi , e
prominenti in fuori , del quale parla Giovan¬
ni Antiocheno , cognominato Maiala , fcrit-
tor greco de' baili tempi , e forfè del ix. £c-
colo , Hìfi. chronicd , Ili. S. prìnc. p. S 2. B.
È danno , che gli manchi il nafo per poterlo
meglio rincontrare colle medaglie , fra le
quali nel redo mi pare abbia delia fomigtian-
za con quella , che fi è data qui avanti alla
pag. 1 oj. ; ficcome fra le gemme pare che
abbia fomiglianza con quella , che da il Gori
Muf. Flor. Gemmi arteiq. Fai. 2 f. n. 1. La
maedria del lavoro lo fa credere opera di
buona mano , e de' buoni tempi ; ed è nota¬
bile il giudizio , che ne diede il celebre fig.
Mengs , il quale , al primo (guardo fidatovi
(òpra da un’altezza di venti palmi fenza aver
veduta l’ iferizione antica, lo giudicò (cultu¬
ra de’ tempi di Aleflandro, anzi un'imma¬
gine d’Alelfandro dello , o di Efedione . Vi
corrifponderebbe la forma delle lettere della
defezione limili a quelle , che ufavanli in que*
tempi , come può vederli predo il P. a Ben-
nettis Ckror.ol. & cric. kifi. ec. , P.: - I. Tom.l.
proleg.l. ì.LXIl. pag.igt, . Ì.CIV.p. zzo.
Vegeafi la figura , che ne diamo in fine di
quedo Tomo Tav. V. , e la deferizione delle
figure nel Tomo ni.
(e) Vegg. Plinio Hi. SS ■ cap. io. feti. 36.
io.
2 Storia delle Arti
===== do i pubblici monumenti , ne’ quali gl’imperatori vollero ta-
ljb. x. jQra efprimere qualche tratto della propria floria . Bifogna
AP' J* però convenire che , comunque atta per le addotte ragioni
folle la fua ftoria a fornire foggetti agli fcultori , anche ne’tem-
pi feguenti , pure nelfun baffo-rilievo ci è rimallo , in cui
quell’eroe fi rapprefenti , fuorché un folo , cioè il fuo col¬
loquio con Diogene nella botte fotto le mura di Corinto (a) :
quello lavoro , efillente nella villa Albani , è flato da me
pubblicato ( a ) .
Figure di De- jj\ 2 6. Di Demollene , il più grande fra tutti gli oratori,
mo ene. vi fQ(fe una lui ftatua in Atene [b) , e in moltif-
fimi luoghi fe ne vedelfer le immagini in bronzo e in mar¬
mo , pur non ne avremmo una giulla idea, per ciò che ri¬
guarda le fue fembianze , fe due fuoi piccoli bulli in bron¬
zo non fi folfer trovati nelle ruine d’Ercolano (b) . Sono efiì
minori della grandezza naturale , e ’l più piccolo ha incifo
in greco Tulio zoccolo il nome di quel celebre oratore (c) .
Siccome amendue le telle hanno la barba, e non fomigliano
punto ad un’altra col mento sbarbato d’un bullo in baffo-
rilievo trovato in Ifpagna , al cui lato havvi il nome mede-
fimo , e che fu pubblicato da Fulvio Orfini come il ritratto'
dell’oratore ateniefe ; convien dire che tal bullo rapprefenti
qualche altro Demollene (d) .
jf. 2 7- Quando penfavamo di non avere altre immagini
di Demollene che i due bulli Ercolanenfi (e) , ecco nel gennajo
del
(a) Dione Grifoftomo Orat. 4.. pag. 6 1 . ,
Plutarco in Alex. opcr. Tom. I. pag. 671. , e
De fon. Alex. orat. r. Tom. il. p. 331. F.
(.a) Monum. ant. intd. num. 1 74. [ Noi lo
diamo apprelTo in fronte al Libro XII.
(è) Pauf. lib. i.c.S.p. 1 4. in fine , T Plu¬
tarco nella di lui vita , in fine , oper. Tom. I.
pag. 860. C. , Folio Bibliotk. cod. CCLXT.
pag. 14.78. Gli fu eretta dagli Ateniefi per
onorare il di lui merito ; e Fozio aegiugne ,
che avea la fpada al fianco , perchè cosi ar¬
mato recitò f orazione allorché Antipatro
chiefe che gli fodero mandati ambafeiatori
ateniefi. . t
(b) Pubblicati nel Tomo 1. de Bronci d'Er-
colano , Tav.x1.e13.
(c) L’altro non vi ha molta fomiglianza,
c potrebbe edere di foggetto diverto .
(d) Imag. illujlr. n.33. Così penfa Orfini .
(e) Colla ficurezza di quello , che ha l’ i-
fcrizione , fe ne fono conofeiuti degli altri
in marmo, uno de' quali è nel Mufeo Pio-
Clementino , e un altro ne pofììedc il lodato
fignor cavaliere de Azara . Molto più poi. è
da Alessandro il Grande ec.
de! 176S. ufcir fuori un modello in geffo alto circa due pal¬
mi (a) , formato fu un piccol baffo-rilievo di terra-cotta , forle
già allora fmarritofì (b) . Demoflene è qui rapprefentato nella
fua vecchi aj a , ma in guifa che la teda perfettamente fomi-
glia a quella de’ mentovati buffi . Siede fu una pietra quadra¬
ta , mezzo ignudo, e colla teda china, in atto di chi me¬
dita : tiene nella finiftra , che alla pietra s’appoggia , un
volume , e fi flringe colla delira il ginocchio . Sulla pietra
v* è il fuo nome
AHMOSOENHS
e fotto di effo leggefi
EniBUMIOS
Quello vocabolo è poco uhtato preffo gli antichi , e lignifica
colui il quale fla o fiede preffo un’ara; onde Polluce chiama
Ì7ri3cJy./ov fxéXos ( a ) un inno che appiè dell’ara cantar foleafi .
La pietra per tanto indica qui un’ara ( fi a pò $ ) , anzi Lara
fceffa del iacro e inviolabile tempio di Nettuno nelfifola Ca-
lauria, non lungi dalla fpiaggia di Trezene , ove Demoflene ,
fuggendo le perfecuzioni che in Atene gli avea moffe Antipa-
tro , luogotenente d’Aieffandro in Macedonia , erafi ricovera¬
to (c) , e ove nell’anno fuo feffagefìmofecondo (d) morì di ve¬
leno , che portar fempre feco foleva in un anello , affine di non
cader vivo nelle mani del fuo nemico . Noi abbiamo per
tanto in quello geffo Demoflene fedente full’ara, in quell’età
in cui lafciò di vivere , in uno flato dubbiofo e turbato , pro¬
prio di chi è necefiìtato a darli la morte (e) . La forma delle
let-
rimarchcvolc li {coperta di una ftatua intie- (a) Un palmo e un terzo circa, e largo
ra , pallata in Inghilterra , di cui però fi è un palmo .
confcrvato in Roma il gcfio ; e di un’altra (b) Paffato in Inghilterra preffo il dottor
ad ella fomigliante nella villa Aldohrandini Mead prima di quel tempo . Ne daremo la
in Frafcati , ma non tanto ben confervata . figura nella pagina feguente .
In amendue Demoflene è rapprefentato in (a) Onom. lib. 4.. cap. io. fegm. 7 p.
piedi con un volume nella mano finiftra in (c) Pauf. lib. 1. cap. 8. pag. 1 p. in fine .
atto di arringare . Veggafene la figura in fine (d) 60. fecondo Gel Ho lìb.i p. cap. 28 . , Ce¬
di quello Tomo Tav. VI. , e l'indice delle condo altri preilo Fozio loc.cit. 67. , altri 70.
Tavole in rame nel Tomo ni. (e) È rapprefentato fedente full’ara dopo
LIB. X.
GAP. I.
LIB. X.
CAP. I
256 Storia delle Arti
lettere nell’ifcrizione , paragonate con quelle del di lui nome
fui mentovato bronzo d’Ercolano , ci fa argomentare che il
baffo-rilievo fia di più antica 1
( 7rtp//3uXa ) che rinchiudeva i
tuno , vedeafi ancora ai giorni
fio celebre oratore (a) .
aver prefo il veleno , con una lettera nella
mano linifha , in cui fecondo alcuni era fcrit-
to foltanto : Demoftene ad Antipatro ; e fe-
«ondo altri un epigramma. Vedali Plutarco
data che i bulli . Nel recinto
1 menzionato tempio di Net-
di Paufania la tomba di que-
loc.cit. pag. S60. princ. , e Folio Biblìoth.
loc. cìt. , ove minutamente ne raccontano la
Ito ria fecondo le diverfe opinioni ,
(.a) lib. z. cap. 33. pag. iSp.
Ca-
da Alessandro il Grande ec.
2J7
GP»’
Capo II.
LIB. X.
cap. ir.
Stato dell'arte f otto i primi fuccejjori d’AleJflandro ... in cui in¬
fluirono le vicende di que’ tempi . . . flotto Antipatro . . . Calan¬
dro ... e Demetrio Poliorcete — Lavori di quell'età . . . Moneta di
Antigono 1. — Gruppo detto il Toro Farne fle — Pretefle effigie del re
Pirro - Paflsò l'arte dalla Grecia ... in Egitto ... e n abbiamo
de' monumenti - Riflejfltoni flnlle arti , e fluita poefla in Egitto a
quell’epoca — Paflsò l’arte in Afia flotto i Seleucidi — 'Ulteriori
vicende della Grecia - Lega achea . . . e guerra cogli Etolj mino-
fla per le arti .
Aleffandro il Grande, la cui morte, come la vita, forma Stato dell’arte
una rimarchevole epoca nella fioria dell’arte , mancò nel fior fuccedond a-‘
de’ fuoi giorni , nell’anno primo dell’ olimpiade exiv. (a); e 1 -,Iandro 1 * ’
l’arte medefima mancò, al dir di Plinio , poco dopo diluì,
cioè nell’olimpiade cxx. ( cejflavit deinde ars). Io non efaminerò
qui fe ciò detto ha giallamente , e con quella verità con cui
dille Tacito , che dopo la battaglia d Azio Roma più non
produce neffun gran genio , e con cui molti fcrifìero che
dopo la morte d’Auguflo fi corruppe il romano linguaggio,
e degenerò l’eloquenza (b) . E’ probabile che Plinio , ficco-
me vedremo più fotto , abbia particolarmente avuto di mira
ciò che avvenne in Atene ; poiché fe prendiamo la fioria della
Grecia in generale , troveremo l’oppollo .
jf. i. Dopo la morte d Aleffandro inforfero rivoluzioni , ...in cui in-
e fi fecero fanguinofe guerre non meno nelle provincie con- cend^di'qùe*
quiilate che nella Macedonia medefima fra i fuoi capitani e
fùccelfori . Di quelli neffun più vivea nell’olimpiade cxxiv. ,
Tom. II. v" \r
....... . a k ma
Flavio Corura Aviari ’ G‘U^PPC . (R) Veggafi il chiariamo Tirabofchi Sto-
Havioj. onera Apeon. Uh. i.c. zz. pag. 44s. na della fletter. hai. Tom. il. Dijfertar. pre-
lim. full’ origine del decad, delle fetente .
tempi
over. Tom. il.
LIB. X.
CAP. II.
Sotto Anti-
patro .
Calandro .
2*3 Sto ri a d elle Arti
ma le guerre duravano ancora fra i loro figliuoli e difen¬
denti . La Grecia , sì per le nemiche armate che la inondaro¬
no , sì pel quali annuale cangiamento di governo , e per gli
eforbitanti tributi che a pagare era corretta , ebbe a foffrire
in breve tempo più danno che fofferto non aveva in tutte
le precedenti guerre inteftine .
jf. 2. Gli Ateniefi , pretto i quali alla morte d’Alettan-
dro ridettato erafi lo fpirito di libertà , fecero gli ultimi sfor¬
zi per fottrarfi al giogo de’ Macedoni , comunque mite , e
induflero altre città a follevarfi contro Antipatro ; ma dopo
alcuni leggieri vantaggi ebbero una rotta pretto Lamia , e fu¬
rono sforzati a fottofcrivere dure condizioni di pace , che gli
obbligavano a rimborfare le fpefe della guerra , a pagare in
oltre una grotta fomma , e a ricevere una guarnigione ttra-
niera nel porto di Munichia ; anzi quegli Ateniefi , che dopo
tale fconfitta eranfi tolti al furor de’ Macedoni , furon da
quelli ricercati , ttrappati anche con violenza (a) dai tempj
ne’ quali eranfi rifugiati, e una parte de’ cittadini fu efiliata
in Tracia . Finì in tal guifa la libertà d’Atene . Polifperconte
fuccettore d’Antipatro , mentre reggea la Macedonia come tu¬
tore , permife con un pubblico decreto a tutt’i Greci di ri¬
pigliare in ciafcuna città l’antico governo e’1 regime primie¬
ro ( b ) ; ma non ottenne ciò che erafi propotto , cioè di ri¬
donare la libertà alla Grecia ; anzi in Atene avvenne il con¬
trario , poiché per configlio di Focione quella città ritenne
ne’ fuoi porti la guarnigione macedone (c) .
jf. 3. Caflandro , figliuolo d’Antipatro , e re di Macedo¬
nia , dopo ch’ebbe interamente diftrutta la ttirpe d’Alettandro
il Grande diede agli Ateniefi il celebre Demetrio Falereo per
loro governatore ; e quelli feppe per un decennio sì ben reg¬
ger-
(a) Polyb. llb, 9. pag. góz.princ,
(J>) Diod, Sic. I.18. §. g6, p.igg. Tomai,
(c) idem ibid. §. 6j.p. 306.
da Alessandro il Grande ec. 2 £9
gerii , e indurli ad efeguire ogni Tuo cenno e volere , che
elfi in un anno gli erettero trecénfeflanta ftatue di bronzo (a) ,
e parecchie di effe erano fu un cocchio o a cavallo ; dal
che fi deve inferire che vi follerò in Atene molti ricchi cit¬
tadini , e copia grande d’artefici .
jf. 4. Durò tal governo fino a Demetrio Poliorcete , fi¬
gliuolo d’ Antioco re di Siria , che vinfe Caflandro , e con-
quiftò la Macedonia , nella di cui rovina ebbe a foffrire an¬
che Atene . Quella città fi trovò per tanto foggetta a quel
vincitore fortunato , e ’l governatore fe ne fuggì in Egitto ,
ove trovò ricovero pretto il primo de’ Tolomei . Ciò avvenne
nell’olimpiade cxviii. Ebb’ egli appena abbandonata Atene ,
che il popolo incollante ed ingrato tutte le fue llatue rove-
fciò e fufe (s) , e cancellonne da ogni luogo il nome .
jf. J. Per l’oppollo fi dimoftrarono gli Ateniefi sì prò-
penfi a venerare Demetrio Poliorcete , che fu pubblicamente
decretato di ergere a lui e ad Antioco fuo padre una llatua
d’oro (a) ; forfè full’efempio della città di Sigeo nel territo¬
rio di Troja , che fece un confimile decreto di alzare una
fìatua aurea equellre al medefimo Antioco ( b ) . Da quella
prodigalità d’oro fi può inferire che fi cercafle allora nell’arte
più l’apparenza che la follanza ; e diffatti , fecondo l’otter-
vazione di Plinio , lo ftile fiorito de’ Greci non fi manifellò
fe non dopo Alettandro (c) .
Jf. 6. Le vili adulazioni degli Ateniefi aveanli renduti dis-
pregevoli agli occhi medefimi di Demetrio , il quale dura¬
mente reggeali come meritavano ; ma in ciò avendo egli oltre-
K k 2 paf-
(a) Tante nc conta Plinio lìb.^4.. cap. 6 . (a) Diod. Sic. /. 20. §. 46. p. 4gp. Tom. il.
feci. 12. , e Vairone predo Nonio riportato (J>) Chishull Antìq. af. ad pseph, Sig. p.j 2-
dall'Arduino al detto luogo di Plinio . Dione & jj.
Gnfoflomo Orat.3j.fag. 46 le dice iyco., ( c ) lib.21 . cap. 8 . fett. 24.. [Cioè, Scrive,
e Plutarco Reipubl. ger. pneepta, op. Tom. il. che non fodero conofciute ai tempi di Alel-
pog- 8 20. F. joo. folamente . fandro tutte le diverfe qualità dei fiori , pcr-
(b) Diogene Laerzio lib. p. fegm. 77. nella che non ne parlarono gli fcrittori fe nonché
di lui vita dice , che ne fu falvata una nella molto dopo la di lui morte ; e ciò per rap-
Lii5« X.
CAP. U.
Demetrio Po-
liorcctc .
rocca della città .
porto alla ftoria naturale , non all'arte .
LI B. X.
CAP. II.
Lavori (
quell'età .
260 Storia delle Arti
pattato il legno , follevaronfi contro di lui dopo la battaglia
d’Ipso , in cui Tuo padre lafciata avea la vita , e prefe allora
Lacare il governo della città. Ben però Teppe Demetrio punir
la loro ribellione , poiché difcacciò Lacare , fortificò il Mu-
feo , e vi pofe guarnigione ftraniera , le quali cofe parvero
con ragione a quel popolo tratti di fchiavitù (a,) . Ne’feguenti
tempi quella, che altre volte era fiata la più potente fra le
greche città, decadde talmente che , effendofi alleata a Tebe
contro Sparta, fu cofiretta ad imporre una taffa generale fo-
pra quanto pofiedevano in terre , in cafe , e in denaro effet¬
tivo gli abitanti del territorio ateniefe per foddisfare alle fpefe
della guerra afeendenti a Tei mila talenti ; e nemmeno vi riu-
fcì , poiché ne mancarono ancora dugencinquanta (b) : a tan¬
ta miferia ridotti erano gli Ateniefi poco tempo dopo d’aver
alzate , come poc’anzi fi dille , entro il giro d’un anno , tre-
cenfellanta fiatue di bronzo ad un fol uomo . In un sì po¬
vero paefe , a cui mancava altresì il commercio e la naviga¬
zione , forgenti principali della ricchezza , non poteano più
fulfiffere gli artiffi , e cofiretti viderfi ad abbandonare la pri¬
maria lor lede , e cercare altrove ricovero e foffegno . L’arte
medefima dovè , per così dire , lafciar la Grecia per qualche
tempo , e trafportarfi in Alia ed in Egitto .
1 jf. 7- Prima di venire a quello pafìaggio dell’arte greca
in effere contrade , e al delfino che ivi ebbe , piacerà lenza
dubbio al lettore di ben fapere qual ella folle allora , e giu¬
dicarne potrà da due opere di que’ tempi fino a noi confer-
vatefi; cioè da una medaglia d’Antioco , o d’Antigono I. pa¬
dre del mentovato Demetrio Poliorcete , che è fenza alcun
dubbio di quello tempo ; e dal famofo gruppo chiamato il
Toro Farnefe . A queft’occafione diremo pur qualche cofa delle
fuppofte effigie di Pirro .
$. 8. La
ia) Dicccarch, Geograph.pag.i (A) Polyb. lìb, a.pag.ij-S. B,
da Alessandro il Grande ec. 261
$. 8. La medaglia, di cui parlo e che polfeggo io fteffn , -
è fiata da me pubblicata t fpiegata (a) . Ella era fiata altro- LIB- x-
ve mal dileguata e peggio efpofla , poiché le foglie d’elle-
ra , che circondano la tella d'un vecchio , ivi prendonfi per An°s°no L
foglie di canna , il vecchio per Nettuno , e nel rovefcio cre¬
dei! una Venere armata l’Apollo che fede fu una nave ( b ) .
Io per l’oppofto vi fcorgo nel diritto piuttofto il dio Pan ;
ma non illarò a ridir qui le ragioni che fervoti d’appoggio
alla mia opinione . La figura del rovefcio , di cui chiaramente
diflinguefi il feffo mafchile , e che ha fotto di sé un delfi¬
no , dee prenderli per l’Apollo trio; , così detto per¬
chè fi cangiò in delfino quando conduffe fopra una nave cre-
tenfe la prima colonia nell’ifola di Deio (c) . Apollo vien
pur da Euripide chiamato Uct>reo; , cioè dio marino , per¬
chè co’ fuoi cavalli fcorre anche fovra Tonde del mare (d) .
Or ficcome gli Ateniefi afcrifiero al dio Pan la vittoria prefio
Maratona, così è probabile che il re Antigono abbia fatta
coniare quella medaglia in memoria di qualche vittoria na¬
vale ottenuta, a fuo parere, pel favore di Pan e d’Apollo .
Quella medaglia, del diametro di due pollici di palmo ro¬
mano , ha un impronto molto rilevato , e meritava d’efier
qui mentovata come uno de’ più bei monumenti deH’arte di
que’ tempi (a) .
$. 9. Polliamo pure con molta verofimiglianza riferire a Gruppo jatro
quell’epoca un monumento di molte figure, opera d’Apoc- j|elLoro Far'
lonio e Taurisco, fatto d’un fol malfo di marmo , efillente
a Ro-
00 Monum. ant. ined. num. 41 . [ L'abbia¬
mo data nel Tomo I. pag. v.
ii>) Froelich Ann. reg. Syr. Tal. 2. n. 1.
(e) Hom. Hymn. in Apoll. ver], 4g j.
V) Eurip. Andr. verf. 10 io.
(a) Il (ìgnor Dutens Expilicat. de quelq.
méd. grecq & phenic. pi. 4. n. 4. da la figura
01 una medaglia d'Antigono , ch’egli dice fi-
miie a quella data da \finkelmann , e nella
ftefia maniera la fpiega nella dillertazione
prima , pag. toy. 106. Anch'io credo che
polla edere limile ; ma il fignor Dutens che
dice di averla nel (uo mufeo , non avrà fatto
confronto della Rampa , che dà , con quella
data dal noftro Autore ; poiché vi fono molte
differenze nella fifonomia , nella corona , e
in altre cole del rovefcio .
LIB. X.
cap. ri.
262 Storia delle Arti
! a Roma nel palazzo Farnefe , detto perciò il Toro Farnefe (a) .
Dico che verolunilmente è di quefti tempi , poiché Plinio
riguardo a quefti artifti nulla ci determina , benché abbia Af¬
fate le epoche de’ più celebri fino a quefti tempi. Si fa che
tal gruppo rapprefenta Zeto ed Anfione , i quali per vendi¬
care la loro madre Antiope , prefero Dirce , cui Lieo padre
loro fpofata avea dopo il ripudio di quella , e legatala ad un
toro fecerla crudelmente ftrafcir.are .
jf. io. Ci narra Plinio che tal lavoro portato fu dall’ifola
di Rodi a Roma: ci addita in oltre la patria di Taurisco ,
cioè la città di Traili in Cilicia (b) , e oflerva che nell’ifcri-
zione v’erano mentovati del pari il padre d’ambi gli artefici
Artemidoro , e ’l Ior maeftro Menecrate , tra i quali era ri-
mafto indecifo , quale de’ due fofle fiato riconofciuto da elfi
per vero padre, fe quello che loro avea data la vita, ovvero
l’altro che gli aveva iftruiti nell’ arte (a) . Quella ifcrizione
or più non v’è , ma il luogo più cofpicuo , ove può crederli
che fofle incifa , è il tronco dell’albero che ferve d’appog¬
gio alla ftatua di Zeto , e che è quali tutto moderno , come
la maggior parte delle figure medefime .
jf. 11. Parecchi hanno fcritto l’oppofto (b) , e per quel
che m’immagino , dall’aver male intefo il Vafari , il quale nar¬
ra che quello gruppo è ftato lavorato in un fajjò folo , e fenza
pezzi ( c ) . Ma è chiaro che egli qui parla del gruppo qual
era ftato Scolpito anticamente , e non vuol già dire che fia fta¬
to difotterrato Senza che alcun pezzo ne mancafle . Da quell
abbaglio , e dal non avere ben diftinto l’antico dal moder¬
no ,
(a) Veggafenc la figura pretto Maffei Racc.
di fatue, Tav.4.8. , è Gronovio , di cui parla
Winkclmann qui appreflo . _
(b) Nella Caria fecondo Plinio fieno lib.y.
c. 29. feci. 29. , e Tolomeo Geograph. lib.f.
c. 2. ; o nella Lidia fecondo Stefano , per¬
chè flava nei confini di quelle due proyincie
al dir di Strabone Uh. 14. pag. 9J 9. D.
(а) Plin. lib. 36. cap f. feci. 4. fio.
(б) Maffei Raccolta dì fiat. ant. Tav.+S.,
Cavi. De la fculpt. & des fculpteurs anc.jelon
Piine , Acad. des Jnfcr. Tom. XXV . Mem.
Fay/ite de piu eccell. pittori , ec. Vita di
Michelang. Tom. VI. par. 6. pag. 264.
da Alessandro il Grande ec. 263
no , l’opera del greco (carpello dal recente lavoro , è nato
il fallo giudizio che alcuni ne hanno portato , riputandola in¬
degna de’ greci arditi, e dichiarandola fcultura della fcuola
romana (.*:) .
jf. 12. I rappezzamenti fattivi da certo Battila Bianchi
milanefe alla maniera de’fuoi tempi , e fenza punto intendere
l’antico , fono nella figura di Dirce legata al toro la teila
e ’l petto fino all’umbilico e le braccia , come pure la tefia
e le braccia d’Antiope ; nelle llatue d’Anfione e Zeto fono
antichi i due torli ed una gamba , e nel toro nuove fono
le gambe e la corda , di cui un inefperto viaggiatore fi ma¬
raviglia come fiali confervata (b) . Quello che v’ ha qui d’an¬
tico può difingannare chiunque fappia un po guidare il bel¬
lo degli antichi lavori , e giuftificare l’onorata memoria che
Plinio fa degli fcultori mentovati . Tali fono la figura d’An¬
tiope , tranne la telda e le mani , e quella del giovanetto fe¬
dente e inorridito alla crudele punizione di Dirce , il quale
non può rapprefentar Lieo fuo marito , come immaginò Grò*
novio ( c ) . Lo fide della fella del giovanetto s’afiomiglia a
quello delle felle de figliuoli di Laocoonte (a) . 11 finimento
grande dello fcarpello vedefi negli accefiorj , e principalmen¬
te nella cilla miltica telfuta di vimini e circondata d’ellera,
polla l'otto Dirce per indicar in lei una Baccante (d) . E’ que¬
lla
lib. x.
CAP. 11.
(4) Ficoroni Le Jlneol. di Roma mod. c. 7.
PFS- 44- [ Pretende che quefto gruppo non
. . que!10 cu* parla Plinio , perche vi fono
piu cote , di quelle , che etlo delcrive : ra¬
gione ben debole fe fi confiderà , che Plinio
non ha voluto defcriverlo minutamente , ma
darlo ad intendere col nominarne le parti
principali .
(/') Blainville Voyage &c.
00 Thef. antiq. grs.c. Tom. I. Dd.
(a) I pezzi più ragjuardevoli fono anzi
il toro, le figure dei figli , il giovanetto , e
la parte inferiore di Dirce .
(d) Hyg. Fai. 7. [ Come Poiignoto , fe¬
condo che riferifee Paufania lib. 1 0. cap. 28.
pag.866., dipinfe la vergine Cleobca colla
cifta Culle ginocchia della forma di quelle di
Cerere , per indicare che elTa era una cifti-
fera dedicata a quella Dea ; e cosi la teneva
anche un'altra in marmo porta accanto alla
dea, di cui lo fterto Paufania lib. 8. c. 17.
pag.676. Nel gruppo più probabilmente Dir¬
ce ha la cifta , perchè era occupata celle fe¬
lle di Bacco fui monte Citerone allorché fu
attaccata al toro , fecondo Euripide predo lo
ftetfo Igino Fai. 8. : e quefto monte pare che
venga rapprefentato nel marmo ; ficcome ai
baccanali pare che alludano altri fimboli »
che vi fi veggono .
264 Storia delle Arti
' 1 ' fta sì efattamente e con tanta diligenza lavorata , quanta ufata
LIB' X- n’avrebbe f ardila , che avelie dovuto in ella fola dare un
CAp. n. faggj0 je]|a fua abilità (i) .
jf. 13. 11 medelìmo avvenimento, in parte almeno, ve-
delì efprelTo fu due balli-rilievi nelle ville Borghefe ed Al¬
bani in tre figure , cioè Antiope fra i fuoi due figliuoli in
atto di eccitarli alla vendetta . Ne ho già parlato a lungo
nel Libro Vili. Capo IV. (a) .
Pretefe im- jT. 1 4. Oltre le monete del re Pirro di bellifiìmo conio.
Pino"' rc meriterebbono la noftra attenzione una ftatua maggiore della
grandezza naturale nel mufeo Capitolino (a) , e due tefte in
rilievo fomiglievoli a quella della ftatua, fe fofter quelle l’ef¬
figie di Pirro , come generalmente fi crede . Una delle tefte
è in marmo nel palazzo Farnefe , e l’altra in porfido nella
villa Lodovili ( b ) . In confeguenza di quella opinione il Go-
ri (c) ha dato il nome di Pirro a una limile tefta incifa in
una gemma nel mufeo Granducale . Per conofcere I’inlufti-
ftenza di quella opinione balla oftervare che tutte le mento¬
vate tefte , comprefavi pur quella della ftatua , hanno una
barba folta e crefpa , laddove i fuccelfori d’Alefiandro , e Pir¬
ro medelìmo foleano portar il mento rafo ; come riguardo
a Pirro avea già prima di me oftervato Pignorio ( d ) , argo¬
mentandolo dalle genuine fue monete ; e riguardo agli altri
re , oltre le monete loro , ce ne fa fede Ateneo ( e ) . V’ è
bensì nel fuddetto mufeo Granducale un’ unica moneta di
Pirro in oro , in cui ha un poco di barba , ma quella è cor¬
ti lììm a .
jf. 1?. Non
CO Altrove l'Autore loda molto il lavoro
della clamide d’Anfione gettata Culla cifta .
Tratt. pretini, ai Mori. ani. ined. Capo IV.
pag. LXXXI. [ Sbaglia però dicendo Anfio-
ne per Dircc , la di cui verte è gettata Culla
cifta , come può vederli anche nelle citate
ftampe in rame .
G) §• 3- Pag. 142. feg.
(a) Muf. Capii. Tom. ni. Tav. 48.
(A) Montf. Diar. itati cap.i g.pag. 221.
(0 Muf. Florent. Gemme, antiq. Tom. I.
Tab. 2g. num. 4.
(d) Symb. epift. S.pag. 32.
(e) V. Defcript. des pierr. grav. du Cab. de
Scofch , cti 4. feci. 1. n. 28. pag. 41 2. , [ e fò-
p ra pag. 207. noi. a.
da Alessandro il Grande ec. 26 f
jf. i j. Non potendoli per tanto ravvifare nella mentova- - L—
ta ltatua il re Pirro , ed e Pendo altronde la tefta ideale, po- LIB- x-
1 CAP. Ué
trebbe crederli ivi effigiato Marte ; ma a ciò pur li oppone
il non trovarli mai data a quello dio la barba nelle opere
antiche . Vennemi in penliere che quella llatua folle di Gio¬
ve , a cui più che ad altro dio fomiglia , e ivi li rapprefen-
taffe il Giove * A pt/os ( guerriere ) , che ebbe pur l’aggiunto di
'Zrpctuo*; ( condottare d’eferciti ) ; ben lapendofi che eziandio
ad altri dei , oltre Marte , è flato talora dato l’usbergo , co¬
me a Bacco fu un’ ara della villa Albani , e a Mercurio in
bronzo del mufeo Hamiltoniano . Ma abbandonai tal opinio¬
ne , poiché sì i capelli che la barba fon diverli da quelli che
fu ole aver Giove; e liccome la tella di ella ha molta fomi-
glianza con quella di Agamennone , che vedeli nello Beffo mu¬
feo fu un’urna in cui rapprefentafi la fua contefa con Achil¬
le per Brifeide (a) ; quindi ho giudicato elfere tali tefle l’ef¬
figie di quel re , il quale aveva altresì a Sparta un tempio {a) ,
ove veneravali col foprannome di Zeus ( Giove ) : nome che
diedero pur Gorgia a Serfe (Z>) , ed Oppiano a Comedo (c) .
jf. 16. Dopo che foggiogate furono tutte le città libere Pafsò l’arte
delia Grecia, ed ebbero perdute colla libertà le ricchezze,
le arti , che nella loro patria non aveano più fuffiftenza e ri-
compenfe , obbligate viderfi ad abbandonarla quali interamen¬
te . Furon effe però e in Alia dai Seleucidi , e in Egitto dai
Tolomei accolte e ricompenfate generofamente ; onde par¬
vero fotto un nuovo cielo una nuova vita ricevere, e riave¬
re in qualche modo il loro vigor primitivo .
Jf. 17- I più grandi protettori della perduta arte greca fu- ...in Egitto,
rono i fucceffori d Alelìandro in Egitto , Tolomeo Sotere (b) ,
Tom. II.
(a) Vedi qui avanti pag.i 3 2.
(u) Schol. Lycophr. Alex, verf.i 1 24,
(®) Long. De J ubi. cap. 3. pag. 1 S.
(e) Cynegec. lib, 1. verf. 3.
L 1 pri-
(b) Tolomeo Lago , cognominato anche
Sotere , o Salvatore . Paulama lib. 1, cap. té ,
pag. 21,
266 Storia delle Arti
==■• - primo fra loro , non folo accolfe tutt’i greci ardili , ma ezian-
LIB‘ x* dio tutti gli uomini di merito in qualunque genere, che ab-
C"P‘ 11 ' bandonata aveano la patria loro. Era fra quelli Demetrio Fa-
Jereo (a) , di cui parlammo pocanzi , e fra quelli Apelle il
principe dell’arte greca (b) . Tolomeo e i fucceffori fuoi , che
nella divifione del regno d’Alelfandro avean avuta miglior par¬
te che gli altri , erano perciò i più potenti e i più ricchi ;
e fe polliamo credere ad Appiano Aleffandrino {a) , tene¬
vano in piedi un’armata di 200000. fanti , e di 40000. ca¬
valli , con 300. elefanti addellrati alle battaglie , e 2000.
carri falcati , oltre 1500. fra triremi e quinqueremi . Sotto
Tolomeo Filadelfo , il fecondo dei re greci in Egitto , Alef-
fandria divenne a un di pretto ciò che era lfata in altri tem¬
pi Atene , poiché i più celebri letterati e i poeti greci lafcia-
rono la patria loro per andar colà , ove la gloria e la for¬
tuna invitavanli . Euclide di Megara v’infegnò la geometria ,
il tenero Teocrito vi cantò i fuoi idillj nel dialetto dorico,
mentre Callimaco con più fublime linguaggio vi celebrava gli
dei . Dalla pompofa proceflìone che fece quello re in Alef-
fandria , argomentar polliamo quanto numerofì vi follerò gli
artefici. Le llatue vi fi portarono in giro a centinaja, e nel
gran padiglione per lui eretto in quell’occafìone v erano le
figure in marmo di cento differenti animali , lavoro de’ più
valenti ardili (b) . Tra tutti quelli però non ci è pervenuto il
nome di altri che di certo Satirio , il quale incife in crillal-
lo l’effigie d’Arfinoe fpofa dello Hello Tolomeo Filadelfo (c) .
e n’abbia- $• 18. Sotto i Tolomei , e anche fotto il primo di ellì ,
mcnth!?01111' viderfi in Egitto belliffime opere dell’arte greca fcolpite fu
pietre egiziane , cioè in bafalte ed in porfido , delle quali ,
tranne due figure , non fi fono confervati che de rottami :
tali
(a) Diog. Laerzio lib. s-figm.ji. Tom.l.
pag.308.
(b) Plinio lib. SS’ Cti0.feSi.3i. §.14.
(a) Protxrn. hijl. pag. VI.
(jf) Athen. Deipn. lib. 5. c. 6.pag.io6 .
(c) Anthol, lib. 4. cap.i 8. a. 4. verj.3.
da Alessandro il Grande ec. 267
tali però che inoltrano un lavoro forprendente e fuperiore
a quanto li fa fare oggidì . O quello lavoro fi confideri , o
lo Itile del difegno , non polliamo afcrivere tali opere al tem¬
po de’ celari , che abbiano fatto trafportare in Roma i malli
di tali pietre dall’Egitto quando colà dominavano ; nè pofi.
filmo crederle anteriori ai Tolomei , non ettendo probabile
che i Greci facefferfl venire i falli dall’ Egitto ; e altronde
Paufania non parla mai di ltatue di bafalte o di porfido
eliltenti prefio di loro .
jf. 19. Di bafalte abbiamo due tette, che poflono rife¬
rirli a quelli tempi: una di bafalte nericcio è pretto di me,
ma le manca il mento colle mafcelle e ’l nafo ; l’altra con¬
fermatali intera è pretto il lignor cavalier di Breteuil (a) . Si
conofce che quella tetta rapprefentante un bel giovane , co¬
me la precedente, era altre volte fu una ttatua ; e poiché ha
orecchie da pancraziafte , dee riguardarli come l’effigie d’un
atleta vincitore ne’ grandi giuochi olimpici , a cui lia fiata
eretta una ttatua in Aleflandria fu a patria (b) .
§. 20. Non può qui ravvifarli un di que’ vincitori , dai
quali prendeva il nome 1 olimpiade in cui erano flati coro¬
nati , perchè quell onore rilerbavafi a chi riportava la corona
nello lladio , ollìa alla corfa de cocchi (c) . Di quattro atle¬
ti aleflandrini di quella maniera , i quali coronati furono
fotto i primi Tolomei , troviamo fatta menzione nelle tto-
L 1 2 rie :
(a) Vedi fopra pag. rS . feg.
• -B) wf! preL caP- TR P- LXXXI1
Brznc. ìnkelmann aggiugneva , che non j
Ja , che m tempo degl’ imperatori fi ereefftr,
tuttavia fiatue agli atleti vincitori ne’ ciao
ck, pubblici nella Grecia . Qui ha labiata que
Ita ragione, e anzi la ritratta appreflo al
tacitamente . Infatti anche Luciano , vivent
ai tempi di Trajano, come li è detto qui avan
ti alla pag. zi 3. , Pro imagin. §. //. 0per
lom. ri. pag. 4po Ccnve , che al tempo fut
durava la legge , che gli arieti non potelTert
far 1 ergere in Olimpia le (fatue maggio:
della loro vera datura ; e che dai foprin
tendenti fi ufavano più efami , e diligenze
a quello riguardo , che nellammiflione de¬
gli (ledi atleti . Anzi da una ifcrizione del
palazzo Chigi riferita dal Reinefio Clafs. g.
num. 44. pag. 381. , dallo Sponio Mijcell.
erud. antiq.jeci.1 0 . num.i 08 . pag.36 z. , dal
Vandalo Dijfert. 8. pag. 638. , e dal P. Coe»
fini Differt. agonifl. Dijf. IV. n.i 2. pag. 99.
fi rileva, che l'ufo d'onorare i vincitori atleti
colle ftatue duralfe fino ai tempi degl' impe¬
ratori Valentiniano , Valente , e Graziano ,
cioè fino circa l’anno 570. dell’era criftiana .
(c) Voleva dire , alla corfa a piedi , per¬
chè fu il primo giuoco idituito ,
LIB. X.
CAP. li.
LIB . X.
CAP. II.
263 Storia delle Arti
rie ( a ) : cioè di Perigene nell’olimpiade cxxvir. , d’Àmmonio
nella cxxxr. , di Demetrio nella cxxxvm. , e di Orate nel¬
la cxlii. Eflcndo dunque qui rapprefentato un lottatore , o
un pancraziafte , dovremo ravvifarvi piuttofto uno dei due
atleti aleftandrini aliar coronati , cioè CleofTeno per la lot¬
ta (a) nell’olimpiade cxxxv. , e Fedimo pel pancrazio nel¬
la cxlv. (e) . ■
Jf- 2i. Per la fteffa ragione io penfo che fia l’effigie d\tn
atleta aleffandrino l’altra tefta guada di bafalte nericcio , la¬
vorata nel medefìmo Pile nella precedente , fe non che n’ è
fcolpita con più arte la capigliatura . Non avendo quella le
orecchie da pancraziafte , ma bensì fecondo la forma ordina¬
ria , non dobbiamo in efta cercare l’effigie d’ un lottatore ,
ma piuttofto d’un vincitore nella corfa de’ cocchi , e d’uno-
de’ quattro fummentovati , effondo altronde probabile che ,
ad efempio delle città greche , Aleflandria abbia erette delle
ftatue ai fuoi primi vincitori ne’ giuochi olimpici (c) ; e che
di là abbiale volute a Roma l’imperator Claudio infieme alle
ftatue di porfido , che fu il primo a farvele trasferire dall’
Egitto (b) .
$. 22. Delle opere dell’arte greca in porfido ho già par¬
lato altrove (d) , e qui folo avvertirò che i lavori in tal faftò
di
(a) «va^pap» ,[ appreflo al¬
la cronica d' Eufcbio ] pag. 331 . feqq.
(a) Per il pugilato .
(b) Paufania tib.j. cap. 8. in fine , p. qr>5-
lo dice della città di Troade nell’Eolia - Il
dotto padre Corfini Fa/li att. olymp. cxlv.
Tom. IV. pag. ioo. oflerva , che ciò non
tontradice a Giulio Africano , perchè la detta
città fu chiamata anche Aleflandria , eflendo
fiata fondata da Alelfandro il Grande ; e
perciò nella numerazione alfabetica dei vin¬
citori olimpici riportata dallo Scaligero in
appendice alla citata cronica d’Eufebio p.
vien detto Aleffandrino di Troade : al che
non ha badato Winkelmann , il quale ha
prefo quella Aleflandria per l’ Aleflandria di
Egitto .
(c) Volendo foftenere quelle tede fatte in
Aleflandria , e in onore d’atleti aleflandri-
ni , potrebbe dirli piuttofto , che fodero Ha¬
te fatte colà per onorare qualcuno di elfi
vincitore nei giuochi olimpici, che vi s’ in-
troduflero circa l’olimpiade ccxl. come of-
ferva il lodato Corfini Differt. agonift. Diff.I.
n. i 2. pag. 20. zi., odia circa i tempi dell*
imperato! Comodo . Potrebbero rapprefen-
tare anche atleti vincitori nei giuochi della
Grecia al tempo de' cefari , dei quali molti
ne numera lo fteflo Corfini nel catalogo , che.
ha fatto molto più efatto e compito dei vin¬
citori olimpici , in appendice alla detta opera
pag.i2i.fegg.
\b) Plin. lib. 36. cap. 7-A«- 1 !-
(d) Vedi Ibpra pag. 20. Jeg.
da Alessandro il Grande ec. 269
di quell’epoca rari Olmi fono, e rari erano anche prelìo gli
antichi per la difficoltà grandiffima di lavorarlo (a) .
j)\ 23. Le monete aleffiandrine celebri erano per la bel¬
lezza dell’impronto , di modo che al lor paragone grolfola-
ne fembravano e fatte fenz’arte le monete d’Atene di que’
■tempi (a) . Diffatti la maggior parte delle ateniefì , o antichif-
fime fono , o d’un conio affai mediocre .
jf. 24, Io conchiudo da tai monumenti che l’arte greca ,
trafportata in Egitto a quelli tempi , non fìa fiata corrotta
dal cattivo guflo che depravò ed avvilì là poefia alla corte
di Tolomeo F'iladelfo , dal che nacque quel degeneramento
nelle fcienze che fi offervò pofcia in Roma fotto i cefari ,
e per l’Europa tutta nello fcorfo fecolo . Callimaco e Nican-
dro , due della Plejade poetica , cioè de’ fette poeti d’Alef-
fandria , ftudiavanfi più di comparir eruditi che di moflrarfi
poeti , e principalmente il fecondo andava in traccia di pa¬
role antiquate e d’efpreffioni ilrane , fcegliendo anche le più
balle di tutti varj dialetti della Grecia. Licofrone, altro del¬
la medefima Plejade , amava di comparir invafato anziché ifpi-
rato , e di affaticare con difficili penfieri e frali ofcure il Ieg-
(a) La ragione principale , per cui fono
rari , e data più probabilmente perchè il
porfido non è una pietra propria a fare da-
tue per il luo colore , come non lo erano
tante altre pietre della Grecia non bianche ,
bendhè di poca durezza , nelle quali perciò
xanmmamente hanno fcolpito i greci artifti .
E che così penfaffero gli antichi polliamo
argomentarlo da ciò , che aggiugne Plinio
loc. ac. , cioè che le dame di porfido man¬
date all imperator Claudio da Vitrafio Poi-
bone -urono guardate in Roma come coli
nuova , che non piacque ; e che neffun al¬
tro fino al tempo , in cui egli fcriveva , pen¬
so. a lame venire delle altre . Forfè gli uo¬
mini di qualche guito fi ridringevano a farne
delle (fatue vedite , alle quali poi mettevano
la teda, le mani , e i piedi di marmo bian¬
co , come fi è veduto nel Tomo I.pag. $o.
che facevano gli antichi Greci alle flatue in
legno ; e tali mi pare che fiano le varie (fa¬
tue , che abbiamo ancora in Roma nelle va¬
gito¬
le Medici , e Bòrghefe , e nel Campidoglio ;
tra te quali quelle che rapptefentano re pri¬
gionieri , c un bullo armato di corazza non
finito , elìdente nel palazzo Farnefe , il no-
Ifro Autore nella prima edizione a quello
luogo le dice opere lavorate in quella città .
All’oppollo vegliamo nelle rovine degli edi¬
lìzi . che gli antichi facevano un ufo gran-
dillìmo di tal pietra ridotta in ladre lottili ,
o in pezzi a modo di mu(aico , per ornare
i pavimenti , e le mura impellicciate a varj
marmi . Il Talleri Scot ta de' fojjìli , ec. Difc.
IV. §. XIV. pag. 14.1. crede che allora li
lavorarti il porfido con maggior facilita , per¬
chè cavato di frefeo forte più docile di quel¬
lo , che ora fi è : e lo argomenta dall’aver
veduti in un pezzo di elfo i tratti della le¬
ga così fenfibili e didimi , che tre di quedi
occupavan la larghezza d'una penna ordina¬
ria da fcrivere : legno evidente , che la lega
profittava molto fenfibilmentc .
(a) Laert. L7.fegm.1S. Tom. I. p. 37 S*
LIB. X.
CAP. II.
Riflcrtioni fili¬
le arti , e dil¬
la poelia in E-
gitto a quell’
epoca .
270
Storia delle Arti
==gitore anziché dilettarlo: credefi egli il primo che fra’ Greci
lìb.x. ufaffe l’anagramma {a) . Gli altri poeti faceano co’ v.erli loro
gap.h. ^ejje are ^ de’ flauti , delle fcuri , e delle uova ec. Teocrito
medefìmo fece de’ giuochi di parole {b) ; e ciò che è ancora
più Arano , Apollonio di Rodi , altro dei fette poeti , fem-
bra aver fovente trafcurate le leggi della grammatica e della
poefia (c) .
Eafsò l'arte jf. 2J. I Seleucidi , così detti da Seleuco , uno dei fuc-
Sekuddj0."0 ceffori d’Alelfandro , che alla di lui morte occupò il regno
dell’ Alia minore , cercarono al par de’ Tolomei di attirar
preflo di loro le arti efuli dalla Grecia, e quelle incorag-
gire e migliorare che già da qualche tempo nel regno loro
fiorivano ; il che riufcì in maniera da uguagliare gli ardili
che in Grecia erano rimalli ( d ) . Le arti però non crebber
colà a tanta fama come in Egitto ; la qual cofa dobbiamo
probabilmente attribuire all’efiére Hata Selcucia , a cui i re
trafportata aveano da Babilonia la loro fede , polla nel cuor
dell’Afia , ove pur era Amato tutto il regno loro , e per con-
feguenza lungi dal rello della Grecia . Vi farà fucceduto co¬
me avviene oggidì per quegli attilli che lungi Hanno da Ro¬
ma , fede delle belle arti : a poco a poco degenerano , e fe
ne corrompe il guflo , poiché manca allo fpirito e alla im¬
maginazione loro l’alimento continuo d’aver fott’occhio i più
pregevoli lavori . Gii Egizj all oppoflo aveano in Alelfandria,
per mezzo della navigazione e del commercio , fempre aper¬
ta la comunicazione coi Greci , e gli ardili aver poteano
facilmente dalla Grecia ciò che lor bifognava : vantaggio che
non aveano a Seleucia . E che d i fratti alla lìtuazione de Seleu¬
cidi , e alla loro lontananza dal mare e dalla Grecia attri¬
buirli debbano i pochi progredì che fece colà 1 arte greca ,
argo-
(a) Dickinf. Delphi phoenic't^. cap. r.
(A) Idyll. 27. verf. 26 .
(c) Argon, lib.i. verf. 24.2. , Uh. 3. v. 99 . tal colà .
LIB. X.
CAP. II.
da Alessandro il Grande ec. 271
argomentar Jo polliamo dal vedere come quella fiorilTe ne' !
tempi foglienti alle corti dei re di Bitinia e di Pergamo , pie*
cole provincie deH’Alìa jonica . Fra gli ardili della corte de’
Seleucidi è celebre certo Ermocle di Rodi , che fcolpi la Ra¬
ma del bel Combabo (ri) .
jf. 26. QueR’epoca dell’arte greca fotto i primi fucceflo- UIteriori vi_
ri d’ AlelTandro terminò nell’olimpiade cxxiv. in cui erano gr"^a _ddlj
morti Tolomeo I. in Egitto , Seleuco in Siria , Lilimaco in
Tracia, e Tolomeo Cerauno in Macedonia . Nella flelfa olim¬
piade (a) , un’impenfata lega , che Rrinfero fra di loro alcune
poco riguardevoli città della Grecia , pole i fondamenti per
darle una nuova forma , con cui riforfero poi colà le arti
per l’ultima volta . Provarono allora i Greci quello che av¬
viene Rovente agli uomini , cioè che i mali giunti aH’ecceiTo
divengono eglino fieli! il rimedio , come la corda d’uno firo-
mento muficale foverchiamente tela e rotta fa luogo ad un’
altra , che con maggior cautela accordata alla fine mette il
giufio fuono .
jf. 27. La preponderanza de’ Macedoni aveva alterato in Lega achea .
Grecia l’antico fifiema . Sparta medefima avea degenerato da
quel prilco regime in cui vifluta era per quattro fecoli ( b ) ;
poiché efiendone Rato coflretto a fuggire il re Cleomene ,
che troppo difpoticamente reggeala , vi reRarono foli gli Efo¬
ri, parecchi de’ quali furono pur in varie fucceffive rivolu¬
zioni trucidati . Dopo la morte di Cleomene fi venne all’ele¬
zione d’un nuovo re: fu feelto Agefipoli , ma ficcome era
fanciullo ancora , Licurgo , febbene non folle di regio fan-
gue , donando un talento a ciafcun degli Efori , fi fece con¬
ferire la dignità fuprema . Elfendofi però penetrata l’iniqua
via
(<z) Lucian. Dt’ dea fyr. §.26. op. Tom. ni. (a) Polibio lib. z. pag. 1 zS. B. , Corfini
Ptfg-47 2. 1 Pl'nio ho. 14-. cap. 8. feci, iq. Fafli att. olymp. crr/r. Tom. IV.p.So.
- 26. nomina Ariltodemo , che fece in bron- (A) Constant. Porphyrog. Excerpta Dio*
zo I immagine del re Seleuco ; ma non dice dor. pag. ìzu Un, io,
quale folle tra i varj Seleucidi . 6 J
272 Storia delle Arti
ii "-'ll' — = vja da luì tenuta per confeguire tal carica , fu corretto
LIB-X‘ egli pure a fuggire, ma fu pofcia richiamato nell’olimpia¬
de cxl. (a) . Non molto dopo , eflendo morto il re Pelope ,
inforfero a Sparta varj tiranni , l’ultimo de’ quali Nabide
difpoticamente la reffe , e la difefe con una guarnigione di
truppe flraniere ( b ) .
jf. 28. Tebe dianzi sì celebre giacea diflrutta , e flava
Atene in una totale inazione . Non effendovi nelfun difenfo-
re della libertà , iollevaronfì molti tiranni , che Antigono Go-
nata re di Macedonia follenea (c) . In tale flato di cofe tre
o quattro città appena note nella fioria tentarono di fcuo-
tere il giogo del Macedone, il che avvenne , come dilli po-
canzi nell’olimpiade cxxiv. Riufcì a quelle città di efpelle-
re o trucidare i loro tiranni ; e rimafero libere , poiché l’al¬
leanza loro non credeah di veruna importanza . Fu que¬
lla però il fondamento della famola lega achea . Molte del¬
le città più ragguardevoli , e fra quelle Atene , vergognofe
d’eflere fiate prevenute , cercarono con egual coraggio di ri¬
metterli nella libertà primiera . Si formò allora una confede¬
razione generale di tutta l’Acaja, furon fatte nuove leggi,
e nuova forma fi diede al governo . Allora i Lacedemoni e
gli Etolj , gelofi della gloria degli Achei , unironfi elli pure ,
avendo alla tefla Arato e Filopemene , gli ultimi eroi della.
Grecia (a) , de’ quali il primo non avea che vent’anni (b) :
e va¬
ca) Polyb. lib. p. pag. 377. A., p.43 1. B.
[ Dopo morte gli fu eretto dagli Spartani un
tempio per onorare il di lui merito . Collant.
Porfnog. Excerpta Nic. Damate, p. 44.8.
(J>) Tit. Liv. lib. 34. cap. 12. n. 27.
( c ) Polyb. lib. 2. pag. 127. princ. [ Anti¬
gono fu folamente tutore di Filippo re di
Macedonia , e nel tempo della tutela ammi-
hillrò il regno , come dice lo detfo Polibio
lib. 2. pag.i 31. in fine , L. 4. infine , p. 348.
Gli fu eretta in Olimpia una llatua di bronzo
coronata con una mano da una llatua rap-
prefentante la Grecia , la quale coll’altra ma¬
no coronava altra llatua del re Filippo .
(a) Paufania lib. 8. cap. pz. pag. 70 p.fieg.
Filopemene vien chiamato l'ultimo eroe della
Grecia anche da Plutarco nella di lui vita ,
op. Tom.I. p.3 f6. F. Quelli narra p.362. B.,
p. 36S. E. , che gli furono erette molte (fa¬
tue , che Mummio nel famofo fpoglio di Co¬
rinto , del quale lì parlerà nel Capo feguente
§■17., non ardì portar via > e una in Delfo
elìdeva ancora a’ fuoi giorni , cit. p.3p6. F.
Gli Achei gli alzarono un tempio . Codanti-
no Porfirogen. Excerpta Diod. pag. 300.
(b) Polibio /. 2. pag. 130. A. Winkelmann
per equivoco nel Trattato prelim. Cap. IF".
pag. LXXXIII. lo dice di Filopemene . Di
da Alessandro il Grande e c. 273
e valenti difenfori furono della patria libertà nell’ olimpia¬
de CXXXVIII.
$• 29
un’aperta
L1E. X.
CAP. II.
Ma la gelofia tra gli Achei e gli Etolj fufcitò alla... c guerra cc-
fine un’aperta e crudele guerra, in cui le oftilità da amen- uo'fa^wie'ar-
due le parti giunfero al legno di non perdonarla nemmeno'1'
alle più ragguardevoli opere dell’arte. Ad ufare tanta bar¬
barie furono i primi gli Etolj che , entrati nella città di Dios
in Macedonia abbandonata dagli abitanti , ne atterrarono le
mura e le cale , ne incendiarono i periftilj e i portici de’tem-
pj , e le hatue ne diftrulTero ( a ) . La della ruina menarono
gli Etolj nel tempio di Giove a Dodona nell’Epiro , ove ar¬
derò le gallerie, infranfero le datile , e ’l tempio dedo ugua¬
gliarono al duolo (b) ; e dal difeorfo d’un ambafeiatore degli
Acarnani , rapportatoci da Polibio (c) , rilevali che lìano da¬
ti depredati e devallati dagli Etolj molti altri tempj (a) . La
deda provincia di Eiide che , a cagione de’ pubblici giuochi
foliti a celebrarvi!! , godeva il diritto d’afilo , ed era data
fempre anche dai nemici rifpettata , divenne preda allora de¬
gli Etolj al pari d’ ogni altro nemico paefe (d) .
JT. 30. Per l’altra parte gli Achei e i Macedoni dotto il
re Filippo ufarono o abufarono piuttodo del diritto di rap-
prefaglia , trattando nello dedo modo Terma capitale dell’
Etolia . Rilpettarono però allora le datue e le altre figure degli
Tom. IL M m dei
Arato abbiamo da Plutarco nella di lui vita
PaS; ' 0 1 2- ■ E). E. Tom. I. che folle molto in-
tclug-.nte di pittura , di cui fiera mantenuta
m eroico fin allora la fcuola di Sicione fua
patria Ivi raccoglieva quadri de' più bravi
artilti , e principalmente di Panfilo , e di
Mclanto , che poi mandava al re Tolomeo
m Alellan -ria , al quale mandò anche i ri¬
tratti dei riranni di quella città , che vi trovò
dopo che l'ebbe liberata dal loro giogo . Co¬
me viri, icore nel quinquerzio gli fu eretta
una (tatua ir. Elide , che lo {teliti Plurarco
Fao- ' «->’• diceva efiftere ancora a' fuoi tem¬
pi ; e un'altra come vincitore nella corfa de’
cocchi nominata da Paufania lib. fi. cap.i z.
pag. 4S0. ; feppure non c la {fella: al che
non ha badato il P. Corfini nel catalogo dei
vincitori olimpici pag. 123. , forfè perchè non
avra veduto Plutarco . Lo {fello Paufania /. z.
cap. 7. pag.i 27. Un. go. ne nomina un’altra
efiffente a' fuoi giorni nel teatro di Sicione ,
che teneva lo feudo ; e di altre ne parla Po¬
libio preflo il citato Coftantino Porfirogene-
ta Excerpta , pag.i $ z.
(a) Polyb. lib. 4. pag. gz6. C.
(b) idem ìbid. pag. z gr . orine.
le) lib. p. pag. 567. D.
(a) Parlavi!! degli fteflì tempj di Dios , c
Dodona .
(ù) idem lib. 4. pag. 336. C. [ Dice che fu
depredata dai Macedoni fotto il re Filippo .
274 Storia delle Arti
dei (a) ; ma le abbattè e le diftrufTe in feguito il mentovato
re quando vi venne per la feconda volta (b) , e mofirò egli
ancor maggiormente il fuo furore nella prefa della città di
Pergamo , ove non folo atterrò le ftatue e i tempj , ma ne
ruppe per fino in minuti pezzi le pietre , affinchè mancaflero
i materiali a chi avelie in feguito voluto riedificarli (c) . Dio¬
doro attribuire quefta barbarie a un re di Bitinia (d) , ma
probabilmente prende qui un abbaglio . Era in Pergamo al¬
lora fra le altre una celebre fiatila d’Efculapio , lavoro di
Filomaco (e) , o come altri lo chiamano Firomaco (f) . Lo
ftefio avvenne a un di preflo agli Ateniefi : Filippo , perchè
gli Achei feco non vollero allearli contro Sparta e ’l tiranno
Nabide , mife a fiamme l’Accademia che era avanti la città,
e diftrufTe i tempj che le ftavano intorno , fenza nemmeno
rifpettare i fepolcri (g) : dal che irritato quello popolo una
legge promulgò , nella quale ordinava!! {h) , che le di lui
fiatue ed immagini tutte , e quelle de’ luoi maggiori d ambi i
felli , tolte fodero e difirutte , e fi avefie per profano ed im¬
mondo qualunque luogo , ove polli fodero di lui titoli d o-
nore o ifcrizioni (a) .
(a) Polyb. lib. f. p. 3 f8. & l.g. p.$6 2. D.
( b ) Conllant. Porphyrog. Excerpta Polyb.
lib. 1 1. pag. 4f.
(c) idem ihid. lib.i 6. pag. 67.
(d) idem Excerpta Diod .pag. 294.. [ Anzi
l’attribuifce al re Filippo Hello", non parlan¬
do di altri .
(e) idem Excerpta Polyb. pag. 1 69.
(f) Anthol. lib. 4.. cap. 12. n. 91. verf. 3.
Conftant. Porphyrog. Excerpta Diod. p.337.
( g ) idem ib. pag. 293. 3 Liv. lib. 3 1 . c. 23.
n. 26. , cap. 26. n. 30.
(A) Liv. loc. cit. cap. 30. n. 44.
(a) Tra gli artirti , che hanno fiorito dopo
la morte d'Aleflandro il Grande , è da nomi¬
narli particolarmente Carete di Lindo fcolaro
di Lifippo , accennato ad altro propofito alla
pag. 149. , e il fuo coloffo di Rodi in bronzo
alto 70. cubiti . Di quello abbiamo detto
qualche cofa alla pag. 34. not. a. , fecondo
Filone di Bifanzio , che a lungo lo delcrive
come una delle fette maraviglie del mondo ,
quale è detto anche da Strabene lib. 14.
pag. 964. B. Vi furono impiegati 11. anni a
farlo . Si compì nell’ olimpiade cSxiv. , o
cxxv. ; e dopo 56. anni rovinò per un orri¬
bile terremoto . I pezzi vi fi fono confervati
per terra fino all’anno rffj. dell’era criftiana ,
in cui dal re de’ Saraceni Mauria » che s eia
re Co padrone dell’ itola , venduti furono ad
un mercante ebreo , che ne caricò 900. cam¬
melli . Veggaft Plinio lib. 34. c. 7. Jecl. iS. ,
e ivi l’Arduino , e Giunio Cacai, archit. ec.
pag. co. Serto Empirico Adv. Mathem. lib. 7.
pag.i ytf. fcrive , che Carete fi uccidefie dopo
aver impiegata nei foli preparativi la fomma,
che avea richierta per tutta l’opera .
DA
Alessandro il Grande e c.
27?
- - »gg LIB. X.
CAP. III.
Capo III.
Fiorì l’arte in Sicilia ... e prejfo i re di Pergamo - Ri forfè in
Grecia dopo la lega acbea — Artijìi ... e monumenti di quel
tempo — Torfo di "Belvedere — Ercole Farnefe — Ricadde l’arte in
Grecia . . . e i Romani depredaronvi le migliori opere -- Vi furo¬
no però degli Jìranieri che v’ erfero de’ nuovi monumenti — Cad¬
de pur l’arte in Egitto ... e in Siria — Riforfe per poco in Gre¬
cia . . . ov’ebbe l’ultimo crollo dalla guerra mitridatica .
^/lentre l’arte era decaduta in Grecia, e n’ erano avviliti i ^>°n l’arte in
lavori , fioriva ella tuttavia fra que’ Greci che dalla patria lo¬
ro eranfi trasferiti in Sicilia , e più ancora preflo i re di Bi-
tinia e di Pergamo . Sebbene di quello fiore dell’arte in Si¬
cilia non parlino gli antichi fcrittori , pur argomentar lo pof-
fiamo dai belliffimi impronti delle monete di quell’ifola (a) ,
ove le colonie doriche , capo delle quali era Siracufa , fem-
brano aver gareggiato colle joniche , tra le quali una delle
più ragguardevoli era Leonzio (4) , a chi coniar fapefle più
belle monete .
jf. 1. Io parlo qui de’tempi che trafcorfero tra i primi
fucceflori d’Aleflandro fino alla conquida di Siracufa fatta
da’Romani : tempi torbidi e miferi per quell’ifola , altronde
sì favorita dalla natura ; onde è da maravigliarli che in
mezzo a guerre continue non fianfi Ipenti colà i femi ftellì
delle arti .
jf. 2. E’ noto che ne’ tempi più antichi, fotto i re di Si¬
racufa Gelone , Jerone , e i due Dionisj , ivi l’arte avea gran¬
demente fiorito, e non v’era allora nelfuna città in Sicilia,
che di bei monumenti non abbondale , Le porte del tempio
M m 2 di
(a) Y. Bianconi Par. int, a una med. di Sirac, ( a ) Thucyd. lib. p. cap. $6. pap. zzi.
LIB. X.
CAP. III.
276 Storia delle Arti
= di Pallade nella mentovata città , incile in oro ed in avo¬
rio , erano fuperiori a tutte le altre opere di quello gene¬
re (a) .
_(f. 3. Non ottanti le miferie de’ tempi e le ottinate guer¬
re fottenute dai Siciliani , principalmente contro Cartagine ,
furonvi Tempre in Siracufa de’ grandi ardili , come fede ne
fanno le belle monete argentee d’Agatocle , che da un lato
hanno una tetta di Proferpina , e dall’altro una Vittoria che
adatta l’elmo fu un trofeo . Ciò che qui deve forprenderci
fi è il vedere l’arte fiorente lotto il difpotifmo tirannico ; ma
trovali la ragione di quello paradotto , fe ci rammentiamo
che Agatocle era fiato vafajo (a) , onde avrà probabilmente
in fua giovinezza , nello lludiare l’arte di foggiare e dipin¬
gere i vali , apprefo pure il difegno ; e fatto re avrà , per
un’inclinazione prefa ne’ primi anni , protette le arti che dal
difegno dipendono , e favoriti gli ardili . Fra le altre opere
fece dipingere una battaglia datali dalla fua cavalleria, men¬
tre egli n’era alla tetta, e appender ne fece nel mentovato
tempio di Pallade il quadro , che fu in feguito fommamen-
te pregiato ; e perciò da Marcello , nel Taccheggio che fece
di Siracufa , lafciatovi unitamente ad altri monumenti più cari
ai cittadini , affine di guadagnacene la benevolenza (b) .
jf. 4. Jerone li., fuccettbre d’Agatocle, fu da femplice
cittadino eletto e chiamato al trono di comune confenfo nell
olimpiade cxxvn. (c) . Le grandi forze di terra e di mare ,
che egli teneva in piedi per la ficurezza della Sicilia , vi man-
ten-
(a) Cicer. in Verr. a fi. 2. lib. 4. cap. $6.
(a) Ateneo l.i 0 . c.g. p. 466. princ. , Ara-
miano Marcellino lib. 1 4. in fine; ed era figlio
di vafajo . Vedali Tom. l.p zzi . nota 1.
(b) Erano più quadri , che poi furono por¬
lati a Roma da Verre . Cicerone toc. eie.
tap. jj.
(c) Anno ni. come oflerva il Cafaubono
Hijl, Pp/yb, synops. chrortolog. pag. ioji.;
o piuttofto , fecondo la ferie de' vincitori o-
limpici allo Radio , nell’anno il. del] olim¬
piade cxxvi. , in cui vinte Idèo , orna Ni-
catore , di Cirene , come dice anche Paufa,
nia lib. 6. cap. 1 z. pag. 479 - , ove per erro¬
re dell'antico amanuenfe leggefi cxx. Vegg.
Corfini Fajli atc. olymp. cxxvi. Tom. Ir.
pag. S 3.
da Alessandro il Grande ec. 277
tennero durante il Tuo regno una tranquillità, da cui l’arte =====
ebbe quali una nuova, vita . Delle idee grandiofe di quello LI3-X
... .. .... CAP. 11
re ne abbiamo un argomento nella gran nave di venti ordini
di remi a ciafcun lato fatta da lui collruire , la quale più
ad un vallo palazzo che ad una nave era limile , poiché con¬
teneva acquedotti , giardini , bagni , e tempj , ed una camera
fra le altre v’era col pavimento a mufaico , in cui tutta ve-
deali rapprefentata l’Iliade : e tal opera , nella quale impie¬
gati furono 300. artefici, è Hata efeguita in un anno folo .
Molino egli altresì la grandezza del fuo animo e delle fue
forze, mandando a’ Romani ne’ tempi per loro aliai difficili
per le frequenti fcotffitte ricevute da Annibaie , una flotta
con abbondante provigione di grano , oltre un limulacro del¬
la Vittoria in oro , che pefava trecento venti libbre . E’ da
notarli che il Senato accettò allora tai doni (a) , febbene al¬
tre volte , ridotto a maggiori flrettezze , di quaranta auree
patere prefentategli dagl’ inviati della città di Napoli , una
fola e la più leggera n’avefle ritenuta (b) , e tutte avelie ri¬
mandate generofamente con molti ringraziamenti quelle che
mandate aveagli la città di Pefto nella Lucania (c) (*) . Que¬
lli tratti llorici io qui apporto come appartenenti in qualche
modo all’arte , eflendo ben probabile che tutti que’ vali , ol¬
tre il pregio del metallo , un altro ne avellerò per la finez¬
za del lavoro . Terminò quello re fortunato la gloriofa fua
carriera dopo novantanni di vita , e fettanta (a) di regno ,
nell’olimpiade cxli. Nell’anno primo dell’olimpiade fagliente
eflendo flato Jeronimo , fuo indegno nipote e fucceflore (b) ,
tru¬
ffi ^'.v' ,22- caP ■ 22 • n- 37' fano , che coronava quello di Rodi . Egli a-
hivj caP- 20 • n- 32- mico e parente d'Archimede lo induile ad
yj » „ eaP' z} ' n\ .*?• - applicare la geometria alla meccanica .
v ) ^ r*- odi , che emetto aveagli foccorfo , (a) Cinquantaquattro .
Jerone non tolo mandò vettovaglie e armi, (b) Polibio Excerpta legat. n. I. pag.y 8
mi rcce in oltre collocare in una (uà piazza e ivi Caiaubono loc. eit. pug. 1060%
delle ftatuc rapprelentanti il popolo Siracu-
LIB. X.
CAP. III.
... e predo
i re di Perga¬
mo .
278 Storia delle Arti
trucidato con tutta la reai famiglia , i capi della fazione fi
unirono ai Cartaginefi ; il che diede occafione a Marcello
d’invadere quella città e devaflarla (a) , come fi dirà in fine
di quello Libro .
$. 5- Fra i protettori dell’arte a quelli tempi annoverarli
denno due re di Pergamo , Attalo li. ed Eumene li. fuo
fratello e predeceflore (b) . Quelli due principi , cui la fag-
gezza e l’amore pe’ fudditi renderono immortali , d’una pic¬
cola provincia ne fecero un regno poflente , e tante ricchez¬
ze ammalTarono , che le dovizie attaliche pafìarono pofcia
in proverbio (c) . Cercarono amendue di guadagnarli l’amo¬
re e la liima de’ Greci colla liberalità ; ed Attalo fra le al¬
tre cole fabbricò prelfo all’Accademia d’Atene un giardino
al filofofo Lacide , capo della nuova fetta accademica (a) ,
in cui tranquillamente viver potefie ed infegnare . Molte gre¬
che città provarono gli effetti di fua beneficenza, eSicione
fra quelle fecegli in riconofcenza ergere nella pubblica piaz¬
za una llatua cololfale preflo quella d’Apollo (b) . Al pari
d’Attalo avea faputo meritarli Eumene l’amor de’ Greci , on¬
de molte città del Peloponnefo gli erefiero delle llatue (r) .
jf. 6. Mirando que’ fovrani al vantaggio e alla gloria de’
loro fiati , fu il primo loro penfiere d’invitarvi e protegger¬
vi le lcienze . A tal fine formoli} in Pergamo una collezio¬
ne numerofifiìma di libri , defiinata all’ufo pubblico , e tale
che Plinio dubitava fe fi folle dovuta preferire alla bibliote¬
ca Aleflandrina eretta al tempo ftefib fulla medefima idea fi/) .
Grandi filma era la follecitudine de’ letterati sì d’Aleflandria
che di Pergamo per raccogliere i libri migliori , e sì libe-
ral-
(a) Li v. Uè. 24. e. 2, n. 4. y, , c.i 1 . fegg. ( c ) ìbìd. lib. 27. Vag • 1 3 2- t che poi voleva-
Cb) Strabone lib. 1 3. pag. 92.7. feg. no atterrare .
(c) Collant. Porfirog. Excerpta Polyb. pag. ( d ) lib. g 7. cap. 2. JeH. 2. [ Dice che gareg-
i67. e i6S. giarono que' due fovrani d'Egitto , e di Perga-
(u) Laert. /tà. 4. (egra. 6 o.p.26 2. Tom. I. mo per fare una più bella libreria ; echenòn
Conitene. Porpnyrog. Excerpta Polyb. lapeva fe delTì follerò (lati t primi a darne il
lib. 1 7 , pag. 97, comodo al pubblico .
da Alessandro il Grande ec. 279
Talmente pagavanJi , che allora per la prima volta viderfi de-
gl’impoftori feri ver de’ libri (otto il fallo nome d’antichi ce¬
lebri fc ritto ri (a) ; e poiché Tolomeo Filadelfo , per gelofìa
di gloria in tale imprefa , vietato aveva di trafportare fuori
d’Egitto il papiro, allor necelìario pe’ libri , fi trovò a Per¬
gamo l’arte di preparare a tal uopo la pelle d’agnello , che
quindi ebbe il nome di pergamena (b) .
$• 7. All amore di que’ re per le feienze congiunta era
una grande inclinazione per le arti , onde fen fecero trafpor-
tar dalla Grecia de’ celebri monumenti ; e vedeanfi a Perga¬
mo i due famofi lottatori , lavoro di Cefissodoro figliuolo
di Prassitele (c) , e il quadro d’AnoLLODORo rapprefen tante
Ajace fulminato ( Ajax fulmine incenfus ) (d) : cioè quell’eroe
quando in un naufragio fufcitatogli da Pallade fi falvò fu uno
fcoglio , daddove continuava a vilipender gli dei , e ad efcla-
mare che , malgrado il voler loro farebbe!! falvato ; onde
fu con un fulmine incenerito . Lo iteffo avvenimento rappre-
fentafi fu un antica gemma inc'ifa (e) . Quella pittura farà
fenza dubbio Hata pagata cori quella regia munificenza con
cui Atta lo pagò cen/co talenti un quadro del celebre Aristi¬
de , rappref^utar/ce un Ammalato (/) .
8. Fra gli artilli , che alla corte dei mentovati re fio¬
rirono , quattro fcultori ne rammenta Plinio , cioè Isigono ,
Piromaco , Stratonico , ed Antigono , i cui fcritti fopra le
arti erano molto pregiati ; e foggiunge che molti pittori rap-
prefentate aveano le- famofe feonfitte date dai due mento¬
vati re ai Galli nella Milla (g) . Ci parla altresì diSoso, ce¬
lebre pe’ lavori a mufaico , il quale ne fece uno in Pergamo
a varj colori rapprefentante gli avanzi d’una cena fparfi per
ter-
LIR7X.
CAP. III.
(a) Galen. in Hippocr. de Nat. hom. com- quale fi è parlato qui avanti pag. 223.
mene. 1. in fine , & conimene. 2. procem. oper. (d) idem hb. 35. cap. p.feiì. 36. §. /.
Tom. ni. pag.i 27 . feg. (e) Monum. ant. ined. num. 14.2.
(£) Plin . lib.t 3. cap.i 1 . feti. 21 . (/) Plin. Hb. 3 3. c.i o.feft. 36. i.ip.
(c) idem lib. 36, cap. f. feci, 4. §. 6. [Del (g) id. lib. 3 4., cap. 8. feci. 1 9. §.24-
28o Storia delle Arti
===== terra colle (pazzature della danza ; onde quell’opera chiama-
lib. x. ya^ ào-ctpuToi; oìx.o<; ( la cafa non fpazzata ) . Nel medesimo
gap. in. pavjmento } e probabilmente nel mezzo , v’era una colomba
che beveva ad una tazza , e vedeafene l’ombra nell’acqua ,
mentre altre colombe fuH’orlo della tazza medefima pareano
dender le ali al fole e ripulirli col becco (a). E’ flato difotter-
rato nella villa d’Adriano a Tivoli un mufaico rapprefentante
il medelimo (oggetto , ed alcuni vogliono che fia lo Hello
ivi per ordine dell’imperatore trafportato da Pergamo ; ma
io molto ne dubito , e addurronne altrove le ragioni (a) .
jf. 9. Poiché allora l’alto prezzo , a cui pagavanli gli an¬
tichi libri , indurle gì’impollori ad attribuire a celebri Icrit-
tóri le opere proprie ; ragionevole fofpetto nafcer dee che
per la ragion medefima gli attilli vendelPero i loro lavori (ot¬
to il nome de’ gran maeftri de’ bei tempi dell’arte . Di tale
impodura diffatti ne abbiamo tuttora le prove (ott’ occhio,
come s’è già detto altrove (e) . E’ pur verofimile che comin¬
ciale allora il tempo de’ copilli , opera de’ quali (ono que
molti Satiri (c) editamente fra di loro (omiglievoli , che ci
(ono rellati , e che creder deggiamo copie del celebre Satiro
di Prassitele . Lo IteiTo dicali di parecchie altre figure che
lavorate (corgonfi (ul medefimo modello , quali (ono , a ca-
gion d’e(empio , due Sileni con Bacco ancor fanciullo (rale
braccia , nel palazzo Ru(poli , limili interamente al famo(o
Sileno della villa Borghe(e ; e le varie figure dell Apollo
Sauroftono , copie (enza dubbio di quello di Prassitele , che
era celebre (otto quello nome (u) . Sono pur note le molte
Veneri mede nella llelfa politura di quella del medefimo
(cul¬
la) Plin. lib.36. cap. 24. feci 60.
(a) Vegg. appreso al Libro XII. Capo I.
§. S. efegg.
(b) Vcgg. qui avanti pag. 24.0.
(c) Vegg. Tom. I. pag. zpz. noe . A.
(d) Vegg. qui avanti pag. 22 3. Così fi dica
delle tante copie del famofo Difcobolo di Mi-
rone , delle quali abbiamo parlato fopra alla
pagina 213. L’ impoliura pero non poteva
aver luogo nè in quelle , nè in quelle di
Traditele , che fono in maimo > ellendone
Rati gli originali in bronzo .
LIB. X.
da Alessandro il Grande ec. 28 1
fcultore (a) ; e parecchie pur fono Je figure d’ApoIlo col
cigno ai piedi , e col braccio poiato fui capo (n) .
jf. io. Dalla Sicilia e da Pergamo ritorniamo or alla
Grecia, ove eflendo celiate le ollilità , l’arte quali riforta nuo¬
vamente ci fi prefenta . Poiché la guerra diftruggitrice ave¬
va indebolite ambe le parti , gli Etolj bifpgnofi d’ajuto con¬
tro gli Achei invitarono i Romani , che allora mifero piede
in Grecia per la prima volta . Ma poiché gli Achei uniti ai
Macedoni fiotto la condotta di Filopemene riportarono un’
infigne vittoria contro degli Etolj e de’ loro alleati , i Ro¬
mani meglio informati degli affari della Grecia , abbandonan¬
do coloro che aveanli chiamati , fi pofiero dalla parte de’vin-
citori , de’ quali migliori erano le circoltanze , e con loro
uniti efipugnarono Corinto, e’1 re de’ Macedoni Filippo feon-
filfiero . Quella vittoria produlfie un celebre trattato di pace
le cui condizioni , laficiate all’ arbitrio de’ Romani , furono
che il re avrebbe abbandonate tutte le piazze che occupate
avea nella Grecia, ritirandone le guarnigioni prima de’giuo-
chi illmici (c) . In tali circollanze il cuor de' Romani fi ino¬
ltrò lenfibile per la libertà di un’ellera nazione ; e’1 procon-
fole T. Quinzio Flaminino ebbe nell’anno fiuo trentefimoter-
zo la gloria di dichiarare i Greci per un popolo libero , il
che gli meritò poco meno che le adorazioni di quelle gen¬
ti (d) .
Tom. II. N n jf. 1 1 . Av«
(a) Vuol intendere di quella de’ Medici a
Firenze ; ma più volte abbiamo detto , che
le copie di quella di Gnido ftanno nel Mufeo
Pio-Clemcntino , e tre ve ne fono . Veggah
qui avanti pag. ipz.not. a.
(b) Vedi 1 Tomo I. pag. 300. §. io. Dionifio
d’Alicarnallo , fri gli altri fcrittori , De Di-
narcho judic. n. 7. oper. Tom. il. pag. 1X3.
parla , per modo di elempio , delle copie del¬
le opere di Fidia , di Policleto , e d'Apelle ;
dando due regole per diftinguerle dagli ori¬
ginali : la prima , che ripete nell'altra opera
De admir. vi die. in Demoflh. c.po. Tom. il.
pag. 314. , è uno ftudio grande , c una gran
pratica dello Itile dell artilta , di cui voglioufi
conofcere le opere : l'altra fi è , che gli ori¬
ginali hanno fempre una certa grazia , e vc-
nuftà naturale ; all'oppofto le copie , quan¬
tunque fiano per quanto è poffibile imitate ,
hanno Tempre un non fo che di non natu¬
rale , e affettato .
(c) Polibio Excerpu legai, n. IX. p. 79 f.
fegg. , Livio lib. 33. cap.i 9. n. 30.
(d) Livio loc. cit. cap. zt. n. 3 z.
CAP. IH.
Riforfc in
Grecia dopa
la Lega *-
chea .
LIB. X.
CAP. III.
Artifli . . .
282 Storia delle Arti
jf. 11. Avvenne ciò nell’anno quarto dell’ olimpiade
cxlv. (a) , cioè 194. anni avanti l’era criftiana (b) , ed è pro¬
babile che quella olimpiade avelie di mira Plinio , quando
parlò del riforgimento delle arti (*) , anziché la cencinquan-
telìmaquinta , in cui i Romani erano tornati in Grecia co¬
me nemici : ognuno ben comprende che per richiamare le
arti a vita vi vuole un particolare concorfo di favorevoli cir-
coftanze , anziché i tempi torbidi e miferi della guerra .
jf. 12. In tale riforgimento delle arti ira gli Tenitori lì
renderono celebri Anteo, Callistrato , Policle , Ateneo,
Callisseno , Pitocle , Pitia , Timocle , e Metrodoro pit¬
tore inlìeme e lìlofofo , i quali però vengono fumati da Pn-
nio molto inferiori per merito agli artilìi precedenti (c) . E’
quella , a propriamente parlare, l’ultima età dell’arte greca,
jf. 13. A quelli tempi, a mio credere, dee fiffarfi Apol-
tempo . lonio figliuolo di Neftore ateniefe Tenitore del Torfo di Bel-
Totfo di Bel- vedere , cioè dell’ Ercole tranquillo e deificato , di cui non
ci è rimallo che il torfo . E’ certo almeno che tal opera è
fiata fatta qualche tempo dopo Alelìandro , e lo argomento
dall’omega fi in quella forma a nel nome dell’artilla : for¬
ma che non trovali mai data a quella lettera prima d’Alelfan-
dro , e comincia folo a rifeontrarfi fiulle monete dei re di Si¬
ria . Il più antico monumento dell’arte fu cui fi vede quell
omeca è un bel vaio di bronzo fcanalato trovato nel porto
d’An-
... e monu¬
menti di quel
(a) Cafaub. Hift. Polyb. synops. chronol.
pag. 1 066. Secondo loffervazione del Padre
Corfini Fajli att. Tom. IV ’. pag. 1 si . fareb¬
be l’anno 1. dell' olimpiade ex evi. , di Ro¬
ma . ,
(b) Sarebbero 196. anni , o 197. fecondo la
detta ofiervazione di Corfini ; poiché Gesù
Crifto nacque nell’ anno iv. dell'olimpiade
cxciv. , nell'anno di Roma 753. Vedati lo
fleffo Corfini loc. eie. olymp. cxcv.p.14-6.
(*) Cejfavit deinde ars , ac rurfum olym-
piade centefima quinqnagefima quinta revixit,
lib. 34.. cap. 8.Je&. ig. §. /.
(c) Plinio Loc. eie. non parla di Metrodoro 3
ma bensì lib. ij. cap.u. ftB. 40. §• 3°- ■ *
ave dice , che fu dato a P. Ermlio dagli Ate-
iiieh per ornare di pitture il di lui trionro per
la vittoria contro Perfeo ultimo re di Mace¬
donia , di cui fi è parlato qui avanti p.i 60. ;
eficcome quella vittoria fu riportata nell o-
limpiade clii. anno ìv. lecondo Calaubono
l.cit . pag. 107 q. , ovvero nella cliii. anno 1.
fecondo Corfini parimente l.cit. pag. 1 0 f.,
l’anno di Roma 384- 3 Metrodoro fi dovreb¬
be collocare fette olimpiadi , o fiano veutott
inni dopo l’epoca , che vorrebbe Winkel-
mann .
da Alessandro il Grande ec. 283
d’Anzio , ed difterite ora nel mufeo Capitolino (a) . Dall’ifcri-
zione portavi full’orlo rilevart che dono forte di Mitridate Eu-
patore , ultimo e celebre re di Ponto , fatto ad un ginnafìo ,
poiché ufavafi allora di ornare tai luoghi con de’ vali ( a ) .
Oltre quefta ifcrizione vi rt leggono in carattere piccolo e
corfivo le parole tt/Qa. Sict<rn>£t (b) finor non intefe , e che
probabilmente denno così compirli eJtpaAapoz Staraci ( man-
tienlo pulito), poiché la voce tvtyctXapov trovali adoperata
per indicare il pulimento dato ai lucenti arneli de’cavalli ( b ) .
jf. 14. In quella sì mutilata llatua , mancante di tefta ,
di mani , e di gambe , coloro che penetrar lanno i fegreti dell’
arte, fcorgono tuttora un chiaro raggio dell’antica bellezza.
L’artirta ha effigiata in quell’ Ercole la più fublime idea d’un
corpo follevatolì fovra la natura , e d’un uomo nell’età per¬
fetta inalzatoli al grado di quella privazion de’bifogni che
è propria degli dei . Ercole qui rapprefentalì quale erter do¬
veva allorché li purificò col fuoco da tutte le umane debo¬
lezze , e fatto immortale ottenne di feder fra gli dei , quale
dipinto avealo Artimone ( c ) . Egli è efpreflo fenza la necef-
fità di nutrirli e di oltre ufar delle forze , poiché non fe
gli veggono le vene , e ’l ventre fembra fatollo fenza aver
prefo cibo . Aver dovea , come giudicar li può da quel che
rimane , la delira pofata fui capo per indicarne il ripofo dopo
tutte le fue fatiche ; e in tal politura li vede fu una gran tazza
di marmo , e fui celebre baffo-rilievo della fua efpiazione ed
apoteofi , ove leggeli l’epigrafe HPAKAH2 ANAIIAYOME-
N02 ( Ercole ripolanteli ) . Àmendue quelli monumenti tro-
vanrt nella villa Albani (c) * La terta aver dovea lo fguardo
N n 2 rivol-
LIB. X.
cap. tir,
(a) Illuftrato dal P. Corlìni . Lo dà anche prelim. ai Mon. ant. Cap. IX. p. LXXXIX.
Bonari Muf. Cap. Tom. I. infine , pag. 48. , (£) Efych. in T EÌ?S
ove è (corretta l' ifcrizione feguente . contratto da tinaia , fenza fupplirlo fignifica
00 Polyb. lib. p. pag. 4.29. C. ben lucente , da iO e fa»- , come ec.
(b) £V4>A AIAòcAjZS Così fono formate; (c) piin. lib. 3 y. cap. 1 1 .feci. 40. §. 42.
e in caratteri majufcoli le dà l'Autore Trace. (c) Vedi qui avanti pag. 216. Nel gabinec-
LIB. X.
CAP. III.
Ercole Far¬
ri efc .
284 Storia delle Arti
! rivolto in alto , qual fi conveniva all’eroe che meditava con¬
tento Tulle compiute grandi imprefe , e appunto curvato n’è
il dorfo come d’uomo meditabondo (*) . Il petto maeflofa-
mente elevato ci richiama l’idea di quello contro cui com¬
preso perì il gigante Anteo ; e nella lunghezza e forza delle
cofce ravvifìamo T iftancabile eroe , che la cerva fornita di
piedi di bronzo infeguì e raggiunfe , e fcorrendo immenfe
terre pervenne fino ai confini del mondo . Ivi ammirar deve
1 artefice nei contorni del corpo la morbidezza delle forme ,
il dolce loro paflaggio da una all’altra , e i tratti quafi mo-
ventifì , che con un molle ondeggiamento fi follevano e fi
abbafla.no , e l’un nell’altro infenfibilmente fi perdono . Tro¬
verà il difegnatore che , nel volerlo copiare , non può mai
aflìcurarfi della dirittura e corrifpondenza delle parti , poiché
il moto, con cui s’immagina di coglierla , fe ne allontana
infenfibilmente, e prendendo un’altra piega inganna del pari
l’occhio e la mano . Le offa fembrano d’una pingue cute ri¬
coperte , carnofi fono i mufcoli , ma fenza una fuperflua pin¬
guedine ; e la carnofità è sì bene equilibrata che l’eguale non
trovali in neflun’altra figura . Dir potrebbefi che quell’ Erco¬
le s’avvicina ancor più che l’Apollo ai tempi floridi dello Itile
fublime dell’arte (**) .
jf. ij. Le proprietà da me indicate nel Torfo di Belve¬
dere meglio ancor fi ravvifano , fe quello fi confronti con
altre
io reale di Francia vi fono due gemme ri- Cabin . des Jtngular . d! architeli. &c. Tom. I .
portate da Mariette Traiti des pierr. grav. p.18., che chiama Erodoto di Sicione 1 au-
Torn.il. pi. LXXX1 V. c LXXXV ove tore del Torfo di Belvedere . Paufama fa
Ercole è fedente , e pare abbia qualche forni- bensì menzione di certo Erodoto d' Olinto ,
glianza coiraiteggiamento , che poteva ave- ma tra i celebri (cultori non trovali mai no-
re 1’ Ercole del Torfo . minato un Erodoto di Sicione. Il medefìmo
. (*) Non può quefV attitudine farlo ere- fcrittor francefe parla d’ un torfo femminile ,
dere un Ercole che fila ; nè fo ove Batteux attribuito da lui al medefìmo fcultore , e det-
Princìpes de litterat. Tom. I. prém. part. to il piti bello òi quanto fi vede fra gli anti-
thap. 4. pag. J7. abbia letto che tale n’era chi monumenti dell’arte 5 ma quello e a me
flato giudicato l’atteggiamento da Raffaello . ignoto . Un altro fcrittore , DemontioL
[Non dice l’autore di quella opinione 5 e la fculpt. antiq. pag.i 2. , vuole che lo fieno
Raffaello lo nomina ad altro proposto . Apollonio , oltre il Torfo , abbia lavorata
(**) V’ ha degli abbagli che meritano ap- Dirce , Zeto , ed Anfione del mentovato To^
pena d’effer notati . Tal è quel di le Comte ro Farnefe 5 il che è falfo »
da Alessandro il Grande ec. 28J
altre ftatue del medefimo eroe , e principalmente col famofo :
Ercole Farnefe , opera di Glicone (a) . In quella fiatila egli
è rapprelentato quieto e fermo , ma nel mezzo delle fue fati¬
che , con vene gonfie e con forti mufcoli , che inoltrano un’
elalticità non ordinaria ; onde ci pare di vederlo rifcaldato
ed anfante ripofarfi dopo l’imprefa dell’orto delle Efperidi , il
cui pomo tiene ancor nella mano . Glicone in quell’opera
non fu men poeta che Apollonio , e follevollì fopra le for¬
me deU’umana natura ne’ mufcoli difpolti a foggia di colli¬
nette che da prelTo fuccedonfi : ivi fi propofe d’efprimere
l’elaterio delle fibre , e rillringendole inoltrarle tefe a guifa
d’un arco . Tali rifieffioni devono farli nell’efaminare quell’
Ercole , ed allora non fi prenderà per uiTampollofità lo fpi-
rito poetico dello fcultore , nè la forza ideale per un’ ardi¬
tezza eccellìva ; poiché a lui , che feppe efeguire sì bell’ope¬
ra , fi poflono fenza efitare attribuire tali ville . VeggaG a
quello propolìto ciò che s’è detto altrove (b) intorno alla
proporzione tra la telta e’1 corpo di quella ltatua , e lo Itef-
fo fi applichi alla ltatua d’Èrcole in bronzo efiltente nel Cam¬
pidoglio (c) , la cui telta è proporzionatamente ancor più
piccola . Dello fcultore Glicone non ci hanno gli antichi tra¬
mandata nelfuna notizia ; e prende abbaglio du Bos (a) , pre¬
tendendo che Plinio parli della di lui opera con lode (d) .
Dall’ifcrittovi nome folo polliamo inferire che Glicone non
folte
(a) Vegg. la Tav. VII. in fine del Tomo . Una congettura per confermare l’opinione
(b) Lio. V . Capo VI. pag. 3q2. del noftro Autore potrebbe ricavarli da que-
(c Vedi qui avanti pag. 4 ;. §. 7 5. fio atleta. Egli prima fi chiamava Licone ,
(a) Réfi. Jur lapoef. &c. Tom. l.fect. 37. col qual nome è menzionato da Winkelmann
pag. 3$ 7* * nel T. L v. 176. In apprelfo per la dolcezza
(i>) Egualmente sbaglia il fig. Guglielmo nel dire fu detto Glicone, da Glico che appun-
Sandby , il quale ha creduto che quello Gli- to lignifica dolcezza , aggiugnendo un gam*
cone ha Io delio che il Glicone nominato da ma a Licone , come narra Laerzio lib. 7,
Orazio Lib. r. v. 30. ; e perciò nell’ fegm.66. Da ciò pare che polla ricavarli ch’e-
edizione di quedo poeta nominata qui avan- gH fia dato il primo a portare il nome di Gli-
ti pag. jS. nota a. , al detto verfo ha poda cone , dato poi al nodro attilla . E ficcomc
la figura dell’Èrcole , di cui fi tratta . Ma egli fuccefie a Stratone nella fcuola peripate-
poteva ben ofiervare , che quedo Glicone é tica nell’olimpiade ex x vii. , fecondo lo del¬
l'atleta di tal nome, lodato da Orazio per fo Laerzio fegm. 68. ; l’artida dovrebbe col¬
la fua robuilezza , e da tanti altri fcrittori , locarli almeno x. olimpiadi apprello .
LIB. X.
CAP. III.
Ricadde nuo
vamente l’ar¬
te in Grecia ...
286 Storia delle Arti
'folle più antico cì’Apollonio , poiché l’omega ha la medefima
forma a (a) .
jf. 16. Lavoro cI’Apollonio , come appariva dall’ifcrizio-
ne , era un altro torfo d’Èrcole , o fecondo altri , d’Efcula-
pio , che vedeafì alla fine dello feorfo fecolo nel palazzo Maf-
fimi . Dal Tomo X. dei manoferitti di Pirro Ligorio efiftenti
nella regia Biblioteca Farnefe ( pag. 224. ) rilevo che quello
pezzo folle dianzi nei bagni d’Agrippa prefio il Panteon ,
e abbia appartenuto in feguito al celebre architetto Sangallo .
Dovea certamente efiere un lavoro preziofo, poiché l’impe¬
ratore Trajano Decio , che fecelo colà porre , volle pure che
con un’ifcrizione , dallo ftefib Ligorio riportata , venilfe indi¬
cato il cambiamento di luogo , che fatto avea tale llatua (b) .
Che poi avvenuto fia di quel torfo , io l’ignoro .
jf. 17. Il Torfo di Belvedere fembra cTere una delle ope¬
re più perfette dell’arte fatta in Grecia avanti la perdita della
libertà . Dacché ella divenne provincia romana non fi trova
più fatta menzione di nelTun chiaro ardila greco fino ai tem¬
pi del triumvirato . I Greci , circa quarant anni dopo che da
T. Quinzio Flaminino erano fiati dichiarati liberi , la libertà
nuovamente perderono , sì pei torbidi fiu Tei tati dai capi del¬
la lega achea (c) , sì per la geiofia che tal lega dava ai Ro¬
mani . Quelli , rendutifi padroni della Macedonia dopo ia
feonfitta data al re Perfeo (d) , aveano molto a temere dell
(a) Una ftatua confimile alla farnefe , nel¬
la medefima politura , efprcflione , e membra
robufle , per quanto dice il Ficoroni Le f.n-
gol. di Roma mod. cap.7 . pag.g z. > colla me-
defima ifcrizione , c forma di lettere , la pol-
fiede in Volterra monfignor Guarnacci , che
la comprò in Roma . Se ne può vedere la
Rampa in rame prelTo lo Redo Ficoroni , e
Malici Art. crii, lapid. ec. pag. 34- Il nome di
Glicone fi trova pure fotto un baiìorilievo
rapptefentante Ercole in piedi avanti un erme
di Satiro , c divedi altri (imboli , riportato dal
Boillard Antiq. & infcript. Par. rrl. fig.t ry.y
ma potrebbe efferc il nome del dedicante .j
(b) Era cofa folita , principalmente predo
i Romani , l' indicare con una ideazione u
cangiamento di luogo delle Ratue . Ciò colta
da Plinio lib. 34-cap. S.feci.ip. e
tante di queRe ifcrizioni riportate dal ligp.or
abate Marini nella più volte citata diflerta-
zione inferita nel Giornale de Letterati , lo-
rno ni. anno 1771 art. f. princ.pag. 1 4-4- >
e dal fignor abate Amaduzzi monum. mat¬
tila}. Tom. ni. cl. 1 0. Tab. 61. n. 7- P'1 17t
(c) Paufania lib. z. princ. pag. ut.
(d) Nell’olimpiade cui. annoiv. fecondo
Cafaub. Hi/l. Polyb. synops. chron.p.t 073. ,
o nell'anno 1. dell'olimpiade Tegnente , fecon-
da Alessandro il Grande ec. 287
alleanza che fra di loro laceano i popoli confinanti , e quel¬
li altresì doveano Tempre Ilare in guardia per la vicinanza d’ Li¬
na nazione conquifiatrice e pofiente . I Romani dopo ch’eb¬
bero lungo tempo procurato invano colla direzione di Me¬
tello di vivere in buona armonia coi Greci ( per quanto al¬
meno fcrivono i romani fiorici ) , finalmente colfretti furono
a mandar colà L. Mummio a combatterli , e quelli gli fcon-
fifie prefio Corinto , prefe la città , e come capo della le¬
ga achea a fuon di trombe la diftrulfie (4) . Avvenne ciò nell’
olimpiade clvi. , in quello Hello anno in cui fu conquiflata
Cartagine ( b ) . Pel Tacco di Corinto vennero dalla Grecia a
Roma i primi monumenti dell’arte , pe’ quali magnifico oltre
modo hi e forprendente l’ingreflb trionfale di Mummio . Pen¬
ìa Plinio ( c ) , che il famofo Bacco d’ARisnDE fia la prima pit¬
tura portata dalla Grecia a Roma . Lafciaronfi nella città Tac¬
cheggiata le fiatile più antiche , e quelle di legno , fra le qua¬
li eranvi un Bacco indorato col volto colorito di rofio (d) ,
un Bellerofonte di legno colie efiremità di marmo ( e ) , e un
Ercole pur di legno che teneafi come un lavoro di Dedalo (/) .
Tutto il refio poi , che agli occhi de’ Romani fembrò di qual¬
che piegio , fu da loro depredato (a) , fenza eccettuarne (b)
gli fiefn vali di bronzo collocati nell’interiore del teatro per
accrefcere la voce degli attori (g) : coficchè Polibio , altronde
grand encomiafta de’ Romani , non feppe trattenerli dal bia-
fimarli acremente pel barbaro Taccheggio fatto a Corinto (h) .
Sebbene però quefta città loffie diftrutta , non fi omifero i
giuochi filmici , che ivi celebrarli foleano , e i Greci oomi
O
ter-
do il P. Corfini Fafl. att. Tom.IV. pag. io 3 ■,
di Roma l'anno y 84.
(a) Fior. lib. 2 cap. 1 6 .
{b) Pfin .lib. 33. cap. 3 feci. , 8. , cap.tr.
feci. 33- > 34- cap. 2. feci. 3.
(c) id. lib. 3 f. cap. 4. feci. 8.
(d) Pauf. lib. 2. cap. z. pag. ir 3. in fine .
(£) Pauf. lib, 2. cap. 4. pag. 1 1 g. [ Era una
Minerva Frenatrice , così detta perchè avea
frenato il cavallo Pegafo dato a Bellerofonte .
( f) ibid. pag. 121. princ.
(a) O rovinato . Floro lib. 2. cap.r 6., Stra¬
ttone lib. 8. pag. 3 8 4.
(b) Vedi qui avanti pag. 272. not, a,
(.g) Vitruv. lib. y. cap. 3.
(A) lib, g. pag. 343 ,
LIB. X.
CAP. III.
288 Storia delle Arti
’terz’anno (a) adunavanfi al medefimo luogo come dian¬
zi (a) ; avendoli prefo allora la città di Sicione l’incarico di
ordinarli (b) .
jf. 18. Fabretti ( b ) pende a credere che due ftatue , efi-
lienti a Roma in cala Carpegna , alle quali fono pofcia fiate
impolle le tette di M. Aurelio , e di Settimio Severo (c) ,
debbano annoverarli fra i lavori che Mummio portò dalla Gre¬
cia a Roma , poiché fulle bali d’amendue Ieggeafi M.MVM-
M1YS COS. Ma oltreché Mummio conquittator di Corinto
fu Lucio , e non Marco , i conofcitori vi fcorgono chiara¬
mente il lavoro di tempi pofteriori , il che pure s’argomenta
dall’armatura che è d’ imperatore . E’ probabile che quelle
bali fiatili perdute , poiché veggonft fatti di nuovo e di un
fol pezzo i piedi e le bali che lono fenza iicrizione .
... e i Romani jf* 19 • Quello faccheggio d’una greca città avrebbe potu-
kPeptré°mLto agevolmente fopportarfi per la quantità grande di ttatue
sliori- e di pitture, che era in tutte le città, anzi in tutt’i luoghi
della Grecia . Ma quella nazione , vedendoft continuamente
efpofta al depredamento e al faccheggio , fi perdè di corag¬
gio , e non osò più fpendere ne pubblici lontuoli monumen¬
ti dell’arte , che erano divenuti l’oggetto della cupidigia de
loro vincitori . Diffatti la Grecia foggiaceva allora alle rapi¬
ne continue de’ Romani . Marco Scaltro edile prefe alla città
di Sicione , per certi debiti contratti con Roma , tutte le
fculture e le pitture de’ tempj e de’ pubblici edifizj , le quali
fervirongli ad ornare il magnifico teatro che lece allor c>-.-
ttruire per pochi giorni (c) . Da Ambracia , dianzi fede dei
(a) Ved. Corfini Dijf. agon. Dijfert. IV .
n. 2. g.pag.S^.fegg.
( a ) Pauf. lib. z. cap. z.pag. ri 4.
(b) Mummio pelò dedi.ò in Elide dopo la
prefa della detta citta vent'uno feudo o cli¬
peo indorati , come riferifee Paufania lib. f.
c. to. p. g p 9. princ. , e una ftatua di Giove
in bronzo , cap. 34. p. 440. princ.
(b) Infcript. cap. f. num. 292. pag. 4-°0.
V. Buonarruot. Ófserva fopra ale. medagl.
Tav. 14.. num. 4- pag. z6+.
(c) Pafiata in Inghilterra .
(c) Plin. lib. 34. cap. 7. feci. 17. , lib. j>j\
c.i 1 .feci. 4-0. §. 34- j 3^- c.i J.jebl. 34.
§•7.
LIB. X.
CAP. III.
da Alessandro il Grande ec. 289
re d’Epiro , portate furono a Roma tutte le fiatue (a) , fra
le quali v 'erano le nove Mufe ( b ) , collocate poi nel tem¬
pio d’Èrcole Mufagete ( Hercules Mufarum ) ; anzi perfino le
fiefle pitture , coi muri a cui erano attaccate , mandaronfi
dalla Grecia a Roma: e così ufarono gli edili Murena e Var-
rone colle pitture di Sparta (r) . Non ballava a trattenerli
nemmeno il timore di gualcare e perdere quelle pitture : ti¬
more che ai tempi di Caligola falvò a Lanuvio nel Lazio (d)
le pitture di Atalanta e di Elena (*) . Metello dopo la Scon¬
fitta di Perfeo (a) fece trafportare a Roma un’infinità di fia¬
tile , fra le quali v’erano tutte le Statue equefiri di mano di
Lisippo fatte da AlefTandro innalzare a coloro che erano periti
nella battaglia prelfo il Granico ; e fu di efle ornato il por¬
tico edificato per ordine del medefimo Metello (b) , il qua¬
le molte fiatue equefiri fece altresì collocare nel Campido¬
glio (c) .
§. 20. E’ quindi facil cofa l’immaginarfi che gli artifii e
principalmente gli fcultori e gli architetti poche occafioni
avellerò d’elercitare i loro talenti . Sembra però che fi con¬
tinuaste ad ergere le Statue ai vincitori de’ giuochi olimpici
in Elide , l’ultimo de’ quali , per quanto almeno ne trovia¬
mo fatta menzione , chiamava!] Mnefibolo , e fu coronato
nell’olimpiade ccxxxv. nei primi anni dell’impero di M. Au¬
relio ( e ) .
$■ 21. Ciò che in quelli
tempj , di edifizj , e di Statue
Tom. II.
(a) Polyb. Excerpta legai, num. XXVJII
pag. 8 go. C.
lb) Plin. lib. 3 3. cap.10.fecl.36. §.4.
( c ) ibid.l1b.3p. cap. 1 4. feci. 45.
(< i) ibid. cap. 3. feà 6.
(*) Si fa pure a' giorni noflri l’operazione
di trafportare le pitture fatte fui muro di fan
Pietro di Roma , dopo che fi fono efeguite
in mufaico . Elle vengono fegatc infieme al
muro , fui quale fono dipinte , e pofcia tras¬
portane fenz' alcun danno nella chiefa de’
tempi lavorava!! in Grecia di
, per lo più faceafi a fpefe di
O o re
Certofini . Le pitture etrufche del tempio di
Cerere fono in tal guifa fiate portate via col
muto . Plin. lib. 33. cap. 1 2. feci. 43. Vedi
fopra pag. 133.
(a) Datagli da Paolo Emilio. Vedati qui
avanti pag. 160. §. 30 .
(b) Vedi qui avanti pag. 239. §. 7.
(c) Vedi pag. 37. net. a.
(e) Pauf. lib. 1 0. cap. 34. pag. 886. [Vedi
qui avanti pag. 267. noe. b.
Monumenti
dell’arte eret¬
tivi dagli itra-
nieri .
/
LIB. X.
CAP. Ili
Cadde puf
l'arce in-Egit-
«o . . .
290 Storia delle Arti
re dranieri , cioè di quei di Siria , d’Egitto , e d’altri . Alla
regina Laodice , figlia di Seleuco e fpofa di PeiTeo , fu fatta
alzare una (tatua in Deio, come un monumento di gratitu¬
dine alla fua generofità verfo gli abitatori di quell’ itola, e
verfo il tempia d’ Apollo ivi edificato . Se ne vede ancora fra
i marmi Arundelliani la bafe coll’ifcrizione (a) . Antioco IV.
Epifane re di Siria fece nel tempio medefimo ornare di molte
ftatue l’ara di quel dio (b) .-
jj'. 22. Leggendo predo Vitruvio (c) che il fuddetto Antio¬
co chiamò da Roma in Atene Cossuzio architetto romano , per
terminare il tempio di Giove Olimpico, che fin dai tempi di
Pififlrato era rimalto imperfetto ,. argomentar potrebbe!! che
vi fode allora fcarfezza d’abili artifti in quella deda città che
era data dianzi la principal fede dell’arte ; ma v’ è altronde
ragion di fofpettare che quel re abbia ciò fatto folo per com¬
piacere o adulare i Romani . Ebbe probabilmente le dede
mire Ariobarzane li. Filopatore re di Cappadocia , quando ,
per riedificare l’Odeo degli Ateniefi , che Aridione generale
di Mitridate avea fatto atterrare in parte all’occafione dell’
adedio di Siila , fcelfe due architetti romani , cioè Cajo
Stallio , e Marco fuo fratello unitamente al greco Mena-
lippo (d) ..
jf. 23. L’arte greca in Egitto , trovandoli fotto un cielo
draniero non potè ben prolperare , e in mezzo alla pompa
delle corti de’ Seleucidi e de’ Tolomei molto perdè della fua
grandezza e del fuo gudo . Eda veramente vi avea fiorito in-
fieme alle fcienze fotto i primi tre Tolomei , i quali furono
pur folleciti di mantenere i monumenti dell’arte egiziana . To¬
lomeo Evergete , dopo la vittoria riportata fu Antioco Dio
( Theos ) re di Siria , trafportar fece in Egitto due mila cin-
q lie¬
ta) Num. 2 g.pag. 26. ed. Maìttaire . (,d) Bellcy Expl. d'une Infcript. ant. Jur le
{6) Chishull Ancia, afiac. Pseph.Sig. p.j 2'. rhabl. de l' Odeum , Acad. des InJcr, Torrt*
CO Fr&fdt. ad Lib. 7. XXIII. Hi fi. pag. 1 8 g. feqq*
da Alessandro il Grande ec. 291
quecento ffatue , molte delle quali in Egitto medefimo ave¬
va in altri tempi depredate Cambile (u) . I cento architetti,
che Tolomeo Filopatore Tuo figliuolo e iuccelfore mandò con
doni ricchiffimi alla città di Rodi , a cui un terremoto recati
aveva immenfl danni (£) , polTono darci un idea della quan¬
tità degli attilli Xlipendiati al fervigio di quella corte . Ma i
fuccelTori di Tolomeo Evergete furono tutti principi indegni ,
che contro il proprio regno , anzi contro il proprio fangue
fteffo incrudelirono , e portarono l’Egitto all effrema confu-
fìone . Da Latiro , quinto re dopo Tolomeo Epifane , quali
del tutto rovinata fu Tebe , e dell antico fuo Iplendore in¬
teramente lpogliata : da lui cominciò la diflruzione di tanti
monumenti dell’arte egiziana ; Paufania però attribuifce prin¬
cipalmente quelli danni a Tolomeo Filometore (c) . Le arti
greche , febbene ivi decadute affai dal primiero fplendore ,
pur vi fi confervarono fino a Tolomeo Filcone , fettimo re
d’Egitto , e padre di Latiro . Sotto quello tiranno , che go¬
vernò crudelmente Aleffandria , allorché ritornovvi dopo d ef¬
fe me flato difcacciato , la maggior parte de’ letterati e degli
attilli abbandonando quel regno fi rifugiarono in Grecia ;
ond’ebbefi a dire allora (d) che le arti efuli da Aleffandria era¬
no nuovamente ritornate al loro natio paefe , e agli altri po¬
poli (*) . Tra quelli attilli alcuni riportaronfi a Meffene , e
O o 2 ivi
(а) Chishull Antiq. a fìat. Monum. adulit.
p.yp.feqq. , s. Hier. Comm. in Daniel. c.XI.
v. 7. S. p. oper. Tom. V. col. 706. B.[ Vegg.
Tomo I pag. pò. col. 1.
(б) Polyb. lib. y. pag. 429. E.
(c) lib. 1. cav. p. pag. 21.
(U) Adien. Deipn. lib. 4. in fine , p.i S 4. ,
J udiri, lib. q$. cap. S .
(*) Vaillant Hi fi Ptolem. pag. rrr. non
avendo ben capito Ateneo , loda quello prin¬
cipe indegno , coinè (è avelie dato un nuovo
luflro alle feienze e alle arti . Ateneo parla
<l'un rinuovamento delle feienze fatto non in
Egitto , ma in Grecia . Gli autori inglefi del¬
la Storia univerfale Tom. HI. liv.il. chap.il.
feci. X. pag. 474. feguendo Vaillant fono ca¬
duti in una troppo manifella contraddizio¬
ne . Come mai accordare inlìeme che le feten¬
ze e le arti fotto quello principe fionderò in
Egitto , e che fotto di lui i letterati e gli ar¬
dili follerò coflrctti a fuggirfene ? Citan erti
pure s. Epifanio De pond. & me-f. c.i z. ; ma
quello s. Padre non altro fa che dare a To¬
lomeo il nome di lènz’atcro aggiu-
gnerne . Nè dice Ateneo [lib. 14. cap. 20.
pag. 6 y 4. ] . come aflerifee Vaillant , che Fi¬
fone aveif: fatti raccogliere i libri per tut¬
to il mondo , ma foloche v'erano 14. libri di.
commentai) di quello re , nei quali faceva la-
pere alla poderi tà , ch'egli non avea mai man¬
giato pavone in vita fua . [ Ateneo drive ,
che Tolomeo nel libro duodecimo dei detti
LIB. X.
CAP. III.
c in Siria
292 Storia delle /ìrti
: ivi fcolpirono tre Aatue , cioè un Mercurio , un Ercole , ed
un Tefeo ( a ), collocate nel Ginnafio . Tal crudeltà di Fifco-
ne rendè memorabile il fecondo anno del fuo regno , che
cadde nell’olimpiade clviii. ; ma ciò non ottante vi ebbero
fempre in Àlettandria de’ filofofi , e vi fi mantennero fino ai
tempi de’ cefari con numerofo concorfo di fcolari (b) . Ho
parlato altrove d’una pretefa tetta di Tolomeo Aulete (a) .
§. 24. In Afia, e alla corte dei re di Siria, perì l’arte
come una face cui manchi l’alimento , che getta per un ittan-
te una luce viva , e feompare . Antioco IV. Epifane fecon¬
do figlio d’ Antioco il Grande , fucceffore di Seleuco IV.
Filopatore fuo fratello primogenito, amava la tranquillità,
e voleva voluttuofamente godere di tutt’i piaceri della vita.
Fra quelli però occupavafi molto delle arti del difegno , ed
amava di converfare cogli artitti (b) , cui impiegò a lavorare
non folo per sè fletto , ma eziandio pe’ Greci , ficcome già
ottervammo . Nel tempio di Giove Capitolino in Antiochia
non folo fece fare la foffitta e indorarla , ma volle pure che
coperte ne foflero di laftre indorate le pareti (c) , e fece in
etto collocare una flatua fimile al Giove Olimpico di Fidia (d) -
II tempio di Giove Olimpico in Atene, il folo che fembrò
agli antichi proporzionato alla grandezza del padre degli dei,
fu d’ordin fuo magnificamente compito : da lui pure , come
dicemmo , ornato fu di molte are infigni e di flatue in co¬
pia (c) il tempio d’ Apollo a Deio , e fu fatto coflruire un
fontuofo teatro di marmo nella città di Tegea (?) .
jf. Col-
commentar) dèferivendo la fua regia d’Alef- ca procefTione , fatta fare da quello Covrano
fandria , e gli animali divedi , che vi man- prima di dar principio ai giuochi celebrati
teneva , raccontava che v’era una gran quan- in Dafne , furono portate in giro infinite Ila¬
rità di fagiani , parte fatti venire dalla Me- tue di divinità , e di eroi .
dia , e parte nati nella fleffa regia, da poter- (e) Liv. lib. 4.1 . cap. 20. num, zp.
fene cibare ogni giorno } ma che non ne (a*) Amrniao. lìb. 22. cap.i 3. [Dice, che
avea mangiato mai . fece fare la flatua d'Apollo della grandezza
(a) Pauf. lib. 4. cap. 32. pag. 3 fp. del Giove Olimpico , e la fece collocare nel
(£) App. De bell. civ. lib. z. pag. 4.8 3. E. tempio valliffimo , che gli avea fatto innal-
(a) Ved. Lib. V. Cap. V. pag. 360. zare a Dafne fobborgo d'Antiochia .
(b) Polibio prelfo Ateneo l.j.c.ó.p.rpg.E. (c) Polibio predo Ateneo l.eit. p.194 •
Narra alla p.ipp. prim, , che nella magnifi- CO Liv, loc. cit.
LIB. X.
CAP. III.
da Alessandro il Grande ec. 293
Jf. 2J. Colla morte di quello re fembra che perille pur
l’arte greca in Siria; poiché elTendo flati collretti i Tuoi fuc-
celTori , dopo la fconfitta avuta prelTo Magnefia , di fidare per
confine del regno il monte Tauro , e ceder tutto ciò che
dianzi poffedevano nell’Afia Jonica e in Frigia, fu tolta al¬
lora ogni comunicazione colla Grecia ; e’1 paefe d’oltremonti
non era altronde adattato per farvi fiorire una fcuola d’artilli
greci . Aggiungali che quello regno erafi fommamente inde¬
bolito per la follevazione d’Arface , che nell’olimpiade cxlii.
fondò il regno de’ Parti (a) . 1 re di Siria inedefimi prefero
a poco a poco le collumanze de’ Perii e de’ Medi, e in luo¬
go del greco diadema tifato dai loro predecelTori , li mifero
in capo la berretta cilindrica de’ Perii detta cidari da’ Greci.
Trovali quella imprefia come indizio di regia dignità fu al¬
cune delle loro monete (a) .
jf. 26. Dopo la riferita vittoria riportata da’ Romani fu
Antioco il Grande nell’olimpiade cxlvii. L. Cornelio Scipio¬
ne avea latte trafpordare dalla Siria a Roma innumerevoli fta-
tue . Le monete de* fuccelfori del fuddetto Antioco IV. an¬
nunziano già la decadenza delle arti ; anzi una del re Fi¬
lippo , che fu il vigefimo dopo Seleuco , chiaramente dimo-
llra che l’arte più non fioriva alla corte di quel re , e appe¬
na direbbefi che la di lui tella nel diritto , e’1 Giove feden¬
te nel rovefcio fian lavoro de’ Greci . Non v’è quali moneta
de’ Seleucidi che non fia pel conio inferiore a quelle d’ogni
greca città , comunque piccola . Su quelle dei re Parti , che
hanno un epigrafe greca , ed in parte afiai bella , vedefi già
la baroarie sì nel difegno , che nel conio ; eppure è certo che
erano lavoro di greci maeftri , poiché quei re faceanfi una
glo-
(a) Polyb. lib. io. p ag. jq 8. [ Giuftino vi fia errore nel di lui tetto ; come nota il
lib. 4.1 . c. f. Io mette all olimpiade cxxxii. ; Cafaubono Hi fior. Polyb. synops. chronology
o come altri vogliono nella cxxxm. Onde pag. lOfj.
converrà dire che fia un altro Affate , o che (a) Vegg. Tom . L pag . i
294 Storia delle Arti
—===== gloria di comparire amici de’ Greci , e ne prendeano il titolo
lib.x. pL1j]g nronete medefime (^) • Nè quello ci recherà maraviglia,
cap. ni. offerveremo che la ftefia greca lingua talmente fi alterò nel¬
la Siria , che il nome della loro città di Samofata cangiato
poi in Comagene è fcritto in guifa che appena è riconofcibile
lulle loro monete (b) .
jf. 27. Quando l’arte greca venne in decadimento nel fuo
paefe originario e negli altri regni ove trovato avea favore
e nutrimento , cominciò ad e fiere fofienuta , unitamente alla
greca letteratura , dai Romani , i quali deponevano allora la
prifca loro ruvidezza , e lo fteflo popol di Quirino vedeva
con piacere le opere de’ greci maefiri . Perciò , quando in
Roma non ancor lavoravafi nel greco fide , volendo l’edile
C. Claudio Pulcro ornare di fiatue il foro per una pubblica
fefia di quattro giorni , collocovvi fra le altre una copia di
Prassitele prefa in preftito a queft’oggetto , e la rendè po-
feia a chi 11’era il pofieflore (c) .
rodili6 Gr” $' Ricominciò l’arte allora a nuovamente fifiarfi in
cia • Grecia e a fiorirvi , poiché colà eziandio i Romani la proteg¬
gevano , facendo efeguire in Atene le fiatue per ornare le loro
ville . Leggiamo diffatti prefio Cicerone che Attico così fatto
avea pel fuo Tufculano , ove fra gli altri lavori v’erano degli
Ermi di marmo pentelico con tefte di bronzo (fi) . 11 luflo
introdottoli in Roma fu una feconda forgente pel manteni¬
mento degli artifti anche nelle provincie ; poiché le leggi per¬
mettevano ai proconfoli e ai pretori d immortalare il loio
nome , e di farli ergere eziandio de’ tempj a fpefe di quegli
fiefii Greci , che la loro libertà credeano protetta dai Roma¬
ni ( e ) . Pompeo aveva un tempio in tutte le provincie . Quell
abu-
(a) Spanhem. De prtfl. & ufu num!frn •
Dijferr. 8. n. 4. Tom. I. pag.4.67.
(, b ) Pellerin Ree. de méd. Tom. il. p.i »c.
(c) Cic. in Veri. aci.. 2. IH’. 4. caP- 3-
{(T) ad Att. lìb. 1. ep. 4.. 6. 8. o-
(e) Mongault Dijfert. far les honneurs di¬
vi ns , qui ont efié rendus aux gouverneurs C-’£.
Acad. des Infcripc. Tom.l. Mém, pag. i/i-
da Alessandro il Grande ec. 29?
abufo crebbe molto fotto gl’imperatori , ed Erode fece edi¬
ficare in Cefarea ad Augufto un tempio , in cui eravi la di
lui {fatua filmile per la forma e per la grandezza al Giove Olim¬
pico ,, e la filatila della dea Roma fiomiglievole alla Giunone
d’Argo (a) .
jf. 29. Talora però i Romani ftefiì portati dall’amore per
la Grecia peufiarono ad ergerli de’ monumenti di gloria , fa¬
cendo colà colfruire a proprie fpefe delle magnifiche fabbri¬
che . Così fra gli altri Appio , padre del famofo Clodio , fece
edificare un portico ad Eleufi (a) ; e par che Cicerone feri¬
va feriamente ad Attico di voler far elevare un nuovo por¬
tale nell’Accademia preflb Atene (b) .
JT. 30. Sembra che una fimil ventura abbia avuta l’arte
a Siracufa , anche dopo l’ultimo faccheggio , ed efler certa¬
mente dovea colà buon numero d’abili arti Ili ; poiché Verre,
che raccoglieva in tutt’i luoghi i migliori monumenti dell’ar¬
te (1), fece principalmente a Siracufa lavorar de’ vali, aven¬
do
(a) Jof. De bell.jud. lìb. i. cap. 21. §. 7.
(a) Ma però Appio , altro di lui figlio,
tol pretefto di ornare i giuochi , che dar do¬
vea in occafione della iua edilità , tolfe dai
tempj > e luoghi pubblici della Grecia e del¬
le ifole circonvicine quanto vi era reftato di
fiatue , di quadri , e d’altri ornamenti , che
poi collocò in Tua cafa . Così riferifee Ci¬
cerone Pro domo firn , cap. 43. efaggerando
un poco , poiché è certo , che moltiflrmi an¬
tichi monumenti rimafero in quelle parti an¬
che nei fecoli appiedo . Vegg. al Libro XI.
Capo ni. §. 1 7.
(b~ì Uh. 6. ep. r. ad fin. £? ep. 6.
(0 Quante belle opere dell'arte averte rac¬
colto Verre nella fua pinacoteca , ortìa gal¬
leria , frutto delle fue rapine , apprendefi da
varj luoghi delle orazioni pronunziate con¬
tro di lui da Cicerone , dette perciò Verri¬
ne , d'onde il fignor abate Fraguier ha trat¬
ta la materia per una diflertazione intito¬
lata la Gallerìa dì Verre inferita nelle Me¬
morie dell’Accademia delle ifetizioni di Parigi
Tomo VI. L'oro , l'argento, l'avorio , i dia¬
manti , le perle , e le fuppellettili preziofe
di cui era adorno il fuo palazzo , lo rende¬
rono il più ricco e fontuofo di quanti follerò
allora in Roma , ove il luifo era portato all'
eccedo . La parte però più forprendente del
palazzo era la galleria , che a ragione dir po-
teafi un impareggiabile teforo per le ftatue
e pei quadri de’ migliori maeftri , e per altri
eccellenti lavori che vi fi ammiravano . Tra
le rarità ivi da Verre adunate Cicerone in
Verr. all. 2. lìb. 4. novera una bella Diana
di bronzo rapita da lui ai Segellini , flatua
che era già fiata preda dei Cartaginefi , e poi
redimita ai Segellini da Scipione l'Africano ;
due fiatue di Cerere d'un lavoro finirtimo ,
trafportate l'una da Catania , l’altra da Enna ,
dove erano tenute in forama venerazione ;
un Mercurio , fìgnum magni pecunie. , fret¬
tante una volta ai Tindàritani ; un Apollo
ed un Ercole del famofo Mirone , polTeduti
pria dagli Agrigentini ; un alti’ Ercole dello
fterto ardita , eh’ ebbe Verre da Medina ,
d’ond’ebbe pure un Cupido , opera pregia-
tirtìrria di Pratfitele . PI. I.36. c.p. feti. 4. f
La raccolta però , odia lo fpoglio maggiore
di tali preziofità , fecefi da Verre in Siracufa,
la quale durante il governo di lui perdette
più ftatue che non uomini nella fatale feon-
fitta , che i fimi cittadini ebbero da Marcel¬
lo . Cosi fi efprime Cicerone , ma quella è
2 g6 Storia delle Arti
*=:-*■ do a tal effetto formata una gran fabbrica dell’antico palagio
LIB‘ x' dei re , ove per otto meli intieri occupati furono tutti gli
CaP. in. art.jfj.j ^ a]trj a difegnar de’ vali , altri a gettarli e cifellarii;
e in quelli non altra materia vi s’impiegava che l’oro .
...ov’ebbe jf. 3 1 . La tranquillità , di cui per alcuni anni goduto
«òlio U dada aveano in Grecia le arti , fu nuovamente turbata dalla guerra
(latksu mitri mitridatica , in cui Atene alleata al re di Ponto lì follevò con¬
tro i Romani . Delle molte ifole a cui quella città dominato
avea nel mare egeo , non altra era loro rimalla , che la pic¬
cola ifola di Deio, e quella pure erafene pocanzi fottratta,
ma a loro nuovamente affoggettata l’aveva Archelao , genera¬
le di Mitridate (a) . Agitavanla grandemente i divertì parti¬
ti , in mezzo ai quali Arilìione, filofofo epicureo , tentò d’im-
padronirfene ; e vi riufcì , loftenendo l’ulurpato dominio con
forze llraniere , e facendo perire i cittadini più propenlì a
Roma (b) . Elfendo per tanto al principio della mentovata
guerra Archelao alfediato da Siila in Atene , quella città
trovofiì in una neceflìtà eltrema ; e tanta era la mancanza
de’
forfè un’efagerazione oratoria . Clic che ne
fia , egli è certo che , fra le più belle (fatue
fìracufane poifedute da Verre , vedevalì quel¬
la di Giove , da' Greci chiamato Oip/s; odia
difpenfator del buon vento , (fatua da lui tol¬
ta a que' cittadini , infieme alle due lfatue
c’Arideo e di Peano , de’ quali il primo ve¬
nerato era dai medefimi nel tempio di Bacco,
c ’1 fecondo in quello d' EfcuLapio . Preda fac-
ta nel loro Pritaneo era ùmilmente una bella
Saffo di bronzo del celebre (tatuano Silanio-
ne . Dal tempio di Minerva della (fella città
non folamente fece egli trafportarc nella fu a
galleria ventifette ritratti di altrettanti re o
tiranni della Sicilia , ma volle pur adattarvi
le porte (felle del tempio , delle quali non fi
videro mai le più belle , come oderva anche
il noftro ftorico qui avanti pag. 276.pri.nc.
Oltre la Sicilia , molte altre provincie e città
hanno contribuito ad accrefcere ed abbellire
la galleria di Verre , come Scio , Samo , Per-
ge , e tutta la Grecia . Tenedo in ifpecie
gli (bmminidrò la (fatua di Tene fuo dio tu¬
telare , Atene due canefore di bronzo lavo¬
rate dal celebre Policleto , Afpenda un fio¬
ttato! di lira , tra tutte le (fatue , la piu cara
a Verre , che agli amici fuoi foltanto più in¬
timi lafciava vedere . Varietà ed ornamento
accrescevano alla (feda galleria le molte co¬
razze , i cimieri , le coppe , le urne , e i van,
tutte cofe per la materia , ma più per la fi¬
nezza del lavoro pregevolidìme . Fra tutte
però facead diitinguere 1' idria di Boeto car-
taginefe [ nominato da \finkelmann nel To¬
mo I. pag. 14.S . 7., e detto autore di due
(fatue in due iscrizioni predo il Muratori
Nov. thef. infcr. Tom. ti. pag. 966. n. 7. 8 . ,
il quale a torto lo prende per Sejoboeto , co¬
me odervano il marcitele Maftei Art. cric,
lapid. lib. 3. c. 1. can. p. col. ito., e Bimard
la Badie nelle Offervazioni al detto Teforo
del Muratori inferite in appendice a queff’
opera di Matfei col.joo. ] , e quel candelabro
e gemmis opere mirabili perfeìlum chiedo da
Verre in predito , nè mai più redimito , cui
due gran principi dell’Oriente dedinato avea¬
no in dono al tempio di Giove Capitolino
( a ) Appian. De bell, mithrid. pag. 1 88. in¬
fine .
(£) ib.pag.189. di. { Paufania lib.i. c.zo.
pag. 47. e 4-8. , Codantin. Porfirogeneta Ex¬
cerpta Dionis Cocc. pag. 64.8 .
da Alessandro il Grande ec. 297
de’ viveri , che non folo mangiava!! il cuojo degli animali ,
di cui non baftavan le carni , ma dopo la refa trovaronfi
pur dei refti di membra umane , che aveano fervito di ci¬
bo (a) . Siila diftrugger fece allora il porto di Pireo , l’ar-
fenale , e tutt’ i pubblici edifizj fpectanti alla marina ; onde
Atene , fecondo l’efpreflione degli antichi fiorici , più non
era che lo fcheletro d’ Atene altre volte sì florida e pof-
fente . Prefe quello dittatore le colonne fieffe dal tempio
di Giove Olimpico (b) , e fecele trafportare a Roma infieme
alla biblioteca d’Apelliconte (r) ; e fenza dubbio depredate
pur n’avrà molte flatue , fapendofl che fra le altre cofe
fpedì a Roma una Pallade tolta dal borgo di Alalcomene
nella Beozia ( d ) . Siila coll’eccidio d’Atene propoflo fi era
di portare lo fpavento e’1 terrore in tutt’ i Greci , come ve
lo portò diffatti . Avvenne allora ( nell’olimpiade clxxv. ) in
Grecia ciò che non era mai fucceduto dianzi , cioè che ,
tranne la corfa de’ cavalli , non fi celebrò in Elide neffuno
degli altri folenni giuochi olimpici ; poiché quelli allora fu¬
rono da Siila trafportati a Roma (<?) . Leandro Alberti parla
della metà fuperiore d’ una flatua di Siila efiflente a’ fuoi
giorni a Cafoli nella diocefi di Volterra in Tofcana (/) . I Ro¬
mani talora per lafciare un monumento di sè ai poderi non
ebbero difficoltà di far incidere il loro nome fulle flatue de¬
gli uomini celebri dell’antica Grecia , come fe a loro fleffì
fofsero fiate erette (g) .
jf. 32. In tempo di tanta miferia d’Atene comprarono i
Romani de’ monumenti dell’arte da que: cittadini : così Cice¬
rone acquiftò colà per mezzo d’Attico que’ greci lavori co*
quali abbellì la fua villa , e mandogli i difegni dei lavori che
Tom. IL P p bra-
(a) ibid. pag. r pg. B.
(b) Plin. lib. 36. cap. 6. feci. p.
(c) Strab. llb. 13. pag. 007. A.
(d) Pauf. lìb.g. cap. 33. pag. 777.
(f) App. De bell. civ. lib. T. pag. 41 2. C-
( / ) Deferir, d’ital. pag. p6. b.
(g) Cic. ad Ace. lib. 6. ep. 1, [Vedali al
Libro XI. Capo 1. 2 . in fine .
LIB. X.
CAP. III.
298 Sto RIA d ELLE Arti
bramava . Tale almeno , cred’io , efser deve il fenfo della vo¬
ce latina typus ( a ) , che da neffuno è fiata finora ben efpo-
fta (a) , fe non che potrebbe pure intenderli della mifura de’
pezzi che Cicerone voleva efeguiti . Egli richiefe in oltre a
quello amico una nota delle pitture efillenti in una di lui vil¬
la dell’Epiro , detta Amaltea , per farle imitare nella propria
villa d’Arpino , promettendo nello llefso tempo di mandargli
in ifcambio nota di quelle che ivi già avea (b) .
jf. 33. Tutte le altre contrade della Grecia non offrivano
allo fguardo fe non tracce funefte di defolazione . Tebe , la
famofa Tebe , che era pur giunta a rimetterfi nel fuo fplen-
dore dopo i difaftri fofferti fotto Alefsandro , non inoltrava
allora , fe fi eccettuino alcuni tempj nell antica rocca , che
diftruzione e ruine (c) . Siila Taccheggiati avea i tre più ce¬
lebri tempj della Grecia , cioè quello d’ Apollo a Delfo , quel¬
lo d’EfcuIapio in Epidauro , e’1 terzo di Giove in Elide (d) .
Sparta, febbene avefse ancorai Tuoi re e un teriitorio ai tem¬
pi della guerra civile tra Cefare e Pompeo ( e ) , era allora
poco men che difabitata (/') .’ di Mefiene non altro più ri¬
maneva che il nome (g) ; ed offerva Plutarco che-la Grecia
tutta poteva appena armare 3000. uomini , quanti dati ne
avea la fola città di Megara nella battaglia di Platea contro
i Perii .
jf. 34. In migliore flato non erano la Sicilia e la Ma¬
gna Grecia, e riguardo a quella n’era flato in gran pai te ca¬
gione l’abborrimento generale deltatofi contro i Pittagorici .
incendiate ne furono tutte le fcuole , e i più ragguardevoli
fra loro efigliati fi videro , o nielli a morte (h) . Allora gran
( a ) idem lib. t. epifl. io.
(a) Vegg. Tom. I. pag. i 86. noi. e.
(i) ibid. epift. 16. [ Promette di mandargli
qualche fua opera da leggere .
(c) Pauf. lib.p. c. 8. pag.727. , Dio Chryf.
Orat. 7. pag. 123. B. [ Era (lata diftrutta
con Calci , e Corinto da L, Mummio , Epi-
:ome Livii lib. 4.3. ,
(d) Conftant. Porphyrog. Excerpt. Diodor.
■>as. 4-0 6.
te) App. De bell. end. I • a- V- 47 2- Princ ’
(/) Strab. lib. 8. pag. SS7 •
(g) ibid. pag. ss ?• E.
(fi) I’olyb. lib. 2. pag. 1 26. B,
da Alessandro il Grande ec. 29^
danno ne venne alle arti , le quali infieme alla filofofia era -ss=5==
no colà (late nel più bel fiore . Delle molte celebri e pof- LIB' x
1 A CAP. II
Tenti città , che in quelle contrade fiorito aveano al princi¬
pio della romana monarchia , appena Terbavano qualche
fplendore Taranto , Brindili (a), e Reggio . Nella prima v’era
una bella Europa fedente fui toro , ed una fiatila di giovane
Satiro nel tempio di Velia; e nell’ultima una aliai pregevole
Venere di marmo (b) . Crotone, le cui mura altre volte a-
veano avute dodici miglia di circuito , e i cui abitatori ol-
trepalfato aveano il miglione , nella feconda guerra punica
appena conteneane ventimila (c) . Poco prima della guerra
contro Perfeo re di Macedonia , il cenfore Quinto Fulvio
Fiacco fcoprir fece il famofo tempio di Giunone Lacinia
prelTò la mentovata città , per trafportarne a Roma le te¬
gole marmoree defiinate a fervir di tetto al tempio della
Fortuna Equeitre da lui fatto edificare (d) ; febbene portate
appena in Roma , dovè rimandarle ove prefe le avea (1) .
P p 2 Jf. 35. In
(u) Strab. lib. 6. pag. 430. A.
(è) Cic. in V err. ad. 2. lib. 4. cap. 60.
Ce) Liv. lib. 23. cap. 21. n. 30.
(d) idem lib. 42. cap. 4. n. 3. [Vedi qui
avanti pag. 1 60.
(i) Per non interrompere ai leggitori il
filo della Storia colle troppo frequenti note
fi è giudicato più fpediente di qui raccogliere
in una fola le principali oflVrvazioni che fa
il fignor Heyne in una fua Memoria intito¬
lata Saggio fulle epoche degli anijli prefo
Plinio . V. Sammlung Antiquarifcker auf
saene &c. Leipfg t 778. , fopra quanto dice
ne’ due Libri IX. e X. il noftro Autore , gli
abbagli del quale ha prefo a rilevare e cor¬
reggere , ove fpecialmente colla feorta di Pli¬
nio vuol fidare le epoche degli ardili . Non
può negarli che non abbia egli fpelfo ragio¬
ne ; ma gli amici di Vv’inkclmann avrebbero
defiderato in lui un certo ritegno nel ripren¬
dere uno delittore accreditato , e che cali
ftelfo coronò coll’elogio di cui abbiam data
la traduzione .
Due fono i prin'ipaii queliti proporti dal
celebre profellore di Gottinga :
I. Su quai fondamenti s’appoggino le epo¬
che degli artijii fijfate da Plinio ?
II. Ove abbia quefti prefo quanto firive in¬
torno la ftoria dell' arte ì
Dicefi che un attilla fioriva in un deter¬
minato tempo, o perchè allora prodotte ab¬
bia le opere che gli hanno fatto un nome ,
o perchè felici fodero le circoftanze di quel
tempo , e favorevoli al miglioramento delle
arti . Sembra che Winkelmann nel fidare le
epoche , per lo più abbia a quelle riguardo ;
e fra ede molto concede alla liberta ed al
clima . Oderva però Heyne che nemmeno
in dò è collante ; poiché talora ne attribuifee
l’avanzamento al patrocinio de’ grandi , al
ludo , al capriccio , e ad altre limili cagioni .
La liberta però fembra a Vdinkeìmann
quella che v’abbia avuta la maggior influen¬
za ; ma Heyne oderva che elfa nulla opera ,
fe unita non fia con altre circoftanze ; onde
l’azion fua a poco riducefi , e dovente anzi
nuoce al fifico , al morale , e al politico in
guida da edere anche ruinola per le arti . Av¬
verte egli che , ficcome non fi la ben defi¬
nire l’edenza della liberta , cosi nemmeno
fi può ben determinarne l’attività , che di¬
veda è ne’ varj tempi e luoghi : Atene , Spar¬
ta, e Tebe, dic’egli , avean una libertà ben
differente da quella che regnava nelle tran-
LIB. X.
CAP. III.
300 Storia delle Arti
jf. 3J. Ili Sicilia allora, dal promontorio di Lilibeo al
capo Pachino , cioè in tutta la colla orientale dell’ ifola ,
non
quille campagne d'Arcadia , a Foci , e a Do¬
ri j e coll’efempio di quelle ultime città , che
certamente libere erano in Grecia , e pur
arti non aveano , inoltra che poco alla li-
berta fi deve. Dopo aver ciò provato con
molti argomenti , palla Heyne ad cfaminare
le altre ragioni per cui cotanto in que' luo¬
ghi e a quell’età fi perfezionarono le arti ;
e vuole che , più che ad altro, quefto fi deb¬
ba alle molte ricchezze della nazione [ co¬
me infatti da quelle Diodoro lìb. 12. princ.
pag. 4.7 p. ripete il fiorir dell’arte nei cin¬
quantanni di pace , de’ quali parla Winkel-
mann qui avanti alla pag. 179. ] , e al poco
ludo de’ privati nella domedica economia
[ cui fi deve aggiugnere una indicibile avidità
di gloria , che tutta animava la nazione , e
una gara perpetua fra le rifpettivc città di
forpallàrfi in ogni eofa] .
Ma fu qual principio mai Plinio , nel fidare
le epoche degli artifti , per lo più fceglie i
tempi migliori per la nazione , che dovente
pur furono quelli della libertà ? Qui Heyne
propone una ingegnofa congettura . Plinio ,
dic’egli , non s’è già immaginate le epoche
degli arridi , ma da altri piu antichi fcrittori
le Ita tratte . Quedi erano cronidi o dorici ,
che i fatti della Grecia efponevano ; e per
dare un certo ordine agli fcritti loro , divi-
deanli in epoche , fidandole a que’ tempi ne'
quali , dopo qualche grande evento o difa-
llro , la Grecia rimanea tranquilla . Quedi
momenti di ripofo fceglicva lo dorico per
terminare il libro o’I capo , e in fine ad edo
foggiugneva tutto ciò di cui naturalmente
non s’era potuto far menzione nel racconto
degli avvenimenti , rammemorando per tal
modo gli uomini celebri nelle fcienze e nelle
arti. Ecco, fecondo lui, come naturalmente
dopo un avvenimento rimarchevole parlavafi
da quegli dorici de' chiari artidi , fenza che
quindi inferir fi doveffe che appunto in que’
tempi aveano villino . Plinio avea tali dorie
fotto gli occhi mentre fcriveva la fua ; e a-
vendo a parlare degli artidi , ne fifsò le epo¬
che a quelle olimpiadi , fotto le quali ne tro¬
vava notati i nomi . [ Converrebbe però fup-
porre una gran negligenza , e inefattezza
tanto in quegli dorici , che in Plinio loro fe-
guace ; difetti , che per queda parte non veg¬
liamo in nefluno degli antichi dorici , che ci
fono rimadi , come Tucidide , Diodoro , Pau-
fània , Eufebio, ed altri, i quali feguotio l'or¬
dine delle olimpiadi , e dei vincitori in effe ,
ficcome neppur fi vede nelle epoche filiate nel
Marmo d'Oxford . A me pare più verofimile
che Plinio , fenza andar a leggere tante do¬
rie , o croniche univerfali , abbia potuto leg¬
gere, e copiare qualcuno, o più dei tanti fcrit¬
tori , che particolarmente aveano trattato de¬
gli fruitori ,\e pittori , e; delle loro opere , e in
generale delle arti del dilegno , varj de’ quali
egli dello allega , altri ne riportano Ateneo ,
Laerzio , i Filodrati , ed altri , e poffono ve¬
derli numerati da Giunio De piB.yeter. lìb. 2.
c.3. ^.3. p.S S- e SÓ- > e ^ Fabricio Biblioth.
gnca , Tom. il. I. 3. c. 24.. p. jOO. fegg. Elfi
potevano entrare in un più minuto racconto ,
e dettaglio , che que’ cronidi , o dorici ; e a-
vranno avuto le loro ragioni di adeguarne le
epoche in quella guifa -, e alcuni tanto mag¬
giormente potevano dar giudizio delle opere ,
e del merito degli artidi rifpettivi, quanto che
eglino deffi erano arridi ugualmente . ]
Se queda fpiegazione non fi ammetta , co¬
me renderemo noi ragione di quegli artidi
che veggonfi eccellenti tutto in un tratto , do¬
po quindici o venti anni di vuoto ? Si fon e-
glino formati fenza maedri , e in un momen¬
to ? Se fono l'edetto della libertà e del cli¬
ma , perchè fol nafcono in Atene , alcuni a
Sicione e a Cotinto , e pochi o nilTuno altro¬
ve ? Se fono l’effetto della tranquillità , co¬
me mai una pace tra Atene e Spatta produce
gli artidi ad Efefo e a Rodi 3 Aggiungafi che
alcune di quede epoche cadono in tempo di
guerra , ed altre in tempi in cui la Grecia
avea perduta la fua liberta .
Filfa Plinio l’ epoca prima della fcultura all’
olimpiade lxxxiii. , e Fidia in ella , perchè ,
foggiugne Winkelmann [ nella prima edizio¬
ne in lingua tedefca pag. 332. , e pag. 189.
Tom. il. della traduzione francefe j , Fidia
fatto aveva allora il fuo Giove Olimpico , c
regnava la pace in tutta la Grecia .
Ma , dice qui Heyne , la pace generale ,
di cui parla Diodoro citato da W inkelmann ,
appartiene all’anno terzo dell’olimp.Lxxxi v.,
e nell'anno fecondo dell’olimpiade anteceden¬
te erano in guerra gli Ateniefi contro la lega
Beotica . [ Con queda offervazione del fignor
Heyne , il fignor Huber nella fua traduzione
Tom. ni. pag. 26. ha voluto emendare il re¬
do di ’Winkelmann . Forfè il fig. Heyne non
avrà letto bene Diodoro al luogo citato lopra
alla pag. 188. not.a. . ove precifamcnte fida
la detta pace all’olimpiade lxxxiii. anno 1 1 1 . 5
e avrà equivocato coll’altro paffo dello dello
Diodoro poco dopo, cioè %.z6. pag. 4.9 jr. >
ove all’olimpiade lxxxiv. anno ni. parla de¬
gli effetti di quella pace . L’errore di Winkel-
mann è di aver detto anno il. in vece del ni.,
LIB. X.
CAP. III.
da Alessandro il Grande ec. 301
non vedeanfì che mine ed avanzi di città altre volte floridi f-
fìme (a) . Siracufa però tenealì ancora per la più bella tra
le
(a) Strab. lib. 6. pag. 417. C.
Quale fi ricava da Diodoro, e da Paulania, che
ho aggiunto alla detta pagina] .Altronde Fi¬
ala non aveva allora lavorato ancora il filo
Giove . Palla quindi a trattare a lungo di
quefto principe degli fcultori ; dimoftra che
nell Olimpiade Lxxxrn. cominciò la fila Mi¬
nerva, e finilla nelPolimpiade lxxxv. [ fe¬
condo Eufebio Chron. I. z. ad ann. mdlxx.
Pa$.^,3z•, c . cosl avea fcritto Winkelmann
nella detta prima edizione tedefeapd^. 333.,
e traduzione francele pag. 1 90. citando Dod-
wello , e lo Scoliafte d'Ariftofane in Pcc.
verj. 604. ; ma poi in quella feconda edizio-
’ ‘°lua. alia pag. 1 pz. §. 1 2. fida l’anno 1.
«eli olimpiade lxxxvii. , probabilmente do¬
li0 \° Scaligero , il quale nelle Animadver-
lioni all opera d Eufebio , pag.10 y. avverte,
che dovrebbe effervi errore di due olimpiadi ,
della lxxxv. per la lxxxvii. ; argomen¬
tandolo dall anzidetto Scoliafte , che dice fi¬
nita la Pallade lotto 1 arconte d’ Atene Pitodo-
il quale appunto cade nel detto anno 1.
dell olimpiade lxxxvii. , come può vederli
anche predo il P. Corfini Fajìi att. Tom. ni.
pag. 227. Quelli però alla pag. z 1 S. col Pal-
merio crede che abbia errato lo Scoliafle nel
nome dell arconte ; e che veramente Fidia ab¬
bia cominciata la detta (tatua nell'olimpiade
lxxxiii., e l abbia terminata nella lxxxv.];
lolpetta che fuppofto fia quanto leggiamo in-
terno alla (ua fuga in Elide, e alle accule date-
8r' di replicato furto d’010 sì nella Minerva
che nel Giove; prova che a quello lavorar non
P°Ie ’c n°n nell’olimpiade lxxxvi. , o piut¬
tosto nella feguente [ come ha detto Win-
kelmann in quella feconda edizione , (opra
alla pag. ipz. e 194. ] , traendone principal-
mente argomento [ come avea fatto il Padre
Corlini loc.cit. pag. zip.) da una figura che
ìvt era limile al fuo Pantarce , cioè alla (tatua
d un fanciullo da lui amato , in atto di legarli
con una benda la fronte , in fegno della co¬
rona da lui riportata nell’olimpiade lxxxvi.;
e congettura con molto ingegno che gli er¬
rori di cronologia intorno a Fidia fiano nati
dal non aver riflettuto che gli fiorici parla¬
rono di lui e delle cofe fue , non avendo ri¬
guardo ai tempi proprj , ma ad alcune gran¬
di circoltanze che loro fervivano a fi (far le
epoche generali della fioria . A quelli abba¬
gli riguardo a Fidia hanno anche dato luo¬
go. f=er/1 antichi fcolj da più d’uno fatti ad
Anltofanc , 1 quali infieme uniti hanno pre¬
sentato un ferdo diverfo da quello che avel¬
lerò originalmente , e divili .
Fida Plinio un’altra epoca nell'olimpiade
xcv. Ma non v’ è neflùn tratto ftorico rela¬
tivo all’arte , che ciò determini , e nemme¬
no alcuno di quegli avvenimenti , che fecon¬
do Winkelmann faceano germogliare le ar¬
ti. [Pare giuftiflìmo quello afiegnato da lui
alla pag. zi 7. Potrebbe elfere anche il fecon¬
do incendio del tempio di Diana Efefina , fi f.
lato allarmo iv. di quella olimpiade da Eu¬
febio .] Succede bensì un fatto memorabile
per fervir d’epoca ad uno ftorico , cioè la mor¬
te di Socrate ; ond’è verofimile che gli artilli ,
riferiti da Plinio a tal olimpiade , altro rap¬
porto non v’abbiano che quello già da noi
divifato .
La terza [quarta] epoca è all’olimpiade cu.,
epoca convenevole alla ftoria generale della
Grecia , poiché in ella allearonfi gli Ateniefi
coi Lacedemoni , e in elfa pur fi diede la bat¬
taglia di Leutra sì gloriofa pe’ Tebani .
Nella vita di Piallitele e d'Eufranore , po¬
lli da Plinio, nell’olimpiade civ. nulla trovia¬
mo , per cui in quella piuttollo che in un*
altra debbanli fidare ; ma troviamo bensì
a quello tempo un’epoca memorabile nella
greca ftoria , cioè la battaglia di Mantinea ,
in cui perì Epaminonda , e che feguita fu
poi da una pace generale . Winkelmann ri-
ferifee a quelli tempi la liberazione d’Atene
per opera di Trahbulo ; ma quella avvenuta
era nell’olimpiade xciv. [ Quella è fiata una
fvilla di Winkelmann , che non fi è ricorda¬
to a quel luogo , cioè alla pag.zzz. , di aver
già fidata prima alla pag z 1 7. la liberazione
d’Atene per mezzo di Trafibulo a quella o-
limpiade xciv. , com e veramente feguito . ]
Una delle epoche più rimarchevoli per l'ar¬
te prelTo Plinio è l’olimpiade exiv. , in cui
viveano Lifippo ed Aledandro il Grande che
morì nell'anno quarto di elfa f anzi nell’an¬
no primo , come ha detto Winkelmann alla
pag. 2/7. Diodoro lib. 1 7. §. peri. pag. 273.
Tom. il. Veggafi .Corfini Fafii alt. Tom. IV.
pag.y 0. si. ]. Winkelmann vuole che abbia
in ciò avuta molta influenza la pace gene¬
rale ; ma tal pace , che riguarda la Perfia e
l’India , qual rapporto aver potea colla Gre¬
cia I Qui non potendo W'inkelmann più fon¬
darli fùlla libertà , cerca d’attribuire i pro¬
creili dell’arte alle ricchezze e al ludo . Ma
e ben più naturale il dire che lo ftorico , cui
Plinio avea fiotto rii occhi , abbia fidata un’
epoca nell’olimpiade in cui morì Aledandro
e che ivi abbia fatta menzione degli artilli
di que’ tempi , anziché immaginare che Pii-
LIB. X.
CAP. III.
302 Storia delle Arti
le greche città , di modo che Marcello , quando l’ebbe es¬
pugnata , guardandola dall’alto versò lagrime di compiacen¬
za .
nio per fidare l’epoca , abbia calcolata l'in¬
fluenza della pace e delle ricchezze fuh'arte .
Lo ftclTo dicali dell’epoca fidata nell’olim-
piade cxx. , in cui dopo la battaglia preilo
l’ipfo , e la (confìtta d’Antigono e di Deme¬
trio s'accrebbe la poilanza de' regni della Si¬
ria e dell’Egitto per le nuove conquide . Qui
foggiugne Plinio : cejfuvit deinde ars : le qua¬
li parole denno intenderli del lìlenzio della
ftoria riguardo agli arditi in bronzo per un
certo tempo , cioè (ino all’olimpiade clv. ,
c non già , come Ipiegolle Wiokelmann , che
l’arte lia veramente mancata in tutto quel
tempo . [ A me pare chiaro , che Plinio vada
intelò come crede Winkelmann . Egli dice,
che l’arte mancò nell’olimpiade cxx. , e che
poi rifiori ( revixit ) nella clv. In quella no¬
mina otto foli arditi , dicendoli di gran lun¬
ga inferiori per merito ai nominati nelle epo¬
che precedenti . Or quello non è un chiaro
fegno , che in quel frattempo erano manca¬
ti i buoni maeftri , e l'arte avea languito 5
Oltracciò Plinio lib. gf. cap. j. feci. 1 r. par¬
lando della pittura a’ fuoi tempi , dice che
andava a perire , e fi ferve di parola cor-
rifpondente alle luddette ceJJ'avit , e revixit ,
cioè, haBenus ditium fit ■ de dignìtate artis
morientis ; e qui non può intenderli nel fen-
fo del fignor Hcyne , cioè del lìlenzio degli
fiorici ; ma baisi che veramente ai di lui
tempi la pittura forte degenerata , e quali
perduta , come fi è veduto qui avanti alla
p. 7 2. 7 g. , e 1 2g. che avvenne realmente . ]
L'olimpiade clv. fu certamente poco favo¬
revole ai progreflì dell’arte nella Grecia , ove
l’Acaja e la Macedonia erano già provincie
romane ; ma in elTa avvenne la morte di Eu¬
mene li. re di Pergamo , morte che ir.teref-
lava egualmente la politica che le fetenze c
le arti ; e quindi fu quello tempo feelto dallo
{dorico per far epoca . OlTerva qui Hcyne
che Winkelmann pag. 26-7. volenio trovare
l’originale delle due tede di bafalte , nulla
dice di verolìmile , tanto più che moltiflìmj
faranno dati i vincitori aleflandrinì , tra i
quali di quattro foli ci fono a caio pervenu¬
ti i nomi. Nota altresì che l’olimpiade non
prendea già il nome dal vincitore nella corfa
de’ cocchi , come fcrive il noftro Autore ; ma
bensì dal vincitore nello rtartio , olila nella
corfa a piedi . f Si riveda quel che abbiamo
detto noi alla detta pag. 2 67. efeg. ]
Plinio in un dillinto capo parla delle epo¬
che de’ pittori antichi , e fempre lui mede-
fimo principio , poiché le tralfe dai rnedefi-
rni fonti . fida 1’ epoca prima nell’ olimpia¬
de xc. , ma dalla fioria abbiamo efler la pit¬
tura in Grecia molto più antica. Se gli au¬
tori , dai quali edraeva Plinio l’opera , non
ne parlavano , egli e perche proponeanlì di
riferire fidamente i nomi de’ pittori rinoma¬
ti , quali al certo non furono i più vecchi .
Del redo erangh ben noti Paneno fratello di
Fidia, e Fidia dello, Poiignoto e Micone ;
anzi fcrive altrove che ne’ giuochi filmici e
pitici eravi coirtela di pittura, ove Timago-
ra ebbe il premio . [ Veggafi Tom. 1. p. 257.
E perchè non dire , che appunto fu quelli
fondamenti Plinio lib. gg. cap. S. feft. g4-
vuole , che fra molto anteriore l’epoca della
pittura , e critica gli fcrittori greci , che vo¬
levano fidarne la prima alla detta olimpia¬
de xc. , quando era cofa indubitata predo
tutti , che appunto Paneno fratello di ridia
nell’olimpiade Lxxxm. avea dipinto lo feu¬
do , che imbracciava la datua di Minerva in
Elide , opera di Colore ; e che Fidia era dato
pittore prima che fcultore , cioè molto pri-
dell’ olimpiade lxxxiv. , in cui fida la di
lui celebrità nella fcultura ; e Bulatco , di
cui fi è parlato da Vfinkclmann qui avanti
pag. 166., etafi refo chiaro prima dell’ olim¬
piade xvm., in cui morì Candaule re di Li¬
dia , e circa i tempi di Romolo ? ]
L’epo-a prima de’ pittori , come dicemmo ,
vien fidata all’olimpiade xc. , epoca ottima
per la doria , poiché fi rtabilì allora nella Gre¬
cia la celebre tregua di fo. anni . [ Si {Labili
nell’olimpiade lxxxix., come ha detto Win-
kelmann alla pag.i pg. princ. ; e precifamente
nell’anno ni. Diodoro lib.: 2. §.74.. P. SS0- ]
Scrive Plinio [/. y/. c. 9. /è<5. ? 5. §.z. 1 che al¬
cuni collocano a quelli tempi Seufi [ non ha
mai detto tal cofa ] porto da altri all’olimpiade
lxxxix. , e da lui alla xcv. Ma quelle diffi¬
colta cronologiche nel (Ulema di Heyne fa¬
cilmente fi fpiegano , ammettendo differenti
fcrittori , che in diverfe epoche abbiano di-
vifa la loro doria . Chi fa eziandio che qual¬
che fcrittore non abbia parlato di Seufi rela¬
tivamente a qualche anno anteriore alla fua
efiden7a e alla fua fama, e che uno ferir¬
tele fudeguente non abbia prefo tal anno
per quello della fua gloriai L'olimpiade xciv.
in cui vide Apollodoro , fu altresì celebre pel
fine della guerra peloponnelìaca sì dannofa
agli Ateniefi . [ Winkelmann pag. 21 7. lo fida
all'anno 1. ; ma erra , e con lui il fig. Hey-
ne , poiché finì nell'anno iv. dell’olimpiade
xeni. Diodoro lib. 1 g. §. r o-r.pag. 629. ]
Per Seufi non fidamente fida Plinio l’olim¬
piade xcv. , ma eziandio l'anno quarto di
k
da Alessandro il Grande ec. 303
za (a) . Cominciò a difufarfi allora la lingua greca nelle gre- !
che città d’ Italia ; e al riferir di Livio ( b ) , poco prima della
guerra contro Perfeo , cioè nell’anno di Roma 572. , il Sena¬
to
lib. x.
CAP. 141.
efla . Perche ciò ? Forfè perchè avea Seufi fat- fer coerenti 1 . Molti hanno in ciò riprefo
ta allora la prima fua opera? Ma Plinio flef- Plinio, avendo quelle tre arti un'antichità
lo parla d'un Pan , che egli già dianzi di- a un di predo eguale ; ma egli facilmente
pinto avea , e dato in dono ad Archelao re vien giuftificato le gli fiorici , da' quali trae-
di Macedonia , morto nell'anno fecondo [o va le fue notizie , non fecero mai menzione
nel primo, fecondo Diodoro lib. 1 4. §. 37. di pittori e di flatuarj prima di Fidia. [ Sc-
Vag- 67 1 ■ ] della medefima olimpiade . Plinio condo ciò che abbiamo riferito qui avanti
non altro volle dire fe non che allora Seuli Plinio fa vedere , che quegli fcrittori da lui
viveva , e lo dille perchè avealo letto . Lo fio- feguitati in quella parte avevano mancato ,
rico che avea fott'occhi fifsò vcrolìmilmente benché forfè facertero a lungo la fioria dell’
1 epoca a quell anno , perche in elio Agehpoli arte, e degli ardili ; ed egli li convince di
fuccedc ad Agide nel governo di Sparta , e errore colle notizie , che debbe aver tratte
n preparò i mezzi alle gloriofe imprefe che da altri fcrittori, che forfè ne aveano par-
fece nell'anno fogliente . Da ciò argomenta lato foltanto di paiTaggio .] Parla quindi di
Heyne che l'autore feguito da Plinio foire Piallitele e di Scopa , di cui difficilmente fi
un? a, Fu‘ “e"ero principalmente a cuore le fida l’epoca a cagione delle contraddizioni
cofe di Sparta, e conchiude che forte quell' degli fcrittori.
eforo flello rammentato da Diodoro , che Non approva Heyne la correzione fatta da
cominciata avea la fua fioria dal ritorno de- Winkclmann qui avanti pag.i 98. di Scapo in
&h Etaclìdi . v _ vece di Scopa , e orterva che febbene non
L olimpiade cvn. e l'epoca de’pittori E- fi leggerte in Plinio, che egli avea lavorate
chione e Timomaco , e probabilmente lo fio- le colonne del tempio di Diana Efefina , la
rico ne fece menzione a quelli tempi, per- difficoltà fuffiflerebbe egualmente, perchè lo
che fi edifico allora il Maufoleo , monumen- florico in un luogo lo fa coevo a Fidia , [ cioè
to grande per le arti, eflèndo morto Mau- nel lib. 34. cap. 8. feti. 1 9. princ. lo mette
folo nell anno quarto [o nel fecondo, co- nell’olimpiade lxxxvii. , dopo aver collo-
me fcnve : Plinio lib. 36. ■ cajz. 4. feci. 4. §. p. , cato Fidia nell’olimpiade lxxxiv. fecondo
CCrJ'/ 11 rt dell olimpiade evi. l’edizione d’Arduino , che noi adopriamo ,
. D Aperte fi fa menzione all’olimpiade cxii. o nella txxxm. fecondo le anteriori edi-
m cui fini 1 impero perfiano, effendo parta- zioni , che ha feguito il fignor Heyne ] c
ta la Perfia fiotto il comando à'Aleflandro do in un altro lo annovera fra coloro che han-
po la battaglia d Arbela . Ecco per tanto tro- no lavorato al Maufoleo per ordine d’Arte-
vata la ragione dell’epoca. E certo però che mifia nell’olimpiade cvn. Ma fe fupponghia-
Apelle ville lungo tempo dopo Aleflandto , mo che Plinio abbia compilate le fue noti-
poiche dipinfe il re Antigono , vide Tolomeo zie da diverfi fcrittori, che non erano d’ac-
alla corte d'Aleflandria , e fu coevo di Pro- cordo fra di loro , certa ogni difficoltà . Tuc-
togene , il quale vivea nell’olimpiade exix. to però ben efaminando , fenibra che Scopa
IVeggafi qui avanti pag.z^g. _] abbia viffuto più tardi che non vuole Win-
Per le epoche degli fcultori in marmo Pii- kelmann ; ed è più probabile che , fe v'è er-
lu° hV- jrna .“'dietro , e orterva che Dipeno rore , fia ne' luoghi ove fe ne rapporta fem-
e Scillide viveano a un di preffio all'ohm- plicemente il nome , anzichèinquelline'qua-
piade l. , tempo , in cui forfè il fuo florico li fe ne riferifeono le opere. Forfè in vece
metteva le conquifle di Ciro in Perfia , feb- di Scopas ivi legger fi deve prerto Plinio qual-
bene quelte veramente appartengano all’o- che nome analogo , come leggefi in molte
limpiade lv. Nella tx. , in cui Ciro all'im- edizioni Phradinon & Myron in luogo di
pero medo e perfiano unì il babilonico , col- Phr&gmon & Micon .
loca Bupalo ed Antermo. _ Se per tanto Scopa è pofleriore a Prartite-
1 roliegue Plinio a fillare in generale i co- le, vanno a terra tutt'i bei ragionamenti di
minciamenti della lcultura ,_ pe quali rimonta Winkelmann , che dalla Niobe , fuo lavoro ,
uno al principio delle olimpiadi , e fiffa quelli determinar vuole quale forte l'antico carat-
della pittura e della flatuaria all’ olimpiade tele dell’arte . [ Si vedano le noflre riflertlo-
lxxxiii. ai tempi di Fidia [ lib. 36. cap. 3. ni alla pag. 1 97. 198.
Jea.j.,% 3. , dopo che avea fcritto tutto ciò (u) Liv. lib. zy. cap. 1 9. num. 24.
che li e detto qui avanti circa i principi del- Lib. 40. cap. za., tiutìi. 4.3.
la pittura ; come fi doveva rilevare per ef-
LIB. X.
CAP. III.
304 Storia delle Arti
to conceduto aveva alla città di Cuma di ufare il romano
linguaggio ne’ pubblici affari, e nella vendita delle mercan¬
zie (a) . Io fon però d’opinione che il decreto del Senato
folle un comando anziché una grazia .
(a) Livio forfè parla delle vendite pubbli- tore t Cumanis to anno petentibus permif-
che all' incanto , che fi facevano anche allo- fum , ut publice latine loquerentur , 6? pr*«
ra , come al preferite , per mezzo d'uri bandi- conibus latiti vendenti jus tjfet .
il-
LIBRO UNDE CIMO.
Storia dell'arte greca predo i Romani dai tempi
della Repubblica fino ad Adriano .
Capo I.
Stato delle arti del difegno in Roma — Prima del triumvirato —
Te fi e ... e Scudo di Scipione — Ai tempi del triumvirato . . .
Tempio della Fortuna a Prenefle ... e Mufaico di Palejlrina -
Ai ti favorite dal lupo . . . principalmente fotto Giulio Cefare —
Efercitate da greci liberti ... e talor anche da uomini ingenui . . .
alcuni de quali rejìarono tuttavia in Grecia — Monumenti di
que tempi — Statue di due re prigionieri ... e di Pompeo - Gem¬
ma coll’ effigie di Sejìo Pompeo - Pretefe fatue di Mario ... e di
Cicerone.
Le aiti del difegno che in Grecia foilenerfi non poteano in Stato delle ar¬
tempi sì infelici per quelle altre volte floridiffime contrade ,
vennero a cercare ricovero e vita in Roma , ove la gioven¬
tù non fofo col greco linguaggio apprendea le dottrine de’
Tom. II. Q^q gre_
LIB. XI.
CAP. I.
Prima del tri¬
umvirato .
Tede...
30 6 Storia dell’ Arte greca
greci filofofì , ma iftruivafì eziandio nelle arti di quella nazio¬
ne . Dicemmo già altrove (a) che Paolo Emilio avea feelti a
maefitri de’ Tuoi figliuoli ( fra’ quali v’era il giovane Scipione )
degli flatuarj e dei pittori .
j)\ 1. Nulla fi dirà dell’arte che vi fiorì ne’ primi fecoli
della repubblica, e fiotto i re, poiché ella appartiene all’
arte etrufica , anziché alla greca , e ne abbiamo altronde par¬
lato abbaftanza al Capo IV. del Libro Vili. Cominceremo dai
tempi che precederono di poco il primo triumvirato , ram¬
mentandone i conoficiuti o i fuppofti lavori .
jf. 2. E primieramente fieguendo qui la ricevuta opinione
dovrei rammentare come lavori di quello tempo le tefte di Sci¬
pione , ed un pretefo feudo o clipeo d’argento nel mufieo del
re di Francia , in cui vuoili vedere efiprefla la continenza di
quell’eroe romano (b) . Di tali tefie io pubblicai (a) quella di
una gemma efifiente in Roma nel mufieo del fig. principe di
Piombino . Quella di bafialte verdognolo nel palazzo Rofipi-
gliofi è la più bella e la più celebre , ed eflendo filata tro¬
vata nelle mine dell’antico Literno , ov’era la villa di Scipio¬
ne
(a) Qui avanti pag. 1 6c.
(b) Riguardo alla fpofa di Alludo principe
de’ Celtiberi in Ifpagna , di cui parla Livio
/. 26. c.gy.n.po. , o Indibile , come lo chia¬
ma Valerio Maflimo l. 4. c.g. n.r. Gli Editori
Milanefi facevano dire al ncftro Autore , ri¬
guardo a Sofonisba fpofa di Mafinijfa , forfè
per aver occafione d' intrudere in nota quan¬
to lìcgue . „ Una gemma incifa colla tefta
di Mallìnilfa fu pubblicata da Antonio Ago-
ftini Gemme ant. figur. num. 66. , il quale fa
pur menzione d’una rarirtìma corniola della
dattilioteca Barberini [ di moderno lavoro ,
come fi conofce anche dai zolfi ] , in cui è
intagliato Io fleffo re con tre fuoi figliuoli .
Un' altra ne abbiamo noi pubblicata alla
pag. 172. aliai più pregevole , perchè unita
a quella di Maffinilfa v’ è la tefta , o profilo
almeno di Sofonisba , che può darci un’ idea
della beltà sì rinomata di quella regina . Ivi
fono le medefime lettere puniche che in quel¬
la dell’Agoftini , i medefimi tratti , e lo 1 telfo
elmo , le non che in quello , in vece d’una
biga , v’ è incifo un delfino che probabilmen¬
te indica la portanza marittima di MartìnilTa,
o almeno il fuo dominio fui lido del mare
africano , come il cavai macino nella gemma
dell’Agoftini . Per la ftertà ragione veggonlì
i delfini fulle monete firaculane . Portìede
quella gemma , eh’ è un’ onice a due colori dj
lavoro fìnirtìmo , il eh. fignor abate Bianconi
fegretario perpetuo della reale Accademia del¬
le Belle Arti eretta in quella città con fovra-
na munificenza . L’ovale foggiunta al dife-
gno ne moftra la vera grandezza „ . Nè l’una,
nè l’altra di quelle gemme rapprefenta Maflì-
nirta , di cui abbiamo il ficuro ritratto nella
pittura, che deferiverò qui apprerto , ove ha
poca barba , e pochi capelli come i mori , e
ne ha pure il colore olivaftro . E quanta dif¬
ferenza non v’è anche fra di erte? Quella
deH’Agoftini potrebbe elfere un Marte etru-
feo . Qualunque fia il foggetto di quella del
fignor Bianconi , non fi ometterà di darne la
figura in appreflo .
(4) Monum. ant. ined. num. 176.
presso i Romani ec. 307
ne il femore, ha fervito a riconofcere , e a dare il nomea
tutte le altre , una delle quali vedefi nel ninfeo Capitolino (a) „
l’altra nel palazzo Barberini, la terza nella villa Albani (b) ,
la quarta trovali nel palazzo di Sua Altezza il lignor prin¬
cipe ereditario Carlo di Brunfvic , da elfo acquiftata a Roma
e la quinta di bronzo vedeli nel mufeo Ercolanenfe , ed ha
ella pure , come le fummentovate , un taglio in croce fui
cranio per indicarne la ferita , febbene non vedali quello fe-
gnato fuJIa llampa pubblicatane , nè avvertito nella fpiegazio-
ne (c) . Finalmente v’è un inligne cammeo di milord Forbich
fomigliante alla detta gemma (d) . Tali felle altresì fon tutte
rafe , il che ci fa ricordare delle parole di Plinio (a) , fecon¬
do cui il primo che introduce l’ufo di raderfi tutt’ i giorni
fu Scipione , primus omnium radi quotidie injlituit Africanus fe-
quens , ma qui notili che la voce fequens indica chiaramente
il fecondo , onde la omife il Fabri ( b ) , che voleva in quella
ravvifaie Scipione Africano il femore , acni diffatti apparte¬
neva la villa di Literno . Plinio usò pur altrove (e) la voce
fequens, dicendo dello lidio Africano : libras xxxn.. argenti
Africanus fequens baredi reliquie . Dovea altronde fapere il F^abri
che il più vecchio degli Scipioni , al riferir di Livio (r) , Ib¬
lea portar lunghi capelli . Per tanto in tutte le mentovate telle
dovremmo riconofcere l’effigie del fecondo anziché del pri¬
mo , fe non che nafce una difficoltà dalla ferita che fu tutte
vedefi indicata . Del fecondo nulla ci dicono gli fiorici , che
Qbq 2 ferva
(a) Quella ha l' ifcrizione , che lì crede
antica , e avrà fervito a conofcere le altre .
Se lolle del fecondo Africano vi li farebbe
dovuto aggmgncrc Emiliano , o altra paro¬
la , per diltinguerlo dal primo .
. N°" raffomiglia alle altre , ed ha la
cicatrice al di fopra della fronte . Quella bel-
lillima , che daremo qui appretto, è del Mu-
lco Pio-CIementino .
(c) Bronci d'Ercol.Tomo I. Tav.39. e 40
(d) Ho corretto e fupplito quello para¬
grafo con ciò , che dice Vfinkelmann nei
Monumenti al numero citato , Par. iti. Ca¬
po 1 i.pag. 231. Ivi aggiugne che poca , o
niuna lomiglianza ha con quelle celie quella
gemma del mufeo del re di Francia col nome
di Scipione , data, da Manette Pierr. grav.
Tom. il. pi. 40. , e che Ce non v'è (lato incifo
dopo il nome potrebbe edere del primo di
quello nome . Ma li veda qui appredo i{. a.
(n) lib. 7. cap. j 0. feci. jg.
(») Comm. in imag.Fulv.Urf. n.4g. p.2g,
(e) lib. 33. cap. 1 1 . feci. jo.
(c) lib. 2$. cap. 1 7. nurn. 33.
LIB. XI.
CAP. I.
LIB. XI.
CAP. I.
30S Storia dell’Arte greca
ferva a renderne ragione ; laddove leggiamo del primo , che
nel fuo diciottefimo anno , alla battaglia contro Annibaie pref-
fo il Po , fu mortalmente ferito allorché falvò la vita a fuo
padre generale del romano efercito ( a ) . Non dee però far
maraviglia fe non fappiamo noi a quale dei due attribuire
quelle tette (a) , fe già ai tempi di Cicerone non fapeafi più
di-
(<0 Polyb lib. io. pag. f77 .D. [Svanivi
fubito la difficoltà fe inkelmann avelie ba¬
dato , che Polibio dice ferito il padre di Sci¬
pione Africano maggiore , non lui Hello , al¬
lo cbè quelli in età di circa diecillett'anni lo
fottralle dall’ imminente pericolo di ellerc op-
prcllo dai nemici : Pojìquam in acie putrivi
Juam vidijfet curri auobus , ailt tribus cquitì-
bas ab bojìc cìrcumvtntum , ac gravi edam
vulneri affcchim ; come dice anche Livio
lib. 21 . cap.t Ì . n. 4.6. , Dione Calilo p re ilo
Collantino Porfirogeneta Excerpta , pag 600.
in fine , e Val. Maìlìmo lib.p. cap. 4. ri. a.
(a) Óra polliamo dire con lìcurezza , che
appartengano al primo ; perocché egli ha la
(Iella fifonomia , fenza barba e lenza capelli ,
nella pittura ineditj del mufeo Ercolanenfe
citata più volte , in cui è rapprclèntato con
Malfinilfa , e Sofonisba , dopo che quella
ebbe prelo il veleno , fecondo Diodoro prello
Collantino Porfirogeneta Excerpta , p.2ÌS. ,
Livio lib. to. cap. 1 1 . num.t p. A quello non
otlarebbc la difficoltà dei lunghi capelli ; per¬
ciocché fcrìve Livio, che così li portava allor¬
ché fi abboccò la prima volta con Malfinilfa
in Ifpagna . Egli era allora nel rior dell'età
fua , come dice lo Hello Livio , e avea circa
vcntinov'anni ; poiché ne avea circa dieci-
fette , come fi é detto a "ì avanti , quando
nell'anno di Roma 554. làlvó il padre fuo vi¬
cino al Po , e fi abboccò con Malfinilfa nell'
anno 546. Non é improbabile , che palfato
poi in Africa , ove li trattenne del tempo ,
forfè per il gran caldo del paefe , comincialle
a raderli la tefia , e il mento ; e ciò almeno
nell'anno 549. , o anche prima , elfendofi in
quell’ anno avvelenata Sofonisba . Da Pli¬
nio , fu cui fi appoggia Vinkclmann per at¬
tribuire le tefie al fecondo Africano , altro
non fi rileva fe non ch'egli folle il primo a
raderli ogni giorno ; e quello non toglie , che
altri fieni! ralati prima di lui , ed in ilpecie
l'Africano maggiore ; mentre Wìnkelmann
Hello ha notato fopra pag. 1 S4~ ’o- , che
Marco Livio dovè lafciarc i legni di lutto , c
di mefiiz.ia , facendoli radere , e tagliar ca¬
pelli e barba , per configlio del Senato ; il
che fu nell'anno 544. contemporaneamente a
Scipione . Gli cruditillìmi Accademici Erco-
lancli nella efpofizione delle citate Tavole ,
pag. 14.0. hanno portato più avanti l'argo¬
mento , pretendendo ricavare da Plinio , che
ai tempi dell'Africano maggiore non li ufiilfc
rader la barba ; ma quanto ciò ria fallo po¬
trà vederti dallo Hello Piinio , che ho citato
alla detta pag. tff. §. rp. ; e per Aulo Gellio
lib. 4. cap. a.. , cui fanno dire lo Hello , balta
leggerlo per vedere, che non fa al propoli to ;
non dicendo altro fe non che l' Attirano mi¬
nore cominciò a raderli la barba prima dei
quarant'anni , che era l’età, in cui folevano
allora i nobili principiare a raderli : e volen¬
do olfervar bene il tetto di Gellio pare che
quclto Scipione non lì rateile la reità , pe¬
rocché fcrive foltanto che li radeva la barba :
e Plinio non dice fe (1 radeUe ogni giorno la
barba , e la reità , oppure la barba tolamen-
te , come è più probabile , sì perchè non
portava tanto tempo , c sì perchè la ragion
di mollezza , che poteva ellere nel rader la
barba , non cadeva forfè nei capelli .
L'argomento che il Fabri ricava dall'elfere
Hata trovata in Literno la mentovata teHa
di bafalte , non pare tanto dilprczzabile . co¬
me vogliono i detti Accademici , e il noHro
Autore , dopo Gronovio . È_ certo che là egli
aveva la fua villa , in cui palsò tanto tempo ,
e più probabilmente vi morì c vi tu fepolto ,
come fi ha la Livio lib. 38. cap. zr. num.p6.,
Strabone lib... f pag.372. , Seneca E nifi . 86.,
c da altri . È certo almeno clic la vs erano
Hatue , c monumenti di lui, come fa oller-
vare lo Hello Livio ; ed è ben probabile , che
piuttoHo volelfero averne dei ritratti anche
gli abitanti di Litcrno , che sì lungamente
converfarono con lui , e doveano credetlene
onorati , anziché dell'altro Scipione , di cui
non fi fa che fu mai Hato in quel paefe , q
in quella villa . Ne abbiamo fondamento di
credere , che nella Helfa villa vi follerò altri
fcpolcri di Scipioni , come vorrebbero gli Ac¬
cademici , e molto meno del fecondo Africa¬
no . Polliamo anzi credere tutto il contrario ,
primieramente perchè nertùno fcrittore dice
tal cofa ; ma dicono foto del primo Africano
che vi folle (epolto , non mai dal fecondo ;
come , fe folle Hato veto , lo avrebbe det¬
to almeno Strabene , il quale molto meglio
3°9
egli
Sci-
presso i Romani ec.
difcernere la vera effigie di que’ celebri uomini ; poiché
racconta che a’ giorni fuoi era flato incifo il nome di
pione lotto una llatua equeftre di bronzo , trafportata dalla
Macedonia per ordine di Metello , e con parecchie altre col¬
locata in Campidoglio (a) .
jf. 3. Nello feudo poi io non credo in alcun modo che
vi fi rapprefenti la continenza di Scipione ; ma piuttofto vi
ravvifo Brifeide renduta ad Achille , e la riconciliazione di
quello con Agamennone (a) . Ho efpoflo nel mio Saggio full’
alle-
LIB. XI.
CAP. I.
... e feudo di
Scipione .
avrebbe rilevato il pregio di Literno col dirvi
fcpolti amendue que' gran capitani , che coi
primo foltanto : e in fecondo luogo le tante
ilcrizioni trovate finora nel fepolcro della lo¬
ro famiglia , c tra le altre quella del padre
dello fteflo Africano minore , fanno credere ,
che ivi folle il luogo della comune loro fepol-
tura . Le dette ifcrizioni poflono vederli ripor¬
tate nell’Antologia Romana Tom., VI.n.49.
anno 17S0.pag.jS7., Tom. VII. num. 4S .
anno 1 78 1 . p.j7 7. fegg. , Tom. Vili. n. ji.
anno 1 78 2. pag. 244. , num. j 2. pag. 249.,
Tom. IX. n. 1 7. anno 178 j. pag. 1 87. fegg.
num. 2 8. pag. 227. Nel detto Tom. Vili,
p. 249. li deferive la calla fepolcrale di Sci¬
pione Barbato , che accennammo nel Tom. I.
pag.jo. not.A. Erta , come fcrive il fig. abate
Vifconti , è di peperino del più compatto ,
ha la lunghezza di palmi dodici , l’altezza di
lei . e ia larghezza di cinque. La viltà del
farto è troppo ben compenfata dall’ impor¬
tanza della ifcrizione, che illuftra e la ro¬
mana Roda , e l'antica geografia . La mate¬
ria fterta refta nobilitata dal lavoro , ertendo
di fquifiti ornamenti abbellita . Piuttofto che
una carta fepolcrale fembra un bafamento di
magnifica architettura , circondato da corni¬
ce a dentelli , e da un bel fregio lavorato a
triglifi , che lafciano degli fpazj , ne' quali
fono leggiadramente fcolpiti de’rofoni. Le
ar.t‘ >. gufto greco fembra che di già inco¬
minciartelo a fgombrare la romana rufticità ,
e accufarebbero una età meno remota , quan¬
do l’ ifcrizione non ci facerte conofcere , che
appartiene a! quinto fecolo di Roma , e che
c il piti antico fra^ tutti i monumenti Icritti
della romana antichità ; poiché è più antica
di quella di Lucio Scipione di lui figlio incifa
parimente in peperino , come fi è detto qui
avanti alla pag. 1 jj. §. 1 8. , e trovata nello
Hello fepolcro fin dal fecolo feorfo ; ficcome
è più antica della ifcrizione di Duillio , fia
originale , fia copia fecondo che dice Wir.kel-
mann al luogo citato ; giacché quelli fu con¬
fole quarant’atini dopo Scipione Barbato . An-
nelfa a quella cafa ve n' era un’altra , che
conteneva le ceneri di una donna , dal cui no¬
me Legnato nel coperchio fi rileva che era
Aulla Cornelia figlia di Cneo Cornelio Sci¬
pione Ilpalo , o piuttofto moglie di un Ilpal-
10 . Fu trovata in quello fepolcro anche la
cella giovanile incognita coronata di lauro,
di cui ho parlato eziandio alla detta pag.jo.,
ed una piccola tefta alta un pollice in terra
cotta , rapprefentante un vecchio Lenza ca¬
pelli , e fenza barba . Tuttiquelli monumen¬
ti palleranno probabilmente ad ornare il Mu-
feo Pio-Clementino .
(a) ad Alt. lib. 6. epift. z . [Il fentimento
di Cicerone è ben diverlo da quello , e da
ciò che gli fa dire Winkelmann qui avanti
pag. 297. Egli dice anzi all'oppollo che l’ef¬
figie di Scipione Africano ( non dice però fe
11 primo , o il fecondo ) fi fapeva indubitata¬
mente , e ne nomina due (fatue , una eret¬
tagli da Attico , al quale fcrive , e l'altra più
antica , che fi conofce , dic’cgli , per fua dall’
atteggiamento , dall’abito , dall’anello , dalla
filonomia . Cicerone biafimava foltanto Me¬
tello perchè avertè errato nel mettere alla ba-
fe d’una ftatua eretta da lui a Scipione Afri¬
cano , o a Scipione Nafica Serapione , che
non è troppo chiaro , un titolo , che non gli
conveniva .
(a) Può vederfene la figura prerto lo Spon
Reckerck. des antiq. & curiof. de la ville de
Lyon , pag. 186. , e Mifcell. erud. antiq.
fr.8.4. pag. 1 / 2. , ove lo dice del pefo di zi.
libra , del diametro di due piedi , e due on¬
de , trovato nel Rodano predo Avignone
nel ifiyé. Fu pubblicato anche nel Silio Ita¬
lico dell’edizione di Drakenborchio al lib.i /,
verf. 26 8. , e fe ne parla nell 'Acad. des In-
fcript. Tom. IX. Hift. p.i J 2. fegg. Il fignor
abate Bracci Difsert. fopra un clip. vot. p. 67.
e 7 J. crede che rapprefenti il fatto di Sci¬
pione , fenza darne nuove ragioni .
3io Storia dell’ Arti greca
u . " allegoria, , e nella Prefazione ai Monumenti antichi inediti le ra-
lib. xi. gjonj per cui fu]je vetufte opere dell’arte dobbiamo ricerca-
CAP' 1‘ re piattello i tratti della fioria eroica de’ Greci , che gli av¬
venimenti de’ Romani (a) .
aì tempi del jf. 4. Ne’ tempi antecedenti , e prima del triumvirato,
triumvirato. ne’ Romani deilato un certo amore per le arti de’ Gre¬
ci , e teneanll effe già in molto pregio ; ma i collumi erano
ancor troppo femplici , e troppo poveri eran eff! , perchè gli
arditi vi trovaffero que’vantaggi che le fanno fiorire . Quan¬
do però venne ad alterarli l’uguaglianza de’cittadini per la
preponderanza d’alcuni , a’ quali colla prepotenza, coi doni,
e colla magnificenza riufeì di deprimere nella moltitudine lo
fpirito repubblicano , ne nacque allora il triumvirato , cioè
l’alleanza di tre , che la repubblica a loro talento reggeano .
Nel primo triumvirato il primo che governò difpoticamente
l’impero fu Siila , il quale ad imitazione d’altri poffenti cit¬
tadini ereffe magnifici edifizj a proprie fpefe ; e poiché di-
ftruffe Atene fede delle arti (3) , egli dichiaro!!! protettore
delle medefime in Roma .
Tempio delia $. Superò quanto di grande aveano fatto mai i fuoi
aefte . . . concittadini , nell’edificare a Preneffe il tempio della Fortuna ,
della cui magnificenza abbiamo ancora un argomento negli
avanzi, che tuttora fen veggono. Era quello nella falita del
monte , ove è oggidì Paleilrina , fabbricata colle di lui mi¬
ne , la quale però molto meno del tempio medefimo s’eflen-
de . In quello monte feofeefo bensì , ma dirupato con una
certa regolarità, fi va al tempio per mezzo di fette ripiani,
le ampie piazze de’ quali foffenute fono da lunghi muri di
pietre quadre , tranne la inferiore di tutte , che è formata di
tegole incalvatevi , e ornata di nicchie . Nella prima e nell’
ultima v’erano de’ magnifici ferbatoj d’acqua , che tuttora fi
rico-
(a) Vegg. qui avanti alla pag. 147. (s) Vegg. qui avanti />d£. 297.
presso i Romani ec. 311
riconofcono . Al quarto ripiano trovava!! il primo veflibolo
del tempio , di cui ci è reftato un gran pezzo della facciata
con mezze colonne, e fulla piazza che v’è davanti fi tiene
ora il pubblico mercato . Ivi nel pavimento flava il rinomato
mufaico, che prende perciò il nome di Paleftrina da quella
città , feudo del principe Barberini , nel cui palazzo conti¬
nua a fervire di pavimento . Quello palazzo occupa il luogo
dell’ultimo ripiano , e ivi ergeafi propriamente il tempio della
Fortuna .
jf. 6. Leggendo noi in Plinio (a), che Siila fece ivi lavo¬
rare il primo mufaico che fatto fiali in Italia , è probabile
che folle quello quel medefimo che vi s’è pofcia trovato ; e
quei che Io credon opera de’ tempi d’Adriano , non hanno
miglior fondamento di quel che n’abbia la fpiegazione da lo¬
ro datane . Alcuni hanno creduto di vedervi rapprefentato il
viaggio d’Alelfandro in Egitto (a) ; ma volendo fupporvi es-
prefia una fioria vera , perchè non crederemo noi che Siila
abbiavi fatto effigiare un qualche avvenimento che lui rifguar-
dafie , anziché i cali altrui ? Su quello principio il fig. aba¬
te Barthelemy (b) per ifpiegarlo più facilmente ( poiché mol¬
te cole ivi indicano l’Egitto ) attribuillo ad Adriano , che ab¬
bia voluto con una pittura eterna perpetuare la memoria del
fuo viaggio in quel regno . Ma giacché gli artilli , come al¬
trove s’è dimoflrato , generalmente non ricercavano foggetto
fuori del circolo mitologico che termina col ritorno d’Ulifie
in Itaca, non potremo noi qui ravvifare un qualche tratto
favolofo o prefo da Omero ? Allora potremmo fcorgervi Me¬
nelao ed Elena andati in Egitto ; e con ciò renderebbe!! ra¬
gione
{ff't l^.cap. 25. feci. 64.. che Io hanno voluto fpiegare , fra i quali Co-
a 1 a untane nell’anno 1711. in no il P. Kirchero Lut. vetus & nov. , ove ne
”raP“e • .. dà la Rampa alla pag.mi. non poco fcor-
W c-xphc^jte lamoJaiq.de P alejlr. Acad. retta , e Ciampini yct. monum. Tom. 1. Ta -
des Injcripc. 1 um. . - S. fitem. p. f oS . [ Alla buia q 0 . pag. Si.
pag-s 04. porta le varie opinioni degli altri ,
LIB. XI.
CAP. I.
. . . e mufaico
di Paleftrina .
I
LIB. XI.
CAP. I.
312 Storia dell’ Arte greca
gione di molte cole che veggonlì nel mufaico . Menelao efTer
potrebbe l’ eroe che beve ad un corno ; e la figura mulie¬
bre che moftra d’avervi verfato qualche liquore , e tiene tut¬
tavia nelle mani il Jtmpolo ( vafo che qui non è flato finora
ben riconofciuto ) , farebbe Polidanna , che gli dà a bere il
nepente , come preffo Omero dato avealo dianzi ad Elena ( a ) .
Per meglio intendere il tutto ballerebbe riportarli alla trage¬
dia d’ Euripide. Secondo lui Elena non è rapita da Paride,
ma da Giunone è trafportata in Egitto , e non refla al dru¬
do che un’ immagine formata d’aria . Menelao dopo la prefa
di Troja, fpinto da una procella al Faro d’Egitto, ivi trova
fua moglie , amata e richiefla in ifpofa da Teoclimene figliuo¬
lo di Proteo re d’Egitto . I due conforti meditano di fug¬
gire , e per meglio riufcirvi , Menelao fconofciuto in quel
paefe fi finge un meffo , che venga a portare ad Elena la nuo¬
va del naufragio e della morte di fuo marito . Ella allora fa
fembiante d’acconfentire alle inchiefle di Teoclimene ; ma pri¬
ma vuole dal re una nave per fare le efequie a Menelao in
mare , dicendo effer coflume de’ Greci , che le fpofe rendano
ai mariti gli ultimi onori in quel luogo , e fu quel letto in
cui ceffaron efli divivere (b) . Il re lieto raccorda, e mentre
il tutto apprella per celebrare il matrimonio con pompa ,
Elena parte con Menelao, nè più ritorna.
jT. 7. Ciò premelìo rendefì ragione della cafla quadrilun¬
ga portata da quattro perfone a foggia d’un 'cataletto , e for¬
fè indica il letto chiedo da Elena come necefiario a tal ri¬
to . Ella può ravvifarfi in quella figura muliebre che fiede in¬
nanzi a loro. Ivi pur vedefi fulla fponda la nave . In coloro
che beono e che fuonano fotto una pergola , raffigurarli
poffono i preparativi delle felle nuziali (c) . Finora non s è
anco-
(c) ibid.verf.14st. [ Era tutte le opinioni ,
quèfta di Winkelmann pare la più mlulTiften-
(a) Odyfs. lìb. 4. verf. 228.
( .b ) Eurip. in lielen. verf. 1263.
presso i Romani ec. 3/3
ancora faputo fpiegare il lignificato della parola polla fiotto —=
2ATPOS , predo una lueerta, perchè mancano alcuni de’fiafi- LIB,xr
fiolini che la componevano (a) . Ivi fi dee leggere riHXTAIOS,
che è l’ aggettivo di , voce che lignifica una mifiura
d un palmo e mezzo ; onde dee leggerli : Sctdpog vHxuxiog ,
Incerta d’un palmo e mezzo ; e tale è appunto la lunghezza
dell’animale qui efiprefio .
jf. 8. Quello mufaico non è certamente de’ più fini , anzi
è pel lavoro molto inferiore ad un altro più piccolo eliden¬
te nel palazzo Barberini in Roma , e trovato in un pavimen¬
to del medefimo tempio . Ivi rapprefientafi Europa rapita: nel¬
la parte fiuperiore veggonli alla iponda del mare le fine com¬
pagne sbigottite e dolenti col di lei padre Agenore , che fipa-
ventato v’accorre (a) .
jf. 9. Il trapiantamento , le così polliamo chiamarlo ,
dell arte greca in Roma molto debbe alla pompa , principal¬
mente nelle laobnche, anche per abitazione di cittadini pri¬
vati , le quali in pochi anni a tanta magnificenza crebbero ,
che la cala di Lepido ( il quale fu coniole l’anno dopo la
morte di Siila ) confiderata allora per la più bella di Roma,
dopo trentacinqu anni meritava appena il centefimò luogo (b) .
Or. ficcome le antiche abitazioni non aveano che un piano
folo , e ficcome ficrive Varrone e vedefi tuttavia nelle ruine
di Pompeja , rinchiudeano un fio! cortile , detto da’ Romani
cavadiu'm , e da’ Greci du?in (B)
Tom. II.
te . La figura , che dà a bere , tiene un lun¬
go ramo di palma , o d'aìtra pianta , nella
mano hmftra . 11 (uppolto cataletto è una
menla con lopra un candeliere accefo che
portano quattro perfone , ufeendo da un
tempio , ove fono facerdoti coronati di fron-
di , e con varj finimenti . Accanto vi è un
cane , o fcimia , fopra una bafe , che forfè vi
lta c 0,0 • E certamente difficile a fpie-
gatli il foggetto di quefto mufaico. Ciò che
pare licuro , è che vi fi rapprefentino delle fe¬
tte . una caccia , e una pefea , fatte forte da
qualcuno dei Tolomei in occalìone deli’alla-
, e fieri do quelle poficia fiate al-
R r za te
gamento del Nilo , e di qualche fua vittoria .
Si fono trovati in altri pavimenti dei mufai-
ci con delle cofe egiziane preflo a poco fililo
Hello gufto . Forfè gli antichi Romani guar¬
davano per ornati le cofe dell’Egitto , come
noi le cofe della Cina . V. Lib.Xll. C.I. §.u.
(<r) Barthel. /oc. eie. pag. jgf.
. (a) Nc da la (rampa in rame Ciampini toc.
cit. Tab. s^ pag. S 2. , e l’Enciclopedia .
\b) Plin. Ito. 36. cap. 1 3. feci. 24. §. 4.
(b) Può vederli il traduttor fiorentino dei
Caratteri di Tcofrafto , cap. 1 8. Tom. iti.
pag. 24$. not. 2,
Arti favorite
dal luflo . . .
314 Storia dell’Arte greca
!=== zate a più ripiani, foftenute da molte colonne, ed eflefe con
Ll13' XI' lungo ordine di camere che magnificamente fi ornavano , ne-
ceflariamente efier vi doveano in Roma parecchie centinaja
d’artifti d’ogni maniera . Quindi s’ intende come la cala di
Clodio coftar potette quattordici milioni e ottocento mila
fetterzj (a) .
... principai- jf. io. Uno de’ più magnifici fra i cittadini romani fu Giu-
g ili ì'io Cefi- 1 io Cefare , quanto avido della pompa , altrettanto amante
delle arti . Ei fece grandi collezioni di gemme incife , di fi¬
gure in avorio e in bronzo , e di quadri d’antichi pittori (a) ,
e impiegò al tempo fretto gli arditi allora viventi per for¬
mare i gran monumenti che erette nel fecondo fuo confida¬
to . Edificar fece in Roma il magnifico fuo foro , e fontuo-
fifiime fabbriche elevò a proprie fpefe per l’Italia tutta, nelle
Gallie , nelle Spagne , e nella Grecia medefima (b) . Era le
colonie desinate a ripopolare le abbandonate città , e a ri¬
far
(a) iiid §. 2. [ 370000. feudi romani . d’un manigoldo . Come portone convenire ta-
(a) Suetonio nella di lui vita , cap. 47. li cofe al barbiere d'un principe romano ì Se
(b) Avremmo un bel monumento , e che al dir di Plutarco egli feoprì quella congiura
ci darebbe un' idea più vantaggiofa dell'arte a in occalione di un pubblico convito , al qua-
quefli tempi, fe potellìmo credere , che la ce- le era prefente , e forfè miniftrava , efploran-
leb re (fatua della galleria Granducale a Firen- do ciò che li diceva da quello, e da quello ,
ze , detta volgarmente l Arrotino , perchè che convenienza vi farebbe (fata di rapprejen-
rapprefenta un uomo , che inginocchiato per tarlo nella efprellione anzidetra , inginocchia-
terra fta in atto di arrotare un coltello fopra to per terra inatto di arrotare un coltello .
una cote, forte fiata eretta al barbiere di Giu- Io non fo dipartirmi dall opinione di Ino¬
lio Cefare , per avere feoperta la congiura or- nardo Agoftini , riportata da Gronovto Ine¬
dita contro di lui da Achilia, e Potino, di faur. antiq.gr/tc. Tom. il. Tab. 86. , e (egui-
cui parla Plutarco nella vita di quell’ impera- ta da Winkelmann nei Mon. ant. ined. rar.l.
tore , p.7 3 1 . B. op. Tom. 1. Pare che a que- cap. 17 ■ n. 42. pag <;o. , di riconofcervi cioè
(la opinione inclini il fignor Lanzi nella tan- quello Scita , cui Apollo ordino di (corticar
te volte citata definizione di quella galleria , Marfia , e che appartenerti: al un gruppo ;
cap. 14. pag. 174. Ma (uppofto chea codili giacché dalle varie dame , che li hanno di
folle fatta alzare una (fatua dal fuo padrone, Marfia appefo all’albero , una delle quali e m
o in Alertandria , ove accadde il fatto, o in villa Medici , due in villa Albani, polliamo
Roma, io non crederò mai che forte quella , arguire , che un tal gruppo forte ripetuto,
con permettendolo lo ftile della f:ultu a che è e molto celebre . In tale atteggiamento , ma
di migliori tempi , e non (apendovi trovare il però vertuto , fi vede quefto barbavo nel bai-
minimo indizio che polla alludere a quel fat- forilievo , che ili u (tra Winkelmann al luogo
to , o alla perfbna del barbiere . La figura citato , e in un altro efprerto nella parte la¬
eoi muftacci , e qualche fiocchetto di barba , terale di un farcofago collocato -atto il por-
quì deve indicare un barbaro di nazione , e di tico della chiefa di s. Paolo fuor delle mura .
coftumi : il folo panno gettato trafeuratamen- La molla della teda , che il fignor Lanzi cre-
te fui deliro omero è proprio d’uomo, che de atteggiata a timore , e propria d un elplo-
vuol edere fpedito per accingerfi a qualche o- ratore , è quella di guardar Madia in un aria
perazione 3 e l'aria fevera , e truce del volto è milta quali di piacere , e di barbara fierezza ,
presso i Romani ec. 3 j $■
far le diflrutte , una mandonne a far riforgere Corinto dalle— - =
fue ruine , nella qual occafione molti antichi monumenti fu- UB' XI
rono difepolti (a) . Forle a quell’epoca riferirli deve una gran¬
de e bella llatua di Nettuno difotterrata nella città medefima
alcuni anni addietro , appiè della quale evvi un delfino con
quella ifcrizione fui capo :
n . AIKINIOC
iipeickoc
I&PSYC . . .
da cui rilevali elfere Hata eretta quella llatua da P. Licinio
Prifco facerdote : e fi vede che la forma delle lettere è di
que tempi . Talvolta il nome della perfona , che ha fatta er¬
gere la llatua, trovafi unito a quello delfartilla (a).
Jf. ir. I Romani da tutte le contrade in cui aveano fog- Eferciute f«.
gettati i Greci , principalmente per le vittorie di Lucullo , di da'10grci°H*
Pompeo , e d Augullo , fra gl’innumerevoli prigionieri , tras- bcni
portarono a R.oma eziandio molti attilli , i quali efiendo fatti
liberti , continuavano ad efercitare le arti loro (b) . Uno di
quelli fu 1 autore dell impareggiabile tella d’Èrcole efillente
nel mufeo Strozzi a Roma (c) . Ei chiamava!! Gnajo, o Gneo ,
nome romano , probabilmente avuto da colui che data avea-
gli la libertà , e forfè dallo llefiò Pompeo , che talora vien
Rr 2 in¬
come Io guarda la figura nei detti ballìrilie
V , e come lo guardava in una pittura de
lciitta da Filoftraro giuniorc Icori. z.p.S6t.
o\e pare che deferiva quella llatua: Furtin
■ 'P (. Marlyas ) intuctur hunc barbarum
m ipjum gladii aciem acuii . Vides enin
U !*}ue l-! njf,nuf ejU! “>ti,& ferro intenta fune
que in Marfyam glaucis terribiliter intue
tur ocuhs , coma arrecala agrefli , & fqualli
da . Rubar in gena ejus autem cadem paran
Wf{.’ ut tgo puto : fuperciliumque oculo in
eumbit ad tram compofitum , atout animi
quemdam induit affeHum . Quin eiiam rinei
tur Jivum quiddam fuper iis , qua patrare pa
rat : necan pra gaudio id faciat , an iniumc
ice^le fd jugulationem animo , fatis feto. I
coltello non è certamente da far barba , co
J»ie nc conviene il figr.or Lanzi , ma è appuri
to da lamicare , benché lo neghi fenza ra¬
gione il medefimo ; nc è tanto dilfimile a
quello degli anzidetri , ed altri monumenti .
Cosi intendo di efcludere anche l'opinione
di quelli , che nella (leda llatua vogliono ef¬
figiato colui , il quale feopri la congiura di
Catilina , o quella dei figli di Bruto , o quel¬
la de' Piloni contro Nerone ; di cui polfono
vederfi le congetture del Gori Muf. F'orent.
Statua , Tab. pf.pó. , ove ne dà la figura ,
data anche da Gronovio /. eie. , e da Malici
Raccolta di fatue , Tav. 41.
(a) Ved. Tom. I. pag. zg. §. f.
( a ) Orvil. Animadv. in Ckarit. lib.z. c. /.
pag. 1 80. Tom. 1.
(b) Vedali qui avanti pag. 7 1 . feg.
(c) Stofch Pierr. grav.pl. a q. , Goti Da-
tìylìotheea Smithiana -, lom. 1. Tab. zg.
3 r 6 Storia dell’ Arte greca
===== indicato col femplice prenome di Gneo . Altro incifor di gem-
L1B- x1, me a quelli tempi fu Agatangelo , il cui nome trovafi inta-
CAP' I* gliato fu una corniola belliffima rapprefentante Pompeo Ma¬
gno , della quale già s’e parlato altrove (a) . Alcamenb , il
cui nome leggefi fu un baffo-rilievo (b) , chiamoffi (Quinto
Lollio prendendo quelli nomi dal fuo padrone, che era for¬
fè il rinomato Lolìio contemporaneo d’Augullo . Più celebre
ancora fu Evandro (a) fcultore ateniefe , che andò in Aleffan-
dria col triumviro Marc’ Antonio , e fu dal mentovato Au-
gullo condotto a Roma con altri prigionieri ( b ) ; a lui fu
ingiunto di rifare la tella ad una Diana di Timoteo coevo di
Scopa polla nel tempio d’Apollo fui Palatino ( c ) .
etaloran- jf. 12. Nè erano già i foli greci liberti che l’arte efer-
énuf3U m* citalfero in Roma , ma ivi pur concorfero i più valenti amili
della Grecia , fra i quali fi dillinfero Arcesilao e Pasitele ( d ) .
11 primo fu uno degli amici del famofo Lucullo , ed i Cuoi
modelli tanto erano pregiati, che pagavanli dagli artefici fleffi
più che le opere finite degli altri artefici . Lavorò egli per
Giulio Cefare una Venere , che fugli levata dalle mani (c)
avanti che dato le aveffe l’ultimo compimento (i) . Pasitele
originario della Magna Grecia , ottenne pe’ fuoi talenti la cit¬
tadinanza di Roma (d) : egli occupavafi principalmente a far
baffi-rilievi , o a cifellare in argento . Fra le opere fue ram¬
menta Cicerone l’effigie del celebre comico fXRofcio , rap-
prefentato , qual lo vide la fua nutrice , circondato da un fer¬
vente (0 . Famofa era la fua flatua di Giove in avorio (/) ,
e foni-
1a) Qui avanti 25.
(b) Vcgg. qui avanti pag. 144- §■ S-
(a) Hor. lib. 1. ferm. 4. verf. 91.
(b) V. Schol. Horat. /oc. cit.
(c) Plin. lib. 36. cap. 3. feti. 4- §• ra.
ld) idem lib. 35. cap. t z.fett. 4-5.
le) Per la fretta di dedicarla . Plinio /. cu.
(1) Affai vaga fu una leoncffa di marmo
del nominato Arcefilao , polfeduta da M. V ar-
rone . Plin. lib. 36. cap. 4. feti. 4- $• ' 3- Le
ftavano giuocando all’intorno varj alati Amo¬
rini , alcuni de' quali legata tenevanla , al¬
tri la forzavano a bere ad un corno , altri le
mettevano i calzati ai piedi : e tutte queltc
figure da un mallo folo etano cavate .
D(d) Vedi qui ayanti pag. 22/.
le) De divin. lib. 1. cap. 36.
(/) Plin. lib. 36. cap. S- fctt- 4- >■ 1
presso i Romani ec. 317
e fommamente pregiavanlì i cinque libri da lui ferirti fu tutti
i lavori dell’arte allor conofciuti (1) .
jf. 13. Viveano , cred’io, a quelli tempi e vennero a Ro¬
ma due flatuarj atenielì Critone e Nicolao , il nome de’quali
trovali così iridio fui caneflro pollo in capo ad una Cariatide
maggiore della grandezza naturale :
KP1TI2N K AI
NIKOAAOS
A0HNAIOI EnOI
OYN (a)
Quella Cariatide , con un’altra fimile e col torfo d’una ter¬
za (b) , feoperta fu nel 1766. in una vigna di cafa Strozzi
circa due miglia fuori di porta s. Sebaftiano full’antica via
Appia non lungi dal fepolcro di Cecilia Metella moglie di
quel CralTb sì rinomato per le fue ricchezze . ElTendo tale
llrada fparfa dai due lati di fcpolcri , ai quali uniti erano de’
giardini , e delle piccole ville , come polliamo argomentare
dall’ ifcrizione appartenente al fepoicro di Erode Attico , è
probabile che quelle Cariatidi in numero di quattro , o in al¬
tro numero pari, lìano llate fcolpite per (ìffatti edihzj ad or¬
nato e follegno di qualche volta nella tomba, o nell’annefla
villa, e che ivi lìano Hate lavorate. Or non pare che prima
dei tempi del triumvirato s’introducelfe la pompa de’fepol-
cri abbelliti con limili Cariatidi e llatue ; ornandoli quelli
dianzi colla femplice effigie del morto , come lo rileviamo
dalla llatua d’Ennio collocata nel fepolcro degli Scipioni prelTo
la
(0 Palitele fu eziandio eccellente nel for- fidonio amico di Cicerone, De nat. deor. 1.2 .
mare ae modelli in creta , Plin. lib. 3 y.c.i 2. c. 24.. n. SS. , e inventore d’una maravigliofa
Jeu. 4j. } & .ib. 36. cap. j jeel. 4. $. / 2. : la sfera agronomica , rapprefentante tutt’ 1 mo-
qual arte diceva egli eller la madre della fta- ti celcfti sì diurni che notturni del fole e del-
tuaria , della [cultura , e dell’ intaglio . Sidi- la luna e dei pianeti . A quefti lì può ag-
itime pure a que' tempi Pondonio non meno giugner Ledo , che celebre fi rendette nel ci¬
ucila ltatuaria , che nel bulino . Plin. lib. 3 3. fellare l’argento . Plin. lib. 3 3. c. 1 2. feci, j j,
cap. 1 z.JeB. SS: » & 1™* 34-* caP • feU.ig. (a) Critone e Nicolao ateniefi fecero .
§. 34.. E d avvifo Fr^ncefco Giunio Catal . (b) Ora tutte tre nella villa Albani ,
crch. ve. pag. ipj. efler quefti lo fteflo Po-
LIB. XI.
CAP. I.
... alcuni de'
quali reftaro-
no tuttavia in
Grecia ,
318 Storia dell’ Arte greca
Ja medefima via (a) . Così dal luogo, in eui trovate furono,
fi congettura che in quefto tempo fieno Hate fatte ; e lo ftef-
fo pur s’inferifce dallo Itile , poiché le tede hanno un non
fo che di troppo molle e gentile , e le forme ne fono fo-
verchiamente rifondate , e come mozze ; laddove ne’ tempi
anteriori , ai quali non difconverrebbe forfè la forma delle
lettere , i tratti erano più forti , taglienti , e fignificanti .
jf. 14. Le arti però non erano affatto abbandonate in Gre¬
cia , comechè molto vi fodero decadute per efier venuti a
Roma i migliori maeftri . Alcuni valenti artidi colà trattenu¬
ti furono dall’amor della patria , fra i quali probabilmente
annoverarli dee Timomaco di Bifanzio (b) . Plinio (c) nel dir
che viveva ai tempi di Cefare non ce ne dà notizie molto di-
ftinte . Convien dire però ch’ei fode allora in età molto a-
vanzata ; perciocché i due di lui quadri rapprefentanti Ajace
e Medea , che lo dello Cefare comprò per ottanta talenti ,
come dicemmo innanzi (d) , e li collocò nel dio tempio di
Venere , eran già dati da altra perfona goduti (e) . Ai tempi
di Pompeo , celebre era Zopiro ciiellatore in argento come
Pasitele (a) . Non abbiamo, a vero dire, certo argomen¬
to per aderire ch’egli lavorade in Grecia anziché a Roma ,
ma podìamo così congetturarlo . Fra le opere di Zopiro ci-
fellate in argento vengono rammemorate da Plinio due taz¬
ze , in una delle quali erano rapprelentati gli Areopaghi , e
nell’altra il giudizio d’Orede al cofpetto dell Areopago . Or
qued’ ultima tavola vedefi efpreda fu una tazza d argento la¬
vora¬
li) Livio Tib. 38. C-3S- num.pS. Ved. qui
avanti pag. 308. n. a. , e jom. I.p.30. n a.
(b) Nel Trattato preliminare , Lap. 1 r .
pas. LXXXISl. diceva l'Autore aliai proba¬
bile che li folle llabilito in Roma . Porle
avrà mutato parere in quella feconda edi¬
zione della Storia .
(c) lèi. 3J. cap. 1 r. feci. 40. §. 30.
(d) Qui avanti pag. 228.
(e) Ciò non fi ricava facilmente da quello
luogo di Plinio , nè da altri che io fappia .
Anzi in tutte le edizioni del detto fcrittore
anteriori a quella d’Ardnino , che ho vedu¬
te , fi legge il pronome ei riferito a Cefare ,
con cui viene a dire Plinio che per Celare
lavorarti: Timomaco que' due quadri . Ar¬
duino lo emenda fenza darne ragione .
(a) Plin. iib.32. cap. e. feci, p p. [ Lo ftef-
fo , di cui fi è parlato al §. 12. , e fi veda alla
pag. 22 p.
presso i Romani ec. 319
vorata a baffo-rilievo , che creder fi può quella di Zopiro ,
enfiente preffo il fìgnor cardinale Nereo Corfini ; e ficco-
me fu trovata nel riattare il porto d’ Anzio , è verofimile ,
che non fìa fiata lavorata in Roma, ma da altrove e pro¬
babilmente dalla Grecia portata in quel porto , ove fiali a
cafo affondata . Può vederfene la figura ne’ miei Monumenti
antichi ( a ) , ove ne ho fpiegata la rapprefentazione (a) , ed ho
notato che per la forma avea della fomiglianza con quella di
Neftore preffo Omero , poiché il lavoro a rilievo non è pro¬
priamente falla coppa , ma fu una fpecie di recipiente , in
cui la coppa fi pone , e fe ne leva a piacimento (b) : le due
parti però ne fono sì ben commeffe inficme , che a men di fa-
perlo non fi difcerne la doppiezza della tazza . Quindi s’in¬
tende ciò che fia la cp/xAx , cioè la doppia tazza
d’ Omero (c) .
jf. 1 Sembra che Zopiro e Pasitele fianfi principal¬
mente occupati a rapprefentare gli avvenimenti della mito¬
logia e della ftoria eroica ; e lo fìeffo prima di loro avea
fatto Mentore , come rileviamo da Properzio (b) :
Argumenta magis funt Mentoris addita forma ;
At Myos exiguum flecìit acanthus iter .
Ivi fotto nome d'argomenti intende certamente il poeta limili
figure cifellate ; il che pare non fia flato intefo nè in que¬
llo paffo , nè in altri fcrittori , ove di limili lavori fi par¬
la (c) : così difHngue il lavoro più nobile dal più volgare
e facile, che confiffe in fiori , fogliami , e principalmente
negli ornati , nel che Mìs fra gli altri diffingueafi ; e ciò
volle dir il poeta quando lodò la fua abilità nell’ incidere
le foglie dell’acanto (d) .
jf. t 6. OI-
(a) num.iji. (c) Ovid. Met. lib. 13. verf. 684.. [ Ved.
(a) Vegga» anche Tomo I. pag. 4.4.0. §. 7. Giunio De pili. vet. lib. 3. cap.i . §. 6. p. 14.6.
(b) Vegg. Tom. 1. pag. 36. col. 1. (d) Plinio lib. 31. cap.i 2. feci. jj. parla di
(c) lliad. lib. 2 3. verf. 6 1 6. amendue quelli cifellatori Mentore , e Mis ,
(A) lib. 3. eleg. q. verf. 1 3, 14., c li loda per le opere di figure .
>rJ o-
LIE.XI.
GAP. I.
Monumenti
i quelli tem-
Statue di due
re prigionie¬
ri . . .
320 Storia dell’ Arte greca
jf. iS. Oltre la mentovata tazza che con verofimiglianza
dir fi può di quefti tempi , altre opere ci reftano che lo
fono indubitabilmente . Tali fono due ftatue di re prigionie¬
ri in Campidoglio , e fors’anche la creduta ftatua di Pom¬
peo Magno nel palazzo Spada .
jf. 17. Le due prime fono belle ftatue di marmo nero,
e rapprefentano due re traci , di que’ Traci medelimi , che
Scordila chiamavanfi (a) , e che al riferir di Floro ( a ) , fu¬
ro n fatti prigionieri da Marco Licinio Lucullo irateho di co¬
lui che fu sì rinomato perlafua fplendidezza e prodigalità.
Inafprito egli per la replicata perfidia di que popoli , fece
ad ambi i loro re mozzar le mani , ad uno fin iopra il go¬
mito , e all’altro fopra il poifo , quali appunto fono nelle
fuddette ftatue (b) , e quali erano le figure degli lchiavi lui
mau-
(a) Abitavano full' litro , o Danubio . Stra¬
bono lib. 7. pag. 4.8 g. C.
(u) lib. 3. cap. 4-.
(b) Se Lucio Floro parlafte così chiara¬
mente , come lo fa parlare Winkelmann , do¬
po l'abate Francelco Valefio in una Differta-
zione particolare inferita nei Saggi di differì,
dell' Accad. di Cortona , Tom- I. n.X.p.i Of.
Jegg. > non vi farebbe più dubbio intorno al
foggetto delle dette due ftatue . Ma egli par¬
la in maniera da farci credere tutto 1' oppo-
fto . Non dice che follerò fatti fchiavi due re
di que' popoli traci , nè che follerò a uno ta¬
gliate le mani , all’altro le braccia . Scrive
foltanto che i Romani nella guerra contro di
loro non trovarono pena pivi fenlibile per at¬
terrirli , che di tagliar le mani a quanti pri¬
gionieri ne facevano , rimandandoli poi cosi
a vivere infelicemente nei proprj paefi . Ep¬
pure le ftatue rapprefentano perfone reali ,
come li conofce dal diadema , e da una certa
dignità della perfona . Cade pertanto il fon¬
damento principale di quella opinione . A ciò
fi aggiunga , che la faccia ferer.a del volto di
quelle figure non dà verun indizio di aver
fofferto fimil tormento ; e il taglio delie ma¬
ni per una , e delle braccia fin fopra il go¬
mito per l’altra a confiderario da vicino non
può far credere , che lia ftato fatto per indi¬
care un caftigo . La forma dell abito di quel¬
la , che daremo in fine di quello Tomo, Ta¬
vola Vili. , ralTomiglia alle figure di due Tra¬
ci , o Sciti , prigionieri feolpiti fu quella par¬
te della colonna trionfale dell’impcrator Teo-
dofio , di cui fi parlerà nel Libro XII. Ca¬
po ul. §. 7. , data in rame tra gli altri dal
Bandurio Imper. oriem. Tom. il. par. 4.. 1 li¬
bala 18. pag. 381- Ma quelli fono foldati ,
o perfone private . lire, c le perfone prin-
cipàli i clic fi vedono fu carri di trionfo nella
Tavola 3. c 6. , hanno abiti affatto diverti .
Non crederei meglio provata l’opinione di
monfignor Brafchi , che in una lunga difler-
tazione latina , per altro eruditiftima , vuol
provare che quelle ftatue rapprefentino Sifa-
ce , e Giugurta , re numidi , come già notam¬
mo alla prefazione del noftro Autore nel t o¬
mo 1. pag. xxvij. noe. a. Egli equivoca pnmie-
rame lite nel dire che fìano di bafalte , men-
tre fono di bigio morato . In fecondo luogo
la qualità della vede , e del manto grande e
pefante ornato di larghe frangie , con quei
calzari, o piuttofto ftivati , aneli elu glandi
e pelanti , non convengono al clima caldil-
fimo della Numidia ; ficcome neppur la bar¬
ba , e i capelli , che in quelle parti hanno
corti , e ricciarelli , come fi veggono a Mal-
finirti , di cui parlammo qui avanti pag. 406.
noi. b. , e ad un bullo di Annibaie in marmo
elidente in cala Renzi nella Terra di s. Ma¬
ria nel regno di Napoli , trovato nelle mine
dell’antica Capua , e dato in rame con un
lungo ragionamento per ìlluftrarlo dal ngnor
Giuleppe Daniele in Napoli nell'anno 17S1.
Le congetture poi , che quefto dotto prelato
ricava clalla ftoria , non hanno alcun lodo
fondamento .
presso i Romani ec, 321
maufoleo del re Ofimandue in Egitto (a) , e le venti flatue*=====
colorali prefìo Sais rammentate da Erodoto (b) . Così i Car- LIB'X1,
taginefi mutilarono coloro che trovarono Tulle due navi da CAP' T'
loro depredate nel porto di Siracufa (c) , e così puniva Fa¬
bio Mafììmo i foldati romani che difertavano dalla Sicilia (fì).
J)’. 18. La fìatua di Pompeo vien da alcuni tenuta per ••• e dì Poni,
quella medefìma , che flava nella Curia vicina al di lui tea-PC°
tro , e prefìo la quale è flato trucidato Celare (a) . Quella
però non fu trovata nel fìto ove quella flava , poiché v’è fra
mezzo a que’ due luoghi il Campo de’ fiori , e la Cancella¬
re (s) ; e leggiamo altresì in Suetonio (e) che Auguflo avea-
la fatta trafportare altrove (c) . Qualunque volta confiderò
tale fiatila , mi fa maraviglia il veder Pompeo interamente
ignudo , colla fola clamide , cioè rapprefentato all’eroica , e
come un imperatore a cui rendanfi gli onori divini ; il che
dovea parere flrano ai Romani , non e (Tendo flato Pompeo,
die cittadino privato , e non è credibile che dagli fiata eret¬
ta la flatua dopo morte , poiché allora opprefìi o difperfì
eiano tutt i fuoi partigiani. Quella altresì farebbe, a mio
ciedere , la fola flatua d’un cittadin romano ai tempi della
lepubblica rapprefentato all’eroica , poiché , fecondo l’infe-
gnamento di Plinio medefimo , ufo era bensì prefìo i Greci
di effigiare ignudi i loro grandi uomini ; ma i Romani fo-
Tom.IL S s leano
i fì Ll°^’ Sic. hb. 1. §. . pag. jp. (?) in jluguft. cap. gì .
l . . z‘ °ap. 331. pag. 166. [ Dice che - (c) La fece collocare dirimpetto alla Ba¬
ri-.. P'mone degl ignoranti , che elle follerò filica dello lidio Pompeo , che flava accanto
avrà aaPPrefentatc ^enza le mani , che egli al teatro ; e vi conilponde a maraviglia il
y.j sdute per terra cadute per l’antichità, luogo ove fu trovata la flatua di Spada : on-
/ V 9Z' not' a' Poceva il Nardini Roma ant. lib. 6 . cap.3.
v 1 0 3- PaS-3!>7- Tom. il. rcg. IX. pag. zpz. argomentar quindi il luo-
rÀ t>i Mals- f • cap. 7. num.n . go ove era la detta Bafilica . Si crede, che
nnrr T lUtaico n<ì*‘a lul vltf Pag-s739- D. Ja Mufa coloilale del palazzo Farnefe nomi¬
ini ^ Suetonio parimenti nella di nata nel Tomo I. pag. 122. , e l’altra, che
c ,a caP‘ > c nella vita di Auguflo prima flava nel palazzo della Cancellaria , ed
Y < L , ora è nel Mufeo Pio-Clementino , nominata
-1 f qo'pta nel vicolo de' Leutari preflo pure alla pag. 4.11., fiano fiate trovate nei
paazzo della Cancellarla nel tempo di pa- dintorni del detto teatro ; coficchc potrebbe-
<jlu . ni- , come narra Flaminio Vacca ro confiderai'!! come opere di quel tempo , e
memorie , num. jp. darci un’ idea dello fide .
322 Storia dhl Aute greca
— -ju- leano fetnpre rapprefentarli armati, principalmente fe erano
IIB,X1‘ guerrieri (a).
jf. 19. Può quindi nafcer dubbio fe quella dicafi a ragio¬
ne la ftatua di Pompeo , febbene a farla creder tale concorra
la fomiglianza del volto (a) tra quella e alcune poche rarif-
fime medaglie che abbiamo di quel grand’uomo . Io non dil-
fimulerò qui non trovarli nella liatua un certo indizio , che
fecondo Plutarco (/>) diftingueva l’effigie di Pompeo dalle al¬
tre , cioè la ùvc t^oXìi > oflìa i capelli della ironte ripie¬
gati in fu , quali portar foleali AlelTandro . Ivi i capelli ca-
dongli fulla fronte , quali fi vedono a Sello fuo figliuolo fu
una di lui moneta . Mi pare quindi Urano che Spanhemio , ad-
ducendo una rara moneta di Pompeo colla defcritta capiglia¬
tura , pretenda contro l’evidenza di vedervi Y àrarohviv rns ko-
fins, e quindi chiamila exfurgens capllitium (c) (1) .
Ccmme di Se- jf. 20. Deve fra i lavori di quelli tempi annoverarli 1 ef-
P figie del mentovato Sello Pompeo fu una belliffima cornio¬
la, di cui già parlammo altrove (b) , col nome deliartifla,
la quale fu fcoperta a principio di quello fecolo non lungi
dal fepolcro di Cecilia Metella , legata in un anello d 010
che oltrepalfava il pefo d’un’oncia : e febbene la gemma lu¬
cida e bella abballanza folle per sè ftefla , pur le fi è vo¬
luto accrefcere del fuoco col fottoporvi una foglia doro. Il
nome del poco noto ardila Agatangelo , che fecondo la fua
etimologia lignifica lieto nunzio , è pollo in genitivo fecon-
(a) Greca res e fi nihil velare ; at contea
romana ac militari s thoracas addere , lib. 34-
cap. j. feci. 1 0. [Non è però cola rara tro¬
vare gl'imperatori all’eroica . Di Augufto ve¬
dali al Capo feguente §. 8. in fine , e di Ca¬
ligola al §.22.
(a) Può vederfene la figura predo Maffei
Raccolta di ftatuc , Tav. 127.
(b) in Pomp. oper. Tom. I. pag. 603. D.
[Ved. Tom. 1. pag. 8fg.fi 6.
(c) De pnft. & ufu num. difsert. io. §. 3.
Tom , il. pag. 67.
(1) Una bella (fatua di Pompeo in marmo
bianco di grandezza maggiore del naturale
vedefi nella magnifica villa di Caftellazzo mo¬
ri di Milano già Arconati , ora Bufca • Ella
pure è tutta ignuda fuori del braccio fintltro ,
che è coperto da un panno , il quale dalla .1-
niftra (palla gli pende fino a terra . Vi fu
quella (fatua importata da Roma ; e in al¬
cune parti elfcndo guada , fu da mano mo¬
derna rader tata .
(b) Vegg. qui avanti pag. 28.
presso i Romani ec. 523
do il folito , ma inimitata n’è l’ortografia , leggendovi!! ATA-
©ANTSAOT , in luogo di ArA0AIT£AOY , poiché i gre¬
ci fogliono fcrivere due IT quando s’ ha a pronunziare il N
avanti il r. E’ vero però che la medefima ortografia trovali
non di raro ufata (a) ; e pollo addurne in prova l’ifcrizione
del mufaico di Paleftrina ove leggefi AYN3 ( lince , animale
di quello nome ) in vece di AYrs , come luole generalmen¬
te fcriverfi , eflendo il S equivalente a rS : cosi in un’an¬
tica ifcrizione (b) fi trova IIANKPATIACTHC in luogo di
IlArKPATI ACTHC ; e l’erudito Enrico Stefano ha veduto
in un antico codice fcritto avytXos in vece di a yythoi; (c).
Che ivi fi rapprefenti Sello Pompeo rilevali dalla fomiglian-
za che ha la tella della gemma con quella d’una rara me¬
daglia d oro del medefimo ( d ) , intorno alla quale fi legge
MAG PIVS IMP ITER ( Mngnus Pius Imperator ìterum ) , enei
rovefcio vi fono due piccole tefle , delle quali una è l’effi¬
gie del luo padre Pompeo Magno, e l’altra quella d’un fuo
figlio coll’epigrafe PR/EF CLAS. ET. ORA; MAR1T. EX S.C.
( prafecius clajjìs & or a maritimA ex Senatus conjhlto). Quella
medaglia fi vende quaranta feudi . La tella della gemma ha
il mento e le gote coperte da una corta barba , come d’un
uomo che da molti giorni non fi folle fatto radere ; ed è qui
folle un indizio di afflizione per la morte del padre . Così
Augnilo (a) fi lafciò per qualche tempo crefcere la barba do¬
po la feonfìtta delle tre intere legioni comandate da Varo in
Germania . Appartiene quella preziofa pietra alla duchefia
di Ligniville-Calabritto a Napoli .
LIB. XI.
CAP. I.
jf. 21. Sarebbe fuperfluo , che io qui faceffi menzione
della pietefa llatua di Cajo Mario del mufeo Capitolino , fe
Pretefe fia¬
tile di Cajo
Mario ...
S S 2
nella
J>4?7.15'nr’ Stcph' ParaL £ramm' erJtC* 3 j-00 PcdruG 1 CeJhr" ìn 0r0 * Tom- L
(cj ìoc cit‘ InfCr‘ at^et' Pa8- 80 • 66.101. (a) Suetonio nella di lui vita cap. 23.
324 Storia dell’Arte greca
«=- - - nella defcrizione delle rtatue di quello mufeo lotto tal nome
LI^,XI‘ non forte Hata pubblicata anche da Bottari nell’ultima edi-
CAP‘ u zione (a) . Fabri , che altronde non è molto fcrupolofo ad
imporre i nomi alle ftatue , nel Tuo commentario fopra le im¬
magini degli uomini illuflri di Fulvio Orfini ( b ) , olTerva che
quella non può rapprefentar Mario , poiché tiene ai piedi uno
fcrigno , che è indizio di lenatore o di letterato , e Mario
non era nè l’uno nè l’altro . Su qual fondamento vogliali
in quella flatua ravvifare quello gran capitano io noi faprei,
poiché di lui non ci rella nefliua’altra effigie , effiendo tutte
fuppolle e falle le monete che vanno lotto il fuo nome , e
foltanto lappiamo da Cicerone e da Plutarco (c) ch’egli ave¬
va un’aria leverà e burbera . Su quella loia notizia è flato
dato il nome di Mario ad una tella incila in una gemma prel-
fo il citato Orfini (d) , a due tefle di marmo del palazzo Bar¬
berini e della villa Lodovifi , e ad una flatua delia villa Ne-
groni , che vengono allegate da Bottari (0-
...edicice- $• 22- Così lenza fondamento fu apporto il nome di Ci¬
cerone ad un’altra flatua del muleo medefimo (a) , e ad erta
al tempo fteflb fu fatto lulla guancia un porro ben vifibile ,
che da’ latini diceafi cicer »( cece ) per alludere al nome di
Cicerone . Quel che più forprende è la franchezza con cui è
flato indio filila baie il nome dell’orator romano (i) . La
vera
( a ) Muf. Capìt. Tom. ni. Tav. JO.
(4) nani. S S. pag. p f.
(c) in C. Mario , princ. op. Tom. I. p.jf-OÓ.
(</) eie. num. SS.
(c) toc. eie. pag. io 6.
(a) Nel palazzo dei Confcrvatori . Maffei
Raecolea di Jlaeue , Tav. 21. nc da la figura .
(t) Avvi anche in Milano una ftatua affai
nota , detta volgarmente l’uomo di piecra 3
nella quale alcuni hanno ravvifato l'immagi¬
ne di Cicerone . V. Gratiol. De pucl. Med.
tdif. pag. i , & Giulin. Memor. di Mi/,
part. 2. pag. 27 p. La toga romana di cuiè
veftita, e un motto di quell’oratore , che ferir¬
lo fi legge al di Copra del capo , fono i fonda¬
menti a cui appoggiafi tale opinione . Ognu¬
no però ben vede quanto quelli fiano deboli
ed infuffiflenti . Alla fifonomia truce e fevera
fembra la ftatua accodarli piuttofto a C. Ma¬
rio , a cui con molta ragione poterono i Mi-
lanefi averla innalzata dopo quella vittoria ,
che al fiume Adige riporto Covra i Cimbri c
i Teutoni , per la quale furono quelle con.
trade liberate dall' imminente pericolo che lo-
ro fovraftava . Co» una tonfura , offia coro-
na ecclefiaftica , che una mano imperita vi
fece ai capelli , fi è pretefo di effigiare in > ella
Adelmano , uno degli arcivefeovi di Milano
verfo la metà del fecolo decimo .
presso i Romani ec. 32$
vera di lui tetta col nome nel palazzo Mattei (a) reftaurata nel :
nafo , nelle labbra , e nel mento , etter dovrebbe lavoro a un
di pretto dello fletto tempo . A queAo pare che non con¬
venga la forma delle lettere non troppo eleganti ; ma nelle
pubbliche ifcrizioni abbiamo a diftinguer quelle , che appo-
fte furono ai monumenti da particolari artitti a tal uopo de¬
ttinati , da quelle che gli fcultori medettmi non tanto pra¬
tici metter foleano ai proprj lavori .
$. 23. Di Lucio Bruto la più bella tetta che v’abbia in
Roma, è, a parer mio, quella che poffìede il fignor mar-
chefe Rondanini . Fra le tante col nome di Giulio Cefare ,
che adornan varj mufei , non ve n’è pur una che al fuo ri¬
tratto nelle medaglie interamente raflembri . Quindi è che il
fignor cardinale Aleflandro Albani , foggetto de' più periti
, nell’antiquaria , dubita che vere immagini di quell’imperato-
xe non fìanfi confervate ; e vanamente fi pretende che il bu¬
tto pofleduto dal fignor cardinale di Polignac ne fia l’unica
e vera tratta dal naturale (a) . Merita d’etter qui per ultimo
notata la difpofizione di quella dama romana , che in tetta-
mento obbligò il fuo conforte ad ergere allo fletto impera¬
tore una ftatua d’oro del pefo di cento libre in Campido¬
glio ( b ) . D una pretefa Aatua di Clodio più opportuna oc-
cafione avremo di ragionare in fine del Capo feguente .
(a) Ne da la Rampa in rame non troppo meo del fignor principe Chigi bianco in fon*
■^r ^u v’? Orfini Imag. illujir. num. 1 4.6., do di fardonica , pagato mille zecchini -
e il lignor abate Amaduzzi Monum. Matth&j. (a) Cabinet de Polignac .
Xom. il.Tab. io.it. La teda del mufeo Ca- lb) V. Lipf. Eleft% lib. 1, C. 0. op . Tom. I.
cn2a,.nomc ? bella di quella ; c pag. ara.
bellmimo e di grandini ma diligenza è il ca-
Ca»
LIB. XI.
CAP. I.
Storia dell’ Arte greca
lib. xr.
CAP. II.
Stato delle ar¬
ti fotto gl’im¬
peratori .
326
C* . . —'f -lq
Capo II.
Stato delle arti fotto gl’ imperatori - Augujìo . . . fuoi monumenti —
Suppofe fatue di Cincinnato ... di Livia ... e di Cleopatra - Sta¬
tue d’Augufo . . . fue tefe ... e gemme ~ Tefla d’ Agrippa - Ca¬
riatide — Opere d’architettura . . . irregolarità, di efsa — Depra¬
vazione del gufo - Monumenti d’ Afinio ... e di Vedio Pollione —
Tiberio non favorì punto le arti ... fue tefe . . . bafe a lui eretta -
Immagini di Germanico — Nocque pure alle arti Caligola . . .fue
tefe - Claudio non avea gufo . . . fìta effigie - Pretefi gruppi d’ Ar¬
nia e Peto ... di Papirio e fua madre .
Cenando Roma riconobbe un folo monarca , andarono le
arti a ftabilirfi in effa come nel loro centro , e ivi concor-
fero i migliori maellri , poiché rare occasioni di lavorare fom-
miniflrava loro la Grecia . Atene , perchè era fiata del par¬
tito d’Antonio , fpogliata fu da Augufto di molti fuoi privi¬
legi (a) , e dal fuo dominio egli ne fottrafle gli Eretrj e gli
Egineti ; nè , benché gli Atenieli ergertelo a quello impera¬
tore un tempio , di cui efille tuttora il portale d’ordine do¬
rico (b) , furon pofcia con maggior clemenza trattati . Verfo
la fine del di lui regno tentarono di follevarlì , ma furono
bentofto ridotti all’ubbidienza .
.(f. 1. Della decadenza dell’arte nelle città greche fanno
teitimonianza le monete , e fingolarmente quelle grandi me¬
daglie di bronzo , che chiamar fogliamo medaglioni . Olfer-
vafi che quelle , le quali hanno intorno un’epigrafe greca , in¬
feriori fono alle altre che hanno l’ifcrizione latina -, e dirli
può in generale che , fe un raro medaglione romano vien pa¬
gato 50. feudi, un greco ne varrebbe appena dieci.
f. 2. Ali¬
ta) Dio Cafs. lib. $4. c. 7. p, 73 j , Tom. I. (A) Le Roy Le ruines , ec. Tom. il.pl.it.
LIB. XI.
C\P.II.
Augufto. ..
presso i Romani ec. 327
_(f. 2. Augufto , cui Tito Livio chiama l’autore e’1 reftau-
ratore di tutt’ i tempj , era altresì grand’amatore de’ monu¬
menti dell’arte , onde di lui ben ditte Orazio che
. veteres revocavi t artes (a) .
$. 3. Comperò egli molte belle figure delle divinità per ...Tuoi ma.
ornare le piazze e le ftrade di Roma (b) -f e le ftatue di tutt’i
grand’uomini romani , che aveano contribuito all’ingrandi¬
mento della patria , rapprefentati quali in atto di trionfare,
furono da lui collocate nel portico del fuo Foro , ove pur
fece reftaurare quelle che già vi elìdevano (c) . Fra quelle
eravi quella d’Enea ( d ) . Da un’ifcrizione trovata nel fepolcro
de’ fervi e liberti di Livia {e) fembra che fu quelli o fu altri mo¬
numenti dell’arte avelfe Augufto (a) fidato un iftpettore (1) .
/. 4. Fra le ftatue degli eroi romani collocate da queft’im- Supporteli*,
peratore nel Foro, fe vogliamo fegnire l’opinione ricevuta,
annovereremo quella che dicefi di L. Quinzio Cincinnato , eli- .. .di cincia-
dente una volta nella villa Montalto pofcia Negroni , ed orar
a Verfailles (b) . E’ quella una figura virile allatto ignuda , in
atto di allacciarli al piè deftio un calzare , elfendo l’altro pref-
fo il piè finillro che è fcalzo . Dietro ai piedi della ftatua
v’è un vomere, per cui fi è creduta effigie di Cincinnato ,
ben
nato . .
(a) lib. 4.. od. / p. ver f. i z. f Non Io dice
tiftrettamente alle arti del diligilo , delle
quali forfè neppure ha inrefo parlare ; ma
riguardo alla religione , al buon ordine , al¬
le faenze , al cornmereio , e a tutto ciò , che
poteva far rifiorire lo fiato in tempo di pa¬
ce , come fi rileva dai verh appiedo .
( b} Suet. in Aug. cap. 3 7.
(c ' loia. cap. $r.
(d Ovid Fa fi. lib. f. verfi. 363.
(e) Cori Deprr. monum. Jivt coiumb. liberi.
£/ ferv. Ltv. num. . z f .pag 1 78 . [ Al». I26.
par t/p.i nominato il pittore tracia liberto,
di cui parlammo qui avanti alla p. 71. coi. 2.
(a) In un'altia iferizione riportata da Gru-
tero Tom. I. pa- . z.pag. 322. n. 3. fi parla di
un Entichete liberto d’Àusnfto , e lidie cof-
ficinator a fintiti s , che fi Pignorio Di ferv.
predo Poleno hucpl. I hef. Senti i rom. 2 . il.
col. 1 27$. S. lpìegapcr fabro ìlatuatio .
(1) Fra gli altri vantaggi che Suetonio in
Aug. cap. 72. riferifce recati da Augufto a
Roma , novera i varj mufei ad ufo pubblico
da lui ordinati , ove copiofa raccolta vi avea
di ftatue , di pitture , e di altre cofe rare ed
antiche , tra le quali ammiravanli le arma¬
ture degli eroi . In uno di quelli rrmlèi vi era
pur un luogo per le rama fpettanti alla fio-
ria naturale . Tra quelle accenna Suetonio
delle membra ftcrminate di fiere e di beftie ,
credute offa di giganti . Altri mufei vi ave¬
vano allora in Roma di cofe naturali, in i-
fpecie di gemme e pietre preziofe. Il più an¬
tico era il mufeo formatovi da Scauro figlia—
ftro di Siila ; ma il più preziofo ripntavafi
quello di Pompeo . Celare arrivò a farne fei
nel tempio di Venere Genitrice ; ed uno pur
ne fece Marcello figlio d'Ottavia nel tempio
d’Apollo Palatino . Plin. lib. 27. c 1 fed. 3.
(.e; Si ha il geffo uelPAecadeinia di Francia,
LIB XI.
CAP. II.
328 Storia dell’Arte greca
ben fiipendofi che quello grand’ uomo fu dai Senato eletto
a dittatore della repubblica nel tempo che llava arando i
proprj campi (a) . Tale llromento però non vedefi nella fi¬
gura in rame pubblicatane dal de Rolli ; e non fo perchè
Mafie! (b) , il quale ne parla fecondo quella figura , abbiala
attribuita al mentovato dittatore , e ne racconti la nota Ilo-
ria; poiché mancando il vomere non ha più la llatua nefilm
rapporto con Cincinnato . Lo flefìb Mafiei crede altresì di
ravvifare l’effigie del medefimo eroe in una gemma incifa ,
ma non ne adduce nefiun argomento , e fembra quella al¬
tronde un lavoro moderno (c) .
jf. Se debbo dire il parer mio intorno a quella llatua ,
10 penfo che , elfendo ella ignuda , non polla in alcun mo¬
do effer l’effigie di Cincinnato , nè di alcun confole roma¬
no . E’ quindi chiaro che debba elTere una llatua eroica ; e,
fe mal non m’ appongo , rapprefenta Giafone allorché fu
con altri invitato da Pelia fuo zio , cui era ignoto , ad un
folenne fagrificio che far fi doveva a Nettuno . Ebbe 1 eroe
l’ invito mentre flava arando , e ciò forfè nella llatua indi¬
car fi volle col vomere: e ficcome avea dovuto attraverfare
11 fiume Anauro , erafi in fretta allacciato il calzare a! piè
deliro , dimenticandoli del finillro (d) ; onde efiendofi presen¬
tato così a Pelia fegli rifovvenire dell’oracolo che rilpofio
gli avea di guardarli da colui , che a lui venilfe con un folo
calzare, [Aovcxp*7n'$ ( a ) . Così a mio parere s indovina me¬
glio che in qualunque altro modo l’ intenzione dell ardila
che fcolpì quella llatua (e) . Pravi pure una figura d’Ana-
creon-
(a) Cicerone De finib. lib.z. cap. 4. Va¬
lerio Maffimo lib. 4. cap. 4. num. 7.
(n) Racc. di Jlatue , Tav. 70.
le) Lo crede in due. Gemme anr. f>g. To¬
mo IV. Tav. 7. S. Le figure hanno la barba .
La prima ha amendue i calzari , ed ha avanti
una Minerva , che le prefenta una fpada e
una lancia . La feconda fi tira fu il calzare
al piè deliro , e ha nudo il lluilìro . O fono
roderne , o non hanno che fare nè con Gia-
>ne, nè con Cincinnato. .
(d) Lo perde nel fiume recandovi atra.-
ito nel fango , come dicono tutti d accordo
li (c ritto ri . , co
(a) Apollod. Bìblioth. lib. 1. cap. p. V ‘ »•
ag.48. , Schol. Pind. Pyth. ode 4. veri, r 13.
Apollonio Argo’ u lib.i. y.io. , Igino fab. 1 a -
(e) Per efcludere Cincinnato li può aggu-i-
presso i Romani ec. 329
creonte con un calzare foltanto , per indicare che avea per¬
duto l’altro nell’ubbriachezza (4) .
$. 6. A quelVepoca pur apparterrebbe, fe conveniflero
i nomi alle cofe , la Livia della villa Mattei tanto celebrata
dagli fcrittori , tra i quali però alcuni la dicono Sabina (/>)
moglie d’ Adriano ; ma tale ftatua ha la figura d’ una Mel¬
pomene , anziché d’un’ imperatrice , come rilevali dal cotur¬
no (a) . Così alle due figure muliebri fdrajate, maggiori del¬
la grandezza naturale , una in Belvedere, e l’altra nella villa
Medici , è fiato dato il nome di Cleopatra perchè hanno un
braccialetto in figura di ferpente (b) ; e fi legge altresì che
in tal politura lia fiata trovata morta la regina d’Egitto (c) ;
ma quelle ftatue più probabilmente rapprefentano delle Nin-
Tom , II. T t fe
gnere , clic la (tatua avrebbe avuta la barba ,
che in que’ tempi , cioè nell'anno 195. di Ro¬
ma , e anche circa ducent'anni dopo fi por¬
tava ; e barbati lì rapprefentavano gli uomi¬
ni illuftri di que’ tempi , come fi c veduto (b-
pra 3.\\a.pag. 1 $4. §. ip. L’ idea del volto do¬
veva eller d'uomo più avanzato in età , giac¬
ché Cincinnato era allora padre di tre figli,
il primo de’ quali , Celone , fi era già refo al¬
cuni anni prima famofo per la fua facondia
nel foro , e per militari imprefe . Vegg. Li¬
vio lib. cap. /. num. it . , cap. 8. num.i p.
Ma poi per foihtuirvi Giafone ", converrà di¬
re che egli vi folle rapprefentato nell'atto di
calzarli dopo lafriato l'aratro , non dopo aver
palfato il fiume , allorché avea perduta una
fcarpa , come ho notato , non già come dice
Winkclmann adattando la dona alla lìatua .
In tal cafo lo (cultore fi farebbe dipartito
dallo Itile (olito degli artidi , e dè' pittori in
ifpecie , i quali fecondo lilodrato Epift. 2 2.
ep. Tom. 1. pag.p 2 2. folevano effigiare quell'
eroe con un piede folo calzato , perchè ap¬
punto avea lafciata una fcarpa nel fiume at-
traverfandolo . Notili però da quello luogo
di Filoftrato , che Giafone in quell'atto eia
un (oggetto (olito rapprcfentarfi dagli arridi ,
e certamente piu adattabile all'ufo , e al gu-
do della fcultura , e della pittura , che cin¬
cinnato .
(.a) Anthol. ìib. 4. cap. 47. num. 1 j.
( b ) Mafrei Raccolta di ftatue , num. 107.
(a) E pallata ora al Mudo Pio-Clementi-
no ; e come nota il figrorabate Vifconti nel
Tomo I. di dio alla Tav. 4.1. not. * , c il fi-
gnor ab. Amaduzzi Monum. Mattktj. Tom.I.
Tab. 62., ove ne dà la figura , non è altro ,
che la Pudicizia , o vogliam dire una impe¬
ratrice , o matrona romana , fotto quella fi¬
gura , come fi vedono in tante altre datue ,
e nelle medaglie . Chi poi fia è imponìbile il
dirlo , perchè la teda è moderna : al che non
hanno avvertito quelli , che vi trovarono Li-
via , o Sabina . Il fondamento del coturno
fu cui fi appoggia NT inkelmann per farne una
Melpomene , è troppo generico ; fapendofi
che il coturno fi portava d'ordinario dalle
dame romane , e anche dalle imperatrici , co¬
me fa avvertire il lodato Amaduzzi pag. pj.
Altronde il braccialetto , che le fi vede indi¬
cato fotto la vede al braccio dedro , non con¬
verrebbe a Melpomene .
(b) Tale è certamente quale fi vede anche
in altre datue , e in ifpecie nella nominata
qui avanti ; e il fignor Lens Le coftume , ou
ejfai ec. liv. 1. in fine , pag. 27, , che mo¬
ina di negarlo perchè vi trova una forma ir¬
regolare più propria di ferpe , che di brac¬
cialetto, non ne avrà veduti forfè de'confi-
mili in altre datue . Quedo altronde non è
tondo come il ferpe , ma piatto . In quella ,
che fece fare Augudo per portarla in trionfo ,
il (erpe non doveva edere in forma di braccia-
letto , nè quale fi vede alle datue in quedio-
ne ; poiché era attaccato al braccio in atto di
mordere , Plut. in M. Antonio , op. Tom. I.
pug. 9ST- B. -, e d è ben probabile , che tale
datua fcrvir doveiTe di modello alle altre .
(c) Gal. ad Pifon. de Theriac. lib.i. cap. 8 .
oper. Tom. Xlll. pag. 941. [ Racconta Ga-
1
LIB . XI.
CAP. II..
Statue d’Au-
gulto . . .
... fue tefte ..
«■
330 Storia dell Arte greca
fe dormenti (a) o Venere (a) : e quindi nulla da elle fi può
inferire per giudicare dell’arte ai tempi d’Augufto . La tetta
della prima non ha altro di rimarchevole , fe non che è un
po di traverfo (b) ; la feconda , che da alcuni tienfi per un
miracolo dell’arte , e fi paragona alle più belle tefte anti¬
che (b) , è fenza dubbio nuova , e lavoro d’un artefice , che
non avea ftudiato il bello nè fulla natura nè fu i pregevoli
monumenti deH’antichirà . Una limile figura , clic apparte¬
neva dianzi al mufeo Odefcalchi , è ftata trafportata in lfpa-
gna nel mufeo reale a fant’ lldefonfo .
jf. 7. Opere certe di quefti tempi fono la ftatua d’ Augii-
fto nel Campidoglio (c) , che è d’un lavoro mediocre , e lo
rapprefenta in un’età giovanile , con un roftro di nave ai
piedi allufivo alla battaglia d’Azio (d) , e la ftatua fedente
dello' fteftb Cefare nel luogo medefimo , la quale però ve-
rofimilmente non ha di lui che la tetta , e altronde merita
appena d’efler qui mentovata (c) .
k jf. 8. 11 marchefe Maffei parla d’una tefta d’Augufto colla
corona civica , cioè coronata d’un ramo di quercia , efiften-
te nel mufeo Bevilacqua a Verona , e dubita, le altra ve n ab¬
bia
!eno che fu trovata colla delira fui capo in
atto di tener il diadema ; come fcrive anche
Giica Anna/. par. 1. pag. pp. Aggiunge in
oltre Galeno , che Cleopatra cadendo morta
volle olfervare tutta la modeftia , imitando
Poliifena , che , fecondo Euripide in He cubi ,
verf. p6S. , nel cadere efangue cercò di co¬
prirli le parti da celarli . Or quell’atteggia¬
mento , e quella modellia non fi vede nelle
llatue , che hanno quali tutto (coperto il
ventre : al che non avrà badato il (ignor
Lens Le coftume ,.ec. /oc. eie. , ove dice, che
T abito di erte farebbe (lato indecente per
tutt’altra regina fuorché per Cleopatra . Nep-
pur fi feorge in erte l’abito più faltofo di re¬
gina , che Velli Cleopatra prima di farfi mor¬
dere dal ferpe , o di avvelenarli , come alcu¬
ni penfarono , nè indÌ7Ìo del letto prezioso
d’oro , fu cui mori , al dir di Plutarco toc. eie.
pag. oS £•
(a) Si trovano difatti altre (fatue Scura¬
mente di Ninfe , che ltayano fopra. fontane
nello (ledo atteggiamento appoggiate (opra
un vafo da gettar a 'qua , come tia le altie e
una piccola del Nlufeo Pio-Clementino . bAn
però non convengono nella ricchezza , e for¬
ma del panneggiamento . Chi fa che non
rapprefentino anche Semcle ; già che hanno
quali una perfetta fonrìglianza alla Semele ,
che vedeli nella gemma data dal noftro Au¬
tore nei Monum. ani. ined. ri. i . > nominata
anche in quell opera nel Tomo I.p.i 74.
(zi) Sreph. Pigh. in Scoi. lem. hai. p. 1 26.
(b) Ne fono (late pubblicate moltiflìine di-
verfe (lampe , come dal Maftei Raccolta di
(laute, Tav.g., nella Metaìloteca del Mer¬
cati , e altrove ; ma più corretta è quella fat¬
ta ultimamente dal Piranert .
(b) Richards. Traiti de la perni. U de la
fculptwe , Tom. ni. par. r. pag. zo6.
(c) Nel cortile del palazzo dei Conlerva-
tori a mano manca entrando •
(d) Matfei Raccolta di fiatile , Tav. io
(c) Maf. Capii. Tom. iti. Tav. /
presso i Romani i c. 331
bia con tal corona (a) ; ma è Urano che non gli fofle no¬
ta una firmi fella d’Augutto nella biblioteca di s. Marco a
Venezia (6) : oltre di che tre felle del medefimo imperatore
così coronate veggonlì nella villa Albani ; e preffo il fignor
generale Walmoden ferbalì una così cinta tellina d’ agata ,
grolla quanto un melarancio : ella però è sì gualla che ap¬
pena è rellata la capigliatura e gli occhi a cui riconofcere
Augnilo (a) .
Jf. 9. Abbiamo pure alcune gemme che portano il nome
di Dioscoride , incifore delle felle d’ Augnilo , le quali a
quell’imperatore (c) , e quindi a’ Tuoi fucceflori , eccettuato¬
ne Galba , fervirono di figlilo . Una di quelle gemme (b) ,
polfc-duta dal lignor marcheie Malhmi in Roma, è Hata rot¬
ta in tre pezzi nel volerla legare in oro . Rimarchevole è
qui l’effigie d’Augullo per la barba che ha alquanto lunga,
laddove nelle altre fu e felle è sbarbato fempre e lifcio , ond’è
probabile che qui rapprelentili in que’ giorni in cui afflitto
per la dislatta di Varo lì lafciò crelcere la barba , come di¬
cemmo qui avanti (1) . Con finii! barba vedefi nella villa Al-
( a ) Ver. illujlr. Par. 3. cap. 7. col. 21 p. ,
O’ col. 217. Tav. 1. n. 1.
(./>) Zanetti Stat. della libr. di s. Marco .
'a) Quelle tette ora polTono dirli molte.
Una in marmo bianco , parimente con co¬
rona civica , fu trovata con altra teda di An¬
nibale , nata di galea . e della finta barba ,
e che Umilmente confervafi nel mufeo Bor¬
ii^0 a Veliceli , in uno fcavo a un miglio e
™e^zo dalla detta città nella contrada di San
Le} ale , o San Cejareo , dove è antichiflima
tradizione dei Vellitcrni , che folte l'avito
iuburbauo della famiglia Ottavia di Velletri ,
ricordato da Suetonio in Aug. cap. 6. , per
1 educazione , che vi ebbe Ottaviano , e per
la opinione , che fin d’allora correva in quel-
la citta, che egli vi folle anche nato . Altra
teda di quello imperatore d'eccellente fcul-
tura , ma giovane , e fenza alcuna corona ,
fu nel medefimo territorio ritrovata con altre
antichità nella contrada di Monte Secco a
quattro miglia dada città , la qual teda ora
confervafi nel Mufeo Pio-Clcmentino . In
quello Mufeo vi è inoltre una teda di cattiva
T t 2 bani
maniera , in cui Augudo è coronato di fpi-
che , e un’altra che rapprefenta ii medefimo
in età fenile , come dicemmo nel Tomo I.
p. 369. not. c. , colla corona di quercia, in
cui fulla fronte è rapprefentato Giulio Cefa-
re come in un carneo dello dello marmo . Vi
è anche una di lui datua quali tutta nuda
all'eroica , e un’altra velata in atto di facri-
ficare , inficine ad una datua feminile in atto
di orare colle mani levate in alto fecondo il
rito degli antichi , come fi vede la Pietà nel¬
le medaglie ; e può crederli immagine di Li-
via , moglie di lui ; giacché fono date tro¬
vate infieme negli fcavi d’ Otricoli.
(c) Suet. in Aug. cap. po.
(b> Data in rame da Stofch Pierr. grav.
pi. 2 /. Altra ne riporta pi. 26. limile a quella,
prefa dal mufeo Strozzi .
(1) Daremo in apprclTo la figura d’ una
gemma incifa da Diofcoride , rapprefentante
Mercurio erioforo , cioè che porta nella fiui-
dra una teda ai montone fu un defeo . [Cin¬
que altre gemme col nome di quedo artida
rapprefentanti varj foggetti le da Siodli pl>
LIB. XI.
CAP. li.
... e gemme.
LI3. XI.
CAP. II.
Tefta d'A-
grippa .
Cariatide .
332 Storia dell’Arte greca
bani una tefta dell’imperatore Ottone , in cui non è meno
ftraordinaria che in quella d’ Auguro . Merita d’efler qui prin¬
cipalmente rammemorata la bella tella d’ Augufto incifa in
una calcedonia alta più di mezzo palmo romano , elìcente
nel mufeo della biblioteca Vaticana, e pubblicata dal Buo-
narruoti (a) .
jf. io. Faremo pur qui menzione d* una bella e poco
men che cololTale tefta di M. Agrippa , uomo il più grande
di quelli tempi (a) . Evvi a Venezia nel palazzo Grimani una
{tatua eroica che diceli del medefimo Agrippa ; ma , fé così
venga a ragion nominata , lafcerò che ne giudichi chi po¬
trà ben efaminare fe la tefta fia la vera antica della ftatua ,
e fe Tornigli alle altre note tefte di quel celebre romano .
jf. 11. Un altro monumento , forfè più pregevole de’ fin
qui mentovati e verofimilmente opera de’ tempi d’ Augufto ,
ancor ci rimane , cioè una delle Cariatidi di Diogene atenie-
fe , che ftavano nel Panteon (b) . Si dà il nome di Cariatidi
a tutte le figure deftinate a foftenere qualche parte degli edi-
fizj , o femminili fian efle o mafchili , febbene quelle folef-
fero anche chiamàrfi Atlanti dai Greci , e Telamoni dai Roma¬
ni (c) . Stava tal monumento per terra e tralcurato nel cor¬
tile
27-gi., la feconda delle quali era già (lata da¬
ta dallo Spon Mijcell.erud.ant. fecì.4. p.rzz.,
ove ne nomina un’altra , in cui è incifa la
tefta di Solonc . Il noftro Autore nel Trace,
prel. cap.IV.pag.XCl. parla di quella bcl-
liftìma del mufeo del (ìg. principe di Piombi¬
no , di cui dà la figura in fine della prima
parte dei Monumenti antichi , alla pag.i oS .,
e nella fpiegazione dei rami frapporti nell'o¬
pera , prima del detto Trattato preliminare ,
al num. XVI. pag. XIII. la dice d’un perfo-
naggio incognito . A confiderarla , non fulla
detta ftampa , ma full’originale , o anche nei
folfi , fi vede , che rapprefenta Demoftcne
limile alle tefte , delle quali fi è parlato qui
avanti alla pag. 254.. ; e la pietra è un ame-
fifto , non corniola, come la dice lo fteifo
‘Winkelmann .
(u) Ofserv. fopr. ale. med. pag. 4g.
(a) E al quale dovettero moltilfiuio le arti
del difegno , poiché abbellì Roma con tanti
edifizj , e tra gli altri , colla fabbrica ma¬
gnifica del Panteon , volgarmente detta la
Rotonda , che è quella fra le antiche confcr-
vatafi più intera fino a’ noftri giorni . Den¬
tro vi collocò una ftatua di Giulio Cefare , c
nell’atrio quella d’Augufto , e la (uà . Intor¬
no ad ella , ed altri fuoi antichi ornamenti
può vederfi il Nardini Roma antica , lib. 6.
cap. 4. reg. TX. , colle note dell’ Orlandi .
Aggiunfe a quefta fabbrica le terme , o ba¬
gni ; e fabbricò pure un portico in onor di
Nettuno decorato colla pittura degli Argo¬
nauti . Dione CafTìo lib. pg. cap. 27. p. 7 zi.
Tom.I. Vedafi anche Giunio Cacai, archìt. ec.
pag. S.cg.
(b) Plinio lib.g6.cap g.feft.4.%.11.
(c) Nei Monumenti antichi al luogo da
citarli qui apprefio dà quefta lùa fpiegazio¬
ne per un lolpetto (òltanto , appoggiato al
presso i Romani ec. 333
tile del palazzo Farnefe a Roma , daddove fu trafportato a
Napoli alcuni anni addietro . E’ quella la metà d’una figura
malchile affatto ignuda , cui mancati le braccia colla metà
inferiore del corpo . Ha fui capo una fpecie di candirò , che
non è però d’un pezzo folo col refto , e vi fi veggono in¬
dizi di foglie , e probabilmente d’acanto , che intorno lo cir¬
condavano ad imitazione di quello della fanciulla corintia , da
cui Lardila Callimaco , vedutolo così di foglie ornato , l’idea
prefe del capitello corintio . La mezza figura ha circa otto
palmi romani d’altezza , e due palmi e mezzo il candirò ;
onde potea beniffimo l’intera ftatua aver la debita propor¬
zione coll’ordine attico del Panteon , in cui , fecondo Pli¬
nio , erano collocate le Cariatidi , e che ha circa 19. palmi
d’altezza (1) . Una pubblica prova del fuo poco faperewell’
antiquaria diede uno fcrittore (u) che prefe per una di que¬
lle Cariatidi certa figura di rilievo polla fopra lo flipite d’un
arco , che fino a’ tempi fuoi era flato fotterra vicino al Pan¬
teon , e lotto tal nome pubblicolla (a) .
jf. 12. Fra i monumenti d’architettura de’ tempi d’Augullo
fulfille tuttora fotto Tivoli prefìo l’Aniene , il fepolcro in
forma rotonda della famiglia Plauzia , edificato di pietre qua¬
dre per ordine di M. Plauzio Silvano , che fu confole infie-
me ad Augnilo . Sen vedono alla facciata gli epitafj fra le
mezze colonne : quello di mezzo , fcritto in più groffi ca¬
ratteri , riguarda lo Hello Plauzio che lo fece fabbricare: vi
fi fa
fuppofto , che Plinio abbia parlato , come
abbiam detto anche noi nel 'Tomo I. p. 1 1 p.
noi. a. che fi parla ora abufivamente , di¬
cendo cioè Cariatidi in vece di Telamoni ,
qual ili dicevano dai Romani fecondo Virru-
vio Ho. 6. cap. io. , le figure d'uomini , che
tacevano la lìdia figura delle Cariatidi , reg¬
gendo peli col capo . Io non laprei menar
buono un tal fuppoflo , c non fò trovar fon¬
damento in tutto il difcorfo ch’egli fa per a-
dattare quella figura all’ordine del tempio ,
e al racconto di Plinio , che c molto ofeuro .
(1) Nc" Monumenti ant. inediti , Par. IR". .
c. 14.. pag. 26 S . , dice l’Autore che l’altezza
è di palmi 13. e un quarto , ma pretende che
lo zoccolo della ftatua avrebbele data l'altez¬
za necellaria . Parla ivi a lungo di quefto mo¬
numento , avendone data la figura al n. 20 /-
ia) Demontiof. Gali. Rom. hofp. pag.i 2.
(a) Veggafi Orlandi al luogo citato del
Nardini pag. 296. feg.
LIB. xr.
CAP. li.
Monumenti
1’ architettu¬
ra . . .
LIB. XI.
CAP. II.
. . . irregok
riti di dia .
334 Storia dell’Arte greca
fi fa menzione de’ fuoi meriti, delle fu e gella militari , e del
fuo trionlo per la vittoria riportata contro gli Ulirj ; ed è
terminato con quelle parole VIXIT . ANN . IX . Wright ne’
fuoi Viaggi ec. ( a ) , non dipendo capire come uno che avea
fatto tante cofe ed era flato confole , avelie vilfuti foli nove
anni , lì argomenta di fciogliere la difficoltà con dire che vi
manca un L avanti IX , e gli dà così cinquantanov’anni di
vita. Ma egli non ben s’appone , poiché qui non manca nef-
fun numero , e sì le lettere delle parole che le numeriche ,
lunghe una buona fpanna , fi fono bemffimo confervate. Con-
vien dire piuttofto che M. Plauzio numeralìe loltanto quegli
anni , che pailati avea tranquillamente nella fua villa conti¬
gua al fepolcro , non computando per nulla l’antecedente fua
vita . Così vide altrettanto l’ imperatore Diocleziano in una
fua villa predo Salona nella Dalmazia , dopo d avere abdica¬
to l’impero ; e Simile , uno de’ più ragguardevoli cittadini ai
tempi di Adriano, fece fcrivere fui fuo fepolcro , ch’egli,
comunque vecchio, pur non avea viffuto che fett’anni , cioè
che folo per quello tratto di tempo avea goduta alla cam¬
pagna una tranquilla efidenza (b) . A quella occasione io
nominerò le pitture del fepolcro de’ Nafoni , alla famiglia de’
quali appartiene anche Ovidio . Quelle dilegnate furono al¬
lora e pubblicate da Sante Battoli , ma. non tutte fi fono
guallate in apprelfo , come Wright ed altri hanno creduto,
poiché un pezzo fe n’è confervato , elidente tuttora nella vil¬
la Altieri , in cui rapprefentafi Edipo e la Sfinge (c) . Ne
abbiamo data la defcrizione al Libro VII. Capo III. (a) .
jf. 13. Sebbene, come altrove ollervammo (b) , dille o-
pere d’architettura efeguite lungi da Roma giudicar non fi
polla del gudo che allora regnava nella capitale ; ciò non
odan-
(V) Travels &c. pag. gSp. [ Ateneo lìh. 6.cap. ij. pag. 253.
(A) Xiphil. in Adr. pag. 266. (a) pag. _f /. §. 7-
(t) Tzctz. Schol, ad Lycoplir .Alex. v. 7. (b) Sopra pag. 1 34.
presso i Romani ec. 33 j
ottante voglio qui riferirne un monumento , per le Arava-
ganze che vi fi trovano . E’ quefto un tempio a MiJaflb nella
Caria (a) edificato ad onore d’Àugufto e di Roma , come
appare da un’ifcrizione nell’intavolato . Ivi contro ogni re-
gola, e contro il buon gutto le colonne fono d’ordine ro¬
mano o compofito nella facciata , e jonico lateralmente, e
lono alla baie ornate de’ fogliami alla maniera de’ capitel¬
li . Nè quella fabbrica è la fola in cui fiano flati uniti in
un lolo due diverfi ordini d’architettura ; nel più piccolo de’
così detti Ninfei pretto il Iago di Cattello veggonfi pilaftri
jonici con un fregio dorico ; e un fepolcro pretto la città
di Girgenti in Sicilia , generalmente detto del tiranno Tero-
ne , ha ili pilaftri jonici non folo i triglifi dorici , ma ezian¬
dio fui cornicione dell’ intavolato la folita ferie di dentelli.
$■ 14. Il buon gutto però cominciò a Roma medefima
a decadere fotto Augullo riguardo allo Itile degli fcrittori ,
la qual cofa fembra doverli attribuire principalmente alla
compiacenza loro per Mecenate , che amava uno Itile orna¬
to , molle , e piacevole ( b ) . La fletta decadenza di gutto
manifeltolli allora pretto i pittori d’ ornati , ond’ ebbe a la¬
gnarli Vitruvio (0 che, laddove la verità o la verofimiglian-
za almeno etter dovrebbono l’oggetto principale della pittu¬
ra , invece dipingeanfi cofe contro natura, e tali che imma¬
ginarli non poteano da una lana mente , come palazzi fu can¬
ne , fu giunchi , e fu candelabri, colonne informi, lunghe,
e fottìi itti me , quali erano i baltoni che folteneano le lucerne
degli antichi. Di quella maniera di dipingere pottono darci
un idea alcuni pezzi delle pitture d’Ercolano ( d ) , fatte forfè
<* que tempi , e certamente non molto dopo . Le colonne
fon
(a) Po rocker Dcfcript. of thè Eajl. Volti., capo ti. i XX. fegg. , ove lo efamina magi-
par. z pag.6t.pl. is. feralmente . °° S
( b) Su. t ni Aug. cap. 86 [ Si veda fu que- (cj lìb. cap r
Ito punto il eh. TiaSofrhi \ Storia della Lee- (di Pittar, a' Ercol. Tom. iti. Tav. r7.
telatura italiana , Tom. l.par. ni. lió. uL s$- SU- , Tom. IV. Tav. }6. J'e^
UB. XI.
CAP. li.
Depravazio¬
ne del gufto .
LIB. XI.
CAP. II.
Monumenti
d’Afinio . . ,
... c dì Vedio
Pollione .
33 6 Storia dell’ Arte greca
fon lunghe il doppio di quello ch’elTer dovrebbono , e anzi
alcune veggonfi fatte a forma fpirale , il che ripugna all’
idea d’un corpo dellinato a follenere (a) : gli ornati ne fono
ilravaganti e barbari (b) . Sono flati dipinti con un’architet¬
tura di quella maniera , oltre un muro lungo quaranta pal¬
mi nel palazzo de’ Cefari , ora nella villa Farnele , tutt’i ba¬
gni di Tito (i) .
jf. i$. Non meno che quello d’Augufto elìer dee celebre
nella ftoria dell’arte il nome d’Afinio Pollione , di cui nar¬
ra Plinio (ti) che le opere negli antichi arditi raccolfe , e
alla pubblica villa le efpofe . V’erano ira quelle il rinomato
Toro Farnefe di cui già parlammo (c) , e le così dette Ip-
piadi di Stefano , che probabilmente rapprefentavano delle
Amazzoni a cavallo , dal nome cavallo . Io rammento
qui quelle Ippiadi non perchè polliamo riportare a quelli
tempi l’età dello fcultore , ma perchè probabilmente fu ef-
fo quel medefimo Stefano, cui Menelao, nella greca iscri¬
zione d’un fuo gruppo efiften^* nella villa Lodovifi , di cui
parleremo qui appiedo , chiama luo maellro .
jf, 1 6. Viveva allora un altro celebre Pollione col pre¬
nome di Vedio , che fece edificare una magnifica villa fu
Paufilipo predo Napoli , e lafciolla per tellamento ad Au¬
gnilo . In eda fu trovato un bel badb-rilievo , che noi puo-
blicheremo altrove . Sorprendono tuttora le mine di quella
villa , fra le quali v’è la gran pefchiera delle murene forma¬
ta in mezzo al mare con un muro, in cui lece gettate pei
cibo
(a) Colonne veramente fpirali , come di¬
confi oggidì , e come fono quelle del Ber¬
nini allaConfcfiìone di fan Pietro m Vatica¬
no , e quelle degli altari grandi laterali ne la
diiefa di s. Ignazio nel Collegio romano, non
fi trovano nelle pitture d' Ercolino . Si veg¬
gono bensì nel Tomo 1 . Toy. 6j. colonne
ornate di fiorami a modo di (pira , e I av.p 8.
una colonna fcanalara a modo (pitale ; e nel
Tomo ni. Tavola j6. colonne formate di
più rami , o fiondi intrecciate largamente
nello ftefio modo : il che c più ridicolo an¬
cora di ciò clic dice Winkelmann .
(b) Vedali qui avanti pag. 72 78- 1 2P-
(1) L’Autore non ne avea veduto che un
difegno fatto da Giovanni d Udine fcoiaie di
Raffaello ; ma ora tutte quelle pitture lon
pubblicate ; e noi ne abbiamo già parlato
qui avanti nelle note alla pag. f ?■ ‘ 1 *!)•
( a ) Hb. 36. cap. $ io.
(c) Qui avanti pag. 2 6 2.
LIB . XI.
CAP. II.
presso i Romani se, 3^7
per cibo de’ pefci ( ad murtnas ) lo fchiavo che ruppe un5
preziofo vaio di crillallo , mentre avea feco a menfa Au-
gudo . L’imperatore allora fece fpezzare tutti que’ rafi acciò
Pollione non avelie più motivo di tifare una limile crudel¬
tà (a) . Quella pefchiera fulìlfte intera, e v’è tutta l’appa¬
renza che le due grate di bronzo , per le quali palla l’acqua ,
fìano ancora le antiche . Non fo fe alcuno fcrittore abbia
finora ben efaminato quello ragguardevole monumento .
jf. 17. Degli arditi che fiorirono fotto i primi fucceflori Tiberio no»
d’Augudo , appena fono a noi pervenuti alcuni nomi. Star f*v011 k*m“
dovean affai male fotto Tiberio, che poco fece edificare (a);
e poiché con ogni forta di prerefto per mezzo d’iniqui emif-
farj fpogliava de’ loro beni i ricchi di tutte le provincie (b) ,
è naturale che niuno avrà voluto impiegar l’oro per avere
de’ fontuofi lavori efpodi all’avidità dell’imperatore e de’fuoi
miniitri . Non s’innalzò d’ordin fuo altra fabbrica , fuorché
il tempio d’Augudo , a cui nemmeno diè compimento ( c ) .
Fece prendere a Siracufa , per collocarla nella biblioteca pa¬
latina , una fatua d’Apollo detto Temenite (d) dalla fonte
Temene da cui prendeva il nome un quartiere di quella cit¬
tà . Vero è che Tiberio , elfendogli dato lafciato in legato
un quadro immodello di Parrasio , o una fomma confiderevo-
le in vece di elfo fe non gliene folfe piaciuto il foggetto , i]
quadro preferì al denaro (b) ; ma ciò dimodra la fua incli¬
nazione alle cofe lubriche anziché l’amor fuo per le arti .
Avvilite erano allora le datue , perchè fovente ergeanfi in ri-
compenfa a’ delatori (e) .
jf. i3. Rare fono le tede di quedo imperatore, e molto ...faeteftc
piu che quelle d Augudo ; due però fe ne vedono nel mufeo
Tom II. V v Ca-
(a) Seneca De ira , lib. j. cap. 4.0. (d) Suet. in Tiber. cap. 7 4.
yÙ lrl Tiocr. cap . 47. (b'' Suctonio Loc.cit. cap . 44.
y\ c.aP-/-?- . (e) Conftancin. Porphyr. Excerpta Dion.
. in. C?J° Cal,g- ™p- 2t. , Xiphil. Cocccj. lib. SS. par. 662.
tn LiJ, Aug. in fint , pag. 102. E.
LIB. XI.
CAP. II.
Bafe a lui c-
retta .
Immagini c
Germanico .
938 Storia dell’Arte greca
Capitolino (a) , ed una nella villa Albani importa ad una
llatua : in quella vien egli rapprefentato nella Tua gioventù ,
laddove quelle fono d’ un’età più avanzata (b) .
jf. 19. Il folo pubblico monumento dell’ arte di quelli
tempi fino a noi confervatofi è una baie quadrangolare efi-
ftente Culla piazza di Pozzuolo , eretta ad onor di Tiberio
da quattordici città afiatiche » le quali , dopo il terremoto
per cui molto aveano (offerto , furono da lui riedificate , come
appare dall’ apportavi ifcrizione , e Tappiamo dalla rtoria (c) .
Ogni città è ivi rapprefentata con una figura fimbolica , (ot¬
to di cui v’ è il (uo nome . Alcuni con ragione fi fon ma¬
ravigliati , cerche in Pozzuolo , anziché ili Roma , fia flato
eretto tal monumento ; ma ciò probabilmente è flato fatto
affinchè forte veduto dall’imperatore che aveva allor fi (Tato il
fuo foggiorno nella vicina ifola di Capri , daddove vifitava
fovente i contorni di Pozzuolo , e ch’è poi morto nella vil¬
la di Lucullo fui promontorio di Mifeno, fenza più ritornare
alla capitale (d) .
ii jf. 20. Si dà il nome di Germanico , nipote di Tibe¬
rio (e) , ad una bella (tatua elìdente a Verfailles , che era
dianzi in Roma nella villa Montalto pofeia Negroni (f) . Pri¬
ma però di così chiamarla bifognerebbe efaminare le la te¬
da è limile alle altre che abbiamo di quello principe , e fe
è della la tefta originale della ftatua , ovvero porticela . v è
nello zoccolo il nome dello (cultore Cleomene , e fu di erto
una
f a) Botta nMuf. Capit.T0m.1I. Tav.f. 6. Giovanni Antiocheno cognominato Maiala
(b j Ora non fono tanto rare ; e una fe ne Hift. Chron. lib. 1 0. pag a S.e ss- , ove di-
7edc nel Mufco Pio-Clemcntino . ce che Tiberio era portatiuìmo a innalzar
(c) Tacito AnnaL lib . 2. cap. 4. 7. Si rileva fabbriche .
anche dalle medaglie battute in quella occa- (e) Figlio di Di ufo fratello di Tiberio , poi
fione coll’epigrafe : Civitatibus AJÌ& rejìì - adottato da quello per figlio . Suetomo in
tutis . Tiber. cap.i j. , Tacito AnnaL lib.i . c. 33. y
(d) Suetonio nella di lui vita cap. feg. lib. 1 2. cap. 2 f.
Ornò la città d’ Antiochia di molte magnifi- (f) Maftei Raccolta di ftatue , 1 av. 69. ne
che fabbriche , di più portici , d’un teatro > dà la figura troppo caricata . Se ne ha il gel»
d’un tempio a onor di Giove Capitolino , di fo in Roma nell Accademia di Francia ,
molte llatue > e colonne di bronzo . Vedali
plesso i Romani e c. ' 339
una tettuggine filila quale cade il panneggiamento , che pen¬
de dalla man finiftra della figura, ignuda nel retto. La te-
fluggine deve qui avere certamente qualche lignificato ; ma
io non fo ora congetturarne nelìiino che abbia della verofi-
miglianza (a) . Quella fu cui appoggiava il piede la Venere
di Fidia ha un fenfo fimbolico che qui non può aver luo¬
go (b) . Vera tetta di Germanico è quella che vedefi in Cam¬
pidoglio (c) , ed è al tempo fletto una delle più belle tette
de’ cefari che ivi fiano . V’era altre volte in Ifpagna la bafe
d’una ttatua che allo tteffo Germanico avea fatta ergere l’edi¬
le L. Turpilio 0).
jf. 2i. Caligola, per cui ordine abbattute furono e rot¬
te le ftatue degli uomini illuftri polle in Campo Marzo (b) ,
che fece levar le tette alle più belle ttatue delle divinità per
collocarvi la propria (c) , che annichilar voleva le opere di
Omero ( d ) , non può certamente confiderarfi come protet¬
tore delle arti (d) . Egli però fpedì in Grecia Memmio Re¬
golo , a cui avea rapita la fpofa Lollia Paolina , con ordine
di fpogliare tutte le città delle migliori ttatue , e trafportar-
le a Roma , fotto il pretetto che le più belle cofe doveano
Ilare nel più bel luogo della terra , e che quello era Roma (0 .
Qui le divife fra le fue ville . Quello comando s’eftefe fino
al Giove Olimpico di Fidia (e) , ma gli architetti gli fecero
V v 2 in-
(a) Se mai non alludere a Mercurio , che
della telluggine formò la fila lira ; coficchè
Germanico Folle rapprefentato col di lui Em¬
bolo , e fotto la di lui protezione . Non fo
come non fia venuta in mente a Winkelmann
quella congettura , avendo egli data nei
Monumenti antichi inediti , num.qg., una
gemma in cui è rapprefentato Mercurio con
una telluggine fu una fpalla a modo di cap¬
pello , c della quale ha parlato anche in quell-
opera nel Tomo I. pag. 176.
(b) Vegg. Plutarco Conjug.pr&c. 0p.T0m.1I.
p.14.2. D., Paufania l. 6. c.gj.p.ji f. infine.
(c) Bottari Muf. Capii. Tom. il. Tav 0.
(a) Grut. Infcr. T. I. p. 236. n.3. V. Pigh.
Ann.rom, Tom.uLl.i8, ann.gó^.p. j+o.
(A) Suet. in Cajo Calig. cap. 34..
(c) ihid. cap. 22.
id) ibid. cap. 34.
(d) Fece dillruggere una bellillìma villa
nell- Ercolano pet il folo motivo , che vi era
Hata cullodita una volta fua madre . Seneca
De ira , lib. 3. cap. 22.
(e) Jof. Antiq. jud. lib. 1 9. cap. r . princ.
1e) Suetonio loc. cit. cap. 22. Fece tra le
altre cofe trafporrare a Roma il famofo Cu¬
pido di Prallitele , di cui li è parlato qui a-
vanti pag. 224. not. 1. Dopo la di lui morte
Claudio lo rimandò a Tefpi ; ma Nerone lo
fece riportare a Roma , ove poi fu confunto
da un incendio . Paufania lib.fi. c, 27. p. 7 62.
LIB. XI.
CAP. Il,
Nocque pur
alle arti Cali-
gola . . .
340 Storia dell’ Arte greca
38.. intendere che , edendo ta.1 figura formata d avorio e d oro»
L1K-X1‘ nello fmoverla da quel luogo, fcompofla farebbefi e guada-
CAP' ** ta ; onde colà rimale (a) . Da ciò fi argomenta che poco dan¬
no avelie fatto a tale ftatua il fulmine che percolila l’aveva
ai tempi di Giulio Celare (b) .
...fuetefte. jf. 22." Affai rare fono le figure di Caligola in pietra, e
due fole tede ve n’ha a Roma; una di bafalte nero nel mu-
feo Capitolino (c) , e l’altra di marmo bianco nella villa Al¬
bani , in cui ha la toga tirata fui capo come pontefice maf-
fimo (d) . La più bella effigie di quell’ imperatore , e nel tem¬
po flelfo un de’più ben lavorati cammei , è fenza dubbio quel¬
lo che fu comprato in Roma dal lìgnor generale ùfalmoden
nel 1766, (e) .
Claudio non §• ^3* Qyal abile conofcitore de’ lavori dell arte folfe
aveaguào... Claudio , argomentar lo polliamo dall’aver egli fatte ritagliar
da due quadri le tede d’Alelfandro ( a ) , per mettervi in vece
loro quelle d’Augudo . Non odante la fua ignoranza però
amava d’elfer chiamato il protettore delle feienze , e perciò
ampliò il mufeo , odia l’abitazione de’ letterati in Alelfan-
dria ( b ) ; ed afpirando alla gloria d’elfer detto un nuovo Cad¬
mo coli’inventare delle nuove lettere , immaginò d tifare la J
rivoltata . Un bel budo di qued’ imperatore , trovato alle Fi al¬
laccine fuori di Roma , fu dal Cardinal Gerolamo (f) Colon¬
na mandato in Ifpagna ( e ) : e dicefi che , quando Madrid fu
prefa dagli Audriaci , lord Galloway , che n andava in ti ac¬
cia , lo trovaffe nell’ Efcuriale , podo per pefo al grande o-
rologio della chiefa , e lo mandade in Inghilterra . Io però
non
(a' Veggafi appreffo al Lib. XII. Cap. ni.
§. 1 6.
(■%) Eufebio De pr/tpar. evang. lib. 4. c. 2.
pag. 1 f f .
(c) Bonari Muf Capii. Tom. il. Tav. 1 1 .
Nella Tav. 12. ne riporta un’altra in marmo
bianco non inferiore di bellezza .
i») Nel Mufeo l'io-Clemcntino è la fua
Fatua nuda in marmo bianco trovata negli
cavi d‘ Otricoli .
(e) La parta antica porteduta dal ng. cav.
le Azara e di un lavoro forprendente .
la) Plin. tib.is- caP- 1 0 • fi**' 1 %
lb) Ath. Deipn. lib. 6. cap. 9. pag. 240. ti.
(1) Afcanio . _ .
le) Momf. Ani. expl. Tom, V.pt.us.
lib. xi.
presso i Romani ec. 341
non fo fe vi fia pervenuto, e che ne (la flato apprefTo (a).
jf. 24. Una pregevol opera dei tempi di Claudio (b) fa¬
rebbe il gruppo detto di Arria e Peto nella villa Lodovilì , fe pretefi grup.
quelli nomi veramente gli convenilfero . E’ noto che , elfen- ptto c
do Cecina Peto patrizio romano flato fcoperto nella con¬
giura di Scriboniano contro Claudio , e perciò condannato
a morte , Arria fua moglie , per incoraggirlo a privarli di
vita anziché perderla per mano d’un carnefice , fi conficcò
in fua prefenza uno Allo nel petto , e trattofelo glielo pre-
fentò dicendo : non fa male (c) . Gli amatori conofcono que¬
llo gruppo compoAo d’una ftatua virile ignuda colle bafet-
te , che fi conficca in petto una corta fpada , e folliene col
manco braccio una figura veftita di donna caduta in ginoc¬
chio , dal cui petto veggonfi flirtanti alcune gocce di fangue :
Ila a’ piedi di quelle figure uno feudo ovale , e fotto di erto
un fodero di fpada .
jf. 25. Secondo i miei principj, anziché un avvenimento
della romana rtoria , qui , come in tutte le altre opere d’an-
tico fcarpello , io ravvilo qualche tratto mitologico (d) , tan¬
to più che , fecondo gl’indizj lafciatici da Plinio ( a ) , la figu¬
ra virile eflendo ignuda deve rapprefentare un greco , o un
perfonaggio de’ tempi eroici , e non un romano . Molto me¬
no può ivi feorgerfi un fenatore , a cui non converrebbe nè
10 feudo, nè la fpada, nè le bafette , che a’ tempi di Peto
più non fi portavano ; e in nell'un modo può ravvifarvifi Peto ,
11 quale non ebbe il coraggio d’imitare l’efempio della mo¬
glie , e perì, al dir di Tacito (e) , condannato a tagliarli le
vene .
(a) Tutto quello racconto è falfo , come drid 5 ed è di una bellezza ftraordinaria .
me ne avvita il lodato lignor cavaliere de Montfaucon loc eie. ne di la figura unica-
Aza'a . La ceda di Claudio non e Itaca mai mente alia teda .
nell’ Efcuriale , ma bensì a Madrid nel pa- (b) Si veda anche qui avanti pag. a* J.
lazzo del Ritiro , ov'è anche al prefente . (c) Plinio Secondo Epift. lib. g.epifi. 16. }
Era dara (laccata dalla fua bafe per efler col- Marziale lib. 1 . epigr. 14.
Io ara fopra un tavolino , come tante altre (d) Ved. qui avanti vag. 747.
tede . La detta bafe , o piedcdallo da in una (u) lib. 34.. cjp. j. Jet}. 1 0.
camera fotterranea nel palazzo reale di Ma- (e) Annoi, lib. oh. in fine . Parla di Peto
LIB. XI.
CAP. II.
342 Storia dell’ Arte greca
vene . Per ultimo , come mai a colini farebbe fiata eretta
una fiatua , fe queiVonore non trovali accordato nemmeno
aTrafea e adElvidio Prifco , i quali contro Nerone cofpirato
aveano , e da alcuni perciò venerati furono come dei ?
(f. 2 6. Il Maffei (a) , ben fapendo che Peto trucidato
non s’era fui corpo della moglie, ricorre per ifpiegare que-
fto gruPP° a^a iìorì* ^ Mitridate ultimo re di Ponto , e
vede ivi rapprefentato l’eunuco Menofìlo , che uccile Dripe-
tina figliuola di quel re a lui lafciata in cufiodia , acciò non
folle violata dai nemici , e quindi trafiffe sè medefimo . Ma
quella fpiegazione conviene ancor meno della prima , non
permettendo le ben intere parti genitali e le bafette di qui
ravvifare un eunuco (b) .
jf. 27. Meno dal verofimile s’allontana Gronovio (a) , che
fcorge in quello gruppo Macareo figliuolo d Eolo , e Cana-
ce fua forella e fpofa , i quali , fecondo Igino (c) , un dopo
l’altro s’uccifero : ma io , fe devo qui proporre la mia opi¬
nione , vi ravvifo piuttollo quel fatellite che il medefimo Eo¬
lo , avendo rifaputo l’incello commelfo da Macareo colla fo¬
rella Canace , fpedì a quella con un ferro , col quale to¬
glierli dovea la vita . Non approvo interamente il pendere
di Gronovio (d) , perchè nella figura virile non polfo ravvi¬
fare il fratello di Canace il qual era un giovanetto , nè alcun
eroe dell’antichità , poiché ignobili ne fono le fembianze ,
rendute ancora più vili dalle bafette alla moda de’barbari .
Sem-
T ratea , di cui pure 'Winkelmann parla qui
appretto .
(a) Raccolta di fiatile , Tav. 60. di . ove
Xic dà la figura dileguata , o incita all'op-
pofto , e non troppo efattamente .
(b) Quale era veramente Menofilo, come
fcrive Ammiano Marcellino Ut. 1 i. c. 7. , ove
racconta quello fatto ; e tappiamo altronde ,
che veri eunuchi erano quelli, che fi teneva¬
no dai tovrani della Grecia , e della Pcrfia per
loro guardie , o per camerieri , e per culto¬
dire le donne 5 ed erano per lo più figli di
barbari . Veggafi Erodoto Uh. tt. cap. iop.
pag. 66S. , Senofonte Cyropid. I. 7. p.ijó.,
Evagrio Ecclef. h: fi. lib. 4.. cap. 22.
{a') Thef. Antiq. grs.c. Tom. ni. m._
(c) E ab. 24.2. e 24.3. Si uccilèro però in
divello luogo , e in diverto tempo ; onde
non potevano mai rapprefentarfi in un grup¬
po con limile .
(ni Quelli lo dà per una congettura , ma
vi foftiene rapprelénraro Arria e Peto , fecon¬
do la comune opinione d'allora .
presso i Roma fi i ic. 343
Sembra pertanto che l’ arti ita nel dare fembianze rozze, trat¬
ti feroci , e membra robulte e grolfolane alla figura , abbia
voluto efpi'imere un de’ latelliti , i quali per lo più fogliono
di tal maniera rapprefentariì ( a ) ; e tale afpetto hanno, e fo¬
no egualmente ignudi i fateliiti del re Cercione nel baffo-ri¬
lievo efprimente la favola di Alope nella villa Panfili (a) . La
mia opinione vien confermata dalla figura femminile ; poiché
la chioma lifcia e lenza ricci , limile alla capigliatura ufata
da’ Greci nelle figure di genti ltraniere , e la fopravefte colle
frangie , inoltrano una perfona che non era greca (b) . Se il
mio leggitore non è foddisfatto di quella fpiegazione , penfi
che difficilmente fe ne potrà dare una migliore , e forfè il
tutto meglio fpiegherebbefi fe aveffimo un più eflefo raccon¬
to del cafo di Canace , di cui non altra memoria ci reità fe
non il poco che ne dice Igino , e la eroide d'Ovidio fcrit-
ta a di lei nome al fratello Macareo (c) , in cui gli narra
che il padre le ha mandato per un fatelJite un ferro , di cui
già comprende! l’ufo che farne doveva , immergendofelo nel
petto :
Intere a p a trias vultu moerente fateli es
Venit , & indignos edidit ore fonos :
Collis hunc enfi m mittit tibi : tradidit enfiem ,
Et jubet ex merito fière quid ifie velie .
S cimus ; eà' utemur violento fortiter enfie :
Peùlorìbus condam dona paterna meis .
Ora poiché la lettera fu fcritta poco prima di morire , nè
verun autore più altro dice di quel fatellite , polliamo dal
giuppo argomentare che quelli , il quale, ignorando il moti¬
vo della lua ambalciata , prefentolle il ferro con volto tur¬
bato ,
(a) Suid. v.*Ayfi t,
(a, Dato nei Monutn. ani, ined. n. gz.
(b) Vedi Tom.I.p.u o. n.A. , p.4.1 Q.§. 17 «
(c) Epifi, i z. ver/, fij.figg.
LIB. XI.
CAP. II.
344
bato , fiafelo
TORTA PELI-’ Aris
conficcato nei petto dopo
greca
che vide Canace pri-
lib.xi. vatafi di vita (a).
c^p:xh. fi 28 Come a quello gruppo è flato lenza ragione dato
e tu» madie . nome di Arria e Peto, così non meglio credeii rapprelen-
tato Papirio e fua madre in un altro gruppo della medefima
villa degno egualmente de’ floridi tempi dell’arte greca . La¬
voro è quello di Menelao fcolare di Stefano , come appa¬
re dalla greca ilcrizione . Ivi s’è voluto ravvifare un tratto
florico raccontatoci da Aulo Gellio (a) , perchè generalmen¬
te fi fono voluti fpiegare colla fioria romana gli antichi mo¬
numenti , anziché crederli prefi da Omero , o dalla greca
mitologia. Che male filagli flato apporto quel nome, argo¬
mentali dall’ edere opera di greco artefice , che certamente
non avrà voluto fcegliere un avvenimento de’ Romani , al¬
tronde poco importante e forfè incerto , poiché Aulo Gel¬
lio, che lo riporta, dice d’averlo letto altre volte in un difi-
corfo di Catone , cui però più non avea fiott’occhio quando
ciò fcriveva (*) .
jj\ 29. Un altro argomento per non ravvifare in quello
gruppo Papirio fi ricava dalla ftefla figura in cui vuoili rap-
(a) Igino , il quale ne! citato n. 3.4.1. parla
degli uomini , che da sè ftefli lì fono uccilì ,
avrebbe dovuto dirlo ; tanto più che parla
della morte di Canace , e di Macareo . Quel
che fi può dir di licuro intorno a quello grup¬
po , è che la ftatua dell’uomo ralTomiglia nei
capelli, nei muflacci e nell'aria del volto al fup-
pofto Gladiator moribondo di Campidoglio ,
come è fimilitlìmo lo feudo dell'uno , e dell'
altro . Da quello fi può argomentare con lì-
curczza , che amendue fiano fiati foldati di
una ftelfa nazione . E ficcome del Gladiatore
fi è ollervato qui avanti alla/1. 208. coi. 2.
che può oliere un armigero fparrano ; cosi
fpartano potrebbe e fiere anche l’altro guer¬
riere del gruppo . Lo ftile del lavoro di que¬
llo, fe ne eccettuiamo i refiauri del braccio
deliro , con cui fi uccide , e gli altri pochi ,
non ne farebbe molto diverfo .
(a) Noci. att. lib. 1. cap. 24.
Ea Cutonis ■verbo buie prorfas com¬
mentario indidijfem , Ji libri copia fuijfet id
tempori % eum lue dittavi , loc. cit. Pottebbe
pre-
dubitarfi di quello fatto da ciò che aggiugne
Aulo Gellio , cioè che i fenatori folcano con¬
durre in Senato i loro figliuoli tolto che pren-
deano la pretella , all’era di dicifettc anni .
Fondali quello dubbio lu Polibio , il quale
accufa d’errore due fcrittori greci , che pre-
tendeano edere fiati i figliuoli de Romani in¬
trodotti nel Senaro all’età di dodici anni , la
qual colà, dic’egli , non è ne verofimile ne
vera , poiché certamente la natura non e na¬
ta tanto liberale coi Romani, che fapienti ne
fiano i figliuoli appena nati . Quantunque
però Polibio , come fcrittore più antico , ■Pe¬
ntade più fede , pure io non inliftero luna
di lui teftimonianza per confutar Gellio ; poi¬
ché fe non a dodici anni , a dicifettc almeno
poteano i fanciulli aver luogo in Senato ;
e quella avventura di Papirio può eder ve¬
ra , benché non ne troviamo fatta merztonc
altrove che predo di lui . Gronovio commen¬
tando quello palio avrebbe dovuto citar Po¬
libio .
presso i Romani e c. 34$
preferitalo , la quale è ignuda , com’efler lo fogliono le fi¬
gure de’ Greci, e non mai quelle de’ Romani , ficcome già
fopra avvertimmo colle parole di Plinio (1).
jf. 30. Non potendo qui dunque fcorgerlì Papirio, po¬
trebbe credervi!! rapprefentata Fedra che dichiarali amante
d’ippolito , al che pur conviene una certa vergogna, quale
efprefia fcorgefi fui di lei volto , ove non vede!! il menomo
indizio di quello fcaltro forrifo , che un moderno fcrittore ,
giuda fupponendo la prima denominazione, s’è immagina¬
to di vedervi (a) . Tanto più verofimile fembra tale fpiega-
2Ìone , quanto che non lolo lappiamo che gli antichi mae-
firi più volte rapprefentarono quello foggetto , ma lo fcor-
giamo tuttora nelle loro opere rimafleci , fra le quali due
ve ne fono nella villa Albani , ed una nella villa Panfili . Ma
ciò non ollante non fa pienamente appagarmi quell’opinio¬
ne . Ivi fembrerebbe che Fedra avefle dichiarato l’amor fuo
ad Ippolito , il che, fecondo Euripide, effa mai non fece .
Altronde i capelli in amendue le figure fono recifi e corti
quali fuo le portarli Mercurio ; laddove , predo gli antichi
Greci , i giovani di quella età foleano generalmente portar
lunga capigliatura , ed ha fempre una qualche particolare li¬
gnificazione la chioma recifa (b) .
Tom. IL
(O In una delle pitture delle Terme di Ti-
t° comporta di tre figure s’immaginarono al-
cuni di ravvi fare querto medehmo tratto del¬
la itoria Romana ; ma , dice il (ignor Car-
letti ,, non potendoli qui render ragione del-
,, la terza figura , rivolganfi eglino piuttorto
,, ad altro fatto lumir.olo 5 e fé mai loro non
3, lovvenille , rammentino a proprio riftoro,
,, quanto degli fiorici libri , quanto de’ mi-
„ tologi fi e funeftaraente perduto , e ceffi
„ una volta la (mania , ed il faflo di ritro-
» yar" a vjva forza in ogni pittura , in ogni
,, fallo il loro originale,,. Ivi egualmente
ignuda e la figura che credefi di Papirio .
(a) Du Bo-i Reflex, far la. poef. & fur la
peint. Tom. I . feci. 38 . pag. .100. fsg.
(b) Si veda Tom. I. pag. 26/L.n. 1 ?p.j7p.
37'» PaS • +33' §•*-#• > ove nella noe. b. ho
X x jf. 3 r. Que-
notato fecondo Plutarco , nelle calamità ef-
fere fiata regola generale che le donne gre¬
che fi recideffiero i capelli , e gli uomini fe
li lafciaflero crefcere ; all'oppofto dei Roma¬
ni , tra i quali gli uomini non tagliavano nè
capelli , nè barba, come fi è veduto qui avanti
pag. 308. col. 2. , e le donne anziché tagliar¬
li i capelli , _ fciolri li portavano per le (pal¬
le , e fcarmigliati , come neH'efempio , che
dà Plurarco di funerali del loro padre . Con¬
verrebbe dunque trovare una ragione par¬
ticolare , per cui Papirio , e fua madre , ro¬
mani , avefiero dovuto portare la chioma re¬
cita in quella occafione ; e non avrebbe do¬
vuto trafandarla fra i più moderni il fignor
abate Dolce nella Deferir, iflor. del mirteo di
Cri fi. Deiik , Tom. ni. n. 38.
LIB. XI.
CAP. II.
34^ Storia dell’ Arte greca
jf 31. Quella circoftanza de’capelli corti , mentre club-
biofo conlìderavo quel gruppo , mi fuggerì una nuova fpie-
gazione . Ivi parvemi di ravvifare Elettra in colloquio con
Orette fratei fuo e di lei più giovane . Amendue aver dovea-
no i capelli recifi : Elettra volle farfegli tagliare dalla fu a fo~
retta Grifotemide ( il che qui dee prenderli come efeguito )
affine di appenderli , unitamente a quelli della forella mede-
lima , alla tomba d’ Agamennone come un monumento de!
loro durevol dolore (a) . Lo fletto avea fatto Orette avanti
di fcoprirli atta forella ; anzi avendoli Crifotemide trovati
fulla tomba , ferviron loro d’indizio del luo arrivo ( b ) . Or
quando Orette li fvelò ad Elettra , etta la man gli prefe , e
dittegli : t xa ^ xi?Tl>v ; (0 ti tengo io per la mano ? il che
vien propriamente efpretto in quello gruppo , in cui Elettra
tien la liniftra mano fui braccio deliro d’Orette , e gli pofa
la dettra fulla manca fpalla (a) . Qui polliamo per tanto fi¬
gurarci rapprefentata 1’ interettante fcena di Sofocle , che
contiene quello dialogo , e certamente 1’artitta ha avuto più
di mira quella tragedia , che le Coefore d’ Efchilo . Sul volto
d’amendue le figure vedelì chiaramente efpretto il primo in¬
contro d’ Elettra con Orette : gli occhi di lui fono come
pieni di lagrime , e gonfie ne fembrano le palpebre pel lun¬
go pianto ; e tali pur fono in Elettra , ne’ cui tratti li fcor-
ge altresì la gioja mitta alle lagrime , e la tenerezza unita
al dolore (b) .
jf. 32. Se quelle figure per tanto fono Elettra ed Orette ,
io potrò dire d’averle riconofciute a quello fletto indizio a
cui, pretto Efchilo , quelli lì fece da lei ravvifare, cioè alla
chio-
(a) Sophocl. Elettr. verf. j 2 . 4-fO. Non ita dardanio gavifus Atrida trium-
(£) ibid. verf. go f. pho eji ,
(0 ibìd. verf 1 238. . _ • •
(aì Si può vedere anche la figura prefio Nec fc Elecira faivum cum afpexìt Orc-
Maffei Raccolta di (lame , Tav.62.e 6 jìem ,
(b) Properzio Lio. 2. eleg.i 4.. verf.i. j, 6. : Cujus falfa tenens fleverat oraforor «
presso i Romani e c. 347
chioma (a) , colla quale egli diffipar Teppe ogni dubbio del¬
la forella (b) . E febbene nello fcioglimento d’una tragedia ,
fecondo l’avvifo d’Ariftotele (c) , quefta maniera di ricono-
fcimento fra due attori , detta àva.ypuptr/q , fia fra le quat¬
tro ivi accennate la meno intereffante , nulla di meno de<y-
giamo convenire che ci ha qui fervito più che tutti gli al¬
tri indizj a dare una verofimile fpiegazione di quel gruppo
j f. 33. Su quefta fuppofizione io penfo doverli pur dare
il nome d’Elettra ad una bella ftatua della villa Panfili che ,
tranne il manco braccio, s’è ferbata intera , è d’egual gran¬
dezza , ed ha la ftefta efpreftione , anzi i medefimi tratti nel
volto , febbene diverfa ne fia la politura . Io quefta pur ri-
conofco al medefimo indizio de’ capelli recili , che fono al¬
tresì allo Ile fio modo lavorati . Quelli capelli , che al primo
(coprirli della ftatua fembrarono una cofa affatto ftrana, e
lecerla credere figura virile anziché di donna , induflero al¬
cuni antiquarj , che non^fapeano ufcire dalla ftoria romana,
a ravvifarvi il famofo P. Clodio in abiti donnefchi , poiché
in tal modo fi traveftì per introdurli ove fi celebravano i ffi-
greti mifterj della dea Bona , dai quali effluii erano i mafchi ,
affine di abufar della moglie di Cefare (a) . Sotto quello
nome diffatti tale ftatua vien riportata in più d’ un libro .
Se pei tanto, come a me pare, le conviene il nome d’Elet¬
tra , ficcome vi manca l’antico zoccolo , io m’ immagino
ctie a quefta figura foffe pur unita quella d’Orefte fulla cui
(palla ella appoggiarle il manco braccio , e formaffe così un
gruppo non molto diftimile dall’altro (b) .
Xx 2 jf. 34. II
(?) £f?hyl. Choeph. verf. 168.178.
W ibid. verf. 224..
Poet. cap. 1 1 . op. Tom. IV. pag. r 2.
p a ; Cicerone ad .A t tic. li b . 1 . cpitl. 12.
Dione Calilo HiJÌ. Rom. I. 37. c. 4V. Tomi
Pag- ‘ 39:
(uj Mi pare più probabile l’opinione de
lignor abate Viiconti , accennata nel Tom. 1
pag. zpp. not. a. , di riconofcervi un Ercole
giovane sbarbato ; come può eiTerne argo¬
mento la groflezza del collo proprio di lui ,
c fecondo ciò , che dice V» inkelmann al luo¬
go citato , e quale fi vede nella figura data
nello (ledo Tom I. pag. 207. Potrebbe allora
credervi!; rapprelentato Ercole veftito da don¬
na preffo la regina Onfale j o piuttollo quau-
LIB. XI.
CAP. 31.
34§ Storia dell’ Arte greca
jf. 34. II lettore , io fpero , vorrà perdonarmi quelle di-
' X1‘ greflioni , e le altre che per avventura farò in appreflb , poi¬
ché febbene rompano alquanto il filo della ftoria , danno pe¬
rò luogo a qualche erudizione , tanto meno inopportuna
quanto che i tempi di cui parliamo non ci fomminifìrano
neflun monumento dell’arte degno di confiderazione .
do giovanetto e veftito da donna , dopo la
battaglia con Antagora ajutato dai Meropi ,
dovette fuggire, e ritirarli predo Trelfa , la
quale non teppe riconollerlo per uomo : del
qual fatto li rinovava ogni anno la memoria
nell’ifola di Coo , ove il facerdote d’ Ercole
cosi veftito da donna , e cinto il capo con
una benda , dava principio ad un fagrifìzio ,
come narra Plutarco Qus.fi, gr&cs , in fine ,
oper. Tom. il. pag. 304..
Ca-
presso i Romani ec.
349
G®*
*2
Capo III.
lib. xi.
CAP. III.
Arti fi otto Nerone — Monumenti del filo tempo - Pretefe tefìe e fa¬
tue di Seneca . . . e di Perfo- Decadenza della flatuaria - Statue
tolte alla Grecia . . . Apollo di Belvedere . . . Gladiatore della vil¬
la Borghefe— Sotto Galla , Ottone , e Vitellio — Sotto Vefpafìa-
no . . . Tito ... e Domiziano — Suppofi trofei di Mario - Sta¬
tue di Domiziano — Sotto Nerva ... e Trajano — Monumenti
de’ fuoi tempi . . . fua colonna . . . e fio arco in Ancona — Arti in
Grecia .
i_\l erone , fucceflor di Claudio, moftrò per tutto ciò che Arti fot» Ne-
rifguardava le belle arci un’avidità infaziabile , ma egli erar°ne'
■ome gli avari : metteva ogni Audio in accumulare anziché
in far efeguire de’ lavori . Del fuo cattivo gufto ne abbiamo
.in argomento nell ordine eh’ ei diede d’ indorare la ftatua
i’Aleflàndro in bronzo , opera di Lisippo (a) , e poiché vi¬
dei] che ciò aveane pregiudicata la bellezza , ne fu pofeia
levata 1 indoratura , di cui ciò non oftante reftaronvi de’ve-
Aigj . Prova dei fuo gufto depravato pur fono la rima ch’e¬
gli ricercava tra la cefura e la fine del verfo , e le ftravagan-
ti metafore che ufava continuamente , per le quali cofe vien
melìo in ridicolo in una fatira di Perfio (b) . Forfè in que-
fto fuo cattivo gufto ebbe molta parte Seneca , il quale (a)
Cidude culle arti liberali la pittura e la fcultura (i) .
$. i. Del¬
ta) Phn. lib. 34. cap. 8. feci. ip. §. 6.
(») Sdt. i . ver), q 3 o f .
(a ! Epift Si'
(0 Tra le molte fìravaganze di Nerone
Plinio lib. 3$ cap. 7-fect. 37. novera quell:
d’euerfi fatto dipingere in figura colorale ah:
centoventi piedi fu di una tela: cofa non pii
tifata avanti di lui , come ivi foggiugne le
ftorico . Non è però ben chiaro fe queft’ul
time parole di Plinio riferir fi debbano all:
grano capriccio di quell’imperatore di farli
il primo ritrarre in figura colorale fulla tela ,
oppure femplicemente all’arte di dipingere
fulla tela , e fe fia fiata quella una colà i-
gnota avanti Nerone . Di llarue colofiali sì
in bronzo che in marmo moltifiìme Tappiamo
elfervene fiate prima di lui ; ma in tela non
ve n’ha indizio alcuno , ficcome non leggeli ,
ch’io fappia , in nelfuno fcrittore , che lolle
allora adoperata la tela per ritraevi figure .
LIB. XI.
cap. ni.
Monumenti
del fuo tem¬
po .
Storia dell’Arte greca
jf. i. Dello ltiie dell’arte lotto Nerone nulla pofllamo
dire di ben determinato , non altro rimanendoci che due
mutilate tette del medelìmo , le pretefe ttatue d’ Agrippina
fua madre , e un butto di Poppea lua moglie . Le tette dette
di Seneca rapprefentano tutt’altri che lui .
jf. 2. Manca la tetta di Nerone nella magnifica collezio¬
ne delle figure imperiali della villa Albani , dal che fé ne può
argomentare la rarità . Nella tetta di etto efiftente nel mu-
feo Capitolino (a) non v’ è d’antico che la parte fuperiore
del volto e un bolo degli occhi (b) . Che diremo della tetta
di bronzo nella villa Mattei ? Efla è un nuovo e affai medio¬
cre lavoro ; e tal è un’altra tetta ancor più recente nel pa¬
lazzo Barberini . Nel mentovato mufeo Capitolino è ttata dai
poco verfati Cuftodi riputata antica un’altra affatto moderna
tetta (c) , ed una fpecie di medaglione pur nuovo , rappre-
fentanti il medefimo imperatore ; e deggio qui avvertire il
mio leggitore che moderno lavoro generalmente fono tut¬
te le tette imperiali così formate a rilievo fu i medaglioni .
jf. 3. Tre ttatue abbiamo botto il nome d’Agrippina . La
più bella è nella Farnefina (d) , l’altra nella villa Albani , e
la terza nel mufeo Capitolino (e) . Ivi è pure il bel butto
di Poppea 3 che ha una particolare fingolarità ; poiché in un
lino però dai tempi d’Aleffandro Magno ri-
ferifce il citato autore lib. p. c. 1 .feci. j. ef-
ferfi tentato di tingere il lino , e di lino tinto
eflerfi fatte non ì'olamente delle vefti , ma
delle vele ancora per navi , e delle tele per di¬
fender dal fole i teatri, le (trade e le piazze .
Lo (redo Nerone ne fece (fendere fu i Tuoi
antiteatri di quelle tinte in azzurro , e fparlè
di (felle . Molte altre notizie relative all’arte
di tingere le tele predo gli antichi ha raccolte
il fignor Delaval An exper. inquiry. &c. , la
cui Opera tradotta dall’inglefe dal eh. lignor
canonico Fromond è (fata impreffa in Mila¬
no in s. Ambr. magg. 1779. in 8.° Se ci man¬
cano efempj anteriori al nominato principe di
figure dipinte in tela , ne abbiamo nondime¬
no di figure rapprefentate fu pergamene .
Uno (terminato drago dipinto fu di una luA-
giiiflima membrana fu cfpofto fopra il Urto
pez-
della cafa , ove alloggiava Lepido , uno de’
triumviri , per far tacere gli uccelli che col
loro importuno garrire turbavangli il forino .
Plin. lib. qy.cap. 11.feSi. 3S.
(а) Bottari Mufeo Capito/. Tom. il. Ta¬
vola r 6.
(б) È d'una (traordinaria bellezza la di lui
tefta intiera maggiore delia grandezza natu¬
rale in figura d’Apollo , e coronata di alloro ,
confervata ora nel Mufeo Pio-Clementino ,
ove è parimente una di lui (fatua in forma
d’Apollo citaredo , e di lavoro non ordina¬
rio , che è (fata trovata negli fcavi di villa
Negroni, limile a quello dato dal de la Chauf-
fe Muf rom. Tom. I. feSi. 1 . Tab. j S.
(c) Bottari /oc. cit. Tav. 17.
(d) Ora pallata nel mufeo reale a Napoli .
(e) Bottari Tom. ni. Tav. jq. la dice A-
grippina moglie di Germanico .
presso i Romani ec.
pezzo folo di marmo vi fono due colori diverfi , bianca ef-
fendone la tefta e 1 collo , e paonazzo con delle vene o llri-
fce violacee il panneggiamento del petto (a) .
jf. 4. Ancor più pregevoli che le tede di Nerone fono,
riguardo al lavoro, quelle che portano il nome di Seneca,
la più bella delle quali in bronzo fi vede nel mufeo Ercola-
nenfe (b) . In marmo , oltre quelle che fono nelle ville Me¬
dici e Albani (c) , ne pofiìede una il fig. Giovanni Dyck con¬
fole Inglefe a Livorno , che comprolla dai (ignori Doni a
Firenze per 130. zecchini. Simile a quelle tede v’era altre
volte in Roma un bullo in forma d’Erme , il quale comprato
fu dal lignor marchefe Gufman viceré di Napoli (d) , e man¬
dato in Iipagna con altri antichi monumenti , coi quali perì
in un naufragio .
$• J. Tali tefie vengono generalmente prefe per l’effigie
di Seneca full afierzione del Fabri , il quale , fpiegando le
immagini degli uomini illullri raccolte da Fulvio Orfini , di¬
ce che una tefta fomiglievole fi trova fu una belliffima moneta
contornata col nome di Seneca (e) . Tal moneta però nè
egli nè altri ha mai veduta . E’ dunque molto dubbiofo che
di Seneca fieno quelle felle , e ’l mio dubbio fi farà mag¬
giore fe chiederemo come mai tante volte e in bronzo e in
marmo fia fiato fatto il ritratto ad un foggetto ch’era nella
maggior dififiima, mentre non v’è nefiim grand’uomo dell’
antichità di cui pervenute ci fiano altrettante immagini . Il
bullo d’Ercolano dovrebb’ eflere fiato fatto lui vivente , e le
tefie in marmo fono certamente opere d’un tempo , in cui
l’arte fioriva. E’ altresì improbabile che Adriano abbia vo¬
luta collocare l’effigie di quel filofofo ipocrita nella fua vil¬
la, ove pur s’ è trovato un pezzo di Umile tefta aliai ben
lavo-
( a ) Bottari Tom. il. Tjv. t <?. (d) Gronov. Thef. Ant. grtc. T. ni. yyy.
(b) Bronci d’Ercol. Tomo 1. Tav. gy. (e) num. i gl. pag. 74. Dice che elideva
(c) E una molto bella alla Farnelina . una volta predo il card. Bernardino Maffci .
LIB. XI.
CAP. III.
Pretefe tede
c ftatue di Se¬
neca .
LIB. XI.
CAP. III.
3 $■ 2 Storia dell’Arte greca
lavorata , efillente ora preflo il fignor Cavaceppi . A me
pertanto fembra più verofìmile che ravvifarfi debba in quel¬
le tefte l’effigie di qualche uomo più antico , più celebre , e
più rifpettabile di Seneca (a) .
fi. 6. Non folo alle tefte , ma ad una intera ftatua , che
vedefi nella villa Borghefe , è flato dato il nome di Seneca ,
febbene a torto , come ho dimoftrato ne’ miei Monumenti (a) .
Tale ftatua ignuda di marmo nero ha sì nell’atteggiamento
che nel volto una piena fomiglianza con una egualmente
ignuda ftatua di grandezza naturale , ma di marmo bianco ,
nella villa Panfili (b) , e quella altresì è limile ad una ftatui-
na della villa Altieri , a cui però manca il capo . Quelle due
ultime portano nella finiftra una fpecie di caneftro o (por¬
ta (c) , come le due piccole figure veftite da fervi nella vil¬
la Albani . Ora poiché a piè d’una di quelle figure vedefi
una mafchera comica , da cui s’inferilce che ivi rapprefen-
tifi un fervo della commedia , mandato , come per efempio
il Sofia nell’Andria di Terenzio , a fare fui mercato qualche
provifione (d) ; non è egli pur verofìmile che lo Hello li¬
gnificato abbiano le ftatue Borghefe e Panfili , e la llatuina
delia villa Altieri ? Altronde qual v’è argomento d attribuire
a Seneca le mentovate ftatue? Calva n è la fommita del capo,
laddove hanno i loro capelli le tefte alle quali vien dato il
nome dello lleffo fìlofofo . Ciò che può indicar Seneca è
quella fpecie di tino , fatto di marmo africano , entro cui
ila parte della figura ; ma quello è moderno , e fu adatta¬
to alla ftatua , perchè le mancavano le gambe , volendoli
(a) Ma quefti non è poi tanto difprezzabi-
le , come ce lo vuol dipingere il noltro Auto¬
re; e i tuoi meriti poiTono vederli rilevati prin¬
cipalmente da Liplio Alanuduciio ad Stoic.
philof. lik. i. c.iS.op. Tom. IV. pag_. 4 f 4. E
certamente più celebre di tanti altri nlolon
greci , de’ quali pur lì hanno le tede .
(<z) Par. IV. cap. g. §. 2. pag. zj6.
(s j Ora nel Mufeo Pio- dementino . Ne
abbiamo fatto cenno nel Tomo I. pag.i 40.
col. 1.; dicendo che polla rapprefentare un
fervo de’ bagni ; e aliarla della celta parreb¬
be un africano , o un moro.
(c) Pare piuttollo un vafo o lecchio di
(d) In quello fuppolto dovrebbe crederli
appartenente a qualche gruppo ; giacche loie
poco avrebbe interellato .
LIB. XI.
pressoi Romani e c. 353
figurar con elio il bagno in cui Seneca aprendoli le vene
fini di vivere (a) .
jf. 7. Non men beila delie pretebe tette di Seneca è una
teda a baffo-rilievo in profilo , potteduta altre volte dal ce¬
lebre Cardinal Sadoleto , che teneaia per una tetta di Perfio ,
e che vedefi ora nella villa Albani . Elia è fcolpita fu un qua¬
dro di marmo bianco detto palombino , largo una buona
fpanna per ogni verbo . Sadoleto fondò la bua denominazio¬
ne bulla corona d’ellera , ond’ ha cinto il capo , e fu una
certa moJettia , che gli parea bcorgergli in volto , accenna¬
ta da Cornuto nella di lui vita . Argomentar fi può dall’el-
lera che ivi rapprefentifi dittarti un poeta ; ma non è quelli
certamente Perfio , il quale morì fiotto Nerone in età di ven¬
dette a vc-ntott’anni (b) , mentre la tetta di cui fi tratta rao*
lira un uomo tra i quaranta e i cinquanta ( nel rame però è
fatto molto più giovane ) , ed ha una barba che non conviene
punto alle perfone di ventott’anni ai tempi di Nerone . Dob¬
biamo per tanto annoverar quella fra le molte tette , alle qua¬
li e flato dato benza fondamento il nome di qualche uomo
celebre . Quella ciò non ottante fuole premetterli a ile fati-
re del mentovato poeta .
jf. 8. Dovendo giudicare del decadimento delle arti fiot¬
to Nerone , potrebbe infierirli da un racconto di Plinio (a),
che a que tempi più non fi bapette gettare in bronzo ; il che
egli argomenta da una fatua coloflale di Nerone in tal me¬
tallo ìatta da Zenodoro celebre ttatuario , il cui getto non
potè riubcire (1) , Da quello racconto , e dai pezzi com-
Tom. IL y y inetti
(a) Il di dentro del vafo e flato fatto di to il noflro Autore , che credevano Dona-
porhdo per imitare il colore del Angue . ti, e Nardini Roma antica lib. 3. cap. 12.
tl l i ric‘ tot. lib. 2. c. 1 2. pag. 11 y.] , e che quella non (la rrmafla im-
rl 1.4- £aP- 7- UR. iS. perfetta , come fcrive il noflro Autore, fi
' 1 i Che la itatua coloflale di Nerone , alta può ragionevolmente inferire da Plinio . Af-
««o d*cct piedi , efeguita da Zenodoro an- ferma egli che quella (fatua , di cui avea nel-
ziche di bronzo folle di marmo [ come nella la ftefla officina di Zenodoro ammirato l'in-
pnrria edizione a quello luogo aveva nota- ligne modello in creta , dopo la morte di Nc-
CAP. III.
... c di Perfio.
Decaddi wi
della {tatua¬
rla .
LIB. XI.
CAP. III.
3 £4 Storia dell’ Arte greca
ineffi e attaccati con chiodi ai cavalli polli fu! portale della
chiefa di s. Marco a Venezia , fi è voluto inferire che fiane
andato a male il getto (a) , e che forfè fian efiì pure opere
dei tempi di Nerone .
$. g. La
rone fu confecrata al fole . Dall’ufo dunque
che ne fecero i Romani , fi può argomentare
che fia data la medefima dal fuo autore ri¬
dotta a perfezione . Aggiugne lo dorico che
,, la (fatua fuddetta era un indizio d’ elTere
,, mancata la feienza di fondere il bronzo ,
„ avvegnaché e Nerone folle difpodo a fpen-
„ dere qualunque gran fomma di denaro , e
,, Zenodoro non la cedelfe a veruno degli
„ antichi nella (cienza di fondere e di citel-
„ lare ,, . Se quel colofio folfe (lato di bron¬
zo , come avrebbe Plinio potuto proporlo per
argomento d’edere mancata la feienza di fon¬
dere il bronzo? Nerone l’avrebbe bensì a qua¬
lunque collo voluto di tal metallo , e Zeno¬
doro tra tutti gli arridi de' tempi fuoi fareb¬
be flato più al cafo di tentar l’opera ; ma co-
nofeendone egli forfè la difficoltà , non ha
(limato fpediente di metterfi al cimento .
Si vuole nondimeno da un celebre moder¬
no fcrittore , Tirabofchi Scoria della Lette¬
ratura italiana , Tom. il. lib.l. c. XI. §. PC,
che il concedo di Plinio contraddica a ciò a-
percamente ; poiché , per fuo avvilo , ivi non
parla che di lavori di bronzo , di marmi ra¬
gionando altrove . Nè è credibile , foggiugne
lo deffo , che Zenodoro temede di non riu-
feirvi , egli che ne avea fufo altre volte , e
fpecialmente una datua di Mercurio di gran
pregio . Quede ragioni però , che hanno in¬
dotto l’ eruditifiìmo autore a ravvifare nell’
ofeuro palio di Plinio un colollo di bronzo
piuttodo che di marmo , non fembranmi sì
convincenti che non fi polla andar loro in¬
contro . Per quanto fpetta alla prima, leb-
bene in quel capo ragioni Plinio più fpecial-
mcnte de’ lavori li bronzo , ciò non odante
ei vi tratta eziandio delle datue di legno , di
marmo , di terra , e per fino delle datue che
folevanfi di panni rivedire . Ma diali che Pli¬
nio abbia ivi parlato di foli lavori in bronzo :
avrebbe egli potuto fra quedi noverare an¬
che l’opera di Zenodoro, la quale benché non
fia data di bronzo , avrebbe però dovuto ef-
ferlo , fe l’attilla vi fi fofTe determinato . Nè
oda ciò che avverrei! in fecondo luo -o della
grande abilità di Zenodoro nel fondere il
bronzo . Siccome nella pittura ed architet¬
tura , così pure nella datuaria il bifigno dell’
abilità va credendo in proporzione della gran¬
dezza ed edenfion dell'opera . Non è quindi
maraviglia che Zenodoro abbia potuto pro¬
durre altre opere eccellenti in bronzo dì mi¬
nor mole , qual fu Mercurio , opera di die¬
ci anni , e che non abbia poi voluto arri-
fchiarfi a fondere in quel metallo la datua co¬
lofrale di Nerone . [ Il luogo citato del eh.
Tirabofchi ha eccitati quattro bravi ingegni
a far delle ricerche fui contradato palio di
Plinio ; e i loro Pentimenti furono riportati
dal lodato fcrittore nel Tomo di appendici
alla dia opera , e quindi pode a fuo luogo
nell’edizione romana dalla pag. 232. fino alla
pag. Z4-Z. A chi avrà la curiofita di vederle
non difpiacerà l'erudizione , che vi è fparfa ,
e la confutazione , che vi fi fa dell’opinione
adottata lenza vetun giudo fondamento da¬
gli Editori Milanefi in queda nota . Io per
me credo , che in poche parole fi polla (pie¬
gare il Pentimento di Plinio non tanto olcu-
ro e difficile come fi vuole . Egli in folfanza
drive , che ai tempi di Nerone più non fi fa-
peva fare quella bella qualità di bronzo con
lega d’oro , e d’argento , come fi faceva in
altri tempi. Ciò fi conobbe apertamente in
occafione , che quell’ imperatore volle farli in¬
nalzare una datua cololfale in quel metallo
per mezzo di Zenodoro artida altronde ba¬
inolo nel gettare in bronzo . non Pot^
riufeire a farla con tal qualità di bronzo ,
quantunque Nerone folle pronto a fommini-
flrargli quanto mai bifognava d’oro , e d’ar¬
gento per comporlo .
Niente di più credo che abbia voluto dir
Plinio . Egli a riguardo dell’ ignoranza degli
artilli per quella lega già fi era fpiegato chia¬
ramente nel cap. 2. feS. 3. , dicendo che fi
era perduta l’arte di fondere il metallo pre-
ziofo , cioè quello , in cui entrava oro , e ar¬
gento . Se però poffiamo predar fede a Gio¬
vanni Antiocheno, cognominato Maiala, Hijl.
chron. lib. 1 0 . pag. 101. B. , non era ancora
dimenticata verfo i tempi di Tiberio ; poiché
l'Emorroifla celebre nell’ Evangelio , creduta
da quello fcrittore la della che Veronica,
fece ergere nella città di Paneade al Salvato¬
re una datua di bronzo mido d’oro , e d’ar¬
gento , didrutta poi da Giuliano l’apodata .
Glica Amai. par. 4.. pag. 233. C. , e l' autore
delle Enarrat. ckronogr. predo Bandurio Im -
per. orient. fìve Antiq. Conjlantinop. par. 3,
lib. S-pag. pó.Tom.I.
(a) Vedi qui avanti pag. 34.
presso i Romani ec. 35$
jf. 9. La Grecia trovavafi allora in circolfanze fomma- ^ ■" -=”
mente infelici per le arti , poiché febben Nerone lafciafle , L1B-X1,
quanto era pofTìbile , godere ai Greci la libertà antica (a) , statue tolte
pure una volta s’infuriò contro le {fatue degli atleti coro- aIla 0iccia ’
nati ne’ gran giuochi, facendole tutte rovefeiare e gettare in
luoghi immondi (a) ; e fatto altresì infaziabile per gli altri
monumenti dell’arte , ne fece fpogliare la Grecia nel tempo
che fembrava concederle una libertà tranquilla , avendo a
tal oggetto colà fpedito Aerato fuo iniquo liberto , e certo
mezzo faccente per nome Secondo Carinate , i quali tutto
ciò che loro piacea trafportavano a Roma (b) .
jf. io. Nel folo tempio d’Apollo a Delfo furono allora
prefe cinquecento {fatue {b) . Or fe fi rifletta che queffo tem¬
pio era già {fato dieci volte faccheggiato , e principalmente
dai Focefi che nella guerra facra molte {fatue vi depredaro-
no (c) , fe ne argomenterà l’innumerevole quantità ; anzi
molte ancor ve n’erano ai tempi d’Adriano , alcune delle
quali vengono rammentate da Paufania . Servirono quelle in
gran parte ad ornare la così detta cafa aurea di Nerone (c) .
Jf. ir. E’ probabile che tra tali {fatue vi foffe l’Apollo
di Belvedere , e ’l fuppoffo Gladiatore della villa Borghefe ,
opera d Agasia efefitio , elfendo {fate amendue trovate in
Anzio (d) , luogo in cui nato era Nerone (e) , e per ornare
Yy 2 il
(a) Plutarco in Tira Quint. F/amin. oper.
Tom.I. pag. 376. D.
(a) Suet. in Neron. cap. 24.
(b) Tacito Annui, lib, 1 c. cap. j.r . . I. i 6 .
cap . 2f. J
(4) Paufan. lib. j o. cap. 7. pag. tir 3./. ,4.
ri i itrabl 9-Vag- 60.4. princ. [ Ateneo
l ' r * C,ap- 4- PJÉ- zi >■ E- , Vallois Des ri.
chejs. du tempie de De/phes , Acad. des Li -
Jcript. Tom. ni. HiJÌ. pag. 78 .
(c) Nel Trattato prelim. c.ìv. pag. XCIl.
aggiugne Winkelmann , che in quella occa-
iione felle portata a Roma la Pallade di En-
deo , di cui fi è parlato qui avanti pag.i 66. ,
e cita Paufania lib. S . cap. 46. pag, 644. 5 ma
quefli fcrive , che fu Auguflo , che ve la por¬
tò , e la pofe nell’ingrefTo del fuo Foro . Co¬
si crede vi folle portato 1' Ercole di Lilìppo ,
e cita Strabone lib.i 0 . pag. 70 3 . C. ; ma egli
non dice da chi folle fatto portare ; e non
poteva intender di Nerone , perchè fcrilfe pri¬
ma di lui , c a’ tempi di Auguflo , come di¬
cemmo nel Tom. I. pag. 2.37. n. 1. col. 2.
(n) Mercati Metal/otk. Arm. X. pag. 36 1 ..
Bottari Mufeo Capito/. Tom. ni. J av. 67.
pag. 1 26.
(e) Tacito Anna/, lib. 1 f. cap. 23. , e tal¬
volta vi foggiornava , cap. 39., e lib. 14.
cap. 4.
3 Storia dell’Arte greca
: — - il quale moltiffimo fpefe , come può tuttora inferirfì dalle
c ■ p "ili Sranc^ rL”ne che ^en veggono lungo il mare (a) . V’era , fra
le altre opere, un portico in cui un luo liberto dipinte avea
le figure de’ gladiatori in tutte le politure immaginabili (b) .
Apollo dì jf. 12. La ftatua dell’Apollo di Belvedere è la' più fubli-
Bel vedere . 1 ■ 1
ine fra tutte le opere antiche , che fino a noi fi fono con-
fervate (c) . Direbbe!] che l’artifta ha qui formata una fia¬
tila puramente ideale , prendendo dalla materia quel folo
che era necefìario per efprimere il fuo intento , e renderlo
vifibile . Quella mirabile fiatila tanto fupera tutti gli altri fi-
mulacri di quel dio , quanto l’Apollo d’Omero è più gran¬
de degli altri deferitti da’ fufleguenti poeti . 1! complefTo del¬
le fue forme follevafi fovra l’umana natura , e’1 fuo atteggia¬
mento moflra la grandezza divina che lo inveite . Una p Fi¬
rn ave-
( a ) Vi fece fabbricare il porto , che gli co-
flò fpefe grandillime . Suetonio nella "di lui
vita , cap. p.
_ (b) Vedali qui avanti pag.y z.prìnc. In An¬
zio era il luogo principale di delizie degli
imperatori , e "Àugufto fu il primo a goder¬
ne , come abbiamo da Suetonio nella di lui
Vita , cap. pS . Amante ch’egli era tanto delle
belle arti , chi fa che non l’abbia ornato di
flatue , e fra le altre anche di quelle due ,
come aveva ornata Roma di tante altre , e la
fila regia fui Palatino , al dire dello fteffo
Suetonio cap. jy. ? Narra elfo che vi andava
Tiberio ( nella di lui vita cap. i 8. ) , ma di
rado , e per pochi giorni . Di Caligola ferivo
parimente nella di lui vira , c. 8. , clic vi na-
fcelle , e non folamcnte lo preferide a qua¬
lunque altro luogo , ma che avede deflinato
di fidarvi la fede , e il domicilio imperiale .
Eflendo quefli {fato anteriore a Nerone , e
avendo fatte trafporrare dalla Grecia le più
belle (fatue , come ha notato il noftro Auro¬
re qui avanti alla pag. np. , è probabile che
ne abbia avute anche quelle due , che fono
nel loro genere le più belle che abbiamo , e
le abbia poi collocate nell’ ideata fua nuova
capitale . All’ imperatore Adriano, cui ne pia¬
ceva il foggiorno (òpra tutte le altre dcliziofe
ville , che avelie in Italia , al dir di Filoftra-
to Vita Apollon. lib. 8. cap. 20. pag. 364.. ,
poiché egli non fece trafporrare ftatue dalla
Grecia , non (i potrebbe facilmente dare il
merito di aver collocate quelle due in Anzio ,
fe non fe nel cafo , che Tollero lavorate in
marmo di Luna , ora Carrara , come ve le ha
credute lavorate il fig. Mengs nelle due let¬
tere a monhgnor Fabroni , delle quali abbia¬
mo parlato qui avanti pag. ipp. ; ma quello
fondamento è (lato efclufo dal fignor abate
Vifconti Mufeo Pio-C/ement. Tarn. /.' Tavo¬
la 14. nella fpiegazione dell'Apollo. Latta-
dizione , che vantano i cittadini di Girgen-
ti , riferita dal fignor Bridon nei Viaggi del¬
la Sicilia , per cui fi pretende , che quella
(fatua (lede anticamente in un tempio d’ E-
fculapio di quella città , da dove folle tolta
dai Cartagincfi , e portata in Cartagine , e
di là a Roma da Scipione Africano fecondo ,
è probabilmente un equivoco nato dal rac¬
conto di Cicerone , il quale in V trr. a et. 2 .
lib. 4. cap. 4j. narra, che ciò avvenille dell’
Apollo di Mirone , del quale fi è parlato qui
avanti pag. 209. \ ma però dice , che Scipio¬
ne lo riportò allo (ledi*, tempio , come fcrive
nel cap. 33. e figg. che redimì a fuo luo^o
tutte le altre (fatue , che erano (late tolte dai
Cartagincfi a varie altre citta della Sicilia ;
onde non è credibile che ne avede eccettuato
l’Apollo di Belvedere , che è diverfo dal detto
di Mirone .
(c) La mano finillra è rellaurata da fra
Giovannangelo Montorfoli , come già notam¬
mo qui avanti alla pag. 245. col. 2. Il brac¬
cio deliro , e le gambe , che fono antiche ,
non fono (late riattaccare troppo bene, on¬
de comparifcono difettofe , come in parte ha
fatto odervare il noltro Autore nel Tomo 2.
pag. 392.
PRESSO iRo MANI E C. 3 £7
mavera eterna, qual regna ne’ beati Elisj , fpande falle viri- — — —
li forme d’un’età perfetta i tratti della piacevole gioventù, LIB’X'
e fembra che una tenera morbidezza fcherzi fuH’altera ftrut- CnP' I!
tura delle fue membra . Vola, o tu che ami i monumenti
dell’arte, vola col tuo fpirito fino alla regione delle bellez¬
ze incorporee , e diventa un creatore di una natura celefte
per riempiere l’alma tua coll’ idea d’un bello fov rumano ,
poiché in quella figura nulla v’ è di mortale , nell'un indi¬
zio fi fcorge dei bifogni deU’umanirà ! Non vi fono nè ten¬
dini nè vene , che quel corpo muovano o rifcaldino , ma
par che uno fpirito celerte , filmile a fiume piacidifiuno , tut¬
ti abbiane formati gli ondeggianti contorni . Egli ha infe-
guito il ferpente Pitone, contro di cui ha per la prima vol¬
ta piegato l’arco , e col pofiente fuo palio lo ha raggiunto
e trafitto . Ben confapevole di Aia pofianza porta il fublime
fuo fguardo quali all’infinito ben al di là della fua vittoria.
Siede nelle fue labbra il difprezzo , e lo fdegno che in sè
rinchiude gli dilata alquanto le narici (a) , e fin all’altera fua
fronte fi eftende ; ma la pace e la tranquillità dell’ anima
rimaner fembrano Alila Aefla fronte inalterabili , e gli occhi
fuoi pieni fon di quella dolcezza , che moArar fuole allor¬
ché lo circondali le Mufe e Io accarezzano . Fra tutt’ i ri-
mafiici fimulacri del padre degli dei , nefliino ve n’ ha che
s’avvicini a quella fublimità in cui egli manifeftofii alla men¬
te d’Omero ; ma nel volto del figlio tutte fi veggono riu¬
nite le bellezze delle altre deità , come prelfo la Pandora .
Egli ha di Giove la fronte gravida della dea della fapienza,
e le fovracciglia che il voler fupremo manifellan co’cenni (b) ;
ha gli occhi della regina delle dee in maniera grandiofa ar¬
cuati ; è la fua bocca un’immagine di quella dell’amato Bran¬
co ,
(a) Clemente Aleflandrino Pidag. llb. 3. bìltm velati inkabitantem habcant v
cap. 4. Tom.I. pag. zyo. in fine : In nafo (b) Ved. Tom. 1. pag. 33 2,
35'S Storia dell’Arte greca
. . ■■ co (a) , in cui refpirava la voluttà ; la Tua morbida chioma
LIB‘ x1' coll’olio degli dei pare unta (b) , c limile a’ teneri viticci ,
cap. in. fcjjerza qUafi agitata da una dolce auretta intorno al divin
fuo capo , in cima a cui fembra con bella pompa dalle
Grazie annodata . Mirando quello prodigio dell’arte , tutte le
altre opere ne obbllo , e fovra di me Hello mi follevo per
degnamente contemplarlo . Pieno di venerazione parmi che il
petto mi fi dilati, e s’ innalzi come quello de’ vati del pro¬
fetico fpirito ripieni , e già mi Tento trafportato in Deio e
nelle Licie felve , che Apollo onorò di Tua prefenza (c) : par-
mi già che quella mia immagine vita acquilli e moto , come
la bella opera di Pigmalione . Ma come potrò io ben dipin¬
gerla e delcriverla ! Avrei bifogno dell’ arte medelima che
mi delle conlìglio , e guidalfe la mia mano a perfezionar col
tempo quelle prime linee che n’ ho abbozzate . Depongo
p$t tanto appiè di quella llatua l’idea che ne ho data , imi¬
tando cosi coloro che pofavano appiè de’ fimulacri degli dei
le corone che non giugneano a metter loro fui capo (o) .
jf. 13. Da quella defcrizione e dall’efprellìone che vedelì
fui volto della llatua appare che non polfa ivi ravviarli con
Spence Apollo cacciatore ( a ) . Se taluno però non trovalfe
fublime abballanza l’immaginar qui uccifo dai dio il ferpen-
te
(a) Conone Narrai, num. 3 q. pag. 27 3-
(b) Callimaco Hymn. in Apuli, verf. jg.
(c) Pare che Stazio A chi lì. lib.t. v.ipp.
fegg. , nel defcrivere che fa Achille giovane in
paragone d'Apollo , nell’ atto appunto , che
ritornava dalla Licia , deferiva in qualche mo¬
do quella di lui llatua :
Ille aderat multo fudore > & pulvere major :
Attamen arma inter , fejlinalofque labo-
res ,
Dulcis adhuc vifu niveo natat ignìs in ore
Purpureus , fulvoque nitet coma gratior
auro .
Necdum prima nova lanugine vertitur Atas ,
TranquilUque faces oculis, & plurima vu/tu
Mater inejl . Quali s Lycia Venator Apollo
Cum redit , & fétvis permutat pleclra pha-
retris .
E Apollonio Argonaut. lib.i. v. 676. fegg. :
l\a e rum illis Latom filius e Lycia rediens
Procul ad latas hyperboreorum hominum
.nationes ,
Piane apparuit . Aurei ab utraque gena
Intorti cincinni ajfultabant eunti :
Leva argenteum verfabat arcum : in tergo
Pharetra pendebat ab humeris ; ac pedum
nifu
Tota intremifcebat infula , ut mare exun-
daret in ficcum .
(d) Properzio lib. z. eleg. 1 o.v. zi. 22.
{a) Polymet. Diai, 8. pag. 87,
presso i Romani ec. 3^9
te Pitone , fi figuri di vederlo in atteggiamento d’avc-r uccifo
il gigante Tizio , atterrato da lui giovanetto ancora , quan¬
do tentò di far violenza a Latona fua madre (a) .
jf. 14. li
(a) Apollon. Argon, lib. r. verf. 7 SO- [ e Cicerone De clar. orat. cap. i S. num. 70. , c
Apollodoro Biblioth. lib. 1 . cap. 4. §. 1. Si lo- da Quintiliano InJÌ. orat. lib. iz. cap.io. Giu¬
lio tanto impegnati gli eruditi per fapere il nio dovea darci qualche prova della fua aller-
lòggetto di quella (tatua , che per trovarne zione quando fenile Cacai, arckit. ee. p. 4.2.,
uno vi (I fono ideate quali tutte le imprefe che la detta {tatua di Calamide folle la {Iella,
d' Apollo. Oltre quelle , che nomina Win- che quella trasportata in Roma , e polla negli
kelmann , altri hanno creduto ravvifarvi quel Orti Serviliani , al dir di Plinio lib. 36. cap p.
nume dopo avere {cagliati i fuoi dardi con- feci. 4. §. io. Paulania , che fo riffe dopo di
tro gli Achei , altri dopo la ftrage , che ei Plinio , al luogo citato la dice elidente ancora
fece degli orgoglio!! giganti , o di Niobe , e a' fuoi tempi in Atene , e mon può fofpettarfi
luoi figli , o dell’infedele Coronide , altri fi- col lodato lignor abate Vifconti , eh’ ei parli
nalmente vi credono rapprefentato Apollo co- d’una copia , anziché dell’ originale ; poiché
me autor della medicina , o come averrunco , l'ufo coltante di quello dorico è di avvertire
odia slontanator de’ mali . A queda opinio- fo le datuc erano copie , e di più moderna
ne, più che alle altre , anche da lui riferite, mano , oppure gli originali medefimi degli
inclina il fignor abate Vifconti nella dotta , amiti ; come lib. 9. cap. 27. pag. 762. fcrive
c bella fpiegazione , che dà di queda datua del famofo Cupido di Praditele che non ne
nel Muf. Pio-Clem. Tom. I. Tav.i 4.. , e ere- foffe rimada in Tefpi fe non la copia fatta da
de poterli con probabilità {odenere , che fia Mcnodoro ateniefe prima che l’originale ve-
deffa quella medefima opera di Calamide , niffe in Roma , come ho avvertito qui avanti
menzionata da Paufania //ó.x. cu/i. 3. pag. 9., pag. 3 39. n. e. ; e così avea fcritto /. ì.c. 22.
che gli Ateniefi ereffero ad Apollo dopo la cef- pag. j 1 . di altre dame , che non erano le an-
fazione d’ un male epidemico ai tempi della tiche , ma altre più moderne , e lib. 2. c 19.
guerra peloponnefiaca , come già notammo pag. 1 42. di altre. Reda che parliamo della
qui avanti alla pag. 214. n. a. vittoria contro Pitone . La morte d'un ret-
A quale di tante opinioni dovremo noi at- tile , che la natura dedinó a drifeiar per ter-
tcnerci ? Nella vendetta contro gli Achei A- ra , non pare a molti foggetto abbadanza ce-
pollo dovea rapprefentarfi fedente , come lo lebre , rifpettabile , e degno d’eder immor-
rapprefenta Omero Hi ad. lib. 1. verf. 48., o talato con una datua , e molto meno con
almeno fermo , e in atto di vibrar dardi , non una datua dì tanto merito . Ma fe fu un fo»-
di averli vibrati . Il forpe non avrebbe rela- getto , che meritò l’ira d’Apollo , il quale da
zione a quedo fatto ; e troppo debole ragio- lui prefe anche il cognome di Pitio , per-
ne farebbe il dire , che vi da come un limbo- che non poteva effer degno di venir rappre-
lo del nume. Forfè che Apollo avea bifogno fentato in una datua ? Il voler ciò negare,
di un tal {imbolo perpetuamente per edere e il dire che non fo(Te troppo celebre la ri-
riconofciuto ? Così non conviene all’idea di cordanza d'un tal fatto , è un voler modrarfi
Spence , nè alla morte dell’infedele Coronide, troppo addietro nella cognizione della mito-
o alla vittoria contro il gigante Tizio, ed al- logia, e dell'antica doria , onde rileviamo
tri , o all'eccidio della famiglia di Niobe , per tutto l’oppodo . La città di Delfo per la mor-
cui oltracciò farebbe!! richiedo un gruppo di te di quedo fervente a principio fu detta
molte datue , non una fola . 1 {imboli , coi Pitone dal di lui nome , come narran Pau-
quali foleano rapprefentarfi le figure di Apoi- fania lib. 1 0. cap. 6. pag. 8 1 2. princ. , Euda-
lo medico, e aledicaco, averrunco , odia slon- zio Comment. in I/iad. lib. 2. %. 2 3. pag. p6o.
tanator de’ mali , erano la figura delle Grazie Tom. il. Ivi fu quindi dabilito l’oracolo di
nella mano dedra , e le (aette coll'arco nella Apollo Pitio , il più confultato , c il più fa-
finidra , come atteda Macrobio Satura, lib.i. molo di tutta l’antichità, Strabone lib. 9.
cap. in., e quedi non veggonfi alla di lui pag. 641. B , Livio lib. 1. cap. 2 r. num. p6.,
datua in quedione . Non Lappiamo fe li avef- Imerio predo Fozio Biblioth. cod. CCXLIII.
fe quella di Calamide, ma anche Lenza que- p. 1 1 31. , Hardion Prém. dijfert.fur l’oracle
do argomento non ci permetterebbero giam- de De'phes, Acad. des Infcr. Tom. r ri. Mém.
mai di riconofcere il di lui {carpello fui capo pag. r 38. Il tempio era ii più ricco di quanti
d’opera della morbidezza c della grazia . l’e- altri mai , e conteneva anche un numero der-
poca , nella quale ei vide , cioè i tempi di Fi- minato di datue , principalmente di bronzo ,
dia , come fi è fatto offervarc alla detta p. 2 ra- come fi è già olTervato qui avanti pag. 3 SS.
n. a. , e la durezza dei di lui dile notata da §.;<?. , e può vederli Strabone loc. eie. , Filo-
LIB. XI.
CAP- ITI.
Gladiatore
delia villa Bor-
ghefe .
360 Storia dell5 Arte greca
jf. 14. 11 così detto Gladiatore delia villa Borghefe , che
fu trovato , come dicemmo , nello fleflb luogo coll’Apollo ,
fe vogliamo giudicarne dalla forma delle lettere, fembra ef-
fere la più antica fìatua di Roma, che abbia il nome dell’
artefice . Non troviamo preffo gli fiorici alcuna notizia di
Agasia figlio di Dolìteo che la fcolpì , ma balla quello fuo
lavoro a farne conofcere l’abilità (a) . Come nell’Apollo e
nel
tirato Vita Apollon. I. 6. c. s.p. 247. , Val-
lois Des richeffi. du tempie de Ùelphes, Acad.
des Infcr. Tom.cit. Hift. p ag. 7 8 . fiegg. , ed
altri tempj furono innalzati in altri luoghi ,
tra i quali era quello fra Pellene ed Egira , di
cui fcrive Patlfania lib. 8. cap. 1 f.pug. 641.,
e quello in Alia , di cui Ateneo lib. 8. cap.i 6.
Pag. 461. E. Per render memorabile Tempre
più quella vittoria , lo fteiTo Apollo iflituì in
Dello i giuochi pitici , Ovidio Metam. lib. 1 .
"verfi. 4.4. j . jegg. , Igino Fab. 14.0. , Tolomeo
Efedione predo del citato Fozio cod. CXC.
pag. 470. in fine , Clemente Aleflandrino Co-
hort. ad Gent. num.2. pag. zg. , i quali facc-
vanfi di tre in tre anni , e dopo i giuochi o-
limpici erano i più famofi , e nobili della
Grecia . Vedali il P. Corfini Dijfert . neon,
difi. il. Pythia , pag. zg.fiegg. Vi fi celebra¬
va anche ogni nove anni un' altra feda di
grandidimo concordo per folennizzar più di¬
dimamente la vittoria di quel nume , e la
fua fuga a Tempe dopo la morte di Pitone ,
ad oggetto di purificarli della contrattane im¬
mondezza : Septerium imitationem habet pu¬
gni Apollinis cum Pytkone , & a pugna fin¬
gi dei ad Tempe , Plutarco Qusfl. grsa, oper.
Tom. 1I.pag.2g4. B. , Ebano Variar, kiji.
I. 3. c. 1 . , Eufcbio De prspar. evang. lib.10.
iap. 8. pag. 48 2. C.
Le fiatile, che furono erette ad Apollo co¬
me Piti© , doveano elfer frequenti . Oltre
quella d' oro , che dava nel detto fuo tempio
a Delfo , menzionata da Paufania l.io.c. 24.
pag. 847. , quedo fcrittore lib. 1. cap. ig.
p. 44. princ. ne nomina una erettagli in Ate-
•ne predo il tempio di Giove Olimpico , e /. r.
cap. 42. pag. 102. princ. un'altra a Megara di
fide antichidimo limile all’egiziano . A lui era
dedicata quella eziandio , della quale fi è par¬
lato nel Tom. l.pag.i 21. , fatta da Tclecle,
e Teodoto artidi di Samo antichidimi , Dio¬
doro Bib/ioth. lib.i. in fine . pag.i io. ; e ta¬
le io credo quella fatta da Pittagora in bron¬
zo , di cui ho parlato qui avanti p. 203. n. a.,
nominata da Plinio lib. 34. c. 8. feci. 1 g. §. 4 .. ,
e per equivoco del dotto P. Paoli Della relig.
de Gene. ec. par. iti. LXVI.p. 177. con-
fufa coll’altra datua d' Apollo Citaredo, detto
E>iceo , opera dello dello artida , di cui Pli¬
nio parla dopo . Una in marmo bianco fe ne
ha nella villa Albani , data in rame , ed iilu-
Ifrata dal fignor abate Raditi , ed altre ador¬
nano altri mufei . Sulle monete poi quanto
fpedo non vedefi rapprefentato l'Apollo Pitio’
Ciò fuppodo , fi renderà ben più probabi¬
le , che la datua del Vaticano appartenga al
loggetto medelimo ; e fc fi confidcri Patteg¬
giamento di ella , in cui fi vede chiaro l’atto
di aver vibrato l’arco , e quello di partire per
andare altrove , potrà non fenza fondamento
arguirli , che vi li rapprefenti Apollo nel mo¬
mento di aver confeguita la vittoria , e d’ in¬
camminarli a Tempe . Il ferpe che li vede
rampicato al tronco , e mezzo nafeodo , fa¬
rà l’immagine di Pitone ivi maedrevolmentc
allogata dall’ artida per non fare un grup¬
po rapprefcntandolo altrimenti ; come fa la
della figura quello , che tiene impugnato nel¬
la Anidra la citata datua della villa Albani , e
quello, che vedefi in altre datue, c nelle mo¬
nete : o fe fi volelle fpiegare per (imbolo della
medicina , farebbe riferibile al benefizio , che
fece Apollo colla morte di quel ferpente , il
quale empieva di terrore il mondo , al dir di
Ovidio loc. cit. verfi 438. fiegg. :
.... Sed te quoque maxime Python
Tum genuit ( terra ) ; populifque novis , in¬
cognite fierpens ,
Terror eras , tantum /patii de monte te -
nebas ;
o finalmente fecondo l’interpretazione di Ma-
crobio loc. cit. alluderebbe alla diffipazione
operata dal fole de’vapoti maligni efalati dal¬
la terra dopo il diluvio , fimboleggiati dai poe¬
ti colla favola dd ferpente Pitone .
(a) Di un altro Agalla figlio di Menofil®
parimente di Efelo fi fa menzione in una
ificrizione greca poda fu una bafe portata
dall’Afia in Amderdam, e riferita dallo Spo-
nio Mificell. erud. ant. fieli. 4 p. 1 21. Vi li
dice , ch’ei lece la Jfatua eretta fu quella ba¬
fe in Deio ad onore di Cajo Billieno figlio di
Cajo , legato de’Romani , da quei , che lava*
presso i Roma ni ec. 361
nel Torfo d’Èrcole vedefi un puro ideale fublime , e nel Lao-
coonte fcorgefi la natura abbellita e fublimata coll’ideale e
coll’efpreflìone ; così nel Gladiatore fi ravvifa un compo-
fio di bellezze naturali in un’età perfetta , fenza che nulla
v’abbia aggiunto del fuo l’immaginazione . Quelle figure fo¬
no fimi li ad un poema epico , in cui dal verofitnile fi paf-
fa oltre il vero e fi va al maravigliofo ; ma quella è limile
ad una noria, in cui la verità fi efpone coi più fceki con¬
cetti ed elpreffioni (a) . Vedefi qui ad evidenza che le fem-
bianze ne fono fiate prefe dal naturale , rapprefentandovifi
un uomo non più nel fiore di giovinezza , ma nell’età vi¬
rile , in cui fcorgonfi le tracce d’una vita fempre laboriofa ,
e d’un corpo indurato alla fatica .
Jf. 1?. Alcuni hanno ravvifato in quella fiatua un Difco-
bolo , cioè un di coloro che efercitavanfi a gettare un di fco
di metallo ; e tale è in una lettera a me diretta il fenti-
mento del celebre fignor di Stofch ; ma egli non avea ben
confiderata la politura in cui avrebbe dovuto rapprefentarfi
una Umile figura . Colui che gettar vuole un corpo , dee
portar la vita indietro (a) ; e ncH’atto che’l getta, tutta la
forza fi fa filila cofcia delira , refiando inoperofa la gamba
finillra . Ma avviene qui l’oppofto : tutto il corpo fi porta
avanti ed appoggiali fulla cofcia finillra , fiendendo quant’è
polìibile indietro la delira (j) . Il braccio deliro è moder-
Tom.II. Z z no,
ravano in quell itola . Da ciò fi può argomen-
tare che Agalla figlio di Dofiteo abbia vivuto
circa lo beilo tempo , o vogliam dire dopo i
tempi , che 1 Romani cominciarono a intro¬
durli m Grecia , come fi è veduto qui avanti
pag. 281. nei quali Vi inkelmann pag. 282,
JJ-gg- fina 1 Ercole di larnele , e il Torlo di
' Be federe • A “fatti fi accorderebbe
u r li-’ Unendo la di lui opera la piu bella,
che li abbia nel vero; e non potrà mai cre¬
derli lo iteflo che Escila , i di cui lavori erano
duri , e limili allo ftile etrufeo . Vedafi qui
«vanti pag. 1 84. , e Tom. l.pag. 238. n. a.
(a) Eppure vi fi era voluto trovare un di¬
fetto non piccolo , cioè, che la fpina don-
fiale vi giralTe al contrario della parte ante¬
riore del petto , per un errore , o capriccio
dell'autore di efla , non perchè folle polfibi-
le in natura una tal molla . Si è veduto però
in appreflo coltelperimento fui nudo , che
ella è polfibile , e naturale , benché ricerca¬
ta , e difficile : con che Agalla avrà forfè vo¬
luto diflinguere quello Ilio lavoro , come Mi¬
rane per altra ragione il fuo Dilccbolo. Vedi
qui avanti pag. 21 2. e fcgg-
{.a') K«7 S tffKH» V Eullh. in Hom.
lliai. hb. 22. pag. 1309. Un. 37.
(1) L'Autore ciò fcrivendo non avea pre-
LIB. XI.
CAP. III.
362 Storia dell’Arte greca
■ -- no , e gli è fiato porto in mano come un pezzo di lancia :
lìb.xi. braccj0 rtniftro vedert tuttora la coreggia con cui imbrac-
cap. in. cjava jQ fcuj0 che ivi efler (fovea . Se ortervifi che la tefta
e gli occhi guardano in alto , e che la figura fembra volerrt
difendere collo feudo da qualche cofa , che dall’alto gli fi
fcaglia , fi potrà con più ragione ravvifare in quefta rtatua
un guerriere , che meritata fe l’abbia per qualche tratto di va¬
lore in un’ occafione perigliofa (a) . Probabilmente non fu
mai
ferite nè agli occhi nè al pendere quefta (ta¬
tua , la quale effettivamente porta avanti la
cofcia ffeftra , e fu di erta fa tutta la forza ,
(tendendo indietro la gamba dniftra che re¬
tta inoperofa , e non ferve che a far contrap-
pefo alle parti che portanfi avanti . Ciò non
per tanto è evidente edere tale (tatua in atti¬
tudine di chi fi difende da un colpo che gli
vien dall'alto , anziché d’ uno il quale getti
un difeo o altro corpo . [ Ora molto piu fon¬
datamente polliamo credere che non rappre-
fenti un Difcobolo , avendo delle figure di
quefli in atto di fcagliare il difeo ; quale c
la gemma pofleduta dal fignor Byres in Ro¬
ma , di cui parlammo nel Tom. I. pag. 1 S 9.
not. a. , data in rame dal fignor ab. Vifconti
Mufi. Pio-C/em. Tom. I. Tav. a. n. 6. ; e la
copia del Difcobolo di Mirone , di cui par¬
lammo qui avanti pag. 2 1 i.fegg. , e ne diamo
la figura in fine di quefto Tomo , Tav. il. Pri¬
ma però fe ne avea un' immagine in un fan¬
ciullo , che li addeltra a quel giuoco , fu un
farcofago già degli orti del Cardinal Carpi in
Roma , dato in rame dallo Sponio Mifcell. e-
rud. antiq. feci. 6. p. 228.', ed è ptecifamente
nell’atteggiamento di quello di Mirone , ec¬
cettuato il piede finiltro , che non fi vede pie¬
gato indietro , non fo fe per difetto del rame,
o perchè forte una politura troppo forzata per
un fanciullo .
(a) Aggiugne l’Autore nel Trattato pretini.
Capo IV. pag. XCIV. , che ciò gli ila avve¬
nuto neU’affedio di qualche città , ov’egli el-
ponerte la vita contro gli alfediati . Io non lo
porto credere , perchè l’atteggiamento non è
da guardare cosi in alto , e da riparare un col¬
po , che gli venga dalle mura . Vedali la fi¬
gura , che ne diamo in fine di quefto Tomo
Tav. X. Egli fa un gran parto , e fi abbafta
col corpo (fendendo quanto è portibile il brac¬
cio (iniftro per arrivare a difenderti collo feu¬
do da uno , che Allevandoli col braccio in
alto per Scagliargli un colpo , forfè giuda l’u¬
fo de’ Greci di ferir di taglio piuttofto che di
punta , all' oppofto dei Romani , come nota
Vegezio De re milit. lib. 1 . cap. 1 2., refta na¬
turalmente in polizione più alta di lui . Plu¬
tarco fcrive Sympof. 1.2. qus.fi. p. op. Tom. il.
p. 6 ìq.F. , che la prima prova , che fa un
guerriere in battaglia , è quella di ferire l’av-
verfatio , e poi ripararli dai di lui colpi . Tale
fi può dire l’atteggiamento della (fatua . Ma
ficcome quefto non farebbe per sè un atteg¬
giamento (traordinario , che meritarte di el-
fer celebrato con una (fatua , converrà dire ,
che il guerriere fe la meritarti: per la circo-
ftanza , in cui fi trovò ; come per efempio fe
averte in tal guifa riparato e falvato qualche
gran capitano, come abbiam detto alla p. 2 08.
col. 2. , che Ajace falvò Teucro riparandolo
cosi collo feudo ; oppure fe averte retto all'im¬
peto d’ una moltitudine , o d’un efercito di
nemici pet falvare i fuoi . L’opinione del fi-
gnor Lerting , e di altri , che vi credono rap-
prefentato Cabria , non pare giuda 5 effendo
(fato tutto diverfo l’atteggiamento , in cui
fi fegnalò quel capitano , e in cui fi fece
rapprefentare nella (fatua erettagli dagli A-
teniefi . Teneva lo feudo appoggiato al gi¬
nocchio (iniftro, e portava l'afta avanti colla
mano deftra , in atto di afpettar fermo i ne-j
mici, e cosi meglio foftenerne l’impeto : ob-
nixo gena fiuto , projecìaque kajla , imvetum
excipere hoftium docuit , come fcrive Corne¬
lio Nepote nella di lui vita , e Polieno Stra-
teg. lib. 2. cap. i.n. 2. : Chab'ias Athenien -
Gius , Gorgidas Thebanìs mandat , ne pro-
' currant , fid maneant quieti , & lanceas re¬
cìda protendane , fiuta vero_ ad genua affi-
gant . È però da notati! ciò «re agg'ugne
Cornelio Nepote dell’ufo introdottoli dall'e-
fempio di quefta Ifatua , che gli atleti , e gli
altri profeffori di qualche fpettacolo fi facet-
fero effigiare nelle (fatue , che fi ergevano ,
in quell’atteggiamento , in cui aveano confe-
guita la vittoria . Cosi farà (fato anche dei
bravi guerrieri ; e perciò la noftra (fatua ,
anche per quefta ragione, non dovrebbe ef-
fere anteriore al! olimpiade c. , in cui Ca¬
bria fi meritò quell'onore . Più limile all’at-
LIB. XI.
cap. nr.
presso i Romani ec. 363
mai pretto i Greci accordato J’onor d’una ftatua ai gladia¬
tori ; e forfè quelli nemmen erano noti in Grecia ai tempi
d’AGASIA (a) .
jf. 1 6. De’ tempi dei primi fucceflori di Nerone , cioè SottoGaiba,
di Galba , Ottone, e Vitellio non altro v’è a dire fe non teiiio ,
che rariffime ne fono le tette . La più bella , tra quelle di
Galba, vedefì nella villa Albani: ivi e nel mufeo Capitoli¬
no (b) veggonfi le tede d’Ottone ; quelle di Vitellio per lo
più lon moderne , e tale è quella dei palazzo Giuftiniani ,
comechè molti la diano per antica .
$• 1 7- A quelli moftri , che occupato aveano il trono, sotto vefpa-
fuccedè Vefpafiano , il cui regno, malgrado la fua econo-^10,
mia, fu molto più giovevole alle arti, che Tinfenfata pro¬
digalità de’ fuoi antecedo ri . Egli non Colo fu il primo che
alfegnò de’ fondi confiderevoli ai maeftri della latina e gre¬
ca eloquenza, ma colle ricompenfe invitò a sè i poeti e gli
artidi (a) . Abbiam di già offervato (c) con Plinio , che Cor¬
nelio Pino ed Accio Prisco fi refero celebri fotto il di lui
regno , e dipinfero per fuo comando il tempio della Virtù
e dell’ Onore ch’egli avea redaurato . Nel tempio della Pace
da lui edificato (c) fece collocare molte delle datue trafpor-
tate dalla Grecia in Roma ai tempi di Nerone (e) ; e vi fi
Z z 2 vedea-
teggumento di lui , quantunque forfè non
polla convenirgli l'armatura, e il veftimen-
to> 6 d una ftatua in marmo armata
nella galleria Granducale a Firenze , che pie-
gato a terra un ginocchio , tien eretto il vi¬
ro , e il braccio deliro in atto di chi com¬
batte 5 ma la circoftanza di aver una cofcia
traforata da un telo da banda a banda , no¬
tata dal lignor Lanzi cap. 6. pag. 4.3. , moftra
che abbia maggior fimiglianza col fatto di
iilopemene , uno degli ultimi eroi della Gre¬
cia , come fi è detto qui avanti pag.272. , al
quale lu paflato un dardo a traverfo d'ambe
le colete , per cui impedito di poter cammi¬
nare dovette inginocchiarli per terra , fin¬
ché il dardo folle tagliato nel mezzo , come
narra Plutarco nella di lui vita , pag. 338. B.
oper. Tom.l, , e Paufania 1.8. c. 49. p.700. }
e forfè la ftatua in bronzo , nominata dallo
Hello Paufania p. 6p8., gli fu eretta in quell’
atteggiamento .
(a; Vedi qui avanti pag. 204. not. c.
(.b) Bottari MuJ. Capii. Tom. il. Tav. 20.
(a) Suet. in V efpaf. cap. 1 8 .
(c) Sopra pag 72.
(d) Suet. loc. cit. cap. p. E un avanzo di
quello tempio la grande e bella colonna lca-
nalata in marmo bianco trafportata , ed e-
retra da Papa Paolo V. avanti la chiefa di
s. Maria Maggiore .
(e) Non oftanti li tanti fpogli , che furo¬
no fatti in Grecia dai Romani fino al tempo
di Vefpafiano , de’ quali fi è parlato avanti ,
Plinio , il quale vivea contemporaneamente ,
ci narra Lib. 34. cap. 7. feci. 1 7. , che in Ro¬
di vi erano ancora rimafte tre mila ftatue di
LIS. XI.
CAP. III.
3 64 Storia dell’Arte greca
vedeano principalmente raccolte le tavole de più famofi di¬
pintori , onde quel luogo era divenuto , a cosi dire , una ma¬
gnifica pubblica galleria di pitture . Sembra però che que¬
lle , anziché nel tempio , follerò in alcune fale fovra di ef-
io , alle quali andava!! per una fcala fatta a chiocciola » che
tuttora fu Ih fi e (a) . V erano eziandio in Grecia de tempj > che
chiamavanfì pinacoteche , olila gallerie di pittine (a) .
jf. 18. Sotto quello cefare erano gli Orti oalluffiani , il
più vifitato fito di Roma , ov’egli foleva abitare , e dar pub¬
blica udienza (b) ; ond’è probabile che ornati gli abbia coi
più bei monumenti dell’ arte . Ciò polliamo pur argomen¬
tare daH’elTervilì fempre trovato , qualunque volta vi fi fono
fatti fcavi , gran numero di fatue e di bulli ; ed anche nell
autunno del 176?. , elfendovi fiato aperto un nuovo fcavo ,
fe ne difotterrarono due figure ben confervate , fe non che
loro mancava la tefta che non fi è mai potuta trovare .
Quelle rapprefentano due fanciulle in una leggieia fotto-
vefie , che dalla Ipalla delira fcende loro fino alla metà del¬
la parte fuperiore del braccio . Amendue giacciono fieie fu
un lungo zoccolo, ma tengono follevata la vita, loftenen-
dofi fui braccio manco , e Ila fotto di elle un arco rallenta¬
to . Simililfime fono quelle figure a quella d una fanciulla
che giuoca agli aftragali , altre volte nel mufeo del Cardi¬
nal di Polignac (c) , e come quella hanno la delira libera
ed aperta , portandola avanti quafi in atto di aver gettati gli
sfratali , febbene di efTì non veggavifi neflun veftigio (d) .
Que¬
ll ronzo , e non molto minor numero in Ate¬
ne , in Olimpia , e a Delfo . Paufania difatti
ne numera moltiflime .
(a) Al principio del regno di Vefpafiano fi
riferiate ora con ficurezza l' ara in marmo
bianco greco del Mufeo Pio-Clementino , al¬
ta cinque palmi in circa , larga poco meno
di due , ornata a bado rilievo con alcuni fat¬
ti mitologici , della ftoria eroica , e della ro¬
mana. Fu pubblicata in parte dal P. Mons-
faucon Supplém. Tom. 1. pi. 70.71- > e Pm
correttamente datl’Orlandi , che 1 ha inheme
illuftrata con un lungo , e dotto ragiona¬
mento . Il lavoro non è troppo bello , ed in
patte è corrcfo dal tempo .
(a) Strab. lib, 1 4. png.
(b) Sifilino in Fefpaj'. pag. 21 9.V. t.
(c) Ora nel mufeo reale di Pruina , e le ne
ha il gelTo nell’ Accademia di Francia .
(d) Erano una fpecie di dadi , con cui
LIB. XI.
presso i Romani ec. 36$
Quefte figure furono comprate dal fignor generale Walrno-
den , che 1 oro ha fatta rimettere una nuova tefta (1) .
jf. 19. Tito figliuolo e fucceflbre di Vefpafiano fu in due
anni molto più giovevole alle arti , che non l’era fiato Ti¬
berio nel lungo Ino regno . Narra Suetonio (a) che Tito avea
fatto ergere a Britannico (b) fratello di Nerone , con cui era
fiato educato, una liatua equeiire d’avorio, la quale ogni
anno portava!] in giro con folenne pompa nel Circo . Un
artifra di que’ tempi fu Evodo , incifcre della bella teda di
Giulia figliuola di Tito , in un gran berillo , che ferbafi nel
te!oro dell’abazia di s. Dioniiio a Parigi (c) . Una ancor più
bella teiia cololfale di Tito vede!! nella villa Albani .
jf. 20. Domiziano , al dir di Plutarco (a) , volendo edi¬
ficare un tempio a Giove Olimpico , ne fece abbozzare in
Atene le colonne di marmo pentelico , le quali , effendo fia¬
te trafportate a Roma e ivi finite , perderono la bella ed e-
legante loro forma . Da ciò li potrebbe argomentare che fof-
fe allora qui decaduto il buon gu!lo ; ma i monumenti di
que’
giocavano per lo più i fanciulli . Eliano
ffar. hift. lib. 7. cap. 12. , Polluce Onom.
lib. p. cap. p.figm. p8.fegg. , Calcagnino De
talorum , tejfer. & caicul. lud. c. 1. in Thef.
Antiq. gruc. Gronov. Tom.Vll.col.izi8.
fegg- Si facevano ùeirollicello del calcagno
degli animali , detti perciò tali dai Latini . I
piu (limati erano quelli della capra falvatica .
Vedanfi i Caratteri di Teofraflo cap.j. , e ivi
il traduttor fiorentino not. t p. Tom.'.I. p.zz,
(1) Ivi al tempo fteffo fu feoperto un gran
candelabro di marmo , ornato a fogliami , e
a figure con altri fregi. Della bafe triango¬
lare non fe ne fono ferbati che due lati : in
uno v'è un Giove colla barba aguzza alla ma¬
niera etrufea ; ma , ficcome il redo del la¬
voro indica lo (file greco de 'migliori tempi ,
dobbiamo conghietturare che a Giove lia Ha¬
ta data tal forma per imitare gli antichi fimu-
lacri . Nell altro lato v’ è un giovane Ercole
che toglie il tripode ad Apollo , qual vedefi
rappreferrato in molti baffi rilievi e gemme .
Queflo marmo fu comprato dal fignor Cardi¬
nal de Zelarla allora prelato . V. Anmerkungen
uber die Gefchìchte &c. p. 1 17. [ Egli poi ne
fece un dono alla S. M. di Clemente XIV. ,
che infieme agli altri due già di Barberini lo
collocò nel Mufeo da lui incominciato , per¬
fezionato poi dal fucceflore felicemente re¬
gnante Pio VI. In quella occafione furono
illuflrati tutti con una dotta dilTertazione dal
fignor abate Marini , di cui ho parlato nel
Tomo l. pag. 1 77 . not. h. , e pag. zp8. n. a.
I lati a quello fi fono ferbati tutti e tre . Nel
terzo , fuppofto guado , vi è Apollo in atto
d’ infeguire Ercole , che gli ha rubato il tri¬
pode . Il creduto Giove , come avvifa il lo¬
dato fcrittore pag. 181., è forfè il facerdote
cuflode , o edituo del tempio di Delfo , ove
fuccedette il fatto , accorfo al romore , e ri¬
malto attonito per il facrilego attentato d'Èr¬
cole , oppure in atto di chiedere ajuto al
cielo .
(a) in Tito , cap. z.
(b) L’ unico monumento ficuro di queflo
infelice principe è la medaglia in bronzo pof-
feduta in Roma dal fignor abate Vifconti ,
della quale daremo la (lampa nel Tomo ni.
(c) Vedi qui avanti pag. zp. §. 4.0.
(a) in Poplic.pag. t oj. oper. Tom. I.
CAP. HI.
Tito . . .
... e Domi¬
ziano .
3 66 Storia dell’Arte greca
que’ tempi , che tuttora ci rimangono , e principalmen¬
te 1’ arco che il Senato fece ergere all’ imperator Tito (a) ,
e le figure rilevate nel fregio del tempio di Pallade edifica¬
to da Domiziano nel Foro Palladio (*) , ci dimoftrano il con¬
trario . E’ vero però che la figura della dea lavorata a rilie¬
vo di grandezza naturale , polla nell’ intavolato in mezzo del¬
le colonne di quello tempio , perde per la troppa vicinan¬
za in cui ora fi vede , elfendo il pavimento alzato fino a mez¬
za colonna ; e fe fi paragoni ai molti ornati della foffitta ,
fembra un femplice abbozzo .
jf. 21. Un più rinomato lavoro di quelli tempi fono
que’ due trofei collocati in Campidoglio , che vengono er¬
roneamente detti Trofei di Mario , quando pur non vogliamo
mettere in dubbio la genuinità d’un’ifcrizione , che fotto di
elfi flava prima che fodero fmoffi dall’antico loro fito , nella
quale indicavafi edere flati que’ monumenti eretti a Domizia¬
no da un liberto , il cui nome era tronco (b) . Poffono que¬
lli per tanto confiderarlì come trofei della guerra contro i
Daci ; poiché febbene Domiziano per mezzo de’ fuoi capi¬
tani avelTe in quella guerra contro Decebalo riportati ben
pochi vantaggi , ciò non ollante grandidìme dimoflrazioni
d’onore gli furon fatte , e per tutto l’impero viderfi llatue
e fimulacri d’argento e d’oro a di lui gloria eretti (a) . Al¬
tri crederono che quelli fodero flati innalzati in onore d’Au-
guffo , e l’argomentarono dal fito ov’erano anticamente col¬
locati , il quale è un cartello , odia emiliano d’ un acque¬
dotto dell’acqua Giulia fatta venire a Roma da M. Agrippa,
ove l’acqua in più rami dividerli ; e ciò era tanto più pro¬
babile , quanto che fapeafi aver Agrippa fatti ornare di fia¬
tile
(a) Ho aggiunto quefto membro , perchè (*) Quello fregio è dato difegnato e in¬
fi legge nel Tratc. pretini. Cup. IF . p.XClF . cifo da Sante Battoli •
nellaTerie di quefto ftefl'o difcorlò , ed è (b) Grutero Infcripc. Tom. il. pag. 1084.
giudo . Le figure le dà il Montfaucon T. 1F. n. /. , Fabretti De Col. Traj. c. 4. pag. 1 of.
pi. S S- fegg. , e Bartoli Admìr. Tuv. i-p. G1) Xipbil. in Domit. pag. 232. D.
p r'e s s o i Romani e c. 367
tue e di altre opere dell’arte limili caltelli del Tuo acquedot¬
to (a) . Ma fé diciamo che quello fu rellaurato ai tempi di
Domiziano ( il che non è improbabile malgrado il lilenzio
di Frontino ) , l’opinion mia ritiene tutta la fua probabilità ; e
fondali maggiormente fe li paragonino quelli (a) con de’
pezzi d’altri trofei , che trovati li fono e quindi commellì
ne’ muri nella villa Barberini a Caflel Gandolfo , luogo ov’era
anticamente la celebre villa di quell’ imperatore . Tali opere
perfettamente fomiglianli pel lavoro e per lo Itile .
jf. 22. Aliai rare fono le immagini di Domiziano , poi¬
ché dopo la fua morte ordinò il Senato che tutte follerò
atterrate e guaite (b) . Per tanto in Roma , oltre la bella
fua tella nel mufeo Capitolino (c) , non v’ è che una fia¬
tila fola nel palazzo Giuftiniani che per immagine di lui lia
fiata riconofciuta . Errano però coloro i quali pretendono
elTer quella la llatua che , al dir di Procopio (A) , Domizia
fua moglie erger gli fece dopo morte di confenfo del Sena¬
to , giacché tutte n’ erano Hate dillrutte le dianzi elìflenti .
Quella llatua era di bronzo , e vedeafi ancora ai tempi del
mentovato fcrittore , laddove quella è di marmo . E’ falfo al¬
tresì , come alcuni hanno fcritto , che tale llatua non abbia
punto fofferto , poiché il petto n’ è flato fp«zzato in due ,
le braccia fono recenti , ed è pur dubbio fe la reità Ila la
fua propria ed originale . Ho detto che non s’attribuiva a
Domiziano altra ftatua fuor che quella ch’è armata , poiché
non s era fatta attenzione ad un’ altra fua llatua ignuda ed
eroica nella villa Aldobrandini .
$• 23. Nella primavera del 1758. fu trovata un’altra lla¬
tua eroica indubitabilmente di Domiziano , nel luogo che di¬
cali alla Colonna fra Paleftrina e Frafcati , ove nel fecolo fcor-
fo
(a) Plin. lib. 36. cap. 1 f. feci, z 4.. §.p. _ (b) Come fu fatto anche delle medaglie.
(a) Ne dà la figura il Montfaucon /oc. eie. (c) Bottari MuJ. Capit, Tom. il, Tav. aj.
Pl- 93- 94- <J>) Hi fi. are. cap. g.
LIB. XI.
CAP. III.
Statue di Do¬
miziano .
LIB. XI.
CAP. III.
Sotto Nerva .
368 Storia dei. 1 A nr c pica
fo erano fiate fcoperte ifcrizioni , da cui appare che quel luo¬
go apparteneffe ad un liberto del medehmo imperatore . II
tronco della llatua fino alle ginocchia , comprcfavi una ma¬
no attaccata alla cofcia ( vi mancano le gambe e le braccia ) ,
non era molto fotterrata , e perciò è affai corrofa in tutta
la fuperficie . Oltre di ciò vi fi fcorgono eziandio de’ mani-
fefli indizj d’effere fiata maltrattata , come de’ tagli e de’col-
pi profondi , fattile certamente allora che tutte le flatue di
quell’ imperatore , per diflruggerne ogni memoria, dai Ro¬
mani rovefciate furono e guade . La tefla fiaccatane era più
al di fotto , e per confeguenza ha provato meno le ingiurie
del tempo . Il fignor Cardinal Aleffandro Albani ha fatta rap¬
pezzare quella , che vedefi ora colle altre flatue imperatorie
nella fua villa fotto il gran portico del palazzo .
jf. 24. Pare che fotto Domiziano i Greci fiano flati trat¬
tati meno male che fotto Vefpafiano e Tito , poiché laddove
di quelli non abbiamo neffuna moneta coniata a Corinto ,
moltiffime ne abbiamo di quello , e della maggior gran¬
dezza (a) .
jf. 25. Dei tempi di Nerva non altro ci rimane che una
parte del fuo Foro , le tre belli flì me colonne corintie d un
portico colla fua foffitta , e qualche fua tefla (b) . Offervo a
propofito di quefla foffitta , ornata con meandri , che tro¬
vali così la ragione, perchè Efichio fpieghi la voce pctia.vJ'pos
con dire xeV/itos r/s ope<p/xe$ , cioè un ornato della foffitta ,
onde inopportuna è la correzione di certo moderno fcritto-
re che in vece di opotp/xo's crede doverfi leggere ^patf/xas ,
per eflendere tal nume a tutto ciò che è dipinto . E vero
però che di frequente incontrali il meandro fulle antiche pit¬
ture e fu i vafi , e affai di raro fulle foffitte degli antichi
edi¬
ti) Vaillant Numlfm. Area laiper. ec. in tua fedente coronata d alloro , e nuda all e-
Colon, ec. par. ,. pag. 1 p 9. roica nella parte , che vi e dell antica .
(b) Nel Mufeo Pio-Clcmentino vi è la fta-
presso i Romani ec. 369
edifizj . In Roma diffatti non ve n’è altro efempio che nel
mentovato portico , e fuor di Roma non vedefi , che io fap-
pia , fuorché in una volta delle mine di Paimira ( a ) .
jf. 26. Una bellidima e raridìma teda di Nerva li vede nel
mufeo Capitolino , pubblicata fenza ragione come un mo¬
derno lavoro dell’Algardi ( b ) , il quale non altro v’ ha fatto
che rimettervi la punta del nafo , e un po d’orecchia , e \ì
lavorò con tanta circofpezione , che non volle neppur levar¬
ne la terra frappoftavifi ne’ capelli . 11 Cardinal Albani ebbe
quella teda dal principe Panfili , e da lui pafsò al mufeo Ca¬
pitolino (a) . 11 marchele Rondanini poffiede un antico ben
conlervato budo col fuo zoccolo > che probabilmente è un
ritratto dell imperatore medefimo , e deve annoverarli fra le
pochidìme tede , alle quali fi è confervato il nafo .
jf. 27 • Secondo Fulvio Orfini dee riferirli ai tempi di Ner¬
va una datua che ha la metà della grandezza naturale , eli¬
dente nel cortile del palazzo Altieri , eretta , come appare
dall ifcrizione dillo zoccolo , a certo M. Mezio Epafrodito da
un dio h afelio (c) ; poiché , fecondo lui , ivi rapprefentalì
quell’ Epafrodito di Cheronea che, al dire di Suida , fiorì ai
tempi di Nerone e di Nerva .
jf. 23. Roma e tutto il romano impero cominciarono a
refpirare fotto Trajano (d) , per cui una nuova vita ebbero
le arti . Egli intraprendendo grandi opere , rifvegliò lo fpi-
nto degli artidi abbattuti e avviliti per le tirannie e le tur¬
bolenze de’ regni precedenti . Apportò un vantaggio fommo
Tom. II. a ,,
(.a) Wood Ruìn. de Pdmyr.pl. i g. [Si tro¬
vi pero fovcnte nei cornicioni delle fabbri-
, » comc nc.^c ri elle ruine di Paimira
Pi 6 e t 1. , e in quelle di Balbec date dal-
io Iteiio autore vi. 2^ 2*7 •
di Nane? prelTo Cleriflcau Ànciq.’de Franfe)
prem:part. pi. ptf. , nelle rovine del palazzo
di Diocleziano a Spalatro , e in tanti altri
monumenti . come nel tempio del dio Redi-
colo alla CàiFarella , nell'urna di Cecilia Me-
A a“ a alla
tella del palazzo farnefe , ec.
(I) Bottari Tom. il. Tav. 27.pag.31 . [ Di¬
ce foltanto , che ralTomiglia nel lavoro alla
maniera dell Algardi : il che rileva comc una
cola particolare in quello bullo , che del
rello foftienc per antico .
Ca' Un’altra , anche molto bella . egli noi
la collocò nella fua villa .
W ^^v. Urf. lmag. illuftr. num. gì.
W fior, Pr occhi. lib- 1.
LIB. XI.
CAP. III.
e Trajane.
LIB. XI.
CAP.JII.
Monumenti
de’fuoi tempi.
370 Storia dell’ Arte greca
alla {cultura , non riferbando a sè bolo l’onor delle flatue ,
ma dividendolo coi più meritevoli cittadini (a) ; coficchè al¬
cune erette ne furono dopo morte eziandio ad alcuni gio¬
vanetti di molta alpettazione ( b ) . Sembra effere di quelli tem¬
pi una flatua fenatoria fedente nella villa Lodovilì , lavoro di
Zenone figliuolo di Atti afrodifiaco , il cui nome così incifo
full’orlo del panneggiamento (a) da nelfuno era dianzi flato
ofìervato (b) ;
ZHNfìN
A T T I N
AiPOAI
SIETE
E n O I E I
Nè più tardi , a mio parere , vivea un altro Zenone di Stali in
Alia, che fcolpì l’immagine del fuo figliuolo , pur chiamato
Zenone , in figura d’un Erme mezzo vellito , e pofela fui di
lui fepolcro con un epitaffio di diciannove linee in verfi (*) .
Dell’
(a) Pii 11. in Partegyr. nella Caria , attedinomi di differenti ararti
{è) idem lib. 2. epif . 7. di ella , che d fono cotifervati . V. Infcript.
(a) Secondo l'ufo degli antichi , i quali Syrac. in Gr&vii Thef.Sicil.Tom. VI. Sotto
portavano delle lettere intelfute full'orlo degli la (fatua antica d’ una Mula nella galleria
abiti . V. Rubenio De re vcft. lib. 1. c. io. , Granducale a Firenze d legge : Opus Attilia *
Ciampini Vet.mon.Tom.l.cap. 13. ni Afrodijtenis , che come nota Buonarruoti
(b) Nella prima edizione aggiungeva l’Au- Ofserv. J'opra ale. framrn. di vetri , prefa[.
tore : „ Sembra che in quello tempo da Hata pag. XXI. , dovrebbe dire Afrodifienfis .
una fcuola d'artilfi in quella città d'Afrodido (*) Eccone una pane .
nATPlC EMOI ZHNCJU
NI MAKAPTATH C T A $ I C A
CIAC nOAAAAg • . • » •
£M A ili TSXNAICI AIE A®..
K A I TSTSAC ZHNUJNI MS
n P O T s O N H K O T I II A I A I
TTMBON KAI CTHAHN
£ I K O N A CATTOC £ r A T * A
AICIN £ M A I C n A A A M A I C I
TSXNAC ZAMfNOC KATTON
spton .
presso i Romani ec. 371
DeH’età però non fi dee giudicare dalla tetta che non è più
la fila . Vedefi quello monumento nella villa Negroni . A
qual tempo riportar fi debba certo Antioco ateniefe , di cui
abbiamo nella villa Lodovifi una ftatua di Pallade gigante-
fica , io noi fiaprei determinare : la ftatua è volgare , e grofi-
fiolano n’è il lavoro ; ma all’ificrizione dee giudicarli molto
anteriore a quelli tempi (*) .
$. 29. Fra le grandi opere del tempo di Trajano è da ram- Sua colonna.,
mentarfi in primo luogo la celebre colonna che ne porta il
nome (a) , e che flava in mezzo al Foro fatto da lui edi¬
ficare fiotto la direzione cFApollodoro ateniefe , in memo¬
ria del quale edifizio è fiata allora coniata una rara medaglia
A a a 2 d’oro
LIB. XI.
CAP. IH.
Gli ultimi verfi non fi poflbno ben leggere,
e neiluno finora ha potuto ^cifrarli . Ella pe¬
rò , oltre la notizia che ci dà d'un attilla,
indica il nome della città di Stafi ir. Afia, di
cui non trovali fatta menzione predo nelfu-
no fcrittore , e ci fomminillra la fpiegazione
delle lettere STA , che leggonlì fu una mo¬
neta del re Epifane , intorno alla quale fatte fi
fono molte conghietture . Eeger. Thef Brand.
Tom. ]. pag. 259 . , Wife Numm. ant.Bodlej.
pag.it 6. V. Cup. De elcph, exercit. i. cap.y.
in Suppl. Ant. Rom. Sallen.Tom. ni. p.74.
É pertanto probabile che fia quello il nome
abbreviato di quella città , poiché le vod
rafi>.n»s e ra9/KCc/'ÓT»f fono interpretazio¬
ni troppo {bracchiate . I falli di profodia non
indurranno in errore , io m’immagino , colo¬
ro che conofcono quanta folfe la negligenza
de’ poeti a que* tempi e ne’ Tegnenti , princi¬
palmente nelle ifcrizioni .
Pubblicherò a quello propofito un’altra
ifcrizione che Ha lulla bafe d’una {tatua di
Bacco in Grecia . Io non fo ben indicar in
qual luogo, ma forfè è nell’ ilola di Scio, da
dove ebbi quella con altre greche ifcrizioni ;
AI2ANIA2 AIONY£OY
TOM AIONY20N KATE2KEYA2E
La voce ».<, Tintinni rende dubbiofo fe Li- ... TIOXOS IAAIOS UOIEI . MafFei Muf.
fania folfe l’attilla , o colui che ha fatta eri- Ver. lnfcr. far. p. CCCXV1II. n. 4. la pub-
gere la ftatua blicò completa qual dovrebb’eflere , fenz’av-
(*) L’ ifcrizione fu mandata da Roma a rifare che dianzi era mutilata . Eccola qual
Carlo Dati a Firenze , copiata in quello mo- fi trova fulla mentovata bafe :
do , e da lui data nelle Vite de pittori p.i 1 8.
. . . . T I O X O 2
.... I N A I O 2
. . . . nOIEl
Il nome d’Antioco trovali eziandio fu due P. Montfaucon Diar. ìtal. cap.19. pag. 260
gemme indie , predo Gori Inferire. Tom. 1. da monfignor Brafchi De trìb. fiat. c.10. %. 9.
Gemme , Tab. t. num. 4. , e Quirini Epift. pag. 94. , e nelle note a Gellio Noti. att. l.i 3.
ad Et er et. pag. 29. cap. 23. Dione C albo lib. 68.C.16. Tom. il.
(a) Fattagli alzare dal Senato dopo la vit- pag.ngg. la vuole innalzata dallo ftelfo Tra-
toria contro i Daci , come fi legge nella ifcri- jano fenza darne ragione .
zione pollavi alia bafe , e riportata anche dal
LIB . XI.
CAP. III.
372 Storia dell’ Arte greca
d’oro , nel cui rovefcio quello fi vede efprefib . Chi avrà oc-
cafione d’ efaminare in geflo le figure , delle quali ornata è
la colonna , farà certamente forprefo al vedere l’infinita va¬
rietà in alcune migliaja di tede . Scrive il Ciacconio , che a’
fuoi tempi , cioè nel fecolo decimo fello , vedeafi tuttavia (a)
la teda della datua colodale di Trajano che era data poda
in cima alla colonna (a) ; ma dopo di lui non ne troviamo
più fatta menzione . Di qual magnificenza fodero le fabbri¬
che di quel Foro che la colonna circondavano , e le volte
delle quali erano coperte di bronzo (b) , polliamo argomen¬
tarlo da una colonna bellidìma di granito bianco e nero ivi
fcoperta nell’ Agodo del 1 765. , la quale ha otto palmi e
mezzo di diametro . Si trovò queda nello fcavare i fonda¬
menti per fare un nuovo ingrelfo al palazzo Imperiali , e con
eda un pezzo della cornice dell’architrave di marmo bian¬
co , portato dalla della colonna, ed alto più di fei palmi;
e ficcome la cornice è un terzo dell’intavolato e talora me¬
no , quindi argomentali che quedo folle alto più di diciotto
palmi . Il fignor Cardinal Albani ha fatto trafportare quedo
pezzo nella fua villa, apponendovi un’ifcrizione che indica
il luogo donde fu fcavato . Vedeanfi nel luogo dedb cinque
altre limili colonne che vi fono rimade , fervendo a fodene-
re il fondamento della nuova fabbrica (e) , poiché neduno ha
voluto fare la fpefa dello fcavo (c) . Dopo la Colonna Tra-
ìana il più illudre monumento di quell’ imperatore è la fua
teda colodale elidente nella della villa Albani , alta cinque
palmi romani dal collo fino alla fommità (1) .
jf. 30. Per
(a) Nel palazzo già del card, della Valle .
(a) Hijl. utr. belli ducici in col. traj. n. i z.
(b) Pauf. lib. s- cap. 1 2. pag.2f.06.
(b) V. Orlandi al Nardini l. j\ c. p. p. z zj.
(c) AnnelTa al Forò era la Baliliea Ulpia ,
cosi detta da Trajano, che chiamavafi Ul-
pio , e fe ne ha la figura in tante medaglie .
Ivi era parimente la celebre Biblioteca , men-
zionata da Gellio lib. n. cap. 1 7. , da Vopi-
fco nella vita di Probo, da Sidonio Apollinare
lib. p. epift. ìó.v. z 6 fcgg. P- 2S4. ; che poi
Diocleziano trafporto alle lue terme , come
fcrive lo fteffo Vopifco . _ . ,
(1) Nelle file Annotazioni alla Stona «ili
arte 1J Autore annovera fra i monumenti di
queft’età una Venere ignuda , il cui manto e
LIB. XI.
presso i Romani e c. 373
jf. 30. Per ciò che riguarda l’architettura di que’ tempi
merita d’efier qui rammentato l’arco di Trajano in Ancona ;
poiché non v’è nefllin’ altr’antica fabbrica, che offra i malli
enormi che in quella li veggono . 11 bafamento dell’arco lino
al piede delle colonne è d’un pezzo folo , lungo piedi ro¬
mani 2 6. e un terzo , largo 17. e mezzo , alto 13. Stava
full’ arco una fu a flatua equeftre , di cui non altro più ab¬
biamo che un’ ugna del cavallo nel palazzo del Pubblico di
quella città (a) . 1 pilallri del ponte , ch’egli avea fatto get¬
tare fui Danubio , ferviano , dice Dione (b) , anche dopo la
mina del ponte , a far conofcere fin dove giugner polfa la
forza dell’uomo (c) .
jf. 31. Nel-
gettato fu un lungo vafo in piedi che le fa
vicino , e la cui tcila , che è ancora la prima,
fomiglia a Marciana fcrella di Trajano . Tro¬
vali quella nel giardino dietro al palazzo Far-
nefe , ov’è un’altra fimil Venere , fe non che
diverfon è il vafo, ed ha in volto l'ufara
beltà. di quella dea , febbene liane limile al¬
la prima l'acconciatura de’ capelli , qual fi ve¬
de altresì (ulle monete di lùarciana , di cui
abbiamo nella villa Negroni una veramente
bella figura vellita. [Si veda qui avanti p.ijf.
not. b. | Annovera eziandio certi balli-rilievi
che rapprefentano de’ guerrieri coi loro vef-
filli , e le fìgu re ne fono alte undici palmi:
fra elle diflingueli quella del capitano , ma
non li può dire chi ùa , poiché gli manca la
tella . In uno però degli feudi rotondi polli
fui vedilli chiaramente ravvilafi il bullo di
Trajano .
(a 1 Le fatue doveano edere tre , cioè
quella di Trajano in mezzo, a delira di lui
quella di Plotina fua moglie , ed a (inillra
quella di Marciana fua forella ; perchè a tali
luoghi vi è i’ifcrizione rifpettiva di loro , e
tre fatue fi vedono accennate fulla medaglia
battuta in quella occafione ad onor di quel
principe . L’illullte prelato monlignor Bor¬
gia ha pubblicata nel 1771. una fampa in ra¬
me dell'arco , e fue parti in grande efattifli-
ma nel difegno , e nelle mifure , e vi ha an-
nelTa la medaglia fuddetta . Non potranno
però a norma di tali mifure crederli inefatte
quelle , che ha date il nofro Autore del pez¬
zo folo , qnd’c compofo il bafamento ; do-
vendofi riflettere , che elfo è rivefito tutto
intorno di altri pezzi di marmo , i quali per
confegucnza ir.grandifcono le mifure nella
fampa . Io credo di fare un pregio a quefo
luogo della f oria , riportando l’ ifcrizione di
mezzo come la riporta il lodato prelato ;
giacché è feorretta come la dà il Fabrctti ,
c tanti altri ,
IMP. CAESARI . DIVI . NERVAE . F. NERVAE
TRAIANO . OTTIMO . AVG. GERMANIO
DACICO . PONT. MAX. TR. POT. XVII1I. IMP. IX
COS. IV. P. P. PROVIDENTISS1MQ . PRINCIPI
SENATVS . P. CX R. QVOD . ACCESSVM
ITALIAE . HOC . ETIAM . ADDITO . EX. PECVNIA . SVA
PORTV . TVTIOREM . NAVIGANTIBVS . REDDIDERIT
CAP. III.
... c fuo arco
in Ancona .
(b) Hift. rom. lib.6S, cap.i£. Tom. il. (c) Fu Adriano che lo fece dif ruggere per
PaS- 1 1 3°‘ timore che i barbari non avelTero quindi un
374 Storia dell’Arte greca presso i Romani ec.
jf. 31. Nelle grandi opere però , cb’efeguir fece quefT
l 1 b . xi. jmperatore par che non abbia avuta nelTuna parte la Gre-
cap. in. . r , . . r . . .n. , . r j» r ■
eia , ne ivi aveano 1 greci amiti alcuna occauone d eierci-
tarlì , poiché probabilmente in niuna greca città furono eret¬
te altre Itatue fuorché quelle de’ cefari (a) . Che fe pur ta¬
lora volean onorare alcuno colla (tatua , ricoricano a quelle
de’ celebri uomini dell’antichità, e contentavanfi di cangiar¬
ne l’ifcrizione ; per la qual cofa fotto una (tatua rapprelen-
tante un eroe greco , a difpetto della diffomiglianza , inci-
deano il nome d’un romano pretore , o di altra perfona qua¬
lunque . Tale incongruenza ebbe a rinfacciare ai Rodj Dione
Grifoftomo che viveva a que’tempi (b) .
mezzo piu facile di fare delle irruzioni nelle
terre foggette all’impero , come narra lo
Hello Dione . Apollodoro , di cui fi è parlato
ni avanti , ne fu l’architetto . Tzetze Chil.z ,
ìfl. 34. v. 82. fegg. Aggiugne quefto poeta
verf. fij.. fegg. , che vi erano fcrittori , i quali
dicevano , che Trajano avelie le orecchie da
caprone . Egli crede però , che tal racconto
dovelle intenderli allegoricamente , o perchè
quell’ imperatore folle petulante come un ca¬
prone , o perchè alidade una volta per luo-
?hi dirupati , e feofeelì ad allattare i nemici
ili lòlo fondamento di aver intefo dire in
Roma che vi follerò . Infatti nelle tede di
Trajano non v’ è alcun indizio di un limil
difetto .
(a) A Trajano furono erette delle {fatue
in marmo pario da tutte le città della Gre¬
cia . Paufania loc. eie.
(s) O rat. 31.
LI-
LIBRO DUODECIMO.
Scoria delle Arci del Difegno dai cempi d’ Adriano
fino all’ incero decadimenco .
Capo I.
Amor d’ Adriano per le arti — Suoi monumenti ... in Grecia. ... a
Capila ... e a Roma — Suo fepolcro — Villa di Tivoli . . . jlatue
ivi trovate ... e mufaico delle colombe — Simili mufaici di Pom¬
pe] a — Progredì dell'arte . . . nell'imitazione dello Jìile egiziano . . .
e ne' lavori di Jìile greco — Centauri del ninfeo Capitolino -- Imma¬
gini d’Antinoo . . . fuo buffo . . . pia tefta ... e altre fue figure —
Prete fo Antinoo di Belvedere — Effigie dì Adriano .
l_j imperatore Adriano non folo fu grand’amatore e cono- Amor d’A-
fcitore delle belle arti , ma fcolpì egli medelimo delle fta- anf?° K1 le
tue ; non tali però , per cui Aurelio Vittore potefle , fenza
una
LIB.XII.
CAP. I.
Suoi monu¬
menti . . .
... in Grecia..
37 6 Storia delle Arti del Disegno
una vile adulazione , metterlo quali del pari con Policleto
e con Eueranore . Pare ch’egli lì ftudiafle d’introdurre nuo¬
vamente l’antico Itile nelle arti , come nel romano idioma ;
ed avea tutta l’attività per efeguire il Tuo progetto (1) . Do¬
tato d’un’ avidità infaziabile di tutto fapere , di tutto vede¬
re , intraprefe nel fello anno del fuo regno un lungo viaggio
per l’impero; del che abbiamo tuttora de’ monumenti nelle
monete delle diciaffette provincie da lui vi fifa te . Andò per¬
fino nell’Arabia e nell’Egitto, e s’applicò a ben efaminare
e conofcere que’ paelì , come appare da una fua lettera al
confole Severiano (a) .
jf. 1. Ai tempi d’Adriano l’arte afeefe fui trono, e con
efla riforfero i Greci . La loro patria , dopo la perdita della
libertà , non avea mai goduto un tempo sì felice , nè avuto
mai un amico tanto poffente . L’imperatore, proponendoli
di ridonarle la libertà primiera , cominciò a dichiararla li¬
bera , e diede a tutte le greche città i mezzi di rimetterli
nell’antico fplendore (/>) . A tal oggetto non folo fece er¬
gere delle fontuofe fabbriche in Atene , come fatto avea Pe¬
ricle
(0 Se le fetente e le arci trovarono in A-
driano un amatore ed un protettore , gli uo¬
mini feienziati c gli artirti migliori fperimen-
tarono in lui un invidiofo , un perfecutore :
tal era anche nel retto il fuo carattere , cosi
che la fua vita è fiata un comporto di contrad¬
dizioni . Quello Redo Adriano , che dagli llo-
rici antichi , predo Suida v. Adrianus, ci vien
rapprefentato per mi uomo dedito alle feten¬
ze , all'erudizione , allo ttudio delle lingue,
alla pittura ed alla fculrura , autore d'alcune
opere in profa c in verrt , pittore di più qua¬
dri , fcultore di molte flatue .in marmo c in
bronzo , quello rtclfo Adriano tentò depri¬
mere Omero col foftituirgli un poecaftro
conofciuto appena da pochtfrtmi , per nome
Antimaco . Simile condotta tenne egli con
Favorino e Dionifio , amendue retori aflai
celebri de’ tempi fuoi . Ma i più perfeguitati
da Adriano furono gli arcifti , alcuni de'quali
ti depreffe grandemente , ed altri anche uc¬
cide . Suid. loc.cit. Tra quelli , benché più per
effetto di vendetta che d'invidia , è flato l’ar¬
chitetto Apollodoro , che per Ttajano fatto
avea in Roma il Foro , l'Odeo , ed il Ginna-
iio . Non contento d’averlo mandato in eiì-
glio , tortegli di poi anche la vica , perchè
quefti nel bollor d’una difputa full'arte avealo
chiamato pittor di zucche : Adriano diffatrt
evali da giovane occupato in tal genere^ di
pittura - Xiphil. in Adrian, pag. 257. [ L’al¬
tro motivo , che induffe Adriano a torlo dal
mondo, fu perchè di (approvo il difegno del
tempio da lui fatto edificare in Roma , e de¬
dicato a Venere fecondo Stellino L. c.p.2 fR a
Venere e a Roma fecondo Flegontc nell’Epi¬
tome delle olimpiadi , all’olimpiade ccxx vii.
anno il. .riportato dallo Scaligero in appendice
alla Cronica d Eufebio pag. 342. Vedi anche
Buonarruoti Offerv. ijlor.fopra ale. medagl.
Tav. 1 . n. p. pag. 1 7.
{a) Vopifc. in Saturn. cap. R. Tom. il.
pag-?ig. _ .
(6) Spartian. in Adrian, pag. 9. io-
LI B* 'All.
CAP. I.
dai tempi d’ Adriano ec. 377
ride a tempi migliori (a) ; ma eziandio nelle altre città del¬
la Grecia e dell’Afia Minore fece coftruire de’ pubblici edi-
fizj , de’ tempj , degli acquedotti , e de’ bagni (b) . 11 tempio
d’ordin fuo edificato a Cizico annoverava!! fra le fette ma¬
raviglie del mondo ; e forfè a quello appartengano i forpren-
denti avanzi d’antichità , che molti fecoli dopo adoprarono
gli abitanti di quella città per fabbricarne le proprie cafe .
$. 2. Fra le città tutte Adriano dillinfe Atene , sì per ef-
fere Hata quella la principal fede delle belle arti , sì per aver¬
vi egli vifluto molti anni , efercitandovi la carica d’Arconte .
Ridonò agli Areniefi l’ifola di Cefalonia, e terminò il tem¬
pio di Giove Olimpico , d’una circonferenza di molti lladj,
lafciato fette fecoli prima imperletto da Pifillrato ( a ) . In
quello tempio, fra le molte llatue d’avorio e d’oro, una
cololTale della llefia materia ne fece egli inalzare a Giove ;
e a lui medefimo una llatua vi erelfe ciafcheduna delle gre¬
che città a Roma foggette (c) .
3. La premura di quello principe per far rifiorire le
arti erafi comunicata eziandio ad alcuni privati uomini della
Grecia : fra quelli li diltinle l’oratore Erode ateniefe , detto
quindi Attico , che a proprie fpefe fece erger delle llatue in
molte greche città , formò fuori d’Atene un nuovo lladio di
bianco marmo prefio il fiume llifio (d) , edificò un teatro
nella fua patria , e un altro a Corinto (e) .
if. 4. Nè fu già pago Adriano di così abbellire la fola
Grecia , e dar colà foltanto nutrimento e vita alle arti : mol¬
te cictà d Italia fentirono pur gli effetti della fua liberalità .
Tom. II. B b b Fra
(a) Vedi qui avanti pag. i SS. ti i tempj antichi . Le Roy Ruines des plus
(b) Fece innalzare una (tatua in marmo beaux monum. de la Grece, Tom.il.pl.8. io.
parlo ad Alcibiade fui di lui fepolcro in Me- dà la (lampa degli avanzi di un tempio , e di
lina . Ateneo lib. i ?. cap. 4. pag. s 74. un altro edifizio da lui alzato in Atene .
(a) XiphiL in Adrian, pag. 264.. D. (d) Paufània /. cit. cap.i 9. pag. 4.5. feg.
, Pau^n'a lib. 1 . cap.i 8. pag. 42. e 43. (e) Filoftrato De vie. fophiji. lib. z, n.l.
Libanio Evi fi. 607, pag. 291. fcrive che A- §. 3. pag. jfi. Tom. il.
driano era impegnati/Tuno per reftaurare tut-
37 3 Storia delle Arti del Disegno
’ Fra i di v er G edifizj da lui fatti coftruire in Italia fuor di
cip j Roma mi contenterò di qui rammentare l’anfiteatro di Ca-
... a Capua... pua , a cui è fiata ritenta un ilcrizione che riguarda piut-
tofio il teatro della città medefima , difiante dall’anfiteatro
appena cinquanta palli . Mazochi (a) , che ha fupplito in que¬
lla ilcrizione a ciò che mancava , penfa che le mentovatevi
colonne colà polle da Adriano fiano le mezze colonne dell’
anfiteatro , fenza riflettere che quelle fon ivi , come in tutti
gli altri anfiteatri , d’un pezzo folo col fallo da cui fporgo-
no in fuori (b) . Nemmeno ha confiderato che in fiffatte fab¬
briche non v’è luogo per le flatue , le quali , come le co¬
lonne intere , poteano folo fervire d’ornato nel teatro . Dif-
fatti in quello di Capua , dilepolte fi fono, non ha molt’an-
ni , alcune colonne di giallo antico , che hanno due palmi
e tre quarti di diametro , e molte ftatue , del quale fcavo
fi vedono tuttora le veftigia ; e sì quelle che quelle furono
trafportate a Caferta per fervir d’ornamento a quel reale pa¬
lazzo . La più bella fra le fiatue è una Venere Vittrice , che
appoggia il piè finiftro fu un elmo , confervatafi intera , fe
non che le mancano le braccia .
... einRoma. f Roma ftefla fecefi Adriano coftruire il magnifi-
.oupoi ao. CQ pep0jcro che p0rta ora il nome di Caftel Sant’Angelo (c) .
L’intero edifizio , oltre varj ordini di colonne che giravano
intorno, era riveftito di marmo bianco e ornato di fiatue.
Quella fabbrica in feguito fervi di fortezza , e i Romani in
eflà aflediati dai Goti fi difefero colle ftatue che precipita¬
vano fopra i nemici (d) , una delle quali era forfè il celebre
F au-
Caì In mudi. Campan. Ampkuti. litui, ec. lui vita , cap.i p. Tom. I. pag. r i o.
princ. (d) Procopio De bello go/A. Hb. r . cap. 22.
(r.) Non fono certamente così negli avan- pag. 366. feg. ci dà quefte notizie . Di piu
zi dell'Anfiteatro Flavio , detto volgarmente fcrive , che il marmo , di cui era riveltita la
il Cololfeo , che è l’opera più grandiofa de’ mole , era pario . La mole era quadrata , c
tempi di Vefpafiano , che lo fece innalzare ; da molto tempo prima era (tata circondata
e negli avanzi del Teatro di Marcello . di mura , e ridotta a ufo di fortezza per 1 op-
(e) E il ponte inlieme . Sparziano nella di portuaita del luogo , e per l’ampiezza deLa
dai tempi d’ Adriano i c. 379
Fauno dormente del palazzo Barberini , che lì trovò nel ri - ^
purgare le forte di quel cartello. La più grand’opera di fcul-
tura ordinata da quell’imperatore era certamente la fua rta-
tua fu una quadriga , polla filila vetta di quello fuo fepol- •
ero , la quale sì grande era , fe crediamo allo fcrittore che
ciò ne racconta ( a ) , che un uomo di giurta grandezza ca¬
pir potea comodamente nel concavo dell’occhio di que’ ca¬
valli . Soggiugne lo lidio , che tutta l’opera era d’un pezzo
folo ; ma tale racconto ha l’aria d’una greca menzogna, co¬
me la pare anche l’arterzione di un altro greco fcrittore ,
di cui apprerto decorreremo (a) .
jf- 6. Ma la più grande fenza dubbio , fra tutte le opere villa dì tì-
d’Adriano , fu la fua villa Tiburtina , le cui ruine tuttora eli- vo!l*
flenti hanno ben dieci miglia di circuito . Rinchiudeva que¬
lla, oltre molti tempj ed altri edifizj, due teatri, dai qua¬
li , elTendolì in uno confervata la feena , portiamo prendere
una giurta idea de’teatri antichi . Ivi fece copiare le più bel¬
le Umazioni e i piu grandiort edifizj della Grecia , anzi vi
volle rapprefentati gli ilefii Campi Elisj (b) . Con tanta ma¬
gnificenza fi fabbricò in quella villa , che era perfino tutto ri-
veftito di marmo un lago artefatto , in cui rapprefentavanfi
de combattimenti navali . Scavando in que’ luoghi vi fi tro¬
vano tuttodì , fra molti fcheletri di cervi , molte terte di mar¬
mo e di pietre dure , alcune delle quali veggonfì efpreflamen-
te rotte a colpi di piccone : le migliori fono nel rnufeo del
fu card, di Polignac .
Bbb 2 jf. 7. Dei-
fabbrica . Nella fommità era ornata con am¬
mirabili rtatue d'uomini , e di cavalli dello
it^llo marmo , varie delle quali di maggior
grandezza furono (pezzate in quella occalìo-
ne per gettarle contro i nemici , che cosi fu¬
rono relpinti . Se preci fanientc nella fommì-
ta della mole erano le ftatue , fecondo Proco.
pio, o la flatua d'Adriano con cavalli , fecon¬
do Giovanni Antiocheno qui appiedo , Tem¬
pre più fi renderebbe dubbiofa , ed incerra
l'opinione accennata qui avanti pag. 44. , che
vi folle porta la pigna di bronzo ; non po-
tendofì capire come quella vi averte luogo .
(a) Joann.Antioch. n«jì àfXa,°*- «P-Salm.
Noti in Spari, pag. j 1 .
(a) Vedi Capo ultimo §. 1 6.
(b Spariiano nella di lui vita , in fine ,
Tom. I. pag. 21 f.
g8o Storia delle Arti del Disegno
*=>*==■ jf. 7. Delle ftatue che già da due fecoli e mezzo colà fi
lis.xu. fcavano ) arricchiti ne fono ornai tutt’ i mufei d’Europa, e
.fiatile "ivi m°lte lenza dubbio ne rimangono ancora da {coprirli pei no-
ciovace . . . firi pofteri (a) . Il Cardinal d’Elle che fabbricò a Tivoli la Tua
villa Tulle rovine di quella di Mecenate , ornolla d’ infinite
fiatile colà difepolte, le quali pofeia in varj tempi compra¬
te furono dal Cardinal Albani , e per la maggior parte da
lui pallate al muleo Capitolino . Parlerò in feguito d’alcune
più ragguardevoli .
...emufaico Jf. 8. Fu ivi pure feoperto il mentovato (b) mufaico delle
c e e00™ e‘ colombe , rimarchevole principalmente per effere formato di
picciolihìme pietre dure , poiché gli altri mufaici fono fatti
di palle di vetro , alle quali lì danno tutti colori , che dif¬
ficilmente trovanfì nelle pietre naturali (c) . Il quadro delle
colombe fu trovato nel pavimento d’una camera fatto d un
mufaico più grolTolano circondato all’intorno da una fafeia
a fiori larga quanto la mano , e d’un lavoro fino coinè il
pezzo di mezzo . D’una parte di quella fafeia ne lece fare
una piccola tavola il fignor Cardinal Albani , che la collocò
nella fua villa , e di un’altra confimile ne fece dono al de¬
funto Elettor di SalTonia , allorché fu a Roma .
jf. 9. Il mufaico delle colombe fu venduto a Clemen¬
te XIII. dagli eredi del fignor Cardinal Furietti , che iliulli ol¬
io con una Dillertazione , in cui imprende a provare che fia
quello il medefimo mufaico pollo da Soso nel pavimento d’un
tempio a Pergamo , poiché diffatti pel foggetto rapprefen-
tatovi v’alTomiglia . Prende egli l’argomento principale della
fua afierzione dall’olTervare , che quello mufaico fu trovato
inca-
(a) Oltre due bellifljmi Ermi della Trage- e II crede più comunemente un Endimione ,
dia , e della Comedia , ora polli nel Muleo il quale per altro fecondo la favola dormiva
Pio-Clemcntino, vi fi è difottcrrata negli anni cogli occhi aperti. Ateneo lib. 1 3. cap. 2.
fcotfi una bella (tatua ignuda giacente , la- pag. 364. C.
voro di quefti tempi in marmo bianco , pof- (») Vedi Lib. X. Cap. ni. pag. 280.
fedina in Roma dal (ignoi conte Marefofcni 5 (c) Vedi qui avanti pag. $5. X 6.
dai tempi d’ Adriano ec. 381
incaflrato nel pavimento ; ond’ è probabile , die’ egli , che =====
non fia (lato lavorato fui luogo , ma trafportatovi da altro- iIB,xu
ve. Quella probabilità però non balla a rendere foftenibile aP’ 1
la fua opinione , a cui molte altre difficoltà s’oppongono (1) .
Come mai (laccare dal fuo luogo , e trafportare dall’ Alia
a Roma lenza (comporlo un lavoro fatto d'innumerevoli pie-
truzze ? (a) Che fe da Pergamo venne il mufaico delle co¬
lombe , opera di quello delio luogo e tempo faranno le lar¬
ghe fafee de’ fiorami in fimil modo lavorate , il che non pa¬
re credibile . Altronde l’ addotto argomento nulla prova ,
poiché quedi fini e faticofi lavori non faceanfi certamente
come i mufaici grofiolani fui pavimento medefimo , ma fe-
paratamente per poi incadrarli a Aio luogo (b) .
jf. io. Aggiungali che due egualmente fine e pregevoli simili mufaici
pitture in mufaico fi fono feoperte , non ha molto , nelle * Pompeii •
ruine di Pompeja, ove davano incadrate nel mufaico grof-
folano d un pavimento , in maniera che non fidamente era¬
no di fiottili ladre d alabadro orientale contornate , ma an¬
che foderate di marmo al di fotto . Quedi due preziofi pez¬
zi fono d egual grandezza , alti due palmi , e lavorati dallo
defio artida Dioscoride di Samo , come appare da queda
apportavi ifcrizione in piccole pietre nere :
(0 Che che dica il noftro Autore , chiun-
que confronterà il certo di Plinio con quello
mufaico , difficilmente li perfuaderà che non
lia il medefimo . [ La definizione di Plinio è
tale certamente , che beniffimo combina col
mufaico , di cui fi tratta , come può vederli
anche dalla fimira datane da Furietti nella
orata opera De Mu/ìvis , e Foggini Mu/eo
Capit. Tom. IV . Tav. 6$. , ove confuta le
ragioni di inkelmann con poco buoni ra¬
gionamenti . lo crederei più probabile , che
quello fia una copia di quello di Pergamo ,
anziché l’originale ; non potendo credere,
che Adriano abbia fatto levare quell'opera da
un tempio , quando anzi egli avea tutto l'im¬
pegno di reftaurare gli antichi , e dì alzarne
dei nuovi in tutte le parti dell’impero, co¬
me fi è veduto qui avanti ; e lappiamo da
Sparziano , come fi è pure oflervato al §. 6. ,
AlOS-
che fece copiare nella villa Adriana i piu bel¬
li edifizj della Grecia ; come vediamo , che
ha fatte imitare anche le ftatue degli Itili
diverfi , e delle diverfe nazioni , che hanno
coltivate le arti del difegno ; e non mai fi
legge , che loro abbia tolti i monumenti
originali .
(a) Tanto più che i mufaici degli antichi
fono fatti collo ftucco di calce , che è molto
meno forte del maftice dei moderni , e fa¬
cilmente fi (lacca .
(b) Quell'argomento farebbe anzi contro ;
perchè il mufaico in tal maniera dovea farfi
fopra una tavola di marmo , o altra pietra ,
come fi fa oggidì ; e perciò non farebbe (la¬
to tanto difficile dì trafportare fulla medefi-
ma tavola quel pezzo da Pergamo fenza
fcomporlo , come pretende il nollro Autore
poche righe avanti .
LIB.XII.
CAP. I.
382 Storia belle Arti del Disegno
AI02K0PIAH2 2 A M I O 2
E n o I H 2 E .
Spero che fia per non difpiacere al mio leggitore fé qui ne
aggiungo la defcrizione . Il primo pezzo (cavato ai 28. apri_
le 1763. rapprefenta tre figure muliebri colla malchera co¬
mica in volto , ed un fanciullo . Ognuna Tuona uno ftro-
mento muficale . La prima a delira è una vecchia , la quale
Tuona il tamburino; l’altra , con una mafchera pur di donna
avanzata , da in piedi e Tuona i crotali ; la terza , ch’è più
giovane , voltata di profilo , Tuona al tempo ftedo due tibie ,
e il fanciullo la cornamufa .
jf. 11. 11 fecondo fu interamente (coperto in mia pre-
fenza nel 1764. agli 8. di febbrajo . S011 ivi pure tre figu¬
re muliebri con mafchere comiche al vifo , ed un fanciullo
fenza mafchera . La prima figura a delira fiede fu uno (gabel¬
lo fenz’appoggio coperto d’un tappeto fatto a fcacco di tre
colori giallo , rodo , e incarnato , da cui pendono de’lunghi
cordoni con fiocchi . Ella fembra porger attento orecchio
all’altra che fiede vicino , e ftrigne infieme le mani quali in
atto di forprefa e di maraviglia. La feconda fiede innanzi ad
un bel tavolino di tre piedi , fu cui v’è una caflettina bian¬
ca , e vicino ad elio una tazza olììa un cratere con un pie¬
de a tre zampe di leone . Accanto ha un ramo d’ alloro .
Quella figura ha gettato intorno a sè un panno giallo , ed
è in atto di recitare, come rilevali dalla moda della mano.
Amendue le figure hanno una mafchera giovanile . La ter¬
za , con mafchera di donna più attempata , tien in mano
una tazza , ed ha tirato fui capo il manto che pur è giallo .
Predo di lei da un fanciullino involto in un pallio (a) .
jf. 12. Per¬
di IJppo quefti tempi varj altri mufaici quali è quello d' Otricoli collocato ora ne*
fono flati difotterrati in varie parti , fra i Mufeo Aio- dementino : ma più belli fone
LIB.Xli
dai tempi d’ Adriano ec. 383
jf. 12. Perchè il nome d’Adriano , piu che per altri ti¬
toli , s’è renduto immortale e celebre alla polterità per l’in- CAP 1
fiuenza che ebbe Tulle arti del difegno , meritan quelle d ef- Progredì deli'
fere particolarmente coniìderate in tal epoca , tanto più che anc
la fcuola dei tempi d’Adriano può chiamarfi l’ultima , e ap¬
pena follameli cinquantanni dopo la di lui morte.
(f. 13. Deve qui rammentarli il lettore di ciò che dicem- ...nell'imì.
J 9 fazione dello
mo nel Capo III. del Libro II. (a) intorno all’imitazione de’ Me egiziano,
lavori egiziani , che fotto quell’ imperatore s’ introduce in
Roma . Con illatue dell’antico Itile egiziano ornò egli il più
ragguardevole tempio della Tua villa che probabilmente è quel¬
lo Hello edifìzio , cui Sparziano chiama il Canopo . Dob-
biam dire che tali ftatue follerò a centinaja nella villa Adria¬
na , poiché , non contando le mutilate , nè quelle che for¬
fè ancora fono fotterra fra le ruine , nè le molte trafporta-
te fuor di Roma , ve n’è tuttavia rimalto un numero ben con-
fiderevole .
$. 14. Vedelì da tai lavori che Adriano volle abbracciar
l’arte in tutta la Tua ellenfione , e forfè fece del pari imita¬
re lo Itile etrufeo . E con ragione, poiché nelle figure egi¬
ziane ftudianfi i fondamenti del difegno , il quale dev’effere
tanto più efatto , quanto più facilmente fe ne feoprono i di¬
letti per efiere del tutto femplice e inornato . Ma ficcome
per un’imitazione rigorofa ha egli richiamata l’arte alla fua
origine , così volle che per l’imitazione medefima gradatamen¬
te tendeffe a perfezionarli , non folo feguendo i cangiamen¬
ti fucceduti nello Itile, ma facendo eziandio que’ progrefiì ,
che
quelli lcavati nell’anzidetta villa Adriana , tre un altro mufaico poflcdtito dal (ìgnor de An¬
de’ quali bcllilfimi fono pofleduti dal fignor gelis , rapprefer.tante cofe egiziane, come egi-
conte Marefofchi , e il più bello di tutti que- ziane fono quelle rapptefentate nei mufaici ,
fti , e di quanti forfè efiftano al mondo, è tal* de' quali parla Orlandi nelle note al Nardini
tro ritrovato nella (fella villa , e pattato an- Roma antica , lib. 7. c. S. ree. XIII. p.
che al Mufeo Pio-Clementino , che rappre- e il mufaico di Paleftrina , di cui (i è parlato
Tenta quattro mafehere Tecniche circondate da qui avanti pag. 312. Alcuni fono di pietre
un belliflùno fedone di frondi di pioppo . naturali con qualche pezzo di (malto ,
Nel territorio di Tivoli , è (fato pur trovato (a) pag. tu. fegg.
143. XII.
384 Storia delle Arti del Disegno
che fatti avrebbe l’arte degli Egizj , fe le troppo aullere leg¬
gi non gliel’ avellerò contefo . Abbiamo diffatti delle figure
di granito rollo lavorate fecondo il vero antichillìmo Itile
egiziano, che certamente non prenderemmo per un’imitazio¬
ne , fe fra le altre Itatue , due che veggonfi a Tivoli , mag¬
giori della grandezza naturale, non ci prefentafiero nelle fe¬
lle le vere fembianze d’Antinoo (a) . Vediamo altresì delle
ftatue , che indicano il fecondo Itile dell’arte egiziana , e che
certamente non furono lavorate in Egitto , come rilevali dal
marmo nero , di cui pur vi fono altre figure nello Itile me-
defimo , ma in un più libero atteggiamento delle mani . Ve
n’ ha d’amendue le fpecie nel mufeo Capitolino , e nella vil¬
la Albani .
. . . e ne’iavo- tf j Un maggior numero fi è confervato di quelli la¬
ri di Itile gre- y . . , . r
co. vori d imitazione , che del vero greco Itile , cui Adriano iem-
bra aver voluto per tal modo richiamare all’antica fua per-
Cemauri del fezione . Nell’ indicarli comincerò dai due Centauri, pofle-
toiino . Ca’ ' duti dianzi dal fullodato card. Furietti , e uniti pofcia al mu¬
feo Capitolino da Clemente XIII. , che comprolli infieme al
mentovato mufaico per 13000. feudi romani . Nè annove¬
ro io già quelli Centauri in primo luogo , perchè li creda
la miglior opera di que’ tempi ; anzi perchè appunto noi fo¬
no , e perchè hanno incifo fullo zoccolo il nome de’ greci
arditi che gli fcolpirono , Aristea e Papia afrodifiaci . Tro¬
vati furon elfi nella villa Adriana alTai maltrattati e guaiti ,
onde molto vi fu da rappezzare (b) . Par che quelli portaf-
fero fui dolio un fanciullo , come il Centauro della villa Bor-
ghefe (c) , il che argomentali da un largo buco quadrango¬
lare
(a) Si veda ciò che ne abbiamo detto nel not. a. , che quello lìa una copia del piu
Tomo I. pag. 1 1 ì-Jegg. vecchio di quelli due del Campidoglio . Ciò
(s) Ne da la figura il fignor Cavaceppi è probabile , quantunque lembri pur bello
Raccolta di llatue , ec. Tom. 1. Tav.26. 17., quello di quello , si perche quclto ha 1 Ren-
t Foggini Muf.Capit. Tom. IV. Tav.i 3. 1 4- zione , e si perché 1 ellere in marmo bigio
(ci Ho già notato nel Tomo I. pag. jo6. morato conviene più all’ idea d un originale ,
trebbe avere qualche lomignanza con queita reitaurata , noi la diamo qui annetta , ca c
pittura il Centauro nominato del Mufeo Pio- prefa dalla Raccolta d’Antichità del Borioni
dementino . illuftrata dq Venuti , Tab. p,
(b) Il fignor Huber nella fua traduzione ■ • ...
J.1I . pari . jb ! .
APVD EMIN. CARD. ALEXANDRVM ALBANI
P onxfxiur Hierony. H a temi deliri .
Alt. Pai V.Vnc.U.
Afir/iaef No re Ilo fculRcrme.
LIB . X/I .
CAP. I.
dai tempi d’ Adriano bc. 385
lare fuila fchiena , in cui fembra che conficcata fofTe la figu¬
ra portavi fopra , la quale non ellendo d’un pezzo folo col
Centauro , probabilmente era di metallo . Il più vecchio di
que’ due Centauri al pedo o ballon paftorale ricurvo , che
tiene in mano , fembra rapprefentar Chirone , il quale ad-
dertrò alla caccia Giafone , Tefeo , Achilie (a) , ed altri
eroi (b) .
lf. 16'. Gloria dell’arte, non folo di queft’età ma anche impagini di
~ 1 Ant:r.oo . . .
de’ tempi migliori , fono due immagini d’Antinoo , una del¬
le quali è in un barto-rilievo della villa Albani , e l’altra è
una terta coloflale nella villa Mondragone fopra Frafcati . D’a-
mendue ho data la figura ne’ miei Monumenti antichi (a) .
jf. 17. La prima , che fu trovata nella medefima villa ...fuobufto...
Adriana, rapprelenta una mezza figura di quel giovanetto sì
caro ad Adriano . Non è quella che un pezzo d’un’opera gran¬
de . Ella è fcavata di dietro per alleggerirne il pefo del mar¬
mo , e pare che fia Hata porta fu di un cocchio . La delira,
ch’è libera , fembra diffatti in atteggiamento di chi tiene le
redini, l’eftremità delle quali forfè tenea la finirtra , a cui
è Hata data una corona di fiori nel reltaurarla (c) . L’artifta
verofimilmente volle in quello lavoro rapprefentare la con-
fecrazione , o l’apoteofi d’Antinoo , poiché appunto fu un
cocchio folea collocarli l’effigie di coloro cui l’adulazione
Tom. IL C c c divi¬
ene di una copia . L'altro Centauro del Mu- ha voluto aggiugnere qui un periodo prefo
Leo Pio-Clementino in marmo bianco dato dalla prima edizione , in cui Winkclmann
net Tomo I. della defcrizione di elio Mufeo dice , che quelli due Centauri del Campido-
Tav. f7. potrà effer la copia del più giova- glio fono di marmo bigio , come lo fono ve?
ne dei detti due capitolini . ramente ; ma non ha badato , che così met¬
ta) In una pittura dcfcritta da Filoftrato teva l’Autore in contradizione per ciò che ne
Icori, lib. z. cap. z. pag. 8 i Chirone porta- ha detto in quella feconda edizione fopra
va Achille piccolo fui dorfo , per infegnargli alla pag. i j.
a cavalcare . Achille rideva per allegrezza , e (a) num. 180. 179.
Chirone lo guardava anch’egli ridendo . Po- (c) La figura , come era prima che folle
trebbe avere qualche fomiglianza con quella rellaurata , noi la diamo qui annoila , ed c
pittura il Centauro nominato del Mufeo Pio- prefa dalla Raccolta d’Antichità del Borio»!
dementino . illuftrata da Venuti , Tab. 9.
(b) Il fignor Huber nella faa traduzione
LIB.XII.
CAP. I.
. fua teda .
38 6 Storia delle Arti del Disegno
= divinizzava , per indicare il loro follevamento e palleggio
allo flato di divinità (a) .
jf. 18. La teda cololìale di Mondragone è sì intera che
fembra ora ufcita dalle mani dello fcultore , e sì bella che
io non credo di troppo dire , fe la chiamo , dopo l’Apollo
di Belvedere e’1 Laocoonte , il più bel monumento dell’ar¬
te che liaci rimafto . Se folle permeilo averne copia in gef-
fo , dovrebbe l’artilla lludiarlo come uno de’ più fublimi mo¬
delli di beltà ; poiché le forme colorali , richiedendo un
grande artefice , il quale fappia per dir così oltrepalTare i
limiti della natura , ci danno una prova dell’abilità del dife-
gnatore , fenza tuttavia perdere ne’ grandi contorni la mor¬
bidezza e’1 dolce palleggio da una all’altra forma . Oltre la
bellezza delle fembianze i capelli fono in tal maniera lavo¬
rati , che nulla v’è di limile in tutti gli avanzi dell’antichi¬
tà . Ho parlato altrove degli occhi incalvativi (b) .
jf. 19. Cinte fono amendue le tefle con una corona di
loto , la quale era sì propria d’Antinoo che in AlelTandria
chiamava!! Antinoja ( a ) . Nella mezza figura la corona è for¬
mata di foli fiori di quella pianta infieme intrecciati ; ma
nella tefla colorale , i capelli della quale fono legati con un
naftro , gira intorno tortuofamente un ramo del loto mede-
limo , i cui fiori pera non erano dello IfelTo marmo , ma
d'altra materia, come s’argomenta dai buchi fatti ai due la¬
ti dello llelo . Sull’alto della tella v’è un vuoto quadrato lar¬
go tre dita , e in elio era probabilmente conficcato il mag¬
gior fiore del loto .
jf. 20. Ab-
(a) Oppure fi rapprefentavano fu un’aqui- Daniele Schoepflino Comment. hi fior. & cric.
la, come è rappreientato Tito fui fuo arco Commentario hijiorica de apotneofi Imper.
in Campo Vaccino , dato in rame dal Bartoli Roman, cap.4. pag. 84. Tab. 1. 2. Le ìmpe-
Admìr. Antiq. Rom. Tab. p. ; o fu un cavallo ratrici nelle medaglie fono portate fu un pa-
alato , come colla dalle medaglie , e dai baf- vone .
firilievi , ed altri antichi monumenti , alcuni (b) Lib. VII. Cap. il. §. 1 p. pag. 40.
de’ quali poflono vederfi riportati da Giovanni (a) Ath. Deipn. lib.ij • c. 6 ■ pag. 667. V.
dai tempi d Adriano ec. 387
jf. 20. Abbiam in oltre d’Antinoo una bellifllma fiatua , =*—-•— »
coronata d’ellera , come Bacco, la quale è Hata trovata fui ^pXl.‘
monte Celio in Roma nello (cavare le fondamenta della villa... ea|trefuC
Cafali , ov’effa fi conferva. Un’altra fiatua , a cui fu impo-h8Ulc‘
fta una tefta d’Antinoo , è fiata da qualche tempo trafpor-
tata a Potzdam . 1 ritratti di quello famofo Bitinìefe fono più
numero!! di quelli di qualunque altro (oggetto . Fra i bulli
il più bello che io abbia veduto , conferva!! nello fcelto mu-
feo di cafa Bevilacqua in Verona (a) ; ed è gran danno che
gli manchi la (palla finifira . Una fua bellifiima tefia india in
una gemma , che flava nel mufeo de’ fratelli Zanetti a Ve¬
nezia , fu comprata dal duca di Malborough .
rf. 2i. Il più bel monumento dell’arte (otto Adriano fa- Prete fo A«ti-
, . r no° di Bee¬
rebbe il così detto Antinoo di belvedere (a) , le veramente dere .
tale fiatua folle (effìgie di quel giovanetto ; ma ella rappre-
fenta piuttofto Meleagro . Vien a ragione annoverata fra le
fiatue di prima dalle , non già perchè perfetto liane il com-
plelìo della figura , ma per eflerne belle molte parti fepara-
tamente prefe . La tefta è indubitatamente una delle più bel¬
le telle giovanili dell’antichità . Regna nel volto dell’Apollo
un’altera maellà , ma qui le grazie d’una ridente giovinez¬
za, e le beltà degli anni floridi accoppiate Hanno ad un’
amabile innocenza e ad uno (guardo dolce , fenza moftrare
alcuno di quegli affetti che turbar potrebbono la bell’armo¬
nia delle parti e la pura tranquillità d’animo , che lo (cul¬
tore ha qui voluto efprimere . Scorge!! diffatti in tutta la fi¬
gura una tal quiete , e quella interna compiacenza di sè ftef-
io , che 1 uomo gode quando raccoglie i (enfi , e da ogni og¬
getto ellerno li richiama . L’occhio è dolcemente arcuato,
come nella dea d’ amore , ma , fenza mollrarne i defiderj ,
C c c 2 non
(a) MafFei Ver. illujlr. par. g. col. 216. pag.gp. [Fu trovato full’ Efquilino vicino a
Tav. 1 0. fan Martino ai Monti . Aldroandi Statue ,
(a) Eottari Muf. Capital. Tom.tl. Tav. 3 3. pag. cip.
LIB.XU.
CAP. I.
Effigie J' A-
driano .
3 88 Storia delle Arti del Disegno
non efprime che innocenza . La bocca nel piccolo giro de’
Tuoi contorni grandiofamente difegnati fpira emozioni , ma
fembra che non le fenta . Danno un nobile compimento al
volto le gote nutrite con una piacevole pienezza , e’1 mento
che dolcemente lì rialza , e lì ritonda . La fronte però an¬
nunzia qualche cofa di più che un giovanetto ; ella , folle-
vandolì alquanto, come la fronte d’Èrcole , fembra già pre¬
conizzare l’eroe . Fortemente elevato n’è il petto , e d’una
maravigliofa bellezza ne fono le fpalle , i fianchi , e le cofce ;
ma le gambe non hanno la bella forma , che richiede il re¬
cante del corpo : grò nolanamente ne fon lavorati i piedi , e
appena indicato n’è l’umbilico (a) .
jf. 22. La più bella tra le figure del medelìmo Adriano
è una tetta colettale nel palazzo Borghefe . Nel mentovato
rnufeo Bevilacqua v’è un fuo bulfo perfettamente conferva-
rofì in età giovanile e con barba corta , llraordinario però
perla capigliatura della fronte che è lifeia , e non a ricci,
come eiTer iuole generalmente . La più pregevole , tra le gem¬
me incife colla fua effigie , è un cammeo , che apparteneva
dianzi al mufeo Farmele : pafsò quindi nelle mani del conte
Thoms genero del celebre Boerhaave (b) , ed è ora nel mu¬
feo del principe d’Oranges (i) .
jf. 23. Sot-
(a) Si veda qui avanti pag. 141. not. a. Tra
le {fatue d'Antinoo dovea ricordarli quella
bellidìma del mufeo Capitolino , ove è rap-
prefenrato giovanetto . Se ne veda la figura
predo Bottari Muf. Capic. Tom. ni. Tav. p6.
Cb) Vedi la nota 1. alla prefazione degli
Editori Viennefi Tom. I. pag. xl.
(1) Tra gli Antichi del fignor D. Carlo de’
Hnarchefi Trivulfi in Milano ferbafi un fram¬
mento d’un cammeo della madìma grandez¬
za in onice a due colori , e di un lavoro al¬
iai pregevole . L’erudito podedore appoggia¬
to ad alcune non leggiere conghietcure , cre¬
de rapprefèntarfi ivi l’imperatore Adriano
fa-rificante al un’ara , fulla cui hafe eranvi
tre figure in rilievo , delle quali però una
fola vi è rimaaa intatta . Di contro al me fdì-
mo vedeli figurata l'Africa co’ fuoi attributi .
Avanti di terminar l’epoca degli antichi
a rei Ili più celebri fi dee far un cenno alme¬
no di Sclone incilor di gemme aitai eccellen¬
te . Non incontrandoli fatta menzione di
Ini predo i più vetulfi fcrittori , nemmeno
predo Plinio che in un capo della fua Iforia
T1b.g7.cap. r. ha prclo a trattare efpreda-
mente di quelli che fegnalaronfi in tal ma¬
niera di lavoro ; inferir fi può con qualche
probabilità che abbia egli vilTuto più tardi di
lui , e avanti il maggior decadimento dell'ar¬
te Cotto i fucceffori di Adriano . Le opere_ a
noi note di quello arrida fono una Medufa ,
un Diomede , un Cupido , un pretefo Me¬
cenate , Stofch Pìerr. grav. pi. 6 1 - 6+. , una
teda d’Èrcole Dcfcr. des pierr. grav. du Cabìru
de Stofch , cl. 2. feti. 16. n. 1991. pag. 270.,
una Baccante , e una Vittoria in corniola ,
dai tempi iì Adriano e c. 389
jf. 23. Sotto Adriano cominciarono i gran medaglioni =■
imperiali in bronzo ; ed uno belliflìm'o di quello imperato- LlL
re (r) , che vede!! ora nel mufeo di Vienna (a) , elfendo in¬
teramente vuoto , fervi lungo tempo per fonaglio al collo
del mulo d’un contadino ne’ contorni di Roma (b) .
lebben guada , pollcduta già dal nodro Au¬
tore . Alonum. antichi ined. Voi. I. pag. XI.
[Meritano d’ellere almeno qui ricordate le
olle grandi gemme illoriate , una del mufeo
reale di Parigi data dal Trillali , di cui fi
è parlato nel Tomo I. pag. xxxj. , dal Le
Roy , con una difTcrtazione inferita nel fup-
plemento di Poleno alle Antichità Romane di
Grevio , Tomo il. , e dal Montfaucon Anciq.
expl. Tom. V. par. i . pi. i qy. ; e l'altra del
mufeo reale di Vienna data dallo dello Mout-
faucon pi. 1 q$. , e dal Maffei Muf. Veron.
pag. CCXLV. Qualunque ne polla edere il
foggetco danti le varie opinioni di quelli ,
e di altri ferittori , è certo che appartengono
ai tempi degl’ imperatori , e ad ellì , o loro
famiglie ; c dalla bellezza del lavoro pare che
non debbano crederli fatte dopo i tempi di
Adriano .
(t) O come altri vogliono di Comodo .
(a1 Winkelmann nella prima edizione ag-
giqgneva qui , che fono tutti falli i gran me¬
daglioni di quedo mufeo . Il fignor Hubcr
nella fua traduzione non ha omeflo un tal
giudizio , forfè perchè nella feconda edizio¬
ne tedefea fatta in Vienna farà dato t^ala-
feiato da quegli editori , che non lo avran¬
no creduto giudo .
(b' Di quelli medaglioni incavati a modo
di fcatolino , o di vafetto , due ne riporta il
Buonarruoti Ofserv. iftor. ec. Tav.36. n.4.p.y
uno di Comodo , l'altro di Giulia Augufta
moglie di Settimio Severo ; e nella fpiega-
zionc , pag. 41 4. , uno ue nomina di Nero¬
ne , e un altro d'Eliogabalo . Crede che ab¬
biano potuto fervile principalmente per va-
letti d'odori .
Ca
390
Storia delle Arti del Disegno
LIB. XII.
CAP. II.
Sotto gli Ali
ronini .
Capo II.
Arti fi otto gli Antonini -- Statua di Teti — Moneta di Faujìina - Tejìe
di quefili tempi - Statua di M. Aurelio ... e d’Arifiìide - Colonne
del fepolcro d’ Erode Attico - Statue erette ai Vincitori Circenfii —
Sotto Commodo -- Decadimento dell’arte - Sotto Settimio Severo . . .
Eliogabalo ... e Alefsandro Severo . . . pretefa fua urna — Statue
di s. Ippolito ... e di Puppieno » Tempio di Gallieno — Mafifii di
marmi con iscrizione .
Gli Antonini tennero in molto pregio le belle arti , e fra
eflì principalmente M. Aurelio , che fapea ben difegnare, ed
era flato ìdruito da Diocnete favio pittore ( a ) , cui pur avu¬
to aveva a maeflro nello fludio della filofofia (a) . Ciò non
oflante cominciarono allora a fard più rari i buoni artifti ,
e mancò la dima generale che dianzi facead di loro . Era
ciò una confeguenza della maniera di penfar di que’ tempi .
1 foddi allora innalzati erand duo al trono , e per loro gli
Antonini avean erette delle pubbliche cattedre , pagando la
loro voce e la fatica de’ loro polmoni ( b ) , anziché l’idruzio-
ne data ai cittadini . Efiendo efd uomini fenza gudo e igno¬
ranti , condannavano altamente tutto ciò che non era erudi¬
zione , e agli occhi loro un valente artida non era che un
femplice artigiano . Portavano delle arti quel giudizio che
Luciano nel dio fogno mette in bocca all’erudizione; co-
dcchè un giovane che avede foltanto dedderato effer un Fi-
dia , loro larebbe paiuto un’anima vile: onde fa maraviglia
come
(a) Capitol. in M. Aure!, cap. 4. Tom. T. veda Gatakero al luogd citato di M. Aurelio ,
pag. 306. c Salmafio al luogo citato di Capitolino , il
(a) M. Aurelio fielTo De reb. fuis . §. 6. quale gli dà Apollonio ftoico maeftro in ve-
dice , che un Diognete fia flato Tuo maeftro ce di Diognete .
di filofofia ; ma fi difputa dagli eruditi fé fia (£' u fov»* • V. Galen. De pu/J. dijf.
il mcdefimo che il pittore , o un altro . Si fub init.
LIB. XII.
CAP. II.
dai tempi d’ Adriano ec. 391
come ad Arriano , delittore di que’ tempi , tanto dolefle di
non aver veduto il Giove Olimpico di quel celebre [culto¬
re (a) .
jf. 1. Al tempo degli Antonini avvenne all’ arte come
all’ ammalato che prende un apparente miglioramento poco
prima di morire, o ad una lucerna che, fui punto di fpe-
gnerfi per mancanza di nutrimento , brilla d’ una viva luce
per un idante e s’edingue . Yiveano ancora gli arridi che for¬
mati s’erano [otto Adriano ; e ’l buon difcernimento di que’
principi e della loro corte , unito alle grandiofe opere che
immaginarono ed efeguirono , diede ai maeltri dell’arte fre¬
quenti occafioni di modrare i loro talenti . Antonino Pio
edificò predo l’antica Lanuvio , detta ora Lavinia , una villa
le cui mine ne attediano ancora la grandezza e la magnifi¬
cenza (a) . Con quanto Judo quella lode ornata fi può ar¬
gomentare da una chiave d’argento , per cui l’acqua p affava
nel bagno, del pefo di trenta o quaranta libbre, [cavata in
quel luogo colf incifavi epigrafe FAVST1NAE NOSTRAE .
Anche i bagni di Claudio Etrufco ricevevano l’acqua per
mezzo d’un tubo d’argento (b) .
jf. 2. Fra le mine di quella villa il fignor Cardinal Alef- StatuadiTe-
fandro Albani ha trovata nel 17 14. una bella datua diTeti,'1’
ma fenza teda , nuda fino alle cofce , colla finidra appog¬
giata fu un timone fodenuto da un tritone . S’ è confervato
anche un pezzo della bafe di queda datua , e fu di edo vi
fono tre coltelli odian pugnali in rilievo , che finora fono
dati prefi per tre di quelle punte che foleano metterli fulle
cime delle prore , e dai colpi che faceano ne’ combattimen¬
ti navali dette furono t[x/2oXo( da’ Greci , e rojìra dai Roma¬
ni .
(4) Epici, lib.i. cap. 6. [ Ho riportato qui fra i quali fono i cani nominati nel Tomo I,
avanti pag. ipo. col. t. il giufto fenfo , in pag. po', n. b.
cui parla Arriano . . (A) Fabric. Defcr. urbis Rom& , cap. 1 8-.
(a) Negli fcavi fattivi in quelli ultimi tem- [ Stazio Sylv ■ lib. i.cap. p. verf. 48.
pi vi fono fiati {coperti molti monumenti ,
Ll£. XII.
CAP. II.
392 Storia delle Arti del Disegno
ni . Simili pugnali veggonfi preflo la poppa , ove comincia
ad incurvarli , nella bireme della villa Barberini a Palellrina
da me pubblicata (a) . Potrebbe quella ftatua rapprefenta.
re una Venere col fovranome di ethvào/a ( di felice naviga¬
zione ) , qual venerava!! nell’ifola di Gnido (/>) ; ma è più
probabile che Ha il fimulacro di Teti . Tenendo quella una
gamba alzata , e vedendoli nella llelTa politura filila poppa
d’una nave una piccola figura d’illde nella villa Lodovill (a) ,
ho argomentato che Teti folle ivi fiata rapprefentata nel mo¬
dellino atteggiamento ; e fu quella congettura s’è terminata
la bafe della flatua fui modello della bireme di Palellrina .
Tal bafe era altresì allegorica , come quella della llatua di
Protelllao che avea la figura d’una prora di nave (c) , per
indicare che quello re di Ftia in Tellalia era flato il primo
a faltare dalla nave fui lido trojano , ove fu uccifo da Et¬
tore (b) .
$• 3 • Quella Teti, ch’è una delle più beile figure dell’
antichità, effer deve de’ tempi migliori per l’arte, che noi
furono quei degli Antonini . In neiìuna flatua muliebre , ec¬
cettuandone appena la celebre Venere de’ Medici , moflrafi
come qui il bel fiore d’una giovinezza giunta ai primi con¬
fini dell’età perfetta , che manifeflafi nel molle rialzamento
del feno verginale , e nella figura tutta nobile e fvelta . Su
quello corpo degno della dea della gioventù Pimmaginazione
vi fcorge una tella limile a un botton di rofa eh’ efee fuor
dalla buccia , e fembra di veder Teti che efee dal mare in
tutta la fu a venuflà , come belliluma fanciulla che ancor più
bella appare al primo Porgere dal letto . I conofcitori della
lublime bellezza greca , per reftanrare quella parte che man¬
ca
(u) Monum. ant. num. 207. [Nella (pie- (£) Pauf. lib. r . cap. 1 . pag. 4. Un. 21.
gazioiie di quella Tavola pag. 27 ?., l’Autore (a) Vedi Tomo 1. pag. 9 7.
in vece di pugnali , fcrive lance , e per tali (c) Pliiloftr. Herqìc. cap. 2. n. 1. pag. 673.
le (piega, quali fono veramente fui balfori- princ.
“evo . (b) Vedi qui avanti pur. zzo. §. 7.
dai tempi d’ Adriano ec. • 393
c a alla flatua , combineranno infieme i più bei tratti delle =====
figlie di Niobe , e le daranno Io fguardo lufinghiero e vi- LIB,xir-
vace della Venere Borghefe , tale però che non difconvenga CAP'11’
all’ innocenza ; nè le acconceranno con doppio nodo i ca¬
pelli fulla fronte , come quella portar li fuole ; ma in cima
alla teda glieli raccoglieranno unendoli fopra fenz’arte , quali
ferto di fiori con bel difordine intrecciati , quali portatili
le Ninfe nella corfa a piedi , e fu cocchi dipinti fu un va-
fo Hamiltoniano da me defcritto (a) . Forfè un occhio vo-
luttuofo avrebbe defiderato di vedere affatto ignuda quella
dea ; ma allora non vi farebbe quella parte in cui l’antico
ardila ha più che altrove dato faggio della fua abilità , e del
fuo fapere . Egli le ha gettato fui manco braccio un pan¬
no , in cui direbbe!! che le Grazie lavorarono in compagnia
dell’arte : quello le cade in minute e molli pieghe , e sì tras¬
parenti che lafciano come travedere tutto ciò che ricopro¬
no . Veggonfi diffatti fotto quello velo le più belle co fce mu¬
liebri , che liano mai Hate fcolpite in marmo ; e sì ben fat¬
te effe fono che perdonar mi fi dee , fe credo elfer quelta
la medefima llatua fu cui i poeti propofero come un mo¬
dello delle più ben formate cofce quelle di Teti , th;
©fT//cj ( a ) . L’ immaginofo fcultore di quella Nereide ci fa
qui intender più che Omero flefio ; poiché egli la fa forger
dalle onde prima d’aver fentito amore per un mortale , e
avanti che fi defie a Peleo , anzi avanti che i tre numi fif-
faflero lo fguardo fulla fua giovanile bellezza , e che il pri¬
mo naviglio galleggiane fu i flutti egei : onde la parte della
nave , fu cui ella appoggia il piede , è un femplice attribu¬
to per riconofcerla .
jf. 4. Farò qui menzione d’una rarilfima moneta d’argento
di Fauftina femore coll’epigrafe : PVELLAE FAVSTINIANAE ,
Tom. II. D d d fu
(a) Vedi Tom, l.pag. z fi. zSS. (a) Anthol. Uh, 7, n. 100. verf, 2,
Moneta dì
Fauftina .
LIB.XII.
CAP. II.
394 Storia delle Arti del Disegno
fu cui fi rapprefenta quefia imperatrice che porge fufiìdio ad
alcune fanciulle , avendo fatta per loro una fondazione (a) .
Quefia medaglia trovandoli ben confervata potrebbe pagarli
£o. feudi romani . Lo fiefio tratto della beneficenza di Fau-
ftina efprefl'o fi vede fu un baffo-rilievo della villa Albani ,
in cui v’è una figura muliebre accompagnata da un’altra , fu
una fpecie di palco alquanto rialzato , che le mani ftende
in atto di compartire non fo che a certe fanciulle che fotto
le fianno difpofte in fila. Ad una limile ifiituzione in favo¬
re di poveri fanciulli e fanciulle fi riferifee la feguente ifcri-
zione in cui gli abitanti di Ficulnea , piccolo borgo non lun¬
gi da Roma , danno un attediato della loro riconofcenza all’
imperatore M. Aurelio . Effa fu feoperta nel 1167. nel luogo
fieffo ov’era fiata collocata a principio , e vedefi ora nella
villa Albani (a) :
IMP . CAESARI
DIVI . ANTONINI . PII
FILIO . DIVI . HADRIANI
NEPOTI . DIVI . TRAIANI
PARTHIC1 . PRONEPOTI
DIVI . NERVAE . ABNEPOTI
M . AVRELIO . AVGVSTO . P . M
TR . POT . XVI . COS . Ili . OPTlMO . ET
INDVLGENTISS1MO . PRINCIPI
PVER1 . ET . PVELLAE . ALIMENTARI
F1COLENSIVM
jf. ?. Si
(<z) Spanhcim. De prijl. & ufu numìfm. dini Roma antica , lìb. f.cap. 2. princ. , ed
Tom. il. Dìfsert ; / 1 . §. 1 8. pag. 28 p. [ So- ora in Campo Vaccino . Le colonne , che ne
no piu rare e piu belle quelle limili in oro . reggono gli avanzi, fono le più belle, che
Vedi Vaillant Numìfm . imp. rom. Tom. il. fi abbiano in marmo cipollino . L’altro mo-
pag. 166.168. ' numento è la colonna di granito rofio , che
(a) I più belli monumenti pubblici di que- fi vede per terra dietro alla Curia Innocen-
iti tempi fono il tempio innalzato dal Sena- ziana , ove molti anni fono fu danneggiata
to ad Antonino e Fauftina dopo la loro a- dal fuoco , e la fua bafe in marmo bianco
jpoteoli , nella Via Sacra, come offerva Nar- polla nella contigua piazza di Monte Cito-
v
LIB. XII.
dai tempi d’ Adriano ec. 39^
jf. Si vede che a que’ tempi fi cominciò ad introdur¬
re il gufilo de’ ritratti , e l’ufo di far deile tefte in vece del¬
le figure ; al che molto contribuirono i replicati ordini del TcftJdi qJc-
Senato romano , pe’ quali ogni cittadino tener dovea prefio ftitcmpi-
di sé l’effigie or di quello or di quell’imperatore 0) . Alcu¬
ne tede vi fono di quell’epoca , che riguardo all’efecuzione
pofiono chiamarli una maraviglia dell’ arte ; e fommamente
belli fono tre bulli di Lucio Vero , e altrettanti di M. Au¬
relio , fra i quali i più pregevoli fono i due ( uno per cia-
fcheduno ) di grandezza quali colofiale , trovati quarantan¬
ni fa fotto ampie tegole , a quattro miglia da Roma fulla
llrada di Firenze, nel luogo che dicefi Acqua tr aver fa .
jf. 6. La datua equedre di M. Aurelio è sì nota eh’ io ^St4t“e
reputo fuperduo il parlarne . Ma non pollo a meno di no¬
tare lo Urano ragguaglio che leggeli fotto il difegno dam-
pato d’una figura equedre del muleo Pembrokiano a Wilton
in Inghilterra (b) : „ Prima datua equedre di M. Aurelio , che
,, lu cagione che ne folle ordinata al medefimo artida un’al-
» tra più grande, in cui però il cavallo è differente dal no-
,, dro „ . Stravagante del pari è l’ifcrizione poda fotto la
dampa d’ un Erme del medefimo mufeo (c) : „ Uno degli
,, fchiavi che portavano l’architrave della porta nel palazzo
,, de viceré d’Egitto dopo la conquida fattane da Cambife ,, .
La datua equedre di M. Aurelio dava fulla piazza avanti la
chiefa di s. Giovanni in Luterano , ne’ cui dintorni era la ca-
fa ove egli nacque (*) . Sembra però che ne’ tempi di mez-
D d d 2 zo
rio , in cui è rapprefentata parte in baffo vanni in Laterano , quafì come un obbligo
rilievo , e parte in tutto rilievo l'apoteofi feudale , per la (fatua equeffre di M. Aure-
di Antonino . Si l'una , che l’altra fu data in lio , riconofcendone cosi l'antico diritto . Fin
rame , e illuftrata dal Vignoli fui principio dal tempo in cui quella (fatua fu portata in
di quello fecolo , quando fu difotterrata . Campidoglio fi creò un pubblico impiego ,
(a) V. Cafaub. in Spari. Pefcenn. p. j 24. che dà dieci feudi al mefe , e quegli che l'oc-
(i) Tab. IX. cupa fi dice il Cuftode del Cavallo . V’è anche
(c) Tab. XX. un altro impiego , che dicefi la Lettura di Ti¬
fi*) Il Senato a Roma fa dono ogni anno to Livio , e frutta ;oo. feudi annui alfegnati
d'un mazzo di fiori al Capitolo di fan Gio- fuU’appalto del falc . Simili impieghi non
LIB. XII.
CAP. II.
... e d’Arifti-
de .
396 Storia delle Arti del Disegno
zo ia figura dell’imperatore fofie ancor fotterra ; poiché nel¬
la vita del famofo Cola di Rienzo parlali {blamente di que¬
llo , che dicefi il cavallo di Coftantino . In occafione di gran
felle, mentre i Papi faceano la loro refidenza in Avignone,
la fella del cavallo gettava pel popolo vino dalla narice de¬
lira , ed acqua dalla finillra (a) ; poiché allora in Roma, ef-
fendo guaiti tutti gli acquedotti , non aveafi altr’ acqua che
quella del Tevere ; e quella vendeafi a contanti ne’ luoghi di-
Hanti dal fiume , come fi fa oggidì a Parigi .
jf. 7. La Itatua del retore Arillide polla nella biblioteca
Vaticana non è delle più mediocri figure panneggiate feden¬
ti . A quello fomigliano perfettamente nella tella due bulli
affai ben confervati del ninfeo Bevilacqua a Verona, uno de’
quali ha la toga , e l’altro il paludamento , il quale però non
può convenire a quefl’Arillide . Dalla defcrizione d’una Ve¬
nere armata fatta di commifiìone dal celebre oratore Erode
Attico, che non un’aria molle e tenera avea , ma fembian-
ze virili e gioviali , come dopo una riportata vittoria (a) ,
polliamo conchiudere che non fi folfe allora interamente per¬
duta prelfo gli ardili l’idea del bello e dello llile antico .
V’erano allora altresì degl’intendenti che conofceano quella
nobile femplicità di llile , che è il più bel pregio dell’ elo¬
quenza ; e Plinio il giovane attelta , che nel famofo fuo pa¬
negirico a Trajano que’ pezzi piacquero maggiormente agli
uditori , ne’ quali egli erafi meno affaticato ; dal che egli ar¬
gomentava che riviver dovelfe il buon gallo (b) . Nulladi-
meno nel fuo panegirico usò egli llelfo uno llile affettato ,
che fol piace perchè efpone il vero , e loda un principe che
ben degno fu de’ fuoi encomj .
Jf. 8- II
portano veruna fatica . Il Papa fuole darli (a) Vedi la noftra Diflertazione nel To-
a due delle più antiche e nobili famiglie di mo ni.
Roma ; e il fecondo lo gode la cafa Conti. (a) Phot. Biblìoth. cod. CCXLIl. p.i 04-6°
[ L altro fu unito da Clemente XII. al fecon- <J>) lib. 3. epiji. 1 8.
do euitode del mufeo Capitolino .
LIB. XII.
dai tempi d’ Adriano ec. 397
jj\ 8. II mentovato Erode Attico fece ergere delle rtatue
ad alcuni fuoi più cari liberti (a) , ma dei molti monumen¬
ti , ch’egli fece ergere in Roma , in Atene , e altrove , più
non abbiamo che due colonne del fuo fepolcro d’un mar¬
mo detto cipollino , di tre palmi di diametro : effe fon note
per rapportavi ifcrizione che fpiegata fu dal Salmafio ; e gio¬
va dire che fognarte uno fcrittor francefe , quando immagi¬
nò che quella ifcrizione forte in lettere latine , e non in gre¬
che (£) . Le colonne portate furono a Napoli nel 1761. , e
rtanno ora nel cortile del mufeo Ercolanenfe a Portici (a) .
Spon ha pubblicate le ifcrizioni della di lui celebre villa Trio-
pea , che ferbanrt ora nella villa Eorghefe (c) .
$• 9. Ergeanrt allora eziandio delle rtatue a coloro che
riportavano il premio alla corfa de’ cocchi nel Circo (rt) , del
che portiamo trarre argomento , e formarcene un’idea fu al¬
cuni pezzi di mufaico in cala Martlmi col nome delle perfo-
ne ivi figurate (1) , e più chiaramente ancora fu un vinci¬
tore in limili giuochi di grandezza quali naturale , rappre-
fentato fu una quadriga in barto-rilievo , che facea parte di
un’urna fepoicrale ovata, e vedefl ora nella villa Albani (?) .
V’è nella villa Negroni una ftatua d’un fimil vincitore, di
cui nel rertaurarla ne fu fatto un ortolano , col dargli in
mano una zappa : tale lo crederono al ritorto coltello , li¬
mile al ronchetto de’ giardinieri , che tiene alla cintura, e
che gli è comune col vincitore porto fulla mentovata qua-
driga . Lucio Vero fece altresì collocare nel Circo la figura
in
(<2) Vhi\o(ìi. De vit.Joph. lìb. 2. c.t. 0. CO Un combattimento di gladiatori, de’
, . quali ognuno è diftinto col proprio nome,
(.0) Renaudot Prem. mem. Jur l’orig. des ricavato da un difegno predo l’ cmo Albani
‘*J*res grceqttes , Acad. des Infiript. Tom. il. è (dato pubblicato dal noltro Autore ne' fuoi
■Mem Monumenti antichi , n. 1 97. e 198. Talo-
f A ) Ns c renata la copia colle ifcrizioni pera nondimeno , per quanto fi può giudi-
aella Biblioteca Vaticana . car dal difegno , fu efeguita o dopo il deca-
ij\ Mtjcell. ec. Jecl. 1 o. n. 1 2. pag. £2 2. dimento dell’arte, o da un attilla poco e-
(“ì y. Palmer. Etere, in opt.fere auftor. fperto .
gr*c, ad Lucian.pag. pjp, (e) Monum, ant, ined, num, *03.
cap. ir.
Colonne d'E-
rode Attico .
Statue eret¬
te ai vincitori
circenlì .
398 Storia delle Arti del Disegno
- - in oro d’un fuo cavallo (a) , chiamato Volture per la fomma
lib.xii. ce2erìcà. nel correre (i) .
jf. io. Parlando de’ lavori de’ tempi di M. Aurelio mi fov-
viene alla mente il fuo libro , la cui morale è Tana ; ma nè
i penfìeri nè io ftile fono abbaftanza degni d’un principe che
vuol efiere uomo di lettere (b) .
sotto Com- jf- il. Sotto Commodo, figliuolo e fucceflore indegno
di M. Aurelio , finì l’ultima fcuola dell’arte , creata , per co¬
sì dire , da Adriano , e l’arte fteffa perì per non più rifor-
gere fe non dopo molti fecoli , come un fiume che fi per¬
de fotterra e riforge dopo mille miglia . Fa però ancora ono¬
re all’arte colui che ha fcolpita la bella tefta di quell;’ impe¬
ratore in Campidoglio , rapprefentatovi nella fua giovinez¬
za (c) , e forfè allorché fall fui trono in età di diciannov’an-
ni (d) . E’ vero però che quell’ arti Ila non ebbe molti egua¬
li , come argomentar lo polliamo dalle tefie degl’imperatori
feguenti , che a quella non fono paragonabili (e) . I meda-
glio-
(a) Capitolino nella di lui vita, cap. 6.
Tom. I. pag. 42 2. fcrive , che la portava eoa
sè ; onde eller doveva non molto grande .
(lì Da una difTertazione mss. del eh. P.
M. Capfoni Domenicano rileviamo che la (ta¬
tua porta Culla .piazza del duomo a Pavia ,
di cui parlamnj|j3 al Capo il. Lib. VII. p. 48.
noe. 1. , detta volgarmente il Regifole , e
trasportata probabilmente da Roma a Ra¬
venna , e da Ravenna a Pavia , rapprefenti
L. Vero . Montfaucon Diar. ita/, cap. 1 0.
pag.i4p. prendendola per un M. Aurelio ,
s'ingannò, com’ erafi già ingannato dando
lo ftelfo nome al L. Vero della villa Mattci
in Roma . V. Ficoroni Ofserv. &c. pag . gì.
A molte vicende Soggiacque la ftatua , onde
ha molti rappezzamenti ; Sembra però che
antica Siane la tefta , il bullo , parte del pan¬
neggiamento , la (iniftra , e '1 cavallo , cui
gl' intelligenti reputano di lavoro greco . La
ftatua , tranne la bardatura del cavallo , e
qualche pezzo rimelTò , è di metallo Sulb , e
non barino , come altri vollero .
(b) Egli era addetto alla filoSofia ftoica ,
e per conseguenza la Sua morale , e i Suoi
penSieri Sono alla maniera loro per buona
patte erronei , e {travasanti. Yedaufi Gian
FranceSeo Buddeo Introdullio ad phi/ofophiam
Stoicorum ex mente Antonini , Davide Koe-
lero De philofopkia Antonini , Hubner Re-
Jlexions Jur les dogmes de M. Aure/e , Bruc¬
herò Hi ftor. crit. phil. Tom. il. per. il. par. I.
lib. I. cap. il. feti. 7. §./ 4. p. S97., e il eh.
P. Buonafede Della iftoria , e della indole di
ogni filo/. Tom. ni. cap.4j., Tom. IV. c. 69.
(cì Vuol dire quando cominciava a {pun¬
targli la barba , cioè intorno ai 19. anni,
come Si vede nel marmo ; e non vi ha bada¬
to il eh. TiraboSchi , il quale nella Storia
della Letterat ital. Tom. il. lib. il. cap. X.
§. il. nota Su quello luogo , che Commodo
non poteva eftere altrimenti che giovane, eS-
Sendo llato ucciSo in età danni ji.
(d) Bottari Al.tf. Capit. Tom. il. Tav. /l8.
(1) Nel Tratt. preiim. c. IV. p. XCV1I1.
in fine , aggiùgne Winkelmann , che quello
bullo può gareggiare coi più bei ritratti che
abbiamo , eccettuato Sempte il lavoro dc‘
capelli , il quale effendo fatto quali co! Solo
trapano , ed eScguito a Sento e minutamen¬
te , (i diftingue da' canelli Scolpiti ne’ Secoli
anteriori . Non eScIude da quella oftervazio-
ne le più belle certe degli Antonini medcSmi,
e particolarmente le due celebri di Lucio Ve-
dai tempi d’ Adriano ec. 399
glioni in bronzo di quell:’ imperatore fono sì pel difegno che
per l’efecuzione da annoverarli fra i più bei monumenti del
loro genere . I conj d alcuni fono flati intagliati con tanta
finezza che nella dea Roma , fedente fu un rovefcio in atto
di porgere un globo a Commodo , veggonfi ai piedi le te-
fticciuole di quegli animaletti colla pelle de’ quali faceanfi
allora i calzari (a) . Non fi può però ben conchiudere da un
minuto lavoro ad un’opera in grande ; altrimenti molti rove-
fci di medaglie degl’imperatori feguenti , che non fono mal
difegnati , ci farebbon dedurre una falfa confeguenza fullo
fiato dell arte in generale . Colui che la fare un bel model¬
lo d una nave la egli per quello cofiruire un gran vafcello ,
• atto a refifiere ai venti e ai fiutti d’un mar tempeftofo ? Un
Achille pafiabilmente difegnato in piccolo parrebbeci un Ter-
fite , fe dalla fiefia mano lolle difegnato in grande . Diffatti
è più facile a ridurre una figura dal grande al piccolo che
dal piccolo al grande , come più facil è il difcendere che il
falire (a) . Così Sante Bartoli finché trafportò dal grande al
piccolo i grandi monumenti antichi , quali erano i lavori
di rilievo delle colonne di Trajano e di M. Aurelio (b) , eb¬
be nome di abile difegnatore ; ma fi dimoftrò ben difuguale
a sé fielfo quando volle difegnare più in grande gli antichi
balli
UB. XII.
CAP. 11.
10 , e di Marco Aurelio , di grandezza quali
colollale, elidenti nella villa Borghefe , nomi¬
nate qui avanti pag. q9p. V f . , i capelli delle
quali fon lavorati nella medcfima guifa .
(a) Buonarr. Ofserv. iftor. fopra ale. me-
dagl. Tav. 7. n. 6. pag. 1 16.
(a) Vedi qui avanti pag. 94.
1b) Anche quella colonna meritava una
didinta menzione , come quella di Trajano,
di cui ha parlato l'Autore qui avanti p.37 1 . ,
benché fi creda inferiore nella bellezza del
lavoro . Si vuole eretta dal Senato in onore
di Marc’Aurelio , ed è data incifa in rame
da Sante Bartoli colle illudrazioni di Bellori .
11 celebre prodigio della pioggia impetrata
dal cielo all' efercito di queìlo imperatore
nella guerra contro i Quadi per le preghiere
della Legione Fulminatrice > come raccontano
Tertulliano Apolog. c. p. , Ad Scapai, e. 4. y
Eufebio Ecc/ef. hijt. lib. p . cap. p. , S. Grego¬
rio Nilfeno De Ss. quadrag. Martyr. orat.z.
princ. pper. Tom. il. pag. 937. , Sifilino in
M. Ant. pag. 27 p. , ed altri , intorno a" qual»
può vederli il Baronio Anna/. Tom. il. ann.
176. n. 2. fegg. pag. 286. fegg. , Ermanno
Witzio De Legione Fu/min. Lnrijl. ec. , quel
miracolo , dico , rapprelèntato fulla colonna
fecondo l'opinione dei Gentili , come può ve¬
derli predo il citato Bartoli Tavola 1 p. , era
rapprefentato anche in una pittura menzio¬
nata da Temidio Orai. 1 p. ad Theodof.
pag. 1 91. Vi era l’imperatore colle mani al¬
zate in atto di pregare , e i fuoi foldati chi
in atto di ricevere l'acqua negli elmi , e chi
di bere .
400 Storia delle Arti del Disegno
. baffi-rilievi pubblicati fotto il titolo di Admiranda Antiqui -
lib.xii. tatum Romanarum . Vedendo noi de’ rovefci delle medaglie
del terzo fecolo coniate in uno ftile troppo buono per quei
tempi , dobbiamo credere che lìanfì allora adoperati i conj
antichi .
Decadimento
deU'artc .
jf. 12. La rifoluzione prefa dal Senato romano di di-
ftruggere ogni memoria di Commodo rifguardava principal¬
mente le fue figure . Di quello furore veggonfi le tracce
in molti fuoi bulli e telle fcoperte dal fignor card. Albani
preffio al mare nello fcavare le fondamenta del fuo magnifi¬
co palazzo a, Nettuno . In tutte vedefi il vifo guallo a colpi
di piccone , onde non fi riconobbero che per gli altri attri¬
buti di quell’imperatore , come in una guafta gemma fi diilin-
gue al folo mento e alla bocca l’immagine (a) d’Antinoo (i) .
jf. 13. Non è maraviglia che l’arte tendeffie allora così
fenfibilmente alla fua decadenza , fe fi confideri che le fcuo-
le
(a) Vedi Tom.I. pag. 30 3. §. 26.
(1) Evvi in Belvedere a Roma , dice il lio¬
filo Autore nelle fue Annotazioni ec.p. 1 z+.,
[ e nel Trattato prelim. cap. I T. p. XC1X. ]
una (fatua , volgarmente detta Ercole Com-
modiano , e credei! ivi rapprefentato l’im-
perator Commodo , che foleva farli effigiare
vedito colla pelle di leone , come [ ci atteffa
Lampridio nella di lui vita c. 9. pag. j.p6. , e]
appare dalle fue monete . [ Vedi Euonarruoti
/oc. cit. num. S. pag. tip. / cgg . ] . Il bambino
che tiene Tulle braccia credei! quel fanciullo
che ferviagli per palfateropo , e che fu poi
cagione della fua morte . Herodian. lib. r.
cap. 3 q. Ma ivi fi rapprefenta veramente Er¬
cole , che tiene in braccio Ajace figliuolo di
Telamone ; imperciocché narrali che la na-
fcita di quello fanciullo fu predetta al padre
da Ercole ; che Ercole gl' impofe tal nome
prima ch’ei nafcefle , pel buon augurio che
prefe da un'aquila apparfagli nel far i fuoi
voti per lo dello fanciullo , fecondo Pindaro
JJihm. Od. 6. •ver], 61., il quale fanciullo ef-
fendo poi nato , fu da Ercole involto nella
fua pelle del leone , ed innalzato cosi verfo
il cielo , come per prefentarlo a Giove , e
così portato al di lui padre , come lì ha da
Eiloflrato Heroic. cap. 1 r. num. 1. pag. 7 1 p.
Tom. il. , e finalmente da lui educato .Tzetz.
Schol. in Lycophr. Akx. v.4-61. [ Il fignor
abate Vifconti farà vedere nel Tom. ti. del
Mufeo Pio-C/ementino , che rapprefenti piut-
tofto Telefo figlio d’Èrcole, argomentando¬
lo principalmente da altri monumenti ne*
quali vedefi Ercole col figlio in braccio , e
accanto la cerva , che lo allattò . ] In alcuni
modelli in gelfo di quella (fatua fu omello il
bambino , invece di cui fono (la i dati ad Er¬
cole i tre pomi delle Elperidi . Quella (tatua
è lavoro d’uno de' più abili attilli della Grecia,
e può annoverarli tra le più belle di Roma .
La tetta è incontradabilmente la più bella te¬
da d’Èrcole che fi conofea , e i capelli fon la¬
vorati colla maggior finezza e gudo , come
nell’Apollo . [ Così , profiegue a dire l’Autore
nelle fue Annotazioni , è data creduta fenza
giudo fondamento una datua di Commodo
in forma di gladiatore , quella nel conile del
palazzo Farnefe , che porta un giovanetto
uccifo Tulle (palle . Non era dato avvertito
che la teda, la quale effettivamente rappre¬
fenta quedo imperatole , era moderna . Mol¬
to più li è approflìmato alla verità colui , che
dalla femplice figura vedutane in una raccol¬
ta di dame aliai male incile pubblicata in
Roma nel 11S15. , la chiamò un Atreo ucci-
fore del figlio di Tiede fuo fratello ; della
quale fpiegazione vanamente fi è fpacciato
autore Gronovio nelle fue antichità . [ Thef,
Antìq. grte. Tom. I. nnnn.
dai tempi d’ Adriano eg. 401
le fiefie deTofilti in Grecia finirono con Commodo ( a ) ; e che
a’ Greci fiefil diventava ignota la propria lingua , coficchè
pochi fra di loro gli fcritti degli antichi autori legge! fapea-
no e intendere . Oppiano il quale nelle fue poefie avea imi¬
tato Omero , prendendone le frali fiefie e le parole , era a
que’ Greci ofcuro quanto Omero medefimo (b) . Quindi eb¬
bero necelfità d’un vocabolario della loro propria lingua , e
Frinico disfatti infegnava agli Ateniefi in qual maniera avelle¬
rò parlato i loro antenati ; anzi di molte parole più non fa-
peafi la vera lignificazione , nè poteafene trovare l’etimolo¬
gia fe non per congetture .
$■ 14. L’arte decadde vieppiù dopo Commodo , come
argomentar lo polliamo dalle pubbliche opere fatte ai tem¬
pi di Settimio Severo , il quale luccedè a Commodo dopo
un anno , efiendo in quel breve intervallo fiati eletti all’im¬
pero e medi a morte Pertinace , Didio Giuliano , Clodio Al¬
bino , e Pefcennio Nigro . Settimio Severo , che pretendea
d’eflere fiato otfèfo dagli Ateniefi mentre dalla città loro paf-
fava per andare in Siria -, voile farne vendetta , e li privò
di molti privilegi accordati loro dai fuoi predecefiori (c) .
1 balli-rilievi , che fono fui noto fuo arco (a) , e fu un altro
che gli argentieri aveano fatto ergere in fuo onore (b) , fon
si mal fatti , che non fi comprende come dopo la morte di
M. Aurelio in dodici anni l'arte Ila cotanto decaduta ; del¬
la qual ccfa abbiamo pure un argomento nel bafio-rilievo del
gladiatore fiatone ( d ) di grandezza naturale nella villa Pan¬
fili , il quale efiendo fiato con gran pompa fepolto per or-
Tom. II. E e e dine
(f) Crefoll. Theatr. rhet. lìb. i . cap. 4.. expl. Tom. IV. par. r. pi. top. Marliaui li>
(b) V. Ber.tley s Dijf.upon P baiar, p.406. giudica il più bello di tutti gli archi .
(c) Spart. i,i Severo . pag. 6 p. B. (b) In Roma accanto a fan Giorgio in Ve-
(a) Dileguato da Pietro Berettino da Cor- labro .
Tona, incito da Sance Bartoli , e pubblicato ( d ) Fabretti Sym. de col.Traj. c. 3 . p.z p ! .,
da monfignor Suareho colle fue illullrazioni Montfauc. Ani. exvl.Tom.nl. par. 2. pi. r pjp.
per le Rampe del de Rodi in Roma nel i6?«. [ Dato anche nei Monumenti amichi inutili ,
Ne da la figura anche il Montiaueon Antiq. num. ips.
40-2 Storia delle Arti del Disegno
===== dine di Caracalla , verofimilmente non avrà avuto il peegio-
LI'BpXii' rC arti^a a ^co^Pirne ^ ritratto (a) . Filoflrato fa menzione
di certo Aristodemo pittore di quell’ età , e fcolare di Etr-
melo (b) .
scveroC.mmi° 1 Esaminando i fin qui mentovati lavori appena ere*
derebbefi , che vi folle flato a que’ tempi un fonditore ca¬
pace di gettare la ftatua in bronzo di Settimio Severo {a) ,
che vedefi nel palazzo Barberini , febben efTa non polla dirli
veramente bella (c) . La flatus. elìdente nel palazzo Altieri,
che dicefi di Peicennio Nigro (b) , il quale contro Severo ri-
bellofiì e ne fu vinto , farebbe ancor più Sorprendente della
tellè mentovata e di tutte le monete di Pefcennio , fe effet¬
tivamente lui ci rapprefentalfe ; ma la teda s’aflomiglra piut-
todo a Severo medefimo . La fola datua che abbiamo di Ma-
crino fuccedor di Caracalla dava dianzi nella vigna Borioni .
.. . Eliogaba- jf, 16. Tienfi come lavoro de’ tempi d’ Eliogabalo una
datua muliebre di grandezza naturale nella villa Albani , che
rapprefenta una donna attempata con volto mafehile , cofic-
chè per un uomo prenderebbe!] , fe il panneggiamento non
ne indi cade il fedo : i capelli fono lifeiamente pettinati fo-
pra la teda , tirati fu per di dietro , e rivoltati . Tiene nella
finidra un volume , attributo draordinario alle figure femmi¬
nili , per lo che fi è congetturato che fia ivi rapprefentata
la madre di qued’ imperatore , la quale adìdeva al configlio
pri-
Ca) Di Caracalla oflerva il noflro Autore che venerava come i più gran capitani delP
nelle fue Annotazioni fu quello luogo, fe- antichità . Erodiano /oc. cit. Nel Trattata
condo Erodiano lib. 4.. cap. 1 3. , che ordinaf- pre/im. in fine , pagi CI. \finkelmann loda
fe a tutte le citta d'alzar delle llatue ad Alcf- le tefle di lui nel palazzo Farnefe , nel multo
fàndro il Grande , di cui egli imitava il pie- Capitolino , e nella viUa Albani .
gamento della tella , come li è veduto qui a- (b) lcon. lib. t.procem. pag. 7 63.
vanti pag.231. n. 1. , e come facevano anche (u) Maffei Racc. dittatile , Tav.92.
i Satrapi della Perfia al dir di Temiftio Orar. (c) Ci avrebbe forle fatto prendere miglior
23. ad Gratian. pag. 173. B. Aggiugne che concetto dell'arte a’ luoi tempi la quadriga,
fi vedevano in Roma degli Ermi a doppia te- e le llatue di bronzo , che (lavano lui citata-
ila , da una parte di Alelfandro , e dall altra fuo arco , fe li follerò confavate,
di Caracalla. Quelli fece innalzare anche del- (i) idem Tav. no .
k llatue, e de' bulli a Siila, e ad Annibaie *
bai tempi d’ Adriano eg. 403
privato , e in di cui onore egli iftituì in Roma un Senato
di donne (a) . lib.xu.
jf. 17. Aleffandro Severo luce e fio re d’Eliogabalo raccol- .^Aicflkndr»
fe da tutte le parti le rtatue degli uomini illuftri , e collocol- 5evet0 -
le nel Foro di Trajano (a) . J1 fuo ritratto però in marmo
non è a noi pervenuto , almeno neffiuna di lui effigie tro¬
vali in Roma (b) (1) .
jf. 18. Ve bensì in Campidoglio una grand’urna fui cui ... prctefa fu*
coperchio vedonfi le figure di due fpolì in grandezza natu-uma*
rale , e fu per lungo tempo creduto che quella conteneffie le
ceneii d Alelfandro Severo , e di lua madre Giulia Mammea»
che nelle due figure follerò flati effigiati . Ma vi fon più ra¬
gioni di credere che quell’ urna tutt’ altre ceneri conteneffie
che le J010 . La figura virile , che ha una corta barba , rap-
prefenta un uomo che oltrepaffia i cinquant’ anni , laddove
Aleffiandro Severo morì nell’anno fuo trentèlimo dopo quin¬
dici anni d’impero ; e la figura femminile , da cui l’urna pre-
fe erroneamente il nome di Giulia Mammea , è l’effigie della
moglie di quell’uomo ivi fepoko .
$. 19. Supporto che quella veramente forte l’urna d’Alef-
fandro Severo , le figure in rilievo , che veggonfi fui bellif-
fimo vaio di vetro trovatovi dentro (c) , fono Hate fpiegate
E e e 2 del-
(<j) Lamprid. in lleliogab. c. 4 . pag. 7-97.
(a) Lampridio nella di lui vita, cap. 26.
P<ig. gz^.. Si veda al capo feguente $. 7.
(b) Un bel bullo fe ne ha ora nel Mufeo
Pio-Clementino , trovato negli fcavi d’Otri-
coli ; e un altro maravigliofo , in veftito vi¬
rile , è andato alla galleria Granducale a Fi¬
renze , ove già ne era un altro loricato.
(t) Un opportuna olTervazionc fu quello
palio ci viene fomminiftrata dal rinomato fi-
gnor abate Tirabofehi , la quale piacenti ri¬
portare cogli Udii Tuoi termini : „ Alelfandro
„ Severo , dic'egli Stor. della Leu. ital.T.il.
»> lib. il. cap. X. §. il. , lèmbra che ufafle di
,, ogni sforzo per far rifiorire le belle arti ,
*> 11 che dal Winkelmann non fi è avvertito
» • • • Lampridio in .'il ex. cap. 17. pag. 927.
„ Tom. I, dice che egli dipinge» mirabilmen-
,, te, e che molte rinnovò delle fabbriche
,, de' precedenti Impcradori , molte nuove
» ne fece innalzare egli lidio , e traile altre
,, le terme , a cui diede il fuo proprio nome ,
„ che molti colofiì fece ergere in Roma ,
,, chiamando perciò da ogni parte artefici va-
„ lorofi ; anzi a lui attribuifee l'invenzione
„ di unire e di intarliate inficine marmi di di-
„ verfi generi , id. ib. c. zp. ; nel che però,
» fe egli intende che Alelfandro folle J’inven-
„ tore de' lavori che diciamo a mofaico , elfi
,, erano più antichi di aliai , come dall'eru-
„ dita Opera del Cardinal AlelTandro Furietti
,, fu quello argomento raccogliefi chiaramcn-
„ te ,, . Noi pure abbiamo ai ciò trattato iu
altra nota qui avanti pag. 87.
(c) Vedi Tom. 1. pag. 40. Ora è palfato in
Inghilterra piglio il fig. cav. Hamilton „
1* i iS . All*
CAP. II.
Statua ili s.Ip
polito . . .
... e di Pii-
pieno .
404 Storia delle Arti pel Disegno
della nafeita d’ Alefiandro il Grande , ivi rapprefentata per
un’allufione di nome con quell’ imperatore . Non mi ferme¬
rò qui a deferivere ed a fpiegare quel lavoro , che è già Pa-
to pubblicato da Sante Bartoli nella.- Pia Opera de’ fepolcri
antichi , e dirò folo in due parole che ivi rapprefentafi pro¬
babilmente la favola di Peleo e Teti, la quale in un ferpen-
te cangi olii per isfuggire a quello fuo amante . La medefi-
ma favola efprelTa era fulla calla di Cipfelo , ove Teti con
una mano gettava un ferpente contro Peleo , che fi sforzava
di fermarla per l’altra (a) .
jl. 20. De’ tempi di quell’imperatore è la Patua fedente
di s. Ippolito in grandezza naturale nella biblioteca Vatica¬
na (b) , che fuor di dubbio è la più antica figura in mar¬
mo che pervenutaci fia de’tempi criftiani ; poiché allora i Cri-
Piani cominciarono ad ottenere una maggior confiderazio-
ne che dianzi , e queP’imperatore permife il pubblico efer-
cizio della loro religione nel luogo ov’è oggidì s. Maria in
TraPevere (c) .
jf. 21. Che a quePi tempi vi folle ancora qualche abile
artiPa fuperiore al fuo fecolo lo dirnoPra la Patua dell’im-
perator Pupieno , che Pava dianzi in cafa Verofpi , ed è ora
nella villa Albani . Ella è alta dieci palmi e intera , fe non
che le manca il braccio deliro fino al gomito ; ed ha tut¬
tora quella fina croPa argillofa , di cui fogliono trovarli lot-
terra coperti i lavori antichi . Impugna colla finiPra mano
la fpada , e v’ è fcolpito un corno d’abbondanza fui tron¬
co , al quale appoggia la gamba finiPra . Al primo fguardo
tale Patua ci dà un’idea dell’arte che non s’accorda con que¬
Pi tempi , poiché ha un’aria di grandiofa rnaePà nelle par- *
ti *
(a) Paul". Uh. / cap. 1 8. pag. 423. Tom. ri. pag. r fp. feg.
(A) V. Vignoli Di(f. de ann. 1. Imp. Alex. ( c ) V. Nardini Roma ant. Uh. 7. cap. 11.
Sey. Aug. LjUem pr&fcrt Cathedra marm. fan- reg. XIV. pag. 4. ’y [ Egli prova , che da’ tem-
Ui Hippolyti , princ. [ Ns da la figura anche pi anteriori avellerò i Criltiani in Roma delle
Bianchini nell' edizione romana d'Anaftafio chiefe pubbliche .
LJB XH.
CAP. II.
dai tempi d' Apuano ec. 40?
ti , nelle quali però non fi (copre quell’ abilità che è pro¬
pria degli antichi maeftri . Vi fono , a così dire , i colori prin¬
cipali , ma vi mancano le mezze tinte , perlochè la figura
acquifia un non fo che di pelante . Errano per tanto colo¬
ro i quali penfano che allora non vi folle più (cultura in
Roma (a) . V’era altre volte nel palazzo Farnefe la baie di
una (fatua dell’ imperator Gordiano (b) , che or più non fi
trova .
jf. 2 2. La vera epoca della totale decadenza dell’arte dee TcmP' diGal*
fiffarfi avanti Colfantino in tempo de’ torbidi eccitati dai tren¬
ta tiranni , che fiotto Gallieno fiollevaronfi , cioè dopo la me¬
tà del terzo fiecolo dell’era crilfiana . Gli eruditi conoficitori
delle antiche medaglie già olìervarono che dopo Gallieno in
Grecia più non coniaronfi monete d’argento (a) , e che quan¬
to più cattivo è il conio e vile il metallo ufiato in quefili tem¬
pi , tanto più frequente incontrali (u di effe improntata la dea
Moneta , come l’onore fic-ntefi ad ogni parola uficir di boc¬
ca a coloro nel cui cuore quefta virtù è molto problemati¬
ca . La telfia di Gallieno in bronzo , coronata d’alloro nella
villa Mattei , è pregevole per la fiua rarità (3) .
jf. 23. D’una (fatua di Calpurnia , moglie di Tito , uno-
dei mentovati trenta tiranni , trovali fatta menzione predo
Tiebeilio Pollione (c) , il quale così di lei fcrive : cujns Jìci -
tnam in tempio Veneris adhuc •videmus argolicam , fed duratemi.
1 commentatori {d) hanno (fidato inutilmente a (piegare la vo¬
ce ar gotica ni , che non involge più nefìfina difficoltà , e nul¬
la contiene d’importante per l’arte , fie debba leggerli argiU
laceam ,
(<0 V. Ficoroni Off. fopra il Diar. ital. di
Moncf. pug. 1 4..
(h) V. Lipf. Ant. teli. Uh. /. cap. 8.
(a) Nella Grecia alìatica fé ne fono co¬
niate almeno fino a Diocleziano , e qualche-
dune potfono vederli nelle raccolte di Banda¬
rio , di Polleria , dell’ Haym , di Pembrok ,
nel mufeo Pifani , e Arigoni .
(s) Si è notato qui avanti pag-4f. not. ,
che è di Tri'ooniano Gallo , ed è paffuta al
Mufeo Pio-Clementino .
(c) Vita Ti ti .
(d) Baudelot L’utiiiti des voyag. Tom. 1,
pag.12p.jegg.
LIB. xn.
CAP II.
Malli di mar¬
mo con ifcri-
/aionc .
4 o-S Storia delle Arti del Disegno
laceam , com’ è verolimile . Ho pofcia trovato che prima dì
me avea fatta quella correzione un erudito tedefco ( a ) .
jT. 24. Sembra che la barbarie allora tutta invadere Ro¬
ma in un iftante , il che può conchiuderli dalle molte co¬
lonne e grandi conche d’aiabaftro e di marmo , con grolH
piedeflalli e malli enormi di marmo flraniero colà fcavati ove
era una volta il porto , o piuttoflo la fpiaggia del Tevere a
cui approdavano le barche , lotto il monte Aventino , e do¬
ve oggidì ha il fignor duca Sforza Cefarini una vigna in cui
veggonlì gli avanzi de’ magazzini antichi . Quelli falli erano
probabilmente lavorati in ellero paefe , trafportati a Roma , e
ivi venduti per fervirfene in alcune fabbriche , le quali forfè
rollarono inefeguite per 1’ irruzione de’ popoli del Nord in
Italia . Una delle colonne ivi fcavate d’alaballro fiorito , al¬
ta ventiquattro palmi , la quale è il più bello e’1 più gran
mallo di quella pietra che fi conofca , vedeli nella villa Al¬
bani ove pur fono due gran tazze dello ftelTo alaballro di
dieci palmi di diametro , che furono trovate rotte con pez¬
zi di più di dieci altre limili tazze . Nel mezzo ad una di
quelle v è la fella di Medufa , e all’altra v’è quella d’un Tri¬
tone , o forfè d’ un Fiume ; e lìccome tali vali non hanno
alcun foro , è probabile che fervilTero , come oggidì i bei
vali , per ornamento di qualche fabbrica (a) .
jl. 2 J • Che tali opere non liano di tempi molto lonta¬
ni da quelli di cui parliamo , argomentali da due gran malli
di marmo cipollino non lavorato , ne’ quali vedeli incifa un*
ifcrizione , le cui lettere hanno una forma , ch’è propria di
quella età . Su uno v’è il nome d’un confole , probabilmen¬
te
(a) Triller Obferv. crìt. lib. 4. cap. 6. [ Ri- mufeo Capitolino . Ved. Ficoroni Vetera
provato dal P. l’adaudi Alonum. peloponn. monum. &c. in appendice delle Gemma Lite-
lom. il. pag. 44. rata , tic. pag. 1 ’ } . Il lignor dura Cefarini vi
(.a) Vi fu ritrovata anche la belliflìma co- trovò un gran pezzo di plafma dilmeraldo,
lo una d'alabaftro orientale , che fi vede nel col quale fece tavolini belliUimi ,
dai tempi d’ Adriano ec. 407
te di quello che avea fatti colà trafportare que’ falli col lo¬
ro numero :
RVLIANO COS
EX RAT
IALINT I V
LXXXI1I
full’altro
S VBC VRAM T N I C 1 S
PRCRESCPN1LL1BN.
jf. 26. Quelle ifcrizioni io lafcio ad interpretare a chi
h-a di me più tempo e abilità . 11 confole Rubano è igno¬
to : trovanlì bensì parecchi confoli della famiglia de’ Fabj coi
foprannome Rubano , ma quelli vilìero ne’ tempi della re¬
pubblica . Le ifcrizioni fono nella villa Albani fiaccate dal
malli , de’ quali ne furon fatte due colonne trafportate in In¬
ghilterra nel 1767. (a) .
(a) Vedi le lettere di Winkelmann nel Tomo ni, qui app reffo , art, xv, in fine»-
Ca-
LIB.X1I.
CAP. Ih
40 8
Storia delle Arti del Disegno
LJ3.XII. fT-i ci— t- .'J’U. cr.-.i.-- . .
CAP. HI.
C A P O III.
Arti f otto Coflantino — Monumenti rimaflici — Ofservazioni full' ar¬
chitettura — Stato delle arti in Oriente — Lavori di que’ tempi —
Decadenza dell'arte in Atene ... e in Roma — Effigie di Giujìi-
niano — Pretefa fiatila di Belifario - Arti folto Coflante — Urne
fhnajìe in Sicilia — Statue traforiate a Cojlantinopoli — Con-
clufione .
Atti fotto I n quale flato follerò le arti fotto Coflantino il Grande giu-
Coftanano. cjjcar jQ p0fflarn0 dalle di lui ftatue, una delle quali è nell*
Monnrnenti atrio della chiela di s. Giovanni in Lacerano , e due ne fono in
«mattisi. Campidoglio, e da alcuni baflì-rilievi dei Tuo arco, fu cui
però quel che v’ ha di meglio è flato prefo da un arco di
Trajano (a) . Io duro fatica a credere che ai tempi di Coflan¬
tino fìa fiata fatta l’antica pittura della dea Roma che vedefì
nel palazzo Barberini (b) . Trovali però memoria d’ alcune
pitture rapprefentanti de’ porti e delle vedute marittime (c) ,
le quali da alcune ifcrizioni parevan effere di quelli tempi ( a ) ;
ma effe ora fi fon perdute , e folo veder fe ne poffono i
difegni coloriti nella biblioteca del sig. card. Albani (d) . Le
pitture di un antichilììmo Virgilio della Vaticana non fon già
troppo belle per effere de’ tempi di Coflantino , come vuole
Spen-
(a) Ne dà la ttampa il Battoli Admìr. Ant.
Rom. Tab. 1 0-31.
(b) Vedi qui avanti pag. $4..
(c) E varie figure di deità .
(a) Burmann. Syllog. epijl. Tom. V.p.pzj.
epìft. 4-S 8. [ E celebre Ottavio Falconieri ,
che fcrive quelle notizie a Nicolò Heinfio ,
dice che congettura non etter molto anterio¬
ri ai tempi di Coftantino quelle pitture per
alcune ifcrizioni di quelle fabbriche , ove ef¬
fe furono trovate ; ma che certamente non
potevano edere fiate fatte prima d’Antonino
Pio , per una di quelle ifcrizioni in quelli
termini ; BAL. FAVST1NAE S.
Coi Degli avanzi , che fi vedeano nei fot-
terranei del palazzo Rofpigliofi , ove erano
le terme di Collantino , e dei pezzi tagliati¬
ne allorché nel fecolo feorfo fu aggiunto un
braccio al palazzo , ove ora fi conlervano ,
come narra Ficoroni Le vefiigia di Roma ant.
lib. 1. tao. 1 0. pag. 1 z8. , ne riporta 14. Ca-
meron Defzription des baìns des Romains ,
pi. 4.0 -yg. , e 11. ne ha pubblicati qui in Ro¬
ma in tanti difegni coloriti , il fignor Marco
Cailoni nel 1780. : migliorati peraltro da k-
mendue ; non offendo gli originali nè trop¬
po belli , nè troppo coniervati .
dai tempi d’ Adriano ec. 409
Spence (a) , il quale , ciò fcrivendo , non le avea più ben
prefenti alla memoria , e giudicavane fu i difegni di Bartoli
che le ha migliorate ; nè fapea che da un ragguaglio fcrit-
to nel medefimo libro , e dell’età medefima di elfo , rifulta
eflere quel codice e quelle pitture effettivamente dei tempi di
Coftantino (b) . Un’eguale antichità fembra doverli attribuire
a un figurato codice di Terenzio della ftefta biblioteca (a);
e ’1 celebre Peirelcio in una lettera inedita confervata nella
citata biblioteca Albani fa menzione d’un altro codice Te-
renziano dei tempi di Coftanzo figliuolo di Coftantino 3 in
cui le pitture erano fatte fui medefimo ftiJe .
jf. 1. Una ben convincente prova che decaduta folle ai
tempi di Coffantino sì la fcultura che l’architettura l’abbia¬
mo nella chiefa che dicefi un antico tempio di Bacco (b) ,
preffo quella di s. Agnefe fuor di Roma , ma che veramen¬
te , ficcome appare dalla ftoria e dalla ifpezion locale , è un’
antica chiefa criftiana, che il mentovato imperatore fece edi¬
ficare a richieffa di Coftanza fua figliuola , la quale ivi era
Tom. IL F f f fta-
(a) Polymet. Dial. 8. pag. iOf. vìttime , pilei fri gj , abiti, biremi , ed al-
(A) Burmann. /. c. epifi.i 76. p.i 94.. [ Bar- tro , quafi che Amili cofe non potedero più
manno a quello luogo riferifce uno fquarcio dipingerli ai tempi di Coftantino , o non vi
del giudizio di Heinfio intorno al celebre co- fodero più antichi modelli da imitare ; e che
dice del Virgilio della biblioteca Mediceo- i contorni (ìano più eleganti , di quello , che
Laurenziana a Firenze , ove , argomentando poteva farfi allora ; quando anzi a ben confi-
dalla ifcrizione , odia dal ragguaglio fcritto derarle , fono di un gulto , e di una intelli-
in fine delle Buccoliche da Turcio Rufio Apro- genza inferiore anche a tutto quel fecolo . Il
niano Afterio confole ordinario, il quale di- giudizio di Schei tirate è flato ripetuto , e fe¬
ce di averlo avuto in dono da Macario , e di guito da Bottari nella edizione fatta in Ro-
averlo corretto , crede che polla fidartene ma nel 1741. di quello codice di Virgilio , e
l'antichità circa i tempi di Coftantino . Parla delle pitture incile da Sante Bartoli ; e ul-
Heinfio pag. 15 anche del codice Vaticano duramente nella prefazione alla raccolta dei-
citato da Winkelmann , e di due altri della le (ledè pitture riprodotte con una piccola
ftelfa biblioteca ; ma non li crede di tanta an- fpiegazione parimente in Roma ne! 1781. dal
debita ; come non pofiono crederli ragione- librajo fignor Venanzio Monaìdini .
volmente , quantunque oltre Spence , del (a) Anzi dal fare delle pitture fi può cre¬
ili. fecolo creda il detto pri o codice an- dere di tempi più badi. Le (lede pitture fo¬
che il Padre Mufanzio Tabuli chronolog. ad no pubblicate nell’edizione fatta in Urbino
fuc.ril. Tab.4.0. , e Schelftrate in un fuo rag- di quello poeta l’anno 1716. in foglio, con
guaglio manoferitto inferito nel volume oc- qualche differenza nel difegno , e così ripe-
toboniano to{9. della (leda biblioteca Vati- tute nell’edizione fatta in Roma nel 1787.
cana , alla vag. 3$ 2. lo giudichi di tempi (b) Così femplicemente lo chiama il no¬
anteriori a Coftantino , e forfè dei tempi di Uro Autore nella prefazione a queft’ opera
Severo , fu i debolidìmi fondamenti di c(- pag. xxxj. feguendo la volgare denominazio-
fervi rapprefentati dei tempj , de’ facrifizj , ne, non approvandola .
LIB.Xll.
CAP. III.
o
LIB.XII.
CAP. III.
410 Storia delle Arti del Disegno
fiata battezzata , e voleva pur eflervi feppellita (a) . Che tal
fabbrica non fia anteriore a quelli tempi ne’ quali diflrug-
geanli gli antichi edifizj per inalzarne de’ nuovi , rilevali
dalle bah e dai capitelli delle colonne , che tutte ineguali
fon fra di loro , colìcchè una non ve n’ha che all’altra ben
corrifponda (b) . Mi fa quindi maraviglia l’inavvedutezza di
Ciampini (a) , il quale per follenere che ivi folle veramente
un tempio di Bacco , da Collantino poi dedicato a ufo più
fanto , pretende che fan ivi tutte le parti in una perfettiffì-
ma proporzione . Quello febben erudito fcrittore nelfuna co¬
gnizione aveva delle arti del difegno , e perciò crede altresì
che i cinque bei candelabri marmorei alti otto palmi , de’
quali due fon nello Hello luogo , e tre nella chiefa di s. Agne*
fe ,
(a) Credo che qui fi confondano due cofe ;
la chiefa di s. Agnefe , che fu fabbricata da
Coltantino ad iltaoza di s. Coltanza, come
fi ha dagli atti di quella fanta tra le opere di
s. Ambrogio, Tom. 1 V. col. ygS. D. , e pref-
fo i Boi lan di ( ti dìe 21 . januarii , Tom. il.
pag. Jfl- n- ‘ 6- > e da Anallalio nella vita di
s. Silveftro , feti. 42. Tom. 1. p. 4.6. ; e l'edi-
fizio ivi contiguo , ove ella fu battezzata fe¬
condo Araftaiìo , e anche fepolta , come han¬
no i fuddetti atti , ove perciò fi chiama mau-
foleo . Quello fu fatto parimente innalzare
da Coilantino , come pare che vogliano dire
i citati ferittori ; e fe fono autentici, e an¬
tichi gli atti manofcritti di quella fanta , de’
quali portano uno fquarcio l'Aringhio Roma
fubterr. lìb. 4. cap. 23. num.14.. pag. 1 36. , i
lodati Bollandifii dìe r S.februariì , Tom. ni.
pag.70., Ciampini Dcf-.cr. /tdif.c. io.p.1 34..,
Collantino Hello lo avrebbe non fidamente
fatto innalzare , e ornare di mufaici ; ma an¬
che dedicato a ufo di chiefa in onore , e me¬
moria di fua figlia , di cui vi avea collocato
il corpo in urna di porfido . Colta però dall’
ifcrizione marmorea , che è fopra la porta,
edere (tato confecrato ad ufo di chiefa dal Pa¬
pa Aiefiandro IV. nel 1136. , come pure nota
il Nardini Roma antica , lìb. 4. cap. 4. p.r 34..
ElTendovi (tata fepolta anche Cofiantina altra
figlia di Coltantino , fecondo che narra Ani¬
mano Marcellino Ub.21.pTmc. , Enrico Vale-
fio nella nota a quello luogo ha pretefo , che
tempio di Collantina debba chiamarli anziché
di Coltanza ; inoltrando di aver poco efami-
nata la Itoria per follenere un'opinione al¬
tronde già confutata dall'Aringhio /. c. n. 8.
(b) Dei tempj innalzati da Coltantino in
Roma , e confecrati al culto del vero dio ,
non è da trafandarfi qui almeno quello di fan
Paolo fuor delle mura per la Via Oltienfe , che
fi è confervato fino a’ notili tempi , e ci dà
la più giulla idea della decadenza dell'arte .
Al dir di Prudenzio Perifteph. kymn.12. v.4.3.
fegg. era per entro tutto dipinto , la folfitta
era indorata, le invetriate erano fatte di vetri,
o criltalli dipinti a varj colori , come provere¬
mo meglio nel Tomo ni. nelle noltre oflerva-
zioni alle lettere di Winkelmann , e tutto l'in¬
terno fi reggeva fu quattro ordini di colonne.
In appreflb ha fofferte molte vicende , efTen-
do flato ampliato, e rellaurato in varie oc-
cafioni . Quella folfitta , le invetriate , e le
pitture fono perite . Le colonne non fono
tutte di marmo pario , come pare che le dica
Prudenzio . Ve ne fono di bellilfimo paonaz-
zetto , quali più , quali meno macchiate , e
di cipollino ; di marmo bianco fono i bel-
liffimi capitelli corintj . Dalla varia qualità
del lavoro fi può credere , che quelli capitel¬
li , e colonne abbiano fervito ad altri edi¬
fizj anteriori ai tempi di Coltantino ; ma
come potremo dire , che quello imperatore
le abbia tolte dalla mole Adriana , fecondo
la volgare tradizione riferita dal Ficoroni Le
veflieì i di Roma antica , lib. 1 . cav. 2 >. , fa-
pendofi che due lècoli dopo di lui la mole era
ancora intiera , come fi ha da Procopio ri¬
ferito qui avanti pag. 378. n. D.ì
(a) De facr. xdific. cap. io. pag. 132.
o
dai tempi d’ Adriano ec. 411
fe (a) , fiano flati efpreflamente lavorati per ornamento di
quefta fabbrica ; ma fon efli fcolpiti con tanta maeftria che
devono riputarli opera di buon ardita almeno de’ tempi di
Trajano o d’Adriano . 11 nome di tempio di Bacco è flato
dato a quell’edifìzio , perchè fulla grand’ urna di porfido con¬
tenente le ceneri di Coflanza v’è fcolpita una vendemmia con
de’ Gemetti alati , la quale pur vedefi copiata fui mufaico della
volta con figure di Satiri ; ma fi fa che allora la crifliana
religione non era ancora ben purgata da alcune coflumanze
de’ Gentili , e non faceanfi fempre fcrupolo que’ credenti di
mefcere il facro col profano (b) : altronde il lavoro , riguardo
all’arte , è quale potealì afpettare a quell’ epoca . Ciò pur ri-
fulta paragonando queft’urna con un’altra di grandezza al¬
quanto maggiore e del medefimo fallo polla nel chioftro an¬
netto alla chiefa di s. Gio. in Laterano (c) , fu cui fono fcol-
pite in alto rilievo figure a cavallo , e altre fiotto di ette per
rapprefentare un combattimento (d) . In etta fu ripoflo il
corpo d’EIena madre di Coftantino (e) .
$. 2. Notili però che quando io parlo della decadenza
dell’ arte antica , intendo parlare principalmente della fcul-
tura e della pittura , poiché mentre quelle avvicinavanli all’
diremo loro deperimento , fioriva tuttavia l’architettura ; e
F f f 2 veg-
U) Ora uno folo ne è reftato in quefta
chiefa : gli altri (ono paflati al Mufeo Pio-
Clementino . come vi (ara trafportata l'urna
di porfido , di cui parla Winkelmann dopo .
(b) Cioè , i Criftiani ritennero molte cofe ,
per sé indifferenti , come (Imboli , e adatta¬
bili anche alle ufanze , e riti loro . Vedali
Marangoni Delle cofe gentil, e prof. tra(por~
tate ad ufo , e ornam. delle ckiefe , c. n.fegg.
(c) Il Ciampini nella citata opera dà le fi¬
gure in rame di queft'urna, come la danno an¬
che l' A ringhio , e il Bollo, fecondo la vera
fua prima forma ; di quella di s. Coflanza ,
del fuo tempio , del mufaico , c dei due can¬
delabri , che v'erano prima .
(d) O forfè un trionfo .
(e) Ora nel Mufeo Pio-Clementino . Ve¬
dali qui avanti pag. zo. n.B. Non è poi la
cofa più ficura , che veramente abbia con¬
tenuto il corpo di fant' Elena ; giacché mol¬
ti fcrittori greci lo dicono fepolto nella
chiefa de' Ss. Apoftoli in Coftantinopoli ; al¬
tri qui fuor di Roma , nel luogo , che di¬
cefi Tor Pignatara per l'antica Via Lavìcana .
Si potrebbero conciliare quelle opinioni di¬
cendo con Niceforo Hi fi eccl.lib. 8. tap.gi.,
che s. Elena folle veramente fepolta in que¬
llo luogo in un' urna di porfido ; e che poi
due anni dopo folle portata in Coftantinopoli
con tutta l'urna . Ma anche per quella parte
s’incontrano delle difficoltà tratte da fcrittori
romani dopo il fecolo X. , i quali dicono an¬
cora eliftente nel detto luogo verfo quello
tempo l'urna della (anta . Vedanfi i Bollan-
dilli die.t 8. augufii . Tom. ni. p S_7l-fegg- >
pug.ppp. j'egg. , e Marangoni loc.cit.cap. j8.
LIB.XJI.
CAP. III.
OlTervazione
full' architet¬
tura .
Ufi .XII.
CAP. IH.
412 Storia delle Arti del Disegno
veggiamo a queft’ epoca elevarfi tali edifizj , che fuperano
quanto di più grande e di più magnifico fece mai ne’ fuoi
più floridi tempi la Grecia , in cui , al dir di Platone (4) ,
un buon architetto era una cofa rara . Mentre non v’era in
Roma un artifta che fapefle difegnare una buona figura , Ca-
racalla faceva coftruire i fuoi bagni (a) , le cui ruine tuttora
ci fanno maraviglia (b) . Fece in feguito edificare i fuoi ba¬
gni Diocleziano , ne’ quali fi propofe di fuperare tutt’i fuoi
anteceflbri ; e bifogna confettare che quanto di efii ci è ri-
mallo , per l’immenfa fua ellenfione ci forprende . Abbiamo
però una prova del cattivo gufilo di quegli artifii , poiché
l’intavolato era fovraccarico d’ornati , come gli fpettatori ne’
giuochi pubblici dati da quello imperatore venivano , per cosi
dire , foffocati dalla gran quantità di fiori che gettavanfi fo-
pra di loro . Giulia le mifure prefe ultimamente dal celebre
architetto fignor Adams il fuo palazzo a Spalatro nell’lllirio
ha 70$. piedi inglefi di lunghezza per ogni lato . Quella for-
prendente fabbrica avea quattro llrade principali di 3J. pie¬
di di larghezza ; ed ogni dirada , dall’ingrelTo fino alla piaz¬
za che v’ è nel mezzo , erane lunga 246. Quella che attra-
verfava il palazzo era di 424. piedi : da ambo i lati di ella
v’erano de’ portici larghi 12. piedi, alcuni de’ quali tuttora
fullìltono . Ho tratte quelle notizie dal manofcritto dello llef-
fo fig. Adams che è dato poi pubblicato (c) con tutto il
luf-
(t;') Amator. oper. Tom. I.pag. 1 pp. C.
( a) Sparziano nella di lui vita c.p.p. 724.
(b. Negli fcavi fattivi ai tempi di Paolo Ili.
dopo il 1540. vi furono trovate molte belle
{fatue , e principalmente quelle che adorna¬
no il palazzo Farnefe, la pretefa Flora , i due
Ercoli , come narra Fla ninio Vacca nelle fue
Memorie , num. 23. , il gruppo del Toro , il
pretefo Comodo da glafiatore , delle quali
fr è parlato qui avanti , ed altre ancora . Non
mi difpiace la riflcffione dell’ Haym Tcf.Bri-
tann. 1 orn. I. Atene , num. 37. pag. 1 84. , il
quale penfa che la (fatua dell' Ercole fìa {fa¬
ta da Atene uafporcau in Roma per ordi¬
ne d’ Antonino Caracalla , e collocata nelle
dette fue terme ; poiché prima dt lui fi vede
rapprefentata nelle monete d' Atene , e d'al¬
tre greche città ; e quindi nelle fue , in quel¬
le di Gordiano Pio , di Gallieno , e di Mallì-
miano- Erculeo , e non piu nelle greche . II
Vafari nella vita di Michelangelo , Tom VI .
pag. 26 p. , dice che il gruppo del Toro vi
folle trovato nel 15415. Non lo donde Bottari
abbia tratta la notizia, che ivi pag. a 64. ag-
giugne , d'effer cioè quello gruppo reflaurato
coi pezzi antichi . Vedi qui avanti pag ~6 p.
'c) Vi fi legge qualche piccola differenza
nelle mifure fuddette ..
dai tempi d’ Adriano ec. 413
JufTo tipografico e con molte figure (a) . Sono pure flati ,
non molto avanti , pubblicati i gran palazzi e i tempj di Pai¬
mira (b) , che per la magnificenza non hanno eguali nel mon¬
do , e ne fon degni d’ammirazione gl’ intagli e gli ornati.
Non vi farebbe pertanto la contradizione che s’immagina il
Nardini (a) , nel credere che i due pezzi d’intavolato benifi
fimo intagliati, efiflenti nel giardino del palazzo Colonna , pro¬
babilmente apparteneflero al tempio del Sole , che in que’
dintorni avea fatto fabbricare l’imperatore Aureliano.
jf. 3. Per trovare la foluzione di quello apparente para¬
dello balla confiderai che l’architettura, fempre operando
con regole e mifure che ne determinano le parti , avea delle
leggi più efatte già fcritte che non le avea l’arte del dile¬
guar figure , onde più difficilmente allontanarfene poteva e
decadere. Quindi pare incredibile che nel portico del pre-
tefo tempio della Concordia , cui Collantino fece reflaura-
re , come rilevava!] da un’ifcrizione (b) pofeia fmarrita , volen¬
doli fare una giunta alla parte fuperiore d’una colonna, vi
fia Hata accozzata capovolta la parte inferiore d’un’altra co¬
lonna (c) .
jf. 4. Quell’
(a) Ci avvita però il fignor abate Alberto
Fortis nel tuo Viaggio in Dalmata , T. il.
pag. 4-0. , clic il fignor Adarns ha donato mol¬
to a que’fuperbi veftigj coll’abituale eleganza
del luo toccalapis , e del bulino ; ma che in
generale la rozzezza dello fi-alpello , e il cat¬
tivo gufto del fecolo gareggiano colla ma¬
gnificenza di quel fabbricato.
(b) Vedi qui avanti pag. 36 p. n.a.
(a) Roma antica , lìb. 4. cap. 6. pag. 1 63.
(b) Marlian. Torogr. Rom. lib. 2. cap. 10.
[La riporta anche Nardini /. p. c. (p . p. zt 4..
(c) Winkelmanr, rigettando qui la vol¬
gare opinione , che quefto tempio fia quel¬
lo della Concordia , reftaurato da Collanti-
no , come già i’ aveva combattuta ottima¬
mente il Nardini loc. cit. , non intende Af¬
fare il tempo del cattivo reftauro di elio , che
foltanto adduce per modo di efempio deti'ef-
férfi così barbaramente mancato in quel la¬
voro , non oliami le regole certe , e deter¬
minate dell'architettura, al che non ha av¬
vertito il eh. Tirabofchi Storia della Lete,
hai. Tom. ti. lìb. IV. c. ult. %. IV. ; ma pro¬
babilmente dovrebbe edere (lato fatto inton-
no ai tempi di Collantino , o al piu tardi ai
tempi di Giuliano l'apollara , o del tiranno
Magnenzio , o dell'altro Eugenio , che per-
milero di riaprire i tempj de’ Gentili , e il
culto degl’ idoli dopo le Iblenni proibizioni ,
e leggi fatte da Collantino full’ultimo della
fua vita , e dai di lui figli Collante , e Co-
lianzo , ed altri imperatori apprelfo , come
può vederli nel Codice Teodofiano lib. 1 6.
tit. 10., e ivi Gottofredo ; feppure non fu
reftaurato il tempio come un fempliee orna¬
mento di Roma anche in quelli tempi , fe¬
condo ciò che diremo in una dillertazione
nel Tomo ni. E precila , ed elegante l i fini¬
zione . L’ incavo delle lettere , che erano dii
bronzo , è di molto buona forma , benché
inferiore alle ilcrizioni del vicino arco di Set¬
timio Severo , e del tempio di Eaufthia .
LIB. XII.
CAP. DI.
414 Storia delle Arti del Disegno
===== jf. 4. Quell’imperatore , avendo reftituita la pace all’im-
lib.xìi. pero ^ applicoffi a far rifiorire le fcienze ; e Atene , ove i
Stato delie àr-mae^ri d’eloquenza riaperte aveano le fcuole con gran con¬
ti m Oriente. corf0 > divenne il centro degli Rudenti che ad ella da tutto
l’impero accorrevano (a) . V’ erano ancor in Grecia e nella
Cappadocia medefima de’ genj fublimi che avrebbono potuto
eftendere le umane cognizioni , come appare dai quattro fan¬
ti Padri Gregorio Nazianzeno , Gregorio NifTeno , Bafilio , e
Giovan Grifolfomo , fe l’eftirpazione dell’idolatria non avef-
fe introdotta una rivoluzione nello fpirito umano . Allora non
erafi ancora infierito contro i lavori dell’arte; anzi furono
portate a CoftantinopoJi molte antiche ftatue prefe da varj
luoghi della Grecia e dell’Afia Minore, dal tempio di Diana
in Efefo , da Atene ftefia , e da Peonia; coficchè anche dopo
molti anni vedeanfi tuttavia colà nel tempio di s. Sofia 427.
flatue fcolpite per la maggior parte da greci antichi attilli (a) .
L’anonimo fcrittor bizantino rammemora particolarmente i
luoghi ne’ quali prefe furono le Patrie collocate nell’ Ippo¬
dromo a CoftantinopoJi , e mi fa maraviglia, che fra quelli
non rammenti Elide {b) .
jf. Siccome i mentovati fanti Padri fublimarono nuo¬
vamente l’eloquenza, e feppero far rivivere l’eleganza del lin-
guaggio a fegno da poter efler medi del paro coi Plafoni e
coi
(a) Orcioli. Thcatr. Rhet. lib. r . C.4. p. 1 z .
[ Si veda anche Eunapio De vitis pkilof. &
Jopkifi. L'elogio , che fa quello fcrittore , in
■vita Prijfci , vag. 94. , d’Ilario pittore bitinie-
fe , che viveva a quelli tempi , di elferlì cioè
refo famofo in Atene , principalmente per li
ritratti al vero , e di aver fatto rivivere in
certo modo il famofo Eufranore , di cui lì
è parlato qui avanti pag. 2 23., colla maellria
del fuo pennello , ci può far credere che lo
Àudio della pittura lì foffe mantenuto in quel¬
la città con qualche riputazione .
(a) Così dicono l’anonimo fcrittore delle
Enarrat. chronogr. prello Bandurio Imper. o-
rient.Jive Antiq. Conftantinop. lib.j.p.i 4--C.
Tom, 1. , l'altro anonimo , che cita Vcin-
kelmann dopo , predo lo delTò Bandurio loc.
cit. par. 1. pag. 14.. D. , e Codino De orìg.
Confi, pag. 34. D. Vedi appiedo al §. 16. Co-
flantino ne collocò molte nel palazzo del Se¬
nato , fia le quali era il Giove elìdente pri¬
ma in Dodona , la Minerva_ di lindo opera
di Dipeno c Scillide , di cui li parlerà qui ap¬
prodò , e le celebri Mufe , che ornavano
Elicona ; e tranne le due prime nominate ,
che davano avanti la porta , tutte perirono in
un incendio di quel palazzo, ai tempi di Arca¬
dio , e Onorio , e di s. Gio. Grifoilomo , l’an¬
no 404. Zolìmo Hi fi. lib. j. cap. 24.
(i) Antiq. Confiant. par. 3. princ. loc. cit.
lib. 3. princ. pag. 41 . feg.
dai tempi d’ Adriano ec. 41^
coi Demofieni , e tutti fuperare gli fcrittori gentili loro con¬
temporanei , non farebbe egli flato poflìbile di far sì che
allo fleffo modo rifioriflero le arti del difègno ? Eppur in
Roma la fcuJtura fu ridotta a tale che gli artefici , per igno¬
ranza e per mancanza di genio , quando dovean ergere fia¬
tile e fcolpire buffi , adoperavano a tal uopo le antiche ope-
ìe, nulla curandoli del guaflo che ad effe recavano, purché
adattar le poteilero al loro bifogno (a) . Così pei fepolcri
de Crifliani fovente fecefi ufo delle lapidi con ifcrizioni gen¬
tili mettendoli le crilliane alla parte oppofla (a) , Flaminio
Vacca fa menzione di fette llatue femminili ignude fcoperte
a luoi tempi , fopra le quali avea polleriormente lavorato una
mano barbara (b) . In una mezza tefla trovata nel 17J7. , efi-
flente ha rottami d antichità nella villa Albani, vedefi un mi-
flo di lavoro antico e di barbaro; e forle l’ultimo fcultore
non fi lenti abilità baflevole a compir l’opera , che perciò
è ìimafla imperfetta. Il collo e l’orecchia indicano un ard¬
ila de’ buoni tempi „
jf. 6. Non fi trova che di rado fatta menzione dell’arte
dopo i tempi di Coflantino ; ed è veroflrni le che ficcome in¬
di a poco fi cominciò in Coflantinopoli ad atterrare e di-
flrug-
Xa) II eli. Tirabofchi loc. cit, §. I. ha fatto
esagerare il noftro Autore in quello luogo
lenza ragione . Egli non ha mai detto , che
quello depravato gullo degli artifti forte in-
dillo c/uarijjimo , che efiendofi ormai fmarri-
tu lune y quefto jne^o fol nmunevu ud uno -
rar la memoria degli uomini piu illuflri ; e
nell’opporgli fu quefto fondamento l'ufo fre¬
quentiamo in quelli tempi d’alzare ftacue
a que' perfonaggi , è lo dello che obiettargli
l'eccezione , che fa egli medefimo qui apprerto
al §. 7. , volendo dire , che tal barbarie non
fi uso nel far quelle ftatue per ordine dei fo-
vrani , che volevano '-on elfe riconofcere il
merito degli uomini grandi .
(a) V. Fabret. Infcript. cap. 7. num. 202.
1 à.ì-y num. pi 8. pag. 20 g. [ Marangoni
Velie coje gentil ’. e prof, ec.cap. 76. Molto
pui rimarchevole è l'abufo introdotto in que-
lto lecolo IY. di accomodare anche nei pub¬
blici’ monumenti le ifcrizioni degl' impera¬
tori precedenti ad altri apprelfo , mutandovi
folamente il nome ; come oflervò Giacomo
Gottofredo nel far vedere , che gl'imperatori
criiliani non hanno mai occupata la carica,
nè portato il titolo di Pontefice Maliimo ,
Epiji; de interdilla Chriji. cum Geni, com-
munione , deque Pontificata Max., inter opera
jurid. min. col. $76. -, e colle di lui ragioni
il P. Pagi nelle oflervazioni al Batonio T. ni»
ad ami. 71 2. n. 1 7-fegg. pag. pco. A quefto
ftelfo leccio principalmente credo vada rife¬
rito ciò che narra s. Girolamo Comment. in.
Abacuc ,lib. z. c. 1 . op. Tom.VI. col. 6 p g.D.y
che quando veniva trucidato , o vinto qual¬
che tiranno , il vincitore faceva levar la teda
a tutte le di lui ftatue, ed immagini , e fo-
ftituirvi la fua, intatto lafciando il redo.
fi) Montf. Diar. ital. cap. g p.i 7 g. [ Di¬
ce , per guadarle , non per altr’ ufo .
LIB. XII.
CAP. III.
LIB. XII.
CAP. III.
4J6 Storia delle Arti del Disegno
ftruggere le ftatue degli dei , così lo fteflo desino abbiano
avuto in tutta la Grecia i monumenti dell’arte che ancor vi
rimanevano (a) . In Roma per impedir tanto male fu defti-
nato un ifpettore fulle fiatile detto Centuno nitentium rerum ;
e quelli comandava a de’ faldati , i quali giravano per la città
principalmente alia notte , affinchè quelle non veniiìero fatte
in pezzi o mutilate (a) . E quando la religion criftiana comin¬
ciò a dominare più apertamente , allora depredati furono i
tempj (i) , dai quali gli eunuchi dei Collantini , che in loro
vece governavano l’ impero , prendeano i più ricchi lavori
( a) Eppure il buon gufto non dovea edere
affatto perduto anche dopo i tempi diCoftan-
tino , rilevandoli da Libanio , il quale viveva
ai tempi di Giuliano l'apoftara nipote di ef-
fo imperatore , e anche ai tempi di Teodofio,
che gli attilli greci andavano ancora a dite -
gnare con tutta la poffibile feiupolofita , ed
esattezza il Giove Olimpico di Fidia, che allo¬
ra Itava a fuo luogo, come vi flava la Minerva
famofa di lui in Atene , fecondo che abbiamo
dallo fteffo Giuliano Órat. 2. De Conftanlii
imp. reb. gefl. op. T. 1. p. 5 4. . A. , e Epift. 8.
p.377. A., e da Temiftio Orat. 2 j. p.qio. A
Orat. 27. P-J37- B. Tanto mi pare che dica
quel fofifta Epift. 1 opy.pag. 4.97. , fcriven-
do : Si ìgitur ftatuarìis PiJ'am euntibus per-
fuaferis , ut in ilio Jovis ftmulacro aliquid
mutare audeant , & nos quoque adverfus nane
Phidiet orationem idem facete jube . Vedi ap¬
preso al §. 1 6. Un faggio di quello buon gu¬
ido , e dell’arte d’intagliar le gemme , l’abbia¬
mo nel famofo zaffiro di una. nitidezza incre¬
dibile , e del pefo di 5?. carati , pofleduto
ora , dopo effer paffato in tanti muffii , e an¬
che nel reale di Francia , dal fignor marchefe
Rinuccini a Firenze . Vi è rapprefentata con
-un lavoro ftraordinariamente bello una cac¬
cia dell’imperator Coftanzo in Cefarea di Cap-
padocia , ove forfè la gemma farà fiata lavo¬
rata , o per adulazione all'imperatore , o per
piacere di qualche privato . Della perizia di
lui in uccider orfi , leoni , e pardi ce ne fa
fede Giuliano cit. Órat. 2 .pag. $2. B. Nella
gemma fi figura che uccida con una lunga
afta un gran cignale , che dovea effer celebre
.In quelle contrade , come può arguirfi dal
nome SIGIACI Sifia , che vi è fcritto al di
fopra . Accanto a Coftanzo , che ha pure il
fuo nome in latino , vi è un’altra figura con
afta in mano , che fenza buona ragione Fre-
bero crede Diana ; in fondo v’è una figura
-giacente a ufo di fiume con cornucopia nella
delira , e fotto KECAFIA KAnriAAOKIA .
il campo è fparto di piante . Fu tllullrata dal
citato Frehero , e pubblicata da Du-Cauge in
fine del Glojfarium media & infima latini-
tatis , e ripetuta poi in grande molto meglio
dileguata nella di lui opera '.De imperatorum
Conftantinopolitanorum,feu inferioris ayìpvel
imperii , uti vocant , numifmatibus , riftam-
pata feparatamente in Roma nel 17 Jf. in 4.
{ai V. Valef. Nat. ad Amm. lib. 1 6. cap. 6.
[ Anche prima di quelli tempi v erano in Ro¬
ma leggi penali , e magillrati per impedire
i danni , che fi facevano alle ftatue , e calli-
gare i colpevoli . Vedi Guafco De l’ufage des
fiat. 1 1. part. cap. XXI. pag- 38 2.fegg. Que¬
lla notizia fervil a parimente a nippli re i. ciò
che fcrive il eh. Ti rubo fichi l. eie. §. ri. , non
avendo faputo trovare provvedimento fatto
dai principi anteriori a quelli tempi per- la
confervazione dei pubblici monumenti .
(1) Dacché la religione criftiana incomin¬
ciò ad effere la religione dominante , più che
a’tempj de’ Gentili moffe guerra ai loro ido¬
li , molti de’ quali atterrati furono e diftrutti
dai Criftiani , Sozom. Hift. eccl. lib. 3. cap. 7.,
s. Hier. Epift. 1 07 . ad Lutam , num. 1.2.
over. Tom. E col. 67 2. , a cui troppo flava a
cuore il togliere di mezzo l’oggetto princi¬
pale dell'idolatria . [ Prudenzio Contra Symnu
l.r.v. f0 2.fegg. fa dire a Coftantino , che
voleva confervate le ftatue per ornamento di
Roma , purché fi riguardaflero come (empiici
monumenti dell'arte , non come oggetti di
fuperftizione :
Marmora talenti refpergine tincia lavate ,
O Proceres : liceat ftatuas confiftere puras_,
Artiftcum magnorum opera . ED puhherri-
ma noftre -
Ornamenta cluant patrie. , ncc decolor ujus
In vitium verfti monumenta coinquinet artis.
dai tempi d Adriano le. 417
e i marmi più fini per ornare i proprj palazzi (a) . A que-
fio difendine portò qualche riparo una legge d’Onorio che, Lia'X11'
mentre interdiceva i lagrifizj de’ Gentili , ne volea confervati ACMI1,
i tempj (b) .
jf. 7. E’ da notarli però che anche in quelli tempi fi ri- Lavori di que'
compenfava il merito colle fiatile : una ne fu eretta al poe- tcmpl ‘
ta Claudiano (a) , ed una a Stilicone , di cui vedeafi ancor
Tom. IL G g g la
Teodofio il Grande , che con una legge ema¬
nata nell'anno 391. , e registrata nel Codice
Teodolìano lib. 16. tic. io. I. io. , di cui
parla anche s.AgoSino De Civit. Dei , lib. j.
cap. 26. , proferire più rigorofamente il cul¬
to degl' idoli , pensò a condervare le più belle
Satue , che fece tradportare in Coltantino-
poli , come li dirà qui appretto al §. i 6. J :
1 tempj furono fovente convertiti in chiele .
[ Si legge predo Cedreno Comp. hìji. Tom. I.
pag. 27 2. D. , che Coftantino con un editto
fece convertire molti tempj in chiede de' Cri-
ftiani j alcri ne fece dittruggere, e applicare
le entrate alle chiede , pag. 284. C. ; altri ne
fece chiudere , che poi furono dittrutti da
Teodofio , pag. 327. B. Molti ne dittrudero
anche i CriSiani fenza verun ordine, come
derive Eufebio nella vita di quell' imperatore
l. 4. c. 39. ; e come fi lagnava Libanio Orat.
prò tempi, ad Tkeodof. inter op. jurid. min.
Jac. Gothofr. col. 470. fegg. che elfi fecero di
molti altri ai tempi del citato Teodofio , il
quale per altro non ne rifparmiò moltilfimi ,
al dir di Teodoreto Eccl. hifi. lib. j. cap. 2 t .
2 2. ; e fra gli altri il famolìlfimo di Serapide
in Alettandria , di cui parlammo nel Tom. 1.
pag. 71. col. 2. , con tutte le ftatue , che Tor¬
navano , come derive anche Sozomeno lib. 7.
cap. 1 p. 5 o al più eccettuatane una del dio
Simia , come vuole Socrate HiJl. eccl. lib. jr.
cap. 16. , oppure le fole pietre , che deri¬
vano per li fondamenti , e area , le quali per
la loro gran mole non furono dchiantate e
portate via , fecondo che abbiamo da Eunapio
De vit. philofoph. & fophijl. in vita JEdefii ,
pag. 64.. L’imperator Onorio fi era contenta¬
to di farlo chiudere . Giovanni Antiocheno ,
cognominato Maiala , HiJl. chron. lib. 1 7.
in fine , pag. 18. Vegga!! appreflo al §. 9. ] .
Se però la religion crilfiana concorde allora
a! dittruggimento delle opere dell'arte , la
Sella religione per una lunga ferie di fecoli
mantenne in piedi quel poco avanzo di ed-
da , impiegata dalla medefima nel culto di¬
vino ; e la Sella pure fu una delle cagioni
che più delle altre ha contribuito al duo rifor-
gimento cd alla dua perfezione. L'erezione
di tante fontuode chiede , le pitture , le Ratus
e gli altri lavori da collocarvi!! hanno dommi-
niSrato frequente occafione ai moderni arri¬
si d'entrare in una lodevole emulazione , c
di produrre delle opere rare ed eccellenti .
Volendoli far un confronto , nell'Italia alme¬
no , ed in Roma dpecialmente , delle belle
opere dell’arte efeguite per ufo dacro con quel¬
le fatte per ufo profano , io non bilancerei
punto a dar la preferenza alle prime fopra le
altre , non meno nel numero che nel pregio
c nella perfezione .
(a) tb. lib. 22. cap. 4.
(A) Cod. Tkeod. lib. 1 6. tit. 1 0 . l.ry. [ Que*
Sa legge fatta da Onorio per la Spagna ri¬
guardava le Satue degli dei , non i tempj ,
de’ quali ordina la condervazione nella legge
18. fatta per l'Africa. Pare che non l’abbì*
neppur ben inteda il eh. Tirabodchi loc. cit.
(a) Come coSa da una ideazione predo
Grutero Tom. il. pag. 891. num. /. Da un"
altra ideazione preflb lo Sedò pag. 406. n.i.
li ha , che ne fotte eretta una a Flavio Eu¬
genio per ordine dell’ imperator CoSanzo , e
di Giuliano TapcSata , allora cedare , e un’
altra al retore Vittorino per ordine dello Sed-
do CoSanzo , come li ha da s. Girolamo nel
dupplemento alla cronica d' Eufebio all'anno
? 58. op. Tom. Vili. col. 799. , e das. Ago-
Sino Confejf. lib. 8. c.2. op. Tom. I. col. 146 . ;
e una a Petronio Maflimo per comando degli
imperatori Onorio , Teodolio , e CoSantino .
Grutero ivi pag. 449. num. 7. E cosi di tante
altre , delle quali hannoli le ideazioni predo
queSo dcrittore , ed altri . Furono erette nel
Foro di Trajano , di cui li è parlato avanti
pag. 872. , ove dai tempi d'Alellandro Seve¬
ro dolevano collocarfi le Satue degli uomini
illuSri . Si veda monfignor Bradchi De trib.
fiat. cap. 10. p. 90. fegg. TemiSio Orat. 4.
in Confi, imp. p. 84. B. derive che a lui pure
ne fece alzare una in bronzo T imperator
CoSanzo per un inno , che avea fatto ; ma
non dice ove folle collocata . Abbiamo da
Annidano Marcellino lib. 14. cap. 6 , che
a que' tempi appunto di CoSanzo i Romani
aveano padrone grandiflima di farli erigere
4i 8 Storia delle Arti del Disegno
*= . . — la baie nel fecolo decimoquinto (a) . Si fono confervate a
lib.aii. Coftantinopoli f]no al principio del fecolo prefente due co-
CAP III 1 i
lonne ornate a baffi- rilievi , fui gufto della Trajana , erette
una a Coftantino , e l’altra ad Arcadio ( b ) . I baffi-rilievi di
quella fono flati pubblicati fu i difegni del Bellino , pittor
veneziano , chiamato a Coflantinopoli da Maometto II. ; ma
v’è apparenza che il difegnatore abbiali abbelliti a fuo talen¬
to , poiché quel poco che abbiamo in difegno della prima
ce ne dà una molto cattiva idea , e la farebbe giudicare di
tutt’altro lavoro . Della colonna d’Arcadio or non altro più
vedefi che la bafe di granito nel quartiere che chiamali Con-
cajui , eflendone fiata dai Turchi demolita la colonna, che
pei frequenti terremoti era fiata fmofTa più volte, e minac¬
ciava gran danno fe foffe venuta a cadere . L’altra , detta la
colonna abbruciata , Ila in que’ contorni che chiamanfì Vi-
Jìrkham , ed è comporta di fette gran cilindri di porfido , non
comprefa la bafe . Stava altre volte fu di erta la rtatua di Co¬
ftantino , e poiché dai molti incendj era fiata guafla , reftau-
rar la fece Aleffio Comneno , come appare dall’appoftavi gre¬
ca ifcrizione .
^ ^Decadenza jf. 8. Atene, al riferir di Sinefio (c) , circa feftant’anni
sene... dopo che Bizanzio era divenuta la fede dell’impero, perdè
ogni fuo fplendere , e di lei nulla più era rimallo di gran¬
de che i nomi delle fu e mine . E febbene l’imperator Vale-
riano , prima di Coftantino , averte conceduto agli Ateniefi
di riedificare le mura della loro patria , che da Siila fin al¬
lora era rimafta fmantellata ; ciò non ollante la città non fu
in iftato di refiftere all’invafione de’ Goti , i quali , imperando
Clau-
delle datile di bronzo , e anche indorate . Si due fabbriche di terme , la prima eretta da
veda qui avanti pag.z67.rt. b. Arradio , l'altra da Eudoflìa dia conforte ; e
(a) Marlian . Top. Rom. lib. z.cap.10. fono nell’ efterno tutte circondate di Itatue
W Bandur. Imp. orient. five Antiq. Con- greche nelle nicchie fra le colonne .
Jlantinop. Tom. ri. p. fo8. feqq. [ Nella Ta- (c) Epijl. 1 jj. pag. 27 2-
vola 1, e 1. , che da ivi Bandurio , li vedono
DAI TEMPI d’AdKIANO E C. 419
Claudio Gotico , Ja Grecia inondarono . Fu per tanto Tac¬
cheggiata quella città ; e narra Cedreno (a) che i Goti avean
ammafTato un gran cumulo di libri per appiccarvi il fuoco ,
ma le n’aftennero , penfando convenir loro che i Greci s’oo
cupalìero nelle lettere anziché nelle armi (b) .
j). 9. Leggiamo altresì che mifero egualmente fu il de¬
sino dei monumenti dell’arte a Roma , ove i Barbari , aven-
LIB. XII.
CAP, III,
... c a Rom*,
dola conquista più volte e Taccheggiata , cofpirarono per
così dire , coi Romani , che fatti furibondi diftruggeano que*
tefori che non hanno potuto finora riprodurre nè il tempo ,
nè la man dell’uomo , nè forfè il potranno giammai . Il ma¬
gnifico tempio di Giove Capitolino era già diftrutto all’età
di s. Girolamo ( a ) : e quando fiotto l’impero di Giuftiniano
(a) Compenti, hifl.pag. z 39. A. Tom. I.
(b) Avvenne alla Grecia tutta l’ultimo efter-
mimo nell’anno 595. dell’era volgare , quan¬
do Alarico re de’ Goti la fpogliò di quanto vi
era rimallo di più buono ; ed elìendo ariano
portò l’ultimo tracollo alla religione de’ Gen¬
tili , e ne rovinò i ternpj , che vi rimaneva¬
no . Zollino lib. y. cap. f. pag. fi 1 . vorreb¬
be eccettuarne Tebe perchè èra ben munita ,
e perchè quel barbaro anelava di prefto ®iu-
gnere in Atene , che parimente dovè rilpar-
miare con tutta l'Attica , perchè gli compar.
ve Minerva , ed Achille a raffrenarlo . Ma
a quella vilìone di Zofimo , anziché di Alari-
co , contradicono apertamente altri fcrittori
contemporanei , che non ne eccettuano ve¬
runa citta , e vi comprendono Atene in ifpe-
cie , come s. Girolamo nella lettera 60. , fcrit-
ta ad Ehodoro un anno dopo, oper.Tom. 1.
coi. 143. num. 16. , Claudiano in Ruffin. l.z .
rerf. 1 S 0. fcgg. , Eunapio De vit. philof. &
foph. in Maximo , pag. 74. , e in Prifco , in
fine , pag. 94. , Filoltorgio Ecclef. hiji. I. iz.
princ. i om. iti. pag. 343. num. 2. La citata
lettera di Sinelìo , e la s 4. , che contiene lo
fteflo fentimento , è Hata fcritta prima di
quello difallro ; nè egli dice tanto, quanto
gli fa dire Win k e! man n ; fcrivendo folamen-
te , che Atene allora non era più la fede del¬
la filcfofia ; ma che le belle fabbriche erano
ancora da ofiervarlì con ammirazione , co¬
me l’Accademia, il Liceo, e il Pecile , dal
quale foltanto eraro fiate tolte per ordine del
proconfole le famofe pitture di Poiignoto ,
delle quali lì è parlato nel Tom. I. pag. 247. :
inae translata philofophia rejlat ut aberrando
Ggg 2 Vi~
Academiam , ac Lyceum mireris , acque edam
illam Porticum , a qua Chryjippi feda nomea,
accepit ; qus quidem minime nunc varia eft ;
nam Proconful tabulata fufiulit , in qus ar-
tem omnemfuam Polygnotus Thajius contuie-
rat . Così Icrive Sinefio nella lettera 1 jf. , c
può vederli il P. Cellier Ili fi. génér. des aut.
facr. Tom. X. chap. 1 3. §. 3. pag. 497. Pro¬
babilmente quelli fuperbi edifizj non furono
rovinati dal re goto , e duravano ancora colle
pitture , che gli ornavano , dopo la metà del
fecolo leguente ; come pare che fi polla rac¬
cogliere da Sidonio Apollinare , il quale fio¬
riva dopo la meta del fecolo V. , e /. 9. epifi.9.
parla dell’Areopago , e del Pritaneo , ove e-
rano dipinti molti filofofi con que’ limboli ,
e dillintivi , che li caratterizzavano , e face¬
vano diftinguere gli uni dagli altri : Ncque
te fatis hoc smulari , quod per gymnajia pin-
gantur Areopagitica , vel Pritaneum , curva
cervice Zeuftppus , Aratus panda , Zenon
fronte contrada , Epicurus cute dijlenta ,
Diogenes barba cornante , Socrates coma can¬
dente , Arifioteles brachio exerto , Xenocra-
tes crure colletto , Heraclitus fletu oculis clau-
fis , Democritus rifu labris apertis , Chry Cip-
pus digitis propter numerorum indicia conjìri -
Bis , Euc'.ides propter menfurarum fpatia la-
xatis , Cleantes propter utrumque corrojls . I
magnifici avanzi , che vi fi veggono anche
al di d’ oggi , deferitti dal le Roy , da Stuart ,
e da altri , ci fanno capire , che molte fab¬
briche fianfi conlervate intere , o quali inte¬
re per lungo tempo dopo Alarico .
(a) Cantra Jovin. I. z.in fine , op. Tom. il.
col. 384. [ Non fono così chiare le parole
LJB. XII.
CAP. III.
_ Effìgie di
Giuftimano .
420 Storia delle Arti del Disegno
Vjtige re de’ Goti venne ad afiediar Roma , avendo dato 1* af¬
fai to alla mole d’Adriano , gli aflediati fi difefero a forza di
ftatue , che precipitavano fu i nemici (a) ; una delle quali
era probabilmente il Fauno del palazzo Barberini , che fu
trovato , come dicemmo (a) , nel ripurgarne le foffe , ma fen-
zacofce, fenza gambe , e fenza il braccio finifiro, e non già,
come fcrive Breval (b) , nella folla di Calfel Gandolfo (b) .
j)\ io. Per congetturare quali fo fiero le ftatue equeftri
in bronzo di Giuftiniano (c) , e di Teodora fua moglie (d) ,
che una volta erano a Coftantinopoli , balla vedere le loro
due figure in mufaico a Ravenna, che fatte furono contem¬
poraneamente (e) . La prima di quelle due fiatue era veftita
alla maniera d’Achille , come dice Procopio , colle fuole le¬
gate per di fiotto , e colle gambe difarmate e ignude , cioè
mefta all’eroica (c) .
di s. Girolamo da farci credere , che parli
del tempio di Giove Capitolino , o almeno
che lo dica rovinato , come pretende fenza
ragione anche il Padre Munitolo Differt. 3.
feS. 2. in fuppl.Ant. Rom. Sallengre, Tom. I.
col. 122. Scherzando egli lui nome di Giovi-
niano , dice che era un nome di mal augu¬
rio , effendo tratto da Giove ; poiché il Cam¬
pidoglio avea perduto il fuo fplendore , e i
tempj di Giove , e le fue ceremonie erano an¬
date a terra : Cave Joviniani nomen , quod
de idolo derivatum eft . Squallet Capito/ium ,
tempia Jovis , & ceremonie. conciderunt . Il
difeorfo è molto generico , e può adattarli
a qualunque altro tempio del padre de’ numi .
Ivla fe vogliamo intenderlo del Capitolino ,
come è più probabile , perchè lo abbia confi-
derato , a riguardo del Campidoglio , per
la principal fede della religione gentilefea ,
diremo col Baronio Annoi. Tom. VI. ad ann.
38$. num. 36. , che il s. Dottore abbia volu¬
to alludere allo fpoglio delle lamine d’oro ,
che ne coprivano le porte , fatto da Stilicone
l’anno 589. , come narra Zolìmo lib. 3. c. 38.
in fine , pag. 6 1 f. ; e alla legge di Teodolìo
mentovata qui avanti p. 417. col. 1 . , per cui
in quel tempio , e negli altri alfolutamente fu
foppreffb il culto degl’ idoli . Abbiamo infat¬
ti da Claudiano De VI. Confu/. Honorii ,
verfi. 44. a f. e 37 3 ■ > che elfo era ancora nel
fuo dato l’anno 404. ; e 66. o 67. anni dopo
che s. Girolamo fcrille quel libro , cioè nell’
jf. 1 1. Cre-
anno4tj. , fu fpogliato da Genferico re de’
Vandali di tutti i luoi ornamenti preziolì, c
della metà delle lamine di bronzo indorato ,
che lo coprivano . Procopio De bello vandal.
lib. 1. cap. 3. oper. Tom. I. pag. i8g.A. Se¬
condo la delcrizione di Roma , di cui meglio
parleremo nella noftra differtazione inferita
nel Tomo ni. , era ancora in piedi nel fecolo
ottavo , o nel nono .
la) Procop. Debello goth. lib. 1 . cap. 22.
[ Vedi qui avanti pag. 378. noi. d.
(a) Qui avanti pag. 37 g. §. 3.
( b ) Remarks . •
(b) Le cofe, che dice l'Autore in quello
paragrafo , meritano d’efler meglio efamina-
te , come anche altre generiche afTerzioni del
volgo intorno a quelli , che hanno diftrutti i
monumenti dell’ arte in Roma . Per non fare
qui una troppo lunga nota, noi ci riferveremo
a trattarne nella dilfertazione , della quale ab¬
biamo parlato qui avanti .
(c) Procop. De edif. Juftin. lib.r. cap. 2.
(d) ib. cap. ir. [ Procopio a quello luogo
efagera molto col dire , che varie ftatue , del¬
le quali era ornato l’atrio delle terme d'Arca-
dio , erano sì belle, clic avrebbero potuto
dirli opere di Fidia, di L'lìppo , e di Pralli-
tele ; fe pur non erano opere di antichi arti-
fti veramente .
( e ) Alemann . Not. in Procop. Hìfl.arcan .
cap.8.ppag. rog. , cap.i o .pag.i 2 3.
(c) È da notarli' la legge , che fece quello
dai tempi d’ Adriano ec. 421
jf. 11. Credono molti fcrittori che (tatua fia del mento¬
vato imperatore quella quali coloflale , che vedeli nella villa
Giuftiniani ; e quella nobil famiglia , che deduce la fua ori¬
gine da tal imperatore , ha vieppiù accreditata quella opinio¬
ne con una ifcrizione fattavi apporre non ha molti anni , ma
fenz’ alcun fondamento. Tale (tatua , comunque mediocre,
pur farebbe un prodigio dell’arte fe lavoro folle di quelti
tempi . Notili che la teda n’è nuova , e copiata da una di
M. Aurelio in fua gioventù.
jf. 1 2. \ ’è nella villa Borghefe una (tatua fedente , di gran*
dezza minore del naturale, che tiene la delira fui ginocchio ,
ed è (lata mal a propolito creduta l’effigie di Belifario men¬
dicante , perchè tiene la detta mano, aperta e concava, co¬
me in atto di ricevervi qualche cofa (a) . Potrebbe quelta
rapprefentare un di coloro che mendicavano per Cibele , ai
quali loltanto , dopo le leggi delle dodici Tavole , era ciò
conceduto in Roma (a) . Chiamavanli quelli Mìirpctyvprcu dal¬
la madre degli dei , e Mitpa^dp rea perchè a tal queltua era
deltinato un giorno per ogni luna (b).
jf. 13. Sembra però che dar li polla a quella llatua una
fpiegazione più erudita . Leggiamo in Suetonio che Àugudo
foleva ogni anno contraffare per un giorno il mendico , e
fporgeva la mano colle dita raccolte ( cavam manum ) per ri¬
cevere l’elemolina . Quedo egli facea come un’efpiazione alla
Ggg 3
imperatore §• Siquis in aliena 34.. Infiit. De vedere che fi faceva puranche qualche Rima
rer. divif. , cioè che fe un pittore dipingeva delie arti del difegno a quel tempo .
lqpra una tavola che non fofse fua , egli ne (a) Ed è una favola , che Belifario folle
diventalle padrone per mezzo della pittura , fatto accecare per ordine dell’ imperator Giu-
Ragàndone però il prezzo ; per la ragione che firmano , o di Teodora , e folle coftretto a
farebbe fiata cofa ridicola , che la pittura d’un mendicare . Si legga tra gli altri il Cardinal
valentuomo , come, per elèmpio d'Apelle , o Orli IJloria eccl. T.XIX. lib. 4.2. §. S f. , e il
di Parrafio , avelie dovuto cedere ad una vi- fignor abate Invemizzi nella fua dotta opera
le tavola, olila che avelie dovuto reftare del De rebus gejìis Jujiiniani Magni , lib. 11,
padrone della tavola , perchè fatta fu di una §. ip.
cofa altrui , come era ftabilito per chi fcriveva C a) Cic. De leg. lib. 2. cap. t 6, n, 40.
Jn una membrana , o carta non fua , ancor- (b) Suida r. M»ra»vpr*ir . \
thè con lettere d’oro , Tale dìfpofi rione fa ~ \
LIB. XII.
CAP. III.
Prete fa (fatua
di Belifario ,
LIB. XII.
CAP.1II,
Arti fotto Co¬
rtame ,
422 Storia delle Arti del Disegno
dea Nemefi (a) , la quale , fecondo l’opinione de’ Gentili,
umiliava i grandi della terra . Per quella medefima ragione
al carro trionfale de’ vincitori attaccavanfi i crotali e la sfer¬
za , attributi di Nemefì ( che pur veggonfi ad una bella fia¬
tila fedente di quella dea nel giardino del Vaticano (a) ) , per
rammentar loro l’inftabilità della fortuna , e per avvertirli che
fe infuperbiti fi follerò per la felicità prcfente , avrebbero in¬
citato contro di sè lo fdegno degli dei . Volendo noi per tan¬
to giudicar dal lavoro , dovremmo con più ragione ravviar¬
vi qualche pc-rlonaggio de’ tempi a Giufliniano anteriori , il
quale abbia voluto effere rapprefentato in figura di mendi¬
cante per conciliarli il favore di Nemeli . Ariltofane fpiega
per l’azione del rubare 1’ oppofta politura d’una mano col¬
le dita raccolte e alquanto ripiegate in atto di prendere:
r cut; %8p<r}y àpir Qt'pti ( b ) .
14. Per recare l’ultima ruina all’arte portoffi a Roma
nel 663. Collante imperator greco , nipote d’Eraclio , e nel¬
la dimora che vi fece di foli dodici giorni fpogliolla di tut¬
te le opere in bronzo che v’ erano rimalie , e perfino del¬
le tegole di quello metallo , delle quali era coperto il Pan¬
teon (b) , facendole trafportare a Siracufa , ove dopo la fua
morte vennero nelle mani de’ Saraceni , che mandaronle in
Alefiandria (c) ,
(a) V. Cafaub. Anìmndv. in Suet. p. 1 1 f.
(a) E fiata Hata nel Mufeo Pìo-Clem. T. 1.
Tav. 40. , e fpicgata dal lìgnor ab. Vifconti
per una Cibele , come è veramente fecondo
la defcrizione di Varrone predo s. Agoftmo
De Civ. Dei ,_hb.7. cap. 24 Sta a federe ap¬
poggiando la liniftra mano fu di un timpano ,
o tamburo , che tiene fotto al braccio per
lignificare, come ferivo Codino De oriniti.
Confiantìnop. pag.i p. in fine , che la terra in
sè rinchiude i venti ; ed ha in capo le torri .
(b) in Equit. v. 20 f. [ Uncis ungibus au -
fert , ravitque .
(b) In cui peraltro lafciò tutto il metallo ,
del quale erano foderati i gran travi del por¬
tico , che poi toltone da Urbano Vili, unita¬
ci. r Non
mente alli gran chiodi pure di metallo , pe-
fava fopra le 460000. libre , fecondo che nar¬
ra Ficoioni Le veftigi.i di Roma antica , l. r.
cap. 20. pag r 22. ; e fu impiegato alle colon¬
ne della confedìone di s. Pietro in Vaticano,
e in qualche cannone per il Cartel s. Ange¬
lo , come corta dalla ifcrizione porta per me¬
moria nel portico dello ftelfo Panteon , e ri¬
ferita dal dotto monfig. Borgia V atitana lort-
fejfio , ec. pr/tfat. pag. LXV. , e da Marango¬
ni De’ le coje gentil, ec. c. 66. Fino al prefente
vi dura la cornice dello ftelfo metallo indorato
intorno alfoc-hio , per cui entra il lume .
(c) Anartaf. De vìt. Roman. Poncif. Vita
Ss. Vitalìani , & Adeodati , Paul. Diac. Di
gejl. Longobarda Lib. /. cap. 11. 1 £.
dai tempi d’ Adriano ec. 423
jf. ij. Non dobbiamo creder però che tutti quegli an- 1,1 1 t-
fichi monumenti delia Sicilia fiano itati dai Saraceni depre-
r C A P . T 1 1 .
dati ; ma è verofimile che molti rimalli vi fieno fparfi per ume in si-
varj luoghi di quell’ ifola; e polliamo congetturarlo da quat-ciha’
tro grandi urne di porfido bislunghe , che hanno la forma
delle antiche vafche de’ bagni , e ttanno nella cattedrale di
Palermo , ove fervono a contenere le ceneri di altrettanti
re . Due altre urne confimili iono nel duomo di Monreale
dittante quattro miglia da Palermo r che fervono di fepolcro a
due famofi re della ilirpe normanna , Guglielmo il Cattivo , e
Guglielmo il Buono . V’è tutta l’apparenza che tali vali lavora¬
ti in belliffimo porfido fian ivi flati portati da Roma (a) ,
ove fervittero in alcuni di que’ fontuofi bagni ; poiché fotto
gl’imperatori romani tu introdotto di far trafportare nella ca¬
pitale quella pietra egiziana , e a’ loro tempi già la Sicilia era
fiata più volte fpogliata degli -antichi monumenti dell’ arte
che l’adornavano (b) ; nè è altronde da credere che vi folle¬
rò colà perfone che a loro fpefe facettero eltrarre il por¬
fido dalle cave d’Egitto per farlo poi lavorare in quel modo ~
jT. 16. Nella loia Cottantinopoli , dopo l’intero diflrug- Statue tras-
gimento che fatto fe n’era nella Grecia e a Roma, fi. con- Lmtinopoii .
fervarono ancora per qualche tempo alcuni monumenti dell’
arte . Ivi fu trafportato tutto quel poco che ferbato erafi in
Grecia , e perfino la fiatila di bronzo dell’afinajo col fuo fo-
maro fatta gettare a Nicopoli da Augnilo dopo la rotta data
ad Antonio e a Cleopatra (a) . Ivi flette fino alla metà del
fecolo undecimo la Pallade deli’ifola di Lindo , lavoro di Di¬
pelo e Scill,! de ; e vi fi videro circa que’ tempi alcuni de’
più gran monumenti dell’ arte , cioè il Giove Olimpico di
Fi¬
ca'! Gl’ imperatori greci Colevano portare- dall’ Egitto , Si veda Tom. I. pag. r JJ. n. B. ,,
it porfido , e lavori fatti in elio , da Roma a pag. i 19. n. i.
Coitandnopoli ; onde chiamava!! allora mar- (b) Vedi qui avanti p. z6S.Jeg. , e p.tpf)..
ma romano . Ne facevano però venire anche. (n) Glycas Annui. par. £. princ.p. zoj. B.
LIB. XII.
CAP. III.
424 Storia delle Arti del Disegno
Fidia , la bella Venere di Gnido lavoro di Prassitele , la
ftatua dell’ Occafione , e la Giunone di Samo , opere di Li-
sippo (a) . Tutti quefti gran lavori perirono probabilmente
nel Taccheggio della città Totto Balduino a principio del fe-
colo decimoterzo , allorché fi
le fiatile di bronzo (1) , fra le
fa) Cedreti. Compeni, kijlor. pag. 322.
[ Dal difeorfc di quello fcrirtore fi raccoglie ,
che ve le avelie fatte trafportare l’ imperator
Teadofio il Grande . Quefto è flato , fra
gl’ imperatori greci , il più portato per le arti
«tei difegno ; e racconta Temiftio Orat. iS.
p. 223. A. , che per le gran fabbriche da lui
fatte alzate , e adornare , la città di Coflan-
tinopoli era piena (fogni fotta d'artifti . An¬
che Giuftiniano fece alzare moltilfime grandi
fabbriche , delle quali parla Procopio in un'
opera intiera , De adificiis Jufiiniani . La
chiefa di s. Sofia in quella citta da lui rie¬
dificata , viene deferitta come cofa portento fa
da Paolo Silenziario fcrittor contemporaneo ;
e Pietro Belon Obfervat. ics pluf, fingular. ec.
liv. 1 . chap. S 3. pag. 74. la deferivo come la
più bella fabbrica dell’antichità eli (lente an¬
cora a’ fuoi tempi , cioè al principio del feco¬
le XVI. ; e dice , che il Panteon d’Agrippa
non fa più maraviglia a chi ha veduta quella
gran macchina . I Turchi ne hanno fatto una
mofehea . Giuftiniano prima di abbattere
l’antico tempio , ne fece cogliete le ftatue ,
che v’erano dentro , come fi è detto qui avan¬
ti alla pag. 414. , e le diftribui per la citta ,
fecondo che narrano gli fcrittori , che ivi ho
citati nella i\ota a. , copiandoli l’un l’altro ;
e fe portiamo predar fede a Codino , ultimo
«fi eili , non poche ve n'erano puranche al
tempo , in cui egli fcriveva , cioè alla metà
del fecolo XV. , come crede il Fabricio Bibl.
grs.ca , Tom. TI. I. /. c. 3. p. 47 6. ; e quelle
in bronzo , fe ve n’erano , come è credibile ,
faranno fiate rifparmiate ne! devaftamento
generale , che ne fu fatto nei tempi , de’quali
2 parla da Winkelmann in quella pagina .
(1) Avvi ragion di dubitare fe tutte le ac¬
cennate opere efiftertero non che al principio
del tcrzodecimo fecolo , ma nell'undecimo ,
io cui probabilmente vivea Cedreno . Volen¬
do quefti pag. a a 2. indicare la ftatua di Co-
flantino e quella di fua madre , ficcome le
altre due ftatue equeflri di Trajano e d’Adria-
no imperatori , ufa il tempo prefente funi-, ma
partando poi a deferivere quel fito di Coftan-
tinopoli denominato Laufo , e le ftatue che
l’adornavano , la Pallate , la Venere , il Gio¬
ve Olimpico ec. , fa ufo del tempo imperfetto
fufero per farne moneta tutte
quali uno fcrittor di que’ tem¬
pi
ftabat "rari : con che ha egli voluto dire
probabilmente che effe vi furono bensì una
volta , ma a’ tempi fuoi non v' erano più .
Deelì nondimeno tra quelle eccettuare la Pal-
lade di Lindo , che da Cedreno rammentafi in
feguitop. 323. , come ancor elìdente in una
piazza di Coftantinopoli con un’ altra ftatua
d’Anfitrite , che fulle tempie avea le branche
d’un granchio . f Non ve bifogno di conget¬
ture per fapere il fine di tante ftatue , quando
lo fteffo Cedreno pag. 331. D. fcrive chia¬
ramente , che perirono tutt'è in un incendio
col palazzo Laufiaco , ove erano fiate pofte
da Teodofio , come ho detto nella nota pre¬
cedente ; e ciò verfo l’anno 47J. fotto l'impero
di Bafilifco . A Cedreno li accorda Zonata
Annal. lib. 14. pag 3 2.fegg. , e vi compren¬
de anche la detta Pallade di Lindo . Siamo
indi quafi ficuri , che la teda della Venere
confervata a Madrid , la quale per la fua bel¬
lezza potrebbe crederti 1’ originale , come fi
è notato qui avanti alla pag.200. col. 2., altro
non fia realmente , che una copia ; e con
molto maggior fondamento , oltre ciò che fi
è olfervato nel Tom. I. pag. 316. not. c. , po¬
tremo aderire , che la Venere de’ Medici non
fia quella di Praflitcle . Io mi maraviglio co¬
me di. tanti fcrittori, che hanno parlato del
deftino di quella Venere , niuno abbia ve¬
duti , o citati almeno i detti due greci anna¬
li Ili ; e che i più moderni , tra i quali il fi-
gnor Dutens Orig. des decouv. ec. Tom. il.
par. ni. chap. 1 1 . §. 280. pag. 230. , Came-
ron Defcriptìon des bains des Romains , ec.
pag. 1 6. , fi (ìano contentati di ripetere ciò
che dice qui Vf inkelmann . Solo il Bandurio ,
per quanto io fappia , lmper. orìent. Jìve An-
tiq. Confiantinop. Tom. il. lib. 1 . pag. 487.
avverte coll’autorità di Cedreno , che erta
perì in quell’incendio ; ma poi dimenticaro-
fene , nel lib. 7. pag. 846. fcrive , che fu
trafportata in feguito a Firenze .• Teofilo
Sigeberro Bayero , che ha fatta una dilfer-
tazione fulla ftatua di Praflìtele , e fua fio-
ria , ove poteva afpettarfcnc una piena no¬
tizia , non altro fa che confutare quefto fcrit-
tore con due medaglioni battuti a Gnido ,
ne’ quali è rapprefentata la Venere ivi cele-
bratiffima in atteggiamento ben divetfo da
dai tempi d’ Adriano ec. 42?
pi rammemora particolarmente la Giunone di Samo (a) . Se b- —
bene debba prenderli per un’efpreffione iperbolica , quando LIS- XiI
dice che la fola teda di quella fiatua , eflendo fatta in pezzi , C'iP' lu
ballò a caricare quattro carri , non lafcia ciò non ofiante di
darci idea d’un’opera molto grande .
Jf. 17. Conliderando poi non folamente il gran numero
delle fiatue di bronzo fatte a Cofiantinopoli fotto i primi
imperatori bizantini fin dopo i fuccelfori di Teodofio , delle
quali fi è confermata la memoria in molti epigrammi greci
fatti in lode sì della fiatua, sì della perfona effigiatavi (a) ,
ma in particolare le anzidette due colonne coclidi ; non può
negarli cfie l’arte venifie tuttora con più fucceflo coltivata
fra Greci che a Roma , fiata già come dicemmo devafiata da’
popoli barbari . Un certo gufio elegante del difegno forma¬
to lu 1 antico fi è mantenuto fra’ Greci fin a’ tempi dell’im-
pera-
quella di Firenze ; e con una (tatua trafpor- (a) Le ftatue per la maggior parte di bron-
tata da Roma a Pietroburgo nel giardino im- zo , innalzate principalmente in Collantino-
periale . Ma (iccome quella (tatua è reltau- poli dagl’imperatori greci a sè (tedi , alla lo-
fata “1 parte , e non troppo felicemente per ro famiglia , ai loro generali , ed ai loro pre-
ìl tuo lcopo , egli poteva piuttofto allegare deceffori , e tra quelle molte anche equcftri ,
quella celebre già di Belvedere al Vaticano , erano in un numero forprendente ; e moltif-
ora nel Mufeo Pio-Clementino , della quale Urne ne delcrivono gli autori , che ho citati
parlai al luogo citato, che era (tata data in qui avanti alla pag. 414. not.A. princ. , e tanti
Mine da Perrier nella fua Raccolta di (fatue , altri fcrittori bizantini . L'unica in bronzo ,
Tav. 8 r. , e dal Maffei parimente nella fua che fiali confervata delle erette in Italia per
Raccolta , Tav. 4. Ella è fomigliantiffirna al- quanto io fappia , e forfè l’unica al mondo ,
la dei medaglioni ; e per copia di è quella dell’altezza di circa venti palmi , che
quella di Prafhtele era Hata già riconolciuta al prefente ancora fi vede nella pubblica piaz-
oa altn , come nota il fignor Falconet Dif- za della città di Barletta nella Puglia . Colà
cultori unpeu pedantefque , ec. ceuvr. Tom. il. fi dice un Coltantino ; e tale Io crederei an-
Pa8- La dinertazione di Bayero fi legge eh’ io mediante il confronto , che ho fatto del
negli Atti dell Accademia delle feienze di Pie- difegno di ella favoritomi dal fignor D. Ema-
troburgo lom. ly. pag. 2 J 9. fegg. con que- nuele Mola prefetto dei regj ftudj , ed ac-
“,° Venere Cnidia in crypta con- cademico nella vicina città di Bari , colle fta-
ckyliata noni imperatoriiad aulam eftivam , tue di Coltantino allegate da Winkelmann
ln duobus numis cnidiis . qui avanti pag. 2 0 8. Il fignor barone di Rie-
(u) Nicera Chomata ap. Fabric. Biblioth. defel , il quale nel fuo Viaggio in Sicilia , e
^ om. '!■ 'lb- f- c. f.p. 406. [e prel- nella Magna Grecia , ftampato in tedefee , e
lo Bandurio Imper. oricnt. Jìve Ant. Conflant. poi tradotto in francete , lettera 2. pag. 24.1. >
dpm. I. ‘tb.6. p.toS. Non dice però, che la Io pretende un Giulio Cefare , non avrà avuta
Giunone lolle quella di Samo j e non potè- ben prefente nè la fifonomia di quello impe»
va dirlo , perche era perita molto prima , co- ratore , nè quella di Coltantino ; e non avrà
ine 11 e detto nella nota precedente . Dice ben riflettuto alla forma dell'abito , che è de’
bensì poco dopo , che allora fu (quagliata la badi tempi . Vedatene la figura in fine di que-
detta (tatua dell afinajo col fuo fomaro cret- Ito Tomo , e l’indice de’ rami nel terzo , ove
ta già da Augulto in Nicopoli , ne parleremo più diffufamente ,
LIB. XII.
CAP. III.
Conclusione .
4 26 Storia delle Arti del Disegno
= perator Giurino, come ne fa fede il Codice greco miniato
di Cofma , efiftente nella biblioteca Vaticana al num. 699. ,
e pubblicato dal Montfaucon (a) , ma fenza copiarne tutte le
figure . In quello Codice adunque fra le altre pitture veg-
gonfi miniate due figure femminili , che danzano a piè del
trono del re Davidde , e tengono ciafcuna un panno che
loro fvolazza fopra il capo , con l’epigrafe OPXHC1C (a),
la danza : e quelle fono efprefie con tanta leggiadria , che
debbono crederli copiate da qualche pittura antica de’ buo¬
ni fecoli dell’arte greca (b) . Cofma era un mercante , fattoli
poi monaco , e vivea fotto il regno del detto imperatore »
come egli Hello ce lo infegna nel libro fecondo delia fua
opera , e ce lo conferma il patriarca Fozio ( b ) (c) .
/. 18. lo qui, ben lo veggo, ho già oltrepalfati i con¬
fini che prefiggermi dovea , fcrivendo la Horia dell’arte ; ma
febbene provali! un interno rammarico conlìderando l’ arte
nella fua decadenza, limile a quel cittadino che fcrive pian¬
gendo la diftruzione della fua patria di cui è fiato tefiimo-
nio ; pur non ho faputo trattenermi dal tener dietro al de¬
lfino delle grandi opere , e feguirle fin dove ne ho trovate le
tracce . Così una tenera amante mira dal lido l’amor fuo che
folcando le onde s’allontana , e cui non ifpera di più rive¬
dere ; lo fegue finché può cogli occhi lagrimofi , e parie di
fcorgerne ancora l’immagine fulle lontane vele . A noi , co¬
me a quell’amante , non refia più che un’ombra dell’ogget¬
to
(a) Colleci. fcrìpt. gric. Tom. il. pag. 1 r ;.
(a) OPXHCHC Ita fcritto .
Cb) Quella è una efagerazione .
_ (b) Biblioth. cod. XXX VI. pag. 22. [Fo¬
zio dà l'eftratto del di lui libro , credendolo
anonimo , come ofiervò il Fabricio BUI. gal¬
ea , Tom il. lib. 2. c. 25. pag. 609. ; e ano¬
nimo è il Codice Vaticano . Viveva già ai
tempi di Giu (lino ; ma fenile ai tempi di Giu-
ftiniar.o verfo l’anno 55,-. , e feguenri , come
nota il Montfaucon 'oc. cit. pag. I.
(c) Quefto paragrafo l'ho qui aggiunto per
maggior compimento , avendolo tratto dal
Trattato preliminare , in fine , e dalle Anno¬
tazioni del nofrro Autore a quefto luogo del¬
la Storia . Notizie più efatte , e più diffufe ,
provate principalmente coi monumenti incili
in rame , sì per l'epoca dell’arte nei tempi ac¬
cennati da Winkelmann in quefto capo ; e sì
per il tratto fucceflìvo fino a! riforgimento
dell’arte medelìma in quelli ultimi fecoii tras-
corlì , ce le dara l’ indefelfo , e diligenrilfimo
fignor cavaliere d’Agincourt nell’opera , che
accennammo qui avanci pag. 78. coi. 1.
DAI TEMPI D’ Ad RI ANO E C. 427
to de’ noflTi defiderj , i quali però vengono irritati dalla per¬
dita lleda . Noi confideriamo le copie con maggior atten¬
zione , che non faremmo fe gli originali medefimi pofledef-
fìmo . Raffomigliamo a coloro che vogliono vedere degli fpet-
tri ove non fono. 11 nome di antichità è una favorevole pre¬
venzione , nè è quella priva di vantaggio . Giova fempre il
figurarci di trovar molto per ifcoprire alla fine qualche co-
fa . Se gli antichi fodero flati più poveri di monumenti , me¬
glio avrebbono fcritto dell’arte . Noi , che riguardo a loro
fiamo come gli eredi male di vili , fmoviamo ogni fallo ; on¬
de coi nollri ragionamenti fu di molti e fingoli oggetti d’an¬
tichità arriviamo almeno ad una probabil ficurezza , la qua¬
le può divenir più illruttiva che le notizie lafciateci dagli an¬
tichi , i quali , tranne qualche indizio di cognizione dell’ar¬
te , fono meramente ifiorici .
jf. 19. Forfè in quell opera mia molte volte io non avrò
colpito nel vero ; ma 1 uomo fludiofo non dee vergognarli
di cercale la verità, anche con ifvantaggio della propria ri¬
putazione ; e bilogna ben che alcuni errino , perchè i più
prendano il buon fenderò .
LIB.X1I.
CAP. HI.
Fine del Tomo Secondo „
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